. >4>ir - ìi V, Z4- H. l'ì 13- 1**' W. 6. FARLOW Digitized by thè Internet Archive in 2017 with funding from BHL-SIL-FEDLINK https://archive.org/details/lanuovanotarisia2419toni S«ll niv (Ani XXVIII Valli Mlllnl Valli “KOTAEISIA,, -OlllllllSIS LA NUOVA NOTARISIA REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. Dott DB=T0NI LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA SOMMARIO Mazza A. : Saggio di Algologia Oceanica [contin.]. — Dott. Achille Forti: Primi- ' studi per un’ esplorazione limnobiologica dell’ Oriente. — Litteratura phyco- log'ica. — Necrologio. Bdresser tout ee qui concerne la: ' «NUOVA NOTARISIA» à M. LE Prof. G. B. DE TONI = R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d’abonnement pour la sèrie XXIV (1913) Francs 15. Prix d’ aboiinement pour les années 1886-89 du Journal d’algologie « Notarisia Francs 60. TIP, SEMINARIO-PADOVA V . / ■ Collaboratori della NUOVA NOTARISIA T. Bentivoglio — F. Boergesen — O. Borge — A. Borzi — F. Ca- STRACANE (f) J. CHALO^^ R. ChODAT J. CoMÈRE J. Deby (•f) — A. De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi — A. Forti — M. Foslie(-{*) — A. Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski — L. Montemartini — O. Nordstedt — P. Pero — P. Petit — S. Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Sac- CARDO (*!*) W. SCHMIDLE F. SCHMITZ (J*) — B. ScHROEDER C. ScHROETER — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van Bosse — W. West — Z. Godda. GENNAIO 1913 - (Anno XXVIII dalla fondazione della “ NOTARISIA „ ). LA NUOVA NOTARISIA ' ' PROPRIETARIO E REDATTORE Dott. G. B. de toni LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA R. Orto Botanico Modena (Italia) Angelo Mazza SAGGIO DI AliGOIiOGIA OCEANICA Abbiamo visto nel gen. Ceramium con quanta costanza ed evi- denza la corticazione, totale o parziale, proceda dalle ginocchia dove, in modo definito o decorrente, si accumulano le cellule sempre pronte ad una quantità di uljici i più differenti ma sempre intesi air irrobustimento dell’individuo, alla sua salvaguardia contro tutte le insidie che possono compromettere il suo normale sviluppo ed alla maturazione degli organi di riproduzione sia con le normali frut- tificazioni, sia con ripieghi insiti nella natura della pianta, sia provo- cati da cause esteriori. Abbiamo altresì visto come per asse viene comunemente e giustamente ritenuto il tubo esistente fra le deli- mitazioni concentriche formate - internamente dal sistema cellulare e perifericamente dalla cuticola del filo. Se talvolta quest’asse ne contiene un secondo, generalmente colorato, ciò non avviene che nelle regioni genicolari, ma questo secondo tubo va gradatamente diminuendo di volume fino a cessare a poca distanza da esse. In Microcladia invece il nucleo assile persiste sempre lungo tutto quanto il filo. Questo che dicesi dell’ asse, più a ragione devesi intendere o anche per le cellule pericentrali ad onta delle mutazioni cui vanno soggette col progredire dell’età, tantoché nello stato senile, come d’ordinario avviene nelle alghe caulescenti, si tramutano in un’ab- bondante massa di filamenti intesa a conferire quella robustezza di tessuto che nei Ceramium invece è, e sempre eccezionalmente, assai limitata. Che tutto ciò debba necessariamente avvenire è appunto pel fatto che in Ceramium il centro massimo di elaborazione è ri- servato alle cellule proprie delle regioni genicolari, al contrario (al- meno apparentemente) di quanto avviene in Mìcrocladia dove una tale elaborazione pare che si estenda a tutto quanto l’asse, del che potrebbe costituire una prova l’altro fatto che in date condizioni speciali (vegg. Mìcrocladia horealis) le radicelle che sostituiscono i rami possono essere emesse non solo sulla linea delle giunture, ma anche, ed in grande abbondanza, sul corpo stesso delle articolazioni (^). Le articolazioni in Mìcrocladia (salvo casi speciali di cui si dirà all’atto pratico) sono invisibili in superficie in causa della fitta e com- plessa organizzazione cellulare quale traspare attraverso la cuticola del filo, e ancora digicilmente controllabili nelle sezioni trasversali, data la continuità del nucleo assile uniforme. La sostanza è ben ferma e la saldezza sua è accresciuta dal muco che solidifica lo strato corticale periferico cosi da renderlo di consistenza cornea, circostanza questa che determina il rumore secco che accompagna la separazione delle sezioni le quali saltano sotto il taglio. E anche tutti questi particolari sono in opposizione a quanto avviene in Ceramium, Infine, per quel che trattasi dell’ asinità sua con Carpoblepharis pel solo fatto di una certa analogia nel doppio strato corticale, que- sta stessa analogia è soggetta a troppe e significanti varianti la cui natura, più che un ravvicinamento, tende ad allontanare i due generi. 448. Microcladia glandulosa (Soland.) Grev. = Fucus glandulosus Soland. - Delesseria glandulosa Ag. - Fu- cus implexus D. C. - Sphaerococcus cristatus p. angustalus Ag. - (q Simile fenomeno si verifica pure in Ceram. clavulatum, ma è da ricordare che in questo caso le cellule corticali sono nettamente separate dall’ anello ginoc- chiale nel quale spesso le cellule si mostrano inattive. Gigartina glandulosa Lamour. - Fucus bifidus var. angustatus Lyngb. - Halymenia implexa Duby. - Microcladia tennis Kuetz. - Plocamium dichotomum Schousb. È la specie più anticamente conosciuta, giacche, in materia, Tanno i83o può dirsi antico, e per conseguenza antiche anche le località Atlantiche dalla Scandinavia a Tangeri d’onde pervennero agli algari i primi campioni. Le località tirrene sono finora quelle del golfo di Lione (J. Ag. e Kuetz.), delle Baleari (Rodriguez) e del golfo di Napoli (Mazza, dragata tra Massa Lubrense e Sorrento nel marzo 1908). Dopo quanto ne fu scritto dagli autori, io mi limito a qui rife- rire unicamente le mie personali osservazioni. È fra le Alghe rite- nute rare, ma se mai ciò devesi non tanto ad una scarsità di pro- duzione quanto al fatto di essere una pianta repente nei primi stadi della sua vegetazione, e per conseguenza difficilmente asportata dalla propria matrice, tanto più se crescente, come più spesso av- viene, a già notevoli profondità calcolate dal Rodriguez da 90 a no m. Cresce però anche presso la superficie, come lo provano alcuni miei esemplari appresi alla Corallina officinalis. Alla dizione di pianta dicotomo-subpennata che da sola può convenire alle forme sterili ed in parte anche tetrasporifere, sarebbe opportuno aggiungere quella che designi la proprietà insita, massime nei segmenti superiori, di curvarsi in fuori e di recare i rami secon- dari unilaterali introrsi, il che in modo quasi assoluto avviene nelle forme cistocarpifere. I fili primari, ancorché bene organizzati, sono repenti sulla ma- trice (altre Alghe e detriti azotati) alla quale aderiscono per mezzo di radicine derivanti dai rami emessi alle ginocchia delle articolazioni. Anche questi rami sono bene organizzati e colorati come quelli emessi dai fili eretti, senonchè si mantengono cortissimi e ripetuta- mente ramicellosi, striscianti, con le segmentazioni supreme in via di decolorazione con le cellule cimali ialine assai ingrossate. Ad onta di questa loro condizione, tali fili emettono altresì dei rametti prov- visti di cellule prone alla fruttificazione tetrasporica, come lo mani- festano le loro dimensioni maggiori, il colore vivacemente e brillan- temente porporino e T aggregazione. Altre volte i fili repenti, sia per- chè della primaria vegetazione, ma più ancora per il fatto di tro- 4 varsi sepolti in una fanghiglia grassamente azotata, si fanno ialini. In questa condizione l’asse è ridotto ad una linea ultra esigua, Io strato più o meno intensamente celluloso che lo circondava è affatto scomparso, e infine lo strato periferico si vede ridotto a cellule mi- nute, tonde o filamentose paglierine. È unicamente in questo caso che nel filo si possono scorgere con evidenza le articolazioni che sono lunghe poco più del loro diametro, e le ginocchia relative for- mate da una semplice linea trasversale ma senz’ alcun accompagna- mento di cellule nè comuni nè di natura evolutiva in ragione della ubicazione loro. È pure proprio di queste condizioni il rameggio ad asse principale stroncato e con le ramificazioni secondarie e terziarie aggrovigliate in capolini dai quali emergono i segmenti ultimi bini o stellati con le sommità fornite di gruppi di cellule ialine foggiate ad organi di presa, di forme varie. I fili, visti in superficie, hanno un colore roseo-vinoso. Sopra uno sfondo di esigue cellule allungate e subtonde ed altre sempre più minute, tonde, cristalline, lucentissime raccolte in gruppetti, scor- rono longitudinalmente delle fibre subparallele, sempre più robuste e più scure nelle parti senili, e sul tutto spiccano delle grandi mac- chie scure che, sotto la pressione, si risolvono in gruppi di esigue cellule tonde, pallidamente rosee e talvolta con le pareti di una con- sistenza speciale dovuta ad endocromi nerastri. In un solo caso (esempi, del golfo di Napoli) mi fu dato di osservare, nelle parti superiori della pianta, le fibre disposte a spina di pesce. La struttura intima è delle più interessanti, sia per gli aspetti più differenti in ragione del vario grado di sviluppo, sia per la dimo- strazione che ci offre dell’impiego del sistema membranoso, ialino, avvolgente in forma di tubi concentrici. È appunto questo sistema che costituisce, si direbbe, T elemento piasmatico della struttura stessa. Va da sè che l’asse, siccome costituente l’organo principale, debba occupare il centro del sistema costitutivo, ma intorno ad esso non si esaurisce la massa membranacea la quale, dopo averlo circuito di alcuni tubi concentrici protettivi, circonda questi con delle esigue cellule lineari, verticali alla periferia del tubo protettivo esteriore. È qui il caso di dire: 5 La virtù formativa raggia intorno (*) Infatti il grosso della massa, cioè la rimanente parte dei tubi concentrici ialini, si scompone per ricomporsi in parecchie vaste cellule pericentrali a parete ialina ma densa, più numerose e prov- viste di nucleo rosso (quasi assi secondari) presso le ginocchia, meno numerose e in apparenza vacue mano mano che si allontanano dalle giunture. E anche qui il residuo delle nuove creazioni si tramuta in cellule minori le quali vanno sempre più impicciolendosi coll’ avan- zare verso la periferia. Questa essendo la realtà, sembrami diminuita l’importanza che spetta allo strato fra l’asse principale e il cortice periferico nel volerlo ritenere come una parte dello strato corticale, mentre è da considerarsi come un elemento sussidiario dell’asse in un punto dove si concentrano le virtù formative. Per ben giudicare la complessiva essenza del vero ed unico strato corticale fa d’uopo esaminarlo nelle parti adulte e senili nelle quali è più manifesto il distacco tra esso e lo strato più interno. Nei detti stadi si compone di un cerchio intensamente porporino e cosi esile da credersi formato di uno o due strati assai lassi ed irre- golari di poche cellule mediocri come si verifica infatti nelle parti giovani; ma scomposto mediante la compressione si risolve in una fascia larghissima di una miriade di celluline subtonde, esigue, por- porine, ravvicinatissime, senz’ordine apparente, senz’ alcuna relazione, per forma e dimensione, con gli elementi dello strato più interno. Tenuto calcolo dello spessore micromillimetrico della sezione, il pen- siero con ragione si meraviglia come la natura possa riuscire a con- centrare in un COSI esiguo volume una quantità così enorme di or- ganizzazioni. Importa soprattutto riflettere che quanto si è esposto non rappresenta che una delle tante fasi cui la struttura intima è soggetta. Nelle altre che precedono i fenomeni si complicano e in quelle che susseguono si semplificano. Il perimetro del filo, a seconda delle varie altezze, ha forme che vanno dall’elisse schiacciata al cerchio perfetto. (h Dante, Purgat. canto 25.' 6 Un fenomeno teratologico è quello riscontrato di due fili coad- nati. La sezione relativa ha forma di un otto disposto orizzontalmente, ossia di due elissi confluenti per un’ estremità. Il punto di riunione è abbastanza largo e protratto ed è occupato da uno strato corticale di cellule rade e sparse. 11 resto della struttura ha nulla di anormale in entrambe le elissi. a. No. 68. Microcladia glandulosa. On larger Algae, Devon, rare, Mary Wyatt. b. Idem. Roscoff, aoùt, 1902, Coll. J. Chalon. c. Idem. Guéthary, mai 1908, Idem. d. Idem. Ile Callot, aoùt 1908, Idem. 449. Microcladia borealis Rupr. = Microcladia scorpioides Harv. Fronda alta 6-\o cm., un po’ più grossa di una setola, filiforme, subcilindrica, secondato-pennata, a rami assai patenti subrecurvati, i maggiori deliquescenti dicotomi, i minori, lungo i maggiori, secon- dati; rametti pure secondati dal lato interiore delle biforcazioni, verso l’apice alquanto più brevi, i terminali giovanili forcipati convergenti, gli adulti divaricati; tetrasporangi subverticillati negli ultimi e penul- timi rametti. Cistocarpi Questa, come le altre specie americane, perde assai dell’aspetto ceramioide che ancora si mantiene alquanto in M. glandulosa. Per dare un’idea del suo portamento, non saprei trovarle altro ravvici- namento che quello della Bornetia Binderiana Sond., con la diffe- renza che i rami di 4° grado (ramoscelli), in luogo di essere ramosi lunghi ed incurvanti come in detta Bornetia, sono cortissimi sem- plici e retti, facenti angolo retto col rametto da cui provengono. Ne risulta pertanto un aspetto di un’originale eleganza apprezzabilissima ad occhio nudo, mentre occorre il microscopio per constatarla, ad esempio, in Antifhamnion nodiferum i cui rametti presentano le stesse disposizioni ora dette. La pianta è densamente cespitosa, e per conseguenza si può ritenere partecipe di tutti i più svariati fenoiPieni che accompagnano il ciclo biologico dei primi fili repenti e decombenti risorgenti, del che si è dato qualche saggio nel trattare della M. glandulosa. L’ esem- plare non fornendomi l’opportunità di una constatazione diretta di 7 un simile contegno e delle conseguenze che ne derivano (giacche manca della matrice), mi offre però un indizio che giustifica intera- mente la mia supposizione. Nel vivente la pianta è di un colore ro- seo-sanguigno, e nel secco rosso-bruna. Il campione in esame non è che una parte del cespuglio, ma si direbbe di una pianta in sè stessa completa in quanto è provvista alla base di un apparato che ha tutto r aspetto di una radice roseo-giallorina ripetutamente rami- ficato-secondata, della lunghezza di circa 2 cm. Un prodotto, come si vede, molto sospetto. Infatti, sottoposto al microscopio, ci si rivela per un ramo secondario ripiegato in giù per ubbidire ad un’ esigenza richiesta dalla parte cui s’imponeva il bisogno (novello Anteo) di un nuovo contatto con la matrice, sempre' nell’ intento di accrescere la massa con l’aggiunta di una nuova vegetazione. E noi vediamo questo ramo, così capovolto, tutto inteso alla sua nuova mansione senza perciò rinunciare al suo originario compito della maturazione di quelle tetraspore che già aveva portato ad un certo grado di sviluppo. È certo fra i casi più interessanti e maravigliosi quello di assistere a spettacoli di questa natura, nei quali l’alfa e l’omega si combinano nell’intento di una doppia e differente riproduzione, senza passare per gli stadii della senilità, del deperimento e della morte dell’individuo. Troppo in lungo ci porterebbe il descrivere la meta- morfosi in corso e quelle compiute in ogni singola parte del ramo- radice. Dirò solo che il filo di questo ramo ha preso l’aspetto di un fittoncino; che le dicotomie sono divenute o stanno per essere le sue ramificazioni, e le forcipazioni le sue suddivisioni estreme; che quasi ad ogni ginocchia di tutte queste parti, ed anche sul corpo delle articolazioni stesse si vedono emesse delle radicelle ialine, ar- ticolate, isolate 0 più o meno abbondantemente fascicolate. Alcune di queste radicelle, siccome conservanti l’originaria loro virtù di rametti, recano a volte alla estremità un grosso capolino munito di brattee minutissime (ramoscellini) accoglienti un gruppo di grosse cellule rosee a periderma ialino di natura tetrasporica, oppure delle tetraspore mature porporine basate sopra una raggiera di radicelle ialine destinate in origine a divenire ramoscellini. È appunto nelle parti più colorate del filo, così stranamente mutato, che si possono scorgere in superficie le articolazioni della lunghezza pari al diam. o di questo assai più brevi se trattasi dei più giovani articoli. 8 Le sezioni trasversali, a seconda dell’altezza da cui si traggono, hanno forma ora compressa ad elisse, ora subtonda, ora a perimetro ondulato-lobato e ciò nei casi di scanalature longitudinali del filo. Sulla struttura intima di questa specie vedo riportato in Sylloge Al- garum che la fronda « transverse secta adparet... cellula centrali hexagona cellulis 6 paulo minoribus cincta ». Questo reperto ha il valore che gli compete in quanto può rappresentare lo stato della costituzione propria di quel dato punto della pianta sul quale venne tratta la sezione, ma non rappresenta certo, nè può rappresentare lo stato d’intima struttura dell’intera pianta per la semplice ragione che gli elementi della composizione inferiore variano a seconda del- l’età corrispondente ad ogni articolazione ed a seconda della distanza dalle giunture genicolari. Che la forma dell’asse possa apparire anche esagona può darsi certamente, giacché una tale forma può rinvenirsi anche in alcuna delle grandi cellule pericentrali del primo giro e senza che ciò sia dovuto a mutue pressioni, ma nemmeno per esse è il caso più nor- male, prevalendo invece le forme subtonde, elittiche e variamente angolate. Dalle molte sezioni dallo scrivente operate lungo tutto quanto un filo è sempre risultato che l’asse ha forma elittica, sub- tonda, raramente subangolata. In quanto alle cellule pericentrali ne contai da sei a dodici, giacché il numero maggiore va gradatamente diminuendo dal basso verso l’alto. È d’uopo anche osservare che nelle parti inferiori dei fili più robusti, ma non senili, al giro più in- terno delle cellule pericentrali ne seguono due o tre altri le cui cel- lule possono essere di poco più piccole di quelle del i giro ma in cambio più numerose del doppio e del triplo, in conseguenza dei diametri maggiori dei rispettivi cerchi da esse formati. Anche qui, come in M. glandulosa, tutto il sistema pericentrale appare derivato dal materiale membranaceo ialino che sempre pervade tra cellula e cellula penetrandole talvolta con una specie di nucleo embrionale che rimane sempre ialino, e prosegue l’opera sua con la formazione delle cellule minori varie di forma e di dimensione, sparse, commi- ste a brandelli filamentosi colleganti il tutto e facendo capo contro il vero strato corticale composto di cellule colorate assai intensamente, minute, lineari, coibite in muco solidescente giallorino, verticali alla periferia. Talvolta si dà il caso di un doppio asse, e ciò è dovuto 9 o ad una geminazione di carattere spurio, oppure, quando è genuino, ad un’imminente produzione di una dicotomia o di un ramo. La struttura senile è sempre quella indicata nella trattazione del genere. Hab. Nell’oceano Pacifico sulle roccie della zona litorale. Una- laska, Alaska, Amaknat Island, Fort Vancouver, Strait of Juan de Fuca, Puget Sound, Port Renfrew, Whidbey Island, Friday Harbor, San Juan Island. a, 48. Microcladia borealis Rupr. Phyc. bor. Americana. Collins, Holden, and Setchell, Pacific Grove, Cai. Mrs. J. M. Weeks. 4S0. Microcladia californica Fari. Setchell e Gardner con la disposizione sistematica delle loro Alghe nord ovest americane dimostrano di ritenere che questa specie debba precedere la M, Coulteri Harv. Mancano allo scrivente ele- menti suQìcienti non solo per entrare in merito a tale precedenza (la quale probabilmente, oltre che a dati di fatto inerenti alla pianta, deve basarsi sopra una priorità di descrizione) ma nemmeno per istituire un particolareggiato confronto tra le due piante. Ciò che può constatare si è la grande differenza di portamento che esiste tra la forma adulta della M. californica e la forma giovanile della M. Coulteri. La pianta, negli esemplari in esame, s’innalza 8-12 cm. sopra un callo basilare tondo e poscia cuneiforme, assai allargato al punto di presa sulla matrice. È caulescente, dello spessore di un mill. e oltre nella parte inferiore, più assottigliata nelle parti medie e supe- riori, con rami subdicotomo-bipennati retti od arcuato-ascendenti, rav- vicinati nelle sommità e con le ultime suddivisioni dicotomo-corimbose. Rachidi retti e non mai flessuosi. Tetrasporangi nelle permettine an- tipenultime, plurimi, sparsi senz’ordine. La divisione delle tetraspore non è sempre uniforme, giacché può essere a triangolo o a croce, ma più spesso è irregolare nel senso che una delle spore è grande quanto le altre due prese insieme. Cistocarpi nudi inseriti sui ramet- tini esterni. Il colore nel secco è interamente rosso-bruno, la sostanza assai ferma e di debole adesione al foglio. Visti in superficie i fili si mostrano interamente rivestiti di cel- lule colorate subtonde, oblunghe, subrettangolari 0 variamente ango- late, disordinate, densamente ravvicinate, con accenni alla disposizione 10 in file longitudinali. Nelle parti più adulte si vede la ragione di questa tendenza che è quella delle confluenze, e quindi la formazione di pseudo-fibre longitudinali subparallele, subflessuose o rette, perpen- dicolari 0 più 0 meno diagonali. Queste fibre si discompongono, sotto la pressione artificiale, in cellule mediocri varie di forma e di dimensioni. Articolazioni indistinte anche sotto il microscopio. Le sezioni trasversali hanno forme elittiche a compressioni varie. Tubo assile esterno a parete ialina o pallidamente giallorina, gras- setta, racchiudente il tubo intimo colorato. Lo spazio fra i due tubi è occupato dalle normali membrane ialine concentriche. 11 tubo cen- trale scompare ad una data distanza dalle giunture articolari, come talvolta possono scomparire le membrane ialine concentriche le quali, in realtà, si sono ritirate contro la parete del tubo esterno alla quale finiscono per insaldarvisi, e allora si hanno fistolosità. L’asse può presentarsi anche bino, ma raramente sono entrambi genuini e cioè nel solo caso in cui la parete si è contorta formando la figura di un 8. Il sistema cellulare, massime nelle parti inferiori ed ultramediane, non ha più la regolarità e la chiarezza che si osservano in M. glan- duiosa, perchè presto si scompone in cellule minori nucleate, prima tonde, poi oblunghe o variamente irregolari, che finiscono per essere sopraffatte dall’elemento filiforme in parte rottosi in cellule sempre più piccole, in parte dirigentesi in modo subradiato verso lo strato corticale alla cui periferia si decompone in corimbi fra le cellule oblunghe elittiche subangolate, intensamente colorate, in 2-3 serie disordinate, perpendicolari inclinate o subparallele alla cute. a. Microcladia californica Farlow. California. E. coll. F. S. Col- lins. Alg. bor. Americanae. qSi. Microcladia Coulteri Harv. Fronda filiforme, compressa, subdicotomo-pennata con penne lungo i rachidi alterne subdistiche decomposto-pinnulate, pennette giovanili incurve provenienti dal margine superiore della penna adulta gradatamente alternanti divaricate e subrecurve; cistocarpi subglo- bosi 0 bilobi, subinvolucrati da 2-3 rametti; tetrasporangi plurimi sparsi senz’ordine nelle pennette, divisi a croce secondo J. Agardh. Da un callo radicale sacciforme o conico che si apprende ad altre Alghe s’innalzano una o più frondi, in vario grado di sviluppo. 11 fino a raggiungere l’altezza di ip-20 cni. e lo spessore di un mill. e oltre, compresse in alto, a rachidi abbastanza flessuosi in basso, alternatamente ramoso-vergate, a rami suberetto-patenti egregiamente pennati, con le penne di nuovo composte. La pianta giovanile, dap- prima a perimetro quasi lineare, assume presto un portamento pira- midato a larga base, in conseguenza dei rami inferiori, formanti una grande penna decomposta in pennette e pennettine, divaricato-ascen- denti. In questo stato pertanto, anziché quasi vergata, si mostra uni- tamente compatta per la grande vicinanza delle penne e delle pen- nette, ed è colorata di un bel roseo-sanguigno che si mantiene anche nel secco. Gli esemplari in esame, alti i-3 cm., vegetanti sopra Grateloupia Cutleriae, trovandosi appunto nello stato giovanile, non è qui dato intrattenersi della pianta con criteri assoluti e molto meno generali. La natura dell’apparato basilare e l’apprensione sua unicamente sui margini e non mai sulla faccia della Grateloupia (come lo dimostrano le sei piantine che vi si attaccano) provano del pari che questa specie, destinata a divenire caulescente nello stato adulto, non sente alcun bisogno di provvedersi di un’ estesa base di fili repenti e radicanti come abbiamo visto nelle due precedenti. Si nota che nei primi stadi i due rami inferiori, uno per lato, vengono emessi sopra e quasi a contatto del callo basilare e per conseguenza le penne inferiori .dei rami stessi vengono talvolta ad adagiarsi sul corpo della Grateloupia alla quale se, come nel caso nostro, fortemente aderiscono, ciò devesi unicamente alla compressione del preparato. Infatti, sottoposte queste penne al microscopio, si constata che per nulla differiscono da tutte le altre, che è quanto dire di averle trovate senza la benché minima traccia di radicelle. Il filo, visto in superficie, presenta un fitto strato di cellule me- diocri e piccole, subtonde, tendenti alla confluenza, senz’ ordine ap- parente. Questa tendenza infatti, nelle parti più adulte, ha per risul- tato la formazione di fibre subparallele rette, diagonali e confluenti. Articolazioni indistinguibili. La sezione trasversale di un ramo é lar- gamente elittica. Presenta il tubo assile elittico roseo, sotto varie apparenze, come di solito essendo soggetto a diverse contrazioni. A contatto della parte esteriore ialina dell’ asse stesso vi é un giro di mediocri cellule ialine nucleate, indi immediatamente di rizine 12 capitate ialine, e poscia un giro di grandi cellule elittiche a parete ialina con nucleo roseo che va soggetto alle vicissitudini di quello assile, ciò che spiega la natura loro di veri tubi pericentrali. Strato corticale composto di parecchie serie disordinate di cellule mediocri tonde, colorate di roseo intenso, mentre la serie periferica è formata da cellule più piccole disposte a parziali sovrapposizioni e quasi prive di endocromi. Basterebbe quest’ organizzazione, congiunta al fatto dei cistocarpi involucrati, per fare della M. Coulteri una specie autonoma, e come tale venne infatti considerata da Setchell e Gardner in Alg. Northwest. Am. p. 347. La sezione della parte caulina ha forma quasi tonda. Tubo assile elittico a parete ialina. Tubo interiore roseo che alla sua volta si mostra nucleato di roseo, ciò che per me costituisce un fatto nuovo. Compreso dunque T invoglio ialino giallorino, formato dalle membrane concentriche, si dà il caso che Passe nelle prime sue articolazioni può essere composto di tre tubi concentrici di cui gl’interni colorati. Il fondo è composto di una massa di filamenti ialini, integri, densissimi, subramosi a disposizione sub- raggiata, dirigentisi cioè dall’asse verso la base dello strato corticale. Sopra questo sfondo e ad una certa distanza dall’asse si trova un primo giro di cellule, o tubi pericentrali, elittiche a parete ialina e a nucleo roseo. Le pareti ialine di queste cellule tendono a scom- porsi in filamenti. Segue un secondo e un terzo giro di cellule della stessa natura ma formanti un cerchio irregolare ed interrotto e si può credere che nello stato senile saranno tramutate in altri filamenti, com.e avviene d’ordinario. Indi ha principio, ma senza distacco. Io strato corticale di cellule mediocri subtondo-elittiche, rosee, diminuenti di volume dall’interno alla periferia e tutte mediocremente stipate. Hai?. Cresce sopra altre Alghe nella zona sublitorale superiore della California: Esquimalt, Strait of Juan de Luca; west coast of Whidbey Island. a. Microcladia Coulteri Harv. - California, leg. Eaton. Gen. CAMPYLAEPHORA J. Ag. (1851). Etym. campylos curvo, phoreo porto, reco. Poco posso scrivere di questo gen., non disponendo che di esem- plari incompleti e sterili dell’ unica specie di cui finora si compone. 13 Di tali esemplari ne tratterò più sotto, prudenza volendo che alcune delle particolarità loro si abbiano a considerare come espressioni in- dividuali. Voglio però dire che essi offrono dati che pure debbono far parte dei caratteri d’ordine generale inquantochè il gen. si basa su di una sola specie. Fronda eretta filiforme, subcilindrica o leggermente compressa, irregolarmente dicotoma coi rami allungati vergati subattenuati ai lati, internamente articolata con gli articoli subeguali al diam., e più corti di questo nelle sommità delle ultime suddivisioni. Cellule più interne grandi allungate lassamente disposte negl’individui fertili, approssi- mate negli sterili, le esteriori minori e rotondate. La pianta fertile reca gli apici incrassati ed incurvati come in Hypnea (^). Pure questa parte ingrossata mostra il tubo articolato ed è qua e là in- crassata da nodi celluliformi intumescenti. Strato periferico come si è detto. Tetrasporangi annidati nelle cellule rotondate esteriori, di- sposti senza alcun ordine, divisi a triangolo (secondo J. Ag.) in un ampio perisporio rotondato. Cistocarpi... 452. Campylaephora hypneoides J. Ag. = Ceram. ruhrum var. firmum Ag. - Ceram. riibrum Harv. - (Non Conferva corallina Spr.). Si legge che questa sp. ha quasi la grandezza e il portamento di Ceram. rubrum 0 di Ceram. vimineum. Dal rosso fosco gli esempi, in esame hanno tramutato il colore in roseo-giallorino sbiadito. 11 più alto di essi misura io cm.; lo spes- sore dei fili supera quello di una setola, più assottigliato nelle forci- pazioni, mentre nelle parti cimali incrassato-incurve o circinate può superare il mezzo mill. Dicotomie rade distanti. Rametti assai rari, semplici 0 forcipati, nelle parti superiori dei rami. Sommità dei rami primari in apparenza subolate, in realtà ottuso-rotondate, formate da due cellule agfiancate, grandi (1° stadio), oppure sono rotondato-sub- (q Gli esempi, di cui qui appresso si tratta abbondano di sommità incrassato- incurve e circinate, eppur tuttavia non ho riscontrato in essi alcun tetrasporangio nè maturo nè in formazione. Sulle Alghe cirrigere cfr. M. Nordhausen, Zur Ana- tomie und Physiologie einiger rankentragender Meeresalgen (Pringsh. Jahrb. Bd. XXXIV, 2, 1899, pag. 236-278, T. Vili). 14 tronche, risolventisi nelle due estremità vere, e cioè in una forcipa- zione di 2° stadio composta di due incipienti suddivisioni crasse, cortissime, lievemente incurve, ravvicinatissime. Le sommità dei rami secondari hanno invece le forcipazioni sottili ma assai sviluppate con le suddivisioni estreme leggermente incurve a cellula terminale unica mentre la suddivisione interna è eretta a cellule terminali gemine. Nè le forcipazioni si limitano alle sommità normali, perchè anche le estremità delle parti incrassato-incurve ne possono essere provviste e non una sola volta ma anche una seconda. Una tale caratteristica è forse esclusiva a questa specie. Certo non si rinviene mai in al- cuna Hypnea, Nelle ascelle di alcune delle dicotomie superiori si tro- vano talvolta degli aggregati di grandi cellule roseo-giallorine, subim- mersi inferiormente, prominuli in alto. Queste cellule mi paiono di una natura ben diversa da ogni altra componente la pianta. Il loro valore potrà forse essere apprezzato da speciali ulteriori sviluppi che mancano negli esemplari. I margini attenuati dei fili recano alle giunture degli articoli due microscopiche spinole ialine (una per lato) il cui sviluppo si arresta alla prima articolazione. II filo, visto in superficie, mostra le articolazioni subtonde so- vrapponentisi parzialmente per le estremità loro. Con la pressione si può liberarle da queste sovrapposizioni, e allora gli articoli si fanno subquadrati con gli angoli rotondati. Queste visioni si mostrano sotto il fitto strato delle cellule corticali, colorate, esigue, tonde, subtonde, lievemente oblunghe, assai dense per sovrapposizioni, spesso longi- tudinalmente seriate. Sono invece a strato unico sulle giunture che perciò riescono più pallide rendendo così gli articoli chiaramente appariscenti. Inoltre, massime nelle parti inferiori, le articolazioni re- cano talora nel loro centro una macchia scura subtonda. Queste macchie, sotto una forte pressione (la quale produce un crepitio) si risolvono in cellulette simili alle corticali, meno la centrale che tal- volta è più grossa, tonda e più vivamente colorata. Il crepitio è pro- dotto dalla compressione e successiva espulsione di minutissimi cri- stalloidi ialini, elittico-obovati, di varie dimensioni, riuniti in glome- ruli. La parte incrassato-incurva o circinata, vista pure in superficie, offre un aspetto ben diverso da quello dei fili normali. Ivi infatti lo strato corticale si mostra composto di cellule grandi, ialine, tonde, a 15 nucleo esiguo e scuro, subseriate longitudinalmente o semplicemente appressate senz’ordine e senza vicendevoli sovrapposizioni. La sezione trasversale tratta sotto la prima dicotomia ha forma tonda. Tubo assile di una assai spessa consistenza membranaceo-sub- corneà pallidamente giallorina. Mancanza del nucleo centrale, per cui il tubo è internamente vuoto giacché le membrane concentriche hanno servito a rinforzare le pareti del tubo. Strato corticale assai spesso, continuo, e cioè formato da una massa unica di cellule di cui le più interne lasse, allungate, quasi filiformi, le esteriori gradatamente sempre più piccole, leggermente oblunghe, e così le interne come le esterne tutte quante disposte in file radiate facenti capo alla pe- riferia dove sono tonde, esigue. Eguale sezione presa in alto del filo ha forma leggermente elit- tica. Tubo assile sentitamente elittico con nucleo colorato della stessa forma. Si hanno cellule pericentrali tonde più grandi nel giro più interno che è i’ unico regolare, sempre più piccole negli altri giri che sono irregolari e incompleti. Le cellule si fanno poi gradatamente sempre più piccole finché chiudono la periferia con la solita forma tonda ed esigua. Lo spazio intracellulare di tutto questo sistema è invaso da filamenti ialini che sembrano collegarlo. Sotto la pressione le articolazioni talvolta si separano in linea netta circolare. La sezione delle parti cimali incrassato-incurve ha forme sub- tonde-irregolari. Il tubo assile ora è centrale, ora eccentrico; ora subtondo, ora elittico con nucleo colorato. Fra il nucleo e la parete del tubo le solite membranelle ialine concentriche sono soggette a varie metamorfosi di cui le principali sono: la scomposizione e il ri- tiro completo o parziale verso la parete stessa o il tramutamento loro in celluline puntiformii che poscia si fanno confluenti formando COSI dei filamenti esigui avvolgenti il nucleo o sporgenti a guisa di cellule dair interno della parete medesima. Cellule pericentrali gran- dette, e pel resto come sopra si è detto. Osservo che nei casi di ec- centricità dell’asse lo strato corticale si mantiene uniformemente di- stribuito. Hab. Sulle coste del Giappone secondo Tilesius, Suringar, Cray, Grunow, Hariot, Okamura, De Toni. a, Campylaephora hypneoides J. Ag. Ex oris Japoniae ; Ex herb. De Toni. 10 Generi dubbi! delle Ceramiacee. Gerì. RHODOCHORTON Naeg. (1861), Thamnidium Thur. Elym. radon rosa e chortos erba. Questo genere, che si fa precedere o seguire alle Ceramiacee, a seconda delle sue specie può, per i portamenti, ricordare le Ban- gia, le Chantramia, le Trentepohlia, i Calli thamnion. La sua colloca- zione sistematica è, in ogni modo, sempre dubbia pel fatto che non si conoscono nè la fruttificazione carposporifera (favelle o cistocarpi) nè gli anteridii. Parecchie delle manifestazioni sue, non esclusa quella deir adattabilità aerobia, richiedono sempre diligenti disamine compa- rate intese a dimostrare sperimentalmente se ed in quanto delle due dozzine circa di specie che furono descritte alcune o parecchie non fossero per avventura o forme di passaggio tra l’ una e l’altra, o specie appartenenti ad altri generi. Cosi ad esempio il Rhodochorton ptirpureiim (Lightf.) Rosenv., aerobio e sterile, si presta a più dì un’interpretazione (^) ; come pure ad esempio si può citare il caso del Rhodochorton Parkerì Gibs., nel quale il Laing ebbe a ravvisare una forma giovanissima di Ballia scoparia. Fronda tenue filamentosa, porporina, callitannioidea, fili repenti a disco di cellule orizzontalmente espanso, fili fertili eretti subsemplici o ramosi e corticati. Cellula apicale trasversalmente articolata. Tetra- sporangi esterni divisi a croce ma non sempre in modo regolare, spesso senati nel lato interiore dei rametti, o acrogeni (cimali) in ra- moscellini propri. 453. Rhodochorton Rothii (Turton) Naeg. = Conferva Rothii Turt, - Ceram. Rothii Berkel. - Catlitham- nion Rothii Lyngb. - Trentepohlia Rothii Harv. - Catlitham. paìiicu- talum et Catlitham. laterale Schousb. - Catlitham. criistatum Scousb. - Conferva erythraea Alg. n. 3io (sec. Bornet) - Conferva violacea Roth. - Thamnidium Rothii Thur. in Le Jol. La primaria vegetazione repente di questa specie è accompa- (q Vegg. G. B. De Toni e A. Forti, Intorno al Byssus purpurea del Li- ghtfoot. Venezia 1904. 17 gnata da un fcnonemo non nuovo nelle Ceramiec: quello dì qualche filo repente di eccezionale grossezza. Lo strato cellulare (disco) ade- rente alla matrice (nel caso presente trattasi di roccia d’origine ignea) ora è composto di una membrana giallastra a tessuto uniforme scom- ponibile in materia parenchìmatica, ora è uno strato di cellule tonde, piccole, subialino- paglierine, commiste ad una maggior quantità di cellule minutissime quasi pulviscolo, e da questi elementi s’ innalzano i fili normali a cute ialina, ad asse roseo porporino con le articolazioni 2-3 volte più lunghe del diam. Questi fili, muniti alla superficie di cellule ialine prominule, minutissime, decidue, sono semplici o scar- samente e lontanamente dicotomi, fascicolato-subcorinìbosi in alto. A questi fili di natura normale, talora se ne aggiungono altri assai grossi (4-8 volte più del normale) cilindrici o a strozzature noduloso- clavate, repenti, di colore scuramente giallo-sporco, ad asse assai robu- sto, dello stesso colore. Le articolazioni infatti, anziché tinte di endocro- . mi colloidali roseo-porporini, sono farcite di una materia a polviscolq.; ' terreo, e da ciascuna vengono emesse delle produzioni dapprima aci- culari ialine, poscia rizinoso-cladiformi assai abbondanti, semplici, iso- late, oppure fascicolate, secondate, verticillate, subdicotome, corimbose alle sommità. In questi prodotti si ravvisa il tipo morfologico della ramificazione normale eretta e colorata, il che prova la genuinità del filo anormale stoloniforme che, nei casi d’inerzia, può ingenerare il sospetto di una produzione eterogenea, mentre non trattasi che di una coadunazione di fili. Anziché cespitosa nel vero senso della parola, la pianta pertanto é da considerarsi come repente-stratosa sulla matrice, rivestendo questa con tenace aderenza di una peluche (pannosa nel secco) por- porino-coccinea, alta un cent. Fili tenuissimi del diam. di 10-18 (i, parcamente ramosi a rami estrorsi subsecondati, a grande distanza quasi dicotomi. Rami eretto-adpressi, gl’inferiori più lunghi, subfa- stigiati. Rametti fruttiferi posti fra le sommità, opposti od alterni, semplici o una sol volta forcuti, composti dì pochi articoli. Tetra- sporangi grandi, elissoidi, in numero di due, opposti nell’articolo superiore dei rametti, oppure 3 agli articoli dei rametti forcuti supe- riori. I rametti ultimi sono aggregati in corimbi. La divisione dei tetra- sporangi non é sempre regolarmente crociata, ciò che peraltro non esclude le quattro spore. Queste possono apparire in numero di 3 o 18 anche di due soltanto pel fatto che le divisioni relative non tutte si presentano sullo stesso piano. Veggasi, ad esempio la fig. 28 dello Hauck in Die Meeresalgen. Hab. Le rupi, le grotte marine, le conchiglie morte, gli stipiti di Laminariacee lungo le coste dell’ Atlantico dalla Groenlandia e Spitzberg fino giù a Tangeri, nel Pacifico sulle coste della Califor- nia superiore (Setchell e Gardner) e a Tripoli nel Mediterraneo, con dubbio nell’Adriatico. 11 Kjelman in Alg. of Arctic Sea fa menzione di una forma gloho- sum, densamente contesta formante dei glomeruli durissimi violacei del diam. di circa 2 mm , rupicola. Rammolliti e sgrovigliati, questi glomeruli rivelerebbero certamente fenomeni nuovi e interessanti. Descrizioni in proposito, seppure ne esistono, sono allo scrivente ignote. a, Thamnìdiiim RothiiT\\ux. Christiania, 18-4-1848 leg. Schubeler. b. Rhodochorton Rothii (^Turt.) Naeg. Tromsò, leg. M. N. Blytt. 484. Rhodochorton floridulum (Dillw.) Naeg. = Conferva floridula Dillw. - Callithamnion floridulum Ag. (non Lyngb.). - Thamnidiurn floridulum Thur. in Le Jol. La matrice di questa specie è assai varia, e la pianta approfitta di molte circostanze per meglio espandersi. Cosi ama la roccia co- perta di sabbia come le conchiglie intere 0 in detrito, le Corallinacee viventi o morte e non disdegna la compagnia di parecchie altre Alghe. Alcuni degli esemplari in esame hanno fissata la loro base sopra Lithophyllum e Corallina parte in detrito, parte viventi e nella società non manca una robusta Pterocladia capillacea in perfetta ve- getazione. Ma più che importa è l’osservare che questo Rhodochorton, a differenza del precedente, ha un’aderenza piuttosto lassa ai suoi sopporti e, data la frequente incoerenza di questi ultimi, facilmente si spiega come ne possa essere divelto, asportato dai marosi e riget- tato alla spiaggia in gomitoli egagropiliformi. Fili a base indipendente isolata o in parecchi sopra un ceppo nodoso subramoso e contorto formatosi evidentemente in seguito a stroncamenti subiti e quindi prolificante, sdraiati, lisci 0 nodulosi, rettilinei o in vario modo curvato-risorgenti, subialini o giallorini, più 0 meno colorati di roseo sul fondo di ogni articolo, aventi talora per 19 base una cellula assai grande periforme ialina farcita di materia gra- nulosa scuretta. Giunture con rade produzioni aghiformi microsco- piche ialine, ma più spesso con numerose cellule ialine, grandette, tonde, prominule. Articoli 4-5 volte più lunghi del diam. Ramifica- zioni dicotome a grandi distanze. Nell’ascella delle dicotomie talora si mostra un altro ramo pure robusto che si arresta dopo 2-3 arti- colazioni terminate da cellule grandette ialine. Cellule simili si pro- ducono anche in seguito a stroncature. I fili eretti, a completo loro sviluppo tendono ad incurvarsi, tanto più quando il cespo viene a trovarsi nello stato di natazione. Nei giovani cespugli, quando cioè la vegetazione è ancora tutta eretta, la pianta presenta uno speciale vago aspetto d’assieme emisferico, roseo, talora variegato di verde alla base, scomponentesi nel perimetro in lobature formate da masse flabellate di pennellini raccolti nelle fastigiature estreme. A seconda del grado di sviluppo, la pianta è alta 2-5 cm., composta di fili te- nuissimi irregolarmente subdicotomi e fastigiati in alto. Rametti frut- tiferi secondati nei rami superiori, semplici, formati da 1-2 articoli, terminati da uno sporangio solitario quadripartito, ma questa divi- sione spesso avviene in modo irregolare, come si è avvertito per la specie precedente. Hab. Le coste inglesi e francesi. Per queste ultime vegg. J. Cha- lon Liste des Alg. mar. a. Rhodochorton floridulum Naeg. Sur Patelles. Ile Callot. Aoùt 1903. Coll. J. Chalon. b. Rhodochorton floridulum Naeg. Sopra Corallinacee -Camaret. Aoùt 1904. Coll. J. Chalon. Gen. THAMNOCARPUS Harv. (1844). = Carpothamnion Kuetz. Etym. thamnos cespo, carpos frutto. Fronda subcilindrica, lateralmente per ogni verso ramosa, asse monosifonio articolato presto continuamente corticato, corticc compo- sto di più strati di cellule, l’intermedio di fili articolati ad asse molto più tenue a vicenda approssimati, cellule corticali più rotondate, le interiori più lunghe con direzione tangenziale, le periferiche verticali. Tetrasporangi disposti nei fili esterni callitannioidei formanti dei fa- 20 scicoletti minuti alle sommità dei rami. Cistocarpi (in Th. griffithsioì- des) prodotti dagli apici ramosi dei rametti terminali, involucrati dai prossimi rametti incurvi, nucleo subgloboso, più tardi composto da nucleoli maggiori e minori; nucleoli (gonimolobi) rotondati, coperti di membrana ialina, carpospore più o meno numerose disposte senza un ordine ben definito, le esterne subverticalmente sporgenti all’ in- fuori. Tetrasporangi nudi, sferici, divisi a triangolo, portati dai fili callitanninoidei soprindicati. Anteridii (sec. Harvey) nel luogo dei te- trasporangi.' Ne trattò pel primo 1’ Harvey in Hooker, sopra esemplari di Tham, Gunnianus raccolti dallo stesso Harvey che collocava il gen. fra le Dasyphila e le Ptilota, sebbene, per il portamento, assai diverso dalle une e dalle altre. Si ricorda che delle sette specie componenti il gen., questo venne ridotto a sole quattro perchè il Th. gìomulife- rus J. Ag. fu da questo stesso Autore staccato per formare il nuovo genere Perischelia [P. glomeruliferà) domandandosi peraltro se deb- basi considerare vicino ai Ceramiiim ; del Th. Ptilota Hook. f. et Harv. (Carpothamnionì Ptilota Kuetz.) lo Schmitz fece V Euptilota Jeannerettii, e nel Th.? Laurencìa si riconobbe un Areschougia (A. Laurencia Harv.). Restano pertanto: Th. Gunnianus di cui non si conoscono i ci- stocarpi; Th. Harveya?ius di cui non si conoscono nè tetrasporangi nè cistocarpi; Th. penicillatus, pure affatto sterile; finalmente il Th. griffiihsioides di cui sono invece note entrambe le fruttificazioni sopra individui separati. J. Agardh in Anal. algol. Cont. IV, p. 28-34, si diffonde nella descrizione delle specie componenti il gen., rilevando l’ asinità di questo con Spongoclonium e Lophothamnion {PI cono spor inni) e dichia- rando, dopo quanto ebbe a dire su entrambe le fruttificazioni di Th. griffiihsioides . che « satis patere putarem Genus Thamnocarpi optimo jure Ceramieis relatum fuisse >. Termina la relazione sua col seguente prospetto : * Fronde fere tota arti culata callithamnioidea. I. Th. penicillatus [Catlith. penicillatum Harv.). Comparanti mihi hanc speciem cum sequente rami ramulique adparuerunt multo tenuiores et magis decompositi, quare articulos hujus dicerem suo diametro circiter quadruplo longiores, dum in se- 21 quente fila firmiora et articulos multo breviores suo diam. circiter duplo longiores. 2. Th. griffìthsioides J. Ag. mscr. Hab. Ad oras Novae Hollandìae australes, mihi a Br. Wilson missa. Hanc speciem, habitu Callithamni speciem majorem (2-3 pollica- rem) referentem, at rachidibus primariis crassioribus instructam, quoad structuram vero et fructuum indolem diversam, supra uberius descripsi. * * Fronde sterili magis Gigar linoidea, ramellis penicillatis obsila, his demuni fructiferis,... 3. Th. Gunnianus Harv. in Hook, Hab, ad oras Tasmaniae et Novae Hollandiae occidentalis. 4. Th. Harveyanus J. Ag. Epicr. p, 82. Hab, ad oras Tasmaniae (Harvey). 455. Thamnocarpus Gunnianus Harv. in Hook. — Carpotìiamnion Gunnianum Kuetz. Fronda fruticolosa, cartilagineo-cornea, cilindrica, vagamente ra- mosissima, coi rami superiori assai abbondanti subfastigiati a punta subottusi, e nella forma fruttifera sparsa di fascicoli di fili, articoli dei fili lunghi il doppio del loro diametro o più brevi. Pel frutto (tetrasporangi) come nel genere. Come si è visto nel riportato prospetto Agardhiano, il fatto più notevole non é già quello della grande differenza di portamento tra le specie callitannoidee e le specie gigartinoidee, bensì quello che pareggia le une e le altre nel comune carattere dei fascicoli frutti- geri, minuti, callitannoidei, formantisi nella sommità dei rami, ciò che, fra l’altro, depone a favore della comunanza del genere. Nei parti- colari poi il portamento del Th. Gunnianus varia assai a seconda delle regioni di provenienza e per altre cause che, in tesi generale, si possono attribuire all’ambiente. J. Agardh, ad esempio, che studiò il materiale Harveyano, in alcuni esemplari vi riconosce il portamento di Ahnfeltia o di Stenocladia furcata, L’ unico esemplare da me osser- vato, sterile e privo dei rametti penicillati (raccolto da Harvey cui pure è dovuta la scheda relativa) non somiglia affatto alle alghe ora citate, come appare dal seguente schizzo. La pianta è alta circa io cm., dello spessore di un mill. e mezzo alla base, cilindrica, cartila- 22 gineo-cornea nel secco, di colore del sangue essiccato, e cioè rosso-gial- lo-bruna, di aspetto subperennamente per quanto si tratta della parte senile caulescente la quale alla base è nodoso-contorta e munita di radici robuste semplici e ramose, queste ultime con apparecchi pren- sili, pallidamente colorate, mostranti l’asse interno ma non le artico- lazioni. Questo caule reca quattro cespi laterali subsecondati, alti 3 cm., configurati a guisa di certe forme di Gigartina acicularis, e cioè coi rami scarsamente suddivisi in basso, assai spessi e ramellosi in alto, le cui cime, talora subsemplici e acuminate, sono curvate in modo introrso. Ciascuno di questi cespi reca alla base abbondanti prolificazioni per la più parte subsemplici, lunghe da mezzo cm. ad un cm. In superficie il filo presenta uno strato uniforme di cellule esigue saturatamente colorate, nonché le articolazioni subrettangolari-quadrate egregiamente distinte. {continua) Dott. ACHILLE FORTI Primi studi per un’esplorazione =* limnobiologica dell’Oriente. In attesa di una ricerca più approfondita, che mi riservo pub- blicare tra non molto tempo, ricerca che verrà corredata di oppor- tuni raffronti e di considerazioni generali sull’aspetto di questi ma- teriali e sulla vita dei bacini lacustri d’ Oriente, trovo utile dare alla luce questi elenchi preventivi, considerandone la notevole proporzione ed il più che notevole contributo di aggiunta a quanto per quella regione finora venne segnalato. Il materiale già esaminato nel 1904 (^) qui ricompare investigato in miglior forma e più completa avendo cercato, per quanto riusciva possibile, d’ illustrarne anche la fauna. Vi si aggiunsero peraltro nuovi materiali provenienti dal Derkos Gol e dalle lagune estuarli di Bòjùk e Kùtschiik Tchekmedje in Europa nonché del Gol Basiti e del Manijas Gol in Anatolia; non senza notare che percorrendo ancora la sponda del lago di Apollonia curai di raccogliere un altro saggio di planc- (^) Cfr. Achille Forti : Appunti algologici per V Anatolia ; Nuova Notarisia, 1905, Serie XVI. 24 ton presso Lubhatt al punto opposto rispetto al lago di quello nel quale venne preso la prima volta. E questi materiali vennero rac- colti in un secondo viaggio compiuto l’autunno 1910. Viene tralasciato ad arte ogni censimento bibliografico, volendosi riservare questa parte dello studio all’ opera più completa e per ora non mi limito che alle indicazioni prettamente necessarie sulla na- tura dei saggi più oltre esaminati (^): N. I - » 2 - » 3 - » 4 - » 5 - » 6 - ’> 7 - . 8 - » 9 - » IO - : Derkos Gol - raccolta di superficie - 2Ó. IX. 1910, ore i5 - cielo coperto - lago agitato. : Derkos Gol - raccolta a 5- io m. di profondità - 2Ó. IX. •1910, ore i3 - cielo nuvoloso - vento. : Bòjùk Tchekmedje - verso monte - raccolta di superficie - 22. IX. 1910, ore 14 - bel tempo. : Bòjuk Tchekmedje - verso mare - raccolta di superficie fino a 2-3 m. di profondità - 22. IX. 1910, ore i3 - tempo chiaro. : Kiitchiik Tchekmedje - raccolta di superficie - 22. IX. 1901, ore 18 - bel tramonto. : Abullonia’Gòl - 3 raccolte di superficie abbondantissime presso Apollonia - 23. Vili. 1900, ore io-i3 - cielo sereno. : Ahullonia-Gòl - raccolta di superficie presso Lubbatt - 2. IX. 1910, ore 17 - cielo sereno. ; Manijas-Gòl - raccolta di superficie - 3. IX. 1910, ore 12 - cielo sereno. : Gòl-Bashi - raccolta di superficie - i. IX. 1910, ore ii - cielo sereno. : I\snik-Gòl - raccolta di superficie - 25. Vili. 1900, ore ii - cielo sereno, lago mosso leggermente. (9 Debbo un cordiale ringraziamento agli Amici: Dott. Vincenzo Brehm di Eger, Prof. Raffaele Issel di Genova, Dott. Ernesto Lemmermann di Brema e Prof. Paolo Pelseneer di Gand che mi furono larghi di consiglio e di ajuto. 25 N. Il l\snìk-Gòl - raccolta di superficie - 25. Vili. 1900, ore io - cielo sereno, lago mosso leggermente. » 12 I%snik-Gòl - raccolta verticale di circa 3o m. - 25. Vili. 1900, ore IO Vg • cielo sereno, lago mosso leggermente. » i3 Sapandja-Gòl - raccolta di superficie - 27. Vili. 1900, ore IO - lago calmo. » 14 Sapandja-Gòl - raccolta di superficie - 27. Vili. 1900, ore IO - lago calmo. » i5 Sapandja-Gòl - raccolta di superficie - 27. Vili. 1900, ore i5 - lago mosso. » 16 Sapandja-Gòl - raccolta verticale di i5 m. circa - 27. Vili. 1900, ore i5 - lago mosso. » 1 7 Sapandja-Gòl - raccolta di superficie al largo - 28. Vili. 1900, ore IO - lago calmo, cielo sereno. 26 A IQO-^fpuBdBS + + + + + AI IP^-EfptlBdBS + ++ + + + + III IQO-BfpuEdES + ++ + + II IQO-BfpuBdBS + + + I IPO-^.fpuBdBg + + + + + ^ III IQO-^Iiuszi + + + t ; II IQO-^puszi + ++ +++ I IQ^-^puszi + + H" + i IMSBa IQO + + + lOO-SBflUBJ\[ + + + n oi6i lQO-'B]uoiinqv + + + ^ I oo6i lO0-Biuopnqv + + 3fp3lU3t3qDX ’^inqoìn:^ + -f 3JBUI B •uiijaqax ^nFoa ++ + ++ +++ a^uoiu B •uiJiaqox ^Hìfoa + + + + •oi;j9A n IO0 sojijaa + ++ + + + ■ •jj9dns I 100 SO>[J9a + + + + + W o a> t ^ a •s s 5 ^ G a s I S -2 o « ^ a ci S .5 CAI £ t« ^ X5 C •’t: (D 0) cn rt ^ V3 "3 c 0) :z; H-i Q § ^• S :5^ S < . o o ‘5 Cd S c/: .2 s G a r^: " 55 S ^ 't: "ir ^ • s cn • O I ^ . 'G ^ - \j jii (fi , d, tA) •55 G £ S co o • o > ^ bJò I S ex CAI 'd ^ s ^ < < Ph rs O ^ G G 2 2 0) a, p £ ffi Q I I c3 U o X! +-> G 03 u . CAI G -H a a 2 S 03 CU CAI e 5 03 d U s 55 p .2 o 'G de o G >. 03 e ^ O “ì ^ ^ •§ ri4 G CAI 33 ^ 03 i g Q S d - I U I U e C2 s I "““ a d d e/} O d ^ cn £ £- 'O ^ o <; o (u CJ 03 d G o3 :z; ^ £ &.e U H-1 .■"'s . ? I ^ ^ . ''G 03 k, G ,32 •S i: O a 32 ^ 2 rrC G .ì: £ bJD .:: G d O OS 03 >, .£ ^ S ,v co O PQ in W co IO VO e» * -jT CS M CS CH 27 +++++ + + + ONC M CS rorfiovo t^OO 0^0 cOrO^fOrOrOrOfOrOrO'^ M (N rO iTX VO ■rf 'Cj- rt »0 VO CO o^ O IO >0 IO IO IO VO (i) Sulle rive del Dcrkos-Gol se iic rinvengono copiose le conchiglie vuote. Le forme cosi contrassegnale vennero riconosciute dall’esimio specialista carcinologo Doti. Vince.vzo Brehm di Eger e già pubblicate nel suo lavoro Einige Beitraege xur ausseyeuropiiiscHn Entomostmkenfaùna: Kopepoden ùus Kleinasien : Arch. fìir Hydrobiologie und Planktonkunde 1911. r 2S A ISO-vfput’ilBs AI iso-®rpu«J®s + III IPO-BfpuBdBS + II IPO-Bfpu'sdvs' -f ^ I IPO-BfpuBdBg III IPO-211USZI + 5 II lPO-^!uszi I IPO-^puszi Pis^a IPO + + ■ IOf)-SBflUBI\I + + -f + II OIOI IPO'Biuoiinqv + + + + + I oo6i iqg-Binoiinqv + + + + afp3ui3l3qDX ^nq3in:s + + aJBlU B •313qDi .3infog + + + + + + -H-+ + + 3)UOlU B •2l3qoX 2infqa + II 3iBDi;aaA 109 sojìaaa + + + + + + + I "jaadns IP9 soglia a + + + + + + +i|f w s o o ^ 0) ^ . • ^ C G -M a» = U ’H, c/3 < rt N o 5 'o u g ^ t- Cl, Vi Vi 03 < o I I t- (N ro Tt IO vo vO ^O VO 'O VO VO VO 0\ O M CS VOVO t^t^t'-l>.t^t^t>.t^|>.t^00 00 00 29 .. i? + + + 1 + + + + 4 4 + + + + 4 A 4 + 44 + + 4 444 + + -f + 4 4 + + + + + + 4 4 4 4 + + + + + + 4 4 4 4 4 + + + + + + 4 4-4 444 4 X + + + 4 + 4- 444 4 + + + ■+ + + 4- i + + + + 4 + 4 4 4 > + + +■ 4 4 4 4 k ^ ^ ^ ^ E O § 'C 2 5 ^ 3 a bio 2 ^ .2 2 & II < Q « ^ 2 ‘s rt C « ,55 > V) ^ rt X bjO *é d> o E 0 O £ 0. Xi a o N X c^ o d) o >. £ a 0 >< ? s - w >C> (U ^ B 2, tn --H +_) N o C c/2 H2 -r a ^ — b/) iS d i-i biO ^ .2 d d ^ i-f CU c/) cn d ‘•^j CAI a >, ^ I u o 0 XI 1 s 2 o U O t k ^7 g a OQ ^ g d ^ b/) cn .S *N X 'a a; 2 a X o a- p c/3 d O c/3 o ^ U 7 ^ s 'a y Sd d 5^ ^ d c/3 2 u c3 .y d )_i 22 d (U c/3 pi; ^ ^ d s X rOd-iOVO 0^C3^O^O^O^CJ^O^ rOd-iA^vr) t^CO ONO M mmmmmmmcncs *) Per le descrizioni di queste specie cfr. Achilles Forti: Diagnoses Myxophycearum ìiovarum: Atti dell’Accademia di agric., scienze, lettere, arti e comm. di Verona ser. IV. voi. XII. (1911). 80 A 100-BfpUBdBS + + . + + AI l90-B.fpuBdBS 4-+ + III 190-B’fpUBdBS + ++ II IfìO-^lpu^d^S + + I 190-BfpuBdBS 4- + III IO0-31IUSZI 4-4-4 4 II I90-2t!uszi 44 4 4 I I90-211USZI 4 4 4 iqsBg 190 44 4 4 4 44 4 4 4-4 4 4 4 4 44 4 44 4 44 4 4 4- 4 4 4 4' . 4 4 4-4 44 4 4 'i i 44 4 4 4 4 4 II oi6i IO0-BTUoiinqv I 0061 IQO-Biuoiinqv Sfp3UI5l9qOX 3JBUI B •>I9qoX ^infoa 9iuom B •2i9qDx II 9lB9pi9A 190 S05ia9Q I *ja9dns 190 so>iJ9a w o 2 ^ b/D CAI ^ cu ? > U 0 £ a 0 bC O W' ^c> 03 <1^ ^ c:^ _ ^ ^ ^ 0 O rr ^ ^ a N ^ U1 .03 o c '— 1 r-^ U a I-S I 1 C C^ t!-, rt rt S ■n 5 rt -M u .ti a c g .2 13 cr (U *1 ^ 03 in 3 C u (U ‘C 53 .S ^ ttì in o -G OJ (U Ph u (U s P5 O Cl, C I I i Q Q a 03 03 >- C O V 0:3 ^ o P PQ W b/) 03 > - 2 o X a .it c/3 O in > p * " 'O 3 05 y ’S) a o IMI cu o cu 03 (N rOTtiovo r^co cy\ o m cn CSCN (N03(NC^CNO)rOtr3CO IO co 00 C33 ^ -:t 'd- 'Ct » 31 + + + + V + 4 4 4- 4 4 4 4- 4 + 4 44 4 4 4 4 44 444 4 -14 44 4 444 4 4 444 + + + 4 44-4 44444444 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 44 4 4 4 4 ++ 444 4 4 4 4 + C rt •S ^ § Cc rt 'Stt =ì ^ i Cfi ;=: <1 ir. ^ c ^ - < O O u. U h SI o (d 0> o £ a 0 u 0 £ CJ cu O w kl cJ ir bii I '-' ^ s k^ s c 03 rb • C X C OJ b/) 9- ^ u 'O 'q3 p; C 03 5 •c .s ^ Q) u ir o .2 c 'd ^ 03 3 C^ W Ph ^ ‘S • <50 >< :^: 03 c S ^ 'ir m »« 03 rt bà ' bi . e bi ^ ^ • ^ -g ^ - ^ ^ ^ s Si K I ^ J ci; ^ > • ■< ^ Crt ir S 'bJ5 *03 r U1 03 o3 >— > fi '5o c/3 "fi u ir _u o3 O ci 03 S OJ ‘C fi X b/) bJO T3 bJO 03 03 03 b/3 O fi u "o 03 x: a .a C3 fi .2 CC tj o; i-i fi ^ 3 dt o lo ir fi H-1 -M ir ir I I I II II I I I fi o3 § a 03 fi '03 £ O 03 U J 5-> 03 03 ^ I i h in I I 1 0) «ri ■rt IO VO kO vo IO IO IO OOOOi-iMrO'^iO'Ot^OOONO'-lOrO lOiO'OVO'O'OMDMDvOkO'O'O t^CO CTnO m M tO'^iO'O l>.t^t^COCOOOOD(X3GOOO 32 A IQO-^fpu^dBS AI loo-BfpuBdBs III lOO-BfpUBdBS II IQO-^fpuBdBS I IQ9-BfpuBdBS III IQO-31TUSZI II l0O-2paszi I IQ9-31IUSZI RSBa IPO + + f + + + ; + + + + ; + + + + + T + + + + lO0-SBflUBJ\[ ++++ + + ++++++++ II oi6i lOO-Biuoiinqv + + 4- + I oo6i IO0-Biuoiinqv + +++ + +. 4" afpamqaqox + 4- 4" 4* aaBui B •qaqoX ^infqg 4- 4-4- 3IUOUI B •>iaqDX 5in(qg + 4- II -opiSA ico-soV^a 4- I 'jjadns IQO-soqjaa 4- + 4-4- o ^ £ -ì v: o £ s* <ì Co ^ 8 (So fi 8 I u, cn t/j n 03 G C *43 (j ^ r:^.l s -0 cn (U S ^ b/) O G (TI .t: > ^ o ^ m O K k •s^ • • • • ^ d' Co ►5Ì ^ ^ § v> • <:ì • V ^ è ^ r • s||^. ^ rt S .2 I ^ .2 ^ Z G C ‘> G .2 g ^ ^ Oh U J S B ^ 22 -b G .2 1 § 1 1 1 I I 2 P G Ss >;ì^ w ci: o o t^CO <7^0 i-i fO'G'iOVO l^CO C^O M 3-3- 050505050505050505 05 fO 3- IO VO 3- 3- 3- 3" 3" 05 05 05 05 05 00 05 3-3-3- 05 05 05 35 + + -f + + + 36 A IQO-BfpUBdBS 4- 4- 4- 4- 4- AI IQO-®fP«TBdBS 4- + III IQO-'^rpuBdBS 4- II IQO-BfpuBdBS 4- I 4- 1 T 4- 4- III IQO-31IUSZI 4- 4- 4“ II IQO-^puszi + 4- + 4- + I lQ9-2lI«szi 4> 4- msBg IQO + lOO-SBflUBJV oi6i IQO-Biuoiinqv 0061 ]oo-Bmonnqv 3fp9ui5i9qox 9aBUX B •3i9q9x ^nfoa 9;UOUI B •3i9qDX 3infoa *11 "DivaA iQo soV^a "I •jJ9dns IQO S03tJ9a + + + ++ +++ + + + 4- 4- 4- 4- w § o :z; •§ ^ a> • • • 8 • ^ cj si" . . i “=l • . . . . K- ^ .1 .à ... . .1^.1 ■ ■ sl-S «sS|§|:2Ì|ll3jS.^|EXT Sun |^-■3lg■& I I II I I I I I I I I 1 I i a a I II II co OS O M M Hx t-i M CN ), Detonula Schroederi, Lauderia borealis, Leptocylindrus danicus, Guinardia flaccida, Phi\osolenia Slot ter fothii, Rh. robusta, R. Shrubsolei, R. setigera, R. stylifornis, R. alata var. genuina e var. gracillina, Bacteriastrum varians, Chaetoceras densum, C. boreale, C. paradoxum, C. didymum. C. diversum, C. curvisetum, Eu- campia Zodiacus, E. groenlandica, Ditylium Brightwelli, Triceratium Fa- vus, T. [Amphitetras) antediluvianum, Biddulphia aurita, B. mobiliensis , B. pulchella, Cerataulus Smithii, Ishmia enervis, Rhabdonema adria- ticum, R. arcuatum, R. mìnutum, Licmophora Lyngbyei, Synedra fui- gens, S. Gaillonii^ S. Ulna var. longissima, Thalassiothrix nitTycliioides , Pleurosigma angulatum var. maior, P. afldne, P. forrnosum, P. balticum, Nit^schia circumsuta. N. seriata, Surirella fastuosa, Campylodiscus Echeneis, G. B. De Toni Clements Frederic E. and Le Roy Shantz H. — A new genus of bluegreen Algae. — Minnesota Botanical Studies voi. IV, part I, pag. i33-i35, piate XX. 51 Un nuovo genere di Mizoficee, Eucapsis, viene proposto dagli Autori, agline a Merìsmopedium e analogo a Sarcina; la specie venne raccolta nel 1908 e nel 1904 nel Colorado (America) in uno stagno sul Bald Mountain. Ecco le diagnosi : Eucapsis nov. gen. — Coloniae natantes, cubicae, regulares, ma- turae e numero familiarum regularium constitutae, ex toto 8-5 12 (ple- rumque 82-128) cellulis compositae; cellulae matrice uniformi gelati- nosa achroa immersae, sphaericae vel ellipticae, contentu coeruleo-vi- ridi, subtiliter granuloso. Divisio cellularum iuxta tres directiones. Propagatio fragmentatione in cellulas singulas aut colonias parvas. Eucapsis alpina n. sp. — Coloniae 18-80 [j.; cellulae saepius evo- lutione velociori ellipticae aut sphaericae, 5-2 [jl diam. aut io=ó-7 (x. Friedrich P. und Heiden H. — Die Litorina und Praelitorina-bil- dungen unter dem Privvall bei Trawemùnde, mit zwei Tafeln. — Mitteilungen der Geographischen Gesellschaft und des Naturhistori- schen Museums 2. Reihe, Heft 25, 1912, pp. 78. Al Dott. Heiden è dovuta la determinazione delle Diatomee ri- scontrate in alcuni strati di sabbie raccolte in perforazioni dirette a ottenere dei pozzi artesiani. Le specie sono di quelle proprie delle acque dolci, salmastre e marine; vi predominano le Cymbellaceae, Naviculaceae, Gomphonemaceae, Epithemiaceae, Synedraceae, Suri- rellaceae, Nitzschiaceae ; delle Crittorafidee sonvi rappresentanti dei generi Rhi^osolenia (forme marine), Chaetoceros (spore), Pyxilla (P. baltica)^ Stephanopyxis, Terpsine, Trinacria, Biddulphia, Triceralium, parecchie discoidali come Auliscaceae, Heliopeltaceae, Asterolampra- ceae, Coscinodiscaceae. Cotton A. D. — Marine Algae from thè North of New Zealand and thè Kermadecs. — Royal Botanic Gardens, Kew,Bulletin of Mi- scellaneous Information, 1912, N. ó, pag. 25Ó-264. È un nuovo contributo alla conoscenza della flora algologica della regione settentrionale della Nuova Zelanda (Little Barrier Island) e della Kermadecs. Ciascheduna specie è accompagnata da citazioni bibliografiche, eventuali osservazioni e distribuzione geo- grafica ; sono soprattutto da segnalare Gymnosorus nigrescens J. Ag., Taonia australasica J. Ag., Liagora Harveyana Zeh. n. sp. (= Lia- 52 gora viscida Harv. Austral. Alg. 354 B)» ^c-mastoma Feredeyae Harv. per Little Barrier Island e Haliseris Kermadecensis n. sp. per le Kermadecs. Per questa nuova specie di Haliseris viene data la seguente dia- gnosi : Frons i5-]8 cm. alta, basi eximie stuposa et plerumque stipite longo ramoso suffulta, sensim in segmenta dichotoma sinubus acutis abiens. Segmenta 5-8 mm. lata, linearia, venosa, apice attenuata, margine integerrima. Venae districtae, circiter i mm. distantes, a costa ad marginem oblique excurrentes. Tetrasporangia in soros elon- gatos collecta. Oogonia ignota. Hab. ins. Kermadecs. E. M. Smith 1908. Ab H. polypodioide frondibus venosis, ab H. Plagiogramma sinu- bus frondium acutis recedit. M. P. Lemoine et M. Mouret. — Sur une Algue Nouvelle pour la France (Peyssonnelia polymorpha (Zan.) Schmitz. — Bull. Soc. bot. Fr., t. LIX, 1912, pag. 356. Jusqu’ à présent le Peyssonnelia polymorpha était connu seulement en quatre localités de la Mediterranée: la mer Adriatique, le golfe de Tarente, le golfe de Naples et Alger. Cette espèce était très peu re- présentée dans les herbiers. M.® P. Lemoine, en étudiant un certain mombre d’Algues calcai- res des environs de Toulon, envoyées au Museum par M. Mouret et des échantillons récoltés par M. Joleaud, à Marseille, a reconnu la présence dans ces stati'ons de l’ espèce en questi'on, qui, jusqu’ ici, parait avoir échappé à 1’ attention des algologues par suite de sa très grande ressemblance avec certaines Mélobésiées et qui, de plus, vivant à une profondeur de 20 à 40 métres, ne peut étre rècoltée que par draguage, ce qui la rend relativement plus rare. J. Comère J. Virieux. — Sur rAchromatium oxaliferum Schew. — Compt. rend. Acad. selene. Paris, t. 154, p. 710, ii Mars 1912. L’ Auteur présente les résultats d’ une étude qu’ il a fait sur le contenu cellulaire d’ un organisme décrit en 1893 par Schewiakoff et trouvé en abondance dans les vases du fond des lacs du Jura. Chez V Achromalium, M. Virieux démontre par la technique nu- cléaire la présence d’un noyau diffus, d’un chromidium, tei qu’on en a rencontré chez plusieurs Protistes, qui s’étend sur toute la cel- lule, méme à la périphérie. L’on rencontre de plus dans la cellule de X Achromatium des corps réfringents [globules), plus ou moins sphérìques, inclus dans les mailles du protoplasme et d’autres corps plus petits [corpuscules), bien distincts des premiers et qui sont fixés sur les travées du re- ticulum. Contrairement à T opinion de West et Grigìths, les globules ne se- raient pas constitués par du soufre et il s’agirait, d’aprés les réactions observées par 1’ auteur, d’un composé calcique, ou d’acide oxalique demi-étherifié, ou encore d’un corps capable de produire cet acide post mortem. Quant aux corpuscules bien distincts des globules, ils seraient constitués par du soufre. Ils présentent une grande analogie avec les gouttelettes des Beggiatoa, et les réactions microchimiques, ainsi que des experiences de culture dans de l’eau du lac additionnée de quel- ques gouttes d’une solution aqueuse de H^S, permettent de rappro- cher les Achromatium des Thiobactériacées. Ces organismes, en effet cultivés dans l’eau sulfureuse, accumulent le soufre dans leurs cellu- les et inversement, abandonnés dans 1’ eau pure, ils perdent leurs globules et, plus tard, leurs corpuscules. J. Comère J. Virieux. — Quelques Algues de Franche-Comté rares ou nou- velles. — Bull. Soc. Hist. Nat. du Doubs, n. 21, 4 Avril 1911. L’ Auteur, avant de publier un travail plus étendu sur les Al- gues de la Franche-Comté donne una liste des principales formes rares, non signalées en France, ou nouvelles pour la Science, qu’ il a eu déjà l’occasion de rencontrer. 11 indique ainsi; Bairachospermum Dillenii Bory, var. tenuissìmum Sirodot. — Vaucheria terrestris D. C. var. diandra nova var., se distingue par la présence de deux anthéridies. — Dicranochaete reniformis Ilieron. — Bhaphidium Bosminae nov. spec., se rapproche du Rh. longissimum Schròder et du Rh. falcaium var. mirabile West, mais en diffère par sa forme spéciale contournée et son mode de groupement en fascicu- les muqueux. — Gloeotaenium Loitlesbergianum Hansg. — Botryo- 54 cocciis Braunii var. horridus Hansg. ; var. perarmatus nov. var. — Dinobryoji utriculus var. mucicola nov. var. — Dinobryon gregarium nov. spec., Coques sérrées les unes contro les autres, d’ abord sphé- riquOvS, puis pyriformes et à sommet évasé en entonnoir. Cellules remplissant la coque à sa partie inférieure, les deux flagels battant dans r entonnoir. — Penìum cucurbitinum Biss. var. minor West. — Closterium Malinvernianum De Not. — Tetmemorus minutus De Bary. Euastrurn Magnini nov. spec., voisine de 1’ £. gemmatum, mais s’ en écartant par sa forte ponctuation et surtout par ses protubérances réniformes. — Cosmarium obsoletum Hantzch. — Cosmarium Pnkor- nyanum West. — Cosmarium venustum Arch. var. hypohexagonum West. — Cosmarium Regnesi Reinsch var. montanum Schmidle. — C. margaritiferum Bréb. forma confusa Cooke. — Spirogyra crassa Kùtz. var. Jassiensis Téodoresco. — Oscillatoria putrida Gom. — Phormidium purpurascens Gom. var. circinnatum nov. var., très voisin d’une forme décrite par Hansgirg, en iqoS, (Beihefte z. Bot. Centr., XVIII, p. 5o2), qui n’a pas été nommée. — Hy dr oc oleum ver sic olor Gom. et Chroococcus Rochei nov. spec. Thalle olive foncé, en cou- ches continues sur la vaso; cellules sphériques ou oblongues, réunies par 8-24 en lamelles sphériques dépourvues de tégument commun. Cytoplasma non granuleux, vert pale. Celi. 4-4,5 u., fam. 16-22 ji. J. Comère R. Combes. — Influence de l’éclairement sur le développement des Algues. — Bull. Soc. bot. Franco, t. LIX, 1912, p. 35o. M. R. Combes a cherché à déterminer qu’ elle est Tintensité lu- mineuse qui représente l’éclairement optimum pour le développement de deux Algues : le Cystococcus humicola Naeg. et le Chlorella vul- garis Beyer. L’auteur a fait ainsi agir sur les deux plantes en expérience la lumière solaire plus ou moins attenuée à l’aide d’ un dispositif com- posé de toiles dont les fils et les mailles présentaient diverses gros- seurs et diverses longeurs. L’intensité de la lumière traversant les toiles était mesurée à l’aide d’ un photomètre de Vidal et le poids sec des Algues, provenant de chaque ballon de culture déterminé à la manière ordinaire, après déssication à la température de io5°, au bout de six mois de végétation. 55 Les résultats obtenus ont été les suivants : Les éclairements optima pour le développement du Cystococcus hiiniicola et pour ce- lai du Chlorella vnlgaris sont représentés par des intensités lumineu- ses beaucoup plus faibles que celle de la lumière solaire directe. D’ autre part, quoique la valeur de l’éclairement optimum n’ait pas été complétement définie pour le Chlorella, on peut au moins agir- mer que l’intensité lumineuse à laquelle il correspond est beaucoup plus faible que celle qui représente l’ éclaircment optimum pour le développement du Cystococcus. J. Comère Hecpologio È morto il 7 d’agosto a Morges (Svizzera) a 71 anni d’età il prof. Francesco Alfonso Forel, autore del pregiato studio sul Lago Lemano. Il Bulletin de la Socièté botanique de France, Tomo LIX (1912) a pag. 4^4 contiene tre notizie necrologiche, la prima riguardante il prof. N. L. Marchand (nato a Tours il i3 aprile i833), la seconda il prof. Ed. Strasburger, la terza Alfredo Biocreux (nato a Sèvres l’S gennaio 1820); quest’ultimo esegui i magistrali disegni per le opere classiche d’algologia di Bornet e Thuret. «I / '.'•f ■ -t . 'V T "i N-' - • t J. B. DE TOINI Sylloge Hlgorum omnium hucusque eognìtarum. V"ol. 1. sect. 1--2 Chlorophyceae rpraem. Bibliotheca phycolo- gica]. ~ Fata vii, 1889, Tip. Seminario, in 8°, p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1-3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo- gica (curante J. Deb}^) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. - Patavii, 1891-94, Tip. Seminario, in 8^", pag. cxxxii - 1556 - ccxiv. It. lib. {francs) 115. Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8'\ p. xvi-638. It. lib. {francs) 41. Voi. IV. Florideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8y p. lxi-1973. It. lib. {francs) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907, Tip. Seminario, in 8°, p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. - Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8*^, p. xxxii-520. L. 5. ì Serie XXIV (Anno XXVIII dalla fondazione della “NOTARISIA,, — Aprile 1913 LA NUOVA NOTARISIA REDATTORE E PROPRIETARIO a. B. D OXT. DB=XONI LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA SOMMARIO Mazza A. ; Saggio di Algologia Oceanica [contin.]. — Coniéro Joseph : De l’ in- fluence exercée par les matières colorantes dérivées de V aniline sur la vé- gétation des Algues d’ eau douce. — Litteratura phy cologica. Hdressep tout ce qui concerne la : « NUOVA NOTARISIA » = à M. LE Prof. G. B. DE TONI -= R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d’ abonnement pour la sèrie XXIV (1913) Francs 15. Prix d’ abonnement pour les années 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia» ' Francs 60. TIP. SEMINARIO-PADOVA fi Collaboratori della NUOVA NOTARISIA T. Bentivoglio — F. Boergesen — O. Borge — A. Borzi — F. Ca- STRACANE ('f) ’ J. ChaLON R. ChODAT J. COMÈRE J. Deby (f) — A. De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi — A. Forti — M. Foslie (-j-) A. Garbini — G. Guglielmetti ^ — R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski — L. Montemartini — O. Nordstedt - P. Pero — P. Petit — S. Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Sac- CARDO (f) W. SCH MILLE F. ScHMITZ (*}*) — B. SCHROEDER C. ScHROETER - W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van Bosse — W. West — Z. Godda. APRILE Ì9i3 - (Anno XXVIII dalla fondazione della “ NOTARISIA „) LA NUOVA NOTARISIa PROPRIETARIO È REDATTORE Dott. G. B. de toni LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA aÌ. Orto Botanico Modena (Italia) Angelo Mazza SAGGIO DI ALGOLOGIA OGEARIGA Le figure delle sezioni transversali sono tonde nelle parti infe- riori dei fili, indi si fanno gradatamente elittiche. L’asse, massime nella parte caulinare, può essere qualche volta eccentrico; il centro dell’asse, occupato dal tubo interiore colorato o ialino, è dittico nelle regioni inferiori, sublineare nelle superiori; fra il tubo centrale e la parete dell’asse si hanno membrane ialine concentriche. La cuticola del filo è talora poco evidente e si direbbe scomparsa insinuandosi in essa le esigue cellule periferiche fortemente saldate. Nel caule, e nelle parti inferiori dei grandi cespi da questo prodotti, dalle pareti dell’asse hanno origine dei robusti filamenti articolati, colorati, sem- plici per un lungo tratto, indi parcamente ramosi, sinuosi, integri commisti ad altri moniliformi o spezzati o sciolti in piccole cellule pure colorate. Tutti questi filamenti nei varii stati ora indicati si di- rigono in modo subradiato-curvato verso la parte inferiore dello strato corticale sempre più scomponendosi nelle estremità loro in piccole cellule colorate e cosi costituendo la detta parte corticale. La perife- ria è formata da esigue cellule tonde strettamente combacianti e in- 58 tensamente colorate. Talora i filamenti si formano pure nell’ interno dell’asse rispettandone la parete ialina o giallorina; tal’ altra scom- paiono r asse e la parete sua e in loro luogo si determina uno spazio vuoto elissoide. Ciò è più proprio delle parti infime. Questa robustissima e complessa struttura si .va gradatamente semplificando e modificando nelle parti più giovani, più ancora nelle medie e soprattutto nei fastigi delle ultime diramazioni. Così, per li- mitarci a tre soli reperti presi nelle parti inferiori, medie e alte, si osserva come alla struttura già esposta fa seguito quest’ altra: ad immediato contatto della parete del tubo assile esterno trovasi un giro di piccole cellule oblunghe, colorate, verticali ad essa parete, e tutto il resto del vasto campo circolare intercedente fra il giro di dette cellule e la periferia del filo è occupato da una massa di cel- lule colorate esigue, mediocri e grandette, subtonde le prime, oblun- ghe le seconde, disposte ora senza ordine apparente, ora vagamente subradiate. Più in alto lo strato intermedio è di già molto diminuito, formato cioè da circa tre ordini di cellule isolate, crescenti di volume dall’interno all’ esterno, disposte in circoli concentrici intorno all’asse. Quelle del cerchio più interno sono subtonde ed elittiche subparal- lele alla parete dell’asse; quelle del giro seguente sono allungate, scuramente colorate, verticali all’asse; quelle del terzo giro sono del pari allungate ma parallele in rapporto alla parete dell’asse e allo strato corticale. Strato corticale composto di 2-4 giri di cellule minime intensamente colorate e strettamente ravvicinate. Ancora più in alto lo strato intermedio è formato di cellule mediocri oblunghe assai distanziate e disordinate, e lo strato corticale è composto di due serie di cellule o magari di una sola. Nella pianta è da notarsi la scomparsa assoluta di ogni indizio di forcipazioni, ciò che è proprio del genere. a. Tìiamnocarpus Gunnianus Harv. Fremantle, leg. Harvey (Le- gato Montagne, magg. 1897). Ord. delle CRYPTONEMINAE Schmitz. Sebbene in questo Saggio siasi seguita la classificazione dello Schmitz, anziché quella di J. Agardh, arrivati a questo punto ere- desi necessario esprimere il parere, poco noto, dell’ Ardissone il quale 50 opina doversi dare la preferenza alla classificazione Agardhiana per le seguenti ragioni (^). «L’importanza dei fatti relativi allo sviluppo della fronda e del frutto delle Fioridee, scoperti da Pringsheim, Naegeli, Thuret e Bor- net, Janczewski, Schmitz e da molti altri distinti osservatori, è ben certo che non può essere contestata da alcuno, ma da ciò, a mio avviso almeno, non ne viene punto che l’applicazione di quei fatti alla sistematica non possa, anzi non debba, essere esaminata nei suoi risultati con quelli stessi criteri ai quali il metodo naturale deve la sua origine». « La classificazione naturale procede dall’ esame di quei gruppi di forme il cui grado di affinità è evidente e cioè capace di essere riconosciuto da chicchessia o per lo meno da quanti possiedono la nozione istintiva. È cosi che il naturalista stabilisce il grado dei carat- teri e, procedendo dal noto all’ignoto, giunge a ben giudicare del grado delle asinità, anche quando queste sono meno appariscenti. È COSI che Tournefort stabili i generi, Linneo le specie, Jussieu le fami- glie, De Candolle i gruppi tassonomici intermedi ». « Dato dunque che convenga procedere dalla nozione istintiva per graduare i caratteri e stabilire il metodo, la questione che qui si dibatte si riduce a quella di vedere se nel gruppo delle fioridee esistono delle associazioni di generi evidentemente naturali ed in caso affermativo, se ciò che rimane costante in queste associazioni è la struttura del cistocarpio od il modo della sua formazione ». « A mio avviso qualche associazione di generi evidentemente naturale nelle fioridee non manca. Tali sembrami p. es. le Coralli- nacee, le Delesseriacee, le Crittonemiacee ». « Orbene, limitandomi a considerare quest’ultimo gruppo, dap- poiché negli altri la coincidenza dei dati delle sue classificazioni, reca necessariamente conformità di circoscrizione, trovo che nella classi- ficazione dello Schmitz Schimmelmannia dovrebbe porsi accanto a Crouania Schoushoei [Thuretella Schmitz) nella famiglia delle Gloiosi- foniacee e separarsi da Halymenia che andrebbe invece riferita alla famiglia delle Grateloupiacee. Schi\ymenia e Nemastoma alla loro (q È noto che nella classificazione dello Schmitz il frutto delle Fioridee non viene considerato principalmente nella sua struttura, ma sibbene nella sua origine. 60 volta si dovrebbero allontanare da Halymenia per costituire la fam. delle Nemastoinacee. Nella classificazione dell’ Agardh Schimmelmannia, Halymenia, Schi7,ymenia, Nemastoma sono invece posti l’ uno accanto all’altro, insieme a Calosiphonia, Grateloupia, Cryptonemia. Giudichi ognuno da qual parte sta il risultato migliore ». « Si dirà che Schìmm., Halym., Schi^ym,, Nemasl., Calosiph,, Grateloupia, che hanno il frutto in forma di favella e che nella clas- sificazione dell’ Agardh costituiscono una sola famiglia, non sì trovano poi gran che allontanati in quella dello Schmitz, nella quale sono tutti compresi in uno stesso gruppo maggiore, quello delle Qrypio- neminae; ma si noti peraltro che quei generi dallo Schmitz vengono ripartiti in tre famiglie distinte e riferite a quello stesso gruppo al quale l’autore riferisce pure le Squamariacee e le Corallinacee. Ciò è quanto dire che nella nuova classificazione il grado di differenza che corre fra Schimmelmannia e Nemastoma p. es. è quello stesso che corre fra Halymenia e Melobesia ». « Alla classificazione dell’ Agardh lo Schmitz rimprovera di allon- tanare Deles seria da Hydrolapathum, Chylocladia da Lomentaria, Grif- fithsia da Bornetia; ma Hydrolapathum, benché per i caratteri della fronda sia simile a Delesseria, pure non ripugna con Rhodophyllis ; Lomentaria J. Ag., che nella classificazione agardhiana forma famiglia a sé, si può trasportare presso Chylocladia J. Ag., senza sostanziale derogazione dal principio della classificazione stessa; Bornetia, mo- dificando la costituzione della famiglia alla quale ebbe a riferirla l’ Agardh nella sua Epicrisis, viene a trovarsi insieme a Spermotham- nion. Le Jolisia, Sphondylothamnion, coi quali certamente non ripugna in alcun modo ». « È vero che la struttura della fronda nei gen, Bornetia e Griffi- thsia è identica, ma identica è pure tale struttura nei gen. Chantran- sia e Callithamnion che pure, come tutti ne convengono, si devono tener lontani. Si dirà che l’agfinità di Grìffithsia con Bornetia è dimo- strata dal modo di formazione del loro cistocarpio; ma poiché è ap- punto sul valore sistematico di questo criterio che verte la discussione, perciò solo quella supposta asinità non può essere ammessa da tutti ». a Nella nuova classificazione le famiglie che vengono poste alla testa delle fioridee, sono quelle nelle quali il frutto proviene dallo sviluppo diretto della oospora. Seguono quelle altre nelle quali i fi- 61 lamenti, provenienti dalla germinazione della oospora, si uniscono in più modi alle cellule contigue della fronda prima di generare le spore. Da ultimo si trovano le famiglie nelle quali i filamenti spori- geni non provengono direttamente dalla oospora, ma bensì da una cellula che è il prodotto di una copulazione fra la oospora ed un’altra cellula la quale, dal suo ugficio, prende il nome di cellula ausiliare. Si ha così lo sviluppo indiretto ». « In conseguenza di ciò ne viene che l’ ordinamento delle fami- glie riesce assai differente da quello stabilito nella vecchia classifica- zione, nella quale le famiglie vengono disposte in serie sulla base del graduale e progressivo differenziamento del frutto ». « Modificare la classificazione dell’ Agardh tenendo conto dei ri- sultati delle nuove osservazioni sta bene, ma fondare la sistematica delle fioridee sul modo di sviluppo della oospora è cosa che a me, lo ripeto, non pare conforme alle norme di quella sistematica clas- sica, dalla quale non trovo buone ragioni per distaccarmi ». « Si sa che lo sviluppo dell’ uovo vegetale presenta, anche in qualch’una delle famiglie più naturali, delle differenze grandissime e che pure nell’ordinamento dei generi non vengono punto conside- rate, imperciocché praticando altrimenti non si riuscirebbe che a dei risultati assolutamente inammessibili. Basta confrontare l’embriogenià dei gen. Cytisus, Ononis, Lupinus, Vida, Mimosa, Ginkgo, Thuja, Juniperus, Cephalotaxus, Pinus, Picea, Welwitschia, Ephedra, Epipac- tis, Stanhopea, Vanda, Serapias, per esserne persuasi ». «D’altra parte le basi sulle quali si fondano le divisioni primarie dello scompartimento delle piante vascolari, per sé sole bastano a pro- vare che la determinazione delle asinità esige quella preliminare delle omologie, la quale a sua volta dipende dalle rivelazioni dell’on- togenesi. Non è dunque l’importanza dei dati ontogenetici nella siste- matica in generale che si intende di contestare; soltanto qui si vuol sostenere che l’ applicazione di quei dati, considerati nelle loro più lievi particolarità, non è credersi che possa e debba riuscire in ogni caso a dei risultati capaci di soddisfare le esigenze del metodo na- turale » (^). C) F. Ardissone. Riv. delle Alg. Medit. - Parte B - Rend. del R. Ist. Lomb. di se. e lett., Serie II, voi. XXXIV, 1901. 62 Potrà far specie come dopo la pubblicazione degli Études phy- cologiques e delle Notes algologiques di Ed. Bornet, TArdissone non ne abbia intesa tutta la loro importanza e la necessaria conseguenza di un nuovo sistema di classificazione delle alghe rosse. Alla nota Ardissoneana il 22 novemb. 1911 Ed. Bornet rispose in questi ter- mini: pour rémédier à ces inconvenients (del sistema di J. Agardh), j’ avais, longtemps avant Schmitz, dressé un tableau dans lequel les groupes articulés étaient placés au centre, les autres familles s’en écartaient dans deux directions. Aussi ai-je salué avec satisfaction la réalisation de l’arrangement que j’ avais en vue et je me suis em- pressé de l’adopter » (^). FAMIGLIE. GLOIOSIPHONIACEAE Schmitz RHIZOPHYLLIDACEAE Schmitz GRATELOUPIACEAE Schmitz SQUAMARIACEAE Schmitz DUMONTIACEAE Schmitz CORALLINACEAE Harvey NEMASTOMACEAE Schmitz Fam. I. GLOIOSIPHONIACEAE Schmitz. GENERI SCHIMMELMANNIA Schousb. GLOIOSIPHONIA Carni. THURETELLA Schmitz GLOIOPELTIS /. Ag. Gen. SCHIMMELMANNIA Schousb. Etytn. dedicato a Schimmelmann, forse botanofilo e amico di Schousboe = Naccaria, Sphaerococcus, Carpoblepharis sp. auct. Fronda subtondo-reniforme alla base, poscia elittico-ancipite, indi piana, tenuissimamente membranacea, gelatinosa roseo-porporina o rigidetta, bruno-rosseggiante, decomposto-pennato-piumosa, nello stato giovanile costituita da un filo assile subarticolato plumoloso-genetico, indi continua, contesta di due strati: filamenti interni lassi articolati e ramosi, lassissimi all’ inizio, nella parte inferiore più densi circon- (9 G. B. De Toni, Edoardo Bornet (1828-1911). Nuova Notarisia, Gennaio 1912, Vegg. anche Notice sur la vie et les travaux de Ed. Bornet par L. Gui- gnard; Paris 1912. dati da cellule maggiori ; strato periferico formato da una serie sub- semplice di cellule rotondate. Cellula apicale talvolta articolata me- diante setti orizzontali, il più delle volte disticamente alternati obli- qui. Cistocarpi subsingoli nelle pennette, a pericarpio emisferico, da ultimo a carpostomio sublacerato, contenente un nucleo minuto e le carpospore agglomerate senz’ordine. 466. Schimmelmannia ornata Schousb. in Kuetz. = Sphaerococcus J. Ag. - Naccaria Schousboei J. Ag. - Schim, Schousboei J. Ag. - Carpoblepharisì mediterranea Ardiss. La scoperta di questa specie si deve allo Schousboe che ne rac- colse i primi esemplari a Dar Harnra, presso Tangeri, tra il 1800 e il i83o. Nel febbraio del i8ó3 fu rinvenuta dall’ Ardissone alla spiaggia di Acireale in Sicilia, poscia, e sempre ivi, da parecchi altri. Il ló Giugno 1898 fu dal Sauvageau trovata reietta a Guethary « prove- naient vraisemblement des rochers d’un plateau sousmarin, situé au large entre St. Juan de Luz et Biarritz » (^), e in seguito da altri. Ne trattarono, oltre I’Ardissone, lo Zanardini, il Kuetzing, J. Agardh (in Symb. e in Epicrisis) e infine lo scrivente in Atti R. Accad. degli Zelanti di Acireale 3 ser., voi. I, 1902, e più estesamente, con riferi- mento alle altre specie dello stesso gen. in Nuova Noiarisia 1903, p. 45. Dopo di che, e in seguito alle distribuzioni nell’ Erb. crittog. italiano e per parte di numerosi raccoglitori di esemplari siciliani (^), non occorre ripetere il già noto nei riguardi della morfologia esteriore ed intima, e de’ suoi squisiti pregi estetici. Se è agevole trattare della generazione della pianta per prolifi- cazione, assai arduo, per non dire impossibile, è invece l’occuparsi dei fenomeni che debbono accompagnare le prime fasi della genera- zione diretta per carpospora. All’uopo occorrerebbe trasportare in un laboratorio presso la stazione produttrice gran quantità di materia di sopporto, quali scheggio di fondo roccioso, blocchi di scoglio, gran- (9 «Je r ai cité in: Sur les algues qui croissent sur les Araignes de mer dans le golf e da Gascogne. Compì, rend. de V Ac. des selene, voi. 128, 1899». Sauvageau, in lett. ad A. Mazza. (9 La stazione di Acireale è sempre quella che, in quasi tutto 1’ anno, ne fornisce facilmente e in grande abbondanza. 64 chi ed Alghe crescenti in vicinanza immediata con la Schìmmelmannìa, Parmi che l’esame intimo di un callo basilare deponga in favore di un’originaria gelatina ialina fattasi ambiente di un protonema. Nel 1903 lo scrivente, a proposito di Schìtn. ornata, esprimeva il parere che la causa determinante il fenonemo delle specie ad aree disgiunte, più che negli agenti circumambienti, debbasi ricercare nella natura intima delle spore isolate non atte a un lungo tragitto senza perdere il loro potere germinativo, e mi riferivo ad alcuni esempi indiretti, ma non tali da costituire il dato di fatto inerente alla pro- pagazione carposporica della specie di cui si tratta. In una recente osservazione è forse la conferma della mia supposizione. Chi pos- siede materiale di Schim, ornata di Acireale avrà osservato che la pianta ospita molto di frequente forme di Ceramium rubrum, e più specialmente la f. tenue. Sopra uno di questi Ceramium, portato da un robusto individuo favellifero di Schim., rinvenni una piantina di un roseo pallidissimo, alta 2 millim., che, sottoposta al microscopio, mi si rivelò per un giovane cespolino di Schim. ornata. Ecco per- tanto un prodotto direttamente carposporico fattosi ospite di un ospi- tato dalla propria madre. Così credo debbasi inferire per non cercare più lungi quell’opportunità di sopporto che alla carpospora vagante si presentava così immediato. Senonchè l’ esemplare stesso, per quanto piccino, trovasi già in uno stato di sviluppo troppo avanzato per ricavarne tutti quelli in- segnamenti che certo ci avrebbe fornito una piantina ancor più gio- vane. Infatti r esemplarino in esame, per quanto si tratta del rameg- gio primario, ci offre già lo stesso schema di una pianta adulta, con la sola differenza che ogni parte, dalla base alle evStremità, è perfet- tamente appianata e con le pennettazioni in maggioranza ancora as- senti e poche in via di formazione. Il callo è puntiforme e sovr’esso si erigono tre frondicine, quasi coeve, la cui rachide principale in tutte e tre si arresta in modo subtronco e ciascuna si mostra assai ricca di prolificazioni così sui fianchi come .sulle corna della semiluna di cui hanno forma le pseudo-stroncature. Alcune di queste prolifi- cazioni, massime le laterali, presentano lo stesso contegno di un pseudo-stroncamento che è pure alla sua volta munito di prolifica- zioni minori. La linea di brusco arresto del prolungamento cimale ora è retta ma più spesso, come si disse, semilunata e sono le corna 05 di queste lune sceme che danno più abbondanti prolificazioni e ripro- lificazioni. Le primarie prolificazioni delle rachidi sono subsemplici e assai acuminate. È appunto sopra alcune di queste sommità acu- minate che comincia a mostrarsi il primo svolgimento delle penne e delle pennette. L’ambito lineare e poscia lanceolato dalle future penne composte appare come articolato. L’articolazione è di mera apparenza. In realtà trattasi di una disposizione di cellule colorate (pennette in formazione) agglomerantesi in modo opposto sui lati di quel filo quasi invisibile che rappresenta la parte cimale dell’asse, e ravvicinantesi in guisa da simulare tante linee orizzontali. Coll’ al- lungarsi della rachide il modo opposto diventa distico e le linee oriz- zontali si aprono nel centro in seguito allo sviluppo longitudinale e trasversale della r.achiqe ai cui lati si possono ora apprezzare le pen- nette già ben conformate sebbene immerse in materia gelatinosa. In quanto alle generazioni primarie indirette ossia per prolifica- zione, si debbono considerare come tali quelle prodotte dal callo adulto perchè da queste unicamente ne deriva una nuova fronda indiretta. Le nuove frondicine così prodotte, nei primi loro svolgi- menti nulla hanno di comune con la morfologia delle piantine pro- venienti direttamente dalle carpospore. Sono pedicellate, tonde dap- prima, indi obovate, poi sempre più allungate e conservanti i mar- gini integri. Poco più tardi si fanno dentate e gradatamente questi denti si allungano in prolificazioni simili a quelle che si producono lungo le primarie divisioni della pianta adulta. Come ne ebbi un esempio (ma il caso sembra raro) non è da escludersi la produzione nelle parti inferiori delle rachidi adulte, di prolificazioni aventi tutti i caratteri di quelle prodotte dal callo adulto. Si nota in tali produ- zioni una maggiore consistenza dovuta al maggiore spessore dello strato corticale. Sulla pianta adulta si fanno le seguenti osservazioni riferentisi al suo portamento. Lo stipite, ossia la parte inferiore denudata, ci- lindrica, subcilindrica, od a sezione trasversale reniforme-subtonda, indi elittica ed infine ancipite, non è più lungo di un cm. I prolun- gamenti maggiori debbono già essere considerati come parte infe- riore della rachide primaria e come tali si rivelano per l’appiana- mento loro, per le crenulazioni delle corrose parti laminari laterali e pei residui di primissime ramificazioni abortite o presto consunte. 66 il che avviene anche nelle fanerogame. È da ricordare che l’adina- mia della pianta si produce generalmente assai tardi, cioè solo dopo il 2° o il 3° anno dell’età sua. Per suo portamento normale deve pertanto intendersi quello che essa presenta nel suo completo svi- luppo raggiunto durante il primo anno di vita vegetativa. È appunto questo che I’Ardissone descrisse nella sua Phycol. medit. pag. iSy e i58. Ben si comprende come le vicissitudini di una più lunga esi- stenza, quali i traumi, lo stato di riposo, la ripresa della vegetazione con prolificazioni ripetute sia dalle rachidi primarie e secondarie, in forme e dimensioni assai diverse dalle preesistenti deformate od obli- terate, sia dal callo basilare, debbano avere per conseguenza una manifestazione di configurazioni nuove tanto nelle particolarità come nel disegno perimetrale, e ciò in modo così sentito da alterare o so- stituire completamente l’originario portamento, come infatti avviene. Ritengo che una statistica distintiva degli individui componenti un’ area di produzione darebbe per risultato che i portamenti anormali supererebbero di m.olto quelli normali, e ciò pel semplicissimo fatto che contro la produzione dell’anno in corso se ne hanno almeno due o più riferentisi agli anni precedenti. Un tale risultato induttivo mi viene confermato dall’esame di un centinaio d’individui in parte da me raccolti, in parte dal prof. Gaet. Platania ad oriente di Aci- reale nella primavera e nell’estate del 1902, nella quale raccolta i portamenti anormali o senili sono in maggioranza di due terzi sui portamenti normali. Non è opera della parola ma del disegno e del colore il dare un’idea, sia pure di una piccola parte, delle svariatissime e nume- rosissime manifestazioni di rivegetazione di questa fioridea che riesce, in tal modo, a moltiplicare i suoi pregi con gli effetti che derivano dai più sorprendenti contrasti tra il vecchio ed il nuovo, da produ- zioni sterili e fertili, il tutto accomunato sopra unici soggetti, il cui risalto è più apprezzabile nelle buone preparazioni che non nella pianta recente levata dal suo ambiente. Gli autori si ripetono nel rilevare la pseudo-stroncatura della rachide primaria. Lo scrivente dovette ammettere un tale fatto con- statato anche nella piantina assai giovane di cui si è parlato. Ma questo fatto pur considerato fra i normali, è ben lungi dall’ essere costante. In molti individui non si rivela affatto, procedendo la ra- 67 chide nel suo sviluppo ascensionale acuminato. Uno sviluppo di questa natura può anzi raggiungere i 40 cm. di altezza, come rilevo da un esemplare Acirese, e con altre manifestazioni insolite di cui si omette la descrizione dal momento che molte altre e più impor- tanti debbonsi tralasciare dopo l’accenno fatto in modo generico sulla grandissima variabilità dei portamenti. È invece importante raggiun- gere che, in luogo di un arresto di sviluppo cimale, la rachide pri- maria si fa, in moltissimi casi, dicotoma 0 biforcata mediante due ramificazioni (rachidi secondarie) ora di sviluppo disforme ed ora così identiche per forma e dimensioni da non esser più possibile il ravvisare quale delle ramificazioni meglio rappresenti la rachide pri- maria, tanto l’energia di questa fu rigorosamente ripartita in entrambe. I rametti (pennette), oltre che sui margini, si trovano talvolta anche sulla faccia delle rachidi allo stato sterile o con favelle. II pericarpio, anziché da una produzione a sé stante, è formato dallo strato esteriore della fronda, emisferico all’inizio, poscia allun- gato-conìco od obovato, in taluni casi quasi cortissimamente pedicel- lato, infine, rompendosi e dilacerandosi all’apice, ne risultano delle lacinie irregolari che possono simulare delle nuove pennette. È a questa natura del pericarpio che devesi il piegamento ad angolo ot- tuso delle pennette fruttigere. Cistocarpi tondi contenenti in un peri- derma ialino le molte carpospore rotondate, conglobate, di un por- porino leggermente plumbeo. L’ ultima parola su questa specie (nelle cui condizioni trovansi anche le seguenti) è riserbata a chi ne tro- verà individui tetrasporiferi e anteridiferi. La sezione trasversale del callo basilare ha forma tonda. Massa midollare formata da una sostanza crassa ialino-giallorina (membra- nacea vista in sezione) nella quale sono immersi dei filamenti robu- sti, articolati con articoli lunghi 2-3 volte il diam., assai scuri, rizi- nosi, lungamente sporgenti dalla periferia ma ivi senza alcun carat- tere di organi di apprensione, essendo semplicemente acuminati e con gli articoli eguali al diam. La sezione trasversale fatta appena sopra il callo è tondo-reni- forme. Midollo composto della sostanza predetta ma ivi lacunosa, per cui, in sezione, si ha un grossolano reticolo crasso a maglie assai disformi e grandi e piccole e nel quale sono immersi filamenti gial- lorini, esigui, brevi, semplici e subramosi, ciliari o capitati ad un’estre- 08 mità, commisti a cellule minutissime dello stesso colore, tonde ed oblunghe. Strato corticale di 2-3 serie di cellule esigue, lineari, gial- lastro-porporìno-scure le quali sono una derivazione corimbiforme dei fili midollari. Lo stipite, in sezione, ha forma rotondato-elittica irregolare. Ivi scompare la sostanza crassa. Si ha la massa midollare assai volumi- nosa roseo-cinereo-opaca con macchioline nerastre. Questo primo aspetto si risolve in filamenti ultra esigui, stipatissimi, e le macchio- line altro non sono che accumoli degli stessi filamenti come lo prova una pressione dissolvente. Strato corticale roseo, di 2-3 serie di cel- lule esigue verticali alla periferia alcune delle quali producono dei filamenti riziuosi sporgenti all’ ingiro. Le rachidi danno una sezione trasv. lineare, leggermente digra- dante di spessore dal centro alle estremità. Midollo di filamenti ialini, longitudinali, articolati, ramosi, più o meno lassi, sinuosi, un poco obliqui nella vicinanza dello strato corticale il quale è formato da esigue cellule tonde, leggermente oblunghe nella serie periferico, in- tensamente colorate. Le estremità di queste sezioni sono ottuse e non di rado presentano un accrescimento speciale di un tessuto pro- prio. In esse il midollo di filamenti ialini è sostituito da file longitu- dinali di esigue cellule colorate quasi rettangolari. Talvolta l’osservazione di una sezione trasv. di rachide presenta il fenonemo di una subdorsiventralità. In questi casi lo strato corti- cale superiore è composto di 2-4 serie di cellule, mentre l’inferiore di 1-2 soltanto e al suo contatto i filamenti midollari sono disposti in modo parallelo anziché obliquo. Le parti inverdite, non frequenti peraltro, possono prestare ma- teria di studio, come pure gl’individui invasi da Bacillariee. È p. e. curioso il notare che la Grammatophora marina penetra il pericarpio per stabilirsi unicamente sulle carpospore con le quali ne esce al- l’epoca (forse prematura) della deiescenza. Abita a qualche metro di profondità e si apprende agli scogli, ai fondi rocciosi, a diversi animali calciferi ed eventualmente ad al- cune alghe. Ne vengono reietti i soli frammenti, raramente la pianta completa. Il colore roseo, roseo-porporino e porporino-nereggiante per so- vrapposizioni dovute agli ammassi delle brevi ramificazioni conglo- 09 bate, si mantiene inalterato negli erbari. Me lo prova un esemplare raccolto dall’ Ardissone nella primavera del i8ó3. Le alterazioni in paglierino e in verde sono dovute a colasso senile o a cause esteriori. a. Schìmmelmannìa ornata Schousb. Guéthary, sept. 1904. Sur Araignée de mer, Coll. J. Chalon. 457. Schimmelmannia Bollei Mont. 458. Schimmelmannia Frauenfeldii Grun. ' Per mancanza di esemplari, e quindi di osservazioni personali e dirette, nonché per la natura stessa delle due piante che si spie- gano meglio con vicendevoli paragoni, si crede opportuno di qui farne un cenno cumulativo in base a quanto ne scrissero Montagne e Grunow. Per l’ esame della S. Bollei il compianto amico Dr. E. Bornet nel 1902 mi consigliava di rivolgermi al museo di Firenze « ou l’herbier de sir Barker Webb est conservò», ma il prof. P. Baccarini nel 1910 mi assicurava che negli erbari algologici di Mon- tagne e di Webb non vi figura e non vi ha figurato come risulta dagli indici più antichi >. Della S. Frauenfeldii lo stesso Bornet mi aveva donata una pennetta alta 2 mill. ingommata su talco, senonchè nello staccamela per fare almeno una sezione (non avendola bagnata in precedenza) mi andò perduta per un salto improvviso ed imprevvisto nel distacco repentino. Trovo ora la descrizione che avevo già fatta nel 1902 della sezione di S. Frauenfeldii : Sezione subtonda, elissoide semplice o con breve prolungam. lineare nei margini laterali. Strato corticale sottile di 2-3 serie di celi, esigue, colorate, subtonde le interne un po’ oblunghe le periferiche, strettamente serrate e coibite in muco solido giallastro. Midollo di filamenti longitudinali brevi, poco ramosi, e brevemente articolati e in parte moniliformi, intercalati da cellule disciolte; il tutto immerso in muco parenchimatico, denso, bianco- cinereo-torbido, cosichè la sezione riesce semiopaca. La S. Bollei Mont., venne raccolta nel i85i dal Bolle all’Isola di S. Nicola (Capo Verde) litore de Prainha dicto. Di essa cosi scrisse il Montagne ; « Ayant recu dans le temps de feu mon ami Barker-Webb un exemplaire type de ce genre, j’ observe que, à part les dimensions, 70 l’algue du Cap Vert, bien que sterile, offre un port et une structure tels que je ne crois pas m’éloigner de la verité en la rappor- tant à ce genre ». Dell’esteriorità sua cosi ne parla: « fronde elata, stipitata, gelatinosa, compresso-piana, ancipiti, irregulariter ramosa, ramis longissimis, subdichotomis, ex utroque margine pinnas denticu- lato-pinnulatus subulatasque » (^). Delle S. Frauenfeldii il Grunow ci dà questa diagnosi; « S. ri- gidiuscula, exsiccatione fusca, a basi in ramos plures subaequilongos 2-4 pollicares divisa, ramis linearibus, alterne pectinato-bipinnatis, ra- chide subflexuosa, pinnis erecto patentibus, i-3 lineas longis, pinnulis ultimis capillaribus brevibus. Favellae minutae in media parte vel versus apicem intumescentem ramellorum ultimorum plerumque bi- seriatim dispositae. Tetrasporae ?... S. Paul in mari Australi (Frauen- feld, Jelinek) » (^). Il Grunow osserva che S. Frauenfeldii, riguardo alla forma, è assai vicina a S. Schousboei ]. Ag., specialmente alla forma più stretta regolarmente piumosa che Ardissone separò come S. Mediterranea (®); che si differenzia però da un esemplare autentico di questa specie da Acireale per la sostanza più rigida e più spessa, per il colore bruno, di sovente assai scuro, e per le ultime pennette che nella specie mediterranea sono notevolmente più tenere e più densamente disposte. Della S. Bollei Mont. il Grunow dice che, per il colore e la so- stanza, molto più si avvicina alla Frauenfeldii: la S. Bollei essere (^) Annales de se. nat., 4 sér., Botaniq., Tom. VII, p. 142; 1857. (2) Reise Seiner Majest. Fregatte Novara um die Erde, Botanischer Theil, I Band, Algen bearbeitet von A. Grunow, Wien, aus der K. K. Hof-und Staats- druckerei, 1868, p. 67, t. X, fig. i a-f. G) Il eh. Grunow, a questo riguardo, è ineorso evidentemente in un invo- lontario errore, inquantoehè T Ardissone in aleuno de’ suoi seritti, eome ebbe a diehiararmi a voee il 20 dieembre 1902, non espresse mai la neeessità di sepa- rare, sulle basi di una sempliee forma, la 6”. ornata Sehousb. (5. Schousboei]. Ag.) da una S. mediterranea. Non solo, ma ammise questa mia stessa osservazione al- lorehè per la prima volta l’ espressi nella mia nota : La S. ornata 7iel Mediterra- neo apparsa in Nuova Notarisia, Aprile 1903. Il Grunow ha preso forse un equi- voco con Carpoblepharis ? ^nediterranea Ardiss. con la quale denominazione 1’ au- tore battezzò la sua scoperta di Acireale, ma ricredendosi poscia in Phycol. medit. p. 156, Parte I. 71 però una pianta molto più grande, con più largo e diritto caule e con pennette molto remote, quasi cespituloso-ramose. Osserva pure che esemplari di S. Schousboei ]. Ag., raccolti da J. Agardh presso Tangeri, stanno, sotto qualche punto di vista, tra S. mediterranea Ardiss. (da intendersi S. ornata forma) e S. Bollei Mont., con la prima avendo in comune la sostanza tenera rosso-vivo, con la seconda la forma larga della parte non pennata della fronda. Osserva altresì che le tre specie si uniscono solo per il carattere del frutto (favelle sem- plici) e per l’aspetto pennato (^). In quanto alla struttura interna, dice che S. Bollei e S. Frauen- feldìi si discostano straordinariamente dalla vecchia specie del Medit., dimostrandolo coi seguenti dati : S. Frauenfeldii mostra, in sezione trasversale, cellule allungate strettamente insieme congiunte (come in molte Gelidiee), che nelle parti inferiori della fronda sono spesso vermiformi incurve, e perciò ricordano un poco le Grateloupia^ nel resto mostrano un aspetto quasi parenchimatico. Lo strato corticale consta di una corona pressocchè semplice di cellule oblunghe intensamente colorate, e concorda, in qualche modo, con quello di S. Schousboei, sebbene in questa ultima specie le cellule siano unite da una materia mucosa assai più molle, mentre nella S, Frauenfeldii è sostituita da un muco più indurito, con cellule molto più solida- mente congiunte. Negli ultimi rametti si trovano talvolta indizi di un filo centrale dal quale sembrano partire le altre cellule periferiche; particolare che il Grunow, malgrado numerose sezioni, dichiara di non essere riuscito a mettere completamente in evidenza. Poco diversa dalla S. Frauenfeldii riconosce la S. Bollei nella quale ha riscontrato le cellule un po’ più allungate. S. ornata (prosegue il Grunow nell’opera citata) ha uno strato midollare lungamente filamentoso, che passa in un tessuto quasi paren- chimatico alquanto lasso e lacunoso, le cui cellule possiedono un contenuto cellulare meno marginale; verso il margine diventano più piccole e dall’ esterno sono limitate da cellule periferiche in una sola serie, tondeggianti, intensamente colorate, coibite in un muco ialino, trasparente, molle, resistente del resto abbastanza bene agli acidi diluiti. Rileva infine Che questa struttura è un po’ diversa da quella (1) Riscontrò il Grunow le favelle in 6”, Bollei? che descrive J. Agardh e che Zanardini figura nella sua Iconografia p. 39, fig. ó. Entrambi gli autori però sembra abbiano osservato le sezioni trasversali senza impiego di acido cloridrico diluito. All’ultimo momento ricevo dal prof. G. B. De Toni un frustolo di S, Franenfeldii. Rappresenta una rachide secondaria della lungh. di 5 cm. e della largh. di i mill., che va gradatamente diminuendo fino allo spessore capillare della parte superiore. Le sezioni trasv. hanno l’ambito elittico con le estremità strettamente ottuse. Questa forma va sempre più deprimendosi col progredire verso l’alto dove diventa fusiforme e lineare ancipite. La struttura intima è quale già venne rilevata. Osservo soltanto che l’aspetto parenchimatico del midollo nella parte inferiore del frustolo, in seguito a pressione, si risolve in filamenti esigui, corti, assai compatti, bianco-cinerei e sub- ialini. Da tutto quanto si è fin qui esposto sulla S. Franenfeldii e da tutto quanto fu detto della S. ornata si comprende che se lo schema delle suddivisioni potrà benissimo convenire ad entrambe le specie, non per questo il rispettivo portamento cesserà dall’essere assai di- verso, e lo è tanto che solo l’aiuto del microscopio può persuaderci della comunanza del gen. al quale appartengono. Uso come sono a scrivere sotto la dettatura delle piante, non oso ricostruire il porta- mento generale di S. Frauen. basandomi unicamente sullo indicato frustolo. È ancora per gentilezza dell’amico prof. G. B. De Toni che potei avere un frammento di Schinu Bollei il cui esame ha giustificata e rinsaldata l’antica mia opinione circa la derivazione delle specie Bollei e ornata dalla prototipo Schim. Franenfeldii cui è doveroso l’assegnare una tale qualità, data la culla sua nel Grande Oceano. Sostanza, forma, colore, portamento e fruttificazione di Schim. Bollei sono in correlazione al posto suo di mezzo tra la Franenfeldii e V ornata. Ond’è che l’ordine sistematico delle tre specie andrebbe modificato. Non soltanto ad occhio nudo, ma anche al microscopio Sch. Bollei tiene più ornata che non della generatrice primaria. Schim. Frannfeldii è bipinnata; Schim. Bollei è tripinnata; Schim. ornata è quadripennata. Nella prima le penne di 2 grado si direb- bero allo stato rudimentale, non tanto per le dimensioni quanto per l’irregolarità e rozzezza loro; nella seconda sono sviluppatissime e produccnti penne dì 3 grado; nella terza sì hanno pennette dì 4 grado che conferiscono alla pianta sterile la sua leggera eleganza piumata e le ricchezze speciali de’ suoi svariati portamenti. Schim. Frauenfetdii è cilindrica in basso, subcilindrica nel resto; Sch. Bollei è cilindrico-compressa in basso, elittico-subancipite-com- pressa nelle rachidi, elittica nelle penne e pennette, sebbene nel secco appaiano piane; Sch. ornata è subcilindrica nello stipite, indi grada- tamente compresso-subpiana. 11 rameggio di S. Bollei è subdistico allurigatissimo nelle rachidi secondarie, assai breve nel rivestimento di queste, assai ravvicinato, con suddivisioni subunilaterali introrse, digitate o palmato-fascicolate. Le sue rachidi sono larghe da i a 3 mill. I rametti superiori sono talora coalescenti epperò espansi in membrane rotondate o subfla- bellate, povere di cellule colorate, isolate 0 fascicolate. In S. Frauenfeldii le favelle hanno un pericarpio e un periderma assai spesso e con muco solidescente e sono poste nei margini su- periori delle penne, raramente isolate, più spesso in file longitudinali prominenti unilaterali, ora sovrapposte nel corpo della penna la quale assume allora l’aspetto di silique di Raphanus, ora bilaterale cimali e si ha una specie di tirso. Le carpospore sono quasi indistinte at- traverso gl’ invogli e di digicìle deiescenza anche sotto la pressione. A proposito della fruttificazione di S. Bollei leggesi in Sylloge : « Species tantum sterilis hucusque reperta », e perciò mi chiedevo se il Grunow (e potrebbe dirsi anche il Montagne) ebbe conoscenza della sua fruttificazione. Certo si è che il frustolo Detoniano, prove- niente dalla collezione del Grunow, è ricco di favelle. Queste vsono ora isolate sui margini superiori delle pennette, ora a gruppi sulle espansioni laminari prodotte dalla coalescenza delle pennette. La na- tura di questa fruttificazione ha maggiore aflinità con quella di 5. ornata che non con quella di S. Frauenfeldii. Noi non sappiamo se S. Bollei e S. Frauenfeldii siano rare o abbondanti, o, per dir meglio, si limitino alle stazioni finora cono- sciute; certo si è che furono raramente raccolte, seppure non lo fu- rono una volta tanto, e gli studiosi debbono accontentarsi di quanto ne scrissero Montagne e Grunow. Quest’ultimo specialmente è assai benemerito per quanto ci rivela sulla S. Frauenfeldii, ma cosi l’ uno come l’altro avrebbero con maggior larghezza e profondità di vedute 5 74 trattato i loro argomenti se avessero avuto a disposizione una grande abbondanza di materiale non solo delle due specie poco co- nosciute, ma della stessa S. ornata Schousb. Come Kuckuck nel 1902 passò alcune settimane a Tangeri per raccogliere e studiarvi il ì^e- moderma tingìtanum Schousb., cosi è a desiderarsi che altri si rechino a Capo Verde e all’isola di S. Paolo «in der Sudsee» per farvi in- cetta delle due Schim. così poco note. Il prof. Sauvageau è ora inteso a dimostrare, e con buone prove, a proposito delle Cystoseira, che il popolamento e le trasformazioni specifiche si sono fatti « de l’ Quest à 1’ Est » (^). Nel caso nostro S, Frauenfeldii ha girato il Capo Horn, divenne S. Botici al Capo Verde e finalmente S. ornata nel Golfo di Guascogna, a Tangeri, ad Acireale. Si badi : occorsero oltre cento anni per la discoperta di queste tre ultime stazioni che abbiamo, si può dire, in casa. Che ne pensare delle solitudini sterminate del Grande Oceano, solcate da nessuna rotta, non visitate dalla civiltà per alcuna sosta di grandi navi } Hic opus, hic labor, ivi la scoperta forse di nuove specie, certo di nuove forme che renderebbero sempre più evidente il collegamento e la comune origine delle tre Schim. finora note. Gerì. THURETELLA Schmitz 1889. Etym. dedic. al ficologo francese Gustavo Thuret. Fronda cilindrica, gelatinoso-molle, ramosa per ogni verso, costi- tuita da un tubo articolato monosifonio infine crasso e di fili perife- rici disposti a verticilli formanti uno strato subcontinuo. Cellula api- cale trasversalmente articolata. Favelle affisse sopra la base dei fili periferici e dai fascicoli di questi coperte, cosicché appaiono annidate nella periferia della fronda; nuclei due subeguali, alla loro volta subdivisi in nucleoli, subinvolu- crati da pochi fili irregolari. Anteridii formati da cellule ialine al- l’apice dei fili periferici. Tetraspore.... (9 C. Sauvageau. Sur la possibillté de determìner 1’ orìgine des esp. de Cysto^ seira. Compt. rend. des séaiices de la Soc. de Biologie de Bordeaux, 5-3-1912, t, LXXII, p. 479. 75 459. Thuretella Schousboeì (Thur.) Schmìtz. = Batrachospermum tingìtanum Schousb. - Crouania Schousboeì Thur. Negli stessi anni e nella stessa località in cui scoperse la Schim- melmannia ornata, lo Schousboe raccolse pure per la prinaa volta il suo Batrachospermum tingìtanum. Nel i8ò8 Bornet e Thuret lo rin- vennero a Biarritz. Thuret gP impose il nome di Crouania Schousboeì, ma la descrizione relativa non fu stampata che nel 1880 e cioè nel fase. 2. delle Notes Algolog. di Bornet, mentre nell’anno stesso PArdissone ne pubblicava pure una sua descrizione nei Rendiconti dello Ist. Lomb. di se. e lett. adottando la determinazione del Thuret. Lo ScHMiTz nel 1889 trasportò questa fioridea dalle Ceramiacae alle Gloiosiphoniaceae in base al suo sistema pel quale il frutto delle flo- ridee non viene considerato principalmente nella struttura come nella classificazione di J. Agardh, ma sibbene nella sua origine, e le im- pose il binomio di T. Schousboeì in omaggio agli autori nella nomen- clatura stessa indicati. Anche questa pianta, come Schim. ornata, devesi ritenere di ori- ginaria provenienza dell’Atlantico d’onde penetrò poscia nel Medi- terraneo. Ivi, salvo r ordine cronologico, la raccolsero la signora Fa- VARGER air isola d’ Ischia, e la comunicò all’ Ardissone; Solms- Laubach all’Isola Nisida; Rodriguez a Binisaida (Baleari) nel 1887 (^); Strafforello a Porto Maurizio e ad Oneglia in alto mare nel luglio e settembre 1891 (Fase. Apr. 1901 di Nuova Notarisia); Berthold a Ventotene e alla Gaiola nel golfo di Napoli. La pianta è dunque ben nota nel Mediterraneo, come è nota per le sue descrizioni originarie di Thuret e di Ardissone le quali rispecchiano il suo portamento e la sua struttura. Per gli stessi cul- tori della scienza ne è però scarsa la conoscenza diretta, sia perchè di scarsa produzione, sia perchè presto dissolventesi allo stato reietto (^). 0 « Rara. En sitios sombrios, cerca de fior de agua » Rodriguez, Algas de las Baleares, p. 68. (^) Un eccellente raccoglitore e preparatore, cui ne avevo fatto richiesta, ri- sposami di non averla mai trovata e che trattasi certo dell’ oiseau rare perchè il Reinbold r avrebbe pure desiderata. Compulsate tutte le raccolte di Biarritz pervenutemi, mi fu dato il 7-5-1911 di rinvenire un esemplaririo carico di favelle 76 Circa la sua rimozione sistematica fu già detto. A parte lo stu- dio riferentesi alle modalità dell’ origine delle favelle, si distingue dal gen. Crouania per il portamento, per essere dioica, per la grande lunghezza dei fili verticillati spiegato-rettilinei e per diversi altri ca- ratteri facilmente rilevabili nel confronto fra i due generi. Il colore della pianta recente è pallidamente e lividamente por- porino, quasi assente nel secco. La pianta si apprende alle rupi e «sur Araignée de mar», ecc. (Sauvageau) nel golfo di Guascogna; a Dar Hamra presso Tangeri (Schousboe). a. Thiiretella Schousboei (Thur.) Schmitz. Commista a Ceramium echionotum raccolto a Biarritz, luglio iqoS. Determinò A. Mazza. Gen. GLOIOSlPHONIA Carm. 1833. {Gloeosiphonia (Carm.) Fries]. Etym. gloios gelatinoso, siphon tubo. (^) = Fuci, Dimontiae, Mesogloiae, Gigartinae, Relmìnthorae sp. auct. Fronda subcilindrica, gelatinosa, per ogni verso ramosa, tubolosa, costituita dall’asse e da fili periferici, da giovane munita di un sifone assile a tubo articolato, poscia cinto da filamenti decorrenti ; filamenti periferici uscenti a verticillo dall’asse, obliquamente ascendenti, di- cotomo-fastigiati articolati, con le ultime articolazioni coalescenti in uno strato corticale contiguo. Cistocarpi nello interno della fronda, a nucleo in apparenza semplice, affisso a filo interiore, rotondato a lobi obconici radianti da un punto basilare strettamente conniventi, contenenti carpospore numerose rotondato angolate conglobate senza un ordine ben deciso e coibite in muco. Tetrasporangi sparsi nello strato corticale, sferici, con divisione crociata. Anteridii sopra indi- vidui cistocarpiferi, consistenti in macchie imperspicue, biancastre, formate di cellule minute provenienti dalla suddivisione delle estreme cellule corticali. Nelle Cryptoneminae i caratteri comuni a tutti i generi che ne costituiscono il gruppo sono in cosi gran maggioranza, che dagli aderente presso un angolo dello stesso foglietto recante esemplari di Ceramium echionotum. Ne ebbi poscia uno migliore dal Dott. Forti, raccolto dallo Straf- FORELLO a Porto Maurizio. (q rXoios veramente avrebbe il significato di viscoso, tenace. 77 autori che ne trattarono non venne sentito il bisogno nemmeno di una di quelle suddivisioni in sottofamiglie spesso'così numerose, come abbiamo visto ad esempio, nelle Rhodomelaceae e nelle Ceramiaceae le cui classificazioni richiesero rispettivamente la separazione in 14 e i5 sottofamiglie. Ma se ciò depone in favore della strettissima pa- rentela che collega le sette famiglie componenti la più alta espres- sione delle Eufloridee, con ciò non è detto che il passaggio dalle Ce- ramiaceae alle Cryptoneminae avvenga ipso facto. I componenti la famiglia delle Gloiosiphoniaceae recano ancora seco non solo talune caratteristiche proprie alle precedenti due grandi famiglie, ma altre la cui origine risale alla disgiunzione dalle fioridee alle eufloridee. Sarebbe anzi del caso il volgersi indietro e di rap- presentarci la via percorsa da un motivo archittetonico attraverso i quattro Ordini delle eufloridee: quello, voglio dire, di un asse artico- lato emettente ad ogni nodo dei filamenti egregiamente organizzati, ora interni, ora esterni, liberi o subliberi, o dei rivestimenti corticali che ne tengono luogo. Il motivo fondamentale nel suo svolgimento si collega a particolari manifestazioni che sono la conseguenza delle modificazioni cui vanno soggetti gli elementi che lo compongono. Questi elementi nell’evoluzione loro ascendente assumono un’ impor- tanza maggiore per speciali, più perfetti e più complicati sviluppi intesi talvolta a funzioni nuove, il che peraltro non esclude di tratto in tratto il ritorno alle originarie e più semplici organizzazioni, per riprendere, a breve distanza sistematica, quelle più complesse. Uno studio al riguardo sulle Nemaiioninae [Bairachospermum, Ne- malion, Relminihocladia, Tiarophora); sulle Gigartininae [Erythroclo- nium Muelleri) ; sulle Rhodymeninae [Dasyphìla, Muellerena, Crouania^ Gattya, Ptilocladia)-, sulle Cryptoneminae (Schimmelmannia, Thuretella, Gloiosiphonia, Gloiopellis)\ sarebbe la migliore illustrazione di quanto si è premesso, e gli studiosi dovrebbero intraprenderlo come una fra le più dilettevoli istruzioni. Qui si dirà solo quel poco che, per la via più breve, ci conduca alle Gloiosiphoniaceae, trattandone nei soli riguardi dell’organizzazione periassiale. Questa, nelle sue più semplici manifestazioni, è costituita da una guaina tubolosa più o meno crassa, di natura membranacea o fila- mentosa, che ad ogni nodo emette dei filamenti semplici, indi subdi- cotomi od unilaterali, spiegati in corimbi alla periferia. 78 Altre volte invece alla guaina assile di detta natura fa seguito una complicata organizzazione a sè stante [Erythroclonium Muelleri, Tav. Harveyana n. 208, fig. 2 e 3). Vista in sezione trasversale, nulla ci rivela sull’ essenza sua effettiva, inquantochè si presenta sotto la forma di un cercine di cellule vicine isolate moniliformi. La spiega- zione ci è data dalla sezione longitudinale. Si tratta di filamenti fi- stolosi ravvolti a spirali in senso opposto, e cioè alcuni volubili da sinistra a destra, altri da destra a sinistra e per conseguenza diago- nalmente incrociantisi e componenti un tubo la cui parete è costi- tuita da maglie losangiformi per effetto dell’ indicato incrociamento dei filamenti. Per entro vi scorre il tubo assile. Questa organizzazione pare che si ripeta in Dasyphloea tasmanica, ma 1’ Harvey nella sua Tav. 1 15 non ne offre che la sezione trasversale raffigurante il cercine periassiale di cellule. Il fenomeno sarebbe tanto più significativo in questa pianta non articolata. Dal tubo filamentoso-reticolato o cancel- lato ora descritto partono i filamenti semplici, indi ampiamente co- rimbiformi, diretti orizzontalmente verso la periferia. Un terzo caso, che riguarda appunto il gen. Gloiosiphofiia, è quello in cui si torna ai filamenti dirigentisi direttamente ed orizzon- talmente verso la periferia ma con l’aggiunta di altri filamenti ori- ginati dall’articolazione primaria costituente la parte semplice dei fi- lamenti orizzontali. Questi filamenti aggiuntivi hanno un grande svi- luppo inquantochè si suddividono più volte scorrendo parallelamente al tubo assile, si anastomizzano e finalmente si decompongono in corimbi orizzontali facienti capo allo strato corticale. I cistocarpi- hanno sede, pare unicamente, sulla prima articolazione dei filamenti orizzontali. A suo luogo si dirà del caso che interessa il gen. Gloiopeltis. 4Ó0. Gloiosiphonia capillaris (Huds.) Carm. = Fucus capillaris Huds. - Mesogloia capillaris Ag. - Gigartina lubrica Lyngb. - Helminthora capillaris Kuetz. - Gigariina capillaris Lamour. L’interiore della pianta si presta a varie interpretazioni, d’onde le sinonimie qui riportate. Certo non si tenne conto delle svariate manifestazioni delle quali è suscettibile non solo da individuo a in- dividuo ma in uno stesso soggetto, a seconda delle varie parti che 79 SÌ prendono in esame, parti che ubbidiscono a leggi speciali in rap- porto all’età loro ed alle funzioni cui ciascuna è localmente chia- mata. Rappresentare tutte queste manifestazioni e ragionarle col senso critico che meriterebbero, trascenderebbe i confini che ven- gono anche qui imposti dall’assoluta insugficienza del materiale di- sponibile. Sì può peraltro ritenere a priori che se le asinità coi ge- neri indicati dalle sinonimie sussistono in effetto, ciò avviene unica- mente per quei richiami di modalità architettonica accennati nella trattazione del genere e che non possono per ciò solo mutare il si- gnificato finale dì Gloìosiphonia nei suoi rapporti fra i generi che lo precedono e quelli che susseguono nella evoluzione sistematica delle eufloridee. Frondi plurime sopra un minuto callo basilare, alto 6-12 cm. e oltre, del diametro di una penna passerina e anche colombina, più crasse nel mezzo, attenuate in basso e più ancora nell’ alto, piuttosto nude inferiormente, e dalla parte mediana in su munite di rami la- terali decomposto-ramosissimi, uscenti dall’asse in modo vario, e cioè subdistico, subopposto, subunilaterale 0 pseudo-verticillare quando sono bini o terni dalla base. Rametti subdivaricatì, flessuosi, più crassi nel mezzo, in basso e in alto attenuati quasi come capelli, emessi senz’ ordine ma nell’ istesso modo dei rami. Il tubo assile ha gli ar- ticoli una dozzina circa di volte più lunghi del suo diametro; i fili periferici più interni hanno articoli 8-4 volte più lunghi del diametro e sono oblungo-subcilindrici o subpìriformi, i più esterni sono roton- dati e quindi per lunghezza sono eguali al loro diametro. Cistocarpi sparsi nell’ interno della fronda subcentrali o inframarginali talché la rendono localmente subgibbosa, a nucleo in apparenza semplice, in realtà costituito da lobuli obconici strettamente conniventi coibiti quasi in una comune gelatina; carpospore minute, rotondate, congeste senza un ordine evidente. Non conosco individui tetrasporiferi. A giudicare dagli esemplari in esame (entrambi favelliferi) la pianta dev’essere suscettibile di diversi portamenti. L’esemplare di Cherbourg, spesso meno di un mill., ha le frondi alte 16-17 cm., a perimetro lungamente lanceolato e col rameggio che ricorda quello di alcune forme di Chylocladia ctavellosa, tenuto conto dei rami meno suddivisi e dei rametti semplici; l’esemplare di Finisterre invece, 80 spesso 2 mill. e mezzo, alto i3 cm., ricorda alcune forme di Castro- ‘ clonium kalifortne facendo astrazione dalle costrizioni relative. Quanto si è detto della struttura intima nel trattare del genere, si riferisce appunto a questa specie, anzi, più propriamente a quella delle parti non ancora tubolose. Nelle parti adulte e in quelle senili r interno viene gradatamente a semplificarsi con la scomparsa dap- prima del tubo assile, della guaina relativa, dei filamenti verticillari orizzontali e finalmente, se non sempre interamente, dei filamenti longitudinali. Ne consegue che tali parti si fanno fistolose e della or- ganizzazione midollare-periassiale più non rimane che qualche filamento ' sporgente nel vuoto interno e, in maggior numero, alcuni filamenti ; longitudinali scorrenti quasi a contatto lungo l' assise interiore dello strato corticale che si chiude alla periferia con una serie di cellule colorate, oblunghe, parzialmente sovrapponentisi e coalescenti. Sostanza recente gelatinosa ma resistente, di grandissima ade- sione alla carta; nel secco cartilaginea, ma facilmente dissolventesi se bagnata. Il colore roseo-porporino si fa assai pallido e giallognolo negli erbarii. a. Le Jolis. Alg. mar. Cherbourg, 210. Gloeosiphonia capillaris Carm. Avril. a. Gioia siphonia capillaris Carm. Finisterre. 17 mai 1882. J. Debray. i 461. Gloiosiphonia verticillaris Farlow. Da un minuto callo discoideo sorgono le frondi in differenti stadii di sviluppo Nell’esemplare in esame sono 4 di cui due alte 8-12 cm., spesse un mill., e le altre due lunghe 2-4 mill. Queste ultime sono lineari subclavate semplici. La pianta può raggiungere i 20 cm. e circa 3 mill. di massimo spessore, brevemente attenuata alla base, facendosi quasi capillare in alto. S’ iminaginino questi assi primari mu- niti alla distanza di circa V2 parte inferiore e mediana, e sempre più ravvicinati nel procedere verso l’alto, di tanti verticilli composti ciascuno di 3-6 rami semplici nella maggioranza lineari-fu- siformi, lunghi da mezzo cm. ad un cm., e sempre più sottili sino a farsi capillari nella parte superiore dell’asse, e si avrà con ciò un’idea del leggero portamento della pianta. Fra i rami taluni sono pennettati in modo opposto o subunilaterale mediante rametti assai esili, quasi capillari. Sono appunto questi rami pennati che, negli 81 individui maturi, con T ulteriore loro accrescimento si trasformano in assi secondari, in seguito a che il portamento semplice del primo stadio viene notevolmente a mutare di aspetto. Non conoscendo in- dividui completamente evoluti, non è qui dato di precisare T aspetto definitivo, nè di seguire le fasi cui la pianta è soggetta nell’ ultima sua organizzazione, non bastando la nozione che, col progredire deir età, le parti senili si fanno tubolose come in Gloiosipìu capillaris. Gl’individui in esame sono ancora troppo giovani, e quindi tutto quanto il loro interno, dalla base alla sommità, per quanto in modo differente a seconda delle diverse posizioni, offrono sempre lo spazio interno occupato dal sistema cellulare composto degli stessi elementi rilevati nella specie precedente. La sezione trasversale dell’asse ha forma elittico-bozzoliforme e solo in alto è tonda, così dicasi dei rami. Nella parte inferiore denudata di rami il tubo assile è dijpcilmente ravvisabile. 11 piano dispositivo cellulare è composto di alcuni filamenti ialini articolati longitudinali formanti quasi un asse ai cui lati si hanno altri filamenti diretti diagonalmente verso la periferia alla quale fanno capo, il tutto commisto di piccole cellule ialine isolate, disordinate o parzialmente moniliformi. Strato corticale di cellule colorate, subtonde, derivanti dalla suddivisione cimale dei filamenti diagonali, e disposte in minu- tissimi e fitti corimbi i cui singoli rami terminano in cellule esigue oblunghe formanti la serie periferica. Così pure un giovane asse secondario, provvisto di rami a ver- ticilli, non presenta alcun indizio del tubo assile e anche qui non già perchè sia scomparso, ma perchè non ancora delineatosi. Si hanno pochi filamenti longitudinali (talvolta uno solo ma suscettibile di sdop- piamento) dai quali partono diagonalmente da ambo i lati dei brevi filamenti terminati da una capocchia celluliforme oblunga ialina, ren- dendo così la sottile linea assiale quasi pennata. Sottoposta la sezio- ne ad una forte pressione, l’ambito da elittico-depresso si fa tondo e ciò va da sè, ma succede inoltre che i brevi filamenti capocchiati, disposti a spiga, si allungano enormemente utilizzando all’uopo le capocchie che scompaiono in conseguenza, e da longitudinali (linea assiale) e obliqui (produzioni bilaterali) si dispongono in modo radiato assai regolare fino a raggiungere quella periferia dalla quale tanto distavano. Questo fatto lascia razionalmente supporre che le capoc- 82 chic non sono conformate come le cellule ordinarie, e che nel tegu- mento loro tiensi preparato per ogni evenienza un gomitolo nema- geno sempre pronto a compiere 1’ uflicio suo con una duttilità e re- sistenza maravigliose, data la grande delicatezza e la microscopicità della organizzazione. Finalmente in un ramo verticillare la sezione trasv. è tonda. Ivi l’asse è minimo, colorato e quindi evidentissimo, circondato a distanza in modo disordinato da esigue cellule ialine semplici o brevemente caudate. Strato corticale semplificato con 1-2 serie di celluline colorate. In mancanza di osservazioni dirette, il lettore avveduto dal fin qui detto potrà di leggeri rappresentarsi la visione delle sezioni ver- ticali, pensando che le cellule periassiali della sezione trasversale corrispondono al percorso longitudinale dei filamenti, e dopo tutto potrà sempre rimettersi alla struttura della specie precedente con la quale divide pure la natura dei cistocarpi i quali si trovano im- mersi tra i filamenti corticali, privi di un tegumento proprio, a massa sporifera semplice munita di un tenue involucro gelatinoso. Sostanza gelatinosa; colore gaiamente roseo. Rara, secondo Setchell. a. Gloiosiphonia verticìllaris Fari. N. 2o5. Am. alg. E. Tilden, I Ag. 1898. Porto Renfrew e Whidbey Island, Wash. (California). Gen. GLOIOPELTIS J. Ag. (1842). Etym. gloìos gelatinoso o viscoso, tenace; pelle scudo. = Gloeopellis Suringar. - Endotrichia Suring. Alg. japon. - Fuci, Sphaerococcì e Dumontiae sp. auct. Fronda subcilindrica 0 subcomplanata, qua e là ramosa nei modi più vari, elastico-gelatinosa e cartilaginea nel recente, subcornea nel secco e, in tale stato, riumettata, spesso dissolventesi massime nell’ interno, formata di fili con sifone interno colorato articolato, in- guainato in tubo membranaceo ialino suscettibile di ulteriore evolu- zione, emettente alternatamente rami di-tricotomi scorrenti alla peri- feria. Cellula apicale alternatamente articolata in direzione obliqua. Ci- stocarpi immersi nella fronda o subprominuli, a nucleo subcomposto e con nucleoli radiatamente disposti intorno al plesso centrale placentare, colonna dei fili sterili trascorrenti dalla placenta e un poco disgiunti, sub- coalescenti, fili carposporiferi inferiormente dicotomi articolati, in alto 83 clavato-obovati; carpospore negli articoli superiori incrassati conglobate senza un ordine ben definito, rotondato-angolate, annidate in muco. Tetraspore sparse tra i filamenti corimbiformi dello strato corticale. Schmitz osserva che negli individui tetrasporangiferi si presenta talora una fruttificazione parasporica (cioè a spore abnormi) di forma subglobosa o indistintamente lobolata che facilmente può essere con- fusa coi cistocarpi. Rimandando il lettore a quanto ebbe a scrivere su questo gen. J. Agardh in Epicrisis p. 274, lo scrivente qui si limita a rilevare più specialmente l’importanza che talora assume il carattere periassiale. Trattando delle Ceramiacee abbiamo visto quale e quanta virtù sia insita nella sostanza sottilmente membranacea incolore cui spetta tanta parte nella composizione dell’intima struttura così da far cre- dere ad una materia protoplasmatica espressamente elaborata per quei fini immediati richiesti dagli individui giunti ad un certo grado del loro sviluppo. Così si è visto da questa materia uscirne cellule nor- mali colorate, di varie dimensioni e forme; cellule di carattere sifoneo pure colorate, nude o inguainate in tubo ialino; cellule esigue ialine variamente disponentisi, ma più spesso a monile, indi confluenti e tramutate in filamenti articolati semplici o ramosi, oppure in più grandi cellule ialine a nucleo nemagenetico e conseguenti svariati sviluppi a rinforzo dell’asse per dirigersi infine alla periferia a for- marvi o a rinforzarvi lo strato corticale. Ai tipi periassiali indicati nel gen. Gloìosiphonia si aggiunge ora quello proprio al gen. Gloiopeltis, Il processo si divide in due fasi: la periassiale fuori della guaina, che è propria delle parti adulte e giovani; e la periassiale dovuta alla trasformazione della guaina, che è propria delle parti più mature o senili, spesso inflate, con esten- sione talora allo stesso callo basilare, combinata con la scomparsa del tubo assile. Della prima si dirà trattando delle specie, come quella che nulla presenta di straordinario. Assai caratteristica è invece la metamorfosi della guaina, date le condizioni di semiquiescenza che generalmente offrono le parti senili una volta raggiunto il periodo inerte proprio alla suddivisione granulosa della materia passata per lo stadio della cellulosclerosi. Si ripete che la tai'diva entrata in azione della guaina assiale nel gen. Gloiopeltis è collegata alla scomparsa dell’asse la cui energia viene probabilmente utilizzata nella metamor- 84 fosi della guaina. Questa, da semplice membrana in apparenza, si cangia in un robustissimo filamento a lunghe articolazioni, intestini- forme, ialino, fornito di un asse della stessa forma, che, in date con- dizioni, può essere pallidamente roseo. Questo filamento in sezione trasversale si presenta come una ghirlandina circolare subflessuosa ma in taluni casi si mostra contorto a spirale. E cosi si hanno tante ghirlande o spirali sovrapposte quante sono le articolazioni consecu- tive della fronda il cui asse venne per tale effetto a scomparire. Questo filamento di cui si tratta è abbondantemente ramoso ad ogni sua articolazione. 11 rameggio si comporta nel modo seguente: quello emesso dalla parte estrorsa è assai decomposto e le ultime sue sud- divisioni corimbose si dirigono verso la periferia della fronda ad au- mentare lo spessore corticale; quello invece emesso dalla parte in- trorsa è di pochi filamenti robusti quanto il filamento primario da cui derivano, e, anziché decomposti alla loro volta, si arrestano bru- scamente in un’articolazione cistiforme. Questa cistide ha il proprio nucleo formato dal tubo assile pure rotondato a vescicolina e riunito, per mezzo di un peduncolo brevissimo (strozzatura articolare), alla penultima articolazione lungamente cilindrico-intestiniforme come tutte le altre. Di questo rameggio interno, protendentesi cioè brevemente, in forma di anse e di rami secondarii troncati ad ultima articolazione cistoide, nel largo spazio subcircolare rimasto vuoto dopo la scom- parsa dell’asse della fronda, soltanto una o due diramazioni attraver- sano il detto spazio in tutta la sua ampiezza, e ciò ancora in via ec- zionale secondo le molte sezioni da me praticate sopra cinque specie. J. Agardh invece dice che queste diramazioni riempiono la vacuità lasciata dal tubo sparito (vacuum tubi implentibus), come desumo dalla Syll. Alg. del De Toni. Non so in quale specie Fili, autore abbia constatato questo caso la cui eventualità non si vuole affatto negare, ma a me non si presentò occasione di controllarla. La metamor- fosi qui descritta, che è quella della sua più alta espressione, venne desunta dalla Gl. cnliformis. Già troppe volte si è rilevato che r organizzazione intima Mai non si scorge a sè stessa simile^ variando nei particolari a distanze infinitesimali. Importa piuttosto notare che quella di cui ora si è fatta parola rende l’impressione di un’ 85 alga nell’alga, ìnquantochè la singolare trasformazione, coll’avere soppresso ogni indizio dell’origine sua, può ricordare un fenomeno di endofitismo. La metamorfosi può anche dare altri risultati di cui si dirà a suo luogo. Il mare cinese-giapponese è la patria delle sei specie di Gloio- peltis finora conosciute. Sulla diffusione loro sopra altre coste continen- tali ed insulari manchiamo di notizie, cognita- essendoci soltanto la presenza di G. furcata all’ Alaska e dintorni, press’ a poco cioè sullo stesso paralello in cui trovasi la sua originaria derivazione in Cina. Devesi però anche notare che questa specie, con la var. o f. colifor- mìs, è la più atta all’emigrazione in grazia del maggiore diam. rag- giunto dalla sua fistolosità, ciò che le facilita la natazione (^). La detta specie e per questo particolare e per le maggiori sue dimen- sioni diversifica nel portamento dalle sue congeneri le quali ricordano i cespolinì di alcuni piccoli Gelidium e di Endocladia. La sostanza gelatinosa delle Gloiopeltìs , e più ancora di G. tenax, come quella di Gracilaria lichenoides, di alcuni Fucus q di altre alghe ricche di mucilaggine, nello estremo Oriente specialmente è impie- gata in vari usi. Le salangane, dicesi, se ne servono per fabbricare i loro nidi commestibili (^), gli abitanti ne traggono il loro agar-agar 0 gelose per uso di cucina, per dare la salda a stoffe e a carte, per r industria delle confetture, in batteriologia per la preparazione delle colture, e c’è persino un dottore di Dresda che ne trae un lassativo il quale nelle reclame non disdegna di comparire come ideale! (^) Con tutto ciò la coliformis pare che non sia ancora stata trovata lungo le coste della California. (2) « La légende y perd, car ils seraient le résultat, parait-il, d’ une dégurgi- tation spéciale aux hirondelles et leur composition serait de nature purement ani- male». P. Hariot, Atlas des Alg. marin. 1892, p. 5. {Continua) 86 De rinfluence exercée par les Matières colorantes dérivées de T aniline sur la végétation des Algues d’ eau douce. PAR JOSEPH COMÈRE On a pu démontrer que les végétaux pouvaient assimiler dire- ctement un certain nombre de composés organiques. Sur ce point par- ticulier, j’ ai essayé de démontrer, dans une Note précédente (^), quel était le róle des alcaloides dans la nutrition des Algues, et constaté que si certains de ces composés pouvaient étre utilisés directement, les autres étaient inassimilables ou toxiques. De plus, l’ action des divers sels sur ces plantes se montre toujours en rapport avec leur degré d’ organisation et surtout avec les conditions dans lesquelles se fait l’addition aux milieux de culture des substances dont on étu- die rinfluence. Au cours d’ une autre sèrie d’ expériences de culture, j’ ai été amené à étudier l’ action des matières colorantes dérivées de l’ani- ^ line sur les Algues vertes et les premiers résultats obtenus m’ ont paru assez intéressants pour que je me permette de les publier. La méthode suivie au cours de ces recherches est celle que j’ a- vais adoptée pour mes essais antérieurs (^) et qui consiste dans (^) Comère (J.), Du Róle des Alcaloì’des dans la Nutrition des Algues {Bull. Soc. boi. Fr., t. LVIII, 1910, p. 277-280). (2) Comère (J.), De l’ Influence de la composition chimique du milieu sur la végétation de quelques Algues chlorophycées {Bull. Soc. boi. Fr., t. LII, 1905, p. 226-241). 87 Tadaptatìon préalable des plantes au milieu nutritif pendant une période de durée suflìsante; puis l’ introduction dans les milieux de culture des composés, dont on veut observer l’ assimilation, sous forme de Solutions titrées ajoutées par gouttes à des intervalles et des doses convenablement graduées. Les Algues qui ont servi à mes expériences de culture sont les espèces que j’ avais utilisées précédemment dans mes recherches sur r action des alcaloì'des: le Spirogyra crassa Kùtz. et 1’ Ulothrix sub- iilis Kùtz. Ces deux formes montrent un degré d’adaptation bien différent aux milieux salins; la première se montrant très sensible aux variations de composition des liquides de culture, tandisque la seconde offre un degré de résistance remarquable à Y action du milieu. J’ ai fait agir sur les deux plantes les dérivés de T aniline sui- vants: le Bleu de méthylène, le Noir d’aniline, le Vert de méthyle, le Violet de gentiane, la Chrysaniline et la Rosaniline. Le très grand pouvoir colorant de ces matières permet de suivre facilement le processus positif ou négatif de leur absorption par les Algues. Lorsque Ton ajoute quelques gouttes d’ une solution au de l’un des dérivés de Taniline dans le milieu de culture, Fon volt au bout d’un certain temps, dans le cas d’une assimilation favorable par la piante, le liquide coloré perdre progressivement sa couleur, l’Algue subir quelques modifications transitoires dans sa coloration pigmentaire, puis reprendre plus tard sa couleur normale. On peut ensuite augmenter progressivement les doses en graduant le nombre de gouttes de la solution titrée et en ne faisant les nouvelles addi- tions successives qu’ après assimilation préalable par les Algues de la proportion de substance active précédemment introduite, la déco* loration du milieu de culture donnant sur ce point Findication né- cessaire. Si, au contraire, F introduction du dérivé de F aniline pro- duit une action défavorable ou toxique, il n’ y a pas d’ assimilation, le liquide reste coloré et les tissus de FAlgue peuvent prendre la teinte correspondante communiquée par le principe colorant, comme dans le cas d’une coloration histologique ordinaire, si la dose est suflìsante pour arréter le processus vital. Il m’a été donné ainsi de constater que, dans ces conditions, si certains dérivés colorants de F aniline étaient facilement assimilés par les Algues; d’autres exercaient à des doses variables une action 88 toxique. Ces résultats sont à rapprocher de ceux obtenus avec les alcaloides. D’ une manière générale, les matières colorantes solubles à l’eau produisent une action plus ou moins favorable sur la végé- tation; tandis que les produits solubles à l’alcool ne donnent que des résultats négatifs. Panni les matières colorantes utilisées, le bleu de méthylène, le noir d’aniline, le vert de méthyle et le violet de gentiane sont assi- milés par les Algues, surtout par les formes inférieures. La première de ces substances donne les meilleurs résultats et les suivantes se montrent en ordre décroissant de facilité d’ assimilation. La chrysa- niline et la rosaniline exercent une action nettement nuisible. U Ulothrix m’a donné des résultats évidemment beaucoup plus concluants que le Spìrogyra. D’un autre coté, si le degré de résistance de X Ulolhrix et sa facilité d’ assimilation sont très remarquables, il est plus aisé de déterminer à l’ aide des cultures du Spìrogyra, les limites de tolérance à l’égard de la substance introduite.dans les mi- lieux nutritifs. Ces observations faites ainsi sur deux Algues bien dif- férentes au point de vue de leur degré d’ organisation morphologique permettent, en comparant les résultats obtenus avec ceux des cultu- res servant de témoin, d’apprécier d’une manière plus précise les modifications survenues et de mesurer les limites de T action physio- logique exercée sur les plantes par les composés organiques dont on étudie l’influence. 1 89 LITTERATDRA PflYCOLOGICA Florae et miscellanea phycologica 337. Bailey F. Manson. — Contributions to thè Flora of Queensland. Algae. — The Queensl. Agric, Journ. XXVI, part 3 [1911] pag. 128-129, XXVII, part 5 [1911] pag. 2 52. 338. Bouly de Lesdain M. — Ecologie d’une petite panne dans les dunes des environs de Dunkerque (Phanérogames et Cryptoga- mes). Algues. — Bull. Soc. Boi. de France T. LIX, 1912, p. 21 5. 339. Cotton A. D. — Marine Algae. Giare Island Survey. — Proceed. R. Irish Academy voi. XXXI, 1912, part i5, pag. 1-178, platea I-XI. 340. Dangeard P. 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I Janet descrive la struttura dell’individuo (così egli lo chiama) adulto di Volvox, fa la storia del genere ricordando che il primo a L j osservare e descrivere un Volvox fu il micrografo Leeuwenhoeck (1719) ‘ e si sofferma a differenziare i caratteri che delimitano le due specie V. Glohator e F. aureus sia riguardo alla forma dell’ individuo che alle dimensioni; discute poi sui gonidi e meridi, sul numero delle cellule costituenti l’individuo nelle due specie ora ricordate, sugl’in- viluppi cellulari ecc. in maniera così minuziosa che occorre consul- tare direttamente la Memoria per ricavarne una precisa idea, anchQ rispetto alla nomenclatura adottata dall’ egregio autore; assai partico- lareggiate sono eziandio le descrizioni dei cladodogonidi, androgonidi e ginogonidi e dei relativi derivati. Janet ricorda che nei Volvox monoici ha luogo frequentemente il fenomeno della asincronogonia, più generale proterandra, più di raro proterogina; non nega che nel Volvox Globator possa avere luogo talvolta l’autogonia; descrive poscia lo sviluppo dell’uovo, i movimenti rotatori’ dei Volvox e quelli di traslazione, il fototattismo, il modo di nutrizione, l’ esaurimento dei plastidi somatici, la morte. Chiude il lavoro una bibliografia dell’ar- gomento, copiosa se non completa, in quanto alcuni lavori, sebbene un po’ vecchi, come quelli di Foche (1847), Perty (i852), Hickx (18Ó1), e i più recenti di L. Klein (in Hedwigia 1890), Stempell (1906), Mast (1907) e di qualche altro vi mancano. G. B. De Toni Setchell W. A. — Algae novae et minus cognitae, I. — Uni- versity of California Publications in Botany voi. 4, n. 14, 1912, p. 229-268, pi. 25-3 1. L’A. prende in considerazione le seguenti Alghe: 1) Pleurocapsa conferta (Kuetz.) comb. nov., epifitica sul Rho- dochorton Rothii, ascrivendovi come sinonimi Palmella conferta Kuetz. (1848) e Pleurocapsa amethystea var. J. Schmidt (1903). 2) Brachytrichia Quoyi (Ag.) Born. della quale conferma la pre- senza sulle Coste di California mediante un esemplare raccolto nel- l’Agosto del 1911 da /. E. Guernsey a Laguna Beach, Grange County. 3) Coilodesme Stroemf., (1886). L’A. aggiunge alle tre specie finora descritte una nuova specie, Coilodesme amplissima di Yakutat Bay, Alaska e San Pedro, California; dà anche la disposizione delle specie delle quali due {Coilodesme hulligera Stroemf., C. californica (Rup.) Kjellm.) hanno fronda compressa, lungamente stipitata, solida, bruno-scura, le altre due (Coilodesme Cystoseirae (Rup.) Setch. et Gardn., C. amplissima Setch.) hanno fronda Hgonfia, brevemente stipitata, cilindrica, tenue e membranacea, bruno-chiara. 4) Hapterophycus Setch. et Gardn. con la specie H, canaliculatus da N. L. Gardner a San Pedro, California. È un genere di Ral- fsiaceae; sono descritti i soli sporangi uniloculari; la specie ricorda la Ralfsia densta (Ag.) J. Ag. e la R, expansa J. Ag. 96 5) Callynienia oblongifructa comò. nov. È la Iridaea ohlongi- fructa Setchell Notes on Algae I, (1901) pag. i23, della quale l’ au- tore descrive la struttura, i cistocarpi e i tetrasporangi ; questi ultimi sono sparsi nella regione corticale, oblunghi, 18-21 « 14-16 {x, tri- partito-crociati; appartiene alla sezione Euhymenia proposta da /. Agardh. ó) Besa n. gen. di Gigartinaceae con la specie B. papillaefortnis, raccolta dal Setchell pr. S. Francisco, California; si tratta di una sin- golare forma epifitica (o forse sema-parassitica) sulle frondi crostose di una specie di Hildenbrandia (?). I cistocarpi hanno tale struttura da dovere ascrivere il genere alle Gigartinaceae. 7) Fauchea laciniata J. Ag. forma pygmaea Setch. et Gardn. Ha frondi assai piccole, alte i-3 cm., rosolate, compatte e conden- sate; cresce sulle Corallinaceae articolate presso S. Pedro, California. 8) Fauchea Fryeana n. sp. raccolta a Friday Harbor e località vicine da T. C. Frye e N. L. Gardner. L’ A. ritiene la sua specie (di cui descrive cistocarpi e tetraspore) bene distinta da Fauchea Sefferi Howe (iQii), della quale non si conoscono i tetrasporangi. 9) Dudresnaya caribaea J. Ag. nov. comb. fondata su Calasi- phonia caribaea J. Ag. (1899); ne è data una particolareggiata descri- zione; il Setchell potè nell' erbario J. Agardh studiare materiali au- tentici. 10) Dudresnaya bermudensis sp. nov. dall’isola Coopera delle Bermude, raccolta nel 1881 da W. G. Farlow ; appartiene al gruppo delle D. coccineae, e forma quasi l’ anello di congiunzione tra queste e le Purpuriferae. 11) Dudresnaya australis J. Ag. sp. ined., specie monoica, rac- colta sulle coste d’Australia da /. Br. Wilson; l’aspetto ricorda la D. coccinea ma la struttura è piuttosto simile a quella, descritta da Howe, per la D. crassa. 12) Calosiphonia verticilli fera (J. Ag.) nov. comb.; vi è riferita la Helmintkiopsis verticillifera J. Ag. (1899). Il genere Helminthiopsis J. Ag. così cadrebbe, perchè l’altra spe- cie, H. ? rosea J. Ag. secondo il Setchell è con tutta probabilità una specie di Helminthocladia. 13) Baylesia gen. nov. ascritto alle Dumontiaceae, differente da Pikea per avere i rametti fertili non ingrossati. La specie, B. piu- 97 mosa, venne raccolta da e Bayles, /. M. Weeks, C. L. Ander- son e W. A. Setchell, reietta dalle onde, presso Monterey, California. 14) Leptocladia Binghamiae ]. Ag. ; FA. avverte che la Lepto- cladia Binghamiae corrisponde alle Andersoniella Farlowu Schm. distribuita al n. 700 della Phycotheca Boreali- Americana, e che va collocata nella famiglia Dumontiaceae presso a Pikea. 16) Leptocladia conferia sp. nov. della California meridionale, ló) Weeksia Fryeana sp. nov. delle isole Orcas e San Juan (Wash.), bene distinta dalla congenere W, reticulata Setch. (1901). Picquenard C. A. - Études sur les collections botaniques des frères Crouan. - 111. Florideae. - Travaux scientifiques du Labora- toire de Zoologie et de Physiologie maritimes de Concarneau, Tome IV, fase. 4, 1912, pp. io5. L’ A. continua la illustrazione di collezioni botaniche dei fratelli Crouan (^), arrecando un notevole contributo alla conoscenza della distribuzione geografica delle Fioridee, trattate in questa Memoria. Particolare interesse hanno le seguenti specie, che avrebbero bisogno di un controllo : Bangia polymorpha Crouan herb. (sulla Scinaia fur- celiata) ; Sphaerococcus Poeppigi Martens herb. (dello stretto di Ma- gellano), Gracilaria flexuoso-gracilis Crouan herb. (Fajou), Callible- pharis cìliata (Huds.) Kuetz. plur. var., Lomentaria prasina De Not. (Marsiglia), alcuni Calli Ihamnion. Sono contenuti nelle collezioni esem- plari spediti da Zanardini, De Notaris, j. Agardh, Gaillon ecc. Kylìn Harald. - Ueber einige Meeresalgen bei Kristineberg in Bohuslàn. - Arkiv fòr Botanik Band 12, N. io, 1912, pag. 1-7. Sono annotate le seguenti specie : Chlorocystis Cohnii (Wright) Reinh. endozoico nella Campanula- ria flexuosa; Codiolum Petrocelidis Kuck, ; Blastophysa polymorpha Entoderma Flustrae (Rke) Wille, epizoico su Flustra e Carn- panularia; Acrochaete repens Pringsh., sulla Chorda Filum; Aerosi- phonia spinescens (Kuetz.) Kjellm. ; Hecatonema dijfusum Kylin sulla (q Cfr. per i lavori del Picquenard riguardanti le Characeae e le Fucoideae delle collezioni Crouan, i resoconti stampati in Nuova Notarisia XXIII, 1912, pag. 209. # 98 Laminaria digitata ; Chitionema reptans (Crouan) Sauv. sul Fuctis ser- ratus ; Ralfsia clavata (Carm.) Posi.; Microsyphar Polysiphoniae Kuck., endofitico nella Polysiphonia urceolata; Ectocarpus Desmarestiae Gran., endofitico nella Desmarestia viridis ; Ectocarpus ovatus Kjellm. so- pra diverse Alghe e sulla Flustra ; Punctaria hiemalis Kylin sulla Zostera; Cutleria multifida (Smith) Grev.; Porphyra hiemalis Kylin; Erythrotrichia carnea (Dillw.) J. Ag,; Porphyropsis coccinea (J. Ag.) Rosenv.; Erythrocladia irregularis Rosenv., sulla Delesseria sanguinea e sulla Flustra; Erythrocladia subintegra Rosenv.; Goniotrìchum ele- gans (Chauv.) Le Jol.; Asterocytis ramosa Gobi; Chantran- sia hallandica Kylin, sopra il Cystoclonium ; Ch. Thuretii (Born.) Kylin ; Ch. reducta Rosenv., sulla Polysiphonia nigrescens : Ch. efflo- rescens (J. Ag.) Kjellm.; Ch. pedinata Kylin; Actinococcus subcuta- neus (Lyngb.) Rosenv., sulla Phyllophora Brodiaei ; Callophyllis laci- niata (Huds.) Kùtz. ; Choreocolax Cystoclonii Kylin, sul Cystoclonium-, Sterrocolax decipiens Schmitz, sulla Ahnfeltia plicata ; Lomentaria rosea (Harv.) Thur. ; Pterosiphonia parasitìca (Huds.) Falk.; Callitha- mnion Hookeri (Dillw.) Aresch.; Cali, fruticulosum J. Ag. ; Cali, hie- male Kjellm.; Seirospora Griffithsiana Harv.; Ceramium tenuissimum (Lyngb.) J. Ag. ; Cer. diaphanuni Harv. et Ag. ; Ceramium fruticulo- sum Kùtz. Woloszyn’ska J. - Das Phytoplankton einiger javanischer Seen, mit Berùcksichligung des Sawa-Planktons. — Bulletin de l’ Académie des Sciences de Cracovie, Gl. des se. mathém. et natur., Serie B : se. nat., Juin 1912, pag. Ó49-709, pi. XXXIII-XXXVI & 2Ó Textfig. Dopo alcune notizie sopra le località e le rispettive condizioni d’ambiente, in cui vennero dal Raciborski raccolti i saggi planctonici, l’A. dà nella- parte speciale la enumerazione delle specie riscontrate accompagnandone i nomi quasi sempre con note micrografiche o critiche. *Le seguenti varietà sono proposte come nuove: Pediastrum clathratum (Schroet.) Lemm. var. annulatum, Rhaphì- dium polymorphum Fres. var. javanicum, var. lalum, var. gracile, Tetraedron javanicum, Oocystis Chodati, Attheya lata, Anabaena cir- cularis G. S. West var. javariica, Anabaena Raciborskii, Oscillatoria Raciborskii. Oscillatoria Lemmermanni, Gloiotrichia Raciborskii, Gloio- trichia Lilieufeldfana, Rhabdoderma lineare Schm. et Laut. var. spirale., 99 Chroococcus tiirgidus Kuetz. var. mìpitanensis, Trachelomonas affinis Lemm. var. planctonica, Trach. Treubi c. var. javanica, Trach. Racì- borskii, Trach, Lemmermanni, Trach. Bernardi, Trach. Westi, Peri- dinìum Raciborshii, Perid. Gutwinskii, Perid. (Peridiniopsis) Treubi c. var. minor, Perid. marchìcum Lemm. var. javanica. Osservazioni particolari sono fornite sui generi Cerataulus (già illustrato egregia- mente dal Forti), Rhi'^osolenia, Trachelomonas, Ceratium. Borge 0. — Beitràge zur Algenflora von Schweden. 2. Die Al- genflora um den Torne-Tràsksee in Schwedisch-Lappland, - Bota- niska Notiser 1913, Hàftet i, pag. i-32, Taf. i-3. Con l’abituale diligenza il Dr. 0. Borge comincia la illustra- zione di materiali appartenenti alla flora algologica intorno al Lago Torne-Tràsk, della Lapponia svedese. Il Catalogo comprende 442 specie e varietà, tra le quali le seguenti sono proposte come nuove: Cosmarium hians, C. lapponicum c. var. undulatum, C. pseudoholmii, Staurastrum pseudosebaldi var. lapponicum. Si. ornithopodon var. bi- furcatum, Euastrum ansatum var. laticeps, Rhì\oclonium lapponicum, Anabaena lapponica. Oltre a ciò numerose addizioni vengono fatte alla flora algolo- gica svedese, ad es., oltre a molte Conjugate, Oodesmus Doederleinii, Nephrocytium obesum, Ankistrodesmus falcatus var. spiralis, Oedo- gonium acmandrium, O. nodulosum var. commune, O. inconspicuurn, Rhabdoderma lineare, Gloeothece palea, Aphanocapsa montana, Gloeo- capsa Paroliniana, Gl. rupestris, Aphanothece microspora, Aph. Nae- gelii, Lyngbya Kuet'^ingii, Microcoleus paludosus, Microchaete stria- tuia, Plec fonema notatum, Hapalosiphon intricatus, Hómoeothrix cae- spitosa. Il lavoro proseguirà e ne daremo in avvenire il resoconto. Scherffel A. - Zwei neue trichocystenatige Bildungen fùhrende Flagellaten. - Archiv fùr Protistenkunde XXVIII. Band, 1912, p. 94- 128, Taf. 6. Sono studiati, con molta diligenza, due nuovi generi di Flagel- lati, Monomasti.K, delle Polyblepharideae uniflagellatae, Pleuromastix, delle Chrysomonadeae con un flagello laterale. Le due entità proposte come nuove sono descritte cosi : -4 100 Monomasfix opisthostigma n. g. n. sp. - Cellulis (zoosporis) libere natantibus vel colonias gelatinosas, parvas (macroscopicas) formanti- bus, quoad formam et magnitudinem variis, oblongo-cylindraceis vel ovoideis, plerumque 3-plo longioribus quam latioribus, 6-22» 3-8 a. symmetricis vel asymmetricis, chromatophoris binis, perietalibus, vi- ridibus, maximam partem cellulae obtegentibus, pyrenoida bina op- posita in medio cellulae sita et granula amylacea numerosa includen- tibus; polo antico hyalino, cilium singulum longitudinem corporis paulo superantem gerente (ibidem vacuola contractìlis singola adest); stigmate rubro, distincto, in parte posteriore cellulae sito; trichocystis bacilliformibus, 4^1 hyalinis, plus minusve numerosis, in parte posteriore cellulae longitudinaliter locatis. Cystis globosis, 8 (x. diam., reticulatis, stellulaeformibus. Multiplicatio fit per divisionem longitudinalem Zoosporarum. Hab. in aquis turfosis stagnantibus Tatrae (Hungariae), sociis Chlamydomonade grande Stein et Asterococco superbo (Cienk.)Scherff. Pleuromastix hacillifera n. g. n. sp. - Zoosporis ovalibus, appla- natis, lentiformibus, iq-ió- 8-10 (x„ dorsiventralibus : chromatophoro singolo, fulvo, parietali, sine pyrenoide; stigmate rubro, versus me- dium lateris ventralis leniter excavati sito; cilio unico, laterali, fere in medio lateris ventralis inserto; vacuolis contractilibus duabus; tri- chocystis plus minusve numerosis, validis, bacilliformibus, in parte posteriore lateris ventralis versus eius superficiem perpendiculariter sitis. Amylum deest. Hab. in aquis turfosis stagnantibus Tatrae (Hungariae). Pantocsek Jozsef. - A Fertò tò Kovamoszat Virànya (Bacillariae Lacus Peisonis). - Pozsony, 191-2, Wigand K. T. Kònyunyomdàja, 8®, pp. 48, Tab. I-IV. L’A., ben noto per altri lavori diatomologici e in particolare per quello riguardante le Diatomee fossili dell’ Ungheria, fornisce ora un nuovo contributo alla conoscenza delle Bacillariee del Lago Neu- siedler con la enumerazione di 149 tra specie e varietà, tra le quali le seguenti sono proposte come nuove: Stauroneis emersa, Mastogloia Grevillei W. Sm. var. subconstricta, Mastogloia angustata (sinonimo: Mastogloia Dansei var. limosa A. Schm. Atlas t. i85, f. Il sinistra), Navicula subradiosa, Nav. medioinflata^ 101 Nav. Meisterii, Nav. ne^sideriana, Nav. sculpia Ehr. var. protracta, Nav. silicula Ehr. var. diminuta, Nav. fasciata Lagerst. var. inflata, Nav. subfasciata., Nav. Ferdinandi Kohurg, Scoliopleura Peisonis Grun. V. producta, Gomphonema Peisonis, Cocconeis nuda, Epithemia Argus (Ehr.) Kuetz. var. turgida, Epith. subpanduraeformis, Epit. crassa, Rhopalodia Peisonis, Rhop. linearis, Rhop. gibba (Ehr.) O. Muli. var. directa, Rhop. gibberula (Ehr.) O. Muli. var. incisa, Synedra pulchella Kuetz. var. capitata e var. subcapitata, Fragilaria rostrata, Tryblio- nella Peisonis, Grunowia obtusa (Kuetz.) Pantoc. var. elongata, Nit^- schia Meisteri, Nitc{. Oestrupii, Nit'x^. Peisonis c. var. torquata, Nit:(. Zahlbrucknerii, Surirella salina W. Sm. var. an gustata e var. apicti- lata, Sur. subovata. Sur. Peisonis Pantoc. var. angustata e var. sub- pyriformis. Sur. pyriformis, Campylodiscus Bonapartii, Camp, pseudo- clypeus. Camp. Clypeus Ehr. var. minor, Cyclotella flammea, Carnegia mirabilis, Carn. difflugioides. Con queste due ultime specie il Pantocsek propone il nuovo genere Carnegia per il quale dà la seguente diagnosi : Frustula py- xiduliformia elevata, ad polos convexa, ad medium inflata, hic poro solitario et duabus excrescentiis sigmoideis notata. Valvae circulares cum poro marginali solitario elevato et area circulari vel lageniformi notatae. Sono occorsi nel testo del lavoro alcuni errori nelle citazioni delle figure, ai quali rimedia la indicazione delle figure data nell’ e- lenco di queste per le singole tavole. G. B. De Toni Lamport F. D. - Didymosporangium repens, New Genus and Species of Chaetophoraceae. - Tufts College Studies voi. Ili, N. 2 (Scientific Series), Aprii 1912, pag. piate III. L’A. illustra una Cloroficea, da lui scoperta sopra V Antiiham- nion Plumula nel golfo di Napoli e la reputa nuova proponendo un genere di Chaetophoraceae col nome Didymosporangium [D. repens)’, egli la descrive come segue: Epiphytica; filamento recto vel curvato, cellulis i, 7-4,6 {jl. diam., 1-8 diam. longis; cellula terminali vix vel non attenuata, apice ro- tundata vel subacuta; ramis paucis brevibus saepe cellulae singulae; 102 cellulis partis centralis filamenti in sporangia mutatis; sporis quatuor in sporangio; sporangio ó-io fx. longo, 3,5-9 diam. Io non saprei abbastanza raccomandare ai descrittori di nuovi generi di voler separare la frase diagnostica del genere da quella che contiene invece i caratteri particolari (specifici) della specie. G. B. De Toni Selk A. - Coscinodiscus-Mikrosporen in der Elbe. - Berichte der deutschen botanischen Gesellschaft Band XXX, 1912, Heft io; Berlin 1913. L’A. osservò in un Co scino discus del plancton dell’Elba (C. hi- conicus von Breemen) le microspore in numero da 4 a 16; in pari tempo avverti che nell’ Elba rinvengonsi non di rado aggruppamenti di piccole diatomee centriche che possono eonsiderarsi come piccoli individui di Coscinodiscus biconicus, forse originati dalle dette mi- crospore. Kylin Harald. - Zur Biochemie der Meeresalgen. - Hoppe-Sey- ler ’s Zeitschrift fur physiologische Chemie Band 83, Heft 3, 1913, pag. 171-197- L’A. fornisce alcune notizie preliminari su parecchie sostanze contenute nelle Alghe marine. Fucosano, contenuto in vescicole speciali delle Fucoidee, si co- lora in rosso coll’acido vanillincloridrico; da esso per ossidazione trae origine, secondo il Kylin, la ficofeina; è una sostanza agine al tannino. Mannite. Già avvertita in parecchie Fucoidee e nelle Rhodymenia palmata da Stenhouse (1844); il Kylin ne confermò la presenza an- che in Alghe non studiate da Stenhouse. Zuccheri semplici. Trovati dal Kylin in Ascophyllum nodosum, Fucus vesiculosiis, Laminaria digitata e L. saccharina', sembra man- chino nelle Fioridee, confermandosi così i risultati ottenuti dal Kolk- wiTz (1900). Laminarina. È un idrato di carbonio simile, sotto alcuni riguardi alla destrina; esiste nelle quattro Fucoidee citate a proposito degli zuccheri semplici. 103 Amido delle Fioridee (Florideenslàrke). Secondo il Kylin con la idrolisi con acidi diluiti (in Furcellaria fastigiata) dà destrosio. Costituenti mucilaginosi delle pareti cellulari (Algina di Stanford; fucoidina di Kylin destrogira, mucilagini di Chondrus, Ceramium, Furcellaria, Dumontia, forse differenti fra loro). Nell’elenco bibliografico, che l’A. dà in fine al suo lavoro, pos- sono avvertirsi alcune ommissioni, soprattutto riguardo alle Memorie riflettenti le sostanze zuccherine, la mannite ecc. ad esempio di Bauer (1884-1889), di Greenish (1881) di Swartz (191 1), di Mùther (1908) e di parecchi altri che si occuparono in modo particolare di Alghe giapponesi, come apparisce dall’opera Fertilizer Resources of thè United States (Washington 1912), opera sotto molti rispetti in- teressante alla quale hanno collaborato il prof. W. A. Setchell, C. L. Alsberg ed altri scienziati. Clements F. E. & Le Roy Shantz H. - A new genus of Blue- green Algae. - Minnesota Botanical Studies Voi. IV, part I, p. i33- i35, piate XX. Col nome di Eucapsis gli Autori propongono un nuovo genere di xMizoficee, a0ine a Merismopedium, dandone la seguente diagnosi : Eucapsis n. g. Coloniae natantes, cubicae, regulares, maturitate e familiis regularibus 8-5i2-cellularibus constitutae, cellulae muco matricali uniformi gelatinoso immersae, sphaericae aut ellipticae, con- tento subtiliter granulato, caeruleo-viridi. Divisio cellularum in tres spatii directiones. Propagatio fragmentatione in cellulas singulas vel in colonias parvas. .Eucapsis alpina n. sp. Coloniae natantes, sparsissimae, 18-80 \l.; cellulae muco achroo immerse, caeruleo-virides, saepius propter ra- pidam evolutionem ellipticae aut sphaericae, io « 6-7 aut 5-/ a. diam. metientes. HaP. in stagno regionis elatioris, Colorado (Shantz). Butterà Fr. K. - Notes on thè species of Liagora and Galaxaura of thè Central Pacific. - Minnesota Botanical Studies voi. IV, part II, pag. 161-184, XXIV. Sono descritte le seguenti specie, tra le quali alcune nuove, altre già note ; sono contrassegnate con * quelle che l’ Autore illustra 104 in qualche particolare anatomico nella tavola accompagnante il lavoro. Liagora leprosa J. Ag., *L. pulverulenta Ag., tennis J. Ag., *L. maxima n. sp., *L. intricata n. sp., *1/. subpaniculata n. sp., hawaiiana n. sp., corymbosa ]. Ag., *Z. Tildenii n. sp., TU- denti var. lubrica n. v., L. Cheyneana Harv., *L. paniculata J. Ag., *Z. subar ticulata Grun., Galaxaura glabriuscula Kjellm., *G. hawaiiana n. sp., G. intricata Kjellm., G. cuculligera Kjellm., G fragilis Lam., G. Schimperi Decne, G. arborea Kjellm., *G. acuminata Kjellm. n. sp., *G mauiana n. sp., G. hystrix Kjellm., G. infirma Kjellm., G. sp. (i e sectione Vepreculae Kjellm.). Tempère et Peragallo. - Diatomées du Monde entier, 2 edition, 23-24 Fase., pag. 353-384. - Grez-sur-Loing, 1912-1913. Sono compresi in questi due fascicoli (^) i numeri seguenti, al- cuni dei quali comprendono specie e varietà nuove o rare: N. 734-735 - Lagarde, Cantal (Francia), deposito fossile d’acqua dolce. » 736-737 - Lagarde, Cantal (Francia), deposito fossile d’acqua dolce. » 738-739 - Allanche, Cantal (Francia). » 740-741 - Araules, Haute-Loire (Francia). » 742 - Le Havre (Francia). » 743 - Le Havre (Francia), sulle Alghe. » 744 - Enghien (Francia). » 745-747 - Hakodate Yeso (Giappone), deposito fossile. » 74e-749 - Setanaigori Yeso (Giappone), id. 1 y5o - Wembets Yeso (Giappone), id. 2 22-25 - Bendai (Giappone), id. » 90 - Tokuro (Giappone), id. » 448-449 - Abashire (Giappone), id. » 75i - Chimborazo (Equatore), » 752 - Lago Balaton (Ungheria). » 753 - Hamman Lif, Tunisi (Africa). » 754 - River Shannon (Scozia), estuario. > 755 - Ceq, Auvergne (Francia). (9 Cfr. per il fascicolo 22, il resoconto in Nuova Notarisia XXIV, 1913, pag. 44-45- 105 » 7^6 - Izsopallaga Serges (Ungheria). » 767 - Weequachick Lake, New Jersey (Stati Uniti). » 758 - Degernas, Westerbotten (Svezia). » 759 - Pautrask, Stensele Lappmark (Svezia). » 7Ó0 - Trouville, Calvados (Francia). » 7Ó1 - Cette, Hérault (Francia), stomaci di ascidie. » 7Ó2-763 - Andreugeolet près de Saugues, Haute-Loire (Francia). » 764-765 - Fontillou, Cantal (Francia). » 766 - Etretat (Francia), sulle Alghe. » 767 - Westeras (Svezia), raccolta salmastra. » 768-769 - Saint-Leger-en-Yvelines, Seine-et-Oise (Francia). » 770 - Etang de Saint-Quentin, Seine-et-Oise (Francia). » 772 - Arcachon, Gironde (Francia). » 772 - Saint-Servan, Ille-et-Vilaine (Francia). B 773 - Pope ’s Creek, Maryland (Stati Uniti). B 774 - Port d’ Oamaru (Nuova Zelanda). B 775 - Nassau, isole Bahama (Antille). B 776 - Phillips, Maine, Conn. (Stati Uniti d’America). » 777 - Montgomery, Alabama (Stati Uniti d’America). » 778 - Aberdeen (Scozia). B 777 - Coste del Giappone. » 780 - Lago di Lugano (Svizzera), raccolta pelagica. B 781 - Greifensee (Svizzera), id. 4 782 - Lago di Zurigo (Svizzera) id. B 783 - Vierwaldstàttersee (Svizzera) id. B 784 - Lago di Zurigo presso Horgen (Svizzera). B 785 - Aabach presso Horgen (Svizzera). » 786 - Sulzenbach presso Berna (Svizzera) B 787 - Urserenthal (Svizzera). » 788 - Reno presso Ermatingen (Svizzera). B 789 - Royan, Charente-inférieure (Francia), raccolta pelagica. B 790-792 - Arcachon, Gironde (Francia), raccolta pelagica. 4 793 - Banyuls (Francia), id. » 794*797 - Nagasaki (Giappone), lavature di conchiglie. 106 Andrews F. M. - Conjugation of two different species of Spiro- gyra - Bulletìn of thè Torrey Botanikal Club voi. 38, 1910, p. 299, Fig. A-B. Nel 1884 il Bessey descrisse la coniugazione tra la Spirogyra proiecta Wood {= S, calospora Cleve) e la S. majuscula ; ora V An- drews illustra un consimile caso osservato da lui tra Spirogyra crassa Kuetz. e Sp, communis Kuetz. Le Spirogyra si prestano molto bene a questi studi, come lo dimostrano anche le ricerche sulle coniuga- zioni anormali nelle specie di detto genere eseguite parecchi anni fa da R. A. Robertson e da L. Montemartini. Greyer Justin. - Beitrag zur Algenflora des Kùstenlandes. - Hed- wigia Band Lll, Heft ó, 1912, pag. 324-339, i Textfig. L’ A. fornisce la enumerazione delle Alghe raccolte dal Prof. G. Beck (1903-1907) nel littorale illirico e aggiunge l’elenco di tutte le specie (comprese le Characeae) finora conosciute per la stessa re- gione, desumendole oltre che dal proprio studio, dai lavori generali pubblicati da Kuetzing, Rabenhorst, De Toni e dai materiali con- servati nell’erbario dell’istituto botanico dell’Università tedesca in Praga. Se, come pare, 1’ egregio autore volle darci un quadro sinottico delle Alghe anche littorali marine (come ne è prova la indicazione di Rivularia atra, Entophysalis granulosa, Ulva lacluca ecc.) egli avreb- be potuto raccogliere altri elementi nelle opere di Zanardini, Han- SGiRG etc., sia per forme che per località da aggiungere. Le aggiunte non sarebbero state poche, soprattutto tenendo conto dell’ abbon- dante contributo apportato alla conoscenza della Flora algologica istriana dal prof. A. Hansgirg. E inutile compilare prospetti floristici regionali se essi non si avvicinano, per quanto è possibile, a essere completi ; a rigore di termini anche il Ceramium radiculosum Grun. ben noto del Timavo e pochi anni or sono (1908) egregiamente il- lustrato nei suoi adattamenti da J. Schiller, avrebbe potuto venir ricordato. G. B. De Toni Vilhelm Jan. - Zweiter Beitrag zur Kenntnis der Charophyten- flora von Montenegro und Bulgarien — Hedwigia Band LUI, Heft 1-2, 1912, pag. 23-38, 3 Textabbildungen. 107 L’A. il quale pubblicò nel 1907 (Hedwigia XLVII, p. 66-70) un primo contributo alla conoscenza delle Characeae della Bulgaria, del Montenegro e della penisola Athos, continua la descrizione dei ma- teriali raccolti nel Montenegro e nella Bulgaria dal botanico]. Rohlena. Sono descritte le seguenti nuove entità di Characeae : Chara contraria A. Br. f. balcanica, f. monienegrina (fig. i), f. condensata, f. humilior, Chara gymnophylla A. Br. f. Velenovskyi, Chara Rohlenae (fig. 2; cistocarpio; a0ìne a Chara gymnophylla A. Br.), Chara aspera Willd. f. Rohlenae (fig. 3 : formazione di questa forma presso Niksic in Montenegro, durante P asciutto dell’estate), Chara fragilis Desv. f. lacustris Mig., f. Migulae, Kuckuck Paul. - Beitràge zur Kenntnis der Meeresalgen io-i3. - Wissenschaftliche Meeresuntersuchungen, herausgegeben von der Kommission zur Untersuchung der deutschen Meere in Kiel und der Biologischen Anstalt auf Helgoland Neue Folge, V. Band, Abteilung Helgoland, Heft 3, 1912, pag. 117-226, Taf. IV-XIII (15-24) u. 46 Textfiguren. Queste quattro ricerche costituiscono una degna continuazione delle nove precedenti che illustrano egregiamente la Rhododermis parasitica Batters, il Rhodochorton memhranaceum Magnus, il genere Mikrosyphar Kuckuck, due specie cavernicole [Ectocarpus lucifugus Kck, Leptonema lucifugum Kck), un nuovo Asperococcus con en- trambe le sorta di sporangi {Asperococcus scaber Kck), il genere Myriotrichia Harv. (6 specie), l’ Eclocarpus iuvestiens degli Autori [Cylindrocarpus mtcroscopicus Crn.), il nuovo genere Compsonema (C. gracile Kck) e l’alternanza di generazione nella Cutleria multifida (Engl. Bot.) Grev. Nel n. IO dei suoi Beitràge il D.r Kuckuck illustra, con nuove osservazioni, il genere Nemoderma Schousb. con la specie N. tingi- tanum, della quale egli potè vedere la descrizione e i disegni originali dello Schousboe presso il compianto Bornet in Parigi e poscia rac- cogliere materiale fresco per lo studio presso Agla al Marocco; cosi egli potè esaminare meglio la struttura, la fruttificazione e lo svi- luppo di questa singolare sp. e rettificare il posto che al Nemoderma compete nel sistema delle Alghe brune, poiché esso, avendo sporangi uniloculari con zoospore numerose (non monosporangi), non può tro- 108 var posto tra le Tilopteridaceae, ma piuttosto il genere si avvicina alle Myrionemataceae, ^ Nel n. Il si tratta della riproduzione delle Feosporee, venendo cosi r A. a portare nuova luce su un argomento tanto discusso dopo le ricerche del Berthold, del Sauvageau e dell’ Oltmanns; il Kuckuck potè constatare la copulazione delle zoospore in Ectocarpus sili- culosus (Dillw.) Lyngb., Scytosiphon lomentaria (Lyngb.) Ag., Phyl- litis '}y)sterifolia Reinke, Siictyosiphon tortilis (Rupr.) Reinke, Li- thoderma fatiscens Aresch. ; rilevò che le zoospore di Ectocarpus gra- nulosus (Engl. Bot.) Ag., prodotte da sporangi pluriloculari, germo- gliano senza fecondazione; osservò le zoospore (dagli sporangi uni- loculari) di Castagnea Griffithsiana (Grev.) Ag. ma non potè seguirne lo sviluppo, quelle di Myriotrichia [clavaeformis, filiformis), di Aspe- rococcus (A. echinatus, A, compressus)^ di Laminaria saccharina, di Sphacelaria olivacea, di Chaetopteris piumosa^ di Cladostephus verti- cìllatus\ gli spermatozoi di Lìlopteris Mertensii. Nel n. 12 il Kuckuck descrive la struttura del tallo, gli sporangi (crocipartiti), i procarpi e cistocarpi della Eiatoma (Fari.) Kck., già descritta col nome di Nemastoma? Bairdii dal Farlow (1881) che la raccolse nell’ agosto 1871 presso Gay Head (Massachussetts) e trovata fino dal i853 da Miss Dickinson grosso Cullercoats (Nor- thumberland) e ritenuta dal Batters (1900) nient’ altro che la Elel- minthocladia Hudsoni J. Ag. ; forse vi corrisponde pure il Nemalion multifidum gracillimum Wollny (Meeresalgen von Helgoland, 1880, n. 418). Coll’aggiunta di Piatoma Bairdii la diagnosi del genere Pia- toma vuol essere emendata quanto ai caratteri del tallo; Thallus teres compressus vel planus. Nel n. 12 r A. fornisce interessanti osservazioni sulle Chrysyme- nia dell’ x\driatico (coste istriane) cioè Chr. microphysa Hauck, dir. Uvaria (Wulf.) J. Ag. e Chr. ventricosa (Lamour.)J. Ag. Della prima specie il Kuckuck fu fortunato di raccogliere esemplari fertili (tetra- » sporangi, cistocarpi e anteridi in individui distinti) e perciò potè, anche in base alla morfologia esterna e all’anatomia del tallo, dimo- strare l’autonomia della specie descritta da F. Hauck e vivente fra i5 e 40 metri di profondità. Della Chrysymenia Uvaria, specie comune e vivente nell’Adria- tico dalla superficie fino a 20 metri circa di profondità (altrove rag- 109 giunge profondità maggiori) descrive pure la struttura, ricordando esemplari di considerevole sviluppo; osservò di queste specie i ci- stocarpi e i tetrasporangi e il fatto delle vesciche decidue. Infine della Chrysymenìa ventricosa pure descrisse la struttura del tallo, i cistocarpi (giovani in giugno, maturi in novembre) e i tetrasporangi. In tal maniera è dato un esauriente contributo alla co- noscenza delle Chrysymenìa del Mediterraneo, mancando solo a com- pletare tale conoscenza i ragguagli relativi alla Chrysymenìa Chìa- jeana Menegh. la quale meriterebbe di venire esaminata su mate- riali autentici e su materiali freschi, per poterne meglio che non sia stato fatto dallo Zanardini studiare la struttura e soprattutto ricono- scere come ne siano i cistocarpi che il Meneghini affermò di avere osservato solitarii ad occupare il mezzo dei ramenti saccato-tubulosi, come ne siano i tetrasporangi che appariscono delineati nelle Tahu- lae phycologìcae del Kuetzing. G. B. De Toni J. B. DE TONI Silloge Hlgqpum | omnium hucusque cognitarum, f; Voi. 1. sect. 1--2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo- gica]. ~ Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8°, p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1-3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo- I gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. - Patavii, 1891-94, Tip. Seminario, in 8°, pag. cxxxii - 1556 - ccxiv. It. lib. j {francs) 115. Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8"', p. xvi-638. It. lib. {francs) 41. Voi. IV. Florideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8', p. lxi-1973. It. lib. (^francs) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907, Tip. Seminario, in 8^", p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TOM Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. - Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8"", p. xxxii~520. L. 5. Serie XXIV (Anno XXVIH dalla fondazione della “N0TARI8IA,,) — Luglio 1913 LA NUOVA NOTARISIA REDATTORE E PROPRIETARIO Gr. B. Dott. bertoni LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCHIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA SOMMARIO Mazza A.: Saggio di Algologia Oceanica [contin.], — Litteratura phycologica. — Notiziario — Necrologio. Bdresser tout ce qui concerne la: «NUOVA NOTARISIA» = à M. LE Prof. G. B. DE TONI R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d’ abonnement pour la sèrie XXIV (1913) Frames 15. Prix d’ abonnement pour les années 1886-89 du Journal d’ algologie « Notarisia » Francs 60. TIP, SEMINARIO-PADOVA Collaboratori della NUOVA NOTARISIA T. Bentivoglio — F. Boergesen — 0. Borge — A. Borzì — F. Ca- STRACANE (f) J. ChALON R. ChODAT J. CoMÈRE J. Deby (f) — A. De Toni — A. M. Edwards — D. Filippi — A. Forti — M. FosLiE(f) — A. Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski — L. Montemartini — 0. Nordstedt — P. Pero — P. Petit — S. Petkoff — A. Piccone (*j*) — T. Reinbold — P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W. Rothert — F. Sac- CARDO (f) W. SCHMIDLE F. SCHMITZ (f) B. SCHROEDER C. ScHROETER — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter , — A. Weber van Bosse — W. West — G, Zodda. LUGLIO 1913 - (Anno XXVIII dalla fondazione della “ NOTARISIA „). LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE D OTT. G. B. DE TONI LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA R. Orto Botanico Modena (Italia) Angelo Mazza SAGGIO DI ALGOLOGIA OGEAUIGA 462. Gloiopeltis tenax (Turn.) J. Ag. = Fucus tenax Turn. - Sphaerococcus tenax Ag. Sp. Alg. Callo basilare esiguo, prima discoideo, indi peltiforme ed in- fine subconico irregolare, recante una o più frondi. PTondi cespitose, lunghe 2-4 cm., spesse da un mill. a mezzo centim. sotto le dico- tomie delle forme assai inflate, interamente cilindriche e talora com- presse nelle ora dette dicotomie, attenuate alle due estremità, dalla base all’apice più o meno densamente dicotome, ora a più segmenti approssimati o pullulanti in un unico punto, irregolarmente divise. Segmenti patenti, i terminali più tenui divaricato-incurvi, lungamente acuminati. Nelle forme maggiormente inflate le diramazioni sono più brevi e non attenuate nelle sommità loro le quali si mostrano spesso subtronche in linea retta, nude o provviste di rametti uniba- silari. Cistocarpi emisferici prominenti; tetrasporangi immersi nello strato corticale, quadripartiti più 0 meno regolarmente, in pericarpio 114 ialino. Sostanza gelatinosa cartilagìnea nel recente, servente a vari usi, come si disse nel genere, quasi cornea nel secco, assai aderi- bile nel solo caso della riumettazione. Colore acquosamente porpo- rescente, più scuro o cinnamomeo o paglierino od albido nel secco. Eccettuate le forme assai inflate che ricordano meglio la G. furcata var. colìformis^ tutte le altre tengono dell’ aspetto di alcune forme di Gigartina acicularis. È questa la prima delle specie che venne conosciuta in Europa. Carlo Agardh dice di essa « speciem mihi parum notam » epperò egli riportò forse dal Turner il « repletam fibris horizontalibus arti- culatis anastomosantibus. » Come avviene di frequente, e massime nel gen. Gloiopeltis, è solo dopo dell’ aver praticato molte sezioni nelle varie parti d’individui d’ogni forma, che è possibile formarsi un concetto complessivo dell’intima loro struttura. Mi limito ai pochi reperti permessimi dal materiale consultato i quali, crédo, possono riassumere il completo organismo, trascurando i passaggi intermedi. La sezione traversale del callo adulto ha forme assai irrego- lari, cioè composte di una linea policurve, per cui riescono più o meno lobate, spesso lagenariformi. Questo fatto già indica che la parte è suscettibile di ulteriori accrescimenti senza euritmia. Ne consegue che l’asse o può essere mascherato o eccentrico e che talune parti nella loro struttura possono riescire quasi a sè stanti, tanto vi si mostran diverse la natura e la direzione degli elementi che la compongono. In regola generale si può ammettere uno strato periassile formato da una massa longitudinale di filamenti ialini paralleli, assai serrati fra di loro. Questa massa si può chiarire o con la compressione o con la prolungata bagnatura che la rendono lassa cominciando dai filamenti perimetrali che si divaricano diago- nalmente e tendono verso l’esterno con le loro sommità corimbose. Alcune volte vi si trova accompagnata materia parenchimatica in grumi gommosi ialini o paglierini. Allo strato corticale vi si può so- vrapporre materia granulosa amorfa. L’aspetto intimo delle parti replete della fronda, visto in sezione trasversale (tonda) cosi si presenta: asse centrale esiguo, tondo, co- lorato, inguainato a piccola distanza da un tubo ialino membranaceo. Dalla parete di questa guaina partono, in modo radiato, esigui fila- llb menti ialini moniliformi composti di cellule esìgue isolate (^), sem- plici nel tratto originario indi regolarmente dicotomi in guisa che ogni dicotomia di ciascun filamento anastomosandosi, sempre in linea retta diagonale con le dicotomie dei filamenti contigui, viene a formare un primo giro periassile di maglie losangiformi. Con lo stesso processo, sul primo giro se ne forma un secondo le cui dico- tomie rimangono aperte e indipendenti, si allungano e si ramificano ciascuna in un corimbo dirigendosi alla periferia a rafforzarvi lo strato corticale. L’organizzazione periassile delle parti replete della pianta è pertanto composta da un vasto tubo di maglie losangiformi, che si congiunge alla periferia mediante filamenti orizzontali termi- nati in corimbi. Altro esempio di parte piena (regione inferiore della pianta) è quello in cui, in luogo del reticolato, si ha una massa tonda perias- sile assai compatta, composta di filamenti ialini brevi, ramosi, stret- tamente intricati, dal cui margine si staccano dei filamenti lunga- mente semplici radiati, terminati da corimbi penetranti lo strato corticale. Uno dei fenomeni che accompagnano la prima scomparsa del- l’asse è quello del grande diametro che assume la guaina assile, d’onde la tubolosità della parte. La guaina stessa in questo caso è rappresentata da filamenti uniseriati, assai brevi, semplici, stipatis- simi ma non sovrapponentisi, radiati, indi corimbosi alle sommità loro. Altro stadio è quello dei filamenti subramosi, brevi, lassamente contesti. Finalmente si giunge alla caratteristica suprema che, secondo i miei reperti, sarebbe propria della specie, e che va congiunta alla cavità massima. Voglio dire la metamorfosi della guaina, che qui (q Operando sopra piante morte c’ è da stupirsi come delle esigue cellule non trattenute da un invoglio comune si possano mantenere nelle linee imposte dal disegno di cui fanno parte, e ciò ad onta della manipolazione. La ragione si trova nell’ equilibrio che, mediante la riumettazione, viene a stabilirsi nel fluido interiore il quale, operando con forze eguali e in senso opposto, costringe all’ im- mobilità anche ogni più piccolo organismo. Nel caso speciale viene in tal guisa a facilitarsi la confluenza delle cellule che possono essere destinate alla forma- zione di filamenti articolati. 116 si opera in modo più semplice di quello descritto nel genere, ma ciò non pertanto meno curiosa. In. luogo del robustissimo filamento foggiato a ghirlanda, a lunghe articolazioni munite di tubo assile, e in luogo delle non meno robuste ramificazioni derivanti dai nodi con un diverso contegno a seconda che provengono dal lato estrorso o dal lato introrso del filamento, si ha qui invece un filamento semplice piegato a cerchio in curva irregolarmente ondulata, di or- ganizzazione incospicua, dato il suo colore uniforme di vetro sme- rigliato. Invece delle ramificazioni è munito sia esternamente che internamente di filamenti esigui, ialini, assai spessi e in modo uni- forme, perfettamente verticali alle rispettive pareti esterna ed interna del cerchio. Quelli esterni rimasti semplici ad una stessa eguale al- tezza, si ramificano poscia in dicotomie dirigendosi verso la periferia della fronda ove si suddividono in corimbi; quelli interni rimangono assai più corti, parcamente ramosi e terminano in sommità tronche ma non cistiformi, lasciando libero il resto dell’ampio spazio centrale. Hab. Nel mare Cinese, Coreano e Giapponese. a. Gloiopeltis tenax (Turn.) J. Ag. Japan. Tanaka. Ex herb. G. B. De Toni. 403. Gloiopeltis capillaris Suring. Frondi cespitose alte 1-4 cm. sopra un esiguo callo, dapprima semplici, davate, indi subcilindriche dividentisi in una prima dicoto- mia divaricata ad ascella ottuso-rotondata. Le suddivisioni successive si operano nello stesso modo (talvolta unilaterali) appressate ed in- fine subcorimbose coi rami superiori più o meno incurvi ad estre- mità semplici, poscia forcute o bi-tridivise, quasi ornitopodioidi. E carattere poi quasi generico quello di alcune divisioni di più grande sviluppo, semplici lungamente davate od acuminate, ricurve, fisto- lose. Cistocarpi prominenti sui rami, a nucleo immerso fra lo strato periferico; tetrasporangi piccoli, divisi a croce, sparsi nel cortice quasi in ogni punto della fronda. Il portamento può ricordare quello ad es. di alcune forme pu- sille di Gelidium crinale-. Il colore roseo-porporino si fa più scuro nel secco, oppure si tramuta in paglierino; il suo mantenimento o la perdita dipendono dai vari stati in cui gl’individui possono trovarsi al momento della raccolta e dal modo della preparazione. Questa 117 deve restare all’aria libera fino al suo essiccamento. Sostanza gela- tinosa nel recente, cartilaginacea nel secco, presto dissolventesi nella riumettazione. Cresce sulle rupi marine a Mitadiri nel mare Giap- ponese. Gl’indigeni ne fanno raccolta con le dita cosperse di cenere per evitare l’agglutinamento, vi uniscono acqua ed aceto e serve per preparare, sia pure curri jure^ una pappa il cui pregio non so quanto potrebbe essere apprezzato da un palato occidentale (*). Ignorando quanto J. Agardh e Suringar ne scrissero circa la costituzione intima dr questa specie e come ne venga spiegata l’o- rigine delle metamorfosi che in essa si compiono, mi limiterò anche qui ad esporre il risultato delle poche mie disamine microscopiche. Gli esemplari esaminati provengono dall’ algario De Toni e fu- rono raccolti in parte dal Grunow e in parte da altri (^). Alcuni sarebbero della f. tìpica, altri della f. minuta. « Structura fere ut in Gl, tenaci, quali a J. Agardh descripta fuit, immo simplicior, ut eximie docuit Suringar ». Con queste parole lo stesso G. B. De Toni in Syll. Alg. ha forse riassunto il risultato degli studi compiuti dai detti autori sulla specie in esame. Ciò pre- messo, ecco alcuni miei reperti microscopici fra i più caratteristici. Le parti non tubolose della f. tipica (esempi. Grunow) hanno r asse subtondo o subelittico colorato inguainato, a minima di- stanza, da membrana ialina. Strato periassile ialino membranaceo- protonematico, in parte uniforme, in parte filamentoso, con tutti i ca- ratteri di formazioni transitorie, circondato a distanza da un robusto filamento circolare (a spirale.^) ialino, articolato, con ramificazioni ad ogni nodo, esili e scarse le interne, più robuste ed abbondanti le esteriori che fanno capo allo strato corticale con le estremità loro corimbose. Strato corticale di parecchie serie di esigue cellule sempre più colorate dall’interno all’ esterno. Le parti fistolose si fanno tali in modo graduato, cioè con pro- gressive dilacerazioni dello strato periassile che si ritira verso l’e- (h Eppure è stato detto e scritto che la psiche giapponese si venne prepa- rando ai suoi successi con simili regimi vegetariani. (2) De Toni G. B., Phyceae Japonicae novae, addita enumeratione Algarum in ditione maritima Japoniae hucusque collectarum pag. 37 (Mem. R. Ist. Veneto voi XXV, n. 5 ; Venezia 1895). IIS sterno, e in fine con la scomparsa del tubo assile. Ne risulta un vasto vuoto centrale, tondo in sezione trasversale, cilindrico in rap- porto alla lunghezza dell’articolazione, circoscritto dal robusto fila- mento circolare (a spirale in rapporto all’intera articolazione) del cui contegno fu già detto. Nella f. minuta si hanno i seguenti tipi o fasi nelle parti non tubolose. a) Asse centrale unico, tondo come il perimetro dell’intera se- zione, colorato, inguainato a piccola distanza da membrana ialina, uniforme e filacciosa, dalla quale si staccano in modo radiato dei filamenti esigui, moniliformi, lungamente semplici poscia dicotomi ed infine corimbiformi nella periferia; h) Sezione a forma elittica ; asse centrale unico con guaina in- distinta in seguito a sfilacciamento generante una massa subtonda od elittica di filamenti sottili ialini, intricati, ramosi, capitati per una estremità celluliforme, commisti a celluline ialine a sè stanti. Da que- sta massa partono i soliti filamenti radiati come sopra ; c) Sezione a forma elittica a due assi assai distanziati, colorati, inguainati in una inassa di filamenti ialini lassi d’onde si staccano i filamenti radiati. Nelle parti tubolose, a sezione tonda, si possono talvolta osser- vare da uno a tre assi uno dei quali centrale oppure tutti eccentrici, con 0 senza guaina, campeggianti nel vuoto il cui spazio è delimi- tato dal solito filamento robusto, circolare, che si comporta nel modo che già conosciamo. 11 fenomeno della plurità degli assi si spiega con lo sdoppiamento interiore, salvo il manifestarsi all’esterno con tanti rami quanti sono gli assi meno uno, quello cioè proprio al filo primario. Allo strato cellulare periferico, intensamente colorato di porpo- rino, in questa forma minuta fa seguito uno strato mucoso, ialino- giallorino di uno spessore insolito, al quale si sovrappone uno strato occasionale nerastro composto di animali inferiori e di detriti animali e vegetali, il che fa sospettare come il rivestimento mucoso possa avere un compito speciale nel richiamare e trattenere intorno alla pianta un simile materiale eterogeneo. Riferendoci al rivestimento periassile di Gl. tenax, fra le varie sue manifestazioni abbiamo rilevato quella di un reticolato a maglie 119 losangiformi, che pure si ripete in GL cervicornis, ma che non si verifica in GL capillaris, almeno negli esemplari osservati, d’onde forse r immo sitnplicior di Suringar. a. Gloiopeltis capillaris Suring. Japan. Tanaka, Grunow. h, G. capili, f. minuta. Idem Idem. 464. Gloiopeltis forcata (Post, et Rupr.) J. Ag. = Dumontia f arcata Post, et Rupr. Anche qui si tratta di avere assunto come tipo una pianta la cui descrizione precedette di molto la conoscenza di una forma che, per l’origine sua e per un peculiare carattere intimo che si trasmette anche ad altra specie della stessa origine, aveva diritto al detto titolo di preminenza. Ecco perchè questo capitolo avrei amato meglio in- testarlo alla GL coliformis Harv., siccome quella che (il Suringar già ne ebbe il sospetto) debbasi ritenere la più antica espressione della forma primeva, dato il principio che l’evoluzione di ogni essenza nelle sue proprietà fisiche e morali è meglio intesa nel prendere le mosse dell’ Estremo Oriente, in quel Grande Oceano e in quelle terre dove si hanno i migliori elementi per seguire, direbbesi, un corso di paleontologia vivente, sia in fatto di animali che di piante. Ignoro se ed in quanto un tale principio sia stato tenuto presente da J. Agardh, dal Kuetzing, dal Grunow, dal Setchell e dal Gardner, ma non credo perchè tutti questi autori ritennero come tipica la forma dell’ Alaska, e cioè la GL furcata. Ma se i cistocarpi non of- frono decisivi caratteri differenziali oltre quello di essere più o meno prominenti, certo è ad ogni modo che le due piante si presentano assai diverse per aspetto, per sostanza e per intima costituzione, e ciò in modo costante, circostanza questa da non trascurarsi inquan- tochè il gen. ha tendenze a ripetere alcune sue espressioni in ispecie diverse, come ad esempio quella dei rami tubolosi in ogni loro sta- dio fra tutti gli altri che non lo sono nè mai lo diverranno. Si cita questo fatto siccome probativo nel senso di dimostrare che GL coli- formis, appunto per essere costantemente e largamente saccata, rivela chiaramente quel carattere primigenio che più o meno comunica, talvolta saltuariamente, alle specie congeneri da essa derivanti. Lo stesso dicasi pel robustissimo filamento interno delimitante la cavità della fronda. 120 La Gl, furcata, negli esemplari della Tilden a me pervenuti, è alta da 3 a 5 cm. Sorge cespitosa da un piccolo callo disci-crostl- forme con uno stipite filiforme attenuato alla base. Alcune delle frondi rimangono brevi, semplici interamente, altre forcute una sol volta alla sommità, e fra queste talune raggiungono il loro pieno svi- luppo, altre rimangono nane, salva la ripresa della vegetazione elata, date certe condizioni. Le frondi d’immediato e completo svolgimento hanno uno stipite lungo 1-2 cm. sul quale si apre la prima dicoto- mia ad ascella largamente rotondata coi due rami incurvato-ascen- denti, ognuno dei quali alla sua volta dà origine ad una dicotomia a rami divaricati lunghi 2 cm. circa, e da questa procede talvolta una terza dicotomia i cui rami terminano ora in modo subsemplice, ma generalmente in una forcella a due-tre suddivisioni semplici o bicuspidate. Lo spessore massimo è di un mill. Cistocarpi prominenti col nucleo immerso nello strato -periferico. Tetraspore Sostanza carnoso-cartilaginea nel recente, rosso-bruna nel secco in causa di speciali sovrapposizioni cellulari nello strato corticale, per cui le se- zioni saltano con un rumore secco sotto il taglio. Vista in superficie presenta uno strato acetino di esigue cellule oblunghe, elittiche, subtonde, semplici e caudate commiste, le cui disposizioni non sono apprezzabili essendo in parte fitte 0 anche com- bacianti, in parte isolate sparse senza regola. Sopra questo sfondo scorrono longitudinalmente delle zonature cordoniformi subsemplici e dicotome, ondulate a zig-zag, a tratti subparallele e convergenti ad arco ed infine anastomosantisi, 0 interrotte per riprendersi poi a qualche distanza. Sui fianchi di queste zonature le cellule dello sfondo si ammassano assai fittamente, d’onde il grande rilievo di esse. Sotto la pressione le zonature si risolvono in miriadi di celluline della stessa natura di quelle dello sfondo ma un po’ più lunghe e quasi confluenti per le estremità loro. Devesi a questi rinforzi dello strato corticale la consistenza quasi cornea nel secco e il salto rumoroso delle se- zioni. Le sezioni trasversali hanno sempre una figura subtonda, op- pure perfettamente tonda. Nelle parti inferiori della fronda l’asse tondo è centrale, unico, colorato, inguainato da tubo ialino, mentre a distanze piccolissime, cioè di frazioni di millimetro, l’asse può essere già scomparso, sia 121 naturalmente, sìa per effetto della riumettazione la quale tende a scomporre gli elementi (*), o mostrarsi doppio, con o senza guaine, o in via di scomposizione. È da notare la possibilità di un duplice asse in tali parti non suscettibili di ramificazioni. Dall’asse si stac- cano dei filamenti moniliformi nodulosi composti di cellule ialine normali commiste ad altre subtonde od oblunghe, più grandi del- r ordinario e leggermente paglierine, quasi di natura disseminativa. Questi filamenti da semplici si ramificano poscia a dicotomie e si decompongono in corimbi entro lo strato corticale. Questo interno poco diversifica da quello delle parti mediane. Nei rami accorciati formanti la forca cimale l’asse ora è indi- stinto, ora rudimentale, ora più progredito, ed è circondato da cel- lule fitte colorate, subtonde, obovate, o di poco oblunghe, subdisor- dinate o con tendenza a disporsi in filamenti radiati, ciò che avviene perfettamente nelle vicinanze dello strato corticale dove si suddivi- dono in corimbi fitti stipatissìmi, le cui estremità fatte di cellule in- tensamente cólorate, esigue, si spingono alla periferia priva di muco. Se da questi pochi reperti fosse lecito dedurre una conclusione assoluta, si potrebbe stabilire che questa ritenuta forma tipica non presenta mai fistolosità. a. 3o5. Gloiopeltis fiircata (Post, and Rupr.) J. Ag. In tufts, attached to sides of rocks. Brown island, Washington. J. E. Tilden, 14 Je. 1898. 4Ó5. Gloiopeltis coliformis Harv. Char. of New Algae from Japan n. 35, in Proceed. of Amer. Acad. Voi. IV, Oct. 1859, pag. 332, Suringar Alg. Japon. pag. 32, tab. XIX. Etim. specifica ; colis gambo, fusto, verga ... nel senso animale. Quest’ultimo significato è appunto quello che corrisponde al caso attuale. Nella prima parte del capitolo precedente si sono esposti i mo- tivi pei quali, a rìmessivo giudizio dello scrivente, alla GL coliformis spetterebbe di essere considerata come forma originaria, mentre la (9 A proposito dell’asse, J. Agardh dice «e segmento transversali facile elabitur » . 122 forma furcata non ne sarebbe che la derivazione. Ad onta di tale convinzione, venne, a questo riguardo, rispettato l’ordine sistematico della SylI. Alg. di G. B. De Toni fin qui seguito, salvo agli studiosi avvenire il riprendere Targomento la cui soluzione potrà forse essere facilitata con la scorta d’ individui tetrasporiferi e anteridiferi di en- trambe le forme delle due Gloiopeltis in questione. Negli esemplari in esame la Gl. coliformis è alta 4-Ó cm. Le frondi vengono emesse da un esiguo callo disci-crostiforme e sono munite di uno stipite filiforme spesso V3 di mill., subcilindrico, lungo un cm. circa, più o meno provvisto di ramoscelli rizoidei colorati, talvolta stipatissimi nel punto dove s’ inizia la tubolosità della fronda. Da questo punto in poi la fronda è pertanto largamente inflata fino a raggiungere il diametro di 2 mill. e mezzo, e il vuoto interno si estende fin presso l’estrema punta delle ultime suddivisioni o proli- ficazioni cimali. Le ramificazioni maggiori lungo T asse primario sono assai scarse, talvolta si riducono ad una sola, tal’ altra l’asse stesso ne è privo affatto, come succede d’ordinario nelle forme giovanili. Gli assi adulti primari e secondari sono cilindrici, lungamente stipi- tati i primi nel modo che si è detto, semplicemente e leggermente strozzati alla base i secondi, gli uni e gli altri muniti di lievi costri- zioni che possono talora assumere l’aspetto di articolazioni, l’ultima delle quali è più sentita, in guisa cioè che le estremità, apparente- mente rotondate, sembrano chiuse e munite di brevi prolificazioni. La realtà invece é diversa. Nel punto dell’ultima costrizione si de- terminano due biforcazioni, in vario grado di sviluppo, ciascuna alla sua volta biforcuta. Ne risulta un cespuglietto a disposizione in ap- parenza verticillata, non più alto di 3-ó mill., che a primo aspetto si potrebbe cambiare per una prolificazione fascicolata, mentre si tratta di una vera e propria ramificazione per suddivisioni succes- sive, il cui interno vacuo è in comunicazione diretta con la vacuità degli assi primario e secondari. Simili produzioni normali nelle som- mità delle frondi sono invece assai rare e assai meno sviluppate lungo gli assi. Nel secco ha un colore cinnamomeo-laterizio. Sostanza cartilagineo-subspongiosa. In superficie le cellule corticali si rivelano unicamente nelle parti più giovani ma senza quel contorno marcato proprio delle pareti cellulari, bensì come piccole macchie assai allungate, longitudinali. 123 subflessuose, subparallele, disordinate, e in parte subverticali o più o meno inclinate. Queste macchie che avrebbero in certa guisa il loro riscontro nelle zone cordoniformi notate in GL furcata, si risolvono, sotto pressione, in un’associazione di cellule ultra esigue. Le sezioni trasversali dello stipite saltano sotto il taglio. Hanno forma circolare gradatamente passante all’elisse più o meno regolare, procedendo dal basso verso l’alto. Tubo centrale cilindrico robustis- simo, cioè a parete cosi spessa (come nel secco) giallorina, da lasciar appena intravedere la sua fistolosità, indi gradatamente allargantisi in forma elittica e solventisi nella sua parete cosicché questa appare formata da una matassina di filamenti giallastri immersa in sostanza mucosa, rimanendo sublibero lo spazio interno. Dalla parete del tubo partono in modo radiato dei filamenti moniliformi, semplici, poscia terminati in corimbi la cui sommità flabelliforme va a far capo nello strato corticale quando questo aumenta il proprio spessore in seguito a supervegetazioni mediante sovrapposizioni ulteriori di altri strati, e allora si determina un perimetro aggiuntivo che, sebbene in parte ancora incorporato all’asse generativo, manifesta una spiccata ten- denza ad isolarsi. Ciò avviene infatti nell’ulteriore sviluppo che è quello della produzione di rami rizoidei propri dello stipite quando necessità di conservazione o di riproduzione immediata lo richiedono. Strato corticale periferico formato di esigue cellule oblunghe, stret- tamente agfiancate, intensamente porporine, conseguenza ultima della ulteriore decomposizione cimale degl’ indicati corimbi. Nella sezione trasv. poco sopra lo stipite, di forma tonda, si ha il tubo assile centrale colorato con guaina a minima distanza, fila- mentosa ialina. Strato periassile di filamenti brevi commisti a pic- cole cellule ialine; il tutto formante una massa circolare con materia parenchimatica giallorina. Da tale massa si staccano in modo radiato filamenti semplici moniliformi terminanti come si è detto. Da indi in poi la fronda è sempre tubolosa. A questa tubolosità va appunto congiunto il fenomeno di quel filamento cosi perfettamente organizzato che delimita la cavità interna. Perciò venne considerato come tipico nella trattazione del genere dove se ne fa la descrizione. Manifestazioni di consimile natura sono forse applicabili a funzioni diverse. Ad esempio, nel sistema placen- dario del gen. Mychodea, massime nella M. hamata, i filamenti sono 124 pure foggiati a ghirlandine formanti una rete nelle cui m'aglie spor- gono le carpospore stipitate. (Vegg. Tav. 141 della Phyc. australica di Harvey). a. Gloiopeltis coUformis Harv, Ex oris Japoniae. Ex herb. De Toni. 4Ó6. Gloiopeltis intricata Suring. Pianta il cui organismo interno è quasi la ripetizione di quello di GL coUformis, e il cui poliformismo esteriore la collega a que- st’ ultima ed alla GL cervicornis. Sorge da un minuto callo basilare discoideo o subconico, suscet- tibile di qualche accrescimento cambiando aspetti fra i quali predo- mina il sacciforme, monopolifronde. Frondi di varia forma inducenti a portamenti diversi. Le frondi tubolose sono alte da i a 5-6 cm., crasse da uno a due mill., semplici, a punta assottigliata semplice 0 biforcuta coi rametti della forca divaricati, a stipite setaceo 0 capil- lare talvolta munito di fascicoli di rametti brevi, setacei. Altre volte le frondi dell’ora indicata forma sono diversamente ramificate: ora una sol volta col ramo secondario subeguale all’asse primario, ora diverse volte con rami a vario grado di sviluppo, assai spessi e tutti unilaterali. Queste forme sono le più alte e che più si avvicinano al portamento della GL coUformis^ senza peraltro averne le costrizioni articoliformi. Si hanno poi le forme densamente cespugliose alte i-3 cm., spesse un mill. o come una setola, parcamente ramose, erette. Seguono le forme più volte dicotome, setacee, intricate, con rami ad ascelle rotondate, patenti, capillari alla base e attenuati in alto dove la ramificazione è più spessa con rami incurvi e sottili. Le sommità dei rami di vario grado sono dentate o bi-triforcute e cor- tamente bi-tricuspidate oppure a martello le cui estremità orizzontali sono alla loro volta bi-tridentate. Fra gli esemplari esaminati molte sono le piantine gremitissime di cistocarpi subtondi, emergenti per due terzi indifferentemente e con la stessa abbondanza da poco so- pra lo stipite fino alle estreme suddivisioni. Pericarpio formato dallo strato quasi intermedio e da quello corticale della fronda. Filamenti carposporiferi assai esili e semplici, ramificati abbondantem.ente in alto ed ogni estremità di tali divisioni reca una carpospora porporina il cui assieme forma una massa tonda. I filamenti partono da una 125 comune base quasi callosa probabilmente derivata da una trasforma- zione del periderma del quale, diversamente, non si scorgerebbe altra traccia. Non riscontrai tetraspore. Sostanza molle, carnosetta o membranacea nel recente, cornea o membranacea nel secco; made- fatta si rende mollissima e, nelle sezioni, facilmente scomponentesi ne’ suoi elementi. Colore fosco-porporino che si fa più scuro nel secco oppure impallidisce. Per quanto si tratta del primo svolgimento della pianta prodotta da spora e delle relative analisi della struttura intima, impossibile essendo ogni descrizione ab ovo (^), fa d’ uopo, anche in questo caso rimettersi ai responsi che possono darci le piantine più possibilmente giovanili e di produzione indiretta, cioè mediante il callo basilare che è la sola e vera matrice o protallo (^). Infatti questa parte essenziale delle tallofite non ha soltanto il compito di dare stabilità alla pianta, ma spesso costituisce un vivaio di nuove pianticelle in formazione mediante più o meno complicate elaborazioni parenchimatiche o di- rettamente da cellule speciali agamiche, come si è visto in Ballia callitricha, , La presente specie, come la seguente, offre in proposito feno- meni assai istruttivi, sia nei riguardi della produzione di novelle frondi, sia nei riguardi dell’ intima struttura. La sezione trasversale del callo ha forma tonda unicurve e tale si conserva anche nei casi in cui a questo perimetro altro se ne so- vrappone di forma irregolarmente e grossamente lobata, composto di sostanza inerte amorfa granelloso-grumosa assai bruna, dovuta ad alterazioni senili del primitivo strato corticale con probabili aggiunte di materie eterogenee quali vennero constatate in GL c apillar is. Tubo assile colorato centrale elittico-lineare inguainato a breve distanza da tubo ialino membranaceo. A contatto di questo, e anche a distanza, si hanno parecchi altri assi minori di figura tonda, colorati e con guaina ialina. Questi assi primario e secondari sono circondati da (h Le coltivazioni di laboratorio, di rado possibili, ci danno quasi sempre dei risultati più o meno patologici. (2) Impropriamente viene talvolta chiamato matrice il sopporto che è costi- tuito da qualsiasi corpo (vegetale, minerale, animale) immerso nel mare o dal mare ripetutamente bagnato. 126 un grandissimo spazio vuoto delimitato da un grosso filamento sub- circolare ialino, articolato, con le articolazioni assai più lunghe del loro diametro, munite di un asse elittico-lineare scuretto o roseo- giallorino. Nella parte sua interna questo filamento è nudo affatto, mentre nella parte esterna emette ad ogni articolazione esigui fila- menti moniliformi, radiati, ialini, semplici nel primo tratto, poscia dicotomi ed infine terminati in corimbi- le cui estremità, fatte di cel- lule esigue, oblunghe, colorate, strettamente agiancate, costituiscono lo strato corticale. In questo reperto devesi notare il fatto di un asse primario (quello che avvenga degli altri non sappiamo) sempre inguainato, evolutissimo e permanente nel centro del vasto spazio delimitato dal descritto grosso filamento circolare alla cui produzione certo non concorsero dunque nè la guaina nè l’asse stesso, come avviene nel corpo della fronda, e in ciò sta forse la ragione per la quale un callo in queste condizioni possa sempre conservare tutta la sua energia iniziale che infatti impiega nel favorire lo sviluppo della fronda da esso originata, come lo provano i seguenti altri reperti da questa desunti, dal basso (poco sopra il callo) verso l’alto. Asse colorato inguainato. Strato periassile composto di filamenti esigui, ialini, lassi, commisti a cellule esigue ialine con poche altre assai più grandi inguainate, consimili a quelle che si trovano poi all’ estremità dei grossi e corti rami stroncati emessi dal lato interno del futuro robusto filamento a ghirlandina. In sezioni contigue fila- menti e cellule esigue si saldano in una materia membranacea nella quale si va poscia delineando una massa convoluta, crassamente in- testiniforme, che poscia si svolge nel solito robusto filamento circo- lare munito delle note ramificazioni articolari. Nella forma tubolosa la sezione è largamente elittica ed il fila- mento ora detto vi assume il suo più grande sviluppo collegato ad una grande eleganza. Talvolta è spezzato, in modo tronco, in vari archi e nel centro del vastissimo spazio interno si può trovare l’asse diminuito di volume, incoloro e privo della guaina, finché scompare esso pure. Infine si dà quest’ altra combinazione riscontrata in una piantina cistocarpifera, che riterrei nuova ma che forse può ripetersi in altri individui o in altre specie congeneri. La sezione della parte interes- 127 sata è elittìca; dittico ed integro è il filamento a ghirlandina, senon- chè lo spazio interno conserva nel centro T asse inguainato dal quale partono radiatamente degli esili filamenti ialini ad esigue cellule mo- niliformi, semplici, diretti alla parete introrsa della ghirlandina dove si ramificano in modo di-policotomo. La combinazione è tanto più notevole inquantochè dà luogo a quest’altro fatto: che la ghirlanda col ricevere internamente questi filamenti provenienti dall’asse, si dispensa dal produrre dallo stesso lato interno le solite robuste e tronche diramazioni, mentre dal lato esterno ne è munita come nei casi normali. a. Gtoiopeltis intricata {Gl. coliformis var. ?) Formae tenuiores et minor. Japan, leg. Tanaka. Ex herb. De Toni. 467. Gloìopeltis cervicornis (Suring.) Schmitz. ('). = Endotrichia cervicornis Suring. Alg. Japon. 1870, p. Sq. Specie fittamente cespitosa onde nell’aspetto si presenta come a cuscinetti di colore rosso-scuro. Fronda alta da un cent, a un cent, e mezzo, spessa un mill. 0 meno, tubuloso-subcompressa, alternata- mente dicotoma e densamente ramosa, rami ascendenti ad ascelle rotondate, rametti supremi densamente 2-3-pennati, gli ultimi di fre- quente a pettine; cistocarpi sparsi e subprominenti sui ramoscelli entro i quali si svolgono; tetrasporangi sparsi nello strato corticale. Non conoscendo individui a fronda tubolosa (sterili ?), nè indi- vidui cistocarpiferi, debbo qui intrattenermi della sola forma tetra- sporangifera da me osservata. Per il portamento e le dimensioni valgono anche per essa i dati sopra riportati, cui si può aggiungere una tal quale somiglianza con 1’ Endocladia vernicata e 1’ E. muricata. Un tratto esteriore, che in questa forma raggiunge la sua massima espressione e rende la pianta aspretta, è quello delle papille poli- morfe, più o meno abbondanti, che la rivestono. Queste papille sono prodotte da alcune cellule dello strato corticale e precisamente dalla (q Fra la precedente e questa ha il suo posto sistematico la GL dura (Rupr.) J. Ag, Epicr. p. 276 {Dumontia dura Rupr.) del Camtschatca nel golfo di Awat- scha, avente, dicesi, il portamento di Gl. furcata^ dallo scrivente non conosciuta. Secondo De Toni, Syll. Alg. IV, pag. 1535 la GL dura devesi distinguere con cautela dalla GL furcata ; essa ha cistocarpi prominenti. 128 trasformazione di parte delle cellule supreme dei corimbi cimali svol- tisi alle sommità dei filamenti periassili, che in luogo di mantenersi esilmente lineari e colorate come nei casi normali, si presentano dap- prima acute ialine, e, giunte alla periferia, si fanno coniche o assu- mono parvenze varie, quali coni orizzontali od inclinati o globuli sessili o peduncolati, semplici, mucronati o bi-policuspidati, corticati ma con le punte sempre ialine, e, in alcuni casi, si tramutano anche in peli assorbenti unicellulari ialini (^). In sostanza, trattasi di rami subatrofizzati, degenerati o arrestatisi ai primissimi gradi di svolgi- mento, pronti forse ad entrare in azione con un’ulteriore vegetazione quando fosse del caso. Cosi pure le seguenti analisi si riferiscono unicamente alla pianta tetrasporangifera. Il callo basilare è assai piccolo e, in sezione trasversale, si mo- stra repleto di una massa di materia parenchimatica nella quale tro- vansi immersi dei brevi e grossi filamenti ialini in vario grado di formazione e delle cellule isolate grandi, colorate, di natura assile tubolare, e infatti corrispondono perfettamente alle sezioni del tubo assile quale si mostra lungo il percorso della fronda. Inoltre è prov- visto di uno strato corticale assai spesso, formato da esigue cellule intensamente colorate disposte in fitte linee moniliformi parallele semplici, indi scomposte in corimbi periferici. La sezione trasversale nella parte inferiore di una fronda robusta ha forma elittico-subtonda, indi perfettamente tonda. Tubo assile pic- colo colorato, inguainato a piccolissima distanza da tubo ialino ab- bondantemente munito di filamenti ialini moniliformi disposti in modo da formare una vasta rete di maglie losangiformi regolari od irre- golari i cui angoli acuti sono rispettivamente perpendicolari all’asse ed alla periferia della fronda, come abbiamo già visto in Gl. tenax. Anche qui le maglie del giro più esterno nella parte loro superiore si decompongono in fili esigui semplici, indi corimbiformi. Strato corticale di parecchie serie di cellule esigue, colorate, fitte, subtonde e poscia oblunghe e in parte prominenti indurite, trasformantesi po- (ù Della tricogenesi trattarono Caspary (1850), Thuret e Bornet (1882) e Rosenvinge (1911). Vegg. Nuova Notarisia Apr. 1912 p. 104-105. 129 scia nel modo che si è detto, rendendo la pianta aspretta. Negli stadi precedenti a questo la guaina assile si mostra filacciosa, cioè a matassa, e da essa partono direttamente i filamenti ialini dirigentisi in modo semplice e indipendente verso la periferia; nello stadio se- guente sono intrecciati ma non ancora in modo da potervisi distin- guere le maglie losangiformi. Le parti cimali danno-una sezione elittica e talvolta leggermente subreniforme. 11 midollo è composto di filamenti piuttosto robusti, ialini, intestinitormi, lassi, longitudinali nella linea centrale dell’asse maggiore dell’ olisse, indi diagonali, ed infine più sottili moniliformi verticali alla periferia dove si fanno dicotomi ed infine corimbiformi. Tetrasporangi numerosi, porporini, piccoli, a perimetro oblungo o subtondo (in dipendenza delle varie modalità con cui si opera la divisione delle spore) collocati alla base dei corimbi dello strato cor- ticale delle ultime suddivisioni della fronda. Qualche rado tetraspo- rangio si può trovare per eccezione anche nella parte caulinare. Te- traspore divise a croce in modo evidente o larvato. Hab. il mare Giapponese (Textor, Okamura). La sostanza, carnoso-tenera nel recente, si fa cornea nel secco; il colore scuro rubescente può conservarsi anche nel secco, certo negli esemplari osservati. Osservazione. — Parecchie sono le manifestazioni intime ed este- riori che si ripetono nelle sei specie di cui si compone il genere, e certo non tutte rilevate in queste trattazioni affrettate e basate sopra un materiale quasi sempre insufficiente. Si fa cenno, ad esempio, della seguente. Nelle sezioni trasversali bagnate, lo strato corticale, per effetto d’ igroscopicità, si apre in un punto, si stacca dall’orga- nizzazione midollare e il cerchio suo così spezzato si piega in senso contrario all’originaria sua curva; in conseguenza di che la base di esso strato viene a diventare periferica, e, viceversa, la parte perife- rica viene a risultare interna. Questo fenomeno si compie così rapi- damente che non dà tempo ad un accurato studio della organizza- zione intima per stabilire un’eventuale fistolosità della parte, e fa pensare ad un’azione elaterica paragonabile a quella dell’anello ela- stico di scatto degli sporangi delle Felci, che determina la dissemi- 9 130 nazione delle spore. È appunto in seguito a questo fatto che il campo deir obbiettivo si vede cosparso di numerose tetraspore liberatesi dal rispettivo sopporto. a, n. 8i. Gloiopeltis cervicornis (Suring.) Schmitz. {Endotrichia c, Suring.) Alg. Japon. On rocks at high tide; Shirahama. June, 1900. K. Okamura. — Alg. Jap. exsicc. Fam. II. GRATELOUPIACEAE Schmitz 1889. Syst. Uebers. Florid. p. ,18, Schm. et Hauptfl. in Engl. et Franti, Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 5o8. Fronda cilindrica, talora angolata, appianata o fogliacea, in va- rio modo forcuta o più spesso lateralmente ramosa, reticolata nel gen. Codiophyllum, presentante quasi sempre una struttura filamen- tosa più 0 meno complicata da manifestazioni cellulari isolate indi- pendentemente dallo strato corticale a sè stante e ben definito. Spo- rangi annidati nel cortice o in nomateci subconvessi, ora sparsi, ora radunati in apposite parti, divisi a croce. Cistocarpi piccoli in relazione alla fronda, aggregati per tutta la superficie 0 più nume- rosi nei segmenti della fronda, sporgenti e a poro forato. Anteridii ignoti. Come si vede, le Grateloupiaceae presentano una sosta nella presenza delle articolazioni le quali non tornano a manifestarsi che nella famiglia delle Dumoniiaceae. Così pure il tubo assile, toltane una fugace parvenza nelle frondi giovanili di Halymenia, scompare, tenendo luogo di esso il centro midollare filamentoso costituente una massa longitudinale talora assai compatta, ora lassa, ora reticolata {Grateloupia gelatinosa). Fra le manifestazioni incidentali, ma assai significanti, che si possono rivelare nel gen. Halymenia vi è quella delle parziali e saltuarie concrescenze di filamenti midollari simulanti un vero tubo cui non manca un nucleo colorato che ben si stacca nella massa ialina dei normali più 0 meno esili ed allungati filamenti. Il fenomeno ha certo la sua ragione embriogenetica. 131 GENERI HALYMENIA {Ag-.) J. Ag-. GRAIELOUPIA Ag. PACHYMENIA J. Ag. AEODES J. Ag. CYRTYMENIA Schmitz COLLINSIA J. Ag. CORYNOMORPHA J. Ag. DERMOCORYNUS Crouan PRTONITIS J. Ag. POLYOPES J. Ag. ACRODISCUS Zanard. CODIOPHYLLUM Cray. CARPO PELTIS Schmitz CRYPTONEMIA J. Ag. THAMNOCLONIUM Kuetz BLASTOPHYE J. Ag. {Gen. dubium). {Continua) 132 LnTEMTUM PBYCOIOGICA Florae et miscellanea pliy cologica 400. Alteri (von) H. — Die Algen der Umgebung von Braunschweig. — 17. Jahresber, Ver. Nat. Braunschw. 1912, pp. 17. 401. Babìy Johanna. — Ueber das angeblich konstante Vorkommen von Jod im Zellkern. — Ber. der Deutschen botan. Gesellsch. Band XXXI, 19 1 3, pag. 35-47. 402. Behrens H. — Die Beziehungen des Kleinplanktons zum Che- mismus. — Nach einer Arbeit von Prof. Dr. Kolkwitz. — Mi- krokosmos V [1911-1912] pag. 177. 403. Bloomfìeid E. N. — Annual Notes on thè Locai Fauna, Flora etc. for 1911. — Raslings and East Sussex Nat.\\ 1912, p. 1-7. 404. Cleve-Euler A. & Huss H. — Vattnet i sjòar och vattendrag inom Stockholm och i dess omgivningar. Afdelning II. Planktonun- dersòkningar. — Bihang II tilt Stockh, Stads Halsvardsndmnds Arsberditelse 1911, pp. i33, i Tabi., Stockholm 1912. 405. Coupin H. — Les Algues du Globe. Album général des Algues. Tome I. - Paris, 1912, 79 pi., 1900 fig. 406. 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Alla commemorazione tien dietro 1’ elenco dei lavori pubblicati dal Bornet; a questo elenco il Mangin fa seguire alcune notizie sui disegni e sull’Erbario che il Bornet donò con atto del 27 dicembre 1909 al Museo nazionale di storia naturale in Parigi con alcune con- dizioni e con il pensiero gentile che l’ Erbario deva portare il nome di Herbier Gustave Thuret, importantissimo Erbario specialmente per la parte concernente le Alghe sia per i materiali autentici di Thuret e Bornet, sia per quelli provenienti dalle collezioni di Bory, Crouan, Vickers, da numerose raccolte essiccate commerciali e da campioni spediti in varii tempi da Farlow, Sauvageau, Brèbisson, Lenormand, Giraudy, Debray, Lebel ecc. D. T. Naumann Einar. — Nannoplanktoniska cycloteller i sydsvenska sjòar sason en viktig faktor i planktons nàringbiologi. — Botaniska Notiser 1912, pag. 257-281. L’A. si occupò di un argomento che interessa anche la pisci- cultura in quanto egli studia la Cyclotella come materiale nutritivo di Entomostraci planctonici (Holopedium, Bostnina, Hyalodaphnia, (*) (*) Cfr. De Toni G. B., Edoardo Bornet (1828-1911). La Nuova Notarisia serie XXIII, 1912, pag. 25-42. 140 Diaphanosoma^ Heterocope, Diaptomus, Cyclops); durante l’estate l’ ali- mento degli Entomostraci sopracitati è dato in gran parte da Me- losira e Cycloiella; Heterocope in buona parte si nutre di Microcysiis, Asterionella e Tabellaria fenestrata var. asterionelloides. Sono oltremodo lieto di vedere proseguite osservazioni minu- ziose sul contenuto degli apparati digerenti degli animali di acqua dolce, perchè viene cosi a realizzarsi quell’indirizzo di ricerche, già auspicato nel 1888 insieme al Levi-Morenos (^) con analoghe osser- vazioni sugli organismi vegetali rinvenuti nei Girini di Rana escu- lenta. Mi auguro che il R. Comitato talassografico italiano vorrà in- cludere tra i suoi temi di studio, quello di esaminare il vitto prefe- rito dai pesci delle Valli venete. G. B. Dr Toni Senti. — Physiologische Untersuchungen an Trentepohlia. — Verhandlungen der Schweiz. Naturforschende Gesellschaft, 94. Jahrs- versammlung Solothurn 1911, Band 1, 2 pp. Le osservazioni dell’ A. riguardano una specie di Trentepohlia (Tr. bisporangiata Karsten?) nella quale egli afferma esistere nelle cellule vegetative un solo nucleo e essere i cloroplasti della cellula apicale ovali-disciformi, disposti in serie longitudinali, ma non fascie- formi; esistono plasmodesmi. 11 Senn studia il comportamento dei- fi ematocromo rispetto, al calcio e all’acido fosforico, al saccarosio e al glucosio; fi ematocromo viene da lui considerato quale una so- stanza di riserva. Martinelli Giuseppe. — Sac. Prof. Filippo Bonetti (Roma 24 mag- gio 1854 t Montopoli di Sabina 17 ottobre 1911). — Memorie della Pontificia Accademia- Romana dei Nuovi Lincei voi. XXX, pp. i5, c. ritr. ; Roma 1912. È una commemorazione del Sac. Prof. Filippo Bonetti, il quale (M Cfr. De Toni J. B. et Levi D., Liste des Algues trouvées dans le tube digestif d’ un tétard. Lyon 1888; anche Levi-Morenos David, Importanza dei vegetali nella vita degli animali acquatici; Venezia 1889; Alcune idee sulla evo- luzione difensiva delle Diatomee in rapporto colla Diatomofagia degli animali acquatici. Acireale 1890. , 1 . 141 fu avviato allo studio delle Diatomee dall’Abate co. Francesco Ca- STRACANE e su Qucste Alghe silicee pubblicò alcune Memorie, delle quali una in collaborazione con un altro scolaro del Castracane, col- l’Ab. G. Antonelli (^); il Bonetti, oltre alla diatomologia, coltivò la fisica alla scuola del Blaserna e si occupò di sismologia con G. Aga- mennone; nella Memoria di G. De Angelis d’ Ossat riguardante i Mammiferi fossili dell’antico lago del Mercure, il Bonetti inserì le proprie osservazioni microscopiche elencando le Diatomee costituenti quella microflora e descrivendo tra esse una nuova forma inflexa della Epilhemia Argus e una nuova specie di Gomphonema cui diede il nome di Gomphonema procerum. Ebbi occasione di avvicinare una volta in Roma il Bonetti e mi rammento ancora come egli prendesse a cuore un mio suggerimento col quale io lo incoraggiavo a pubblicare, con opportuna scelta, un diario inedito del compianto mio amico Francesco Castracane. G. B. De Toni West G. 8. — Fresh -water Algae [of South-West Africa]. — Annals of thè South African Museum voi. IX, part II, 1912, p. Ó1-90, piate I-II. Contiene la illustrazione di materiali raccolti fra il novembre 1908 e il luglio 1909 nel plateau dell’Africa austro-occidentale dal prof. Pearson. (Località: Angola a Mossamedes e Cazengo; Karoo, acque sulfuree a Pappekuil, Ganstontein, Benkesfontein; stagni a Holle River, Kopjes Kraal; Little Namaqualand a Brakrivier, Pella, Henkriesfontein, Aggenys, Dabainoris, Kamiebies, Rozynbosch, Nieu- wefontein; Great Namaqualand, Lòwen ’s River a Gawachab, Grùn- doorn, Warmbad; Regione del Capo pr. Leeuwenfontein). In tutto sono 140 Alghe, delle quali 38 Mizoficee, 48 Bacillariee e 54 Cloroficee, più alcune entità non determinabili. Come novità per la scienza notansi le seguenti: Myxohactron hirudiforme, Homoeothrix africana, Surirella En- glori O. Muli, var. (senza nome), Oocystis elliptica W. West var. afri- (9 Cfr. La «Nuova Notarisia» ser. XXIII, pag. 108 (Necrologio di Filippo Bonetti). 142 cana, Ecdysichlamys obliqua (genere nuovo prossimo a Oocystis Naeg.), Tetraedron trigonum (Nag.) Hansg. var. isoscelum, Pediastrum Pear- soni, Enteromorpha gracillima et forma breviramosa, Cosmarium geo- metricwn W. et G. S. West var. adoxoides, Cosm. laeve Rabenh. var. distentum, Cosm. Papperkuilense, Cosm. Pearsoni. Oestrup Ernst. — Diatomaceae ex Insulis Daniels Indiae occi- dentalis imprimis a Fr. Boergesen lectae. — Dansk Botanisk Arkiv Bind I, 1913, N. I, pp. 39, Tav. i. Contiene questa Memoria il risultato dell’ esame microscopico di 145 campioni diatomiferi delle isole danesi delle Indie occidentali dei quali 88 di acqua marina o salmastra e 57 di acqua dolce, rac- colti la maggior parte dal Dott. F. Boergesen. I campioni marini o salmastri sono 6ó di provenienza da Santa Croce, i3 da San Tommaso e 9 da San Giovanni; quelli d’acqua dolce 32 da Santa Croce, 4 da San Tommaso e 1 1 da San Giovanni. Sono enumerate 217 specie dai primi campioni, 73 dai secondi; alcune sono proposte come nuove e rispettivamente : 1. Navicala perminuta, Stauroneis p andar if ormi s, Stauroneis Phombus, Navicala Boergesenii, Navicala Lenticula, Navicala notanda, Navicala uniseriata. Navicala calva, Mastogloia ambigua, Cocconeis marginifera, Achnanthes perminuta, Campylodiscus circalaris, Campy- lodiscus clathratus, Nit'^schia glabra, Nit^schia attenuata, Synedra punctata (a me pare sia da riferire al genere Ardissonia) ; 2. Gomphonema ovatum, Navicala lanceolata (Ag.) Kuetz. var. sublinear is. Navicala Sanctae-Crucis, Nit^^schia capitata, Denticula oc- cidentalis. Oltre alle nuove entità, nella tavola sono figurate Tropidoneis pusilla (Greg.) Cleve {?), Navicala genuflexa Kuetz., Mastogloia para- doxa Grun., Achnanthes bengalensis Grun., Amphora turgida Greg. G. B. De Toni Sinova E. S. — Algae Murmanicae, I. Chlorophyceae et Rhodo- phyceae. — Travaux de la Société impériale des Naturalistes de St. Pétersbourg, voi. XLIII, 1912, sèrie 3, Section de Botanique réd. par V. Komarov, N. 2, pag. 171-343, Fig. 1-46, 2 Carte. 143 L’ Autrice pubblica uno vStudio, non privo di interesse, sulla flora Murmanìca, arrecando parecchie aggiunte alla conoscenza di quella regione (già illustrata soprattutto dal compianto F. R. Kjellman), per quanto concerne le Alghe verdi (‘) e rosse e speriamo che non tardi molto a comparire la illustrazione degli altri gruppi di Alghe; delle specie la signorina Sinova fornisce la sinonimia, citazioni di essic- cate (Areschoug, Tilden, Wittrock et Nordstedt, Hauck et Richter, Kolderup-Rosenvinge ecc.) e di erbarii privati (Sinova, Elenkin ecc.) e altre indicazioni, oltre alla descrizione, il tutto in lingua russa. Delle figure ricordiamo in modo speciale quelle del Monostroma groenlandicum, Grevillei e Blyttii (particolari, tra altri, relativi agli zoosporangi), del Diploderma (^) amplissimum Kjellm. (sporocarpii), della Ptilota piumosa (L.) Ag. (habitus della pianta, sezione trasver- sale della forma typìca e della f. litoralis Kjellm.), del Cysioclonium purpurascens (Huds.) Kuetz. (sezione del cistocarpio), della Turnerella Pennyi (Harv.) Schmitz (sezione della fronda con tetrasporangio), del Choreocolax Polysiphoniae Reinsch (sezione trasversale del parassita e della fronda della Polysiphonia fasligiata), della Harveyella niira- bilis Schm. et Rke (sezioni dimostrative del parassita), della Sarco- phyllis arctìca Kjellm, (habitus della pianta e sua struttura, sia della fronda che del cistocarpio), della Dumontia filiformis Grev. (struttura della fronda tetrasporifera) , dello Hydrolapathum sanguineum (L.) Stackh. (habitus della pianta), della Rhodophyllis dichotoma Gobi (strut- tura della fronda, del cistocarpio e dei rametti tetrasporiferi, descri- zione di nuove forme latiloba, intermedia, tenuiloba), della Rhodyme- nia palmata Grev. (struttura della fronda cistocarpifera), dì alcune Delesseria, del Polyides rotundus (Gmel.) Grev., di parecchie Rhodo- melaceae ( Odonthalia, Rhodomela, Polysiphonia ), del Lithothamnion flavescens Kjellm. (sopra conchiglia di Pecten) e del Lithothamnion murmanicum Elenkin f. pulvinatum nova (habitus della pianta) ecc. Ci spiace che la scarsa conoscenza della lingua russa impedisca un resoconto più particolareggiato. G. B. De Toni * (*) (^) È però inclusa nel lavoro anche una Mizoficea, la Rivularia hemisphae- rica (L.) Aresch. (*) L’autrice mantiene il genere Diploderma Kjellm. 144 Transeau Edgar N. — The Life History of Gloeotaenium. — The Botanical Gazette, voi. LV, n. i, Jan. 1913, pag. óò-yS, piate III. L’A., fatta in base ai lavori di Hansgirg, Stockmayer, Wille, Turner, Gutwinsky, De Toni, Schmidle, West e Collins, la storia del Gloeotaenium Loitlesbergerìanum Hansg., studia della specie, da lui già segnalata nel 1911 a Charleston nell’ Illinois (^), la morfologia e lo sviluppo. Gli individui ora sono (però raramente) solitarii, ora riuniti in famiglie composte di 2, ^ e 8 cellule. Gli individui solita- rii hanno forma sferica, con cloroplasto globoso, parietale, piuttosto grosso, contenente o no un pirenoide ; a maturità la cellula è ricca di amido ; il nucleo è centrale. Le famiglie bicellulari sono abbon- danti e assai variabili d’ aspetto, come lo dimostrano le figure fornite dal Transeau; la lunghezza loro è 40-70 [l, la larghezza 20-40 [x, lo spessore 2o-3o {l. 11 cingolo gelatinoso, granuloso è dapprima incoloro, poi si oscura coll’età: il colore è dovuto secondo il Tran- seau in parte alla refrazione totale, in parte a un pigmento. Le fa- miglie 4-cellulari sono di due tipi differenti : le une hanno le cel- lule disposte nello stesso piano, le altre hanno le cellule disposte a tetraedro. Rarissime sono le famiglie 8-cellulari, con le cellule dispo- ste a cubo ovvero più o meno irregolarmente. La riproduzione av- viene per aplanospore e per cellule-figlie. Il genere pare sia da col- locare presso a Oocystis e la diagnosi ne viene emendata così : Cel- lulae globosae aut varie applanatae, solitariae aut 2,4 vel 8 in fami- lias consociatae, parietibus crassis distincte lamellosis instructae. Stratum (cingoli ad instar) gelatinosum, obscure coloratum inter cel- lulas familiae extensum. Chlorophora globosa, pyrenoide instructa aut carentia. Reproductio aplanosporis aut cellulis filialibus. Yamanouchi Shigeo. — Hydrodictyon africanum, a New species. — The Botanical Gazette, voi. LV, n. i, Jan. 1913, pag. 74-79, Fig. i-ó. L’ A. descrive lo sviluppo e la citologia di un’altra specie (^) (9 Transeau E. N., The occurrence of thè rare Alga Gloeotaenium in Illinois {Proceed Illin. Acad. Se. 4, 142 (1911)). (9 Ricordisi anche l’ Hydrodictyon femorale Arr. del quale recentemente si occupò il collega J. Comère. 145 da aggiungere al genere Hydrodictyon rappresentato in Europa, Asia, America e Africa (^) dalla forma nota col nome di Hydrodictyon re- ticulatum (L.) Lagerh. (= Hydrodictyon utriculatum Roth). La nuova specie riscontrata dal prof. Yamanouchi in materiali speditigli dalla signorina Edith Stephenson presso Cape Town (Africa Australe) è descritta nel modo seguente. Hydrodictyon africanum n. sp. — Reticulo juvenilì e circ. 6o articulis (coenobiis) constante, coenobis aetate provectà ob magnam turgescentiam et laxam connectionem (retò disruptà) solitariis, satu- rate viridibus, demum flavescentibus, sphaericis aut oblongis, deni- que enormibus, usque i,5 cm. metientibus, diu hoc statu (h. e. sin- gulatim) viventibus. Hab, Valkenberg Vici, prope Cape Town Africae meridionalis. Fritsch F. E. — Freshwater Algae. — National Antarctic Expe- dition. Naturai History, voi. VI, pp. òo, plates I-III ; 1912. L’ A. porta con questo suo lavoro un considerevole contributo alla conoscenza della flora algologica d’ acqua dolce delle regioni antartiche, in tutto 35 generi con 91 specie con la distribuzione che segue. Isocontae gen. 6 specie i3 Conjugatae » I » I Cyanophyceae » 17 » 52 Diatomaceae » II » 25 Apparisce caratteristica di quella flora la grande quantità di Al- ghe azzurre e relativamente di Diatomee, laddove le Cloroficee sono rappresentate soprattutto da alcune specie di Prasiola e Pleurococcus e dalle Chlamydomonadaceae. Il Fritsch accompagna quasi tutte le entità determinate di os- servazioni micrologiche o sistematiche e propone le seguenti nuove specie e varietà : (^) L’ Hydrodictyon reticulatum (L.) Lagerh. fu già nel 1892 da me segna- lato fra le Alghe raccolte dal prot. O. Penzig in Abissinia. Cfr. De Toni G. B,, Algae Abyssinicae, n. 34. 146 Pleurococcus antarcticus W. et G. S. West (emend.) formae (y- pica, minor, filamentosa, simplex, stellata ; Pleorococcus Koettlita^i ; Dactylococcopsis antarctica ; Microcystis parasitica Kuetz. var. glacia- lis ; Eucapsis minuta; Lyngbya aestuarii (Mert.) Liebm. var. antar- ctica ; Lyngbya attenuata ; Lyngbya Scotti, et var. minor ; Phormidium frigidum / Oscillatoria simplicissima Gom., var. antarctica ; Oscillato- ria Koettlit'gi ; Calothrix antarctica; Cai. intricata ; Cai. gracilis ; Nos- toc disciforme ; N. Long staffi ; N. fuscescens ; Anabaena antarctica ; Nodularia spumigena Mart. var. minor ; Nod. quadrata ; Denticula tennis Kuetz. var. antarctica; Navicala stauropteroides. Babiy Johanna. — Ueber das angeblìch konstante Vorkommen von Jod ina Zellkern. — Berichte der deutschen botanischen Gesell- schaft Band XXXI, 1913, pag. 35-47. L’ A. ha voluto controllare nelle piante l’asserto di J. Justus (1902) il quale avendo condotto le proprie osservazioni sull’ uomo e sugli animali (di piante J. Justus esperi mentò solo gemme di Fra- xinus excelsior) espresse l’opinione che ogni nucleo cellulare con- tiene iodio e che questo contenuto jodico può sempre venire con- statato; la sig.®" Babiy trova alcune digìcoltà nel metodo microchi- mico proposto da J. Justus, dovute al fatto che la ficofeina maschera nelle Alghe brune la reazione; rivolse perciò le proprie ricerche su altre piante (Biatoma sp., Cocconema sp., Viva Lactuca, Cladophora sp. e altre Alghe d’acqua dolce, Beta, Brassica Napus, Fraxinus excelsior^ Vallisneria spiralis. Elodea camedensis. Aloè vulgaris. Aloè sp., Hartwegia comosa, Allium sativum., Allium Porrum, Allium Cepa, Hyacinthus orientalis, Tradescantia guianensis) ; sperimentato su questi materiali il metodo suggerito da Justus (azione dell’acqua di cloro, nitrato d’argento ecc.) la sig. Babiy non ottenne la reazione proba- tiva della esistenza dello jodio. L’ A. volle poi riconoscere se le piante erano in grado di pren- dere lo jodio in una soluzione di ioduro di potassio e di accumularlo nel nucleo cellulare, ma venne alla conclusione che in nessun caso si poteva riconoscere l’jodio secondo il metodo Justus e che non era il caso di parlare di una localizzazione di detto corpo nel nucleo^ 147 Kasanowsky V. — Die Chlorophyllbànder und Verzweizung der- selben bei Spirogyra Nawaschini (sp. nov.) — Berichte der deutschen botanischen Gesellschaft Baud XXXI, iQiS, pag. 55-59, Taf. III. L’ A. studia una nuova specie di Spirogyra {S. Nawaschini) trovata negli stagni presso Kiew nella primavera del 1910, consta- tando la variabilità nel numero dei cromatofori e la ramificazione di questi, analogamente a quanto avverti già il De Bary (i858) a proposito della Genicularia spirotaenia De By. La nuova specie a0ìne a Sp, reticulata Nordst. e Sp. calospora Cleve è descritta nel seguente modo : S. dissepimentis utrinque replicatis; chlorophoris binis (rarius singulis) nonnunquam furcato-divisis, anfractibus 5-i5 ; cellulis 325- 190 longis, 27-41 (3i-45) u. latis, fructiferis non vel vix dixtincte tumidis; zygosporis 100-45 a longis, 3o-^9 u. latis, e flavo-brunneo roseis, mesosporio orasso, irregulariter reticulatim incrassato, elliptico- cylindraceis, ellipticis fere globosis, rarissime ambitu triangularibus aut biscoctiformibus. Hab. in stagnatibus prope Kiew Rossiae, mense aprili conjugat. Brand F. — Berichtigungen bezùglich der Algengruppen Sticho- coccus Nàg. und Hormidium Kutz. — Berichte der deutschen botani- schen Gesellschaft Band XXXI, 1913, pag. 64-72, mit 2 Abbildun- gen im Text. L’ A. ben noto per parecchi lavori sulle Cloroficee delle quali ha illustrato non pochi punti controversi di morfologia, si occupa ora dei due generi Stichococcus Naeg. e Hormidium Kùtz., criticando il Gay e il Klerker i quali allargarono i limiti del genere Sticho- coccus Naeg. introducendo in quest’ ultimo specie di Ulothrix senza una ragione plausibile. Egli rettifica i limiti del genere Hormidium Kuetz. e discute sulle due specie Ulothrix flaccida e U. crenulata, di quest’ ultima figurando la produzione e germogliazione delle apla- nospore. A proposito della forma che passa per Hormidium varium sa- rebbe interessante indagare, e il Brand con la sua abilità potrebbe farlo, quanto di vero siavi nelle osservazioni del Sorokine (^) il quale (9 Sorokine N., Note sur le développement de T Hormidium varium {Nuovo Giornale botanico italiano volume sesto, pag. 190-195, pi. V ; Pisa 1874). 148 descrisse e figurò zoospore di tipo stefanoconto, ossia conformate come quelle degli Oedogonium. Ostenfeld-Hansen Cari. — De Danske Farvandes Plankton i Aa- rene 1898-1901. — Phytoplankton og Protozoer. 1. Phytoplanktonets Livskaar og Biologi, samt de ì vore farvande iagttagne phytoplank- tonters optraeden og forekomst, 9 Figuren, 76 Tabeller i texsten og 18 Tabeller udenfor denne, avec un Résumé en francais. — D. Kgl. Danske Vidensk. Selsk. Skrifters, 7. Raekke, Naturvidensk. og Mathem. Afd. IX, 2, Kòbenhavn 1913, p. 117-478. Questa importante opera contiene, come lo denota il titolo, uno studio del plancton raccolto nei mari danesi dal 1898 al 1901 con- siderando gli organismi vegetali e i Protozoi, le condizioni di vita dei fitoplanctonobii, l’apparizione e la distribuzione degli organismi vegetali planctonici osservati nei mari Danesi. I materiali esaminati dall’ OsTENFELD provengono dalle raccolte fatte da C. G. Joh. Pe- TERSEN, il quale nel suo trattato De Danske Farvandes Plankton i Aa- rene 1898-1901 (1903) espose ì metodi delle pesche fatte, le località esplorate ecc., di cui 1’ Ostenfeld riassume le notizie principali, ri- cordando anche le osservazioni fatte in precedenza anche da altri autori nelle acque danesi e limitrofe a merito in particolar modo di Berg, Cleve, Petersen, Paulsen, Broch, Hensen, Brandt, Apstein, Aurivillius ecc. Espone poscia V Ostenfeld interessanti considera- zioni intorno l’ influenza dell’ ambiente biologico (acqua e luce) sul Phytoplancton ; 1’ A. prende in esame la trasparenza dell’acqua, la salinità, la temperatura, il quantitativo dei gaz disciolti nell’acqua, le sostanze nutritive del plancton (in particolare 1’ Ostenfeld tratta la questione del fosforo e dell’azoto). Interessanti sono pure le an- notazioni sulla biologia del phytoplancton, investigandone 1’ A. il ci- clo evolutivo e la riproduzione nelle Diatomee, nelle Peridiniee ecc. Capitoli speciali sono riservati agli adattamenti degli organismi alla vita planctonica (leggerezza e resistenza della forma) e all’ap- porsa periodica dei planctonobii (a questo si rannoda in certo modo il fenomeno del « Mare sporco » sul quale scrissero recentemente il Forti e il Carazzi) e alle comunità planctoniche. Infine un capitolo, che costituisce la parte essenziale dell’opera, contiene il catalogo sistematico delle specie del phytoplancton osser- 149 vate nei mari danesi durante gli anni 1898-1901 con tutte le notizie che l’Autore potè raccogliere in proposito. Delle Schi^ophyceae [M.y~ xophyceae) sono ricordate Anahaena baltica^ Aphani^ornenon Flosaquae, Nodularia spumìgena, Coelosphaerìum Naegelianum (specie d’acqua dolce, forse accidentale) ; delle Chlorophyceae sono citati Botryococeus Braunii (stesse osservazioni che pel Coelosphaerìum) e Halosphaera viridis ; delle Diatonee FA. illustra moltissime specie dei generi Melosira, Paralia, Stephanopyxìs, Sceleionema, Thalassiosira, Coscino^ sira, Detonula. Lauderia, Leptocylindrus, Guinardia, Dactytiosolen, Hyalodiscus, Coscinodiscus, Actinocyclus, Actinoptyclus, Rhi^psolenia^ Bacierìastrum, Chaetoceras, Eucampia, Streptotheca, Cerataulina, Bid- dulphia, Ditylium, Thalassiothrix, Asterionella, Achnanthes, Nii^schia [Nit:{schiella), Lithodesmium, Coreihron. Ricorda anche F Osteyfeld parecchie Pterospermataceae (Piero sperma). Flagellata ( Dinobryon, Phaeocystis, Pontosphaera Huxley iLo\\m.)^ Silìco flagellata [Distephanum, Dictyocha), Peridiniales [Exuviaella, Prorocentrum, Dìnophysis, Gleno- dinium, Heterocapsa, Protoceratium, Gonyaulax, Goniodoma, Diplo^ psalis, Peridinium, Pyrophacus, Ceratium, Gymnodinìum, Spirodinium, Pouchetia^ Polykritos^ Pyrocystis, Acanthoìca trispinosa n. sp. 1913 = Acanthoìca acanthifera Lohm. 1912 !). In conclusione il contenuto dell’opera dell’ Ostenfeld è diffìcile a venire riassunto nel breve spazio di una recensione e perciò è necessario esaminare direttamente F opera stessa, davvero pregevole per F importanza del soggetto e per la diligenza della trattazione. G. B. De Toni Lauby A. — Recherches paléophythologiques dans le Massif Central, in 8° de 898 pages, 53 fìg. et i5 pi. — N.° i25 du Bull, de la carte géologique de France et des topographies souterraines. Dans ce remarquable travail, auquel la Société botanique de France a attribué le Prix de Coincy en 1912, FAuteur donne le résultat de ses explorations et de ses études sur les gisements à vé- gétaux fossiles des régions vulcaniques du centre de la France. Ses persévérantes recherches Font améné à decouvrir plusieurs stations nouvelles riches en végétaux de la période tertiaire. Bien qu’il ait soigneusement observé les végétaux supérieurs, 150 M. Lauby a surtout étudié les Diatomées, qui jouent un róle im- portant en stratigraphie paléobotanique. A ce point de vue, il apporle non seulement une contribution importante à la flore de ces Algues siliceuses, déjà bien connue par les travaux remarquables du Frère Hèribaud ; mais ils s’est aussi attaché à présenter la répartition mé- thodique des espèces et variétes découvertes dans les différents ni* veaux et horizons étudiés et à démontrer leurs rapports avec celles qui sont encore vivantes de nos jours, ainsi qui leur succession plus ou moins longue dans la sèrie des diverses périodes géologiques. 990 formes environ sont signalées, ensemble 585 espèces et 3i2 variétés. Farmi celles-ci 40 espèces sont décrites comme nouvelles, ainsi que 35 variétés ou formes. Des considérations très intéréssantes sur les modifications subies sous l’ influence des conditions de milieu par les Diatomées tertiai- res, paraissent démontrer que les caractères morphologiques de cer- taines de ces Algues se sont transformés à mesure que diminuait la degrè de salure des eaux aans lesquelles elles se développaient, alors que d’autres formes moins résistantes ont disparu au bout d’ une durée de temps variable. M. Lauby émet, de plus, l’ opinion qu’ un bon nombre de for- mes aflines ne représentent que les termes successifs de 1’ évolution d’ espèces modifiées et il constate les rapports qui existent entre les typus fossiles et les espèces actuelles. Celles-ci se relient, en effet, aux formes vivantes par des intermédiaires progressivement différen- ciés et permettent de constater le peu de valeur des caractères d’ un trop grand nombre d’ espèces présentés comme distinctes. Pour ma pari, en terminant le compie rendu, nécéssairement incomplet, d’ un volume si important et si bien documenté au point de vue bibliographique pour la paléophytologie de l’Auvergne, je ne saurais trop féliciter M. Lauby, d’avoir de nouveau appelé l’at- tentìon sur l’ abus qui est fait trop fréquemment de la création d’ espèces nouvelles, etablies le plus souvent sur des caractères de bien peu de valeur et subordonnés dans la majorité des cas à des modifications déterminées par les conditions écologiques et T évolu- tion successive des Diatomées. J. Comère 151 Combes R. — Sur les lignes verticales déssinées par le Chiarella vulgaris contre les parois des flacons de culture. — Bull. Soc. bot. de France, t. LIX, 1912, p. 395-408; 5io-5i5; 55i-554. L’ influence de Péclaìrement sur la fixation des Algues contre les parois des flacons de culture a été l’objet de plusieurs travaux et de discussions nombreuses. Dans un Mémoire assez étendu, M. R. Combes expose le résultat des expériences qu’ il a effectuées pour essayer de résoudre cette question controversée. Il a été amené à constater ainsi que le Chiarella ne se fixait pas sur les parois verticales des tubes de culture, mais se dévelop- pait à la surface et au fond, lorsque les cultures étaient pures; alors qu’il y avait fixation, lorsque les cultures étaient contaminées par les Bactéries, ou lorsque la solution nutritive laissait précipiter sur les parois des sels insolubles. Dans le cas de la presence des Bactéries, ou d’autres organis- mes, ou encore des dépóts salins, le Chiarella se développe suivant de fines lignes verticales dont la formation parait étre provoquée par Parrét mécanique des cellules de TAlgue tombant à la surface des liquides de culture, arrét produit par les colonies de Bactéries développées contre les parois des récipients et dont la"" direction, tout a fait indipendente de l’action de la lumière, serait determinée par r influence de la pesanteur. Il ne nous est pas possible d’ entrer dans tous les détails des nombreuses expériences décrites par l’Auteur dans son intéréssant travail, et de nous étendre sur les faits constatés qui démontrent le róle important joué par les Bactéries dans le processus biologique du Chiarella. Nous nous bornerons donc à Tesposé succint des in- téressantes recherches dont nous venons de donner les principaux résultats. J. Comère Virieux J. — Sur le Plancton du Lac des Settons. — Feuille des jeunes Naturalistes, 5^ sèrie, Janvier iqiS, p. 14-17. M. J. Virieux aétudée les matériaux provenant d’une péche au filet fin faite sur le lac des Settons, vaste réservoir établi, un mo- yen d’ un barrage, sur le cours supérieur de la Cure, à quelques kilomètres au sud du village de Montsauche (Nièvre). 152 Bien que les résultats obtenus ne puissant donner qui un ap- percu de la population microscopique du lac et que des péches ré- pétées soient encore nécessaires pour en étudier plus complétement la florule, la liste présentée est très interessante. On peut y remar- quer panni un grand nombre d’espèces répandues : Peridinium Willei Huitf. Kaas, Cosmocladium saxonicum de By., Staurastrum ariiscon (Ehr.) Lund., Brachionus Melheni Barrois et von Daday, ect. Ces formes sont nouvelles pour la France, mais il me sera permis de faire remarquer que le Staurastrum artiscon a été déjà signalé dans les Pyrénées par M. Em. Belloc (La végétation lacustre 'dans les Pyrénees; Assoc. p. avanc. d. se., Congrès de Pau, 1892). En résumé, le caractère de la faune et de la flore du Lac des Settons est mixte, stagno-lacustre, et les types eulimnétiques s’y montrent peu abondants. J. COMÈRK Harìot P. — Algues d’eau douce du Maroc. — Bull. Soc. bot. Fr., t. LI, 191.3, p. 40-43. La flore des Algues d’ eau douce du Maroc est encore peu connue 2Ò espèces ont été signalées par Ed. Burnet dans son ouvrage ma- gistral (*). MM. Belloc (^) et Debrav (®), ont publié aussi des docu- menta utiles sur ce sujet. Dans une intéréssante petite Note, M. Hariot donne les résul- tats fournis par l’étude d’une petite collection faite autour de Tan- ger par Buchet et d’une petite sèrie récoltée par M Pitard. 20 espèces sont ainsi ajoutées à celles antérieurement connues et parmi celles-ci une espèce nouvelle le Spirogyra Bucheti de P. Petit avec la diagnose suivante : Cellulis vegetativis 44-48 a latis, 2,5-3 pio. longioribus ; cellu- (9 Ed, Bornet., Les Algues de P. K. A. Schousboe, récoltées au Maroc et dans la Méditerranée de 1815 à 1820 et déterminées par M. Ed. Bornet (Mém. Soc. Nat. des Se. nat. et mathém. de Cherbourg, XXVIII, 1892). (9 Em. Belloc, Aper^u de la flore algologique d’Algérie, de Tunisie, du Maroc (Ass. fr. p. avanc. se. Congrès de Carthage, 1896, [589 , 3 (61] ). (9 F. Debray, Liste des Algues marines et d’eau douce récoltées jusqu’à ce jour en Algérie (Bull, scient. de la France et de la Belgique, t. XXV, Juin :i893). 153 lis fructiferis leviter inflatis, 112 [j. long. X a lat., aliquando se- cus longitudinem contractis vel inflato-vesiculosis; chlorophoris duo- bus sat confertis 2,5-4 spiraliter dispositis ; zygotis ellipticìs, utroque fine rotundatis, cellulas non foventibus, polymorphis, 72 y long. X 48-5 1 lat. Species S, dubiae Kutz. agfinis, notis supra donatis bene distincta. Circa Tanger, Igt. Buchet, 1901. La liste des espèces d’eau douce du Maroc, connues jusqu’ à ce jour, comprend donc au total 48 espèces, dont 8 Phycochromacées, 19 Chlorophycées, et 2 Floridées. La plupart de ces plantes se re- trouvent en Algérie. La briéveté de ce Catalogne nous mentre qui’ il y a encore au Maroc un vaste champ à explorer pour complèter la flore des Algues d’eau douce de ce pays. J. Comère 154 NOTIZIARIO L’Académie des Sciences, Inscriptions et Belles-Lettres de Tou- louse ha conferito il premio Ma.ury al nostro collaboratore]. Comère per la sua opera Les Algues d’ eau douce. flecPoloQio Si annuncia con vivo rincrescimento la morte, avvenuta il i di- cembre 1912, del prof. Venturino Spinelli a soli 33 anni d’età; egli aveva esordito nell’Algologia con due contributi alla conoscenza della flora marina delle coste Siciliane. Il prof. Spinelli fu tra i promotori delle onoranze al compianto Francesco Ardossone. Un’altra perdita, gravissima, si è verificata tra i botanici: è morto a Berlino, il ó marzo u. s., a 79 anni d’età, il professore Paolo Ascherson ; nato il 4 giugno 1834, egli si laureò nel i855 a Berlino fu quivi dapprima assistente (1860), poscia docente (1869), infine professore di botanica (1878); compiè parecchi viaggi nell’A- frica boreale-orientale (1873-74, 187Ó, 1879-80, 1887, 1902-03). Oltre che delle piante fanerogame, delle quali fu conoscitore valente, Paolo Ascherson si occupò di questioni relative alla nomencla- tura botanica e di argomenti svariati di biologia, morfologia, bota- nica storica e fitogeografia. J. B. DE TONI Silloge Hìgarum omnium hucusque cognìtarum. Voi. 1. sect. 1--2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo- gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8^", p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1--3 Bacillavieae [cum Bibliographia diatomolo- gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Ur. Hectore De Toni)]. -- Patavii, 1891--94, Tip. Seminario, in 8^, pag. cxxxii - 1556 -- ccxiv. It. lib. {francs) 115. Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8^, p. xvi--638.'It. lib. {francs) 41. Voi. IV. Florideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8^, p. lxi-1973. It. lib. {francs) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii,' 1907, Tip. Seminario, in 8°, p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. - Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8°, p. xxxii-520. L. 5. Serie XXIV (Anno XXVIII dalla fondazione della “NOTARISIA,,) - Ottobre 1913 LA NUOVA NOTARISI REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. Doxt. DB=T0NI LAUREATO DELL’ISTITUTO DI FRANCIA , • 1..1 MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA SOMMARIO Mazza A.: Saggio cJi Algologia Oceanica [contin.]. — Litteratura phycológica. ~ Index. Bdresser tqjut ce qui concerne la: «NUOVA NOTARISIA» = à M. LE Prof. G. B. DE TONI = R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d’ abonnement pour la sèrie XXiV (1913) Francs 15. Prix d’ abonnement pour les années 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia» Francs 60. TIP, SEMINARIO-PADOVA Collaboratori della NUOVA NOTARISIA T. Bentivoglio — F. Boergesen — O. Borge — A. Borzi — F. Ca- STRACANE (f) J. ChALON — R. ChODAT J. COMÈRE J. Deby (*j*) — A. De Toni — A. JVL Edwards — D. Filippi — A. Forti — FosLiE(-j-) — A. Garbini’ — G. Guglielmetti — R. Gutwinski — A. Hansgirg — ^ E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski — L. Montemartini — O. Nordstedt — P. Pero — P. Petit — S. Petkoff — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P. Richter — J. J. Rodriguez (f) — W, Rothert — F. Sac- CARDO (f) W. SCHMIDLE F. ScHMITZ (f) B. SCHROEDER C. ScHROETER — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van Bosse — W. West — G. Zodda. OTTOBRE 1913 - (Anno XXVIII dalla fondazione della “ NOTARISIA „). LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE Dott. G. B. de toni LAUREATO DELL’ ISTITUTO DI FRANCIA MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA R. Orto Botanico Modena (Italia) Angelo Mazza SAGGIO DI AIiGOIiOGIA OGEARIGA Gen. HALYMENIA C. Ag. Etym. hals, halos mare, hymen membrana. = Fuci, Chrysymeniae, Furcellariae, Halarachnii sp. auct. 11 genere venne creato nel 1817 da C. A. Agardh (prendendo a tipo, pare, 1’ H. Floresia) comprendendovi alghe assai diverse e anche fra di esse distanti nella scala sistematica, quali un Neuro- caulon, un’ Irìdaea, una Dihea, una Rhodyi nenia, due Halosaccìon, due Dumontia, ecc., e con ciò egli fu ancora discreto inquantochè, tenendo per base come carattere essenziale i « tubercula punctifor- mia laminae frondis immersa », assai più piante avrebbe potuto as- sociarvi. Bisogna però tener presente che se l’ Autore sapeva benis- simo differenziare il fructus duplex in tubercula o capsulae (cisto- carpi) ed in semina (tetrasporangi), non era ancora l’epoca in cui il figlio potesse far da maestro al padre nel rilevare le diverse orga- nizzazioni che vanno congiunte alle fruttificazioni stesse, alla prima specialmente, donde una più positiva base d’individuazioni in generi 11 158 e specie (^). Più diflicile è spiegare come non siasi tenuto conto della struttura delle frondi al punto di accumulare un midollo fila- mentoso longitudinale e trasversale con altri di natura grossamente cellulosa come in Halosaccìon e Rhodymenia. Ora sul presente genere le vedute di Giacobbe Agardh si pos- sono COSI riassumere. Frondi ora totalmente cilindracee, ora compresse, ora compresso- piane crassette, nel recente sempre gelatinoso-carnose, nel secco membranacee o più o meno cartilaginee, il più delle volte regolar- mente dicotomo-fastigiate o con dicotomie più approssimate subpal- mate, ora pennate; segmenti sempre ad ambito definito e nati dalla divisione originaria della fronda, nè separati per dilacerazione, spesso prolifere, e le prolificazioni emulanti persino gli stessi segmenti della fronda negli ultimi loro sviluppi. Parti giovanili quasi tubolose con filamenti interni assai diradati; nelle adulte più numerosi e più densi. Questi filamenti scorrono longitudinalmente e trasversalmente; nella parte centrale della fronda sono cilindracei articolati e ramosi, e nel- r approssimarsi alla periferia si risolvono in cellule rotundato-mul- tangole stellatamente anastomosanti. Queste cellule per vero, all’inizio più lasse, gradatamente concrete in strato continuo, in più (2-3) serie disposte, unitamente a cellule rotondate minute colorate costi- tuiscono la periferia della fronda. Cistocarpi sospesi tra i fili ambienti della periferia (nella pianta essiccata occupanti la parte media della fronda), esternamente poco prominenti, a carpostomio rotondato; nucleo di carpospore strettamente conglobate coibite in periderma ialino. Placenta centrale inclusa, ossia occultata dalle carpospore nel loro irraggiamento. In H. Floresìa la placenta sembra adnata ai fili interiori. Tetrasporangi, finora osservati in poche specie, rotondati, divisi a croce, formati dalla trasformazione di alcune fra le cellule corticali. Credo che in nessuna specie si ebbero finora a constatare gli anteridii. In base ai caratteri sopra esposti è dunque abbastanza facile (q Giova ricordare che neppure ai giorni nostri si conoscono i cistocarpi di Halosaccìon. 159 l’assegnazione del genere. Per l’ identificazione delle specie 1’ Ardis- soNE nel i883 (Phyc. medit. Parte I) divideva le Halymenia in due sezioni: Halophyllum e Nemaliopsis. Nella prima comprendeva anche V Halym. Corinaldii Menegh., sulla cui autenticità si sollevarono molti dubbi che persistono tutt’ora (‘), V H, Monardiana passata poscia al genere Sebdenia, e H. patens ora compresa nel gen. Halaf^achnion ; nella seconda comprendeva H. ligulata Ag., dal Kuetz. pure asse- gnata agli Halarachnion, e Halym. cystophora Mont. ? nella quale J. Ag. vi riconobbe una semplice forma di Halymenia fastigiata J. Ag. Egli presentava pertanto un prospetto sinottico fondato sui ca- ratteri esteriori della fronda, in antitesi a quello anatomico di Gia- cobbe Agardh, ed era d’avviso che le sezioni da lui stabilite « po- trebbero comprendere anche le Alimenie estranee alla flora del Me- diterraneo ». Sei sono le sezioni proposte da J. Agardh per facilitare la spe- cificazione delle Halymenia : Sez. I. Acanthymejiia, ossia membrana spinosa. Pennette ultime dentiformi, talvolta col disco fatto aspro da papille conformi, interno tuboloso contenente filamenti lassi, cellule dello strato corticale plu- riseriate formanti quasi dei fili verticali più brevi. Sez. IL Hymenophloea, ossia membrana corticata. Tessuto a due strati: l’interiore di filamenti allungati, dicotomi, stellato-anasto- mosanti ; l’esteriore composto di cellule angolate e coalescenti for- manti una membrana submonostromatica. Sez. III. Isymenia, ossia membrana eguale, simile a membrana per lo strato corticale apparentemente proprio, costituito da cellule minutissime e vicendevolmente approssimate globose od obovate più o meno congiunte da gelatina. Sez. IV. Halymenia in senso stretto, ossia per eccellenza. Strut- tura come in Isymenia, filamenti interiori lassetti, cellule corticali ; subdistromatiche. Sez. V. HymenopsiSy ossia aspetto di membrana pel disco quasi (h Ben a ragione il De Toni, Syll. Alg. p. 1561, si domanda se non possa .trattarsi di Grateloup. Proteus la quale, se mai, a Livorno non potrebbe essere che avventizia, ed ecco perchè dopo il Corinaldi non fu più trovata. 1(30 indiviso, (proprio delle H. latìfolia ed ulvoideà). Filamenti midollari tenui, cellule corticali submonostromatiche. Sez. VI. Titanophora, ossia calcifere. Filamenti midollari leg- germente coperti di calce, la cui massa rende perciò la fronda este- riormente rude quasi incrostata; corticc polistromatico. Queste ripartizioni indurrebbero a ritenere che, dato lo stato attuale delle conoscenze, possano soddisfare alle esigenze della iden- tificazione delle specie; certo richiedono un diligente ed attento esame dei due strati più esterni in ogni loro stadio e sotto un forte ingrandimento. Bisogna altresì avere riguardo all’importanza che in talune specie e in taluni individui può assumere la morfologia dello strato intermedio con le sue grandi cellule variamente associate o componenti un reticolo, e più ancora all’elemento che contraddi- stingue per eccellenza le Crittonemine : quello cioè dei fenomeni che si connettono all’origine delle fruttificazioni. Ora per quanto si tratta delle Haly menta, è bene ricordare che le circa 38 specie finora conosciute si possono così suddividere: Con cistocarpi e tetrasporangi numero 2 Con soli tetrasporangi » 9 Con soli cistocarpi » 5 Con nessuna fruttificazione » 22. Donde la probabile necessità o convenienza di un successivo rimaneggiamento nella ripartizione delle specie in base a quei carat- teri che eventualmente potessero offrire quelle fruttificazioni di cui ancora si difetta, indipendentemente dalla scoperta di nuove specie. È noto che le Alimenie meno qualche rara eccezione crescono alla profondità di 80 a 180 m. circa, e stante la natura loro più o meno gelatinosa che le rende pesanti, pure avvenendo che, per cause esteriori, abbandonino il loro sopporto, raramente e in seguito a forti mareggiate con accompagnamento di correnti sotto marine, si pos- sono rinvenire natanti o reiette, donde la necessità dei dragaggi. Ciò fu ben compreso dal Rodriguez il quale in una sua lettera diretta allo scrivente, e anche a voce, narrando le vicende che spesso ac- compagnano un tal mezzo di pescagione (come la perdita delle dra- ghe), metteva in rilievo non solo gli eccellenti risultati da lui otte- 161 nuli e ben conosciuti, ma anche quelli di alghe inedite compren- denti parecchie Halymenia nuove (^). L’importanza del genere meriterebbe una trattazione ragionata in base ai caratteri macroscopici e microscopici delle specie che lo compongono per rilevare, fin dove fosse stato possibile, il collega- mento di esse ad onta delle varie evoluzioni attraverso i disparati ambienti pelagici dall’ oriente verso occidente, ciò che, per insugl- cienza di materiale, non può riuscire possibile in questa parziale rassegna. 468. Halymenia Harveyana J. Ag. — H. Floresia Harv. Phyc. Austral. tab. 2*4, non Ag. La fronda sorge da un minuto callo basilare inalzandosi fino a mezzo metro circa, larga 1-4 cm., munita di stipite, suddivisa in penne e pennette largamente lineari od oblunghe, pennette ultime dentiformi, papille pullulanti dalla pagina. Strato corticale assai evo- luto formato da piccolissime cellule porporine in file serrate verticali basate sopra cellule più grandi e più pallide quasi rotondate. Cisto- carpi tra i fili dello strato corticale, di poco prominenti a carposto- mio rotondato, nucleo di carpospore strettamente conglobate e mu- nito di peridema ialino. È fra le specie che richiedono un diligente confronto con le aljfini della 1 Sezione Agardhiana alla quale appartiene. La sinonimia dell’HARvsY non le conviene così per il portamento come per la struttura. U H. Floresia, ad onta della grande variabilità sua per quanto si tratta della larghezza del disco e dei rami primarii, è^però sempre caratterizzata dalle suddivisioni maggiori sempre ristrette nelle parti superiori, lunghissimamente acuminate, finienti in punta acuta. UH. Harveyana, almeno nella citata tavola, oltreché per le (^) A questo riguardo C. Sauvageau nel suo A propos des Cystoseira de Banyuls et de Guéthary a p. 45 riporta una lista di alghe pescate dal Rodriguez nei dintorni di Minorca, e fra esse sono notevoli una Desmarestia balearica sp. nova ined., ed \m' Halymenia balearica sp. nov. inedit. Lo scrivente poi, nei frammenti di alghe raccolte dal Dott. V. Spinelli a Porto Scuso (Iglesias), e perciò poco distante dalle Baleari, rinvenne una forma di Halymenia la cui struttura non corrisponde perfettamente a nessuna delle spe- cie mediterranee conosciute. 162 maggiori dimensioni di altezza e larghezza, si contraddistingue per il disco ed il rameggio, assai larghi, bruscamente accorciati e con le estremità rotondate o largamente ottuse. La fig. di Harvey, inoltre, non reca papille di sorta sulle facce del disco e dei rami, per cui un tale carattere non è forse da con- siderarsi come costante. La stessa fig. non rivela indizi che l’interno della pianta sia tuboloso inquantochè la fronda vi appare appiattita, certo assai compressa. Nella sezione trasversale, che la tav. pure ci offre, si osserva il midollo composto di filamenti articolati che, movendo da una linea centrale longitudinale, si dirigono in parte diagonalmente con un percorso rettilineo e in parte arcuatamente verso lo strato sottocor- ticale, o intermedio che si voglia dire, dove fanno capo. Questo strato è composto di cellule grandette subtonde disposte in 4-5 serie più o meno regolari. Strato corticale di cellule minute disposte in file verticali alla periferia. Hab, le spiaggie australi della Nuova Olanda (Harvey, Wilson) e, con dubbio, le isole Sandvicensi (J. Agardh). 4Ó9. Halymenia lacerata Sond. = Halym, angustissima Grun. Callo basilare scutellato polifronde. Fronde tenue-membranacea o carnosetta, alta 8-16 cm., larga 2-4 mill., cuneata alla base, indi lineare, irregolarmente incisa o subdicotoma a segmenti ineguali senza regola incisi cosi da figurare come lacerati. Cigli marginali (talvolta anche sulla faccia del disco e dei rami) larghi circa 2 mill., integri 0 denticolati, più o meno lunghi a seconda del vario svi- luppo, poiché taluni degl’inferiori possono crescere tanto da formare dei rami di terzo grado. A parte le minori dimensioni nell’altezza e larghezza, il rameggio e le relative suddivisioni possono ricordare il portamento di alcune forme anguste di H. Floresia, Midollo di pochi fili. Corticc polistromatico. Colore roseo porporino. Fruttificazioni.... ? J. Agaadh, nel tratteggiare i caratteri delle Acanthymenia, dice che la fronda è intus tubolosa filisque strati interioris laxius impteta, donde si vede non essere questo il caso che all’ idea di un tubo debba andare congiunta la inerente proprietà di uno spazio vuoto come avviene, ad esempio, in Gloio siphonia e in Gloiopeltis, 163 Ma nel trattare del gen. lo stesso Autore avverte che le parti novelle sono fere htbolosae. Pure anche cosi delimitato alle parti stesse, il fenomeno richiede una spiegazione. Nella specie precedente non fu possibile la constatazione del fatto poiché la sezione trasver- sale figurata nella tav. Harveyana interessa unicamente uno dei terzi estremi di una fronda adulta e non già la parte centrale nella quale il tubo o le sue vestigie avrebbero dovuto palesarsi. L’evoluzione di detto fenomeno si può invece seguire nell’esem- plare di H. lacerata. Nelle parti giovanili di questa, e cioè nelle estreme suddivisioni, si mostra evidente e senza alcun accompagna- mento di filamenti un silone centrale assile, tondo, abbastanza grande in relazione al tenue diam. della parte, leggermente roseo o giallo- rino o subjalino. Intorno ad esso presto appare una piccola massa di radi ed esili filamenti ialini l’estremità dei quali non ancora è riuscita a raggiungere lo strato sotto corticale. Ripetendo le sezioni nelle parti sempre più basse delle suddivisioni stesse, si vede il tubo farsi elittico, indi scindersi in due parti ognuna delle quali venne a formare un tubo a sé stante ma superiormente ancora congiunto nel tubo unico originario. Queste divisioni si fanno poscia in modo completo e sempre più numerose mano mano che si scende e sem- pre più sottili, così d’acquistare le dimensioni e l’organizzazione di veri e propri filamenti articolati subparalleli longitudinali, i più esterni dei quali si fanno leggermente diagonali e nelle estremità loro si decompongono in cellule caudate, fusiformi, oblunghe, subtonde, sub- angolate, costituenti lo strato sotto corticale. Segue a questo lo strato corticale propriamente detto, assai compatto, intensamente colorato, polistromatico ma non sempre interamente dello stesso spessore, cosichè r uno dei margini può avere un numero doppio o triplo di serie di cellule esigue di varie forme, sempre però oblunghe nel giro periferico. Rah. a Capo York, Australia, ed a Finschafen. a. Halymenia lacerata Sond. Nuova Guinea, 1891 Heydr. Ex herb. De Toni. 470. Halymenia dichotoma J. Ag. Epicrisis. = Chrysymenia dichotoma J. Ag., Sp. IL p. 2 1 1 - Grateloupia gorgonioides Kuetz. - Chondrus ? adriaticus Zanard. 164 Allo stato attuale delle conoscenze, è questa la specie che, con H. fastigiata J. Ag., costituisce la Sezione Agardhiana delle HymC’ nophloea, che si direbbe propria del mediterraneo. La presenza di H, dichotoma a Teneriffa sarebbe da ritenersi avventizia insino a che stazioni più interne dell’ Atlantico o lungo le sue spiaggie orientali non ne dimostrassero un’ assai più lontana origine. La descrizione che ne fanno gli autori viene cosi riassunta da A. Preda nelle sue Florideae italiane p. 88: Frondi sorgenti da un callo radicale (piuttosto dilatato), alte 5-2o cm., larghe inferiormente 2-6 mm. e più, consistenti. Segmenti quasi cilindracei nel fresco, compressi nel secco; ascelle rotondate. Strato corticale formato da più serie di cellule: cellule della serie esterna minute, intensamente colorate, quelle delle serie interne gradatamente più grandi dalla periferia al centro e ialine; strato midollare con filamenti longitudi- nali molto addensati, specialmente nelle parti inferiori della fronda. Cistocarpi sparsi su tutto il tallo. L’Hauck accenna anche ai Tetra- sporangi sparsi, rosso-scuri, insensibilmente volgenti al verde inter- namente. Il portamento si può desumere dai seguenti dati. Fronda inferiormente caulescente, subinflato-tubolosa, membra- naceo-carnosa, dicotomo-decomposita fastigiata a segmenti cilindra- ceo-compressi, dilatati tra le dicotomie e con gli apici piuttosto lun- gamente acuminati se semplici o brevemente se bifidi. 11 colore ro- seo-carnicino inverdisce più o meno parzialmente o si muta in bian- chiccio o leggermente paglierino, e ciò anche nello stato fisiologico. La somiglianza esteriore che 1’ Hauck le trova con Nemastoma di- chotoma, potrà certo convenirle per una particolare forma da lui ri- scontrata di quest’ ultima specie, ma generalmente va intesa con molte riserve. Infatti questa Nernastoma è variabilissima a seconda delle regioni, degli ambienti e dei mutamenti che susseguono alla prima sua vegetazione, mentre in H. dichotoma, astrazione fatta della statura e dello spessore della fronda, che possono variare di dimen- sione, il portamento suo è sempre eguale. Per quanto si tratta dell’ elemento midollare, nè 1’ Ardissone, nè il De Toni, nè il Preda credettero di ripetere interamente la frase Agardhiana circa i « filis diohotomis et stellatim anastomosantibus ». F. Hauck, al contrario, la fece propria, ma la figura 48 da lui recata in Die Meeresalgen non corrisponde al senso che si connette al ter- 165 mine di stellatim. Questo è troppo preciso perchè non vi si debba associare l’idea di una configurazione più o meno poliraggiata. L’im- pressione del vero è ben altra. Si tratta di filamenti dicotomi, rada- mente trichotomi che, incrociandosi diagonalmente e anastomosan- dosi, vengono a figurare delle losanghe o altre forme di carattere mi- sto coi lati in parte rettilinei e in parte curvilinei. Nei margini della massa midollare questi filamenti si fanno più radi, s’individualizzano prendendo una direzione subdiagonale e quindi, verticalmente, sud- dividendosi in dicotomie fastigiate in modo da raffigurare il rameg- gio della stessa fronda, si dirigono verso le cellule sottocorticali. Lo strato della sottocorticazione, come si rivela dalla citata fìg., è for- mato da una prima assise di grandi cellule subtonde, un po’ schiac- ciate sui fianchi per mutua pressione, alle quali ne segue una se- conda di altre cellule consimili ma ridotte per dimensioni ad un terzo delle prime. Lo strato corticale propriamente detto è formato da un giro di cellule nucleate, sempre più piccole. Ognuna di queste cellule costituenti il penultimo giro è sormontata da due celluline oblunghe affiancate (di rado una sola) un po’ divaricate e che 1’ Huck giustamente considera come l’ultima delle dicotomie della struttura intima, non essendo esse infatti che le estreme decomposizioni mo- niliformi dei filamenti midollari. Da ciò si vede con quanta esattezza di particolari la configurazione intima ripete le segmentazioni della fronda. Le celluline periferiche, dicotome e semplici, sono pertanto in relazione con le estremità bifide (dicotomie rimaste allo stato ini- ziale) o semplici delle ultime segmentazioni della fronda. 11 fenomeno è costante, sebbene non sempre cosi facilmente rilevabile, ed è ba- sato sull’unicità dei piani architettonici che si ripetono assai di fre- quente e forse non nelle tailofite soltanto. La specie meriterebbe di essere studiata nelle varie sue forme. Un materiale interessante all’uopo sarebbe, fra gli altri, quello di Porto Scuso (Iglesias), che il Dott. Venturino Spinelli aveva im- preso ad esplorare con assai buoni risultati, a giudicare dai pochi esemplari frammentari! da lui comunicatimi (^). (h È da sperarsi che 1’ algario lasciato dallo Spinelli, morto a soli 33 anni il I Dicembre 1912, pervenga a chi ne sappia trarre il migliore partito per la scienza. 166 471- Halymenia decipiens J. Ag. = Halym. trigona Ag. (parti m) - Isyrnenia decipiens J. Ag. Di questa specie, appartenente alla sezione delle Isymenia di J. Ag., I’Ardissone, in Phyc. medit., non fa alcuna menzione delle fruttificazioni, ma ne fa cenno però nelle sue Note alla Phycologia stessa del 1901, per quanto si tratta dei soli cistocarpi, nel modo seguente : « Halym. decipiens J. Ag. Un bellissimo esemplare di que- sta rarità, provveduto di cistocarpi e proveniente dalla marina di Portici, mi venne comunicato dal sig. A. Mazza. Anche questa spe- cie, come del resto tutte le sue congeneri, abita la terza zona di profondità » (^). Essendosi egli trattenuto l’esemplare fruttificato, non mi è dato di qui descriverne i cistocarpi. Questa premessa ha però il valore di una conferma della mia determinazione, mentre in Syll. alg. viene messa in dubbio col supposto « nisi cum H, trigona con- fusa », essendo al De Toni sfuggite le citate Note Ardissoneane. Fronda piuttosto cilindracea, gelatinosa, dicotomo-decomposta fastigiata, in alto in modo diverso {longe) e poco cospicuo attenuata, coi segmenti alquanto eretti sulle insenature rotondate, i terminali appena più stretti spesso forcuti e ottusetti. A questa diagnosi appli- cabile in modo generico ad ogni individuo della specie, faccio se- guire la descrizione desunta da due esemplari di Portici. Entrambi mancano della base, ma esiste il tratto superiore del caule (disco maggiore). In uno degli individui il disco si ramifica in quattro divisioni assai divaricate, e cioè due da un lato, una dal- l’altro ed una centrale. La ramificazione mediana del lato che ne reca due è con la sua base in perfetta opposizione con la base dei- fi unica ramificazione dell’altro lato. Ognuna di queste divisioni è semplice nel primo tratto che ha la lunghezza di circa 2 cm. Queste parti semplici le definisco come dischi secondarii per comodità di descrizione. Ogni disco secondario si divide in una prima dicotomia, salvo quello che costituisce la ramificazione unica di uno dei lati, che si divide invece in una tricotomia. Queste divisioni si suddivi- dono parecchie volte in dicotomie piuttosto accostate, cioè non cosi divaricate come le prime divisioni. Le tricotomie si verificano più (^) Rendiconti del R. Ist. Lomb. di se. e lett., Serie II, Voi. XXXIV, 1901. 167 abbondanti nelle suddivisioni dove si presentano anche parecchie quadricotomie. Tra dicotomie e policotomie la pianta si scompone più di una dozzina di volte. Si hanno pertanto cinque divisioni mas- sime decomposte, componenti ognuna un rameggio tra il corimbi- forme e il fastigiato a disposizione flabellata nel secco, che nel com- plesso loro delimitano un perimetro di 3 quarti di cerchio il cui asse orizzontale misura i6 cm., mentre l’altezza della pianta è disoli ii cm., ivi compreso un cent, che si assegna alla mancante parte in- feriore. Le ultime suddivisioni sono ora lungamente. ora brevemente forcate ora ridotte quasi a sella, ora sono semplici o a forche assai disuguali nello sviluppo loro, oppure con uno dei corni, brevi o lun- ghi, COSI in basso rispetto all’altro da non potersi considerare come parte della forca. Questo esemplare ha conservato il lieto suo colore roseo di un unico tono. L’altro esemplare è invece assai più incom- pleto e a corimbi assai poveri e diradati, ma in esso la fronda rag- giunge sotto la prima dicotomia la notevole larghezza di ò mm. ; il suo colore è di un roseo sbiadito volgente al verdino. Si può aggiungere il seguente particolare carattere, forse postu- mo, il quale se si ripetesse in tutti gl’individui, basterebbe da solo a identificare la specie. Ignoro se sia stato da altri rivelato. Se non in tutte, certo nella massima parte delle basi di ognuna delle divi- sioni e delle suddivisioni della fronda, si determina, in seguito al colasso dovuto all’ essicazione, una piegolina assai esile di forma fal- cata con le punte ora rivolte all’ insù ora all’ ingiù, ciò che confe- risce alle divisioni e suddivisioni l’apparenza di lunghissime artico- lazioni. Il fenomeno si riscontra in ambo gli esemplari menzionati. La sezione trasversale ottenuta dal disco di un esemplare dis- seccato ha forma lineare con le estremità rotondate. Midollo vasto di abbondanti filamenti ialini, tenui, leggermente subflessuosi, assai accostati, longitudinali commisti a celluline tonde ialine. Strato in- termedio di filamenti assai lassi interrotti, quasi cellulosi e infine scomposti in vere cellule traversali oblunghe e con altre subtonde più piccole. Strato corticale di cellule esigue con le serie più interne dense e poco regolari; serie periferica di cellule piccole, oblunghe, verticali, intensamente colorate. Come osservavo altrove, la presenza dell’Z?. decipiens lungo le coste dell’America boreale, la scoperta fattane dal Cabrerà, a Cadice, 168 del Piccone alla Spezia e dello scrivente a Portici, lascia ragione- volmente supporre che alla vastità dell’area pella sua propagazione debba corrispondere anche una certa abbondanza di riproduzione (*). 472. Halymenia Floresia (Clem.) Ag. Sp. I, p. 209. Species Botanico Hispanico Domino Francisco Flores sacrata. Agardh. H. ciliata Delle Chiaje Hydrophyt. Neap. tab. 67 - Fucus Flore- sius Clem. - Fucus Proteus Delile fi. d’Egypte. È la più vistosa delle Alimenie prima conosciute, ed ebbe la fortuna di ricevere un nome specifico che. per la duplice derivazione sua implicante lo stesso significato, viene ad esaltare due volte una delle più belle fioriture marine. C. A. Agardh ne fece il tipo del gen., traendola da quel magno limbo, che, sotto la denominazione di Fucus, nel 1700 accoglieva le più disparate Alghe di ogni classe; e per essa J. Agardh creò la Sezione delle Halymenia sensu strido, comprendendovi con dubbio anche l’ H. ? chondriopsidea J. Ag., della quale si conoscono soltanto i tetrasporangi. La diagnosi più breve che si presta ad ogni forma dell’ H. Flo- resia è la seguente che si legge, talvolta più o meno amplificata, in ogni testo; fronda gelatinoso-membranacea, inflato-piana, stipitata, allungata, pennato-decomposta, penne e pennette lineari lungamente acuminate patenti integre o divise in una nuova serie di pennettine serrulato-cigliate. A rendere meglio evidenti almeno i due principali aspetti che la specie assume, i quali non è possibile raffigurarsi sopra una scar- nita diagnosi sintetica, gioveranno gli esempi pratici. Come spesso avviene nelle Fioridee a fronda più o meno compressa o affatto la- minare, anche in questa Halymenia si distinguono due forme prin- cipali dovute r una alla larghezza, l’altra alla strettezza del disco e delle segmentazioni. Non conosco individui a callo polifronde ad onta di molti esa- minati. L’Ardissone dice che « da una ben distinta callosità radicale (9 A. Mazza: Flora mar. del golfo di Napoli. Nuova Notarisia, Luglio 1902. 1G9 sorgono le frondi » (Phyc. medit. I. p. 146), dizione che egli ripete per quasi tutte le specie mediterranee di Halym., e che si presta a una doppia interpretazione. Da un’unica sezione praticata a me è risultato che il callo di II. Floresia presenta una sola cellula assiale, ciò che indicherebbe una natura monofronde. Stipite breve (i-3 mm.) e, quando raggiunge lunghezze mag- giori può essere già considerato come parte inferiore del disco che gradatamente si fa cuneiforme. Nella forma lata il disco ora si man- tiene semplice, allungato-piramidato od accorciato e largamente cu- neiforme, oppure si divide tosto, poco sopra della base, in parecchie (3-8) massime divisioni ad ascelle tonde, subunilate nelle quali riesce digdcile lo stabilire il disco iniziale inquantochè la divisione centrale può essere talvolta assai meno larga di quelle laterali. In questo caso il principio dicotomico al quale si informano le divisioni massime può essere soppresso presentandosi, in suo luogo, unicamente le di- visioni secondarie marginali che, alla loro volta, si suddividono in segmentazioni di dimensioni minori ma assai disuguali, e così di se- guito la decomposizione si ripete per due o tre altre volte. In altri casi invece il disco conserva il suo più comune carattere di unicità ad onta delle parecchie in cui si divide e suddivide. È in entrambi questi casi di varia divisione del disco che si riscontra una larghezza che, sotto le ascelle, può raggiungere quasi 3 cm. Dati i differenti modi di sviluppo e il vario grado di divaricazione delle divisioni principali, la circoscrizione dell’assieme della fronda va dalle forme lanceolata o strettamente cuneata (stato giovanile) a quella del cir- colo completo o della elisse i cui assi verticali (altezza della pianta) possono misurare 20 cm. e persino 28-3o cm. gli assi orizzontali. È altresì notevole nella fm. lata il fatto delle papille puntiformi, esi- gue, abbondanti, che, in taluni individui, si mostrano sulla pagina della fronda, anzi, più spesso, unicamente sopra alcune parti di essa. Alcune di queste papille hanno uno sviluppo ulteriore in forma di cigli, di ligulette acuminate, semplici o cigliate o dentate nei mar- gini. Queste ultime, in alcuni casi, sempre più progredendo nello sviluppo loro, si cambiano in rami veri e proprii e come tali si de- compongono e si comportano come i rami normali provenienti dai margini del disco. Di tali produzioni paginali si hanno esempi nei campioni raccolti al Lido di Venezia e distribuiti da G. B. De Toni 170 e David Levi nella Phycotheca ilalica, in altri raccolti dal Dott. Chia- MENTi a Sottomarina (Chioggia), e in altri ancora che il sig. Beltrani ha staccati dalla base di uno scoglio poco sommerso a Rotoli nel golfo di Palermo. 1 rami paginali hanno sempre per base un arco od un angolo ottusissimo coi lati volti in basso, di un roseo più in- tenso, ciò che è dovuto o ad una crassezza dello strato corticale o ad un ripiegamento della cute pel colasso susseguito alla dissecca- zione deir esemplare. Il fenomeno, pure accompagnato da quest’ul- timo particolare, venne riprodotto dallo Hauck nella figura 49, che rappresenta V Halymenìa ligulata [Halarachnion) in Die Meeresalgen p. 127. 11 migliore esempio della forma strìda mi viene offerto da un superbo individuo cistocarpifero di Porto Mahon (Baleari), notevole per la elegante uniformità e misure con cui disco e ramificazione si presentano, ciò che non devesi al fatto della fruttificazione capsulare, come stanno a provarlo gli stessi frutti in forme late, ma a cause ambienti che si possono assegnare al grado di profondità. L’ esemplare m.anca di base e certo fa parte di altri dei quali il Rodriguez scrisse cogido con redes (^). La circoscrizione sua è quella di un grande flabello alto 22 cm. e largo 35. La larghezza massima del disco è di 3 mm. 11 disco porta 2Ó rami di primo grado (i3 per ogni lato) quasi orizzontali, gl’inferiori opposti, distici i su- periori ad ascelle rotondate, larghi poco meno del disco, lunghi 20 cm. i submediani, ■'gradatamente più corti nella parte superiore, sem- plici nel primo quinto, indi con ramificazioni di secondo grado op- poste in basso, poscia distiche, sempre ad ascelle tonde, con suddi- visioni in parte distiche e in parte secondate, e ciò da i-3 volte. I rami primari partenti dal disco hanno un portamento lungamente fastigiato. Contrariamente a quanto avviene nella fm. lata cosi ricca di penne e pennette di varie dimensioni di cigli e di denti in tutto il percorso della fronda, qui invece disco, rami primari, secondari e terziari sono affatto nudi o a mala pena qua e là qualche ciglio. Esistono poi altre forme intermedie, derivanti cioè dalla combi- nazione dei caratteri proprii a quelle ora descritte. Le combinazioni (9 Algas de las Baleares, p. (79). 171 sono assai variate. Cosi, per citarne una delle più semplici, un disco della forma lata può produrre rami della forma strida, ma non mai, come ben si comprende, un disco della forma strida produce rami della forma tata. Parecchie sono le forme intermedie fornitemi dalla marina di Portici, località detta del Granatiello, la cui descrizione ci porterebbe, senza alcuna necessità, troppo in lungo. Di altre forme, oltre quelle indicate, non ho cognizione, ma sono certo possibili forse a quelle maggiori profondità dove d’ ordi- nario la R. Ftoresia [3 angusta.... « quasi intermedia in ter R. floresiam et ligutatam », nella quale venne riconosciuta più tardi la Lygistes vermicularis {pvdi C alo siph onta). L’Ardissone, parlando di quest’ ul- tima a pag. i35 di Phyc. medit. I, dice che « per l’aspetto ricorda le forme minori dell’ R. Ftoresia ed anche la Dudresnaya ptirpuri- fera » ma di tali forme minori lo scrivente ignora se e dove ne ab- bia fatta una descrizione. In quanto alla fruttificazione, C. A. Agardh in Sp. Alg. p. 209, stamp. nel 1823, scriveva; « Tubercula fructifera punctiformis sub lente ocellata, (vel circolo dilutiori circumfusa) ». J. Ag. ne dava più specificate notizie delle quali si è fatto un cenno trattando del gen. Forma lata. — La sezione trasv. di un giovane catto ha forma tonda. Centro occupato da una piccola cellula assiale nucleata. Midollo di esigui filamenti roseo-ialini che figura da sfondo, sui quali si stende uno strato fitto di cellule più piccole di quella centrale, rosee sub- tonde dapprima disordinate, poscia disponentesi in file radiate rav- vicinate. sempre più piccole dall’interno all’esterno, oblungo-lineari nel giro periferico dove infittiscono. Periferia estrema di materia giallo-bruniccia parenchimatico-mucosa. Nel callo adulto i filamenti midollari sono più robusti, e in luogo delle cellule si ha una rete, composta dai filamenti, le cui maglie, in apparenza di cellule, rappresentano invece delle lacunosità. Le maglie periferiche si scompongono in esigue cellule vivamente ro- seo-porporine appressate verticali in una serie o parecchie. Stipite. — Nella sua parte inferiore si mantiene la cellula assiale centrale roseo-giallorina, tonda, nucleata, circondata da una grande massa di filamenti di un roseo tenero, assai brevi e in maggioranza scomposti in esigue cellule tonde, subtonde, angolate, lineari di dif- 172 ferenti dimensioni, rarificate sotto lo strato corticale. Strato corticale di esigue cellule filamentoso-lineari in linee assai fitte. Fa seguito allo strato corticale una vegetazione di sovrapposizione abbondante di cellule filamentose formanti l’incipiente espansione laminare della fronda. Sotto una prima dicotomia la sezione ha forma largamente lineare con le estremità rotondate. Midollo assai diradato, composto di fila- menti ialini assai brevi, esilissimi, semplici e dicotomi, finamente ar- ticolati, commisti a celluline tonde e lineari, longitudinali e diago- nali. Strato corticale roseo-porporino composto di due assise: l’in- terna di cellule subtonde ed oblunghe sparse, 1’ esterna di cellule ob- lunghe esili lineari in fitte linee verticali. Forma strida. — Sezione trasv strettamente lineare ad estre- mità tonde. Midollo di filamenti crassetti, più lunghi, più spessi, assai meno scomposti in celluline, prettamente longitudinali, formanti una massa centrale ben definita. Strato corticale come sopra ma assai più sottile, il periferico di una sola serie ma talvolta assai incrassato in una o in entrambe le estremità. Hab. Oceano Atlantico lungo una parte del litorale africano, alle Canarie, Mediterraneo ed Adriatico, nel Mare Rosso secondo il Turner. 473. Halymenia latifolia Crouan. = H. Ferrara Lei. et Prouhet. - Piatoma hymenophylla Schousb. (partim). - Iridaea Montagnei in Mont. FI. d’Algér. - Non H. tigli- lata f. iatifolia Crouan. Questa, con 11. ulvoidea Zanard., appartiene alle Hymenopsis di J. Ag. Nel iQii. M. A. Howe ve ne aggiunse una nuova specie: r H. actinophysa, allo scrivente ignota (^). \F H. latifolia varia nelle sue dimensioni a seconda dell’ambiente mediterraneo od oceanico, a seconda del grado di profondità in cui trovasi ed a seconda della natura delle sue fruttificazioni. È alta dai 5 ai 40 cm. e larga da i a 12 cm. La fronda è piana a base bre- vemente cuneata attenuato-stipitata, infine dilatata, membranacea. (^) Howe, Phycol. Stufi. V. Some marin. Alg. of Lower California, Mexico. Vegg. Nuova Notarisia, Apr. 1912, p. 98-99. 173 integra, raramente bifida, talvolta laciniata o ramosa, e ciò forse ne gl’individui cistocarpiferi. Cistocarpi piccoli numerosissimi sparsi per la fronda. Tetrasporbngi pure assai piccoli, diflìcilmente, nel secco, discernibili anche col concorso di una semplice lente, sparse per tutta la fronda, non escluso lo stesso stipite. Le più grandi forme sembrano esclusive all’ Atlantico. Gli esem- plari delle Baleari sono assai bassi, dai 6-8 cm., a fronda integra lan- ceolata 0 spatolata, larga i-2 cm. e tetrasporiferi. È noto che la dioicità nelle Floridee a fronda appianata porta seco delle differenze nell’aspetto degli individui, differenze che, generalmente, si manife- stano con la maggiore suddivisione negl’ individui cistocarpiferi, men- tre negli individui tetrasporiferi la fronda riesce parcamente divisa o semplicemente lobata in alto, quando non è affatto integra. La Fau- chea Fryeana Setch. ne dà un notevole esempio, e molti altri se ne potrebbero aggiungere. Le forme oceaniche più robuste di Halym, latifolia meglio si presterebbero per una descrizione della struttura intima. Ai seguenti reperti, tratti da esemplari Balearici, per quanto si tratta di alcune particolarità, dovrebbesi forse assegnare pertanto un’ importanza re- lativa. In superficie, la fronda presenta un reticolato a vastissime ma- glie, composto dai filamenti ialini interiori, sopra uno sfondo di esi- gue cellule rosee subtonde. In scopone longitudinale presenta dei filamenti robusti tubolosi longitudinali, paralleli, in parte subretti, in parte flessuosi, anastomo- santi a tratti, sopra uno sfondo membranaceo di esigue cellule rosee lineari affiancate longitudinali. La sezione trasversale dello stipite ora ha forma tondo-subreni- forme ad asse eccentrico, ora perfettamente tonda ad asse centrale. Strato corticale abbondantissimo di cèllule rosee differenti per dimen- sione, forma e disposizione. Midollo di pochi filamenti ialini, lunga- mente articolati, anastomosanti. Nello strato corticale trovai una te- traspora. La sezione trasversale della parte basilare laminare ha figura strettamente lineare ad estremità rotondate od ottuse. Midollo di fi- lamenti ialini corti, longitudinali, subsemplici, composti di cellule ultra esigue granuliformi, oblunghe e subtonde, combacianti per le is 174 ì estremità o isolate. Altre volte, e ciò può rilevarsi nella stessa se- zione in osservazione, gli stessi filamenti possono essere disposti in aglomerazioni di varia configurazione e sparse indifferentemente nei varii punti dell’intero campo midollare senza direzioni fisse. Strato corticale polistromatico di 3-4 serie di cellule subtonde od oblunghe, rosee, piccole, digradanti leggermente di volume dall’ in- terno all’ esterno. Cuticola esilissima, ialina. È opportuno notare che questi esemplari vennero pescati in Agosto e Novembre ad una profondità da 70 ad 85 m. e magari a 95. 11 Rodriguez dichiara di averne ottenuti con cistocarpi in Settem- bre e Ottobre [Algas de las Baleares, p. (71)]- Ora, poiché la specie, a Brest, si può staccare dai Lithoihamnion, vale a dire a fior d’ acqua o quasi, si può pensare a quanti mutamenti può essa andar soggetta in dipendenza delle varie profondità. Halymeniae incertae. Osservazione, — Qui dovrebbero seguire le due Halymenia della sezione Titanophora dopo le quali si fa menzione di una ventina di specie incerte al cui riguardo sono allo scrivente ignoti le ultime notizie o quegli studii che per avventura, fossero stati compiuti al- meno per alcune di esse. Per questo motivo e per mancanza di materiale, ben poco mi è concesso di aggiungere ai dati già conosciuti sulle specie incerte o mal conosciute. [continua] 175 LITTERATDRA PHYCOLOGICA Florae et miscellanea pliycologica 483. Bachmann H. — Planktonproben aus Spanien, gesammelt von Prof. Dr. Halbfass. — Ber, der deuischen botan. Gesellsch. XXXI, 1913, Heft 4, pag. i83-i88, m. 3 Textfiguren. 484. Barnola (de) Joaq. 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Peridinieae, Chrysomonadineae etc. i 56 1. Buettner J. — Die farbigen Flagellaten des Kieler Hafens. — Wissensch. Meeresunters, N. F., Band VII, Abt. Kiel, pag. 121, 9 Textfig. 562. Dunkerly J. 8. — Flagellata and Cibata, Clare Island Survey Parts 61-62. — Proceed, R. Irish Acad. XXXI 1913, 20 pp., 2 plates. 563. Entz Géza jun. — Ueber ein Sùsswasser-Gymnodinium. — Ar- chìv fùr Protistenkunde, XIX, Band, 1913, pag. 399-406, i Text- fìgur, Taf. i3. 564. Hofeneder H. — Ueber eine neue, Kolonienbildende Chrysomo- nadine. — Arch. fùr Protistenkunde XXIX. 1913, pag. 293-307. .565. Kofoid C. A. & Ridgen J. E. — A Peculiar Form of Schizogony 182 in Gonyaulax. — Bull. Mus. Comp. \ooL al Harvard College Cam- bridge, LIV, 1912, pag. 335-348, plates I-II. 566. Schìilling A. J. — Dinoflagellatae (Peridineae)/ — Pascher. Die Susswasseflora Deutschlands, Oesterr. u. d. Schwei^ Heft 3, Jena, 1913, Fischer, pp. 16. Exsiccata. 567. Tyson W. — South Afrìcan Marine Algae. — Fascicles i and 2 (5o species each), 1910, M. 60 each (L 3). Entz Géza jun. — Ueber eim Sùsswasser-Gymnodinium. — Ar- chiv fùr Protistenkunde, Neunundzwanzigster Band, 1913, pag. 399- 4o6, I Textfigur, Taf. i3. L’autore descrive una specie di acqua dolce del genere Gymno- dinium, trovata in una fossa argillosa di una fabbrica di mattoni vi- cino a Budapest, e che egli reputa corrispondere al Gymnodinium Zachariasi Lemm'erm. (1900), dal quale però si differenzia per qual- che particolarità. L’ Entz studia minutamente questo Gymnodinium dal punto di vista citologico, cimentandolo con gli opportuni reagenti e coloranti suggeriti dalla microtecnica, sopratutto col metodo di colorazione di Giemsa. Chambers Chas. 0. — Some Littoral Algae of Puget Sound. — The American Midland Naturalist voi. Ili, O. 4, July 1913, p. 91-98. L’ autore studia in modo particolare gli adattamanti delle specie di Prionilis concludendo che esse preferiscono le località più calde e che per esse il problema principale sta nella nutrizione (anidride carbonica) anziché nel calore e nella luce (^). (9 Cfr. anche Chambers C. O., The relation of Algae to dissolved oxygen and carbon-dioxide. — Ann. Rep. Missouri Boi. Garden XXIII, 1912, p. 171-207. 183 Gola G. — Clorofilla. — Supplemento Annuale all’ Enciclopedia di Chimica diretto dal Prof. 1. Guareschi, voi. XXIX, pag. 181-264, Torino 1913. Interessa in questo articolo, oltre alla parte generale riguardante la clorofilla, il paragrafo relativo alla sostituzione o associazione di altri pigmenti a quelli normali del plastidio verde, in quanto vi è parole intorno la ficoeritrina, il ficociano ed altre sostanze coloranti proprie delle Alghe. Reinhard L. — Das Phytoplankton des Smijowschen Liman. — Karkoff iQiS, pag. 97-114, Fig. i-3. Questa nota contiene il risultato dell’ esame microscopico di due campioni planctonici raccolti dal sig. Stradomskij nell’Agosto 1912 nel piccolo lago Smijowskij Liman (lunghezza circa 5 km., larghezza fino a 3 km., profondità i-i,5 metri). Tra le Alghe riscontrate predo- minavano Gomphosphaeria lacustris var. compacta, Oocystis lacustris, Cyclotella Meneghiniana, Pandorina Morum e Gonium pectorale. Secondo il reperto del Reinhard, il laghetto Smijowskij Liman ha carattere ticoplanctonico; mancano affatto le forme caratteristiche dei grandi laghi {Asterionella, Fragilaria crotonensis, Attheya, Rhi- 7psolenia)\ invece è notevole la presenza di alcune forme di acqua salmastra [Nodularia spumigena, Amphiprora paludosa ecc.), cosicché tornerebbe interessante ricercare nel laghetto il cloruro di sodio. Fra le Alghe enumerate, è descritta una nuova specie di Co- smarium : Cosmarium Alexenkovì Reinh. n. sp. — Parvum, 28-32 lon- gum, 24-28 {JL latum, isthmo circ. ó-8 lato, pyrenoidibus in una- quaque semicellulis subsemicircularibus, granulatis, margine subcre- natis, apice truncatis et levissime crenulatis, a vertice ellipticis, medio tumore trigranulato prominentibus; zygosporis globosis mammilloso- crenatis, diametro 3o-32 {i. Hab, in lacu Smijewskij Liman. Pantocsek József. - A lutillai ragpalàban elòforduló Bacillariak vagy Kovamoszatok leiràsa (Bacillarien des Klebschiefers von Lutilla). 2 tabi. — Pozsony, 1913, Wigand, 8°, pp. 19. Enumerazione di 69 Diatomee fossili riscontrate dall’ autore nei 184 L depositi di formazione neogenica d’acqua dolce a Lutilla. La pre- i senza di Melosira undiilata dimostra, secondo l’autore, che l’acqua J dolce in cui vissero le Diatomee con il deposito di Lutilla doveva ; avere una temperatura di almeno 25-3o°. Tra le entità nuove de- \ scritte dall’autore segnaliamo: • Cymbella alpina Grun. var. notata, C. aspera (E.) Her. var. re- motestriata, C. ìnflexa, C. spectabilis, C. ventricosa, Pinnularia major i Kuetz. var. abbreviata, P. viridis Ehr. var. producta. Navicala ammophila Grun. var. latior, N. lacunarum Grun. var. no lata, N. Roteana (Rab.) Grun. var. staurofora [sic], Gomphonema pinnatum, G. subclavatum Grun. var. staurophora, Epithemìa Cistula (Ehr.) Grun. var. producta, Eunotia fossilis, Synedra lanceolata Kuetz. var. abbreviata, S. Ulna Ehr. var. crassa, Fragilaria Ilarrisonii (W. Sm.) Grun. var. ovalis, var. lanceolata, Fr. pianata Ehr. var. ovalis, var. linearis, Fr. Clevei Pant. var. linearis, Melosira arenaria Moore var. vestita, Echinopyxis globula. Pantocsek J. — A Kopacseli adesittufa Kovamosztai (Die in An- desittuffe von Kopacsel vorkommenden Bacillarien). — Botanikai Kòzlemények iqiS, Heft 3, pag. 116-137, 2 Tab. L’autore riscontrò nel tufo andesitico (sarmatico) di Kopacsel (Comitato Bihar), roccia grigiastra, bianco-cretacea, leggera 60 specie e varietà di Diatomee; dalla qualità delle Diatomee l’autore reputa che il deposito fossile siasi formato in acque leggermente saline. Oltre al genere Echmopyxis (la cui appartenenza alle Diatomee non mi sembra scevra da molti dubbii) (^) con le due specie E, ter- tiaria e F laevis, alla Carnegia mirabilis, alla Navicala {Pinnularia) Dux Ehr. sono da segnalare le seguenti nuove entità proposte dal- r autore : Amphora jamalinensis Grun. var. fossilis, Cymbella explanata, C. Batthyanyiana, Stauroneis salina W. Sm. var. fossilis. Navicala adversairix, N. aedifex, N expectilis, N. expectilis var. producta, N. arcana, N. omitta, N. carpathorum Pant. var. bivi t tata, N. rasa, N. (h II genere Echinopyxis venne riscontrato da P. Greguss nel iyi2 nel fungo del piccolo lago « Surian-See » in Ungheria. 185 pseudobaciUum Grun. var. fossilis, Fr. neogena, Fr» pseudolanceolata, Melosira arenaria Moore var. teriìaria, M. Csakyana, M. neogena. Schindler B. — Ueber den Farbenwechsel der Oscillarien. — Zeitschrift fùr Botanik, V. Jahrgang, 7. Heft, 1913, pag. 497-575, mit 5 Textfiguren. L’autore traccia la storia dell’ argomento che con le ricerche istituite nel i883 da Th. W. Engelmann portò, col concorso degli studi di Gaidukow, Nadson, Schorler, Dangeard, ad ammettere il COSI detto adattamento cromatico delle Alghe e vuole, con l’aiuto dello sperimento, controllare l’azione di tutti i fattori esterni riguardo al mutamento di colore delle Oscillariacee, come aveva già rivolto, in- sieme al Prof. W. Magnus (^) l’attenzione alla influenza dei sali nu- tritizii sulla tinta che assumono le dette alghe interiori. B. Schindler ricorse a colture su Agar-Agar e su piastre di gesso, con soluzioni nutritive Knop, Molisch-Richter e Molisch-Ri- chter assolutamente prive di solfato calcico. Le specie studiate sono Phormidium autumnale, Oscillatoria formosa, Oscillatoria limosa. L’autore studiò l’azione della luce monocromatica (passata at- traverso campane di Senebier contenuti nell’ intercapedine bicromato potassico per i raggi giallo-rossi, cloruro rameico per i raggi verdi, ossido di rame ammoniacale per i raggi azzurri); ricercò poscia l’in- fluenza esercitata dalla concentrazione del mezzo nutritivo sul muta- mento di colore delle dette specie di Oscillariacee, la azione di quantità diversamente grandi di mezzo nutritivo e di nuove sostanze nutritive nella stessa coltura, l’effetto prodotto dalla intensità della luce ’ sul decorso del mutamento di colore. Si pose l’autore la questione ri- spetto alle sostanze che partecipano alla rigenerazione dei colori gri- gio-nero e verde, sperimentando sul Phormidium autumnale con ni- trato potassico, con solfato neutro potassico, con nitrato di magne- sio, e con solfato di magnesio; sulla stessa Alga e sulla Oscillatoria formosa l’ autore sperimentò se la luce fosse necessaria per la for- (^) Magnus W. & Schindler B., Ueber den Einfluss der Nàhrsalze auf die Fàrbung der Oscillarien (Berichte der deutschen botan, Gesellsch. 1912, Heft 6); cfr. anche Boresch, Zur Physiologie der Blaualgenfarbstoffe (Lotos, 58, 1910, pag. 314-315); Fischer H., in Naturw. Wochenschrift N. F. io, p. 168. 186 inazione del colore nero-grigio e verde. B. Schindler completò il suo lavoro con osservazioni microscopiche sugli individui diversa- mente colorati, controllando la grandezza delle cellule, il contenuto di esse, le cromofille (ficociano, clorofilla, carotina) e con altre osser- vazioni sullo svolgimento zonale nel Phormidium autumnale e nella Oscillatoria formosa. L’autore conchiude dal complesso di tutte le sue prove speri- mentali per assegnare l’influenza primaria e diretta sul mutamento di colore al mezzo nutritivo, esercitando la luce secondo il suo giu- dizio, solo una azione molto indiretta, secondaria; nelle specie stu- diate da B. Schindler non sono stati riscontrati cambiamenti di co- lore nel senso dell’adattamento cromatico del Gaidukov; bensì il mu- tamento dipende dal substrato come funzione della concentrazione e della quantità del mezzo nutritizio, tenendo conto dell’importanza grandissima dell’elemento azotato (azoto inorganico). A corrispon- denti risultati è pervenuto anche K. Boresch (^) mediante colture di Alghe inferiori [Phormidium Corium e altre specie congeneri. Oscil- latoria, Rivularia e Cliroococcus sp.). Sarebbe, secondo me, da con- trollare, se la colorazione del Porphyridium cruentum (Ag.) Naeg. sia in rapporto con la presenza di azoto inorganico nei luoghi dove si sviluppa, con la tinta caratteristica, quest’ Alga. G. B. De Toni Boergesen F. — The marine Algae of thè Danish West Indies Part 1. Chlorophyceae, with a Chart and i 2Ó Figures. — Dansk Bo- tanisk Arkiv, Bd. i, N. 4, Copenhagen 19 1 3, pp. lóo. È questo del Boergesen un interessante lavoro sulla flora algo- logica marina delle Indie occidentali danesi, nel quale l’egregio autore riassume e completa i contributi forniti sulle Cloroficee in precedenti Memorie stampate negli anni igo5, 1907, 1908, 1911 e 1912. Le specie sono accompagnate da osservazioni relative alla biologia, alla distribuzione geografica, alla agTinità ecc., molte anche da figure sia (9 Boresch K., Die Fàrbung von Cyanophyceen und Chlorophyceen in ihrer Abhàngigkeit vom StikstofFgehalt des Substratas {Jahrb. fiir wiss. Botanik 52. Band, 1913, pag. 145-185) cfr. anche il resoconto di H. Kmm* \n Zeitschrift fiir Botanik V. Band, 1913, pag. 546-577* 187 deir habitus sia della morfologia interna del tallo ovvero delle frut- tificazioni. Sono per la prima volta descritte le seguenti entità: Pringsheimia ? Udoteae, Cladophora uncinata (interessante per la presenza di rametti uncinati) Cladophora corallicola, Avrainvillea Gep- piì, Halinieda incrassaia (Eli. et Sol.) Lamour. varie forme, Caulerpa prolifera (Forsk.) Lamour. f. posteri/ olia, Caulerpa cupressoides (Vahl) Ag. var. plumarioides e var. flabellata. Utilissime a consultarsi sono le osservazioni particolareggiate in- torno a specie soprattutto dei generi Valonia, Dictyosphaeria, dado- phoropsiSj Boodlea, Struvea, Chamaedoris , Siphonocladus, Ernodesmis, Acetabularia, Avrainvillea., Penicillus, Udo tea, Halimeda, Caulerpa. Noi non possiamo che augurare che a questo primo studio ri- guardante le Alghe verdi, seguano presto le illustrazioni degli altri gruppi di Alghe marine, specialmente delle Fioridee, trattati tali gruppi nello stesso modo diligente col quale è eseguito la parte re- lativa alle Cloroficee. G. B. De Toni De Toni J. B. et Forti Ach. — Contribution à la flore algologi- que de la Tripolitaine et de la Cyrenaique. — Annales de l’ Institut Océanographique (fondation Albert , Prince de Monaco, Tome V, fase. 7, Paris, iqiS, pp. 5ó, i Fig. 4°. Questa Memoria riguarda, dopo un rapporto sui lavori pubbli- cati intorno alla flora marina delle coste libiche, i risultati dello stu- dio compiuto su alcune raccolte di Alghe comunicate agli autori dal dottor Antonio Vaccari e dal prof. Alessandro Trotter. In tutto sono 2i5 specie, accompagnate dalle rispettive citazioni bibliografiche e da osservazioni soprattutto sulla area di distribuzione nel Mediter- raneo; parecchie specie sono da aggiungere alla flora libica, una, V Amphor a inaequistriata, è proposta come nuova per la scienza. E Amplierà inaequistriata è descritta, insieme con una varietà elongata, come segue: Frustulum secus axem paravalvarem ad instar tegulae incurvum ita ut distincte singula valva tantum simul conspicienda sit, ex latere prono connectiva e facie convexa, ex supino binae valvae obliquae zonam connectivam e facie concava amplectentes observandae ma- 188 neant. Zona connectiva lata, hyalina, zonulis pluribus constituta, ex frustulì latere convexo amplioribus, ex altero angustioribus. Valvae cymbiformes, ventricosulae, convexae, regione media, inter raphes nodulos centrales intercedenti, laxius evidentiusque stria- bo-punctatae quam apices versus. Striae centrales grosse punctatae satis irregulariter radiantes, i (j. circ. distantes, laterales laevissimae subparallelae punctulis oblongis delicatissimis consertae, o,5 {j.. circ. distantes. Raphe parcissime curvata, nodulos hamatos centrales inter se satis distantes leniter inflexos (uno alteroque versus marginem externum vergente) ostendens. Longit. valv. 33-38 v.; latit. valv. 7-8 [X. — var. elongatR n. var. : Valvae quam in forma typica longìores et acutiores; ceterum ut in forma typica. Longit. valv. 70-78 {x; latit. valv. 9-10 {X. Hab. Characeis adfìxa, in aquis stagnantibus prope « Tadjoura » Lilbyae italicae (Al. Trotter). Amphor a inaequistriata differisce per i suoi caratteri generali (struttura speciale della zona connettiva, forme e dimensioni delle valve ecc.) dalla Amphora venusta Oestr. (1910). INDEX Comère J. — De 1’ influence exercée par les matières colorantes dérivées de l’ aniline sur la végétation des Algues d’ eaii douce pag. 86 Forti A. — Primi studi per un’ esplorazione limnobiologica del- P Oriente ........... » 23 Mazza A. — Saggio di Algologia Oceanica . . . . i, 57, 113, 157 Necrologio di P. Ascherson » 154 » F. A. Forel » 56 » N. L. Marchand » 56 » A. Riocreux » 56 » V. Spinelli » 154 » E. Strasburger » 56 Premio Maury al sig. J. Comère » 154 Alten (von) H. 132. Anonymus, 39, 135. Antonelli G. 137. Arnold! W. 41, 126. Artari A. 179. Babiy J,, 132, 146. Bachmann H. 175. Bailey L. M. 42. Baie W. M. 180. Bally W. 39. Balsamo F. 177. Barnola (de) J. M. 175. Behrens H. 132. Bigelow H. B. 175. Birckner V. 41. Blanc H. 178. Blake J. M. 137. 'Bloomfield E. N. 132. Boergesen F. 179, 186. Bonnier E. 39. Boresch K. 137. Borge O. 180. Bower F. O. 39. 190 Boyd D. A. 135. Brand F. 136, 147, 179. Brehm V. 37. Briinnthaler J. 136, 179. Biiettner J. 181. Butte rs F. K. 40. Carazzi D. 37. Garrisse L. W. 49. Cavers F. 40, 41, 138, Chamberlain Ch. J. 39. Chambers Ch. O. 175, 182. Chemin E. 135. Clements F. E., 50. Cleve-Euler A., 132, 138. Cobiirn H. 176, 178. Combes R. 37, 41, 54, 151. Conrad W. 42. Cotton A. D. 37, 51. Coupin H. 132. Cozette P. 132. Daines L, L. 178. Dakin W. J. 131. Dalgity A, D. 40. Delf E. M. 41, 180. Desroche P. 132. De Toni G. B. 132, 187. Dunkerly J. S. 181. Dvorak R. 175. Engel R. 133. Entz Geza 181, 182. Estee L. M. 178. Ferrer Paul y (Pere) 175. Forti A. 132, 187. Friedrich P. 42, 51. Fritsch F. E. 37, 145. Fullerton M. B. 37. Gain L. 37, 133. Gardner N. L. 179. Gates Fr. C, 175. Geremicca M. 177. Gerhardt K. 180. Gola G. 185, 183. Gran H. H. 38. Grandori R. 87. Greenmann T. M. 40. Greger J. 38. Griffiths B. M. 133. Groves H. et J. 41. Groves J. 135. Guignard L. 40. Guyer O. 176. Hariot P. 38, 133, 152. Haronow E. 180. Harvey-Gibson R. J. 176. Heiden H. 42, 51. Hellbronn A. 135. Henckel A. 136. Hensen V. 133. Herdman W. A. 176. Hofeneder H, 181. Hoffman-Grobéty A. 133. Holmes E. M. 133, 135. Howe M. A. 176. Huss H. 132. Issel R. 176. Janet Ch. 176. Johnson J. C. 136. Johnson N. M. 176. Joubin L. 176. Kasanowsky V. 137, 147, 180. Klebs G. 42. Klugh A. B. 133. Knight M. 176. Kofoid C. A. 176, 181. Kolkwitz R. 38. Korschikoff A. 179. Krmpotic J. 176. Kruess P. 136. Kuckuck P. 38. Kuester E. 178. Kurz A. 38. Lacsny J. L. 133. Latarche M. 132. Lauby A. 149. Laureys A. 38. Lecomte H. 38. Lemoine P. (mad.) 40, 47, 52, 178. Le Roy Shantz H. 50. Levander K. M, 38. Liebaldt E. 133. Lopriore G. 178. Lucas A. H. S. 38. Luetke F. 38. Luettgens C. M. 133. Luther A. 176. Magnus W. 41. Mangiti L. 43, 135, 138, 139, 178. Martinelli G. 135, 140. Mattirolo O. 40. Meister F. 42, 180. Migula W. 136. Mirande R. 133, 137. Moreau F. 176. Mouret M. 40, 52. Naumann E. 139. Nelson E. M. i8o, 181. Nicolosi-Roncati F. 40, 47. Nordstedt O. 136. Oestrup E. 138, 142. Okamura K. 177, 180. Ostenfeld C. H. 42, 48, 133, 148. Palmer T. Ch. 42. Pantocsek J. 181, 183, 184. Pascher A. 38, 41, 45, 46, t8o. Pavillard J. 181, Peragallo 42, 44, 138, 181. Petersen C. G. J. ^77. Pettigrew R. 138. Picquenard C. A. 50, 43. Playfair G. 1. 177. 1 Plimmer H. G. 135. Prain D. 178. Pringsheim E. G. 177. Quirmbach J. 38. Reinhard L. 177, 183. Richter A. 39. Ridgen J. E. 181. Rigg G. B. 40, 136. Ritter W. E. 177, Robbins W. W. 134. Rose M. 39, Rosenblatt-Lichtenstein S. 134. Rostowzew S. 39. Sauvageau C. 136, 179. Schilberszky K. 177. Schiller J. 178. Schilling A, J. 182. Schindler B. 41, 180, 185. Schleucher G. 134. Schmidle W. 177. Schmidt A. 138, 181. Schneider G. 39. Schoenfeldt (von) H. 138. Schroeder Br. 49. Seifìert G. 134. Selk H. 138. Senn G. 137, 138, 140. Setchell W. A. 39. Siddal J. D. 42, 43. Sieghardt E. 134. Sinova E. S. 142. Skottsberg C. 135. Smirnoff S. 180. Smith G. M. 179. Stehli G. 134. Steiner H. 177. Stoll F. 39. Tahara M. 179. Taube E. 39. Teiling E. 134. Tempère J. 42, 44, 138, 181. Teodoresco E. C. 39. Tischler G. 135.^ Torka V. 134/ ' Transeau E. N. 137, 144, 177. Troendle A. 137. Tyson W. 182. Virieux J. 52, 53, 151. Wailes G. H. 137. Weinhold 181. 192 Wells B. W. 136. West G. S. 141. Wille N. 134, 137. Wilson J. C. 178. Wisselingh (van) C. 138. Woloszynska J. 42, 134. Yamanouchi Sh. 136, 138, 144. Vendo K. 179. Zenker A. 39. Zschokke F. 178. Zuescher M. 39. J. B. DE TONI Sylloge Hlgarum omnium hueusque cognitartìm. Voi. L sect. 1--2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo- gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8^^, p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1-3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo- gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)].*- Patavii, 1891-94, Tip. Seminario, in 8°, pag. cxxxii - 1556 - ccxiv. It. lib. {francs) 115. Voi. III. Fiicoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8^, p. xvi-638. It. lib. {francs) 41. Voi. IV. Florideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8°, p. lxi-1973. It. lib. {francs) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907, Tip. Seminario, in 8^, p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. - Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8°, p. xxxii-520. L. 5. —