sort Past uu dA, DICE DO Purchase June 1971 _ LE ISOLE PELAGIE |—’ ELA LORO FLORA ESA 79 LAMPEDUSA, LINOSA, LAMPIONE E LA LORO FLORA DI ‘© PANTELLERIA \ FIRENZE STIXABIIEZENEE NEDO: PErIo IAS LUIGI CHITI Successore 1908. LIBRARY NEW YORK BOTANICAL GARDEN " ARILO ISP KREG RETI HARVARD UNIVERSE | al Bollettino del R. Orto botanico di Palermo, vol. V fasc. 1-2 € 3-4, vol. VI fasc. 1, 2-3 e 4, e vol. VII fasc. 1-2. pù | PREFAZIONE. US vteriali per la sua Flora eo alla quale allora Da 1SSì iduamente, mandava in Sicilia il sig. Luigi Ajuti, giardiniere botanico Vol R. Istituto Sr] per una campagna Resa "e di (AR ed ebbe caro che io mi unissi all’Ajuti in quel gi | viaggio. i» “oggi è ancora il SI alle isole ARIDI non i cosa molto cal nostro passaggio. } si | Quanto staremo in mare? — gli ig |» Forse ventiquattr'ore se il vento è buono; ma portino con sé provviste per otto giorni perchè non si può sapere ; — fu la . suggestiva risposta. Pepe II 15 aprile c' imbarcammo a Porto Empedocle, in compagnia «di una squadra di condannati con i relativi carabinieri. Lo scia- di E DE | becco aveva una sola più che modesta cabina, quella del capi- x io SommieR, Le isole Pelagie e la loro flora. 1 \ VI COEN do 2 PSE: 4 Meno A; a . tano, che questi gentilme cambiar corso e metter la prua sopra Pantelleria che avvistammo il giorno dopo la nostra partenza. Mutatosi da capo il vento in furioso libeccio, fummo respinti fino a rivedere le coste di Si- cilia, quando un nuovo mutamento ci permise di rimettere la prua su Lampedusa dove arrivammo il 18 aprile. Eravamo ri- masti così il trastullo delle onde e dei venti per tre giorni e tre notti, durante i quali, è inutile dirlo, le nostre provviste rimasero intatte! Il nostro ritorno fu più fortunato. Partiti da Lampedusa il 1° maggio con buon vento di mezzogiorno, giungemmo a Porto Empedocle in poco più di ventiquattr' ore. Ma se non era facile arrivare a Lampedusa, meno facile an- cora era il giungere a Linosa. Per andarvi dovemmo noleggiare a Lampedusa una barchetta scoperta. Con questa, scelto un giorno di buon vento, il 21 aprile giungemmo in sei ore a Linosa, con qualche peripezia soltanto all’ arrivo, lo sbarco essendo dif- ficile col vento fresco su quella costa rocciosa. Il 25 tornammo colla nostra barca a Lampedusa. Sarebbe stato mio desiderio andare anche a Lampione. Ma allora, come ai tempi di Calcara, lo vietavano le leggi sanitarie; ossia non avremmo potuto sbarcare in questo isolotto disabitato senza sottoporci poi ad una lunga quarantena. Quando presentai questo scritto al Congresso di Palermo, erano ‘trascorsi quasi trent’ anni dall’ epoca di quella gita; eppure rivedendo le mie raccolte mi ero persuaso che meritavano ancora di esser pubblicate. Buon numero delle nostre piante figuravano nella lora italiana di Parlatore e nella sua continuazione per Caruel, e precisamente quelle delle famiglie pubblicate dopo il 1873. Molte delle specie che quando le raccogliemmo non erano note delle isole Pelagie, erano state poi trovate e pubbli- isolette sono gli ultimi lembi meridionali di terra appartenenti | all'Italia, ma anche perchè le loro florule permettono di fare | confronto fra due isole vicine e quindi sottoposte a condizioni :limatiche uguali, ma assolutamente diverse per origine e per atura di DeL SUN nd $ “DR an gruppo di isole, non è molto antico. Ha evidentemente avuto QUE ‘origine dall’appellativo di reXxy, pelagie o di alto mare, dato da Tolomeo e da Strabone ad alcune isole del Mediterraneo fra la Sicilia e l'Africa. pi . Difatti vediamo che Mattioli, nella versione italiana di Tolomeo È (Venezia, 1548), traduce #eAxyixi de vyoor coi Tns "A@pixiîs per « Le Isole d’Aphrica chiamate Pelagie sono queste » dando all’appella- tivo di pelagie il valore di nome proprio. Il termine di pelagie # però non fu sempre applicato nello stesso modo, d'onde sono | nate non poche confusioni. Tolomeo per esempio (Geograpa., lib. IV, cap. I, 13) dice che le isole d’ alto mare (7e4x7:x.) appar- | tenenti all'Africa sono Cossyra (Pantelleria), Gaulus (Gozo) e Melite (Malta), e pone Lopadusa ed Athusa (Linosa) fra le isole adiacenti all’ Africa. Strabone invece applica il termine di pela- . gia soltanto all’ isola di Lampedusa (7900 7eAxyix Aoradodoca. — Geograph,, lib. XVII, cap. Il). Nelle carte nautiche dal principio del secolo XIV alla fine «del XVI! Lampedusa, Linosa e Lampione non si trovano mai Miao con un nome collettivo. Il nome di Pelagie, adoperato come nome proprio per designare | ‘in modo ben definito come oggi le due isole di Lampedusa e Li- nosa e l'isolotto di Lampione, si trova in Fazello nel 1558. ? 1 Vedasi la splendida edizione di facsimili pubblicati da Norden- | skjòld col nome di Periplus. ka ® Vedi bibliografia. Il nome di Pelagie, Dro come nome proprio per designare. IhREB CITA ge a ARTO |P ORETU RVARD e LT 6 BOTANICI CHE HANNO VISITATO LE ISOLE PELAGIE Però anche più tardi troviamo chi seguita a adoprarlo in altro senso. Ortelio, per esempio, nella seconda metà del secolo XVI scrive nel suo « Thesaurus geographicus » che le isole Pelagie sono cinque, e quello che ne dice prova quale idea confusa avesse intorno ad esse. Baudrand (Geographia, 1682) e Bau- drand e Ferrari (Novum lexicon geograph., 1738) ripetono che: le Pelagie sono cinque e sono le « Tarichiae vel Phoenicorum insulae » di Strabone, le Conigliere di Nigro.' E si. che da tre secoli i portolani indicavano con esattezza mirabile per quei tempi le isole di quella parte del Mediterraneo, quel mare era solcato da naviglio di commercio e di guerra, e Malta già da quasi un secolo era in possesso dei Cavalieri Ospitalieri. Ciò prova quanto la geografia scolastica, che si basava sugli antichi testi spesso male interpretati, fosse rimasta arretrata rispetto. alle conoscenze dei naviganti. BOTANICI CHE HANNO VISITATO LE ISOLE PELAGIE Avanti noi pare che tre o quattro soli botanici avessero visitato Lampedusa e due soli Linosa. Nel 1787 La Billardiére si fermò brevemente a Lampedusa mentre era in viaggio per la Siria. ? Vi raccolse due piante non \ ancora conosciute, la Periploca angustifolia*® che egli stesso. descrisse e figurò nel suo « Icones plantarum Syriae rariorum »_ ! Bruzen la Martinière, nel 1736, nel suo Gran Dizionario geo- grafico, mentre rileva l’errore di Ortelio, ritiene che siano da in- tendersi per isole Pelagie quelle indicate da Tolomeo. Perfino Reclus nella sua Géographie Universelle dice che le Pelagie comprendono Lampedusa, Linosa ed altre minori (!). ? Gussone, Notizie sulle isole Linosa, Lampione e Lampedusa, p. 4, e CALCARA, Descrizione dell’isola di Lampedusa, p. 28 in nota. * Però quando la descrisse nel 1791 era già stato preceduto da Aiton, il quale, nel Hortus Kewensis del 1789 (1 edizione, vol. I, p. 301), aveva descritto la stessa pianta proveniente dalle isole Ca- narie col nome di Perzploca laevigata. Pi Biois dice espressamente che egli non ha lasciato ia cenno _ su di questa isola. L’erbario dell’ illustre botanico francese con- | servasi a Firenze intercalato nell’erbario Webb, e forse vi si trovano altre piante provenienti da Lampedusa; ma è impossi- bile rintracciarle, mancando in generale l’indicazione della pro- venienza sulle etichette di La Billardiére. | Un altro botanico parrebbe che visitasse Lampedusa al prin- _cipio del secolo passato; ma chi egli fosse, ed in quale anno vi di “andasse non ho potuto sapere. Il fatto si rileva da un catalogo ua di piante delle Isole Maltesi e di Lampedusa pubblicato dal padre ; Giacinto ® nel 1825, nel quale, al dire del Grech Delicata, * sono È |‘ citate 117 piante di Lampedusa. Siano forse state raccolte in SE quest’ isola da La Billardière e venute alla conoscenza del Gia- ; cinto? Siano state raccolte dal Giacinto stesso o da uno dei suoi o collaboratori Naudi o Zerafa? Avevo pensato che queste piante i | si troverebbero forse ancora negli erbarî della Università di Va- “Api letta; ma la speranza che l’esame di quegli erbarî potesse get- DA tare qualche luce sull’argomento è pressochè svanita dopo la | _—»—‘—»—’mia visita a Malta in quest'anno, poichè ho dovuto constatare che della maggior parte delle piante non è indicata la pro- | —‘’venienza, e quando questa è segnata, manca di solito la data e il nome del raccoglitore. Nei pacchi esaminati trovai una pu | sola pianta di Lampedusa, la Periploca angustifolia, con eti- F 1 PARLATORE, 7. It., vol. V, p. 550, cita ancora, ma dubitativa- mente, Hypericum Agyptiacum come raccolto in Lampedusa da La Bil- lardière. Difatti trovansi due esemplari di questa specie nell’erbario Webb provenienti dall’erbario di La Billardière, ma senza indicazione di località (uno nell’inserto di Triadenia microphyUla, l’altro nell’ in- È: serto di Triadenia Webbii). à ? PARLATORE, Les collections botaniques du Musée royal de Physique 4 et d’Histoire naturelle de Florence au printemps de 1874. Firenze, 1874, “Pi p. 15-16. ARI ® Vedi in bibliografia a HMyacinthus. «__4J. C.GrECH DELICATA, Flora Melitensis etc. Melitae, 1853 (Prae- __. fatio, p. x1). ta 8. BOTANICI CHE HANNO VISITATO LE ISOLE PELAGIE chetta che non diceva ‘altro se non « Asclepias della Lampe- dusa ». Certo si è che Gussone non sapeva nè dello scritto di Giacinto nè di quelle piante state raccolte in Lampedusa avanti l’epoca sua. Nel 1828 Gussone, a bordo di un brigantino della Marina Reale messo a sua disposizione dal Re Francesco di Napoli per un viaggio circuminsulare, * si recò in Lampedusa, dove s0g- giornò dal 2 al 81 di agosto, come risulta dalla tabella meteo- rologica pubblicata nelle sue « Notizie ecc. ». Dalla stessa ta- bella si deduce che a Linosa fu soltanto il 31 agosto da mattina a sera; ed a Lampione pure da mattina a sera il 15 agosto. Nel 1832 comunicò alla R. Accademia delle Scienze di Napoli i risultati di questa sua visita alle isole Pelagie in una Memoria che contiene una descrizione e notizie geologiche, botaniche, meteorologiche e storiche di quelle isole, insieme alla descri- zione della Stapelia Europaea. Nel « Supplementum ad Flor. Sic. Prodr. » egli incominciò a pubblicare Ie piante raccolte nelle Pelagie, le quali poi furono riportate tutte nella sua « Florae Siculae Synopsis ». Le piante stesse sono conservate nel suo Erbario Siculo alla Università di Napoli. L’ Erbario centrale di Firenze ne possiede alcuni esemplari. Nella biografia di Gussone scritta da Pasquale è detto che il barone Porcari, viaggiatore e collettore, fu a Lampedusa con Gussone, e che lo stesso Porcari mandò a Gussone delle piante di quell’ isola. Ma delle visite del Porcari a Lampedusa non ho potuto sapere altro. Gussone è il solo botanico che abbia visitato I° isolotto di Lampione. Nel 1846 Calcara, professore interino di Storia naturale nella R. Università di Palermo, visitava le nostre isole (oltre a quella di Pantelleria). Giungeva in Lampedusa il 18 maggio. L’8 giu- gno si recava a Linosa da dove, dopo un soggiorno di due o tre giorni, ritornava in Lampedusa trattenendovisi fino al 15 giu- gno. Durante questo viaggio era accompagnato da Vincenzo Messina, giardiniere dell’ Orto botanico di Palermo, incaricato 1 PASQUALE, Documenti biografici di G. Gussone, p. 114. BOVA NAT VALVE VCR VO I I SNA Pt dd FOGA NE Pea | ME PA Ù 0 ‘ p dI und | "i i4 i HANNO VISITATO LE ISOLE PELAGIE 9 eo di coadiuvare Calcara nella raccolta delle piante.‘ In pporto preliminare ci ha lasciato un cenno del suo viaggio, notizie succinte sulle due isole. In due opuscoli separati poi, ne rla di Lampedusa e di Linosa, descrivendole e dando intorno pe ad esse variate notizie, in parte desunte dalla memoria di | Gussone. È In questi opuscoli, per ognuna delle due isole, sotto i titoli di « Florula Lopadusana » e « Florula di Linosa » dà l'elenco delle | piante raccolte da Gussone e da lui stesso. Le piante riportate |a esso e dal giardiniere Messina furono studiate da Vincenzo _ Tineo allora direttore dell'Orto botanico di Palermo, e si con- 6 | servano nell’ Erbario dell’ Università di Palermo, dal quale 1 Er- | bario di Firenze ba ricevuto non pochi doppî. Tineo pubblicò | nelle sue « Plant. rar. Siciliae », alcune novità trovate fra le «piante di Calcara. «_‘’©alcara, come egli stesso ci informa (« Rapporto » p. 15 e | —‘« Descrizione di Lampedusa » p. 19 in nota), non potè visitare È Lampione, dove leggi sanitarie vietavano l’approdo. p° n Nel 1884 pare che si risvegliasse ad un tratto l’ interesse per Se la flora di queste isole, forse stimolato dal fatto che era stata — stabilita una comunicazione regolare colla Sicilia per mezzo di >> piroscafi. Difatti il 6 aprile di quell’anno sbarcavano in Lampe- «usa tre botanici, cioè i signori M. Lojacono, assistente del Giar- der . dino botanico di Palermo, il dott. H. Ross e il barone v. Zwier- —lein, e vi si trattenevano fino al 16. I due ultimi si recarono i poi a Linosa dove si trattennero dal 16 al 20 aprile, mentre | Lojacono tornava a Porto Empedocle. Il 13 aprile poi dello stesso anno giungeva in Lampedusa un quarto botanico, il dott. R. Solla, e vi si tratteneva fino al 20. Egli soggiornava poi a Linosa dal 21 al 30 aprile. Il dott. Ross, il 25 luglio 1884, presentava alla Società bota- nica di Berlino un brevissimo rapporto sul suo viaggio intito- lato « Eine botanische Excursion nach den Inseln Lampedusa und Linosa », con un elenco delle piante interessanti raccolte |a esso nelle due isole. Le piante critiche furono determinate 1 Ciò rilevasi da Tixro, Plantar. rar. Sie., fasc. II, p. 19-20 in nota. 10 BOTANICI CHE HANNO VISITATO LE ISOLE PELAGIE dal prof. Ascherson, le Medicago dal dott. Urban, i licheni dallo prof. Magnus. Nel settembre del 1884 il sig. Lojacono dava alle stampe col titolo « Una escursione botanica in Lampedusa », una breve re- lazione del suo viaggio con una succinta descrizione di Lampe- dusa ed un « Catalogo delle piante vascolari di Linosa e Lam- . pedusa » nel quale sono annoverate le piante raccolte dal barone v. Zwierlein e da lui in Lampedusa, ed alcune piante di Linosa che gli furono comunicate dal barone v. Zwierlein, ed inoltre sono riportate, ma in parte soltanto, le piante della « Florula Lopadu- sana » di Calcara da esso non trovate. Le piante raccolte da Lojacono sono riportate pure in parte nella sua « Flora Sicula ». Il barone v. Zwierlein non ha pubblicato nulla. Le piante da esso raccolte figurano nell'elenco di Lojacono. Esse sono in parte conservate negli Erbarî dell’ Università di Messina. Il dott. Solla scrisse una lettera datata da Messina 5 mag- gio 1884 e pubblicata nella Oesterr. bot. Zeitschr., nella quale è descritto il paesaggio botanico di Lampedusa e di Linosa. Pre- sentò poi, il 5 novembre 1884, alla Società zoologico-botanica di Vienna una breve memoria intitolata « Phytobiologische Beo- bachtungen auf einer Excursion nach Lampedusa und Linosa » (datata dalla fine di agosto) che contiene delle osservazioni sulla flora di queste isole, ed un elenco delle piante da esso accolte in ognuna. I licheni furono determinati dal dott. A. Jatta. il dott. Solla pubblicava inoltre nella Oesterr: Dot. Zeîtschr., anno 1885, col titolo « Auf einer Excursion nach den pelagi- schen Inseln, April 1884, gesammelte Meeresalgen », un elenco di alghe marine raccolte in questo viaggio (23 di Lampedusa e 18 di Linosa). Le piante da esso raccolte nelle Pelagie si trovano negli Erbarî di Messina e di Berlino. La buona descrizione del- l'aspetto floristico delle Pelagie dataci dal Solla è tanto più interes- sante in quanto che d’ allora in poi quell’ aspetto è assai mutato. L’anno dopo la nostra visita a Lampedusa il sig. Conti Dini, ufliciale postale in quell’isola, mandò al prof. Parlatore ed a me alcune poche piante raccolte in autunno ed inverno. Anche il D." Ross e il sig. Lojacono ricevettero (e distribuirono nelle loro exsiccala) alcune piante di Lampedusa raccolte dopo la loro escursione da persone di conoscenza residenti in quell’ isola. ira Aa REC i Martelli, dal dott. Z00dA. i; dal dott. Stur- Li i BERIO; guesu botanici si trattennero a Lampedusa dal 31 marzo " Miinicnie messe a mia disposizione onde io ne CAPRA tale | conto nelle mie florule. ? Trovandomi obbligato, per queste ultime raccolte posteriori Sal s ‘alla presentazione del mio lavoro al Congresso di Palermo, di modificare il mio manoscritto e di rifarne la parte statistica, E mi decisi di completare possibilmente la nostra conoscenza di quelle fiore segnatamente nella loro parte briologica, visitando Lampedusa e Linosa in epoca più precoce di quella in cui fino allora erano state esplorate. Feci dunque in questa primavera, dopo 33 anni, una seconda visita alle Pelagie, soggiornando una settimana a Linosa (dal 1° all’ 8 marzo) ed un’altra a Lampedusa (dall’8 al 15 marzo) e visitando poi Pantelleria e Malta per | meglio poterne confrontare la flora con quelia delle Pelagie. In questa gita a Linosa, Lampedusa e Pantelleria ebbi a compagno e validissimo coadiutore nella raccolta il giardiniere botanico dell'Orto di Palermo, Antonino Riccobono, al quale il Direttore pa di quell’Istituto botanico, prof. Borzi, con squisita cortesia di si cui sono lieto esprimere qui la mia gratitudine, aveva a tal uopo concesso un lungo congedo. In oggi il recarsi in Lampe- dusa ed in Linosa non presenta più le difficoltà di una volta, poiché due volte ogni settimana vi approda un piroscafo, una volta andando da Porto Empedocle a Pantelleria, ed una volta tornando. Con tempo buono il tragitto da Porto Empedocle a Linosa dura circa dieci ore, e da Linosa a Lampedusa poco più di tre ore. In Linosa però può succedere che a causa del tempo cattivo lo sbarco sia impossibile. Neppure questa volta mi fu dato, per le condizioni del mare, di recarmi nell’isolotto di Lampione dove bisogna andare in barca, come non avevano potuto recarvisi l’anno avanti i si- gnori Zodda e Sturniolo. Ancora recentissimamente ho ricevuto alcune piante raccolte, dopo la mia ultima visita a Lampedusa, dalla guardia campestre ug Martorana, che mi era stata guida in tutte le mie gite. Anche fori era 4: queste piante ha rta colo Ci scenza di LA flora. RR Si n ", Nessuno di questi tre hotomiai visitò le Dia: L'e ) viene dal fatto che Tineo e hocaro distribuirono DIEnioe I e n « raccolte » da Pod SLA ° Todaro è SORECO a tal E dì trascuratezza da lasciaro & vi fu nel mese di agosto ! ai LLete î da completa per le isole Pelagie. Ho reno di Deo niato gli «antichi scrittori che ne menzionano solo il nome o poco più, ed FÌ lavori più recenti nei quali poco o nulla di originale si con- meno su di esse. Ma certo mi saranno sfuggiti lavori meritevoli di essere citati. Ho però cercato, per quanto mi è stato possibile, di dare completa la bibliografia botanica. | Fazello. E. Thomae Fazelli Siculi Or. Praedicatorum. — De Redus Sticulis decades duae nunc primum in lucem editae. Ex offic. Joan. . Matth. Maydae. Panormi, 1558 mense Maio. In questa opera dedicata « D. Philippo Hispaniae, Angliae, Sici- . liae etc. regi potentissimo », nella prima decade, libro primo « De | situ CAT et insularum adiacentium o caput primum », a p. 9, il frate Fazello dice: « In medio mari inter Cercinam (oggi fi), et Siciliam, sunt Pelagiae insulae desertae tres, Lampe- 15 dusa, Lalenusa et Scola, non multum ab invicem refugientes. Lam- pedusa earum est maxima, p. m. 12 ambitus, quae vetustum nomen _ a coruscationibus, quas crebro emittit adeptum, adhuc servat: ubi lim ejusdem appellationis erat arx, et oppidulum, cujus monu- | menta. Specus est in en, Sacellum D. Mariae sacrum. Qua Occi- dentem respicit, rupibus altis et immensis scatet. Qua vero Orientem, Gerbarumque insulam spectat, supina instar fluctum procumbit ». _ Descrizione eccellente, che prova come Fazello avesse le sue infor- mazioni da chi conosceva Lampedusa de visu. Descrive poi il naufragio di 8 delle 15 galere di Carlo V, con più di 1000 uomini, comandate da Antonio Doria (Aurea) genovese, av- ‘venuto ai tempi suoi (nel 1551) sulle coste di Lampedusa in seguito | ad una terribile tempesta. Di questa opera del Fazello esistono varie edizioni e traduzioni, n È In una edizione dedicata a Carlo V ed a suo figlio Filippo II, con ere Ret (TUE ta Ki SE TORO SFP REAIANE BRIO) ISO O O CINI - (a Su di de Ben ia Mali ri 14. BIBLIOGRAFIA DELLE ISOLE PELAGIE : i SRO . a È IS, titolo alquanto diverso (Fazellus frat. Thomas ordinis praedicato- dk, rum. Rerum Sicularum scriptores ex recentioribus praecipui, in 0° unum corpus nunc primum congesti, diligentique recognitione plu- rimis in locis emendati. Francofurti ad Moenum apud And. We-. chelum 1579) ed in una antica traduzione « in lingua Toscana » del P. M. Remigio fiorentino stampata a Venezia nel 1574, si trovano leggiere varianti nella scrittura dei nomi. Gli scrittori posteriori hanno in generale ripetuto quanto ha scritto il Fazello. i Anania Gio. Lorenzo (d’). — L’Universale fabrica del mondo, ovvero Cosmografia. Appresso Andrea Muschio. Venetia, 1596. A p. 316 è rammentata Lampidosa dove « arde continuamente una lampa avanti l’ imagine di nostra Donna, ove s’afferma da molti non haverle mai mancato l’olio, rifondendovene sempre i nocchieri, che v'arrivano, o siano Christiani, o Mahomettani ». E più oltre dice : « poi segue Limosa, prima Ethusa ». Goltzius Hubertus. — Graeciae universae Asiaeque Minoris et insula- rum nomismata veterum. Antverpiae, 1618-1620. A tav. 28 della isole, è figurata una moneta con testa di Giove da un lato e dall’ altro un pesce coll’ iscrizione AOHAAOTEZAION; ed a p. 289 è detto AOIAA0TZAION. Lopadusa. In Africo mari non procul a Thapso Lopadusa jacet ignobilis insula quam Plinius lon- gam dicit. Goltzius Hubertus. — Stc:iliae et Magnae Grazciae historia. Lugduni Batavorum et Francofurti, 1629. Nella « Siciliae historia posterior » a p. 68 parla del naufragio descritto da Fazello delle 8 triremi di Carlo V, avvenuto nel 1551 . sulle coste di Lopadusa, mentre l'ammiraglio Doria inseguiva il fa- migerato Dragù per cacciarlo dai mari, secondo l’ordine ricevuto dall’ imperatore. Astolfi Don Felice Canonico del Salvatore. — ZMHistoria universale delle immagini miracolose della Gran Madre di Dio riverite in tutte le parti del Mondo ecc. Venetia, 1623. A p. 313 leggesi: « Trovasi vicino a Sicilia un Isoletta dishabi. tata, nomata Lampadusa, et appresso il mare in uno scoglio evvi alzata una cappelletta, dentro la qual’ è riposta l’ Imagine » (della Madonna di Trapani), e ripete poi quanto ne ha detto Lorenzo d’ Anania. 15 pra zag antichità, ed altre motitie. P. Bonacota. Malta, 1647. Spa 247, parlando della venuta dei Goti in Malta, Abela, com- endatore e vicecancelliere dell'Ordine dei Maltesi, descrive e dà 1 facsimile di uria iscrizione in caratteri gotici, alti un palmo, che E egli trovò « nell'Isola Lapedosa » nel 1610 mentre era in crociera per quei mari sulla Capitana delle galere maltesi. Ai due lati del- ® |. P'iscrizione si vedevano « due scudi d'arme di basso rilievo nella pe pietra, ch’ haveano scolpiti nel campo cinque monti con una den- di: tatura per orlo dello scudo ». L’iscrizione suona così: BarroLOMEUS DE MARSARA DICTU IAN CRASSU CAPITANIU ME FECI FARE ANI PRIMA INDICTIO. . Questa iscrizione scorgevasi « nella parte più sublime della fac- ciata, che rimaneva in piedi d’un antico Castello, o Torre, se pur affatto non s'è rovinata ». È probabile che negli Archivi dei Cavalieri di Malta si trovino altre notizie interessanti per la storia di Lampedusa che doveva continuamente essere visitata dai bastimenti dell’Ordine. Pagnozzi F. Francesco Maria da Pistoia predicatore cappuccino. — SE po Maria trionfante con la pompa di una triplicata corona di stelle bo risplendenti ecc. ecc. P, A. Fortunati, Pistoia, 1655. (o SI «A p. 612 dice: «In un’Isola disabitata presso la Sicilia, degna di gran venerazione è la Madonna di Lampedosa, dagli stessi Turchi dA ‘onorata, e riverita: come dicon le storie, e ne son assicurato da uno _ dei GERE di Malta i quali soli levar possono le limosine, che A ivi ritrovano, portandole alla S. S. Madonna di Trapani: a cui molto È in forma di Statua, e d’alabastro, col bambino G. in braccio. Dove più volte si è veduto questo Tn che se alcuno dell’obla- zioni di questa benedetta Madonna rubba cos’ alcuna, non può mai quindi allontanarsi il Naviglio, finche non sia fatta la restituzione: levandosi tempesta in mare, o simil’ altro fortunio accadendo, an- corche un solo d’una squadra di galee fosse stato il ladro. » Ripete poi press’ a poco quanto aveva scritto l’Anania 59 anni prima. Maggio P. D. Francesco Maria Cherico Regolare. — Vifa e morte del venerabile P. FP. Alipio di S. Giuseppe ecc. Ignatio de’ Lazari. Roma, 1657. Nel capitolo IX, narrando come le ossa del Padre Alipio furono trasportate da Tripoli a Malta e all'isola di Lampedusa, a p. 128-134 ha occasione di parlare di questa isola alla quale dà il nome che porta ‘ancora oggi. Dopo avere citato le versioni di questo nome presso al- | cuni scrittori antichi, riferisce in parte quanto ne dissero Fazello, Dr. simile è la Mida di Lampedosa, essendo pur questa, come quella, 16 BIBLIOGRAFIA DELLE ISOLE PELAGIE Anania, Astolfi e Pagnozzi. Riporta le parole del Padre Pierantonio Spinello (De Festis ac Templis) il quale dice press’ a poco lo stesso del Pagnozzi. Cita ancora il Padre Giovanni Rhò ne’ Sabati (Esem- pio 94), Fra Giovanni Manno (Istoria), Fra Giovanbattista Lezana (An- nali), i quali con altri autori dicono che « la bellissima Statua della « Madonna di Trapani che fu scolpita in Cipro l’anno 730 e da Geru- « salemme fu trasferita da alcuni Cavalieri Templarij della Città di « Pisa, correndo tempesta il Navilio, che la portava, si salvò in « Lampedusa, e che di essere ivi stata la Statua di Nostra Signora, « ne serba la memoria infino a oggi una piccola Chiesetta, cui anche «i Barbari sogliono venerare ..... ». Finalmente riporta la iscri- zione del 1653 che rammenta questo salvamento della Statua, iscri- zione che trovasi su di un « bel quadro grande d’argento, con la detta isola » conservato nella Chiesa di Trapani. Questa iscrizione è interessante anche perchè ricorda la donazione di Lampedusa a un Caro. Vi si legge difatti che quel bel quadro d’argento è un ex voto offerto alla Madonna da « D. Giulio di Tomasi e Caro, Cava- « lier di San Giacomo, Duca di Palma, e Signore della medesima « Lampedusa, essendo detta Isola, celebre per diverse Istorie e fa- « vole di Poeti, stata conceduta dal Re Alfonso alla sua Fami- fe 34 | LAMPEDUSA — COLONIZZAZIONE Appare dunque fantastica la notizia data da Sanvisente (senza citare la sua fonte), che cioé il famigerato Dragut traesse, nel 1553, dalla popolazione allora vivente in Lampedusa, mille schiavi, poiché Fazello non avrebbe mancato di narrare un fatto così grave avvenuto a tempo suo. Anche Ariosto doveva avere sentito dire che Lampedusa era deserta, poiché tale la dice, descrivendola come arena della tenzone fra tre Saraceni ed altrettanti Cristiani. Deserta ancora la dicono il Pacichelli nel 1685, il Massa nel 1709, il Torremuzza nel 1781. Tuttavia l'affermazione del Pacichelli, che vi si trovasse ogni genere di merce per i bastimenti, senza alcuno a custodirla, e che onestamente venisse pagata da chi approdando all’ isola ne prendeva quanto gli abbisognava, appare immaginaria, poichè un tale scambio di merci senza contrattanti o commercio muto, sembra impossibile in una isola esposta alle continue visite di pirati e di naviglio belligerante. Notizie certe sulla popolazione dell’isola abbiamo soltanto dal 1776 in poi, quando Ferdinando IV ne tentò la colonizzazione. * Quei primi coloni pare che fossero decimati dalla peste pochi anni dopo. Gussone e Calcara parlano di lapidi trovate presso il porto su cui leggesi: « Qui ritrovasi un cadavere morto di peste in giugno 1784. » Due di queste lapidi con identica iscrizione ho ancora vedute quest'anno, una delle quali trovata recente- mente nel fare uno scavo. Nel 1800 vi stabili una piccola colonia di agricoltori il Maltese Salvatore Gatt. Per concessione di questo, pochi anni dopo vi fondò uno stabilimento agricolo più impor- tante l'Inglese Fernandez, portandovi tre o quattrocento persone. Allora, nel 1810, fu cominciato a costruire l’attuale rozzo castello, nel posto dove eranvi quattro antiche torri in cattivo stato. Ma questo tentativo di colonizzazione al pari degli altri falli, e quando il capitano Smith visitò Lampedusa verso il 1820, vi trovò 12 o 14 contadini Maltesi sparsi per l’isola, ove dimora- vano entro grotte, e la famiglia del sig. Fernandez, che abitava in una casetta, senza alcuna protezione contro i predoni o i basti- menti infetti che suolevano farvi scalo. Quando Gussone visitò 1 Secondo Calcara e Sanvisente, anche avanti, nel 1760, vi si sarebbero stabiliti sei francesi con un prete. ” (0) 1 M LAMPEDUSA — COLONIZZAZIONE l 35 ì Lampedusa nel 1828, la trovò abitata soltanto da 24 Maltesi che vi conducevano, vita assai stentata. La colonizzazione in regola di Lampedusa per parte del Go- verno delle due Sicilie rimonta solo al 1843, quando ne prese ) possesso il capitano di fregata Sanvisente in nome del Governo, previo accordo coi principi di Lampedusa e colla famiglia Gatt. All’ epoca in cui Sanvisente scrisse il suo lavoro sopra Lampe- dusa, cioè nel 1847, l'isola contava 700 abitanti, tutti oriundi di diverse parti della Sicilia ed isole adiacenti, segnatamente di Pantelleria. Nel 1847 Ferdinando II visitò Lampedusa, facendo sperimen- tare la sua munificenza a tutti, come ce ne informa Sanvisente «e vantaggiando a preferenza la classe delle nubili onde inco- raggiare e favorire i matrimonî ». Nel 1872 vi fu dal Governo italiano impiantata una colonia di condannati a domicilio coatto, che esiste tuttora. All’epoca in cui visitai Lampedusa per la prima volta, cioè un anno dopo, vi erano circa 900 abitanti liberi, 200 coatti ed un piccolo pre- sidio. In oggi la popolazione libera è di circa 2000 abitanti, ed i coatti sono quasi 500. Il presidio conta 70 uomini. Il possesso di Lampedusa, per ragioni strategiche, pare che venisse ambito dalla Russia sotto Caterina II, e durante le guerre Napoleoniche dall’ Inghilterra. Del dominio del folklore è la storia, o leggenda, dell’Eremita di Lampedusa. Secondo essa abitava in antico in quest'isola un eremita opportunista, il quale aveva arredato in modo diverso due tempietti contigui, consacrati l’uno a Cristo e l’altro a Mao- metto. Quando scorgeva una vela all'orizzonte, la seguiva con occhio vigile ed appena si era accertato se portasse la mezza- luna o la croce, chiudeva uno dei suoi luoghi di culto, e si prepa- rava ad ufliziare nell’altro per ingraziarsi l’equipaggio'nel caso che il bastimento avesse approdato in Lampedusa. Questo ha dato origine al detto comune in Sicilia « fare come il romito di Lampe- dusa », che vale quanto sapersi adattare alle circostanze. : Più conosciuti però di questa leggenda seno oggi la Madonna di Lampedusa ed i miracoli da essa fatti. Tutti gli isolani sanno raccontare, e leggesi stampato su di immagini e preghiere il- lustrate, come un tale Andrea Anfossi di Castellaro in diocesi * 36 LAMPEDUSA — LEGGENDA di Ventimiglia, tratto in schiavità dai Turchi, fuggisse da Lam- pedusa su di un tronco d’albero scavato, tenendo in mano come vela l’immagine della Madonna. Coll’aiuto di questa giunse salvo al suo paese in Liguria, dove la Madonna di Lampedusa è an- cora oggi oggetto di un culto speciale e da dove probabilmente è venuta questa leggenda alla popolazione recente di Lampedusa. Il fatto sta che, fin da tempo antico, esisteva in Lampedusa una cappella con una statua della Madonna. Molti sono gli autori, in specie ecclesiastici, cominciando dal frate Fazello nel 1558, che ne parlano, esaltandone le virtù miracolose, tanto che si può dire che per due secoli Lampedusa fu conosciuta nella let- teratura, più che per altro, per la sua Madonna miracolosa. Pare che quella statua fosse fatta ad immagine di quella di Trapani, perchè in Lampedusa si salvò da una tempesta il basti- mento che trasportava questa statua della Madonna da Gerusa- lemme a Trapani. Tutti quegli autori attestano che era tenuta in gran conto non solo dai Cristiani, ma anche dai Maomettani, i quali spesso approdavano in Lampedusa. Secondo il Coronelli i Turchi, « acciecati dalla superstizione », deponevano sempre dei doni in quella Cappella, ed i Cavalieri di Malta, <« illuminati dalla vera fede », li portavano via a profitto del loro spedale, il che proverebbe che i Cavalieri di Malta erano meno serupo-. losi dei Turchi e prendevano forse al tempo stesso le offerte fatte a Maometto e quelle fatte alla |Madonna. Però il buon religioso Massa scagiona i Cavalieri di Malta dall'accusa di avere adoprato i danari offerti alla Madonna per il loro spedale, affer- mando che li portavano invece scrupolosamente alla Madonna in Trapani. Pare che la superstizione impedisse ad altri di toc- care quei doni, poichè varî autori attestano che chiunque, al- l'infuori dei Cavalieri Maltesi, avesse ardito involare cosa alcuna offerta alla Madonna, non avrebbe potuto lasciar l’ isola senza fare tosto naufragio. La chiesetta dedicata alla Madonna trovasi in Lampedusa nel Vallone da essa detto della Madonna, ed è in parte scavata nella roccia. Li presso vi sono altre grotte, anch’esse opera dell’uomo. Secondo una leggenda, pure riferita da varî autori, di notte tempo si vedevano in Lampedusa spaventevoli apparizioni, per cui i bastimenti evitavano di passarvi la notte. a è A Ki a n Di. rive Lampedusa :‘! “ Consentì il re Agramante, e di periglio Uscì, pigliando la spiaggia mancina, Che per salute de’ nocchieri giace Tra gli Afri, e di Vulcan l’alta fornace. ,, 3 BELA NAS pa usa Dre ssbletta è Uol che dal mare Medesmo che la cinge è circonfusa ,,. D’ abitazioni è l’ isoletta vuota, Piena d’umil mortelle e di ginepri; Gioconda solitudine e remota A cervi, a daini, a caprioli, a lepri: E, fuor ch'a pescatori, è poco nota, Ove sovente a rimondati vepri Sospendon, per seccar, l’ umide reti : Dormono intanto i pesci in mar quieti ,,. Se in questa descrizione vi è più poesia che verità, ancora _ meno verità evvi nelle obiezioni che Ariosto dice essergli mosse da Fulgoso: 4 vi 3 . + l’isola sì fiera, Miani e gua ritrovò tanto, Che non è, dice, in tutto il luogo strano Ove un sol piè si possa metter piano: ,, ? poiché invece tutta l'isola è pianeggiante. I ruderi che in Lampedusa portarono il nome, oggi dimenti- cato, di Torre di Orlando, secondo qualche commentatore hanno dato all’Ariosto l’idea di scegliere quest'isola come scena della pugna fra Agramante e Orlando. Ma se pure vi è una connes- sione fra quel nome e il poema dell’Ariosto, è più probabile che il nome della torre sia conseguenza e non origine della finzione del poeta ferrarese. * Difatti, nelle prime menzioni di quella torre o fortezza, quelle cioè del Fazello (1558) e dell’Abela (1647), non è detto che si chiamasse torre d’Orlando, e la trovo per la prima volta designata con tal nome dal Massa nel 1709. «1 Orlando furioso, XL, 44, 55 e 45. ? Idem, XLII, 20. ® Pio RAJNA, Le fonti dell'Orlando furioso, 2* ediz,, p. 557. G. San- soni, Firenze. tolo. di Cufiosita' poi, riporto qui i versi coi quali l'Ariosto 1 38 LAMPEDUSA — DESCRIZIONE FISICA Ancora a titolo di curiosità rammenterò che il poeta Wieland, alla fine del secolo XVIII, scrisse un poema nel quale narra come in Lampedusa si salvassero da un naufragio due signorine e due giovanotti di Palermo (Rosina e Clelia, Guido e Sinibaldo) con due loro ancelle, ed ivi trovassero due eremiti, e come da questi naufraghi e da quegli eremiti avesse origine la popola- zione di Lampedusa. * DESCRIZIONE, PRODOTTI, CLIMA. Lampedusa è situata fra 35° 29’, 4 e 35° 81’, 6. Lat. N., e fra 0° 3,8 e 0° 10,8 Long. E. di Roma. È distante 205 Km. dalla Marina di Palma che é il punto più prossimo della Sicilia, e 113 Km. dal Capo Mehediah, punto più prossimo della costa d'Africa. Da Lampione dista 18 Km., da Linosa 42 Km., da Pantelleria 141 Km., dalle isole Maltesi (Gozo) 150 Km. Ha forma quasi di triangolo isoscele, coi due lati uguali molto più lunghi del terzo. Il lato più corto è a Levante, da dove l’isola va gradatamente assottigliandosi verso Ponente. Il suo asse maggiore, che è quindi press’a poco in direzione Est-Ovest, è lungo 11 Km. La sua massima larghezza, che è verso l’estremità orientale, è di Km. 3,700. Il suo perimetro, tenendo conto delle sinuosità della costa, è di Km. 40. La massima altezza, misurata nel punto detto « Albero del Sole » sulla costa Nord-Ovest, è ! WiELAND, Clelia und Sinibald oder die Bevòlkerung von Lampe- duse, in Kleinere Schriften. L’ autore tedesco dice di trarre il suo racconto da un antico scritto siciliano. Lo Smith dal canto suo, senza rammentare Wieland, parla di una leggenda siciliana quasi identica. Non saprei dire quindi se sia Wieland che ha creato la leggenda, o se questa esistesse prima di iui. Calcara e Sanvisente, i quali evidentemente non conoscevano il poemetto tedesco, dichia- rano di non conoscere alcuna leggenda come quella di cui parla lo Smith. Rajna (1. cit.) trova l'ispirazione del Wieland nel nau- fragio di Ruggero nell’ Orlando furioso. SI È — LAMPEDUSA — AGRICOLTURA 39 di 133”. La sua superficie è di Kmq. 20,1974.'! Ne esiste la carta all’1 a 25000 dell’ Istituto Geografico militare. La costa Nord, che presenta poche sinuosità, s' innalza scoscesa e gene- ralmente inaccessibile, specialmente verso Ponente dove sono le altezze maggiori. E costituita da rocce stratificate orizzontal- mente ed é tanto a picco, che da molti punti, ed anche dal più alto (l’Albero del Sole, 133”), si può buttare un sasso nel mare. Da quel lato non vi sono vere cale e si può discendere al mare solo in pochi punti. Dal suo orlo Nord l’ isola va gradatamente abbassandosi verso Levante e Mezzogiorno dove la costa è fra- stagliata da varie piccole insenature, la maggiore delle quali, che s’addentra per circa 800-900 metri, forma il porto naturale dell’isola. Questo porto è aperto solo ai venti di Mezzogiorno e di Libeccio, ed offre un buon ancoraggio a bastimenti non su- periori alle 500 tonnellate. La superficie dell’ isola è ondulata, non presentando forti pendenze se non in vicinanza immediata del mare e sui fianchi delle vallate o burroni che mettono capo alle insenature della costa Sud. Il punto più basso della costa, dove il piano dell’isola si abbassa fino al mare, è la Punta Sot- tile all’ estremo Sud-Est. Dal lato di Mezzogiorno, separato dalla costa da poche die- cine di metri di mare così poco profondo che si può attraversare a guado, evvi un isolotto detto Isola o Scoglio dei Conigli, che ha circa 300 metri di lungo per 150 di largo. Questo isolotto all’ epoca romana .era probabilmente congiunto coll’isola, altri- menti non mi spiegherei la presenza di una cisterna rivestita di cemento; evidentemente romana, che vi osservai. I terreni coltivati sono principalmente nel centro dell’ isola, nella sua parte orientale ed a Sud, nel basso di alcuni valloni meno lontani dal porto. Adesso circa un terzo dell’ isola è ridotto a coltura. I campi sono tutti circondati da muri a secco, fatti non meno per liberare il terreno dai sassi, che per dividere le proprietà, e per difesa contro gli animali. Dalle carte che ac- 1 ATTILIO MORI, L'area delle minori isole italiane in Rivista geogr. ital., anno III, fasc. X, Dicembre 1896. Il prof. A. Mori dell’ Istituto geografico militare ha gentilmente controllato le indicazioni geo- grafiche che ho qui date. VA SI eo UR SIUSI AITINA DERE È pas CE Poeta "Ma MPA RA DEI TT 4 è Ma » î ASTRI ’ : 1 n 40 LAMPEDUSA — AGRICOLTURA compagnano i lavori di Sanvisente e di Calcara si rileva che le terre coltivate sono assai cresciute dal 1846 in poi. Alcune però delle terre che furono una volta coltivate, non ìo sono più adesso, come lo provano delle traccie di muri a secco intorno a campi abbandonati, che rimontano forse all’ epoca dei Maltesi Gatt. Le abitazioni sono quasi tutte intorno al porto, pochis- sime essendo le case coloniche sparse per l'isola. Verso la punta Nord-Est sorge un fanale di 3° classe, che funziona dal 1890 in poi. Veicoli non vi sono in Lampedusa, e quindi neppure strade carrozzabili. Il Governatore Sanvisente, è vero, dalle idee gran- diose, abbozzò due strade che si partivano dal porto; ma se mai furono in uso, sono adesso abbandonate. Nei campi si coltivano principalmente il grano, l’orzo (in parte per foraggio), l’avena, le patate, le fave, i piselli, le lenti, i fagioli. Ma il raccolto viene spesso danneggiato dalle cavallette, quasi sempre dalla mancanza di pioggia e sempre dal vento. La vite, che ai tempi di Calcara non esisteva a Lampedusa, è adesso coltivata su larga scala e dà buoni prodotti. * I fichi d'India, piantati ir- regolarmente o a filari, nei campi o come siepi intorno ad essi, abbondano e sono una grande risorsa per l’isola, non solo, perchè gli abitanti si cibano dei loro frutti, ma anche perché le loro pale sono un ottimo alimento per il bestiame. E stata tentata pure, ma senza successo, la coltura del sommacco, e, secondo San- visente, anche del te (?). Quella del Mesembryanthemum crystal- linum per estrarne la soda, che una volta si faceva, adesso è cessata. Negli orticelli, oltre a pochi ortaggi, si coltivano aranci e limoni, fichi ed alcuni altri alberi da frutto, ma*in piccola quantità e con esito ben poco felice. Sole a sfidare i venti sono alcune belle palme da dattero, che rallegrano un poco il mono- tono paesaggio nella vicinanza del paese. Xi abitanti tengono dei somari come animali da basto, poche vaccine, mancando per queste il pascolo, un discreto numero di pecore e capre, ® maiali e galline. Ma più remunerativa del- 1 Mi fu detto che si poteva valutare a 300,000 il numero di viti ora esistenti in Lampedusa. ? Vi erano 110 vaccine, 615 capre e 1840 pecore nell’isola all’epoca della mia ultima visita. ee ” leleine 4 vr n |°<%00’’‘’’LAMPEDUSA — PESCA, CLIMA 41 l'agricoltura e della pastorizia è la pesca delle spugne e delle sardine, che richiama a certe epoche nel porto di Lampedusa «anche barche e marinari d’altre parti. '! Le acque di quest'isola godono meritata fama per l’abbondanza e l’ottima qualità dei loro pesci. Mentre ero in Lampedusa quest'anno si vendeva il pesce buonissimo a 20 centesimi il chilo, e Lo Re scriveva, nel 1884, che allora valeva da 7 a 10 centesimi il chilo. Non poco movimento commerciale, e quindi guadagno per gli isolani, porta poi con sè anche la colonia penale, col relativo presidio. Non vi è nell'isola acqua corrente, salvo quando piove, e manca pure quasi del tutto l’acqua stagnante. In qualche punto si trova acqua sorgiva, ma in quantità affatto trascurabile. Sca- vando dei pozzi s'incontra, al livello del mare, dell’acqua, che però è in generale più o meno salmastra, per cui fin dai tempi antichi si era provveduto all’acqua da bere con cisterne di cui l'isola, secondo Sanvisente, contava 153. La pioggia, salvo in inverno, è molto scarsa, talvolta nulla per mesi interi. Ho visto i contadini a sospirarla già nel mese di Marzo, e spesso succede che, per mancanza d’acqua, i raccolti siano seriamente danneggiati. I venti sono gagliardi, cosicchè gli alberi da frutto e gli agrumi possono vivere soltanto al riparo di muri, rimanendo le loro punte bruciate appena oltrepassano l’altezza della cinta. I piccoli giardini, circondati da muri a secco alti 2-3 m., sono poco numerosi, e situati specialmente nei val- loni, dove al riparo artificiale si aggiunge quello naturale. Però anche dentro a tali recinti ho visto quest'anno molte piante di agrumi seccate dall’alidore e dal vento. 1 Alla pesca delle spugne, che dura da Marzo a Novembre, pren- dono parte una cinquantina di barche di Lampedusa (dette sacch’e leva) con cinque uomini ognuna, ed una trentina di barche che ven- gono di fuori, specialmente dalla Grecia. Le sardine si pescano dalla metà di Marzo a tutto Giugno, ed occupano una ottantina di barche, montate ognuna da sei marinari. Quest’anno la pesca delle sardine è stata così abbondante che, a quanto mi scrivono, alcune barche hanno fatto 2000 lire di guadagno netto. LA Regi TACE Na Tore id ae a lr en co e FIA va a te POT RSTPRICI I NEGATA Meta L RL PEGI N RIA ARTI qa RIA \ é s 3 3 RAR NIRO, : v 42 LAMPEDUSA — CLIMA I dati meteorologici esatti per Lampedusa sono assai scarsi, e per averne alcuni attendibili dobbiamo rimontare al tempo di Gussone e di Calcara. Da una tabella di quest’ultimo si rileva che i giorni in cui piovve più o meno furono : Num. dei giorni di pioggia GG paresi AR in media 1844 1845 1846 Gennaio . . |Manc.osserv. 15 5) 10 (di cui la metà con poca pioggia). Febbraio . . » 8) d 6 (di cui 4-5 in med. con poca piogg:.). Manga » b) 4 3-4 (tutti meno 1 con poca pioggia). ADI: » 3) 1 2 (tutti con poca o pochiss. pioggia). ‘Maggio. . . » il 0 1 giorno in due anni. Giugno. . . » 0 2 1 con pochissima pioggia. Luglio. . . » 0 Manc. osserv.| Nessuno. Agosto. . . » 2 » 2 di pioggia temporalesca. Settembre —. » 2 » 2 di pioggia temporalesca. Ottobre. . . 4 4 » 4 (di cui 3 in media con poca pioggia). Novembre . 6 4 » 5 (la metà con poca pioggia). Dicembre. . 10 1) » 7-8 (di cui 5-6 in med. con poca piogg.). Dalla tabella di Gussone vediamo che nel mese di Agosto 1828 non vi fu affatto pioggia, che il cielo fu prevalentemente se- reno, che i venti predominanti furono di Nord e di Nord-Ovest, che vi fu in generale rugiada abbondante. Al dire degli isolani in inverno sono frequenti le nebbie. Per la temperatura abbiamo una tabella di Gussone che va dal 2 al 81 Agosto 1828, dalla quale si rileva che la massima delle temperature osservate alle 12 e alle 13 fu in Centigradi di 33.3, e la minima delle temperature osservate alle 6 fu di 22.7. La media delle 80 temperature prese alle 6 fu di 25° 4 ; la media delle 30 temperature prese alle 19 fu di 26° 4 e quella delle 29 temperature prese alle 12 fu di 29° 5. — Calcara dà pure (in Farenheit) le temperature osservate da esso dal 26 Maggio all’ 8 Giugno 1846. Esse, ridotte in Centigradi, mostrano per quei giorni una massima di 26° (alle 12 del 4 Giugno) ed una minima di 19° 5 (alle 20 del 2 Giugno). La media delle tempe- rature osservate durante quei.14 giorni fu alle ore 6 di 21. 6, alle 12 di 24. 2, ed alle 20 di 21.3. — Alle temperature notate da LAMPEDUSA — CLIMA, GEOLOGIA 43. Sanvisente non si può prestar fede come ho detto nella biblio- (grafia. ! Quello che si sa dalla gente dell’ isola è che neve non si vede mai, e ghiaccio neppure, ma quasi ogni anno un po’ di grandine, ‘e che vi sono piuttosto frequenti le nebbie, ed abbondante la rugiada. In generale il clima deve dirsi mite, presentando mi- nime alte e massime poco elevate. GEOLOGIA. Primi a scrivere della geologia di Lampedusa furono Gussone ‘e Calcara. Il prof. Trabucco che vi dedicò uno studio speciale, oltre a riferire le proprie osservazioni, riassume quanto ne fu detto anche incidentalmente da varî scrittori. Riporto qui sol- tanto quel poco che interessa più particolarmente il botanico. L’isola è interamente composta di terreni sedimentarî calcarei, alternanti in qualche luogo con strati di marna. Quei terreni furono depositati dai mari del miocene superiore o del pliocene inferiore. Terreni analoghi, della medesima epoca, trovansi in Sicilia. Secondo Gussone sono assimilabili ai calcari di Malta e di Siracusa. Il calcare più o meno magnesifero, passante talora a vero calcare dolomitico, talvolta marnoso, è in parte compatto e duro, in parte friabile. L’emersione di Lampedusa e di Lampione coincide con quella della vicina costa d'Africa, ed è avvenuta sul finire del pliocene. Lampedusa é stata probabilmente con- giunta con Lampione, dal quale la separa un braccio di mare poco profondo (85 metri al massimo), e forse anche con la vi- cina costa d’ Africa che ha identica formazione (la profondità massima fra il punto più vicino dell’ Africa e Lampedusa è di 117 metri). Certo non è mai stata unita né alla Sicilia né a ! Lo Re, in fondo alla sua memoria, indica come temperatura massima 29° 5 Cgr. per il 24 Agosto, e come minima 10° Cgr. per il 31 Dicembre. Ma non solo non dice in quale anno, ma neppure in quale delle due isole Lampedusa e Linosa alle quali è dedicato il suo scritto ! 2 TELLINI, Rassegna Sc. geol. it., 1892, p. 293. 44 LAMPEDUSA — FAUNA Malta, dalle quali è separata da profondità marine molto maggiori. La superficie di Lampedusa adesso pare che vada diminuendo per la corrosione dei flutti. Una cisterna che ho trovata nel- l'isolotto dei Conigli prova che all’ epoca romana questo isolotto era congiunto con Lampedusa e dimostra quindi che anche in tempi storici quest'isola ha subito una sensibile diminuzione. Le vallate prodotte dalla erosione di acque correnti stanno del resto a testimoniare di una estensione assai maggiore, in an- tico, di terre emerse. FAUNA. Della fauna di Lampedusa ha dato per il primo alcune no- tizie Calcara. Egli osserva che gli invertebrati appartengono in generale a specie comuni in Sicilia. Tuttavia, fra i molluschi dei quali più specialmente si occupa, e di cui cita varie specie terrestri e marine, descrive come nuove due conchiglie terre- stri, la Helix Cumiae e la Clausilia Lopadusae. Sanvisente pure dà alcuni elenchi di animali. Egli evidentemente, come per le piante, ha attinto alle medesime fonti che Calcara, mostrando però troppo chiaramente di non sapersene servire. * Anche Tra- bucco cita un certo numero di animali, per la maggior parte tratti dagli elenchi di Calcara e di Failla-Tedaldi. Il prof. E. H. Giglioli, che visitò Lampedusa diverse volte, facendovi raccolte zoologi- che, mi ha fornito le seguenti informazioni sui vertebrati. Ai tempi di Sanvisente e di Calcara esistevano nell’isola an- cora alcuni cervi (Cervus corsicanus Erxl.),° forse introdotti dagli antichi Signori dell’ isola; ma erano già estinti all’epoca della mia prima visita. Le capre selvatiche, che pure vi si trova- vano, furono distrutte per ordine di Sanvisente, come egli stesso ' Per darne un esempio dirò che fra gli anfibè nuotanti cita la Murena anguille (sic) accanto alla Phoca vitulina! ® Calcara lo chiama Cervus elaphus; ma il prof. Giglioli che ne ha trovato ancora un cranio in Lampedusa, ha potuto accertarsi che apparteneva alla specie di Corsica e Sardegna. i . LAMPEDUSA — FAUNA 45 Li | racconta. Il mammifero più grosso che oggi si trovi a Lampe- dusa è il Pe/agius monachus, la nostra foca comune, che fre- si quenta le grotte della costa. I conigli (Lepus cuniculus L.), i ratti (Mus rattus L.) ed i topolini (Mus 72vsculus L.), che Cal- cara dice essere tanto numerosi da danneggiare seriamente le campagne, vi sono oggi ancora frequenti, specialmente gli ultimi. Quegli autori parlano pure del gatto selvatico, ma si deve certo intendere gatto domestico rinselvatichito, come ve n’ è qualcuno anche oggi. Una specie almeno di pipistrello, il Vesperugo Kuhli (Natt.) var. @/b0-ltmbata, vi è abbondante. Gli uccelli sedentarî, veduti o presi dal prof. Giglioli, sono i seguenti : Passer hispaniolensis (Temm.) | Hypotriorchis Eleonorae ? Sturnus unicolor La Marm. (Gené) ? Emberiza Cirlus L. Phalacrocorax Graculus (L.) Melanocorypha Calandra (L.) | Columba tivia Bonnat. Monticola Cyanus (L.) Turtur communis Selby Sylvia conspiciltala La Marm. | Tringoides Hypoleucus (L.) Hirundo rustica L., estiva Chroocephalus ridibundus(L.) Cypselus Apus (L.), estivo Larus fuscus L. Cypselus Melba (L.), estivo Puffinus angiorum (Temm.) Alcedo Ispida L. Puffinus Kuhli (Boie) Athene Noctua (Scop.) |-Procellaria pelagica L. Molte poi sono le specie che si riposano in Lampedusa nelle loro migrazioni fra l’Africa e l’ Europa, e queste certo hanno avuto e seguitano ad avere importanza per la disseminazione delle piante. Gussone, Calcara e Sanvisente lamentano i danni gravissimi che le gru (Grus communis Bechst.) recano alle messi nella sosta che fanno in Lampedusa sul finire di Maggio e al principio di Giugno. Oggi però mi fu detto che se ne vede- vano bensi di passo, ma che non facevano danno. Non rara, nel mare di Lampedusa, è la grande tartaruga marina (7a/assochelys corticata Rondel.) mentre in terra tro- vasi frequente la testuggine comune (Testudo graeca L.), non più tanto abbondante però quanto la descrivono Gussone e Cal- cara. In gran numero si trovano i Gongylus ocellatus (Forsk.), detti Tiri, e non rari gli Hemidactylus verruculatas Cuv. ed i ì R6, 46 LAMPEDUSA — FAUNA Platydactylus mauritanicus (Laur.), detti Salamiri (quest'ultimi presi da me anche nell’ isolotto dei Conigli). La volgare lucertola invece, che è tanto abbondante a Linosa, e che trovasi anche nell’isolotto di Lampione e sul piccolo scoglio dei Conigli, manca assolutamente a Lampedusa, il che è abbastanza strano. Due sono le specie di serpenti che si trovano in Lampedusa, inno- cue entrambe, la Coelopeltis lacertina (Wagl.) ed il Macropro- todon (Coronella) cucullatus (Is. Geoffr.).* Questi rettili, che vi furono raccolti tanto dal prof. Giglioli quanto da me, pare che siano i soli esistenti in Lampedusa. * Le rane mancano ; vi si trova invece frequente un rospo, il Bufo variabilis Pall. Il mare intorno a Lampedusa è molto ricco di pesci. Calcara dà un piccolo elenco di quelli più comuni. Di maggiore interesse per il commercio sono le sardine (o sarde) e le acciughe (dette alici o alaci), che vengono salate ed esportate. Vi abbondano pure i cefalopodi, e meritata celebrità vi godono i calamari ed i totani. Calcara dà il nome di alcune specie di crostacei da esso osser- vati. L’arigusta e il lupacanto, che esso non menziona, si tro- vano nelle acque di Lampedusa, ma in poca quantità. Agli insetti di Lampedusa ha dedicato uno studio speciale il Failla-Tedaldi* che vi fece un soggiorno di cinque giorni, oc- 1 Questa specie Nord-Africana che io scopersi, per la prima volta in Eurcpa, a Lampedusa, nel 1873, ha dato argomento ad una nota del prof. Giglioli intitolata « Beitrige zur Kenntniss der Wirbel- thiere Italiens » in Archiv f. Naturgesch. 1877. ? Oltre alle tartarughe, Calcara cita 3 soli rettili: Hemidactylus triedrus (= H. verruculatus) Cuv., Podarcis muralis Wagl., Coluber ela- phis Shaw. — Certamente invece di Podarcis muralis deve leggersi Gongylus ocellatus, poichè dalla gente del paese mi fu affermato, e lo stesso mi conferma il prof. Giglioli, che mancava la lucertola, mentre abbonda il Gongylus che Calcara non menziona. Ed invece di Coluber elaphis deve, secondo ogni probabilità, leggersi Macropro- todon cucullatus o Coelopeltis lacertina, le due sole specie di serpenti di cui il prof. Giglioli ed io abbiamo potuto constatare l’esistenza in Lampedusa. 8 L. FaiLLA- TEDALDI, Escursione entomologica all’isola di Lampe- dusa. « Il Naturalista Siciliano », anno VI, 1886-87, pagg. 53, 69, 102, 157. Questo scritto contiene, oltre alla parte entomologica, al- cune osservazioni di vario genere sopra Lampedusa. i LI A } Pain A AAA NI SITE ESE Loro; dei REA * da IO LARGO : : sa” Se Ù i x ADD PEIIR VAR LAMPEDUSA — FAUNA, FLORA 47 cupandosi più specialmente dei coleotteri. Egli osserva che la ‘fauna entomologica di Lampedusa è relativamente ricca. Pochi però sono i lepidotteri, specialmente i diurni. Numerosi i ca- rabidi che mancano del tutto in Pantelleria. Vi ha trovato qualche specie africana non ancora conosciuta di Europa. Attribuisce la grande quantità dei carabidi carnivori alla abbondanza in Lampedusa di conchiglie terrestri, e dice che essi difettano in Pantelleria, perchè in quest’isola, a causa della mancanza di calcare, scarseggiano le conchiglie. Numerose sono le specie di ortotteri; che numerosi ne sono gli individui lo sanno pur troppo i contadini, che tanto spesso vedono le loro méssi divo- rate dalle cavallette. Oltre agli insetti raccolti, il Tedaldi enu- mera alcuni aracnidi. | Il prof. Emery, al quale ho sottoposto le formiche da me rac- colte in Lampedusa, vi ha riconosciuto queste specie: Messor barbarus barbarus L. var. nigra André, Camponotus rufoglau- cus micans Nyl. e Monomorium Salomonis L., una varietà non descritta. Devo ancora fare speciale menzione delle patelle che abbon- dano sugli scogli (e di cui Calcara cita tre specie distinte), a causa della gratitudine che devo loro per l'eccellente antipasto che mi fornivano, e perchè ad esse, da alcuni, è attribuita l’ori- gine del nome di Lampedusa. Non manca pur troppo a Lampedusa neanche la fauna molesta, e mosche, zanzare e pulci, al dire degli abitanti, vi sono in estate una vera piaga. FLORA. Il paesaggio botanico è profondamente modificato dal tempo di Gussone in poi, ed è cambiato anche dopo la mia prima visita a Lampedusa nel 1873. Gussone difatti ci descrive l'isola come coperta di verdi fruticeti, di dense boscaglie, in alcuni luoghi di cespugli densissimi e quasi impenetrabili, e ci parla di alberi di discreta altezza. Il capitano Smith nel 1824 scriveva che le 48 LAMPEDUSA — FLORA — de legna da ardere vi abbondavano e venivano portate di là a Malta ed a Tripoli. Nel 1873 non vidi più densi fruticeti,. ma trovai ancora buona parte dell’isola coperta di bassa macchia, e vidi qualche pino isolato; ed ancora nel 1884 Ross, Solla, Lojacono, Lo Re parlano di macchia lamentandone però la già progredita distruzione. Oggi macchia non vi è più, ed ancora meno vi si vedono alberi. Il Corbezzolo, che dava il suo nome (Imbriacola) ad una estesa vallata che n’era rivestita al tempo di Calcara, è inte- ramente scomparso di l:î, ed appena se ne sono salvate alcune piante all’ estremo Ponente, per l’inaccessibilità dei luoghi dove crescono. L'isola è diventata squallida*e il suo carattere predo- minante è l’ aridità. Il suo scheletro di bianca roccia, messo a nudo, rifrange i raggi del sole in modo da offendere gli occhi. I suoi alberi sono caduti sotto l'accetta del boscaiolo, ed i suoi frutici a poco alla volta sono stati consumati dai forni del paese. Pochi avanzi di macchia rimangono ancora verso Capo Ponente nella parte dell’isola più lontana dal porto ed in qualche bur- rone, cioé nei luoghi di più difficile accesso ; ma scompariranno ben presto anche questi, poiché vedevo ancora quest'anno i coatti venire in paese con fastelli di P/stacia Lentiscus e d'altri pochi superstiti che erano andati a svellere ad ore di distanza. Le capre e le pecore poi, hanno compiuto l’opera di distruzione, divorando i germogli dovunque spuntavano. Perfino i Cistws, che avevo visti ancora abbondanti nel 1872, si trovano ora soltanto in pochi luoghi, meschini e radi. La Pis/acîa Lentiscus, la Phillyrea, V Erica multiflora, \ Hypericum Agyptiacum, il Teucrium fruticans, la Periploca, il Prasîium, il Thymus ca- pitalus, il Lyciuwm Europaevum, l'oleastro, che rimangono, per la maggior parte non si possono più chiamare frutici. Essi si sono rimpiattati nelle fessure delle roccie e fra i sassi dei muri a secco, 0, se sono in campo aperto, presentano una forma pulvinata ed erinacea, lasciando esposti alla superficie soltanto un intreccio di rami nudi sotto i quali se ne stanno nascoste le foglie. Non è il vento, ma sono i denti tosatori degli ovini che li hanno foggiati in quel modo. Solo le foglie degli Asfodeli e della Scilla maritima, acri e caustiche fin tanto che sono fresche, sfidano la voracità degli erbivori. ni A È 49 ) | Qualche E ele Mora 6 avvenuto pure per effetto ell’ estensione delle colture. Così nel piano detto «la Salina », a pesso rammentato da Gussone e da Calcara per varie piante | alofile, non si trovano ora che campi di grano e vigne. Se sono spariti del tutto gli alberi, e dalla maggior parte del- DO = l’isola i frutici, e con essi probabilmente alcune piante più umili ‘che vivevano al riparo della macchia, è stata introdotta invece «qualche pianta che al tempo di Gussone non vi esisteva. La È Oxalis cernua che Gussone non menziona, è al giorno d’oggi la peste dell’isola, che ha invasa in tutte le sue parti, coltivate ed incolte, imprimendo profondamente il suo stampo, colle sue vistose infiorescenze gialle, nella fisionomia delia flora prima- verile. Ed i G/adiolus, non visti da Gussone né da Calcara, sono un ornamento dei campi, poco gradito ai coloni. La moltiplica- zione del fico d'India, che Calcara indicava di due soli punti, e che adesso è un tratto saliente del paesaggio botanico nelle parti coltivate, deve pure avere molto modificato l'aspetto del- l’ isola. A causa della uniformità del suolo, della sua denudazione, della sua natura generalmente pianeggiante, e quindi della poca di- versità delle esposizioni e per la mancanza d’acqua, vi è poca varietà nelle stazioni e molte sono le piante che si trovano in- differentemente in tutta l'isola. LeRi, «La maggior parte del suolo, là dove non è coltivato, consiste in rupi bianche e nude o incrostate da licheni, ed in terra calcareo-argillosa, di colore ocraceo, risultante dallo sgretola- lamento di quella pietra calcarea leggermente marnosa, che si «è accumulata negli intervalli della roccia, nei suoi crepacci e nei suoi incavi. Questa terra, che si raccoglie in aree abbastanza estese là dove il suolo è pianeggiante, è compatta, e prosciu- gando diventa assai dura e si screpola. È probabile che nella stagione delle pioggie, a causa della sua natura compatta e della impermeabilità del sottosuolo, si mantenga umida e favorisca così lo sviluppo della microflora precoce nella quale vi sono alcune piante amanti dell’umidità come il Juncwus bufonivs e le epatiche in genere. Ma cessate le pioggie indurisce presto, diventa arida ed arresta l’acerescimento delle piante annue (l'ho già trovata dura e screpolata in Marzo). Difatti questi terreni, dove prima SomMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 4 50 LAMPEDUSA — FLORA cresceva la macchia, sono ora il dominio delle piante nane di loro natura o ridotte nane per la stazione in cui crescono, che presto seccano e scompaiono, e di altre che hanno la loro riserva in bulbi o tuberi sotterranei. Li abbondano: Plantago Coronopus, Calapodium loliaceum, Juncus bufonius var. pumilio, Diplo- taxis scaposa, Hyoseris scabra, Euphorbia retusa e E. peploides, Trigonella maritima e T. Monspeliaca, Linaria reflexa, Side- ritis Romana, Sagina maritima, Evax pygmaea, Filago Gus- sonei, Tillaeca muscosa, Cotula aurea, Senecio leucanthemi- folius, Asteriscus aquaticus, Seriola Alnensis, Brachypodium distachyum, Hippocrepis unisiliguosa, Bupleurum glaucum, Eryngium dichotomum, Convolvulus lineatus, Ranunculus bul- latus, Thrincia tuberosa, Romulea Columnae, Iris Sisyrin- chium, Scilla autumnatis, Colchicum Bertolonii, varie Riccia ed altre epatiche. Li pure crescono la Stapelia, la Jasonia, la Cynara horrida ed in abbondanza | Asphodelus ramosus e la Scilla marittima, due piante che ora costituiscono il tratto più saliente del paesaggio botanico di Lampedusa. In alcuni incavi della. roccia l'acqua piovana si mantiene più a lungo, formando dei piccoli bacini di pochi metri, e talvolta solo di pochi decimetri di superficie, nei quali si rinvengono fitti tappeti di Elafine Gussonei in mezzo ai quali cresce la Bw/- liarda Vaillantii, due piantine che si trovano intrecciate fra loro come un feltro, e spesso sono ricoperte da uno strato com- patto di un'alga verde. Li si trovano pure il Juncus bufonius normalmente sviluppato ed i Ly{lrum. Dai lati di Mezzogiorno e di Levante, nel fondo di alcune cale, la rena calcarea rigettata dal mare ha formato delle spiaggie sulle quali si accumulano le foglie della Posidonia rigettate dal mare. Queste spiaggie però sono poco estese ed in generale nude. Soltanto in una Cala vicino al porto, nel luogo detto Arena Bianca, si trovano l’Euphorbia Paralios, il Pan- cratium maritimum e la Cakile maritima, le sole piante esclu- sivamente psammofile che io abbia trovate nell’ isola. Stazione ben caratterizzata è quella delle rupi e terre in im- mediata vicinanza del mare. Ma poche sono le piante ad essa. limitate, come le Stazice, la Silene sedoides, la Passerina hir- suta e l’ Inula crithmoîdes. Condizioni quasi uguali si trovano PRI ENCORE, Io DLE | LAMPEDUSA — FLORA î 51 n se i Sai I ro anche più lontano dal mare s’ incontrano piante | generalmente considerate come marine, quali le Frankenia e gii Mesembri yanthemmn AIERORGE. i, use in forma, cimetri, tanto compatti che vi si può camminare supra senza — che cedano sotto il peso del corpo. Come piante più caratteristiche della stazione rupestre si pos- ho | sono citare Crucianella rupestris, Hypericum Afgypliacum, Se- x . dum dasyphyllum, S. Nicaeense, Umbilicus horizontalis, Cap- paris rupestris, Satureja fasciculata; ma in generale sui dorsi - denudati dell’isola quella stazione è poco distinta, poiché si con- fonde con quella delle terre aride di cui ho parlato, colle quali le rupi e i sassi sono così intimamente consociati. Però, nei burroni più. stretti e dai fianchi più ripidi che scendono alle Cale di Mezzogiorno, si trova fra le rupi e su di esse, una ve- getazione che ha un aspetto diverso da quello delle parti pia- neggianti dell’isola. Li, riparate dai venti ed un poco anche dai ‘raggi cocenti del sole, meno esposte ad essere mutilate dall'uomo e dalle bestie, crescono più rigogliose e meno deformate fra le rupi, la Ru/a, la Pistacia ed altre piante di quelle che prima co- stituivano la macchia, e si trova ancora il Carubbo in forma di “arbusto, l’Euphorbia dendroides e finanche qualche rara pianta di Juniperus Phoenicea o qualche, più rara ancora, Lonicera implexa; Vl Aypericum Agyptiacum vi forma degli eleganti ce- spuglietti abbondantemente rivestiti di fiori in Marzo. Fra i fru- tici crescono la Succowia Balearica e la Melica minuta, e più abbondanti Gue altrove s'innalzano gli Asparagus delle cui gio- vani messe è facile qui in breve ora fare ampia raccolta. Alcune rupi, che qui conservano un po' d'umidità, sono rivestite di Va%- lantia e di Cattipeltis, di muschi e di epatiche, e nelle loro fessure nascono più rigogliose alcune delle piante rupicole citate sopra. Poche sono le piante spontanee che, come i G/ad4iolus e ia Belltevalia comosa, crescono fra le méssi ripulite con cura dai contadini; ma nei campi in maggese o abbandonati, vi è una flora arvense discretamente ricca, e generalmente meno sten- tata che nelle altre parti dell’isola. Li abbondano alcune delle piante arvensi le più comuni della regione mediterranea insieme ad altre più particolari al Mezzogiorno. Vi si trovano le Vicia, i vole FATA fYF SC are Po $" pi IR 52 LAMPEDUSA = FLORA le Medicago, le Fumaria, le Calendula, i Papaver, i Bromus, i Lotus edulis e ornithopodioides, Stellaria media, Anagallis arvensis, Sherardia arvensis, Scandix, Tordylium, Avena bar- bata, insieme a Oxalis cernua, Pinardia, Silene rubella, Adonis microcarpusi Carrichlera vellae, Solanum Sodomaeum, Glau- cium phoeniceuin, Senecio leucanthemifolius, Malva micro- carpa, Euphorbia pinea, Echium confusum ecc., varie delle quali specie sono, del resto, comuni in tutta l'isola, come l'Oralis, l’ Anagallis, il Senecio, V Euphorbia, la Stellaria, la Scandix e la Sherardia. Sui muri a secco e fra i fichi d’ India crescono di preferenza Bryonia acuta, Clematis cirì MELE Rubia peregrina, Convol- vulus althaeocides. Il terreno sotto i fichi d’ India e al piede dei muriccioli dal lato di tramontana, dove si mantiene più lungamente l’umidità, è, insieme alle rupi ombrose nel fondo dei valloni più stretti, la stazione preferita dei muschi e delle epatiche. È sotto alle Opun- zie che ho trovato il Pe/a/ophyllum Ralfsii. Stillicidî appena esistono in Lampedusa. In un solo punto della costa meridionale, non lungi dall’ isola dei Conigli, ho trovata una rupe dalla quale sgocciolava un po’ d’acqua, e dove, insieme ad alghe di acqua dolce, cresceva il Capel Venere. Le stazioni « ad vias» e «in ruderatis » meritano appena di essere distinte in Lampedusa, poichè non vi si trovano piante che non siano comuni altrove, tranne forse qualche Carduwus, il Silybum, Vl Hyosciamus e Vl Ecballion. Dove la vegetazione è più bella, e dà una idea di quello che potrebbe essere Lampedusa se non fossero stati inconsultamente permessi il diboscamento ed il libero pascolo, è fra le protet- trici Opuntia ed in certi giardinetti, o recinti ben difesi dagli animali. Ivi, come nel fondo di qualche vallone, vi sono ancora alcuni frutici, e fra essi rigogliosi s’ innalzano la Ferula, il Foe- niculum, Ja Magydaris e specialmente lo Smyrnium; ed ivi più grandi che altrove crescono Borago officinalis, Urosper- mum picroîides, Sonchus levis, Hyoserîs radiata, hrincia tu- berosa, Cerastiuimglomeratum e Torilis nodosa. Gli Asparagus, i Convolvulus, le Fumaria si innalzano appoggiati ai frutici, i Galium intrecciano i loro fusti, più larghe si fanno le foglie * > DALE AO! | LAMPEDUSA —— FLORA 53 =; dell'Arisarum e s'incontra qualche pianta sciafila come Gera- È nium Robertianum e Scrofularia peregrina. CRÒ — Ma dove ancora meglio ci si rende conto di quello che sa- rebbe la vegetazione se fosse sottratta all’azione dell’uomo e degli ovini, è sull’ isolotto dei Conigli. Ivi, quantunque sia poco più che uno scoglio di quattro o cinque ettari di superficie, battuto dai venti e spr uzzato dalle onde, si trova una rigogliosa vege- tazione, e, considerando l’area ristretta, una grande varietà nelle specie. In meno d’un’ora vi raccogliemmo, in Marzo, 75 fane- rogame. Il terreno, meno le rupi in vicinanza immediata del mare, vi è tutto rivestito di vegetazione. La macchia vi è folta, composta di Salsola fruticosa, Atriplex Hatimus, Euphorbia dendroides, Periploca angustifolia, Pistacia Lentiscus, Pra- sium majus, e Salsola longifotia» La Capparis rupestris vi allunga i suoi rami, alti vi crescono il Carduus argyroa, la Ferula nodiflora, la Thapsia Garganica, e le piante erbacee all'ombra della macchia ed in un terreno più ricco di humus, vi acquistano un insolito sviluppo. Splendido v’innalza i suoi grossi fusti fistolosi il Sonchus glaucescens rivaleggiando coi suoi grandi capolini dorati col Picridium Tingilanum e colle î ricche infiorescenze del Senecio leucanthemifolius, ed il Lotus cytisoides vi forma dei grandi e densi pulvinuli, in Marzo tutti coperti di fiori, che facevano un bel contrasto colle corolle azzurre dell’ Anagallis e dell’ Echium confusum. Una visita a quell’ isolotto è un vero riposo dopo lo squallore abbagliante delle nude roccie di Lampedusa. Se sul finire dell’inverno ed in primavera è poco ridente l’aspetto floristico di Lampedusa, ben più triste deve essere in estate. An- che avanti che la macchia venisse distrutta, Gussone, che vi fu in Agosto, dice che in quell’epoca non si trovava più traccia di pascolo, ed i bovi e le capre erano ridotti a nutrirsi dei rami te- neri e delle foglie degli oleastri, delle PhéN/yrea e perfino della Periploca angustifolia, quantunque questa causi al bestiame in- fiammazione ed esulcerazione della bocca ; le pecore allora man- giavano le foglie appassite della Scilla maritima e dell’ Aspho- delus ramosus, i conigli si cibavano di corteccie di Euforbie e si vedevano le testuggini, che allora erano più frequenti di adesso, a rodere i bulbi della Sci//a nonostante la loro causticità I A Le tati TR ea bose a ARE di » « ti 54 LAMPEDUSA — PIANTE IVI RACCOLTE LE PIANTE RACCOLTE IN LAMPEDUSA. Gussone visitò Lampedusa nel mese di Agosto, cioè in una delle peggiori stagioni per la flora, quando, per i calori estivi, in quell’aridissima isola molte piante annue della flora prima- verile sono interamente scomparse, ed anche molte delle perenni devono essere in uno stato appena riconoscibile. Ciò non ostante egli ci dice (Notizie p. 87) che vi ha raccolto 274 fanerogame. ! Calcara vi fu alla fine di Maggio ed al principio di Giugno, epoca assai più favorevole alle raccolte, benchè non sia nep- pure essa la migliore per quel suolo arido, in latitudine così bassa. Ciò non ostante il suo contributo alla conoscenza della fiora di quest'isola non fu quale avrebbe potuto essere, specialmente se sì considera che egli era accompagnato da un ciardiniere dell’ Orto botanico di Palermo, allo scopo “Ha di aiutarlo nella raccolta delle piante. Calcara avverte, a p. 22, come tutte le specie che egli contrassegna. con un solo * sono 1 Questa cifra differisce poco da quella che risulta dallo spoglio della Synopsis (266 fanerogame ed una felce salvo errore). A p. 92 delle « Notizie » si trova una tabella evidentemente errata, poichè mentre secondo il titolo dovrebbe contenere, distribuite per famiglie, le piante fanerogame delle isole Lampedusa, Linosa e Lampione, giunge a un totale di sole 265 specie, inferiore alla cifra indicata da Gussone per Lampedusa scla. Per una strana coincidenza, che non può essere altro che fortuita, questa cifra di 265 è il numero preciso di piante attribuite a Gussone per Lampedusa nella Florula di Calcara. O Gussone non dice mai di aver ricevuto da altri, piante di Lam- pedusa. Però fra le piante indicate per quest’ isola nella Synopsis, ve ne sono alcune precoci e fugaci (come Bellis annua, Asterolinum, Bulliarda, T'illaca, Callitriche, Allium Chamaemoly), che mal si com- prende come potessero essere riconosciute nel mese di Agosto. Questo, unito alla notizia, dataci dal suo biografo Pasquale, che Gussone ricevette piante di Lampedusa da un barone Porcari, fa supporre che un certo numero delle piante indicate nella Synopsis fossero state raccolte non da lui stesso, ma da questo Porcari. isla è cià LAMPEDUSA — PIANTE IVI RACCOLTE È 55 state trovate da Gussone solo; quelle senza * da Calcara solo ; quelle con due ** da Gussone e da Calcara. Risulterebbe quindi che delle 288 piante vascolari enumerate nella sua Florula Lopadusana, egli stesso non ne raccogliesse più di 114, di cui sole 23 non erano state prima trovate da Gussone ; e questo nu- mero già esiguo di piante nuove andrebbe forse ancora un poco diminuito, poichè Calcara, per alcune piante, ha dimenticato di indicare con un asterisco che erano state già raccolte da Gus- sone, come risulta dalla Synopsis. Dico forse, perchè inversa- mente Calcara ha attribuito a Gussone alcune specie che questi non indica, il che potrebbe compensare quelle dimenticate. ! Ad ogni modo è evidente che le raccolte di Calcara non furono quello che avrebbero potuto essere. In epoca per la flora ancora migliore di Calcara, dal 6 al 20 Aprile, visitarono Lampedusa i signori Ross, Lojacono, Zwierlein e Solla. Ross nella sua memoria cita 57 fanerogame da esso raccolte in Lampedusa; ma, come ci dice, egli ha trascurato le specie più comuni. Le fanerogame raccolte da Solla ed enumerate nel suo primo lavoro, ammontano a 192, i licheni a 6; le alghe, nel secondo lavoro, a 23. Lojacono, nel suo catalogo complessivo di Lampedusa e Linosa, cita 341 specie vascolari. Egli avverte a p. 15 che tutte quelle che non fa precedere dal segno © sono state raccolte da lui stesso. Detraendo dal totale di 341 le 29 specie che sembrano in- dicate per Linosa sola, ne rimangono 312 per Lampedusa. ® Di "queste, 18 sono precedute da un O, cioè sarebbero state tro- vate da Gussone o Calcara e non da lui, per cui sarebbero 294 le specie raccolte da Lojacono in quell’isola. Però si notano dimenticanze ed errori frequenti nell’ apposizione dei segni (anche l’* che dovrebbe significare non essere la pianta stata antecedentemente indicata da Gussone o Calcara, è spesso messo indebitamente), contradizioni fra queste indicazioni e quelle ! Secondo la Florula di Calcara le piante raccolte da Gussone sarebbero 265, compresa la Diplotaris scaposa. * A p. 28 del suo opuscolo, Lojacono dà cinque righe di statistica, nella quale però tutte le cifre sono sbagliate. 56 LAMPEDUSA — PIANTE IVI RACCOLTE della Flora Sicula dello stesso Lojacono, e confusioni fra Linosa e Lampedusa; per cui si può supporre (ed in varî casi dimo- strare) che il segno O è stato assai spesso dimenticato da Lojacono.' Non si può dunque indicare con esattezza il numero di specie da esso raccolte. Il capitano Enrico D'Albertis, durante un breve soggiorno in Lampedusa, nel Settembre 1876, vi raccolse 14 alghe marine che vennero, studiate dal prof. A. Piecone. Il loro elenco trovasi nella « Crociera del Violante »-a p. 233, e in Piccone (v. bibliogr.). Zodda e Sturniolo raccolsero 231 fanerogame (da me vedute), oltre a 5 briofite e ad un certo numero di licheni. L’Ajuti ed io facemmo in comune la raccolta di piante, e queste, dopo il nostro ritorno, furono divise in due parti uguali, di cui il Museo botanico fiorentino conservò una, ed io l’altra. Disgraziatamente gli esemplari unici furono essi pure divisi fra me e il Museo, e, dopo la morte di Parlatore, quelli del Museo ven- nero intercalati negli erbarî di Firenze senza che ne fosse stata fatta una nota particolareggiata :; per cui, distribuiti nei 1700 e più pacchi dell’Erbario Centrale e nei 1500 pacchi dell’Erbario Webb, sono adesso quasi irreperibili. Per questo può darsi che qualcuna delle specie da noi raccolta in un solo esemplare non figuri nella mia Florula, e venga segnalata soltanto quando sarà fatto lo studio accurato di qualche genere o di qualche famiglia, come è avvenuto per ie famiglie della Flora Italiana di Parla- tore pubblicate dopo il nostro viaggio. Il numero delle specie vascolari raccolte dall’Ajuti e da me nel 1873 fu di 246. In quest'anno, con Riccobono, ne abbiamo raccolte 259, oltre a 38 briofite e ad un certo numero di licheni e di alghe. Come si vede dalla seguente Florula, il numero di piante va- scolari ora conosciute di Lampedusa è di 458. Questo numero però andrebbe alquanto diminuito, essendo certo che in non pochi casi una medesima specie figura nella mia Florula sotto due ' Non si può fare a meno di essere colpiti dal numero rilevante delle piante di Gussone che risulterebbero ritrovate da Lojacono solo, in tutt'altra stagione, e nor ci si può difendere dal sospetto che in molti di questi casi Lojacono abbia dimenticato il segno O. Ì i i —_ ———’——’’00‘‘’‘LAMPEDUSA — PIANTE IVI RACCOLTE 57 (EA <- . ‘ pe s 4 . 4 . . . . . 9° . | nomi diversi dati da differenti raccoglitori. Nella maggior parte pe: «dei casi non.mi sono creduto autorizzato a fare queste riu- |‘ sero essere, non avendo avuto modo di vedere le piante rac- colte da altri, salvo quelle di Zodda. Ma d’altra parte si può essere certi che quella cifra sarà notevolmente aumentata da È: ulteriori ricerche. Basta considerare che Calcara, il solo che Sf abbia raccolto piante in Lampedusa nella seconda metà di Mag- pà «gio e in Giugno, non lo ha fatto in modo esauriente, che nes- ae suno vi ha erborizzato nella prima metà di Maggio, e che nep- d pure vi è stato alcun botanico in autunno ed in inverno. Induce k a crederlo anche il fatto che fra le poche piante mandatemi & dalla guardia Martorana nel Giugno passato, ne ho trovate FP quattro non ancora note di Lampedusa. Ù fe; Nella seguente Florula ho citato, dopo il nome di ogni pianta, ni i lavori di Gussone (Notizie e Synopsis), Calcara, Ross, Solla È e Lojacono, con la pagina in cui trovasi menzionata Lampe- o dusa. Ho pure citato sempre la Flora Italiana di Parlatore i e la Flora analitica d’Italia di Fiori, Paoletti e Béguinot quando È vi è indicata una specie per Lampedusa. Soltaùto eccezional- IN mente, nei casi in cui mi sembrava opportuno per la sinonimia | © per osservazioni speciali, ho citato altri lavori che menzio- o nano piante di Lampedusa: Di Gussone ho citato il Supplemento al Prodromo soltanto in quei rari casi nei quali le indicazioni di questo lavoro non combinano con quelle della Synopsis, oppure quando nel Supplemento una specie è citata con nome diverso È da quello che porta nella Synopsis. La Florula di Sanvisente, È come ho detto a p. 23, è quasi una ripetizione di quella del p Calcara. Per questo non ho creduto necessario citarla altro che A nei pochi casi in cui le due Florule non combinano. | A tutte le piante raccolte da me in compagnia dell’ Ajuti e ; di Riccobono ho messo il segno! Ho poi citato gli altri racco- glitori secondo le indicazioni rilevate nei loro scritti. ! 1 In quanto a Gussone, si può essere certi che le piante da esso ) citate nella Synopsis per Lampedusa, vi furono raccolte da lui stesso, tranne la Diplotaris scaposa e forse alcune specie mandate dal Porcari. Nelle indicazioni di Ross e di Solla non vi è nulla di nioni dietro a semplici congetture, per quanto plausibili potes-. PR. dro O, ma È RA LAMPEDUSA — PIANTE IVI RACCOLTE Ng Mic 4 i Le noie sulla frequenza, località e stazione, sono tutte state. prese da me sul posto. Perciò non riporto le osservazioni di altri se non per le piante rare o per quelle da me non trovate, o quando presentano un interesse speciale. Rammento che i miei giorni di erborazione con Riccobono, indicati nella Florula con Mrz., furono dall’8 al 15 Marzo, e quelli con l’Ajuti indicati con Apr., dal 18 al 21 Aprile e dal 26 Aprile al 1° Maggio ; quelli di Gussone dal 2 al 31 Agosto; quelli di Calcara dal 18 Maggio al 15 Giugno; quelli di Ross e di Lojacono dal 6 al 16 Aprile; quelli di Solla dal 13 al 20 Aprile e quelli di Zodda dal 31 Marzo al 9 Aprile. dubbio, salvo qualche determinazione. Ugualmente certa è l’indica- zione di Zodda, di cui ho trovato tutti gli esemplari accuratamente etichettati. Invece, per le ragioni esposte a p. 55-56, sono meno certe le indicazioni di Calcara e di Lojacono. Tuttavia, benchè persuaso di farlo spesso indebitamente, li ho segnati come raccoglitori d’una specie, ogni volta che così si rileva dai loro scritti, salvo nei casi in cui l’errore si può dimostrare. i S x bi SES DICOTYLEDONEAE. I. — RANUNCULACEAF. i. — Clematis cirrhosa L.; Guss. Notizie p. 87, et FI. Sic. Syn. II p. 86; Solla Phyt. Beob. p. 472. C. cirrhosa et C. polymorpha b. Calcara Descr. Lamp. p. 27 et 31; Lojac. Una Esc. p. 15. C. cîr- rhosa var. poly;norpha Lojac. FI. Sic. I p. 28. C. Balearica Lojac. Malpighia XX p. 38. Qua e là sui muri a secco, nelle siepi e fra i residui della macchia. Verso Capo Ponente, a Sanguedolce e nel Vallone del- l’Imbriacola; Marzo e Aprile foglie! — Raccolta pure da Gus- sone, Calcara, Solla, Zodda (foglie). Calcara dice di avere trovato in Lampedusa la C. polymorpha b. Viv. Gussone invece (Notizie e Synopsis) cita per Lampedusa la C. cirrhosa. Solla pure indica la C. cirrRosa, ma con dubbio, probabilmente perchè sarà rimasto incerto se dovesse riferire i suoi esemplari alla C. cirrRosa o alla C. polymorpha Viv. Le piante di Lampedusa hanno le foglie giovani, verso l’estre- mità dei rami, ternate, con foglioline, talvolta anche le laterali, picciolettate, mentre le foglie cresciute più in basso sui rami sono indivise o semplicemente lobate ; tali foglie non sono affatto coriacee. Appartengono dunque a forme intermedie fra la C. cir- rhosa e la C. polymorpha, avvalorando l'opinione che queste non si possano considerare come specie distinte. — Secondo Gus- sone questa specie a Lampedusa perde le foglie in estate. 2. — Anemone hortensis L.; Guss. Syn. II p. 33; Calcara p. 27; Lojac. FI. Sic. I p. 29. Raccolta soltanto da Gussone. | LAMPEDUSA — RANUNCULACEAE 3. — Adonis microcarpus DC.; Ross Fine bot. Excurs. p. 345. A. microcarpa Lojac. Esc. p. 15. A. microcarpus var. pseudo- denlatus f. purpureus et f. citrinus Lanza Gli Adonîs di Sic. e di Sard., in Malpighia V p. 248. A. aestivalis Guss. Suppl. Prodr. p. 184. A. Cupaniana ‘a. et b. citrina Guss. Syn. II p. 88: Cale. p. 27; Solla p. 472. A. denlata Arc. Comp. FI. It. 1* ed. p. 7; Lojac. FI. Sic. I p.832 et Malpighia XX p. 42. A. annuus Li B mi- crocarpus Fiori e Paol. FI. an. I p. 499. ‘Comunissima, specialmente nei coltivati, la forma con fiori rossi. Molto meno frequente, ma pure abbondante in alcuni luoghi, ta forma con fiori citrini; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Ross, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (la forma con fiori rossi ubique in arvis, la forma citrinus all’ Imbriacola, fi. e fr.). 4, — Ranunculus bullatus L.; Guss. Syn. II p. 41 ; Calc. p. 27; Lojac. Esc. p. 15 et FI. Sic. I p. 38: Fiori e Paol. FI. an. I p. 507. Mi è stato mandato dal sig. A. Conti, ufficiale postale in Lam- pedusa, raccolto in fiore il 83 Novembre 1873. In Marzo ne ho trovato molto comuni le foglie quasi dovunque, meno che nella parte coltivata dell’isola! — Raccolto pure da Gussone e Lojacono. 5. — Ranunculus muricatus L.; Guss. Syn. II p. 50; Calcara p.i27; Lojac. Escp. lo‘ et FI Sie:.Irp. 48: Raccolto da Gussone e Lojacono. 6. — Nigella Damascena L.; Guss. Syn. II p. 30; Calc. p. 27; Solla p. 472; Lojac. Esc. p. 15. N. Damascena e. Africana Brand in Richter et Gurke Plantae Eur. Tom. II fasc. III p. 418. Frequente specialmente nei coltivati, ma trovasi anche lon- tana da questi; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Loja- cono, Zodda (fi.). I miei esemplari di Aprile, come quelli di Zodda, sono per la maggior parte stentati e piccoli in tutte le loro parti (spesso non più alti di 4-5 cm.). È questa la forma descritta da Brand (Mo- . nogr. d. Gattung Nigella p. 37, Berlin 1895) col nome di A/r?- cana, e indicata dall’Autore per la costa settentrionale d’Affrica, e per Teneriffa, e da Richter e Giurke per Lampedusa. È un caso tipico di nanismo prodotto dalla sterilità del suolo. 7. — Delphinium longipes Moris; Guss. Syn. II p. 27; Calc. p. 27; Lojac. Esc. p. 15. D. juncewm Guss. Suppl. Prodr. p. 181. D. peregrinum è longipes Fiori e Paol. FI. an. I p. 523. i - 9 ner [opo: Rupestre e ax en 28 e 30 Apr., fi.! — Gussone deg e Lojacono.. ‘È è Iunumerosi SUNT che ho raccolti sono tutti piccoli, sten- tati e pauciflori. II. — PAPAVERACEAE. 8. — Papaver hybridum L.; Guss. Syn. II p. 6; Calc. p. 27; Solla p. 472; Lojac. Esc. p. 15. Nei luoghi coltivati, molto frequente; Mrz. fi. e fr. giov., Apr., fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Oltre al tipo, Ajuti ed io abbiamo raccolto in due soli esem- plari fra le méssi presso il Porto la var. Siculwn (Guss.). Si distingue nettamente dal tipo per avere i peduncoli come il caule in alto densamente ispidi per peli patenti, e per la capsula più globosa. Le lacinie delle foglie sono strette e acute, ma ciò incon- trasi pure spesso nel tipo. In frutto il 20 Apr.! 9. — Papaver dubium L. Frequente nel coltivato, ma meno del P. Rybridumy; Mrz. fi. DI e fr. giov.! — Zodda (fi. e fr.). i Tanto le piante raccolte da me, quanto quelle di Zodda, ap- Ù partengono alla varietà ee (Moris). Se ne trovano 33 spesso esemplari nani. |’ ‘0. — Papaver Rhoeas L.; Guss. Syn. II p. 8; Calc. p. 27; i ’ di b 3 vit diri Solla p. 472; Lojac. p. 15. Nel coltivato comune; Mrz. fi., Apr. fi. e fr. ! — Gussone, Cal- cara, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (meno comune del P. Rybri- dum fi. e fr.). Uno dei miei esemplari del 18783 ha i peli dei peduncoli ascen- denti-appressati, e corrisponde quindi alla var. d. della Synopsis di Gussone (P. strigoswm Boenning ?). Anche il dott. Zodda ha trovato questa varietà. 11. — Papaver setigerum DC.; Guss. Syn. II p. 8; Calc. p. 27; Solla:p. 472; Lojac: Esc.:p. 15 et FI. Sic. I p. 59. Nel coltivato frequente; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.1 — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 12. — Giaucium flavum Crantz. G/auciuwm luteum Guss. Syn. IL p. b; Calc. p..27; -Lojac- Esc. p. 15. 62 LAMPEDUSA — PAPAVERACEAE, FUMARIACEAE In varî luoghi anche distanti dal mare, ma non comune; Mrz. foglie, 30 Apr. fi.! — Gussone, Calcara (Cala Pisana), Lojacono. 13. — Glaucium corniculatum (L.) Curt.; Ross. p. 345; Solla p. 472; Fiori e Paol. FI. an. I p. 484. G. phoeniceum Guss. Syo Iper rale: 27:-Lojac. Esc! pa doret:Hlabiesiapa 57. G. corniculatum x phoeniceum Solla p. 472. Frequente nei campi incolti; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Ross, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda {Xe HIT:): Solla cita il G. corniculatum e la var. phoeniceum, d' onde si dovrebbe concludere che ha trovato due forme con colori diversi. Io l’ho visto soltanto con. fiori rossi. 14. — Hypecoum procumbens L.; Ross p. 345; Lojac. Esc. p.15 et FI. Sic. I p. 56; Nicotra Le Fumariacee Italiane p. 22 In vicinanza del Porto, Cala Pisana e Cala Francese; 9 e 14 Mrz. fi. e fr. giov., 19 Apr. fi. e fr.! — Ross (margine dei campi presso il Porto), Lojacono (raro). III — FUMARIACEAE. 15. — Fumaria densiflora DC.; Ross p. 346; Lojac. FI. Sic. I p. 64. F. micrantha 8 Parlatoreana Lojac. Esc. p. 15. F. mi- crantha Nicotra Le Fumar. It. p. 73. F. officinalis y densiflora Fiori e Paol. Fl. an. I p. 480. Nel coltivato presso il Porto, non comune; 8 Mrz. fi. e fr., 19 Apr. fi. e fr.! — Ross, Lojacono (il quale nella Flora Sicula non parla più della var. Par/atoreana). 16. — Fumaria parvifiora Lam.; Ross p.345; Lojac Esc. p. 16; Nicotra Le*Hum, Itp add Comune e talvolta abbondante nel coltivato; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Zwierlein (sec. Nicotra loc. cit.), Loja- cono, Zodda (Cala Croce, floribus albis, fi. e fr.). Ve ne sono esemplari ramosi diffusi, lunghi fino a 80 cm., con lacinie foliari lineari-allungate, ed altri che si possono riferire alla var. glauca (Jora.) per essere piccoli, eretti, poco ramifi- cati, con lacinie foliari più brevi e conniventi. 17. — Fumaria flabellata Gasparr.; Nicotra Le Fum. It. p. 60 et Altri ragg. sulle Fum. It. p. 8. RL LAMPEDUSA — FUMARIACEAE © i 63 | he se Frequente nel coltivato e qua e là anche nei luoghi incolti ; isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Zodda (Cala . Galera, ad sepes, fi. e fr.). — Fumaria capreolata L.; Ross p. 346; Solla p. 472; Ni- “cotra Le Fum. It. p. 45 et Altri ragg. sulle Fum. It. p. 3. 7. spe- | cîosa Lojac. Esc. p. 15. Ross, Solla (fi. e fr.), Lojacono. Questi, in « Una Esc. », rite- neva che i suoi esemplari fossero da riferirsi alla /. speciosa Jord. anziché alla vera capreolata; dalla sua Flora Sic., nella quale non ammette la specie di Jordan per la Sicilia, non si rileva con certezza a quale specie li abbia poi riportati, poichè per la F. ambigua, alla quale dà per sinonimo Y. speciosa Lojac. non Jord., non cita Lampedusa. Nicotra (Le Fum. It. p. 45) cita di Lampedusa la F. capreolata var. speciosa soltanto sulla fede di Lojacono. D'altra parte però (p. 60) riferisce la F. ambigua di Lojacono alla F. /labellata Gasp. Nessuno dei tre botanici che indicano la F. capreolata per Lampedusa cita la 7. /l4bellata, che pure vi è comune. Ciò per- mette di supporre che le loro indicazioni si riferiscano a que- st'ultima specie. Escludo quindi per ora la F. capreolata dalla florula di Lampedusa. 18. — Fumaria media Lois.; Solla p. 472. /. Gussonei Ross p. 346. F. muralis et F. Gussoni Nicotra Le Fum. It. p. 49 et 58. Comune nei coltivati, specialmente presso il Porto; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.), Ross, Zodda (fi. e fr.). Ross riferisce i suoi esemplari alla var. Gussoneî (Boiss.). Fra i miei, alcuni, specialmente fra quelli di Marzo, apparten- gono a questa varietà, mentre gli altri, come pure quelli di Zodda, sono da ascriversi piuttosto alla var. confusa (Jord.). 19. — Fumaria agraria Lag.: Nicotra Altri ragguagli p. 9. F. major Ross p. 346. I. microsepala Lojac. Esc. p. 15 (ex Ni- cotra Le Fum. It. p.57 et Lojac. FI. Sic. p. 62). Y. capreolata y agraria Fiori e Paol. FI. an. I p. 479. Comune nel coitivato; Mrz. fi. e fr.! — Ross, Zodda (fi. e fr.). Delle due forme specztabilis (Bisch.) e major (Bad.), la pianta di Lampedusa, almeno gli esemplari miei e quelli di Zodda, va riferita piuttosto alla seconda. Difatti ha le brattee uguali o più lunghe dei pedicelli fruttiferi, i sepali larghi quanto la corolla 64 LAMPEDUSA — FUMARIACEAE, CRUCIFERAE e profondamente dentati, il frutto ottuso appena apicolato, le foglie a lobi generalmente poco discosti. Lojacono in « Una Escurs. » dice della sua 7. microsepala, che è particolarmente lussureggiante in Lampedusa. Nella sua Flora Sicula riferisce questa specie alla F. agraria, ma non ri- pete l’ indicazione di Lampedusa. Nicotra in « Le Fum. It. » p. 58 aveva riferito erroneamente la citazione di Lojacono a Linosa anzichè a Lampedusa e si è corretto in « Altri ragguagli » p.9. IV. — CRUCIFERAE. 20. — Cardamine hirsuta L.; Lojac. Esc. p. 16. Trovata soltanto da Lojacono. 21. — Sisymbrium officinale L.; Lojac. Esc. pi 16; Cara Parl. FI. It. IX p. 930. Trovato soltanto da Lojacono. 22. — Brassica fruticulosa Cyr.; Lojac. Esc. p. 16; Car. in Parl. FI. It. 1X p. 995; Fiori e Paol. FI. an. I p. 444. Alle case di Terranuova, nel coltivato; 14 Mrz. fi. e fr.! — Lojacono. 23. — Brassica Tournefortii Gouan; Ross p. 346; Lojac. Esc. p. 16; .Car. in Parl. FI. It. IX p. 990; Fiori:e Paol. FI. an..I p. 447. Ross (margine dei campi a ponente della colonia), Lojacono (nelle sabbie marittime del Porto, rarissima). 24. — Brassica adpressa (Moench) Boiss.; Car. in Parl. FI. It. IX p. 1008. Sinapis incana Guss. Syn. II p. 203; Cale. p. 28; Lojac. Esc. p. 16. . Gussone, Lojacono. 25. — Brassica Sinapistrum Boiss. Sinapis arvensis Guss. Syn. II p. 202; Calc. p. 28;.Lojac. Esc. p. 16 et FI. Sic. I p. 113. Gussone, Lojacono. — Eruca sativa Lam. Sanvisente (L’ Isola di Lampedusa p. 63) cita un Cavolo Bras- sîca che chiama anche Ruca, col qual nome suppongo intenda l’Eruca sativa, forse coltivata. 26. — Dipliotaxis erucoides (L.) DC.; Gussone II p. 192; Cale. " Rive al li si PR” . ug gi "a = LAMPEDUSA — CRUCIFERAE 65 \.p. 27; Lojac. Esc. p. 16; Car. in Parl. FI. It. IX p. 970; Fiori e Paol. FI. an. I p. 448. Gussone, Lojacono. 27. — Diplotaxis scaposa DC.; Guss. Syn. II p. 193; Cale. i * p. 28 et 31; Nyman Consp. FI. Eur. p. 49; Ross p. 346; Solla ; p. 472 et,468; Lojac. Esc. p. 16 et FI. Sic. I p. 117; Arc. Comp. FI. It. 1* ed. p. 47 et 2* ed. p. 270; Car. in Parl. Fl. It. IX p. 967; Fiori e Paol. Fl. an. I p. 448. Una delle piante più comuni in Lampedusa, tanto nel colti- aa vato quanto nella parte incolta dell’isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — La Billardiére (1787), Ross (il quale l’ha distribuita nella V* Centuria del suo Herb. Siculum n. 407, Apr. 1904 fi. e fr.), Solla (fr.), Lojacono (il quale pure 1’ ha distribuita nelle sue Plantae Ital. sel. n. 59), Zoada (fi. e fr.). Gussone, a causa della stagione inoltrata in cui visitò Lampedusa, non ve la vide. Ho trovato in gran numero, in quest’ anno come nel 1873, gli esemplari nani, alti 2-3 pollici come dice Gussone (2-4 pol- lici come dice De Candolle nella descrizione originale « Regni Veget. Syst. nat. II p. 635 ») ed anche più piccoli, non più alti di 1-2 cm. Ma sono pure comuni gli esemplari rigogliosi, alti oltre 80 cm., ampiamente ramificati fin dalla base in modo da non poterne distendere uno intero su di un foglio d’erbario. Questa differenza di sviluppo era già stata notata da Solla p. 468. Il nanismo, che osservasi anche in altre Diplotaxîs, non è dunque una caratteristica della. specie, ma un prodotto delle circostanze che danno origine alla mieroflora, e sarà forse ancora più fre- quente in stagione più precoce. I petali sono lunghi il doppio del calice (6-8 mm.) e grandi come quelli della D. mwuralis. Ha dunque torto Gussone che li dice poco più lunghi del calice. Questo errore è ripetuto da Parlatore FI. It. nella descrizione italiana, quantunque nella descrizione latina (di*Caruel) sia detto giustamente « floribus grandibus ». Lo stesso errore è ripetuto anche nella Flora anal. di Fiori e Paol. Nella figura di Delessert (Icon. sel. II tab. 90) i petali sono rappresentati di una lun- ghezza doppia del calice, il che corrisponde al vero. Lojacono FI. Sic. dice con ragione « floribus e maximis ». Come notansi grandi differenze nella statura, così variano molto i diversi esemplari per la lunghezza dei peduncoli e delle SoMMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 5 66 LAMPEDUSA — CRUCIFERAE silique e per la foliazione dei fusti. I più grandi, con fusti foliosi nel loro quarto inferiore, con foglie pennatofesse, con peduncoli lunghi fino a ‘3-4 ed anche 7 cm., presentano grandissima somi- glianza con la D.mwuratis, da cui sembrano differire soltanto per le silique generalmente meno lunghe. Come sì è spesso imbaraz- zati per distinguere la D. lenwifolia dalla D. muralis, così si rimarrebbe imbarazzati a distinguere da quest’ultima specie certi esemplari della D. scaposa, se non fosse per la località classica da cui provengono. Per molto tempo la D. scaposa era stata indicata soltanto di Lampedusa. Più tardi fu citata di Sicilia nei Compendî, ma er- roneamente come osserva Caruel in Parl. Fl. It. Caruel stesso però (seguito da Fiori e Paol. F1. an.) sbaglia indicandola di Malta, poiché le piante maltesi distribuite sotto questo nome da Duthie sono di Diplotaris viminea. Però pare che esista sulla costa op- posta d'Africa, poichè posseggo degli esemplari di una Diplota- xiîs raccolti dal M.° G. Doria a Tunisi (nelle colline di Belvedere in fiore l' 11 Marzo 1888), che mi sembrano doversi riferire alla D. scaposa. 28. — Carrichtera annua (L.) Prantl; Fiori e Paol. FI. an. I p. 442. C. Vellae Ross p. 346: Lojac. Esc. p. 16 et FI. Sic. I p.91; Car. in Parl. FI. It. IX p. 1013. Vella annua Solla p. 472. In diversi luoghi, specialmente abbondante nei campi, ma trovasi anche lontano dal coltivato, fino verso Capo Ponente e nell’isolotto dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 29. — Succowia Balearica (L.) Medic.: Ross p. 346; Solla p. 472; Lojac. Esc. p. 11, 16 et FI. Sic. I p. 91; Gar. in Parl. IX p. 1015; Fiori e Paol. FI. an. I p. 441. Cala Madonna e Cala Galera, tra i frutici nei luoghi più fre- schi, 11 e 13 Mrz.! — Ross (soltanto in una vallata della Costa Sud ed ivi rara), Solla (fi.), Lojacono (Cala Galera nelle località ombrose dei fruticeti, copiosissima, mancante negli altri luoghi; nella. FI. Sic. dice Cala Madonna), Zodda (Cala Galera ad sepes fi. e fr.). — Raphanus sativus L.; Lojac. Esc. p. 16. Lojacono in « Una Esc. » dice: nelle arene marittime del Porto rarissimo. Nella Fl. Sic. non ne riparla. Ad ogni modo sarebbe LAMPEDUSA — CRUCIFERAE 67 pianta subspontanea, e quindi non l’'ammetto fra le inquiline di Lampedusa. 30. — Rapistrum rugosum (L.) Berg.: Guss. II p. 141; Calc. p. 27; Lojac. Esc. p. 16 et FI. Sic. I p. 75. Nel coltivato qua e là; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Zodda (fi. e fr. giov.). Stando ad « Una Esc. » si dovrebbe credere che l’avesse raccolto anche Lojacono; ma nella Flora Sic. dice che vi fu raccolto solo da Gussone (dimenticando Calcara). Tutti i miei esemplari appartengono alla forma /ejocarpum Guss. Per i peduncoli lunghetti e piuttosto sottili, e per l’arti- colo inferiore poco ingrossato, apparterrebbero alla var. Hispant- cum (Boiss. e Reut.) b. g/abrwn Fiori e Paol. Fi. an. Gli esem- plari di Zodda appartengono alla medesima forma dei miei. 31. — Cakile maritima Scop. In una spiaggia arenosa presso il Porto, 11 Mrz. fi. e fr. giov.! — Zodda (prope Portum in arenosis maritimis, fi. e fr.). Tanto i miei esemplari quanto quelli di Zodda appartengono alla forma a foglie pennatifide. 32. — Alyssum maritimum (L.) Lam.; Guss. Syn. II p. 165; Cale. p. 27; Lojac. Esc. p. 16. Lobularia maritima Solla p. 472. Koniga maritima Car. in Parl. FI. It. IX p. 755. Dovunque abbondante, ma specialmente sulle rupi e nei luoghi sassosi ed anche nell’ isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). — 33. — Capsella Bursa-pastoris (L.) Moench; Guss. Syn. II p. 155; Cale. p. 27; Lojae. Esc. p. 16. Thlaspi Bursa-pastoris Guss. Suppl. Prodr. p. 211. Ne! coltivato presso il Porto; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gus- sone, Lojacono, Zodda (Cala Galera in cultis, fi. e fr.). 34. — Hutchinsia procumbens (L.) Desv. Luoghi rupestri vicini al mare, a Cala Francese e nell’ isola dei Conigli; 8 e 10 Mrz. fi. e fr.! — Zodda (presso la Lanterna del Porto, in saxosis maritimis, fr.). Fusti eretti o prostrati, lunghi da meno di 1 cm. a 8-9 cm., coperti, specialmente in alto, di una pubescenza densa e brevis- sima; foglie un po’ carnose, per la maggior parte intere; fiori piccolissimi. FTA i A REUIe CRI RIPGILARITI RE UMANE UE TI 4 n SLM PeR la) dev N È PRA piedi, x SE Len 7 Giu i ITA 68 LAMPEDUSA — CRUCIF., CAPPARIDACEAE, RESEDACEAE | 35. — Biscutella Iyrata L.; Lojac. Esc. p. 16. B. Apwla B ly- rata Car. in Parl. FI. It. IX p. 650. Trovata soltanto da Lojacono. . V.—T— CAPPARIDACEAE. 36. — Capparis rupestris Smith; Guss. Notiz. p. 86 et Syn. II p.3; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 16. C. spinosa y înermis Car. in Parere IX pra xy LAMPEDUSA — CARYOPHYLLACEAE. 73 Ross riferisce i suoi esemplari alla var. permixta (Jord.) che Tanfani FI. It: riferisce alla sua volta alla var. brackypetala (Rob. et Cast.). I miei numerosi esemplari, come quelli di Zodda, hanno tutti i petali exserti. Alcuni di quelli che ho raccolto in Marzo hanno brattee larghe, quasi cuoriformi alla base, e me- F riterebbero di essere distinti come forma /azibracteata. Altri sono alti pochi centimetri, pauciflori e anche uniflori, ed appar- tengono alla microflora. i — Silene neglecta Ten. S. reflexa Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 362; Fiori e Paol. FI. an. I p. 367. Tanfani l. c. dice a torto che questa specie fu raccolta. a Lam- pedusa da Lojacono; questi la cita solo di Linosa. Fiori e Pao- letti ripetono l'indicazione errata di ‘l'anfani. Non mi consta che alcuno abbia raccolto la S. neglecla a Lampedusa, per cui non la includo fra le piante di quest’ isola. 53. — Silene rubella L.; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I p. 156; Arc. Comp. BlVIt,2*-ed: p..310; Tanf. in Parl. FI. It. IX. p.:399; Fiori e Paol. FI. an. I p. 365. | L’ ho trovata piuttosto frequente nel coltivato; Mrz. fi. e fr., 19 Apr. fi. e fr.! — Lojacono (molto rara; distribuita poi nelle PI. It. sel. col n. 30), Zodda (Cavallo Bianco in incultis abunde, fi. e fr.). 54. — Silene muscipula L.; Ross p. 346; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I p. 155; Tanf. in Parl. FI. It. IX_ p. 406; Fiori e Paol. Fl. an. I p. 363. Nei campi in diverse parti dell’isola, abbondante. L’ ho raccolta a Capo Ponente, a Cala Francese, e presso il Porto; Apr. fi. e fr.! — Ross (il quale l’ha poi distribuita nel Herb. Sic. n.416), Lojacono (nei seminati verso Ponente; distribuita nelle PI. It. sel. n. 29). 55. — Silene sedoides Poir.; Ross p. 346; Lojac. Esc. p. 18; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 401; Fiori e Paol. FI. an. I p. 364. Abbondante qua e là sulle rupi in vicinanza del mare, rac- colta a Punta Sottile, Cala Croce, Cala Francese e Capo Ponente; Mrz. primi fi., Apr. fi. e fr.! — Ross, Lojacono (Capo Grecale), Zodda (Cala Malucco, fi. e fr.). 56. — Silene inflata Smith; Guss. Syn. I p. 486; Lojac. Esce. p. 18. S. Behen b. angustifolîia Guss. Suppl. Prodr. p. 124. S. Cu- cubalus Tanf. in Parl FI. It. IX p. 345. Si/ene sp. Solla p. 473? 4 LAMPEDUSA — CARYOPHYLLACEAE. In molti luoghi coltivati e incolti; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.1 — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Calcara ha dimenticato di citare Gussone. Solla indica di Lampedusa una Szene sp. (in fi.), che dice affine alla S. maritima, e che quindi suppongo fosse una forma della $S. 7n/lata. Gussone nel Suppl. al Prodr. e nella Synopsis nota che in estate le foglie di questa specie si disseccano qui come a Linosa. 57. — Silene Behen L.; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 17 et FI. Sic. I p. 154; Are. Comp, FI. it. 2* ed. p. 34; Tanf, in Parl. FI. It. IX p. 408; Fiori e Paol. FI. an. I p. 363. Nei campi verso Cala Francese piuttosto abbondante; 30 Apr. fi.e fr.! — Solla (fi.), Lojacono (nei luoghi coltivati verso Po- nente), Zodda (Cavallo Bianco in incultis, fi. e fr.). Distribuita da Ross nel Herb. Sie. n. 415 raccolta da un corrispondente, fi. e fr. Apr. 1904, e da Lojacono PI. It. sel. n. 81. 58. — Cerastium giomeratum Thuill.; Guss. Syn. I p. 506; Calc. -p. 26; Lojac. Esc. p. 18. Frequente nei luoghi coltivati ed incolti; Mrz. fi. e fr.! — Loja- cono. Calcara cita questa pianta con un * il che significa tro- vata solo da Gussone. Questi però dice soltanto genericamente che la var. b. del C. gIomeratum trovasi in tutte le isole adia- centi alla Sicilia. i La pianta di Lampedusa per altro non corrisponde alla var. b. di Gussone, poichè è glandoloso-vischiosa in alto. Trovasi del resto tanto la forma normale con petali più lunghi del calice, quanto la forma apetalum (Dum.). 59. — Stellaria media (L.) Cyr.; Guss. Syn. p. 494 (var. a. et b.) ; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 18; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 525. Molto comune in tutta l’isola, nelle sue parti incolte come nel coltivato; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Comunissima è la forma apetala (Ucria), ma trovasi qua e là anche la forma con petali uguaglianti il calice. — Arenaria serpyllifolia L.; Tanf. in Parl. FI. It. IX p.549. Nella Flora Italiana questa specie è citata a torto per Lam- pedusa, come trovata da me: Io come l’Aiuti l'abbiamo raccolta soltanto a Linosa. LAMPEDUSA — CARYOPHYLLACEAE. (45) 60. — Sagina apetala L.; Guss. Suppl. Prodr. p. 49. Nei luoghi muschiosi e fra le epatiche, non comune; 8 Mrz. fi. e fr.! — Gussone, il quale cita Lampedusa soltanto nel Sup- plemento al Prodromo, mentre nella Synopsis dice generica- mente in Sicilia e nelle isole adiacenti. Calcara ha dimenticato di riportarla. I miei esemplari sono eccessivamente ridotti, i più non oltre- passando pia cm. Tutti hanno pochi peli alla base delle foglie e del resto sono glabri; hanno i sepali applicati sulla capsula. 61. — Sagina maritima Don; Lojacono Esc. p. 18; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 568. Molto frequente, nana fra le piante della microflora, ed anche sull’isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Distribuita da Ross Herb. Sic. n. 417 raccolta da un suo corrispondente in fi. e fr. Apr. 1903. Ho veduto soltanto la forma senza petali. — Spergula arvensis L.; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 612. Citata a torto da Tanfani per Lampedusa come raccolta da Ajuti. Nessuna Spergula abbiamo trovato, Ajuti ed io, in questa isola; solo a Linosa abbiamo raccolto una Spergu/a, ed era la pentandra. 62. — Spergularia rubra (L.) Pers.; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 617. Alsine rubra Guss. Syn. I p. 501; Calc. p. 26. Arenaria rubra Solla p. 473. Luoghi incolti, aridi, lungo i viottoli ecc.; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (fi.), Zodda (fi. e fr.). Gussone non aveva citato questa specie per Lampedusa nel Supplemento al Prodromo. 63. — Spergularia diandra (Guss.) Boiss.; Solla p. 473; S. r%- bra Y diandra Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 617. In varî luoghi e nell’ isola dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi.). 64. — Spergularia media (L.) Pers. S. marina Solla p. 473. S. salina Lojac. FI. Sic. I p. 184; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 621. Arenaria heterosperma Guss. Suppl. Prodr. p. 130. A/sine he- terosperma Guss. Syn. I p. 501; Calc. p. 26. Lepigonum hete- rospermum Lojac. Esc. p. 18. Frequente specialmente dal lato del Porto ; Mrz, fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fr.). 76 LAMPEDUSA -—— CARYOP., PARONYCH., ELATINACEAE Le piante raccolte da me e quelle di Zodda hanno la gran maggioranza dei semi apteri, trovandosi soltanto eccezionalmente qualche capsula con parte dei semi cinti da larga ala. I peduncoli sono ben tre volte più lunghi dei fiori, e le capsule oltrepassano di poco il calice.'È dunque la forma chiamata nella FI. anal. S. rubra è marina e in Rouy et Foucaud S. Dillenti È pedi- cellaris. X. — PARONYCHIACEAE. 65. — Herniaria cinerea DC.; Guss. Syn. I p. 292; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 18. ZH. glabra 8 hirsuta b. cinerea Fiori e Paol. Fl. an. I p. 385. Comune nei luoghi aridi fra le microfite; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zcedda (fi. e fr.). — Loeflingia Hispanica L.; Fiori e Paol. Fl. an. I p. 386. Non trovando questa specie citata per Lampedusa da alcun raccoglitore, e dubitando quindi di un errore della Flora ana- litica, ho pregato il dott. Terracciano di verificare se nell’er- bario di Palermo se ne trovassero esemplari di Lampedusa. Egli mi ha risposto che si trova effettivamente un esemplare di Loe- flingia Hispanica coll’ indicazione di Lampedusa, ma però ag- giunta posteriormente da Todaro, mentre il nome della specie è scritto da altra mano ignota. Ritengo quindi dubbia la pre- senza di questa specie in Lampedusa e per questo la escludo dalla numerazione. 66. — Polycarpon tetraphyllum (L.) L.; Guss. Syn. I p. 166; Cale. ip. 28; ‘Solla p-475; Tanf..in'Parl-FIVIt PN p..625. Frequente nei luoghi aridi, lungo le vie ecc., ed anche nel- isola dei Conigli: Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.!1 — Gussone, Solla (fi.), Zodda (fi. e fr.). Tanfani l. c. cita per Lampedusa la var. alsinefolium come raccolta dall’Aiuti. Difatti parte dei miei esemplari si avvicinano a questa varietà, altri sono nani. XI. — ELATINACEAE. 67. — Elatine Hydropiper L. var. Gussonei mihi. £. m4cro- poda Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 11, 18 et FI. Sic. I p. 185, non LAMPEDUSA — ELATINACEAE dA Guss. E. campylosperma Ross p. 346, non Seubert. £. 4ydro- piper e macropoda Fiori e Paol. FI. an. I p. 384. Foliis oblongo-ellipticis vel subspathulatis, inferioribus longe petiolatis, floribus tetrameris, octandris, superioribus subsessi- libus, inferioribus pedunculatis, pedunculis folio brevioribus vel parum longioribus, petalis late ellipticis, pulchre roseis, calycem aequantibus, seminibus instar ferri equini vel uncini curvatis. Ab E. Hydropipere praesertim floribus pedunculatis differt ; ab E. macropoda magis recedit seminibus valde incurvis, magni- tudine et colore petalorum (petala a Gussone in specie sua alba et calyce duplo breviora dicuntur),! nec non pedunculis bre- vioribus, crassioribus. E. Hydropiper var. pedunculata Moris (= E. campylosperma Seub.) quae nostrae magis aflinis est, tamen peduncula longiora, et petala alba calyce breviora habet. Qua e là nelle piccole pozzanghere che si formano negli incavi della roccia; Marzo fiori! — Ross (luoghi umidi o che furono inondati), Solla (ancora in fiore, ma per la maggior parte disseccata), Lojacono (in tutte le pozzanghere negli incavi del calcare in tutta Lampedusa copiosissima ; distribuita nelle PI. It. sel. col n. 26), Zodda (Cala Croce e Cala Madonna, frutti e “ancora qualche fiore). Caruel pubblicando nel vol. IX. della Flora It. la famiglia delle Elatinee lasciata manoscritta da Par- latore, ha dimenticato di. aggiungere Lampedusa per l’ E/atine ivi raccolta e già pubblicata da Ross, Solla e Lojacono. Nella prima metà di Marzo questa graziosa pianticella era in pieno fiore, e formava, unita di solito alla Bwu/arda, dei fitti tappeti verdi alti pochi millimetri, coperti di fiorellini rosa che giungevano appunto al livello del tappeto verde. Non ho potuto conformarmi all’opinione di chi ha veduto nella Elatine di Lampedusa la £. macropoda di Gussone. La credenza di Parlatore (FI. It. IX p. 228), che Gussone attribuisse alla sua specie dei semi poco curvati perchè ne aveva visto soltanto esemplari non maturi, non mi pare giustificata. I semi curvati devono esserlo fin dalla loro gioventù. La membrana semilunare ' Gli autori in generale dicono della £. macropoda che ha i fiori + bianchi. Fa eccezione Lojacono il quale (Fl. Sic.) li dice rosei, ap- punto perchè egli aveva veduto la pianta di Lampedusa. 78 LAMPEDUSA — ELATINACEAE, HYPERICACEAE ‘che trovasi nella curvatura dei semi di £. Hydropiper, mem- brana menzionata e figurata da Seubert! e che trovasi ben manifesta anche nei semi della Z/a/ine di Lampedusa (che ho visti in grande quantità negli esemplari di Zodda), prova ad evidenza, mi pare, che la curvatura del seme non avviene al- l’ultimo stadio del suo sviluppo. Del. resto la £. macropoda Guss. ha-dato luogo a delle inter- pretazioni molto diverse, da quelle di Parlatore, Seubert, Grenier et Godron fino a quella di Rouy et Foucaud. Di queste interpreta- zioni, e delle affinità dell’ E. macropo4a con la E. Fabri Gren. non mi occupo. A me basta di avere rilevato che la pianta di Lampedusa non si può confondere con la specie di Gussone. Mi sembra probabile che la Z/aline Aydropiper di luoghi più settentrionali, sia rappresentata in regioni più meridionali, e segnatamente nelle nostre isole, da varietà o specie vica- rianti che più o meno si scostano dal tipo, ma sono tutte carat- terizzate dall’ avere i fiori peduncolati. Quella che meno si scosta dal tipo è la Gussoneî, quella che più se ne allontana è la ma- cropoda, e fra le due sta la pedunculata di Moris. La pianta di Lampedusa è una forma terrestre, prostrata e radicante ai nodi, con internodi raccorciati; per il portamento, ma non per i dettagli, somiglia alla figura della Z. 7racropoda x genuina di Seubert (op. cit. tab. IMI fig. 9), ed è assai diversa dalla fisura della E. Hydropiper var. pedunculata di Moris (FI. Sard. tab. XX fig. 2). XII. — HYPERICACEAE. 68. — Hypericum Zgyptiacum L.; Guss. Notiz. p. 86, 87 et Syn. II p. 379; Calc. p. 28, 31, 32; Ross Eine bot. Excurs. p. 346 .et Bull. Herb. Boiss. sec. sér. tom. I p. 1210; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18; Fiori e Paol. FI. an. I p. 385. H. AEygypticum Bert. FI. It. VIII p. 312. A. heterostylum Parl. FI. It. V p. 550. Tria- denia Agypliaca Nyman Consp. Fl. Eur. p. 134; Lojac. FI. Sic. I p. 189. 1 SeuBERT, Zlatinarum Monographia. Verhandl. d. K. Leopold. Carol. Ak. d. Naturf. XXI, 1845, p. 48 e tab. III, fig. 8. | LAMPEDUSA — HYPERICACEAE, MALVACEAE 19 Questo elegante suffrutice è ancora molto abbondante nelle parti non coltivate dell’isola, dove cresce specialmente nelle — buche e nei crepacci delle roccie; ma nei luoghi più frequen- tati dagli ovini è ridotto alla sua base legnosa, con pochi rami mu- tilati. L'ho raccolto anche sull’isolotto dei Conigli. Era in pieno fiore in Marzo ed ancora fiorito in Aprile! — Gussone, Calcara, Ross, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr. giov.). Parlatore, nella Flora Italiana, cita anche come raccoglitori Tineo (che non fu mai a Lampedusa) e dubitativamente Labillardière, per un esem- plare dell’ erbario Webb (sub Triadenia microphylia Spach.). Distribuito da Ross Herb. Sic. n. 117, e da Lojacono PI. It. sel. n. 165. XIII. — MALVACEAE. 69. — Malva Cretica Cav.; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18. Solla (fi.), Lojacono. 70. — Malva sylvestris L. M. erecta Lojac. Esc. p. 18. M. sy- vestris var. erecta (Presl) Fiori FI. an. II p. 267. Rara; trovata solo all’Imbriacola; 12 Mrz. fi. e fr.! — Lojacono. Lojacono, in « Una Esc. », dice di avere trovata la var. erecta (Presl); però nella Flora Sicula cita questa varietà di pochi luoghi in Sicilia e non di Lampedusa. I miei esemplari hanno i carpelli perfettamente glabri ed appartengono al tipo e non a questa varietà. 71. — Malva microcarpa Desf. M. /lexuosa b. intermedia Guss. Syn. IT p. 223; Calc. -p. 28; Lojac. Esc. p.18 et Fl. Sic. I p. 195. M. parviflora Ross p. 346; Solla p. 473. M. parviflora typica Fiori e Paol. FI. an. II p. 268. Molto comune nelle parti coltivate dell’isola, lungo le vie ecc. ma qua e là anche lontano dalle colture, e nell’ isolotto dei Conigli ; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Ross, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Parlatore (Flora Ital. V p. 61) dice che non ha veduto d’Italia alcun esemplare di Malva parviflora L., e ritiene che tutto quanto fu così chiamato sia M. microcarpa Desf. Nella Flora analitica invece sono indicate le due specie come frequenti in Italia, e per Lampedusa è indicata la parvi/lora. Le (differenze 2 WR LAMPEDUSA — MALVACEAE, GERANIACEAE fra queste due specie sono del resto espresse in modo molto di- verso dai varî Autori. I miei esemplari di Lampedusa, come quelli di Zodda, sono annui, di solito diffuso-prostrati o ascen- denti, e quando sono allungati sono anche flessuosi; hanno da 2 a5e fino 7 fiori all’ascella d’una foglia, subsessili, talvolta misti ad altri con peduncoli lunghi fin 2 "la cm., calici accrescenti, non colorati, che arrivano a maturità ad avere, distesi, un po’ più di 1 cm. di diametro, ora patenti ed ora quasi avvolgenti i carpidî, ed i quali sono grandetti (2 mm. di diametro) e glabri. I peli del fusto e delle foglie sono a fascetti. Il tubo staminale è glabro. Come si vede, partecipano ai caratteri attribuiti alla parvi/lora, alla flexuosa e alla microcarpa. 72. — Lavatera Cretica L.; Somm. Piante ined. L. sylvestris Liojae. FI. Sicc;I.pi493. Presso il Porto e Punta Sottile, abbondante; 27 e 30 Apr. fi. e fr.! — Zodda (Cavallo Bianco, in herbosis, fi. e fr.). Lojacono l'avrebbe raccolta egli pure, secondo che scrive nella Flora Sic., ma in « Una Esc.» non ne aveva fatto alcuna menzione. 73. — Lavatera arborea L. Rara; ne ho visto solo poche piante non lontano dal Porto e all’ Imbriacola, ove mi fu assicurato che era spontanea; Mrz. fi. e fr. giov.! Gussone aveva indicato questa specie soltanto per 1’ isolotto di Lampione (Notiz. p. 87 et Syn. II p. 229). XIV. — GERANIACEAE. 74. — Geranium molle L.; Guss. Syn. II p. 216; Calc. p. 28; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I p. 204; Parl. FI. It. V p. 183. Comunissimo in tutta l'isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.1 — Gussone, Solla. (fi.), Lojacono, Zodda (fiero: 75. — Geranium rotundifolium L.; Somm. Piante ined. Verso Capo Rupestre; 30 Apr. fr.! 76. — Geranium Robertianum L.; Calc. p. 28; Solla p. 473; Hojac. Esc. p. (11, 18.et FIL Sic. Ip: 207%; Parl. FI HM paz201 Nei luoghi più freschi, non comune, Cala Galera e Sangue- dolce; 10 e 13 Mrz. fi. e fr. giov.! — Calcara, Solla (fi.), Loja- LAMPEDUSA — GERANIACEAE, LINACEAE 81 cono (la var. b. eriocarpum, nei luoghi ombrosi, rara a Cala Ga- lera), Zodda (Cala Galera in saxosis, fi. e fr.). Le piante che ho raccolte, come quelle di Zodda, hanno i carpelli perfettamente glabri e non appartengono quindi alla var. eriocarpum. 771. — Erodium cicutarium (L.) L’Hérit. Non comune; visto soltanto presso il Porto in direzione della Lanterna e della Cala Croce; Mrz. fi. e fr.! Gli esemplari generalmente piccoli che ho visti, sono da ri- ferirsi alla forma pimpinellifolivm (Sibth.) con passaggi alla forma dissecium Rouy. ; 78. — Erodium moschatum (Burm.) L’Hérit.; Somm. Piante ined. Piuttosto frequente lungo i viottoli e nei campi incolti in varie parti dell’isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Zodda (fi. e fr.). 79. — Erodium Chium (Burm.) Willd. 7. Chin var. cunea- tum Lojac. Fl. Sic. I p. 209. Lojacono, nella Flora Sicula, cita questa pianta da lui tro- vata in Lampedusa, quantunque in « Una Esc. » non ne faccia menzione. 80. — Erodium malacoides (L.) Willd.; Ross p. 346; Solla p. 473. Comune più o meno in tutta l’isola e sull’isolotto dei Coni- gli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Solla (fi. e fr.), Zodda (fi. e fr.). Oltre alla forma a foglie lobate o inciso-lobate, che è assai comune, trovasi rara la var. subirilobum (Jord.) forma microphy!- lum Rouy et Fouc., con foglie sub-pennatilobe piccole, e col becco del frutto non più lungo di 20 mm. Del resto trovasi tanto nana quanto bene sviluppata. XV. — LINACEAE. 81. — Linum Gallicum L.; Lojac. Esc. p. 18. Cala Croce, Cala Madonna, Capo Ponente e Capo Rupestre, nei luoghi aridi non comune; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Lojacono (luoghi erbosi dei fruticeti), Zodda (verso Capo Ponente, in aridis et in dumetis, fi. e fr.). SoMmMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 6 7 issrgine ee e ” ' 4 IAAD ZA LEE e Rao st SPIDER 3 82 LAMPEDUSA — LINAC., OXALIDAC., ZYGOPHYLLACEAE Sono più frequenti le forme nane, ridotte fino a 3 ed an- che 2 cm. 82. — Linum strictum L.: Solla p. 473. L. ingequale Lojac. Esc. p. 18. Molto comune in tutta | isola; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). È molto più frequente la var. azz/lare Gr. Godr. (= spica- tum Lam.), ben caratterizzata; incontrasi però anche la var. cy- mosum Gr. Godr. Sono frequenti gli esemplari nani. XVI. — OxALIDACEAE. 83. — Oxalis cernua Thunberg; Ross p. 346; Solla p. 473. Dovunque; Mrz. fi., Apr. fi.! — Ross (nei campi, talvolta con fiori doppî), Solla (in parte con fiori doppî), Zodda (fiori in parte doppi). Questa pianta, che al tempo di Gussone pare non esistesse neppure in Sicilia, ma che oramai si può dire inquilina di gran parte della regione mediterranea. meridionale, all’epoca della mia prima visita era già giunta fino a Lampedusa, e quest'anno ho trovato che aveva invaso tutta l’isola, non soltanto nei luoghi coltivati, dove è una vera peste, ma anche lontano dalle colture. È detta «agrodolce » e se ne mangiano gli steli che sono piace- volmente aciduli. Ho notato che le piante a fiore scempio erano rare in con- fronto di quelle a fiore doppio. Del resto neanche quelle abbo- niscono i semi. Come si sa, da noi l’Oxaliîs cernua si riproduce sempre agamicamente. — Oxatlis stricta L. È citata come inquilina di Lampedusa da Solla Phytob. Beob. p. 465 in nota, probabilmente per errore, come mi scrive il prof. Solla stesso. XVII. — ZYGOPHYLLACEAE. 84. — Tribulus terrestris L.; Guss. Syn. I p. 462; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 18; Parl. Fl. It. V p. 334. Gussone, Lojacono. LAMPEDUSA — RUTACEAE-PAPILIONACEAE 83 XVIII. — RUTACEAE. 85. — Ruta bracteosa DC.; Guss. Syn. I p. 463; Calc. p. 26, 32; Solla p. 473; Parl. Fl. It. V_p. 356; Lojac. FI. Sic. I p. 222. Comune in tutta l’ isola; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (fr.), Zodda (fi. e fr.). XIX. — ANACARDIACEAE. 86. — Pistacia Lentiscus L.; Guss. Notiz. p. 88, 86 et Syn. II p. 627; Calc. p. 30, 31, 32 et 34; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I, pars II p. 15. Questa pianta che al tempo di Gussone era uno dei principali elementi costituenti la macchia, trovasi ancora sparsa per tutta l’ isola, ed anche in discreta quantità nei luoghi più riparati ; cresce pure nell'isola dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi.! — Gussone, - Calcara, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi.). Gussone dice che i frutti della Pistacia Lentiscus sono man- giati avidamente dai majali e dalle galline; e dice pure che da quei frutti i Maltesi, allora abitanti di Lampedusa, estraevano un olio cattivo col quale facevano candele e sapone (?). Adesso non si fa uso dei frutti del Lentischio, forse perchè non trovasi più in quantità sufficiente. XX. — RHAMNACEAE. 87. — Rhamnus Alaternus L.; Solla p. 473; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 11. Solla (fr.). Lojacono nella Flora Sic. l’indica come trovato da lui stesso in Lampedusa, ma in « Una Esc. » non l’aveva citato. Non l'ho trovato neppure nella mia prima gita. Se ancora esi- ste deve essere rarissimo ed in qualche luogo di difficile accesso. XXI. — PAPILIONACEAE. 88. — Anagyris foetida L. ; Guss. Syn. I p. 460; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 18; Tanl. in Parl. FI. It. X p. 106. Punta Vilgia; 28 Apr. fr.! — Gussone, Calcara, Lojacono (ra- rissima nel Vallone dell’ Imbriacola). nia : è 84 LAMPEDUSA — PAPILIONACEAE 89. — Spartium junceum L.; Lojac. Esc. p. 18. Raro, all’Imbriacola e verso Punta Sottile ; 12 Mrz. foglie, 380 Apr. fi.! — Lojacono (rarissimo). 90. — Ononis Sieberi Bess.; Ross p. 846; Solla p. 474 ; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I, pars II p. 38; Fiori e Paol. FI. an. II p. 29. Frequente nelle parti non coltivate dell'isola; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Ross, Lojacono, Solla (fi.), 0a (in aridis, fi. e fr.). 91. — Ononis ornithopodioides L.; Ross p. 346: Lojac. Esc. p. 18° et. Fl..iSic. T, pars IL p. 38. Cala Francese e Sanguedolce; Mrz. foglie! — Ross (sotto i fru- — tici della macchia), Lojacono (rara nei luoghi ombrosi del fruti- ceti verso Ponente). 92. — Ononis mollis Savi; Guss. Syn. II p. 259; Calc. p. 28, Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 18 et FI. Sic. I, pars II p. 40. Comune; Apr. fr. e pochi ultimi fi.! — Gussone, Solla (fi.), Lo- jacono, Zodda (fi. e fr.). Sono frequenti gli esemplari nani. 93. — Trigonella Monspeliaca L.; Ross p. 847; Lojac. Esc. p.r48.et El-Sier1, pars. Il-p. 70 Frequente fra le microfite nei luoghi aridi; Mrz. fi. e fr. Apr. fr.! — Ross, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 94, — Trigonella maritima Delile; Ross p. 347; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 18;. Fiori e Paol. FI. an. II p. 46. Frequente nella zona più vicina al mare, ma trovasi anche altrove nei luoghi aridi; cresce pure sull’isolotto dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Ross, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fieno): 95. — Medicago orbicularis (L.) All.; Solla p. 474. Nei seminati presso il Porto; 20 Apr. fr.! — Solla (fr.), Zodda (Pozzo del Monaco, in arvis, fr.). 96. — Medicago Helix Willd.; Lojac. Esc. p. 18. M. obscura Y Helix Fiori e Paol. Fl. an. II p. 35. Lojacono l’ indica in « Una Esc. » ma non ne fa più menzione nella Flora Sicula, di modo che la sua esistenza in Lampedusa rimane dubbia. 97. — Medicago tribuloides Desr.; Solla p. 474; Lojac. Esc. prodo. LAMPEDUSA — PAPILIONACEAE 85 Comunissima, specialmente ‘nei luoghi erbosi; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). I numerosi esemplari che ho raccolto, come pure quelli di Zodda, hanno aculei di varia lunghezza. I più si avvicinano molto alla var. breviaculeata Moris (M. truncatuta Gaertn.), pre- sentando, a perfetta maturità, aculei grossi, conici, applicati con- tro le spire ed appena più lunghi dello spessore di una spira; sono in parte destrorsi, in parte sinistrorsi. I frutti giovani presentano le forme crassispina (Vis.) e uncinata (W.) Fiori FI. an. II p. 36. 98. — Medicago litoralis Rhode; Ross p. 347; Solla p. 474. M. Braunii Solla ibid. M. tornata? Lojac. Esc. p. 19. Isola dei Conigli; Mrz. fi.! — Ross (anche nella macchia), Solla (fr.), Lojacono, Zodda (alla Salina, in arenosis maritimis, fi. e fr.). Nella incertezza sul significato dato da Solla e da Lojacono alle M. Braunii e M. tornata, riferisco le loro piante senz’altro alla M. Ziforalis. Gli esemplari di Zodda come i miei (per quanto si può giudicare senza frutti) appartengono piuttosto alla var. cylindracaea (DC.). 99. — Medicago denticulata Willd.; Solia p. 474. M. Rispida Ross p. 347. M. lappacea Lojac. Esc. p. 18. M. pentacycla Guss. Suppl. Prodr. p. 237. M. Hystrix Guss. Syn. II p. 367; Calc. p.28; Lojac. Esc. p. 18. Molto frequente nei luoghi erbosi delle parti coltivate del- l'isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Ross, Solla (fi.). Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Ho trovato molto più frequente la var. /appacea (Desr. ) Moris et De Not. Però ho raccolto pure delle forme che molto si av- vicinano alla var. 7nacrocarpa Moris et De Not. (= M. Hystrix Ten.). Gussone cita soltanto quest’ultima, Lojacono l’una e l’altra. Alla prima appartengono gii esemplari di Zodda. 100. — Melilotus parviflorus Desf.; Guss. Syn. II p.321; Cale. p.- 28; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19. Nel coltivato presso il Porto; 27 Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (alla Salina, in arenosis mari- timis, fi. e fr. giov.). Gli esemplari di Zodda appartengono alla microflora, essendo ridotti fino a 1‘/,-2 cm. di altezza. 86 LAMPEDUSA — PAPILIONACEAE 101. — Melilotus elegans Salzm.; Solla p. 474. Indicato soltanto da Solla (fr.). 102. — Melilotus sulcatus Desf.; Somm. Piante ined. Abbondante nel coltivato, e frequente anche lontano dalle col- ture, come pure nell'isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fi. e fr.! — Zodda (fi. e fr.). La pianta di Lampedusa ha il peduncolo comune assai breve, tutto il racemo piuttosto lasso, che oltrepassa di poco la foglia o più brevè di essa, e frutti piuttosto grandi. Questa forma pare frequente in Sicilia. 103. — Trifolium suffocatum L.; Guss. Syn. II p. 325; Calc. p. 28. Trovato solo da Gussone. 104. — Trifolium glomeratum L.; Guss. Syn. II p. 326; Calc. p.' (28. Gussone, Zodda (all’ Imbriacola, in herbosis, fi. e fr.). 105. — Trifolium scabrum L.; Guss. Syn. II p. 327; Calc. p. 28; Solla p. 474. Gussone, Solla (fi. e fr.). 106. — Trifolium Cherleri L.; Guss. Syn. II p. 332; Calc. p. 28. Gussone, Zodda (il quale scrive di avere raccolto l’unico esem- plare da esso visto all’Aria Rossa, fi. e fr.). 107. — Trifolium stellatum L. ; Guss. Syn. II p. 334 ; Cale. p. 28. Solo Gussone. 108. — Trifolium resupinatum L.; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 86. 7. suaveolens Guss. Syn. II p. 344; Calc. p. 28. Solo Gussone. 109. — Trifolium tomentosum L. Zodda solo (Cavallo Bianco in incultis, fi. e fr.). 110. — Trifolium nigrescens Viv.; Guss. Syn. II p. 339; Cale. p. 28; Lojac. PI. Sic. I, pars II p. 81. Solo Gussone. 111. — Anthyllis tetraphylla L. PhysaniQayllis Solla p. 474. Sanguedolce, Aria Rossa, Capo Ponente; 10, 12 Mrz. fi., 28 Apr. fr.! — Solla (fi. e fr), Zodda (Cala Croce e verso Capo Ponente, in arvis, fi. e fr. giov.). 112. — Lotus cytisoides I,.: Guss. Suppl. Prodr. L. cytisoides et L. coronillaefolius Guss. Syn. II p. 356; Calc. p. 28; Lojac. LAMPEDUSA — PAPILIONACEAF 87 Esc. p. 19. L. cytisoides var. coronillaefolius Solla p. 474 ; Lojac. | FI. Sic. I, pars II p. 114. — Comunissimo e formante spesso, vicino al mare, dei densi ed alti pulvinuli, ed anche all'isola dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.1 — Gussone, Solla (fi. e fr.), Lojacono (L. cylisoides), Zodda (fi. e fr.). Nel Supplemento al Prodromo Gussone indicava solamente il L. cytisoides. I miei esemplari e quelli di Zodda presentano forme molto diverse fra le quali se ne potrebbero trovare talune cor- rispondenti alla var. coronillaefolius; ma fra queste forme esi- stono passaggi così graduati che riesce impossibile separarle in modo soddisfacente. 113. — Lotus edulis L.; Guss. Syn. II p. 350; Calc. p. 28; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19. Comunissimo nella maggior parte dell’ isola; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 114. — Lotus ornithopodioides L.; Solla p. 474. Presso il coltivato, frequente; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.). 115. — Astragalus hamosus L.; Guss. Syn. II p. 313; Calc. p. 28; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19. In varî luoghi, specialmente nelle parti coltivate; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono. 116. — Astragalus Boeticus L.; Guss. Syn. II p. 313; Cale. pis -Lojae.;El:- Sic: I; pars. I pi 117. Solo Gussone. 117. — Biserrula Pelecinus L.; Lojac. Esc. p. 19. Presso il Porto; 28 Apr. in fr.! — Lojacono. 118. — Scorpiurus subvillosus L.; Guss. Syn. II p. 307; Calc. p. 28; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19. Frequente, specialmente nelle parti coltivate; Mrz. fi., Apr. fr.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 119. — Coronilla scorpioides (L.) Koch; Guss. Syn. II p. 303; Calc. p. 28. Ornithopus scorpioides Guss. Suppl. Prodr. p. 229. Arthrolobium scorpioides Lojac. Esc. p. 19. Nel coltivato, frequente; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 120. — Hippocrepis multisiliquosa L.; Lojac. Esc. p. 19; Fiori e Paol. Fl..an. II p. 93. 88 nai LAMPEDUSA — PAPILIONACEAR Lojacono è il solo che in « Una Escurs. » citi questa specie di Lampedusa, poichè Fiori Flora an. non fa altro che ripetere la sua citazione; però nella Flora Sicula non ne parla più e quindi non mi sembra improbabile che l’ indicazione in « Una Escurs. » in- vece che a Lampedusa dovesse riferirsi a Linosa, dove questa pianta è comune. 121. — Hippocrepis ciliata Willd.; Ross p. 347; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19. i Presso il Porto, a Cala Francese, verso Terranova e a Capo Ponente; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Ross (a S.-E. del Porto fra i sassi), Solla (fr.), Lojacono, Zodda (Cavallo Bianco, in saxosis haud communis, fi. e fr.). 122. — Hippocrepis unisiliquosa L.; Lojac. Esc. p. 19. Molto frequente, specialmente nei luoghi aridi; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 123. — Hedysarum capitatum Desf.: Somm. Piante ined. Cala Pisana; 30 Apr. fi. e fr.! — Pisum sativum L. Questa specie trovasi qua e là subspontanea vicino al colti- vato; 19 Apr. fi.! 124. — Lathyrus Ochrus (L.) DO.; Lojac. Esc. p. 19.. Lojacono solo. 125. — Lathyrus Clymenum L. £L. /enuifolius Guss. Syn. II p. 278; Calc. p. 28; Lojac. Esc. p. 19. L. Clymenum + tenuifo- lius Solla p. 474. Qua e là, luoghi coltivati e incolti; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi.). Le piante che ho viste di Lampedusa hanno per lo più foglie strette e lineari, ed appartengono quindi alla forma fenuifolius (Desf.) indicata da Gussone, da Solla e da Lojacono. 126. — Lathyrus Cicera L. Qua e là nelle parti coltivate; Mrz. fi. e fr. giov. ! 127. — Vicia sativa L. Frequente specialmente nelle parti coltivate; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fr.! — Zodda (fi. e fr.). I miei esemplari e quelli di Zodda per la forma delle foglie si avvicinano alquanto alla forma cordata (Wulf.). LAMPEDUSA — PAPILIONACEAE 89 128. — Vicia maculata Presl; Lojac. Esc. p. 19. V. saliva n ma- culata Fiori e Paol. FI. an. II p. 112. Lojacono solo. 129. — Vicia peregrina L.; Lojac. Esc. p. 19. Solo Lojacono (luoghi arenosi coltivati del Vallone Imbriacola). 130. — Vicia atropurpurea Desf.; Solla p. 474 et 465 (in nota). Indicata solamente da Solla (fi.). 131. — Vicia pseudocracca Bert.; Guss. Syn. II p. 295 ; Cale. p. 28; Lojac. Esc. p. 19. Gussone e Lojacono. 132. — Vicia triflora Ten. Qua e là nei campi in riposo, ed in taluni abbondante; Marz. fi. e fr. giov.! — Me ne sono stati mandati dei baccelli e dei semi maturi in Giugno dalla guardia campestre Martorana. La pianta di Lampedusa è perfettamente conforme agli esem- plari autentici di Gussone e di Tenore delle Puglie, di Lucania e di Calabria, conservati nell’Erbario Centrale di Firenze. Moris (Flora Sardoa) credette di dovere identificare questa specie con la Vicia calcarata Desf., e d’allora in poi la V. dré- fiora Ten. fu generalmente passata in sinonimia. Tuttavia Ber- toloni (Fl. It. VII p. 505-6) e Gussone (Syn. II p. 291-2) non accettano questa riunione, ed a quanto mi sembra, con ra- gione. Difatti nella descrizione originale della V. ca/carata nella Flora Atlantica, è detto: peduncolo uni-, raramente bifloro, due a tre volte più corto della foglia, calice glabro, corolla celeste pallido, foglioline mucronate, legume lungo 2 cm.; ed alla de- scrizione corrisponde |’ esemplare di Desfontaines conservato nell’Erbario Webb. Nella Vicza triflora autoptica invece, ' come in quella di Lampedusa, vediamo il peduncolo 3-Bfloro, poco più corto della foglia, il calice pubescente-irto, le foglioline emarginate mutiche. La corolla poi sul vivo, negli esemplari di Lampedusa, è di un bel rosso (che però seccando diventa violaceo), ed i legumi maturi sono lunghi 3 1/,- 4 '/, cm. Inoltre Desfontaines dice della sua V. calcarata « affinis Viciae sativae », 1 Mi riferisco alle piante autoptiche anzichè alla descrizione di Tenore, perchè questa è insufficiente. La figura della Fl. Nap. è discreta. 90 LAMPEDUSA — PAPILIONACEAE mentre nessuna affinità con questa presenta la Vicia triflora. Tenore difatti dice della sua specie che ha l’ Rabitus della V. sylvatica. NECA Però le descrizioni della V. ca/carata posteriori a quella di . Desfontaines (p. es. quelle di Moris FI. Sard., di Battandier et Trabut Fl. d’Algérie, ed anche di Boissier FI. Or.), sono tali che vi si potrebbe fare entrare la Y. 4ri/flora, e ciò perché appunto è stato allargato il senso originario di V. calcarata per includervi altre specie. Specie affini alla V. calcarata (che però non si avvicinano maggiormente alla V. &ri/lora), e da alcuni riunite ad essa, sono pure Y. bifora Desf. e V. cinerea Marsh. Bieb. Se si vuole allargare talmente l'ambito della V. calcarata da includervi le V. triflora Ten., biflora Desf. e cinerea M. B., se ne fa una specie complessiva che non corrisponde più al concetto del suo autore. Per questo ho creduto di dovere ripri- stinare il nome di Tenore e ridividere quello che era stato da molti riunito. Le radici di questa Vicia presentano dei tubercoli radicali, come del resto quasi tutte le leguminose di Lampedusa. Ho visto esemplari di Vicia trifiora uguali a quelli di Lam- pedusa ed a Quelli autentici di Tenore, anche di Algeria, del Cairo e di Grecia. Cosa sia la Vicia o Cracca calcarata delle flore francesi, collocata da. Grenier e Godron nella rubrica a fiori piccoli, pallidi ed a legumi 2-4 spermi, non so; certo non è la V. dri- flora Ten. In quanto alla V. calcarata Moris (non Desf.), essa va considerata come sinonimo di V. friflora Ten., come lo fa Bertoloni. 133. — Vicia leucantha Biv. Ervum parviflorum Somm. Piante ined. Molto frequente ed abbondante, specialmente nelle siepi di fichi d’ India, dove cresce alta e rigogliosa; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fr.! Grazie alle piante in buono stato raccolte quest'anno ho po- tuto rettificare la mia prima determinazione, fatta sopra gli esem- plari secchi ed incompleti raccolti nell’ Aprile del 1873. 134, — Ervum Lens L.: Somm. Piante ined. Nel coltivato presso il Porto; 20 Apr. fi. e fr. Per le piccole dimensioni del legume (8-9 Xx 5-6 mm.) e del da eee aL A IT REATI * I ; LAMPEDUSA — PAPILION., ROSACEAE, LYTHRACEAE 91 seme (4 mm.), che è anche meno compresso che nel tipo, cor- risponde all’ E. dispermum Roxb.= E. Lens var. minor Ten. = Lens esculenta 8 subsphaerosperma Godr. in Gr. Godr. FI. de Fr. I p. 476 = Lens disperma Rouy FI. de Fr. V p. 205 = Vicia Lens x typica b. disperima Fiori FI. an. II p. 122. 135. — Ceratonia Siliqua L.; Guss. Notiz. p. 84, 86 et Syn. II p. 646; Calc. p. 30, 32 et 35; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 12, 19 et FI. Sic. I, pars II p. 161; Car. in Parl. X p. 102. Trovansi ancora in discreto numero le piante di Carubbo, specialmente nei valloni più protetti, ma sono in generale di piccole dimensioni. Soltanto in alcuni orti se ne vede qualche pianta meno meschina; Mrz. e Apr. fr. giov.! — Gussone (non oltrepassano l’altezza di 10 a 12 piedi ma benché poco alti si caricano di frutti), Calcara (circa 800 piante selvatiche sparse qua e là per l'isola), Solla (fr.), Lojacono (pochi alberi o ar- busti qua e là nella parte meridionale). XXII. — ROSACEAE. 136. — Rubus ulmifolius Schott. A. /ruZicosus Guss. Suppl. Prodr. p. 157. R. Dalmaticus Guss. Syn. I p. 568; Solla p. 465 (in nota). R. Dalmaticus b. rotundifolivs Cale. p. 26; Lojac. Esc. p. 19. R. ulmifolius var. rotundifolius Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 169 (in nota). Presso la chiesa della Madonna in un orto, una sola pianta; Mrz. fi.! — Gussone (satis rarus), Calcara (alla Madonna), Zodda (Cala Madonna, foglie). Questo rogo, già detto raro da Gussone, si è mantenuto, al- . meno dal tempo di Calcara in poi, sempre nel medesimo luogo, alla Madonna. La pianta che ho vista, vecchia, rigogliosa e lunga- mente scandente (lunga 3-4 m.), mi fu assicurato essere la sola esistente adesso nell’ isola. 137, — Poterium muricatum Spach; Solla p. 474. Trovato solamente da Solla (fi.). XXIII. — LYTHRACEAE. 138. — Lythrum Graefferi Ten. ; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19. L. acutangulum Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 229. 92 LAMPEDUSA — LYTHRACEAE, CRASSULACEAE Intorno a qualche pozzanghera, raro; Mrz. foglie! — Solla (fi.), Lojacono. " 139. — Lythrum Hyssopifolia L.; Ross p. 347. Nei luoghi che più a lungo mantennero l'umidità, consociato a Elatine e Bulliarda; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Ross, Zodda (fi. e fr. giov.). I numerosi esemplari che ho raccolti, come pure quelli di Zodda, sono assai piccoli (al massimo 6-7 cm.), decombenti, ed hanno calici a 8-10 denti. XXIV. — CRASSULACEAE. 140. — Tillaea muscosa L.; Guss. Syn. I p. 167; Cale. p. 23; Lojae; FI'Sic.I,-pars; Il pil; Car. in Parla BlIte IX p.92 Abbastanza frequente nei terreni aridi ed in alcuni luoghi ab- bondante fra le microfite, anche sull’isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr.! — Gussone, Zodda (fi. e fr.). 141. — Bulliarda Vaillantii (Willd.) DC.; Guss. Syn. I p. 211; Gale. p23 LojaesFlSic» pars: Hip 2l4=@ar: in’ Part E IX ip. 91 L'ho trovata sempre associata alla Ela/ine negli incavi della roccia dove l’acqua si raccoglie in piccole pozzanghere che in Marzo non erano ancora prosciugate. Tali pozzanghere trovansi qua e là sparse per l'isola; Mrz. fi.! — Gussone, Zodda (fr.). 142. — Umbilicus pendulinus DC.; Solla p. 475. Solla solo (fi. e fr.). 143. — Umbilicus horizentalis DC. Colyledon hRorizontalis Guss. Syn. I p. 514; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 19; Car. in Parl. RIVISTA p. dò: Frequente sulle rupi; Mrz. primi fiori e frutti secchi del- l’anno avanti, Apr. fr.! — Gussone, Calcara, Lojacono. 144, — Sedum stellatum L.; Solla p. 475. Solla solo (fi.). 145. — Sedum Cepaea L. S. galioides Solla p. 495. Solla solo. 146. — Sedum dasyphylium L.: Car. in Parl. FI. It. IX p. 67. S. glanauliferum Guss. Syn. I p. 517; Lojac. Esc. p. 19. S. glan- duliferum et S. Neapolitanum Calc. p. 26. LAMPEDUSA — CRASSULACEAE 93 Frequente sulle rupi, anche nell'Isola dei Conigli; Mrz. foglie, Apr. fr.! — Gussone, Calcara, Lojacono, Zodda (fi.). Calcara, che tiene distinto il S. Neapolitanum Ten. dal S. glan- duliferim Guss., indica a torto con due ** che il primo fu rac- colto anche da Gussone. Questi per Lampedusa indica soltanto il S. glanduliferum, e non conosce il S. Neapolitanum altro che di Pantelleria. Io considero l’uno e l’altro come varietà del S. dasyphyllum. Tutte le piante che ho vedute di Lampedusa appartengono alla var. g/andutliferum (Guss.). 147. — Sedum caespitosum (Cav.) DC.; Solla p. 475. Raro, 80 Apr. fr.! — Solla (fi.), Zodda (ad Est dell’abitato raro, fr). 148. — Sedum litoreum Guss.; Ross p. 347; Lojac. FI. Sic. I pars II p. 214. Rupi e terreni aridi, frequente, anche nell'Isola dei Conigli; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Ross. Lojacono, nella Flora Sicula, indica il Sedum litoreum di Lampedusa come raccolto da sé, e cita la sua FI. Lamp. p. 18. Però in « Una escurs. botan. in Lamp. » a p. 18 non vi è alcun Sedum, e a p. 19 sono citati soli i S. glanduliferum e S. Nicagense. L’ ho trovato per lo più fra le microfite, ridotto ad esigue di- mensioni (2-3 cm.), e con pochi fiori, talvolta uno solo o due. Ma vi sono tutti i passaggi alle forme più alte e, ramificate. Gussone ba detto, ed altri hanno ripetuto, che per l’abito que- sta specie somiglia al S. sazatile. Sul secco, quando non è più manifesto il colore dei petali, e sono cascate per la maggior parte le foglie, mi pare che somigli maggiormente al Sed:7 rubens. Da esso però si distingue bene, anche in quello stato, oltre che per la mancanza di pubescenza glandolosa, per la forma dei follicoli che sono più grossi alla base ed ottusi al- l'apice, e per essere caduco lo stilo. A perfetta maturità, i fol- licoli essendo quasi triangolari, il loro orlo interno è orizzon- tale nella sua metà superiore, mentre l'orlo esterno è ascendente. 149. — Sedum Hispanicum L.; Solla p. 475. Indicato solamente da Solla (fi.). 150. — Sedum Nicaeense All.; Calc. p. 26; Lojac. Esc. p. 19. S. altissimum Guss. Suppl. Prodr. p. 134; Solla p. 475; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 221; Car. in Parl. FI. IL_IX p. 47. S. ru- 94 LAMPEDUSA — MESEMBR., CACTACEAE, MYRTACEAE fescens Guss. Syn. I p. 521 (confr. vol. II Add. et Emend. p. 826). Sulle rupi e nel terreno arido frequente; Mrz. e Apr. sole foglie! — Gussone, Calcara, Solla (sfiorito), Lojacono. XXV. — MESEMBRYANTHEMACEAE. 151. — Mesembryanthemum nodiflorum L.; Guss. Syn. I p. 554; Calc. p. 26; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19. Molto comune nei terreni aridi e sulle rupi presso il mare; anche nell’ isola dei Conigli; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone, Calcara, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi.). 152. — Mesembryanthemum crystallinum L.; Guss. Syn. I p. 554; Calc. p. 26; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic. I, 7 pars II p. 241; Fiori e Paol. FI. an. I p. 326. M. glaciale Guss. Suppl. Prodr. p. 155. Non comune; luoghi incolti presso il Porto e isola dei Coni- gli; Mrz. foglie, 19 Apr. fi.! — Gussone (sotto al Capo di Po- nente e sotto al Castello), Solla (foglie), Lojacono (luoghi col- tivati). — Mesembryanthemum acinaciforme L. Solla p. 475. È citato dubitativamente (in fiore) da Solla, probabilmente perchè non persuaso della, sua naturalizzazione. Altri non lo citano. Io non l'ho visto. XXVI. — CACTACEAE. 153. — Opuntia Ficus Indica Mill. ; Guss. Notiz. p. 85 et Syn. I p.549; Calc. p. 26et 34; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19. Cactus Opuntia Guss. Suppl. Prodr. p. 155. Adoperato per far siepi, trovasi in grandissima quantità nelle parti coltivate dell’isola; Mrz. e Apr. senza fi. nè fr.! — Gus- sone, Calcara (alla Madonna, alla Casina, resti della piantagione fatta dai Maltesi), Solla (fi.), Lojacono. XXVII. — MrRTACEAE. — Punica Granatum L.; Guss. Notiz. p. 97; Sanvisente pro: Gussone ha trovato nel Vallone della Madonna un Melagrano, avanzo di antiche colture, e Sanvisente riporta questa indica- », soli Ra ED RI A Ce eh Mhg® Bad î] ri mate l SR > x 3 3 i LAMPEDUSA — MYRTACEAE, UMBELLIFERAE 95 | zione. Calcara non ne fa menzione. Ora il Melagrano si coltiva negli orti con altri alberi da frutto, ma in piccola quantità ; non l’ho visto inselvatichito. 154. — Myrtus communis L.: Guss. Suppl. Prodr. I p. 158 et Syn. I p. 550; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 225. Gussone solo. : Io ne ho veduto una sola pianta, grossa e vecchia, in un orto; Mrz. foglie! Mi fu assicurato che vi era stata piantata, e che questa specie non esisteva spontanea in Lampedusa. Gussone es- sendo il solo che la cita, se ne potrebbe dedurre che fosse stata distrutta dopo il suo tempo. Però è da notare che Calcara non la riporta (non si sa se intenzionalmente o per dimenticanza) e che nessun esemplare di Lampedusa esiste nell’ Erbario di Gussone, come me ne ha informato il prof. Delpino. Inoltre Gus- sone, parlando della macchia di Lampedusa in « Notizie », non fa alcuna menzione del Mirto. Tutto ciò lascia qualche dubbio (non ostante i versi dell’ Ariosto !) sull’attendibilità dell’ indicazione di Gussone nel Suppl. al Prodr. e nella Synopsis. XXVIII. — UMBELLIFERAE. 155. — Eryngium dichotomum Desf.; Guss. Syn. I p. 303; Cale. p. 24; Solla p. 475, 467 et 468; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 261; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 211; Fiori e Paol. Fl. an. II p. 149. Eryngium sp. Lojac. Esc. p. 19. Comune nei terreni aridi; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone, Solla (piccolo e prostrato sulla costa Nord, eretto ed alto 20-80 cm. sulla costa Sud, fi.), Lojacono (questi mi scrive che la specie in- determinata della sua « Esc. » era l’Z. dichotomum), Zodda (fi). Nei terreni più aridi trovasi spesso ridotto quasi, ed anche interamente, acaule. 156. — Smyrnium Olusatrum L.; Guss. Syn. I p. 344; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. I, pars II p. 273; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 479. Molto comune specialmente nella parte coltivata dell’isola; rigoglioso fra i fichi d'India e nei terreni più freschi; Mrz. foglie, Apr. fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr., ed in pieno frutto sullo scoglio dei Conigli), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 96 I LAMPEDUSA — UMBELLIFERAE 157. -—- Bupleurum glaucum Rob. et Cast. in DCO.; Guss. Syn.I p. 309; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic. I, pars II p. 269. 2. semicompositum Car. in Parl. FI. It. VII p. 412. Molto comune nei luoghi aridi; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (fi. e fr.), Lojacono, Zodda (fi.). Trovasi per lo più ridotto a piccolissime dimensioni (1-3 cm.), però se ne incontrano esemplari alti 20 cm. e più; alcuni hanno le brattee leggermente seghettate al margine, altri le hanno liscie (forma leve Le Grand). 158, — Bupleurum subovatum Link; Car. in Parl. FI. It. VII p. 391; Lojac. FI. Sic. I, pars II p. 268; 2. profracium Solla p. 475. Frequente nel coltivato; Mrz. fi., Apr. fr.! — Solla (fr.). L'ho veduto per lo più nano (10-5 cm. e talvolta meno) e poco ramificato. 159. — Ptychotis ammoides LS Koch. P. verticillata Guss. Syn. I p. 821; Calc. p. 24; Lojac. Esc. p. 19. Sese verticilla- tum Guss.. Suppl. Prodr. p. 79. Apîwm Ammios Car. in Parl. FI. It. VIII p. 436. Gussone, Lojacono. 160. — Scandix Pecten-Veneris L.; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 20; Car. in Parl.. FI. It. VII p. 377. Comunissima in tutta l’isola, tanto nel coltivato quanto lon- tano da esso; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Solla (fr.), Lojacono, . Zodda (fr.). 161, — Seseli Bocconei Guss.; Guss. Syn. I p. 322; Calc. p. 24; Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic. I, pars II p. 279; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 313; Fiori e Paol. FI. an. II, p. 168. Gussone e Lojacono. 162. — Foeniculum vulgare Mill. 7. piperatum Guss. Syn. I, p. 324; Calc. p. 24; Lojac. Esc. p. 19. Foeniculum sp. Solla p. 475. F. capillaceum B piperitum Car. in Parl. FI. It. VII . 310. Meum piperatum Guss. Suppl. Prodr. p. 79. Qua e là; Mrz. e Apr. foglie sole! — Gussone, Lojacono, Solla (foglie), Zodda (foglie). Ho trovato tanto il tipo capillaceum quanto la var. piperi- tum. Anche fra le piante raccolte da Zodda vi sono le due forme. reni [© LAMPEDUSA — UMBELLIFERAE AT 163. — Magydaris pastinacea (Lam.) Paoletti; Fiori e Paol. FI. an. II p. 205. M. fomenrtosa Guss. Syn. I p. 345; Calc. p. 24; Ross p. 347; Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic.I, pars II p. 286; Car.in Parl. Fl. It. VIII p. 233. Alhamanitha panacisfolia Guss. Suppl. Prodr. p. 76. Qua e là piuttosto rara, frequente invece nel Vallone dell’Im- briacola; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Ross (lungo le vie e margini dei campi), Lojacono (rara), Zodda (Imbriacola, in aridis saxosis, fi.). 164. — Crithmum maritimum L.; Guss. Syn. I p. 3826; Cale. p. 24; Solla' p. 465 (in nota); Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic. I, pars II p. 280; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 241. Cachrys mari- tima Guss. Notiz. 86 et Suppl. Prodr. p. 82. Sulle rupi marine; raccolto a Cala Pisana il 80 Apr. sole fo- glie! — Gussone, Calcara, Lojacono. Solla dice di averlo cer- cato invano, e Zodda di averlo veduto soltanto nei dirupi inac- cessibili. L'ho ricevuto in boccio, raccolto questo Agosto dalla guardia campestre Martorana. Gussone (Synopsis) dice che gli abitanti di Lampedusa ne mettono le foglie sott'aceto dopo averle fatte lessare nel ranno. 165. — Ferula nodiflora L.; Guss. Syn. I p. 353; Calc. p. 24; Lojac. Esc. 19 et FI. Sic.I, pars II p. 289. F. communis Car.in Parl: FI.-It.. VIII p. 299. Qua e là in varî luoghi ed isola dei Conigli; Mrz. primi fi., Apr. fi.! — Gussone, Lojacono, Zedda (fi. e fr. giov.). Gussone osserva che gli esemplari di Lampedusa hanno le lacinie delle foglie metà più corte del normale, i frutti perfetta- mente orbicolari e i fusti alti da 2a 5 piedi. Sull'isola dei Conigli l’ho trovata assai rigogliosa ed alta. Non ne ho veduto i frutti, ma la brevità delle lacinie foliari ha colpito anche me. 166. — Tordylium Apulum L.; Guss. Syn. I p. 349; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 19; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 246. Comunissimo in tutta l’isola, tanto nelle parti coltivate quanto anche lontano da esse; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Sono frequenti gli esemplari di dimensioni ridotte (7-15 cm.),. ma si trova anche normalmente sviluppato nei luoghi meno: aridi. SoMmMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 7 * MI A PIO, Rosa RTLA de Tad TRI Ùi di La 98 LAMPEDUSA — UMBELLIFERAE 167. — Bifora testiculata (L.) DO. B. /losculosa Guss. Syn. I p. 342; Cale. p..:24:Lojac. Esc. p. 20. Gussone, Lojacono. 168. — Daucus Siculus Tin.; Guss. Syn. I p. 334 ; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. I, pars II p. 298. D. Gingidium Car. in Parl. FI. It. VII p. 549. Rupi marine qua e là, anche nell’isola dei Conigli; Mrz. fo- glie, Apr. fi.! — Gussone, Solia (fi. e fr.). » Calcara ha dimenticato l’ * per indicare che era stato trovato ! da Gussone. Questa specie è dimenticata nella Florula del San- visente. Lojacono nella. Flora Sicula non si cita come racco- glitore. Però dice di averla distribuita nelle PI. Sic. rar. n. 217, probabilmente avuta da un corrispondente. Caruel ha riferito la pianta di Lampedusa raccolta dall’Ajuti e da me, che io ritengo essere il D. Siculus, alla sua specie com- plessiva D. Gingidium. 169. — Daucus rupestris Guss.; Guss. Syn. I p. 335; Calc. p.- 24; Ross p. 347; Solla p. 468 et 475 ; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. I, pars II p. 300 (per Lampione solo); Nyman Consp. p. 279. D. australis Guss. Suppl. Prodr. p. 74; Bert. FI. It. III p. 171. D. Gingidium £ breviaculealus Car. in Parl. FI. It. VIII p. 549. D. Carota var. rupester Fiori e Paol. Fl. an. Il p. 187. Gussone, Ross (molto frequente nella macchia), Solla (il quale nota le grandi differenze di statura e di ramificazione secondo il luogo dove cresce, fi. e fr.). Questa specie è indicata pure dell’ isolotto di Lampione da Gussone. La Flora analitica dice per errore « Lampione nelle Eolie » invece di dire nelle Pelagie. Anche Bertoloni sbaglia nel citare la località di questa pianta, dicendo « habui ex Agadibus » mentre doveva dire « ex Pelagiis ». 170. — Daucus Lopadusanus Tineo Plant. rar. Sicil. fasc. 3 p. 88; Calc. p.24 et 31; Lojac. Esc. p. 19 et. FI. Sic. I, pars II p. 298 ; Car.-in Parl. FI. It. VIII p.:551; Nyman Consp. p. 280. D. Carola var. Lopadusanus Fiori e Paol. Fl. an, II p. 187. D. Gingidium è Lopadusanus Arc. Comp. FI. It. 2* ed. p. 616. , Luoghi aridi, abbondante; raccolto sull’isola dei Conigli e verso.Capo Ponente, Capo Rupestre e Cala Francese; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Calcara (Cala Grande), Zodda (Cala Malucco, k9” vi ca D 4a à @w. ; “SIE LAMPEDUSA — UMBELLIFERAE, RUBIACEAE 99 «Cala Pisana, Cala Francese in rupibus maritimis et saxosis, fi.). Lojacono lo ha distribuito di Lampedusa nelle PI. It. sel. n. 18 (sull’ etichetta è scritto D. Lopadusanus e nella nota stampata di quella centuria è scritto .S7cw2s), e nella Flora Sicula dice di averlo raccolto presso al Porto, mentre in « Una Escurs. » mette il segno O che significa non averlo egli trovato. Questa specie manca neila Florula del Sanvisente. E degno di nota che chi ha raccolto il D. rupestris, non ha raccolto il D. Lopadusanus e viceversa. Ciò fa nascere il dubbio che sia stata data una diversa interpretazione alla medesima pianta, il che non sarebbe affatto strano in un genere così cri- tico. I miei esemplari di D. Lopadusanus presentano le me- desime grandi variazioni di statura notate dal Solla per il D. rupestris. 171. — Torilis nodosa (L.) Gaertn.; Guss. Syn. I p. 333; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 20. Caucalis nodosa Car. in Parl. FI. It. VIII p. 563. : Comunissima dovunque nell’ isola e nell’ isolotto dei Conigli; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fr.), Loja- cono, Zodda (fi. e fr.). i Negli esemplari più alti, il peduncolo delle ombrelle inferiori oltrepassa talvolta 1 cm. 172. — Thapsia Garganica L.; Guss. Syn. I p. 359; Calc. p. 24; Solla p. 475; Lojac. Esc. 20; Car. in Parl. FI. It. VIII p. 511. Comune nei terreni aridi e sull’isola dei Conigli; Mrz. primi bocci,. A pr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr. ; sullo scoglio dei Conigli in pieno frutto), Lojacono, Zodda (fi. e fr. giov.). XXIX. — RUBIACEAE. 173. — Sherardia arvensis L.; Guss. Syn. I p. 182; Cale. pizza sebojaerEse.: p.:20% Pant. in Park FI-It. VII pi 72. Molto comune dovunque nell'isola; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.!1 — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 174. — Crucianellia rupestris Guss. Suppl. ad FI. Sic. Prodr. p. 44; Bert..FI. It. II p. 144; Guss. Syn..I p..192:; Calc. p. 28 et 81; Ross. p. 347; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. II, pars I p. 28; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 99; Arc. Comp. FI. It. 2* ed. p. 625; 100 LAMPEDUSA — RUBIACEAE Fiori e Bég. FI. an. HI p. 123; Nyman Consp. FI. Eur. p. 335 (pro subsp. C. maritimae). Abbondante nelle fessure delle rupi in molti luoghi; Mrz. fo- glie, Apr. fi.! — Gussone (nelle rupi al Nord ed in quelle del Vallone della Croce e del Muro, Synops.) (in rupibus calcareis maritimis, non vero in arenosis, Suppl. ad Prodr.), Calcara (Val- lone della Madonna e della Croce), Ross (fessure delle roccie in varie vallate della costa Nord di faccia alla Colonia), Loja- cono (nelle rupi qua e là, massime a Capo Grecale e Cala Ga- lera dove è abbastanza copiosa), Zodda (Capo Grecale e Cala Galera ad rupes, fiori). — Distribuita da Lojacono nelle PI. It. sel. col n. 11. 175. — Rubia peregrina L.; Guss. Syn.I p. 193; Calc. p. 23; Lojac. Esc. ‘p. 20‘et' FI. Sic. IIL‘pars I p. 12; Tania Parli EL It. VII p. 17; Fiori e Bég. FI. an. III p. 103. Qua e là non comune; Mrz. foglie! — Gussone, Calcara (Val- lone dell’Imbriacola), Lojacono. Tanto Calcara quanto Lojacono « Una Escurs.» indicano per Lampedusa la var. arngustifolia, mentre Gussone indica il tipo. Nella Flora Sic. Lojacono non si cita più come raccoglitore, ed attribuisce a Lampedusa il tipo anziché la varietà. La pianta che ho raccolta, stando alla descrizione di Gussone Syn., appar- tiene al tipo. 176. — Galium cinereum All. G. paZlidum Guss. Syn. I p. 184; Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 16. G. corrudaefolivm Tanf. in Parl. Fiudt: VII p..3l: Gussone solo. ‘Calcara ha dimenticato di citare questa specie nella Florula di Lampedusa. Seguo l'esempio di De Candolle, Nyman (Consp.), Béguinot (FI. an.) e di altri, unendo il G. pallidum Presl al G. cinereum All, rammentando però che Gussone e Lojacono protestano contro tale riunione. 177. — Galium saccharatum All.; Guss. Syn. I p. 189; Cale. p. 23; Solla p. 475; Lojac. Esc. p. 20. G. Vaillantia Tanf. in Parl.Fl: Hy VII pod Comunissimo ; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Nei luoghi più freschi, specialmente sotto le Opunzia si trova LAMPEDUSA — RUBIACEAE, CAPRIFOLIACEAE 101 abbondante la forma b. e7uswmn Bég. in Fiori e Beg. Fl. an., raccolta pure da Zodda. 178. — Galium Aparine L.; Guss. Syn. I p. 188; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 58. Qua e là nelle siepi e negli orti; Mrz. primi fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Zodda (fi. e fr.). Calcara ha dimenticato quesia pianta raccolta da Gussone. 179. — Callipeltis muralis (L.) Moris; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 71. Galium murale Guss. Syn. I p. 190; Calc. p. 23; Lojac. Esc. p. 20. Comune sotto le siepi, sulle rupi, fra le microfite ; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 180. — Vaillantia muralis L.; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. II, pars I p. 10. Valantia muralis Guss. Syn. II p. 639; Cale. p. 30 et 31. Galîum vexans Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 68. Ancora più comune della specie precedente, anche sull’isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fr. ed ancora alcuni fi.! -— Gus- sone, Lojacono, Zodda (fees). XXX. — CAPRIFOLIACEAE. 181. — Lonicera implexa Ait.; Solla p. 475: Tanf. in Parl. FI. DE \VIE pi 123, Raccolta nel 1873 nella macchia del Vallone dell’ Imbriacola. Quest'anno ne ho visto solo poche piante nei residui di mac- chia di Cala Grecale; 18 Mrz. foglie, 30 Apr. in boccio! — Solla (fi.). Ricevuta dalla guardia Martorana fiorita in Maggio. — Lonicera Etrusca Santi; Tanf. in Parl. FI. it. VII p. 125; Fiori e Bés. FI. an. III p. 128. Tanfani nella Flora Italiana cita questa pianta come raccolta a Lampedusa da Calcara ; e Beguinot nella Flora analitica ri- porta questa indicazione. Effettivamente ho riscontrato che tro- vasi nell’ Erbario Centrale un esemplare di Lonicera Etrusca con un cartellino che dice: « Lonicera implexa; Lampedusa ». Vi è poi l'annotazione: « avuta da Calcara Luglio 1846 ». Io dubito che sia avvenuta qualche confusione per le seguenti ragioni: 1° La sconcordanza fra il nome di #nplexa scritto sul- l'etichetta e dell'esemplare che è di ZEirusca. 2° Calcara non 102 LAMPEDUSA — CAPRIFOLIACEAE-COMPOSITAE cita alcuna Lonicera nella Fiorula di Lampedusa. 3° Altri rac- coglitori non hanno veduto a Lampedusa altra Lonicera che la implerxa. XXXI. — VALERIANACEAE. 182. — Valerianella microcarpa Lois; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 181. V. mixta Guss. Syn. I p.29; Calc. p. 22. Fedia mi- crocarpa Guss. Suppl. Prodr. p. 6. Trovata solo da Gussone. 183. — Fedia Cornucopiae (L) Gaertn.; Guss. Syn. LI p.27; Calc. pi 22; Solla; p.(47534Wojac. Esc. ‘p.1205:Tanf--«in'Parl=FL To VM pa bol Trovata una sola volta a Sanguedolce ; Mrz. fi. e fr. giov.! — Gussone, Solla (fr.), Lojacono. 184. — Centranthus Calcitrapa (L.) Dufr.; Lojac. Esc. p. 20; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 159. Trovato soltanto da Lojacono. XXXII. — DIPSACEAE. 185. — Knautia hybrida Coult.; Tanf. in Parl. FI. It. VII p. 205. K. integrifolia Guss. Syn. I p. 170; Calc. 23; Lojac. Esc. p. 20. Scabiosa integrifotia Guss. Suppl. Prodr. p. 37. Trovata da Gussone soltanto. 186. — Scabiosa Cretica L.; Guss. Syn. I p. 177; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 20; Tanf. in Parl.-FI. It. VII p. 242; Fiori e Bee. Fl. an. II p. 153. Gussone, Lojacono. XXXIII. — COMPOSITAE. 187. — Conyza ambigua DO.; Calc. p. 29. Calcara solo. 188. — Bellis annua L.; Guss. Syn. II p. 508; Calc. p. 29. Trovata soltanto da Gussone. Sembra strano che egli abbia potuto riconoscere, in Agosto, le traccie di questa effimera specie invernale e primaverile. LAMPEDUSA — COMPOSITAE 103 189. — Senecio vulgaris L.; Somm. Piante ined. Comune, specialmente dal lato del Porto; Mrz. fi. e fr., Apr. N. e.fr. 1 190. — Senecio pygmaeus DC. Nei terreni aridi fra Cala Croce e Cala alinea e nelle vi- cinanze del Porto, con altre microfite; Mrz. fi. e fr.! La pianta di Lampedusa corrisponde perfettamente alle de- scrizioni, alla figura di Lojacono FI. Sic. II, pars I tab. VII ed agli esemplari di S. pygmaeus raccolti a Gozo (Malta) da Du- thie e da me stesso. Fiori FI. an. include questa specie nel S. leucanthemifolius; però in Lampedusa, dove quest’ultimo è così comune e così variabile, non ho veduto che presentasse alcuna forma di passaggio al ,S. pygmaeus. Bastano a distinguere la specie di De Candolle anche da lontano, la piccolezza delle sue calatidi, e l'assenza di fiori ligulati. Il S. /eucaniRemifolius, quando si riduce nano, ha un fusticino semplice e dritto ed il capolino, anche quando è solitario, di grandezza normale; il S. pygimaeus invece è ramoso diffuso, il che, unito alla picco- lezza dei suoi capolini, gli dà un aspetto del tutto diverso. Ha però in comune col S. leucanthemifolivs V odore muschiato. 191. — Senecio leucanthemifolius Poir. S. vernus et S. cras- sifolius Guss. Syn. Il p. 473 et 474; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 20. S. incrassatus et S. crassifolius Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 65 et 66. S. crassifolius Solla p. 475. S. leucanthemifolius var. ver- nus Arc. Comp. 2* ed. p. 668; Fiori e Bég. FI. an. II p. 211. Molto comune e abbondante ron solo sulle rupi marine, ma anche nell’ interno dell’isola, e nell’ isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono (distribuito in PI. It. sel. n. 80 col nome di S. crassifolius), Zodda (fi. e fr.).. Seguo l’esempio di Bertoloni e di Moris, tenendo uniti i S. crassifolius Willd., încrassalus Guss. e vernus Biv. Le forme sotto le quali il Senecio leucanthiemifolivs così inteso si pre- senta a Lampedusa sono molto varie, ma vi sono tutti i pas- saggi dalle une alle altre. Tutte hanno le foglie più o meno carnose ed un forte odore di muschio, che conservasi ancora marcatissimo negli esemplari raccolti 33 anni fa. Specialmente sulle rupi marine si trova nano, ridotto ad un fusto semplice, alto pochi centimetri (talvolta non più di 2-3 cm.) con una sola A ig AC DIES SPIA SY LAU TESALINE SAT SNA ARAN ARSA OS VIE AVIRA TORE SII RIO 2 € Si bn e dre ae Pe tini: Deo » 104 LAMPEDUSA — COMPOSITAE calatide. Però anche in questi esemplari nani la calatide si man- tiene grande come negli esemplari più alti, ed i fiori del raggio sono sempre ligulati. 192. — Senecio Cineraria DO. S. Cineraria var. bicolor Fiori e Bé». FI. an. III p. 215. Cineraria bicolor Guss. Syn. I p. 480 ; Calcsp."295nDo]jaeBlvoSic; Al, pars: I:pi70. Gussone solo. 193. — Pinardia coronaria (L.) Less.; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 20. Chrysanihemum coronarium Guss. Syn. II p. 484; Gale, pi 29. Comune nelle parti coltivate; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gus- sone, Calcara, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Gli esemplari di Zodia appartengono alla forma bdicolor Mi- cheletti, colle linguette d'un giallo più intenso alla base, ciò che vedesi ancora sul secco. Io però, in quest'anno, benchè cercassi di questa forma dbicolor che avevo vista così abbondante i giorni .avanti a Linosa, non ho potuto vedere in Lampedusa altro che la forma concolore. 194, — Matricaria Chamomilla L.; Sanvisente L'isola di Lam- pedusa p. 65. i Presso il coltivato, 19 Apr. fi. e fr.! — Indicata già dal Sanvi- sente « all’antica Casina, alla Madonna ». 195. — Cotula aurea L. Ma/ricaria aurea Ross Eine bot. Exc. p. 347 et Bull. Herb. Boiss. VII n. 4 p. 347; Lojac. Esc. p. 20 etFI. Sic. II, pars I p: 77; Fiori e Bés. FI. an..IIl p. 296. Abbondante presso il Porto, lungo le vie e nei luoghi rude- rali; ma trovasi pure in molte altre parti dell’isola, ed anche nana (2-3 cm. e con un solo capolino) fra'le microfite nei ter- reni aridi; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ne ho ricevuto dal sie. Conti degli esemplari in pieno fiore ed in parte già frutti- ficati, raccolti il 6 Dicembre 1873. Ross, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). — Distribuita da Ross nel suo Herb. Sic. n. 35, e da Loja- cono nelle PI. It. sel. n. 85 sotto il nome di Ma/ricaria aurea. 196. — Anthemis secundiramea Biv. A. in/ermedia Lojac. Esc. p. 20. A. Lopadusana et A. secundiramea c. Urvilleana Lojac. FI. Sic. II, pars I 85 et 86. A. secundiramea B intermedia Fiori e Bég. FI. an. III p. 255. Matricaria secundiramea Somm. «Piante ined. LAMPEDUSA — COMPOSITARE 105 Comune nei luoghi aridi, anche sull’isola dei Conigli; Mrz. . foglie, Apr. fi.! — Lojacono. Mi trovo costretto a riunire alla. A. secundiramea Biv. la a “@ A. Lopadusana di Lojacono (della quale l’autore dice di non «| aver visto né i fiori, quantunque la sua figura la rappresenti A .. in pieno fiore, nè gli achenî), perché fra i numerosi esemplari d da me raccolti in Lampedusa, ve ne sono alcuni ai quali con- n viene la descrizione della nuova specie, mentre altri concordano SI con la A. secundiramea, e fra gli uni e gli altri vi sono tutti x i passaggi che dimostrano trattarsi soltanto di variazioni do- B vute alla natura del luogo dove sono cresciute. Nel suo primo A lavoro sopra Lampedusa, Lojacono citava una sola specie di Anthemis, la intermedia Guss., la quale in verità difficilmente può separarsi specificamente dalla A. secundiramea Biv. Secondo Fiori (in literis) la A. Lopadusana Lojac. è una forma della A. secundiramea, intermedia fra il tipo e la var. intermedia. , Gli esemplari che ho raccolti nel 1873 variano molto per il portamento e la maggiore o minore ramificazione, per la gla- brescenza più o meno pronunziata e per l'ampiezza delle foglie «ora pennate ed ora bipennate. Hanno in generale il peduncolo assai breve, e con tendenza poco manifesta ad ingrossare. È; 197. — Anthemis arvensis L. A. arvensis et A. incrassala {| Solla p. 475 et 476. Questa specie è indicata soltanto da Solla (£&.), sotto le sue due forme a peduncoli cilindrici e a peduncoli ingrossati, forme che a mio parere non si possono tenere distinte. Solla invece non cita la A. secundiramea tanto comune in Lampedusa, il che fa nascere qualche dubbio sulla esattezza della sua deter- minazione. 198. — Anthemis fuscata Brot.; Solla p. 476. Indicata soltanto da Solla (fi.). 199. — Artemisia arborescens L.; Guss. Notiz. 87 et Syn. II p. 456 ; Calc. p.29 et 31; Lojac. Esc. p. 20 et FI. Sic. II, pars I p. 72. Sulle rupi a Cala Galera, dove è frequente, Aria Rossa, Cala Vilgia; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone (che la dice rara), Cal- cara, Lojacono, Zodda (in boccio). 200. — Inula viscosa (L.) Ait.; Guss. Notiz. 86 et Syn. p. 503; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 20. a pa 106 LAMPEDUSA — COMPOSITAE Nei luoghi ruderali, intorno al Porto; Mrz. e Apr. foglie sole! — Gussone (comune tra i frutici bassi). 201. — Inula graveolens (L.) Desf.; Guss. Syn. II p. 504; Calc. ‘p. 29; Lojac. Esc. p. 20. Gussone, Lojacono. 202, — Inula crithmoides L.; Guss. Notiz. p. 86: et Syn. I_ p..503; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 20. .Qua e là, generalmente vicino al mare, Valle Pollicino, Grotta della Tabaccara, Cala Pisana e isola dei Conigli; Mrz. e Apr. sole foglie! — Gussone, Lojacono. 203. — Jasonia glutinosa (L.) (DC. saltem pro p.) Guss. ; Guss. Notiz. 86, 87 et Syn. II p. 451; Calc. p. 29 et 31; Lojac. Esc. p. 20; Nyman Consp. Fl. Eur. p. 395; Fiori e Bég. FI. an. III p. 291. Orsinia camphorata Bert. FI. It. IX p. 100; Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 100. Inwla saxatitis Arc. Comp. FI. It. 2° ed. p. 693. Luoghi aridi sassosi molto comune, ed isola dei Conigli; Mrz. e Apr. foglie e resti d' infiorescenza dell’anno precedente! — Gus- sone (colli marini aridi), Calcara, Lojacono, Zodda (sole foglie). — Questa pianta a fioritura estiva è stata distribuita da Ross Herb. Sic. n.346 (Jasonia camphorata) e da Lojacono PI. It. sel. n. 179, raccolta in fiore in estate dai loro corrispondenti. 204, — Asteriscus aquaticus (L.) Moench; Lojac. Esc. p. 20. Buphihalmum aquaticum Guss. Notiz. p. 86 et Syn. II p. 505; Calc. p. 29; Lojac. FI. Sic. II, pars I p.95; Fiori e Bés. FI. an. III p. 296. Comunissimo ed abbondante nei luoghi aridi, ed anche nel- l'isola dei Conigli: Mrz. piante secche dell’anno avanti, Apr. fi. e fr.! — Gussone (ricopre le più aride pianure in riposo), Caleara, Lojacono, Zodda (fi.). Trovasi ridotto spesso ad umilissime dimensioni. 205. — Asteriscus spinosus (L.) Gren. et Godr. PaZlenis spi- nosa Solla p. 476. Raro; valie Pollicino, Aria Rossa, isola dei Conigli; Mrz. primi fiori! — Solla (fi.), Zodda (ne ha visto un solo esemplare a Cala Galera, fi.). 206. — Calendula arvensis L.; Ross p. 347. C. ceratosperma Lojac. Esc. p. 21?; Nyman Consp. FI. Eur. Suppl.-1I p. 178. C. ceratocarpa Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 116: LAMPEDUSA — COMPOSITAE 107 Comune nel coltivato; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Lojacono?, Zodda (fi. e fr.). La gran maggioranza della C. arvensis di Lampedusa appar- tiene alla var. b. /loribus croceis di Gussone; ma si trovano | anche esemplari con fiori zolfini. Nella Flora anal., Fiori riferisce la C. ceratosperma di Loja- cono alla C. /ugida Raf, però dubitativamente. : 207. — Calendula parvifiora Raf. C. officinalis 6 parviflora Fiori e Beg. FI. an. III p. 297. Frequente nei campi incolti; Mrz. fi. e fr.! — Zodda (fi. e fr.). Gli achenî marginali rostrati presentano ben marcato il largo margine scarioso espanso e denticolato all’orlo, caratteristico della specie. I fiori sono crocei e rare volte zolfini. | 208. — Calendula micrantha Tineo et Guss.: Calc. p. 29; Ross p. 347; Lojac. Esc. p. 21? ; Campi incolti fra il Porto e Cala Francese, ivi abbondante; Mrz. fi. e fr.! — Calcara; Ross (terreno incolto vicino al Castello), Lojacono (?) il quale in « Una Esc.» ha dei dubbî sulla determi- nazione e in «FI. Sic. » pare la riferisca alla C. cera/ocarpa. Nella Flora analitica, Fiori suppone che la C. m:icrantha di Lojacono possa essere invece la C. _Eyypliuca Desf., e perciò indica quest'ultima specie per Lampedusa soltanto dubitativamente. 209. — Calendula ZEgyptiaca Desf. C. officinalis y Agypliaca Fiori, in Fiori e Béeg. FI. an. III p. 297. Comune nelle parti coltivate dell’ isola; Mrz. fi. e fr.! — Zodda (fi. e fr.). Questa specie, a Lampedusa come a Linosa, ha sempre le li- gole crocee, ed i fiori del disco porporini. Il croceo però col tempo in erbario sbiadisce. 210. — Calendula fulgida Raf.; Guss. Syn, II p. 523; Calc. p. 29; Lojac. FI. Sic. II, pars I p.117. C. Cristagalli Lojac. Esc. p. 21? C. stellata Nym. Consp. FI. Eur. Suppl. II p. 178. C. officinalis x fulgida Fiori e Bég. FI. an. III p. 298. Gussone, Lojacono (?). | Nella Flora analitica, Fiori anzichè a questa specie, riferisce la C. Cristagalti di Lojacono alla C. parviflora Raf. Nella Flora Sicula Lojacono non fa più menzione della sua C. Cristagalli di Lampedusa, nè cita la C. parviflora per quest’ isola. SADE LAO PASTA RIE, 10 MIL PO ET e SITI VINTA VETTE NI I VETO " ” : Pa ‘ o 113 44 108 LAMPEDUSA — COMPOSITAE — Calendula Sicula Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 117. Nella Flora Sicula come in « Una Escurs. », Lojacono indica per Lampedusa tre specie di Calendula ; per due però cam- bia la sua primitiva determinazione. Ciò mostra che non solo i varî raccoglitori hanno interpretato diversamente le Calen- dule osservate in Lampedusa, ma che anche uno stesso autore ha avuto, ad epoche diverse, opinioni differenti. Credo quindi più prudente non ammettere per Lampedusa una sesta specie, senza però sapere indicare a quale delle cinque precedenti debba riferirsi la C. Sicula di Lojacono. Lojacono stesso non fa sapere nella Flora Sicula sotto quale nome l'avesse citata in « Una Ese. ». 211. — Phagnalon saxatile (L.) Cass.; Lojae. Esc. p. 20. Co- nyza saxatilis Guss. Syn. IL p. 500; Calc. p. 29. Frequente sulle rupi; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fi. e fr! — Gussone, Calcara, Lojacono, Zodda (fr.). La pianta di Lampedusa ha le squame involucrali esterne un poco dilatate in alto e meno acute che nel tipo, e per questo carattere si avvicina alla varietà 7n/ermedivm (Lag.). Nei luoghi più protetti trovasi con cauli alti fino 23 metro. 212. — Phagnalon rupestre (L.) DC.; Lojac. FI. Sic. II, pers I p. 54. Ph. Tenoriî Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 20. Conyza Te- norii Guss. Syn. II p. 500; Calc. p. 29. PAR. rupestre « Tenorti et 8 Graecum Fiori e Bég. FI. an. III p. 284. Rupi e luoghi sassosi aridi, frequente anche più del prece- dente, ed isola dei Conigli; Mrz. bocci, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacoro, Zodda (fr.). Gussone l. c. dice che a Lampedusa ha raccolto una varietà di questa specie caratterizzata da : « anthodii foliolis exterioribus acutiusculis subsquarrosis », varietà che Fiori (FI. anal.) ri- tiene essere il PR. Graecum di Boiss. Nessuno dei molti esem- plari da me raccolti nè di quelli di Zodda presenta questo ca- rattere:; alcuni sono nani, alti 3-6 cm. Lojacono pure pare abbia raccolto il tipo, poichè in FI. Sic. menziona come racco- glitore della varietà Gussone solo. 213. — Filago Germanica L. Y. pyramidala var. spathulata Guss. Syn, II p. 462. F. pyramidata Calc. p. 29 ; Lojac. Esc. p. 20. F. Germanica var. prostrata Fiori e Bég. FI. an. DI p. 274. LAMPEDUSA — COMPOSITAR 109 Comune nei luoghi aridi; Mrz. bocci, Apr. fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Le piante raccolte da me, come quelle di Zodda, appartengono alla var. prostrata (Parl.). | 214. — Filago Gussonei Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 110. Evax fenuifolia Guss. Syn. II p. 460; Cale. p. 29; Solla p. 476? 7°. Cossy- rensis Lojac. Esc. p. 21 ed in exsiccata, non Tin. nec Lojac. FI. Sic. F. Germanica e Gussonei Fiori, in Fiori e Bés. FI. an. III p. 274. Comune nelle terre aride fra le microfite e nell’isola dei Co- nigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone (luoghi aridi sterili _ calcarei), Calcara (3 Giugno 1840 secondo l’etichetta), Solla ? (fi.), ‘ Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Lojacono avendo verificato che la pianta raccolta da Calcara in Lampedusa il 3 Giugno 1840 ed etichettata « Evax fenuvifolia Guss. », non era una Zvax ma una F7/ago, credette da principio (Una Esc. Lamp. p. 21) che fosse la Filago Cossyrensis Tineo, e sotto questo nome la distribui nelle sue exsiccata n. 78. Ma poi, essendosi persuaso che non era la specie di Tineo, nella Flora Sic. la descrisse col nome di F/ago Gussonet. Il prof. Lojacono avendomi mandato un esemplare della pianta ritenuta da Cal- cara per Evax tenwifolia, ho potuto verificare che era iden- tico a quelli raccolti dall’ Ajuti e da me, come è identico a quelli raccolti da Lojacono a Lampedusa nell'Aprile 1884 e distribuiti nelle sue exsiccata col nome di Filago Cossyren- sîts. Rimanendomi il dubbio che la pianta raccolta da Gussone nel 1828, su cui fondò la sua specie Zvax fenufolia, fosse altra cosa, pregai il prof. Delpino di mandarmi un esemplare auten- tico di Gussone. L’ispezione di questo esemplare mi ha reso certo dell’ identità della Evax /envifolia Gussone e della 7i- lago Gussoneî Lojacono. L'errore di genere in cui è caduto Gussone si spiega col fatto che nei suoi esemplari, raccolti con frutti maturi in Agosto, i pappi molto decidui sono tutti caduti e gli achenî appaiono nudi. 215. — Filago arvensis L.; Solla p. 476. Indicata solamente da Solla (fi. e fr.). Non avendo veduto gli esemplari, non so a quale forma di questa specie debba riferirsi la pianta di Lampedusa; molto pro- babilmente ad una di quelle esistenti in Sicilia. 110 LAMPEDUSA — COMPOSITAR 216. — Filago Gallica L.: Solla p. 476. Indicata da Solla solamente (la var. tenwifolia [Presl], fi. e fr.). 217. — Evax pygmaea (L.) Pers.; Lojac. Esc. p. 20. Evax sp. Solla p. 476. i Comunissima dovunque nei terreni aridi e nell'isola dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Mentre la forma, comunissima in tutta l'isola, ha cauli sem- plici, o poco e brevemente ramosi, in un punto, non lontano dal Porto, ho raccolto molti esemplari tutti appartenenti ad una forma assai diversa, a foglie più strette, a capolini più pieccli, a caule per lo più molto ramoso alla base, ed a rami varie volte più lunghi dei capolini, gracili e prostrati per terra. Negli altri caratteri non differiscono dall’ ZE. pygmaea, per cui ritengo che siano una semplice forma di questa specie (fi. e fr. 20 Apr.!). A questa forma forse va riferita la Evax sp. di Solla. 218. — Carlina lanata L.; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 21. Qua e là nei luoghi aridi; Mrz. foglie radicali, Apr. non ancora in fiore! — Calcara, Lojacono, Zodda (sole foglie). Ne ho rice- vute da Lampedusa alla fine di Giugno delle piante in fiore. 219. — Carlina involucrata Poir.; Guss. Syn. II p. 434; Cale, p. 29. C. corymbosa y involuerata Fiori, in Fiori e Bég. FI. an. III p. 312 (et C. corymbosa è globosa Fiori FI. an. II p. 313 quoad plantam Lopadusanam ?). Cala Galera, Capo Rupestre, luoghi aridi, ed isola dei Conigli ; Mrz. e Apr. foglie giovani e piante secche dell’anno prece- dente ! — Gussone. Nella Flora analitica p. 818, Fiori riferisce la C. involucrata di Gussone alla C. corymbosa 7 globosa Arc. Ma Fiori non avendo visto gli esemplari raccolti da Gussone a Lampedusa, è permesso supporre che essi appartengano alla vera C. 2nvolu- crata da me raccolta in Lampedusa. 220. — Carlina Sicula Ten.; Lojac. Esc. p. 21; Fiori e Bég. Fi canti bp, 92. Solo Lojacono (comunissima). Lojacono, non so per quale ragione, dice che è questa la pianta chiamata da Calcara C. involucrata. Calcara non ha fatto altro che trascrivere il nome di Gussone, poichè egli stesso non ha raccolto questa specie (contrassegnata con un solo *). LAMPEDUSA — COMPOSITAE Je E 221. 2iaicrolanchus Salmanticus (L.) DC. BD L’ho ricevuto quest'anno raccolto in fiore ed in frutto nel | mese di Giugno dalla guardia campestre Martorana. 222. — Centaurea Melitensis L.; Guss. Syn. II p. 516; Calc. | p. 29; Solla p. 476; Lojac. Esc, p. 22 et FI. Sic. II, pars I p. 142. Molto comune nei luoghi incolti aridi; Mrz. primi capolini alla base dei fusti, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (bocci), «_—Lojacono, Zodda (bocci). L'ho avuta dalla guardia Martorana, raccolta in fiore e frutto in Giugno. N p. 346. C. fuscata Lojac. Esc. p. 22 @ Solo Lojacono (un unico esemplare nei luoghi aperti dei fruti- MN ceti di Ponente). i 224. — Carthamus lanatus L. Ken/rophyUIum lanatum Guss. Me Syn. II p. 430:; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 22. e Terranova, Taccio Vecchio; Mrz. foglie giovani e steli del- l'anno avanti! — Gussone, Lojacono. L° ho ricevuto quest'anno raccolto in fiore in Giugno dalla guardia Martorana. È Gli esemplari mandatimi da Martorana sono robusti, molto < ramificati, a capolini ovato-lanceolati più stretti del solito, ed a ._._ foglie dell'involucro lunghe fino a 4 cm., oltrepassanti assai i fiori. Sembrano corrispondere alla descrizione del Centrophy!lum __durbinatum Gasparr. nella Synopsis di Gussone II p. 430. 225. — Carduus argyroa Biv.; Guss. Syn. II p. 440; Cale. p: 29; Arc. Comp. 2* ed...p. 721; Lojac. FI. Sic. II, pats Lp. 167. C. argyroa var. ramosissimus Lojac. Esc. p. 21. C. argyroa a typicus Fiori e Bég. FI. an. II p. 360. Frequente in varie parti dell’isola, rigoglioso in Val Pollicino e sull’ isolotto dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gus- sone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Lojacono nel suo primo lavoro riferisce la pianta di Lampe- dusa ad una var. ramosissimus che non descrive. Nella Flora : Sicula non fa più menzione di questa varietà. - 226. — Carduus pycnocephalus L.; Solla p. 476; Lojac. FI. Sic. II pars I p. 167. C. pycnocephalus var. Gussoneanus Lojac. Esc. p. 21? * . Presso il Porto nei ruderati, e Cala Pisana; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Solla (fi.), Lojacono (luoghi incolti e viottoli), Zodda «E 4 223. — Centaurea Nicaeensis All.; Fiori e Bée. FI. an. III i a ent, FRATI TINA I 3A LIMITA E o o È È \ Leipea ATTRA ED UITALE TI 'ROOGALO ATL A IFITRRR,ELCIVIRIRIA COR RIDI LI WEI JI AZAISDO ZO ATI IN RESTA 112 LAMPEDUSA — COMPOSITAE (presso l'abitato e presso il camerone dei coatti, fi. e fr.). — Ross l’ ha distribuito nel Herb. Sic. col n. 464 raccolto in fi. e fr. in Apr. 1904 da un corrispondente, ed io l’ ho ricevuto in fi. e fr. raccolto in Giugno dalla guardia Martorana. 1 I miei esemplari come quelli del Herb. Sic., quelli di Marto- rana ed uno di quelli di Zodda, appartengono al C. pycnoce- phalus tipico. Zodda inoltre ha raccolto varî esemplari appartenenti ad una forma robusta che differisce dal tipo per avere i capolini affastel- lati, il fusto alato fino sotto i capolini, e le foglie più profondamente divise ed armate, come le ali del fusto, di spine più robuste. Suppongo che possa essere questa forma che Lojacono in « Una Esc. » aveva chiamata var. Gussoneanus, senza però darne la descrizione. Nella Flora Sicula Lojacono non fa più menzione di questa varietà, altro che in nota a p. 170. Degli esemplari di Lampedusa del C. pycnocephalus dice « forma robusta spi- nosior », il che si potrebbe applicare alla forma raccolta da Zodda. 227. — Carduus brevisquamus (Fiori, in Fiori e Bég. FI. an. III p. 359 pro var. C. pycnocephali). È Zodda solo (presso il Porto, in incultis saxosis, fi. e fr.). Il dott. Zodda ha trovato, tanto a Lampedusa quanto a Linosa, questo Carduus, che mi pare meritevole di essere considerato come specie distinta del C. pycnocephalus. Esso sembra formare il passaggio fra il C. pycnocephalus e il C. marmoratus. A quest’ultimo somiglia per le squame dell’ involucro, ma ne dif- ferisce per non avere le foglie involucrali oltrepassanti i capo- lini nè munite di spine robuste. Questa specie è chiamata C. Arabicus da Gussone, da Loja- cono e dagli autori italiani in genere, ma secondo Fiori non è il C. Arabicus Jacq. Non si può dare a questa specie il nome di C. peregrinus Ten. perché non è certo che ad essa si appli- chi, e del resto era già stato dato ad altro Carduus da Retzius. E neppure gli si può dare il nome di C. Panormitanus perchè è nome nudo e d’incerto significato. Bisogna dunque prendere il nome di Fiori dando alla sua varietà il valore di specie. Inoltre il dott. Zodda ha raccolto un esemplare che non ap- partiene ad alcuna delle forme sopra citate. Sembra intermedio LAMPEDUSA — COMPOSITAE LIS fra la forma Gussoneanus ed il C. brevisquamus e potrebbe esserne un- ibrido. ; Come si vede, vi è a Lampedusa tutto un ciclo di forme i cui punti estremi sono il C. pycnocephalus tipico e il C. marmo- ratus, che meriterebbero di essere ulteriormente studiate con abbondante materiale. 228. — Carduus marmoratus Boiss. et Heldr.; Fiori e Bég. FI. an. III p. 360. C. pycnocephalus var. y Arc. Comp. 1° ed. p. 402. €. pseudosyriacus Lojac. Esc. p. 22 et FI. Sic. II, parsI p. 170; Nyman Consp. Suppl. II p. 182. C. pycnocephalus y Lo- padusanus Arc. Comp. 2* ed. p. 722. Terreni incolti alla Cala Pisana ed in varî luoghi presso il Porto: Apr. fi. e fr.! — Lojacono (nelle vie e luoghi. incolti presso il paese, presso il mare a Porto Vecchio; distribuito poi nelle PI. It. sel. n. 91 col nome di C. pseudosyriacus sull’ eti- chetta, e di C. Lopadusanus sulla nota stampata). Arcangeli aveva ritenuto che la pianta di Lampedusa fosse una varietà del C. pycnocephalus, mentre Lojacono l’aveva con- siderata come una specie nuova, e descritta col nome di C. psew- dosyriacus. Fiori ritiene invece che sia identica alla specie de- scritta da Boissier e Heldreich col nome di C. marmoratus, e indicata fino allora di un sol luogo di Grecia, ma che esiste anche: a Malta. Vi sono difatti nell’ Erbario Centrale di Firenze degli esemplari di quest’ isola, avuti da Todaro e Calcara col nome di C. pycnocephalus, che sono conformi a quelli di Lampedusa. Anche Lojacono dice di avere visto la stessa specie di Malta. Io poi in quest’ anno l’ ho trovata abbondante nelle isole Maltesi. 229. — Carduus corymbosus Ten.; Solla p. 476. Indicato solamente da Solla (fi.). Non mi sembra improbabile che Solla abbia dato questo nome ad una delle specie precedenti. 230. — Notobasis Syriaca (L.) Cass.; Lojac. Esc. p. 22. Cné- cus. Syriacus Arc. Comp. 2° ed. p. 723. Cirsium Syriacum Fiori e Bég. FI. an. III p. 364. Qua e là vicino al paese; Apr. fi. e fr. giov.! — Lojacono (luoghi incolti presso il paese), Zodda (presso l’abitato, in boc- cio). Ricevuta quest'anno raccolta in frutto in Giugno dalla. guardia Martorana. SomMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 8 114 LAMPEDUSA — COMPOSITAE Lungo la via che conduce alla Cala Pisana ne ho trovato una forma assai aberrante che se fosse costante meriterebbe di essere designata col nome di var. conferta, così caratterizzata: Planta obscure virens et humilior (pedalis); capitula in race- mum abbreviatum congesta ; folia involucrantia breviora. 231. — Cynara Cardunculus L. C. Rorrida Guss. Syn. II p. 436; Cale. p. 29; Lojac. Esc. p.,22 et FI. Sic. II, pars I p. 164. C. Cardunculus « typica Fiori e Bég. FI. an. III p. 380. In luoghi aridissimi fra Taccio Vecchio e Albero del Sole, ivi abbondante; Mrz. foglie! — Gussone, Zodda (all’Aria Rossa, bocci). — Cynara Scolymus L.; Sanvisente l'isola di Lamp. p. 64. Sanvisente nella sua Florula cita questa pianta che si coltiva negli orti, ma non è inselvatichita. 232. — Silybum Marianum (L.) Gaertn. Carduus Marianus sanvisente L'Isola di Lampedusa p. 65. In varî luoghi vicino alle case ; Mrz. foglie! — Sanvisente era il solo che avesse citato questa specie «al Ponente », il che è assai strano pensando che il suo lavoro sembra calcato su quello di Calcara. Io ne avevo ricevuto una giovane rosetta di foglie fin dal 1873 raccolta dal Conti in inverno. 233. — Echinops spinosus L.; Tineo Plant. rar. Sic. p. 48; Calc. p. 29 et 51; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 21, Malpighia vanno. Liep. «2890eteBilSie..Iy. pars-1 pi l70f Are Comp. (25084: p. 730; Nicotra, Gli Echinops italiani, Bull. Soc. bot. it. 1901 p. 237; Fiori e Bés. FI. an. III p. 807. E. viscosus Guss. Syn. II p. 526; Ross p. 347; Arc. Comp. 1* ed. p. 410. Sulle rupi marine della costa Nord a Taccio Vecchio e a Capo Rupestre; Mrz. foglie, Apr. bocci! — Gussone (sulla Costa del Nord e presso al Castello), Calcara (Punta Rupestre), Ross (mac- chia presso Capo Ponente e sulla Costa Nord presso la Guardia del Prete), Solla (fi.), Lojacono (luoghi petrosi aperti dei fruti- ceti a Punta Ponente, rarissimo), Zodda (Capo Grecale, ad sepes raro, fi.). L'ho ricevuto quest'anno raccolto in fiore in Giugno dalla guardia Martorana. Dal segno ! messo da Nicotra (loc. cit.) a Tineo, si potrebbe credere che Nicotra avesse veduto esem- plari di Echinops spinosus raccolti a Lampedusa da questo bo- tanico. Ma Tineo non fu mai in Lampedusa ed egli stesso Plant. rar. Sic. indica come raccoglitore per Lampedusa il solo Calcara. LAMPEDUSA — COMPOSITAE 115 Lojacono ha rilevato nella Malpighia, come fosse errato il nome di Z..viscosus dato da Gussone alla pianta di Lampedusa. Il Ross è stato indotto in errore dalla Synopsis di Gussone come egli ha poi riconosciuto (vedi Nicotra loc. cit. p. 236). Fiori (FI. an. II p. 308) nota egli pure come sia probabilmente errata l'indicazione dell’ 7. viscosus per Lampedusa. 234. — Scoiymus maculatus L.; Lojac. Esc. p. 22; Fiori e Bég. FI. an. HI p. 383. Lojacono solo. Pertanto nella Flora Sicula non menziona più Lampedusa. 235. — Hyoseris radiata L.; Guss. Syn. II p. 416; Calc. p. 28; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 23. H. lucida Guss. Syn. II p. 417; Calc. p. 29; Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 186. ZH. radiata B Bae- tica Fiori FI. an. HI p. 389. . Comunissima in tutta l'isola e nell’ isolotto dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Quantunque Gussone stesso citi per Lampedusa le ZHyoseris radiata e lucida come specie diverse, non posso tenerle sepa- rate. Gussone stesso le dice distinte da « characteribus satis in- firmis », e Boissier Flora Or. IiI p. 719 ritiene che la vera A. lucida di Linneo si trovi solamente in Egitto, e che la Z. luw- cida di Gussone sia una semplice forma della HM. radiata. — A Lampedusa si trovano forme diversissime congiunte fra di loro da passaggi insensibili. Specialmente sulle rupi marine questa pianta è piccola ed ha foglie carnosette, con lobi arrotondati interi, talvolta remoti e talvolta imbricati, corrispondendo in questo secondo caso perfettamente alla Z. lucida b. imbricata Guss. (8 Baetica Fiori FI. an.). In luoghi più freschi ed in ter- reno meno arido se ne trovano piante alte, a foglie sottili, con lobi acuti e discosti (x ypîca Fiori FI. an.). 236. — Hyoseris scabra L.; Guss. Syn. II p. 417; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 23; Arc. Comp. 2* ed. p. 732; Fiori e Bèg. FI. an. III p. 389. Frequente nei terreni aridi e nell'isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). 237. — Hedypnois polymorpha DO. 7. {ubaeformis Guss. Syn. II p. 419; Calc. p. 29; Lojac. Esc. p. 23. H. Cretica Lojac. Esc. p. 23. 116 "LAMPEDUSA — COMPOSITAE Comune nei campi e nei luoghi incolti; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Se ne trovano esemplari che corrispondono perfettamente alla var. tubaeformis per i peduncoli eccessivamente rigonfi (con capolini ora glabri ora scabri), ed altri che corrispondono al tipo (H. Mauritanica in Guss. Syn.); altri ancora sono inter- medî fra le due forme. 238. — Seriola Atnensis L.; Guss. Syn. II p. 421; Calc. p. 29; Solla-p.:476; Lojac.. Esc. pi. 22.. Molto comune in tutta l'isola e sull’ isolotto dei Conigli ; Mrz. primi fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (K€ Tr.) Se ne trovano forme irsutissime ed altre glabrescenti ; spesso è nana nei terreni più aridi. 239. — Cichorium Intybus L.; Lojac. Esc. p. 23. C. In/ybus var. pumilum Fiori e Bég. FI. an. III p. 386. C. salvatica (sic) Sanvisente, L’ Isola di Lampedusa p. 64. In varî luoghi; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Sanvisente, Lojacono, Zodda (fi.). Ho trovato tanto la forma tipica quanto la var. punmilum. — Cichorium Endivia L.; Sanvisente, L'Isola di Lam- pedusa p. 64. Questa specie che Sanvisente cita come facente parte della florula di Lampedusa, si coltiva negli orti ma non pare che ri- nasca subspontanea. 240. — Thrincia tuberosa (L.) DC.; Somm. Piante ined. Comunissima nei luoghi aridi incolti; Mrz. fi. e fr., Apr. tì. e fr.1 — Zodda (fi. e fr.). 241. — Picris spinulosa Bert.; Lojac. Esc. p. 23. P. hiera- cioides B spinulosa Fiori e Bég. FI. an. III p. 403. Lojacono solo (Cala Pisana, rarissima). 242. — Urospermum picroides (L.) Desf.; Guss. Syn. II p. 386; Calc. p. 28; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 23. Frequente nelle parti coltivate; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! + Gussone, Calcara, Solla (fi. e fr.), Lojacono. 243. — Tragopogon Cupani Guss. Ricevuto quest'anno raccolto in frutto in Giugno dalla guardia Martorana. [LA pi PI TI PS IE LAMPEDUSA — COMPOSITARE EDT ©" — Lactuca sativa L.; Sanvisente, L'Isola di Lampedusa p. 64. î Questa pianta citata nella Florula del Sanvisente, trovasi sol- ‘tanto coltivata negli orti. 244. — Sonchus tenerrimus L.; Guss. Syn. II p. 392; Calc. pi.28 Lojac: Esc. p. 23. Presso il Porto, verso Caia Francese, e sull’isola dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Lojacono, Zodda (fr.). 245. — Sonchus levis Bartal. S. o/eraceus Guss. Syn. IH p. 891; Calc. p. 28; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 23. Comunissimo nel coltivato, e anche lontano da questo; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi.). 246. — Sonchus asper Hill.; Calc. p. 28. Calcara solo. È probabile che questa citazione di Calcara vada riferita alla specie seguente. 247. — Sonchus glaucescens Jord.; Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 206. S. decorus? Lojac. Esc. p. 23. S. oleraceus var. B asper forma e. glavucescens Fiori FI. an. III p. 418. Scogliere marine verso Ponente e sull’isola dei Conigli dove è abbondante; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Lojacono (Capo di Ponente, luoghi pietrosi, calcarei, erbosi fra i fruticeti, raris- simo e sporadico). Questa bella specie, di abito singolarissimo, è bene distinta dal S. asper per i suoi capolini più grandi, di un giallo dorato, af- fastellati in un denso corimbo, per l’eccessivo turgore di tutte le sue parti, il che ne rende la disseccazione una ardua im- presa (i suoi fusti hanno fin più di 15 mm. di diametro) e per gli achenî più largamente ellittici, cinti da un margine membra- naceo ben distinto, largo più del mezzo diametro dell’achenio. 248. — Sonchus maritimus L.; Lojac. Esc. p. 23. S. arven- sis y maritimus Fiori e Bég. FI. an. III p. 419. Solo Lojacono (arene della spiaggia sotto il Castello). Lojacono pertanto non indica Lampedusa per questa specie nella FI. Sic. 249. — Pieridium vulgare Desf.; Lojac. Esc. p. 28. Sonchus picrioides Guss. Syn. II p. 393; Calc. p. 28. P. vulgare b. cras- sifolivim Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 207. 118 LAMPEDUSA — COMPOSITAE, CAMPANULACEAE Comune nei luoghi incolti aridi e rupestri; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.!1 — Gussone, Calcara, Lojacono. 250. — Picridium intermedium C. H. Schuliz; Solla p. 476. Verso Cala Francese, in terreno arido; Mrz. fi. e fr.! — Solla (fireirg: Questa specie non è citata di Sicilia da Gussone, ma bensi dagli autori posteriori. A Lampedusa ne ho veduto soltanto la var. gracile Schultz quale è descritta in Willk. et Lge. FI. Hisp. II p. 233 ed in Lojacono FI. Sic. II, pars I p. 208. 251. — Picridium Tingitanum Desf.; Arc. Comp. 2* ed. p. 746. Isolotto dei Conigli, fra i frutici sulle scogliere marine, ab- bondante ; Mrz. fi.! Qui il P. Tingitanum cresce rigoglioso come in generale tutte le piante su quell’isolotto. Ha fusti alti fino a 85 cm., ra- mosi e fogliosi anche in alto, capolini grandi, foglie larghe, lar- gamente abbraccianti e poco profondamente incise, quasi del tutto prive di papille; si avvicina quindi più all’x genvinum Willk. ed anche al P. Gaditanum Willk. (in W. et L. FI. Hisp.). Questa specie era stata citata di Lampedusa da Arcangeli per sbaglio, dovendosi leggere nel Compendio Linosa invece di Lam- pedusa. Ora però è constatata la sua presenza anche in questa isola, o per lo meno sull’ isolotto dei Conigli che le appartiene. 252. — Crepis foetida L. Ricevuta da Lampedusa quest'anno, raccolta in fiore e in frutto in Giugno dalla guardia campestre Martorana; esemplari robusti e molto ramificati. 253. — Crepis bu!bosa (L.) Froel. Hieracium hulbosum Guss. Syn. IL p. 403; Calc. p. 28; Lojac. Esc. p. 23. Aheorhiza bul- bosa Solla p. 476; Lojac. FI. Sic. II, pars I p. 214. Frequente nei luoghi coltivati ed incolti e nell’isolotto dei Conigli; Mrz. fi., Apr. fr.! — Gussone, Solla (fi.), Lojacono. 254. — Andryala sinuata L.; Solla p. 476. Indicata soltanto da Solla (fi. e fr.). XXXIV. — CAMPANULACEAE. 255. — Campanula Erinus L.; Guss. Syn. I p. 250; Cale. p. 24; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 23 et FI. Sic. II, pars I p. 291; Tanf. in*Parl- El“ It. VILI p..112. TE MEO LAMPEDUSA — CUCURBITACEAE, ERICACEAE 119 Sulle rupi e sui terreni aridi, comune; Mrz. foglie, Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Solla (fr.), Lojacono, Zodda (fi. e fr.). XXX V. — CUCURBITACEAE. 256. — Bryonia acuta Desf.; Guss. Notiz. p. 87 et Syn. II p. 621; Calc. p. 30 et 31; Nym. Consp. FI. Eur. p. 246; Ross p. 347; Solla p. 474; Lojac. Esc. p. 19 et FI. Sic. I, pars II p. 238; B. acuta « typica Fiori e Bég. FI. an. III p. 159. Frequente sui muri e nelle siepi fra i fichi d’ India; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone (siepi e macerie), Calcara, Ross (il quale l’ha poi distribuita nel Herb. Sic. n. 431, raccolta da un corrispondente, Apr.-Magg. 1903 fi. e fr.), Solla (fi. e fr.), Loja- cono (distribuita in PI. It. sel. n. 100), Zodda (fi. e fr.). 257. — Ecballium Elaterium (L.) Rich.; Guss. Syn. II p. 620; Calc. p..30;-Lojac. Esce. p. 19: et. El» Sic..I; pars Il'p.. 259. Verso Cala Malucco, raro; 14 Mrz. fi.! — Gussone, Lojacono. XXXVI. — ERICACEAE. 258. — Arbutus Unedo L.; Guss. Notiz. p. 86 et Syn. I p. 464; Calc. p. 26 et 32; Solla p. 465 (in nota); Lojac. Esc. p. 23; Car. muepari: PIO IEGVIL p. 128: Vallone dell’ Imbriacola; 30 Apr. 1873 sole foglie! — Gussone (il quale in « Notizie ecc. » dice che trovasi sparso per. la mac- chia) e Calcara (il quale, p. 1 e « Rapporto ecc. » p. 6, dice che trovasi in gran numero nel burrone dell’ Imbriacola « unde no- men »). Lojacono e Solla dicono di avere ricercato invano questa pianta la quale pure in antico doveva essere comune in Lam- pedusa, poichè da essa ha derivato il suo nome il Vallone del- l’Imbriacola. Quando vi siamo stati l’ Ajuti ed io, nel 1873, lo abbiamo ancora raccolto in quel vallone. Ora non vi esiste più. Mi è stato assicurato quest'anno che se ne trova ancora qualche pianta in luoghi inaccessibili all'estremo Ponente, cioé nella parte più lontana dall’ abitato. 259. — Erica multiflora L.; Guss. Notiz. p. 86, 87 et Suppl. Brodcp. 13; sollafp= 4707 Gar: cin Parl. FIS VUE. 702. £. peduncularis Guss.I p. 447; Calc. 25, 31 et 32; Lojac. Esc. p. 258. 120 LAMPEDUSA — ERICACEAE, OLEACEAE Ora molto rara, verso Cala Francese, poche informi ceppaie, Mrz. foglie; a Cala Sottile, Apr. fr. ! — Gussone (a Cala Pisana), Ù Calcara, Solla, Lojacono (rara). XXXVII. — OLEACEAE. 260. — Olea Europaea L.; Guss. Notiz. p. 85, 86, 97 et Syn. I: p.011i; Cale. p. 22, 32 et 35; Solla p. 476; Lojac. Esc. p..12:et 29 /0ar Man Part. FI-Ito VIN: pe dI56; Le piante di oleastro che ancora esistono sono ridotte per lo più a meschini arbusti erinacei, talvolta quasi pulvinari. Qua e là però, in luoghi più protetti, se ne vede ancora qualche pianta con portamento normale; Mrz. e Apr. fogiie ! — Gussone (forma dense boscaglie insieme a P/illyrea media, Pistacia Lenti- scus ecc.; nei luoghi elevati per l’azione del vento forma 7 densi ed umili cespugli, mentre nelle valli cresce più alto; i suoi rami e ie foglie giovani sono in Linosa e Lampedusa quasi l’unico cibo dei bovi e delle capre), Calcara (dovunque), Solla (coltivato), Lojacono, Zodda (foglie). è Calcara valutava a 2000 circa gli alberetti d’ulivo salvatico che sarebbero stati adatti all’ innesto. Lojacono non ne crede raccomandabile la coltura in Lampedusa. All'epoca della sua visita in Lampedusa (1828) Gussone vi trovò 46 ulivi innestati da antichi coloni. 261. — Phillyrea variabilis Timb.; Car. in Parl. VIII p. 161. Ph. media Guss. Notiz. p. 83, 85, 86 et Syn. I p. 10; Calc. 22, 32 et 34; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 23. PA. stricta Guss. Syn. II Addend. et emend. p. 775; Calc. p. 22; Lojac. Esc. p. 23. Ora trovansene soltanto qua e là piante isolate e destinate esse pure a morire fra breve ; Mrz. e Apr. bocci! — Gussone (uno dei costituenti della densa boscaglia), Calcara (in tutta l'isola), Solla, Lojacono (una delle essenze dei fruticeti), Zodda (foglie). Sanvisente cita soltanto la PR. media. Ho visto e raccolto tanto la forma media quanto la latifolia, con foglie ora intere ed ora seghettate. Gussone nell’Addenda, Calcara e Lojacono indicano la PW. stricta, forma che io non ho vista. Gussone nella Synopsis osserva specialmente come a Lam- pedusa e a Linosa se ne trovino molte varietà. — Gussone h LAMPEDUSA — OLEACEAE, ASCLEPIADACEAE 121 (Notizie) dice che le capre ne mangiano avidamente i frutti, e che i bovi.e le capre si cibano dei rami teneri e delle foglie di questa pianta come dell’ Q/eastro e della Periploca. XXXVIII. — ASCLEPIADACFAF. 262. — Peripioca levigata Ait.; Car. in Parl. FI. It. VI p. 717; Fiori e Bég. FI. an. II p. 345. P. angustifolia La Billardiére Ic. plant. Syr. rar. dec. 2* Tab. VII p. 13-14; Guss. Notiz. 83, 85, 86, 87 et Syn. T p. 286-7; Bert. FI. It. III p. 2-3; Calc. 24, 31 et 32; Ross p. 347; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 24. Ancora frequente, specialmente sui muri e nelle siepi, ma spesso deformata dal dente degli ovini; trovasi anche nell’isola dei Conigli; Mrz. fi. e fr. giov., Apr. fi. e fr.! — La Billadiére (?),! Gussone (rupi calcaree al mezzogiorno dell’ isola; uno dei costi- tuenti delle dense boscaglie), Calcara (dovunque), Ross, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi., fr. giov. e fr. maturi). Secondo Gussone perde le foglie nei grandi calori estivi; gli abitanti di Lampedusa la chiamano « albero della seta » e rac- colgono le chiome dei suoi semi per farne dei guanciali; le ca- pre, le pecore ed i bovi, quando sono secche le altre piante, costretti dalla fame, ne mangiano le foglie, le quali da principio infiammano ed esulcerano la loro bocca, e cagionano ematuria, ma in seguito, assuefatti, non ne risentono alcun danno, anzi gli abitanti affermano che con tal cibo si accresce la quantità e si migliora la qualità del latte. Cosi Gussone; a me però fu detto che l’ematuria delle capre e delle pecore, che si verificava tal- volta, era dovuta ad altra pianta. 263. — Stapelia Europaea Guss. Notiz. in Acta Soc. Borb., pi 87-91; Guss. Syn. I p. 289; Calc. p. 24 et 30; Bert. FI. It. III p. 4; Nym. Consp. FI. Eur. p. 497; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 24; Arc. Comp. 2* ediz. p. 365; Fiori e Bég. FI. an. II p. 347. Apteranthes Gussoneana Mikan Eine von D' Gussone auf Eur. Bod. entdeckte Stapelia; Battandier et Trabut Flore de l’Algé- 1 C'è nell’erbario Webb un esemplare di Perzploca angustifolia con cartellino dell’ erbario La Billardière, sul quale è seritto « nova species », il che farebbe supporre che sia scritto dello stesso La Billadière. Però non è indicata la provenienza. 122 LAMPEDUSA — ACLEPIAD., GENTIANACEAE rie I p. 587. Boucerosia Gussoneana Ross p. 347; Car. in Parl. RISICVI 720 Nei terreni più aridi e sassosi, frequente in varie parti del- l’isola; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.1 — Gussone (nelle fessure delle rocce calcaree ripiene di terra, sulle pendici meridionali del- l’isola), Calcara (luoghi sassosi, Punta Rupestre e Capo Rupestre), Ross (sparsa nella macchia fra le pietre, abbondantemente fio- rita ed in parte fruttificata in Aprile), Solla (fi.), Lojacono (in due o tre luoghi fra i sassi nel suolo argilloso), Zodda (fi.). — Il dott. Ross nel suo « Herbarium Siculum » col n. 268 sotto il nome di Caralluma europaea N. E. Br. ha distribuito questa pianta raccolta in fiori e in frutti da un suo corrispondente nel Giugno del 1900. Questa strana specie dall’aspetto cactaceo esotico, che trovasi soltanto sulla costa settentrionale d'Africa ed in pochi punti della Spagna meridionale, ed è l’unico rappresentante del ge- nere nel nostro emisfero, è certo la più interessante delle in- quiline di Lampedusa. Gussone (Notiz. p. 83) dice che gli abitanti di Lampedusa l’ap- plicano sulla fronte contro le cefalee. XXXIX. — GENTIANACEAE. 264. — Chiora perfoliata L.; Solla p. 476; Car. in Parl. FI. It. VI p. 733. C. intermedia Guss. Syn. I p. 445; Calc. p. 25; Solla p. 476; Lojac. Esc. p. 24. Gussone, Calcara, Solla (fi.), Lojacono. Questi autori indicano tutti la forma in/ermedia e Solla inoltre anche il tipo. 265. — Erythraea Centaurium (L.) Pers.; Guss. Syn. I p. 281; Calc. p. 24; Lojac. p. 24. E. grandiflora Guss. Suppl. Prodr. p. 63. Gussone, Lojacono e Zodda (Cala Croce in. aridis, fi.). — Nel Supplemento al Prodromo Gussone citava Lampedusa per la E. grandiflora e non per la Centaurium, donde mi pare certo che sono gli stessi esemplari che nella Synopsis attribuisce alla E. Centaurium. 266. — Erythraea pulchella (Sw.) Horn.; Solla p. 476; £. ra- mosîssimo Guss. Syn. I p. 282; Calc. p. 24; Lojac. p. 24; Car. in Parl. FI. It. VI p. ‘736. ar LAMPEDUSA — GENTIANACEAE, CONVOLVULACEAE 123 Verso Capo Ponente e Capo Rupestre ; 28 e 30 Apr. fi. e fr. 1 — Gussone, Galcara (Vallone dell’ Imbriacola), Solla (fi.), Lojacono. I miei esemplari appartengono in parte alla microflora, ta- luni non oltrepassando 1 cm. d’altezza. 267. — Erythraea spicata (L.) Pers.; Guss. Syn. I p. 283; Calc. p. 24; Lojac. Esc. p. 24; Car. in Parl. FI. It. VI p. 740. Gussone (nella Salina sotto al Castello), Lojacono. XL. — CONVOLVULACEAE. 268. — Convolvulus lineatus L.; Ross p. 348; Solla p. 476 et 465 (in nota); Lojac. Esc. p. 24; Car. in Parl. FI. It. VI p. 804; Fiori e Bég. FI. an. II p. 385. Frequente nei terreni aridi; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Ross, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi.). Lojacono osserva che si trova in esemplari nani. Tali sono per lo più anche i miei. 269. — Convolvulus althaeoides L.; Solla p. 476; Car. in Parl. Fl..It. VI p. 817. C. Ifalicus Calc. p. 24; Lojac. Esc. p. 24. Rupi, muri e siepi, frequente; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Calcara, Solla (fi.), Lojacono, Zodda (fi.). Calcara cita a torto Gussone per questa pianta, poichè nella Synopsis non viene fatta men- zione di Lampedusa. Tutte le piante che ho viste appartengono alla forma a pe- lurie patente e foglie poco divise, generalmente distinta col nome di //alicus, ed alla quale riferiscono pure i loro esem- plari Calcara e Lojacono. 270. — Convoivulus arvensis L.; Guss. Syn. I p. 241; Calc. p.‘24; Lojac. Ese. p. 24;-Car..in Parl. FL-It. VI p. 813. Molto comune nella parte coltivata dell’isola; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone (var. b.), Calcara, Lojacono, Zodda (bocci). Gussone riferisce la pianta da esso raccolta a Lampedusa ad una forma a foglie strette, mentre Lojacono vi ha raccolto piante a foglie grandissime. Le mie non sono notevoli né per larghezza né per strettezza. 271. — Convolvulus tricolor L.; Car. in Parl FI. It. VI p. 810; Fiori e Béeg. FI. an. II p. 386. Nei campi presso il Porto; 20 Apr. fi. e fr.! 124 LAMPEDUSA — CONVOLVULACEAE, BORAGINACEAE 272. — Convolvulus Siculus L.; Guss. Syn. I p. 244; Calce. p. 24; Lojac..Esexp.:245*Gayr.vin Parl FL It. VI p. 808 Fiori e Bég. FI. an. II p. 385. Frequente; piccolo e prostrato nei luoghi aridi diventa alto e subscandente nei luoghi più fertili e nelle siepi; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara, Lojacono, Zodda (fi. e fr.). Questa specie manca nella Florula del Sanvisente. 273. — Cuscuta Epithymum (L.) Murr.; Car. in Parl. FI. It. Vip. 828) PRODOTTI, FAUNA 1SL mente il Fico). Il Carubbo, che cresce spontaneo a Linosa, vi viene anche coltivato. Il prodotto principale dell’isola, per l’espor- tazione, è la Soda, che si ottiene bruciando le piante secche del Mesembryanthemum crystallinum (non Salsola Soda come dice Lo Re), chiamato dagli isolani Erba Cristallina o Erba Soda. Questa specie, introdotta a quanto pare dopo i tempi di Gus- sone, vi cresce ora spontanea in grande quantità, ed inoltre vi si coltiva, quantunque fino dal 1884 Lo Re ne sconsigliasse la «coltura a causa dell’impoverimento del terreno che ne risulta, impoverimento del quale sono consapevoli anche gli isolani. I cam- picelli sono tutti circondati da muri a secco o da siepi di Opunzie e di Lycîum. Le siepi di fichi d’ India in alcuni punti sono cosi ravvicinate, che da una certa distanza si direbbe che è la sola pianta coltivata. Queste Opunzie sono una grande risorsa per gli isolani, non soltanto perchè ne mangiano i frutti, ma anche perché le loro pale forniscono un buon cibo alle bestie nella stagione in cui tutte le erbe sono disseccate. Gli isolani tengono un disereto numero di ovini e di vaccine che si esportano a Lampedusa, dove la mancanza di pascolo non permette di tenerne una quantità sufficiente al consumo. ! Col latte che non consumano in paese, fanno dei formaggi che in parte si esportano. Nelle stagioni fresche, quando la pesca é stata fruttuosa, approfittano della corsa settimanale del piroscafo per mandare del pesce in Sicilia. FAUNA. Della fauna di Linosa ha dato poche notizie Calcara, il quale descrive una ZMelîx nuova trovata in quest'isola, la Y7. Linusae, che egli dice esser la sola specie di mollusco terrestre che si rin- viene in grande abbondanza in Linosa. Però vi si trovano anche «chiocciole di altre qualità, poiché gli isolani vi distinguono dei castroni e dei babbaluci. Trabucco da egli pure alcuni elenchi di animali, dai quali però risulta che, come per la flora, ha confuso 1 Quest'anno mi fu detto che le vaccine in Linosa erano circa 300, le pecore 250 e le capre 300. 182 LINOSA — FAUNA Lampedusa con Linosa. Linosa è stata visitata a varie riprese dal zoologo prof. E. H. Giglioli; ma egli non ne ha fatto argo- mento di una pubblicazione speciale. Le capre selvatiche, discendenti da quelle importate dal ca- pitano Smyth, che Gussone valutava a 200 nel 1828, all’epoca della visita di Calcara erano già ridotte a un centinaio, ed ora sono da un pezzo interamente distrutte. Anche i conigli, tanto abbondanti al tempo di Gussone, sono ora del tutto scomparsi. Sono frequenti invece nella macchia i gatti inselvatichiti. Di altri mammiferi, che mi consti, vì sono soltanto topi nelle case e in campagna, ed una specie di pipistrello. Molte sono le specie di uccelli che nelle loro migrazioni fanno una sosta in Linosa, e poche quelle che vi nidificano. Calcara dà un breve elenco delle specie osservate. Io bo veduto A/cedo Ispîida, Tadorna cornuta e Ciconia alba presi nell'isola. Le rondini, le tortore, i colombi vi si fermano al passo, ma non nidificano. Le quaglie, i passeri ed alcuni altri piccoli uccelli vi fanno il nido. Vi si cacciano le lodole, i tordi, varie anatre, le beccaccie, i beccaccini. Fra i rettili abbondano la comune lucertola (Podarcis mura- lis) ed il Gongylus ocellatus, rappresentati l’uno come l’altro da razze che, per adattamento alla roccia nera ed alle terre scure su cui vivono, hanno assunto una colorazione scura. Questa colo- razione è così marcata, che differenzia in modo da colpire anche il profano, il Gongylus di Linosa da quello di Lampedusa. Tro- vansi inoltre, ma in assai minore quantità, Pl/a/ydactylus Mau- ritanicus ed Hemidactylus verruculatus. Mancano del tutto, a quanto mi assicurarono i coloni, le serpi. Le testuggini vi esi- stono, ma molto rare. Mancano affatto gli anfibi, non essendovi neppure alcun rospo di cui vi è una specie in Lampedusa. Fra i coleotteri da me riportati da Linosa vi è una Tentyria * 1 Tentyria Sommieri F. Baudi, « Catalogo dei Tenebrioniti della fauna europea e circummediterranea appartenenti alle collezioni del Museo Civico di Genova », Ann. Mus. Civ., Ser. I, Vol. VI, 1874, p. 99 e Naturalista Siciliano, 1896, p. 103. Tutti i coleotteri conosciuti delle Pelagie sono citati da Ragusa in « Catalogo ragionato dei co- leotteri di Sicilia » nel Naturalista Siciliano, catalogo incominciato nel 1883, e tutt'ora in corso di stampa. VEE LINOSA — FAUNA, FLORA 183 non conosciuta di altro luogo, e che ivi è comunissima sul suolo arenoso. Fra le formiche da me raccolte, il prof. Emery ha ri- conosciuto le seguenti due specie: Messo» barbarus capiîtatus Latr. v. sancta For. e Tapîinoma erraticum nigerrimum. Il mare intorno a Linosa è ricco di pesci, ma meno, a quanto pare a causa della sua maggiore profondità, di quello di Lam- pedusa, la cui ricchezza in pesci gode di una fama speciale. Sulle scogliere marine abbondano le patelle, fra le quali è facile riconoscere più d’una specie. FLORA. Il rivestimento vegetale in oggi è molto più ricco a Linosa che a Lampedusa. La macchia ha già sofferto per l’azione del- l’uomo e degli animali domestici, e specialmente hanno dimi- nuito le piante di alto fusto. Ma tuttavia la macchia esiste an- cora nella maggior parte dell’isola. Suoi elementi costitutivi sono: Pistacia Lentiscus, la specie più comune e di cui esistono ancora degli alberetti alti più di due metri che in qualche punto formano quasi bosco, Euphorbia dendroides che abbonda e spicca fra le altre piante e sulla roccia nera per il verde chiaro delle sue fronde cupoliformi, Lycîwm Europaewm comune nella mac- chia ed inoltre adoprato dai coloni per fare delle siepi alte, fitte ed impenetrabili, Periploca angustifolia, Rhus dioica, Ce- ratonia Siliqua, Prasium majus (più specialmente fra le rupi), Ruta bracteosa, Olea Europaea (notevolmente diminuita in questi ultimi anni), Juniperus Phoenicea adesso raro. Gussone cita ancora la Phillyrea, ma oggi è quasi del tutto scomparsa, forse perché è la più appetita dal bestiame. Queste piante, quando crescono nella macchia, hanno il loro portamento naturale; ma spesso si trovano isolate, ed allora i loro rami inferiori si adagiano a terra ed esse si presentano come densi cespugli cupoliformi, certo per opera della bruca- tura degli ovini non meno che per effetto del vento. Alcune di queste piante isolate, quasi prive di foglie, e nelle quali af- fiorano soltanto rami nudi e spine in modo da prendere un 184 LINOSA — FLORA aspetto quasi erinaceo, sono invase dai licheni e sembrano morenti. 4 i Poche sono le specie esclusive della zona più prossima al mare, di continuo spruzzata dall'acqua salata, come Statice vir- gata, Crithmum marilimum, Silene sedoides, Bellium minu- Lycium Europaeum. (Da una mia fotografia) tum, Frankenia intermedia e pulverulenta, Mesembryanthe-. mum nodiflorum. Nei luoghi pianeggianti, sabbiosi o rupestri, che in gran parte dell’ isola succedono alla zona prettamente marina, fra i frutici bassi e rari abbondano le microfite e le piante prostrate al suolo quali Planiago Coronopus e Psyllium, Ophioglossum Lusitanicum, Rumex bucephalophorus, Trifo- lium suffocatum, Sagina maritima, Catapodium loliaceum, Til- laea muscosa, Euphorbia peploides, Echium arenarium, Tri- gonella marittima, Medicago litoralis, ecc. Ivi spesso il terreno è coperto di epatiche, fra le quali più comuni sono le F0ssom- bronia, le Riccia, la Tessellina pyramidata, la Targionia hy- pophylla, Vl Anthoceros levis, e di molte specie di muschi are- nicoli, fra i quali primeggiano la piccola Pottia intermedia che spesso forma da sola dei fitti tappeti riccamente fruttificati, 5 4 LINOSA — FLORA 185 anche nei luoghi vicinissimi al mare, la Weisia viridula essa pure gregaria e formante spesso da sola delle estese colonie, il Trichostomum flavovirens, le Tortula. In alcuni punti vedesi rosseggiare il terreno non per fiori, ma per la colorazione delle foglie del Rumex bucephalophorus e della Tillaea muscosa. Se abbonda il terreno sabbioso, le vere arene marine sono rare, di piccola estensione e generalmente prive di vegetazione. Solo sulla piccola spiaggia detta « Arena bianca », formata in parte da detriti di conchiglie marine e quindi il solo lembo di terreno contenente del carbonato di calce libero che esista in Linosa, si trovano tre piante prettamente psammofile: E£uphor- bia Paralios, Polygonum maritimum e Pancratium marili- mum (non ho ritrovato l’ Euphorbia Peplis indicata da Gussone). Le rupi ombrose e quindi più umide che si trovano negli anfratti delle correnti di lava vicino al mare, e più specialmente quelle delle pendici voite a Nord nell'interno dell’ isola, sono rivestite di Parzelaria, di Vaillantia, di Callipeltis ; vi cre- scono Grammitis leptophylla, Polypodium vulgare, Asplenium obovatum, Cotyledon horizontalis e pendulinus, Campanuia Erinus, Centranthus Calcitrapa, Sedum litoreum, ecc., e vi prosperano varie epatiche come la Clevea Rousseliana, le Fos- sombronia, la Lunularia, la Targionia, la Corsinia e molti muschi, fra i quali specialmente abbondanti Enfosthodon cur- visetus, Fissidens tamarindifolius, Eurhynchiwmn circinatum, varie Funaria, e varîì Bryum. Nei luoghi più freschi, e sotto la macchia più folta, albergano Geranium Robertianum, Arenaria serpyllifolia, Asterolinum stellatum, Cardamine hirsuta, Succowia Balearica, Galium spurium, Torilis nodosa, Erodium Chium, Vicia lathyroides e V. leucantha. Nei luoghi rupestri e nella macchia più rada s'incontra Asphodelus tenuifolivs e si adagia al suolo la ele- gante Fumaria bicolor che rifugge dai coltivati prediletti dalle altre specie del genere. Fra le rupi rivestite di licheni, nei luoghi più denudati ed aridi nascono Thymus capitatus, Satureja microphylla, Notho- laena vellea, Picridium Tingitanum. Nei luoghi coltivati, specialmente nei campi in maggese, lungo i viottoli ed in generale là dove più si è fatta sentire l' influenza 186 LINOSA — FLORA dell’uomo, crescono Brassica fruticulosa e Tournefortii, Echium confusum, Calendula Agyptiaca, Astragalus Baeticus, Sola- num Sodomaeum, Fumaria media, Malva microcarpa, La- vatera Cretica, la vistosa Pinardia Coronaria concolore e discolore, i Trifolium, ed altre comuni piante arvensi ed antropo- core. Parimenti nei campi coltivati si trovano la elegante Am- berboa Lippii ed il bel Lupinus pilosus. Del resto poco distinte fra loro sono le stazioni, e molte le piante comuni nell’isola che crescono quasi dovunque, dal mare fino alla cima dei monti, sotto la macchia come nei luo- ghi aprici, quali: Anagatlis arvensis, Arisarum vulgare, Stel- laria media, Polycarpon tetraphyllum, Geranium molle, Son- chus lenerrimus, Crepis dulbosa, Medicago litoralis, e più specialmente nei luoghi aprici: Silene neglecta, Euphorbia Ter- racina, Avena barbata, Stipa tortilis, Mesembryanthemum crystallinum, Lotus edulis, la forma nana del Brachypodium distachyum. Dovunque, in alto come in basso, spicca sulle rupi nere il verde glauco delle foglie del Sedum litoreum; e la Scilla maritima, che è sparsa per tutta l’ isola, costituisce colle sue larghe foglie una caratteristica del paesaggio. Così pure la microflora, di cui ho detto che domina nei terreni sabbiosi piani del basso (salvo nei coltivato), ritrovasi con elementi poco variati più o meno dovunque fino sulla cima dei monti, e vediamo per esempio che l’Ophioglossum Lusitanicum è co- mune fra i minuti lapilli della cima del Monte Rosso (m. 186) quanto vicino al mare, e che il Trifolium suffocatum forma dei fitti tappeti verdi tanto in alto quanto in basso. Fra quelle microfite trovansi, ridotte nane per le condizioni speciali di vita alle quali sono soggette, anche alcune piante in cui non si suole osservare tale nanismo, come Senecio vulgaris, Silene neglecia, Antirrhinum Orontium, Urtica membranacea, Mercurialis annua. Alcune delle specie che sono rappresentate da individui nani nella microflora, trovansi invece lussureggianti in altri luoghi dove si mantiene più a lungo l'umidità. In questi cenni sulla distribuzione delle piante in Linosa, ho riferito quanto ho osservato quest'anno nel mese di Marzo; ma ben diverso deve presentarsi l’aspetto floristico dell’isola in pri- mavera inoltrata ed in estate. In Agosto ce lo descrive Gussone, LINOSA — FLORA 187 il quale dice di non avervi potuto riconoscere più di 50 specie di piante, e di avervi trovato spogliati di foglie alcuni frutici per loro natura sempre verdi. LE PIANTE RACCOLTE A LINOSA. Mentre Gussone si trattenne quasi un mese a Lampedusa, visitò Linosa soltanto da mattina a sera il 30 Agosto. A p. 87 delle sue « Notizie » dice di avervi raccolto 50 fanerogame ; ma dallo spoglio della « Synopsis » risulta che egli indica per que- st'isola, dove fino ai suoi tempi non era stato altro botanico che lui, 88 fanerogame. * Calcara pare vi soggiornasse due o tre giorni. Dal suo « Rap- porto » sappiamo che vi giunse l’8 Giugno; e tutte le etichette sue di Linosa che ho vedute, portano le date del 9 o del 10 Giu- gno. Egli avverte a p. 20 della sua descrizione dell’isola di Linosa, che nella Florula contrassegna con un * le specie raccolte da Gus- sone solo, con due ** quelle raccolte da lui stesso e da Gussone, e che tutte le specie senza asterisco sono state raccolte dal solo Calcara. Ne risulterebbe che Calcara non vi raccolse in tutto più di 88 piante, ritrovando 5 sole di quelle raccolte da Gussone, aggiungendone quindi 33 nuove, e portando così il totale a 101. E da notare pertanto che delle 88 specie alle quali non ha messo *, alcune figurano già nella Synopsis, e che Cal- cara ha dimenticato di riportare nella sua Florula alcune delle specie citate da Gussone. Da ciò risulta che Calcara attribuisce a Gussone soltanto 68 specie, mentre, come ho detto, dallo spoglio della Synopsis si rileva che Gussone ne cita 88. Come si vede, il contributo portato da Calcara alla conoscenza della flora di Linosa è ben meschino, tanto più se si considera che ! Ho osservato (p. 54 in nota) a proposito delle piante indicate da Gussone nella Synopsis per Lampedusa, che forse alcune non erano state raccolte da lui ma dal barone Porcari. Potrebbe darsi che questo stesso raccoglitore avesse mandato a Gussone anche delle piante di Linosa e che questa sia la causa della discrepanza fra le indicazioni della « Synopsis » e delle « Notizie ». 188 LINOSA — PIANTE IVI RACCOLTE egli visitò quest’ isola in epoca più propizia di Gussone e che aveva seco un aiuto. Se il numero di piante da esso aggiunte a quelle di Gussone, benchè esiguo, è pure maggiore di quello che esso aggiunse alla flora di Lampedusa, ciò si spiega colla brevità del soggiorno di Gussone in Linosa. Ross, nel suo lavoro, cita soltanto -38 delle piante vascolari da esso raccolte in compagnia del barone Zwierlein, dal 16 al 20 Aprile 1884, ed inoltre due licheni e un’ alga. Lojacono in « Una escursione ecc. » cita 39 specie di Linosa, per la metà circa diverse da quelle indicate da Ross, che dice essergli state tutte comunicate dal barone Zwierlein. Non sem- pre però ha indicato come raccoglitore lo Zwierlein. Anzi, in qualche caso cita Calcara, per cui non si può essere certi che tutte quelle 39 specie siano state veramente raccolte da Zwier- lein. Qualche modificazione alle sue prime indicazioni del resto si trova nella Flora Sicula di Lojacono. Solla fece in Linosa un soggiorno più lungo (dal 21 al 30 Aprile 1884). Egli enumera 125 piante vascolari raccolte da lui stesso, oltre a 12 licheni e 18 alghe. Zodda e Sturniolo, dal 9 al 16 Aprile 1905, raccolsero in Linosa 180 piante vascolari, oltre alle crittogame cellulari. Durante il nostro soggiorno dal 21 al 25 Aprile 1873, Ajuti ed io avevamo raccolto in Linosa 166 specie vascolari. In quest'anno (1906) con Riccobono, dal 1° all’8 Marzo, ab- biamo raccolto 190 specie vascolari, 47 briofite, 12 licheni e 23 alghe. Il parroco di Linosa, Don Luigi Sangermano, mi ha poi fatto alcuni invii di piante raccolte quest'anno dopo la nostra visita, fra le quaii ho trovato 4 specie non ancora raccolte da altri. Così il totale delle specie vascolari conosciute di Linosa viene portato a 294. ! Per Linosa posso ripetere quello che ho detto per Lampedusa, che cioè alcune specie figurano certamente nella mia Florula 1 Le specie di Linosa da me studiate, cioè quelle di Zodda, di Sangermano, e quelle raccolte da me stesso, ammontano a 237. Sono quindi 57 le specie citate in questa Florula da me non viste, e che possono essere state determinate con criterî diversi dai miei. LINOSA — PIANTE IVI RACCOLTE 189 sotto due nomi, e che quindi alcuni nomi dovranno passare in sinonimia. Ma la diminuzione nel numero di specie che ne ri- sulterà deve esser certo più che compensata dalle specie ancora sfuggite alle ricerche. Per le citazioni degli autori, nella seguente Florula, ho se- guito lo stesso sistema che in quella di Lampedusa (v. p. 57-58). La frequenza e la stazione sono riportate quali io stesso le ho notate quest'anno sui posto. Apr.! significa raccolto dall'Ajuti e da me nel 1873, fra il 21 e il 25 Aprile. Mrz.! significa raccolto in quest'anno (1906) da Riccobono e da me fra il l° e l'8 Marzo. Zodda significa rac- colto da questo botanico. in compagnia di Sturniolo fra il 9 e il 16 Aprile 1905 e veduto da me nell’erbario Martelli. Menziono gli altri raccoglitori secondo le indicazioni degli scritti citati per le singole specie; noto però come per le ragioni esposte sopra (p. 187-88), si rimanga talvolta incerti riguardo a Calcara, a Zwierlein ed anche a Gussone. Dopo Gussone si sottintende 81 Agosto 1828; dopo Calcara 9-10 Giugno 1846; dopo Ross e Zwierlein 16-20 Aprile 1884; dopo Solla 21-30 Aprile 1884. FLORULA DI LINOSA DICOTYLEDONEAE. I, — RANUNCULACEAE. I. — Clematis cirrhosa L.; Guss. FI). Sic. Syn. II p. 36; Lojac. FI. Sic. I p. 28. Qua e là nella macchia tra i frutici, sulle rupi e sui muri; Marzo frutti, Aprile foglie! — Gussone (il quale nella Synopsis osserva che a Linosa come a Lampedusa perde le foglie in estate), Zodda (foglie), Sangermano (Dicembre fi. e fr. giov.). Calcara ha dimenticato di citare questa pianta per Linosa. Foglie per la maggior parte intere o trilobe; alcune però, verso l’estremità dei rami, sono ternate come a Lampedusa. II. — PAPAVERACEAF. 2. — Papaver hybridum L.; Cale. Descr. Linosa p. 22; Solla Phyt. Beob. p. 472. Nel coltivato; Apr. fr.! — Calcara lo dice raccolto in Linosa da Gussone; questi però nella Synopsis l’ indica soltanto di Lam- pedusa. Solla (fr.). 3. — Papaver Rhoeas L.; Guss. Syn. II p. 8. Indicato per Linosa soltanto da Gussone. Calcara ha dimen- ticato di citarlo. 4. — Papaver setigerum DC.; Guss. Syn. II p. 8; Calc. p. 22 Gussone solo. 9. — Glaucium flavum Crantz. Glaucium luteum Guss. Syh. DE-p_ da Cale:tpo 2 Gussone. Zodda lo indica fra le piante viste e non raccolte. 192 LINOSA — PAPAVERACEAE, FUMARIACEAE — Glaucium corniculatum (L.) Curt.; Fiori e Paol. FI. an. I p. 484. G. phoeniceum Lojac. Fl. Sic. I p. 57. Lojacono, nella Flora Sicula, cita questa pianta di Linosa sulla autorità di Calcara; ma questi nella Florula di Linosa non ne fa menzione, e non se ne trovano esemplari negli erbarî di Palermo. Fiori e Paoletti evidentemente non hanno fatto altro che ri- portare la citazione di Lojacono. Credo quindi di dovere esclu- dere il G/aucium corniculatum da questa Florula. — Hypecoum procumbens L.; Nicotra Le Fumariacee Ita- liane p. 22. Nicotra indica questa pianta come trovata a Linosa dal ba- rone Zwierlein. Siccome però non la menzionano per quest'isola né Lojacono che vide le piante raccolte a Linosa dallo Zwier- lein, nè Ross che fu di questi compagno, ritengo l’ indicazione del Nicotra come dubbia, tanto più che la sua citazione non essendo seguita da un ! ciò significa che non ne ha veduto esem- plari. Per questo’ non l’ammetto nel novero delle piante di Linosa. III. — FUMARIACEAF. — Fumaria parviflora Lam.; Nicotra Le Fum. It. p. 71. Nicotra, come raccoglitori di questa specie in Lampedusa e Linosa, cita Lojacono, Zwierlein, Ajuti e Sommier. Ma siccome i due ultimi hanno raccolto questa specie soltanto in Lampedusa, siccome Lojacono non è stato a Linosa, e siccome le piante di Zwierlein furono determinate dal Lojacono il quale non cita Linosa, credo di non dovere per ora includere la Y. parviflora nella flora di quest’ isola. 6. — Fumaria bicolor Somm. Abbondante in alcuni punti della macchia e sulle rupi, lon- tano dai luoghi coltivati; Mrz. fi. e fr. ! Questa specie, in Linosa, si scosta alquanto dal tipo per avere i pedicelli un poco meno lunghi e sottili, talvolta un poco in- curvati, la corolla un poco meno gracile ed il calcare per lo più sensibilmente rigonfio; e per questi caratteri si avvicina alla F. flabellata. Potrebbe designarsi col nome di: 7. bicolor forma Linosana. Più e e TE e E E CETRA LINOSA — FUMARIACEAE 193 Forse alla 7. bicolor, frequente in Linosa, anzichè alla /la- bellata che vi è rara, andrebbero riferite le citazioni di Ross, Nicotra e Lojacono. 7. — Fumaria flabellata Gasparr.; Ross Eine bot. Exc. p. 346; Nicotra Le Fum. It. p. 60 et Altri ragguagli s. Fum. It. p. 8 (in nota). F. pallidiflora Lojac. Una Esc. p. 15? Nella macchia, rara; Mrz. fi. e fr.! — Ross, Zwierlein? (in Lojacono). Lo stesso Lojacono dice che la pianta raccolta da Zwierlein e da esso chiamata Y. pallidiflora, è stata determinata per /labellata dall’ Ascherson. Nella sua Flora Sic. poi (p. 61), cita la 7. pallidiflora come affine alla sua nuova specie 7. nemo- rosa, ma della località di Linosa non riparla. Come ho detto sopra, pare che a Linosa vi siano dei passaggi fra la F. bicolor e la F. flabellata. In questa però i sepali si mostrano sempre molto più grandi, ed i frutti pure sono più grandi. — Fumaria capreolata L.; Nicotra Le Fum. It. p. 45. F. pallidiflora Lojac. Esc. p. 15 ? (nisi species sit antecedens). Trovo questa specie indicata di Linosa in due varietà, /lave- scens e speciosa, soltanto nella monografia del Nicotra, ed at- tribuite ambedue allo Zwierlein. Siccome però Lojacono, il quale studiò la collezione Zwierlein, indica soltanto Lampedusa per la F. speciosa e siccome la F. pallidiflora che egli indica di Li- nosa sulla fede di Zwierlein è stata dall’Ascherson riferita alla F. flabellata, mi pare che l’ indicazione di Nicotra il quale non ha visto gli esemplari, sia molto dubbia, e per questo escludo per ora questa specie dalla flora di Linosa. 8. — Fumaria media Lois. F. Gussoneî Ross p. 846 ; Nicotra Le Fum. It. p. 53 et Altri ragg. s. Fum. It. p. 7. Comune nel coltivato ; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Zodda (fi. e fr.), Sangermano (Dic. fi.). Qui, come in Lampedusa, ho trovato più frequente in Aprile la forma più scandente, con racemi tutti oltrepassati dalle cime dei rami, con fiori più pallidi, corrispondente alla var. confusa (Jord.); ed in Marzo invece, ho trovato più frequente la var. Gussoneî (Boiss.), spesso con fusto corto, quasi semplice ed eretto (forma vernalis). Alla var. Gussonei appartengono pure gli esemplari raccolti in Dicembre da Sangermano. SoMmMIER, Le is0/e Pelagie e la loro flora. 13 E TINO 7 ans x 194 LINOSA — FUMARIACEAE, CRUCIFERAE — Fumaria agraria Lagasca; Nicotra Le Fum. It. p. 58. Nicotra cita questa pianta di Linosa sulla fede di Lojacono (Una Esc. p. 15 sub F. microsepala): ma l'indicazione di Loja- cono si riferisce a Lampedusa e non a Linosa, come ha osservato più tardi lo stesso Nicotra in Altri ragguagli ecc. p. 9. IV. — CRUCIFERAE. 9. — Matthiola incana (L.) R. Br.; Car. in Parl. FI. It. IX p. 796. Presso l'abitato; 24 Apr. fi. e fr.! 10. — Cardamine hirsuta L. Nella macchia alle falde del Monte Vulcano, rara; 2 Mrz. fi. e fr.! 11. — Brassica fruticulosa Cyr.; Car. in Parl. F1. It. IX p. 995. Abbondante nel coltivato; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.!— Zodda -(fi.), Sangermano ic. fi. e fr. giov.). Viene mangiata lessa dagli isolani che la chiamano Rapuddi. 12. — Brassica Tournefortii Gouan ; Ross p. 346 ; Car. in Parl. Fl: KH. TX p: 990; Fiorite Paol. Fl.van. I p. 447. Molto frequente nel coltivato ed anche lontano da questo ; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Zodda (fi. e fr.). 13. — Brassica adpressa (Moench) Boiss.; Car. in Parl. FI. It. IX p. 1008. Sinapis incana Guss. Syn. II p. 203; Calc. p. 22. Trovata soltanto da Gussone. 14, — Eruca sativa Lam. Rinasce spontanea vicino ai luoghi dove è stata coltivata ; Mrz. fi.! | — Carrichtera annua (L.) Prantl; Fiori e Paol. FI. an. I p. 442. Carrichtera Vellae Lojac. Esc. p. 16. Lojacono l’ indica di Linosa in Una Esc. bot. ecc., ma nella Flora Sic. la cita soltanto per Lampedusa, per cui rimane as- sai dubbio che egli l’abbia realmente ricevuta di Linosa dal ba- rone Zwierlein, tanto più che non è citata dal dott. Ross, com- pagno dello Zwierlein. Perciò l’eseludo dalla numerazione. Fiori e Paoletti ripetono l'indicazione di Lojacono. 15. — Succowia Balearica (L.) Medic.; Ross p. 346; Solla p. 472; Lojac. Esc. p. 16 et FI. Sic. I p. 91; Car. in Parl. FI. It. IX p. 1015; Fiori e Paol» Fl. an. Ip. 441. rale e d, se i ida Nei PA ge ro; DICA LINOSA — CRUCIFERAE-FRANKENIACEAE 195 — Nella macchia, abbondante; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Ross, | Solla (fi. e fr.), Zwierlein (in Lojacono), Zodda (fi. e fr.). 16. — Rapistrum rugosum (L.) Berg.; Somm. Piante ined. di Lamp. e Lin. Abbondante nei luoghi coltivati ed -incolti; 24 Apr. fi. e fr. giovani ! Come gli esemplari di Lampedusa, anche quelli di Linosa ap- partengono alla forma /ejocarpum e si avvicinano alla var. ZHi- spanicum (Boiss. et Reut.) Fiori FI. an. 17. — Alyssum maritimum (L.) Lam.; Guss. Syn. II p. 165; Calc. p. 22. Koniga maritima Car. in Parl. FI. It. IX p. 755. Abbastanza abbondante sul Monte di Levante, ma non visto altrove; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone. 18. — Biscutella Iyrata L.; Solla p. 472. Indicata soltanto da Solla (fi. e fr.). V. — CAPPARIDACEAE. 19. — Capparis rupestris Smith; Guss. Syn. II p.3; Cale. p.22. Sulle rupi, rara; Mrz. e Apr. foglie! — Gussone, Calcara. VI. — CISTACEAE. 20. — Cistus Monspeliensis L.; Guss. Syn. II p. 13; Calc. p.22.; Parl. Fl..It. V_p::589. Gussone lo indica di Linosa nella Synopsis; Calcara e Parla- tore riportano questa indicazione, ma nessuno dopo Gussone ve l’ha ritrovato, per cui è permesso dubitare di un errore: Ad ogni modo, anche se vi esisteva al tempo di Gussone, doveva essere raro, ed è probabile che oggi sia distrutto. Gli isolani ai quali ne mostrai degli esemplari, mi dissero che non si tro- vava in Linosa. VII. — FRANKENIACEAE. 21. — Frankenia levis L.; Guss. Syn. I p. 428; Calc. p. 21; Lojac. Fl. Sic. I p. 146; Gar. in Parl. FI. It. IX p. 237-38 (pro parte). A e ILMI MT SN 196 LINOSA — FRANKENIACEAE, CARYOPHYLLACEAE Gussone (var. b. caulibus villosiusculis subvelutinis, calycibus ad angulos sparse strigoso-pilosis). Calcara e Lojacono l’ indi- cano soltanto sulla fede di Gussone. 22, — Frankenia intermedia DC. Y. hirsuta Solla p. 473. 7. levis B cinerascens Car. in Parl. Fl. It. IX p. 2387-38. Abbondante sulle rupi e nel terreno arenoso in vicinanza del mare; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Solla (fi.). Nella Flora Italiana (Caruel in Parl.), la località di Linosa per la F. levis va riferita, per quanto riguarda gli esemplari dell’Ajuti, alla var. cinerascens. Fra le piante osservate e rac- colte, ho notato una certa diversità nella pelurie, ma non tale da poterle dividere in F. levîs tipica e F. hirsuta L. È proba- bile che a Linosa come a Lampedusa le citazioni di 7. levis siano da riferirsi a F. intermedia. 23. — Frankenia pulverulenta L.; Guss. Syn. I p. 429; Calc. piozio Sollapie478 Car Min cParl FISH. IX pr295ì Sulie rupi marine, meno frequente della precedente; Mrz. e Apr. fi.! — Gussone, Solla (fi.), Calcara. Questi ha dimenticato di indicare che era stata raccolta anche da Gussone, come risulta dalla Synopsis. Sono frequenti gli esemplari esigui (1-2 cm.) e pauciflori, ap- partenenti alla microflora. Solla (p. 470) dice delle Frankenia in genere, che nei luo- ghi più bassi e vicini al mare formano come un feltro che ri- cuopre il terreno. Ciò però si verifica soltanto in pochi luoghi. VIII. — CARYOPHYLLACEAE. < 24. — Silene Gallica L.; Solla p. 473; Lojac. FI. Sic. I p. 151? Campi incolti dal lato di Levante e presso il paese, non co- mune; Mrz. fi. e fr.! — Solla (fr.), Zodda (costa di Levante in arvis, fi e fr.). Lojacono, Flora Sic., indica come raccolta a Linosa da Zwier- lein una S. Gallica var. decumbens. Questa indicazione per- tanto non si trova in Una Esc. Ivi per Linosa sono citate sol- tanto S. nocturna (una forma), e S. neglecla var. diffusa; è dunque probabile che nella Flora Sic. abbia a torto ritenuto per forma della Ga/tîca quella che prima aveva con ragione. riportata alla S. neglecta. ° LINOSA — CARYOPHYLLACEAE 197 25. — Silene nocturna L.; Lojac. Esc. p. 17; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 365. Qua e là, non molto frequente, più che altro nelle parti col- tivate; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Zwierlein (in Lojacono, una forma a grossi calici). 26. — Silene neglecta Ten. S. neglecta var. diffusa Lojac. Esc. p. 17 (1884); Ross Sulla S#ene neglecta, Naturalista Sicil. XI n.' 6, 77,8 cum tabula (1892). Silene sp. Ross Eine bot. Excurs. p. 346. S. reflexa Tanf. in Parl. Fl. It. IX p. 862; Fiori e Paol. FI. an, I p. 367. S. re/lexa f. divaricala Lojac. Add. et emend. ad FI. Sic., Malpighia XX p. 184. Comunissima dovunque nel coltivato ed anche nelle parti in- colte dell’isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Ross, Zwierlein (in Lojacono), Zodda (fi. e fr.). Lojacono, come ho detto a pro- posito della S. GaZlica, a torto non cita più la S. neglecta (ossia reflexa) per Linosa nella sua Flora Sicula, però ne fa menzione nelle sue Addenda et emend., dandole questa volta il nome di S. reflerxa forma divaricata. i La eccellente monografia del sig. Ross, accompagnata da figura, mi dispensa dall’ entrare in maggiori particolari intorno a questa specie. ' Aggiungerò soltanto che essa, a Linosa, for- nisce un elemento alla microflora, trovandosene in gran copia esemplari nani, ma eretti, nelle arene vulcaniche, ridotti uniflori e alti da uno a pochi centimetri, mentre d’altra parte se ne trovano esemplari alti fino 50 cm. e ramosissimi fino dalla base, in modo da formare dei grossi cesti. Queste forme vigorose, per varî caratteri si avvicinano più alla var. erecta che alla var. diffusa. Ho spesso osservato in Linosa degli esemplari con fiori aperti in pieno giorno, carattere che si riscontra, secondo Ross, soltanto nella var. erecia o in forme di transizione fra le due varietà. Non si può negare che la S. neglecta sembri un intermediario fra le S. Gallica e nocturna, e che in alcuni casì si rimanga in dubbio sulla sua determinazione. Il fatto però che essa si trova a Linosa in quantità molto maggiore di quelle due specie, parla ‘ Della Sz/ene neglecta ho già parlato io pure diffusamente nella « Florula del Giglio ». 198 LINOSA — CARYOPHYLLACEAE LI contro l’ipotesi di una origine ibrida alla quale è pure contra- rio Ross. Il dott. Terracciano mi scrive che nell’ Erbario Palermitano vi è una Szene con una etichetta su cui è scritto, di pugno di Tineo: « Silene neglecta Ten. £ glandulosa b. b. divaricata nobis. Linosa 9 Giugno 1846 ». Questa frase di Tineo corrisponde per- fettamente alla var. diffusa di Lojacono e di Ross, e dimostra che anche Calcara raccolse questa forma della S. neg/ecta in Linosa, quantunque non l’abbia citata nella Florula di quest'isola. Tineo, cone si sa, non fece altro che determinare le piante di Calcara. 27. — Silene sericea Guss. an All.?; Cale. p. 22; Tanf. in Parl. RISTORO pe Sd Indicata soltanto da Calcara come var. angustifolia. 28, — Silene apetala Willd.; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 372; Arc. Comp. FI. It. 2* ed. p. 309; Fiori e Paol. Fl. an. I p. 366; Lanza Note sulla flora di Sic. in Boll. R. Orto bot. di Palermo IV 1905'po 31: Ajuti ed io l’ abbiamo trovata in pochi esemplari nel terreno arenoso il 24 Aprile in frutto! — Il dott. Lanza ha recente- mente riconosciuto questa specie fra le piante raccolte da Cal- cara in Linosa, e rimasta indeterminata nell’ erbario di Palermo. Il cartellino che l'accompagna porta scritto di pugno di Tineo « Silene sp. Linosa, Giugno 1846 », Gli esemplari raccolti da Calcara hanno i fiori avvicinati in gruppetti all’apice dei rami e devono quindi riferirsi alla var. congesta Godr. (Rohrbach, Mo- nogr. Sil.), alla quale si avvicinano anche i nostri. È l’unica località nota per questa specie in Italia. In Europa era stata trovata solamente in Spagna. 29, — Silene sedoides Poir.; Calc. p. 22; Tanf. in Parl. FI. RERTe pi4015 Frequente sulle rupi prossime al mare; Mrz. primi fi., Apr. fi. e fr.! — Calcara, Zodda (fi. e fr.). Tanfani l.c. cita come raccoglitore Tineo il quale però non fu mai a Linosa nè a Lampedusa, ma determinò e distribui le piante raccolte da Calcara. 30. — Silene inflata Smith; Guss. Syn. I p. 486; Solla p. 473. S. Behen b. angustifolia Guss. Suppl. Prodr. p. 124. S. Cucuba- lus Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 345. Silene sp. Solla p. 473? LINOSA — CARYOPHYLLACEAE 199 Sulla costa di Tramontana rara, 4 Mrz. foglie! — Gussone, Solla (fi.). Calètara ha dimenticato di citare questa specie. Perde le foglie in estate secondo Gussone. Solla, oltre alla S. 7n/lata, cita una Szene sp. che dice affine alla maritima, e che sarà forse una varietà della .S. 7n/lata. Il dott. Terracciano mi avverte che nell’ Erbario di Palermo trovasi un esemplare di Sz/ene con etichetta su cui sta scritto « S. annulata Linosa » .dello scritto di Todaro, senza data nè nome di raccoglitore. Ma dietro questa semplice indicazione non credo di dover ammettere la presenza in Linosa della Si/Zene Cretica L.(= S. annulata Thore), essendochè Terracciano non conferma l’identità della specie, e Lojacono, il quale ha spo- gliato tutto l’ Erbario di Palermo, non ne fa menzione per que- st’ isola. — 31. — Silene Behen L. Sulla costa di Levante e verso il Faro; Mrz. fi., Apr. fr.! I pochi esemplari che abbiamo raccolti con Riccobono in Marzo, appartengono ad una forma ubertosa, con foglie fiorali inferiori lunghe 5 cm. e larghe 2; quelle inferiori del fusto raggiungono 7 cm. di lunghezza e 2 ‘/, di larghezza. 32. — Cerastium glomeratum Thuill. In varî luoghi, specialmente nella macchia in alto, come sul M. Rosso, M. Vulcano e M. di Ponente ; Mrz. fi. e fr.!_ Trovasi in Linosa tanto la forma apetala quanto quella con petali quasi il doppio del calice. S’' incontra tanto nano quanto ben sviluppato. Gli esemplari nani di solito appartengono alla forma apetala. 33. — Cerastium semidecandrum L. Frequente tra le microfite in terreno arenoso, specialmente in alto, come sul M. Rosso e sul M. Vulcano ; Mrz. fi. e fr.! — Zodda (M. Vulcano fi. e fr.). Trovasi raramente alto fino a 8-9 cm. e multifloro; per Io più è nano, talvolta alto appena 1 cm. e unifloro. 34. — Stellaria media (L.) Cyr.; Guss. Syn. I p. 494; Calc. p- 22; Solla. p. 473; Tanf. in Parl, FI. It. IX p. 525, Comunissima tanto nel coltivato quanto nella macchia; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone (var. a. e var. b.), Solla (fi. e fr.), Zodda (fi. e fr.), Sangermano (Dic. fi. e fr.). 200 LINOSA — CARYOPHYLLACEAE È più comune in Linosa la forma apetala (Ucria), ma non man- cano le forme con petali uguaglianti la metà del calice, o lun- ghi quasi quanto esso. Alla f. apetala appartengono gli esem- piari raccolti in Dicembre da Sangermano. 35. — Arenaria serpyllifolia L.; Solla p. 473; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 549. A/sine leptoclados Calc. p. 22. Arenaria lepto- clados Lojac. FI. Sic. I p. 175. In varî luoghi, abbastanza frequente specialmente nella mac- chia; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Calcara, Solla (fi.), Zodda (ficettr.). Tutta VA. serpyllifolia che ho veduta di Linosa appartiene ad una forma glandoloso-vischiosa della var. lepfoclados, cor- rispondente alla A. serpyllifolia 8 tenvior Koch b. minutiflora (Loscos) Fiori e Paol. FI. an. I p. 345. Spesso è ridotta nana (1 cm.) ed uniflora. 36. — Alsine procumbens (Vahl.) Fenzl; Guss. Syn.I p. 497; Calc. p. 22; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 608. Arenaria procuin- bens Guss. Suppl. Prodr. p. 128. Solo Gussone. 37. — Sagina apetala L.; Solla p. 473; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 570. Frequente, specialmente sotto la macchia fra le microfite ; Mrz. fi. e fr.! — Solla (fi.). La pianta di Linosa come quella di Lampedusa è di solito (ma non sempre) glabra, senza ciglia alla base delle foglie, ed ha i sepali appressati alla capsula; corrisponde quindi alla S. Lamyi F. Schultz in Rouy et Fouc. FI. Fr. 38. — Sagina maritima Don; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 568. Abbondante sulle rupi e nelle spianate arenose vicino al mare, formando talvolta da sola dei fitti e bassi tappeti; Mrz. fi. e fr., Apri fis centra! 39. — Spergula pentandra L.; Somm. Piante ined. S. arvensis Tanf. in vParl BIN \p-s612: Luoghi incolti verso il centro dell’isola e sotto il M. di Ponente: Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Zodda (presso l’abitato, in arenis vul- canicis, fr.). Tanfani 1. c. indica a torto la Spergula arvensis di Linosa, poiché gli esemplari dell’Ajuti conservati al Museo Fiorentino, appartengono, come i miei, alla S. pentandra. n x La LINOSA — CARYOPHYLL., PORTUL., PARONYCH, 201 40. — Spergularia rubra (L.) Pers.; Tanf. in Parl. FI. It. IX p.617. Arenaria rubra Guss. Suppl. Prodr. p. 129. A/sine rubra Guss. Syn. I p. 501; Calc. p. 22. Lepigonum rubrum Lojac. Esc. p. 13. i Qua e là nei luoghi coltivati e incolti; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Zwierlein (sec. Lojacono). Trovasi sotto due forme assai diverse: una prostrata, a in- ternodî raccorciati, a fiori brevemente peduncolati e ravvicinati in cime.brevi, corrisponde + alla var. campestris Fenzl in Ledeb. Fl. Ross; l’altra eretta, a internodî e foglie allungate, a cime lasse oltrepassanti lungamente le foglie, a fiori più grandi ed a peduncoli inferiori 2-3 volte più lunghi dei calici, corrisponde pressa poco alla var. pinguis Fenzl 1. c. Non man- cano i passaggi fra l’una e l’altra. 41. — Spergularia media (L.) Pers. A/sine Hheterosperima Guss. Syn. I p. 501; Calc. p. 22. S. salina Lojac. Fl. Sic. I p. 184; Tani in vParlsElitp. 6271. Vicino al mare presso lo Scalo e presso il Faro, rara; Mrz. fi. e primi fr.! — Gussone, Calcara il quale dimentica l’* per in- dicare che era stata già trovata in Linosa da Gussone. Nelle poche capsule mature che ho trovate, i semi sono per la maggior parte alati; ma le piante sono troppo poco svilup- pate per riconoscere se appartengono alla stessa forma di quelle di Lampedusa. IX. — PORTULACACEAF. 42. — Portulaca oleracea L. Ricevuta dal parroco di Linosa, Sangermano, raccolta in frutto, senza indicazione di data. X. — PARONYCHIACEAE. 43. — Herniaria cinerea DCO.; Guss. Syn. I p. 292; Cale. p. 21. Gussone. Zodda scrive di averla veduta a Linosa, ma non raccolta. 44, — Loeflingia Hispanica L.; Calc. p. 20; Bert. FI. It. VII paollG Tang no Park RITI pe.629:- Riorine Pao], El. an..I p. 396. 202 LINOSA — PARONYCHIACEAE, MALVACEAE Trovata da Calcara solo. La citazione di Bertoloni « da Ti- neo » si riferisce evidentemente ad esemplari raccolti da Cal- cara e distribuiti da Tineo. Esemplari raccolti a Linosa da Calcara, il 10 Luglio 1846, trovansi nell’ Erbario di Palermo. Esemplari di Linosa distribuiti da Tineo si trovano anche al Museo di Firenze. 45. — Polycarpon tetraphyllum (L.) L.; Guss. Syn. I p. 166; Cale. p. 21; Solla p. 475; Tanf. in Parl. FI. It. IX p. 625. Molto comune nelle parti coltivate, come pure lontano da esse; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Calcara (il quale dimentica di mettere il segno * per indicare essere stato rac- colto anche da Gussone), Solla (fi.), Zodda (fi. e fr.). Il Poiycarpon di Linosa, al pari di quelli di Lampedusa, sì avvicina spesso alla varietà alsinefoliuvm. Trovasi anche nano. XI. — MALVACEAE. 46. — Malva sylvestris L. M. sivestris 8 erecta Fiori e Paol. Elan Hp. 207. Zodda (ad vias, fi.). L’ indicazione della Flora analitica mi era sembrata dubbia per- chè non avevo trovato la M. syl/vestris indicata di Linosa da alcun raccoglitore. Ora però la sua presenza in quest'isola è ac- certata da Zodda. L’esemplare di Zodda nella collezione Martelli è troppo giovane per poterlo riferire con sicurezza alla varietà erecta. 47. — Malva microcarpa Desf.; Solla p. 473. M. Nleruosa var. canescens Calc. p. 23. M. flexuosa Lojac. Esc. p. 18. M. parvi- flora Ross p. 346. Molto comune lungo i viottoli e nelle parti coltivate; Mrz. fi. e. fr. giov., Apr. fi. e fr.! — Calcara, Ross, Solla (fi. e fr.), Zwier- lein (sec. Lojacono), Zodda (fi. e fr.). Le piante che ho raccolte a Linosa differiscono da quelle di Lampedusa per essere più spesso erette, per avere i fiori in ge- nerale meno numerosi all’ascella delle foglie, i peduncoli più allungati, i calici fruttiferi più patenti e talvolta un poco colo- rati, i carpelli notevolmente più piccoli (poco più di 1 mm. di diametro) e meno rugosi. Hanno ugualmente i peli a faseetti e | PA RR LINOSA — MALVACEAE, GERANIACEAE 203 la radice annua. Solla riferisce le piante da lui trovate a Li- nosa alla M. miîcrocarpa, e quelle di Lampedusa alla M. par- viflora. Non ostante le differenze suaccennate, non credo di do- vere ritenere la pianta di Linosa come specificamente distinta da quella di Lampedusa. Ad ogni modo si avvicina più di quella “di Lampedusa alla M. parviflora. 48. — Lavatera Cretica IL. L. sy/vestris Cale. p. 23; Lojac. Poste Tp. 198. | Presso l’abitato, non rara; Mrz. fi. e fr. giov.! — Calcara, Zodda (fi.). Secondo Lojacono Flor. Sic. sarebbe stata raccolta anche da Zwierlein; però in Una Esc., non ne aveva fatto men- . zione. 49, — Lavatera arborea L. Presso l’abitato; 24 Apr. fi. e fr.! — Zodda (presso l’abitato, ad sepes valde rara, fl.). La stazione presso l’abitato, e la rarità di questa bella specie, frequentemente coltivata come pianta ornamentale anche da pe- scatori e contadini, fa dubitare che sia soltanto sfuggita dalle colture e non veramente inselvatichita. XII. — GERANIACEAE. 50. — Geranium moile L.; Guss. Syn. II p. 216; Cale. p. 23; Ross p. 346; Solla p.:473; Parl. FI. It. V p. 183. Dovunque comunissimo, tanto nelle parti coltivate quanto nella macchia; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Gussone, Ross, Solla (fi.), Zodda (fi. e fr.), Sangermano (Dic. fi.). . 51. — Geranium rotundifolium L.; Solla p. 473. Qua e là nella macchia, piuttosto raro; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi.), Sangermano (Dic. fi.). 52. — Geranium Robertianum L. Frequente nei luoghi ombrosi; Mrz. fi. e fr. giov.! — Zodda (frei In tutte le piante di Linosa da me vedute i carpelli sono glabri come in quelle di Lampedusa. 53. — Erodium cicutarium (L.) L’ Hérit.; Calc. p. 23; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18. Comunissimo in tutta l’isola, specialmente nelle sue parti in- 204. LINOSA — GERANIACEAE colte; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Calcara, Solla (fi. e fr.), Zwierlein (sec. Lojacono), Zodda (fi. e fr.). L’ E. cicutarium si presenta a Linosa sotto aspetti assai di- versi per la statura che giunge fino a 40 cm., per la divisione delle foglie, per la lunghezza dei pedicelli, per la radice ora sottile ed ora formante un lungo fittone legnoso in apparenza perennante, in modo che si potrebbe riferire a diverse delle innumerevoli forme che sono state distinte in questa specie, in generale però a quelle del ciclo pimpinellifolivm (nel senso di Rouy et Fouc. FI. Fr.). È frequente fra le microfite una forma acaule, nana (talvolta alta solo 2-3 cm.), con, peduncoli radicali ed uni-biflori, che corrisponde alla var. praecox (Willd.) DO. Nel 1873 Ajuti ed io abbiamo raccolto alcuni esemplari di una forma anomala di questa specie, che ho ritrovata pure fra le piante raccolte da Zodda (fi. fr.). Essa è notevole per avere nella maggior parte delle ombrelle i fiori tanto brevemente pedicellati che for- mano un capolino compatto in cima al peduncolo. Questa ano- malia sembra dovuta a infezione fungina o a puntura d’insetti. È strano però che sia stata trovata identica a 32 anni di di- stanza, da noi e da Zodda. In quest'anno non l'ho veduta. 54, — Erodium Chium (Burm.) Willd.; Somm. Piante ined. Non raro nelle radure della macchia; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Zodda (fi. e fr.). Fra le piante di Linosa ve ne sono con foglie larghe 4 e lunghe 5 cm. (var. platyphyllum Rouy et Fouc. FI. Fr. IV p. 119), ed altre con foglie assai più piccole (le inferiori da 1 a 1 '/, cm.), più divise e meno distintamente cordate alla base (var. 722cr0- phylum Rouy et Fouc. l.c. p. 120). Tanto l’una quanto l’altra forma presentano esemplari microflorati, alti 5-6 cm., con pe- duncoli uni—bifiori. Le forme precoci ridotte hanno petali lunghi il doppio del calice. Nessuna delle forme di Linosa ha peli glan- dolosi; tutte però in alto, specialmente sulla faccia inferiore delle foglie giovani, hanno delle glandolette sessili. 55. — Erodium laciniatum (Cavan.) Willd. var. grandifio- rum mihi. Petalis calyce duplo longioribus. Nelle radure della macchia, alla base del m. Vulcano, sopra la Pozzolana di Levante; 8 Mrz. fi. e fr.! LINOSA — GERANIACEAE 205 Le piante da me raccolte appartengono ad una forma precoce ridotta (alta 5-10 cm.), a fusto eretto poco ramoso, ed a fiori note- voli per la loro grandezza, essendo i petali lunghi il doppio del calice (8-9 mm.). Hanno le prime foglie radicali superficialmente lobate, con lobi crenulati, le successive pennatofesse o pennato- partite, e le cauline profondamente pennatopartite, con partizioni acute ed acutamente dentate, munite sulle due faccie di peli corti ed applicati. I pedicelli sono glabri o pubescenti per peli non glandolosi. Il rostro è lungo 40-45 mm. 56. — Erodium angulatum Pomel Nouv. matér. pour la FI. Atlantique, 1875, p. 341 var. Linosae mihi. Radice annua, caulibus ascendentibus hispidulis 25 cm. usque altis, foliis pilis brevibus adpressis plus minus pubescentibus glandulisque sessilibus abunde conspersis ambitu ovato-oblongis basi cordatis pinnatifidis vel pinnatipartitis, partitionibus obtusis obtuse crenato-lobatis, stipulis mediocribus praeter supremas abbreviatas ovato-triangularibus acutiusculis, pedunculis sub- quinqueftoris (variant 1-7 flori) cum pedicellis et calycibus pu- bescentibus interdum glanduloso-pubescentibus, sepalis 4-5 mm. longis mucrone brevissimo apice setigero terminatis, petalis vio- laceis calycem aequantibus vel parum excedentibus, filamentis glabris, valvarum foveolis parvis eglandulosis plica concentrica angusta auctis, earum cauda 30-35 mm. longa jam a basi intus longe pilosa et contorta. Species fere intermedia inter E. malacoidem W. et E. laci- niatum W. Propius accedit ad E. malacoîdem a quo primo in- tuitu foliorum partitione distinguitur; ab eo praeterea differt fovea valvarum eglandulosa minore, plica concentrica minus conspicua et rostro longiore. Ab Z. laciniato differt foliis glan- duloso-punctatis non dimorphis, superioribus minus profande partitis eorum partitionibus lobulisque obtusis, valvarum foveis plica concentrica donatis, earum cauda breviore basi crassiore et jam a basi spiraliter contorta et pilis longis barbata, sepa- lorum mucrone breviore, pedunculis et pedicellis densius pube- scentibus, stipulis minus latis. Forma £. lacîniati quae in Li- nosa adest praeterea magnitudine florum eximie differt. Frequente nelle radure della macchia, sulle rupi ed anche nei luoghi arenosi ; 2, 3, 4,5 e 6 Mrz. fi. e fr., 23 e 24 Apr. fr.! 206 LINOSA — GERANIACEAE Fra le microfite trovasi, come avviene per molti E£rodiwm, anche ridotto unifloro e alto 2-3 cm. In questi esemplari nani, le foglie sono grandemente ridotte, ma i fiori e i frutti sono di dimensioni normali. Questo Erodium, quantunque in Linosa varî alquanto per la statura, la pubescenza, la dimensione e la divisione più o meno profonda delle foglie, pure non presenta alcuna forma di pas- saggio alle due specie affini che si trovano nell'isola. Per distinguerla da queste basterebbe un solo carpello. Difatti nell’ E. laciniatum (come nel Chium) la fossetta del carpello è superficiale e priva affatto di piega concentrica, e la sua codetta in basso è sottile, diritta e poco pelosa, mentre nella nostra pianta (come nell’ E. ma/acoides) la codetta fin dalla sua base è meno sottile, munita all’interno di lunghi peli ed avvolta in spira. Dal carpello del 72a/acoides quello dell’angulatum dif- ferisce per la fossetta senza glandole, più piccola, circondata da una cresta meno rilevata, e munita di una piega concentrica meno cospicua, ed inoltre per la codetta più lunga. I carpelli della nostra pianta, anzichè con quelli di queste due specie, po- trebbero più facilmente confondersi con quelli dell’ E. cicuta- rium ai quali molto assomigliano. Riferisco la pianta di Linosa come varietà all’ E. angulatum di Pomel per la descrizione (troppo breve) che ne danno questo autore e Battandier e Trabut FI. d’ Algérie I, p. 128, e per l'opinione dei sigg. Battandier e Bonnet ai quali ho mandato la pianta di Linosa con preghiera di confrontarla negli erbarî di Algeri e di Parigi coi tipi di Pomel. La var. Linosae, a quanto pare, differisce dal tipo per la gracilità di tutta la pianta, per la pubescenza minore, e per la divisione più profonda delle fo- glie, presentando del resto tutte le principali caratteristiche della specie. Avevo dubitato un momento che la pianta di Linosa fosse lE. subtriltobum di Jordan. Ma questo dubbio svani leggendo la descrizione originale di Jordan (Pugill. plant. nov. praesertim Gallicar. 1852 p. 42) dove è detto che nell’ £. subirilobum sol- tanto le foglie radicali sono profondamente lobate, e che il becco del frutto è lungo non più di 20-22 mm. Del resto il sig. Bonnet che ha avuto la compiacenza di confrontare la mia pianta di LINOSA — GERANIACEAE-ANACARDIACEAE 207 Linosa col tipo di Jordan negli Erbarî di Parigi, mi dice che è del tutto diversa da questo. È probabile che l’Z. angulatum, indicato fin ora soltanto di Algeria, si trovi pure in Tunisia. Fra gli exsiccata di Kralik del- l’Erbario Centrale di Firenze ve n’ è uno (Pl. Tunetanae n. 19 ad muros umbrosos Gabes) che, per quanto lo stato infelice del- l'esemplare permette di giudicare, deve riferirsi a questa specie. Sospetto pure che lE. angulatum esista in Spagna e vi sia stato confuso coll’. subirilobum Jord. XIII. — LINACEAE. 57. — Linum angustifolium Huds.?; Solla p. 473. Solla solo (fi.). Solla cita questa specie dubitativamente. Io ho raccolto sol- tanto degli esemplari subspontanei di Linum wsitatissimum che vien coltivato qualche volta dai contadini. XIV. — ZYGOPHYLLACEAE. 58. — Tribulus terrestris L.; Somm. Piant. ined. Nel coltivato; Mrz. frutti secchi dell’anno avanti, Apr. fi. e fr. ! XV. — RUTACEAE. 59. — Ruta bracteosa DC.; Solla p. 473; Lojac. Esc. p. 18; Parl. Fl. It. V p. 356. Frequente nella macchia e sulle rupi; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.1 — Solla (fi. e fr.), Zwierlein (sec. Lojacono). - XVI. — ANACARDIACEAE. 60. — Pistacia Lentiscus L.; Guss. Notiz. p. 86 et Syn. II p. 627; Calc. p. 23 et 24; Ross p. 345; Solla p. 473; Parl. FI. It. V p. 379; Lojac. FI. Sic. I pars II p. 15. Comunissima in tutta l'isola dove è l’elemento costituente principale della macchia; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone, Cal- cara, Ross, Solla (fi. e fr.). 208 LINOSA — ANACARDIACEAE, PAPILIONACEAE Se. ne trovano ancora sul M. Vulcano, in luogo riparato, delle piante annose ed alte, che formano quasi bosco. Gli esemplari isolati prendono aspetto cupoliforme per effetto dei venti e degli animali che ne mangiano le foglie. 61. — Rhus dioica Brouss.; Calc. p. 21; Parl. FI. It. V p. 391; Lojac. FI. Sic. I pars II p. 14. R. owyacantha Fiori e Bég. FI. an. Il p. 226. 0 Sui colli nella macchia, abbastanza frequente; Mrz. fr., Apr. fr.! — Calcara (var. puberula), Zodda (fr.). Lojacono FI. Sic. cita Solla fra quelli che hanno raccolto in Linosa il A. dioîca. Solla indica invece £. pentaphylia. 62. — Rhus pentaphylIla Desf.; Guss. Syn. I p. 362; Calc. p. 21; Solla p. 473; Parl. FI. It. V_p. 393; Fiori e Bég. FI. an. II p. 226. R. Thezera Guss. Notiz. p. 78 et Suppl. Prodr. p. 85. Gussone (il quale nell’Agosto lo trovò spoglio di foglie per la grande siccità), Solla (fr.). È da notare come chi dice di avere raccolto in Linosa il RWus pentaphylia non indica il A. dioica, e viceversa. Ciò induce a credere che a Linosa esista una sola di queste specie. Tanto nel 1873 quanto in quest'anno ho visto e raccolto in copia il R. dicica benissimo caratterizzato, con foglie tutte trifoliolate, e non ho veduto alcuna pianta di A. pentaphylla, nè forme di passaggio a questa specie. Non farebbe meraviglia che Gussone fosse stato indotto in errore indicando il R. pentaphyUa, perché trovò i Rhus di Linosa completamente privi di foglie, e quindi della caratteristica specifica principale. E non farebbe neppure meraviglia che Solla, nel determinare le sue piante, fosse stato indotto in errore dall’autorità di Gussone. Se così fosse, si do- vrebbe cancellare dalla Fl. di Linosa il A. pentapayIa. XVII. — PAPILIONACEAE. 63. — Anagyris foetida L.; Guss. Syn. I p. 460; Calc. p. 22; Tanf. Io invece, tanto quest'anno quanto nel 1873, ho trovato soltanto la varietà e non il tipo. Abbonda nana ed a foglie densamente imbricate fra le microfite nei luoghi bassi arenosi. Sotto la mac- chia cresce più alta, con foglie più lasse e di un verde più gaio. Alcuni di questi esemplari, che hanno glandole verdognole anzi- ché rosse, presentano un passaggio al tipo, senza raggiungerlo. 233. — Euphorbia pinea L.; Guss. Notiz. p. 86 et Syn. I p.539; Galc.. p- 22. Comunissima nella zona marina, tanto sulle roccie quanto nei luoghi arenosi. Trovasi pure lontano dal mare, ma più rara; Mrz. fi. e fr., Aprile fi. e fr.!1 — Gussone, Zodda (fi. e fr.). Cal- cara dimentica il segno * per indicare che fu raccolta da Gussone. Qui come a Lampedusa, le piante della zona prettamente ma- rina presentano un aspetto assai diverso da quello delle piante cresciute più lontane dal mare. Secondo Gussone i conigli nell’estate erano costretti a cibarsi della corteccia di questa Euphorbia e di quella della E. den- droîdes. In oggi però, conigli non vi sono più, e se vi fossero troverebbero probabilmente pascolo sufficiente nelle pale dei fichi d'India. 234. — Euphorbia Paralios L.; Guss. Syn.I p. 587 ; Lojac. FI. Sic. II pars II p. 342. Vicino allo Scalo, sulla piccola spiaggia arenosa contenente molti detriti di conchiglie, e detta per questo Arena Bianca; ivi in discreta quantità, ma non. vista altrove; Mrz. foglie! — Gussone, Zodda (in arenosis maritimis foglie). Calcara ha dimen- ticato di citare questa specie nella sua Florula di Linosa. 235. — Eupherbia Terracina L.; Guss. Syn. I p. 535; Calc. p:.22; Solla-p. ‘478; Parl. Fl. It. IV p. 587. Comunissima vicino al mare ed anche nell’interno ; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Solla (fr.). 236. — Euphorbia dendroides L.; Guss. Notiz. p. 86 et Syn. I p. 536; Calc. p. 22; Ross p. 345; Solla p. 478; Parl. FI. It. IV p. 553. Comunissima in tutta l’ isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gus- sone, Calcara, Ross (con Pistacia Lentiscus è l'elemento pre- dominante della macchia), Solla (fr.), Zodda (fr.). Calcara ha dimenticato di segnare che era stata raccolta :da Gussone. 244 LINOSA — EUPHORBIACEAE, IRIDACEAE LI Questa pianta è una caratteristica del paesaggio di Linosa, per la sua abbondanza e per la vivacità della tinta delle sue foglie e dei suoi fusti, di primo d’un verde chiaro e gaio, e ros- seggianti coll’ inoltrarsi della stagione. Secondo Gussone i conigli, costretti dalla fame, mancando in estate le erbe, ne rosicavano la corteccia. 237. — Mercurialis annua L.; Solla p. 473. Comune nel coltivato ed anche nella macchia ; Mrz. fi. e ie) Apr. fr.! — Solla (fr.), Sangermano (Dic. fi.). Nella macchia si vede talvolta nana, alta 1-2 cm. Ho trovato: anche la var. ambigua, ma più rara. — Ricinus communis L.; Solla p. 470 et 478. Indicato da Solla (fi.) il quale ne vide un solo esemplare. Non menziona che fosse coltivato, ma è permesso supporlo. Il capitano Smyth scrive di avere gettato semi di Ricino e di altre piante nella allora deserta isola di Linosa, al principio del se- colo passato. Oggi non vi si trova né coltivato né spontaneo. MONOCOTYLEDONEAE. XLVI. — IRIDACEAE. 238. — Romulea Columnae Seb. et Maur.? R07mwu/ea sp. Somm. Piante ined. Abbondante sul M. di Ponente e raccolta anche altrove ; Mrz. fr. giov., Apr. fr. secchi! Rimango in dubbio sulla determinazione di questa Romwulea di cui non ho visto i fiori. Dalla AR. Columnae di Lampedusa differisce alquanto per avere foglie un poco più sottili e capsule un poco più piccole. 239. — Gynandriris Sisyrinchium (L.) Parl. Zodda solo (in aridis ubique, fi.). — Iris Germanica L. Trovasi nel centro dell’isola, in luogo dove fu piantata ma dove, a quanto mi assicurarono, si è moltiplicata da sé, e vive ora senza l’intervento dell’uomo. LINOSA — AMARYLL., ASPARAG., LILIACEAE 245 XLVII. — AMARYLLIDACEAE. 240. — Pancratium maritimum L.; Solla p. 478. Nelle arene marine, raro; 24 Apr. foglie! — Solla (foglie). 241. — Agave Americana L. Vicino all’abitato; Mrz. foglie! Non potrei assicurare che si sia realmente inselvatichita a Linosa. XLVIII. — ASPARAGACEAE. 242. — Asparagus acutifolius L.; Lojac. Esc. p. 26. Zwierlein solo (sec. Lojacono). 243. — Asparagus aphyllus L.; Ross p. 348. A. sfipularis Somm. Piante ined. Qua e là nella macchia, non raro; Mrz. e Apr. foglie! — Ross. Qui come a Lanipedusa si trovano forme assai diverse per la grossezza e lunghezza dei cladodî. La serie di forme che ho. raccolte quest'anno mi ha persuaso che gli esemplari a cladodì lunghi e robusti raccolti nel 1873 e da me ritenuti per A. sti pularis, non erano altro che un estremo di variazione dell’ A. aphyllus. XLIX. — LILIACEAE. 244, — Urginea maritima (L.) Baker. Scilla maritima Guss. Syn. 1 p. 407; Cale. p. 21; Solla p. 478. Urginea Scilla Parl. ET.vIt.sIl p::455. Frequente, trovasi fino sulla cima dei monti; Mrz. e Apr. fo- glie! — Gussone, Calcara, Solla (foglie). 245. — Allium roseum L.; Solla p. 478. Solla solo (fi, e, fr.). 246. — Allium subhirsutum L. Zodda solo (M. Calcarella, in collibus aridis, fi. e fr.). Gli esemplari raccolti da Zodda hanno le foglie quasi glabre, @ quindi si avvicinano alla forma g/aberrimum Moris. 246 LINOSA — LILIACEAE, NAJAD., ARACEAE 247. — Aliium vernale Tin.; Somm. Piante ined. Molto comune specialmente nei luoghi rupestri; Mrz. fi., Apr. fiori secchi e capsule mature! — Zodda (fi.). In Marzo, quest'anno, ho visto una grande quantità di gio- vani piante di A//7wm in boccio o con sole foglie, di cui non posso dire se fossero A. vernale 0 A. subhirsutum, due specie del resto molto affini. Ho poi trovato un esemplare di A. ver- nale rigoglioso, con foglie larghe fino ad 1'/,cm. e con om- brella prolifera, identico a quello trovato a Lampedusa da Zodda (v. Flora Lamp. p. 146). 248. — Allium Ampeloprasum L. Zodda solo (fi. e fr.). Gli esemplari raccolti da Zodda appartengono alla var. c0m- mutatum (Guss.) che trovasi anche a Lampedusa. 249. — Asphodelus tenuifolius Cav.; Ross p. 348; Lojac. Esc. p. 26. A. fistulosus var. macrior Calc. p. 21. A. fistulosus B te- nuifolius Arc. Comp. FI. It. 2* ed. p. 140; Fiori e Paol. FI. an. I p. 204. Fra le piante della macchia in suolo roccioso, M. di Ponente e M. di Levante, in questi due luoghi abbondante ; Mrz. fi. e fr., Apr. fr. ed ultimi fi.! — Calcara, Ross (fessure delle rocce del Monte di Ponente), Zwierlein (luoghi sassosi sec. Lojacono). La pianta di Linosa corrisponde perfettamente all’A. fenuifo- lius di Spagna, di Grecia e d'Africa, come giustamente osserva Lojacono il quale si è accertato che a questa specie andava ri- ferito l'A. fistulosus var. macrior di Calcara. È l’unica località conosciuta per questa specie in Italia. L. — NAJADACEAE. 250. — Posidonia Oceanica (L.) Del. Rigettata in abbondanza sulle spiaggie; Mrz. foglie ! LI. — ARACEAE. 251. — Ambrosinia Bassii L.; Guss. Syn. II p. 594; Cale. p. 23; Parl. ‘FI. It. II p. 232. Gussone solo. LINOSA — ARACEAE, GRAMINACEAE 247 252. — Arisarum vulgare Targ. Tozz.; Guss. Syn. II p. 595; Calc. p. 23; Solla p. 478. Comunissimo dovunque nell’ isola; 4 Mrz. fi. e fr., Apr. fr.1— Gussone, Solla (fr.), Zodda (fi.), Sangermano (Dic. fi.). Dai tuberi si partono dei lunghi rizomi i quali alla loro voita - emettono delle lunghe radici. Questi rizomi e queste radici, a Linosa, si estraggono facilmente dal terreno che dovunque è are- noso e sciolto. 253. — Arum Italicum Mill. ; Solla p. 478. Verso il centro dell’ isola lungo la via, raro e da me non visto altrove; Mrz. foglie! — Solla (il quale non era certo della de- terminazione, fr.), Zodda (alla Pozzolana, inter scopulos, fi.). LII. — GRAMINACEAE. 254, — Phalaris minor Retz.; Solla p. 479. Solla (fi. e fr.), Zodda (in arvis, fi.). 255. — Cynodon Dactylon (L.) Pers.; Guss. Syn. I p. 110; Cale. pi 21. Solo Gussone, il quale però, nel Supplemento al Prodromo p. 20, non l’aveva citato di Linosa. 256, — Andropogon hirtus L.; Solla p. 479. Solla solo (fi.). È possibile che Solla abbia dato questo nome, preso nel senso più lato, alla specie seguente. Se così fosse, l'A. R7r/us sensu stricto andrebbe cancellato dalla Florula di Linosa. 257. — Andropogon pubescens Vis. Rupi del M. Pozzolana di Ponente, raro; 3 Mrz. bocci! — Zodda (fra M. Vulcano e M. di Levante, in praeruptis collium, fi.). 258. — Triplachne nitens (Guss.) Link; Lojac. Esc. p. 26. Agrostis nitens Cale. p. 21. Nelle arene marine; 22 e 24 Apr. fi. e fr.! — Calcara, Zwier- lein (sec. Lojacono), Zodda (Montagna di Levante, in arenis vul- canicis abunde, fi. e fr.). 259. — Polypogon maritimus Willd.; Somm. Piante ined. Luoghi aridi; 25 Apr. fi. e fr.! I miei esemplari, per la forma acuta delle glume, e per avere la pannocchia in parte avvolta daila guaina della foglia supe- 248 LINOSA — GRAMINACEAE riore, sono intermedî fra le varietà aculilorus Guss. e subspa- thaceus (Req.). 260. — Lagurus ovatus L.; Solla p. 479. Solla solo (fi.). 261. — Stipa tortilis Desf.; Guss. Syn. I p. 129; Calc. p. 21; Solla p. 479. Molto comune tanto nel piano quanto in alto; Mrz. fi. e fr., : Apr. fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr.), Zodda (fr.). Calcara ha dimenticato il segno *# per indicare che era stata raccolta da Gussone. Trovasi spesso nana. 262. — Milium multiflorum Cav. Zodda solo (Scoglio di Ponente, in dumetis, fi. e fr.). 263. — Aira Cupaniana Guss.; Guss. Syn. I p. 149; Calc. p. 21; Solla. p. 479; Parl. FI. It. I p. 253. A.*capillaris Guss. Suppl. Prodr.p.M6: Gussone, Solla (var. 7ncer/a Cesati con spighette biaristate, fr.), Zodda (M. Vulcano, fr.). La pianta raccolta a Linosa da Zodda è secondo ogni proba- bilità la stessa ivi raccolta da Gussone e chiamata nel Suppl. al Prodr. Aîra capillaris, e nella Synopsis A. Cupaniana; ed è certamente quella riferita da Solla alla A. Cupaniana var. incerta Ces., poiché anche negli esemplari di Zodda le spighette hanno per la maggior parte due fiori aristati. Tuttavia la pianta di Linosa differisce alquanto dalla descrizione di A. Cupaniana in Gussone per avere i pedicelli delle spighette più lunghi di queste, e per essere le spighette biflore. 264. — Aira Tenorei Guss.; Guss. Syn. I p. 148; Calc. p. 21. Fiorinia pulchella -Parl. Fl. It. I p. 2394. Gussone solo. 265. — Avena barbata Brot.; Solla p. 479. Molto comune in tutta l’ isola; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Solla (fl, e tr)aZoddad(fr.): Trovasi tanto di dimensioni normali quanto nana (5-15 cm.) e pauciflora, talvolta con una spighetta sola. Sembra che, in- dipendentemente dalla statura, vi siano due forme distinte per le dimensioni delle spighette. Nell’una la gluma maggiore mi- sura circa 15 mm. e la glumetta inferiore con la resta 30 mm. LINOSA — GRAMINACEAE 949 Nell’altra la gluma maggiore raggiunge 80 mm. e la glumetta inferiore con la resta 50 mm. Le dimensioni delle spighette non sono sempre in relazione con le dimensioni delle piante, tro- vandosi anche esemplari alti 50 cm. con spighette piccole, ed esemplari nani con spighette grandi. 266. — Trisetum aureum Ten. 7. condensatum Lojac. Esc.. RPAE \ Zwierlein solo (sec. Lojacono). 267. — Melica minuta L. Sulle rupi tra gli arbusti verso Capo Ponente e verso lo Scalo ; Mrz. foglie! — Zodda (Capo Ponente, in dumetis rara, fi. e fr.). 268. — Scleropoa rigida (L.) Griseb. Poa rigida Guss. Suppl. Prodr. p. 22. Sclerochloa rigida Guss. Syn. I p. 94; Calc. p. 21. S. Zwierleinit Lojac. Esc. p. 27. Arene e rupi, frequente; Mrz. fi., Apr. fi. e fr.! — Gussone (var. glaucescens), Zwierlein (nei luoghi erbosi assieme alla Castellia tuberculosa sec. Lojacono), Zodda (M. Vulcano, M. Cal- carella e M. Rosso, fi. e fr.). Calcara ha dimenticato l’ * a in- dicare che fu raccolta da Gussone, e non si sa quindi se egli pure l’abbia trovata. Tutti gli esemplari di Linosa che ho visti appartengono ad una forma stentata, benchè non sempre nana, ad infiorescenza depauperata, stretta, poco o punto ramificata. Questa è certa- mente la forma descritta da Lojacono col nome di S. Zwier- leinti (riferita anche nella Flora analitica alla S. rîgi4a). Gussone indica di Linosa la var. g/aucescens ; però la sua descrizione di questa varietà non si attaglia ai miei esemplari i quali non sono sempre nani, e non hanno la pannocchia conferta e rigida, né il culmo violaceo. Forme depauperate come questa di Linosa trovansi del resto frequentemente anche altrove che a Linosa, insieme alle forme tipiche. 269. — Poa annua L.; Guss. Syn. I p. 96; Calc. p. 21; Parl. FI. It. I p. 349. Molto comune dovunque, nel piano come in alto; Mrz. fi. e fr.! — Gussone. i 270. — Dactylis glomerata L.; Guss. Syn. I p. 90; Cale. p. 21. D. Hisponica Guss. Suppl. Prodr. p. 22. Gussone solo (var. Hispanica [Roth.]). 250 LINOSA — GRAMINACEAE 271.— Lamarckia aurea (L.) Moench; Solla p. 479; Parl. FI. It. I p. 884. Cynosurus aureus Guss. Suppl. Prodr. p. 20. Chrysurus cynosuroiîdes Guss. Syn. I p. 107; Calc. p. 21. Assai frequente; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Solla (fi. e fr.), Zodda (fr.). Calcara ha dimenticato di indicare con un * che era stata trovata da Gussone, quindi in questo come in altri casi simili. non si sa se egli stesso l’abbia raccolta. 272. — Chrysurus echinatus Pal. de Beauv. Cynosurus echi- natus Guss. Syn. I p. 108; Calc. p. 21; Parl. FI. It. I p. 337. Gussone solo. 273. — Koeleria phieoides (Vill.) Pers.; Calc. ue 21; Ross p. 348; Solla p. 479. Comune nei luoghi arenosi; Mrz. fi., Apr. fi. e fr. Me OT Ross (nelle arene vulcaniche, molto grande e rigogliosa), Solla (fi. e fr.), Zodda (fi. e fr.), Sangermano (fi. e fr.). Parte dei miei esemplari ha le spighette glabre e parte le ha pubescenti. Le stesse due forme trovansi fra le piante raccolte da Zodda e da Sangermano. L’ho trovata bene sviluppata, con pannocchia lobata lunga fino 12 cm., come pure spesso l’ho trovata nana. 274. — Avellinia Michelii Parl.; Solla p. 479 ; Lojac. Esc. p. 27. In luoghi arenosi vicino al mare; Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.), Zwierlein (sec. Lojacono), Zodda (M. Vulcano, in aridis collium, fi. e fr.). 275. — Vulpia uniglumis (Sol.) Reichb.; Somm. Piante ined. Luoghi aridi ; Apr. fr.! — Zodda (M. Vulcano e costa di Levante, in dumetis, fi.). 276. — Vulpia myurus (L.?) Gmel. Zodda selo (pressò l’abitato, in arvis, fi. e fr.). 277. — Vulpia ciliata (Pers.) Link; Somm. Piante ined. Qua e là; Mrz. fi., Apr. fr.! — Zodda (fi. e fr.). Spesso nana, non più alta di 1-2 cm. 278. — Bromus tectorum L.; Guss. Syn.I p. 78; Cale. p. 20; Parl:. Fl. It. 1 p. 409; Gussone solo. 279. — Bromus Madritensis L.; Guss. Syn. I p. 78; Calc..p. 21; ParlFl. It. Ip. 406; LINOSA — GRAMINACEAE 251 Qua e là specialmente nelle parti coltivate; Mrz. fi. e fr., Apr. fr.! — Gussone, Zodda (fi.). Ho veduto soltanto la forma a spighette glabre. 280. — Bromus maximus Desf. Zodda solo (costa di Levante, in cultis, fi.). Le piante di Linosa appartengono alla stessa forma di quelle di Lampedusa. 281. — Bromus fasciculatus Pres]; Calc. p.21; Lojac. Esc. p.27. Frequente nel piano e sui colli; Apr. fi. e fr.! — Calcara, Zwierlein (sec. Lojacono), Zodda (fi.). Parte dei miei esemplari ha spighette glabre, parte le ha pubescenti. Tutti quelli di Zodda le hanno glabre. 282. — Lolium rigidum Gaud.; Somm. Piante ined. Raro ; 24 Apr. fi.! 283. — Catapodium loliaceum (Huds.) Link; Solla p. 479. Comunissimo, specialmente nei luoghi arenosi prossimi al mare, con altre piante appressate al suolo come Medicago lito- ralis e Plantago Coronopus ; Mrz. fi. e fr., Apr. fi. e fr.! — Solla (fi. e fr.), Zodda (fi. e fr.). 284. — Catapodium Siculum (Jacq.) Link; Solla p. 479. Solla solo (fi. e fr.). 285. — Castellia tuberculosa (Moris sub Catapodio). C. tuber- culata Tineo Plant. rar. Sic. fasc. 2° p. 18; Calc. p. 20; Ross p. 348; Solla p. 479; Lojac. Esc. p. 28; /Parl. FI. It. I p. 480. Triticum luberculosum Bert. FI. It. VII p. 620. Festuca tuber- culosa Cosson et Durieu de Maisonneuve Flore d’Algérie in Explor. sc. Alg. p. 189. Desmazierea tuberculosa Bonnet et Barr. Catal. rais. des plant. vasc. de la Tunisie p. 482; Battandier et Trabut Flore d’Alger et Catal. des pl. d’Algérie p. 100. Cafapo- dium tuberculosum Fiori e Paol. FI. an. I p. 96. Abbondante nella macchia, dove l’ ho raccolta in molti luoghi dal 22 al 24 Apr. fr.! — Calcara (nelle arene vulcaniche, sec. Tineo loc. cit.), Ross (nella parte orientale dell’ isola), Solla (fi. e fr.), Zwierlein (nelle arene vulcaniche, sec. Lojacono), Zodda (Montagna Rossa, in dumetis, fi. e fr.). — Il dott. Ross l’ha distribuita nel suo Herbarium Siculum, n. 397, col nome di Festuca tuberculosa, raccolta a Linosa da qualche suo corri- spondente nel Maggio del 1003. 252 LINOSA — GRAMINACEAE Gli esemplari più ubertosi, tanto fra i miei, quanto fra quelli di Zodda, giungono ad avere 809 cm. d’altezza, pannocchia con rami allungati e spighette con fino a 12-14 fiori. Pianta con distribuzione geografica assai strana. Nota per molto tempo soltanto di Linosa e dei dintorni di Cagliari in Sardegna, è stata poi trovata in una isoletta della Grecia, in un punto del- l’Algeria occidentale e nelle isole Canarie. L’indicazione di Lam- pedusa, come ho detto a p. 1386, è erronea. 286. — Brachypodium distachyum (L.) Pal. de Beauv.; Guss. Syn. I p. 73; Ross p. 348; Parl. FI. It. I p. 492. Festuca dista- chya Guss. Suppl. Prodr. p. 25. Molto comune dovunque nell’ isola; Mrz. fi. e fr.! — Gussone (è quasi l’unica graminacea che formi pascoli primaverili), Ross, Zodda (fr.). Calcara ha dimenticato questa pianta indicata da Gussone. Si trova sotto forme molto diverse, da quella nana (alta talvolta non più di 1-2 cm.), rigida e ad una sola spighetta (a. 720n0- stachya Guss.) dei luoghi aridi, a quelle di uno sviluppo nor- male. Notevole è una forma che distinguo col nome di: — Var. paradoxum mihi. Planta elata (35-45 cm.) gracilis, culmis numerosis a basi ramosis geniculatis, foliis elongatis flaccidis obscure virentibus, panicula 4-6 stachya, spiculis vix compressis aristis ante an- thesin in penicillam conniventibus. Habitus 2. sy/vatici. Nelle siepi e fra i fichi d’India, fra il Paese e lo Scalo; 4 Mrz. fi.! Questa forma sembra intermedia fra il B. distachyum e il B. sylvaticum. Dal primo differisce per le caratteristiche sopra enumerate, e dal secondo per Ja radice annua, per le guaine e le spighette glabre, per la pannocchia più rigida e non flessuosa. 287. — Hordeum murinum L.; Solla p. 479. Molto comune, specialmente nelle parti coltivate e lungo i viottoli; Mrz. e Apr. fi.! — Solla (fr.), Zodda (fi. e fr.). l Gli esemplari che ho raccolti appartengono alla var. 7720jus Gren. et Godr. = ZH. leporinum Link. 288. — Lepturus incurvatus (L.) Trin.; Solla p. 479; Parl. FI. It. I p. 537. Rottboellia incurvata Guss. Syn. I p. 57; Calc. p. 20. LINOSA — GRAMINACEAE, CONIFERAE, FILICES 253 Frequente in vicinanza del mare; Mrz. foglie, Apr. fi.! — Gussone (il quale però nel Suppl. al Prodr. non lo aveva citato di Linosa), Solla (fi.). GYMNOSPERMAE. LIII. — CONIFERAE. 289. — Juniperus Phoenicea L.; Guss. Syn. II p. 684; Calc. p. 23 et 24; Ross.p. 348; Solla p. 478; Parl. FI. It. IV p. 91; Lojac. Fl. Sic. II pars II p. 402. J. Zycia Guss. Notiz. p. 86. Nella macchia, raro; Mrz. e Apr. fr.! — Gussone, Ross, Solla (fr.). Calcara ha dimenticato il segno * a indicare che era stato raccolto da Gussone. Non si sa quindi se egli pure l’abbia raccolto. PTERIDOPHYTA E. LIV. — FILICES. 290. — Ophioglossum Lusitanicum L. Molto comune nel piano, trovasi anche sulle cime dei monti ; Mrz. spore! — Sangermano (Dic. spore). È particolarmente abbondante nei terreni arenosi non lontani dal mare fra le microfite, insieme alla TesseZlina, alle Riccia ed altre epatiche. . 291. — Notholaena veliea (Ait.) R. Br.; Somm. Piante ined. Sulle rupi del M. di Ponente, e del M. Vulcano, rara; Mrz. e Apr. spore! 292. — Polypodium vulgare L.; Solla p. 479. Sulle rupi ombreggiate in varî punti dell’isola; Mrz. e Apr. spore! — Solla (per lo più secco), Zodda (spore). Tutto il P. vulgare che ho visto di Linosa appartiene alla forma serratuwm Willd, Trovasi del resto tanto con fronde bene sviluppate quanto nano. 254 LINOSA — FILICES, MUSCI 293. — Grammitis leptophylla (L.) Swartz; Solla p. 479. Sulle rupi ombrose, tanto nelle buche delle colate di lava vi- cino al mare, quanto nelle parti più centrali dell’isola, non rara; Mrz. e Apr. spore! — Solla (interamente secca), Zodda (spore). 294, — Asplenium obovatum Viv.; Solla p. 479; Lojac. Esc. p. 28. A. lanceolatum var. obovaltum Ross p. 348. Sulle rupi in varî punti dell’isola; Mrz. e Apr. spore! — Ross, Solla, Zwierlein (sec. Lojacono), Zodda (spore). Trovasi ‘con le fronde bene sviluppate, bipennatosette, lunghe fino oltre 25 cm. e larghe 8-9 cm., e trovasi anche ridotto a piccolissime dimensioni (1-3 cm.) con foglie semplicemente pen- natosette, che quasi somigliano all’A. Trichomanes. BRNO PIENI A Musci. (CI. marchese A. Bottini determinavit). ACROCARPI. 1. — Phascum rectum With; Zodda Briofite Sicule, Contri- buzione prima, in Malpighia XX (1906) p. 94. ! Zodda (sulle rupi del monte Vulcano, fr.). 2. — Gymnostomum calcareum Bryol. Germ. var. muticum Boulay. Sulle rupi, alla Grotta dei Colombi; 2 Mrz. ster.! 3. — Weisia viridula (L.) Hedw. Zona sabbiosa piana vicino ab mare; 1 Mrz. fr.! Var. arenicola Limpr. Peristomii dentes magni in linea -di- visurali conspicua saepe pertusi, vel apice fissi, vel bipartiti. Abbondante nella zona piana sabbiosa vicino al mare, ove 1 Questo lavoro, che contiene alcune briofite raccolte a Linosa dallo stesso Zodda nel 1905, e da Solla nel 1884, manca nella mia bibliografia, essendo posteriore ad essa. tei LINOSA — MUSCI 255 forma talvolta da sola dei tappeti, e trovasi spesso mista ad epatiche; 1 Mrz. fr.! Varietà fin ora sfuggita ai briologi italiani. 4. — Fissidens tamarindifolius (Don. Turn.) Brid. Formae typica et non typicae. Sparsa più o meno per tutta l'isola, dalla zona marina fino in alto, sulle rupi e nella macchia; 1 e 6 Mrz. ster. e fr.! Vedansi le osservazioni a questa specie nella Florula di Lam- pedusa, a p. 159. 5. — Fissidens pusillus Wils. Luoghi ombrosi alla Grotta dei Colombi e sul monte Vulcano; S2Mrz.-fr.l 6. — Pottia intermedia (Turn.) Fùrnr. Questo è il più comune dei muschi nella zona piana di ter- reno sabbioso vicino al mare, dove abbonda e forma spesso degli estesi e fitti tappeti riccamente fruttificati; 1 e 6 Mrz. fr.! 7. — Pottia Wilsoni (Hook.) Br. Eur. Sulle rupi alla Grotta dei Colombi e sul m. Vulcano; 2 Mrz. fr.! Trovata nell’Arcipelago Toscano, in Sardegna, in Corsica e a Nizza. 8. — Pottia Starkeana (Hedw.) C. Mull. Nella zona marina sulla costa Nord; 4 Mrz. fr.! 9. — Pterygoneurum lamellatum (Lindb.) Jur. Monte di Ponente sopra la Pozzolana ; 6 Mrz. fr. ‘perfetto ! Sporadico nell’ Europa nordica e media. Rarissimo in Italia (Trento, Cuneo, Modena). 10. — Didymodon tophaceus (Brid.) Jur. f. acutifolius Boulay. Abbondante sulle rupi alla Grotta dei Colombi; 2 Mrz. fr. giov. ! 11. — Trichostomum crispulum Brucb ? Zodda (esemplari imperfetti, in herb. Martelli). 12. — Trichostomum mutabile Bruch var. densum Br. Eur. Alla Pozzolana e a Capo Ponente; 3 e 6 Mrz. ster. e fr.! 13, — Trichostomum nitidum (Lindb.) Schimp. var. medium Boulay. Zodda (monte di Ponente, in herb. Martelli, ster.). Var. obtusum Boulay. Monte Vulcano ; 2 Mrz. ster.! 256 LINOSA — MUSCI 14, — Trichostomum flavovirens Bruch. Abbondante nei luoghi sabbiosi piani, non lontano dal mare ; 3 e 6 Mrz. ster. e ffr.! Var. nitidocostatum Bott. I primi muschi delle isole Eolie Bull. Soc. Bot. it. 1903; Zodda loc. cit. p. 92. Zodda (sulle rupi, ster.). 15. — Leptobarbula Berica (De Not.) Schimp. Monte Vulcano, qua e là; 2 Mrz. fr.! Specie sporadica e rara in Italia e fuori. 16. — Tortella tortuosa (L.) Limpr. var. fragilifolia Jur. Luoghi pianeggianti della zona marina, dove forma dei tap- peti; 1 Mrz. ster.! i 17. — Barbulia revoluta (Schrad.) Brid. Grotta dei Colombi, rara; 2 Mrz. ster.! 18. — Barbula convoluta Hdw. Luoghi arenosi vicino al mare, insieme a specie di iccza ; ]JiMrz.istera 19. — Tortula atrovirens (Smith) Lindb. Desmalodon atro- virens Zodda |. c. p. 93. i Frequente, raccolta sul monte di Ponente, e sui terreni pia- neggianti della zona marina; 1 e 6 Mrz. fr.! — Zodda (sulle rupi, ster.). 20. -— Tortula muralis (L.) Hedw.; Zodda I. c. p. 93. Sulle rupi molto comune in molte parti dell’isola; 2 e 6 Mrz. ster. e fr.! — Solla (alla bocca di una cisterna, sec. Zodda, an- teridì e fr.), Zodda (in herb. Martelli). 21.— Tortula aestiva P. de B.; Zodda Ll. c. p. 92. Solla (m. Bandiera sul tufo vulcanico, sec. Zodda, anteridiî e fr.). 22. — Tortula marginata (Br. Eur.) Spruce; Zodda I. c. p. 92. Frequente sulle rupi; raccolta alla Grotta dei Colombi e sul monte Vulcano; 2 e 3 Mrz. fr.! -— Solla (alla bocca di una ci- sterna, sec. Zodda, fr.). 23. — Tortula Solmsii (Schimp.) Vent. et Bott.! Alla Pozzolana di Ponente, ivi abbondante; 3 Mrz. fr. giov. ! Bellissima e rara specie, nota soltanto di Algarvia di Madera, dell’isola di San Pietro in Sardegna, dell’isola di Salina, di Mes- sina, Malta e Pantelleria. ENI LINOSA — MUSCI 257 24, — Grimmia pulvinata Smith var. minor Boulay; Zodda 1. Gi P_' 9a : Zodda (sulle rupi, ster.). 25. — Grimmia Lisae De Not. Sulle rupi alla Grotta dei Colombi; 2 Mrz. fr.! — Zodda (in herb. Martelli, fr.) 26. — Entosthodon curvisetus (Schwgr.) C. Mull. Frequente sulle rupi nei luoghi più ombrosi, misto a varie epatiche, in diverse parti dell’isola; 2 e 6 Mrz. fr.! 27. — Entosthodon pallescens Jur. Sulle rupi alla Grotta dei Colombi, raro; 2 Mrz. fr.! Vedansi le osservazioni a questa specie nella Flor. Lampe- dusa p. 161. 28. — Funaria Mediteranea Lindb. var. patula Br. Eur. Alla Grotta dei Colombi; 2 Mrz. fr.! 29. — Funaria dentata Crome. In varî punti dell’ isola; 2-4 Mrz. fr.! 30. — Funaria hygrometrica (L.) Sibth.; Zodda l. c. p. 92. Luoghi arenosi piani, vicino al mare; 1 Mrz. fr.! — Solla (alla bocca di una cisterna, sec. Zodda, fr.). Var. calvescens (Schwaegr.) Br. Eur.; Zodda 1. c. p. 92. Don Luigi Sangermano (fr.), Solla (col tipo alla bocca di una cisterna, sec. Zodda, fr.). i 31. — Funarla convexa Spruce. Zodda (monte Bandiera, in berb. Martelli, fr.). 32. — Bryum torquescens Br. Eur. Monte Vulcano; 2 Mrz. fr. e fi. 8! Forma orthophyllum Bottini Flor. briol. dell’Arcip. toscano p. 184. Sulla costa Nord, raro; 4 Mrz.! fr. e fi. 8! 33. — Bryum Donianum Grev. Pozzolana di Ponente, raro; 3 Mrz. ster ! 34, — Bryum capillare L. Monte Vulcano, raro; 5 Mrz. fr. e fi, 2! Var. flaccidum Br. Eur. Folia usque ad 4 mm. longa! Sulla costa Nord, raro ; 4 Mrz. ster.! 39. — Bryum caespiticium L. var. Kunzei (Hpp. et Hornsch.); Zodda 1. c. p. 91. Secondo Zodda (sulle rupi, con anteridî). SomMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 17 258 LINOSA — MUSCI 36. — Bryum murale Wils.; Zodda 1. ce. p. 91. Solla (alla bocca di una cisterna sec. Zodda, con anteridî). 37. — Bryum atropurpureuin Br. Eur. non Wahl. Varî luoghi, ma non abbondante, nei terreni arenosi vicino al mare e sul m. Vulcano; 1 e 2 Mrz. fr.! Var. dolioloides Solms Laub. Verso il centro dell’isola, alla Grotta dei Colombi; 2 Mrz. fr.! 38. — Bryum Canariense Brid. Qua e là, raccolto sul M. Vulcano, ed in luoghi arenosi presso il mare; 1 e 2 Mrz. fi. 2 e fr.! — Zodda (monte Carcarella, in Herb. Martelli, fi. 9). È la forma dioîca e meno sviluppata di un tipo che com- prende altra forma robusta, sovente (non sempre) erma/ro- dita, cioè il nostro Br. provinciale. Era già noto di Rapallo, di Toscana, di Corsica e di Bari. PLEUROCARPI. 39. — Eurhynchium circinatum Brid. Br. Eur.; Zodda |. c. pool Molto comune in tutta l'isola, specialmente nei luoghi più freschi; 2-6 Mrz. ster. e fr.!— Zodda (in herb. Martelli, ster.). Forma attenuatum Boulay. M. Vulcano; 2 Mrz. ster.! Var. nov. myosuroideum. Tenellum: formis minoribus Eurhynchii myosuroîdis facie persimile. Surculi erecti, den- droides ramosi, ramis et ramulis in unum sensum curvatis, apice attenuatis haud circinatis. Folia ramulina minus dense imbricata, longius acuminata, parte superiore patentia vel sub- patula. Bottini. Punta di Levante; 3 Mrz. fi. f! Varietà nuova, molto spiccata e singolare. 40. — Rhynchostegium tenellum (Dicks.) Br. Eur. Alla Pozzolana; 3 Mrz. fr.! LINOSA — HEPATICAE 259 Hepaticae. (CI. Caro Massalongo determinavit). 41. — Gongylanthus ericetorum (Raddi) Nees. Luoghi sabbiosi bassi, sotto il monte di Ponente; 3 Mrz. ster. ! 42. — Fossombronia angulosa Raddi. Comunissima in tutta l’isola, specialmente nei luoghi pianeg- gianti sabbiosi, con altre epatiche, nei luoghi dove crescono l’Ophioglossum Lusitanicum ed altre microfite; Mrz. ster. e fr.! 43. — Fossombronia caespitiformis De Not. Alla Pozzolana di Ponente e alla Grotta dei Colombi ; Mrz. fr.! 44, — Fossombronia pusilla Du Mort. Abbondante in varie parti dell’isola, specialmente nei luoghi bassi sabbiosi; Mrz. fr.! 45. — Fossombronia cristata Lindb. Alla base del monte di Ponente, nel suolo sabbioso; 6 Mrz. fr. giov.! 46. — Lunularia cruciata (L.) Du Mort. Lunu!laria vulgaris Zodda Briof. Sic. I in Malpigh. XX p. 94. Frequente specialmente nei luoghi ombrosi più freschi; Mrz. piante gemmifere! — Solla (sul tufo di monte Bandiera, sec. Zodda), Zodda (ster. in herb. Martelli). 47. — Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi; Zodda 1. c. p. 94. Solla (sul tufo di m. Bandiera, sec. Zodda). 48. — Cievea Rousseliana (Mont.) Leito. Bella ed abbondante sulle rupi esposte a N., nel luogo detto Grotta dei Colombi, dove crescono pure rigogliose la Targionia, la Corsinia, l’Entosthodon curvisetus ed altre briofite; trovata pure in piccola quantità sul monte di Ponente; 2 e 6 Mrz. fr.! Questa interessante Marcanziàcea, scoperta in Algeria dal Rous- sel, si conosce inoltre soltanto di Palermo, dove fu trovata per la prima volta in Europa dal D.r Lanza, di Acireale, dove l’ha raccolta il D." Zodda, e di Corfù. 49. — Targionia hypophylla L. ex Micheli; Zodda I. c. p. 94. Comunissima sulle rupi ombrose dei monti, trovasi anche nel piano; fr. Mrz.! — Solla (tufi del monte Bandiera, sec. Zodda). 260 LINOSA — HEPATICAE, LICHENES 50. — Corsinia marchantioides Raddi. Comune nei luoghi ombrosi freschi, particolarmente abbon- dante sulle rupi ombrose del luogo detto Grotta dei Colombi; Mez: ri 51. — Tessellina pyramidata Du Mort. Abbondante, mista alle Riccia ed altre epatiche nei luoghi piani sabbiosi; l’ho trovata pure sul monte Vulcano; Mrz.! 52. — Riccia glauca L. Monte di Ponente; 6 Mrz.! 53. — Riccia insularis Levier. Abbondante nei luoghi bassi sabbiosi, insieme ad altre epa- tiche, in terreno da microflora; Mrz.! 54. — Riccia nigrella DC. Luoghi pianeggianti sabbiosi, rara; 1° Mrz.! 55. — Anthoceros levis L. i Frequente insieme ad altre epatiche, specialmente nei luoghi bassi sabbiosi, dove crescono l’ Ophioglossum Lusitanicum ed altre microfite; Mrz. ster. e fr. immat.! LICHENES.. (CI. A. Jatta determinavit). 1. — Usnea Soleirolii Duf. Bryopogon arenarium Fr. in Ross p. 349. Ross (colla Roccella phycopsis, ma meno comune). 2. — Evernia Prunastri Ach. Univ. p. 442; Jatta Syll. p. 60; Albo, I primi licheni di Linosa e di Lampedusa p. 43. * Zodda (sui tronchi). 3. — Ramalina Arabum Nyl'; Jatta Syll. p. 62 ; Albo Il. c. p. 43. Alectoria sarmentosa var. crinalis Fr. in Solla Phytobiol. Beob. p. 430? Abbondante sulle rocce; Mrz., Apr.! — Solla?, Zodda (sulle rupi). 1 Vedi la nota a p. 163 nella Florula di Lampedusa. LINOSA — LICHENES 261 La Alectoria sarmentosa Ach. var. crinalis Fr. essendo un lichene che viene sulle conifere d’alto fusto nelle selve del- l’Italia settentrionale, e non potendo quindi trovarsi a Linosa, è probabile che la citazione di Solla debba riferirsi alla Rama- lina Arabum Nyl., che, per la forma esterna del tallo, può con- fondersi con essa: 4. — Ramalina fraxinea Ach. Univ. p. 602 ; Jatta Syll. p. 64; Albo p. 44. Zodda (Albo |. c. dice « ad rupes » ; ma é specie che cresce sui tronchi). y 5. — Ramalina digitellata Nyl]. in Bot. Soc. Broter. VI p. 211; Albo p. 42. et 44. Sulla terra nella macchia; Mrz.! — Zodda (sulle Pupi). Questa specie, nuova per l’Italia, era finora nota soltanto delle coste del Portogallo e dell’isola di San Thomé. 6. — Ramalina Duriaei De Not. ; Jatta Syll. p. 66. /è. polli naria Ach. var. Duriaei De Not. in Solla p. 480; Albo p. 44. Invade il tronco e i rami degli arbusti morenti; Mrz.! — Solla, Zodda (sul legno; Albo l. c. dice certo erroneamete che cresce anche sulle rupi, probabilmente per aver confuso la sta- zione di questa specie con quella della specie seguente). 7. — Ramalina Bourgaeana (Mtg.) Nyl.; Jatta Syll. p. 67. B. maciformis Del. in Solla p. 480; Albo p. 42 et 44. Negli anfratti delle rupi; Mrz.! — Solla, Zodda (Albo I. cit. dice per errore sul legno, poiché questa specie è essenzialmente sassicola). Specie nuova per la Sicilia (Albo 1. cit.). 8. — Cladonia pungens irb.; Jatta Syll. p. 93; Albo p. 44. Sulla terra nella macchia; Mrz.! — Zodda (sulla terra). 9. — Cladonia muricata Del. in Dub. Bot. Gall. p. 662; Jatta Syll. p. 93; Albo p. 44. Zodda (sulla terra). 10. — Cladonia pyxidata fr. Monte Vulcano, sulla terra; Mrz.! 11. — Roccella tinctoria DC.; Solla p. 480; Jatta Syll. p. 71; Albo p. 44. Abbondante sulle rupi; Mrz., Apr.! — Solla, Zodda (sulle rupi). 262 LINOSA — LICHENES 12. — Roccella phycopsis Ach.; Ross, Eine bot. Excurs. p. 348; Jatta Syll..p. 71. Sulle rupi; Mrz.! — Ross (molto comune sulla lava nuda). 13. — Roccella pygmaea Mtg. Alg. p. 266; Jatta Syll. p. 71; Albo p. 42 et 44. Zodda (sulle rupi). Specie nuova per la Sicilia (Albo 1. cit.). 14. — Parmelia perlata L. var. ciliata Schaer. /mbricaria perlata var. ciliala Schaer. in Solla p. 480. Solla. 15. — Physcia steliaris (Ach.) Fr. var. leptalea (Ach.) Th. Fr. Scand. p. 140; Jatta Syll. p. 141. Parmetlia stellaris var. adscen- dens **leptalea Albo p. 44. Zedda (sulle rupi). 16. — Physcia setosa (Ach.) Nyl.; Jatta Syll. p. 142. Par- melia setosa Albo p. 42 et 44. Zodda (sulle rupi). Specie nuova per la Sicilia (Albo 1. c.). in Solla p. 480. Il tipo raccolto da Solla solo. Var. ectanea Nyl.; Jatta Syll. p. 149; Aibo p. 44. Abbondante sulle rocce anche le più nude su cui non cresce altra pianta: Mrz.! — Zodda (sulle rupi). Col suo tallo di un arancione intenso, che fa un bel contrasto col colore nero delle rocce vulcaniche a cui aderisce, questa varietà, che trovasi in tutte le parti dell’isola, forma un tratto caratteristico del paesaggio botanico. Var. aureola Fr.; Solla p. 480; Jatta SylI. p. 149; Albo p. 44. Sulle scorze; Mrz.! — Solla, Zodda (sulle rupi). 18. — Thelioschistes villosus (Dub.) Norm. ; Plyscia villosa Dub. in Solla p. 480. Solla. i 19. — Lecanora crassa Ach. var. caespitosa Schaer. Spic. p. 452; Jatta Sylt. p. 175; Albo p. 44. Zodda (sulla terra). 20. — Lecanora dispersa (Pers.) Krb.; Jatta Syll. p. 186; Albo p. 44. Zodda (sulle rupi). vere n LINOSA — LICHENES 263 21. — Lecanora albella Ach. Univ. p. 369; Jatta Syll. p. 194; Albo p. 44. Zodda (sul legno). 22. — Lecanora Hageni Ach. var. lithophila (Wllr.) Krb. Prg. p. 80; Jatta Syll. p. 196; Albo p. 44. Zodda (sulle rupi). 23. — Lecanora pallescens Schaer. var. Parella Fr. L. E. p. 133; Jatta Syll. p. 209; Albo p. 44. Ochrolechia pallescens var. Parella (Fr.) Krb. in Solla p. 480. Solla, Zodda (sulle rupi). 24. — Lecanora calcarea Smrf. var. viridescens (Mass.) Krb. Pre. p. 95; Jatta-Syll. p. 214; Albo p. 45. Zodda (sulle rupi). Ù I 25. — Caloplaca aurantiaca Lgthf. var. salicina (Schrad.) Mass. Blast. p. 77; Jatta Syll. p. 248; Albo p. 45. Zodda (sui tronchi). 26. — Caloplaca cerina (Ehr.) Th. Fr. var. Ehrarti Krb. Syst. p.. 127; Jatta Syll. p. 253; Albo p. 45. Zodda (su varî tronchi). 27. — Caloplaca subsimilis Th. Fr. Scand. p. 189; Jatta Syll. p. 257; Albo p. 45. Zodda (sulle rupi). 28. — Rinodina exigua Mass. £. exigua var. pyrina Solla p. 480. Solla. 29. — Rinodina atrocinerea (Dcks.) Krb. Syst. p. 125; Jatta Syll. p. 273; Albo p. 42 et 45. Zodda (sulle rupi). Specie nuova per la Sicilia (Albo 1. c.). 30. — Dirina Ceratoniae Fr.; Solla p. 480. Solla. 31. — Lecidea contigua Hoffm.; Solla p. 480. Solla. 32. — Lecidea sabuletorum F]k. Berl. May. 1808 p. 309; Jatta Syll. p. 348; Albo p. 45. Sulle rocce; Mrz.! — Zodda (sulle rupi). 33. — Lecidea viridans Fw. in FI. 1828 p. 697; Jatta Syll. p. 348; Albo p. 43 et 45. 264 LINOSA — LICHENES, ALGAE Zodda (sulle rupi). Specie nuova per la Sicilia (Albo 1. c.). 34. — Buellia canescens (Dcks.) De Not. Fram. p. 197; Jatta Syll. p. 385; Albo p. 45. Diploîcia epigaea var. effigurata Solla p. 480. Frequente sulle rocce; Mrz.! — Solla, Zodda (sulle rupi). 35. — Buellia leptoclinis (Fw.) Krb. Syst. p. 225; Jatta Syll. p. 389; Albo p. 45. Zodda (sulle rupi). 36. — Buellia spuria Krb. var. lactea Mass. Sch. cr. p. 153; Jatta Syll. p. 390; Albo p. 46. Zodda (sulle rupi). 37. — Diplotomma porphyricum Arnd. Sulle rocce ; Mrz.! 38. — Diplotomma alboatrum (Hoffm.) Krb. var. corticola Schaer. En. p. 122; Jatta Syll. p. 425; Albo p. 46. Zodda (sul legno). ALGAEK. ! (CI. A. Borzì determinavit). I. — Amphiroa cryptarthrodia Zanard. corall. p. 21. Mrz. 1906! 2. — Amphiroa rigida Lamour. polyp. flex. p. 297. Mrz.! 3. — Aphanocapsa membranacea Rabh. FI. Eur. Alg. aqu. dulce. II p. 49. Sulla spiaggia; Mrz.! 4, — Brachytrichia maculans Gomt. in Johs. Sugli scogli marini; Mrz.! Oss. — Tutti gli esemplari osservati erano contraddistinti da fronde piane, crostacee, aderenti fortemente al substrato e co- 1 Trabucco (L’is. di Linosa ecc. p. 8) dà un piccolo elenco di al- ghe marine tolte dal. lavoro di Solla; ma avendo sbagliato nota, come per gli insetti, attribuisce a Linosa le alghe di Lampedusa. LINOSA — ALGAE 265 stituenti delle macchie tenuissime di color nericcio, a contorno sinuoso irregolare. Per tali caratteri l’alga va riferita senza dubbio alla specie descritta dal Gomont, nel lavoro succitato, col nome di 2. maculans. Però io dubito che questa forma possa considerarsi come distinta dalla B. Ba/ani Born. et FI., specie abbastanza diffusa sugli scogli e sui gusci delle conchiglie sulle coste dell'Atlantico e nel Mediterraneo, poiché in quest’ ultima forma, anche le fronde allo stadio giovanile, assumono un aspetto crostiforme e aderiscono al substrato, mentre più tardi, com'è noto, divengono spesse, carnose e nostociformi. Checché ne sia, importante è il fatto che la B. macwlans è stata finora rinve- nuta nei mari del Siam in Asia. Tale specie deve essere anche abbastanza comune sulle coste della Sicilia. Il sig. Antonio Ricco- bono ne raccoglieva dei saggi sulle rupi marittime dello Scoglio dei Ciclopi, presso Catania, nella primavera del 1903. 5. — Bryopsis piumosa Ae. ; Solla Auf einer Excurs. n, d. pelag. Inseln gesammelte Meeresalgen p. 7. Solla (sulle pietre alla superficie). 6. — Calothrix crustacea Thr. Notes Als. I, p. 13-16, tab. IV. Sui gusci delle patelle; Mrz.! 7. — Ceramium ciliatum Ducl.; Solla p. 5. Solla (sulla costa meridionale, alla superficie, non raro). 8. — Ceramium flabelligerum J. Ag. advers. p. 27. NErZ.! .9. — Cladophora albida Kuetz. ph. germ. p. 240. Mrz.! 10. — Cystoseira abrotanifolia Ag. sp. alg. p. 63. Mrz.! Il. — Cystoseira amentacea Bory; Solla p. 6. Solla (sugli scogli di lava nelle piccole insenature della costa occidentale, vicino alla superficie, non rara). 12. — Cystoseira concatenata Mont. fl. alg. p. 15. Mrz.! 13. — Cystoseira discors Ag. sp. alg. p. 62. Mrz.! | 14. — Dasycladus clavaeformis Ag. sp. alg. p. 16. Mrz.! 15. — Dictyota fasciola Lamour. in Journ. d. bot. 1809; Solla p. 6. 266 LINOSA — ALGAE Mrz.! — Solla (costa meridionale, non rara). 16, — Enteromorpha compressa Grev.; Solla p. 6. Solla (sulla costa O. sotto Vulcano di Ponente, e più raro sulla costa S., nuotante alla superficie con Viva, Lactuca). 17. — Enteromorpha intestinalis Link sp. in FI. ph. Berol. p. 5. Mrz.; stato giovanile ! 18. — Gastroclonium Salicornia Kuetz.; Solla pifi. Solla (sugli scogli della costa meridionale, ad un braccio di profondità, raro). 19, — Gelidium capiliaceum Kueitz.; Solla p. 5. Solla (sulla costa meridionale, vicino alla superficie, frequente). 20. — Gigartina acicuiaris Lamour. ess. p. 48. Mrz.! 21.-— Halimeda Tuna Lamour. exp. m. p. 27. Mrz.! 22. — Haliseris polypodioides Ag. sp. p. 142. Mrz.! Var. microphylia Vin. not. alg. p. 42. Mez. 23. — Hydroclathrus sinuosus Zan.; Solla p. 6. Solla (sugli scogli della punta S. O., ad una discreta prolon- dità, non frequente). 24, — Jania rubens Lamour. polyp. flex. p. 272. Mrz.! 25. — Laurencia obtusa Lamour. ess. p. 42; Solla p. 6. Mrz.! — Solla (allo Scalo nuovo sulla costa di ponente, non lontano dalla superficie, non rara). 26. — Laurencia papiliosa Grev. alig. brit. 1830. Mrz.! 27. — Melobesia sp. Solla p. 6. Solla (sulle Cystose?ra). 28. —- Nodularia Harveyana Thr. in Ann. Sc. nat. VI sér. I 378. Sulla spiaggia; Mrz.! 29. — Padina Pavonia Gaillon. dict. d’' H. N. LIII[ p. 371; solla p. 6. i p. Mrz.! — Solla (sugli scogli della costa meridionale, a diverse profondità, non rara). LINOSA — ALGAE 267 30. — Phyllosiphon Arisari Kuhn; Ross Eine bot. Exc. p. 349. Ross (parassita sulle foglie dell’Arisarum vulgare). 31. — Polysiphonia opaca Zan.; Solla p. 6. Solla (sulla costa meridionale, ad un braccio di profondità, meno rara della P. sertularioides). 32. — Polysiphonia sertularioides J. Ac.; Solla p. 6. Solla (sugli scogli della costa meridionale, ad un braccio di profondità, piuttosto rara). 33. — Porphyra leucosticta Thur. in Le Jol.; Solla p. 5. Solla (sugli scogli della costa meridionale, alla superficie). 34. — Sphacelaria scoparia Lyngb. hydr. dan. p. 104. Mrz.! 35. — Ulva Lactuca L. sp. pl. II p. 1163; Solla p. 6. Mrz.! — Solla (scogli della costa meridionale, vicino alla su- perficie). 35. — Valonia utricularis Ag. ; Solla p. 7. Solla (sulla costa meridionale, alla profondità di un braccio, rara). 37. — Zoddaea viridis Borzi Nuova Notarisia Serie XVII Gennaio 1906. Zodda sulle rupi vulcaniche umide. Genere nuovo di cloroficee, scoperto a Linosa nell’Aprile del 1905 dal dott. Zodda, e dal prof. Borzi dedicato al suo scuo- pritore. RUNGLT 1 (CI. P. A. Saccardo determinavit). I. — Melaspilea opegraphoides Nyl. Sui rami di Perzploca levigata ; Mrz.! 2. — Stropharia merdaria Fr. Sul Monte Vulcano; Mrz.! 3. — Uromyces Pisi (Pers.) De Bary. St. pycnid.: Acidiolum eranthemalicum Ung. Sulla Euphorbia Terracina; Mrz.! 1 Mi fu detto dagli abitanti di Linosa che d’inverno si trovavano dei funghi mangerecci, e che funghi velenosi non vi erano. LAMPIONE e ——_ Questa isoletta, dove non mi fu possibile andare neppure que- st'anno a causa del tempo burrascoso, ma che dall’alto di Capo Ponente ho vista disegnarsi come una sottile lineetta all’oriz- zonte, ci è descritta dallo Smyth (p. xxxv e 289) e da Gussone (Notizie p. 80-81). Calcara non potè visitarla « sendo essa per la sua piccolezza inabitata, e reso a un tempo consapevole che le regole sanitarie ne proibiscono l’ approdo ». Sanvisente ne dice solo poche parole, perchè neppure lui potè andarvi « onde non assoggettare a quarantena le altre due isole ». Lampione (Lat. N. 85° 33’, Long. O. di Roma 0°8') é situato a Ponente di Lampedusa, e ne è distante Km. 17, 5. È la più pic- cola delle Pelagie, avendo incirca un diametro massimo, da N. a S., di 250”, un diametro minimo da E. a O. di 100”, un perimetro di 700" ed un’area di Kmq. 0,03. * In passato venne chiamato Scola, Schola o Scolla, nomi coi quali lo vediamo segnato presso a Lampedusa sulla maggior parte degli antichi portolani. Secondo Gussone gli furono dati pure i nomi di Fanale e di Scoglio de’ Scolari. D’ Avezac (Iles de l’Afrique p. 119), contrariamente all'opinione generale, crede che il nome di Athusa si applicasse a Lampione anzichè a Linosa. Ha forma quasi triangolare. La sua superficie è un piano in- clinato che dal lato maggiore del triangolo che guarda Ponente, e dove raggiunge le altezze di 33 e 36 m., va gradatamente abbassandosi verso Levante dove forma una punta bassa, molto ! Indicazioni favoritemi dal prof. Attilio Mori dell’ Istituto geo- grafico militare. LAMPIONE 269 frequentata, al dire del Cap. Smyth, dalle foche, e che si prolunga sott'acqua in bassi fondi. Meno che verso questa punta, la costa è formata da dirupi quasi verticali. Vi si trovano traccie di abita- zioni antiche cuoprenti uno spazio di 60 piedi, nelle quali lo Smyth trovò ancora una volta ben conservata con intonaco co- lorato, e resti di pavimento tessellato in marmo, di epoca romana. La formazione geologica di Lampione è identica a quella di Lampedusa; gli strati e banchi delle due isole sono perfetta- mente corrispondenti, ed il canale che le separa non oltrepassa la profondità massima di 85 m.,* cosicché si deve supporre che fossero una volta unite. Le corrosioni del mare devono lenta- mente ma continuamente diminuirne la superficie, la quale pro- babilmente anche in tempi storici, quando Lampione fu abitato, era notevolmente maggiore di oggi, poichè male si spiegherebbe che in un isolotto così piccolo :si costruissero edifizî a volta con pavimento di marmo. Il prof. Giglioli che ha visitato Lampione due volte, nel luglio 1882 e nell’agosto 1890, mi dice di avervi trovato abbon- dante un falco, Z7ypotriorchis Eleonorae (Gené) ed un palmi- pede, il Pu/finus Kuhliî (Boie), e, cosa strana, la comune lucer- tola, Podarcis muralis (Laur.), che manca a Lampedusa. Gussone, il solo botanico che abbia visitato Lampione, vi stette poche ore il. 15 agosto 1828. Egli scrive (Notizie p. 87) che le piante fanerogame di Lampione non oltrepassano le 20 specie. pela sua Synopsis non ho trovato indicato che le seguenti ll: Capparis rupestris Gussone Syn. II p. 8 Lavatera arborea Gussone Notiz. p. 87 et Syn. II p. 229. ' Mesembryanthemum nodiflorum Syn. I p. 554. 1 Mediterranean, Sardinia to Malta including Sicily; compiled from the latest British and foreign government Surveys. London, 19 Ag. 1880, published under the superintendence of Cap. F. J. Evans. ? Nella Flora analitica, vol. II p. 330, Fiori cita la Statice Panormi- tana Tod. per Lampione, come raccolta da Pasquale. Questi però non fu mai a Lampione, e soltanto distribuì alcune delle piante raccolte da Gussone e conservate a Napoli. Nell’erbario centrale di Firenze non trovasi alcun esemplare corrispondente alla citazione del Fiori. 270 LAMPIONE Daucus rupestris Syn. I p. 335. Statice albida Syn. I p. 369.‘ Arthrocnemum glaucum Syn. I p. 7 (sub Salicornia macro- stachya). Obione portulacoides Syn. II p. 588 (sub Atriplice). Atriplex Halimus Syn. II p. 587. ? Allium Ampeloprasum var. commutatum Syn. I p. 392 (sub A. rotundo). * Dactylis glomerata var. Hispanica Syn. I p. 90. ‘Lepturus incurvatus Syn. I p. 57 (sub £o%boellia). È certo che anche il numero di 20 assegnato da Gussone a Lampione, è molto inferiore al numero di fanerogame che questo isolotto alberga, poichè nel mese di agosto, epoca della visita di Gussone, di non poche piante invernali e primaverili non esi- stono più traccie riconoscibif. Il prof. Giglioli che vi fu pure neila stagione estiva, mi dice che vi trovò la vegetazione intera- ‘mente bruciata dal calore e dall’aridità. Sull’isolotto dei Conigli presso Lampedusa, che ha una superficie di poco superiore a quella di Lampione (Kmq. 0,04), in meno di un'ora di erborazione in marzo, abbiamo raccolto 75 fanerogame. 1 Specie indicata da Gussone per Lampione soltanto, e che io unisco alla S. dellidifolia sotto il nome di S. psiloclada Boiss. Vedasi quello . che ho detto in proposito nella Florula di Lampedusa, a p. 134. ? La medesima forma che a Lampedusa. ® Come ho detto nella Florula di Lampedusa a p. 146, Gussone nella Florula Inarimensis ha riferito all’A. commutatum tutto ciò che egli nella Syn. FI. Sic. aveva chiamato A. rotundum. Aggiunte alla Florula di Lampedusa Gli invii di piante fattimi dalla guardia campestre di Lampe- dusa Martorana, dopo che era già stampata la mia Florula, la pubblicazione recente di un volume della Flora Sicula e delle « Ad- denda et emendanda » di Lojacono, ed alcune citazioni di piante Lopadusane che mi erano sfuggite, mi obbligano a pubblicare queste « Aggiunte ». Importante era specialmente che venissero premesse alla seguente tabella le 6 specie di cui viene ad ar- ricchirsi la Florula di Lampedusa, onde giustificare la loro ci- tazione nella tabella stessa. Il totale delle specie vascolari di Lampedusa viene così por- tato a 464. Dopo 158 si inserisca: 1) — Ammi majus L. A. în/ermediim Lojacono Add. et em. ad FI. Sic. in Malpighia XX p. 294. Lojacono loc. cit. dice che Calcara ha raccolto a Lampedusa l'A. intermedium DC., che io considero come semplice varietà dell'A. majus. Calcara nella sua Florula non ne aveva fatto menzione. A 187 Conyza ambigua DC. si aggiunga : Questa specie che fin’ora era stata indicata di Lampedusa da Calcara soltanto, mi è stata mandata in Gennaio 1907 da Mar- torana, in fiore e in frutto. Dopo 221 si inserisca : 2) — Centaurea acaulis L. Me ne è stato mandato da Martorana un esemplare in boccio, raccolto il 10 di Marzo 1907. Questa bella specie non era ancora stata indicata per l’ Eu- ropa. Essa è comune in tutta la Tunisia dove dalle sue radici sì estrae un colore giallo adoprato dai tintori. Trovasi pure in Algeria (Bonnet et Barratte Catal. rais. d. pl. de la Tunisie 272 AGGIUNTE ALLA FLORULA DI LAMPEDUSA p. 246 e 509). — Martorana, rispondendo alle mie domande, mi informa che cresce in campi di grano, dove però è rara assai, e che ha fatto la sua comparsa a Lampedusa soltanto da una diecina di anni. Si tratterebbe dunque di una specie di nuova introduzione, destinata forse a sparire, forse invece ad esten- dersi ed a conquistare definitivamente questo territorio. Dopo 261 si inserisca: — Fraxinus Ornus L.;'Tanf. in Parl. FI. It. VIII p. 166. | Tanfani, nella Flora Italiana, cita questa specie di Lampedusa sulla autorità di Bertoloni. Ciò deriva da un.errore di lettura. o di trascrizione, poichè nè Bertoloni nè altri fa menzione al- cuna di Fraxinus per Lampedusa. A 269 Convolvulus althaeoides si aggiunga: Lojacono FI. Sic. II pars II p. 95 istituisce una varietà g/a- berrimus del Convolvulus: Ialicus, che dice crescere anche a Lampedusa (non dice da chi raccolta). Fra i miei esemplari del C. althaeoîdes, che come ho detto appartengono tutti alla forma Italicus, non trovasi la varietà descritta da Lojacono. Dopo 279 si inserisca : — Echium vulgare Car. in Parl. FI. It. VI p. 928. ‘Caruel, nella Flora Italiana, cita questa specie come raccolta in Lampedusa dall’ Ajuti. Ma deve essere incorso in errore come per Linosa, poiché tutti gli esemplari di ZEchium raccolti a Lampedusa dall’Ajuti, che si conservano nell’ Erbario Centrale, appartengono all’£. confusum De Coincy. Dopo 282 si inserisca : È 3) — Heliotropium Eichwaldi Steud. L’ho ricevuto da Martorana nel Gennaio del 1907, in fiore e in frutto. Questi esemplari di Lampedusa sono conformi a quelli di Linosa. A 284 Lyciwm Europaeuvm si aggiunga: Lojacono Fi. Sic. IF pars II p. 103 crede che il Lycium di Lampedusa, come quelli di Linosa e di Pantelleria, possa riferirsi AGGIUNTE ALLA FLORULA DI LAMPEDUSA 73 al L. intricatum Boiss. Tuttavia cita per Lampedusa anche il L. Europaetm, ma dubitativamente. Dopo 302 si inserisca : — Satureja Acinos Scheele; Car. in Parl. FI. It. VI p. 142. Questa specie è indicata da Caruel nella Flora Italiana come raccolta in Lampedusa da Calcara. Mi era sfuggita perchè non è citata da aitri. Ho verificato che se ne trova effettivamente un piccolo esemplare nell’ Erbario Centrale di Firenze. Sull’etichetta originariamente era scritto soltanto « Lampedusa, Calcara » — «avuta da Calcara in Luglio 1848 ». Questa specie fu mandata evidentemente indeterminata, poichè il nome Calaminiha arven- sîs è scritto posteriormente di pugno di Caruel. Sembra strano che Tineo, il quale studiò le piante di Calcara, non l’avesse deter- minata e che quindi non figuri nella Florula di Calcara. Il pro- fessore Borzi m’informa che negli erbarì di Palermo non tro- vasi aleun rappresentante di questa specie di Lampedusa. Si può dunque avere fondati dubbî sulla provenienza di questo esemplare. Tali dubbî crescono pensando che questa specie non è indicata di Tunisia, e che Gussone la cita soltanto di località elevate della Sicilia dove anzi, secondo Lojacono FI. Sic., non esiste affatto ed è rappresentata soltanto nelle regioni montuose da specie vicarianti. Per questo la escludo dalla numerazione. A 319 Sfatice pstloclada sì aggiunga : Lojacono FI. Sic. II pars II p. 18, oltre alla S. psiloclada var. albida, cita per Lampedusa una sua nuova varietà spgihulae- folia di questa specie. i A 329 Obione portulacoides si aggiunga: Lojacono FI. Sic. II pars II p. 279 riferisce dubitativamente alla Obione glauca Moq. Tand. la pianta di Lampedusa che Gussone aveva chiamata Obione portulacoides. In conseguenza però Lojacono avrebbe dovuto sopprimere la citazione di Lam- pedusa per quest'ultima specie. A 331 Afriplex Halimus si aggiunga: Lojacono FI. Sic. II pars II p. 280 cita per Lampedusa, oltre alla A. Halimus, anche la A. halimoides Tineo = A. Halimus L. var. verruculosa Guss., senza dire da chi fu raccolta. SoMMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 18 274 AGGIUNTE ALLA FLORULA DI LAMPEDUSA Dopo 333 si inserisca: 4) — Chenopodium olidum Curt. Ricevuto da Martorana in Gennaio 1907, sole foglie. A 337 Salsola Tragus sì aggiunga: Ricevuta in fiore in Gennaio 1907 da Martorana. Lojacone FI. Sic. II pars II p. 271-2 cita per Lampedusa le forme glabra e hirta della Salsola controversa Tod., la quale rientra nella S. Tragus L. sensu lato. A 345 Parietaria Cretica si aggiunga : ‘ Lojacono FI. Sic. II pars II p. 853 descrive una varietà thy- moîdes della P. Cretica, caratterizzata da « foliis minutissimis » che dice trovarsi anche a Lampedusa ed a Linosa. In « Una Escurs.-ecc. » non citava affatto la P. Cretica per Lampedusa. Dopo 344 si inserisca : 5) — Parietaria Lusitanica L.; Lojacono FI. Sic. II pars II p. 353. Lojacono nella Flora Sicula cita questa specie per Lampedusa, come ‘da lui trovata nel Vallone dell’ Imbriacola. In « Una Escurs. ecc. » aveva citato soltanto la P. diffusa. Dopo 361 si inserisca: 6) — Chrozophora tinctoria (L.) A. de Juss.. Ricevuta da Martorana in fiore e in frutto in Gennaio 1907. A: 361 Mercurialis annua si aggiunga : Di questa specie ho ricevuto da Martorana la var. ambigua (L.) raccolta in fiore e in frutto in Gennaio 1907. A 392 Triglochin Barrelierî si aggiunga : Questa specie che non era più stata raccolta a Lampedusa dal tempo-di Gussone in poi, mi è stata mandata da Martorana il quale la raccolse in abbondanza, in fiori e frutti, il 10 Marzo 1907. PROSPETTO DELLE FLORULE DI LAMPEDUSA E DI LINOSA con indicazione delle specie di queste isole che trovansi IN Pantelleria, Malta, Sicilia e Tunisia AVVERTENZE. Nel seguente prospetto sono riportate tutte le specie delle due precedenti Florule, comprese le aggiunte (p. 271-274). Nelle due prime colonne è indicata con una linea la presenza delle singole specie a Lampedusa e a Linosa. Nelle colonne seguenti è indicato se quelle specie si trovano rispettivamente a Pantel- leria, nelle Isole Maltesi, in Sicilia ed in Tunisia. Le fonti consultate per Pantelleria sono indicate nella mia nota sulla Florula di quell’ isola. * Per la fiora dell’ Isole Maltesi ho consultato i seguenti lavori : Zerapha Stefano, #/orae Melitensis thesaurus, sive plantarum enumeratio, quae in Melitae Gaulosque insulis aut indigenae aut vulgatissimae occurrunt, etc. Malta, fasciculus I, 1827. Fasciculus alter 1851. J. C. Grech Delicata, Flora Melitensis. Malta, 1853. Gulia Gavino, Stirps Compositarum florulae Melitensis. Bull. Soc. bot. de France. Paris, 1869, p. 2539-54. Gulia Gavino, Maltese botany. In varî Numeri del giornale di Malta « Il Barth ». J. F. Duthie, Notes on the Flora of Malta and Gozo. Journal of Bo- tany, 1872. J. F. Duthie, On the botany of the Maltese islands in 1874. Journal of Botany, 1874 e 1875. J. Daveau, Excursion à Malte et en Cyrénaique. Bullet. Soc, botan. Erg 19060. =s SOMMIRR, Materiali per una Florula di Pantelleria. Bull. Soc. bot. it., 1907, p. 48-60. 276 AVVERTENZE AL PROSPETTO E. Armitage, Appunti sulla flora dell’isola di Malta. Nuovo Giorn. bot. it., 1889, p. 495. A A. p. 449 vi è l’elenco delle specie da aggiungere alla Flora Melitensis di Grech Delicata. Caruana Gatto Alîredo, Dello stato presente delle nostre cognizioni sulla vegetazione Maltese. Atti Congr. bot. Genova, 1893, L. Nicotra, Le Fumartacee italiane. F. Parlatore, Flora Italiana. Fiori, Paoletti e Béguinot, Flora analitica d’ Italia. Nyman, Conspectus Florae Europaeae. Alle piante indicate in questi lavori ne ho aggiunto alcune altre che non sono pubblicate, ma che furono trovate da me stesso, o la cui presenza nelle Isole Maltesi mi è stata attestata dal distinto botanico Conte CARUANA GATTO che da molti anni esplora quelle isole. Per segnare nella quinta colonna le specie delle isole Pelagie che si trovano in Sicilia, ho consultato GUSSsoNE, Synops?s Florae Siculae; Losacono, Flora Sicula (i due volumi, in quattro parti, fin'ora comparsi); PARLATORE, Flora Italiana ; FroRI, Flora ana- litica; NicoTRa, Le Fumariacee Italiane. ‘Per la Tunisia ho consultato: Ep. BonNET et G. BARRATTE, Catalogue raisonné des plantes vasculaires de la Tumnisie, ed alle specie citate in quel lavoro ne ho aggiunto alcune altre che il prof. Ep. Bonner del Muséum di Parigi ha avuto la somma cortesia di indicarmi come pubblicate in lavori più recenti (di Murbeck e altri) o da esso ricevute dalla Tunisia e non ancora pubblicate. Nella colonna dedicata alla Tunisia ho poi indicato con tre punti, invece della linea, le piante che non sono note della Tuni- sia, ma che sono state trovate in Algeria; e con due soli punti quelle trovate in altri punti dell’Africa settentrionale, serven- domi specialmente di BATTANDIER et TRABUT (Flore de l Algérie e Flore analyl. et synopt. de lAlgérie et de la Tunisie), di J. BALL (Spicilegium florae Maroccanae in Journ. Linn. Soc. Vol. XVI), di BoIssiER (Flora Orientalis) e delle indicazioni epistolari del sig. BONNET. i IE PROSPEBRTO w JI DO a dw . Ranunculus bullatus L. 2 DICOTYLEDONEZ | Lampedusa I. RANUNCULACEA. . Clematis cirrhosa L. 3 . Anemone hortensis L. 2f . Adonis microcarpus DC. ® PMT, TORORICITATO e'Ù(6, Dj '6,, 0, 0 vo) te opero ten ela, e lat (0, bl de Coen . R. muricatus L. ® . Nigella Damascena L. ® . Delphinium longipes Moris ®© . ... orale gione exe) allieta; tte, | Linosa | Pantelleria | Isole Maltesi | Sicilia | Tunisia * 8 9 10 1l 12 13 14 Ranuncul. 7. Lampr.5ek; Rise DE bin II. PAPAVERACEZ. . Papaver hybridum L. ® . P. dubium L. ®@ . P. Rhoeas L. ®© . P. setigerum DC. ® . Glaucium flavum Crantz ® . G. corniculatum Cur/. (!) ® . Hypecoum procumbens L. @® OLIO ZIO MI O ICT ecelio gaeta) Ce lee; ax e CRESTE Papaverace® 7. Lamp.i@ Or Lin. @ e @Q 4. # I punti nell’ultima colonna significano, come ho detto nelle Avver- tenze al Prospetto, che la specie trovasi nell'Africa boreale, ma non in Tunisia. PROSPETTO COMPARATIVO DELLA III. FUMARIACEZ. vBumaria-densidlora DONO. Lie i. E paryillora RAR na EDieolore So RD EROS SMR MOIS e na FAGTATIA LAGASCO Dia F [aBSHabellala /GASpart: Gr F F ci | Lampedusa | Linosa | Pantelieria | | Isole Maltesi DOLO | sicit | Tunisia Fumariacea 6. Lamp. @ 5. Lin. O sd. IV. CRUCIFERA. “Mattiliolatncana bk: br. DAI. #Cardamine hirsutatZ:@. at. . Sisymbrium officinale L. © ...... «-Brassiga: firuticulosa Cyril 25. TB. Fal FPeSSA ABISSO eee BE SINOPISTU NEBBIA RENACA SSA tIVA PLONE IRON | . Diplotaxis' erueoides DC Ro LD: ESCAPAsE DENTI . Carrichtera annua Pranil ®©... .. . Succowia Balearica Med. ©: ..... . Rapistrum rugosum Berg. ®©. .... iCalule»mdritima: 18C0pili Os o 10 e . Alyssum maritimum Lam. Db. .... | . Capsella Bursa-Pastoris Moench @ . . Hutchinsia procumbens Desv. @® . . . —»Bisemtellatiyra ta 82-00 Bistourneforbil Gava nei [©] ( Crucifera 13. Lampre L2e 20 Lin. DESERTO. V. CAPPARIDACEZE. . Capparis rupestris Sh 20. ..... MIGspiosa st: DE si Vle na FLORA DELLE ISOLE PELAGIE (07) 61. VI. RESEDACEZA.. CO IAZI SANO ISS ARTO DATATA ARR ARI i Pantelleria Isole Maltesi - VII. CISTACEA. Gistus: complicatus: Lam. Dv. 0, _ dii. Monspellonsis. Li die, << e 0a Hari RO SKanperot ae . Helianthemum glutinosum Pers. 3 . ISBIMIONIPOSRACESI A TEA AO INTE E SITA stacea? 6. Bam pi 6 o NI VIII. FRANKENIACEZ. Sebiramicemiasevis, Dil ie. oo fektsipulveruntenta TL. ge dea IX. CARYOPHYLLACEK. - Dianthus rupicola Biv. (‘) DL... ; senile GAM nz ea ss andclrum a DE e meclecia»ten +@lo eri . Sericea. Guss. (an. AU?) ..... .‘apetala Wild. Dx... Ada RE TIT LE SEMO RAI ee O dusipila or. ISO Bee ole A Va LIRE CLI ASI AE EP RON Beet a e . Cerastium glomeratum Thuéill. ©. . . PO. SCMIACCandrume ze DM DIRRTIWITWD N mM DD - Stellaria::media ©€y7:2@5 ili 1, (4S) 280 PROSPETTO COMPARATIVO DELLA 74 67. 68. 69. 70. 71. 12. 73. Arenaria serpyllifolia L..®...... Alsine procumbens FMenzl DI. ..... SAgmmnatapelala oto). SA artimne DONNDi io ne Spergula pentandra L.(") ®© ..... Spergularia rubra’ Pers. ©: al St DOP enna St qlandragBosst tao e | | Lampedusa | Pantelleria | Isole Maltesi Caryophyli. 22. Lamp. 2£ 2; @ e © 13. Lin. BE) e 10. X. PORTULACACEAE. #Poprtulacasoleraeea ii. (0. rese. | | Sicitia | | tunisia XI. PARONYCHIACEAE. #Herniaria'einerea DE. 26 Re, “iboelingia-Hispanica Liu@ 2 CR . Polycarpon tetraphyllum L.@.... XII. ELATINACEA. -“Elatine-+Hydropiper LZ, © tiche 80 sO 81. 82. 83. 84. XIII. HYPERICACEA. . Hypericum Agyptiacum L. 3... a XIV. MALVACEZ. NMalva*Cretica Ca0.@ 5 00 Vere M+Sylveshris Lt 2L e O M.Umicrocarpa Des. ‘DA LavateragGretico Le MENTO x Lc. QEDOECANZA 5 LI ART I Malvac. 5. Lamp. 5201103. Lin. IZ ONORI ul 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. Geraniace 9. Lamp. @® 7. FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 281 XV. GERANIACEA. Geranium molle L. ® PAPIRI de ETICA eg Gerotundtto lumi: Zeit TI, G'Robertianum E°. in vi pena Erodium cicutarium L’Hérit. ®. . .. Effmoschatum.L' Her ©; 000 RC Wa a E.Jacimatum MEZZA ta a a EH. AnSuld aim PO Me int. Bsmalacorndest Weta i Lampedusa Isole Maltesi 95. 96. 97. XVI. LINACEA. Hanum: GallienmiZ: tere PSR Re NE e NT EL ansustitolmim: Hwas: liti 98. 99. XVII. OxALIDACEA. Oxalistcernua? Prunbg: Db Va: | XVIII. ZYGOPHYLLACEA. E BIDURISMErTeStEistia ion 100, i 100 101 102 103 104 XIX. RUTACEA. i Wzniarbpaciensas DON 00. XX. ANACARDIACEZ. RIstaclammentiseus. Lai 0 La RISI OA Diane n petapiyilasbDesf: Div 0 XXI. RHAMNACEZ. + ‘Riamnus=Alatefnas sE: 35. 0 0 DI Ar 282 PROSPETTO COMPARATIVO DELLA i È; 3 : Cp elsles|lzz/js|e XXII. PAPILIONACEA. Sa ERI ed 105. Anagyris foetida L..3...... n E —|— 106. Spartium junceam E: $.........1 — — || 107. Lupinus angustifolius L. © ..... — — 108. IP STermis*Ror3k. (YO bal ca DE D08NH ipilosus Mure, ili DE = — —l 110. Ononis Sieberi Bess. ©. ..... Lu. ss TITO: \ornitthopodicides cz. @. fr — —i—-|— MIS 0 mollis:S4e” 0) earn — | — || 1130 serrata Rors oe a 5 AE ii roads reno ee n en —|— 115. Trigonella Monspeliaca L. ©'....|—|_ —|-|- Jl6.Tmantima De @ ae CURE — || 117. Medicago secundiflora Dur. ®. ... — —_ BIBAMTorDICH Aris ANE e a Re —|—-|—-|_ M9MEHelix WA di® SE e —|—-|- —|— 120. Me tribuloides Dest. © o 00 SCSI IS M inoralis' P/0de OL Seen l22. M. denticulata Willa. @/ DE: A eni I235M minima Gra = DER) ARTO) pag] ei 124. Melilotus Neapolitanus Ten. © . .. = | Igo. Mi parfviflorus'Desf ica a. —|—J= 126. M. elegans SIEDE a EE NE _ le Missulcapus: Desk 3 LR A — || 1282 “[Erifolinm suffocatumi L.@i0; 503 ENO A Ni a RE SS I Teo plomeratum Gee iui een E —|—- | TIFA CA TMONSe ET MA SIZE Si CILS DE to AC CAEN | 152. IT WLigusticnm Balbo aan Si: — | ISS TC her eri Se Pi PROB eh VS, Pc PERSA e e e BR e Wil9o. Froresupinatno 0 are E. Son sia e 136.1: -tomentosum: Ma Ca —|—|_ IST. DIE rescens MD O RO N gi 156. aprariumi Poll gonne e, MEA RSI REL SUE 139. Anthyllis tetraphylla L. ©. /.... — —|—-|—-|j=+] iii mae ae 140. 14l. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. | 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. | 166. | 167. 168. 169. 170. 1. FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Motus'angustissimus' L. i. è. MEapusittisi VIVO et ei e a Erevihisoldes LIRE iena —_ ERGRe tisane Eesperetrinus Altra dalia ISCR O II _ L. ornithopodioides L. ®©. ..... | Asiracalusthagtosus* Eo'@U: ia _ AC RIOMEnSE TONE ta li — BiserenlaSPelecinus CL, O. 03 — Scorpiurus subvillosus L. ®©... .. — Coronilla scorpioides KockR ®© ....|— Hippocrepis multisiliquosa L. ®©... |— becciliata EZRA — EC UDISHIGUOSE BZ Di aa — Hedysarum capitatum Desf. ®©. ...|— Larus "Oeheuss DC _ [ekaaengm La _ Jipssphaerieustmela. © a ui PSCIMOMUSI REA i WC IRE TA DSL aaa = ucraino Ra a. sa Wemaculata Pres ie ri i MISNETeEEUanRZ Dre OA — Veslafiyroides L'@nrienia Wesaopurpurea Def eo — Nsdasvegrtpa Ten (IAS, N Spseuldocratca Bert: Dist Li MARMO RREEOR A Duna - NAICNCAantA ebano ii = Evo Benni DTA a — Cpratoniggsuigiarai i 6 vo cu Papilion. 67. Lamp. ; 5.3; 251; © 44.. | 48 Lin. Mie: 48! 47 | Pantelleria | Isole Maltesi Rina | siciia 48 283 | Tunisia 284 | PROSPETTO COMPARATIVO DELLA XXIII. ROSACEA. J72*Rubus"ulmifoliusàsSeRot 5. 0. 173. Poterium muricatum Spach XU ... | Lampedusa | Linosa | Pantelleria | Isole Maltesi | | | Sicilia | 3 | Tunisia XXIV. LYTHRACEA. ‘174. Lythrum Graefferi Ten. ZU. ..... We iyssopilolia ZONE n XXV. CRASSULACEA. IO ASTill'aca@muscosa ese) ene TU I fBulllarda:Vallanil DCO 0000 178. Umbilicus pendulinus DC. 2. .... Re hogzontalis DER. 180. ‘Sedum stellatum ZL. (") @©...... IStASA epoca LD TELE ls20fSs dasyphyllunt Udine RA. I88YScaespitosum DEDITI 184 SErubens i LL 135 SSS]H0Oretn VG USSi OL SO T86IS* Hispanicum a @ ritenne IS7-#S.PNicaeenserA We DI Rene Crassulacee 12. Lamp... 24; © 7. Lin. DA: DA, XXVI. MESEMBRYANTHEMACEZ. 188. Mesembryanthem. nodiflorum L. @ . 180 AMichystalinun EEE SL XXVII. CACTACEA. 190. Opuntia Ficus-Indica M#/. 3..... XXVIII. MyYRTACEAE. TOTEM YP(Us COMMUNIS 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. il 199. 200. 201. 202; 203. 204. 205. 206. 207. | 208. | 209. NO: 211. 213. Umbellifera 21. Lamp. 257; ®e © 12. FLORA DELLE ISOLE PELAGIE DO (00) (DI Il XXIX. UMBELLIFERA. Eryngium dichotomum Desf. 2£. . . Smyrnium Olusatrum L. © ..... Bupleurum glaucum DC. ®© ..... BSSsUDOVatuni 2A I pe ATI Mausoleo nei Ptychotis ammoides Aockh ®. .... Scandix Pecten-Veneris L. @®. ... Seseli Bocconei Guss. DE... ..... Foeniculum vulgare Mi. DN. .... Magydaris pastinacea Paoletti DX . . Crithmum maritimum L. DL. .... Herula:modiflora Steno eri DbordylunApuumezs @ ta Bilora{testiemMatag DG. yi 0, Daucus Gingidium L.(*) ©. .... DAR SA DST O) iene DERE POSCris tous ita IPEopadusanus” Zini V@ ia Porilis'modosa:” Gaerin. Di an [napsia:Galmanicage 0264 Dn «Lili: NIAS: © è 4. XXX. RUBIACEZ. * SierardiaNaTvensis ZL. . Crucianella rupestris Guss.(!) 2L . PRIA tO TRI ASI EMO IS AES API Galhumtemereum 4/7. (0) 20 0. I GISACCHAra um RA © 0 RANA N n e sv CERISDIEPVONES o iena | Lampedusa 19 | Linosa | Pontelleria | Isole Maltesi | | Sicita | Tunisia ted fl Ae a È TI, BP o ET Vale Li \ RZ ig NE AE CRISI O E 286 PROSPETTO COMPARATIVO DELLA | Lampedusa Pantelleria Isole Maltesi | 220. Callipeltis muralis Moris © .....|-|— 221. Vaillantia muralis ZL. ©........|—|— | Rubiacea? 9. Lamp. 263; 0508 Lana 2/Lei AG. XXXI. CAPRIFOLIACEZ. (232% Lonicera-implexa Az 050. LUuere — XXXII. VALERIANACEA. | 223. Valerianella microcarpa Loîs. ® .. 2343 yrpuberula DCO te 25. Fedia Cornucopiae Gaerin. ®©. ...|— 1 226. Centranthus Calcitrapa Dufr. ®© ..|—|— 2 nana hybrida COUl: (@ IAT _ 225/iScabiosa:Gretica: 15.20. 04 0 _ XXXIV. COMPOSITA. 220--Conyza: ambigua DG... ene ea Ra0 Bellum umiputuro\ Io @ ie —_ FI Besana DT RESISENCRiO VUlCaris Lite —|—- 299: SPY gna us LIT - 234. .S. leucanth'emifolius. Poîr. ©... |= Lon Sa CnerarazDG: DIAL | 236. Pinardia corònaria Less. ®©... Cai 237. Matricaria Chamomilla L. ®© ....|— |2985 Cola agio: I NOTARE e 239. Anthemis secundiramea Biv. ®©. ..|—|— AO: A: AFVONSISI LD —_ 241. A. fuscata Brot. ODIA Se _ 242. Artemisia arborescens L. 3 _..... AE 243. Ambrosia maritima LL. ®©... .....:(:.|1- XXXIII. DIPSACEA. FLORA DELLE ISOLE PELAGIE | Lampedusa mala viscosa Adl., DE 0 2 Mprsraveolens Desf: ‘@ iti le SAI EN LL ESE PAR AE RICA 25 Ndasonia.slutinosa: DC. DL. ® . Asteriscus aquaticus Moench ®. ..|— NA Spinosus' Gr: ei Godr. Ur. nea Mo alendala ta Tnve Ss] Se e EA TE . C. parviflora Raf. O SR TALIA ad . C. micrantha Tin. ® I ARIT RR, LI IMercApeviiaca Pest: i oo. De ROAD Sa 1a) i - Phagnalon saxatile Cass. 2£.....|—-|—-|—{|-|-|—- FAME CIO RA RARO 2a . Filago Germanica LL. [ERRE RP Sag [SI VIDA Ater AE) CT RR RUSSO RSA ANIA O e ; CRTAEVONSsi Pe itaca gi SL calare Diet nico ana Da . Evax pygmaea. Pers: ©... ..... | feamnadlanatàsL*@ In at) pe involucrata Potr Di non da ERCROSIGM A: ROM E te gt SE, . Mierolonchus Salmanticus DC. (ON Cee NCerltanreanacauliso Lt) 0 i sa AcanMeltensistz pet oi di ale MOLIN CACEnsis AMO Le + Mogcmnamnus lanatis 6:04 ES XAmperpoarbippil DC. ho ® + Carduusvargyroa: Biv.(!°) ©....... zl. #C-prenmieentalas! Ei Qi sie aL nie EA #GXDEMiPguapas, ori) @ rovi alia | . C. marmoratus Boss. et Heldr. OS DG e0EymPpsnsa en Di iii CE . Notobasis Syriaca Cass. ©...... —_ « Cynara Carduneulus* E: Diu ul _ / | Pantelleria | Isole Maltesi | - DO (0 0) = “I | Sicilia | Tunisia 288 278: 279. 2830. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 280. | 288. 289. 290. 291. 292: 203. 294. 290. 296. 297. 298. 299! 300. 301. 502. Comp. 74. Lamp. 35 5) — PROSPETTO COMPARATIVO DELLA Onopordon Sibthorpianum 2. et 7. ®@ Silybum Marianum Gaert. @ .... Echinops. spinosus L. 2 ....... Scolymus maculatus L. ©... .. Rhagadiolus stellatus DC. ®© .... Hiyoserisfradiata ba 20 Roe HR ISCADEA DE DOVA Hedypnois polymorpha DC. ®©. ... Seriola Almnensis oo Vr) Cichorium int yBustuneoito i) TARriNciataberesa DGM o Pieris spinuloSa "Rezia Urospermum picroides Desf. @ ... Tragopogon Cupani Guss. ®©... .. Sonchns.tenerrimus; L.2fnteci Saleyis. Bar STO Lo SMASPECRIRI Rina Sttelaicescens Vor4. O) RONDE SEAN SEO e e e Picridiuim:vultcare=Desf 250840008 P. intermedium Schultz ©. ..... praline tanmit bos, Lara Crepisifoetide ZA (CIO Cmbulbosarrn0e n DA e Andrvalassiniata Le Dieta Lin. Lampedusa Pantelleria Isole Maltesi 303. XXXV. CAMPANULACEZ. Gampanula Erinus: Lai. 304. 305. XXXVI. CUCURBITACEA. Bryorla acuta DesfQLeR Aia Ecballion Elaterium Rich. X .... ki SETS ® diet TIRI 2 pa VORLARRE FLORA DELLE ISOLE PELAGIE XXXVII. ERICACEA. MEUS CU nedo L. ii ana e Erica multifiora 9 SAAS GORE “ XXXVIII. OLEACEA. onssOlea”Huropaea: (LD + dll a 309. Phillyrea variabilis TîmD. 3 .. XXXIX. ASCLEPIADACEA. 310. Periploca levigata Az4. Si IA A 311. Stapelia Europaea Guss. . “© 535 XL. GENTIANACEZ. sl2f#ehlora.perfoliata Le @®. 032. 813. Erythraea Centaurium Pers. ®... DidovE. pulchellaeMorn Mi... ale SdoeEospicala to enss Dee e na XLI. CONVOLVULACEA. 316. Convolvulus lineatus L. 20. ..... diri Gralthaeoides. Di IE le BSP SALVO nsis E DEA a ARERricolony Zio ata DEC CASICUlOSt Ema o 821. Cuscuta Epithymum Murr. ®©. ... oesseespalaestina: Boissgwt@ io Di SCION EMTOPACR ILE rn te sta oedinteeplamitiora. Pen. Die. sa Lamp. 2 3; © 6. Ein. 262. Convolvulacea 9. XLII. BORAGINACEZ. 825. Echium parviflorum Moench @ . sg: E: arenarnm GUsso@): it. 327. E. contusum' De'Coincy @ . .... SomMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. ( anta HH 290 PROSPETTO COMPARATIVO DELLA 328. Borago'bllicinalis DL. \@ 0.0. 0. E. —_ 220.,*Anehusadtabed ree/3: i E _ 330. Heliotropium:Europaeum LL. ©. alle 34. HSBichwaldi< Sud NO SII RE 2 Boraginacea TT. L'amp.@ el Teo oO MO Linn @er® o. 332 /Hyosciamustalbust4z. 0). ) (ar (<>) Euphorb. 10. Lamp: 5.1; 203; © 6. 110 Lino 1;92587 OA LXI. ORCHIDACEA. da D O do 2 vw S D (©) DS indi S B N Dari S S | LXII. IRIDACEA. 425. Romulea Columnae Seb. Mawr. DD. | 426. Gladiolus dubius Guss. 2£.. .....% — 427. G. segetum Ker.-Gawl. VW... .... — 428. Gynandriris Sisyrinchium Par! 2. DA 420.Mipis GermanicaroL 2 DEL e O — 4303 Hlorentina BI OGi Ea een —: MONOCOTYLEDONEZ © Iridacea 6. Lamp. 2£ 6. | 6 is: | LXIII. AMARYLLIDACEA. |49]-APaneratium: Maritim Re = ES A32. Agave Americana: Li DE —|-|_ — || LXIV. ASPARAGACEZ. 433° Asparagus-albus':Z 26 oi ne — —_ —_ ode A Ga coutifolius: Ly Dent atta —|=—|=|- LL| 449, 450. 451. Liliacea 14. . Asparagus aphyllus L. 20. .... LS Benni palaris FonsA. 2E: 1000. psi aspera E poeta FLORA DELLE ISOLE PELAGIE I | | | Lampedusa | Pantelleria | Isole Maltesi ee "di sg: || n do) (dx | PAESI | tunisia Pu |P ip . Colchicum Bertolonii Stev. 2£ . . .. LXV. LILIACEA. . Ornithogalum Narbonense L. 2. . . . Urginea, maritima Baker %X..... nagclla antumnalistA 26% ret . Muscari comosum Mill. U...... RAldipestami i II SCIOLTI SELE 00 RN A ARR RA Sivesnale! in iL, cat NOnamaemolyit iS 22'0o pa SttonurfermnoamMent( >) Ie #sphaeroeephalim Li 264 Lo . margaritaceum Sibih. et Sm. U. RAME lE pFrasum: Zi DE ieri Asphodelus tenuifolius Cav. ®© NEI LISI A. ALTE O Lamp. 2£ 13. Eno 245, 810 EX VI. COLCHICACEZE. . Triglochin Barrelieri Loîs. Y. . ... AB ITER LEFT LO ISIS FARO REA CRI LXVII. JUNCAGINACEA. LXVIII. JUNCACEA. LXIX. NAJADACEZA. , Posidonia Oceaniea:!Del: DL... . Cymodocea nodosa Asch. DL . .... 296 PROSPETTO COMPARATIVO DELLA 457. 458. 459. 460. 461. | | | Lampedusa LXX. ARACEZ. Ambrosinia Bassii L. 2£ Arisarum vulgare Targ.-Tozz. DU . Arum Italicum Mil. 2 DIRO OTO SE LXXI. CrPERACEZ. Schoenus nigricans L. 2£ Carex Halleriana Asso Dl re ci © selva. 2 0 | a | tinosa | Pantelleria 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 4T2. 473. ATA. 4T5. 476. ATI. 478. 479. 480. 481. 482. 488. | 484. 485. 486. 487. 488. LXXII. GRAMINACEA. Phalaris brachystachys Link ©... P. minor Retz. ® Anthoxanthum odoratum L. 2. Cynodon Dactylon Pers. 2 Andropogon hirtus L. 2£ A. pubescens Vis. 2 Arundo Donax L. 2 Ampelodesmos tenax Link DX. ... Sporobolus pungens unlh 2... . Triplachne nitens Link @ Gastridium lendigerum Gaud. @ . . Polypogon Monspeliensis Desf. ®. . P. maritimus WiNd. ® Lagurus ovatus L. ® Stipa tortilis Desf. ® Milium coerulescens Des. 2£ .... M. multiflorum Cav. 2£ Aira Cupaniana Guss.: ® A. Tenorei Guss. ® Avena sterilis L. ® A. fatua L. ® A. barbata Brot. ® Trisetum aureum Zen. ©... o... Melica minuta L. 2£ Scleropoa maritima Par!. ® S. rigida Griseb. ® Poa annua L. ® iva cene Lario le a elle a sifftel. te: ere CISTTRORSOISOIO RO BOT O O e. fonte celo, ‘olo? lele, lo Mpa eni (e, P'aL'ral rele, ar verio vee | Isole Maltesi |} | sicia | | Tunisia FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 492. 495. 519 . Sphenopus divaricatus Reichb. ® . . PAiluropus.repens: Pari. DL i... Pbagtylis-glomerata; Lo Db 00 Lamarckia aurea Manclh ®. .... . Chrysurus echinatus Pal. de B. ® . i Koeleria phleoides Pers... ©... .... fe villoSsa PR2rS GDR GR DISpida DOSE RA Avellinia Micheli Perl. i sun. . Vulpia uniglumis Reîchb. ®© ..... BENIGNI CUStica rei e CONTO VIRUS AMEDEO COESIONE SBrFOMUSsstecto Rui IS EE MAr sis la TIBIA Ise De nbimaseiculatus Presti iii nt MSerralalceosemollis Par ©. Use Sme ro edrus Parto Qi Moltum perenne: LI Qin AREA SICHTUMOEZarRiI tn REATO GARA . Catapodium loliaceum Link @®.... Roia aa ANA DE . Castellia tuberculosa Tineo ®.... | . Brachypodium distachyum P. de B. ® o. Triticum.-villosum M: Bieb: ©... Vacpdlopspronata Li Di te 517. 518. Hordeumwmurinum. LL @i 000 Lepturus incurvatus Trin. ®© ....- PR SPRECO) GENTILI © SNA RA IV CYDMOLIGUS ARR, iii | | Lampedusa | Pantelleria | Isole Maltesi Graminacea 59. Lamp. 20 13; @ 40. Bilezor0s, “@i20. 5| 40 46 298 PROSPETTO COMPAR. DELLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE z “ E z > De S|5s|8/8|8 GYMNOSPERMA ii une LXXIII. CONIFERA. 52]: «Pinus Halepensis: Mil: 50) Ven, — — ine 522. Juniperus Phoenicea L..3 ...... CENE Sea ele DERRATE PTERIDOPHYT.A LXXIV. LYCOPODIACEA. 523. Selaginella denticulata Spring. X . | — Sip et | LXXV. FILICES. | | 524. Ophioglossum Lusitanicum L. 2£. . . | (Asti aa ARG a | 525. Notholaena vellea R. Br. 2.....| (—|-| !—|- 526. Polypodium vulgare L. DL \ Lu... | \=|= a E 527. Grammitis leptophylla Sw. © ..../—|—|—-|=|=-|- 528. Asplenium Adiantum nigrum L. D£ . | — _ | ERO A Robayatuii Map: o0 i | |—|- ss 530. Adiantum Capillus-Veneris L. X.. | a Vani fond Filices 7. Lamp: 222700 foi ae O Tante: 264 AE NOTE AL PROSPETTO. (1) Glaucium corniculatum Curt. — Questa specie non è indicata della Sicilia stessa, ma trovasi nella vicina isola di Maretimo, (3) Brassica fruticulosa Cyr. — Secondo Cosson, come pure secondo Battandier e Trabut, benchè in Algeria non si trovi il tipo, vi se ne trovano delle varietà. (3) Diplotaxis scaposa DC. — La presenza di questa specie non è indi- cata nei lavori sull’Africa settentrionale; ma io l’ho ricevuta dai din- torni di Tunisi. NOTE AL PROSPETTO 299 Di Malta invece è indicata da Duthie, Gulia, Caruel in Parl. (FI. it.) e Fiori (Fl. anal.), ma a torto, poichè gli esemplari distribuiti con quel nome da Duthie, sui quali si fondano quelle indicazioni, ap- partengono alla Diplotaris viminea DC. (4) Dianthus rupicola Biv. = D. Bisignani Ten. — Citato da Bat- tandier e Trabut per l'Algeria nella Flore d’Algérie (e riportato dal Fiori nella Fl. analitica sulla loro autorità), e poi messo in dubbio nella 2° appendice p. v, nella Fl. analyt. et syn. de l’Alg. et de la Tunisie degli stessi autori non è più citato affatto per V'A1l- geria. Per la Tunisia sola è citato il D. Bisignani Ten. var. Her- macensis. Il D. Hermaeensis Coss. essendo. da Bonnet et Barratte considerato come specie autonoma distinta, non metto alcun segno al D. rupicola nella mia ultima colonna. (?) Stlene Gallica L. — È indicata per le Isole Maltesi da Gulia, ma come me ne informa il conte Caruana Gatto, vi è fondata ragione per ritenere che sia un equivoco. Quindi non la segno nella rela- tiva colonna. (9) Silene muscipula L. — Gussone (Syn.) non la cita, e Lojacono (Fl. Sic.) dice espressamente che manca in Sicilia; ma Tanfani (in Parl. FI. It.) dice che vi è stata raccolta presso Catania. (7) Spergula pentandra L. — Indicata per la Sicilia soltanto da Lojacono (FI. Sic.). È possibile che questa specie, indicata qua e là per molte parti d’Italia, per la Corsica e per la Sardegna, sia meno rara anche in Sicilia di quanto parrebbe, e che sia stata confusa con la £. arvensis L., come lo furono gli esemplari di Linosa da ‘Tanfani (in Parl. FI. It.). (3) Lupinus Termis Forsk. — Questa specie è stata indicata sulla costa d'Africa soltanto dell’ Egitto. (®) Secondo le indicazioni degli autori sembrerebbe che nell'Africa boreale vi fosse la Vicza villosa Roth., e mancasse la V. dasycarpa Ten. Sarebbe però forse stato miglior consiglio considerare l’una e l’altra come due varietà della specie complessiva V. varia Host. (10) Vicia triflora Ten. — Segno questa specie per l'Algeria, quan- tunque non sia menzionata nei lavori citati, perchè io stesso l’ho vista di quella provenienza, come ho detto a p. 90. (11) Sedum stellatum L. -— Non l’ammetto per Malta, quantunque sia citato da Gulia, perchè il conte Caruana Gatto ritiene che sia una indicazione erronea. i i (12) Daucus Gingidium L. — È indicato della costa d’ Africa solo per il Marocco. Ma della distribuzione geografica dei Daucus è diffi- cile parlare a causa del modo così diverso nel quale sono state in- tese le specie. (1°) Daucus Siculus Tin. — Essendo questa specie stata citata solo dubitativamente per l'Algeria da Battandier e Trabut nella FI. d’A1- gérie e poi soppressa nella loro Fl. analyt. et synoptique del 1904, non la segno neppure con punti nella mia ultima colonna. 300 NOTE AL PROSPETTO (14) Crucianella rupestris Guss. — Indicata per l'Africa settentrio- nale soltanto dell’ Egitto (Parl. Fl. It. VII p. 99); ma è specie molto affine (da Boissier considerata come puro sinonimo) alla Cl. mari- tima L. comune in Tunisia e nel resto della costa N. dell’ Africa. (15) Galium cinereum AU. — Sulla costa d’Africa è indicato sol- tanto della Cirenaica e della Tripolitania. (16) Carduus argyroa Biv. — Fiori (Fl. an.) lo indica per l'Africa bor. occ., ritenendo che il C. myriacanthus indicato per l'Africa bo- reale, sia sinonimo del C. confertus Moris che egli considera alla sua volta come varietà del C. argyroa. Ma secondo Bonnet, come secondo Battandier e Trabut, il Carduus indicato per l’Africa boreale col nome di C. myriacanthus non è la specie di Salzmann, come credeva il Fiori, ma va riferito al C. Balansae Boiss. et Reut. Non segno dunque il C. argyroa, neppure con dei punti, nell’ultima colonna. (1°) Crepis foetida L. — In Sicilia questa spscie è rappresentata dalla var. glandulosa (Guss.), che è la forma sotto cui trovasi pure a Lampedusa. (18) Linaria cirrhosa Dum.-Cours. — È indicata da Boissier per l'Egitto. Secondo la Flora Orientalis troverebbesi anche in altre parti dell’Africa boreale ed in Sicilia; ma non vedo questa indica- zione confermata da altri autori, e per ciò ‘non segno questa specie nella colonna della Sicilia. (19) Satureja microphylla Guss. — Non è indicata nè di Tunisia nè d’Algeria, ma è detta comune al Marocco. (2°) Statice minuta L. — Questa specie che ‘Battandier e Trabut ammettevano nella Fl. d’Algérie, dichiarando però di non averla vista, nella Fl. analyt. et syn. del 1904 è da loro definitivamente soppressa. (2!) Allium tenwiflorum Ten. — Della costa boreale d’Africa è in- dicato soltanto per il Marocco. In Tunisia come in Algeria trovasi l’affine A. pallens. 69 |OT |S6IT|F6c|T8T|FS ||8P |66I|LI |023|FIF|eLc|sL ||09 T9 |OI | FOT] 686|9LI| ES ||87 |96T|LI |695|097|896| TL ||09 TORE A OSLO) T T T Ga (OaA CO canoa Iene T G Ta |0 | OG | TS [66 |L Tor OPAN O 16/88 RIO SSR Col ARC 66 |OP |OT | POI | LEG| 96T | SP ||S7 | LL |LT | 866] 298] 206|89 ||27 SE n Sai 3 z eZ sis| È ls el 2 dio So eee e ee | 2£|8| 8 S|5|®la|g|3|F 2|5|®]|= ai i 0° a/LPE È. Ci) È i) 2 È SS - er: = CI n VC sSoUI] esnpodue"] esour] 39 esnpodue”] (ai DD Le N . perenni erbacee ienni ie Generi Famiglie Specie annue Specie b Totale delle spec Sp |* * * * INBJOOSRA | aqueid a]jop 9jejor | LIEJOOSEA AWUIESO]}1A) | IIO ORO ROSS) -0J9HL] 3]PP_9JCIOL | aus9dsoumny * IHOpa]13090U0Y " IUOp9]t309I( ‘0339dsoJq [J9u Inu97zuo? 1913SI3eIS ep IUNI]e Ip 0}unsseni PANTELLERIA In attesa del giorno in cui verrà scritta una Florula partico- lareggiata di Pantelleria, credo fare cosa utile pubblicando que- sto elenco delle 155 piante mancanti alle Pelagie che, aggiunte alle 313 della terza colonna del precedente Prospetto comuni a Pantelleria ed alle Pelagie, rappresentano la Florula vascolare di Pantelleria quale è nota oggi (468 specie). Ho indicato altrove le fonti alle quali ho attinto.' Sono contrassegnati con + i generi che mancano nelle Pelagie, e quindi non si trovano nel Prospetto. Piante di Pantelleria non comprese nel precedente Prospetto. 1. Ranunculus Sardous Crtz. @ 24. Geranium columbinum L. ® 2. È. parviflorus L. ®© 25. G. lucidum L. ® 3. Papaver obtusifolium Desf. @ | 26. Erodium Botrys Bert. ® 4. Matthiola sinuata R. Br. ®© 27. E. Romanum L’Hérit. 2 5. M. tricuspidata R. Br. ®© 28. | Radiola linoides L. © 6. + Lepidium graminifolium L.% | 29. Oxalis corniculata L. ® l. Sisymbrium Thalianum Gay @ | 30. + Calycotome villosa Link 5 8. t Raphanus Raphanistr. L. ®© | 81. | Genista aspalathoides Lam. 5 9. + Bunias Erucago L. ® 32. G. candicans L. 5 10. Cistus villosus L. 5 53. | Oytisus trifforus L’Hérit. 5 11. C. Creticus L. 5 Sd. Lupinus luteus. L. ® 12. C. salvifolius L. 5 85. L. hirsutus L. ® 13. Dianthus prolifer L. ® 36. Medicago marina L. 2 14. D. velutinus Guss, ® ST. M. elegans Jacq. ®© 15. Cerastium brachypetal. Desf. ®© | 88. M. spherocarpa Bert. ® 16. Alsine tenuiîfolia Criz. ® 39. { Hymenocarpus circin. Savi ® 17. Spergula arvensis L. ® 40. Trifolium subterraneum L. ® 18. | Corrigiola litoralis L. ®© 41. T. Bocconei Savi ®@ 19. t Paronychia echinata Lam. @ | 42. T. angustifolium L. ® 20. P. argentea Lam. % 43. T. lappaceum L. ® 21. Hypericum perforatum L. 2 44. T. repens L. 2 22. H. perfoliatum L. % 45. | Dorycnium hirsutum Ser. 5 23. Malva Niceensis All. ®© 46. Lotus parviflorus Desf. ® 1 SOMMIER, Materiali per una Florula di Pantelleria. Bull. Soc. bot: it., 1907, p. 48. Ivi, per diversa interpretazione di alcune specie, avevo indicato un totale di 471, che secondo la mia valutazione attuale si riduce a 468. 63. 10. PIANTE DI PANTELLERIA 303 . Lotus hispidus Desf. ® . F Ornîthopus ebracteat. Brot. ® . 0. compressus L. ® . { Pisum elatius M. Bieb. ®© . Lathyrus Aphaca L. ® . Ervum pubescens DC. ® . E. parviflorum Bert. ®© . E. migricans M. Bieb. ®© . | Amygdalus communis L. 5 . | Rosa sempervirens L. 5 . Eryngium maritimum L. 2 . +FEchinophora spinosa L, 2% | Pimpinella lutea Desf. 2 +. Daucus gummifer Lam. ®© . Torilis purpurea Guss. ® . fAsperula arvensis L. @® Galium divaricatum Lam. ® . t Chrysanthemum MyconisL. @ . C. hytridum Guss. ® . C. segetum L. ® .- +Diotis candidissima Desf. 2 J | Helichrysum saratile Moris 2 . Onopordon horridum Viv.! © | Galactites toment. Mònch © . Scolymus Hispanicus L. © . S. grandiflorus Desf. 2 . tf T'olpis umbellata Bert. ® . T. quadriaristata Biv. 2 . tHypocheris glabra L. ® . Urosperm. Dalechamp. Dsf. 2 . F Chondrilla juncea L. © 18. Crepis vesicaria L. ® . Andryala Cossyrensis Guss. ® . Campanula dichotoma L. ® . + Cucumis Colocynthis L. ® . Erica arborea L. 5 . Erythrea maritima Pers. ®© . Echium plantagineum L. ® . Myosotis collina Hoffm. ® . Datura Metel L. ®© . Plantago Lagopus L. % . P. Bellardi All. © 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 9°. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. ELI 112. 113 Serofularia pinnatif.Guss. £ Antirrhinum majus L. 2 A. tortuosum Pers. £ Linaria commutata Bernh. ® Veronica Cymbalaria Bod. ® V. Panormitana Tin. ®© Orobanche crenata Forsk. ®© tLavandula Stechas L. 5 +Mentha Pulegium L. 2% Satureja Greca L. 5 S. Clinopodium Caruel 2 S. Nepeta Scheele 2 | Ballota nigra L. 2 + Verbena officinalis L. ® + Acanthus mollis L. 2 + Samolus Valerandi L. 2 Statice densiflora Guss. 2 S. Cossyrensis Guss. 2 + Plumbago Europea L. 2 Polygonum Convolvulus L. ® P. Bellardi All. ®© P. equisetiforme S. et S. 2 Chenopodium album L. ® + Cytinus Hypocistis L. 2 . Euphorbia Chamaesyce L. ® 114, Tot 116. LI. 118. 119. 120. 2/10 122; 123. 124. 1250 126. 127. 128. 129. 180. E. serrata L: % + Quercus Ilex L. 5 | Serapias longipetala Poll. 2: S. cordigera L. 2 | Tinea intacta Boiss. 2 Ophrys Scolopax Cav. 2 Romulea ramiflora Ten. 2 Narcissus serotinus L. 2 | Tamnus communis L. 2 | Caruelia Arabica Parl. 2 Ornithogal. tenuifol. Guss. 2 Asphodelus fistulosus L. 2 Juncus capitatus Weig. ® +Cyperus levigatus L. 2% C. esculentus L. 2 C. rotundus L. 2% Carex vulpina L. % 1 Un Onopordon vi è di certo in Pantelleria, ma è dubbio se sia l’O. horridum Viv. o il Sibthorpianum. Non avendo, nel Prospetto, asse- gnato a quest'isola l’ 0. Sibthorpianum, le assegno qui l’ O, horridum. 304 PIANTE DI PANTELLERIA 181. Carex muricata L. 2 144. + Briza maxima L. ® 182. C. distachya Desf. % 145. Chrysurus eleg. R. et Sch. ® 133. | Setaria viridis P. de B. ®© 146. + Gaudinia fragilis P. de B. © 134. S. verticillata P. de B. © 147. Brachypod. pinnat. P. B. 2 135. t Digitaria sanguinal.Scop.® | 148. Pinus Pinaster Ait. 5 156. + Dactyloctenium Egypt. W.® | 149. { Isoétes Duri@i Bory 2 137. Andropogon distachyus L. 2 150. + Ceterach officinar. Willd. 2 158. dira capillaris Host. ® 151. Asplenium Trichomanes L. 2% 139. A. intermedia Guss. ® 152. A. marinum L. 2 140. Melica ciliata L. 2 153. + Scolopendrium officin. Sm. 2 141. Poa bulbosa L. % 154. | Pferîs aquilina L. 2% 142. | Eragrostis poeoides P. B.@ | 155. | Cheîlanthes odora Swartz 2 143. E. megastachya Link ® In Pantelleria sono rappresentate sei famiglie di piante va- scolari mancanti alle Pelagie, e cioè le Verbenacee, Acantacee, Citinacee, Cupulifere, Dioscoreacee, Isoétacee. Aggiungendo que- ste 6 famiglie alle 62 che quest'isola ha in comune con le Pe- lagie, abbiamo per Pantelleria un totale di 68 famiglie. I generi di piante vascolari di Pantelleria che mancano alle Pelagie sono 53 (quelli segnati con una i nell’elenco qui sopra), Aggiunti ai 223! che. Pantelleria ha in comune con le Pelagie, portano il totale dei generi oggi conosciuti di Pantelleria a 276. Escludendo 15 specie, 12 generi e 3 famiglie di crittogame vascolari, abbiamo per Pantelleria 453 specie, 264 generi e 65 famiglie di fanerogame. Dunque in quest'isola, per le fanero- game il numero medio di generi per famiglia è 4,06, quello di specie per famiglia è 6,97 e quello di specie per genere è 1,72. Se cerchiamo il rapporto in Pantelleria fra le dicotiledoni (unendovi le gimnosperme) e le monocotiledoni, troviamo che le prime (362) stanno alle seconde (91) come 3,97 sta a 1. Le piante vascolari annue in Pantelleria souo 270 (di cui 194 trovansi nelle Pelagie); le bienni sono 19 (di cui 13 Pelagie); le perenni erbacee sono 134 (di cui 76 Pelagie): le perenni le- gnose 45 (di cui 80 Pelagie) — totale 468. Le piante annue costi- tuiscono dunque il 57,69 °/, della flora vascolare di Pantelleria. 1 Di questi 223 generi 10 sono rappresentati in Pantelleria sol- tanto da specie che mancano nelle. Pelagie. o — o CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Avanti di confrontare le flore di Lampedusa e di Linosa fra loro, e con quelle delle terre più vicine, devo dichiarare che posso tenere conto soltanto delle specie quali le ho registrate nelle due florule e nel precedente prospetto, cioè in un senso in gene- rale assai largo.! Sarebbe certo molto importante il prendere in esame le specie critiche, le sottospecie, microspecie o varietà che chiamar si vogliano, che potrebbero forse rivelare degli inizî di differenziazioni locali, dei micro- o neo-endemismi, o po- trebbero mostrare, nelle forme delle Pelagie, delle affinità mag- giori sia con quelle dell’Africa, sia con quelle della Sicilia, e quindi indicarne la provenienza o dimostrare che la loro diffe- renziazione è proceduta parallelamente con le une o con le altre Ma, oltre che ciò allargherebbe troppo il campo di queste con- siderazioni, tali forme subordinate sono troppo controverse, e sono dai. varì autori intese in modo troppo differente perchè, nella maggior parte dei casi, vi si possano trovare elementi di confronto sicuri, senza avere sott'occhio abbondanti materiali dai varì territorî che si vogliono confrontare. Per questo stimo più prudente non basare su di esse dei ragionamenti che pecche- rebbero per la loro base, e limitarmi alle specie sulle quali gli autori sono per lo più d’accordo, e che nelle varie flcre di cui devo servirmi sono state generalmente intese nel medesimo modo. 1 Confesso però che, per quanto abbia cercato di attenermi al senso Linneano della specie, in non pochi casi ho dovuto scostarmene e, per mancanza di elementi di giudizio, ammettere come specie delle forme forse subordinate. SomMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 20 ’ g 306 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Confronto fra la flora delle isole Pelagie. e quelle delle terre più vicine. Prima di esaminare partitamente le florule di Lampedusa e di Linosa, consideriamole nel loro complesso. Anzitutto consta- tiamo la mancanza nelle Pelagie di endemismi primarî, ossia di endemismi di specie intese nel modo che ho detto sopra. Difatti, delle due sole specie del mio prospetto non conosciute di altro luogo, il Cistus Skanbergi e la Linaria pseudolariflora, la prima è un ibrido, e la seconda fu da altri giudicata varietà della L. vîr- gata, specie Africana.! Esaminiamo dunque le piante delle Pe- lagie riguardo alla loro presenza nelle terre più vicine, inco- minciando con la Sicilia e le coste mediterranee d'Africa. Non tengo conto delle crittogame cellulari per le quali i dati di con- fronto sono per ora insufficienti. Su di un totale di 530 specie, le Pelagie ne hanno 471, cioè 89°/, in comune tanto con la Sicilia quanto coll’Africa boreale. Delle rimanenti 59 specie, 25 mancano nell'Africa boreale ma trovansi in Sicilia, 22 mancano in Sicilia ma trovansi nell'Africa boreale, e 12 sole, cioè poco più di 2 °/,, mancano tanto in Sicilia quanto in Africa. Specie delle Pelagie che mancano tanto in Sicilia quanto nell'Africa boreale. © Wen MACTADiCURTISIDOR RR Mr Lamp. . . . Cistus complicalus Lam. Lamp. . ... Cistus Skanbergi Lojac. ! GrRISEBACH, La vegetation du Globe (traduzione di Tchihatchef vol. I, p. 506 e 552), cita come endemico di Lampedusa il Daucus Lopadusanus; ma questa specie, del resto assai critica, è stata in- dicata di Malta da varî autori, e di Sicilia (a Trapani) da Lojacono. Fra le crittogame abbiamo due specie nuove di alghe terrestri ; ma appartengono ad una categoria di piante che sono state rac- colte e studiate troppo poco perchè si possa ritenere che non si tro- vino altrove. 2? Lamp. avanti il nome della specie significa che è di Lampedusa, e Lin. che è di Linosa. La lettera M dopo il nome significa che tro- vasi a Malta, e la lettera P che trovasi a Pantelleria. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 307 Emir ate Loris peregrinus Li Lamp. . . . Daucus rupestris Guss. 4 M. Lin.. . . . ZBellium minutum L. Lamp. . . . Jasonia glutinosa Guss. . AME Lamp. . . . Filago Gussonei Lojac. INTO, e AMINA Lamp. e Lin. Carduus marmoratus Does et. Heldr.' M. Lamp. e Lin. Zeliolropium FEichwaldi Steud. Lin.. . . . Linaria pseudolaxiflora Lojac. Lamp. . . . Teucrium Creticum L. Questo numero già tanto esiguo di piante Pelagie che non si trovano nè in Africa né in Sicilia, andrebbe ancora ridotto volendosi attenere strettamente al senso Linneano della specie. * Ammettendo l’autonomia di queste 12 specie, vediamo che 5 di esse si trovano nelle isole Maltesi, le altre, salvo il Cis/us Skan- bergi e la Linaria pseudolariflora, si trovono in parti più orien- tali. Tutte, meno l’Zeliotropium Eichwaldi, mancano nell’Italia continentale. Una sola si trova in Pantelleria. Specie delle Pelagie che mancano nell’Aîrica boreale ma si trovano in Sicilia. tampoer,itoAnenone,Mortonsis Tv 43 bi et Mae. Lamp. . . . Dianthus rupicola Biv. Lin... i... Vicia dasycarpa Ten. ihanapt (6 Bini Sez Ione GUssit i I M- Lamp. e Lin. Sedum Hispanicum L. VE 4) ne DEUS ASICU LAS PIO N Mi 1 Se ne dovrebbero togliere, per le ragioni dette alla pagina pre- cedente, il Cistus Skanbergi e la Linaria pseudolariflora. Il Daucus rupestris è specie dubbia e ad ogni modo molto affine a specie dif- fuse nel bacino mediterraneo. La fumaria bicolor, specie di un genere critico, e recentemente descritta, è forse stata indicata di Sicilia e di Africa sotto altri nomi. Così pure la Flago Gussonei in Africa, e forse anche in Sicilia, può essere stata confusa con la Y. prostrata Parl. Il Carduus marmoratus si può supporre che sia stato indicato in Africa e in Sicilia sotto il nome C. Arabicus e 1° Heliotropium Eichwaldi col nome di H. Europaeum. Così si ridurrebbero a 5 sole le specie delle Pelagie che non si trovano nè in Sicilia nè in Africa. 308. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Lamp... Daueus, LOPIIUSANVUS TINA 0, MI Lamp... *. ‘Scabiosa Cretica L. Lampi. MSENECIO DYIMNICUS DORIA E MI Lamp. a iCalendula wmacraniha Tmivoi. «00 MI Larap:t0L A Calendula Pulgida Rat ye Mi Lamp. . . . Filago arvensis L. Lamp. et oentarlina: Sicula Vento ea 200, Mie Pi Lamp. . . . Carduus argyroa Biv. Lamp. e Lin. Carduus brevisquamus (Fiori) . . . M.eP. Lamp. . . . Carduus corymbosus Ten. rampe NA IRIERIS SPOSI BEAST ME Lamp. . . . Tragopogon Cupani Guss. . M. Dampir A MSa0)aASCICULAIA PRATI PI Lamp. . . . Stalice minuta L. Lampi dn, SNPINOARIACHNONCA A, CNIL Lamp. . . . Ophrys arachnites Lam. Camp. ne Giadiolus:DUDDUAsiGUSss. a MI Lamp. e Lin. Trisetum'aureum Ten... . . . .. M.eP. Lamp. . . . ZLolium Siculum Parl. Di queste 25 specie, 18 si trovano nelle isole Maltesi ; le altre hanno per lo più un’ area geografica che si estende tanto a Po- nente quanto a Levante. Sei si trovano a Pantelleria. Tutte meno quattro (Daucus Lopadusanus, Senecio pygmaeus, Calendula fulgida, Parietaria Cretica) trovansi nell’Italia continentale. Al- cune di queste 25 specie si potrebbero eliminare considerandole come microspecie forse indicate d’Africa sotto un nome più complessivo, e così si diminuirebbe alquanto il numero delle specie Siculo-Pelagie mancanti alla costa d'Africa. Se però invece di prendere in considerazione tutta la costa settentrionale del- l’Africa ci limitiamo alla Tunisia (aggiungendo all’ elenco qui sopra le 32 specie che si trovano in Sicilia e sono segnate sol- tanto con dei punti nell’ultima colonna del mio prospetto *), tro- viamo che è molto più grande, cioè 57, il numero di specie Siculo-Pelagie mancanti in quella parte dell’Africa, quantunque 1 Le specie segnate con dei punti nell’ultima colonna del prospetto sono 37; ma 5 di esse mancano in Sicilia. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 309 sia più vicina e più estesa della Sicilia, e la sua flora sia abba- stanza conosciuta. Specie delle Pelagie che mancano in Sicilia ma trovansi nell’Aîrica boreale. Lamp. . . . Diplotaxis scaposa DC. Lin.. . . . Silene apetala WIilld. MIRINO See BENE VA E ie) e n MA Bamps. 00 Aypericume Agypiiacum Dili vi... +0 M. Lin.. . . . Zrodium angulatum Pomel Lin.. . . . Medîicago secundifiora Dur. MIRROR TALIA CUPE USS Ma PIERRE OA UTO MATTI tt get SII e n Lamp. e Lin. Calendula Agypliaca Boiss........ . . M. Lamp. . . . Centaurea acautis L. inse #1. Amberbod Lippit DC: falle Las Onopordon: Stothorpiahum,Boiss:1 4 40M Lamp. ... . Echinops spinosus L. Lamp. . . . Sonchus glaucescens Jord. Lamp. . . . Bryonîa acuta Desf. Lamp. . . . Stapelia Europaea Guss. Lamp. . . . Cuscula Europaea L. eee naro CROSS DU: a n PE Lamp. . . . Slatice echioides L. Lamp. . . . Slatice intermedia Guss. Lin.. . . . Asphodelus tenuvifolius Cav. Lin... . . Castellia tuberculosa Tin. L’area geografica di queste 22 specie Afro-Pelagie mancanti in Sicilia è, in generale, un poco meno estesa verso Oriente di quella delle Siculo-Pelagie mancanti in Africa. Sei sole si tro- vano nelle isole Maltesi, e cinque sole nell’ Italia continentale. Una sola si trova in Pantelleria, il che sembra strano, conside- rando la vicinanza di quest'isola alla Tunisia. Un esame critico di queste 22 specie potrebbe diminuirne un poco il numero. Ma considerandole come specie autonome, ve- diamo che 5 di esse (Silene Behen, Hypericum Afgypliacum, Crucianella rupestris, Cuscuta Europaea e Linaria cirrRhosa) 310 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE non sono indicate di Tunisia, e quindi il numero di specie Tu- neto-Pelagie che non si trovano in Sicilia è di sole 17. Trovansi nelle Pelagie ed in Tunisia i generi Cotwla, Castellia e Stapelia mancanti in Sicilia; ma la Cota aurea e la Castellia tubercu- losa possono riferirsi ai generi Ma/ricaria e Catapodium, co- sicchè rimane il solo genere S/apelia assolutamente estraneo alla flora Sicula. Se ora confrontiamo statisticamente la flora delle isole Pela- gie con quella delle isole Maltesi, troviamo che nella prima vi sono 131 specie mancanti alla seconda. Manca dunque, nelle isole Maltesi, un numero di piante Pelagie molto maggiore di quello che manca alla Sicilia o alla Tunisia, il che non deve fare meraviglia pensando quanto sia più piccola l’area delle isole Maltesi e quindi minore il numero delle ioro piante. (Il numero delle specie vascolari conosciute delle isole Maltesi é di circa 800, quello della Sicilia di circa 2586, * e quello della Tunisia di circa 1947 *). Si potrebbe supporre che questa dif- ferenza fosse dovuta in parte anche al fatto che, se Lampe- dusa ha terreni della stessa natura di quelli delle isole Maltesi, in queste mancano affatto i materiali vulcanici di cui è intera- mente composta Linosa. Tale supposizione però non sarebbe confermata dai fatti, come vedremo confrontando separatamente ‘ognuna delle Pelagie con le isole Maltesi. Notiamo ancora che delle 59 specie Pelagie non appartenenti alla flora Afro-Sicula, 24 appartengono alla flora Maltese. Passando poi a fare il confronto con Pantelleria, troviamo che in quest'isola mancano 217 specie delle Pelagie, numero 1 Cifra data dallo Ziccardi (in Guss. Synops. Fl. Sic., II, p. 693) ed accettata da Nicotra (Elementi statistici della Fl. Siciliana). 2 Questa cifra data da Doumet-Adanson in Bonnet et Barratte, Catalogue rais. des plantes vasc. de la Tunisie, Paris, 1896, p. xLHI, comprende le varietà ben caratterizzate, da molti considerate come specie. Bonnet, in Geogr. dot. de la Tunisie, dava la cifra di 1945. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE STI ancora assai maggiore di quello mancante alle isole Maltesi. Dobbiamo cercarne la ragione principale nel numero di piante molto più piccolo in Pantelleria (Malta 800, Pantelleria.471), inferiorità dovuta, in parte almeno, all’ essere l’area di Pan- telleria assai più piccola di quella delle isole Maltesi. Vedremo più oltre come non sarebbe giustificato l’attribuire la mancanza in Pantelleria di tante specie delle Pelagie al non trovarsi in quest’ isola i terreni calcarei di cui è costituita Lampedusa. Delle 59 specie Pelagie mancanti alla flora Afro-Sicula, sol- tanto 8 si trovano in Pantelleria, e di queste, 5 si trovano nelle isole Maltesi. Da questi confronti risulta che le isole Pelagie hanno una flora eminentemente Afro-Sicula. La zona inferiore della Sici- lia e la vicina costa d'Africa hanno un gran numero di piante in comune, ed è appunto fra queste che le Pelagie hanno re- clutato la grandissima maggioranza della loro flora. Ciò era prevedibile, visto la loro posizione intermedia fra la Sicilia e l'Africa. A priori però si sarebbe creduto di trovare, fra le specie non comuni alla Sicilia e all’ Africa boreale, un pre- dominio marcato delle. Africane, perchè una delle Pelagie è più lontana dalla costa di Sicilia che da quella d’ Africa, per- ché entrambi sono sensibilmente più a Sud dell’ estrema punta meridionale della Sicilia mentre i loro paralleli attraversano la Tunisia e l’ Algeria per ben 20 gradi di longitudine, e final- mente perchè Lampedusa è considerata come geologicamente appartenente all’Africa. Invece non è così, ed abbiamo visto che vi era un leggiero predominio, nelle Pelagie, degli elementi Sici- liani sugli Africani, predominio che diveniva assai marcato se, invece di prendere in considerazione tutta l'Africa boreale, si limitava il confronto alla Tunisia: Difatti le specie Siciliane (496) entrano per 94 °/,, e le Tunisine (456) soltanto per 86 Di nella costituzione della flora delle Pelagie. 312 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE È naturale che in isole così riarse durante molti mesi del- l’anno, si debbano trovare specialmente piante dotate di adat- tamenti per resistere alla prolungata siccità. Non mi dilungherò nel rilevare i varî e ben noti adattamenti xerofili di cui pre- sentano esempî le piante delle Pelagie. Solo insisterò su di uno che nelle Pelagie assume un carattere di generalità, cioè sul- l’arresto della vita nella stagione calda. Questo è ottenuto nel modo più perfetto colla brevità del periodo vegetativo e colla sospensione della vita nel seme delle piante annue, per cui in tal modo anche qualche pianta idrofila può sfidare il prosciu- gamento completo e prolungato del terreno. E vediamo difatti che nelle Pelagie le piante annue costituiscono il 61°/, della flora vascolare, mentre nell’ Arcipelago Toscano raggiungono soltanto il 41 °/,.* Possiamo dunque dire che la forte proporzione delle piante annue è una caratteristica della flora delle isole Pelagie, ed è in relazione con le loro condizioni ecologiche. ? 1 Le specie annue, come è indicato nel riassunto del prospetto a p. 301, sono 321 nelle Pelagie. Nell’Arcipelago Toscano (Bull. Soc. bot. ital., anno 1903, p. 192) le annue e bienni sono 648, e deducen- done 71 bienni, rimangono 577 annue, sopra un totale di 1411 specie vascolari. ? Questa spiegazione della prevalenza delle piante annue nelle Pelagie, sembra accordarsi male col fatto che delle 11 specie cono- sciute di Lampione, due sole sono annue. Ciò però si spiega pen- sando che Gussone, il quale vi ha raccolto queste 11 specie, fu in Lampione di Agosto, allorquando delle piante annue per lo più non rimane traccia visibile. Non è del resto improbabile che la pro- porzione di piante annue vi sia realmente minore che in Linosa ed in Lampedusa, perchè quello scoglio esposto in ogni sua parte alla furia dei venti ed allo spruzzo delle onde salate, non presenta quei ripari necessarî per molte delle piante annue, tenere e delicate, come li presenta Lampedusa e più ancora Linosa. Inoltre, il vento che soffia quasi di continuo deve portar via i semi ed ostacolare quindi grandemente la riproduzione delle piante annue. Già Hooker ha notato che le piante annue, per mantenersi, avevano bisogno di aree di una certa estensione, e che per questo erano in minor nu- mero nelle piccole isole. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 313 Ad un risultato analogo giungono molte piante perenni er- bacee con la morte delle loro parti aeree in estate, e con il lungo letargo dei loro bulbi, tuberi o rizomi sotterranei. Ed anche di queste è piuttosto forte la proporzione nelle Pelagie. Un altro modo di ottenere una sospensione, parziale almeno, della vita in estate, che si riscontra in varie specie legnose delle Pelagie, è la perdita delle foglie in quella stagione, come osservasi anche altrove nel mezzogiorno d’Italia, ad esempio nella Zwplor- bia dendroides, nell’Anagyris foetida, nel Thymus capitatus, nella Thapsia Garganica, e come fu notata da Gussone in Li- nosa e Lampedusa anche in altre piante che egli in Sicilia e nel mezzogiorno d'Italia aveva viste sempre verdi, quali Clemazis cirrhosa, Olea, Periploca, Rhus. Qui dunque, come in certe parti asciutte della zona torrida, vediamo prodursi per effetto dell’ alidore estivo, lo stesso fenomeno della caduta delle foglie che in altri climi avviene d’ inverno per effetto del freddo. La frequenza del nanismo nelle specie annue si può ancora citare come una caratteristica della flora delle Pelagie. Tale nanismo, che é congiunto ad una vita vegetativa più breve della normale, è anch'esso l’espressione di condizioni ecologiche spe- ciali, ma forse si dovrebbe chiamare in molti casi una mostruo- sità, o una anomalia come può esserlo la caduta delle foglie in alcune delle specie legnose, * piuttosto che un adattamento fis- sato, poichè forse molte delle piante così ridotte non abboni- scono i semi, o producono semi che germogliando in altre con- dizioni darebbero origine a piante normali. Questa è del resto una questione intorno alla quale non vi sono sufficienti osser- vazioni, e che va meglio studiata sperimentalmente. Possiamo notare ancora, come caratteristica della flora delle Pelagie confrontata con quella della zona marittima della regione mediterranea in generale, la scarsità delle psammofile marine esclusive, così abbondanti nelle arene marine sulle coste del Me- 1 Gussone non ha detto come avveniva la caduta delle foglie da lui osservata nelle piante sempreverdi. Ultimamente il sig. J. Schil- ler (Esterr. bot. Zeitschr., 1907, n. 6) ha descritto il modo anomalo, per rottura del picciolo, nel quale avviene sul littorale Adriatico la caduta delle foglie in alcune piante legnose sempreverdi (fra cui l’Olea Europaea), per effetto di un vento forte ed asciutto. 814 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE diterraneo, il che denota la piccolissima estensione di. questa stazione nelle Pelagie. Mancano ugualmente quasi tutte le idrofite, potendosi designare come tali soltanto l’ E/a/ine Hydro- piper, la Bulliarda Vaillantii e la Callitriche pedunculata, tre ‘piante annue che si devono dire piuttosto anfibie che vere idrofite, poichè compiono l’ultima fase della loro vita in terreno quasi asciutto, e che hanno inoltre la preziosa facoltà di con- servare poi la vita latente nel seme durante la lunga estate, quando sono interamente prosciugate tutte le acque superfi- ciali. Molto scarse sono pure le piante idrofile, ossia amiche dei luoghi umidi, potendosi contare come tali solo i due Lythrwm, l’ Anthemis fuscata, il Sonchus maritimus, l’ Arthrocnemum glaucum, il Triglochin Barrelieri, il Juncus bufonius, Vl Aluro- pus repens e Vl Adiantum Capillus Veneris. Idrofite e idrofile tro- vansi esclusivamente a Lampedusa. Le piante delle summento- vate stazioni, oltre ad essere rappresentate nelle Pelagie da un numero piccolo di specie, vi sì trovano in generale anche in numero scarsissimo di individui. !' Le alofite sono prevalente- mente rupestri, come le Stazice, il Crilhmum, la Silene sedoides, il Bellium minutum, la Suaeda fruticosa, la Salsola longifolia. Abbondanti sono le antropocore. * * o» Se esaminiamo la flora delle Pelagie riguardo alla proporzione ìn cui vi sono rappresentati i gruppi sistematici, troviamo che le differenze con la fiora delle terre più vicine non sono meno marcate che nella proporzione dei gruppi biologici. Difatti le famiglie, seriate secondo la loro ricchezza di specie, salvo le tre più ricche, non si seguono, nelle Pelagie, nello stesso ordine che in Sicilia ed in Tunisia, nei quali due paesi, come si vede dal seguente specchietto, le sette famiglie più ricche occupano gli stessi posti. 1 Abbondanti sono soltanto 1° Elatine e la Bulliarda che hanno trovato negli incavi delle roccie impermeabili di Lampedusa dei pic- coli serbatoî di acqua che si prosciugano solamente a primavera inol- trata, ed il Juncus bufonius che si trova in Lampedusa sotto la forma pumilio, nana ed a periodo vegetativo breve, adattata a terreni che si prosciugano presto. VARE E. MR ir CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 515 Famiglie principali ordinate secondo la loro ricchezza di specie. Pelagie. Totale delle specie: 530. 1. Composte. . . Papilionacee . . Graminacee . Cariofillacee . Ombrellifere . MOrogifere . ... Ma biate . . ... » Chenopodiac. » Gigliacee ..... Crassulacee. . 9. Euforbiacee . . Geraniacee . . » Rubiacee . . Pi » Convolvulac. . \ duurtcacee . . . } Plumbaginac. . Ranunculacee » Papaveracee . » Borraginacee. » Scrofulariacee . Fumariacee. . » Cistacee. . wniridacee.. ... 14. Malvacee. . . | » Solanacee. . 3}, » Poligonacee À » Asparagacee . | 15. Valerianacee. | » (Genzianacee . | ; » Plantaginacee \ » Orobancacee . 74 67 lr 59 99 ti 21 18 14 Totale delle specie: 2586. 0 SI v D Ta wo uiridacette. a ADIpsaceBt +. Sicilia. ! . Composte..'. .. . Papilionacee . . Graminacee Crocifere . . . . Ombrellifere . Eabiaten.st . Cariofillacee . . Rosacee. . . . | Scrofulariac. . | .Gigliacee.. .... . Orchidacee . . . Ranunculacee RUAGIPErFACECI i: . Borraginacee. . Rubiacee . .... . Cistacee. . . . Euforbiacee . Chenopodiacee Malvaceesttt . Poligonacee 9. Geraniacee. . Crassulacee. . Plumbaginac. Giuncacee Convolvulac. Solanacee. . Plantaginacee Cupulifere . . e Welerasarnana . Paronichiacee | Orobancacee . | I I » 315 285 275 131 18 16 Tunisia. ? Totale delle specie: 1947. ll ZI (Ub) 3. Valerianacee. Naiadacee. . . Primulacee. . Orobancacee . Iridaceeng ina Composte . .. 247 Papilionacee . 228 . Graminacee . 202 . Crocifere. .. 97 . Ombrellifere . 92 Miraplafenziàte ErTA . Cariofillacee . 61 ; Scrofulariac. . ) 47 Gigliacce +...) . Borraginacee. 44 . Chenopodiacee 43 . Ciperacee. 36 : Rubiacee SI 35 Euforbiacee . | ©. . Ranunculacee 34 «*Orchidacee! n.021 . Geraniacee. . 26 . Cistacee. .... 95 Paronichiacee ’) s'Rosaceg.. ji 29 . Plumbaginac. 20 5 Poligonacee ? | 18 Beletgs noe: ) È Malvacee . ssa | 17 Giuncacee. . . . Crassulacee. . | 15 Convolvulac. . | . Fumariacee. 3" RIGUAR CERA 14 / 1 L. NICOTRA, ZZementi statistici della Flora Siciliana in Nuov. Giorn. bot, it., XVI, 1884, p. 347, 2 Ep. BONNET, Géographie botanigue de la Tunisie. EBxtr. du Journal de botànique, IX et X, p. 10-13: e DOUMET-ADANSON in BONNET ET BARRATTE, Op. cit,, p. xLuI. In quest’ultimo lavoro sono dimenticate le Poligonacee. 316 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Notevole è, come si vede, nelle Pelagie in confronto della Sicilia e della Tunisia, la scarsità delle Rosacee, Ciperacee, Giun- cacee, Orchidacee, Scrofulariacee, Borraginacee, Ranunculacee, Cistacee, Malvacee, Paronichiacee, ed invece la ricchezza delle Crassulacee, Chenopodiacee, Geraniacee, Fumariacee, Euforbiacee, Plumbaginacee, Papaveracee, Felci, Convolvulacee, Urticacee. In molti casi la scarsità e la ricchezza di specie vanno d’ac- cordo con una corrispondente scarsità e ricchezza di individui. Riguardo all'ordine in cui si seguono le famiglie nello spec- chietto qui sopra, sembra che le Pelagie presentino deile diver- genze, ossia differenze di livello, un poco più accentuate con la Sicilia che con la Tunisia. ! Si potrebbe a prima vista credere che ciò derivasse dalla esistenza, nella flora Siciliana, di molti elementi della zona montana. Ma a tale interpretazione con- traddice il fatto che le divergenze sono minori fra la Sicilia e la Tunisia che fra le Pelagie e questi due paesi. Questa con- cordanza fra loro delle flore di due terre separate da. buon tratto di mare, maggiore che fra ognuna di esse e quella di isole a quelle terre interposte, si deve attribuire al fatto che, in una medesima regione botanica, più é piccola l’area di cui si studia la flora, più primeggia l'influenza dei fattori ecologici locali, cancellando o mascherando le leggi generali della distribuzione dei vegetali in quella regione; più è grande invece l’area con- templata, più ci si avvicina a questa legge di distribuzione. Importante è il notare che le differenze di livello, o diver- genze, fra le famiglie delle Pelagie e quelle delle altre due colonne, se per lo più sono diverse di grado, pure in tutti i casi si verificano nello stesso senso; in altri termini le fami- glie che nelle Pelagie sono relativamente più ricche che in Sicilia, sono anche più ricche che in Tunisia, e quelle più po- vere che in Sicilia sono anche più povere che in Tunisia. 1 Le somiglianze e le differenze nella composizione di diverse flore, anche dal punto di vista puramente sistematico e statistico, si pos- sono intendere e valutare in modi diversi e quindi sfuggono ad un calcolo matematico esatto. Per questo mi sono limitato qui al con- fronto dell'importanza che hanno le famiglie principali, desunta dal posto (o livello) che occupano quando sono messe in serie per ric- — chezza di specie. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Bu vg Se facciamo questo medesimo confronto fra le famiglie seriate p per ricchezzà di specie nelle Pelagie e nell’Arcipelago Toscano, altro distretto floristico ben conosciuto, mediterraneo ed insulare come le Pelagie, ma situato ben sette gradi più a Nord e meno distante da terre continentali, vediamo che le differenze di livello delle famiglie poco differiscono in entità da quelle che corrono fra le Pelagie e la Sicilia e la Tunisia; ed anche qui, nella gran maggioranza dei casi, si verificano nella stessa di- rezione, cioè sono in generale le stesse famiglie che si distin- guono per ricchezza o povertà rispetto all’Arcipelago Toscano, come rispetto alla Sicilia e alla Tunisia.! Dunque le medesime cause che fanno divergere sotto questo rapporto la flora delle Pelagie da quelle della Sicilia e della Tunisia, la fanno divergere in modo press’a poco uguale dalla flora di altri distretti flori- stici anche più lontani, ma della medesima zona e della mede- sima regione. Si può ancora osservare che nessuna delle famiglie che in Tunisia contano più di 9 specie, manca nelle Pelagie; e che delle famiglie Siciliane mancanti nelle Pelagie, una sola, quella delle Cupulifere, conta in Sicilia più di 9 specie. In quanto alla proporzione fra le dicotiledoni (includendovi le gimnosperme) e le monocotiledoni, essa è: ° nella Flora Europea. . . 4.7 in'\Pantelleria: 200 2% 4.0 nelle Pelagio . .... SERE Ge: IN/SICINa: sa a SoS i RA NTATE SEA na nell’ Arcipelago Toscano 3.5 BRWunisio Uta 4.0 IDE RONCATARi tata aa 3.2 1 Non riporto qui, per brevità, la seriazione delle famiglie nel l’Arcipelago Toscano. Si può desumere dalla mia Flora dell’Arci- pelago Toscano (N. Giorn. bot. it., Vol. X, 1903). 2 Per la Sicilia, l’Italia, l Europa e la Toscana riporto le cifre date da NicoTRA, Z/ementi statistici della Flora Siciliana, paragr. IV, p. 342. Per la Tunisia ho rilevato il rapporto dai dati di Doumet- Adanson in BoNnNET ET BARRATTE, Catal. d. Plantes vasc. de la Tuni- ste, p. XLII; per Pantelleria dal mio Prospetto nel presente lavoro, con le Aggiunte a p. 302-4; per l’Arcipelago Toscano da SOMMIER, Prospetto della Flora dell’Arcipelago Toscano in N. Giorn. bot. ital., 1903, p. 141. 318 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Le Pelagie sono dunque proporzionalmente più ricche di dico- tiledoni, e più povere di monocotiledoni della Sicilia, della Tu- nisia, di Pantelleria, dell'Italia, delia Toscana e dell'Arcipelago Toscano; sono invece più ricche di monocotiledoni e più povere di dicotiledoni dell'insieme d'’ Europa. La differenza minore, a questo riguardo, la presentano con la Tunisia, con Pantel- leria, e con l’insieme della flora Italiana ; la differenza maggiore con la Toscana. Moiti autori si sono occupati dei rapporti numerici fra specie, generi e famiglie nelle flore di paesi diversi, cercando quale relazione vi fosse fra questi rapporti e le condizioni ecologiche dei paesi di cui studiavano statisticamente le flore. Per. questo ho esposto nel seguente quadro, quanto sia in media il numero. di generi e di specie per famiglia, e quanto il numero di specie per genere nelle Pelagie ed in alcune altre parti della regione mediterranea, e cioè in tutta l’Italia, in Sicilia, in Tunisia, in Pantelleria, in Toscana, nell’ Arcipelago Toscano, in due delle isole di questo Arcipelago (quelle che per numero di specie si avvicinano di più alla flora delle Pelagie, cioè Capraia e Pia- nosa), e finalmente nelle cinque isolette che trovansi lungo la costa della Liguria e che esse pure, nel loro insieme, hanno un numero di specie che si avvicina a quello delle Pelagie. Ho disposto queste varie flore secondo il numero delle loro specie, incominciando con la più ricca. Mi sono limitato alle fanero- game, come hanno fatto in generale gli autori che si sono oc- cupati dell'argomento. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE SLI ; NUMERO MEDIO DI TI = = FANEROGAME generi | specie | specie per per per famiglia|famiglia| genere Italia ! Famiglie 129; generi 803; specie 4227. . | 6. Sicilia Famiglie 112; generi 700; specie 2550. . | 6.8 (AO) 3201. DIS IS) DÒ % do e) Toscana ! Famiglie 123; generi 725; specie 2366. . | 5.9|19.2| 3.3 | Tunisia * | Famiglie 106; generi 680; specie 1922. . | 6.4|18.1| 2.8 Arcipelago Toscano ‘ Famiglie 101; generi 523; specie 1384. . | 5.2|13.7| 2.6 Capraia * Famiglie 85; generi 328; specie 611. ..| 3.9|.7.2| 19 | Pelagie Famiglie 73; generi 287; specie 522... | 3.9| 7.2) 18 Pianosa ‘ Famiglie 76; generi 289; specie 469... | 3.3| 6.2| 1.6 Pantelleria Famiglie 65; generi 264; specie 453. ..| 4.1| 7.0| 17 Isolette Liguri ° Hamigle 6S;vseneri. 263; specie 445... | 3.8) 0.5.|-1.7 1 Le cifre per l’Italia e per la Toscana sono prese da CARUEL, Sfafistica botanica della Toscana, p. 39 e 48. Le proporzioni fra ordini, generi e specie sono calcolate sopra queste cifre. Per l’ Italia differiscono un poco dai rapporti indicati da Caruel stesso a p. 50 (specialmente il rapporto fra specie e famiglie, per il quale Caruel dà la cifra di 34,1, mentre dalle cifre di Bertoloni, sulle quali si basa Caruel, risulta di 32,767). Dall’epoca in cui fu scritto il lavoro del Car nel ad oggi, è molto progredita la conoscenza delle flore di Toscana e d’Italia: ma credo che non saranno per questo molto cambiati i numeri medî di specie igi famiglia e per genere, e di generi per famiglia. 2 Il numero di famiglie, generi e specie di Sicilia è preso da NICOTRA (Zreme nti sta- tist. d. FI. Sicil., $ 1,2, 3, p. 339, 341), il quale, per le specie, ammette il numero dato dallo Ziccardi in GUSSONE, .5772. /%. Stc., II, p. 693. Le medie di generi e specie per fa- miglie, e di specie per genere che do qui sopra, sono calcolate sopra queste cifre, e diffe- riscono leggermente ‘da quelle indicate dallo stesso Nicotra il quale per i suoi calcoli sembra essersi servito del numero di specie un poco differente indicato per la Sicilia da De Candolle. 3 Da BONNET ET BARRATTE, 0p. cit. 4 Da SOMMIER, 0p. cit. 5 Da A. BEGUINOT, Za vegetazione delle Isole Liguri, Gallinara, Bergeggi, Pat maria, Tino e T'inetto, in Annali del Museo Civico di Genova, Vol. XLIII (1907), p. 39 (463). 320 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Come si vede da questi esempìî scelti in parti del bacino me- diterraneo abbastanza lontane fra loro, più è piccolo il. numero di specie di una flora, più piccolo è il numero medio di specie per genere. Una piccola irregolarità insignificante presenta a questo riguardo soltanto Pianosa. Meno costante, benchè in ge- nerale riconoscibile, è la diminuzione delle specie e dei generi per famiglia col diminuire del numero di specie prese in esame. Si vede pure che le notevoli differenze ecologiche fra le Pelagie, le due isole Toscane ed il gruppo delle Liguri, quattro distretti che poco differiscono per numero di specie, non portano sensibile variazione nelle proporzioni fra specie, generi e famiglie. Ciò mi sembra una prova che questi rapporti nei varî distretti o do- minî appartenenti ad una medesima regione, siano l’espressione matematica di un calcolo di probabilità basato sul numero di specie, di generi e di famiglie esistenti nella regione, calcolo pochissimo disturbato dall’azione dei fattori ecologici proprì ai distretti o ai dominî presi in esame; e mi pare quindi che poco abbia a valersi di questi rapporti l'ecologia botanica. * 1 Nella flora di uno scoglio sul quale crescesse una sola specie, vi sarebbero un genere ed una specie per famiglia, ed una specie per genere. Se vi crescessero due specie, secondo ogni probabilità esse apparterrebbero a due generi e a due famiglie. Con ogni specie addizionale aumenterebbero le probabilità che questa specie appar- tenesse ad ‘una famiglia e ad un genere già rappresentati e quindi che aumentasse il numero medio di specie per famiglia e per genere. Sull’ isolotto di Lampione, p. es. (v. pag. 269), Gussone ha raccolto 11 specie appartenenti a 8 famiglie e a 11 generi. Prendendo in esame altre isolette, si vedrebbe che man mano aumenta il numero di spe- cie, diminuisce la proporzione del numero di famiglie e di generi. Il calcolo che ho fatto per diverse piccole florule lo ha quasi invaria- bilmente confermato. Vi è chi ha detto che il numero medio di specie per genere di- minuiva man mano si andava da Sud a Nord e dal piano verso la cima dei monti, oppure che diminuiva per effetto della sterilità del suolo. È stata pure formulata la legge che «il numero medio di specie per genere aumenta coll’aumentare della diversità nelle con- dizioni ecologiche dei territorî presi if esame ». Vi è poi chi ha ri- tenuto che un piccolo numero di specie per genere fosse una carat- teristica delle flore insulari, specialmente delle piccole isole, e questo è stato da molti ripetuto come un assioma. La maggior CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 921 Modificazioni nella flora delle Pelagie. All’azione diretta dell’uomo, ed a quella degli animali da esso introdotti, ho accennato a p. 47 e 183. Anche nel breve spazio di tempo che ci separa dalla visita di Gussone, possiamo con- statare nella flora delle Pelagie dei profondi mutamenti dovuti all’uomo, non solo per la distruzione o grande diminuzione di al- cune specie legnose, ma anche per l’introduzione di varie piante. L'introduzione volontaria del Fico d’India ha grandemente cam- biato il paesaggio botanico tanto di Lampedusa che di Linosa; quella del Mesembryanthemuimn crystallinum (introdotto per l'estrazione della soda) ha influito sul paesaggio botanico di Linosa. L'introduzione involontaria dell’ Oxalis cernua ha for- nito a Lampedusa uno dei suoi elementi floristici più cospicui e più diffusi. Molte sono le specie erbacee citate da Gussone e da Calcara che, come si può vedere nelle mie florule, non furono più trovate da altri; ed è lecito supporre che varie di esse sono definitivamente scomparse insieme alla macchia alla quale erano parte degli esempî portati in appoggio confermano questi varî modi di vedere, che del resto non sono contrarî gli uni agli altri. Mi pare tuttavia che sia stata disconosciuta la vera causa della dimi- nuzione del numero di specie per genere, che risiede unicamente nel minor numero di specie prese in esame. Difatti sterilità e uni- formità di condizioni ecologiche fanno impoverire le flore, e quindi la differenza nel numero di specie per genere non è da ricercarsi nei fattori ecologici, ma nel numero diverso di specie nelle flore confrontate. Così se è piccolo il numero di specie per genere nelle isole, specialmente nelle. minori, è perchè piccolo è il numero di specie che albergano. De Candolle, nella sua Géographie botanique raisonnée ha complicato il problema introducendo nei confronti le aree delle diverse flore, e rendendo così meno evidente la relazione fra il numero di specie delle varie flore e il rapporto fra generi e specie. Secondo me, volendo formulare una legge, bisogna dire che «il numero medio di specie per genere è direttamente proporzio- nale al numero di specie prese in esame, indipendentemente, o quasi, dalle condizioni ecologiche del territorio da cui provengono ». — Questa legge andrebbe documentata con gran numero di esempî, e ne andrebbero ricercate le cause; ma non è questo il luogo per dare all’argomento lo svolgimento che merita. SOMMIER, Le isole Pelagie e la loro flora. 21 322 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE consociate. ' Ed inversamente molte sono le piante specialmente arvensi ed antropocore ora comuni, che non furono notate né da Gussone né da Calcara, e di cui una parte almeno si deve ritenere introdotta dopo il loro tempo. Qualcuna delle specie annue osservate da un solo raccoglitore può darsi che fosse efli- mera, e rappresenti un tentativo infruttuoso d’immigrazione. Quale parte abbiano avuto gli agenti naturali nelle modifi- cazioni avvenute nella flora dall’epoca di Gussone in poi, è impos- sibile stabilire. Ma qualche parte probabilmente è da attribuirsi anche ad essi, specialmente in unione con l’azione dell’uomo il quale, dissodando terreni, prepara una stazione propizia agli immigranti per qualunque via essi vengano. Sull’ azione dell’uomo avanti il tempo di Gussone non pos- siamo fare altro che delle congetture basate sopra quello che sappiamo degli ultimi tre quarti di secolo, e di quello che ci insegnano altri paesi; ® ma certo sarà stata grande, specialmente a Lampedusa; e ad essa possiamo per esempio attribuire la mancanza fin d'allora nelle Pelagie del leccio così caratteristico della regione, ma troppo ricercato dall'uomo per il suo legno. . Confronto fra le florule di Lampedusa e di Linosa. Non ostante le grandi differenze nel rilievo e nella natura del loro suolo, essendo Lampedusa piana e calcarea, con ter- reno quasi tutto compatto, Linosa invece montuosa e vulca- nica, con abbondanza di terreni sciolti, la differenza nella ric- 1 CALCARA, Descr. di Lampedusa, p. 38, parla di tronchi d’alberi rivestiti di muschi e licheni. Se realmente fosse così, bisognerebbe dire che con gli alberi sono scomparsi tutti i muschi arboricoli, poichè non ne ho trovato neanche uno, nè a Lampedusa nè a Linosa. Ma della esattezza di Calcara è lecito dubitare, specialmente trat- tandosi di crittogame. 2? WARMING, ad esempio, in Den Danske Planteverdens Historie efter istiden, valuta a circa 150 le fanerogame la cui introduzione in Danimarca si può attribuire all'uomo nel corso del solo secolo 190; e dice che forse più della metà delle 1400 fanerogame della Dani- CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 3523 chezza delle loro flore fanerogamiche è press’a poco quale ci si sa- rebbe potuto aspettare per la diversità delle loro aree se avessero avuto condizioni di suolo eguali. Ciò desumo dal confronto con due isole dell'Arcipelago Toscano, Giannutri e Pianosa, distanti l’una dall’altra poco più che Linosa da Lampedusa, ed aventi aree che stanno press’a pceco nello stesso rapporto (cioè di circa uno a quattro).! Benchè Giannutri e Pianosa sieno ugualmente pianeggianti ed interamente composte dello stesso calcare ca- vernoso, il rapporto numerico delle loro specie è pressa poco lo stesso di quello tra Linosa e Lampedusa. ? Si deve dunque riconoscere che in Linosa ed in Lampedusa le grandi differenze morfologiche, fisiche e chimiche del suolo influiscono poco sul numero delle specie fanerogame. Molto invece sembra che in- fluiscano sul numero delle specie crittogame. Infatti già nelle crittogame vascolari vediamo invertite le proporzioni, e Linosa con 5 specie superare Lampedusa che ne ha 4 sole, nonostante che Lampedusa abbia un’area quasi quattro volte maggiore di Linosa. Questa disproporzione in favore della piccola Linosa si accentua ancora più nelle briofite, tanto nei muschi (Lampe- dusa ne ha 80 e Linosa 40) quanto nelle epatiche (Lampedusa 8, Linosa 15). La proporzione si mantiene in favore di Linosa marca sono immigrate in questo modo nei tempi storici. — La scom- parsa dall’ isola di S. Elena della maggior parte della fora indigena, e la sua sostituzione da piante quasi tutte inglesi, importate invo- lontariamente dall'uomo, ci offrono un bell'esempio di quanto possa il fattore antropico in breve volgere di tempo. 1 Lampedusa ha kmq. 20.20, Linosa kmq. 5.43. — Pianosa ha kmq. 10.25, Giannutri ne ha 2.31. Linosa è dunque, per rapporto a Lampedusa, un poco meno piccola che Giannutri per rapporto a Pianosa. 2 La flora fanerogamica di Linosa che conta 289 specie, sta a quella di Lampedusa che ne conta 460, come 62.83 sta a 100. Quella di Gian- nutri con 275 specie sta a quella di Pianosa con 469 specie, come 58.63 sta a 100 (v. Nuov. Giorn. bot. ital., X, 1903, p. 190 e Bull. Soc. bot. it., 1903, p. 228). Vi è dunque una piccola differenza in favore di Linosa nel numero delle specie, come vi è nel rapporto delle aree. Riconosco però che tali confronti fra isole di aree diverse, ed in condizioni assai differenti per clima e per distanza da altre terre, hanno un valore molto relativo. Confronti fra altre isole appartenenti alla Sicilia non ho potuto fare per mancanza di dati statistici. 324 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE anche nei licheni (Linosa 38, Lampedusa 81). La ricchezza di crittogame relativamente molto maggiore in Linosa non si ma- nifesta soltanto nel numero più grande di specie, ma anche nella abbondanza di individui, tanto che nel visitare successiva- mente le due isole si è colpiti dalla prevalenza del rivestimento crittogamico in Linosa. Il paragone con le isole dell'Arcipelago Toscano ci mostra pure che a parità di superficie le Pelagie sono più povere di specie vascolari delle isole Toscane. Difatti Lampedusa con kmq. 20.20 ne ha solo 464, mentre Capraia con kmq. 19.53 ne ha 627 e il Giglio con kmq. 21Ì.21 ne ha 700. Anche la flora di Pianosa, con 478 specie vascolari, supera un poco quella di Lampedusa, quantunque abbia un’area di circa metà. Linosa con kmq. 35.43 ha 294 specie, mentre con delle superficie metà più piccole, Gor- gona (kmq. 2.23) ne ha 465 e Giannutri (kmq. 2.81) ne ha 280. * La povertà relativa delle Pelagie è dunque ugualmente accen- tuata in Linosa e in Lampedusa, e si osserva tanto nelle critto- game vascolari quanto nelle fanerogame. Oramai la flora vasco- lare delle Pelagie è abbastanza bene conosciuta per ritenere che ulteriori ricerche non potranno modificare sensibilmente questa disproporzione. Confronti intorno alla ricchezza in crittogame cellulari sarebbero prematuri, le isole dell’Arcipelago Toscano essendo a quel riguardo molto meglio esplorate delle Pelagie. Da quello che sappiamo però, in quanto a briofite sembrerebbe che Linosa non fosse inferiore alle isole Toscane, e Lampedusa invece fosse assai più povera. La povertà della flora vascolare nelle Pelagie deve certo at- tribuirsi, in gran parte almeno, alla brevità del periodo vegeta- tivo in causa della prolungata siccità dell’estate, alla mancanza di acque superficiali, alla grande uniformità del terreno in ognuna delle due isole e quindi alla pochissima varietà di sta- zioni. Può forse dipendere in parte anche dalla più grande distanza da terre più estese, e quindi dalle difficoltà maggiori ! La flora di Giannutri, che dal Prospetto della Fl. dell’Arcipe- lago Toscano risultava di 187 fanerogame e 191 piante vascolari, è stata per ulteriori esplorazioni portata a 275 fanerogame e a 280 piante vascolari (v. Bull. Soc. bot. it., 1903, p. 228). CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 325 per la immigrazione di molti semi. A questo fa riscontro il fatto già da altri osservato, che le isole sono più povere di un’area uguale sul continente più vicino. Suppongo che ciò sia perchè la conquista del terreno passo a passo è più efficace di quella longinqua, contro la quale meglio si difendono le associazioni, anche se povere, quando hanno preso piede in un'isola, e che diventa tanto meno efficace quanto maggiore è l’ isolamento - ossia la distanza dai centri di diffusione. Le Vediamo ora quanto e come differiscano nella loro composi- zione le florule di Lampedusa e di Linosa. Delle 522 fanerogame che si trovano in Lampedusa e in Li- nosa, le due isole ne hanno in comune 227, cioè 43,5 °/. Pianosa e Giannutri, con una flora complessiva di 535 specie, ne hanno in comune 209, ossia 39,1 se Abbiamo veduto dianzi che pro- porzionatamente alle loro aree le florule di Lampedusa e di Li- nosa differiscono, in ricchezza, press’ a poco quanto quelle di due altre isole uguali fra loro per la costituzione del suolo prese ad esempio nell’Arcipelago Toscano. Ora vediamo che nella loro composizione le flore delle due Pelagie differiscono sensibilmente meno l'una dall'altra delle stesse due isole Toscane. Troviamo dunque il contrario di quanto avremmo potuto presumere con- siderando la similarità di configurazione e di composizione del suolo di Giannutri e di Pianosa. Ne dobbiamo trarre la conclu- sione che nelle Pelagie, configurazione e natura del suolo sono fattori che hanno avuto meno influenza di altri nel determinare tanto la ricchezza della flora fanerogamica quanto la diversità (statisticamente parlando) della sua composizione. Diversamente anche in questo si comportano le crittozame. Difatti, delle loro 8 crittogame vascolari, le due isole ne hanno una sola in comune; nelle briofite le specie comuni alle due isole (23) formano soltanto il 33 °/, del totale (70), e nei licheni la pro- porzione delle specie comuni alle due isole è ancora minore. Ciò può dipendere in parte, per le crittogame cellulari, da una investigazione meno accurata; ma le differenze con la propor- zione delle fanerogame sembrano troppo grandi per venire .can- cellate da una più completa esplorazione. 326 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Da quanto precede si può trarre la conclusione che le critto- game ci presentano un reattivo assai più sicuro delle fanerogame per rivelare le differenze edafiche in distretti di ugual clima. Analizzando ora sommariamente le differenze fra le florule vascolari di Lampedusa e di Linosa, notiamo anzitutto che è più marcata in Linosa la prevalenza delle specie annue, le quali formano il 66,3 °/, della sua flora, mentre in Lampedusa raggiun- gono soltanto il 58,2 DE Questa maggiore prevalenza è abbastanza marcata perché si debba riconoscere in essa l’espressione di condizioni ecologiche generali dell’isola. In quanto all’azione dell’uomo che si è esercitata molto meno in Linosa che in Lam- pedusa, più lungamente abitata e più estesamente coltivata, essa non potrebbe aver agito che nel senso, opposto, poichè tende a favorire l'introduzione e la moltiplicazione delle piante annue.* Il maggior numero delle specie annue in Linosa mi sembra che si possa spiegare con la natura fisica del suolo, indipendente- mente dalla sua natura chimica. Le roccie nere di Linosa devono riscaldarsi più dei calcari bianchi di Lampedusa, e le sabbie scure che ricuoprono gran parte dell’isola vulcanica devono prosciugarsi profondamente più presto dei terreni compatti del- l’isola sedimentaria. Quindi in Linosa deve farsi sentire anche più che in Lampedusa la necessità di adattamenti per soppor- tare il calore e l’ aridità della lunga estate. Ed ottimi fra questi, come abbiamo detto a p. 312, sono la brevità del periodo vege- tativo ed il mantenimento della vita allo stato latente nel seme di una pianta annua. Specialmente adattato a Linosa deve essere questo modo di difesa contro l’estate infuocata se, come pare, le pioggie invernali vi sono più abbondanti che in Lampedusa, aumentando la differenza fra le stagioni e favorendo le piante annue a breve periodo vegetativo, prive di altri adattamenti xerofili. E naturale quindi che abbia preso dimora in Linosa un numero maggiore di tali piante. 1 Vedi De CANDOLLE, Géogr. bot. raisonnée, p. 991; FLAHAULT, La distribution géograph. des vegét. dans un coin du Languedoc, Mont- pellier, 1893, p. 80, e SommiER, Una cima vergine nelle Alpi Apuane, in N. Giorn. bot. it., 1894, p. 15 e 18. - EI POLO CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 327 Il terreno sciolto di Linosa pare invece meno propizio di quello compatto di Lampedusa alle specie aventi serbatoî sot- terranei di sostanze nutritrici, poichè vi è minore la propor- zione di piante fornite di bulbi, tuberi o rizomi carnosi. Minore è pure in Linosa la proporzione di piante alofite. Maggiore invece vi è la proporzione delle specie psammofile. Mancano del tutto a Linosa non solo le vere idrofite, ma anche le piante amiche dei luoghi umidi, non trovandovisi neppure una di quelle poche che crescono in Lampedusa e che ho citate a p. 314. La proporzione delle antropocore non è minore in Linosa che in Lampedusa, il che sembra in contradizione con l’ estensione maggiore delle colture in Lampedusa, ma va d’accordo col pre- dominio delle specie annue in Linosa, le antropocore essendo in grandissima maggioranza annue. ' * * * Se, seguitando la nostra analisi, ordiniamo le famiglie prin- cipali secondo la loro ricchezza di specie come abbiamo fatto per la flora delle Pelagie in complesso, troviamo differenze assai marcate fra le due isole. Famiglie che nell’una o nell’altra delle Pelagie contano almeno 4 specie. Lampedusa. Linosa. DCOMIposten a etc Ta 09 TPapillonaceggotata en 47 2. Graminacee. . ..... 3 ZAGLAMINACEAA 0h), 35 Smbapllionaeeg;ri.... 0. 48 SHICOMPOSTO ne I) An 33 4% ©mbrellifere è 0.5.0. 19 PnGanoflillacec ARE nt 18 SMOLOCuere: sz la 16 DEPOCHOGITOER amati a dc 10 osCariofillacee” 0h... 15 GaiCrassulacesit aio \ MuRabiale sec. 0, 13 » Chenopodiacee . . . . . Î 8 eclgliaceggeenta sit, AINULHICA COGI e \ 8. Chenopodiacee . . . . . 12 x 'Euforpracees se | 9 Crassulacee ....;. |... li 7. Geraniacee ..... 9 10/NEuforbiaceeti 0... 10 >» Ombrellifere 4 / 11. Convolvulacee . .... MERDA, e \ 3 tewabiacee@ i 8 ) g rara Daten Ln et. » Plumbaginacee. . ... ) SAGGIO aGeetane dle. 6 328 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Lampedusa. Linosa, 13. Ranunculacee. . . ... O. Borraginacee. . . .. . aa » Papaveracee ...... RIV OO Voda » Geraniacee ....... 7.|- 10. Papaveracee . ..... » Borraginacee. . . ... n-Malyacessent o. DOLTICACCRRR O PaSolanaepoldgst 0. Ad TA LACISTAGee Ro Ì 6 » Scrofulariacee ... ... > pinidaneote ste, Lr È ) » Poligonacee. ....... 15. Fumariacee. ...... 1l. Fumariacee....... Î ».: Malvacee .......... » Convolvulacee . .... 3 pmSolamacee dit o » Plantaginacee ..... » Scrofulariacee ..... z 12. (Genzianacee: sa ) » Polivongceerzoi. oe » li daCeeA RE dA | 2 PASPALATACCO co e > AASPAFASACRe IR ! l6- Genzianacee-:.-. iu. 15. Ranunculacee. . . » -Plantaginacee . ...... | s PEG CIStACCCRI . 1 (er) I o Di e (UO) ae si D cori D da |a) _D ES D D Notevole, in confronto di Lampedusa, è la ricchezza in Linosa delle Papilionacee, Cariofillacee, Urticacee, Geraniacee e Felci, e la povertà delle Composte, Ombrellifere, Convolvulacee, Irida- cee, Asparagacee, la presenza di una sola Ranunculacea, di una sola Statice, di una sola Cistacea (ed anche quella dubbia). In Linosa mancano 21 delle famiglie Pelagie (rappresentate in Lampedusa da 24 generi e 29 specie): Resedacee, Elatinacee, Ipericacee, Ossalidacee, Ramnacee, Litracee, Mirtacee, Caprifo- gliacee, Dipsacee, Globulariacee, Balanoforacee, Timeleacee, Lau- racee, Santalacee, Callitricacee, Orchidacee, Colchicacee, Juncagi- nacee, Giuncacee, Ciperacee, Licopodiacee. In Lampedusa mancano due delle famiglie Pelagie, le Portulacacee e le Amarantacee, rappresentate in Linosa ognuna da una sola specie. Delle differenze nel paesaggio botanico nelle due isole, risul- tante dalle diverse associazioni e dalla abbondanza degli indivi- dui di certe specie, ho parlato a p. 47-53 e 183-187. Qui osser- verò soltanto che a tale differenziazione contribuiscono molto l'abbondanza in Lampedusa dei Cistus, delle Stalice, di Asphode- lus ramosus, Asteriscus aquaticus, Teucrium frulicans, Lotus cylisoides, Senecio leucanthemifolius, Jasonia glutinosa, Col- CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 329 chicum Bertolonii, Hypericum Agypliacum, Crucianella ru- pestris, Diplotaxis scaposa, Linaria reflera, Cotula aurea, Oxalis cernua, e la frequenza in Linosa, invece, di alcuni arbusti oramai quasi distrutti in Lampedusa, nonchè l'abbondanza di S7- lene neglecta, Mesembryanthemum crystallihnum, Rumex buce- phalophorus, la presenza dei RRus, dell’Amberboa, dei Lupinus, dell’Asphodelus tenuifolius, degli Erodium lacinialtum e angu- latum, e la frequenza delle crittogame. Abbiamo visto che fra le caratteristiche della flora di Linosa ve ne era una, la prevalenza delle piante annue, che si poteva attribuire a condizioni ecologiche speciali dell’isola. La forte proporzione di Papilionacee, di Cariofillacee e di Geraniacee po- trebbe dipendere dalle stesse cause, essendovi nella zona marit- tima della regione mediterranea una grande prevalenza di specie annue in queste tre famiglie, ! fra le quali quindi Linosa poteva reclutare maggior numero di specie adattate, per questa ragione, alle sue condizioni ecologiche. Se confrontiamo lo specchietto delle p. 327-8 con quello a p. 315, vediamo che per l’ordine in cui si seguono le famiglie, ognuna delle due Pelagie si scosta dalla Sicilia e dalla Tunisia più delle due isole in complesso, le divergenze (o differenze di livello) mo- strandosi fino dalle prime famiglie; e vediamo pure che è Linosa, cioé l'isola più piccola, che più se ne scosta. Ciò concorda con quanto abbiamo osservato a p. 316, che più è piccola l’area con- siderata, meno chiare vi appariscono le leggi di distribuzione della regione, primeggiando i fattori edafici locali. Vediamo pure che l'entità delle divergenze nella seriazione delle famiglie è press'a poco uguale fra Linosa e la Sicilia e fra Linosa e la Tunisia; così pure Lampedusa, confrontata separatamente con la Sicilia e con la Tunisia, non mostra sotto questo riguardo più affinità con l'una che con l’altra. Nella seriazione delle fa- miglie non troviamo dunque alcuna ragione per avvicinare più l’una che l’altra delle Pelagie alla Tunisia. o alla Sicilia. 1 Nell’Arcipelago Toscano le Cariofillacee contano 71,15 °/,, le Pa- pilionacee 70,91°, e le Geraniacee 94,12°/ di specie annue, mentre nel loro insieme le piante vascolari ne contano soltanto 40,89 °/. 330 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE In quanto al rapporto fra dicotiledoni (incluse le Gimnosper- me) e monocotiledoni, esso è assai diverso nelle due isole. Di fatti in Lampedusa le prime stanno alle seconde come 4,05 sta ad 1, ed in Linosa come 4,67 sta ad 1. Linosa è dunque, notevol- mente più povera di monocotiledoni. A questa differenza non contribuiscono affatto le graminacee, che invece, in proporzione, sono più numerose in Linosa. Se cerchiamo la proporzione, nelle fanerogame, fra specie, generi e famiglie, come abbiamo fatto per le due Pelagie in complesso, troviamo che sono le seguenti: NUMERO MEDIO DI FANEROGAME. TOSSE) generi per | specie per | specie per famiglia famiglia genere Lampedusa uu Famiglie 71; generi 268; specie 460 3.8 6.5 dia Linosa Famiglie 53; generi 176; specie 289 3.3 5. 5 1. 6 Confrontando queste cifre con quelle esposte nello specchietto della p. 319, vediamo che confermano quanto ho detto, cioè che quanto più è piccola una flora, tanto minore è il numero di specie per genere e per famiglia. Facciamo ora il confronto statistico delle flore di Lampedusa e di Linosa separatamente, con quelle delle terre più vicine, come lo abbiamo fatto per la flora delle due Pelagie in complesso. Lampedusa ha in comune con le isole Maltesi 370 specie va- scolari, e Linosa ne ha 235, il che corrisponde per la prima al 79,74°/, della sua flora vascolare, e per la seconda al 79,93 DA Si può dunque dire che le due Pelagie presentano con le isole Maltesi delle differenze esattamente proporzionali alle loro flore. Lampedusa ha in comune con Pantelleria 281 specie vascolari, e Linosa ne ha 221, il che corrisponde per la prima al 60,56 °/, della sua flora vascolare e per la seconda al 75,17 °/,. Lampedusa CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE DO dunque, nella composizione della sua flora vascolare differisce assai più di Linosa da Pantelleria. Esaminiamo ancora le 59 specie Pela®ie che non sono Afro- Sicule (p. 306-9). Delle 12 mancanti tanto alla Sicilia quanto al- l'Africa, 6 si trovano in Linosa, e 8 in Lampedusa. Delle 22 Afro-Pelagie che mancano in Sicilia, 10 si trovano in Linosa, e 14 in Lampedusa. Delle 25 Siculo-Pelagie che mancano in Africa, ve ne sono 6 sole in Linosa, mentre in Lampedusa ve ne sono 24, cioè il quadruplo. Se facciamo il confronto con la Tunisia anzichè con tutta l'Africa boreale, troviamo che delle 74 specie Pelagie mancanti in Tunisia 61 si trovano a Lampe- dusa e 28 sole in Linosa, d’onde risulta che Linosa ha in co- mune con la Tunisia 90; 1 °/, delia sua flora vascolare mentre Lampedusa ne ha solo 86,9 °/. Si vede dunque che il carattere Siculo-Africano, così spiccato nella flora delle Pelagie, lo è presso a poco ugualmente nelle due isole, ma che la flora di Linosa si - stacca un poco più di quella di Lampedusa dalla flora della Si- cilia ed invece un poco più si avvicina a quella dell’Africa bo- reale. Troviamo così di nuovo l’ opposto di quanto avremmo potuto supporre considerando che terreni vulcanici come quelli di Linosa si trovano in Sicilia ma non sulla costa opposta d’Africa, mentre terreni uguali a quello di Lampedusa si trovano in Tu- nisia, ed inoltre che Lampedusa è più vicina all'Africa, ed è stata forse ad essa unita in epoca geologica non molto remota, mentre Linosa non è stata mai unita ad altre terre emerse. Si vede pure che non è vero quello che fu detto, cioè che flori- sticamente Lampedusa appartiene all’ Africa, * e che anzi sta- tisticamente le affinità floristiche di Lampedusa sono un poco più accentuate con la Sicilia. Non possiamo terminare i confronti fra Lampedusa e Linosa senza domandarci come e quanto si manifesti nelle loro flore l'influenza della natura chimica del terreno. Quale insegnamento possiamo ricavare in proposito dai confronti statistici fin ora fatti? 1 TRABUCCO, L'Isola di Lampedusa, p. 22. 352 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Oi si poteva aspettare di vedere in qualche modo tradursi in cifre l’azione diversa del suolo esclusivamente vulcanico di Li- nosa e di quello calcareo di Lampedusa. Ma tali differenze nu- meriche non si sono palesate chiare. Non abbiamo potuto con- statare che la natura del terreno esercitasse alcuna influenza né sulla ricchezza relativa delle due flore, nè sulla diversità della loro composizione. Abbiamo trovato che la calcarea Lam- pedusa non aveva in comune con le isole Maltesi calcaree una proporzione di elementi maggiori della vulcanica Linosa: ed il confronto tanto con tutta l’ Africa boreale, quanto con la sua parte più vicina alle Pelagie, la Tunisia, che ha terreni uguali a quelli di Lampedusa, ci ha mostrato al contrario che la pro- porzione di elementi Tunisini e Africani era un poco maggiore in Linosa. Una differenza marcata abbiamo riscontrato nella proporzione + di specie annue; ma abbiamo visto che si poteva attribuire alle qualità fisiche del suolo, indipendentemente dalla sua composi- zione chimica, se non in quanto questa influisce su quella. Vi é però uno dei confronti statistici che abbiamo fatti, quello di Linosa e Lampedusa con Pantelleria, che, se fosse isolato, sembrerebbe provare come l'uguaglianza mineralogica di Linosa e di Pantelleria abbia avuto per conseguenza una proporzione maggiore di elementi floristici comuni a queste due isole. Ma se questa fosse la causa, una corrispondente dispropor- zione avremmo dovuto trovare confrontando le due Pelagie con le isole Maltesi e con la costa d’Africa, mentre abbiamo visto che non è così. Vi è poi un altro confronto che ci dà un risul- tato affatto opposto: Linosa ha in comune con Lampedusa 228 specie, mentre ne ha in comune con Pantelleria soltanto 221. La vulcanica Linosa ha dunque in comune con la calcarea Lam- pedusa un numero di specie un poco maggiore che con la vul- canica Pantelleria, quantunque la flora di Pantelleria, essendo un poco più numerosa di quella di Lampedusa, avesse anche qualche possibilità di più di possedere elementi fioristici in co- mune con Linosa. Non è dunque alla eguale composizione del suolo che dobbiamo attribuire la somiglianza floristica maggiore fra Pantelleria e Linosa che fra Pantelleria e Lampedusa. Pos- siamo notare ancora che se fosse la mancanza di calcare che CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 393 impedisce a tante piante di Lampedusa di trovarsi in Pantelleria, esse dovrebbero trovarsi per la massima parte sulla vicina costa calcarea della Tunisia, e dovrebbero invece mancare in Linosa. Vediamo invece che delle 183 specie di Lampedusa mancanti a Pantelleria, 45 mancano anche in Tunisia, ed invece 39 si tro- vano in Linosa. | Da tutto questo risulta che bisogna essere molto cauti nel trarre le deduzioni, quando si adopra il metodo statistico nel confronto delle flore. Ad ogni modo possiamo riconoscere che statisticamente l’influenza della natura chimica del terreno nelle Pelagie rimane mascherata da quella di altri fattori, e deve quindi considerarsi come subordinata a questi. Ma se la natura chimica del suolo non ha influito in modo rico- noscibile sulla quantità della differenziazione, avrà influito sulla sua qualità, per cui una analisi accurata dei singoli elementi delle due flore ci dovrebbe mostrare delle differenze attribuibili a que- sto fattore. Una tale analisi però dovrebbe essere sussidiata da numerosi confronti e da dati di fatto che in parte ci mancano, poichè le indicazioni sulla relazione fra le piante e la natura chi- mica del suolo sono incomplete e spesso contradittorie. Bisogna difatti guardarci dal trarre conclusioni da quello che osserviamo in due sole isole, poichè tali conclusioni possono esser contradette da un’altra flora. Potremmo per esempio credere che l’AspRodelus ramosus fosse esclusivamente calcicolo, vedendo che cuopre Lam- pedusa, mentre manca interamente a Linosa. Ma se andiamo a Pantelleria lo troviamo abbondante su quei terreni vulcanici quanto sui calcari di Lampedusa. Così potrebbe credersi’ esclu- sivamente calcicola l’Oxalîs cernua quando la si vede una vera peste dei campi a Lampedusa ed a Malta, e si sa che è comune _ nei terreni calcarei della Tunisia, mentre manca assolutamente a Linosa ed a Pantelleria. Ma trovandola poi ugualmente co- mune sulle falde del Vesuvio e dell'Etna ed in qualche isolotto interamente vulcanico, si vede che non rifugge dai terreni vul- canici. Le piante delmio prospetto sì possono dividere in tre categorie: lo piante che si trovano tanto in una almeno delle due isole esclusivamente vulcaniche, Linosa e Pantelleria, quanto nel terreni calcarei di Lampedusa, Malta o Tunisia; 2° piante che 354 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE mancano nelle due isole vulcaniche; 8° piante che si trovano soltanto in terreni vulcanici, cioè in Linosa sola o in Linosa e Pantelleria. Nelle prime, che sono di gran lunga le più nu- merose, dobbiamo riconoscere delle piante che in questi distretti si comportano come indifferenti. Nelle seconde potremmo so- spettare delle piante esclusivamente calcofile, nelle terze (che sono pochissime) delle silicicole o calcifughe. Però se pren- diamo delle altre flore di terreni esclusivamente vulcanici, vi troviamo non poche delle piante della seconda categoria. Nella sola flora Vesuviana del Pasquale, ! che conta poco più di 650 spe- cie vascolari, troviamo sedici specie che mancano a Linosa ed a Pantelleria mentre si trovano in Lampedusa ed in tutte le altre colonne del mio prospetto; ad Ischia, isola totalmente vulcanica, oltre alla maggior parte di queste sedici specie, ne troviamo altre nove che nel mio prospetto mancano soltanto a Linosa ed a Pantelleria, # ed altre ventidue ne troviamo nelle vulcaniche Eolie. * Nella sopra citata Flora Vesuviana e Caprense, a p. 10, Pa- squale dà l'elenco di 45 specie vascolari e 3 crittogame cel- ‘lulari di Capri che considera come caratteristiche dei terreni calcarei di quell’isola e delle quali dice che invano si cerche- rebbero sul Vesuvio e nei campi Flegrei. Ebbene, 14 di quelle specie vascolari, ed un musco, si trovano in Linosa o in Pan- telleria o in entrambi quelle isole vulcaniche. 1 J. A. PASQUALE, Flora Vesuviana et Caprensis comparatae. « Atti d. R. Acc. d. Sc. fis. e mat. ». Napoli, 1869. ? GUSSONE, Enumeratio plantarum vascularium in insula Inarime sponte provenientium ecc. Napoli, 1854. (Faccio notare che ivi a p. 416-417 è detto erroneamente che il numero delle specie vasco- lari d’ Ischia è di 960; questo numero va corretto, essendovi un grosso errore a p. 416). 8 M. LoJacono, Le isole Eolie e la loro vegetazione. Palermo, 1878. — G. B. Traverso, Elenco delle piante raccolte nelle isole Eolie dal 9 al 13 aprile 1900. « Bollett. Soc. geolog. it. », vol. XIX (1900), p. LXXII-LXxIV. — G. Zoppa, Una gita alle isole Eolie. « Atti I. R. Acc. Peloritana », vol. XIX, fasc. 1. Si noti che ho confrontato il mio prospetto soltanto con gli elenchi dei sopra citati autori i quali fanno menzione soltanto delle piante raccolte da loro stessi, e che il numero di 22 aumenterebbe certo notevolmente facendo lo spoglio della Synopsis di Gussone. Ì d Ù p: \ CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 335 Cercando negli elenchi di piante che in altri distretti sono . state considerate come calcicole o come silicicole prevalenti 0 esclusive, si trovano molte altre indicazioni che sono in contra- dizione con quanto si desumerebbe dal mio prospetto. Ne citerò solo due esempî presi da distretti non lontani, e dove quindi le condizioni climatiche non sono molto diverse. Il dott. Béguinot dà, nella sua flora delle isole Ponziane e Napoletane, * un piccolo ‘elenco di « specie più fedeli alle roccie silicee ed al terreno da esse derivante e che solo incidentalmente ma senza propagar- visi ed in condizioni del tutto speciali, possono incontrarsi su quello calcareo ». Delle 32 specie che esso cita, le 10 sole che si trovano nel mio prospetto si trovano tutte in qualcuna, se non in tutte le colonne dedicate a terreni calcarei. Alcune anzi sono anche comuni ed abbondanti in Lampedusa, come la Tillaea mu- scosa, la Spergularia rubra e lArbutus Unedo.-— 11 dott. Zodda nel suo studio sulla flora Messinese ® dà un elenco di piante che egli dice « esclusivamente calcicole » in quel distretto. Venti di queste specie si trovano nel mio prospetto, e di queste venti, diciasette si trovano in una delle due isole vulcaniche o in tutt'e due. Fra le specie esclusivamente silicicole nel Messinese (p. 17), tre sole appartengono alle Pelagie. Una di esse, Anfhoranthum odoratum, manca per l'appunto soltanto nelle due isole vulca- niche del mio prospetto, mentre trovasi in tutte le altre co- lonne, ed un’altra, Lamarckia aurea, trovasi in tutte le co- lonne. Molti altri paragoni si potrebbero fare col mio prospetto, che confermerebbero il fatto, del resto ben noto, che in distretti diversi le medesime specie reagiscono in modo differente alla composizione chimica del suolo, oppure che a questa è stata attribuita una azione che va ricercata altrove. Ciò dimostra sempre più quanto sia difficile assegnare il suo giusto valore a questo fattore edafico. Non bisogna dimenticare, del resto, che nella calcarea Lam- pedusa non manca la silice, che anzi vi si trova abbondante negli 1 A. BécuinoTr, La vegetazione delle isole Ponziane e Napoletane, pag. 205. Roma, 1905. " ? G. ZopDA, Sulla vegetazione del Messinese. Saggio di ecologia ho- tanica, pag. 16. Acireale, 1905. 336 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE sirati di marna. E se nei terreni vulcanici di Linosa e di Pan- telleria manca il carbonato di calce, non vi manca del tutto la. calce (a quale, sebbene vi sia in piccola quantità ed in altre combinazioni, può venire assimilata dagli organismi viventi anche in notevole quantità, come lo prova il guscio calcareo dei mol- luschi terrestri che vi si trovano, non che quello normalmente sviluppato delle uova di gallina e di altri uccelli.. Tutto quanto abbiamo detto prova ancora una volta che questo capitolo dell’ ecologia botanica è ancora molto imperfetto, e ri- chiede ulteriori ricerche sperimentali, ed altri elenchi attendi- bili di piante di distretti ben delimitati. A tale scopo serviranno specialmente le florule delie isole, nelle quali è da sperare che le crittogame occuperanno il posto importante che spetta loro in questo ordine di ricerche. Probabilmente a chiarire molti punti oscuri, ed a spiegare molte contradizioni apparenti con- tribuirà lo studio delle microspecie, di quelle entità morfologica- mente poco differenziate che furono dette specie fisiclogiche e che sono l’espressione dell’ adattamento più 0 meno fissato di una specie a diversi terreni. Nelle mie florule di Lampedusa e di Linosa ho accennato ad alcune forme non osservate altrove, che si scostano dal tipo delle specie alle quali le riferisco, e le ho designate come varietà 0 come forme. Per una sola di esse (Linaria pseudolaxiflora) ho ac- cettato il rango di specie al quale altri l’aveva inalzata. È da notare che esse sono più numerose e marcate a Linosa che a Lampedusa. Queste forme, che si potrebbero considerare come micro- o neo-endemismi, indicherebbero dunque nel distretto vul- canico di Linosa proprietà ecologiche più adatte a indurre delle differenziazioni. Ma non si può affermare che quelle forme non si trovino pure in Sicilia o nell'Africa boreale, essendo possibile che le lievi differenze che le caratterizzano non sieno state av- vertite, o non sieno state giudicate degne di speciale menzione dagli autori che hanno citato in quelle flore le specie alle quali sensu latiore appartengono. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE DOC Origine della flora delle isole Pelagie. Ed ora infine possiamo domandarci quale sia l'origine della flora delle Pelagie, cercando di desumerlo dal fin qui esposto. Non voglio ben inteso parlare di origini remote che impli- cherebbero la ricerca delle origini della flora circummediter- ranea; mi pongo semplicemente la domanda: da dove, per quale via e con quali mezzi è giunta alle Pelagie la sua popolazione vegetale ? Dobbiamo, per rispondere a questa domanda, considerare prima Linosa e Lampedusa separatamente. Per Linosa di fatti il problema è più semplice. I geologi sono d'accordo nel dirci che essa sorse dal mare dopo la fine del pliocene, cioè in epoca relativamente recente, e che non fu mai ‘congiunta con altre terre emerse. La sua flora è dunque immi- grata attraverso al mare, e se ne può attribuire l’origine sol- tanto al trasporto di semi a distanza, per mezzo di agenti naturali e dell'uomo. E fra gli agenti naturali principalissimi, anzi quasi unici, sì devono riconoscere il vento e gli uccelli. Pochissima parte di fatti vi possono avere avuto le correnti marine, essendo forse il Pancratium maritimum Vunica pianta littoranea con semi muniti di un invoglio adatto al tempo stesso a farli gal- leggiare e a difenderli lungamente dall’azione dell’acqua marina. In quanto ai venti che ivi sofliano impetuosi, è facile comprendere come essi, data la vicinanza della Sicilia e dell’Africa, portino di continuo da quelle terre in Linosa semi leggieri o muniti di apparecchi per il volo; ed è pure ovvio che in Linosa devono continuamente venire depositati semi ingeriti o trasportati per aderenza dagli uccelli che nelle loro periodiche migrazioni fra l’Africa e la Sicilia si fermano a riposare nelle isole Pelagie. L'azione dell’uomo poi deve essere stata maggiore di quanto sì potrebbe supporre a prima vista pensando che Linosa è stata per tanto tempo deserta. Di fatti non solo sappiamo che fu abitata ed estesamente coltivata in antico, e che quindi in quel tempo doveva avere scambî frequenti con altre terre, ma anche durante le epoche in cui non era abitata, fin da quando l’uomo SoMMIER, Le isole Peiagie e la loro flora. RR a 0 Eb da E 338 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE incominciò a navigare nel Mediterraneo, delle imbarcazioni vi devono avere approdato, volontariamente o involontariamente, un numero infinito di volte, e la grande maggioranza di quelle imbarcazioni doveva provenire dalla Sicilia e dall’ Africa. I ri- levanti cambiamenti che vi si sono verificati, specialmente per opera dell’uomo, in tre quarti di secolo, dal tempo di Gussone in poi, permettono di arguire delle profonde modificazioni che vi si possono esser prodotte nel corso dei secoli. La composizione della flora di Linosa che, come abbiamo visto, consta quasi esclusivamente di elementi Africani e Siciliani, è perfettamente d’accordo con questa origine. Delle 6 sole specie di Linosa che non sono né Sicule né Africane, la Fumaria bi- color trovasi a Malta ed a Pantelleria, il Carduus marmoratus a Lampedusa ed a Malta, l’Heliotropium Eichwaldi a Lampe- dusa, la Linaria pseudolaxiflora si riconnette ad una specie Africana. Il Lotus peregrinus ed il Bellium minutum sono le due sole specie che si ritrovano soltanto più ad Oriente. Si può dire di Linosa che è, per rapporto alla flora Afro-Sicula, quello che è l’alto Etna per rapporto alla flora dei monti più antichi della Sicilia e del vicino continente, dai quali è sepa- rato da terre basse sulle quali non possono crescere le piante d’alta montagna. L'isola come il monte sono dei neonati che hanno dovuto ricevere la loro flora per trasporto di semi a di- stanza in tempi relativamente recenti, e che quindi sono privi di endemismi primarî. Del resto, di immigrazioni di piante per trasporto di semi a distanze anche molto grandi ed attraverso il mare abbiamo tanti e tanti esempî accertati; e tra i più recenti v’ è quello di Krakatoa, che dimostra quanto poco tempo basti perchè una terra nuda venga ad albergare una discreta flora. In quanto a Lampedusa, non è escluso dai geologi che essa, dopo la sua emersione, sia stata per un certo tempo congiunta colla costa Tunisina. Il mare fra Lampedusa e la Tunisia non oltrepassa la profondità di cento metri, e ricuopre delle terre che forse emersero dal mare insieme a Lampedusa ed alla costa CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE dI9 Tunisina, cioè durante il pliocene. In tal caso l'abbassamento di quelle terre ed il conseguente isolamento di Lampedusa sareb- bero avvenuti verso la fine del pliocene o al principio del qua- ternario., E escluso invece che Lampedusa sia stata unita alla Sicilia o a Malta dalle quali la separano profondità marine molto maggiori. Si potrebbe quindi attribuire la sua popolazione vege- tale, in parte almeno, a delle sopravvivenze dell’epoca in cui esisteva la congiunzione colla costa Africana. Ma, oltreché tale congiunzione è tutt’altro che provata, e che la flora della costa Tunisina poteva allora essere ben diversa dall’attuale, quanto sappiamo della flora di Lampedusa non fornisce alcun argomento in appoggio a questa ipotesi. Abbiamo visto di fatti che, non ostante la maggiore vicinanza, la uguale latitudine, e la pre- senza di terreni identici, gli elementi Tunisini si trovavano nella flora di Lampedusa in minor numero degli elementi Siciliani. Significativo poi è il fatto che delle due Pelagie, è Linosa, di cui si sa per certo che non fu mai unita alla vicina costa Afri- cana, che possiede in proporzione della sua flora un numero un poco maggiore di elementi Tunisini, e ciò non ostante che sia più discosta dalla Tunisia, ed abbia terreno del tutto diverso. Tutto ci porta dunque a concludere che la flora di Lampedusa è interamente dovuta, come quella di Linosa, all'apporto di semi attraverso al mare. Si potrebbe essere impressionati, a prima vista, dalla presenza in Lampedusa della Stapelia Europaea, appartenente a un ge- nere così caratteristicamente Africano, ! e che sembra quindi indicare una più intima connessione con l’Africa, e si potrebbe essere tentati di vedere in essa uno di quei reZicta o fossili vi- venti la cui presenza si è invocata per confermare antiche con- giunzioni di isole con altre terre. Ma non vedo alcuna ragione per non ammettere che i semi di questa pianta siano stati tra- sportati a Lampedusa attraverso al mare da uno degli agenti che hanno popolato di piante Linosa, tanto più che la S/apelia Europaea è comune in Tunisia e che i suoi semi muniti di lungo pappo sono appunto fra quelli più facili ad essere traspor- 1 Si noti però che la Stapelia Europuea è stata trovata pure in Spagna. 340 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE tati dal vento. Le spiegazioni geologiche ci seducono perchè una ipotesi ardita è sempre più affascinante di una spiegazione piana e semplice. Ma bisogna andar cauti nel ricorrere alla ipotesi della sopravvivenza di una specie nel suo antico Rabi/az, ipotesi della quale talvolta si è forse abusato non solo per le iscle, ma anche per spiegare la presenza di entità e di colonie eteroto- piche continentali. Ce io prova per esempio la presenza. in Linosa del Belliwm minutum e della Castellia tuberculosa, specie così rare e di habitat così saltuario, le quali tanto bene si prestereb- bero ad una simile interpretazione, se questa non fosse perento- riamente contraddetta dal fatto che Linosa fu sempre un’isola. Non bisogna lasciarsi influenzare dalla fisionomia del pae- saggio botanico di una terra quando si ricerca l’origine della sua popolazione vegetale. Era naturale che chi conosceva bene la flora Sicula come Gussone, fosse colpito dalla presenza nelle Pelagie anche di poche specie, segnatamente se gregarie, man- canti in Sicilia, e dicesse di alcune che ravvicinavano la ve- getazione di Lampedusa a quella di Malta, di altre che la ravvicinavano a quella di Barberia.! Ma con ciò non inten- deva certo accennare ad antiche congiunzioni con queste terre. La presenza in Lampedusa come in Linosa di alcune piante caratteristiche di altri paesaggi botanici è semplicemente l’in- dice di condizioni ecologiche esistenti in queste isole, che ne hanno permessso l’attecchire, e favorito la larga diffusione. Del resto tre delle piante più caratteristiche del paesaggio floristico di Lampedusa che mancano a Linosa, Hypericum Agyptiacum, Crucianella rupestris e Jasonia glutinosa, non esistono affatto in Tunisia, e la Periploca ed i Rhus, citati da Gussone fra le specie che avvicinano le Pelagie alla Barberia, esistono pure a Linosa, anzi, i RRus soltanto in Linosa. Nulla dunque possiamo trovare che ci induca a credere che Lampedusa non abbia ri- cevuto la sua flora per la medesima via di Linosa. Del resto l’ammettere che tutte le specie ora esistenti in Lampedusa vi sono immigrate per trasporto di semi a distanza, non significa negare che quest'isola sia stata un tempo unita alla Tunisia. Di fatti, anche se tale congiunzione fosse esistita alla 1 GuUSSONE, Notizie, p. 8°. CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 341 fine del pliocene, modificandosi il clima, la flora di Lampedusa avrebbe potuto cambiare completamente, dopo il suo isolamento, per l'apporto continuo di semi, come si è probabilmente cambiata, da quell’epoca in poi la flora Tunisina stessa. Il tempo è un gran fattore del quale è facile di non tenere sufficiente conto, e dalla fine del pliocene in poi ne è passato abbastanza perché delle modificazioni come quelle che constatiamo dopo il tempo di Gussone, venendo a sommarsi ogni secolo, possano avere cam- biato interamente la flora di Lampedusa. La composizione della flora delle Pelagie che, bisogna con- fessarlo, oltre ad esser povera, ha un tipo che si può chia- mare raccogliticcio e volgare, si accorda con la sua supposta genesi avventizia. Essa consta in grandissima maggioranza di piante largamente diffuse nella zona inferiore dalla regione medi- terranea, anche nelle sue parti meno meridionali, di quelle piante che si potrebbero dire le vagabonde della regione mediter- ranea, perchè vi si trovano dappertutto. Delle sue 530 specie 393, vale a dire pressa poco i tre quarti, si trovano nel piccolo Arcipelago Toscano a 7 gradi più a Nord; e delle 137 specie mancanti all’Arcipelago Toscano, 40 si trovano an- cora più a Nord, nella sola Liguria. Queste specie largamente sparse nel bacino mediterraneo, oltre ad essere necessaria- mente fornite di buoni mezzi di diffusione, sono anche quelle che hanno dato prova della maggiore adattabilità ad ambienti diversi, e sono quindi le più idonee alla conquista di nuovi ter- ritorì. (Ciò può spiegare anche la difficoltà di trovare nelle Pelagie delle piante che dimostrino spiccata calcofilia 0 calco- fobia.) La similarità nella composizione della flora delle due Pe- lagie, non ostante le grandi diversità geofisiche di queste isole, conferma la supposizione che esse hanno avuto la mede- sima origine, cioé che sono dovute agli stessi venti, agli stessi uccelli, agli stessi uomini. Con la genesi che attribuisco alla flora delle Pelagie si accorda anche la forte proporzione di specie antropocore, e la mancanza di endemismi primarî. 342 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Ci si potrebbe domandare ancora quali sono le ragioni che hanno determinato l’attecchire e il moltiplicarsi nelle Pelagie di certune piuttosto che di altre delle molte specie Siculo-Afri- cane di cui vi devono essere giunti i semi. Mi pare che oltre alle condizioni climatiche, che non avranno consentito la vita e la moltiplicazione altro che alle specie della zona bassa, do- tate di clima somigliante a quello delle Pelagie, non vi siano altre cause a cui si possa attribuire carattere di generalità. Certo deve avere esercitato un’azione la natura fisica e chimica del terreno. Ma abbiamo visto che questi fattori edafici non erano tali da controbilanciarne altri. E questi altri fattori ci sfuggono per la loro molteplicità e complessità, come per l'epoca ignota in cui hanno agito. L'elemento cronologico o storico che chiamar si voglia, avanti l’epoca di Gussone, ci sfugge intera- mente e va quindi relegato fra le cause che per ignoranza dobbiamo chiamare fortuite o accidentali, poichè sarebbe vano ricercare perché sia giunto in un'isola il seme di una pianta prima che quello di un’altra. Eppure il solo fatto di essere giunto primo può avere avuto un’azione determinante, poiché la presa di possesso di un terreno per parte di una pianta o di un'associazione di piante può bastare ad impedire l’introdu- zione di molte altre specie, quand’anche fossero ugualmente adattate a vivere in quel terreno, ed avessero potuto esserne loro le padrone se vi fossero giunte per prime. Le piante for- manti un’ associazione fortemente insediata non possono essere sloggiate altro che da specie molto meglio di loro adattate a quel terreno, ed è per questo che l’uomo, distruggendo le an- tiche associazioni col lavorare la terra, favorisce l'introduzione di nuovi elementi ai quali offre, nei terreni arati e negli sterri, un campo libero alla competizione. Il volere sempre trovare nelle condizioni del suolo e del clima le cause dell’accantonamento di certe piante in dati luoghi, mi pare che sarebbe come dire per esempio che le popolazioni diver- sissime che si trovano accantonate nelle valli del Caucaso vi si sono fissate perchè vi hanno trovato condizioni adattate al loro modo di vivere. Ma se la ricerca storica delle vicende e delle migrazioni di quei popoli, che sole ci possono illuminare sulla causa della loro presenza in quelle valli, è molto difficile, asso- ‘ CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE 343 lutamente impossibile è la ricerca delle modalità della immigra- zione dei semi in un'isola senza storia. Vi é però un fatto statistico del quale potremmo domandarci la ragione. Perchè le Pelagie, essendo sotto la stessa latitudine della Tunisia e più vicine a questa che alla Sicilia, non hanno una maggioranza di piante Tunisine ? Verrebbe fatto, in sulle prime, di attribuirlo al numero di specie tanto maggiore in Sicilia, che avrebbe permesso alle Pelagie di reclutarvi un contingente maggiore. Ma tale spiega- zione non regge, perchè la maggiore ricchezza della Sicilia è dovuta a piante di zone e di stazioni che nelle Pelagie non esi- stono, e che quindi non vi potrebbero allignare. Si potrebbe ancora pensare che fosse perché il clima insulare delle Pelagie ha maggiore affinità con quello di un’isola come la Sicilia che con quello di una terra continentale come la Tunisia. Ma la causa ne è certo molto più complessa, e vi possono avere avuto parte anche i rapporti umani più frequenti con la Sicilia, la direzione prevalente dei venti e la provenienza degli uccelli di passo nella stagione della maturazione dei semi, come pure pos- sono avere influito alcuni altri di quegli agenti animali che hanno tanti rapporti col mondo vegetale per la diffusione e la fecondazione delle piante, come anche talvolta per la loro distru- zione. Probabilmente la ragione principale è che la corrente d'immigrazione è stata prevalentemente da Nord. Bisogna rico- noscere però che la grande maggioranza delle specie Pelagie essendo tanto Africane quanto Siciliane, esse potrebbero essere immigrate nelle Pelagie tanto da Sud quanto da Nord. La ricerca se le probabilità siano più in un senso che nell’altro impliche- rebbe la ricerca della origine delle flore Sicule e Nord-Africane, ed esorbita quindi dal modesto campo di questo studio. Possiamo dire soltanto che la prevalenza degli elementi Siciliani sopra quelli Tunisini, non ostante la distanza maggiore, è in favore di una maggiore immigrazione da Nord; mentre di alcune specie Afro-Sicule, come Periploca levigata, che raggiungono il loro limite settentrionale in Sicilia, ed ivi sono rare, possiamo rite- nere per certo che sieno immigrate da Sud, come da Sud sono necessariamente immigrate le poche specie Africane che non trovansi più a Nord. 344 CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE Di una debole, ma pure manifesta immigrazione da Est, ci dà la prova il fatto che delle 59 specie Pelagie non Afro-Sicule, 24 si trovano a Malta, e le altre per la maggior parte sono pure orientali. Mi auguro che lo studio comparativo di queste due isolette, che ho abbozzato, possa invogliare altri ad intraprenderne uno più esteso e più approfondito su di un maggior numero delle piccole isole del Mediterraneo. Le questioni ecologiche devono attendere molta luce dallo studio comparativo di aree ben cir-_ coseritte e spesso con suolo di una unica natura come sono le piccole isole, ed è per questo molto desiderabile vedere molti- plicarsi le florule insulari basate sopra ampio materiale bene raccolto e bene studiato. ; ERRATA - CORRIGE. AWultima riga del penultimo capoverso della pag. 304 invece di : SIRIA IA le prime (247) stanno alle seconde (58) come 4,26 sta a 1 si legga: e, le prime (862) stanno alle seconde (91) come 3,97 sta a 1. PIEDI PILONI RI SI AA NE e Ketisole Pelagie . .:- .... .. ARE Botanici che hanno visitato i, E Pelagie. Appunti bibliopgrtafet ih al uti Lampedusa — Nome e Storia i Descrizione, prodotti, clima . Groalopla anne a COLO Le a E ES Me EP Blorantt. ct RARI Le piante raccolte in di REGINA HIORULA. DI LAMPEDUSA. -. |... Linosa — Nome e Storia . . . SURE Descrizione, Geologia, Clima, Erodatti ERE RN eta Ronan vo e ta TIR det Le piante raccolte a oa FLORULA DI LINOSA . Lampione. . . 3 SNA rs Aggiunte alla for a di a ELI RI STRI . . INDICE DELLE MATERIE . PROSPETTO DELLE FLORULE DI LAMPEDUSA E DI LINOSA con indicazione delle specie di queste isole che tro- vansi in Pantelleria, Malta, Sicilia e Tunisia. — Av- FEEVAL TEO E ATA sa IDA PER ani: et de n Note al Prospetto . . . È Riassunto di alcuni dei dati lina Ra "n Prospetto . Pantelleria — Libio di Biiciiona non comprese DI precedente Prospetto . . . . . CONSIDERAZIONI SULLA FLORA DELLE ISOLE PELAGIE. Confronto fra la flora delle isole Pelagie e quelle delle terre più vicine. . . Modificazioni nella dara delle ‘Pelagio L Confronto fra le florule di Lampedusa e di Tiiicta : Origine della flora delle isole Pelagie . » » a: Ù ha u_ sd LIL LVL) pAANIIT SE PITSRIRZIA N ATTI ha BETATC ‘ Y 48 ld AVO % È n CAI h, ' î 1 . Dì RE 1 \ È Dl di pa hi I. , | È î Ul | i I | | \ - ì n A te DO q ù È È 91 ( tette DARA se n te "Rea ds i n Lt} BOS Ri "3%