MANUALI HOEPLI ANGIOLO PUCCI ULRICO HOEPLI EDITORE- MILANO PRO SCIENT,A SY — lA POPULIQUE nea MANUALI HOEPLI ANGIOLO PUCCI LE ORCHIDRPE Con 95 incisioni ULRICO HOEPLI | EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA MILANO 1905 pa tana 1. PR b, ey e - ” PROPRIETÀ LETTERARIA "0, PARTE PRIMA n Considerazioni generali. Storîa e divisione delle Orchidee . . 3 Organografia e Fisiologia . . . . 10 È econdazione: | Ie ISO, Caimalologiig i. tei ee Pos V. Classificazione . . . da È _ _» VI Rusticità e resistenza daloraol, Ah SL MI OVIII. Jrssetti e qhalattie: <<. .-... AGOS PARTE SECONDA Ù - Stufe e materiali per le Orchidee. n boche staffe 04. ..°. Costruzione di etufelmpeciali ‘0 les Ventilazione . . À giamento VII Indice CapiroLo II. Materiali per le Orchidee 1° Vasi, paniere, ecc. 2° Sfagno, terricci, ecc. . 3° Concimi 4° Annaffiature . 5° Utensili e arnesi PARTE TERZA Cure culturali. Caprroro I. Considerazioni sulle fasi vegetative nelle Orchidee 1° Periodo di vegetazione 2° Periodo di riposo 3° Periodo di fioritura CariroLo II. Piantagione delle Orchidee . 1° Piantagione delle Orchidee epifite. a) in vasi. b) in paniere. c) sopra tronchi d’ slbat 2° Piantagione delle Orchidee terrestri . CapitoLo III Trattamento delle Orchidee d’impor- tuzxione . i CaritoLo IV. Potatura delle Orchidee . CapitoLo V. Moltiplicaxione delle Orchidee . PARTE QUARTA MoxoGRAFIA DEI GENERI PIÙ COLTIVATI. CALENDARIO ORCHIDACEO PREPAZIONE La moda, questa tiranna degli uomini (e quando si dice uomini st deve intendere in modo speciale le donne) regna sovrana anche nei giardini. Basterebbe consultare è periodici e î Cataloghi orticoli degli ultimi 50 anni per persuadersi del come le simpatie dei coltivatori e del pubblico sî volgono ora di qua ora di là, abbandonando e quasi disprexzando oggi quello che deri era portato alle stelle. A dire il vero le Orchidee non furono mai trascurate e godettero un favore sempre crescente. Però negli ultimi tempi questo favore è notevolmente aumentato e lo prova il fatto che oggigiorno i fiori più ricercati, più ammi- rati e di maggior prexzo sul mercato sono quelli delle Orchidee. Quindi si spiega il perchè del cresciuto nu- mero dei coltivatori, i quali, abbandonata ogni idea di collexione, st dedicano alla cultura delle specie e delle varietà a fiori appariscenti o di forme strane, che tro- vano un grande smercio sul mercato. Alcune di queste orchidee sono di cultura facile, ma le più richiedono per la loro conservazione nelle stufe e per fiorire regolarmente, delle cure particolari, che un giar- diniere, anche ‘intelligente, non può improvvisare e per sati a=. x Prefuzione —————€m_—_____ _r_______—_—m—__________————_y da det ica NI pe VOI Pu L levante lo hanno provato e lo provano le continue impor- tazioni dai luoghi di origine, dappoichè si potrebbe dire quasi assolutamente che non vi si trovano due piante della stessa specie perfettamente uguali. Alcune di queste varietà sono anche superiori in bel- lezza alle specie tipiche. Ma quali fra tutte queste piante importate e che s° importano saranno le vere specie tipi- che? Nessuno può dirlo. Ormai è uso riconoscere come specie tipica la prima pianta conosciuta e descritta e quindi tutte le forme diverse, conosciute dopo, costituiscono le varietà, quando non siano dei veri e proprii ibridi na- turali. L’area di distribuzione geografica delle orchidee è ya- stissima, giacchè questa famiglia ha rappresentanti in ogni parte del globo. Orchidee allietano la solitudine e lo squal- lore delle zone glaciali della Siberia, nell’antico continente : e del Canadà nel nuovo mondo; Orchidee arricchiscono la flora, più che altro pratense, delle parti temperate e Or- chidee formano il lusso e l'incanto delle foreste vergini nelle regioni tropicali. Ma, fatte poche eccezioni, quale differenza fra le mo- deste specie delle zone fredde e temperate e quelle mara- vigliose e brillanti dei paesi caldi; quelle che un poeta ha chiamato divine! È certo che un Orchîs maculata 0 un Ophrys arachnifera non possono rivaleggiare in bel- lezza con un Phalaenopsis Schilleriana o con una Vanda Sanderiana 0 coerulea. Pur tuttavia le umili e dolci orchidee dei nostri paesi, come le chiama il Correvon, hanno tesori di grazia e di eleganza. Peccato che anche queste non possano esser colti _ vate dappertutto ! i Nella famiglia delle orchidee non sì trovano pia % < site Pa ; Ro°) t° - 7 ta À Ù ut Re . Ue Considerazioni generali 8 nue: quelle dei paesi freddi e temperati sono delle vere piante vivaci, cioè perenni nelle parti sotterranee e an- nuali in quelle aeree. Fra le specie dei paesi caldi alcune perdono ogni anno le loro foglie, ma le più hanno foglie persistenti e un piccolo numero di esse sono scandenti, per esempio la Pianta della Vainiglia. Mentre più avanti darò la classificazione botanica dei generi di tal famiglia mi sembra ora opportuno il far co- noscere i vari gruppi scientifici e orticoli nei quali sono state divise le orchidee, secondo il loro aspetto fisico o il modo loro di vegetazione. Una prima divisione è basata sul fusto ed abbiamo così Orchidee acauli e Orchidee caulescenti. Le acauli sono quelle dalle cui radici o rizomi partono immediatamente le foglie; le caulescenti invece sono quelle provviste di un fusto, talora erbaceo, tal’ altra quasi frutescente, am- bedue guarniti di foglie e più o meno lunghi. Al gruppo delle caulescenti appartengono tutte quelle specie dette pseudobulbose nelle quali il caule è anomalo e si è tra- sformato in un organo speciale di varia forma e grossezza, chiamato pseudobulbo ossia falso bulbo, e provvisto di fo- glie caduche o persistenti. Ritorneremo più avanti sopra quest’organo importante. Altra divisione fu fondata dal Pfitzer, anch’essa sopra gli organi di vegetazione e che, pure secondo 1° opinione del Veitch (‘), è per questa parte la migliore, nè priva di valore pratico per i coltivatori. Ecco la divisione del Pfitzer : I. Orchidee monopodiali. Sono quelle in cui l’asse prin- (1) A Manual of orchidaeeous plants. . Vanda coerulea, Considerazioni generali 7 n cipale, cioè il fusto, cresce indefinitamente in ogni tempo ed è provvisto in tutta la sua lunghezza di radici aeree . (avventizie). Le infiorescenze si sviluppano sempre late- ralmente, all’ ascella delle foglie od opposte a queste. Esempio: Vanda (fig. 1), Aerides, ecc. II. Orchidee simpodiali. In queste ciascun asse princi- pale, sia fusto o pseudobulbo, è definito, cioè il fusto è completo e perfetto alla fine di ogni stagione: dopo un periodo di riposo si produce un nuovo getto alla base del fusto o del pseudobulbo dell’anno precedente. Le orchidee simpodiali sì suddividono nei due seguenti gruppi : A. Orchidee con infiorescenze laterali; es.: Dendro- bium (fig. 2), Oncidium, ecc. B. Orchidee con infiorescenze terminali; es.: Cat tleya (fig. 3), Cypripedium, ecc. In relazione poi all'ambiente in cui vivono, le orchidee si dividono d’ordinario in terrestri ed epifite. Si dicono terrestri tutte quelle specie con radici carnose e fibrose impiantate nel terreno da cui traggono il nutri- mento. Molte di queste orchidee, oltre le radici comuni, ‘portano al di sotto di queste, dei piccoli tubercoli. Appartengono al gruppo delle epifite le orchidee che si impiantano e si fissano sul fusto e sui tronchi degli al- ‘beri senza però prendere da questi il nutrimento, giacchè le orchidee non sono affatto parassite. Nelle epifite le ra- dici sono il più spesso grosse e carnose, spesso verdi, come le foglie ed il fusto, qualche volta biancastre o di altro colore; esse pendono nello spazio, nuotano per così dire nell’aria, dalla quale tolgono gli elementi necessari al nutrimento della pianta. Io credo opportuno formarne un terzo gruppo, che potrebbe chiamarsi delle orchidee semi-epifite, per alcune specie, le quali hanno le loro ra- 8 Parte prima dici nel terreno e da questo si slanciano sugli alberi vi- Fig. 2. Dendrobium thyrsiflorum. cini abbracciandoli colle loro radici aerce e coì fusti mezzo si D Considerazioni generali tr r—rP—r_r— sarmentosi. Conducono così una vita mista, metà terrestre Fig. 3. Cattleya intermedia. e metà epifita; però se per caso vengono separate dal ter- 10 ; Parte prima reno, continua la vita epifita nello stesso modo rigogliosa. Questa vita aerea non può verificarsi che in mezzo a quelle condizioni climatiche particolari alle zone tropicali. 2. Organografia e fisiologia. Prima di parlare della classificazione botanica della Fa- miglia, esaminiamone la organografia e la fisiologia, quel poco ch'è strettamente necessario a sapersi. | Radici. Si è già osservato come le radici siano nelle orchidee di due sorta, cioè terrestri ed aeree. Le radici normali, ossia terrestri, sono cilindriche, spesso filiformi, diramate e di giusta lunghezza; nella maggior parte dei Cypripedium sono pelose. Le radici aeree sono formate da un asse centrale, quasi cilindrico, coperto da un tes- suto spugnoso, tecnicamente chiamato velamen, le cui cellule, quando è asciutto, sono piene di aria soltanto: questo tessuto ha la proprietà di assorbire assai rapida- mente l'umidità. La estremità di queste radici termina in una sorta di guaina, detta calyptra, di color verde o bruno verdastro, la quale protegge un punto di grande impor- tanza cioè il punto della vegetazione. La direzione e la grossezza delle radici aeree è variabile secondo le specie: noto soltanto la particolarità di qualche specie del genere Phalaenopsis, le cui radici, se sono ac- cidentalmente o a bella posta troncate, emettono irc nel punto della rottura. La struttura delle radici presenta in generale gli stessi caratteri che si riscontrano nelle altre piante monocoti- ledoni. Le radici ordinarie non contengono cioe ed dei Sr, Considerazioni generali 11 da notarsi la presenza di questa nelle radici aeree, le quali così possono compiere le stesse funzioni delle foglie. È stata molto dibattuta la questione se tali radici assor- biscono, a benefizio delle piante, i vari gas che si trovano nell’atmosfera, oppure se prendono nutrimento solo dal- l’acqua che vi si posa sopra o per la pioggia o per le an- naffiature. | Molte orchidee terrestri, come ho già detto, sviluppano nella parte sotterranea dei piccoli tubercoli detti impro- priamente bulbi, che costituiscono per la pianta veri e propri depositi di sostanze nutritive per il nuovo getto che si svilupperà alla buona stagione. Il tubercolo alimenta- tore, dopo compiuto il suo ufficio, si fa grinzoso, anne- risse e muore, mentre accanto a lui se ne sviluppa un altro eguale. Se noi sradichiamo qualche orchidea di una specie provvista di.tubercoli, nel momento della fioritura, vi vediamo due tubercoli, uno bianco grigio ben pieno e fresco, mentre l’altro è vuoto e bruno. Rizomi, Fusti e Pseudobulbi. Tutte le specie epifite dei due gruppi delle orchidee simpodiali sono provviste di un rizoma sul quale s'inseriscono le radici, i fusti e i pseudo- bulbi. La lunghezza del rizoma conferisce alla pianta un portamento speciale. In molte orchidee (Odontoglossum, Dendrobium, ecc.) il rizoma è raccorciato e quindi ab- biamo piante a portamento compatto, quasi cespuglioso : in alcune (Cattleya, Laelia, ecc.) è forte, legnoso, variando per la grossezza da quella di una penna d’oca a quella di un dito della mano; in altre (molti BulbophyMWlum, Rodri- quezia, ecc.) esso è allungato assai e i pseudobulbi allora sì trovano distanti l’ uno dall’ altro. Il rizoma può essere anche scandente come è il caso dell’ Oncid2um flexuosum. Il fusto delle orchidee monopodiali, come ho già detto, x # 12 Parte prima. x, può allungarsi indefinitamente. L'’accrescimento del fusto — è più o meno lento secondo le specie e variabile nella sua È lunghezza: quello di un Phalaenopsis arriva a 20 centi- | metri, mentre quello di una Varilla può, anche in una stufa, arrivare a più di 80 metri. Essendo il fusto for- — mato da un asse unico la sua struttura è eguale in tutti i punti; quindi in tutte le sue parti può portare foglie, fiori e radici. , Facendo una sezione trasversale di questa sorta di fusti si osserva che la struttura è generalmente quella normale delle piante monocotiledoni. Accennai poco più sopra a quell’organo speciale di molte orchidee detto pseudobulbo e che ha una grandissima im- | portanza, giacchè, come i tubercoli di varie orchidee ter- restri, esso è una specie di serbatoio o di magazzino di sostanze alimentari le quali vengono assorbite dalle nuove vegetazioni. I pseudobulbi nascono sul rizoma e sì svi- - luppano in poco tempo, assumendo forma e grossezza ya- riabilissime. La grossezza dei pseudobulbi può essere un carattere proprio delle diverse specie, ma questa in ogni specie è — relativa anche alla forza e allo sviluppo della pianta e via via che la pianta cresce ed è in perfette condizioni di sa- lute, anche i pseudobulbi, d’anno in anno, aumentano in grossezza. Accade qualche volta che, per mezzo di una buona cul- tura, si ottengano piante con pseudobulbi molto più grossi di quelli che la stessa pianta produceva o avrebbe potuto produrre nel suo paese: si hanno allora quelle paio piante che si chikmane comunemente da esposizione. E tei 6 i », Le CRT P edi Considerazioni generali Rd; wr _______—____r_———_—————_—___—y-—+y+F+yty tanto dirò come dai piccoli pseudobulbi del Bulbo phyl- lum barbigerum si arriva fino a quelli colossali dei Cyr- topodium e del GrammatophyUllum speciosum, alti questi fino a due metri. Ve ne sono dei rotondi o globosi, piri- formi, discoidali, oblunghi, clavati, cilindrici, filiformi, ora lisci ora rugosi e solcati, talvolta regolari, tal’altra irregolari; formati di un solo meritallo o di due e anche di più. Questi organi sono pieni; solo ne esiste un piccolo nu- mero che sono normalmente vuoti e il caso più comune è quello dei pseudobulbi della Schomburgkia tibicinis, dei quali gl’ indigeni si servono per farne delle trombette. Nei pseudobulbi trovansi molte cellule ricche di mu- cillaggine ed altre adattate a contenere e conservare una quantità di acqua, sostanze che vengono come immagaz- zinate a benefizio delle future vegetazioni. Foglie. Queste sono sempre semplici, a nervature pa- rallele e visibili od invisibili ad occhio nudo, convergenti verso l’apice, sessili o raramente quasi sessili, più lunghe che larghe, persistenti o qualche volta caduche. Sono strette e ligulate (Odontoglossum), avendo analogia con quelle delle graminacee e delle gigliacee: ellittiche od oblunghe (Cattleya), membranose, coriacee o carnose e succolenti, ovali, cilindriche o triangolari. Esse si trovano radicali o terminali in cima ai .fusti e ai pseudobulbi, spesso ambedue queste posizioni nella stessa pianta, talvolta solitarie sopra ciascun pseudobulbo, tal’altra in numero di due, oppure in numero maggiore | disposte in vario modo lungo il fusto o il pseudobulbo. Nelle monopodiali sono d’ordinario disposte disticamente, in due file, una opposta all’altra, le foglie di una fila al- — ternate con quelle dell’altra e in molti casi, essendo i me- 14 Parte prima ritalli molto corti, le foglie si trovano estremamente rav- vicinate fra loro. Il colorito comune delle foglie è verde, ma ve ne sono. delle glauche (Brassavola glauca), delle marmorizzate (Phalaenopsis Schilleriana), delle tessellate (') (Cypripe- dium Hookerae), delle vellutate, bronzate e variegate (Anectochilus e Goodyera) e finalmente anche delle pun- teggiate (Phaius maculatus). Numerose osservazioni fatte sulle sezioni trasversali delle foglie ne fanno evidentemente conoscere l’ intima strut- tura, la quale sta ad indicare le speciali condizioni di vita in queste piante relativamente all’ umidità e alla luce. È certo che la conoscenza della struttura delle foglie non solo, ma anche degli altri organi di vegetazione, è di un grandissimo aiuto nel trattamento delle orchidee coltivate come osserva giustamente il Dr. Masters. Lo scopo che mi sono prefisso in questo lavoro non mi permette di trattenermi sopra quest'argomento: quei col- , tivatori di orchidee, che volessero approfondirne gli studi potranno facilmente servirsi di opere e lavori speciali e fra queste il citato Manuale del Veitch. Infiorescenze e fiori. Quando si eccettuano alcune or- ne PR pra pr chidee, e sono poche, nelle quali troviamo un portamento . tutte le altre sono, nel loro aspetto fisico di tutta la pianta, veramente antiestetiche. Ma come compensano questa loro deficienza di bellezza quando dischiudono le loro corolle ! Quale maravigliosa stranezza di forme; quale incantevole delicatezza di colorito; e in molte quale soave profumo! sp (') Sì chiamano tessellate le ‘foglie che hanno macchie rettangolari disposte più o meno regolarmente. i elegante e foglie veramente ornamentali, si può dire che # - Considerazioni generali 15 Sono questi fiori i preferiti dalla moda d’oggidì e quindi ricercati ed ambiti nei lavori in fiori e nella decorazione dei salotti. Lasciamo da parte la poesia e il fascino di questi pre- diletti e ammirevoli figli della natura e analizziamone il modo di prodursi e di svilupparsi e la loro struttura. I fiori possono essere solitari (Lycaste, Anguloa, ecc.) riuniti in infiorescenze: Infatti abbiamo la disposizione in racemi con pochi o molti fiori (Oncidium longipes, Vanda, Cymbidium, Aerides); in spighe (Arpophyllum, Coe- lia, ecc.); in pannocchie, spesso molto allungate (molti Oncidium, Phalaenopis, ecc.). Oltre queste infiorescenze ben determinate, si osservano poi molte forme interme- diarie. I fiori e le infiorescenze si chiamano terminali quando si producono all’estremità del pseudobulbo (Cattleya, Lae- lia, ecc.); ascellari quando escono dalle ascelle delle fo- glie sempre esistenti o già cadute (Saccolabium, Angrae- cum, ecc.); basilari 0 radicali quando nascono dal rizoma, alla base dei pseudobulbi (Onerd2um, Lycaste, ecc.). Ge- neralmente i fiori e le infiorescenze sono erette cioè hanno una direzione dal basso in alto, ma in alcune specie la direzione è orizzontale (Angraecum Derdeepiatialo), in altre è dall’alto in basso (.Starhopea). Molti fiori non hanno alcun odore, mentre i più esalano un profumo soavissimo; non mancano però fiori che tra- "mandano un fetore ributtante; fra questi citerò la Masde- vallia Gargantua e il Bulbophyllum Becearùi. Quasi sempre il profumo di un fiore di orchidea rammenta il profumo dei fiori di qualche altra pianta. L'intensità e il carattere degli odori in aleune orchidee variano secondo le ore del giorno. Per esempiò: il pro- 16 Parte prima fumo dei fiori del Dendrobium nobile è meno piacevole nelle ore della sera. I colori variano assai. Il giallo vi predomina, ma vi si trovano largamente rappresentati il rosso, l'arancione, il cremisi e il color malva; più scarso è il bianco puro e raro il turchino ed il verde: vi sono poi delle tinte pal- lide, appannate, indescrivibili. Quasi ciascun colore è rap- presentato dalla tinta la più brillante fino a quella più opaca e spesso l’effetto è dato da curiosi contrasti di tinte nello stesso fiore. La maggior parte dei fiori ha una consistenza cerosa e perciò i fiori stessi hanno una lunga durata sia sulle piante, sia già colti. A tal proposito è citato un Cymbidium Lowianum che aprì i suoi fiori il 26 dicembre 1883 e la pianta con la stessa infiorescenza fu presentata in buo- nissime condizioni ad un’ Esposizione a Londra il 18 giu- gno 1884. Ora esamineremo come questi fiori sono composti, limi- tandoci soltanto alle nozioni principali e indispensabili a sapersi anche da chi non ha pretese di compiere studi puramente scientifici. Perciò non ci tratterremo a parlare dei casì teratologici cioè delle mostruosità che spesso si osservano in questi fiori. Non saprei cominciar meglio questo breve studio se non riportando, come fa il Veitch, quello che ne ha seritto il dottor Lindley. « Non vi ha ordine di piante, nelle quali la strut dei fiori sia tanto anomala riguardo alla relazione degli organi di riproduzione e così singolare rispetto alla forma dell'involucro fiorale. A differenza delle altre piante en- dogene, il calice e la corolla non sono eguali nella etc i nella fattura e nel colorito (come nel Lilium, Orocus, ai Considerazioni generali 17 Narcissus, Scilla, Amaryllis, ecc.); nè l’ uno nè l’ altra hanno una qualche analogia coi cambiamenti di linee che si riscontrano in fiori, parimente irregolari, prodotti da altre famiglie del regno vegetale. Al contrario per l’ecces- sivo sviluppo e singolare conformazione di uno dei petali, ch’è detto labbro o labello, per la irregolarità nella forma, posizione o direzione degli altri sepali e petali, per la pe- culiare adesione di queste parti fra loro, per la occa- sionale mancanza di una parte di esse, i fiori sono for- mati in modo così insolito e così grottesco che non ve ne sono altri nel regno vegetale da poter esser paragonati a loro e siamo costretti a trovare la rassomiglianza nel mondo animale. » Così abbiamo l’orchidea mosca (Ophrys muscifera), lor- chidea ape (O. apèfera), l’orchidea ragno(0. arachnifera), la orchidea ranocchio (Habenaria viridis), l’orchidea uomo (Aceras anthropophora), l’orchidea farfalla (Onecidium Pa- pilio), l’orchidea colombo (Peristeria elata), ecc. Ciononostante, malgrado questa costante svariatezza di forme, rimane a questi fiori un piano regolare tale che nettamente separa le orchidee dalle altre famiglie. Anche in questi fiori si conserva il tipo trimero delle piante en- dogene e in qualche parte solo è modificato. Il pertanzio è formato da sei segmenti o divisioni; i tre più esterni sono i sepali, d’ordinario quasi simili ed eguali fra loro, liberi, o i due inferiori connati, ossia sal- dati insieme (Cypripedium) o tutti e tre coerenti (Masde- vallia), spesso coloriti meno brillantemente degli altri segmenti, due dei quali formano i petali e il terzo il la- bello. I petali sono eguali e simili fra loro non solo, ma spesso eguali anche ai sepali. Il labello che occupa d’or- dinario il centro del fiore è veramente dissimile a tutti gli A, Pucci, 2 « È è ia 18 Parte prima AI è ——_—___———_—r_——r__—rrFrr—FF.FFF6___tm————————_» "FF_"FP_—y_"6 _ altri segmenti, quasi sempre molto slargato e avente alla base uno sprone di varia lunghezza. st so IRA ROLE ZZZI a asa cangaone Fig. 4. st staminodo — a antera — s stimma, Gli organi veri della riproduzione, cioè gli stami e il pistillo sono uniti e consolidati in un corpo unico detto ginostema 0 colonna, al cui apice si trovano le antere o l’apparato pollini- co. Le figure 4 e 5 rappresentano gli apparati sessuali di due Cypripedium, nel qual genere il ginostema ha, alla sua estremità, un’ appendice slargata detta staminodo. Le differenze che si — riscontrano negli staminodi servono come caratteri per identificare le specie. Infatti nelle due figure si riscontrano delle differenze, appartenendo la prima al Cypripedium barbatum e la se- conda al C. superbiens. I granellini del polline, innumerevoli, sono riuniti in 2, 4, 6 od 8 masse quasi sempre cerose, piriformi, discoidali o globose, . che sono chiamate scientificamente pol- linia. Ciascuna di queste masse è d’ordinario provvista di una appendice o codettina. L’antera ha due logge, qualche volta” Fig. 5. a ta Se " Mat: E à i, Considerazioni generali 19 apparentemente una sola per l’abortire del diaframma, che _ nelle antere normali separa le due logge; ciascuna di queste di frequente è divisa in due e anche in quattro loggette. L’antera riposa in ‘una cavità chiamata Clinan- drio. La cavità stimmatica ossia lo stimma sì trova sopra il ginostema e verso la.sua estremità superiore; è coperta da un trasudamento vischioso che vi fa aderire le masse polliniche. L’ovario è infero e composto di una loggia a placenta- zione parietale; in alcune orchidee (Selenzipedium, ecc.) l'o- vario è a tre loggie e a placentazione assile. Il frutto nelle orchidee è una capsula di varia gran- dezza, ovoidea od oblunga, qualche volta molto lunga (Vanilla), assai variabile nella posizione e nella forma non solo da genere a genere, ma anche da specie a specie dello stesso genere. Essa contiene numerosissimi semi talmente piccoli che sono stati rassomigliati alla segatura di legno e qualifi- cati per ciò col nome di scobiformi. La capsula, al mo- mento della maturazione, si apre per diverse fessure longi- tudinali. 3. Fecondazione. Roberto Brown stabilì la dottrina che il fiore delle o1- chidee sia in realtà formato da tre sepali, tre petali, sei antere disposte in due cicli (delle quali solo un’antera del ciclo esterno è perfetta in tutte le formi comuni) e da tre pistilli, uno dei quali è stato trasformato in un organo | "9 "SUI DIE bi. | : ua | | | aJOldgjui o|edag 240148JUI o|edag 2 e È y n î| BE S' ® z £ L= D 3 Ò ©) 2: Ss asoldadns 0je]ag O © @aolsadns 0|e]ag i y eJol4a]sod a asolsadns o|edag Considerazioni generali 21 particolare, formato a becco e detto rostello. Questi quin- dici organi sono come di solito alterni, disposti a tre a tre, in cinque cicli. Seguendo la teoria del Brown, Carlo Dar- win, nel suo lavoro che tratta della fecondazione delle orchidee, espone il risultato delle sue ricerche in una se- zione schematica, che qui è rappresentata dalla figura 6. In detta figura i quindici piccoli circoli rappresentano altret- tanti gruppi di vasi spirali, disposti in cinque cicli e al- ternati. Cinque gruppi di vasi decorrono nei tre sepali e nei due petali superiori, tre entrano nel labello e sette de- corrono entro la colonna centrale. Noi possiamo dedurre da ciò che un fiore di orchidea è formato da cinque parti semplici e cioè da tre sepali e da due petali, e da due parti composte, la colonna e il la- bello. La colonna è formata da tre pistilli e per lo più da quattro stami, tutti saldati perfettamente insieme; il labello è formato da un petalo con due stami petaloidei del ciclo esterno, i quali pure sono completamente fusi insieme. A queste osservazioni generali aggiungerò che il ro- - stello, che abbiamo veduto essere lo stimma superiore tra- sformato, ha la funzione di secernere sostanza vischiosa, perdendo la proprietà di lasciarsi attraversare dai tubi pollinici. Lo scopo di esso è semplicemente di togliere le masse polliniche agl’insetti che le hanno tolte dall’antera e possono così essere trasportate su di un altro fiore, dove sono trattenute dalla superficie stimmatica quasi egual- mente vischiosa. Per maggior chiarezza ho creduto bene far precedere, da queste notizie della intima struttura del fiore, la fun- zione la più importante per un vegetale, qual’è la fecon- dazione, per arrivare poi all’ ibridazione, ossia alla fecon- dazione artificiale. ie. dei 22 Parte prima È cosa ormai nota che occorre, onde avvenga la fecon- dazione di un fiore e la conseguenziale produzione dei semi, il contatto del polline collo stimma. In molte piante, e particolarmente nelle orchidee, gli. organi di riproduzione sono conformati e posti nel fiore in modo che questo contatto non può avvenire senza l’aiuto di un agente esterno fecondatore, che nel caso delle or- chidee è rappresentato da alcuni insetti. Pure è noto che la lunga durata in uno stato fresco e perfetto della maggior parte dei fiori d’ orchidea (il che costituisce una delle principali attrattive di questi fiori e uno dei maggiori incentivi per la loro coltivazione) è do- vuta nelle nostre stufe al rimanere questi fiori infecondati, giacchè rarissimo è il caso che un insetto attirato dal colore dei fiori e credo io dall’odore entri in una stufa, ponetri dentro il labello in cerca di cibo inoltrandosi fino al nettario per succhiare il nettare, secretato da molte orchidee, e così tolga il polline da un fiore per portarlo sopra un altro fiore della medesima specie o del medesimo genere. Qualunque giardiniere, che si sia dedicato a qual- che fecondazione di orchidee, sa per prova come i fiori fecondati avvizziscano quasi subito dopo quell’operazione. Sembra che l’autofecondazione nelle orchidee non sia rara, ma nella maggior parte di esse il polline di un fiore feconda l’ovario di un altro fiore. Se consideriamo bene questo fatto e poniamo mente alla facilità colla quale molte piante sono soggette a variare per mezzo dei semi anche nei casi di autofecondazione, agevolmente sì comprende la variabilità che si riscontra nelle orchidee. Forse chi sa quanti ibribi naturali vengono considerati come specie. ‘Assolutamente E sono le molto confor- sd Considerazioni generali 23 . bile agl’ insetti il trasporto del polline dalle antere allo stimma. Oltremodo divertente sarebbe un tale studio e l’ap- prenderne i risultati. Non mi è concesso però, dalla bre- vità e dall’indole di questo lavoro, di trattenermi sopra tale argomento. Il tempo che passa dall’impollinazione del fiore alla fecondazione degli ovuli e poi alla maturità del frutto e dei semi varia in modo notevole nei diversi generi e anche nelle specie dello stesso genere. Si osserva che il tempo stesso è nelle orchidee tropicali, da noi coltivate, molto più lungo di quello occorrente per le specie stesse nel loro paese di origine. Ciò dipende da varie ragioni, non ultima quella della deficienza e della diminuita potenzialità dei raggi solari. Avvenuta la impollinazione del fiore i granellini del pol- line emettono i loro tubi pollinici come accade ordinaria- mente in tutti gli altri fiori. È strano però che in varie orchidee decorrano molti giorni ed anche delle settimane e dei mesi prima che gli ovuli siano fecondati, malgrado che la distanza dallo stimma all’ ovario sia più corta che in tanti altri fiori, nei quali non occorre certo un tempo sì lungo. Furono fatte osservazioni accurate a tal riguardo e gli studiosi potranno rendersene conto consultando i la- vori e le osservazioni del Brown, dell’ Hilldebrandt, del Veiteh, del Sachs, ecc. Qualche volta i tubi pollinici sono visibili anche ad occhio nudo e assomigliano a un am- masso di finissimi capelli bianchi. Fu osservato giustamente che l’ atto di trasportare il polline dall’ antera allo stimma dello stesso fiore o di un altro fiore è così semplice che fa maraviglia come siano decorsi tanti anni di coltivazione di orchidee primachè si pensasse a compierlo e si ottenesse così il primo prodotto 24 Parte prima di una fecondazione artificiale. E il caso è anche più de- gno di osservazione, quando si riflette trattarsi di piante che si vedevano rimanere nelle nostre stufe assolutamente sterili. Prescindendo dallo scopo che si poteva avere di ottenere degl’ibridi, tantopiù che forse non si era pensato nè sup- posto che l’ibridazione era così facile nelle orchidee, do- vevano molti coltivatori essere spinti anche a semplici fecondazioni nello stesso fiore, onde ottenere semi e da questi nuove piante della medesima specie, e così con mi- nore spesa aumentarne il numero. Ciò non avvenne che relativamente assai tardi. In Inghilterra i primi veri ri- sultati d’ibridazione furono ottenuti dal Dominy, che co- cominciò le sue operazioni nel 1853 nello stabilimento Veitch e ottenne per il primo alcune Cattleya, ma la prima fioritura di un’orchidea ibrida ottenuta dallo stesso giar- diniere fu data dalla Calanthe Domini; la fioritura ebbe luogo nel 1856. Intanto però anche in Italia, avanti quell’epoca, cei fu chi pensò a queste ibridazioni, con uno scopo, è vero, di- verso da quello del Dominy. Questi iniziò la serie di veri e propri ibridi, mentre qua si cercava di ottenere frutti da una pianta, allora più preziosa di quello che sia oggi, dalla Vanilla planifolia. Il prof. Visiani a Padova, Luigi Montagni, capo giardiniere del march. Ridolfi a Bibbiani (Montelupo fiorentino) e Giovanni Geri, giardiniere in Bo- boli (Firenze) ottennero buonissimi risultati dalla feconda- zione artificiale della Vanilla. In seguito, mentre all’estero il Dominy stesso, e dopo lui tanti altri, ottenevano continuamente nuovi ibridi, qui in Italia i coltivatori si dedicavano alle stesse ibridazioni, ottenendone i frutti, ma non era possibile averne il ger- — SPAL Lost 4 ho (i | Considerazioni generali mogliamento dei semi. Le società orticole italiane cerca- vano d’incoraggiare i giardinieri coll’assegnare nelle varie Esposizioni, rilevanti premi per la prima orchidea da stufa nata in Italia, ma fu solo nel 1886 che si potè ammirare nell’ Esposizione Orticola di Roma, il primo felice risultato, e fu l’amministrazione dei Giardini pubblici di Firenze che riportò per la prima volta la medaglia d’ oro per al- cune pianticelle di Laelzo-Cattleya ottenute nel suo sta- bilimento delle Cascine ('). Non vi ha altra famiglia nel regno vegetale che si presti come le orchidee, all’ibridazione. In questa non solo ab- biamo ottenuti ibridi fra specie del medesimo genere, ma puranco ibridi bigeneri, cioè prodotti fra specie di generi. differenti; non ancora per quanto io sappia, si hanno ibridi fra due generi di tribù diversa. Questa facilità all’ibridazione ha portato che le colle- zioni dei giardini si sono notevolmente accresciute e un gruppo ben numeroso si è formato di orchidee ibride. È da osservarsi però che gli stessi incroci sono stati fatti da più coltivatori ed è naturale quindi che molti di questi prodotti, ottenuti anche in paesi diversi, siano eguali fra loro e pur tuttavia vanno con nomi differenti. Inoltre dalla stessa sementa sono venute fuori piante che hanno dato fiori non perfettamente identici. Ora spesse volte queste (1) Mi sia permesso rammentare che il merito di questo risultato si deve in gran parte a mio padre che col consiglio e con speciali facilita- zioni coadiuvò il capo giardiniere dello Stabilimento Ferdinando Ragionieri. Mi sia concesso pure di deplorare il fatto che vendute alcune di quelle — Laelio-Cattleya allo Stabilimento Sander, questo ne mise in commercio una come se fosse una propria produzione col nome di Laelio Cattleya Arnoldiana, che fu riconosciuta universalmente come uno degl’ ibridi . più belli, 26 Parte prima | e differenze hanno avuto nomi diversi, come se fossero pro- dotti di diversi incroci. Ma siccome il più delle volte le differenze erano minime, così era più corretto il determi- narle con semplici nomi di varietà di un ibrido solo. Sarebbe necessaria una revisione di questo gruppo per correggere la nomenclatura. Ma, data la difficoltà dell’e- same e dato il numero stragrande degli ibridi già ottenuti e di quelli che giornalmente vengono annunziati, chi potrà sobbarcarsi a tal lavoro? L’atto della fecondazione artificiale è opera di attenzione e di pazienza per un giardiniere. Per questo la difficoltà comincia nel far germogliare i semi ottenuti e nell’ assi- store il primo sviluppo delle piantine. Non tutti i semi nascono in eguale spazio di tempo; anzi vi è grandissima differenza fra un ibrido e l’altro nell’ epoca che chiamerò d’ incubazione; differenza che può anche dipendere talvolta dalla stagione. Volendo seguire le fasi dello sviluppo di un seme fino dal principio della sua germinazione, bisogna valersi del- l’aiuto di una lente d’ingrandimento, a causa della pieco- lezza del seme e della impercettibilità del primo accenno di germinazione. Al momento che si può scorgere ad oc- chio nudo si osserva un corpiciattolo di forma irregolare, sempre però eguale nello stesso genere, di un bel verde. Nella Cattleya, per esempio, il corpiciattolo ha la forma di un piccolo disco o di un minuto pallino; da questo poi sviluppano le prime foglie; nel Dendrobium il corpiciat- tolo è fusiforme; nel Phalaenopsis è prismatico e a forma di fiaschetta nel Cypripedium. Variabile è pure lo spazio di tempo interposto fra il mo- — mento della germinazione e l’epoca in cui la pianticella darà: i primi fiori. Ammesse anche tutte le buone ont: di ob c: Considerazioni generali o R tivazione questo periodo è sempre di qualche anno. Di 6 anni è il periodo più corto per una Cattleya od una Laelia; parimente di 6 per un Phalaenopsis; di 5 per un Dendrobium od un Cypripedium; di 4 per le. Calanthe ed Epidendrum. Si notà che questo periodo è in generale più corto per le orchidee terrestri di quello che non sia per le orchidee epifite. ud . Questione di sola pazienza e di attenzione ho già detto esser l’atto materiale del trasporto del polline sullo stimma. Infatti occorre soltanto avere vista buona e mano ferma e leggiera per togliere, con uno stecchino o un pezzettino di filo di piombo, la massa pollinica dall’ antera, la qual massa si attacca, per mezzo della sua appendice, da sè stessa allo stecchino o a qualunque altro oggetto. La fi- gura 7 mostra una massa pollinica attaccata a una punta di lapis: La figura superiore mostra la massa appena stac- cata dall’antera e la figura inferiore la stessa massa dopo qualche tempo che fu staccata. Staccato il polline dall’an- tera sì va a depositare sulla superficie stimmatica del fiore che si vuol fecondare. Benchè un fiore fecondato non sia più suscettibile di ricevere altro polline, pur tuttavia per eccesso di prudenza, sarà bene cuoprire questo fiore con un velo o con un cor- netto di carta. Se il polline ha aderito bene allo stimma è manifestato dall’ appassimento sollecito del fiore; nei Cypripedium soltanto quest’'appassimento avviene molto più tardi. Sempre per prudenza ci guarderemo dal gettare acqua sui fiori fecondati; anzi sarebbe necessario sottrarre le piante coi fiori fecondati all’azione di un ambiente molto umido, quale è d’ordinario una stufa in certi periodi del- l’anno. Le piante sulle quali si fa la fecondazione non soffrono per la produzione del seme altro che quando esse siano malaticcie od eccessivamente deboli. ld > E a per TA Porte promo ut Maturata la capsula, si raccolgono i semi; non si creda che tutti i semi (qualche migliaio) contenuti in un frutto siano atti a germogliare; sono invece in piccola quantità. Non potendo distinguere i buoni dai cattivi occorre semi- narli tutti e seminarli tutti con eguale accuratezza. Il mi- glior modo di sementa, almeno quello che dà maggiori garanzie, è di spargere i semi sopra lo strato di sfagno, allo stato vegetante, che ricuopre la superficie del vaso ov'è coltivata la pianta madre, cioè la pianta che ha portato il frutto. A tale scopo, nel momento della seminagione, si rinnova lo sfagno stesso procurando di scegliere delle buone piotarelle di esso e disponendolo con cura affinchè lo sfagno possa radicare e conservarsi per diverso tempo sempre allo stato fresco e vegetante. Anche queste piante, divenute preziose per il deposito che contengono, devono essere sot- toposte a cure speciali, cioè difese da insetti e annaffiate diligentemente, in modo da non tenerle eccessivamente fradicie, ma al tempo stesso di farle restare costantemente umide. Le piantine nate si lascieranno in queste condi- zioni finchè non hanno sviluppato le prime foglie; d’allora È ” » iS Considerazioni generali 29 in poi comincia per esse la cultura ordinaria comune al genere o alla specie, colla sola differenza che hanno bi- sogno di maggiore e continua assistenza; cosa del resto comune a tutte le piante nate dal seme. a. Dopo 4 mesi. b. Dopo 7 mesi. c. Dopo 12 mesi. Fig. 8. Sviluppo di un seme di Dendrobium. t. Dopo 6 mesi. b. Dopo 9 mesi. c. Dopo 12 mesi. Fig. 9. Sviluppo di un seme di Cattleya. a. Dopo 4 mesi. b. Dopo 9 mesi. c. Dopo 15 mesi. Fig. 10. Sviluppo di un seme di Phalaenopsis. 30 Parte prima e a. Dopo 6 mesi. d. Dopo 9 mesi. c. Dopo 12 mesi, Fig. 11. Sviluppo di un seme di Cypripedium. Le quattro figure che qui riporto servono a dilucidare la questione della nascita dei semi di Orchidee mostrando lo sviluppo dei semi di quattro generi differenti. 4. Climatologia. Vastissima, come fu detto, è l’area di distribuzione geo- grafica in questa famiglia. A noi ora importa il conoscere tale distribuzione geografica dal lato orticolo e in modo particolare le condizioni climatiche nelle quali vivono allo stato naturale le orchidee delle regioni calde del globo. Rapporto alla climatologia per le orchidee, che il De Buysson chiama orticola, giust’appunto perchè è in rela- zione a quello che si deve praticare nelle culture, io non saprei far meglio che riportare, quasi integralmente, ciò che ha scritto il De Buysson stesso, essendo le sue osser- vazioni e le sue conclusioni veramente giuste e pratiche. è ae Le prime orchidee giunte in Europa provenivaRgi i La gg LA È î - do i — Considerazioni generali 31 parti più calde delle regioni tropicali ove tutto l’anno do- mina un caldo soffocante e ove la temperatura sorpassa | spesso i 40 centigradi di calore, raramente abbassandosi al disotto di 18°. Si aggiunga a questo calore un’eccessiva umidità cagionata dall’evaporazione dell’acque marine for- temente riscaldate e dalle pioggie torrenziali che vi cadono periodicamente. Si capisce che per coltivare tali piante si costruirono stufe ove la temperatura era mantenuta presso a poco analoga. i Ma da ciò ebbe origine un’opinione tutt’affatto sbagliata che cioè tutte le orchidee delle regioni tropicali dovessero esser coltivate in un'atmosfera soffocante e completamente satura di umidità, e quindi si ebbero forti delusioni e ri- sultati disastrosi nella coltivazione di parecchie specie. Non era mai sorto il dubbio che piante di vegetazione ma- ravigliosa e anormale potessero trovarsi in parti temperate e fredde. Fra i tropici e anche sotto l’Equatore si elevano le più alte montagne del globo: cioè il gruppo dell’Imalaia colle sue immense catene, in Asia, e le Cordigliere delle Ande colle sue numerose diramazioni, in America, le cui cime sono coronate dalle nevi eterne. Ebbene, fino a queste vette sempre ghiacciate, a un’altitudine di oltre 4000 m. cresce un numero infinito di specie forse anche più belle delle altre vegetanti nei luoghi caldi vicini all'oceano. Fra quest’ultimo punto, in cui tutto l’anno si ha una tempe- ratura elevata, e il limite delle nevi eterne, ove costan- temente gela, si riscontra una serie di climi che variano, progressivamente, da un estremo all’ altro. Da ciò la ne- cessità di dividerle, per il nostro scopo, in tre zone distinte, cioè: xona calda, zona temperata e zona fredda. La zona calda comincia dal livello del mare e si spinge 32 Parte prima dn —_———————____——————m— ——————————— ——————mÈ - ce -__- nelle regioni equatoriali comprese fra i primi 15 gradi nord DA e sud dell’ Equatore, fino a 900 e 1000 m. di altezza: sotto i tropici l'altezza non supera da 600 ad 800 m. Quando si eccettui la striscia ristretta del littorale ove il caldo è. sempre costante, anche nella notte, e ove si trova un nu- mero ristrettissimo di orchidee, la media della temperatura può esser calcolata a 25° centigradi, oscillando fra 35 di giorno e da 15 a 18 nella notte; di rado questi estremi sono sorpassati. La xona temperata abbraccia un’area molto più estesa, comprendente gl’immensi altipiani che si stendono dai primi pendii, a partire da 800 a 1000 m. al disopra del livello del mare, fino ai primi contrafforti dei monti ad un’altezza da 2000 a 2400 m. Questa vasta spianata, fortemente ac- cidentata e intersecata da vallate, forma una serie di climi con temperatura decrescente in ragione dell’ altezza e fu accertato che il raffreddamento proporzionale è in alcune regioni di un grado ogni 180 m. d’altezza e parimente di un grado ogni 200 m. in altre parti. Così la media di questa zona varia, da un'estremità all’altra, fra i 15 e i 20 cen- tigradi con una massima diurna da 25 a 30 e colla minima notturna da 6 a 10. L’abbassamento di temperatura che si produce durante la notte e più che altro sul mattino, alla levata del sole, è un fenomeno che si constata su tutta la superficie della terra e in tutte le latitudini. Le cagioni del fenomeno sono le stesse da noi come sotto l’ Equatore. Là le notti lunghe quanto i giorni, il cielo costantemente puro, lasciano alla irradiazione notturna tutta la sua intensità. Non è raro nella zona calda di osservare, dopo un caldo nel giorno di 35° un abbassamento, sulla mattina di 20 gradi e più: Me e £ celti st “dn <4 % quest'abbassamento però dura soltanto poche ore; mentre- Me: Considerazioni generali 35 chè inalzandosi, allontanandosi dall’ Equatore questo sbalzo diventa ‘costante, raggiungendo quasi giornalmente le mi- nime assegnate alle diverse zone. Secondo quanto riferiscono i viaggiatori si troverebbe in questa zona e anche in luoghi più elevati, il maggior nu- mero e le più belle orchidee. Qui, durante tutto l’anno, regna una luce splendidissima, un'aria viva e pura, una salubre umidità; è, insomma, una continua primavera. Le pioggie regolari e nella notte le intense guazze ecci- tano e mantengono la vegetazione con un vigore di cui non si ha idea nei paesi del nord. La xona fredda comincia, secondo la latitudine, verso i 2000 o i 2400 m. e arriva ai 3800 e ai 4200, poco avanti le nevi eterne. È la zona delle specie da stufa fredda tem- perata fino a 3000 m., dal qual limite diventa zona alpina con piante assolutamente da stufa fredda. Già, circa i 2000 metri, sotto l’ Equatore, il termometro arriva al di là di 20 centigradi sul mezzogiorno; ma se il caldo è giornal- mente moderato, lo è sempre regolarmente. Vi si osservano poi sbalzi più regolari fra la temperatura del giorno e quella della notte; il freddo, di già sensibile al tramonto del sole, qualche volta nella mattina si abbassa quasi fino a zero. Ciononostante vi crescono molte magnifiche orchidee e qualche bella specie si trova fino ad un’altezza assoluta di 4000 m., ove spesso si sentono dei geli di 3 o 4 gradi e ove la neve cade e persiste per diversi giorni. In tutta questa zona le pioggie frequenti e le nebbie du- rature producono e mantengono un’umidità tale che le piante sono '‘gocciolanti di pioggia o di rugiada. Da tutto ciò si può concludere che non è possibile coltivare un’orchidea montanina, abituata a vivere a tutt’aria e con un calore atmosferico debole, nelle stesse condizioni di un’altra specie A. Pucci. 3 34 Parte prima nativa delle zone calde e temperate. Quindi è necessario il costruire stufe difforenti come meglio vedremo più avanti. Sotto i tropici esistono due stagioni che dividono l’anno in due parti e di cui l’epoche arrivano regolarmente a data fissa, variabili però secondo le latitudini ed i venti anche in località assai vicine fra loro. L'una è la stagione delle pioggie, l’altra quella della siccità. Per le piante di queste regioni la prima segna il ‘tempo del risorgimento e della vegetazione, la seconda l’e- poca della maturità e del riposo. Queste stagioni non hanno alcuna analogia colle stagioni dei paesi settentrionali e. quindi non possono chiamarsi né estate, né inverno. Per quasi sei mesi pioggie torrenziali e continue inzuppano e inondano il suolo, fanno straripare i fiumi e saturano l’aria di vapori. Siccome il calore è sempre molto elevato, questo sì unisce in giuste proporzioni all'umidità e dà alla vege- tazione il grado più forte di vigore. Tutto germoglia, fio- risce, fruttifica dal principiare delle pioggie fino al momento in cui l’aria diventa più secca, il calore più ardente e allora la vegetazione si arresta. È allora l’epoca del ri- poso, l’epoca di una siccità quasi assoluta che dura per sei mesi interrotta soltanto da qualche uragano. Durante questo tempo i fusti si lignificano, i tessuti induriscono, la maturanza si fa completa. Le orchidee pertanto hanno un periodo di riposo, come quasi tutti i vegetali. Ma tale periodo è più o meno lungo ed assoluto secondo la durata dei periodi di siccità e d’u- midità nei vari paesi d'origine e mentre è indispensabile per una buona riuscita, di dare alle orchidee coltivate questo riposo nel tempo e per la durata voluta da ciascuna specie, così si rende strettamente necessario il conoscere l'abitazione (habitat) di ciascun'orchidea e le condizioni precise di vita nel suo luogo d’origine, i Considerazioni generali aote. + Le antiche introduzionî venivano fatte con vaghe indi- cazioni del luogo di origine di una data pianta. Oggigiorno i raccoglitori sono un poco più esatti neile loro informa- zioni; di più abbiamo più conoscenze geografiche dei paesi da cui s’ importano le orchidee, anche delle specie antiche. Pur tuttavia ci mancano quasi sempre quelle particolarità più minuziose sui paesi stessi e sui loro fenomeni climatici, che sarebbe tanto utile e necessario il conoscere perfetta- mente onde procurar di rendere alle orchidee nelle stufe le identiche condizioni della loro vita naturale. La durata e l'intensità delle pioggie e della sic&ità, nelle regioni tropicali, presentano tante differenze che non basta lo studio generale di una regione, anche se trattasi di una piccola isola. In un dato distretto, immense foreste, numerosi corsi d’acqua, vaste paludi formano inesauribili serbatoi delle pioggie continue di una parte dell’anno. Giunta l’epoca della siccità, continui vapori saturano l’atmosfera e quindi non è più sensibile la siccità e le piante non si arrestano nella vegetazione. Invece in un distretto vicino, benchè sembri sottoposto alle stesse vicende atmosferiche, le pioggie durano meno e sono meno abbondanti; ivi, se anche il ter- reno è fortemente inzuppato, esso è in pendìo, permeabi- lissimo e più scoperto. Si determina perciò un rapido smal- "timento e una pronta evaporazione ; la siccità diventa allora eccessiva. 5. Classificazione. L'antica classificazione del dott. Lindley è ancora adot- tata da molti scrittori. Io ne dò per questo comunicazione. Il Lindley divise le Orchidee nel seguente modo: cat Bar.. Parte prima I. Una sola Antera (Monamdre), A) Polline in masse cerose. Tribù 1% — Malaxidee. Assenza della codetta o glandola stimmatica separabile. Tribù 2* — Epidendree, Codetta distinta, ma glandola stimmatica non separabile. Tribù 3* — Vandee, Codetta distinta; glandola stimmatic a caduca. B) Polline in masse pulverulente o granulose. Tribù 4* — Ofridee. Antera terminale, eretta (adnata al- l’estremità della colonna). Tribù 5* — Aretusee. Antera terminale, opercolata (sopra al rostello). Tribù 6° — Neottiee. Antera dorsale (dietro al rostello). II. Antere due o tre (Diandre). Tribù 7° — Cipripediee. Ovario con una o tre loggie. Tribù 8® — Apostasiee. Ovario con tre loggie. Con grande accuratezza fu poi studiata la Famiglia dal Bentham, che basandosi sugli studi del Lindley, ne mo- dificò in qualche parte i resultati, stabilendo una nuova classificazione che fu pubblicata nel Genera plantarum. A me pare che, almeno per ora, sia meglio attenersi a questa classificazione, malgrado alcune modificazioni pro- poste dopo e delle quali darò qualche cenno più avanti. Darò qui la classificazione completa del Bentham. Per i caratteri principali botanici e orticoli vedasi la Parte monografica,. Considerazioni generali 37 NB. - I Generi, che hanno il nome seritto in grassino, sono quelli più comunemente coltivati o che meriterebbero di essere coltivati per la loro bellezza. I nomi generici in parentesi indicano sinonimi o generi proposti per qualche specie, ma che devono riferirsi al genere preeedente la parentesi. Trisù I. — EPIDENDREE. 1a Sottotribù. — PLEUROTALLEE. Pleurothallis (Crocodilanthe, Rhyncopera, Talpinaria, Acronia, Myoxanthus, Acianthera, Centranthera, Speck- linia Chaetocephala, Anathallis, Cryptophoranthus), Ste- lis (Dialissa), Physosiphon, Lepanthes, Restrepia, Bra- chionidium, Masdevallia, Arpophyllum, Octomeria, Mei- racyllium. Da Sottotribùà. — MALAXIDEE. Malaxis, Microstylis (Dienia). 5a Sottotribà. — LIPARIDEF. Oberonia (Titania), Liparis (Empusa, Ephippianthus, Androchilus, Platystylis, Gastroglottis), Platyclinis, Ca- lypso, Aplectrum, Corallorhiza, Tipularia, bia Hexalectris. 4a Sottotribù. — DeNDROBIEE. Dendrobium (Aporum, Oxystophyllum, Macrostomum, Schismoceras, Cadetia, Sarcopodium, Sarcostoma, The- Iychiton, Dichopus, Aclinia), Latourea, Bulbophyllum (Gersinia, Diphyes, Tribrachium, Anisopetalum, Sesto- chilos, Epicranthes, Taurostalix, Jone, Didactyle, Xiphi- zusa, Malachadenia, Bolbophyllaria, Lyraea, Cochlia, Oduntostyles, Oxysepalum), Sunipia, Cirrhopetalum (Bol- bophyllopsis), Megaclinium, Trias, Osyricera, Drymoda, Monomeria, Dendrochilum, Panisea, Acrochaene, Chry- soglossum (Diglyphis), Collabium. 38 Parte prima 51 Sottotribù. — Erik. Coelia, Eria (Porpax, Aggeianthus, Lichenora, Con- chidium, Bryobium, Alvisia, Mycaranthus, Xiphosium, Trichotosia, Ceratium, Cylindrolobus), Phreatia (Ple-. xaure), Pachystoma (Apaturia, Ipsea), Spathoglottis (Paxtonia). Ga Sottotribù. — BLenek. Acanthephippium, Phaius (Tankervillia, Pachyne, Pe- someria, Thunia, Limatodes). Bletia (Bletilla), Chysis, Nephelaphyllum, Tainia (Mitopetalum), Anthogonium. 7a Sottotribi. — CORLOGINFE. Josepha, Earina, Glomera, Agrostophyllum (Diplocon- chium), Ceratostylis, Callostylis, Cryptochilus, Trichosma, Coelogyne (Chelonanthera, Pleione, Neogyne, Bolborchis), Otochilus (Tetrapeltis), Pholidota (Ptilocnema, Crinonia, Acanthoglossum), Calanthe (Centrosis, Amblyglottis, Sty- loglossum, Ghiesbreghtia, Preptanthe), Arundina, F]lean- thus (Evelyna). Sa Sottotribù. — STENOGLOSSEE. Lanium, Amblostoma, Seraphyta, Diothonea (Gastro- podium, Hemiscleria), Stenoglossum, Hormidium, He- xisia (Euothonaea), Scaphyglottis (Cladobium), Hexade- smia, Octadesmia. 9a Sottotribù. — LAELIEF. Alamania, Pleuranthium, Diacrium, Isochilus, Ponera (Nemaconia), Pinelia, Hartwegia, Epidendrum (Barkeria, Dinema, Prosthechea, Epithecium, Eneyclia, Auliza, Anacheilium, Oerstedella, Pseudepidendrum, Physinga, Nanodes), Broughtonia, Cattleya (Maclenia), Laeliopsis, Tetramicra (Leptotes), Brassavola, Laelia (Amalias), Schomburgkia, Sophronitis. eo) 2 Considerazioni generali Trisù II. — VANDEE. Ja Sottotribà. — EuLorIEE. Eulophia (Ortochilus) Lissochilus (Hy podematium) Ga- leandra (Corydandra). 2a Sottotrib. — CIMBIDIEE. Cymbidium (Iridorchis), Ansellia, Grammangis, Cre- mastra (Hyacinthorchis, Dactylostalyx), Cyperorchis, Geodorum (Cistella, Otandra), Grammatophyllum (Ga- bertia, Pattonia), Dipodium (Leopardanthus, Wailesia), Thecostele, Bromheadia, Polystachya (Encyclia, Epi- phora). 31 Sottotribà. — CIRTOPODIEE. Plocoglottis, Cyrtopodium (Tylochilus, Cyrtopera), Go- venia (Eucnemis), Pteroglossaspis, Zygopetalum (Zygo- sepalum, Huntleya, Galeottia, Bollea, Warszewiczella, Pescatorea, Promenaea, Kefersteinia, Chaubardia), Grobya, Cheiradenia, Aganisia (Koellensteinia), Acacal- lis, Eriopsis (Pseuderiopsis), Warrea, Lycomormium, Batemannia, Bifrenaria (Stenocoryne), Xylobium, La- caenia (Navenia), Lycaste (Paphinia, Colax), Anguloa, Chondrorhyncha, Gongora (Acropera). 4a Sottotribù. — STANHOPEE. Coryanthes, Stanhopea (Ceratochilus, Stanhopeastrum), Houlletia, Peristeria (Eckardia), Acineta (Neippergia), Catasetum (Catachaetum, Myanthus), Mormodes (Cyclo- sia), Cychnoches (Luedemannia), Chrysoeyenis, Poly- cycenis. 5a Sottotribù. — MAXILLARIEF. Stenia, Schlimmia, Clowesia, Mormolyce, Scuticaria, 40 Parte prima Maxillaria (Psittacoglossum, Dicrypta, Heterotaxis), Ca- maridium, Dichaea (Fernandezia), Ornithidium (Siago- nanthus). 6a Sottotribù. — OxcmpIre. Cryptocentrum, Diadenium (Chaenanthe), Comparettia (Plectrophora), ,Scelochilus, Trichocentrum, Rodriguezia (Burlingtonia), Trichopilia (Pilumna, Leucohyle, Helcia, Oliveriana), Aspasia (Trophianthus), Cochlioda, Dignathe, Saundersia, Brachtia (Oncodia), Odontoglossum (Meso- spinidium), Oncidium (Cyrtochilum, Cuitlauzina, Palum- bina), Miltonia (Macrochilus), Brassia, Solenidium, Leio- chilus (Cryptosaceus), Sigmatostalyx, Erycina, Gomeza, Abola, Neodryas, Trizeuxis, Ada, Sutrina, Trigonidium, Jonopsis (Jantha, Cybelion), Cryptarrhena (Orchidofun- ckia, Clynhymenia), Ornithocephalus, Quekettia, Zygo- states (Dactylostyles), Phymatidium, Chytroglossa, Hof- meisterella. Generi incerti: Kegelia, Papperitzia, Chonia, Para- disanthus, Sievekingia, Caeliopsis, Warmingia. 7a Sottotrib. — SARCANTEE. Lockhartia (Fernandezia), Centropetalum (Nasonia), Pa- chyphyllum, Luisia (Mesoclastes), Cottonia, Stauropsis (Fieldia), Arachnanthe (Arachnis, Arrynchium, Armo- dorum, Esmeralda), Phalaenopsis (Polychilos), Doritis (Carteretia), Rhynchostylis, Sarcochilus (Dendrocolla, Thrixpermum, Orsidice, Cylindrochilus, Ornitharium, Chiloschista, Pteroceras, Micropera, Camarotis, Ade- noncos), Trichoglottis, Aeranthus, Aerides, Renanthera (Nephranthera), Vanda, Saccolabium (Saccochilus, Ro-. biquetia, Gastrochilus, Ceratochilus, Oeceoclades), Un- cifera, Acampe, Sarcanthus, Cleisostoma (Pomatocalpa, Considerazioni generali 4l Echioglossum, Synptera), Schoenorchis, Ornithochilus, Taeniophyllum, Microsaccus, Diplocentrum, Angraecum (Aerobion, Aerangis), Cryptopus (Beclardia), Oeonia, My- stacidium (Aeranthus, Gussonia, Microcoelia), Dendro- phylax, Campylocentron (Todaroa). 81 Sottotribù. — NoryLIER. Cirrhaea (Scleropteris), Macradenia (Rhynchadenia, Notylia, Acriopsis, Telipogon, Trichoceros (Astroglossus), Podochilus (Cryptoglossis, Platysma, Placostigma, Apista, Hexameria), Appendicula (Metachilum, Conchochilus), Thelasis (Oxvanthera, Euproboscis). Trigù III. — NEOTTIEE. Ja Sottotribù. — VANILLEE. Galeola (Cyrtosia, Erythrorchis, Haematorchis, Pogo- chilus, Ledgeria, Eriaxis), Vanilla (Myrobroma), Sobralia (Fregea, Cyathoglottis), Epistephium, Sertifera. 2a Sottotribù. — CoryMBIEE. Corymbis(Hysteria, Rhynchanthera, Macrostylis, Chloi- dia), Tropidia (Decaisnea, Cnemidia, Ptychochilus, Go- ‘ vindovia). 31 Sottotribà. — SPIRANTER. Altensteinia, Pterichis (Acraea), Cranichis (Ocampoa), Prescottia, Ponthieva, Wullschlaegelia, Pseudocentrum, Gomphichis, Stenoptera (Porphyrostachys), Neottia (Neot- tidium), Listera (Diphryllum), Spiranthes (Aristotelea, Ibidium, Gyrostachis, Cyclopogon, Sauroglossum, Synassa, Stenorrhynchus), Baskervilla, Pelexia (Collea), Physurus (Erythrodes, Microchilus, Queteletia, Orchipedum), Anoec- tochilus, Vrydagzynia, Cystorchis, Herpysma, Zeuxine 42 Parte prima (Adenostyles, Tripleura, Psychechilus), Cheirostylis, Odon- tochilus (Cystopus), Myrmechis, Haemaria (Ludisia. Myoda), Dossinia, Macodes, Hylophila, Goodyera (Pe- ramium, Gonogona, Tussaca, Cionisaccus, Cordylestylis, . Leucostachys, Georchis), Lepidogyne, Hetaeria (Rham- phidia, Cerochilus, Rhomboda, Salacistis), Moerenhoutia, Platylepis (Notiophrys, Diplogastra), Manniella, Eucosia, Gyvmnochilus, Argyrorchis. 4a Sottotribù. — DIuRIDEE. Lecanorchis, Aphyllorchis, Stereosandra, Thelymitra (Macdonaldia), Epiblema, Diuris, Orthoceras, Cryptostylis. Prasophyllum (Genoplesium), Mierotis, Corysanthes (Co- rybas, Calcearia, Nematoceras), Pterostylis (Diplodium), Caleana (Caleya). Drakaea (Arthrochilus, Spiculaea), Acianthus, Eriochilus, Lyperanthus, Bumettia, Cyrto- stylis, Caladenia (Leptoceras), Glossodia, Adenochilus, Chiloglottis, Calochilus. 5a Sottotribù. — ARETUSEE. Arethusa, Calopogon, Pogonia (Nervilia, Aplostellis, Rophostemon, Cleistes, Triphora, Isotria, Odonectis, Co- donorchis, Didymoplexis), Pogoniopsis, Chlorosa, Didy- moplexi (Apetalon, Epiphanes), Gastrodia (Gamoplexis), Yoania, Epipogum (Galera, Ceratopsis, Podanthera). 6a Sottotribù. — LimoporEE. Limodorum, Chloraea (Asarca, Bieneria, Ulantha), Bi- pinnula, Cephalanthera, Epipactis. Trisù IV. — OFRIDEE. la Sottotribù. — SERAPIEE. Orchis (Traunsteinera, Barlia, Loroglossum, Himan- toglossum, Comperia, Anacamptis), Serapias (Hellebo- rine, Isias), Aceras, Ophrys (Arachnites, Myodium). — > tl di FRA Considerazioni generali 43 Di Sottotribù. — HABENARIER. Herminium (Monorchis, Chamorchis, Chamaerepes, Thisbe, Aopla), Stenoglottis, Arnottia, Bartholina (La- thrisia), Huttonaea (Hallackia), Holothrix (Saccidium, Monotris, Bucculina, Scupularia, Tryphia), Bicornella, Habenaria (Sicberia, Gymnadenia, Nigritella, Tinea, Leu- corchis, Bicchia, Perularia, Deroemeria, Peristylis, Gen- naria, Benthamia, Cybele, Coeloglossum, Lindblomia, Chaeradoplectron, Platanthera, Lysias, Mecosia, Centro- chilus, Mitostigma, Ponerorchis, Dissorhynchium, Bila- brella, Ate, Barlaea, Macrocentrum, Synmeria, Monto- livaea, Roeperocharis), Diplomeris (Diplochilus, Para- gnathis), Bonatea, Cynorchis (Cynosorchis, Amphorchis), Hemipilia, Glossula. 51 Sottotribù. — DIser. Satyrium (Diplectrum, Satyridium, Aviceps), Pachites, Disa (Penthea), Herschelia, Monadenia, Schizodium, Brownlea, Forficaria, Brachveorythis, Schizochilus, Pla- tycoryne. 4 Sottotribù. — CoRICIKE. Pterigodium, Disperis (Dryopeia, Dipera), Corycium. Ceratandra. Trisù V. — CIPRIPEDIEE. Cypripedium, Selenipedium (Uropedium), Apostasia, Neuwiedia. Più recentemente dal prof. Pfitzer fu pubblicata una nuova classificazione, la quale però dai più non viene ac- cettata. Non è questo il luogo per discutere una questione 4l Parte prima così ardua, né per occupare dello spazio col riportare le molte modificazioni di quella classificazione. Citerò solo la modificazione apportata ai generi Cypripedium e Seleni- pedium, perchè vedo che i nuovi nomi sono qualche volta _ adottati da certi autori. Il Pfitzer chiama col nome di Oy- pripedilum le specie terrestri della zona temperata; di Selenipedilum gli antichi Selenipedium Ohica e palmi- folium; dà poi il nuovo nome di Papzopedilum a tutte le altre specie indiane e dell’ America del Sud. Dall'esame dei Generi, quali sì trovano nella citata clas- sificazione del Bentham, apparisce chiaramente che pochi sono quelli coltivati. S' intenda però che io parlo soltanto della coltivazione ornamentale e non di quella fatta da qualche collezionista o negli orti botanici. Non ho nep- pure segnati i Generi, le cui specie sono conosciute col nome di Orchidee rustiche. Un'altra avvertenza debbo fare fin d’ora ed è che ho creduto anch’ io di conservare a poche specie i nomi ge- nerici coi quali sono più conosciute in commercio e dai dilettanti, malgrado che questi nomi non siano pienamente adottati nella classificazione del Bentham altrochè come sinonimi. 6. Rusticità e resistenza delle orchidee. Anche il Duval nel suo prezioso lavoro « Petit. Guzde pratique de la culture des orchidées » in un capitolo spe- ciale insiste nel ripetere quello che è stato osservato e detto più volte, che cioè le orchidee sono piante straordinaria- mente rustiche e resistenti. Quando sì facciano poche ec- È Pa REL: sj E ata di Considerazioni generali 45 cezioni, che del resto confermano la regola generale, noi vediamo che la maggior parte delle orchidee ha un orga- nismo del tutto speciale, in modo che esse possono restare lunghissimo tempo senza vegetare e possono sopportare anche temperature basse, purchè siano all’asciutto. Tutte le orchidee a pseudobulbi hanno in questi il de- posito di sostanze nutritive, che ad esse bastano per ri- manere, allo stato asciutto, in un periodo non breve di riposo. Osservando bene una di queste piante, si scorge facilmente, alla base dei pseudobulbi, l’oechio della nuova vegetazione, il quale sta fermo, come se fosse una gemma latente, fino a che la pianta non è sottoposta a condizioni favorevoli di calore e di umidità per la sua vegetazione. Ciò spiega facilmente come le piante d’ importazione pos- sono sopportare lunghissimi viaggi e come qualche volta, ‘dopo il loro arrivo in Europa, possano, senza sotfrire, es- sere sballottate di qua e di là per gli stabilimenti orticoli prima di essere messe in cultura. Vedremo, a suo tempo, le cure di cui hanno bisogno queste orchidee importate. E evidente, scrive il citato Duval, che poche piante da stufa, anche fra quelle ritenute per lo più robuste, sop- porterebbero un tale trattamento, e ciò perchè le altre piante, che hanno le radici nel terreno, hanno bisogno per — vivere di trovare in esso l’umidità e gli elementi nutritivi, mentrechè un’orchidea, pianta epifita per eccellenza, trova per conservare a lungo la sua vitalità, gli elementi ne- cessari nei suoi serbatoi naturali, pseudobuldi e radici carnose. Mi è accaduto spessissimo, nel frequentare una stufa di qualche giardino di campagna, di osservare delle orchidee, chi sa come mai là capitate. in miserrime condizioni e sapere che quelle piante si trovavano in quel luogo da 46 Parte prima vari anni, sempre nello stesso stato tisico, senza mai fio- rire, prive di un buon ambiente, mancanti di sfagni, an- naffiate Dio sa quando e come, ma pure esse vivevano._ Bisogna concludere che per veder morta un’orchidea è ne- cessario ammazzarla. 7. Insetti e Malattie. Qual’ è l'essere vivente che non va soggetto a némici. qualche volta assai temibili, che ne insidiano quasi co- stantemente la vita? Anche le orchidee sono affette da ma- lattie, risentono i danni di vari insetti, alcuni dei quali sono comuni ad altre piante e in particolare a quelle da stufa, altri sono propri soltanto di esse. Si può dire che una cattiva stufa e quindi le cattive condizioni in cui là vivono le orchidee favoriscono la pre- senza e la diffusione di certi insetti. Ma non si creda che anche nelle stufe perfette e sulle piante tenute con ogni cura manchino gl’insetti nocivi. Comunque sia, un buon giardiniere deve incessantemente dar loro la caccia non per distruggerli totalmente, il che sarebbe quasi impossi- bile, ma almeno per diminuirne notevolmente i danni. Gl’ insetti nocivi alle orchidee si possono dividere in due gruppì: quelli grossi e quelli piccoli quasi microscopici. Fra i primi citerò: le chiocciole, le lumache, i porcellini e le piattole; fra i piccoli: il trips, i pidocchi, gli acari, le cocciniglie, la mosca delle Cattleya, lo scarabeo dei Dendrobium e le formiche. Le chiocciole e le lumache vengono portate nelle stufe coi diversi materiali che servono per la loro piantagione | + + I | i i © Considerazioni generali 47 e più che altro collo sfagno; s'importano le uova e anche gl’individui piccolissimi tanto da sfuggire all’oechio di un attento esaminatore. Producono gravi danni perchè attac- cano tutte le parti di una pianta e basta loro una notte per deturparla totalmente. Rosicchiano le gemme, l’estre- mità delle radici avventizie, i bottoni e i fiori sbocciati. Per questi insetti non c'è che la caccia diretta che deve farsi nelle ore di notte, quando essi vanno in giro. Sic- come sarebbe difficile andare a cercarli pianta per pianta, così fu pensato di trovare qualche cosa della quale essi fossero più.ghiotti. Fu trovato che mettendo qua e là sulle tavolette della stufa e anche sui vasi delle piante alcune foglie di lattuga o delle carote divise longitudinalmente per metà, le lumache preferiscono questi vegetali e vanno a mangiarli. Cosicchè andando nelle prime ore della notte nella stufa esse si trovano riunite sulla lattuga o sulle ca- rote e facilmente allora se ne fa la distruzione. Collo stesso scopo di riunire in dati punti questi insetti giova pur di mettere qua e là piccole tavolette di legno spalmate di burro rancido. Non bisogna stancarsi di ripetere questa caccia per varie sere, perchè è difficile alla prima sera raccogliere tutti gli individui che si trovano in una stufa. La caccia dev’esser più attiva dopochè si siano introdotti nelle stufe nuovi materiali di coltivazione. Per garantirsi ancor meglio dai danni che possono cagionare all’ infiore- scenza è prudente di mettere alla base del peduncolo fio- rale un poco di ovatta: ciò impedisce agli animali di salire sulle infiorescenze stesse. Le rane sono grandi distruttici di questi molluschi, ma esse non vivono a temperature - piuttosto elevate. Si dà il nome di porcellini terrestri e in Toscana anche di maialini ad un Malacostracco (Porcellio scader 0 Oni- 48 Parte prima scus asellus), che è molto comune nelle stufe e che vi viene importato anche questo coi materiali di coltivazione. (Questi animaletti, appena toccati, hanno la proprietà di ripiegare il loro corpo e formare una piccola pallottola, e mostrano presso a poco le stesse abitudini delle lumache, arrecando gli stessi danni. Si nascondono durante il giorno. sotto i vasi, nelle fessure, sotto le foglie cadute, ecc.: nella notte escono fuori e danneggiano le piante e in modo particolare le radici giovani. Approfittandosi delle loro abi- tudini di nascondersi, si cerca di tender loro degli agguati e qualunque cosa è buona, cioè mezze patate o. mezze rape scavate tutte nell'interno e posate sopra i vasi: nelle ore della mattina sotto questi rifugi si trovano riunite quelle bestioline e se ne può uctidere ogni giorno una gran quan- tità, tanto da distruggerli completamente. Si ha il mede- gino risultato sopano marroni d'India anche essi vuo- Mati per metà ; c’è risparmio e si utilizzano frutti abbondanti in tutti i giardini. Le piattole sono rare nelle stufe, ma quando vi sono producono dei danni e anche di queste colla caccia diretta bisogna sbarazzarsi. I danni maggiori vengono arrecati dagl’insetti piccoli. Indichiamone brevemente le specie, i caratteri e le abi- tudini. Il Thrips (Thrips hemorroidalis) è ben noto e se ne co- noscono pure per dura prova le abitudini e i guasti arrecati anche alle altre piante da stufa e da aria aperta. L’Acaro temibile è il Tetranychus orchidearum ed è un insetto piccolissimo; visto col microscopio presenta un corpo quasi quadrato nella parte anteriore e rotondato in quella poste- riore. Ha otto zampe, le due paia davanti sono quasi di- ritte dal basso in alto, le altre due paia hanno direzione « " » ù f 3 i : Sa $ «Bd pr Considerazioni generali 49 opposta. Le foglie attaccate dalle punture dell’Acaro pre- sentano, ordinariamente, delle piccole strie o puntolini di- sposte a serie. Preferisce le foglie più tenere e, moltipli- candosi straordinariamente e in poco tempo, si ha in breve una distruzione quasi completa di molte piante. Fra i pidocchi, alcune specie si trovano sulle orchidee o sulle nuove vegetazioni o sui fiori: i loro danni non hanno una grande importanza, pur tuttavia non portano benefizio alle piante e in particolar modo’ guastano e in- sudiciano i fiori, per cui anche questi devono esser allon- tanati dalle stufe. Anche qualche Cocciniglia e specialmente quella pelosa produce dei guasti più notevoli di quelli pro- dotti dai pidocchi. Contro tutti questi insetti si può adottare una cura ge- niale. Il Duval consiglia di fare ogni otto od ogni quin- dici giorni, dentro le stufe, una leggera vaporizzazione di nicotina. La consiglia leggiera perchè è meglio rinnovarla più spesso piuttostochè farla più di rado e forte. Il mezzo più economico e il più semplice è di prendere una pentola di ghisa, versarvi un litro di nicotina a 14° aggiungendovi un quarto d’acqua: vi si immerge un grosso pezzo di ferro riscaldato a rosso e questo provoca una evaporazione ra- pidissima e assai violenta. Un altro mezzo semplicissimo e che io ho trovato efficace è quello, nell'inverno, di spruz- zare colla siringa l’estratto di tabacco sopra i tubi ben riscaldati del termosifone. Del resto però è cosa abbastanza semplice e più pulita l’adoperare qualche apparecchio eva- poratore. ni 4 Rd Sono stati suggeriti e raccomandati tanti altri insetti- cidi; si sono anche suggeriti recentemente i vapori di acido cianidrico, però l'applicazione di un veleno così potente porta con sè tali pericoli da non doverlo consigliare. Il A. Pucci, ì 4 50 Parte prima migliore, almeno per ora, è l’insetticida inglese XL che ha il solo difetto di costare assai caro. Ma è certo che la sua ap- plicazione periodica ogni otto giorni mantiene pulite le piante più di qualunque altra sostanza. Per irrorare questo liquido ci sono apparecchi di vario mo- dello e sono tutti buoni pur- chè siano muniti di un pol- verizzatore perfetto, che spanda bene il liquido, senza sprecarne di troppo, e lo getti contro la pianta con una certa forza. L’ap- parecchio inglese (fig. 12) costa molto caro e perciò si può usare quello italiano a pulsante Fig. 12. Pol vi77 "e inelese Polverizzatore inglese. Fig. 13. — Polverizzatore a pulsante. (fig. 13), ch’è più economico e funziona forse con maggior facilità. 2 A SUL o CÈ ue CE * ni a api Considerazioni generali Per il funzionamento di questi due apparecchi si pro- cede nel seguente modo. Si mette l’apparecchio in un re- cipiente, dove si è messo il liquido insetticida e si dànno tre o quattro colpi di stantuffo. Quindi tirando fuori l’ap- parecchio si pompa a vuoto per 40 o 50 volte onde intro- durvi la pressione d’aria; ciò fatto si rimette nel recipiente e si pompa fino a che lo stantuffo non presenti una grande resistenza. Nel polverizzatore inglese si apre la cannellina e il liquido ne esce ben polverizzato; invece nell’altro il liquido esce sempre ben polverizzato facendo pressione col pollice sul pulsante. Il liquido insetticida si prepara scio- gliendone una parte in 40 parti d’acqua. Lo stesso fabbricante dell’ XL vende un preparato spe- ciale, una sorta di pasta in piccoli pezzetti, che serve per fare le fumigazioni, bruciando uno o due pezzetti, secondo la capacità della stufa, con un piccolo apparecchio, che trovasi vendibile presso lo stesso fabbricante (fig. 14). Qual'è il mio parere e il mio consiglio per la cura ge- nerale del Thrips, dell’Acaro e dei Pidocchi? Riferirò quello che pratico nelle mie stufe e che mi ha dato buoni risul- tati. Ogni otto o dieci giorni al massimo faccio una ge- nerale polverizzazione di liquido XL e una volta al mese una fumigazione col preparato della stessa fabbrica inglese. Nell’epoca in cui si fa fuoco le polverizzazioni vengono fatte ogni quindici giorni e ogni quindici giorni, alternate colle polverizzazioni, le fumigazioni di nicotina sui tubi. Da non molti anni fu importato nelle nostre stufe un insetto speciale che attacca in generale le Cattleya e le Laelia e in modo particolare le Cattleya del gruppo /a- biata. È chiamato scientificamente Isosoma orchideanum ec volgarmente Mosca delle orchidee. Allo stato perfetto ha l'apparenza di una piccola mosca nera o di una formica 52 Parte prima alata. L’insetto depone le uova sopra i pseudobulbi e il bacolino che nasce dall’uovo fora i tessuti delle nuove ve- getazioni, vi penetra dentro scavando delle gallerie nelle quali a suo tempo, diventa ninfa e poi insetto perfetto, uscendone allora fuori. A quanto pare esso compie quattro Fig. 14. — Apparecchio per suffumigi. generazioni successive dalla fine di marzo a novembre. I danni cagionati dalla mosca sono rilevanti, tantochè in poco tempo può distruggere centinaia di piante: quindi è necessario di star guardinghi e al suo primo apparire in una stufa bisogna procurarne la distruzione. Amzitutto si devono isolare le piante sulle quali si osserva il forellino caratteristico nelle nuove vegetazioni, per evitare il caso che qualche insetto sfugga alla caccia che gli si deve fare e vada a deporre le uova sopra una pianta sana, > Considerazioni generali 53 E qui è opportuno di avvertire che sarebbe prudente e direi anche assolutamente necessario l’ avere un piccolo locale, che io chiamo lazzeretto, ove isolare le piante am- malate o attaccate dagl’ insetti. In questo locale si tengono le piante finchè non siano guarite o libere dagl’insetti. Come pure si devono mettere nel lazzeretto tutte le orchidee importate per tenerle in osservazione fino a che non ci si assicuri che sono im- muni. È proprio colle importazioni che si è diffusa la mosca e c'è il caso che si introducano e diffondano nuove ma- lattie e nuovi insetti. Tornando alla mosca darò le norme per la caccia e di- struzione degl’insetti, norme che io ho seguite e che mi hanno benissimo corrisposto. Tutte le mattine per tempo visitare accuratamente le foglie delle Cattleya nella pagina inferiore perchè è là che si posano le mosche uscite per- fette dai pseudobulbi, prenderle e ammazzarle; osservar bene tutta la stufa e procurar di prendere quelle che per caso si trovino posate sopra altre parti delle piante o per essere tardi svolazzino per la stufa. Si può anche meglio catturarle involgendo la nuova vegetazione attaccata dallo insetto con un po’ di velo; osservare di tanto in tanto questi sacchetti e quando vi si trovi la mosca, ucciderla subito, per- chè lasciandola per qualche ora, essa rode il velo e scappa. Il Decaux raccomanda di immergere la pianta affetta nell'acqua per 48 ore, e per quelle delicate di introdurre più volte un ago nel foro fatto dall’insetto per ucciderlo. Ma questi consigli sono poco pratici quando si hanno molte piante e piante tutte non robuste; di più non siamo mai certi d’uccidere il bacolino a menochè non si faccia l’in- troduzione dell'ago appena che il baco stesso è sviluppato. Lo scarabeo dei Derndrobium (Xyleborus perforans), che 54 Parte prima somiglia una formica, può cagionare immensi danni, se non è prontamente represso, in particolar modo in alcune spe- cie, come D. Phalaenopsis, bigibbum, formosum, ecc. La sua presenza è indicata da un piccolo forellino, a contorni netti, fatto nei pseudobulbi, tanto nuovi che veechi, si- mile ai bucherelli dei tarli nella vecchia mobilia: in se- guito a queste bucature le foglie prendono un colore gial- liecio e i pseudobulbi incominciano ad ingrinzirsi al di sotto dei forellini. Per la distruzione dell’insetto si applichino i trattamenti e le norme indicate per la mosca delle Cattleya. Sulla cocciniglia pelosa e sulle altre cocciniglie giovani può avere azione il trattamento delle fumigazioni e delle polverizzazioni di liquidi insetticidi, ma quando le cocci- niglie a scudetto si sono lasciate per trascuraggine invec- chiare o quando si acquistino piante affette da questi animali, bisogna fare la pulizia direttamente su di essi con un pen- nello o con uno stecchino appuntato per staccarli dalle foglie o dai pseudobulbi, poi, adoprando una spugna mor- bida, lavare tutta la pianta con una soluzione diluita di nicotina e finalmente, dopo due ore, annaffiar bene colla siringa e con acqua pura, tutta la pianta. Anche le formiche, che qualche volta invadono le stufe, devono esser distrutte. La loro distruzione si rende facile, procurando prima di tutto di distruggere i formicai che d’ordinario sono all’esterno della stufa, restaurare i muri della stufa, quando vi siano fessure, per le quali le for- miche s’introducano dentro, e in quanto a quelle già esi- stenti nella stufa, si mette in due o tre punti della stufa stessa, dove si vedono le formiche in maggior quantità, dei pezzi di spugna imbevuti con una soluzione densa di miele. Presto le spugne sono invase dalle formiche e non td Considerazioni generali e lc resta altro che prendere le spugne, tuffarle nell’ acqua bollente e rinnovare l’operazione fino a che non si sia ar- rivati a raccogliere tutte le formiche. Ma, ha ragione il Duval, in questi piccoli trattati tutto non Si può dire, tutto non si può prevedere. Certi casi particolari vanno risoluti con eccezioni o modificazioni alle regole generali. Ma per queste vi sono i vecchi orticultori cui potranno sempre ricorrere per consiglio i giovani giar- dinieri e i giovani coltivatori di orchidee. Io, per parte mia, sono sempre pronto e disposto a rispondere ai que- siti che da qualcuno mi fossero rivolti. E quello che dico a proposito degl’insetti posso dirlo per tutte le altre regole di coltivazione, non escluso l'argomento delle malattie del quale ora ci occuperemo. Le malattie, d’indole crittogamica, che affliggono le or- chidee, non sono fortunatamente molte. Qualche volta si manifesta qua e là sulle radici o sui pseudobulbi un prin- cipio di marcescenza, che generalmente è dovuto a cattive condizioni culturali cioè a fognatura mal fatta, ad annaffia- ture troppo abbondanti o intempestive fatte specialmente con temperatura bassa della stufa. Appena il giardiniere si accorge di questa corruzione deve sradicare la pianta, tagliare le parti affette fino al punto dei tessuti sani, spal- mare le ferite con polvere fine di carbone vegetale e quindi rimettere la pianta in nuovi materiali, tenendola sui primi tempi in uno stato più asciutto che umido. ‘ Più spesso accade di vedere la marcescenza attaccare un solo pseudobulbo, che prende un colore giallo livido o ne- rastro e sotto la pressione delle dita si sente morbido e pieno di liquido che facilmente sgorga fuori. Prima che il male si estenda agli altri pseudobulbi sani si deve tagliare il pseudobulbo malato, cuoprendo al solito la ferita con vi 20° 56 Parte prima polvere di carbone. Questa malattia, d’ordinario, è cagio- nata da qualche goccia d’acqua caduta dalla copertura della stufa, da punture o rosicchiature di animali, da ferite ecc. L'umidità adunque fa sviluppare il fungo parassita dei tessuti, che i botanici hanno chiamato Glaeosporzum ma- cropus e che è il disorganizzatore dei tessuti. Le foglie di molte orchidee e particolarmente quelle più grosse e più carnose, come nelle Cattleya e nei Cypripe- dium, sono sovente affette da macchie brune, che, a poco a poco, invadono quasi tutto il parenchima della foglia. Cominciano a presentarsi sulle foglie delle piccole zone giallognole, che si estendono come macchie d’olio; aumen- tando di dimensione, il colore si accentua e le macchie finiscono col diventare brune, larghe, irregolari e aerco- late ; in questi punti lo spessore del tessuto diminuisce assai. Gl’inglesi hanno dato a questa infezione il nome di Blaek spot o la chiamano semplicemente spot delle orchidee. La origine della malattia non deve ricercarsi, a quanto pare, fra i parassiti, nè animali, nè vegetali: sembra do- vuta a piccole goccie d’acqua fermatesi sulla superficie delle foglie quando vi è forte sbalzo di temperatura e questa eccezionalmente si abbassa e coincide collo stato delle ra- dici già saturate d’acqua. Il'raffreddamento prodotto da queste goccioline guasta il tessuto sottoepidermico. Enu- merando le cause della malattia s’ indicano al tempo stesso i mezzi per prevenirla. Queste cause sono: 1° la temperatura troppo elevata esponendosi così ad avere dei forti sbilanci: 2° la soverchia umidità o poco aeramento sulle foglie; 3° le annaffiature e le siringature fatte durante un abbassa- mento di temperatura, mentrechè dovrebbero esser fatte solo quando la temperatura è in stato ascensionale. PARTE SECONDA STUFE E MATERIALI PER LE ORCHIDEE Ù 4 È De o ene )g CAPITOLO I. Le stufe ('). Chiunque rifletta alle condizioni svariate di clima alle quali vivono allo stato naturale le orchidee, comprende fa- cilmente che tutte quelle coltivate nei giardini non pos- sono vivere bene in una stufa sola a menochè non siano originarie della stessa località. Anzi hanno bisogno di am- bienti diversi, i quali praticamente possono ridursi a tre, cioè stufa calda, stufa temperata e stufa fredda. Non è nient’affatto vero che le orchidee non possono es- sere associate in una stufa ad altre piante e che occorrono delle stufe speciali. Certo è che le altre piante devono es- sere di quelle che esigono le identiche condizioni naturali di luce, di calorico e di ventilazione, altrimenti esse o le orchidee verrebbero a soffrire. Le stufe speciali saranno perciò costruite dai collezionisti e dagli orticultori che fanno largo commercio di orchidee: per i piccoli dilettanti ba- steranno anche le stufe miste, purchè esse siano riscaldate a termosifone. (!) Molti chiamano le stufe col nome francese italianizzato di Serre. Ma quando noi italiani comincieremo a parlare propriamente italiano ? Il Rigutini nel suo libro «I neologismi » ha scritto: A noi non faceva d'uopo che i Botanici e i Giardinieri ci regalassero con la Pepiniera e con altre voci anche la Serra, togliendola in prestito dal fr. Serre, quando avevamo e abbiamo sempre la Stufa. 60 Parte seconda Volendo adunque coltivare più orchidee, che vivono na- turalmente in regioni o zone diverse, bisogna avere nel giardino tre stufe distinte o una stufa grande divisa in tre scompartimenti con temperatura diversa. I piccoli coltiva- tori, che posseggono già una stufa destinata ad altre piante e che desiderano coltivarvi anche orchidee, sceglieranno fr e ri quelle specie che si possono adattare all'ambiente di quella stufa già esistente. Soltanto sarà bene che vi arrechino dei piccoli miglioramenti che non sono strettamente necessari per le altre piante, ma che sono quasi indispensabili per una buona coltivazione di orchidee. Prima di tutto per le orchidee «ci vogliono locali facil- mente ventilabili e se le vecchie stufe non hanno questo requisito, occorre provvedervi. Alcuni, e fra questi il Duval, consigliano di fare delle aperture, a guisa di botole, nei muri delle stufe, in modo che dette aperture corrispondano nell’ interno al disotto dei tubi di riscaldamento. Se questo per qualche ragione e più che altro per notevole differenza di livello nel terreno fra l’esterno e l’ interno, non fosse possibile, si suggerisce collocare dei tubi di presa d’aria come è indicato nella figura 15. Oltracciò devono aprirsi Stufe e materiali per le orchidee 61 degli sportellini nella copertura della stufa su in alto: tanto le une che le altre aperture si faranno a distanza di due metri rispettivamente fra loro. To non discuto sopra questi consigli; dico soltanto che il cambiamento d’aria in una stufa, ove sono orchidee, è necessario e deve farsi in maniera facile e completa. Dico completa perchè può accadere qualche volta che le aper- ture siano mal disposte ed allora si forma una corrente d’aria, a guisa di colonna, solo fra un’apertura in basso e quella più vicina in alto e il rimanente dell’aria inter- posto fra le due aperture rimane quasi stazionario 0 si cambia troppo lentamente e in modo imperfetto. Cosicchè io non faccio questione di sistema di aperture ; ciascuno potrà regolarsi a suo piacere, purchè rimanga fermo il principio dell’arieggiamento totale della stufa. Un altro miglioramento consiste nel provvedere la stufa di abbondante quantità d’acqua; non sarà facilmente pos- sibile costruire nelle vecchie stufe dei grandi serbatoi di acqua, come vedremo doversi fare nella costruzione delle nuove stufe, ma anche in quelle vecchie procureremo di collocare dei larghi recipienti. Per ottenere l’ombra nella stufa, i vetri non saranno imbiancati nè tinti con altro colore, ma l’ombreggiamento sì darà con speciali e leggiere persiane di legno 6 cannicci meglio con tende di tela, disposto tutto ciò in modo da potersi distendere non a contatto dei vetri, ma distante da questi circa 10 centimetri. Non si fa questione nelle stufe da orchidee se la inte- laiatura, destinata a reggere i vetri che cuoprono la stufa, debba essere di legno o di ferro, se questa copertura debba essere curva o rettilinea, cosicchè anche per questo lato una vecchia stufa può esser destinata a coltivarvi orchidee, 62 Parte seconda In conclusione tutte le stufe non costruite espressamente possono accogliere questa famiglia di piante senza gravi disturbi od ostacoli e senza forti spese. Il che non deve scoraggire molti piccoli dilettanti di floricoltura a tentare anche la coltivazione delle orchidee. 1. Costruzione di stufe speciali. . Nelle nuove costruzioni ci.atterremo invece serupolosa- mente a tutte le regole riconosciute necessarie a questa coltivazione; regole alcune comuni a tutte e tre i tipi di stufa, altre speciali per ciascun tipo. La forma della stufa non influisce sulla buona riuscita della coltivazione; quindi le piante vivono bene in stufe con copertura tanto rettilinea che curvilinea, in stufe ad una sola pendenza appoggiate ad un muro e in stufe iso- late a due pendenze (si preferiscano però sempre queste). Anche l’orientamento non ha una grande importanza per la Stufa calda e per la Stufa temperata, tanto è vero che i pareri sono discordi. Secondo quello che io ho potuto giudicare ecco l’orientamento migliore. Le stufe calde e temperate ad una sola pendenza saranno volte a mezzo- giorno néi paesi nordici e centrali, a levante nei paesi meridionali; quelle a due pendenze avranno la direzione da levante a ponente, avendo così una pendenza a tra- montana e l’altra a mezzogiorno. Le stufe fredde a una pendenza saranno volte a tramontana o a levante; quelle a due pendenze dirette da tramontana a mezzogiorno. La posizione inversa di quest'ultime avrebbe il vantaggio di presentare una parte esposta a tramontana, ma anche l’în- conveniente, e più che altro in paesi caldi, di avere l’altra | pa Stufe e materiali pe» le orchidee 63 parte volta a mezzogiorno, colla conseguenza di un riscal- damento troppo forte in estate. Ripeto però che, salvo casì eccezionali dovuti a località particolari, l'orientamento non ha grande importanza, potendo, quando si debbano costruire stufe non secondo le buone regole suindicate, modificare Sa | N A 7a Sa Fig. 16. ed eliminare gl’inconvenienti coi mezzi di aereazione e di sombreggiamento. Quali sono le dimensioni da darsi alle stufe da orchidee ? La risposta a tale domanda è subordinata alla quantità di piante che si vogliono coltivare: pur tuttavia darò qualche indicazione delle dimensioni più appropriate. Una piccola stufa sarà lunga da m. 6 a m. 8, larga m. 3,20, e alta nel centro m. 2,40. In una stufa di queste proporzioni il passaggio sarà nel mezzo e ai due lati le tavolette ove posare i vasi (fig. 15). Per le grandi stufe, senza esagerare nella loro ampiezza, la giusta proporzione fra le varie mi- sure sarà la seguente : lunghezza m. 20; larghezza m. 5,50; altezza al centro m. 2,85. Qui avremo allora due tavolette laterali, due passaggi e nel mezzo un cassone o banco (fig. 16). Una stufa così grande potrà avere, alla sua metà, una di- Parte seconda XL » Di si de RP visione, formando così due scompartimenti a temperatura differente e servire l’uno per stufa calda e l’altro per stufa temperata. È utile fare questa divisione anche nelle stufe grandi destinate ciascuna per un solo scompartimento di orchidee, perchè in pratica fa comodo avere in ciascun scomparti- mento dei punti più caldi e dei punti più freddi. La stufa fredda dovrà in questo caso esser costruita a parte anche | per il suo diverso orientamento. Ai collezionisti e ai grandi orticultori non consiglierei mai stufe molto vaste, ma piuttosto piccole stufe costruite una accanto all'altra e magari riunite insieme con una galleria trasversale. Colle piccole stufe abbiamo il van- taggio non solo di avere le tre divisioni principali, ma anche di fare delle suddivisioni per tutte quelle piccole differenze di luce, di calore, di umidità, ecc. che sì vedrà essere utili, se non strettamente necessarie, a certi gruppi di orchidee. Con questo sistema si va incontro di certo a maggiori spese d’impianto, ma il benefizio, che si ottiene. dal potere mettere in opera una coltivazione perfetta, è addirittura immenso. Nella figura offro un esempio di una piccola stufa da Cattleya dello Stabilimento belga Horticole coloniale. La scelta del punto nel giardino, ove costruire le stufe, non può essere lasciata al capriccio del proprietario nè tampoco si sacrificherà una buona posizione a benefizio della parte estetica. In generale si preferisce di costruirle vi- cino alla casa del giardiniere perchè ad esso sia più facile il sorvegliarle specialmente nelle serate e nelle notti del- i l’inverno. Se trattasi di stufe di un collezionista o di un orticultore, sarà prudente il costruirle in un punto che permetta in seguito di aggiungerne altre accanto o di pro- SÈ Stufe e materiali per le orchidee 65 lungare le già esistenti, giacchè in quei casi verrà il de- ( Fig. siderio o il bisogno di avere nuovi locali e il disseminare qua e là per il giardino varie stufe è contro ogni buona A. Pucci. (9) 66 Parte seconda regola di comodità e di economia per la costruzione e per il mantenimento. Se il terreno è per sua natura malsano converrà risa- narlo con una fognatura generale, non solo nello spazio che . verrà occupato dalle stufe, ma un poco al di fuori di esse a motivo che non vi rimanga acqua stagnante. Questo la- voro di risanamento nel terreno è addirittura indispensa- bile se le stufe sono costruite in parte sotto terra. Alcuni vorrebbero che le stufe fossero sempre per una massima parte interrate, altri invece che non lo fossero punto. Stiamo nel giusto mezzo; a me è sempre sembrato che giovi assai nel nostro clima il tenere il piano interno della stufa circa 50 centimetri più basso del terreno esterno: la ventilazione si può avere benissimo anche con questo si- stema. E giacché si parla di piano interno definiamo la questione se una stufa da orchidee debba o no essere ster- rata. Il Duval, in modo assoluto, vuole il piano inghiaiato allo’ scopo di renderlo permeabile alle acque delle annaf- fiature, fognando bene il sottosuolo; altri sono indifferenti. Io sostengo invece che il piano debba essere ammattonato. Il vantaggio della permeabilità o per meglio dire di non avere acqua ferma sul terreno si ottiene forse meglio col- l’impiantito ammattonato, dando a questo le dovute e re- golari pendenze per asportare le acque con una o più fogne, la cui chiusura dovrà essere a sistema idraulico. Col piano inghiaiato si ha oltre a vari piccoli inconvenienti quello gravissimo che esso serve di ricetto a molti parassiti; men- trechè col piano ammattonato noi possiamo fare una pu- lizia periodica e completa con lavature anche con sostanze insetticide. Per i muri di una stufa non bisogna esagerare colla ne- cessità che essi debbano esser vuoti nell’ interno per in- pn Stufe e materiali per le orchidee 67 tercettare il passaggio del freddo e del caldo. Devono però esser costruiti bene e con materiali sani onde non servano di ricovero e di passaggio ad animali e perchè non s’' im- pregnino di umidità. Quello che si rende necessario è che i muri siano dalla parte interna bene intonacati a super- ficie più liscia che sia possibile. L° ideale sarebbe che essi fossero verniciati perchè così potrebbero esser lavati spesso. Non volendo far questa spesa, consiglio di colorire i muri stessi con bianco da muro cui sia aggiunta una certa quan- tità di solfato di rame; fare così una specie di poltiglia bordolese o acqua celeste che ostacoli o impedisca per vari mesi lo sviluppo delle crittogame. Ogni anno, in estate, sì ripeterà questa imbiancatura. Vi è ora la questione se la copertura delle stufe debba posare addirittura sui muri o seppure debba avere due lati, o un lato nelle stufe ad una pendenza, a piè diritto formato con vetrate fisse. Le stufe di quest’ultimo modello costano più, ma sono più eleganti e più luminose; di più offrono maggiore altezza sulle tavolette per piante alte. Però io non le credo strettamente necessarie al buon re- sultato delle culture; per cui in questa parte vi sarà piena libertà di costruzione. Anche la forma della copertura, ho già detto, non in- fluisce sulla buona riuscita della coltivazione. La forma curva, non v' ha dubbio, dà alla stufa un aspetto più leg- giero e grazioso, ma siccome l'eleganza dev’esser molto subordinata alla comodità, così saranno sempre da prefe- | rirsi le stufe a copertura rettilinea, dette a cuspide quando hanno due pendenze, la quale elimina certi piccoli incon- venienti della linea curva, vale a dire la poca connessione dei vetri e quindi il raffreddamento dell’ interno, il maggior ogeciolamento nell’ interno dell’acqua condensata, l’obbligo side di i WR, I 68 Parte seconda di costruire le stufe in ferro, una maggior difficoltà nel fare agire le tende, i cannicci, ecc., la impossibilità di cuoprire la stufa con stuoie o pagliericci durante alcune notti d'inverno nei paesi molto freddi. La pendenza nelle stufe rettilinee sarà dal 35 al 40 per cento. Si è veduto poc'anzi che non si deve far questione sul materiale da impiegarsi per la copertura, ma dai pratici si è sempre parlato dei danni e dei vantaggi che si ri- scontrano nelle stufe costruite in legno o in ferro. Quelle in ferro sono più solide, di una durata che si può dire indefinita, più luminose per la sottigliezza dell’ossatura ; in opposizione a questi vantaggi si rimprovera al ferro di raffreddarsi troppo e di condensare troppo presto il vapore, le cui goccioline possono ricadere molte volte cariche di ossido di ferro e recar danno alle piante sulle quali cadono. Colle stufe di legno non si hanno i benefizi di quelle di ferro, ma se ne eliminano i danni, e siccome questi, a mio parere, sono maggiori dei vantaggi così io darei sempre la preferenza al legno specialmente nelle stufe di piccole dimensioni, tanto più che oggigiorno, potendo adoperare il pitch-pine, la resistenza di questo legname permette di avere stufe molto durature e luminose perchè i pezzi del- l’ossatura possono farsi abbastanza sottili. Il ferro dovrà riservarsi solo alle grandi costruzioni. Per maggior soli- dità, tanto nelle stufe di legno, quanto in quelle di ferro, l'ossatura sarà sostenuta, in ciascuna parte, da una tra- versa di ferro, o da due se i pezzi dell’ossatura hanno una lunghezza superiore ai tre metri, incastrata in modo che la sua faccia inferiore formi tutto un pari colla faccia inferiore dell’ossatura; ciò per lasciare scorrere fino al. fondo il vapore condensato. Queste traverse devono esser collocate in modo da compiere completamente il loro uf- % | x) é \ A ST dp LI Stufe e materiali per le orchidee 69 ficio e al tempo stesso servire per attaccarvi i vasi e le panierine sospese ove si coltivano alcune orchidee. I vetri dovranno essere perfettamente chiari; sono da scartarsi gli opachi e i rigati. In generale si usano le la- stre dette semidoppie, ma sarebbe meglio adoperare vetri più grossi, da 4 a 5 mm. di spessore; essi sono meno suscettibili a rompersi e mantengono nella stufa una tem- peratura più regolare e costante. La maggiore spesa d’im- pianto è compensata dalla minore spesa annua di mante- nimento. La doppia vetrata potrà esser utile perchè lo strato d’aria interposto fra i due vetri è un gran riparo contro il freddo, come se fosse un cuscino, ma è molto costosa e difficilmente si mantiene pulita. Adopreremo a preferenza lastre lunghe dai 70 agli 80 cm. e di una lar- ghezza media di circa 40 cm., ricordandosi che le lastre troppo larghe si rompono più facilmente e troppo strette tolgono molta luce. È inutile il trattenersi sul modo di collocare i vetri; è lavoro da vetrai e quando trattasi di rimettere qualche vetro rotto i nostri giardinieri sanno benissimo rimetterlo. Insisto soltanto nel ripetere che i vetri dovranno essere ben trasparenti e privi affatto di quelle bollicine d’aria, dette comunemente pulighe. Per ultimo su questo argomento indico una ricetta per fare un buon mastice che servirà ai giardinieri per rimettere i vetri rotti. Gesso*a- leso: vii 1000 VO LEI O E) to 450 Biueorafioli doris api tivgto Ati 50 70 Parte abbiano 2. Ventilazione. pece pg ne. Ritornando alla ventilazione esterna delle stufe, che ab- biamo veduto essere indispensabile alle orchidee per tutto l’anno, perchè molte volte è questione di vita per tali piante, non spaventerò i coltivatori principianti col soste- nere indispensabile la teoria del Du Buysson che Varia esterna non sia ammessa nella stufa che dopo essere ar- rivata alla temperatura che si esige in ciaseuno scompar- timento. Non posso negare la giustezza delle osservazioni del chiarissimo autore, nè tampoco disconoscerne i buoni resultati. Però tali raffinatezze di cultura mi sembrano esagerate e poco pratiche e quindi da mettersi in opera solo in condizioni speciali. A me pare che basti ricordare che l’aria deve in tutte le stagioni circolare nelle stufe per rinnovare quella già viziata e che per ottener questo le stufe devono esser munite di aperture collocate in modo da permettere l’accesso all’aria esterna, che questa circoli — in ogni parte della stufa, cacciando quella viziata per es- sere a sua volta cacciata da una nuova immissione di aria pura. Le aperture siano fatte in modo che l’aria esterna, nell’entrare, non colpisca, per quanto è possibile, diretta- mente le piante, specialmente nella stagione fredda. Questo si ottiene colle prese d’aria o finestrini che abbiano lo sbocco al di sotto dei tubi di riscaldamento. Lo sfogo del- l’aria viziata ha luogo in generale da finestrini che sì aprono in alto nella copertura della stufa; ma questi pre- sentano qualche inconveniente. A mio modo di vedere ri stabiliscono una completa circolazione d’aria e se occorre — ventilare la stufa in una giornata piovosa, la pioggia ade Stufe e materiali per le orchidee 71 sulle piante; di più la manovra di aprire e chiudere si fa sempre con qualche difficoltà. Senza ricorrere a mezzi co- stosi e dei quali parlerò fra breve, io ritengo che le aper- ture superiori debbano farsi sulle fiancate cuspidali della stufa, su in alto sopra le porte. Tutte le aperture dovranno esser munite di rete metallica piuttosto fitta, onde impe- dire l’accesso nella stufa a tutti gli animali. Non sarà male che in ambedue le fiancate ci sia la porta, una in faccia all’altra; queste porte nell’estate servono mirabil- mente, tenendole aperte, a dare la necessaria aereazione alla stufa. Anche i due ingressi avranno una controporta formata di un telaio con rete metallica fitta. I mezzi costosi, ai quali alludevo poc'anzi, si riferiscono a certe costruzioni speciali in cui il comignolo della tet- toia, per una larghezza complessiva di 50 cm., è mobile e mediante un apparecchio a ruote dentate può elevarsi tutto di un pezzo per un’altezza di 10 cm. Siamo certi che da questa apertura, lungo tutta la stufa, l’aria viziata sfugge completamente e si ha la ventilazione e il rinno- vamento dell’aria in modo perfetto. Un altro mezzo, meno costoso del precedente e meno complicato, non essendovi “alcun meccanismo, consiste nel costruire il comignolo, rial- zato per una larghezza di 50 cm., sul rimanente della tettoia e chiudere gli spazi laterali fra la tettoia e il co- mignolo con telai muniti direte metallica e relativi spor- telli a vetri incanalati in modo da potersi facilmente aprire e chiudere. Gli sportelli potrebbero stare aperti per la mag- gior parte dell’anno, senza alcun danno per le piante e per questo l’aria sarebbe di continuo rinnovata. Tenendomi molto sulle generali, avverto fin d'ora che le orchidee della stufa calda, anche nelle giornate più calde dell'estate, non esigono una forte circolazione d’aria, purchè ber È, La tai 72 Parte seconda siano bene ombreggiate e restino sempre in un ambiente saturo d'umidità. Quelle della stufa temperata vogliono una ventilazione più attiva e anche per queste spargeremo nelle . stufe molta acqua per favorire la evaporazione. Per le or- chidee da stufa fredda occorre la maggior ventilazione, ma siccome nel nostro clima, durante specialmente l'estate, l’aria esterna è molto secca, così per la ventilazione di queste stufe abbiamo da sormontare non poche difficoltà. Ed è difficile il poter indicare i mezzi precisi per ovviare a questo inconveniente; quasi direi che non vi sono pre- cetti da darsi. Bisognerà che ciascuno si regoli secondo il proprio luogo, procurando di valersi di tutte le circostanze locali per raggiungere lo scopo di ventilare bene queste stufe togliendo o almeno diminuendo i cattivi effetti del- l’aria secca. Cosiechè si vede che alla necessità di una buona ven- tilazione si aggiunge, nelle stufe delle orchidee, il bisogno di avere un’atmosfera satura di umidità, il che sì ottiene con una quasi continua evaporazione. Questa può aversi annaffiando spesso le tavolette, i banchi e i passaggi delle stufe, ma giova assai più il costruire entro la stufa dei serbatoi a perfetta tenuta ove si può raccogliere l’acqua della pioggia che cade sulla tettoia. Nelle stufe piccole, col passaggio centrale, i serbatoi si costruiscono sotto le tavolette per tutta la loro lunghezza; in quelle grandi, a due passaggi, si fa un serbatoio unico sotto al banco cen- trale. Si ha, col sistema dei serbatoi, il doppio benefizio di avere delle grandi superfici evaporanti e di potere usu- fruire di acqua pura, l’acqua ideale per le annaffiature delle piante. Si potrebbe suggerire di niettere, pure nelle stufe grandi, i serbatoi sotto alle tavolette. Così tutti i so- stegni di esse e quelli del banco centrale, Pa dai Stufe e materiali per le orchidee 73 serbatoi, potrebbero rendere le tavolette e i banchi com- pletamente isolati dal contatto del terreno e dei muri e quindi inaccessibili alla maggior parte degl’ insetti. Il piano delle tavolette può esser di marmo o di lavagna con un orlo laterale che trattenga uno strato di ghiaia, scaglie o carbone trito che si stende per tutta la super- ficie della tavoletta. Benchè ciò abbia una qualche utilità, . io sono sempre contrario a qualunque cosa che possa ser- vire di ricovero agl’ insetti. Nelle mie culture io ho adot- tato, e me ne sono trovato bene, non solo per il banco centrale fatto a gradinata, ma anche per le tavolette, un piano formato con liste di legno distanti l’una dall'altra circa 2 centimetri, fatte di piteh-pine, alle quali ho dato, qualche tempo prima di metterle nella stufa, una spalma- tura di carbdolineum. ; 3. Ombreggiamento. Le orchidee, abituate a vivere sotto il cielo abbagliante dei tropici, portate nelle stufe, rese prima di tutto meno luminose dalle vetrate, trovano presso di noi una luce pal- lida e nebbiosa quasi per una metà dell’anno e al contrario nell'altra metà un sole addirittura cocente. S’ impone quindi la necessità di provvedere a che le piante possano usu- fruire della maggior luce e al tempo stesso esser difese in alcune stagioni dall’eccessivo calore del sole. Per il primo provvedimento si è già veduto esser necessario nella co- struzione delle stufe di adoperare per le intelaiature dei | vetri un materiale il più sottile che sia possibile lasciando maggior spazio ai vetri e di scegliere questi perfettamente trasparenti. Aa SI 74. Parte seconda Anche per il secondo provvedimento ho accennato al bi- sogno di munire le stufe di cannicci, di persiane o di tende. I cannicci sono i più economici e adempiono bene al loro ufficio; le persiane più comuni, formate di listerelle di legno, tenute insieme da piccole magliette di ferro, hanno il difetto che lasciano passar troppo i raggi solari dagli spazi fra lista e lista; sono forse buone per i elimi set- tentrionali. Quelle a liste sovrammesse costano molto e . sono assai pesanti. Le tende danno un’ombreggiatura com- pleta e uniforme ; sarebbero da preferirsi se l'impianto e il mantenimento non fossero costosissimi. È assolutamente da rigettarsi il sistema di tingere col bianco i vetri delle stufe; impedisce l’ombreggiare e il dar luce a nostro piacere, secondo l'intensità dei raggi solari e impedisce purè di servirsi dell’acqua piovana che cade sulle stufe. Giacchè si parla di ripari non dimentichiamo quelli ne- cessari per difendere l'interno delle stufe dal soverchio abbassamento della temperatura esterna; tali sono le stuoie e i pagliericci. Tal genere di ripari dev’esser riservato solo ai paesi freddi, ma molti preferiscono consumare più com- bustibile forzando il fuoco, piuttostochè ricorrere ad essi e in parte hanno ragione. Il loro difficile adattamento sulle stufe tenendoveli ben formi onde non vengano divelti dai venti impetuosi, fre- quenti nella stagione invernale, e la manovra giornaliera richiedono spesa e perdita di tempo. Stufe e materiali per le orchidee 75 4. Riscaldamento. Esaminate nei precedenti paragrafi le principali regole alle quali ci si deve uniformare per la costruzione di una buona stufa, non mi resta che parlare dell’impianto del riscaldamento. Stabilito in modo assoluto che le orchidee non possono sopportare il caldo secco, bisogna che le stufe siano riscal- date a termosifone. Il cielo mi guardi dall’entrare a di- scutere quali siano i migliori apparecchi che i diversi costruttori hanno messo in commercio anche con grandi strombazzature. Io non voglio aver l’aria di far pubblicità a qualche Casa Commerciale, nè al tempo stesso portare il discredito sopra un’altra. Molti sistemi possono esser buoni, purchè riuniscano i seguenti requisiti: 1° solidità e durabilità dell'impianto; 2° rapida ebullizione dell’acqua; 3° perfetta e sollecita circolazione dell’acqua nei tubi; 4° economia di combustibile e di mano d’opera per il fun- zionamento. Si aggiunga a tutto ciò, quando è possibile, l'economia della spesa di acquisto e d'impianto. Si avverta però che dico quando è possibile, perchè in questo non bisogna esagerare, nè sacrificare la bontà di un apparec- chio alla questione di poche diecine di lire. La miglior cosa è di mettersi nelle mani di una Ditta capace e coscienziosa, alla quale affidare 1’ impianto, fa- cendosi garantire il funzionamento perfetto secondo quanto ho detto di sopra, e farsi garantire ancora una costante quantità di calorico necessaria a ciascuna stufa. Vediamo ora qual’ è questa quantità di calorico di cui abbisognano le varie specie di orchidee secondo la stufa 0 lo scompartimento nel quale devono rimanere. 76 Parte seconda In generale anticamente, non solo le orchidee, ma anche tutte le altre piante da stufa, erano sottoposte ad un calore eccessivo. Si è riconosciuto invece che il segreto per una buona coltivazione consiste nel dare alle orchidee un caldo moderato, ma costante, senza cioè forti sbalzi di tempera- tura né nello stesso giorno, nè da un giorno all’altro. La temperatura sarà diversa secondo i varii mesi del- l’anno e diversa pure dal giorno alla notte. Mi pare utile di riportare il seguente prospetto nel quale sono segnati, in centigradi, le temperature mensili, di giorno e di notte, per i tre scompartimenti. Le cifre ivi segnate sono desunte da vari autori, ma da me modificate secondo prove fatte nel nostro clima tem- perato. STUFA CALDA STUFA STUFA FREDDA MESE TEMPERATA Giorno | Notte| Giorno | Notte | Giorno | Notte Gennaio . . . .| 18—20 Febbraio .-. . . | 18-20 Marzo: vi. 4 18— Aprile. . . . .|20—22 Maggio. . ... ..| 22-24 Giugno. . . . . | 24-26 Luglio. . ... . | 25-27 Agosto. . . . . | 20—27 Settombro. . . . | 22-24 ‘ Ottobre. . . . . | 20—22 Novembre. . . . | 18—20 Dicembre. . . . | 18—20 dvd Stufe e materiali per le orchidee TA Aggiungo un altro prospetto indicante i gradi d’umidità che dovranno trovarsi nelle tre stufe, secondo le stagioni misurate sopra un igrometro sensibile, del quale il colti- vatore non potrà fare a meno. | STUFA CALDA POUIA dich TEMPERATA FREDDA { Gennaio. 2-3 2-4 2-83 colletta eee? 1-3 —3 1-3 0. 1, 1/,-2 1/,—-2 0—3 et ZA 1/,—1 1j,1 0—2 AAA SATO: 1/,--2 1/,-3 13 APE a 2a 1-3 1-3 .| 1 IR PA 1-2 1-3 1-3 | LAM RR 1-2 —3 1-3 e i !/,—2 1-3 1-38 Ì (© AEM 1/,--2 1-3 1-3 | (TOT SSA ia 1/,—-3 1-3 | Dicembre 2-3 2-4 2-3 Le temperature sopra accennate per ciascuna delle tre stufe possono subire modificazioni da un punto all’altro della stessa stufa, come pure la umidità non raggiunge il medesimo grado in tutta la stufa in modo che può dirsi che si formano diversi climi artificiali. Questo giova per potervi coltivare in uno scompartimento un numero più variato di orchidee. Stà al giardiniere lo studiar bene questi punti diversi per aggrupparvi le piante cui quel dato punto è più confacente. _ Il primo scompartimento, ossia la stufa calda, è chia- e” CRE U 78 Parte seconda mata stufa da Vanda o dell’Indie e in essa trovano posto le orchidee dei piani dell’Indostan, dell’ Indocina, dell’ar- cipelago malese, del Nord dell’ Australia, dell’Africa equa- toriale, e qualche specie delle parti calde dell’ America | centrale, cioè Messico, le Guiane e il Brasile. Di più ci vivono nei punti meno caldi tutte le orchidee originarie degli stessi paesi, ma viventi fra gli 800 e i 1000 m. di altezza. Il secondo scompartimento, ossia la stufa temperata, è detto stufa da Cattleya o delle orchidee americane e vi si tengono le specie del Nepal, Bootan, Birmania, Sylhet, Moulmein, delle montagne del Siam, della penisola di Ma- lacca, della Concincina, della China meridionale e delle montagne della Malesia, a partire da 1000 m. in su; quelle del centro dell'Australia, dell’ America equinoziale, cioè Messico, Guatemala, Venezuela, Equatore, Perù, Bolivia, Nuova Granata, Brasile, vegetanti fra i 1000 e i 1800 m. d'altezza; e di più, nei punti meno caldi della stufa stessa, le specie delle stesse regioni, ma viventi fra i 1800 e i 2000 m. d'altezza. Il terzo scompartimento, ossia la stufa fredda, è chia- mato stufa da Odontoglossum e conterrà tutte le orchidee montanine, di qualunque provenienza, che abitano le cime dei monti fra i 2000 m. e le nevi eterne. Modificazioni pure dovranno essere apportate alle re- gole generali indicate per la luce, la umidità, il calore, ecc. secondochè le culture son fatte in un paese del Nord o del Sud. Per es. è certo che nei climi meridionali le piante avranno bisogno di maggior ombra, di annaffiature più ab- bondanti, di minore riscaldamento, ecc. Io descrivo i metodi di cultura per la zona temperata “da Stufe e materiali per le orchidee Ci potrà facilmente adattare i precetti dati colle opportune modificazioni. Mi viene spesso domandato quando in autunno si deve cominciare a riscaldare le stufe e quando il riscaldamento deve cessare in primavera. A questa domanda non si può dare una risposta categorica, altrochè dicendo esser neces- sario il riscaldamento artificiale subito quando manca quello naturale a tenere le stufe nei gradi voluti di temperatura. L’epoca di cominciare come di finire il riscaldamento ar- tificiale è subordinata alle condizioni climatiche dei varii luoghi e all'andamento delle stagioni. Chiudo questo capitolo col dare il consiglio di tenere in ciascuna stufa un termometrografo. Le indicazioni delle massime e delle minime di temperatura registrate da questo strumento, generalmente nelle ore in cui il giardiniere non si trova nelle stufe servono al giardiniere stesso di regola per l’applicazione sicura di twtti i precetti dati circa.il ri- scaldamento, la ventilazione, le annaffiature, ecc. CAPITOLO II, Materiali per le orchidee 1. Vasi, pamiere, ecc. Molte orchidee si coltivano in vasi di terra cotta, di varia forma e grandezza e molte ancora in panierine di legno ; per altre poi basta una semplice assicella o un tronco di legno. : Si possono usare i vasi comuni che si adoprano per tutte le altre piante, ma fra questi si sceglieranno le forme meno coniche, vale a dire quelli meno alti e più slargati alla bocca, come indica la fig. 18, poichè le radici di molte orchidee preferiscono più distendersi orizzontalmente che approfondirsi: si sceglieranno pure quelli, fra gli usuali, non cotti esageratamente quasi vetrificati, perchè conser- vino più la loro porosità. Servendosi dei vasi comuni sarà bene ingrandire il foro del fondo per garantire mag- giormente lo scolo dell’acqua. Accade spesso che le radici delle orchidee, strisciando al di fuori del composto ove si trovano, quello che i giar- dinieri chiamano girare il vaso, aderiscono fortemente alle pareti interne del vaso, quasi volessero romperle e attra- % è de versarle. In questo caso, nelle rinvasature, se non si vo- S| S Pg Materiali per le orchidee SI gliono troncare o lacerare le radici, bisogna rompere il vaso. Si è pensato di fabbricare dei vasi speciali per le orchidee AMVEMCCI: 6 82 Parte seconda molto più leggieri e aventi nelle pareti dei fori circolari (fig. 19), o delle fenditure longitudinali ed ellittiche, at- traverso le quali aperture escono liberamente le radici. Le aperture stesse servono ad un più facile scolo delle acque o alla libera circolazione dell’ aria. Fabbricando dei vasi speciali, si è pensato alla forma de- siderata dall’orchidee, e se ne fanno infatti di quelli bassi e molto slar- gati a guisa di catini e di tegami, anche questi aperti nelle pareti. Qualche volta è necessario, in tutte le piante, ma in modo partico- lare nelle orchidee, di poter tra- sformare un vaso, posato sulle ta-. volette o sui banchi, in vaso so- l'ig. 19. Vaso sospeso. speso per avvicinare la pianta ai vetri. Si adoprano allora certi ganci speciali, di fattura e applicazione molto semplici come si vede nella fig. 19; due ganci servono per sostenere un vaso fino al peso di 10 kg. Tutti questi vasi di terra cotta dovranno esser ben la- vati prima di servirsene e sarà prudente tuffare nell'acqua bollente quelli già adoperati per uccidere ogni germe di parassiti tanto animali che vegetali. L’uso di coltivare molte orchidee in panieri sospesi è forse più antico di quello dei vasi e ciò perchè anche an- ticamente si conoscevano le abitudini epifite di queste piante. Le antiche paniere erano rotonde, formate di filo metallico o quadrate fatte con bastoncelli di castagno. Og- gigiorno si adotta quasi esclusivamente il legno, scegliendo una qualità di legname resistente e duraturo. Il piteh-pine è il migliore; sono da scartarsi il castagno e la quercia, — Materiali per le orchidee 83 perchè questi legnami imporriscono facilmente sotto l’a- S4 Parte seconda zione dell’umidità e del caldo delle stufe. Alcuni consigliano l’abeto ta- gliato verde sull’albero onde conservi tutta la sua resina, ma io l’ho trovato poco duraturo né piacemi adottare il si- stema proposto dal De 3uysson di tingerlo: io ritengo molto migliori tutte le paniere il cui legname è lasciato na- turale. I giardinieri potranno da sé stessi fabbricarsi di queste panierine, ac- quistando i regolini di pitch-pine quadrati, della grossezza di 12 millime- tri, infilandoli ai lati con filo di ferro zincato e di- sponendoli come si vede nella fig. 20. Il filo di ferro è ripiegato a pic- colo anello alle due estre- mità; gli anelli inferiori formano come quattro piedi alla panierina e i superiori servono di pun- to di attacco nel caso che la paniera dovesse essere sospesa. By. Materiali per le orchidee 85 Sono questi i migliori recipienti per le orchidee per lo scolo dell’acqua, per la circolazione dell’aria e per la sor- \rre=® a Fig. 22. veglianza utile nel sistema radicale di quelle piante. E quando si ha bisogno di trapiantare una pianta, con un 86 Parte seconda paio di pinzette si tagliano gli anellini inferiori e pezzo Fig. 23. per pezzo si disfà la panierina senza arrecar danno alcuno alla pianta. dii Materiali per le orchidee 87 Il Klipp consiglia di fabbricare le panierine coi fusti del Calamus Rotang che si prestano bene e sono anche eleganti, per il colorito giallognolo e la superficie liscia e lucida. . Le figure 21, 22 e 23 mostrano altri modi di fabbricare queste panierine. Fra le orchidee, quelle che chiamerò più epifite del- l’altre si fissano sopra tavolette o semplici assicelle (fig. 25), = 88 Parte seconda ) oppure sopra pezzi cilindrici di le- gname secco (fig. 26). Anche per le assicelle si adopra una qualità di legname duraturo e per gli altri Sostegni si scelgono pezzi di ramo o di fusto di qualche albero a le- gname duro; in generale si prefe- risce il legname di. pero o di melo. Io non sono d’accordo col Du Bu- ysson .che serive di usare questi pezzi colla loro scorza che serve di rifugio agl’insetti e che prima 0 dopo finisce collo staccarsi a pez- zetti dal legno. Sono invece d’ac- MATT Zad ov pre PA , % Materiali per le orchidee (0 ©) Ke) cordo per sconsigliare l’uso dei pezzi di sughero che hanno il solo vantaggio di esser leggieri, mentre poi presentano molti inconvenienti. Fig. 26. i La lunghezza dei tronchi non dev'essere superiore al 30 centim. e il diametro medio sarà di 10 centim.; ado- perando pezzi più forti e quindi più grossi, si divideranno in due nel senso della loro lunghezza. Un sostegno,pratico, 90 Parte seconda semplice ed elegante è quello indicato anche dal Duval. La fig. 24 mostra benissimo in che cosa consiste e il modo facile di fabbricarlo. Sopra a tutti questi sostegni si attaccano le piante, le- gandovele con filo di rame o filo di piombo: in seguito le piante vi aderiscono colle radici. _e—x«.---—-+ rr——______b TFT. ==". —_—_ATyvyE.-_e ———____ _'__—_—rrrrr—ri-cct* —_=---'Tro “== ’ 1001 É RT ana ? === Fig. 27. je”. Rammenterò anche certi portavaso (fig. 27) che sono uti- lissimi per qualche specie rara o più delicata e per la quale si ha maggior cura nel difenderla dagli insetti: la pianta messa sul sostegno del centro si trova isolata per- chè la sottocoppa è piena d’acqua. Riescendo difficile il procurarsi questi portavaso o volendo far economia, si ot- tiene il medesimo risultato arrovesciando un vasetto entro un tegamino pieno d’acqua e tenendo la pianta sul yaso rovesciato. Rea ni. 4 aci Tee > AL Materiali per le orchidee DAS IPE 2. Sfagno, terricci, ecc. Fra i materiali per la piantagione delle orchidee, il primo posto spetta sempre allo sfagro, malgrado che si sia cer- cato detronizzarlo sostituendovi altre materie. Come tutti sanno, lo sfagno è una Muscoidea cioè una borraccina, di cui botanicamente si distinguono varie specie. Tutte queste vivono naturalmente nelle paludi e nei terreni umidi, grassi e ombrosi, intorno alle paludi stesse: sono costantemente igroscopiche, a tessuti quasi incorruttibili, di una estrema leggerezza e permeabilità, quindi hanno tutti i requisiti che devono ricercarsi per le orchidee. Fra le varie specie alcune sono più adattate di altre, ma tutte possono esser usate; d’altra parte ciascun coltivatore sarà costretto ad usare quello sfagno che è a sua portata, cioè proveniente da un paese vicino. Lo sfagno dev’esser comprato fresco, allo stato più ve- getante che sia possibile; si deve preferire quello svelto colle proprie radici, che presenta l’aspetto di piccole piote, a quello strappato alla peggio qua e là dal bosco e dalla palude. Uno sfagno buono deve avere il fusticino non molto allungato e terminato da una testa grossa, di un verde chiaro uniforme in tutte le parti della nuova vegetazione. In mancanza di questa qualità si possono adoperare altre specie a festa più piccola, essendo le squame più piccole e più strette, colorita di giallo o di bruno ruggine. So che qualcuno, mancandogli del tutto lo sfagno, usa la borrac- cina comune dei nostri boschi; ritengo però che i risultati , non devono esser molto soddisfacenti. Quando si acquista lo sfagno per prima cosa si disten- 92 Parte seconda derà sopra una tavola ed anche per terra e si procederà alla pulizia e alla cernita di esso. Si levano tutte le cat- tive erbe che vi si troveranno mescolate, le foglie di. altre piante, fuscelli, ecc., insomma tutte le materie estranee. Io ne pratico allora la scelta, dividendo lo sfagno in due qualità : nella prima riunisco lo sfagno migliore, più vegeto, in una parola quello colle radici, a piccole piote, e me ne servo poi, come vedremo, per la superficie dei asi; nella seconda qualità lascio tutto l’altro che ser- virà per esser tritato e mescolato con altre sostanze nella invasatura delle piante. Si potrebbe anche fare una divi- sione nella seconda qualità, mettendo da parte tutto quello peggiore per servirsene come materiale di fognatura nei vasi. Vedremo poi nelle culture speciali il modo di pre- parare e adoperare lo sfagno. Nel fare le scelte sì esamini attentamente per togliervi tutti gl’ insetti che pur troppo vi sì trovano, specialmente le chiocciole e le lumache. La torba non è usata per le orchidee quanto forse lo meriterebbe. È un buonissimo materiale per rendere certi composti, per qualche specie d’orchidea, più soffici. Si ado- peri soltanto quella detta fibrosa, cioè allo stato di forma- zione recente, quando le radici, i fusti e le foglie delle erbe palustri sono già morte, ma non totalmente decom- poste. ; Si dà il nome di terra di felee alle parti sotterranee di una felce comunissima nei nostri boschi, il Polypodiwm vulgare. Molti adoprano tutti i rizomi, togliendo alle piante solo le foglie, dopo averli tenuti per qualche tempo am- massati in luogo asciutto onde essì perdano ogni virtù ve- getativa; alcuni li adoperano anche dopo subito la nai raccolta cioè ancora vivi. Non fanno bene nè gli uni nè gli altri. Le piante di Polypodiîum, quando Mie e Materiali per le orchidee 93 bosco, si scuotono bene, magari battendoli, per pulirli da tutte le parti terrose, poi sì staccano dai rizomi tutte le radici che devono formare, esse sole, la vera terra di felce. Avendone in gran quantità, si useranno soltanto quelle fini, scartando le più grossolane. Per alcune orchidee occorre anche provvedersi di terra comune di buona qualità, mezzana e sostanziosa; si de- vono escludere le terre comuni troppo argillose o troppo sabbiose. Anche le terre di bosco, cioè terra di foglie, e terra di scopa entrano a far parte di qualche composto per le orchidee. Da qualche anno si è diffusa una nuova teoria circa i materiali da impiegarsi per la coltura di varie specie. Ro- vesciando l'antica teoria che molte delle orchidee devono trovarsi in un composto grossolano, formato quasi esclu- sivamente dai materiali fin qui rammentati, si è insegnato a coltivare molte delle orchidee, per esempio le Cattleya in terriccio ben compresso come le altre piante; i terricci suggeriti sono quelli di quercia e di faggio. Io credo che sia stato un passo molto azzardato l’inalzare a teoria quasi generale, qualche caso particolare di buon risultato per poche specie, dovuto forse questo buon risultato a condi- zioni locali ed anche alla cura e sorveglianza diretta del suo sostenitore. Infatti questi risultati, del resto non su- periori a quelli ottenuti cogli antichi sistemi, non si pos- sono avere se non con grandi cautele nelle annaffiature perchè molto facilmente, esagerando nelle annaffiature, si ha quasi un impantanamento del terriccio, dannosissimo alle piante. Quando si ha un numero rilevante di piante coltivate in questa maniera, come si fa a fidarsi che gli operai, ancorchè siano intelligenti, abbiano quell’attenzione che un dilettante o un capo giardiniere può avere ? "Gia 94 | Parte seconda Intanto, per quello che io so, molti orticultori esteri, che si erano innamorati della nuova teoria, sono tornati al- l’antico sistema. Ciononostante questa nuova teoria ha frut- tato qualche cosa di buono. Ci siamo convinti che certe orchidee vogliono qualche cosa di più sostanzioso nel loro composto di sfagno e di polipodio ed infatti per esse si deve aggiungere anche della terra di bosco, scegliendo fra le terre di bosco quelle più soffici e nutritive, quali le terre di faggio, di quercia e anche di scopa purchè molto fibrosa. Quello che si chiama composto comune è una mesco- lanza, a parti eguali, di sfagno e di polipodio: il composto sarà più sostanzioso se è formato per due terzi da poli- podio e un terzo da sfagno e sarà anche più ricco e so- stanzioso se vi si aggiunge qualche terriccio. Fra i materiali che entrano nella mescolanza del com- posto non bisogna dimenticare i cocci dei vasi rotti, î quali sì sminuzzano in piccoli frammenti ; i piccoli pezzetti di mattone non molto cotto, e i rosticci di carbon fossile. Questi materiali, puliti sempre da qualunque sostanza ter- rosa, servono per rendere il composto più grossolano e quindi più aereato. Si usa adoperare anche il carbone di legna, ma, come osserva bene il Duval, è affatto inutile, perchè non se ne capisce lo scopo non arrecando alcun vantaggio ed invece aumentando assai la spesa. Vien raccomandato, come buon materiale per alcune or- chidee, l’uso delle fibre tolte alle noci del Cocco. Io non le ho esperimentate nè ho avuto notizie particolari sull’e- sito delle culture fatte con questa sostanza, per cui non posso esprimere alcun giudizio, nè dar consigli aì giardi- nieri. Materiali per le orchidee 95 3. Concimi. Fino dai tempi remoti gli agricoltori, gli ortolani e i giadinieri si sono preoccupati del bisogno di concimare le piante e nessuno dubita di questo indispensabile bisogno. Attualmente anche in giardinaggio si nota un certo risveglio per l’applicazione dei concimi chimici e già per molte piante, benchè coltivate, in terre diverse si sono trovate le formule adattate e che danno ottimi risultati. Per le orchidee soltanto siamo tuttora al principio della questione. Ciò è avvenuto perchè pochi coltivatori se ne sono occupati e quelli ai quali son dovuti gli esperimenti già fatti non sì trovano fra loro d’accordo. È una questione molto complessa cd importante, ma al tempo stesso ardua a trattarsi specialmente in un Manua- letto quale è il presente. Ciononostante io non posso ca- varmela con un semplice cenno, ma invece parmi di essere in obbligo di trattenermici alquanto se non altro per in- formare i lettori dello stato presente della cosa, di quello che si è tentato di fare, dei risultati ottenuti e finalmente per dare la mia opinione in proposito. Da una parte abbiamo dei fervidi fautori della teoria di concimazione; dall’altra invece dei sostenitori della teoria diametralmente opposta tantochè fra questi il Conte di Moran ha scritto: « Per me la concimazione non può sfug- gire a questo dilemma; essa è inefficace o nociva quindi nei due casi dev'essere proscritto ». Io mi faccio anzitutto due domande: L'azione dei con- cimi sulle orchidee è veramente inefficace? La sua appli- cazione può portare in realtà qualche danno? Rispondendo 96 Parte seconda a questi due punti interrogativi credo di poter’ int 6 | l’asserzione del Conte di Moran possa essere al tempo stesso vera e falsa. Può esser vera se le concimazioni finora fatte furono male appropriate sia per la qualità dei concimi, sia. per le dosi insufficienti o sbagliate; può invece esser falsa così com’è annunziata in termini recisi, perchè non parmi che si possa dire non avere le orchidee bisogno alcuno di «concimazione, come ne hanno bisogno indiscutibile le altre piante. Dato e non concesso che effettivamente le’ orchidee non ne abbiano bisogno occorre stabilire se la concimazione porta loro qualche danno, anche bene applicata; il che porterebbe alla conelusione del Moran di doverla assolu- tamente proscrivere. Al valente orchidofilo di Périguex, E. Roman, si de- vono i primi studi veramente importanti sulla concima- zione delle orchidee e le notizie sui primi risultati otte- nuti, che furono pubblicati prima nell’ Orchidophile e due anni dopo nel Journal des Orchideés. Nei giornali stessi il lettore potrà conoscere e valutare tutte le considerazioni generali fatte dal Roman sopra la vita delle orchidee e conseguentemente le sostanze di cui abbisognano quelle piante per la formazione e lo sviluppo dei loro tessuti. Da queste considerazioni il Roman venne nell’ idea di È fornire alle piante, colla concimazione, alcune di quelle so- stanze sciolte nell'acqua e finì col comporre una soluzione che egli chiamò acqua nutritiva e che contiene in deboli proporzioni : o î > z ida Azotato d’ammoniaca . Carbonato d’ammoniaca . Bifosfato d’ammoniaca ut, Azotato di potassa. . . . i. Materiali per le orchidee 97 Nella suddetta miscela l'azoto è fornito in grandi pro- porzioni e sotto varie forme per favorirne l’assorbimento. Dette sostanze sono disciolte in un’acqua molto pura, me- glio in quella piovana, nelle dosi di '/»;000 0SSÌa un grammo in 20 litri d’acqua. Gli effetti dei trattamenti fatti dal Roman furono sor- prendenti; le vegetazioni più forti e più numerose; i pseudobulbi più voluminosi; i fiori più grandi e a colo- rito più vivace. Riassumendo poi il Roman conclude col dire che l’uso dei sali minerali porta le orchidee a un grado di prospe- rità rimarchevole e probabilmente superiore a quello di cui godono nei loro paesi. Di fronte a quest’ottimismo il Conte di Moran e insieme con lui il Linden si schierano contro la concimazione delle orchidee arrivando alla conclusione, che ho poc'anzi ripor- tata. Esso cita dei fatti di cattivi resultati che ha potuto costatare senza però potere assicurare che la concimazione era stata ben eseguita. Afferma che vi sono concimi e concimi; per esempio, esso aggiunge, io sono convinto che l’acqua nutritive del Roman non sia nociva come altri concimi, ma vi è sempre da temere che sia adoperata male o che un giardiniere impaziente ne forzi la dose. Quest’ar- gomento non mi sembra molto convincente ; neppure l’al- tro che nega il bisogno di concimazione alle orchidee per- chè in alcune stufe ha veduto esemplari bellissimi e vigo- rosissimi di orchidee che non furono mai concimate. Io non ho esperienze personali serie e tali da potere inter- loquire decisamente sopra tale questione, però da certi fatti, sui quali potrò ritornare a suo tempo, quando avrò dei dati maggiori e sicuri, posso concludere che assolutamente la concimazione, ben appropriata e ben distribuita, non è A. Pucci. 7 98 Parte seconda nociva e che può essere invece in molti casi di grande ef- ficacia. Del resto non son solo ad avere questa opnione. Il Du Buysson, che io ritengo, e con me molti altri giar- dinieri, lo scrittore il più pratico in fatto di orchidee, è favorevole alla concimazione e mi piace riportare qui le sue stesse parole. «Le orchidee, considerate secondo la loro maniera di vegetare, appariscono dovere essere poco sensibili all’ a- zione dei concimi. Certo è che per le specie epifite i con- cimi solidi mescolati coi materiali della piantagione non danno effetti notevoli, mentre le specie terrestri ne hanno grande vantaggio. Ma non è così degl’ingrassi liquidi me- scolati coll’acqua delle annaffiature; allora per tutte le specie essi agiscono con un'energia tale che il fogliame rinverdisce, la nuova vegetazione raddoppia in sviluppo, e l'abbondanza, la grandezza e la vivacità del colorito nei fiori vanno di pari passo colla prosperità della pianta. » «La scelta dei concimi merita riflessioni; bisogna che la soluzione sia incolore per non macchiare le piante e forte in modo da contenere ancora, benchè molto diluita tanto da non intorbidare l’acqua, materie fertilizzanti suf- ficienti a produrre l’effetto desiderato. Il guano del Perù mi è sembrato rispondere a tutte queste qualità che mi furono confermate dalla pratica e non ho provato altri concimi, » « L’azione di quest’ingrasso liquido si è manifestata in un modo maraviglioso su tutte le orchidee. Cérte specie hanno preso uno sviluppo nei pseudobulbi da renderle ir- riconoscibili e ho avuta la soddisfazione di far fiorire delle giovani piante che ordinariamente esigono molti anni a mettersi in fiore ». La somministrazione del guano fatta dal Du Buysson Materiali per le orchidee 99 era nelle dosi di un grammo per ogni litro d’acqua; il guano era messo nell’acqua la sera avanti della sommi- nistrazione, agitando l’acqua due o tre volte per farlo ben disciogliere. Con quest’acqua venivano asperse, per mezzo della siringa, tutte le piante, foglie, pseudobulbi e radici, ma soltanto nell'epoca della vegetazione, quando comin- ciavano ad apparire i nuovi getti, continuando, una volta per settimana, fino alla completa formazione dei pseudo- bulbi. Per le orchidee caulescenti, come Vanda, Aerides, l’annaffiatura veniva fatta nel periodo della loro piena at- tività vegetativa. Da tutto questo a me pare di dover concludere coll’am- mettere la concimazione anche delle orchidee e di consi- gliare i giardinieri a farne delle prove, con tutta quella ‘ cireospezione e accuratezza che sono del caso. 4. Amnaffiature. Anche la scelta dell’ acqua per l’annaffiatura delle or- chidee ha un'importanza maggiore di quello che comu- nemente si crede. Se poniamo mente al modo col quale la natura annaffia le sue piante, cioè per mezzo della pioggia, si viene alla conclusione che tutte le piante col- tivate nei giardini dovrebbero essere annaffiate con acqua piovana. Difatti nei primi insegnamenti, che si danno ai giardinieri, si dice che le acque di pioggia sono le mi- gliori, perchè più azotate ed ossigenate, in una parola più aereate. Però è materialmente impossibile l’avere in un giardino un deposito d’acqua piovana sufficiente a tutte le annaffiature, specialmente durante l'estate. Ma quello che non si può fare per tutte le piante, lo si deve fare per . alcune le quali ne hanno assoluta necessità. 100 Parte seconda Non resta difficile il procurarsi per le orchidee l'acqua piovana giacchè si è veduto come occorra avere nelle stufe grandi recipienti d’acqua per la evaporazione e si è ve duto pure che si può empire questi recipienti coll’ acqua della pioggia che cade sopra alle stufe. Può darsi il caso che in estati di siccità prolungata il serbatoio non sia ba- stante; allora dovremo per forza adoprare altr'acqua, ma si procuri di sciegliere un'acqua pura e poco calcarea. Siccome gli acquazzoni che nei paesi tropicali inondano le piante nell’epoca della loro maggiore attività e forni- scono loro una forte dose di ammoniaca, così jo non sono alieno dal consigliare di aggiungere alle acque delle an- naffiature una leggerissima quantità di carbonato di am- moniaca; un grammo ogni cinque litri d’acqua. Quest'ag- giunta ha il vantaggio di far precipitare al fondo del: recipiente il calcare che l’acqua contiene. L’acqua che si adopera per annaffiare in vario modo le piante deve avere una temperatura press’a poco uguale a quello della stufa. È un errore grave l’usare, in qualun- que stagione, acqua molto fredda per gettare sulle piante. Invece è vantaggioso nelle giornate più calde dell’ estate lo spandere in terra e sul piano delle tavolette, dell’acqua molto fresca, perchè allora si determina un abbassamento di temperatura in tutta la stufa, necessario in certi giorni e in certe ore del giorno. Sul modo di somministrare l’acqua alle orchidee ci in- tratterremo nei diversi capitoli delle culture speciali. Utensili e arnesi. Poco ho da dire a questo riguardo. Le orchidee non hanno bisogno di arnesi speciali giacchè bastano quelli ei ogni giardiniere ben fornito deve avere per tutte leer dn pere 3 » + è A di Materiali per le orchidee 101 Per semplice ricordo verrò enunciando quelli che oc- corrono anche per le orchidee e sono : le forbici, le cesoie, il coltello, il roncolo, l’annaffiatoio comune, l’annaffiatoio a zuppiera per le annaffiature sulle tavolette, la siringa, il polverizzatore per insetticidi e 1’ apparecchio per fumi- gazioni. Come utensili più speciali consiglio di provvedersi Fig. 28. Polverizzatore a siringa. di una siringa con polverizzatore (Fig. 28), di una lente microscopica per osservare bene le infezioni parassitarie e di una lanterna ad acetilene, di quelle che servono ai ve- locipedisti, per dar la caccia notturna a molti insetti e di un secchio piuttosto grande nel quale, ripieno d’acqua, tuffare all’occorrenza certe orchidee. PARTE TERZA CURE CULTURALI Veg MEI A Mec A pe i 4 ci 2) CAPITOLO TI. Considerazioni sulle fasi vegetative nelle orchidee. Tutte le orchidee subiscono annualmente tre fasi o tre periodi ben distinti della loro vita, cioè: periodo di vege- tazione, periodo di riposo, periodo di fioritura. Le cure alle quali il giardiniere deve sottoporre le piante in cia- scuno di questi periodi, variano non solo secondo i generi ma più che altro secondo le specie. — Queste variazioni riguardano il calore, l'umidità e la ventilazione. Vedremo a suo tempo, specie per specie, in quale grado si dovrà variare la somministrazione di que- sti tre elementi e ci convinceremo quanto sia più facile la coltivazione delle grandi collezioni, ove ogni specie o le specie affini per il loro annuale trattamento si trovano in stufe separate. Invece nelle grandi stufe miste si dà il caso frequentissimo di avere nelle diverse epoche dell’ anno piante in vegetazione, piante in riposo e piante in fiori- tura: questo accresce le difficoltà per un giardiniere o al- meno lo costringe a cure e attenzioni maggiori. Ma siccome abbiamo qui notato che ogni stufa non ha eguali condi- zioni di calore, di umidità e di ventilazione in tutte le sue parti, così lo studio di queste condizioni diverse porterà il 106 Parte terza giardiniere a tenere le sue piante ora in un punto ora in un altro della stufa secondo il loro periodo di vita. Adunque quello che anderò ora spiegando sulle tre fasi delle orchidee deve considerarsi come un riassunto delle sole norme generali che serviranno di guida specialmente ai giardinieri sull’inizio di tale coltivazione. 1. Periodo di vegetazione. Quando le orchidee dopo il riposo rientrano in vegeta- zione, hanno bisogno di essere aiutate in questo loro mo- vimento con una progressiva annaffiatura ; però occorre esser molto cauti sul principio. Infatti le annaffiature eo- minceranno quando la pianta principia il suo risveglio, ma ci guarderemo bene dal gettar acqua sulle nuove ve- getazioni; l’annaffiatura consisterà allora in una leggiera bagnatura, soltanto dei materiali di piantagione, poichè basterebbero sole 24 ore di acqua posata sulle vegetazioni per danneggiarle immensamente. Quindi getteremo acqua sui vasi, sulle paniere e sopra lo sfagno a distanza dalla pianta per mettere questa pianta in un centro di umidità. Se per combinazione la pianta venisse ammollata occorre rovesciarla, tanto più se trattasi di specie a foglie canali- culate, ove l’acqua sì ferma facilmente, oppure asciugarla con carta sugante e queste operazioni devono farsi quando ‘non siamo sicuri di una sollecita e completa evaporazione. Le annaffiature aumenteranno d’intensità via via che crescono le nuove vegetazioni, ma sempre procederemo con una certa progressione e moderatamente, fino a che le è o 4 vegetazioni stesse non siano alquanto indurite e richie- | dono allora esse stesse di essere bagnate. Quando siamo Vl Me Considerazioni sulle fasi vegetative nelle orchidee 107 arrivati a questo punto bisogna sorvegliare a che le ra- dici non restino più a secco. Quando sulla sera si tasta la superficie dello sfagno o dei vari composti e si sente ch’è secco, non è un segnale che la pianta abbia bisogno di essere annaffiata. Spesso la superficie è arida e il composto sottostante è umido abba- stanza; l'umidità della notte ristabilisce l’equilibrio nel composto stesso. Invece se gli strati superficiali sono aridi la mattina vuol dire che vi è bisogno di annaffiare. Per aleune orchidee, che durante il riposo restano prive quasi totalmente d’acqua, le prime leggiere bagnature colla si- ringa non bastano e necessita tuffare in un recipiente pieno d’acqua per qualche minuto il vaso, la paniera, il tronco di legno ecc. fino alla base dei pseudobulbi. Il progressivo aumentare delle annaffiature sarà in re- lazione coll’aumento del calorico, anche questo però accre- scendosi progressivamente senza mai arrivare a tempera- ture eccessive. In generale si esagera col tenere le orchidee ad una temperatura molto elevata, qualche volta addirit- tura soffocante. Se per la stagione, per la posizione della stufa o per qualche altra causa la temperatura sì elevasse di troppo sarà facile il rimediarvi colla ventilazione, os- servando le regole già date a tale riguardo. Questi precetti generali sono da applicarsi alle orchidee della stufa calda; per quelle della stufa temperata subi- ranno qualche leggiera modificazione. Il caldo sarà minore e aumenterà invece la ventilazione procurando che l’aria sia sempre molto umida, tanto più che alcune specie sof- frono per l’azione diretta dell’ acqua sulle radici e quindi non vogliono essere - molto bagnate; basta per esse l’umi- dità dell’aria. Vedremo poi esservi altre orchidee di questo scompartimento che nel periodo di vegetazione si passano nella stufa calda. 108 Parte terza Differenze notevoli si hanno nel trattamento, durante questo periodo, delle specie di stufa fredda. Le condizioni essenziali per la vita di tali piante devono trovarsi più naturalmente che artificialmente. Quindi è esatta 1’ affer- mazione che non in tutti i paesi e in tutte le località di uno stesso paese si possano avere buoni risultati da questa cultura; anzi aggiungerò che molte volte è assolutamente impossibile il farle vivere. Se un dilettante ‘© un giardi- niere si rendesse conto anticipatamente dello stato in cui vivono nel loro paese le orchidee da stufa fredda e met- tesse a confronto le condizioni climatiche di quei paesi con quelle del proprio paese, molte volte risparmierebbe tempo e danari dietro una cultura che finisce con un vero disa- stro morale e finanziario. Le orchidee della stufa fredda esigono nel periodo di vegetazione una temperatura bassa ma costante ed unita ad una grande umidità (') e ad una continua ventilazione. Se non possiamo avere una località ove sì possa orientar bene una stufa fredda, cioè esponendola a Nord o Nord-Est, dif- ficilmente arriveremo a risolvere il problema della tempera- tura uniforme, dando al tempo stesso alle piante la maggior luce possibile di cui hanno bisogno. Non è facile nep- pure raggiungere la saturazione completa di umidità nel- l'atmosfera, perchè non basta l’ avere nella stufa grandi superficie d’acqua; se questa rimane a una temperatura minore di quella dell’aria non c’è che un’ evaporazione lentissima. Per rimediare a questo fu giustamente consi- (!) L'umidità continua nei paesi d'origine è data dallo squagliarsi delle nevi vicine, dalle quasi continue nebbie, e dalle pioggie e guazze abbondanti, tantochè le piante sì trovano sempre non solo umide, ma let- teralmente gocciolanti d’acqua, rigst © Considerazioni sulle fasi vegetatire nelle orchidee 109 gliato di far strisciare sulla superficie dell’acqua nei reci- pienti una corrente d’aria che ne provochi l’evaporazione. Resta ancora la questione di accoppiare l'umidità colla continua ventilazione ed è cosa difficile l’ottenerla in certe località, ove l’aria è, per molto tempo dell’anno, sempre molto secca. Si è tentato, e in qualche caso con felice ri- sultato, di far venire una corrente d’aria da luoghi sotter- ranei, ma non sempre si può costruire le stufe con questo vantaggio. Quindi, in conclusione, la cultura delle orchidee da stufa fredda dev'essere tentata soltanto in quelle loca- lità nelle quali naturalmente, o quasi, si possono avere le condizioni che raggiungono o si avvicinano a quelle na- turali. 2. Periodo di riposo. Io ho sempre ritenuto che la chiave o il segreto per una perfetta cultura di orchidee sta tutta nel riposo che esse vogliono e che devono avere, sia questo riposo asso- luto e prolungato, o sia più apparente che sostanziale e di corta durata. Il non dare alle orchidee questo riposo o darlo male, cioè in epoca non propria, oppure per poco 0 troppo tempo, porta la conseguenza che le piante non fiori- scono affatto o fioriscono male e fuori stagione, quando non avvenga il deterioramento nelle piante e poi anche la morte. I coltivatori intelligenti e provetti ne sono persuasi e lo sanno per pratica, benchè qualche volta anch’essi cadono in errore; ma i giardinieri novellini, i presuntuosi (e non son pochi), che pretendono riuscire a tutto senza studi nè esperienza, tengono in verun conto questo bisogno di ri- » 110 Parte terza poso che esigono le orchidee. Pur troppo so per prova, e forse lo sapranno altri possessori di collezioni d’orchidee, quanto sia difficile a far capire a questi giardinieri igno- ranti che certe specie devono essere lasciate, senza una gocciola d’acqua per qualche settimana e talvolta anche per qualche mese. Tanto è necessario il riposo alle orchidee che deve esser dato loro anche in casi eccezionali. Per esempio può ac- cadere che per qualche circostanza particolare di caldo e di umido, in alcune orchidee alla fine della fioritura gli occhi alla base dei pseudobulbi comincino a dar segno di sviluppo; come può accadere spesso che alcune piante emettano un getto durante la fioritura. Ora anche in que- ‘sti due casi, per i quali sembrerebbe che non si dovesse ostacolare la vegetazione, le piante devono esser messe a riposo; soltanto il riposo sarà più corto e meno rigoroso. È un fatto però osservato praticamente che sotto l’azione del riposo la nuova vegetazione si arresta, quasi direi si addormenta, per risvegliarsi poi al momento opportuno con maggior forza e vigore. Una prova evidente del bisogno e dell’utilità del riposo l’abbiamo sempre colle nuove importazioni d’orchidee, Le orchidee importate restano talvolta per mesi e mesi nello stato il più secco. Or bene queste piante, messe in cul- tura, danno le più belle vegetazioni e nel primo anno la fioritura la più ricca e la più splendida che si possa im- maginare. La intensità e la durata del riposo variano anche per gl’individui del medesimo gruppo. Come regola generale esso è più assoluto e più lungo nelle specie veramente epifite e nella maggior parte di quelle pseudobulbose a fo- glie caduche : invece nelle specie terrestri e in quelle semi- ir e rd Tit Considerazioni sulle fasi vegetative nelle orchidee 111 epifite senza pseudobulbi e nelle pseudobulbose a foglie persistenti, il riposo è di breve durata, perchè anche quelle che sembrano non andare in riposo hanno bisogno dopo la fioritura di un momento di sosta nella loro attività. Le cause che determinano il riposo nelle stufe sono di- verse da quelle che lo cagionano alle piante nel loro paese. Là il forte aumento della temperatura diminuisce in modo considerevole l'umidità atmosferica e fa indurire i tessuti delle piante, sospendendone l’attività vitale. Presso di noi l’indurimento dei tessuti si arriva ad ottenerlo solo colla diminuzione o colla soppressione dell'umidità e per sospen- derne la vita, non avendo a disposizione il sole dei tropici, abbassiamo la temperatura delle stufe. Quest’ abbassamento di temperatura, necessario per il riposo, è facile a darsi nelle stufe specializzate quando si coltiva in ciascuna una sola specie o più specie molto affini fra loro e alle quali si fa un trattamento uniforme; ma nelle stufe miste non si può che riunire nel punto il meno caldo “della stufa tutte le specie che devono stare in riposo, e colla maggior siccità supplire al di più di calorico che effettivamente quelle piante risentono anche collocate nel punto più freddo. Possedendo tutti e tre gli scompartimenti o le tre stufe normali, si può durante il riposo passare le orchidee della stufa calda in quella temperata e le orchidee di questa nella stufa fredda. i Per convincere maggiormente della necessità di tenere le orchidee, nel periodo di riposo, a temperature basse ri- porto il fatto citato a tal proposito dal Du Buysson. Nel tempo della disgraziata guerra francese del 1870-71 il Du Buysson si trovò nella impossibilità di completare la sua provvista di cooke, resa anche più scarsa dalla lun- 112 Parte terza ghezza del periodo di freddo e dalla sua intensità. Fu co- stretto a ridurre il fuoco e quindi ad abbassare la tempe- ratura nelle stufe. Per ovviare in parte ai danni che potevano avvenire, coprì la tettoia al Nord della stufa con stuoie e pagliericci; ciononostante la stufa calda non se- gnava sulla mattina che 6 a 7° per salire a 15° nel giorno sotto l’azione del fuoco di legna. Ebbene il Du Buysson confessa di non avere mai avuto, come dopo questa prova, una fioritura così splendida dalle Vanda, Aerides e altre specie di eguale temperamento; sino una Vanda teres, che non aveva ancora mai fiorito, portò tre grappoli di quattro fiori ciascuno. L’' egregio orchidofilo conclude che le or- chidee possono sopportare senz’ inconvenienti bassissime temperature, purché esse non siano di una durata ecces- siva e permanente e purchè le piante siano tenute ari- dissime. Il consiglio dato dal Duval di munire tutte le piante, che devono stare in riposo, di un cartellino con un segno con- venzionale oppure colla scritta 7 rzposo, è ottimo per mettere in guardia i giardinieri di non annaffiare quelle piante finchè portano attaccato quel cartellino. =» Come corollario al fin qui detto relativamente al periodo di riposo aggiungo la conclusione degl’insegnamenti dati dal citato Duval sullo stesso argomento. « Il coltivatore che seguirà con attenzione i bisogni delle sue piante e le lascierà, durante il loro riposo, in uno stato di aridità, che per qualche pauroso sembrerebbe dannoso, riuscirà a conservarle sane per lungo tempo. Colui invece che per negligenza o per timore di vederle morire, le manterrà in uno stato permanente di vegetazione le vedrà poriogiiei, ino breve tempo ». Da tutto questo chiaro apparisce che il periodo di ve ta) ® vi Considerazioni sulle fasi vegetative nelle orchidee 113 getazione e di riposo è regolato dal calore e dall’umidità. Riguardo a quest’ultimo elemento mi permetto di osser- vare che nelle stufe, ove sono fra loro molto fitte le or- chidee, spesso accade che si trovano vicine piante in ve-- getazione a piante in riposo assoluto. Ora, annaffiando le prime colla siringa, gli operai giardinieri, non sempre bene attenti e oculati, gettano qualche poco d’acqua anche sulle seconde. Ciò si elimina facilmente coll’ aggruppare volta per volta nella stufa tutte le orchidee in riposo distinte da quelle in vegetazione, e, quando ciò non si può assolu- tamente fare, col sopprimere affatto l’uso della siringa. 3. Periodo di fioritura. Alla svariatezza maravigliosa di forma e di colorito nei fiori delle orchidee si aggiunge la diversità nell’epoca di fioritura per ciascuna specie. Avendo una. collezione nu- merosa di specie, siamo certi che non vi è mese dell’anno senza qualche fiore. Oggigiorno può darsi il caso che si rimanga privi di fiori per un breve periodo di tempo, per- chè mancano i collezionisti, e i coltivatori che tengono orchidee per la vendita dei fiori, si sono dedicati alla cul- tura di specie, che fioriscono nei mesi dell’anno in cui lo smercio dei fiori è più facile e attivo. Essendo le orchidee sottoposte nelle stufe ad un regime quasi uniforme in tutti gli anni, l'epoca di fioritura per ciascuna specie è fissa e raramente si ha qualche eccezione di precocità o di ritardo. È pur difficile anticiparne o ri- tardarne artificialmente la fioritura. Come è variabile l’epoca di fioritura secondo le specie, è pure, secondo queste, variato il modo di produzione dei A. Pucci. Ss 114 Parte terza fiori o delle infiorescenze. In alcune specie i fiori escon fuori dai getti in via di formazione, oppure quando è ter- minato il loro accrescimento; in altre i fiori nascono sui vecchi pseudobulbi, da cui sono già cadute le foglie, sia durante tutto il periodo di riposo, sia poco tempo prima della ripresa della vegetazione. Qualche volta delle gemme da fiore abortiscono o per meglio dire si trasformano e danno origine a nuove vegetazioni. Ciò si deve ad aver rimesso, col calore e colla umidità, troppo presto in cul- tura una pianta ch’era in riposo. I fiori delle orchidee, lo abbiamo già veduto, hanno una lunga durata, salvo poche eccezioni di fiori veramente ef- fimeri; però molte volte la durata è dovuta alle condizioni atmosferiche nelle quali si tiene la pianta in fiore. Quindi anche nel periodo della fioritura le orchidee si sottopor- ranno a cure speciali, in modo particolare quelle in cui la fioritura si prolunga meno; tanto più ve n'è di bisogno nelle collezioni tenute a scopo di smerciare i fiori. I nemici dei fiori sono il caldo e l'umidità; malgrado la apparenza dei tessuti grossolani e quasi cerosi essi sono molto delicati. Qualche gocciola d’acqua, il vapore con- densato della notte e un’alta temperatura cagionano il loro appassimento o per lo meno ne macchiano od offuscano il colorito. Bisogna sottrarre le piante a tali influenze per- niciose trasportandole, quando hanno aperti i fiori, in luogo meno caldo e più secco. L'ideale sarebbe di avere a sua dispo- sizione un locale asciutto, molto luminoso, non riscaldato, ma di temperatura costante e tale che la pianta non abbia a soffrire: basta che il termometro non discenda al disotto di 10 centigradi. In mancanza di questo locale sso» - A orchidee da stufa calda si metteranno, durante la fioritura, nella stufa pg e quelle da stufa tempe orata; Considerazioni sulle fasi vegetative nelle orchidee 115 stufa fredda. Ciò è più necessario a farsi per le orchidee che fioriscono dal Marzo al Settembre. Per tutto il tempo della fioritura le piante saranno poco annaffiate; basterà una quantità d’acqua sufficiente per mantenere umide le radici. Sarà il preludio per la loro andata in riposo. CAPITOLO ILL Piantagione delle orchidee Sembrerebbe che lo studio del come vivono le orchidee naturalmente dovesse servir di norma precisa per assegnar loro nelle culture il vaso o la panierina od altro sostegno. E così tutte le specie terrestri si dovrebbero coltivare in vaso, le semi-epifite in vasi o in paniere, le epifite sopra tronchi o assicelle. Ma invece non accade sempre così. Eccettuate quelle veramente terrestri, che noi teniamo in vaso, forato o nò, le altre si coltivano in modo diverso e lo vedremo a suo tempo. Qualunque sia il mezzo impiegato per tenere nelle stufe le orchidee si stabilisce come prima regola generale che le trapiantagioni o le rinvasature non vanno fatte a ca- priccio, nè con lo stesso concetto col quale si praticano per le altre piante. L'operazione deve esser fatta soltanto quando le piante mostrano d’averne bisogno ; finchè la pianta vegeta bene e regolarmente e finchè la fioritura è normale è inutile il disturbarla con un’operazione, che per quanto fatta con tutte le cure possibili, può portare sempre quark: che ia alla pianta. _Non c'è epoca determinata pr la rinvasatura . Vai vi or- | en Tg " © pr RR Sr, Piantagione delle orchidee 117 di ciascuna specie. Ed anche gl’individui di una stessa specie non sempre si rinvasano nello stesso momento. È dunque questione più di pratiche osservazioni che di teorie. Quelle piante che hanno bisogno di rinnovare tutti 1 materiali, di cui è formato il loro composto, si terranno asciutte cioè senz’annaffiare, per cinque o sei giorni prima di fare. il trapiantamento. Le mescolanze dei vari materiali non saranno preventivamente preparate; è giusto quello che insegnano i maestri su tal soggetto, che cioè val me- glio tenere separati i diversi materiali per modificare nella quantità di ciascuno il composto secondo le forze della pianta e il suo stato di salute. Non si adoperi mai lo sfagno secco, che invece può usarsi nelle mescolanze dei terricci per tante altre piante. Lo sfagno che si adopera per il composto delle orchidee sarà sempre umido, meglio allo stato di freschezza naturale ; si metterà più o meno tritato secondo la natura delle piante. Per ultimo aggiungerò che tutte le piante mutate, dopo essere convenientemente annaffiate, dovranno essere tenute per qualche giorno al riparo dal sole e dalle corfenti d’aria. Vediamo ora qual'è il modo più pratico e più razionale per disporre le piante nei vasi, paniere, ecc. Per maggior chiarezza divido le orchidee in due gruppi, cioè orchidee epifite e orchidee terrestri. 1. Piantagione delle orchidee epifite. a) in vasi. | Alcune delle specie epifite possono coltivarsi in vaso; in generale sono quelle a radici corte, di vegetazione lenta 118 Parte terza o che richiedono un’umidità quasi costante nel composto, oppure quelle che hanno bisogno di molto nutrimento. Negli stabilimenti orticoli, ove si fa largo commercio di, tal genere di piante, la cultura è fatta quasi esclusiva- mente in vasi, perchè le piante rimangono più compatte di vegetazione e perchè ne sono più facili le spedizioni. Si sceglierà volta per volta il nuovo vaso di grandezza proporzionata alla forza della pianta non solo, ma anche calcolando lo sviluppo che essa può prendere in un tempo non tanto breve; così vengono evitati i frequenti trapian- tamenti. Ricordiamoci quello che. ho già detto, i vasi, an- che quelli nuovi, devono essere ben puliti prima di met- terli in opera. Scelto e pulito il vaso, si procede alla sua fognatura, ch'è quasi simile a quella praticata per le altre piante. Consiste nel disporre dei cocci nel fondo del vaso in posi- zione più ch’è possibile verticale, procurando che non si ammonticchino, anzi lasciando fra loro delle cavità (fig. 29): sopra i cocci si mette uno strato di sfagno per impedire che le sostanze terrose o trite del composto penetrino fra i cocei e, otturando la fognatura, impediscano lo scolo dell’acqua. La fogna, compreso lo strato dello stagno, occuperà nor- malmente la metà dell'altezza del vaso. Prima della fognatura, o subito dopo, si prepara la pianta che deve andare nel nuovo vaso. Se questa era prima col- tivata in vaso, accade spesso che le radici si sono attac- cate al vaso così fortemente che non è possibile levarla senza che accada qualche rottura o lacerazione delle ra- dici stesse. In tal caso val meglio rompere a piccoli pez- zetti il vaso, piuttostochè esporre la pianta a soffrire. Quando — À in un modo 0 nell'altro è levato il vaso, sì esamina ate i Piantagione delle orchidee 119 dole tutti i materiali della vecchia piantagione, le radici morte e al tempo stesso anche quei pseudobulbi che sono diventati inutili. L'operazione va fatta con molta delica- tezza cercando non solo di non rompere radici, ma anche di non sfregare di troppo, nè tanto meno lacerare le estremità delle radici, che abbiamo veduto essere il punto attivo di esse. Ciò fatto, si mette la pianta nel nuovo vaso AVTTKSTT Fig. 29. Fognatura di un vaso. e si comincia a intercalare fra le radici il composto, ag- giungendovi qualche volta qua e là dei pezzetti di coccio per rendere più aereato il composto. La pianta deve rima- nere colla base del fusto o dei pseudobulbi più alta del- l’orlo del vaso, disponendo il composto a guisa di monti- cello e lasciando la profondità sufficiente ad accogliere uno strato, ossia una piccola piota di sfagno vegetante, il quale sfagno non dovrà cuoprire la base dei pseudobulbi al di là di un centimetro. Se la pianta ha bisogno di un soste- gno è questo il momento di darglielo, scegliendo bacchette di legno duraturo per non essere costretti a cambiarle di sovente. ; n. i Lui PRA bre 0 FT 120 Parte terza Ce È Se per qualche specie è errore grave il pigiare troppo il composto nell’invasatura, per altre è gravissimo. In gene- rale tutte le orchidee bramano di serpeggiare colle radici in un ambiente soffice, quindi non si deve ostacolare con un composto reso compatto dalla pigiatura, questa loro naturale disposizione. Qualcuno usa lavare la pianta dopo che è invasata; io ho sempre praticato di lavarla avanti con una spugna morbida, perchè mi pare, che, facendolo dopo, essa debba scuotersi troppo, non potendo ancora offrire alcuna resi- stenza. Lasciando le piante nel medesimo vaso per qualche anno non è detto che esse non abbiano da subire altre operazioni : anzi ve n’è un’altra importantissima, che comunemente è detta sfagnatura. Lo sfagno, messo alla superficie del vaso, anche se scelto del migliore e colle sue radici, dopo qualche tempo, secondo la qualità dello sfagno e le condizioni della stufa, finisce col seccarsi. Occorre allora rinnovarlo e ciò si pratica sempre al momento in cui la pianta rientra in vege- tazione dopo il suo riposo. L'operazione può essere ripe- tuta, quando se ne conosce il bisogno, anche durante l’anno e sempre va fatta con prudenza per non guastare le ra- dici. Perciò è meglio adoperare le dita a preferenza di qualunque altro arnese per togliere lo sfagno vecchio in- sieme a tutte le altre vegetazioni parassitarie che nascono sempre alla superficie del vaso. In ciò consiste la sfa- gnatura. ni in paniere. Per la piantagione in paniere le regole generali son conformi a quelle insegnate per la RE in vasi. dè aa diamone le piccole differenze. > ? CA " î SE, j : “ na , e) \ p° 2A d g * n da "RAR ft a, e PE O hè DI LA e pie ® Piantagione delle orchidee 121 Nelle paniere si sopprime la fognatura ; solo se ne ricopre il fondo e le pareti con un leggero strato di sfagno per impedire l’uscita, fra gl’interstizi delle bacchette, ai ma- teriali del composto; così la paniera non è sovraccaricata di peso inutile. Tutti i filamenti di sfagno, che escono fuori, si tagliano colle forbici a pari delle bacchette. An- che la paniera, sarà, come il vaso, diligentemente pulita avanti di adoperarla. Quando vi sia il caso di guastare la pianta nel toglierla dalla vecchia paniera, si disfà la paniera stessa, tagliando gli anelli dei fili che la sostengono e cominciando dal basso si sfilano ad una ad una le bacchette, staccando con deli- catezza quelle radici che vi si fossero attaccate. Conviene molte volte, quando cioè la pianta ha ricoperto colle ra- dici quasi totalmente la paniera, di non levarla da questa, ma tagliati i fili metallici a pari delle bacchette nella parte superiore, mettere tutta la paniera vecchia colla pianta nel nuovo recipiente. Tutte le altre operazioni di pulitura della pianta, di aggiustamento nella nuova paniera, di sfagna- tura, ecc. sono le stesse di quelle praticate per le piante in vaso. c) sopra tronchi d'albero. Non sono molte le specie per le quali conviene adottare questo modo di piantagione e meno ancora quelle che si collocano sopra assicelle di legno. Per prima cosa ricordo che si dovranno scegliere dei tronchi di un legno di lunga durata. Lasciando al tronco la scorza sì avrebbe il benefizio che le radici vi si attaccherebbero meglio e ‘sarebbe più analogo alle condizioni di vita naturale. Ma la scorza può servire di nascondiglio a tanti insetti; inoltre essa, dopo non 122 Parte terza "ARI - ant i -—- ——_ -.- - - seni TE, molto tempo, si stacca dal legno e quindi la miglior cosa è di levarla prima di metterci le piante. Si comincia col disporre nel centro del tronco un pie- colo strato di sfagno sul quale si appoggia il rizoma della. pianta ; altro sfagno si mette poi intorno e sopra al rizoma stesso. Il tutto vi si tien fermo legandolo con un sottile filo di rame o di piombo : quello di ferro dev'essere escluso assolutamente, per motivo della sua facile e sollecita ossi- dazione. Ai lati del tronco si conficcano due fili metallici che servono per tenerlo sospeso nel senso orizzontale. Se la specie così coltivata è di quello a rizoma scan- dente, la pianta si fisserà ad un'estremità del tronco e il filo di sospensione si conficca dal lato opposto e dalla parte di dietro in modo che il tronco rimanga sospeso vertical- mente e così il rizoma della pianta striscierà dal basso in alto sul tronco stesso. Anche per le piante allevate su tronchi si fa la sfagna- tura levando il più ch’è possibile senza danno alle radici, lo sfagno vecchio e mettendocene del nuovo. La sfagnatura è resa più facile quando la pianta avendo aderito colle ra- dici sul tronco, si può sciogliere e allora non si fanno che legature più leggiere per tener fermo volta per volta il nuovo sfagno. 2. Piantagione delle orchidee terrestri. Prima di parlare della piantagione delle specie di « sto gruppo vediamo che cosa veramente S leg) I Piantagione delle orchidee 125 - restri coltivate, quelle cioè che vogliono per le loro radici un composto nel quale il terriccio entri per la massima parte, sono poche. Le altre, che si chiamano pure terre- stri, non lo sono del tutto. Hanno, è vero, delle radici, che si approfondiscono più o meno nel suolo, ma queste, lunghe e carnose, sono ricoperte di una leggiera peluria e sì attaccano volentieri ai detriti vegetali nel terreno e alle radici delle altre piante, che incontrano nel loro passag- gio, precisamente come le vere specie epifite. Anzi molte di queste, come osserva giustamente il Porte, hanno solo l’apparenza di terrestri, perchè non approfondiscono le ra- dici nel terreno per procacciarsi il nutrimento, ma le disten- dono entro quello strato, molto alto nei boschi ove vivono, formato dai detriti vegetali, nella stessa maniera di quelle orchidee epifite che s’impiantano nelle biforcazioni o nelle buche dei vecchi alberi ove trovano un ammasso di detriti vegetali adatti per le loro radici. Da questo diverso modo di vivere allo stato naturale dobbiamo apprenderne la cultura, ossia la maniera di pian- tarle nei vasi, mettendo le prime in composti formati quasi esclusivamente di sostanze terrose e le seconde in mesco- lanze quasi simili a quelle adoperate per le specie epifite. Appartengono al primo sottogruppo le specie dei generi Bletia, Calanthe, Cypripedium a foglie caduche, Cyrto- podium, Disa, Phaius, Sobralia, ecc. Al secondo i ge- neri: Acanthephippium, Anoectochilus, Anguloa, Cata- setum, Cymbidium, Cypripedium a foglie persistenti, Lycaste, Masdevallia, Maxillaria, Thunia, Zygopeta- lum, ecc. Tutte le specie del gruppo si coltivano comunemente in vaso, ma se fossero adottate per alcune le paniere, si avrebbero migliori risultati. ENTO ARIA 124 Parte terza Ani Noi sceglieremo per tutte queste specie dei vasi relati- vamente più grandi di quelli delle orchidee epifite, avendo esse bisogno di maggior nutrimento. La fognatura sarà più bassa, ma fatta nello stesso modo. Le piante non devono esser messe molto rialzate al disopra dell’ orlo del vaso; anzi per alcune si preferisce che restino un pochino al disotto. Le sostanze che formano il composto sono più va- riate giacchè vi possono entrare a farne parte diversi ter- ricci ; il Du Buysson dice di adoperare con buon resultato anche un terriccio silico argilloso, raccolto lungo le rive di un fiume; è quello che noi chiamiamo comunemente tufo. Alla superficie si metterà il solito strato di sfagno e mai però le foglie e i psudobulbi verranno interrati © affogati nello sfagno. Anche nelle rinvasature di queste specie occorrono le medesime cure e la stessa attenzione come nelle altre; sol- tanto è da avvertire che trattandosi di piante con radici più abbondanti riesce molto difficile il non romperne qual- cuna, tanto più quando sì sono molto intrecciate fra di loro. La rottura di qualche radice non porta gran danno purchè con un taglio netto si sopprimano queste radici rotte e purchè la pianta per un poco di tempo dopo la rinvasatura non si annaffi molto. Solo a titolo di cronaca rammento una ‘cultura consi- gliata da qualcuno per certe specie di gran vigore, che amano avere molto spazio per distendere le radici ed è la cultura fatta in piena terra dentro le stufe. Per questa cultura occorre avere le tavolette costruite in modo da servire come piccoli cassoni, che si riempiranno “ terra molto ricca di humus. 7 ed CAPITOLO II. Trattamento delle orchidee d’importazione. Molti, e specialmente gli orticultori, preferiscono aumen- tare le loro collezioni d’orchidee acquistando piante d’im- portazione piuttostochè individui già coltivati. Ciò porta una grande economia nel prezzo d’acquisto e si ha sem- pre una probabilità d’ottenere qualche varietà nuova di merito superiore. In generale le piante importate capitano nelle mani dei coltivatori dopo qualche tempo il loro arrivo dai paesi di origine ed hanno un tale aspetto che non invoglierebbe ad acquistarle, se non si conoscesse che quello stato non è affatto nocevole alla maggior parte di esse. Però, al loro arrivo in un giardino, non possono esser trattate come si trattano piante già coltivate: hanno invece biso- gno di alcune cure particolari prima di essere messe al loro posto. Anzitutto si lavano bene con acqua tiepida; può servire anche l’acqua della stufa purchè abbia la stessa tempera- tura; poi si puliscono, cioè si tolgono tutte le parti secche, marcite o rotte, usando un coltello ben tagliente per fare dei tagli netti, senza lacerazioni sui tessuti sani. Qual- cuno consiglia di mettere totalmente nell’ acqua, e tener- Ù ; ci ast ; # ione dI a n - dee PRESTI Ne» SESSI i RR RE EE 126 Parte terza ESE 3 Fa MOT e OI —_rrrrT"—*oT*rorr——r——”—r—r””-”),;SGQIIIiauLLCCÒ©:©Ò] velo per due 0 tre ore, tutte quelle orchidee, che arri- vano molto inaridite. Le piante, dopo la lavatura o la immersione, e dopo essere state pulite, si distendono sopra uno strato di sfagno fresco, disposto nella stufa in terra sotto alle tavolette. Qui vi si tengono, spruzzandole in modo da mantenerle costantemente e leggermente umide, finchè non si vede che i loro tessuti cominciano a rigonfiarsi e si vedono ap- parire le nuove radici. È il momento allora di procedere alla loro sistemazione coi modi che abbiamo osservati nei paragrafi speciali della piantagione. Nel primo periodo della loro piantagione le annaffiature saranno più moderate e anderanno ad aumentare d’inten- sità gradatamente, seguendo lo sviluppo della produzione e allungamento delle radici e l’accrescere delle nuove vege- tazioni. Anche riguardo alla luce necessita qualche pre- cauzione: le piante d’importazione dopo la invasatura sa- ranno tenute più ombreggiate o messe nelle parti della stufa ove c’è meno sole. Tutte queste cure si riferiscono tanto alle orchidee epi- fite, quanto a quelle terrestri: solo per quest'ultime sì ayv- verta che il composto di piantagione dovrà essere meno terroso di quello che sarebbe proprio per individui già stabiliti. ” è Pa “ de i 2 n A F ua Lg CAPITOLO IV. Potatura delle orchidee. Volendo che questo mio lavoro sia, per quanto è possi- bile, completo su tutte le questioni che riguardano la cul- tura delle orchidee, non posso passar sotto silenzio la que- stione della potatura, di cui si occupò tutta la stampa orticola una ventina d’anni fa. In seguito a qualche esperimento fatto e che dette dei resultati soddisfacenti, alcuni fondarono una nuova teoria che anche le orchidee dovessero essere potate, cioè che si dovessero sopprimere tutti i pseudobulbi dopochè ave- vano fiorito e finita del tutto la loro vegetazione. A prima vista tale teoria apparisce ben basata e giusta, dappoiché, giudicando solo superficialmente, sembrerebbe che il lasciare sulla pianta degli organi non più produttivi, ma pur sempre viventi, portasse la conseguenza che fossero come dei suc- chioni a scapito dei nuovi getti. Invece è tutto l'opposto; i pseudobulbi sono, ormai lo sappiamo, dei veri serbatoi di sostanze nutritive per l'alimentazione di tutte le parti appendicolari di essi, cioè foglie, fiori e frutti, quando vi sono, e finchè queste parti esistono; di più essi conti- nuano anche dopo il loro prezioso ufficio colle nuove ve- getazioni, che dai vecchi pseudobulbi traggono la vita e il primo sostentamento. 128 | Parte terza SRI rp Non rifiutandomi mai a mettere in prova tutte le nuove teorie, anche se queste abbiano solo la parvenza di qual- | che base scientifica o pratica, volli esperimentare anch'io questa potatura; però mi avvidi presto ch’ era un errore grave e che invece di giovare alle piante se ne procurava un sollecito deperimento, com’era infatti“da prevedersi. Se vi sono delle specie, cui la potatura non è dannosa, e sono quelle sulle quali furono fatti all’estero i primi esperimenti, non si può per questi casi isolati generalizzare il tratta- mento. Si tolgano pure alle orchidee i vecchi pseudobulbi © getti non più produttivi, ma solo quando, tanto gli uni che gli altri, sono completamente esauriti. Anzi è questa una buona pratica: lasciandoveli, potrebbero marcire e co- municare la infezione alle parti sane della pianta. sii, CAPITOLO V. Moltiplicazione delle orchidee. Le orchidee si moltiplicano in due modi: per seme e per divisione. Del primo modo ne ho già parlato al capi- tolo della fecondazione: non mi resta ora che di esaminare il secondo. Per far bene quest’operazione occorre conoscere perfet- tamente il modo di vegetare della pianta sulla quale si opera. Le orchidee sono piante rizomatose e il rizoma ha diversa natura. In alcune esso è strisciante sotto terra ed è quello che i botanici chiamano ill ear 145 Parte quarta questi nascono le foglie, non restandovi però che quelle della cima ; fiori in pannocchie terminali. AFRICANA, Lal. Pseudobulbi molto ravvicinati, guarniti in basso dalle guaine bianche delle foglie cadute, con un anello seuro ad ogni nodo: foglie ligulate-lanceolate, a - nervature prominenti al disotto: fiori nell’inverno, molto odorosi, verdi giallastri, punteggiati e macchiati di porpora scuro; labello giallo sul lobo mediano, striato di porpora sui laterali - Guinea, Sierra Leone. CONGOENSIS, Rod. Pseudobulbi più corti e più grossi: foglie lineari acuminate; fiori gialli chiari," macchiati di bruno cioccolata. - Congo. Le Ansellia devono avere lo stesso trattamento dei Cymz- bidium, ma nel 1° scompartimento. Arachnante, Blume (Vandee). CATHCARTII, Benth. (Vanda Cathcarti, Esmeralda Cathcartit). Fusto allungato, con foglie lineari oblunghe, coriacee, bilobate all’apice; fiori in maggio-giugno, in ra- cemo ascellare, carnosi, i cui segmenti sono concavi, ester- namente bianchi e internamente gialli, macchiati da stri- scie trasversali di un rosso cannella; labello articolato, bianco, marginato di giallo e avente nel centro due linee rosso sangue. - Vallate del Sikkim (Imalaia orientale) da 1000 a 2000 metri. Si coltiva nel 2° scompartimento in vaso o in paniera, dando alla pianta un sostegno a graticcio sul quale possa distendere il fusto che ha tendenza a rampicare; il com- posto e il trattamento è pressa poco eguale a quello delle Vanda e degli Aerides, cioò molta umidità e calore in estate © riposo in inverno. Si Aaa Monografia dei generi più coltivati 149 LOWII, Benth. (Vanda Lowii, Renanthera Lowti). Caule robusto, spesso diramato alla base; foglie lineari ob- Arachnante Lowii. (n) aL Fio. lunghe, bilobate, verdi scure; fiori, in estate, in racemo ascellare pendente e lungo quasi tre metri, dimorfi; i primi 150 Parte quarta due (qualche volta 3 o 4) a segmenti più larghi e più corti, gialli arancione con qualche piccola maechia tonda marrone; gli altri, a segmenti ondulati, gialli chiari uni- formi all’esterno, mentre all’interno il fondo, d’egual co- lore, è sparso di grandi macchie irregolari di un bruno - cioccolata. - Borneo, sugli alberi lungo i fiumi. Cultura delle Varnda nel 1° scompartimento. Arpophyllum, Llv. e Lex. (Epidendree). LE GIGANTEUM, Ldl. Pseudobulbi fusiformi, terminati da una foglia stretta e lunga, d’un verde cupo; fiori in aprile, piccoli, in spiga lunga terminale (uscente da una spata gialla rossastra) di un porpora rosato, a labello più colo- rito. - Messico e Guatemala, sugli alberi. Si coltiva nel 2° scompartimento in vaso con solo sfagno : umidità e molta luce con alquanto sole da marzo a set- tembre; riposo assoluto senza annaffiature durante |’ in- verno. Aspasia, Ldl. (Vandec). LUNATA, Ldl. Pseudobulbi oblunghi, schiacciati, con 2 fo- glie erette, strette: infiorescenza basilare con 7-8 fiori, in estate, a divisioni verdi macchiate di bruno cioccolata e bianche in cima; labello largo, bianco con una macchia grande violetta a forma di luna nel centro. - Brasile. Si coltiva come le Miltornia, da cui il genere fu staccato. ì pr * Monografia dei generi più coltivati 51 Barkeria, Lindl. (Epidendree). Pseudobulbi fusiformi, cespugliosi, sottili, portanti all’e- stremità da 2 a 4 foglie oblungo-lanceolate, membranose, dal centro delle quali esce la pannocchia dei fiori. ELEGANS Kn. e West. (Epidendrum elegans). Fiori nel- l'inverno, di un bel rosa lilacino, e rosa chiaro esterna- mente; labello bianco con una macchia porpora in cima. - Cresce sugli alberi lungo le coste del Messico a nord di Acapulco. LINDLEYANA, Bat. (Epidendrum Lindleyanum). Fiori in autunno di un porpora brillante, eccetto il disco del la- hello ch'è bianco. - Coste del Pacifico da Costa-Rica al Messico. SKINNERI, Paxt. (Epidendrum Skinnerî). Fiori, nel- l'inverno, porpora magenta, eccetto il disco giallo e le ali arancione del labello. - Guatemala. SPECTABILIS, Bat. (Epidendrum spectabile). Fiori, in estate, di un rosa lilacino; labello più chiaro e punteggiato di porpora. - Messico meridionale e Guatemala. Le Barkeria si piantano in paniere poco profonde, con solo sfagno, ed anche su tronchi e si tengono nel 2° scom- partimento, sospese vicino ai vetri, ombreggiandole in estate: durante la vegetazione, dall'aprile al settembre, si tengono molto umide e nella grande estate si tuffano an- che nell'acqua due o tre volte al giorno. La caduta delle foglie indica il riposo e allora si tengono completamente asciutte ; la sfagnatura si fa ogni anno in primavera. 152 Parte quarta fl Batemania, Lal. (Vandee). COLLEYI, Lal. Pseudobulbi corti, ovato-oblunghi ; foglie lanceolate acute ; fiori in primavera, in racemo pendente, d’un porpora vinato ; labello bianco macchiato di porpora. - Demerara (Guiana inglese). Cultura degli Zygopetalum nel 2° scompartimento. Bifrenaria, Ldl. (Vandee). Pseudobulbi ovoidei o quasi conici ; foglie oblunghe lan- ceolate acute. ATROPURPUREA, Lidl. (Maxillaria atropurpurea). Fiori in primavera, rosso vinato cupo, con una macchia gialliccia nel centro delle divisioni; labello rosa suffuso di bianco. -“Rio Janeiro (Brasile). HARRISONIAE, Rchb. (Maxilaria Harrisoniae, Ly- caste Harrisoniae). Fiori in inverno, grandi, carnosi, di un bianco avorio; labello porpora vinato con venature di porpora più cupo. - Rio Janeiro (Brasile). Var. ALBA, fiori bianco crema con labello più chiaro che nel tipo. Var. EBURNEA, fiori bianco avorio con labello giallo striato di porpora. Var. PURPURASCENS, fiori di un rosso pruna. VITELLINA, Ldl. (MaxzUaria vitellina). Fiori in pri- mavera, gialli arancioni con una macchia marrone sul la- bello. - Brasile. Cultura delle Maxillaria nel 2° scompartimento. è Monografia dei generi più coltivati 153 Bletia, Ruiz. e Pav. (Epidendree). Orchidee terrestri a pseudobulbi tondi, interrati; foglie allungate, pieghettate, caduche; fiori in spiga. HYACINTHINA, KR. Br. Fiori in primavera, di un rosso porporino uniforme. - China e Giappone. Vive in riposo in qualunque tepidario, poi all'aria aperta a mezzo sole. Si coltiva in vaso e in terriccio di bosco con rena. Bollea (Vedi Zygopetalum). Brassavola, R. Br. (Epidendree). Piante epifite, a fusti allungati o rigonfiati in pseudo- bulbi, con poche foglie, il più spesso cilindriche e carnose; fiori terminali. DIGBYANA, Ldl. (Laelîa Digbyana). Pseudobulbi cla- vati, schiacciati, con 1 foglia lineare o ellittica, carnosa, glauca: fiore solitario in estate e qualche volta anche nel- l’inverno, ha odore di tuberoso, d’un colore gialliccio verda- stro, coi petali qualche volta marginati di rosa; labello grandissimo, a cornetto, con margini lungamente frangiati, bianco crema, tinto di verde nel centro. - Honduras. FRAGRANS, Ch. Lem. Foglie cilindriche, canaliculate, ricadenti; fiori a primavera, odorosi, a divisioni lunghe strette, gialle verdastre leggermente macchiate di rosa; labello bianco con una macchia verde giallastra. - S. Ca- terina. (Brasile). i GLAUCA, Bat. e Lal. (Laelia glauca). Pseudobulbi poco rigonfiati, con 1 foglia oblunga, coriacea, glauca: fiore so- 154 Parte quarta — — ———+—rr——>>€ litario in febbraio-marzo, odoroso, a divisioni bianche gial- lastre; labello bianco tinto di bruno al centro verso la base. - Xalapa (Messico). Si coltivano nel 2° scompartimento in paniere con solo sfagno, esposte a maggior calore e umidità atmosferica in estate, epoca di vegetazione. Durante il riposo si soppri- mono affatto le angaffiature. Brassia, R. Br. (Vandee). Pseudobulbi ovoidei, allungati, con 1-2 foglie lunghe e strette; racemi basilari. BRACHIATA, Ldl. Fiori in estate, verdi giallastri, pun- teggiati di bruno alla base; labello punteggiato di verde scuro. - Guatemala. CAUDATA, Lal. (Epidendrum caudatum). Fiori in pri- mavera, gialli verdastri con punti bruni alla base: labello giallo punteggiato di rosso bruno. - Giammaica. CINNABARINA (Vedi Ada aurantiaca). COCHLEATA (Vedi B. Lawrenceana). LANCEANA, Ldl. Fiori in diverse epoche, odorosi, gialli punteggiati di bruno alla base; labello bianco crema, pun- teggiato di bruno. - Surinam (Guiana). LAWRENCEANA, Ladl. (B. coehleata). Fiori in estate, odorosi, gialli, punteggiati di bruno alla base; labello giallo - Demerara (Guiana inglese). Var. LONGISSIMA. Fiori odorosi e più grandi, coi se- pali laterali lunghissimi, gialli arancioni, con grandi mac- chie marrone alla base, labello giallo chiaro, punteggiato di porpora alla base. - Costa Rica. | MACULATA, R. Br. Fiori in maggio, verdi giallastri, si Monografia dei generi più coltivati 155 macchiati di bruno alla base; labello bianco crema pun- teggiato di porpora bruno. - Giammaica. : VERRUCOSA, Ldl. (Oncidium verrucosum). Fiori da aprile a giugno, d’un verde oliva chiaro, punteggiati di verde scurissimo alla base; labello bianco con verruche verdi. - Guatemala e Sud del Messico. Le Brassîa si coltivano in paniere sospese, avendo bi- sogno per fiorire di luce e vegetazione, e in composto molto permeabile. Si tengono nel 2° scompartimento ; quelle dei paesi più caldi, nella parte più calda della stufa. Hanno un periodo assoluto di riposo dal novembre all’ aprile ; al- lora sì tengono molto asciutte. Broughtonia, R. Br. (Epidendree). COCCINEA. (Vedi B. sanguinea). SANGUINEA (B. coccinea, Epidendrum sanguineum). Pseudobulbi aggruppati, tondeggianti, con due foglie lineari oblunghe, ottuse, coriacee, verdi scure; fiori in estate, na- scenti dalla base, in racemo, d’un porpora sanguigno bril- lante con una macchia gialla aranciona alla base del la- hello. - Giammaica sui tronchi degli alberi. Si coltiva nel 1° scompartimento vicino ai vetri, in pa- niere con solo sfagno, o su tronco, con molta umidità e calore nel periodo di vegetazione; nel riposo sta meglio nel 2° scompartimento con quasi punta umidità. Bulbophyllum, Thouars (Epidendree). Alcune specie di questo genere vengono coltivate quasi esclusivamente per la curiosa particolarità che presenta il 156 Parte quarta loro labello, ch'è articolato sopra un sottile filamento, in modo che la minima scossa o la più leggiera corrente d’a- ria gli dà un movimento di oscillazione. Molto variabili negli organi nella vegetazione, con pseu- Fig. 35. Balbophyllum sti; dobulbi in generale piccoli e spesso raggruppati. Fioritura estiva. BARBIGERUM, Ldl. Fiori in estate con sepali lineari e Monografia dei generi più coltivati 15 lanccolati, di un bruno cioccolata smorto; petali ridotti a piccole squame ; labello lungo, stretto, coperto di un feltro giallo e terminato da una specie di spazzolino formato da peli lunghi porporini. - Sierra Leone (fig. 39). DEAREI, Rehb. Fiori grandi e appariscenti; sepalo su- periore giallo bronzato punteggiato di rosso e i laterali marcati di porpora da ambe le parti; petali di egual co- lore, venati di più scuro e punteggiati di porpora rossiccio ; labello articolato, colla cresta, a forma d’U, bianchiccia mac- chiata di porpora. - Filippine e Borneo. LOBBII, Ldl. Fiori d’un giallo cuoio; il sepalo supe- riore è marcato sul dorso di linee formate da punti por- porini; quelli laterali sono tinti di porpora rosato: i petali eguali al sepalo superiore; labello giallo punteggiato di porpora. - Giava. Si coltivano nel 1° scompartimento, in paniere basse, con solo sfagno, tenendoli con molta umidità, specialmente at- mosferica, per tutta l'estate: durante il riposo invernale si cessano le annaffiature : basta l’umidità dell’atmosfera. Burlingtonia (Vedi Rodrigueria). Calanthe, R. Br. (Vandee). Reichenbach divise il genere in due, conservando il nome di Calanthe alle specie a foglie persistenti e fondando il genere Preptanthe per quelle a foglie caduche. Anche con- servando un solo nome generico occorre sempre dividerle in 2 sezioni coi seguenti caratteri principali. Sez. 1a VESTITE. Pseudobulbi più o meno allungati, coperti da una guaina membranosa e reticolata, di un verde grigio; foglie larghe, oblungo-lanceolate, pieghettate, ca- 158 Parte quarta duche ; infiorescenze a peduncolo peloso, in racemo irre- golare. Specie epifite o semiepifite. Sez. 2® VERATRIFOLIE. Senza pseudobulbi, con ri- zomi carnosi o tuberosi; foglie larghe, stese, persistenti per più di un anno; infiorescenza in un racemo compatto 0 corimbiforme. - Specie terrestri. Per non farne due elenchi io dispongo tutte le specie ed ibridi in una sola lista per ordine alfabetico, indicando col numero I le specie della prima sezione e col n.° II le spe- cie della seconda. XAURORA, I. (vestita XRegnieri rosea). I fiori, in in- verno, si avvicinano a quelli della vestita Regnieri, d'un rosa brillante, coi sepali e petali più chiari verso la base, col tubo del labello carminio scuro. AUSTRALIS (Vedi C. veratrifolia). XBARBERIANA, I. (vestita Turneri nivalis Xvestita). Pseudobulbi intermediari fra i due genitori; fiori in inverno, bianchi con una piccola macchia gialla sul labello. XBELLA, I. (vestita Turneri XVeitchi). Fiori in inverno, di un rosa delicato suffusi di bianco ; labello con un punto carminio alla base. COMOSA (Vedi CO. veratrifolia). XDOMINII, II. (Masuca Xfurcata). Portamento della Ma- suca; fiori in estate, di un porpora malva suffusi di bianco : labello di colorito più cupo. XLENTIGINOSA, I. (labrosa XVeitchi). Fiori in estate, bianchi con una leggiera sfumatura rosa alla base di tutti i segmenti ; la base del labello è punteggiata di rosa. MASUCA, Ldl. II. Fiori in estate, in racemo com- patto, di color malva porporino, più intenso sul labello. Fioritura estiva. - Nepal, Sikkim, sui monti Neilgherry da 600 a 800 metri. - ite sod” MI sa e D Monografia dei generi più coltivati 15 ROSEA, Benth. I. (Lîmatodes rosea). Fiori in inverno, rosa splendido, suffusi di bianco, con una macchia di colore più cupo nella parte interna del labello. - Moulmein. XSEDENI, I. (Veitchi Xvestita rubro-oculata). Fiori della Veitchi, ma di colore più cupo, in inverno; labello rosa carminio con una macchia più cupa marginata di bianco alla base. TEXTORI, Miquel, II. Fiori in giugno, bianchi sfumati di porpora chiaro sui petali e sul labello. - Giappone. XVEITCHI, I. (Rosea Xvestita). Fiori in inverno, d’un rosa brillante, con un punto bianco alla base del labello. Var. ALBA, fiori interamente bianchi. VERATRIFOLIA, R. Br., Il. (C. comosa, australis). Fiori in aprile-giugno, in spiga piramidale, bianchi puri. - Dalla Nuova Galles del Sud al Giappone e dalle Isoie Feejee alle parti meridionali dell'India (fig. 36). VESTITA, Wall., I. Fiori in inverno, d’un bianco latte con una macchia gialla sul labello. - Tennaserim (Birma- nia) e Moulmein. Var. GIGANTEA; fiori più grandi; la macchia del la- bello è aranciona. Var. RUBRO-OCULATA ; la macchia del labello è rossa porporina. Var. REGNIERI, pseudobulbi più allungati; fiori più piccoli, a labello rosa con una macchia cremisi. Var. STEVENSIANA ; fiori più piccoli, sfumati di rosa. - Concincina. Sotto-varietà: Sanderi, rosa carminio; Wzlliamsi, fiori sfumati di rosa carminio, labello più cupo a macchia cremisi. . Var. TURNERI; fiori come nella rubdro-oculata, ma a fioritura più tardiva, 160 Parte quarta botto-varietà n2valis, fiori interamente bianchi. La cultura delle Calanthe è diversa secondo la sezione cui appartengono: quella degli ibridi è eguale alla cultura dei genitori, Fig. 86. Calanthe veratrifolia. Le specie della 18 Sezione si tengono nel 2° scomparti- mento, piantate in vasi ben fognati e con un composto di */, di terra fibrosa e di felce e '/, di sfagno, coll’ag- giunta di poca sabbia. Le rinvasature sì fanno nel marzo ogni due o tre anni, ma ogni anno i vecchi bulbi che sì + Monografia dei generi più coltivati 161 seccano, devono esser levati. Le annaffiature cominciano quando si vedono apparire le nuove vegetazioni e si au- mentano progressivamente nel periodo della vegetazione, che dura fino a settembre od ottobre. A quest'epoca le fo- glie ingialliscono e avanti la loro caduta si vedono appa- rire le infiorescenze ; allora si diminuiscono le annaffiature, specialmente quelle sui pseudobulbi che sono dannosissime alla fioritura, in modo da tenere la pianta soltanto umi- diccia durante la fioritura, poi asciutta fino alla nuova ve- getazione. Le specie della 2a sezione si coltivano nel 2° scompar- timento in vasi fognati per un terzo della loro altezza, nello stesso composto delle specie precedenti, ma con più sostanze terrose. La rinvasatura si fa ogni anno o tutt'al più ogni due, alla fine dell’inverno. Le nuove vegetazioni seguono da vicino la fioritura. Catasetum, L. C. Rich. (Vandee). Pseudobulbi grossi e corti, molto carnosi, fusiformi, ri- vestiti ai nodi colle guaine delle foglie vecchie cadute: foglie oblungo-ellittiche, pieghettate: infiorescenza basilare in racemo eretto o pendente. BUNGEROTHI, N. E. Brown. (0. pileatum). Fiori in agosto-settembre, pendenti, molto grandi, bianchi ; labello carnoso, sui margini membranoso, concavo e assai slar- gato - Alto Orenoco. Var. AURANTIACUM, fiori sfumati di giallo, arancione sul labello, il cui centro è di tinta più intensa. Var. IMPERIALE, fiori un po’ più grandi, bianchi, tinti P di verde; petali bianchi colla metà inferiore macchiata di È. î: e 1A PUCCI. - DÈ e Li ia L PETS 162 Parte quarta RS | i È porpora, labello porpora molto intenso, marginato di bianco PILEATUM (Vedi C. Bungerothi). SPLENDENS, Cogn. Fiori in estate, bianchi, tinti e mac- chiati di porpora. Labello bianco crema con qualche mac-. chia porpora. - Brasile e Venezuela. Var. LINDENI. Fiori bianchi verdastri punteggiati di porpora, labello arancione e alla base porpora. Cultura delle Anglo, ma con un riposo ancora più accentuato. Cattleya, Ldl. (Epidendree). Tutti sono concordi nel dare al genere Catétleya la su- premazia della famiglia, ma lo scettro lo divide insieme col genere Laelia, che presenta, come a suo tempo vedremo, delle. piccole differenze nella struttura. La preferenza che si ha generalmente per queste piante è dovuta alla mara- vigliosa bellezza di tutte le specie e varietà. Infatti noi vi ritroviamo dei fiori grandi o grandissimi, a colori rie- chi e delicati, coi segmenti ampiamente sviluppati, dal centro dei quali si stacca un labello qualche volta enorme, slargato, il più delle volte a imbuto, rivestito quasi sem- pre di colori differenti da quelli degli altri pezzi del pe- “rianzio. Li I caratteri piva del al di una Cattleya sono: fr meno ness su sè dr formando un tubo che ascon la colonna ; il lobo centrale è è slargato 5. steso, di va Monografia dei generi più coltivati 163 forma e grandezza, coi margini ondulati o cresputi: co- lonna grossa, quasi cilindrica, di rado alata: pollinze quattro in due coppie. Sono piante epifite, provviste di un rizoma variabile nella grossezza, da cui si partono i pseudobulbi svariatissimi in grossezza e forma. Le foglie nascono all’estremità dei pseu- dobulbi e' sono, secondo la specie, una sola o due, di forma ellittico-oblunga, coriacee e persistenti per molti anni. La infiorescenza è terminale ed esce da una spata schiacciata qualche volta di color bruno: il numero dei fiori di cia- scuna infiorescenza varia secondo la specie e può variare anche nella stessa specie da pianta a pianta per dato e fatto della cultura. Per la diversa conformazione del fiore le Cattleya sono state divise in gruppi, i più importanti dei quali sono i gruppi labiata e Forbest e a mio parere dovrebbero es- serci solo queste due sezioni. Le specie del primo hanno labello grandissimo, che si sviluppa in un vasto cornetto molto dilatato all’apice: quelle del secondo hanno il la- bello corto profondamente trilobato, coi lobi laterali av- volgenti completamente la colonna e il centrale ben stac- cato e flabelliforme. Essendomi imposto, per maggior faci- lità di ricerche, l'ordine alfabetico non terrò conto dei due gruppi e mi limiterò a indicare colle lettere L e F le specie appartenenti al primo o al secondo gruppo. Non seguirò neppure il Veitch, che stabilisce il gruppo delle /abiata staccandolo da tutte le altre specie e descrive tutte le specie del gruppo stesso /abdiata, come semplici varietà di questa specie. Questa classificazione è poco pra- tica, giacchè i coltivatori si adatterebbero male ad accet- tare come varietà quelle piante ormai da tanti anni cono- - sciute come specie. | » "ie JA 4 161 Purte quarti ACLANDIAE, Ldl. (F). Pseudobulbi corti, cilindrici, con due foglie corte, quasi tonde ; fiori in maggio-giugno, s0- litari o accoppiati, carnosi, verdi giallastri macchiati e pun- teggiati per traverso di porpora nerastro: labello bianco tinto di rosa pallido nei lobi laterali, che non ricoprono la colonna, di un rosa porporino venato di porpora cupo s0- pra il lobo centrale ; colonna grossa rosa vivace. - Bahia (Brasile), sugli alberi isolati vicino al mare. Si tenga in panierine molto basse o su tronchi, con solo sfagno, che si deve rinnovare appena invecchia, vicino ai vetri, con abbondanti e frequenti annaffiature durante la vegetazione; allora le piante si tuffano spesso nell'acqua specialmente quelle su tronco. AMABILIS (Vedi O. intermedia). AMETHYSTINA (Vedi C. dntermedia). AMETHYSTOGLOSSA (Vedi C. guttata Prinxii). BICOLOR, Ldr. (F). Pseudobulbi cilindrici, con 2 foglie; fiori in settembre ed anche in marzo, d’ordinario bruni verdastri e spesso bruni oliva punteggiati di porpora; la- bello, senza lobi laterali, di un bel cremisi porporino © rosa pallido. - Minas Geraes, Rio Janeiro (Brasile), a circa 600 metri e tanto sugli alberi che sulle roccie. Il riposo non dev'essere assoluto. BOWRINGIANA, Veitch. (F). Pseudobulbi clavati, lun- ghi, con 2 foglie oblunghe, verdi scure; fiori in autunno, — 5-10, rosa porporini con venature e reticolature più in- tense; labello nel centro porpora scuro. - Honduras, sulle roccie lungo i corsi d’acqua. Annaffiature abbondanti in estate (Fig. 37). atea BULBOSA (Vedi O. Walkeriana). di CHOCORNSIS, Lind. e André (1) (0. 2abiata Trianae - subvar, ehocoensis). Comprende un gruppo di varietà di. n ca e ® . . °% e ._ Monografia dei generi più coltivati 165 stinte dal tipo /abdzata per i fiori non aperti, ma come cam- Fig. 87, Cattleya Bowringiana z Va 40 e", 166 sied to quarta È * » Ae. panulati; anche il labello concorre a dare questa forma avendo il lobo mediano poco dilatato. Si potrebbe dire che tante sono le piante importate e altrettante le varietà per la differenza del colorito, cioè bianco puro con mac- chia gialla sul labello, bianco roseo più intenso sul labello, labello addirittura porporino, ecc. Pseudobulbi oblunghi, clavati, con una sola foglia. I fiori sono odorosi e sbocciano nell’inverno. - Choco (Colombia). In vasi o in paniere nella parte più fredda del 2° scom- partimento; si porteranno nella parte più calda quando presentano il fiore. Molta umidità sulla pianta in vegeta- zione, poca alle radici; all’asciutto nel riposo che comin- cia dopo un mese la fioritura. CITRINA, Ldl. (F). Pseudobulbi ovoidei, rivestiti da squame bianche, con 2-3 foglie molli e glauche ; fiori in aprile o maggio, pendenti, poco aperti, campanulati, di un giallo limone marginati di bianco sul lobo mediano del labello, a odore di giunchiglia. - Messico ad un’altezza da 2000 a 3000 metri, più che altro sulle quercie (fig. 38). Non è fra le orchidee di facile cultura; ha bisogno, nel periodo della vegetazione, di una temperatura poco alta, di un’atmosfera umidissima e di un’aria frequentemente rinnovata : d’altra parte non vuole annaffiature eccessive e lo prova il fatto del come vive allo stato naturale, cioè attaccata alla parte inferiore dei rami degli alberi. Quindi per prima cosa bisogna tenerla sopra un pezzo di legno munito della sua scorza e sospeso obliquamente in modo che le foglie e i bulbi guardino terra. Nel suo paese vi. sono 6 mesi di siccità e 6 mesi di pioggie ; perciò dal mo- — mento che entra in vegetazione (gennaio) si comincieranno e si aumenteranno ipa le annata tag: per s Monografia dei generi più coltivati 167 mento nell'inverno e nelle parti più fredde del 2° durante l’estate. Fig. 38. Cattleya citrina. COCCINEA (Vedi Sophronitis grandiflora). 168 Parte quarta _— —— — voli di cultura. Si dividono in due sezioni, cioè a infiore- ; scenze erette e ad infiorescenze pendenti. Pa LTT c N x 3 dale, © 2 Le nta "ds , È Monografia dei generi più coltivati 183 CRISTATA Lal. Pseudobulbi ovoidei, qualche volta di- Fig. 46. Coelogyne pandurata. stanti fa fra loro sul rizoma, con due foglie terminali, lineari DI Sg Nilde dani Milan A 184 Parte quarta lanceolate; fiori in febbraio-marzo, fra i più grandi del ge- nere, 5-9, in racemo pendente, di un bianco puro, eccet- tuato le alette che come piccole creste attraversano nella sua lunghezza il labello e che sono d’un bel giallo uovo. - Regioni temperate dell’Imalaia da 1500 a 2500 metri sulla borraccina e sui licheni dei vecchi alberi (fig. 45). Esistono diverse varietà fra le quali le più distinte sono le seguenti: alba, fiori interamente bianchi; Chatswortàk, fiori più grandi, più regolari e più tardivi; Lemoniana (ci- trina) colle alette del labello giallo limone; Trentham a fioritura molto più tardiva. Si coltivano tutte nel 2° scompartimento in paniere sospese esposte molto alla luce, fuorchè nella grande estate: mol- t'acqua anche sulla pianta nel periodo di vegetazione in estate, pochissima invece nelle altre epoche. Il composto è formato di terra di felce e sfagno trito. ELATA, Ldl. Pseudobulbi ovoidei, compressi, angolosi, su rizoma a direzione irregolare, con 2-3 foglie ensiformi ; fiori in primavera, in racemo eretto, d’un bianco crema; labello con una macchia aranciona e due creste punteg- giate di rosso. - Nepal, Sikkim e paesi vicini, da 2000 a 3000 metri d’altezza. Si coltiva in vaso nel 2° scompartimento; composto eguale alla cristata. PANDURATA, Ldl. Pseudobulbi ovali oblunghi su ri- zoma serpeggiante, con foglie lanceolate; fiori in maggio, grandi, più strani che belli, verdi chiari; labello panduri- forme, verde giallastro macchiato di nero, col centro at- traversato longitudinalmente da creste ondulate nere. - Sarawak (Borneo) sugli alberi e arbusti lungo i fiumi. Si tiene nel 1° scompartimento o nella parte più calda del 2 È a Si coltiva in vaso: composto uguale alla cristata (fig. CE E n O ROIO III IS RE e" CI Monografia dei generi più coltivati 185 SPECIOSA, Ldl. Fiori in diverse epoche, grandi, gialli brunastri; labello bruno rossastro, sul davanti bianco. - Giava. Fig. 47. Coryanthes macrantha. Cultura della cristata. 186 Parte quarta Colax, Lal. (Vandee). JUGOSUS, Ldl. Pseudobulbi ovato-oblunghi, con 2 foglie lanceolate; fiori in aprile maggio, a sepali bianco avorio, - petali bianchi marmorizzati di violetto porpora, labello bianco striato parimente di violetto porpora. - Brasile. Cultura delle Cattleya in stufa temperata. Coryanthes, Hook. (Vandee). Pianta distinta dalle altre orchidee per la forma stra nissima dei fiori, che hanno corta durata. Hanno, come Stanhopea la particolarità che le infiorescenze nascono alla base dei pseudobulbi e si dirigono verso terra. Pseudobulbi ovoidei, con 1-3 foglie pieghettate. MACRANTHA, Hook. Fiori in maggio-giugno, grandis- simi, a divisioni gialle punteggiate irregolarmente di por- pora ; sepalo superiore piccolo coi margini accartocciati, i due laterali ondulati e ricadenti; petali molto grandi, stesi per metà, prendendo la forma di due ali di pipistrello mezzo spiegate ; labello alla base a forma di cappuccio, da cui sì stacca un lobo grande che si avvicina nella forma al la- bello di un Cypripedium, piegato a doccia, giallo limone coi lobi giallo crema, il tutto punteggiato di porpora. - Caracas (Venezuela) (fig. 47). MACULATA, Hook. Fiori in maggio-giugno, di un giallo uovo pallido, punteggiati di porpora sul labello. - Demerara (Nuova Guinea). Trattamento delle Stanophea, ma nel 1° scompartimento con molto caldo e umidità nel periodo vegetativo. Anche durante il riposo hanno bisogno di un certo calore (12° al 18°) e di leggiera umidità. ST PETE SE n Monografia dei generi più coltivati 187 Cymbidium, Swartz. (Vandee). Pseudobulbi d’ordinario piccolissimi, avviluppati da fo- glie distiche, molto lunghe; fiori in racemi quasi eretti 0_ pendenti. EBURNEUM, Lal. Fiori in febbraio-marzo, odorosi, d’un bianco avorio, labello colorito di giallo nel centro e qual- che volta punteggiato di porpora. - Monti Khasia a circa 2000 metri. GIGANTEUM, Ldl. Fiori in autunno-inverno, di un verde giallo striato longitudinalmente di rosso; labello giallo pun- teggiato di rosso. - Imalaia tropicale da 18300 a 1700 metri. LOWIANUM, Rchb. (C. giganteum Lowianum). Fiori in febbraio-marzo, gialli verdastri venati di rosso; labello bianco alla base, peloso nel lobo mediano, cremisi scuro e marginato di giallo, lobi laterali di un giallo cuoio. - Bir- mania. / I Cymbidium, avendo molte radici e queste grosse e \ carnose, hanno bisogno di vasi grandi, fognati per un terzo / e nel rimanente ripieni di un composto per */, di terra di scopa molto fibrosa e '/, di terra di felce con poca rena bianca; in mancanza di terra -di felce si adopera sfagno o torba. Si tengono nel 2° scompartimento, esposti a molta luce, ma bene ombreggiati nell’estate, con acqua abbondante, che si diminuisce sensibilmente da novembre a marzo. Cypripedium, L. (Cipripediee). I Cypripedium hanno un’area geografica molto estesa. Si dividono in due gruppi con particolari caratteristiche, 158 Parte quarta che si riferiscono alla distribuzione geografica, tantochè ogni gruppo vuole nella cultura un trattamento distinto e d’6rdinario uguale a tutte le specie di ciascun gruppo. I gruppi sono: 1° gruppo della regione temperata del yec- chio e nuovo continente: 2° gruppo orientale colle specie provenienti dai tropici del vecchio continente. La differenza notevole nei fiori di questo genere consi- i ste nel labello, che invece di essere più o meno steso e | slargato, come nella maggior parte dell’ orchidee, ha una conformazione particolare, cioè a ciabatta o a borsetta. In generale la parte più saliente del fiore è il sepalo superiore detto sepalo dorsale; gli altri due sepali sono saldati in uno: le antere e lo stimma sono coperti da un organo speciale slargato, che chiamasi stamnzirnodo e che può ser- vire per la identificazione delle specie: l’ovario è unilo- culare, cioè ha una sola cavità. Nella maggior parte delle specie i fiori sono solitari, ra- ramente accoppiati sopra uno stelo, ma ve n'è anche un certo numero a stelo plurifloro, sul quale i fiori si trovano sbocciati contemporaneamente. Le foglie sono distiche, strette relativamente alla loro lunghezza, verdi unite e d’ordinario coriacee e grasse, oppure macchiate e tessellate o in questo caso più o meno membranose. Io mi occuperò solo delle specie appartenenti al 2° gruppo; però anche limitandomi alla descrizione di que- ste soltanto e scegliendo fra esse le specie, le varietà e gl’ibridi orticoli. i più distinti e meritevoli, ci vorrebbe un volume, tanti sono gl’ individui di questo genere ora co- nosciuti e coltivati. Nella monografia del genere da me pubblicata più volte nel Bullettino della Società toscana I: sr AI To rn “© AT I TITO di 3 d’orticoltura, e a parte in lingua francese, ne ho regis l'avallo migliaio e ancora se ne aggiungono tutti gli anni n L, ; ® Monografia dei generi più coltivati 189 dei nuovi. Il lettore potrà in quei miei lavori trovarne la descrizione o almeno la indicazione dove sono descritti e figurati. Ne ometto ora le descrizioni perchè queste, per essere utili al coltivatore, dovrebbero essere minuziose, variando molto la forma e il colorito dei diversi pezzi in uno stesso fiore, né potendosi tralasciare nessuna delle ca- ratteristiche di peli, macchie, punteggiature, vene, ecc., perchè spesso una sola di queste caratteristiche serve a distinguere una varietà o un ibrido. Darò quindi un elenco dei Cypripedium principali con quelle sole indicazioni che ritengo indispensabili od utili per riconoscerli e per la loro coltivazione. N. B.I numeri posti dopo il nome indicano lo scom- partimento nel quale devono esser tenuti. ARGUS, Rchb. 1°. Foglie tessellate: fiori in aprile-mag- gio. - Isole Lucon (Filippine). Var. MOENSI, fiori più grandi e più coloriti. XARTHURIANUM (insigne XFairieanum). 2°. Fiori in autunno-inverno. XASHBURTONIAE (barbatam Xinsigne). 2°. Fioritura invernale. BARBATUM, Ldl. 2.° Foglie tessellate ; fiori in estate. -. Monte Ofir vicino a Malacca. Var. CROSSII, fiori più coloriti e brillanti. BELLATULUM, kchb. 1°. Foglie macchiate, rossastre al disotto; fiorisce in aprile-maggio. Malacca, tanto al- l’ombra che al sole. Fa parte di un piccolo gruppo, nel quale i fiori sono di forma un po’ campanulata e coloriti quasi egualmente su tutte le divisioni. Si tiene in vasi piuttosto piccoli pieni per due terzi con piccoli ciottoli di alberese e poi di torba e sfagno a parti eguali, procurando che la pianta non sia al le: ; 190 Parte 469 ta ——_m— —-—===@=@=cn — —— —_ — — e AA N disopra dell’orlo del vaso: le annaffiature saranno abbon- danti in tutte le stagioni. BOXALLS, Rchb. 1°. Fiorisce da febbraio a maggio. - Moulmein. Var. ATRATUM, colore più cupo. CALLOSUM, Rchb. 2°. Foglie tessellate: fiorisce in gen- naio-marzo e qualche volta prima. - Siam. CHAMBERLAINIANUM, O'Brien. Produce degli steli molto lunghi, su cui sbocciano successivamente i fiori come se fosse un Se/enzpedium. - Nuova Guinea. XCHARLES CANHAM (villosum Xsuperbiens). (C. Can- hami). 2°. Foglie tessellate, fiori nell’inverno. CHARLESWORTHI, Rolfe. 2.° Fiori dalla primavera al- l’autunno inoltrato. - Vicinanze di Arracan. (Birmania). Specie svariatissima per la grandezza e colorito dei fiori. CILIOLARE, Rchb. 1° o parte più calda del 2°. Foglie tessellate. Fiori in maggio-aprile. - Filippine. CONCOLOR, Parish. Foglie macchiate. Fiori nell’ in- verno. - Moulmein nelle fessure delle roccie piene di de- triti vegetali (fig. 48). Var. REGNIERI. Stelo plurifloro ; fiori più cupi. - Cam- bogia e Indocina. Cultura del bellatulum. CURTISII, Rchb. Fiori in primavera. - Sumatra da 1000 a 1500 metri. XDAUTHIERI (villosum Xbarbatum) (C. Harristanzn var. Dauthieri) 2°. Fiori in inverno. DAYANUM, Rchb. 1.° Foglie tessellate: fiorì in prima- vera. - Monte Kina Balu (Borneo). DRURYI, Beddome. 2°. Fiori in primavera. - Monti di | ! at tinti Trevancore (India) da 1600 a 2000 metri. se Mea: sa i NI ELLIOTTIANUM, J. O’ B. 1°. Stelo plurifloro: fiori in racer maggio-giugno. - Tikppitai » Monografia dei generi più coltivati 191 XEURYANDRUM (barbatum XStonei). Plurifloro ; foglie marmorizzate; fiori in estate. FAIRIEANUM, Lindl. 2.° Fiori in autunno. - Assam. Fig. 48. Cypripedium concolor. Raro nelle collezioni per la difficoltà di cultura; ma il Veitch ritiene che le piante muoiono per il troppo calore cui sono assoggettate allo scopo di farle vegetare pre- sto per moltiplicarlo. È certo che questa specie non vuole molto caldo, nè aria rinchiusa: si tenga sospeso vicino ai vetri in un punto della stufa ove ci sia più ventilazione. XGERMINYANUM (villosum Xhirsutissimum). 2°. Fio- risce in primavera inoltrata, }- SA 7 4 è 192 Parte quarta [a+ } ———— ———_ ——————_—_ ZO peer © Wi GODEFROYAE, Hort. 1°. Foglie marmorizzate, punteg- giate di rosso al disotto. - Terreni calcarei dell’ Isola Champon (Malacca). Del gruppo del dellatulum: cultura di questo; può stare anche nel 2° scompartimento esposto a molta luce, XHARRISIANUM (villosum Xbarbatum) 2°. Foglie tes- sellate; fiori nell'inverno e in primavera. | Var. SUPERBUM. Fiori più grandi c di colore più bril- lante. HAYNALDIANUM, Rchb. 1°. Stelo plurifloro: fiori da gennaio a marzo. - Manilla (Filippine). HIRSUTISSIMUM, Ldl. 2° e 3°. Fiori da marzo a maggio. - Monti Khasia. © INSIGNE, Wall. 3°. Fiori da novembre a febbraio se- condo il luogo ove è stato tenuto nell’estate. - Monti del Sylhet, a circa 2000 metri. È la specie più rustica finora conosciuta; si coltiva in un composto per la maggior parte formato di terra grassa e torba. Molti tengono le piante durante l'estate all’aria aperta all'ombra; io ho avuto migliori risultati lascian- doli in una stufa molto arieggiata e tenendoli semi-asciutti ; quando occorre si rinvasa subito dopo la fioritura. Varietà in gran numero; le principali sono le seguenti: Var. CHANTINI (C. ensigne punctatum violaceumi). Fiori più grandi con grossi punti violacei. Var. MAULEI. Fiori più grandi e di colorito più bril- lante. — Var. SANDERAE. Fiori più grandi, d’un ce col sepalo superiore marginato di bianco. XIO (Argus XLawrenceanum). Foglie tessellate; fiori in inverno. ; Var. GRANDE. Fiori più grandi. ditte nitttapitn cite VATI ET E 193 ti ia coltiva . , genere pè Monografia de Fig. 49. Cypripedium Leeanum. 13 5 iS) e) [n] < 194 Parte quarta LAEVIGATUM (Vedi C. philippinense). XLATHAMIANUM (Spicerianum Xvillosum). 2°. Fiori in inverno-primavera, LAWRENCEANUM, Rehb. 1°. Foglie tessellate; fiori a primavera inoltrata. - Borneo da 300 a 500 metri in luo- ghi ombrosi e in terreni ricchi di /Aumus, Var. HYEANUM. Fiori molto più chiari. XLEEANUM (insigne XSpicerianum). 2°, Fiori nell’in- verno (fig. 49). Var. GIGANTEUM. Fiori più grandi. Var. SUPERBUM (insigne Maulei XSpicerianum). Se- palo dorsale molto sviluppato. Sotto-varietà: Burford Lodge; forma più distinta. LOWII, Ldl. 1°. Stelo plurifloro: fiori in marzo-aprile. - Sarawak (Borneo). XMORGANIAE (superbiens XStonei) 1°. Foglie marmo- rizzate; stelo plurifloro: fiori in inverno. XNITENS (villosum insigne Maulei). 2°. Fiori in in- verno. NIVEUM, Rchb. 1° Foglie rossastre al disotto: fiori in primavera. - Tambilan in terreni calcarei poco esposti al sole. Cultura del dellatulum. XOENANTHUM (Harrisianum Xinsigne Maulei). 2°. Fio- risce in inverno. Var. SUPERBUM. Fiori più grandi e più coloriti. PARISHII, Rchb. 1°. Stelo plurifloro; fiori in prima- vera-estate. - Moulmein, spesso fra le radici della Dryna- ria quercifolia, una felce comune in quelle località. È meglio coltivarlo in paniere sospese piene per la mag- gior parte con terra di felce; molta umidità ed ombra. PHILIPPINENSE, Rchb. (C. laevigatum, C. Roebeli-. ea n) MT É À de n di . L= Monografia dei generi più coltivati 195 nu). 1°. Stelo plurifloro: fiori da maggio a luglio. - Fi- lippine. Fig. 50. Cypripedium Spicerianum. Vuole molto caldo; si tenga insieme coi Phalaenopsts. PURPURATUM, Ldl. 2°. Foglie tessellate; fiori in in- verno. - Isola di Hongkong. i _ ROTHSCHILDIANUM, Rchb. 1.° Stelo plurifloro; fiori in primavera. - Nuova Guinea, CONT dea DI i “ER (dl 106 Parte quarta XSALLIERII (villosum Xinsigne) 2°. Fiorisce in pri- mavera. SANDERIANUM, Rchb. 1°. Stelo plurifloro: fiorisce in primavera-estate. - Arcipelago malese. Cultura del phrilippinense. XSELLIGERUM (barbatum Xphilippinense). Stelo pluri- foro; foglie tessellate; fiori in primavera-estate. Var. MAJUS; fiori più grandi. SPICERIANUM, Rchb. 2°. Fiori da novembre a gennaio. - Assam*(fig. 50). Vuole composto assai sostanzioso. STONEI, Hort. 2°. Stelo plurifloro: fiorisce sul principio d’estate. - Sarawak (Borneo), da 300 a 500 metri, sulle roccie calcaree ed ombrose (fig. 51). Var. PLATYTAENIUM; fiori più grandi e di color più vivace. Vogliono composto sostanzioso con poca terra calcarea. SUPERBIENS, Rchb. (C. Vestchi). 2°. Foglie tessellate; fiori da maggio a luglio e qualche volta più tardi. - Monte Ofir (Malacca). XSUPERCILIARE (barbatum Xsuperbiens). 2°. Foglie tessellate ; fiori in estate. XVERNIXIUM (Argus Xvillosum). 2°. Foglie tessellate ; fiori in inverno. XVEXILLARIUM (barbatum XFairieanum). 2°. Foglie tessellate ; fiori in estate). VENUSTUM, Wallich. Foglie rossastre al disotto; fiori in inverno. Sylhet. VILLOSUM, Lal. 2°. Fiori in gennaio-marzo. - Moul- | mein da 1300 a 1700 metri (fig. 52). Composto molto leggiero con abbondanza di sfagno. Var. AUREUM, fiori di un cinta più deciso e più bri lante. ‘Da 197 . Monografia dei generi più coltivati E Fig. 51. Cypripedium Stonei. 198 Parte quarta Le specie di Cypripedium sono per la maggior parte terrestri; pochissime le epifite. Perciò il composto adatto per tali piante sarà nella massima parte terroso, più © meno leggiero secondo le specie. Questo composto dovrà Fig. 52. Cypripedium villosum. essere costantemente umido senza però che vi rimanga acqua stagnante. È regola accertata che le radici dei Cy- pripedium devono essere conservate intatte; la siccità as- soluta e la troppa umidità le guastano facilmente. I più Monografia dei generi più coltivati 199 si coltivano in vasi larghi e profondi; pochi in paniere 0 vasi bassi. Le rinvasature si faranno solo quando i ma- teriali del composto sono esausti o quando la pianta ha preso un grande sviluppo: l’ operazione in ogni caso va fatta in autunno. Alcune delle specie indicate per il 1° scompartimento possono vivere anche nel 2°, però non sì ha un perfetto risultato. Nell’inverno si terranno esposti alla luce e anche a un po’ di sole; in estate all’ ombra. Non hanno bisogno di grande ventilazione come tante altre orchidee; essa non può giovar loro altro che nel periodo che precede la fioritura, dopochè si è fermata la vegetazione : nel periodo vegetativo vogliono aria ferma e umida. Dendrobium, Schwartz. (Epidendree). I botanici hanno classate le specie in più Sezioni; io mi atterrò a una divisione puramente orticola, cioè specie a foglie caduche e specie a foglie persistenti. Le prime hanno dei fusti pseudobulbosi, spesso molto allungati, su cui possono svilupparsi delle gemme avven- tizie, colle quali si può farne la moltiplicazione, guarniti di foglie per tutta la loro lunghezza. Le seconde produ- cono pseudobulbi, vari nella forma, portanti solo all’apice le foglie. I fusti e i pseudobulbi nascono da un rizoma poco serpeggiante e provvisto di fasci di radici filiformi. Le infiorescenze sono laterali o quasi terminali; nelle spe- cie a foglie caduche i fiori sono solitari o riuniti in fa- scetti di due o tre, prodotti sempre alle articolazioni del fusto; nelle specie a foglie persistenti i fiori sono ordina- riamente in racemi prodotti al disotto subito delle foglie, quasi nello stesso punto per qualche anno di seguito. el Ma Pv Ai SAVE — 200 Porte qual ta > TE ALBO-SANGUINEUM, Ldl. 1°. Foglie caduche; fiori in primavera, per uno e due anni sui vecchi fusti, 2-3, quasi in cima ai fusti, d’un giallo cuoio chiaro con 2 macchie marrone alla base del labello. - Moulmein e Birmania sulle cime degli alberi. Molta luce e molta umidità. ANOSMUM (Vedi D. superbum anosmum). AUREUM, Lal. 2°. Foglie caduche ; fiori in inverno, 2-3,‘ di color crema; labello giallo cuoio striato di rossiccio a disco vellutato. Fioritura invernale. -. Assam, Monti Kha- sia, Moulmein, Filippine. . BIGIBBUM, Ldl. 3°. Foglie persistenti due anni ; fiori in autunno, in racemo quasi terminale con pochi ll rosa porporini venati di violetto; labello di una tinta più ca- rica. - Torres (Australia). Var. CANDIDUM, fiori bianchi macchiati È porpora sul labello. BRYMERIANUM, Rehb. 1°, Foglie persistenti; fiori alla fine d'inverno, solitari o in racemi di pochi fiori, d'un giallo oro, col labello terminato da una lunga fimbriatura ramificata. - Birmania superiore (fig. 53). CALCEOLARIA (Vedi D. moschatum calceolaria). CHRYSANTHUM, Ldl. 1°. Foglie caduche; fiori in pri- mavera sulle vegetazioni dell’anno, 4-6, giallo oro ten- dente all’arancione con due punti marrone sul labello. - Nepal nelle vallate calde. CHRYSOTOXUM, Ldl. 2°. Pseudobulbi svariati in forma e grossezza, con foglie persistenti; fiori in inverno, in ra- cemo laterale pendente, giallo oro; labello a disco aran- cioné con poche striscie rosse alla base, pubescente o fim- > briato sul margine. - Birmania nelle pianure e a 100 metri. va d’ altezza. v\ Ges x [ A È A DU" ‘ MSI . dI b' Vi; AR Y La # pifbe : tivi Mi Lene Mati feti de Dai di ba LATOI fue 10. IMRE ARGENTO TREO IRR PRON paella pe LÀ Monografia dei generi più coltivati 201 CRASSINODE, Rchb. 2°. Foglie caduche; fiori da gen- naio a marzo e anche più tardi, solitari o 2-3, bianchi Fig. 53. Dendrobium Brymerianum. ‘macchiati di rosa alla cima; labello bianco con una mac- chia grande aranciona nel centro, vellutato e cigliato. - Monti Arracan. IRE NEDO | e 202. P arte e ‘quarta i Var. BARBERIANUM, fiori più coloriti e di un tono più cupo. - Birmania, DALHOUSIEANUM, Paxt. 1°. Fusti cilindrici, lunghi anche un metro, con foglie caduche: fiori in primavera, sui fusti appena spogliati dalle foglie, effimeri, 6-10 o più, in grappoli pendenti, grandi, d’un giallo d’anchina chiaro, venati e sfumati di rosa e con due grandi macchie mar- rone alla base del labello che è cigliato; fiorisce in pri- mavera-estate - Nord dell’India (fig. 54). DEAREI, Rchb. 1°. Fiori in estate, bianchi, con 2 mac- chie gialle sul labello. - Filippine. DENSIFLORUM, Wall. Pseudobulbi clavati, con foglie persistenti; fiori sui fusti vecchi, da marzo a maggio, di- sposti molto folti su grappoli laterali, arancioni; labello lanuginoso di colore più intenso, cigliato. - Vallate calde dell’Imalaia, da 800 a 1200 metri, sugli alberi coperti di borraccina. DEVONIANUM, Paxt. 1.° Foglie caduche. Fiori in mag- gio coi sepali bianchi sfumati di rosa carminio all’estre- mità; petali bianchi rosati e tinti di scuro all’apice; la- bello bianco puro con una macchia triangolare porpora in cima e due macchie laterali arancione alla base. Nord del- l’India, Assam, Birmania, Siam e China. FALCONERI, Hook. 2°. Fusti molto allungati, con fo- glie caduche; fiori in maggio, solitari, grandi, rosa pallido, coll’apice toto labello grandissimo, cigliato, giallo chiaro, a disco violetto porporino con due macchie arancione, e con una macchia violetta all'apice. - Bootan, Assam, Monti Khasia a 1200 metri. Dei Si coltiva su tronco con molta acqua in estate; nell’in- verno si tiene nel 2° scompartimento e qui si bagna una volta la settimana tanto per non far screpolare i fusti. sai Multi LI 4 : e i PA ù tordi à cà een 4 RIE TI RARE NR Ep - a Monografia dei generi più coltivati 203 FARMERI, Paxt. 1°. Foglie persistenti; fiori in aprile, in racemo pendente, d’un giallo zolfo tinto di rosa; la- bello giallo uovo scuro a disco giallo vellutato. - Parti me- ridionali dell’Imalaia da 1500 a 2000 metri. FIMBRIATUM, Hook. 1°. Foglie persistenti 2 anni, fiori Fig. 64. Dendrobium Dalhousieanum. in primavera, effimeri, in racemo pendente, gialli-fulvi ; labello frangiato. - Imalaia. Var. OCULATUM, labello con una macchia grande marrone. FORMOSUM, Rchb. 1°. Foglie caduche; fiori da maggio a luglio, 3-5, grandissimi, bianchi macchiati di giallo sul labello, molto odorosi. - Monti Khasia e Tenasserim. pete SE 204 Parte quarta Var. GIGANTEUM. Pianta e fiori più grandi. | HOOKERIANUM, Lind. 2°. Fiori nell’ inverno, in racemi pendenti, di un brillante giallo d’oro, con due macchie mar- I rone alla base del labello. - Sikkim da 300 a 1600 metri. JAPONICUM, Hook. 3°. Fiori piccoli, d'un bianco puro, - col labello striato di porpora alla base, odorosi. — Giap- pone e particolarmente nelle Isole Oki. Cultura degli Odon- toglossus da stufa fredda, INFUNDIBULUM, Ldl. Fiori bianchi con una macchia sul labello variabile dal rosso cinabro al giallo zolfo chiaro. Monti del Moulmein da 900 a 1600 metri, sugli alberi a foglie caduche o sulle roccie. Var. JAMESIANUM. (D. Jamesianum). Disco del la- bello rosso cinabro. - Monti occidentali della Birmania. Nella parte più fredda e più luminosa del 2° scompar- timento, o in quella più calda del 3°. XLEECHIANUM (nobile Xaureum). Fiori bianchi, tinti di rosa chiaro sulla cima del sepali e dei petali; labello con una larga macchia porpora zonata di giallo. MACCARTHIAE, Twaites. 1°. Foglie caduche; fiori in maggio, 2-3 in racemo pendente, rosa malva chiaro suffuso di bianco; labello di un delicato porpora malva, striato di porpora cupo, col disco marrone. - Ceylan. Deve avere qualche settimana di riposo a temperatura più bassa e quasi asciutta: si coltiva su tronco. MOSCHATUM, Wallich. 2.° Fiori da maggio a luglio, fra i più grandi del genere, odorosi, gialli d’anchina chiaro, venati e reticolati di rosa; labello calceolato, pubescente con due larghe macchie porpora. - Birmania e Moulmein. Var. CALCEOLARIA. Fiori più piccoli, gialli chiari, ve- nati e velati di più cupo; macchie del labello più seure. | - Imalaia tropicale. a Molta luce e riposo assai lungo. Ai SANE MR Ai Le PR » ae i Mi ie SR tia i ida” > Monografia dei generi più coltivati 205 MACRANTHUM (Vedi D. superdum). Pig. 55. Dendrobium thyrsiflorum. MACROPHYLLUM (Vedi D. superbum). 206 Parte quarta NOBILE, Ldl. 2°. Foglie persistenti due anni; fiori in fascetti di 2 o di 3, con tinte sfumate, bianchi alla base, rosei nel mezzo e carminio all'apice; labello leggermente peloso, d’un bianco crema, porpora nero alla base o ame- tista all'apice. Fiorisce sugli steli dell’anno precedente e anche su quelli più vecchi, da gennaio ad aprile, secondo la cultura. - Dal Sikkim alla China orientale. Var. COERULESCENS. Fusti più corti e molto più sot- tili; fiori più piccoli e di colore più cupo. Monti Khasia a oltre 1000 metri. Var. NOBILIUS, fiori più grandi e di colorito più ricco che nel tipo e in tutte le altre varietà. PHALAENOPSIS, Fitzg. 2°. Foglie caduche; fiori in di- verse epoche, bianchi sfumati di rosa chiaro; labello por- pora marrone sui margini venati di porpora. - Nord del- l'Australia e Nuova Guinea. SUAVISSIMUM (Vedi D: chrysotorum suavissimum). THYRSIFLORUM, Rchb. 2°. (D. densiflorum albo-lu- teum). Foglie persistenti; fiori da marzo a maggio, in grap- polo pendente, bianchi; labello vellutato, giallo, più cupo alla base. - Moulmein e Birmania (fig. 55). TORTILE, Ldl. 2°. Foglie caduche; fiori in maggio- giugno, 2-8, o solitari, bianchi giallicci; labello con una macchia porpora alla base; i sepali e i petali sono attor- cigliati. - Tenasserim, Arracan a 1500 metri. Var. ROSEUM, fiori d’un rosa delicato. Si coltivano meglio su tronco. WARDIANUM, Warner. 2°. Foglie caduche; fiori in aprile-maggio, 2-3, bianchi, con una macchia rosa carminio — all'estremità di tutti i pezzi; di più il labello è alla base giallo, con due macchie laterali cremisi. - Assam e Bir- mania (fig. 56). vi Monografia der generi più coltivati 207 I Dendrobium sono orchidee epifite, quindi si coltive- ranno meglio in paniere sospese. Per le specie a foglie caduche il riposo è indicato dall’ingiallimento delle foglie e poi dalla loro caduta; perciò a cominciare da quel mo- mento le annaffiature saranno progressivamente diminuite, tenendo le piante asciutte ed esposte a molta luce finchè non si vedono i bottoni uscire dalle squame che li avvol- Fig. 66. Dendrobium Wardianum. gevano. Allora si spruzzeranno d’acqua, di tanto in tanto e leggermente, le radici, aumentando la temperatura solo di un grado o due. Tenendo le piante in atmosfera asciutta la fioritura sarà più prolungata. In quanto alla tempera- tura, le più delle specie a foglie caduche preferiscono quella del 1° scompartimento durante il periodo di vegetazione, 208 Parte quarta che in generale comincia a primavera e termina sul prin- cipio d'autunno, però molte di queste potranno stare an- che nel 2° scompartimento se questo è buono, cioè assai caldo ed umido. Si passeranno tutte nel 2° quando sono in riposo e in fioritura. Anche le specie a foglia persi- stente devono avere il loro riposo; alcuni dicono che de- v’essere assoluto, altri nò. Per regola migliore è di te- nerli un poco umidi se la temperatura della stufa è alta; altrimenti possono essere tenuti completamente asciutti. Le specie dell'Australia vogliono assai meno caldo. Per tutte è necessaria una certa ventilazione, che sarà regolata secondo le condizioni dell’atmosfera esterna, pro- curando che la corrente d’aria non colpisca mai diretta- mente le piante. Il composto sarà formato di sfagno e di terra di felce, mescolando il tutto con cocci o piccoli pezzetti di mattone per tenere il composto stesso più soffice e più permeabile. Dendrochilum, (Vedi Platyelinis). Diacrium, Benth. (Epidendree). Piccolo genere staccato dal genere Epidendrum. BICORNUTUM, Benth. (Epidendrum bicornutum). Pseu- dobulbi fusiformi, con 3-4 foglie coriacee; fiori in prima- vera, 3-5, odorosi, bianchi; labello più piccolo, punteg- giato di porpora, di forma speciale; i lobi laterali oblunghi ed obliqui, quello mediano lanceolato. - Demerara, Trinità, sempre in vicinanza dell’acqua. Si coltivi nel 1° scompartimento, in paniere sospese, con sfagno e torba a parti eguali, ad alta temperatura nel pas: riodo vegetativo, vale Di Monografia dei generi più coltivati 209 Epidendrum, L. (Epidendree). Molte sono le specie conosciute, ma le più hanno fiori piccoli e insignificanti, per cui il numero di quelle meri- tevoli di cultura per ornamento delle stufe e per il com- mercio dei fiori si riduce a poche. Alcune hanno un por- tamento compatto, con pseudobulbi ovoidei o piriformi, terminati con un gruppo di foglie strette o con due o tre foglie corte e carnose; altre hanno degli steli cilindrici al- lungati, guarniti per tutta la lunghezza di foglie distiche. Le infiorescenze sono ordinariamente terminali: i fiori in generale hanno odore delizioso. ATROPURPUREUM, Willd. (E. macrochilum). Pseu- dobulbi ovoidei, con 2-3 foglie; fiori in primavera, 5-9, in racemo, d’un violetto porpora scuro; labello bianco striato di porpora e macchiato di porpora alla base. - Venezuela, Perù e Guatemala. Var. ROSEUM, fiori più piccoli a labello rosato. - Gua- temala. BICORNUTUM (Vedi Diucrium bicornutum). CAUDATUM (Vedi Brassia caudata). | CILIARE, L. Pseudobulbi clavati, con £ foglie ; fiori in inverno, 5-7, verdi giallastri chiari; labello bianco fim- briato. - America tropicale. ELEGANS (Vedi Barkeria elegans). FRAGRANS, Swartz. Pseudobulbi fusiformi, con 1-2 fo- glie; fiori in primavera, molto odorosi, bianco crema; la- bello striato di porpora. - America tropicale. LINDLEYANUM (Vedi Barkeria Lindleyana). MEDUSAE (Vedi Nanodes Medusae). NEMORALE, Ldl. Pseudobulbi piriformi, con 2-3 foglie; ‘ALCPUGOI: 14 210 — Parte quarta fiori in estate, in pannocchia, d'un rosa violaceo delicato ; labello rosa biancastro, striato di porpora. - Messico. SANGUINEUM (Vedi Broughtonia sanguinea). SKINNERI (Vedi Barkeria Skinneri). VITELLINUM, Ldl. Pseudobulbi ovoidei o piriformi, con due foglie; fiori in diverse epoche, 10-15, d’un rosso cinabro; labello stretto, arancione. - Messico e Guatemala a circa 2000 metri. Var. MAJUS. Si coltiva più la varietà del tipo, a pseu- dobulbi più corti, a fiori più grandi e di un colore più brillante. Si coltivano in paniere sospese col trattamento delle Cattleya del 2° scompartimento. Esmeralda Cathcarti (Vedi Arachnante Cathcarti). Galeandra, Ldl. (Epidendree). DEVONIANA, Schomb. Fusti alti quasi un metro, ter- minati da 5-6 foglie distiche; fiori in primavera, grandis- simi per il genere, brunastri, qualche volta striati di verde ; labello a cornetto, come una Cattleya, bianco striato di porpora. - Rio Negro e Guiana inglese. NIVALIS, Hort. Fusti cilindrici, nodosi; fiori in prima- vera, verde oliva; labello bianco, con una macchia porpora sul disco. - Patria ignota. Si coltivano in vaso con sfagno c torba, nel 1° scompar- timento durante il periodo vegetativo. Dopo la fioritura si tengono completamente asciutte nel 2° scompartimento. Monografia dei generi più coltivati 211 Goodyera, R. Br. (Neottiee). Anche queste sono coltivate, per la bellezza delle foglie, come gli Amnoectochilus, di cui seguono il trattamento, colla differenza che provenendo da regioni meno calde, hanno bisogno, in generale, di temperature molto più basse, tantochè alcune vivono nel 3° scompartimento. DAWSONIANA, Ldl. (Anoectochilus Dawsonianus). Fo- glie d’un verde nero, con riflessi metallici e con linee gialle; al disotto porpora scuro. - Malesia. Nel 1° scompartimento cogli Anoectochilus. DISCOLOR, Ker. Foglie verdi scure vellutate, rigate di bianco; al disotto brune rossastre. - China. Nel 2° scompartimento. VELUTINA, Max. Foglie d’un verde nero porporino, con una linea longitudinale nel centro, bianca. - Giappone me- ridionale. Nel 3° scompartimento. Helcia (Vedi Trichopilia). Houlletia, A. Brongn. (Vandee). BROCKLEAHURSTIANA, Ldl. Pseudobulbi ovato-oblun- ghi, con una foglia lanceolata oblunga : fiori in primavera, in racemo eretto, 7-10, di un rosso bruno, striati di giallo e punteggiati di bruno; labello corto, giallo limone, pic- chiettato fittamente di porpora cupo. - Rio Janeiro, sui monti Orgas. ODORATISSIMA, Ldl. Pseudobulbi, foglie e infiorescenza come nella precedente; fiori in giugno, odorosi, di un rosso gioccolata; labello bianco, - Colombia a 2000 metri, 212 Parte quarta Le Houlletia si coltivano come le Stanhopea, avvertendo però che hanno bisogno sempre di un poco più di calorico e quindi si terranno nel 2° scompartimento. Huntleya (Vedi Zygopetalum). Laelia, Ldl. (Epidendree). Genere affine alle Cattleya; infatti molte specie vengono dai giardinieri confuse fra loro, avendo il medesimo por- tamento, la medesima struttura dei fiori ed eguale il modo di vegetare. Ma i botanici hanno diviso le Laelza per avere 8 masse polliniche divise in due serie, 4 per 4. Questa divisione di generi è conservata anche dai colti- vatori più intelligenti ed io registrerò le specie più im- portanti conosciute col nome generico di Laelia. Il nu- mero posto dopo il nome indica lo scompartimento nel quale la specie dev'essere tenuta. ACUMINATA (Vedi (L. rubescens). ALBIDA, Ldl. 3° Pseudobulbi aggruppati, ovoidei, con 2 foglie lineari lanceolate ; fiori in inverno, in racemo, 5-9, odorosi, bianchi, spesso tinti leggermente di rosa; la- bello lineato di giallo canarino. - Oaxaca (Messico) da 2300 a 2600 metri. Var. ROSEA (bella). Sepali e petali sfumati di rosa chiaro verso l’apice; labello di un rosa brillante. Si mettono in vegetazione a fine di aprile, aumentando gradatamente le annaffiature e tenendole esposte anche al sole con molta ventilazione fino a che non presentano i fiori. Allora si diminuiscono le annaffiature, che si cesseranno affatto dopo appassiti i fiori. AMANDA, Rchb. 2° Fiori rosa porporino chiaro; labello | i pe e # Li Monografia dei generi più coltivati 213 con una macchia porpora sul davanti, alla base giallo con strie rossiccie. -— Brasile. XAMESIANA (Laelia crispa XCattleya maxima). Fiori bianchi sfumati di porpora; lobi laterali del labello tinti di giallo zolfo pallido; lobo mediano d’un rosso porpora a margine cresputo e biancastro. ANCEPS, Ldl. Pseudobulbi ovato-oblunghi, compressi, con 1 foglia (di rado 2), oblungo-lanceolata ; infiorescenza su lunghissimo stelo, terminato da 2-5 fiori, nell'inverno, di un bel violetto porpora chiaro, attenuato verso la base ; labello violetto porpora scuro, giallo sul disco, ov’è venato di carminio cupo. - Orizaba e Cordova (Messico) da 1300 a 2400 metri. Var. ALBA. Fiori bianchi, eccettuato il disco del la- bello, ch’è giallo. Var. BARKERIANA. Fiori a divisioni più strette, lilla carminio ; labello più stretto venato e sfumato di carminio sui margini. Var. DAWSONI. Fiori più grandi, bianchi ; labello mac- chiato di porpora all’apice e striato di vene irraggianti porporine (fig. 57). Var. SANDERIANA. Fiori come la precedente, ma nelle proporzioni del tipo. Da coltivare in paniere sospese con molte annaffiature durante ii periodo di vegetazione nel 2° scompartimento; con quasi punt'acqua nel riposo, che coincide coll’epoca di fioritura, nel 3° scompartimento. AUTUMNALIS, Ldl. 2°. Pseudobulbi quasi conici, con 2-3 foglie lanceolate; fiori in autunno, odorosi, in racemo, 5-9, d’un rosa tenero con riflessi porpora; labello bianco rosato, rosa lilacino all’apice e giallo alla base. - Messico + meridionale, sulle roccie nude esposte al sole. 214 Parte quarta | Var. ATRORUBENS. Fiori più grandi, d’un cremisi yio- letto brillante. BOOTHIANA (Vedi L. lobata). Fig. 67. Laelia anceps Dawsoni. BRYSIANA (Vedi L. elegans). | CINNABARINA, Lal. 3.° Pseudobulbi cilindrici, con una foglia lineare oblunga; flori, alla fine dell’inverno, d’un rosso cinabro unito; labello più corto striato di rosso nel- l’interno. - Brasile da 800 a 1200 metri. * Monografia dei generi più coltivati 215 CRISPA, Rehb. (Cattleya crispa) 2°. Pseudobulbi cla- vati, con foglia quasi eretta; fiori in estate, colle divisioni Fig. 68. Laelia crispa. ondulate e crespute, bianche, qualche volta sfumate di violaceo alla base, porpora all’apice, venate e reticolate 216 Parte quarta di porpora scuro. - Brasile, sugli alberi e anche sulle roccie nude esposta al vento e al sole, da 700 a 1000 metri (fig. 58). DAYANA (Vedi L. pumila). DIGBYANA (Vedi Brassavola Digbyana). | ELEGANS, Rcehb. 2°. Pseudobulbi quasi cilindrici, con 1-2 foglie ellittiche oblunghe; fiori in primavera ed estate, di un rosa più o meno vivace, coi sepali più chiari; labello con una macchia violetta all’estremità dei lobi laterali e col lobo mediano porpora vellutato e marginato di più chiaro quasi biancastro. - Santa Caterina (Brasile). Var. ALBA. Fiori bianchi, qualche volta sfumati di por- pora all’apice ; labello porpora striato più o meno di bianco o di lilla sui margini. FURFURACEA, Ldl. 3°. Pseudobulbi ovoidei, con 1 fo- glia oblunga; fiori in inverno, 1-3, d'un rosa porpora pal- lido, labello più chiaro e porpora brillante all’ apice. - Messico da 2300 a 2800 metri. GLAUCA (Vedi Brassavola glauca). GOULDIANA, Rchb. 2°. Considerata come ibrido natu- rale; fiori in autunno-inverno, rosa porpora un po’ viola- ceo; labello porpora cremisi più o meno cupo. - Messico. GRANDIS, Lal. 1°. Pseudobulbi clavati, con 1 foglia ob- lungo-lanceolata; fiori in estate, 3-5, a divisioni gialle d’anchina ; labello bianco sfumato di rosa lilacino. - Bahia (Brasile). Var. TENEBROSA. Fiori di color bronzo ramato ; labello porporino a margine bianco. - Bahia (Brasile). HARPOPHYLLA, Rehb. 8°. Pseudobulbi cilindrici, con 1 foglia stretta ligulata; fiori alla fine d'inverno, 4-7, di un rosso cinabro brillante, eccettuata la parte anteriore del la- bello ch'è bianca. - Minas Geraes (Brasile) sugli alberi. - w Me » tl +5 DA © Monografia dei generi più coltivati 217 JONGHEANA, Rebh. 2°. Pseudobulbi quasi fusiformi, con 1 foglia ovale oblunga; fiori in febbraio marzo, di un rosa porporino delicato ; labello col disco bianco e giallo in cima. - Sud del Brasile. LOBATA, Rchb. (ZL. Boothiana, Cattleya lobata). 3°. Pseudobulbi fusiformi, con 1 foglia oblunga; fiori in in- verno-primavera, 2-5, rosa porpora chiaro; labello por- pora violaceo sul davanti. - Brasile. MAJALIS, Ldl. 2.° Pseudodulbi raggruppati, ovoidei, con 1-2 foglie lanceolate; fiori in maggio-giugno, d’un bel rosa violaceo: labello bianco lavato di rosa sui lobi e rosso porpora sul lobo mediano. - Messico a circa 2500 metri. Vuole ombra, ventilazione e umidità dal marzo all’a- gosto; durante il riposo, dall’agosto al marzo, meno ombra e poca umidità, ma il composto non dovrà mai essere com- pletamente asciutto. PERRINII, Ldl. (Cattleya Perrinii). 2°. Pseudobulbi clavati, con una foglia oblunga; fiori in autunno, 3-5, d’un bel rosa lilla; labello biancastro nel centro, cremisi all’a- pice. - Rio Janeiro. PRAESTANS (Vedi L. pumila). i PUMILA, Rchb. (L. Dayana, Cattleya pumila, C. mar- ginata, C. Pinelit). 2°. Pseudobulbi corti, cilindrici, con una foglia ellittico-oblunga ; fiori in autunno, solitari, rosa por- porino ; labello porpora marrone sul lobo anteriore. - Bra- sile da 400 a 800 metri. PURPURATA, Lal. 2°. Pseudobulbi fusiformi, con una fo- glia oblunga ligulata ; fiori in maggio, molto grandi, 3-7, bianchi più o meno sfumati o venati di rosa o di lilla, labello molto sviluppato, ondulato e cresputo, giallo oro nell'interno, striato di porpora, sul lobo mediano porpora brillante vellutato, venato di bianco più intenso e con uno nl 218 Parte quarta spazio all'estremità biancastro. - Santa Caterina (Brasile) da 600 a 800 metri (fig. 59). Fig. 59. Laelia purpurata. , Monografia dei generi più coltivati 219 Esistono nelle collezioni moltissime varietà distinte fra loro o per la grandezza dei fiori o per il colorito. RUBESCENS, Ldl. 3°. Fiori in autunno-inverno, odo- rosi, lilacini; labello giallo nel centro, porpora nell’interno dei lobi laterali. - Guatemala da 1800 a 2400 metri, sugli alberi. SUPERBIENS, Ldl. 2°. Fiori in inverno, odorosi, rosa violaceo, più chiaro alla base; labello rosa porpora venato di porpora cupo, a disco giallo. - Guatemala e Messico da 1800 a 2400 metri. La cultura delle Laelza è per la massima parte eguale a quelle delle Cattleya nei relativi scompartimenti. Essa diversifica per le specie provenienti dal Messico, che si coltivano su tronchi o in paniere con sfagno e pochissima torba; vogliono sempre molta luce nel periodo vegetativo con annaffiature copiose, che si diminuiranno poi e sì ces- seranno affatto nel riposo invernale. Laelio-Cattleya. Con questo nome generico s’indicano gl’ibridi ottenuti fra Laelza e Cattleya, che oggigiorno sono moltissimi, ma l’indole di questo mio lavoro non mi permette di enumerarli. Avvertirò soltanto che la cultura sarà uguale alla specie, di cui l’ibrido presenta i caratteri più salienti. Leptotes, Ldl. (Epidendree). BICOLOR, Ldl. Pianta bassissima, a foglie cilindriche ; fiori in inverno, piccoli bianchi, macchiati di porpora nel centro del labello. - Brasile. Ho registrata questa specie benchè non sia fra le più appariscenti, ma solo perchè si trova diffusa nelle colle- 220 Parte quarta zioni e perchè è molto fiorifera e di cultura facilissima. Si tiene nel 2° scompartimento con molta umidità quando vegeta e siccità assoluta nel riposo. Limatodes rosea (Vedi Calanthe rosea). Lycaste, Lal. (Vandee). Piante epifite o semi-terrestri, con pseudobulbi grossi, corti, ovoidei, più o meno angolosi, terminati da 2-3 foglie oblungo lanceolate, più o meno acuminate, larghe, molli e pieghettate. I fiori, generalmente solitari, nascono alla base dei pseudobulbi. AROMATICA, Lal. Fiori in aprile-maggio, mezzani, arancioni, molto odorosi; labello giallo oro piechiettato di porpora bruno. - Messico. BARRINGTONIAE (Vedi L. costata). COBBIANA (Vedi L. lanipes). COSTATA, Ldl. (L. Barringtoniae). Fiori grandi, odo- rosi di notte, d’un bianco avorio; labello fimbriato; Fiori- sce in primavera - Ande del Perù. CRUENTA, Ldl. Sepali d’un verde fulvo; petali aran- cioni punteggiati di rosso alla base; labello rosso sangue alla base e in cima arancione, spesso striato di rosso. Fioritura primaverile. - Guatemala. DEPPEI, Ldl. Sepali verdi chiari punteggiati di carmi- nio; petali bianco avorio; labello giallo punteggiato di rosso. Fioritura invernale. - Messico. GIGANTEA, Ldl. Fiori a diverse epoche, molto grandi, d'un verde oliva; labello marrone marginato di giallo. - Equatore, Colombia e Venezuela a 2000 metri. a UN HARRISSONIAE (Vedi Bifrenaria Harrissoniae). ada [ve È = Tag î è 0% Se ra) i See es li A è ‘ I < Monografia dei generi più coltivati 221 LANIPES, Ldl. (ZL. Cobbiana). Sepali bianchi verdastri ; petali bianco avorio; labello eguale, fimbriato. Fioritura in- vernale. - Ande del Perù. LASIOGLOSSA, Rehb. Sepali bruno rossicci, gialli in cima; petali gialli; labello eguale, coperto di sopra da peli bianchi. Fiorisce in primavera. - Guatemala. ESS = Fig. 60. Lycaste Skinneri. SKINNERI. Ldl. Fiori in inverno e primavera, grandi, d’un rosa delicato; labello bianco crema, giallo alla base, colorito e macchiato in vario modo di porpora, di cremisi o di bianco. - Guatemala (fig. 60). Poche sono le piante di questa specie con fiori perfet- tamente uguali fra loro per la grandezza e per il colorito. Alcune sono assolutamente distinte e hanno ricevuto nomi speciali. Fra queste citerò le seguenti : DO DE Du Parte quarta ci Tee e ee e ___ Var. ALBA, fiori bianchi colla cresta del labello gialla. Var. DELICATISSIMA, fiori bianchi: sfumati di rosa; labello bianco punteggiato di rosa. Var. SUPERBA, sepali bianchi sfumati di rosa; petali carminio; labello bianco a cresta gialla. È I Lycaste si tengono nel 3° scompartimento o nella parte più fredda del 2°, in vasi fognati per #/, e con un com- posto formato di sfagno, torba, poca terra fibrosa e poca rena bianca: la base dei pseudobulbi deve restare quasi a livello dell’orlo del vaso. Durante il riposo, nell’inverno, si tengono completamente, o quasi, all’asciutto e con molta luce ; nel periodo vegetativo si tengono al nord, ma vicino ai vetri, con molta aria e acqua. Macodes (Vedi Anoectochilus). Masdevallia, Ruiz. e Pav. (Vandee). Genere molto differente dalle altre orchidee, ma omo- geneo per la uniformità della vegetazione e per la strut- tura del fiore. Le specie sono acauli, con numerose foglie radicali, erette, oblunghe e carnose; il fiore è pure radi- cale ed è un fiore del tutto singolare perchè la parte più appariscente è formata dai soli sepali, mentre i petali e il labello sono ridotti a organi piccolissimi. Questi sepali sono saldati insieme nella parte inferiore, formando una specie di tubo campanulato; poi si dividono in tre lobi più o meno prolungati e terminati da un'appendice, spesso molto allungata a forma di cirro, di becco, di corno, ecc. La fioritura ha luogo dalla primavera all’autunno. Moltissime sono le specie e le varietà, ma tutte di cul- — tura difficile o per meglio dire la coltivazione di esse non LI Monografia dei generi più coltivati 223 riesce bene in tutti i climi, esigendo, como vedremo più avanti, cure e condizioni specialissime. Fig. 6i. Masdevallia amabilis. AMABILIS, Rchb. Giallo arancione venato di porpora. Ande del Perù settentrionale (fig. 61). 224 Parte quarta e BELLA, Rchb. Fiori pendenti, triangolari, gialli chiari punteggiati di cremisi bruno, a lunghe code. - Colombia da 1600 a 2300 metri. Vuole temperatura un poco più calda. CANDIDA (Vedi M. tovarensis). CAUDATA var. SHUTTLEWORTHI, Rehb. Sepalo supe- riore giallo punteggiato e venato di rosso; i laterali vio- lacei macchiati di bianco ; appendici lunghe gialle. - Co- lombia da 2000 a 2700 metri. CHIMAERA, Rchb. Fiori gialli con macchie fitte car- minio e peli neri. - Cordigliere occidentali della Colombia da 1500 a 2200 metri (fig. 62). Var. BACKHOUSIANA. Fiori più grandi, ispidi e con appendici più corte, gialli brillanti coperti da punti d’un rosso cinnamomo. Vogliono temperatura un poco più calda. COCCINEA, Lind. Sepalo superiore lineare; i laterali d’un rosso fuoco. - Pamplona (Colombia). Var. HARRYANA (M. Lindeni). Colorito variabile dal rosa porpora sanguigno al giallo pallido o bianco latte. - Colo:bia da 2300 a 3300 metri. DAVISII, Rchb. Fiori gialli marcati con arancione alla base. - Perù da 3500 a 4000 metri, fra la borraccina nelle fessure delle roccie. ELEPHANTICEPS. Rchb. Sepalo superiore giallo; i la- terali porpora; appendici gialle. - Pamplona e Ocana da 2000 a 3000 metri. ESTRADAE, Rchb. Fiori gialli con una macchia por- pora alla base; appendici lunghe gialle scure. - Antioquia. — HARRYANA (Vedi M. coccinea). HOUTTEANA, Rchb. (M. psittacina). Fiori bianchi pun- teggiati di porpora e con peli corti, bianchi. - Cordigliera occidentale della Colombia da 1500 a 2000 metri. Aia IRR n a: Sena è PE I LD - vo du i n : — Monografia dei generi più coltivati 225 Vuole temperatura un poco più calda. IGNEA, Rchb. Sepalo superiore lineare; i laterali rosso cinabro sfumato di cremisi. E confusa colla coceznea. - Fig. 62. Masdevallia Chimaera. Cordigliera orientale della Colombia da 2700 a 3100 metri (fig. 63). h- INFRACTA, Ldl. (M. longicaudata). Fiori biancastri punteggiati di rosso bruno. - Brasile, . —. A. Pucci, 15 Pi. i" 226 Parte quarta LINDENI (Vedi M. coccinea Harryana). LONGICAUDATA (Vedi M. infracta). PSITTACINA (Vedi M. Houtteana). Fig. 63. Masdevallia ignea. _ROSEA, Ldl. Sepalo superiore quasi fusiforme; i late- rali d'un rosa carminio con appendici rosse. - Ande del- l’Equatore. 3 TOVARENSIS, Rchb. (M. candida). Fiori riuniti da 2a 5 : Pes, 4 i sil 4‘ Monografia dei generi più coltivati 227 Fio. 64. Masdevallia Veitchiana, 228 Parte quarta — - - _—_r———» ———— — —__—_—mP__——_————__—_——_————_—_—————————>È sullo stesso scapo, d’un bianco puro. - Caracas a circa 2000 metri. Vuole temperatura un poco più calda. VEITCHIANA, Rcehb. Fiori, i più grandi del genere, di un rosso arancione brillante con riflessi e papille porpo- rine. - Ande del Perù a circa 4000 metri (fig. 64). Da quanto abbiamo notato per ciascuna specie si conosce che le Masdevallia vivono tutte allo stato naturale a grandi elevatezze; se potessimo anche fare uno studio più profondo sulle condizioni tutt’affatto particolari nelle quali esse vivono, si verrebbe a concludere che occorre coltivarle non nelle stufe fredde insieme ad altre orchidee, ma in locale a sè costruito e mantenuto con regole spe- ciali ed esposto ad Est o a Nord-Est. Secondo i ragguagli dei viaggiatori, le Masdevallia si trovano nei terreni umidi e torbosi dei boschi nelle yal- late, vivendo nel musco, sui vecchi alberi, nelle fessure delle roccie esposte all'ombra, alle correnti d’aria, in un’at- mosfera sempre fresca; e così vivono in vegetazione quasi continua. Quindi, come le piante alpine, in qualunque epoca della loro vita non possono soffrire le alte tempe- rature, la siccità dell’aria e del suolo. Durante l’inverno non è difficile dare nelle stufe, situate in parti temperate e calde, le condizioni di ambiente voluto dalle Masdevallia; è nel- l’estate che occorre correggere la siccità e il calore del- l’aria esterna, che pur tuttavia deve entrar nella stufa per l’aereazione delle piante. Vi si rimedia con una forte eva- porazione d’acqua o con una corrente d’aria nuova che non sia quella immediata che circonda la stufa esterna- . mente; il potere arieggiare la stufa coll’aria proveniente da un buon sotterraneo fresco sarebbe l'ideale. In quanto. alla continua evaporazione essa si può ottenere col co- © Monografia dei generi più coltivati 229 struire le tavolette delle stufe in modo che servano da re- cipienti d’acqua (2 o 3 centimetri d’acqua bastano) e te- nervi i vasi delle piante, non direttamente dentro, ma sopra piccoli sostegni: a ciò si aggiungano le ripetute ba- gnature dell’impiantito della stufa e più volte al giorno l’anaffiatura diretta sulle piante. Ho detto che la stufa deve essere orientata a Est od a Nord Est per non esser costretti ad ombreggiarla troppo, desiderando le Masde- vallia di godere la maggior luce possibile senza esser col- pite dal sole troppo ardente delle nostre estati. Queste piante si coltivano in vasi ben fognati e in una miscela di sfagno e di torba; si procurerà di tenere co- perta la superficie del composto con uno strato di sfagno sempre vegetante. Quando occorra rinvasarle l'operazione si farà nel gennaio o nel novembre. Maxillaria, Ruiz. e Pav. (Vandee). Genere ricco di specie, ma pochissime sono coltivate a scopo ornamentale; sono piante èpifite o semi-epifite. Pra- ticamente le specie possono dividersi in acawli, ed hanno i pseudobulbi aggruppati fra loro, e in cawlescenti quando i pseudobulbi nascono sul rizoma a distanza fra di loro e la specie prende il portamento di pianta scandente. I pseudobulbi sono più o meno schiacciati ; le foglie varia- bili di forma e grandezza, ma sempre persistenti, coriacee e d’ordinario verdi scure; i fiori sono solitari. ATROPURPUREA (Vedi Bifrenaria atropurpurea). FUCATA, Rchb. (per errore fuscata). Sepali bianchi alla base, rosso mattone nel mezzo, giallo bruno punteggiato di rosso all'apice; petali bianchi alla base lineati di rosso, 230 Parte quarta gialli nel resto; labello rosso bruno alla base, giallo zolfo all'apice. Fiorisce in primavera-estate. - Equatore. FUSCATA (Vedi M. fucata). EBURNEA (Vedi M. grandiflora). GRANDIFLORA, Lal. Fiori fra i più grandi, in autunno, d’un bianco latte; labello porpora vinato e giallo cuoio, - Merida da 1600 a 2300 metri. HARRISSONIAE (Vedi B:/renaria Harrissoniae). LEHMANNI (Vedi M. grandiflora). LONGISEPALA, Rolfe. Fiori in primavera, d'un porpora bruno, striati di tinta più scura; labello verde giallastro lineato di rossiccio. - Venezuela. SANDERIANA, Rchb. Fiori in primavera, bianchi, pun- teggiati dalla base alla metà di rosso sangue ; labello bianco avorio con molte macchie sanguigne sui lobi laterali. - Ande del Perù a 1300 metri (fig. 65). VENUSTA, Ldl. Fiori in diverse epoche, molto grandi, bianchi; labello giallo chiaro col lobo mediano marginato di giallo e con due macchie rosse. - Venezuela e Co- lombia. VITELLINA (Vedi Bifrenaria vitellina). Si coltivano in vasi pieni per °/, di torba e di terra fi- brosa e '/, di sfagno. Si tengono nel 3° scompartimento 0 nella parte più fredda del 2°, con molta acqua nel periodo vegetativo, pochissima nel riposo, non dovendo però te- nerle mai asciutte completamente. Mesospinidium (Vedi Ada e Cochlioda). Miltonia, Ldl. (Vandee). Pseudobulbi ovoidei allungati, schiacciati, con due lun- | ghe squame imbricate e fogliacee, terminate da due foglie Monografia dei generi più coltivati 231 strette allungate. Il colore delle foglie può servire per Fig. 65. Maxillaria Sanderiana. 232 Parte quarta identificare molte specie. Nelle specie Brasiliane i pseu- dobulbi e le foglie sono d’un verde giallastro; in quelle Colombiane hanno un colore smorto; nella verz/laria sono glauche. I fiori sono basilari è in racemo. BICOLOR (Vedi M. spectabilis). XBLEUANA (vexillaria XRoezli) (Màltoniopsis Bleui). Portamento della vexz/larza ; fiori in primavera, bianchi mae- chiati di rosa porpora alla base dei petali; labello alla base raggiato di rosso bruno sul disco giallo. BLUNTII, Rchb. Supposto ibrido naturale; fiori in pri- mavera, gialli biancastri, con molte macchie rosse viola- cee; labello cremisi porpora alla base, nel resto bianco e ondulato. - Brasile. CANDIDA, Ldl. Fiori in autunno, d’un bruno marrone. macchiati e punteggiati di giallo; labello piegato a cor- netto, bianco macchiato di violetto porpora alla base. - Brasile. CEREOLA (Vedi M. Regnelli). CLOWESII, Ldl. Fiori in autunno, d’un bruno marrone, macchiati trasversalmente di giallo; labello violetto por- pora alla base, nel resto bianco. - Rio Janeiro e Minas Geraes (Brasile). % CUNEATA, Ldl. Fiori in inverno, gialli, lavati e mac- chiati di rosso bruno; labello bianco qualche volta pun- teggiato di rosa alla base. - Brasile australe. MORELIANA (Vedi M. spectabilis). PHALAENOPSIS, Nicholson (Odontoglossum Phalae- nopsts). Fiori in aprile-maggio, bianchi ; labello sereziato di porpora sui lobi laterali e macchiato largamente di por- pora sul lobo centrale. - Colombia da 1300 a 1600 mos nei boschi, fra la borraccina su le roccie. Si du nel 2° scompartimento in sfagno DIRE i d° a pla SAR * | Sr i Monografia dei generi più coltivati 233 è _ -—_-- REGNELLI, Rchb. (M. cereola). Fiori in autunno, bian- chi, qualche volta tinti leggermente di rosa alla base ; la- Fig. 66. Miltonia Roezlii alba. bello rosa vivo screziato di rosa porporino e a margini bianchi. - Minas Geraes (Brasile). Var. PURPUREA. Tutto il fiore ha una tinta porporina brillante. 4 3 234 Parte quarta ——e —oce ROEZLII, Nicholson (Odontoglossum Roezlii). Fiori in inverno e primavera, bianchi, con una macchia porpora alla base di ciascun petalo e una gialla aranciona alla base del labello. - Colombia da 350 a 700 metri, sugli alberi e fra la borraccina sulle roccie. Var. ALBA, fiori del tutto! bianchi, eccetto la macchia gialla del labello, che però è più pallida che nel tipo (fig. 66). SPECTABILIS, Ldl. Fiori ‘in estate, bianco crema, qual- che volta tinti di rosa alla base; labello porpora vyinato con qualche venatura più cupa e coi margini bianchi 0 rosso pallido. - Rio Janeiro e S. Paolo (Brasile) (fig. 67). Var. MORELIANA, fiori più grandi, di un rosso prugna e a labello rosa porporino brillante. Var. VIRGINALIS, fiori bianchi con una macchia vio- letta alla base del labello. VEXILLARIA, Benth. (Odontoglossum wvexillarium). Fiori in primavera, rosa, ma, spesso variando dal rosa carminio al bianco o al bianco lavato di rosa. - Ande della Colombia. La variabilità del colorito ha fatto sì che gli orticultori e i collezionisti ne hanno registrate parecchie varietà, come: alba, leucoglossa, radiata, rosea, superba, ecc. WARSCEWICZII, Rchb. (Odontoglossum Weltoni, On- cidium fuscatum). Fiori in marzo aprile, rossi brunastri, qualche volta gialli e qualche volta bianchi all'estremità; labello porpora violetto alla base e bianco all'apice. - Perù orientale e Colombia da 700 a 1000 metri.’ Le specie brasiliane vivono nel 2° scompartimento con molta luce e acqua nel periodo. vegetativo (estate); all’om- bra e quasi asciutte nel periodo del riposo. Le altre specie hanno una vegetazione quasi costante, per cui il periodo di riposo è appena accentuato subito dopo la fioritura; si dal } i IRA l (1 U Ù si Monografia dei generi più coltivati 235 tengono, nell'estate, nel 3°scompartimento, eccetto la Roexli? che starà sempre nel 2°. Fig. 67. Miltonia spectabilis. ‘Nanodes, Ldl. (Epidendree). MEDUSAE, Rchb. (Epidendrum Medusae). Steli rami- ficati alla base, pendenti, guarniti tutti da foglie alterne, 236 Parte quarta distiche, ramificate, glauche ; fiori terminali, 1-2, in pri- mavera, verdi chiari lavati di rosso vinato; labello largo, concavo, verde scuro nel centro e nel resto marrone, com- presi i lunghi cigli che si trovano su sutto il margine. - Ande dell'Equatore (fig. 68). Si tiene nel 3° scompartimento, in paniere sospese e an- che su tronchi con solo sfagno, con quasi punta acqua durante l’inverno, epoca del riposo. Odontoglossum, H. B. e K. (Vandee). (Questo genere è molto affine al genere Oncidiwm, an- che per il portamento e il modo di vegetare: comprende tutte specie con pseudobulbi e questi sono molto ag- gruppati, piriformi, ovoidei o quasi globosi, più o meno piani o schiacciati, terminati da 1-2 foglie, in quasi tutte le specie ensiformi, lineari, lanceolate, carenate e quasi co- riacee. Oltre alle foglie apicali se ne producono (alla base del pseudobulbo nel punto ove nasce il getto che dà ori- gine al nuovo pseudobulbo) altre 4 o 6, 2 o 3 per lato, distiche e imbricate alla base. Il paio superiore è più slar- gato e racchiude il nuovo pseudobulbo, che col erescere gradatamente emerge da esse. Queste foglie basilari, il cui scopo è solo quello di proteggere il nuovo pseudobulbo, non sono persistenti come le apicali. Le infiorescenze sono dei racemi o delle pannocchie ramificate; esse nascono nel- l’ascella del paio superiore delle foglie basilari, qualche volta da un lato solo del nuovo pseudobulbo e tal altra, nelle piante vigorose, da ambedue i lati. Le specie provengono dalle zone temperate o dalle re- gioni alpine; quindi si tengono nel 2° o nel 3° scompar- — e e 1° è generi più coltivati . Monografia de fuga . 68. Nanodes Medusao, fd pr 238 Parte quarta timento. Il numero posto dopo il nome indicherà lo scom- partimento. ALEXANDRAE (Vedi O. erispum). BICTONENSE, Ldl. 3°. Fiori in aprile-maggio, d’ordi- nario verdi giallastri macchiati di bruno marrone; labello rosa pallido. - Guatemala a circa 2000 metri. Vegetazione costante; riposo cortissimo dopo la fioritura. BLANDUM, Rchb. 3°. Fiori in varie epoche, bianchi punteggiati di porpora; alette del labello gialle. - Colombia da 1800 a 2200 metri. CERVANTESII, Lex. (0. membranaceum). 3°. Fiori odorosi, in inverno, bianchi screziati di rosso cioccolata alla base di tutte le divisioni. - Messico e Guatemala da 2100 a 2400 metri. Si coltiva in paniere sospese vicine ai vetri per fargli godere la maggior luce possibile: ha una vegetazione quasi costante, onde occorre regolar bene le annaffiature nel- l'inverno. CIRROSUM, Ldl. 2°. Fiori in primavera, d’un bianco latte seminato di macchie violette porporine : tutte le di- visioni sono acuminate e ricciolute. - Ande dell’Equatore, a 1800 metri. CITROSMUM, Lal. 2°. Fiori odorosi, in primavera- estate, pendenti, d’un bianco puro, o sfumati di rosa alla base; labello di un bel violetto, con alette gialle. - Messico, sulla Sierra madre specialmente sulle quereie, esposto al sole, da 2500 a 2700 metri (figg. 69 e 70). Var. ALBUM, fiori bianchi. Var. ROSEUM, labello rosa intenso. Nel periodo vegetativo, cioè nell’estate, vogliono molta luce, molta ventilazione e molta acqua; il riposo dev'essere accentuato finchè non appariscono le gemme fiorali. Le IPDO > 4 È ì oe rel + piante siano messe molto sollevate nel vaso. Ì e ILA cy Monografia dei generi più coltivati Fig. 69. Odon toglossum citrosmum. 240 Parte quarta CORDATUM, Ldl. 3°. Specie fiorifera, con fiori nell’in- verno, gialli verdastri striati e macchiati di bruno cioc- colata. Labello bianco punteggiato di bruno. - Messico © Guatemala da 2100 a 2500 metri. Vegetazione quasi continua ; annaffiature moderate nel- l’inverno. CRISPUM, Ldl. (O. Alexandrae). 3°. Fiori dal febbraio al maggio, polimorfi, variabilissimi nel colorito, d’ordina- rio bianchi o sfumati di rosa violaceo, più o meno pun- teggiati o macchiati di rosso. - Colombia da 2500 a 3000 metri (fig. 71). La grandissima variabilità di colorito e di forma nei fiori, la elegante disposizione delle infiorescenze, la du- rata della fioritura rendono ricercatissime queste piante, delle quali però non è tanto facile la conservazione nelle regioni centrali e meridionali d’Italia. Anche per esse, come del resto per gli altri Odontoglossum da stufa fredda, occorrerebbe in queste regioni una stufa speciale colle con- dizioni quasi eguali a quella delle stufe per le Masdevallia, cioè aria umida e fresca e rinnovata quasi continuamente. La vegetazione è quasi costante e l'umidità non si deve ral- lentare che per pochissimo tempo dopo la fioritura, per dare alle piante un leggera e quasi insignificante riposo. Oltre alle numerose varietà, con differenze poco mar- cate fra loro, se ne trovano nelle collezioni moltissime ben distinte e che hanno ricevuto un nome particolare; però mi è impossibile, dato il gran numero, farne anche un semplice elenco (fig. 72). GLORIOSUM (Vedi O. odoratum). GRANDE, Lal. 2°. Fiori in autunno-inverno, d’un giallo vivo, macchiati da striscie trasversali di color cannella, ondulati e cresputi: labello giallo chiaro, macchiato di —_ *amdsrio twnsso]30guopo "TL "SLI 241 Monografia dei generi più coltivati A. Pucci, 242 Parte quarta bruno, - Guatemala, sugli alberi in luoghi ombrosi e umidi (fig. 73). Vuole temperatura costante, riposo prolungato nell’in- verno con pochissima umidità, Fig. 72. Varietà di Odontoglossum crispum, ‘ HALLII, Ldl. 3°. Fiori in primavera, variabili nel co- lorito, ma in generale gialli macchiati di bruno cioccolata ; labello frangiato, bianco macchiato di porpora. - Ande del- l’Equatore da 2800 a 3000 metri. ST Monografia dei generi più coltivati 243 HARRYANUM, Rehb. 2°. Fiori in primavera-estate, gialli macchiati largamente di marrone; labello bianco striato di violetto. - Colombia. INSLEAYI, Barker. 2°. Fiori alla fine d’estate, gialli verdastri chiari macchiati di bruno rossiccio; labello giallo vivo punteggiato di rosso. - Oaxaca (Messico) da 1500 a 1800 metri. Var. LEOPARDINUM, fiori più grandi, marrone, striati e marginati di giallo : macchie del labello rosse cupe. LUTEO-PURPUREUM, Ldl. 3°. Fiori in primavera, mac- chiati in vario modo di giallo e di porpora ; labello bianco, bruno alla base. - Colombia da 2300 a 2700 metri. Ne esistono moltissime varietà. MEMBRANACEUM (Vedi O. Cervantesii). NOEZLIANUM (Vedi Cochlioda Noexliana). PESCATOREI, Ldl. 3°. Fiori in primavera, d’ordinario bianchi, colla cresta del labello gialla, e spesso lavati di rosa. - Colombia da 2000 a 3000 metri sulle quercie. PHALAENOPSIS (Vedi Meltonia Phalaenopstis). PULCHELLUM, Bat. 2°. Fiori in febbraio-marzo, bian- chi colla cresta del labello gialla, odorosi. - Guatemala e Costa Rica da 2100 a 2700 metri. ROEZLII (Vedi Miltonia Roexli). ROSEUM (Vedi Cocklioda rosea). ROSSII, Ldl. 3°. Fiori in primavera, bianchi o rosa pal- lidi, punteggiati di rossastro. Messico, da 1300 a 2600 me- tri, sugli alberi. Var. MAJUS, fiori più grandi. Cultura del Cervantesii. TRIUMPHANS, Rchb. 3°. Fiori in primavera, giallo oro macchiati di cannella; labello bianco o giallo chiaro alla ‘ base, sul resto color cannella marginato di bianco, - Pam- plona (Colombia) a 300 metri. 244 Parte quarta URO-SKINNERI, Ldl. 3°. Fiori in autunno, marrone macchiato di verde; labello bianco reticolato di rosa. - Santa Caterina (Guatemala) da 1500 a 1800 metri. VEXILLARIUM (Vedi Mitonia verillaria). WELTONII (Vedi Mzltonia Warscewicsxi). Le specie di Odontoglossum, riguardo alla cultura, si dividono in due gruppi. Le specie del 2° scompartimento hanno un periodo di riposo più o meno lungo, ma sempre deciso, mentre quelle del 3°, stando costantemente o quasi in vegetazione, non devono avere un vero e proprio riposo, ma soltanto un piccolo arresto nella vegetazione. Per le prime la cultura è facile, giacchè seguono il trattamento di altre orchidee dello stesso scompartimento, cioè molta umidità e temperatura più alta nel periodo vegetativo e temperatura bassa e pochissima umidità nel riposo. Queste sì tengono in un composto di sfagno e di torba. Invece per le specie da stufa fredda incontriamo nelle regioni calde qualche difficoltà, come ho già detto per lO. erispum. Procurerò d’indicare colla maggior chiarezza possibile le norme per questa cultura. I tre elementi principali sono: luce intensa, tempera- tura bassa, molta ventilazione anche nell’inverno. Per dar molta luce alle piante bisognerebbe che la stufa fosse a una sola pendenza orientata a Nord, o almeno a levante, onde non esser costretti a difenderla dal sole per diverse ore della giornata; di più le piante saranno tenute vicino ai vetri più che sia possibile. I gradi di temperatura yo- luti dagli Odontoglossum si somministrano facilmente du- rante l’inverno regolando bene il funzionamento del ter- | mosifone, ma nell’estate, e in particolar modo nei climi caldi, non è facile mantenere una temperatura bassa nella stufa, in modo che non superì il giorno i 15 centigradi, Monografia dei generi più coltivati 245 quando è molto alta la temperatura esterna. Perciò, quando l’aria esterna è calda e secca, non deve penetrare nella stufa, ma la ventilazione necessarissima deve entrarvi non direttamente dall'esterno. Lo stesso deve dirsi per la ven- Fig. 73. Odontoglossum grande. tilazione invernale, cioè quando tira vento asciutto si terrà chiusa la stufa e si aprirà invece nelle giornate sciroccose e molto umide. In quanto all’ umidità bisogna regolarsi secondo le varie epoche dell’anno. Nell'inverno in gene- 246 Parte quarta rale le piante si annaffiano un giorno sì e uno no, in modo che i materiali di piantagione non si asciughino mai com- pletamente; tutte le mattine però si bagneranno i banchi, le tavolette e i passari della stufa; via via che la stagione avanza, le annaffiature si fanno più copiose e frequenti fino a farle mattina e sera sulle piante e tre o quattro: volte al giorno nella stufa. Si raccomanda dai buoni pratici che l’acqua, colla quale si annaffiano le piante, non sia più fredda della temperatura notturna della stufa. Non si ab- bia timore di dare tropp'acqua quando le condizioni della stufa e particolarmente la ventilazione provochino una forte evaporazione. I vasi devono essere ben proporzionati alla forza delle piante, e ben fognati; il composto sarà formato di terra fibrosa trita, di torba e di sfagno, aggiungendovi un poco di rena e di carbone di legna in piccoli pezzi. Il tutto sarà ben mescolato insieme e nei vasi ben pigiato in modo che sia sempre poroso, ma sodo. Le piante resteranno poco superiori all’orlo del vaso. Oncidium, Swartz. (Vandee). Fra le orchidee è uno dei generi più fornito di specie, già descritte e introdotte allo stato vivente in Europa, ma poche sono quelle rimaste nelle collezioni orticole e queste presentano dal lato estetico due caratteri ben distinti. Al- cune vengono coltivate per la grandezza e leggiadria del fiore, altre invece si coltivano per l'abbondanza stragrande | dei loro fiorellini piccoli e poco appariscenti. In generale nei fiori degli Onesdium predomina il giallo. - Affine al genere Odontoglossum ne differisce botanica- Monografia dei generi più coltivati 247 mente per avere la colonna corta, grossa e alata e quasi sempre turgida presso lo stimma e per la cresta del la- bello tubercolosa o dentellata. Del resto gli organi di ve- getazione si sviluppano come negli Odontoglossum. In ge- nerale le infiorescenze contengono una maggior quantità di fiori, qualche volta un numero grandissimo. Cionono- stante si hanno qua e là delle deviazioni dai caratteri ti- pici, che io mi darò premura d’indicare. ALTISSIMUM, Swartz. 2°. Infiorescenza ramificata con fiori piccoli gialli, striati e macchiati di marrone chiaro; labello giallo. Fiorisce in estate. - Indie occidentali e Guiana inglese. AMPLIATUM, Ldl. 2°. Pseudobulbi in forma di disco; peduncolo lunghissimo; sepali gialli chiari, con 2-3 punti rossicci; petali giallo canarino, esternamente bianchi; la- bello largo e steso, giallo canarino. Fiorisce in primavera. Costa Rica, Guatemala, Colombia. BARKERI (Vedi O. tigrinumi). BIFOLIUM, Sims. 3°. Fiori in maggio, a divisioni brune, col labello grande, giallo brillante. - Montevideo. CAVENDISHIANUM, Bat. 3°. Senza pseudobulbi; le foglie nascono direttamente dal rizoma e sono molto co- riacee; fiori in inverno, odorosi, gialli punteggiati di por- pora scuro ; labello giallo unito. - Guatemala e Messico. CONCOLOR, Hook. (0. unguiculatum, Klotsch.). 2°. Fiori in primavera, d’un giallo canarino, col labello molto slargato. - Brasile. CRISPUM, Lodd. 2°. Fiori in diverse epoche, molto on- dulati, di color marrone brillante, qualche volta macchiati e marginati di giallo. - S. Caterina e Monti Orgues (Bra- sile) sugli alberi. CUCULLATUM, Ldl. 3°. Fiori in inverno e primavera, 248 Parte quarta e e marrone cupo e qualche volta verde oliva; labello rosa porporino punteggiato di cremisi. - Equatore, Colombia da 2000 a 4000 metri. Var. PHALAENOPSIS, sepali e petali bianchi striati di porpora; labello bianco sfumato di rosa e punteggiato di porpora alla base. Cultura degli Odontoglossum da stufa fredda. DIVARICATUM, Ldl. 2°. Fiori in maggio, marrone con una macchia gialla all’apice; labello giallo punteggiato di marrone. - Brasile. FLEXUOSUM, Sims. 2°. Rizoma scandente ; fiori in di- verse epoche, piccoli, gialli, con una macchia bruna alla base. - Brasile. FORBESI, Hook. 2°. Fiori in autunno, grandi, di un bel bruno marrone, marginati di giallo, ondulati. - Brasile (fig. 74). FUSCATUM (Vedi Miltonia Warscewicxi). JONESIANUM, Rchb. 2°. Senza pseudobulbi; foglie ci- lindriche, carnose : fiori in autunno, grandi, bianchi gial- lastri, punteggiati di marrone; labello bianco con punti rossi alla base. - Nord del Paraguay. KRAMERIANUM, Rchb. 2°. Pseudobulbi a forma di di- sco ; foglie marmorizzate; stelo fiorale allungato e nodoso. I fiori sono molti, ma si producono uno per volta in pri- mavera e in estate, all’estremità dello stelo che gradata- mente si allunga; il sepalo superiore e i petali sono eguali cioè stretti, allungati ed eretti, d’un bruno rossiccio; se- pali laterali ricadenti dentellati e cresputi, gialli tigrati di rosso cannella; labello grandissimo, panduriforme, cresputo sui margini, che sono macchiati da una zona larga d’un rosso cannella dorato, lasciando un arco centrale d’un giallo brillante. - Equatore a circa 1000 metri (fig. 75). Monografia dei generi più coltivati 249 LANCEANUM, Ldl. 1° Senza pseudobulbi ; foglie coriacee, marmorizzate ; fiori in primavera, odorosi, gialli punteggiati di bruno cioccolata; labello violetto rosato. - Surinam. LIMMINGHEI, Morren. 2° Fiori in estate, bruni bron- Fig. 74. Oncidium Forbesii. zati, marginati di tinta più chiara e striati di giallo; la- bello giallo oro tinto di rosso sangue. - Caracas. LONGIPES, Ldl. 2°. Fiori rossi bruni striati di giallo; labello giallo canarino. - Brasile (fig. 76). MACRANTHUM, 3°. Fiori, i più grandi del genere, in primavera, gialli sfumati di bruno; labello bianco margi- nato di violetto. - Perù e Colombia a 3700 metri. rog 250 Parte quarta MARSHALLIANUM, Rchb. 8°, Sepali bianchi striati di rosso bruno pallido; petali d’un giallo canarino macchiati gio-giugno. - Brasile. ‘4 Monografia der generi più coltivati 251 ORNITHORHYNCHUM, Hbdt. e Kunth, 3°. Fiori in in- verno, piccoli, d’un rosa lilacino; labello di colorito più intenso. - Messico e Guatemala. PAPILIO, Ldl. 1°. Pseudobulbi in forma di disco ; foglie marmorizzate: modo di fio- rire e forma del fiore del Kramerianum ; sepalo dor- . sale e petali macchiati di carminio, di giallo e di rosso bruno ; sepali laterali a fondo giallo con larghe macchie trasversali di bru- no cannella; labello* giallo limone, marmorizzato in giro, ai margini, di bruno cannella dorato e col centro giallo. Fioritura quasi per- manente. - Trinità e Ca- racas. Var. MAIUS. Fiori assai più grandi e più coloriti. PHALAENOPSIS (Vedi .0. cucullatum). PULVINATUM, Ldl. 2°. Fiori in estate, piccoli, ma in gran numero, rossi bruni alla base, gialli in cima; labello giallo punteggiato Fig. 76. Oncidium longipes. di rosso. - Brasile. ROGERSII (Vedi O. varzicosum). SARCODES, Ldl. 2°. Fiori in primavera, bruno marrone marginati di giallo: labello giallo con qualche punto rosso bruno verso la base. - Brasile. 252 Parte quarta SPHACELATUM, Ldl. 2°. Fiori in primavera, numerosi e piccoli, color marrone cupo striati di giallo; labello giallo oro con una macchia alla base rossa bruna - Mes- sIco. , TIGRINUM, La Ll. e Lex. 3°. (0. Barkerà). Fiori nel-- l'inverno, grandi, gialli macchiati di bruno sui sepali e pe- tali, odorosi. - Messico. Var. SPLENDIDUM. Pseudobulbi con una foglia sola; fiori di colore più brillante. VERRUCOSUM (Vedi Brassza verrucosa). VARICOSUM, Ldl. 2°. Sepali e petali gialli e bruni, piccolissimi ; labello molto grande, d’ un giallo splendido qualche volta macchiato di bruno alla base. Fioritura in- vernale. - Brasile. Var. ROGERSI. Infiorescenza e fiori più grandi. ZEBRINUM, Rchb. 3°. Portamento scandente; fiori in agosto-settembre, bianchi, zebrati di rosso bruno. - Caracas. Gli Oncidium si coltivano in vasi o in paniere; hanno quasi tutti un riposo più o meno lungo in estate, durante il quale le piante si tengono asciutte, ma non completa- mente. Nel periodo vegetativo molta luce e abbastanza umidità. Le specie del 2° scompartimento si trattano come le Cattleya; quelle del 3° come gli Odontoglossum da stufa fredda. Pachystoma, Blume (Epidendree). THOMSONIANUM, Rchb. Pseudobulbi orbicolari con 1-2 foglie lanceolate e acuminate; fiori in primavera-estate, mezzani, bianchi; labello verdastro punteggiato di rosso col lobo mediano terminato in punta ricurva. - Affrica oe- cidentale. \ AA Nel 1° scompartimento insieme coi Phalaenopsis. {°° 1 pa . Monografia der generi più coltivati * 253 Paphinia, Ldl. (Vandee). CRISTATA, Lal. Pseudobulbi ovato-oblunghi, raggrup- pati, con 2-3 foglie terminali, lanceolate, acute ; fiori grandi, gialli screziati di bruno cioccolata; labello porpora bruno. Fiorisce in diverse epoche. - Guiana inglese e Trinità. Si coltiva nel 2° scompartimento sopra un tronco, in po- Fig. 77. Peristeria elata. sizione diagonale come la Cattleya citrina, con poco sfagno alle radici. Peristeria, Hook. (Vandee). BARKERI (Vedi Aczneta Barkeri). ELATA, Hook. Pseudobulbi quasi conici, grossi, con due 204 Parte quarta foglie terminali lunghissime; fiori in estate, grandi, odo- rosi, carnosi, bianchi; labello di un giallo zolfo e di forma particolare; questo coi suoi lobi e col ginostema prende la forma di una colomba ad ali aperte. - Panama (fig. 77). Si coltiva nel 2° scompartimento in vaso, con */, di terra di piote ben decomposta e '/, di torba: nell’ inverno po- chissima acqua e sempre molta luce e ventilazione. Pescatorea, (Vedi Zygopetalum). Phaius, Ldl. (Epidendree). GRANDIFOLIUS, Lour. 3°. Pseudobulbi ovali, con 4-6 foglie grandi, oblungo-lanceolate; fiori nell’inverno, in ra- cemo, grandi, a divisioni bianche, gialle brune in cima; labello a cornetto amaranto cupo, più chiaro sui margini. - China, Concincina e Australia. Var. BLUMEI (P. Blume), Divisioni più larghe, d’un giallo cuoio scuro macchiato di rosso. HUMBLOTI, Rchb. 1°. Pseudobulbi quasi globosi; fo- glie lanceolate e acuminate; fiori in estate, mezzani, rosa porporino suffusi di bianco; labello bruno rossiccio pas- sante al cremisi sui margini. - Madagascar. MACULATUS, Ldl. 3°. Pseudobulbi ovoidei, aggruppati, con.5-7 foglie oblungo-lanceolate ; fiori in primavera, d’un giallo cuoio; labello bruno cioccolata sul davanti. - Nepal. WALLICHII, Lal. 3°. Portamento del grandifolius, ma più gigantesco ; fiori in inverno, fulvi arancioni, bianca- stri al di fuori; labello bianco, sfumato di giallo all’esterno , e raggiato di porpora internamente. - Nepal. I Phaius si coltivano invasi con terra di scopa e di bosco, aggiungendovi sfagno e carbone pesto per rendere | Monografia dei generi più coltivati Fig. 78. Phalaenopsis Aphrodite, 250 Parte quarta —_— — -_——— -. -_——_—__.._——__—_—r———r—————=@+——_—_— il composto più permeabile. Durante la vegetazione si an- naffiano abbondantemente e si tengono a temperatura più alta; nel riposo asciutti. Le rinvasature, quando occorrono, sì fanno in marzo. Phalaenopsis, Blume (Vandee). È uno dei generi più pregiati fra le orchidee, che com- prende piante caulescenti, ma a fusto corto, con foglie distiche, in generale grandi ed oblunghe, verdi o mar- morizzate. I fiori sono disposti in grappoli o racemi, più o meno lunghi, nascenti alla base della pianta. Le radici aeree sono lunghe, rugose, schiacciate, scure o gri- giastre, molto aderenti alle superficie sulle quali serpeg- giano. Ho già accennato alla particolarità delle radici e dei peduncoli che sono proliferi. AMABILIS di Blume (Vedi P. grandiflora). AMABILIS di Lindley (Vedi P. Aphrodite). ANTENNIFERA (Vedi P. Esmeralda). APHRODITE, Rchb. (P. amabdilis, Lindl.). Foglie verdi scure di sopra, rossastre disotto; fiori in diverse epoche, ma più in primavera, da 6 a 10, grandi, d’un bianco puro; labello bianco punteggiato alla base di giallo chiaro e di porpora. - Manilla (fig. 78). EQUESTRIS (Vedi P. rosea). ESMERALDA, Rchb. (P. antennifera). Foglie marmo- rizzate; fiori in inverno, d’un rosa più o meno intenso; labello porpora sanguigno. - Concincina. : GRANDIFLORA, Ldl. (P. amabdilis, Blume). Foglie del tutto verdi; fiori in primavera, d’un bianco puro; atea Ai 3 bianco o rosato, raggiato alla base di giallo e di nr pe Li Monografia der generi più coltivati 207 - Giava, Borneo e Nuova Guinea, generalmente in luoghi bassi e sulle rive del mare. Var. AUREA. Fiori più grandi, col centro del labello macchiato di giallo. - Borneo. Fig. 79. Phalaenopsis Schilleriana, ROSEA, Ldl. (P. equestris). Foglie verdi; fiori in di- verse epoche, rosa chiaro, macchiato nel centro di carmi- nio; labello rosa vivo e violetto al centro ; non si taglino i vecchi peduncoli che possono rifiorire. - Manilla. A. Pucci. Ti 258 Parte quarta e e e] ————— ——___——___& Cullen eee eO?O —_ _< ———————— SANDERIANA, Rchb. Foglie marmorizzate ; fiori in pri- mavera, 7-12, grandi; sepalo superiore e petali rosei; se- pali laterali più chiari e picchiettati di bianco; labello bianco macchiato di $iallo alla base. - Filippine. Var. ALBA. Fiori bianchi con pochi punti porpora è gialli sul labello. SCHILLERIANA, Rehb. Foglie marmorizzate; fiori da febbraio ad aprile, in racemi lunghissimi, diramati, grandi, d’un rosa porporino delicato, sfumati di bianco; labello bianco punteggiato di porpora. - Filippine in luoghi umidi e ombrosi (fig. 79). Di questa magnifica specie, forse la più coltivata, si trovano nelle collezioni forme o varietà distinte per la quantità, grandezza o colorito dei fiori. STUARTIANA, Rchb. Foglie marmorizzate; fiori in in- verno-primavera, mezzani, col sepalo dorsale e i petali bianchi con qualche punto porpora alla base; i sepali la- terali sono divisi in due parti per la loro lunghezza, bian- chi in quella superiore e bianchi fittamente punteggiati di porpora nella inferiore; base del labello gialliccia e pun- teggiata di porpora. - Mindanao (Filippine). Quasi tutti i Phalaenopsis provengono da paesi caldis- simi a clima uniforme tutto l’anno; là vivono attaccati ai tronchi o ai rami di grandi alberi, generalmente all’ombra, sempre vicini all'acqua o lungo i fiumi o alla loro foce e anche vicino alle rive del mare; qualche specie si trova sulle rocce calcaree. Tenendo conto di queste condizioni naturali, le regole per una buona coltivazione nelle stufe saranno le seguenti. Le piante si possono coltivare in panierine, in vasi 0 su tronchi. Per quasi tutte sono da preferirsi le pamierine co- ata muni, ma molto basse, o certe panierine speciali a forma Ò e DR =» Monografia dei generi più coltivati 259 cilindrica, vuote nel centro e formate colla stessa qualità di stecche delle altre panierine e sospese verticalmente. Questi recipienti saranno sempre relativamente piccoli, perchè i Phalaenopsis non si distendono che poco col rizoma: si riem- piono di sfagno puro e fresco, disponendolo in modo che si mantenga vegetante più che sia possibile e sia rialzato per 5 o 6 centimetri a cupoletta sopra l’orlo dei recipienti ; nel centro si collocano le piante circondandole di uno strato di sfagno buonissimo vegetante che si rinnoverà spesso. I recipienti saranno tenuti sempre sospesi, 60 o 70 centi- metri distanti dai vetri della stufa. Il periodo di vegetazione comincia nel marzo e dura, poco più o poco meno, fino ai primi di novembre. Per tutta quest'epoca le piante vogliono temperatura elevata (18°-20° di notte, fino a 28° il giorno) avvertendo che a questa temperatura ci si dovrà arrivare gradatamente dal marzo fino alla fine d’aprile e si diminuirà pure gradatamente dal novembre alla metà di dicembre per arrivare alla tem- peratura durante il riposo nell’inverno: la temperatura in- vernale sarà da 15° a 18° nella notte e dai 18° ai 21° du- rante il giorno. Da questi dati si deve concludere che i Phalaenopsis staranno, quando sono in vegetazione, nel 1° scompartimento e passeranno nella parte calda del 2° nel tempo del riposo. Durante questo riposo non assoluto, hanno bisogno di umidità quel tanto che basti a non lasciare aggrinzire le radici e le foglie; dovrebbe per questo servire l’umidità atmosferica, ma se ciò non basta, si darà qualche leggiera bagnatura alla superficie dello sfagno, mai alla pianta. Così pure nel momento del risveglio della vegetazione si aumenterà l’umidità atmosferica, ma non si annaffieranno le piante finchè la vegetazione non è nel suo piene vigore, 260 Parte quarta ed anche questa annaffiatura delle piante si farà di rado e solo nelle giornate calde dell'estate. La ventilazione è utile a queste piante, purché l’aria esterna non produca degli sbalzi di temperatura; l’om- breggiamento sarà regolato dallo stato delle piante, cioè molta ombra nel tempo della vegetazione e molta luce du- rante il riposo. Phsurus, Hook. (Neottiee). Somigliano gli Amoectochilus per la variegatura del fo- gliame. ARGENTEUS, Hort. Foglie verdi chiare, inverniciate di bianco argenteo. - Brasile. MACULATUS, Hook. Foglie verdi ramate, punteggiate di bianco accanto alla nervatura centrale. - Equatore. PICTUS, Rchb. Foglie verdi scure venate di bianco ar- genteo. Trattamento degli Amoectochilus con maggiore umidità nelle radici. Pilumna (Vedi Trichopilia). Platyclinis, Benth. (Epidendree). Piante epifite, più conosciute col nome generale di Den- drochilum, a pseudobulbi molto piccoli, a fiori piccoli e numerosi, disposti disticamente e alternati lungo la ra- chide dei racemi, i quali sono terminali e pendenti. Questi fiori non sono molto appariscenti, ma le infiorescenze sono graziose ed eleganti. i COBBIANA, Hemsl. (Dendrochilum Cobbimmarali Pseu- bi . Monografia dei generi più coltivati 261 dobulbi quasi conici; foglie ellittico-lanceolate ; fiori in au- tunno, d’un giallo zolfo chiaro; labello giallo arancione. - Filippine. FILIFORMIS, Benth. (Dendrochilum filiforme). Pseu- dobulbi ovoidei; foglie lineari; fiori in estate, d’un giallo canarino. - Filippine. GLUMACEA, Benth. (Dendrochilum glumaceum). Pseu- dobulbi ovoidei; foglie lineari; fiori in primavera, odorosi, di un bianco verdastro. - Filippine. Si coltivano in vaso con sfagno e torba, nel 1° scom- partimento, con umidità costante, minore nel periodo di riposo. Pleione, Don (Epidendree). Considerate da alcuni come Coelogyne, le Plesone for- mano un gruppo di specie alpine, con pseudobulbi piccoli, di forma particolare, a boccetta o a zucchettina, verdi pun- teggiati di grigio, con una foglia terminale caduca; fiori solitari, nascenti alla base dei pseudobulbi, assai grandi. HUMILIS, Don. Sepali e petali bianchi lavati di lilla chiaro; labello bianco frangiato da peli lunghi, bianchi, striato e punteggiato di cremisi. Fiorisce in gennaio-feb- braio. - Nepal, Sikkim e Bootan da 2300 a 2900 metri. LAGENARIA, Ldl. Sepali e petali rosa lilla ; labello più chiaro esternamente, striato di porpora nell’interno e giallo e rosso sul disco. Fioritura autunnale. - Monti Khasia. MACULATA, Ldl. Fiori in autunno, bianchi, col labello sereziato di porpora e disco giallo. - Sylhet e Monti Khasia. Var. WALLICHIANA (P. Wallichiana). Fiori di colore più intenso. 262 Parte quarta Non è molto facile la cultura e la conservazione di queste piante, provenienti da luoghi molto elevati e quindi vi- venti allo stato naturale in condizioni tutt’affatto speciali. Si piantano in vasi bassissimi, con un composto di torba (?/,) e di sfagno ('/,), aggiungendovi poca rena e terriccio di foglie. I vasi si tengono sospesi in estate nel 2° scompar- timento, cioè da quando comincia la nuova vegetazione, con abbondante umidità. Allorchè le foglie ingialliscono e cadono comincia il riposo; si diminuiscono allora le annaffiature fino quasi a cessarle e le piante si tengono nel 3° scom- partimento. Promenaea (Vedi Zygopetalum). Renanthera, Lour. (Vandee). Piante caulescenti, affini alle Vanda, a fusti sarmen- tosi, con foglie distiche, inguainate, ligulate ; mi; in pan- nocchia laterale. COCCINEA, Lour. Fiori da 100 a 150 in ogni infiore- scenza, col sepalo superiore e i petali d’un rosso brillante punteggiati di giallo; sepali laterali vermiglio cupo; la- bello giallo screziato di rosso. Fiorisce in epoche diverse. - Concincina. Si rimprovera a questa specie la poca o punta regola- rità nella fioritura, passando anche molti anni senza ve- derne i fiori. Ma la colpa non è della pianta, sibbene dei coltivatori, i quali trascurano di darle il riposo necessario lungo e ben accentuato. Io non ho coltivata questa specie e quindi riferirò quello che si è praticato e si pratica da qualcuno, cui riesce averla tutti gli anni in fiore e qualche volta per eccezione due volte nello stesso anno. è » » pu eri "” vi Gt Po Lich pira è Monografia dei generi più coltivati 263 Si pianti in vasi, in un composto di torba e di sfagno, legando la pianta ad un sostegno sul quale sì possa di- stendere lo stelo scandente. Le piante si tengono nel 1° scompartimento durante l'estate, esposte al sole nelle ore . pomeridiane, con temperatura naturale elevata anche oltre i 30 gradi, annaffiandole tre o quattro volte al giorno. Nell'inverno si dà il riposo col diminuire o cessare le annaffiature e col tenere le piante a temperatura molto bassa. LOWII (Vedi Arachnanthe Lowti). MATTUTINA, Ldl. Fiori in estate, prima vermigli macchiati di giallo, poi gialli arancioni; labello piccolo, porpora cupo. - Giava. Cultura delle Vanda da stufa calda. Rhynchostylis (Vedi Saecolabium). Rodriguezia, Ruiz e Pav. (Vandee). Le specie coltivate sono generalmente conosciute sotto il nome generico di Burlingtonia. Esse hanno pseudobulbi ‘piccoli e corti, terminati quasi sempre da una foglia li- neare e rigida; le infiorescenze nascono alla base della nuova vegetazione e sono d’ordinario pendenti. CANDIDA, Rchb. Fiori in maggio, 4-8, in grappoli pen- denti, bianchi con una linea longitudinale gialla sul la- bello. - Demerara. i DECORA, Rchb. Fiori in inverno, in racemo eretto, bian- chi rosati e punteggiati di bruno. - San Paolo (Brasile). Var. PICTA. Fiori più grandi, punteggiati di rosso sangue. FRAGRANS (Vedi R. venusta). RIGIDA, Ldl. Fiori in estate, odorosi, bianchi sfumati di rosa e venati di porpora. - Brasile. sp d Parte quarta VENUSTA, Rchb. (R. fragrans). Fiori in primavera- estate, 5-9, in racemo pendente, odorosi, bianchi con una macchia gialla oblunga sul labello. - Brasile. Lo Rodriguexia vivono allo stato naturale sugli alberi a scorza liscia, per la maggior parte dell’anno esposte al sole. Si coltivano in paniere, con solo sfagno, sospese nel 1° scompartimento, ove riceveranno molta luce, ma senza sole diretto nell’estate. In estate stanno in riposo e quindi sì tengono asciutte; negli altri mesi si annaffiano mattina e sera; quando sono in fiore si cessano le annaffiature sulle piante e ci si Iimita a tuffare la panierina nel- l’acqua. Saccolabium, Blume, (Vandee). Genere vicino agli Aerzdes e alle Vanda, con piante caulescenti, a foglie distiche e ad infiorescenze ascellari, composte di molti fiorellini fra loro agglomerati in seni cilindrici. AMPULLACEUM, Ldl. Specie nana con fiori in prima- vera, rosa carminio un poco lilacino. - Sylhet. BELLINUM, Rchb. Specie nana con fiori in inverno, gialli macchiati di porpora e con una macchia color oro nel centro. - Birmania. BLUMEI, Lal. (RAaynehostylis retusa). Fiori in estate, bianchi, lavati di rosa, lineati e punteggiati di porpora; labello lilla. - Giava. Var. GUTTATUM (S. guttatum). Fiori più piccoli e pun- teggiati più fittamente. Var. PRAEMORSUM (S. praemorsum). Infiorescenze più lunghe; fiori più chiari e poco punteggiati. a - Li Monografia dei generi più coltivati 265 CURVIFOLIUM, Ldl. Pianta nana con fiori in maggio, di un vermiglio acceso e col labello giallo. - Nepal. GUTTATUM (Vedi S. Blumez). MINIATUWM, Ldl. Pianta nana con fiori in primavera, di un rosso minio, a labello giallo zolfo. - Giava. PRAEMORSUM (Vedi ,S. Blumez). VIOLACEUM, Ldl. Fiori da febbraio ad aprile, d’ un bianco avorio punteggiati di violaceo con una macchia vio- letta all'estremità dei petali; labello color malva cupo li- neato di violetto. - Filippine. Cultura degli Aerides nel 1° scompartimento. Schomburgkia, Ldl. (Epidendree). Piante a pseudobulbi molto lunghi e grossi, fusiformi, terminati da 2-3 foglie ovali-oblunghe e coriacee ; infiore- scenza a pannocchia portata da uno scapo molto lungo, terminale. CRISPA, Ldl. Fiori in inverno, cresputi sui margini, di un giallo bruno; labello giallo striato di lilla. -— Guiana inglese. . LYONSII, Ldl. Fiori in primavera, bianchi punteggiati di porpora. - Giammaica. TIBICINIS, Bat. Fiori in primavera, di un rosso bruno, più chiaro alla base dei sepali e dei petali; labello aran- cione scereziato di porpora. - Honduras. Si coltivano in vaso come le Cattleya del 2° scompar- timento; solo la erzspa vuole una temperatura un poco più alta e più sole per la maturazione dei pseudobulbi. Parte quarta Scuticaria, Ldl. (Epidendree). STEELII. Ldl. Foglie cilindriche, lunghe talvolta anche più d’un metro, terminate in punta affilata, intera- mente peudenti: fiori in diverse epo- che, basilari, grandi, d’un bianco gial- lastro, macchiati di cremisi; cresta del labello aranciona. - Guiana inglese (fig. 80). Dato il suo portamento, questa pian- | ta sì coltiva attaccata ad un tronco, IU | sospeso verticalmente, con sfagno solo I / intorno alle radici,da rinnovarsi spesso. i Vive nel 1° scompartimento con molta umidità nel periodo della vegetazione. Fig. 80. Scuticaria Steelii, urna. ju A TIR» . _ Monografia dei generi più coltivati 267 Selenipedium, Rchb. (Cipripediee). Genere vicinissimo ai Cypripedium, da cui botanica- mente si distingue per avere l’ovario, e quindi il frutto, con tre loggie o cavità. Si distingue pure facilmente per il portamento, per il fogliame e per la infiorescenza. I più sono acauli, mentre alcuni diventano caulescenti. Le foglie sono molto più lunghe che nei Cypripedium e relativa- mente molto strette, lineari o ligulate, più o meno acute all’apice. Anche gli steli fiorali sono assai più lunghi e sono pluriflori, ma in generale i fiori sbocciano sullo stelo successivamente uno dopo l’altro ed è raro vedere due fiori aperti insieme sullo stesso stelo. Nei Seleripedium dunque, salvo qualche eccezione, abbiamo una fioritura continua per quasi tutto l’ anno. Vengono chiamati dai giardinieri Cypripedium a gambo corto e perciò meno ri- cercati per il commercio dei fiori. XAINSWORTHII (longifolium Hartwegi XSedenil). XALBO-PURPUREUM (Schlimii XDominianum). XCALURUM (longifoliam XSedenii). Per alcuni è varietà dell’ Ainsworthii. | XCARDINALE (Sedenii XSchlimii albiflorum). CARICINUM, Rchb. (S. Pearce?). Bolivia (fig. 81). CAUDATUM, Rchb. Fiori, i più grandi del genere, coi petali lineari, pendenti, lunghi anche fino a 60 centimetri ‘un poco attorcigliati; stelo con 1-4 fiori, che sbocciano quasi contemporaneamente in primavera. - Perù e Nuova Granata (fig. 82). x Var. LINDENII (Vedi Uropedium Lindenti). Var. ROSEUM (Vedi S. e. Warscewiexti). Var. WALLISI. Colorito più delicato. - Equatore (fig. 83). 208 Parte quarta Fig. S1. Selenipedium caricinum. Var. WARSCEWICZII (S. e. roseum). Colorito più intenso. - Chiriqui. La specie e varietà, trovandosi spesso | epi- fite, si coltivano meglio in paniere sospese ; com- posto di sfagno e torba molto grossolano; umi- dità costante ma non mai troppa. XDOMINIANUM (ca- ricinum Xcaudatum). XGRANDE (longifo- lium Hartwegii Xcauda- tum). LONGIFOLIUM, Rchb. - Costa Rica. Var. HARTWEGII (S. Hartwegii). Secondo al- cuni è sinonimo di SS. Roexlii. - Equatore. PEARCEI (Vedi S. ca- rICINUM). ROEZLII, Rehb. - E- quatore. SCHLIMII , Rehb. - Colombia a 1300 metri, in luoghi umidi. Var. ALBIFLORUM. — Fiori bianchi pochissimo A sfumati di TOsa. ta è. ur si 335 ‘Bi î i Rel 20 * Monografia dei generi più coltivati 269 XSCHROEDERAE (caudatum XSedenii). XSEDENII (Schlimi Xlongifolium). Var. CANDIDULUM. Fiori molto chiari. Fig. 82. Selenipedium caudatum. Var. PORPHYREUM (longifolium Hartwegii XSchlimii). Fiori più grandi e più coloriti. Quasi tutti si coltivano in vaso con un composto molto grossolano di terra fibrosa e sfagno tritato. Si tengono nel 2° scompartimento con umidità media e costante; non vo- gliono sole, ma neppure ombra continua ed assoluta. Al- cune specie possono vivere anche nel 3° scompartimento, 270 Parte quarta ma non si ha un buon resultato di fioritura durante l’in- verno, ea et: -— e e ee; vat Pei n A x N° } 4 vi Monografia der generi più coltivati 271 Sobralia, Ruiz e Pav. (Neottiee). Piante terrestri con fusti eretti, sottili, somiglianti quelli di un’ Arundinaria, articolati e ravvicinati a cespuglio, guarniti per tutta la lunghezza di foglie lanceolate e pie- ghettate ; fiori molto grandi, solitari o riuniti in più sopra un peduncolo terminale. DECORA, Bat. 2°. Fiori solitari, d’un bel rosa, digra- dato in bianco. - Guatemala. DICHOTOMA, Ruiz e Pav. 3°. Fiori in inverno, odo- rosi, bianchi esternamente. e violetto porporini nell’interno. - Perù e Colombia. MACRANTHA, Ldl. 3°. Fiori, fra i più grandi del ge- nere, in estate, d’un violetto rosato; labello molto grande, con sfumature porpora e colla gola d’un bianco crema. - Messico e Guatemata. XVEITCHI (macrantha Xxantholeuca). Fiori in estate, grandissimi, bianchi sfumati di rosa lilacino; labello molto dilatato e cresputo, alla base giallo arancione. VIRGINALIS, Peet. e Cogn. Fiori in estate, odorosi, bianchi; labello cresputo con una macchia alla gola gialla zolfo chiara. - Colombia. XANTHOLEUCA, Hort. Fiori in estate, grandi, d’un giallo zolfo chiaro; labello più cupo, arancione alla base ov'è lineato di arancione rossastro. - Messico (?). Le Sobralia si coltivano in vasi grandi, ben fognati, in un composto di terriccio di foglie e rena con poco sfagno tritato grossolanamente. Durante l’ estate si annaffiano spesso ma non si bagnano mai gli steli e le foglie; nel- l'inverno si sospendono le annaffiature per dare alle piante un riposo assoluto, Hanno bisogno di molta luce con un 272 Parte quarta poco di sole e non vogliono atmosfera umida e fredda ma quasi continua ventilazione. I fiori sono portati dai fusti vigorosi dell’anno precedente. Sophronitis, Ldl. (Epidendree). Piante nane, epifite, con piccoli pseudobulbi aggruppati fra loro, terminati da una foglia coriacea; infiorescenza terminale di un solo fiore piccolo, raramente due o più. CERNUA, Ldl. Fiori in inverno, rosso cinabro; base del labello aranciona. Brasile. GRANDIFLORA, Ldl. (S. militaris, Cattleya coccinea). Fiori in inverno, scarlatti; labello arancione sereziato di scarlatto. - Rio Janeiro (Brasile). Var. PURPUREA. Fiori d’un carminio porporino. Var. ROSEA. Fiori rosa porporino. MILITARIS (vedi S. grandi/lora). 7 VIOLACEA, Ldl. Fiori violetto porpora. - Brasile. Si coltivano nel terzo scompartimento, in panierine molto basse o su tronchi con puro sfagno, bene esposte alla luce, ma difese dal sole; abbondanza d’acqua, diminuendone un poco la dose nei primi mesi dell’anno, epoca nella quale queste piante hanno un riposo, che non è però assoluto.. Stanhopea, Hook. (Vandee). Pseudobulbi ovoidei, raggruppati fra loro, terminati da una foglia grande, lanceolata e pieghettata; l’ infiorescenza, portante 2-3 fiori, qualche volta più, nasce dal rizoma e si dirige all’ ingiù verso terra. I fiori sono carnosi, grandi, di forma strana e odorosi, ma durano pochissimi giorni; la fioritura è generalmente estiva. RR “i Ben Po A - Lt n Monografia dei generi più coltivati. 273 AUREA (vedi S. Wardt). BUCEPHALUS, Ldl. (S. grandiflora). Fiori d’un bel Fig. 84. Stanhopea Wardii. giallo arancione cosparsi di macchie e di punti porporini; labello prima arancione, poi giallo oro, punteggiato di rosso sangue alla sua estremità. - Equatore. A. Pucci. 18 274 Parte quarta EBURNEA, Ldl. Fiori bianco avorio con molti punti porpora sul labello. - Surinam e Venezuela. GRANDIFLORA (vedi ,S. Bucephalus). INSIGNIS, Forster. Fiori gialli chiari macchiati di por- pora; labello bianco sporco punteggiato di rosso sangue. - Equatore. MARTIANA, Bat. Fiori d’un giallo zolfo punteggiato di rosso violaceo; labello bianco avorio, rossastro alla base. - Messico. OCULATA, Ldl. Fiori variabili nel colorito, gialli-chiari cosparsi di piccole macchie, ad anello, porpora violaceo, numerose sui sepali, rade sui petali; labello con due mac- chie laterali grandi color porpora. - Messico. TIGRINA, Bat. Fiori rossi arancioni brunastri con mac- chie e punti gialli; labello giallo oro alla base, macchiato di rosso vellutato e punteggiato finamente di carminio e di vermiglio. - Messico. WARDII, Ldl. (S. aurea). Fiori giallo oro seminati di piccole macchie rosso sangue; labello con una macchia larga rosso sangue alla base. - Venezuela, Colombia e Gua- temala (fig. 84). Le Stanhopea si coltivano in paniere, larghe e basse, me- ‘ glio in quelle fatte con filo metallico, a maglie larghe, in modo che le infiorescenze non siano ostacolate ad uscir fuori: queste paniere si riempiono di una mescolanza di terra fibrosa e di sfagno secco, lo sfagno fresco essendo dannosissimo a tali piante. Ogni quattr’anni almeno si farà la mutatura, perchè le StarnkRopea producono molte radici che formano quasi sempre un ostacolo all’ uscita delle infio- — rescenze: nella mutatura si diradano le radici cominciando dal levare quelle più vecchie e guaste. Per la particola- rità di fiorire al di sotto le paniere saranno tenute sospese, Poe î DA i, Bite a (E° 00€ Monografia dei generi più coltivati 275 nell’estate all'aria aperta e nell'inverno nel 2° scompar- timento e anche nel 3.° Sembrerebbe che trattandosi di piante di regioni calde si dovessero tenere, come qualcuno suggerisce, nel 1° scompartimento, ma non ce n’è bisogno, anzi si vedono spesso tenute anche in un semplice tepi- dario asciutto. Ciò è possibile perchè vogliono molto ca- lore nel periodo vegetativo, che comincia nel maggio e quindi, tenendole all’aria aperta, la temperatura, aumen- tando naturalmente di giorno in giorno, accompagna il progressivo sviluppo della vegetazione. Tanto nella stufa quanto all'aria aperta le piante staranno sempre all’ombra e con pochissimo sole in un’ora o due della giornata. Du- rante la vegetazione si terranno umide costantemente, ma non annaffiando mai direttamente le piante ; nel riposo re- steranno completamente asciutte. STAUROPSIS (Vedi Vanda). Thunia, Rchb. (Epidendree). Genere molto vicino al Phazus, del quale per alcuni è | un sottogenere; da esso si distingue per non aver pseudo- bulbi, ma steli nodosi, biennali, guarniti per tutta la lun- ghezza da foglie glauche e caduche; i fiori sono disposti | in grappoli pendenti e terminali. ALBA, Rehb. Fiori in estate, bianchi col labello colorito nel centro di porpora e di lilla. - Nepal. Var. NIVALIS. Fiori completamente bianchi. BENSONIAE, Hook. Fiori in estate, rossi porpora bril- lante, biancastri alla base; labello marcato di giallo nel centro. - Moulmein. MARSHALLIANA, Rehb. Fiori bianchi, gialli alla base . del labello. - Moulmein (fig. 85). 276 Parte quarta Si coltivano in vasi, con un composto formato da terra di foglie fibrosa, torba, sfagno tritato e rena bianca. Nel periodo vegetativo, che comincia nel marzo, si tengono nel 1° scompartimento, cominciando ad annaffiare appena che si avverte il risveglio della pianta; le prime annaffiature Fig. So. Thunia Marshalliana. si faranno moderate e sempre al composto soltanto, poi sì aumenteranno, annaffiando anche le piante quando le foglie saranno bene sviluppate. Col cadere delle foglie comincia il riposo e quindi si diminuiscono le annaffiature per ces- sarle quasi affatto nell’ inverno, nella quale epoca le piante sì mettono nel 2° scompartimento, * Monografia der generi più coltivati 274 Trichopilia, Lal. (Vandee). Pseudobulbi oblunghi, terminati da una foglia coriacea, verde scura; infiorescenze in generale pendenti; fiori pochi, ma grandi, colle divisioni strette crespute e attorcigliate. BACKHOUSEANA (Vedi 7. fragrans). CANDIDA (Vedi 7. fragrans nobilis). COCCINEA, Ldl. Fiori, in primavera, verdi brunastri ; labello bianco all’ esterno e internamente carminio puro striato di colorito più cupo. - America centrale. Var. CRISPA (7. erispa). Fiori sfumati di rosa carminio, col labello irregolarmente cresputo. FRAGRANS, Rchb. (7. Backhouseana, Pilumna fra- grans). Fiori in inverno, odorosi, d’un bianco puro; la- bello giallo alla base. - Colombia. Var. NOBILIS (7. candida, Pilumna nobilis). Fiori più grandi colla macchia del labello più dilatata. GALEOTTIANA, A. Rich. (7. picta). Fiori in estate, giallastri, con una linea rossiccia nel centro; labello bianco crema, giallo nel centro. - Messico. LEPIDA (Vedi 7. marginata). -MARGINATA, Henfrey (7. crispa marginata). Fiori in primavera, cremisi, marginati di bianco ; labello rosa car- minio, più intenso alla base, cresputo. - Chiriqui. Var. LEPIDA (7. lepida). Fiori più grandi a margina- tura più larga interrotta da punti violacei; labello più cre- sputo. PICTA (Vedi 7. Galeottiana). SUAVIS, Ldl. Fiori, i più grandi del genere, in prima- vera, odorosi, d’un bianco crema, spesso punteggiati di rosa chiaro; labello a fondo giallo chiaro, macchiato di 278 Parte quarta violetto più o meno cupo, al centro giallo. - Cordigliere di Costa Rica, da 1700 a 2700 metri, sugli alberi ad una altezza di 7 metri (fig. 86). . Var. ALBA. Fiori più tardivi, bianchi, eccetto la mac- chia gialla del labello. Fig. 86. Trichopilia suavis. TORTILIS, Ldl. Fiori in diverse epoche, rosa pallido ‘brunastro marginati di giallo, attorcigliati a spirale; labello — bianco macchiato e punteggiato di rosso bruno. - Messico e Guatemala. - Monografia dei generi più coltivati 279 Si coltivano in vasi e in paniere, preferendo quest’ul- time perchè più facilmente possono esser sospese e quindi le piante godere più luce. Il composto dev’esser grosso- lano, formato da terra fibrosa, torba e sfagno e le piante sì mettono alte nel vaso per fare espandere bene i fiori che. nascono a pari terra. Hanno un riposo non assoluto, nel quale le piante si tengono un po’ umide: anche nel pe- riodo vegetativo l'umidità dev'esser data più dall’atmosfera che dalle annaffiature; vivono nel 2° scompartimento, ec- cettuata la /ragrans e sue varietà che si terranno nel 3.° Trichosma, Ldl. (Epidendree). SUAVIS, Ldl. Quest’unica specie coltivata ha dei pseu- dobulbi raggruppati, oblunghî, con due foglie oblungo-lan- ceolate. I fiori sono in racemo, odorosi, piccoli, di un bianco crema, col labello screziato di rosso porpora. Fiorisce in inverno. - Monti Khasia. Cultura degli Odontoglossum da stufa temperata. Uropedium, Ldl. (Cipripediee). LINDENII, Ldl. Unica specie di questo genere anomalo, che forse dovrebbe considerarsi come una varietà del ,Se- lenipedium caudatum, col quale ha comune il portamento e la cultura. Ne differisce per il labello, che invece di es- sere saccato, come nei Cypripedium e nei Selenipedium, è conforme ai petali, eccettuata la base ch’è molto più slar- gata. Fioritura primaverile. - Colombia a circa 1600 metri. 280 Parte quarta Vanda, R. Br. (Vandee). Genere formato da piante tutte caulescenti, somiglianti per la vegetazione agli Aerzdes, ma meno uniformi di questi. In generale sono piante più gigantesche, con molte radici aeree, con foglie distiche ravvicinate fra loro, il più delle volte ligulate e canaliculate, dall’ascella delle quali escono i fiori, disposti a grappolo, grandi o mezzani, carnosi e spesso profumati. AMESIANA, Rcbh. Foglie quasi cilindriche, scanalate e carnose; fiori in inverno, odorosi, bianchi con una delicata sfumatura rosa; labello bianco leggermente tinto di rosa. - Stati del Shan da 1300 a 1600 metri sulle roccie esposte al sole. BATEMANII, Ldl. (Stauropsis lissochiloides). Fiori in estate, grandi, carnosi, gialli oro.sparsi di piccole macchie cremisi, esternamente coloriti di porpora vivo; labello bianco alla base, porpora all’ apice. - Moulmein e Filip- pine. BENSONII, Bat. Fiori in estate, mezzani, gialli o verdi giallastri, venati e retati di marrone; labello bianco alla base, violetto all’apice. - Birmania e Moulmein sugli al- beri in luoghi soleggiati. CATHCARTII (Vedi Arachnante Catheartii). COERULEA, Griffith. Fiori in autunno, coloriti di una tinta delicata cerulea, tessellati di azzurro; labello molto piccolo, turchint cupo. - Monti Khasia da 1000 a 1300 metri sugli alberi (fig. 1 e 87). Vuole molta luce, caldo e umidità nella vegetazione at- tiva; nella fioritura e anche per qualche tempo dopo, cioè per due o tre mesi, dal 2° scompartimento si passa pae 3°. SRALE Monografia dei generi più coltirati 281 CRISTATA, Ldl. Fiori in primavera, mezzani, bianchi verdastri, col labello crestato e raggiato di porpora. - Nord dell’India. DENISONIANA, Bens. e Rehb. Fiori in primavera-estate, Fig. 88. Vanda Hookeriana. mezzani, d'un bianco avorio ; labello lineato di verde. - Birmania e Moulmein. Î GIGANTEA. Ldl. (Stauropsis gigantea). Fiori in pri- mavera, coriacei, gialli, punteggiati di marrone. - Moul- mein. HOOKERIANA, Rchb. Steli cilindrici, alti anche oltre i 282 Parte quarta due metri; foglie cilindriche, sottili, scanalate: sepalo dorsale bianco lavato di porpora, i laterali bianchi; petali bianchi lavati e punteggiati di porpora; labello trilobato Fig. 87. Vanda Coerulea. coi lobi laterali d'un porpora ametista, striati di tinta più chiara, lobo mediano bianco fittamente punteggiato di ame- tista. - Fiorisce in autunno. - Borneo e Malacca in ter- reni inondati per 5 mesi e dopo esposta a una siccità com- pleta (fig. 88). | Per la cultura si veda quella indicata per la Vanda teres. Ti ui @ Me? e, Monografia dei generi più coltivati 283 INSIGNIS, Blume. Fiori in primavera, gialli fulvi mar- cati da punti bruni oblunghi; labello d’un ricco rosa por- porino coi lobi bianchi. - Isola di Timor. KIMBALLIANA, Rchb. Foglie quasi cilindriche, verdi seure un poco bronzate; sepalo superiore e petali bianchi, molte volte sfumati di rosa; sepali laterali bianchi; la- bello porpora. Fiorisce in estate. - Stati del Shan da 1300 a 1600 metri. LAMELLATA, Ldl. Fiori in inverno, piccoli, gialli mac- chiati di marrone. - Filippine. Var. BOXALLI. Fiori d’ un bianco crema, colla parte inferiore dei sepali laterali tinta longitudinalmente di rosso bruno; labello rosa porpora. LOWII (Vedi Arachkhnante Lowi). PARISHII, Rchb. Fiori in estate, gialli verdastri pun- teggiati di rosso bruno ; labello porpora magenta, più chiaro sui margini. - Moulmein. Var. MARRIOTTIANA. Fiori rossi bronzati, bianchi alla base. SANDERIANA, Rchb. Foglie strette ; fiori in autunno, grandissimi, col sepalo superiore suffuso di bianco ; i due laterali, d’un giallo fulvo con venature rosse sanguigne; petali di colore uguale al sepalo superiore punteggiati di rosso nella parte che tocca i sepali laterali; labello pic- colo bruno rossiccio. - Mindanao (fig. 89). SUAVIS (Vedi V. tricolori). TERES, Ldl. Stelo e foglie cilindriche; fiori in estate, grandi, d'un rosa porpora chiaro, spesso suffusi di bianco; labello coi lobi leterali ripiegati sulla colonna a cornetto, violacei esternamente e punteggiati di rosso bruno nell’in- terno; lobo centrale molto grande, ricadente come le fac- ciole d’un avvocato, quadrato all’ apice, violetto cupo. - India. Da 284 Parte quarta Fig. 89. Vanda Sanderiana. Monografia dei generi più coltivati 285 Ne esistono diverse varietà. Si dice, ed infatti è vero, che la Vanda teres è avara dei suoi fiori, ma ciò non Fig. 90. Vanda tricolor. dipende dalla natura della pianta, sibbene dalla cattiva cultura, giacchè quando è ben coltivata è una delle spe- 286 Parte quarta cie più fiorifere e di fioritura regolarissima. Le cause della mancanza di fioritura sta nel negarle o nel darle imper- fettamente il voluto riposo. Durante il periodo attivo della vegetazione, che d’ordinario è da maggio a tutto ottobre, Fig. 91. Vanda tricolor suavis di Veitch. le piante hanno bisogno di esser molto annaffiate, aumen- tando giornalmente la dose dal principio alla fine di que- sto periodo, aspergendo costantemente anche tutta la pianta. Da questo momento le piante dovrebbero esser tenute nel Ni >, x i V. I. dei Monografia dei generi più coltivati 287 1° scompartimento con temperatura molto elevata, ma il caldo e l'umidità guastando presto i fiori, vi si metteranno solo quando è finita la fioritura o appena si son colti i fiori. Alla fine di ottobre o ai primi di novembre, si dimi- nuiscono le annaffiature e quando i materiali del composto sono quasi secchi le piante si portano nel 2° scomparti- mento nella parte più secca e insolata. Qui restano senza alcun’annaffiatura ed anche con poca umidità atmosferica, tanto che gli steli e le foglie devono cominciare ad ag- grinzire e non si ricominceranno le bagnature fino a che gli scapi fiorali non hanno una lunghezza di 3 o 4 cen- timetri, per evitare il caso che le gemme da fiore non si trasformino in ramificazioni della pianta. La Vanda teres è provvista abbondantemente di radici aeree, lunghe e ra- mificate, colle quali si sostiene e si arrampica e più che altro assorbisce la massima parte del suo nutrimento; quindi ha bisogno di pochi materiali nel composto in cui è piantata. Infatti i vasi sono per due terzi pieni di ma- teriali da fognatura e il resto di sfagno puro. Trattata in questo modo, la Vanda teres fiorisce regolarmente, avver- tendo però che le piante non cominciano a dar fiori fin- chè non hanno raggiunto un certo sviluppo; si dice comu- nemente che gli steli devono avere la grossezza di un lapis. TRICOLOR, Ldl. Fiori in primavera-estate, odorosi, grandi, più o meno gialli, macchiati di bruno cannella più o meno scuro, bianchi al di fuori; labello violetto por- porino più o meno intenso secondo le varietà. - Giava (fig. 90). Var. FORMOSA (V. suavis di Rollisson). Fiori gialli chiari, lavati di rosa sui margini, punteggiati di rosso bruno; labello rosa porporino. 2588 Parte quarta Var. INSIGNIS. Fiori bianchi punteggiati fittamente di rosa porporino e col margine anteriore bianco. Var. SUAVIS. Racemi più lunghi e più fioriferi: fior Fig. 92. Fiore di Vanda tricolor suavis di Veitch. . punteggiati di rosso porporino, col labello porpora cupo alta | base, più chiaro all’apice. sd Var. SUAVIS DI VEITCH (V. suavis). Fiori bianebi | con macchie tonde rosso sangue nelle parti dilatate, i \ "È Monografia der generi più coltivati 259 = giate di egual colore alla base; labello.striato di carminio i e di porpora alla base; lobo mediano bianco rosato. - È Giava (figg. 91 e 92). La cultura per le Varda è eguale a quella degli Aerzdes. dI Vanilla, Swartz. (Neottiee). : PLANIFOLIA. Rammento quest’orchidea non perchè sia : fra quelle ornamentali, ma perchè è coltivata allo scopo “di farla fruttificare, per mezzo della fecondazione artificiale, ed averne i cosidetti bdaecelli di Vaniglia. Questa orchi- . dea, che tutti sanno essere una specie altamente scandente, | si coltiva in vaso sopra sostegni, oppure sì pianta in piena vterra nella stufa distendendo i fusti e i rami a spalliera * lungo il muro. Il composto è formato da terra di scopa “e di sfagno. Warscewiezella (Vedi Zygopetalum). Warrea, Ldl. (Vandee). h / CYANEA (Vedi Aganisia cyanea). DISCOLOR (Vedi Zygopetalum discolor). nd MARGINATA (Vedi Zygopetalum marginatum). . TRICOLOR, Ldl. Pseudobulbi quasi cilindrici, con foglie blungo-lanceolate; fiori in primavera-estate, grandi, quasi lobosi, bianchi, sfumati esternamente di giallo; labello into di giallo e di porpora. - Colombia. Cultura delle Maxzllaria da stufa fredda. Zygopetalum, Hook. (Vandee). . Sotto questo nome generico furono riunite diverse piante ‘appartenenti, secondo alcuni botanici, ad altri generi, come Bollea, Pescatorea, Warscewicxella, ecc. Le differenze più A. Poucct. ; 19 mole vi «e porpora nella metà superiore; labello bianco. spperto da 290 Parte quarta | apparenti consistono nella presenza o mancanza di pseudo- bulbi, e nell’avere i fiori solitari o riuniti in infiorescenze. I veri Zygopetalum sono pseudobulbosi, con foglie fasci- colate alla base, lunghe e pieghettate, con fiori riuniti ii in racemo nascente alla base. CANDIDUM, Rchb. (Warscewiexella candida, Huntleya candida). Senza pseudobulbi; fiori in autunno, solitari, bianchi; labello violetto. - Bahia (Brasile). La conservazione di questa pianta e delle sue congeneri nelle stufe non è molto facile. Si tengono in vasi piuttosto grandi, ben fognati e pieni di un composto di terriccio di foglie — e di scopa molto grossolano e fibroso, aggiungendovi rena bianca. In vegetazione si annaffiano abbondantemente senza gettare acqua sulle foglie e adoprando sempre acqua pio- — vana: nel riposo le annaffiature devono servire per non fare del tutto inaridire il composto. Vogliono molta luce, ma non molto sole: si tengono nel 2° scompartimento. } CERINUM, Rchb. (Hurtleya cerina, Pescatorea cerina). Senza pseudobulbi; fiori in estate, bianchi giallastri; la- bello giallo limone. - Chiriqui a circa 2600 metri. Cultura della specie precedente nel 3° scompartimento. | COELESTE, Rchb. (Bollea coelestis). Senza pseudobulbi ;. fiori in primavera-estate, di un violetto turchiniecio, più chiari sui margini e alla base, giallastri in cima; labello con una macchia gialla. - Colombia a 2000 metri. Cultura del Z. candidum nel 3° scompartimento. CRINITUM (Vedi Z. Mackay?). GAUTHIERI (Vedi Z. mamwellare). .INTERMEDIUM (Vedi Z. Mackay?). KLABOCHORUM, Rchb. (Pescatarea Klabochorum). Senza pseudobulbi; fiori in estate, grandi, bianchi alla base, macchie cremisi. “AEauatore. FR o "a sò “ACE Se” Monografia dei generi più coltivati 291 Cultura dello Z. candidum nel 3° scompartimento. 292 Parte quarta LEHMANNI, Rchb. (Pescatorea Lehmanni). Senza pseu- dobulbi; fiori in diverse epoche, color prugna striati di bianco; lobi laterali del labello rosso vinato. - Ande del- l’Equatore. Fig. 94. Fiore di Zygopetalum Mackayi. Cultura della specie precedente. MACKAYI, Hook. Rseudobulbi ovoidei, con 2-3 foglie li- neari lanceolate ; fiori in autunno-inverno, odorosi, 5-8, in MT nl Monografia dei generi più coltivati 293 racemo eretto, a divisioni d’un giallo verdastro con larghe macchie marrone; labello grande, macchiato e screziato di violetto. - Brasile australe (figg. 93 e 94). Di questa specie, la più conosciuta, esistono nelle. col- lezioni molte varietà e sottovarietà, alcune delle quali Fig. 95. Zygopetalum maxillare. sono conosciute anche come specie distinte, diverse fra loro per la grandezza dei fiori o per il colorito specialmente nel labello; queste hanno spesso anche odore diverso. Le più importanti sono le seguenti, che sono considerate ge- neralmente come specie distinte : Var. CRINITUM (Z. crinitum). Fiori più piccoli; la- bello bianco crema striato di rosso porpora o turchino. 294 Parte quarta Var. INTERMEDIUM (Z. intermedium). Pseudobulbi più lunghi e più stretti; foglie più lunghe; le strie del labello sono più pallide e interrotte da punti. - Brasile meridio- nale. î MAXILLARE, Lodd. Pseudobulbi ovato-oblunghi, con 2 foglie lanceolate; fiori in autunno-inverno, 5-7, in racemo eretto, d’un bruno bronzato, rigati trasversalmente di verde; labello porpora violetto, più chiaro sui margini. - Brasile (fig. 95). Var. GAUTHIERI (Z. Gauthieri). Fiori un poco più grandi, labello di colorito più vivace, striato di tinta più oscura. ROSTRATUM, Hook. Pseudobulbi oblunghi, con 1-2 fo- glie lanceolate; fiori in varie epoche, d’un bruno chiaro lavati di rosa, bianchi alla base, verdastri all’apice; la- bello bianco sereziato di porpora alla base. - Nord del Brasile e Demerara sui piccoli alberi lungo i fiumi. Le specie pseudobulbose, ossia i veri Zygopetalum, sì tengono nel 2° scompartimento, eccetto il rostratwum, che vuole il 1°. Entrano in vegetazione sul principio d'autunno ed allora si ricominciano le annaffiature, cessate quasi del tutto nei mesi di luglio e agosto. Però queste annaffiature non devono essere che moderate in modo da mantenere nelle — piante un’umidità leggiera, ma costante, fino all’appassi- mento dei fiori; si aumentano da questo momento fino a luglio. Si coltivano in vasi con terra fibrosa e sfagno. Il maxillare e la sua varietà hanno dei rizomi quasi scan- LI denti; quindi è e in posizione verticale. a L ut A ip; è meglio tenerli su tronchi con puro Tessa & "A iL CALENDARIO ORCHIDACEO Per maggior comodità dei coltivatori d’Orchidee, onde essi possano aver prontamente sott'occhio i nomi delle spe- cie e delle varietà secondo l’epoca della fioritura, aggiungo alcuni elenchi dei nomi suddetti. Invece però di fare un vero e proprio calendario, cioè invece d’indicare le fioriture mese per mese, come molti autori hanno fatto, ho ritenuta più pratica la divisione per bimestri. A far ciò mi ha indotto il pensare che molte or- chidee hanno un periodo assai lato di fioritura ed altre stanno in fiore per più di un mese: mi risparmio così la noia e la fatica di molte ripetizioni. Avverto inoltre che, per rendere più utile e, per quanto lo permette la brevità del lavoro, più completo il calen- dario orchidaceo, ho aggiunto agli elenchi, che sono ora per dare, altre specie e varietà di cui non mi sono occu- pato nella Monografia. I nomi di queste Orchidee sono scritti in corszvo. Seguendo l’idea pratica e giusta del più delle volte ci- tato Du Buysson, l’anno orchidaceo dovrebbe cominciare col mese di settembre, nella qual’epoca dev’esser più at- tivo il lavoro dell’orchidofilo e comiucia la vera stagione della fioritura di quelle specie in oggi più coltivate e che diconsi a fioritura invernale. 296 Calendario orchidacco ve I e I _— —-—- —- SETTEMBRE - OTTOBRE. Aerides Augustianum » Fieldingi Barkeria Lindleyana Cattleya bicolor » Bowringiana » candida » Dowiana » granulosa » guttata » Harrisoniae » labiata » luteola » maxima » Percivaliana Cypripedium insigne Laelia autumnalis » flava » furfuracea I ! I Maxillaria grandiflora Miltonia candida » Clowesi » Regnelli Odontoglossum grande - Insleayi » Londesborou- ghianum » Uro-Skihneri Oncidium divaricatum » Forbesi Trichopilia Galeottiana Vanda coerulea » Hookeriana » Sanderiana » teres Zygopetalum candidum NOVEMBRE - DICEMBRE. Angraeceum eburneum » Kotschyi » sesquipedale Calanthe vestita Cattleya Chocoensis » granulosa » guttata » labiata » luteola » maxima Percivaliana Cobloni yne barbata Cymbidium giganteum î | | | | Lada albida Cypripedium Arthurianum » callosum » Charlesworthi >» e Fairieanum » insigne » Spicerianum » venustum Dendrobium bigibbum » chrysotoxum o, phalaenopsis i ciliare ‘ vitellinum Calendario orchidaceo 297 Laelia anceps Oncidium bdicallosum >» Gouldieana » Forbesi » Perrinii » Jonesianum >» pumila » leucochilum » rubescens » ornithorhynchum Lycaste Skinneri | Platyclinis Cobbiana Miltonia Clowesii Pleione lagenaria » cuneata » maculata » Regnelli Vanda Amesiana » Roezli » coerulea Odontoglossum Bictoniense | Zygopetalum Mackayi » grande » maxillare » tripudians 4 GENNAIO - FEBBRAIO. Ada aurantiaca | Cochlioda vulcanica » Lehmanni | Coelogyne cristata Aerides Vandarum (cylin- | Cymbidium eburneum dricum) ! » Lowianum Angraecum eburneum i Cypripedium Arthurianum » sesquipedale » Ashburtoniae Ansellia africana ! » Boxalli » congoensis dar » callosum Barkeria elegans | » Charlesworthi x Skinneri » concolor Bifrenaria Harrisoniae » Dauthieri Calanthe aurora » Haynaldianum » Barberiana | » Lathamianum bella | » Leeanum » rosea >» Morganiae >» Sedeni | » nitens » Veitchi » oenanthum » vestita » purpuratum — Cattleya chocoensis » Spicerianum » Trianae | » villosum . Cochlioda rosea | Dendrobium aureum » sanguinea | » chrysotoxum 208 Dendrobium crassinode » crepidatum » nobile Epidendum ciliare » vitellinum Laelia anceps » Jongheana » lobata » superbiens Leptotes bicolor Lycaste Deppei » lanipes » 'Skinneri Masdevallia (durante tutto | l’anno) Maxillaria venusta (e in al- tre epoche) Miltonia cuneata » Roezli » Sehroederiana Odontoglossum Cervantesi » cordatum > crispum » hastilabium » pulchellum Uncidium Cavendishianum » crispum Calendario orchidaceo è Oncidium cucullatam » dasytyle » ornithorhynechum » tigrinum » varicosum Phaius Wallichii P RATORI Aphrodite Esmeralda » Lowit » Schilleriana » Stuartiana Pleione humilis Rodriguezia decora Saccolabium bellinum Schomburgkia crispa Selenipedium (diverse spe- cie quasi tutto l’anno) Sophronitis cernua » grandiflora Trichophilia fragrans Trichosma suavis Vanda lamellata ». tricolor Zygopetalum Mackayi » maxillare » rostratum(ein altre epoche) MARZO - APRILE Ada aurantiaca Aganisia cyanea (fiorisce an- che in altre epoche del- l’anno) Aganisia pulchella (id. id.) Angraecum fastuosum » Germinyanum » Leonis | Anguloa Clowesi » Ruckeri Arpophyllum giganteum A Bifrenaria vitellina Sa Bletia hyacinthina Brassavola fragrans » glauca | Brassia caudata Mot % Calendario orchidaceo 299 Brassia maculata » verrucosa Bulbophyllum Dearei » Lobbi Calanthe rosea » Veitchi » vestita » var. Turneri Cattleya bicolor » citrina » guttata var. Prinzi » Harrisoniae » intermedia » Lawrenceana » Mendeli » Mossiae » quadricolor » Schilleriana » Skinneri » Trianae Walkeriana Cochlioda Noezliana » rosea » vulcanica Coelogyne cristata » elata » Massangeana (e in altre epoche) Colax jugosus Cymbidium eburneum » Lowianum ran bellatulum Boxalli ciliolare Curtisii Dauthieri Dayanum . Druryi Harrisianum % G_UÙ I SS UÙ Charlesworthi Cypripedium hirsutissimum » Lawrenceanum » Lowii » niveum » Rothschildianum » Sallierii » Spicerianum » vernixium » villosum Dendrobium aggregatum » albo-sanguineum » Brymerianum » captllipes » crassinode » crepidatum » ecrystallinum » Dalhousieanum » densiflorum » Devonianum » Farmeri » fimbriatum » formosum » Fitchianum » Jenkinstt » lituiflorum » nobile » Pierardi » primulinum » thyrsiflorum » Wardianum Epidendrum atropurpureum » aurantiacum » fragrans » Stamfordianum Laelia amanda cinnabarina » Dormaniana » harpophylla » Jongheana >» . lobata 300 Onlendario orchidaceo : sua he, Lycaste aromatica Oncidium pulvinatum = » costata > sarcodes. ss da, » cruenta » sphacelatum iii » Deppei Paphinia cristata (e in altre » gigantea epoche) i » lasioglossa | Phaius maculatus » Skinneri Phalaenopsis Aphrodite o Maxillaria longisepala È grandiflora » Sanderiana » Luddemanniana — Miltonia Phalaenopsis ! (e in altre epoche) | ; » Roezli » Sanderiana » vexillaria » Schilleriana » Warscewiezi » Stuartiana Odontoglossum blandum >» violacea ©. — >» » cirrosum Rodriguezia decora ; » citrosmum Saccolabium ampullaceum 4 uri 1a Coradinei » miniatum "i 7 » crispum » violaceum a È Hallii Schomburgkia Lyonsii È » Lindleyanum » tibicinis s » luteopurpureum Sobralia decora Ai i Calendario orehidaceo 301 Aerides virens Angraecum caudatum » Scottianum Anguloa Clowesii » Ruckeri » uniflora Arachnanthe Cathcarti Batemania Colleyi Bifrenaria atropurpurea Brassavola Digbyana Brassia brachyata » Lanceana » Lawrenceana » maculata » » Vverrucosa Bulbophyllum barbigerum Ualanthe Dominii » lentiginosa » Masuca » Textori » veratrifolia Cattleya Acklandiae » candida » eitrina Eldorado » Forbesi » Gaskelliana » gigas » intermedia » Mendeli » Mossiae » quadricolor >» «Rex » Schilleriana » Trianae » Walkeriana » Warneri Chysis aurea » bractescens. P >» Limminghei "a Cochlioda Noezliana Coelogyne Dayana » pandurata » speciosa Colax jugosus Coryanthes macrantha Cypripedium barbatum » bellatulum » Elliottianum » euryandrum » Germinyanum » Godefroyae » Harrisianum » hirsutissimum » Lawrenceanum » Parishii » philippinense » Sanderianum » selligerum » Stonei » superbiens >» superciliare » vexillarium Dendrobium chrysanthum » cretaceum » Dearei - » densiflorum > Devonianum » Draconis » Falconeri » formosum » Fytchianuni » Guibertii » infundibulum » Maccarthiae » moschatum » thyrsiflorum » tortile » Wardianum Diacrium bicornutum PS eat bal n e, x % v LV er 302 Epidendrum ambiguum 3 Frederici (iui lielmi » prismatocarpum Galeandra Devoniana » nivalis Houlletia Brocklehurstiana » odoratissima Laelia cinnabarina » crispa » elegans » grandis » majalis » purpurata Lycaste aromatica Maxillaria fucata » Sanderiana Miltonia Bleuana » Bluntii » phalaenopsis » vexillaria Nanodes Medusae Phalaenopsis Sumatrana Odontoglossum blandum citrosmum crispum Harryanum luteo-purpureum naevium nebulosum Pescatorei altissimum bifolium carthaginense crispum divaricatum % Gs SI vale vs siry ida Calendario orchidaceo hd ——— —_—<—+_{ i >=@"@>xm=%m%% Oncidium flexuosum » Kramerianum » macranthum n, Marshallianum Oncidium Papilio (e quasi tutto l’anno) | » sarcodes » sphacelatum Pachystoma Thomsonianum Phalaenopsis Aphrodite » grandiflora » rosea (e in al- tre epoche) Platyclinis glumacea » filiformis. Rodriguezia candida » venusta Saccolabium Blumei » curvifolium » miniatum Scuticaria Steeli (e in altre epoche) Selenipedium caudatum Sobralia macrantha » virginalis Thunia alba Uropedium Lindenii Vanda coerulescens » Denisoniana » . gigantea » Parishii » teres » —tricolor Warscewiczella tricolor Zygopetalum coeleste Di al Calendario orchidaceo LUGLIO - AGOSTO. Acineta Barkeri » Humboldti Aerides crispum >» falcatum » jJaponicum » Lawrenciae » maculosum » multifloram » odoratum >» quinquevulnerum » suavissimum Angraecum caudatum » Chailluanum Arachnanthe Lowii Barkeria spectabilis Broughtonia sanguinea Catasetum Bungerothi » splendens Cattleya candida » Dowiana » Harrisoniae » Loddigesi » Mossiae » Rex » superba Chysis laevis Coelogyne speciosa Li iaia barbatum philippinense » superbiens » vexillarium Dendrobium formosum » Palpebrae Epidendrum nemorale » prismatocarpum Laelia crispa >» elegans I I Laelia grandis Maxillaria fucata Miltonia spectabilis Oncidium Kramerianum » Limminghei » pulvinatum » zebrinum Peristeria elata Phaius Humbloti Phalaenopsis Cornu-Cervi Renanthera coccinea (e in altre epoche) » Lowii Rodriguezia rigida » venusta Saccolabium Blumei Sobralia macrantha » Veitchi » virginalis » xantholeuca Stanhopea (in quasi tutte le epoche) Thunia alba » Bensoniae » Marshalliana Trichopilia Galeottiana Vanda Batemanii » Bensonii » Kimballiana » Parishii » Roxburghu » teres » tricolor Zygopetalum cerinum » Klabochorum » Lehmanni (e in altre epoche) sa VUOnAITo | Pucci, Angiolo/ I LUI 9185 00058 5883 “REC VEY : UL I E "I ì gl 5 ‘LP | i iti v 3 » A | da; x a ma, Di