I { 1 b W. G FARLOW. I Gennaio / Serie V 1894 LA NUOVA NOTARISIA RASSEGNA TRIMESTRALE CONSACRATA ALIO STORIO BELLE ALGHE REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. Dott. DE-TONI ' SOCIO CORRISP. DEL REALE ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI, f MEMBRO ORDINARIO DELLA SOCIETÀ IMPERIALE DEI NATURALISTI DI MOSCA E DELLA SOCIETÀ BOTANICA DI BERLINO, SOCIO CORRISP. DELLA SOCIETÀ DANESE DI BOTANICA^ DELLA SOCIETÀ NAZIONALE DI SCIENZE NATURALI E MATEMATICHE DI CHERBOURG ECC. ECC. 1 SOMMARIO I iP. Pero: I laghi alpini valtollinesi (continuazione). — O. Borge : Ueber- ■ ! sicht der neu erscheinenden Desmidiaceen-Litteratur li. — G. B, de ' j Toni : 1 nuovi Istituti scientitìci per gli studii delle Alghe marine. — Lit- teratura phycologica. ADRESSER TOUT CE QUI CONCERNE LA « NUOVA NOTARISIA » à M. LE Doct. G. B. DE-TONI PARMA (ITALIE) Prìx d’abonnement pour les années 1890-93 Francs 60 Prix d’abonnement pour les annóes 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia» francs 60. i ! DR DEL StMiKARIO 01 PADOVA Gennaio 1894= LA NUOVA NOTA RISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONI VIA FARINI, 184, PARMA. I LAGHI ALPINI VALTELLINESI del Prof, P. PERO {Continuazione) XV. Il lago Palablone L’estremità superiore della Valle d’ Aprica è chiusa da una cer- chia scoscesa, che, staccandosi dal pizzo Palabione, piega a S. for- mando il Dosso Passo (2577 m.);indi volgendo a destra si congiunge col monte sovrastante al paesello di Aprica. Ai piedi di quell’am- pia cresta montuosa è situato il lago Palabione (2323 m.). Ha forma pressoché tondeggiante, con parecchie insenature, di cui tre sono le principali, dirette ad 0., a N. e ad E. Verso S., fra la cresta accen- nata ed il lago, si distende un immenso deposito di elementi caotici, deir altezza di circa 100 metri, che non si può dire una vera frana, perchè non trovasi adagiata ai piedi del monte, nè propriamente una morena, poiché non poteva essere spinta da un vero ghiacciaio. Tut- tavia r aspetto suo è quello d’ una morena, che diremo incipiente, i cui elementi vennero colà accumulati dal piccolo ghiacciaio, che si stendeva ai piedi della cerchia montuosa sopra accennata. Al N. di questa morena sta il lago, il quale è limitato verso 0., N. e N.E. da grandi cocuzzoli di roccia viva, assai bene arrotondati. La morena dunque occupa la metà circa della conca descritta dalla cresta, che si stacca dal monte Palabione e dai cocuzzoli che limitano il lago e determina a S. un’altra valletta alquanto più alta del livello del lago. Esso non ha visibile affluente, ma è alimentato da parecchi ri- gagnoli i quali si formano attraverso il deposito morenico sopra accennato e trasportano le acque, che derivano per filtrazione, dalla 27 I 414 pioggia e dalla fusione delle nevi, le quali ivi durano per la mag- ■ gior parte dell’anno. Le sponde di E., S. e S.O. sono molto ripide e scoscese; meno in- clinate quelle di E. e di N. 0. Sopra di queste crescono qua e là cespugli di Rododendri, in mezzo ai quali trovai numerosissime la Sol- danella alpina Lin. e la Pinguicula vulgaris Lin., varie Potentine, Anemoni, Carex e Luzole. La roccia è di micaschisto con molta moscovite, sicché, dove è denudata dal detrito morenico, presenta un aspetto biancheggiante. Imperocché fra i cocuzzoli accennati, notevolmente arrotondati dall’a- gente glaciale, si deposita abbondante materiale morenico assai mi- nuto, che intercetta il corso delle acque. Si scorge quindi come il lago sia di origine mista, in parte oro- grafico in parte morenico. Al N. presenta l’insenatura maggiore da cui ha origine remis- sarie, che percorre poscia la Valle di Aprica, la cui porzione supe- riore è chiamata Val Sorda nella carta della Topografia della Pro- vincia di Sondrio dell’ing. Giuseppe Cusi, ed il lago è detto lago di Val Sorda, Presenta una superfìcie di 11,270 m. q. circa, come ho potuto calcolare dalla sua periferia, imperocché esso non è citato nell’ Elenco dei laghi della Valle delV Adda del Sig. Getti, più volte ricordato. È situato all’altezza di 2323 m. s. m. come si può arguire dalle cartelle di campagna dell’Istituto cartografìco di Firenze, nel foglio Schilpario, nel quale però il nome del lago è scritto assai lontano e più in basso del posto ove esso è segnato. | Le sue acque presentano un color cupo verdastro, specialmente j' nella parte S. presso la morena, dove sono anche più profonde e cor- '• rispondono al num. V. della scala Forel. I] La temperatura interna presso l’emissario era di 5° C. essendo M l’esterna di 18° alle ore 1 pom. del 29 Giugno 1892, con cielo per- li lettamente sereno. I Sulla sponda presso l’ emissario, ' sollevando i sassi ricoperti di poco limo, vidi frequente il Coiius gobio L. (Cazzuola, Scazzon), di colore assai nero superiormente e quasi biancheggiante nella parte inferiore. Mi si disse che vi fu importato, or é già qualche anno; il che tornò certamente di grande svantaggio per la prosperità della specie di gran lunga più preziosa, la Trutta fario L., della quale di- vora le uova. Infatti la Trota di monte un tempo era assai abbon- dante in questo lago, nel quale ora è divenuta assai scarsa. Motivo p 415 pel quale vi si potrebbe tentare, certo con buona riuscita, la coltura di questa preziosa specie. Nel limo trovai pur frequente la piccola bivalve Pisidium oò~ (usale Pfeiffer, sparsa qua e là su tutta la spiaggia che guarda S. Questo lago deve essere ricchissimo di fauna pelagica. Infatti recatomi sulla sponda di 0. e da quella lanciando la reticella Mùller, affidata ad una fune della lunghezza di circa 30 m. ho potuto far pre- da di parecchi individui di Diaptomus Casior lurin e di qualche esemplare di Cyclops gigas Claus ^), malgrado le condizioni di tempo meno opportune a tale pesca. Il feltro organico vi è abbastanza bene sviluppato specialmente sulla sponda di N.E. e di N.O. e dai parecchi saggi di melma che meco portai per lo studio delle Diatornee, ho potuto determinare le seguenti forme, fra le quali si comprende una nuova specie ed una nuova varietà. Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. *A, afflnis Kùtz. (H. Van Heurck: Synopsis des Diatomées etc. p. 59, PI. I, f. 2). Poco frequente. Geo. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. *C. amphicephala Naegeli (H. Van Heurck: Syn. pag. 61, PI. II, fig. 6). Molto frequente. » 3. C. cistula Heìnpr. forma minor, (aut. cit. pag. 64, PI. Il, fig. 13). Comune. » 4. *C. (umida Bréb. (aut. cit, pag. 64, PI. II, fig. 10). Poco fre- quente. )) 5. G. gracilis Ehr. Kiitz. (Bruii: Diatom. des Alpes etc. pag. 62, PI. Ili, fig. 1). Molto frequente. )) 6. *C. anglica Lagerstedt (H. Van. Heurck: op. cit. PI. II, fig. 4). Piuttosto rara. » 7. *(7. abnormis Grun. (aut. cit. op. cit. PI. Ili, f. 8). Non rara. (1) Anton Fric: Die Krustenthiere Prag 1872, pag. 220, fig. 14; pag. 225, fig. 22. 41d Gen. III. Encyonema Kutz. 1833. Sp. 8. *£'. turgidum (Greg.) Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 65, PI. Ili, fig. 12). Assai copioso. )) 9. *£*. ventricosum Kiitz. (H. Van Heurck; Syn, p. 66, PI. Ili, f. 17). Poco frequente. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 10. S. Phoenicenteron Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 67, PI, IV, fig. 2). Frequente. )) 11. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. IV, fig. 5). Comune. » » S. anceps var. linearis Grun. (id. id. fig. 8). Meno comune della specie. » 12. amphicephala Kùtz. (id. id. pag. 69, fig. 6). Piuttosto rara. Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 13. Af. DanseiThwsiìies(E. Van Heurck: Syn. pag. 70, Pl.IV, f. 18). Non rara. Gen. VI. Namcula Bory 1822. Sp. 14. *iV. major ExsXz, (H. Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. V, f. 3). Non frequente. » 15. iV. viridis Kùtz. (aut. op. cit. pag. cit. PI. V, f. 5). Come la precedente. » 16. *iV. Hilseana Janisch. (aut. cit. pag. 77, PI. Suppl. fig. 11; Adolf Schrnidt: Atlas Diatomaceenkunde etc. PI. 45, fig. 65). Alquanto frequente. » 17. iV. stauroptera Grun. (H. Van Heurck ; Syn. pag. 77, 78, PI. VI. fig. 7; A. Schmitd ; Atlas Diatom. etc. PI. 44, f. 49, 41). Rara. y> 18. *iV. Tabellaria Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 78, PI. VI, fig. 8). Non rara. » 19. *iY. gibba Kiitz. var. bremslriata Grun. (aut. e op. cit. p. 78, PI. VI, fig. 5). Rara. y> 20. *iV. bicapitata Lagerstedt (aut. op. e pag. cit. PI. VI, f. 14). Piuttosto frequente. » » *iV. bicapitata var. liybrida Grun. (id. id. fig. 9). Meno fre- quente della specie. 417 Sp. 21. N, mesolepia Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. VI, f. 10). Piutto- sto frequente. )) 22. *N, Gastrum (Ehr.) Donkin, forma minor, (aut. e op. cit. pag. 87, PI. Vili, fig. 27). Non rara. » 23. N, exilìs Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. XII, fig. 11). Assai copiosa. » 24. *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (H. Van Heurck; Syn. p. 103, 104, PI. XIII, fig. 2; Adolf Schmid! : Atlas Diatom. PI, 49, fig. 31, 34). Non rara. » 25. iV. Bacillum Ehr. (H. Van Heurck: Syn: pag. 105, PI. XIII, fig. 8). Rara. » 26. N. limosa Kutz. (aut. et op. cit. p. 103, PI. XII, fig. 18). Non troppo frequente. » 27. *iV. ventricosa (Ehr.) Donkin. (aut, et op. cit. pag. 103, PI. XII, fig. 24). Rara. » 28. N. affinis Ehr. (aut. cit. op. cit. PI. XIII, fig. 4). Piuttosto frequente. » 29. *iV. constricta Mihi. Molto simile alla Navicula gihha var. brevisiriata^ per le striature e per la forma delle due estremità, ma notevolmente distinta per un sensibile stroz- zamento che presenta nel mezzo. Lunghezza 84, lar- ghezza massima p. 10, 50. Larghezza minima nella stroz- zatura [X, 6, 10. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 30. *G. consiricium Ehr. var. subcapitaia Grun. (aut. cit. op. cit. pag. 123, PI. 23, fig. 5). Poco frequente. » *G. consiricium var. capitaium Grun. (id. id. fig. 7). Come la forma precedente. )) 31. G. acuminaium Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Molto frequente. )) 32. G. abbreviaium Ag. (Brun; Diatom. pag. 36, PI. VI, fig. 13; H. Van Heurck : Syn. PI. XXV, fig. 16). Alquanto raro. » 33. *G. clavaium Ehr: (H. Van Heurck: Syn. PI. XIII, f. 16). Raro. Gen. Vili. Achnanihes Bory 1822. Sp. 34. A. exilis Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag, 131, PI. 27, f. 16-19. Abbondantissima specialmente sopra i sassi presso l’e- missario, cui riveste di una abbondante patina gelatinosa. Sp. 35. *A. minutissima Kùtz. (aut. op. e pag. cit. f. 37). Pur co- ^ piosa colla precedente. Ordo li. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Eunoiia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 36. *£'. Arcus ^\ìT.V‘àv. minor (H. Van Heurck : Syn. p. 141, 142, PI. 24, fìg. 3). Assai comune. » » Arcus var. hybrida Grun. (id. id. fig. 4). Assai meno frequente. )) )) *E. Arcus var. sinuata Mihi. Rara. Vedi il lago di Malghera sp. 45. » 37. *£'. gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. PI. XXXIII. f. 1-2). Comune. )) 38. *£'. prcBrupta Ehr. var. inflaia Grun. (id. id. PI. XXXIV, fig. 17). Poco frequente. » 39. *E, monodon Ehr. forma curia, (id. id. PI. XXXIII, fig. 4). Pure poco frequente. » 40. ^E, exigua (Bréb.) Grun. (aut. cit. pag. 142, PI. XXXIV, fig. 11). Piuttosto rara. » 41. *£'. robusta Ralfs. var. ietraodon Ehr. (aut. cit. op. cit. pag. 144, PI. XXXIII, fig. 11). Poco frequente. )) 42. "^E. pectinalis (Kiitz). Rabenh. var. minor, (id. id. XXXIII, f. 1,2). Come la precedente. » 43. *E. ftexuosa Kùtz. var. bicapitaia Grun. (id. id. pag. 144, XXXV. fig. 11). Rara. Gen. X. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 44. C, Arcus Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 148, PI. 37, fig. 7).' Poco frequente presso l’emissario, più abbondante sopra, i sassi del fondo del torrente. Gen. XI. Synedra Ehr. 1831. 1 Sp. 45. S. amphicephala Kùtz, (H. Van Heurck : Syn. pag. 153, PI. 39, , f fig. 14). Comune. » 46. *aS. acus (Kùtz.) Grun. var. delicatissima Grun. (aut. cit. op. cit. pag. 151, PI. 39, fig, 7). Poco frequente. » 47. parvula Kùtz. (Rabenh. Sùss. Diat. pag. 53, Taf. IV, fig. 39). Molto frequente. » 48. debilis Kùtz. (Rabenh ; Sùss. pag. 55, Taf. IV, fig. 26). . Come la precedente. j 419 Gen. XII. Fragilaria Lyngb. 1819. Sp. 49. F, viì'escens Ralfs. (H. Van Heurck: Syn. pag. 155, PI. 44, f. 1). ['■' Rara. f )) » i^. virescens var. exigua Grun. (aut. cit. f. 2-3). Meno rara. I )) 50. F. mutabilis (W. Sm.) Grun. (aut cit. pag. 157, PI. 45, f. 12). j Frequente. I Gen. XIII. Denticula Kùtzing 1844. Sp. 51. *D, tennis Kixiz. (aut. cit. op. cit. pag. 159, PI. 49, f. 28-31). ; Comune. Gen. XIV. Diaioma De Candolle 1805. Sp. 52. D. hiemale (Lyngb.) Heib. var. mesodon {R. Van Heurck: ^ Syn. pag. 160, PI. 51, f. 3,4). Alquanto frequente. I Gen. XV. Meridion Agardh 1824. ! Sp. 53. M. circulare Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 161, PI. 51, f. 10). Poco frequente. 1 Gen. XVI. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 54. T. fenestrata (Lyngb.) Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 162. PI. 52, fig. 6-8) Rara. )) 55. T. flocculosa (Roth) Kiitz. (aut. cit. op. e pag. cit. PI. 52, fig. 10-12). Comune. Gen. XVII. Teiracyclns (Ralfs) Grun. Sp. 56. T. (A. Braun) Grun. (H. V. Heurck : Syn. pag. 166, 167, PI. 52, fig. 13, 14). Poco frequente. Geo. XVIII. Nitzschia (Hassall ; W. Sm.) Grun. 1880. )) 57. *N. Talea (Kutz) W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 183, PI. 69, fig. 22). Frequente. ^ Gen. XIX. Surirella Turpin 1827. Sp. 58. robusta Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 187, PI. 71, J f. 1-2). Piuttosto frequente. )) 59. ^S. ovalis Bréb. var. pinnata W. 5m. (aut. cit. pag. 188-189, PI. 73, fig. 13). Forse più frequente. i' à. 420 Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XX. Melosira Agardh 1824. Sp. 60. M. dùians Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 199, PI. 86, f. 21-23. Non comune. Gen. XXL Cyclotella Kùtzing 1833. )) 61. *C. corata (Ehr.) Kùtz. var. Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 93, fig. 1-9). Poco frequente. » 62. *C. Meneghiniana Kùtz. var. puraila Grun. (aut. op. cit. pag. 214, PI. 94, fig. 16). Rara. Delle 68 forme che comprendono le 62 specie, 42 sono nuove ri- spetto alla fiorala diatomologica lacustre d'Italia. XVI. n Lago Xero Presso la sommità del versante sinistro della Valle di Belviso, fra il monte Torena (2911 m.) ed il Dosso di Lavazza (1871 m.), ad una altitudiné di poco superiore ai due mila metri, sono schierati cinque laghi, che versano le loro fredde acque cristalline nel tor- rente della Valle medesima. Giova anzitutto rettificare la topografia e relativa denominazione di questi laghi. Imperocché confrontando le cartelle di campagna deir Istituto geografico militare di Firenze, con quelle dello Stato Maggiore Austriaco, si trova una grande discrepanza, che ingenera confusione. Nelle carte dello Stato Maggiore .Austriaco, questi laghi, partendo dal pizzo Torena, portano i nomi di Lago Verde, Lago Sero, (cui se- gue un terzo senza nome). Lago Lavazza e Lago del Dosso; e ciò sta bene, come ho potuto verificare sul posto, colla carta alla mano, e con pratica guida di Aprica, eccettuata la mancanza del nome al terzo lago. Invece nell’ ultima carta del 1885 dell’ Istituto di Firenze, al lago innominato suddetto vien dato il nome à\ Lago Lavazza: ovai ciò è erroneo, imperocché dai frequentatori del luogo esso è chia- 421 mato Laghetto Nero o semplicemente Laghetto, Per conseguenza, nella medesima carta, al Lago Lavazza vien dato il nome ài Lago del Dosso, cambiando a questo oltre il nome anche la ubicazione. Del Lago del Dosso poi la cartella medesima non fa cenno nè di nome nè di lo- calità. Rettificando dunque la topografia e la denominazione di questi laghi e chiamandoli coi nomi onde sono conosciuti dagli abitanti della Valle, li diremo: 1.® Lago Verde o Lago di Torena, al piede del monte di questo nome; 2.° Lago Nero ai piedi della cima Pala- grande', 3.° Laghetto o Laghetto Nero, poco più a N. della cima stessa; 4.° Lago Lavazza, ai piedi del monte omonimo; 5.° Lago del Dosso posto più a N. 0. e non lontano dal monte pure di tal nome. In questo modo sono pur figurati e denominati nella Carta della Provincia di Sondrio, disegnata particolarmente dall’ ingegnere G. Cusi nel 1825. Stabilita cosi la giusta ubicazione e nomenclatura di questi laghi, vediamo ciò che presentano degno di particolar studio, incominciando dal Lago Nero, che di tutti è il più importante, perchè da esso tor- nerà di più facile intelligenza l’origine dei primi tre di questi laghi e perchè è anche il primo che si incontra risalendo l'erta pendice della valletta Frittina, la quale accoglie il torrente omonimo, emissario del Lago Verde ed in parte anche del Lago Nero. Io lo visitai il giorno 30 Giugno 1892, partendo da S. Paolo di Val Belviso, e dopo tre ore di ripido cammino mi apparve il bel Lago Nero, il quale si mostra meritevole di tal nome, non tanto pel color proprio delle sue acque, quanto piuttosto per lo squallore e la tetrag- gine delle rupi che lo circondano e che in esso si specchiano. Infatti esso è incassato in mezzo a brulle e scoscese cime che si innalzano specialmente a S.O. fra cui domina la vetta più elevata del monte Pa- lagrande di Torena, il quale è la terminazione di una lunga cresta che si stacca più a S, dallo stesso pizzo. A S. E. ad E. e N. E. il lago ha tre cocuzzoli assai arrotondati dall’agente glaciale, alti circa 15 0 20 metri, coperti ai loro piedi da poco detrito e sono essi pro- priamente, che congiungendosi alla loro base, danno origine al lago. Osservando le sponde di E. e di 0. del lago si scorge quindi una grande differenza. Imperochè la prima si mostra alquanto più bassa e dolcemente arrotondata; la seconda invece è assai più elevata e termina in cime scoscese, ricoperta i fianchi di abbondante detrito. Queste due sponde limitano una lunga conca o valletta, dovuta al distacco e all’apertura delle testate degli strati, che quivi afflo- 422 rano, con inclinazione quasi perpendicolare all' orizzonte e diretti da S. a N. Il differente aspetto delle due sponde deriva dalle modificazioni posteriori all’ assetto orografico, specialmente per opera del ghiac- ciaio, che un tempo dovette pur occupare questa altissima valletta. 11 lago era dunque, nella sua prima formazione, di origine tettonico, e doveva estendersi a tutta la valletta accennata, formando un lago solo col Lago Verde e col Laghetto Xero, Le modificazioni posteriori produssero le grandi differenze che oggi incontriamo e che vennero a separare fra loro tre parti, che formano i tre laghi attuali. Infatti ora il Lago Nero è diviso dal Lago Verde a S. da una immensa frana di grossissimi elementi, della j lunghezza di circa un Km. e a N. è scisso dal Laghetto Nero da un deposito morenico in parte melmoso e torboso, sul quale cresce abbon- dante il Rumex alpinus L.. A S. del Lago Verde e a N. del Laghetto Nero tornano ad emergere le testate degli strati della roccia in po- sto, come sui fianchi di levante e di ponente del Lago Nero. Le roccie sono formate da schisto micaceo, alternate con minori strati di cloritoschisti e percorse, parallelamente ai piani di strati- ficazione, da grandi vene di quarzite biancheggiante. Il lago ha forma pressoché rotonda ed è di una fantastica bellezza, specialmente per uno snello isolotto di figura quadrangolare, che sorge in una sua parte verso N. E., della altezza di 8 o di 10 me- tri e della periferia di circa 40. Questo isolotto ha tutto T aspetto degli altri cocuzzoli che limitano il lago e che sovrastano immedia- tamente alla sinistra parete della Valle : dimostra dunque pur esso ' r origine orografico-tettonica del lago. Sul terriccio che circonda il pelo dell'acqua crescono non copiosi cespugli di rododendri, di ginepri e di mirtilli; le roccie superiori arrotondate e lìbere dal detrito sono coperte dalla crostosa Parmelia;^ qua e là si scorge qualche raro Mugo (Pinus Mughus) che cresce» assai a stento. I pochi individui sono sfrondati quasi ogni anno dalleO valanghe di neve, che numerose precipitano sul versante E. del monte» Palagrande, o decapitati e squarciali dalla folgore che li lascia ini parte carbonizzati. U È situato all'altezza di 2020 m. s. m. come rilevo dalle cartelle*! di campagna sopra citate. ® Presenta la superficie di 36 mila m. q. secondo le solite misurejH deir ispettore Getti, nel suo Elenco dei laghi della Valle dell* Adda^M Dalla seconda metà di Ottobre alla prima metà di Maggio è co-J 423 tantemente gelato, e ricoperto in parte di numerose valanghe di neve che precipitano dalle vette sovrastanti. La temperatura delle sue acque era di 6°C., mentre Testerna era 18° C. alle ore 9 ant. essendo il cielo quasi tutto coperto. Le sue acque confrontate dappresso coll’apparato cromatico Forel, si mostravano della colorazione del num. VII della scala stessa, cioè di un verde molto intenso; mentre osservate alquanto dall’alto as- sumono una colorazione molto oscura, per l’aspetto tetro delle roc- cie circostanti. Dal pendìo delle pareti si deduce che deve avere una notevole profondità, ma per mancanza di barca non ho potuto studiare quale essa sia, nè farvi le necessarie pesche per lo studio della fauna •pelagica. Auguro che la nuova società di caccia e pesca, che ottenne testé la privativa per tutta l’ampia Valle Belviso, abbia ad abbellire mag- giormente questo già ameno lago, facendovi costrurre un’apposita barchetta, la quale, oltre servire quale diporto dei gitanti, potrà ren- dere utili servigi alla scienza e alla piscicoltura, perchè in tal modo si potrà scandagliarne il fondo, studiarvi la fauna pelagica e meglio riconoscervi le opportune condizioni di pescosità. Non ha vero affluente, e le sue acque provengono dalla fusione delle nevi e dalla pioggia delle circostanti pendici. Ha un piccolo emissario verso S. E. fra i massi della frana che lo separa dal Lago Verde e va a raggiungere più in basso il torrente Frittina, vero emissario di questo secondo Lago. Verso N. ha un altro emissario fra il piano torboso, pel quale è diviso dal Laghetto Nero le cui ac- que si uniscono con quelle del Lago Nero e danno luogo al torrente Fretto. Per lo studio diatomologico esporrò il risultato delle mie ricer- che fatte specialmente sulle sponde del Lago Nero aggiungendo qual- che osservazione per le specie rinvenute nel Laghetto, non avendo po- tuto fare adeguate ricerche sulle sponde del Lago Verde, per il li- vello delle sue acque straordinariamente innalzato, a cagione della abbondante fusione delle nevi e specialmente delle valanghe, che in gran copia riempivano ancora buona parte del lago. Di questo mi terrò pago d’accennare alla bella colorazione delle sue acque, le quali si mostravano di uno smagliante azzurro semitrasparente (num. IV della scala Forel), nei seni poco profondi; e di uno splendido verde- chiaro (num. VI della scala stessa), dove l’acqua era più profonda e la neve del tutto disciolta. Questo colore non può derivare che da 424 minime particelle di clorite delle roccie circostanti, che dicemmo contenere, fra T altre, anche dei cloritoschisti. Presso l’emissario rinvenni un individuo di Rana tem'poraria L. di un bel colore gialliccio chiaro. Ecco pertanto le specie di Diatomee che ho potuto determinare da parecchi saggi di melma che raccolsi in diversi luoghi sulle sponde del Lago Nero e del Laghetto. Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ODalis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 59, PI. I, fig. 1). Poco frequente nel Lago Nero e nel Laghetto. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. *(7. subcequalis Grun. (H. Van Heurck; Syn. pag. 61, PI. Ili, fig. 2). Poco frequente. )) 3. obiusa Greg. (aut. op. e pag. cit. PI. Ili, fig. 1). Non fre- quente nei due laghi. y> 4. C. delicaiula Kiitz. (aut. cit. op. cit. pag. 62, PI. Ili, f. 6). Rara nel primo, più abbondante nel secondo lago. » 5. leptoceras Kiitz. (aut. op. e pag. cit. PI. Ili, fig. 24). Co- mune solo nel primo. » *C. lepìoceras var. elongala (aut. cit. PI. Supl. fig. 28). Come ; la precedente. } » 6. C. cisiula Hempr. (aut. cit. pag. 64, PI. II, fig. 12). Poco frequente solo nel primo. » 7. *C. namcxdiformh Auw. (aut. op. cit. PI. II, fig. 5). Rara nel primo lago. ' Gen. III. Encìjonema Kùtz. 1833. | Sp. 8. *E. iurgidum (Greg.) Grun. (H. Van Heurck; Syn. pag. 65, PI. . Ili, fig. 12). Pure raro. jt » 9. "^E. ccespitosum Kutz. var. Auerswaldii Rab. (aut. e op. cit. ( PI. Ili, fig. 14). Comune. » 10. *E. veniricosum Kùtz. (aut. cit. op. cit. PI. HI, fig. 17). Più j frequente nel secondo che nel primo. » 11. *E. gracile (Ehr.) Rab. (aut. cit. op. cit. PI. Ili, fig. 20). Comune nei due laghi. » » *jE'. gracile forma minor (Id. id. fig. 22). Solo nel Laghetto. 425 Geo. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 12. S. Phcenicenteron Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag.67, PI. IV. f. 2). — Non comune nei due laghi. » 13. *S, anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. IV, fig. 5). Come la precedente. » 14. Smithii Grun. (aut. op. cit. pag. 69, PI. IV, fig. 10). Non comune^nel 'primo. » 15. *5. lanceolata Kutz. (Rab. Sùss. Diat. pag. 48, T. IX, f. 9). Poco frequente nel Laghetto. Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 16. M, Dansei Thw. (H. Van Heurch: Syn. pag. 70, PI. IV, fig. 18). Comune. Gen. VI. Navicala Bory 1822. Sp. 17. N, viridis Kutz. (aut. cit. op. cit. pag. 73, PI. V, fig. 5). Piuttosto rara. » 18. iV. borealis Ehr. (aut. cit. op. cit. pag. 76, PI. VI, fig. 3). Rara pure. » 19. *iV. sublinearis Grun. (aut. op. cit. pag. 76, PI. VI, fig. 25). Come la precedente. » 20. *iV. Hilseana Janisch (aut. cit. pag. 77, PI. Supl. fig. 11). Un pò’ meno rara. » 21. iV. stauroptera Grun. (aut. cit. pag. 77, PI. VI, fig. 7). Poco frequente. » 22. *iV. Tabellaria Ehr. var. slauroneiformis Ehr. (aut. cit. pag. 78, PI. VI, fig. 8). Pur poco frequente. » 23. *iV. gibba var. brevisiriata Kutz. (aut. cit. op. e pag. cit. PI. VI, f. 5). Come le precedenti. » 24. *iV. bicapiia Lagerstedt (aut. cit. op. cit. pag. 78, PI. VI, fig. 14). Rara. » » iV. bicapitata Lagersted. var. hybrida Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. VI, f. 9). Non frequente nel Laghetto. » 25. iV. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, Pi. VI, fig. 11), Fre- quente. » 26. *iV. legumen var. decrescens Grun. (aut. cit. pag. 80, PI. VI, f. 16). Pur frequente. » 27. radiosa Kiitz. var. acuta (aut. cit. p. 83, Pi. VII. fig. 19), Copiosissima, 1 h 426 » 28. *xV. rhyncocephala Kiitz. var. amphiceros (aut. cit. pag. 84, PI. VII, fig. 30). Frequente. » » N. rhyncocephala var. /^p/ocep/ia/a (Bruni Diatomées des Al- pes etc. PI. IX, f. 26). Più frequente della prima varietà. » 29. X. dicephala W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 87, PI. Vili, f. 34). Comune. » 30. *iV. rauiica Kùtz. (aut. cit. pag. 95, PI. X, fig. 17). Frequente. » » *X. mutica var. Gópper liana Bleis. (aut. op. cit. fig. 18). Rara. » > *y. mutica var. undulaia Hilse (aut. op. cit. fig. 20). Copiosa nei due laghi. » 31. integra W. Sm. (aut. cit. p. 96,- PI. XI, fig. 22). Rara. » 32. xY. exilh Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. XII, fig. 11-12). As- sai comune nei due laghi. » 33. xV. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. XII, fig. 18). Come la precedente. » » *xV. limosa var. subinflata Grun. (aut. op. cit. fig. 20). Fre- quente solo nel primo. .» 8 y. limosa var. gibberula Grun. (aut. op. cit. fig. 19). Rara anche nel secondo. » 34. *.V. Iridis Ehr. var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. pag. 104, PI. XIII. fig. 2). Frequente nei due laghi. y> » *iV. h'idis var. dubia Ehr. (aut. cit. Atl. Supl. f. 32). Meno frequente e solo nel laghetto. » 35. *y. minima Grun. (aut. cit. op. cit. PI. XIV, fig. 15). Co- piosissima. » 36. gracillima Greg. (aut. cit. PI. VI, fig. 24). Non comune. » 37. *V. lacunarum Grun. (aut. cit. PI. XII, fig. 31). Piuttosto rara. » 38. y. cuspidata Kùtz. (aut. cit. pag. 100, PI. XII, fig. 4). Ra- rissima. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 39. G. consiricium Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, f. 6). Comune nei due laghi. » » *G. constrictwm var. subcapitata (aut. cit. op. cit. fig. 5). Come la forma precedente. » » *G. constrictum var. capitatum (aut. loc. cit. fig. 7). Meno \ frequente nel primo ohe nel secondo lago. » 427 » *G. constrictum var. turgidum Elir. (Id. id. fig. 11). Raro e solo nel Laghetto. » 40. montanum Schurnann (aut. cit. pag, 124, PI. 23, f. 33). Alquanto raro. Gen. Vili. Achnanihes Bory 1822. Sp. 41. microcepìiala Kùtz. (H. Van Heurck: Syri.pag. 131, Pi. 27, fig. 20-23). Comunissima nei due laghi. » 42. minutissima Kùtz. (aut. cit. op. cit. fig. 37-38). Come la precedente. » 43. A, lanceolata Bréb. (aut. loc. cit. fig. 8-11). Meno frequente. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 44. E. Zebra (Ehr.) Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 140, PI. 31, fig. 9-14). Rara. » 45. E. Sorex Kùtz. (aut. cit. pag. 139, PI. 32, fig. 6-10). Rara assai. Gen. X. Eunotia Ehr. 1837 char. emend. Sp. 46. *£'. Arcus Ehr. var. minor Grun. (H. Van Heurck : Syn. p. 140- 141, PI. 34, fig. 3). Comune assai. » » Arcus var. hybrida Grun. (aut. cit. loc. cit. f. 4). Meno comune. » » ‘^E. Arcus var. ienella Grun. (aut. e loc. cit. fig. 6). Come la precedente. » » *£*. Arcus var. bidens Grun. (aut. loc. cit. fig. 7). Alquanto rara. » 47. gracilis (Ehr.) Raben. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, f. l-2j. Non frequente. » 48. '^E. exigua (Bréb.) Grun. (aut. cit. pag. cit. PI. 34, f. 11). Piuttosto rara. » » *E, exigua var. paludosa Grun. (aut. op. loc. cit. fig. 9). Pure rara. » 49. *E. pectinalis (Kùtz.) Rabenh. (aut. cit. pag. cit. PI. 33, f. 15). Non comune. » 50. E. prcerupta Ehr. forma genuina (aut. cit. PI. 34, f. 19). Rara, 428 » » proerupta var. laticeps Grun. forma curia (Id. id. f. 25). Comune nei due laghi. » 51. diodon Ehr. forma minor (aut. cit. plat. 33, fig. 5). Poco frequente. Gen. XI. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 52. C, Arcus Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. Pag. 148, PI. 37, fig. 7). Comunissimo nei due laghi. Gen. XII. Synedra Ehr. 1831. wSp. 53. *S. Acus (Kùtz.) Grun. var. delicatissima (aut. cit. pag. 151, PI. 39, ng. 9). Molto frequente. » 54. S. amphicephala Kùtz. (aut. cit. pag. 153, PI, 39, fig. 14). Comune. Gen. Xlll. Fragilaria Lyngb. 1819 char. emend. Sp. 55. F. mutabilis (W. Sm.) Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 157, PI. 45, fig. 28). Molto frequente. Gen. XIV. Deniicula Kùtzing 1844. Sp. 56. *D. tennis var. frigida Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 159, PI. 49, fig. 35-38). Comunissima. Gen. XV. Diaioma De Candolle 1805 char. emend. | Sp. 57. D. /ieema/c var. Lyngb. (H. Van Heurck: Syn. p. 160, j PI. 51, fig. 3-4). Frequente. ; j Gen. XVI. Meyddion Agardh 1824. Sp. 58. i¥. circulare Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 161, PI. 51, i fig. 10-12). Poco frequente. | Gen. XVII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 59. T. flocGulosa (Roth) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 162, PI. j 52, fig. 10-12). Poco frequente. i Gen. XVllI. Nitzschia (Hassall; W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 60. *iV. subiilis Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 183, PI. 68, ì fig. 7,8). Comune. | » 61. *iV. Falca var. lenuirostris Grun. (Aut. cit. pag. 183, PI. Il 69. fig. 31). Pur comune. I 429 Gen. XIX, Surirella Turpin 1827. Sp. 62. *5. robusta Ehr. (H. Van Heurck : Syn. pag. 187, PI. 71, f. 1-2). Poco frequente. » 63. *S, ovalis var. pinnata Bréb. (aut. cit. pag. 188-189, PI. 73, fig. 13). Più comune della precedente. Ordo III. Cryptorhaphideas Gen. XX. Melosira Agardh 1824. Sp. 64. M, distans Kùtz. (H. Van Heurck Syn. pag. 199, PI. 86, f. 21-23). Rara. Gen. XXL Cyclotella Kutzing 1833. Sp. 65. C. oper culata Kùtz. (H. Van Heurck Syn. pag. 214, PI. 93, fìg. 22-28). Poco frequente. In tutto sono 82 forme di cui 54 nuove per i laghi italiani. XVII. II Lago Lavazza Questo lago si estende ai piedi del monte Lavazza (2897 m.), che si erge assai ripido verso S. 0. spingendo due scagliosi speroni a N. e a S. E. i quali delimitano una profonda conca occupata dalie ac- que. Ad E. e a N. E. si innalzano cinque cocuzzoli arrotonditi, co- me quelli che incontrammo nella stessa parte del lago Nero, però no- tevolmente più alti, elevandosi ben 30 o 40 metri sul livello delle acque. La natura della roccia, la direzione e la inclinazione degli strati è la stessa di quella, che incontrammo al lago Nero, non essendone altro che la continuazione, e come esso, anche il lago Lavazza è dun- que, di origine, tettonico -orografico. Non ha nessun visibile affluente: le sue acque vengono qui adu- nate dai piccoli versanti dei contrafforti del monte Lavazza, che so- vrastanno al lago a guisa di anfiteatro. L’emissario si apre in un’am- pia spaccatura avvenuta nella roccia, verso N. E, fra due cocuz- 28 430 zoli meno elevati, e va a formare il torrente Lavazza, che per erte balze precipita a Valle e versa le sue acque nel torrente Belviao, notevolmente sotto S. Paolo, mentre nelle cartelle di campagna del- r Istituto militare, sopra menzionate, è segnato lo sbocco di quel tor- rente, alquanto sopra del luogo stesso : e ciò per lo scambio sopra ac- cennato della denominazione ed ubicazione del lago in discorso. Non posso precisare la sua altitudine, perchè essa manca nelle cartelle testé ricordate, nelle quali l’altezza di 2021 m. segnata per questo lago, deve essere intesa pel laghetto nero. Ma e per l’origine stessa di questi laghi, formati nella apertura delle testate degli strati, e per la via da me percorsa sul ripido pendìo, notevolmente acciden- tato, di questa parte della Valle, parmi si possa ritenere pressoché uguale a quella del lago Nero. Presenta la superficie di 16.800 m. q. secondo le misure dell’I- spettore Getti. Dalla inclinazione delle sue sponde si dedurrebbe che dovesse es- sere molto profondo, e lo sarebbe notevolmente più se non fosse la spaccatura nella quale si apre l’ emissario. Le sue acque presentavano un color verde cupo, ascrivibile al num. V della scala Forel. Feci le osservazioni termiche alle ore 1 pom. dello stesso giorno 30 Giugno. La temperatura era di 4° C. nelle acque presso l’emissario, mentre nell’aria sovrastante era di 14° 2 C. Per un bel tratto al piede del monte Lavazza era tuttavia gelato. A cagione della grande ripidità delle sue sponde e pel livello delle sue acque notevolmente innalzato, per la copiosa fusione delle nevi, non ho potuto raccogliere saggi di melma che in poche località, dai quali ho determinato tuttavia le seguenti specie di Diatomee: Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. afpnis Kùtz., H. Van Heurck : Syn. pag. 59, PI. I (fig. 2). Piuttosto rara. Gen. II. Cymbella Agardh 1830. Sp. 2. lepioceras Kiitz. var. elongata (aut. cit. PI. Ili, fig. 18, Supl. fig. 2). Non comune. » 3. oblusa Grog. (aut. cit. pag. 61, PI. Ili, fig. 1). Poco frequente. 431 » 4. C. afpnis Kùtz. (aut. cit. pag. 62, PI. 2, fig. 19). Non rara. » 5. naviculiformis Auersw. (aut. cit. PI. 2, fig. 5). Frequente. » 6. *(7. cisiula Hempr. var. maculala (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 16). Rara assai. Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833. Sp. 7. *E. ventricosum Kùtz. (H. Vari Heurck: Syn. pag. 66, PI. 3, f. 15). Non molto fi*equente. » y> *E. ventricosum forma minuta (id. id. fig. 17). Come la specie tipica. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 8. S, Phcenicenteron Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 67, PI. 4, f. 2). Rara. » 9. S. anceps Ehr. var. lineari^ (aut. cit. pag. 69, PI. 4, fig. 8). Frequente. » » *5. anceps var. amphicephala (id. id. fig. 6). Pure frequente. » IO. S, platijstoma Ehr. (Brun; Diat. des Alpes etc. pag. 90, PI. 9, fig. 3). Molto frequente. » 11. *S, fenestra Ehr. (Rabenh. Sùssw. pag. 48, PI. 9, fig. 10). Rara. » 12. exilis Ehr. (aut. cit. pag. 48, PI. 9, fig. 11). Meno rara. Gen. V. Masiogloia Thwaites 1848. Sp. 13. M. Dansei Thw. (H. Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Poco frequente. Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 14. N. viridis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. 5, fig. 5). Rara. » 15. *N. lata Bréb. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 1-2). Poco fre- quente. » 16. iV. gibba Kùtz. (aut. cit. pag. 78, PI. Supl. fig. 12). Al- quanto rara. » 17. *iV. appendiculata Kiitz. var. budensis Grun. (aut. cit. p. 79, PI. 6, fig. 27). Frequente. » 18. A. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 11). Poco frequente. 19. *A. legumen Ehr. var. decrescens Grun. (aut. cit. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Non frequente. 432 Sp. 20. *N. bicapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fìg. 14), Rara. » 21. *iV. radiosa var. acuta Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 19). Comune. » 22. N. dicephala W. Sm. (aut. cit. p. 87, PI. 8. f. 33). Copiosa. » 23. N, limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Non comune. » » *iV. limosa var. suhinflata Grun. (aut. cit. PI. 12, fig. 20). Poco frequente. Sp. 24. *iV. ventricosa (Ehr.) Donkin. (aut. cit. p. 103, PI. XII, f. 24). Non comune. » )) *iV. ventricosa forma minuta (Id. id. fig. 26). Più frequente. )) 25. *iV. Atomus Naegeli (aut. cit. pag. 107, PI. XIV, fig. 24). Copiosissima. )) 26. *iV. Seminulurn Grun. (aut. pag. e loc. cit. fig. 9). Pur co- mune. » 27. *iV. termes Ehr. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. PI. V, fìg. 12). Alquanto frequente. » 28. *iV. gracillima Greg. (aut. cit. PI. VI, fig. 24). Meno fre- quente. Gen. VII. Gomphonema Agardh 1824. Sp. 29. *G> constrictum Ehr. \eiY.capitatum Grun. (H. Vari Heurck: Syn. p. 123, PI. XXIII, fìg. 6). Raro. » 30. *G. angustatum Kùtz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 48). Non raro. » 31. G. intricatum Kùtz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28). Raro. Gen. Vili. Achnanihes Bory 1822. Sp. 32. A. exilis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 131, PI. 27, fig. 16-19). Comune. )) 33. minutissima (aut. cit. id. id. fig. 37-38). Pur comune. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Eunotia Ehr. 1835. Sp. 34. *E. Arcus Ehr. var. minor Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 141, 142, P). XXXIV, fig. 3). Poco frequente. )) 35. ‘^'E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 34. fig. 11). Comune. )) 36. E, monodon Ehr. (aut. cit. PI. 33, fig. 3). Raro. » )) ^E. monodon forma curia (Id. id. fìg. 4). Più frequente assai. 433 Gen. X. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 87. C. Arcus Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Molto frequente. Gen. XI, Synedra Ehr. 1831. Sp. 38. Acus (Kùtz.) (H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 39, fig. 4). Non comune. » 39. S. amphicephala Kùtz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Piuttosto rara. » 40. dissipata Kùtz. {fasciculata Ehr.). (Rabenh. Sùss. Diat. pag. 53, PI. IV, fig. 10). Comune. )) 41. notala Kiitz. (Rabenh. Sùss. Diat. pag. 55, Taf. IV, f. 16). Pur comune. Gen. XII. Fragilaria Lyngbye 1819 char. em. Sp. 42. G. virescens Ralfs (H. Van Heurck: Syn. pag. 155, PI. 44, fig. 1). Poco frequente. )) 43. F, capucina Desmazières (aut. cit. pag. 156, PI. 45, fig. 2). Rara. Gen. XIII. Benticula Kùtzing 1844. Sp. 44. *D. tennis Ktz. frigida {E. Heurck: Syn. pag. 159, PI. 49, fig. 28-31). Comune. Gen. XIV. Meridion Agardh 1824. Sp. 45. M, circulare Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 161, PI. 51, f. 10-12). Non molto frequente. Gen. XV. Tetracyclus (Ralfs) Grun. 1862. Sp. 46. T, rupestris (A. Braun) Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 167, PI. 52, fig. 13, 14). Raro. Gen. XVI. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 47. N, Tryblionella Hantzsch (H. Van Heurck: Syn. pag. 171, PI. 57. fig. 91). Rara. )) 48. N. thermalis (Kùtz.) Grun. var. minor Hilse (aut. cit. PI. 59, fig. 22). Non rara. )) 49. *iV. Falea (Kùtz.) W. Sm. (aut. cit. pag. 183, PI. 69, fig. 31). Comune. LiL 434 Sp. 49. iV. Palea forma minuta Bleisch (Id. id. fig. 23). Poco fre- quente. Gen. XVII. Surirella Turpin 1827. Sp. 50. robusta Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 187, PI. 71, f. 1,2). Abbastanza frequente. » 51. *S, ovalis Bréb. var. minuta (aut. cit. PI. 73, fig. 9-14). Come la precedente. Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XVIII. Melosira Agardh 1824. Sp. 52. M. distans Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 199, PI. 86, f. 21). Rara. Di questo lago sono in tutto 58 forme di cui 35 nuove per la dia- tomologia lacustre italiana. XVIII. Il Lago del Dosso Questo lago è situato ai piedi del Dosso di Lavazza (2127 m.), a quella guisa che i tre laghi sopra menzionati stanno rispettiva- mente ai monti di Lavazza, di Palagrande e di Torena, Imperocché anche il Dosso di Lavazza, col quale termina la serie delle vette più elevate che si dipartono dal monte Torena in direzione di N., manda due speroni laterali verso N. 0. e S. E., i quali congiungendosi ad al- tri, che a guisa di contrafforti al monte suddetto s’innalzano dal lato di E. e di N., delimitano l’area occupata dal lago. Il quale pure è dun- que collocato fra l’apertura delle testate degli strati, che manten- gono costantemente, nelle numerose e scoscese balze, di questa ele- vata regione, la medesima direzione ed inclinazione che incontrammo presso gli altri laghi. È aneli' esso quindi lago di origine orografico- tettonica. La roccia presenta di notevole più abbondanti vene di quarzite bianca, che ora allargandosi in grossi e sporgenti noduli, ora riducendosi in sottilissimi lembi, percorrono tutti gli strati me- desimi del gueis eminentemente micaceo. Il lago ha forma di triangolo scaleno, col vertice verso N. 0., 435 col maggior angolo ad E. e col mediano a S. E., il quale si continua coir emissario che dà origine al torrente Rabione, c\ìq si congiunge col maggior torrente della Valle di Belviso, poco più sotto alle Baite di Valle Aperta. Sulla sponda di S. si scorge una grandissima quantità di terreno franoso il quale precipita dalla cresta in continuo sfacelo, che si spinge in direzione di S. E. Questa frana occupa una gran parte del bacino chiuso dalla roccia in posto, e quindi va sempre diminuendo notevolmente la superficie del lago il quale^ in un tempo non lon- tano, scomparirà anche del tutto. Infatti esso sembra anche poco pro- fondo, come si può arguire dalla inclinazione delle sue sponde, e per- chè, in grazia della notevole trasparenza delle sue acque, si possono scorgere i massi che ne ricoprono il letto, fin quasi verso il mezzo della sua superficie. Le roccìe circostanti, pel continuo sfacelo, sono prive affatto di qualsiasi vegetazione, se eccettui qualche raro tronco di abete, che insinua le sue radici fra l’aperture degli strati schistosi e le cui fronde sono spesso esportate dalle abbondanti valanghe che precipi- tano al lago. Di queste infatti ne esistevano ancora parecchie, per una parte immerse nell’acqua, per l’altra adagiantisi sui fianchi del Dosso di Lavazza. Quanto alla sua altitudine valga quanto dissi pel lago di Lavazza, non potendola dedurre, per le ragioni sopra esposte, dalle cartelle di campagna dell’Istituto militare. Tuttavia essa puossi ritenere non molto differente da quella degli altri quattro laghi schierati sopra questa estremità del versante sinistro della Valle Belviso. Presenta la superficie di 5,600 m. q. come dalle solite misure del- l’ispettore forestale G. Getti. Le sue acque sono di un color verdastro del num. V. della scala Forel. La temperatura presso l’emissario era di 3° C. mentre l'esterna era di 13° 30' C.alle ore 3 pom. del giorno stesso 30 Giugno in cui visitai gli altri laghi sopra descritti. Il cielo era sereno con moderato vento di Ovest. In un tratto del lago verso N. E, privo dei grossi massi e ciot- toli, ricoperto da finissimo limo, gettai la solita reticella Mùller, alla distanza di circa 20 metri dalla sponda, e ne estrassi abbondante melma per lo studio diatomologico, dalla quale, posta in recipiente di vetro e lasciatavi precipitare, si sprigionarono numerosi crostaceini 436 pelagici, che in abbondanza brulicavano nell’acqua sovrastante. Ri- petendo parecchie volte la pesca, ne ebbi una notevole quantità, che iraparti tosto il color rosso all’acqua, per la predorainanza del Diap- io'/nus castor Jurin. Tutte le altre forme appartenevano al Cyclops tenuicornis Claus ^), al C, serrulaiiis Ciaus, che si mostrò più ab- bondante fra tutte le specie del genere, ed al C. gigas Claus che rinvenni assai raro. Ecco le specie di Diatomee che io vi ho potuto determinare nel solito modo, fra le quali compare una nuova varietà della Slauro- neis anceps: \ f f Orde I. Rhaphideae. Gen. I. Arnphora Ehr. 1831. Sp. 1. *.4. affinis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 59, PI. I, f. 2). Rara. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. leptoceras Kùtz. var. elongata (aut. cit. pag. 62, PI. Ili, fig, 18, Supl. fig. 2). Comune. )) 3. C. cistula Hempr. (aut. cit. p. 64, PI. II, f. 12). Non comune. » 4. naviculiformis Auerswald (aut. cit. PI. II, fig. 5). Pur , non comune. » 5. anglica Lagerstedt (aut. cit. PI. II, fig. 4). Rara. Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833. )) 6. E. ccespitosum Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. p.65, PI. Supl. f. 3). Copiosissima. » 7. *E. ventricosutn Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI, III, fig. 15). Come la precedente. : Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. ' j Sp. 8. *5. anceps Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 69, PI. IV, fig. 4). : Non frequente. i )) )) S, anceps var. linearis (aut. cit. loc. cit. fig. 8). Più comune | della precedente. [ » » *5. anceps var. undulala Mihi. Questa varietà presenta la I forma e le dimensioni della specie (fig. 4 cit.), ma se ne j distingue per avere i lati ripetutamente ondulati, le due j ^) A. Prie: Die Krustenthiere Bòhmens, Prag 1872, pag. 218, 225. 437 estremità alquanto più piccole e più acuminate. Ben di- versa dalla Stauroneis undulata Hilse, che ha tutto l’aspetto ed i caratteri della Navicula mutica var. un- dulata, Rara. Sp. 9. *5. ventricosa Kutz. (aut. cit. PI, IV, fig. 1, B). Poco frequente. » 10. *S, fenestra Ehr. (Rabenh. Sùssw. Diat. pag. 48, Taf. IX, fig. 10). Come la precedente. Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 11. M. Dansei Thwaites (H. Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. IV, fig. 18). Frequente. )) 12. *M, Grevillei W. Sm. (aut. cit. p. 71, PI. IV, f. 20). Meno frequente. Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 13. *N ?najor Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. V, f. 3,4). Rara. » 14. iV. viridis Kiitz. (aut. cit. p. cit. PI. V, f. 5). Poco frequente. » » var. commutata Grun. (Id. id. f. 6). Meno fre- quente. » 15. N. Brebissonii Kutz. (aut. cit. pag. 77, PI. V, fig. 7). Rara. » 16. *iV. gibba Ktz. var. brevistriata Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. VI, fig. 5). Piuttosto frequente. » 17. *N. legumen Ehr. var. decrescens (aut. cit. pag. 80, PI. VI, fig. 16). Come la precedente. » 18. *iV. bicapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. 78, PI. VI, fig. 14). Non rara. » 19. N. lanceolata Kùtz. (aut. cit. p. 88, PI. Vili, f. 16). Frequente. » 20. *iV. Tuscula (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 95, PI. X, fig. 14). Rara. » 21. *iV. mutica var. producta Grun. (aut. cit. pag. 95, PI. X, fig. 20). Molto frequente. » 22. *iV. crucicula (W. Sm.) var. protracia Grun. (aut. cit. p. 96, PI. Supl. fig. 27). Rara. » 23. N. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. XII, f. 18). Comune. > » var. gibberula Grun. (Id. id. f. 19). Pur comune. » 24. ^N, Iridis Ehr. (aut. cit, pag. 103, PI. XIII, f. 1). Frequente. » » *iV, Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Più frequente. » 25. *iV. minima Grun. (aut. cit. pag. 107, PI. XIV, fig. 15). As- sai frequente. 438 Sp. 26. *N. atomozdes Grun. (aut. cit. p. cit. f. 11). Poco frequente. )) 27. N. amphzrh?/nchus Ehr. (aut. cit. PI. XIII, 25). Copiosa. » 28. *N, termez Ehr. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. PI. VI, f. 15). Comune. » 29. tennis var. sublinearis Grun. (aut. cit. PI. VI, fig. 26). Rara. » 30. gomphonemacea Grun. (aut. cit. PI. XII, f. 13). Pure rara. » 31. *iY. veneta var. perminuta Grun. (aut. cit. PI. XIV, f. 7). Poco frequenti. . . . » 32. N. rhyncocephala Kùtz. var. leptocephala (Brun: Diatom. etc. pag. 81, PI. IX, f. 29). Copiosa. Geu. VII. Gomphonema Ag. 1824. ' Sp. 33. angusiatum Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 126, PI. XXIV, fig. 48-50). Frequente. )) 34. G. intricatum Kutz. (aut. cit. pag. 126, PI. XXIV, f. 28-29). Non comune. Gen. Vili. Achnanthes Bory 1822. Sp. 35. A. exilis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 131, PI. 27, f. 16- 19). — Copiosissima. » 36. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. op. e pag. cit. PI. 27, f. 8-11). Frequente. Ordo II. PseudorhaphideaB. I Gen. IX. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. i Sp. 37. *E. gracilis (Ehr.) Rab. (H. Van Heurck: Syn. pag. 142, PI. 33, j f. 1,2). Poco frequente. ì » 38. *E. Arcus Ehr. var. minor Grun. (aut. cit. pag. 142, PI. 34. u fig. 3). Non comune. » » *E. Arcus var. sinuata Mihi. Vedi il lago di Malghera Sp. 45. j .» 39. ’^E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 34, fig. 11). Rara. Gen. X. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 40. C. Arcus Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 148, PI. 37, f. 7). Non frequente. I 439 Gen. XI. Synedra Ehr. 1831. Sp. 41. S. amphicephala Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Rara. Gen. XII. Fragilaria Lyngbye 1819, char. emend. Sp. 42. F. construens (Ehr.) Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 156, PI. 45, fig. 26,27). Rara. » » construens var. venter Grim. (Id. id. fig. 24, B). Più frequente. » 43. mutabilis var. minutissima Grun. (aut. cit. pag. 157, PI. 45, f. 14). Assai frequente. Gen. XIII. Denticula Kiitzing 1844. Sp. 44. *D. tenuis Kùtz. var. frigida Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 159, PI. 49, fig. 35-38). Comune. Gen. XIV. Tahellarìa Ehr. 1839. Sp. 45. T. flocculosa (Roth) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 162, PI. 52, fig. 10-12). Rara. Gen. XV. ISitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 46. *iV. Palea (Kùtz.) W. Sm. var. tenuirostris Grun. (H. Van Heurck: Syn.: pag. 183, PI. 69, fig. 31), Copiosa. Gen. XVI. Sarirella Turpin 1827. Sp, 47. *S. robusta Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 187, Pi. 71, f. 1,2). Rara. Orde III. Cryptorhaphideae. Gen. XVII. Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 48. *C. Meneghiniana Kùtz. var. Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 94, fig. 16). Rara. » 49. C. operculata Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22,23). Più frequente. In tutto sono 56 forme, comprendendo le varietà, delle quali 36 non sono registrate nelPelenco delle diatomee dei laghi italiani. 440 XIX. Il Lago di Santo Stefano Si chiamano di Santo Stefano tre attuali laghetti alpini, che oc- cupano successivamente tre concavità nella estrema parte superiore della vallecola di S. Stefano, sul versante sinistro della Valle d’A- rigna. Ho detto che sono tre i laghetti attuali^ come portano le carte dello Stato Maggiore Austriaco e quelle dell’ Istituto geografico militare di Firenze. Sono chiamati : il primo Lago di S, Stefano pr. detto; il secondo Lago di Mezzo; il terzo Lago di Sopra, Ma un tempo non lontano dovevano essere quattro. Questo è anche il' nu- mero segnato nella Topografia della provincia di Sondrio, delV in- gegn. G, Cusi, già più volte citata e pubblicata a Milano nel 1825. Infatti poco sopra il Lago di Mezzo si incontra uno stagno per- fettamente paludoso, il cui fondo è ricoperto di sfagni che vi formano un fitto tappeto, il quale a poco a poco va trasformandosi in torba. Abbiamo qui adunque un bel esempio d’ un lago che va scomparendo, per lo interramento prodotto dalle forze esogene, sia fisiche sia bio- logiche. E come questo, vi sono molti altri casi in Valtellina di la- ghi che vanno riducendosi nella loro superficie o scomparendo del tutto. Il primo di questi laghi, od il Lago di S. Stefano propriamente detto, è situato in una conca, che si incontra risalendo la sponda si- nistra del torrente di S. Stefano, il quale precipita in rapida cascata, non appena ha formato T emissario del lago stesso. E chiuso a S. da uno sperone che si distacca dal monte Coldera (2380 m. s. m.), il quale s’innalza più lontano a S. 0. all* estremità della vallecola nella quale stanno i laghi; ad E. a N. e N. 0. da quattro cocuzzoli di roccia in posto; più ad 0. viene a terminare l’altra cresta che si stacca dallo stesso in. Coldera. Osservando la posizione di questo lago in rapporto ai suoi rilievi montuosi, torna subito alla mente l’ipotesi del Rolle sulla origine Vebersicht der geologische V erhàllnisse der Lansehaft Chiavenna Ober Italien T. Bergraann. Wiesbaden, 1878. Vedi pure M. Cermenati: La Yaltellina ed i naturalisti. Memoria bibliogragrafica. Fascicolo 4 — Geologica — p. 199. 441 di molti laghetti alpini, i quali, secondo il predetto geologo, sareb- bero formati dallo scavamento dei ghiacciai sulle roccie d’ineguale durezza. Ma ponendo ben mente al fatto ed ammettendo collo Stop- pani, che i ghiacciai non scavano, ma comprimono i massi sui quali camminano e solo trasportano le roccie detritiche le quali incontrano nel loro movimento, non potremo certo attribuire a questo lago una tale origine. Il ghiacciaio nel suo passaggio ha levigato ed arrotondato le roccie che si trovavano sui fianchi e sul fondo della valletta, ma non poteva certo scavare la conca nella quale s’ adunarono le acque del lago; imperocché qui le roccie sono tutte 'della medesima durez- za, perchè della medesima natura, cioè di gneis eminentemente com- patto; ed in tal caso il ghiacciaio avrebbe dovuto esportare anche i rilievi della roccia in posto che si frapponevano al suo movimento, e quindi avrebbe approfondito maggiormente il fondo della Valle ed esportati i cocuzzoli che formano il lago, il quale cosi non sarebbesi neppure formato. Essendo il lago pertanto chiuso in ogni sua parte dalla roccia in posto, come sopra dicemmo, parmi evidente la sua origine, cioè che esso siasi formato per l’ineguale sviluppo degli strati delle roccie che qui vennero ad emergere, fino dall’ultimo sollevamento che stabili l’attuale rilievo alpino. Anche questo lago dunque è da ascriversi agli orografici. Al sopravvenire poi dell' agente glaciale, furono arrotondate e levigate, in parte anche abrase, le emergenze rocciose che occupavano il fondo di questa valletta, i cui residui ri- scontriamo ancora nei cocuzzoli posti a N. a N. E. e ad E. del lago, che propriamente impediscono il deflusso delle acque. Questi cocuzzoli sono in parte liberi da detrito e mostrano assai bene evidente la loro natura litologica. Sono costituiti da gneis assai compatto, coi piani di stratificazione perpendicolari all’orizzonte e procedenti da N. E. a S. 0., percorsi nella loro lunghezza da fre- quenti vene di candide quarziti, che spesso s’ingrossano in noduli emergenti notevolmente dalla massa fondamentale, per la maggiore loro resistenza al levigamento del ghiacciaio. Qua e là si scorgono pure piccole lenti e noduli di calcare compatto bianchiccio. La loro base è rivestita da poco e minuto detrito, che va aumentando coirav vicinarsi al livello del lago. Ciò avviene specialmente verso E. dove il depo- sito si insinua nel lago a guisa di un promontorio e diventa assai torboso in vicinanza delle acque. Il detrito manca affatto sulle roccie presso l’emissario, il quale si apre il corso in una stretta spaccatura in direzione di N. E. Sul versante di S. e S. 0. e N. abbondano in- vece detriti franosi che interrano continuamente il bacino del lago 442 e diminuiscono la superficie delle acque. Frammezzo a questi detriti, sui margini dell’ affluente, che si immette nel lago a S. 0. cresce abbondante il Rabarbaro alpino, Rumex alpinus L», volg. (Lavatz); più vicino al lago vivono copiosi giunchi, mentre la parte verso N., di poco superiormente al livello delle acque, è ricoperta da tappeto erboso, che serve anche da pascolo. Il lago ha forma tondeggiante, posto a 1832 ra. sul mare, secondo i soliti rilievi dell’Istituto militare di Firenze. Misura in superficie m. q. 14,400, come consta dall’ elenco dell’ ispett. G. Getti; masi po- trebbe con molto vantaggio e assai facilmente pressoché duplicare la sua superficie, con piccolo rialzo nella parte assai stretta in cui si apre il suo emissario, qualora gli interessati proprietari si deci- dessero finalmente a rifornirlo di giovani avanotti di trota per trarne il vantaggio di una profittevole pescagione *). Le sue acque avevano un colore verde chiaro da ascriversi al num. VI della scala Forel. Il fondo mostravasi nericcio nei piccoli tratti presso l’emissario, dove tuttavia si scorgeva assai difficilmente, malgrado la poca profondità e la superficie tranquillissima delle sue acque. La temperatura interna mi risultò costantemente di 4° C., in pa- recchi seni del lago, mentre la temperatura dell’aria soprastante era di 15° C. essendo il cielo completamente coperto, alle ore 10 ant. del 23 Giugno 1892. Di pesci trovai frequente la Cazzuola, Cotius gobio L. {v,Scazzon), dal colore del dorso assai più nero di quelli che vivono nel Mallero e nell' Adda. Vi fu trasportato da questo fiume, co\Ì3l Sanguinerola Phoxinus Icevis Ag., (volg. Sanguin). Il Galli dice che vi si è mol- tiplicato, ma io non ho potuto che scorgervene pochi individui. La sua presenza ad ogni modo potrebbe formare ottima condizione d’a- limento per lo sviluppo della specie assai più preziosa la Trutta fa- rlo L., che un tempo viveva pur in questo lago, e che vi fu distrut- ta per la solita smodata pesca fattavi dagli improvvidi alpigiani. Nel limo trovai pure frequentemente individui di Pisidium ob- tusale Pfeifer, Tra i giunchi rinvenni diversi invogli gelatinosi della ninfa di Donacia proteus Fab. coll'insetto completamente svi- luppato, che tosto usciva appena rompevo l’invoglio stesso. Sotto il Vedi la nostra pubblicazione: La Piscicoltura in Yaltellina - Vicenza, Stab. C. Fabris - Giugno, 1893. Materiali ecc. pag. 170. 443 livello più esterno delle acque vivono pur numerose larve di Friganee cogli astucci formati unicamente di pagliuzze di mica. Per Io studio della fauna pelagica ebbi sommamente a lamen- tare la scomparsa della barca, che per trascuranza di quelli alpigiani, venne spinta dal vento presso T emissario, quindi travolta e disfat- ta dal torrente. Dovetti pertanto tenermi pago del solito modo di pesca assai imperfetto, lanciando dalla sponda la reticella Mùller, che mi riportò solamente le seguenti specie ed in iscarsa quantità: Cyclops coronaius Claus; Cyclops gigas Claus ; Cythare lutea Milller, Tra le alghe rinvenni il Polyedrium irigonum, il Closterium Lunula, il Pediasirum granulaium etc., ma specialmente numerose trovai la Diatomee di cui ho potuto determinare le seguenti 71 specie che ascendono a 81 forme contando le varietà. E cosa notevole come in questo lago ritornino a comparire la Cymbella Ehrenhergii Kiltz., la Navicala Tuscula Ehr. V Achnanthidium flexellum Grun. e VE- piihenia Argus Kùtz. di cui ho già notato il rapporto colle roccie di natura calcarea; e. ciò forse pei noduli calcarei che dicemmo in- contrarsi negli strati del gneis di questa Valle. Rinvenni di più molte altre forme, come apparirà meglio dal quadro riassuntivo in fine del- l’opera. Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A* ovalis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 59, PI. I, fig. 1). Rara. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. C. Ehrenbergii Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 60, Pl.II, f.2). Molto rara. » 3. C, affinis Kùtz. (aut. cit. PI. 11, fig. 19). Copiosissima. » 4. *C. leptoceras Kutz. (aut. cit. pag. 62, PI. Ili, fig. 24). Molto frequente » 5. C, gastroides Kùtz. (aut. cit, pag. 63. PI. II, fig. 8). Poco fre- quente. » 6. *C. cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. II, fig. 11, a). Pure non frequente. » » *C. cymbiformis var. parva (aut. cit. pag. 64, fig. 14). Rara. » 7. *C. Gistula Hemp. var. maculata Kùtz. (aut. cit. pag. 64, PI. II, fig. 16,17). Non rara. » 8. abnormis Grun. (aut. cit. PI. Ili, fig. 8), Rara, 444 Sp. 9. C. gracilis Ehr. (Brun : Diat. des Alpes etc. pag. 62, PI. Ili, fig. 1). Frequente. » 10. *C. IcBvis Naegeli (H. Van Heurck : Syn. pag. 62, PI. Ili, fig. 7). Molto frequente. Gen. III. Enoyonema Kùtz. 1833. Sp. 11. E. ccespitosum Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 65, PI. Supl. fig. 3). Copiosissimo. » 12. *E. ventricosum Kiitz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 15). Co- piosissimo. ■ » » ^E. venfricosum forma minuta (Id. id. fig. 7). Pur copioso. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 13. S. Phoenicenteì^on^h.\\ Heurck : Syn. pag. 67, PI. IV, fig. 2). Rara. » 14. S. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. IV, fig. 5). Comune. » » *5'. anceps var. gracilis (Brun: Diat. des Alpes etc. pag. 89, PI. IV, f. 2). Meno comune. Gen. V. Masiogloia Thwaites 1848. Sp. 15. Mastogloia Dansei Thwaites (H. Van Heurck; Syn. pag. 70, PI. IV, fig. 18). Molto frequente. ‘ Gen. VI. Navicala Bory 1822. Sp. 16. *N. major Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. V, f. 3,4). Rara. » 17. N. viridis Kiitz. (aut. cit. pag. 73, PI, V, f. 5). Meno rara. » 18. JV. borealis Ehr. (aut. cit. pag. 76, PI. VI, fig. 3). Rara. » 19. *N, Brebissonii Kutz. var. subproducta Grun. (aut. cit. p. 77, PI. V, fig. 9). Poco frequente. » 20. N. gihba Kiitz. (aut. cit. PI. Suppl. fig. 12). Pur non frequente. » » ""V. gibba var. brevistriata (Id. id. PI. VI, fig. 5). Ancor, meno frequente. Sp. 21. N, appendiculata Ktz. (aut. cit. pag. 79, PI. VI, f. 18). Non frequente. » 22. iV. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. VI, f. 6)- Hara. )) 23. iV. oblonga Kùtz. (aut. cit. pag. 81, PI. VII, f. 1). Rara. » 24. N. radiosa Kutz. (aut, cit. pag. 80, PI. VII, f. 20). Comune. » » *iV. radiosa var. acuta (Id. id. fig. 19). Meno frequente. 445 Sp. 25. N, crypiocephala Kutz. (aut. cit. pag. 84, PI. 8, f. 1). Poco frequente. )) 26. N, dicephala W, Sm. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, f. 33). Rara. j> 27. N. elliptzca Kùtz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, f. 10). Non fre- quente. » 28. *N. Tuscula Ehr. aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 14. Non rara. » 29. N. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, f. 11). ('omune. » 30. iV. limosa Ktitz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Fre- quente. » 31. *iV. Iridis Ehr. (aut. cit. pag. 103, PI. 13, fig. 1). Rara. » » *N. Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Meno rara. .» 32. N. Pupula Kùtz. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, f. 15). Poco frequente. » 33. N. lepidula Grun. (aut. cit. PI. 14, fig. 44). Rara. X» 34. N. lanceolata Kùtz. (aut. cit. pag. 88, PI. 8, f. 16). Comune. » 35. *iV. Termos slauroneiformis Ehr. (aut. cit. PI. 6, f. 13). Non comune. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 36. G. constrictum Ehr. (H. Van Heurck : Syn. pag. 123, PI. 23, f. 6). Frequente. » 37. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Comune. » » acuminatum var. Brebissonii KiUz. (Id. id. fig. 24). Meno comune. )) » G, acuminatum var. laticeps Ehr. (Id. id. fig. 17). Come il precedente. )) 38. G. montanum Schum. (aut. cit. pag. 124. PI. 23, fig. 33,36). Raro. » » *G. montanum var. subclaraium Grun. (Id. id. PI. 23, f. 38). Egualmente raro. » 39. G.. olivaceum Ktz. (aut. cit. pag. 126, PI. 25, f. 20). Poco frequente. » » *G. olivaceum var. stauronei forme Grun. (Id. id. fig. 22). Comune. » » *G. olivaceum var. angustatum KCifz. (Id. id. fig. 25). Meno comune. 29 446 Gen. Vili. Achnanthidium (Kùtz.) Grun. 1880. Sp. 40. A. flexellum Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 128, PI. 27, f. 29-31). Raro. Geo. IX. Achnanthes Bory 1822. Sp. 41. *i4. minutissima Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 131, PI. 27, f. 37). Assai copiosa. » 42. A, lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, f. 8-11). Co- munissima. Gen. X. Cocconeis Ehr. 1835. Sp. 43. C, Pediculus Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 133, PI. 30, fig. 28-30). Poco frequente. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. XI. Epiihemia Bréb. 1838. Sp. 44. *E. Argus Kùtz. var. amphicephala Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 139, 140, PI. 31, f. 19). Rara. Gen. XII. Eunotia Ehr. 1837. Sp. 45. *E, Arcus Ehr. var. minor Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 142, PI. 34. fig. 3). Assai comune. » 46. ‘^E. diodon Ehr. var. diminuia Grun. (aut. cit. PI. 33, f. 7). Meno frequente. » 47. E. monodon Ehr. forma carta (aut. cit. PI. 33, f. 4). Come la precedente. » 48. *E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 34, fig. 11). Non comune. Gen. XIII. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 49. C. Arcus Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Copiosissimo. Gen. XIV. Synedra Ehr. 1831. Sp. 50. *iS. Acus (Kùtz.) Grun.(H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 39, f. 4). Poco frequente. )) 51. 5. Ulna (Nitz.) Ehr. var. longissima W. Sm. (aut. cit. p. 151, PI. 38, fig. 3). Non comune. 447 Sp.; 52. S. amphicephala Kùtz. (aut. cit. pag, 153, PI.- 39, fig. 14). Rara. » 53. S. rumpens Kùtz. (aut. cit. PI. 60, f. 14). Poco frequente. )) 54. *S, debilzs Kùtz. (Rabenh. Sùssw. Diat. pag. 55, PI. IV, f. 26, Alquanto più frequente. 9 55. ^ Vaucherice Kùtz. var. parvula (Brun: Diat. etc. pag. 123, PI. 5, fig. 5). Comune. Gen. XV. Fragilaria Lyngb. 1819. Sp. 56. mutabilis W. Sra. var. Grun. (H.Van Heurck: Syn. Pi. 45, fìg. 13). Rara. » 57. ^F. bidens Heiberg forma minor (aut. cit. PI. 45, fig. 7). Rara. » 58. F, capucina Desmazières (aut. cit. pag. 156, PI. 45, fig. 2). Poco frequente. Gen. XVI. Denticida Kùtz. 1844. )) 59. *D, ienuis Ktz. var. frigida (H. V^an Heurck: Syn. pag. 159, PI. 49, fig. 35-38). Comune. Gen. XVII. Diaioma De Cand. 1805. Sp. 60. *D. vulgare Bory (H. Van Heurck: Syn. p. 160, PI. 50, f. 1-6). Comune. Gen. XVIII, Meridion Agardh 1824. Sp. 61. M, circulare Ag. (H. Van Heurck: Syn. p. 161, PI. 51, f. 10- 12). Poco frequente. Gen. XIX. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 62. T. fenestrata (Lyngb.) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 162, PI. 52, fig. 6-8). Poco frequente. » 63. T. flocculosa (Roth) Kùtz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, f. 10- 12). Alquanto più frequente. Gen. XX. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 64. N. Tryblionella Hantzsch (H. Van Heurck: Syn. pag. 171, PI. 57, fig. 9). Rara. )) 65. *iV. Talea (Kùtz.) W. Sm. var. tenuirostris (aut. cit. pag. 183, PI. 69, fig. 31). Comune. 448 Sp. 66. *iY. Frusiulum (Kùtz.) Gruo. (aut. cit. pag. 184, PI. 28, fìg. 28). Rara. » 67. *iV. obtusa var. brevissima Gruo. (aut. cit. PI. 67, f. 4). Rara. Gen. XXI. Surirella Turpin 1827. Sp. 68. S. biseriaia Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 186, PI. 72, f. 1). Noq rara. » 69. robusta Ehr. (aut. cit. loc. cit. Plat. 71, fìg. 1-2). Più frequente. Orde III. CryptorhaphideaB. , Gen. XXII. Melosira Agardh 1824. Sp. 70. M. varians Ag. (H. Van Heurck; Syn. p. 198, PI. 75, f. 10,11). Rara. Gen. XXIII. Cyclotella Kùetz. 1833. Sp. 71. C. operculata Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22-28). Comune. Di questo lago sono adunque nuove per la florula diatomologica italiana 37 forme, comprendendo le varietà. » * * Poco più sopra al lago di S. Stefano, cioè a 1940 metri sul mare, ed alquanto sulla destra sponda della valletta medesima, vi è il Lago di Mezzo, notevolmente più ampio, misurando in superfìcie 24 mila m. q. Ha la medesima origine del lago di S. Stefano, essendo esso pure circondato dalla roccia io posto; è quindi lago orografico. La sua forma è pressoché semilunare, colla convessità volta ad 0. e la concavità ad E. Lo visitai lo stesso giorno, dopo il lago di S. Stefano, e vi incon- trai le acque straordinariamente innalzate sopra il livello che occu- pano ordinariamente; e ciò per la copiosa fusione della neve, di cui ne esisteva ancora grande quantità in forma di valanghe. Per quante ricerche vi abbia fatto, ne trassi sempre un limo as- sai scarso di Diatomee, le quali, siccome appartengono a forme del tutto comuni, non credo opportuno di ricordare. Vi scorsi però assai frequente la trota Trutta fario L„ grazie alla notevole trasparenza delle sue acque, ma sempre individui piut- tosto piccoli. 449 XX. Il lago di Sopra Dai fianchi del monte Coldera (2380 m. s. m.), che, come dicem- mo, s’innalza a cavaliere della Valle di S. Stefano, si distaccano due creste rocciose, di cui una dirigendosi al N. l’altra piegando dolce- mente ad E., a guisa d’un ferro da cavallo, delimitano un bacino il cui fondo è occupato dal Lago di Sopra. Una serie dunque di vette scagliose, disposte ad arco, dai fianchi ricoperti d’ elementi prodotti dal continuo sfacelo, sulle quali non si scorge nessun indizio di ve- getazione, tranne alcuni licheni che tappezzano quelle roccie d’ampie macchie grigie, gialle o rossastre, circonda e sovrasta immediata- mente a questo remoto laghetto. Alcuni cocuzzoli s’innalzano ad E. e a S. E. pure arrotondati dall’agente glaciale, e sono essi propria- mente, che intercettando il corso delle acque, danno origine al lago, il quale è pure orografico. Fra la roccia viva e le acque si distende, per la larghezza di circa 20 metri, un deposito morenico di forma arcuata, nella direzione di S.E. N.O , nel quale si scorgono ele- menti di differente volume, a spigoli vivi, frammisti a poca sabbia glaciale. Questa è propriamente una morena frontale d’ostacolo, la quale; depositata a monte dei cocuzzoli sopra detti, diminuisce alquanto la superficie del lago. Esso presenta una forma tondeggiante, alquanto ristretta nella direzione di E. dove si apre il suo emissario, il quale, intaccando la parte estrema della morena, s’insinua in una profonda apertura, pro- dotta per dilacerazione nella roccia, e precipita torrenziale e spu- meggiante fra i massi e le balze rocciose, spesso sotto ponti di neve, dando così origine al torrente di S. Stefano, che passando per il lago omonimo si unisce poi col maggior torrente Armha., di fronte alle case Pizzini, poco sopra il paesello à' Arigna. Le acque del lago de- rivano pertanto unicamente dallo scioglimento della neve che cade sulle pendici che coronano il lago, e dalle valanghe, le quali, ampie e numerose, s'adagiano ai piedi della cerchia montuosa da cui sono precipitate, poggiando colla larga loro base sul fondo del lago stesso. Ben difficilmente, mi si affermava da parecchi individui pratici della località, quelle valanghe scompajono del tutto pur nella buona sta- gione, ma per lo più alla neve antica viene a sovrapporsi la nuova. 450 La sua temperatura è quindi costantemente assai bassa ed il termo- metro immerso a 30 cm. di profondità misurava 1*,5 C. il giorno stesso 23 Giugno 1892, alle ore 1 pom. mentre T esterna era di 9* C. essendo il cielo tutto coperto. Il lago era infatti per una metà circa tuttora gelato, specialmente verso la base del monte Coldera. Le roccie sono della natura stessa che incontrammo presso il Lago di S. Stefano, appartenenti alla maggiore formazione geologica val- tellinese. La quale, emergendo ivi colle testate degli strati, facilmente si decompone all’ azione degli agenti atmosferici, onde continue fra- ne di massi precipitano dal monte Coldera e dalle sue creste adia- centi e travolgono nella loro caduta una immensa quantità di minori detriti, che misti a valanghe nevose cadono sul lago con enorme fra- gore e ripetendosi cupamente intorno intorno, rende più tetro lo squallore di quelle deserte alture. La superficie del lago va quindi sempre diminuendo, la quale, secondo le misure dell’ispett. Getti, di non molti anni or sono, è di 32,000 m. q.; quota che io non ho potuto controllare per l'abbon- danza della neve, che nascondeva in buona parte il limite delle acque. Nella porzione N. E. libera dal ghiaccio, le acque mostravano un colore verde sbiadito, corrispondente al num. Vili della solita scala Forel. La sua altitudine è di 2125 m. s. m. come si riscontra nelle ta- volette di campagna dell’istituto di Firenze. La fauna superiore vi è scarsamente rappresentata. Rinvenni parecchi individui di rana rossa Bana temporaria Lin. affette da notevole albinismo, meno pronunciato tuttavia di quello che riscontrammo presso il Lago Nero di Val Belviso. La reticella Milller, lanciata dalla sponda, mi ha recato buona quantità di crostacìni, il che dimostra che la fauna pelagica deve essere notevolmente sviluppata pur in questo lago gelato per la maggior parte deH’anno. Di questi ho potuto determinare le seguenti specie che rinvenni tutte in numero assai copioso: \!"Cyclopz serrulatus Fischer. (Brady: Copep. of thè British Islands Voi. I, PI. 22, fig. 1-14, pag. 109; Claus: Die freileb. Copepoden p. 101). 2. ° Cyclops ienuicornis C/at4S. Claus : Das Gen. Cyclops Taf. 3, fig. 1-11. Die freileb. Copep. pag. 99; Brady: British Copepoda, PI. 28, fig. 1-10. Fric: Die Krustenthiere Bòhmens, pag. 219, fig. 12). 3. ° Diapiomus casior Jurin (Brady: British Copepoda voi. I, PI. 4, fig. 6-13, pag. 59; Fric: Die Krust. Bòhmens, pag, 225). 451 I dintorni di questo lago sono privi di qualunque accenno di ve- getazione; il fondo abbondante di finissimo limo deve dare sviluppo a buon numero di Diatomee, delle quali però io ho potuto determi- narne una quantità relativamente scarsa, poiché non ho riportato meco se non pochi saggi di melma, raccolti nella porzione sgelata del lago e non in molte località differenti, come soglio fare, per lo stu- dio diatomologico. Ecco pertanto le specie delle Diatomee di questo lago. Ordo 1. RhaphideaB. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A, ovalis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 59, PI. 1, fig. 1). Rara. Gen. IL Cymbella Agardh 1830. Sp. 2. C. delicatula Kfitz. (H. Van Heurck; Syn. pag. 62, PI. 3, fig. 6). Poco frequente. » 3. *C. anglica Lagerstedt. (aut. cit. PI. II, fig. 4). Come la pre- cedente. » 4. C. helvetica W. Sm. (Brun: Diat. pag. 60, PI. 3, fig. 3-11). Comune. » 5. C, affinis Kùtz. (H. Van Heurck ; Syn. pag. 62, PI. 2, fig. 19). Poco frequente. Gen. III. Encyonema Kiitz. 1833. Sp. 6. E. ccespitosum Kiitz. (H. Van Heurck : Syn. pag. 65, PI. Suppl. fig. 3). Comune. » 7. *E, ventricosum Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Meno comune. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 8. St. Phcenicenteron Ehr. (H. Van Heurck; Syn. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Non comune. » 9. *67. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 5). Rara. » 10. St. platystoma Ehr. (Brun: Diat. pag. 90, PI. 9, fig. 3). Poco frequente. 452 Geo. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 11. Grevillei W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 71, PI. 4, fig. 20). Non comune. Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 12. *iV. major Kutz.(H.Van Heurck; Syn. pag. 73, PI. 5, fig. 3-4). Rara assai. » 13. iV. viridis Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. 5). Meno rara della precedente. » 14. N. Brebissonii Kùtz. (aut. cit.^pag. 77, PI. 5, fig. 7). Alquanto frequente. » 15. *iV. bicapitaia Lagerstedt (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 14). Come la precedente. y> 16. N. mesolepia Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. G, f. 10). Frequente. » 17. N, radiosa Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 20). Comune. » 18. N. crypiocephala Kùtz. (aut. cit. pag. 85, PI. 8, fig. 1). Frequente. » 19. iV. lanceolata Kùtz. (aut. cit. pag. 88, PI. 8, fig. 16). Poco frequente. » 20. N, elliptica Kùtz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Come la precedente. » 21. mutica Kùtz. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 17). Più fre- quente. » 22. N. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fig. 11-12). Comune » 23. *iY. limosa Kùtz. var. Silicula Grun. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 19). Piuttosto frequente. » 24. *iV. Iridis Ehr. var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. pag. 104, PI. 13, fig. 2). Non rara. » 25. N. Bacillum Ehr. (aut. cit. pag. 105, PI. 13, fig. 8). Poco frequente. » 26. *iV. ventricosa (Ehr.) Donkin (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 24. Rara. » » *N. ventricosa forma minuta (id. id. fig. 26). Più frequente. » 27. *iV. minima Grun. (aut. cit. pag. 107, PI. 14, fig. 15). Comune. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 28. *G. micropus Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 125, PI. 25, fig. 4-5), Raro. 453 Sp. 29. G, abbreviatum Ag. (Brun: Diat. pag. 36, PI. 6, fìg. 13). Raro. » 30. G. mustela Ehr. (H. Van Heurck: Syn. PI. 24, fìg. 5-6). Pure raro. Gen. Vili. Achnanthes Bory 1822. Sp. 31. *i4. minutissima Kùtz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 37-38). Copiosa. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Eunoiia Ehr. 1837. Sp. 32. (Kutz.)Rabenh. (H. Van Heurck: Syn. pag. 142, PI. 33, fig. 1,5-16). Piuttosto rura. » 33. gracilis (Ehr.) Rabenh. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, fig. 1-2). Più frequente. » 34. E. lunaris (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 25, fig. 3-4). Non comune. Gen. X. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 35. C, Arcus Kùtz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7), Comune. Gen. XI. Synedra Ehr. 1831. Sp. 36. S. Ulna (Nitzsch) Ehr. var. longissima W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 38, fig. 3). Rara. » 37. S. amphicephala Kutz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, f. 14). Frequente. » 38. S. delicatissima W. Sm. (aut. cit. pag. 151, PI. 39, fig. 7). Comune. » 39. *S. parvula Kùtz. (Rabenh. Sùss. pag. 53, Taf. 4, fig. 39). Freqnente. » 40. debilis Kùtz. (aut. cit. pag. 53, Taf. 4, fig. 26). Pur fre- quente. Gen. XII. Fragilaria Lyngbye 1819. Sp. 41. Fr. construens (Ehr.) Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 156, pi. 45, fig. 26). Poco frequente. Gen. XIII. Denticula Kùtz. 1844. Sp. 42. ^D. tennis Kùtz. var. frigida Grun. (H. Van fleurck ; Syn. pag. 159, fig. 35-38). Comune. 454. Gen. XIV. Diatoma D. C. 1805. Sp. 43. D, hiemale var. mesodon Heib. (aut. cit. pag. 160, PI. 51, fig. 3-4). Raro. Gen. XV. Meridion Agardh 1824. Sp. 44. M, circulare Ag. var. constrictum Grun. (H. Van Heurck : Syn. Diat. pag. 161, PI. 51, f. 14-15). Raro. Gen. XVI. Tabellaria Eh. 1819. Sp. 45. T. flocculosa (Roth) Kùtz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fig. '10-12). Rara. Gen. XVII. Niizschia (Hassall, W. Sm.) Grun. 1880. Sp. 46. *N. Palea (Kiitz.) W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 183, PI. 69, fig. 22). Non rara. Gen. XVIII. Surirella Turpin 1827. Sp. 47. S. biseriaia Bréb. (aut. cit. Syn. pag. 186, PI. 72, f. 1). Rara. » 48. *iS. elegans Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 71, fig. 3). Rarissima. Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XIX. Cyclotella Kutz. 1833. Sp. 49. C. comta (Ehr.) Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 92, fig. 16-22). Non rara. Forme nuove pei laghi italiani: 21. XXI. Il lag:o Venina Il lago di Venina occupa la porzione più a N.. della parte su- periore della Valle di questo nome, ed offre bella e gradita sorpresa a chi compie la salita delle Scale di Yenina, costrutte nella stretta gola, che mette in comunicazione la parte inferiore di questa Valle colla superiore. 453 , Per la sua forma elegantemente regolare, per la simmetria del due rapidi versanti che lo circondano e per la notevole sua esten- sione è certo uno de’ più bei laghi alpini. Ha figura largamente ovale che si dirige, come tutta la Valle Ve» nina, da S. a N. ed ha per afiluente a S. e per emissario a N. il torrente omonimo. I versanti di questa estrema parte della Valle Venina, quasi privi di vegetazione arborea, hanno inclinazione assai rapida, e verso la parte N. del lago, s’avvicinano cosi che lasciano appena una stretta gola, da cui precipitano le acque che ne formano 1’ emissario. Qui si scorge assai bene e la natura della roccia, libera da qual- siasi detrito e l’origine del lago. Imperocché la sua estremità che guarda N. è limitata da arenarie stratificate, e dalla parte di mezzo verso S. da conglomerati a più grossi elementi, due roccie che si trovano alternatamente riunite nella formazione geologica di Arenai rie e Puddinghe, dal Taramelli ascritta al Tria^ inferiore, e che si distende, alquanto interrottamente, nella parte più elevata della catena sinistra della Valle dell’ Adda, dal pizzo di Trivigno, sopra Edolo, al pizzo di Trona a S. di Morbegno. ' La roccia si presenta in piccoli strati, che hanno la direzione stessa della Valle, e sono inclinati di circa 50° verso E. Nell’ estrema punta N. del lago si può dedurre chiaramente, quale sia stata la sua origine. Esso non può essersi formato che per dila- cerazione 0 per distaccamento degli strati, allora che venivano ad emergere nel sollevamento che portò questa catena delle Alpi alla at- tuale configurazione orografica. II Curioni *) parlando incidentalmente del lago Venina, come di altri della Provincia bergamasca, lo dice formato per depressioni prodotte dal movimento del suolo», e ne dà la prova dicendo, che (ideiti laghi montuosi sono circondati da tutte le parti da roccie in posto». La quale ipotesi non credo che sia sostenibile per la semplice ragione che ben difficilmente si può verificare una depressione che interessi un’area cosi ristretta quale è quella di questo lago; men- tre tutto l’assetto delle roccie accenna ad un sollevamento cui esse sono andate soggette, come si deduce dalla inclinazione dei loro strati. Io penso quindi che il lago Venina, appartenga, come i grandi Geologia applicata delle provincie lombarde. Milano, Hoepli 1877, pag. 472. 456 laghi subalpini, ai laghi di dilacerazione, a spaccature cioè for- matesi nel sollevamento di- tutto- il sistema alpino *). Le quali dila- cerazioni sono tanto più facili io queste roccie schistose, che han- no precisamente gli strati nella direzione medesima della maggior lunghezza del lago. La sua altitudine è di m. 1784 sul mare, secondo le solite car- telle di campagna dell’Istituto militare, un po’ inferiore quindi a quella generalmente assegnata dalle citazioni del Galli (1853 m.), parlando della dimora del Bufo vulgaris Lin e del Cottus gobio Lin. *), che è la medesima altezza riportata dalla Guida alla Valtellina % Presenta la superficie di 95,200 m. q. come dalTelenco più volte citato deir Ispettore G. Getti. Io lo visitai il 29 Maggio 1892 e lo trovai colla maggiore parte della superficie ancora gelata: solo una porzione presso T emissario era sgelata, dove ho limitato necessariamente le mie solite ricerche. Le sue acque presentavano un colore verde azzurrognolo corri- spondente al num. V. della scala Forel. La temperatura presso l’emissario era di 2° C., e l’esterna di 8* C., alle ore 12 merid’. del giorno detto, essendo il cielo tutto sereno. Di vertebrati, oltre alle due specie sopra ricordate, ci vive pure assai scarsa la preziosa specie Trutta fario Lin. che qualcuno dice anche vi sia scomparsa affatto per la solita smodata pesca fattavi tempo addietro, quando il lago era munito di barca. Essa vive in certa copia nel torrente Venina, e forse non può vincere la troppa rapida discesa del torrente stesso sotto le scale di Venina, per por- tarsi al lago, dove vi prosperebbe certamente se vi fosse importata artificialmente, o sotto forma adulta od ancor meglio allo stato di avannotto. Per la sua notevole estensione, e per la grande sua profondità, quale solo si può dedurre dal ripido pendio delle sue pareti, è certo uno dei laghi valtellinesi che compenserebbe largamente un ben in- teso metodo di piscicoltura. Nei pochi saggi di melma che ho raccolto per il solito studio rinven- ni parecchie specie di Pediastrum., di Clo^ierium, di Cosmarium e di Polyedrium, trovai abbondantissima la Vorticella microstoma Ehr. D Dott. Fed. Sacco: SulVorigine delle Vallate e dei laghi alpini in rap- porto coi sollevamenti delle alpi e coi terreni pliocenici e quaternari della ^ Valle Padana. Atti Acc. Se. Torino voi. XX, 1885. | 2) Vedi opera citata pag. 156, e 165. \ 3) Pag. 201. I 457 La rete Mùller, lanciata presso al termine della superficie del ghiac- cio, mi riportò parecchi individui di Cyclops tenuicornis Claus, e di Sida crystallina Milller, Si deduce che questi crostacei non dovet- tero scomparire nella stagione invernale se si trovano in un lago ancora quasi tutto coperto di ghiaccio. Malgrado il solo piccolo tratto di lago, che ho potuto esplorare per lo studio diatomologico, sono riuscito tuttavia a determinare le seguenti specie: Ordo I. Rhaphìdeae. Gen. I. Ampfiora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ovalis Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. Diat. pag. 59, PI. 1, f. 1). Non frequente. Gen. II. Cymbella Agardh 1830. Sp. 2. C. cuspidata Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 61, PI. 2, fig. 3). Rara. ì> 3. leptoceras Kiitz. (aut. cit. pag. 62, PI. 3, fig. 24). Comune. )) 4. C. gastroides Kùtz. (aut. cit. p. 63, PI. 2, f. 8). Meno comune. » 5. C. cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. II). Poco frequente. )) 6. C. helvetica Kùtz. (aut. cit. p. 64, PI. 2, f. 15). Non frequente. )) 7. *0. namculiformis Auersw. (aut. cit. PI. 2, fig. 5). Come la precedente. )) 8. C. gracilis Ehr. (Brun: Diat. pag. 62, PI. 3, fig. 1). Comune. Gen. III. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 9. S. Phoenicenteron Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 67, PI. 4, f. 2). Frequente. » 10. *5. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 5). Comune. )) » S. anceps var. linearis W. Sm. (id. id. fig. 8). Meno comune. )) 11. iS. plajystoma Ehr. (Hrun: Diat. pag. 9, PI. 90, fig. 3). Poco frequente. )) 12. dilatata W. Sm. (aut. cit. pag. 90, PI. 9, fig. 9). Frequente. )) 13. S. gracilis W. Sm. (aut. cit. p. 89, PI. 9, fig. 6). Più rara. Gen. IV. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 14. M, Dansei Thwaites (H. Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Poco frequente. 458 Sp. 15. *i\/. Grevillei W. Sm. (aut. cit, p. 71, PI. 4, fìg. 20). Rara. Gen. V. Navicula Bory 1822. Sp. 16. N. nobilis Ehr. (H. Van Heurck ; Syn. pag. 73, PI. 5. f. 2). Rara )) 17. *N. major Kutz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, fìg. 3-4). Pure rara. » 18. iV. viridis Kùtz. (aut. op. e pag. cit. PI. 5, fig. 5). Frequente. )) 19. *iV. lata Bréb. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 1-2). Rara. » 20. N. borealis Ehr. (aut. op. pag. e PI. cit. fig. 3). Meno rara. )) 21. N. stauroptera Grun. (aut. cit. pag. 77, PI. 6, fig. 7). Poco ' frequente. » 22. *iY. Tabellaì'ia Ehr. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 8). Nou rara. )) 23. iV. gibba Kiitz. (aut. cit. p. 78, PI. Suppl. fig. 12). Frequente. » )) *iV. gibba var. brevistriata Grun. (Id. id. PI. 6, fig. 5). Più comune della specie. » 24. N. appendiculata Kùtz. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 18). Comune. » 25. N. mesolepta Ehr. (aut. cit, pag., 70, PI. 6, fig. 10). Pur comune. » 26. iV. radiosa Kùtz. (aut. cit. p. 83, PI. 7, f. 20). Copiosa assai. )) )) *iV. radiosa var. acuta W. Sm. (aut. cit. f. 19). Meno frequente. ’» 27. N. cryptocephala Kùtz. (aut. cit. pag. 84, PI. 8, f. 1). Comune. » 28. iV. dicephala W. Sm. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 33). Rara. » 29. N. elliptica Kiitz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10. fig. 10). Frequente. » » » var. oblongella Naeg. (id. id. f. 12). Meno frequente. » 30. *N. Tuscula Ehr. (aut. cit. pag. 93, PI. 10, fig. 14). Rara. » 31. N, exilis Grun. (aut. cit. p. 101, PI. 12, f. 11,12). Comune. » 32. N. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Pure comune. “ » mune. var. gibberula Kutz. (id. id. fig. 19). Meno co- 33. *iV. ventricosa (Ehr). Donkin (aut. cit. pag., 103, PI. 12,^ fig. 24). Poco frequente. 34. *iV. Iridis Ehr. var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. p. 104, PI. 13, fig. 2). Poco frequente. 35. lY. Bacillum Ehr. (aut. cit. pag. 105, PI. 13, fig. 8). Rara. 36. seminulum Grun. (aut. cit. PI. 14, fig. 9, p. 107). Rara. 459 Gen. VI. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 37. (j. constrictum Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, f. 3). Frequente. » '(> *G. constrictum var. capitatum (aut. cit. fig. 7). Più fre- quente assai. » 38. G. ocuminatum Ehr. var. laticeps Grun. (aut. cit. PI. 23, f. 17). Non frequente. » 39. parvulum Kùtz. (aut. cit. p. 125, PI. 25, f. 9). Comune. » 40. G. intricatum Kiitz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28). Non comune. » 41. G. olivaceum Kùtz. (aut. cit. pag. 126, PI. 25, fig. 20-6). Frequente. » » olivaceum var. vulgaris Grun. (aut. cit. PI. 25, fig. 21). Più frequente. Gen. VII. Achnanthidium (Kùtz). Grun. 1880. Sp. 42. A. flexellum Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 128, PI. 26, fig. 29-31). Raro. . Gen. Vili. Achnanthes Bory 1822. Sp. 43. *A. microcephala Kùtz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 20-23). Copiosa. » 44. A> exilis Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 27, fig. 16-19). Pur co- piosa. » 45. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 8-11). Comune. Gen. IX. Cocconeis Ehr. 1835 Grun. 1868. Sp. 46. C. Pedicalus Ehr. (aut. cit. pag. 133, PI. 30, fig. 28,30). Raro. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. X. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 47. E. turgida (Ehr.) Kùtz. (H Van Heurck: Syn. pag. 138, PI. 31, fig. 1-2). Rara. » 48. E, So7'ex Kùtz. (aut. cit. p, 139, PI. 32, fig. 6-10). Pure rara. ] 460 Gen. XI. Eunotia Ehr. 1837. Sp. 49. ^E. À7'cus Ehr. (aut. cit. pag. 141, PI. 34, fig. 2). Comune. » » *E. Arcus var. minor Grun. (id. id. fig. 3). Più comune. » 50. gracilis (Ehr.) Rabenh. (aut. cit. pag. 142, PI. 30, f. 1,2). Frequente. » 51. *E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 34, fig. 11). Come la precedente. » 52. *^5*. praerupta Ehr. var. infiala Grun. (aut. cit. pag. 143, PI. 34, fig. 17). Comune. » 53. E. lunaris (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 35, fig. 3-6). Frequente. Gen. XII. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 54. (7. Arcus Kùtz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Copiosissimo. Gen. XIII. Synedra Ehr. 1831. Sp. 55. iS. Ulna (Nitzsch) Ehr, (H. Van Heurck: Syn. pag. 150, PI. 38, f. 7). Frequente. » » i5*. Ulna var. longissima W. Sm. (id. id. f. 3). Più frequente. » » *S. Ulna var. amphirhynchus Ehr. (id. id. f. 5). Meno fre- quente. » » *S, Ulna var. lanceolata Kùtz. (aut. cit. fig. 10). Comune. » 56. S, delicatissima Grun. (aut. cit. pag. 151, PI. 37, f. 7). Rara. » » delicatissima var. angustissima Grun. (aut. cit. pag. cit. f. 10). Più frequente. » 57. S, gracilis Kùtz. (Brun : Diat. pag. 124, PI. 5, f. 7). Comune. » 58. S. tennis Kùtz. (aùt. e luogo cit. fig. 9). Non comune. Gen. XIV. Fragilaria Lyngb. 1819. Sp. 59. *F. construens (Ehr.) Grun. (H. Van. Heurck: Syn. Diat. pag. 156, PI. 45, fig. 26). Frequente. » 60. *F. construens var. renter Grun. (aut. cit. pag. 156, f. 22). Più frequente. » 61. F. mutabilis (W. Sm.) Grun. (aut. cit. p. 157, PI. 45, f. 12). Ancor più frequente delle forme precedenti. Gen. XV. Denticida Kùtzing 1844. Sp. 62. */>. tenuis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 159, PI. 49, f, 28-31). Copiosissima. 461 Sp. 63. *D. tennis var. frigida Kiitz. (id. id. fig. 37). Come la pre- cedente. Gen. XVI. Diatoma D. C. 1805. Sp. 64. D, hiemale (Lyngb.) Heib. var. mesodon (H. Van Heurck; Syn. pag. 160, PI. 51, fig. 3,4). Comune. Gen. XVII. Meridion Ag. 1824. Sp. 65. M, circulare Ag. (aut. cit. pag. 161, PI. 51, fig. 10-12). Frequente. Gen. XVIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 66. T, fenestrata (Lyngb.) Kiitz. (H. Van Heurck; Syn. p. 162, PI. 52, fig. 7-8). Rara. » 67. T. floccnlosa (Roth) Kutz. (aut. cit. pag. cit. fig. 10-12). Più frequente. Gen. XIX. Niizschia (Hassall, W. Sm.) Grun. 1880. Sp. 68. *N. linearis (Ag.) W. Sm. var. tennis Grun. (aut. cit. p. 181, PI. 67, fig. 16). Frequento, » 69. *iV. Talea (Kutz.) W. Sm. (aut. cit. pag. 183, PI. 69, f. 22). Comune. » » *iV. Talea var. tennirostris Grun. (id. id. f. 31). Pur comune, » 70. *N. snbiilis Grun. (aut. cit. pag. 183, PI. 68, fig. 7-8). Poco frequente. Gen. XX. Snrirella Turpin 1827. Sp. 71. S. biseriata Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 186, PI. 72, f. 1). Rara. » 72. *>8. elegans Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 71, fig. 3). Egual- mente rara. » 73. *8'. robusta Ehr. (aut. cit. PI. 71, fig. 1-2), Come le pre- cedenti. Ordo III. Cryptorhaphìdeae. Gen. XXL Melosira Agardh 1824. Sp. 74. M. varians Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 198, PI. 85, f. 10-15). Frequente. » 75. *i¥. Juergensii Ag. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, fig. 1-5). Poco frequente. 30 m Gen. XXII. Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 76. C. antiqua W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 92, fig. 1). Comune. » 77. C. operculaia Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 93, fig. 22-28). Pure comune. Sono adunque 77 specie di Diatomee e 90 forme, comprendendo le varietà, che ho potuto determinare di questo lago, nonostante il breve limite che di esso mi fu dato di esplorare. Uno studio più mi- nuto in tutte le sue parti e specialmente nella regione abissale, che deve essere assai profonda, svelerebbe certamente specie molto inte- ressanti. Delle determinate vi sono 37 forme nuove per la diatomo- logia dei laghi italiani. Nella vicina Valle d* Ambria^ che si mantiene costantemente pa- ; rallela alla porzione superiore della Valle Venina, esiste pure un altro lago detto à* Ambria o di Zappello.ho visitai nel giorno stesso dopo il lago Venina. Risalendo la Valle s’incontra' tosto una grande quantità di frane, formate da minutissimi elementi, che vanno sem- pre più crescendo quanto più ci avviciniamo al lago. Sotto al detri- to ha sfogo l’emissario che rimane cosi invisibile pel tratto di circa un K.m. Questo è dunque un lago di franamento. Si scorge subito però come questo detrito non provenga da un forte distacco di una porzione del versante montuoso e che abbia intercettato d'un tratto il corso del torrente, dando cosi origine al lago, come avviene talora per altri laghi alpini, ma esso è minuto, già dissi, formato da cloritoschisto e talcoschisto, roccie che si decompongono assai facilmen- te all’ azione degli agenti atmosferici. L’interruzione del corso delle acque per opera del detrito fu coadiuvata dal fatto che a valle del lago i due versanti montuosi s’avvicinano assai notevolmente, formando una stretta gola, la quale venne facilmente riempita. Il lago ha quindi un livello molto oscillante: imperocché ora mo- strasi abbondante di acque, ora va riducendosi assai assai, fin quasi a prosciugarsi, negli anni di scarse nevicate. Tuttavia le cartelle di campagna, da cui tolgo le altitudini, vi segnano 1511 m. s. m. e rispettor Getti l’area di 73,600 m. q. Nel limo che ho riportato, per il solito studio, rinvenni pochissime specie diatomologiche, essendo stalo preso ad un livello piuttosto alto, a cagione della massima ele- vatezza delle acque dovute alla copiosa fusione delle nevi. 463 XXII. Il lago del Palù I. Cenni geognostici e fisici. 11 lago del Palù é il maggiore, per la sua notevole superfìcie, dei laghi alpini valtellinesi. Giace in una specie di ameno altipiano, sulla sponda sinistra del Mallero, fra il monte Nero (2734 m.), il monte Roncione (2359 m.) ed il monte Motta (2336 m.). Le sue purissime acque formano come un seno tranquillo, cir- condato da sponde erbose con morbide movenze, ricoperte di larici, di mughi e di abeti, che gli fanno ampia, verde cornice ed alto con- trasto colle brulle roccie dei monti circostanti. Non ha affluente nè emissario di sorta, onde le sue acque deri- vano unicamente dalle pioggie e dalla fusione delle nevi che cadono sulle pendici dei monti, che circondano il lago. Perciò esse vanno soggette ad un grandissimo dislivello nelle varie epoche dell’anno, specialmente nella primavera e nell’ autunno, dislivello che è ordina- riamente di due metri, e che talvolta è assai maggiore, come nella straordinaria siccità del 1893, in cui le acque del lago si abbassa- rono tanto che a memoria d’uomo non si ricorda mai. Infatti avendolo io visitato il 31 Agosto 1892, trovai una profon- dità massima di 25 metri, in corrispondenza alla metà circa della retta che attraversa il lago di fronte alla casetta; ed il giorno 18 Giugno 1893, non vi rinvenni che la profondità di 15 metri!. Dovrebbe bastare ciò per convincere del contrario coloro i quali credono (anche fra scrittori di cose naturali della Valtellina) che le acque di questo lago, come di altri senza affluente e senza emissario, debbano avere le loro scaturigini invisibili e ad un livello molto pro- fondo, e se ne vadano per vie non conosciute!. Il lago ha forma alquanto allungata, diretto da N.N.O a S.S.E., notevolmente più dilatato verso S. Presenta qualche rientranza e sporgenza nelle due sponde maggiori e specialmente una concavità della sponda 0. che risponde ad una convessità dell* opposta di E. 464 Il contorno del lago è costituito dì lìmo finissimo, il quale viene ricoperto alquanto più in alto nella regione esterna da pascoli erbosi che crescono rigogliosi sull’ abbondante terreno morenico, il quale cir- conda il lago da ogni parte, dandogli quel grato aspetto, che sopra dicemmo, onde esso direbbesi a tutta prima un lago morenico. Tale infatti lo credette il Dott. Benedetto Corti ^). Ma osservando attentamente quest'apparato morenico in ogni sua parte, si scorge tosto come esso non sia propriamente quello che dia origine al lago. Infatti dal monte Motta sopra accennato, che s’innalza a S., si di- stacca. un'ampia cresta della medesima roccia, che piega prima ad 0. iodi si volge a N. e delimita cosi, colla base degli altri due monti sopra accennati, un ampio bacino orografico, assai basso, il quale fu mascherato dalla sovrapposizione del terreno morenico. Ta- lora questo viene a mancare e si mostra allora la roccia in posto con stratificazione parallela a quella dei monti sopra nominati, dei quali costituisce come un contrafforte. Questa roccia in posto è ben visi- bile specialmente sulla sponda 0., dalla casetta fino alla estremità S.O. del lago, e, meglio ancora, nel lato esterno della sponda di questo, appena sopra le baite di Zocca, dove grandi banchi di mi- caschisto emergono dal terreno morenico. Questo detrito adunque concorre a dare l'ultima ed elegante con- figurazione al lago col rivestirne le sponde tutto intorno, prestando COSI le buone condizioni allo sviluppo della vegetazione sopra detta, ma non è il solo coefficiente che veramente determini la conca rac- coglitrice delle acque. Questa doveva esistere innanzi alla deposi- zione del terreno morenico, sotto forma di dilacerazione e di cavità orografica, la quale venne potentemente colmata dal detrito stesso, levigata nelle sue sponde, che si presentano colle caratteristiche, dolci curvature. Il lago Palù insomma sarebbe esistito egualmente anche senza il deposito morenico, anzi più ampio e sopratutto più profondo, meno elegante, ma d’aspetto assai severo, come tanti altri laghi al- pini di simile origine, come per es, il non lontano lago Pirola. Se il lago Palù fosse semplicemente originato da una morena in- sinuata, come crede il Corti sopra citato, dovrebbe mostrare le due sponde con aspetto fra loro assai differente ; cioè quella ad E. contro il monte Nero, il monte Rondone ed il monte Motta, assai dirupata, come le pendici stesse di tali monti ; e la sponda 0. col caratteristico Sulle Dialomee del lago Pala in Valle Malenco - Pavia, Boll, scient. num. 3, 4, 1892. 465 terreno morenico, quivi spinto dal ghiacciaio che percorreva la Valle del Mallevo. Invece esso s’estende uniformemente su tutte le sponde del lago e ne riveste la roccia in posto: è tutto un detrito morenico insinuato sia quello dell' una che dell’altra sponda; non è quindi solo morenica la sponda di 0. che si pretende dia origine al lago. Il deposito glaciale della Valle Malenco, che in così gran parte in- teressa il lago Palò e forma, come vedremo in seguito, il lago d’Entova, mostra assai bene evidenti, come forse raramente avviene di trovare in altre Valli, i fenomeni delle antiche oscillazioni glaciali. Imperoc- ché di tratto in tratto, nel percorso della Valle, o s’incontrano lembi morenici adagiati sui fianchi dei versanti del Mallevo, o depositi, che in parte interi, in parte stati abrasi dal torrente, intercettavano il fondo della Valle, sotto forma di morena frontale. 11 maggior deposito morenico del ghiacciaio del Mallevo s’incon- tra precisamente in corrispondenza del lago Palù. Imperocché qui termina la curvatura della Valle, la quale cambia la direzione che ha da E. ad 0. nel ramo superiore di Chiareggio, in quello di N. a S. della maggiore sua lunghezza, dalle case di Sabbionaco a Sondrio. In questa risvolta il ghiacciaio spinse tutto il suo detrito contro la sponda di E. sottoforma di morena d’ ostacolo, e ciò per tutto il tratto che va da Senevedo ad Entova, fino alle falde del monte Nero e del monte Motta. Il piede di quest’ ultimo monte specialmente fu di maggiore ostacolo al cammino del ghiacciaio, il quale infatti qui lasciò il maggior deposito che raggiunge fino V altezza di 400 metri, quale è il dislivello che corre dalla morena che circonda il lago alla più bassa di esse su cui sorge la chiesuola di S. Giuseppe. Da questo punto fino a Chiesa il ghiacciaio si rinserrava nella stretta chiusa di Albaredo e di Curio, dove si scorgono enormi le- vigature sulle roccie serpentinose fortemente scaglionate per notevoli e ripetute faglie e porzioni di antiche pozze glaciali o marmitte dei giganti. Giunto nel bacino di Chiesa il ghiacciaio di Valle Malenco incon- trava il ramo sinistro della Valle Lanterna, che scendeva dal ver- sante italiano del Bernina e del pizzo Scalino, e con esso depositava Tenorme mole de’ suoi detriti, sotto forma di morena d'ostacolo, alle falde del monte Caspoggio, sulla quale sorge il paesello di questo nome, coi suoi ridenti ed ubertosi pascoli alpini. Poco più a S. di Chi esa si scorge, nella sponda sinistra del Mal- levo, un rilievo sul fondo della Valle, detto il Castello, che é una vera morena frontale, e che segna una oscillazione glaciale minore, per 466 risalire' la quale, la strada, che sulla sponda sinistra del Mallero, conduce a Caspoggio ed a Lanzada, fa alcuni risvolti. Presso il paese di Torre S. Maria s’incontrano pur notevoli de- positi morenici sulle due sponde del Mallero, poiché quivi l’antico ghiacciaio veniva impedito nel trasporto del suo materiale dall’avan- zamento dei ghiacciai minori delle vailette del Torreggio e di Dagua. Qui infatti è depositato abbondante detrito morenico specie sulla sponda destra del Mallero a S. e a N. del Torreggio. Ma mentre il deposito della, sponda destra del Torreggio venne rimaneggiato dal torrente stesso e. disteso à formare il piano inclinato che decorre da S. Maria alle case Tornadù, quello della sponda sinistra venne depositato sul fianco del monte, da cui assai facilmente rovina nel Mallero, per poco che crescano le acque di questo torrente. Anche il paesello di Spriana sorge sopra un lembo morenico ter- razzato e ben. evidente sul fianco sinistro della Valle Malenco. Ma dove si trovano adunate in poco spazio pressoché tutte le te- stimonianze del ghiacciaio di questa Valle é presso la località detta Arquino, e propriamente fra il ponte vecchio ed il ponte nuovo di questo nome. Quivi, pel tratto di circa un Km., s’innalza una poderosa morena frontale dell’ altezza di circa 200 metri, sul versante destro del Mallero, e sulla quale è posta come in ameno poggio la frazione dei Cagnoletti. Questa morena é tuttora ben conservata e meriterebbe uno speciale rilievo, malgrado che il Mallero T abbia in parte incisa ed esportata alquanto nella parte sinistra, ed il torrente Valdone v’abbia aperto un ampio burrone nella parte destra. Presso il ponte nuovo poi si possono osservare assai bene le levigature, le striature e le pozze glaciali sulla sponda sinistra del Mallero. A S. di questa morena, nel piano d’ Arquino, sono sparsi immani trovanti di serpen- tino quivi trasportati dalle regioni superiori della Valle. Più avanti sotto al paesello di Poncbiera, una minore morena frontale, ben conservata e costituita di qualche grosso elemento con minuto detrito assai argilloso, ricopre sulla sponda destra la roccia in posto dell’antico tbalweg preglaciale della Valle, nella cui prò- i fonda dilacerazione scorre assai ristretto e spumeggiante il Mallero. Un più potente avanzamento glaciale fu quello che spinse i de- I triti di questa Vaile fin contro al massimo ghiacciaio della Valtellina, I col quale veniva a confondere i proprii elementi. La porzione termi- 1 naie e mediana di questa morena venne abrasa ed esportata dal ghiac- I ciaio della Valle dell’ Adda, sottoforma di morena laterale destra, e I ne rimasero solo i lembi d’ambe le parti, sui quali sorgono le fra- I 467 zloai di Ponchiera e degli Aschieri, coi ridenti e prosperosi vigneti. I massi ed i ciottoli di pietra oliare e di serpentino, che sporgono qua e là nell’ abbondante congerie morenica, che forma la bella zona coltivata, in parte argillosa, che si distende fra Ponchiera, il monte Cucco ed il Castello di Masegra, attestano la provenienza di tutto questo deposito glaciale dalle parti più elevate della Valle Malenco. Questa Valle adunque presenta, nella sua maggior lunghezza che va da N. a S. le testimonianze di sette oscillazioni glaciali, delle quali la più potente è quella che ha circondato e levigato le amene e ri- denti sponde del lago Palù. Questo lago pertanto ha una origine prima, mascherata posterior- mente dal deposito del terreno glaciale: è dunque un lago d’origine mista che potremo dire orografìco-morenica, simile in tutto a quella del lago di Cornacchia in Valle Fraele. La roccia in posto che qua e là emerge dal terreno glaciale e che si mostra libera affatto e priva di detrito, di poco superiormente alle sponde del lago, dove cioè termina del tutto ogni vegetazione erbosa ed arborea, è costituita di un gneis molto schistoso con ac- centuazioni di gneis cloritico e talcoso, in cui si racchiudono piccole e numerose lenti di calcare. É una roccia quindi molto sfaldabile, che il Tarameli!, per ristrettezza della scala, nella sua Carta geo- logica della Lombardia, ingloba nella generale formazione del gneis micaceo, e che il Theobald contraddistingue col nome di Schisti di Malenco [Malencoschifer), i quali formano la maggior parte del monte Motta e del monte Nero. I piani di sfaldatura di questa roccia presentano una lucentezza submetallica e facili ripiegature, onde gli strati sono dovunque assai ondulati. Avviene perciò che nell’ interno, in corrispondanza di due curvature, siensi impigliati dei noduli di questa medesima roccia, completamente distaccati dagli strati, limitati da due superficie con- vesse, sicché presentano una forma lenticolare. Sono precisamente questi noduli od arnioni che furono creduti fossili dal Cerini ‘), il quale perciò fu acremente combattuto e smentito dal Dott. Lovisato, ora prof, di Mineralogia aH’Università di Cagliari, allora, quando il Cerini sollevò la quistioue, addetto a questo Liceo. Cli schisti con tali noduli si trovano sparsi in molte località della roccia di questa for- 1) Vedi il giornale della provincia di Sondrio: La Yaltellina, numeri 33 e 36, 7 e 28 agosto, 1874. 468 raazione serpentioosa, ma specialmente ai piedi del monte Nero, di fronte alla casetta sulla opposta sponda del lago. La sua altitudine é di 1925 m. s. 1. m. secondo le solite cartelle deir Istituto geografico militare di Firenze, un poco inferiore quindi alla quota generalmente assegnatavi dalla Guida alla Valtellina ^), e da altri scrittori che parlarono di questo lago '). Il suo livello non è però costante, a causa della grande variazione, cui va soggetto, della quantità delle sue acque. Conseguentemente anche la sua profondità deve oscillare assai. Infatti nell’ ultima mia escursione ho toccato il fondo, nella maggior parte della sua lunghezza, a IO metri, raramente, nel mezzo del mag- gior allargamento di S. giunsi a 12 m. e solo nel mezzo della parte più stretta di fronte alla casetta, la sonda discese fino a 15 metri, al qual punto viene precisamente assegnata la profondità maggiore, quando le sue acque sono sensibilmente elevate, cioè di 25 metri. A cagione della mancanza di affluente la sua temperatura, nella buona stagione, si mantiene sempre piuttosto elevata. Questa infatti era di 11° C. alla profondità di 3 metri il 31 Agosto 1892, alle ore 12 essendo il cielo completamente sereno ; nella quale occasione non ho potuto, per circostanze specialissime, prendere altre misure a di- verse profondità. Le quali cercai appunto di calcolare in questa se- 1 conda escursione ed ebbi il risultato seguente alle ore 2 pom. col cielo sereno : TEMPERATURA DELL’ACQUA Profondità di metri 0 5 10 15 Gradi C. 13 11 9.2 9 TEMPERATURA DELL’aRIA all’ombra Gradi C. 17,4 Le acque hanno dunque una media temperatura estiva di 10°, 5. Dal principio o dalla metà di novembre è completamente gelato fino alla metà od alla fine d’ Aprile, ed il ghiaccio raggiunge qual- che anno lo spessore di 50 cm. Nelle mie due escursioni osservai che le acque presentavauo la 1) pag. 220. 2) Galli B. V.: Materiali per la fauna dei Vertebrati della Valtellina, Sondrio, Tipogr. Moro e C. 1890 pag. 170, 172; Corti: opusc. citato. 469 medesima colorazione verdastra intensa, corrispondente al nura. VI. della scala Forel. Queste acque sono dotate d’ un minor grado di trasparenza di quelle del lago di Fraele, due laghi che pur tra loro si rassomigliano per l’assoluta mancanza di affluente e d’emissario ed i soli fra i laghi della Valle dell’Adda che, essendo muniti di barca, ho potuto finora studiare col disco Secchi, il quale, abbassato nei vari punti del lago, non si rendeva più visibile oltre metri di profondità. Ciò forse a cagione del grande abbassamento delle sue acque, dovute alla stra- ordinaria siccità di quest’anno. II. Cenni sulla fauna. La fauna di questo lago é rappresentata da varie specie, ma assai scarsa delle forme pelagiche. Presso le sponde vive abbastanza numerosa la piccola specie di pesce detta il Sanguin, Sanguèla, Cent-in-bocca, Ital. Sanguine^ rota {Phoooinus Icevis Agassiz) ; più raro assai il Vairone (Telesies muiicellus Bonap,). Il Galli dice che vi esisteva pure la Trutta fario L., ma oggi vi è affatto scomparsa, per 1’ uso deplorevole della dinamite '). Sulle sponde melmose e sui sassi vivono abbondanti individui di molluschi gasteropodi delle seguenti specie: V) Limncea peregra Muli. var. attenuata Clessin. 2®) Limncea peregra Muli, var, nova Pollonera. Veramente cosa singolare è la quasi totale mancanza degli En- tomostraci della fauna pelagica. Nessuna specie del gen. Baphnia nessun Diaptomus, che incontrammo così copiosi nel lago di Fraele ed in altri, in cui, sebbene non sia tanto fac ile cosa il pescarli, ar- rossano, col loro strabocchevole numero, la reticella Mùller appena calata inferiormente al limite di visibilità. Infatti il Dott. Imho che nel 1886 esploro questo lago per lo studio della fauna pelagica, non rinvenne che le seguenti quattro specie, cioè due di Crostacei, una di Vermi ed una di Protozoi: 1) Vedi a questo proposito la nostra pubblicazione: La Piscicultura Valtellina etc. sopra citato. 2) XJeber die microscopische Thierioelt hochalpiner Seen, in Zoolog' Anzeiger. num 241, pag. 41. 1887. 470 1°) Ccratium hirundinella 0. F. Muli, {Proiozoa). 2®) Conochilus volmx Ehr. [Anurcea longùpina KelL (Ro^ tatoria), 3°) Linceus sp. {Cladocera), 4*) Cyclops sp. (Copepoda). Nella speranza di fare più copiosa pesca di animali pelagici, che non fosse del tutto dissimile da quella del lago di Fraele, mi recai una seconda volta, come ho detto, al lago Palù, ma non ebbi migliori risultati di quelli ottenuti nella prima escursione o di quelli del Dott. Imhof. Pochissimi esemplari del genere Cyclops che ho potuto ascri- vere alla specie C, gigas Claus, furono il frutto d'una prolungata pesca. III. Studio della flora. La regione litorale del lago è assai abbondante invece di alghe le quali formano un vero intreccio, che si dispone sia sopra i sassi ed il limo del fondo, sia in fiocchi galleggianti, con lunghi fili pen- denti che appartengono a due specie di Zignemacee, cioè: Zygnema cruciatum Flg. e Z. anomalum Ralfs *), fra le quali rinvenni co- piosissime alcune Volvocinee specialmente il Gonium peciorale Mùl- ler *). Non vi sono rare neppure le Desmidiee, che mi rincrebbe non avere avuto Topportunità di determinare. Ma sopratutto numerose di specie e di individui sono le Diatomee, che colle alghe precedenti formano un abbondante feltro organico sulle sponde lievemente inclinate. Di queste ho potuto determinarne un bel numero di specie e alcune varietà, fra le quali rinvenni tre forme affatto nuove. È noto come sotto questo rapporto venne già studiato il lago Palù dal Dqtt. Corti, sopra citato, il quale ne compilò un elenco di 67 specie, senza notare però nè la loro relativa frequenza, nè il luogo 0 la regione del lago dove furono tolti i saggi di studio. Credetti opportuno quindi fare per conto mio lo studio anche di queste alghe, sia per procedere colla stessa uniformità di metodo che tengo per gli altri laghi della Valtellina, sia per notare la copia relativa delle specie, sia anche per distinguere quelle Diatomee che raccolsi nella regione 1) Cooke: British Fres-Water Algx. Leipzig, 1882,84; PI. 30, 31, fig. 1. 2) Id. id. PI. 27, fig. 1. 471 litorale da quelle della regione profonda od abissale della maggiore profondità, secondo le istruzioni date dal Prof. Forel, più sopra citate. Noterò quindi, nel solito modo, con (*) le Diatomee nuove, pei laghi italiani, ed a parte, come in appendice ad ogni genere, le forme citate dal Dott. Corti e da me non rinvenute. 1 1- Florula diatomologica della regione litorale Ordo I. Rhaphidese. Gen. Amphor a Ehr. 1831. Sp. 1. Amphora ovalis Kiitz. (H. Van Heurck: Synopsis des Dia- tomées etc. pag. 59, PI. I, fig. 1). Non'^coraune. » 2. Pedioulus Kiitz. forma major, (aut. cit. pag. cit. PI. 1, fig. 4,5). Come la precedente. Gen. II. Cymbella Agardh 1830. ; Sp. 3. C, Ehrenbergii Kiitz. (aut. cit. pag. 60,61, PI. 2, fig. 1,2. forma major et minor). Comuni. » 4. C. cuspidata Yiuiz. (aut. cit. pag. 61, PI. 2, fig. 3). Meno frequente delle forme precedenti. » 5. amphicephala Naegeli (aut. cit. op. cit. PI. 2, fig. 6). Poco frequente. » 6. *C. obiusa Greg. (aut. cit. pag. cit. PI. 3, fig. 1 a). Comune. » 7. C, delicatula Kùtz. (aut. cit. pag. 62. PI. 3, fig. 6). Comune. » 8. C. afjinis Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 2, fig. 19). Copiosa. » 9. *C. leptoceras Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 3, fig. 24). Pur copiosa. » » *C. leptoceros var. elongata (atl. supl. fig. 9). Comune. » 10. C. gastroides Kùtz. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 8). Comune. » 11. C, lanceolata Ehr. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 7). Meno comune. » 12. 0. cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag, 63, PI. 2, fig, 11). Pur non frequente. 472 Sp. 12. ^C. cymbiformts var. parva W. Sm. (Id. id. fig. 14). Più frequente. '» 13. C. Helvetica Kùtz, (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 15). Non co- ' mune. y> 14. *(?. abnormis Grun. (aut. cit. PI. 3, fig. 8). Rara. » 15. *C. undulaia Mihi. Ha l’aspetto della Cymbella Helvetica Kùtz. ma si distingue perché nella parte convessa è spic- catamente ondeggiata. Presenta una lunghezza di u. 96,60 ed una larghezza di ij.. 18,90. L’incontrai abbastanza fre- quente nei saggi di melma delle due escursioni fatte a questo lago. — Cymbella variabili^» C. gracilis, C. gracili^ var. Icevh, C. alpina, — (Corti). Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833. Sp. 16. ventricosum Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Comune. » 17. "^E, gracile Ehr. forma minor (aut. cit. PI. 3, fig. 22). Non frequente. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 18. S, Phoenicenteron Ehr. (H. Van Heurck : Syn. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Rara. » 19. *5. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 4). Pur rara. Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 20. M. Dansei Thwaites (H. Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Frequente. » 21. *M. Grevillei W. Sm. (aut. cit. pag. 71, PI. 4, fig. 20). Meno frequente. Gen. VI. Navicala Bory 1822. Sp. 22. *xV. major Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 73, PI. 5, f. 3,4). Non comune. » 23. N, viridis Kùtz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 5). Comune. » » N. viridis var. commutata Grun. (aut. cit. fig. 6). Meno fre- quente. » 24. *iV. lata Bréb. (aut. cit. pag. 76, PI. VI, fig. 1-2). Rara. » 25. N. borealis Ehr. (ant. cit. pag. 76, PI. VI, fig. 3). Pure rara. 473 Sp. 26. N, siauroptera Grun. (aut. cìt. pag. 77, PI. 6, fig. 7). Fre- quente. » 27. *iV. subcapitata Greg. (aut. cit. p. 78, PI. 6, flg. 22). Piut- tosto frequente. )) 28. iV. appendiculata Kutz. (aut. cit. pag. 79, PI. VI, fig. 20). Come la precedente. )) 29. N, mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6. fig. 10). Rara. )) 30. *iV. Legumen Ehr. var. decrescens (aut. cit. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Rara. » 31. N. gracilis Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 7,8). Comune. )) 32. iV. radiosa KUtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 20). Comune. » » *iV. radiosa var. acuta (Id. id. fig. 19). Meno frequente. )) 33. iV. crypiocephala Kùtz. var. intermedia (aut. cit. pag. 84; PI. Vili, fig. 10). Frequente assai. » 34. iV. dicephala W. Sm. (aut.. cit. pag. 87, PI. 8, f. 34). Rara. » 35. N, elliptica Kùtz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Non frequente. » 36. *iV. mutica Kùtz. (aut. cit. p. 95, PI. 10, fig. 17). Frequente. » 37. V. eooilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. XII, fig. 11,12). Co- mune. Sp. 38. iV. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Poco frequente. )) » iV. limosa var. gibberula (Id. id. fig. 19). Come la prece- dente. )) 39. iV. Bacillum Ehr. (aut. cit. pag. 105, PI. XIII, fig, 8). Rara. )) 40. *iV. ventricosa (Ehr.) Donkin. (aut. cit. pag. 103, PI. XII, fig. 24). Frequente. » 41. seminulum Grun. (aut. cit. pag. 107, PI. 14, fig. 9). Comune. )) 42. *iV. atomoides Grun. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 11). Pur comune. )) 43. *iV. Iridis Ehr. (aut. cit. pag. 103, PI. 13, fig. 1). Rara. » » *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Frequente. » » *N, Iridis var. dubia Ehr. (Id. id. Supl. fig. 32). Meno fre- quente. » 44. *iV. affmis Ehr. var. undulata Grun. (aut. cit. PI. 13, f. 6). Non rara. )) 45. *V. alpestris Grun. (aut. cit. PI. 12, fig. 30). Poco frequente. )) 46. *iV. amphirhynchus var. acuminata Mihi. Ha l’aspetto ed i caratteri della specie, ma se ne distingue costantemente 474 . ' . per le estremità che terminano in punta, e non quasi arrotondite come nella specie. Non rara. Sp. 47. *N. baczllarù Greg. var. inconstaniissima Grun. (aut, cit. PI. 12, fìg. 28). Non comune. » 48. *iV. bipunciata Grun. (aut. cit. PI. 13, fig. 7). Rara. )) 49. *N, graczllima Greg. (aut. cit. PI. 6, fig. 24). Poco frequente. » 50. *iV. lacunarum Grun. (aut. cit. PI. XII, fig. 31). Non comune. » .51. molaris Grun. (aut. cit. PI. 6, fìg. 19). Frequente. » 52. *N. veneta Kùtz. (aut. cit. pag. 69, PI. 14, fìg. 34). Poco frequente. .» 53. *N, tenella Bréb. (aut. cit. PI. 7, fig. 21,22). Rara. — Nav, cuspidata^ var. alpestris, N. oculata^ N. afftnis var. amphirhynchus, N. afflnis var. producia, N. biceps, N. angustata, N, fulva» N. Semen, N. amphioxijs» N. Platalea. — (Corti). Gen, VII. Vanheurckia Bréb. 1868, Char. emend. Sp. 54. *F. rhomboides Bréb. var. crassinervia (H. Van Heurch: Syn. pag. 112, PI. 17, fig. 1-2). Non comune. Gen. Vili. Gomphonema Ag. 1824. j ^ • Sp. 55. G. constrictum Ehr. var. capitatum Ehr. (H. Van Heurck : . Syn. pag. 123, PI. 23, fìg. 7). Frequente. )) 56. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Meno frequente. » . » G. acuminatum var. laticeps (Id. id. fig. 17). Come il pre- cedente. » 57. G. intricatum Kutz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28). Comune. )) » intricatum var. pulvinata Grun. (Id. id. fig. 33). Raro. » 58. *G. olivaceum var. angustatum Kiitz. (aut. cit. pag. 126, PI. 25, fig. 25). Non copioso. » 59. G. abbreviatum Kùtz. (aut. cit. PI. 25, fig. 16). Frequente. » 60. micropus Kùtz. (aut. cit. pag. 125,126, PI, 25, fig. 4). Poco frequente. » ,61. *G. montanum Schum. var. subclavatum Grun. (aut. cil. pag. 125, PI. 23, fig. 38). Comune. ' — G. dichotomum, G. amerìcanum. — (Corti). 475 Gen. IX. Achnanihe^ Bory 1822. Sp. 62. *i4. microcephala Kiitz. (Henri Van Heurck : Syn. pag. 131, PI. 27, fig. 20-23). Comune. » 63. A. exilis Kiitz. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 16-19). Pur co- mune.‘ » 64. A. minutissima Kiitz. (aut. cit. p. e PI. cit. fig. 37,38). Come le precedenti. — A, delicaiula. A, lanceolata, — (Corti). Ordo IL Pseudorhaphideae. Gen. X. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 65. E. turgida (Ehr.) Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 138, PI. 31, fig. 1,2), Frequente. » » E, turgida var. granulata (Id. id. 31, fig. 5,6). Rara. )) 66. E, Sorecc Kiitz. (aut. cit. p. 139, PI. 32, fig. 6-10). Comune. )) 67. E, gibha Kùtz. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 1-2). Pur comune. )) » ^E, gibba var. ventricosa Grun. (Id. id. fig. 4-5). Rara. )) 68. ^E. gibberula Ehr. var. producta Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 11-13). Poco frequente. » 69. E, Zebra (Ehr.). Kiitz. (aut. cit. pag. 140, PI. 31, fig. 9). Pur comune. » » Zebra (Ehr.) Kùtz. var. anomala Mihi. Presenta la forma della specie, ma va distinta perchè una estremità è assai più assotigliata dell’ altra e perchè in questa medesima parte presenta, nel lato convesso, un lieve concavità, onde ne risulta una forma alquanto dissimetrica. Lun- ghezza p. 84; larghezza mediana g. 16,80. — Epithemia turgida var, Palù, Ep. ocellata, Ep. Argus. - (Corti). Gen. XI. Eunotia Ehr. 1837. — Char. emend. Sp. 70. E, Arcus Ehr. (H. Van Heurck; Syn. pag. 141, PI. 34, fig. 2). Frequente. » 71'. *E. major (W. Sm.) Rabenh. (aut. cit. p. 142, PI. 34, fig. 14). Non frequente. » 72. ^E, gracilis (Ehr.) Rabenh. (aut. cit. p. 142, PI. 33, fig. 12). Pur frequente. » 73. E, pectinalis (Kùtz.) Rabenh. (aut. cit. p. 142, PI. 33, f. 15-16). Non frequente. 476 Sp. 74. E. prcerupta Ehr. (aut. cit. p. 143, PI. 34, f. 19). Rara. » » prcerupta var. bigibba Kutz. (id. id. fig. 26). Comune. — Eunotia plecium^ E. ventralis, E. zebrina^ E, nodosa, E, gib- berula, — (Corti). Gen. XII. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 75. (7. Arcus Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 148, PI. 37, f. 7). Molto frequente. Gen. XIII. Synedra Ehr. 1831. Sp. 76. *S. Ulna (Nitzsch.) Ehr. var. amphirhynchus {dixai, cit. p. 151, PI. 38, fig. 5. Comune. » » S. Ulna var. longissima (id. id. f. 3). Non frequente. » 77. S, delicatissima Grun. (aut. cit. pag. 151, PI. 39, fig. 7). Assai copiosa. » 78. 8, amphicephala Kutz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Comune. » 79. S. capitata Ehr. (aut. cit. pag. 152, PI. 38, f. 1). Rara. » 80. S. tennis Kiitz. (Brun: Diat. des Alpes etc. pag. 124, PI. 5, fig. 9). Frequente. — Synedra lunaris, S, ulna, S, spectabilis, S, spect, var. Palù, — (Corti). Gen. XIV. Fragilaria Lyngbye 1819, char. em. Sp. 81. Fr, capucina Desraazieres (H. Van Heurck: Syn. pag. 156, PI. 45, fig. 2). Non comune. » 82. Fr. mutabilis (W. Sm.) Grun. (aut. cit. pag. 157, PI. 45, fig. 12). Assai frequente. — Fr. construens, Fr. constr. var. binodis. — (Corti). •Gen. XV. Denticula Kutzing 1844. Sp. 83. *D. tennis Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. p. 159, PI. 49, f. 28). Comune. » » D. tennis var. frigida (id. id. fig. 35). Pur comune. — Denticula elegans. — (Corti). Gen. XVI. Diato'ma De Candolle 1805, char. emend. Sp. 84. D. vulgare Bory (H. Van Heurck: Syn. pag. 160, PI. 50, fig. 1-6). Poco frequente. 477 Sp. 85. D. hiemale (Ljng.) Heib. (aut. cit, pag. 160, PI. 51, f. 1-2), Come il precedente. » » D. hiemale var. mesodon (id. id. f. 3-4). Molto frequente. — Diatorna tenue, — (Corti). Gen. XVII. Meridion Agardh 1824. Sp. 86. M, circulare Ag. (H. Van Heurck; Syn. pag. 161, PI. 51, fig. 10-11). Frequente. » » M. circulare var. consiricium (Id. id. fig. 14-15). Gen. XVIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 87. T. flocculosa (Roth.) Kùtz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, f. 10- 12). Non comune. — Tabellaria fenestrata, — (Corti). Gen. XIX. Niizschia (Hassall, W. Smith) Grun. char. em. 1880. Sp. 88. *N, subiilis Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 183, PI. 68, fig. 7-8). Comune. » 89. *AT. Talea (Kiitz.) W. Sm. (aut. cit. p. 183, PI. 69, fig. 22). Copiosissima. » » *iV. Talea var. tenuirosiris (aut. cit. pag. cit. fig. 31). Pur comune. » » *iV. Talea var. foniicola Grun. (id. id. fig. 15-20). Come le forme precedenti. » 90. *iV. frustulum (Kùtz.) Grun. (aut. cit. p. 184, Pi. 68, f. 28- 29). Poco frequente. » » N. frustulum var. glacialis Grun. (id. id. PI. 69, fig. 9). Frequente. — Nitzschia lineariSy N. Un, var. tenuis, N, Tecten. — (Corti). Gen. XX. Surirella Turpin 1827. Sp. 91. *S, robusta Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 187, PI. 71, fig. 1). Frequente. » 92. S, ovalis var. ovaia Bréb. (aut. cit. pag, 188, PI. 71, f. 1). Rara. 93. ginnata var. panduriformis W. Sm. (id. id. fig. 11). Frequente assai. » 94. S. helvetica Brun ; (Brun : Diat. p. 100, IX, 38). Comune. 31 478 Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XXI. Melosira Agardh 1824. Sp. 95. M. varians Ag. (H. Van Heurck: Syn. p. 198, PI. 85, f. 10- 15). Frequente. » 96. M. Jurgensii Ag. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, f. 1-5). Meno frequente. » 97. M. distans Kiitz. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, f. 21-23). Come la precedente. — Melosira distans var. nivaliSy Melosira oricalcea, — (Corti). Gen. XXII. Cycloiella Kiitz. 1833 Sp. 98. C. operculata Kntz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22-28). Comune. » 99. C, Kiltzingiana Chauvin (aut. cit. pag. cit. PI. 94, f. 1-6). Meno comune. § II. Florula diatomologica della regione profonda. Col mezzo del solito bidon Forel cercai di esplorare in vari luo- ghi il fondo del lago e specialmente in corrispondenza della maggiore profondità. Ne estrassi sempre una melma finissima, di color giallic- cio, nella quale rinvenni un certo numero di specie diatomologiche, appartenenti per la maggior parte anche alla regione litorale eccet- tuate le seguenti: 1®) *Cymbella anglica Lagerstedt. 2°) *Cymbella cuspidata var. acuta Mihi. 3*) ^Navicala elliplica var. minutissima Grun. 4”) "^Namcula mesolepta var. stauroneiformis Ehr 5°) Nacicula Pupula Kiitz. 6°; ^Navicula ventricosa forma minuta, 7") * Navicala tenuis var. sublinearis Grun. 8°) Synedra radians Grun. 9°) Synedra Ulna var. danica Kiitz. 10®) ^Fragilaria construens var. Venter Grun. ITj Cycloiella comta Ehr. 479 Ecco perciò le specie di Diatomee della regione profonda di que^ sto lago, per le quali vale la stessa osservazione che feci pel lago di Fraele. Orde I. Raphideae Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. Pediculus Kutz. (H. Van Heurck: Syn. p. 59, PI. 1, f, 1). Frequente. Gen, II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. C. Ehrenbergii Kùtz. (aut. cit. p. 60, PI. 2, f. 1). Rara. » 3. C. cuspidata Kutz. (aut. cit. p. 61, PI. 2, f. 3). Rara. » » C, cuspidata var. acuta Mihi. (Vedi la diagnosi al cap. Ili, paragr. 3 del lago di Fraele). Assai frequente. » 4. C. lancealata Ehr. (aut. cit. p. 63, PI. 2, fìg. 7). Frequente. » 5. C. cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag. e PI. cit. fìg. 11). Meno frequente. » 6. C. affìnis Kutz. (aut. cit. PI. cit. fìg. 19). Comune. » 7. C. anglica Lagerst. (aut. cit. PI. 2, fìg. 4). Copiosa. Gen. III. Navicula Bory 1822. Sp. 8. iV. major Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. p. 73, PI. 5, f. 3-4). Non frequente. » 9. iV. viridis Kiitz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, f. 5). Alquanto fre- quente. » 10. N. appendiculala Kiitz. (aut. cit. p. 78, PI. 6, fìg. 1). Pur frequente. » 11, iV. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 70, PI. 6, f. 10). Rara. » » N. mesolepta var. stauroneiformis (id. id. f. 15). Pur fre- quente. » 12. iV. radiosa Kiitz. (aut. cit. pag. 83, PI. VII, fìg. 20). Copio- sissima. » 13. N. exilis Grun. (aut. cit. p. 101, PI. 12, f. 11). Comune. » 14. N. limosa var. gibherula (aut. cit. PI. 12, fìg. 19). Fre- quente. » » iV. limosa forma curia (id. id. fìg. 23). Rara. » 15. iV. ventricosa Ehr. forma minuta (id. id. fìg. 26). Non fre- quente. » 16. iV. Pupula Kiitz. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, f. 15). Rara. 480 Sp. 17. N. ellipiica var. minuimima Grun. (aut. cit. pag. 96, PI. 10, fig. 11). Rara. » 18. iV. tenuiR var. sublinearis (W. Sm.) Grun. PI, 7, fig. 16). Frequente. Gen. IV. Gomphonema Agardh 1824. Sp. 19. G. constrictum var. capitatum (aut. cit. pag. 123, PI. 23, fig. 7). Poco frequente. )) 20. G. acuminatum var. laiiceps Grun. (id. id. PI. 23, fig. 17). Come il precedente. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. V. Epiihemia Bréb. 1838. Sp. 21. E. Sorex Kutz. (aut. cit. p. 139, PI. 32, f. 6-10). Comune. )) 22. E. gibba Kùtz. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 1-2). Meno co- mune. Gen. VI. Synedra Ehr. 1831. Sp. 23. S, Ulna (Nitzsch.) Ehr. var. danica Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 38, fig. 14 a). Non frequente. )) 24. 5. radians (Kùtz.) Grun. (aut. cit. pag. cit. PI. 39, fig. 11). Assai copiosa. Gen. VII. Fragilaria Lynbye 1819, char. emend. Sp. 25. Fr. construens (Ehr.) Grun. (aut. cit p. 156, PI. 45, f. 26). Alquanto frequente. Gen. VOI. Denticula Kùtzing 1844. Sp. 26. D, tennis Kùtz. var. frigida Grun. (aut. cit. p. 159, PI. 49, fig. 35). Frequente. Gen. IX. Meridion Agardh 1824. Sp. 27. M, circnlare Ag. (aut. cit. p. 161, PI. 51, fig. 10-11). Poco frequente. Gen. X. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 28. iV. Frustulum (Nitzsch) Grun. (aut. cit. pag. 184, PI. 68, fig. 28-29). Non molto frequente. 481 Gen. XI. Surirella Turpin 1827. Sp. 29. S. robusta Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 73, fig. 1). Piuttosto rara. Ordo III. CryptorhaphideaB. Gen. XII. Melosira Agardh 1824. Sp. 30. M. disians Kùtz. (H. Van Heurck: Syo. p. 199, PI. 76, f. 22). Gen. XIII. Cyclotella Kùtzing 1833. Sp. 31. C, comta (Ehr.) Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 92, f. 16-20). Comunissima. )) 32. C. operculata Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 93, f. 22). Meno frequente. )) 33. C. Kutzingiana Chauvin (aut. cit. pag. 214, PI. 94, f. 1-6). Come la precedente. Sono pertanto 110 specie di Diatomee e 131 forme, comprendendo le varietà, delle quali 63 sono nuove pei laghi italiani, con una spe- cie e due varietà nuove affatto. Se poi comprendiamo anche le forme determinate dal Corti, da me qui sopra riportate sotto i rispettivi generi ed altre che ho tralasciate, perchè appartenenti a generi non ammessi dal Van Heurck, come V Himaniidìum e V Odoniidium etc. raggiungiamo il numero di 170 tra specie e varietà. XXIII. II Iago d’Entova Chi disse che i laghi alpini sono argentei specchi i quali abbelliscono le creste montuose, non disse già una frase iperbolica, ma una veri- tà. Imperocché a tutta prima, chi arriva sulle coste di questo lago crederebbe non di vedere una superficie acquea, ma un ampio ter- sissimo cristallo, portato lassù come per incanto, tanto calmo e placi- do mi si presentò allo sguardo nel pom. del 31 agosto 1892, in cui vi giungevo venendo dal lago Palù. Solo di tratto in tratto veniva interrotta tanta calma dal guizzo delle trote che rapide venivano colla testa fuori delle onde per abboccare degli insetti. 482 Questo lago è situato sul versante sinistro della Valle Maleaco, ai piedi del Sasso d’Entova (2323 m. 1. m.), che sorge qnasi sperone del pizzo Tremoggia (3438 m.), nella direzione della maggior lunghezza della Valle Malenco, prima eh’ essa pieghi ad 0. a formare il ramo di Chia- reggio. É detto anche lago à* Eniona nella Topografia della Prothicia di Soìxdrio deiring. Cusi, già sopra citata; lago d'£’n^oa noVC Eletico dei laghi della Valle deWAdda^ dell'Ispettore G. Celti: io mi sono attenuto alla denominazione colla quale è chiamato dai Valligiani, e che venne pure adottata dall'Istituto cartografico di Firenze. Que- sto lago ha una origine ben singolare: poiché esso è chiuso tra due morene frontali successive, quivi depositate dal ghiacciaio della Valle Malenco, al suo piegarsi nel ramo maggiore della Valle stessa. Di queste due morene quella più ad 0. è concava verso il lago e rag- giunge, specialmente col ramo più basso sovrastante al torrente Mal- lero, quella più ad E. del lago stesso, per la quale questo è separato dalla Valle d'Entova, che scorre ad E. della seconda morena e mette foce nel Mallero tra le case di Sabbionaco e Carette. 1 detriti morenici sono di gneh micaceo, di gmu centrale e di serpentino, roccie che formano l'ossatura di tutta l’alta Valle Ma- lenco; r ultima delle quali sporge solo sul versante destro della Valle stessa, nella sua estremità più a N. sopra Chiareggio. Risalendo la Valletta d’ Entova si scorgono però i banchi del gneis centrale, in po- sto, ricoperti dagli strati di gneis micaceo, che assumono in tutta la Valle la maggior estensione. Ma nei dintorni del lago non si scorgono che detriti morenici. Esso ha forma rotondeggiante, e non presenta nè un vero af- fluente, nè proprio emissario. Le sue acque quivi si raccolgono dalle pendici sovrastanti dei monti sopra accennati e trattenute dalla do{>- pia cerchia morenica testé descritta. Le sue sponde, specialmente nella porzione più elevata, sono as- sai scoscese pei grossi elementi morenici, solo qua e là sono rivestite di larici, di abeti e di mughi; ma presso al liveilo dell’acqua esse cambiano al tutto d’aspetto poiché diventano quasi pianeggianti e tor- bose. I giuDghi, gli sfagni, gli equiseti ed i muschi vi formano un fittissimo tappeto che circonda pressoché tutto il lago, specialmente verso il N. dove s’avanza di un bel tratto sulle acque a foggia d'am- pio galleggiante. La sponda verso 0. è pur abbondante di terriccio incoerente e dimostra evidentemente la sua provenienza da fondo la- custre. Questo lago infatti dovette presentare in un tempo addietro 483 una superficie assai più ampia della attuale. Imperocché oltre al fa- cile interramento, cui esso va continuamente soggetto, per la natura del terreno onde è circondato, vi fu artificialmente aperto un solco che serve quale emissario, il che diminuì d’assai la sua superficie e conduce tuttora, attraverso un fondo torboso, le sue acque nel tor- rente Mallero. Da ciò deriva il suo contorno paludoso e il colore delle sue acque, che sono d’un azzurro cupo intenso, più assai di quello rappresentato dalla scala Forel, onde meriterebbe, più giusta- mente di molti altri, il nome di lago Nero. La parte emersa della sponda verso E. è molto ripida e tale in- clinazione è mantenuta pur sotto le acque: imperocché in questa parte non si può scorgere affatto il fondo del lago, il quale deve presen- tare una profondità notevole al piede di questo versante, come ho potuto dedurre da alcuni sondaggi fatti imperfettamente dalla sponda. Verso S. si scorge bene il fondo, che appare poco inclinato, ne- riccio, rivestito qua e là di abbondante intreccio di Foìamogeion crispus Linn. È situato all’altezza di 1910 m. sul mare come deduco dalle car- telle di campagna dell’Istituto sopra ricordato. Presenta una superficie di 8. 800 m. q. secondo le solite misure dell’ispettore G. Getti. La temperatura delle sue acque era di 12°. C. mentre quella del- l’aria esterna era di 16°. C. alle ore Sy, pom. del giorno sopra men- sionato, essendo il cielo y^ coperto. Numerosi individui di Libellula depressa si libravano sull’ acque e sui fusticini di giunchi in atto di deporre le uova, e la Trutta fario Linn., che già dissi vivente in questo lago, vi può arrivare a straordinarie dimensioni, ma per la smodata pe- sca è divenuta anche qui assai rara. In grazia della notevole profondità di questo lago e delle altre condizioni sopra accennate sarebbe utile assai il ritentarne l'artifi- ciale popolamento, cercando insieme d’ ampliarne la superficie ostruen- do l’artificiale emissario che, con mala intesa avvedutezza, vi fu aperto dai valligiani per aumentare la produzione dei pascoli. Per lo studio delle Diatomee feci abbondante ricerca di acqua, di limo specialmente in quelle parti del lido dove il fondo si mostrava alquanto gialliccio ed ho potuto determinare le seguenti specie: 484 Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ovalis Kùtz. (H. Van Heurck: Syo. des Diatomees de Belgi- que etc. p. 59, PI. I, f. 1). Non comune. » 2. *A. Pediculus Kùtz. (aut. op. e loc. cit. f. 6-7). Assai più fre- quente. Gen. II. Cymhella Ag. 1830. Sp. 3. C. cuspidata Kùtz. (aut. cit. op. cit. pag. 61,P1. 2, f. 3). Poco frequente, » 4. namculiformis Auersw. (aut. cit. op. e loc. cit. fig. 5). Molto frequente. » 5. *C, lepioceras Kùtz. var. elongata (aut. cit. Atlas Suppl. f. 2). Comune. » 6. C. delicaiula Kutz. (aut. cit. p. 62. PI. 3, fig. 6). Molto fre- quente. » 7. cistula Hempr. forma minor (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 13). Comune assai. » 8. C. helveiica Kùtz. (aut. cit. op. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 15). Non comune. » 9. *C. anglica Lagerstedt (aut. cit. Atl. PI. II, fig. 4). Assai fre- quente. Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833. Sp. 10. ventricosum Kùtz. (aut. cit. p. 66, PI. 3, fig. 17). Co- mune. Geo. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 11. S. Phoenicenteron Ehr. (aut. cit. Syn. p. 67, PI. 4, fig. 2). Alquanto frequente. » 12. */S. anceps Ehr. (aut. cit. Syn. p. 68, PI. 4, fig. 5). Molto comune. Gen. V. Masiogloia Thwaites 1848. Sp. 13. *AT. Grevillei W. Sm. (aut. cit. op. cit. p. 71, PI. 4, f. 20 a). Non rara. 485 Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 14. N. nobilh Ehr. (aut. cit. op. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 2). Poco frequente. » 15. *iV. maior Kùtz. (aut. cit. op. cit. p. cit. PI. 5, fig. 3,4). Come la precedente. » 16. N. viridis Kùtz. (aut. op. e loc. cit. f. 5). Assai frequente. » 17. N. siaur^opiera Grun. (aut. e op cit. pag. 77, PI. 6, fig. 7). Comune, » 18. *iV. Tabellaria Ehr. (aut. cit. p. 78, PI. 6, f. 8). Piuttosto rara. » 19. *iV. gibba Kiitz. var. brevistriala Grun. (aut. op. cit. p. 78, Atl. PI. 6, fig. 5). Poco frequente. » 20. *iV. bicapitata Lagerstedt. (aut. cì^. pag. 78, PI. 6, fig. 14). Come la precedente. » 21. iV. appendiculata Kutz. (aut. cit. op. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 18). Comune. » » *iV. appendiculata var. irrorata Grun. (Id. id. f. 30). Pur comune. » 22. *iV. Braunii Grun. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 21). Piut- tosto rara. » 23. iV. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. VI, fig. 10). Fre- quente. > 24. *N, Legumen Ehr. var. decrescens (ant. c.t. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Rara. » 25. iV. gracilis Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 7-8). Co- mune. » 26. N, radiosa Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig, 20). Copio- sissima. > » *iV. radiosa var. acuta (Id. id. f. 19). Meno frequente. » 27. N, cryptocephala Kùtz. (aut. cit. pag. 84, PI. 8, fig. 1). Co- mune. » 28. *N, mutica Kùtz. (aut, cit. pag. 95, PI. X, f. 17). Frequente. » 29. iV. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fig. 11). Comune assai. » 30. iV. limosa Kiitz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Poco frequente. > 31. Iridis Ehr. (aut. cit. p. 103, PI, 13, f. 1). Non rara. » » *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Più fre- quente. 486 Sp. 32. iV. Bacillum Ehr. (aut. clt. p. 103, PI. 13, fig. 8). Non fre- quente. » 33. *iV. lepidida Grun. (aut. cit. pag. 108, PI. 14, fig. 42). Non comune. » 34. *N. molaris Grun. (aut. cit. PI. 6, f. 19). Comunissima. » 35. *iV. affinh Ehr. var. undulata Grun. (aut. cit. PI. 13, f. 4). Non comune. 36. *iY. Aponina Kiitz. (aut. cit. PI. 12, f. 15). Poco frequente. > 37. *iV. parva Ehr. (aut. cit. PI. 6, fig. 6). Comune. » 38. *jY. Termes Ehr. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. PI. 6, fig. 12,13), Non rara. » 39. *iY. tenuis Greg. var. sublinearis Grun. (aut. cit. PI. 6, fig. 25,26). Assai comune. Gen. VII. Colleionema (Bréb. 1849) H. Van Heurck. Sp. 40. *C. lacustre (C. Agardh) H. Van Heurck (Van Heurck: Syn. pag. Ili, PI. 15, fig. 40). Frequente. Gen. Vili. Vanheurckia Bréb. 1868 char. em. Sp. 41. *V. rhomboides Bvéh.wd^v.crassinervia Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 112, PI. 17, fig. 4). Comune. » 42. *F. vulgaris (Thwaites) H. V. Heurck (aut. cit. op. cit. p. 112, PI. 17, fig. 6). Meno frequente. Gen. IX. Gomphonema Agardh 1824. Sp. 43. constricium Ehr. forma curia (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, fig. 8). Comune. •» » *(t. constricium var. capitatum Ehr. (Id. id. fig. 7). Pur comune. » 44. G. acuminaium Ehr. (aut. cit. p. 124, PI. 23, f. 16). Non frequente. » » *G. acuminaium var. coronaium (Id. id. fig. 15). Come la precedente. » » G. acuminaium var. laticeps (Id. id. f. 17). Più frequente. » » *G. acuminaium var. Brebissonii Kùtz. (Id. id. f, 24). Co- mune. » 45. monianum Schum. var. subclavaium Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 124, 125, PI. 23, f. 38). Pur comune. y> 46. gracile Ehr. (aut. cit. Syn. pag. 125, PI. 24, fig. 12-14). Copioso assai. 487 Gen. X. Achnanthidium (Kutz.) Grun. 1880. Sp. 47. A. flexellum Bréb. (H. Van Iléurck: Syn. pag. 128, PI. 26, fìg. 29-30). Poco frequente. Gen. XI. Achnanthes Bory 1822. Sp. 48. *A. micì'ocephala Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 131, PI. 27, fig. 20-23). Copiosa assai. » 49. minulissima Kutz. (aut. cit. pag. 131, PI. 37, f. 37-38). Pur comune. • - » 50. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. cit. fig. 9-11). Meno fre- quente. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. XII. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 51. *ii'. Arem Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 141, PI. 34, f. 2). Non molto frequente. )) )) *E. Arem var. ienella Grun. (Id. id. f. 5,6). Rara. )) )) ^E. Arem Ehr. var. hybrida Grun. (Id. id. f. 4). Frequente. )) 52. *E, gracilis (Ehr.) Rab. (aut. op. cit. p. 142, PI. 33, f. 1,2). Copiosa. )) 53. *E. exigua Bréb. (aut. cit. op. e pag. cit. PI. 34, fig. 11). Comunissima. )) 54. *E, pectinalis (Kiitz.) Rab. (aut. cit. p. cit. PI. 23, f. 15, 16). Meno comune. )) )) E. peclinalis var. strida Rab. (Id. id. f. 18). Non frequente. )) )) *E. pectinalis var. undulaia Ralfs. (Jd. Id. fig. 17). Ancor meno frequente. )) 55. *E. Rabenhorstii Cleve et Grun. var. monodon (aut. cit. plat. 35, fig. 12, B). Rara. Gen. XIII. Ceraloneis Ehr. 1840. Sp. 56. C. Arem Kutz. (FI. Van Heurck: Syn. p. 148, PI. 37, f. 7). Non frequente. Gen. XIV. Synedra Ehr. 1831. Sp. 57. S. Ulna (Nitzsch) Ehr. var. longissima W. Sm. forma area media Icevi desiituta (H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 38, fig. 3). Poco frequente. 488 )) 58. *S, delicatissima W. Sm. var. mesoleja Grun. (aut. cit, p. 151, PI. 89, fig. 6). Pur non frequente. » 59. *5. Vaucherice Kutz. var. capitellaia Grun. (aut. cit. PI. 20, fig. 26). Comune. » 60. iS. amphicephala Kiltz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Copiosa. Gen. XV. Fragilaria Lyngbye 1819, char. emend. Sp. 61. F, mutabilis (W. Sra.) Grun. (aut. cit. p. 157, PI. 45, f. 12). Comune. » 62. bidens Heiberg forma minor (aut. cit. PI. 45, fig. 7). Meno comune. Gen. XVI. Denticula Kùtzing 1844. Sp. 63. tennis Kùtz. forma genuina (H. Van Heurck: Syn. p. 159, PI. 49, fig. 28-31). Comune. » )) *D. tennis var. frigida Grun. (Id. id. fig. 35-38). Poco fre- quente. Gen. XVII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 64. T, fenestrata (Lyngb.) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 162, PI. 52, fig. 6-8). Non frequente. » 65. r. floccnlosa (Roth) Kùtz. (aut. cit. p. cit. fig. 10-12). Più frequente. Gen. XVIII. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. eh. em. 1880. Sp. 66. *N, Talea (Kutz.) W. Sm. var. tennirostris Grun. (H. Van Heurck: Syn, pag. 183, PI. 49, fig. 31). Comune. Gen. XIX, Sur ir ella Turpin 1827. Sp. 67. iS. biseriata Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 186, PI. 72, fig. 1). Non frequente. )) 68. minuta Bréb. (aut. cit. pag. 189, PI. 73, fig. 9-10). Al- quanto più frequente. » 69. pinnata var. panduri formis W. Sra. (aut. cit. p. 189, PI. 73, fig. 13). Frequente. 489 f Ordo 111. Cryptorhaphideae Gen. XX. Cyclotella KiUz. 1833. Sp. 70. C, comia (Ehr.) Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 92, f. 16-22). Comune. » )) *C. comia var. glabriuscula Grun. (Id. id. fìg. 14, 15). Pur comune. » 71. C. operculata Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22-28). Meno comune delle due forme precedenti. Sono adunque 84 forme diatoraologiche delle quali 54 nuove pei laghi italiani, ed alcune rare anche pei laghi valtellinesi. 490 UekrsicM fler Ben erscieinenfleB Desniifliaceen-Litteratir ' - ' ' VON O. BORGE (Upsala). 1. Debray F. Liste des Algues marines et d’eau douce récoltées jusqu’a ce jour en Algérie. (Bull, scient. d. I. France et d. 1. Belg. T. XXV. Lille (1893) 8^ 19 pag. In diesem Verzeichniss sind 9 Closterium, 1 Penium, 7 Cosmarium, 1 Calocylindrus und 1 Staurastrum aufgenoinraen, welche alle fur Algerien neu sind. 2. Gutwinski, R. Materyaly do flory glonów Galicyi. Csesc III, Sprawosd. Korn. fizyjogr. Akad. Um. Kroków 1892), 8°, 63 pag. 1, tab. 119 Desmidiaceen werden verzeichnet. Neu sind: Closterium didymotocum Cda Forma membr. totius cellulae fusca, obsolete striata, striis 4,34 in 10 y.; apicibus rotundato obtusis. Dim. celi. 320-48,3 a.; lat. ap. 23 y. Pag. 16, f. 15. Cosmarium Lagerheimii n. sp. p. 19, f. 2. C. paulo longius quam latius, ambitu undulatum, sinu lineari angustissimo extremo paulo ampliato. Semicell. e fronte visse subtrapezicse, basi subreniformi, angulis inferioribus rotundatis, apice retuso. Semicell. e lat. aspectse circulares, a vert. visse elongato-ellipticse utrinque in medio parum tumidulse; pyrenoid. singulis, membr. punctata. Dim. celi. 21 - 18 5 y.; cras.s. 12 y. C. Meneghinii Bréb. f. 'polonica p. 20. f. 9. Dim. celi. 41 30 - 7 a.; lat. ap. 11 y. C. orthogonum Delp. Forma angulis inferioribus magis rotundatis. Membr. punctata. Nuclei amylacei singuli. Dim. celi. 32-37 ^^28-30 - 7-8 y*; lat, ap. 14. 491 C. sexnotailim n. sp. p. 20, f, 7. C. parvum fere quinta parte longius quam latius, sinu lineari angustissimo profunde constrictum, semicellulis ellipsoideo-subquadrangularìbus, basi recta, angulis infe- rioribus rotundato-subrectis, lateribus recte adscendentibus ante api- cena levissime convexis, leniter quadricrenatis, dorso recto lenissime 4 crenato. Membr. ad margines una serie granulorum praedita, supra isthmum 3 elevationibus (verrucis) elongatis exornata, supra easdena ad marginem apicalein 3 granulis et inter margines laterales et ele- vationes medias utrinque iterum 3 granulis praedita. Nuclei amilacei singuli (?). Dira. celi. 25 19:^5 u, Wie die Art «a vertice» und «a latere» aussieht erfàhrt man nicht. C. sexangulare Lund. v. Reinschii n. v. p. 21, f. 5. C. paulo lon- gius quam latius, sinu acuto parum ampliato constrictum; semicel- lulis subhexagono-subsemicircularibus, dorso truncato, utroquo polo magis rotundatis, basi rectis vel subconvexis. Membr. subtiliter pun- ctata. Dim. celi. 37 ì; 32 ì; 7 fji.; lat. ap. 11--12 ,a. C. trilobulatum Reinach f. retusa Gutw. FI. gl. ok. Lwowa p. 42, t. I, f. 16. Dim. celi. 27,6 -20,7 ì; 4,6 [j..; lat. ap. 11,5 y.. Pag. 21, f. 10. Die Fig. ist rait der Fig, 16, t. I in Gutw. 1. c. nicht iiberein- stimmend und scheint mir, nicht zu C. trilobulatum gerechnet wer- deu zu kònnen. C. genuosum Nordst. (ò mmus n. v. p. 22, f. 8. F. diraidio minor, lateribus magis convergentibus indistincte undulatis, membr. glabra. Dim. celi. 32 s 21 s 13 u.; lat., ap. 14 crass. 16 C. Klebsi n. sp. p. 22, f. 3. C. fere tam latum quam longum, pro- funde sinu lineari angustissimo extrorsum ampliatulo constrictum, se- micellulis dimidio longioribus quam latioribus depresso-subsemicircu- laribus, apice truncato. Semicell. e vert. visse ellipticse utrinque prò* cessu nullo. Membr. granulata. Dim. celi. 32 - 30 7 ^jl.; lat. ap. 12 fx.; crass. 16 u.. Scheint dem Ref. sehr wohl zu C. Phaseolus Bréb. gerechnet werden zu konnen. Cfr. C. Phaseolus a typ. ,6;3, Klebs Desm. Ostpreuss p. 35, t. Ili, f. 41 und y achondrum Boldt Sibir. chloroph. p. 103, t. V, f. 7! . : . C. fontigenum Nordst. Forma. Semicell. e vert. visse elongato- ellipticse medio utrinque angulatim inflatse. Dim. celi. 25 25 7 [x.\ lat. ap. 11,5 a.; crass. 16 a. Pag. 24, f. 4. ■ > C. Gregoryi Roy et Biss. in litt, p. 24, f. 11. C. parvum, pauUo. 492 longius quam latìus, medio profunde sinu lineari angusto constrictum. Semicell. subtrapezicae, angulis inferioribus rectis, superioribus sub- rectis, lateribus biundulatis; dorso truncato 4-6 undulato. Membr. ad lateres 8 seriebus parvulorum granulorum versus centrura (3 gra- nulis in unaquaeque serie) praedita, in medio 9 granulis in 3 seriebus dispositis (granula saepissime indistincta), sub apice 2 seriebus gra- nnlorum, circ. 6 et 4 in unaquaeque ornata. Semicell. e vert. visae ovales, medio utrinque non tumidae a lat. visae fere circulares. Cras- situdo corporis circ. dimidium diametri longitudinalis, latitudo isthmi circ. triens diametri transversalis corporis. Nuclei amylacei singuli. Dira. celi. 25-28 23-25 7-8 u..; lat. ap. 11,5-13 a.; crass. 12-13. C. retusiforme (Wille) Gutw. f. 7na/or p. 25, f. 6. Differt a typo lateribus semicellularum ante apices lenissime retusis, angulis supe- rioribus non rotundatis, apice angustiore. Dim. celi. 30^25^7 u. ; lat. ap. 9 iJL, C. costatimi Nordst Forma p. 25. f. 12. C. elliptico-quadrangu- lare, 1.32 longius quam latius, medio sinu lineari constrictum. Se- micellulis e fronte visis rectangularibus, angulis inferioribus subre- ctis, superioribus rotundatis, ambitu 10 crenatis ; crenis lateralibus 3, infimis levissirae emarginatis, creno in medio laterura sito minore, crenis apicalibus 4, raedianis (2) rainoribus. Semicell. e latere visae ad isthraum inflatae superne subparallele angustatae et apice trunca- tae. Membr. margine versus granulis in duplices series radiatim di- spositis ornata (granulis intimis autera in parte subapicali singulis), medio supra isthmum 7-8 seriebus parum arcuatis granulorum prae- dita (in unaquaque serie granulae 4). Semicell. a vert. aspectae elli- pticae utrinque ventricosae, ad polos protractae, summo apice parum concavae et granulis destitutae. Dim. celi. 37^:28:^14 [x.; crass. celi. 18 11. C. sinostegos Schaar. v. obtusius.n. v. p. 26, f. 13. C. Ve parte, latius quam longius, profunde sinu lineari angustissimo extrerao non V. subampliato. Semicell. subhexagonae, lateribus apicem versus re- tusis, dorso truncato et in media parte indistincte depresso. Semicell. ' e vert. visae anguste-ellipticae medio utrinque angulatim inflatae ad | polos obtuse cuspidatae, Membr. achroa glabra. Pyrenoid. singuli. i Dira. celi. 14.x:17sga3 [i.; lat. ap. 10 a.; crass. 9 [i. | C. humile Gay v. glabrum n. v. p. 27, f. 14. C. parvum, parum i longius quam latius, profunde sinu lineari angustissimo constrictum. | Semicell. trilobae, lobis lateralibus bicrenatis, crenis basalibus non- i nunquam leniter retusis aut lenissime emarginatis (quasi papillatis); 493 lobis polaribus lateribus perpendiculari adscendeiitibus, angulis supe- rioribus rotundato-oblique-subtruncatis v. leniter bicrenatis; margine apicali 4-crenato. E vert. vis88 ellipticse medio utrinque paullo pa- pillato-angulatim inflatae. Nuclei amylacei singuli. Membr. (ut vide- tur) glabra. Dim. celi. 16-18,4 =5 14-16 ì; 4,6 a.; lat. lob. poi. 11-12 ij.. 3. Hastings, Wm. N. A proposed new Desmid (Arner. Monthly Micr. Jouro. XIII, 1892, N. 2) 8°, I pag., I fig. Verf. beschreibt: Gonatozygon aculeatum n. sp. p. 29 (cum fig.). Cells long, cylindrical, ten or more times as long as wide, free or two to six or more catenate ; ends of cells slightly dilate and tron- cate. Cytioderra covered with prominent aculeate spines. Diam. with- out spines twenty, with spines forty microns. Habitat Pennichuck Pond, Nashua N. H, and swamp near Osceola, Mo. 4. Lemmermann, E. Versuch einer Algenflora der Umgegend von Bremen (excL Diatomaceen) (Abhandl. d. naturwissensch. Vereins zu Bremen, XII, 1893). Verf. verzeichnet 50 Desmidiaceen aus dieser Gegend. 5. Liitkemuller, J. Beobachtungen iiber die Chlorophyllkòrper eini- ger Desmidiaceen (Oesterr. botan. Zeitschr. Jahrg. 1893, Nr. 1. u. 2.). 8°, 10 pag., 2 tab. Nach einer kurzen Einleitung, in welcher Verf. in einer Note eine kurze historische Darstellung der Benutzung des Baues der Chlo- rophyllkòrper in der Systematik der Desmidiaceen giebt, ubergeht er zu I. ; Beobachtungen iiber die Zahl der Pyrenoide in der Gai- tung Cosmarium. Der Verf. hat ein Cosmariura (t. II, f. 1-7) in grosser Menge gefunden, welches nach Form, Gròsse und Zeichnung der Zellmembran mit dem C. pyramidatum Bréb. vollstàndig ùberein- stimmt, beziiglich der Zahl der Pyrenoide aber eine sehr auffàllige Abweichung zeigt ^). Es sind meist 3-5 in einei’ Zellhalfte, selten 2, stehen aber dann fast ausnahmslos assymraetrisch, bisweilen nur 1. Die Zahl ist hàufig in beiden Zellhàlften verschieden. Die Chloro- phoreri bestehen aus einer Hauptlamelle, von welcher mehrere ge- kriimmte Nebenlamellen gegen die Zellwand abgehen.Auch eine etwas gròssere und relativ breitere Form (t. II, f. 8) des C. pyramidatum mit mehr abgerundeten Zellhàlften fand Verf., bei welcher die Zahl der Pyrenoide selbst auf 7 steigen kònnte. — Eine abnorme Zahl der Pyrenoide beobachtete Verf. auch bei C. pseudoprotuberans Kirch. 9 Siehe C. pyramid. subsp. abnorme Lùtkem. Desm. Urpgeb. Attersees. p. '20 (556)1 494 (t. Ili, f. 16-18) mit 1-3 Pyrenoid.; 1-2 Pyrenoide habea (in jeder Zellhàlfte) C. Botrytis Menegh., C. pseudobotrytis Gay, C. speciosum Lund., C. praemorsum Bréb., Arthrodesmus coavergens Ebrenb. und Staurastrum ecliioatum Bréb. II. Parietale Chlorophoren bei Docidium Baculum Bréb. (t. II, f. 9-15). Verf. hat eine Forra rait schwacher BasalanschwelluQg und undeutlicher Làngsfaltung gefunden. Die Chlorophoren bestehen ge- wòhDlich aus 4-6 Laraellen ; hàufig sind die Laraellen verschiedenar- tig gekrùrarat und die Pyrenoide exceatrisch. Nicht selten sah Verf. Exeraplare, welche parietale Chlorophoren enthielteu; mitunter sind in einer und derselben Zellhàlfte die Chlorophoren theilweise cen- trai, theilweise parietal. Diese Beobachtung zeigt, «dass Uebergànge von centralen zu parietalea Chlorophoren an einer und derselben Species existiren und dass soinit diese beiden Typen nicht so scharf von einander geschieden sind, als gegenwàrtig angenoraraen wird». III. Bau der Chlorophoren bei einigen Arten V07i Pleurotce- oiiopsis. Bei P. tessellata (Delp.) De Toni (t. Ili, f. 19-24) lassen sich 6 bandfòrraige làngsverlaufende Chlorophoren mit je 2-4 Pyrenoiden unterscheiden. Von jedem dieser Chlorophoren gehen bandfòrraige Fortsàtze, einer zu jeder Warze. « Wenn man frische Exeraplare der Wirkung von Reagentien (Essigsàure, Natronlauge, Alkohol) aussetzt, so ziehen sich die Platten der Chlorophoren mehr gegen das Zellin- nere zuriick, wàhrend ihre àusseren Fortsàtze, welche mit den En- den in den Hohlràumen der Warzen haften bleiben, gedehnt wer- den». Auch bei P. de Baryi (Arch.) Lund. (t. Ili, f. 25) und P. tur- gida (Bréb.) Lund. (t. Ili, f. 26) hat der Verf. den gleichen Bau der Chlorophoren beobachtet. 6. Lutkemùlier, J. Desmidiaceen aus der Umgebung des Attersees in Oberòsterreich. (Verhandl. k. k. zool.-bot. Ges. in Wien 1892). 8°, 34 pag., 2 tab. 163. Arten werden aufgezàhlt von welchen 103 fùr die Flora Oberòsterreichs neu sind; 4 derselben sind Species novaejauch eine Anzahl von Varietàten und Formen werden hier neu beschrieben. Die Figuren, welche mit sehr starker Vergròsserung (ira Allgeraei- nen gezeichnet sind, sind sehr schòn ausgefùhrt. Folgende Formen sind neu : Sphaerozosma pulchellum (Arch.) Rab. v. austriacum n. v. p. 3 ‘) Nach den Figg. zu urtheilen kann der Ref. diese Form uamòglich zu C. pseudoprot. rechnen; sie gehòrt meiner Meinung nach zu C. ellipsoideum Elfv. 495 (539), t. Vili, f. 1. Seraicell. a fronte visae lateribus sinuato-retusis, angulis et inferioribus et superioribus rotundatis. Dim. celi. 14-15 s 10,5 w 6 a.; lat. ad vert. 8 a.; crass. 7 a. Xanthidium antllopaeum (Bréb.) Kutz. v. fasciculoides n. v. p. 11 (547). (X. antilopaeum in Wittr. t. Nordst. Alg. exs. N. 574). Weicht von der Brébissonchen Form sehr auffàllig ab durch die geraden Stacheln, die convexe Basis der Zellhàlften und durch die fehlende Mittelausbuchtung, an dereii Stelle sich eine leichte Membranverdi- ckung von brauner Farbe vorfìndet. Dim. celi, sine acuì. 71-78 55-71 25-30 a., cum acuì. 90-99^^84-96 a.; crass. 46,5 [j..; long, acuì. 15 a. In dieser Var. vereinigt Verf. alle Formen, welche gerade Stach- eln, in Frontalansicht querelliptische oder polygonale Zellhàlften, mit convexer, nicht gerader oder nierenfòrmiger Basis zeigen. F. inex)oluium p. 12 (548). F. aculeis brevibus obtusis, intume- scentia centrali nulla, membr. achroa, subtiliter punctata. Dim. sine acuì. 63-68 48-59 ì; 16-18 a.; cum acuì. 68-69 59-69 y.; crass. 39 fx.; long. acuì. 2-7 a. Cosmarium umbilicatum n. p. sp. 14 (550), t. Vili, f. 2. Parvum, panilo longius quam latum, oblongum, sinu profundo angustissimo. Semicell. a fronte visae medio tumore scrobiculato praeditae, ambitu sernicircularei, basi recta, lateribus convexis leniter triundulatis, ver- tice truncato seu piane rotundato, angulis inferioribus et superiori- bus breviter rotundatis. A lat. semicell. circulares, a vert. ellipticae medio utrinque tumidae. Membr. subtilissime punctata. Dim. celi. 18- 19,5 cj 15,5-16,5 - 5 a.; crass. 10,5 /x. C. diffìcile n.sp. p. 15 (551), t. Vili, f. 3. Parvum, tertia parte lon- gius quam latum, profunde constrictum sinu lineari angustissimo. Semicell. subhexagonae basi recta v. subreniformi, lateribus subparal- lelis paullum retusis, vertice piane rotundato fovea apicali instructo, angulis inferioribus rotundatis, superioribus late truncato-retusis. A lat. conspectse semicell. subcylindricse vertice rotundato, a vertice obtuso-ellipticae medio utrinque tumidulae. Membr. dense et subtilis- sime punctulata et insuper punctis majoribus depressis in zonas tran- sversas tres regulariter dispositis ornata. Nuclei amylac. singuli. Dim. 28-33^20-22,5:^4-5 p.-; crass. 13 y..; lat. vert. 9-10 fx. Sehr nahe gewissen Formen von C. Meneghinii Bréb. Var. subleve n. v. p. 16 (552), t. Vili, f. 4. Parvum, tertia parte longius quam latum, profunde constrictum sinu* acutangulo extrorsura valde ampliato. Semicell. subhexagonae, basi convexa, lateribus sub- 496 rectis, vertice subplano fovea apicali notato, angulis inferioribus ro- tuiidatis superioribus obtusis. A lat. visac senaicell. obtuso-ovatae, a vert. obtuso-ellipticae medio utrinque tumidulae. Membr. 3 seriebus transversis punctorum dense positorum ornata, ceterum levis. Nuclei amylac. singuli. Dim. celi. 33-34.5 « 20-22 v 6 fx.; crass. 13-16 a.; lat. vert. 7-10,5 a. C. Btyttii Wille f. iristriatum p. 17 (553), t. Vili, f. 5. Semi- cell. lateribus 3 crenatis, vertice levissime 4 crenato. Membr. cellu- larum marginem versus serie una granulorum ornata, medio verru- cis striaeformibus 3, supra isthmum granulis 3 notata. Dim. 16-5-20 ^14,5-15,5^6 fx., crass. 9,5 a.; lat. vert. 8 a. Subsp. Hoffii Borges, f. quadrinoiatum p. 17 (553), t. Vili, f. 6. Fere tam longum quam latum, lateribus 3 crenatis crenis rotundatis, vertice 4 crenato, crenis obtusis, externis subemarginatis. Granula marginalia 10 in seria una (crenis respondentes) disposila; medio se- micellulae papillis 4 cruciatim positis ornatae. Dira. 18 ^ 16-18 ^ 7.5 ix.; crass. 11,5 /j.. C. Moerlianum n. sp. p. 18 (554), t. Vili, f. 7. Parvum, tertia parte longius quam latum, medio profonde constrictum sinu lineari angustissimo. Semicell. subtrilobae basi recta, lateribus supra basin et levissime biundulatis, infra verticem sinuato-retusis, vertice pro- traete fere plano, angulis inferioribus et superioribus breviter rotun- datis, inferioribus dente parvo obtuso munitis. A lat. visae semicell. obtuso-ovatae infra verticem utrinque granulo notatae, a vert. visae ellipticae polis acutiusculis, medio utrinque vix turaidae. Membr. sub- tiliter punctata et granulis binis infra verticem, binis in utroque la- tere, ternis in tumore suprabasali ornata. Nuclei amylac. singuli. Dim. 27,5-29^ 19,5-22,5 '«^6-7,5 crass. 13 a.: lat. vert. 11-13 a. C. pyramidatum Bréb. subsp. abnorme n. subsp. p. 20 (556). Nu- clei amylac. numero varii, raro singuli v. bini, plerumque terni, qua- terni v. quini. Ceterum ut in typo. Dira. 75-100 ^ 45-61 ^ 18-25 a.: crass. 31-45 pi. Ueber diese subsp. siehe die Abhandlung des Verf. : « Beobacht- ungen uber die Chlorophyllkòrper einiger Desmidiaceen» (Oesterr. ^ bot. Zeitschr. 1893, Nr. 1,2) p. 2! C. ochthodes Nordst. f. gramdosum p. 21 (557), t. Vili, f. 9. • Membr. cellularum verrucis depressis ambito polygonis, marginem versus quadrangularibus, in series subregulares radiantes et couceu- tricas ordinatis, in medio semicellulae aegre conspicuis dense obtecta. 497 Verrucarum vertex planus, granulis ternis-senis subregulariter dispo- sitis ornatus. Dim, 56-97^^42-70^^17-25 a.; crass. 39-43,5 [x. C. speciosum v. australianum /orma Gutw. FI. gl. ok. Lwowa t, 1,2, f. 35 durfte, nach dem Verf., zum C. ochthodes gehòren. C. sublatum Nordst v. minus n. v. p. 22 (558). Differì a typo membrana fuscescente, granulorum seriebus longitudinalibus tantum 12-14, singulis seriebus e granulis plerumque 8 constitutis. Dim. 66- 84^^51-70:^18-30 a.; crass. 32-42 Euastrum binale (Turp.) Ralfs v. elongatum n. v, p. 23 (559), t. Vili, f. 11. Parvum, tertia parte longius quam latum, profunde constrictum sinu lineari angustissimo. Semicell. subtrilobm basi recta, lateribus supra basin paullum convergentibus et levissime biundula- tis, infra verticem sinuato-retusis, vertice retuso, angulis inferiori- bus et superioribus rectis. A lat. et a vert. visse semicell. ovatse medio utrinque tumidulse. Membr. Isevis. Dim. 27 ^ 18-19 ^ 7 crass. 13 [X.; lat. vert. 12 p.. E. elegans v. speciosum Boldt. f. scrobiculaium pag. 25 (561), t. Vili, f. 12. Membr. cellularutn in tumore suprabasali granulis 3 oblongis, supra tumorem 2 scrobiculis ornata. Dim. 45-48 28,5- 30 V 9 u; crass. 20-21 a.; lat. lob. poi. 18-21 [x, E. bilobum n. sp. p. 25 (561), t. IX, f. 13. — Mediocre, oblon- gum, duplo longius quam latum, medio profunde constrictum sinu lineari angustissimo. Semicellulse e fronte visse semiellipticae basi re- cta, lateribus paullum convergentibus, levissime undulatis, prope ba- sin leniter retusis, vertice rotundato, incisura polari profondissima in 2 lobos polares fisso, angulis inferioribus obtusiusculis, superiori- bus late rotundatis. Lobi polares oblongi vertice rotundato, conver- gentes, medio contigui. E lat. semicell. subcylindricse vertice rotun- dato, lateribus supra basin utrinque tumidis, e vert. conspectse com- presso-ellipticse medio utrinque tumore instructse. Membr. achroa le- vissima. Nuclei amylac. singoli. Dim. 40-46,5^^20-24^6,5-7,5 p..; crass. 10-13 p. ; long. lob. poi. 10-12 p., lat. 10 p. Verf. zàhlt zu dieser Art B. inerme v. cracoviense Rac. und E. elegans v. inerme De Not. Elementi t. 3, f. 17. Staurastrum Simonyi Heimerl v. gracile n. v. p. 27 (563), t. IX, f. 14. Semicell. e fronte transverse lanceolata angulis acutis, e vert. trigonae lateribus medio paullum retusis, Membr. angulos versus se- riebus binis granulorum acutorum ornata. Dim. sine spin. 18-21 ^ 18-20 w 6-8 p.; cum spin. 20-25:^21-24 p. S. piieolatum Bréb. v. cristatum n. v. p. 30 (566), t. IX, f. 16. 498 Duplo longius quaiii latum, cylìndricurn, medio leniter constrictum sinu ampio rotundato. Semicell. e fronte quadratse, ad basin jugis longitudinalibus ornatae, lateribus rectis, vertice retuso, angulis in- ferioribus rectis, superioribus in processus crassos rotundato-conicos productis. E vert. semicell. triangulares lateribus convexis, angulis rotundatis, e basi circulares, margine crenato-verrucosae, verrucis 18. Membrana- in processibus apicalibus seriebus 4 transversis granulo- rum, in medio semicellulae (e fronte visae) granulo majore singulo ornata. Dim. 35,5-39 ^20 ^ 15-16 a. Zu dieser Art zahlt Verf. auch S. amoenum v. by^asiliense Bor- ges. und forma West Fr.-wat. algse W. Irei. t. XXIII, f. 9. S. Heimerlianum [S, cruciaium Heimerl.) v. spinulosum n. v. p. 32 (568), t. IX, f. 17. Membr. spinulis aequilongis obliquis in series re- gulares dispositis instructa. Dim. 21-26-27-33^^9 [x. S. megalonothum Nordst. f. hasiatum p. 32. t. IX, f, 18. Spinis multo longioribus quam in typo et in f. groenlandica. Dim. sine spin. 42-45 36-40 - 15-19 [x,; cum spin. 54-57 42-50 [x.; long, process. c. spin. 4-6 a. Ausserdem werden Formen von folgenden Arten abgebildet: Cosmarium ccelatum v. spectabile (De Not.) Nordst. t. Vili, f. 8, C. Raciborskii Lagerh. t. Vili, f. 10, Staurasirum spongiosum v. perbifidum West t. IX, f. 15. 7. Raciborski, M. Desmidia zebrane przez Dr. C. Ciastonia w qodròzy c. i k. Korweta Saida na okolo ziemi. (Ueber die von Dr. E. Cia- ston wàhrend der Reise des S. M. Schiffes a Saida » ura die Erde gesammelten Desmidieen). (Akad. der Wissensch. in Krakau). Krakow 1892. 32 pag. 2 Doppel-Taf. (L In fiinf, von den 13 von Dr. E. Ciaston gesammelten Sùsswas- seralgen-Materialien hat der Verf. Desmidieen gefunden ». Sie sind aus Albany in West-Australien, Sydney (Centenial-Park) in New South Wales, Churruca Bay auf der Insel Desolation (an der Magel- lan’sstrasse), Buenos Aires und St. Miguel (Azoren). 123 Desraidia- ceen werden verzeichnet, von welchen folgende sind neu: Closterium macilentum Bréb. /3. substrigosum n. v. p. 9 (369) t. I, f. 38. F. intermedia inter C. macilentum qì C. strigosumy semicellulis sub apice magis attenuatis quam in C, macilento. Pyrenoid. 5-6. Membr. luteola, 155-215^5-6 [x.; lat. subap. 2 y..; altit. 10-11 [x, Sydney. Penium australe n. sp. p. 7 (367), t. I, f. 11. Mediocre, cellulis late ellipticis, medio vix constrictis, ad apicem vix angustatis, api- 499 cibus piane rotundatis, pyrenoidibus singulis, magnis. Membrana ir- regulariter punctata, in area apicali panilo incrassata, achroa. A vert. visura circulare. 69 39 38 [x. Sydney. P. lagenarioides Biss. v. sydneyense n. v. p. 8 (368), t. I, f. 3. Cellulae magis elongatse, medio profundius constrictye, apicibus roton- dato truncatis. Membr. achroa vel dilute luteola, punctata, puncta prope basin semicellularum in series transversas ternas v. quaternas disposita, ad apicem semicellularum irregulariter dispersa. Chloro- phora axilia 8, pyrenoides singoli. A vert. visura circulare, 70-73 30-31 27-28 p.. Sydney. Pleurotaeniopsis Ciastonii n. sp. p. 11, t. I, f. 6 (366). Magna, medio profonde constricta, sino angusto. Semicellulae pentagonse, la- teribus basalibus rectis divergentibus, lateribus superioribus leviter convexis, dorso rotondato, membrana area suprabasali excepta ver- rucis magnis, obtusis ornata. Area suprabasalis magna, subtrapezica, medio verrucis magnis in series 5 horizontaliter quincuncialiter or- dinatis, sopra isthmum granulis in series tres ordinatis ornata, cae- terum punctata. Semicellulae a vert. aspectae medio utrinque tumore praeditae, area apicali parva, punctata. Laminae chlorophyllaceae pa- rietales 4. 98-115^ 70-77 «27-30 p. ; crass. celi, 51 p. Sydney. Cosmarium Eichleri n. sp. p. 24 (384), t. I, f. 7. Magnum, hexa- gonum, diametro subduplo longius, medio profonde constrictum, sino angusto, extremo leviter ampliato. Semicellulae trapezicae, angulis ro* tundatis dorso recto, lateribus leviter convergentibus rectis, verrucis circiter 12 ornatis. Sopra isthmum jugis verticalibus 8-10, subpa- rallelis, prope latera verrucosae, caeterura area suprabasali punctata. A vert. aspectae late ellipticae, medio non tumidae, area apicali pun- ctata. Pyrenoides bini, 90-110 55-57 27-29 p. : crass. celi. 39-41 p. Buenos Aires. C. Blonskii n. sp. p. 25 (385), t. I, f. 10. (f7. Portianum /3. hra^ siliense Wille). Magnum, oblongum, medio leviter constrictum. sino obtusangulo. Semicllulae. fere circulares, verrucis magnis, obtusis, in series longitudinales ordinatis ornatae. A latore visura elongato elli- pticum, medio utrinque leviter concavum, a vert. visura late ellipti- cura, area apicali laevi. Pyrenoides bini. Membr. achroa crassa, 57- 40=^?»35^24 p. ; crass. celi. 28-30 p. Buenos Aires. Scheint dem Ref. rait C. Portianum /3. brasiliense Wille nicht vòllig identisch; dieso hat schmàleren lsthmus,spitzwinkelige Mittelein- schniirung und breitere Halbzellen und ist «a vertice» betràchtlich schmàler. 500 C. suborthostichum n. sp. pag. 14 (374), t. I, f. 14, Minimum, paullo latius quam longius, medio profonde constrictum, sinu acu- tangolo, extremo ampliato. Semicellulae depresso ellipticae, angulis rotundatis, basi dorsoque deplanato rotundatae, verrucis parvis, in series transversales dispositis ornatm, area, media parva Imvi. A dorso visse depresso ellipticse, verrucis in series longitudinales 8 dispositis ornatse. A latore aspectae circulares. Pyrenoides singoli. Membrana tennis, achroa, 16-18;:ì5 u..; crass. celi. 9 u. Sydney. C. distìchum Nordst. v. heterochondrum n. v. p. 15 (375), t. I, f. 30. Semicellulae in centro granulis 7, 1 centrali paullo sopra me- dium semicellulae, ab 6 periphaericis sito remotis praeditae. Granula suprabasalia 2 minima, mediana (3) majora, suprema 2 maxima. 33- 35 28-30 10 [j..; crass. celi. 20-21 Sydney. C. subdistichum n. sp. p. 16 (376), t. I, f. 29. Parvum, paullo lon- gius quam latius, hexangulare, medio profonde constrictum, sinu angusto lineari. Semicellulae trapezicae, dorso troncato, lateribus re- ctis, angulis inferioribus late rotundatis, granulis binis superpositis, snb dorso granulis conicis 4 ornatae. Membrana in angulis paullo in- crassata. Semicellulae a vertice visae late ellipticae, medio 2 seriebus granulorum ornatae, lateribus non tumidis, nec granulatis. A latore visae fere circulares. Pyrenoides singoli. 30 21 « 7 crass. celi. 18 y.. Sydney. C. speciosum Lund. v. diffìcilis n. t. p. 15 (375), t. I, f. 16. Cre- nae semicellularum 26-28. Sopra isthmum una series granulorum (7-8). Pyrenoides an bini ? Zygotae late ellipticae, utroque fine paullo productae, membrana variolata, semicellulae residuae, 46-50 30 14 p..; crass. celi. 24 p.; long, zygot. 57 p. Sydney. C. magellanicum n. sp. p. 23 (383), t. I, f. 15. Parvum, C. Blyt- tii Wille affine, hexagonum, medio profonde constrictum, sinu li- neari. Semicellulae trapezicae, dorso glabro, troncato, lateribus levi- ter convexis, membrana prope angulos granulis nonnullis ornata, A vertice aspectae, ellipticae, medio utrinque tumidae. Area suprabasalis et apicalis glabrae. Pyrenoides singoli. 28^24^12 p. ; crass. celi. 17 p. Churruca Bay. C. pseudospeciosum n. sp. p. 4 (364), t. I, f. 21. Parvum, oblon- gum, diametro duplo longius, medio profonde constrictum, incisura lineari. Semicellularum dorsum rotundatum, medio leviter retusum, latera 5-6 crenulata. A vertice visura late ellipticum, a latere visum elongatum, medio constrictum, lateribus convergentibus, dorso roton- dato. C. exiguura Arch. simile, difiert lateribus semicellularum ere- 501 nulatis. Pyrenoides singuli, membrana achroa, 22-24 13 ì; 5 a.; crass. celi. 8 fi. Albany. C. Hammeri Reinsch. v. sublaeve n. v. p. 12 (372), t. Il, f. 1. Cel- lulae diametro fere duplo longiores, medio profundissime constrictae, siuu lineari. Semicellulae non tam longae ac latae, hexagonae, angulis rotundatis, dorso troncato, lateribus superioribus levissime concavis, basalibas rectis. Membrana in angulis incrassata. Semicellulae a la- tere visae rectangulares, angulis obtusis, dorso lateribusque subrectis, a vertice visae late ellipticae, lateribus medio non tumidis, area me- diana punctata, caeterum membrana glabra, hy alina. 36-40 ì; 19-20 - 5 u.; crass. celi. 14-15 y.. Sydney. Scheint mir allzu viel abweichend, um zu C. Hammeri gerechnet werden zu kònnen. Vergleiche C. Iceve Rab. ! C. ellipsoideum Elfr. v. notatum n. v. p. 13 (373), t. II, f. 2. Se- micellulae ellipsoideae. membrana punctata. A vert. visae ellipticae, la- teribus non tumidis, membrana medio incrassata. A latere visae fere circulares. 33 « 28 - 10 u.; crass. celi. 16 a, Sydney. C. Willeanum n. sp. p. 14 (374), t. II, f. 4. C. parvum panilo lon- gius quam latum, medio profonde constrictum, sinu lineare, extremo ampliato. Semicellulae depresso hexagonales, angoli laterales acute rotondati, basales dorsualesque late rotondati, latera recta, dorsum truncatum. Membrana punctata, medio granulis parvis, stellatim di- spositis ornata. A vertice visum ellipticum, lateribus medio vix tu- midis, membrana incrassata tricrenata, caeterum membrana punctata. Pyrenoides singuli. 23 » 21 « 4 p. ; crass. celi. 12 a. Sydney. Steht C, pseudoprotuberans Kirch, f. Wille Bidrag t. Norges Ferskvan- dsalg. p. 33, t. I, f. 18 sehr nahe. C. Capitulum Roy etBiss. v. rectangula n. v. p. 12 (372), t. II, f. 20. A f. typ, differt sinu profondo, rectangulo. 19-20 18-19 7 a. ; crass. celi, 10 Sydney. C. tinctum Ralfs v. excisum n. v. p. 11 (371), t. II, f. 6. Zygotae tetraédricae, lateribus leviter concavis v. subrectis, angulis panilo productis, distincte excisis, semicellulis residuis. Membrana cellula- rum brunneola, glabra. Cellulae a vert. aspectae ellipticae, medio non tumidae. 12-16 c; 8-9 ^ 5 [x. ; crass. celi. 4 p.. ; lat. zygot. 15 u. Sydney. C. affine n. sp. p. 3 (363), t. I, f. 25. C. parvum, diametro panilo longius, elliptico circolare, medio sinu lato non profondo, subrecto incisum. Semicellulae fere semicirculares, angolo basali recto obtuso, apice piane rotundatae pyrenoidibus singulis. Membrana achroa, di- stincte punctata. A latere visum subcylindricum, apicibus rotundatis, 502 medio leviter constrictam, a vertice visura ellipticum. 15-19^^14- 16 ì; 9-10 crass. celi. 11 fjt. Albany. C. Quasillus Lund. v. depressa n. v. p. 26 (386), t. I, f. 9. Se- micellulis a latere aspectis dorso truncatis, lateribus medio minus tumidis, a vert. aspectis ellipticis medio utrinque minus tumidis. Py- renoidis bini, 70-65-22 a.; crass. celi. 36 y.,; lat. ap. 21 u. C. Gutwinskìi n. sp. p, 26 (386), 1. 1, f. 28. Mediocre, quarta parte longius quam latum, medio profonde constrictum, sinu lineari, Se- micellulae subtrapezicae, dorso recto, lateribus convexis, angulis in- ferioribus fere rectis. Membrana prope latera et prope dorsum gra- nulis seriatim dispositis, supra basin granulis nonnullis in una serie horizontali, in tumore suprabasali granulis 8 concentrice dispositis ornata. A vert. aspectum ellipticum, medio utrinque tumidum, dorso rotondato. Pyrenoides bini. — 42 ^ 31 ^ 15 y. ; crass. corp. 22 y.; lat. apic. 15 y. Buenos Aires. C. snìatyniense Guiw, v. sydneyensis n. v. p. 15 (375), t. II, f. 3. Lateribus semicellularum inaequaliter 3-crenatis, dorso troncato non retuso. Pyrenoides singoli. Membr. laevis. 19»? 16» 5 y.; crass. celi. 11 fji. Sydney. Euastrum quadriceps Nordst. v. dideltoides n. v. p. 19 (379) t. II, f. 31. Tumoribus 7(3-h4), scrobiculis binis. Membr. hyalina. 170 82^25 y,; lat. lob. poi. 28 y. Sydney. E. Ciastonii n. sp. p. 27 (387), t. II, f. 28. Mediocre, diametro duplo longius, medio profonde constrictum, sinu lineari. Semicellulae fere rectangules, dorso convexo, medio profonde exciso, sinu apicali extremo ampliato, angulis superioribus aculeo parvo praeditis; latera supra basin tumida, sub apice concava. Membrana in area supraba- sali verrucis crebris, rectangularibus 4, in series duas verticales or- dinatis prope angulos verrucis plurimis ornata. A vert. aspectac late ellipticae, medio non tumidae,glateribus utrinque medio verrucis binis ornatae. 57 » 28 » 10 y,; crass. celi. 21 y. Buenos Aires. E. verrucosum Ehrenb. v. Crux australis n. v. p. 18 (378) Gel- lulae F. verrucoso v. iurgidce Wall, simillimae, sed diametro vix longiores, medio profonde constrictae, sinu ampliato. Membrana lu- teola. 1) Forma genuina t. II, f. 26 a. Cellulae a vert. aspectae late- ribus utrinque tumidis, verrucosis, dorso elliptico, 120-125 s; 105- 115^38-40 y,; crass. corp. 57 y. lat. apic. 57-66 y, 2) F. intermedia. Cellula a fronte aspectae supra lobum basa- lem lateribus tumidis, a vert. aspectae ellipticae medio utrinque tu- 503 midse, dorso eliiptico. 130 « 125^^46 ; crass. corp. 65 a.; lat. apio. 77 3) F. evoluta t. II, f. 26 ò. Cellulae a vert. aspectae dorso fere rectangulari, lateribus brevioribus excisis, angulis paullo productis, caeterum ut in forma intermedia. 128'- 117 » 50 a.; crass. corp. 55; lat. apic. 70 Die 3 Formen sind aus Sydney. Die nach den Diagnosen folgenden Beschreibungen sind polnisch ge- schrieben wesshalb ich dieselben nicht verstanden habe; doch sclieint es mir, als ob der Verf. folgende Synonymik vorschlagen wìll. E. verrucosum v. turgidum (= E. iurgidum Wall. Desm. Beng, p. 283, t. XIV, f. 17-18), E. verrucosum v. Grunowii (= E. iurgidum Wall. var. Grun. Sùswass. Diat. u. Despj.. d. Insel Banka p. 11, t. II, f. 22). Staurastrum subcosmarioides n. sp. p. 27 (387), t. I, f. 21. Me- diocre, quarta parte longius quam latum, medio profunde constrictum, membrana glabra, hyalina, tenui. Semicellulae subtrapezicae^ lateribus rectis, dorso piane rotondato, angulis rotundatis. A vert. aspectae triangulares, angulis rotundatis, lateribus rectis. 37 » 27 =» 12 tx, Bu- enos Aires. S. corniculatum Lund. v. australis n. v. p. 20 (380), t. II, f. 15. Angulis rotundatis, vix v. non protractis, muticis, dorso troncato, re- cto, non concavo. Cellulae a vert. aspectae triangulares, augulis ob- tusis, lateribus rectis, area mediana distincte punctata, caeterum membr. glabra. F. granulata t. II, f. 16. Inter praecedentes una cellula membrana, angulis exclusive, granulis parvis tecta. 22-28 « 21-28 » 11-12 a. Sydney. S. muricatum Bréb. v. australis n. v. pag. 23 (383), t. II, f. 19. Minor, granulis paucioribus ; area suprabasalis et apicalis glabrae. 30^25 «14 y.. Churruca Bay. C. Koziowskii n. sp. p. 27 (387), t. II, f. 9. Magnum, fere duplo longius quam latum, medio constrictum, sino extremo paullo am- pliato. Semicellulae lateribus parallelis, rectis, dorso convexo roton- dato, angulis inferioribus rectis, obtusis. A vert. aspectae trìangula- res, lateribus rectis, angulis rotundatis. Membr. luteola, verrucis he- misphaericis, densis, in series verticales dispositis differì a S. cosma^ rioide Nordst. 85 ^ 45 ^ 29 a. Buenos Aires. S. dilatatum Ehrenb. v. insignis n. v. p. 28 (388), t. II, f. 13. St. paullo longius quam latum, sinu mediano non profundo, ampio. Se- 504 micellulae trapezicae, lateribus divergentibus, concavis, dorso lato, ro- tundato truncato, angulis paullo productis, obtusis. A vert. aspect^e quadrangulares, angulis paullo productis, lateribus concavis. 35- 33:^19 a. Buenos Aires. S. bicorne Hauptfl. v. australis n. v. p. 22 (382), t. II, f. 8. Dorso aculeis simplicibus ornato. 42 « 72 « 13 u. Sydney. S. Boergesenii (S. slellafum Boerges. non Reinsch. !) .3. simplicior n. V. p. 29 (389), t. II, f. 7. Dorso aculeis lanceolatis non partitis munito. F. hexagona. Long. corp. sine acuì. 60 y.. ; lat. cum. acuì. 96 a.; lat. isthmi 33 a.; long. acuì, basai, ad 6 u.; long. ac. brach. ad 16 u.; long. ac. dors. ad 11 a. Buenos Aires. S. quadrangolare Bréb. v. americana n. t. p. 28 (388), t. II, f. 11. Sinu minus profondo, valde ampliato. 38 38 20 a. Buenos Aires. Minder wichtige Formen sind. Clo^ierium subjuncidim De Not. f. minor (235:^13 u,; crass. subapic. 10 ui. ; altit. 25 u.) Membr. luteo-fuscescens, longitudinal. striata, striae 11 in 13 a. p. 8 (368). Fenium closterioides Ralfs f. punciata, Mernbr. cellularum distincte sparse punctata, achroa. p. 7 (367), t. I, f. 2, et F. granulata. Membr. cellularum area apicali ex- cepta granulis hemisphaericis praedita. t. I, f. 1. 205-220 30-31 u.; lat. ap. 11-12 li. Pleuroicenium recium Delp. f. australis. Membr. glabra, area apicalis distincte punctata. 270-20^15 £x. ; lat. ap. 10 [X, p. 10 (370), t. I, f. 4. Cosmarium subarctoum Lagerh. i. austra- lis. Cellulis magis angustatis, semicellulis suborbicularibus. A latere visura fere cylindricum, medio vix angustatum. A vert. visura late ellipticum. Pyrenoid. singoli. Membr. tenuis, hyalina, glabra. 18- 11-12:^9 ti.; crass. celi. 10 u. p. 3 (363), t. I, f. 22. Scheint mir, was die Form der Zellen betrifft, eher mit C. globosum Bulnh. (be* sonders *compressura Wille) ùbereinzustimmen. C. mznor (C. /ra- chypleurum v. minor Rac, Desm. ok. Krak. p. 11, f. 5) f. austra- lis. Semicell. sopra isthmum serie horizontali granulorum ornatae. Area dorsualis et area circa tumorem basalem punctata. Pyrenoid. bini. 34ì;30- 10 y..; crass. celi. 18 y. p. 14, t. I, f. 27. C. retusum (Perty) Lund. F. verrucìs semicellularum apicalibus nullis. 30-30:^ 10 y.; crass. celi. 17 y. Membr. cellularum hyalina. Pyrenoid. sin- goli. p. 17 (377). F. angustatum Wittr. f. australis. A fronte visura E. crassicolli simile, lobulis lateralibus apicibusque obtuse rotunda- tis, dorso excavo. A latere visura dorso truncato, a vert. visura late ellipticum, medio ventricosum. Membr. glabra, luteola. Pyrenoid. sin- guli. 29-34 V 17-18 8 y.; crass. 14-15 a.j lat. ap. 10-11 y. p. 5 505 (365), t. II, f. 29. Staurastrum levispinum Biss. f. sydneyensis, Pro- cessus magis elongati, semicellulae a vert. aspectae tetragonae. Long, celi, sine process. 14 u..; lat. celi, sine process.il a.; lat. isthmi 10 [j..; long, process. ad 17 a. p. 19 (379), t. II, f. 10. S. sudspà^eri- ctm Nordst. F. americana: inembr. granulata, area apicalis pun- ctata, 46 33 25 a. p. 27 (387), t. II, f. 22. Abgebildet werden ausserdem Formen von folgenden Arten: Closterium Libellula Focke t. I, f. 14, C*. (Muli.) Nitzsch. V. submoniliferum Klebs t. I, f. 42, C, Cynthia De Not. t. I, f. 36. C. parwlum Naeg. t. I, f. 35. C. moniliferum (Bory) Ehrenb. t. I, f. 37. C. seiaceum Ehrenb. t. I, f. 41. C. pronum t. I, f. 39, 40. C. Delpontei (Klebs) de Toni t. I, f. 43. Pleurotoenium Trabecula /3. granulatum Ralfs. t. 1, f. 5, C. speciosum Lund. t. I, f. 13. C, globosum v. majus Wille t. II, f. 5. C. subarctoum Lagerh, t. I, f. 24. C. pseudopyramidatum Lund. t. I, f. 31, C. pseudopyr, *ste- nonotum Nordst. t. I, f. 32. C. granatum Bréb. t. I, f. 8. (7. beve Rab. t. I, f. 19, 20. Zu dieser Art rechnet Verf. C. lejodermum Gay, C. sp. Reinsch Freshw. alg. Gap. p. 242, f. 10 und C. Meneghini V. subhexagonum Hansg. C. hexastichum Lund. t. 1, f. 17. C. bi- num Nordst. t. I, f. 26, C. supraspeciosum Wolle tab. I, f. 8. C. Phaseolus Bréb. t. I. f. 23. Arthrodesmus incus (Bréb.) Hass. t. IL f. 25. A. hasiiferus Turn. t. II, f. 23. A. arcuaius Josh. t. II, f. 24. Euasirum quadriceps Nordst. t. II, f. 30. E. subincisum Reinsch. t, II, f. 27. Staurastrum orbiculare v. depressum Roy et Biss. t. II, f. 17. aS. connatum (Lund.) Roy et Biss. t. II, f. 14. S. sagiU tarium Nordst. ff. 8-und 10-gona, t. II, f. 18. S. sexangulare /3. productum Nordst. ff. 5-, 6- und 7-gona, t. II, f. 12. Schliesslich erwàhnt Verf. folgende Desmidiaceen ohne ihnen einen Nauien zu geben : Closterium sp. (cfr. calosporum Wittr.) p. 2 (362), t. I, f. 34. Cellulae ad 9 a. crassae, ad 68 p.. longae, 20 a. altae, pyrenoidibus uniseriatis, in utraque semicellula binis. Membr. hyalina, glabra, te- nuis. Albany. C. sp. cfr. calosporum Wittr. p. 10 (370). Membr. dilute luteola, laevis. 116=: 9 y. ; lat. subap. 3 a. altit. celi. 26 y. Sydney. C. sp. cfr. calosporum Wittr. p. 24 (384), t. I, f. 33. 90 1 1 u. ; altit. 30 f/.. Membrana hyalina, laevis. Buenos Aires. Penrum sp. (an phymatosporum Nordst.) p. 2 (362), t. I, f. 12. Long. celi, ad 50 u.; lat. = crass. = 22 y. lat. isthm. 21 y. Membr. a- chroa, distincte dense longitudinaliter striata; pyrenoid. singulh Albany. 506 8. Schroder, B. Ueber schlesische Algen und Characeen (Jahresber. d. Schles. Ges. Vaterl. Cultur. II. Naturwiss. Abth. Bot. 1891, p. 134), Breslau 1892, 8°, 1 pag. Bine kurze Notiz, in welcher erwàhnt wird, dass Herr S. «in der Grunberger Gegend eine grosse Menge interessanter Algen, na- mentlich Desraidiaceen, aufgefunden ». 9. West, W. A contribution to thè freshwater Algae of West Ire- land. (Journ. of Lino. Soc. Bot. voi. XXIX, N. 199-200. London 1892). 8°, 113 pag., 7 tab. 345 species, 6 subspecies, 78 Varietàten und 31 Forraen von De- smidiaceen werden von diesen Gegenden verzeichnet. Folgende Arten, Varietàten und wichtigere Formen sind neu: Spondylosium tetragonum n. sp. p. 115, t. XIX, f. 2. Filis tortis, sine vagina mucosa; cellulae diametro paullo longius, apicibus trun- catis, angulis rotundatis, leviter et latissima^ constrictae, lateribus ro- tundatis; a vert. visse ellipticse; a lat. visse oblongse, leviter constri- ctse. Dim. celi. 8,5-10^10:^8 [x.; crass, 6 [x. Docidium dilatatum Lund. v. subundulatum n. v. p. 118, t. XIX, f. 7. Var. undulis minoribus profundis, cellulis brevioribus, semicel- lulis inflatis medio et membrana forte punctata. Dim. celi. 187 « 15. [X. Pleurotaenium coronatum Rab. v. fluctuatum n. v. p. 118, t. XIX, f. 11. Var. diametro 15-16-plo longius; semicellulis non angustis pojos versus, undulatis in ambitu tote. Long. celi. 670 [x.; lat. ad bas. inflat. 55 a.; lat. ad med. semic. 43 a.; lat. ad ap. 50 [x. Var. robustum n. v. p. 118, t. XIX, f. 12. P. circiter diametro 8-plo longius; serhicellulis cylindricis, leviter subundulatis lateribus, contractis distincte ad apicem extremura. Long. 440 [x,;làt, ad bas. inflat. 57 ; lat. ad med. semicell. 55; lat. ad ap. 48 fx. P. tridentulum (Wolle) v. capitatum n. v. p. 120, t. XXIV, f. 12. Var. semicellulse granulatse, minores inflatse ad basin, apicibus sub- capitatis et glabris, spinis brevioribus. Long. 495 u.; lat. ad bas. semicell. 22,5 [x.; lat. ad ap. 13,5 a. Forma membrana rainus granulata, p. 120. Closterium Pritchardianum Arch. v. minus n. y. p. 121, t. XIX, f. 13. Var. dimidio minus diametro quam forma typica et striis pa- ucioribus. Dim. celi. 300:^12,5 y..; lat. ad ap. 7,5 [x. C. toxon n. sp. p. 121, t. XIX. f. 14. Gl. circiter . diametro 30- plo- longius, linearis, prope reccum, levissime concavnm ad medium inarginis superioris, ■ leviter curvatum- apices subtruncatos versus; 507 massa chlorophyllacea iu modo subspiralis non ordinata, larainìs ob- scuris et cum pyrenoidibus minutis numerosis dispersis, locello di- stincto subapicali corpuscula 2~3 includente. Membrana achroa et non striata. Dim. celi. 220-300 8,5-10 a. C. gracile Bréb. f. gracillima p. 122, t. XIX, f. 15. F. distincte attenuata, quam f. typ. V/2 pio longius. Dim. celi. 440 « 5 [jl. Penium exiguum n. sp. P. parvum, cylindricum, 3-6-plo longius quam latius, medio fere distincte constrictura (nonnunquam non con- strictum), apicibus truncatis (nonnunquam amplioribus; membrana delicatissime granulata, granulis irregulariter dispositis, achroa; py- renoidibus 2-3 in utroque semicellula in serie liniari ordinatis; lo- cello subapicali corpuscula mobilia includente. Dim. celi. 18,5-37 « 4-8,5 a. P. digitus Bréb. v. constrictum n. v. p. 127. P. diametro 6-8-plo longius, apicibus truncatis, distincte sed late constrictum. Long. 353- 405 [X.; lat. in centro 47-55 a.; lat. max. 55-65 u. P. interruptum Bréb. v. sectnm n. y. p. 127. Var. apicibus re- pente truncatis; membrana rufescente. Long. 258 a.; lat. mac. 47 a.; lat. ad ap. 20-22 a. P. suboctangulare n. sp. pag. 128, t. XXIV, f. 20. P. minutum, circ. IVo-plo longius quam latius, oblungo ellipticum, apicibus late rotundatis, membrana glabra et achroa; zygosporae quadratae oblon- gseve angulis truncatis subretusisque, e vert. et e lat. visae ellipticae, membrana crassa et rufescente. Dim. celi. 14-16 « 10 tx.; long, zygosp. 25-28 [X.; lat. 20-25 a.; crass. 18 y.. P. minutum Cleve v. crassum n. v. p. 130, t. XX, f. 1. Var. dia- metro 4Y2-plo longius, apices versus attenuata, lateribus subrectis, constrictione distincta sed levi. Dim. celi. 71-85 16-18 13-14 a.; lat. ap. 12,5 y, F. punctaia Membr. distincte punctata. Dim. celi. 77 18 y. ; lat. ap. 13 y. Pag. 130, t. XX, f. 2. F. infiaia Diametro 3Y4-4-plo longius; semicellulis distincte in- flatis^ Dim. celi. 65-80ìj20-21 y. lat. apic. 13,5-15 y. Pag. 130, t. XX, f. 3. Var. undulatum n. v. p. 130, t. XX, f. 4. Semicellulis regulariter sed leve 5-undulatis utrobique. Dim. celi, 101 ^ 12,5 y, ; lat. ap. 9 y. Cylindrocystis diplospora Lund * major n. subsp. p. 131, t. XX, f. 5. Permagna, diametro duplo longior, medio non constricta sed subplana, utroquo polo rotondata; a vert. visa circularis; membr. achroa, glabra. Dim. celi. 102 ^ 48 y. 508 Mesotaenium De-Greyiì Turn. v. breve n. v. p. 131, t. XX, f. 6. Multum brevior quara f. tvp. Dim. celi. 58^21-22 a. Tetmemorus granulatus Ralfs v. attenuatus n. v. p. 132, t. XX, f. 7. Apicibus attenuatis et subconstrictis. Dim. celi. 170-182^30^ 22-25 a.; lat. ad ap. 15-17 y.. ; lat. sub. ap. 15 a. SpirotaBnia blspiralis n. sp. p. 133, t. XX. f. 8. S. fusiformis, in gelatina matricale nidulans, diametro 5-plo longior, apicibus subtrun- catis, massa chlorophyllacea in fasciis spiralibus gracilibus duobus, anfractibus densis circiter novem. Dim. celi. 86-100 « 18-20 y.; lat. ap. 4-6 a. Micrasterias rotata Ralfs f. granulata p. 134. F. membr. irregu- lariter sparsimque sed distinctissime granulata. M. papillifera v. glabra Nordst. f. inflata p. 135, t. XX, f. 10. F. semicellulis iuflatione ad basin instructis. Dim. celi. 84 « 84 - 15 a. ; crass. 29 a. Euastrum pyramidatum n. sp. p. 139, t. XX, f. 13. E parvum, diametro subduplo longius, profonde constrictum, sinu lineari extremo ampliato, semicellulae pyramidato-truncatae, lateribus concavis api- cem versus, undulis duabus levissimis prope basin, subemarginat?e apice ; a vert. visse rhomboideae, angulis rotundatis et lateribus con- vexis; a lat. visse trigono-pyramidatse, lateribus concavis; membrana Isevis; porenoidibus singulis. Dim. celi. 25-27^16-18^3,5-4 fx. ; lat. ap. 9-10 u.; crass. 12,5 a. E. binale Ralfs. Forma àtans F. sinu lato rectangulareque re- pente angusto extremo leviter ampliato. Dim. celi. 11 - 10-11 « 2,5-3 a, crass. 6 u. Pag. 140, t. XX, f. 14. *SUbelobatum n. subsp. p. 140, t. XX, f. 15. E. parvum, diametro l^g-plo longius, profonde constrictum, sinu lineari extremo ampliato; semicellulae trapezoideae, angulis inferioribus rectangularibus biundu- latis, lateribus superioribus convergentibus uniundulatis, late emar- ginatse apice; a vert. visse uudulato-rhornboidese ; a lat. visse subro- tundse, papilla mediana apice lateribusque; membr. glabra. Dim. celi. 26 « 18 « 5 y.; crass. 12,5 a. E. crassangulatum Bòrg. v. ornatum n. v. p. 140, t. XX, f. 16. Semicellulae granulis sex medio (quinque annoio circa granulum cen- tralem) et granulse sex intra ambitum, Dim. celi. 27 « 17,5^4,5 y.; crass. 14 y, E. denticulatum Gay v. granulatum n. v. p. 141, t. XX, f. 17. Semicelluke granulis tribus (nec quinque) medio basin versus; rnem- 509 brana granulatiore; angulìs superioribus sino dentibus acutis. Dim. celi. 18 '•18'- 4 a.; crass. 9 E. Turnerii n. sp. p. 141, t. XX, f. 18. E. siibparvum, diametro P/g-plo longius, profuude constrictum, sinu lineari extremo ampliato; semicellulae trapezoideae quinquelobae, lobo polari undulis parvis qua- tuor, anguste inciso, spino divergente ad angulos papilla, infra spi- nam, lobis lateralibus truncato-emargiuatìs ; membrana granulata gla- bra medium versus, projectione mediana granulata ad apicem; a vert. visae ellipticae (projectione mediana conspecta); a lat. visse triangula> to-ovatae apiculatse. Dim. celi. 50 33 9 p. ; lat. lob. poi. 23 p.. ; crass. 20 Als eine Form dieser Art liàlt Verf. Euastrum sp. Nordst. Fr. Wat. Alg. p. 35, t. Ili, f. 11. E. scitum n. sp. p. 141, t. XXIV, f. 13. — E. submediocre, tertia parte longius quam latius, ambitu profunde crenatum, truncato-elli- pticum, profunde constrictum, sinu lineari angusto extremo ampliato; semicellulae seraicirculares, margine laterali unoquoque 4-crenata (duo- bus in medio parvioribus), crenis granulatis, apice late inciso ; a vert. visse ellipticae, inflatione mediana troncata; a lat. visse quadrato-ob- longse, inflatione troncata ad basin. Dira. celi. 42^31 ^ 8,5 [x.; crass. 18 pi. Cosmarium plicatum Reinsch v. Hibernicum n. v. p. 142, t. XXIV, f. 9. Var. leviter constricta infra, apicibus convexis, membr. pun- ctata. Dim. celi. 90 47 ^ 18 a. B. tatricum Rac. v. sphaerullferum n. v. pag. 142, t. XX, f. 19. Var. major quam f. typ.; semicellulae granulis 10 levibus (sed di- stinctis), cum 7 intra ambitum regulariter dispositis, tribus reliquis prope isthmum; cellulae a latere coiispecUe distincte constrictse. Dira, celi. 45 25 w 15 pi.; lat. ap. 18,5 a.; crass. 14 a. C. eductum Roy et Biss. v. angustatum n. v. p. 143, t. XX, f. 20. Var. minor, apicibus angustioribus, constrictione profundiore; mem- brana delicatissima ted distincte punctata. Dim. celi. 30^21,5^6,5 y„; long. part. prod. 3,5-4 y.; lat. sub ap. 14 y. ; lat. ap. 11- 12,5 y. C. obsoletum Reinsch. v. angustatum n. v. p. 144, t. XXIV, f. 22. Var. longius quam latum, semicellulae subcirculares, marginibus la- teralibus subrectis, leviter productse ad basin, apicibus incrassatis. Dim. celi. 42,5-34-11 y. Scheint mir ehor zu C\ srnolanclwitm Lund. zu gehoren. C. pseudopyramìdatum Lund. f. subrecUmgularh p. 145, t. XX, 33 510 f. 21. F. senalcGllulìs subrectangularibus, a lat. visis pyramido-oblon- gis. Dim. celi. 59 v 30 ^ 10 C. SUCCisum n. sp. p. 146, t. XX, f. 22,23. C. parvum, tam lon- gum quam latum, modice constrictum, sinu aperto cum extremo an- gusto et brevi; semicellulae elliptico-hexagonse, apice |late truncatae (nonnunquam subconcavo); a vert. visae subellipticae, medio leviter subturaidae; a lat. visae circulares; membr. levis et fere rufescens; pyrenoid. singulis. Dim. celi. 10-12,5 v 11-12,5 ^ 3,5-5 crass. 6 fx. C. venustum Arch. v. hypohexagonum n. v. p. 147, t. XXI, f. 1. Semicellulae truncato-pyramidatae , marginibus lateralibus insignite tricrenatis; membrana distincte callosa ad apicera incisuarum par- varum et ad medium ; a lat. visae late ovatae. Dim. celi. 36-38 « 23-25 7, 5*8,5 u.; lat. ap. 17-18 a.; crass. 16 [x. Scheint dem Ref. allzu viel von C. venustum abzuweichen, um zu dieser Art gerechnet werden zu kònnen; die pjramidale Forra der Zellhàlften, die spitzwinkeligen Einkerbungen, der nicht eìugebogene Scheitei trennen dieselbe von dieser Art. Siehe Wittrock Skandi- nav. Desm. p. 7 ! F. incrassata p. 148, t. XXIV, f. 27. F. subtricrenata, membrana forte incrassata inter undulas. Dim. celi. 25 ^ 20 5 a.; crass. 11 /x. C. perpusìllum n. sp. p. 148, t. XXI, f. 2. C. rninutum, paullo longius quam latum, profundissime constrictuni, sinu lineari angusto, extremo ampliato; semicellulae subhexagonce, marginibus lateralibus superioribus triundulatae (angulos includente), apice late truncatae et subconcavae; a vert. visae eilipticae; a lat. visae subquadratae, angulis rotundatis; membr. laevis; pyrenoid. singulis. Dira. celi. 11 9,5 [x.; crass. 5 a. Ist sehr wenig von gewissen Formen von C. Meneghini! Bréb. verschieden. C. obliquum Nordst, v. trigonum n. v. p. 149, t. XXIV, f. 15. Semicell. a vert. visae trigonae, lateribus subrectis. C. Regnesii Reinsch v. tritum n. v. p. 149, t. XVI, f. 3. Haec f. typica differt absentia dentium parvorum. i C. subdanicum p. 150, t. XXI, f. 4. C. parvum, circiter tam lon- | gum quarn latum, incisura mediana profunde lineari (extremo am- pliata); semicellulae subtrapezicae, lateribus subconvexis binis papillis brevissimis emarginatis instructse, in apice truncato quinqiie crenis j levissimis preditae; a vert. visae eilipticae, medio leviter subturaidae; i a lat. visae subcirculares ; merabr. laevis ; pyrenoid. singulis. Dira. celi. : 17,5i?14;?4 (X.; lat. ap. 11 u.; crass. 8,5 a. 511 C. subcrenatum Hantzsch v. divaricatum Wille. Forma crenis la- teralibus siib-bidentulatis, et granulae semicellularum in series 3 ver- ticales dispositae. C. Nuttallii n. sp. p. 151, t. XXI, f. 5, C. mediocre, diametro cir- citer 1 Ygplo longius, modico coastrictum, sinu sublineari et intror- sum ampliato; semicell. subseraiorbiculares, angulis inferioribus sub- rectangularibus in ambitu (10) undulatae, granulis 4 intra utrumque marginem lateralera (uno sub utraqne duarurn inferiorum undularum et duobus sub undula tertia de basi), et 4 ad apicem (uno utroque parvo sinui, quarto infra granulum centralem); a vert. visse subel- liptica3, polis truDcatis leviter tetraundulatis, medio inflatae; a lai vism quadrato-ovales, apice tetraundulatae , inflatse versus basin; istbmus a vert. visse oblongo-truncatus ; mernbr. dense et minute punctata, medio Isevi et incrassata; pyrenoid. binis. Dim. celi. 45^ 32vl6, 11 y.; crass. 23 Ist sehr wenig von C. subundulatum Wille verschieden. C. Brebisonii Menegh. f. erosa pag. 152. tab. XXI, fig. 6. F. dorso subglabrato et subtruncato. Dim. celi. 95^^70^25 [x.; crass. 47,5 f... C. conspersum Ralfs v. subrotundatum n. v. p. 152, t. XXI, f. 7. Var. angulis superioribus semicellularum rotundatioribus quam in var. rotundato Wittr.; granulis niimerosioribus in series horizonta- les (circ. 12) , in series verticales (circ. 21) ordinatis. Dim. celi. 84 « 82 w 30 [Ji.; crass. 42 ix. C. sphderoideum n. sp. p. 153, t. XXI, f, 8. C. mediocre, diame- tro IV2PR longius, profonde constrictum, sinu angusto introrsum fere ampliato; semicellulse late ovales et subcomplanatse ad basin; granulis magnis in quincuncem ordinatis (circ. 11 obliquis seriebus); a vert. conspectse ellipticse; a lat. visse subrotundse ; pyrenoid. binis. Dim. celi. 63^ 38 V 10-14 (x.; crass. 27 [x, C. subpunctulatuìTi Nordst. v. BoergeseniI n. v. (C. subpunctula- tum f. Borges. Bornli. Desrn. p. 144, t. 6, f. 4) p. 154, t. XXI, f. 9. Granulis validioribus, iis (circ. 8) ad medium submajoribus, seriebus transversis duabus, apicibus distincte sed minute granulatis. Dim. celi. 29^^ 28 ^ 9 u. Ist mit Bòrgesens Form, was die Form der Zellhàlften betrifft, nicht vollstàndig ideatiseli. C. Arnellii Boldt f. compressa p. 154, t. XXI, f. 10. F. parvior relative latior quam f. tjp., seriebus transversis granulorum validio- ribus et propioribns basi se nicellularum. Dim. celi. 42^37^16 [x. 512 C. synthiibomenum u. sp. p. 154, t. XXI, f. 11. C. perpusillam, circ. tam longura quam latum, leviter constrictura, sinu lato et ob- tuso; semicellulae ellìpticae et corapressae, granulis parvis exilibus decera circiter ìq arabitu; a vert. visae ellipticse; a lat. visae subcir- culares; raerabr. leviter et sparsim subgranulata; pyrenoid. biois. Dira, celi. 12-12,5=^11-12,5^8-9 a.; crass. 6-8 a. C. botrytis Menegh. v. mediolaeve n. v. p. 155, t. XXI, f. 12. Se- raicellulae apice subtruncato subretuso glabrato, granulis conceutrice et radiate dispositis, raediura versus parvioribus, ad raediura glabrae; a vert. visa? ellipticae, lateribus corapressis; a lat. visaB oblongo-elli- pticae, lateribus subrectis ; pyrenoidibus biuis. Dira. celi. 65-70 ^55- 59-15 u.; crass. 25-27 m. C. confusum Cooke *ambiguum ii. subsp. p. 156, t. XXI, f. 13. C. mediocre, diametro quarto parte longius, profonde constrictura; sino lineari extremo ampliato; semicellulae breviter subpyramidatie, late truncatae ad apicem, angulis inferioribus et superioribus rotundatis, granulis magnis subconcentrice ordinatis (nudae ad apicem); a vert. visae ellipticre; a lat. visae circulares, granulis in circ. 6 seriebus transversis longitudiualibusque ; pyrenoid. binis. Dira, cell.50-52- 42-43^12-13 y.; crass. 28 y. C. Boeckii Wille *bipapillatum n. subsp, p. 157, t. XXI, f. 14. C mediocre, paolo longius quam latum, profonde constrictnm, sinu angusto et lineari ; semicellulae semicircularo-trapezicae, dorso trun- catae et tetraundulatae, granulis circ. quinque ad marginem lateralem unumquemque, granulorum seriebus dnobus intra marginem; series exterior granulis 13, series interior interrupta granulis 7, in medio cura papillis binis longitudinaliter dispositis; a vert. visae ellipticae, papillam medianam unam ostendens;a lat. visae subcirculares, utro- bique papillis binis. Dim. celi. 34^28^9 y.; crass. 17 y. C. Kjellmanii v. ornatum Wille Forma granulis in series 4 ver- ticales dispositis p. 158. C. isthmum West f. ^ibernica p. 159, t. XXI, f. 15. F. major, angulis inferioribus rotundatioribus, isthmo latiore; pyrenoid. singulis et magnis. Dira. celi. 50-53 - 31 =; 19-21 y. C. moniliforme Ralfs Forma semicellulis subrotundatis (levissime subangularibus). Dim. celi. 38-42 « 18-20 ^ 4-5 y. C. connatum Bréb. v. truncatum n. v. p. 161, t. XXI. f. 16. Var. apicibus truncatis et incisura mediana profundiore constricta. Dim. celi. 105 V 75 ^ 45 y. C. pseudoconnatum Xordst v. constrictum n. v. p. 16), t. XXI, 513 f. 17. Var. ìnsigQÌs et major, a f. typ. differt multum profundiore constrictione. Dim. celi. 65 43 ì; 26 a. C. obcuneatum n. sp. p. 162, t. XXI, f. 18. C. parvum, circ. Spio longius quam latius, medio leviter constrictum ; semicellulm ob- longo-pyramidatae, truncatae et subretusae ad apicem ; a vert. conspe- ctaB circulares; membr. irregulariter punctata. Zygosp. globosae, acu- leis siraplicibus longis raunitm. Dim. celi. 42 15 a.; lat. ap. 10 p..; diam. zj^gosp. 29 a.; long. acuì. 10-12- a. C. (Pleu7^otceniopsis) hibernicum n. sp. p. 163, t. XXI, f. 19. C. magnum, diametro circ. duplo longius, incisura mediana latissima et brevi, semicellulaB subrotundatae, apicibus late rotundatis ; a vert. visse circulares; membr. laevis. Massa chlorophyllacea in laminis pa- rietalibus dispositis irregulariter. Diara. celi. 90 jì 45 a. Xanthidium armatum Bréb. v. irregularius n. v. p. 164, tab. XXII, f. 1. Semicell. suboctangulares sinu aperto (nec lineari); processibus subirregularibus irregulariter dispositis, aliis ad spinas siraplices cur- vatas reductis. Long, sine proc. 160-165 a.; lat. sine proc. 95-107 a.; cura proc. 110-123 p..; lat. ap. 55-59 p.; lat. isthra. 41-50 p. X. cristatum Bréb. f. angidaium p. 165, t. XXII, f. 3. F. distincte angularis, spinis rectis ad angulos et membr. punctata. Dim. celi, sine spin. 51 - 40-43 s? 12,5 p.; lat. cura spin. 62 p.; lat. ap, 22 a.; crass. 22.5 p, X. subhastiferum n. sp. p. 166, t. XXII, f. 4. X. tam longum quam latum, incisura mediana profonda acutangola aperta ; semicell. ob- longo-ellipticse, cura duo spinis singulis divergentibus ad utrumque latus; a vert. visse elliptic88 cura spina una exhibente ad apices; a lat. visae rotundatse ; membr. Isevis in centro semicellularum incras- sato. Dim. celi. 54^50^19 p.; crass. 27 p.; long, spin. 12.5-18 p. X. Smithii Arch. v. collum n. v. p. 166, t. XXII, f. 5. Var..spinis tribus ad angulos superiores; marginibus lateralibus et polis conca- vis, incisura lata et quadrata cnra angulis incisurae latra et quadratra rotundatis; isthmo longo. Diam. celi, sine spin. 30 25 9 p.; lat. ap. 20 p.; crass. 15 p.; long. spin. 5-7,5 p. X. apiculiferum n. sp. p. 167, t. XXIV, f. 17. X. pusillum, tam longum quam latum, medio raodice constrictum, sinu angusto extror- sum dilatato; semicell. trapezoido-pyramidatra, apicibus late truncatis spinas binas breves medium gerentibus, angulis inferioribus subrotun- datis spinam unarn brevem gerentibus, angulis superioribus spinas binas breves gerentibus; a vert. visra ellipticra brevi spina ad unurn- quemque polum, medio utroque latore tumore pusillo; a lat. visra sub- 514 circulares. Dim. celi, cum spin. 12,5 ì; 12,5 [x.; sine spia. 11,5 s 12 5 a.; crass. 6,5 p. Arthrodesmus Ralfsii n. sp. p. 168, (A. Incus Ralfs Brit. Desm. p. 102, t. XX, f. 4, e. h.). A. mediocre; cellula© diametro l^gP^o longius (sine aculeis), modico j constrictum, sinu lato et aperto ; se- miceli, latissime campanulatae, angulis inferioribus gibbosis, angulis superioribus spinis longis validis subinflexis adornatis, apicibus sub- concavis;a vert. visae anguste eliipticae, spina longa valida ad polum utrumque; membr. glabra. A. elegans n. sp. p. 169, t. XXII, f. 7. A. mediocre, panilo lon- gior quam latius (sinu aculeis), profunde constrictus, sinu subrectan- gulari extremo obtuso; semicell. obverse semiorbiculares, raargiaibus lateralibas superioribus in spinis longis et subcon vergentibus atte- nuatis, spinis binis brevibus delicatis truncato-bifurcatis intra mar- gines laterales ornatse; dorso couvexo spinis 6-8 brevibus delicatis truncato-bifurcatis ornatse ; a vert. visa3 eliipticae, spinas breves lon- gasque ostendentes; membr. glabra. Dim. cell.sine spin.30 « 27 • 10 a.; cnm spin. 38^65 [x.; crass. sine spin. 13 [x,; cum spin. 25 y., A. bifidus Bréb. v, latodivergens n. v. p. 169, t. XXII. f. 8. A. minimus; tam longus quam latus, sinu late exciso; semicell. obverse triangulares , marginibus lateralibus snbrectis apice recto, spinis duabus late divergentibus ad angulum unumquemque ; a vert. visae eliipticae, spina una ad polum unumquemque; membr. glabra. Dim. celi, cum spin. 18^:18 (x.; sine spin. 12,5 12,5 a. crass. 6,5 a. A.? glaucescens Wittr. f. convexa p. 170, t. XXII, f. 10. F. paulo longior quam latuui, minor apicibus convexis (nec retusis). Dim. celi, cum spin. 12 ì; 12,5 5 ^a.; lat. sine spin. 10 crass. 6,5 fx. Staurastrum dejectum Bréb. v. inflatum n. v. p. 170, t. XXII, f. 11. Var. multo major, semicellulis ellipticioribus et inflatis, spinis brevioribus (extrorsum versis). Dim. sine spin. 43:^52^12 ^a. S. corniculatum Lund. v. spinigerum n. v. p. 171, t. XXII, f. 12. Var. minor, spinis distinctis ad apices angulorum, et isthmo angu- stiore. Dim. sine spin. 28 ^25 5^11,5 /j.. Scheint mir eher zu C. connatum Roy et Biss. gerechnet werden zu kònnen. Cfr. S. connatum Spencerianum (Mask.) Nordst. ! S. minutìssimum Reinsch v. constrictum n. v. p. 172, t. XXIV, f. 14. Var. major et profundis constricta quam f. tjp.; semicellulae a vert. visae trigona, lateribus subconcavis. Dim. celi. 16 v 17,5 ^ 9 u. S. 0' Mearii Arch. v. minutum n. v. p. 172, t. XXII, f. 15. S. mi- nutum, brevius quam latius, minus quam f. typ., spinis longioribus, 515 apicibus subcoiicavis; semicell. a vert. visae angulis acutissimi?. Dim. sine spio. 7-8 - 10 5 u..; long. spia. 10 u. S. curvatum n. sp. p. 172, t. XXII, f. 13. S. mediocre, latius quam longius, profonde constrictum, sinu subrectangulari estremo obtuso; semicell. (extrorsum) lunatae, dorso concavse, utroque fine in aculeum longum gracilem divergentem'attenuato ; a vert. visse trian- gulares, lateribus concavi?, angulis in aculeum longum gracilem pro« ductis; membr. glabra. Dim. sine spin. 25 ^ 20 ^ 5-6 a.; long. spin. 20 [x. S. iaculiferum n. sp. p. 172, t. XXII, f. 14. S. parvuin, circ. 1 ^2 pio longius quam latius, profonde constrictum, sinu acutangulo et amplissimo; semicell. cuneatse cum lateribus convexis et subconvexse ad apices, angulis superioribus cum spinis validi? longissimis diver- gentibus; a vert. visse trigonse, lateribus subconvexis et spina una ad utrumque angulum, Membr. laevis. Dim. celi, sine acuì. 27-30^ 17-20 V 7-7,5 a.; long. acuì. 30-38 a. S. oligacanthum Bréb. v. incisum n. v. p. 173, t. XXII, f. 17. Se- micell. rnarginibus lateralibus inferioribus incisis; a vert. visse trian- gulatse, lateribus leviter convexis. Dim. celi. 39 ^ 40 « 22,5 y-. S. avicula Bréb. v. verrucosum n. v. p. 174, t. XXIII, f. 2. Var. membr. distiucte verrucosa. Dim. celi. 22.5-26 - 33-37 10 y. S. spongiosum Bréb. v. perbifldum n. v. p. 175, t. XXIII, f. 3. Var. spinis longioribus et profonde furcatis. Dim. celi, sine spin. 42 38 « 15 y..; dim. celi, cum spin. 52 » 52 a. S. teliferum Ralfs f. obtusa p. 175, t. XXIV, f. 6. F. spinis bre- vibus obtusisque. Dira. celi, sine spin. 45w39::5l2,5 y,; long, cura spin. 50 y.; lat. cum spin. 45 y. S. trachynotum n. sp. (S. saxonicum Reinsch., 1867) v. annulatum n. V. p. 176, t. XXIV, f. 16. Var. cum annoio uno granulorura ma- gnoruin ad basin semicellulae. Dira. celi, cum spin. 48 55 40 ì; 14 y.; lat. sine spin. 35 y. S. subscabrum f. scabrior p. 176, t. XXIII, f. 4. F. membrana asperiore, prsesertim ad apices. Dim. celi. 40^35-37=; 10 y. S. trachygonum n. sp. p. 176, t. XXIII, f. 5. S. parvum, paulo longius quam latius, modico constrictum, sinu subaperto ; semicell. subellipticae apice truncatm, spinis brevibus ad angulos apicesque prse- ditae (oonnullis truncatis); a vert. visse triangulatse, lateribus subcon- cavis, angulis rotundatis cum annoio spinarum brevium circa cen- trum glabrum. Dim. celi. 32,5 28 7,5 y. S. hibernicum n. sp. p. 177, t.-XXllI, f. 6. S. mediocre, fere quarta parte longius quam latius, profonde constrictum, sinu lineari et an- 516 gusto; semicell. subtrapezicae, angulis rotundatis ; a vert. visae trian- gulat;B, lateribus rectis, angulis late rotundatis; membr. laevis. Dim. celi. 65 ^ 52 ^ 18 a. I S. pygmaeum Bréb. v. trilineatnm n. v. p. 177, t. XXIII, f. 7. Se- micell. a fronte visae scabriores quam f. typ., apice extremo trun- catae; a vert. visae triangulares, angulis rotundatis et lateribus sub- rectis, serie subcurvata una granulorum raajorura intra marginem subrecturn unumquemquem. Haec var. major quarn f. typ. est. Dim. celi. 48 40 15 u. S. subpygmaeum n. sp. p. 178, t. XXIII, f. 8. S. mediocre, circ. tam longum quam latum, profunde constrictum, sinu subrectangulari extremo obtuso; semicell. latissime cuneatae, ambitu glabrae, dorso subconvexa?, marginibus lateralibus levitar convexis, angulis subraa- millatis; membrana delicate punctata. Dim. celi. 42-45 ^ 43 ^ 16 a. S. pyramidatum n. sp. p. 179 (S. muricatnm v. acutum Fr. Wat. Aìg. N. Wales p. 294, t. 5, f. 14). S. mediocre, quinta parte longius quam latius, sinu lineari , semicell. pyramidato-truncatse, marginibus lateralibus leviter convexis apicibus truncatis et rectis vel levissime retusis; a vert. visae triangulares, lateribus convexis, angulis late rotundatis; membr. spinis acutis irregulariter dispositis vestita. Dim. celi, sine spiri. 60 - 50 ^ 20 pt.; cum spin. 68 r 55 a. S. amoBnum v. brasiliense Borges. Forma seriebus duabus tran- sversis granulorum ad basin semicellularum ; a vert. visa trigona, lateralibus concavis; a basi visa margine 20-crenata. Dim. celi. 38 5^22 5^13 a.; lat. ad bas. semicell. 20 jx. S. arcuatum Nordst. v. guitanense n. v. p. ISl, t. XXIII. f. 10. A f. typ. differì isthmo latiore, processibus brevioribus cum delica- tioribus spinis ad apices processuum, prominentiis brevioribus bifidis, longitudine [relative majore.' Long, sine spin. 25 a.; lat. cum spin. 40 a.; lat. isthm. 14 a. S. gracile Ralfs •^bulbosum n. subsp. p. 182, t, XXIII, f. 11. S. magnum, lYj-2plo latius quam longius (cum processibus), modico constrictum, sinu acuto; semicell. gracile campanulatae; e base turgi- do, angulis superioribus in processibus longis denticulatis cura apici- bus bifidis attenuatis; a vert. visas triradiatae, serie granulorum par- vorum intra marginem. Dim. celi, cura proc. 52 95 - 11 u.; lat. max. prope bas. semicell. 18 y. S. paradoxum Mey. v. nodulosum n. v. p. 182. t. XXIII, f. 13. Var. minor apicibus processuum leviter trifurcatis ; semicell. a vert. 517 visae trianguìares, lateribus binodulosis. Dira. celi, cura proc. 33 ^ 27,5-30^5 [ji,; long, sine proc. 14 ij.. S. natator n. sp. p. 183, t. XXIII, f. 14. S. mediocre, circ. dua- bus partibus longius quam latius, raodice constrictura ; iricisura parva et aperta; seraicell. subquadrangulares, marginibus lateralibus leviter crenatis, verrucis raucronatis magnis tribus ad polos; angulis supe- rioribus productis in processibus denticulatis divergentibus, apice tri- dentatis; a vert. visae ellipticae,!processibus productis ad polos; pro- jectione prominente troncata centrali in medio, seriebus duabus ver- rucarum subquadratarum intra marginem ordiuatis; a lat. visae sub- rotundae projectione mediana, processu conspecto inter verrucas binas. Dira. celi, cura proc. 67 ^ 75 « 12,5 [x,; long, sine proc. 38,5 fx.; lat. ad bas. seraicell. 20 [x.; lat. ap. sine proc. 25 a.; long. proc. 30-32,5 a.; crass. 21,5 [x. S. Archerii n. sp. p. 183, t. XXIII, f. 15. S. raagnum, subduplo longius quam latius (sine process.), emarginatum ad medium; semi- cell. breviter cuneatae, apice convexo glabratoque, marginibus late- ralibus subrectis, angulis superioribus in processibus longissimis gra- cilibus radiatis denticulis productis, subcurvatis extrorsum, apicibus tridentatis; a vert. conspectae circulares, processibus radiatis denti- culatis, apicibus tridentatis; inembr. glabra. Dira, sine proc. 69-78 :^43AS^24 [X.; lat. cura proc. 130-140 p.; max. long. proc. 50 p.. S. Pseudosebaldi Wille *duacense n. subsp, p. 184, t. XXIV, f. 1. S. mediocre, subduplo latius quam longius; seraicell. obcuneatae ad basin non inflatae, apicibus verrucis bifurcatis praeditse, angulis su- perìoribus productis in radium denticulatum rectum bifidum ad api- cera, cura verruca insigni ad basin interiorem radii ; a vert. visse biradiatse ad centrum multura inflatae, glabrae, apicibus exhibentibus spinam unam. Dira. celi. 32-35 - 55-60 1 1 ^x,; crass. in med. 18 fx. S. anatinum Cooke et Wills v. truncatum n. v. p. 185, t. XXIV, f. 2. Var. cura apicibus semicellularura truncatis et verrucis mino- ribus; angulis contractis ad bases radiorum. Dira. celi, cura proc. 58-65 95-100 ^18-20 fx. ^biradiatum n. subsp. p. 185, t. XXIV, f. 3. S. submagnum, duplo latius quam longius (cura process,), profonde constrictum, sinu sub- lineari; seraicell. obverse elliptico-semicirculares, lateribus subver- rucosis, angulis (superioribus) in processibus robustis rectis granula- tis productis, apice trifidis, dorso levissime convexo, verrucis nurae- rosis emarginato-bifidis, serie verrucarum similarum intra marginem; a vert. visse fusiforraes, utrinque verrucis niunerosis emarginato-bi- 518 fidis instructis, serie una verrucarum similarum intra raarginem unum- quemque, processibus granulatis apicibus trifurcatis. Dim. celi, cum proc. 40 ^ 82 »» 8 u. crass. 23 u. S. arachnoides n. sp. p. 186, t. XXIV, f. 4, S. mediocre, modice con- strictum, sìqu lato et obtuso; semicell. lat. camp anulatae, apicibus truncatis granulis emarginatis praeditis, processibus longis gracillimis denticulatis leviter incurvatis ad angulos superiores, apicibus triden- ticulatis; a vert. visae anuulo granulorum novem intra marginem, pentaradiatae, processibus longis attenuatis subflexis. Dim. celi, cum proc. 37^67-71 «9 u,; lat. sine proc. 20 y..; long. proc. 25-27 u. Abgebildet werden ausserdem Formen von folgenden Arten: SphcBrozosma Auhertianum West t. XIX, f. 1. iS. pulchrum v. iriquetrum Lund. t. XIX, f. 3. Locidium dilatatum Lund. t. XIX, f. 5,6. Pleurotcenium coronatum Rab. t. XIX, f. 8-10. Closierium cubale Rréb. t. XIX, f. 16. C. monili ferum Ehrenb. (cum Chy tridio) t. XVIII, f. 16. Peniu7n adelochondrum Elfv. t. XIX, f. 19. 'Sleso- tcenium chlamydosporum De Bar. t. XXIV, f. 8. Micrasierias pin- natifida Ralfs t. XX, f. 9. Euastrum verrucosxi^m v. coarctaium Delp. t. XX, f. 11. E. pecimaium Bréb. t. XXIV, f. 7. E. elegaxis Kùtz. t. XX, f. 12. Cosmarium pygmceum Arch. t. XX, f. 24. C. Sleneghinii v. Wollei Lagerh. t. XXIV, f. 18 (f. monstr.). C- tenue Arch. t. XX, f. 25. C, suhpi'otumidum Nordst. t. XXIV, f. 21. C. arctoiLin Nordst. t. XXIV, f. 24. C. Cucurbita Bréb. t. XXIV, f. 25. C. elegantissimum Lund. t. XXIV, f. 10. C. spec. abnorm. t. XIX, f. 4. Xanihidiurn antilopceum Kiitz. t. XXII, f. 2. Arthrodesmus triangularis Lagerh. t. XXIV, f. 19. A. Incus Hass. t. XXIV, f. 11. A. texiuissimus Arch. t. XXII, f. 9. Staurastrum megalonothum Nordst. t. XXIII, f. 1. S. polytrichum Perty t. XXII, f. 18. S. pa- radoxuxn Mey. t. XXIII, f. 12. S. cristatum Arch. t. XXII, f. 16. In der Synonymk macht Verf. (ausser den obenerwàhnten) folgende Aenderungen : Sphaerozosma pygmaeum n. sp. (S. pygma^um Cooke Brit. Desm. p. 5, pi. 2, f. 5, non Rab. FI. Eur. Alg. Ili, p. 150) p. 116. Wenn S. pygmceum Cooke I. c. als eigene Art aufgestellt wird, soli sie wohi einen neuen Namen erhalten. Ist aber S. pygmaeum Cooke wirkiich wesentlich Cosmarium pygmaeum Arch. (Spheerozosma pygmaeum Rab.) unàhniich? Onychonema filiforme (Ehrenb.) Roy et Biss. (0. Nordstedtiana Turn.) p. 116. M. Jenneri v. simplex West Fr. Wat. Alg. N, Wales, p. 287, 519 t. VI, f. 34 (M. Jeimerì f. brasiliensis BÒrg. Desm. Bras. p. 32 [937], t. Ili, f. 13). Cosmarium undulatum Oda v. Wolleì n. v. (C. undulatuni v. cre- nulatum Wolle). C. excavaturn v. ellipticuin Wille hàlt Yerf. fùr eiue Varietat von C. isthmium West und schlàgt vor dieselbe v. WoIIei West zu nennen (p. 160). — Zufolge der angegebenen Dimeasionen niramt Verf. aa, dass C. excavaturn Lagerh. Amer. Desmid. p. 236 zu C. isthmium West gehòrt. C. excavaturn /3. trigonum Lagerh. 1. c. t. XXVII, f. 7 hàlt er fùr eine Staurastrum spec. Xanthidium concinnum Arch. v. Boldtiana n. v. p. 167, t, XXII, L 6 (Arthrodesmus hexagonus Boldt, f. Boldt Sibir. Chloroph. p. 109, t. 5, f. 17). Arthrodesmus triangularis Lagerh. v. americanùs (Tarn.) West p. 169. (A. Incus v. americanùs Turn.) V. marginibus lateribus con- vexioribus, a vert. visse cellulis latioribus. Dim. celi, sine spin. 27 22,5 ì; 9 u.; lat. cum spin. 65 y..; crass. 11 y. 520 I nuovi Istititi scienlifici per gli stili flelte Alghe marine. L’egregio mio collega Alfredo Gjard nel 1889 scriveva che una nazione dovè la scienza è tenuta in onore deve possedere almeno quattro tipi di laboratorii marittimi, cioè: 1° un grande laboratorio internazionale, come la Stazione Zoo* logica di Napoli, il Laboratorio biologico marino di Plymouth ecc. 2“ alcuni laboratorii più modesti che servano all’ insegnamento per le diverse scuole zoologiche, come in Francia le Stazioni di Con- carueau, Wimereux, Roscoff, Marsiglia ecc. 3° alcuni laboratorii per le ricerche faunistiche, come quello di Portel. 4° alcuni laboratorii di Zoologia marina applicata, come quello di Boulogne-sur-Mer, diretto dal Sauvage *), A queste quattro categorie si è ora in grado tanto in Italia che in Germania di aggiungerne una quinta cioè quella delle Stazioni bo- taniche marine. A queste ultime è riservato lo studio segnatamente delle alghe e riusciranno utilissime oltreché alla scienza anche alla pratica, qualora siano, almeno in parte, destinate a risolvere i prin- 9 A. Giard. — Le laboratoire du Portei, les grandes et les petites stations raaritimes p. 302 (Bulletin scientif. de la France et de la Relgique Tome XX, Paris 1889). ‘) All’occasione del Congresso crittogamico nazionale tenuto in Parma nel- Pautunno 1887 il prof. D. Levi-Morenos ed io abbiamo insisti to sulla impor- tanza degli studii delle alghe in rapporto ai pesci (st udii in Italia iniziati dal collega prof. A. Piccone) e sulla utilità che avrebbe la fondaz ione di stazioni marine. Si sperava la istituzione di una di tali stazioni a Ch ioggia od a Co- macchio ma finora nulla si è ottenuto dal Governo. Un primo passo fu fatto colla istituzione di una Società regionale veneta di pesca; da un’altra parte il Reale Istituto Veneto di scienze ha bandito un premio relativo alla pisci- coltura. 521 cìpali argomenti relativi ai rapporti biologici tra alghe e pesci, por- gendo qualche consiglio sulla questione del razionale allevamento dei pesci» Già da molti anni la Stazione Zoologica di Napoli, diretta con larghezza di vedute dal eh. prof. Antonio Dohrn, tuttoché intesa per meta precipua a ricerche d’indirizzo zoologico, ha dato agio che non fossero trascurate le produzioni vegetali del mare e ne fanno in- dubbia prova le accurate monografie pubblicate sotto il titolo collettivo di «Fauna und Flora des Golfes von Neapel » a cura di Berthold, Valiante, Solms-Laubach, nonché altri studii su varii argomenti re- datti da ScHMiTz, Falkenberg, Berthold, Valiante, studii che ven- nero inseriti in altra pubblicazione della Stazione Zoologica ossia nelle Mittheilungen aus der Zoologischen Station zu Neapel; altre ricerche non meno importanti e minuziose videro la luce in atti ac- cademici, servano ad esempio le classiche osservazioni sullo sviluppo delle Dittiotacee e Cutleriacee del Golfo Napoletano pubblicate dal Reinke. Il prof. Dohrn ha voluto contribuire ancor di più all’ incremento degli studi algologici, creando nella Stazione Zoologica una speciale sezione destinata alla Botanica e corredata dei mezzi acconci onde poter effettuare ricerche d’ogni fatta sulle ficee marine. Il dottor Adolfo Hansen, professore di botanica alFUniversità di Giessen, venne invitato dal Dohrn a proporre la disposizione ed i materiali adatti per gli studi della flora marina, in particolar modo per le ricerche fisiologiche sulle alghe. Dal rapporto del prof. Hansen apparisce come ormai, nel nuovo fabbricato della Stazione Zoologica, sono approntati i locali ed i mezzi per gli studii sperimentali sulle ficee, in guisa che il botani- co che volesse recarvisi per eseguire ricerche di indirizzo algolo- gico, non avrebbe mestieri di portar seco se non il microscopio e gli strumenti per le dissezioni, essendo provvisti dalla Stazione Zoologica (sezione di Botanica) tutti gli strumenti di prima necessi- tà, nonché un microscopio col polarizzatore, un oculare semplice micro- spettrale ed un Microspettroscopio tipo Engelmanii; dietro consiglio di A. Hansen furono allestiti apparecchi e disposizioni speciali per le indagini eliotropiche, utensili per gli studii sulla respirazione, as- similazione ed accrescimento. A. Hansen. — Bericht iiber die neuen botanischen Arbeitsràume in der Zoologischen Station zu Neapel. — (Botan. Zeitung 50. Jahrg. 1892, n. 17, p. 279-285). 5$2 Di molto vantaggio per la sezione botanica riuscirà senza dubbio r arricchimento di una biblioteca speciale di Algologia (ora in via di formazione), rendendo con ciò esonerati gli studiosi dal ricorrere ad altri Istituti per procurarsi le pubblicazioni loro necessarie onde con- durre a termine i proprii studii. Nè di minor importanza riuscirà T allestimento di tre collezioni di alghe, la prima comprendente le specie vegetanti nel Golfo napo- letano, la seconda abbracciante le ficee del bacino Mediterraneo, la terza destinata a conservare alghe marine, d’acqua dolce e terrestri di qualsiasi località. Se per lo passato l’Algologia aveva trovato solo in via occasio- nale dei frequentatori della Stazione Zoologica, egli é certo che da oggi in poi, attirati dalla magnificenza della flora e dagli adatti am- bienti scientifici, vi concorreranno numerosi specialisti; ciò che tor- nerà di non leggiero vantaggio alla scienza algologica, comunicandosi i cultori di tale ramo della Crittogamologia a vicenda le proprie idee sui diversi argomenti d'indagine, affratellandosi, direi quasi, in uno scopo comune, il progresso della biologia de’ talassofiti ; le sole Dia- tomee, per tacere delle Alghe maggiori, potranno fornire vastissimo campo di esplorazioni agli studiosi, essendo noto quante incertezze regnano tuttora sulla biologia delle Bacillariee. La stazione Zoologica di Napoli, già resa celebre tra i botanici per le osservazioni algologiche in essa eseguite, manterrà senza dub- bio in avvenire alta la propria rinomanza ed ora più che mai la fre- quenteranno da ogni parte del mondo gli appassionati cultori del- r algologia. Con indirizzo pure fecondo di risultati è sorta, per iniziativa del- r illustre mio collega ed amico prof. J. Reinke ‘), una stazione ma- rina botanica a Kiel ; essa presenta un proprio interesse per la spe- cialità della flora che si trova a disposizione degli studiosi, concios- siachè in essa flora trovànsi rappresentati generi e specie che alla flora del mare mediterraneo mancano affatto, laddove nel Bacino me- diterraneo si rinvengono, come è ben naturale, alghe delle quali è sprovvisto il mare a Kiel; così nella stazione sul Baltico l’algologo potrà usufruire le Tilopteridee *), molti generi di altre Fucoidee, in J. Reinke. — Das botanische Institut und die botanische Meeresstation in Kiel. (Botali. Centralblatt 1890, ii. 1, p. 1-8). 2) Nel bacino del Mediterraneo, a quanto mi consta, vegeta un solo rap- presentante delle Tilopteridee cioè 1’ Haplospora Yidovichii (Menegh.) Born. 523 quella di Napoli avrà a sua disposizione le Dittiotacee, le Sifonee e moltissime Fioridee. Nè il Reinke, notissimo per i suoi lavori, tra i quali basterebbe ricordare la Algenflora der Westlichen Ostsee colFAtìas deutscher Meeresalgen, mancò di fornire la stazione di raccolte e di libri, con- vinto che per lo studio coscienzioso delle ficee è necessario aver tra mano buone figure ed esemplari per i confronti. E già, allievi del Reinke, hanno fatto onore al loro Maestro con rapidi progressi il Reinbold, il Dr. Schuett ed il Dr. Kuckuck, Tultirao dei quali ora si trova addetto, in qualità di botanico, all’ Isti- tuto biologico testé fondato sull’isola di Helgoland e del quale do subito un breve cenno. Nell’Istituto biologico di Helgoland havvi pure una sezione desti- nata agli studi botanici che dal Direttore prof. Heincke venne affi- data appunto al Dr. Paolo Kuckuck. A disposizione degli studiosi sono approntati materiali essiccati e una discreta biblioteca algolo- gica; l’Erbario venne allestito dal Dr. Kuckuck ed è suddiviso in 3 categorie cioè Erbario generale, erbario tedesco ed Erbario speciale di Helgoland. L’Istituto di Helgoland è, si può affermare, appena iniziato ma la classica isola si trova in condizioni tali da non scarseggiare di materiali e non tarderà ad essere frequentata da appassionati ficologi. L’avvenire ci apprenderà se sia una utopia il con seguire, da parte delle stazioni botaniche marine, la coltivazione forzata di alghe pro- venienti da regioni lontane sia artiche sia tropicali, costruendo appo- siti acquarii contenenti l’acqua ad una determinata temperatura, rendendo possibili quelli studii che in oggi obbligano gli specialisti (come fece I’Oltmanns per le sue belle ricerche sulle Fucacee) a recarsi in paesi remoti e privi dei mezzi che loro può offrire un Isti- tuto scientifico *). Prof. Dott. G. B. De-Toni D Prof. Heincke. — Die Biologische Anstalt auf Flelgoland. (Botanisches Cen- tralblatt 1893, n. 18-19, p. 139-142). 2) Recentemente venne istituita una stazione biologica marina a Bergen in Norvegia. Cfr. J. Brunchorst, Die Biologische Meeresstation in Bergen, Norwegen (Zoolog. Anzeiger n. 421, Leipzig 1893); Die Laboratorien und die Maschineneinriclitung der biologischen Station in Bergen, m. 2 Taf. . Bergen’s Museums Aarboog 1892, Bergen 1893). 524 LITTERATURA PHYCOLOGICA Florae et miscellanea pliycologica 1. Balsamo F. — Index ad F. Traug. Kuetzing Species Algarum, uni- cam editionem, anno 1849, perfectus, — Neapolì,Tip. Tornese, 1892. 2. Batters E. A. L. — New or criticai British Algae. — Gi'evillea 1893, p. 98. 3. Deckenbach C. — Ueber die Algen der Bucht. von Balaklawa. — Scripia botanica Uori. Univ. Imp. Petropol, Toni. IV, fase. I, (1893), p. 15. 4. Franzé R. H. — Ueber einige niedere Algenformen. — Oester- reichische botanische Zeitschrift 1893. 5. Gibson R. H. Harvey. — On some marine Alga^ from New Zea- land, with 1 piate. — Journal of Botany 1893, p. 161. 6. Gran H. H. — Algevegetationen i Tonsbergfiorden, 1 pi. — Chy'ù siiania Videnskabs. Selskabs Forhandlinger for 1893, N. 7. 7. Hansen A. — Bericht ùber die neuen botauischen Arbeitsràume in der Zoologischen Station zu Neapel. — Botanische Zeitung, 1892, N. 17, p. 279-285. 8. Klebs G. — Conditions de la forrnation des zoospores. — Compie renda des travaux prèseìitès à la 75®™® session de la Sociètè helvètique des Sciences naturelles à Bàie, 1892, p. 93. 9. Klebs G. — Ueber den Einfluss des Lichtes auf die Fortpflan- zung der Gewàchse. — Biologisches Centralblatt Band XIII, n. 21-22 (1893), p. 641-656. 10. Lemaire A. — Sur un nouveau procédé de préparations micro- scopiques d’Algues. — Journal de Botanique 1893, n. 23, p. 434-439. 11. Murray G. — A Comparison of thè Marine Floras of thè Warm Atlantic, Indian Ocean, and thè Cape of Good Hope. — Murray's Phycological Memoirs II, 11, p. 65-70. 12. Oltmanns F. — Notizen ùber die Algenflora bei Warnemùnde. — Archiv der Freimde der Naturgeschichte in Mecklenburg 1893. 525 13. Piccone A. — Materiali botanici della campagna idrografica dello ((Scilla)) nel Mar Rosso. Notizie preliminari. — Atti soc. ligu- stica di scienze natur. anno IV, voi. IV. Genova 1893. 14. Reinbold T. — Bericht ùber die im Juni 1892 ausgefuhrte bo- tanische Untersuchung einiger Distrikte der Schleswig — Holstei- nischen Nordseekiiste. — Sechster Bericht der Komm. zur lois^ sensch. Unters. der deutschen Meere III. Heft. 15. Reinbold T. — Untersuchung des Borkum-Riffgrundes. — Sech- ster Bericht der Komm. zur wissensch. Unters. der deutschen Meere III. Heft. 16. Richter P. — Neue Algen der Phykotheka Uni versai is Fase. X et XI. — Hedwigia 1893, p. 71. 17. Rosenvinge L. — Groenlands Havalger, ra. 2 Tav. — Meddelelser om Groenland III, p. 765-981. Kjoebenhavn 1893. 18. Sauvageau C. — Sur les Algues d’eau douce récoltées en Al- gérie pendant la session de la Société botanique en 1892. — Bull, Soc. Boi. Fr. XXXIX, 1893, p. 105. 19. Schmidle W. — Beitrage zur Algenflora des Schwarzwaldes und der Rheinebene. — Ber. der natur f. Gesellsch. zu Freiburgi. Br. VII 1893, Heft, 1. 20. Wahriich W. — Zur Anatomie der Zelle bei Pilzen und Faden- algen, m. 3 Taf. — Scripta botanica Hort. Univ. Imp. Petro* polii. Tom. IV, fase. 1 (1893), p. 101. Floridese 21. Barton B. W. — On thè Origin and development of thè Stichi- dia and tetrasporangia in Dasya elegans. — Siudies from thè Bio- logicai Laboratory of thè Johns Hopkins University Baltimore V. 1893, N. 4, p. 279. 22. Battere E. A. — On Conchocelis, a new genus of perforating Algae. — Murray's Phycological Memoirs 1,5, p. 25-28, piate Vili. 23. Buffham T. H. — On thè Antheridia, etc., of some P'ioridem. — . Journ. Quekeit Micr. Club Ser. II, voi. V, n. 33, October 1893, p. 291-305, plates XIII-XIV. 24. Davis B. M. — Development of Champia, with 1 piate. — An- nals of Boiany voi. VI, (1892), p. 339-354. 25. Foslie M. — The Norwegìans Forrns of Ceramium, with 3 pla- tes. — K. Norske Vidensk. Selsk. Skrift. Trondhjern 1893. 26. Heydrioh F. — Vier neue Florideen von Neu-Seeland. — Be- 34 5Z6 richte der deuUchen hoian, Gesellsch. Band. XI, Generalversamm- lungs-Heft (1893), p. 75-79, Taf. XXII. 27. Johnson T. — Callosities of Nitophylluin versicolor Harv., with 1 piate. — Proceed, R. Dublm Soc, N. S. voi. VII, p. 155-159. 28. Johnson T. — Stenogramme interrupta, with 1 piate. — Annals of Botany VI, (1892), p. 361-367. 29. Schmitz F. — Die Gattung Lophothalia J. Ag. — Berichte der deutsehen botan, Gesellsch. 1893, Band IX, Heft 3, p. 212-232. 30. Schmitz F. — Die Gattung Microthamnion J. Ag. (nzSeirospora Harv.). — Berichte der deutsehen botan, Gesellsch, 1893, Band IX, Heft 4, p. 273-286. 31. Schmitz F. — Die Gattung Actinococcus Kùtz. — Flora 1893, Heft 5, p. 367-418, Taf. VII. Phaeophyceae (excl. Bacili.^ Syngenet), 32. Barton E. S. — On Malfornaations of Ascophyllum and Desraa- vQsWdi. — Murrat/s Phycological Memoirs I, 4, p. 21-24, piate VII. 33. Borzi A. — Intorno allo sviluppo sessuale di alcune Feofìcee inferiori, con 2 tavole. — Atti Congresso botan, internaz. 1892, Genova 1893. 34. Grato E. — Ueber die Hansteen’ schen Fucosankòrner — Ber, der deutsehen botan, Gesellsch. Jahrg. XI, 1893, p. 235. 35. Gran H. H. — En norsk forni af Ectocarpus tomentosoides Farlow, 1 pi. — Christiania Videnshabs-Selskabs Forhandlinger for 1893, n. 17. 36. Kjellman F. R. — Om en ny Organisationstyp inom Slàgtet La- minaria, m. 1 Taf. — Bihang till K, Svenska Vei.~Akad. Hand* lingar Band 18, Afd. IH, n. 7. Stockholm 1892. 37. Kjellman F. R. — Om Fucoidéslagtet Myelophycus Kjellm., m. 1 Taf. — Bihang till K, Svenska Vet.-Akad, Handlingar Band 18, Afd. Ili, n. 9. Stockholm 1893. 38. Mitchell M. 0. — On thè Structure of Hydroclathrus Bory. — Murray' s Phycological Memoirs II, 9, p. 53-57, plates XIV-XV. 39. Mitchell M. 0. & Whitting F. G. — On Splachnidium rugosum Grev., thè type of a new Order of Algae. — Murray’s Phycologi- cal Memoirs part I, 1, p. 1-9, plates I-III. 40. Murray G. — On thè Cryptostomata of Adenoeystis, Alaria and Saccorhiza. — Murray’ s Phycological Memoirs II, 10, p. 59-64, piate XVI. 527 41. Reinbold T. — Die Algen der Kieler Fòlirde IV, Die Phaeophyceen (Brauntange) der Kieler Fòhrde. — Schrifte des Naiurw. Vereins fur Schleswzg”Holstein Band X, I Heft (1893), p. 21-59. Chlorophycese (excl. Desmid,, Zygnem, Charac.). 42. Deckenbach K. — Ueber den Polymorphismus einiger Luftalgen, mit 1 Taf. — Scì'ipta Botanica Hort, Univ. Imp, Petropolit, Tom. IV, fase. I, (1893), p. 32. 43. De Wildeman E. — Quelques mots sur le Pediastrum simplex Meyen. — Bulletin de VHerbier Boissier I, 1893, p. 412, 1 pianelle. 44. De Wildeman E. — Note sur le genre Pleuroeoeeus Menegh. et sur une nouvelle espèee, Pleuroeoeeus nimbatus nob. — Bull, de V Herhier Boissier T. I, n. 7, Juillet 1893. 45. De Wildeman E. — Note sur le Chloroeystis Cohnii (Wright) Reinh. — Bulletin de la Soc. belge de Microscopie XIX, 1893, p. 140. 46. Hansgirg A. — Mein letztes Wort iiber Chaetosphaeridium Prin- gsheimii Kleb. und Aphanoehaete globosa (Nordst.) Wolle. — Bo- ianisches Centralblatt Band LVI, n. 11, 1893, p. 321-323. 47. Hariot P. — Les trois genres Trentepohlia. — Journal de Bo- tanique 1893, p. 216. 48. Hariot P. — Le Chroolepus lageniferum Hild. en Franee. — Journal de Boianique 1893, N. 15, p. 296. 49. Johnson L. N. — Observations on thè Zoospores of Draparnaldia — The Botanical Gazetle voi. XVIII, 1893, p. 294-298, piate XXXII. 50. Kjeliman F. R. — Studier òfver Chlorophyeéslàgtet Aerosiphonia J. G. Ag. oeh dess skandinaviska Arter, m. 8 Taf. — Bihang UH K. Scenica Vet.-Akad. Handligar Band 18, Afd. III, n. 5. Sto- ekholm 1893. 51. Klebahn H. — Zur Kritik einiger Algengattungen. — Prin- gsheM s Jahrb. fur iviss. Bot. Band XXV, Heft 2, p. 278-321, Taf. XIV. 52. Klebahn H. — Zur Abwehr der Vorwurfe und Behauptungen des Herrn Professor Hansgirg in Prag (iiber Chaetosphaeridium ete.). — Boianisches Centralblatt Band LVI, n. 11, 1893, p. 323-326. 53. Mach P. — Aggiunta alla flora algologiea italiana. — Malpi- ghia VII, 1893, p, 390-391. 528 54. Murray G. — On a fossil Alga belonging to thè geaus Caulerpa from thè Oolite. — Murray's Phycological Memoirs part I, 2, p. 11-15, piate IV-V. 55. Murray G. — On thè Structure of Dictyosphaeria Decne. — Mur- ray's Phycological Memoirs I, 3, p. 16-20, piate VI. 56. Murray G. — On Halicystis and Valonia. — Murray's Phyco- logical Memoirs II, 7, p. 47-52, piate XIII. 57. Richter P. — Chsetomorpha Henningsii P. Richt. n. sp. — He- dwigia 1893, p. 70. 58. Richter P. — Beobachtungen an Chaetomorpha Henningsii P. Richt. — Hedwigia Band XXXII, 1893, Heft 5, p. 310-315. 59. Zopf W. — Ueber die eigenthùmlichen Structurverhàltnisse und den Entwicklungsgang der Dictyosphaerium - Colonien, m. 1 Taf. — Zopf' s Beitràge zur Physiol. und Morphol. nied. Organismen Heft III, 1893, p. 15. Characeae 60. Filarszky N. — Die Characeen (Characeae L. Gl. Richard) mit besonderer Rncksicht auf die in Ungarn beobachteten Arten, mit 5 Taf. — Budapest (Kiliàn) 1893. Desmidiacese, Zyg-nemacese 61. Luetkemueller J. — Beobachtungen ùber die Poren der Desmidiaceen (Vorl. Mittheil.) — Cfr. Boian. Centralbl. 1893, Band LVI, n. 1-2, p. 15. 62. Moli J. W. — Observations on Karyokinesis in Spirogyra. — Verhandel. d. Koninkl. Akad. van Wetenschappen le Amsterdam sect. II, Deel I, 1893, n. 2, 2 Taf. Amsterdam 1893. Myxophycese 63. Hieronymus G. — Ueber die Organisation der Phycochromaceen- - Zellen. Hernn Prof. Dr. E. Zacharias zur Erwiderung. — Bota- nische Zeitung 1893, I. Abtheilung, p. 73-80. 64. Macchiati L. — Sulla formazione delle spore nelle Oscillariacee (Co- municazione preventiva). — Atti Congr. bot.intern, di Genova- 1892. 65. Marx F. A. — Untersuchungen iiber die Zellen der Oscillarien, mit. 1 Taf. — Erlangen 1892. 66. Nadson G. — Ueber das Phycocyan der Oscillarien und seine Beziehungen zu anderen Pflanzenfarbstoffen . — Scripta botanica Hort. Univ. Imp. Petropolit. Tom. IV, fase. I (1893), p. 11. 67. Palla E. — Beitrag zur Kenntniss des Baues des Cyanophyceen- 529 Protoplasts. — Ber. der deulschen boian. Gesellsch. Jahrg. XI, 1893, p. 394. 68. Sauvageau C. — Sur l’état coccoide d’un Nostoc. — Paris 1892. 69. Zacharias E. — Ueber die Zellen der Cyaoophyceen. — Bota- nische Zeitung 1893, n. 15. Bacillariese 70. Castracane F. — De la Reproduction des Diatomées. — Le Dia- tomiste 1893. 71. deve P, T. — Sur quelques espèces nouvelles ou peu connues. — Le Diatomisle n. 15, Décembre 1893, p. 55-58, planche III. 72. Corti B. — Sul deposito villafranchiano di Castelnovate presso Somma Lombardo. — Rendic. R. Ist. Lombardo Serie II, voi. XXVI, fase. XIII. Milano 1893. 73. De Toni J. B. — Ueber Intrafrustular-Bildungen von Amphora ovalis Kuetz. Vorlàufige Mittheilung. — Berichie der deutschen bo- tan. Gesellsch. Bd. XI, Generalversammlungs-Heft (1893), p. 74-75. 74. Edwards A. M. — The Occurrence of marine Diatoms in freshwater. — Journal of thè N. York Micr. Soc. IX, 1893, p. 71-72. 75. Haughton C. — On thè endophytic parasite of Diatoms. — Journ, R. Micr. Soc. of London 1893, Part I. 76. Lauterborn R. — Ueber Bau und Kerntheilung der Diatomeen (Vorlàufige Mittheilung), mit. 1 Figur im Text und 1 Taf. — Yerhandl. der Naiurhist.-Med. Vereins zu Heidelberg N. F., V. Band, li. Heft. 1893. 77. Pero P. — Di alcuni fenomeni biologici delle Diatoraee. — La Notarisia 1893, n. 3. 78. Pero P. — Le diatomee dell’ Adda e di altre acque dei dintorni di Sondrio. — Malpighia VII, 1893, fase. V-VI, p. 243-278. 79. Tempère J. — Note sur T examen comparatif des coupes faites sur les ciments calcaires diatomifères de Mors (Jutland) et de Sendai (Japon).-Le Diatomiste N. 15, Décembre 1893, p. 58-59, planche IV. 80. Tempère J. — Revision des genres des Diatomées. — Le Dia- tomiste 1893. 81. Tempère J. — Remarques sur les Diatomées de Hongrie avec listes rectificatives par M. J. Brun et E. Baxter. — Le Diatomi- sie n. 15, Décembre 1893, p. 49-54. 82. Thomas B. W. — Interglacial peat Diatomacese of Minnesota. — Annual Report of thè Geol. and nat. hist. Survey of Minnesota XX, 1891, p. 290-320. ìi «sprangar, non flectar» Serie V Aprile 1894 LA NUOVA NOTARISIA RASSEGNA CONSACRATA ALLO STUDIO DELLE ALGHE REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. Dott- DE-TONI SOCIO CORRISP. DEL REALE ISTITUTO VENETO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI, MEMBRO ORDINARIO DELLA SOCIETÀ IMPERIALE DEI NATURALISTI DI MOSCA E DELLA SOCIETÀ BOTANICA DI BERLINO, SOCIO CORRISP. DELLA SOCIETÀ DANESE DI BOTANICA, LELLA SOCIETÀ NAZIONALE DI SCIENZE NATURALI E MATEMATICHE DI CHERBOURG ECC. ECC. SOMMARIO P. Pero: I laghi alpini valtellinesi (continuazione). — F. SchDiitz : Klei; nere Beitràge zur Kenntniss der Florideen IV. — T. Johnson: The Sy- stematic position of thè Bangiacese. — G. B. de Toni : A proposito del discorso inaugurale tenuto nella R. Università di Roma dal prof. Romualdo Pirotta. — G. Lagrerheim: Beitragzur Schneeflora Spitzbergens, mit 1 Fi- gur. — G. Lag-erhelm; Holopedium Lagerh. und Microcrocis Richt. Einige Worte Herrn P. Richter zur Entgegnung. — Recensiones. — Commu- nicationes variae. ADRESSER TOUT CE QUI CONCERNE LA « NUOVA NOTARISIA » à M. LE OocT. G. B. DE-TONI À GALLIERA VENETA (ITALIE) Prix d’abonnement pour les annóes 1890-94 Francs 75 Prix d’abonnement pour les années 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia» francs 60. TIP. DEL StMINAKIO DI PADOVA Aprile 1894 LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONI VIA FARINI, 184, PARMA. I LABRI ALPINI VALTELLINÉSI k\ Prof. P, PERO {Continuazione) XXIV. Il Lago Pirola Bisognerebbe possedere la smagliante penna delTAriosto ed il di- vino pennello di Michelangelo per descrivere e ritrarre pienamente la bellezza del Lago Pirola, il quale sembra un lembo di cielo pio- vuto in mezzo aH'orrido squallore di nuda roccia, tanto gradita è la sorpresa che desta agli occhi del visitatore che lo ammira dall’ alte sponde sì che non può certamente rattenersi dal lasciar sfuggire dal- Tanima profondamente meravigliata uno spontaneo ed improvviso: Oh ! Imperocché la placida superficie delle sue acque pure e cristalline brilla di un color turchino cosi vivo, il quale oltre che spiccare viva- mente per l'alto contrasto prodotto dalla severa nudità delle roccie che lo circondano, è tale che ben difficilmente può essere comparato e ritratto dalle solite colorazioni dell’apparato Forel. Questo lago ha una forma molto allungata e trovasi profonda- mente incassato e rinchiuso da ripidissime sponde, che s’innalzano quasi perpendicolarmente da ogni parte, «sicché presenta l’aspetto d’un gran crepaccio ripieno di acqua )) ^). E collocato sul versante destro del Mallero, immediatamente so- pra le case di Chiareggio, da dove si può accedervi per il tortuoso sentiero che guida sull'erta pendice, anziché dalla più comoda ma lunga strada della Valle Ventina^ che discende verso T estremità S. 0. del lago. « Vedi; La Guida alla YaltelUna eoe. pag. 232. 34 532 Le sue sponde si insinuano sotto le acque colla stessa rapida in- clinazione esterna, onde si deduce che la sua profondità deve essere molto ragguardevole. Nella porzione sommersa, per piccolo tratto visibile all’ intorno, si scorge ora la roccia viva, ora angolosi elementi detri- tici che si distaccano dalle vette sovrastanti. Queste sono formate da strati rocciosi che s’innalzano quasi perpendicolarmente aU’o- rizzonte, nella direzione da E. ad 0. in cui si scorgono assai bene le testate generalmente libere da detrito, che riempie qua e là pic- cole lacune, e s’estende maggiormente sulla parte 0. del versante S. dove scendono abbondanti frane dalle sommità sovrastanti. Si deduce quindi assai bene quale sia stata 1’ origine del lago, non altro cioè che un* ampia e profonda spaccatura apertasi fra la testata degli stra- ti; esso è pertanto un lago di dilacerazione. Mal s’appose perciò il Dott. Corti, attribuendo a questo lago una origine al tutto differente, cioè morenica, come quella del Palù. Poiché parlando dell’origine di quest’ultimo lago dice; «Il ghiac- ciaio di Valle Malenco spinse il detrito morenico a ridosso delle falde dei monti e nelle Valli laterali.... formando, oltre il lago Palù, i due minori di Pirola alle falde settentrionali del Disgrazia e di Cas- sandra sul versante S. S. E. » ^). Non so comprendere come ciò abbia potuto asserire l’autore sopra menzionato; forse venne a ciò indotto solo da argomenti di analo- gia. Imperocché non solo non abbiamo depositi morenici che circon- dano il lago Pirola, ma vi son fatti che dimostrano come il ghiac- ciaio del Mallero non abbia superato l’altezza di 1910 e 1925 metri del lago Entova e del Palù, Del resto le nude sponde del Pirola sono là a dimostrare, a chiunque lo voglia, la sua origine, dovuta ad una dilacerazione della roccia in posto. Questa appartiene a gneis talora abbondantemente micaceo, a vero micaschisto ed a talcoschisto. Nella Carta geologica della Lombardia del Taramelli questo lago figura nella formazione speciale serpentinosa, che emerge in varie località della sponda destra del Mallero, quasi ampia base del monte Disgrazia (3678 ra.), in cui entra come principale costituente geolo- gico, formando le vette e gli speroni del Corno Bruciato (3115 m.), del monte Pirlo (2397 m.), ai cui piedi vi sono le importanti cave di pietra oliare, e più a N. il monte Braccia (2907 m.). Questa forma- zione s’arresta quindi assai prima d’arrivare al lago, il quale è si- 0 Dott. B. Corti: Sulle Diatomee del Lago di Palù. Boll, scient. num, 3,4, Pavia, 1891, 533 tuato in una roccia eminentemente schistosa, e che qui non assume vasto orizzonte, interponendosi solo fra il serpentino sopra accennato, ed il gneis centrale sottostante che affiora presso il thalweg della Valle, a monte di Chiareggio. Il lago non ha emissario nè vero affluente perenne. Nella copiosa fusione delle nevi e nelle forti pioggie si costituisce un affluente ad E. ed un piccolo emissario ad 0. che versa le acque nel torrente Ventina le quali straboccano dalle ripide sponde, in questa parte al- quanto più basse. È situato all’altezza di 2284 m. secondo le cartelle di campagna deir Istituto di Firenze, e presenta la superficie di 64000 m. q. come risulta dal solito catalogo dell’ isp. Getti. Lo visitai la mattina del 1° Settembre 1892, ed alle ore 10 ant; mi risultò la temperatura delle acque di 11° C. mentre il termometro esterno segnava 16° 3 C. col cielo coperto. Difficilmente, come dissi sopra, può ritrarsi il colore delle sue acque coll’apparecchio Forel. Il colore più somigliante di questa scala è il num. I. cioè un azzurro chiaro vivissimo. La regione litorale nella parte più esterna è povera di limo e di feltro organico, il quale è assai abbondante alla profondità di qualche metro, dove tuttavia non si può comodamente pescare, perchè il bi- don e la rete vengono ad impigliarsi nei massi caoticamente disposti. La reticella Mùller, lanciata nel solito modo dalla sponda, ritornò scarsa di Entomostraci ; mi portò solo parecchi individui di Dia- ptomus Castor Jur. e di Cyclops serrulatus Claus, sebbene la ri- pida pendenza del versante dovesse prestar favorevole condizione a tale pesca. Forse per la notevole trasparenza delle acque gli Ento- mostraci si concentrarono nel mezzo e nelle parti molto profonde. In questo lago vive ancora abbondante la Trutta fario L., più che in qualunque altro della Valtellina: ma per la sua profondità ed ampiezza potrebbe, come già un tempo, alimentare un numero as- sai maggiore di individui della preziosa specie, qualora vi si facesse artificiale immissione di avanotti. Di Diàtomee ho potuto determinarne un numero relativamente scarso, tra il poco limo pescato a stento. Esse appartengono a specie generalmente comuni e sono le seguenti: 534 Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A» ovalis Kùtz. (H. Van Heurck: Sjn. des Diatomées p. 39, PI. I, fig. 1). Rara. » 2. *A. affinis Kùtz. (aut. cit, p. cit. PI. I, f. 2). Più frequente. Gen. II. Cymbella Agardh 1830. Sp. 3. *C. obtusa Greg. (aut. cit. op. cit. p. 61, PI. 3, fig. 1 A). Co- piosissima. » 4. *C. leptoceras Kùtz. var. elongaia (aut. cit. p. 62, PI. Supl. fig. 2). Comune. » 5. C. lanceolata Ehr. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 7). Rara. » 6. *C. cymbiformis Ehr. var. parva W. Sm. (aut. e op. cit. pag. 63, 64, PI. 2, fig. 14). Comune. » 7. C. Cistula Hempr. (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 12, 13). Pur comune. j> 8. C. helvetica Kùtz. (aut. cit. pag. 64, PI. II, fig. 15). Copiosa. » 9. C, gracilis var. Icevis Kùtz. (aut. cit. PI. 3, fig. 1 B). Fre- quente. Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833. Sp. 10. ventricosum Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Co- mune. » 11. *E. gracile (Ehr.) Rab. forma minor (aut. cit. PI. 3, f. 22). Frequente. » » *(7. gracile var. lunatum (W. Sm.) Id. id. fig. 23. Meno fre- quente. Gen. IV. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 12. M. Dansei Thw. (H. Van Heurck: Syn. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Poco frequente. » 13. *M. lanceolata Thwaites (aut. cit. pag. cit. fig. 15-17). Più comune della precedente. Gen. V. Navicala Bory 1822. Sp. 14. *N, major Kùtz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, f. 3-4). Rara. » 15. N, viridis var. commutata Grun. (aut. cit. pag. cit. PI. 5, fig. 6). Frequente. 535 16. *N, lata Bréb. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 1-2). Rara. 17. N. borealis Ehr. (aut. cit. p. cit. PI. cit. f. 3). Più frequente. 18. *N, sublinearis Grun. — N. tennis var. sublinearis Greg. — (aut. cit. op. e pag. cit. fig. 25, 26). Comune. 19. *iV. Tabellaria Ehr. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 8). Non frequente. 20. *N. gibba Kùtz. var. bremstriata Grun. (aut. op. e pag. cit. fig. 5). Frequente. 21. *iV. bicapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 14). Frequente. 22. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 10). Poco frequente. 23. *iV. Legumen Ehr. var. decrescens (aut. cit. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Rara. 24. N. oblonga Kiitz. (aut. cit. p. 81, PI. 7, fig. 1). Rara. 25. iV. radiosa Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 20). Comune. 26. N. elliptica Kùtz. (aut. cit. p. 92, PI. 10, fig. 10). Frequente. 27. *iV. muiica Kùtz. var. producla (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 20 A). Frequente, 28. iV. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fig. 11). Copiosa. 29. N. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, Pi. 12, fig. 18). Poco frequente. » iV. limosa var. gibberula Grun. (Id. id. PI. 12, f. 19). Come la precedente. » *iV. limosa var; curia Grun. (Id. id. fig. 23). Meno fre- quente. 30. *iV. Termes Ehr. var. siaaroneiformis (aut. cit. PI. 6, f. 13). Rara. Gen. VI. Collelonema (Bréb. 1849) H. Van Heurck. Sp. 31. *C. lacustre (C. Agardh) H. Van Heurck (aut. cit. pag. Ili, PI. 15, fig. 40). Non comune. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 32. G. constrictum Ehr. (H. Van Heurck; Syn. pag. 123, PI. 23, fig. 6). Copiosa. » » G. constrictum Ehr. var. capitatum (Id. id. fig. 7). Meno abbondante. » 33. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Frequente. 536 » 34. *G. gracile Ehr. var. namculoides (W. Sm.) Grun. (aut. cit. PI. 24, fig. 13). Comune. » 35. G. intricatum Kiitz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28-29). Meno frequente. » » *G. intricatum var. dichotoma Grun. (aut. cit. PI. 24, fig. 31). Come il precedente. » 36. *G, olivaceum var. vulgaris Grun. (aut. cit. p. 126, PI. 25, fig. 20). Non comune. Gen. Vili. Achnanthes Bory 1822. Sp. 37. A. exilis Kùtz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 16-19). Poco frequente. » 38. A. lanceolata Bréb.. (aut. cit. p. 131, PI. 27, fig. 8-11). Co- piosa. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 39. Arcus Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 141, PI. 24, f. 2). Comune. » 40. E. prceritpta Ehr. (aut. cit. pag. 143, PI. 34, f. 20). Rara. » » E, prcerupta var. laticeps Grun. forma acuta (Id. id. f. 25). ^ Frequente. » 41. ’^E. diodon var. diminuta Grun. (aut. cit. PI. 33, fig. 7). Poco frequente. » 42. *jS'. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 24, fig. 11). Pur non frequente. Gen. X. Synedra Ehr. 1831. Sp. 43. S. delicatissima Grun. (H. Van Heurck: Syn. p. 151, PI. 39, ^ fig. 7). Non comune. | » ' 44. S. amphicephala Kiitz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Assai comune. | Gen. XI. Fragilaria Lyngbye 1819, char. emend. Sp. 45. F, capucina Desmazières (aut. cit. pag. 156, PI. 45, fig. 2). Poco frequente. Gen. XII. Benticula Kiitzing 1844. ; Sp. 46. *D. tennis Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 159, PI. 49, j fig. 28-31). Comune, 537 » » *D. tennis var. frigida (Id. id. fig. 35-38). Pur comune. Gen. XIII. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 47. *N. angusiata (W. Sm.) Grun (H. Vaa Heurck: Syn. p, 172, PI. 57, fig. 22-23). Rara. » 48. *iV. debilis (Arnott) Grun. (aut. cit. pag. cit. fig. 19-21). Un poco più frequente. » 49. *iV. Palea (Kùtz.) W. Sm. (aut. cit. pag. 183, PI. 49, f. 22). Comune. Gen. XIV. Surirella Turpi n 1827. Sp. 50. */S. ginnata W. Sm. var. panduriformis (aut. cit. pag. 189, PI. 73, fig. 13). Non frequente. Ordo III. CryptorhaphideaB. Gen. XV. Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 51. C. comta (Ehr.) Kùtz. (H. Van Heurck; Syn. p. 214, PI. 92, fig. 16-22). Poco frequente. Di queste 51 specie 31 forme sono nuove per la diatoinologia dei laghi italiani. XXV. Il lago di Chiesa Il lago di Chiesa è situato nella vailetta destra del torrente Giu- mellina, che scorre sul versante destro della Valle Malenco e mette foce nel Mallero poco sotto di Chiesa. Ha forma allungata che si dirige da E. ad 0., ai piedi del monte Castellazzo (1787 m.) che s'e- leva a S., con assai ripido versante. Più lungi ad 0. si erge il monte Mastabio ed a N. 0. il monte Brusegone, i cui speroni chiudono la Valle con assai lieve pendenza, sicché le due sponde del lago hanno inclinazioni molto differenti. Questa vailetta, e quindi anche il lago, è limitata a N.E. da una morena fronto-laterale, colà spinta dal ghiac- ciaio che scendeva dai fianchi dei monti sopra menzionati. La morena è diretta da N. 0. a S. E. e si spinge fin quasi contro il monte Castel- lazzo, dove termina con enormi massi morenici di schisti e dolomiti. 538 che emergono assai sugli altri detriti minori. Questo è dunque un lago morenico. Geologicamente considerato, poggia, secondo la Carta geologica del Prof. Taramelli, sopra un lembo di Dolomie infraraibliane, le quali, emergendo ai piedi del Disgrazia e ad E. del Corno Bruciato, attra- versano interrottamente Tarnpia formazione di micaschisti, riapparen- do a S. della Valle Lanterna e a N. 0. del lago di Poschiavo, per raggiungere poi la maggiore estensione nelTalta Valtellina, come di- cemmo parlando del lago delle Scale di Fraele. Però questo lembo dolomitico si riscontra meglio risalendo la sponda destra del Malle- ro, sulla strada carreggiabile da Torre S. Maria a Chiesa, dove si possono ben scorgere le testate degli strati e gli ammassi, che per sfacelo rovinano dalle parti più elevate. Presso al lago queste dolomie non appaiono affatto, essendo rico- perte dai detriti franosi e morenici delle roccie silicee, che formano l'ossatura dei monti sopra accennati, e costituiscono il substrato sul quale posano le acque. Pochi detriti calcaceo-dolomitici si trovano tuttavia mescolati cogli altri elementi litologici, da cui si formano debolissime soluzioni calcaree. Troviamo qui infatti specie diatomolo- giche le quali preferiscono questi sali, come sono quelle del gen. Epi- themia, V Achnantidium flexellum, la Navicala Tuscula ecc. Le sponde di N. di N. E. e di N. 0. sono assai lievemente inclinate e formano come un ampio piano torboso. Un tempo infatti questo lago dovette occupare un’estensione assai maggiore, più del doppio della attuale; ma, come già vedemmo nel Lago d’ Entova, per bramosia di convertire il fondo del lago in pascoli, vi fu aperta una profonda trincea, che scarica gran parte delle acque nel torrente Giumellina. Ora la superficie lacuale è pertanto assai ridotta e non misura che 6. 600 m. q. della quale una porzione va convertendosi rapida- mente in terreno torboso; nè al piede del monte Castellazzo non s’in- contra notevole profondità; è uno dei laghi pertanto che scomparirà in un tempo non troppo lontano. Non ha vero affluente, ma riceve solo il contributo delle acque che cadono sui versanti dei monti sopra accennati, da cui trasportano abbondanti detriti. Io lo visitai il 15 Maggio 1892, e trovai la sua porzione di S. al piede del monte Castellazzo tuttora gelata e ricoperta da valanghe nevose. La temperatura interna presso l’emissario mi risultò di 5° C. mentre l’esterna era di 16° C. alle ore 12 merid. 539 È collocato alTaltezza di 1598 m. secondo le solite cartelle di campagna dell' Istituto di Firenze. Le sue acque non hanno un color. proprio, scorgendosi quasi ovun- que il fondo nericcio. Trovai abbondante, fra le valanghe di neve fondente, la Rana temporaria Linn. var. acutirostris Patio, dedita all’opera della ripro- duzione. Ci vive ancora in qualche copia la Sanguinerola {Phoxinus Icevis Agas.) un tempo assai comune e che ora va sempre più scomparendo. Tra gli abbondanti detriti vegetali vivono numerosi individui di Limncea peregra Miill. var. compressa Hartm. e le piccolissime spe- cie di bivalve. 1°) Pisidium pusillum Gmelin. Abbondante. 2°) Pisidium obtusale Pfeiffer. Più scarso. Di piante abbonda assai il giunco comune (luncus communis Mey.) ed il giunco alpino luncus alpinus Vili, che formano quasi da soli un fittissimo intreccio in tutta la regione litorale del lago. Qua e là cresce pure il musco di palude [Sphagnum squarrosum Pers.) con altri sfagni. Di alghe rinvenni buon numero di Desmidiee, dei generi Closte- rium, e Cosmarium. Vi sono pur comuni le Pediastree, ma di tutte sono immensamente più numerose le Diatomee delle quali ho deter- minato le seguenti specie, di cui alcune sono affatto nuove anche pei laghi valtellinesi, come ad es. la Surirella spiralis. Kùtz. Orde I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A, ovalis Kiitz. (H. Van Heurck : Syn. pag. 59, PI. 1, fìg. 1). Non frequente. » 2. *A. Pediculus Kiitz. (aut. loc. cit. fig. 6). Pv,ara. Gen. II. Cymhella Ag. 1830. Sp. 3. C. Ehrenbergii Kiitz. (aut. cit. pag. 60, PI. 2, fig. 1). Co- piosa assai. » 4. C. cuspidata Kiitz. (aut. cit. pag. 61, PI. 2, fig. 3). Meno co- mune della precedente. » 5. *(?. obtusa Greg. (aut. cit. pag. 61, PI. 3, fìg. 1 a). Comune. » 6. C. affinis Kùtz. (aut. cit. pag. 62, PI. 2, fig. 19). Meno co- mune. 35 540 » 7. *(7. leptoceras Kùtz. (aut. e luog. cit. PI. 3, fig. 24). Fre- quente assai. » 8. C, gasiroides Kutz. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fìg. 8). Comu- nissima. » 9. C. cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. 2, fig. 11). Non comune. » 10. C. Cistula Hempr. (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fìg. 13). Assai copiosa. Gen. HI. Encyonema Ktitz. 1833. Sp. 11. *E, turgidum (Greg.) Gruo. (H. Van Heurck: Syn. pag. 65, PI. 3, fig. 12). Raro. » 12. *E. ventricomm Kùtz. (aut. cit. pag. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Copiosissimo. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 13. S, Phcenicenieron Ehr. (aut. cit. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Non frequente. » 14. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 5). Poco fre- quente. » » S, anceps var. linearis Grun. (Id. id. fìg. 8). Più comune due specie. » lo. Smilhii Thwaites (aut. cit. p. 70, PI. 4, fìg. 13). Rara. Gen. V. Navicula Bory 1822. Sp. 16. *iV. major Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 73, PI. 5, f. 3-4). Piuttosto frequente. )) 17. iV. viridis Kùtz. (aut. cit. pag. 73. PI. 5, fìg. 5). Comune. )) )) iV. viridis var. commutata Grun. (Id. id. fig. 6). Meno co- mune. )) 18. *iV. sublinearis Grun. (aut. cit. p. 76, PI. 6, fig. 25). Rara. )) 19. iV. Brebissonii Kùtz. (aut. cit. pag. 77, PI. 5, fig. 7). Poco frequente. )) 20. *iV. subcapitata Greg. (aut. cit. p. 78, PI. 6, fig. 22). Pure poco frequente. )) 21. V. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 10). Come le precedenti. » 22. iV. radiosa Kùtz. (aut. cit. p. 83, PI. 7, f. 20). Comune. )) 23. N. cryptocephala Kùtz. (aut. cit. p. 84, PI. 7, fig. 1). Non comune. 541 » 24. N. dicephala W. Sm. (aut. cit. p. 87, PJ. 8, fig: 33). Poco frequente. )) 25. iV. elliptica Kutz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Assai frequente. )) 26. *iV. Tuscula Ehr. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 14). Copio- sissima. )) 27. N. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fig. 11). Meno copiosa. )) 28. N. limosa Kiitz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, f. 18). Non co* , mune. » )) iV. limosa var. gibherula (Id. fd. f. 19). Come la precedente. » 29. *iV. Iridis Ehr. (aut. cit. p. 103, PI. 13, fig. 1). Frequente. )) )) *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. pag. 104, f. 2). Rara. )) 30. N. Bacillum Ehr. (aut. cit. pag. 105, PI. 13, fig. 8). Non comune. )) 31. *iV. alpeslris Grun. (aut. cit. PI. 12, f. 30). Pur non comune. Gen. VI. Vanheurckia Bréb. 1868. Sp. 32. *F. rhomboides Bréb. var. crassinervia (aut. cit. pag. 112, PI. 17, f. 4). Frequente. Gen. VII. Fleurosigma W. Sm. 1853. Sp. 33. P. attenuatum W. Sm', (aut. cit. pag. 117, PI. 21, fig. 11). Raro: Gen. Vili. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 34. G. constrictum Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 123, PI. 23, fig. 6). Frequente. )) 35. G, acuminatum Ehr. (aut. cit. p. 124, PI. 23, fig. 16). Pur frequente. )) )) *(t. acuminaium var. subclavatum Grun. (Id. id. fig. 42). Raro. » 36. monianum Schum. (aut. cit. p. cit. PI. 124, f. 33). Fre- quente. )) 37. G, intricatum Kiitz. (aut. cit. p. 126, PI. 24, fig. 28). Co- mune. » 38. G, olivaceum Kiitz. (aut. cit. pag. cit. PI. 25, fig. 20). Non comune. 542 Gen. IX. Achnaniidium (Kùtz.) Grun. 1880. Sp. 39. A, flexellum Bréb. (H. Vaa Heurck: Sya. pag. 128, PI. 26, fig. 29-31). Copiosissimo. Gen. X. Achnanthes Bory 1822. Sp. 40. *A. microcephala Kùtz. (aut. cit. pag. 131, PI. 37, fig. 20). Pur copiosissima. » 41. *i4. minutissima Kùtz. (aut. cit. p. 131). Poco frequente. » 42. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, f. 8-11). Co- mune. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. XI. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 43. E. turgida (Ehr.) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 138, PI. 31, fig. 1-2). Frequente. » 44. E, Sorex Kùtz. (aut. cit. pag. 139, PI. 32, fig. 6-10). Più frequente. » 45. E- gibba Kùtz. (aut. cit. p. 139, PI. 32, f. 1-2). Rara. » 46. E> Argus Kùtz. (aut. cit. p. 139, PI. 31, f. 15-17). Comune. » » Argus var. amphicephala Grun. (Id. id. fig. 19). Pur comune. ^ Gen. XII. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 47. *E. Arcus Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 141, PI. 34, f. 2). Rara. » 48. *E. exigua Bréb. (aut. cit. p. 142, PI. 34, f. 11). Rara. » 49. ^E. pectinalis (Kùtz.) Rab. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, f. 15, 16). Frequente. Gen. XIII. Synedra Ehr. 1831. Sp. 50. S. Ulna (Nitzsch) Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 150, PI. 38, fig. 7). Non frequente. » » iS. Ulna var. longissima W. Sm. (Id. id. fig. 3). Più fre- quente. » 51. Acus (Kùtz.) Grun. (aut. cit. pag. 151, PI. 39, fig. 4). Comune. » 52. S. capitata Ehr. (aut. cit. p. 152, PI. 38, f. 1). Frequente. 543 » 53. S» amphtcephala Kùtz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fìg. 14). Copiosissima. Gen. XIV. Fragilaria Lyngbye 1819, char. em. Sp. 54. F. construens (Ehr.) Gruo. (H. Van Heurck: Syn. pag. 156, PI. 45, fìg. 26). Non frequente. )) 55. F, mutàbili^ (W. Sm.) Grun. (aut. cit. p. 147, PI. 45, f. 12), Comune. Gen. XV. Denticula Kutzing 1844. Sp. 56. *D. tennis Kutz. (H. Van Heurck : Syn. pag. 159, PI. 49, fìg. 28-31). Copiosa. » » *D. tennis var. frigida (Id. id. f. 35-88). Pur copiosa. Gen. XVI. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 57. T. fenestrata (Lyngb.) Kutz. (H. Van Heurck: Syn. p. 162, PI. 52, fìg. 6-8). Comune. » 58. T. floccnlosa (Roth) Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 52, f. 10- 12). Pur comune. Gen. XVI. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. eh. em. 1880. Sp. 59. N. linearis (Ag.) W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 181, PI. 67, fìg. 13-15). Rara. Gen. XVII. Snrirella Turpin 1827. Sp. 60. S. spiralis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. p. 189, PI. 74, f. 4-7) Assai rara. Ordo III. Cryptorhaphìdeae. Gen. XVIII. Melosira Agardh 1824. Sp. 61. M, arenaria Moore (H. Van Heurck: Syn. p. 200, PI. 90, fìg. 1-3). Comune. Gen. XIX. Cyclotella Kutz. 1833. Sp. 62. C, opercnlata Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 92, fìg. 22-28). Non comune. 544 » 63. C, Kutzingiana Chauvin (aut. cit. p. 214, PI. 94, f. 1-4-6). Rara. Delle 71 forme, 26 sono nuove per la fiorala diatomologica lacu- stre italiana. XXVI. Il lago d’Arcoglio Grazioso laghetto di forma lievemente arcuata, colla concavità rivolta a mezzodì e la convessità a N. è quello à' Ar cogito. Situato sulla sponda destra del torrente Torreggio, ha a S.O. il monte Arcoglio (2457 m.) dal quale si distacca una cresta montuosa che piegando a S. indi ad E. circonda il lago a guisa d’ampio an- fiteatro e termina colla vetta del monte Canale (2523 m). Verso N. 0. e N. E. è libero afi’atto da qualunque notevole rilievo montuoso, e dove le sue sponde di poco elevate, si mostrano dolcemente arro- tondate dall’agente glaciale. Presso le acque si estende un terreno alquanto torboso alternata- mente a lembi ghiaiosi, e si continua tosto coi pascoli ridenti degli ameni rilievi circostanti. Qua e là, specialmente verso N. dove manca il terriccio, emer- gono piccoli cocuzzoli di roccia in posto, dai quali si può conoscere la natura di questa e T origine del lago. La roccia è di gneis micaceo e cloritico quasi crittomera, a finis- simi elementi, con stratificazione ben evidente, pressoché perpendico- lare air orizzonte e diretta da N. a S. Questo lago è dunque, per la sua origine, orografico. Il detrito morenico, depositandosi fra i rilievi della roccia in po- sta, ha cooperato a rialzare il livello delle sue acque. Queste sono assai limpide e trasparenti e lasciano scorgere il fondo del lago per un largo tratto dalla sponda, il quale indi s’ab- bassa assai notevolmente, e le acque assumono il lor colore proprio, di un bel verde azzurrognolo, corrispondente al num. VI. della scala Forel. Ha un piccolo affluente a S. che vi .trasporta dalle dirupate pen- dici sovrastanti, notevole quantità di detrito, ed un eguale emissa- 545 rio a N. che si apre fra i cocuzzoli della roccia viva e di poco ele- vati, onde le acque si mantengono costantemente al medesimo livello. È situato all’altezza di 2230 m. secondo le misure dell’Istituto cartografico di Firenze. Presenta una superfìcie maggiore di quella assegnatavi dal Getti, nel suo solito Elenco, cioè di 8300 m. q. e non di 7000. La temperatura delle sue acque, alle 12 merid. del giorno 2 Sett. 1892, era di 11° C, mentre T esterna era di 17°,3 C. Sulle sponde limacciose e torbose vive abbondante la Rana terri' poraria L. ma non ebbi indizio della esistenza di pesci : mi consta però che viveva un tempo la pregiata Trutta fario L. e che venne distrutta or è già qualche anno. Sarebbe certamente assai utile cosa il ripopolare anche questo lago del suo antico naturale abitatore, il quale come già per il passato dovrebbe trovarvi buone condizioni di sviluppo, avuto specialmente riguardo alla abbondante vita inferiore ed alla notevole profondità del lago. Per le speciali condizioni della spiaggia e della grande traspa- renza delle acque, la reticella Miiller mi tornò sempre senza alcun individuo di Entomostraci, Feci abbondante raccolta di saggi di limo per lo studio delle Dia- tomee, delle quali determinai buon numero di specie, fra cui al- cune che non soglionsi generalmente trovare che in rapporto alle formazioni calcaree, come già ebbi occasione più volte di osservare. Infatti a S. E. del monte Arcoglio, e precisamente sul fianco sovra- stante al lago, esiste un affioramento calcareo-dolomitico, nel quale si aprono ampie fessure a guisa di caverne. Le specie cui ho accen- nato sono la Cymbella Ehrenhergii, la Namcula Tuscula e quelle del genere Epithemia. Non rinvenni però V unica specie del genere Achnantidium, che pure si suole trovare con quelle ora menzionate. Compare la non comune Achnanthes delicatula Kiltz, [Falcatella de- licatula Rabi) che incontrammo raramente nei laghi precedentemente studiati, che il Van Heurck indica proprie delle acque salmastre, ma che il Brun dice comune fra le roccie ed i muschi umidi delle cascate alpine. Ecco pertanto le specie diatomologiche di questo lago; Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A, ovalis Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. des Diatora. pag. 59, PI. 1, fig. 1). Piuttosto frequente. 546 )) 2. *i4. Pediculus Kùtz. (aut. cit. pag. cit PI. 1, fig. 6). Rara. Gen. II. Cymbella kg, 1830. Sp. 3. C, Ehrenbergii Kùtz. (S. Vaa Heurck : Syn. pag. 60, PI. 2, fig. 1). Non frequente. » 4. *C. obtusa Greg. (aut. cit. pag. 61, PI. 3, fig. 10). Comune. » 5. *C. anglica Lagerstedt (aut. cit. pag. 25, ind. PI. 2, fig. 4). Non comune. » 6. *C. naviculif'ormis Auersw. (aut. pag. 28, ind. PI. 2, fig. 5). Pur non comune. Gen. III. Encyonema Ktz. 1833. Sp. 7. E. caespitosum Kùtz. (H. Van Heurck; Syn. p. 65, PI. Supl.‘ fig. 3). Poco frequente. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 8. S. Phoenicenteron Ehr. (H. Van Heurck; Syn. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Raro. » 9. *S. ventricosa Kùtz. (aut. cit. PI. 4, fig. 1, B). Poco frequente. » 10. *S. phyllodes Ehr. (Rabenhorst; Siisswasser Diatom. p. 48, Taf. IX, fig. 6). Non frequente. Gen. Masiogloia Thw. 1848. Sp. 11. M. Dansei Thwaites (H. V Heurck: Syn. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Frequente. » 12. *M. Grevillei W. Sra. (aut. cit. pag. 71, PI. 4, fig. 20). ^ - Pur frequente. Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 13. N. nobilis Ehr. (H. Van Heurck: Syn. p. 73, PI. 5, fig. 2); Alquanto rara. » 14. major Kutz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5. fig. 3,4). Pure rara. » 15. iV. viridis Kùtz. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig, 5). Comune. » » N. viridAs var. commutata Grun. (id. id. fig. 6). Pur comune. » 16. N, borealis Ehr. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 3). Rara. » 17. *iV. sublinearis Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 25). Frequente. 18. iV. Brebissonii Kùtz. (aut. cit. op.. cit. pag. 77, PI, 5, fig. 7). Alquanto frequente. . ^ . \ 547 » 19. *N.,giòòa Kùtz. var. hremslriaia Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 5). Poco frequente. » 20. *iV. subcapitaia Greg. var. ztauroneiformh Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 22). Comune. » 21. iV. appendiculata Kùtz. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 20). Poco frequente. » )) *iV. appendiculata var. Budemis Grun. (Id. id. f. 28). Rara. )) 22. *iV. Braunii Grun. (aut. cit. p. 79, PI. 6, f. 21). Pure rara. » 23. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. VI, fig. 10). Poco frequente. » 24. N. gracilis Kùtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 8). Comune. )) 25. N, radiosa Kutz. (aut. cit. pag. cit. PI. 7, fig. 20). Comune. » )) *7V. radiosa var. acuta Grun. (Id. id. fig. 19). Meno comune. » 26. N. rhyncocephala Kùtz. (aut. cit. op. cit. p. 84, PI. 7, f. 31). Non frequente. » 27. iV. Gastrum (Ehr.) Donkin. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 27, Rara. » 28. N. dicephala W. Sm. (aut. cit. pag. cit. PI. 8, fig. 33). Fre- quente assai. » 29. *iV. Tuscula Ehr. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 14), Pur frequente. » 30. *iV. mutica Kùtz. var. producta Grun. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 20 A). Non comune. » 31. N. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fig. 11,12). Co- piosissima. » 32. N* limosa Kùtz. var. gibberula Grun. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Comune. » 33. *N, ventricosa (Ehr.) Donk. (aut. cit. pag. cit. PI. cit. f. 24). Rara. » 34. N. Bacillum Ehr. (aut. cit. pag. 105, PI. 13, fig. 8). Poco frequente. )) » *iV. Bacillum forma minor (Id. id. fig. 10). Più frequente. » 35. iV. Pupula Kùtz. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, fig. 15). Rara. » » *iV. Pupula forma minuta (aut. cit. loc. cit. fig. 16). Pure rara. )) 36. *N, lepidula Grun. (aut. cit. p. 108, PI. 14, fig. 42). Poco ■ - , V frequente. 548 Gen. VII. Colleionema (Bréb. 1849) H. Vaa Heurck. Sp. 37. *C. lacustre (C. Ag.) H. Van Heurck (aut. cit. pag. Ili, . PI. 15, fig. 40). Non comune. Gen. Vili, Vanheurckia Bréb. 1868, char. em. Sp. 38. *iV. 7'homboides Bréb. var. crassinervia (H. Van Heurck: Syn. pag. 112, PI. 17, fig. 3). Frequente. Gen. IX. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 39. G, consirictum Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, fig. 6). Poco frequente. » 40. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Pur non frequente. » 41. *(t. montanum Schumann. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 33). Raro. » » montanum var. Suecica Grun. (Id. id. fig. 32). Più fre- quente. » 42. *(t. parvulum Kiitz. (aut. cit. pag. 125, PI. 25, fig. 9). Comune. )) » *(t. parvulum var. exzltssima Grun. (aut. cit. id fig. 12). Pur comune. » 43. *G. micropus Kiitz. var. exilis Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 6). Raro. » 44. *6r. angustatum Kiitz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 50). Copioso. » » *G. angustatum var. intermedia Grun. (Id. id. fig. 47). Non comune. » » *G, angustatum var. subcequalis Grun. (Id. id. PI. 25, fig. 5). Pur non comune. Gen. X. Achnanthes Bory 1822. Sp. 45. A. delicatula Kiitz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 130, PI. 27, fig, 3,4). Poco frequente. » 46. A. exilis Kiitz. (aut. cit. op. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 16- 19). Copiosissima. » 47. *A. minutissima Kùtz. (aut. op. pag. e PI. cit. fig. 37,38). Pur copiosa. » 48. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. et loc. cit. fig. 8-11). Meno abbondante. F 549 Ordo IL Pseudorhaphideae. Gen. XI. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 49. E. Sorex Kùtz. (H. Van Heurck ; Syn. pag. 139, PI. 32, fig. 6-10). Non molto frequente. » 50. E. Argus Kùtz. (aut. cit. pag. 139, PI. 31, fig. 15). Raro. )) )) *E. Argus K^ìz.ysìv, amphicepha la Grun. (aut. cit. p. 139- 140. PI. 31, fig. 15,19). Pur non frequente. » 51. *E. Zebra (Ehr.) Kùtz. var. proboscidea Grun. (aut. cit. pag. 140, PI. 31, fig. 10). Rara assai. Geo. XII. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 52. *£'. gracilis (Ehr.) Rab. (H. Van Heurck; Syn. pag. 142, PI. 33, fig. 1-2). Frequente. » 53. E, lunaris (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 35, f. 3-4). Pur non frequente. Gen. XIII. Synedra Ehr. 183J. Sp. 54. *5. capitellata var. cymbelloides Grun. (H. Van Heurck : Syn. pag. 97, ind. PI. 40, fig. 24,25). Rara. )) 55. S, Ulna (Nitzsch) Ehr. (aut. cit. p. 150-151, PI. 38, f. 11, 12). Non comune. • ■» 56. */S. famelica Kùtz. (aut. cit. pag. 152, PI. 39, f. 17). Copiosa. Gen. XIV. Fragilaria Lyngbye 1819. char. emend. Sp. 57. F. viresoens Ralfs (aut. cit. pag. 155, PI. 44, fig. 1). Rara. » » F. virescens var. exigua Grun. (Id. id. fig. 33). Più fre- quente. » 58. F. mutabilis (W. Sra.) Grun. (aut. cit. pag. 157, PI. 45, fig. 12). Comurje. » 59. *F. bidens Heiberg forma minor ^ (aut. cit. PI. 45, fig. 7). Non comune* » 60. bremstriaia var. subcapitata Grun. (aut. cit. PI. 54, fig. 33). Rara. Gen. XV. Diatoma De Candolle 1805. char. em. Sp. 61. *D. vulgare Bory (H. Van Heurck: Syn. pag. 160, PI. 50, fig. 1-6). Non comune. 550 Gen. XVI. Meridion Agardh 1824. Sp. 62. M. circulare Ag. (aut. cit. pag. 161, PI. 51, fìg. 10). Raro. Gen, XVII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 63. T, flocculosa (Roth) Kiitz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, f. 10- 12). Non frequente. Gen. XVIII. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 64. *iV. debilis (Arnott) Grun. (H. Van Heurck: Syo. pag. 172, PI. 57, fig. 19,20). Poco frequente. » 65. *iV. subitilis Grun. (aut. cit. p. 183, PI. 68, f. 7-8). Comune. » » *iY. subtilis var. paleacea Grun. (Id. id. f. 9). Frequente assai. )) 66. iV. linearis (Ag.) \V. Sm. (aut. cit. pag. 181, Pi. 67, f. 13- 15). Pur comune. » 67. *iV. Talea (Kùtz.) \V. Sm. (aut. cit. pag. 183, PI. 69, f. 22). Comune. )) » *iY. Talea var. ienuirosiris Grun. (Id. id. fig. 31). Copio- sissima. » 68. *iV. Frustulum var. perpusilla Rab. (aut. cit. pag. 184, PI. 69, fig. 8). Gen. XIX. Surirella Turpin 1827. Sp. 69. *iS. robusta Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 71, fig. 1-2). Rara. » 70. *S. pinnaia var. panduriformis W. Sm. (aut. cit. pag. 189, PI. 73, fìg. 13). Più frequente. Ordo. III. Cryptorhaphideae. Gen. XX. Melosira Agardh 1824. Sp. 71. M. varians Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 198, PI. 85, f. 10- 15). Frequente. ■» 72. M. disians Kùtz. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, fig. 21-23). Poco frequente. Gen. XXL Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 73. C. comta (Ehr.) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 92, fìg. 16-22). Frequente. » 74. C, operculaia Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 214, PI. 93, fìg. 22-28). Copiosissima. 551 )) 75, Meneghiniana Ktitz. (aut. cit. pag. 214, PI. 94, fig. 11- 13). Meno comune. Le 75 specie comprendono 88 forme, delle quali 48 non sono an- cora registrate negli elenchi delle diatomee dei laghi italiani. XXVII. II lago Colina. D’un vivace colore turchino chiaro m’apparve il lago Colina appena toccai la cima del monte Arcoglio, venendo dal lago di que- sto nome. Ha una bella forma pressoché rettangolare, diretto nel senso della sua maggiore lunghezza, da E. ad 0. col lato di E. dolcemente ri- curvo, e con quello di 0. perfettamente diritto, mentre presenta solo una piccola insenatura il lato di S. Queste sponde costituite da ter- reno morenico e però a dolci curvature, fanno bell’armonia coll’a- meno laghetto. Il terreno glaciale è specialmente sviluppato verso la sponda S. e S.E. del lago, sottoforma di morena frontale, fortemente arcuata. È dunque il Colina un lago evidentemente morenico. Esso è situato alla estremità superiore del ramo destro della Val Bocca, ai piedi del monte Caldenno (2671 m.) che sorge al suo N.O. da cui é separato, alla base, da altro deposito morenico, il quale abbonda in tutta la Val Bocca, e specialmente alla foce di questa nella maggior Valle dell’ Adda, sotto forma di parecchie morene de- positate nelle diverse oscillazioni glaciali, in parte terrazzate, che sor- gono sopra Castione Andevenno. Il lago è limitato a N. dall’erta pendice che scende dal monte Arcoglio e che si continua poi ad 0. col monte Caldenno, la quale è di carattere assai franoso in tutto il versante, dalle cui vette si staccano perciò grandi massi che precipitano al lago. Esso non ha affluente nè emissario e però va soggetto ad un notevole dislivello delle sue acque, nelle varie stagioni, come facilmente si può scorgere dal limo lacustre disseccato, che riveste, per ampio tratto, i ciottoli ed i massi delle sponde. 1) Detto anche Collara. Vedi: La provincia di Sondrio dell’Ing. Cusi. 552 ' La roccia in posto nella quale è aperto il bacino del lago, come pure quella degli elementi morenici che lo circondano, è costituita essenzialmente di gneis centrale, che qui affiora fra l’ampia forma- zione del gneis micaceo, e che a guisa di vena si dirige da E. ad 0. continuandosi poi coll’ estesa formazione di gneis granitico e por- firoide dell* alta Val Masino. I grandi massi che circondano il lago, specialmente dal lato N., sono di gneis a grana finissima, quasi afa- nitica, con qualche grosso cristallo di felspato sparso porfiricamente. La sponda opposta, a tipo perfettamente morenico, abbonda di so- stanza argillosa minuta, in cui sono impigliati più grossi elementi di gneis micaceo e centrale. In ogni parte i ciottoli della sponda sono ricoperti di abbondante limo gialliccio, talora granuloso quasi segatura di legno, fra cui s’in- traciano abbondanti conferve e non troppo copiose le Diatomee. Comunissimo il Pediasirum granulatum ed alcuni generi di De- smidiee. Tra queste alghe e ne’ vani lasciati dai ciottoli, vivono abbastanza frequenti parecchie specie di Iltjbius e di Hydroporus" La reticella Mùller lanciata ad una certa distanza mi riportò parecchi individui di Cyclops serrulatus Claus ed in abbondanza il Diaptomus Castor Jur. Le acque lasciano scorgere il fondo per un paio di metri o tre intorno al lago, dopo il qual tratto il letto si inclina rapidamente ed appare il colore uniforme della massa acquea, la quale, se dall’alto si mostrava di color turchino, da presso, confrontata coll’apparato Forel, appariva alquanto verdognola, equivalente al num. V. di que- ! sta scala. | Le cartelle di campagna dell'Istituto geografico vi ascrivono l’al- titudine di 2104 m. sul mare; ed il Getti nel suo Elenco riporta la superficie di 6,600 m. q. • Io lo visitai il due Settembre 1892, dopo il lago d’Arcoglio, ed ‘ alle ore 2 pom. osservando la temperatura trovai 12° C. nell’acqua, , e 15° C. nell’aria sovrastante, essendo il cielo coperto e domi- ’ nando un forte vento di N. che cominciò a spirare dopo Yg ora dal ; mio arrivo al lago. Le specie di Diatomee da me osservate nei saggi di limo ripor- . tati da questo lago furono le seguenti: 553 Ordo I. Rhaphideae Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ovalis Ktìtz. (H. Van Heurck: Syn. des Diatomèesete p. 59, PI. I, fìg. 1). Raro. » 2. *A, afflnis Kùtz. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 2). Più frequente. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 3. *G. obiusa Greg. (aut. cit. p. 61, PI. 3, fig. 1, a). Comune. )) 4. C, cymbiformis Ehr. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 11). Pur comune. > 5. *C, Cisiula Hempr. var. maculata Kùtz. (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 16). Alquanto frequente. » 6. C. helvetica Kutz. (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fig. 15). Rara. T> 7. *C. anglica Lagerst. (aut. cit. PI. 2, fig. 5). Comune assai. . Gen. III. Encyonema Kiitz. 1833. Sp. 8. *E, ventricosum Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Assai copioso. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 9. aS. Phcenicenteron Ehr. (H. Van Heurck : Syn. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Non frequente. Gen. V. Navicala Bory 1822. Sp. 10. N^viridis var. commutata Grun. (H. Van Heurck : Syn. p. 73, PI. 5, fig. 6). Non molto frequente. » 11. iV. borealis Ehr. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 3). Assai rara. )) 12. *iV. Brebissonii var. subproducta Grun. (aut. cit. pag. 77, PI. V, fig. 9). Frequente. » 13. N, gibba Kùtz. (aut. cit. pag. 78, PI. Atl. Suppl. fig. 12). Piuttosto rara. » » gibba var. brevistriata Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 5). Come la precedente. » 14. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 10). Rara. 3 15. N. oblonga Kutz. (aut. cit. pag. 81, PI. 7, fig. 1). Rara. » 16. *iV. radiosa var. acuta Grun. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 19). Molto frequente. » 17. N, cryptocephala Kutz. (aut. cit. p. 84, PI. 8, f. 1). Comune. 554 > 18. N, dicephala W. Srn. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 33). Meno comune. )) 19. N, ellipdca Kùtz. (aut. cit. p. 92, PI. IO, fig. IO). Frequente. » 20. *N. Tuscula Ehr. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 14). Non frequente. » 21. *N, mutica Kùtz. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 11). Più fre- quente. » 22. N, exilis Grun. (aut. cit. p. 101, PI. 12, fig. 11). Comunissima. » 23. N. limosa Kutz. (ant. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Piut- tosto rara. » )) N. limosa var. gibberula Grun. (Id. id. fig. 19). Più fre- quente. )) 24. *N. veniricosa (Ehr.) Donkin. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 24). Non comune. » 25. *iV. Iridis Ehr. var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. pag. 104, PI. 13, fig. 2). Comune. » 26. *N. bacillaris Greg. var. incosfan/issima Grun. (aut. cit. PI. 12, fig. 28). Alquanto frequente. Gen. VI. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 27. G. acu'minafu77i Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, f. 16). Raro. » > *G. acuminatum Ehr. var. coronaium (aut. cit. pag. cit. PI. 23, fig. 15). Poco frequente. . . » » *G. acuminatum var. trigonocephalum Grun. (aut. cit. PI. 23, fig. 18). Piuttosto raro. » » *G. acuminatum var. Clavus (aut. cit. PI. 23, fig. 20). Più frequente. » 28. *G. gracile Ehr. (aut. cit. p. 125, PI. 24, fig. 12). Comune. » 29. G. intì'icalum Kutz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 29). Più comune. Gen. VII. Achnanthes Bory 1822. » 30. A. exilis Kutz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 131, PI. 27, fig. 16). Copiosissima. » 31. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig. 8-11). Meno copiosa. r 555 Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. Vili. Eunoiia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 32. *E, jh'cus Ehr. var. minor Gran. (EI. Van Heurck: Syn. pag. 142, PI. 34, fig. 3). Frequente. » 33. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 24, fig. 11). Pur frequente. » 34. E. prcBrupia Ehr. (aut. cit. pag. 143, PI. 24, fig. 19). Rara. » » ^E. prcBrupta var. infiala Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 27). Meno rara. > 35. *£'. monodon Ehr. (aut. cit. PI. 33, fig. 3). Poco frequente. Gen. IX. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 36. C, Arcus Kiitz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Copioso. Gen. X. Synedra Ehr. 1831. Sp. 37. S. delicatissima Grun. (H. Van Heurck: Syn. pag. 151, PI. 39, fig. 4). Abbondantissima. » 38. S. amphicephala Kùtz. (aut. cit. pag. 153, PI. 39, fig. 14). Non molto frequente. - Gen. XI. Fragilaria Lyngbye 1819, char. em. Sp. 39. F. mutabilis (W. Sm.) Grun. (aut. cit. pag. 157, PI. 45, fig. 12). Frequente. Gen. XII. Deniicula Kutzing 1844. Sp. 40. D. tenais Kiitz. var. frigida Grun. (aut. cit. pag. 159, PI. 49, fig. 36-38). Comune. Gen. XIII. Diaioma De Candolle 1805, char. em. Sp. 41. *D. hiemale (Lyngb.) Heib. var. mesodon (aut. cit. pag. cit. PI. 51. fig. 3,4). Gen. XIV. Hanizschia Grun. 1877. Sp. 42. 77. amphioxys (Ehr.) Grun. (aut. cit. p. 168, PI. 56, fig. 1-2). Raro. Gen. XV. Nitzschia (Hassall, W, Sm.) Grun. char. em. 1880. Sp. 43. *xY. Palea (Kùtz.) W. Sm. (aut. cit. pag. 183, PI. 69, fig. 22). Comunissima. 36 556 Geu. XVI. Surzrella Turpin 1827. Sp. 44. *S. zìiinuta Bréb. ("aut. cit. pag. 189, PI. 73, fig. 9-10). •Frequente. » 45. *S, pinnaia var. panduri formh W. Sin, (aut. cit. pag. 189, PI. 73, fig. 11). Più frequente. Orde III. CryptorhaphideaB. Gen. XVII. Cycloiella Kiitz. 1833. Sp. 46. C. operculaia Kutz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22-28). Poco frequente. Sono in tutto 46 specie cho colle varietà comprendono 24 forme nuove per la diatomologia lacustre italiana. XXVIII. Il Lago della Casera Sulla sponda destra della valle del Livrio, ad ovest del pizzo Meriggio (2347 m.), a metà circa della costa, si apre un’ampia ed assai amena conca, limitata da due creste montuose, che si distac- cano dal pizzo suddetto verso S.O. e N.O. e che, degradando succes- sivamente, si congiungono di nuovo per mezzo di alcuni cocuzzoli, i quali si continuano poi col versante proprio della valle. In questa concava superficie, variamente accidentata da piccole emergenze della roccia in posto, si trovano due piccoli laghi, il minore dei quali po- sto verso N. e alquanto più in alto (2040 m.) è detto Lago di Zocca; il maggiore, più a S. e più in basso (1962 ra.), è chiamato Lago della Casera, intorno al quale ho rivolto le mie solite ricerche. Esso occupa la parte più inferiore della conca sopra descritta, le cui minori balze lo chiudono a guisa d’ampio anfiteatro. Ha forma alquanto oblunga diretta da N. a S. Le sponde sono poco inclinate, specialmente verso E. per l’abbondante detrito che vi è trasportato dai poggi circostanti, sopratutto per opera del suo af- fluente, che vi ha costruito in quella parte un esteso delta. Un tap- peto erboso riveste i dintorni del lago fin presso le acque, dove la spiaggia si trasforma talora in palude ed in giacimenti di torba. 557 Più lungi del lago si scorge in ogni parte la roccia in posto che emerge dal detrito. Essa é costituita dalla solita formazione del gneis micaceo bruno compatto, che si alterna con strati di micaschisto e di talcoschisto. Verso ovest la cerchia rocciosa s' interrompe, per una piccola di- lacerazione perpendicolare agli strati, nella quale si apre V emissario, che si scarica nel torrente Livrio presso S. Salvatore. Il lago è dun- que, d'origine, orografico. La parte sommersa delle sponde è pure assai poco inclinata, sic- ché per un largo tratto all’ ingiro si scorge il fondo, il quale ora è ricoperto di ciottoli angolosi, ora di melma finissima con abbondante feltro organico. Ha l’altitudine di 1962 m. e la superficie di 13200 m. q. Le sue acque presentano un color verde sbiadito, quale è segnato dal num. Vili della scala Forel. La temperatura interna era di 11° C., e l’esterna di 20°, alle ore 11 ant. del 26 Luglio 1893. Sulle balze che coronano il lago crescono pochi abeti e larici, per lo più sfrondati dalle valanghe che precipitano dal versante del pizzo Meriggio. Sulla sponda ovest abbondano cespugli di Rododen- dron ferrugineum L., di luniperus communio L. e fittissimi intrecci di Vaccinium mirtillus L. Nei dintorni del lago trovai sparse qua e là le seguenti specie di fanerogame erbacee, fra le quali sono da no- tarsi specialmente, per la novità della flora valtellinese : V Epilobium alsinefolium Vili, ed il Bupleurum peirceum L.: Fam. I. Ranunculacece Juss. Sp. 1. Ranunculus Villarsii DC. )) 2. Anemone alpina d sulfurea L. Fam. II. Silenece DC. Sp. 3. Si lene rupestris L. ■ ' y> 4. Lychnis sylveslris Hopp. (Melandrium diurnum Ap.) » 5. L. Viscaria L. (Viscaria vulgaris Hòhl.). Fam. III. Papilionaceoe L. Sp. 6. Trifolium alpinum L. » 7. T, alpestre L. » 8. Lotuz corniculatus L. 558 Fara. IV. Onagrariece Juss. Sp. 9. Epilohium alsinefolium Vili. Fam. V. Crassulacece DC. Sp. 10. Sempervivum Wulfenii Hopp. Fara. VI. Saxifragece Vent. Sp. 11. Saxi fraga siellaris L. » 12. iS. exarata Vili. Fam. VII. Umbelliferece Juss. Sp. 13. Bupleurum peirceum L. (B. graminefolium Vahi.) Fara. VIII. Rubiacece Juss. Sp. 14. Galium helveticum Weigg. Fara. IX. Composite^ Adans. Sp. 15. Solidago virgaurea (ò alpesb'is W. K. » 16. Achillea odorata L. » 17. Anthemis montana L. » 18. Crepis aurea Cass. » 19. Hieracium Pilosella L. » 20. H, intgbaceum Wulf. (H. albidura Vili.) Fara. X. Campanulacece Juss. Sp. 21. Phyteuma Halleri All. » 22. Campanula barbata L. » 23. C. excisa Schleich. Fara. XI. Gentianacece Juss. Sp. 24. Gentiana lutea L. Fara. XII. Scrofulariacece Benth. Sp. 25. Eufralia officinali^ L. Fara. XIII. Labiate^ Juss. Sp. 26. Brunella vulgaris L. » 27. Thymus zerpillv,m (ó monianus W. K. 559 Fam. XIV. Polygonece Juss. Sp. 28. Polygonum bistorta L. )) 29. Rumex alpinus L. )) 30. Juncus monanthos lacq. Presso il lago Zocca. Fam. XV. Cyperacece. Sp. 31. Eriophorum Scheuchzeri Hopp. La regione litorale di questo lago abbonda pure di vita algolo- gica. Io vi ho potuto determinare parecchie specie di Desmidiee ed un buon numero di forme di Diatornee. Le Desmidiee sono: 1. ® Euasirum suhtetragonum D.P. (Del Ponte: Specimen Des- midiacearum etc. pag. 84, Tav. VI, fìg. 20). Non tanto comune. 2. ° E, oblongum Ralfs. (aut. cit. pag. 87, Tav. VI, fig. 26). Comune. 3. ° E. ansalum Ehr. (aut. cit. pag. 89, Tav. VI, fig. 31). Piut- tosto raro. 4. ° E. ampullaceum Ralfs. (aut. cit. pag. 92, T av. VI, fig. 3). Assai copioso. 5. ° Cosmarium Botrylis Meneg. (aut. cit. pag. 118, Tav. Vili, fig. 31). Abbondantissimo. 6. ° Closterium Lunula Ehr. (aut. cit. pag. 191, Tav. VI, fig. 1). Molto frequente. 7. ® C. acerosum Ehr. (aut. cit. pag. 193, Tav. XVI, fig. 4). Non comune. 8. ° C. flaccidum D.P. (aut. cit. pag. 197, Tav. XVIII, fig. 35). Comune. 9. ® C. striolatum Ehr. (aut. cit. pag. 212, Tav. XVII, fig. 39). Frequente. 10. ° C. crassum D.P. (aut. cit. pag. 217, Tav. XVIII, fìg. 24). Comune. Le forme diatomologiche di questo lago ascendono al numero di 82, fra le quali sono importanti, per la loro rara dispersione, la Na- vicula globiceps Greg. il Pleurosigma Spenceri var. Smithii Grun. e la Nitzschia vermicularis Grun. etc. 560^ Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A, ovalis Kùtz. (H. Van Heurck; Syn. des Diat. pag. 59, PI. 1, fig. 1). Rara. » 2. *A. Pediculus Kiitz. (aut. cit. loc. cit. fig. 6,7). Frequente. » » ^'A. Pediculus var. minor Grun. (Id. id. fig. 8). Rara. » » M. Pediculus var. exilis Grun. (Id. id. fig. 9,10). Rara. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 3* C. Ehrenbergii Kùtz. (aut. cit. pag. 60,61 PI. 2, fig. 1). Rara. » 4. *(7. obtusa Greg. (aut. cit. PI. 3, fig. Il, a). Rara. » 5. leptoceras Kùtz. (aut. cit. pag. 62, PI. 3, fig. 24). Comune. )) 6. (7. gasiroides Kùtz. (aut. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 8). Non co- mune. )) 7. C. lanceolata Ehr. (aut^cit. loc. cit. fig. 7). Meno comune. » 8. (7. Cistula Hempr. (aut. cit, pag. 61, PI. 2, fig. 12). Comune. » 9. *(7. naviculiformis Auersw. (aut. cit. PI. 2, fig. 5). Rara. Gen. 111. Encyonema Kùtz. 1833. Sp. 10. ccespiiosum Kùtz. var. Auerswaldii Rab. (aut. cit. p. 66, PI. 3, fig. 13). Comune. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 11. Phcenicenteron Ehr. (aut. cit. p. 67, PI. 4, fig. 2). Rara. )) 12. anceps var. linearis Grun. (aut. cit. p. 69, PI. 4, f. 8). Comune. » 13. (S. plaiystóma Ehr. (Rabenhorst: Sùswasser Diatomaceen p. 48, Taf. IX, fig. 2). Non comune. Gen. V. Maslogloia Tliwaites 1848. Sp. 14. Grevillei W. Sin. (H. Van Heurck: Syn. p. 71, PI. 4, fig. 20). Non rara. Gen. VI. Navicala Bory 1827. Sp. 15. *iV. major Kntz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 3,4). Poco frequente. )) 16. V. borealis Ehr. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 3). Rara. » 17. iV. Brebissonii Kiitz. (aut. cit. p. 77, PI. 5, f. 7). Non rara. 561 : Sp. )) *iV. Brehiz^onii var. diminula Grun. (Id. id. fìg. 8). Come la precedente. » 18. N. stauroptera Grun. (aut. cit. p. 77, PI. 6, fig. 7). Comune. )) 19. N. gibba Kùtz. (aut. cit. pag. 78, PI. Suppl. fig. 12). Fre- quente. » 20. *iV. subcapilaia Greg. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 22). Poco frequente. » 21. *iV. globiceps Greg. (aut. cit. pag. 79, PI. Suppl. fig. 13). Rara. » 22. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. p. 79, PI. 6, f. 10). Frequente. » 23. N. radiosa Kùtz. (aut. cit. pag. 83, Pi. 7, f. 20). Comune. » 24. N. elliplica Kiitz. (aut. cit. p. 92, PI. 10, f. 10). Comune. » 25. *iV. muiica Kiitz. var. undulaia Grun. (aut. cit. pag. 5, PI. 10, fig. 20 C.). Rara. » 26. N. pusilla W. Sm. (aut. cit. pag. 99, PI. 11, fig. 17). Frequente. )) » *iV. pusilla var. alpestris (Brun: Diat. des .\lpes etc. PI. 8, fig. 12). Meno frequente. )) 27. iV. limosa Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. Diat. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Poco frequente. » 28. *iV. ventricosa (Ehr.) Donk. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, f. 24). Rara. » 29. *iV. Iridis Ehr. (aut. cit. pag. 103, PI. 13, fig. 1). Rara. » )) *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Rara.] )) 30. *iV. humilis Donk. (aut. cit. pag. 85, PI. 11, fig. 29). Non- comune. » 31. *iV. Pseudo-Bacillum Grun. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, f. 9). Rara. » 32. *iV. exilissima Grun. (aut. cit. pag. 108, PI. XIV, fig. 30). Non rara. » 33. iV. appendiculata Kutz. (aut. cit. PI. VI, fig. 20). Frequente. » 34. N. affìnis Ehr. var. amphirhynchus (Brun : Diat. etc. PI. 7, fig. 20). Rara. » » N. vulgaris Ehr. (Brun: Diat. PI. 8, fig. 11). Frequente. » 35. ienuis var. sublinearis Grun. (H. Van Heurck: Syn. Diat. PI. 6, fig. 25). Comune. » 36. *iV. Termos Ehr. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. Pi. cit. fig. 13). Pur comune. Gen. VII. Pleurosigma W. Sm. 1853. Sp. 37. *P. Spenceri var. Smithii Grun. (aut. cit. pag. 118, PI. 21, fìg. 15). Rara. Gen. Vili. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 38. G. capitatum Ehr. (aut. cit. pag. 125, PI. 27, fìg. 7). Raro. )) 39. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 126, PI. 23, fig. 16). Pure raro. » » *G. acuminatum var. Brebissonii Kùtz. (aut. cit. PI. cit. fig. 24). Copioso. )) 40. *G, montanum Schuman. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 36). ^ .Comune. » 41. *(r. parvulum Kùtz. (aut. cit. pag. 125, PI. 25, fig. 9). Co- mune. » 42. *G, olivaceum Kùtz. var. angustum (Id. id. fig. 25). Raro. » 43, *G, augustalum var. subcequalis Grun. (aut. cit. PI, 25, fig. 1). Raro. Gen. IX. Achnanthes Bory 1822. Sp. 44. *i4. microcephala Kutz. (aut cit. pag. 131, PI. 27, fig. 20,22). Comune. I- 45. lanceolata var. dubia Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 12,13). Rara. Gen. X. Cocconeis (Ehr. 1835) Grun. 1868. Sp. 46. C. Placentula Ehr. (aut. cit. PI. 30, fig. 26,27). Rara. Ordo lì. Pseudorhaphideas. Gen. XI. Eunoiia Ehr. 1837, eh. emend. Sp. 47. *E. Arcus var. minor Grun. (aut. cit. pag. 141,142, PI. 34, fig. 3). Comune. > 48. *E, major W. Sm. Rab. (aut. cit. pag. 142, Pi. 24, fig. 14). Non comune. » 49. *E. gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. loc. cit. fig. 1,2). Co- mune assai. » 50. *E. peciinalis (Kùtz.) Rab. (aut. cit. pag. 142, Pi. 30, f. 15, 16). Rara. » » *E, peciinalis var. minor (Id. id. fig. 20). Più frequente. » 51. *E* diodon Ehr. forma minor (aut. cit. PI. 33, fig. 5). Comune. » 52. E. lunaris (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 25, fig. 3,4). Non comune. 568' Gen. XII. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 53. C. Arcus Kiitz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Copioso. Gen. XIII. Synedra Ehr. 1831. Sp. 54. *5. Ulna (Nitzsch.) Ehr. var. splendens (aut. cit. pag. 150, PI. 38, fig. 2). Rara. » » *S. Ulna var. subaequalis Grun. (Id. id. fig. 13). Meno rara. » » **S. Ulna var. amphirhynchus (Id. id. fig. 5). Comune. » » /S. Ulna var. longissima (Id. id. fig. 3). Rara. ' » 55. delicatissima Grun. forma brevis (aut. cit. pag. 151, PI. 39, fig. 9). Copiosa. )) 56. *S. pulchella Kiitz. var. naviculacea Grun. (aut. cit. PI, 41, fig. 8), Rara. » 57, *aS. Vaucherice Kiitz. var. parvula Grun. (aut. cit. pag. 150, PI. 40, fig, 22). Non frequente. Gen. XIV. Fragilaria Lyngbye 1819. Sp. 58. *F. construens (Ehr.) Grun. var. Venier (aut. cit. pag. 156, PI. 45, fig. 21,22). Comune. » 59. F, muiabilis (W. Sm.) Grun. (aut. cit. pag, 157, PI. 45, fig. 12). Meno comune. Gen. XV. Denticula Kutzing 1844. Sp. 60. *D. tennis Kiitz. (aut. cit. p.' 159, PI. 49, fig. 28). Comune. Gen. XVI, Diatoma De Candolle 1805, Chr. em. Sp. 61. *D. vulgare Bory (aut. cit. pag. 160, PI. 50, fig. 1,3). Poco frequente. » 62. hiemale (Lyngb.) Heib. var. mesodon (aut. cit. pag. cit. PI. 51, fig. 3,4). Assai comune. » 63. D. Ehrenbergii (Brun: Diat. des Alpes etc. PI. 4, fig. 17). Poco frequente. Gen. XVII. Meridion Agardh 1824. Sp. 64. M, circulare Ag. (H. Van Heurck : Syn. pag. 161, PI. 51, fig. 10,12). Non comune. 564 Gen. XVIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 65. T, flocculosa (Roth.) Kùtz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fig. 10, 12). Rara. Gen. XIX. Cymaiopleura W. Sm. 1855. Sp. 66. C. ellipiica (Bréb.) W. Sm. (aut. cit. pag. 168, PI. 55, fig. 1). Poco frequente. Gen. XX. Niizschia (Hassall, W. Sm.) Grun. Ch. em. 1880. Sp. 67. *N. apiculaia (Greg.) Grun. (aut. cit. p. 173, PI. 58, fig. 26). Raro. )) 68. *iV. commutata Grun. (aut. cit. pag. 175, PI. 59. fig. 13,14). Pure rara. > 69. *iV. vermicularis (Kiitz.) Hantzsch. forma minor (Aut. cit. pag. 178, PI* 64, fig. 1). Rara. Gè». XXI. Surirella Turpin 1827. Sp. 70. S, Helveiica Brun (Bruni Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. 9, fig. 28). Poco, frequente. Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XXII. Cyclotella Kùtz. 18.33. Sp. 71. C. operculata Kùtz. (Henri Van Heurck: Syn. Diat. p. 214, PI. 93, fig. 24,26). Frequente. Le forme nuove pei laghi italiani sono 50. La reticella Mùller, condotta attraverso le onde, dall’ una all’al- tra estremità del lago, mi riportò le seguenti specie di Entomostracii 1. ° Cyclops coronatus Claus. (A. Fric: Die Krustenthiene Bòli- mens etc pag. 218, fig. 11). Raro. 2. ° Diaptomus Castor Jur. (aut. cit. pag. 225, fig. 22). Molto abbondante. 3. ° Daphnia pulex Straus. (aut. cit. pag. 231, fig. 33, a). Poco abbbondante. 4. ° Linceus lamellatus 0. F. Mailer (aut. cit. pag. 239, fig. 45). Raro. 5. ® L. siriatus Lievin (aut. cit. pag. 240, fig. 46). Meno raro. 565. 6.^ L, sphcaricus 0. F. Mùller (aut. cit. pag. 248, fig, 58), Come il precedente. Insieme a queste ultime tre specie, proprie della regione litorale, vive pur comune un Acaro rosso, 1’ Hydrodroma rubra Deljeer. Sin,: Acarus aquaticus ruber Haller: Meraoires 1778, VII, p. 141. » Hydryphanihes puniceus L. C. Kock: Uebers Arachn. Syst. 1842, p. 31. : > Hydrodroma umbrala Neum: Westergòilands Hydr. 1870, ‘ pag. 110. Sulla sponda ovest presso remissarie rinvenni non raro il pic- colo inullusco bivalve, già incontrato in altri laghi, cioè il Pisidium obiusale Pfeifer. Non vi scorsi nessuna specie di pesci, ma si potrebbe assai util- mente farvi prosperare la Trutta fario Lin. mediante opportuna im- missione di avannotti, chiudendo previamente la stretta gola dell’ e- missario, per rialzare sufficientemente il livello delle sue acque. Sulla sponda torbosa' verso E. vive abbondate la Rana tempo- raria Linn. ed il Galli *) vi studiò le due varietà Acutiroslris ed Obtusirostris Patio. XXIX. Il Lago del Pnblino Presso l’estremità superiore della valle del Livrio, chiusa a S. dalla scoscesa cerchia montuosa costituita dal pizzo Zerna (2567 m.) e dal monte Masoni (2631 m.), vi sono due graziosi laghetti, chia- mati Laghi del Publino, dai quali hanno origine le acque del tor- rente Livrio. Essi sono circondati all’ intorno da roccia in posto e separati fra loro da depositi d'origine secondaria, in parte glacia- li, in parte franosi, che derivano dallo sfacelo delle creste mon- tuose, che s’innalzano ad E. a S. e ad 0. di questi laghi. Il più piccolo di essi, posto alquanto più verso S., scarica le sue acque nel secondo, attraverso il detrito sopra menzionato. Si scorge quindi come in origine dovevano formare un lago solo: la loro divisione 1] Materiali etc. pag. 154. 566 venne operata in seguito dal lavoro e trasporto di materiali compiuto dalle forze esogene. Il maggiore di questi due laghi pertanto, il solo degno di par- ticolar studio, è limitato a N. dalla roccia in posto, che sorge in forma di ampi cocuzzoli arrotondati, di cui il versante minore, interno, si con- tinua colle sponde del lago, ed il versante maggiore, esterno, s’innalza quasi perpendicolarmente sulla valle, per l’altezza di circa 200 metri. Questo è dunque un lago orografico. La roccia appartiene a quella speciale formazione di gneis detto di Surelta o di Spluga, dalla località della valle del Liro, dove spe- cialmente si sviluppa. Esso è un gneis biancheggiante, a struttura granitica, dai grandi cristalli di felspato mescolati con frammenti di quarzo e con poche pagliette di mica. Secondo la Caria geologica della Lombardia del Prof. T. Ta- ramelli» il lago giacerebbe nelle arenarie e puddinghe del Trias in^ feriore, mentre, più giustamente, il Dott. G. Melzi ‘) ascrive la for- mazione rocciosa del lago, allo speciale tipo di gneis sopra indicato. Il lago presenta una bella forma ovale la cui maggior lunghezza va da S. a N. Le sponde sono piuttosto ripide, eccettuata quella verso S. che è formata dal detrito trasportatovi continuamente dal ripido versante montuoso che s’innalza a S.E, Verso 0. la sponda si ab- bassa pure assai notevolmente, per piccolo tratto, ed ivi si apre 1’ e- missario che, dopo breve percorso, precipita per lo scosceso dirupo del versante esterno del lago. Le sponde sommerse, che mantengono la stessa inclinazione della parte esterna, sono ricoperte di ciottoli e di poco limo, sul quale tro- vasi piuttosto scarso il feltro organico. La sua altitudine è di 2104 m. e la superficie di 84,000 m. q. Le acque hanno un color verde oscuro, non ben rappresentato da nessun numero della scala Forel; il più approssimativo sarebbe il num. V. La temperatura interna era di 10° C. e l'esterna di 12°,3 alle ore lOy^ ant. del giorno 19 Luglio 1893, essendo il cielo assai nu- voloso. 0 Sunto di alcune osservazioni stratigrafiche e petrografìche sul ver- sante valtellinese delle prealpi orobiche occidentali. — Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Milano, Serie II, Voi. XXIV, fase. X, 1891; Id. Ricerche microscopiche sulle roccie del versante valtellinese della catena orobica occidentale. Giornale di Mineralogia etc. del Dott. F. Sansoni. Voi. II, fase. I. Pavia, 1891. i 567 Nella regione esterna del lago, poco erbosa, rinvenni le seguenti specie di fanerogame, fra le quali sono specialmente notevoli la prima e r ultima, per la loro novità nella flora valtellinese. Fam. I. Cruci fer ce Juss. Sp. 1. Cardamine asarifolia L. Presso l’ affluente. Fam. II. Saxifragece Vent. Sp. 2. Saxifraga stellaris L. Fam. III. Umbelliferce Juss. Sp. 3. Astrantia minor L. » 4. Alhamanta cretensis L. r [ Fam. IV. Composilae Adans. \ Sp. 5. Doronioum Columnoe Ten. (D. cordifoliura Stero.). [ )) 6. Cirsium spinosissimum Scop. (Coleus L.) )) 7. Adenostyles alpina B. et F. Fam. V. Campanulacece Juss. i Sp. 8. Phyteuma emisphcericum L. I )) 9. Campanula barbata L. ^ Fam. VI. Ericinece Juss. , Sp. 10. Rododendron ferrugineum L. » i Fam. VII. Boraginece Desv. \ Sp. 11. Myosolis palustris Roth. • ^ Fam. Vili. Primulacece Vent. ■ Sp. 12. Primula carniolica lacq. •' Nel limo raccolto in diverse parti della regione litorale, per lo i studio delle alghe, determinai le seguenti Desmìdiee: I 1." Euasirum verrucosum Ehr. (Del Ponte: Specimen Desmi- ^ diacearum etc. pag. 82, Tav. VI, fìg. 3). Non comune. I 2.° E. oblongum Ralfs. (aut. cit. pag. 87, Tav. VI, fìg. 26). I Più comune. f 3.° Cosmarium Botrytis Meneg. (aut. cit. pag. 118, Tav. Vili, E fig. 31). Copiosissimo. 56d 4. ® Slauraslrum orbiculave Ehr. (aut. cit. pag. 133, Tav. X, fig. o). Raro. 5. ® Ciosle*'ium flaccidum D.P. (aut. cit. pag. 197, Tav, XVTII, fig. 34). Poco frequeute. 6. ® Ci. juncidum Ralfs. (aut. cit. pag. 211, Tav. XVII, fig. 15). Raro. 7. * PleurotcBnium trabecula Naeg. (aut. cit. pag. 220, Tav. XVIII, fig. 42). Comune. 8. ® PL nodulosum De Rary (aut. cit. pag. 222, Tav. XVIII, fig. 50). Non raro. Nel medesimo limo rinvenni pure un buon numero di forme dia- toraologiche, di cui parecchie risultano nuove per la florula vaitei* linese, ed è da notarsi specialmente la scoperta della Naticuta scul~ pta Ehr. riconosciuta come forma assai rara dai vari diatomologisti, e parecchie altre. Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ovalis Kùtz. (H. Van Heurck : Syu. des Di itomées pag. 50, PI. I, fig. 1). Rara. Gen. lì. CymbeUa Ag. 1830. Sp. 2. *C. le piacer as Kùii. (aut. cit. pag. 62, PI. 3. f. 24), Comune. » 3. C, cymbiformis Ehr. (aut. cit. p. 63, PI. 2, f. 11). Pur comune. » 4. C, Cistula Henipr. (aut. cit. pag. 64, PI. cit. fig. 12). Rara. » 5. •(?. Anglica Lagerstedt (aut. cit. PI. 2, f. 6). Più rara. » 6. *C naciculiformis .\uersw. (aut. cit. loc. cit. fig. 5). Fre- quente. » 7. *0. pusilla Grun. (aut. cit. pag. 62, PI. 3, fig. 5). Comune. Gen. III. Encyonenxa Kutz. 1833. Sp. 8. tentricosum Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 15). Comune. Gen. IV. Slauroneis Ehr. 1843. Sp. 9. *5. anceps Ehr. var. linearis Grun. (aut. cit. pag. 69, PI. 4, fig. 8). Rara. 569 Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 10. *i\f. Grevilìei W. Sm. (aut. cit. pag. 71, PI. 4, fig. 20). Poco frequente. Gen. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 11. N. viridis Kùtz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 5). Comune. )) )) iV. viridis var. commutata Grun. (Id. id. fig. 6). Meno co- mune. )) » *iV. viridis var. acuminata (Rrun: Diat. des Alpes etc. p. 86, PI. 8, fig. 16). Poco frequente. )) 12. iV. borealis Ehr. (H. Van Heurck: Syn. Diat. pag. 76, PI. 6, fig. 3). Rara. » 13. *N, Hilseona lanisch. (aut. cit. pag. 77, PI. Suppl. fig. 11). Rara. » 14. iV. Brebissonii Kiitz. (aut. cit. pag. cit. PI. 5, fig. 7). Comune. » )) *iV. Brebissonii var. diminuta Grun. (Id. id. fig. 8). Copiosa. » J5. N. stauroptera Grun. (aut. cit. pag. cit. PI. 6, fig. 7). Rara. » 16.'iV. gibba Kùtz. (aut. cit. pag. 78, PI. Suppl, fig. 12). Comune. » »' • *N. gibba var. brevisiriata (aut. cit. PI. 6, fig. 5). Come la precedente. » 17. N. appendiculata Kiitz. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 18). Non rara » » *iV. appendiculata var. iSaveana Grun. (Id. id. fig. 29). Rara. » » *iV. appendiculata var. irrorata Grun. (Id. id. fig. 30). Fre- quente. , « )) 18. *JV. subcapitata Greg. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 22). Co- mune. » 19. N. dicephala VV. Sni. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 33). Co- mune. » 20. N. elliptica Kiitz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Assai comune. » » *N. elliptica var. minutissima (Id. id. fig, 12). Copiosa. )) 21. *V. Schumanniana Grun. (aut. cit. pag. 99, PI. 11, fig. 21). Rara. » 22. sculpta Ehr. (aut. cit. pag. 100, PI. 12, fig. 1). Rara. )) 23. 'V. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Fre- quente. » > iV. limosa var. gibberula Grun (Id. id. fig. 19). Non fre- quente. 570 » » *iV. limosa var. subinflata Grun. (Id. id. fig. 20). Rara. » 24. *iV. venb'icosa Donk. forma minuta (aut. cit. loc. cit. fig. 26). Rara. '> 25, *iV. lepidula Grun. (aut. cit. pag. 108, PI. 14, fig. 42). Fre- quente. » 26 *iY. gracillima Greg. (aut. cit. PI. 6, fig. 24). Poco frequente. » -27. *iV. lacunarum Grun. (aut. cit. PI. 12, fig. 31). Rara. » 28. V. IcBvissima (Kutz.) Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 13). Non rara. » 29. *iY. tennis var. sublinearis Grun. (aut. cit. PI. 6, fig. 25). Frequente. )) 30. ìY. divergens Ehr. (Pinn.) (Brun: Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. 9, fig. 10, Rara. Gen. VII. Vanheurckia Bréb. 1827, char. emend. Sp. 31. *V. rhomhoides Bréb. (H. Van Heurck: Syn. Diat. pag. 112, PI. 17, fig. 1,2). Rara. Gen. Vili. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 32. G. acuminaium Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). Raro. » 33, *G, montanum Schuman. (aut. cit. pag. cit. PI. cit. fig. 33). Non raro. )) 34. *G. parvutum Kiitz. (aut. cit. pag, 125. PI. 25, fig. 9). Co- mune. )) 35. *G. micropus Kùtz. var. exilis Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 5). Comune. »' 36. G. intricatum Kùtz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 29). Raro. » » intricatum var. pulcinata Grun. (Id. id. fig. 32). Non raro. •)) )) *G. intricatum var. pumila Grun. (Id. id. fig. 35). Rara. Gen. IX. Achnanthes Bory 1822. Sp. 37. *A. microcephala Kiitz. (aut. cit. pag. 130, PI. 27, fig. 21). Copiosissima. » 38. A, minutissima Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. 37). Come la precedente. )) 39. A, lanceolata Bréb. (aut. cit. loc. cit. fig. 9,10). Frequente, » 40. *A. gihherula Kiitz. (aut. cit. PI. cit. fig. 47-49). Rara. Ordo 11. Pseudorhaphideae. Gen. X. Epithemia Bréb. 1838. . . . . Sp. 41. E. turgida (Ehr.) Kùtz. (aut. cit. pag. 138, FI. 31, fig. 1,2). Rara. Gen. XI. Eunotia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 42. E. Arcus Ehr. (aut. cit. pag. 141, PI. 34, fig. 2). Rara. » » ^jE'. Arcus var. minor Grun. (Id. id. fig. 3). Assai comune. » 43. *E. gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, fig. 1,2). Frequente. )) 44. *£'. diodon Ehr. forma diminuta Grun. (aut. cit. PI. 33, fig. 7). Raro. • Gen. XII. Ceraioneis Ehr. 1840. Sp. 45. C. Arcus Ehr. (aut. cit. PI. 37, fig. 7). Comune. Gen. XIII. Sgnedra Ehr, 1831. Sp. 46. *S, Vaucherice Kùtz. (aut. cit. pag. 150, PI. 40, fig. 19). Rara. » » *S, Vaucherice var. parvula Kùtz. (Id. id. fig. 22). Pure rara. Gen. XIV. Fragilaria Lyngb. 1819. Sp. 47. F. construens (Ehr.) Grun. (aut. cit. pag. 156, PI. 45, f. 26). Frequente. )) 48. *F. bidens Heiberg. forma major et minor (aut. cit. PI. 45, fig. 6,7). Comune. Gen. XV. Benticula Kùtzing 1814. Sp. 49. *D. tenuis Kùtz. forma genuina (aut. cit. pag. 159, PI. 49, fig- 28-30). Copiosissima. Gen. XVI. Diaioma De Candolle 1805, char. emend. Sp. 50. *D. hiemale (Lyngb.) • Heib. var. mesodon Kùtz. (aut. cit. pag. 160, PI. 51, fig. 3,4). Frequente. Gen. XVII. Meridion Agardh 1824. Sp. 51. M. circulare Ag. var. conslriclum (aut. cit. pag. 161, PI. 51, fig, 14,15). Non frequente. 37 572 1 Gen. XVIII. Cymatopleura W. Sm. 1855. Sp. 52. C. ellipiica (Bréb.) W. Sm. (aut, cit. pag. 168, PI. 55, fig. 1). Comune. Gen. XIX. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. char. eraend. 1880. Sp. 53. *iV. angustata (W. Sm.) Grun. (aut. cit. pag. 171, PI. 57, fig. 22-22). Non frequente. )) » angustata var. acuminata Grun. (Bruni Diat. des Al- ; pes etc. PI. 4, fig. 37). Rara. » 54. *iV. lanceolata W. Sm. (H. Van Heurck; op. cit. pag. 182, ^ PI. 68, fig. 1-2). Poco frequente. » 55. *iV. subiilis var. paleacea Grun. (aut. cit. pag. 183, PI. cit. . fig. 9-10). Comune. )) 56. *N, stagnorum Rab. (aut. cit. PI. 59, fig. 24). Rara. Gen. XX. Surirella Turpin 1827. Sp. 57. pinnata var. panduriformis W. Sm. (H. Van Heurck; Syn. pag. 189, PI. 73, fig. 11). Frequente. )) 58. 8, helvetica Brun (Brun : Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. i . 8, .fig. 16). Rara. ' ■' j Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XXL Melosira Agardh 1824. Sp. .59. M, varians Ag. (H. Van Heurck: Sjq. pag. 198, PI. 85, fig. 10,11). Poco frequente. » 60. ìH. distans Kùtz. var. nivalis W. Sm. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, fig. 25,26). Pur non frequente. Gen. XXII. Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 61. C, operculata Kùtz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93. fig. 24,26). . Rara. • ^ )) 62. C, Kiltzingiana Chauvin. (aut. cit. pag. cit. PI. 94, fig. 11,12). Meno rara. In tutto sono 76 forme di Diatomee, di cui 45 nuove per lo stu- dio diatomologico lacustre italiano. Per lo studio della fauna pelagica lanciai la solita reticella Mai- ler dalla sponda E. e ne estrassi in gran copia il Diaptomus costar k 573 Jur. col quale si trovarono pure parecchi individui di Cyclops ser- rulatus Claus. Mi fu asserito che un tempo viveva pur in questo lago la Trutta fario Lin. e che fu distrutta colle paste avvelenate e colla dinamite. Si potrebbe quindi ripopolarlo della tanto ricercata specie, con op- portuna immissione di avannotti, i quali vi troverebbero ottime con- dizioni di sviluppo. XXX. Il lago Spinga. Una roccia eminentemente cristallina, che s’innalza in una serie di vette montuose e dirupate, chiude le limpidissime acque del lago Spluga. Il quale è collocato alla estremità superiore della Valle di questo nome, aperta nel versante destro della Val Masino, in cui sbocca, di poco a N. del paesello di Cevo. Ha forma rotondeggiante, alquanto allungata e diretta da N. 0. a S.E. Verso S.O. s’innalza il monte Spluga (2844 m.), ed a N.O. la cima del Calvo (2955 m.), che si continua poi con numerose cre- ste e balze scoscese verso E. fino al pizzo di Merdarola (2376 m.). I contrafforti di questi monti, che si continuano poi coi versanti della Valle Spluga, sinnalzano nella estremità superiore di questa, in vari cocuzzoli, assai arrotondati, e chiudono a S.E. e ad E. l’a- meno lago in discorso, il quale pertanto, si può dire, per la sua ori- gine, orografico. La mancanza quasi totale di detriti, in questa specie di altipiano, permette di dedurre non solo l’origine del lago, ma di studiare ezian- dia l’assetto della roccia in posto. Essa mostrasi in ampi strati, che s’innalzano quasi perpendicolari all’ orizzonte, essendo lievemente in- clinati verso S. e diretti da E. ad 0. È costituita essenzialmente di gneis cristallino molto compatto, assai povero di mica, con grandi cristalli di felspato, ora spesseggianti in grandi vene, che corrono parallelamente a’ piani di stratificazione, ora più radi, ma assai grossi, sparsi porfiricamente nella massa gneissica. Grandi vene di- quarzite bianca attraversano pure sinuosamente ed in ogni direzione gli strati della roccia; profondi litoclasi dividono pur questa in grossi 5T4 massi, che precipitano dall* alto a testimonianza del continoo lavoro delle forze meteoriche e del tempo edace *). Per la posizione sopra descritta il lago non ha lunghi affluenti, ma pochi ruscelletti, di coi due sono i principali, che sboccano nel lago a N. e ad 0. e gli portano le gelide acque provenienti dalla fusione delle nevi, le quali, pressoché persistenti, rivestono le pendici dei monti che coronano la Valle di Spinga e specialmente il versante N. E. del monte di questo nome. Una porzione di questi affluenti scorre nascosta fra le abbondevoli frane che rivestono il piede dei monti accennati. A S.E. s'apre un piccolo emissario, fra un’ampia dilacerazione della roccia in posto, che mantiene il medesimo aspetto di quello dei monti sopra nominati. Quest’apertura è sbarrata in parte da massi disposti caoticamente, fra i quali scorre Temissario, che rimane solo in parte visibile all’ esterno. Esso infatti poco più lungi dal lago è notevolmente aumentato e scorre spumeggiante nella stretta apertura formatasi nella roccia. Il poco e grossolano detrito non vale quindi | a precludere propriamente il corso deH'emissario, onde le acque sono ^ principalmente trattenute dalla roccia in posto, e però Torigine che sopra attribuimmo al lago. I due affluenti portano necessariamente abbondante detrito al ba- cino lacustre, sicché esso mostrasi colle sponde di N. e di 0. assai poco inclinale, mentre è assai ripida quella di E. la quale si continua, quasi perpendicolarmente, col cocozzolo roccioso che s’innalza da questa par- te. Qui infatti ha luogo la maggior profondità che, per quanto ho potuto verificare, raggiunge fino i 40 metri. Il letto del lago è for- mato di sostanza sabbiosa, talora di ghiajeiia; solo in un piccolo seno verso N. E. diventa sensibilmente melmoso e quasi paludoso. Le acque sono notevolmente trasparenti, sicché lasciano scorgere per un ampio tratto il fondo, ove esso non prende tosto rapida ia- | clinazlone, e mostrano un colore azzurro pallido, secondo il num. II. ' della scala Forel. ■ Le carte topografiche dell’ Istituto militare riportano l' altitudine di 2141 m. e l’Ispettore Getti vi attribuisce la superficie di 42.000 mq. Io lo visitai il giorno 29 Giugno 1S93 ed alle ore 11 ant. trovai che le acque presso l’ emissario avevano la temperatura di 7®5'C, mentre l’ esterna era di 17®, con cielo sereno e Taria calma. 0 Vedi, per maggiori notizie, lo stadio del Doti. G. Melzi: Ricerche geo- logiche e peirografiche svila Valle del Masino, Giornale di Mineralogia, Cristallografia e Petrografia del Prof. Sansoni, Fase. 2, voL IV. Pavia 13^>8. ^ 575 Questo lago deve essere assai ricco di Entoraostraci che concor- rono a formare la fauna pelagica. Infatti malgrado il modo assai imperfetto, onde sono costretto di fare questa pesca, la reticella Mùller, lanciata nel solito modo dalla sponda, mi riportò le seguenti specie di Crostacei : l.° Diaptomus casior lur. — Dr. A. Prie: Die Krustenthiere Bòhmens pag. 225. Piuttosto frequente ed alcuni individui assai grossi. 2.® Canthocampthus staphilinus lur. Aut. cit. pag. 224. Meno frequente. 3. ® Cyclops pauper Prie. Aut. cit. pag. 223. Molto numeroso. 4. ° Cyclops seì^rulatus Claus. Aut. cit. pag. 222. Pur frequente. 5. ® Cypris ovum Jur. — Cypris vulgaris Z. — Cypris minu- ta Pisch. Aut. cit. pag. 228. Assai frequente nel limo pescato ad una notevole distanza dalla spiaggia. 6. ® Lynceus ovatus Leyd. Aut. cit. pag. 244. Piuttosto raro. Vi è pur frequente V Hydrodroma rubra J)eV]QQV,^ g\k incontrato nel lago della Gaserà. Sulle spiaggie del Iago e sul poco terriccio, che qua e là riempie alcuni vani aperti fra gli strati della roccia, prospera una ridente flora alpina, di cui raccolsi le seguenti specie: Pam. I. Ranunculacece Juss. Sp. 1. Ranunculus glacialis L. » 2. )) aconitifolius L. Pam. II. Violacee^ D.C. Sp. 3. Viola bifora L. Pam. III. Silenece D.C. Sp. 4. Silene acaulis L. Pam. IV. Papilionacece Lin. Sp. 5. Trifolium alpinum L. Pam. V. Rosacece Juss. Sp. 6. Gemn montanum L. Pam. VI. Crassulacece D.C. Sp. 7. Sedam stellatum L. Pam. VII. Saxifragece Vent. Sp. 8. Saxifraga aizoides L. Fam. Vili. XJmbelliferece Juss. Sp. 9. Aihamania cretensis L. Fam. IX. Composiice Adans. Sp. 10. Homogyne alpina (L.) Cass. » 11. Achillea rnoschata L. » 12. Anthemis alpina L. > 13. Taraxacuin vulgare Lam. V. alpinum Koch. • 14. Hieracium alpinum L. Fam. X. Ericacece Desv. Sp. 15. Rhododendron ferrugineum L. Fam. XI. Gentianece Juss. Sp. 16. Geniiana acaulis L. Fam. XII. Labiatce Juss. Sp. 17. Ajuga pyramidalis L. Fam. XIII. PrimulacecB Vent. Sp. 18. Primula villosa Vulf. » 19. Soldanella alpina L. Fam. XIV. Colchicacece D.C. Sp. 20. Veratrum album L. Nel limo finissimo, che pescai con rete ordinaria, ad una notevole distanza dalla sponda, rinvenni le seguenti Pesmidiee, che ho de- terminato colla pregevole opera del Prof. Del Ponte: Specimen etc. | 1. ° Cosmarium scenedesmus Del Ponte (aut. cit. op. cit. pag. 101. Tav. Vili, fig. 28). Copioso. j 2. ° Cosmarium iìdgemmalum Del Ponte (aut. cit. op. cit. p. 109, j Tav. VII, fig. 59). Poco frequente. j 3. ® Cosmarium Bolrylis Meuegh. (aut. cit. op. cit. pag. 118, j Tav. Vili, fig. 31). Comune. ■ 4. ° Cosmarium puramidatum Bréb. (aut. cit. op. cit. pag. 129, ; Tav. IX, fig. 31). rZ. I 5. ° Penium closterioides Ralfs. (aut. cit. pag. 179, Tav. XV, : fig. 22). Non comune. 577 6. ° Penium margaritaceum Bréb. (aut. cit. op. cit. pag. 188, Tav. XV, fig. 44). Raro. 7. ® Closterium arcualum Bréb. (aut. cit. pag. 202, Tav. XVII, fig. 54). Frequente. 8. ® Closterium Hwudo Del Ponte (aut. cit. pag. 205, Tav. XVIII, fig. 6). Non frequente. 9. ® Closterium crassum Del Ponte (aut. cit. pag. 217, Tav. XVIII, fig. 25). Raro. 10. ® Pleurolcenium nodulosum De Bary (aut. cit. pag. 222, Tav. XIX, fig. 2). Non raro. Assai numerose furono le specie diatoraologiche, delle quali de- terminai, nel solito modo, le seguenti, che comprendono alcune forme non ancora rinvenute nei laghi precedenti, come la Navicula fiumi- nensis Grun. e la N. Zellensis Grun. Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. A. ovalis Kùtz.(H. Van Heurck: Synopsis des Diatom. pag. 59, PI. 1, fig. 1). Rara. Gen. IL Cymhella Ag. 1830. Sp. 2. *(7. obtusa Greg. (aut. cit. pag. 61, PI. 3, fig. 1, a). Frequente. )) 3. pusilla Grun. (aut. cit. pag. 62, PI. Ili, fig. 5). Meno frequente. Gen. III. Stauroneis Ehr. 1843. Sp, 4. *S. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 5). Frequente. » 5. *S. producta Grun. (aut. cit. PI. 4, fig. 12). Rara. Gen. IV. Masiogloia Thwaites 1848. Sp. 6. M, Dansei Thwaites (aut. cit. pag. 70, PI. IV, fig. 18). Copio- sissima. )) 7. ^M, Grevillei W. Sm. (aut. cit. pag. 71, PI. IV, fig. 20). Meno copiosa. Gen. V. Navicula Bory 1822. Sp. 8. N. viridis Kiitz. (aut. cit. op. cit. pag. 73, PI. V, f. 5). Comune. » > iV. var. commw/a^a Grun. (id. id. fig. 6). Meno comune. 578 Sp. 9. N, Brebissonii Kiitz. (aut. cìt. op. cìt. pag.*77, Pi. 5, fìg. 7). Molto frequente. » » *N, Brebissonii var. diminuia (id. id. fig. 8). Rara. » 10. iV. gibba Kùtz. (aut. cit. op. cit. pag. 78, PI. Suppl. flg. 12). Rara. » » gibba var. brevistriata (id. PI. 6, fig. 5). Come la pre- cedente. » 11. *iV. bicapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 14). Non rara. » 12. N, appendiculaia Kutz. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, flg. 18). Comune. » 13. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 10). Non > frequente. » » mesolepta var. stauroneiformis (id. id. fig. 15). Rara. » 14. iV. rhynchocephala Kùtz. (aut. cit. pag. 84, Pi. 7, fig. 31). Rara. » » N, rhynchocephala^ var. leptocephala (Brun: Diatom. etc. pag. 81, PI. 9, fig. 29). Comune. » 15. N, dicephala W. Sin. (H. Van Heurck: Syn. etc. pag. 87, PI. 8, fig. 33). Frequente. » 16. N, elliptica Kùtz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Non frequente. » \1, N, borealis Ehr. (aut. cit. pag. 73, PI. 6, fig. 3). Poco fre- quente. » 18. *iV. mutica Kùtz. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 17). Pur non frequente. » 19. *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. pag. 104, PI. 13, f. 2), Comune. » 20. *N. b acini f or mis Grun. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, fig. 11). Non rara. » 21. *iV. Pupula Kùtz. (aut. cit. pag. 106, PI. 13, fig. 16, forma minata). Poco frequente. )) 22. *iV. minuscula Grun. (aut. cit. PI. 14, fig. 3). Comune. » 23. *iV. Terrnes var. stauroneiformis Ehr. (aut. cit. PI. 6, f. 12). Frequente. » 24. *iV. Zellensis Grun. (aut. cit. PI. 12, fig. 14). Rara. » 25. *iV. fluminensis Grun. (Grunow; Diatornaceae Taf. I, f. 7). Piuttosto rara. Gen. VI. Vanheurchia Bréb. 1868, char. emend. Sp. 26. vulgaris (Thwaites) H. V. Heurck. (H. Van Heurck: Syn. pag. 112, PI. 17, fìg. 6). Non frequente. Gen. VII. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 27. G, constrictum Ebr. var. capitatum (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, fìg. 7). Poco frequente. » 28. *G. micropus Kiitz. (aut. cit. pag. 125, PI. 25, f. 4). Raro. » » *(t. micropus Kùtz. var. minor Grun. (id. id. fìg. 5). Fre- quente. » » micropus Kùtz. var. exilis Grun. (id. id. fìg. 6). Pur frequente. » 29. G. intricaium Kùtz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28). Cuinune. )) 30. insigne Greg. forma major (aut. cit. PI. 24, fig. 39). Raro. Gen. Vili. Achnanthes Bory 1822. Sp. 31. A, delicaiula Kiitz. (H. V. Heurck: Syn. pag. 130, PI. 27, fig. 3,4). Frequente. » 32. *i4. microcephala Kiitz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fig* 20). Comune. » 33. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. cit. PI. 27, fig. 8-10). Pur comune. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. IX. Eunoiia Ehr. 1837, char. emend. Sp. 34. *15'. Arcus Ehr. var. minor Grun. (aut. cit. pag. 142, PI. 24, fig. 3). Molto frequente. » » *£'. Arcus Ehr. var. hybrida Grun. (id. id. fig. 4). Meno frequente. » 35. *E. gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, fig. 1,2). Frequente. » 36. *jE'. pectinalis (Kù(z) Rab. var. strida (aut. cit. pag. 143, PI. 33, fig. 18). Poco frequente. » » *E. pectinalis (Kùtz.) Rab. var. minor (id. id. fig. 20 A). Meno frequente.. 580 Sp. 37. *E. prcevupta var. inflata Ehr. forma curia (aut. cit. p. 143, PI. 34, fig. 23). Comune. » » *E, prcerupta var. bigibba Kùtz. (id. id. fig. 26). Meno comune. )) 38. *E. fleocuosa Kiitz. (aut. cit. pag. 144, PI. 35, fig. 9-10). Rara. » i> *E, flexuosa var. bicapilata Grun. (id. id. f. 11). Meno rara. )) 39. *E. parallela Ehr. forma angusiior (aut. cit. PI. 34, fig. 16). Rara. )) 40. *E, bigibba var. pumila Grun. (aut. cit. PI. 34, fig. 27). Non rara. » 41. *E* lunaris (Ehr.) Grun. var. subarcuata (Naeg.) Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 25, fig. 2). Piuttosto rara. Gen. X. Ceraioneis Ehr. 1840. Sp. 42. C, Arcus Kiitz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Frequente. Gen. XI. Synedra Ehr. 1831. Sp. 43. S» delicatissima W. Sm. (aut. cit. p. 154, PI. 39, f. 7). Comune. Gen. XII. Deniicula Kùtzing. 1844. Sp. 44. D. ienuis var. frigida Grun. (aut. cit, pag. 159, Pi. 49, fig. 35). Copiosa. Gen. XIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 45. T, flocculosa (Roth) Kùtz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, f. 10- 12). Frequente. Gen. XIV. Tetracyclus (Ralfs) Grun. ! Sp. 46. T. rupestris (A. Braun.) Grun. (aut. cit. pag. 167, PI. 52, - fig. 13,14). Non comune. i Gen. XV. Cymatopleura W. Smith. 1855. Sp. 47. C, ellipiica (Bréb.) W. Sm. (Brun ; Diat. pag. 96, PI. 9, f. 15. forma alpina). Assai copiosa. » 48. *6*. apiculata W. Sm. (aut. cit. pag. 97, PI. 9, fig. 11). Meno frequente. Gen. XVI. Nitzschia (Hassall, W. Smith). Grun. char. em. 1880. Sp. 49. *iNT. Palea (Kùtz.) W. Sm. (H. Van Heurck: Syn. pag. 183, PI. 69, fig. 22). Frequente. 581 Sp. » *N, Palea var. minuta Bleisch. (aut. cit. PI. 69, fig. 23). Più frequente. )) 50. iV. parvula W. Srn. (Brun: Diat. pag. 107, PI. 5, fig. 19). Pur frequente. Geo. XVII. Surirella Turpin 1827. )) 51. S. helvetica Brun. (Brun: Diat. pag. 106, PI. 9, fig. 28). Copioso assai. • 52. *S. robusta Ehr. (H. Van Heurck: Syo. pag. 187, PI. 71, fig. 1). Non comune. » 53. S, ovalis Bréb. (aut. cit. pag. 188, PI. 73, fig. 3). Pur non comune. » » */S. oualis Bréb. anormale. Forma nova a È irregolare solo da una parte, conservando dall* altra la sua forma ovale come nella fig. 4 della tav. 73, del Van Heurck ). Rara. )) » */8. ovalis Kfitz. var. cequalis (aut. cit. PI. cit. fig. 8). Non comune. » 54. pinnata var. panduriformis W. Sm. (aut. cit. loc. cit. fig. 11). Assai frequente. Ordo li. Cryptorhaphideae. Gen. XVIII. Melosira Agardh 1824. Sp. 55. M, varians Ag. (aut. cit. pag. 198, PI. 85, fig. 10-15). Poco frequente. )) 56. M. distans Kùtz. (aut. cit. pag. 199, PI. 86, fig. 21-23). Come la precedente. )) )) M. distans var. nivalis W. Sm. (Id. id. f. 25-27). Più comune. Gen. XIX. Cyolotella Kutz. 1833. Sp. 57. C, compta (Ehr.) Kùtz. (aut. cit. pag. 244, PI. 92, fig. 22). Frequente. )) » *(7. consta var. radiosa (id. id. PI. 93, fig. 1). Pur frequente. » 58. C, operculata Kutz. (aut. cit. p. cit. PI. 93, f. 22). Comune.- )) 59. C. Kiitzingiana Chauvin. (aut. cit. pag. 214, PI. 94, 1,4). Non comune. In tutto SODO 76 forme diatomologiche, di cui 43 sono nuove per i laghi italiani, ed una forma anormale nuova affatto. 583 XXXI. n lago del Porcile. La valle TariaDO è abbellita non poco, nella sua estremità più elevata del ramo destro o di vai Lunga, per la presenza di tre la- ghetti alpini, dal più smaglianti colori, che potrebbero formare og- getto d'ampio studio non solo al naturalista ricercatore, ma eziandio al più abile artista. Non molto distanti fra loro ed a non grande differenza di livello, limitati a S. dalle pendici che si staccano dal monte Cadelle (2483 m.), che s* innalza ad E., e che si congiungono con quelle che s'avanzano dalia cima di Lemma (2376 m.) a S. 0., sono separati da alcune pro- minenze della roccia in posto, che ivi forma un altipiano molto acci- dentato, per r alternanza di rilievi o di cavità, le quali difficilmente vengono colmate, per la grande resistenza della roccia alla degrada- zione meteorica, la quale conserva l'aspetto del primitivo solleva- mento. S'argomenta quindi da ciò come questi siano laghi d'origine oro- g va fica. La roccia che li circonda, e che emerge nella parte più elevata della valle, appartiene a quella stessa formazione che incontrammo ai laghi del Publioo, a quel particolare gneis biancheggiante dalla strut- tura eminentemente cristallina, che qui diventa molto quarzoso, co- nosciuto col nome di Sureita-gneis. Questa speciale formazione, più sviluppata nelle alpi centrali, è limitata, nella catena Orobica, fra il passo di S. Marco d'Albaredo ed il pizzo Zerna ad E. del corno Stella. Io ho ristretto le mie ricerche solo al più grande di questi la- ghi, posto fra i due minori ed alquanto più ad E., poiché la sua re- gione litorale mi parve più d’ ogni altro abbondante di vita animale e vegetale specialmente algologica. i Esso ha una forma perfettamente rotonda, con un piccolo af- fluente, che proviene dal piccolo lago superiore, e con emissario di poche acque che si scaricano nell'altro laghetto a N. 0. Le sponde sono, per una stretta zona all'intorno, mollemente on- | dulate ed alquanto erbose, per il limo che vi si deposita, quando il ÌS83 lago s'innalza alquanto sul livello ordinario, ma dopo un lieve salto cedono tosto la superficie alle acque. Le spiaggie sommerse, poco inclinate, sono ricoperte di ciottoli scheggiosi e di ampie lastre gneissiche, alquanto giallognole per l’a- derenza d’una minuta patina organica ricchissima di Diatoraee. Poco più lungi s’abbassa notevolmente e diventa assai melmosa.^ Verso ovest vi sono alcune insenature paludose nelle quali si sviluppano in straordinaria quantità i girici della Rana temporaria Lino. Questo lago ha l’altitudine di 2029 ra/e la superficie di 31200 m. q. Le sue acque presentano un color verde chiaro, il VI della scala Forel. La temperatura esterna era di 17° C. l'interna dì 15°*C. alle ore 3 pom.del giorno 18 Luglio 1893, ed il cielo perfettamente sereno. Nella regione esterna del lago, e sopra altri poggi circostanti poco elevati, ho potuto fare raccolta delle seguenti fanerogame, fra le quali appare nuovo per la flora valtellinese il Trifolium noricum Wulf, Fam. I. Ranunculacece Juss. Sp. 1. Anemone alpina d sulfurea Lin. Fam. II. Sileneae D. C. Sp. 2. Silene infata Lin. Fan. III. Papilionacece Lin. Sp. 3. Trifolium alpinum L. » 4. T, noricum Wulf. > o . Fam. IV. Rosacece Juss. Sp. 5. Sieversia montana Sprgl. (Geum L.) Fam. IV. Umhelliferce Juss. Sp. 6. Astrantia minor L. Fam. VI. Ruhiacece Juss. t Sp. 7. Galium helveticum Weigg. Fam. VII. Compositce Adans. Sp. 8. Anthemis alpina L. » 9. Solidago mrgaurea /3 alpeslris W. K. . ‘V‘ » 10. Aronicum glaciale Beh. 584 Fam. Vili. Campanulacece Juss. Sp. 11. Campanula barbata L. Fam. IX. Geniianacece Juss. Sp. 12. Geniiana Thomasii Gill. )) 13. G, lutea L. Fam. X. Scrofulariacece Benth. Sp. 14. Pedicularis tuberosa L: )) 15. P, verticillata L. Fam. XI. Labiatce Juss. Sp. 16. A]uga pyramidalis L. Fam. XII. Ci/peracecB Juss. Sp. 17. Eriophorum Scheuchzerii Hopp. Già dissi come il limo della regione litorale si mostrasse molto favorevole allo sviluppo delle alghe. Infatti, grazie ai molti saggi raccolti, ho potuto determinare, oltre molte Diatomee, le seguenti specie di Desmidiee: 1. ® Micraslerias papillifera (Del Ponte: Specimen Desmi- diacearum etc. pag. 74. Tab. IV, fig. 5). Rara. 2. ® ili. crux-ìnelitensis Ehr. (aut. cit. pag. 75, Tav. IV, fig. 7). Pure rara. 3. ® Spherozosma pulchrum Bail. (aut. cit, pag. 65, Tab. Ili, fig. 12). Frequente. 4. ® Euastrum verrucosum Ehr. (aut. cit. pag. 82, Tab. VI, fig. 13). Comune. 5. ® E, oblongmn Ralfs. (aut. cit. pag. 87, Tab. VI, fig. 26). Non tanto comune. 6. ® E. ansatum Ehr. (aut. cit. pag. 87, Tab. VI, fig. 31). Raro. 7. ® E, gemmatum Brób. (aut. cit. pag. 94, Tab. VI, fig. 6-7). Frequente. 8. ® Cosmarium Botrytis Meneg. (aut. cit. pag. 118, Tab. Vili, fig. 31). Copiosissimo. 9. ® C. orthogonum D.P. (aut. cit. pag. 104. Tab. VII, fig. 51). Poco frequente. 585 10. C. euastroides D.P. (aiit. cit. pag. 108, Tab. VII, fig. 52). Comune. 11. ® C. crenatum Bréb. (aut. cit. pag. e Tab. cit. fìg. 25). Non comune. 12. ® C. marg ariti ferum Menegh. (aut. cit. pag. cit. Tab. IX, fig. 23). Comune. 13. ® Closierium Diance Ehr. (aut. cit. pag. 195, Tab. XVIII, fig. 45). Raro. 14. ® C. flaccidum D.P. (aut. cit. pag. 197, Tab. XVIII. fig. 34). Meno raro. 15. ® C, linealum Ehr. (aut. cit. pag. 213, Tab. XVII. fig. 28). Comune. 16. ® C. crassum D.P. (aut. cit. pag. 217, Tab. XVIII, fig. 22). Non comune. 17. ® Penium lamellosum Bréb. (aut. cit. pag. 197, Tab. XV, fig. 16). Raro. 18. Slaurastrum hirsutum Ralfs. (aut. cit. pag. 150, Tab. XI, fig. 31,32). Poco frequente. 19. S. crenulatum D.P. (aut. cit. Tab. XII, fig. 5). Raro. 20. ® S, aliernam Bréb. (aut. cit. pag. 143, Tab. 143, Tab. XII, fìg. 39). Comune. 21. ® /S. Avicula Ehr. (aut. cit. pag. cit. Tab. XII, fig. 28). Non comune. 22. ® <8. Manfeldiii D.P. (aut. cit. pag. cit. Tab. XIII, fig. 10). Raro. 23. ® S» punctatulum Bréb. (aut. cit.- pag. 142, Tab. cit. fig. 33). Non raro. 24. ® S. muricatum Brèb. (aut. cit. pag. 151, Tab. XII. fig. 52). Comune. 25. ® Pleurotcenium irahecula Naeg. (aut. cit. p. 220, Tab. XVIII, fig. 42). Comune. 26. ® P. iruncatum Naeg. (aut. cit. Tab. XIX, fig. 11). Raro. 27. ® P. Ehrenbergii D.P. (aut. cit. Tab. XX, fìg. 4). Poco fre- quente. Le specie diatomologiche di questo lago sono pure assai abbon- danti. Delle forme che appaiono raramente anche nei laghi valtelli- nesi noterò specialmente la Vanheurckia rhomboides Brèb. che in- contrammo la prima volta, rara, al lago del Publino e che qui è la spe- cie, che in tutti i diversi esami, si mostrò più costantemente comune. 586 Il qual fatto è assai notevole, perchè esso trova forse la sua ra- gione nella presenza di quel particolare gneis di Buretta, che ve- demmo formare le sponde di questi due laghi. " * ' * Ordo l. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. afftnis Kùtz. (Henri Van Heurck: Synopsis des Diatomées de Belgique, pag. 59, PI. I. fig. 3). Rara. Gen. II. Cymbella Ag. 1830. Sp. 2. obiusa Greg. (aut. cit. pag. 61, PI. Ili, fig. I A), Comune. » 3. *C. pusilla Grun. (aut. cit. pag, 62, PI. cit. fig. 5). Pur co- mune. > 4. *C. IcBvis Naegeli (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 7). Come le precedenti. » 5. C. delicatula Kutz. (aut. cit. loc. cit. fig. 6). Rara. » 6. C. cymhiformis Ehr. (aut. cit. pag. 63, PI. II, fig. II). Rara. » 7. C. Cislula Hempr. (aut. cit. pag. 64, PI. II, fig. 12). Meno rara. )) 8. *C. abnormis Grun. (aut. cit. PI. Ili, fig. 8). Rara. » 9. *C. Anglica Lagerst. (aut. cit. PI. 2, fig. 4). Pure rara.^ » 10. naviculiformis Auersw. (aut. cit. loc. cit. fig. 5). Raro. Gen. III. Siauroneh Ehr. 1843. Sp. 11. S. Phcenicenteron Ehr. (aut. cit. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Fre- quente. » 12. *S. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fig. 5). Comune. )) )) S. anceps var. linear is Kùtz. (Id. id. fig. 8). Rara. )) 13. S. plaly stoma (Ehr.) Kùtz. Rabenhorst.* Sùss. Diat. pag. 48, Taf. 9, fig. 2). Rara. Gen. IV. Masiogloia Thwaites 1848. Sp. 14. *M. Grevillei W. Sra. (aut. cit. pag. 71, PI. 4, fig. 3,4). Rara. Gen. V. Xavicula Bory 1822. Sp. 15. *iV. major Kùfz. (aut. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 3,4). Rara. » 16. N,,viridis Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. .5). Non rara. 17. N, borealìs Ehr. (aut. cit. .pag. 76, PI. 6, fig. 3). .Ra^-a. 587 Sp. 18. *N. sublmeaHs Grun. (aut. cìt. pag. cit. PI. 6, fig. 25). Fre- quente. » 19. *N. Hilseana Janisch. (aut. cit. pag. 77, PI. Suppl. fig. 11). Rara. )) 20. *N. Brebissonii Kiìtz. var. diminuia (aut. cit. pag. cit. PI. 5, fìg. 7). Comune. )) 21. iV. siauroptera Grun. (aut. cit. PI. 6, fìg. 7). Frequente. )) 22. *iV. Tabellaria Ehr. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fìg. 8). Non frequente. » 23. iV. gihha Kiìtz. (aut. cit. pag. cit. PI. Suppl. fìg. 12). Comune. )) )) *iV. gibba var. bre^nstriaia Grun. (M. PI. 6, fìg. 5). Più comune. )) 24. *iV. bicapiiata Lagerstedt (aut. cit. loc. cit. fìg. 14). Fre- quente. )) 25. N. appendiculaia Kutz. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fìg. 18). Rara. )) 26. iV. mesolepla Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fìg. 10). Rara. » 27. *iV. Legumen var. vix undulala Grun. (aut. e loc. cit. fìg. 17). Rara. » 28. *iV. gracAllima Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 24). Non rara. » 29. iV. radiosa Kiìtz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fìg. 20). Comune. » 30. N. dicepfiala W. Sm. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fìg. 34). Co- piosa. » 31. *iV. Tuscula Ehr. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fìg. 14). Rara. » 32. *iV. muiica var. producia Grun. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fìg. 20 A). Rara. » 33. N. exilis Grun. (aut. cit. pag. 101, PI. 12, fìg. 11,12). Copiosa. » 34. *iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. (aut. cit. PI. 13, fìg. 2). Comune. » » *iV. Iridis var. dubia Ehr. (aut. cit. PI. Suppl. fìg. 32). Rara. » 35. N. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fìg. 18). Frequente. » 36. *N. veniricosa (Ehr.) Donkin. (aut. cit. loc. cit. 24). Rara. » 37. N. guttulifera Rab. (Rabenhorst: Siiss. Diati pag. 40, PI. 6, fig. 74). Rara. Gen. VI. Vanheurchia Bréb. 1868, char. emend. Sp. 38. *V. rhomboides Bréb. (H. Van Heurck: Syn. p. 112, PI. 17, fig. 1,2). La forma più comune, come dissi, di tutte le altre di questo lago. » )) *V, rhomboides var, crassinervia (Id. id. fig. 3). Rara. 588 Gen. VII. Gomphonema Agardh 1824. Sp. 39. G, conslrictum Ehr. (aut. cit, pag. 123, PI. 23, fig. 6). Raro. )) 40. 6r. capitatum Ehr. (aut, loc. cit. fig. 7). Più frequente. » 41. G. acuminatum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. cit. fig. 16). ; Poco frequente. ^ » 42. *G, parmdum Kùtz. (aut. cit. pag. 125, PI. 25, fig. 9). Co- mune. » 43. angustatuìn Kutz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 48). . Raro. » )) *(t. angustatuìn var. subcequxlis Gruo. (Id. id. fig. 25). Co- mune. » 44. *G, olivaceum var. angustum Grun. (aut. cit. PI. 25, fig. 25). Non comune. Ordo II. Pseudorhaphideae. Gen. Vili. Eunotia Ehr. 1837. Sp > » » » » )) J) )) » » )) 45. jE. Arcus Ehr. (aut. cit. pag. 141, PI. 34, fig. 2). Comune. » *£'. Arcus var. temila Grun. (Id. id. fig. 6). Pur comune. > *E. Arcus var. bidens Grun. (Id. id. fig. 7). Meno comune. 46. *E. major (Rab.) (aut. cit. pag. 142, PI. cit. fig. 14). Rara. 47. *E, gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. pag. cit. PI. 23, fig. 1,2). Comune. 48. E. pectinalis var. strida Rab. (aut. cit. loc. cit. fig. 18). Rara. » *E. pedinalis var. minor Rab. (Id. id. fig. 21). Comune. 49. *E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. 142, PI. 24, fig. 11). Non comune. 50. *E. prcerupta Ehr. var. innata Grun. (aut. cit. pag. 143, PI. 24, fig. 17). Rara. 51. *£*. robusta Ralfs var. tetraodon Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 23, fig. 11). Rara. 52. E, lunaris (Ehr.) Grun. (aut. e pag. cit. Pi. 25, fig. 3-4). 53. *E- sinuata Mihi (Vedi la diagnosi più indietro, al lago di Malghera, alla specie 45). Rara. I Gen. IX. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 54. C, Arcus Kutz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fig. 7). Copioso. 589 Gen. X. Synedra Ehr. 1831. Sp. 55. S, Ulna (Nitzsch.) Ehr. (aut. cit. pag. 150, PI. 38, fig. 7). Rara. » 56. S. radians (Kùtz.) Gran. (aut. cit. pag. 151, FI. 39, fìg. 11), Rara. Gen. XI. Fragilaria Lyngbye 1019, char. ernend. Sp. 57. F, capucina Desmazieres (aut. cit. pag. 156, PI. 45, fìg. 2). Comune. » 58. F. mulabilis (W. Sm.) (aut. cit. pag. 157, PI. 45, fig. 12). Comune. » 59. *F. cequalis var. producta Lagerst. (Id. id. PI. 44, dg. 7). Rara. Gen. XII. Benticula Kùtzing 1844. Sp. 60. *D. tennis Kutz. (aut. cit. pag. 159, PI. 49, fig. 28,30). Co- mune. Gen. XIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 61. T. fenestrata (Ljngb.) Kiitz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fìg. 6-8). Rara. » 62. T. flocculosa (Roth.) Kutz. (aut. cit. loc, cit. fig. 10-12), Comune. Gen. XIV. Cymatopleara W. Sm. 1855. Sp. 63. C. elliptica (Bréb.) (aut. cit. pag. 168, PI. 55, fig. 1). Non rara. Gen. XV. Nitzschia (Hassall, W. Sm.) Grun. eh. em. 1880. Sp. 64. *iV. vermicularis (Kùtz.) Grun. (aut. cit. pag. 178, PI. 63, fig. 5-7). Rara. » 65. *iV. Talea (Kutz.) W. Sm. var. minuta Bleis. (Id. PI. 62, fig. 23). Rara. » 66. *iV. Frusiulum (Kutz.) Grun. (aut. cit. pag. 184, PI. 68, fig. 28). Rara. Gen. XVI. Surirella Turpin, 1827. Sp. 67. *ò’. robusta Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 71, fig. 1-2). Fre- quente. 590 Sp. 68. Helvetica Brun. (Brun: Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. 9, fig. 18). Non rara. Ordo III. Cryptorhaphideae. Gen. XVII. Melosira Agardh 1824. Sp. 69. M. dtslans Kutz. fH. Vaa Heurck: Syn. pag. 199, PI. 86, fig. 21-23). Comune. » » M. distans var. nivalts W. Sm. (Id. i-1. fig. 25-27). Rara. » 70. M. arenaria Moore (aut. cit. pag. 200, PI. 90, fig. 1,3). Rara. Gen. XVIII. Cyclolella Kiitz. 1833. Sp. 71. C. conila (Ehr.) Kutz. (aut. cit. pag. 214, PI. 92, fig. 18-20). Rara. » 72. *C. Meneghiniana Kutz. (aut. cit. pag. 214, PI. 94, fig. 12- 13). Rara. Sono in tutto. 80 forme clie ne comprendono 42 nuove per la dia- tomologia dei laghi italiani. La reticella Miiller, lanciata al solito modo dalla sponda, per la pesca della fauna pelagica, mi riportò più volte ed in grande quan- tità le seguenti specie di Eutomostraci : 1. ° Cyclops coronatus Claus. (Prie: Die Krustenthiere Bòhmens etc. pag. 215. fig. 11). Comune. 2. ° C. canthocarpoides Fischer, (aut. cit. pag. 223, fig. 19). Raro. 3. ° Daphnia pulex Straus. (aut. cit. pag. 231, fig. 33 A). Rara. 4. ° D. longispina Fischer, (aut. cit. pag. 233, fig. 36). Specie più abbondante di tutte le altre. 5. ° D. brachiaia Zadd. (aut. cit. pag. 235, fig. 38). Rara. 6. ” Diapiomus caslor Jurin. (aut. cit. pag. 225, fig. 22). Conoune. XXXII. Il lago Pescegallo. Il lago Pescegallo o Pizzigallo è situato in una conca amena, che occupa la parte superiore d’una valletta del versante destro della Valle di Pescegallo, la quale, unendosi, poco sotto le case di Fenile, colla Valle delTInferno, forma il lungo ramo della Val Ritto di Gerola. A S. del lago s’innalza il monte Panteranica (2478 m.), a S.E. il monte Colombarolo (2141 m.) e ad E. il pizzo di Verobbio (2026 m.); a S. 0. il monte Valletto (2374 m.) ed il pizzo di Salmurano (2376 ra.). Dal monte Valletto e dal Colombarolo si distaccano due creste che piegando verso e N.O. si continuano coi versanti della Valle di Pe- scegallo. Il lago ha forma triangolare e quasi di cuore, colla punta che guarda S.E. e colla parte opposta assai ottusa verso N.N.O. Ha sponde a lieve pendìo e mollemente ondulate, le quali, verso E. e N.E. si continuano superiormente col versante erboso della Valle, mentre il fianco opposto è alquanto franoso. Le vette circostanti sono assai scoscese, brulle e biancheggianti, ai cui piedi s’estendono gli angolosi elementi detritici, che da quelle si staccano. Fra questi detriti scorrono le acque che derivano dalla fusione delle nevi e dalla lenta filtrazione, le quali, unendosi più al basso, in piccoli ruscelli, alimentano il lago, il quale a N. 0. si scarica in un abbondante emissario, che piegando tosto ad 0. va ad unirsi col torrente della Valle di Pescegallo. Circa la natura della roccia, che circonda il lago, ho notato come esso posi sopra due formazioni litologiche dififerenti. Nella sua metà, verso S. le sponde ed i dintorni sono formati di arenaria a grana finissima, di un bel colore rosso porporino, tempestata qua e là da qualche elemento più grosso e tondeggiante, che talora, per la maggior frequenza, imparte alla roccia un aspetto di vera puddinga. Nell’altra metà invece, verso N. e N.O. predomina una roccia molto schistosa e biancheggiante per abbondanza di moscovite, ed in cui campeggiano grandi noduli di quarzo bianco e giallognolo. Questa roccia ha strati D Carta topografica della Provincia di Sondrio, deU’ing. G. Cusi - Milano. 1825. 592 bene evidenti, ché sMnnalzano quasi perpendicolarmente alT orizzonte, colla direzione da N. a S. Numerose diaclasi fendono perpendicolar- mente quegli strati in massi di varie dimensioni, che rovinando al basso, rivestono poi i fianchi ed i piedi dei monti sopra accennati. Verso N. e N.O. e specialmente presso l’emissario, la roccia in posto emerge sotto forma di cocuzzoli arrotondati, libera da qualun- que detrito. Sono questi cocuzzoli che propriamente trattengono le ac- que del lago, onde esso appare di origine orografica. . È situato all’altezza di 1855 m. s. m., come rilevo dalle cartelle topografiche deiristituto militare; ed ha una superficie di 31200 m. q. secondo il solito elenco dei laghi compilato dal Getti. 10 lo visitai il giorno 7 Settembre 1892, e vi giunsi alle ore 2 pom. proveniente dalla Ca S. Marco, pel passo di Verobbio. Le sue acque presentavano un colore oscuro e quasi nero, vedute dall’alto, ed un bell’azzurro intenso, quale è dato dal num. III. della scala Forel, osservate da presso. La temperatura internami risultò di 11° C e l’ esterna di 13° 2 C. alle 2Yjpom. con cielo coperto e quasi piovoso. Sulla sponda erbosa di E. e di N.E. rinvenni abbondantissima la Parnassia palustris L. e la Euplirasia officinalis L. ' Nei seni delle sponde poco profondi vivevano pur copiosi i girini della Rana temporaria Lin. la maggior parte dei quali era d’un color grigiastro, per albinismo parziale, in stato di non troppo avanzata metamorfosi, avendo appena accennate le estremità posteriori. Sotto i sassi della sponda verso N. trovai parecchi individui di Coitus gobio Ag. e ne scorsi parecchi altri di Trutta fario L. i quali, per la gran calma, uscivano colla testa fuori delle acque, in alto lago, ad abboccare degli insetti. Presso r emissario, gli strati della roccia in posto, sono tapezzati qua e là da fittissimo strato verdognolo, di conferve che talora si protendono in fili ramificati verticalmente, o sono piegati rinuosa- mente, presso l’emissario, dal moto della corrente. 11 fondo del lago, nella parte più esterna della regione litorale, è formato di ghiaia, con poco sviluppo di feltro organico, piuttosto copioso di specie diatomologiche. La maggior parte di queste le rin- venni nel sottilissimo strato quasi gelatinoso che, a guisa di patina, ricopre i ciottoli, dai quali l’esportavo raschiando con una lama di coltello. Ed ecco le specie che ho potuto determinare: r 593 Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. Sp. 1. Pediculus Kiitz. (H. Vaa Heurck; Synopsis des Diato- mèes pag. 59, PI. I. fìg. 6,7). Non frequente. » » *A. Pediculus var. minor Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 8). Meno frequente. Gen. II. Cymbella kg. 1830. Sp. 2. ^C. lepioceras Kùtz. (aut. cit. op. cit. pag. 62, PI. 3, fìg. 24). Comune, ». 3. C, gastroides Kutz (aut. cit. op. cit. pag. 63, PI. 2, fig. 8). Pur comune. » 4. C, lanceolata Ehr. (aut. op. e pag. cit. PI. 2, fìg. 7). Un po’ meno comune. » 5. C, delicaiula Kùtz. (aut. cit. loc. cit. pag. 62, PI. 3, fìg. 6). Copiosa. » 6. C. Cistula Hempr. (aut. cit. pag. 64, PI. 2, fìg. 12). Frequente. » 7. tumida Bréb. (aut. op. e pag. cit. PI. 2, fig. 10). Rara. » 8. *f7. naviculiformis Auersw. (aut. cit. PI. 2, fìg, 5). Comune. Gen. III. Encyonemo. Kiitz. 1833. Sp. 9. E. ccespitosum Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 65, Atl. Supl. fìg. 3). Copioso assai. » 10. *E. ventricosum Kutz. (aut. cit. op. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 17). Meno copioso. )) 11. *E. gracile W. Sm. (W. Sm. aut. cit. PI. 3, fig. 22). Raro. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 12. S. Phcenicenteron Ehr. (aut. cit. Syn. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Raro. )) 13. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 68, PI. 4, fìg. 4). Copiosa. » 14. amphicephala Kutz. (aut. cit. PI. 4, fig. 6). Non fre- quente. Gen. V. Mastogloia Thwaites 1848. Sp. 15. Grevillei W. Sm. (aut. cit. pag. 71, PI. 4, fìg. 20). Rara. 594 Geo. VI. Navicula Bory 1822. Sp. 16. N. nobilis Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 73, PI. 5, fig. 2). Non freqnente. )) 17. N. major Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 5, fig. 3,4). Pur non frequente. » 18. A', mridn Kùtz. (auf. cit. pag. 73, PI. 5, fig. 5). Comune. » » iV. viridis var. commutata Grun. (Id. id. fig. 6). Pur comune. » 19. *iV. lata Bréb. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 1,2). Rara. )) 20. N. boreali^ Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. cit. fig. 3). Meno rara della precedente. » 21. iV. Brebissonii KUtz. (aut. cit. pag. 77, PI. 5, fig. 7). Comune. » 22. N, stauroptera Grun. (aut. cit. pag. cit. PI. 6, fig. 7). Fre- quente. » 23. *N. sublinearis Grun. (aut. cit. pag. 76, PI. 6, fig. 26). Pur frequente. > 24. N. gibba Kùtz. (aut. cit. pag. 78, PI. Supl. fig. 12). Poco frequente. » )) gibba var. brevistriata (Id. id. PI. 6, fig. 5). Come la precedente. > 25. *N, Ricapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 14). Comune. )) 26. *iV. subcapitata Greg. var. stauroneiformis Grun. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 22). Piuttosto rara. » 27. N. appendiculata Kùtz. var. Budensis Grun. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 28), Poco frequente. )) 28. N. mesolepta Ehr. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 10). Comune. » 29. *N. Legumen Ehr. var. decrescens Grun. (aut. cit. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Non frequente. » 30. iV. radiosa Kùtz. (aut. cit. pag, 83, PI. 7, fig. 20). Assai frequente. )) 31. N. dicephala W. Sm. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 33). Rara. » 32. iV. pusilla W. Sm. (aut. cit. pag. 99, PI. 11, fig. 17). Co- mune. » 33. N. limosa Kùtz. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 18). Pur comune. » » N. limosa Kùtz. var. gibberula (Id. id. fig. 19). Come la precedente. » 34. *N. Iridis Ehr. var. amphìgompkus Ehr. (aut. cit. pag. 104, PI. 13, fig. 2). Non frequente. 595 Sp. 35. ^N, ventricosa (Ehr.) Donkin. (aut. cit. pag. 103, PI. 12, fig. 24). Rara. )) 36. *N. amphù'hynchus Ehr. (aut. cit. pag. PI. 13, 6g. 5). Rara. » 37. *N. Termes var. stauroneifbrmzs Ehr. (aut. cit. PI. 6, fig. 12, 13). Frequente. » 38. N. guiiulifera Rabenhr. (Rabenhorst: Sùssw. Diatoraaceen, pag. 40, Taf. VI. fig. 74). Copiosa. » 39. *iV. parva Ehr. (H. Van Heurck : Syn. PI. 6, fig. 6). Frequente. » 40. N. divergens W. Sm. (Finn.) (Brun. Diat. des Alpes etc. pag. 86, PI. 8, fig. 10). Rara assai. Gen. VII. Vanheurchia Bréb. 1868. Char eraend. Sp. 41. *F. rhomboides Bréb. var. crassinervia Bréb. (H. Van He- urck: Syn. pag. 112, PI. 17, fig. 4). Frequente. » 42. *V. vulgaris (Thwaites) V. Heurck (aut. cit. pag. cit. PI. cit. fig. 6). Meno frequente. Gen. Vili. Gomphonema Ag. 1824. Sp. 43. G. constrictum var. capitatum Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 123, PI. 23, fig. 7). Non molto frequente. )) 44. G. acuminalum Ehr. (aut. cit. pag. 124, PI. 23, fig. 16). ' Raro. » » G. acuminatum var. lalicep^ Grun. (I<1. id. fig. 17). Pure raro. » 45. *(j. monlanum Schumann. (aut. cit. pag. e PI. cit. fig. 33). Frequente. )) » G. monianum var. media Grun. (Id. id. fig. 37). Meno fre- quente, » 46. *G. parvulum Kutz. (aut, cit. pag. 125, PI. 25,. fig. 9). Co- mune. » 47. *6r. gracile Ehr. (aut. cit. pag. 125, PI. 24, fig. 12, forma major). Poco frequente. » » *G, gracile var. dicholomum W. Sra. (Id. id. fig. 19). Meno frequente. » » *G. gracile var. auriium A. Braun. (Id. id. fig. 15). Raro. » 48. G, inlricatum Kùtz. (aut. cit. pag. 127, PI. 24, fig, 28). Comune. )) » *G. inlricatum var. pulvinata Grun. (Id. id. fig. 33). Pur comune. 596 Sp. 49. *G. subclavatum Grun. (aut. cit. PI. 24, fìg. 1). Poco fre- quente. » 50. *G. clavatum Ehr. (aut. cit. PI. 23, fìg. 9). Comune assai. » » *G. clavatum forma curia (Id. id. fìg. 98). Meno comune. » 51. commutaium Grun. (aut. ci.t. PI. 24, fìg. 2). Come il precedente. Gen. IX. Achnanihes Bory 1822. Sp. 52. microcephala Kùtz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fìg. 20-23). Copiosa assai. » 53. A, exilis Ktttz. (aut. cit. pag. 131, PI. 27, fìg. 16). Pur co- pioso. )) 54. A, minutissima Kùtz. (aut., cit. pag. e PI. cit. fìg. 37). Co- me le precedenti. » 55. A» lanceolata Bréb. (aut. cit. pag. e PI. cit. fìg. 10). Meno copiosa. Gen. X. Cocconeis (Ehr. 1835) Grun. 1868. Sp. 56. C. Placentula Ehr. (H. Van Heurck: Syn. pag. 133, Pi. 30, fìg. 26-27). Raro. Ordo li. Pseudorhaphideae. Gen. XI. Epithemia Bréb. 1838. Sp. 57. *£'. gibba var. ventricosa Grun. (aut. cit. pag. 139, PI. 23, fìg. 4-5), Rara. Gen. XII. Eunotia Ehr. 1837, Char. emend. Sp. 58. *E, gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit pag. 142, PI. 33, fìg. 1,2). Comune. » 59. E. pectinalis (Kùtz.) Rab. (aut. cit. pag. cit. PI. 33, fìg. 15). Poco frequente. )) 60. E, exigua Bréb. (aut. cit. pag. PI. 34, fìg. 11). Come la precedente. )) 61. *E. pnerupta var. laticeps Grun. forma curia (aut. cit. pag. 143, PI. 34, fìg. 25). Frequente assai. » 62. ^E. bigihba var. pumila Grun. (aut. cit. pag. 144, PI. 34, fìg. 27). Rara. » 63. diodon Ehr. forma minor (aut. cit. PI. 33, fìg. 5). Al- quanto frequente. 59t Gen. XIII. Ceratoneis Ehr. 1840. Sp. 64. C. Arcus Kutz. (aut. cit. pag. 148,’ PI. 37, fig. 7). Comune. Gen. XIV. Synedra Ehr. 1831. Sp. 65. S. Ulna (Nitzsch.) Ehr. (aut. cit. pag. 150, PI. 38, fig. 7). Rara. » » *S. Ulna var. Danica Kùtz. (Id. id. fig. 14, ^4). Poco fre- quente. Gen. XV. Fragilaria Lynbye 1819, Char. eraend. Sp. 66. cequalh vd^v. producta Lagerstedt (aut. cit. PI. 44, fig. 7). Non frequente. Gen. XVI. Deniicula Kiitzing 1844. Sp. 67. Z). tennis Kùtz. (aut. cit. pag. 159, PI. 49, fig. 28). Comune. » » *i). tennis var. frigida Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 35). Pur comune. Gen. XVII. Diatoma De Candolle 1805, Char. emend. Sp. 68. D. Ehrenbergii Kiitz. (Bruii. Diat. des Alpes etc. pag. 117, PI. 4, fig. 18). Alquanto frequente. Gen. XVIII. Meridion Agardh 1824. Sp. 69. M. circulare Ag. (H. Van Heurck: Syn. pag. 161, PI. 51, fig. 12). Poco fi*equente. Gen. XIX. Tabellarna Ehr. 1839. Sp. 70. T, flocculosa (Roth.) Kutz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fig. 10- 12). Copiosa assai. Gen. XX. Tetracyclns (Ralfs.) Grun. Sp. 71. T, rupestris (A. Braun.) Grun. (aut. cit. pag. 167, PI. 52, fig. 13,14). Poco frequente. Gen. XXI. Surirella Turpin. 1827. Sp. 72. biseriata Bréb. var. subacuminala forma major (aut. cit. pag. 186, PI. 72, fig. 2). Poco frequente. » 73. S* Helvetica Brun. (Brun: Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. 9, fig. 28). Frequente. 59d Ondo. III. Cryptorhaphideae. Geo. XXII. Melosira Agardh 1824. Sp. 74, M. arenaria Moore (H. Van Heurck; Syn. pag. 200, PI. 90, fig. 1-3). Frequente. Geo. XXIII. Cycìotella Kùtz. 1833. Sp. 75. C. comta (Ehr.) Kiitz. (aut. cit. pag. 214, PI. 92, fig. 16- 22). Comune. » 76. C. o’percxUaia Kutz. (aut. cit. pag. 214, PI. 93, fig. 22-28). Pur comune. » 77. C. Kutzingiana Chauvin (aut. cit. op. cit. pag. 214, PI. 94, fig. 1-6). Meno comune delle precedenti. Delle 77 specie e 89 forme, comprendendo le varietà, 43 sono nuove pei laghi italiani. È notevole come fra queste ricompare il Cocconeis Placentula Ehr. incontrato poche volte nei laghi val- tellinesi. Forse ciò è dovuto alla non troppo elevata altitudine di que- sto lago, rispetto agli altri, essendo detta specie assai comune in tutte le acque del piano, e presente in altri laghi poco elevati. Altre specie infatti s’incontrano pure solamente nei laghi inferiori ai due mila me- tri, come apparirà meglio nel prospetto comparativo in fine del lavoro. XXXIII, XXXIV. Il lago di Trona e di Zancone. Questi due bei laghi sono posti a poca distanza fra loro nel ramo destro della Valle dell’ Inferno, che si congiunge più sotto con quella di Pescegallo, a formare la Val Ritto di Gerola. Sono separati da alcuni cocuzzoli di roccia in posto, formati di arenaria e conglomerati verdi, che si estendono, alternantisi fra loro, nelle sponde dei due laghi e di tutta la valletta che si apre fra il pizzo di Trona (2508 m.), che sorge a S. ed il pizzo Tronella (2514 m.) ad E. Nella Carta geologica della Lombardia del Prof, Taramelli i due laghi sono rappresentati 590 nella generale formazione del gneis; ma più giustamente sono figu- rati dal Dott. Melzi *) nelle arenarie e conglomerati gro^^olani, I versanti che si staccano dai monti sopra accennati e che con- vergono fra loro a formare la vailetta, che racchiude i laghi, sono assai scoscesi, ove balze e dirupi si succedono dai vertici più elevati fin presso le acque, le quali occupano le cavità'più inferiori della stretta spaccatura, che diede origine alla Valle. I due laghi sono dunque formati per dilacerazione prodotta nel sollevamento della catena orobica. Valgono pertanto qui le stesse osservazioni che feci a pro- posito dell’origine del lago Venina, poiché il Curioni *) li crede, come quello, ed il vicino lago dell’ Inferno, formali in depressioni pro- dotte da movimento del suolo. II primo di questi laghi, che s’incontra risalendo la Valle, è quello di Trona, detto anche delle Trote dal Curioni, nel luogo sopra citato, come riportano pure le carte dell’Istituto militare di Firenze; forse per l’abbondante pesca che di tali pesci si faceva una volta in questo Iago; nome che ora è affatto in disuso. Esso ha forma ellittica, disposto colla maggior lunghezza nel senso della Valle. Le sue sponde sono ripide assai, onde la regione litorale presenta nella porzione più esterna ben poca quantità di limo e di feltro organico visibile, il quale è piuttosto copioso alla profondità di 5 e ^ metri a poca distanza dalla sponda, dove ho calato l’apposito bidon Foref per farne conveniente pesca. È posto all’altitudine di 1563 m. e presenta la superficie di 30000 m. q. Le sue acque hanno una bella colorazione verde azzurrognola, rappresentata dal mira. V. della scala Forel. Lo visitai il giorno 8 Settembre 1892 ed alle ore 10 ant. trovai che la temperatura delle sue acque era di 8** C. mentre l’esterna era di 12.® essendo il cielo piovigginoso. Ha per affluente l’emissario del lago Zancone, posto alquanto più sopra, verso S.E., e scarica le sue acque per una stretta gola che mette nel torrente della Valle dell’ Inferno. Questo lago era un tempo assai popolato di Trutta fario Lin. ma l’uso deplorevole della dinamite ne distrusse, alcuni anni or sono, una straordinaria quantità. I pochi individui sopravissuti si moltipli- carono rapidamente, sicché torna di qualche profitto la pesca che vi 9 Ricerche microscopiche etc. sopra cit. Tav. I. La geologia applicata delle provincie lombarde. Milano, Hoepli, 1887, Voi. I, pag. 342. 600 fanno alcuni alpigiani di Gerola, nel mese di Maggio, aprendo nel ghiaccio ampi buchi pei quali lasciano calare le' reti, essendo a quel- li epoca, per la sua posizione topografica, tuttavia gelato. Sarebbe cosa più che mai utile pertanto il ripopolare anche questo lago deir ottima trota, con artificiale immissione di avannotti, che vi prospererebbero certamente fino ad ugualiare, se non a superare, r antica popolazione. Fu certamente cattivo consiglio quello di importarvi il Cotius ^0^20 Linn., come si fece in parecchi laghi della Valtellina, il quale è necessario anzitutto di distruggere, poiché divora le uova della trota. Il lago Zancone è posto alquanto più in alto del lago di Trona ed occupa l’ultima porzione della vailetta sopra menzionata, chiusa a S.E. da nude e scoscese roccie che s’innalzano assai rapidamente sulle acque. Ha pur esso forma ellittica, che si dirige colla maggior lunghezza nel senso della Valle, alla quale pone termine verso S. E. Non ha vero affluente e le sue acque derivano dalla fusione delle nevi e dalla filtrazione attraverso gli abbondanti detriti che rivestono le scoscese pendici ed il piede dei monti circostanti. Lo smagliante colore celeste-chiaro delle sue acque, paragonabile al num. II. della scala Forel, produce assai gradito contrasto colla selvaggia nudità delle roccie che lo circondano. È posto all'altezza di 1778 m. sul mare, cioè 315 metri più alto del lago di Trona, ed ha una superficie di 24.000 m. q. Feci le osservazioni termiche alle ore 2 pom. con cielo sempre piovoso ed osservai nelle acque una temp. di 7® 30 C. mentre nell’aria erano 13° C. In alcuni seni verso la punta N.O. rinvenni numerosi individui di Rana (emporarta Linn,; ed i girini si trovavano tuttavia nello stato di incipiente metamorfosi. Pare che in questo lago non viva la Trutta fario Linn., ma si potrebbe certo molto utilmente tentarvi una artificiale immissione di avannotti, trovandosi in condizioni non troppo differenti da quelle del lago di Trona. 11 feltro organico infatti vi abbonda anche qui, ad una certa profondità, e daH’esame che ne feci risultò costituito di alghe non del tutto differenti da quello del lago di Trona; per la qual cosa ho cre- duto potere esporre insieme le Diatomee di questi due laghi. 601 Ordo I. Rhaphideae. Gen. I. Amphora Ehr. 1831. , Sp. 1. A, ovalis Kùtz. (Henri Van Heurck: Synopsis des Diatomées de Belgique otc. pag. 59, PI. I, fig. 1). Rara nel lago Zancone. Gen. II. Cymhella Agardh 1830. Sp. 2. *(7. amphicephala Naegeli (aut. cit. pag. 61, PI. II, fìg. 6). Comune nei due laghi. » 3* *(?. suhcequalis Grun. (aut. e pag. cit. PI. Suppl. fig. 1). Rara nel solo lago di Trona. » 4. pusilla Grun. (aut. cit. pag. 62, PI. 3, fig. 5). Comune nel lago Zancone. » 5. C. delicatula Kutz. (aut. cit. loc. cit. fig. 6). Rara nei due laghi. » 6. *C. Icevis Naegeli (aut. cit. loc. cit. fig. 7). Frequente nel Trona. )) 7. C, lanceolata Ehr. (aut. cit. loc. cit. fig. 7). Comune nello Zancone. » 8. C. cymbiformis Ehr. (aut. cit. loc. cit. 6g. Il A). Rara nel solo lago di Trona. » 9. *(7. navicuUformis Auersw. (aut. cit. PI. 2, fig. 5). Comune nei due laghi. » 10. C, affìnìs Kùtz. (aut. cit. pag. 62. PI. 2, fig. 19). Frequente nello Zancone. » 11. *(7. Anglica Lagerstedt (aut. cit. PI. 2, fig. 4). Come la pre- cedente. » 12. C. Helvetica Kùtz. (aut. cit pag. 64, PI. 2, fig. 15). Rara nello Zancone. Gen. III. Encyonema Kùtz. 1833 Sp. 13. *E. venfricosum Kùtz. (aut. cit. pag. 66, PI. 3, fig. 15 e 19). Comune nei due laghi. Gen. IV. Stauroneis Ehr. 1843. Sp. 14. S. Phcenicenleron Ehr. (aut. cit. pag. 67, PI. 4, fig. 2). Non rara nei due laghi. 602 Sp. 15. *S. anceps Ehr. (aut. cit. pag. 6S, PI. 4, fìg. 5). CoinuQe nei due laghi. » )) S, anceps var. linearis Kùtz. (aut. cit. pag. 69, PI. cit. fig. 8). Come la precedente. Gen. V. Masioglota Thwaites 1848. Sp. 16. M, Dansei Thwaites (aut. cit. pag. 70, PI. 4, fig. 18). Co- mune nei due laghi. » 17. *M, Gretillei W. Sm. (aut. cit, pag. 74, PI. cit. fig. 20). Rara nel Trona. Gen. VI. Nacicula Bory 1822. So. 18. N, nobilis Ehr. (aut, cit. pag. 73. PI. 5, fig. 2). Rara nel Trona. » 19. N, major Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. 3,4\ Rara nei due laghi. » 20. N. viridis Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. 5). Comune nello Zan- cone e rara nel lago Trona. » > N. viridis var. comynutaia Grun. (Id. id. fig. 6). .Abbondante nel lago Trona e rara nello Zancone. » > viìHdis var. acuminata W. Sm. (Brun: Diatomées des Alpes etc. pag. 100, PI. 8, fig. 16). Frequente nei due laghi. » 21. lata Bréb. (H. Van Heurck: Syn. pag. 76, PI. 6, fig. 1,2). Rara nel Trona. » 22. N, borealis Ehr. (aut. cit. loc. cit. fig. 3). Frequente nei due i laghi. > 23. sublinearis Grun. (aut. cit. loc. cit. fig. 26). Come la precedente. » 24. iV. Brebissonii Kutz. (aut. cit. pag. 77, PI. 5, fig. 7). Come le precedenti. » )) *y, Brebissonii var. diminuta Grun. (Id. id. fig. 8). Meno comune, ma colle precedenti. » 25. N. stauroptera Grun. (aut. cit. PI. 6, fig. 7). Rara nel solo lago di Trona. )) 26. *iY. Tabellaria Ehr. (aut. cit. pag. 78, PI. 6, fig. 8). Fre- quente nel lago Trona. » 27. iV. gibba Kiìtz. (aut. cit. pag. cit. PI. Suppl. fig. 12). Comune nei due laghi. 603 Sp. » *iV. gihha var. by^eoistriata (aut. cit. pag. cit. PI. 6, fig. 5). Colla precedente. )) 28. *iY. parva Ehr. (aut. cit. PI. 6, fig. 6). Rara nel lago Zaii* cone. » 29. *iV. bicapitata Lagerstedt (aut. cit. pag. cit. PI. 6, fig. 14). Comune nel lago di Trona. » 30. *iV. appencliculala Kiitz. var. irrorala Grun. (aut. cit. pag. 79, PI. 6, fig. 30), Non rara nel lago Trona. )) 31. iV. mesolepta Ehr. (aut. cit. loc. cit. fig. 11). Rara nel lago Zancone. » 32. *iV. Legumen Ehr. var. decre^icens (aut. cit. pag. 80, PI. 6, fig. 16). Rara nel lago Zancone. » 33. N. radiosa Kiitz. (aut. cit. pag. 83, PI. 7, fig. 20). Abbon- dante nel Iago Trona, scarsa nello Zancone. » )) *iV. radiosa var. acuta (Id. id. fig. 19). Comune nel Trona. » 34. iV. crypiocephala Kiitz. (aut. cit, pag. 84, PI. 8, fig. 1). Co- mune nello Zancone. » » *iV, crypiocephala var. intermedia Grun. (aut. cit. PI. 8, fig. 10). Poco frequente nel Trona. » 35. N, dicephala W. Sm. (aut. cit. pag. 87, PI. 8, fig. 34j. Fre- quente nei due laghi. » 36. N. elliptica Kiitz. (aut. cit. pag. 92, PI. 10, fig. 10). Comune nei due laghi. » » N. ellipti-ca var. oblongella Naeg. Poco frequente colla specie. '> » *iV. elliptica var. minutissima Più copiosa e colle prece- denti. )) 37. *iY. mutica Kiitz. (aut. cit. pag. 95, PI. 10, fig. 17). Non fre- quente nei due laghi. » 38. Y. pusilla W. Sm. (aut. cit. pag. 99, PI. 11, fig, 17). Non rara nel lago Zcàncone. 11 Dott. Van Heurck l’indica come salmastra, mentre il Bruii (Diat. des Alpes et:, pag. 75), r ascrive fi'a le abitatrici dei grandi laghi. » 39. *Y. Johnsonii (W. Sm.) (aut. cit. pag. 99, PI. Suppl. fig. 28). Rara nel lago Zancone. Anche questa forma ò indicata come appartenente alle acque salmastre, ma die io nnn dubito d’aver incontrato, per la prima volta in questo lago, in scarsa quantità. » 40. N. exilis Grun. (aut. cit. {>ag. 101, PI. 12, fig. 11). Co[>iosa nel lago di Trona. » 41. *iY. formosa Greg. (aut. cit. pag. 102, PI. 11, fig. 2). Rara 39 604 nello Zancone. Per questa specie vale pure l’osserva- zione fatte al num. 38 e 39. Imperoché non posso du- bitare della sua identità, corrisponiendo essa perfetta- mente alla diagnosi che ne fa il Doti. Van Heurck me- desimo, presentando le qualità distintive delle striature punteggiate e dello spazio jalino intorno al rafe. Sp. 42. X. limosa Kiitz. (aut. cit. pag, 103, PI. 12, fig. 18). Poco frequente nei due laghi. » » y. limosa var. gibberula (Li. id. fig. 19). Rara colla pre- cedente. » » *iY. limosa var. Silicula (Id. id. fig. 21). Rara nello Zancone. > 43. ^N. veniricosa (Ehr.) Doukiu. (aut. e loc. cit. fig. 24). Pure rara nello Zancone. » 44. *y. Iridis Ehr. (aut. cit. pag. cit. PI. 13, fig. 1). Rara nel lago Troua. » » Iridis var. amphigoinphus Ehr. (Id. id. fig. 2). Fre- quente nei due laghi. » » *N, Iridis var. dubia Ehr. (Id. id. PI. Suppl. fig. 32). Rara nello Zancone. » 45. *X, lepidula Grun. (aut. cit. pag. 168, PI. 14, fig. 42). Non rara nel lago di Trona. » 46. "X. afflnis Ehr. var. undulaia Grun (aut. cit. PI. 13, fig. 6). Come la precedente. » 47. *X, alpestris Grun. (aut. cit. PI. XII, fig. 30). Pure colle precedenti. » 48. bacilliformis Grun. (aut. cit. PI. cit. fig. 11). Rara, colle precedenti. » 49. *X. gracillima Grun. (aut. cit. PI. 6, fig. 26). Rara nel lago Zancone. » 50. *X. Pisciculus Ehr. (Pina.) (Rabenhorst: Siìss. Diatora. pag. 44, Taf. VI, fig. 43). Rara nel lago Zancone. Gen. VII. Vanheurckia Bréb. 1868, Chr. emend. Sp. 51. *r. rlìomboides var. crassinervia Bréb. (H. V'an Heurck: Syu. pag. 112, PI. 17, fig. 4,5). Frequente nei due laghi. Gen. Vili. Gomphonema AgarJh 1824. Sp. 52. (r. capilatum Ehr. (aut. cit. pag. 123, PI. 23, fig. 7). Raro nei due laghi. 605 Sp. 53. *6r. parvulum Kiitz. (aut. cit. pag. 125, PI. 25, fig. 9). Co- mune nel lago di Trona. )) 54. micropus Kiitz. (aut. cit. loc. cit. fig. 4,5). Col prece- dente, ma più raro. » 55. G. inb'icaium Kiitz. (aut. cit. pag. 126, PI. 24, fig. 28). Co- mune nel lago di Trona. » 56. angmiatum Kiitz. (aut. cit. loc. cit. fig. 59). Col pre- cedente. )) )) *(r. anguslatum var. angaf^lissima Grun. (Id. id. fig. 51). Rara nel lago Zancone. » » "(r. anguslatum var. producta (Id. id. fig. 55). Colla prece- dente. Gen. IX. Achnanthes Bory 1822. Sp. 57. */l. microcephala Kùtz. (aut. cit. PI. 27, fig. 20-2J). Co- piosa nei due laghi. » 58. A. minutissima Kùtz. (aut. cit. loc. cit. fig. 37-38).. Pure abbondante colla precedente. » 59. A. lanceolata Bréb. (aut. cit. loc. cit. fig. 9-11). Non rara nel lago di Trona. Ordo IL PseudorhaphideaB. Gen. X. Epiihemia Bréb. 1838. Sp. 60. E. Argus Kùtz. (aut. cit. pag. 139, PI. 31, fig. 15-17. Rara nel lago Zancone. Gen. XI. Eunotia Elir. 1837, Chr. emend. Sp. 61. *E. Arcus Ehr. var. hybrida Grun. (aut. cit. pag. 141, PI. 34, fig. 4). Poco frequente nel lago Trona. » 62. "^E. gracilis (Ehr.) Rab. (aut. cit. pag. 142, PI. 33, fig. 1-2). Comune nei due laghi. » 63. "^E. exigua Bréb. (aut. cit. pag. cit. PI. 84, fig. 11). Frequente nel lago Trona. » 64. E, pectinalis (Kùtz.) Rab. (aut. cit. pag. cit. PI. 33, fig. 15-16). Comune nello Zancone. » » *£'. pectinalis var. minor Grun. (il. id. fig. 21). Comune nei due laghi. » 65. ‘^E. prcerupta Ehr. var. laticeps Grun. forma carta, (aut. cit. PI. 34, fig. 25). Frequente nel lago Trona. 606 Sp. 66. E. monodon Ehr. forma curia (aut. cit. pag. 144, PI. 33, fìg. 4). Rara nello Zancone. » 67. ^E. diodon Ehr. var. diminnla Gran. (aut. cit. PI. 33, ng. 7). Rara nel lago di.Trona. Gen. XII. Ceraioneis Ehr. 1840. Sp. 68. C. Arcus Kutz. (aut. cit. pag. 148, PI. 37, fìg. 7). Comune nei due laghi. Gen. XIII. Synedra Ehr. 1831. Sp. 69. *8. Ulna (Nitzsch.) Ehr. var. longissima W. Sm. (aut. cit. pag. 150, 151, PI. 38, fìg. 3). Rara nel lago Trona. » » *aS. Ulna var. Danica Kutz. (aut. cit. loc. cit. fig. 14). Come la precedente. Gen. XIV. Fragilaria Lyngbye 1819, Char. eraend. Sp. 70. bidona Heiberg forma minor (aut. cit. PI. 45, fig. 7). Rara nel lago Trona. Gen. XV. Denticida Kiìtzing 1844. Sp. 71. *D. tennis var. frigida Kiitz. (aut. cit. pag. 159, PI. 49, fig. 35-37). Comune nel lago Trona. Gen. XVI. Diatoma De Candolle 1805. Sp. 72. */>. vulgare liory (aut. cit. pag. 160, PI. 50, fig. 1-4). Colla precedente. » 73. *D. hiemale (Lyngb.) Heib. var. mesodon. Kùtz. (aut. cit. pag. cit. PI. 51, fig. 3-4. Comune nei due laghi. Gen. XVII. Meridion Agardh 1824. Sp. 74. M. circulare Ag. (aut. cit. pag. 161, PI. 51, fìg. 10-12). Raro nel lago Zancone. Gen. XVIII. Tabellaria Ehr. 1839. Sp. 75. T. fenestrata (Lyngb.) KiUz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fig. 6-8). Rara nei due laghi. )) 76. T. flocculosa [RoWì.) Kutz. (aut. cit. pag. 162, PI. 52, fig. 10-12). Comune nel Iago Trona. 607 Geli. XIX. Cffìnaiopleura W. Sm. 1855. Sp. 77. C. ellipiica W. Sm. forma alpina (Hrun: Diatomées des Alpes etc. pag. 95, PI. IX, fig. 15). Frequente nel lago Zancone. Gen. XX. Ni/zschia (Passai ; W. Sm.) Gran. Oh. era. 1880. Sp. 78. *iY. Palea (Kùtz.) W. Sm. (Henri Van lleurck: Sjn. pag. 183, PI. 49, tìg. 22 ò). Comune nei due laghi. )) )) *iV. Palea var. tenuirosiris Grun. (id. id. fig. 31). Rara nel lago Zancone. Gen. XXI. Surirella Turpin 1827. Sp. 79. S. biseriaia Bréb. (aut. cit. pag. 18G, PI. 62, fig. 1). Rara nel lago Zancone. )) 80. *5. elegam Ehr. (aut. cit. pag. 177, PI. 61, fig. 3). Colla precedente. )) 81. *5. robusta Ehr. (aut. cit. pag. 187, PI. 71, fig. 1-2). Rara nei due laghi. )) 82. ^9. Helvetica Br. (Brun. Diat. des Alpes etc. pag. 100, PI. 8, lig. 16). Colla precedente. Ordo III. CryptorhaphideaB. Gen. XXII. Cyclotella Kùtz. 1833. Sp. 83. C. comla (Ehr.) Kùtz. (H. Van Heurck: Syn. pag. 314, PI. 94; fig. 16-20). Poco frequente nei due laghi. )) 84. C. operculàia Kiitz. (aut. cit. loc. cit. fig. 22-26). Rara nel lago Zancone. )) 85. C. Killzingiana Chauvin (aut. cit. loc. cit. fig. 4-5). Meno rara nel lago Trona. Questi due laghi comprendono adunque 103 diverse forme di Dia- tomee, delle quali 58 non sono ancora registrate nelTelenco delle Dia- tomee dei laghi italiani. Alcune sono affatto nuove anche per la florula diatomologica valtellinese, come la Navicida lohnsonii W. Sm. e la N. formosa Greg. Yon Fr. Schmitz IV. In einem jùngst veròffentlichten Aufsatze a Note alla Phycologia Mediterranea» (Rendiconti del R. Istit. Lombardo Ser. II, Voi. 26. fase. 17) berùhrt Fr. Ardissone in Kùrze auch die Frage der Schi zì/menia-kvien des Mittelmeeres (p. 4 des Sep. Abdr.). J. Agardh batte in seiner Epicrisis Floridearum (1876. p. 119 ff.) drei verschiedene Species von Schizymenia aus dem Mittelmeer aaf* gefùhrt, Sch, marginala, Sch. cordata uud Sch. minor. Deragegen- iiber zàhlte Ardissone in seiner Phycologia Mediterranea ( 1883. p. 140 ff.) nur zwei Arten Sch. marginala und Sch. Dubiti Al* lein Agardh 's Auffassung fand unter den Phycologen des Mittelmeer- Gebietes bis in die neueste Zeit weit mehr Anklang als die Ansiclit Ardissone ’s. Dadurch sah sich jetzt Ardissone veranlasst, in einer kurzen Bemerkung des erwahnten Aufsatzes gegenùber neueren Pu- blikationen von Rodriguez und Bornet seine abweichende Ansicht vvieder einmal hervorzuheben. Diesen Anlass inòclite idi benutzen, um auch meinerseits zu der vorliegenden Frage Steli ung zu nehinen. Ich habe mich wiederhoìt mit den Schizymenia-kvien des Mittelmeeres beschàftigt ; ich habe selbst an mehreren Punkten der italienischen Kiiste (Neapel, Cata- nia, Acireale) Schizymenia-Yinem'^XdiVQ gesammelt und habe anderer- seits aus den verschiedensten Herbarien Europas zahlreiche Exem- j 609 piare (vìelfach authentische Exemplare) der fraglicheii Schizymenia- Arten vergleichen und priifen konnen. Das Resultai, zìi dem rneine wiederholten Unfcersuchungen mich gefùhrt haben, stimnit zum grossen Theile mit der AufFassung von Ardissone ùbereiu. Ich kann ebenso wie Ardissone, unter den bis- her beschriebenen SchizìjmeMÌa-Y ovinew des Mittelmeeres nur zwei Species unterscheiden, dieselben, die Ardissone als Schiztjmenia mar- ginata (Rouss.) J. Ag. und Sch. Bubyi (Chauv.) J. Ag. beschrieben hai Alleili ich glaube, die Synonyme dieser beiden Species in etwas anderer Weise als Ardissone vertheilen zu mùssen. Vor allem aber kann ich dieso beiden Arten nicht als Angehòrige einer und dersel- den Gattung anerkennen, muss vielmehr der einen dieser beiden Spe- cies die Zugehorigkeit zur Gattung Schizymenia vollstàndig bestreiten. Zunàchst seien die beiden fraglichen Arten, die einstweilen nach Ardissone als Sch. marginata und Sch. Dabyi unterschieden wer- den sollen, hier in Kiìrze vergleichend charakterisirt. Beide Arten sind in der àusseren Gestaltung einander recht àhn- lich, unterscheiden sich aber in einzelnen Punkten des anatomischen Baues; ganz verschieden dagegen sind dieselben in der Ausbildung der Cystocarpien. Beide Arten stellen blattartig-fìache dùnne Lappen von sehr wech- selndem Umriss dar. Bei Sch. Dubyi ist das ovale oder obovale Blatt am Grunde bald keilfòrmig (oft unsymnietrisch) in einen mehr oder minder langen Stiel verschmalert, bald abgerundet oder schwach herzfòrmig und dabeì dann kurz gestielt oder zuweilen fast sitzend ; oberwàrts ist dies Blatt bald ungetheilt und ganzrandig, bald mehr oder weniger eingerissen-gelappt und am Rande in wechselndster Weise ungleich ; das ganze Blatt ist bald dunner, trocken am Pa- pier fest anhaftend, bald dicker und derber, trocken nur hier und da am Papier festklebend oder vollstàndig abspringend ‘). — Bei Sch. marginata ist der àussere Urnriss des typisch gleichfalls ovalen oder oblongen Blattes vielleicht noeti mannigfaltiger gestaltet, der Rand ist bald ganzrandig, bald in verschiedenster Weise ungleich; am Grunde erscheint das Blatt meist abgerundet, fast sitzend oder mit ei' 0 Vgl. tìber die àusserst variabele Gestaltung des Tliallus dieser i^ch. Du- by i aneli die Angaben von Bornet, Les Algues de P. K. A. Scliousboe (1892) pag. 185, 610 iieiii deutlich unterscheidbaren ’kurzen dicklichen und abgeflachten Stielchen versehen das ganze Blatt ist an àlteren Exemplaren etwas dicker und derber, trocken nicht am Papiere festhaftend, j ùngere Esemplare dagegeri sind etwas dùnner und haften nach dem Trocknen zuweilen hier und da am Papiere fest; altere Exernplare sind hàufig ausgezeichnet durch einen verdickten Blattrand, der auch wohl an der Kante eine feine Randrinne aufweist, allein anjiingeren Exemplaren fehlt diese Randrinne vielfach vollstàndig, und aucli altere Exernplare lassen dieselbe ofters in mehr oder miiider welter Ausdehnung ver- rnissen. Sonach ist also die aussere Gestaltung des Thallus der beiden frag- lichen Arteii sehr rnannigfaltig und wechselnd. Leicht zu erken- neri nach der ausseren Form sind nur j ùngere (namentlich unter- wàrts unsymmetrische) Exernplare von Sch. Duhyi (wie solche z. B. bei Kuetzing Tab. phyc. 17.5 oder bei Montagne in Flore d’Algérie pi. 12. fig. c abgebildet sind) und altere derbere deutlich berandete Exernplare von Sch. marginala. Bei anderen Exemplaren kann zu- weilen nur die anatomische Prùfung mit Sicherheit entscheiden, wel- che Species vorliegt. Was dami den anatomischen Bau des Thallus betrifft, so er’scheint bei beiden Arten das aufgelockerte feinfadige Mark von mehr oder minder zahlreichen feinfàdigen Rhizoiden durchfiochten. Die Menge dieser Rhizoiden wechselt sehr je nach dem Alter der einzelnen In- dividuen. Auch die Dicke dieser Rhizoiden zeigt sich an trockenen Exemplaren etwas verschieden, je nachdem die Individuen zur Zeit iippigerer Ernahrung und reichlicherer Anhàufung von Stàrkekòrnern eingesammelt wurden oder zur Zeit mehr oder .minder vollstàndigen Fehlens der Florideenstàrke. Diese Moraente sind daher meines Erach- D Allerdings heisst es in der Phycologia Mediterranea p. 162 von Ne/t. mar- (jinaia «Tale fronda manca di stipite». Allein Ardissone selbst hat mir ein knrz gestieltes Exemplar, das idi ilim ini August 1884 zngesandt batte, als Ne/t. marginata anerkannt, indem er dabei zugab, dass zuweilen die Lamina von Ne/t. marginata gleichsam gestielt («quasi stipitata») erscliiene; aber bei dieser Art sei der Stiel niemals so deutlich wie vielfach bei Sch. Dubyi. — Ebenso zeigt Zanardini’s Abbildung dieser Alge (Icon. Phyc. Med. Adriat. t. 62. lig. 1-3) mehrere Exernplare mit kurzem, aber deutlich abgesetztem Stielchen. Idi selbst liabe bei alien wolilerhaltenen Exemplaren, die idi vergleichen konnte, ein deutlidies, wenn auch zuweilen ziemlich kurzes Stielchen unter- scheiden kònnen. Nur bei losgerissenen Exemplaren, die augenscheinlidi lange im Wasser umhergeschleudert worden waren, schien ein Stielchen zuweilen ganz zu felileu. 611 tens fur die specifìsche Unterscheidung der beiden Arten kaum zìi verwerthen Dagegen ist fur lieide Arten charakteristiscli die Aus* bildung der Zellreihen der Thallus-Aussenriiide : bei Sch. Dab;/i s\nà die aritiklinen Zelireihen der Aussenrinde deutlicli rosenkranzfòrmig geformt und in ganzer Lànge ohne Quervertùpfelungen, bei Sch. mar- ginaia dagegen sind in den antiklinen Zelireihen der Aussenrinde die unteren Gliederzellen seitwàrts qnerverkettet, und niir oberwàrts ent- behren diese Zellreihen der Quervertiipfelung. Dazu enthàlt die Aus senrinde von Sch. Dubyi mehr oder minder zahlreiche Drùsenzellen, die bei Sch. marginata vollstàndig fehien. Am leichtesten zu unterscheiden aber sind die beiden fraglichen Arten durch die Gestaltung der Cystocarpien. Bei Sch. Dubyi zeigen die Cystocarpien die lypische Gestaltung und Entwicklungsweise von Schizymenia, bei Sch. marginala dagegen sind die weiblichen Sexu- alorgane und die Cystocarpien geformt wie bei den Gattungen Gra- ieloupia uiid Ualymenia, durchaus different von der typischen Ge- staltung von Schizymenia. Von diesen beiden Arten findet sich die eine, Sch. Dubyi, im Meere in geringerer Tiefe (vielfacb nahe dem Meeresspiegel) ver- breitet, die andere, Sch. marginala, dagegen ist nur in grosseren Tiefen anzutreffen. Auf diese beiden somit nnterschiedenen Species vertheilen sich nun die wichtigsten Namen der Litteratur in folgender Weise : Der ersteren Art, die Ardpssone in der Phyc. Med. Schizymenia Dubyi (Chauv.) J. Ag. genannt hat, kommen zu die Namen : Jridaea Montagnei Bory (Moistagne, FI. d’ Algérie p. 124), Schizymenia mi- nor J. Ag. (Spec. IL p. 172), ISemasioìna minor J. Ag. (Alg. Medit. D Andere Autoren, z. B. Zanardini (Icon. Phyc. Med. Adriat. II. p. 89, Nuov. Giorn. Bot. Ital. II. p. 86 ff.), Iiaben dagegen geglaubt, die Menge nnd nament- lich die Diche dieser Markfaden znr Unterscheidung der fraglichen ^chizyme- n?'«-Species benutzen zu kònnen. D In den Herbarien fand ich die Exemplare der beiden genannten Species nicht nur unter den oben erwahnten Namen, die haufig ganz verkehrt ange- wandt waren, sondern auch unter ganz falschen Namen (z. B. Halymenia re- niformis Ag.). Es ^vird das Niemanden Wunder nehmen, der aus Erfahrung v'eiss, wie haulìg die FIorideen-Exemplare, die in den Herbarien liegen, falsch bestimmt sind. 612 p. 90), Iridaea elliptica Kùtz. (Spec. Alg. p. 725) und Sohizymenia cordata J. Ag, (Spec. II. p. 176\ Zu der zweiten Art, die Ardissone I. c. als Sc/i. marginata (Rouss.) J. Ag. auffuhrt, gehòren dagegen die Sjnonyme: Haly menta mar- ginata Rousrel (Montagne, Crypt. algér. in Ann se. nat. bot. 2 sér. t. 10, p. 273), Schizymenia minor Zanardini (Icon. Phyc. Med. Adr. II. p. 87), Sch. minor Falkenberg (Meeresalg. Golf. v. Neapel in Mit- tlieil. Zoolog. Station Neapel 1. p. 203), Sch. minor Berthold (Alg. Golf. Neapel in Mittheil. Zoolog. Station Neapel III. p. 531, Crypto* nemiac. d. Golfes v. Neapel p. 21) und Sch, minor Rodriguez (Alg. d. 1. Baleares p. 69). Die vorsteliende Vertheilung der Synonyme der beiden fraglichen Species weicht in einigen nicht unwesentlichen Punkten von Ardis- sone's Auffassung (Note alla Phyc. Med. p. 4) ab. Es erscheint da- her geboten, diese meine AufFassungsweise nàher zu begrùnden. Lei- der làsst es sich dabei nicht vermeiden, dass meine Darstellung etwas ausfuhrlicher wird. Von den beiden genannten Mittelmeer-Arten findet sich, soweit ich die Litteratur iibersehe, zuerst Sch. Dubyi unter dem Namen Halymenia edulis [j. media C. Ag. in Agardh’s Species Algarum (i822) p. 203 beschrieben. Dann wird (1838) Sch. marginata als Halymenia marginata Roussel bei Montagne, Cryptogarnes algériennes (Ann. Se. nat. bot. 2 sér. tom. 10. p. 273) aufgefùhrt. Montagne nennt hierbei diese neue Art von Roussel, deren Selbslàndigkeit ihin selbst sehr zwei- felhaft erscheint (er sagt 1. c. p. 274: «Quant à moi, je n'ose me charger de la responsabilité de cette espèce»), nahe verwandt der erstgenannten Form von Agardh (« La structure de la fronde est celle que décrit le célèbre algologue de Lund »). Bald darauf (1842) beschreibt J. Agardh in seinen Alg. Mediterr. p. 90 diese erstgenannte Form, speciell die HAENSELER’schen Exem- plare (aus Malaga) der Halymenia edulis /3. media von C. Agardh, als selbstàndige Species der Gattung Nemastoma, Nemasioma minor J. Ag. — Bei dieser Gelegenheit reiht J. Agardh auch die Haly- menia marginata Roussel und ebenso die oceanische Halymenia Du- byi Chauv. der Gattung Nemastoma ein; die ganze Art, wie er diese beiden Species erwàhnt, legt aber den Gedanken nahe, dass er die- selben damals nodi nicht aus eigener Anschauung genauer kannte (er 613 sagt 1. c. p. 90 VOI! diesen beiden Arten ira Vergleich zu seiner Ne- mastoma minor: «forraa diversa dicuntur») Ira nàchsten Jahre 1843 beschreibt Kuetzing in der Phjcologia ge- neralis p. 396 eine neue Art des Mitteiraeeres als Iridaea ellipiica, eine Ai-t, die jedoch in der folgenden Zeit den ùbrigen Autoren iange unbekannt geblieben ist. In deraselben Jahre 1843 brachte Exdlicher (Gen. Plant. Sappi. III. p. 30) die erste Verwirrung in die Kenntniss der bisher erwàhn- ten Forraen. Er ubersah, dass J. Agardh 1. c. nur die Haenseler' schen Exeraplare der Hahjmenia eduiis fó. media als Nemasioma minor beschrieben batte, und ùbertrug nun den Naraen Nemasioma minor auf die Gesainratraenge der Algen, die C. Agardh 1. c. Haly- menia eduiis {'j. media genannt batte, indem er zugleich diese so geschaffene Species in die Gattung Iridaea versetzte. Dadurch wurde Iridaea minor Endl. zu einer Species, die gleichzeitig ira Mittelraeer (Malaga) und ira Ocean (Cadix, engliscbe Kiiste) vorkoramen und be- reits bei Turner (t. 113. fig. g) als Fucus reniformis ienuior ab- gebildet sein solite (wàhrend doch diese Turner 'sche Abbildung einer ganz anderen Alge, nàralich Callymenia renifoi^mis J. Ag., zuge- hòrt); eine solche Species existirt aber in Wirklicbkeit gar nicht. — Gleichzeitig brachte Endlicher auch die Halijmenia marginala Roussel in die Gattung Iridaea als Iridaea marginata (Roussel). Diese Endlicher 'sche Umdeutung der Nemasioma minor J. Ag. Alg. Med. hat dann Montagne veranlasst, 1840 in der FI. d'Algérie (p. 124 ff.) eine Alge als ganz neue Art zu beschreiben, die that- sàchlich mit Nemasioma minor J. Ag. identisch ist, nàralich Iridaea Montagnei Bory. Diese Art, sagt er, sei von der Iridaea minor Endl. {^Nemasioma minor J. Ag.) deutlich different durch die Verschie- denheiten der Gestaltung, die in den Diagnosen von C. Agardh (Sp. Alg.) und J. Agardh (Alg. Med.) und in der Turner 'schen Abbil- dung' klar erkennbar hervortràten. Montagne erlàutert seine neue Art durch vortreffliche ^) Abbildungen (pi. 12); in Bezug auf die àus- serst raannigfaltige Gestalt des blattartigen Thallus dieser Species sagt er rait Recht «c’est un véritable protée ». Er unterscheidet aus- serdem diese Art ausdrucklicli als besondere Species von der ocea- nischen Iridaea Dubyi (Ohauv.) Montg. (1. c. p. 125); «Elle se di- 0 Nur fig. a dieser pi. 12 dùrfte, wie Bornet (Algues de Schousboe p. 179) neuerdings liervorgelioben fiat, wolil elier zu Halymenia laiifolia Cr., als zu Iridaea Montagnei geliòren. 614 stingue tant par sa forme que par sa texture bien plus delicate»), die er jedoch der 7r. Moniagnei sèhr nahe stehend («l’espèce la plus voisine») nennt. — Daneben zàhlt Montagne die Halymenia mar- ginata Rouss. jetzt unbedenklich als selbstàndige Species uuter dem Namen Iridaea marginata Endl. auf. Im Jahre 1847 versetzt J. Agardh (Oefver de Capska arterna af slàgtet Iridaea in Kongl. Vetensk. Akad. HandL p. 87) die bisheri- gen Arteiì Nemasloma minor J. Ag. und Iridaea marginata Endl. (letztere mit?) in die neuaufgestellte Gattung Platymenia, die er auf mehrere neu unterschiedene Arten des Caplandes begrùndete. Darauf zàhlt Kuetzing in den Species Algarum 1849 die hierher* gehòrigen Arten in folgender Weise auf. Er rechnet zur Gattung Iri- daea (p. 724 fif.) die Arten Iridaea minor Endl. (ganz im Sinne der angefiihrten fingirten Species von Endlicher) ') und Ir. ellittica Kutz. (mit «V. s. »), zur Gattung Halymenia (p. 716 ff.) nur Halyme- nia marginata Rouss. (ganz nacli Montagne); Halymenia Dubyi Chauv. aber fùhrt er (p. 743) als Euhymenia Dubyi (ausscliliesslich aus dem Ocean) auf. In demselben Jahre 1849 veròffentlicht J. Agardh (Algolog. Bi- drag in Oefvers. kgl. Vetensk. Akad. Fòrh. 1849. pag. 85) ganz kurz eine neue hierhergehòrige Mittelmeer-Species unter dem Namen Pia- tymenia cordata, bei Malaga gesammelt und, wie er selbst spàter (Spec. II. p. 177) raittheilt, Anfangs als Iridaea edulis dem Agardh' schen Herbarium eingereiht. Zwei Jahre darauf (1851) bringen schlie.sslicli J. Agardh ’s Spec. Il (Sp. G. 0. Fior. p. 169 ff.) eine zusammenfassende Uebersicht al- ler bisher erwàhnten Formen, die nun sammtlich der Gattung Pia- tymenia, deren Namen in Schizyrnenia umgeàndert wird, zugezàhlt werden als Schizyrnenia marginata (Roussel), Sch, minor (J. Ag.) 9 Von diesel’ Iridaea minor Endl.» hat Kuetzing spàterhin (1867 Tab. pliyc. 17.3) eine Abbildung gegeben, die dentlich zeigt, dass Kuetzing’s Alge von der Xernastoma minor J. Ag. Alg. Med. ganz verscliieden ist. Kuetzing erwàliiu spàterhin (vgl. Langenbach, Meeresalgen d. Inselli Sizilien u. Pantellaria p. 17), dass er seine Alge nacli der Agardh ’schen Diagnoso von Xernastoma minor (Alg. Med.) bestimmt liabe, oline ein authentisches Esemplar dieser Species ge- sehen za haben. Diese Kuetzing ’sclie Iridaea minor (aas dem Mittelmeer) ist, wie aus der erwàhnten Abbildung mit Sicherheit zu entnehmen ist, in Wirklichkeit iden- tisch mit ^Kallymenia microphylla I . Ag. » der Zanardini ’schen Iconogr. Phy- col. Med. Adriat. t. 93. fig. 1-3. 615 und Sch, cordala (J. Ag.); nur Iridaea ellipiica Kùtz. wird (p. 258) als Species inquirenda (aber «ad SchLzymeniam forsan referenda») nach Kuetzing bei der Gatta ng Iridaea aufgefiihrt. Un ter Sch. mi- nor aber ist hier ohne jedes Bedenken Nemastoma minor J. Ag. Alg. Med. und Iridaea Montagnei Bory Montg. FI. d'Algér. ziisam- rnengefasst, die letztere Alge somit von J. Agardh als identisch mit seiner Nemasioma minor gedeutet. Sch. Dubyi (Chauv.) des Oceans wird als selbstàndige Art unterschieden, die von Sch. minor « ?egre quidem characteribus... distinguitur » ; allerdings seien einige Ver- scliiedenheiten zu bemerken, alleili « speciminibus... paucis observatis, aegre hodie dijudicatur, utrum divers^e species, an tantum varietates ejusdem considerandae sint ». Von Sch. cordala aber heisst es (p. 177), dass sie der /r. Montagnei Bory sehr nahe stehe, «curn Iridaea Mon- tagnei... nostrani identicain initio credidi, nec omnino convictus sum illam revera esse diversam». Dieso Agardh 'sche Bearbeitung der Spec. II (p. 169 fF.) liat nun far die folgende Zeit in erster Linio den Phycologen als Leitfaden gedient. Es ist daber von Bedeutung, wie weit dieso AGARDH’sche Abgrenzung der mediterranen Schizymenia- Species begriindet ist. Eine nàhere Erórterung dieser Frage aber kniipft ara besten an die wissenschaftliche Fehde an, die in den sechziger Jahren zwischen Ar- DISSONE und Zanardini schwebte und die ira letzten Grande eben ura die Abgrenzung der mediterranen Schizymenia-%\}Qc\^^ von J. Agardh ’s Spec. II sich drehte. Ardissone batte ira Jahre 1861 in seiner Enumerazione delle Al- ghe di Sicilia (Comment. della Soc. Crittogaraol. Ital. I. p. 426) unter den Algen, die er in Sizilien gesammelt batte, auch Schizymenia minor J. Ag. und Sch. marginata J. Ag. aufgezàhlt. Dieso beiden Algen erklàrte dann Zanardini (Icon. Phyc. Med. Adriat. II. p. 89) auf Grand der Untersuchung authentischer Exeraplare liir unricbtig bestimmt; jene Sch. minor J. Ag. sei vielmehr Sch. Dabyi (Chauv.) J. Ag., die angebliche Sch. marginata J. Ag. von Ardissone aber gehòre zu der acliten Sch. minor .1. Ag. Von dieser acbten auf. -) Von irei Exemplaren (ex Herb. W. Sonder) aus Madeira, die mirDr. Gru- xow mittheilte, war von Sonder ’s Hand das eine als , das zweite als bezeichnet. Zu ganz der gleichen Aufifassung bekennt sich jùngst (1892) auch Bornet (Alg. de Schousboe p. 185). ^) Thuret batte 1872 in einem Briefe an Ardissone ebendieselbe Ansicht geàussert (vgl. Xuov. Giorn. bot. Ital. voi. IV, resp. Florid. Ical. I. 5. pag. 46). Etwa gleichzeitig sagte auch Kustzing in einem Briefe an G. Langenbach (vgl. Langenbach, Meeresalg. v. Sizil. 1873. p. 18): «Die von mir beschriebenen Ir. elliptica, Euhymeuia Dubyi und Iridaea Montagnei scheinen daher zu einer Art zu gehòren. Ob hierzu auch J. Ag. ’s Xemastoma minor gehòrt, weiss ich nicht». Langenbach selbst aber fùgte 1. c. diesen AVorten KùTzrxG’s weiterhin hinzu: «... und nach meinem eigeneu Daturhalten erscheint es mir nicht zweifelhaft, dass die drei genannten Arten* (nàmlich Sch. minor J. Ag., Sch. Buhyi und Iridaea MoalagneC) «als identisch anzusehcn und lui* sie der Xame Schizyme- nia Dubyi Chauv, festzuhalten sei, da diese in die Priori tàt gebùhrt». 623 Species, die init dem àltereii der beiden fraglichen Namen, also Sch. Dubì/i (Chauv.) J. Ag., zu benennen sei. In der vorstehenden Eròrterung habe ich versucht, zu der Ab- grenzung der Schtzt/mema-krien, wie dieselbe in J. Agardh’s Spec. II durchgefiihrt ist, Stellung zu nehmen. Ich habe diese Besprechung der einzelnen mediterranen Arten von Schzzymem'a an dieses altere Werk und die ARDissONE-ZANARDiNi'sche Auseinandersetzung ange.- knùpft, weil raeines Erachtens eine Aufklàrung der Arten der nach- folgenden Litteratur nicht durchfuhrbar ist, wenn nicht zuvor die bis dahin unterschiedenen Arten in ihrer Bedeutung genau festge- stellt sind. In der nachfolgenden Litteratur ist nàmlich vielfach ùber die Be- deutung dieser Arten Verwirrung eingerissen. Diese Verwirrung aber ist veranlasst worden durch Zanardini’s besprochene Bearbeitung der «aScA. minor J. Ag.j> (Icon. Phyc. Med. Adr. t. 62. p. 87-90). Die Tafel dieser Publikation hat augenscheinlich die nachfolgenden Au- toren zu rasch fiir Zanardini's AufFassung eingenoramen, dieselben von einer genauen kritischen Priifung der Sachlage zurùckgehalten. Das gilt in erster Linie von J. Agardh selbst. In seiner Neube- arbeitung der Florideen in der Epicrisis syst. Florid. 1876 zàhlt J. Agardh die mediterranen Arten von Schizymenia fast in derselben Weise auf wie in don Spec. II. p. 169 ff. Er unterscheidet von me- diterranen Species Sch. marginata, Sch. cordata, welcher Art er jetzt (allerdings mit?) auch Iridaea elliptica Kuetz. zuzàhlt, und Sch. minor. Dieser letzteren Art aber wird nun als Synonym Sch. minor des ZANARDiNi’schen Werkes zugerechnet, wàhrend Iridaea Monta- gnei Bory nur mit? als Synonym derselben Art ‘) aufgefùhrt wird. — J. Agardh hat also in Bezug auf seine Sch. minor (= llalyme- nia minor J. Ag. Alg. Med.) seine frùhere Ansicht merklich geàn- dert. Zu dieser Aenderung aber haben ihn augenscheinlich die Publi- kationen Zanardini’s veranlasst. In dieser Beurlheilung der Sch. minor Zanardini’s liegt nun meines Erachtens ein Irrthum J. Agardh’s vor. Das zeigt sich klar, wenn man die ursprungliche Diagnose der Ualgmenia minor J. Ag. In der Anmerkung zu Soli, minor wird dagegen die Iridaea Moniagnei mit? als Synonym zu Sch. Didnji J. Ag. gestellt, nicht zu Sch. minor I. Ag., so- dass man zweifelhaft werden muss, was demi eigcntlicìi Agardh’s wirkliche Meinung gewesen ist. 624 Alg. Med. mit den Abbildungen Zanardini’s vergleicht. Die spàtere Diagnose der Spec. II. p. 1?2 (die in der Epicris. p. 122 einfach wie- derholt wird) mag ja vielleicbt durch die Berùcksichtigung der (als identisch aogesebenen) Iridaea Montagnei Rory etwas beeinflusst er- scheinen, ihre Angaben mògen vielleicbt als etwas anfechtbar gel- ten kònDeii. Allein die ursprfingliche Diagnose der Alg. Mediterr. p. 90 beriicksichtigt nur die Original-Exeniplare des Herb. Agardh .aus Malaga, diese Diagnose bildet daher die sichere Grundlage fur die àchte Nemast07na minor J. Ag. Diese Diagnose aber sagt: «fronde minuta obovata in stipitem cuneatirn attenuata, superne denique fissa, margine crenulata». Nach dieser Diagnose also ist die verkehrt-ei- fòrmige Lamina keilfòrmig in einen Stiel verschmàlert,- und dies Mèrkmal muss an den Agardh ’schen Exemplaren besonders hervor- treten, da es in dieser so kurzen Diagnose ausdrùcklich erwàbnt wird. Dies Merkmal trifft aber bei den Exemplaren der Zanardini'- schen Publikation (1. c. t. 62. fig. 1-3) ganz und gar nicht zu. Diese Exemplare konnen somit nicht mit den Original-Exemplaren von Ne- masioma minor specifisch identisch sein, wie ich ja auch oben schon einmal hervorgehoben badie. J. Agardh *) muss sich offenbar geirrt D Wollte man umgekehrt aniiehmen, dass J. Agardh in der Epicrisis mit Kecht die Zanardini ’schen Exemplare der u.Sch. raimrri zu seiner yertuistoma minor Alg. Med. liinzugezogen habe, so mùsste man gleichzeitig aunehmen, J. Agardh habe iirsprùnglich die Diagnose seiner Xemastoma minor recht fliich- tig entworfen und habe ebenso spàterhin die Abbildungen von Iridaea Mouta- gnei des Montagne ’schen Werkes (die er doch in den Spec. II. p. 172 einzelu bespricht) recht liùchtig verglicheu. Demgegenùber glaube ich annehmen zu mùssen, dass J. Agardh nur zuletzt bei Ausarbeitung der Epicrisis es unterlasseu hat, die Einzelheiten der vorlie- genden Frage genau und sorgfàltig zu prùfen. Mieli bestimmen zu dieser An- nahme nicht nur die angefùhrten Grùnde, die meines Erachtens einer Vereini- gung von Sch, minor J. Ag. Spec. II und iSch. minor Zau. Icon. Phyc. thatsàch- lich im Wege steheu, ich werde dazu veranlasst auch nodi durch andere An- zeichen beschleuuigter Ausarbeitung des fragliclien Abschnittes der Epicrisis. Dahin gehòrt, dass J. Agardh die specitìsche Identitat von Seh. marginata Ar- diss. FJor. Ital. I. t. VII und S:h. minor Zanard. Icon. Phyc. t. 62 leine Iden- titàt, die Zanardini selbst mehriach betont hat) ganz ubersehen hat und diese Scìi. marginata Ardiss. Fior. Ital. I. t. VII ruhig als Synonym seiner S:h. mar- ginata (Rouss.) J. Ag. citirt. Dami zeugt von beschleunigter Arbeit die soeben hervorgehobene Thatsache, dass J. Agardh 1. c. Iri.laea Montagnei Bory im Text der Darstellung zu seiner Sch. minor zieht, in der Anmerkung aber zu seiner Sch. Dubyi. Endlich ist J. Agardh ’s Bericht (1. c, p. 122, Anni, zu Sch. minor) ùber die Aeusserungen Kuetzing’s, die Langenbach in seiner Uebersicht 625 haben, aìs er nachtràgllch die ZANARDiNrschen Abbildungen zu sei- ner Sc/i. minor hinzugezogen liat. J. Agardh’s Beispiel sind jedocli die neueren Autoreii fast sàmmt- lich gefolgt. Der Name Sch. minor J. Ag. wird in den neueren Arbeiten ùber Mittelmeer-Algen fast iiberall in demselben Sinne ge- braucht wie in dem Zanardini’ schen Werke;mit deni Namen Sch. minor J. Ag. wird fast uberall dieselbe Alge bezeichnet, die ich hier mit Ardissone als ^ch. marginata (Rouss.) J. Ag. aufgefiihrt habe. Diese Thatsache kann ich auf Grund der Prùfung anthentischer Exemplare speciell hervorheben far <^SQh. minor J. Ag.» der Fal- kenberg’ schen und der Berthold’ schen Liste der Meeresalgen des Golfes von Neapel, fiir « minor J. Ag. » der Berthold’ schen Monographie der Cryptonemiaceen des Golfes von Neapel, fùr « Sch. minor J. Ag. » der Hauck’ schen Meeresalgen (p. 119), fiir minor J. Ag. » von Rodriguez’ Algas de las Baleares (p. 69) ^). In alien diesen Fàllen habe ich die authentischen Exemplare der ange- gebenen Standorte, resp. die authentischen Exemplare der genannten Autoren bei der anatomischen Untersuchung als Sch. marginata (Rouss.) J. Ag. erkannt. Dies einmùthige Vorgehen der neueren Autoren (dem ùbrigens wohl nur selten eine genaue Prùfung der obwaltenden Sachlage zu der Meeresalgen der Inselli Sizilien und Pantellaria p. 17-18 mitgetheilt batte, recht llùchtig angefertigt und giebt melirfach die Angahen Kuetzing’s ganz unrichtig wieder (so sagt Kuetzing J. c keineswegs, dass seine Iriclaea minor in der Struktiir mit ^Euhymènia divisa» uberei nkoinme; ebensowenig sagt Kuetzing «se ipsiim Iridaeain ellipticam cuin Irid. Dubyi? et cum Ir. Monta- gne! ut identicas adontasse»; u. a. m.). • 9 J. Agardh selbst sagt in der Epicrisis in der Anmerkung zu Sch. minor p. 123: «nostra Sch. minor liabet structuram frondis et fructus Schizymenise Wenn diese Angabe genau riclitig ist, so ist dadurch alleili sclion zweifellos sicbergestellt, dass Sch. minor J. Ag. von der Sch. minor Zanardini’s gànzlicli verscliieden ist, deiin letztere Art weiclit ini anatomischen Bau des Thallus und Yor allem in der Gestaltung der Gystocarpien ganz wesentlich von der Gattung Schizymenia ab (wie wei terbi n nodi genauer dargelegt werden wird); Rodriguez (1. c. p. 69 0bs.)sigt von dieser seiner Alge: «Nuestra pianta ca- rece de estipe, por lo cual parece approximarse à la Sch. marginata ; pero se distingue evidentemente de està por carecer del borde engrosado... » Das Exemplar dieser <<.Sch. minor J. Ag. », das niir Herr Rodriguez selbst zuge- sandt hat, zeigt dagegen an mehreren Seiten des Thallus in mehr oder weni- ger weiter Ausdehnung die charakteris ische Handleiste von Sch. marginata aufs deutlichste entwickelt, stellenweise sugar mit deutlicher Randrinne verseUen. Gruiide gelegen Iiaben mag) ist schliesslich auch auf Ardissone selbst nicht ohne Eindruck geblieben. Anfangs batte Ardissone, wie oben erwàhnt ward, seine sizi lische Schizymenia-kxi als Sch. minor J. Ag. bestiramt. Spàterhin, als Zanardini eine andere Art als Sc/i. mi > nor J. Ag. abgebildet batte und diese seine Bestimmung mit Ent- schiedenheit aufrecht erhielt, ward Ardissone in seiner ersten An- sicht zweifelhaft und fùhrt 1874 (Fior. Ital. I. 5. p. 52) Sch. minor J. Ag. nur noch mit? als Synonym seiner Alge, die.er jetzt Sch. Dubyi nennt, auf. Nachdem J. Agardh in der Epicrisis 1876 die Za- nardini’ sche Bestimmung anerkannt batte, wird in der Pbyc. Med. p. 142 Sch. minor J. Ag. nur noch mit?? als Synonym von Sch. Dubyi aufgezahlt; in der Anmerkung p. 143 aber wird darauf auf- merksam gemacht, dass, falls Agardh’s V^orgehen begriindet sei, der Name Sch. minor J. Ag. nothwendiger Weise als Synonym zu Sch. marginata (Rouss.) J. Ag. gerechnet werclen rniisste. Neuerdings endlicb (Note alla Pbyc. Med. p. 4) sagt Ardissone gradezu, Sch. minor J. Ag. gebòre zu Sch. marginata (Rouss.) J. Ag., ebenso wie Sch. cordata J. Ag. zu Sch. Dubyi (Ohauv.) .1, Ag. — Ich habe im Vorhergehenden ausfiihrlich dargelegt, warum ich dieser neuesten AufFassung Ardissone’s nicht beistimmen kann, dagegen nacb wie vor der ursprùnglichen Aurfassung dieses Autors (Enum. Alg. Sic. 1864) beistimmen muss. In dieser meiner Auffassung aber scliliesse idi mich vollstandig der Ansicht Bornet's (Alg. de Schousboe. 1892. p. 185) an, dass « Sch. Dubyi, minor et cordata J. Ag. » zusammen nur eine einzige Species ausmachen, eine Species, die auch von Bornet als « Sch. Dubyi J. Ag. » bezeichnet wird. Zu welchen Gattungen sind nun die hier besprochenen Schizyme- nia-kriQiì des Mittelmeeres eigentlicb zu rechnen? • Ich erwàhnte schon oben, dass die Gestaltung der weiblichen Sexu- alorgane und die Ausbildung der Cystocarpien bei den beiden hier zu unterscheidenden Arten eine durchaus differente ist. Bei Sch. Dubyi (und zwar sowohl bei den oceanischen Exempla- ren, als auch bei den mediterranei! Individuen) fand ich die Gestaltung der weiblichen Sexualorgane und der Cystocarpien ganz ebenso wie bei den ursprùnglichen Arten ‘j der Gattung Schizymenia J. 9 -t* Agardh hat weder 1847 bei der ersten Aafstellang seiner Gattung Scìnzymenia PlcUymenLCÌ), nodi spàterhin eine ty piscile Species fùr diese 627 Ag. 1851 Plaiymenia J. Ag. 1847), den Capland- Vrten Sch. un- dulata J. Ag. (resp. Sch. obovata J. Ag.), Sch. apoda J. Ag. und Sch. erosa J. Ag. In der Ausbìldung' dieser Friichte schliesst sicli diese Gattung Schizymenia sehr enge rneiner Gattung Piatoma ‘) Gattiing namhaft gemaclit. Ep sagt (Capska Art. af slagtet Iridaea p. 87), dass ausser den oben genannteii Arten des Caplandes von earopaeischeii Arten nodi achtens sehr fur dieso Deutung dieser Species, die auch schon J. Agardh seiner Zeit (vSpec. II. p. 176) einmal (aller- dings mit?) zu Sch. erosa gestellt batte ^). In den Verwandtschaftskrefs dieser sùdafrikanischen Arten gehort ferner auch Sch. erosa var. (?) obliqua Grunow (Novara-Algen p. 66, t. IX fig. 1). Thallusbau und Fruchtbildung, die ich an einern Original-Exemplar von D." Grunow untersuchen konnte, verweisen diese Alge zweifellos zur Gaiturig Schizymenia. Dagegen trago ich Bedenken, diese Form als eine Varietàt von Sch. erosa., wie Grunow will, oder von Sch. obovata, wie J. .\gardh (Epicris. p. 124) rneint, zu deuten. Eher mochte ich dafiìr mich aussprechen, dass diese Form als selbstàndige Species Sch. obliqua aufzufassen sei. Dodi ist hier- iiber zur Zeit nodi kein sicheres Urtheil mòglich; es bedarf zuvor D Allerdings ist es mir niclit mòglich gewesen, die Bestimmuiig sàmmtli- cher untersuchten Cystocarp - Exemplare diireli Vergleicluing authentischer Exemplare zweifellos sicher zu stellen. Namentlicli ist es mir zweifelhaft:, ob ein aclites Exemplar der Schiz. unclulata J. Ag. Spec. II unter den untersuchten Exemplaren gewesen i>t. ^) Vgl. Grunow’s Bemerkungen tiber diese Iridfc i curvata Kiitz. in der Bearbeitung der Novara-Algen p. 66. 633 der gesammte Forrnenkreis der anscheìiiend recht varìabelen siìd- atlantisch-aiitarktisclien Schìzymenia- kview einer erneuten Uiitersu- chug init Hùlfe sehr reichlichen Vergloichs-Materiales. Aus dem pacifischen Meere ist bei J. Agardii, Epicris p. 124, nur eine Schizymenia-'S>\}Q(i\Qs, Sch. Btnderi (aus Valparaiso), auf- gefùhrt. Ich habe von dieser Art bislier noch kein authentisclios Exemplar zu Gesicht bekommen. — Wohl aber sah ich zwei Schi- zymenia Exernplare voii S. Cruz an der Kiiste Californieris (von I)/ A. Grunow mir mitgetheilt; das eine Exemplar von Grunow als Sch. obovata J. Ag. bestimmt, das andere Exemplar unbenannt). Ich erkannte bei beiden Exemplaren den charakteristischen Thallusbau und die typische Fruchtbildung von Schizymenia. Mir schienen beide Exernplare der Sch. B>ndeyn J. Ag. sehr nahe zu stehen; doch wage ich es bei der Variabilitàt der Schizymenia-'^^QcÀ^'z nicht, ohne Vergleichung authentischen Materiales diese Exernplare mit Sch, Binderi J. Ag. zu identificiren. Von Sch, slipilala J. Ag. aus Neuseeland (Epicris. p. 121) habe ich bisher noch kein Exemplar gesehen, ebensowenig wie von Schiz, Novce Zelandice (Epicr. p. (SII). Ich vermag daher nicht zu sagen, ob diese Arten wirklich achte Schizymenia-S^eQ>\Q?> darsiellen. Von Schiz. slipilaia sagt J. Agardh (1. c.) «cystocarpia generis»; dar- nach wiirde wenigstens diese Species mit Bestimmtheit zu Schizy- menia zu rechnen sein. Dagegen ist von der Gattung Schizymenia auszuschliossen zu- nàchst Sch. Mey'tcnsiana (l’ost. et Rupr.) J. Ag. aus Kamtschatka. Bei Prùfung authentischen Materiales dieser Species (« Kamtschatka ad portum S. Petri et Pauli. Exped. Luetke. Ex herb. Petropol.») aus dem Rerliner Herbarium fand ich (bereits irn Jahre 1885) den Thal- lusbau und namentlich auch den Bau der Cystocarpien durchaus abweichend von Schizymenia. Ich habe daher in meiner Gattungs- liste (Flora 1889) auf diese Species eine neue Gattung Turmerella begrùndet, eine Gattung, von der eine ausfuhrlichere Diagnose jùngst in Rosenvinge's Groenlands Havalger p. 814-815 veròffentlicht worden ist ^). Bei dieser Gattung Tarn^rella fìndeu sicli in der Rinde des Thallus Drii- senzellen ganz analoger Art wie bei Schizymenia. Besonders gross und zahl- reich fand idi diese Driisenzellen bei der typisclien Species von Turnerella., T. Mertensiana (Post et. Rupr.) Sclim. Diese Driisenzellen sind hier auch sclion friiber wiederliolt gesehen worden; speciell bildet Kuetzing, Tab. pliyc. 17, 12 634 Kbenso muss ich die japanische Schiz.? ligulata Suringar (Alg. Japoii. p. 29, t. XV) VOI! Schizy menia ausschliesseii. Bei Unter- suchiiiig autheiitischen Maleriales dieser Species(«ln mari japonico. Textor») aiis dem Berliner Herbariura fand ich an einem Exemplare Cystocarpien von dem Bau der Gra/é’/oitp/a-Cystocarpien. Der aaa- tomisclie Bau des Thallus erwies sich ebenfalls ganz analog Grate- loupia (wenn auch mit etwas reichlicherer Ausbildung voii Mark- Khizoiden). Deshalb trage ich gar kein Bedenkeii, dieso Alge, die kei- nenfalls zu Schiz'jmenia gehòren kann, als Grnleloupia ligulata (Suringar) in die Gattung Grateloupia (Sektion Phyllymenia) zu verweisen. Endiich ist auch nodi Schizymenia ? bullosa Harv. Phyc. Austr. t. 277. VOI! Schizymenia zu trennen, wie ich nach Untersuchung des Harvey’ schen Original-Materiales angeben kann. Diese Art gehòrt vielmehr in die nàchste Verwandtschaft der Gattung Haly- menia als eine sehr eigenartige Form, die wolil den Typus einer selbslandigen Gattung bilden mag — Eine solche selbstà'ndige Gat* tung ist in der That auch bereits von J. .^g.vrdh auf diese Species begrundet worden un ter dem Namen Epiphloea (Till Alg. Syst. VI p. 18). Allein J. Agardh vei weist diese Gattung, von deren Fruchten ihm nur die Sporangien bekannt geworden sind, zu den Gìgartina- ceen neben Callymenia. Dieser Deutung kann ich jedoch meinerseits auf Grund der Untersuchung des Harvey’ schen Original-Materiales ’) flg. d, dieselben ganz deutlich ab, oline jedoch iiber die Natnr der dargestellten Gebilde eine nàhere Angabe zu machen. 9 J. Agardh àndert dabei den Species-Namen uihullosay in ^Harveyi'» um: meines Erachtens oline ausreichenden Grund. 2) Auf Grund der Untersuchung dieser HARVEY’schen Originalien muss ich manchen einzelnen Angaben J. Agardh’s ùber diese Harvey’ sche Art ^vider' sprechen, ebenso wie ich auch einige Angaben Harvey^’s zu berichtigen habe. Meines Erachtens sind zu der achten Schiz. ? bullosa Harv. nur die derb gestielten Exemplare zu rechnen, die Harvey 1. c. beschreibt und abbildet; die grossen abgelòsten Fragmente, die Harvey 1. c. erwàhnt und die er zu den ersteren Exemplaren hinzuzieht, gehòren nicht hierher, sondern bilden eine selb- standige (bisher unbeschriebene?i Species. Jene achten Exemplare dev Schiz./ hullosa aber bilden grosse Bliitter mit ziemlich kurzem, auffallend dickem Stiele und grosser, am Grunde tutenfórmig eingedrehter Spreite (die Angabe Harvey’s, dass diese Spreite schihlfórmig gestaltet sei, ist nicht zutreffend ; ebensowenig werden, wie Harvey vermutliete, diese Spreiten von dem ausdauernden Stiele periodiseli abgeworfen und immer wieder emeuert); aus dem Seitenrande des Stjeles sprossen zuweilen proliflcirende kleine Blàttchen seitwàrts hervor; an 635 nicht zustimmen; ich muss vielmehr diese Gattung Epiphloea (Typ. Schizymenia? bullosa Harv.) des Thallusbaues wegen vou den Cai- lymenieae entschieden ausschliessen und neben Ualymenia zu den Grateloupiaceae stellen. àlteren Exemplaren erscheint die Lamina vielfach tief eingerisseu oder hand- fórmig gespalten, dabei abei* regelmàssig etwas blasig-uneben, wahrend die La- mina jùngerer Exemplare ungetheilt und flach sich erweist. Greifswald im Janmr 1894. 41 Tho Systematic position of thè Bangiacew by T. Johnson Professor of Botany, Royal College of Science, Dublln. In November, 1891 I read before thè Royal Dublin Society a pa* per entitled a Callosities Niioph7/llu?n versicohr Usirv.)) in which I gave an account of thè results of ray examination of thè peculiar marginai tubercles of this rare Red Alga. In this paper I stated that a magnifìed cross-section of thè callosity shewed vertical rows of cells, regularly arranged, as if thè cells in each row had a common origin. I also stated that thè structure of thè callosities had an impor- tant hearing on thè question of thè mode of constriiction of thè Flo- ridean thallus, and on thè systematie position of thè Bangmcece, .a group of Red Algae which Schmitz, for various reasons, proposed to exclude from thè Florideae. My paper called forth a vigorous criti- cism from Schmitz of such a nature as to necessitate a reply on my part. Schmitz 's criticism of my observations on N. versicolor is based, to a great extent, on a rnisunderstanding or misreading of ray statements. Thus my observation (p. 156): I bave not been able to raake out any definite layer of cells from which thè cells of thè row [of thè callosity] may take origin. Apparently thè thickening takes place from within- i. e. [apparently] thè youngest cells are most in- ternai- is interpreted by Schmitz to mean that I think consequently T. Johnson : Proc. R. D. S. (N. S.) voi. 7. 2) Fr. Schmitz: Kleinere Beitriige zur Kenntniss der Florideen IMII. (La Nuova Notarisia, serie IV, 1893). 637 no such single originating layer exists, that thè rows must grow by intercalary divisions only. The indications of thè mode of thè growth of thè callosity were not sufficiently pronounced to permit me to come to a definite conclusiori. Prora an examination of some of my material Schmitz was able to satisfy hìraself as to thè mode of thickening and to conclude that it is thè sanie as in thè thickening of thè midribs and veins of other NitophyllecBy and Delesseriece as described by hira in a paper which appeared in 1892 ^). Schmitz sees no signs of in- tercalary divisions in thè formation of thè vertical rows of cells of thè callosity but considers thè rows are added to by thè repeated cross-division of thè outer terminal celi of each row on both sur- faces of thè thallus, in fact that thè rows of cells forming thè callosity are uniseriate filaments^ closely cemented together and growing by their apical cells. Thus if this view be adopted (and 1 must say thè evidence of its correctness is by no means convincing to me), thè mode of growth of thè callosity is simply an application of Schmitz ’s well-known theory of construction of thè Floridean thallus *). Por thè simplicity and ingenuity of this theory I bave, I hope I raay say without presumption, much admiration but before it can be gen- erally accepted as a working basis in thè classìfication of thè Flo^ ridece it should be rigorously applied to as many and as varied genera, and different parts and stages of genera, as possible. Admitting for thè moment that Schmitz is correct, that thè growth of thè cal- losity is frora without, by thè repeated cross-division of thè superfi* cial cells of thè rows, this is no more than occurs in thè thickening of thè raidrib of thè Browu Alga D/c/yop/gr/s, which is, as is admitted, parenchyraatous in nature. (Here, however, intercalary divisions in thè inner cells of thè midrib occur no doubt). It does not, then of necessity follow that thè rows of cells of thè callosity are uniseriate cellular fìlaments cemented together, even though each row be added to by thè repeated cross-divisions of its outer terminal celi. Schmitz him- self fìnds that his theory cannot be applied to thè apical gi’owth of thè thallus of Nitophyllum versicolor. He then proceeds to a restateraeut of his reasoiis for thè proposed exclusion of thè Bangia- cete from thè Rhodophycece, using as a starting point for his re- marks my observation: «Before Schmitz can apply his theory to thè 9 Fr. Schmitz: Kleinere Beitràge zur Kenntniss der Florideen, I (La Nuova Notarisia, serie III, 1892). 9 Fr. Schmitz: Untersuchungen ùber die Befruchtung der Florideen, 1883, 638 wliole of thè Floridece, and before he can exclude thè Bangiaceoe because of their want of conformity to thè theory, it will be neces- sary to explain thè apparently anomalous condition of N. versicolor )), Nowhere in my paper do I state or suggest, as Schmitz implies, that he relied solely on thè difference in thè nature of thè thallus as a reason for his exclusion of thè Bangiacese from thè Florideae. On p. 158 I say « so far does Schmitz apply his view that be excludes thè group Bangiaceae from thè Rhodophycece (Florideae), parili) because their thallus does not conform in its mode of development, to that of thè rest of thè Florideae». Again on p. 159 1 say «thè mode of formation of thè callosity does not agree with Schmitz ’s views as to thè structure of thè Floridean thallus. This, as far as it goeSy favours thè retention of thè Bangiaceae Jn thè Florideae». I was concerned with a consideration of thè nature of thè thallus only, and, as I supposed, safeguarded myself from misapprehension by thè qua- lifying words I bave quoted. I bave never been able to accept as satisfactory Schmitz 's rea- sons for thè exclusion of thè Bangiaceae from thè Florideae and pro- pose to follow hirn point by point in thè restatement he makes, of his views on thè systeniatic position of thè Bangiaceie. 1. The thallus. — Schmitz has since 1883 become aware of a number of exceptions to his theory of thallus construction and uow States that thè mode of growth of thè thallus of thè Bangiaceae, by intercalari) divisions, is now relatively not so important a reason for his exclusion of thè group from thè Florideae (ein Grand ‘) von verhàltnissmassig geringerer Bedeutung). Its importance appears to me further lessened, a. by a know- ledge that there is often an actively dividing apical celi at thè tip of thè thallus of thè Bangiaceous genus Porphyra ’) (sometiraes also on thè margins of thè thallus). b. By a comparison with thè Brown Algae, thè Pheeophycece, In this sub-class there is great diversity in thè mode of growth of thè thal- lus. In some groups thè growth is marginai throughout life, in some intercalary (localised or generai), in others growth by an apical op. cit. p. 4. 2) Until thè sliell-perforating genus Conchocelis, Batt. recently discovered, is delinitely placed in thè Bangiaceas, it would be out of place to disciiss thè nature of its thallus. G. Berthold: Die Bangiaceen p. 3. 639 celi is generai, and there are some in which marginai, intercalary, and apical growth are passed through in turn in thè sanie genus. Why then, one may ask, may \ve not expect intercalary and apical growth of thè thallus within thè limits of thè Florideae, a group which is of no higher generai organisation than thè Phaeophyceae? The agreement in thè colour of thè chromatophores of thè Ban- giaceae and Eu-Floridese 0 is regarded by Schmitz as of physiological signifìcance only and not worthy of much consideration in thè con- struction of a naturai System. The absence in thè Bangiaceae of thè well-known pits found between thè thallus-cells in thè Eu-Florideae is a striking anatomical difference but in thè light of our knowledge of thè generai existence (no doubt in thè Bangiacese as in thè rest of thè vegetable kingdom) of thè continuity of thè contents of adja- cent cells by fine strands of protoplasm passing through thè cell- walls one cannot attach much taxonomic value to this anatomical character. Pits very similar occur in some Phceophycece. 2. Reproduction. — In both thè Eu-Florideae and thè Bangiaceae there are two modes of reproduction, asexually or vegetatively , by neutral spores (known in thè Eu-Florideae as tetraspores) and sex- ually, by carpospores which are thè more or less direct result of an act of fertilisation, thè male organ, thè spermatium, fertilising thè female organ, thè carpogonium. Let us compare these two kinds of reproduction in thè two groups. A. Vegetative. In thè Eu-Florideae neutral spores are known in most of thè gen- era and are usually formed by thè division of thè contents of thè mother-cell, thè tetrasporangium, into four cells, thè tetraspores, which escape into thè water and give rise on germination to new plants. Occasionally, i. e. in some individuai genera thè contents of thè tetrasporangium escape undivided as a monospore, or divide into two, bispores, or into many, polyspores. In thè Bangiaceae thè neutral spores are not definitely^ arranged. I propose in thè rest of this paper, to speak of thè Florideae, exclusive of thè Bangiaceae, as thè Eu-Floridem and include in thè Bangiaceae thè ge- nera Bangia, Porphyra, Wildemania, Erythrotrichia and Goniotrichum. One would not exclude a Palm from thè Palraeae because ito endosperm- cells did not shew thè usuai pts found in thè Palm seed endosperm. 640 nor are their mother-cells clearly marked off from thè ordinary ve- getative thallus cells, as in thè Eu-Floridea) generally. In thè filamentous Bangia thè whole contents of thè mother-cell which may he any celi in thè filament, escape as a neutral spore, a «monospore». Occasionally thè mother-cell first divides into two or four cells each of which becomes a neutral spore, a ((bisporen or « tetraspore ». In Porphyra thè formation of thè neutral spores is essentially thè same as in Bangia, though bere each mother-cell normally gives rise to two or four spores by one or two Successive divisions. In Erythrotrichia a spore mother-cell gives rise to a spore by a transforraation of part of its contents which part escapes as a spore. The part of thè mother-cell remaining grows considerably, and thè formation of another spore takes place, thè process being soraetimes repeated several times. On comparing thè neutral spores in thè two groups Schmitz will not allow that they are homologous structures and emphasizes thè difference he sees in their mode of formation, stating that in thè Eu-Florideae thè tetraspores are due to thè internai division of thè contents of thè thallus mother-cell, thè tetrasporangium, but that in thè Bangiacese thè neutral spore is formed from thè whole of thè contents of thè single thallus celi, or where several spores are for- med they are found side by side, each from its own thallus celi. I do not think one can attach much value to this distinction. If thè celi of thè thallus in thè Bangiaceous genus, which divides into two or four cells were so to divide that normally one only of its divi- sions became a neutral spore and thè rest became ordinary vegeta- tive thallus cells there would be considerable justification for Schmitz’s distinction. As however thè two or four cells derived by division from thè originai thallus celi become neutral spores, this celi is, it seeras to me, thè mother-cell of thè two or four derived cells and in- directly of thè neutral spores formed from their contents just as is thè tetrasporangium thè mother-cell of its four tetraspores, though thè connection is not so ijitimate in thè former case. The formation of neutral spores in Erythrotrichia by a kind of (( gemmation », as described by Berthold is not dissimilar to thè inno- vation of tetrasporangia as described by Harvey Gibson in Rho- dochorton Rothii, Kdig, 'm which species thè «stalk-cell» grows up R. Harvey Gibson; Journ. Linn. Soc. Bot. voi. 28, PI. 34. 641 ìnto thè cavity of thè emptied tetrasporaiigium and produces a se- cond tetrasporangium, a process which rnay be repeated several tirnes. Further if Schmitz’s contention that thè tetraspores of thè Eu- Florideae and thè neutral spores of thè Bangiaceae are not homolo- gous be admitted it must be allowed that thè absence of tetraspores in this one group of thè Florideae is no stronger in itself as a rea- son for thè exclusion of thè group from thè Florideae than is thè presence of tetraspores in thè DicUjotacem and, potentially, in thè Tilopteridece a reason for thè inclusion of these two groups of un- doubted Phceophycece in thè Florideae. Thus tetraspores are not an exclusively Floridean characteristic nor are they found in all Eu- Florideae (e. g. some genera of Eelminthocladiacece), B. Sexual Reproduction. ]. Male organs^ or Antheridia. In thè Eu-Florideae and in thè Bangiaceae thè male organs or spermatia are microscopie, nucleated, mostly spherical, and non- metile bodies, thè escaped contents of special fertile cells, thè sper^ maiangia, From M. Guignard’s observations on a number of Flori- deae there can be no doubt that thè spermatia are without cilia, and contrary to generai opinion, are, even at thè moment of escape from thè spermatangia, provided with an enveloping membrane. Schmitz sees a great difference in thè mode of origin of thè sper- matia in thè two groups. In thè Eu-Florideae he lays it down as a generai proposition that thè spermatangia are thè superficial termi- nal cells of fertile filaments. Several cases which appear to several different observers exceptions to this rule are considered by Schmitz explicable in harmony with it. I must refer those interested, to Schmitz’s paper (p. 7-9) for a detailed consideration of these cases, confining myself bere to a more generai statement. M. Guignard ') in his paper «Développement et constitution des anthérozoides » States that thè spermatangia are arranged in Polyides in tetrads, in chains of 2 {Pterocladia), 4 {Hypnea) or more [Melobesia). Schmitz in reply States of Polyides, : «So weit ich sehen kann, fùgt sich Polyides voll- stàndig die allgemeinen Regeì, die ich aufgestellt batte; die Sper- matangien sind hier auch ausnàhmlos oberflàchlich gelagerte Faden- 9 L. Guignard; Développement et constitution des anthérozoides (Rev. Gén. de Bot. I. 1889). 642 Endzellen,n/cA/ Gliederzelleo ». Through lack of material Schmitz was unable to examine thè antheridia of Pterocladia and Hi/pnea, in thè light of Guignard's observations. Of thè chains of spermatangia, as described in Meloòesm deformans, Solms. by Solras Laubach and in Melobesia Lamx. by Guignard, Sohmitz says:«Ich selbst habe leider Melobesia-?LXìX\iev\à\Qii rait unzweifelhaften Sper- matangien-Ketten aneli jetzt noch nicht zu Gesicht bekommen». Schmitz. however, does not deny thè existence of such chains * *), for he finds them himself in a small unnamed Floridean, parasitic on Gelidium corneum, frora Tangiers. In this plant he does not find thè spermatangia-chains to be formed by repeated bipartition (i. e. in an intercalary manner) and suggests it may turn out that they are formed by thè successive basipetal abstriction of terminal superficial spermatangia which bave remained attached in a chain for a long time. This mode of consideration would, if correct and generally appli- cable, briug plants possessing spermatangia-chains, into harmony with his mie. It must, however, be remembered that Schmitz thus brings thè anoraalous antheridia of Melobesia under his generai mie, not by a direct explanation of thè condition in Melobesia itself, but by suggestion of a coraparison with another case, of which thè ex- planation is admittedly hypothetical. It is iraportant to bear in mind these apparent exceptions to Schmitz's generai mie because of their hearing on thè significance to be attached to thè structure and mode of formation of thè antheridia in thè Bangiacece. In this group thè spermatium is formed from its mother-cell, thè spermatangium, in essentially thè same way as in thè Eu-Floridece . In Erythrolri- Ghia only is thè spermatangium superficiale being cut off as a small celi, from an ordinary thallus celi, on its outer side. In Ban- già and Porphyra thè spermatangia are formed by thè repeated segmentation in all directions of space, of an ordinary superficial, vegetative celi. This forra of antheridiurn is, it must be acknowled- ged, different from thè ordinary forra of antheridiurn in thè Eu- Floridece, and Schmitz is entitled to attach all thè importance pos- sible, to it. 2. Female organSe or Carpogonia. In thè Eu-Floridece thè end celi of a specially formed cell-fila- ment, thè carpogenous filaraent or branch, is thè female sexual or- Solms Laubach: Die Corallinaceen, ISSI, S. 3. * I bave seen them myself in thè antheridia of Lilhophyllum liclienoides. 643 gan or carpogonium and is characterised by ridi uninucleate proto- plasm and a hair-like out-growth, thè trichogyne. This trichogyne is a diverticulum of thè carpogonium, contains iion-nucleate proto* plasm, and projects more or less, beyond thè surface of thè thallus, into thè surrounding water. In thè Bangiaceae thè female sexual celi is also called thè carpogonium but it is an intercalary celi, not thè end celi of a special carpogenons branch and if it has a tricho- gyne it is not so pronounced, and is never a long hair-like filament, as in thè Eu- Fior idem. The function of thè trichogyne is to inter* cept thè non-rnotile spermatium in its passive movement through thè sea-water and so indirectly to bring about thè fertilisation of thè carpogonium. In thè Eu-Floridene thè extent to which thè tri- chogyne projects, varies accordiug as it is functional or not. In this group. too, thè carpogonium is generally more or less deeply im* bedded, either in thè compact thallus (e. g. Sphmrococcus) or amongst thè ordinary branching thallus filaments. In thè Bangiaceae on thè other hand thè carpogonium is superficial, and its trichogyne is al- rnost, sometimes, apparently, quite, absent. The superficial position of thè carpogonia, thè form of thè thallus in thè genera, and thè large number of carpogonia are, it seems to me, sufficient to ensure thè Corning into contact of thè spermatia with thè carpogonia, without thè intervention of thè usuai Fioridean trichogyne. The rnorphologi* cal significance which one was formerly inclined to attach to thè trichogyne, viz. as a polar celi, has, as Schmitz admits, been lost largely, by thè discovery by Oltmanns that in thè Fucacem thè polar cells are degraded ova (oospheres), a nature one cannot assign to thè Fioridean trichogyne. The trichogyne appears to me to be purely an organ of adaptation, of no special morphological value, its length dependent on thè extent to which thè carpogonium is imbed- ded in thè thallus substance, i. e. removed from thè thallus surface. Probably experiment would shew that thè coming into contact of thè spermatium with thè carpogonium, through thè intervention of its trichogyne, is not so purely mechanical as generally described, but that thè spermatium is bodily attracted, though devoid of cilia, to thè carpogonium by a secretion by thè latter, much as is thè antherozoid attracted to thè oosphere by saccharine secretions in Vascular cryptogams. Schmitz considers that thè greatest difference between thè two groups is in thè fertilisation of thè carpogonium Oltmanns : Beitràge zur vergleich. Entw. d. Fucaceen, 1889. 644 and in thè subsequent developraent of thè fertilised egg-cell. New we owe our kuowledge of thè fertilisation process in thè Bangiacece to Berthold, and no one has as yet followed all thè stages in thè process in thè Eu-Floridese. A careful comparison of thè process in thè two groups, as far as it is known, shews, it seems to me, thè greatest similarity and serves quite otherwise than as a cause for their separation. In each group thè non-motile spermatium, already enclosed in its membrane, comes into contact with thè carpogonium, by thè intervention of thè trichogyne, if present, (and not necessari- ly its apex), thè wall of contact between thè two breaks down, and thè spermatium contents pass through into thè carpogonium, first through thè trichogyne canal if present, and then into thè body of thè carpogonium where, judging from analogy, thè fusion of male and female nuclei occurs. In thè Eu-Florideae thè now useless tri- chogyne, with its frothy granular protoplasm, is cut off by a cell- wall, from thè fertilised carpogonium. In thè Bangiaoeas on thè other hand thè trichogyne when at all indicated, is, so far as we know at present, not cut off after thè carpogonium has been ferti- lised. This is, in ray view, thè only important difference in thè pro- cess of fertilisation in thè two groups, and is surely not sufficient to serve as one of thè two cMef reasons for thè reraoval of thè Bangiaceae from thè Floridefe. A comparison of thè processes of fertilisation in thè three great groups of Algae, thè Chlorophycece, Phceophycec^, and Rhodophycece (Floridece) so far as thè process is known in these groups, brings out more clearly what is, it ap- pears to me, thè essential feature of distinction in thè fertilisation process in thè Florideae. In thè Chlorophycece thè oosphere remains in thè parent plant, thè wall enclosing it is perforated so that thè antherozoid is able to pass bodily into thè oosphere, with resulting fusion of male and female nuclei. In thè Phceophycece thè fertilisa- tion is external, i. e. thè antherozoid fuses with thè naked oosphere after both bave passed from thè parent plant into thè surrounding It woiild be of great interest if thè life-history of Prasiola (one of thè Chlorophycece) could be ascertained in viewof T. H. Buffham’s note in Grevil- lea (march. 1893) on thè reproductive organs of this plant. It is in thè Chlo- rophyceoe^ beside thè Schizogonece, (Prasiola etc.). that Schmitz thinks thè Bangiacece must be placed. Schmitz would be satislìed if thè Bangiaceae were, for thè present, excluded from thè Florideae, and placed beside them as thè representati ves of an iudipendent group, thè Bangiales or Porphyrinoe. 645 medium. Io thè Florideae thè non-motile spermatium only reaches thè carpogonium contents after thè walls of contact between thè two cells bave been broken through ; thè presence of thè trichogyne thus becomes secondary and is apparenti/ connected with thè more or less imbedded position of thè carpogonium. No doubt thè changes which occur in thè fertilised carpogonium, in thè development of thè cys- tocarp, and thè ultimate formation of thè carpospores show consid- erable differences in thè two groups. These differences are not, however, such as to prevent one from regarding thè carpospores of thè two as horaologous bodies. They bave to do, it seems to me, with thè nourishment, protection and facility of distribution of thè car- pospores rather than with questions of a morphologìcal naturo and are no basis on which to found thè exclusion of thè Bangiacece from thè Floridece. Thus it will be seen that I consider thè evidence which Schmitz adduces in support of his contention that thè Bangiaceae are not Florideae is, to say thè least, insufficient. I agree with Berthold who has monographed thè group that they are true Florideae, though a completely isolated group in thè Florideae. They are a shoot, which branching off early from thè inaia Floridean stera, has developed in its own special way, without undergoing further branching. The Ban- giaceae apparenti/ carne off from this main stem before some of thè features one usuali/ associates with thè Florideae had become as pronounced and fixed as one finds them in thè Eu- Florideae of to-day. I think thè relationship between thè two groups would be indi- cated by including both in thè one group thè Floridece or Rìiodo- phycece, consisting of thè lower group thè Bangiacece and thè higher group, containing thè rest of thè Florideae, thè Eu-Floridece. 646 A. Eu-Floridece, 1. «Thallus of uni-seriate bran- ching cell-filaments, growing by apical cells. Intercalary divi- sions of segment-cells absent». Not so in a number of cases as Schmitz adraifs. 2. Color of chromatophores sarae in botb groups. 3. Special pits in coll-walls. More or less similar ones in some Phaeophyceae. B. Bangiacece. 1. Thallus flliform or flattened, leaf-like. Divisions intercalary. Apical celi frequent in Por- phyra. 4. Reproduction in botli groups organs. 5. Neutral spores are tetraspores in most; occasionally monospo- res, bispores, or polyspores. Rarely scattered over generai thallus surface. Not known in a few. 6 3. Continuity of cell-contents by fine strands of protòplasni throngh cell-walls as in A., but special pits absent. by neutral spores and by sexual 5. Neutral spores are raonospores, bispores, or tetraspores. In Erythrotrichia monospores by geramation not uncomparable to innovation of tetrasporangia in Rhodochorlon Rothii. Neutral spores in each, on gerraination give rise directly to new plants. 7. Male organs of sexual reproduction are spermatia with charac- ters common to both groups. 8. Spermatangia, raother-cells of spermatia, are terminal super- ficial cells. Chains of sperma- tangia in a few, intercalary? 9. Feraale organ is terminal celi of a special carpogenous branch and is thè carpogonium with a hair-like diverticulum thè iì'ichogyne. 8. Spermatangia by repeated seg- raentation of a superficial celi. In Eryihroirichia snperficial. 9. Carpogonium superficial, inter- calary. Trichogyne, if present, not much developed. 647 Trichogyne of no raorphological vaine ; absence in some Ban- giace88 explicable by superficial position of thè numerous carpogonia. 10. Fertilisation essentially thè same in thè two groups. 11. Carpospores usually formed as 11. Carpospores 1-8, not so ar end-cells of filaments radiating ranged. from thè centrai celi of thè cystocarp. Difference of arrangement of carpospores a question of nutri- tion , facility of formation , and distribution of spores. The Lahoratory, Glasnevin, A PROPOSITO DEL DISCORSO INAUGURALE TENUTO NELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA ‘ DA ROMUALDO PIROTTA A PROF. ORD. DI BOTAMCA PRESSO QUELLA UMVERSITÀ , j 3 « Cace ne oòeerratìomU errorie cauM, canidia fungcmn ;j delineo» òbKtrea >. ! Riproduciamo, sottoliueandole nei punti che ci sembrano più im- ; portanti, queste poche righe, tolte da un giornale di Roma *), come j saremo lieti anche in avvenire di pubblicare altri articoli*) riguar- ' danti il Professore cav. Romualdo Pirotta, incaricato di leggere la prolusione inaugurale per la riapertura solenne degli Studi nella R. Università di Roma (anno scolastico 1893-94). « .... Appena il Ret- tore ebbe finito, cedette il posto al professor Pirotta, il quale con | iuiia la gravità d' un docente in cattedra, nonché in marsina e ^ cravatta bianca, cominciò a svolgere il suo tema: Una pagina di storia della biologia. Da principio, tutti s' interessarono vivamente facendo segni di simpatico consenso, mentre T oratore affermava: Il botanico ammira e si commuove davanti ai fenomeni della natura. Ma sia che non tutti fossero botanici, sia che capissero in altro modo i fenomeni, fatto sta che man mano gli studenti, a cinque, a sei per volta se ne aiutarono a godere meglio la natura all'aria aperta, fumando una sigaretta e ciarlando alla confortante gloriosa luce del sole. Le signore ascoltavano con attenzione religiosa le più dotte ricerche intorno al protoplasma, signor si, ma con la coda de IV occhio, illuminata d'invidia, seguivano gli studenti che pas- seggiando nei corridoi, parlavano d'altri protoplasmi. D II I)on Chisciotte di Roma Anno I, n. 22, Domenica 5 Novembre 1893, con molti puppazzeti caratteristici. 2) Vedi Tribuna, giornale di Roma, n. 310-311 (Anno 1893), i 649 E qui mi si permetta un’osservazione e anche due. Prima di tutto, perchè poi quell’apparato funebre dell’aula, invece di lasciar pene- trare liberamente la luce del sole'? E poi — nessuno più di me ammira la biologia e la botanica, nemmeno più di me ha un rispetto quasi cieco del protoplasma — ma dal momento che s’invitano tante signore perchè non scegliere argomenti storici, letterari, estetici, piu adatti per simile uditorio^ Si risponderà che TUniversità si riapre solo per gli studenti, ma al- lora perchè disturbare tante signore? Questo sia detto senza far torto all’ottimo professor Pirotta, il quale entrò ardito nell’argomento, sottilmente analizzando l’attività, il lavorio meraviglioso che si compie, noi inconsci, negli elementi primi della vita vegetale e animale, cioè la cellula, le sue trasfor- mazioni, i suoi derivati, le sue produzioni. L’uditorio, silenzioso, ascoltava.... ». Ci riserviamo, se avremo in dono dal prof. Pirotta una copia del discorso, di analizzarne tutta V originalità. Infatti non ci risulta che l’attuale professore di botanica dell’Università Romana abbia di pro- prio pubblicato cosa alcuna di fisiologia sugli elementi cellulari. Deve adunque trattarsi di qualche contribuzione inedita del Pirotta, che noi conosciamo segnatamente per i lavori micologici, su cui ci riser- veremo a dire nel prossimo fascicolo del nostro giornale. Poche pagine rubate all’algologia in un periodico, che ci costa gravi spese e che non è sovvenuto da alcuno, verranno accolte con favore quando lo scritto tenda ad avvertire gli scienziati italiani e stranieri del merito positivo o negativo di lavori scientifici di chi in Italia ha tanta influenza nei giudizi emanati sul valore della gioventù. Il motto del nostro giornale è stato e sarà sempre finché duri la vita sua e di chi al presente lo dirige uFrangar, non flectar». IL DIRETTORE G. B. DE Toni Eìb Bfiitrag znr Sclineeflora Spitzliergens. voN G. Lagerheim. Durch die Freundiichkeit des Prof. Dr. J. B. de Toni Heraus- gebers der «Nuova Notarisia» erhielt ich aus dem Herbarium Za- Dardini eine Alge, welche mitv der Etiquette « Cplamydococcus ni- valiSy Spitzberg» versehen war. Also ohne Zweifel rother Schnee. Wo auf dea Spitzberg-Inseln uad von wem dieselbe gesammelt war, war auf der Etiquette leider nicht angegeben und làsst sich wohl schwerlich eruiren. Die nàhere Untersuchung des Materials fòrderte einige bisher auf Schnee nuibt beobachtete Algen zu Tage und sei es deshalb gestattet hier iiber dieselben kurz zu berichten. Zuerst jedoch eioige Worte iiber die bisherigen ‘Forschungen , welche die Schneeflora Spitzbergeas betreffea. In seiner bekannten Arbeit ùber die Flora des Schnees uad Eises erwàhnt Wittrock folgendes iiber die Schneeflora jener Insel. Wàhrend der franzòsi- schen Recherche-Expedition 1838 beobachtetea Ch. Martids und Bravais ’) auf Spitzbergen sowohl rothen als grùnen Schnee. Nach ersterera war die grùne Farbe durch eine grùne Form der rothen Schneealge {Sphcerella nivalis Sommerf.) verursacht. Vielleicht staramen die Exeraplare ira Herb. Zanardini von den Sammlungen dieser Expedition, denn sie sind durch zahlreiche griine Algenindi* viduen characterisirt. Wàhrend der Nordenskiòldschen Expedition V. B. Wittrock, Om snóns och isens flora, sàrskildt i de arktiska trakterna (A. E. Nordenskiòld, Studier och forskningar, Stockholni 1883). i ^). J. Meyen in Wiegmann’s Archiv fur Naturgeschichte, Jahrg. 6, Bd. 1, i p. 167; cit. nach Wittrock 1. c. p. 77. 651 riach Spitzbergen 1872-73 beobaclitete Kjellman rothen Schnee bei Fairhaven, Norskòn und Danskòn, an der ersten Lokalitàt ausserdem noch grùnen Schnee. In diesem grùnen Schnee constatirte Wittrock die Anwesenheit von nicht weniger als 12 Algen, nàmlich Gloeocapsa Ralfsii (Harv.) Kiitz., Oscillaria glaciali^ Wittr., Namcula Semi- nulum Grun., Stauroneis minutissima Lagerst., Cylinclrocystis Brehissonii Menegh., Sphcerella nivalis (Bauer) Sominerf., Pleura- coccus vulgaris Menegh. /3 cohcerens Wittr., Gloeotila mucosa (Leibl.) Kùtz., Uloihrix vabiabilis Kiitz., U, disci fera Kjellm. [6 nivalis Wittr., Cladophora nana Wittr. und Cl. Kjellmaniana Wittr.; aus- serdem noch Moosprotoneraen. Der rothe Schnee von Norskòn und Danskòn wurde nicht nàher untersucht. Wàhrend der schwedischen geologischen Expedition nach Spitzbergen 1882 beobachtete Nathorst rothen Schnee zwischen Kolbay und Greeìi Harbour und saramelte rothen Schnee bei «Mimers bugt» und bei Alkhornet oberhalb Sa- fehaven. Die Farbe des Schnees war, genauer bezeichnet, ziegelroth. In der Probe von «Mimers bugt» fand Wittrock nur Sphcerella nivalis (Bauer) Sommerf. und ihre Varietàt lateritia Wittr. Die Probe von Alkhornet war reicher aii Arten und enthielt Gloeocapsa ianlhina Nàg., G. sanguinea (Ag.) Kùtz., Scyionema Myochrous Ag., Sphcerella nivalis (Bauer) Sommerf. mit /3 lateritia Wittr., Pleurococcus vulgaris Menegh. /3 cohcerens Wittr., Hormiscia zo- nata (Web. et Mohr) Aresch. und Moosprotonemen. Im Sommer 1882 sammelte Carlheim-Gyllenskiòld auf Spitz- bergen rothen Schnee bei Amsterdamòn an der Nordwestkùste und bei Gap Thordsen. Diese Proben iiberliess er mir zur Untersuchung. In der Probe von der ersten Lokalitàt fand ich Sphcerella ni- valis (Bauer) Sommerf. mit var. lateritia Wittr., und Pleurococ- cus vulgaris Menegh. /3 cohcerens Wittr.; an der zweiten Loka- litàt war nur Sphcerella nivalis (Bauer) Sommerf. vorhanden ^). D Gr- Lagerheim, Bidrag tilt kànnedomen om snòfloran i Lulea Lappmark (Botaniska Notiser 1883, H. 6). D In einem Bach sammelte Herr Dr. Carlheim-Gyllenskiòld eine grùne Fadenalge, die ich zu Hormiscia zonata (Web. et Mohr) Aresch. bestimmt. Dieser Fund mag hier angefùhrt werden, da bisher nur wenige Sùsswasser- algen aus Spitzbergen bekannt geworden sind; vergi. P. T. Cleve, Diato- maceer fran Spetsbergen (Oefv^ers. af K. Vet.-Akad. Fòrh. 1864), 0. Nordstedt, Desmidiacece ex insulis Spetsbergensibus et Beeren Eiland in expeditionibus annorum 1868 et 1870 suecanis collectae (Oefvers. etc. 1872), 0. Nordstedt, 4^ 652 Ich komme jetzt zu den Schneealgen aus Herb. Zanardini. Das Exem- piar enthielt folgende Algen. Myxophyces0. 1. Bichatia ianthina (Nàg.) Gloeocapsa ianthina Nàg. Gatt. einz. Alg. Diam. colon. 60 u..; diam. lum. celi. 4 a. War nicht selten anzutreffen. Auf Schnee vorher bei Alkhornet auf Spitzbergen gefunden (Wittrock, Snòns flora p. 112). Kommt sonst an feuchten Felseri in Europa vor. 2. Aphanocapsa nivalis nov. spec. (conf. ^ig. i. fig. 1). A. coloniis globosis diam. 75-150 u., tegu- mento non lamelloso, achroo vel pallide gri- seo-violaceo; cellulis laxo dispositis, geminatis, rotundatis, diam. 6-7 [jl., contentu aerugineo. Es wurden nur zwei Colonien angetrofi'en. 3. Phormidium Retzii (Ag.) Gom.*? f. cel- lulis brevibus, diam. 10 contentu aerugineo. Da nur kleinere Fadenstiicke gefunden wurden, so Hess sich die Alge nicht sicher bestimmen. Wittrock beobachtete (1. c. p. 112) auf Schnee bei Fairhaven auf Spitzbergen seine Oscillatoria glacialis. Auf einem Schneefeld bei Quouelletes jaur an der Grenze zwischen Schwe- den und Norwegen beobachtete Bohlin ‘) eine nicht nàher bestimmte Oscillatoria, Clilorophyceae. 1. Sphaerella nivalis (Bauer) Sommerf. Forma trivialis vegetativa, cellulis exacte globosis, diam. 12*30 ^., membrana tenui. Diese gemeine Schneealge war in grosser Menge vorhanden. Der Zellinhalt war grùn. Desmidieae arctoae (Oefvers. etc. 1875], N. G. W. Lagerstedt, Om algslàgtet Prasiola, p. 20, 29, Wittrock et Nordstedt, Algao aquae dulcis exsiccatae, Ns. 147, 437, 497. 0 K. Bohlin, Snòalger fran Pite Lappmark, p. 43 (Botaniska Notiser 1893). 653 2. Pleurococcus vulgaris Meoegh. f:> cohaerens Wittr. Diam. celi. 5-10 a. War ziemlich hàufig und bildete grosse, verschieden geforrnte Colonien. Wittrock (1. c.) fand ihn auf Schnee bei Fairhaven und Alkhornet. Ich (1. c. p. 234) beobachtete ihn in dera von Gyllen- SKiòLD auf Amsterdamòn gesamraelten rothen Schnee. Auf demselben Substrat ist er sonst gefunden in Walli^aggi und auf Tuolpa (Lap- ponia Lulensis) (conf. Lagerheim 1. c. p. 233), auf vergànglichera Schnee im Carolina-Park in Upsala^)und? ìrn Grònland (Wittrock 1. c.). Ausserdem ist er nach Wittrock (1. c. p. 91) gefunden «in idolis ligneis et in craniis Cervi Tarandi e tumulo sacrificiali Samoje- dorum in insula Wajgatsch» (Wittr. et Nordst. Alg. aq. dulc. exs. no. 448 b); diese letzte Form ist jedoch ein junges Entwicklungs- stadium von Praswla furfaracea Menegh. («P. puloeracea Kiitz. »)^j, Schliesslich hat Hansgirg *) ihn angetroffen an feuchten Felsen und Steinen in Bòhmen, P. vulgaris ^ cohcerens dùrfte demnach Verschiedenartiges umfassen. 3. Hormiscìa subtills (Kùtz.) De Toni /3 tenerrima (Kùtz.) Kirchn. Forma cum Ulotriche variabili Wittr. 1. c. t. 3, fìg. 27 subcon- gruens. Diam. celi. 9-10 a. Nach Sphwrella nivalis war diese b’orm die hàufigste Alge und wurde oft in langen, anscheinend kraftig vegetirenden Fàden ange- troffen. Ulothrix variabilis Kiitz. (Flormiscia sublilis [ò variabilis (Kùtz.) Kirchn.), eine sehr nahestehende Form, wurde von Wittrock (1. c. p. 113) im Schnee von Fairhaven auf Spitzbergen und von mir (Bidr. snòfl. p. 233) auf Schnee im Wallivaggi in Lulea Lappmark gefunden. 4. Hormiscia aequalis (Kùtz.) Rabenh.; De-Toni Syll. Chlorop. p. 165. Diam. celi. 14 a. War ziemlich selten; bisher nicht auf Schnee gefunden (die na- hestehende H. zonata (Web. et Mohr) Aresch . kommt jedoch auf Schnee bei Alkhornet auf Spitzsbergen vor, Wittrock 1. c. p. 113). 9 Conf. G. Lagerheim, Bidrag till Sveriges algflora, p. 59 (Oefvers. af K. Vet.-Akad. Fòrh. 1883, no. 2). 9 Conf. L. Imhaeuser, Entwicklungsgeschichte und Formenkreis von Pra- siola, p. 35, 52 (Flora IB89). 9 A. Hansgirg, Prodromus der Algenflora von Bòhmen, p. 133, 273. 654 Diatomaced0. Bine Diatomacee mit Endochrom, die ich wegen Mangel an Hand- biichern nicht Labe bestimmen kònnen, wurde in zweì Exemplaren angetroffen. Die Schneeflora an dieser Lokalitàt setzt sich also aus 8 Spe- cies zusamraen. Von den bisher bekannt gewordenen Schneeflorea zeigt sie die gròsste Uebereinstimraung mit jener bei Fairhaven auf Spitzbergen. 2^1useum^ Tromsd, d. 1. Febr. i894. HoloDeiliiiin Laprli. nnl Microcrocis RicM. Einige forte Herrn P. RicMer znr Entgegrang. voN G. Lagerheim. In einem Artikel i(.Holopedium Lagerheim und Microcrocis Ri- chter)) *) habe ich nachgewiesen, dass Holopedium geminaium Lagerh. und Microcrocis Bieteli Richt. identisch sind, und dass letzterer Name demnach zu den Synonymen zu verweisen ist. Darauf hat Richter in zwei Artikeln *) erwidert und nachzuweìsen versucht, dass jene Algen doch verschieden sind, seine Microcrocis demnach aufrecht zu halten wàre. Zur Klàpung der Sache habe ich nachfol- geode Erwiderung der Redaction der «Nuova Notarisiau eingesandt. Wenn Einer eine Pflanze sicher zu erkennen vermag, so muss es doch in erster Linie der auctor speciei sein. Nach Untersuchung von Originalexemplaren der M. Bieteli Richt. und vod H. gemina- ium Lagerh. fand ich nun, dass erstere nichts anderes darstellte als R. geminaium Lagerh. und damit ist fùr mich und wohl fur die meisten die Sache abgemacht. Herr Richter erkennt aber of- fenbar nicht einem Vergleich mit dem Originalexemplar oder der Aussage des aucior speciei eine entscheidende Bedeutung an, was aus dem Schlussatz seines Artikels io Nuova Notarisia hervorgeht. Bekaontlich sind gegenwàrtig die Ansichteo ubar die Bedeutung der Origioalexeraplare etwas getheilt, und es ist ganz gut zu wissen, welche Ansicht die verschiedenen Forscher huldigen. Ich gebe zu, dass die Untersuchung des Originalexemplars (besonders wenn es alt ist) zuweilen nicht von entscheidender Bedeutung sein kano, denn Diesa Zeitschrift 1893, pag. 207. 2) P. Richter, Neue Algen der Phykotheka universalis (Hedwigia 1893). P. Richter, Hat Microcrocis Dieteli Richter Beziehung zu Merismopedium (Holopedium) geminatum Lagerheim? (Nuova Notarisia 1893). es kann verschiedene àhnliche verwaadte Pormeli enthalten, oder die Originalexemplare kònnen verschieden sein; 'wena es aus der Diagnose des Autors sich uicht zeigeii làsst, welche der in dea Origi- nalexeraplaren erithaltenen Formen er bei der Aufstellung seiner Dia- gnose im Auge gehabt hat und der Autor nicht mehr lebt, so làsst sich natùrlich nicht viel rait àhnlichen Originalexemplaren anfan- gen. Wenn aber der Autor noch lebt und unmittelbar nach der Pu- blication einer angeblich neuen Pflanze und nach Untersuchung der- selben erklàrt, sie sei mit einer seiner frùher beschriebenen Arten ideatiseli, so muss doch auf eine àhnliche Aussage etwas Werth gelegt werden. Ich meine, dass es die Pflicht des Autors ist auf jene Identitàt bald mòglichst aufmerksam zu machen. Aus diesem Grund habe ich meine Mittheilung uber Holopedium und Micro- crocis publicirt. Nebenbei erwàhne ich, dass Richter fruher die entscheidende Bedeutung der Untersuchung von Originalexemplaren anerkannt hat, wena die Diagnose nicht deutlich genug war; man vergleiche seine Artikel: Ist Sphcerozyga Jacohi Ag. ein Syoonyra (Entwicklungsglied) von Masligocladus laminosus Colin?» *), «Wei- teres ùber Sphcerozyga Jacobi Ag. » ^), uUeber die in dea Entwi- ckelungskreis von Beggiatoa roseo-persicina Zopf gehòrenden seit- herigen Algenspecies » ^) , « Bemerkungen zu einigen in Phyko- theka universalis Fase. II ausgegebenen Algen n *). Es wird interes- sant zu sehen, welchea Standpunkt Richter in seiner Bearbeitung der Sùsswasseralgen fur die zweite Auflage der Rabenhorst' schen Kryptogamenflora einuehmen wird! Entweder muss er eine grosse Menge der Arten von A. Braun, Kuetzing, Rabenhorst, etc. als nicht beschrieben ignorireri, denn sie sind oft ungenùgend und un- genau (wie er selbst nachgewiesen hat) beschrieben, oder er wird I durch Untersuchung der Originalexemplare dieselben berùcksichtigen kònnen, dabei muss er aber auch consequenter Weise seine Micro- crocis fallen lassen! Ich werde jetzt auf die Griinde eingehen, welche Richter fùr die Verschiedenheit der beiden Algeri anfùhrt. Um die Verschiedenheit deutlicher zeigen zu kònnen, hat er meine Abbildungen von H, ge- minatum copirt und sagt, dass die Copie a nur insofern von dem D Hedwigia 1882, N. 4. 2) Hedwigia 1883, N. 1. Hedwigia 1884, N. 12. 4) Hedwigia 1886, N. 6. 657 Originai abweicht, als sie etwas heller gehalten und uni eiiie Spur kleiner ausgefalien ist Die Lagenverhàltnisse der Zellen sind genau wiedergegeben )>. No Senor!, das ist gar iiicht wahr!! In der Richter’ schen Copie A liegeii die Zellen im Allgemeineii viel ent- fernter als in meirier Originalfigur ; die Copie B ist nicht aeine Spur kleiner)) sonderà etwas gròsser als das Originai, und die linke Làngswand der linken Zelle ist in der Copie schwach convex gezei- chnet, wàhrend dieselbe in Originai schwach concav ist ! Ich wusste nicht, was ich denken solite, als ich diese sogenannten Copien mit raeinen Originalfiguren verglich, besonders als ich nachher sah, dass Holopedium sich von Microcrocis durch i so Urte, nicht ein- geschnùrte Zellen unterscheiden solite!!! Richter kann nicht begreifen, weshalb ich die schwedisch gegebenen Bemerkungen in meiner Abhandlung iibersetzt habe; ich that es, weil in denselben etwas nàher angegeben wird, was ich mit «divisio cellularum irre* gularis» und «cellulis irregulariter dispositis)) meinte. Dagegen be- greift er wohl, warum ich die Speciesdiagnose weggelassen habe, (( vermuthlich weil darin ein Merktnal gegeben ist, das zu offerì die Verschiedenheit darlegt und gegen seine Behauptung spricht )). Was soli das fùr ein Merkmal sein, wenn ich fragen darf? Vielleicht « cytioplasma laete aruginea, non granulosa))?, aber das sind variable Charactere ohne Werth, wie Richter selbst nachher zugiebt. Ebeti aus diesem Grunde habe ich in der verbesserten Diagnose nur ceru- gineum geschrieben und von der Beschaffenheit des Plasraas nichts gesagt, was Richter so eigenthùmlich vorgekommeii ist. Richter giebt zu, dass er bei Aufstellung von Microcrocis die Beschreibung des Holopedium geminalum verglichen hat, und giebt anch mehrere Uebereinstimmungen zu. Dann batte er auch in seiner Beschreibung seiner M, Dieteli mein H. geminatum erwàhnen sol- len ; wenn man eine neue Art aufstellt, so pflegt man doch anzu- geben, mit welcher der bisher bekannten sie am nàchsten verwandt ist, Ein Unterschied beider Algen soli darin liegen, dass bei Holope- dium die Zelltheilung aunregelmàssig)), bei Microcrocis «regelmassig)) ist. Das sind nun sehr unbestiramte Ausdriicke; ich branchie die Bezeichnungsweise «Divisio irregularis», die ich auch nàher, aber vielleicht etwas undeutlich, erklàrte in Gegensatz zu der Theilungs- weise bei Merismopediurn , was mir immer noch richtiger vor- kommt, als wenn man wie Richter sagt et Divisio cellularum... ut in Merismopedio )). Durch diese unregelmàssige Zelltheilung wird bei Holopedium (Microcrocis) die viereckige Form der Familien 658 und die deutlichen Làngs- und Querreihen der Zellen (wie bei Meri- smopcdium) mehr oder weniger verwischt. Mit «cellulis.., confertis» meinte ich eben dasselbe, wie Richter mit «cellulae... pseudoparenchjmatice conjunctae». In der neuen Dia- gnose von Holopedium habe ich den Ausdruck « pseudoparenchy- raatice coDjunctse» als deutlicher gebraucht. Es scheint Richter sehr geàrgert zu haben, dass ich bei der Construction der neuen Diagnose von Holopedium einige seiner Ausdriicke benutzt habe. Ich that es, weil ich dieselben besser als die raeinigen fand ; iibri- gens ist es ja eine allgemeine und selbstverstàndliche Sitte, dass ein Monograph die Forschungen seiner Vorgànger (dieselben citierend, wie ich es gethan) bei seiner Monographie berùcksichtigt und benutzt. In der Explicatio fìgurarum zu meiner Abhandlung batte ich lei- der vergessen hervorzuheben, dass die Abbildung von IL gemina- tum nicht die ganze Zellencolonie darstellen solite, sondern nur einen kleinen Theil davon. Richter hat nàailich offenbar geglaubt, dass sie (fig. 9) die ganze Zellencolonie darstellt. Aus diesem Grund ist auch nicht die asichtbare Haut» gezeichnet worden. Ich bildete jene Partie ab, weil sie besonders deutlich die Zelltheilung zeigte, obgleich die Zellen etwas mehr entfernt als ini ubrigen Theil des Thallus lagen. Ausserdem gebe ich auch gern zu, dass die Zellen ein klein wenig zu sehr ovai in der Abbildung ausgefallen sind, wie iiberhaupt die Abbildungen zu jener Abhandlung weniger gut gelun- gen sind. Wenn Richter ùbrigens sagen will, dass meine Abbildung UDgenau ist, so kann ich dasselbe getrost von der seinigen behaup- ten ; man vergleiche seine Diagnose; «Cellulae.. .. e vertice sphae- ricae.... lat. 6-7 a.» und die Abbildung und man wird finden, dass auf letzterer etwa ebenso viele Zellen ovai als sphaerisch sind und, dass sie in der Gròsse viel mehr wechseln, als die Diagnose aussagt; bei r werden die Zellen ganz rectangulàr, ohne jegliche Einschnii- rung gezeichnet! Einige kleine, ganz nebensàchliche, Unterschiede zwischen Holo- pedium geminatum Lagerh. und Microcrocis Dieteli Richt. liegen wahrscheinlich darin, dass Richter ein Friihjarhsstadiuni (Aprii), untersucht hat, ich ein Herbststadium (October). Ich balte selbsverstàndlich meine Behauptung, dass Microcrocis Dieteli Richt. ein Synonym von Holopedium geminatum Lagerh. ist, aufrecht. Tromsò^ Museum^ 30, Jan. Ì894. 559 Phycological Memoirs, being researches made in thè Botanical Department of thè British Museum, edited by George Murray, pari. I-II. Nel 1892 l’egregio mio collaboratore Giorgio Murray ha iniziato col titolo sopra indicato una serie di pubblicazioni algologiche ac- cogliendovi memorie originali, le quali hanno precipuamente lo scopo di illustrare, dietro r esame di materiali autentici, alghe per lo pas- sato in imperfetta maniera conosciute. Cosi ad opera di M.O.Mitchell e F. G. Whitting viene presentato uno studio diligente sullo Spia- chnidium rugosum Grev. portando un notevole contributo alla co- noscenza degli sporangi dello Splachnidium ed assegnando un posto a se a questo genere che da un lato si avvicinerebbe alle Fmacece per avere concettaceli, dall’altro si accosterebbe alle Laminariacee perchè gli organi riproduttori osservati sarebbero sporangii anziché oogonii. Mitchell e Whitting propongono perciò la nuova famiglia Splachnidiacece, Se l’osservazione dell’illustre G. Agardh è giusta («antheridia in diversis individuis, ut videtur provenientia, a me non observata») non è improbabile che, per la mancanza di anteridii di tipo fucaceo, sia giustificata l’opinione di Mitchell e Whitting, accordantesi già con quella di G. Agardh che ammette F inferiorità del genere Splachnidium tra le Fucacee. Il lavoro è accompagnato da tre buone tavole, in una delle quali è rappresentata l’alga colorata ed in grandezza naturale. E. S. Barton descrive e figura alcune forme mostruose nelle frondi di Ascophyllum nodosum e di Desmarestia aculeaia, sorta di galle causate nella prima specie da un nematode Tylenchus fu,- cicolus de Man, nella seconda da un copepodo. Sezioni verticali e trasversali lasciano vedere la struttura delle parti deformate. Già è noto uno studio fatto dall’egregia autrice sulle galle della Rho- dymenia palmata Grev. prodotte da un copepodo cioè dall'iZarpa- cticus cheli fer (Journal of Botomy f. March 1891, Cfr. anche Nuova Notarisia 1892, p. 71). La medesima sig. illustra la Xiphophora Bil- Le Phycological Memoirs sono poste in commercio presso i librai Dulau et C., Soho Square, London. Prezzo di ciascun fascicolo Lire 9.50. i 660 lardieri Mont. rettificando le osservazioni del eh. prof. Oltmanns nel senso che gli oogonii sono tetraspori anziché monospori, come aveva supposto il detto botanico. Con ciò la Xiphophora viene a tro- vare posto più adatto tra le Fucacee presso il genere Ascophyllu7n piuttosto che nelle Himanthaliacece giustificando quindi il segno du- bitativo che io collocai davanti al genere Xiphophora nel mio pic- colo lavoro sulla sistematica delle Fucoidee {Flora 1891, Heft 2, p. 173). Il Batters descrive e figura un nuovo genere di alghe rosse col nome di Co7ichocelis {C. rosea) il quale viene ad accrescere il nu- mero delle cosi dette alghe perforanti, sulle quali la letteratura bo- tanica possedè il bel lavoro di Bornet Flahault. La Conchocelis apparterrebbe alle Porphyracece, e sarebbe prossima al genere Ery- throtrichia. Venne trovata su conchiglie tolte da bassi fondi presso Milport in Iscozia. Da una lettera testé scrittami dal collega T. John- son di Dublino appresi che egli trovò la Conchocelis anche sulle coste d^ Irlanda. Il nuovo genere viene cosi caratterizzato: Thallus minutus, e filis ramosis articulatis hic illic in utriculos septatos forma irregolari dilatatis compositus. Propagatio fit per spo- ras in cellulis utriculorum evolutas. Spora unica in singulis cellulis utriculorum. La signorina Whitting offre un suo studio sul Sarcophycus potatorum Kuetz., genere affine a DurmllcBa nel quale anzi TAre- SCHOUG {Phycece novee et minus cognilce in maribus extraeuropeis collecice 1854, p. 343, 17) si credette autorizzato ad includerlo, fatto questo che l’autrice dimenticò di rammentare. Il Sarcophycus possiede oogonii tetraspori colle oospore risul- tanti mediante setti disposti nel modo già avvertito dal compianto Kuetzing vale a dire il contenuto piasmatico dell’ oogonio immaturo è diviso in tre porzioni mediante due setti trasversali e la porzione mediana è divisa in due da un setto longitudinale. In altra Memoria la signorina Whitting illustra una nuova spe- cie di Chlorocyslis [C. Sarcophyci) rinvenuta nell’ interno di eleva- zioni deformanti la fronda del Sarcophycus potatorum. A. Lorrain Smith pubblica due Note accompagnate da buone tavole, una sulla Coccophora La^xgsdorfii Grev., Taltra sul Seirococ- cus axillaris Grev.; si rileva che in entrambe le specie gli oogonii sono monospori, ciò che assegna il posto esatto a questi due generi finora di collocazione incerta. La signorina M. 0. Mitchell pubblica (con le opportune illustra- 661 zioni) i risultati delle osservazioni fatte sulla Notheia anomala Bail. et Harv. e sul genere Hydroclaihrus Bory. Nella prima Memoria sono specialmente interessanti i minuziosi ragguagli sugli oogonii che trovò sempre contenere 8 spore; il plasma dell’ oogonio ' si mostrò diviso con tre setti trasversali in 4 porzioni di cui le due mediane erano suddivise da un setto longitudinale. Nella seconda Memoria vengono descritti minuziosamente e poscia illustrati con due tavole V Hydroclaihrus smuosus Zanard. e V Hy- droclathrus cancellatus Bory. La struttura, T accrescimento della fronda, la formazione degli sporangi sono con diligenza indicati per V Hydroclaihrus smuosus col quale, a quanto viene avvertito poi dall’autrice, ha grande somiglianza la specie Boryana che diversifica per l’aspetto reticolato della fronda costituita appunto da rami ana- stomosantisi fra loro. Il Murray, cui si deve il inerito generale dell' intrapresa pub- blicazione, diede ricco contributo alla stessa, mediante 5 lavori ed a lui ed ai suoi attivi cooperatori esprimo l’augurio che procedano di pari passo nel lavoro si bene incominciato. Nella prima Nota il chiaro Autore, dopo aver premesso alcune considerazioni su Alghe fossili, descrive e figura (non senza confron- tarla con la Caulerpa cactoides var. gracilis) col nome di Caulerpa Carruihersii una nuova specie dell’argilla di Kimraeridge (Kimme- ridge Clay), specie creduta già dallo scopritore Damon una Equise- tacea (Cfr. Damon Suppl, io thè Geology of Weijmouth etc. 1888, t. XIX; f. 12“12a). La scoperta di questo rappresentante del genere Caulerpa in un paese tanto settentrionale è importante perchè tende a provare che la flora marina dell’Argilla di Kimmeridge si trovava in condizioni climatiche tali da permettere la vegetazione delle Cau- lerpa che sono piante relativamente tropicali e tutto al più rappre- sentate nel bacino del Mediterraneo (Caulerpa prolifera). L’autore dà la seguente diagnosi della Caulerpa Carruihersii : frondibus ere- ctis, annulato-constrictis, simplicibus, ramentaceis, ramentis verticil- latis, clavato-obovatis, strictura conspicua a rachide sejunctis, quasi articulatis; surculo nondum invento. Nella II Nota, il Murray si occupa della struttura delle Diclyo- sphceria, comprovando giusto il posto assegnato a questo genere (fon- dato dal Decaisne) presso le Valonia e le Anadyomene (Vedi nella ) Sul soggetto della Yalonia sto preparando una Nota speciale in rapporto ai tre ultimi concorsi per le cattedre di Botanica delle Università di Sassari, Catania e Napoli. 662 mia Sylloge Algarum Voi, I (1889), p. 367 e seguenti), esclude dal genere Dictyosphcenia la D. valoniodes Zanard., anche dietro con- ferma avutane da F. Schmidt che su esemplari provenienti dal Golfo di Napoli ha accertato che la specie dello Zanardini non è se non che un irregolare prodotto di rigenerazione di un vecchio esemplare semialterato di Valonia 7nacrophysa, ciò che del resto era stato già ritenuto parecchi anni prima dal povero F. Hauck (Beitràge Adriat. Alg. 1878, p. 222, come nella Sylloge I, p. 372 ho riportato). Della Dzctyosphceria Eniez'omorpha Mont. et Mill. proveniente dall’isola della Riunione non potè esaminare esemplari. Si limita quindi allo studio delle altre due specie cioè D. favulosa Decaisne e D. sericea Harv., di entrambe descrive i tenacoli che non diversificano essen- zialmente da quelli studiati dal Murray e dal Boodle nei generi Struveas Microdictyon, Boodlea, Spongocladia. 11 genere Dictyosphceria è una delle forme più semplici di orga- nismo valonioide ma in pari tempo offre il passaggio a generi assai più elevati sotto il punto di vista della formazione del tallo. Da un lato possiamo infatti distinguere esempi di talli reticolati i cui com- ponenti sono tenuti assieme congiunti per mezzo di tenacoli {Sirie- vea, Boodlea, Microdiciyon), da un altro lato abbiamo forme non reticolate, che offrono fasci di filamenti in egual modo connessi {Spongocladia, Udotea); la stessa Valonia, la più semplice di queste forme, può proliferare ma manca di tenacoli atti alla congiunzione delle sue ramificazioni. Nella Dictyosphceria si ha una aggregazione di cellule similari coerenti per mezzo di tenacoli. La struttura della I). favulosa abbastanza semplice in proporzione si fa alquanto più mascherata nella D, sericea ma per ulteriori ragguagli si rimanda al lavoro originale ed alle figure relative. Il Murray avrebbe potuto ricordare i ragguagli dati per la Bictyosphceria favulosa dal eh. Askenasy (Alg. Gazelle p. 8-9, t. 2, f. 1-5). Della D. favulosa si é recentemente occupato anche il mio amico F. Heydrich (Ber. deut. bot. Ges. 1892). Nel suo terzo lavoro, il Murray tratta dei generi Halicystis e Valonia, ì quali generi si differenzierebbero perchè il primo non svi- lupperebbe rizoidi e la membraua cellulare non si sfoglierebbe; la struttura vegetativa della Halicystis ricorda quella del Boirydium. Lo ScHMiTZ distingue una specie a sè col nome di Halicystis par- vula raccolta nel golfo di Napoli nell’ inverno 1879-80 dal Dott. Berthold e con ogni probabilità identica alla forma adriatica rife- rita da G. Zanardini (Saggio classific. 1843, p. 59) (non la genuina f 663 di C. Agardh) come Valonia omlis sebbene da alcuni quest’ultima sia attribuita quale sinonimo alla Valonia macrophysa Kuetz. La quarta Memoria dello stesso Murray ha per oggetto lo stu- dio delle formazioni note sotto gli appellativi di criptostomi, cripte pilifere, concettaceli sterili, neutrali e vegetativi, le quali formazioni si riscontrano in alcuni generi di Feoficee. Sono già conosciuti i la- vori fatti sullo sviluppo dei criptostorai da parte di Bower, Varian- te, Oltmanns e della E. S. Barton. Il Murray dopo aver esposto le opinioni dagli autori emesse sopra tali organi, studia i criptosto- mi Alaria esculenta, della Saccorhiza bulbosa e della Adeno- cysiis {Lessonii), Infice il quinto lavoro del Murray presenta agli studiosi il con- fronto tra le flore dell’ Oceano atlantico tropicale, dell’Oceano Indiano e del Mare che bagna l’Africa intorno al Capo di Buona Speranza. È diffìcile riassumere le limitazioni di queste tre regioni marine messe a confronto e per questo motivo si rimanda al lavoro originale. G. B. De-Toni 6^ Communlcationes variae. Alla Stazione Zoologica di Napoli, diretta dal chiarissimo prof. Antonio Dohrn, venne aggiunta una sezione botanica con un labora- torio per gli studi algologici e le ricerche di fisiologia vegetale. Si augura che la sezione botanica continui i proprii lavori in modo da formare degno seguito alle ricerche interessanti di Reinke, Falkenberg, Schmitz, Berthold, Solms-Laubach, Variante ecc. All’adunanza generale della Deutsche botanische Gesellschafl che ebbe luogo a Niirnberg (Baviera) il Dott. G. B. DE Toni presento una Nota su formazioni intrafrustulari uqW Amphoì'a ovalis Kuetz. Dopo il necrologio del compianto prof. Prantl letto a nome del prof. Engler, il DE Toni espresse il cordoglio della sua Nazione per la perdita di quell’ insigne botanico.il Dott. de Toni prese parte anche alla Riunione dei medici e naturalisti tedeschi nella indicata città. Visitò, nel suo viaggio, l’Orto botanico e l’Istituto forestale di Mo- naco, i Giardini botanici di Zurigo, Basilea e Strasburgo. Onoranze all’illustre J. G. Agardh. Il dott. G. B. DE Toni, a nome degli scienziati che sottoscrissero per l’indirizzo artistico di felicitazione da presentarsi all’insigne al- gologo svedese Prof. Dott. J. G. AGARDH, accompagnò con lettera la spedizione della pergamena artisticamente dipinta contenente il ritratto in miniatura del celebre ottuagenario, gli stemmi delle Na- zioni i cui botanici concorsero ad onorare il collega, i facsirnili delle firme degli scienziati di cui più sotto si riproducono i nomi. Ecco il testo deir indirizzo, efficace nella sua somma semplicità: CLARISSIMO PHYCOLOGO INEUNTE ^TATIS SU^ ANNO OCTUAGESIMO (8 DEC. MDCCCXIII - MDCCCXCIII)' GRATULANTES OFFERUNT vESTIMATORES. N. Pringsheim. - F. v. Mueller. - J. Bracebridge Wilson. - P. Magnus. - E. Bornet. - P. A. Saccardo. - F. Heydrich. - C. Flahault. - J. Reinke. - F. Cohn. - A. Le Jolis. - C. Cramer. - G. B, de Toni. - A. Mil- LARDET. - E. AsKENASY. ~ L. KnY. - J. WlESNER. - L. Kolderup - Rosenvinge. - J. Lange. - E. Warming. G. IsTVANFFi. - E. P. Wright. - Th. Reinbold. - W. G. Farlow. - C. Gobi. - 0. Nordstedt. - A. Piccone. - J. RoDRIGUEZ. - F. SCHMITZ. - W. SuRINGAR. - N. WiLLE. -E. Strasburger. - G. King. ~ G. Atkinson. - F. A. CuRTis. - M. Moebius. “ T. Caruel. - B. Joensson. - B. Hansteen. - P. Falkenberg. - A. Weber van Bosse. -G. Hieronymus. - F. R. Kjellman. - G. Lagerheim. - V. R. Wittrock. - J. Henriques. - M. Woronine. - D. C. Eaton. - G. Norman. - H. H. Gran. - L. M. Neu- MAN. - E. Hultberg. - P. Hauptfleisch. - L. Dufour. - M. Foslie. - J. R. Harvey Gibson. - A. Blytt. - F. W. G. Areschoug. - S. Berggren. - A. Vinge. - E. Ljungstrom. - V. Cedervall. - D. Bergendahl. - J. Eriksson. - J. Brunchorst. - E. Wahlstedt. - C. De- CKENBAGH. - 0. BORGE. - E. M. RiCHARDS. NB. Giunse in ritardo e non potè venir inserita la sottoscrizione di M. Gomont. Air illustre ed infaticabile illustratore delle Alghe tornò gradi- tissima la testimonianza di affetto e stima presentatagli dai suoi ammi- ratori, come apparisce dalla lettera che egli scrisse subito al doti. G. B. DE Toni e che qui si riporta; 666 Monsieur et Confrère» J’ai bien eu l’honneur de recevoir le precieux et noble cahier que Vous venez de ra’envoyer, de la part de tant de noras illustres, qui ont voulu contribiier à ceìebrer Tanniversaire de Toctogenaire Suédois. Quoique encore un peu indisposé,je n'ai pas voulu differer de Vous adresser l’expression de ma vive reconnaissance, et specia- lement de la gratitude, que je dois à Vous, qui à ce que je com- prend, a été Torganisateur du Comité, et qui eri a eu tous les soins. Agréez, Monsieur, Tassurance de ma gratitude sincère. Lundf Suède, 13 Bec. 1893. J. G. Agardh À Monsieur G. B. de Toni à Parma (Italie) Il dott. C. F. 0. Nordstedt nel suo giornale Botaniska Notiser 1893 Hàft. 6 ha inserito il ritratto del suo illustre connazionale. Offerte per J. G. AGARDH {continuazione) vedi ser. IV, Agosto-Settembre 1893. G. B. DE Toni (Parma) Lire 25. W. G. Farlow (Cambridge, U. S. Am.) Lire 25. C. Gobi (St. Petersbourg) Lire 20. 0. Nordstedt (Lund) Lire 15. A. Piccone (Genova) Lire 5. F. ScHMiTZ (Greifswaldj Lire 15. W. SuRiNGAR (Leyden) Lire 20. N. WiLLE (Christiania) Lire 10. B. JòNSSON (Lund) Lire 5. B. Hansteen (Christiania) Lire 5. G. Norman Lire 5. H. H. Gran (Christiania) Lire 2. E, Strasburger (Bonn) Lire 12,30. ^67 G. King (Calcutta) Lire 10. G. Atkinson (Ithaca, U. S. Am.) Lire 10. T. Caruel (Firenze) Lire 5. F. A. CuRTiss (Jacksonville) Lire 5. M. Moebius (Frankfurt a. 0.) Lire 5. J. Henriques (Coimbra) Lire 10. M. Foslie (Trondhjem) Lire 5. , A. Hlytt (Christiania) Lire 5. F. W. C. Areschoug (Lund) Lire 5. S. Berggren (Lund) Lire 5. A. Vinge (Goteborg) Lire 5. E. Ljungstrom (Lund) Lire 5. V. Cedervall (Goteborg) Lire 5. D. Bergendahl Lire 5. ■ V. WiTTROCK (Stockholm) Lire 10. E. Wahlstedt Lire 5. M. WORONINE (St. Petersbourg) Lire 20. C. Deckenbach (St. Petersbourg) Lire 12. D. C. Eaton (New Haven, U. S. Am.) Lire 20. L. Dufour (Genova) Lire 5. O. Borge (Upsala) Lire 5. E. M. Richards (Cambridge, U. S. Am.) Lire 20. P. Falkenberg (Rostock) Lire 12.30. A. Weber van Bosse (Amsterdam) Lire 20. G. Hieronymus (Berlin) Lire 12,30 G. Lagerheim (Tromsoe) Lire 5. J. Rodriguez (Mahon) Lire 10. Giunse in ritardo la quota di M. Gomont (Paris) Lire 20. L’ insigne e venerando algologo G. Agardh è stato decorato della croce delFordine tedesco pour le mèrit. Il dott, G. B, DE Toni venne nominato socio corrispondente del- l’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. La sig. A. Weber van Bosse (Sarphatikade 3, Amsterdam) oc- cupandosi di uno studio sulle Caulerpe, desidererebbe esaminare le Caulerpa del Mar Rosso e la Caulerpa plumulifera Zanard, L’Accademia delle Scienze di Parigi ha accordato il premio Desma- ziÉRES al Dott. Camillo Sauvageau per le di lui ricerche sulle Alghe e su alcuni funghi viticoli. Il prof. L. Guignard è stato nominato presidente della Società Botanica di Francia per Tanno 1894. È morto il noto desmidiologo John Roy. Il Dott. Fr. Schuett fu nominato professore straordinario di bo- tanica alT Università di Kiel. Si invitano gli illustri prof. G. Girelli, 0. Penzig e R. Pirotta giudici imparziali nei concorsi universitarii a confrontare la vera Valonia Aegagropila raccolla da me e pubblicata nel I fascicolo della Phycotheca italica al n.^^ 25 con la Valonia falsa edita dal Levi-Morenos nel IV fascicolo della stessa collezione.... E questo fla suggel ch’ogni uomo sganni! ■ li*, , ' ^ t^''- ' ■ ■; ■*' * t'* SM,k ■ V.S V,. i? • -'"V- "■' ' 'f '..v ^.GaS»- -■ ■.•'■■'■'! 1 - . ■ r * r > «Frangar, non flectar» NOTÀRISIA RASSE&NA CONSACRATA ALLO STUDIO DELLE ALGHE G. B. Dott. DE-TONI SOCIO CORRISP. DEL REALE ISTITUTO VENETO DI SCIENZE. LETTERE ED ARTI. MEMBRO ORDINARIO DELLA SOCIETÀ IMPERIALE DEI NATURALISTI DI MOSCA E DELLA SOCIETÀ BOTANICA DI BERLINO, SOCIO CORRISP. DELLA SOCIETÀ DANESE DI BOTANICA, DELLA SOCIETÀ NAZIONALE DI SCIENZE NATURALI E MATEMATICHE DI CHERBOURG ECC ECC. P. Pei>: I laghi alpini valtellinesi (continuazione). — F, Schmltz: Klei- nere Beitràge zur Kenntniss der Florideen V. — Litteratura phy- cologca. — Programme du «Sylloge Algarum omnium hucusque cognitnam». — Communicationes Tarlse. ADRESSER TOUT CE QUI CONCERNE LA « NUOVA NOT ARISI A » à M. LE Doct. G. B. DE-TOM À GALLIERA VENETA (ITALIE) Prlxri’abonnement pour les annóes 1890-95 Prix d’ abonnenient les années 1886-89 du Journal d’algologie «Notarisia» 1 francs 60. Serie V Settembre-Ottolbre 1894 NUOVA REDATTORE E PROPRIETARIO SOMMARIO Francs 90 Tir SEMIMARIO-PAOOV^ COLLABORATEURS PRINCIPAUX i Doct. Alex. Artari, Jardin botanique, Moscou (Russie). • Doct. 0. Borge, Kungsgatan 69 A, Upsale (Suède)._^-^ ^ Prof. doct. A. Borzì, Jardin botanique, Palermo (Italie). Abbé Fr. Castracane, Via delle Coppelle 50, Roma (Italie). Ing. J. Deby, 32 Brondfesbury Villas, Kilburn N. W., London (An- gleterre). Prof. doct. R. Gutwinski, Gymnasium, Podgórze pr. Cracovie (Au- triche). Prof. doct. A. Hansgirg, Université, Prag (Boheme). / Prof. doct. T. Johnson, R. College of Science, Dublin (Irlande). / Prof. doct. G. V. Lagerheim, Muséum, Tromsoe (Xorvège). / Prof. doct. 0. Nordstedt, Kraftstorg 10, Lund (Suède). / Doct. G. Paoletti, Jardin botanique, Padova (Italieh / Prof. doct. P. Pero, Lycée, Sondrio (Italie). / Prof. doct. A. Piccone, Via Caflaro, Genova (Italie). / T. Reinbold. Major a. D., Itzehoe. Prov. Schl.-Holstein (AU^'^^gne). Doct. P. Richter, Hospitalstrasse 27, Leipzig (Allemagne). / Doct. F. Saccardo, Jardin botanique, Padova (Italie). / Prof. Doct. F. ScHMiTZ, Jardin botanique, Greifswald (A^niagne). \V. West, Korton Lane 15, Bradford, Yorkshire (AngleA’i’^^)- RÉDACTION. Prof. Dr. J. B. de Toni, Galliera Veneta (Italie). Settembre-Ottobre 1894 LA NUOVA NOTA RISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONT GALLIER A-VENETA I LAGHI ALPINI VALTELLINESI iel Prof. P. PERO {Continuazione) 670 Prospetto comparativo delle condizioni fisi N. d'ordine 1 Nome dei Laghi Altitudine sul livello del mare Super- ficie in m q Origine Natura della roccia Colo dell acqi confr tato c scal For 1 La^o delle Scale di Fraele 1934 72000 Morenica Dolomia e calcare V, 2 Lago di Cornacchia 1957 8300 Orog.-moren. Dolomia IV 3 Lago di Valpisella 2274 3000 Orografica Quarzite e dolomia IV 4 Lago dei Dossi 2325 6600 Morenica Schisti di Casalina I\ 5 Lago della Val A iolà 2281 84600 Franamento Gneis centrale VI-' 6 Lago Cainpaccio 2604* 38400 Morenica id. II 7 Lago Stelli 2587 6300 Franamento Sienite 8 Lago Brodec 2567 60000 Orografica id. V 9 Lago delle Tre Mote 2576 61200 id. id. VI 10 Lago Malgliera 2339 47600 Morenica Gneis micaceo e centrale V 11 Lago Scuro 2554 124000 id. id. II 12 Lago di Avedo 2199 15000 id. Elem. di gneis mic.-centr. V 13 Lago A'eiiere 2384 9072 Tettonica Gneis centrale V 14 Lago Alpesella 2555 7200 Moi'enica Gneis micaceo 15 Lago Palabione 2323 11270 Orografica Micaschisto V 16 Lago Nero di Val Bei- viso 2020 36000 id. id. V] 17 Lago Lavazza — 16800 id. id. \ 18 Lago del Dosso — 2400 id. id. V 19 Lago di S. Stefano 1822 14400 id. Gneis ordinario 20 Lago di Sopra 2125 32000 id. id. VI 21 Lago Venina 1784 95200 Dilacerazion. Arenaria e quarzite V 22 Lago del Palò 1925 212600 Orog.-moren. Talcoschisto V 23 Lago d’ Entova 1910 8800 Morenica Gneis ordinario II 24 Lago Pirola 2284 64000 Dilacerazion. Talcoschisto e micaschisto I 25 Lago di Chiesa 1598 6600 Morenica Dolomia ed elem. gneissici - 26 Lago d'Arcoglio 2230 8300 Orografica Gneis micaceo V 27 Lago Colina 2104 6600 Morenica Gneis centrale A 2S Lago della Casera 1962 13200 Orografica Gneis micaceo V] 29 Lago del Piihlino 2104 84000 id. Suretta gneis 30 Lago di Spinga 2141 42000 id. Gneis granitico I 31 Lago del Porcile 2029 31200 id. Suretta gneis V 32 Lago Pescegallo 1855 31200 id. Conglomerato II 33 Lago di Trona 1563 39600 id. Arenaria A 34 Lago Zancone 1778 24000 id. Arenaria I 671 •logiche dei laghi alpini valtellinesi (Parte prima). Data Ila Esplorazione Ora delle osservazioni termiche Temperatura Stato del ciclo durante le osservazioni termiche Forme diatomologiche Specie della fauna pelagica II Specie di Molluschi Specie di vertebrati interna esterna 11 Agosto 1892 3 pom. 8 ant. 7°, 13 16° ,7 sereno 121 13 2 2 0 Agosto 1892 11 ant. 14°, 7 20°,5 mezzo coperto 92 — 2 1 id. 2 pom. 12°,0 18°, 3 piovoso 65 — — 1 2 Agosto 1892 1 pom. 12°,0 20,0° sereno 93 — — 6 Luglio 1892 1 V2 pom. 14°, 7 20°,5 id. 133 — 1 6 Agosto 1892 11 ant. 3°, 5 19° ,6 id. 80 — l 7 Agosto 1892 1 1 y^2 7°,0 18°,4 id. 86 — — id. I2 V9 pom. 11°, 6 0 0 Oì id. 97 — 1 id. 2V2 pom. 12°, 6 22°, 0 id. 66 2 — 1 1 Agosto 1892 4 pom. 11°, 0 12°,3 piovoso 84 6 — 2 0 Agosto 1892 4 pom. 0^ 0 *' co 14°, 2 mezzo coperto 47 — — — id. 1 pom. 9°,1 16°,4 id. 40 — — — id. 11 ant. 9°,0 0^ 0 00 sereno 51 — — — id. 972 ant. 7°,8 12°,5 id. 69 — — — 9 Giugno 1892 1 pom. o°,0 18°,0 id. 68 2 1 2 0 Giugno 1892 9 ant. 6°,0 18°,0 coperto 82 — — 2 id. 1 pom. 4°,0 14°, 2 sereno 58 — — 1 id. 3 pom. 3°,0 13°, 3 id. 56 4 — — 3 Giugno 1892 10 ant. 4°,0 15°,0 coperto 81 3 1 3 id. 1 pom. I°,5 9°,0 id. 50 3 — 1 9 Maggio 1892 12 merid. 2°,0 0^ 0 '' co sereno 90 2 — 3 Il Agosto 1892 .8 Giugno 1893 12 merid. 0 0 a» 17°,4 sereno 131 4 2 2 1 d Agosto 1892 3Vo pom. 12°,0 16°,0 coperto 84 Settemb. 1892 10 ant. 11°, 0 16°,3 mezzo coperto 58 2 — 1 5 Maggio 1892 12 merid. 5°,0 16°,0 sereno 71 — 3 2 : Settemb. 1892 : id. 11°,0 17°,3 id. 88 1 id. 2 pom. 12°,0 15°,0 mezzo coperto 52 2 16 Luglio 1893 11 ant. 11°,0 20°,0 sereno 82 6 1 1 9 id. IOV2 ^tnt. 10°, 0 12°,3 coperto 76 2 — — 19 id. 7°, 5 17°,0 sereno 76 l 8 Luglio 1893 2 pom. 15°,0 17°,0 id. 80 1 Settembre 1892 3 pom. ll“,0 13°,0 87 3 . 1 id. 10 ant. 8°,0 12°,0 coperto 41 3 1 id. 2 pom. 7°.3 13°,0 piovoso . 69 l ! 672 ' Prospetto comparativo della distribuzione de Numero d’ordine. Denominazione delle specie. Lago delle Scale I Lago di Cornacchia 1 Lago di Valpisella I Lago dei Dossi I Lago di Val Viola I 1 Lago Campaccio I 1 Lago Stelù I 1 Lago Brodec I 1 Lago delle tre Mote I 1. 2. 3. 4. > 5. 6. 7. 8. » 9. 10. 11. 12. 13. > 14. » > 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. • 1 *Achnanthes coarctata (Bréb.). . . . A. delicaiula (Kùtz.) Grun. . . . A. fiJf.ilìyi Kiit.Z . .... 4- 4- 4- 4" 4- 4- 4- 4- *i4. gibberula Grun. A, lanceolata (Bréb.) Grun. . . . *A. lanceolata var. dubia Grun. . A. linearU (W. Sm.) Grun. . . . *A, microcephala (Kùtz.) Grun. *A minutissima Kùtz *i4. minutis, var. cy^yptocephala Gr. Achnantidium flexcllum Bréb *Amphora affinis Kùtz *i4. borealis Kùtz ^.4. globulosa per pusilla Grun. A, omlis Kùtz A. omlis var. gracilis Kùtz. . . *4. Pediculus (Kùtz.) Grun. . . M. Pediculus var. exilis Grun. *4. Pediculus var- minor Grun. . ^ A 'i'iovtoln PC lì 1 7 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- ■h + + + 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- -1- 4- 4- 4- 4- 4 + + + 4- 4- 4- — 4- 4- 4- 4- Ceratoneis Arcus Kùiz Cocconeis Pediculus Ehr C. Placentula Ehr *CoIletonema lacustre C. Ag Cyclotella antiqua W. Sm C. comta (Ehr.) Kùtz *C. comta var. glabriuscula Grun. *6', comta var- radiosa Grun. . . 4- + 4- 4- 4- + 4- 4 4- 4- 4- 4- 4- 1 67? le diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o O "OD a o bC c3 O) c o cé cu o bC cc c3 Sì tsi co K- C bjD et o O bO et C- O cn <0 > ?c et O bc et H-] O bo et O be et o bo ci bo o o Si -< o bc et hJ et a "o O o bo et Cu (73 O bO et O bo et et bo q; a efi cu o co et O bo et -h 4- + + 4- 4- 4 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- + 4- -f 4- 4- 4- 4- 4- + 4- + 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4- + 4- 4- Lago Za neon e Prospetto comparativo della distribuzione di 22. 23. » 24. 2ò. 26. » 27. 28. 29. 30. 31. » » 32. » 33. » 34. 35. 36. 37. y> 38. 39. 40. 41. » 42. Denominazione delle specie. Cycloiella Kiltzingiana Chauvin. *6* *. Meneghiniana Kutz. . . Meneghiniana \diV. puntila G C. operculaia Kutz. . . . *Cymatopleura apiculaia Brun. . C. elliptica (Bréb) W. Sm. . elliptica forma alpina. . *Cymbella abnormis Grun. . . C. afftnis Kiitz amphicephala Naeg. . • '^C. Anglica Lagerst C. Cistula Hempr Cislula forma minor Grun. Cistula var. maculata Kutz C. cuspidata Kiitz cuspidata var. acuta Mi Ili. C. cymbiformis Ehr. . . . *C. cymbiformis var. parva W C. delicatula Kiitz. . , . . C. Ehrenbergii Kutz. . . . C. gasiroides Kiitz C. gracilis Kiitz C. gracilis var. Icevis Kutz. . C. Helvetica Kiitz. ^ . . . Icevis Naegeli C. lanceolata Ehr. . . . , "^'C. leptoceras Kiitz. . . . *C. leptoceras var elongata . '^C. rnicrocephala Grun. . . run Sm Lago delle Scale Lago di Cornacchia Lago di Valpisella Lago dei Dossi Lago di Val Viola o a £ C3 o c Ci Lago Stelli Lago Brodec a 'c c u c bj 4 -L ! + 1 -f 4 + + 1 4- 4- ~h + 4 4 f- H- + + 4- h 4- 4- + 4- 4 4- 4- 4 4 + 4 + 4- + + 4 + ! + 4- 4- 4- 4- 4 4- 4 + -f + 4- i i + + + L + + -L + 1 + 4- 4- 4 4- 4- L 4- + 4- 4- -L 4- 4 4 4 4 675 •me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o > < o u (V c o > 02 c K ce p G ce 02 .2 0 0 "bc C p < ce 'c 0 p 03 01 ce 0 _ce "o 0 3 'Ó3 ce bO 03 ‘p 0 G le bc 0 03 02 ce p Zancone I o bc ci J o bC ce o bC ce o bc ce O bC ce 0 bc 0 bc ce G 0 bc ce G 0 bc G C cC ce 0 bc ce G + 0 bc ce G 0 co G c bC ce G 4 0 bc ce G 0 co ce G c bc ce G 0 bC ce G 0 bC ce G 4- 0 CC ce G c bc ce G 1 0 bc ce G bc ce + + 1 4 4-. + 1 4 1 + + + + + 4^ +- 4 4- 4- + 4- 'h i 1 1 4- 4 1 4- 4- 1 I 1 + i 4- r T" 1 _|_ 1 1 4- _L 1 4 "t" 1 -1- 4- 1 1 + + 4 4- 1 + 4“ 4~ 1 4 I 4- -ì- + 4- + 1 1 1 1 1 1 4 4 -r 4 1 1 1 1 1 4- + + + -t- 1 4- + + + + 1 4- 1 "T" -f- -f + + 1 4_ 4- 4- 4- + 1 4- 1 4- 1 4 4- + + + I 1 1 4- ~T“ 4 4- 4- + 1 4- + T 1 1 1 1 + 4- 1 + r 4 r 4- 1 4 “h 1 4^ + 1 4 4- 4- 4 -f- 4- -L -l- + 1 4- 4- 4- 1 1 r 1 4- -f -I- 4. + 1 t 4- 1 1 4^ 1 676' Prospetto comparativo della distribuzione c Numero d’ordine. ! Denominazione delle specie. rt o co 5 c bC a T Lago di Cornaccliia I Lago di Valpisella I 1 Lago dei Dossi I Lago di Val Viola 1 Lago Campaccio || Lago Stelli j o o c.^ no o tX) ci Q C Ci o Wi m P "o o m m c3 C- D l/ì ci s > eb a. "o eb > c cb p eb in .2 Q _o ■be o p < cb Ò S in C5 cb "^'E. Arcus var. minor Grun. . . + 4 » Arcus var. sinuata Mihi, . . » ircifs var. ienella Grun. . . 4- 1 , » *£'. Arcus var. uncinata 4- I 68. ‘^E. bigibba Kiitz + » '^E bigibba var. Grun. . . 4- » ^E. bigibba var. E erhinievisis Grun. 69. *E. diodon Ehr 4- » ‘^E. diodon forma minor Grun. 1 » ^E. diodon var. diminuta Grun. 1 1 70. '^E. exigua (’Gréb.) Grun 4- 4- » *j6. exigua var. paludosa Grun. . + 71. fìexuosa Kiitz 9 flexuosa var. bicapii ala Grun. 679 ne diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. 1 1 Lago di Avedo 1 Lago Venere ux <1> & < O bC Ci 1 Lago Palabione 1 Lago Nero c3 SI S3 Ci ce bC 1 Lago del Dosso + 1 Lago di S. Stefano 1 Lago (li Sopra 1 Lago Venina 1 Lago del Palò 1 Lago d’Entova Lago Pirola 4- + 1 Lago di Chiesa .2 To c O c oc a 4- i 1 Lago Colina ce S «3 c; O et 'qÌ c be et. : 1 Lago del Publino : 1 Lago di Spinga • ì j Lago Porcile lo bfj o o i/X pectinalis var. minor Rab. . . + — 79. prccrupta var. curta Grun. . + 4- » "^E. prt.vrupta var. hidens Grun. 4- » prcerupta var. infiala Grun. . 4- 4- I 9 "^E. prcerupta var. laticeps Grun. . i + » *£*. prcerupta var. bigibba Kutz. . + 4 .... » *E. prcerupta var. pumi la Grun. SO. ^E. Rabenhorstii Cl. et Grun. 4- » *£*. Rabenhorstii var. Monodon. . ■ 81. robusta Ralfs 4- » ^E. robusta var. Papilio. ... 4- h » *£’. robusta var. tetraodon. . . . oi co '^E. triodo n Ehr 681 me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o 'a > ce tSJ N ce k ce H-1 o ifì cn O Q "o di S. Stefano I ce B. c c/} -S ce c S > le CLh "3 ce > o W 'p £ ce in .2 15 Q ’-o .2 To o o A- < ce "c o ce o in ce o -c: o c S 53 ce bo D 'TZ S '5 o a- 3 le bo a> o in o bc o bD c3 ■ d O bc O) Ti o bC ci (j: o bfi ci O bo ci O bo ci H o bc ci O bC ci bo O o -< c bc Ci C O o bo Ci ai c bc Ci O bO Ci H-1 O bO Ci O Oh o bc ci ci bc Oi o cc ai Cu o bc Ci O OC ci ci N O bc Ci + 4- 4- 4- 4- 4- 4- 4 + 4 4 j. 4 4 4 4 4 + 4 684 Prospetto comparativo della distribuzione d< Numero d’ordine. Denominazione delle specie. Lago delle Scale | Lago di Cornacchia I Lago di Valpisella I Lago dei Dossi 1 Lago di Val Viola I Lago Campacelo 1 1 Lago Stelli I Lago B rodeo I Lago delle tre Mote | 95. *(j. acuminatum var. intermedia . » G. acuminatum var. laticeps Grun. 1 I » acuminat. var. subclavatum Gr. I "t 95. acum. var. trigonocephalum Gr. 96. angustatum. (Kùtz. Grun. . . 4- 4- 4- 4- 4- » angustatum var, angustissima Kutz 4- » angustatum var. intermedia Kiitz. 4- 4- 4- » *G. angustatum var. producta Kiitz. 1 1 » *G. angustatum var. subcequalis Gr. 4- 4- » *G. angustatum var. obtusatum Kutz. 4- 4- 4- » *G. angustatum forma major. . . 4- 97. *G. clavatum Ehr 1 1 » *G. clavatum forma curta. -J- 98. *G. commutatum Grun 99. G. constrictum Ehr 4- 4- 4- 4- » *G. constrictum var. capitatum Ehr. 4- 4- » *G. constrictum var. turgidum Ehr. > *G. constrictum var. curta. 1 » *G. constrictum var. subcapitatum. 1 -1- 100. *G. gracile Ehr. forma major. . ^r 4- > *G. gracile var. naviculaides Grun. 4- » *G. gracile forma parva Kiitz. . . + r > *G. gracile var. auritum A. Braun. » *G. gracile var. dichotomum W. Sm. 1 101. *G. insigne Grog, forma major. . + » *G. insigne forma minor Kiitz. . 102. G. intricatum Kutz 4- 4- + 4- 4- 4- > *G. intricatum var. dichotoma Gr. + 685 me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. c o > < o <13 O ri in 03 < o o ci, ci Oh p S z; d tS3 Ci > ci O in in O 3 ’q TS di S. Stefano I ci C- O ai ci 5 > ci a. ci > ci c ai di Chiesa I _o Tc o o S-. < d "o o ci s in d O d 'o c io a ci fcc a oo "a c_ a 'qÌ lì fcc o o «3 03 Cu d c o c o Ci X a J O fco Cj 0 fcc C3 1 O fcc C5 o tc C3 o fcc ci o fcc ci o fcc ci o fcc ci fcc ci o fcc ci c fcc ci c fcc Ci a fcc ci a o fcc ci a O fcc ci fcc ci c fcc Ci fcc ci a c fcc Ci a o fcc ci o fcc o fcc ci + + 4- + + n 1 4^ 1 4- _L 4- , 1 , t I 4^ 4- 4 4- + 4- 1 .... + + 4- 4^ 1 4- 4- . — 4- 4- .... + + 1 _i_ I + + + + -f- 4- r 4- 1 4- + + 1 + + -f- 4- 4- 4- 4- T- r 1 "T“ 1 4- 4- 4- 1 4- 1 4^ i 4- 4 + + + + + 4- + 4- + 4- — 4- 4- 686 Prospetto comparativo della distribuzione de Numero d’ ordine 1 1 Denominazione delle specie. Lago delle Scale I 1 Lago di Cornacchia I 1 Lago di Valpisella 1 Lago dei Dossi I Lago di Val Viola I Lago Campacelo 1 1 Lago Stelli I 1 Lago Brodec I 1 Lago delle tre Mote | 102. intricalum var. pulvinala Grun. » *G. intricaium var. pumila Grun. + 103. "^G.micropus Kiitz 4- » micropus var. exilis Grun. » *G. micropus var. miftoì' Grun. 4- 104. G. monianum Schuin. ..... 4- + 4- 4- » G. monianum var. media Grun. 4- 4- m on 1 n lì 11 nn vn.r Siuecica Gru 11. • » '^G. monianum var. subclavaium Gr. + 4- 4- 1 05. G. Muslela Ehr. . , 106. G. olivaceum Elir -4- 4 » *G. olivaceum var. calcarea Cleve. + » '^G. olivaceum var. siauroneisformis Grun » ^G. olivaceum var. vulgaris Grun. 4- » ‘■^'G. olivaceum var. anguslum Kùtz. 4- 4- 107. "^G. parvulum Kiitz f- 4- » '^G.parvulum var. exilissima Grun. 4- 103. "^G. subclavaium Grun lOQ ^Ct Ip'ììpJI'U'ì'yì Ivi’ilz 1 V/C/* 110. VM • CO/C'C/tC^ ÌAj • • • • • ^Grammatophora balfouriana. . . . 111. Hantzschia amphioxys Grun + 112. Mastogloia Dansei Thw + + 4- 4- 4- + 4- » *i\i. Dansei var. ellipiica Ag. . . . H- 113. *d/. Grevillei W. Sm + 4- 4- 4- 4- 4- 4- 114. '^M. lanceolata Thw 115. ’^'M. Smiihii Thw. var. amphicepliala. 4- 687 rme diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. K m cS i:: + + + + + + + H- 4- -f + + + 4 + 4- 4- + + + -f Lago Pescegai lo 688 Prospetto comparativo della distribuzione d Numero d’ ordine. Denominazione delle specie. Lago delle Scale Lago di Cornacchia Lago di Valpisella Lago dei Dossi Lago di Val Viola Lago Caiiipaccio Lago Stelli Lago Brodec <1 5 115. Smithii \ nv, lacusiris Gvwn. 4- 116. Melosira arcnay'ia Moore 1 117. M, disians Kùtz + » M. dhtam var. nivalis W. Sai. . . -i 118. *4/. Jurgensii Ag 119. M. 'cariam. Ag 4- + L 4 120. Meridion circulare Ag + 4" + » » » var. comirictum Ralfs. + 121. Navicala «/$^n?sEhr '> N, affinis var. amphirhynchus Brun. » "^'N. affinis var. undulala Grun. . + 122. *iV. alpestris Grun + 4- 128. 124. iV. ambigua Ehr *iV. arnphirhynchus Ehr + » *iV. arnphirhynchus var: acuminala Mihi 125. *iV. amphisbcena Bory 126. *iV. Aponina Kiitz ...A 127. N. appendiculata Kùtz + 4- 4- + 4- » *iV. appendiculata var. irrorata Gr. + » *xY. appendiculata var. Budensis Gr. H- .... + » *iV. appendiculata var. Naveana Gr. i '2«- *iV. atomoides Grun + + 4- 4- , 129. *iV. Atomiis Naegeli .... 120. *iV. bacillaris Greg. var. incostan- tissima Grun •••H 131. *iV. bacilli f or mis Grun 4- 13.’. iV. Bacillum Ehr + 4- 689 •me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. 1 Lago di A vedo | 1 Lago Venere || 1 Lago Alpesella || 1 Lago Palabione || 1 Lago Nero || o3 N tN et ci o bC 1 Lago del Dosso | 1 Lago di S. Stefano || 1 Lago di Sopra | 1 Lago Yen ina I 1 Lago del Palù I ci > O W o ÒD cc kJ 1 Lago Pirola I ci m CJ Q C bc ci 1 Lago d’Arcoglio I 1 Lago Colina I 1 Lago della Gaserà I 1 1 Lago del Publino II 1 Lago di Spinga I 1 Lago Porcile I bj; «D O m OJ CU o bc Cu ci O H 0 oc 01 h-1 1 Lago Zancone || 4- 4“ 4 4 4 + + 4- 4- 4- + 4- ■ 4- 4- 4- 4- + 4- 4- 4* + 4- J, 1 4- 4- 4- 4 + 4- -- + + + 4 -h -f 4 4- 4- 4- 4 P 4 + + 4- i -4- I- + 1 4- 4- -P 4- 4- 4- 4 4- 4- 4 4 4- 4 + + + 4 4 4 4 4- + 4 P 4 4 P fi + +■ .... 4- 4- + P 4 * 690 Prospetto comparativo della distribuzione de Numero d’ordine. Denominazione delle specie. Lago delle Scale 132. *iV, Bacillum forma minor. . . . 133. *iV. bicapitata Lagerst » *iV. bicapitata var. hybrida Grun. 134. binodis W. Sm 135. *iV. bipunctata Grun 136. N. borealis (Ehr.) Kutz 137. 138. *iV. Braunii Grun N. Brebissonii Kutz 139. *iY. Brebissonii var. diminuta Grun. » *N. Brebissonii var. subprodu,cta Gr. » *iV- cocconeiformis Grog + 140. *iV. confervacea Kutz + 141. *iV. confervacea var. peregrina Gr. » 142. *iV. constricta Mihi *N. Crucicula Donk var. py'oiracta Grun 143. N. cryptocephala Kutz + » *iV. cryptocephala var. exilis Grun. » *iV. cryptocephala var. intermedia. 144. N. cuspidata Kutz 145. iV. dicephala (Ehr.) W. Sm. . . . 4- • *iV. dicephala forma minor. . . . 146. iV. divergens (Pin.) W. Sm. . . 147. N. elliptica Kutz . + » *iV. elliptica var. minutissima Grun. » iV. elliptica var. oblongella Nreg. . 148. iV. Grun + 149. ^iV. exilissima Grun 150. *iV. formosa Grog o fcc rt o o C3 en- fi ci O c bO cz 'fi o (XI o bC ce + p o bC Cv + 09 -fi O bO d H- + + + + + + 691 ' rme diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. 3' ' i 1 Lago di Avedo I 1 Lago Venere I 1 Lago Alpesella I 1 Lago Palabione I 1 Lago Nero I 1 Lago Lavazza I 1 Lago del Dosso I 1 Lago di S. Stefano I 1 Lago di Sopra I 1 Lago Venina I 1 Lago del Palù I 1 Lago d’Entova I + 1 Lago Pirola I i j 1 Lago di Chiesa I _o 'fcc 0 0 < 0 C5 -f- i 1 Lago Colina I : : 1 Lago della Casera I i i i 1 Lago del Publino I c3 Cl, co '3 0 fcD et -h r-~7 — ^ i -Il i T : 1 Lago del Porcile II + : 1 Lago Pescegai lo j + i 1 Lago Trona I i j Lago Zancone | 4- 4- 1 4- 4- 4 4- + _i_ 1- + + 4- 4- 1 4- 4- 4 4- 4- 4- 4- + + 4- -L 4- I + 4- 4- 4 4- 4- -P 4- 4* 4 L _u _L 1 f 1 + p 1 1 -f- |... + 4- ..... L .... .... .... ( 4- .... J.. D 1 + 4- 4- + 4- 4- + 4- 4- 4- -ì~ 1 1 .... + 4- 1 .... 4- 4- 4- 4- 4- 4- + 4- 'P + 4- -1- N 1 1 4_ + + 4 + -f- + + + 4- 4~ 4- + 4- + 4- 1 1 4- 1 4- 4- -4- -1- + + + 1 -f + 1 -f + I , t 4- 4- + 1 I 4- ...., 4- '692 Prospetto comparativo della distribuzione d ^Numero d’ordine. jj Denominazione delle specie. Lago delle Scale | Lago di Cornacchia || Lago di Valpisella | Lago dei Dossi || Lago di Val Viola || Lago Campaccio || II Lago Stelli jj Lago Brodec | Lago delle tre Mote 1 .151. *iV. ftuminensis Grun J52. iV. Gastrum Ehr. forma minor, . — ..... >> *iV. Gastrum var. exigua Grog. . 153. N. gihha Kutz + -h -f- » *iV. gihba var brevistriata Grun. . + -h -f » *N. gibba var. undulaia Mi hi. . . 154. *iV. gomphonemacea Grun. , . . .... . 155. *iV. Glopiceps Greg : 156. N. gracilis (Ehr.) Grun + + ■ 157. ^N. gracillima Greg "f* + + + + + 158. N. guttulifera Rab + + — 159., *iV. humilis Donk + .... 4- 160. *iV. Hilseana Jan + + 1 161. *iV. integra W. Sm 162. iV. infiala Kùtz + .... 163. *iV. Johnsonii W. Sm 164. *iV. Iridis Ehr + + + + j) *iV. Iridis var. minor Mihi. . . . » iV. Iridis var. amphigomphus Ehr. + + + 4- -t- » *iV. Iridis var. dubia Ehr. . . . » *iV. Iridis var producla W. Sm. . + 165. *iV. lacunarum Grun + 166. N. IcBvissima (Kutz.) Grun. . . . .... 167. iV. lanceolata Kùtz .... 168. *iY. lata Bréb + + +■ 169. *iV. Legumen Ehr. forma maior Mihi + » *A7 Legumen var. decrescens Grun. 'f- + + + » '^'N. Legumen forma vix undulata. + 170. ‘^N. lepidula Grun , -L 1 + + 693 me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o O > c 0) s c a» 'cj Cfi OI 2 .2 d o f- c3 tS! tS3 CC o m m O Q o •X) Uì kÀ cS c, o in d c "S Oh d > O C w d p d m O) le O .2 o o u < cé có s cc c3 O d o S s CL c3 bo D C. in r2 ’o o 2u o "d bo CÙ > £ U limosa forma curia Grun. . . ..... .... » iV limosa var gibberula Grun. . . -1- 4- » *xY. limosa var. subinflaia Grun. . 4- » *iV. limosa var. undulala Grun. . 4- » *iV. limosa var. Silicula 4- 4- + 173. *iY. major Kùtz 4- .... "t” 4- 174. iV. mesolepla Ehr + .... + 4- .... 4- + » *iV. mesolepla var. slauroneiformis Ehr 4- 4 175. *N. microcephala Grun ..... 4- .... 176. *N. minima Grun + + + 4- .... ... 177. *xV. minuscula Grun .... 178. *A’. molaris Grun -f 4- 179. *iV. mutica Kùtz .... 4- 4- 4- + » *xV. mutica var. Gòppert. (Bleisch.) .... .... » *Af. mutica var. producta. . . . + + 4- » *iY. mutica var. undulala, . . . + 180. *iV. nodosa Ehr 181. ìY. nobilis Ehr 182. N. oblonga Kùtz + 4- 4- 4 183. *iV. parva Ehr .... .... + 4- 184. *iV. Placentula Ehr 185. *N. Pisci culus Ehr .... 186. 187. *iV. pseudo- Bacii lum Grun. . . N. Pupula Kùtz .... 4- 4- > *iV. Pupula forma minuta . . . 188. /V. Pusilla W. Sm 695 le diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o c d O o T5 c; !> c 09 09 c 09 '3 ca 09 a, 09 C .2 p 3 d N d o crt c« O Q "3 «(-1 09 cn m d P. o C/D c5 c 3 3 cu 3 d > o d 3 d t/j _09 O .2 3c o o < d a o 3 Cfl d O d 09 C 3 cu 3 o3 bc 3 CU C/D 3 ‘3 p o 3 bo 09 o cn 09 ci C 09 P O o co -o > < (u t-3 X! -o K 3 3 O 'O x; 3 il. CU H N o c c o o C O o o o o o c p o O o o o o c o C • bfc bc bc bc bc bo bc bD tS) bc t£ bc bc d bc bo bo bo bc bc bo bc bc J J h4 j 2 C3 2 2 ci ci i + .... + 4- + + + + + 4- + 4- 4- 4- 4- + 4- 4- + .... 4- — + .... + + + + 4- + + + .... + 4- + + .... 4- + ..... + — + .... 4 .... .... 4- + 4- + + + + 4- + .... 4- + 4- 4- 4“ + + f + + + + 4- + 4- 4- 4- + 4- 4- t 4- 4- + 4- + .... 4- 4- .... — .... .... .... 4- — - + + .... + .... + + + .... + .... 4- + 4- .... + ..... .... .... + + .... .... + .... + .... 4~ 4- 4- + + .... 4- .... .... + — f 4 + 4- .... 4- -1- + 4“ .... -4- + 4- + 1 .... 1 696 Prospetto comparativo della distribuzione c Numero d’ordine 1 Denominazione delle specie. Lago delle Scale | Lago di Cornacchia || Lago di Val pi sei la Lago dei Dossi Lago di Val Viola | Lago Campaccio | 2 o ■et ci Lago Brodec I Lago delle tre Mote I 188. *N. pusilla var. alpeslris. . . . 189. N. radiosa Kiitz + 4- 4* 4- 4- » *iV. radiosa var. acuta Grun. . . c “T + 4- + -1- 190. N. Reinhardii Grun 191. iV. rhynchocephala Kiitz. .... + 4- ....H » iV. rhìjncocephala var. leptocephala 4- 4- ....H » *N. rhyncocephala var. ampìticeros. 192. *iV. scopulorum Bréb _i_ 193. *iY. Schumanniana Grun. . . . 1 1 194. *iV. sculpia Ehr I 195. *iV. seminulum Grun 4- ....4 » *iV. seminulum var. fragilarioides Grun. . • 1 196. N. serians Bréb. Kiitz I 1 197. N. siauropiera Grun 4 4- L 4 198 subcapilaia Grun 1 1 i » subcap. var. siauroneiformis . 4- + 4- 1 199. *N, Tabellaria Ehr. var. siauronei- formis + .... .... 4- 200. N. tenella Bréb 4- - 1 201. *A'. lenuis var. sublinearis . . . + 4- 202. *xV. Termes Ehr » ^N. Termes var. siauroneiformis . 4- 4 4- 4- 4 203. Tuscula (Ehr) Grun + + 201. *A^ veneta Kùtz 4- » *.V. veneta var. perminuta . . . .... 205. *iV. veniricosa (Ehr.) Douk. . . . 4- 4- 4- » veniricosa forma minuta. . . 206. N. viridis Kùtz 4 f 4 4- + 4 697 tne diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. o ci o "o Uì o CL < S 2 c; ci n p S 2 ci S] N c; ci o in in o Q 'C 'o CO CO IT^ o co ci c S > Ci Oh > o H p ai ci in o m cù a o CC ci o Ci o bD a c bC c: o bC ci o bC ci bb ci o bD Ci c bc ci o bD Ci o bC Ci o bo ci bb Ci c bD Ci C CD Ci a bD a o bD Ci a c bD Ci O bD Ci a c bD Ci a o bD ci a 4- + + 4- 4- 4- “f + 1 + + 4- 4- + + 4- 4- ~1“ 4- + 4- 4- + 4 4- + 4 4 4 4 + 4- 4- f 4 4- + 4 4- + 4 4 4- 4 + 4- 4 4- + 4 4- 4- 4- + 4- 4- 4 4 4 + 4- 4 + 4- 1 4- 4- + 4 I 4 t + -f 4- 4 4 + 4 4 + t 4- 4- 4 4 4 4 4 4- 4- -f + H- 4 4- 4 ■f +• L 4 4- H- 4- 4 4 1- + 4 4 4^ 4 4 + 45 Lago Zancone 698 Prospetto comparativo della distribuzione d 0) c ’p o g a» Denominazione delle specie. o c bc cS o CD co O CD CO o t:D CÓ O bC CO o o co & a cO O o bD cO O S-. o bD 206. N. viridis var. commutala Grun. N. viridis var. acuminala W.Sm, + » 207. 208. 209. 210. ; 211. 212. 213. » 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. > » » 221. 222. T) 223. 224. 225. » *iV. viridula Kùtz. var. Siesvicensis Grun N. vulgaris Ehr. *iV. vulpina Kiitz *N. Zellensis Grun ^Nitzschia amphibia Grun iV. amphioxys W. Sm. . . . . . *N. apiculala (Greg.) Grun. . . . *A^. angustata (W.Sm.) Grun. . . N. angustata var. acuminata Grun. N. communis Rab *iV. communis var. obtusa Grun. . *i\^. commutata Grun *iV. debilis (arn.) Grun *iV. Denticula Grun iV. fonticola Grun *iV. Frustulum Kiitz */V. Frustulum var. tenella Grun. . *iV. Frustulum var. glacialis Grun. *iV. Frustulum var. perpusilla Rab. *iV. lanceolata W.Sm *N- lineayHs (Ag.) W.Sm . . . . linear is var. tenuis Grun. . . *iV. microcephala *iV. obtusa var. brevissima Grun. . •iV. Falea (Kùtz.) W.Sm *iV. Falea var. debilis Grun. . . -f + + + -f -f + -l- 4- -f- 4- Lago delle tre Mote 699 me diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. + 1 Lago di Avedo jj 1 Lago Venere | _c3 % ■ U2 o C. < c bc c; -f 1 Lago Palabione || 1 Lago Nero | 1 Lago Lavazza || -f- 1 Lago del Dosso || 1 Lago di S. Stefano | 1 Lago di Sopra || 1 Lago Venina I rt O 'OD et 4” > o 'OD et ci O C bC + d ■ in o O bC Ci 4- .2 Tc o o bC c: J 4- 1 Lago Colina il 1 Lago della Gaserà I 4- 4 1 Lhgo del Publino || ci be ao o bt) et + 1 Lago Porcile I li bo (V o m « Lago dei Dossi Lago di Val Viola | S ’cj o C3 O 5; , ci 1 o 5: o zi tD c; 225. Palea var. fonlicola Grun. . 4- |.... » Palea var. minuta Bleisch. » ^N. Palea var. tenuirosiris . . . -f- + 4- + -b 226. N. parvula Brun. ...... 227. ^N. serians (Bréb.) Rab. . • . . t 228. iV. sigmoidea (Ehr.) W. Sm. . . . 1 + 229. "A^. sinuata (W. Sm.) Grun. . 1 230. siagnarum Rab 4- -f 231. *iV. subtilis Kutz) Grun j » *iY. subtilis var. paleacea. . . . i 1 < 232. *N. thennalis var. minor Hilse . . 233. A’. Tryblionella Hantzsch. 234. *A^. tubicula Grun + 235. *A^. vermicularis Hatz. f. minor. 236. Pleurosigma attenuatum Kutz. . . . 237. *P/ Spenceri var. Smitliii Grun. . 238. Stauroneis acuta W. Sm + + 239.. *5. anceps Ehr .... 4- + 4- » anceps var. arnphicephala Kutz. + + 4- » *5. anceps var. gracilis Brun. . . » anceps var. linearis Grun. . . 1 -L 1 4- -h + 4- » anceps var. ellipiica Brun. . . 1 4- » *5. anceps var. undulata Mihi . . 240. ^'S. crucicula var. minutula W.Sm. 241. -S. dilatata Ehr 4- i 242. *0?. e.rilis Kutz - .... : 243. 5. gracilis 'W. Sm i i l .... .... Lai^o delle ire Moto 701 me diatomologìche nei laghi alpini valtellinesi. c -a >■ < c bc o o s > c bC cb 'o t» o c bC cb o .2 "rt 2-1 o bc cc -J p o bD Cb c5 s; s: Cb ?> Cb C bc Cb 4- i 1 Lago del Dosso | 1 Lago di S. Stefano | ci c bc Cb ci s > o bc Cb -J Cb 0- "o o bc Cb -1 4- ci > O o bc Cb ci p 2- C bc Cb 1 1 Lago di Cliiesa j| .2 c p <; C bo cz J ci O O bc Cb 1 Lago della Gaserà il o 3 3 bc Cb Cb bc 00 bc + : i : ì : i | Lago Porcile | 3 bc CJ c/3 o bo Cb ci C C-i H o bc Cb o o <0> Cb N bC cb .... + + 4- 4- 4- 1 •— + + + 4- + 4- + ■ + 4 4- + 4- h -• + + + + + 4- + + + 4~ + d- 4- 4- 4- 4- + _L_ i + 4- ~r + 4' 4- + + 4- -f- .... + -f -1- 4- 1 + 702 Prospetto comparativo della distribuzione d<^ Numero d’ ordine. Denominazione delle specie. Lago delle Scale || Lago di Cornacchia || c3 "o "c3 C bD C3 Lago dei Dossi | Lago di Val Viola | ‘o o c; O c bc 1 Lago Stelli || o a p c b£ « Lago delle tre Mote I 244. ^S. fenesira Ehv. . . . . . . + 245. *67 lanceolata Kiitz -4 .... 216. *5. Legumen Ehr. forma parca + 247. S. Phcvnicenleron Ehr -h -1- + -f- 4- + 4~ 24S. S. Platysfoma Ivutz 4- 249. *5’. Phyllocles Ehr H- + 250. *5. producfa Gran 4- f 251. *5. Smiihii Grun + + 252. **8. vcniricosa Kiitz + + 253. j Surirella hheriaia Bréb. . • . . . 4- 4- 254. '^*8. elegans Ehr 1 + 4- 255. S. Mele etica Bruii 4- 256. minuta Bréb 4- 4- 257. S. ovalis Bréb » » » » anormale forma nova . . aS. ovalis var. minuta 4- » aS. ovalis angusta + .... 258. *aS. ovata var. cecpialis -f 4- h 259. *.8. pinnata var. panduri f. W. Sm. + 4- -i- + 4- 4- 4- 260. **8. robusta Ehr 4- + 4- -f- » *aS’. robusta var. constricta Mi hi. . 4- 261. aS. spirali s Kiitz 262. ò’. splendida Ehr 4- 4- .... 263. "^Synedra Acus Kiitz. ...... 4- 264. 5. affìnis Kiitz + .... > 265. affìinis var. tabulata .... aS. amphicephala Ku.tz + 4- 4- » *5. amphicephala var. Austriaca Gr. .... 4- 266. • *aS\ angustata Kùtz 4- 703 ne diatomologiche nei laghi alpini valtellinesi. 1 Lago di Avedo || 1 Lago Venere || ce "a? c« < o CD ce 4- 1 1 Lago Palabione || o C-c o> z: o fc/} co + : : 1 Lago Lavazza || : : 1 Lago del Dosso l| : : 1 Lago di S. Stefano || & O C/2 Se co CO s o bc co 1 Lago del Palù II 1 Lago d’Entova I 1 Lago Pinola || 1 Lago di Chiesa il _o To o o t-. < o CD CO 1 Lago Colina I : j 1 Lago della Casera II c 3 £ o CD et hJ cO fee P. c/3 '5 O ce co S o r' Cu [3 O be co : 1 Lago Pescegai lo I 1 Lago Trona j C o co n: o CD CO • -f- + -4_ -1- -h + 4 + + + 4- 4- 4- 4 + _4_ -4- + 1 K + -U 4_ 1 -P . ---- -f- H- + 4 -h -L. 4 -1_ 4 4- 4- I 1 1 -1- _l_ 4- 1 t 4- r" r 4 + 4- t 4_ 1 h 4- ..... 4 -4- 4 t + 4 .... - + + -t- 4 4 + + L + -h + + 4 h 4 4- 1 4 4- 4 4 4 -f- -f- -i- I 4- -I- 4- -1- 1 + 4- 1 1 1 1 I I r T *+ "T 4- 704 Prospetto comparativo della distribuzione d( Lago delle Scale | Lago di Cornacchia || Lago di Valpisella | Lago dei Dossi || Lago di Val Viola | o o cc c- ci O c tc ci c tc ci o o c 'V' c bC Lago delle tre Mote || 1 + 4- + 4 4- 4- E ...... 4- 4- L E + 4- E 4- 4 4 267. 268. » 269. 270. 271. 272 273 271 275 276 277 278 279 280. 281. 2F2 283. > > B Denominazione delle specie. S. capitata Ehr *S. capitellata Gruu *5. capitellata var. cywhelloides Gr *5. commutata Grun. \3n\septe7iirio nalis debilis Kiitz .S. delicatissima W. Sm. . . . delicatissima var. a^igusiissima Grun. . . • *5. delicatissima var. mesoleja Gr dissipata Kùtz famelica Kutz 5. gy'acilis Grun notata Oxyrhìjìichus var. undidata Gr -S. radians (Kiitz. j Grun. . . . *aS parvula Kùtz 6’. pulchella Kùtz pulchella var, germina Kiitz. *6'. pulchella var. naviculacea Gr. S. rumpens Kiitz tenuis Kùtz , *aS. tenuissima Kùlz. . . . S. Ulna (N il zeli.) Ehr '^S. Ulna var. amphirìiynchus Ehr *5. Ulna var. Danica Kiitz. S. Ulna var. layiceolaia . . . *S. Ulna var. lo7ìgisshna W. Sm. S, Ulna var. splendens. . . . KMnere Beitrage zar lm\m fler Florifleen von Fr. Sclimitz. V In der Eiiileitung zu dem ersten Artikel meiner « Kleinereii Bei- trage zur Kenntniss der FIorideen'> habe idi erwàhnt, dass ich in diesen Artikeln «diverse Probleme der Florideen-Kunde, die in der neueren und neuesten Litteratur zur Erorterung gelangt sind » be- spreclien wollte. Der vorliegende Artikel soli demgemass aiif ein Paar Fragen dieser Art, die an meine eigenen neueren Publikationen an- sdiliessen, etwas nàher eingehen. 1. Zunàchst mòchte ich eininal wieder auf Thorea zuruckkommen. Thorea ramosissima ist in neuerer Zeit raehrfach an neuen Standorten beobachtet worden. Zuerst ward diese Art im Herbste 1892 im Mùggelsee bei Berlin aufgefunden und von Hennings in seiner Phykotheka marchica (Fase. I. n. 1) ausgegeben. Neuerdings hat dann E. de Wildeman (Notarisia 1894. p. 13 ff.) eine neue Fundstelle dieser Art aus dem Nordosten Frankreichs (im Chiers bei Chauvency St. Hubert) und (nach der Angabe eines àlteren Her- bar-Exemplares) eine zweite Fundstelle in der Nahe von Lùttich in Belgien (ruissaux près Liège) mitgetlieilt ‘). WiLDEMAN bespriclit bei diesel* Gelegenlieit in Kùrze die geograpbisclie Verbreitung von Tìiorea ramosissima. Ei* stùtzt sich dabei in erstei* Linie auf dea aiterei! Artikel von Magnus (Hedwigia t. 28 p. 113), làsst aber ganz un- beaclitet, was Mòbius 1891 und ich selbst 1892 in den Ber. d. deutsch. bot. Gesellschaft iiber diese Frage mitgetlieilt haben. 45’ 706 Leider haben diese neuen Standorte nicht dazu beigetragen, die Kenntniss dieser Alge zu fòrdern. Die Fruchte, welche die jetzt all- gemein ùbliche Bezeichnung dieser Alge als Fioridee rechtfertigen wùrden, sind noch immer nicht gefunden worden; und damit bleibt die systematische Stellung dieser Alge nach wie vor strittig. Die grosse Mehrzahl der Phycologen rechnet diese Alge zu den Florideen. Der Grund dafiir ist, wie die genaue Prùfung der Litte- ratur zeigt, ursprùnglich die habituelle Aehnlichkeit von Thorea mit Batrachospermum. Eine genauere Priifung der Alge selbst zeigt je- doch, dass diese Aehnlichkeit mit Batrachospermum eine rein àus- serliche ist; Thallus-Wachsthum und Thallus-Bau sind durchaus ver- schieden von dieser àchten Fioridee. Was aher von Fortpflanzungs- Verhàltnissen von Thorea bekannt ist, das reicht nicht aus, um dieser Alge einen gesicherten Platz im System anzuweisen. Auf Grund des anatomischen Baues und der Wachsthumsweise des Thallus habe ich selbst geglaubt, die ^Gattung Thorea von den Florideen ausschliessen zu mùssen. Ich habe dieselbe statt dessen den Phaeophyceen angereiht, weil mir jene vegetativen Merkmale eine grosse Analogie mit einer Reihe von Chordariaceen (den Mesogloieen) darzubieten schienen. Diese meine Ansicht, die der herrschenden Auf- fassung entgegen trat, hat bei der Mehrzahl der Phycologen keinen Beifall gefunden. Allein auch bei mehrfach wiederholter Prùfung der Pflanze vermag ich meine Ansicht, dass diese Alge nicht zu den Flo- rideen zu rechnen sei, nicht zu andern. Anders ist es dagegen mit meiner Vermuthung, dass Thorea mit den Mesogloieen nàher verwandt sei, ja vielleicht geradezu als ein Abkòmmling dieser marinen Phaeophyceen-Gruppe anzusehen sei. Ich batte diese meine Vermuthung auf die Uebereinstimmung des anato- mischen Baues und des Thallus-Wachsthums der beiderlei Algen ge- griindet. Allein ich fìnde jetzt, dass die Uebereinstimmung der beiderlei Algen in diesen Punkten keineswegs eine so grosse ist. Das Spitzenwachsthum der Mesogloieen habe ich eingehender verfolgt an jungen, frisch sprossenden Pflanzchen (von 1-2,5 cin Lànge) zweier Arten der schottischen Westkùste Di Arten, die ich (vor allem nach der Form der As- similationsfàden) als Castagnea virescens Thur. und Myrioclaclia sp. bestimmt D Ich verdauke diese Untersuchungsraaterialien der Preundlichkeit des Herrn George Brebner, der dieselben im Mai 1892 bei Millport (Cumbrai) im Firth of Clyde fùr mich eingesammelt und conservirt hat. 707 liabe ^). Bei diesen kleinen Pflànzchen waren die letzten Auszweigungen der Sprosse in sebi’ lebliaftem Spitzenwachsthum begriffen; dazu fanden sicli viel- fach ganz junge, friscli aussprossende Zwejglein eben neu angelegt. In solchen frisch vegetirenden Sprossen, die sich nach oben bin merklicb verjungten und dann rait dicbt behaarter Spitze abschlossen, waren làngslau- fende Leitfàden, entsprechend den Markfasern aiterei’ Sprosse, sebi* leicbt nacbzuweisen. Der seitlicbe Zusammenbalt dieser Leitfàden war durcbweg ein sebr geringer; meist geniigte eiii leicbter Druck auf das Deckglas, um in einem jungen fortwacbsenden Sprosse (des conservirten Materiales) die Leitfà- den Yon einander zu trennen, die Einzelbeiten des ganzen Sprossaufbaues klarzulegen. Dabei fand ich nun, ùbereinstimmend bei den beiden genannten Arten, dass in jedem fortwacbsenden Spross ein centraler Leitfàden, eine àcbte Cen- tralacbse, das Spitzenwacbstbum vermittelt. Diese monopodial fortsprossende Centralacbse bildet nacb alien Seiten aus ibren Gliederzellen Zweiglein , die tbeils langsamer, tbeils rascber beranwacbsen . Diese Zweiglein leb- nen sicb, steil aufgericbtet, der Centralacbse aussen an, monopodial fort- sprossend wie die Centralacbse selbst, aber nur nacb den freien Aussen- seiten bin weiter verzweigt, gegen die Centralacbse bin dagegen dauernd un- veràstelt. Einzelne dieser Zweiglein wacbsen stàrker beran, der Centralacbse ganz dicbt angescbmiegt; sie bilden die peripberiscben Leitfàden, die in àl- teren Entwickelungsstadien des Sprosses die nrsprùnglicbe Centralacbse in immer gròsserer Zabl dicbt umscbliessen und, dieser Centralacbse ganz gleicb in der Gestaltung, diesen centralen Leitfàden scbliesslicb vollstàndig unun- terscbeidbar macben. Dieser centrale Leitfàden und alle seine Auszweigungen zeigen andauerndes Spitzenwacbstbum nacb der Weise der Ectocarpus-ZeWiìk^Qn, Die Spitze der Centralacbse und ebenso aller ibrer Zweige nimmt ein ziemlicb langes, basai fortwacbsendes, gefàrbtes Endbaar ein. Dieses Haar fungirt als Assimilations- faden ; seine Gliederzellen erscbeinen inbaltreicb und intensiv gefàrbt; gegen die Spitze des Haares sind diese Gliederzellen lànger und dicker, abwàrts wird die Gròsse der Zellen (namentlicb die Lànge derselben) geringer; dann folgen einige kiirzere Zellen, in denen Quertheilung stattflndet; und dann folgen etwas làngere und namentlicb dickere, inhaltsàrmere Zellen, an die sich abwàrts die kràftigeren Gliederzellen des betreffenden Leitfadens anreiben. Jene kiirzeren Zellen stelien die Meristemzellen des ganzen trichothallisch fortwacbsenden D Eine genaue Bestimmung der beiden Arten ist rair nicht moglich gewesen, da die jungen Pflànzchen sàmmtlich nodi zu klein und dabei vollstàndig steril waren. Dock glaube ich kaum, bei der Bestimmung von Castagnea virescens fehl gegangen zu sein. Die - Species dagegen vermochte ich nicht sicher zu bestimmen. Dass eine Myriocladia- kvi vorlag, ergab sich deutlich aus der Gestalt der Assimila- tionsfàden, deren hakig eingebogene, schlanke Spitzen weit aus der gemeinsamen Hiillgallerte des Zweiges hervorragten und je mit eigener Gallertholle umscheidet waren. Ob es sich aber um eine der bisher beschriebenen Arten von Myriocladia (etwa M. Zosterae J. Ag.) handelte, vermochte ich nicht zu entscheiden.... (Die be- schriebenen Pflànzchen sassen kleinen sterìlen Exemplaren von Gigartina mamil- losa auf). 708 Leitfadens resp. Leitfadenzweiges dar, die theils das apicale Wachstlium des Leitfadeiis vermitteln, theils das basale Wachstlium des Endhaares be^virken. Aus dei* Mehrzahl der Glicderzelleu eines jeden Leitfadens erfolgt friilizei- tig Verzweigung, wàhrend die Eudhaare unverzweigt bleiben. Meist bcginnt an dieseu Gliederzellen schon die Ausbildung von Zweiganlagen, sobald sie durch gròssere Dicke von den Meristemzellen sich unterscheiden und als ober- ste Gliederzellen des Leitfadens selbst sich erkennen lassen. Die Zweiganla- gen alterniren bei dem Centralfaden nach den verschiedensten Seiten liin (an- scheinend (?) in regelloser Folge), bei den peripherischen Leitfaden feblen sie aiif der Centralfaden- Seite gànzlich. Vielfach treten neben der ersten Zweig- anlage spàter noch andere Zweiganlagen aus derselben Gliederzelle hervor. Sàmmtliche Zweiganlagen aber strecken sich sehr rasch zu einem trichothal- lisch fortwachsenden Assimilatiousfaden heran. Von diesen Assimilationsfaden bleiben einzelne dauernd unverzweigt und stellen sich als einfache gefàrbte Haare dar. Bei anderen formt das trichothal- lische Meristem auch abwàrts einige Dauerzellen, die nach und nach an Gròsse zunehmen und ihrerseits einzelne oder mehrere Zweiganlagen seitlich hcrvor- strecken und zu einfachen Assimilationsfaden ausbilden. Bei anderen wird dieses basale, verzweigte Fadenstùck lilnger und ansehnlicher. Bei anderen endlich wàchst dies basale Fadenstiick unter fordauerndem Spitzenwachsthum immer starker heran und gestaltet sich, reichlich sich veràstelnd, zu einem neuen, monopodial fortsprossenden Leitfaden. Zuweilen trennt sich ein solcher kriifrigerer Leitfaden zuletzt mit seiner Spitze von dem Centralfaden, dem er bisher angeschmiegt war, los und wàchst nun nach aussen frei hervor, von min an nicht nur aussenseitig, sondern allseitig sich veràstelnd; er bildet so einen neu hervorwachsenden Seitenzweig des ganzen Thallus-Zweiges. Vereinzelt wachsen Zweiganlagen der Leitfaden und Leitfadenzweige nicht zu Assimilationsfà-den, sondern zu farblosen langen Haaren heran. Solche Zweig- anlagen werden an dem einzelnen Leitfaden meist nur vereinzelt entwickelt; wo sie aber gebildet werden, da entstehen sie sehr frùhzeitig, an Gliederzellen, die eben erst aus dem Leitfaden -Meristem abwàrts hervorgetreten sind, viel frùhzeitiger, als sonst Zweiganlagen gebildet werden. Sie wachsen auch sehr viel rascher als andere gewòhnliche Zweiganlagen, die zu Assimila- tionsfàden sich entwickeln, heran und werfen nicht seiten (eben infolge dieses rascheu kràftigen Heranwachsens) die Leitfaden-Spitze selbst ein wenig zur Seite. Es kann daher leicht geschehen, dass man diese farblosen Haare fili* fadenendstàndig hàlt, die gefarbten Eudhaare selbst dagegen fiir seitliche Auszweigungen der farblosen Haare ausieht, ein Irrthum, den die verglei- chende Untersuchung zahlreicherer Einzelfàlle jedoch leicht aufzuklàren ge- stattet. Nur ganz vereinzelt sah ich, dass auch an solchen farblosen Haaren das trichothallische Meristem auch abwàrts einige derbere Gliederzellen aus- bildete und dadurch einen kurzen, zuweilen sogar etwas verzweigten Zellfa- den herstellte, welcher an seiner Spitze ein farbloses Haar, nicht einen Assi- milationsfaden, als Endhaar trug. Somit bildet bei den untersuchten Arten der einzelne Thallus-Zweig ein Verzweigungssystem seitlich veràstelter Zellfàden, die sàmmtlich monopodial fortsprossen und unter trichothallischem Wachstlium apical sich in die Lànge strecken. Die cpiraeristematischen Fadentheile bilden intcnsiv gcHirbte, inhalt- 709 reiclie Endhaare, die hypomeristematischen Fadenabschnitte dagegen gestal- tcn sich za dickeren, melir odei* minder langgliederigen, schwach gefiirb- ten odei’ fast farblosen Zellreihen, die, zu eineni derben Strange zusammen- gelelint and bald vielfach unter einander verkettet, eine derbe làngsfildige Sprossachse bilden, deren Oberflàche von einer mebr oder minder diclit ge- dràngten, zusammenhàiigenden Scbicht von Endhaaren (Assimilationsfiiden) ùberkleidet wird. Hier and da unterliegen einzelne junge Zweiglein dieses gan- zen Verzweigungssystemes einer eigenartigen Metamorpliose, indem sie sich za rasch heranwachsenden, aber friihzeitig aasgewachsenen, langen, farblosen Haaren gestalten, welche in die dichte Scbicht der Assimilationsfàden in wech- selndster Weise eingestreat sind. An ganz jangen iippig sprossenden Thal- las-Zweigen tritt in diesem Faden-Verzweigungssystem der Haaptfaden als centraler Leitfaden (Centralachse) wenigstens oberwàrts deutlich hervor; in àiteren Zweig-Abschnitten zeigen die stàrkeren Faden-Zweige, die diesem Haaptfaden seitlich sich anlehnen, die gleiche Aasbildang wie der Haaptfaden selbst, sodass in dem Biindel der gleichstarken Leitfaden ein Centralfaden niclit mehr deatlich za anterscheiden ist. Ebenso verdecken in den Spitzen aiterei’ Thallas-Zweige, an denen das Spitzenwachstham langsamer geworden oder fast ganz erloschen ist, die stàrkeren Zweige des Haaptfadens, die fast bis zar Spitze des letzteren emporwachsen, vielfach diesen Haaptfaden fast gànziich, sodass auch hier ein Centralfaden immitten der mehr oder minder zahlreichen peripherischen Leitfaden nar schwierig za erkennen ist ^). — Sàmt- liche Leitfaden des ganzen Thallas-Zweiges aber zeigen deutlich an ihrer Spitze ein monopodiales Fortsprossen. — Die vorstehende Beschreibang des Spitzenwachsthums der Mesogloieen grandet sich, wie schon oben erwàhnt ward, aaf die Untersuchang zweier Species der schottischen Westkuste, von denen mir gut conservirtes Mate- rial zar Verfiigang stand. Ich habe noch andere Arten von Mesogloia and Castagnea za vergleichender Untersachang herangezogen, allein das Herbar- Material, auf das ich hier angewiesen war, erwies sich als angenùgend za genaaerer Aufklàrang des Baaes wachsender Zweigspitzen. Immerhin jedoch schien mir, dass bei sàmmtlichen antersuchten Arten die gleiche Weise des Sprosswachsthams obwalte wie bei Castagnea virescens and Myrioclaclia sp. Ich mòchte daher vermathen, dass diese Wachsthamsweise far die ganze Grappe der Mesogloieen characteristisch ist. -). 9 In seiner «Algenflora der westlichen Ostsee» (p. 76) hat Reinke bereits das Spitzenwachstham von Castagnea virescens in Kiirze beschrieben. Seine Angaben sind jedoch sehr knapp and etwas unvollstàndig, sodass ich rnir erst durch die Un- tei’suchung der Pflanzo selbst ein klarcs Bile! von dem thatsàchlichen Vorgange zu verschafl'en vermochte. Speciell irrefulirend war fur mich die tlieils terminale, theils « pseudodichotorae)) Stellung der farblosen Haare in der Fig. 8 des Reinke’ schen Werkes ; diese Momente fìnden nun in meiner obigen ausfuhrlicheren Darstellung ilire Aufklàrang. Ubrigens stimine ich Reinke vollstàudig darin bei, dass Castagnea virescens in ihrern Spitzenwaclisthum sich merklich den Ectocarpeen nàhert, so sehr verschie- denartig auch der ausgebildete Thallus der typischen Arten von Castagnea und Ectocarpus crscheinen mag. ') Das beschriebene Spitzenwachsthum der Sprosse von Castagnea und Myriocla- 710 Ganz anders als bei den iintersuchten Mesogloieen, die in den \vaclisenden Sprossspitzen monopodial fortsprossende Leitfàden leicht und deutlich erkennen lassen *), gestaltet sich der Aufbau wachsen- der Sprossenden bei Thorea. Ich liabe das Spitzenwaclisthum dieser Algen-Gattung seit der Veròffent- licliung meiner Abliandlung von 1892 wiederholt neu untcrsnclit; zaletzt (erst VOI* Kurzem) prùfte ich den Bau junger waclisender Zweigspitzen an einem Exemplare von Thorea ramosissima aus dem Adour. Ueppig wachsende Spitzen junger Thallus-Zweige von Thorea ramosissima oder nodi besser ganz kleine eben hervorsprossende Zweiglein kriiftig wacli- sender Zweige erscheinen oberwàrts stark verjùngt. Die ganze Oberflàche ist dicht behaart durch Assimilationsfàden wie an àlteren Zweigabschnitten. Iin Innern aber erscheinen die wachsenden Zweigspitzen merklich mehr klein- zellig als altere Z'weigabschnitte, auch als solche, die nodi in ausgiebigera intercalarem Wachsthum begriffen sind. Zerdrtickt man solche jungen Zweigspitzen unter dem Deckglas, so brechen dieselben haufig der Quere nach in mehr oder minder zahlreiche Stùcke und Stilckchen auseinander, die durch làngs- und quei- und schrag-laufende, fast farblose Faden nodi mehr oder weniger enge unter einander verbunden blei- bcn. Deutlich hervortretende, làngslaufende Leitfàden (wie bei den erwàhnten Mesogloieen) sucht man aber vergebens. dia weicht aber zieralìch betràchtlidi ab von der Wachsthumsweise der Gattungen Chordaria-i Spermatochìius, Stilophora und Halorhiza^ deren Spitzenwachsthum seiner Zeit von Reinke (Algenflora der westl. Ostsee p. 66-75, Alias deutsdier Meeresalgen Taf. 33-39) nàher beschriebcn worden ist. Es scheint mir daher durchaus zweckmàs- sig, wie Reimke schon (1. c. p. 76) vermuthet batte, die Gattungen Mesogloia, Ca- stagnea^ Liebmannia und Myrlocladia als besondere Gruppe der Mesogloieen zusarn- menzufassen und dieso Gruppe von den eigentlichen Chordarieen zu trennen. — Demgemàss ist denn auch im Vorstehenden liberali bereits von Mesogloieen dio Rode gewesen. In meiner Abhandlung ùber Thorea (1. c. p. 132) erwàhnte ich, dass das- jeiiige, was ùber das Spitzenwachsthum einzelner Mesogloieen, z. B. Casta- (jnea virescens («und ebenso fùr Chordaria flagelliformis Ag. :^) von Reinke mitgetheilt worden sei, mir eine grosse Analogie dieser Arten mit Thorea darzuthun schiene; auch diese Arten schienen «mit mehreren gleichwerthi- gen, sympodial fortsprosseiiden Leitfàden oder Centralachsen» fortzuwachsen. Diese Annahme hat sich mir jetzt, wie oben dargelegt ward, fùr die àchten Mesogloieen als unrichtig herausgestelt. Ich kann hier aber auch nodi hin- zusetzen, dass ich mieli auch bei Chordaria (an Herbar-Material) von der Un- richtigkeit meiner damaligen Annahme ùberzeugt habe; auch hier liegen (ebenso wie bei Spermatochnus und Stilophora) monopodial fortsprossende Leitfàden vor, die ein ganz anderes Wachsthum zeigen, als bei Thorea ùblich ist. Ich war seiner Zeit durch die etwas unklare Darstellung von Reinke (Algenflora (1. westl. Ostsee p. 75), die derselbe spàter (Atlas deutsdier Meeresalgen p. 57 und Taf. 39) sclbst verbessert und vcrvollstàndigt hat, zu meiner irrigen Vermu- thung veranlasst worden. 711 Die Brudistiicke, die aus der Zweigspitze selbst herruhren, zeigen ebenso wie die Bruclistucke etwas iilterer, welter abwàrts gelagerter Theile des ju- g-endlichen Thallus-Zweigleins zablreiche kleinere oder kleinste Haarbiischel, von denen je ein kurzer fast farbloser Faden sich einwarts oder schràg abwàrts ausstreckt; diese Faden, in mannigfaltigster Weise einander durchkreuzend, bilden das Innengewebe (Mark) des jnngen Thallus-Zweigleins, wàhrend jene Haarbùscliel, intensiver gefàrbt, zu einer peripherischen Schicht (Binde) zu- sammenschliessen. Diese Faden, hàuflg ganz kurz^ zuweilen aber auch etwas lànger gestreckt, schliessen unterwàrts stets an ein anderes, àlteres Haarbii- schel an und erweisen sich bei genauester Prùfung als seitlich hervorgewach- sene Sprossungen eben dieses àlteren Haarbùschels. Zuweilen freilich muss man genau zusehen, um von letzterer Thatsache sich zu uberzeugen. Es kommt wohl vor, dass ein solcher Faden mit endstàndigem jiingerem Haarbùscliel zunàchst den Anschein hervorruft, als stelle er die api- cale Verlàngerung des Tragfadens eines àlteren Haarbùschels dar; ist dabci das jùngere Haarbùscliel selbst noch klein und erst im Beginn der Verzwei- gung, so kann die Tàuschung gelegentlich selir auffallend werden. Allein bei genauerem Zusehen habe idi stets gefunden, dass ein seitlich verzweigter, mo- nopodial fortsprossender Zeli faden, der mehrere Haarbùscliel als seitliche Ausweigungen ausbildete, thatsàchlich nicht vorlag, dass vielmehr ùberall die Haarbùscliel aus der Spitze ihres Tragfadens endstàndig entwickelt wurden, dass ùberall die Tragfàden der Haarbùscliel als Seitenzweige aus einem àl- teren Haarbùscliel hervorwuchsen. Es zeigt sich eben bei genauester Prùfung des inneren Baues wachsender Zweigspitzen von Thorea^ dass hier ganz dieselbe Wachsthums- und Ver- zweigungsweise der Zellfàden obwaltet wie in àlteren intercalar fortwachsen- den Theilen der Pflanze ^). Es baut sich der ganze Spross von Tìiorea auf durch Verflechtung sympodial fortsprossender verzweigter Zellfàden, deren jeder nach mehr oder minder langein Verlauf mit einem endstàndigen trugdoldig veràstelten Haarbiischel abschliesst, wàhrend ein Seitenzweigleiii (oder auch mehrere) dieses Haarbùschels einem neuen, analog gestalteten Zellfàden mit endstàndigem Haarbiischel heranwàchst. Die auseinander hervorsprossenden Zellfàden reihen sich dabei vielfach zu fast grade gestreckten Fàden aneinan- der, welche bei verticalem Verlaufe in àlteren Theilen der Thallus-Zweige als làngslaufende, scheinbar monopodial verzweigte Leitfàden sich darstellen. Bei genauerer Untersuchung iùngerer Stadien konnte idi aber ùberall feststellen, dass solche Leitfàden Sympodien bilden, dass dieselben durch Zusammenschluss aufeinander folgender Faden-Generationen zu Stande kommen. In den allerjiingsten Theilen wachsender Thallus-Zweige aber sind auch solche Faden-Sympodien noch nicht als besondere, deutlich hervortretende Leitfàden zu unterscheiden. Hier fehleii vielmehr àchte Leitfàden gànzlich; weder sympodial fortwachsende, noch gar monopodial fortwachsende deutliche Leitfàden sind hier nachzuweisen ^). Erst ein wenig unterhalb der Spitze treten einzelne jener Faden-Sympodien deutlicher als làngslaufende Fàden hervor. D Vgl. meine Abhandlung ùber Thorea 1. c. p. 128 ff. 2) Mobius batte in seinem Aufsatze «Beitràge zur Kenntniss der Gattung Thorea)) (Ber. d. deutsch. bot. Ges. 1891. p, 340) behauptet, dass die langslaufenden Fàden 712 Somit entfernt sich das Spitzenwachsthum von Thorea ganz we- sentlich von dem Spitzenwachsthum der Mesogloieen, die Analogie, die im Aufbau und in der Wachsthuinsweise àlterer Sprosse der beiderlei Pflanzen hervortritt, stellt sich als eine rein àusserliche dar. Darait verliert der Grund, der mich beslimmte, Thorea den genannteii Mesogloieen systematisch nahe zu stellen, ja den Versuch zu ma- chen, Thorea von diesen Formen der Phaeophyceen abzuleiten, voli- stàndig seine’ Bedeutung. Ich stehe daher jetzt davon ab, die Familie des Thoreaceae dem Formenkreise der Phmophyceen zuzuzàhlen. Hieraus folgt nun aber noch keineswegs, dass ich jetzt Thorea den Florideen zurechnen miisste. Im Gegentheil, was mich seiner aiterei’ Abschnitte der T^or^a-Zweige «ein deutliches Spitzenwachsthum)) zeigen und «in acropetaler Reihenfolge nach ausseii gerichtete Astbiiscliel )) anlegen. Diese Angabe habe ich meinerseits nicht bestiitigen konnen (Ber. d. deutscli. bot. Ges. 1892. p. 129) und habe daher (1. c. Anm. 3) die Vermuthung ausgesprochen, die Fig. 8 von Mòbius, die das beschriebene acropetale Wachstlium und die seitliche Veràstelung der làngslaufenden Fàden zeigen solite, sei als «ein Kunstprodukt, gewonnen durch das Zerdrucken des Stammes)) anzusehen. Mobius hàlt demgegenùber in seiner Er- widerung auf meinen Aufsatz (Ber. d. deutsch. bot. Ges. 1892. p. 26ó ff.) an seiner Auffassung fest und bestreitet (p. 269) meine Deutung seiner Fig. 8; solche Zustiinde, wie sie in Fig. 8 abgebildet sind, seien keineswegs Kunstprodukte, und es sei «auch gar nicht einzusehen, wie solche Bilder kiinstlich entstehen sollten)). Ich kann dagegen nur sagen, dass ich auch bei mehrfach wiederholter Uutersuchung der T/ìorea-Zweige monopodial fortsprossende, seitlich verzweigte Làngsfàden nicht fìnden kann; weiin mir einmal auf den ersten Blick die Spitze eines verzweigten Zellfadens so auszusehen schien, wie die Fig. 8 von Mòbius es darstellt, so erwies stets eine genauere Un- tersuchung, dass auch dieser Faden in Wirklichkeit sympodial verzweigt war. Was aber die kiinstliche Entstehung solcher Bilder wie Fig. 8 betrifft, so bedarf diese doch wohl kaum einer langeren Erklarung; solche Bilder entstehen, wenn man kiinst- lich («durch Zerdrucken des Stammes))) verzerrte Zellfiiden genau abzeichnet.oder wenn man beim Abzeichnen unverzerrter Zellfàden (trotz der besten Absicht, «Zelle fiir Zelle genau nach der NatuD) zu zeichnen) iinrichtige Bilder herstellt. Aeltere Sta- dien von Làngsfàden, denen seitlich «ein Buschel freier Fàden aufsitzt)) (wie Fig. 11 von Mòbius), beweisen aber fiir die vorliegende Frage ganz und gar nichts, da ja auch sonst àltere Stadien sympodialer Verzweigungssysteme leicht das Aussehen mono- podialer Verzweigungssysteme darbieteii. Mòbius meint aber, dass nicht nur in àlteren Zweig-Abschnitten solche mono- podial fortsprossenden, seitlich veràstelten Làngsfàden anzutreffen seien; er denkt sich vielmehr auch das Spitzenwachsthum des ganzen Zweiges durch derartig fort- wachsende Làngsfàden vermittelt. Demgegemiber muss ich betonen, dass ich auch bei wiederholter Untersuchung der Zweigspitzen von Thorea von solchen monopo- dial fortsprossenden Làngsfàden nichts finden kann; ja ich linde in diesen Zweig- spitzen ùberhaupt keine deutlich hervortretenden Leitfàden, weder monopodial, noch sympodial fortsprossende; erst ein wenig unterhalb der Spitze treten im Inne- rcn des Sprosses aus dem Geflechte der Markfàden einzelne làngslaufende Fàden deutlicher hervor, indem die verbundenen Fussstucke einzelner làngslaufender Fadeu- SympoJien zu etwas derberen Fàden erstarken. 713 Zeit bestimmte, in meiner Abhandlung (p. 137-138) Thorea voii den FJorideen auszuschliessen '), das behàlt auch beute noch fùr mich seine entscheidende Kraft. Die ganze Wachsthurasweise von Thorea^ das Spitzenwachsthum sowohl, wie das intercalare Wachsthum der Sprosse, erscheint mir so eigenartig, so sehr von allem, was sonst bei Floi'ideen beobachtet wird, abweichend ^), dass ich «trotz aller Analogien der Farbung und der Sporenbildung » Thorea nicht den Florideen zuzuzàhlen vermag. Nur der Nachweis àchter Florideen- Befruchtung und Florideen-Fruchtbildung kònnte mich bestimmen, die Thoreaceen als Florideen anzuerkennen. So lange aber diese Bil- dungeri nicht vorliegen, muss ich daran festhalten, dass Thorea von den Florideen auszuschliessen sei, wenn auch die Mehrzahl der heu- tigen Phycologen die Florideen - Natur von Thorea fùr bewiesen erachtet. Wohin nun aber sonst im System mit Thorea? etwa zu den Chlo- D In seinei* Eutgegnung auf meine Abhandlung hat Mòbius es versucht, die Grande, die mich bestimmten, Thorea von den Florideen auszuschliessen, zu widerlegen. Er verquickt dabei mehrfach die Eròrterung der beiden differenten Fragen, ob Thorea zu den Florideen gehòre und ob Thorea zu den Phaeophy- ceen zu stellen sei, Fragen, die ich selbst deutlich gesondert und (z. B. p. 137- 138) getrennt besprochen batte. Dadurch wird ein naheres Eingehen auf seine Darlegungen sehr zeitraubend. Ich verzichte desholb darauf, die Beweiskraft seiner Schlussfolgerungen im Einzelnen nilher zu beleuchten, zumai Mòbius neue Thatsachen nicht beibringt und ebensowenig thatsàchliche Angaben mei- ner Abhandlung als unrichtig nachgewiesen hat (nur betreffs des Spitzen- wachsthums von Thorea hat Mòbius meine Angaben bestritten; von dieser Frage ist aber oben schon ausfùhrlicher die Rede gewesen). Dass man bei einer achten Fioridee auch einmal «einen neuen, bisher noch unbekannten Modus im Aufbau des Thallus» aufflnden kònne, das balte ich selbstverstiindlich diirchaus nicht fùr unmòglich. Auch leugne ich gai* nicht, dass in einzelnen Punkten schon jetzt Analogien zwischen dem Thallus-Wachs- thum von Thorea und demjenigen einzelner bereits bekannter Florideen sich angeben lassen. So baut sich beispielsweise der Thallus von Ealodictyon aus einem Bùndel netzig verbundener, oberwàrts sympodial fortsprossender Zell- faden auf; bei zahlreichen Florideen zeigen die Sprosse lange andauerndes intercalares Wachsthum mit stetig wiederholter Einschaltung neuer Rinden- faden resp. neuer Assimilationsfàden u. s. w. Allein trotz solcher Analogien im Einzelnen erscheint dodi die vegetative Gestaltung von Thorea im Ganzen durchaus abweichend von den Gestaltungen, die sonst bei Florideen ange- troffen werden, sodass ich unter den zahlreichen bisher bekannten Formen der Florideen keine zu nennen wùsste, der sich Thorea oline Zwang nàher an- schliessen liesse (wàhrend dodi sonst saramtliche bisber beschriebeneii Genera incertae sedis der Florideen im vegetativen Aufbau unverkennbare Anklànge an genauer bekannte Formen aufweisen). 46 714 rophyceen? In dieser letzteren Abtheilung der Algen, die doch so Vieles und so Verschiedenartiges umfasst, weiss idi fùr Thorea zur Zeit keinen nàheren Anschluss als die Gattung Chaetophora. Dieser Anschluss aber erscheint mir doch zu wenig enge, ura Thorea den Chorophyceea anzureihen. Da ist es vielleicht am besten, Thorea (wenigstens vorlàufig) als Vertreter einer besonderen kleinen Grappe, die zwischen den grossen formenreichen Gruppen der Chloropliyceen, Phaeophyceen und Rho- dophyceen in der Mitte steht, anzusehen *). Hoffentlich gelingt es recht bald einem Fachgenossen, dera leben- des Material von Thorea zugànglich ist, von dieser Alge eine zweite, geschlechtliche Fortpflanzungsweise ausfindig zu raachen ! Das allein kann fùr die Frage nach der systematischen Stellung von Thorea die Entsclieidung bringen. Des Weiteren sehe idi midi genòthigt, auf den Aufsatz von T. Johnson uThe systematic position of thè Bangiaceae» (Nuova Notari* sia 1894. p. 636 ff.) mit einigen Worten zu antworten. Johnson wendet sich in diesem Aufsatze gegen den zweiten Ar- tikel meiner «Kleineren Beitràge» (1893. p. 226 ff.); er vertheidigt zunàchst die Angaben seines frùheren Artikels iiber « Callosities of Nitophyllum versicolor Harv. » ") und kritisirt dann meine Bespre- chuDg der systematischen Stellung der Bangiaceen. Was den ersteren Punkt betriflft, so erwàhnt Johnson gleich von vorne herein (p. 636), meine Kritik seiner Beobachtungen sei «based, to a great extent, on a raisunderstanding or misreading» seiner An- gaben. So bàtte ich seinen Satz «Apparently thè thickening takes place from within i. e. thè youngest cells are most internai» dahin gedeutet, dass er der Ansicht sei, eine « definite layer of cells from which thè cells of thè row may take erigili» sei gar nicht vorhan- den, vielmehr erfolge die Verlàngerurig der fraglicheii Zellreiben aus- schliesslich durch intercalare Theilung der Gliederzelleu. Dagegen D OJer aber man wirft Thorea in die (kùnstliche) Sammelgruppe der giales hinein, in der vorlàufig alles vereinigt wird, was nicht entschieden grùn und nicht entschieden braun gefàrbt ist und doch nicht zu den Florideen gerechnet werden kann. 2) Proceed. R. Dublin Soc. N. S. voi. 7. p. 155 IT. 715 muss idi hervorheben,. dass iu meiiier Darstellung grade das Gegen- theil gesagt ist; idi erwàhiie (p. 228) ausdrucklich, Johnson iiehme ein centrai localisirtes Wadisthum jener Zellreihen an (« — zeigt deutlich, dass ein aiisschliesslich intercalares oder gar ein centrai lo- calisirtes Wachsthum der Zellreihen, wie Johnson annimmt, hier gar nicht stattfinden kann»). Von einem «misunderstanding or misrea- ding5> meinerseits kann also nicht wohl die Rede sein. — Sachlich bringt Johnson nichts neiies gegen meine Beschreibung des fraglichen Vorganges bei. Er sagt nur von meiner Auffassung der Thatsachen: «I must say thè evidence of its correctness is by no means convin- cing to me». Dies thut mir sehr leid; dagegen kann ich aber nichts thun, als Herrn Johnson auf eine erneute Priifung des Objectes selbst zu verweisen. Der zweite ausfùhrlichere Theil des JoHNSON’schen Aufsatzes behandelt meine Besprechung der systematischen Stellung der Ban- giaceen. Ich knùpfte diese meine Eròrterung seiner Zeit an die Bespre- chung des JoHNSON’schen Artikels iiber die «Callosities of Nitophyllum versicolor Harv. » an, weil mir einige Beraerkungen dieses Artikels einen bequemen àusseren Anlass zur Eròrterung jener schwebenden Frage boten, nicht weil ich jenen Bemerkungen eine besondere Be- deutung beigelegt bàtte. Jetzt beklagt sich Johnson, dass ich diesen seinen Bemerkungen einen Sinn untergelegt bàtte, der nicht darin enthalten gewesen sei. Nirgends in seinem Artikel erwàhne er, wie ich ihm zuschriebe(« as Schmitz implies »), dass ich ausschliesslich auf Grund der Verschiedenheit der Thallus-Gestaltung die Bangiaceen von den Florideen ausschlòsse; er habe vielmehr seinen entsprechenden Bemerkungen ein einschrànkendes Wòrtchen, « partly » oder « so far as it goes», hinzugefùgt. Demgegeniiber erkenne ich geme an, dass diese kleinen Wòrtchen an zwei Stellen bei Johnson eingefugt sind; allein dies hindert nicht, dass Johnson in seinem Artikel thatsàchlich nur die Thallus-Gestaltung und den Gebrauch, den ich bei der Feststellung der systematischen Stellung der Bangiaceen davon machte, eròrtert, meine iibrigen Beweisgrunde dagegen sàmmt- lich ganz unerwàhnt làsst. Ich habe daher meinerseits auch nur diese Angaben von Johnson in meiner kurzen Erwàhnung seiner Darstellung zu berùcksichtigen gehabt Johnson eròrtert dann ausfùhrlicher die einzelnen Gronde, die ich fiir meine Auffassung der sj^stematischen Stellung der Bangiaceen geltend gemacht bàtte. Er bespricht der Reihe nach die einzelnen 716 Punkte der vegetativen Gestaltung und der Fortpflanzuiig. Hier und da erkennt er Verschiedenheiteii zwischen Florideen und Bangiaceen an ; in den meisten Fàllen aber sind ihm die Verschiedenheiten, die ich hervorgelioben batte, so gering ^), dass denselben keìne besondere Bedeutung beizulegen sei (wie z. B. p. 640 bei den ungeschlechtlichen Sporen), oder es erscheinen ihm (wie p. 643 bei den Trichogynen oder p. 645 bei der Weiterentwicklung der befruchteten Eizelle) die vorhandenen Verschiedenheiten durch andere Umstànde hinlàug- lich begriindet, um jedes besonderen morphologischen (resp. «taxo- nomischen») Werthes zu entbehren. Ich balte es fùr iiberflùssig, auf alle diese einzelnen Auseinandersetzungen ^), in denen nirgends neue Thatsachen beigebracht werden, nàher einzugehen. — Das Gesammtergebniss aber, zu dem Johnson kommt, begrusse ich mit Vergniigen. Sehe ich darin doch die HofFnung, die ich am Schlusse meines betreffenden Aufsatzes ausgesprochen batte, bereits zum Theil verwirklicht. Johnson stellt jetzt die Bangiaceae als selbstàndige eigenartige Gruppe der Gesammtmenge der Florideen, die er Eu-Florideae nennt, gegenuber; beide Gruppen vereinigt er dann zu der Abtheilung der lihodophyceae oder Florideae. Das ist genau das, womit ich, wie ich in meinem Aufsatze (p. 242) erklàrte, zunàchst schon zufrieden sein mùsste. Unter der Herrschaft des beute geltenden Farben-Systemes der Algen erwartete ich gar nicht, in absehbarer Zeit bei der grossen Mehrzahl der heutigen Phycologen mehr zu erreichen als die An- erkennung, dass die Bangiaceen durch eine Reihe von Merkmalen von alien àchten Florideen sich unterscheiden ®). Diese Anerkennung aber hat Johnson durch scine Unterscheidung zweier Gruppen aus- gesprochen. Die hierdurch anerkannten beiden Gruppen mag man D Bei der Erorterung der Florideen-Tùpfel fiigt Johnson hinzu (p. 639 Anm. 2): «One would not exclude a Palm from thè Palmeae because its en- dosperm-cells did not shew thè usuai pits found in thè Palm-seed endosperm ». Solite dieser Einwand gegen die Berùcksichtigung der Florideen-Tupfel wirk- lich ernst genommen werden? 2) Uber die Beweiskraft der Schlussfolgerungen, die in diesen Auseinander- setzungen benutzt sind, wiire allerdigs manches. zu sagen ! Dass Bangiaceen und Florideen auch gemeinsame Merkmale haben, das werde ich selbstvcrstandlich niemals leugnen. Ich behaupte nur, die Verschie- denheiten zwischen Bangiaceen und Florideen seien betrachtlich grosser als die Verschiedenheiten, die zwischen den einzelnen Familien der Florideen selbst obwalten. IVi (lann nennen, wie man will, Eu-Florideae und Bangiaceae, oder Florideae und Bangiales, oàev wie sonst immer; auf die Namen kommt es nicht an, wenn nur eben die Verschiedenheit der beiden Gruppen anerkannt wird. Meine eigene Auffassung *) geht allerdings dahin, dass die Ban- giaceen den Schizogoneen nàchst verwandt seien und demgemàss den Chlorophyceen zugerechnet werden mùssen Dieser Auffassung gereicht sehr zur Unterstiitzung, was neuerdings Buffham (Algolo- gical notes p. 5-7, Grevillea 1893 March) ùber Braciola stipitata Suhr berichtet hat; namentlich seine Angaben liber die Ausbildung von Spermatien bei dieser Pflanze erinneren sehr an die Spermatien von Bangia und Porphyra. Es wàre sehr zu wiinschen, dass den b’ormen dieser Gruppe der Schizogoneen, die man frùher nur wenig berùcksichtigt hat , auch weiterhin eine besondere Beachtung ge- schenkt wùrde *). 9 Wie schwierig es oft ist, eine Auffassung so auszuspreciien, dass sie gegen jede Missdeutung gesichert ist, das zeigt mir eine Stelle in dem neuesten Sam- melwerke von Hansgirg, Physiologische und phycophytologische Untersuchun- gen (1893). Dortselbst (p. 233) sagt der Verfasser von mir, dass ich Porphyridium mit Glaucocystis und Phragmonema zu den « rotile n Algen», also den Rliodo* phyceen oder Florideen, rechnete. Das will der Verfasser aus meinem Aufsatze iiber Thorea (Ber. d deutsch. Botan. Gesellsch. 1892 p. 115 ff., speciell p. 139) als meine Ansicht lierausgelesen liaben ! Allerdings sind dann die Bangiaceen wegen der mancherlei Anklànge, die an die Florideen erinneren, auf derjenigen Seite der Chlorophyceen unter- zubringen, die den Rhodophyceen oder Florideen zugewandt ist. Diese Anklànge aber sind meines Erachtens nicht Zeichen wirklicher Verwandtschaft, sondern nur Analogien der Gestaltung, àhnlich den Gestaltungs-Analogien, die auch zwischeu Dictyotaceen und Florideen obwalten. ^) Hierbei diirften dann auch kleinere Einzelheiten nicht ohne Interesse sein. Ich erwàhne deshalb hier noch eine Beobaohtung, die ich vor Kurzem an einer Alge desselben Verwandtschaftskreises der Bangiaceen-Schizogoneen gemacht habe. An Ceramium-?^2iW/.e\\ aus dem brackigen Wasser des sehr salzarmen innersten Theiles des Greifswalder Boddens zeigte mir jungst einer meiner hiesigen Collegen Ideine festsitzende hellgriine Fadenalgen (theils unverzweigtc, theils ein wenig gabelig verzweigte Zellfàden, deren làugliche Gliederzellen je ein deutlich sternfórmiges Chromatophor enthielten), welche ich als Asterocy- tis ramosa (Thwaites) Gobi erkannte. An diesen Pflànzchen beobachtete ich mehrfach die Ausbildung von Monosporen. Aus den Endzellen und den Glieder- zellen der oberen Fadenzweige trat mehrfach der Zellkòrper unter Zuriicklas- sung der einseitig geòffneten dicken Zellmembran als Anfangs nackte, sehr bald aber umwandete Monospore nach aussen hervor; an diesen Monosporen war 718 3. In seinen «New or criticai Norwegian Algae» *) hat jiingst M. Foslie eine Alge aus Norwegen (Lyngò bei Tromsò) beschrieben, die er mit meiner Peyssonellia Rosenvingii aus West-Gronland fur identisch ansieht. Er erklàrt gleichzeitig diese Art fùr identisch mit Haematostagon halanicoìa Stròmf. und àndert daher den Namen Peyssonellia Rosenvingii Schm. in Peyssonellia halanicoìa (Stròmf.). Foslie. Dieser Gleichstellung kann ich meinerseits nicht zustimmen. Haemaiosiagon halanicoìa Stròmf. ist eine ganz unbestimmbare Squamariacee. Aus der Gattungs-Diagnose, die der Autor gegeben hat ^), ist gar nicht zu erkennen, was fur eine Form der Squama- riaceen Stròmfelt vorgelegen haben mag. Die Abbildung der Alge bei Stròmfelt (Taf. I Fig. 13-14) giebt ebeufalls gar keinen An- halt, die fragliche Form von anderen Squamariaceen zu unterschei- den, Ich batte mieli deshalb im Januar 1887 an Herrn Stròmfelt gewandt mit der Bitte, mir ein wenig Material seiner neuen Gattung zur Prùfung mittheilen zu wollen. Stròmfelt sandte mir darauf ein Pràparat mit einigen Schnitten zur Ansieht. Daraus konnte ich er- kennen, dass Stròmfelt bei der Untersuchung der Alge die kurzen Rhizinen, die aus der Basalschicht des Phallus hervorwuchsen, ùber* sehen batte; der gesammte Aufbau der Alge aber zeigte mir nichts, was zur generischen Abtrennung von Peyssonellia berechtigt hiitte. selbstàndige Bewegung nicht zu beobachten, sie keimten anscheinend direkt zu neuen Zellfaden aus. Das ist fast ganz dieselbe Fortpflanzungsweise wie diejenige, die bisher bei der Gattung Goniotrichum Kiitz. (speciell bei G. elegans (Chauv.) Zan.) beo- bachtet worden ist, nur dass bei Goniotrichum beim Freiwerden der Monosporen die Sporangien-Membranen verquellen, wahrend hier bei Astcrocytis die Mo- nospore durch eine Oeffnung der zunàchst ausdauernden Sporangien-Membran entleert wird. Es dùrfte daher wohl fraglich seiu, ob die Gattung Astcrocytis Gobi auf die Dauer von Goniotrichum Kiitz. getrennt zu halten ist. (Hauck, Meeresalgen p. 119, batte bekanntlich die fragliche bereits der Gattung Goniotrichum als G. ramosum (Thwait.) Hauck eingereiht, wahrend Hansgirg, Physiol. u. algolog. Studien 1887. p. 108 ff. diese Art der ganz zweifelhaften Gattung Allogonium Kiitz. zuzàhlt). D Het Kgl. norske Videnskabers Selskabs Skrifter. 1894. 2) L. Kolderup Rosenvinge, Grònlauds Havalger. p. 782 iì‘. Botanisches Centralblatt 1886. Bd. 26. p. 173; Stròmfelt, Om Algvege- tationen vid Islands Kuster. 1886. p. 25. 719 Ich glaubte deshalb, die Gattung Ilaemaiostagon zu Peyssonellia einzielien zu mùssen, und theilte dies auch Stròmfelt mit. Stròm- FELT selbst stimmte mir dann in einem Briefe vom 1 Màrz 1887 Yollstàndig bei. Ob die STRÒMFELT’sche Alge mit einer bereits beschriebenen Art von Peyssonellia. identisch sei, das habe idi damals nicht weiter un- tersucht. Das zu entscheiden, dazu reichte auch das Material, das ich zu Gesicht bekam, gar nicht aus. Stròmfelt schrieb mir, dass er « leider von dieser Alge nur ein Paar sehr kleine und vom Schnei- den sehr maltraitirte Krusten besitze» und erwàhnte dazu auch nodi, dass «die Kruste sehr diinn» sei. Ich wùrde somit die Species dieser Alge nicht haben bestimmen kònnen, auch wenn ich das gesammte vorhandene Material vor Augen gehabt bàtte. Neuerdings hat Foslie, wie er 1. c. berichtet, STRÒMFELT’sche Pràparate dieser Alge («a couple of slides of this plant») im Riksmuseum zu Stockholm untersucht. Er berichtet, dass er in diesen Pràparateii nur einen einzi- gen brauchbaren Thallus-Querschnitt gefunden habe, àhnlich der Fìg. 14 von Stròmfelt; doch sei diese Figur, die «a part of a young crust» darstelle, in einigen Punkten zu berichtigen. Das ist alles, was uber die Stròmfelt ’sche Alge bekannt ist. Fortpflanzungsorgane sind an derselben gar nicht beobachtet worden ; ihre Zugehòrigkeit zur Gattung Peyssonellia ist daher noch keines- wegs zweifellos festgestellt. Ob dieselbe aber mit irgend einer bereits beschriebenen Species von Peyssonellia identisch ist, das ist gar nicht zu entscheiden. Es handelt sich hier um jugendliche Exemplare einer Alge, die jungen Pflanzen von Peyssonellia Rosenvingii, wie ich zugebe, àhnlich sind, die ebensogut aber auch gaiiz anderen Arten von Peyssonellia (z. B. P. Harveyana J. Ag.) oder auch ganz ande- ren, bisher nooh nicht genauer unterschiedenen Arten der Squama- riaceen, wie solche thatsàchlich in den nord-atlantischen Gewàssern sich vorfinden zugehòren kònnen, D Idi selbst habe an der Westkiiste Schottlands, an verschiedenen Stellen des Firth of Clyde, eine solche eigenartige Squamariacee aufgefunden, die im Bau des Thallus nur sehr wenig von Peyssonellia Rosenvingii sich unter- schiecl, die aber durch die Gestaltung der Sporangien --Sori wesentlich von Peys- sonellia verschieden war. Leider habe ich unter meinen Materialien dieser Art, die ich im August 1892 sammelte, nur ein ganz jugendliches, ungenugen- des Fruchtexemplar aufgefunden, sodass ich noch nichts bestimmteres, um diese Art zu characterisiren, anfiihren kann. 720 Alles in allem muss ich somit einer Identifìoirung von tìaerna- tosiagon balanicola Stròmf. mit meiner PQyssonellia Rosenvingii widersprechen. Baemaiostagon balanicola Stròmf. ist ein Name, der, wenigstens vorlàufig ^), gar niclit aufzuklàren ist, der deshalb ganz unberiicksichtigt bleiben muss. — Ob andererseits die Alge aus Lyngò, die Foslik beschreibt, mit meiner Pci/ssonellia Rosenvingii aus Grònland identisch ist oder nicht, das vermag ich bisher nicht zu sagen. Die Exemplare dieser Art, die Herr Foslie die Liebenswiirdigkeit batte zugleich mit seinen Pràparaten mir zur Untersuchung zuzusenden, waren zu jung und unentwickelt, um mir ein sicheres Urtheil zu ermòglichen. Ich finde die fragliche Alge allerdings der Peyssonellia Rosenvingii in vielen Punkten àhnlich; aber ob sie wirklich zu dieser Species gehòrt, das vermag ich nicht zn entscheiden, ohne altere und fruchtende Exem- plare gesehen zu haben. ^ Es bedarf, um Squamariaceen sicher zu be- stimmen, gut ausgebildeter, womòglich fruchtender Individuen ^). Ob diese westschottische Squamariacee bereits von britischen Phykologen beobachtet worden ist, kann ich nicht mit Sicherheit angeben; ich balte es jedoch nicht fiir unmoglich, dass luiter den Foi-men, die als Peyssonellia Bar- veyana aus Schottland und Irland ausgegeben worden sind, aucli diese Art vorhanden gewesen sei. Wenn ein mal genau festgestellt sein wird, welche Arten der Squama- riaceen iiberhaupt an der Nordkùste von Island vorkommen, dann mag es vielleicht mòglich sein, mit ziemlicher Wahrscheinlichkeit oder selbst mit Si- cherheit anzugeben, zu welcher Species die jugendlich unentwickelten und sterilen Exemplare, die Stromfelt vorlagen, gehorten. Vorlàufig aber wissen wir ùber die Squamariaceen -Species, die in Island vorkommen, nodi fast gar nichts. Es ist daher vorlàufig auch nicht mòglich, die STRòMFELT’sche Pflanze per exclusionem zu bestimmen. 2) Es ist vielleicht nutzlich, bei dieser Gelegenheit einmal ausdriicklich darauf hinzuweisen, dass allgemein bei den Squamariaceen nur vollstàndig ausgebildete (womòglich fruchttragende) Exemplare sicher bestimmt werden kònnen. Ausserdem aber ist auch bei solchen kràftig entwickelten Exemplarcn die sichere Bestimmung der Species mit weit mehr Schwierigkeiten verbunden als in manchen anderen Familien der Florideen. Damit hàngt zusammen, dass man so sehr hàufig falsch bestimmte Squamariaceen in den Herbarien und in der Litteratur antrifft; namentlich der Name Pe\)ssonellia rubra Grev., der so hàufig verwendet wird, lìndet sich ansserordentlich oft mit Unrecht augewandt. Greifswald im Sex>temher Ì804. ■ LITTERATURA PHYCOLOGICA Florae et miscellanea phycologica. 83. Agardh J. G. — Analecta algologica. Observationes de speciebus algarum minus cognitis earumque dispositione, cura 2 tabulis color. (Continuatio I). — Lunds Unioers. Aì'ssk. Toni. XXIX. Lundae 1894. 84. Anderson C. L. — Some new and some old Algra. — Zoe^ a biological Journal IV, 1894, p. 358-362. 85. Ardissone F. — Note alla Phj^cologia Mediterranea. — Rendi- conti del R. Istituto Lombardo di scienze e lettere ser. II, voi. 26, fase. 17. 86. Askenasy E. — Ueber einige australische Meeresalgen. — Flora 1894, Heft I, niit Tafein. 87. Askenasy E. et Forster. — Beitràge zur badischen Algenflora. — ^ Mittheilung. des bad. botan. 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Istvànffi G. — A Margitszigeti Vizesés Nòvényzete (Florula al- garum aquae thermalis insulae S. Margarethae Biidae-Pestini). — Maggar Nòvènytani Lapok XV, p. 57-69, Kolozsvàr 1892. 102. Istvànffi G. — Adatok Romania Algaflòrajàhoz. — Termèsze- trajzi Fuzetek voi. XVI, 3-4, 1893, p. 144-158. 103. Istvànffi G. — Beitràge zur Kenntniss der Algenflora Romàniens. — Termèszeirajzi Fuzetek voi. XVI, 3-4, 1893, p. 198-199. 104. Jònsson B. — Studier òfver algparasitism hos Gunnera L. — Botaniska Notiser 1894, Hàftet 1, p. 1-20, 6 Fig. 105. Koch Alf. & Kossowitsch P. — Ueber die Assimilation von freiem Stickstoff durch Algen. — Bolanische Zeitung 51. Jahrgang, 1893, n. 21, p. 321-325. 106. Kossowitsch P. — Untersuchungen ùber die Frage, ob die Al- gen freien Stickstoff fixiren. — Bolanische Zeitung Abth. I, 1894, Heft 5, p. 97-116. 107. Mbbius M. — Die Flora des Meeres. — Ber. uber die Senckenb. naturf. Gesellsch. in Frankfurt a M. 1894, p. 105-128. 108. Mlinthe H. — Om biologisk undersokning af leror o. s. v. — Geol. Fòren. i Slockholm Forhandl. Bd. 16, Hàft. 1, 1894, p. 17. 109. Miiller C. — Ilistorisches zur Frage nach dem Eisen in seiner Beziehung zur Pflanze. — lledwigia Band XXXIII, Heft 2, 1894, p. 97-100. 723 110. Okamura K. — Ou thè Algae freni Loo-Choo. — The' Boiani- cal Magazine of Tokyo voi. 7, 1893, n. 82, p. 368-376. 111. Pieters A. J. — On thè study of fresh-water Algae. — Asa Gray Bulletin 1894, ii. 4. 112. Schmidle W. — Algen aus dem Gebiete des Oberrheins. — Berichte der deuischen boian. Gesellsch. Band XI, Heft 10 (1893), p. 544-555, Taf. XXVIII. 113. Schmidle W. — Aus der Chlorophyceen-FIora der Torfsticlie zu Virnheim. — Flora 1894, Heft I. 114. Schmidle W. — Einzellige Algen aus den Berner Alpen. — lledwigia Band XXXIII, Heft 2, 1894, p. 86-96, Taf. VI. 115. Schneider A. — Mutualistic symbìosis of algae and bactéria with Cycas revoluta. — Boianical Gazetle voi. XIX, n. 1, 1894, p. 25-32. 116. Steck T. — Beitràge zur Biologie des grossen Moosseedorfsees — Mittheil. der Naturf. Gesellsch. in Bern aus dem Jahre 1893, n. 1305-1334, p. 20-73. 117. Tempère J. — Notice biographique sur Alplionse de Brébisson, avec portrait. — Le Diatomisie 1894, n. 17, p. 81-86. 118. Tilden J. E. — List of fresh-water Algae collected in Minne- sota during 1893. — Minnesota Boianical Siudies Bull. n. 9, 1894, p. 25. 119. West W. — Notes on Scotch Freshwater Algm, with piate. — Journal of Bolany 1893. 120. West W. - New British Freshwater Algae, with 2 plates. — Journ. R. Micr. Soc. 1894, p. 1-17. 121. Wyipel M. — Ueber den Einfluss einiger Chloride, Fluoride und Bromide auf Algen. — Jahresb. d. niederòsl. Landesreal- gymnas. in Waidhofen a. d. Thaya 1893. Florideao. 122. Darbishire 0. V. — Beitrag zur Anatomie und Entwicklungs- geschichte von Phyllophora. — Bolanisches Ceniralblatt LVII, 1894, p. 361. 123. De Toni G. B. — Notizia sulla Hildbrandtia rivularis (Liebm.) J. Ag. — Alti R. Istituto Veneto di sc.j lett. ed arti ser. Vii, Tomo V, 1894, p. 969-973. 124. Gomont M. — Note sur un Mémoire récent de M. Fr. Schmitz, 724 intitulé «die Gattiing Actinococcus Kutzing». — Journal de Bo- ianique 1894, ii. 7, p. 129-135. 125. Okamura K. — Notes on thè Acanthopeltis japonica Okam. — The Botanical Magazine of Tokyo VII, 1893, p. 233. 126. Okamura K. — Neue japaoische Florideen (mitgetheilt von Fr. Schmitz). — Hedioigia Band XXXIII, 1894, 3. Heft, Taf. X. 127. Okamura K. — On thè Structure of Cystocloniurn armatura Harv., with fig. — The Botanical Magazine of Tokyo Vili, 1894, n. 83, p. 1-3. Phceophycese. 128. Johnson T. — Pogotrichum hibernicum n. sp., cura tabula. — Scienti f Proceed. of thè lì. Dublin Society Vili, p. 1, 1893, n. 1. Ohlorophyceae. , (excl. Desmid., Zygnem., Charac.). 129. Bennett A. W. — Ueber Pringsheiraia. Erwiderung. — Botani- sches Centralhlatt 1894, XV. Jahrg., n. 2, p. 33-34. 130. Chodat R. — Nouvelles recherches sur les Raphidiura. — Arch. se. phys. et nat. (Genève) Tom. XXXI, n. 4, 1894. 131. Chodat R. et Huber J. — Développement des Péiiastrum. — Reraarques sur le Système des algues vertes inférieures. — Arch. se. phys. et nat. (Genève) Tom. XXXI, n. 4, 1894. 132. Chodat R. et Malinesco 0. — Sur le polymorphisrae du Ra- phidiura Braunii Nag. et du Scenedesmus caudatus Corda. — Bull, de V Herb. Boissier t. I, n. 12, 1893. 133. Dangeard P. A. — Observations sur le groupe des Baetéries vertes, avec 1 fig. — Le Botaniste 4 sèrie, 1 & 2 Fase,, 25 Juillet 1894, p. 1-3. 134. De Wildeman E. — Notes sur quelques espèces du genre Tren- tepohlia Marti us. — Annales de la Soc. belge de Microscopie (Mè- moires) tom. XVIIl, 1894, p. 5-31, planches l-lll. 135. De Wildeman E. — Vaucheria De Baryana Wor. en France. — Bull. Soc. Belge de Microsc. XX Anuée, 1893-94, n. IX [paru le 6 aoùt 1894] p. 242-244. 136. De Wildeman E. — Trentepohlia Pittieri. — La Notarisia 1894, p. 6. 137. De Wildeman E. — *A propos du Pleurococcus nimbatus De W. — Bull, de V Herb. Boissier II, 1894, p. 387-388. 725 138. Holmes E. M. — A new species of Euteromorpha (E. rliacodes). — Gremllea XXII, 1894, p. 89. 139. Huber J. — Sur un ólat particulier da ChaBtonerna irregulare Nowakowski, avec 1 pi. — Bull, de V Herb. Boissier II, 1894, p. 163-166. 140. Klemm P. — Ueber die Regenerationsvorgànge bei den Sipho- naceen, Ein Beitrag zar Erkenntniss der Mechanik der Protopla- sinabewegungen. — Flora 78. Band, 1894, p. 19-41, t. V-Vl. 141. Klemm P. — Ueber Caulerpa prolifera. Ein Beitrag zar Er- forschung der Form- und Richtkràfte in Pflanzen, mit 5 Textfigu- ren. — Flora 77. Band, 1893, p. 460-486. 142. Lemaire A. — Sur deux formes nouvelles de Coelastrum Nàg. — Journ. de Botanique 1894, n. 4, p. 79-83, fig. 1-2. 143. Shaw W. R. — Pleodorina, a new genus of Volvocaceae. — Bo- ianical Gazeiie voi. XIX, 1894, n. 7, p. 279-283, piate XXVII. Desmidiaceae. 144. De Wildeman E. — Observations critiques sur quelques espèces de la Fatnille des Desmidiées. — Annales de la Soc, belge de Microscopie [Mèmoires) toin. XVIII, 1894, p. 57-132. 145. De Wildeman E. — Quelques reflexionssur les espèces du Groupe des Desmidiées à propos des « Fresh-water Algae of East India» de M. W. B. Turner. — La Noiarisia 1893, p. 162. 146. Johnson L. N. — On some species of Micrasterias. — Boia- nical Gazeiie voi. XIX, 1894, p. 56-60, piate VI. 147. Luetkemueller J. — Die Poren der Desmidiaceengattung Clo- sterium. — Oesierreichische boian. Zeilschrifi 1894, n. 1-2. 148. Roy J. — On Scottisi! Desmidieoe. — Annals of Scoli, Nal. Risi. 1894, n. 9, p. 40-46, piate li. 149. Turner W. B. — Desmid Notes, with illustr. — The Naiura- lisi 1893. Oharacese. 150. Magnin A. — Les Characées du dura. — Bull. Soc. boian, de Lyon Juin-Déc. 1893, p. 49. 151. Alien T. F. — Remarks on Chara gymnopus A. Br., with de- scriptions of New Species of Chara and Nitella, with 8 plates, — Bull. Torrey boi. Club XXI, 1894, p. 162-167. 726* Myxopliyceao. 152. Davis B. M. — Notes on thè life history of a blue-green mo- file celi. — Botanical Gazette XIX, 1894, n. 3, p. 96-102, piate XI. 153. Gomont M. — Sur quelques Phormidiiim à thalle rameux. — Bull. Soc. Boi. de France XL, 1893, p. LXXXVl-XC, planche IV. 154. Hansgirg A. — Beraerkungen uber Gomont’s « Monographie des Oicillanées ». — Boianisches Centralblatt LV, 1893, n. 3-4 (29-30), pp. 5. 155. Macchiati L. — Quattro specie di Phormidium nuove per f I- talia. — Bull. Soc. boi. ital. 1894, n. 5, p. 143-146. 156. Palla Ed. — Ueber ein neues Organ der Conjugatenzelle. — Ber. der deutschen botan. Gesellsch. Band XI 1, 1894, Heft 6, p. 153-162, Taf. Vili. 157. Richter P. — Gloiotrichia echinulata P. Richt., eine Wasser- blùthe des grossen und kleinen PIòner Sees. — 0. Zacharias’ Forschungsberichte aus der biologischen Station zu Pian p. 31, II. Theil. 158. Zukal H. — Zur Frage tìber deu Zellinlialt der Cyanophy- ceen. — Berichte der deutschen botan. Gesellschaft Band XII, 1894, Heft 2, p. 49-52. Bacillariese. 159. Antonelli G. e Bonetti F. — Le Diatomee fossili di Tor di Valle nei dintorni di Roma. — Memorie della Accad. pontif. dei Nuoci Lincei voi. IX, 1893, p. 14. 160. Brun J. — Diatornées, espèces noiivelles marines, fossiles ou pélagiques. — Mèm. Soc. de phys. et d" hi st. nat. de Genève XXXI, 1893. 161. Brun J. — Zwei neue Diatomeen von Plòn. — 0. Zacharias' Forschungsber. aus der bici. Station zu Plòn, II, 1894. 162. Brun J. — Espèces nouvelles (de Diatornées). — Le Diatomi- ste 1893, II.. 16, 17, p. 72-78, 86-88, pi. V-VI. 163. Castracane F. — Le spore delle Diatomee. — Atti dell’Acca- demia pontifìcia de’ nuovi Lincei Tomo XLVII, sessione II del 21 gennaio 1894. 164. Castracane F. — Die Diatomeen des grossen PIòner Sees. — 0. Zacharias’ Forschunqsber. aus der Bioloq. Station zu Plòn II, 1894. 727 165. deve P. T. — Les Diatomées de l’Equateur, avec pi. — Le Diaiomnle 1894, n. 17, p. 99-103. 166. Comère J. — Diatomées de la Glairine des eaux sulfureuses de la Station des Graiis d’Olette (Pyrénées-Orientales). — Paris, Haillière et fils, 1894. 167. Corti B. — Sul bacino lignitico di Pulii in comune di Valda- gno (Provincia di Vicenza). Nota paleontologica. — Bolletlino Scientifico di Pavia anno XV, 1893, a. 3, p. 77-84. 168. Cunninghatìì K. M. — Notes on some Researches among thè Diatomaceae. — Journ. of New York Microsc. Society voi. IX, Octob. 1893, n. 4, p. 85-115. 169. De Toni J. B. — Sylloge Algarum omnium liucusque cognita- rum Voi. II, Bacillariese, sectio III. Cryptorhaphidese [Rhizosole- niaceae, Isthrniaceae, Hemiaulidaceae, BidJulphiaceae, Chaetoceracese, Thaumatodiscaceae, Rutilariaceae, Eupodiscaceae, Xanthiopyxidaceae, Coscinodiscaceae, Melosiraceae, Heliopeltaceae, Asterolarapraceae, (ad- dito repertorio geographico-polyglotto, auctore prof. Hect. de Toni)]. Patavii (sumptibus auctoris, typis Seminarii) 1894. 170. Edwards A. M. — What is a species in thè Diatomaceae. — A- merican monthly Microsc. Journ. 1893, p. 212. 171. Grenfell J. G. — Fungi parasitic on Diatorns. — Journal of Quekett Micr. Club ser. II, voi. V, n. 34, 1894, p. 371; 172. Grove E. — Diatomaceae from thè River Lea. — Journal of Quekett Micr. Club ser. II, voi. V, n. 34, 1894, p. 344. 173. Héribaud J. — Les Diatomées d’Auvergne, avec 6 planches dessinées par J. Brun et M. Peragallo. — Paris, Klincksieck, 1893 [Fr. 12]. 174. Héribaud J. — De Finfluencede la lumière et de Faltìtude sur la striation des valves des Diatomées. — Compì, rend. Acad. se. t. CXVIII, 1894, n. 2 (8 janvier). 175. Hermann 0. & Reichelt H. — Ueber Diatomeeuschichten aus der Lausitz. — Besond. Abdr. aus den Berichten der Naturf. Gesellsch. zu Leipzig Jahrg. 1892-93, p. 67-76. 176. Karop G. C. — Note on Stauroneis Legurnen Ehr. and some allied Forms. — Journal of Quekett Micr. Club ser. II, voi. V, n. 34, 1894, p. 356-358, pi. XVIII. 177. Lauterborn R. — Zur Frage nach der Ortsbewegung der Dia- tomeen. Bemerkungen zu der Abhandlung des Herrn 0. Mùller: Die Ortsbewegung der Bacillariaceen betreffend ; mit 1 Holzschmitt. — Ber. der. deutschen botan. Gesellsch. Band XII, 1894, Pleft 3, p. 73-78. 728 178. Lockwood S. — Aberraiit fonns in cnltivated Diatoms. — Ame rican monìhhj microsc. Journ, 1893, p. 259. 179. Miquel P. — Recherches sur la physiologie, la morphologie et la pathologie des Diatoraées. — Annales de Micrographie 1893, p. 521. 180. Miquel P. — Du rétablissement de la taille et de la rectifica- tion de la forme chez les Dìatomées, avec fig. — Le Diaiomisle 1894, n. 16-17, p. 61-69, 88-98. 181. Mueller 0. — Die Ortsbewegung dar Bacillariaceen betreffend. — Berichie dei' deulschen botan, Gesellsch. Band XI, Heft 10, 1893, p. 571-576, mit Holzschnitt. 182. Mueller 0. — Die Ortsbewegung der Bacillariaceen II. — Be- richie der deutschen botan. Gesellsch. Band XII, 1894, p. 136, mit 1 Figur. / 183. Mueller 0. — Quelques observatìons concernant le déplacement des Diatomées. — Notarisia 1894, p. 15. 184. Pero P. — Contribntion à l’étude des Diatomées de Belgique, I. Diatoraées des l’Ardenne liègeoise. — Ball. Soc. belge de Mi- croscopie tome XX, 1894, p. 156-181. 185. Prudent P. — Diatomées récoltées à Charbonnières. — Bull. Soc. botan. de Lyon Juin-Déc. 1893, p. 44. 186. Prudent P. — Diatomées des étangs de Lavaure. — Bull. Soc. botan. de Lyon Juin-Déc. 1893, p. 57. 187. Schuett F. — Wechselbeziehungen zwischen Morphologie, Bio- logie, Entwickelungsgeschichte und Systematik der Diatomeen. — Berichie der deutschen botan. Gesellsch. Band XI, Heft 10, 1893, p. 563-571, Taf. XXX. 188. Smith A. C. — What is thè use of thè study of Diatoms. — The International Joarn. of Microscopy and Nat. Science, A- pril 1894. 189. Staub M. — Adalék a Bacillarieàk stratigraphiai jelentòségéhez. — Fóldlani Kózlòny XXIII. Kòt. (1893), 11-12. Fuzet., p. 343-371, (2 15-243). 190. Staub M. . — Ein Beitrag zur stratigraphischen Bedeutung der Bacillarien. — Ibidem p. 390-396 (144-150). 191. Tempère J, — Technique des Diatomées II. — Le Diatomiste 1894, II. 16, Mars, p. 69-71. 192. Tempère J. — Revision des genres des Diatomées: Additions et remarques. — Le Diatomiste 1894, n. 16, Mars, p. 79. « S;lioie Algarn onin Mww coiDllari » Ouvrage général sur les Algues, publié par le Prof D/ J. B. de Toni directeur-proprietaire de la Revue Internatio- nale d’ Algologie «La Nuova Notarisia». Conditions de TAbonnement. 1. ® L'ouvrage écrit en langue latine contiendra les descriptions de toutes les algues connues jusqu'à présent et paraitra par volumes grand, in 8.° au prix d'un frane par feuille d’impression (de 16 pages). Les deux premiers Volumes (I. Chlorophyceae CXXXIX, 1315 pages Patavii 1889, Prix francs 92; II. Bacillarieae ou Diatomeae CXXXII, 1556 pages, avec un repertoire géographique polyglotte de CCXIV pages, Patavii 1891-94, Prix francs 115) sont publiés. 2. ® L'abonné recevra les volumes franches de port à son domicile. 3. ° Chaque volume embrassant toutes les espèces d’une sèrie, peut * étre considéré cornine complet. 4. * Les deux premiers volumes donnant les descriptions des Algues vertes et des Diatomées, le troisième volume contiendra les Phaeophy- eées (Mélanophycées), le quatrième les Myxophycées (Cyanophycées), le cinquième les Floridées (Rhodophycées). Un dernier Volume con- tiendra les «Addenda». Galliera Yeneta (Italie) 21 Juìn 1894. Prof. J. B. de TONI L’ouvrage étant publié à toutes clépenses de l’Auteui* on peut s’adresser poui* l’acheter directemeot à M. le D.^J. B. de Toni à Galliera Veneta (Italie). On le trouve aussi cliez les principaux libraires. Obs. Voir les opinions sur Touvrage et les pages-spécimen du «Sylloge Algarum ». 47 730 OPINIONS SUR LES DEUX PREMIERS VOLUMES DU ^SYLLO&E ALGARUM OMNIUM^ Voi. I sectio 1-2 (Chiorophyceae). — Die Sylioge de Toni’s ist ein fiìr den Algologen àusserst werthvolles, ja unentbehriiches Buch, dessen erste, die Chlorophyceen enthaltender Band, nach verhàltnissmàssig kurzer Zeit abgeschlossen vorliegt, ein Werk unge- heueren Fleisses.... Jeder, der das Buch gebraucht, wird seinen Werth zu schàtzen wissen und wiinschen, dass die ùbrigen Ordnungen der Algen, votn Verf. in gleicher Weise bearbeitet, recht bald erscheinen. [M. Moebius in Just's Botan. Jahresb. XVII. Jahrg. (1889), p. 207]. i.^, Voi. I sectio 1-2 (Chiorophyceae). — Bine sehr wichtige Hilfe erstand mir aber in dem ausgezeichneten Werke De Toni's Sylioge . Algarum, einem Werke, das, sobald es vollendet sein wird, einen neuen Anstoss fùr das Studium der bisher noch immer recht ver* nachlàssigten Algen zu geben verspricht. [S. Stockmayer in Verhandl. K. K. Zool.-bot. Gesellsch. in Wien 1890, p. 571]. — — Voi. II sectio I (Bacillarieae, Rhaphideae). — Le volume II du Syl- ioge Algarum du Dr. J. B. De Toni vient de paraitre. Ce volume commence la description des Diatomées (Bacillariées) section de ra- phidées, et donne 1990 espèces réparties dans 42 genres. C’est un travail considérable et qui fait le plus grand honneur à son auteur. Bien que la place accordée à quelques espèces ainsi que le rejet et l’adoption de certains genres ne soient pas à Labri de tonte cri- tique, cet ouvrage sera d’une utilitè incontestablé à tous les Dia- tomistes. [J. Tempere in Diatomiste 1891, N. 6, p. 60]. . 731 Voi. II SGctio I (Bacillarieae, Rhaphideae). — Ce monument de pa- tient travail commence par une bibliographie des Diatomées renfer- mant au delà de 2500 entrées. — Après suit la classification et la description des Diatomées de la grande division des Rhaphidiées qui renferme des genres généralement fort nombreux en espèces. Dans ce volume 1990 formes ou espèces distinctes sont décrites en latin avec nombreuses indications de synonjmie et de lieux de provenance. Ce travail de Bénédictin désarme la critique et deviendra à tout ja- mais un catalogne indispensable à tous les Diatomistes travailleurs. Il ne Dous est permis qu'un regret, c’est que le Sylloge n’ait pu pa- raitre postérieurement au travail monographique que prépare en ce moment l’éminent professeur P. T. Cleve sur ler Naviculées et où la synonymie sera défìnitivement fìxée. [J. Deby in Journal de Micrographie, Octob. 1891], Voi. II (Bacillarieae). — Je viens précisément de m’en servir pour des détermiiiations que je fais pour M. le Comte Barbò de Milan et j ’ai pu constater la précision parfaite que vous avez mise dans la déscription latine des espèces et aussi dans les observations que vous faites et qui sont adnexées à chaque forme critique.... Ce qui m’étonne aussi, c’est que vous ayez pu finir un travail aussi considérable en un temps relativement court et je vois que vous (et M. votre frère) savez travailler vite et bien et avez su discerner ce qui manquait aux Diatomistes en fait de publication... Prof. J. Brun [lett. 28 Mai 1894]. Voi. I Chlorophyceae. — ... Wir mùssen dem Verf. zu grossem Danke verpflichtet sein, dass er sich der Mùhe, die Diagnosen der Algen-Arten in einem Werke zusarnmenzustellen, unterzogen hat. Wie niitzlich ein solches Werk ist, auch wenn etwas daran auszu- setzen ist, zeigen die Erfolge, welche Saccardo’s Sylloge Fungorum gehabt hat. Das ganz àhnlich geplante Sylloge Algarura von De Toni wird den Phykologen ebenso unentbehriich werden, wie es das Sylloge Fungorum den Mykologen geworden ist. G. V. Lagerheim [Botanisches Centralblatt Band XL, p. 379-380]. 732 Voi. II Bacillariece. — .... Votre Sylloge m’est d’une utile énorme, il m'épargne des recherches considérable, si je ne Tavais pas je devrais faire toutes les recherches moi-méme et j’aurais certainement 2-3 ans de travail de plus et travail qui serait du mème temps absolumeut necessaire et en méme temps du temps perdu pour moi. Aucun vrai diatomiste ne pourra se passer de votre Syl loge.... Henri van Heurck [Lettre du 8 Octobre 1893], Voi. II Bacillarieae. 1891-1893. — Ouvrage indispensable pour rétude générale des espèces jusqu’ici dénommées, et qui devra se trouver dans la bibliothèque de tout diatomophile sérieux. On y trouve le relevé exact de toutes les formes établies par les auteurs, la citation des localités, des pages et des figures et une bonne descrip- tion toutes les fois que les renseignements suflSsants ont pu étre réunis. H. Van Heurck [Traile élémentaire des Diatomées]. Bibliographie «Ho avuto occasione di questi giorni di consultare spesso la sua Sylloge e torno a rinnovarle le mie congratulazioni. Ella ha fatto troppo, molto più di quanto lo avrei immaginato». A. BoRzi [Lettera 12 Ottobre 1889]. « La ringrazio sentitamente del seguito della Sylloge che ebbe la cortesia di spedirmi. Sfogliando questo suo lavoro mi confermo sempre più nella convinzione delT utilità immensa del libro e ammiro con piacere l’amore e la diligenza che Ella vi ha messo nel redigerlo. Attendo con ansia il volume che tratterà delle Phoeophyceae ». A. Borzì [Lettera 4 Marzo 1892]. «Ho ricevuto insieme ai fascicoli della «Nuova Notarisia » la 1.* parte delle Bacillariee e ve ne ringrazio infinitamente. Ho ammirato r importante e vasto lavoro e immagino quale fatica vi è costato». F. Balsamo [Lettera 3 Decembre 1891]. 733 «Un’assenza di alcuni giorni mi ha fatto ritardare sin qui il do- vere di ringraziarla del gentile invio della 2/ parte della Interes- santissima Silloge delle Bacillariee ». F. Castracane [Lettera 4 Aprile 1892]. « Gestatten Sie mir, Ihnen raeine Freude und Bewunderung iiber Ihr kùrzlich erschienenes SO verdienstvolles Werk, dem Sylloge Al- garum auszusprechen, welches einem allgemeinen Bedùrfniss abhilf » . T. Reinbold [Lett. 4 Aprile 1890]. «..Voiis témoignant ma plus parfaite reconnaissance polir l’envoi du premier Volume du «Sylloge», cet oeuvre énorme de si haute importance et que je voudrais bien, de méme que tous les algologues, voir achevè par vous en peu de temps et avec le méme succès, avec lequel je vous ai vu traiter les Chiorophycées». L. Reinhard [Lett. 1 Gennaio 1890]. Voi. I Chlorophycese Sectio 1-2, — The President (of thè Rovai Microscopical Society ||of London) called attention to thè volumes presonted by Dr. J. B. de Toni as being thè commencement of a most important work upon thè marine Algae. The portieri now be- fore them coniained one section only -thè green Seaweeds- every known species of which was fully described. The other two great sections, thè red and thè brown varieties, would be afterwards dealt with. And thè whole, when completed, would form thè most va- luable work of reference on thè subject yet conteraplated. [JouRN. R. Microscopical Society 1891, Part. 4, pag. 554]. 734 Voi. II Bacillarieae. — M. le professeur J. B. de Toni, vient de terminer la publication du second volume du Sylloge Algarum. Ce volume comprend ainsi toutes les Diatomées. Deux volumes ont ainsi paru de cet important travail; les Chlo- ropliycées et les Diatomées. L’auteur a naturellement suivi la méme disposition dans ce vo- lume que dans le précédent. Il a ajouté à la fin un répertoire géographique qui sera d’un grand secour pour le lecteur. Nous espérons que M. De Toni continuerà T oeuvre qu'il a com- mencée et qui est de plus utile à tous ceux qui s’occupent de lé- tude des Algues. 11 est fort probable que l'on trouvera dans le Sylloge de légè- res erreurs, des espéces omises, mais il ne pourrait guère en étre autrement, car pour arriver a réunir une ielle quantité de données, il faut compulser un nombre des plus considérables de publications ; ces petites imperfections n’enlèvent rien au mérite de l'auteur... E. De Wildeman (Bull. Soc. belge de Microscopie XX 1893-94, N. IX, p. 272 j. 735 [SpecimeD. — Sylloye Aìganim omnium Voi. /. Chloropliyceae]. Conjugatse, Desmicliacose, Staurastrura. 3173 106. Staurastrum senticosum Delp. Specim. Desm. subalp. p. 147, t. X, f. 38-39. — Cellulis paulo inagis latis quam longis, valde con- strictis ; semicellulis e vertice triangularibus, lateribus rectis, angu- lis obtusis, e latere oblongo-cylindraceis, lateribus rectiusculis, apice rotundatis, margine aculeis validis biseriatis instructo; isthmo fere tertiam partem totius latitudinis acquante; membrana spinis lon- gis acutisque ornata. Hai), in lacu candiano Italiae borealis (J. B. Delponte). — Di- mens. 72 ^ 79. Inter Staurastrum hirsutum et St. teliferum me- dium locum tenet. 107. Staurastrum saxonicum Bulnh. in Rabenli. Krypt. Fior. v. Sachs, p. 196, FI. Eur. Algar. Ili, p. 213, Hedwigia II, p. 5!, t. II, f. 7 (non exacte), Richter in Rabenh. Alg. n. 1940! c. icone, n. 1825 [sub St. echinato!], Nordst. Desm. spetsb. p. 40, Wille Fersk. Nov. Semi. p. 54 non Reinscli!. — Magnum, paulo longius quam latius, praeter semicellularum basin undique dense aculeatum; aculeis e basi lata cuspidatis, in series regulares ordinatis; sinu acutangulo, isthmo 22 'j. lato; semicellulis late ellipsoideis, subsemiorbicularibus, basi fascia connexiva distincta, a vertice triangularibus, angulis ro- tundatis, lateribus modo leviter concavis modo paullum convexis. Hai), in fossis ad «Grimma» in Saxonia (Bulnheim); ad «Ma- totchkin, Kostin Shar» Nova3 Semliae (Wille); in insulis spetsber- gensibus et Beeren E. (Nordstedt); in Suecia, Norvegia, Lulea Lappm. (Lagerheim), Groenlandia (Boldt). — Dimens. 70-75 ^ 62-67 (Nordstedt), 72-80 58-70, long. spin. 4 y. (Wille). — Var. peri* tagonum Harvey in Bull. Torrey botan. Club XV, 1888, p. 155-161: minus, 62 u. diam., e vertice pentagonum, lateribus paullo conca- vis vel rectis; ceterum ut in typo. Ad «Old Town» et circa « 0- rono» Americae borealis (Harvey). 108. Staurastrum granulatum Reinsch Contrib. Alg. Fung. p. 85, t. 17, f. 3. — Semicellulis a fronte late ovato-cordatis, apice et po- lis lateralibus rotundatis, incisura angustiore disjunctis, e vertice conspectis trigonis, lateribus subconvexis, angulis rotundatis ; mem- brana verruculis absque ordine dense positis exasperata. Hab. in Franconia Germaniae (Reinsch). — Dimens. 49 ^ 39. — Var. Reinschii Istv. in Notarisia 1886, p. 239: membrana tota gla- bra. In turfosis prope «Nameszto » Hungariae (Istvanffi). — Dimens. 46 V 34 ; latit. isthmi 8 y. 736 Conjugatse, Desmidiaceae, Staurastrum. 1174 Seciio 5. Seraicellulae spinis brevibus, numerosis, truncato-emargiiiatis, priie- cipue marginalibus ornatae; e vertice visac angulis rotundatis, angiilis spi- nosis, spinis ceterum subacqualibus. 109. Staurastrum spongiosum Bréb. in Menegh. Syn. Desm. 1840, p. 229, Liste p. 138, Ralfs Brit. Desm. pag. 141, t. XXIII, f. 4, Rabenh. Krypt. Fior. v. Sachs, p. 193, Alg. n. 1329! et sub n. 285, 341, 366, 1407, 1444, 1568, 1654, 1785, FI. Eur. Algar. Ili, p. 217, De-Not. Eleni, p. 48, t. VI, f. 37, Kirchn. Alg. Schles. p. 166, Wolle Desm. U. S. p. 148, t. 47, f. 5-8, Cooke Brit. Desm. p. 153, t. 53, f. 1, Hansg. Prodr. p. 215, Desmidium ramosum Ehrenb. Verb. t. IV, f. 21, Asteroxanthium ramosum Kuetz. Spec. Alg. p. 184. — Mediocre, suborbiculare, sinu angusto, extrorsum parum am- pliato, prominentiis brevibus, aequilongis, aclirois, apice 2-4-den- tato-cuspidatis dense obsessum et marginatum; semicellulis a ver- tice 3-4-angularibus, angulis obtusis, lateribus modo planis, modo convexis; zygotis globosis, 56 y. diam., spinis numerosis, apice semel vel bis furcatis, ad 24 y. longis ornatis. Hab. in stagnis in Italia (De-Notaris), Gallia (Brèbisson), Vo- gesis (Lemaire), Belgio (De-Wildeman), Germania (Rabenhorst, • Kirchner), Hungaria (Istvanffi), Boliemia (Hansgirg), Anglia (Ralfs, Cooke), Suecia (Cleve, Lundell), Norvegia (Wille, Nord- stedt), Spetsbergia (Nordstedt), Fennia (Elfving), Groenlandia (Boldt), America boreali (Wolle). — Diam. 45-50 y. — Var. Griffithsianum (Naeg.) Lagerh. in Wittr. et Nordst. Alg. aq. dulc. exsicc. n. 821, Hansg. Prodr. p. 215, Staurastrum Griffithsianum Ardi, in Micr. Journ. 1866, p. 67, Cooke Brit. Desm. p. 154, t. 53, f. 2, Phycastrum [Pachyactinum] Griffithsianum Naeg. Gatt. einzell. Alg. p. 128, t. Vili, C: semicellulis polo anguste truncatis, sinu extrorsum ampliato; e vertice visis triangularibus, lateribus subrectis vel subconcavis, medio spinis destitutis; ceterum ut in typo. In aquis stagnantibus in Hibernia (Archer, Cooke), Helve- tia (Naegeli), Suecia (Lundell), Groenlandia (Nordstedt), Bobe- mia (Hansgirg). — Dimens. excl. spili. 50 ^ 50. — Var. cumbricum Benn. in Journ. R. Micr. Society 1888, p. 6, t. I, f. 15-16: e la- tere visum aeque longum ac latum, circ. 60 ^ 50 : semicellulis elli- pticis, fronte protuberantiam ovale m, processibus hyalinis furcatis oì)tectam gerentibus; e fronte visis triangularibus, lateribus con- vexulis angulisque obtusis, 48-52 y. diam., omnino processibus bi- fiircatis hyalinis obsitis. In stagnis muscosis prope «Borrowdale» Britanniae. 737 [Specimen. — Sylloge Ahjm'um omnium Voi. II. Bacillaricte]. Bacillariese, Isthmiaceae, Istlimia. Familia XX. Isthmiaceae deve. Isthmiacece Cleve [1864] Diatom. fr. Spetsbergen p. 663, De-Toni [1890] Os- serv. tasson. Bacili, p. 913. Valvae secus axin longitudinalem et transversalem symmetric[e. Zona connectivalis asymmetrica secus axin longitudinalem et trans- versalem; valvge dissimiles, sculpturà cellulosa donatse, costatae vel ecostatse; membrana connectivalis impresse celluloso-sculp turata. Conspectus generum. Isthmia Ag. — Valvae costatae. Islìimiella Cleve. — Valvae hauJ costatae. ISTHMIA Ag. [1830] Consp. crit. Diat. pag. 55 (Etym. isthmus ob frustula isthmis gelineis concatenata), A. Scimi. Atlas t. 135-136. — Characteres familise; valvae irregulariter costatae seu nervosae. 1. Isthmia nervosa Kuetz. Bacili, pag. 137, t. 19, fig. 5, Sp. Algar. p. 135, W. Sm. Br. Diat. Il, p. 52, t. 47, Jan. et Rabenli. Diat. Hondur. p. 9, t. 4, f. 12, O’Meara Ir. Diat. p. 279, t. 27, f. 15, H. L. Sm. Sp. T. n. 206, Gl. et Moell. Diat. n. 8, Am. Journ. Micr. 1878, p. 98, 125, Journ. Quek. Micr. Gl. 1886, p. 42, t. 4, fig. 6, A. Scimi. Atlas tab. 135, f. 1-6! (icones eximiae). Conferva obli- quata Engl. Bot., Diatoma obliquatum Lyngb. Hydropliyt. Dan. p. 181, t. 62, (7, Isthmia obliquata Ag. Gonsp. p. 55 ex parte, Kuetz. Syn. Diat. t. 4, f. 59, Ehr. Inf. 1838, p. 209, t. 16, fig. 5. — Magna, frustulis trapezoideis, transverse vittatis, valvis ovali- bus vel ellipsoideis, irregulariter costato-nervosis, superficie areo- lata, areolis rotundatis, 5- vel 6-goniis. Hab. in aquis niarinis ad oras Daniae, Islandiae (Lyngbye, G. Agardh), Angliae (W. Smith), Hiberniae (0’ Meara), Lusitaniae (Ra- benhorst), Spetsbergiae, Beeren-Eilandiae (Greve); ad «Betsy Go- ven, Kerguelen» (Janisch); ad «S. Francisco» (Gruendler); ad oras Hondurenses (Janisch, Rabenhorst); fossilis in depositi! «Oa- maru» Novae Zelandiae (Weissflog). — Var. ? nankoorensis Grun. in Hedwigia 1867, p. 30, Alg. Novara 1868, p. 102, t. 1 A, f. 21: valvis niagis quam in typo deplanatis, inter costas series 1-2 (vel ultra) areolarum quadraticarum (in apicibus rotundatarum), versus - margines numerosiorum praebentibus; punctis in membrana conne- 738 Bacillarieae, Isthmiacese, Isthraiella. 834 ctivali serie ai*eolarum non limitatis, oblongis vel rotundatis. Fos- silis in Poìycystinen-Gestein ex insula nicobarica « Nankoori » (Frauenfeld). Species dubia. ‘2. Isthmia? africana Ehr. in Ber. Beri. Akad. 1844. p. 83, Mikro- geol. t. 21, f. 57, a-h, Kiietz. Sp. p. 136. — Fragmentis amplis, planis, Isthmice parti mediae similibus, areolariim miniinariim serie- bus transversis notatis. Hah. fossilis ad « Gran » Africag borealis (Ehrexberg). — Diam. inaximoruin ad 125 a. — Ex icone imperfecta vix Isthmia^ spe- cies, fortasse res aliqua a Bacillari eis excludenda. Species a genere removendae. 3. Isthmia catenata Menegh. in Kiietz. Bacili, p. 82 est Encyonema paradoxum. 4. Isthmia polymorpha Mont. Cent. IL n. 9 est Cerafauli sp. 5. Isthmia vesiculosa Ag. est Amphitetras antedii aviana Ehr. 6. Isthmia vitrea Kitt. in M. M. J. 1873, p. 206, t. 38, f. 3 est Py- afilla? variahilis Gruii. 7. Isthmia stomatomorpha Menegh. in Linnaea 1810. p. 205 est Be- sniidiacea (Sphcerozosma stoma tomo rj^huni (Tiirp.) Rab.). 8. Isthmia vertebrata Menegh. loc. cit. est Besrnidiacea [Sphcerozosma vertehratum (Bréb.) Ralfs). 9. Isthmia filiformis Menegh. 1. c. est Besrnidiacea [Onychonerna filiforme (Ehr.) Roy et Biss.). ISTHMiELLA Cleve [1873] Diat. Arci. p. 10 (Etym. ab Isthmia, Ba- cillariearum genere). — Characteres fawiiliae; yalvae ecostatae. 1. Isthmiella enervis (Ehr.) Cleve Diat. Arct. 1873, p. 10, Isthmia enervis Ehr. Inf. p. 209, t. XVI, f. 6. Kuetz. Bacili, p. 137, t. 19. f. 5, W. Sm. in Ann. Nat. Hist. 1843, p. 271, t. 8, f. 1, Brit. Diat. II. p. 52, t. 48, Pritch. Inf. p. 851. t. 10, f. 183, M. M. J. 1872, p. 256. Griff. et Henfr. Micr. Dici. t. 13. f. 2, V. H. Syn. p. 201. t. 96, f. 1-3, Jan. et Rabenh. Diat. Hondur. p. 9. t. 4, f. 13, Cl. et Moell. Diat. n. 9, H. L. Sm. Sp. T. n. 204, Eiil. Diat. n. 54. De- smaz. Cr^'pt. Fr. I, n. 1474, Rabenh. Alg. n. 724, A. Scimi. Atlas tal). 136, f. It. — Magna, frustulis trapezoideis, ecostatis, valvis ovato-ellipticis, 55-210 a. longis, siibaequaliter areolatis, areolis ir- - regulariter hexagoniis, in series circa glomerulum areolarum cen- [Specimen - — Sylloge Algarnm omnium Voi, III. Phreophyceic]. Phseophyce30, Striariacese, Kjellmania. KJELLMANIA Reinke [1888] in Ber. d. deuts. botan. Gesellsch. VI. Band, p. 2, Algenfl. west!. Ostsee p. 59 (Etym. a darò botanico F. R. Kjellman, de scientia phycologica optime merito), De Toni Syst. Uebers. Fucoid. 1891, p. 180, Kjellm. in Engl. & Franti Natiirl. Pflanzenfam. 86. Liei. p. 207, f. 145. — Frons polysipho- nio-articulata, solida, basi hyphis articulatis adfixa, ramosa, ramis brevibus monosiphoniis, divisione cellularum intercalari crescens, pilis hyalinis crescentià basali donatis in cellulis terminalibus et ad latera ramorum instructa; phgeophora numerosa, minuta, ovata aut biscoctiformia, in plantis adultioribus elongata irregulariterqne efbgurata. Zoogonidangia plurilociilaria duplicem formam prsebentia (ple- rumque in individuis diversis evoluta) h. e. intercalarla et aggregata : zoogonidangia intercalarla et in ramis primariis et in monosiphoniis evoluta, e divisione cellularum saepe plurium contiguarum exorien- tia; zoogonidangia aggregata e protuberantia papillaeformi cellula- rum nonnullarum orta, soros efficientia, quoque zoogonidangio ple- rumque uniseriatim 2-4-locellato, apice demum aperto. Sporangia unilocularia hucusque ignota. * 1. Kjellmania sorifera Reinke in Ber. d. deuts. botan. Gesellsch. VI. Band, p. 2, Algenti, west. Ostsee p. 59, Atlas deutscher Meeres- algen tab. 3!, Reinb. Phseoph. Kieler Fòhrde 1893, p. 43. — Fron- dibus solitariis aut caespitosis, lateraliter ramosis, 1-5 cm. altis, dilute brunneis, axi primario 100-500 y.. crasso, flaccido, saepe bine inde incurvo. Hab. in zona sublittorali ad lapides et Algas majores in mari baltico austro-occidentali (Reinke, Reinbold). STICTYOSlPHON Kuetz. [1843] Phyc. gener. p. 301, Sp. (1849) p. 484 ampi. (Etym. stictos maculatus et siphon tubus), J. Ag. Sp. I, p. 80, Hauck Meeresalgen p. 375, De Toni & Levi FI. Alg. Ven. II, . p. 74, De-Toni Syst. Uebers. Fucoid. 1891, p. 179, Reinke Algenfl. westl. Ostsee p. 54, Kjellm. in Engl. & Franti Natiirl. Pflanzen- fam. 86. Liei. p. 208, Phlceospora Aresch. [1873] in Botaniska No- . tiser 1873, p. 164, Kjellm. Handbok I, p. 54 non Phlceospora 740 Phaeophycese, Striariacese, Kjellmania. Wallr. [1833], Cladothele Hook, et Harv. [1845] in Lond. Joiirn. Bot. 1845, p. 293 non Kiietz. [1849], Aphanarthri sp. [A. laxum) J. Ag. [1868], Striarice, Dictyosiphonis, Scytosiphonis et NereicB sp. auct. — Frons filiformis (saepe frondes plures caespitose- ag- gregatae), basi hyphis rhizoideis affixa, plerumque repetite regu- lari aut irregulari modo ramosa, solida aut inferiori parte auguste fìstulosa, stratu interiori e cellulis tum elongatis tum rotundatis constante; phoeophora fasciaeformia, simplicia sparseve ramosa, in quaque cellula singula aut pauca; crescentia frondis multiplicatione cellularum intercalari. Zoogonidangia plurilocularia e transformatione cellularum cor- ticalium exorientia, irregulariter sparsa, saepe plura contigua. Ohs. Cum Stictyosiphone, praeeunte cl. Hauck, Phloeosporam conjunxi; extat enim genus Phloeospora a cl. Wallroth inter Fun- gos conditimi, prioritatis lege servandum. 1. Stictyosiphon adriaticus Kuetz. Phyc. gener. p. 301, Sp. p. 485, Tab. Phyc. VI, t. 50, J. Ag. Sp. I, p. 80, Hauck Meeresalgen p. 376, f. 161, De Toni & Levi FI. Alg. Ven. Il, p. 74, Striaria attenuata var. crinita auct. saltem prò parte. — Frondibus 1-5 dm. altis, inferne 300 y. us(iue ad millimetrimi latis, fere ubique tubulosis, ra- mosissimis, secus axin primarium loco ramorum insertionis nodo- sis, ramis ramulisque elongatis, flexuosis, oppositis alternisve, re- motiusculis. Hai), ad al gas majores in mari adriatico imprimis ad littora Dalmatiae (Kuetzing, Hauck, Zanardini). — Substantia frondis submembranacea, color dilute olivaceus. Cellulse stratus interioris frondis rotundatae (an aetate provectiori aut statione plus minus profundiori elongata3?). 2. Stictyosiphon tortilis (Rupr.) Reinke Algenli. westl. Ostsee p. 55, Atlas deiitscher Meeresalgen tab. 31-32!, Batt. Alg. of Berwich p. 51, Rosenv. Groenl. Havalg. p. 868, Scytosiphon tortilis Rupr. Alg. ocliot. p. 373, Phloeospora tortilis Aresch. in Botaniska No- tiser 1876, p. 34 et in Hedwigia 1876, p. 139, Kjellm. Spetsb. Thallopli. Il, t. 1, f. 1, Dictyosiphon tortilis Gobi Brauntange p. 15, t. 2, f. 12-16!, Phloeospora pumila Kjellm. Algveget. Murm. Meer. p. 45, t. I, f. 16-22, Alg. of Arct. Sea p. 265, fide Reinke. — Fronde filiformi, repetito lateraliter ramosa, haud ex toto fi- stolosa, ramis ramulisque subliorizontalibus, saepius oppositis, api- cibus simplici-confervoideis, pilos oppositos gerentibus. Ilah. ad saxa, limum, c o n c li a s zona3 sublittoralis in mari ar- 741 Communicatlones vari^. Necrologio- C. Haugton Gill. N. 12 Giugno 1841. + 21 Febbraio 1894. Cfr. Journal of R. Micr. Society 1894, Aprii, p. 264-265; H. van Heurck in Diatomiste 1894, n. 18, p. 125-129. Alfonso Derbés. Cfr. E. Bornet in Bull. Soc. bot. Fr. 1894 et Journal de Botanique 1894, p. 180. Nataniele Pringsheim. f 6 Ottobre 1894. Erbario De Toni Spedirono esemplari di alghe per l’Erbario De Toni i signori J. G. Agardh, J. Arechavaleta, F. S. Collins. B. M. Davis, A. M. Edwards, H. il Gran, T. Reinbold, J. Reinkb, P. Richter non- ché la Società botanica di Copenhague. Dell’Erbario De Toni fu- rono spedite alghe al prof. A. Dohrn per la Stazione Zoologica dì Napoli (Sezione botanica), al doti. P. Richter per la Phykotheka Universalis, al sig. Th. Reinbold in cambio. Nomine Il Prof. P. A. Saccardo, direttore del R. Orto botanico di Pa- dova, venne, su proposta del m. e. doti G. B. de Toni, nominato membro della Società Imperiale dei Naturalisti in Mosca. Il dott. G. B. DE Toni è stato nominato socio corrispondente della Società di scienze naturali e matematiche in Cherbourg. il ' vì?«rr^*/^ ti»'^; r^ -•rr.i' '■•)■; I . » ^ ^ S’- ^ _ r; ■.JVsf ^-a :J*-':4 •i .afeli ,:\ f jj’ ;(i.<5^ ,'ÀisV-^^i‘Si'ic^'f> !f. ;?,'?i‘^t;^'!iu'l, J . . X ^ • 1^7^ ' j ‘ l J! /t ì ,k*4 tv -j jUHi ! '^ ^ ’’ V, i--' '■^- 1 'màiì% -< ■'• " -. ##'' ‘ ';■ ^ ' .; . „ _ ■ i4*Àw*^Ì:ì' V. ^ ' a tif liy*ì;" - /^ir'■!^^'ii.^i! j Ji^j:ìt/r.:‘0.'aH i '!.i« i Sp^ ■ . , .* '-'-■ '■;■ r^-i " t'f ;'f' ■■■• ■ '.l|M'..MP)a ! -.Min'"' .- •: .■ - "Ir i. i £• ,t »■ - ~ ^ ::! ,.4>'r4É'. =i - .•■■.ii . ■ •■ .-’»^s\ '...1/'"- '«s- 'l>ri im. A PROPOSITO DEL DISCORSO INAUGURALE TENUTO NELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA DA ROMUALDO P I R O X T A PROF, ORD. DI BOTANICA PRESSO QUELLA UNIVERSITÀ < Cave ne obscrvationis erroris causa, conidia fungorum delineas obversa », Riproduciamo, sottolineandole nei punti che ci sembrano più im- portanti, queste poche righe, tolte da un giornale di Roma U» come saremo lieti anche in avvenire di pubblicare altri articoli *) riguar- danti il Professore cav. Romualdo Pirotta, incaricato di leggere la prolusione inaugurale per la riapertura solenne degli Studi nella R. Università di Roma (anno scolastico 1893-94). « .... Appena il Ret- tore ebbe finito, cedette il posto al professor Pi rotta, il quale con tutta la gravità d' un docente in cattedra, nonché in marsina e cravatta bianca, cominciò a svolgere il suo tema: Una pagina di storia della biologia. Da principio, tutti s' interessarono vivamente facendo segni di simpatico consenso, mentre l’oratore affermava: Il botanico ammira e si commuove davanti ai fenomeni della natura. Ma sia che non tutti fossero botanici, sia che capissero in altro modo i fenomeni, fatto sta che man mano gli studenti, a cinque, a sei per volta se ne andarono a godere meglio la natura all'aria aperta, fumando una sigaretta e ciarlando alla confortante gloriosa luce del sole. Le signore ascoltavano con attenzione. religiosa le più dotte ricerche intorno al protoplasma, signor sì, ma con la coda de IV occhio, illuminata d'invidia, seguivano gli studenti che pas- seggiando nei corridoi, parlavano d'altri protoplasmi. 9 II Don Chisciotte di Roma Anno I, n. 22, Domenica 5 Novembre 1893, con molti puppazzetì caratteristici. 2) Vedi Tribuna, giornale di Roma, n. 310-311 (Anno 1893). E qui mi sì permetta un’osservazione e anche due. Prima di tutto, perchè poi quell’ apparato funebre dell’aula, invece di lasciar pene- trare liberamente la luce del sole? E poi — nessuno più di me ammira la biologia e la botanica, nemmeno più di me ha uq rispetto quasi cieco del protoplasma — ma dal momento che s’invitano tante signore perchè non scegliere argomenti storici, letterari, estetici, più adatti per simile uditorio? Si risponderà che rUniversità si riapre solo per gli studenti, ma al- lora perchè disturbare t^nte signore? Questo sia detto senza far torto all’ottimo professor Pirotta, il quale entrò ardito nell’ argomento, sottilmente analizzando l’attività, il lavorio meraviglioso che si compie, noi inconsci, negli elementi primi della vita vegetale e animale, cioè la cellula, le sue trasfor- mazioni, i suoi derivati, le sue produzioni. L’uditorio, silenzioso, ascoltava.... ». Ci riserviamo, se avremo in dono dal proL Pirotta una copia del discorso, di analizzarne iaita V originalità. Infatti non ci risulta che l’attuale professore di botanica dell'Università Romana abbia di pro- prio pubblicato cosa alcuna di fisiologia sugli elementi cellulari. Deve adunque trattarsi di qualche contribuzione inedita del Pirotta, che noi conosciamo segnatamente per i lavori micologici, su cui ci riser- veremo a dire in un prossimo fascicolo del nostrq giornale. Poche pagine rubate all’algologia in un periodico, che ci costa gravi spese e che non è sovvenuto da alcuno, verranno accolte con favore quando lo scritto tenda ad avvertire gli scienziati italiani e stranieri del merito positivo o negativo di lavori scientifici di chi in Italia ha tanta influenza nei giudizi emanati sul valore della gioventù. Il motto del nostro giornale è stato e sarà sempre finché duri la vita sua e di chi al presente lo dirige «Frangar, non flectar». IL DIRETTORE G. B. DE Toni Si invitano gli illustri prof. G. Gibelli, 0. Penzig e R. Pirotta, giudici im- parziali nei concorsi universitari!, a confrontare la vera V atonia Aeg agro- pila raccolta da me e pubblicata nel I fascicolo della Pbvcotheca italica al D. 25 con la Y atonia falsa edita dal Levi-Morenos nel IV^ fascicolo della stessa collezione.... E questo fia siiggel ch’ogni uomo sganni!