■■■■■ LO ^-^MJy o 00 '^^KMm § ^ jj^^^^B ° CD K li °=-o w o H k. z CD IL j 1 r- 1^ wT 1 00 ^BflK^! \ itf f i^# •^^■"k : '^^^- w' f ^k m^ Iv-, LETTERE INEDITE A LAURA MARIA CATERINA BASSI BOLOGNESE LETTERE INEDITE ALLA CELEBRE LAURA BASSI SCRITTE DA ILLUSTRI ITALIANI E STRANIERI CON BIOGKAFIA BOLOGNA TIPOGRAPLV DI G. CENERELLI 1885. & PROPRIETÀ LETTERARIA. i; EDITORE — (-^hiisz),'''^- Trovaìulomi possessore di lettere orir/hiali ed inedite del Seeolo XVIIf^ scritte allei famosa dottoressa Laura Bassi Verati da iioniini in tutta Italia e fuori eelehratissinii per scienza e letteratura, mi renne in animo di metterle pe miei tipi in luce, riparando per tal n/odo al l)(Vf/o oìdio in Citi f/iacquero presso i miei aìitenati. E r/iudiecunlo che fosse per tornar caro al lettore, e opportuno alla pui)- hlicazione di dette lettere, mandai loro innanzi tutte quelle notizie hiofjrafiche della celebre Donna, che fu dato racco- filiere. Tanto più die per una, fortuìuita casìialità e per la sinr/olare cortesia dei disceìideììti Verati, ai quali rendo puhblieìw grazie^ mi vennero alle mani autenHei documenti, alcuni de quali ignorati fin (pii, risguardanti memorie dei Verati stessi e della Bassi, loro illustre congiunta; docu- menti che poi somministraroìH) al biografo, oltre i già raccolti (la lid^ ceri a materia a scrirere fondatamente di quella Efjrcf/ia. Credetti anche heiie alle .saddette lettere aggiuwjerne alt re ^ die quaiitìfmjae non indirizzate alla Basici, ma sibbene al Verati marito di lei^ sono tnttaria di non minore iniportaììza. Offro pertanto ai miei coìirif ladini e alf nnivei'sale degli Italia ìli questo nuoro e svariato Epistolario nella fidueia rlie trovi f/r(aliìnenfo e favore presso (puniti ìuinno in preqio le memorie dei nostri Illustri che valorosamente eoncorsero a far (/rande e riverita la qjatria. CI. CENEKELLl. BIOGRAFIA B, Bologna e il suo famoso Istituto ricordano con gloria Laura Maria Caterina Bassi, una delle celebri donne laureate, che lessero con grido nel pubblico Studio. Nata con ricca dote d' ingegno il 29 otto- bre 1711, divenne in breve 1' ammirazione di tutta Italia non pure, ma d' altre genti ancora d' Europa le più civili e colte; e i due che le furono genitori, Griuseppe Bassi, dottore di leggi, e Rosa Cesari, ' ebbero ben ragione di chiamarsene fortunati, vedendo per la figliuola levarsi in tanto onore il casato, fatto segno a molti d' invidia. Bolognese per nascita e per sentimento d' affetto, altamente mi glorio di consacrare a tanta Concitta- dina una pagina commemorativa del suo grande sa- pere e di sue rare virtù. E lasciando stare tuttociò che alla puerizia appartiene, dirò che Laura appena ebbe mente atta ad ajìprendere, la mise di proposito alla prova leggendo cpianto di buono le venisse innanzi, e principalmente que' libri che sono maestri di nostra gentile favella. Datasi poscia per consiglio di un suo 12 BIOGRAFIA DI LAURA BASSI congiunto prete e grammatico, che le si offerse precet- tore, * a rendersi instriitta nella lingua latina, non tardò guari a notarne la gagliardia, la dignità, la purezza, e a farsi capace del molto aiuto e decoro che da quella derivar debbono all' italica nostra, E però sugli scrittori dell' aurea antichità acuì senza posa l' in- gegno, informò il gusto, e n' ebbe in premio il bello stile che le fece onore. Rimaneva tuttavia eh' ella si volgesse altresì alla ricerca del Vero, che delle forti intelligenze è pascolo e vita. E vi s' accinse 1' animosa, che sentiva già dentro di se un ardore, un desiderio indefinito e costante di intendere e di sapere, che pure la rendevano conscia essere in lei la potenza di ciò conseguire. E per que- sta nuova via ebbe a guida il dottor Gaetano Tax'coni dell' Istituto, filosofo e medico, il quale frequentando la casa della Bassi, chiamatovi dalle spesse infermità della madre, gli venne fatto d^ accorgersi per certe pronte risposte e sottili argomenti della fanciulla, e per quel vederla del continuo intenta alla istrut- tiva lettura, come ella fosse ad alti studi chiamata, e specialmente a quelli della filosofia, E poiché allora proprio (1723) gli era fatta dal Senato facoltà di leggere logica nelle pubbliche Scuole, non pose più indugio nel richiedere i genitori di Laura che consentir gli volessero di istruire la figliuola loro nella filosofia, accertandoli eh' ella riescirebbe a prender laurea nel- 1' Istituto, e a venirvi iscritta Accademica. Annuirono quelli non senza difficoltà alla generosa domanda, posta tuttavia la condizione che 1' opera si dovesse condurre nella piena oscurità della gente. Accettava il Tacconi, e datosi a svolgere i primi rudimenti della logica alla dodicenne discepola, non rifinì poi di com- mendarne e la fervente volontà dell' apprendere e l' acume che aveva da natura sortito. E quanto più nell' insegnamento ei procedeva, intromettendola nelle BIOGRAFIA ni LAURA BASSI 13 astnise vie della metafisica e della filosofia naturale, tanto più gli veniva fatto di riconoscere il gran tesoro che aveva fra mano. E ben dell' opera sua si vide poi retribuito; che alla gloria principalmente della disce- ])ola dovette il molto grido in die venne, le onorificenze che a dividere era chiamato con quella, e il sapere il proprio nome raccomandcito per essa ai venturi. E tutto questo la Studiosa di Felsina ebbe ax)preso con istraordinario profitto, in poco meno di un lustro; profitto che noto per alcun modo non era ancora a chicchessia, fuorché al maestro e ai genitori di lei. Ardeva bensì il Tacconi di farla conoscere questa me- raviglia d' ingegno, sapendola tale da dover senza dub- bio tirare a sé 1' altrui ammirazione negli esperimenti eh' ella fosse un giorno chiamata a sostenere de' proprii studii ; ascoltando non di meno l' interno consiglio della prudenza, risolse di provarla avanti tutto privatamente. A tale uopo richiese 1' assistenza di alcuni fra i principali dottori di filosofia, sperti in ogni letteratura, i quali per addatte esercitazioni avessero a giudicare se la donzella fosse in punto per far pubblica mostra di suo sapere. E si prestarono a si delicato ufficio (jiovan Crisostomo Trombelli dei Canonici Eenani di S. Salvatore e Francesco Maria Zanotti; i quali dai primi saggi avuti dell' ingegno di lei, ne argomenta- rono le glorie avvenire; e poiché nel fervore dell' animo ammirato tacerne affatto o non seppero o non vollero, (e chi potuto 1' avrebbe? ) cosi avvenne di poi che molti e letterati e filosofi cercassero, chiedessero, instassero presso i genitori di Laura e presso il Tacconi medesimo per udirla e prenderne esperimento. Convenne pertanto che sì gli uni come 1' altro consentissero ai bramosi r accesso alla casa, ^ e che la figliuola e discepola si pre- stasse a rispondere ai quesiti, e a disputare su ciò che le venissero opponendo; che é quanto dire tenesse Con- clusioni di filosofia. E furono tra i primi i celebri 14 BKXÌRAFIA DI LAURA BASSI Bartolomeo Beccari, il Bazzani, il Manfredi, il Balbi e il Peggi dottori nell' Istituto, ed altri anche di fuori; i (juali meravigliati di tanto acume in sì giovinetta mente muliebre, di unanime consenso la giudicarono un portento, e più che atta ad affrontare in filosofia qual si fosse questione. Né a quelle private conferenze si tenne estraneo lo stesso Cardinale Prospero Lamber- tini, che anzi volle non di rado intervenirvi e pigliar parte nelle dispute. Accadde frattanto, singolarissimo esempio, che la giovine, benché non insignita ancora di laurea, venne aggregata all' Accademia delle Scienze dell' Istituto (20 marzo 1732) mercè le testimonianze autorevoli che del sapere di lei fecero insiem col maestro gli stessi dottori che la esercitarono, e per la fama che n' era già corsa per la città. Onoranza cotanto splendida e op- portuna contribuiva a far risolvere il Tacconi di met- tere ad etìetto quello che già da tempo volgeva nella mente rispetto alla sua discepola; avvegnaché gii parve più che conveniente al decoro della nuova Accademica, che questa dimostrasse per altrettanto splendido fatto come 1' onore del grado a lei conferito fosse ben me- ritato. Deliberò pertanto, e concordemente in ciò con- vennero i genitori di Laura, eh' ella dovesse tenere una pubblica Conclusione, quantunque a ciò per umiltà resistesse, non comportando, coni' ella ripeteva, di av- venturarsi per questo a venire appuntata di vanità e d' orgoglio. Nondimeno ella contraddire più oltre né seppe, né volle alla volontà de' parenti, ed accettava una pub])lica disputa de universa re philosopkica. Non sì tosto fu dato fuori 1' annunzio che di stu- pore e di letizia fu piena la. Città, e molti dei nobili e de' primari cittadini vennero spontaneamente off'e- rendo le loro aule grandiose, e perfino parecchi capi di Ordini religiosi le ampie loro chiese, presti ad ap- pararle nella maniera più conveniente e più degna. Se BIOGRAFIA DI LAUKA BASSI 15 non che il Municipio e gli Anziani solleciti del proprio decoro e di quello della stessa Città vendicaroiif) a sé 1' onore di accogliere e di favorire 1' annunziata festa scientifica che altamente toccava il Senato e la patria; e con voto unanime deliberarono che la disputa si dovesse tenere nel pubblico Palazzo. Il giorno 17 aprile ( 1732 ) fu stabilito per l' inclito esperimento, il cui grido trapassando la cerchia della dotta Città, e delle vicine, attirò gran numero di let- terati e di popolo. Venivano frattanto messe a stampa le tesi, o materie su cui vertere doveva la disputa, e furono, secondo accenna la Bassi medesima, generali, e comprendevano « le questioni principali che secondo r uso scolastico sogliono farsi in Logica, Metafìsica e Fisica tanto generale quanto particolare, e furono di- vise in 49 articoli. » ^ Griunta col giorno 1' ora, e tutta a festa e in beli' ordine disposta la Sala così detta (leg/i Anziani^ dall' ampia volta dipinta, vi si recavano coi loro treni gli E. mi Cardinali Glirolamo Grimaldi e Prospero Lambertini, Legato a latere il primo. Arci- vescovo 1' altro della città, ossequiati al loro ingresso dal Gonf aionie ro Marchese Senatore Filippo Sampieri, e dagli Anziani. Come si furono assisi i due Porporati, e dopo quelli in quadruplice ordine di sedie i Senatori, i Magistrati, i Dottori di Collegio, i nobili, e non poche delle primarie matrone della città, entrava nell' aula fra i plausi universali la giovine Disputatrice, accom- pagnata, per ragione del sesso e dell' età, da due nobi- lissime dame la Contessa Maria Bergonzi Ranuzzi e la Marchesa Elisabetta Hercolani Ratta, dalle quali stac- catasi poi montava. una specie di cattedra ornata di un drappo di seta e oro, a foggia di baldacchino, avendo alla destra come assistente, lo stesso dottor Tacconi. Fatto silenzio, sorgeva la Donzella in cui gli occhi di tutti eran rivolti, e per mezzo di forbita orazione latina toccava brevemente e con assai o:arbo l' obbietto di 16 BKxmAFIA DI LAURA BASSI quella elettissima accolta, e invocando sopra di sé il divino favore, quello pure dei ]iresenti fervidamente im- ])lorava. Distribuite quindi le tesi, fu dichiarata a])erta la disputa. (cinque lettori claustrali di filosofia furono desiirnati a sostenere 1' ufficio di contraddittori, quantunciue a tutti i convenuti fosse fatta facoltà di arG;onientar(^ e dopo quelli sorgevano spontanei i celebri Bartolomeo Beccari e Glabriello Manfredi, i quali con più sottili e speciosi argomenti, dalla giovine Filosofessa strenua- mente combattuti, contril)uirono al suo pieno trionfo. Gli applausi prolungati, strepitosi e più volte ripetuti di quella commossa assemblea valsero ad impor fine alla disputa, trascorso essendo già il tempo a questa prescritto, e ad impedire che oppositori indiscreti affa- ticassero più oltre la Egregia. E già sin da quel momento nacque in molti il pen- siero che a sì nobile e peregrino intelletto dovesse cre- scer decoro 1' onor della laurea. E gli stessi Dottori di Collegio ne' dì susseguenti al faustissimo già trapassato, ripensando un tanto splendido successo, concordemente proposero che la Donzella volesse prestarsi ad altra con- simile prova neir Istituto con tutte le formalità delle scuole, e verrebbe del lauro dottorale in quel dì mede- simo solennemente insignita. E così il Collegio facendo suo proprio V universale desiderio, che finì per essere poi il desiderio della giovane stessa, le inviava formale invito pel 12 del seguente mese di maggio. In tal giorno si radunava V intero Collegio di filo- sofia e di medicina nella propria sala di residenza all' Istituto per esaminare unitamente all' E.mo Lam- bertini 1' Accademica loro. Presentavasi questa in abito nero, preceduta da due bidelli delle Scuole, in com- pagnia delle soprannominate nobili Dame, e preso il posto assegnato, e dichiarate le tesi eh' ella doveva svolgere e propugnare contro le argomentazioni degli BIOliKAFlA DI LAl'KA BASSI 17 oppositori, d;i sì dotta, criKiita e pronta si diportò, che ottenne il ])lauso e gli encomi dei Dottori e del- l'E.mo Lanibertini, i (juali unanimamente la giudica- rono degna non ])ur della ]aure;i, ma di essere per so- prapx)iù aggregata al loro ColU'gio. l>o])o ciò assorgeva queir illustre t'onsesso, e ripetute le congratulazioni all' esimia Disputatrice, lasciava con essa la sala per recarsi, secondo il volere del Senato, nel pubblico Pa- lazzo al solenne conferimento del grado, l'nrtito il Tar- dinale Arcivescovo, la Laureanda era invitata a salire nella carrozza del Uonfaloniero unitamente alle due Dame d' onore; e in (pielle degli Anziani montarono il Priore del Collegio filosofico, gli altri Dottori coi ri- spettivi l)idelli, e i congiunti più stretti della Candi- data, fra i quali, secondo die scrive la Macchiavelli, era ancora la madre; in tutto diciotto carrozze che r una dietro l'altra mossero verso la Pia/za Maggiore. Soverchio il dire come un tale inusitato e pomposo corteo suscitasse curiosità, movimento e rumore di popolo per le strade percorse, e come all' a])parire al Palazzo de' ^lagistrati tanta fosse la moltitudine che da tutte parti accorreva, s' accalcava e premeva^ che molto ebbero a fare e 1' elvetica milizia e i cavalieri del Comune per rattenere il popolo dall' invadere il Palazzo. Discesi a pie delle grandi scale, salivano alla residenza del Gonfaloniere di Criustizia per attendere quivi che i due Cardinali Grimaldi e Lambertini dagli appartamenti legatizi unitamente all' E.mo di Polignac francese, "' scendessero nella Sakt (T Ercule, ( cosi oggi pure s' appella ) apparata per la ceremonia solenne. I quali accolti coi dovuti onori dalle autorità e condotti al trono che ampio e magnifico s' elevava nella parete di mezzo, vi si assidevano con tal ordine che il seggio medio venne occupato dal Cardinale francese, il destro dal Legato della Città, e quello a manca dall' Arcive- scovo. Di qua_ e di là ])rendevano })osto il Prolegato 18 BIOGRAFIA DI LAlTxA BASSI Monsign )r Siinonetta, il (ionfciloniero Conte Senatore Filipi)o Aldrovandi, " i Senatori e gli Anziani, i Dottori dell' intero Collegio di filosofia e medicina in numero di diciotto. Dirimpetto al trono e al livello di esso, erano collocati pure tre scanni; per 1' Arcidiacono quel di destra, pel Priore del Collegio filosoiico quel di sini- stra, e il medio per la Candidata. Di sotto a questi nel piano della sala sopra un banco apparato di damasco posavano, coperte d'un velo, le insegne dottorali; il libro cioè, 1' anello, la corona d' argento ' e la veste ornata del vaio. Nel restante vano dell' aula in più ordini di sedie s' assisero le matrone, gli uomini di toga, i nobili e i ])iù distinti cittadini. Cessati gli applausi con che si volle dai convenuti sa- lutare r insigne Donzella al suo primo apparire, il Mag- gior Cancelliere dell' Istituto Mons. Alessandro Forma- gliari sorgeva dal suo seggio, e dichiarato agli astanti il felicissimo e splendido esame sostenuto poc' anzi da Laura Maria Caterina Bassi, la proclamava in tuono solenne, Dottoressa in filosofia. Indi il Presidente del Collegio de' filosofi, dottor Matteo Bazzani alzavasi ])ur esso a conferirle le insegne del grado; e premetten- do alla ceremonia una erudita orazione latina, ^ con tutto il calore del sentimento veniva per quella enco- miando r ingegno e le doti dell' inclita Laureanda ( da lui pareggiata alle antiche donne famose di Grecia e di Roma ) che un si gran lustro sin da quel giorno cre- sceva alla scienza, al proprio sesso e alla patria. E vol- tosi con aspetto impresso di dignità e di compiacenza a lei che umilmente si stava in mezzo a tanta luce di onore, la chiamava- a ricevere le dottorali insegne: Sarge: ecce insignia ìioìioris et argamenta gloriae; e le porgeva anzitutto il libro argomento della sapienza che a si eccelsa condizione 1' ebbe innalzata ; quindi 1' anello simbolo dell' augusto conimbio da lei stretto coli' ono- re, e fra le entusiastiche ovazioni, onde echeggiava BIUGKAFIA DI LAURA BASSI 19 (j nell'amplissima sala «j^remita (l'ogni ordine di persone, imponendole sul capo l' argentea corona a foglie di lauro, e sugli omeri la mantelletta col vaio, segni della regia dignità che i nostri antichi ebbero in ])rivilegio dai re, la diceva ammessa fra i Dottori di Collegio. " Commossa dell' animo la Candidata volgevasi con calda parola a rendere le grazie all' intero Collegio filosofico- medico per le onorificenze ad essa largite, e in ispezial modo per averla al loro numero aggregata. Poscia che ebbe detto, recavasi a pie del trono a tributare omag- gio agli Eminentissimi, dai quali veniva ricambiata di lodi, intanto che per la sala si dispensavano poesie a lei intitolate. ^" Felice e ben meritata laurea che faceva luminoso contrasto con quelle non già meritate, ma direi quasi usurpate da tali che dopo aver disertate la maggior parte dell' anno scolastico le Aule della Sapienza, si provano in pochi giorni di riparare lor colpe, e riescono non di rado a carjiire V agognato diploma, con quale decoro proprio e utilità della pa- tria chiunque può giudicare. Ma seguasi la Dottoressa sulla via de' suoi trionfi, ne' quali hanno pure lor parte il sesso e 1' età, mentre ancor s' apparecchia ad altra Conclusione nel patrio Archiginnasio, la quale ebbe effetto il dì 27 giugno, essendo Priore di quella Università degli Artisti Andrea Toschi imolese. Presidenti Francesco ]\[azzanti forlivese e Grioseff'o Plessi modenese, e v' assistettero il Cron^a- loniere, il Podestà e gli Anziani. L' argomento com- prendeva « un trattato della natura e proprietà del- l' acqua considerata come corpo naturale, come ele- mento de li altri corpi, e come parte dell' Universo, in 12 articoli. » ^' E questo nuovo esperimento, portò che in sul chiudersi delle ferie scolastiche le venisse dal Senato conferita una Lettura di filosofia ( 29 ot- tobre ), benché raggiunto avesse appena il suo ventu- nesimo anno, ragione forse per cui il Senato stesso la 20 BKXiRAFIA DI LAURA BASSI esentava dall' obbligo delle lezioni restringendo il ma- gistero di lei a quelle sole volte eli' ella ne fosse co- mandata. ^- La novella Professoressa toccava il colmo di sua felicità nel vedere già tutte in fiore le sue con- cepite speranze e nel sentire appagate le sue nobili brame! vSe non che come nube ventosa ne' giorni estivi sopravviene a turbare il sereno e luminoso meriggio, ebbe la Bassi del pari a provare turbata la pace e gio- condità pro])ria, fatta accorta dopo le sue grandi ova- zioni, che da lei s' era con corruccio alienata la per- sona più utile e di lei benemerita, vo' dire il Dottor Gaetano Tacconi già suo maestro. E quale ne fu la cagione? Da qual parte (questa provenne? Xiuno indizio certo di ciò; solo da una lettera del Bazzani che pure fa parte di questo Volume, e da alcune altre partico- lari circostanze potrebbesi arguire che 1' alterezza del- l' animo di Laura, 1' esaltamento di lei nel passare per così dire di trionfo in trionfo, e più eh' altro il sen- timento della })ropria scienza e del proprio ingegno che di mentore non aveva più bisogno, dovettero esser causa eh' ella assumesse un contegno più lil)ero e indi- pendente, che al Tacconi sarà parso un commiato, e che ingrandito dalla imaginazione di lui lo avrà pro- babilmente ferito nel vivo. Ma la interposizione del Conte Filippo Aldrovandi, dopo le infelici prove dalla Bassi già fatte, operò finalmente la riconciliazione del maestro, che in modo a dir vero poco cavalleresco 1' ebbe accordata, come apparisce dalla lettera di lui (15 dicembre 1732 ) in risposta allo stesso Aldrovandi. '" Ma ritornando all' oblio il dispiacevole fatto, a cui non mancarono poi di far eco i livori, le detrazioni e le contumelie di spiriti non so se più vili o malvagi; dirò come la Dottoressa, ripreso il vigore e la serenità dell' animo facesse la sua prima lezione alle Scuole (18 dicembre ) colla divisa di pubblica Docente e Col- legiata, prendendo ad argomento « la necessità della BIOGKAFIA DI LAURA BASSI 21 moderazione ne' studi filosofici, attesa la facilità delTin- ge(2:no umano a lasciarsi sopraffare da arroganza e va- nità, onde viene i)ortato ad investigare oltre i limiti del poter suo, e spesso rimane ingannato dalla novità, dal mirabile e dalla s})eciosità delle cose. '^ » Grandi applausi ella riscosse pur questa volta e dai Magistrati della Città intervenuti e da un cólto uditorio; e fu, a a quel che pare, in tale congiuntura che una eletta di UMbili, di letterati e di cittadini fecero coniare per lei una medaglia d' onore. ' ' Una seconda lezione fece ancora, di argomento lo- gico, intorno la prima delle tre condizioni opportune a formare un buon dialettico « naturale disposizione; precetti dell' arte; ed esercizi) ne' precetti e regole della medesima. » (jli argomenti che restavano a svol- gersi, riguardanti la seconda e la terza condizione, do- vevano somministrare materia di altre lezioni, che poi non ebbero effetto. Continuò tuttavia a dare splendidi saggi della filosofica sua mente nelle argomentazioni che nel tanto famoso Teatro Anatomico, ove un Mon- dino e un Malpighi svolsero anatome umana, ella venne facendo in occasione della pubblica anatomia; argomen- tando contro i più celebri anatomici e medici d'allora, (juali erano un Galeazzi, un Balbi, uno Stancar!, un Laghi, sui varii temi che questi durante 1' anno scola- stico ebbero svolti dalle cattedre loro. Altre argomentazioni fuori delle Scuole sostenne (troppe a dir vero) per lo più in occasione del sog- giorno di Principi e d' altri personaggi illustri nella nostra Città; notabili fra tutte quella che nel dì sus- seguente alla solenne laureazione di lei, tenne in casa del no])ile Ferdinando Monti, ( 13 maggio 1732 ) il quale convitando 1' E.mo di Polignac, senti di far cosa più che accetta al Porporato francese, che desiderava co- noscere da presso la Candidata, invitando questa pure a prender parte^nel convito, in sul finire del quale si 22 BIOGRAFIA DI LAUKA BASSI venne alF argomentare ; e le erudite questioni clie fu- rono svolte e propugnate da entra m])i, fecero risovve- nire, scrive il Fantuzzi, « le antiche cene de' Filosofi in Grecia, e le dotte conversazioni di Mecenate in Roma; » e 1' altra nelle sale del t'onte Filippo Aldrovandi ^" per intrattenere ( oh beatissimi tempi ! ) il Principe Elet- torale di Polonia e Sassonia, Federico Cristiano, figlio del Re di Polonia, Federico Augusto IH. Così passava i giorni la nostra Filosofessa fra le argomentazioni scolastiche e le letture accademiche; quando e per 1' avanzata età del padre, e per le occa- sioni che continue le si offerivano di dovere accogliere personaggi stranieri, ella per tutta guarentigia del pro- prio decoro, s' era già data allo stato matrimoniale di- sposandosi, nel di G febbraio 1738, al dottor (jiuse})pe Yerati medico, '' nominato da poco Lettore di medi- cina alle Scuole, il quale, la rese madre di molti fi- gliuoli, e ne divise con essa le cure, le gioie e i dolori; ai'gomento di meraviglia per tutti, e massime per (i[uelli che più r accostavano, eh' ella sapesse ad un tempo e applicare la mente a' suoi molti e gravissimi studi, con tutta la maestà di scienziata, e adempiere i doveri di madre la più amorosa e solerte. '^ Né tuttociò la impedi punto dal toccar quella cima, a cui mirava, e che con maschio valore e costanza el)l)e raggiunta. Conciossiachè non paga del filosofico magistero, e aspirando ad altro meno speculativo, e fuori della cerchia degli artifiziosi sofismi, s' era già resa sperta delle matematiche sotto la direzione del celebre Gabriello Manfredi, e in queste, e massime nella fisica sperimentale, trovò il termine di sue nobili aspi- razioni, e de' suoi ferventi trasporti. '^ Rivolta con tutta 1' anima allo studio della natura, che non cessò di ten- tare colle più accurate ricerche, arrivò, fra 1' altre sue glorie ( come asseriva chi scrisse della grande Maestra il funebre elogio '" ) « a toglier d' inganno i primi Fisici BIOOKAFIA DI \.\VilX BAS^I 23 (li (ine' giorni, i quali atitril)uivan(> all' elaterio dell' aria quelle leggi, che 1' aria nell' esercizio di cotesta forza non osservava. » E sembra per vero, come aggiunge lo stesso oratore, che la natura si mostrasse liberale tanto verso questo ingegno muliebre da metterlo a ])arte de' suoi arcani portenti. E aumentando ogni di })iù in lei la brama dell' insegnare in tale materia, conce]n il pensiero che poscia recava in atto, di aprire nella propria casa una scuola di fisica, cosa, al dir del Fau- tuzzi, non tentata sino a que' dì, e vi riesciva a mera- viglia. E che ciò fosse nulla più del vero, appare da una lettera di lei ( 14 giugno 1755 ) per la quale ne dava contezza al dottor Flaminio Scarselli in Roma. « Sono già sei anni eh' io cominciai a dar corsi ]ìrivati in mia casa di sperienze fisiche facendo otto mesi di Lezioni quotidiane accompagnate da sperimenti, ed avendo fatte fare a mie spese tutte le Macchine necessarie oltre le già preparate da mio Marito quando era Lettore di Filosofia. La cosa intanto è cresciuta a segno che in- vece di Grioventù vengono a questi Corsi persone già provette, e l)ene spesso Forestieri d' impegno, onde mi vedo in necessità di pensare ad accrescere la suppel- lettile, e massime delle Macchine più composte. » E passa quindi a consultarsi con esso lui intorno al mezzo di cui ella potesse valersi presso la Corte papale, p'er ottenere che il Principe supremo dello Stato le ])or- gesse conforto e sussidi in questa bisogna. Conciossia- chè, segue la dottissima Donna in altra sua lettera ( 16 luglio 1755 ) « la Fisica Sperimentale è divenuta a' giorni nostri una scienza cotanto utile, e necessaria, e noi, che siamo stati i primi in Italia a riceverla e coltivarla, allorché si apri l' Instituto, ora dobbiamo vedere con nostro rossore, ed anche con scapito della nostra Università, che nell'altre tutte più che qui s' insegni con quel metodo, e con quell' estensione, che si ricerca al profitto della Gioventù, dandone interi 24 BIWKAFIA 1)1 LAURA BASSI corsi annui in più luoghi, la qual cosa non potendosi neir Instituto eseguire, per le poche lezioni che ivi si fanno secondo il regolamento stal)ilito nel medesimo, mi mossi a pensar d' impiegare la mia, se ben pochis- sima abilità, nel servire al Pul)blico in questi studj Oonoscendo pertanto che il decoro pul)blico richiede- rebbe assai più di (|uel che possa un Privato, ed avendo io in ciò impiegato anche più di (| nel lo che permettono le mie forze, mi vedo costretta o ad abbandonare l' in- trapresa, cosa che farebl)e gridare il Paese, o a ricor- rere a que' mezzi che possono aiutarla. >' Non appare per verun modo se conseguisse V intento, e sommini- strati le fossero validi mezzi a proseguire P impresa; è noto si bene, che ella continuò le sue lezioni, e che col volger di tempo cresciuta nella più alta stima dei dotti e nel favor del Senato, questo non trascurò P oc- casione, quantunque tarda, che gli si offeriva di aprirle più largo campo alle sue esperienze proniovendola ( 1 770 ) alla cattedra di fìsica sperimentale nelP Isti- tuto, resa già vacante per la morte del dottor Paolo Battista Baldi Collegiato. (^uale si diportasse sulla cattedra la nostra Scien- ziata lo dicono più d' un diario di quel tempo e le testimonianze di ])arecchi discepoli di lei, i quali nelle Scuole del già famoso Collegio di Montalto, ove ella fu voluta Maestra di fìsica sperimentale, ■' parteci- parono al beneficio di si straordinaria Insegnante. « Voi P avreste veduta ( piacemi di riportare le testuali parole del succitato discepolo e oratore della Bassi ) Voi P avreste veduta circondata da una numerosa co- rona di scolari che pendevano Gialle sue labbra, dare in prima de' stabiliti sperimenti la teoria, ma la più esatta, la più ricolma di fìsiche erudizioni, la più giu- diziosa, e darla sempre con una ordinaria chiarezza, ed insieme con una eleganza e purgatezza di lingua che dubbiosi lasciava gli ascoltanti, se d'improvviso BIOGRAFIA HI LAURA BASSI 25 parlasse, come pur facea, o so meditato lungamente e disteso avesse quanto Ella pronunciava. Quindi dalla teoria passare agli esperimenti, e quivi oprar tutto con la più scrupolosa esattezza, notare le minime dif- ferenze, rilevare quelle circostanze die più dimostrano la verità del fenomeno, formarvi sopra de' raziocini de- gni di quella gran mente, tirarne le più giuste conse- guenze. » Non è però a meravigliare se la Francia ricca e superba di tante celebrità scientificlie facesse inviti e larghe profferte alla valentissima nostra, e se l' In- ghilterra stessa, quasi non paga abbastanza del suo massimo Newton, tentasse involarci questa prediletta d' Urania. Nò s' avrà altresì per esagerato, se France- sco Maria Zanotti mandando alla « dottissima Signora Laura » i suoi sette tomi manoscritti di fìsica col com- pendio di essa, le scriveva « L' Autore gli sottomette del tutto all' ingegno et al sapere della Signora Laura, cui fa depositaria et arbitra di tutte le sue sentenze; e cui prega a mutare, e rivolgere, et emendare tutto clie le piacerà; sapendo chi scrive che si ripone in buone mani. » " Ne di adulazione si taccerà Giambat- tista Beccaria, perchè non consentì la pubblicazione delle sue nuove scoperte sul Fluido Elettrico, se prima non venissero dalla Bassi esaminate ; ^^ nò manco de- sterà sorpresa se la dotta Glermania, specie la celebre Università di Lipsia, facessero di lei insigne menzio- ne. '^ Quindi è che i più illustri contemporanei e no- strani e stranieri si tennero altamente onorati di con- versare epistolarmente con essa; e ben larga mostra ne fanno le lettere inedite, onde si compone e si fregia questo Volume. I nomi del Bianconi, del Caldani, del Manfredi, dei Zanotti, di Apostolo Zeno, d' un Tolta, d' uno Spallanzani e d' un Nollet, e di tanti altri sommi nelle scienze e nelle lettere confermano la glo- ria di questa eroina della Scienza; joer la quale nutrì 4 2() BIOGRAFIA DI LAUKA BASSI non meno d' ogni altro sentimenti di ammirazione e di onore A\ìltaire, che inteso a sollecitare per se la nomina di socio dell' Accademia delle Scienze di Bo- logna, dopo essersi indirizzato da prima al Segretario perpetuo di quella Francesco Maria Zanotti, si rivol- geva ])er lettera ( 23 novembre 1744 ) alla Bassi an- cora, e le metteva a' piedi il suo filosofico omaggio, e riveriva in lei « 1' onor del suo secolo e delle donne. » E lodi aggiugnendo alle lodi proseguiva « Non ce una Bassi in Londra, e io sarei molto più felice d' essere aggregato alla sua Accademia di Bologna, che a quella degli inglesi, benché ella habbia prodotto un Newton. » E conseguito eh' ebbe l' intento, la ringraziava scri- vendole ( 1 marzo 1745 ) « Niente mi fu mai più grato che di ricevere dalla sua mano il primo avviso che avevo l'onore (])el mezzo del suo favore) d'essere unito da questo nuovo vincolo a quella che m' aveva già legato al suo carro con tutti i vincoli di stima e d' ammirazione. » ''" Ella poetò eziandio; e se le austere discipline, a cui s' era consacrata, e le assidue cure domestiche non le avessero negato opportuni e placidi ozi, di ben più co- piose e più leggiadre poesie avrebbe infiorato l' italico Parnaso. Per questo ella peritosa di sé, prima di confi- dare alle stampe alcun suo poetico lavoretto, soleva far ricorso a poeti di sua intima conoscenza e maestri del- l' arte, quali erano per lo appunto Giampietro Zanotti e Domenico Eabri. Aggregata all' Arcadia di Roma col nome di Laurinda Olimpiaca, alla Colonia Renia, alle Accademie dei Gelati, e degli Inestricati di Bologna, de- gli Apatisti di Firenze e degli Agiati di Rovereto, e va dicendo, altrici, le più d' esse di una poesia eunuca, al dir del Baretti, corrompitrice del bello e nobile poetare, ella tenne mai sempre maniera corretta e gentile. ^^ L' immortale Pontefice Benedetto XIV per singolare sentimento di aifezione verso la sua Boloinuasio il di 27 "iuono. 34 N 0 T E 11 Lettera citata a Flaminio Searselli, del 17 agosto 1743. — Il Fantuzzi nelle Notizie degli Scrittori bolognesi erra circa il giorno in cui la Bassi sostenne questa Conclusione; non fu il 1." giugno, ma sibbene il 27 dello stesso mese, come principalmente si rileva da un certificato della Cancelleria dell' Istituto, esistente fra i documenti rinvenuti jiresso il prelodato Giuseppe Veratti. — Le dodici tesi, in cui si divideva 1' argomento della suddetta Conclusione, furono stampate in un foglio coi tipi di Lelio dalla Volpe. 12 La cattedra di filosofia nell' antico Archiginnasio, detto co- munemente le Scuole, venne dal Senato conferita alla Bassi ex officio, cioè senza che ella la chiedesse, e le fu assegnato 1' onorario annuale di cinquecento lire bolognesi, il quale, stando a quanto ne riferi- scono le citate Memorie della famiglia Veratti, sarebbe stato elevato sino a mille \)eY due aumenti conseguiti in seguito di tempo. 13 Yeggasi la lettera del dottor (laetano Tacconi al Conte Fi- lippo Aldrovandi, in Api^endice, I. 1* Lettera della Bassi del 17 agosto 1743, già citata, dalla quale pure rilevasi 1' argomento della sua seconda lezione, e di altre che non ebbero luogo come è detto a^ipresso. i-' La medaglia, disegnata dal j^ittore Domenico Maria Fratta Accademico dementino, e coniata dall' incisore Antonio Lazzari, ha sette centimetri di diametro, e nella parte diritta il busto della Bassi, colla corona di lauro in fronte e il vaio sulle sjDalle; intorno leggesi: lavra mar. cath. bassi bon. phil. doct. colleg. lect. fvb. INST. sciEN. soc. AN. XX. MDCCXXXii. Nel rovescio una Minerva che colla mano sinistra tiene una lucerna accesa, e nel braccio destro ha uno scudo colla testa di Medusa, che ritira indietro per lasciarsi vedere ad una giovane: nel mezzo, al basso fra le due figure, un mappamondo con sopra la simbolica civetta, e attorno in alto il motto SOLI CUI FAS VIDISSE MINERVAM. Due copie di questa medaglia, r una in argento e l' altra in rame, esistono nel medagliere del nostro Civico Museo. i''" Il palazzo già Aldrovandi in Via Gralliera, ora proprietà ^Montanari, segnato col civico N. 8. 1' Il matrimonio della Bassi col Verati fu celebrato privata- mente nel piccolo Coro della Basilica di S. Petronio, e benedetto da NOTE 35 ({uel Rev.mo Decano Alessandro Garofali, Dottore di Sacra Teologia e Lettore nel pubblico Studio. — Il cognome del marito della Laura Gian Giuseppe, e coinuueniente Ghiseppe, tanto fra i contemporanei di lui, quanto fra i moderni, ebbe varia lezione. Il canonico Fer- dinando che scrisse le citate Memorie di famiglia, nota che sino dall' origine nomavasi egualmente Vekati o Vekatti, ed anche Verrati e Yerratti. Però in quel tempo usavasi di preferenza la prima maniera; e la firma di Giuseppe Verati in una sua lettera inserita in questo Volume, e quella della moglie, la quale in tutte le sue lettere esistenti in questa E. Biblioteca Universitaria si sot- toscrive Bassi Verati, valgono a giustificare 1' ortografia addottata. 1'' Il Fantuzzi nelF opera citata, Tomo 1, in nota alla pag. 388 riporta che la Bassi ebbe dodici figli de' quali cinque maschi e sette femmine, e il numero di dodici è ripetuto anche da altri scrittori. Però dai Libri dei battezzati di questa Metropolitana ne risultano otto, e cioè: Giovanni n. 1788; Caterina n. 1739; Caterina n. 1742; Ciro n. 1744; Caterina n. 1745; Giacomo n. 1749; Flaminio n. 1751; e Paolo n. 1753. È chiaro che le due prime Caterine morirono bambine, e così certamente Flaminio, poiché da una lettera della Laura del 14 giugno 1755 si rileva che in cj^uel tempo essa non aveva che cinque figli. La terza Caterina mori monacanda nel 17(J8. Giovanni fu sacerdote, canonico di S. Petronio, e poscia Custode Dignitario di quella perinsigne Collegiata, Lettore di Teologia morale e di Sacra Scrittura, e Prorettore nel Collegio Montalto; mori nel 1800. Ciro occupò impieghi pubblici, si ammogliò, ed ebbe figliuolanza, fra cui Anna che i)OÌ fu moglie all' illustre medico bolognese Giambattista Comelli. Giacomo si dedicò esso })ure al sacerdozio, e prese l'abito dei Padri dell'Oratorio di S. Filippo Neri. Paolo, medico fisico, ebbe grado di Accademico Benedettino, ed insegnò fisica sperimentale nell'Istituto; mori nel 1831. Questi quattro ultimi sono eziandio ricordati col padre loro nell' iscri- zione lìosta sul sepolcro della Bassi nella chiesa del Corpus Domini, e riportata alla nota 30. 1^ Olti-e alle lingue italiana e latina, essa applicò pure l' ingegno allo studio della francese e della greca, e ne divenne colta. ^" Il marchese Ignazio Odoardi ascolano, alunno nel Collegio Montalto, Accademico Abbandonato, fu 1' autore dell' Elogio funebre della Bassi, recitato nell'Accademia di lettere, tenuta nella chiesa di S. Antonio dello stesso Collegio, il 5 giugno 1778. 36 NOTE 21 Sisto V, nato nella terra di Grottamare nella Marca, fondò nel 1586 in Bologna nella Via S. Mamolo, ora D' Azeglio, il Collegio elle dal titolo del suo Cardinalato chiamò di Montalto, destinan- dolo all' educazione letteraria e civile di giovani marchigiani. Nel tem^ao che la Bassi vi insegnò fisica sperimentale, vi aveva parte nella reggenza come Prorettore il figlio primogenito di lei, I). Gio- vanni Verati, nominato a quell' ufficio nel 1774. Il Collegio fu sop- presso il 7 aprile 1797 nelle vicende politiche di quel temj)0, e la casa amjiiamente di poi ingrandita, fu ridotta a civile abitazione, ed ora vi risiede il Collegio di S. Luigi diretto dai EB. Padri Barnabiti. 22 Veggasi in cj^uesto Epistolario la lettera di Francesco Maria Zanotti, le cixi autorevoli significazioni di alta estimazione e di onore indirizzate alla Bassi valgono a rettificare il primo suo giu- dizio intorno la stessa, quando scrisse sul proposito dei detrattori di lei « siccome questi nostri bolognesi mi parvero matti nel lodar questa giovine, cosi m' imagino che siano ora nel vituperarla e come allora j)iuttosto 1' ingegno lodar ne dovevano che la dottrina, che in quello veramente ha pochi jDari, in questa ha moltissimi a lei superiori, cosi ora doverebbono piuttosto il sesso e 1' età compatire, che biasimarne 1' alterigia e la vanità; » ( E. Masi. Studi e liitratti — Laura Bassi e il Voltaire — Bologna, Zanichelli, 1881. ) Col primo giudizio il bravissimo uomo giudicava la Bassi quand'era poco più che discepola; con questo secondo ei la glorificava già fatta grande scienziata. ^■' fJlogio funebre citato, dal quale pure si rilevano gli onorifici inviti fatti alla Bassi dalla Francia e dall' Inghilterra. '^ Di lei ancora vivente parlarono con lode molti e nobili In- gegni, fra i quali il Brucker membro dell' Accademia delle Scienze di Berlino, che all' elogio aggiunse il ritratto nella Deca IV della sua Pinacotheca Scriptoram illustrium; il P. Gio. Xiccolò Bandiera nel Trattato degli Studi delle donne; il Mazzucchelli nell'Opera Gli Scrittori d'Italia; Francesco M. Zanotti nei Commeìitarii del Bolognese Istituto; Giampietro Zanotti nell' Istoria dell' Accademia ClemeìUina; ed altri che troppo sarebbe il venir qui noverando. '^■' Da due lettere edite dal eh. cav. Ernesto Masi nell' Op. cit. — Oltre il Voltaire e gli Illustri dei quali vengono in questo Epi- stolai-io pubblicate le lettere, si ha pure certa notizia che la Bassi fu in corrispondenza letteraria con altri non meno celebri scienziati. NOTE 'M In uuii necrologia di lei pubblicata in un diario intitolato Bo- logna pochi giorni appresso la sua morte, il 25 febbraio 1778, vengono citati l'insigne anatomico Haller; il Padre Griambattista Beccaria e Paolo Frisi, il quale è pure ricordato dal Fantuzzi con Francesco Jacquier; a questi s'aggiungono il P. ]S[iccolò Handiera e Griorgio Luigi Lesage, il quale eziandio nel 1768 le inviava da Ginevra un suo Esitai de ('hi/mie con dedica autografa, togliendo a motivo dell' omaggio <.< 1' espèce de permission que cette Uranie lui a accordò il y a deux ans, en parlaut au D.'" Keverdil. » 2*5 Intorno alle poesie della Laura Bassi, ecco quanto ne scrive il Mazzuccìielli, coutempoianeo di lei, nella sua opera Gli Sirittori d' Italia. << Di questa chiara letterata non troviamo essere alle stampe che alcuni suoi Componimenti Poetici, sparsi in alcune Kaccolte, fra le quali ci piace di nominare 1' Aggiunta a quella d'Agostino Gobbi nel cui Tomo IV a carte 628, si leggono due suoi sonetti. C è noto ch'ella ha pur composto un Epico Poema sopra r ultime guerre d' Italia, ma non sappiamo che sia mai stato pubblicato. » Anche altri biografi fecero menzione di questo poema, e V Enciclopedia popolare di Torino, pur dicendolo inedito, accenna che esso verteva sulle guerre combattute in Italia dal 1740 al 1748. Al in-esente però se ne ignora 1' esistenza. '^ Benedetto XIV, assunto al Pontihcato il 17 agosto 1740, sop- primeva con motoproprio del 22 giugno 1745 il decaduto Collegio Pannolini, ed assegnandone parte delle rendite all'Istituto delle Scienze, accordò cento lire bolognesi di pensione annua ad ognuno de' ventiquattro Accademici che poi si dissero Benedettini; e nelle prime nomine avveniva 1' aggregazione della Bassi. -^ Macchiavelli Elisabetta, Manoscritto citato. '^ Le (quaranta lettere autografe della Laura Bassi Verati che si conservano in questa R. Biblioteca Universitaria furono da lei scritte al dottor Flaminio Scarselli dal 13 luglio 1743 al 20 dicem- bre 1755. Di esse, ventidue vennero stampate nel 1836 in Bologna pei tij)i della Volpe al Sassi, in occasione delle nozze della N. D. Marchesa Teresa Angelelli col Principe Filippo Hercolani, e pa- recchie di queste furono comprese in altre dicianove ( che sono le prime per ordine di data ) pubblicate egualmente per nozze coi tipi de" Successori Monti in Bologna 1883, in un opuscolo che ha per titolo Lettere di quattro (ieniildonne Itolognesi. 38 NOTE ^^ Neil' anno 1883, rinnovandosi in quadrelli di marmo il jjavimento del tempio delle KR. Monache Clarisse, in occasione della Solennità decennale ricorrente alla Chiesa parrocchiale di S. Procolo, furono tolte le lajiidi che coprivano i sepolcri sparsi per la chiesa, ( le quali poi vennero poco a^apresso collocate nel piccolo claustro che dà adito alla sagristia ) ed anche quella della Bassi si voleva di là rimossa. Sia lode pertanto a chi con patrio zelo si adoperò jierchè questa rimanesse al posto di prima ad -in- dicare ai colti visitatori il luogo ove essa riposa. L'iscrizione che D . 0 . M . LAVRAE . MARIAE . CATHARINAE . BASSIAE POST . MEMORABILE . DOCTRINAE . SPECIMEN . PVBLICE . DATVM CORAM . HIERONYMO . GRIMALDO . PROSPERO . LAMBERTIXO MELCHIORE . POLINIACO . CARDO . CLARISS . LATREA . DO^'ATAE ET . IN . COLLEGIVM . PHILOSOPHORVM . ADSCRIPTAE AD . VNIVERSAM . PHILOSOPHIAM . IN . GYMNASIO . TRADENDAM PHISICAMQVE . IN . INSTITVTO . SCIENTIARVM PER . EXPERIMENTA . EXPLICANDAM . ADSCITAE A . BEXEDICTO . XIV . PONT . MAX. INTER . ACCADEMICOS . QVOS . IPSE . INSTITVERAT AC . SVO . DE . NOMINE . APPELARAT . ADLECTAE LITTERIS . GRAECIS . LATINIS . GALLICIS . ETRVSCIS . EXCVLTAE MATHEMATICIS . DISCIPLINIS . INSIGNITER . ERVDITAE IN . OBSEKVANDIS . REBVS . NATYRALIBVS . SOLLERTISSIMAE TANTAM . CLARITATEM . ADEPTAE VT . EAM . VIRI . PRINCIPES . MVLTI . AC . DOCTI . OMNES QVI . HAC . TRANSIERE . CONVENERINT lOSEPH . II . AYGVSTYS LITTERATUS . CVM . IPSA . SERMONES IN . NOBILISSIMO . COETV . CONTVLERIT lUSEPHVS . VERRATVS . PHILOSOPHVS . ET . MEDICVS . CONIVX CONIVGI . SANCTISS . INCOMPARABILI lOHANNES . D . PETRONII . CANONICVS lACOBVS . SACERDOS . CYRVS . ET . PAVLVS . FILII MATRI . AMANTISS . B . D . S . CVM . LACRIMIS . POSS. VIXIT . ANN . LXVI . M . IH . D . XX. OBIIT . X . CAL . MARTIAS . AN . MDCCLXXVIII. Con poco maturo consiglio, e senza tener conto dell" opposizione (juanto insistente, altrettanto giusta di chi era pure intorno a ciò NOTE 39 giudice e cousiglier competente, venne tolta altra lapide stata aggiunta alla predetta nella morte del Verati, il quale per ultima testimonianza d' alletto all' amatissima consorte volle esserle sepolto appresso, come esprime l'iscrizione apjjostavi: JOSEPH . VERATTUS MEDICINAE . IN . GYMNASIO IN . INSTITVTO . PHYSICAE . DOCTOR ET . ACADEMICYS . BENEDECTINVS NE . AB . VXOEE . SVA CVM . QVA . CONIVNCTISSIME . VIXERAT POST . MORTEM . SEIVN(iERETVR SEPVLCRVM . SIBI . PROPE . EAM . P. VlXrr . ANN . LXXXVI . M . I . D . XXV . OBIIT . IX . KAL . APRIL . A . MDCCXCIII. ■^1 II monumento trovasi anche al presente nel loggiato supe- riore della li. Università, e consiste in un medaglione di marmo col ritratto in basso rilievo, posto fra due alate sirene, con sotto questa iscrizione: L AVRÀ E . BASSIAE . VERATTAE PHISICAE IN . HOC . INSTITVTO PHILOSOPHIAE . VNIVERSAE . IN . GYMNASIO MAGISTRAE QVOU . PRISCAS . HVIVS . VRBIS . FEMINAS DOCTRINA . INLVSTRES . FELICITER , AEMVLATA VETEREM . SVI . SEXVS . GLOEIAM . APVD . NOS RENOVARIT . AC . PLVRIMVM . AVXERIT MATRONAE . BONON . AERE . CONLATO . M . P. VIXIT . AN . LXVI . OBIIT . A . M . DCC . LXXVIII. LETTERE In queste Lettere si è conservata la grafìa dei singoli Scrittori. BAETOLI GIUSEPPM TU. ina Sig.ra Sig.ra P.rona Colma Mentre io a bella posta non ho accompagnato con lettera i miei (Ine Libricciuoli, perchè alla gentilezza di V. S. 111. ma non recassero occasione d' incomodarsi per dar risposta, mi trovo graziosamente deluso ne' miei pensieri ricevendo 1' uma- nissimo foglio di Lei che con tanta benignità si degna as- sicurarmi d' avere gradito la mia si umile offerta. Molto maggiore cpiindi si fa il mio debito verso di Lei, che non è quello cui Ella per compitezza vuole adossarsi verso di me: essendo dal canto mio cosa dovuta al singohirissimo merito di Lei un somigliante tributo; e non convenendo d'altra parte né a segno così tenue tanti ringraziamenti, né a sì imper- fette Opere tante lodi. Kiconosco io per tanto 1' une e gli altri unicamente dal cortesissimo animo di V. S. 111. ma che estende all' Opere medesime la propensione con cui onora l'Autore, e tali se le figura quali esser dovrebbero per com- parire non indegnamente innanzi al cospetto suo. Comunque però Ella possa ingannarsi ])er rispetto alle mie composizioni. 44 LETTERE A LAURA BASSI non prenderà giammai errore riputandomi quello che con pro- fondo ossequio, ed immutabile riconoscenza veramente sono ad ogni prova Di V. S. ni.ma Torino il dì 26 Dicembre 1747. UmT" Dev.™° Obblig.™^ Serv-.« Gius. Bartoll Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Mi si presenta un' ottima occasione d' inviare a Y. S. Ill.ma in tributo d' ossequio, e di stima altissima, la stanqia di certa mia Prosa. Il degno Nipote del celebre Signor Fantoni, Primo Medico del Ee mio Signore, ha stabilito di soggiornare per alcun tempo in cotesta illustre Città: e mentre Egli mi favorisce col portare a Lei l' involtino, io procuro a Lui un grande onore, e vantaggio, apprestandogli subito l' opportunità d' inchinare la rinomatissima, ed umanissima sua Persona. Da Lei costì, molti anni sono, io ho ricevuto parecchi favori, de' quali serberò sempre grata memoria; ma dove Ella voglia riguardare con egual bontà questo Signore che affatto n' è degno non solo per 1' Avo, ma per le sue proprie eccellenti qualità d'animo, e di spirito; la mia riconoscenza crescerà al maggior grado. Mi fanno credere, non sia ora in Bologna il chiarissimo P. Ab. Trombelli: per ciò non gli scrivo. Ardisco bensì supplicare V. S. Ill.ma di fargli avere r altra delle due copie di detta Prosa co' miei più divoti ossequj. E quanti più s' uniranno ad onorare della loro grazia, e as- sistenza questo ragguardevolissimo Signor Fantoni, tanti più saranno i Benefattori di me medesimo. M' esibisco pronto ad ogni comando di V. S. Ill.ma, e con profonda venerazione mi riprotesto Di V. 8. Ill.ma Torino 22 Aprile 175o. Um.™° Div.™° Obblig.'"'' Serv." Gius. Bartoli. LETTERE A LAURA BASSI 4-1) Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Si porta a Bologna il Signor Dottore D. xilberto Zigno Pa- dovano mio Amico per semplice curiosità di vedere cotesta insi- gne Città, ed io non saprei a chi meglio raccomandarlo che a V. S. Ill.ma che n' è un sì raro ornamento, e degnasi avere tanta bontà per me. Egli è un ottimo Ecclesiastico, ed ha fatti i suoi studj in quel celebre Seminario con molto applauso. La supplico far sì, che possa Egli ammirare a parte a parte le cose più rare di Bologna. Ancora per questo beneficio io sarò sempre pieno di vera e cordiale riconoscenza verso di Lei. Mi raffermo col più vivo immutabile ossequio ad ogni prova Di V. S. Ill.ma Torino 17 Ottobre 1754. Um.™° r)iv.™° Obblig.'"° Serv." Gius. Bartoli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Se mai sono ricorso alla somma bontà di V. S. Ill.ma verso di me con viva premura, e grande fiducia, esse a mille doppi in me s' accrescono questa volta che costà si porta il R.mo P. Beccaria, chiarissimo Professore di Fisica in questa E. Uni- versità. So che il distinto valor di Lui, meritato avendogli ulti- mamente r onore d' essere aggregato a codesta insigne Acca- demia, non che a quella di Londra, gli procurerebbe ancora da se il non minore di venire accolto benignamente da V. S. Ill.ma, e dal degnissimo Signor suo Consorte. Pure affidato alle varie sperienze eh' ebbi della rara benignità sua, ogni volta che mi feci ardito di raccomandarle un qualche soggetto; mi lusingo che ancora in riguardo mio a questo dottissimo Uomo, e mio strettissimo Amico, Ella si tk^gnerà usare ogni cortesia. Troverà in Lui un grandissimo estimatore dell'infinita virtù di Lei; ed 46 LETTERE A LAURA BASSI in me seinpre avrà un animo riconoscente e ossequioso. Sono ad ogni prova e con tutta la stima Di V. S. lll.ma Torino 16 Agosto 1755. Um."'° Div.™'^' Obbl."'° Serv.*^ Gius. Bartotj. BAZZANl MATTEO. lll.ma ed Ecc. ma Sig.ra 8ig.ra P.na Col. ma Quanto mi reputo favorito da V. S. lll.ma per la lettera scrittami, altrettanto mi duole in sentire, che Ella si truovi in grande agitazione di animo per quegli avvenimenti, che m'ha descritti nella medesima. Mi rincresce sommamente che gli uffizj, e le parti praticate da Lei, e da' Signori suoi Genitori per gua- dagnarsi r antica buona grazia, ed amicizia del Signor Dottore Gaetano Tacconi, non abbiano conseguito il bramato effetto, e che in vece di facilità, e di gradimento, abbiano riportato da Lui durezza d'animo, e rifiuto. Ma io non me ne maraviglio: perchè sebbene tali uftizj per essere di sua natura umani, cortesi, e molto obbliganti non meritano di essere ributtati, contuttociò durando nell' animo del Signor Dottore Tacconi quel primo di- sgusto già concepito per le cose passate, non è da maravigliarsi se a cagion d' esso non siasi Egli arreso ad ammetterli, e gra- dirli. Io per altro poi lodo grandemente la risoluzione prudente, e generosa usata da Loro Signori nella pratica di tali uffizj, e son di parere, che siccome il Signor Tacconi avrebbe ricevuta maggior occasione di credersi poco atteso, e considerato, quando tali uffizj fossero stati omessi, così 1' averli esercitati formi una ben chiara testimonianza di (pielF alta stima in cui egli è tenuto da Loro Signori, i quali a riguardo di essa, non hanno riguar- dato se stessi, offerendosi a ricevere 1' amaro disgusto riportato dalle ripulse, e dai rifiuti di Lui. Convengo per tanto nel pru- dente sentimento di Lei, che mettendosi Ella in quiete, e ras- segnandosi alla volontà di Dio aspetti con una tranquillità di LETTERE A I-AURA BASSI 47 animo cristiano gli effetti della Divina Provvidenza, lo però le comunicherei volentieri un mio pensiero, e lo farò quando Ella ne sia contenta, e possa riuscirmi di conferirlo liberamente con essa Lei, e senza soggezione di veruna persona ; e perchè ncni istimo bene 1' esporlo in carta, perciò mi riserbo di farnele la sposizione in voce. Io parto questo medesimo giorno dalla Città per certi miei affari in Villa, d" onde farò ritorno jn-ima della Pesta dell' Assunzione della Santissima Vergine. Al mio ritorno adunque, s" Ella pure sarà ritornata in Città, le renderò noti i miei sentimenti. In tanto la prego a dissimulare gli accidenti occorsi, ed occultarli al possibile col silenzio; e indurre i di Lei Genitori a fare il medesimo. In somma a non mostrare né Ella, né Eglino perturbazione d' animo, e a non ne discorrere, come di cose non mai accadute. ^ Mi favorirà di portare ad entrambi i miei più riverenti saluti, mentre con ogni maggior stima, ed ossequio mi riprotesto Di V. S. Ill.ma Uologua G Agosto 1732. Divot.™" Ol)blig.™° Serv.'"'" vero Matteo Bazzani. Il liazzani rimette nelle mani della Signora Laura Maria Catterina Bassi la sua bella, dotta, erudita, elegante Orazione, che ha letto con suo singoiar gusto, e piacere, e direbbe ancora con ammirazione, se fusse lavoro di altra mente, e d' altra mano, che di quella della Signora Laura, la quale è in possesso della comune oppinione, che é di non potersi aspettare da Lei cosa, che non sia a maraviglia bella e compiuta. Per tanto la rin- grazia vivamente ; e circa li due punti, uno de' quali riguarda il regalare il Signor Dottore Tacconi, 1' altro il distruggere i con- saputi viglietti, r avvisa, che dal Eev.mo P. Guardiano Azzoguidi sarà ben presto ragguagliata e dell' animo del Signor Tacconi, ^ Nella rieonciliazione che poi avvenne del Tacconi colla Bassi, non consta che il Bazzani vi avestse parte. Vedasi la Biografia e le due Lettere in Appendice, 1. 48 LETTERE A LAURA BASSI e delle ulteriori sue determinazioni, che spera apportatrici di molto contento all' animo della Signora Laura ossequiosamente riverita da chi scrive, e si ratifica divotissimo Sei"vitore ecc. Di Casa 22 Dicembre 1732. Il Bazzani, atteso il discorso avuto Domenica prossimamente scorsa col Signor Dottore Tacconi ( del qual discorso suppone già consapevole la Signora Laura Maria Catterina Bassi, sua Signora e Padrona stimatissima, per mezzo del P. Guardiano Azzoguidi ) si persuade, che il medesimo Signor Tacconi riceverà con gradimento 1' avviso della Signora Laura, che questa sera dee farsi sentire nelle materie filosofiche al Signor Cardinale Acquaviva in casa Zambeccari: onde 1' esorta a sollecitargli r avviso, che non potrà non essergli grato, quand' anche gli affari di questo giorno non permettessero al Signor Tacconi di farsi presente al consesso di questa sera, che può darsi caso, che abbia in libertà, o pure, che procuri di farsi libera per condiscendere agi' inviti della Signora Laura, e alle ottime intenzioni della medesima, pregata dal Bazzani a condonargli le prevenzioni maturate prima dell'arrivo del biglietto di Lei, per dover questa sera, a cagione di certi interessi, fermarsi in sua casa il Bazzani, ovvero portarsi fuori di Città, e pernottare altrove : e così restar privo dell' onore, e del contento di servire e di ascoltare la Signora Laura, la quale al suo solito si farà udire con decoro, con stima, e con ammirazione: protestandosele divotissimo Servitore il Bazzani. Di Casa 9 Luglio 1733. lll.ma ed Ecc.ma Sig.ra Sig.ra P.ua Col. ma Pendo ben vive grazie a V. S. lll.ma ed Ecc.ma del cortese uliizio, che mi ha usato, nel mettere in vista dell' Ill.mo Signor Flaminio Solimei il caso del mio contadino, e fargliene una LETTELE A LAURA I5ASS1 49 impressione diversa da quella, che da altri avea ricevuta. E m' ha somuianiente consolato la benignità, con cui l' lia intesa, e mi ha onorato de' gentilissimi, e stimatissimi suoi saluti ; d' onde inferisco, che l'antica servitù ed osservanza mia non abliia, pa- tito niun pregiudizio presso Lui: che è ciò, che mi sta a cuore, e che mi preme al maggior segno, come Ella sa. Io vengo sempre più accertato, che il detto mio contadino non sia stato 1' assali- tore, ma l'assalito. Ed il riflettere alla sua naturai melensag- gine, ed al pochissimo suo spirito, e che quante battiture gli ha voluto dar 1' avversario, tutte se 1' è bevute, senza lasciarne ire né pur una a vuoto, mi rende assai inclinato a crederlo. Sta ora nello Spedale, dove è ritornato, ])erchè n' era uscito non ancor guarito; e gli resta oltre una universale debolezza, una certa confusione, e storditezza di capo, che abbisogna di ulterior cura, che sta ricevendo. Prego intanto V. S. 111. ma ad ossequiare jìer mia parte il Signor Flaminio, e fargli divotissima riverenza in uiio nome. E poiché le fa godere 1' aria tranquilla e salubre di codesto cielo, e deliziosissimo suo sito di Carano, Ella se ne va- glia di proposito, dando un bando generale ad ogni applicazione di mente, e ad ogni altro studio, fuori che a quello della sa- nità, che in Lei é preziosa, e clie tutti generalmente, ed io più che ogni altro, dobbiamo bramare perfetta, stabile, e lunga- mente durevole. Così meritano le sue esimie qualità, e virtù. Così chiede la espettazione comune di quel frutto di gloria sem- pre maggiore, che da esse si attende. Così vogliono finalmente le mie obbligazioni, che ho con Lei; alle quali vorrei poter cor- rispondere con effetti, che fossero pari al desiderio, che ho d' ogni maggiore sua prosperità e salute. E pregandola a salutare rive- rentemente in mio nome la Signora sua Madre, resto Di V. S. Ill.ma ed Ecc.ma Bologna 27 Agosto 173G. Divot.""" Obblig."^° Serv.'" vero Matteo Bazzani. La Signora Laura Maria Catterina Bassi divotissimamente riverita dal Bazzani, prima d" impegnarsi in verun conto per 50 LETTERE A LAURA BASSI l'Orazione funebre addimandatale, è pregata ad esaminarsi se- riamente per assicurarsi, atteso lo stato a cui è passata, di non essere incinta ; ^ e di più a riflettere, che non essendolo di pre- sente, potrebbe divenir tale ne' mesi avvenire. Questo è un punto di somma importanza, che non è passato per la mente del Baz- zani nel discorso di questa mattina; ma che poi sovvenutogli dopo, ha dato a conoscergli, che avrebbe molto male consigliata la Signora Laura; mentre se in fatti reggesse, o fosse per reg- gere un tal punto, Ella dovrebbe abbandonare qualunque parere, o consiglio, esimendosi con assoluta negativa dal contrarre un impegno di molta applicazione, e fatica, con sommo ])regiudizio della propria, e dell'altrui salute. Potrà sembrare per avven- tura superfluo alla Signora Laura cotesto avvertimento; ma il Bazzani non ha potuto ommettere di sgravarsi di uno scrupolo, che non potrebbe combinare col proposto consiglio, per le gravi conseguenze che si tirerebbe dietro una fatica intrapresa, e so- stenuta nel supposto delle accennate circostanze. Gradirà la Signora Laura la sincera premura, e il giusto zelo del Bazzani, per la sicurezza della sua preziosa, e desiderata salute, e di grazia non si prenda cura di rispondere su questo punto; anzi è pregata a non rispondere assolutamente, dovendosi accertare, che chi scrive non ha altra mira, che di comparire suo vero, e divoto Servitore, ansioso d'ogni maggior suo bene ecc. (Senza (lata.) BECCAKI aiACOMO BARTOLOMEO. Viene umilmente riverita l' Ill.ma ed Ecc.ma Signora Laura Maria Catterina Bassi dal suo ossequiosissimo Servitore Beccari, e insieme supplicata a favorire di consegnare al latore di questo quelle cartacce che lasciò presso di Lei, contenenti il parere de 1 Tale circostanza fa riteuei'e che questa lettera fosse scritta nel 1738, essendosi la Bassi fatta sposa al Verati il (> febbraio di questo stesso anno. LETTERE A LAUKA BASSI 51 longis jejuniis, essendo in necessità di servirsene per l' impressione che presentemente ne fa fare S. E. ^ E imi)loran(lo cortesi^ con- dono nnovamente si riprotesta ecc. (Sema data.) Viene ossequiosamente riverita l' 111. ma Signora Laura Maria Catterina Bassi dal suo devotissimo Servitore Bcccari il ([uale si dà r onore di mandarle alcuni libri, e cioè l' Istoria dall' A. lì. dell'anno 1702, in cui è segnato un piccolo articoletto concer- nente la perpendicolarità delle piante. ^ Questo ne chiama un altro che è nel Tomo del 1700, Tomo che trovasi appresso il Signor Verati. Ma pure, da quel poco che qui si trova, potrà comprendere qual sia il sistema di M. Dodart intorno a codesto fenomeno. Poi si manda 1' Ore sucisive del Woliio, ^ nelle quali troverà segnata una ricerca della natura del corpo. Quivi vedrà come stabiliscasi la forza d' inerzia. Finalmente anche la sua Cosmologia.^ nella cui tavola troverà molti luoghi sopra la Yi>i inertiac che cercherà a' suoi paragrafi, giacché codesti e non le pagine sono indicati da' numeri dell' Indice. E con tutto ossequio nuovamente si professa ecc. (Senza data.) 1 Intende Sua Eminenza il Cardinale Prospero Lambei'tini, i\v- civescovo di Bologna, ad istanza del quale l' Accademia filosofica dell' Istituto commise al Bazzani ed al Beccari di emettere un i^arere sulla materia dei lunghi digiuni; ma per infermità del primo, rimase tutio il carico al solo Beccari, il quale scrisse la dissertazione De ìoiigis jejuniis., che il Landjertiui poi inserì nella sua grande oliera De Servoram Dei Deatifi cai ione, et Beatoruni Canoni zatioìie, iu apjDen- dice alla I Parte del Libro IV stampato in Bologna nel 17o8, ap- pellandola Disscrtatio Academicoriiìii liistitnii Bonou/iensis. '^ Histoire de 1' Academie royale des Sciences. /Vnnée MDCCII. — Dodart. Sur ìa perpeiulicidarité des Tiges de^ Plantes, par rapport a V Ho riso il. '* WOLF. Horae subsecivae Marhargcnses. Francfort, Ì720. * WoiiF. Cosmologia generaìis. Veronae, ÌTHtì. ;)2 1 57 mi trovo a Venezia chiamato dagli Ecc.mi Kifbrmatori nosti'i, od occupatissimo per dare esecuzione ad un caos di commissioni che m'hanno addossato; alle quali si è pur anche aggiunta una sci-it- tura comandatami da Parma ])er lo stahilimento di una Uni- versità in quella Keal Corte. Le rendo grazie distintissime delle notizie avanzatemi; delle quali a suo tempo farò (quell'uso che stimerò opportuno senza esporre alcuno. Delle cose mie e del- l' Haller io nulla so dirle. Dopo quelle Kiflessioni Fisiologiche non ho pubblicata una riga di roba. Sono tre mesi e sei giorni che le pubbliche fatiche sono terminate: aveva cominciato un liljretto, che dovea essere intitolato Cogitata Physioìogica, conte- nente le pili facili e travvedute spiegazioni di alcuni fenomeni del corpo animale; spiegazioni da me impiegate e pensate nel- l'esercizio delle scuole, ma le replicate pubbliche commissioni, e alcune inoculazioni di vajuolo che ho dovuto fare in Padova, me ne hanno intieramente distolto: le inoculazioni sono state feli- cissime: il Signor d' Haller niente per certo mi ha scritto sulla sensitività, o su di altra cosa che non possa sapersi ; anzi nem- meno mi ha scritto alcuna nuova letteraria da poter comunicare agli amici: è troppo impegnato nella ristampa di quel suo ma- gnifico libro, che ha per titolo, Enumcratio Stirpium Hdvetica- rum. ^ So che il terzo Tomo dell' Opuscuìa minora è uscito, ed il mio esemplare attualmente è a Torino: e so ancora, se non erro, che sarà 1' ultimo Tomo delle sue Miscellanea. Scriverò a mia moglie intorno alle grazie ch'Ella si degna di compartirle, ed io pregandola di riverirmi distintamente il Signor Dottor suo e di ringraziarlo con ugual distinzione, ini protesto con sincerissinia stima, e con tutto il rispetto Di V. S. Ill.ma Venezia 6 Agosto 1768. U_mo j)_mo gj Obi).'"" Servidor Vero Leopoldo M. Ant. Caldani. 1 La citazione di quest' opera è inesatta, giacché la prima edi- zione stampata a Gottinga nel 1742 s' intitola Kimmeratio meihodica Siirpium Helveliae indigenarum, e la ristani})a fatta, a. Herna nel 17GS llis furia Stirinum ^indigenarum Helvetiae. 8 58 LETTERE A LAURA BASSI 111. ma ed Ecc. ma Siw.ra Sig.ra P.na Col. ma Il Sii!;nor Dottor Negri, passando per Padova, mi trovò a Venezia, ov' era stato chiamato precipitosamente a veder morire con mio dispiacere una giovane Dama, la quale s' era fitta in capo eh' io facessi miracoli. Ella è però cosa comune che i Pro- fessori di Padova siano chiamati in caso di estrema dispera- zione: quindi, appena giunto, fui costretto ad avvisarla che si doveva morire; come in fatti seguì 26 ore dopo il mio arrivo colà, e per conseguenza in un tempo, che non lasciò nenìmeno alcun luogo a qualche pruova ragionevole. Volle il Signor Negri aspettare il mio ritorno, ed allora mi presentò i preziosi di Lei caratteri: ai quali facendo la più pronta risposta, che per me si potesse, debho corrispondere col ringraziarla moltissimo delle premure sue a favore del suddetto Signor Negri, che desidero abbia cavato profitto dalle utilissime lezioni di V. S. 111. ma ed Ecc.ma. Ma egli, pur troppo, quanto è attento, altrettanto è, siccome dicesi, di legname grossolano; e, ciò eh' è peggio, sembra sì male istituito ne' primi studj gram- maticali, che stenta a comunicare per sino le proprie idee fami- liarissime. Quindi un racconto da lui fatto, che potrebbe ristri- gnersi in poche parole, diventa stucchevole, ed inintelligibile. Converrebbe rim])astarlo di nuovo; ma non è questa opera di chi insegna le scienze e le beli' arti. Gli miei studj ( giacché di questi ancora Ella gentilmente mi fa ricerca ) si riducono [)oco meno che a zero. Il peso di due primarie Cattedre, una delle quali, che è l' anatomica, cerco di rendere più utile che possibil fia a poco a poco per non urtare la memoria di un Antecessore, che avea giustamente occupato colla sua fama 1' Europa, ^ e ciò coli' opere sue e non già colle sue lezioni; quindi il numero delle lezioni medesime e pubbliche e private; gli pubblici esami, che incominciano alli sei del prossimo, i dottorati, i licenziati in chirurgia, ed altre cose attenenti all' Università ed annesse al mio doppio impiego. ' TI celebre Giumbattista Morgagni, professore di anatomia iieHa Università di Padova, morto il 5 novembre 1771. LETTERE A LAURA BASSI 59 non mi lasciano t[uel tempo, clic lasciavano all' Antocessor mio; che con sole 30 lezioni all' anno esauriva la materia da lui pro- fessata. Aggiunga a queste cose alcuni afì'ari domestici, de' quali si dee sempre aver cura; le lettere ad amici letterati, dalle quali non si può esimere, finalmente la vera verissima tenuità de' miei talenti, ed allora Ella conoscerà cosa mi resti a fare, e quindi cosa possa sperarsi da me. Tuttavia due anni sono pubblicai un libretto d' Instituzioni di Patologia:' sedici mesi fa, pubblicai anche quelle di Fisiologia: le prime si ristampano il mese pros- simo, e quindi sono adesso occupato a ripulirle un poco. Ho per le mani da moltissimo tempo un' operetta di argomento medico ed anatomico; ma assolutamente le mie occupazioni non vogliono ch'io la conduca a fine: a grandissimo stento potei prima del Natale sci)rso mambire un zibaldone all'Accademia di Londra, un zibaldone, io dissi, intorno agli ureteri: e poi, oltre tutto questo, essendo necessarj alcuni Rami per l' intelligenza di varie coserelle, non mi ritrovo per ora in istato di fare una spesa, che non ])oco m' incomoderebbe. Per tutte queste ragioni cono- scerà Ella ancora che, quanto al rivedere cotesta mia Patria dilettissinui, ne ho bensì vivissimo il desiderio, ma mi si rende impossibile 1' esecuzione. Mi consola moltissimo la presenza di Concittadini e Padroni; onde s' Ella verrà qui può ben esser sicura che mi sarà gratissimo il suo arrivo, e che ruberò tutti i inomenti possibili agli affari, che mi circondano, per tratte- nermi con Lei, e per darle, almeno per questo modo, quegli attestati di molte obbligazioni, di sincera stima e rispetto, con cui ho l'onore di segnarmi Di V. S. 111. ma ed Ecc.ma, cui prego porgere i mici più distinti osscc^uj al Signor Dottor suo. (Senza data.) U_mo j)_mo g^i Obb.™° .Servidore LoEPOLDO M. Ant. Caldanl ' Le Inatitutiones Pathologicae del Caklaui trovansi stampate in Padova nel 1772; perciò si crede di potere assegnare a questa lettera la data del 1774. 60 LETTERE A LAURA BASSI 111. ina Sig.ra Sig.ra P.na Col.ma Il Signor Gzerzicliiewicli non è per anco ritornato a Padova; ma io non lascio per questo di rendere a V. S. lU.ma le più distinte grazie per i favori a lui compartiti, e per quelli che ha voluto compartire a me coli' onore de' suoi saluti. Anche V. S. 111. ma è stata dunque impegnata a scrivermi per la nota Enciclopedia Italiana? Oh quanti e quante furono bucherate per istrapparini un' affermativa ! Risposi a chiun([ue eli' io mi trovo occupatissimo pel corso di otto mesi dell' anno ; che dunque poco o nulla mi resta di tempo ; che se questo non mi mancasse condurrei a fine un' operetta mia, la quale da otto anni in qua dorme sul mio tavolino, e che pubblicar potrei con vantaggio forse del nome mio, ma certamente ( noti bene ) con utilità (li mia borsa. Che avendo poi anche tempo, io non pren- derei 'impegno alcuno, senza che procurato mi fosse un esem- plare dell'Enciclopedia d' Yverdun, per non avere a faticare del tutto inutilmente; giacché a quest' opera sono state fatte aggiunte dai Bernulli, dagli Haller, dai Tissot, dagli Hirtzel, dai Gesneri, e da altri autori di siffatto calibro. Quasi però queste mie espres- sioni si dovessero valutare un jota, si sono proseguiti gì' impegni perchè accettar volessi il noto peso; mi si era aggiunto l'altro di Capo della Classe Medica; e per giunta della derrata si è mandato in giro il piano stampato, in cui leggesi il mio nome come di Autore, che farà gli articoli di Anatomia, Fisiologia, e Patologia; e che sarà della Medica Classe Direttore e Capo. A me questo piano non fu spedito. La notizia mi giunse col mezzo di amici di Pavia, Milano, Firenze, Koma, Napoli, i quali mi chiedevano a ([uali condizioni io mi fossi sottoscritto, per poter essi pure seguire il mio esempio. Ho manifestato a tutti in ri- sposta la mia sorpresa; ed ho soggiunto poi in particolare, che tutto è stato fatto senza mia intenzione; ch'io non aveva impe- gno alcuno, e che non lo })renderei senza le condizioni di sopra espresse; avvisando tutti alla fine, che io, poste le suddette con- dizioni, non ni' indurrò giammai a scrivere per la, nota Enciclo- pedia per meno di due Zecchini Veneti di giusto peso nd ogni foglio di stampa, shorsati alla consegna di qualuìique foglio. Mi è noto che agli autori di (|uella d" Yverdun sono stati sborsati LETTERE A LAURA BASSI 61 (lue Luigi d' oro \)ev ciascun foglio, oltre il regalo di alcuni esemplari; e lo so dagli autori medesimi degli articoli rinnovati. Sia lode a Dio che finalmente la Camera Fisica dell' Insti- tuto è stata occupata da chi solo })uò degnamente occuparla. Io spero che si andranno ancora provvedendo macchine; dacché sono in cenere quelle mani che le rompevano tutte, perchè non le conoscevano. Io mi rallegro con V. S. 111. ma, e coli' In- stituto medesimo. ^ Credo di aver risposto (guanto basta nlle di Lei domande. Io sono (^ui occupatissimo, siccome Ella può saper d'altronde; abbenchè forse non sappia ( lungi ogni vanità ) che io debbo spesso faticare per altri, esaminando o libri o manoscritti, che si vuol per violenza siano da me riveduti ed esaminati. Ciò da me si la col mal in corpo, perchè spesso incontro autori visio- narj, o parola]. Ella non crederà facilmente eh' io abbia rive- duto un manoscritto ne' scorsi giorni voluminosissimo, a solo fine di pubblicare che nelle febbri putride liavvi congiunto certo polso che le caratterizza, e distingue dall'altre tutte. Quanhim est in rebus inane! Se l'Enciclopedia Italiana verrà giammai eseguita," e che V. S. 111. ma abbia mano negli articoli di Fisica o di Matematica, desidero che le siano ben pagati. Noi siamo giunti ad una età da non faticare per l' acqua degli occhi altrui, siccome suol dirsi. Questa età però, che incomincia a pesarmi sul dorso so- verchiamente, non mi ha per anche fatto dimenticare gli ob- blighi che professo a Lei ed allo stimatissimo Signor Dottor suo ( che riverisco distintamente ) e che vogliono eh' io mi segni con vera stima ed ossequio Di V. S. Ill.ma Padova 25 Ottobre 1776. Umilis.° ed Obbligatis." Servidor vero LEoroLDO M. A. Caldani. 1 La Eassi venne nominata alla cattedra di fìsica nell' Istituto delle Scienze il 10 maggio 1776. - Ne venne pubblicato soltanto l' introduzione col j^iano par- ticolareggiato dell'opera, la quale ebbe per titolo: Prodromo delia Nuova Encidopedia Italiana. Siena 3IDCCLXXIX. (32 LETTERE A LAURA BAS81 111. ma ed Ecc.ma Sig.ra Sig.ra P.roiia Colma Mille e poi mille grazie le rendo per la generosa accoglienza fatta al mio raccomandato Signor Dottore Vare, il qnale ap- punto mi scrisse di essere moltissimo tenuto a V. S. Ill.ma ed Ecc.ma. Egli è savio e di ottima volontà : credo che stiamo poco bene a talento: tuttavia la fatica di schiena, siccome suol dirsi, potrebbe supplire alla mancanza di quello. Ho ricevuto in questo mese due nuove assai spiacevoli: cioè la morte di cotesto Signor Francesco Zanotti, e quella del mio Amico, e del grandissimo Hallero. ^ Questa, come può credere, mi è stata dolorosissima. Oltre 1' aver perduto un rarissimo ed ot- timo Amico, non poche opere di sommo pregio ci resteranno naturalmente imperfette. Il Figlio Letterato è un Antiquario semplicemente, che non si prenderà forse gran cura del compi- mento dell' opere del Genitore. Quanto a me, io fo la vita seccantissima del Pedante. Scuola la mattina presto; scuola in casa sino a mezzo giorno; scuola un' altra volta nell' Università alle ore 22. Un po' di scuola in dialogo anche la sera, è tutto il mio trattenimento. Si aggiun- gono affari di clinica, lettere, ed altre coserelle, che appena mi hanno lasciato nell' anno scorso tanto tempo da rivedere un poco la Fisiologia, che oramai è ristampata ancor essa, siccome feci della Patologia 1' anno avanti. Terminata la ristampa mi recherò ad onore il fargliene giugnere un esemplare. Credo che in sif- fatti libercoli siano accennate molte cose, che non si possono am- plificare in operette di elementi. Avrei bisogno di comodi e di vita per eseguire ciò che penso. Sono con vera stima ed ossequio Di V. S. Ill.ma ed Ecc.ma, che farà grazia di riverirmi il Signor Dottor suo distintamente, Padova 11 del 1778. gmo j)_mo ^^ Obb.™° Servldor vero Leopoldo Caldanl 1 Alberto Mailer cessò di vivere in Berna il 12 dicembre 1777, e tredici giorni appresso seguì in Bologna ]a morte di Francesco Maria Zanotti. LETTERE A LAIKA HASSl 63 CANTELLI TAGLIAZUCCHl VERONICA. IH. ma Sig.i'a Sig.ra P.roiia Col. ma Era obbligo mio preciso il dar parte a V. S. 111. ma del mio arrivo in Roma, che felicissimo lo potrei chiamare, se sorpresa dal tremuoto in Ancona non ne avessi concepito un orribile spavento, e nello stesso tem])o confermarle con tutto lo spirito quella servitù, che quantunque debole troppo, s' è degnata cor- tesemente d'aggradire in Bologna; e ascriverò a mia somma fortuna, se avrò 1' onore di poterla obbedire in qualche pregia- tissimo suo comando, e arguirò da questo qual io mi conservi in grazia sua, della quale nuli' altra cosa bramo di più, essendo solo mio pregio ( pregandola ancora de' miei ossequiosi rispetti col suo Signore e colla Signora sua Madre ) il potermi vantare, e protestare con tutto 1' animo Di V. S. lll.ma Eoma a di 3 Maggio 174L D.""* Obi)."''' Serva Veronica Cantelli Tagliazucchi. CONCINA NICCOLO. lll.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Colma Maggiore di (piello eh' io mi possa spiegare, si è l' idea e '1 sentimento, che ne formai il passato Maggio, quando ebbi la bella sorte d'inchinarmele costì, del grande sapere, profondità, acume, e prontissima penetrazione dell' ingegno di V. S. lll.ma. Le dirò solo, che quando accade, ed accade non di rado, di far menzione di lei, io soglio dire, che non solamente si può chia- mare una dotta, e una gran donna; ma che se uomo fosse po- trebbe giustamente predicarsi ])er un dotto e grande uomo, quan- tun(iue in età ancor giovanile: e tanto più poi ammirabile e degna di ogni venera/.ione, quanto che alle doti singolari della 64 LETTERE A LAURA BASSI mente congiunte si veggono singolarissime virtù dell' animo; particolarmente sorpreso io fui della sua modestia, non già di quella, che adorna il sesso, e che dehh' essere comune ad ogni donna, ma di quella che tanto si desidera, e tanto è difficile a ritrovarsi nelle persone di lettere e scienziate; e però di gran lunga più meravigliosa in una dotta donna, che in uomo dotto. Nulla dico della saviezza e decoro, che in lei costantemente si ravvisa, e del non mai fare una benché minima scappata fuor di proposito in discorsi quanto si voglia lunghi, e del non avere avidità, 0 affettazione alcuna di parlare; ciò che in donna di spirito a me sembra un prodigio. Non m'estendo di vantaggio: anzi temo di avermi già tirato addosso lo sdegno di sua mode- stia. Sono però sicuro, eh' ella mi donerebbe un benigno com- patimento, se conoscesse a pieno, quanto in me sia 1' ardore e impeto di lodare, chi veramente lo merita. Per altro quanto finora ho detto non voglio che serva, se non che a farle conce- pire, eh' io non intendo già di farle un dono, ma bensì di rice- vere da lei un favore distinto, se degnavasi di gradire e di leg- gere due bagatelle da me stampate, che alcuni giorni sono le inviai, e che a quest' ora, come giovami sperare, avrà ricevuto dal Signor Cesare Poggi, suo concittadino, il quale è stato qui a dottorarsi in Medicina, e da me, per quanto ho potuto, assi- stito. S' avvenisse, che questi due libricciuoli incontrassero, se non in tutto, per lo meno in buona parte, la di lei approvazione, sinceramente, e in parola d' onore 1' assicuro, che ciò mi reche- rebbe gran consolazione e coraggio. Non isdegni dunque V. S. di riceverli in testimonianza dell'alta stima, ch'io fo dell' inge- gno e saper suo; e di rubare qualche briciolo di tempo ai suoi studj per scorrergli; e ritrovando che ridire, somma grazia mi farebbe di significarmelo per mia istruzione. Se mai in conto alcuno mi giudicasse capace d' ubbidire a' suoi stimatissimi co- mandi, la supplico di farmene degno, mentre ardentemente bramo di comparire in effetto, quale con singoiar piacere e profondo rispetto mi protesto di essere Di V. S. Ill.ma Di Padova li 17 Settembre 1737. Dev.™" Obblig.-"" S." vero Fra Niccolò Concina de' Pred." LETTEKE A LAURA BASSI 65 COKTICELLI SALVATOEE. I). S;ilv;i(lnre Corticelli Penitenziere si fa servo devotissimo della Signora Laura Bassi Veratti sua Signora, e le trasmette il primo tomo di un'Opera franzese, in cui si dimostra l'immortalità dell' anima umana contro il Locke, ^ composta dal P. D. Giacinto Gerdil regio Professore di Filosofia in Casalmonferrato ; pregan- dola, di commessione dell' Autore, di accettarla in dono, come una tal quale testimonianza dell' alta stima, eh' egli ha del me- rito ragguardevolissimo della Signora, eh' egli riverisce con tutto r ossequio. Chi scrive ha piacere di essere stato destinato a tale uficio, per avere occasione di palesare alla Signora la stima, eh' egli altresì ha di lei, non minore di quella, che altri avei- possa. E di nuovo le si rassegna. Penitenzieria 20 Ottobre 1747. FA BRI ALESSANDRO. A la Signora Laura più gloriosa e da se pregiata di quella del Petrarca, Alessandro Fabri chiede umilmente scusa, se dopo lo indugio d' un mese le ha scioccamente mandato cosa contro proposito. Nel quale sconcio per non cader di bel nuovo man- dando altra cosa pur fatta (che tuttavia sarebbe facile, dappoiché r ultimo di lei biglietto tutto si tiene a motivi negativi, eh' esclu- don la lode, e tace i positivi, d' onde poterla trarre ) le manda questo Sonetto tutto nuovo, e sì generale, che confida non sia per trovarsi Candidata, in cui non si possa benignamente sup- porre quanto in esso si tocca. E con questo, e con gli ossequi suoi propri, e de la Moglie veracissimi se le protesta umilissimo Servidore. Di Palazzo 25 Novembre 1750. ' V immaterialité de l'ame demontre'e contre M. LocJcc par le P. Gekdil Barnabite. A Turiti, MDCCXLVII. 9 QQ LETTERE A LAURA BASSI Laiirinda, tal de la Donzella è il nierto. eh' oggi a mia cetra tu proponi segno, che corta è ogni arte, debile ogn' ingegno per coronarla d' adeguato serto. Ella d' amor non labile et incerto, com' è costume in questo basso regno, tutta ricolma, e avendo gli agi a sdegno. da noi s' invola a loco ermo e diserto. Et ivi par che sue delizie pogna, donde noi per terror trarremmo il yùede. quasi vi fosse basilisco ascoso. E già vi trova quel, cui tanto agogna, immortale, divino, amabil sposo, e i gigli a se fiorir d' intorno vede. Alessandro Fabri. FABRI DOMENICO. Gentilis.ma Sig.ra Laura Io non so come mi riesca alla Cavallina di acconciare, ed abbellire i Sonetti. Voglia il cielo, che non li sconci piuttosto, e gli guasti, quando già sono a sufficienza apparecchiati, e adorni. Voi lo vedrete in questo Sonetto, ^ e potrete ad ogni caso tornarlo in pristino: e se non volete che vaglia a scusarmi la mutazione dell' aria, dalla quale per altro è sì chiaro, che dipendono tante cose, vo' io che vaglia la fretta, con che ho dovuto spedir la faccenda ; e il poco garbo, che ho io, massimamente da qualche * È ignoto qua] fosse il sonetto non essendosi trovato unito alla lettera. LETTERE A LAURA BASSI 67 mese in qua, a tutto ciò che è di Poesia. Ma o mi scusiate, o non mi scusiate, ho fatto quel eh' ho potuto, e che m' ha inse- gnato il desiderio eh' ho di servirvi, e di mostrarmivi in fatti, quale mi profero Dalla Cavallina 20 Agosto 1737. Y/" vero Serv."'^ ed Am.'^ DoM. Fabrl Gentil. ma Sig.ra Laura Questa mattina all' ore 16 e ^ , cioè a dire, pochi minuti dacché m' era tolto di letto, m' è stato recato il vostro gar- batissimo viglietto, che m' invitava tosto in Città. Ma come ub- bidirlo? Io non era ancora vestito, se non per metà: io avea pure a dir Messa; e doveva in oltre portarmi dal Signor Av- vocato Pielli villeggiante lontano di qui non picciol tratto, per intender da lui una risposta di qualche importanza per certi affari di mio Padre, che non mi permettevano il differire. Era poi necessario eh' io andassi prima al Seminario a svestirmi de' panni da Villa, e rivestirmi di quelli da Città, per potere senza increanza intervenire alla Funzione alla quale era chia- mato, lo avea in somma a farne tante, eh' egli è stato impos- sibile di secondare l' invito vostro. Credo d' essere a voi scusato abbastanza. Scusatemi voi a chi sapete, e conservatemi sempre la vostra pregiatissima amicizia. Belpoggio 24 Ottobre 1737. V."" vero Serv."*' ed Am.° Doji. Fabrl (38 LETTEKE A LAUKA BASSI Gentilissima Sig.ra Laura Affé, Madonna, avete del giudizio: eh' i' arrabbi, s' io sapea più come fare a compiacere a tanti ( bolli a chiamare rompitesta, oppur rompi quel servizio ? ) I quai vengon con franco frontespizio e canzoni, e sonetti a comandare; ed io nato a lasciarmi corbellare vo loro promettendo a precipizio. Ma poscia al mantener ci son de' guai; e alle volte sì duro, e sì stivale mi son trovato, e delle volte assai ; Che già quasi bandito capitale dalla Corte d'Apollo mi pensai: considerate, s" io dovea star male. Era cosa bestiale veder, ch'io non potea far quattro versi, fossero poi vermigli, o gialli, o persi. Ora la vena apersi mercè il Montepulciano benedetto da voi mandato entro sei fiaschi stretto. Quest' è quel vino eletto, che tutta ridirizza la persona; e fa sereno ancora quando tuona. Se dico alla carlona le sue lodi, non è per fargli torto; se non 1' amo davver. eh' i' caschi morto. LETTERE A LAURA BASSI 69 Ma gli è che tutto assorto trovomi dentro i suoi pregi infiniti, come in immenso mare senza liti. Per questo gli smarriti spiriti miei non ponno fargli onore, qual si dovrebbe, e certo n' ho dolore ; e con compunto core gliene chieggo perdono, e pur licenza di dir. come si può, la sua eccellenza. Qui ci vuole pazienza: dirò di lui, poiché i be' modi ho manchi, come de' loro unguenti i cantambanchi. Per lo petto, pe' fianchi, e moltissimo giova per le reni, e fa al sangue me' far gli andirivieni. Siete voi gravi, e pieni per troppe corpacciate? E voi prendete Montepulciano, e scarichi sarete. Forse stomaco avete di sì gentile, e dilicata pasta, che di leggier d' indigestion si guasta? Quattro stille, e ciò basta, prendendole a digiun qualche mattina, a fargli prender tempra adamantina. 0 sua virtù divina! V ha un certo male, e Diarrea s' appella, della Disenteria carnai sorella; per cui alla gonella, 0 alle brache aver mano ogni momento bisogna, e far ricorso all' agiaraento. 70 LETTERE A LAURA BASSI Un bel ragionamento sta a udir il Giovan dalla innamorata; e la parte ecco sente punzecchiata: Madonna, una scappata far convienimi, è un affar, or ora torno; scusate se il bel dir vostro frastorno. Ma alla fin con iscorno ( sì spesso frastagliando va il sermone ) gli è mestier confessarne la cagione. Gli è proprio un mal briccone: non ha neppur di rompere rimorso i paternostri altrui a mezzo il corso. Certo che il mese scorso il manigoldo me ne fece tante, che 'n su due pie non potrei dirvi quante. Per lui in uno stante dovetti dal buon Fabri Segretario formi, ed irne di volo al Seminario: e fu non ordinario favor, che netto pur io vi giugnessi; sì fort' io sentia pungoli, e sì spessi. Per lui fu d' uopo, io stessi quattr' ore intere: ma non voglio dire; che il Dalla Casa si potria stizzire. Basta chi vuol guarire di questo mal nojoso, ed insolente, prenda Montepulciano immantinente: eh' egli è il miglior strignente. che presentar si possa a an uom dabbene, che d' esto mal si trovi infra le pene. LKTTKRE A LAURA BASSI 71 Anzi v' ha chi sostiene, eh' egli sia buon per quasi ogni malanno: ma e' Medici applicarcelo non sanno. Sol, per non farvi inganno, v'avviso, noi tocchiate, o infranciosati; eh' egli odia questi morbi sì sgraziati. Perocché d' onorati costumi egli è, e di nobil parentaggio, tal che a voler indietro far viaggio, si troveria, che '1 saggio Noè la sua imbriacatura prese di questo vin, che tutto lo comprese. Ben saria discortese chi volesse Noè dannar per questo, come d' un fatto sconcio, e disonesto. Io quanto a me protesto, che mai di vin non sommi imbriacato ; ma r esserlo per vino sì garbato non lo terrei peccato. Deh buon Toscani voi, che avete cura delle vigne, onde vien tal creatura, per carità che pura r uva sen colga, e che non ne rimagna un grappol solo in tutta la montagna; e con nette calcagna divotamente spremasi, e in acconcia maniera tal, che fuor della bigoncia pur non ne stilli un" oncia : che al mio parer ( e pur uom facil sono ) fora un error da non ne aver perdono. 72 LETTERE A LAURA BASSI Anzi air eccelso dono del Ciel, che ha questo suco a voi concesso spesso pensate, e ringraziatel spesso. 0 beato chi appresso ne può sempre a sua posta un fiasco avere, e berne tratto tratto alcun bicchiere. Questi si può tenere sicur di sua salute, e in allegria Tivere, e un dì morir, quando che sia. con brio, e con leggiadria: che il Ciel lo ci conceda a tutti quanti, sicché non ci si faccian ne' sembianti quegli atti sì furfanti, che adoprar suol quasi ogni moribondo, licenziar eh' ei s' udì da questo mondo. Ma sarei pur io tondo, se d' agguagliar sperassi col dir mio. non già il soggetto, ma pur il disio, che sempre il cor nudrio, anche innanzi eh' io fossi in questi panni, di lodar il buon vin, eh' or gli Alemanni vannosi ( oiniè che danni ! ) a tracannar, ^ popoli rozzi, e sciocchi, onde a' miglior sarà, che non ne tocchi. Ma qui rasciugo gli occhi, perchè voglio tornar. Madonna, a voi, e ringraziarvi, e rifinirla poi. 1 Allude probabilmente all' occupazione della Toscana, fatta dalle truppe tedesche per la successione dei Duchi di Lorena alla Casa de' Medici, seguita nel 1737. LETTERE A LAURA BASSI 73 0 Donna data a noi per ornamento della nostra etate, che tutte le Virtudi ricovrate; con ginocchia piegate de' sei fiaschi mandati io vi ringrazio; né mai sarò di ringraziarvi sazio. Fra poco un altro Orazio non dubitate mi vedrete fatto; eh' or tutto a poetar m' inforzo, e adatto. Vo', facciamo un contratto: tìnch' ho vigor, io comporrò de' carmi ; e come quello sentirò mancarmi, voi di tosto mandarmi Montepulciano avrete la boutade; sicch'io ricalchi le castalie strade con nova sicurtade. Questo dico, Madonna, per ben vostro, che piacervi i miei versi avete mostro: io lor di quell'inchiostro, onde scrivogli pur, gli stimo indegni; e spesso avvien, che scrittili mi sdegni. Ma poiché da voi degni egli son fatti di piacer recarvi, vi prego a non voler di lor privarvi. Tanto più, che accertarvi io posso, che andran sempre migliorando, più che m'andrà il buon vino rinfrancando. Ecco, Madonna, quando a voi piaccia (e perchè non ha a piacervi?) il modo, onde in piacer sempre tenervi. 10 74 LETTERE A LAURA BASSI Madonna cara, se la in' è scappata, gli è che tenerla non poteva stretta: vo' dir, che quella cosa a me donata per naturai necessità 1' ho detta. Madonna, se v' è pur faccenda grata, ch'io taccia, ecco v'insegno la ricetta: non mi donate cosa al mondo nata; poi se parlo, mi venga la saetta. Perch' ho, se noi sapete, un di que' cori, ch'or non s'usano più, tutto all'antica, tenero, e grato a' suoi benefattori: Il qual, non e' è rimedio, vuol, eh' io dica, e faccia 1' altrui grazie apparir fuori : guardate, se Natura è a me nemica. Potea con men fatica farmen uno più acconcio a' giorni nostri, che giammai gratitudine non mostri ; che così i doni vostri tacciuti avrei, di facile indovino, che il dirli fora a offendervi vicino. Ma deh che al suo destino « Mal chi contrasta, e mal chi si nasconde: » ecco il Petrarca, che per me risponde. ^ (Sema data.) \r Serv." vero, ed Am." DoM. Fabrl ^ Si è creduto di dar luogo alla stampa di questo sonetto a lunghissima e stucchevole coda, solo perchè scritto dal Fahri alla Bassi a modo di lettera. LETTERE A LATRA IJASSI 75 P ANTONI PIO. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.iiia A quest' ora V. S. 111. ma dee aver ricevuto il transunto della Bolla per la rinunzia del mio Canonicato al suo degnissimo Signor Figlio, ^ e così ha Ella veduto il felice termine di (juesto affare. Io me ne consolo con sincero animo, augurando salute, e prosperi successi a tutta la pregiatissima di Lei famiglia, per la (juale professerò sempre la dovuta stima. Nello scorso or- dinario non potei rispondere allo stimatissimo di Lei foglio a inotivo che ritardò troppo il detto transunto a giugnere nelle mani di Monsignor Tioli. Rinovando pertanto a Y. S. Ill.ma, ed a' Signori di Lei Consorte, e Figli, il mio distinto ossequio, passo a confermarmi immutabilmente Di V. S. Ill.ma Eoma li U Luglio 1766. Div.""" ed Obl).'"'^ Servidore Pio Fantoni. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Ecco opportuna occasione, ond' io abbia a far uso della sin- golare bontà di V. S. Ill.ma verso di me. Il Signor Abbate Giu- seppe Tonci Romano sarà il latore di questa mia. Egli è civile, e savio giovine, figlio d' un dottissimo Medico di questa Città, il Signor Dottor Tonci, soggetto anche per fama assai noto. Esso Signor Giuseppe si porta in Bologna per intraprendervi lo studio della Fisica, ed in appresso quelli della Anatomia, e Medicina. A chi dunipie rispetto al primo deesi dirigere che 1 Don Giovanni Verati, primogenito della Bassi, il quale per la rinunzia del Fantoni fatta in manihus Pontifieis, e coir onere di cor- rispondere al medesimo 1' annua pensione di quarantanove scudi ro- mani, fu nominato canonico della perinsigne Collegiata di S. Petronio. 76 LETTERE A LAURA BASSI a V. S. lll.ma così illustre in quella parte, e tanto superiore ad ogni altro? Quindi è che io caldamente lo raccomando alla incomparabile di Lei gentilezza, e cortese attenzione, acciò voglia compiacersi di dirigerlo quanto al Maestro della Fisica gene- rale, e di benignamente accettarlo per suo discepolo in qunnto alla esperimentale. Compiuti cb' egli avrà questi stndj, non ces- sino qui le liberali di Lei grazie. Insieme col mio degnissimo Signor Dottore Verati abbiano a cuore di consigliarlo ancora rispetto ai migliori Maestri di Anatomia, e di Medicina sì teo- rica, che pratica, acciò a suo tempo, ritornando egli a Koma, abbia a giustificare la scelta della Università, in cni ha voluto il Signor Dottor Tonci fosse istruito il suo degno figlio. Frattanto io qui premetto le sincere ed infinite obbligazioni, che professerò mai sempre a V. S. lll.ma, ed a tutta la rispettabile sua Casa per simili grazie, e per ogni altro favore, eh' Ella compartirà al Signor Abbate Tonci. Io poi non ardisco d'incomodarla a segno di poter io ricevere qualche volta informazioni de' progressi di lui nelle scienze: io le procurerò d'altra parte. Kestami solo di olferire in compenso tutto me stesso a pregiatissimi di Lei comandamenti, che bramo spesse volte, come intenderà meglio dal Signor Economo, e da Pierino, i quali in voce le comuni- cheranno altri miei sensi intorno al Collegio. E pieno di vera riconoscenza, e di ossequio mi confermo Di V. S. lll.ma Eoma li 22 Ottobre 1775. U_nìo j)iy_mo oi)b.'"" Servid." Pio F ANTONI. FONTANA FELICE. lll.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Unitamente a questa mia lettera spedisco a V. S. lll.ma una Balla marcata L. B., la quale avrà la bontà di ricuperare da codesta Dogana, dove sarà consegnata dall' Agresti Vetturale di Firenze. Contiene la macchinetta Elettrica a piatto di nuova LETTERE A LAURA BASSI U invenzione d' Ingliilterra, inini:i° Serv." Flaminio Scakselli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Dal fatto, eh' ella mi narra, sono persuaso, che non convenga al Signor suo Cugino affacciarsi più oltre per grazia di sopravvi- venza, e desidero, che quel fatto, il quale sarà senza fallo pre- sente alla memoria del Papa tenacissima di tutte le più picciole cose, non taccia danno ancora in caso di vacanza. Questo è il caso, che ora fa di mestieri aspettare per chiedere ; ma non po- trebbe per mio consiglio non giovar molto il preoccupare per alcun me^zo efficace 1' animo di N. S. Se la Signora D. Imelda non avesse di fresco addimandato, ed ottenuto il Canonicato al Signor Mini Cognato del nostro Signor Galeazzi, sarebbe stata più atta, che per ventura non lo è ora già compiaciuta di somi- gliante favore da S. S. Pure il sarà forse ancora, mentre altro più acconcio, e valido impegno non abbiamo alle mani. 1 Certo per errore questa lettera ha la data di Bologna, poiché e dal contesto, e da una lettera della Bassi allo Scarselli del 30 ot- tobre 1745 a cui è di risposta, si rileva che fu scritta da Eoiiia come le altre di (juel tempo. 112 LETTERE A LAURA BASSI Circa la dissertazione da offerirsi a N. S. mi rimetto al suo giudicio, ed al suo comodo. 0 sia tosto, o sia tardi, è superfluo, che a lei rammenti la necessità di esplorar prima l' animo di S. S., se sia contenta della dedica. Questa scoperta potrà farsi a suo tempo, e ad ogni suo cenno, con molta facilità. Il Signor Tozzi restituitosi da pochi giorni in Eoma aspettava risposta alla sua lettera, che io insieme con altri fogli le inviai per mezzo del Signor Segretario Maggiore. Vaglia la notizia per sua confidente regola; ed io distintamente riverendola, e ringra- ziandola in nome di mia Moglie, con sincera stima, e rispetto mi confermo Di V. S. Ill.ma Eoma 6 Novembre 1745. Umil.'"° Devot."" Obbligat."'" Serv." vero Flaminio Scarselli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma La Signora Veronica Tagliazucchi, che presto vuol imprimere le sue rime, ^ ha voluto ancora illustrarle, ed ornarle col chiaro nome di V. S. Ill.ma, né questo solo, ma ha voluto dare a me il contento d' inviare a lei la lettera insieme, e il sonetto. Io, che con sommo piacere abbraccio qualunque occasione di ram- mentare a V. S. Ill.ma la mia costante servitù, molto più mi sono compiaciuto di questa, nella quale alla mia si accorda, e congiunge la soddisfazione della Signora Veronica. Ella prenda in buona parte questi accordi, e congiungimenti, i quali ora m' accorgo, che non fanno troppo bella comparsa fra le soddi- sfazioni, e i piaceri, de' quali parla la lettera. Questo vuol dire non sapersi spiegare, ed essere, come son io, in grande angustia ^ Le Bime della Veronica Tagliazucchi, da lei pubblicate col nome arcadico di Oriana Ecaìidea, si trovano in un volume stam- pato a Berlino nel 1760, dal quale rilevasi che parte delle sue poesie furono in antecedenza inserite nel tomo XII della Eaccolta delle Tiime deoH Arcadi. LETTERE A LATKA BASSI 113 di tempo, e in maggiore inopia di frasi. Condoni la mia igno- ranza, e sia persuasa del mio rispetto, col (juale immutabilmente mi pregio di confermarmi Di V.S. Ill.ma Roma 27 Maggio 1747. Umil.'"" Devot.™" Obbligat.'"" Serv/ Flaminio Scarselli. Tll.ma Sig.ra Sig.ra Prona Col. ma Sono con molta i)rennTra ricercato dall' Aljb. Kadonvilliers mio grandissimo Amico, il quale accompagnò nel passato Marzo a Bologna, e seguì sino in Francia il Signor Card, de la Koche- faucauld, qual successo abbia in fine sortito l'infermo, cbe di quel tempo elettrizzavasi dal Signor Dottore suo degnissimo Con- sorte, se prospero, od infelice. Kicbiede in oltre il predetto Abbate, se tali esperimenti si proseguiscono tuttavia, e in quali malattie, e con (piale fortuna. Così mi ])reme di servire 1' Amico di fedeli e distinte notizie, che ho subito rivolto 1' animo a V. S. Ill.ma, perchè interponga la sua coniugai tenerezza, ed autorità col Marito, onde non si gravi di compiacere alle mie brame, e di mandarmi il più tosto che potrà una informazione di tali prove, o da lui, 0 da altri tentate, la quale di lui essendo, non potrà non essere diligente, e d' ogni parte compiuta. Alla singolare bontà, che V. S. Ill.ma, e il Signor Dottor suo anno sempre di- mostrata per me condonino di grazia questa noia, e fatica, e con pieno rispetto mi confermo Di V. S. Ill.ma Koma 18 Settembre 1748. Umil."^° Devot."^" Obbligat."" Serv." Flaminio Scarselli. 15 114 LETTERE A LAURA LASSI 111. ma Sig.ra Sig.ra P.roiia Col. ma Se liu forse tardato a far uso della gentilezza, e bontà di V. S. Ill.raa verso di me, ora mi accorgo, e temo grandemente di averne abusato. Tanto è l' incomodo, e tanta la fatica, di cui r ha gravata il pronto, ed esatto desiderio di favorirmi. Nulla manca per soddisfare alle richieste del Signor Abb. de Kadon- villiers, il quale saprà ancora, com' ella siasi con diligenza, e piacere recata ad appagare la sua filosofica curiosità. Io mi ral- legro col Signor suo Consorte delle insigni scoperte, e delle savie riflessioni, che si leggono nella sua bella dissertazione, e più mi rallegro de' molti, e felici esperimenti, onde viene arricchita la Medicina. È desiderabile, che l' opera divisata esca presto alla ])ubblica luce ; ' quando ciò siegua, la prego di avvertirmene su- bito, perchè bramo di provvedermene per me, e per 1' amico di Francia. A Mons. Laurenti ho comunicata la dissertazione, e la lettera, come trattasi di materie di sua maggiore intelligenza, e n' è stato soddisfatissimo. Ma come potrò io degnamente rin- graziare V. S. lU.ma di tanta finezza? Ingenuamente io ne di- spero, ma non dispero già il suo cortese compatimento, e del Signor suo Consorte, nel quale vorrei, che la prosperità di salute andasse del pari con la diligenza, e dottrina; e nella loro pre- giatissima grazia, e padronanza raccomandandomi sono con im- mutabil rispetto Di V. S. Ill.ma Koma 5 Ottobre 174S. Umil.""" Devot.'"" OLbligat."" Serv." Flaminio Scarse lli. ' L' opera del Verati che qui si accenna, e della quale lo Scarselli parla anche nelle lettere seguenti, vide la luce col titolo: Osserva- zioni fisico-medicJie intorno alV elettricità, e fu stamj^ata in Bologna nel 1748. Queste Osservazioni furono pure tradotte in francese e pub- blicate all' Aia nel 1750, con aggiunte di esperienze fatte a Mont[)(']lier. LETTERE A LAURA BASSI 11") 111. ma Sig.ra Sig.ra P.rona Colina Il Signor Abb. de Kadonvilliers ha risposto alla mia lettera, nella quale, come già scrissi a V. S. 111. ma, chiusi la disserta- zione del Signor Dottore suo Consorte, e la sua lettera originale. Con quale gradimento egli abbia ricevuta, cosi 1' una, che 1' altra non potrei meglio spiegarlo, che mandandole co])ia, fedele del paragrafo di sua risposta, che le appartiene. Lo comunichi al Signor suo Consorte, e lo preghi a comodo suo di soddisfare ai quesiti. H(ì replicato al Signor Abbate, che avrei a tal effetto rinnovate a lei, e al Signor Dottor suo le mie preghiere, ma che quanto al far menzione di somiglianti scoperte ne' Giornali di Trevoux, avesse la bontà di sospendere per ottenerne prima il suo consenso. Io crederei molto opportuno, che il Signor Dot- tore affrettasse la stampa ideata, della quale ella mi die cenno nella sua lettera. La materia quanto è bella, altrettanto lusinga la curiosità, e la diligenza de' Eilosofi, e de' Medici, onde il ri- tardo porta pericolo di essere prevenuto. Perdoni il mio ardire, che non richiesto entro mal a proposito a dar consigli, ma ne rechi la colpa a quel sincero affetto, e a (quella riverenza, e stima, che a lei professo, e a tutte le persone, e cose, che in qualunque modo le appartengono, e rispettosamente mi confermo Di V. S. Ill.ma Roma 30 Novembre 1748. Umil.'"° Devot.'"*» Obbligaf.'"" Serv.<^ Flaminio Scarpelli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Colma Non so come, il suo gentilissimo foglio ha tardato due ordi- narj dopo quello, che corrisponde alla data, a pervenire alle mie mani. Quindi non potrò farne uso con l'Abb. de Ptadonvil- liers, né soddisfare ad alcuna parte delle sue filosotiche ricerche, se non nel prossimo Mercordì, e penso per dare al medesimo un compito piacere di tenere lo stesso stile, che tenni la volta liti LF/riERE A LAURA BASSI passata, e d' inviargli la sua lettera originale, che ben è. degna di comparire sotto occhi più intelligenti, e più acuti de' miei. Circa il far memoria nelle Novelle di Trevoux del Signor suo Consorte, vedrà il Signor Abbate co' nuovi dati della sua lettera ciò, che convenga. Intanto io ringrazio V. S. lll.ma, e il Signor Dottor suo del merito, che mi acquistano, con le loro dotte fatiche. Aspetto con impazienza di vedere il trattato, che è già sotto il torchio, e del quale stimo prudente consiglio V affrettare con ogni diligenza la stampa, e la edizione. In questo punto mi cade in mente un pensiero, che voglio alla sua sperimentata gentilezza, e bontà comunicare, e la prego di esaminarne la congruenza col suo degnissimo Signor Consorte. Ella sa i lunghi incomodi di mia Moglie, i quali, benché siano al parer mio accresciuti da una vana apprensione, sono in gran parte pur troppo veri. Sa- rebbon' eglino nmi di tal natura da cedere al valore della elettriz- zazione ì Già r accesso a mia Moglie a V. S. lll.ma non è insolito, ed è libero nulla meno al Signor Dottor suo. Io non vorrei com- parire presso di mia Moglie 1' autore di questo progetto, ma un naturale discorso con essa potrebbe porgere la occasione di sug- gerirlo. Ove trattasi de' suoi mali, io sono in sospetto di poco credulo, e perciò non si darebbe pur orecchio alla proposizione, quando si risapesse, che procede da me. Ed ora alla pretesa mia incredulità si aggiunge un altro grave delitto, ed è di aver li- cenziata la Cameriera, che era il principale oggetto de' suoi più teneri amori. Ma sono stato contro mia voglia costretto a questa risoluzione da motivi troppo fondati di coscienza, d'interesse, e di onore. Prego V. S. lll.ma a perdonare alla fiducia, che in lei ripongo, questa nuova molestia, e ad acquistarmi eziandio il compatimento del Signor Dottor suo, che riverisco con tutto il rispetto, e ripieno di sincera, ed immutabile stima verso il suo merito mi confermo Di V. S. lll.ma, alla cui prudenza sottopongo il riflettere, se fosse bene operar di concerto col Signor Beccari medico di mia Moglie, quando si risolvesse 1' esperimento della elettrizzazione, (Senza data.) Umil.'"° Dev.™' Obb.'"° Serv." vero Flaminio Scakselli. LETTERE A LAURA BASSI 117 Ill.iiia Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma È forza, che la posta o di Bologna, o di Roma, o forse amen- due siano molto sconcertate. Oltre il ritardo, che patì 1' ultima mia lettera nel pervenire alle mani di V. S. Ill.ma, altro ne ha sofferto la sua, prima di giungere alle mie, perchè, quantunque degli 8 corrente, non è arrivata, se non con l'ordinario degli 11. Io ringrazio lei della sua diligenza, e cortesia, ma non posso non lagnarmi della mia mala fortuna, la quale mi differisce il contento delle sue lettere. Col suo degnissimo Signor Consorte sin da ora mi congratulo della sua lodevol fatica, e mi compiaccio, che sia per uscir quanto ])rima alla pubblica luce. Le due copie destinate per r Abb. Radonvilliers, e per me saranno del pari apprezzate, e gradite, ed io riputerò a mio grande onore il presentarne un impresso a N. S., ed un altro a Mons. Laurenti. Mi permetta ancora, che io le significhi un costume inevitabile nelle offerte di qualunque Opera a S. S., cioè che una copia di essa dee sempre darsi al Mastro di Camera. Per gli altri o Cardinali, o Prelati di Palazzo il dono è libero, ma pel Mastro di Camera necessario. 11 Signor Cardinale Segretario di Stato è molto amante di libri, e questo sarà senza dubbio per la importanza, e novità della materia desiderato da lui, ed anche dal nostro Signor Ambasciatore. So come 1' uno, e 1' altro potrebbe provvedersene agevolmente, ma perdoni la confidente libertà, che mi prendo: io amerei meglio, che l' Autore pensasse a })rovvederneli. Del resto quanto alla vendita, io mi lusingo, che non' sia molto dif- fìcile da ottenersi. Pure per farne esperimento, basterà mandar- mene per ora una dozzina, che io cercherò, per quanto è pos- sibile, cooperarvi. Infinitamente sono a V. S. Ill.ma e al Signor Dottor suo obbligato delle gentili disposizioni di favorirne nell' importante affare di mia Moglie, ma replico essere indisjiensabile 1' operar di concerto, e con 1' approvazione del Signor Beccari, non solo pel rispetto che io gli debbo, ma ancora per utilità dell' Inferma, gli incomodi della quale essendo veri in gran parte. Ina in gran parte ancora accresciuti dalla immaginazione, e dal timore, fa d' uopo sentire dal Signor Beccari, in quale stato ora si trovino. 118 LETTERE A LAURA BASSI e se la cura, anzi che al fisico, debba rivolgersi al mal morale. Del rimanente mi è assai nota la sua prudenza, e destrezza per non dubitar punto di un savio contegno, che tenga da mia Moglie lontano ogni sospetto delle mie insinuazioni per l' ideato espe- rimento. Alla sua sperimentata bontà, e a quella del suo Signor Consorte vivamente mi raccomando, e con sincera, ed ossequiosa stima sono Di V. S. lll.nia Eoma 18 del 1749. UmiL"'° Devot.™'' Obb.™° Sevx." Flaminio Scaeselll I Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Per questa volta scriverò brevemente, riserbandomi di farlo più a lungo, quando tutte avrò compite le pregiatissime com- messioni di V. S. Ill.ma. Le basti intanto sapere, che la cassetta de' Libri è in luia mano, e che tre esemplari sono già dispensati al Signor Ambasciatore, a Mons. Malvezzi, e a Mons. Laurenti. Un altro riterrò per me, e quando N. S. tornerà a dar udienza, sospesa, ed interrotta dal corrente Carnovale, gli presenterò la copia destinata per lui, e 1' altra al Signor Cardinale Segretario di Stato, il quale per altro sento, che da qualche settimana l'abbia ricevuta d'altronde. Per 1' Abb. di Eadonvilliers servirà una copia S(dolta, ed anzi sarà più comoda per lo trasporto. Ho già cominciato a leggere il Libro con molto piacere. Lo dica al Signor suo Consorte degnissimo, e lo saluti, e se ne congratuli seco in mio nome. Mi ado^ìrerò per la vendita, ed intanto con- segnerò il Frontespizio a un qualche Librajo. Ieri mi furono per conto di V. S. Ill.ma pagati scudi nove, ed io li ricevei, perchè quantunque nella sua lettera non mi parli di tal pagamento, mi fu mostrato 1' ordine in altra sua lettera ad altri diretta. Fui richiesto di ricevuta, e la feci a comodo di certa Signora Elena Virgilj de Eomanis a me ignota, giacché il pagamento era in testa, ed a nome di detta Signora. Se vorrà esserne costì rimborsata, mo ne avvisi, che darò la commissione o])poriuna LETTERE A [.AURA BASSI HO al Signor Ferdiiunido Mazzoni ad ogni suo cenno, lo ni" era ({nasi dimenticata per la soverchia fretta la parte più importante di questa lettera, che è il gradimento, che debbo significarle, e il rendimento di grazie, che debbo fare al Signor Dottor suo d' or- dine de' Personaggi, a' quali, come ho già detto, ho presentato il suo Libro. Circa gì' incomodi di mia Moglie mi rimetto a quanto tra il Signor Beccari, e il Signor suo Consorte sarà concorde- mente risoluto. E con pieno rispetto mi confermo Di V. S. lll.ma Eoma 15 Febbraio 1749. Umil." Dev.™" Obbligai." Servitor vero Flaminio Scarselli. lll.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Ieri mattina presentai a N. S., e al Signor Cardinale Segre- •tario di Stato il Libro del suo pregiatissimo Signor Consorte, che fu dalla S. S., e da S. E. sommamente gradito, ed il Signor Car- dinale espressamente m' ingiunse di ringraziamelo, alla qual com- missione intendo ora di soddisfare per mezzo di V. S. lll.ma. Io poi tutto l'ho letto, ed osservato con diligenza, e ne sono in ogni sua parte contento. Le scoperte sono bellissime, e importantissime alla salute degli uomini, ai quali, ne' mali cronici, e pressoché disperati di certa natura, rimane (|uest' ultimo soccorso, e questa estrema speranza di sperimentare con profìtto la forza elettrica. Dopo aver lette queste osservazioni è in me cresciuta la brama di tentar 1' uso di tale rimedio nelle difficili, ed ostinate indi- sposizioni di mia Moglie; ma, come altre volte ho scritto, fa d' uopo intendere il sentimento del Signor Beccari, col quale voglio sperare, che il Signor di lei consorte avrà a quest'ora avuto il pensiero, e 1' agio di consultare. Piacemi grandemente quella maniera di purgarsi senza prender per bocca medica- mento alcuno, che suole spesso indurre molesti sconcerti di sto- maco, e d'intestini. Non so, se il Signor Dottor suo, o altri abbia provato, se un diuretico, o un diaforetico posto in mano della persona, che si elettrizza, produca 1' effetto di promuovere le 120 LETTERE A LAURA BASSI orine, o il sudore, come promuove il purgante lo scioglimento del ventre. Se la prova non è fatta, non sarebbe per ventura inutil da farsi, e potrebb' anche, in vece di porre in mano dell' elet- trizzantesi il diuretico, o il diaforetico, intonacarsene il vetro. Sarebbe ancora, a mio debol giudicio, desiderabile il poter porre qualche limite, e modo alla forza elettrica per assicurarsi, che non fosse in alcun caso di nocumento anzi, che di vantaggio. Perdoni V. S. Ill.ma queste mia ciarle, e le prenda soltanto per argomento del molto piacere, col quale -e per la materia e per la forma ho letta 1' Opera del Signor Dottore suo, a cui rinnoverà in mio nome le mie più sincere congratulazioni. Mi sono state da questa Dogana recapitate le dodici copie sciolte, che vi sa- ranno state, come suppongo, recate dal P.re Scalzo. A riserva d' una, che manderò con la prima occasione al Signor Abb. de Eadonvilliers, le altre 11 sono già nelle mani di un Librajo, e se ne procurerà la vendita. Ma a senso di questo Librajo farebbe d' uopo avere 20, o 30 Frontispizj dell' Opera per pubblicarli, e affiggerli ne' luoghi più frequentati di Eoma. Mi rimetto in que- sta parte all' arbitrio di V. S. Ill.ma, e mi confermo con tutto il rispetto Di V. S. Ill.ma Roma 26 Febbraio 1749. Umil."^° Devot."° OLbligat."^" Serv.* Flaminio' Scarse lli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona, Col. ma Ho tardato ad avvisare V. S. Ill.ma dell'arrivo in mie mani dell' involto a me diretto per Koma con entrovi 20 copie del Libro del Signor suo Consorte, e degli altri due involti per Na- poli, perchè da pochi giorni appunto mi son pervenuti ; e la indi- cazione troppo generale da lei fattami, che i Latori di tali in- volti erano PP. Scalzi, i quali venivano "ad un grosso Capitolo, e poteano prendere alloggio in molti Conventi, ha rendute gran tempo vane, e sempre difficili le diligenze. Ora, che tutto è in mie mani, ne porgo a lei notizia, e rispondo alla sua genti- lissima in data dei 12 del passato Marzo. Cili otto Frontispizj LETTERE A LAUKA BASSI 121 niandatiiiii sono già affissi, e dieci copie del Libro ho consegnate ad un Librajo. Delle prime 12 una in dono all' E.mo Monti, una all' Abb. Kadonvilliers, ed otto vendute : vedrò di tenere un poco di conto del rimanente per corrispondere con più esattezza all' obbligo di servirla, e ad ogni suo cenno lo manderò. Trasmet- terò quanto prima a Napoli al Signor Serrao gli altri due in- volti franchi di porto, spendendo il meno, che si potrà, giacché quanto al consegnarli a questi PP. Scalzi a me manca la oiq)or- tunità di farlo, non avendo io uè conoscenza, né amicizia con alcuno di essi. V. S. 111. ma conosce a prova con mia vergogna quanto io mi sia inesperto, ed inetto per certe cose. Però la prego di gentile compatimento, e confermando il mio rispetto al suo Signor Consorte degnissimo, ed al proprio di lei merito, sono Di V. S. Ill.ma Koma 26 Aprile 1749. Uinil.™° Devot.'"" Ob1>ligat.'"^' Serv."' Flaminio Scarselli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma Ella crederà forse, che io mi sia dimenticato del tutto delle sue stimatissime commissioni; ma non è vero. Ho ricercato dal Librajo, quante copie del Libro del Signor suo Consorte sieno vendute, ed ho saputo, che undici. Ho fatto di più: ho riscosso il danaro, che a ragione di baiocchi 25 per copia sono due scudi, e 75. Ma avendo rilasciato al Librajo baiocchi 15 per la sua vendita, ed un paolo ritenuto per la legatura della copia rega- lata d'ordine loro all' E.mo Monti, restano due scudi, e mezzo. Scrivo questa sera al Signor Mazzoni perchè li paghi costì o a lei, 0 al Signor Dottor suo. Non voglio con questa occasione ommettere di farle una confidenza, perchè le serva di regola, e dia a me fondamento di rispondere come, e dove bisogni. Da j)iù di un Prelato degno di fede ho inteso che l' Abb. Nollet Professore ben noto di Fisica sperimentale, screditando l'uso della elettrizzazione nella Medicina, abbia tra l' altre cose tacciato pubblicamente d' impostura le supi)()ste esperienze de' purganti. 122 LETTERE A LAURA BASSI ed abbia costantemente asserito, che essendosi egli in Bologna offerto al Signor Dottor suo di farsi purgare a piacer d' esso col mezzo della elettrizzazione, esso Signor Dottore abbia ricusato di corrispondere, e soddisfare alle sue istanze, dalla qnal ripu- gnanza ha poi egli preso motivo di rivocare sempre più in dub- bio le riferite esperienze. A quei Prelati, che me ne anno di- scorso, ho risposto, che bisogna prima assicurarsi del fatto, e quando pure sussista, richiederne le ragioni. V. S. Ill.ma con la sua })rudenza vegga ciò, che convenga. A me basta di non essere per alcun modo nominato, non volendo entrare, neppure come relatore, in brighe sopra una materia, la quale è aliena dalla mia presente Professione. Informato della veritcà del fatto forse mal riferito dall' Abb. Nollet non avrò già diihcoltà di attestarlo a chi diversamente lo narra. La prego de' rispettosi miei compli- menti al predetto Signor Dottore, ed a serbarmi 1' onore della sua pregiatissima grazia, e padronanza, e con vera divozicne mi professo Di V. S. Ill.ma Roma 18 Ottobre 1749. Umil.™° Devot.'"" Obbligat.™" Serv.*" Flaminio Se ae selli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Dopo di essere stato per lunghissimo tempo senza il piacere delle sue lettere, provo ora il dispiacere di non potere all' ultimo suo gentilissimo foglio, per la naturale difficoltà delle cose, rispon- dere in forma, che soddisfaccia al suo, e mio desiderio. Quando io, non ha molto, im])etrai a mia Moglie la permis- sione di entrare ne' due Monasteri di S. Pietro Martire, e di S. Guglielmo ^ per motivi non facilmente addattabili ad altre non Nobili, promisi, che non avrei importunato N. S. per verun' altra Cittadina, e la S. S. per i motivi suddetti, e più forse ancora ^ Antichi monasteri di Suore domenl(;aiie già esistenti in Ilologna, ed eniriinibi s()|)])ressi sul finire del secolo passato. LETTERE A LAURA BASSI 123 per (Quest'ultimo, benignamente s'indusse a compiacermi. rs])ri- mendo perù nel Rescritto — ex grafia speciali. — Da questo sincero racconto la discretezza, e bontà di V. S. 111. ma dovrà compatirmi, se non avendo io luogo di presentare la supplica da lei trasmessami, la rimando, perchè per altro mezzo, se vuole, l'accia giungerla al suo destino. E certamente provvido, ed opportuno consiglio il pensar per tem])o a qualche provvedimento ecclesiastico al Signor suo Figlio, il quale tra gli altri si sente disjxisto, e chiamato all'altare; ed egli oltre la raccomandazione, che sin da ora gli fa la sua costumatezza, il suo talento, e la sua inclinazione agli studj. avrà sempre per sé quella, che nasce dal distinto merito di tai Geni- tori, e singolarmente di V. S. Ill.ma, raro onor del suo sesso, ed ornamento della comune Patria ancor i)iù raro. Questi riflessi troppo giusti, e tropi>o evidenti facilmente mi persuadono, che presentandosi la occasione, sarà il suo Figlio considerato con particolare riguardo tanto da N. S., (juanto dal Signor Card. Prn- datario. Convien dun({ue, a mio debol parere, cercare, e proporre tale occasione, e speciticatamente indicarla, giacché una supi)lica generale per esperienza non giova, e basta bensì a trarne favo- revoli, ed obbliganti speranze, ma non già alcun reale, e van- taggioso effetto. Trovata poi la occasione, che si creda conve- niente, fa d' uopo non meno trovar mezzo idoneo, ed efficace presso il Papa, e il Cardinale. Col secondo io non sarei a pro- posito, e col primo non avrei coraggio bastevole per supplicarlo, avendolo già troppo, e troppo spesso per pubblici, e privati af- fari inquietato, e noiato. Mi é già d' altronde noto 1" utile, e faticoso esercizio, che nelle materie Fisiche si fa da gran tempo in sua Casa, ed ogni ragion vuole, che non rimanga senza la debita ricompensa, tanto più, che air incomodo della persona, ed alla soggezione della Famiglia si aggiunge il dispendio notabile della borsa. Ma da chi sperare, e da chi richiedere tal ricompensa? Chi ne parlasse a N. S. facilmente si sentirebbe rispondere, che avendo egli speso, e spendendo tanto per provvedere di macchine, e di altre suppellettili l'Istituto, non dee pensare a provvederne ancora le Case private; e quanto alle persone, egli crederà forse di aver fatto abbastanza, destinando, ed accrescendo onorarj ai Pro- fessori, e agli Accademici di quel luogo. Il Reggimento, e la 124 LETTERE A LAURA BASSI Confj;regazione di Gabella, che non possono ignorare le studiose, e continue di lei fatiche, potrebbero divisare il modo di rimune- rarle, ed io stimerei, che all' uno, od all' altra, o ad amendue dovesse V. S. Ill.ma rivolgere le sue ben convenienti, e ben ragio- nevoli istanze. ^ Ma lontano, coni' io sono, da tanto tempo non so quanto le circostanze sieno propizie a somiglianti domande. So bene, che le massime in tutte le cose mi paion cangiate, e che r obbligo mio si è quello di rispettarle, come ho cercato, e cer- cherò sempre di fare in qualunque occasione. Eeplico essere di mio vivo rammarico il renderle tal risposta, che quanto è sincera, altrettanto non può essere giovevole, e grata. Ma io amo più tosto di spiegarmi con una spiacevole in- genuità, che di pascere gli animi onesti con vane, e malfondate lusinghe; e con verace, ed ossequiosa stima sono Di-V. S. Ill.ma Roma 21 fiiuffno 1755. Umil.™" Divot.'"° Obbligat.""" Serv, Flaminio Scaeselli. Ill.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Avranno le mie Tragedie ^ la sorte, che non può aver l' Autor loro, di venire alla sua presenza ; e la sperimentata gentilezza, e bontà di V. S. Ill.ma mi fa in oltre sperare, che sieno per essere 1 I 2:)roveuti di taluni dazi o gabelle, conosciuti allora sotto il nome di Gabella grossa, e che godevano autonomia di amministra- zione, venivano dal Reggimento di Bologna impiegati negli stipendi e compensi ai Professori dell' Università. La Bassi aveva altra volta ottenuto UQO di tali aumenti o compensi, ma non cousta se altre sue dimande venissero accolte. Veggansi intorno a ciò alcune suppliche di lei pubblicate dall' esimio dottor Carlo Malagola fra le Lettere inedite di Uomini illustri bolognesi nel Voi. 145-146 della Scelta di cu- riosità letterarie inedite o rare^ dal Secolo XIII al XVII. Bologna, J875. 2 Sono le sei Tragedie pubblicate dallo Scarselli in Roma nel 1755, e dedicato a\ cek-bn; Giacomo Bartolomeo Beccar! suo cugino. LETTERE A LAURA BASSI 125 ricevute, ed accolte benignamente. Con questa fiducia lio preso coraggio d' inviamele una copia, e pregola di gradire la mia rispettosa attenzione, curando più tosto 1' animo del donatore, che la picciolezza del dono. Non ardisco richiederla del pregiatissimo suo parere, sì per non obbligar lei alla lunga sojfferenza di leg- gerle, sì per non espor me al pericolo di una sincerità dispiacevole. E qui in proposito di sincerità dispiacevole non avendo io più veduta alcuna replica alla mia lettera confesso, che mi ritrovo in qualche dubbio, e rammarico di esserle per la mia soverchia schiettezza, e libertà dispiaciuto, il che a niun conto ho mai inteso, né voluto giammai. Mi liberi V. S. 111. ma da questo ri- morso, e mi creda (][uale con vero ossequio mi protesto Di V. S. Ul.ma Eoma 19 Luglio 1755. Umil.™'^ Divot.™'' Obbligat.""" Serv, Flaminio Scarselli. SPALLANZANI LAZZARO. Eccellentissima ed lU.ma S.ra S.ra P.rona Col. ma È inesprimibile la contentezza dell' animo mio, nel sentire che V. 8. IH. ma è per compartirmi le sue grazie riguardo al ripetere le sperienze sul taglio delle salamandre, e delle luma- che. Si assicuri, che attesa 1' eccellenza somma dell' Osservatrice, e il di Lei gran nome dentro e fuori d' Italia, ninna cosa non poteva a me riuscire più vantaggiosa, più accetta, più cara. Venendo dunque senza più al proposito, la mutilazione in questi due generi di animali si può intraprendere verso la metà del mese presente, cominciando allora d'ordinario a farsi sentire quel grado di caldo, che influisce nello sviluppo delle ])arti ri- producentisi. E riguardo alle salamandre, ho provato, che per averne buon numero non ci è quanto l' intendersela coi pe- scatori di rane. M' avviso che sarà di cotesti fossi come dei nostri, cioè che ne albergheranno delle grandi, e delle piccole. 126 LETTERE A LAURA BASSI Quantunque tutte riproducano eccellentemente, in qualunque sito della coda, o delle gambe si faccia il taglio, pure per osservar meglio la parte, che si va riproducendo, torna più il servirsi delle salamandre grosse, che delle piccole. Senza die le piccole sono facili a morire, e le grosse muojono ditìicilissimamente. Queste grosse hanno per lo più la pancia tempestata di macchie d' un giallo bellissimo. La naturale grandezza delle salamandre grosse viene rappresentata nelle Memorie di Parigi del 1729 pag. 212, ediz. di Amsterdam, nella Dissertazione del du Fay su le Salamandre. Costoro sanno rifare e gambe e coda in terra, e in acqua : pure l' acqua è più acconcia a secondar le parti che riproduconsi, di quello ne sia la terra. Fia dunque meglio nel corso delle osservazioni il custodirle dentro a vasi, o pignatte provvedute di acqua puteale, la quale si va loro mutando di tempo in tempo, quando cioè si accorge, che comincia a venir torbidiccia, giacché siffatte bestioluzze amano 1' acqua assai pura. E se qualcuna perisce, bisogna esser sollecito a levarla via, giac- ché corrompendosi, e infettando 1' acqua, fa perir 1' altre. La riproduzione opera assai bene sì in quelle che mangiano, che in quelle che si obbligano a digiunare. Pure a lungo andare nelle digiunanti diventa più smunta, che in quelle che mangiano. 11 cibo loro sono i lombrichi terrestri tagliati a pezzi, e vivi vivi cacciati nell' acqua delle pignatte, dopo di averli alcun poco lavati, per liberarli dal sangue, e dalla terra. Un pizzico di lom- brichi ogni due giorni basta. Ma torno a dire, se non si vuol prender la briga di nutrirle, e in conseguenza di cangiar 1' acqua più spesso, non importa per l' intento, che si desidera. Nel mas- simo caldo la riproduzione è solita a saltar fuori dopo 15 giorni, e talora anche prima. Ma facendo la mutilazione in Aprile, esige in circa il doppio di tempo. Generalmente la riproduzione sta in ragione diretta del caldo. I vasi, entro cui si custodiscono le salamandre, é bene tenerli all' ombra, in sito però in cui operi con etìicacia il calore della stagione. L'esperienza mi ha inse- gnato, che queir orrore che inspirano a prima vista, sta tutto nella forza del pregiudizio, e nella spoglia, che sembra spiacere all' occhio. Sono queste le bestioluzze le più pigre, le più milense del mondo, e le più incapaci di offendere, non avendo denti a riserva di punterelle appena visibili all' occhio, e simili agli in- nocenti dentetti delle rane. LETTERE A LAURA BASSI 127 Passo alla riproiluzione della testa nelle lumache. Siccome r am])utazione ne fa perir molte, così è necessario tagliarne moltissime. Centocinci[uanta è numero bastante. Così si ha campo di osservare la varietà dei fenomeni delle teste riproducentisi. La forbice tagliente e robusta la preferirei al coltello. Il taglio si può tentare in diversi siti della testa, arrivando alle radici delle corna, ed anche un po' più in là dalla banda del corpo. Per farle uscir dalla casa, e così poterle tagliare, non vi è quanto spruzzarle con acqua, tenendole in luogo umido. Fatta r operazione, qualunque sito è buono per custodirle, basta che non sentano il sole. La riproduzione anche qui suol tardare, a un di presso come nelle salamandre. Per obbligare le lumache mutilate a uscir fuori, oltre lo spruzzo d' acqua, ho trovato un altro mezzo curioso, e talora più efficace. Levisi, senza offen- der la carne, un bocconcino di guscio nella parte deretana, ove le fascio spirali sono più strette: lo che si ottiene quivi ammac- cando, e rompendo il guscio a colpi leggieri di chiave, oppur servendosi della punta di un coltello. Ciò fatto con istecchetto ottuso di scopa si solletichi, e punga dolcemente la lumaca: allora comincia ad agitarsi, e a contorcersi dentro la casa, e seguitando il solletico, esce fuori ben presto. Le varie sorti di lumache, che mangiamo, fanno al caso: pure ve n'ha una spe- zie di mezzana grandezza, più atta a riprodurre, e che alligna ne' giardini delle Città. Voglio lusingarmi, che questa spezie sia anche costì, ma per non saperla nominare, gliene manderò al- cune alla prima opportuna occasione, uscite che sieno dalla terra, lo che deve succedere in breve. Provo una spezie di filosofico rossore nel mettere sotto gli occhi purgatissimi di Lei questo roz- zissimo dettaglio. Solo confido nell' esperimentata bontà sua, che saprà perdonarmi. Attendo in Modena da un giorno all'altro Fra Fedele, e allora gli raccomanderò (guanto so e posso 1' affare di Lei. I miei distinti ossequj a tutti i Signori di Lei stimatissima Casa, e di nuovo rendendole vivissime grazie del favore che è per compar- tirmi, le fo umilissima riverenza. Modena 7 Aprile 1769. Suo Umili««.""' Obb.'"" Dev.™° Serv.'■^ e P."''= L. Spallanzanl 128 LETTERE A LAURA BASSI 111. ma ed Eccell.ma S.ra S.ra P.roiia Col. ma Prendo 1' occasion favorevole del Signor Marchese Montecuc- coli che viene costà, per mandarle un piccolo canestro di quelle lumache, che sembrano piìi acconcie delle altre a riprodurre. Queste possono anche servire a Lei di saggio per trovarne costì delle simili. M' avviso eh' Ella abbia già ricevuta una lunga mia lettera, in cui toccava alcune cose che sono di qualche vantag- gio, perchè felicemente si eseguiscano siffatte sperienze. Scusi di grazia, e in attenzione, se mai potesse, di una riga di risposta, le fo umilissima riverenza. •Modena 24 Aprile 1769. Umil.° Dev.° Obb."'^ Serv." e ?."•>= L. Spallanzanl Ill.ma ed Eccell.ma S.ra S.ra P.na Col. ma Godo sommamente nel sentire, che le lumache le sieno giunte sane, e salve. Ella ha fatto ottima cosa a metterle nella semola, in cui le può tenere fino al tempo dell' amputazione. In ordine poi a quanto si degna di addomandarmi, cercherò di ubbidirla come saprò. E quanto al cibarle, fatto che sia il taglio, si può aspettare da un mese circa, giacché appena dopo un tal tempo cominciano a metter gli organi necessarii per prenderlo. Non si può però fissar regola certa, giacché la riproduzione sta sempre in ragione del caldo della stagione. In tale frattempo però ne potrebbe obbligare qualcuna ad uscire dal guscio per visitare il troncone, e per notare le previe disposizioni eh' ei prende. Imperocché a me sembra ottima cosa, per poter discorrere con qualche fondamento sopra l' oscura materia delle Riproduzioni, il notare diligentemente non solo i gradi successivi della crescente riproduzione, ma eziandio le circostanze tutte che la precedono. Vero è che obbligandole così anzi tempo ad uscire di casa si può sconcertare qualche poco la buona disposizione per la ripro- duzione, ma avendone mutilato buonissimo mimerò, poco importa LETTERE A LAURA BASSI 129 se qualcuna venga pregiudicata. Kiguardo poi alla collocazione delle lumache dopo il taglio, siccome si fanno più serie di spe- rienze, così ciascuna serie si può mettere in un vaso appartato. Così mettansi in un vaso quelle, a cui si è tagliata pochissima testa; in un altro quell'altre, a cui se ne è tagliata più; in un terzo vaso quelle, a cui si è tagliata moltissimo, ecc. Per tal modo a me sembra che il tutto proceda con buon ordine, né che possano insorgere confusioni, od equivoci nel Giornale che si va stendendo. A saper poi la profondità del taglio, siccome la lumaca ritira subito il membro reciso, ho trovato che il miglior mezzo, e forse 1' unico si è quello di misurare longitu- dinalmente quella porzione tagliata che rimane tra le forbici, o sotto il rasojo. Sia z il troncone, che immediatamente dopo il taglio ritirasi dentro il guscio. Per sapere la profondità del taglio, ho misu- rato la 00 della testa mn, o porzione di testa recisa. Così venuto sono in cognizione della profondità del taglio. E di queste mi- sure me ne sono servito per fare un confronto giusto tra la lunghezza della parte vecchia, e della parte nuova, ossia della riproduzione. Mi prendo la libertà di trascriverle qui un Estratto intorno alla Riproduzione delle lumache che è stampato nel Gior- nal di Parigi chiamato 1' Avant-Coiireiir ; sulla speranza che tale estratto non sia per dispiacerle. N." 44. 1768. « Ce que nous avons dit de la reproduction, qui se fiiit dans les limagons, lorsqu' on leur a coupé la partie antérieure du corps, qu' on a coutume de regarder comme la tète, parait avoir attiré 1' attention du Public, et des Sgavans. Nous nous empressons de leur communiquer sur les expérien- ces faites par M."" Lavoisier de nouveaux détails plus précis, plus circonstanciés et plus exacts; tels en un mot qu' il les a exposés lui-mème à l' Académie des Sciences. Facsimile della tii^ura che si trova suil' autojrrafo. 130 LETTERE A LAURA BASSI « Les limagons sur lesquels ce s^avant a opere, ont eu la téte coupée un peu aii-delà des quatre cornes; mais malgré cela il n'assure pas qiie dans tons ces individus la totalité de la téte eut été retrancbée. Dès que l'animai se sent atteint par l'ins- trument tranchant, il se contraete avec beancoup de célérité, et il n' est pas aisé de disti!is;uer au jiiste dans ce moment, ce qui appartier.t à la tète, ou au cor])s de 1' animai. La dispo- sition des organes du lima^on, est d' ailleurs extrèmement sin- gulière. On sgait, par exemple, par les recberches des Anato- mistes, que les parties de la generation de cet animai sont placées à la partio droite du corps, assez près de la téte. Il est aisé de sentir que dans un animai aussi singulièrement conforme, ce n' est qu' avec la plus grande circonspection, et d' après les observations les plus suivies, qu' on peut déterminer en quoi consiste précisément la téte; quelles sont les parties qui la composent, et jusqu' où elle s' étend; mais quand il serait vrai, que dans l' opération faite par M."" Spallanzani, et par M."" Lavoisier, il n' y aurait eu de retrancbé que la portion de la téte, où son placées les cornes et la boucbe de l' animai, les circostances de 1' expérience n' en seraient pas moins mer- veilleuses. «^ Aussi tòt que la section de la téte, ou au moins d' une portion de la téte a été faite, le limagon se retire précipitam- ment dans sa coquille. S' il en sort pour cbanger de place, comme il arrive à quelques-uns, il ne se développe qu'en partie; r extrémité, où la section a été faite demeure plissée, et en cui de poule. C est par ce mécbanisme que l' animai parvient à empécber 1' épancbement des bumeurs. Quelques jours après il se forme une peau iSine et transparente à 1' endroit de la section ; mais ce n' est qu' enriron au bout d' un mois qu' on commence à apercevoir les premiers effets de la reproduction. «Elle s' annonce par un petit mammelon, ou tubercule, qui se fait apercevoir au coté droit de la section; il en paraìt bien tòt un second du coté gauclie; ces mammelous sont les premiers éléments des nouvelles cornes. En mème tems 1' extré- mité de r ésopbage s' allonge, et sort peu à peu du pian de la section; il prend la figure d'une téte, qui s' accroìt insensible- ment; lo toiit s' opere par un développement très-lent, mais à cela près asse/, scmblablo à celui (jiii a lievi, lorsque le limac^on LETTERE A LAURA BASSI 131 sort (le la coquille. 11 se passe ^environ trois mois, et niènie plus, avant que la nouvelle lète ait acquis à peu-près le volume de la première ; mais en quoi elle en difiere beaucoup, e' est qu' au lieu d' ètre couverte d' une peau cliagrinée comme le reste du corps, elle n' a qu' une peau fine, et transparente, qui laisse mème apercevoir une partie de 1' organisation intérieure. Les cornes sont aussi beaucoup plus courtes et plus grosses que dans r état naturel; elle n' ont qu' une ligne et demie de lon- gueur; elles n' en jouissent pas moins de la sensibilité qu' elles ont coutume d' avoir dans 1' animai ; il les retire pour peu qu' on y touclie. « Voilà r état actuel de celui des limagons de M/ Lavoisier, qui est le plus avance. L' opération lui a été l'aite le vingt-six du mois de Juin dernier. Il en conserve d' autres de mème date, qui ne sont point encore au mème point, et sur lesquels il a observé que la téte n' est pas la seule partie susceptible de reproduction dans le lima^on. Ce qu' on appello commu- nément la queue se reproduit aussi, et à peu-près avcc les mèmes circonstances. « L' Académie des Sciences est dépositaire depuis long tems d' un ouvrage complet de M/ du Verney sur l' anatomie du lima^on. Cet ouvrage est reste manuscrit entro ses mains depuis la mort de l'Auteur; elle se propose de le publier incessam- ment. Le nom et la réputation de M/ du Verney nous promet- tent d' avance qu' on y trouvera les recherches les plus inté- ressantes. Il fixera d' une manière irrévocable la disposition, r usage, et 1' étendue des difl'érents parties du limaQons, et servirà par-là de base à 1' Histoire des Keproductions singulières dont les S^avans s'occupent actuellement. » Non può negarsi che il Lavoisier non abbia osservata con qualche esattezza la riproduzione delle lumache; pure due cose sono a notarsi nelle sue Osservazioni, 1.° che i suoi dubbii intorno alla quantità di testa tagliata danno a vedere che non ha esaminato la porzione recisa, e staccata dall' animale, la qual porzione lo avrebbe messo a lume della profondità del taglio. 2.° eh' egli ha fatt' uso d' un poco numero di lumache, poiché i fenomeni della testa riproducentesi eh' ei descrive ac- cadono bensì in qualche lumaca, ma in altre lumache mutilate sono diversi. Alcune di queste diversità sono accennate nel mio 132 LETTERE A LAURA BASSI Prodromo, ' nel qual pure al num,° G9 sulla fine, e 70 parlo del piede della lumaca, il quale si riproduce, come dopo di me ha pur trovato il Lavoisier. Potrebbe, se volesse, intraprendere an- che una serie di osservazioni intorno al menzionato piede, ossia coda, come la chiama il Francese. Sento con sommo mio piacere che Ella abbia pure ordinate le salamandre. Queste non abbisognano di altro perchè campino, e riproducano, che di stare in acqua limpida e pura. Nel primo giorno bisogna mutarla loro due o tre volte, a motivo del sangue copioso che esce dalle ferite. Così pure la prima settimana sic- come si sgravano delle materie che hanno in corpo, è bene can- giarla una volta il giorno. Nel restante poi del tempo meno assai. È necessario che 1' acqua delle pignatte sia alquanto profonda, perchè non possano uscire dalla bocca. Servendosi delle ordinarie pignatte da cucina, se ne possono mettere otto o dieci per cia- scuna pignatta. Qui pure si possono instituire, come Ella sa me- glio di me, più serie di esperimenti. Per esempio due o tre serie possono concernere le salamandre mutilate poco, mediocremente, e massimamente nella coda. Le altre serie risguardar possono le gambe, col tagliarle tutte quattro ad alcune, ad altre tre, ad altre due, e a chi una sola. Così può nascere qualche altra serie di esperimenti col tagliar poco, mediocremente, e massimamente una o più gambe. La riproduzione nelle salamandre tarda quasi egualmente, che nelle lumache. La coda novella suole manife- starsi alquanto prima delle gambe. Tosto che le portano le sala- mandre, sarebbe bene che intraprendesse le sperienze, giacché il caldo presente comincia ad esser capace di promovere le riprodu- zioni. Le salamandre, e le lumache sono i due generi di animali che mi hanno occupato per molto tempo. Un lombrico che abita i fossati, e eh' io chiamo lombrico a battello si rinnovella altresì col taglio, come pure le code dei girini, ma la riproduzione nelle lumache, e nelle salamandre mi pare assai più interessante, e più ferace di utili conseguenze per la Fisica Animale. 1 Prodromo di un' Opera da imprimersi sopra le Ttiprodmioni ani- mali. Modena., 17G8. Questo Prodromo, dall' autore dedicato all' illu- stre suo amico Ab. NoUet, fu tradotto in francese, tedesco, e inglese, ma r opera divisata non vide la luce. LETTERE A LAURA BASSI 133 Il Signor Miircliosc Liiccliesini nostro Convittore; fatta che avrà la Difesa pubblica sotto di me, ^ debbe venire a Bologna per sollevarsi un poco. Suo Padre, che è al servigio della Prin- cipessa Ereditaria di Modena, mi ha addimandato se ce lo voglio condurre ; ed io ho preso 1' assunto di farlo, ed uno dei motivi, per cui mi sono determinato si è quello che con tal mezzo avrò il vantaggio di rinnovare a Lei 1' ossequiosa mia servitù, e di godere della dottissima, e a me tanto omogenea conversazione di una Signora, a cui professo, e professerò mai sempre infinite obbligazioni. In tale occasione (la quale cadrà verso la n.età di Luglio ) vorrei sperare di portarle il Travaglio del Lyonet. ^ Veramente Fra Fedele è ancora a Parma, là trattenuto dal Pro- vinciale, ma mi vien supposto, che quanto prima sarà in libertà. In tanto sarebbe bene che Ella rinnovasse le sue premure al ridetto Padre Provinciale. Domattina parlerò con questo Signor Conte Bolognesi, per vedere se è ottenibile questa licenza. Di grazia V. S. Ill.ma scusi questa lunghissima lettera, che voleva terminar prima assai, e che mi si è accresciuta senza accorger- mene. Mi farà una grazia distinta a darmi nuove delle nostre sperienze, e intanto passo a raffermarmi con pienezza di stima, e profondo ossequio Modena 30 Aprile 1769. Suo Umiliss.'' Obb.'"° Dev."^ Servo, e P.""-- L. Spallanzanl P. S. Mi era dimenticato di soggiugnerle riguardo allo squar- cio francese, se Ella ha riflettuto all' avvertimento che dà il Giornalista di stabilir bene, e con replicate osservazioni in che consista veramente la testa della lumaca, e quali sieno le parti che la compongono, quasi che fosse un animale forestiero, la cui struttura, e organizzazione ci fosse ancora incognita. Eppure ^ Lo Spallanzani, oltre ì' insegnamento universitario di tilosofìa in Modena, ne dava altresì lezione in quel Collegio de" Nobili. 2 II Travaglio anatomico del Lyonet, o come esso lo chiama J'abìe à iinutoiniser, trovasi inciso e descritto dall' autore nella sua j'rege- vole opera Traile anatomique de la (!li,cnille qui runi/c le bois ° Obb.™° Servitor vero Gio. Luigi Targioni. LETTERE A LAURA HASSI 147 TESTA GIUSEPPP]. Illiistriss. e Veneratissima Sig.ra Le nuove, distintissime e tante onorevoli grazie, che vengo ad inooiitrarc fatte così generosamente a cotesto mio Figlio Anto- nio ^ da V. S. Illustrissima, esigono da me il più vivo umilissimo ringraziamento non mai disgiunto dalla per me sempre conso- lante memoria degli altri tanti, che mi pregio doverle sino dal tempo del mio soggiorno in questa celebre Città, quand' ebbi ancora la somma fortuna di" conoscere ed ammirare la somma dottrina ed i rarissimi talenti, dei quali V. S. 111. ma è per sin- goiar modo ornatissima. Ascriverò tra i più fortunati incontri, che possa avere mio Figlio, se V. S. Ill.ma vorrà degnarsi, come umilmente la sup})lico, d' averlo nel numero de' suoi Uditori, e benignamente compatirlo. È la Magnanimità del cuore uno dei singolari di lei pregi, della quale io medesimo tra tanti, e l'in- fimo tra tutti, a moltissimo mio onore potrei recitarne più prove, e da questa io ardisco promettermi un sì distinto, e segnalato favore; e qui offerendole tutto me medesimo, e rinnovandole r antica mia venerazione, in attenzione di qualche suo pregiatis- simo comandamento con pienissimo ossequio passo a dichiararmi Di V. S. Illustrissima Ferrara 21 Geiinajo 1774. Umilias." Devotiss." Obblig.'"" Servidore . GiosEFFO Testa. ' E questo l' illustre medico Antonio Giusepjie Testa ferrarese, di fama pressoché europea. Fu j^rofessore di clinica medica nella patria Università, ove già rijiortò la laurea, poscia in quella di Bologna. E celebre sopratutto per la sua opera Delle Malattie del cuore, tradotta iu parecchie lingue. Nacque in Ferrara nel 175G; morì iu IJoloona ucl 1S14. 14a LETTERE A LAURA BASbl TOZZI GIUSEPPE MARIA. Riv.nia Sig.ra Laura Eicevo da mio Fratello i cortcsissimi saluti di Lei, Eiv.ma mia Signora, e del Pregiatissimo Signor Dottor suo, le quali loro grazie quanto mi onorano, e mi obbligano a renderne loro, siccome fo, i più distinti ringraziamenti, altrettanto mi fanno arrossire d' aver io sebbene per mera necessità mancato a' miei più rigorosi doveri di venire in persona a riverire loro Signori prima della mia partenza di costì, e pregarli de' loro coman- damenti, e servire il Signor Dottore allo stesso tempo di quanto gli avevo promesso. Io non mi allungherò a dimostrare, ch'io mancai per vera necessità, giacché il nostro gentilissimo Signor Dottor Bonzi, il quale io pregai a far questo, e compiere tutti gli altri miei doveri presso a loro Signori, l' avrà fatto assai meglio, e })iù opportunamente di quello, che potessi far io ad- desso; e le nuove grazie, ch'io ricevo da loro Signori mi con- fermano nella credenza, che le mie discolpe sieno state beni- gnamente ricevute. Pure i)erchè le persone di onore non sono mai abbastanza sicure e quiete in questo genere di cose, io la prego a darmene nuovi riscontri con alcuno de' suoi co- mandi, ai quali ni' ingegnerò di ubbidire esattissimamente oltre a tant' altre ragioni anche per compensare in qualche maniera il passato mio difetto. Io non passo qui agli usati auguri di questi tempi, che quantunque i miei sarebbono certo sinceri, pure avendo vista di usanza e di ceremonia, si debbono trala- sciare del tutto con persone del suo gusto e discernimento : bensì soggiiignerò qui cosa, che non è punto ceremoniosa, che io mi sono applicato a questa maniera di scrivere così confidente- mente perchè ho creduto, che questa le sia più gradita, essendo pure tuttavia persuaso di essere ancora in possesso della sua preziosissima confidenza: e per questo io mi avanzo ancora a pregarla di riverirmi distintissimamente il Signor Dottor suo, il suo Signor Padre e la sua Signora Madre, e, quando gli vedrà, il Signor Dottor Bonzi, il Signor Dottor Laghi, il Signor Dottor Bianconi, e tutti in una parola quegli della sua sceltissima Ac- cademia. Io non partirò })er Roma ccvsì presto, onde se vaglio LETTERE A l.AUKA BASSI 149 ad obhodii-la ([ili la prego de pregiatissimi suoi comandi, che ella mi troverà sempre (juale con altissima stima me le ])rotesto l'usaro 17 Decembru 1743. Dev.'"" Obblig.'"" Serv/ vero Giuseppe M. Tozzi. Pregiatiss. Sig.ra Laura Appena aperta la vostra lettera mi rallegrai tutto non solo, perchè era vostra, ma perchè era di vostro pugno donde facevo argomento, che foste interamente guarita del male degli occhi: ma appena letto il jìrimo verso m avvidi di avere argomentato male, non avendo compreso nell' antecedente l' infinita vostra gentilezza, la quale vi ha condotta a scrivermi con vostro peri- colo e non leggiere incomodo, la (piale cosa seLbcn mi ha reso più prezioso il favor vostro, me 1' ha reso altresì meno giocondo, perocché troppo costa a voi, e a me ancora, al quale è più cara assai e })regievole la salute vostra, d' ogni mio comuKdo e pia- cere il perchè sono costretto a pregarvi di non farmi più somi- glianti favori, finché non sarete interamente ristabilita. La ma- lattia poi di vostro Marito oltre al dispiacere, che mi ha recato, hanimi fatto entrare in animo uno scrupolo veramente di quelli, che si mettono in ridicolo da coloro, che sanno, ma che questa volta è fondato sopra a un' induzione, e voi sapete di che peso sia r argomento preso da questo fonte. L' induzione è questa. Una sera nel mentre eh' io vi leggeva la mia Orazione fatta all' Instituto, vi vennero i dolori di parto ; un' altra sera vi lessi un' altra Orazione, e se non vi vennero nello stesso tempo le doglie, furono però li puntuali (piella stessa notte. Adesso dopo un anno finalmente scrivo a vostro Marito, e la mia lettera vi trova col male agli occhi, e ({uando egli s' accigne a rispondermi, è }>r(ìso da febre. Ma Domine, ci sarebbe mai qualche fattuc- chieria, qualche prestigio, qualche destino, che ogni volta che giugne in Casa vostra alcuna cosa del mio, vi giunge compagno ancora il malanno^ Vedete che imbroglio è (|uesto. Di grazia liberatemi di questo scrupolo, ma non e' è che un fatto, che mi 150 LETTEKE A LAURA BASSI possa persaadere in contrario, vale a dire che questa mia trovi vostro Marito, o risanato, o migliorato d' assai. Salutatemelo caramente, e fatelo guarire Vi ringrazio delle notizie che mi date del nostro Signor D. Gio. Battista, ^ e non ostante quel Coii- siglierato di Magonza, credo che la lettera s' abbia a indirizzare ad Augusta, se mai m' ingannassi, favoritemi d' avvisarmene, ma salva però la condizione, che stiate bene del tutto. Qui si dice che il Papa abbia pregato il Generale de' Gesuiti a fermare di stanza il P. Bassani al Noviziato. Ecco quanto ho di nuovo, di vecchio e' è e ci sarà sempre 1' altissima stima mia verso di voi, e la sincera riconoscenza mia per la grazia ed amicizia vostra, che già da tanto tempo mi compartiste, e mi conservate tutt' ora, siccome vi prego a far sempre. E senza ceremonie mi vi ricordo Eoma 21 Aprile 1745. Umiliss." Obblig.° Serv."" ed A. vero Giuseppe M. Tozzi. Pregiatis.ma Sig.ra Laura Sono già più mesi, ■ che vi mandai una mia lettera, della quale non ho avuta risposta mai, onde credo, o che voi non ab- biate avuta la mia, o non abbia avuta io la vostra risposta. Allora vi scrissi, che avevo lasciato di scrivervi, perocché io era oltremodo occupato in una Dissertaziime per 1' Accademia di Storia Ecclesiastica di N. S. ma che se intanto aveste avuto bi- sogno voi o r amica vostra di alcun altro Trattato ve 1' avrei mandato. Or io vi scrivo che la Dissertazione è già fatta e detta, ed ho un poco più di tempo: ma io non mi ricordo più quali fossero gli ultimi Trattati, che vi mandai, né so se più siate in caso di servirvene, e né manco mi ricordo a che segno fossi ar- rivato colle lettere mie già scrittevi intorno all' educazione di vostro Figliuolo. Sicché dipenderò da quello che voi mi ordine- rete, intanto questa vi serva per assicurarvi, che la mia presente 1 II Canonico Giambattidta Bassi, cugino di Laura, più volte qui ricoi-(Lito. LETTERE A LAURA BASSI 151 volontà per servirvi è quella appunto, che era mesi sono, e non è successa altra mutazione, se non che al presente è più lihera dagli impedimenti che non era prima. Salutaiemi il Signor Dot- tore vostro e i comuni amici e ricordatevi che sono Di Koma 28 Giuguo 1747. ■ Tutto V." Giuseppe M. Tozzi. TKOMBELLI GIOVANGKISOSTOMO. • Illustrissima Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma Si prende D. Giovan-grisostomo Tromhelli la libertà di man- dare alla Signora Laura Bassi un crocifisso, che dicono essere di Monsù Giorgio, e che ella potrà unire a gli altri, di cui l'ha fornita la di lei pietà, o quella almeno de' Signori suoi Genitori. In migliore opportunità chi scrive le chiederà in persona per- dono d' un regalo sì tenue, ma che si adatta alla di lei divo- zione, ed allo stato di povero religioso, quale è chi lo manda, e con profondo sincerissimo ossequio se le rafferma S. Salvatore i 22 Dicembre 1732. Umilis.° Obblig." Servid.* VEEATI GIUSEPPE. Caris.ma Consorte. Gran che, tutto giorno partono persone di costì, e di qui, e pure queste Lettere non giungono mai. La vostra Lettera è stata due giorni per questo lungo viaggio prima di giungermi, e mi ^ L'Abazia canonicale di S. Salvatore in Bologna, alla quale a,pparteneva 1' abate Trombelli. 152 LETTEKE A LAURA BASSI figuro che ne impiegherà altrettanto la mia. Io sto bene benis- simo; tutto il giorno sono in giro, e quel poco tempo che sto fermo l' impiego nel scrivere al Signor Bacialli per ragguagliare di ciò che accade intorno al presente male 1' eccelsa Assunteria. Crederei d' essere a Voi mercordì alla più lunga. Il male delle Bestie pur troppo si va avanzando; dopo eh' è entrato nel Bolo- gnese sono morte 19 Bestie, e 30 sono attualmente inferme. Tra ieri, e oggi in una sola Stalla ve ne sono cadute inferme 9. Ho avuto avviso da Bologna, che il male è entrato in Crespellano dove sono attaccate due Stalle. A Tivoli pure s' è scoperta altra Stalla infetta, oltre quelle che sono in Pimazzo, Panzano, e forse Manzolino, le quali comunità confinano con questa di Castel- franco. I miei complimenti al Signor Abate, e a tutti della Casa; un bacio alla Bambina, ed a Voi mille. Addio amatemi, che son tutto vostro. Di Voi, amatissima Consorte, Castelfranco li 22 Agosto 1746. Aff.""° Marito Vostro Giuseppe Verati. Car.ma Consorte. Jeri mattina, la Dio mercè, giunsi in Castelfranco sano, e salvo, e senza verun patimento di caldo, e di polvere. Mi lusingo che altresì godiate ancor Voi, e tutti perfetta salute. Desidero a prima occasione, e con tutta sollecitudine, d' avere il piccolo Termometro; instrumento necessario per l'esattezza delle mie osservazioni, e che mi dimenticai di prendere. Converrà d' usare tutta la cautela nel trasporto perchè non giunga a male ; lo che affido alla vostra sperimentata diligenza. Desidero ancora le osservazi(mi, che deve consegnarvi il Signor Galeazzi, appresso il (^uale farete instanza per averle. Lo nuove della Signora Mar- chesa Monti quali sono? Non mi negate anche in questo la vostra attenzione. Poi ciò che mi preme più d' ogni cosa è la vostra salute, della quale vorrei nuove, e per la quale ora è il tenqìo di pensarci seriamente. In occasione di pregare il Signor Galeazzi LETTERE A LAURA BASSI 153 delle mentovate osservazioni lo lìotete consultare, e conchiudere di mettere in pratica i rimedj che vi suggerirà. Io sarei di pa- rere che prendeste la Salsa, nella dose, che Lui dirà, e unita al latte, rimedio assai confacente al vostro stomaco, e da cui potete lusingarvi di trarne profitto. In somma se mi amate do- vete far tutto ciò, che conviene per la vostra salute, che credo essere la stessa, che la mia. Alla nota delle spese fatte per conto del Puhhlico vi potete aggiugnere soldi 12, che pagai la sera del mio ritorno alli Svizzeri che aprirono la porta. I miei com- plimenti a tutti, e spezialmente al Pregiatissimo Signor Ahate, al qual direte, che sebbene è di parere che a mezzo vi vogliano due z necessariamente, ( errore che non si perdona né meno a ragazzi ) contuttociò sperando che si voglia emendare seguiterò a stimarlo, e vederlo di buon occhio. Le nuove della Bambina quali sono? Non potei vederla prima della mia partenza, e per ciò sono impaziente di sentir quali siano. La Peste bovina con- tinua ad attaccare ogni giorno e Bestie nuove, e nuove Stalle, e a morirne. Dio ce la mandi Iniona, credo d' essere ritornato più per flagello di queste povere bestie, che per lor bene. Voi intanto continuatemi Y amor vostro, e state sicura del mio. Resto abbracciandovi cordialissimamente. Addio. Li 31 Agosto 1740 Castelfranco. G. V C.ma Consorte. Continuano sempre più le giornate cattive, e piovose, per la qual cosa non solo non sono andato alla S. Casa, ma non ho potuto ancora pensarci. Io già me 1' aspettava ; cioè che mi sarei trovato alquanto imbarazzato i)er il ritorno: contuttociò mi faccio coraggio, e spero che mi rivedrete con prospera salute. Pia- cesse al Signore che Voi ne godeste altrettanto, come fo io. Xon ho per anco avuto vostre nuove, e ne sono impaziente, sebbene mi lusingo siano per essere buone. Questa sera si aspettava la Posta, che non è giunta ancora a cagione de' cattivi tempi. Oggi il mare è stato in (gualche agitazione: a tale eifetto mi sono portato al Porto per osservarlo a mio talento: è cosa che incute 2U 154 LETTERE A LAURA BASSI timore assai a chi non è avezzo a vederlo agitato. Ho contato nel Porto più di cinquanta Navi tra grandi, e piccole, quan- tunque mi dicono esservene ora pochissime. La Nave Olandese, che deve portare i Libri ordinati, è andata in Inghilterra perchè non aveva abbastanza carichi per questo Porto, onde converrà, che ritardi alquanto più, e forse non verrà a questa volta, che verso Natale. Faccio continuamente delle gran ciarlate con il Signor Angelo, che mi ha preso a voler molto bene e vorrebbe che stassi del tempo molto a ritornare : mi ha promesso di darmi tutta la cera che vorrò, e altre cose ancora, che mi possano oc- correre di mio vantaggio: mi confida tutti i suoi negozj, ed in- teressi che fa, onde ho anche per questa parte molto da impa- rare. Si fanno ancora lunghissimi discorsi col Bandieri che vuole ad ogni patto vi conduca in Casa sua quando verrete costà, già che non 1' ha potuto spuntare con il Signor Angelo in riguardo alla mia persona; mi vuole ancor questo galantuomo molto bene; egli è d'un bellissimo carattere, sincero, onesto, e cordiale; pari a lui è la Moglie, donna veramente di somma abilità, e di ma- niere signorili. Salutatemi tutti gli amici, ed in spezie i Fratelli. Siamo ancora senza nuove de' Maniconi, ma spero domattina ne avremo per mezzo di vostre Lettere. Kicordatevi della Mac- china elettrica; dell'amore che porto a' miei figlj, e a Voi, che siete il maggior bene, che abbia su questa terra ; amo non meno i vostri Genitori a' quali farete riverenza per mia parte. Salu- tatemi tutti i serventi, ed in spezie la Nina. Direte a Giuseppe che r ho servito con il Dottor Jachi, che farà tuttociò eh' egli desidera. Se vedete il Ferri salutatelo tanto in mio nome: gli ho scritto una Lettera di ringraziamento per 1' affezion che mi porta: scrisse una Lettera al Bandieri senza mia saputa al quale dava ordine di darmi tutto il denaro, che avessi voluto; e così cerca di obbligarmi vie più, parendo a lui di non averlo fatto abbastanza, onde non posso non essergli infinitamente tenuto. Voi seguitate ad amarmi, e pregate il Signore che mi dia un felice ritorno dopo che avrò adempito il mio debito. Kesto ab- bracciandovi di tutto cuore. Ancona li 2G Novembre 174(3. Il yj° Consorte G. V. LETTEIiE A LAURA BASSI 155 C.ma Consorte. Jeri sera ebbi vostre Lettere, che mi furono grate al maggior segno, come mi è qualunque cosa che venga da Voi. Oggi per la prima volta da che sono in Ancona fa buon tempo, lo che mi dà il pensiero della piccola gita, che devo fare alla S. Casa, già che li pessimi tempi, e le strade rovinatissime m' andavano trattenendo. La strada d' Ancona a Camerano si era talmente resa impraticabile che non passavano più Forestieri, poiché tutti ribaltavano. Tre Prelati, e diverse altre persone sono state ro- vesciate dai Vetturini, e credesi a bella posta, perchè andando a Koma gridassero, e cosi facessero una volta la risoluzione di farle accomodare, come anno fatto in gran parte, e stanno tuttavia facendo, avendo operato per se medesima la medicina già det- tavi. Ora la strada di Camerano è tutta riattata, e sicurissima; intorno a 1' altra strada, cioè 1' ultima posta, vi travagliano da 200 e più uomini, onde in brieve si renderà sicura al pari delle altre ancor questa. 11 Signor Bandieri sarà quello forse, che mi farà compagnia alla Santa Casa, desiderando di rivedere la figlia. Ogni giorno vado al Porto a dispetto del tempo cattivo. Jeri pure ci fui, e parlai a lungo con persona, che è stata Capitano di Nave per 18 anni continui avendo fatti gran viaggi. L' inter- rogai sopra diverse cose della Marina, ma trovo, che le cogni- zioni, che anno questa sorte di gente, è difficile ridurle in buon lume, e separarle dai pregiudizj che anno; tuttavia mi diverto con sommo piacere, e per fare un Diario che avesse garbo biso- gnerebbevi del tempo molto, e di molta pazienza, capitali che a me mancono, come sapete. Orsù io vi voglio divertire un poco. Voi sapete il mio naturale timido, e jiauroso nel viaggiare. La Dio mercè mi s(mo emendato da questo difetto, e n' ó tutta 1' obbliga- zione ad un Postiglione quanto strambo, altrettanto eccellente nella sua professione. La strada da Marotta a Sinigaglia è una delle più cattive, che sia in (questi contorni, piena di fango, buche, inegualissima, ecc.; costui sul bel principio cominciò andare come vento non avendo riguardo né a' cavalli, né alla sedia, né alla strada pessima, e molto meno a que' due galantuomini, che con- duceva, lo m' andavo raccomandando un pezzo a Dio, e un pezzo a costui che vie più sempre infieriva contro le bestie per farle 156 LETTEEE A LAURA BASSI non dirò trottare, ma volare. Il Signor Abate, che fa il spirito- sino, e che mi aveva burlato assai nel resto del viaggio, veden- dosi or da una parte, or da 1' altra vicino a terra, lasciò le burle da parte, e cominciò ancor esso a raccomandarsi. Accadde che il cavallo delle stanghe s' impuntò in una piccola salita, noiato cred' io dalla stramberia del condottiere ; o qui si che ci fu da ridere; bisognò discendere dalla sedia, e il Signor Abate credendo di mettere il piede sul terreno asciutto, lo mise in bellissimo, e finissimo leccio, e cosi diede il primo bagno alle calzette di cavatino. Era veramente un piacere il vederlo im- barazzato in (questo leccio, come il pulcino nella stoppa. Segui- tammo di poi il nostro viaggio, che fu per altro felice, quantunque avessi il spavento di rovesciarmi a ogni momento, il che non essendo accaduto per la Misericordia del Signore in questa occa- sione, spero che per 1' avvenire non accaderà mai, sebbene vivessi ancora per piti di cent' anni. Ma ora torniamo a noi. Yoi dun- que state al solito, lo che poco mi consola, poiché vorrei che staste un po' meglio, anzi benissimo. Avete fatta una buona riso- luzione tornando a ])rcndere il latte con Salsa, non omettendo i bocconi soliti d' Antimonio, cose tutte ottime nella stagione, che siamo. Io torno avere de' pruriti gagliardi la sera quando entro in letto, la notte quando ci sto, e la mattina quando m' alzo comparendo alla cute, e a pezzi piccolissime pvistolette, che mi travagliano non poco. Ne incolpo in gran parte il vitto disordi- nato in ordine alla qualità, non avendomi avuto riguardo da certe cose, che mi potevano nuocere, ma me 1' avrò in avvenire, del che state pur quieta, e sicura. Tutti i cancheri di questo paese mi vengono a visitare, o io visito loro per dare il mio parere, così richiedendolo loro; ho visitata tra le altre la Mar- chesa Palunci dama ricchissima, e soggetta da molti anni ad un' affezione isterica -ipocondriaca. Avrebbe bisogno di viag- giare, e d' un buon marito, come sarei io, ma temo non fossi totalmente il caso stante il suo bisogno, che è maggiore della mia abilità. Ma che vuol dire della povera Catcrinina, che è, come sapete, il mio idolo, e la vostra delizia? Baciatemela finché vi stancate, che per me non saranno mai abbastanza. Io non soggiungo altro di lei per riguardo alla sua sanità ])erchB é nelle vostre mani, sapendo quanto sia 1' amore che avete non solo per lei. ma ])ei' tutti i miei figli. ( -he fa (diretto, o (Giovannino? Non LETTERE A LAURA 15ASSI . 157 parlate uè dell' uno, né dell' altro, convien dunque, che stian bene; baciatemeli anche loro, che amo con egual tenerezza. De' fichi mi ricordai nel passare per Pesaro, e ne parlai al Jachi- ni; ma allora non era tempo a proposito per tal provvista. Del zibibbo ne parlerò, e farò le necessarie diligenze. Il Signor Ban- dieri neir atto che scrivo mi regala di bellissimi aranci di Por- togallo, e d' un piatto, che non so se sia porco, o altro, ma ha tutto il garbo d' un' ottima vivanda. I miei complimenti a tutti questi Signori ed in spezie al Signor Galeazzi, ai vostri Genitori, ed a' miei Fratelli. Se vedeste il Ferri rinovategli i miei ringra- ziamenti. Voi amatemi come fate, che io riamo Voi, così che mi lusingo, che il vostro, e mio amore ci faccia sempre essere una sol cosa, come siamo sempre stati, e spero lo saremo pure per r avvenire. Addio cara Laurina. ' Ancona li 30 Novembre 1746. 11 V.'° Consorte a. V, VOLTA ALESSANDEO. 111. ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col. ma M'era ben noto (e a chi non lo sarebbe?) Virtuosissima Dama, il di Lei valore nelle Filosofiche Scienze, e in grado eminente in tutte le parti della Fisica. Ciò però non sarebbe bastato ad animar me, persona a Lei del tutto sconosciuta, a presentarle questa mia giovanil produzione, comunque ne fossi al sommo desideroso, parendomi troppa arditezza: vi voleva un ^ Si sono prodotte queste lettere di Giuseppe Verati, benché scritte con tutta famigliarità e prive di eleganza, più j^er riguardo alla consorte di lui e per alcuni curiosi particolari in esse conte- nuti, che j)el valore loro proprio. Vengono jioi inserite in Appen- dice, 111, parecchie lettere indirizzate allo stesso Verati, le quali o hanno attenenza colla Bassi, o si collegano a quelle degli Illustri coi quali essa tenne corrispondenza letteraria. 158 LETTERE A LAURA BASSI altro impulso; e questo mi fu dato da persona, cui troppo defe- risco. Parlo del Signor Abate Spallanzani, il quale spiegandomi come V. S. lll.ma fa specialmente le sue delizie dell' elettricità, m' ha suggerito d' inviarle la dissertazione, che a lui ho dedi- cata, contenente qualche novità, e eh' egli mi fa grazia di stimar di qualche valore. ^ Ella ne potrà giudicare ; e questo suo giudizio ardisco pur pregarla di manifestarmelo, ma semplice e aperto, non sotto alcuna veste di cortesia. Intanto colla lusinga che V. S. lll.ma sia per aggradire il mio picciol dono, godo dell' oc- casione per darmi il contento di dichiararmi colla più profonda stima e venerazione Di V. S. lll.ma Como li 15 Luglio 1771. Umil.'"° Dev.'"" Servitore Alessandro Volta. lll.ma Sig.ra Sig.ra P.rona Col.ma ^o 11 Dottore Campi mi significò non ha molto 1' aggradimento, con cui V. S. lll.ma avea ricevuto le due prime mie lettere stampate sull' aria infiammabile nativa delle paludi, eh' egli si prese cura di trasmetterle. In seguito mi sono fatto io stesso premura d' indirizzarle l' operetta intiera consistente in sette lettere, per mezzo di un giovane del mio paese, che si trasferiva a Bologna; e voglio credere, che il volumetto le sarà stato fe- delmente rimesso. Siccome intesi dal prefato Dottore Campi, che V. S. lll.ma aggradirebbe eh' io le comunicassi tosto qualunque altro ritrovato o produzione mia ; cosi avendo in quest' ultimo tempo immaginati alcuni novelli instrumenti, e fatte sperienze interessanti, o curiose almeno, mi do tutta la premura di spe- dirle il libricciuolo, che ne contiene la descrizione. Sarò ben contento che piacciano a Lei illustrissima ed ornatissima Signora, ^ La dissertazione porta il titolo: Norus ac simjìlicissìmus electri- coritm fentdiiìiìiitin apimrdtiifi, opuscolo stampato in Como nel 1771. LETTERE A LAURA BASSI 159 cotali stromenti o sperienze, come :i molti chiari uomini non della sola Lombardia già piacquero; e infinita compiacenza ne averò, se posso risapere eh' Ella ami d' intrattenersene. Queste sperienze della pistola si fanno a preferenza coli' aria infiammabile de' metalli, mentre quelle delle paludi, oltre al dar minore scoppio, s' incontra sovente restia a prender fiamma colla scintilla elettrica (non lo è però punto, e scoppia con tuono fragorosissimo, ove venga mescolata con molta dose d' aria deflogisticata ). Ma sopra quest' aria delle paludi in iscambio ho ricercato altre sperienze con altri stromenti forse non men pia- cevoli, e più miti e tranquille certamente, che non sono 1' esplo- sioni fragorose dell' altra metallica. V. S. Ill.ma trova già accen- nata in fine del volumetto la costruzione d' una lucerna ad aria infiammabile. Farei io cosa grata a Lei, beli' ornamento delle naturali Scienze, e lume e gloria del Sesso nella nostra Italia, le farei, dissi, cosa grata, perfezionato eh' io abbia questo stro- raento, coli' indirizzarne ad Essa medesima la descrizione? Tanto io spero, e già mi dispongo a fare. Così peli' autunno prossimo, stagione a cui per giuste precauzioni difi"erisce Ella di andar a pescare dai fossi e terreni paludosi, e cimentar sul luogo la mia aria infiammabile, le avrò proposto maggior numero e varietà di sperienze, singolarmente delle osservazioni sui terreni e fon- tane ardenti, sui fuochi detti amhulonei incendiarli: fenomeni, che ormai rappresento, maneggiando in varie foggie la mia aria, ed imito puntualmente, anzi copio dalla natura stessa. Se intanto V. S. Ill.ma fornir mi potesse qualche osservazione relativa ai fuochi di questa fatta, ai terreni ardenti ecc. io le ne sarei te- nutissimo, e me ne varrei a por la cosa in miglior lume. Ho r onore di farle nuova protesta della mia altissima stima al di Lei raro sapere, e divozione più che rispettosa alla persona sua, sottoscrivendomi Di V. S. Ill.ma Como li 15 Giugno 1777. Umil."° Obb."" Servitore Alessandro Volta. 160 LETTERE A LAURA BASSI ZAMPIERI CAMILLO. Sig.ra Laura mia P.rona Riv.ma In luogo di singolarissimo dono, e sopra ogni gemma caris- simo mi è stato, Signora Laura immortale, 1' egregio Sonetto, cb' Ella mi ha fatto così prontamente, il qual per essere di sommo pregio, farà pur credito, e vantaggio anche al mio, però che in grazia sua taluno leggerà la proposta, a cui forse, per il nome poco noto, che porta in fronte, nessuno non avrebbe rivolto lo sguardo. Io dunque ne le rendo grazie quanto posso maggiori, e serberò nell' animo mio questa sua cortesia con desi- derio di corrisponderle pure, quando per lei ne sarò fatto degno, e devotamente inchinandola mi rassegno tutto Di Lei, Sig.ra Laura P.rona liiv.ma, Imola 19 Luglio 1733. Dev.™" ed Obb.™° Servid." Camillo Zampieri. Chiaris.ma ed Onoratis.ma Sig.ra Laura Più tardi che forse non richiedevasi, e che io non voleva, benché meno tardi del solito di me, che sono negligentissimo, anzi per vero dire la negligenza medesima, viensene costà una Canzonetta per mettersi nelle vostre mani, Eiv.ma Signora Laura. Questa dunque mia più tosto sconciatura che figliuola io priego la somma vostra bontà e gentilezza ad accogliere, e guardare, ed anche tener celata, e segreta, quando al rettissimo giudizio vostro avesse ad essere di rossore al padre suo. Intanto me nella pregiatissima vostra grazia, (pianto il più posso, raccomando, e resto desiderosissimo di servirvi. Iraola 9 Novembre 1739. 11 V.'" Dev."'" ed Obb.'"" Ser." vero Cammjllo Zampieri. LETTERE A LAURA LASSI 161 Chiaris.ma ed Onoratis.ina Sitj.ra Laura lo non vengo a darvi la briga di alcuna Poc*a, molto meno a farvi sviluppare un punto tenebroso de l'Algebm, il die fa- rebbe a Voi più facile cbe a me non è il far quattro versi; ma vo solo pregarvi a movervi di casa, e far due passi in grazia mia. Predica le feste di (juest' Avvento in S. Pietro un Pretino molto mio Amico, e cbe per il gran desiderio e studio, cbe ba di dir bene, è giunto a non dir male; onde io vorrei cb' egli potesse qui tornare col vanto cbe una Donna di tal virtù, e di tal fama ({ual siete Voi, si è incomodata una volta per udirlo. Fate a me questa grazia, cbe io ve ne sentirò l' obbligazione nella stessa maniera cbe se io medesimo con la cotta indosso fossi stato costì a predicare. Quella raccolta poi, si può egli vederla? Io lo desidero per la Canzone, cbe Giampier Zanetti mi scrive d' aver fatta in tal occasione; cbe se fosservi poi vostri versi, io non sosterrei tnnta pazienza cbe la mandaste, ma verrei di galoppo a rapirvela di mano. Addio: nella vostra buona mercè mi racccmando. Imola 2 Dicembre 1739. Il V.'"^ Ob.""' Ser." vero Cammillo Zampjerl Cbiaris.ma e Valoros.ma Sig.ra Laura Come cbe sia guari cbe non v' abbia ricordato il mio nome, pure io porto così ferma opinione della vostra molta gentilezza, cbe spero non tiami diminuita la vostra grazia, albi quale se molto altre volte, oggi moltissimo mi raccomando per ottener un favore, cbe per mille sarà da me reputato, s' io 1' ottengo, lo vorrei per alcun brieve tempo da voi in prestanza gli scritti, (t sia lezioni dell'inclito vostro Maestro Signor Dottore Gabriello Manfredi sopra 1' Algebi-a (Cartesiana ; e (|uali mi fieno da voi 21 lo- LETTERE A LAURA BASSI dati io li terrò, e restituirò interamente, e sollecitamente quanto a voi piacerà. Spero clie non mi negherete questa grazia, di cui vi supplico con tutto l' animo e per la eguale vi rimarrò leal debitore e grato quando che sia. Conservatemi nella vostra buona mercè, e credetemi Imola 24 Auosto 1740. V.^" Dev."»" ed Obb.'"'' Serv." vero Cammillo ZaMI'IEKL Divinis.ma Sig.ra Laura Restituitomi in Imola, di dove parecchi giorni sono stato lon- tano, trovo il pregiatissimo foglio vostro, che m' aspettava, e con esso la commissione poetica, che vi piace d' impormi. Così tro- vassi io tempo da poterla eseguire, come il farei volentieri ; però che comprendo chiarissimo che se 1' occasione noi meritasse, voi non mi avreste graziato di alcun verso di vostra mano: e le vostre sole premure nd sarebboiio una inviolabile legge. Ma per verità io non posso, e a c^uesti dì veggomi d'intorno tante cure spinose che non so come potermene stralciare. Vi assicuro che più leggiera cosa mi sarebbe il far (quattro versi, che il sostenere il rammarico di dovervene fare disdetta. La mia mala ventura non vuole che questa volta io il possa; ma se altra opportunità verrà, sodisfarò a voi ed a me, e per questa volta, e per quella. Addio, gentilissima e dottissima Signora Laura, lo resto né più né meno con tutto 1' animo Imola 22 Marzo 1742. VJ° Dev.™" ed Obb."^'^ Serv." ed Amico Cam. LO Zampi EKL LETTERE A LAURA BASSI ìijo Vnloros.iiui 8ig.ra Laura P.rona Kiv.ma Tosto elio ìu è comparsa innanzi la vostra lettera ioliodclto ti'a mv: gnatì'e costei vuol de' versi. « Ecco il giudizio uman come spess'erra. Io nii s(jno iiio;annato di gran lunga, perchè in vece di Sonetto, o Canzone, voi volete che io vi faccia un Podestà in anima e in corpo. Che diacine mi chiederete un'altra volta? Se vi piacesse che io il vi facessi ])er naturai generazione, pur pure io vorrei su (hie piedi trai-mi d'impaccio, e servirvi. Ma dovendosi egli fare per isquittino, come posso io promettervi che la buona volontà, anzi che l' opera mia abbia effetto, dovendo cozzare con altri cinquanta per lo meno, li (|uali chi può sapere di qual umore saran' eglino? Io farò quel, che posso, e più anche di quel che posso, per ubbidirvi; tanto più poi che mi chiedete la cosa con tanta grazia, con tanta verecondia, e con tante riserve, che pro- prio sarebbe delitto il non compiacervi, e mi piange il cuore innanzi tempo per la sola paura, che i vostri, e miei desiderj non rimangan fraudati. Pensate poi se le mie premure saranno rivolte ad altro, che a (|uello, che si meritan le vostre. Fino a sette, od otto valentuomini mi sono stati da diverse parti racco- mandati; ma i(j penso di servirli tutti ad un modo, perchè credo che tutti abbiano lo stesso merito. Se il vosti'o, alla vostra rac- comandazione, che per se sola è un massimo recj[uisito, aggiun- gerà gli altri, che si richieggono, stia pur sicuro, che egli solo fia r eletto; ma se la cosa passasse diversamente, egli non di voi, né di me, ma dorrassi di se medesimo. Gradite intanto r animo, che tutto vi profero ; e con quella venerazione, che debbo alle vostre divine virtù, mi riprotesto Imola 3 Marzo 174:]. Il V.'-'^ Cam.lu Zami'iki;l 1(J4 LETTEKE A LAUKA BASSI ZANOTTI FEANCESCO MARIA. Francesco Maria Zanotti, umilissimo Servitore della Signora Laura, le manda insieme con questo biglietto, tomi sette manu- scritti contenenti la Fisica, e insieme il compendio di essa. Se la dottissima Signora Laura avrà la pazienza di scorrere questi scritti, troverà forse, che i compendii non sono inutili ( se pure non è inutile tutta 1' opera ) non solamente per essere più brevi, ma ancora per essere in alcuna parte più esatti, e più sicuri nella dottrina; volendosi dir con questo: meno cattivi. L' autore gli sottomette del tutto all' ingegno, et al sapere della Signora Laura, cui fa depositaria, et arbitra di tutte le sue sentenze; e cui prega a mutare, e rivolgere, et emendare tutto, die le piacerà; sapendo chi scrive, che si ripone in buone mani. E con tutto r ossequio si dice Di Casa li 27 Novem])re 174.5. ZANOTTI GIAMPIETRO. Giampietro Zanotti riverisce, e inchina la egregia Signora Dot- toressa Laura Bassi, e le rimanda il suo leggiadro Sonetto con la correzione da lei richiesta. ' Così fa il Zanotti per obbedire, non perchè il Sonetto della Signora Bassi abbisogni di corre- zione; faccia pei-ò ella ciò che le pare, e meglio farà non ba- dando a colui, che ha corretto. S' è mutato il secondo verso per- chè la parola etate non era nella risposta adoperata in quel senso n.iedesimo, che nella proposta, e pare che il rispondere pulitamente il richiegga. Goda la Signora Bassi le delizie intanto 1 II sonetto che fa seguito a questa lettera, il quale è di risposta ad altro sonetto di Camillo Zampieri ( veggansi le sue Poesie ìatine e italiane stampate in Piacenza nel 1755 ), è quello di cui il Zampieri stesso ringrazia la Bassi nella lettei'a del 19 luglio 1738, inserita alla pagina, biO. LETTERE A LAURA BASSI 165 della, Villa, spiacendo a chi scrive di non poter fare il mede- simo in compagnia d'essa Signora, la qual compagnia, nonché una deliziosa villa, ma qualunque rozzo, et alpestre luogo rende- rchbc ameno, e gentile. Chi scrive si dichiara suo Servitore ecc., e così ancora della Signora Eosa. Di Casa 15 Luglio 1733. Zampieri, il so, più altero il nostro sesso già per colei, che in questa oscura etate, di beltà, di valor, senno, e pietate, fu un vivo lume a noi dal Ciel concesso; Pur s' Ei rapilla a che lagnarci d'esso? forse aver di virtude, e d' onestate denno tarda mercè l'Alme bennate? () chi oprò ben giace per morte oppresso? Tu dutKpie racconsola il tuo Vatreno; • e poiché tanto caro a Febo sei coni' Arno, e Tebro sa, non che il mio Reno. Di scelte rime ornar suoi pregi dei. Sol quei cantor, cui pierio foco il seno accende, e avviva, degni son di lei. S' unqua de i sacri rami, l'onorate' fronti ad ombrar sol usi, alcun sceglieste, e al mio pregar cortese il concedeste, per far serto a un Eroe di nostra etate 1 Sonetto non accompagnato che dalle poche righe in fine di esso, e rimandato dal Zanetti alla Eassi, che lo scrisse pel conte Fede- rico Calderini, il quale entrava per la seconda volta Gonfaloniere di giustizia, ncir anno 1735. 166 LETTERE A LAURA BASSI Or quello, o belle Dee, non mi negate che ])iù (li verdi foglie si riveste; vo' offrirlo a chi voi pur più d' un ne deste, che altrui le chiome n' ha sovente ornate. Assiso Ì7ì consolar seggio il vedrete oggi il saggio Signore, e a lui d' intorno r aer suonar di mille plausi udrete. E s'io muta starommi in sì bel giorno, io che tanto a lui deggio, oh qual n' avrete, Muse, voi spregio, ed io vergogna, e scorno! Eccovi obbedita, gentilissima Signora Laura, quantunque il vostro Sonetto leggiadrissimo non avesse bisogno che vi obbedissi. State sana, e conservatemi nella vostra memoria in cui bramo vivere qual vostro Servitore Affezion."'" e Divot.'"" (Senza data.) G. P. Zanottl Gentilissima e Dottissima Sig.ra Laura Mi scrive da Torino il Signor Abate Girolamo Taglinzucchi, eh' egli fa una raccolta per le nozze del Ke Carlo Emanuele di Sardegna con la Principessa Lisabetta di Lorena, ora egli mi si raccomanda ])er aver poche cose ma buone e alcuni, da' quali ne desidera, nomina precisamente. In capo di lista Voi siete, (piindi v' ha Ghedini, v' ha Balbi, Scarselli, ed alcuni altri. Io debbo lui servir quanto posso perch' è mio grandissimo Amico, e però vi chieggo, dottissima Signora Laura alcuni vostri versi su (piesto grande argomento. Sarei venuto in Persona come a inchi- narvi, cosi a far tal richiesta, ma per Dio, dopo il mio ritorno da fare, (sic) non ho trovato un momento da poterlo fare, e sento, che altri ])or altra sì fatta raccolta ve ne vucd far chiedere. LETTEKE A LAURA BASSI 167 ond'io per esser primo in fretta vi scrivo e prego. Quelle di- chiarazioni però, che avrei fatto con la voce intendo di farle con la penna, comecliè più scarsamente; cioè, che non voglio esservi trop})o molesto, e che mi basta un madrigale ancora, e nulla se nulla più vi piace, dacliè più mi sta a cuore il com- niodo vostro, di quante nozze potessero l'are non che gli uomini, gli stessi Dij. Non vo' né pure, che perdiate tempo a rispon- dermi; uno di (|uesti giorni verrò a trovarvi, e riverire, e se alcuna cosa avrete fatta, ve ne sarò molto obbligato, ma non meno il sarò, per Dio, se all' agio vostro avrete badato i)iù, che al mio desiderio, anzi più questo desidero ( se si può dire, che si bramino due cose contrarie, e in ciò alla vostra dottrina mi rimetto ) che cj^ualunque altra cosa. A Balbi nulla ancora ho detto, ma se il vedeste, ditegli quel che da lui vorrei. Sette, o otto versi ancora da lui, ma dirà di si, e non li avrò mai. Voglio venire a passarla vosco un' ora, di varie cose discorrendo. Vi prego a conservarmi nella vostra buona mercè, e a tenermi per vostro vero, e di voto Di Casa 16 Marzo 17o7. et urailis." et oblig.'"" servitore (jiampietko Zaxotti. Dottissima. .Signora Laura Ecco il Sonetto da Voi richiesto, il quale è rattoppato il meglio, che ho potuto. Mi s})iace, clie non sia cosa buona, perchè v' avrei meglio, e secondo il mio desiderio, servita, e più degno sarebbe di passar per le vostre mani, lo però pretendo così di acquistar maggior merito appo Voi, che se cosa buona v' avessi mandata, dachè non vi sacrificherei l' onor mio. come io fo, pubblicando per amor vostro cosa tanto vituperevole. Se fosse buono potrebbe altrui, e a Voi anche, parere, che non intiera- mente ])er oljbedirvi l' avessi fatto, ma in i)arte per ritrarne gloria, e rii)utazione, ma perchè cattivo, e disadorno al sommo, s" ha a giudicare diversamente, e che anzi per amor vostro, io 168 LETTERE A LAURA BASSI m'espongo alla derisione, e al vituperio. Posso io far di più? Ditel Voi. Con quell'ingegno vostro divino ben sapete tali eccessi di stima conoscere, e di rispetto. La Dio mercè ora sto bene, così faceste Voi; ma uno di questi giorni verrò a vedere se il fate, e se noi fate mi vo' sdegnare con Voi, i:\ie sì spesso volete infer- marvi, e dar sì fatte ambascio a coloro, che vi portano gran- dissimo affetto, e vi stimano egualmente. Preparate pure le vo- stre difese, perchè di questo m' ho a doler molto con Voi. Fran- cesco vi riverisce e migliora, ma bel bello, onde temo che guar- derà la casa, e forse il letto anche per non pochi giorni. Tutte le mie Donne v'inchinano riverentemente, e il debbono fare come all' onore del loro sesso. Kisanate, e a' vostri genitori rac- comandatemi. Salutate per me, s' è in Bologna, Don Torri, e me sempre tenete nella vostra buona grazia. Io sono Di Casa 30 Agosto 1737. Il vostro G. P. Zanotti obblig."" Gentilis.ma Sig.ra Laura Per la stessa ragione per la quale io vi rimandai la vostra Canzonetta, senza che ne mutassi una parola, dovrei ancora ri- mandarvi nella stessa guisa il Sonetto, che testé mi avete fatto pervenire, ma per lo avere così adoperato circa la Canzonetta talmente 1' altro giorno mi rimbrottaste, e vi doleste, che per non incontrare la stessa disgrazia, ho estimato il migliore riman- darvi il Sonetto guasto, sicome vedrete che ho fatto. Capita! per non vedervi irritata farei ben peggio, e non so qua! cosa al mondo ci fosse eh' io non guastassi. Voi però potete con 1' altis- simo ingegno vostro a le piaghe, che ho recato al Sonetto vostro riparare, e il dovete fare, per onor vostro, sì come io dovea gua- starlo per non dispiacervi. Conservatevi sana, e gioconda. Sana vi conserverete meno studiando, e faticando ; e gioconda se spesso starete in compagnia di Don Giacomo, eh' è uomo così piacevole, che mi pare la stessa giocondità. Quel l)el mostaccio così tondo, e grasiso non rallegra egli a vedello? lo vi ])i'('go di salutarlo LETTERE A LAURA BASSI " ]{)[) dachè so che spesso il vedete, e così, che posso estimar, che il vediate, prima eh' io abbia il piacere di veder Voi, che cercherò di avere però il i)iù presto, eh' io possa. (Senza data.) Io sono vostro Serv/* obLlig.™*' e sin/" G. P. Zanottl È pur dessa Costei, che non ha molto di qui fuor mosse ; or come in cor le sorse pensier di ritornar? Da i ceppi sciolto qual uom di nuovo a la prigion sen corse? A la Noemic'Arca il voi ritorse la Colomba egli è ver, ma tutto avvolto ella nell'acque nitrici il mondo scorse talché il pie di posar le venia tolto. E fuor del chiostro assai non 1' assecura l'illustre esemplo de la gran Germana che il mondo adorna, e sé da Dio non fura? Oh di celeste Amor forza sovrana! Ella poggia per via più alpestra, e dura e sdegna ogni conforto, e s'allontana. Gentilissima, e dottissima Sig.ra Laura Il vostro Sonetto serve ottimamente al fine per cui l'avete rattoppato; e come eccellente siete nel produrre cose nuove, tale volete ancora dimostrarvi, facendo maestrevolmente appa- rire nuove le vecchie. Io che sono nel caso di aver bisogno di essere rinovellato, a cagione dell' esser vecchio, e logoro affatto, e tarlato, come la masserizie di un Giudeo, vi prego con le braccia in croce, a rattoppare anche me, e farmi })render l)uon;i 22 170 LETTERE A LAUKA BASSI ligura; ma Voi direte, che sapete assettare le cose buone, non le diformi far belle. Voi direte tanto bene, che io non saprò, che dirvi; tuttavia mi vi raccomando. Circa il Sonetto,^ nel quinto verso bisognerebbe dir con lo strale, e per questo ho scritto col dardo, ma questa parola dardo è ancora nel decimo verso. Qui si potrebbe fare strale, ma strale trafìtta non mi piace, e mi pare che renda cattivo suono. Telo sarebbe la sua parola, ma forse è troppo latina; tuttavia molti l'hanno adoperata, e tra questi il divino Ariosto. Ecco quello, che io posso dirvi, e dico anche troppo, ma solo per obbedirvi. Conservatemi la grazia vostra, e co- mandatemi, e ancora non abbisognandone, ma per farmi piacere. Di Casa 10 Gennaio 1738. Vostro vero Servitore obblig.'"" Giampietro Zaxotti. ZENO APOSTOLO. Ecc. ma Sig.ra e P.rona mia Kiv.ma Di)po quattro mesi di gravissima malattia Iddio Signore mi ha fatta la grazia di restituirmi alla primiera salute; e però mi trovo in istato di rispondere a V. S. Ecc.ma, e di renderle divote grazie della cortese accoglienza da lei fatta alle mie sacre Poesie, e di onorarle del suo favorevol giudizio, il quale però vien da me attribuito più che al merito loro, alla sua singoiar gentilezza. L' indice de' libri capitato sotto il suo occhio è quello appunto della libreria del fu N. H. s. Giambatista Kecanati. gentiluomo di questa Repubblica, e noto alla repubblica letteraria per le varie opere da lui già date alla luce. I libri non si sono ancora cominciati a distrarre, benché molti ne siano i curiosi ed i con- correnti ; onde credo che di quegli de' quali mi ha inviata la nota, quando ad altri, alcuni non ne sieno a titolo di precedenza 1 Manca nel manoscritto il sonetto di cui si fa parola. LETTERE A LAURA BASSI 171 obbligati, avrò modo di farla render servita. Gliela rimando marcata in ciascun libro de' prezzi ultimi i (|uali si pretendono da chi n' è l'erede. Ella abbia la bontà di considerarli; e per quegli che le paressero troppo rigorosi, si compiaccia di cancel- larne i libri valutati, lasciando come stanno gli altri che giu- dicasse più discretamente apprezzati. Ciò fatto, mi rimandi la medesima nota, che poi subito sarà da me consegnata a chi ha '1 ])ieno arbitrio su la vendita di essa libreria, liiuscendomi di poternela avvantaggiare, si assicuri che lo farò molto volon- tieri, ninna cosa essendomi maggiormente a cuore, che 1' aver modo e occasione di poterle manifestare l' ossequio e la stima che le professo, e con cui mi dico Di V. S. Ecc.ma Venezia 14 Aprile 178(1 T)iv.'"° Obbl.""' Servit." Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Gol. ma Eendo a V. S. Ecc.ma e a tutti cotesti Signori piena giusti- zia intorno all' aver giudicati i libri Recanati di troppo esorbi- tante prezzo. Si è fatto costì molto saviamente a troncarne dalla nota la maggior parte, e a restrignersi a que' pochi nella seconda lettera di lei registrati, de' quali farò eh' ella rimanga servita con quel miglior vantaggio che per me si potrà, avanti eh' io parta per Padova, dove m' invita la buona stagione, e la neces- sità in cui mi trovo di mutar aria, e di migliorar di salute. Mi rallegro, oltre a questo, con lei della buona sorte che ha incon- trata costì in provvedersi di una gran parte de' libri desiderati da lei a prezzo, come qui si dice, disfatto: sorte che in cpiesti tempi s' incontra assai di rado, ne' quali simili merci vagliono quasi il dop])io di quello che valevano per F addietro. Per com- pier la serie delle opere che fanno testo di lingua, mi mancano le seguenti; e se avventurosamente le riuscisse di rinvenirmene alcuna, mi farebbe un sommo favore, col prenderle per mio 172 LETTERE A LAURA RASSI conto. Circa il costo, me ne rimetterò sempre a (juello che sarà determinato da lei. 1. Alamanni (Luigi) Opere Toscane, Libro IL Lione, appresso Se- bastiano Griffìo, L532. in 8." ( D' altra stampa non mi occorre ; e se fossero il I. e '1 IL Libro, non ostante ciò li prenderei ), 2. Allegri (Alessnndro) Kime piaceToli, Libro III. Fir. 1G08. in 4.° e Libro IV. Verona, 1613. 4." ( Trovandosi tutti e quat- tro insieme, pure mi sarebbero cari ). 3. D'Ambra (Francesco) Il Furto. Commedia. In Venezia, 1567. ( non d' altra edizione ) in 8° 4. Berni (Francesco) L'Orlando innamorato. Venezia 1540. ov- vero Milano 1542. in 4." 5. Firenzuola ( Agnolo ) Prose. Firenze, per Lorenzo Torrentino, 1552 ( non d' altra edizione ) in 8.° 6. Gelli ( Giovambatista ) La Lettura sesia. Fir. 1568. 8." 7. — L' Ecuba di Euripide tradotta. Fir. 8." 8. — La Sporta, Commedia. Fir. Giunti, 1550. in 8." 9. — Lo Errore, Commedia. Fir. Giunti, 1603. 8.° 10. Guicciardini ( Frane." ) Istoria. Fir. Torrentino 1561, in foglio. 11. Medici ( Lorenzo ) La Nencia, e le Canzoni a ballo. Fir. Giunti, 1568. 4." 12. Ser Giovanni Fiorentino. Il Pecorone, Novelle. Milano, 1558. in 8." 13. Poliziano (Agnolo) Stanze. Fir. Sermartelli 1577. 8." 14. Varchi ( Benedetto ) Componimenti pastorali. Bologna, 1576. in 4." 15. — La Suocera, Commedia. Fir. Sermartelli. 1569. 8." 16. Boccaccio ( Giovanni ) La Teseide. Ferrara, in fogl. 17. Degli Uberti ( Fazio ) Il Dittamundi. Ferrara, in fogl. Con che pregandola di compatimento per l' ardire che mi prendo, e per l' incomodo che le reco, pieno di stima e di os- sequio mi raffermo Di V. S. Ecc.ma '° Obbl.'"° Servii." vero Apostolo Zeno. LETTERE A LAURA BASSI 173 Ecc. ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col. ma Spedisco (Questa sera a V. S. Ecc. ma i libri clie ho scelti di sua cominissione dalla libreria Eecanati, e gli ho presi al miglior patto che mi è stato possibile. E a mio giudizio spero che ella non ne rimarrà afi'atto scontenta. I libri sono i seguenti. Natalis Comitis Mithologia. Patav. 1637. 4." L. 5 s. — Manutii Epistolae et Praefationes. Venet. 1588. 4." » 2 » — KosA Satire. Venet. 12" » 2 » — Scaligeri Poetica. 8." » 10 » — Vossii Etymologicon 1. lat. Lugd. fol » 22 » — Victorii ( Petri ) Explicationes etc. Lug. 8° » 4 » — -- Oommentarii in Arist. Ehetor. Fior, fol » 0 » — — Trattato degli Ulivi. Fir. 1718. 4." » 5 » — Aristot. Khetor. ad Teodect. etc. Venet. 8.'' » 2 » — • L. 58 s. — Tra due o tre giorni partirò per Padova, ove m' invita la buona stagione, e la necessità che ho di mutar aria, e di ristabilirmi in salute. Non si prenda la cura di rimettermi il danaro, insino a tanto che io non le dia avviso del mio ritorno in patria. Mi con- servi la sua stimatissima grazia, e con ogni ossequio mi ratìermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 12 Maggio 1736. Div."" Obbl.™" Servit." Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col. ma Son ritornato da Padova in assai miglior stato di prima. Ne avanzo la notizia a V. S. Ecc.ma, la quale s]iero che avrà rice- vuti i libri che le ho trasmessi, e gli avrà ritrovati di sua piena soddisfazione sì a riguardo della loro buona conservazione, si 174 LETTERE A LAURA BASSI anche del loro prezzo. Le rendo affettuose grazie della bontà con cui si esibisce di favorirmi nella ricerca de' libri de' quali le bo mandata la lista. Da essa la prego di cancellare il Guic- ciardini in foglio avendone acquistato in Padova un bellissimo esemplare della impressione di Firenze fattane dal Torrentino. Il libro mi è costato assai, ma la sua rarità e bellezza lo me- ritavano. Mi conservi la sua stimatissima grazia e pieno di stima e di ossequio mi raffermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 9 Giugno 1736. Div.'"" Obbl.™" Servit.^ vero Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col. ma Eendo grazie divote a V. S. Ecc.ma delle cortesi espressioni con le quali ella si dichiara di aver inteso il mio ritorno in patria, e '1 miglioramento di mia salute, la quale spero che si ristabilirà maggiormente nella buon' aria del territorio Trivi- giano, dove oggi appunto dopo il pranzo ho determinato di trasfe- rirmi, con animo di godervi in villa per 15 giorni quella quiete, che nella città fra mille impiccj e fastidj non mi è permesso di sperare, non che di ottenere. Ho voluto però innanzi la mia partenza adempiere al mio debito verso di lei col significarle la ricevuta del danaro che mi ha rimesso per li consaputi libri che le ho inviati, i quali mi è stato assai caro d' intendere che sieno riusciti di sua intera soddisfazione. Ciò mi dà coraggio a esibirle 1' opera mia in tutti quegl' incontri dov' ella si compia- cerà di valersene col comandarmi; e pieno di vero e sommo ossequio mi ratì'ermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 23 Giugno 1736. Div.™^ Obbl.™° Serv.'' vero Apostolo Zeno. * LETTEKE A LAUKA BASSI 175 Ecc. ma Sig.ra Sig.ra o P.roiia Col. ma Kitoniato dal mio viaggio alla Santa Casa, nel quale io per male sopravvenutomi in Pesaro mi son trattenuto più di (]uello eli' io pensava e voleva, Lo ricevuta la lettera di V. S. Ecc. ma, alla quale per tal cagione non potei dare più pronta, risposta. Ad oggetto di servirla mi sono subito trasferito in casa Eecanati, dove con la nota alla mano de' libri da lei richiesti, fattone il riscontro col catalogo impresso, ritrovai che tutti i notati erano già stati esitati a riserva della Geografia del Varenio stampata in Cantorberì, per cui non si vuol meno di dieci lire di moneta veneziana, lo già per altro sapea che i libri greci di quel cata- logo erano stati de' primi ad esser venduti; ma pure io sperava che alcuno di tanti ne fosse rimasto indietro. Spiacemi che mi manchi il modo questa volta di manifestarle il desiderio che ho di ubbidirla : onde la prego di minorarmene il dispiacimento con altri suoi comandi ; e rendendole grazie della memoria che tiene di mia persona, pieno di stima e di ossequio verso di lei. mi raffermo Di V. S. Pjcc.ma Veuezia 18 Novembre 17ot). Div.'"" Obbl.'"*' Servii/" Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col. ma Ancbe nell'unico libro, che de' ricercati da lei si conserva tuttavia nella libreria Eecanati, ho avuto la sfortuna di non poterla servire. Mi convenne, dopo averlo preso e portato in mia casa, rimandarlo indietro, per averlo trovato mancante di un intero foglio segnato //. che contiene il XXXIX. capo e '1 XL. e ultimo della Geografia del Varenio. Ho stimato bene di cosi fare, aftinché V. S. Ecc.ma non gittasse il danaro in un libro così imperfetto. Mi è stato detto essersi costì impresso un catalogo 17otessi avere la nota di quelli che sono ancora inven- duti, facil cosa sarebbe che di alcuno io mi provvedessi. Ricorro pertanto alla gentilezza di lei, acciocché me ne procuri il cata- logo, ma in cui sian cancellati tutti quegli che son passati in altra mano. Le dimando scusa anche per questo incomodo che le reco, e pieno d' ossequio e di stima verso la sua riverita per- sona, mi raffermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 8 Dicembre 1736. Div."'" Obbl.*"" Servitore Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col.ma In risposta a due gentilissime lettere di V. S. Ecc.ma le dirò primieramente, che me le professo singolarmente obbligato per r attenzione che ha praticata, e pratica tuttavia in procurarmi alcuno di que' libri per li quali me le sono già tempo raccoman- dato. Se si fosse potuto avere il catalogo di que' libri invenduti di cotesta Biblioteca dell' Instituto, a lei si sarebbe risparmiata molta fatica, e a me ne sarebbe risultato forse qualche vantag- gio: ma poiché non é possibile averlo per le ragioni ch'ella mi ha addotte, mi conviene stare in attenzione di qualche altra più opportuna occasione. Quanto alle due Tragedie del Dolce. r Ecuba e il Tieste, s' ella si compiacerà di osservare la mia nota inviatale, non ce le troverà certamente. U Ecuha d' Euripide eh' io desidero di avere é quella tradotta da Giovamhatista Geìli, e stampata in Firenze. Delle Tragedie e Commedie del Dolce che sono molte, ne sta provveduta la mia libreria. Vero è, che se trovassi e quelle e queste stampate unitamente in due be' tomi dal Giolito, le comprerei molto volontieri, poiché quelle che ho sono di differenti edizioni, e di forma diversa. E qui di nuovo rendendole divote y-razio de^li incomodi che a mio i'ÌG;uard() LETTERE A LAURA BASSI 177 si prende, e pregandola a comandarmi più di frequente, con tutto r ossequio mi raffermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 2 Febbraio 173G ' 7 Div.'"° Obbl."'° Serv.'' Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e Pad.na Colma Sempre più mi confesso tenuto alla singolare gentilezza di V. S. Ecc.ma tanto attenta, a farmi grazie, quanto io immerite- vole a conseguirle. Ho ricevuto il catalogo de' libri duplicati, ma tra gl'invenduti ve ne ha pochissimi che mi occorrano; tal- ché ho rossore di recarle novello incomodo, trattandosi di sì picciola cosa. Pure affidato dalla sua benignità verso di me, le dirò che ne ho segnati i seguenti de' quali mi sarà caro sapere il preciso valore, per aver modo di trasmetterle prontamente il danaro, in caso che il prezzo mi soddisfaccia. Bombaci (Gaspero) Istorie memorabili della città di Bologna. In Bologna, 1G7G, 4." Bartholini (Bartoli) Cummentarius de Paenula. Haffniae, 1670, in 8." Argoli ( Joannis ) Oratoria ad humaniores litteras auspicatio. Bononiae, 1638, in fol. Giornale de' Letterati di Parma del 1686, 87, 88. Tomi 3. 4.° Nazari (Francesco ) Giornale dall' anno 1668 sino al 1688. Tomi 3 in 4." Roma, (quando alcuno degli anni di mezzo non vi manchi). ^ Secoudo la computazione dell' anno veneto a quel tempo, il gennaio e il febbraio ne erano gli nltimi due mesi, e perciò l'anno cominciava col mese di marzo. Ecco il perchè questa e la seguente lettera vengono dopo il dicembre del 1730, essendo esse state realmente scritte in princi[)io del 1737. 23 178 LETTERE A LAURA BASSI Le (limando scusa di sì fatto disturbo, e per fine cou tutto il più riverente ossequio dell' animo mio mi raffermo Di V. S. Ecc.ma Venezia 15 Febbraio 1736 7 Div."^' Obbl."° Servit." Apostolo Zeno. Ecc.ma Sig.ra Sig.ra e P.rona Col. ma ' Discretissimo è il prezzo significatomi da V. S. Ecc.ma dei lilni da me ricercati e scelti dal catalogo che mi ha trasmesso. La prego pertanto di prenderli a conto mio, e di s])edirmeli con prima occasione, avvisandomi nello stesso tempo della maniera con cui io debba fargliene avere il sollecito rimborso, se facen- dolo qui a persona di sua conoscenza, o se rimettendoglielo costì, ma franco, per via della posta. La prego anche nello stesso tempo di tornii di dubbio, se le lire 30:10 che essi libri sono valutati, s' intendano a ragione di lire veneziane, ovvero di paoli, acciocché prendendone io equivoco ella non soggiacesse a qualche pregiudizio: il che sarebbe contro ogni mia intenzione e dovere. Kimane ora che io le renda, come fo, divote grazie per tanto incomodo, e le esibisca di nuovo tutto me stesso per ogni in- contro, ove io possa con 1' opera sempre più manifestarmi, quale con lo spirito mi dichiaro di essere Di V. S. Ecc.ma Venezia 2 Marzo 17o7. Div.'"" Obbl.'"'' Servii.'' AposTor,o Zeno. P. S. Mi sovviene qui di renderla avvisata, che se i prezzi suddetti s' intendessero a ragione di lire bolognesi, che impor- tano il doppio di queste veneziane, in tal caso me ne risparmi la spesa, poiché questa mi sarebbe troppo gravosa a ragguaglio del loro o;iusto valore. LETTEKF, A LAURA BASSI 179 p]('('.iii;i Sig.i'a Sig.i'ii P.iiii Col. ma Aggravato da' miei incomodi, che non mi lasciano più godere della mia solita, buona salute, sono costretto a valermi d" altra mano, per corrispondere con la prontezza possibile a' di lei favori. Sono pervenuti in mia mano i li1)ri, dalla sua benigna atten- zione a me spediti, ])er cui ho fatto contare, in mano del nostro Libraro Pitteri qui, trenta delle nostre lire. Io mi trovo molto contento de' libri medesimi, e della spesa, e sol mi resta a de- siderare un totale sollievo dalle mie infermità, per potermeli godere con intera soddisfazione. Ella non cessi di continuarmi il gran piacere della sua buona grazia, che io stimo con parti- colar distinzione, coni" è distinto il merito, die mi fa essere con tutto r animo Di V. S. Ecc.ma Venezia 22 Marzo 1737. l>iv.'"° Obbl.'"'^ Servit.'- Apostolo Zeno. _Qi%'p(2^.- APPENDIOE ,''^7^ ■ -:J^' \^ ■^ijyiS' '^^V ^i3^3i!? -TV ^^^' 6lì^5^ I. LETTEKA DI LAURA BASSI ED ALTRA DEL DOTTOR GAETANO TACCONI AL CONTE SENATORE FILIPPO ALDROVANDI. Laura Maria Catterina Bassi, Serva umilissima del Signor Senatore Conte Filippo Aldrovandi, intesa la somma benignità, con cui r Eccellenza sua lia accettato d' interporre V autorevole sua mediazione per reconciliare la medesima Bassi con 1' Ecc.mo Signor Dottore Gaetano Tacconi suo maestro, ne rende le mag- giori divote grazie a Sua Eccellenza, pregandola a persuadersi esser tale, e tanta la stima, e venerazione, che deve, e professa al merito d' un sì degno suo maestro, clie è pronta di dargliene una sincera testimonianza, anche pubblica, dichiarando il grave suo rammarico, vedendolo dipartito, ed allontanato da lei, e il vivo desiderio di vedersi restituita nella stimatissima sua buona grazia, e favorita da lui, come prima. E poiché conosce di es- sere incorsa in qualche mancanza di convenienza giustamente dovuta alla Persona del Signor Dottore suddetto, la ([uale pur 184 APPENDICE troppo gli avrà dato ragionevole motivo di recedere, ed allonta- narsi da lei, prega il Signor Dottore ad avere la bontà di cre- dere, che le mancanze, in cui ella è incorsa, non sono nate da volontà, e intenzione deliberata di disgustarlo, anzi di queste ancora è pronta a chiederne scusa, e dargliene pubblica soddi- sfazione. E intanto fa umilissima riverenza a Sua Eccellenza. Di Casa 14 Dicembre 17:)2. (iaetauo Tacconi, divotissimo Servidore del Signor Senatore Conte Filippo Aldrovandi, rende umilissime grazie a S. E. di quanto s' è degnata di operare coli' autorevole sua interposi- zione; e per quello che appartiene all'accluso viglietto l'assi- cura essere di già persuaso dell' animo retto dell' Ill.ma ed Ecc.ma Signora dottoressa Laura Maria Catarina Bassi verso di lui, ed in oltre di avere per accettato quanto si propone, ed esibisce nel medesimo viglietto in ordine alla discolpa, e scusa pubblica, che sarebbe pronta di fare toccante le mancanze nelle quali la Signora Laura si confessa di essere incorsa a contem- phizione delle eguali usate verso il Tacconi in qualità di non curanza di lui, e come segni di poco, o niun riconoscimento e gradimento di (pianto ha operato per lei, conferma ancor egli di aver avuto ragionevol motivo di ritirarsi, ed allontanarsi da lei, alla quale nondimeno, massime per conservazione del di lei decoro, che ha sempre, e poi sempre avuto sommamente a cuore, spontaneamente condona il tutto, e se le promette per 1' avve- nire suo buon amico, e servitore. E qui riprotestandosi il Tacconi obbligatissimo servidore di S. E. le fa })rof()ndissima riverenza. Di Casa 15 Dicembre 17o2. 1 La pubblicazione di queste due interessanti lettere finora ine- dite, è dovuta, mercè le cure dell'egregio signor dottore Francesco Egidio Succi, alla gentilezza del N. U. signor Conte Pietro Aldro- vandi che ne possiede gli autografi, e al cui padre Luigi fu ti'isavolo il iioiiiinato Conte Filippo. A]'1'EN1)ICE 185 II. LETTERE DEL CANONICO GIAMBATTISTA LASSI ALLA PROPEIA CUGINA LAURA M. C. LASSI. Pre.^.ma Sig.ra Cugina Eiv.iua Por la gentilissima vostra delli 7 corrente ho inteso il desi- derio vostro di accomodare in un decente uffizio il Signor Gio- vanni Marchesini da me hen conosciuto, e il modo, che voi pensate per riuscirci. Piacemi il disegno vostro, ma la via, che vi siete disegnata non istimo, che sia huona, né eti'ettuabile per alcuni ritiessi, che ora v'addurrò, i quali per quel che a me pare, e a ciascun altro, che di ciò meglio può intender di me. semln-ano assolutamente necessarj per conseguire in siniil Paese quanto da voi per suo vantaggio si hrama. Prinui in Corte non vi sarebbe altro uffizio per lui, che quello di Cameriere, ma a questo va indispensabilmente unita la scienza della Lingua Tede- sca per la ragione di farsi intendere da chi non possiede altra lingua, e per portar ambasciate, e finalmente per essere in istato da adempiere a'proprj doveri, che in gran parte dal sapere la detta lingua dipendono. Posto poi anche, che questa sapesse, nemmeno vi sarebbe per lui luogo alcuno, avendone già S. A. S. sei attuali tutti Tedeschi, come altresì in caso di vacanza alcuni ne anno già da gran tempo 1' aspettanza. Quanto poi a prenderlo in mio ajuto, comecché la maggior parte de' miei ;ifìari consi- stono a stendere relazioni di Cause ecclesiastiche, specie di fatti, il tutto in latino, stender decreti, e cose simili, oltre agli aflari di Gabinetto, di cui sono Segretario, così non saprei come im- piegarlo in lali materie dal suo stato, e carattere molto diffe- renti; se poi fosse soltanto per copiare, oltre a un vecchio Can- cellista, ho un Archivista, che è Ecclesiastico, e però non avrei luogo per annicchiarvelo, come di tutto cuore pei- farvi questo piacere vivamente desidererei. 24 180 APrEXDICE Nondiineno io lio pensato un' altra via più da effettuarsi sperabile, questa sarebbe di metterlo presso alcuno de' Nunzj Apostolici, quali essendo eglino Italiani, meglio lor si conviene r esser parimenti da Italiani serviti, non reggendosi simili Corti su r uso Tedesco, come quelle de' Principi dell' Impero, nelle quali per conseguenza non potrebbe egli cosi presto, e di leg- gieri apprenderne i costumi, e le maniere diverse, per vivere anche più felice. Di più servendo a' Nunzj si vive con la spe- ranza di maggior avanzamento, per quello ne ottiene il Pa- drone dopo d' aver compito il suo Ministero dalla Corte di Roma, quando siano delle primarie Nunziature. Si potrebbe ten- tare su tal idea a Francfort presso Monsignor Doria tanto di voi amico, quanto le ultime sue spressioni verso voi non lo compro- vavano se non troppo: alle vostre raccomandazioni, farei aggiun- gere ({uelle del mio Serenissimo, quelle di molt' altri Padroni, ed amici, che ho in Francfort, e finalmente le mie stesse, che mi lusingo sarebbero altresì benignamente riguardate. Additatemi pure se volete altri luoghi, io non mancherò di assisterlo con effi- caci raccomandazioni, non mancandomi ( grazie a Dio ) i mezzi. Di più senza, che volgiate lo sguardo nella Germania, ove per un gi(jvane, che non viene che al presente dal dar segni di qual- che mutazione non è che luogo molto pericoloso, e dove incau- tamente si può perdere tra per la ragione de' costumi differenti affatto da' nostri, che per la mescolanza delle varie Religioni, sì per molt' altri riffessi, parerebbenii tornar per lo stesso più in acconcio se a Roma cercaste voi luogo per accomodarlo, e tanto più facilmente, quanto che prevenendo per tempo que' sog- getti pei quali più v' è speranza che possino essere creati Cardi- nali, ciascun buon mezzo, e più efficace usaste per prenderli in parola: offerendovi anche (se ciò v'occorra) lettera Commen- datizia del mio Serenissimo ed anche mie proprie a' nostri Mini- stri, ed Agenti in Roma : e poi a che contate 1' Ambasciatore di Bologna, il Dottor Scarselli Segretario d' Ambasciata, la Con- tessa Bolognetti, il Cardinale Aldrovandi, e tant' altri presso del Papa capacissimi tutti ad ottenervi più di quello ancor cercar poteste per utile, e vantaggio del medesimo senza che pensiate a dilatar la di lui libertà, mettendolo in Paesi stra- nieri, ove di rado si trova chi voglia tener conto degli anda- menti d' un Forestiere, quale, purché ben presti il suo servigio. APPENDICE 187 e al Piulrone ne risulti il suo cummcdo, ad altro poi non si fa attenzione, anclie che vivesse da Luterano. Credetemelo ])ur volentieri, poiché non sono, che troppo di tal verità persuaso: aggiungete, che in tempi sì torbidi, e sconvolti non è per ora cosi facile a ritrovar buon servizio, e tanto ]iiìi per chi non possiede, che la materna lingua, come dubito, che il Giovine altra fuor di (juesta non sappia. Per quello poi mi suggerisce il Signor Decano Garoi'ali d' im- piegal'lo in qualità di Gentiluomo presso qualche Personaggio, ciò in alcun conto si può effettuare nelle Corti della Germania, caminando la cosa su d' altro jiiede che in Italia, ove a fondo non si ricerca da un Cardinale per esempio tanta nobiltà in un lor Gentiluomo, come da un Principe ecclesiastico, o secolare, che sia dell' Impero, da' quali non vengono ammessi in tal Carat- tere se non famiglie antichissime e del primo rango di Nobiltà, prendendone l'esempio io stesso da' Gentiluomini, che tiene il Serenissimo mio Padrone; essendovene due che sono Nipoti di due Principi dell'Impero, un Cavaliere di Malta, un Cavaliere Teutonico, ed altri di antichissima e nobilissima stirpe, capaci per lo meno a provar la loro idoneità in riga di Nobiltà per potere diventar Canonici delle Cattedrali della Germania. Per- donate alla mia naturai franchezza, miglior di gran lunga del- l' adulazione, e doppiezza, vizio, che sebben qualità necessaria per Uom di Corte, pure mi lusingo in me non regni: e per con- seguenza non attendo nemmeno ulteriori fortune, essendo con- tentissimo di quelle, che Iddio m' ha mandate. Non vi recate a meraviglia, se sì male, e senz' ordine al- cuno v'ho esposto i deboli sì, ma sinceri miei sentimenti poi- ché subito, che persuasa sarete, che per le molte occupazioni non ho ore determinate né per il cibo, e il sonno, voi avrete abbastanza per compatirmi. Ove posso comandatemi; solo duolmi non essere Uomo né d' autorità, né di grazia, per ispender vo- lentieri r una, e 1' altra, in servizio di voi, e degli Amici vostri. Attendo le vostre risoluzioni per il Giovine raccomandatomi, aflìne se vaglio possa conti'ibuire indirettamente almeno al mi- glior suo vantaggio. Dio vi conservi, e il figlio vostro, il caro Consorte, a cui recherete i miei rispetti, e insieme la buona volontà, che ho di servirlo, come altresì tutti di Casa a mio nome saluterete dolcemente, mentre ( senza scrupolo alcuno ) 188 AITENDIGE caramente da lontano abbracciandovi, ed ogni sorta di bene augu- randovi, ben di cuore resto con dirmi fino alle ceneri, et ultra Augusta 23 Aprile 1742. Gio. Batta Can.co Bassi. Laurae Mariae Catharinae Bassi Consobrinae Suae Optimae Joannes Baptista Bassi S. P. D. Dum in Germania eorum, qui scientiae laude praeter caeteros florent, collectio, atque bistoria, adiunctis singulorum ad vivuni expressis imaginibus magno labore, magnisque sumptibus para- tur, imperfectum illud opus fore, una omnium est sententia, si eruditissimae Laurae icone genuine etìicta, vitaeque ejus serie destitueretur, cujus doctrinam non finitimi modo Bononiae, sed longinqui etiam praedicant, quamque saeculi nostri decus, atque eruditissimis quibusque aequandam, atque etiam preferendam esse uno ore fatentur omnes, nisi ({uos forte livor impedit, quo minus recto ac sincere judicare possint. Qui igitur operis ejus curam bal^ent, orarunt me enixé ut meà opera, et iconem tuani genuinam. Laura doctissima, et vitae tuae assequerentur bisto- riam. Hanc ob rem gavisus sum quam maxime, operamque meam promisi liberaliter, (pnid videbam id cum Patriae, tum Familiae nostrae, tum, (juod primo erat ponendum locò, sexui tuo fore per- bonoritìcum. Et vultus quideni tui colorilius praeclaré expressnm imaginem, (piani bonoris caussà in (•ul)iculo meo balx'O })erlu- l)enter protuli, ut cbalcogra})bico opere ettìgies ei, quam fieri posset, simillinui conficeretur. Jam unum id superest. ut et vitae tuae, Laura lectissima, tot ornamentis distinctae bistoriam babea- nius, quae, ut operis instituti ratio postulat, iconi subiiciatur, Kjus digerendum laborem prò arctissimis, quibus jungimur, neces- situdinis vinculis, ipse in me suscepissem perlubenter, nisi ob immensa, quibus fere conficior, negotia, tempore excluderer, mul- tarumque rerum praeclaré a se gestarum epocbae memoriae exci- dissent meae. Et quoniam perspectum babeo, Te prò ea, qua es. APPENDICE 189 modestia adduci vix jìosm'. ut Ipsa res tuas. ijuilus inni. ci tale m tibi nominis tainaui comparasti, sermonem illustres, atque exor- nes, tameu id (-ranti milii tribue?, ut alium, qui operi tanto par sit, constituas, ipii, (quando ad studia animum adicceris, qnibus disciplinis oi)eram dederis, qiios magistros babueris, quoties, et (luarum scientiarum positiones pubblicé defendendas susceperis, ({uibus bonoribus aucta fueris, et si quae sunt alia ejus generis, idoneo sermone explicet: otsi vebementer dubito, esse quenKjuam, cui tanta sit facundia, ut rerum a te, Laura doctissinm-, cum laude gestarum gloriam orationis ubertate, ac maiestate assequi valeat. In opere ilio propediem edendo CI. V. Lud. Muratorius suum (paoque prò merito babtbit locum. Vitae ejus scriptae. atque operi saepé memorato inserendae exemplar istbic adiunxi, id quod tibi. Laura, maximum Bononiae nostrae decus, non ingratnm l'ore putavi. Illud denique iterum te, iterumque rogo, ut rerum tuarum bistoriam, quam vales citissimé ad me niittas. Opus enim urget, oninia(|ue ad praelum jam sunt parata. Vale. Dillingae V Iduum Julij. Auuo MDCCXLIV. P. S. Novi quod scribam babeo nibil. nisi Carolum Lotbarin- giae Principem rei bellicae gloria cum primis inclytum Ebenum cum exercitu trajecisse, Caesarisque Copias cum nuspiam satis tuta reperirent stativa Landavium usipie se rece)!Ìsse, ut nuntia- tur undi(pie quod({ue jam tibi notum erit. Ad me (piod attinet, (|uamvis sini nniltis defatigatus laboribns valeo tamen satis, (piod(pie de te spero. til)i(|ue voveo. Cbarissimum Veratum tuum, tuos(pie Parentes optimos meo saluta nomine, dulcissimosque tilios tuos amplector, exosculor. Clarissimis Viris Ponzio, Lagbio, Montio, Matteuccio, Cussinio, caeterisque literariae Academiae tuae adscriptis, quam de die in diem florere magis audivi, ami- cisque meis omnibus salutem plurimam meis verbis dices. Orna- tissimus noster Bianconi, (pii te summoperé reveretur, oi)timé se babet, praeclarissimis Matbeseos Studijs vacat continuò, bujus amicitià, et consuetudine magis modo recreor, quam antea, eru- ditis saepé sermonibus simul convenimus, animoque pares inter nos sumus. sic(pie ut veri amici vivimus: nani ut ait Sallustius « idem velie, at(|ue idem noUe, ea demuni est firma amicitià. » Cura interim valetudinem tuani, nieqiie ut ames rogo: baec 190 APPENDICE omnia scripsi, ut intelligeres me esse memorem necessitudiuis, et amicitiae nostvae, et quamvis assidiiis distinear euris, de tuis tamen ornamentis, deqiie amicis iiostris cogitare. Vale. Etsi im- postcnini (piod ad te scril)am coiicedas milii. creLerrimis a me epistolis iuter])ellabei'is. Itenim vale. Carissima Sig.ra Cugina Fra la quantità d' affari, e di lettere, fra gli imbarazzi de' miei continui viaggi ora felicemente terminati, sono in dubbio, trovata avendo la pregiatissima vostra, se ci abbia risposto, o no. Comun- que siasi mi condolgo di cuore per la perdita amarissima del vostro buon Genitore, che a Dio raccomanderò ne' Ss. Sacrifizj. Godo del vostro buon stare, e di tutti di vostra Casa, quali ab- braccio di cuore: io pure la Dio mercè benché soverchiamente affaticato sono con salute. Quanto alle notizie, che da me ricer- cate in ordine ai Paggi vi dirò prima di tutto, che non si pren- dono che Tedeschi, conoscendone ben voi la convenienza, oltre di che schiettamente parlandovi, ancorché ciò non fosse, non saprei ad alcuno consigliar tal danno, mentre sono più tosto negletti, benché non manchino di Maestri, e ciò per essere il lor Governatore di poca abilità, linpporto all' affare della sigurtà al Signor Boschi ne diedi orùine a mio Zio. che promise di farlo; ripeterò lo stesso a suo tìglio. Quanto al carillon che bramate per le sperienze Elettriche sarà mio pensiero il procurarvene uno che vi piaccia. State sana, comandatemi, ed amate chi con (•ordialissima aniicdzia, e sincerissima stima si protesta sempre Dillinga 28 Ottobre 1754. Vostro xVfl\'"° Cugino, e Ser.''" vero G. 13. Can.co Bassi. Al'I'ENDK'E 1!>1 III. LETTEJti; DJ UOMINI ILLUSTRI A GIUSEPPE VERATI. ALGAKOTTI FKANCESCO. 111.1110 Sig.re e P.rou mio Riveritis.iuo Capitatomi ultimamente alle mani il d(ittissimo suo libro Fisico-medico della Elettricità, lo lessi con avidità grandissima, e comunicai con alcuni amici miei le yarie guarigioni da lei operate mercè del maraviglioso, e nuovo farmaco elettrico. Degli increduli, a dirle il vero, ne Iio trovato più d' uno. tanto piìi che fa appresso di loro una gran forza 1' udire che simili sperienze tentate in Francia non riuscirono. E (juanto alla purga operetta dalla Elettricità, V. S. 111. ma deve jiur sapere, che il Signor Abate Nollet nega solennemente il fatto, dopo provata la cosa sopra persone di ogni età, e dell' uno e dell' altro sesso, e a molti de' quali non ci volea molto, die' egli, a muovere il ventre. Atiine adunque di convincere (luesti nostri increduli, e di vedere io medesimo cosa tanto singolare, io invitai il Signor Luddolff nostro Accademico, granile elettrizzatore, e a cui su questo particolare si e no tenzonava nel cajio, a voler ritentare la sperienza. E ciò fu il dì 22 del passato mese che si elettrizzarono verso le cinque ore del dopo pranzo cin(|ue giovanetti di (piattordici e di quin- dici anni; ciascuno de' quali teneva in mano tre oncie di aloè succotrino. La elettrizzazione durò quindici minuti; e lasciatigli stare per lo spazio di tredici minuti, furono riposti sulla mac- china, ed elettrizzati di bel nuovo altri ipiindici minuti. Un solo di essi ebbe tre scarichi di ventre il giorno appresso; il primo alle sei della mattina, il secondo a mezzogiorno, ed il terzo dopo niezzogiorno senza gran molestia, e senza dolori. Un solo in cin- tine non bastava né per convincere altrui, né per confermar me medesimo. Pensai aduiKjue a rifar la sperienza in maniera che 192 Al'PENDICE la Elettricità, la qual moveva da una palla di vetro di sedici oiK'ie di diametro, dovesse operare con più efficacia, e i soggetti su' quali ella operava fossero nel medesimo tempo più accomo- dati a riceverne l' impressione. Adunc[ue il dì 30 del passato mese alle quattro ore dopo mezzogiorno furono elettrizzati due putti l'uno di dicci, l'altro di undici anni; e ciascuno teneva nelle mani varj pezzetti di gommagutta, il cui peso montava a tre onde. E questi pezzetti erano raccomandati ad un foglio di carta che si accartocciava intorno a ciascuna mano. La catena cingeva il collo ai putti, e ci era chi con una chiave in mano andava continuamente stuzzicando alla estremità della catena le scintille elettriche. Per tal modo furono elettrizzati per lo spa- zio di diciasette minuti, e lasciatigli stare dieci minuti, vennero riposti sulla macchina ed elettrizzati di bel nuovo lo spazio di altri ({uindici minuti. La sera, « pur dirò, né già puton le parole », il putto di dieci anni ebbe uno ordinario scarico di ventre. Un simile ne ebbe il giorno a})presso, ed ebbe dipoi nell' istesso giorno per quattro volte scarichi di materie fluide. Il putto di undici anni ebbe parimenti la sera de' 30 Giugno uno ordinario scarico di ventre. Il giorno appresso di buon mattino ne ebbe un altro simile. Alle sei ore dell' istesso giorno avanti mezzodì andò tre volte del corpo materie fluide, e due altre volte simil- mente dopo il mezzodì sentendo tormini e dolori al ventre. I putti furono tutto questo tempo sotto V occhio di un valente Chirurgo, e la loro dieta fu leggieri. Ed ecco che queste mara- viglie non si rimangono rinchiuse in seno all' Italia, come dice il Signor Abate Nollet, ma si sono manifestate anche in Ger- mania, dond' egli ne potrà aver novelle. Io ho creduto che a V. S. 111. ma non dovesse esser discaro averne novella da me medesimo. Ella continui ad arricchire la Medicina di nuovi rimedj, e di nuove maniere di fare operare gli antichi, mi vada ragguagliando delle sue scoperte in un paese dove sento vi è ancora da scoprire, e ricordi alla Signora Laura sua la mia ser- vitù e la mia ammirazione. E pieno di amicizia e di stima ho r onore di ratfermai-mi Berlino o Luglio 1751. i)ev.° ObLlig." Serv.« F. Algarotti. A 1 TE N DICE 193 P. S. Caso die non le fosse pervenuto il libro deH' Abate Nollet (che non credo) ecco le originali sue ])arole: ^< il ne s' ensuivit janiais aueune jiargation, et cependant j' ai appli(|ué à cette épruve, des personnes de tout àge, de tout sexe, et dont jilusieurs étoient d'un teinpéraniment très-faeile à éniouvoir: les expériences ont dure jilus d'une deniie Leure sur le méme sujet; le morceau de Scamonèe étoit gros coninie une moyene orange et M. Geofroy qui me 1' avoit clioisi exprès. 1" avoit trouvé d'une très-bonne qualité; ajoutez encore (pie je n" opérois point avec des tubes. mais avec des globes de verre, dont 1' électricité est toujours plus forte et moins interronipue. » llpclìcrchcs syr Ics caases partìcalicrcs des Phenoììic'nes eìecirìqìics. Par M V Ahhc Nollet. 1749. p. 421, e 422. E dopo aver riferito varie es})erieiize del Signor Bianchi di Torino, tra le (piali ci sono le purgazioni elettriche, dice: « Toiites ces merveilles sont encore renfermées dans le scin de r Italie: je n" ai ])as oili dire (pi' en Allemagne. où j' ai beaucoup de (^irrespondance, ])ersonne ait vù de tels eftets: ecc. » Ihhl [>. 420, r 421. BIANCHI GIAMBATTISTA. lll.nio mio Sig.re r.ron Col.mo Dovea io })rima d' ora renderle grazie dell' onore fattomi nella bellissima sua opera di cui per di lei parte mi regalò il nostro Signor Cardinale, e dell' esatto ratificamento delle mie osservazioni, fatte con i purganti nella mano degli elettrizzati, ma andava aspettando occasione di farlo per mezzo di (pialche Amico, che insieme le recasse una mia produzione istorico-noto- mica, ove, coli' illustrarla col di lei nome, (pialche parte ese- guisco delle mie riconoscenze. ^ E questo si è il Signor Somis, uno de" nostri dottissimi giovani, che accompagnando il celebre ' Tale? pi'oduzione è la Storia dei Muatro di due corpi, stunipata a Turino, e della quale fa pure menzionile in fine della lettera. 1!»4 APl'KNDICH Sir Abate Nollet, CUI va ajìpresso il l'.re (larro Frate Minimo. Professor giubi- lato (li tisica. 11 Si,t!;nor Abate Ncjllet. lutn so se ])er solito cai-at- tere di Tia/ioiie. o altro, è corso un ])oco tro})])() nel suo ultimo libro dell'elettricità dubitando molto delle cure mediche, otte- nute i)er la elettricità da jili Italiani, e neoè tedeschi, che a lato ])endenti l)ortano tutti i Cacciatori: cose tutte, che ad un orecchio italiano non potreste credere (piale specie di grandezza facciano. Il Prin- cipe solo col suo fucile 1' altro giorno alle Cacce d' Oberdorf am- mazzò otto bellissimi cervi, e (piattro caprioli. Domani, se il tempo lo concede, t'arassi una nuova caccia di camozzi, della (piale non vi parlo, perchè non ne ò anche idea, benché mi dicano, che deve essere più magnifica delle passate. Dopo ande- remo alla Città di Fiessen ' suddita del Principe, che è nei con- fini del Tirolo, e che è quella che dai latini chiamasi Fauces Jnliae: per indi poi passare ad altre Villeggiature fino alla metà di Settembre, nel (jiial tempo torneremo a Dillinga, dove aspet- teremo il mese di Novembre per tornare ad Augusta. In queste campagne ò meco tutti i miei libri, e studio moltissimo; imper- ciocché fuori dei gioi'ni di caccia, e delle ore di mio servizio alla Corte, sono in una piena libertà, per non dire ozio. Il Principe mio grazie a Dio sta benissimo di salute, e numtiensi così col- r astenersi dai rimedj, al (piai genere di vita con gran fatica r ò ridotto, perchè era stato troppo male avvezzato da questi Medici di Germania, io poi me la passo bene di salute, toltone alcun incomodo cagionatomi delle mie solite convulsioni ipo- condriache, per le quali 1' altro giorno bisognò, che mi facessi cavar sangue. ^ Fiisseu, in I5uvieni, sul contine dei Tirolo au.-itriaco. 198 APPENDICE Vi riiio;r;izi<) \)in delle nuove datemi della città nostra di Bo- logna, come di (|uelle del ear(j Amico (iaratoni. a cui vuo" tanto bene. Se gli scrivete, come spero, salutatelo distintamente a mio nome, e pregatelo a volermi bene; dicendogli, che se va- lessi a servirlo in (jualcbe cosa, che mi scriva. Duolmi del nostro povero Donduzzi. che sia morto; so che a tutti sarà dispiaciuto, percbè egli era un uomo politico sì. ma cbe faceva sempre del bene a tutti (piando poteva. Dio gli dia riposo ali" anima. Quando avrò nuove letterarie ve le comunicherò, ma tin che non torno a Augusta non potrò essere avvisato minutamente, ])erchè nel breve spazio, die vi dimorai non })otei stabilire commercio alcuno di letteratura. 11 nostro Canonico Bassi, che è il mio ])rotett(ìre. ed a cui sono obbligatissimo, si porta assai dene di salute, e si fa un grande onore sempre, e ])oi sempre; e guai a noi se non 1' aves- simo a (piesta Corte. Ei m" impone a salutarvi carissimamente da parte sua, pregandovi a credermi, eh' egli vi vuol sempre bene, come sempre vi à voluto; (^ spessissimo parliamo di voi, e degli altri amici nostri comuni. Prima che chiuda la lettera lo chiamerò, acciocché se volesse fare un periodo per la Signora Laura possa farlo. Vi' mando la qui acclusa lettera per una mia sorella negli Angeli. Questa vi prego a consegnarla al Signor Dottore vostro fratello, cui farete le mie riverenze, e suppliclier( te a darla in mano })ropria di Siujr Angela Agostina, senza, che la Madre Superiora, od alcun" altra lo sap})ia; lo che io credo, che faci- lissimamente farà per la solita sua cortesia verso tutta la famiglia nostra; e caro voi scusate l'incomodo, che vi reco. La Signora Laura poi come si porta ella? Kiveritemela tanto, e poi altret- tanto, e ringraziatela della bontà, che à ])er me. Kiveritemi altresì tutta la nostra Accademia; e scusate se dico nostra, perchè non so ancora, né posso da lei staccarmi, benché ne sia così lontano. Scrivendomi datemi qualche nuova di lei. della .quale non m'avete né pure fatta una pai'ida nella let- tera vostra. Riveritemi il Signor Bonzi, il Signor Monti, il Signor Alatteucci. e il Signor Laghi; e gli altri ancora so sono cresciuti. j\r immagino, die avrete già sa])uta la terriliile nuova della morte del Ke di Francia, che dicesi da per tutto accertata. e morto di febbre maligna li 15 del presente alle cuuiue della AI'l'KNKICE 109 iiiattina. ' Stai'ciiin un jìoco a vcdci'c. so è vera, cosa succeda di nuovo nel inondo. Scusate se vi scrivo alla huoiia. e da amici» tacendolo })(!r confondervi nei vostri complimenti. Addio. Amate il vostro Bianconi, che ama voi, e stima intìnitamente. l);il Palazzo d" Hindeiilaiig li 24 Ajj:ost(> 1744. Xon men(t del Hianconi vi stima, ed ama il Canonico Hassi - vostro Servitoi'o e Cus;ino. che fa a Voi, e alla Signora Lama gentilissima mille, e poi mille coi'dialissimi saluti, facendo si di Voi, che d" Essa spessissimo onorata menzione. Dite il vero! m"aniat(> i)iù. come una, volta, almeno potevo io lusingarmi, an/i dell' amicizia vostra andavano ahpnmto su])erl)o? Ora. distratto dal caro amor conjugale, e dall' altro .de" dolcissimi tigli cotanto ragionevole, che, come disse Cicerone: « (juid dulcius hominum generi a natura datum est. quam sui. cui{|ne liheri » meraviglia non sarehhe se poco ora di me vi curaste, henchè (piesto torto non voglia fare al vostro huon cuore. A un ])ovor Uom lontano (hiUa Patria, da' Parenti, e dagli Amici è comiìatihilo la cuiio- sità; ditemi però, come ve la passate, (guanti tigliuoli avete, ((ual sia la salute vostra, della Signora Laura, e de' suoi Genitori, insomma datemi (|ualche nuova. Io sto \)m tosto hene, honcliè continuamente occupato da mille cure, ed applicazioni, sollevan- domi ora un po' })iìi })er la l)uona compagnia, del gentilissimo nostro Bianconi, che sta hene. e fa star l)eno il Sor.mo Padrone: egli è amato, e stimato da ognuno, e attende continuamente oltre a studj Medici, a quelli difficili delle Matematiche, liive- ritemi tutta 1" Accademia, vostra, e i nostri Amici, tutti di Casa, il Signor Dottor Vorati. e il carissimo Dottorin l^assi, che so al presente molto dameggiare, e di cui so essere a chiun(|ue grata, e lìiacevolo, non che ricorcata la holla sua comi)agnia. Vi scrivo stando al fuoco, e sono li 2<) d' xigosto. Bramerei sapere, se la ^ Durante le guerre per la successioue d" Austriii, corse voce dt'lla morte di Luigi XV re di Francia, essendo egli stato colpito da gravis.sima infeiauità, dalla (juale poi risanò. Moriva invece il 10 maggio 1774. - D ])oscritto di (|uesta lettei'a ^^^ di mano del nominato ('ano nico (iiamhattista lìassi. 200 APPENDICE Signora Laura al)bia ;nu'or ricevuto una lettera latina da me scrittale da Dillinga il mese scorso, ^ mentre mi è fatta somma premura di ciò, che in essa le richiedeva. Salutatemela nuova- mente di cuore, e se dura non vi riesca per gelosia, o pure per scandalo la commissione, 1' esecuzione di cui senz' altro piacer dovrebbevi, vi pregherei a baciarmela dolcissimamente, sovvenen- dovi, che lo stesso pure faceva Messer Pier liembo alle Parenti sue nelle lettere, che a, Messer Giovanni suo Figlio sì spesso scriveva. Al)bracciatemi, e baciatemi altresì i Figliuolini vostri carissimi, co})rendo con ciò V indifferenza pretesa della prima commissione. State sano, e amate il vostro Bassi. Amico Car.mo 1] nostro Canonichino Bassi è talmente oggi più ancora degli altri giorni occupato, che mi à ordinato di scrivere la presente, giacché ei non poteva aspettare ad altro ordinario, cernie senti- rete. Egli ricevè una lettera dalla Signora Laura, dalla cpiale intese, che un certo plico da lui nmndatole si era smarrito, della qual cosa ne ebbe un dispiacere inlinito; imperciocché con- teneva alcune ricerche, che ora per mezzo mio ripete, oltre un elogio stampato di Muratori, ed un ritratto della Signora Laura suddetta. ' Per tornare da capo adunque sappiate, che un certo Signor Gian Giacomo Haid Luterano eruditissimo d'Augusta à (ominciato a stampare un"o})era in foglio reale contenente la ' L' indicata lettera latina è quella riportata in A])})endire, alla pagina 188. ^ Le ricerche intorno alla- Laura che il IJianconi a nome del Can. Bassi ripete al Verati, corrispondono a quelle che il Bassi stesso fa coli' anzidetta lettera latina, la quale è a ritenersi fosse quella contenuta nel plico che qui si accenna come smarrito, e che forse pervenne ])iù tardi alla Bassi. L' elogio del Muratori ed il ]-itratto della Laura, di cui pure si fa menzione, possono vedersi neir (>])era del Brucker Pinucotheca .Hcriptoriim ^7?((sfrfuH(, fra i quali appunto ebbe onorato posto la Dottoi-essa bolognese. APPENDICE 201 V'ita, o piuttosto Mciuorii' \)vv la Vita dei jiriiiii letterati viventi (icir lùiropa. Questi i)er far prima onore all' opera sua. e pu- stizia al merito della Signora Laura, e secondariamente per far eosa ori-ata al Signor Canonico suddetto, à jiensato di inserirvi aiu'ora la Signora, e già ne fece fare il ritratto (jui accluso copiato da (piello, che è qui in Augusta, e che è somigliantis- simo come vedrete. Il Luterano, che come gli altri di sua reli- gione è ])untualissimo è stato ad aspettare lino ad ora le notizie, che il Canonico avevagli promesso, e che aveva mandato a do- mandare nel plico perduto, ma non vedendole gli à scritto con somma premura che le vorrebhe subito subito, essendo già inca- gliata la stampa, che è arrivata alla Signora che dee essere vicina a Madame de Chastelet. Caro Amico, adunque qui biso- gna subito })rocurare di accomodare questo intrigo, rovescian- dosi addietro le maniche, lavorando, e scrivendo le notizie ch'- aspetto a posta cori-ente da voi. Vorrebbesi adun({ue sapere, età. giorno, ed anno natalizio della Signora Laura, i Maestri tutti tutti, i Studi, la numiera. e l'ordine con cui li fece, le dispute, che à avute, si pubbliche, che semipubbliche, enume- randomi sempre gli spettatori e argomentanti di riguardo, che V* erano. Le visite di conseguenza, come quella del Cardinale di Polignac, del duca di S. Agnan. Il suo ingresso in Collegio, il suo dottorato, 1' accettazione nell' Accademia dell' Instituto, e di tutte r altre alle quali è ascritta, quando avesse la Lettura, le corrispondenze letterarie onorifiche, come quella di Apostolo Zeno ecc., e tutte (][ueste cose per ordine cronologico; lo che farete senza accorgervene, se a tutte metterete 1' età che aveva quando successero. Vorrei sapere altresì a quante Accademie poetiche è aggregata, e se v' è stata cosa alcuna di particolare nella maniera d' aggregarla. Ma troppo mi vorrebbe, se ([ui volessi mettere tutti ad uno ad uno i pregi della Signora, né mi basterebbe un protocollo da notajo. Sicché aggiugntte voi dunque quello, che stimate più proprio, })urchè non ne lasciate alcuno di quelli, che vi ò detto. Dal ritratto vedrete, che man- cavi r Inscrizione, e l' Arma le quali due cose mi manderete anch' esse unite alle altre come vi piacerà, che sieno stampate. Se gradiste, che si dicesse ancora qualche cosa sopra l' Acca- demia nostra, che due volte la settimana da voi si tiene, avvi- satemene, e sappiatemi dire, se v' è cosa alcuna di iu)vo in lei 2G 202 APPENDICE da che sono partito di costi, e se y' è alcuno di più del tempo mio, che la frequenti. 0 voluto scrivere a voi piuttosto, che alla Signora Laura dubitando, che una qualche umiltà fuori di stagione venisse a disturbare il nostro tilatojo. Colla sollecitudine, e minutezza degna della vostra bontà per gli amici, e degna dell' argomento, vi prego a favorirmi, e replico a favorirmi subito, perchè vedete che urget praesentia Turni. Io poi sto bene, e spero, che tale sia di voi. e di tutti gli amici nostri. Nuove del mondo non ve ne darò, perchè non v' è niente da alcune settimane in qua. Le nuove Letterarie pure a me sono ancora ignote, giacché la povera Germania afflitta, e stanca dalle guerre crudelissime, che la snervano a tutt' altro pensa, che a studiare. A Lipsia anno stampato un opu- scoletto della forza Elettrica, che è opera postuma del Signor Cristiano Augusto Hausen Professore di Matematica in quell' Uni- versità, e morto 1' anno passato. 0 incominciato a leggerlo, e a quel che fin' ora mi pare, direi, che questi abbia con metodo geometrico dispcjste. ed ordinate tutte le cose, che sapevamo altronde, e dall' Hauksbée, da M. du Fay, e dal Gray, oltre alcune cose, che vi à messe del suo ; se ne posso avere un esem- plare di Sassonia ve lo manderò a regalare. Egli non si serve del tubo, ma servesi della palla Hauksbeana di vetro girata coir ajuto della Macchina come abbiamo nell' Instituto. Addio. Riveritemi, anzi baciate a nome mio la mano alla Signora Laura, se le comunicate questa mia, e seco lei rallegratevi della felice gravidanza. Ma a questo proposito voi siete terribile; avete ve- duto, che r ultimo parto la vi è andata bene, e di più non ve n' à voluto per tirarvi il cappuccio negli occhi, e far peggio che prima. Io vi assicuro, che se si potessero castrare gli uomini senza loro far male alcuno, vi vorrei consigliare a far 1' opera- zione per sicurezza della Signora vostra; anzi io vorrei venire in persona a farvela, benché non vi mancassero operatori in gran quantità costì. Addio amatemi, e credetemi senza cerimonie il vostro Bianconi. Salutatemi gli amici. Dillinga li 26 Noveraì)re 1744. API'ENDICE 203 Scusate, se ò scritto male e confusamente. })erchè non po- treste credere ([uante brijiihe abbia avute il giorno d' o^gì, e quante lettere mi restino ancora da scrivere. Colle vostre let- tere aspetto un poco qualche nova dei pettegolezzi e degli amori delle amiche, e degli amici nostri, sì nobili, che ignobili, assicu- randovi che questo è un capo di somma curiosità sì })er il Cano- nichino nostro, come per me. Il mio Sor.mo Principe grazie a Dio sta benissimo, e lo starà sempre se non prenderà medicine. Novamente sono ecc. x\mico Pregiatissimo Spero, che il lasso di tant' anni non mi avrà cancellato dalla vostra memoria, ('ome a me non ha punto diminuita la ricor- danza delle obbligazioni, che io professo a voi, ed all'incompa- rabile anima, di cui Dio vi ha ])rivato la scorsa settimana. Kice- vetene le mie più vive condoglianze, come le faccio a Bologna tutta, che tanto in lei ha perduto. Sono incaricato di pregarvi a mandare a me. o al Signor Abate Amaduzzi le più minute memorie istoriche, e scientifiche di questa incomparabile donna, le ([uali devono servire per tes- serle in un foglio periodico, che qui stampasi con qualche in- contro, per tesserle dico un elogio come costumasi delle persone insigni, e come si è fatto a Francesco Zanotti. Sarà a noi assai più caro, che ce ne mandiate più del bisogno che meno, perchè si vorrebbe fare cosa degna di Lei. Le epoche particolarmente sono necessarie. Io sto bene di salute lode a Dio, e così tutta la casa mia, ma così burlando m' invecchio, e sono già diventato nonno due volte per opera della Contessa Ansidei mia figliuola in Perugia. Giacché essa mi ha data ([uesta patente, ora vorrei, che mi desse quella ancora di bisnonno. Voi saprete, che Carlino mio fratello mi abbandona essendo stato onorevolmente chiamano a Milano per Segretario perpe- tuo di queir Accademia Regia di Belle Arti colà novamente istituita. Io lo j)erdo malvolonti^'ri. perchè mi faceva ottima 204 APPENDICE conijìa^iiia. ed era benissimo veduto in Roma. Se ci fosse ve- nuto un poco prima sarebbe certamente stato im])iecrato qui decorosamente. Mia moglie vi riverisce, e non meno di me è afflitta della irreparabile perdita da voi fatta, ed a cui ha presa una parte infinita. Dio vo^^lia consolarci tutti. Voi amatemi, e gradite queste due righe amichevoli, e senza complimenti. Vale. lioma li 14 Marzo 1778. L'antico vostro Servidore ed Amico Gian Lod.co Bianconi. CALDANI LEOPOLDO. Stimatiss. Amico e Pregiatiss. A me non si chieggion grazie, ma mi si dee comandare libe- ramente. Il fatto sta che non so come scrivere, né so s' Ella ri- ceverà il Zucchero, ed i Libri si o no. Eccogliene la ragione. Un Amico mio carissimo mi chiese una commendatizia ad alcuno di codesti degnissimi Professori di Medicina per un certo Signor Gio. Antonio Stae Medico, che viene costì a studj di pratica. Avea tosto pensato di raccomandarlo a Lei: e mentre stava per dare esecuzione a questo mio pensiere mi giunse la sua compi- tissima. Volai tosto dal Signor Algarotti. e comprai i Zuccheri, come pure dal Pasquali da cui comprai V opera del Signor Mor- gagni; pensando che il suddetto Signor Stae potesse favorirmi, e venire a Lei trasportando il tutto franco diporto: mail fatto si è che da questa mattina sino al momento in cui scrivo, mo- mento in cui poco manca alla partenza del Corriere, non mi è stato possibile il ritrovare questo Signor Stae, eh' io non so dove si stia di casa. Forse si troverà prima di sua partenza, ed in tal caso Ella avrà i Zuccheri, ed i Libri. Se no aspetterò miglior occasione, che per altro stenterà a ])resentarsi perchè l' involto de' Zuccheri non è j)iccolo. e ])oi ognuno sa che per 1' a])palto di Ancona, (jucsto è un genere di droghe che fa un solennissimo API'KNDICE 205 contnibbaiuio. C^uid(jui(l sit. se riccvei'à i Zurclieri troverà tra essi un vaso di Triaca da couseifTiare al Signor Michele Zanini ministro del Signor Antonio (rniidi, al (jiiale potrà poi anche con suo comodo sborsare il contante della valuta de' Libri, e Zuccheri. Intanto le accludo la ricevuta del Signor Conte Algarotti. da cui ho comprato i Zuccheri, ed ho anche pagati. Egli ha ])retes(), e per l'onestà sua voglio crederlo, d' avermi distinto nel prezzo. De' Zuccheri so di certo che vi è carestia: si vende quindi al prezzo medesimo tanto ([uel di ])anone, che di ])iccoli pani, i più piccioli de" quali falìbricati a Venezia sono quelli che vedrà. Costano 25 ducati correnti al cento, peso di Venezia. 11 ducato corrente è di sei lire e quattro soldi Veneziani. Il Zucchero a- peso di Venezia si è 60 libbre e mezza. Si è v;ilutato per sole libbre (50, e mi è stato venduto per soli 24 ducati al cento: dunque l'importo suo è di lire 80 Veneziane. L" oj)era del Mor- gagni costa lire '52 parimente di Venezia. Il Signor Zanini sud- detto non ignora il ragguaglio della moneta, e forse non lo ignorerà ne])])ur Lei. Nel caso che il Signor Stae si trovi fra poco, e mi favorisca, io glielo raccomando con tutto il cuore. Io me la passo bene, e cosi fa mia Moglie che meco si ricorda serva a Lei. ed alla gentilissima Signora, Laura. Altro non mi dà })ena che 1' essere in un ))aese. ove non posso parlare de' miei studj con alcuno. Sino a Bologna cominciai a lavorare intorno all'orecchio. Ho proseguito (Questo lavoro Ì7i Venezia, che mi è costato una fatica infinita, né ])uò saperlo e crederlo se non a])- punto chi sa cosa sia quell' organo. Poche cose mi mancano a compiere il picciolissimo opuscolo: e forse queste picciole cose faranno volarmi a Bologna per il comodo di cadaveri. Forse ancora sarò stato prevenuto nelle nuove osservazioni, da che no- vellamente ho inteso che un certo Cotogni Napoletano ha scritto su (piesta materia, e ne attendo già 1' opera. Vedremo cosa sarà, e come possono combinarsi le sue osservazioni colle mie. Amo Bologna: ma per me è stata peggio che Matrigna. Il nuovo Legato non muterà la testa a' nostri Senatori, né vi sarà alcuno de' Professori che voglia informarne il Prencipe a dovere. E morto improvvisamente il Marchese Poleni, che avea tre cattedre: una di Matematica; l'altra di Fisica Sperimentale; e 206 APPENDICE la terza di Nautica. ^ Mi sono laaciato fuggir di poco che tali cattedre; almeno le due prime, dovrebbero esser rimpiazzate da Lei, e dalla Signora Laura. Se ho fatto male mi perdoni. Ma Funtoni è né anche ritornato alla Cattedra? Me lo saluti caramente. Io 1" abbraccio di cuore, e sono in fretta con tutta la stima (Senza data.) Suo D.™" ed Ob. Ser."= ed Amico v. Leopoldo M. Ant. C.\ld.\ni. Amico Amatis. e P.ne Stimatis. Non rimando la lettera del di Lei Amico di Milano })er non accrescere il volume di questa. Se la desidera, un di Lei cenno farà che le giunga prontamente. Ora io le sono infinitamente tenuto. Ho inteso però con dispiacere che M.' Jenin abbia figu- rato piuttosto da Impostore, che da Oculista dotto e prudente. Dalle di Lui opere, tranne piccole congetture azzardate, io aveva giudicato diversamente di Lui. Volesse Iddio che potessi dare una scorsa costì! Lo farei ben volentieri: né sarebbe per me, fra molte altre cose, un piacer piccolo, quello di riverire perso- nalmente Lei, e la veneratissima Signora Laura sua: ma a' miei affari sempre se ne aggiungono de' nuovi ; e pur troppo debbo soverchiamente fare il Clinico a mio dispetto, oltre i consulti che sovente sono obbligato a scrivere ; e de' quali soltanto ben volontieri mi contenterei. Non ho però giurato di condur sempre mia vita a questo modo; e certamente che sono stimolato con forza a rivedere la Patria e gli Amici : anzi se gli altri stimoli ' Il marchese Cxiovanni Poleni illustre matematico, fisico, e pro- fessore di architettura civile, militare e navale, mori in Padova il 13 novembre 1761, nel qual anno appunto il Caldani vi si era recato da Bologna ad occupare in (juella Università la cattedra di medicina teorica; da ciò si rileva il luogo e il tempo in cui fu scritta questa lettera senza data. API-ENDICE 207 collii loro frequenza si rcndoTio insensibili, innesto al contrario si fa sentire con maggior vigoria. Possibile cbe una volta non possa IO cedere a tanto impulso! Sj)ero cbe (juesto avverrà senza fallo, ma il quando se lo sanno gli Astrologbi. Ella intanto proseguisca ad amarmi, ed a credermi colla solita stima since- rissima, e con tutto il rispetto, ancbe verso la di Lei veneratis- sima Signora Laura Padova 19 Settembre 1777. Suo D.™" ed Obb.""" Servidore ed Amico vero Leopoldo M. A. Caldani. Ill.mo Sig.re Sig.r P.ne Col.mo Amico Veneratis. Ob quanto è mai cbe non ci scriviamo ! lo quasi mi vergogno di comparirle innanzi. Sperava di vederla una volta qui a visi- tare (juesto Santuario e questa Università; e la veneratissima Signora sua, che sia in Cielo, me ne aveva date molte spe- ranze. Le lusinghe mie sono ite a vuoto, e la mia costituzione è tale, e fu mai sempre tale, che non ho mai potuto dare una scorsa costì. Così accade agli uomini: rade volte i loro desiderj ottengono r effetto. Ma non più di queste cose, che attristano. Le presen- terà questa mia il Signor Dottor Manicati Safrani di Hermanstadt, Capitale della Transilvania. Egli è un giovine medico moltissimo colto, cbe ha visitato le Università di Berlino, Hala, ^ Vienna, Padova, e che vuol fare altrettanto di quella di Bologna, di Toscana, del Piemont', della Francia ecc. ecc. Vuole che io lo raccomandi costì a qualcuno, e mi fo coraggio di appoggiarlo a Lei, ben certo cbe lo accoglierà gentilmente. Con tale incontro le raccomando ancora la persona di (Questo studiosissimo Cava- liere Marchese Antonio Orologio, il quale vorrebbe essere del ' Halle, dotta dai latini Haiti MngdebHrgìCd o Haìa Sa.ronum, città della Sassonia prussiana, famosa pei' la sua Università, 208 APPENDICE numero di cotesti Accademici nostri. Mi perdoni tanti di- sturbi; e mi creda, anche dopt) sì lungo silenzio, pieno di stima e di ossequio Di Padova ol del llSo. Il suo D.™^ ed Obb ™° Servidore ed Amico Leopoldo M. A. Caldani. CARMINATI BASSIANO. Ill.mo Sig.re Sig.r P.rone Col.mo Mando a V. S. 111. ma un' operetta da me poco fa pubblicata suir azione d' alcune mofette. e veleni negli animali ^ non perchè essa meriti d'esser letta, ma unicamente per avere un' occasione d' assicurare V. S. 111. ma della mia riconoscenza alle molte atten- zioni, che m'usò nella dimora, ch'io feci costì l'anno scorso, e darle un attestato della somma stima, che Le professo. Se non fossero questi motivi n(m ardirci assolutamente di presentarle un' opera, dalla cui lettura non si })uò trarre né piacere, né van- taggio. La natura dell' argomento, 1' umiltà dello stile, la prolis- sità d" osservazioni poco interessanti, e in più luoghi uniformi, e la scarsezza delle dottrine non possono che render V opera nojosa, e leggiera. La scarsezza de' miei talenti, e la mancanza del tempo o])portuno non m' hanno permesso di trattar meglio un argomento già in parte da Uomini celebri, e particolarmente da V. S. 111. ma a meraviglia illustrato. Confesso veramente, che non avrei pubblicato sifatto lavoro se ne avessi meglio conside- rata la tenuità, né mi fossi troppo lusingato del benigno compa- timento dei Dotti, tra quali V. S. 111. ma si distingue abbastanza con la molta sua dottriiui. e colle belle sue opere. Ma siccome ora io non scmo più in istato di ripai'are a questo mio ardire, altro non mi resta, che raccomandar l' opera alla cortesia di ^ De aniììialium e.r tnephitibus et vo.rns haìitihus interitu ejufiqne propri ori bus caiisis, stam})ata a Lodi nel 1777. APPENDICE 200 Uomnii sapienti, e discTcti, e in particolare a V. S. 111. ma e alla celebre Sijfnora Dottoressa, alla quale mi favorirà di ])or- gere i miei ossecjiii. lo mun({ue però la cosa avvenga io ne sarò eterna- mente a l^ei obbligato anche a riflesso del molto onore, che ne torna alla nostra Patria, mercè la nostra divina Signora Laura, a cui la supjdico di presentarmi umilemente. Dandosi poi oppor- tunità ;i V. S. 111. ma, m' onori ancora col Signor Beccari, e col Signor Francesco Zanotti mio, e finalmente col Signor Tozzi, e il Signor Corazza. Oh di (|[uanti saluti la supplicherei per i degni miei amici del caffè: ma è tempo di levare a V. S. 111. ma questo mio tedio. Ellla dunque mi conservi nella pregiatissima sua gra- zia, ed onorandomi altra volta di sue lettere per comandamento, o per grazia si ricordi, che scrive a persona a Lei cotanto infe- riore. E qui le bacio le mani, dandomi 1' onore di confermarmi per sempre Di y. S. Ill.nui ^'ieulul li '■] Luglio 1754. Umilis.™" Devotis.™" Aff.™" Servidore Pio Fantoni. FONTANA FELICE. lll.mo Sig. P.rone Col.nio Ella dirà, che la mia negligenza è arrivata al colmo, né io lo saprei negare a V^. S. IH. ma, comecché potessi dirle con tutta ingenuità, che sono stato per })iù di 40 giorni assolutamente impedito dal poter scrivere cosa alcuna. Ma perchè voglio piut- tosto una assoluzione plenaria dalla sua gentilezza, che da quelle scuse, eh' io le sapessi fare, non istarò gran fatto su (jueste, sperando che m' avrà per iscusato. Le rendo quelle maggiori grazie, che per me si possono, delle bellissime Lettere del P. Beccaria, le quali sono ben degne di quel valente Filosofo. Vorrei una volta poterla servire ancor io d' una qualche cosa, e di già in (gualche ])arte 1' avrei fatto, se AITEM>U'E 211 il 8i non posso non essere sensibile alle vantaggiose espressioni che un pari suo si compiace di usare con me, quantunque io le riguardi meno un effetto del merito mio, che della sua gentilezza. Sento con vero piacere eh' F]lla instruisca in sua Casa la stu- diosa Gioventù nella Fisica Sperimentale, continuando così 1' eser- cizio della Signora Dottoressa, già carissima sua Moglie, e mia venerata Maestra, di cui sarò sempre ricordevole finché avrò spirito e vita, dire potendo con verità che quel pochissimo eh' io so, lo debbo in origine ai savj insegnamenti di Lei. Il Signor Dottore Gio. Luigi Targioni di Firenze mi scrive di aver mandato a cotesto Signor Guibert, Librajo s' io non erro, un pacchetto di Libri diretto a me. Sarei a i)regarla di cercare se lo ha ricevuto, nel qual caso Ella i)otrel)be riscuoterlo, e ad occasione sicura mandarhj a Modena con l'indirizzo: al Signore Qairico Modici, Consigliere del Supremo Consiglio di Giustizia. Potrebbe poi aggiugnere ad esso Signor Guibert, che senza dila- zione gli farò tenere il costo de' suddetti Libri, che ascende a })avoli 44, da passarsi al mentovato Signor Targioni. * Le Dissertazioni ili fisiai. animale e vegetabile^ udite in Modena nel 1780 in dne toini, accennati anclie nella leUei'a precedenti!. AF1'ENT>I(,'E ■ 219 .Scusi la coutiden/a. v lìrc^Miulola a, ricambiare' i mici distinti ().ss('([U) ai Signori di sua stimatissima Casa, mi pregio d' essere con })ienezza di stima, e di rispetto Di V. 8. Ill.ma Pavia ;30 Aprile 1782. Umil.'"° Oaseq.'"" Servitore Lazzaro Spallanzani. lU.mo Sig.re Sig.r P.ron Ool.mo Con r occasione ch'io vado a Kimint) verso li 25 del corrente Agosto, per far ivi raccolta di Pesci pel Museo di Pavia, io passerò per Bologna, dove starò uno o due giorni per rivedere, ed ossequiare i miei antichi Audci, e Padroni. Allora io avrò il sos})irato contento d' inchinare anche V. S. Ill.ma, e di con- segnarle })ersonalniente le note lenti. Ho creduto liene il renderla intesa di ciò nelP atto che ho il vantaggio di rinnovarle 1' ossequiosa mia servitù, e di soscri- vermi co' sentimenti della più alta stima, e considerazione Di V. S. Ill.ma Seggio 10 Ayosto 1782. Umil.'"" Obb.'"° Servo L.RO Spallanzanl ZANOTTI FRANCESCO MARIA. Ill.mo Sig.re Sig.re P.ron Col.mo Rimando a V. S. Ill.ma le sue belle, utili, dotte, et inge- gnose osservazioni, le quali mi hanno dato un piacer sommo, nel leggerle, e nel rileggerle, che ho fatto, e molto più nel for- marne una relazione da stamparsi nella nostra istoria, la quale essendo già formata, non può non parermi bella contenendo cose 220 APl'ENIUCE tali. Tanto più io le sarò molesto per due capi, prima pre-gaft- dola, e riprec!;an(lola a por mano all' opera, e comporne una dissertazione da riporre tra gli opuscoli de gli Academici; poi pregandola (il che farò anclie a suo tempo) di voler rivedere la relazione mia, (Quando sarà ricopiata, et avvisarmi di quello, che le paresse da correggere, e mutare. Io penso di darle que- sto incomodo, perchè già veggo, che il ricorrer per ciò a quelli che quasi per certa deputazione dovrehhon farlo, sarebbe un espormi a non finirla mai più, quando la stampa vuol pur finirsi una volta. Di qui Ella intende, che io la pregherò poi di favo- rirmi con una fretta maggiore, che da Academico. La prego riverir senza fine a ndo nome la Dottissima e Chiarissima sua Signora Laura, e col più profondo rispetto mi dico Di V. S. 111. ma e Preg.ma (Senza data.) Um."^'^ Div.™" Obbl.'"'^ Ser."-- Francesco Maria Zanotti. Se vuol favorirmi di avvisarmi di aver ricevuto questa mia, mandare la risposa a Casa liatta, donde mi sarà trasmessa a liusso, dove sono. lll.mo Sig.re Sig.re P.ron Colmo Ricevo il suo bellissimo e chiarissimo ristretto della sua dotta dissertazione, e gliene rendo le maggiori grazie, che posso. Que- sto compierà un titolo dell' opera, e 1' adornerà. Non so tuttavia, se vi metterò mano per ora; perchè essendo rimaso a dì passati senza nulla di ciò, che appartiene all' Istoria Letteraria, mi son messo a quell'altra istoriclla, che dee andarle innanzi; né forse mi metterò ad altro, se prima non avrò questa terminata, o almeno ridotta a c^ualche buon termine; il che però fia, dan- domi Dio sanità, tra non molto. Questo le dico, acciocché non le paia di avermi scritto troppo tardi; se già non le paresse di essere stato tardo, ritardandomi così i saluti della gentilis- sima Signora Laura; i quali essendomi così cari, come sono, Ai'rKxiiicE 221 avrei voluto, cho Ella avesse avuto occasione di recarmegli più prestamente. La prego riverirla senza fine a mio nome ; et a Lei raccomandandomi con tutto il rispetto mi dico Russo li 5 Settembre 1744. Um.""^ Dcv.""^ Obbl.'"" Ser.^" Francesco Maria Zanotti. Ill.mo Sig.re Sig.re P.ron Colmo Ho ricevuta in (piesf Ordinario una lettera del Signor Abate Nollet, la <|uale essendo diretta, e appartenendo principalmente a me, non lascia però di appartener grandemente anche a Lei, e ad altri nostri Coacademici. Perciò lio voluto inviargliela, e inclu- derla a ({uesta mia. Ella ne farà quell' uso, che le i)iacerà, purché le piaccia di conservarmela, o più tosto di consegnarla ad Arcan- gelo mio Nipote, che me la conservi egli ; o anche ad Eustachio. So, che Ella non crederà di doverla comunicare all' Acadeniia, e molto meno al Signor Pivati, a cui però scrivendo mi farà piacere di riverirlo somnuimente a mio nome. Né minor piacere mi farà di salutare tutti i nostri. Cosi dicendo so, che Ella intenderà i nostri Academici, Bazzani, Beccari, Galeazzi, Pozzi, Menghini, Laghi, Matteucci, Bonzi, Monti, Manfredi, e il Signor Bianconi, se costì è. E sopra tutti la nostra Signora Laura, che vai per tutti ; e che sola può consolarne della morte della famosa Madama di Chastelet. A tutti può dire, che io ho ritrovato Nostro Signore, così pago, e contento, e lieto, del nostro Instituto, e della nostra Academia, che nulla più. Così lo potesse essere, o lo fosse, di P5 — Aloauotti Francesco, letterato e poeta, fu altresì conoscitore insigne fìi pittura, scultura e architettura. Scrisse di queste con retto giudicio; dettò jìoesie ed altre opere, che gli diedero luogo tra i più ( elebrati ingegni del secolo XVIII. Fu onorato del titolo di Conte da Federico II re di Prussia, che lo ebbe alla sua Corte in grande estimazione. Nacque a Venezia il giorno 11 dicembre 1712; mori a Pisa il 3 maggio 1764, e in quel camposanto lo stesso Re gli jjoneva (questa iscrizione: Ah/arotto Ovidii acmulo , Neìctoni discipalo, Fridericìi^ rex. Baktoli Giuseppe, archeologo di Carlo Emanuele III, re di Sar- degna, e 2)oeta, professò fisica sperimentale in Padova sua patria, e passò quindi a Torino ad insegnarvi letteratura. Lasciò poesie e scritti scientifici, ma è più noto j^er le controversie che ebbe a so- stenere coi dotti jier la spiegazione del J)itfico (^uiriiìviiio. Nacijue in lebbruio del 1717, e mori a Parigi nel 1790. Uassi Giambattista Canonico. Di questo cugino jjaterno di Laura Passi si conoscono soltanto quelle notizie che si rilevano dalle sue lettex'e. Visse egli molta parte della sua vita iu Germania, ove fu Cancelliere ecclesiastico, e Segretario di Gabinetto di S. A. S. il Principe Giosefi'o Langravio di Darmstadt, ^'escovo d' Augusta, alla cui Corte ebbe amico e per alcun tempo compagno il bolognese Gian Lodovico Pianconi, stato eletto a medico di quel Princijje nel 1744, Pa^zani Matteo, illustre filosofo, medico ed anatomico, tenue in l)oh)gna cattedra di medicina e iinatomia con molta fama, e colle 224 CENNI HIOCKAFK'I sue opere si acquistò nome di elegante scrittore latino. Fondatasi r Accademia delle Scienze dell' Istituto, egli ne fu il primo Segre- tario, e nel 1723 divenne Presidente dell' Istituto medesimo. Fu eziandio Priore del Collegio tilosofico. Accademico Benedettino, e dopo quarant' anni di pubblica Lettura nella facoltji medica, il Senato bolognese nel 1739 lo dichiarò Lettore emerito. Nacque in Bologna il IG aprile 1674, e vi mori il 20 dicembre 1749. Beccari Giacomo Bartolomeo, nome celebre nelle scienze fisiche, professò logica, medicina, anatomia, fisica e chimica, e fu grande in tutte. Fece jsarte dei Collegi medico e filosofico; venne ascritto all'Accademia Benedettina, alla Società reale di Londra, e nel 1750 fu Moderatore degli studi nel patrio Istituto delle S^ lenze. Nacque in Bologna il 25 luglio 1682, e vi morì il 18 gennaio 1766. Bianchi Giambattista, celebre aiuitomico, professò in patria me- dicina e chirurgia con molto grido; insegnò pure medicina teorica ncir Università di Bologna, scrisse lodate opere, e fu Archiatro del Principe Filippo Langravio d' Hassia Darmstadt. Nacque in Torino il 12 settembre 1681, e mori il 20 gennaio 1761. Bianconi Gian Lodovico, filosofo, medico, scrittore insigne, rese ce- lebre il suo nome pi-essochè in tutta Europa. Nel 1744 andò medico primario alla Corte del Princiiie Giosefi'o Langravio di Darmstadt, Vescovo d' Augusta e nel 1750 jiassò a medico in quella del re Fer- dinando Augusto III, Elettore di Sassonia, che lo onorò del titolo di Consigliere aulico, gli affidò im^jortantissime missioni, special- mente per la Corte di Francia, ove s' acc|uistò fama di abile diplo- matico, e da ultimo ( 1764 ) lo nominò suo Ministro residente in Poma presso il Pontefice Pio VI. Nacque in Bologna il 30 settem- bre 1717, e il primo giorno dell' anno 1781, fu colto da morte re- pentina in Perugia, ove erasi recato a visitare una figlia colà ma- ritata nel Conte Eeginaldo Ansidei, che gli diede sepoltura nella propria cappella gentilizia in quella Cattedrale. Caldani Leopoldo Marc' Antonio, nato in Bologna il 21 novem- Ijre 1725, illustrò dalla cattadra e cogli scritti la scienza medica e il patrio Ateneo, e fu uno de' primi italiani che sostennero le dot- trine dell' Haller sulla irritalùlità della fibra muscolare, e ne fece esperienze sui cadaveri. Nel 1761 lo vollero i Padovani Lettore di medicina teorica, e poscia nel 1772 lo riputarono degno di succedere in notomia a Giambattista Morgagni. Terminò i suoi giorni in Padova il 30 dicembre 1813. Cantelli Tagliazucciii Veronica da Vignola, fu destra tanto al poetare che al dipingere ed al miniare. Venne annoverata all' Ar- cadia di Roma col nome di Oriana Ecalidea, ed all' Accademi;i DEGÙ SCRITTORI DELLE LETTERE 225 Clenieutiua di Bologna. Sposò il letterato modenese Giampietro Tagliazucchi, e lo seguì a Roma, poscia alla Corte di Berlino ove esso ebbe ufficio di regio Poeta. Per le guerre che devastavano la Germania trasmigrò col marito in varie parti d' Europa, fìncliè nel 1762 ritornarono in patria, ove furono accolti con distinzioni di onore da Francesco III d' Este, che nel 1766 nominò il marito Go- vernatore di Reggio: ma cessato questo di vivere diciotto mesi ajipresso ella si abbandonò alla tristezza, e tini delira in un con- vento di monache quindici anni do^:)© la morte di lui. Era nata verso il 1716, e visse in ammirazione dei dotti e di personaggi cosjiicui. Carminati Bassiano medico, professò nelT Università di Pavia terapeutica generale, materia medica e farmacologia. Fu Membro pensionarlo dell' Istituto italiano, e vi lesse importanti memorie. Nacque a Lodi nel 1750: mori nel 1830. CONCINA iSTiCCOLÒ, domenicano ( fratello del celebre Padre Daniele teologo e predicatore ) tenne per sedici anni la cattedra di mate- matica neir Università di Padova, e scrisse parecchie opere di filo- sofia. Nacque a Clauzetto nel Friuli nel 1692, e mori a Venezia nel 1763. CoRTiCELLi Salvatore, barnabita, fu grammatico insigne. Ver- sato altresì nelle matematiche, e laureato in giurisprudenza, divise r onore degli studi col Manfredi, coli' Orsi, e col Zanetti. Valse non di meno in letteratura, e per le accurate sue opere venne nel 1747 creato Socio degli Accademici della Crusca. Fu bolognese, ma ebbe casualmente i natali in Piacenza nel 1690, e morì il 5 gennaio 1758. Fabei Alessandro, di Castel S. Pietro pi'esso Bologna, sostenne la carica di Cancelliere di questa città. Coltissimo nelle lettere, ne diede saggi traducendo alcune tragedie di Terenzio, dettando ora- zioni per pubbliche solennità, e scrivendo poesie originali di eletta forma. Visse dall' anno 1691 al 21 giugno 1768. Fabri Domenico, sacerdote e letterato, ebbe dal Senato bolo- gnese a 25Ìeni suffragi e senza concorso la cattedra di belle lettere, dalla quale insegnò la italiana letteratura. Nacque in Bologna il 22 febbraio 1711, e vi morì il 20 settembre 1761. Fantoni Pio, bolognese, filosofo, e Canonico di San Petronio, ottenne la Lettura di geometria elementare nelle pubbliche Scuole, che al dire del Mazzetti occupò sino al 4 giugno 1766, nel qnal tempo egli erroneamente assegna la sua morte: avvegnaché tal epoca corrisponde precisamente alla rinunzia del proprio canoni- cato al figlio primogenito della Bassi, come si ha dalla sua lettela del 9 luglio dello stesso anno. 2',» 226 CENNI BIOORAFICI Fontana Felick, nato a Pomarolo villaggio nel Tirolo il 15 aprile dell'anno 1730, fa illustre fisico e naturalista. Professò filosofia in Pisa, e fatto Direttore del Museo di storia naturale a Firenze fece per esso una copiosa serie di preparazioni anatomiche in cera, che r imperatore Cliusep^^e II d' Austria volle riprodotte j)er l'Accademia medico-chirurgica-militare di Vienna. Fu pure autore di opere fisi- che e filosofiche. Morì in Firenze nel febbraio del 1805. (tKkdil Giacinto Sigismondo, savoiardo, fu teologo e filosofo, bar- nabita e Cardinale. Trovandosi in Bologna a comj^iervi gli studi, venne in molta riputazione del Cardinale Prosjiero Lambertini, e nel 1749 venne ascritto all' Accademia delle Scienze dell' Istituto. Professò filosofia a Macerata, a Casal Monferrato, e a Torino, ove dal re Cai-lo Emanuele III ebbe l'onore d'essere eletto a istitutore del i)roprio nijoote che fu poi Carlo Emanuele IV. Fu jiure ascritto all'Accademia della Crusca. Nacque a Samoens il 23 giugno 1718; mori a Koma il 12 agosto 1802. G-HEDINI Ferdinando Antonio, fu medico, ma non esercitò l'arte sua. Applicò invece alle matematiche, e alla storia naturale della quale tenne cattedra nel patrio Istituto delle Scienze, e riusci na- tuialista illustre. Fu poeta fra i più colti e stimati del suo tempo. Ebbe i natali in Bologna il 19 agosto 1684, e vi mori il 28 gen- naio 1768. Hortega Giuseppe, spagnuolo. Mancano sue notizie, e solo è noto che fu annoverato fra gli Accademici delle Scienze dell'Istituto di Bologna, il 24 maggio 1752. Laurenti Marco Antonio Monsignore, nato in Bologna li 9 no- vembre 1768, fu ad un tem2:)0 sacerdote e medico. Professò chimica e medicina teorica nell'Istituto delle Scienze; nel 1718 fu nominato medico primario dell'Ospedale di S. Maria della Vita in patria; e nel 1746 venne eletto Archiatro di S. Santità Benedetto XIV, dal quale l'anno avanti era stato nominato Accademico Benedettino. I)o])o la morte del Pontefice ripatriò, e riassunse l' insegnamento di medicina piratica sopraordinaria. Mori Decano dei due Collegi filo- sofico e medico il 16 giugno 1772. Manfredi Eustachio fu capo della eletta scuola bolognese che noverò i Marsili, i Beccari, i Ghedini, i Zanotti, i Fabri ecc. Nel 1690 fondò r Accademia degli Inquieti, la quale poi nel 1714 si trasfor- mava nella celebre Accademia delle Scienze dell' Istituto. Dotto e profondo in pressoché tutte le scienze, tutte le illustrò dalla catte- dra e cogli scritti. Matematico insigne attirò 1' ammirazione de' no- strani e degli stranieri, e coli' ardue scienze accompagnando le lettere e la poesia dettò l'ime che valsero a riscuotere l' Italia dagli arcadici DEOLl Sf'RITTOEr DELLE LETTERE 227 belati. Nacque in Bologna il 20 settembre 1674, e cessò di vivere il 15 febbraio 1739. Manzoni Francesca nacque a Barsio, terra ragguardevole della Yalsassina il 5 maggio 1710. Toccava aj^pena i dodici anni, e già gustava i classici scrittori latini; coltivò le scienze e le lingue, e scrisse con eleganza prose e poesie italiane. Compose una tragedia, parecchie azioni sacre Y)er musica, e tradusse in versi italiani le Tristezze d'Ovidio. Nel 1741 si disj)osò a Luigi Giusti veneziano, letterato di merito, ma jjoco appresso morì nella sua villa di Cereda sopra Lecco il 10 aprile 1748. MoEGLiNG Cristiano L. Di questo medico tedesco non si hanno altre notizie fuorché della sua ascrizione all' Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, il 6 marzo 1738. NoLLET Giovanni Antonio francese, vestì l'abito ecclesiastico, e si veie celebre per le sue esperienze fisiche e specialmente per gli studi sui fenomeni elettrici, intorno a cui diede pubblici saggi e scrisse opere pregevoli. Fece viaggi scientifici in Inghilterra, in Olanda e in Italia, e venne ascritto alle più insigni Accademie, fra cui nel 1748 a quella delle Scienze dell'Istituto bolognese. A Parigi fu espressamente istituita per lui nuii cattedra di fisica esperimentale, e la professò eziandio in altre città, fra cui nel Collegio di Navarra, e nel 1757 ebbe il titolo di maestro di fisica e di storia naturale dei figli del Ee di Francia. Naccjue a Pimprè villaggio presso Noyon il 19 novembre 1700, e tìnì la vita a Parigi il 25 adirile del 1770. Oktes Giammario, nato nel 1714, o come taluni ojìinano nel 1712, fu monaco camaldolese, ma le cure della famiglia lo fecero tornare al secolo. Ingegno stravagante, jìcnsatore profondo, attese alle mate- matiche, alla metafisica, alle belle lettere; scrisse j^ure intorno ad altre materie, e sulla pubblica economia, e quantunque i suoi scritti fossero svolti con rig-oroso raziocinio e con idee nuove, furono però giudicati oscuri. Mori in Venezia sua j^atria l'anno 1790. KoBERTi Giambattista Conte, fu letterato, e nacque il 4 marzo 1719 a Bassano ove morì il 29 luglio 1786. Entrò nell'ordine dei gesuiti e fece il noviziato a Bologna, e (juivi per diciotto anni ju-ofessò filosoha con molta lode; scrisse prose e poesie che al suo tempo lo resero illustre, e dettò poemetti in cui s' inconti-ano leggiadri ejjisodi. vScarselli Flaminio fu valente oratore e jjoeta. Insegnò umane lettere nell'Università di Bologna, e sostenne pubblici uffici, prin- cipalissimo fra tutti la carica di Segretario d' Ambasciata pel Reg- gimento bolognese presso il Pontefice dal 1742 al 1760, nel qual anno ritornato in patria fu nominato Segretario Maggiore del Senato. Dettò molte rime, e tragedie, tradusse 1' Ajìocalisse in terza rima. 228 CENNI BIOGRAFICI e il Telemaco in ottave; e pe' suol lunghi ed onorati servigi nel 1774 venne dichiarato Nobile di Bologna. Nacque in questa città, il 9 feb- braio 1705, e vi morì il 7 gennaio 1776. Spallanzani Lazzakd abate, celebre naturalista, nacque a Scan- diano neir Emilia il 12 gennaio 1729, e morì il 12 feltbraio 1799. Professò tìsica e matematica nel Seminario di Keggio, ove pure insegnò lingua greca e francese, poi andò Lettore di tìsica neir Uni- versità di Modena, e nel 1769 fu chiamato alla cattedra di storia naturale a Pavia, ove divenne pure Direttore di quel Museo. Viag- giò per istudio nella Svizzera, percorse l'Italia tutta, visitò i lidi del Mediterraneo da Livorno a Marsiglia, e le rive deli' Adriatico, stanziò a Costantinopoli, esplorò mari ed isole. Da tali jiellegrina- zioui recò sì gran numero di naturali oggetti al Museo jjavese, che ne fu considerato come il secondo fondatore. Grande fu la fama in cui salse in Europa per le importantissime scojierte da lui fatte; e le sue opere vennero tradotte in Francia, in Inghilterra, in Germania, ed è famoso il suo esame sul sistema della circolazione del sangue. Tacconi Gaetano filosofo. Accademico Benedettino, lesse a vi- cenda medicina teorico-pratica, anatomia e chirui-gia nell' Università bolognese. Fu il fortunato maestro di Laura Maria Caterina Bassi, la quale lo ricompensò per questo di una celebrità che non avrebbe forse in tutto raggiunto, quantunque fosse nelle mediche e filosofiche discipline versato in guisa da meritare di essere eletto a successore all'insigne anatomico e cattedrante Antonio Maria Yalsalva. Nacque in Bologna nel dicembre del 1689, e vi morì il 3 giugno 1782. Targioni Giovanni Luigi cooperò grandemente al jjrogresso delle scienze fisiche. Medico nel E. Ospedale di S. Maria Nuova in Firenze, Corrispondente della Società Beale di medicina a Parigi, istituì un' Accademia alla quale tosto aderirono con plauso e convennero i più valenti medici. Pubblicò in più di veutidue volumi una pre- ziosa lì/cccolta di Opuscoli fisico-medici, a cui tributarono il loro sapere italiani e stranieri e vi scrisse egli stesso. Fu di patria fio- rentino, e visse nella seconda metà del secolo XVIII. Testa Giuseppe di Ferrara fu medico fra i più distinti del suo tempo. Scrisse sopra una dissertazione del dottor Ignazio Vari in- torno la venefica indole del rame. Discendente di medici, fu a sua volta padre di un medico che si rese illustre, il dottor Antonio Testa, e che egli nella sua lettera jiubblicata in questo Volume raccomanda come uditore alla Ba-ssi. Morì in patria nel 1797. Tozzi Giuseppe Maria, sacerdote, bolognese, ebbe nel 1750 la Lettura di filosofia nel patrio Archiginnasio, e da questa cattedra passò nel 1761 a quella di belle lettere; ma poco la tenne poiché ])E(iLl SCRITTOIO DELLE LETTERE 229 il 3 novembre del seguente anno 1762 fu colpito da morte. Era nato nel 1710. Tkombpjlli Giovangrlsostomo fu dei Canonici Eegolari Renani di S. Salvatore in Bologna, di cui venne fatto Abate Generale nel 1760, Ebbe grande fama negli studi della teologia, de' Santi Padri, e della filologia, e per questi e specialmente per l'opera De ctiltu Sanctorum fa avuto in altissimo pregio da Benedetto XIV. L' ingegno svariato di lui venne contraddistinto con questo bene appropriato verso: Fcrtilis et. vdrius, nam bene cuìtns cujer che si legge in una medaglia di cui fu onorato. Nacque presso Nonantola terra del modenese il 5 marzo ] j97, e morì il 24 gennaio 1784. Yekati Giuseppe o Gian Giuseppe fu il marito della Laura Bassi. Nacque in Bologna il 30 gennaio 1707 da Francesco Verati o Yeratti originario di Modena, illustre medico egli pure. Studiò medicina, e nel 1731 venne nominato Assistente nell'Ospedale di S. Maria della Vita. Jjaureatosi nel 1734 ebbe cattedra di fisica particolare nel gennaio del 1738, ed in seguito, 1750, passò a quella di medicina che tenue sino alla morte. Esperto nelle scienze fisiche, fu uno de' primi ad esperimentare l'elettricità nella cura delle malattie, e parecchie Dissertazioni di lui si leggono nei Commentari dell'Isti- tuto bolognese; pubblicò eziandio Osservazioni fisico-mediche intorno all'elettricità, e sui fenomeni elettrici. Fu Accademico Benedettino, e nel 1778 venne nominato Professore di fisica nell'Istituto delle Scienze. Morì in patria il 24 marzo 1793. Volta Alessandiìu, fu uno dei più grandi fisici de' moderni tempi, e del quale la scienza non ebbe il maggiore. Comasco di origine, e di nobil lignaggio, coltivò in giovinezza, la filosofia e la poesia; ma spinto dal prepotente suo genio, si diede tutto alla fisica, e già di diciotto anni corrispondeva coli' abate Nollet sulla elettricità, e dettava dissertazioni sulle forze elettriche. Le sue sori^rendenti sco- perte ed esperienze fisiche lo resero grande, e sopra tutte la pila elitirica, che dal suo nome venne detta ro?^flrcrt. Eletto professoi e di fisica nell'Università di Pisa nel 1779, rinunciò a questa carica soltanto ntil 1804. Chiamato a Parigi nel 1801 a dar i^rova de' suoi esperimenti all'Istituto Nazionale, colpì di tale meraviglia i dotti, che gli venne decretata una medaglia d'oro, e Najaoleone I, allora Console, lo gratificò di sei mila franchi, e lo colmava ]ioscia di onorificenze insigni, dandogli in fine il titolo di Conte. Morì questo sublime ingegno il 5 marzo 1827 nella città che gli diede i natali il 18 febbraio 1745. Zampieki Camillo, nato in Imola di nobile famiglia il 22 ago- sto 1701, fa letterato della buona scuola classica, e valse non meno 230 CENNI KKHiKAFICI in 23i"o.->a, che nel verso latino e italiano, liitrasse dai poeti Ialini e specialmente da Catullo i yali e le grazie del dire, e })erciò venne appellato il Catullo imolese. Integro cittadino, fu per ventiquattro volte eletto Gonfaloniere. Mori in patria il dì 11 gennaio 1784. Zanotti Francesco Maria, celebre filosofo e letterato bolognese, nato il 6 gennaio 1G92, morto il 25 dicembre 1777, fu disce2)olo nelle matematiche dal famoso Eustachio Manfredi. Coltivò la poesia, ma })redilesse le scienze. Tenne per molti anni la cattedra di filosofia nella patria Università, ed insegnò anche fisica particolare. Kel 1723 venne eletto Segretario dell'Accademia delle Scienze dell'Istituto e ne scrisse i lodatissimi Commentari in otto volumi, che poi furono continuati da Sebastiano Canterzani. Nel 1766 ebbe la carica di Presidente dell'Istituto e fu pure Accademico Eenedettino. Scrisse opere splendide per insigne dottrina, e fu decorato dalla patria di una medaglia d' onore. ZiNOTTi GlAMPlETRi), pittore e poeta, fratello di Francesco Maria, nacque a Parigi il 3 ottobre 1674, ma venne ancor fanciullo in Bo- logna, ove si rese di poi uomo molto istruito. Condusse sua vita pingendo e poetando con fama di valente. Fu suo 2if^nsiero la fon- dazione dell' Accademia bolognese che assunse il nome di Clemen- tina, delliv quale fu Segretario })er molti anni, e ne compose poi la storia dalla sua origine sino ali" anno 1730. Scrisse jìure alcune vite di pittori, e quella del sommo Eustachio Manfredi. Morì in Bologna il 28 settembre 1765. Zeno Apostolo, nato a Venezia 1' 11 dicembre 16iJ8, fu insigne jìoeta drammatico, ed uno degli uomini più dotti del suo tempo. Ebbe corrispondenza coi ])iìi illustri leti erati, fra i c|uali il Maglia- becchi, il Mafì'ei, il Muratori. Chiamato a Vienna nel 1718 dall' im- jjeralore Carlo VI, scrisse per quella Corte i suoi drammi ed azioni sacre per musica che furono i precursori del celebre Metastasio, eletto a succedergli quando egli nel 17^9 lasciò Vienna, e ritornò in patria, ove morì V 11 novembre 1750. ?(S<^(^r^/'STf) INDICE — -?F^f^•> 52 Caldani Leojioldo » 56 Cantelli Tagliazucclii Veronica » 63 Concilia Niccolò » ivi Corticelli Salvatore » 65 Fabri Alessandro » ivi Fabri Domenico » 66 Fautoni Pio » 75 Fontana Felice » 76 Gerdil Giacinto Sigismondo » 78 Ghedini Ferdinando Antonio » 79 Hortega Giuseppe » ivi Laurent! Marco Antonio » 82 Manfredi Eustachio » 83 Manzoni Francesca » 84 Moegling Cristiano L » 94 Nollet Giovanni Antonio » 95 Roberti Giamlnittista » 103 Scarselli Flaminio » 104 232 INDICE Spallanzani Lazzaro Pag. 125 Targioni Giovanni Lnigi » 144 Testa Giuseppe >^ 147 Tozzi Giuseppe Maria » 148 Trombelli Giovangrisoston.o » 151 Varati Giuseppe >\ ivi Volta Alessandro » 157 Zainpieri Camillo » 160 Zanotti Francesco Maria » 164 Zanotti Giampietro » ivi Zeno Apostolo » 170 APPENDICE. I. Lettera di Laura Bassi ed altra del Dottor Gaetano Tacconi al Conte Senatore Filippo Aldrovandi ... » 183 II. Lettere del Canonico Giambattista Bassi alla propria CUGINA Laura Maria Caterina Lassi » 185 III. Lettere di Uomini illustri a Giuseppe Verati ... » 191 Algarotti Francesco » ivi Bianchi Giambattista » 193 Bianconi Gian Lodovico » 196 Caldani Leopoldo » 204 Carminati Bassiano * 208 Fantoni Pio » 209 Fontana Felice » 210 Ortes Giammario » 215 Spallanzani Lazzaro » 216 Zanotti Francesco Maria » 219 Cenni biografici degli scrittori delle Lettere » 223 EDIZIONE DI 150 ESEMPLARI PER ORDINE NUMERATI. N.^ 32. FINITO DI STAMPARE IL XX SETTEMBRE MDCCCLXXXV. <^ é ^. > ^ «ir: ;m, '*• 143 B36A4. 1885 Lettere inedite alla celebre Lam'a Bassi P&ASci. PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY *^a