A^ OF COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS. iFounìJeti bs prfbate suiiscrfptfon, m 1861. DR. L. DE KONINCK'S LIBRARY. No. //y. Do Not Photograph Microfilm on file 3 2044 072 205 321 LETTERE RECENTEMENTE PUBBLICATE SUI PESCI FOSSILI > VERONESI CON ANNOTAZIONI INEDITE AGLI ESTRATTI DELLE MEDESIME VERONA DALLA STAMPERIA RAMAVZINI I 3 ALLE LORO ECCELLENZE I L N. H* AGOSTINO GARZONI AMBASCIADORE ALL' IMPERIAL CORTE DI VIENNA E LA NOBIL DONNA PISANA QUERINI GARZONI SUA CONSORTE Jl Pefci Foffili del mio Gabinetto, ora di qual- che confiderazione pel recente acquifto della fa- mofa ampia collezione del rinomato Sig. Vin- cenzo Bozza 5 hanno negli fcorfi mefi deftata una letteraria quiftione fra il Sig. Ab. Tefta Romano, ed il celebre Sig. Ab. Fortis. Quefti con due lettere cercò difendere dall' aggreflbre Sig. Tefta. Ma, e perchè non tratta il Fortis che gli oggetti foli che lo riguardano , e perchè non v'è che una fola lettera del Sig. Tefta uni- ta alle due pubblicate dall' erudito Naturalifta , COSI a togliere pienamente ogni difficoltà dal Romano Autore propofta, e per formare di a 2 y 4 quelli dotti , eloquenti e vivaci fcritti una ferie r?,airnaca ho penfato di raccorli iniieme. Di tal" Lettere V Ab. Tomma felli Veroneie compi- lò e d'è alle (lampe gli eftracti^ e quelli m' è piaciuto di unire nella preiente edizione, cor- redandoli di alcune N. Ite, onde vindicati fofTe- ro i noflri folfili da tutte le accufe lor date, più ce't'> ingegnofe, che vere. Tuito Ciò che riguarda la mia famiglia è oeeim^i divenuto oggetto intereffante per 1' E.E, V.V. , che il preziofo dono le fecero dell'otti- ma lor Fi^li^i 5 pel di cui pofTelfo puoffi chia- mare fortunatilfima. E' dunque dovere che an- che quanto rifguarda il mio Mufeo conofca il Vantaiigio d'avervi, a fuoi patrocinatori. Nulla, io fpero, i • queft' opera v*avrà, c^e meno me- nti i nfl^lfi voftri, fé le Note noi foffeto ; l'au- tor delle quali farà baftantemente contento, fé potrà offrirle come una prova di quella llima e venerazione con cui fi gloria d'edere Verona ij Ottobre 1793 Pi Vostre Ecqbllbnzm Pevotifs. Umilifs. Offequiofifs. Serviiore Giovambatiiìa Gazola Al signor abatb I). FRANCESCO VENINI .DOMENICO TESTA. h ì Pefci foffili del monte Solca nel Veronefc han de- lla co , e delleran Tempre nella menie del Naturalifta, che pongafi a ^confiderargli , una foila di quanto belle, aìtrettanto diffidi quelt oni . Tra i peiei , che impron- ti^rono la loro immagine fuh' ardefia calcareo argillofa dd detta monte , hacci^ne veramente di quelli , che non vivono, che ne remotiiìimi mari dell'Alia e dell* America? Se quefto è, qual terribile cataflrofe gli ha mai tralbortati e raccolti nell angurto fico , ove ritro- vanfi.^ Come poi fi formarono intorno ad effi que pe- trofi (Irati , ne' quali giaccion fepolti ? Qual forza fpin- ie in feguito, e fcompofe, e rovelciò gli ftrati mcdefi- m\ ? Quanto tempo impiegò la natura nel fabbricare a* pefci quei portentolo cimitero? Avvi indizio, o mo- numento alcuno, onde fillare almeno probabilmente l'epoca d'un si ftrano avvenimento? Ecco le queftio ni, che tormentano da lungo tempo l'ingegno de'Na- turalff^e che non ceffano di punger vivamente la mia curiofirà da quel giorno, che giunto nella Icorfa efta- te a V'erona io pofi la prima volta il piede nel Mu- feo dell'egregio Sig. Conte Gazola, dove la più bella ,< e pu copioia raccolta de' pelei follili del Bolca fi cu- ftodiice. Ora io mi propongo, gentilifTimo Sig Ab« Venini , d' efporle brevemente alcune mie conghiettu- re, le quali le non giovano per avventura a diifipar le tenebre , che le accennate quellioni circondano , fervo* no almeno , o eh' io mei credo , in quiilehe modo a a i 5 diradarle. Ella col Tuo finiamo difcernimento , e con le profonde cognizioni , di cui è dotata , ne giudiche- rà . Saprò dalla fua decifione s" io pofla rimanermi ne* miei pcnfieri , o s' io debba abbandonarli . IL Tra ì pefci, che improntarono la loro immagine iiiir ardefia calcareo-argifloia del Bolca , haccene vera- mente di quelli 5 che non vivono, che ne' remoti (Ti mi mari dell* Afia , e dell' America ? Quefta f-^nza fallo è la queftione , che vuolfi efaminar diligentemente pri- ma delle altre . I Naturalifti , che hanno ultimamente fcritto fu i pefci fofTili del Bolca, affermano concorde- mente non poterfi dubitare delia verità d* un tal fatto, cioè che alcuni de' iuddeiti pefci appartengano realmen- te ai mari afiatici , e americani , donde poi fiano fla- ti , non fi fa come , trafportati fu quella montagna . Eglino han quindi compollo , e pubblicato de* Catalo- gi, ne' quali il genere, la fpecie, e la patria de' pefci medefimi ordinatamente, e diftintamentc fi accennano. E di vero, fé alcuni di que pefci porraffero fcritto ful- la teila , o fuUe pinne chi fono , e d' onde vennero ; io non io con quanto maggior franchezza arebbc potuto formarfi la loro nomenclatura . Ma non fo ugualmen- te fé defTa verrà poi ricevuta , e fottofcritta da que' favj naturalii^i, che hanno imparato a proprie fpefe a non fidarfi delle ingannevoli apparenze, e che ben fan- no come ad isfuggirc un errore, non v' è fpefTe volte lentezza, non adopranfi cautele, che baftino . In quan- to a me, io mi fento forzato dalle ragioni, o, fé co- sì vuolfi, dagli fcrupoli, che ora efporrò, a dubitare deila piena efatttzza di fiffatti catalogi . Non è folo il monte Bolca, che fomminiflri de' pefci foffili . Trovanfi elTi nella Germania , nelle mon- tagne Svizzere, nella Francia, nell'Inghilterra. Ora io non veg^o che in alcuni di quefti luoghi fi difot- ferrino pefci flranieri ai mari d'fluropa. Le pietre ic- tiomorfe del Bolca fono ftate un tempo, come quelle del Libano (i) conofciute fotto il nome di pietre isle- biane (2)5 appunto perchè in Eìslcben nella Saflonia havvi un' antica , e famofa cava di pefci foffili , de' quali ha parlato fra gli altri il Leibnizio nella fua Pro- togea . Egli però annoverandogli non fa menzione al- cuna di pefci afiatici , o americani . Quel grand* uomo conghiettura che prefTo ad Eisleben nel fito , ove fca- vanfi i pefci , ftagnafle anticamente un lago , il quale per un tremuoto, o per la caduta d'una montagna , o per r interrimento prodottovi da' fiumi , che in cfTo sboccavano , fi difleccò . Partirono le acque , ma rima- fero i pefci , che le abitavano, ravvolti nella mota del fondo , e dalle fopravvenute terre ingombrati , e fepol- ù . Una tal conghiettura del Leibnizio è più antica di lui . L' aveva già propofta Anfelmo Boezio di Boodt nel fuo libro : Gemmar um & lapidum hilioria . Tra i pefci fodili della Turingia, fu i quali ha icritto un beir opufcolo Criftiano Spenero (3) , non fi rinviene , (i) Bonanni fefta ClaflTe pag. loi del Mufeo Kircheriano , Mu- k-o sì abbellito a di noftri e tanto accrefciuto dal buon gufto , e da I- •3 dotta generofità di $• E. il Sig. Cardinal de Zelada Segretario di Stato. Il Bonanni nel luogo citato afferma tra gl'ittioliti del Liba- no effer flati ravvifati lucci , perche , paffere marine ec. , non ricor- dando alcun pefce efotico. (*) Maffei Verona illuftrata Tom. j. e. «. (5) Chrijìlatii MaximtlUni Speneri Difquifitìo de Coccodrillo im Lapide fcifftli exprcjfo , aliìfque Lithozoi; . Mtfcellanea BerolinenJtA ai ann. 1710, Il Leibnizio non credeva che il Coccodrillo dello Speaero foffe ftato dall'Africa rr^rporìato nel luogo, donde fu eftrat • to , credeva bensì che un tale antibio foffe nato in quella contrada , quando il fuo clima era così caldo, come è attualmente quello dell* Africa. ( Leib. Op. Tom. 2. P. 2. pag. 176.) Ma il Bekmanno ha fpìanata fu quefto articolo ogni difficoltà , rimarcando non afferri ragione alcuna, che ne oblighi a torre il fofllle dello Spenero per un vero Coccodrillo . Ecco le fue parole: Spenerus demonfiratum ivit i'ìam lacertam ejfe fpecìem , qu^e Crocodìlus vocatur , verum me nui" lum argumcnturn grave vìiere , quo id demonjirarl pojjtt 9 confiteor * a 4 \ almeno Io Spener non ne fa motto, alcun pefce fore- fliero . Finalmente della ipotefi de' laghi , o piccioli mari diseccali s'è giovato T ilJuftre Valchino (i) per ifpiegar generalmente V origine di tutti gì' iftioliti , e di tutte le pietre ittiomorfe della Germania . A giudi- zio de' mentovati naturaliflì, i pefci fofìfili dì quella contrada fono adunque nativi di efTa , e non efotici . I pefci fofìfili della Svizzera , che il dotto , e re- ligiofo Scheuczéro ha ingegnofamente tramutati in al- trettanti oratori (2), non eflendo che Lucci, Perche, Rombi, Paguri ec. non han tratta certamente l'origi- ne dai mari delle Indie * Lo fteflo vuol dirfi dì quelli , che s' incontrano nella montagna gefTofa di Montmartre predo a Parigi , e neir altra parimente gedofa vicino a Aix . Veggafi nel Giornale tìfico del Rozier (5) la bella differtazionc intorno ad eflì del Cavalier Lamanno . Queft' infelice naturalità, che efTendo uno de' compagni dei Sig. la Peyroufe è flato, per quanto diceli, barbaramente uc- cifo, e mangiato da' {qìv aggi ^ era, perfuafo , che gran- difTimi laghi occupadero in Francia que' tratti di pae- fe , ne' quali trovanfi ora le gedaje di quel Regno . A mifura che il gedo andavafi formando , fi deponeva J'tgura in Scheucueri plfcium querela falfa , tST tòta conficìa ejì . i Novi commentarti Societatfs Regime GottìngenfiS . Tom. 2. ad ann> 9771. ) Delle pretefe olTa d'un altro Coccodrillo fcavare preffo a IVIaftreichi, e le quali s'è poi fcoperto appartenere a una Balena , parla il Sig. Launay nella fua Memoria /u i fojjili accidentali infe- rita nel Voi. X. dell' accademia di Bruxelles . Similmente il famofo fcheleiro , > he dette occaiìone allo Scheuczéro di fcrivere quel fuo libro : Homo diluvii tejìts elaminato in Teguito da Giovanni Gefnero prefentò a lui gli avanzi d' un Siluro , anziché le reliquie d' un cor- po un>ano. ( Magaz. di Hannover ann. 176^. pag. 77 ì-) Or va , e fidati buonamente de' Naturalifti che fcambiano i coccodrilli con le balene, e gli uomini co' pefci. (0 Recuejl des mbnumens des cataftrophes , que le Globe ter- reftre a ef.ujées ec. Tom. J. (») Nei pi/cium quercU. {ì) Marzo 178». nel fondo de' liighi , e ricopriva , e fbtterrava i pefci che vi dimoravano. Chi fpiega in quefta maniera l'o^ rig/ne depcfcì fofTili delia Francia, non crede per cer- to che i detti pefci fiano colà giunti dal mare del Giap- pone, o da quello degli Otaiti. Per rapporto all' Inghilterra , gì' ittioliti , che fca- vanfi a Broughton nella Provincia di Lincoishire (i) ofTervanfi , per atteftato del Pryme , in quella pofitura fleda , in cui trovar foglionfi i pefci nel letto de' fiu- mi, o nei recinto de' laghi afciutti 3 manifefto indìzio, che que' pelei nacquero e videro nelle in feguito fmar- rire acque d'un fiume, o d'un lago. Ma torniamo in Italia. Più luoghi dì effa, oltre il Bolca, contengono pefci foOlii, ma io non 10 che quelli fiano Itati diltintamente offervati e defcritti da alcun Naturalità, tranne quelli di Scapezzano prelTo a Sinigaglia rammentati dai celebre PaiTeri nel fuo libro: fu i fojjiil pefareff . Tali pelei appartengono , per fua teftimonianza , alla clade de' Gobj , de' quali abbonda il vicino mare adriatico. Il noftro P. Soave che in mezzo ag'i ftudj metafifici, e poetici ne' quali Vi diftin- gue tanto, non ha mai traiafciato quelli della Storia Naturale , avendo fatte da me pregato delle ricerche fu tali pefci, ha trovato infieme co' Gobj dd Palferi eflrarfi dalle gefl>.je di Scapezzano, come anche da. quelle di Mondolfu , e di Santangelo nel Contado di Sinigaglia, un'altra fpecie dì pe/cioiini chiamati Coat- ti , de' quali è fimilmente fornito lì mare lunghelTo quella fpiaggia . Non v'è dunque, almeno per quanto io fappia , che il monte Bolca, che poda vantarfi d'aver dato afi- lo e fepoltura a' pefci afiatici, e americani . Donde mai quello fuo non comprenfibile privilegio ? Quella fingo- larità, che diftinguerebbe il Bolca da tutti gli altri (i) Tranfsz, filofcf. n. 7S$, IO monti dell'Europa, e fors* anche dell* univerfo ? I fe- nomeni della natura quanto più fono rari e maravfglio- fi, tanto più lungo 5 e più fevero, e più fcruporofo efa- me richieggono prima d* effere ammelfi , ed effendo rariffimì, e maravigliofiffimi non permettono il dub- bio, ma il comandano. Un tal dubbio crefce , ed acquifia maggiori forze quando fi confultano i Naturalifti , che de' pefci foifili del Dolca han fatto parola. Eglino fono foreftieri o italiani . Fra quelli fi diftinguono il Bourguet , il Guet- tard , il Ferber . Il primo di loro nella lua lettera al Garcin fu i pefci petrificati , parlando in generale de* pefci del Bolca , non fa particolar menzione , che del pefce volante , o della rondine marina , che incontrafi in ogni lato del mare adriatico : il fecondo non ram- menta che il ferpente marino (i) , abitatore ancor ef- fo del mediterraneo . Il Villoughby attefta d' averne veduto uno in Roma lungo cinque o (ci piedi (2) . II terzo ricordando i foiTili del Bolca raccolti da Giulio Cefare Moreni (}) afferma , egli è vero , offervarfi fra i medefimi qualche pefce del Brafile , ma non lo fpe- cifìca , anzi neppur dice d' averlo veduto e molto me- no efaminato : il che moftra aver lui fempiicementc notato ciò che dal Moreni eragli flato detto . Tornan- do in feguito a parlar de' foffili fleffi (4) , il folo pe- fce di cui fa menzione è la murena , così nota ,6 tan- to apprezzata dai ghiotti , e voluttuofi Romani antichi . Fra gì' Italiani il Saraina (5) , il Mofcardo (6) , lo Spada (7) , il MafFei (8) , lo Zannichelli (9) , e 1 Mar- (i) Mem. Tur la Miner. d' Italie. (») Itiiolog. lib. 4. cap. }. U) Lettres fur la mineralogie ec. pag. 17. d) pag. ^4. (5) De erìgine (T amplitudine Civitatis Ver onte . {6) Note ovvero Memorie del Mufeo del Conte Ludovico Mo- fcardo. Cap. CXL. (7) Corporum petrefaSìorum agri Veronenfis Catalosus pag. ^6. (8) Veron. illuftr. Tom. 3. cap. %, (>) Enumeratio rerum naturaiium , qu^ in Muf^o Zanichelltar ir fili (i) , non ricordano che i pefci fanpìero , anguille, rombi, orate ec. pefci in fomma comuniflìmi ai mari d' Italia . Ma fi dirà : colali Scrittori erano neceffariamente sforniti dì quelle notizie ittiologiche , che lì fono ac- quiftate'a'di noftri, e però trattando de'foirdi del Bol- c^ s' attennero faggiamente dal chiamar per nome i pefci 5 che non conofcevano . Sia pur così . Rivolgia» moci adunque ai moderni naturalifti , che dorati de' neceffarj lumi han fatte fu i noftri pefci lunghe e di- ligenti ricerche. Un catalogo di tali pefci trovafi infe- rito nel Giornale fifico del Rozier all'anno 1785. Ef- fendo flato un tal catalogo attribuito al Sig. Abate Fortis, egli fi è doluto acerbamente di ciò (2), prote- (lando di non efTere in verun conto l' autore d' una fiffata fcempiaggine . 11 medefimo icrivendo al Sig. Caf- fini (3) accademico, ed aftronomo di Parigi afferma d' avere indarno confultate le migliori Opere d' Ittiolo- gia per tentar di fiabilire coli' ajuto di ede la nomen- clatura de' pefci del Bo'ca . Quale è fiata , dice egli , la mia forprefa allorché dopo aver diligentemente of- fervate le 144 Tavole del Dottor Bloch, non ho ri- trovato in quelle, che il folo Diavolo di mare (4), che fembri efattamente conforme a uno fchelctro del Bolca ! A fronte di do , nel Catalogo pubblicato dal Sig. Canonico Volta (y), e che contiene non più, che m ajfervantur . ,Abacus alter , in quo foJJlUa figurata continentur . (1) Lettera ad Antonio Valisiiieri . Nel Tom. x. delle Opere di queft' ultimo . (i) Lettre a Monfieur Delametherie . Rozier 178^. (j) Ibid. Extrait d' une lettre de Monf. l' Abbé Fortis datce de Verone le 24 Septembre 1785. à M. le ComteGaflìni Rozier Mars. 17!^. (4) Lophtus pffcatorius. L. S. N. 40 «• Un tal Diavolo li trova in tutti i mari , e nominatamente nell* adriatico . Nomenclator aqua- tilìum antmalium auótore Conrado Gefnero . Ordo IX» de Cartilait- neis pag. 119. (5) Degl' impieirimenti del Territorio Veronefe ce. Lettera a! Sig. Vincenzo Bozza • li , Un centinaio di pefci , fi determinano venti e più fpe- eie de medefimi col fole mezzo delle accennate Tavo- le dell'Ittiologo berlinefe . Quefte venti fpecie adunque fono per giudizio dei Sig. Abate Fortis interamente sbagliate . Ma qui fa d' uopo eh' io renda la dovuta giuilizia alla fìlofofica ingenuità dei prelod.ito Sig. Ca- nonico . Egli lieffo mi ha ichiettamente confelTato in Verona d'ederfi bene accorto delle inefattezze, che s' incontrano in quel fuo Catalogo , e che vedranfi fe- delmente notate e corrette nell'Opera, che (la egli preparando fu tale argomento . Cotali inefattezze fono per rifguardo alla queiiione, che tratto, im por tanti (Ti- me. Eccone alcune. Fra i pefci dell'America meridio- nale fotterrati nel Bolca il Sig. Canonico annovera lo Zeus Corner, la cui figura vien riportata dai Bloch nella Tavola ig^ » Ma un efame più rigorofo gli ha poi fatto conofcere quei Zeus Voxner non elfer altro, che un Zeus Gallus , pefce che vive indiftintamente in tutti i mari , e che trovafi per confeguenza anche nel lìoftro (i). Similmente fra i pefci afiatici del Bolca fi vede nel Catalogo, di cui fi parla, riferito Io Zeus Cilìarfs. Un tal pefce fi diftingue dagli altri Zeufì pe'' fei raggi capillari della natatoja del dorfo, e dell'ano, che fono veramente lunghilTimi , e a cagion de' quali è flato chiamato dal Bloch le Gal a long^ cheveux (2) »- Ora quella lunga capellatura rnanca allo Zeufi del Bol- ca , il quale perciò fi rallomiglia anzichenò allo Zeus Faber , pefce neli' adriatico notiifimo , che chiamafi an- cora dai Dalmatini Fabro, e da Romani pefce fìan- piero (3). Finalmente fra i pefci dell'Africa occupa nello fterfb Catalogo il primo luogo lo Sparus Dentex ,• (i) Ce poiflbn ( Zeus GaUus ) vit tant dans les pays chauds, que dans les pays f roids & lempèrés . Forskaol 1' a vu à Malte . Bloch ^ 'iom. 6. pag. 30» (0 Bloch. Tom. 6. pag. 27. Ta7. i^t- (>) Bloch. Tom. x. pag. 24, ^5 e cmCì intorno ad effo la figura fefia del numero VII della Tavola X del Villoughby. Ma una tal figura rap- prefenta 1' ^cara aya de' Brafiliani , non lo Sparus Den- tex del Boca , del quale io conferve un ottimo dife- gno gentilmente procuratomi dal Sig. Dott. Baronio, dilegno, con cui quel pefce Americano non ha ficura- mente veruna analogia. Nell'opera poi de Villoughby leggonfi diftintamente defcritti lo Sparus, e '1 Dentex, norandoli del primo , che in adriatico fimi ubique fere obvitif e(ì (i) , e cel fecondo, che Venetiis iy Rom^, freqnens efì (i) , ma lo Sparus dentex io non lo tro- vo rammentato in neffuna parte dell'Opera medefima . Ben lo rammenta il Brunnichio, ma egli lo ripone efpredamente fra i pelei del golfo di Venezia , come apparifce dal fuo libretto : Spolia e mari adriatico re^ portata. Lo Sparus dentex leggefi egualmente regiftra- to nel Catalogo de'pefci maltefì inferito nell'opera del Forskaol . Per riconofcere e determinare i pefci del Bolca , il Sig. Abate Fortis ha trovato nella Ittiologia del Sig. Brouflonet quel ioccorfo , che avea fperato invano da quella del Dottor Bloch . Confrontando egli adunque i pefci defcritti dal Broudonet co' pefci del Bolca , ha ravviiato tra quelli ultimi il Polynemus plebejus , il Gobius llrigatus , il Choetodon tnoilegus, e 'I Choeto- don faber, pefci fommamente efotici , perchè propri del mare degli Otaiti . Ma il S\g, Bozza che ha con- fiderati sì lungamente i pefci del Bolca , e che perciò li conofce al pari , e meglio d\ chicchefifia , ne alficura fcorgerfi fempre fra i medefimi e quelli de' mari del Sud una offervahile differenza , Son dunque privi , fog- g ungo io 5 di quella fimigiianza , che è pur neceffaria per raffigurar 1' uno dai difegno o dalla figura dell' al= (0 lib. 4. cap. VI, (») lib. 1. cap. 13. tro (i). Lo fte^o Sfg. Abate Fortfs attefla i pefcì del Bolca differire in quanto alla grandezza da quelli dell* Ittiologo francefe . Una tal differenza è veramente ri- marcabile . La lunghezza, efempigrazia j del Polinemo plebejo degli otaìti è di ^6 linee del piede d' Inghil- terra (i), quelle del fuppodo Polinemo plebejo del Bol- ca, che il Sìg. Abate Fortis dice beniffimo conferva- to, giugne a 25 pollici del piede francefe (3^,. Il me- defimo Sig. Abate volendo modrare come bene idea* ta 5 e quanto più inftruttiva deli' altre fia la Raccolta del Sig. Bozza , fcrive al mentovato Accademico di Parigi precifamente così : Les Cabinets , que j' ai èté à portée d'examiner, ne font ordinarienent compo^es , que d' objets ifoles , 6c apportés de differents endroits: celui de M. Bozza tie contient que dcs ichtyolithes de la montagne de Bolca, doni ks indiv^idus vivoient ^o«f / dans les memes eaux ^ dans le meme tems , & prefen- tent une varieté d efpeces . Come di grazia può que- flo accordarfi con la promifcua efiftenza nel Bolca de* pefci europei , ed otaitici ? L' imbarazzo e V incertezza crefcono , quando i fuddetti pelei tolgonfi ad efa minar diftintamente ad uno ad uno . Due fono i principali caratteri , che di- llinguono i Polinemi dalle Trjgiie, la pofizion delle pinne ventrali , e gii articoli delle loro dita , o fili , o (i) Perfino moltìffime fpecie di pefci comuni a tutti i mari , co- me le ^gulie , Eiox acus , difer enfiano da quelle di Bolca , poiché quejìe hanno delle varietà notabilijjime y che non corrifpondono alle defcrix.ioni degl" ittiologi antichi , né de' moderni -. per ef empio , vedefi nelle KAgulie di Bolca la natatoia e pinna dorfaie <, che incomincia dalla nuca , e fi efiende fino alla coda fenx.a inrerrux.ione , a diffie- ren%.a di tutte le cognite de nojìri mari , nelle quali incomincia dah la metà, del dorfo . Del pari camminano qua/t tutti gli altri pefci di Bolca , fempre con qualche ofervabile differenza da que che alligna- no nei nojìri mari y o ne^ mari del Sud . Bozza Lettera al P. Orazio Rora fulla univerfale rivoluzione loftéria dal Globo terracqueo . (i) BroufTonet Oper. cit. 0) Forris let. ciu cirri, che dir fi vogliano. Quefle hanno ie pinne ven- trali fituate nel petto , quelli propriamente nel ventre . Le dita delle Triglie fono articolate , de' Polinemi no (i). II primo carattere però non è Tempre ficuro. La Triglia rondine ha le pinne ventrali piantate fui ventre (2), e lo ftelTo vuol dirfi della Triglia amata (3). Ciò pofto, le pinne ventrali del Polinemo del Bolca dove fono? al petto, o al ventre? le fue dita fono articola- te, o no ? Nefluno , per quanto io fappia , lo ha nota- to. Non potrebbe quel pretefo Polinemo effer dunque una Triglia? Ma ponghiamo, che fia veramente un Polinemo, farà per quefto Totaitico? Rifpondo franca- mente di no. Il Polinemo otaitico ha cinque dita, la cui lunghezza non arriva alla metà del fuo corpo (4). Quindi non può confonderfi col Polinemo vergìnico , né col paradifiaca forniti ambedue di fette dita , né col Polinemo del Gronovio dotato, è vero, di cinque di- ta, ma due volte più lunghe del Polinemo fteilo.Quar è il numero delle dita del Polinemo dei Bolca? quar è la loro lunghezza ? Anche quello fi tace . Ma fiano cinque , e fiano più brevi della metà del fuo corpo . Tale appunto è il numero, tale la lunghezza di quelle del Polinemo dello Gmelin. Perchè dunque il Poline- mo del Bolca farà piuttofto quello dei Brouffonet , che quello dello Gmelin ? Quefti mori infelicemente fui Caucafo nel 1774, vale a dire otto anni prima, che ufcifle alla luce T Ittiologia del Brouffonet , a cui dòb* biam la defcrizione dc'pcki otaitici, de* quali fi parla. Qiiindi non ha luogo il fofpetto cheJl Polinemo dell* uno fia lo fteffo che quello deir altro. Io temo gran- (•) Genuf Polynemi a Trtgl'fa dìjììnóìum pinnìs v:mraUbus in abdomine fitts , er digitìs non articulatis . L. S, N. 521. (0 oirtedii Genera Pifchm. Gri^es WaldU Impenfts anuFcrdi»: Rofe i7i>i. pag. i6o. iì) Ibid, pag. J70. (4) BroulTon. Oper, cir. i6 demente non In queda occafione fianfi moltiplicate an- cora le fpecie fcnza necefTità . Il Polinemo dello Gme- lin è defcritto cosi : Polynemus plebe] as digiti s q'{inqne , primo ultra anum extenfo^Cdzteris fenfim brevioribus {l) . 11 Sig. Broufforiet, che citando gli altri Polinemi,non fa menzione alcuna di quello delio Gmelin , delcrivc le dita del fuo nel Tegnente modo : Digiti quinqae , /«- perior ultra anum protenfus , cceteri fenfim breviores • Chi non ifcorge qui una perfetta identità nel caratte- re, che divide una fpecie di Poiinemi dall'altra? Ma quefte ricerche fono per avventura eflranee al mio fco- po 5 ed io mi farei volentieri attenuto da! farle , fc avelTi a tempo faputo quello, di che fono ftato novel- lamente afìficurato, cioè, che il pretefo Polinemo del Bolca è così Icontraftatto , così mancante delle fue no- te caratteriftiche , che nell' Opera , che fta per iftam- parfi da' Signori NaturalilU di Verona, farà, per quan- to credefi, omeffo. La giacitura delle pinne ventrali fepara in primo luogo il Gobio degli Otaiti daWe altre fpecie de' Gobj . Le pinne ventrali dì queft' ultimi fono unite y dì quello di/giunte (i). Ma anche il Gobio Amorea del Wiliugh- by (3) , anche il Gobio Eie otri s del Gronovio (4) , an- che il Gobio del Pifon (5), e finalmente anche quel- lo del Koelreutero han le pinne ventrali di/giunte (5) . Il Gobio del Koelreutero confervafi nel mufeo raccol- to, e donato alla fua Accademia da Pietro il grande, quindi non è certamente 1' otaitico . Il Brouffonet lo rammenta , ma riflette , che fé il Gobio , dirò così , (1) Gmelini L. S. N. 1401. ^rted. Genera ptfcium^ pag. 610. (i) Qohim jìrìgatus di feri a divifione Gobiorum, pinnis vcntro-- lìbus unìtis y pinnis ventralibus disjundis- BrouJJòn . Oper. cit. (3) Hi fior fa Pifctum. ^rtedìi Gen. Pi/cium pag. 105. ^4) Gronov. muf. II. n. i6%. (0 Gmelini. L. S. N. no^. ' (5) Nov, Com> PetrcpoL T. VIIL 1. . . ^'^ di Pietroburgo conviene nella disgiunzion delle pinne ventrali coll'otaitico, differifce però da eilo nel nume- ro de' raggi della prima pinna dorfale , i quali fono kì neir otaitìco , e dodici nel ruffo . Dall' altro canto ii Koelreutero paragona ancor egli ii ino Gobio col Pa- ganello , e col jozo del mare Adriatico, e poi foggiu- gne (i): Cum Paganello VenetorHm^&Jozo romanomm quanidam quidem meo Gobio effe fimilitudinem ex deferì- pilone collipJtHr , cum Jozo in primis^ quod radiorum pinnce dorfalis priwce extrtmitates [apra memhiranam eos conneBentem emine ant ^ ipfaque hujHi pinn^ membrana in fummo macidata fit . Verum numero radiorum ejusdem pìnnce nìmis ab eo differt ^ quam ut ejusdem cum hoc fpeciei eum effe creder em . Variahilem quidem effe radiO' rum in pinnis numerum propria obfervatione dudum co- gnovi 5 in tantum autem differre ^ ut in duplum incre- fcat , numquam mihi obvenit . Cum igitur in plurimi s ha5fenus cognitis Gobiorum fpeciebus primam dorji pinnam conftanter sex radiis ^ fecundam vero JO II 13 ^4 ^^ 17 effe fuffultam recentiores contendant auclores ] nojler autem in pinna dorfi prima 11^ in fecunda 13 obtmeaP radios , defcriptum a nobis pifcem prò nova Gobiorum fpecie habere convenit , Dunque la differenza nel nume- ro'de* raggi della prima pinna dorfale, che fono fei nel Paganello e nel jozo, dodici m quello di Pietro- burgo, trattenne il Koelreutero dal confondere il fuo Gobio cogli accennati due pelei . Se dunque il Gobio otaitìco non differifce da quello del Koelreutero , che perchè ha fei raggi nella prima pinna dorfale, fel Paganello e 'i jozo non differifcono parimenti da quel- lo del Koelreutero, che perchè han fei raggi nella prima pinna dorfale : perchè il Gobio otaitico noa avraffi a credere della fleffa fpecfe de' Paganelli e de' jozi? Sarebbe pur beila, fé dopo aver menato tanto (i) Ibid. h i8 remore con quel Gobius ftrlgatus degli otaiti , fi tfò- vade delTo non altro, che il Paganelio , o'I jozo de' Veneziani . I ChetOGonti 5 come l'indica Io fleflo nome, dif- ferifcono dagli altri pefci per la qualità deMoro denti , che fono fetacei , molli , fieffibili . Per quefta ragione fono flati molto acconciamente chiamati in italiano molli dent i . 1 Francefi gli appellano Bandoulieres a. ca- gion delle lifte di vario colore, onde è falciato il lo- ro corpo. Ma quefte lifte non alterando che il color della pelle , e non formando prominenza , o depreffio- ne alcuna, non poffon lafciare l'impronta di Ce mede- fìme, e indarno perciò fi cercherebbero negli fcheletri del Bolca . Ora io non fo vedere come dalla figura , o dall' impreifione d'un pefce pofla intenderfi, che i fuoi denti fiano più o meno duri , più o meno pie- ghevoli . Con qual mezzo adunque s è giunto a (co- prire effer fepolto nel Bolca il Chetodonte triofìego degli otaiti ? Si dirà forfè , che non i fuoi denti , non le fue fafce, ma gli aculei della fua pinna dorfale han condotto a tale (coperta . Ma queiti aculei trovanfi in ugual numero nel Chetodonte triolkgo del Linneo (i), e in quello del Seba (2), né l'uno, né l'altro certa- mente otaitici. Che fmania è quefta di volere aflolu- tamente , che il Chetodonte del Bolca fia venuto di là ? Il Sig. Brouflonet avverte che il Chetodonte otai- tico è fornito d' aculei anche nella coda , de' quali pe- rò il Linneo, defcrivendo il fuo Chetodonte , non fa menzione alcuna. Sì, ma tali aculei fono efprefTamen- te rammentati dal Linneo, quando parla del Cheto- donte Lineato ( Chcetodon lineatHs fpinis àorfalibus no- vem , [^ina laterali utrinqae caud^e . S. N. 463 ) . Il Sig. Brouffonet replica che il Chetodonte Lineato è (i) L. S. N. X pag. 274. (»} Thef. Tom. ?• pag. àt , qHd^ tamen jnre èX natura confociari debent . I Blenni adunque nella forma del corpo , e delle pinne rafiembrano ai Gobj . Ora nella famìglia de' Blennj v' è appunto il Blennius Ocellaris , che s' incontra ad avere efattamente nella prima delle fue pinne dorfali una macchia nera come un occhio , che vive nel me- diterraneo , foprattutto neir Adriatico , che è flato ve- duto in Venezia dal Willoughby , e chiamafi dagl' Ita- liani mefforo ( i ) • Chiamai predo di noi così anche il Gobius niger detto ^particolarmente da' Veneziani Go , ]a cui figura ha molta, fé non tutta 1' analogia col Gobius Ocellaris degli otaiti. Eflb ha eziandio delle mac- chie nella prima pinna dorfale , i raggi della quale fon fei , tanti né più, né meno, quanti ne ha il Gobius Ocellaris ( 2 ) . Qualche differenza nel colore , o nel r.umero delle macchie di quefti pefci non deve allar- mare chi moilra ài non aver valutare neppur le cjfer- (i) Bloch. Part. V. pag. $1. (2) Bloch. Pait. II, pag. 4» 11 Tahiti differenze. Il Gobius Ocellaris dei Bolca potreb- be dunque , per quanto lembrami , crederfi uà memo- ro appartenente al genere de' noflri Gobj sì comune e per confeguenza a sì buon prezzo, che Giovenale in- fegnando come fa d' uopo uniforixiar le fpéfe alle pro- prie rendite ebbe a dire : Nec mulhir/i qnccras , CHJn fit tìhì Gobio tantum In IqcuUs . Del Chetcdonte Fabro del Signor Brouffonet par- la il Dottore Bloch nella fleffa parte della fua Opera , nella Tavola 212.^^ nella quale fi vede eziandio la figura del pefce medefimo . La figura poi à^X Cheto- donte Fabro del Bolca è fiata inferita nel Giornale Fifico del Rozier all' anno 1786. Sì paragonino ài grazia quefle due figure, e fi vedrà certamente che non rapprefentano lo fieffo pefce . Tacendo le falce dell' uno 5 che non appajono , e non pofibno apparire neU' altro , il Chetodonte Fabro del Broufionet , che vive ne' mari eziandio della Carolina, è fornirò à\ nove aculei nella pinna dorfale , quorum fecnnàus priore e/i palilo longior , tertius fecundo quintuplo longior , e ài tre aculei neii' anterior parte della pinna dell' ano afiai più brevi, che non fono i raggi della pinna medefi- ma . La lunghezza poi delle due mentovate pinne è tale , che giungono con le loro punte quafi all' efire- inità della coda. Ora nulla di tutto quefto offervafi nel pretefo Chetodonte Fabro del Bolca . A chi dicef- fé la figura di efio inferita nel Rozier efier mal fat- ta , e non rafibmigliarfi all' originale , io rifponderei , che il Fabro Cinghiale de' noftri mari , chiamato in Ronfia Riondo dello fìe(To ordine de' Chetodonti, fi tro- va d' aver appunto nove aculei nella pinna dorfale , quo- rum tertius altijftmuf ^ e tre in quella dell' ano più brevi de' fcguenti raggi della pinna fteda (i) , e che (1) Arted. Gen. Pifc p^g, ^^f. ^ 3 ?2 per confeguenza Io fcheletro del Bolca potrebbe appar- tenere a un Riondo , anziché a un Mollidente degli Oceani Indiani . Il Dottor B'och conchiude quel fuo articolo fui Chetodonre Fabro nella fcguente maniera : Noi dobbiamo la prima dcicrizione d' un tal pefce al Sig Brouilonet , che ne ha pubb icato ai tempo {lefTo un buon dilegno. Per altro gli Autori, che egli cita relativamente al pefce medefimo , nulla hanno che fa- re con edo* Bada paragonare i loro difeg-ni con quel- lo datone dal Sig. Brouffonet, per tofto accorgerfiche il mio giudizio è fondato . „ Se il Sig. Bloch , oltre il Chetodonte Fabro, aveffe ancora defcritti gli altri tre pefci otaitici , de' quali Ci tratta , avrebbe certamente fomminiftrata nuova luce a quefte mie ricerche . Ma egli fi è taciuto, e '1 fuo filenzio ne fa (ofpettare non efier lui pienamente perfuafo delle nove ipecie che vo- glionfl da fiffatti pefci formate . Altrimenti , perchè efcluderle dalla fua ittiologia , che egli ha ficuramente intefo di rendere la più efatta, e la più compita di tutte ? Io porrò fine a quefta diceria con una rifleffion generale . Per ravvifare un pefce qualunque dalla fem- plice impronta da eflo lafciata in una pietra , è d' uo- po, come ognun vede, che tale impronta fia netta, intera , e ben confervata . Per affermar poi con certez- za che Io ftelTo pefce non abita, per efempio, nel ma- re adriatico, fa di medieri aver prima una piena e ficura notizia di tutti i pefci , che in detto mare fog- giornano. Ora le pietre ittiomorfe fono generalmente parlando, o affatto prive, o molto mancanti di quella nettezza, e di quella integrità che tanto bifogna. I pefci che offervanfi in tali pietre hanno , per ufar le parole del Bourquet ( i ) , alcuni la tefla Ghiacciata , e contraffatta , alcuni ne fon privi afTolutamente ; le na- le Gallic , della Germania ec. era affai notabilmente più freddo , che ora non è . Il Sìg, Barringhton ( i ) , il celebre Sìg^ Conte Gianrinaldo Carli (2) e novel- lamente il Sfg. Ab. Mann ( 3 ) hanno difFufamente trattato un tale argomento. Ai tefti degli antichi da loro raccolti io mi contenterò d' aggiungere l' autorità di Teofrafto non fo come da elfi dimenticata . Egli nel fuo libro de pifcìbt4s in ficco viventibus parla dell* agghiacciamento dell' Bufino , come ài cola ordinaria , e rfferifce che i pefci di quel mare inceppati nel gelo fembravano a vedergli affatto morti, e non tornavano a dar fegni di vita , che quando fi mettevano al fuo- co per cuocerli . Quello palio di Teofrafto moftra che r intelice Ovidio non favoleggiò quando fcriffe: Ut Jhwhs in ponto ter frigore conftitit Jfler , FaSfa efl Èuxini dura ter unda maris . In grazia d' Ovidio mi fi permetta qui una bre- ve digreffione . Egli non era foltanto un poeta dame- rino , come il volgo crede , ma fapeva la Storia Na- turale , ed avea coltivata particolarmente T Ittiologia . Il fuo Halieuticon così pregiato da Plinio n'è una pro- (1) Tranfaz. fìlofof. an. 17^8. (i) Lettere Americane Parte IH. Lettera iXo e feguentl . Il famofo Sig. Bailly ha detto più volte , che fé egli avelTe conofciuta a tempo queft' opera del - Carli , fi farebbe certamente aftenuto dal pubblicare il fuo libro full' Atlantide di Platone . Q.uefta , come ognun vede , è la maggior lode , che poffa tributare un Autore a chi lo abbia anticipatamente confutato . (j) De la gradation en plus ou moins du froid de notre Globe par Monfieur V Abbe' Mann Secretaire perpetue! de V Acaderaie Imperiale et Royale de Bruxei'es. 28 va evidente . Come dunque parlando dello fturione fi Jafciò egli sfuggire quel verfo : Tuqne peregrinis Acipenfer nohilis undis ? Lo fturione fi trova ne' noftri mari , e ne' noflri fiumi . Ovidio poteva imbatterfi a vederlo pefcare dal- le fue feneftre , abitando una cafa porta alle rive del Tevere . Indarno fono flati da me confultati gì' inter- preti d'un tal verfo. Io gli ho fcoperti anche in que- fla occafione traditori del tefto, e à\ chi lo legge. 11 Salmafio s' è avvifato di troncare il nodo della difficol- tà coU'oflinarfi a negare che il noflro flurione fia r Acipenfer degli antichi ( Exercitatìones PltnìancC . Tra'jeBi ad Rbsnum , Tom. 2. pag. 940.). Farmi che non farebbe difficile il rifpondere agli argomenti da eflb allegati , ma queflo non è il luogo , tanto più , che ancorché egli avefTe colto nel vero , la difficoltà rimarrebbe fempre la flefTa , 1' Acipenfer degli antichi appartenendo ficuramente ai noftri mari, come appa- rifce dall' offervazione di Plinio full' altro verfo d'Ovi- dio : Et pretìofiis Elops nojl/is incognitus undts , Elopem quoque^ (egli ofierva lib. 32. cap. XI. ), effe dictt nojiris incognitum undis , ex quo apparet falli €05 5 qui eumdem acipenferem exiftimaverunt . Chi poi dicefTe , che i noftri fturioni fono ignobili , e che Ovi- dio non intefe parlare , che de' foreftieri , direbbe una pretta falfità . Gli fturioni che fparfi di fiori , e in mezzo al fuono de' mufici ftrumenti ^i appreftavano da Servi inghirlandati alle ricche , e laute menfe de* Ro- mani antichi , non venivano certamente né dal mar Cafpio 5 né dal Volga , né dalla Baja di Hiidfon . lo riflettendo , che Ovidio dà ai fiumi l' epiteto dì per:- grini, Nec fatiatur aquis , peregvinofque ehihit amnes , (^Metam. Uh, 8. v. 836.) 5 epìteto allufivo (enza dubbio al corfo delle loro acque per varie Provincie , e rimar- cando inoltre che Io fturione , per ufar le parole del ^9 Giovio ( De pifcibus cap, lU. ) fluminibia fnaxìme no- hilìtatHr^ pinguefcit enim dulchim aquaram haulin ^ fub- agreliemque ìllum faporem exuH , qui prcealto in mari cóncipitHY , fatto notato anche dal Bloch Tom. 3 p. 84 5 congetturo che il verfo , di cui fi tratta , pofla ipiegarfi cosi : E th StHrionc che acquifii pregio , 0 ti nobiliti nelle acque correnti de' fiumi . Se queiìo èj mal dunque tradufTe il Salandri : E tu fuperbo Sturion , che vieni Da' pellegrini mari a' noftri lidi . Potrebbe anch' ellere , che per una Hipallage , figura , della quale i poeti fogliono fpefTo far ufo, e che è fiata da Ovidio adoperata fin nel primo verfo delle fue Metamorfofi, abbia egli aggiunto all' imdis l'aggettivo, che intendeva d'aggiugnere ^\V Acipenfer ^ pefce viag- giatore quant' altri mai . Ma ritornando là , d' onde mi fon dipartito , dico non far dì meftieri eh' io mi trattenga a combattere lungamente la gìk tante volte combattuta, e ormai fpenta chimera del fuoco centrale . Bafti folamente il riflettere , che invano tentò il Buffon di foccorrere co* foiTili del Bolca alla fua fin dal momento, che la pub- blicò , vacillante teoria . Qiiel monte fomminiftra de' pefci , che non rinvengonfi , e non vivono , che nelle latitudini più fettentrionali, e per confeguenza notabil- mente più fredde della noftra . T^li fono a modo d' efempio le aringhe, e la m.orva . Il Sig. Bozza ha ritrovati fui Bolca de' grolTi pezzi d' Ambra grigia . Le ultime fcoperte fu quella foftanza foffile ne afficurano t'fler efla non altro che lo flerco di balene inferme (i). Le balene abitano i mari fettentrionali . Si potrà dun- que conchiudere che la temperatura del mare , chQ bagnava o ricopriva antichilfimamente V Italia , era (i) Veggafi il beli'OpufccIo di M^'r Luigi Bo/Ti fuW tktiro mc^ tallo degli amichi, pag. 159» 3^ quella fteda, che appartiene ora ai mari del Norte, e che la terra s' è andata quindi rifcaldando , e non raf- frcddandofi , come ha fognato il Buffon dopo aver let- to il mondo fotterraneo del Kirchero , e la Protogca del Leibnizio . IV. Se la zona nofìra non è fiata mai dominata dall' intenfo calore , che regna ora nella torrida , è d' uopo dire, che gli animali terreftri e marini, e i vegetabili propri ài quefla fiano flati in una terribile ed univer- ial rivoluzione trafportati dall'equatore nelle varie con- trade d'Europa, ove ora s'incontrano. QLiefta di fat- ti è r opinione de' Signori Naruralifti Veronefi . Anche il Sig. Commendator Dolomieu ha penfato una volta così , ma fembra che le fue proprie offervazioni V ab- biano in feguito coftretto ad abbandonare un tal pen- fiero. Nella Memoria fulle pietre compofte (i) egli do- manda fé le correnti marine, quali che effe fi fiano, poflano trafportare a grandi diftanze fabbie , terre ec. e rifponde francamente che no . „ Tutte le materie , dice egli , che non hanno il pefo fpecifico dell' acqua , e che fono menate via da una corrente , fi sforzano d'ufcir fuori dalla medefima , e n' efcono iollecitamen- te, come il dimoftra 1' efperienza , tranne il cafo, che riftrette in un canale non poffano fottrarfi all'impeto, che le ftrafcina . Quindi fulle rive d' un' ifola non più di lo leghe lontana da un continente non fi troverà giammai né fabbia , né terra , che appartenga al conti- nente medefimo. Ecco perchè le fabbie vulcaniche dell' Etna non giungono , e non poffono mai giugnere fino air ifola di Malta ". Come dunque correnti marine avrebbon potuto dagli eftremi oceani , e fin dall' altro (i) Giornale del Rozier . Novemb. «79» emisfero condurre fui Bolca piànte , pefci ec. ? Ma la- {clamo ftare qiiefto argomento, e prendiamne degli al- tri più icnfibììi 5 e più particolari al territorio verone- fe , ed al Bolca. Ne' fofTiii marini, onde abbonda quel territorio , fi ofTerva un ordine , una diftribuzione de- rna veramente dì rimarco . 11 Rotari nella lettera fu Tali follili da lui fcritta al Vallifnieri (i) afferma, che dopo d' aver più volte girato pe' monti veronefi , gli conofceva a fegno , che fapeva diftintamente il luogo, onde trarre, le il voleva, Buccini, e Turbini di fmi- fiirata grandezza , quello onde le conchiglie grandi e pefantiilìme , quello onde l' oflriche , quello onde le chiocciole , quello onde le Buccardie , le Tubularie , le Siellarie, i Coralli ec. Altrettanto rilevafi dal cata- logo petrefaóìoYHm agri veronenps dello Spada . 11 Mar- figli attefta (2) ancor egli d' efferfi imbattuto alle falde del Bolca in un campo affai confiderabile tutto ripie- no di foli Turbiniti . Sul Bolca fteflo vi fono degli fìrati , che non contengono che Numifmali , di quelli , in cui non ifcorgonfi che Numifmali piccoliffime , di quelli, che non fono compofti che di Terebratole. Gli ftrati , che chiudono i pefci , occupano umilmente un luogo appartato, e àWiio dagli altri (3). Se i follili del Bolca foffero flati colà gittati da correnti rovinofìf- fime , che venendo dall' Afìa , dall' Africa , dall' Ame- rica inondarono tutta V Europa , la fconvolfero , la fra- caffarono , come in mezzo a tanto , e sì terribile , e sì univerfale fcompig'io avrebbon efiì potuto confervar tra loro le tracce del menomo ordine, della più leg- giera diftinzione ? Il diluvio ha mefTo a foqquadro , ha ro/efciato , ha confufo infieme i corpi più folidi e più eterogenei. Le olla durilTime degli enormi cetacei, e (i) Vallisnieri Opere Tom. 2. ' (») Ibid. Ò) Spada pag, 87^J« 4' afpriflìmo ( i). Giunto il noflro viaggiatore in queli' ifola j vi trovò un Convento di Frati Predicatori fitua- to preflo ad una montagna , che gettava fuoco al pa- ri del Vefuvio e dell' Etna . Ufciva da un fianco di cfTa un copiofo rufcello d'acqua bollente , dì cui que* buoni Religiofi fervivanfi per temperar T aria del Con- vento 5 e per innaffiare il loro giardino. In tal guifa fi riparavano effi dall' orribile freddo , che dominava in que' deferti , e facevano in mezzo alla neve , ed al ghiaccio fpuntare i fiori , crefcer V erbe , e maturar le frutta de' paefi europei . I rozzi e felvaggi abitatori della Groelandia prendevano quefie maraviglie per al- trettanti prodigi , e rifpettavano come Dei que' zelanti ed induftricfi mifìfionarj . Il rufcello dell' acqua opera- trice di fiffatti portenti fcaricandofi nel vicino fiume, fa sì 5 che quello non fi geli neppur nel cuore del più fitto inverno . 11 P. Scipione Breislak abiliffirao Pro- feffore di Storia Naturale in Napoli , ha fomminiftra- ta una recente prova della verità del racconto ddlo Zeno . Ha egli piantate in un terreno affatto flerile della folfatara alcune erbe, nelle quali ha faputo ecci- tare la più rigogliofa vegetazione , irrigandole folamen- te coir acque d^ una fontana vulcanica , che rampolla nella folfatara medefima ( 2 ) . Perchè dunque i molti vulcani , che arfero ficu- ramente ne' tempi antichi , e devaftarono le contrade veronefi , vicentine , padovane ec. non avran potuto comunicare all' adjacente mare quel grado di calore, fenza cui non poflono vivere alcune fpecie di pefci? II monte Bolca è tutto fparfo di lave, la fua cima è co- ronata di prifmi di bafalte , la cava medefima de'fuoi pefci (oggiacQ ad un altiffimo firato di tufa vulcani- ca ( 3 ) . Tutto ne' territori Veronefe e Vicentino at- (i) Raccclta del Ramuiìo Tom. 2. (») Effais mineralogiques fur la folfarare de Pouzzole. Nota S, pag. 12 6, (i) Scrangc IVIonti Colonnari ;. z^. Fortis della ralle ?nlcacico 4^ tella la prefenza , e V azion fimultanea de' vulcani , e del mare ( i ) , e tutto per confeguenza par che ne difpenfì dal ricorrere a un caprìcciolo , e lunghiQimo tra/porto dì pefci afiatici ed americani , per iipiegar V origine de' foinii , di cui fi tratta . Quella conghiettu- ra , che è la più femplice , e forfè la più fondata di tutte, acquifta fenza fallo un grandiffimo pefo , quan- do fi vede appoggiata all'autorità d'un sì celebre Na- turalifta , qual' è il Sig. Commendatore di Dolooiieu . Egli nelle OiTervazioni da lui aggiunte all'Opera del Bergmann fu i prodotti vulcanici, s' efprime cosi (2): 5, Oflerviamo che alle cofte delle ifolc vulcaniche vi è sbbondantilfima pefca : i pefci , i teftacei , i poliparj d' ogni fpecie fembra che amino fommamente i ma- ri 5 dal fondo de' quali i fuochi fotterrapei tramanda- no forfè una più dolce temperatura . Gli abitanti dell* Islanda diftratti dall'agricoltura, per il frequente efter- minio delle eruzioni , trovano neir abbondanza della loro pefca il modo dì fulfiilere , e di foftenere quel piccolo commercio , che bafta ai loro bifogni " . Il famofo Boyle nel fuo Tratta tello de temperie fubmari^ narum regionum avea molto prima lafciato fcritto co- me fegue : fingularis etUm foli natura effe poteft , ut [uh terranei quidam ignei , aut calor aliquis fuh fando forte reperiatur , unde inufitatus ille calor in pariibni marina di Ronca $. «. Ferber lertres Tur la Mineralogie. Pag. ^4. Dolomieu appendice all' Opera de' prodotti Vulcanici del Bergmann. Pag. zs«. (i) Nella celebre montagna di Solca apparircela contemporaneità del mare ( nofiro naturalmente , non di quello dexH Otaìti ) e de* vulcani antichi in quel iìto. La valle di Ronca fra Vicenza e Vero- na moftra dalle due falde il monte formato a ftrati slternati di fpoglic del mare, e di eruttazioni Vulcaniche ; anzi le conchiglie , e le chioc- ciole petrìficate , che vi fi raccolgono, fono bene fpefTo tinte in nero , e inzuppate dal bitume, e le piiì grandi oftraciti fono ravvolte nelle lave , e ripiene di effe . Portii OJfervafLÌQnì /opra /' ifola di Chtrfo ed Ofero ^. i^- pzg, iix. (») Pag. »5o. 43 maris excltètur ^ cujus hlandìtlis fortajje tefljceì pìjces y ut hic potiiis 5 quam in viciniofìbiir partihns hojpiten^ tur , illiciat . Di qiiefto adduce egli un erernpio tratto dal mare , che bagna le cofte del Coromandel . Non vi farebbe adunque dì cht maravigliarfi , fé ora rsou fi trovalTero più nel mare adriatico que' pefci che pur vi foggiornarono anticamente , quand' elio poteva in alcuna fua parte effer riicaldato da fuochi vulcanici , che in ièguito fi fono ellinti . VI, Ma i pefci nativi d' un tal mare come poi furo* no sbalzati , e rinchiufi nel monte Bolca ? Anche que- (la, a parer mio, è opera de' vulcani. Nelle agitazio- ni 5 e ne' tremtioti , che fogliono precedere le grandi t:ruzioni s' è vifto molte volte il mare fpingere e ab- bandonar fui lido una copiofa quantità ài pefci . Pli- aio defcrivendo il famofo incendio , che coftò la whdi a fuo Zio 5 nota fra V altre cole , che ; procejje/^t Ut- tus 5 multaqHe anim.tlia maris in ftccis areni s detinebat . Ella certamente Signor Abate Venini alluder volle a queflo pado ài Plinio , allorché defcrivendo con leg- giadriilniie ottave quel terribile avvenimento, cantò: Volge il mar [paventato altrove i flutti E lafcia il pefcc fovra i lidi afàutti ( i ) . L' eruzione , che nel J53S alzò dal lago Lucrino il Monte nuovo, allontanò eziandio per lo fpazio di du- gento pafTì il mare • 1 pelei rimafli fulla fabbia furo- no infieme con qualche uccello morto raccolti dagli abitanti Ai Pozzuolo (2). Quando nel 1707 \và vul- cano fottomarino formò nell' Arcipelago una nuova ilo- la prefTo all'altra di Santorini , il mare continuò per (0 Poeiìe di Francefco Venini Tom. 2. pa?. ji?. (x) Vedi le relazioni di quefìo facto ditampate nel fine lettere nvlaeralogiciie del Ferbsf » lo ipazìo d' un mefe a gettar peic!^ morti lii quelle ipiagge ( I ) . Ma il più bello di fiftatti efempi , e 1 più confacevole al mio argomento (la regittrato nella lioria della R. Accademia di Parigi all' anno 1744. Io lo riferirò diflelamente . Il 19 Ottobre del 1742 accadde nel porto di Veracrux nel MefTico una ftra- ordinaria agitazion di mare , che atterrò una parte de' muri della Città , e mile in pericolo i baftimenti nel fuddetto porto ancorati. Ma quello, che v'ebbe di più angolare , fi tu , che il giorno apprelTo la (piag- gia fi trovò coperta d' ogni forte ài pelei ammontati gli unì iugli altri , fra i quali ve n' erano alcuni ài rame l'pecie ignote ai pefcatori , che fu impofìfibile ii riconofcerli . Bifognò impiegare tutti gli fchiavi , e tut- ti i galeotti del Re per feppellir nella fabbia i pefci medefìmi , acciò la corruzione de' loro cadaveri non infettafle V atmosfera . Per mezzo di alcune fcialuppe , che furono mandate in giro , fi feppe , che la fteiTa cofa era accaduta a molte leghe di di danza dal por- to . Una tal difavventura colpì anche i pefci , che vi- vevano ne' pozzi del lido vicino . L' opinion comune fi è ( fono parole del Relatore ) che quelli accidenti fia- no ftati cagionati da un vapor mefitico ufcito dal fon- do del mare , il che fi rende affai verifimile dal fa- perfi effervì in quel mare fteffo a qualche diftanza dal- la fpiaggia una lolfatara , che folleva di tempo in tem- po dal fondo dell' acqua de* pezzi di bitum.e , che i venti e le onde incalzano e depongono fulla fpiaggia medefima " . I terribili vulcani dei Mellico fono noti ad ognuno, e '1 vapor mefitico, che uccife i pefci è manifeftamente quello fìello , che toglie la vita agli uccelli nel tempo delle vulcaniche eruzioni . Il fatto (1) Relaùcn en forme de journal de la nouvelle isie fortie de la IMer dans le golfe de Santorin . Una tal relazione ben nota 3 tutti i Naturalilli , irovafi a lungo inferita nel primo Tcnno des Nou- veaux Msmoires des mifiìons de )a G^^n'-r^S^il" '^^ Jefus. 4) feguito a Veracrux fi rinnovò nell* ifola dì Sumaira nel 1755 . lo ne tralafcio per brevità la narrazione lattane dal Marfden , e che può leggerfi nel Volume 7 imo delle Tranfazioni filorofìche di Londra . [Ricor- derò foltanto che i pefci cacciati dal mare appartene- vano ancor efTì a molte fpecie , che alcuni furono tro- vati fui lido ancor vìvi ^ altri moribondi, e che il le- ro numero , per ufar i* efpreffione del Marsden , era prodtgìofo . 1 Vulcani dell' ifola di Sumatra fono ben conofciuti da Geografi , e da Naturali (li , e fi parla uKh'ntamente di eiTi nel VoL 58^0 delie mentovate Tranfazioni . Dalle cofe fin qui dette è agevole il comprende- re come un tremuoto vulcanico accompagnato da una mortifera efalazione potò uccidere , trafportare , e la- nciar confufamente fulle falde del Bolca i tanti pefci , che da efio fi eftraggono . Abbiam già notato che al- cuni de' pefci fiellì moftrano d' aver fofferta una mor- te violenta e fubitanea . In tal guifa crede il Leibni- nio (i), che periffero ancora i pelei i.slebiani eftinti, com'egli vivamente dice, gorgonìa quadam vi. Qj-ierta forza gorgonìa non è altro che il vapor pefiilente , che negr inccndj vulcanici fi fviluppa largamente e it diffonde • VIL II vulcano , che col fuo calore appreduido um grato foggiorno a' pefci del mare , poi con un tre- inuoto gli fpogliò di vita, ed empiè de' loro cadaveri e di belletta marina il vicin lido , con una pioggia dì ceneri , o con una eruzion fangofa finalmente gli ricoperfe , e feppellì . Le ceneri vulcaniche fono , co- me è noto , alcuna volta afciuttifiìme , alcun' altra mi- (i) Protog. §. i8. 46 fle con molta acqua ( i ) : hanno un colore or bian- cadrò, ora grigio, ora rolTigno (2), raflembrano non dì rado a una polvere fottilifììma (3), cadute fi raf- iodano, e fi sfogliano in idrati più o meno fottili (4), fan Tempre qualche effervefcenza cogli acidi (5), ab- bondano d' argilla , contengono della terra felci ofa , fono in una parola margacee (6), pajono a riguar- darle un redimento, una depofizione delle acque, (7) prefentano in fomma V apparenza , e le qualità dello khìfto fparfo dì ferree particelle, che rinterra i pefcl del Bolca. Tali ceneri cadendo imprigionano e atter- rano tutto . In quelle vomitate dal Veluvio , che ina- biUarono un tempo città intere , trovanfi frutta , le- gni, foglie, offa d' animali, conchiglie ec ( 8 ) . Le medefime indurite che fono , confervano efattamente la figura de' corpi , che ne recarono avvolti . Tra i (i) Veggaii la relazione del Signor Cavalier Giojeni d' una di fiffatie piogge dell' Etna nelle Tranfaz. filofof. di Londra Voi. 7^* (i) Dolomieu, Catalogue des laves de V Etna. Ceudres volca- oiques pag. n*. (j) Giojeni luog. cit. (-») Ferber. Op. cit. pag. 171. (5) Giojeni luog. cit. Ferber lettres ec pag. ii<. (5) Berginann de' prodotti vulcanici . Firenze |. XV. (7) Les differenies couches de ces cendres induiroient pjefque a penfer , qu' ellcs oni éié depofces par les eabx . Ferber Ice. cit. pag. 171. AsheS, which according to their different mixture , caules diffe- rent beds, ihat are fimewhat refembling to the aqueous, or fubma- rine Arata , as appears on Vefuvius , and in te tuto-quarries ou the Mabìch^ald . Ralpe Account of fome german volcanos par, 2. (5. 35. (8) Le conchiglie , che trovanfz inrohe nel tufo vulcanico d' Ér- colano , fono de la meme efpece de poifTons , qu' on trouve encore aftuellement en abondance fuc ces cótes. Hamilton Campi FJegreì fpiegazlone della Tavola ^5* Monf. le Chev. Giojeni a fait une grande colledion des coquil- les fofTìIes de l'Etna, et il y a trouve' toutes les efpec-s , qui lont a£luellemeat dans les mers de Sicile . Dolomieu Memoire fur les iles Ponces . I corpi marini mifti alle materie vulcaniche di CafTel apparten- gono tutti a fpecie conofciute , e comuni a moke Spiagge dei marf del Ncrt. Rafpc Oper. cit. pan. 1. 9- «>• 47 raafTì df fiffatte ceneri, che rumarono Pompeja , e che ora cuflodilconfi nel Mufeo Reale di Portici , avvenc uno , in cui mirafi imprefTa 1* intera forma del feno d' una donna ( i ) . Negli ftrati argillofi della Solfata- ra veggonfi tuttora , per atteltato del P. Breislak , le impronte delle alghe , e , per quanto afferifce il cele« bre Profeflbre Vairo, anche de' corpi marini. E' chia- ro che tali ceneri edendo nello flato d' una fluidità acquofa , e piombando fopra un terreno coperto di pefci , dovettero inviluppargli , e formare intorno ad effi una crofla , che afciugandofi progreffìvamente per r evaporazione dell' acqua , fi divife in laftre , le quali non eflendo ancora del tutto folide, rimafero dal pefo delle fopravvegnenti eruzioni comprefle , e ichiacciaro- no così i corpi animali e vegetabili , che racchiudeva- no . L'Aldovrandi, lo Zannichelli , Jo Spada (2) par^» landò de' pefci fofTili del Bolca , li dicono contenuti in lapide cinereo^ ma più che quello loro detto , fem- bra che fiancheggino la mia fpiegazione i due feguen- ti argomenti . Il primo fi è , che gli {Irati del Bolca , che contengono i pefci , contengono eziandio foglie d' alberi , piante terreftri , frutta , fiori ( 3 ) , ed anche qualche volatile (4). Quindi apparifce , fé non erro, evidentemente , che i fucdetti Itrati non (ì formarono nel fondo del mare inaccefTibfle alle foglie degli albe* ri cofìrette per la loro leggerezza a galleggiar fempre full' acqua (5 ). Dalf altro canto è noto, che le piog- ge vulcaniche sfrondano gli alberi e le piante , e fan* (0 Dclomieu Appendice ai prodoin rulcanici del Bergmaan , rag. 2J1. (») Oper. cit. (i) Spada luog. cit. (4) Galierla di Minerra Tom. S. pag. 151. 0) Quando iì formarono gli forati del Bolca v'cran dunque degli alberi in quelle vicinanze. Turra ia fupe.ficie della terra ncn era dunque coperta dall' oceano. Le rame o/Ta d' animali tfrrfj9n Tpar- le per que monti conducono alla «effa confegueiiza . 48 no cader morti gli uccelli . Aggiungafi a quedo , che là pietra , onde Ci compongono gli ftrati , di cui fi parla , ftropicciata un poco fortemente efala un certo odor bituminofo, che, per quanto io penio, mal fi at- tribuifce alla disfatta , ed oleoia foftanza de pelei . Le ceneri vomitate dal vulcano dell' ifola nuova nell' Ar- cipelago erano intrife di molto bitume , che ierviva come di glutine a fìringerle e confolidarle , cadute che erano in terra , dove necedariamente involgevano i pefci , che venivano colà sbalzati dal mare . Quelle del Vefuvio che nel 1737 fi diffufero fui golfo dì Vene- zia fecero fentire allo Zannichelli ( i ) un fimiie odo- re, che ficuramente non era flato ad effe comunicata da pefci putrefatti . La pioggia vulcanica adunque ca- duta dal Bolca ravvolfe e leppelli infieme i pefci del mare , gli uccelli dell' aria , e gli alberi e le piante della Terra . Gli Arati del Bolca , donde fi cavano i pefci , eran forfè fui principio affatto , o preffochè orizzonta- li, ma furono poi da fucceffive esplofioni rovelciati (2 ) , e fcorapofti 5 e s' inclinarono da quella parte , ove ce- de la volta di queir enorme caverna , fopra cui ripofa- no . Degli abiffi , che tratto tratto s incontrano pe 'ì Bolca, è (lata fatta menzione anche dal Ferber . Di quello poi, che è fopra gli altri grandiffimo, che fog- giace alla cava de' pefci , e che può aver dato il no- me alla montagna, parlano diftintamente il Marchefe Maffei ( 3 ) e lo Spada . (i) Conlìderazloni intorno ad una pioggia di terra caduta nel golfo dì Venezia, e fopra T incendio del Veruvio . Venezia 17^7. prefTo il Berteli . (») Fortis lettera al CaOìni. Rozier . Marzo 1786'. Ò) Veron. illuftr. Tom. 3. cap- 8. Spada loc. cit. La voce Boli nella lingua celtica lignifica generalmente una Ca- c/V« • ( Leibn. Collegi. Etymolog. Gibelin, Monde primltlf. Tom. *. Didtionnaire Celtique). Una voragine appellai ancora dsgl'Ingle- fi Bos» Quindi le Bolge di Dante. La bolga o bolca graudiilìma , 49 Vili. Una eruzione vulcanica formò dunque fui Eolca quel famofo cimitero dì peici , che da due l'ecoli in qua defla l'ammirazione de' dotti , e degl' ignoranti. Edo fu il lavoro di poche ore , e al più di pochi giorni 5 verità , che dee molto forprendere que' Nata- ralifti , che da* monti , e dai follili veronefi trar fo- gliono argomenti , a parer loro , evidentiilimi della prodigi ola antichità del Mondo , que' Naturali iti , di- co , i quali Con computo minuto il mefe e /' anno , In cui rovente ufc) dal fol Lt terra , £ il tempo ^ in che freddojjt ^ a te diranno (i). E certo fé il mare inondando una volta quella -con- trada vi produlTe lentiiììmamente uno rtrato calcare , e poi cedendo il luogo a vulcani , che vi s aprirono , lentilTimamente fi ritirò , e quindi lentiiììmamente vi icce ritorno , per depor fulle materie , durante la fua adenza , dal vulcano vomitate un iecondo l'Irato cai- care ; i Naturalilii , di cui parlo , han ragione di fcio- rinar giù que' lunghi , e Ipaventofi loro calcoli. Mi quelle ipotell non iono che frottole inventate nell'ozio, e fra gli agì d* un gabinetto . E' un bel dire : le temi ne conte rien à la Namre . Qiiante volte mi ibn lenti- to ferir i' orecchio da quefta frale ! Ma le irati , per dì cui parlano il Martei , Io Spada, ed alni pu> dur.v-j'je aver dau il noiwe alla monra^na , di cui lì tratca . In tal calo monte B.ìlca vorrebbe dir Io ileira che mome Cjvj , come appunto chiamali ora il laniofo monte Albano vuotato dàgl' incendi vulcanici, che una vclta Io arlero. Per quella ftella ragione e lìato dato da Orazio al monte Gauro 1' epiteto d' ìn.inìs . Uca tal ccuchiettura aci^uilla loi^ za , allorché lì ricette , che i monti vicentini e veroneiì han preio il nome da qualcuna delle loro iilìche qualità , cv>me li nota ne! line di quella lettera. Gli Iciocchi deridendo lo ììllììo delle etirnvlosie fanno il loro meftiero . (f) Venini Pceiìe Tom. II- Satira II. d belle che fiano , non provarono mai nulld , fingolar- niente fé fotte un bagliore dì verità nafcondono, co- me la tede rammentata , un concetto falfo ed adur- do . Il tempo colla alla Natura non meno che le fue forze , le cjuali fi moftrano e fono tanto più frali e manchevoli , con quanto maggior lentezza veggonfi operare . In fatto di Storia Naturale ci vuol altro che correr dietro agli epigrammi , e alle arguzie , bifogna ofiervare , ofTervar molto , olTervar fenza prevenzione , confultare in fomma la natura , non i proprj capric- ci , e fé dopo replicate iilaiize la natura non rifpon - de 5 o rifponde confufamente , tacerfi, non cicalare. I de Lue, i SauiTure (i), i Dolomieu (2) , i Pini (3) tanno così , e ridonfi perciò delle ciance degli fcioli , e di que' ftrepitofi fiftemi , co' quali fupponendoG fat- tura di più fecoli l'opera d'im giorno, è fìata imbrat- tata, anziché arricchita la Storia Naturale. Ma non è quefto il luogo d'entrare in fiffatta difcufTione. Riflet- terò foltanto di paflaggio , che le foflanze vulcaniche trapofte ne' monti veronefi , vicentini, e padovani agii ftrati di pietra calcare , debbonfi , giuda le offervazio- ni dell' Arduini (4), del Ferber (5), del Fortis(6), e novellameute dei òig. Conte N iccolò da Rio ( 7 ) , (1) Saussure Vcyage dans les Alpes . Tom. 2. C. XIV. (i) Je dirai donc avec Moniìeur de Lue: 1' etat aduel de ncs continens n' est pas ancien .... Ceite veriié n' auroit peut e'tre pas ere aussi vivement atiaquée, aussi fortemeut combaiiue, si elle n'euc pas eu des relations avtc des opinions reiigieuses qu' on vouloit de- iruire ... On cioyoit faire uu* zCte de courage , et se montrer exempt de prejugés , en augmentant par une espece d' enchére le nombre de siecles , qui se scnr ecoulcs depuis que ncs continens sont acccrdés à notre industrie . Dolomieu , Mtmoire sur les pierres cora- pose'es. Rozier Ncvemb. i?^'- e seg. (3) Saggio di una nuova Teoria della Terra . (^) Lettera al Sig. Antonio Zanon . (5) Lettre cinquieme pag. 45, e 5? e altrove. {6) In più luoghi della memoria Orittogratìca della Valle di Ronca, fopraitutto alia pag. 35 e 37. (7) Notizie Orittcgraficfae fopra la Valle di Valdagno . G>'urccli Scelti Tcm. XIV part. V pag. 31^. «tlicamente all'impefo d'una eiiuione , che iì aprì V ufcira per mezzo agli (Irati medefimi , fpezzandoli , alzandoli , dividendoli , e riempiendo di lava lo fpa- 2Ìo 5 che rimaneva fra V uno e V altro . (iiiegU (Irati calcari efiftevano adunque ti4tri , allorché vennero in un tempo (ledo framezsati da (irati vulcanici . Che fc r eruzione fu fottomarina , allora non un mare venu- to migliaja d' anni dopo , ma quello (teflo 5 che gìk vi era, potè ammaffare in breve tempo , e foprapporre allo Arato vulcanico recentemente formatofì un fcdi- mento calcare, che al ritirarfi deli* acque marine diì- feccofTì , e fi confolidò . Pel tremuoto , che (offrì la Sicilia, nel 1693 ? ^' acque del porto di Siracufa rima- fero cosi fminuite, che fé i pefcatori calavano al fon- do le reti con j 5 paffi di fune , dopo il tremuoto , per quanto ne attefìa il Boccone ( Mufeo di Vìfìta . 0(!erv. I ) badavano loro cinque paffi folamente . Ec- co alzato quivi repentinamente di dieci paffi il fondo del mare. Qiiindi T alternativa degli (Irati vulcanici e marini non è d'alcun aiuto ai prctefi calcolatori delk fognate epoche della natura . Ma fi dirà: fia pur breve il tempo, che biiognò per accogliere inileme , e fotterrare i pefci del Bolca : rimarrà fempre vero , che quefto fatto non può eder feguito , che in una età da noi remoti illma , giacché effo non fi trova indicato neppiir ne* frammenti delle Storie , e degli Scrittori più antichi . Pelfmia confe- guenza . Quante cofe per riguardo alla Storia Natura- le fono accadute ne' (ecoli a noi più vicini , degniiTi- me d' efler notate e trafmeffe alla memoria de' polle- ri , eppur non io furono ? Il famofo lago d' Agnano predo a Napoli non edfìeva ancora verfo la metà del Secolo IX ( I ) . Oliando , come in feguito ù formò ? Le miniere d'oro e d'argento , dalle quah ne! J135 (j) Mazzocchi De Clafìro Lucull. |). i e. 4 'Ì. 2 d Z 5i cfigevano ancora una decima i Vefcovi di Pozzuo* lo ( I ) 5 in qual parte di quel territorio erano pofte ? fotto il regno di qual Principe furono abbandonate ? Trattafi di miniere d' oro , e d' argento , vale a dire di cofe 3 che foggiacciono infinitamente meno delle al- tre alia dimenticanza dcgV ingordilTimi nomini . La cronica veneta dei Sagomino ( 2 ) , non più antica dei Secolo XI 5 parla di a'cune ifole della laguna di Ve- nezia j che ora non vi fi trovano più . In qual anno komparvero? 11 mare gerundio (3) feguitava ad inon- dare nel Secolo XV una parte della Giera d' adda . Qual' è la data del fuo totale diffeccamento ? Quanto t-empo è 5 da che s' inabifsò la Città de' Gabj , che 5" è in quefl' anno fcoperta , e che ora va diforterran- cofi nella Campagna di Roma , e della quale abbia m la ferie de' Vefcovi fino al Secolo Vili ? NeUuno il fa, perchè in nefluna ftoria fi legge. Senza ufcir djir Iralia, non farebbe difficile il raccogliere e l' addur qui molti di quelli efempi. Non bifogna immaginarfi, che la Storia Naturale na fiata fempre perfeguitata , come lo è neir età noflra , nella quale un vermicciattolo , una pianticella , una mofca fanno fchiccherare in- teri libri j e pifpigliar in feguito tutti i Giornalifti d' Europa . Se negli annali, e nelle più antiche florie cercafi invano la precifa epoca del tempo , nel quale il mare flendevafi a pie del Bolca , e ardevano i vulcani della (i) Essais mineralogiques sur la solfatare de Pouzzole par Sci- fìon Breislak . Gap. X. (2) Chronicon Venetum cmnìum qua clrcumjeruntur vetujìijjì- mum tsr Job anni Sagomino vid^o trìbutumVenetiis «y»^?* U dotiiifi- rao Sig. Conte Giovaani Bujovich , che io ho avuta U fortuna di conofcere nella fcorfa eftate a Venezia , a cui debbo notizie molto imporiaiiti per rìseuardo all' idrografia del mare Adriatico , mi ha afTicurato la metà d'Jl' ifole rammentate dal Sagomino effer ora (xa* Bit4 da quel golfo , e dalla memoria degli uomini . (j) De mari Gerundio Differtaiio XVI Giiidonis Ferrariì Opi- rum Ve: '/min IV pag. t^7 . veneta Lombarda ; non può duil però che intornd ali' una e all' altra dì quefte verità , noi fianao nftatto privi d'ogni tradizione , e d'ogni memoria. Il Sìg. Abate Fortfs , che ninno acciiferà certamente di aver voluto raccorciar dì troppo T età del Mondo , ha rac- cohi con molta diligenza i documenti , onde inferir con Scurezza , che il mare bagnava , 40 lecoli fa , le radici de' Monti Vicentini, e Baffanefi , e formava per conseguenza altrettante ifole de' Berici , e degli Euga- nei ( I ) . Similmente la memoria dell' apertali comu- nicazione Ira 'i mediterraneo , e 1' oceano , per cui (]uel o fi fcaricò e fi mife a livello con qnedo , e la- Iciando fcopcrti nell'italia, e altrove grandiffimi tratti di paefe , andò a Sommerger per avventura le iible degli Atlantidi , è fìata confervata da Diodoro di Si- cilia , da Plinio, e da altri. Il primo parlando di Er- cole ( 2 ) ricorda efler fama ; conjarMas olim inter fé conìinentes ah eo j>erfrjjas ^ fretoqne aperto ^ oceanuni cunt nojlro ìTiari psrmixtum fnijje . L' oceano adunque fi confufe col noftro mare , non la formò . Plinio ram- menta r opinion de' Gaditani , fecondo la quale fcavò Ercole una foda così profonda , che gli riefcì d' inrro-» durne per mezzo di e(Ta , non il mare , ma / mari colà , donde erano ftati finora efclufi (3). Al pari de' Gaditani i Samotraci confervavano ancor eiTi la memoria della irruzion dell" Eufììno nella Propontfde 5 per cui la Samotracia reiìò fommcrfa, la Trcade inon- data , e le fìefle mura di Trcja percoHe dai tìutti e fqualTate . Io credo che a quella famofa inondazione debbano riferirfi que' bei veriì dì Virglio Neptunus tntiros , magnoque emoia tridenti Fmdanienta qnatit , totawqtie a fedibus urhsm Emit ( 4 ) . («) Memoria intorno alla vera fituri7Ìone delle ifole elettriJi . Accad. di Padov. Tom. J . (?) Lib, iV . il) Exclufa antca adìnifijje maria , lib. Ili Proem. (i) /Enftd. lib. 2. Diod. Sic^ ìib. V- FUn. liv^ ;:, <". iu ài 54 Kei canal d' Ercole eniiò adunque il mediterraneo ugualmente che l'oceano. Stratone filofofo però , co- me leggefi preflo Scrabone(i), era d' avvifo che non Ercole , ma i fiumi con k loro efcrefcenze gonfiando Soverchiamente V Euflìno , e 'i mediterraneo , avefTer fatto 5 rovefciati coli' urto e col pefo delle crefciute acque gli argini della natura, traboccar quello in que- llo, e^queflo nell'oceano. Allorché fegui 1' ultimo di quelli fatti 5 una gran parte deli' Egitto rimafe afciut- la 5 e fingolarmente il luogo , dove lorgeva il famofo tempio di Giove Aaimone . Gli Egizj fi ricorda van beniCfimo del tempo nel quale il loro paefe era flato coperto dall'acque del mare ( Fiutar, de Ifide & Ofi- xìde ) e fi fa che Arifìotelc fervivafi appunto di que- llo argomento per ifinentir la favolofa , e tanto mil- lantata loro antichità. L'acqua che dall'oceano entra perennemente nel mediterraneo > non è mica una pro- va, che quello debba la Tua naicita a quello , mollra ibìtanto , che 1' acque mediterranee dileguandofi , o fvaporando in maggior copia per effer più calde , fa di meftieri che dall'oceano fi muova una corrente a rimpiazzarle , così efigendo le leggi deli' equilibrio . Sembra non poterfi dubitare che nello ftretto di Gi- bilterra fotto l'accennata corrente ve n' abbia un' al- tra , che dal mediterraneo va neli' oceano . Che fi di- rebbe di colui , che pretendeiTe trar quindi un argo- mento dell'origine del mare atlantico dal noftro? An- che dall' Euffino corrono l' acque verfo il mediterra- neo. Che perciò? Ma badi fu quello. Io non ho in« tefo che d'allegare un documento florico dell' abbafla- mento del mediterraneo al fuo livello attuale . Lafcio poi difputare ai mitologi , ai critici , agli antiquari , e fra cffi al non mai abbafianza lodato Scrittore delle Lettere Americane , le i' Ercole che divife Abila da (0 Lib. I, 55 Calpe foffe il greco, o V egizio , o 1 fenìcio, o l'in- diano . Qualche iecolo di più o di meno non nuoce al mio fcopo , e non giova punto ai Buffonìfti , nel- la cui cronologia due o tre miir anni fi riguarda- no come una inezia , un infini tefimo , cui non halTi a por mente. Per rifguardo ai vulcani eftinti del Veronefe , del Vicentino , del Padovano ec. dottifTimi uomini han creduto adai fondatamente la favola di Fetonte non effere che una imagine , una allegoria de' medefimi . Veggafi ciò àìQ è flato fcritto fu quefto argomento dal Sig. Carena ( i ) , dal Boulanger ( 2 ) , e fin da queir impoftore di Annio da Viterbo . Ma foprattutto merita d' e(Ter letta la bella e già mentovata DiiTerta- zione del Sig. Abate Fortis (3 ). L' UITerio fiffa T av- venimento di Fetonte all' anno 2500 prima dell' era volgare . Checcheffia di ciò , a me fembra quafi cer- to 5 che i fuddetti vulcani abbian feguitato ad infetta- re quella provincia anche dopo il cominciamento del- la noftr* era ; e forfè ne' kcoVi di effa non i più lon- tani dai noflro . I nomi che portano alcuni di que* monti 5 e le materie fenza fallo vulcaniche , onde fo- no compofti , m' inducono a penfi^r così. Non può certamente fupporfi , che per mero capriccio , o per puro azzardo fia flato dato a fiffatti m.onti il nome dì Montenuovo (4) , di Monterojjo , di Aìonterugìo , dì Moncenere , d' ig^^g(> ^c» La nafcita dunque , e i' incan- deicenza di tali monti determinarono Ja loro nomen- clatura , e '1 linguaggio italiano s* era g\k introdotto in quelle contrade , quando limili fenomeni accaddero . I Naturalifli Francefi fi fono ugualmente giovati de' no- («) Observations sur le cours du Po . Mehnges de la Acade- nìie de Turin . Tom. 2. (0 Antìquifé devoile'e. Chap. des VoIcaBS. (3) Sulle jfole elettridi . (2/ Fortis luog. cit. d 4 5^ mi di Tartar^ Infernet^ Gaeele d'enfer^ Mont chaudec, per dimoftrare non dover eflere antìchiflimo il tem- po che i vulcani del Vivarefe fi fono fpenti , e i te- fìi d'alcuni Padri, e gli atti de* Goncilj , e le roga- zioni iftituite da S. Mamerto nel fecolo V per do- mandare a Dio la cedazione degl' inccndj vulcanici han poi fatto conofcerc , che T argomento erimologico , di cui fi parla, era folido e giulto . Ma il filenzio delle Cronache ... H filenzio delle Cronache non dee far tacere la ragione. E per aggiugnere un nuovo efem- pio agli addotti di fopra , in qual Cronaca trovafi re- giflrato l'ultimo incendio di quel vulcano, che fubifsò Volfinio 5 famofa Città dell' Etruria ? E' bifognava fru- gar le opere d' un antico apologifta della religione , per trovarvi due o tre parole , da cui fi raccoglie un sì terrìbile avvenimento efler pofteriore alla fondazione del Criftianefimo . Ecco preitantiflimo Sig. Ab. Venini quant' io avea a comunicarle cirp 1' origine , la natura , e '1 fotterra- mento de* pefci iblTili del Bolca. Forfè la mia opinio- ne non è ancor efla che una favola , ma fé lo è , fa- rà Tempre una favola meno favolofa delle altre , fo- prattutto di quella inventata dal Fontenelle, allorché il vecchio Maraldi prefentò all' Accademia parigina delle Scienze alcuni de' mentovati pefci , eh' egli avea recato feco dall'Italia (i). In ogni modo io fon prontifìfi- mo a ricredermi tollochè mi fi dimoftri , che mi fo- nò ingannato . Le opinioni della Filofofia voglionfi ri- c^uardare come i beni della Fortuna . L' uomo vera- mente favio gli poifiede fenza affetto, e gli lafcia fen- za rincrefcimento . Quello che neffuno potrà ivellermi dalla mente , e dal cuore , fono i profondi fentimen- ti di llima e d' amicizia , con cui mi pregio d' effer fuo ec. (0 A<;ad. des Scien. an 1705 57 E S T R ATTO DELLA LETTERA DEL SIC. AB. TESTA SOPRA I PESCI FOSSILI VERONESI DEL S I G. AB. GIUSEPPE TOMMASELLI e 0 N N 0 T E DEL SIGNOR CONTE» GIOVAIvIBATTISTA GAZOLA \yUelia lettera per maggior comodità può divider fi in due parti, P. L Fra i pefcì del Solca haccene di ([usili che non vivono che ne' mari dell' Jfia j e dell' America ? ( Nota ) A. il S\g, Tefla è pregato indicarci il nome, e U patria de' tre Ittioliti alia T. I. e li. defiderando ài fapere le avefìfe prefo sbaglio chi loro ha afTegnato nome, e nazione co' migliori ittiologi alla mano. Sa- rebbono forfè di quclii ch'egli confelTa (i) „ che non 3 5 farebbe di che meravigliarfi s'ora non fi trovadero „ più nel mare Adriatico que pefci che pur vi foggior- „ narono anticamente ? heibnizio , Bonnani , Spcner efamiìiando t pefci della Germania non ve ne riconofcono di flranieri . ( Nota ) B. Ma non li riconofcono neppure indigeni . Leibni- zio immagina preffo Eisleben ,, un (2) amico Iago, (1) Leu. fui pefci fcOili del MoatcBclca . C. 4j. (») Ibldeni . C» 7^ 5^ 5, e àù fiumì che in eiTo sboccavano . '' Non crederei che Leibnizio volefle crear de' laghi Mediterranei od Adthtkì , e de' fiumi d' acqua falfa ; cafo che no , al- lora i pefci Lcibnizianì che hanno d'analogia coi Ve- lonefi ? Qtxefto grand' uomo contento di vedere , e co- nofcere che gli Icheletri de' pefci montani non erano fcherzi di natura ma vere fpogiie d' antichi pefci , non s* imabarazzò punto né poco del nome , e della pa- tria loro. Bci:^nani racconta ( i ) che ,, fonofi trovati nel ,, Libv^no Lucci 5 Perche , Papere marine ec. " che vai Io flefTo come dicelTe Strombi , Coni , Veneri , Oftri- che ec. il generi: è comune quafì ad ogni mare: ma la fpecie P Lo Spener (z) „ non rinvenne , almeno non ne ,, fa motto '' che nella Turingia abbianvi pefci fore- ilieri , e che perciò P Jl Valchio fi ferve dell Jpotefi de' laghi dìjfeccati per ifpi^gar /' orìgine degl' Ittioliti . ( Nota ) C. Come iervefi il Sig. Teda à\ quella de' Vulcani . Ammiriamo I* ingegno creator d' am^endue ; ma noi non combatti'am colle Ipotefi . Il Walchio non è che un femplice collettore , e nulla pili . Egli non s' è impegnato a confronti fra i fofTili d'origine marina, e gli attuali abitanti del ma- re^ Gv^rmanico , né vi fi è impegnato Io Spenero nep- pui^ . Perchè l'autorità valeffe qualche cofa , era d'uo- po che il Sig. Teda potefle dare de' refultati loro com- provanti la fua aflerzione. Non è però da onimetterfi , che quefti illuftri uo- mini, calle di cui teftimonianze comincia il N. A. la fua lettera chiamandone i' opere bei opufcoli vengono (0 Muf. Kirch. Claflìs fexta paó* ^o». (i) Mifcellaiiea Berclineniìa' ad a-m. sjio. Nota alla Utt, im. Perei FciTia &c. C. 7. 59 in una nota a pie dì pagina ( i ) dallo fleffo onorati con un ,5 or va fidati buonamente de' Naturalifti che „ fcambiano i cocodrilli colle balene , e gli uomini 5, coi pefci! Tra i pefci fojffilì della Svìzzera non fi vede alcun fcy^'aflìero j ne tra quelli di Montmatre ^ e quelli di Bron^ i?hton in Inghilterra fono defcritti dal Pryme nella pqfi^ tura , che fogli ono ejfere fnl letto de' fiumi , ( nota ) D . II Sig. Teda àko. ( 2 ) „ dì non vedere che nel- „ la Germania 5 nelle montagne Svizzere, nella Fran- 35 eia 5 neir Inghilterra fi diiotterrino pefci flranieri ai ,, mari d' Europa " . Ma ciò eh' ei non vede , lo vide meglio òì lui il celebre Wallerio che non folo de' pefci di quelle contrade , ma ài quei del Libano fa menzione , e de' noflii ancora . „ Nec minori i^) fo- 3, no fus parole admiratione dignum ejtifmodi pifces 5 5 nonnullibi folìiles reperiri qui in aquis iftorum lo- 5, corum non habitant . Confentanea hasc ed obferva- 5 5 rio cum ììs quis in antecedentibus diximus de Phy. 5 5 tothypolithis , & de Chonchyliis petrificatis , delle 55 quali ora dice che hodierno tempore funt Americana 35 vel Afiatica *, che vix in m.ari iifdem locis ubi repe- 5, riuntur vicino funt adhuc reperta ; ed ora de remo- 5, tiffimo mari Indico ede derivanda ; ora non nifi in ,5 mari Indico ede reperta '^ ; e tutto ciò colla tedi- monianza di Juldeu (4)5 del Langio (5), ài Scheu- zero C 6 ) 5 dì Linneo (7)3 ài Baldaf. Erhard ( 8 ) j e ài Bomare (9)- (i) Ibidem, (i) Ihìdem C f& ^ (5) Wall. Syncm. Miner. T. II. ii. t56. n. 14. p. 5 e Vicentino difiretto s' elprime così (5): («) Tefta lett- C ii. (2) Lett. fui fulmini. Lett. XIII. a M. de la Condamìne . p. tn, (3) Tefta lerr. Cu. (4) Ibidem. C jo. (5) Dolomieu Appendice al prodotti vulcanici del Bergmana , ia Rae . Si farà forfè disdetto anticipat amane . 66 5, quante rifledloni dn fare (opra cuifcuna di qiicfle Ipocjie ticl maro ; quante induzioni da trarre , quan- 'l do 'fi riiìctta , che la m.iggior parte à\ qucfli foOili ", non hanno i loro analoghi corrifpond'jntl nei noftri ]] mari , ma bensì nei mari del Mezzodì ? Cita il Sig, Ah. F Ortis ^ e il Sig, Can, Volta , ( nota ) I . Il Fortis u:\zt (1)5, apres avoir feuillcttJ cent quarante quatre planches du Doclcur Bloch je n' " ai tronvé que le ieul Lophius Pilcatorius '' . Il 'ò\^i. TcIla traduce (2)3, dopo aver diligente- mente "efaminate le cento quaranta quattro tavole ,',' del D. Bloch non v' ha trovato ec. " bella ed efat- ta traduzione per verità ! 11 Can. V^olta ( 3 ) „ determina venti e più fpe- cic dì Pefci col folo mezzo dell' accennate tavole . V Qiiefie venti fpecie dunque fono per giudizio del S\^,. Ab. Fortis interamente sbagliate " . Son eglino quefir fatti efpofti jenza prevenzione , e lontani dal coniigìio de propyj capriccj? Veggiamolo. II Fortis non paria^ che dei Gabinetto Bozza ; il Volta (4) delle Collezioni Bozza ^ Rotari , Canoda , Buri , Gazola , Dionifi. II prim.o fcriìTe nel 1785 ; il Iccondo 1789, dal qual tempo fi lono difotterrate alcune centina ja ài tal fofilii : a queli' epoca non erano fortite alla luce , che cento quaranta quattro tavole di Bloch ; a que- lla erano giunte al numero di due cento ottanta otto . Dopo sì fatti antecedenti ammettafi fé (la in buona Logica il dmqne fputato dal Sig. Tefta . E' bensì vero che nelle 144 Tav. del D. Bloch trovanfi defcrittì il Pegafus natans , Io Zeus infidia- (i) Extrait d'une lettre de Mr. P Abbé Fortis date'e de Verone le 24 Setrem. a Monf. le Comte Cafllui . Rozier Marf. 178^. (t) Tetta lett. O ?o. (3) Ibidem . li) De^rimpeinmenii del Veronefe lett. al Sig. Bozza e ^. 61 tov 5 Io Squaliis fafci'atus , il DioJon orbìcufaris ^ e 1' Oftracion gibbofus ; ma i primi due furono dell' ulti- ma efcavazions fatta dal S'g. Bozza , lo Squaliis con- fervafi nella raccolta Buri , e gli altri due elidono da gran tempo nel mio Gabinetto. Il primo non riconofcc -per fuo il Catalogo de' pefci fìampato da Rozier 1785, ( nota ) L, Anzi protesa di non aver avuta la minima par« te in quello . Jl ficcando confejfa d' ejjer/i accorto dell" inefat rezze che fi trovano in altro [no Catalogo circa lo Zjeus Vo- mer ^ lo Zeus Ciiiaris , e lo ^'parus Dcinex • Ciò fer- ve ad accrescere il dnhhio dell' A . ( nota ) M . Quefta ccnfeffione è fiata fatta al folo Sig. Te- fla; ed ei ne tradiice il fegreto? Se il N. A. avelie replicate le viflte al mio Mu- feo e con minor fretta , e con minor prevenzione , avrebbe veduto fra miei fodili tanto lo Zeus Vomer y che lo Zeus Gallus ( e non credo ingannarmi ) , né avrebbe prefo queiT ultima in ifcambio ad Vormr ( i ) . Avrebbe pure trovato nello Zeus Ciliaris della fomi- glianza all' analogo citato in Bloch , ma non i\n efatto confronto « Sebbene io leggo fui Catalogo del Can. Volta da lui obbiettato Zeus Ciliaris ? Qiieflo punta d' interrogazione non vuol dir altra che un pa^mi , a un potrebb' ejjere? E qui dov'è V inefattezza ? li peice poi controverfo fomiglia allo Zeus Faber y quanto i Gam.beri alle Rane ; amendue flan vicini nel mio, ga- binetto 5 e bafla un' occhiata a conofcerli differenti . Circa lo Sparus Dentex io fpero eh* il S\g. D» Baronio Ch. Medico non vorrà pormi a delitto fé pìuttoflo che al fuo difegna vorrò attenermi ali' opi- (0 Tefta ietf. C. .,, e % 58 nione di Lfnn. ed ai confronti fotto i miei occhi in- (iituiti e col Linneo , e col Willoughby . Né toglie air africaneità di sì fatto pelcc i' efferfi pefcato in al- Iti mari . Abbiamo de' Spaglinoli , e Tedefchi in Ita- lia : fono perciò Italiani ? Notando poi che il Sig. Ah. Forti s fcoperfe tra t pefci defcritti da Broujfonnet il Polynemus Plebejus , il Gobius Str.'gatus , // Choetodon Trioitegus , e il Ghoe- todon Faber pejci del mare degli Otaiti , per confutar- lo oppone un paffo del Sig. Bozza nella lettera al P. Rota ^ dove dice de' Pefci B ole ani ritrovarfi qualche offer- vahile differenza da que* fhe allignano ne no/lri mari ^ 0 ne mari del Sud . ( nota ) N . Dalla bocca fleffa del Sìg, Bozza , con cui ho parlato , è tolta 1' oppofizione . Le differenze indicate non fon differenze di carattere , ma differenze d' ac* cidente, E riconviene ti Sig, Ah, Fortis di contraddizione ^ dove nella lettera al Sig, Caffini dice de pefci del Bolca •che viveano tutti dans les memes eaux , ( nota ) O. Ma come può riconvenire il N. A. 1' Ab. Fortis di contraddizione 5 s'egli fleffo fpiega beniffimo qiiefto fenomeno per via di contraddizioni ? I pefci fofTili Veronefi hanno i loro corrifpon- denti nelf Adriatico ^ e qualora fi conofcan tutti i vi- venti di quel mare , fé ne vedrà chiara Ja prova . Per- ciò il Sig. Teda fcriffe XLIII pagine della fua Lette- ra. Dunque i' acque fecondo luì del mar Veronefe erano a quell'epoca di temperatura eguale alla prefen- te di tutto r Adriatico . „ La temperatura del mare^ che bagnava e rico- 35 priva antichiilimamente l'Italia, era quella fieOa eh' 5, appartiene ora ai mari del Nort " . Così conchìude il Teda il lìL paragrafo a C. LI . Dunque nel mar Veronefe temperatura freddiffima, ^9 Ed alla fine del §.IV. ci enidifce che „ T Adria- 5, x\co poteva, in alcuna fua parte cffere rifcaldato da 3, fuochi vulcanici " Dunque almeno in una parte era alla tempera- tura d' una Zona più C2i\à2L . Quindi ciTenJo nel!' ac- que a' pè àe monti Veroncfì le temperature tutte dì tutti i Climi , potevano allignare m ciTe i pefci di tut- ti mari . // dubbio crefce ancora più neir A. prendendo ad efaminare i f addetti pefci . Ojjerva che il polinemo po- frebb' edere una triglia , il gobio non altro , che il pa- ganello , o il jozo de' Veneziani , // chetodonte un labbro o una fciena , // gobius ocellaris uno de' no/ìri gobj co- Tnuni 5 e il chetodonte fabbro un riondo . Tutte quefìe ragioni ■ non fervono ^ che a fparger dubbj nell* animo dell' A. (Nota) P. 5, Il Polinemo potrebb' edere una Triglia ^^ . Per foftenere sì fatta propofìzione bifogna con- londere ed ordini, e generi. Le Triglie fono tutte dell'ordine de' Toracici, fra le quali v'ha la vera Tri- glia Pvondine, non la così detta impropriamente , che non è che l' Exocetus volitans come vedemmo ; dove i Polinemi fono tutti dell'ordine degli Addominali.! caratteri poi generici non variano mai , mentre qualo- ra o v?.rìz.^QiO , o mancaffero , palerebbe V individuo lòtto la categorìa d' altro genere; e in ciò chieggo perdono ai Sìg^ Teda, pregandolo di voler levare la (uà propoG sione a C. 14. V unico Polinemo, ch'io poffeggo, ha le pinne piantate al ventre ; le dita non fono per altro in effo vifibili, perchè diftrutte dalla petrificazione : ma TaU tre parti corrifpondenti alla figura naturale di tal Po- linemo dataci da Alberto Seba fl^pplifcono alla man- canza di quefte dica , e ballano a far conofcere i ca- lai teri propri di quella fpecic . 5, Il Gobio non altro che il R^gan^Ilo, Qil Jozo „ de' Veneziani , il Gobius ocellaris uno de* noftri ,, gob; comuni ( anzi ii Blennius ocellaris ) '< corre- zione dello fteflo Sig. Tefla a C. io. _ Siffatto modo di critica è tutto nuovo. Si-ppo. niam ancfie che il Gobius ftrigatus fia iljozo, o Pa- ganello de' Veneziani, con qua! nome de' Coki cownni chiamerem noi il Gobius Ocellaris ? Quanto poi alia difparità che pafla tra i Gobi, ed I Blenni , qualunque fia il fentimento di Pallas ad- dotto dal N. A. , è certa cofa che i primi apparten- gono all' ordine de* Giugulari, ed i fecondi a quello de Toracici , e che per confeguenza non folo vi è fra loro diftanza di genere , ma anche di ferie , Quindi io non fo come poffa confonderfi un pefce , che porta le pinne ventrali alla gola, con un altro che le ha in- lerite nel petto. , .}°}^"^'^ ^'■^' ™'«' f°^''' tanto il Gobio ocellare . che il Blennio ocellare , ottima cofa per rifcontrare la venta del potrei!,' effire . Sebbene 1' uno, e 1' altro ab- biano la pinna dorlale prima eftefa in forma di ala , in CUI fi trova una macchia come un occhio quando fon vivi: con tutto ciò e la pofizione, e la figura del corpo fono cosi difparate fra loro , che il preten- derli della medefima fpecie farebbe come il pargona- re un Giumento ad un Orfo . Il Blennio ocellare ha il ventre fommamente turgido , e riftretta la parte poftcriore del corpo, che fi produce in una picciola coda troncata: Il Gobio ocellare è un terzo più lungo del primo di figura cilindrica, e con una coda lunia che termina in un' eiliffe . Il numero de' raogf delle pinne e mafllmamente della dorfale caratteriflica , è COSI differente quanto il numero delle remigi , e dello rettrici ne diverfi generi, e fpecie d' uccelli. „ I Chetodonti differifcono dagli altri pefci per „ la qualità de- loro denti ( i ) « . E' egli 'quefto uà (•) Tefta lett. C- iS, 7^ carattere generico principale? Linneo non parla di tut- ti • dice di molti fono 55 dentes ( plurimis ) letacei, flexiles , mobiles " ( i ) , dunque cade 1' obbiezione « Quantunque attefo anche che molti generi di quadru- pedi fingolarmente fieno flati indicati dai fiftematici col carattere della ftruttura dei denti , chi mai direb- be che per conofcere un uomo , una fcimia , un ve- fpertilione fia neceilario ricorrere ali' efame dei denti loro , e che quefti debbano iufTillere per poterh^ de- terminare? Il capo picciolo , la bocca riftretta, gh oc- chi rotondi , piccioli , verticali , e d' una nera mem- brana muniti , tutta infomma la faccia loro eftenore così marcata , le pinne foprattutto, un carattere pre- fentano dagli altri generi dì pefci toracici sì diPcinto , che non è poffibile a chi conofce i primi elementi a Itdolo^'ia di prendere sbaglio nei determinarli • ^1 Francefi gli appellano Bandoulieres a cagion delVe iifìe di vario colore , onde è fafciato il loro '' corpo (2). Ma quefte lifte non alterando che il co- " lor della pelle, e non formando prominenza, o de- " predone alcuna , non poiTon lafciare l' impronta di " fé medefime, e indarno perciò fi cercherebbero ne- '' Pli fcheletri del Bolca " . Per accertare il Sig. Te- ila che i Ver. Naturalifti non fon poi tanto Pitagon- c e fon ben lungi dal chinare il capo all' ipfe dixity che loro a quefto pado rinfaccia, è pregato di dar un occhiata al Mollidente riportato alla Tav. V. , deiide- rando ch'egli mi dica fé per lafciare l'impronta di fé, abbifognino le fafcie , e le macchie de' pefci di promi- nenza, o depreffione. , Se il N. A. fi degnerà nuovamente onorare il mio Gabinetto, ma con un pò men ài prevenzione , io i^^Q- ro che gli Efox, gli Zeus gli mollreranno le faieie, e le macchie c-ualmente che i Molhdenti , e in taccia (,) Siflem Nor. Ghemelin, Lusduniec, i?. IH- n. ^6\. p. «M^- (z) Tefia leu. C. s8. e 4 7^ ed effi fi darà , fé voglia , il dotto pifxere di contrad» dire venti iei fpecie óì qiiefl* ultimi i' una dall' altra diverfe, e che al prelente non hanno analoghi viven- ti 5 che in mari Efotici . PaJJa poi ad ima dottrina : psr ravvifar un pefce dalla femplice imprejjione quella deve ejjer netta , intera , e ben confervata . ( nota ) Q.. Siamo d' accordo almeno in parte ; mentre qua- lora v' abbiano in un foffile i caratteri generici , e fpeciali netti , ed interi, quello bafta per poterlo claf- fificare. E per negare che fi a dell' Adriatico fa di mejìieri aver piena notizia di tutti i pefci di effo, ( nota ) R. E per affermare che Io fia cofa ci vorrà? Venendo all' applicazione , dice Julia fede del Bouf- guet^ che i pefci Balcani prefentano qnafi tutti anzi V abbozzo d' uno fcheletro di pefce , che /' immagine del pe-^ fce medefimo . Sembra impoffibile che il Sig. Tefta poffa dir co- sì dopo aver veduta la mia collezione : ma puoffi per- donar ciò alla celerità , e all' ofcurità forfè del giorno in cui r ha veduta . Bourguet ne ha efaminati alcuni con quiete , e veduti a beli' agio . Nella fua lettera al Garcin ( i ) non parla per altro di tutti; àìcQ ,, en general touts 35 ces poiffons ont eu la tete ecrasée il y en 5, a dont il ne refte que le Iquelette ec. ma poi con- 3, feda ingenuamente , ( 2 ) qu il me foit permis de 3, remarquer , que ce ne font pas tant les poiflbns ,■ 3, que je puis avoir vus en divers cabinets d'Italie, et 35 de SuilTe " . Se il N. A. fi folle data la pena di leggere il (i) Lettre à M. Garcin fur les poiiTons peirifìées. p. 151, 153. (») Ibidem p. 155. «5i- 73' Bourguet più oltre che non feee 5 avrebbe rifparmiatà la fatica di fcrivere alcune pagine della foa lettera » nelle quali egli fi sforza di provare , che ,, le pietre 5, iitiomorfe fono generalmente parlando o affatto pri- j, ve 5 o molto mancanti dì quella nettezza , e di quel- 35 la integrità che tanto biTogna ( 1 ) *' , conofcendo quanto debile avefle a riulcire Ja teftimonianza di chi fi protefta di non aver vedute poi tante tavole di pe- {ci e neir Italia , e nella Svizzera , quante poteffero baftare a metterlo in cafo „ de juger plus siirement 3, de cetre clptce de^ reliques de 1' ancien Monde, ., e. 154 ". 11 Marfili 5 ed il Rotar! ferivendo al Vallifnieri dicono, il primo (2)5, trovarfi nel Veronefe una ca- yy va di pelei non impietriti , ma bensì colle carni j5 afciutte ficco me mummie, e colle pinne alcune voi- 3, te nello itato lor naturale : il fecondo ( 3 ) che fé 3, ne veggono alcuni con grande ifìupore tinti d' un 3, color dorato che cangia , i quali fembrano appunto 3, miniati col pennello 'S Bella miniatura in vero un abbozzo di fcheletro ! Ejfer qiiefla la ragione , per cut i Naturalìlìi che hanno fino a noftri tempi parlato depefci bolcanì fi fo- no aftenuti dal claffificarli . ( nota ) T. Sarà ciò vero d'altre pietre contenenti pefci , non delle noftre , delle quali fcrive ìì Marchefe Maffei (4) , j, che fpaccate in più luoghi moflrano , non già gu- 3, fcio o nicchio, ma pefce che fu g\2i molle, e guiz- 3, zante , e foggiunge : in qualch* altro paefe impietri- 3, menti fimili veramente trovanfi , ne' monti d' Islebia 5, nella Saflonia, ed in alcuni della Paleftina: ma ne' (0 Tefta lett. C. ti. (0 Vallirnicri. T. *. p. ^su (j) Ibidem. (1) Maffei letr. fui fulmini a M. delU Condamine i f- "i^ 35 74 pochi luoghi, dove ciò s' incontra , e rari fono, e di pochiffime fpecie , e appena V iaìprefTiou fé ne vede: dove qui grandi, e interi e molto diverfì già da dugent' anni fi fon cavati in gran quantità , e „ fon fenza numero i ripefcati a miei giorni . Raro è „ bensì di trovarli ben confervati, ed uniti (i), per- 5, che nello fpaccar la pietra molti sfarinano , lafcian- 3, do poco più de' veftigj ^ Ma molti e molti ne ab- 5, biamo a* quali non manca nulla ^ " annoverando fra quefti il da lui donato alla C.ssa di Verteillac , nel quale, fé il viaggio non gli ha fatto danno, imbruni- ta vedefi la carne fteffa dell' animale ( 2 ) . E cita Ferdinando Marfili ^ che vive a r anno ij^o, ( nota ) V . „ Chi conofcea i pefci europe! meglio di Ferdi- ,, nando Marfili ? Eppure non tentò nomenclatura al- ,', cuna ( 3 ) " . Non potrebbe efler quefta una prova che non conofcendone i corrifpondenti ne' noftri folli- li , poteiTer quefti edere efotici P Per verità un tanto conofcitore è troppo umile cercando da materiali pe- ccatori la clarnficazione d' un pefce , cui mancava anco la teda : attraverfo del quale effendofi formata una concrezione fpatofa in forma d' ovolito , fu creduto gravido d' ova , non ofTervando che quelle eranfi fpar- ie lungo la fchiena , e la coda . Il pefce in quiitione confervafi tutt' ora nel Gabinetto Rotari . E foggiange eh' il Bekmanno annovera fra gV igno* r ab Ili i pef^'^ rammentati dallo Spada , che [criffe l an- no 1744- ( nota ) Z. (i) L'imperìzia degli efcavatori ha per lungo tempo recato fom- mo danno a' pefci difotterraii ; ora non è così 5 ed io i^^ero eh' iii- ircducendo un nuovo metodo per le efcavazioni , ii potranno .em- pre più perfezionare gii efcavatori , ed impedire lo sfarciamcnio cui alle volte andaron fogge tte . (i) Maffeì Ice. cit. (3) Tefta lett. p. xj» 7? Eppure lo Spada è un ckffificaiore attendibile le* cQndo il N. A. Qiianto all' Jldrìatico ojjerva cF oggidì vi fi /copro- 711 de pejci che fi credevano d' altri mari : la l'ere a del Linneo , l(^ Sertolaria pennata , il Chetodon pam , / Corni d* Ammone ^ il cancer longiroflris , e il Granchio Norvego . ( nota ) A a . Che diavolo lian da fare co' pefci la Sertolaria eh' è un litofito , i Corni d' Aminone che fono con- chiglie 5 il cancer longicornis e il norvegns , ch^ fono infetti ? I citati pefci di nuova fcoperta noftran , non fon che due, e da quefti (1 vuol trarre argomento che fi icopriranno ancora varie decine ài fpecle ? La tacita confeguenza dell' A, fi è che così come q:4el}i pefci ^ fi {copriranno ancor nell'Adriatico tutti fAel- lì de' mari Indiani . ( nota ) B a . Ha fatto molto bene a tacerla. Ma fé nel Bolca efiflono pefci proprj de' mari della zona torrida , come fpiegare un sì portentofo fatto ? ( nota ) G a . Forfè col Vulcano del Sìg, Tefla. Impugna il fiflema de Buffoni ani , dicendo , che non contiene una {lilla di verità , e ci rimette a Rome de r Isle 5 Sauffurs , de Lue , ICirvvan contentandofi folo di riflettere che il clima d' Italia , Grecia , Gallie , Ger- mania era un tempo affai notabilmente più freddo eh' ora non è, ( nota ) Da. Più freddo , ma albergava pefci eh' ora vivono , febben non ifcoperti , neir Adriatico : più freddo , ma rifcaldato da Vulcani , clV ora non efillon più . ( i ) (0 Vedi Nota. O. 7^ - Dov' efce con ma pellegrina fpiegazhne d' uri p^jjo d' Ovidio . ( nota ) Ea. 3, Tuque peregrinis Acipenfèr nobllis lindis " Da qiiefta fpiegazione fi può dedurre tutt'al più, the lo Sttirione è un pefce viaggiatore. E rientra in materia notando che nel Boka tro- vanfì pefci i quali non vivono chs nelk latitudini Jet" ientrionaìi . ( nota ) Fa. Siamo da capo . Come puonfi combinare i pefci delle regioni dell' agghiacciato Settentrione , con que' dei temperato Adriatico? Paffa poi ad impugnare il pjìema abbracciato da* NatHralifli Veronefi , ( nota ) Ga, Sia ciò vero; ma con qtial fondamento può dir- lo egli ? Non v' ha che il folo Sig. Bozza ( i ) eh' ab- bia fra Veronefi propofto un fiftema . E quai fono gli altri Naturalifti di Verotia che il Sig. Tefta fi fchiera dinanzi a combattete ? Puoflì ben dire eh' egli con- fonde il fingolare col plurale ài modo fteffo che i pa- ici toracici cogli addominali . E lo combatte così : il Sig, Dolomieu dice 5 che le torrenti marine , quali eh' ejje fi fieno , non pojfono traf- povtare a grandi diftanze fabbie , terre ec. come dunque potevano condur fui Boka piante , pelei ecc. ? ( nota ) H a . Come/ Al modo fteffo coti Cui guizzano, e viag- giano i pefci or nelle calme eftuanti , or fra le vorti- cofe borafche , e pel meravigliofo fenomeno che tutti i corpi fpecificamente più leggieri d' egual volume d* acqua galleggiano fu d' efia , e da eda fono m balia trafportati, e que'che ò per natura , o per altra cau- (1) tetterà al P. Rota 77 fa fono eguali di pefo ad egual volume d' acqua fé- guono i moti dell' acqua ftefla . Secondariamente Rotarl , Spada ^ Marfill trovano nel Bolca cengelììonì appartate di Teflacei fojfili . ( nota ) la. I di cui corriipondenti in gran parte non fi co- iiofcono ora che in mari efotici . Sì fcopriranno neir Adriatico . E intanto ? Si trovano per altro delle conchiglie non appartate ma rinchiufe nello fchi" ilo de' pefci . In terzo luogo , [e il diluvio ha tritolate l' oJJ'x degli Elefanti ^ perchè no i pefci .^ ( nota ) La. II N. A. parla ancora d' offa d'enormi cetacei 5 e d* altri moftri marini ec. ( i ) . I naturalifti Veronefi non conofcono che quelle degli Elefanti eh' io il primo ho da qualch' anno fco- perte nel diftretto della villa di R.omagnano . Chi mai ha detto che fieno fiate queft'ofla colafsìi trafpor- tate a cozzar cogli fcogli da una corrente inondatri- ce? E chi mai ha affegnata al loro trafporto la caufa Itefla del trafporto de' pefci ? Non potrebh' e/fere ch^ quefio fenomeno contaffe una data affai più recente de' pefci , e delle conchiglie ? Nel cimitero ove trovanfi V offa elefantine , con erudita memoria epiflolare dal Sig. Ab. Fortis illuilra- to (2)5 firitolate , e miRe ad offa dì pecore , dì c^r- vi ed altro, non v'ha che fola pietra calcare, e fono quelle fra loro unite con cemento dì terra animale friabile, e mefcolata con tritumi di marmo, che mxO- fira d'effere prima fiato efpofto all'intemperie dell'ari^ atmosferica , e d' aver qua e là fofferto una decompo- fizione da' ghiacci, e dall'acido aereo ( gas acido car- (1) Tefta iett. C. 31. e s»- (») Vicenza X785. 7§ bonicc de^iioderni ) prodotta* Qiiefn maffi di pietra hanno V impronta dì tritumi di conchiglie , e di corn' Ammoni fingolarniente 5 rinchiudendo delle Belemniti petrificate j e delle Anomie d' ottima confervazione . Chi mai non fa avervi nell'interno de'monti im- menfe cavità , che bene ipeflo manifeflanfi coli' efterna apertura? Non ^otrehb' ejjere che tali caverne fervidero un dì a opportuno cimitero a quegli animali da ma- no umana ftpoltivi fecondo il Fortis ? Non potrebh' ef- fere che un terremoto , un abbaiamento del (oggetto terreno , il lavoro dell' acque , e de' ghiacci n* aveìTe , llaccandone le mal conneffe volte 5 fatto precipitare i mairi a ilriiolar quell'olla già calcinate e refe friabili? Ciò fìa detto folo perchè non s' abbia a fofpettare che i Naturalifti Veronefi credano come vuole il Sig. Tefta 35 attribuito all' impeto 5 alla violenza, alla contrarietà „ delle correnti ( i ) " quefto fenomeno . Ma quefti elefanti fon eglino indigeni all' Italia? Forfè Io laran del pari che i pefci in queftione . Volendo con qnefle tre ragioni combattere /' opinione de' naturalilìi Veronefi^ vi è un gran dubbio da qual par- te fia per dichiararji la vittoria , ( nota ) M a . Ragionevoliffimo dubbio , quando fi Ommetta /' ipfe dixlt 5 o // credat Jud^us apella . Parte IL 1 pefci del Bolca abitavano il mare dell' Adria . ( nota ) N a. Dopo il notato fin qui è inutile il dir di più. Vuole che /' Adriatico fi eflendejjc pei Territorj Ve- ronefe , e Vicentino . ( nota ) O a. Se il noftro A» aveffe conofciuto le montagne Vcronefi avrebbe circofcritta ^ io fpero, quella sì gene- rale propofizione . (1) Tef?a leu. C. ^5- 19 La ragione che lo perfuade a così credere è V an- iorltà del Marfili , del Valìfnien , del Fracajloro ^ i quali hanno riconofciute le pianure del Bolca ( fpiega poi il termine di pianure con quello di colli ) ( nota ) P a. Qualora il Si'g. Teda avrà vifitate quelle pianure 3 o fia colli 5 chi fa non li chiami monti? Per un vero fonda di mare ove fi trovano Echini- il , Madrepore , ( nota ) CL a • Concediamo che il Bolca foffe un vero fondo ài mare , ove cogli Echiniti , e Madrepore fi trovano i pefci ; come poi tutto ad un tratto può egli divenire una fpiaggia? „ II Vulcano ec con un terremo- 55 to fpogliò ài vita 5 ed empiè de* cadaveri de* pefci , 3, e di belletta marina il vicin lido ec, (i) ". Come va queft' affare ? E rimprovera a Naturali/ìi Veronefi d' aver abban- donata la domeftica autorità per tener dietro a novità incredibili. ( nota ) R a . Perdonerà dunque fé per non abbandonare ferapre pili la patria autorità non crederanno al nuovo fuo fiftema • E fé quefle novità incredibili fodero un Diluvio, degli allagamenti ec. , vorrebbe il Sìg. Tefla abban- donarli ? Ma fé alcuni de' pefci holcani abhifognaffero per vi- vere d' un alta temperatura ^ come fpiegar la loro efiflen- za nelle nofire contrade ? Rifponde . / pefci trovano in qualfifia mare i grciÀl diverfi di temperatura fecondo che più 0 meno fi fpro- fondano . ( nota ) S a e .(i) Tefta C. «j. So Come rimprovera dunque di contraddizione il Sig. Ab. Fortis perchè ha detto che viveano tons dans les mémes eat4x e ini rimetto alia nota O. Se però il mare non fia molto profondo V abhan^ donano • ( nota ) T a . Il mar Veronefe che s' eftendeva fino alla fon\- mità di Monte Baldo, ove trovane conchiglie, e ver- tebre di pefci, avrà avuto più che looo tele diprofon* dita. E' egli profondo che balli? Io temo aliai che quefto mare che giungeva fo- pra le cime di Monte Baldo folle lo Hello che „ ba- „ gnaffe le radici de* monti Vicentini e Baflanefi , e 5, formaffe altrettante ifole de* Bericì ed Euganei (i) ". L* Ab. Fortis non è flato sì generofo a concedere al mar Vicentino il nome anche di Veronefe . La confegnenza farà cbs fé i pefci holcani eran<3 del mar Veronefe , queflo fojfe così profondo , che i pefci , i quali abbi fognano d' un gran calore per vivere , poreJfer(? ritrovarvelo . Poi rifinte , che il caldo e il freddo à* una contrada non corrifpondono fempre al grado di lati- tudine nel quale è fituata , per farfi ftradà all' argomen- to: il fuol(t d' Italia , quando l' ingombravano hofchi d paludi , era freddìffimo . Se una terra è piii calda , an^ che il mare vicino ha da ejfer più caldo . ( nota ) V a. Per la pofizione vicina alla terra anderà bene : ma difcoftandofi dalla terra , l'acqua farà come dev* effere in quel clima . Dunque nel mar veronefe poteano domiciliarvi i pefci che abbifognano del calore della zona torrida, ( nota ) Z a. Terra, terra. Ma non ricorda il Sig. Tefta d' aver fuppofto il clima d' Italia freddilfimo a cagion de' bo- fchi che l'ingombravano, e in confeguenza freddìffimo (i) Tefta e, 59. gì il fuo mare ; e molto più dì non volerci accordare in alcun modo l'efoticfrà de^ noflri fofTili, che devon tro» vare i loro corrirpondenti tutti , in que' viventi eh* or abitano 1' Adriatico ? Il noftro mare dovea edere il Caos dell' acqua calda, della fredda , della temperata , m.a ì pcfci eh' in eflò viveano dovean poi efler folo Adriaci . Chiama in [uffidlo del fuo dtfcorfo i vtdlcani , e dice j che furono i vulcani che rifcaldarono il mare . OJferva in fatti che il Bolca , e i due territorj Verone- fey e Vicentino prefentano dappertutto vefligj d' eruzioni vulcaniche * effer quefla la più fondata ragione del fio fiflema . ( nota ) A. A. Sì cor^fida nella gentilezza del S\g. Tefta che vorrà modificare quel fuo dappertutto . Strange , For- ris 5 Ferber non dicono per verità a tal propofito c\b che fuppone 1' A. citandoli. I pefci allettati dalle innocenti ef al azioni , e dai leggiadri fenomeni de vulcani corfero ad abitare il mar Veronefe , e Vicentino . Mi fi permetta dì notare un pajfo alla pag. XXV II , che m' era sfuggito , in cui l' A. of ferva col Mar fili , che hafla una fempUce alterazione' neW acqua per tofto uccidere il pefce . ( nota ) B. B. La rarefazione dell' acqua prodotta dal calore de' vulcani, Tefalazioni de' zolfi, de' bitumi ec. non fola» non fono fecondo il N. A. alterazioni attendibili, ma anzi un allettativo deliziofo . Il da lui citato Boyle , da cui ha prefa quell'opinione, dice fortajfe ^ e nonin^ tende parlar ài vulcani . Ma come furono sbalzati , e riìichiufi i pefci nel Bolca ? Il vulcano , che appreflava loro un grato foggior- no 5 con un tremuoto empiè de' loro cadaveri il vicino lido . A'^' gli mancano efempj . Alla Veracruz nel 174-^ per un tremuoto la fpiaggia fi trovò coperta d' ogni for^ Ss te di Pefcl ec. Sopravvenne poi dalBolca una pioggia vul* canica in iflato di fluidità acquo/a che ravvolfe , e fep- pelli i pefci vomitati dal Tnare . ( nota ) C.C. Dopo il terremoto ^i ritirò il mare , fopravvenne la cenefè fluida , in confegilenza s' alzò la fiiperficie del lido . Ma quante volte replicaron eglino il mare ed il vulcano quefto bel giuoco? In fatto dì fìoria naturale ,, bifognà oflervar , oflervar molto, ne s'ha a tener dietro alle frottole 5' inventate ineirozid e fra gli agi d' un gabinetto ". ( I ) . Il Sìg> Teda e egli fteffo che detta i precetti , e che li mette ad efecuzione; e perciò non è mai fla- to fui luogo, itià ,5 ha offervato , olTefvato molto ": ila feduto al fuo tavolino , ma vede cento e più mi- <^Iia lontano il mare che vomita pefci , il vulcano che fi ricopre, e tante volte vanno alternando il bel giuo- co quante abbifognano a formare una prominenza di due cento e più piedi : vede „ un abiffo che foggiace „ alla cava de Pefci ( i ) " . Quello abiffb per altro farà flato avvoltò da Vortici dell'eruttante vulcano, ed è perciò che noi noi veggiamo , come il N. A. non vede , che frappofto al Pico bafaltino di BoJca , e il cimitero di Veftena avvi un lungo filone di carbon follile, prodotto certamente non vulcanico. ]n effetto l' ardefia , in cui efffiono al prefente , effer non altro che un ammaffb di ceneri vulcaniche, ( nota ) D. D. Hoc erat prohandum . Si rifovvenga per altro che a C. V. rha chiamata calcareo - argillofa . E' pregato il Sig. Tefla di fpiegare col fuo Vul- cano l'accidente accaduto al pefce alla Tav. VL> ( di analoghi io ne cuflodifco un intero armadio ) . Que- (0 Tefta e. 50. (1) Tefta lete C. 4«» «na virija al Bolca imeniifce V •iìitecza queftc caverne , ed abifll . 8? fio pefce è flato gettato cogli altri fui lido , foprag- giunfe ia cenere chQ lo feppeliì . Come dunque conci-' liare lo sfacello della metà del corpo , e il colore va- riante della pietra ? Non moftra egli queft' efemplare chiaramente, clVeffendo putrefatto il pefce per un ab- bafTamento del molle terrena , ( che non farebbe fla- to tale fé vulcanico ) nello fcorrere che fece, portò feco le mal conneffe parti della tefla , e del corpo del pefce fleflb? In qaat tempo dò avvenne? Dice col Sjg, Ah, F Ortis che il mare hàgnava le radici de* monti vicentini 40 fecoli fa ,- Allora accadde che il Mediterraneo shoccò neW oceano pel canale di Er- cole : dove rimarca l' inganno di chi crede ejjere flato l' oceano che s' aperfe il cammino nel mediterraneo , perciò che allo flejfo offervafi la correntia di quefto in quello ; ma ciò doverji alla [vaporazione del mediterraneo . ( nota ) E. E. Che invidiabile felicità fpiegare un agitati filmo fenomeno con una fola parola / Perchè però la favola di Fetonte femhrà alludere a* vulcani de noflri paefi , e /' Vjferio la fijfa all' anno 15 00 prima dell'Era volgare , l' A. riduce /' epoca del cimitero del Bolca dai quaranta ai quindici fecoli fa , e meno ancora full a confi derazione de* nomi Mont enuovo , Monterojfo , Monterugio , Monccnere , che portano alcuni di qui monti . ( nota ) F. F« L' A. in una nota a pie di pagina vuole che \i Bolca (ì chiami monte cavo • 11 Marchefe Maffei lo dice 5, Promontorio , giogo, gran mallo \vi figura àx ,, fcoglio (i ) '' . Il Fortis Io chiama Pico , e vien tutto ciò dal Sig. Tefla interpretato per caverna , od ahijfo. D'una caverna parla è vero il Maffei (2), ma (•) Lett. fui fulmini , Ler, a M. de la Cgadamiiie . P» «»i» (0 Verona Illuft. Tom. j, Gap. 8. 35 a due irAv^lìà da Bolca , dove 1' acqua che dal na- turai macigno fempre goccia , e trapaffa , impietri- (ce quafi alabaflro , e la in alto lunghi , e grofli j, cannelli per lo più forati , e in terra va alzando 5, qua e là pilaftri di lucida e bianca pietra '^ Come riporta mai il N. A. la tefìimonianza del Maffei per far credere 1' efiftenza de' fognati fuoi abilfi ? La ca- verna defcritta è lontana due miglia dal cimitero , nel quale, non già in caverne fepolti , ma giacciono i pefci rinchiufi fra gli ftrati , che formano il detto promontorio , fenza indizio alcuno di concrezioni acquee , o di flalattiti ; quando non fi voleCTe con tal nome chiamare alcune criflallizzazioni di fpato calcare cubi- co 5 formatofi lungo le fenditure che gli llrati attra- verfano. Dueflit in fuccinto è /' opinione dell' A. 5 la quale , dirii^endqfi egli in fine al fuo Mecenate chiama per tno- deflia una favola . Qiiefl' è la lettera fcritta dal Sig. Ah. Tefta contro i naturalifli veronefi ; addobbata e fparfa oua e là d'epigrammi dì Giovenale , Ovidio^ Virgilio y Oppiano 5 Giulio Cefare , Venini , nobilitata d' arguzie , or ponendo in ridicolo gì' ittioliti bolcani , come fé por- t afferò [Ma tefìa e fulle pinne chi fono e d' onde vennero ; ( nota ) G. G. I Veronefi Naturalifli feguirono in ciò V efempio di tanti dotti claffificatori , che lelfero fcritto il nome e la patria a caratteri innegabili fulla corteccia dello 5, Strombus Fufus d'America, dello Strombus Gallus , 5, e del Cardium Cardida dell' Afia, del Mythilus Cri- 3, (lagalli deir Indie , del Cardium magnum della Ja- 35 majca " e di cent' altre conchiglie follili , che ne' monti noftri rinvengonfi . Ora pungendo la credulità de Veronefi coli' ipfe di- xlt 5 0 pia vivamente col credat Jiidxns spella , 0 fug^ gerendo loro un tefio di Leìbnìzio da porre in fronte all' epera da fiamparfi. ; ( nota ) H. H. 85 ., Aligere vemm tpeck^. ìa mlraculì fiJem ec *^ ove trova mai il Sig. Teda eh' abbiali voluto i Natii- raliili Veronefi accrefcere il numero delle fpecie de' Pelei ? Ora fchcrzando full' cìqx che tiene in bocca , è fl.i mangiandofi un altro pefce , quafi fin giunto pei% dì buo- no appetito dall' Indie al Monte Bolca . ( nota ) 1. 1. £>\ Q^udX Efox non faprei chi poteOTe aver aderito che fta mangiandofi un altro , quando non vogliafi tradire il Tefto del Sig. Ab. Fortis , il quale deferì- ve quello pefce interrato al momento che n' avea prefo uno più piccolo della Tua Ipecie „ comme fi 1* 5, une eut voulu avaler tout eatiere la réte de i' au- „ tre ( 1 ) « . Ora motteggiando fugl* ìttioliti eqpiwocamente ^ che formano l' ammirazione de dotti , e degl' ignoran- ti ec. Nella qnal lettera l' A, parlò de' pefci del Bolca , ma non prima di oflervare , odervar molto , oilervar fenza prevenzione nella fcorfa fiate per la prima voU ta il Mnfeo Gazola . Interrogata la natura , non i prc« prj capricci , gli rifpofe come fi è veduto , e qnindi non ha potuto tacerfi . Qjianto al di lai fido ragionare ne potranno ejfer giudici i lettori » ( nota ) L L. il S\g. Tefta a C. CXV, previene i fìioi leggito- ri che 5, non bifogna immaginari] che la ftoria n^tu- „ rale fia fiata fempre perleguitata , come Io è all' 5, età noftra '^ . Dopo ciò non mi refta , che dalla prefente lettera difpiccare un belli ffìmo jquarcio di dottrina pag. go. , che non cejferò mai di replicare a me fieffo , e del quale mi fervirò per ingemmare la fine di queji* Ejìratto: 5, In fatto di floria naturale vi vuol altro chs (i) Letrera al Caflìiii / 3 85 3, correr dietro agli epigrammi , e alle arguzie , biio- 3, gtia offervare , offervar molto , offervar fenza pre- „ venzione , confutare in fomma la natura , non i 3, propri capricci , e fé dopo replicate iftanze la natu- 3^3 ra non rifponde , p rifpondc .confufamente 3 tacerfi , py e non cicalare ". '^^ar^r^ 87 LETTERA DEL SIC. ABATE FORTI S AL SIC. ABATE TESTA Sopra I Pefct ifchsletrìti de' Monti di Botai . Venezia io Aprile ijgi, H O avuto U diTpiacere nell' anno fcorfo ò\ faper tardi eh' ella era paffata ài Padova fenza poter dona- re un pajo di giorni ai colli Euganei , dov' io foglio fare la buona fiagione, e dove ho un tugurfuzzo Tem- pre aperto all'amicizia , e alla dottrina . Quel bene però , che mi fu in allora tolto dalle finidre combi- nazioni , mi è flato in qualche modo compenfato ul- timamente dalla lettura òqì ài \q\ opufcolo -fu i pefct foffili del monte Bolca . Neil' acutezza delle rifleffioni , neir apparato ò\ ricca erudizione che vi campeggia , io ho goduto della converfazione d' un uomo ài lettere coltivatore della Storia Naturale . E ficcooie , per go- dere della converfazione, fa pur d' uopo che v'abbia un po' ài àhlogo , io ho dialogato con \éi , notando al margine dei libro tutto ciò , cìiq le avrei detto a voce 5 fé 5 invece di trovarmi con elio , avelTi avuto la buona fortuna ài trovarmi coli' Autore . Se non ho mal colto la ferie delle ìàcc fue fti propofuo de' pefci di Bolca , effe fi riducono foftanzial- mente a quefto: I. 1 pefci ifcheletriti del monte di Bolca ven- nero fenza buone ragioni affegnati ai mari del Sud , mentre gli fcheletri ài pefci , che fi trovano in tante altre montagne , fono flati Tempre creduti apparte- / 4 iienti alle fpecle viVenci ne' man nd elle montagne vicini . IL E' un' .ifTiitdità Imperdonabile , perchè con- ducente ad altre afTtirdità , il voler trovare fra le fpe- de ifcheletritc a Bolca pelei appartenenti a dilparatilTi- mi climi 5 come hanno pretefo di fare i Catalogatori di quegli fcheletri . IIL Se, dopo maturi efami, rifultafle che vera- ménte qualche fpecie di pèfci efclufivamente viventi fotte più calde temperature , che la noflra non è , fi trovale fra gli fcheletri di Bolca , anziché ricorrere a un cataclifmo tumultuofo e generale , o all' ipotefi Buf- foniana onde fpiegnre il fenomeno , fi dovrebbe {pie- garlo per mezzo dì caufe locali , giacché l' indole dei- fa contrada ne fuggerifce . Io non andrò feguendo pado per pa(Io h fua Lettera poiché fono ben lontano dall' aver prefo la penna in mano con intenzioni nemiche a chi Y ha fcritta : ne feguirò foltanto 1' ordine per rifpondere amichevolmente a quanto rifguarda me , pregandola a voler poi anche accogliere cortefemente alcune mie ri- flefTioni fui fatto fifico , o fu i modi di fpiegazione da lei propoli . Sin dal §. IL ella ftabilifce „ che i Naturaliih* ^ che hanno ultimamente fcritto fu i pefci foffili di Bolca 5 affermano concordemente .... non poterfi du- bitare 5 che alcuni de' fuddetti pefci appartengano '' realmente ai mari sfiatici ed Americani. D OUDE ", poi fiano Ihti non fi [a come TRASPORTATI fu ", quella montagna; " e foggiunge : „ Eglino hanno quindi comporto e pubblicato de' cataloghi , ne quali il genere , le fpecie , e la patria de' pefci medefimi ordinatamente , e dillintamenre fi accennano " . Ella oppone a quefte opinioni T autorità d* altri Naturalifti , che de' pefci ifcheletritì fra le pietre fcif» fili delle montagne portarono tutt' altro parere. A co- defio verremo poi. Ella per ora mi permetta di paf- 3) ^9 far oltre. Alla pag. 15 mi trovai con mia vera com- piacenza purgato dalla taccia di fbverchia mente cora«»- giofo catalogatore , giacché ella mi fa la vera genti- lezza di ricordare il pieniffimo mio dilfenfo al catalo* go , che da Verona , non fo , né voglio fapere per qual fine, fu mandato a Parigi , e indebitamente at- tribuitomi -, catalogo , in cui mi difpiacquero del pari e la franchezza dc\h nomenclatura , che mi difpiacerà fempre , e V adurdità delle patrie difparatifTirae afle- gnate a que' poveri morti ; franchezza , ed afìurdità , eh' erano in contraddizione con la lettera mia al Sìg. Conte Caffini , unita alla quale fu pubblicata quella fcempiaggine . Dopo d' edere flato da lei cortefementc introdotto come diffenzienre alle qualunque f}anfi opi- nioni 5 e franchezze altrui nel propofito , io mi fono trovato con forprefa , quattro pagine più lòtto , ricon- venuto per avere fcritto ali' illuftre Accademico di Pa- rigi poc' anzi mentovato il rifultaro delle mie indagini fcarfamente fruttuofe . Codefto portava in foftanza , che non m'era riufciro di trovare nelle Tavole degl* Izziologi altre figure di pefci radomiglianti agli fche-« letri di Bolca che il lopbÌHì pifcatorius , diavolo di ma- re, predo Bloch , e tre o quattro nella prima decade del S\g. Broudonnec , cioè il gobìus flrigatits , il ch^ta- don triolìegHs ^ il ch^todon faher , ed \\ polynsmHS plehe^ jHs 5 il che mi fembrava un' indicazione della necefTità di ricorrere ai mari del Sud per colà rinvenire altre fpecie radomiglianti zgW fcheletri ài Bolca, i quali per mio avvifo guizzarono in acque ài temperatura firaiJe a quella , che ai dì noflri trovai! d' intorno a Otaiti . Un tratto della mia lettera al S\g. Conte Cadmi, eh' ella trafcrive alla pag. 21 dìcQ ^ che ,, le Cabinet de „ Mr. Bozza ne contient que à^s ichthyolithes de la 5, montagne de 'Qolcsi^ dont hs individus vivoient tons 5j^dans \qs memes eaux, dans le méme tems , 6cc. " ed ecco una terza cofa da me aderita ben chiaramen- te in propofuo degli fcheletri ba'chefì , cioè 33 eh' io ^0 „ li credeva vivptì conlemporaneamente nelle medefi- me acque " nelle <^iiali poi non ho dìfTimiilato eh' io opinava aveffero anche vivuto con eflfi parecchie ài quelle fpecie che vivono in ogni mare. La diretta con- ieguenza di tutto quefto fi è che , per mio avvifp , in due .cl^flì dovrebbono effer divifi gli fcheletri di Sol- ca ; i'una di quelli, che a fpecie viventi in ogni mare appartengono , e che folamente trovanfi differenziati da qualche carattere di varietà ; V altra di quelli , che vivono efclufivamente in acque ^i temperatura fimilc a quella delle vicinanze d*Otaiti. Così dando la cofa , io le confeffo che mi fono trovato forprefo in veggendomi riconvenuto i®. di af- foluta jnefattezza nel determinare la cprrifpondenza de* quattro fcheletri con le figure del Sig. Broudonnet : 2». d'aver adottato la promifcua efiftenza a Boica di icheletri dì pefci europei , ed otaitici ( non probabil- mente nel fenfo mio , ma in quello de' Naturalifti Ve- ronefi);e 3». finalmente d'aver dato neir affurda opi- nione del tumultuofo trafpprto di effi fcheletri . Ella voglia benignamente afcoltare le mie difcoipe . ^ Convinto che la precifa individuazione dei carat* teri fpecifici è imponibile da verificarfi negli fcheletri di Bolca , e ben fapendo che quanto è vera la dottri- na deir Artedi : charaSfere^ a numero partium defumptl omnìbHS reliquis antecelltint ^ tanto è anche vero che il numero d' effe parti e talvolta la forma variarlo ne* pefci non (olo da fpecie a fpecie del medefimo gene- re, ma da individuo a individuo della Ipecie ifteffa; che la figura delle variabiliffime pinne e delle code a nulla ferve prefa da fé fola ; che fu i caratteri della membrana branchioftega non fi potrebbe nel cafo no- flro contare; e che nemmeno fui numero delle verte- bre può fondarfi ficuramente un cauto Zoologo , fé non abbia una ragionevole moltiplicità di ben erpreffi efemplari , fu' quali deterrainarfi , io mi guardai bene dall' entrare in confronti particolarizzati , e dal darmi 91 V apparenza di magiftralmente deicrminare le corrif- pondenze de' quattro fcheletri con le quattro figure ;. Annunziai iblamente la rajjomìglìanza ^; e non ifcriffii , liè pronunciai la decifiva parola identità . ComprelTi , immummiti , con le parti carnofe ridotte alla fotti- gliezza d* una carta , e dìvifi per lo mezzo vertical- mente 5 i meglio confervati fcheletri dì Bolca non ponno altro carattere offerire al Naturalifta , che quel- lo de' contorni , quello cioè , che all' ingroffo può farli trovare raiTomiglianti più ad una figura che ad un' al- tra delle tavole Izziologiche . Ella mi dirà , ed a ra- gione 5 che per decidere foknnemente V identica apparte- nenza di due individui a una tale fpecie fa d' uopo che fi pofla efattamente confrontarne i caratteri : ma mi accorderà poi altresì, che per giudicare per approf- fimazione della rajjomiglianza loro non è necefiaria tanta minutezza. Siamo perfettamente d'accordo fu la poffibiiità che la raflbmiglianra de' contorni riefca in- gannevole ; ma mi Infingo che lo faremo anche fu la pofTibilità di prender errore nell'affegnar la patria efclu- fivamente ad alcuni uccelli , e pelei ancor vivi . Si ; fuppofto che il polinemo plebejo di Dolca aveffe rico- nofcibilmente i caratteri fpecifici di quello del Sig. BroulTonnet , egli avrebbe precifam.ente quelli del po- linemo dello Gmelin : ma che ne feguirebbe ? O che il polinemo plebejo fofìfe un pefce viaggiatore , o eh' egli foffe d' una di quelle fpecie , che fi propagano fotto differenti temperature . Io non mi tratterrò, abufando della fua pazienza, a difendere la mia indi- cazione di ralfomiglianza delie altre tre fpecie, poiché tutto è detto quando fi è ftabilito eh' è impoffibile il determinarne l'identicità. E quindi appunto io ho mo- llato di defiderare che , co' pefci de' mari meridionali alle mani , veniffe iftituito un confronto generale de- gli fcheletri meglio efprefTì , che fornminiflrar poflano gli ftrati della calcarla fciffile di Bolca ; poiché mi fem- bra > che il trovarvi un gran numero d' analogie dì 92 ^ contorno potrebbe pur a qualche cofa conaurre . An- cora una parola fui polincmo dì Bolca . Io la prego ad avere per una gentilezza letteraria , e probabilmen- te non Veronefe , ciò che alcuno fi è compiaciuto di dirle intorno la fconfervazione deli' efemplare , eh' io ho confrontato ; la doni , come la dono io , al cono- fciuto Carattere di chi glìel' ha voluta far credere . Il dabben uomo non faprebbe certamente trovare T efem- plare, dì cui fi tratta, né cercarlo ^ fé io glielo chie- delTi 5 fenza arrodìre della propria fconfigliatezza . Ella mi ha fatto il favore di trafcrivere il poc' anzi mentovato tratto della lettera al Sig. Conte Gaf- fini , in cui efpreflamente annunzio che per mio avvi- fo i pefci ifcheletriti a Bolca vtveano tutti nelle mede- fime acfAe contemporaneamente ; e fubito dopo ha fog- giunto : 5, Come di grazia può quefto accordarfi con 5, la promifcua efiftenza nel Bolca de' pefci europei ed 35 otaitici " ? Per quanto io ila alieno dal voler dare la c2ìCc\?ì a tutte le mofche, debbo pure quefta volta credere a forza , eh* ella abbia voluto rimproverarmi d' una ba- lordiiììma contraddizione ^ qual farebbe quella d:i por- tar opinione che a Bolca efiftefTero confud infieme fcheletri di pefci efclufivamente europei ed efclufiva- mente afiaùci . Ho voluto rileggere tuita quella mia lettera al Sig. Conte Cairini , pur temendo d' elTer ca- duto in quefta babbionaggine . Per mia confolazione ho trovato che nò . Lontano le mille miglia dall' ap- provare l'altrui inconfiderarezza nell' affegnare i nomi, e le patrie a quegli fcheletri , anche prima dì preve- dere che il capricciofo catalogo potefle venirmi affib- biato , io ho chiaramente detto che , prefcindendo dal- le fpecie comuni a tutte le temperature , li giudicava corrifpondenti agli attuali abitanti delle acque d' Otai- ti . E la fupplico di nuovo a riflettere , che , perch* io abbia detto quefto , non mi fi dee V accufa , „ d' a- 5, vere la /marna che quegli fcheletri /fano VPMUTl .5 dì Id ( i) ^^; come la iiipplico a non voler gratui- tamente caricarmi d' un ridicolo , che non ho , ricor- dando a qiiefto propofito (2)5, // tempo de' Pittagovi- „ ci , quando un ipfe dixit c/c;z;^^ baftare a far chinar U 5 5 tejla , e contentar tutti " . Io ho dato una tinta co- si diverfa d^ quella della magirtralità al pochiiTimo da me fcritto iu* pefci ài Bolca , che fenza ingiuftizia noti poilo ederne tacciato. Nella mia lettera non individuo il perchè mi Tenta portato a credere che a temperatura, analoga all' attuale del mar d' Otaiti fi trovaffero le an- tiche acque 5 nelle quali guizzavano i pefci di Bolca al momento in cui furono colti dalla morte : ma è fuor ài dubbio che, o mi vi determini il fofpetto cht V g- fcillazione dell' ade della Terra porti fucceffivamente fotto diverfi climi i var; punti della fuperfìcie, o ch'io penda a credere vera quella porzione dell* ipotefi dì Buffon 5 che al globo noflro attribuifce un progrelTivo raffeddamento , la mia qualunque fiafi opinione non è mai confondibile con quella che da \qì viene combat- tuta, cioè con quella che i pefci de' mari meridionali crede trafportati a Bolcz, da un cataclifmo violento, e non forprefi da una morte repentina nelle acque , e fu' fondi loro nativi . Io rifpetto volentieri le opinioni ài chiccheffia .■ ma, in forza ài quella predilezione che ogni padre ba pei proprj figliuoli belli o brutti che fiano , amo le mie , fenza però andarne pazzo ; e tal fa un tratto d' amicizia chiunque o approvandole o confutandole , ufa loro V attenzione ài non confonder- je con le altrui . Avrò mille torti : ma mi vergogne- Yti le fi credeffe fu i cenni da \qì datine , e eh' io mi foffi bruttamente contraddetto , e che adottaiTi T opi- nione ài que* Naturalifti , che fanno venir dai mari deir Afia "ai monti di Bolca i pefci belli ed interi eoa (0 Tefta pag. 2^. (>-) ibidem pag. 31 94 Ja preda in Locca o nello Homaco non ben anche di- gerita . Ella non mi vorrà credere tanto nemico dì tiie fìeìTò che ricuraiTi in ogni altro cafo la buona' compagnia de Sfgg. Naturalifli Veronefi , eh' io amo veramente; ma, per quefta volta ^ ibno propriamente determinato a non goderne il vantaggio. PremefTa quella qualunque fiafi difefa hi \ tre ca- pi d' accula , ch'ella parte non volendolo e parte vo- lendolo mi ha dato , paflerò a trafcriverlé alcune delle Notd margiriali , eh* io fono andato facendo al di lei elegante opufcolo* Io lìon voglio mettermi à efaminare fé ila im- prefa piti facile il diiiioftrare che le fpecie e le varietà bolchefi riconofcibili per approfTiraazione , fianó attual- mente divenute efotiche, o il provare, che vivono tut- tavia ne' mari vicini a noi : ma per avventura è del pari difficile l'unoj e l'altro. L'opinione del Bekman- no , che condanna all' ighorabilità quafi tutti gì' izzioli- ti , fenza effere un prodigio d' efattezza , è la meglio difendibile di quante ne poffano mai effer prodotte : ed io ftarei à dirittura per efla fé fi trattaffe d' izzio- liti ifolati 5 e non aventi in vicinanza gran compagnia di compatrioti teftacei , del che mi verrà il momento di parlare più fotto é Per formare congetture baftevol- mente ragionevoli dell'europeità , anzi dell' adriaci tà , o mediterraneità degli fchelctri bolchefi mi parrebbe l'ottimo, e forfè l'unico buon partito il confutare uà Izziologo nofirale fu le loro forme, e dature , condu- cendolo nella figfiorile collezione del S\g. Conte Ga« Zola onde udirne il giudizio a oggetti prefenti ; e (e codeflo Izziologo fofTe anche Botanico farebbe da met- tergli fotto gli occhi le piante e le foglie che fi tro- vano fra le medefime pietre k\{{\\\ , onde 1' una clade d'oggetti ajutade l'altra; e finalmente fé codefiui unif- fe una gran pratica delle conchiglie noftrali a quella de' pefci e delle piante , farebbe da invitarlo ad efami- nare i meglio confcrvati tefiacci lapidefatti del Vero- 95 nefe e del Vicentino^ ^ e da kfciarla poi chetamente riflettere alle convenienze o difconvenienze ^ che vi tro-^ vaffe con le ben conofciute da lui . Il mio amièo e collega Sìg* Ab. Olivi , che da fette anni in poi fi oc- cupa della Zoologia , e della Botanicai dc\ noftra ma- re ; e il dotto e modefto Sig. Cavolinì di Napoli , che fi è da ancora più lungo tempo confacrata agli ftudj iiibacquei , farebbero i giudici belli e pronti . Ora io fo di certo che il primo de' due fi è creduto fra reli- quie in buona parte ftraniere allorquando vifitò il ric- co gabinetto del Conte Gazola , e V altro non ha mai dato fegni di fófpettare originarie del mediterraneo le petrificazioni di parecchie fpecie di teftacei > che dai noflri ihonti paffarono nella copiofa e ben intefa rac- colta Minerologica del buono e dotto Sig, Ab. D. CU ro Minervino, eh' è finora la fola degna d'eflere vìfi. tata in quella vafta capitale. Alla pagina VI e feguenti della di lei lettera tro- vo detto che di niun altro de' luoghi, d' onde pefci ifcheletriti fi traggono , è fiata opinato che fiena efo- tici , fuorché di Bolca. ; e che anche di codefto fcri- vendo molti chiari uomini fi fona efpreffi: in modo da non lafciar credere che vi fi trovaffero reliquie d' altri pefcr che i noftrali . Leibnitz; , e Bonannt , Boe- zio de Boodt, e Spener, il Valchio, lo Scheuzero, il Pryme , Lamanon 5 Pafleri 3 il P. Soave, Bourguec , Guettard , Ferber , 2>araina , Mofcardo , Spada , Zan- nichelli , Marfili vengono da lei fchiarati opportuna- mente come coloro , che in var| tempi fcrivendo o non hanno avuta V immoàejìia di dir opinione fu la patria de' pefcr foffili, o gli hanno creduti indigeni de* mari vicim aMuoghì , dove ora giacciono fepolii . Le ricorderò fempre che indigeni ho anch'io foftenuto ef- fere flati quelli di Bolca nell'età loro, benché non fra poi convinto che le medefime fpecie e varietà , che fi trovano fra le lamine d\ quello fchiflo cafcario , viva- no tuttavia ne' mari noltri . D' alcune b lo credo pe- 95 rò beuiffimo ; poiché fon certo che , come ne ha la terra e 1' aria , cosi ?.bbiano le acque varie fpecie d* animali atte a moltiplicare fotto d'ogni clima , e va- rie fpecie altresì che de' rifpettivi loro climi eiclufiva- mente fon proprie . Anche fra gli elmintoliti dì ma- drepore e ài teftacei , che trovanfi in tanta copia a BoIcA , a Ronca e fu tutti i monti vicentini , verone- fi , balfanefi , afolani , ec. fi riconofcono alcune fpecie viventi nell'Adriatico . Ragionerebbe perciò bene cO' lui, che voleffe concluderne che gli originali delle len- ticolari 5 e nummali , delle corna d' ammone grandiffi- me , e de' nautili , delle grifiti , delle belenniti , degli entrochiti , de' coralli articolati , ec. , onde fono rie- chiffimi gli ilrati calcar) di quel vafìo tratto ài mon- tagne , appartengano tutt* ora ^W Adriatico , e vi fi propaghino ? Io m* apporrò forfè male : ma mi fcmbra che per giudicare con fondamento e in generale della in- digene ita ed eloticità attuale delle fpecie ilcheletrite a Bolca 5 appunto perchè difficili ifima anzi imponibile cofa deve fìimarfi il diftinguerne con ficurezza i carat- teri dopo la fllacciatura e rafciugamcnto che foffr iro- no 5 fi dovrebbe prelimiuarmente iftituire un confron- to fra i meglio confervati teftacei lapidefatti di que* contorni coi teftacei delle acque noftre e delle ftranie- re 5 che fi trovano raccolti ne' finora p ù curiofi che utili gabinetti de' Conchiliologi . Invitato dalla precifio- ne delle forme, che oflervafi in moltifiìmi lapidefatti, io ho iftituito così all' ingrofib quefto confronto , e trovando che, come molti bìval^j-^e^^urbinati, e qual- che madrepora beniffimo corrflpondono alle fpecie me- defime che vivono neh' Adrii^'tico , così molte anemie , e murici, e buccini, e neriti , ed echini , e articola- zioni di medufe, le numifmaìi, le corna d' ammone , e nautiliti fingolariffimi non hanno corrifpondenza ve^ runa con ifpecie attualmente noftrali , m' è fembrato di poter concludere che anche de' pcfci fi troverebbe 97 lo fteffo fé fi potettero gli fcheletri fottapon-e all' efat- to confronto . cui permette (pefliirimo la perfetta con- fervazione de' reltacei lapide-fatti . Appiè della pag. 7 tlla ricorda il coccodrillo dello Spenero , cui laviamenre il Leibnizio lUmò effer nato e crefciuto poco lontano da dove fu trovato fe- polto, neir epoca in cui il clima di Germania era caU do al pari di quello dell' Africa , e che il cel. Beck- manno ricufa di ri onofcere per coccodrillo , benché non dica d* averlo veduto ed ef^.minato , cofa pur da fard e bene prima di pronunziarne Icntenza. S'egli era un coccodrillo 5 come lo credette il Leibnizio, e non era efotico , r opinione di quei grand' uomo è contro alla dottrina veronefe de' tralporti ; ie non lo era , 1' affer- zione del Beckmanno è contro tutti coloro che ama- no di trovare nelle montagne reliquie d' animali at- tualmente efotici . Il Launay s* ingannò battezzando per offa di coccodrillo ( e fa pur d'uopo ch'egli avef- fe le traveggole ) il carcame d'una balena; lo Scheu- zero credette umano lo fcheletro d* un filuro.,..,, Or 5, va , ne conclude ella , e fidati buonamente de' Na* ,, turalifti, che Iciambiano i coccodrilli con le balene, 5, e gli uomini co' pelei '• ! L' epifonema è fpiritofo ; ma oferei dire , che per firuarlo a dovere farebbe pri- ma flato necedario il raccogliere un maggior numero di coccodrilli fcoccodrillati , e di fcheletri umani difu- manati , o V aiTicurarfi almeno che per la malTima par* te i coccodrilloliti e gli antropoliti , de' quali fi trova fatta menzione da'Naturalifti di buona nota^ erano fla- ti mal battezzati . Degli antropoliti fia ciò che a Dio e a lei piace ; io non ho mai avuto la fortuna di ve- derne alcuno che aveffe quei caratteri d'antichità, cui hanno fovente le altre offa fofTiii di grandi animali , p.' e. le elefantine di Tofcana . Ma de' coccodrilloliti indubitabili 5 lafciando da parte tutto ciò che è appog- giato alla femplice ìcòq nel detto altrui , le ricorderò il poco ch'era già refo certo dalla autopfia d' un uo- ^o rupeilore ad ogni eccezione , e eh' io ho in (jiiefti giorni voluto verificare anche cogli occhi proprj . 11 Decano degli Orittologi Italiani il Sig. Giovanni Ar- duino trovò forfè trent' anni fono neli' argilla d' un fe- tìo del picciolo Colle vulcanico della favorita nel Vi« centino molti denti e iettami di cranj di coccodrillo | e li riconobbe per tali dopo un confronto diligente* mente ifìituito : modo dall' importanza dell'oggetto^ egli ne pubblicò una memoria n^ì Giornale d'Italia (j). Lo fteffo rifpettabile Naturalità ha fatto poi (2) re- centiirimamente menzione d* un tefchio di coccodrillo ben cfprcflo, e ben grande, trovato alle falde de' mon- ti de' Sette comuni , e pofTeduto dal Sig. Berettoni a Schio nel Vicentino , prefo nel marmo . Di Codefto il Sig. Arduino ebbe alcuni denti , e potè paragonarli a fuo beir agio con quelli de' coccodrilli impagliati , che fra noi non fono rarilfimi . Egli tiene per ficura cofa che que'gran lucertoloni abbiano lafciato le offa, poco più poco meno come ufano di fare gli uomini dabbe- ne, nella patria loro. Com' ella ben fa , i denti dì coccodrillo hanno caratteri così diftintivi , che non è poffibile V equivocare nel paragone . OlTervo alla pag. 8 e fcguenti eh* ella fa grande l^ato della riconosciuta europeità de' pefci ilcheletriti di Montmartre, d' Afx , di Broughton , di Scapezzano, Mondolfo ec. come d' un fatto che debba far trovare fìrana 1' opinione dell' efoticita dei bolchcfi . lo non conofco gli Icheletri de' pefci di Montmartre , d' Aìx e di Broughton , né le località , ove fi trovano fepol- ti ; conofco però quelli di Scapezzano e del Promon- torio di Focara nel Pefarese , e l'analogia , che con effì hanno gli altri di quelle contrade di aliai recente formazione, fé alle alte montagne fi vogliano parago- (i) Giorn. d'Italia Tom. I. (0 Mem. dtila Soc. Italiana Tomo Vii Mvé . Cotiofcò altresì, die I teftaceì marini prcfi nelld medefimé terre argillole dì qiie* colli fono tinti corri-' Ipondenti agli adriatici , e a queTii del mediterraneo.^ lo elle non (i verifica d^'i petrefatti deJT Apennino fu- periore . Se nelle vifcere , per efempio , del monte Cucco, eh' è uno de' più alti dell' Umbria , e de' piìi fcavati internamente dalle acque fotterranee , io' aveilì trovato de' piccioli gobj o goatti dell'adriatico, e eoa eflì , o poco lungi da edi le valve delle pinne , de' mituli , delle canle , de' card; , i nicchi de' murici e de' irochi , che ^i fi propagano , io avrei certamente creduto che dalla depofi^ione del rioftro mare quando era a più alto livello toffe fbta formata quella gran mafla calcarla che divide 1' Italia longitildinaìmente , e che niuna differenza di temperatura v' aveffe in quc* rimoti tempi dall' attuale di cui gcdiamcf . Ma noti avendo trovato , alloraquando m' a(frampicai fui monte Cucco e mi feci calare nelle lue vaftilfime caverne ^ quafi altra forta di iapidcfatti che iiautili e corna d' ammone di fpecie, che attualmente non vivono nell' adriatico , ne nel mediterraneo , \q le confetTo che m' è fembrato evidente che fiano (lati propagati e tran- quillamente deporti in fóndo a più vafìo ed antico ma- re e di tutt' altra temperatura , infieme co' pelei , gli fcheletri de' quali pur fi trovano in più d' una parte; deli' Apennino calcarlo. Com' ella ben fente , io ho la debolezza à\ ere* de re tuttavia che fia ncceflario i! dijlingiiere tempora per conciliare fcriptarai- da monti a monti , e che V Appennino propriamente detto e le oppofte montagne della Dalmazia , piene zeppe di teftacei lapiJefatti ora ftranieri a noi, fiano d' rùV età molto anteciore a quel- la de' Colli arenofi o argillofi del Parmigiano, de f I- molefe, del Cefenate, della Mi? rea , e di queili che tro- vanfi nelle valli interne dell' Umbria , della Murice- chia ec. , i teilacei de' quali corrilpondono quafi fur(i a^li attualmente viventi nei noiko mare . Dko qn^Ji !00 tutti 5 poiché per efempio T oflreum polyleptogyngUmHm de' colli Bolognefl e delle mihiere di carbone dì So- gliano non vi corriTponde punto . Ora è un fatto in- dubitabile che la parte calcari^ de* monti di Boica , più iftruttiva aliai che la vulcanica attualmente predo^ minante alla fuperficie , appartiene a una catena di monti di lormazione antichi [lima e coeva agli Apenni- ni;, alle Alpi ealcarie tirolefi ed illiriche , alla catena mundi per dirlo in una parola , appiè di cui fonofi in epoche aliai più recenti depofte le arene , le argille, le fpoglie di teftacei atti a vivere nella temperatura npftra attuale , e talvolta fi fono formate vaftiifmie ftratificazioni di pietra calcarja dolce o di tufo , come nella Puglia , nella Lucania , nel Vicentino inferiore , in Sicilia predo Siracuia , ec. Al qual propofito io la prego a voler riflettere ci^e in tutti i colli di feconda^ ria formazione e nelle analoghe ftratificazioni ài tritu- mi teftacei tellè mentovate non fi trova mai un paK mo di pietra calc^ria forte fimile all' Apennina , o all' Iftriana e Dalmatina , né verimo de' corpi lapide- fatti , che nella calcarla forte fogliono rinvenirfi . La calcarla forte, cioè, le radici dell' Apennino fervono di bafe alla tufacea nelle teltè nominate Provincie del re- gno di Napoli 5 e tratto tratto fé ne veggono fcappar fuori delle prominenze, che provano le alterazioni fof- fertc nella continuità da quella antica mafia di flratifir cazioni compattiffirae prima della foprawegnenza de" nuovi depofiti • Alla pag. 14 mr trovo quafi rimproverato per avere ingenuamente detto che le dimenGoni de' pochi fcheletri , che a me fembrano fimìli ad alcuni pefci del Sig. Broudonnet, non corrifpondevano efattamente a quelle delle tavole . E fembra che da codefta difìe- l-enza di dimenfioni ella voglia trarre un argomento di più contro 1' identità delle fpecie da me indicate. A un folo cenno ella m' ha intefo ; io devo pregarla a ricordarfi 5 che la differenza d' età porta nece(Igria° ióì metite in tutti gli animali uaa dltTcrciiza di mole , e che come la non vorrebbe deludere dalla ri>ecie uma- na un bambino che tbiTe fei volte più picciolo di lei, cosi non farebbe giurto il negare per quella rpropor- zione medefima la parentela al Polinemo d'Otaiti con quello dì Bolca . E fenfatiffimò quanto ella dice a pag. 24 . ,, S\^^ ,, mo tuttavia ben lontani dal conofcere tutti gli ab!- 3, tanti naturali , e dal diftinguere gli avventizi de' no- „ ftri mari " é Ma quindi appunto la medefima tem- peranza , che da lei viene laviamente predicata a chi vorrebbe adegnar la patria ai pefci ifcheletriti , e ( mi permetta di non fepararneii ) ai teftacei lapidefatti ., debb' edere tifata anche nelT ailegnarla ai tutt' ora vi- venti. In queft' ultima Tacco deli' adriatico frequente- mente accade che venga a perderfi qualche fventurato eapodoglio • Godelta è una razza di beftié troppo vò- kiminoia perchè polla sfuggire all' attenzione de* rozzi nolhi uomini di mare : ma un gran numero dì fpecié minori vi sfugge di certo , e il Naturalità che dee badarvi avrebbe il torto, fé, perchè le fofprende nelle acque veneziane, fi credefTe in diritto di catalogarle fra i viventi adriatici ; il noftro vaiente Sig. Ab. Olivi non lo farebbe Scuramente . E' molto poflibilc che avendo il gran Linneo aiTegnato troppo predo la patria agli abitanti del mare , egli abbia dato all' America , all' Afia 5 ec. zoofiti e viventi accidentalmente colti in quel- le lontane acque ed originariamente piroprj deli' euro- pee , o promifcui , e viceverfa , Ma che perciò ? Ne verrà forle mai per confeguenza che poda avere erra- to neir aCTegnare la patria alle balene ? che gli ftocfifci e le aringhe fi trovino anche neh' Adriatico P che il Mediterraneo pofla nafcondere tuttavia nel fuo feno imtnenle famiglie di nautili , di porpiti numifmali , di cornammoni paragonabili a quelle che fomminiftraro- no materia a valtiifimi ftrati ne' monti noftri ? Io non lo crederò ma! . E a proposto di cornammonl „ taccio , die* ella „ a pag. 25 , i corni d' ammone trovati dal Bian- 55 chi fu le rive dell' Adriatico " . Con quella figura di preterizione ha ella voluto veramente parlarne , per tarci credere che duri tuttavia nelle acque nolire la dilcendenza di que'gigantelchi di Verona, o anche fo- lamcnte di quei di S. Cafciano inTolcana, o di Can- tiano nell'Umbria? !o mi Infingo di no ; poiché non (blamente fi tratta di far un lalto da picciolezze mi* crofcoplche a moli di parecchi palmi di perimetro, lalto che pur a lei dovrebbe far più paura che a me, ma fi tratta che nemmeno le proporzioni , le differen- ze, la quantità polfano edere paragonabili. Alle mi- nute corna d' ammoni del Bianchì , com' ella ben fa , corrifpondono le follili degli ftrati arenarj del Sanefe , del Bolognele, e d' innumerabili altri luoghi di carat- teri , e di formazione differentilTimi da quelli , ne* qua- li i gran cornammoni fi trovano lapidefatti. Nei gran- di , e forti Arati dell' Apennino calcario non le ne trova vefligio . Che vuol ch'io le dica ? Sarà anchg quella una delle mie debolezze , e me ne vergognerò forfè un giorno : ma io non fo propriamente rifolver- mi a credere, che le corna d' ammone microfcopiche del mediterraneo e de' minori colli abbiano parentela con quelle antiche belliacce d' uno, due e tre piedi talvolta di diametro, delle quali troviamo le fpoglie o i nuclei or fulle altezze delle montagne or ne' più baf- fi ftrati delle miniere . Ancora meno però mi potrei lafciar indurre a credere portate d' altrove cotali fpo- glie pefantiiTime , e regolarmente giacenti . Dopo d* avere colla più fredda prevenzione poiTibile e le mi- gliaia di volte efaminato la giacitura degli ftrati , che contengono tellacei lapidefatti , e dopo d' avere coftan- temente preferito per iftituir di fiffatti efami que' luo- ghi, dove le montagne tagliate a piombo dai torrenti prefentano centinaia di ftratificazioni regolarmente fovra- impotìe le une alle altre ^ io mi fono convinto e con- fermato , che non da veruna caufa tumultuofa e vie?- lenta , ma dalla tarda e fucceiTiva aggeftìone dì parti fono andate crefcendo e feppellendo t^fìacei . O ! m^ codetta lentezza fpavenu , aHor quando fpecial ìiente (i tratti di maflTe ilratofe , che s' alzano le raigliaja di piedi fopra il livello del mare attuale ! Girne / sì ; ma chi ha paura non vada a caccìarfi pe* valloni delle montagne . Non è poi quello né il folo , né il mag- giore fra i fenomeni fifici che aiterrifcono chi fi met- te in capo di (piegarli (enza urtare né a delira né a Cnfftra . Ed è vero inoltre che quantunque volte l' Orittologo fi trova nella pericolola alternativa di of- fendere o il buon fenlo o rifpettabili prevenzioni , egli non ha miglior partito a cui appigliarfi che quello di flarfene zitto. Poiclìè finalmente che c'importa di per- fuadere le brigate del come e del quando fiano rima- ùi fepolti i teftacei o i pelei fra gli rtrati petrofi ? Se anche poteffimo giun^gere a indovinarlo, faremmo noi più buoni , più ricchi , più felici ? No certamente . E per cercare di propagare quella Aerile cognizione noi andremo incontro volontari al mai umore d'una folla di brava gente , che ci icaglierà contro le nollre pie- ire non folo y ma una tempefla ancora di maligne punture , d' imputazioni (piacevoli r La farebbe una pazzia madornale , e quafi peggiore di quella , che ar- rifchia di fare addormentar mezzo mondo fcrivendo groffi volumi per provare che fabbriche così enormi come le montagne Cono s' alzarono in pochi giorni a per opera del fuoco o per quella dell* acqua , potentif- fimi agenti a dir vero , ma che hanno pur d' uopo dei tempo per mettere infieme delie gran moli . Ma ritorniamo alle note marginali . Alla pag. 29 trovo un raziocinio, che mi fem- b'-a un pocol'no parente della mia gamba fmiftra . Dopo d' avere annunziato e fofienuto che le nomen- cla:ure o fcarfe o copiofe degli fcheletri dì Bolca fono ini*iiriftenti perchè mancanti delle aeceflarie prove, d* g 4 io4 la fembra affurnefc per dato ficiiro „ che quel monte 5, fomminfdra de' pefci , che non rinvengono , e non \^ vivono che nelle latitudini più lettentriona.i , .... ,' quali fono le aringhe , e la morua '\, Come mai yè Elia riconciliata si prcfto co' iroopo Iranchi , e fol- leciti catalogatori? E s'Elia crede ben determinati gli fcheletri delle aringhe, o àt\\Q morue di Bolca , per- chè fi moftra così difficile pe' chetodonii ^ pei poline- mi? ec. ^ ./ ì , . . / Poco più fottoElIa aflenice che ,, le ultime ico- pertc fuir ambra ci allicurano efler effa non altro che lo fterco Al balene ammalate ". Dunque T am- bra è una produzione fetteninonale ; dunque , fé fi trova a Boica talvolta , prova che 1' antica temperatu- ra del luogo era quella che ora appartiene ai mari del norte , ec. Io non ardifco di rivocar in dubbio V efat- rezza dì quelle , che da lei fono chiamate nuove fco- perte: ma (e ben me ne ricordo fi tratta d' una fola recente odc-rvazione , ed anche equivoca di non fo qual Capitano Inglefe : per ilhbilire una nuova dot* trina in propofiio deli* ambra forfè fi richiederebbe qualche cola di più . lo le confelTo che lafciando da parte per un po' di tempo, cioè, fino a tanto che fi poffa confermare , l' oflervazione del Capitano Inglefe > ca'Colo per affai più concludenti quelle che fono ftate fatte ultimamente negli fcavi profondi praticati ad og- getto di cercar ambra grigia alle rive della Pomera- nia : T ambra grigia vi fi trovò , com' ella fa, e in tali combinazioni che fembrano crefimarla per un bi- tume. ■ ,^ , ..»,/-,. Alla pag. 33 ella riferifce „ che il Marligh ^ dopo d* aver eiammato le pianure che ftendonfi in* !' torno al Bolca , aderifce d' averle riconoiciute per 5' un vero fondo di mare '' . Se il Marfigli ha trova- to che i contorni di Bolca furono antichi tondi di mare , ogni conofcitore di que' luoghi larà d' accordo con lui : ma f« v' ha poi trovato delle piannre non Ì0f éVrà chi Io lodi Ì' etattezzà . Da Bolca alla pianura v'hanno parecchie miglia; e quella pianura poi ^ ch€ flendefi veilo il Polefinc fra gli ultimi colli e il ma- re a molta e molta profondità j non è altro che il rifultato delle depofizioni dei torrenti e de' fiumi, t fegni riconofcibili dell' infiden^a del mare vi fono così ben fdtterrati 5 che niun occhio di lince potrebbe mai vederli , e la terebra geofcopica dovrebbe a lungo gi^ rara prima di raggiungerli . Ella mi loffra ancora un poco ; fé a Dio piace- rà 5 predo la finirò . Alla pag. 37 trovo elegante- mente defcritta la perpetua primavera ,i delle fpiagge j5 del deliziofo Benaco , nelle quali fra i lauri , e i 3, mirti 3 e gli ulivi , e gli aranci , che profumano 3, foave mente queir aria , incontrafi T agave americana 3) propria de' climi meridionali ec. " lo non credo già eh' ella voglia dire che gli aranci fi mantengano allo fcoperto per tutto 1* anno alle fponde del lago dì Garda , poiché faprà che nel verno vengono difefi , e che quindi la primavera di colà non può dirfi perpe* tua come quella di Pozzuoli , o delle falde del Gar- gano , o de' ridenti contorni delle Grotte-a-mare e di S. Benedetto nella Marca di Fermo . Ma io crédo op* portuno di farle riflettere , a propofito del progreflìvo rifcaldamento eh' ella vorrebbe attribuire al globo no- flro 5 che dugento anni lòno gli aranci gentili , e i limoni di quel bel tratto di littorale fi tenevano ali* aria libera anche nel verno , lo che a dì noftri noti fi potrebbe tare fenza vederli perire . Io mi ricordo d* aver notato quefto fatto , che proverebbe raffredda- mento, in legi'endo i libri d' agricoltura di M. Ago* iiino Gallo , uomo di que' paefi , che fcrifle fui finire del XVI. fecolo . E' però tuttavia vero che alcuni aranci bruichi refiftono baftevolraente bene all' aria aperta nel verno fulla riviera di Salò 5 benché non ftnza qualche difefa di muraglie. Trovo molta ingegnofa « fpalleggiata da buon io5 numero di fatti V ipotefi da lei propofta per falvarc dall'una parte la veracità delle fpecie abitatrici di cal- de temperature , fé mai accadefle che ne veniffero in- dubitabilmente riconofciute fra gli fcheletri dì Bolca , e per difendere dair altra gli fpiriti dalla feduzionc delle fantaftiche epoche BufFoniane , e de* calcoli forfè meno buffoni degli Onttologi pratici , di quelli cioè, che invece di metterfi al tavolino per fabbricare fifte» mi comodamente , ufarono alla maniera degli Ardui* ni , e de' Dolomieu d' impiegare gli anni loro più ro- bufti air efame delle fponde alpine de' gran torrenti , de' fotterranei naturali ed artificiali , delle vette più afpre ed ignude , onde acquiftarg per approdìraazionc almeno idee proporzionate del tempo , che dovette cf- fere neceflario alla formazione e degradazione di così fmifuratì aggregati di pietra e fafTo. Non fi ponno ri- vocare in dubbio né T efiftenza né V infillenza de' vul- cani d' intorno all' attuale fituazione di Bolca e ben largamente d' intorno . Da Bolca fi prolungano verfo il mare ì monti vulcanici , e ne fanno buona fede le Kole Berìche ed Euganee , non che il picciolo colle ifolato di S. Bonifazio ; verlo il lago di Garda le trac- ce de' vulcani non fi perdono mai dì vifta ; verfo i Sette-Comuni 5 il Baffanefe» 1* Afolano , il Belluncfe | e'I Cadore pur comparilcono ad ogni tratto ; verfo il Tirolo e al di là ne riconobbe il cel. Comm. di Do- lomieu. Il paefe comprefo fra' termini cosi all' ingrof- fo indicati non è però (lato efclufivamente il teatro delle accenfioni vulcaniche antiche . Se un diligente ed oculato Crittografo ne feguilTe ulteriormente le tracce troverebbe che i vulcani della Boemia , della Mifnia , e quei del Baffo Reno, d'Haffia, e dell'Ifole di Da- nimarca 5 e gli fpenti dell' agro Romano , del Medi- terraneo , della Linguadoca , del Velay , d' Auvergne , di Spagna ec, formano una catena di comunicazioni» Andando dietro ai var^ rami di effa t' Crittografo ufci- pebbe d' Europa , e traverferebbe in varj fenfi tutta la 107 fiiperficie del globo 5 fu di cui fuccefìfivamcnte e forfè anche contemporaneamente in aliai maggior numero che ora noi fanno arfero i vulcani air aperto , o flet- terò in effcrvefcenza fotto mare . Prendendo la cofa per quefto verfo , Ella vede bene che il monte di Boi- ca trovafi nel centro d' un affai vafto paefe vulcanico attifTimo a tener le acque del mare ad uà grado di temperatura molto più caldo dell' attuale pel corfo di secoli 5 fé pel corio di fecoli arfe o fu in effervefcen- za contemporanea di varie località , lo che non è im- probabile, e fi potrebbe per avventura dimoftrare ac- caduto . Invece di circoafcrivere V effetto de* vulcani fu la temperatura delle acque del mare agi' immediati contorni di Bolca , io vorrei eh' Ella io dilaraffc a de* gran tratti dell' atuial Continente ; allora forfè potreb* be fembrarc tolta di mezzo la difficoltà proveniente da' tellacei non noftrali che coftituifcono 1' impatto d* immenfi ftrati nelle alpi Tirolefi , nelle Illiriche, nell* Apennino ec. , e più fpeffo ancora le radici che le par- ti prominenti di codefte montagne. Com* ella ben vede , noi fiamo affai meno difcor- di che la non avrebbe per avventura creduto . Decifi- vamente contrario alla ipoteil dei trafporto de'pefci bolchefi da mari lontani alle noftre contrade ; perfua- fiffimo deirimpoffibiiità d'iftituìre paragoni efatti d'efli fcheletri coi pefci viventi , e di trarne conclufioni de- cifive di caratteri fpecifici ; non lontano dal trovar pof- fibile, che la temperatura antica delle acque fia fia- ta mantenuta per lunga età più calda di quello che avrebbe portato la noftra latitudine, in forza delle ef- farvefcenze fotterranee , e delle confeguesiti accenfio- ni , io fono certamente più con lei che co' Naturalifti Veroneii . Un altro articolo però , fu del quale defldererei che fofiìmo anche d'accordo, fi è la ncceffità di non feparare dagli fcheletri di Bolca i teftacei lapidefatti e le offa d'animali riconofcibili , che trovanfi ne' monti io8 fèoftri ) ogniqualvolta fi trattale d' iilituire ì-icerche pef indovinare la temperatura in cui videro . Il fenomeno de'teftacef non attualmente noftrali è né più né me- tio curiofo di quello de' pefci ilcheletriti . Ho mai lem- pre creduto che il far più ftato di quefti che di quel- li fia un inconfeguen^a , della quale hanno più colpa i fenforj che lo fpirito . I teftacei lapidefatri fono più Dvvj che i péfci t non vi fi abbada ^ trovanfi poi an- che fperto detriti t confufi con altri frantumi -, di ra- ro hanno colore diverfo dal rimanente della pietra in cui danno prefi : ma gli icheletri dei pelei lerifcono r occhio per la confervazione loro , per la giacitura , e pel colore diverfo dalla pietra che \ì racchiude . I tefìacel fi vedono poi anche fuor d'acqua , che i pe- fci no ; e quindi quei bello ingegno dì Voltaire , che fpiegò così fàcilmente 1' efiftenza delle conchiglie fu tnonti 5 non difle parola de' pefci : e fece bene ; poi- ché fa Dio qual altra fpiritofa mentecattaggine avreb- be cacciato fuori ! Ma Voltaire voleva ridere e far ridere ad ogni patto , né afpirava a fabbricar ipotefi fui ferie 5 come v* afpirano i NaturaliiH ehe ne hahrio oggimai prodotto le centinaia. Io fono pur troppo già vecchio, e acciaccofo: eppure k fi trattafle dì fare una gita per alcuni luoghi dì montagne, de' quali mi ricordo molto bene le fmgolarità , e de' quali intendo forfè molto men bene le origini ; e di farla con qual- che valentuomo che aveffe voglia d'illuminarmi^ feri- to che mi vi prederei volentieri. Ma i valentuomini, che fanno profefTione d' illuminare altrui in fatto d' Orittologia , non fogliono amare i difagi ddk pe- regrinazioni montane. Mal volentieri eiTi p^anterebbo- tio cattedra fu le deferte cime d* una qualche alpe , d'onde fi difcopriffe in grande lo fpettacolo delle pro- grelfive rovine e fraftagliature delle gran made pietro- fe^ o nel fondo ài qualche freddo e umido burrone, le di cui fponde tagliate a piombo modraflero allo fcoperto parecchie centinaia di groffi e minori ftrati depoftifi tranqiiillartiente gli uni lopra gli altri in ifta» to di fango o d'arena, poi divenuti pietre, poi ab- bandonati dal mare, poi l'quarciati da lenta forza de!- le acque piovane a fpaventevoli profondità. Io ho avu* to la flravaganza di andar in <:erca di tali luoghi; e quafì me ne pentirei, giacest' intenzione ; j^oichè per fare che un ritiro deli' Adriatico cagionato da ter- remoto contemporaneo o àii poco precunbre di un' eruzione vulcanica ed accom.pagnaro „ da una morti- 35 fera efaiazione abbia potuto uccidere , traTportare e 5, lafciar confufamente fu le faide del Bolca i tanti a', pelei che da elio fi elìraggono " , le farebbe d' uo- po accordare che il livello del mare medefimo fi tro- vafie in quel temjpo per lo raedo iióo piedi più alto che ora non è ; cofa da far incanutir di raccapriccio chiunque teme di veder canuto il globo noftro . La- fcierò per ora da parte , che mi fembra lontaniifimo dalla (imofirazione , il micidiale effetto delle motete fopra le branchie de' pelei allorquando fi trovino com- binate coir acqua , e non folamenre coli' aria atmosfe- rica . Ricordandomi d' aver veduto guizzare de' vermi nelle acque di Larera nella maremma di Caltro , aci- dulate dal gas acido solforofo , e innumerabili pefd nelle acque Termali fulfuree di Saturnia nella marem- ma di Siena , io fofpetto che i poveri pefci tornati morti all'occafione della naicita ài nuovi monti, o dal bel mezzo dei mare , o da preffb ai litorali fieno flati vittima del bollore dell' acqua, o del fuolo fu cui riaialero a kcco. Né mi fa §ran d.fiìcolia ì\ fa- Ili pere che 1' acque mefitiVzate dai Fifici fdho mortali ai pefci , e agli anfibj ; poiché e i Fifici dofano più cru- jelmente che la natura , e V animale , che muore iti un vafo ài angufla capacità perchè non può fuggirne j falverebbe infallibilmente Ja vita fé fi trovaffe in un ambiente più vado, e non tutto mcfìtizzato. Io ho patio nelle mofete a fecco dì Latera parecchi animali di fangue freddo; hanno tardato moltiiTimo a rifentirfe- ne;ed il primo tentativo intraprefo dalle lucertole con molta energia è (fato quello della fuga. Dopo un'ora di fcrzAta ilazione nell'ambiente, che uccìde gli ani- mali di fangue caldo in pochiffimi minuti , quelle be- ftioluzze riportate air aria atmosferica riprefero le fo- lite loro funzioni . 1 pefci non morrebbero adiinqud cosi facilmente per ia forza del gas acido folforofo, a dell' idroi eneo folforato , o del carbonico che fi com- binafTc colle acque loro native , come ne morremmo noi fé fi combinaffe coli' aria cui dobbiamo infpirare . Noi (IcfTì poi non beviamo forfè con efft'tto (aiutare l'acqua acidulata dal gas acido folforofo, che feparato ci affogherebbe? Gli uccelletti, i minori quadrupedi fi trovano morti alle fponde della forgenie acidulata di Latera che diccG del Cerquone perchè vi vanno a bere in tempo di notfe , o durante lo flato umido deli' at- mosfera nelle prime ore del giorno , tempo , in cui dalla fuperficìe dell* acqua follevafi il gas mortifero : a Sole alto , fé l' aria fia afciutta , bevono impunemente dell' acqua che n' è faturata . Ma io m' avveggo che , non volendo , le ho an- che detto qualche cofa di ciò, che m'era propoflo di lafciar da parte . Le ne chiedo perdono e ritorno A Bolca , giacché è venuto il momento dì trarre qualche partito delle forfè trenta diverfe falite eh' io v' ho fat- to a' miei giorni , dopo le quali per mia sfortuna cre- do men facile da fpiegare il fenomeno dì quello \o creda Lei, che fi è riiparmiato l'incomodo di arrara- picarc colafsù. E' fua opinione i** che gli fcheletri Ili de^pefcì fi trovino confuf amente fu le falde dì Bolca : ina è un fatto die vi fi trovano molto più adaentro delle falde, perchè nel fianco d'un burrone recente- mente fcavato, deporti con grandiflìma regolarità non in uno ftrato folo, ma in parecchi, framm;^zzati an- che fpeffo da letti di pietra pur calcarla e fciffi e non izziofora : z"". Ella congettura , e anzi dà quafi per certo che quegli ftrati fiano formati , almeno in parte , di ceneri vulcaniche ; e in verità non v' è la menoma apparenza di quefta fognata mefcolanza: 3° adduce come argomenti di convenienza la pioggia tcrrofa dell* Etna defcritta anni fono dal mio amico il Gav. Gioe- nì , e quelle che alzarono mafle enormi ftratificate di polviglio, di lapillo, di rottami vulcanici fu campi Flegreì , e fu r Ifole aggiacenti : ma codede pioggic terrofe, e i loro rifultati fomigliano tanto alla pietra iciffile calcaria di Bolca quanto il balalte colonnare al travertino . Su di quella adoluta diffomiglianza e apparente e foftanziale, che paffa fra la pietra izziofora ài Bol- ca e le terre vulcaniche raflodate ài Sicilia e della Campania, io fpero ch'Eila vorrà avermi fede. E cre- da pure che il testé mentovato Cav. Gioeni, il Com- mendatore di Dolomie» , il P. Breislack , e qualunque altro minerologo, che conofcefle la pietra di Bolca e le terre vulcaniche de' leftè nominati luoghi , non le direbbe in quello propofuo né più né meno di quello che ho l'onore di dirle io. Come mai le è (fato fat- to credere che le „ ceneri vulcaniche , le quali hanno 5, un colore or biancaftro , ora grigio , ora rofllgno , „ e raffembrano non di raro una polvere fottililfima , „ cadute fi rafTodano , e fi sfogliano in idrati più o meno fottili , fan lempre qn^lcòe effervefcenza cogli acidi, ahhonlanQ à' argilla^ contengono della terra y, felciofa^ fono in una parola margacee.. . prefentino r apparenza , e le qualità dello fchifto (parfo di fer- Il ree particelle 3 che riaferra i pefci di Bolca *' ? Né 215 air ifpezione femplice dell' occhio , ne al criterio deir analifi la calcarla di Bolca preferita rafTomiglìanze co* polWgli ftratificati de' vulcani eh' ella delcrive . Per dare maggior probabilità alla Tua ipotefi de! feppelilmento a fecco de'pefci, sbalzati dal tremuoto fot- to le terre pu'verulente piovute dal vulcano, ella ac- corda forza d' argomento a due accidentaiita della pie- tra fciffile bolchefe . Vi fi trovano „ delle fo^We d* al- 3, beri 5 piante terreftrì , frutta, fiori, ed anche qual- „ die volatile " ; ne fegue dunque „ evidentemente , ,5 profeguifce ella, che i fuddetti firati non fi fornia- 3, rono nel fondo del mare . . . poiché le foglie degli „ alberi fono corrette per la loro leggerezza a galleg- 5, giar fempre full* acqua '^ Le foglie frefche degli alberi è ben vero che fogliono Itar a galla; ma è ve- ro altresì , che nulla v' ha di tanto comune , quanto il vedere i fondi dd fodati pieni d'acque tutti coper- ti di foglie calate abbaflb , e quanto il trovarne dì prefe nella mota de' fiumi e de' torrenti , dopo d* aver galleggiato per qualche tempo e d' efferfi lafciate ben compenetrare dal fluido, in cui fono cadute. Io non vedo chiara l' impofiìbilità dello lìcito ne' fondi di ma- re . „ Le pioggie vulcaniche , profiegue ella , sfronda- 5, no gli alberi e le piante , e fanno cader morti gii „ uccelli " . Sì certo ; le pioggie di faffi o di lapillo ; ma non ^ià. quelle di polviglio , cioè , di quella terra che fola può formare concrezioni di grana fottile. Al- le radici del Vefuvio, e a quelle di Stromboli cadono frequentiflìmaraente di tali pioggie , né v' è foglia che fé ne rifenta , o paOero che fé ne trovi male . D' in- torno i crateri , dove anche il polviglio fcotta , fé vi poteflero allignar alberi , effi ne rimarrebbono sfron- dati : ma ella fa , che non ve ne allignano . La pre- fenza delle foglie fra gli (Irati fcifiìli di Bolca non prova dunque né la non-prefenza dell' acqua al momen- to della formazione loro, né la caduta di effe foglia per opera del polviglio vulcanico , ii4 La feconda *iccidentalltà , cui ella ha voluto dar forza „ è un cerco odore bituminofo , che la pietra „ diBoIca ftt-opicciata un poco fortemente fuo! efalare". E' vcriiTimo : fé vengano sfregati gli uni cogh* altri i pezzi di quella pietra cacciano una graveolenza di bi- tume . Elalavano , foggiùrig' ella , un odor fimiie le ceneri del Vefuvio piovute fui golfo di Venezia nel lygy^ele ceneri del vulcano fortó all' incominciar del noftro fecolo nell' Arcipelago erano intrife di bitume . Sarà forfè vero 1' uno e V altro de' due fatti : ma non battano a far prova che tutti i polvigii vulcanici pu« tano dì bitume , e molto meno che , quanto pute di bitume nel regno lapideo 5 ila vulcanico . Quante varietà di pietre v' hanno al mondo 5 che cacciano ftrofinate qual più , qual meno odor di bitume , fenza aver mai avuto la menoma parentela co' vulca- ni? In Dalmazia io ho raccolto frequentemente, fra Macarfca e Narenta in particolare , de' pezzi di calca- ria pieni zeppi di corpi marini e inzuppati dì bitume ; ed è dì pietra calcaria piena di lapidefatti marini quel- la rupe dell' Ifola di Bua , eh* io ho fatto difegnare ed incidere , nel mid Viaggio dì Dalmazia , e da cui co- la fpontaneo l' asfalto . Non è dunque un carattere di vuicarteità il puzzar di bitume 3 o lo è foltanto di vulcaneità in potenza j e futura. La pietra calcaria fcilTiIe dì Bolca è tanto priva di qualimque carattere vulcanico quanto lo fono tutte le altre congeneri , che contengono fcheletri dì pefci , e quanto le ardefie , o le lavagne , che ne hanno pur effe frequentemente. Fra le prime io conofco per averne fatto localmente T efame quella dì Varboska fu r Ifola di Lefina ^ dura e fonante , che racchiude pefci 5 gli fcheletri de* quali fono di color bianco - ar- genteo ; conofco nel modo fteffo V egualmente com- patta dì Pietraroja fopra Cerreto nei Regno di Na- poli 5 i di cui pefci hanno le fquame j e le vertebre cangiate in focaja, ed invece di fpaccarfi a mezzo fi moftrano intieri e più facilmente determinabili. Niirn vefiigio dì foftanze vulcaniche moflra la calcarla iz- ziofora d' AlelTano nella lapigfa ; nfuno quella del Li- bano: ninno quella d' Oeningen . Lo fchifto dì Tre- mofene ini Iago di Garda, quello femicarbonofo di Monterealé nel Vicentino , le lavagne del Cantone dì Glari5, quelle d' Isleben agli òcchi ddV efperto vul- canifta non né hanno il menomo indizio . Un folo efemplare di fcheletro di pefcc ho veduto in mia vi- ta V che potrebbe provenire da unai cava di pietra fciiTile , Ce non immediatamente formata almeno origina- riamente derivante da polviglio vulcànico ; effo è dì Stabia,- e trovafì nella poc'anzi lodata collezione dell' Ab. Minervino in Napoli o Qiiefle picciolezze , eh' io ho prefo la libertà di trafcriverd dalle note marginali fatte al di lei opufco- loj qualùnqu effe fiano, defidero che dalla gentilez- za fiia vengano accòlte come derivanti da tutt' altra fpirito che da quello d' acerbità e di contraddizione, E mi creda pure intimamente convinto, che fu la bi- lancia della filofofia pefano infinitamente più le mo- deflidlmé e favie protefte , colle quali ella chiude r erudita fua lettera , che un monte intiero di con» getture ingegnofe o di fcoperte curiofe ; poiché quelle e quelle, ad onta del gran' romore ehe he foglionò menare gli autori, fono per la maflima parte inutili , e il buon efcmpio non lo è mai totalmente . . Ella ha fpiritofamente detto che le, a opinioni filo- 5, fofiche voglionfi riguardare come i beni della for- 5, tunà '^ . In quello non anderemo d' accordo . Ma- terialaccio come fono, e addottrinato dalla iperienza .^ fìimo mille volte più lai proprietà d' un ariguilo or- ticello che la lode delle fcoperte ó delle teorie per quanto poffano effer vafte d liiminofé; a quella ri- nunzierei con difpiacere, à quefte fenz^ la menoma efitanzà . Saremo in compenfo concordi perfettamen» te nel credere che i filofofanti deggiano trattare la fj Té i.i5 difefa delle rifpettive loro opinioni col perfetto diftac- eo medefimo , con cui gli Avvocati trattano le caufc loro affidate. Dinanzi al giudice fi permettono anche qualche motterello pungente V un contro V altro : ma a difputa finita ridivengono amici , e fpeflo vanno a mangiar la zuppa infieme. S' ella mai ritorna a Pa* dova in buona ftagione, la non trafeuri di fare una corfa agli Euganei . Difputeremo dall' ora del caffè a quella del pranzo , e dal pranzo alla cena : ma da buoni amici feppelliremo ogni differenza nella zuppa e nella bottiglia, e ci convinceremo ogni dì più , che un allegro definare vale mille volte al di là dì tutte le glorie letterarie , e de' loro frivoli oggetti . Sono con vero fentimentS Suo OhhltgatiJJlmo Serv, L'Ab. Fortis. estratto"^ DELLA LETTERA DEL SIGNOR ABATE FORTIS AL Sia ABATE TESTA Sopra i pefcì ifchektriti de monti di Bolca • DEI^ SiQ. ABATE TOMMASELLI CON NOTE DEL SÌG. CONTE GIO: ^ATTÌStA CAMOLA ( Nota ) Il Sig. Ab. Fortis per rioìi entrare in lizza fino col titolo della lettera del Sig. Tefta, e per non dar la caccia a tutte le mofche ^ ha fcritto monti di Boi; ca 5 fapendo egli , iftrutto com' è da replicate vifite al que' luoghi , che il Bolca non ha pefci à\ forte al- cuna 5 eiTendo il cimitero d' efli pofto nel monte' di Vertena nuova . Io confervo , come preziofo dono del S\g» Ab. fuddetto lé lettere del Ferber da luì poftil- late* Alla lettera 3. p. 23., ove v' avea nell' edizio- ne a ftampa „ le mont Bolca ed une autre mont^- ., gne du Veronois , connue par les belles impreffions 3, de poiffons foftitut il Fortis di fuo pugno le diftrict ,5 de* Vedena dans ics montagnes Veronoifes , a cui 5, in margine avvi una pofiilla : le mont Bolca eft ,5 un pie de balalce , (ans pierre calcaire . " Il Mar- chefe MafFei fieOb dice Jrovarfi i pefci nel tener dì Veftena nuova, Puoffi accertare 1 leggitori che amerì- due quelli dotti uomini hanno ojfervato , ojfervàiù inolio . li non ifcoprirfi dal cimitero de' pefci che la fommità del Bolca, e d*un Tempio foprappóftovi , ha fino da primi tempi fatto chiamare col nome ài Bol- ca anche qucHo à\ Veftena , che hanno i pefci ii8 portato fcco loro , e loro vicn ^à^o tuttodì a fecond a del vecchio cofìume . 7/ SIg. Ah. F Ortis con quella vivacità , e grazia , che nobilita futti i fuoì fcritti , prende in primo luogo a dìfenderji da tre plinti d' accufa con ci^i l' aggredifce il valorojo Sig. Tefia . j . D' inesattezza nel determinare la corrifpondenza di quattro fcbeletri di pefci colle figure del Signor Broiiffonnet , ( Nota ) Il Signor Ab. Fortis efaminò quedi pefci tenen- do da una mano il BroufTonnet, l' ittiolito dall'altra, (C confrontandone le più minute parti . Il Sig. Teda a Verona gettò un occhiata fui pefce , e ne flahilì pofcia il confronto a Milano fall' Autore fudie'to . A chi dovraffì predar maggior iì-dQ? Rifponde d' aver enunciata la y. -ì [forni gli an za , né mai proferita la deci /iva parola identità , per quella non far di meflieri tanta minutezza come per quella • ' ( NQt3') Il Sig. Fortis ha pure clallificato il Lophius pijca- toriuf ^ ollìa Diavolo di mare; fu di ciò non viene riconvenuto dal N. A. Ma perchè ? Forfè per eOere un pefce dell' adriatico? Accordargli che la rajfomiglianza di contorni potrebbe illudere , ma gli ritorce d' improvvijo il dijcorfo , effer poffihìle anche lo sbaglio nell' ajfegnar la patria efclufl- vamente fino ad alcuni uccelli , e pefci vivi . Non vuol tacerfi un bellifflmo tratto di logica : abbia il polinemo pkhejo di Bolca i caratteri fpecifici di quello del Sig. Broiijfonnet , e di quello dello Gmelin , qual confeguenza da ciò ne viene ? €he il polinemo plebejo farà un pefce viaggiatore , o di quelli che fi propagano fiotto diverfi climi ; e nulla piti , ( Nota ) I pefci dorati della China, che ferbanfi ad orna- meato delle fonti ne' giardini noitri , fi chiamerai eglino Europei? Si chiameran eglino Europei la Ga- lina di Numidia, il Pavone , il Gallo d'India, ben- che refi comuni al nollro fuolo ? 2. D' aver adottato la prowlfcua efi [lenza m Bolca degli fcheletri di pejcl Europei , od ottaitici . ( Nota ) Se quelta è un erefia , lo farà egualmente i' af- ferire che nel Cimitero di Romagnano mefcolate ali* oda degli Elefanti v' abbiano quelle ài Pecora , di Cervi , d' Afini ecc.; eppure il fatto è innegabile. Il Sig, Ah, Fortis prega il gentile [no avverfario di ben confiderare la lettera al Gaifini, in cui /' efprime che giudicò i pefci Bolchefi corrifpondenti agli attuali , abitanti nell* acque d' Ottaiti : // che è ben altro . La modejìia poi con cui fi difende dai farcafmi del Milane- [e fcrittore , è quanto nobile altrettanto viva , obbligane dolo a rientrare in fé Jìejfo. 3. D'aver dato neW affurdo; opinione del tumultuo' fo trafporto di effi fcheletri . L ingegnofa e bella rifpo» jìa y con cui fi purga dalla taccia , merita d' ejfer letta in fonte. Vi fi tocca pure l' articolo de' Naruralijìì Vero- nefi che inchinano a queft' ajfurda opinione , ( Nota ) L' affurda opinione d' un violento cataclifmo , credo almeno che potrà andar del pari con 1' ipotefi Buffoniana , e col Vulcano del Sig- Teda . In mez- zo a tre opinioni alTurde i Naturalifti Veronefi credo- no ài attenerfi a quella che fpiega meglio il feno- meno . Dove mi rincrefce che il Sig. Ab. Fortis non ab- bia efaminato quanto debba valutarfi la generale efpref- fione ài Veronefi Naturalifti , che così non gli farebbe flato d' uopo di rinunziare al vantaggio della loro buo- na compagnia. ( Nota ) Vedi nota G. a. dell' eftratto della prima let- tera . /^ 4 ilo . , ^ , Paff^t poi il A^ A. ad altri punii qua e la notati tn margine nell' opera del Sig. Tefta. E. G. circa r ignorabilità di qiiafi tutti gii ittioliti gli fa la cor- ufi A d' ^cc€dere all' opinione del Bechmanno^ ( Nota ) li Sìg. Ab. Fortis è troppo cortefe , e fup- pongo che vorrà andar d'accordo col Bcckiiìanno che non'intefe di parlare che de' pelei dello Spada. Ma quivi meàefimo ejpone un juo bel penfamentó ^ cioè a dire che l' unico partito farebbe di confultare^un hravo ittiologo , che fojfe anche butanico , e condotto nel 'Gabinetto Gazola, dicejfe liberamene ^ ciò che gli pare all' afpetto di tanti oggetti peirificati , Fatto di verità è che POjio in tal circojhnza il Sig, Ah, Olivi , natw ralijìa di quel merito che ognun fa , gli è femhrato di ritrovarfi in mezzo a reliquie per la maggior parte ftraniere , Il che non è avvenuto al Sig. Tejta. Il Sig. Ab. Olivi nella cui per fona fi^ ripromette r Italia i-I fuccejfore di Vitaliano Donati , iecondo r aiTerzIone del big. Tefta ( lec. i. p. 41. ) , febbe- ne, fenza nulla togliere al merito del Donati, 1' ab- bia a queft'ora di gran lunga avanzato, fé folle vif- luto a' teoipi del Marfili , non s avrebbe quefti cer- tamente data la pena di confutare idioti pefcatorì , come kcQ ; ma avrebbe rinunziando anche alla lode che gli potede dare il Sig. Tefta per la modeftia fua , 1' opinione afcoltata , e rifpettata ài quefto dotto S'v» gnore,come io pure la riipetto a fronte di quant' ope- re fi fcrivelTero a quefto propofuo . Onde ben fi pare la conclufione un poca umiliante , che deriva da quefto indiretto argomento del N. A, Dico indiretto in quanto moftra d' accennare una cofa per fervire alla pulizia , e ne dice un altra a rifalto del vero . 2. Intorno agli animali indigeni ed efotici il no- {irò A, crede ragionevole il dijling-isrs ^ avendovi delle 121 fiictè che Vivono dappertutto, e ài ([ìììIU che fono pro- prie d* alcuni climi . ( Nora ) Chi può mai ftabilire il clima dell* antico mare che formò gli mteri monti noftri col fuo redimento? ( ciò Zìa detto lenza metter mano ne' fiftemi ) . Noi troviamo in effi congeftioni dì conchiglie e noftrali, ed efotiche infieme conglomerate. Non potevano ef- fer quelle coabitatrici del mare ftellb come alcuni de' pefci che al noitro mar fono incogniti ? e come no l La terra d' America produce gramigne come la no- ftra 5 e ha poi il privilegio di produrre la vainiglia , il cacao ecc. Il fuolo d'Africa, e d' Afia nudrifce uo- mini , lepri 5 pecore , conigli ; ma ha le tigri , i leo- ni, le pantere 3 gli elefanti che fono fuoi proprj . Co- sì fen re il Sig* Ab. Fortis; e deve con lui feniire ogni ragionatore cosi Dopo di che ritocca il dilicato punto de' requiliti neceffarj a dar fondato giudizio dell' efoticifmo , o in- digeni fmo de' pefci e de tejìacei , moftrando volontà d' ef- Jere pur una volta intefo . Al frizzante epi fonema del dotto Mìlanefe che i Naturalifii fcambiano i coccodrilli colle balene , e gli uomini co pefci , il N, A. , di fé tacendo , oppone con una moderatezza propria de^li ani- oni grandi l'autorità del veterano Arduini , che verificò molti denti e rottami di coccodrillo ^fenza che niuno ab- bia ofato di fiatare . ( Nota ) Gli autori a' quali indirizza il Signor Tefta quel fuo frizzante epifoncma , fono quegli fteffi , che for- mano il primo iolkgno di iua propofizione . Vedi Jet. p. 7. 8. 9., e Nota all' eflratto . C. Io non vor- rò pungere quefti dotti uomini dietro sì fatto efem- pio , ma per moftrare quanto a' tempi loro conofcevafi r Kloria naturale , non credo inu^tile il trafcrivere ciò che pubblicò Lorenzo Legati nell' illullrazione al Mufeo GofpianQ unito a quello deli' Aldrovan- 122 aì(i). Faceftdo egli menzione Jel Mufeo Mofcardo , e di quello del Calceolari nodri Veronefi , fi fa a decidere il fentimento d' Anfelnio Boezio di Boodt , che aderì trovarfi i pefci nelle pietre allor dette Islebiane , af- fomando „ che le meravigliofe immagini dì qiie* 5, falTi fono tanti Icherzi dedalei , della natura de* qua- li non fé ne può rendere altra ragione fé non che Liidir in humanis divinai potentia reìjHs » E fog- oiunge 5 non s ingannò il Vormio conchiudendo di ,', quefti miracoli della natura, cogìmur igitur fatevi 3, natHram polyd^dalam multa finn fuo [over e ^ quorum ,5 rationem nemo unquam invefiigahit , E forle di que- fta fpecie, e perciò naturale fi fu quella pietra , eh* 3,^ improntata dell' immagine d' un pefce , fu prodi- 5, giofamente fcagliata dal Cielo a punir l'empietà di ,, quel facrilego, che ricufando d' onorare S. Niccolò ,' Magno ) il Taumatiirgo di Mirea , con ifcherno an- tcpofe al di lui culto il defideriq di mangiar pe- 3, fce : ma colpito da quel pefce ài pietra impietrì nel- 3, la lingua , che perde 1' u(o del favellare , per lafcia- 5, re agli occhi quello di piangere . Onde FrancefcQ 55 Maria Bordocchi ecc. così ebbe a cantare: „ S' aprirò i Cieli , e da queir acque immenfe , Che dan full* alto eterni plaufi a Dio , D' ingordo fchermitor le brame iotenfe Pefce di pietra a vendicare ufcio . Tratto Tempio dal colpo alle difpenfe Di quel pefce fatai guftò più pio L*efca d'un facro culto, e in parche mexife Gli alimenti dell* etra all' alma unio , (•) Muf. Cofp. lib. ir. Gap. XXVIII. e. 158. Bologna per Gia- como Monti MDCLXXVII. 4Z3 Quindi non più a fchermlr le iafebra attenne , Ma con pefce dì pietra a tacer prele , Ma con r acqjue de' Cieli a lodar venne . Così fra pianti fiioi muto fi refe, E l'onda dei Tuo duol da un pefce ottenne, Ed il filenzio ilio da un pefce apprefe . '' 3, Pajfa in fegnito ad un altra dìjllnzlone . M^^ prima e da falere che tre opinioni in oggi fi poffono an-^ noverare fiigli Itti oliti: una de' natHralifll Veronefi ^ onorata del titolo d' afliirda ; ejja è tratta però media' tamente dalla floria mofaica . La feconda la Buffoniana corretta : qnefl' è dell' Ab, Fortls . L ultima , che fi po- trebbe chiamare delle località , ( Nota ) Senza però averle mai conofciute , E' del profondo meditativo Sig. Tejìa . La prima che fi attribuìfce a Veronefi\^ è però ancora d' un conter- raneo ed amico del Sig. Tejìa. ( Nota ) L' A. deir eftratto credo voglia alludere al CeL Aut. delle Lettere Americane , che non è certamente conterraneo del Romano S\g, Tefta . Queir illuftre foggetto forma l'apologia ò.\ chi fente con lui . il Sig. Ab. Fortis^ e il Te/ìa combattono fra los Yo intorno la rifpettiva opinione^ t^a fi accordano con- tro la terza: di che nulla dirò al prefente dovendo rientrare in filo . Diffìngae pertanto il Sig. Ah. Fortis le montagne d' alta formazione da quelle che hanno un epoca pii< recente , ed ajftcura nelle prime non aver mai trovato che nantili e corni d' ammone d' una varietà y di cui non fomminiftrano e f empio i mari vicini ^ ne II' altre sì avere fcoperto gobbi ^ e mi tuli ^ e carne ^ e car- di ecc.; fembrargli necejfaria fijfatta di/iinzione ( la creda pur anche debolezza il Sig, Ab. ) per dijìinguere i tem- pi .^ e conciliar le fcritture. Ciò premejfo egli è un fat- to indubitabile^ dice il N, A, , chs la parte calcarla delk 124 fnmta^nc di Bolca appartiene ad ma catena di rrìonti di formazione antichiffima , e coeva agli ^pennini . Z4 tnifchia fra i due contendenti ferve a fegno ^ che V elo- quente Sig. Tefta, fc vuoi bene rifponckre , 0 deve nega-^ re un fatto indubitabile , 0 ritirarjì , nulla giovandogli i foli ti effiig] della Tulliana accademia^ il di cui ufficio fu il cercar men di tutto la verità ( ma farlo col i^iglior modo ) 5 // che portò all' arte di ragionare /' ul- timo eccidio . 4. 7 pefci del Sig, BroilfTonét fono piccioli rifpetto a holcani , tal differenza haflare a togliere V identità delle fpecie indicate dal Sig. Ab. Fortis . Quefìi non fa- che ojfervar di figa ejfere V obbiezione di quelle cJye fi ribattono col folo accennarle , fapendofi che la grandezza caratterizza le varietà , non le fpecie . 5. Dice il Sig. Ab. Tefta : fiamo lontani dal co* riofcere tutti gli abitanti naturali ed avventizj de' no- (ìri mari. Òttimamente ^ rifponde il Sig. Ab. Fortis^ tagliando così la firada al fuo nobile avverfario di pili procedere , perciocché fé io non ho ragion d' inferire che i cotali pefci fiano efotici , né Ella /' avrà di conchiude- te , che Jiano indigeni . 6. A propofito di corni d' afrinione il N. A. JÌ di' chiara del pari contro lo fpiritofo Sig. Milanefe , e con- tro i Veronefi Naturalifii , non poter egli ajfolutamente , dopo d' ejferfi ijlrutto fui gran libro della natura , per- fuaderfi , che i comammoni microfcopici del A^edi terraneo abbiano parentela con. quelli che fi fcavano dai gran monti 5 e che qucfli ultimi , d' enorme firuttura , quali fono 5 e così difpofli , come fi trovano , fulle Vette , e nelle più bajfe ftràtific azioni ^ fiano fiati quivi portati a altronde . 7. E' poi ricon'tjenuto /' efi.mio Sig. Ab. Tefta d* aver ammcffo per un ifìante le aringhe e /' ambra nel cimi ter io di Bolca , portato dal defio d/ allentare le re- dini all' eloquenza . Imperciocché 0 é falso che nel Bolca fi trovano quei prodotti fettentrionali ^ e l' argomento ^^5 zoppica da un lato ; o no , e zoppica dall* alno . A vera dire il N, A, s' è contentato, per gentilezza di farlo zop^ picare da un Iato folo , 8. Vengono in appreffj le pianure del Solca ^ e la perpetua primavera delle jpiaggie del deliziojo Benaco : per cui fi ^^pi finalmente che l' idea dell' erudito Sig, Tetta , fcrivendo quella fua Lettera , fu folo d' intrat-. tener la brigata con piacevolezze , Si ^ per quejìo uni- lamente fu fcritta , il dice replicatamente egli medefi^ mo 5 henchè non fi voleffe da prima crederlo , e fi volef je pur degli fckerzi ^ ond' è condita ^ fare- un ferio mi- fìeriofo oggetto* 9. Ed eccoci a monti vulcanizzati , ove da una parte il teoretico Sig. Tefta perora contro l' epoche huffo^ niane , dall' altra il pratica Sig- Fortis difènde i calco- li y C'Om' ei dice ^ forfè meno buffoni^ ove con bel contra- ilo di lumi figurano gli Orittologi da tavolino con quel- li eòe parlarono l' età robujìa fulle fponde de' gran tor- renti , dentro i luoghi fot terranei^ nelle piii afpre e ignude cime delle montagne . Volendo il N. A» a [fecon- dare il genia del milanefe Letterato. , // viene i/ìruendo fopra le grandi catene de' vide ani eftinti di tutto il globo , che per avventma arfero a un tempo ^ a fletterò in effervefcenza fotta mare 5 e per cui fi ottiene ben al- tra temperatura^ che nm è la mendicata nel fiflema delle località . Z' illuflre anti buffoni ano Scrittore , tuttoché pieno di zelo , effendo già d' accordo, col N. A. contra il iumultuofo trafporto de pefci bolchef^ , dovendo già con- venire nelì impojfihilità d' iflituire efatti confronti tra Scheletri e pefci ^ è già in procinto di dichiararfi per la temperatura antica dell' acque in tutto il globo ^ da in- numerabili vulcani aperti 0 fubacquei mantenuta calda per lungo corfo di tempo , e così bel bello lafciato il ca- lor locale abbracciare il fiflema bujfoniano corretto . Egli almeno lo fpera il N. A, ficuro della fua buona caufa . IO. Refla che fi accordino full' articolo di non fep.a- rare i pefci di Boka dai teflacci lapidefatti . fercik il À. A, invita il Sig, Teda a finccarh dal tepido am- hiente del /ho fludiolo , e venir a fare un viaggio orit- tologico , in CHI volentieri gli fi preflerà compagno affine di profittare de lumi ài lui ^ ^àléjfj il cielo \ Ma, fog- giugne y i valentitomini elle fanno profeiTione d' iilitmi- tiare altrui in fatto d' Orittologia , non fogliono ama- te i difagi delle peregrinazioni móntatie i ( Nota ) ; _ Per maggiore intelligenza de* leggitori il dialogo fegùente verrà portato cojle iniziali degl' Interlociito» ri Sigo Ab. Fortis, e Tèfta . ^ , ^ li. Finalmente il N, ^. dà mano all' ultima an^ notazione marginale^ che puh chiamarfi una batteria dl^ ragioni . E' d' avvifo il Sig. Teda che i pefci ^ nativi del mare adriatico fiano fiati sbalzati è rincbiufi nel monte Bolca . Riflette il Sig, j^b. Fortis in queflà opi- hione , che il terremoto vi fa una troppo miracolofa fi- gura . F. Ma il livello del mare giugnevà anticamente à fuperar le cime attuali delle noflre montagne? T. Mai no . Kon vedi che la qtieflione , da me ifli* tutta ^ € del come fiano fiati sbalzati / pefci nel Monte Bolca P ^ .. , F. Oimè Signore , /' opinione fi fconcia da un al- irò verfo l E come vuol Ella rrar partito dagli abban- doni di pefci accaduti fra Pozzuolo e Baja , a Santo- rinl^ alla Veracruz^ a Suntatra ? ^ T. Io veramente ave a intenzione di trarne par- tito . , - _ . F. Mi perdoni^ non è vero eh' Ella abbia avuto quefta intenzione : altrimenti Ella avrebbe dovuto am- mettere che il livellò del mare fi trovaffe in quel tempo jz6o piedi almeno pili alto che ora non è , Cofa ^ da far incanutire i giganti^ Elld crede che gli Jceletri de* pefci fi trovino confufamente fulle falde del Bolca i Ma egli è un fatto j che vi fi trovano da capo a fondo di 127 iHtìo quel monte . Gli ftrati poi della pefciaja lì t;Hol formati in ceneri vulcaniche, T. Oh ! qHeflo è vero . F. In verità Signore , che non v è la menoma ap- parenza . T. Come ! Le maffe enormi di polviglio j di la- pillo , // rottami vulcanici che fi vedono ne' campi Flegrei e altrove non Momigliano alla congeflione di Bolca? F. Somigliano tanto alla pietra fcijjile calcaria di Bolca , quanto il travertino al bafalte colonnare . Sperò eh" Ella, vorrà avermi fede: Gioeni , Dolomieu 5Breis- lack e qualnnque altro mineralogo che conofcejfe la pie- tra di Bolca e le terre vulcaniche 5 non le direbbe in quejìo propofito ne più ne menò di quello che ho /' onore di dirle io . Come mai le è flato fatto credere ( perdoni il termine ) che le ceneri vulcaniche prefentino l' apparen- za e qualità dello f chi flo ^ fparfo di ferree particelle^ che r in ferra 2 pefci di Bolca P L' occhio e l' anali fi fmenti- fcono tal credenza . T. Ma le foglie d' alberi , che fi veggono 5 e V odore hituminofo , che fi fente nella pefciaja ,■ non fono due circoflanze ^ che probabili zzano la mia ipotefiì F. Sì 5 fé non fojfe coma nijfimó il vedere i fondi dei f affati coperti di foglie^ e il tro'Uarne di prefe nella motd de' fiumi dopo d' aver galleggiato molto tempo . E quanto all' odore ^non tutti i polvigli vulcanici puti- fcono di bitume^ nèquanto pute di bitume nel regno la- pideo è vulcanico . Jn fomma da un pefcé in fuori ^ che vidi in Napoli ^ di lontana origine vulcanica ^ non conofco pietre calcarle^ 0 lavagne che contengono pefci ^ che fi ano originate da' vulcani, 11, Chiude la fua energica e vaga Lettera il N, A, proteflandofi d' averla fcritta fenza fpirito d' acerbità e di contraddizione , Loda il fiuo pregi ali ffimo Avverfa- rio^ dell' efprejfioni con cui chiude la Jua . // configlia a difprezzar la gloria dalle fcoperte e delle teorie di f>mil 128 faL . E lo invita plunojìo agli Euganei a àlfputir fe-^- co, e feppelllre da buoni amici ogni dtferenza neUa zuppa, e nella bottiglia. Quefl' ultimo argomento della chiufa vale d pregia di tutta l^ opera, chi ben lo intende. ^m LETTERA DEL Sia ABATE TESTA /AT RISPOSTA ULLU F REO SDENTE . I, L A Lettera da me pubblicata fu i pefci fonfill del monte Bolca fembrami , ed è fetiza fallo concepita e fcritca in guifa , da far ben conofcere quanto io i^\à lontano dalla fciocca prefunj:ione ài aver felicemente fcoperta 1' origine e la natura di quegli fcheletri e indovinato Scuramente il modo , onde trovanfi quivi radunati e (epolti . Io non ho fatto m cffa che muo- ver dubbi , che propor dIiìScoltà , che azzardar con- ghietture , invitando i Naturalifti a fciorre i primi , a difllpar le feconde , e ad abbracciare o rigettar V ul- time, dopo d' efferfi prefa la facile cura ài efami- narle. Io che in quella mia lettera non ho cefTato di predicare, che in fatto ài floria naturale il Filo- fofo non è mai circofpetto abbaitanza , che 1' errore è sì fcaltro nel mafcherarfi , che non ballano fpede vol- te gli occhi d' Argo per riconofcerlo , che prima di deci- der nulla 5 fa per confeguenza d' uopo interrogare in mille modi , e quali fiancar la natura : come , dimen- ticate in un tratto sì belle , e sì giude , e sì faluts- voli malTime , avrei goffamente contraddetto a me me« defimo, facendomi reo di quella colpa, che con mo- della libertà intendeva di riprendere in altrui? Aven- do io dunque cercato iftruzione, anziché pretefo di darne, e fatte più ad altri che a me le varie quiftio- ni, che i foffili del maravigliofo monte di Bolca ri- guardano, s' immagini eoa qual trafporto di gioja i« i Hcevetti l'avvifo, che ella, gentiliffimo Sig. Ab. For- tis, fi farebbe compiaciuta dì comunicarmi le riflef- fioni e le idee, che la lettura del mio Opufcolo avea di mano in mano rifvegliate nella fua mente . Da chi ineglio che da lei poteva io lufmgarmi dì confeguir ciò, di che era tanto bramofo ? V efito ha ben cor- rifpoflo alla mia afpettazione . La lettera, che ella fi è degnata indirizzarmi , contiene odervazioni fomma- mente importanti, e Tcritta come è con queir urbana ed elegante facilità di llile, che è tutta fua propria , non può agli amatori della fìoria naturale non riu- Icire oltremodo gratiffima . Il perchè avendola io pre- gata a permettermi di pubblicarla, ella ha cortefe- mcnte condifcefo alla mia preghiera, ed è quefto un nuovo tratto di gentilezza, che le è piaciuto ufar .meco , e dì cui le rendo le maggiori e più diftinte grazie che poffo. Ora non mi refta che fupplicarla a voler dare un'occhiata alle non fo s'io le chiami an- notazioni o ciance , che io qui le foggiungo , e che quali che effe fi fiano 3 io fottopongo interamente al ilio finifìfimo difcernimento . Io intendo di porgerle così un motivo dì trattar di bel nuovo 1' argomento de' pefci del Bolca, e di trattarlo da fuo pari in gui- fa , che non rimanga più che defiderare intorno ai medefimo . I Naturalifti terranno di ciò obbligo con me , ed io avrò la gloria d' aver fatto le veci del- la cote j che affila ed aguzza il ferro exfors ipfa fecandi . II. Prima però d' entrare in materia , è d' uopo che io le renda conto di due contraddizioni , dell' una delle quali fembra che io abbia voluto accufar mali- gnamente lei , deir altra ha ella gentilmente ricon- venuto mie. Se dopo d' aver detto, che i pefci del Bolca vilTero tutti nello ftelTo mare , ella aveffe affer- ... 1^1 m.^.to ritrovarfi in quella montagna de' pefcl colà traf^ portati fin anche dal mare degli Otaiti , ella non farebbe certamente (tata d' accordo con fé medefima . Ma ella non è caduta , né io T ho fatta mai cadere in quella diftrazione . 11 paffo medefimo da lei citato n'è, per quanto pafmi. Una prova manifefta . Appa- rifce da elto , che il traf pòrto de* pefci al Bolca da varj e lontanifTimi mari vien da me attribuito a que' Naturalifti , che han compofto e pMlicato de cataloghi ^ ne' quali il genere, la fpecie , e la patria de' pefci medefimi ordinatamente , e diftintamente fi accenna- no . Ora ella non ha mai compofto , né pubblicaco alcuno di fiffatti cataloghi . Io me '1 fo , e ho ben moilrato òx faperlo . Dunque nel citato paffo io non ho parlato , ne poteva parlare di lei . La dottrina de' tra/porti io la dico propria de' Sigg. Naturalifti dì Verona ( pag. 51 ), dai quali però io non ho trala- fciato di apertamente diftinguerla ( pag. 45 ). Ella dunque non interpreti di grazia per fé la fmania da me riprefa di far giugnere al monte Bolca fino i pe- fci Otaitìci r ben la riferifca a coloro che prevalendo- fi 5 per non dire abufando , della fua autorità , foften- gono una opinione , che per noftro comun giudizio non può foftenerfì , Se la dottrina de' trafporti non è fua , s' accerti che neppur mie fono le aringhe, e le morue ne! Bolca diffotterrate . Dopo d' eftermi sì vigorofamente oppofto alla nomenclatura di que' pefci , dopo d' aver folennemente adottate le idee del Beckmanno fopra la quafi generale ignorabilità degl* Ittioliti , come avrei potuto fenza un' eftrema dabbenaggine afficurare tro- varfi nel Bolca delle aringhe e delle morde ? Nel pa- ragrafo della mia lettera, dove ho rammentati fiF- fatti pefci, io prendo a combattere i Buffonifti , che per alimentare quel Jcro fuoco centrale fogliona eziandio giovarfi de' fofTili del Bolca . Io centra lo- 10 ho argomentato così ; Quegli fteffi che atteftan^? ; 2 contenerfi nel Dolca de* pcfcl , die proprj fono de" mari delT equatore , atteftano ancora conteneriene qui- vi degli altri y che non appartengono che ai freddi mari del Nord. Que' pefci adunque fervono ugualmen- te a provar la diminuzione , che 1' incremento del caldo ne' noftri climi , vale a dire , non fervono prc priamente a nulla . Un tal argomento ad hominem , come iuol dirfi , e non ha altra forza , né altro fcopo. Ella ne farebbe ben perfuafa , fé foffe fiata prefente , quando un cotal Abate, Iblito a cambiare in oro le pietre ittlofore del Bolca, m' offerfe ài quelle aringhe a due zecchini Y una. Ricordami che fogghignando io ripetei a quel Mida il non tanti emo dì Demo- itene . Per moftrar fempre più che il Dolca non pote- va rendere alcun fervigio ai Buffoniili , io ho ricorda- ta con quelle benedette aringhe eziandio l'ambra gri- gia rinvenuta dal pregiatillmio Sig. Bozza in quella montagna , ed ho foggiunto : le ultime [coperte fu qiicjht Joflanza [ojfile ne aficnrano ejjer dejfa^ non altro , che fierco di balene inferme : le balene abitano i mari fettentrìonali ecc. Se quefta efprelTione le fembra un po' forte, ella la indebolifca pure a fuo piacimento, io ne farò contentiffimo . Si con rena però anch' ella , eh' io le accenni alla sfuggita i motivi , che mi han determinato o fedotto a fcriver cosi. Fin dal 1666 pubblicò il Klobio la ftoria dell' ambra grigia . Egli rammenta diciotto pareri divcrfi full* origine di efla, fra i quali ha luogo anche quello , che riguarda 1' am- bra medefima come una foitanza rigettata dalle ba- lene, qaam opinionem ^ dice t^lì^vix eqmdem non am- yleBor: fu tante prove era fm d'allora fondata una tale opinione- In vifta apunto à\ sì numerofe prove aflerifce il Dudley non poterli pii; dubitare, che l'am- bra grigia non nafca nel corpo di que' moftri marini (i). (1) Tranfaj.- Filo/of. aru 17» 5. i3^ Dcilo fiéffo fendmento fono (tati primi» il Koempfe- ro (i) , e poi \o Schweadier (2), il Gren (3), il Dietrich (4) , il Donadei (5) , il Rome de V Isle ec. (6) • Una delle loro principali ragioni è dedotta dai pezzi o membri della feppia ottopodia /che trovanfi frequen- temente rinchiufi nell'ambra grigia, non ignorandofi elTer la detta feppia il folito e gradito cibo delle bale- ne . Anzi il Rome de V Isle feguendo in ciò il Ron- delezio ha notato aver gli antichi Greci dato alla fep- pia, di cui fi parla, il nome d' i\i^ci,vit y d' ò|«^ corani ammonii nativo 0"c ^35 17. Eccoci infenfibilmente arnVati a parlar de' tefra- ceì, che hanno avuta una quali comune fepoltura co' pefci , Ella perruafiiTinia della ìmpofTibìIirà d' irtituir paragoni efatti ira i pefci viventi e quelli del Bolca, onde trarre una conclufjon decifiva fulla patria , e fulie fpecie degli ultimi , vorrebbe che T efame de' pe- ki bolcani non andafle difgfunto da quello de' teda- cei 3 in vicinanza de' quali fi trovano , e dall' efoticif- mo de' fecondi argomentar V efoticifmo anche de* primi*. Che vuol ch'io le dica? Quel maledetto fcet- ticifmo, che mi perfeguita in tali cofe dappertutto , mi fuggerifce intorno a quefta i dubbj feguenti . I tefta- cei del veronefe fi chiamino pure ad efame co* pefci di Bolca 5 e il luogo natio degli uni ferva a deter- minar pure il luogo natio degli altri . Che vantaggio trarrem noi da ciò ? Quello di accrefcere la difficoltà, lenza fperanza di rimuoverla . Poiché con qual mezzo verremo noi ad afTicurarci che un tal teftaceo è e(o- tìco o no? Conofciam noi tntte le fpecie de' teftacei , che vivono ne' nolhi mari ? Se gli analoghi dì mol- ti tefta^ei foffili non fi fono per anche ritrovati , que- llo è, diceva il Guettard, perchè non Ci è potuto, o non ti è faputo cercarli . A mifura che crelcono le diligenze, non s' aumentano ancora le fcoperte (i) ^ Una breve occhiata del Sìg, Abate Spallanzani fui gol- (i) Fra f pefci del mediterraneo [coperti in quejìi ultimi tempi ^ e da me indicati alla pag. 40. e feguenti della mia lettera^ vuol- ft annoverare il batracholcele del Battara ( Giornale d' Italia fpet- tante alla fcient.a naturale Tomo IX. ) e /'elbx braiìlien/ìs pefca- to non ha guari nel mar di Tunift dal Sig. oib. Rofa , e da lui rìpojìo nel mufeo di Storia Naturale della R egia Univerfttà di Pa- via ■, di cui egli è il degno cujiode . Ecco dunque una nuova cor* rex.iong da farft al catalogo de" pefci hkam publicat9 nel 1785. i;5 io d'ella Spezia , ctla fa dì quanti viventi ha , dirò co- sì , arricchito quel niare . E fenza rammentar dì nuo- vo ì corn' ammonì , e gli ortoceratì del Bianchi e dell' Hofmann, ella non ignora, cÌìq lì Gualtieri ha {coperte le grifiti, il Prendente di Joubert le anot^ìe, lo Sha-^ il nautilo mafTimo , il Signor Abate Olivi la venere litofaga , ed ella (leda la rerebratola creduta ignota dal Barane di Hupfch . Il Linneo ha detto che r ori^^inale dell' hdmintbolythus nauti lì orthocercc vìve fenza dubbio nel fondo del baltico . Ella per quel ùnza dubbio è andata in collera col Linneo ed ha ra- gione. Hanc venìam petlmufqiie ^ damnfqi^e vìdjjìm o Alla fin fine il Buffon medefimo attefta eOfer picciolo il numero delle conchiglie follili , T analoghe delle quali non fi fa finora fé appartengano o no a noftri mari . Eppur egli per accreditar fempre più quel fuo fuoco centrale gradatamente fpegnentefi , avrebbe avu- xo bifogno d'acteilar tutto il contrario. Se ella non vuol credere al Buffon , creda a fé medefima , e ii ri- cordi di quanto ha faviamente fcritto nel iuo bellifli- mo Viaggio per la Dalmazia (i): „ Sarebbe da efa- minare, fono fue parole, fé molte delle produzioni foffili della baffa Germania conveniflero con le natu* rali, che vivono negli abilTi più profondi del noftro mare . Chi fa che non fi venifle a capo df fminuire appoco appoco il numero delle petrificazioni provenien- ti da teilacei , e da lavori di polipi non conofciuti " ? 11 ricorrer dunque ai tellaceì marini follili per indovinare e ftabilir la patria de' pefci del Bolca non è un filo per ufcir dal laberinto , in cui ci troviamo, è anzi un mezzo per ifmarrirci fempre più dentro il medefimo. Ma io vado più oltre , e voglio, ardirei quafi dire , dimoftrarle diQ dalla patria de* teftacei , per quanto ella fofle indubitata e manifefìa ,non può (i) Tom. 2, pas' 157. i37 trarfi alcun indìzio ficuro per nTpetto a quella de' noftri pefci . Mi varrò a provarlo d' una offervazione da lei regiflrata nel fuo viaggio per la Dalmazia (j). Il lago dì Vrana nel contado di TjSLva. è ftato fin al 1630 un Iago dì acqua dolce. In tal epoca le acque e i pefci- del mare cominciarono ad entrarvi . Non cerchiamo per ora il come : il fatto fta che quel lago è ora falfo , ed alberga pefci marini , Figuriamoci che fopravvenga ad clTi la difgrazia che accadde ai pefci del Bolca , onde al par dì quefli rimangano chiufi in una pietra o calcarea , o argillofa , o margacea che dir fi voglia . Preflb al lago di Vrana ha ella Coper- ti degli ortocerati ; non è cosi ? Gii ortocerati fono ripofti nella clafle de' fofTili efotici . Ecco i pefci dd noflro mare fepolti preflb a teftacei dì mari lontanif- fimi . Se il mentovato lago fi difl^eccafle , e di là a qualche fecolo un Naturalifla intraprendefle a vifitar la Dalmazia , e dall' efoticifmo di que' teftacei ar- guifle quello di que' pefci , non s' ingannerebbe egli a partito ? Ma cii« vo io fabbricando casi ipotetici , potendone allegar de' reali ? Eccone uno che par de- cifivo . Io r efporrò colle ftefle parole , con cui lo ri- ferifce Giovanni Gefnero (1). In Glaronenfinm montibuf Guppen 5 «i?* Fifmat lentes lapìàe^e ^ cornux ammonì s ^ oflrea recurvìrofìra ^ Ò" alia remotiJJimorHm mariurn & incognita vetrificata in faxis ruiibiis calcariis inveninn- tur: dnm proximus iijdem locis mons Blattenberg ar- defias nigras exhlhet ^ in quibus fere unice Jceletapifcìum videntar non aliorum , quam qui in mari mediterraneo vivunt , acHS , rhombi , congri , teflndines . Plura exem- pla in capite JX, propofmmus . Ne' monti fteffi della Veneta Lombardia non ifcorgonfi alcuna volta teda- cei m^arini ed efotici preflb a conchiglie iacuftri e co- muni? La montagna d' Albenfa nel Bergamafco non (') Temo I. pas^ 35. 138 prefenta fra V altre quefto curlofo fenomeno? E fé io dal trovarfi le conchiglie ne' contorni del Bolca fepolte in materie ficuramente vulcaniche, fé dal/ ef- fer le medefime inzuppate di vulcanico bitume, come ella fteffa afferma che il fono , pretendevi inferire vus canica dover effer la pietra che rinchiude i pefci del Bolca, e vulcanico fimilmente il bitume onde moftra- fi intrifa , me '1 permetterebbe ella ? Non mi repli- cherebbe fubito niun luogo avere in queftocafo l'ana- logia ? Pur fi tratta di pietre ^ìsiCQnti V una predo r altra , e fors* anche unite infieme ! Ella dunque crede che la caufa de* pefci debba congiungerfl infieme con quella de' teftacei , io no. Ma troppo mi rincrefce V oftinarmi in un fentijnento contrario al fuo. Mi ritratto adunque , e confento di buona voglia che la fteffa fentenza fi porti full' origi- ne , e fuila patria degli uni j e degli altri . I tefta- cd del Bolca fono efotici. Perchè? Perchè i loro analoghi non vivono , e non trovanfi più nel medi- terraneo. Sia vero. Ma noi convenghiamo che il me- diterraneo attuale non è che un avanzo , che il fpnda del mediterraneo antico, di quello, che bagnava 40 fecoli fa le radici de' monti Vicentini e Baffanefi , e formava altrettante ifole de' Berici , e degli Euganei . I teflacei fofTili efotici al mediterraneo attirale hanfi a giudicar tali anche per rifguardo all' antico? Diamo un* occhiata alle differenze che paffano tra un mar grande , e '1 mare fteffo impicciolito , né perdiamo oltre a ciò di vifta i cambiamenti locali , che nel cor- fo di più fecoli pofìono effergli accaduti, e poi de- cideremo . Come nella noftra atmosfera gli (Irati inferiori dell' aria fono più denfi de' fuperiorj , così ancora nel mare 1' acqua vicina al fondo premuta dalla maffa dell' acqua fuperiore è forza che ila più denfa di effa ( r incompreffibilità dell' acqua è ora fmentita da efperienze palpabijì ), e come alcuni animali terreflri i39 han bifogno per vivere d' una determinata denlità d' aria , e perciò eflendo faniriiaii nelle valli , perilco- no falle montagne; così alla vita di alcuni pefci può elTer n€cefraria una determinata denfità d' acqua, che nalcendo dal pelo deli' gcque fopraftanti , non può non cefTare alla partenza delle medefime . Se queiu dottrina non è vera , baffi a riprendere più dì me il Pallas, da cui T ho imparata <, jjSi è cercato più vol- 5, te, dicQ egli (i), perchè le petrificazioni europee 5, flano per lo più originarie de' mari indiani . Una 5, tal fuppofizione par falfa in fé fteila. Le produzio- „ ni de' mari indiani trovanti ancora ne' mari del 5, nord: ma non nafcono che negli ahi (Ti, perchè la „ loro efiftenza fembra dimandare la prelììone d' una 53 gran mafla d' acqua. 11 mediterraneo dall' altro 3, canto alberga ne' fuoi abilTi la maggior parte delle ,5 produzioni ammucchiate negli flrati calcarei delia „ Ruffia '' . Alla denficà dell' acqua vuol aggiungerfi la fal- fedine. Le acque marine, come fono più profonde, fono eziandio più fai fé . L* acqua del mediterraneo , benché fi verfìno in effo tanti fiumi , pur vuolfi da taluno che contenga maggior copia di faie dì quella dell'oceano, il che avverandofi proverebbe dì più che V un mare non è nato dall' altro . Ora alcuni anima- li marini non vivono che in acque d' una certa e mo- derata falfedine , e però effendo generalmente quefia nel fondo del mare maggiore , eglino non polTòno difcendervi , e mantenervifì . Servan d' efempio quelle gorgonie , che fono fiate dal Sìg> Ab. Spallanzani ol- ibrvate nel golfo della Spezia prefTo ad una ricca for- gente d' acqua dolce , che fgorga quivi e follevafl fo- pra il livello del mare. Il perfpicacidimo ed impareg- giabile OiTervatore non trovò tali gorgonie che ne' (0 Obfcrvaiicns far la formation -dcs mcnta^nes * t4ó luoghi protfimi alla mentovata forgente , dove V acqua marina fi mcfce, e fi tempra con la do'ce. E' noto che il mar- morto per efler così falfo come è, none abitato da pelei ci veruna forte . li celebre Michaelis avendo fciolta in quattro miliire d' accjiia una mifura di Tale ( il mar - morto è lalfo a queflo iegno ) pofe quindi neir acqua fteda un carpione , il quale però non vi s immerfe, e fubiro morì . Da fimili offerva- zionì traile origine , cred' io , la novella di Plinio , che i tori, e i cammelli polTono a lor beli* agio paf- ieggiar francamente fu quel mare fenza rifchiar d' af- fondar fi . I venti agitando il mare Io fconvolgono da cu ma a fondo, fé è bado; ma per quanto imperverfi- no r acque nel cupo degli oceani fi rimangono per- petuamente inalterabili e tranquille . 1 pefci dunque è i teftacei , alla vita de' quali è necefiaria una certa quiete , e un certo ripolo , debbono allontanarfi da' mari di poco fondo, e non potendo fuggirfene , pe- rirvi. E' quefta la cagione, che sbandifce i pefci dal- lo firetto dì Calais (1)^ benché le vicine fpiagge fc ne veggano abbondevolmente fornite; e dì qui nafce ancora, che infuriando fulla Veneta laguna il vento di Levante , fogliono i pefci a torme frettolofamente partirfene , e nel mar vicino ricoverarfi . Qiianto l'adriatico mare fia celebre, o piuttofto infame, per frequenti ed orribili tempefte , è inutile eh' io il ram- menti a lei, che ben può dir con Orazio: iha's fit a ter Adru-e novi ftnus , Nella fredda ftaj^ione i mari di poco fondo o Ci agghiacciano , o reflano intimamente penetrati dal freddo , che domina nell' atmosfera . Se il freddo è molto acuto , alcune fpecie di pefci ne rifentono un grave difhgio ; e non potendo collo fcendere al- (0 Hlpohe d( r^:ad. R. da S^^cn. 1737. ^4^ lo 'n giù procacciarfi un meno rìgido foggiorno , e tuf- fano prontamente di vivere . £ qui ha luogo il bel pado d'Oppiano da me riferito alia pag. 6^ del mio opulcolo . Ecco le differenze che debbono rimarcarfi in un mare, che effendo grande e profondo, s impiccio- ììka 5 e fi abbafTi. Molti de' viventi, che erano una voha indigeni di eOo, divengono allora neceflariannen- te efotici . Sì ponga mente al fucceilivo cambiamento delle terre, chQ cofìituilcono il fondo del mare flei- {oj e ÌQ quali; fecondochò fono argillofe , calci! rje , fab- biofe ccc, atte fono a far nafcere , ed a nutrire dif- ferenti fpecie di piante , d' infetti , di teilacei , di pe- fci ecc. Oltre a quelle del fondo, fi valutino le m.u- razioni delle fpiagge , del vario calore , onde per cir- coftanze puramente locali podono eifer dotate ecc. e fi avranno altrettante cagioni di vicende zoologiche , e di iopraggiunto efoticifmo . Ma a quefle cagioni si naturali , sì lemplici , si vere è piaciuto e piace anco- ra di foflituirne deli' altre porrentofe , giganteiche , immaginarie . Si torce T afìe della terra , fi chiama- no dalle fpiaggie più remote gli oceani , fi fan ve- nire da' confini del mondo le comete , fi mette in fomma in convulfioni orribili la montagna per non farle partorire che un (orcio . Ma che bifogno e era egli per un pefciolino, per ima conchigliuzza di fcuo- ter tutta la natura, e capovolgerla cosi? Nel 172) fparvero dal mar dì Bretagna i foliti fgombri , e le fardine, e in vece loro popolò quel mare una fpecie di pefci affatto ignota agi' Ittiologi . Forfechè la Bre- tagna s' avvicinò in queii' anno , o fi fcoftò dall' e^ quatore? Il mare olandeie non è più sì pefcofo , co- me trent' anni fa . La morua io ha abbandonato del tutto, e r Accademia dì Harlem ha propofio un pre- mio a chi fapeffe indovinar le origini di quello ab- bandono. Il mare d' Olanda è fiato in trent' anni rimpiazzato ^v avventura da un al:ro {i^are? O uaa 14^ cometa sferzandolo con la fiia coda ha polle fa fug^ le fiic morue P Povere comete ! Sempre innocenti , e credute ad onta dì ciò fempre colpevoli ! Sa ella . il vivo fpaventO) che gettò nclT animo de' Parigini la cometa del 1773 ? Temettero che folTe giunta la fine del mondo . Tale era ^ o fembrava che foffe il riful- tato de' calcoli del Sig» de la Lande, che fi fpaccia- vano allora e fi ripetevano leggiadramente palpitando da tutti ) perchè tutti in quel punto divenuti erano iiftronomi) come in un' altra epoca tutti fi fon fatti legislatori . Il fufurro crebbe a fegno che il Sìg. de la Lande fu obbligato dal quel governo a pubblicare uà libretto, onde calmar le inquietudini di queir im- menfa Capitale , e giuftificar fé , e la cometa , che non ne aveva certamente bifogno (1) . Ma torniamo all' argomento . La morte e fe- poltura de' pelei del Bolca feguì nel tempo , che il mare bagnava le radici di quella montagna * Ella non vuole che i teftacei ^ che trovanfi pe' monti veronefi , fieno flati colà trafportati da un mare eftero, ma gli crede viffuti e morti ne* luoghi flefiì , dove rinven- gonfi . Dunque i teftacei medefimi non hanfi a giu- dicare efotici per riguardo ali' adriatico d' adeffo . Do- vendofi quindi per analogia dedur la patria de' pefci bolcani da quella de' teflacei loro vicini , non eflendo quefti efotici (parlo fempre dì quel tempo ) non han- no ad efferlo ncppur quelli . Ed ecco com' io , par- tendo dagli fleflì princip;, giungo inafpettatamente ad una confeguenza , che rompe la difficoltà propoftami , e mi mette con vera mia foddisfazione interamente d' accordo con lei. (») 7/ libretto del Sig. de la Lande ks rométes , qui pcuvent approcher de ia Teri e Hi V. Chi dlcef^Q 5 che neir adriatico attuale s' eccita negli antichi tempi una sì fiera , e sì fragorofa bur- rafca , che i fuoi flutti , e i fuoi pefci furono cacciati e fpinti fino fui monte Bolca 5 direbbe una baja , una flravaganza tale, da non farla credere nemmeno ai contadini di Gertaldo, che pure ne credevan tante* a. Frate Cipolla. Come dunque può ella immaginarfi che io abbia penfato, non che detto uno fpropofito sì madornale ? La cataitrofe de' pefci bolcani non la riporto io chiaramente a queir epoca, nella quale il mare flendevafi a pie del Bolca 3 epoca , di cui , die- tro alla fua fcorta, ho fin anche indicati i documen- ti tratti dalla floria civile .-^ Ma quefla è cofa da far incanutire .... Chi ? Ella non s' è incanutita per que- fìo , io no davvero ; e fon certo che Erodoto , Seno- fane, Stratone, Eratoftene fra gli antichi, il Fraca- lìoro, il Vallifnieri, il PafTerì fra' moderni non invec- chiarono perciò. L'antico mediterraneo^ che ricopri- va 40 fecoli fa una parte dell' Egitto, dell' Italia ec, non fi riduflTe allo flato , in che ora il veggiamo a poco a poco, ma apertofi lo flretto di Gibilterra fi icaricò rapidamente neli' oceano, e fi pofe in breve tempo a ììvdlo con e(To . Chi penfa così non ha mo- tivo d' incanutire , perchè non offende in alcun modo e non urta la più rifpettabile di tutte le cronologie . Né qui mi ripeta un faccente , che non bifogna con- fondere Ja fioria naturale con la Bibbia . Oh no cer- to. Ma r ho io forfè confufa? Ho io citato Mosè contro i Buffonifli? O i de Lue, i Sauflure, i Do- lomieu , i Pini , delle odervazioni de' quali mi fon prevaluto , fono elfi Mosè? Lo fcopo della Gene- fi , il so , non è di renderci naturai ifìi ; ma io non lafcerò per quefio di dire: Nel princìpio creò Iddio il cielo e U terra y per dire farneticando in ik&mhìo: 144 Nel principia tutto era quarzo , e acqua calda , con acida fpatofo. VI. Io non fo ( e come faperlg? ) fé tutte le fpecie de pefci 5 che racchiude il Bolca , nafcano attualmen- te e vivano nel mare adriatico. HafTì a creder di no , nel eafo che alla vita di alcuni di loro fofie ne- ceffario quel grado di calore, che è proprio de' mari della zona torrida . In tale ipotefi ho io penfato eh* i vulcani euganei allora ardenti potedero comunicare alt* acque ad elfi contigue il calor dell' equatore . La for- za da me attribuita al fuoco di tali vulcani le (embra ecceffiva ; e il farebbe certamente , fé io pretendelTi tutta la mafia dell' antico mare adriatico efiere ftata rifcaldata da que* fuochi . Ma io non ho m.ai pretefo ciò , e gli efempj da me addotti ne fono una prova . La fabbia , io ho detto , che giace a pie del monte - nuovo preffo a Pozzuolo , è per lo fpazio di 300 pajji sì calda che non può tenerfi neppur per breve tempo in mano. Ti ecento pafii , e non più. Il mare , che circonda l' ifola nuova dì Santorini , fi rifcaldò al na- fcer della medefima in modo che h'quefece pe 7 tratto di 500 paffl air interno il catrame delle navi , che ar- dirono di avvicinarlefi . Ma non danneggiò per quefto e non fufe la pece di rutti i legni , che veleggiavano allora pel' mediterraneo . Il vulcano deferirlo dallo Zeno nel fuo viaggio alla Groelandia non tempera il clima dì tutta quell* ifola , né la montagna ardente del Pallas feconda il terreno dì tutta la Perfìa . Ma che vo io ripetendo gli efempj da me addotti ? Rilegga di grazia il §. V. della mia lettera . Io lo chiudo preci- famente cosi : ,, Non vi farebbe adunque di che ma- 3^, ravigliarfi 5 fé ora non fi trovaffero più nel mare „ adriatico que* pefcì , che pur vi foggiornarono antica- 5, mente , quand' effo poteva in alcuna fua parte eOei' ^45 „ rifcaldato da fuochi vulcanici , che in feguito fi (o- 35 no eftinti " . E qui fi compiaccia, che io le comu- nichi un articolo di lettera , fcrittami fu quefto prò- pofito dal Sig' Ab. Spallanzani . Ella fa di qual pefo e di qual pregio fiano le offervazioni e le teftimo- nianze d* un tanto uomo . „ La fua ipotefi efpofta 5, nel §. V. che i pefci del Bolca, in fuppofizione an- 5, cera che abbifognato aveffero per vivere dei calore 5, della zona torrida, abbian trovato cotal calore pref- „ fo detto monte , per effere allora ardente , non (o- 5, Io a me fembra ingegnofa , ma verKfima, in quanro- 3, che i pefci vivono meglio e più abbondantemente 5, attorno ad una montagna ignivoma , che ia lonta- 5, nanza da efla, a motivo ficuramente del calore, che „ all'acque comunica. Me ne fuggerifcono una incon- 5, trattabile prova le mie olTervazioni fatte a Srrombo- 3, h*5 vulcano 5 com' ella fa, che arde incedantemen- 5, te, avendo io veduto efferc affai più pefcofo il ma- „ re , che circonda queir ifola , che il rimanente , che „ attornia le altre vicine . E di tal fatto parlo io già 5, ne' miei viaggi ec. *' L' offervazione del Sig, Ab. Spallanzani è antica , poiché trovafi rammentata fin da Diodoro di Sicilia . VII. Le dichiarazioni , che io le vo facendo , tendo- no, e con buonefito per quanto parmi , a diffipar l'ap- parente contrarietà , che fembra regnare in alcuno de' noltri fentimenti . Vegniamo ora a un articolo fomma- niente importante , e fu cui le noftre opinioni fono sì difcordi , che vano riunirebbe per avventura qualun- que mezzo , che tentar fi volefie per conciliarle . Un tale articolo riguarda la pietra, che rinferra i pefci del Bolca . Io la credo di origine vulcanica , ella di ma- rina . Eccole, quali finalmente che fiano, le ragioni, fopra le quali io mi fondo. Le circoftanze, che ac- compagnarono le cataftrofe de' i>efci bolcani par ouafi k i4<5 che dimoftrino una siffatta cataftrofe dover efTere at-^ tribuita ad una cagion rapida e violenta . Tali circo- fknze fono : T unione in un picciol fito di tante fpe- eie differenti di pefci : il trovarfene di quelli , che danno mangiandofi V un 1' altro : V eiTere i medefimi ftati fepolti neli' atto , o fubito che furono morti . E' noto 5 e '1 Marchefe Maffei , e '1 P. Pini trattando ap- punto de' pefci del Bolca , lo han già rimarcato , che le varie e differenti fpecie de' pefci fogliono abitar na- luralmente varj e digerenti tratti di mare . e non rimiri Come fian compartiti a vaghi pefci J proprj luoghi , e quafi i proprj alberghi ? Onefìo fen qHejìi pefci accoglie e nutre ; L' altro pafce quegli altri ec, (i). Ora in un fito del Bolca non più lungo di 50 paffi trovanfi confufamente fepolte , come dice il Maf- fei 5 molte nazioni di pefci 5 e i piccioli , che fuggo- no fcmpre i grandi per non effer divorati da loro, fcorgonfi a lato de' medefimi . Una tal mefcolanza in- dica aflai chiaramente, che un impetuofo e flraordi- nario impulfo fu quello, che trafportò , e raccolfe in- fieme que' dìfgraziati viventi . La lor morte non fu fimilmente naturale 3 ma forzata e improvvifa , giac- ché perirono , come fuol dirfi , col boccone in boc- ca. Morti che furono, immantinente reftaron fèpolti, perchè in cafo diverfo, i loro cadaveri farebbono flati difperfi dall'onde, o ingojati da altri pefci, o guafìi e imputriditi non avrebbono potuto ffampar, come han fatto , la loro figura nella pietra , che gli contie- ne . Ma fé quefta pietra ileffa non è che un fedimen- 10 marino , io ron fo intendere , e moho meno fpie- gare alcuna delle accennate circofianze . Un fedimen» to marino potrà al piti ricoprire i pefci , m.a non traf ;0 '^afo Giornata Y. H7 portargli da lontane parti , per unirgli poi tutti in un breve e determinato luogo . Tali fedimenti fi depon- gono lentiffimamente , né podono per confeguenza co- gliere ali'improvvifo ed uccidere alcun vivente del ma- re . II redimento marino , che ha intonacate le urne antiche, delle quali ella parla nel Tuo viaggio per la Dalmazia , non è divenuto in 14 fecoli più alto di un mezzo pollice (i) . E* egli poffibile che un redi- mento à\ quefta fatta dia morte improvvifa ad un pe- ko. 5 e ne riceva quindi , e ne confervi l' impronta ì Ma vi fono, dirà ella, degli Arati, o de' fedimenti fatti dal mare in brevifTimo tempo . Sì , quand' elfo è in burrafca , ma gli Arati o fedimenti d' un mare in burralca fono eglino così fini , e d' un impafto così uniforme come \o fchifto ? Se queAo è d' origine ma- rina, non è neceffariamente figlio d'acque tranquille? Quando adunque non voglia fupporfi , che il fondo de* varj tratti del mare , ne' quali i pefci bolcani dif- perfamente viveano , fode tutto coperto d' una fanghi- glia della flefla finezza , e della fìefìTa natura ( ipotefi per verità da non ammetterfi così facilmente ) io non intendo come la fanghiglia medefima fommoffa e ri- mefcolata da larghi e tempeftofi movimenti dell'onde potefle formar lo fchìAo , che i mentovati pefci avvi- luppò . Sì fpieghi pur dunque , fé così fa d' uopo , la ichifìofa fepoltura d'una o poche fpecie ài pefci col pronto fedimento d' acque agitate : un cimitero òl pefci , qual è il boicano , richiede per avventura una tutt' altra fpiegazione . In quanto ai pefci foffili chiu- fi nel geffo, effi non prefenrano fimilmente tanta va- rietà di fpecie, quanta ne moArano i bolcani, e lo Arato calcare , che gli comprende , fi formò fenza dub- bio in breviffimo tempo , benché poi fi trasformade lentamente in geflb , mercè V acido vitriolico , che k- (0 Tomo IL pag. w^. k z 148 paratofi da' corpi fuperiori , a poco a poco V andò pe- netrando . Ma come bene la rapidità vulcanica fupplifce al- la lentezza marina ! Ne' tempeflofi movimenti , che preceder fogliono le vulcaniche eruzioni , una prodigio- fa quantità dì pefci difFerentiffimi è ftata foventi vol- te fpinta, e conluiamante abbandonata fui lido. Ai molti elempj da me riportati, aggiugneronne qui uno aflaì recente . Ne' tremuoti , che tanto affliffero nel 1783 la Calabria e la Sicilia, il mare entrato furio- famente nel territorio di MeiTma , vi lafciò, ritirando- fi, numerofi pefci di piìi fpecie , fra' quali vengon di- llintamente rammentate le aguglie da kì riconofciute anche nel Bolca (j) . Le efalazioni mefitiche de' vul- cani qual efficacia s'abbiano a toglier fubitamente la vita non folo a' pefci , ma eziandio agli uomini , fé '1 fanno meglio di chiccheflia gli abitatori di Santorini , e di Catania. Le ceneri vulcaniche han fepolto pro- fondamente e ad un tratto fpaziofi campì e città in- tere ; e la loro finezza è appunto il carattere che le diftingue dalle fabbie di qualunque forte - Qui parmi , eh' ella m' interrompa , e con un po- co d'impazienza mi dica cfler quefte affai belle cofe, ma che non hanno a far nulla con lo fchifto del Bol- ca 5 il quale non è ficura mente in alcun modo vulca- nico. Perchè? La natura d'una pietra fi raccoglie da' fuoi caratteri eftcrni , o dall' analifi chimica . 1 carat- teri efterni degli ftrari prodotti da ceneri vulcaniche, fono , per ufar le parole del Ferber , tali (2) , che in- durrebbono quafi a penfare effer gli Arati fteffi un fe- dimento dell'acque. I medefimi,. aggiugne il Rafpe y hanno alcuna volta tutta l' apparenza di ftrati fotto- (i) Fegga/t la bella re ladine fattane dal Sìg. Dott. Vivenzio alle pag. 379' (>) Veggaji la mìa lettera alla pag^ «i- H9 msiTìtìì . Si sfogliano, dice il Dolomìen (i), in una infinità di fottilifTime ladre , che non poffono non cffere orizzontali , perchè nate dalla depofizlone e fvaporamcnto dell' acque , con cui le ceneri vulcaniche piovvero. Ella fa l' imbarazzo, nel quale il tede men- tovato Naturalida vifitando V ifola di Lipari (2) s' è più volte ritrovato. Egli non poteva darfi ad inten- dere che alcuni drati òì pietra ampj , uniformi, oriz- zontali , e sforniti air apparenza d' ogni carattere igneo fodero dati quivi prodotti da eruzioni vulcaniche . Non fu che il lungo elame delle circodanze , che i detti ftrati accompagnano 5 e fra le quali vogliono ricordard le foglie negli drati medefimi rinchiufe , come preci- famente il lono in quelli del Bolca , non fu , dico ^ che un tale efame, che dimodrò fidarti drati dall' e- ruzion fangofa d' un antico vulcano aver avuta V o- r\g\n(i . E che dirò del vulcano di Macaluba , che preU io a Girgenti va innalzando tuttora montagne d' ar- gilla ? Il Sig. de Dolomieu ne adìcura ài nulla aver veduto in tale argilla che la prefenza del fuoco gli annunziade . I caratteri ederni poco dimque o nulla giovano a didinguere uno drato ò\ tali ceneri da uno drato decifivamenre marino . In quanto all' analifi chi- mica delle medefime , non crede ella che il Bergmann ^ il Ferber , il Gioeni ec. abbiano faputo farla ? Ebbene ; eglino le han ritrovate margacee , e fempre più o meno edervefcenti cogli acidi . E lo {c[ì\{}ìo irtioforo del Boìca non è^ almeno in alcuni drati , àtWa. ^t^a. natura ? Dov' è dunque l' impodibilità che fia nato da ceneri vulcaniche ? Ma {x dirà ; non apparifce in quel- io fchido indizio alcuno à^i fod^erto abbruciamento . Che perciò ? Quante materie fono vomitare da vulca* ni , che non portano il contradegno della menoma (>) 5« / vulcani ej^ìnti dì vai di Nq:s* Rozicr feiiembre ir^i^ (») Vojage aux ìi/es de Lipari. 150 arfura ? Ella non ricuferà certo , che io le trafcrlva qui un bel paflb del Sig. Commendatore dì Dolomìen . „ Le materie , avverte egli (i), gettare da vulcani non hanfi a confiderar Tempre come prodotte da elfi: non tutte fono fiate invertite o alterate dal fuoco : alcune n' efcono intatte , e fono come ftraniere al vulcano , che le slanciò . Effe trovanfi fituate al di (opra del luogo 5 ove r incendio allumoffì , e non vennero sbal- zate fuori fé non perchè s* oppa fero alla dilatazione de' fluidi elaftici , che fono i grandi operatori de' fot- terranei infiammamenti.Dal Vefuvio , fegue egli a di- re 5 sboccano infinite foftanzc nnllameno tocche dal fiiocoy e le quali non appartengono a quel vulcano fé non perchè fono fiate dal medefimo fiaccate dagli Arati 5 in cui fi trovavano , e fiaccate pel fubito fvi- luppo de' fluidi elaftici , anziché per V azione imme- diata del fuoco " . E venendo al particolare delle ce- neri, il Sig* Commendatore s' efprime così: ,, Le ceneri vulcaniche non raffembrano punto a quelle che nafcono dalla combufiione di materie infiammabili . Quefte fono il refiduo terreo e fai ino della combu- flion medefima, quelle confiftono in terre fottilifiime fpinte fuori dalla corrente di foftanze elaftiche ec. '^ Che meraviglia è dunque fé non han feco alcuna inarca , alcun vefiigio di fuoco ? Dopo quella del Do- lomìeu , ella gradirà d' udire ancora la tefiimonianza d' un altro fuo pregiatiffimo amico qual è il S\g, Cav. Gioeni . Egli favellando de' falTi primitivi del Vefu- vio, annovera fra elfi le pietre da calce, i marmi, le marghc sì calcaree che argillofe , affermando cota- li fottanze incontra rfi qua e là per Io dorfo del Ve- fuvio illefe dal fuoco ^ e in tanta copia, che forpaffan tre volte quelle , nelle quali gli effetti del fuoco fief- («) àLtmotre fnr les hUs Ponces ; pag^ 153. J5f fo ravvifare fi podono (i) . E* noto che dal VefLivìo , come dair Etna , fono più volte ufciti torrenti d'acqua e di fabbia ugualiffima in tutto e per tutto alla ma- rina , e fparfa di conchiglie fimilmente marine . I vulcani di Kamtchatka (2) vomitan talora oda enormi di balene , il che fa credere ai miferi abitanti dì quei paefe che maligni fpiriri foggiornino dentro le caver- ne de' loro monti, e Ci fervano del fuoco de' vulcani per cuocervi k balene e mangiarlefi . Son pur quelle le ragioni , cioè le foftanze appartenenti al mare e ri- gettate da' vulcani 5 che hanno indotto alcuni celebri Naturalifti a penfare dovervi pur effere una qualche comunicazione tra il mare e i vulcani ftelTi , ed è quefto fenza fallo il motivo, per il quale il eh. P. Pi- ni (3) 3 comechè riconofca per meramente calcarea la pietra , che rinchiude i pefci del Bolca , ha non per- tanto dichiarato poter beniiTimo i pefci medefimi ef- fere fìati da un vulcano foitomarino uccifi e fepolti . Agli efempi deli' Etna e del Vefuvio aggiungia- mone un altro , che adendo , quafi direi , domeftico , fembrerà per avventura più opportuno . Quale avanzo , quale indizio , qual traccia di fuoco ofTervafi nell' ar- gilla conofciuta fotto il nome di terra bianca di F/- cenza? Non pertanto ii decano degli Orittologi irai/a- ni 5 r uomo meritamente da lei riconofciuto come iii^ periore ad ogni eccezione, il celebre Sìg. Giovanni Ar- duini crede ufcita queir argilla fteffa dal vulcano , che arfe un tempo fulla montagna di Lovegno (4) . Il ve- derfi che V argilla medefima ha dovuto di necefTità fcorrere all' ingiù pe'foggiacenti colli dei Tretto, che ha ricoperta la fuperficie dì efli , che ha ripiene le (i) Saggio di Litologìa Vtfuviana . (2) Rozier . Luglio 1781. (i) Memoria Geologica fulle rivoluzioni del globo terreftre . Parte feconda $. 106. (4) Giornale d' Italia fpet tante alla fcìenza naii^rale ^ Tomo XU k 4 cavità che 1' un colle dall'altro dividono, che prcfen^ ta in foitima dappertutto i' immagine e gli andamenti d' un rovinofo torrente , che fi precipita dall' alto , fo- no gl'indiz;, onde ha dedotta il Sig. ^rdutni la fua più che probabile conghiettura . Né io io che alcuno Io abbia accufato per quefto di minerologica erefia . Figuriamcl ora che in una delle valli da quel torren* te argìllofo inondate e fommerfe fi trovafle fituato un lago. I fuoi pefci non farebbono , come quelli del Bolca , flati in un fubito uccifi , avviluppati , e fepolti ? Tale lenza dubbio dovette efler la fòrte di quelli , che abitavano '\\ tratto di mare frappoflo air ifole di Vulca- no e ói\ Vulcanello, tratto, che verfo il 1550 rimafe pienamente ingombrato dall' eruzione , che le predette ifole r una coir altra congiunfe (i) . Le ceneri vulcaniche fi fpandono , com* ella ben fa, ad enormi diflanze . Quindi non è neceflarìo , che quelle , onde reflarono avvolti i pefci del Bolca , ufcif- fero dal Bolca fteffo . E però fé le fue offervazioni dimoflrano la nafcita di quella montagna efTer pofte- riore al fotterramento de' fuoi pefci, io m'accorderò volentieri con lei , e ripeterò da qualcun altro de' vi- cini vulcani r origine delle ceneri, di cui fi favella. Ella ben vede una tal circoftanza non alterar punto né poco la mia fpiegazione. Ma benché pur fi concedefTe che in tutte le ce- neri vulcaniche debba neccflariamente reflar imprelTo un qualche fegno ò\ fuoco , del quale altronde è affat- to privo lo fchiflo pefcifero del Bolca , nemmen que- lla farebbe a mio credere una decifiva ragione con» tro ciò , che fono andato finora divifando - Le infil- trazioni , onde le pietre fono alcuna volta intimamen- te penetrate , cambiar fogliono intieramente , almeno in apparenza , la loro n-atura . Quindi le metamorfofl t'^i "^^oyage aux isles de Lipari .- pa^ aj. J53 minerologiche ugualmente Arane, ma fenza dubbio pili reali delle poetiche . Qual è quel mufeo di Storia Naturale , che non contenga nicchi di conchìglie , che han prefo rafpetto e i caratteri di vera felce? E fc una pietra calcarea può diventare felciofa, perchè un prodotto vulcanico non potrà acquiftar le (embianzc d'un raafTo calcare? Ma che diflì potrà? Non havvi per avventura delle lave, che fembrano a vederle, ed anche a cimentarle veri marmi (i)? E*l Sig. Com- mendatore di Dolomieu parlando de' vulcani eftinti del Val di Noto non ricorda egli forfè materie vulca- niche di foftanza calcare onninamente inteffute e ri- piene? E lo fchifto del Bolca non dimoftra apperta- mente d' aver fofferto una larga infiltrazione di fuo- chi calcarei ? E perchè quefti non avran potuto alte- rarlo ,6 ridurlo a poco a poco nello flato, in che ora il veggiamo? 11 determinar dunque con ficurezza T origine, e la natura dello fchiflo , dì cui fi parla , è un' imprefa affai più delicata e malagevole che non fembra . E fc difficilmente potrò io dimofirare che Io fchifto me- defimo fia opera d' un vulcano (2), difficilmente altresì potrà dimoflrarmìfi che noi fia . Quefla mia rcfiftenza non nafce da oftinazione . Si fciolgano i miei dub- bj , Ci fcopra il vizio de'miei raziocini , fi moftri- no 5 e fi provino le differenze , che padano tra lo fchf- ilo dd Bolca , e le materie , che non tocche dal fuo- co , e temperate nell'acqua piovono, o icorrono da' vulcani, e tutto farà finito. Opporfi alla verità dime- ftrata è sfrontatezza ; il ceder fenza ragione è dappo- (i) Glceni opera citata- (3) Il Leibinizio riconobbe qualche indizio di fuoco nello fchijio ff fcifero d' Eislekn . I pe/ci fenili di Aiarsfeld fono fembrati al Kruger alcun poco abbrufìoUri , co?ne le Tranfax.ioni Filofofiche raccontano che eran quelli , che nel 1 7 ' o fi videro ondeggiare fult étcqua al nafcimento d^ un' ifola vulcanica preJfQ le Tergere <, U4 caggine . Io sfuggo ugualmente l' una ,e V altra di que- fte taccie: nella dura alternativa però arno piuttofto d'efler prefo per un dappoco che per uno sfrontato. Io crederò dunque , fé così crede eh' io debba fare , e dimenticando le ceneri vulcaniche, penferò d'ora innanzi che lo fchifto bolcano non fia che un fedi- mento dell'acque. Qciefto penfiero né fi oppone inte- ramente a quel che ho fcritto nel mio opufcolo, né può non agevolmente conciliarfi col refto della mia fpiegazione. Io ho detto che un tremuoto vulcanico avendo fpogliato di vita i pefci boicani , empiè de' lo- ro cadaveri , e di belletta marina il vicin lido . Io non determino la quantità d' una tale belletta : effa fu tan- ta per avventura , che baftò fola , e fenza 1' ajuto di ceneri vulcaniche a fotterrare i pefci, inficme co' qua- li fu trafportata dal mare . Veramente ne' molti efem- pi da me raccolti fu quefto propofito, non H fa men- zione alcuna di sì copiofa belletta, anzi fi rileva da* medefimi tutto il contrario; e poi come perfuaderfi che uno fchifto fino ed omogeneo fia nato dalla vio- lenta, e tumultaria depofizione d'una gran tempefta marina ? Forfè farebbe meglio il dire che 1' acque del mare furiofamente agitate, e fofpinte andarono con molte fpecie di pefci ancor vivi ad inondare un terre- no più baffo del loro livello ; che non potendofi quin - di ritirare , formarono un lago; che a mifura che que- llo per lo fvaporamento dell' acque ii andava impiccio- lendo , fi adunavano i pefci fempre più , e £i ftrigne- vano infieme, che finalmente al diffeccarfi del Iago, i pefci fi (eppellirono da per fc fteffì nella mota del fuo fondo , o da un nembo di finiffima fabbia mari- na follevata dal vento rimafero foffocati , e coperti . Ecco ordita , e condotta a fine la tragedia ài que' mi- feri pefci fenza intervento di ceneri vulcaniche # Que- llo preffo a poco è il piano del Marchefe Maffei (i) . Io (0 Lfttera al Sig. de la Gondamine , ^5J non fo fé valga quanto quello della Tua Merope . El- la ne giudichi; io non potrò che rimettermi alla fua decifione . lo le ho fchiettamente efpofto quanto mi occor- reva di fìgnificarle intorno agli articoli , che riguarda- no foftanzfalmente le mie congetture fugl' ittioliti del Bolca. La mia non è^una rifpofta, ma piuttofto una giuftificazione . Co' fuoi pari non fi guerreggia. Ora mi permetta che io le foggiunga cosi di paffaggio al- cuna cofa fu cert' altri punti meno effenziali, e, per coiì dire , eftranei allo fcopo del mio opufcolo . Ella oflerva che non badano due foli coccodrilli per chiu- der la nota della pagina ottava con queir epifonema , che vi fi legge. L' oflervazione è giuftilTima. Ma fé ella (1 prenderà l' incomodo dì legger le due Memo- rie quivi da me indicate del Launay , e del Bekman- no, troverà in efla rammentati altri coccodrilli, che fi fono in feguito dovuti fcoccodrillare . Io non ne ho fatto menzione, per non trattenermi a parlare in una nota dì beftiacce, che fpaventano al folo nomi- narle. I denti del coccodrillo diffeppelito nella Favo- rita dal Sìg, Arduini fteffo non fi diffirnula che pof- fono eff^r denti di buoi marini. In quanto all'altro de'Sette comuni , egli né T ha fcoperto, né, per quan- to apparifce, lo ha efaminato . Circa poi le foglie de- gli alberi unite ai pefci del Bolca, ficcome lo Spada afferma d'averle riconofciuce , e, quel che è più, il Seguier le ha difegnate, il che non può farfi, fé le foglie fono fracide e corrotte , cosi ho io creduto , che quelle 5 di cui fi tratta , dovefler confiderarfi come fref- che 5 e però necedariamente galleggianti full* acqua . I vulcani quando fcherzano fputando , dirò così, un poco di polvere, non danneggian ficuramente le piante e gli animali, ma fé dicono da fenno , ella ben fa le terribili ruinCjChe cagionano in tutti i regni della na- tura . Una pietra bituminofa , il fo , non è per quello afTolutamente vulcanica . Ma fé fi farà T enumerazioni; - 155 ìvere i tefiacei ^ che ora non vi fuffifiono a motU vo della maggior profondità di quello , che non è la prò* fondita dd prefente . Molti de' viventi in confeguenza , i quali erano una volta indigeni di effo ^ divennero efo-- tisi ( Nota ) Ecco finalmente che concede a'noftri pefci queir cfotfcità , per negar la quale fcriffe la prima fua JeN tera . Noi fiam grati al Sig, Teda clV abbia 5 nel far quefta confeffione , fuperara ogni ripugnanza del do- veri! disdire. al momento che shoccò nell' Oceano . ( Nota ) Conceda refoticità prefenre, poco c'importa per ora che o venidero a noi da più lontane contrade, o partiffero da noi . Come entr afferò i teftacei dal Mediterraneo nelle montagne dì Bolca , le cui falde bagnava , non dice niente . ( Nota ) Sarebbe (lato il Vulcano? No : perchè v'avrebbe trafportan anche i pefci ad eili uniti allettali dalle foavi di lui eCalazioni. Per lento fedimento? No: perchè avrebbero formato un letto dì mare, ed un ammado di loia calcarla , e quedo ripugna all' Ipoted deir A. Cofa dunque farà dato... Jn prova poi , eòe quel Mediterraneo antico sbal-- zo i pefci nel cimitero di Bolca , neppure . La confegnenza che ne ricava fi è , che egli fi tro* va con vera joddisf azione d' accordo col Sig, ylh, For^ tis , Vfiol dire : adunque ella s' inganna . Ma /' ho ef- pofta in termini .per dare un faggio dello fcrivere dJ N. A, nella ricerca del vero, ( Nota ) 10 temo che cercandolo così rimarremo anzi fempre più al bujo . V. Nulla , VL Ma fé tra pefci di Bolca v' avejfe di quegli , che per vivere abbi fognano del calore della Zona torri* da ? Il N, A, fupplifce alla Zona torrida col calor di vulcani euganei . Al Sig, Ab. Fortis fembrò per vero dire ecceffiva la forza attribuita al fuoco di tali vulcani . ( Nota ) 11 N. A. per appoggiar a qualche ragione la fua ^ 3 l66 ipotefi flabillfce il calor della zona torrida nel mar Vercnefe . prodottovi dall' ardente vulcano . In tal ca* io noi cercheremo invano i pefci analoghi a' noftri fofìfili, neir adriatico d'oggi ,, per efaminar che fi „face(Te.'' Ma r aut. nota non tutta la maffa dell' antico ma- re adriatico ejjere jlata rijcaldata da qae fuochi , Che finza i vulcani^ e perciò prima d' ejjì ^ r antico Adria- tico fojje di quella temperatura , che è al prefente , ognU' no il vede: e vede altresì che non vi poteano allora ef- fere le fpecie de pefci , che abbi fognano per vivere d' un alta Te7nperatHra . Come abbiano potuto i pefci dell' E- quatore entrar neir Adriatico prima della comunicazio- ne di quejlo coir Oceano , qui veramente fi defidera che il N» A» ff fojfe efprejjo , non bafiando l aneddoto del per altro femore rifpettabile Sig. Ab, Spallanzani . ( Nota ) II Sig. Ab. Spallanzani chiama non folo ingegno* fa, ma veriffima l' ipotefi del Sig. Teda. E' delia poi tale ? Ipfe Dixit . VIL Qjianto alla pietra che rinferra i pefci di Baie a , // Sig. Ab. Fortis la vuole d' origine marina , il N, A. di vulcanica . ( Nota ) Qiiefìa parte di queftìone è determinata tofto che fé ne foflitinìca un' efatta analifi . Il Sig, Tefìa potea ben farla . .\V: Di fatto cfferva, i. l'unione in un picciol fito di tante fpecie differenti dì pefci . ( Nota ) Qiieile 5, tante fpecie differenti di pefci " come le ha il Sig. Tefìa potute riconofcere, fé i noflri pe- ici non fono agli occhi fuoi che abbozzi di fcheletri? 2. Trovarfenc di quelli che flanno mangiandofi l' m V altro . ( Nora ) Q/uilora fois' anche ciò verojqual meravlgh'a cht i5j gli animali mangino fuori della lor patria ! 5. Efjcre i mede fimi jìati fepolti neW atto 0 fuhìto che furono morti » ( Nota ) Certamente vi furono fepolti o prima o dopo la morte loro . E [oggli^nge che quejìe circofianze fi [piegano otti- inamente nella juct ipotefi ^la qual è: da prima i colli eii- ganei gittarono fiamme in me'zzo a tremuoti efalazloni efplofioni eruzioni di lave ^ con che fi rifcaldarono l'acque a fegno eh' i pefci d' ogni nazione v accor fiero in frotta . Appre(fo fuppone che due fenomeni fieno fiicceffi tutto ad un tratto , ma vicendevolmente , cioè a dire , che un tremnoto dal mare sbalzo i pefci uccidendoli per lo fpa- zio di 40 , 50 miglia fino al Bolca , e fui Bolca fero- fciò un vulcano^ che vomitò dal cratere un fimi filmo o- mogeneo polviglio fovra i pefci . Quefto per altro non effere che il fondo dell' aggeliione pefci fera . Replicale l' j4driatico fempre cojìantemente fui luogo flejfo un altra mano di pefci y e un altra il Bolca del fempre medefi.mo polviglio intatto dal fuoco . Seguiffero , per così dire , a battuta V Adriatico y e il Bolca a dare' quindi pefci ^ quin- ci polviglio j fi.nchè ne nacque il cimitero che ora veg- gi amo. L ipotefi al certo del Sig. Ah. F orti s non è con- cepita così come quefia in modo da f piegar e con tanta facilità le tre fopr addette clrcojianze che fir offervano nel- la pietra Bolcana . Viene poi non già a dimojìrare ( e come farlo fenza ifpezion di luogo e fenza analifi ? ) , ma a proporre de dubbi fulla natura della medefima pie- tra , Sembragli che ^ prefentando certe cen:ri vulcaniche un certo afpetto di Jìratificazione, e talora di fchifto fu- fcettibile di sfogliarfi ^ pojjà dirfi vulcanica quella pietra prefentando gli ftejfi caratteri . Sembragli ancora , che , perchè alcune ceneri vulcaniche fi fon trovate margacee , ed effervejcenti cogli accidi piii 0 meno , tale ritrovandofi pure la pietra di Bolca , poffa dirfi vulcanica . Nulla GJlare fé in ejfa non appari fce indizio alcuno di f offerta 158 aUmciamento ,' fapendojl , tante tene e pietre ufcìr da' vulcani fenza il contrajjegno della minima arfura . OU tre che potrebb' elTere che la pietra Bolcana per le in* filtrazioni , ond* è {lata forfè intimamente penetrata , Jia* fi cangiata in maffo calcare , fui rifieffo che la pietra calcare può divenire jelciofa . Finalmente che quella pie- tra fia vulcanica , effer manife[lo ancor da ciò , che vi fon delle lave , che a vederle fembrano veri marmi • Al- tre coferelle fi taciono per brevità . Si fcopra ( dice l' A» ) il vizio de* miei razioci- ni , e tutto farà finito i69 REPLICA DEL SIG. ABATE FORTIS AL SIG. ABATE TESTA. Padova 18 yìgofio ijg^. o Ime 1 che facciamo noi mai , veneratiflìmo Sig. Abate? Vorremo metter, come fuoi dirfia la falce nell'altrui meflè, impegnadoci a trattare degli fchele- tri di Bolca per lungo, largo e profondo, dopo che un annunzio folenne avvisò tutta la Repubblica de' Na- turalifti che altri ha prefo a darcene di propofito la ftoria in un'opera voluminofa e magnificamente decorata? Per quanto a me s'appartiene, Iddio me ne guardi ì Io ho avuto paura di codefti monti di Bolca 5 io non ho faputo formarmi un piano d' efecu- zione, che piacer poteffe nel medefimo tempo a chi V* avea interefle anni fono , ed a me ; io fono convin- to che r ottimo partito era quello dei diffidare delle proprie forze . Ella m' invita a muovermi contro me fterib ; vorrà quindi avermi per ifcufato s' io noi farò . Nemmeno però flarommi mutolo, poich'Elia ha la bontà d* eccitarmi a replicar qualche cofa alla ingegno- fiffinsa lettera fua, rifponfiva alle mie qualunque fien- fi annotazioni fui di \d primo Opufcolo de pefci /affi- li del Monte Bolca , Eftenderò un cotal poco le mie poftille marginali ancora una volta , e nulla più ; poi- ché quefta mi pare la maniera di non dar afpetto à' importanza ai lavoro, e quindi anthe di non incon- trare la taccia di foverchiamente coraggiofo, o d*ia- vaforc degli altrui diritti. Una parola fola in propofito dell'ambra. P^r- che mai Ella, che ha voluto raccogliere nel fuo §• II. tutte le teftimonianze dì coloro che fofpettarono d' origine animale codefto bitume , e ha dato un pe- (o ( come ho fatt' io in qualche altra occafionc a gran torto ) all'autorità dell' Accademico Berlinefe Fran- cheville , non ha poi anche refo conto delle fcavazio- ni ultimamente fatte in Pomerania , dalle quali rifui- tò che r ambra grigia fi trova cosi immedefimata con idrati carboiiofi, formanti colà il fondo del mare , che non fi può a meno dì non aHegnarle la medefi- ma origine ? Quefto fatto grande , palpabile , ripetuto in var; fcavi fatti a picciola diftanza d' un mare , che a notizia dì ftoria getta al lido ambra grigia da 18 fecòli in qua , cioè , fm da que' buoni tempi ne' quali i Germani brucranvanla né più né meno come le al- tre analoghe fodanze il gagate , il litantrace , ec, non prova egli più che la concordia delle opinioni di mil- le Naturalifti , fé tanti fodero quelli che al regno ani- male r aggiudicarono ? Le ipotefi dunque j non le ulti- me fioperte ^^ ci 2i{Ticiiz2Lvano che T ambra grigia era ,5 'derco di balene inferme ^' ; gli fcavi ultimarnente efeguiti 5 con oggetto di fpecolazione economica , po- fero alio fcoperto tutt' altro . Le autorità da Lei ad- dotte nulla più provano fennonchè quella opinione non è Hata una ftravaganza fua , ma dì parecchi al- tri ; e che, fé il fatto fìfico non veniva folennemente a convincerla dì falfo , effa avrebbe avuto de' feguaci rifpettabiliffimì • ' " Ad onta però del numero degli opinanti per V origine animale dell' ambra , anche prima delle nuove fpecolazionì Pruffiane, a me fembrava Urano che fu d' alcuni mari e ad alcuni litorali folamente veniffe galleggiando, e non a tutti quelli pe' quali o predo a* quali bazzicano ^feppie , balene , ec. e mi attenni an- che per quedo a crederla produzione di tutt' altro Re- gno della Natura. No ; io non credo che j, un fol follnemo plebei^ 17^ 5, fla flato pefcato nel mcxre degli Otaìtl : ^« ma Ella non creda che il folo polinemo plebejo di Bolca ila quello che ha 25 poHici di lunghezza ; chi fa ? forfè io non avrei determinato una sì grofla beftia , appun- to perchè la ftatura m' avrebbe fatto catare . Il poli- nemo ( o lo fcheletro bolchefe che mi fembrò raffo' migliarvi ) conviene coir Otaitiano come ne' contorni così anche nella grandezza , poco più poco meno , Vorrà Ella attribuire a me anche il battcfimo d' uà polinemo plebejo à\ 25 pollici ? Io non ho m.ai arti- colato quella dimenfione, che potrebbe però anch' ef- iere d' un polinemo plebejo . Relti dunque tuttociò che ho avuto T onore di fcriverle in propofito delle difìTerenze proveniehti alle ilature dalla differenza dell' età ; ed Ella lo applichi cum grano falìs . Il coltilTmio attuai poileffore della fuperba collezione Bozziana le potrà dare le dimenfionì de' polinemi plebej che vi Ci trovano , e accordatogliene un pajo di piccioli , farà forfè d'uopo ch'Ella gli accordi tutta la fcala . Su chi ha giuftezza di criterio è iempre da contare . Guardimi il cielo dall' accufarla di mala fede , gentiliffimo Sig. Ab. I Io non la accuferò mai d' altra che di foverchia felicità d' ingegno , e di mirabile de- ilrezza per rrar vantaggi alla fua opinione di dovun- que può . Ma fé il mio fcheletro di polinemo ccccdd^ le di poche linee le dimenfioni dateci dal Sig. Brouf- fonet dell' Otaitiano ( ed è così veramente ) dove an- derebbe la di Lei analogia fra i cornammoni micro- fcopici de' mari attuali , e quei grandiffimisdel Vero- refe ? Io poi non conofco la Memoria dell' HofFmano De cornu ammonis nativo ; ella mi farà una vera gen- tilezza indicandomi la Collezione in cui trovafi , o V anno e il luogo dell' edizione , fé 1' Autore 1' aveffe pub- blicata da fé . Ho un pò di fofpetto che codefto cor- nammone nativo fìa anch' elio molto lontano e di mo» le e di figura dai foffili che conofciamo ; lo è certa- mente quello che fi trova nelle Collezioni de' conchi- 1.72 liofili; e chi voIcfTe dirlo di fpecie ?A eCn congiunta non troverebbe facilità nel perdiaderlo a chiccheiìia ♦ Il §. IV". della Tua Lettera annunzia una lòlennc profelTione di Icetticifmo in sì fatte materie , che o deve dare a Lei l'obbligo di procurarfi la polTibiie conofcenza degli oggetti prima di muovere dubbiezze fu dì elH , o dee togliere a chi crede di ben cono- fcerli la briga di rifpondere a tutte le fottigliezze ac- cozzate infieme dal fuo vergatile ingegno. E mi per- metta di dirle una verità di più. Chi è perfegnùato d.ipper tutto in tali cofe dallo fcettictfmo , eh' è quanto dire ) chi fa profelfione di fcetticifmo non può far e- gualmente profedìone d' efattiffima buona fede , e qua- li fenz* avvederfene fpeffe volte cerca piuttodo d' intor- bidare che di rifchiarare . Uno fcetticifmo prudente è necedario nelle cofe fifiche , e ne promove gli avanza- menti ; uno fcetticifmo, che n opponga dappertutto ^ allunga le dispute , ed imbroglia ie cole più femplici . E' piucchè vero che v' ha della foverchia fretta preffo i novìzj Naturalifti nell' adegnare i caratteri dì novi- tà, d' efoticità , ec. alle produzioni, che cadon loro ira le mani . Quindi metalli fmetallati , nuovi generi difgenerati , fcoperte clamorofe ricoperte di bel nuovo dal filenzio, e dall' obblivione ; e quindi la riduzione d' alcuni celebri precoci alla loro naturai claffe di ciar- latani . Ma è poi anche vero del pari che la fcettica avverfìone a ogni novità ritarda i progredì delle co- gnizioni 5 copre talvolta d' un velo menzognero le paf- f^cni private , ferve a deprimere 1' uomo ingenuo , a metter in moda il faltimbanco . . . . A fcanfo d'equi- voci, non è veruno di quefti il cafo noftro. Ella , Sig. Abate gentiliffimo , ha fatto bensì la fua profeflìone di fcetticifmo, ma profcffa poi egualmente che V op' porjf alla verità di?T2oflrata è sfrontatezza'^ e, ben lon- tano dal rifiutarfi ai mezzi di conokerla perfonalmen- re , fi propone di profittare della prima occafione , che le circoftanze le prefentaiTero , per vedere cogli occhi '75 ' propri i caratteri della località di Bolca , fu de' quali fé non le permette d'accordarla la vivace acutezza del (uo ingegno, trova però pollìbile d* eflerfi ingan- nata allorciiè ne giudicò fenz' aver vifitato e rivifitato que' monti lungi dai dire, come alcuni pazzi orgoglio- li : non voglio vedere , perchè non è pojjìbìle che la co/a Jfa altrimenti da quel eh' io credo . Ella non trova nel mio progetto ài verificar la patria ( e in quello cafo patria fignifìca temperatura appropriata ) de' "^^id di ^o\z2i col mezzo de' teftacei lapidefarti , che un accrefcimento di difficoltà fenza fpe- ranza di rimoverla . Con qual mezzo , die' Ella accor- tamente, verremo noi ad afficurarci che un tal tefìaceo fi a erotico 0 no? Conofciam noi tutti i tefìacei , che vi- vono ne noflri mari ? E' qui molto acconciamente ri- corda le ricche olfervazioni del eh. Spallanzani fui Golfo della Spezia , quelle del recente Zoologo dell' Adriatico , quelle del Gualtieri , del Joubert , ec. Ella fi arma contro di me delle mie parole medefime, benché non forfè attiffime a produrre V effetto che per ravventura ne ha voluto fperare . „ Chi fa , ho dec- 5, to io tempo fa , che non fi veniffe a capo di fmi^ 5, nutre a poco a poco il numero delle petrificazioni 5j provenienti da teilacei e da lavori di polipi non co- „ nofciuti , allorché venifle iflituito un efame òqWq „ produzioni foifili della Baffa Germania con le na- 5, turali che vivono ne' più profondi abiffi ad no- ,, flro mare? '' Io l'ho detto, e lo ridico: ma chi congettura la poffibilità della diminuzione de' teftacei foifili fconofciuti è ancora ben lungi dall' aderire che non ve n' abbiano , o non ve ne debbano più avere dopo lì progettato confronto. Di fatti io credo piucchè pof- fibile che alcune fpezie non xkc\'ì(^ d'individui, creda» te finora efotiche perchè non ancora oflervate nei no- flri mari , vi fi trovino , e fcappino fuori ogniqualvol- ta un Donati , uno Spallanzani , un Olivi vadano a far qualche viaggio co' pefcatori . Ma che vi fi trovi- 574 no de' Cornammoni, degli Ortocerati , àc* Litui , del- le Nummali , ec. dì quelle fpezie cioè , le reliquie del- ie quali coftituifcono immenfe flratificazioni marmoro- fe nelle montagne d'antichifTima formazione, e che ad onta della preziofità , e lucentezza della loro fofìan- za , o della angolarità della loro figura , che dovrebbe aver dato nell' occhio ai Gorallaj , ai pefcatori , agli a- bitanti deli' Ifole o de' litorali ufi a trar partito da quanto fofpettano che abbia un benché minimo prez- zo , rimangono tuttavia nafcofte in fondo a' mari no- stri, afpettando i Naturalifti per farfi riconofcere, io, fenza far profellione di fcetticifmo, non lo poffo cre- dere né probabile , né proponibile . li cel. Linneo af- ferì francamente , come fé lo aveffc veduto , che il nautilo ortocera, di cui la petrificazione coflituifce qua- li allatto la calcarla forte della Scania , abitava dì cer- to, benché non peranche rinvenuto {deperditus) , nel fondo del Baltico, lo, ad onta del religioio rifpetto che credo dovuto a sì grand' uomo , trovai ftrano il di lui procul diibio . Se i iapidefatti delle montagne li- torali doveffero corrifpondere a quelli del mar vicino , il noftro Adriatico ci avrebbe dato a quelt'ora tutte le fpezie delle quali fi difputa ; poiché lituiti , e orto- ceratiti, e tutte le varietà delle nummali abbondano in effe , e il fondo dell' Adriatico non ha forfè un tratto di due miglia che fia rimafto intatto dagli or- digni de' Corallai. Per provare che i teftacei Iapidefatti, lungi dal condurre a fcoprir la patria de' pefci , fono anzi un mezzo per ifmarrirla, Ella propone il cafo , in cui ri- maneffero come quei di Bolca moni, e fepolti i pe- lei del Lago della Vrana ì(ì Dalm*azia , le ài cui fpon- de fono compode di ftrati raarmorofi pieni ò\ lituiti e ortoceratiti non conofciati come abitanti del noftro mare . „ Ecco , die' Ella , i pefci del nofiro mare fepolti prejfo a teflacei di mari lont-anìjftmi . Se il mentovato lago fi dìjjeccajfe , e di U a cj^nalche f ecolo un naturali'-' ^11 fla imprendere a vtfitar la Dalma^U^e dalV efoticifmó dì que' teftacei argniffe quello di que' pefd , non s^ ingan- nerebbe egli a partito? Mi permett' Ella ch'io le rtf- ponda liberamente ? Sì per certo , la Tua cortefia vor- rà darmi anche quefta prova di fé. Un dilettante di Storia naturale, colto, erudito. Naturalità fé voglia- mo, ma òsi tavolino, potrebbe , anzi dovrebbe reftar- ne ingannato ; il Naturah'tta femplice , diligente offer- vatore, abituato a trovare fpeffiffimo in contatto fo- fìanze di fproporzionatifTima età , non lo farebbe giam-» mai . In buona parte la Pugh'a Peucezia , e quafi tut- ta la J apigia fono formate di ftrati orizzontali di tu- fo calcario , o margaceo , pieni ceppi à' oftracitf , e à' altri teftacei anche attualmente comuni al noftro ma- re. Polano codefti flrati fu gran refìdui ài più anti- che ftracificazioni , corrifpondenti per V impafto e per le prefevi petrificazioni di corpi marini a quelle deh' Apennino , dell' 1 fole Illiriche, e del litorale, m pa- recchi luoghi , qualche prominenza ài quelle antiche ofTature s' alza fopra del tufo che la circonda . Di quanti Naturalifti furono colà a mia notizia , fra' qua- li ncniinerò foltanto a cagion d'onore racutillìmo offervatore Canonico Giovene, il cel. Sig. Cavalier Ha- milton, il dotiffimo Mfnerologo Inglefe Sig. Hawkins 5. il celebre S\g. Gons. Zimmermann , il valorofo giova- ne S\g. Barone de S^Wsj ninno ha creduto contem- poraanee queile due concrezioni , benché fi trovino a ìm- mediato contatto* Non porrò io fu la mia bilancia T autorità da, Lei riferita del Gefnero ( pag. 52.); lafcio ch'Ella la pefi fu la fua . Quel valentuomo , lontana dal ma« re e per niente Izziologo , poteva egli efattamente àì-^ ftinguere gli fcheletri di pefci prefi neirardefia nera del Blattenberg , e ne' quali fono cento volte meno ri- conolcibili r caratteri fpecifici che nella calcaria bianca fciffile di Bolca ? Io trovo ancora più flrana la ài lui fentenza aUgliua fu la mediterraneità de' pefci diffici- 175 liffimi da claffificare , dopo ch'eglr avca decifo con e- guai afleveranza dell' eroticità de' vicini teftacei iapide- ■ fatti fu' caratteri de' quali non fi può prender erro- re . Ella ricorda nionti della Veneta Lombardia ne' qua- li rinvenivanfi teftacei marini ed efotici preilo a con- chiglie lacuftri e comuni . Sì può dare beni (Timo , fé però s'intenda di laghi marini, e nulla prova contro dì me; v'hanno conchiglie lacuftri proprie d'ogni temperatura . Mi fa pena nella pagina medefima, il fofpetta- re che in propofito di bitume e di Vulcani , Ella , co- mechè per avventura non aflai familiarizzata cogli u- ni, e cogli altri, abbia le idee un pò confufe . Ma dì quefto le dirò ciò che fento un pò più iotco, giac- ché ho veduto che nel §. VI. Elia ritorna alla fteila materia . Che il mediterraneo attuale fia un avanzo dell* an- tico da cui 40 fecoli fa erano bagnate le radici de' monti Vicentini e Baftanefi e T iioie Seriche , ed Eu- ganee , Ella fembra convenirne meco : ma quel Me- diterraneo che bagnava le radici dd m.onti e l' lible , non era quello, in cui viveflero i pelei né le conchi- glie di Bolca , e delle montagne vicine , che hanno le vette marmoree , piene zeppe dì corpi marini lapide- fatti . Se la mi vuole a buoni patti alzar T antico ma- re qualche altro migliajo di piedi , onde le alpi calca- rie del Tirolo ne fodero per lunghi fecoli coperte , io le accorderò ben volentieri che moki viventi attual- mente ftranieri ad elio noi fodero allora . Non v' ha dubbio , una sì grande fproporzione dì acqua deve aver portato delle differenze nella temperatura , e in varie altre circoftanze , che non poteano mancare d' aver forti influenze zoologiche . Ed in quel fenfo eh' Ella efprime molti de' viventi , eh' erano una volta indige- ni dell'alto Mediterraneo, fono divenuti efotici rela- tivamente al Mediterraneo depredo . Una fola riflef- uoncella jC pado ad altro. Se l'acqua del mare fupe- '77 rò le vette dell'alpi Tìrolefi ( e dovette fi^persHe per deporvi le fpoglie di tanti teftacei ) non avrà ella lli- perato contemporaneamente anche le due catene , che fìnifcono ad Abi.'a , e a Calpe ? E fé le fiiperava , il Mediterraneo, che ha queflo nome per la circolcrizio- ne della fua fuperficie , efiiieva egli propriamente par- lando ? N' efiftevano i fondi; e tanto baila per l'in- digenato de' pefci inteio un pò largam.ente . S' Ella mi riiponde cosi , fu di queiìo punto fiamo accordati . Ella ha ragione di fgridare* coloro , che per un pefci olino , per una conchi gli uzza ( e foiIe pur anche per quattro o fei mila miglia di montagne calcarle , compolte in buona parte di conchiglie) vorrebbona [enotere tutta la Katara e capovolgerla . Ma fa però d' uopo confefTare che fenza , non dirò un capovolgi- mento , ma uno fcuotimento aCfai ioxit non fi potreb- be ottenere un sì enorme fpoftamento d' acque , come quello che diviene indiipenfabile per formare d'una porzion dell' Oceano un lago marino ingombro a ifo- le ed anguffiato da promontori, qual è attualmente il Mediterraneo , a deftra e a rmiftra del fuo unico emiffario d\ Gibilterra . Io non fo fé un tale fpoiia- mento fia ilato occafionato da una cometa o da una talpa 5 e meno fo fé abbia T Epoca da Lei ( probabil- mente con buone ragioni ) determinata di 4m. anni fa : folamente mi pare òX poter alTerire come cofa ii- cura , anche fenz' edere flato teftimonio , che gli* uo- mini , fé ve n* erano a quel tempo , avranno avuto una matta paura. Io debbo ringraziarla d' aver voluto ingegnofa- mente cercare un qualche modo d' accordare le opi- nioni noftre che fembravano oppofle . Se dopo d' aver fatto cortefi sforzi d' ingegno , Ella ne fa anche uno òX volontà 5 e foftituifce cime di montagne là dove fi è avvezzata a dire raàici , noi fiamo in porto . E' neceffario queflo ulterior facrifizio ; poiché fen- za dì effo non ne faremo ccvelle . Quattromiil' anni m -, 178 fono, cioè, allorquando T Adriatico ilendevafi fino ai pie di Bolca , il cemeterio de' pefci già collituiva una parte integrante, e confiderabiiiirima dell' interne vi- icere della montagna , e di parecchie altre forfè di cjuei contorni , fbtto delle quali fi (lende tuttavia . Co- delia interna parte di quella gran maffa aveva preefi- flito air accenfìone de' Vulcani ; e quindi trovafi pro- fondamente fotterrata dalle lave figurate , ed amor- fe 5 eh' elfi a varie riconofcibili riprefe vi eruttarono fopra . Un' intumefcenza burrafcofa del mare , che flvede bagnato le radici dì Bolca nell'atto delle fue vulcaniche efplofioni, avrebbe potuto fparger di morti pefci ie falde dì lava , lo che non è accaduto ; giac- ché è dimofìrato che le lave furono effe veramente quelle che vennero a coprire i pefci colà da lungo tempo morti, iepolti , ed immummiti . Qiiefta è una delle verità , eh' Ella toccherà colle mani , e vedrà co* gli cechi 5 ogni qualvolta vorrà fare una falita a Bol- ca , e una calata nel burone de' pefci fodili ; falita e calata, che fé fodero (late fatte in prevenzione, avreb- bono impedito la pubblicé^zione del fuo libro e della lettera fua gentilmente refponfiva a quella eh' io ho avuto r onore d' indrizzarle . Verificato dal primo e femplice colpo d' occhio che gli (Irati izziotori fono veramente in ternifllmi , ed hanno evidenti caratteri d'anteriorità e ben anche ri- mo^a air eruzione del vulcano , l' ipotefi ingegnofifTima di farli cacciar dall' acque del mare fommodo fu pel declivio del monte non le farebbe mai caduta in pen- fiero . L'approvazione del celebre Prof. Spallanzani da Lei addotta al §. VI. è certamente da me valutata quanto merita; poiché fo bene*, com' Ella giuftamen- te dke ^ dì quanto pefo fieno le ojjervazioni di un tan- to uomo, Jn quanto poi all'effetto, Ella non ha bifo- gno dì puntelli; e da qualunque parte vengano, gene- ralmente le cortefie ài tal forte poco fervono al me- ^19 rito vero , nulla affitto a! demerito . Rifletto , e cCo fenza temere ^\ mancar ò^\ rifpetto al giudizio dell' illufìre approvatore , che fé anche \\ calore de' colli Eu- ganei e Berici ^\ foUe comunicato alle acque del ma- re non per 500 paffi Soltanto , come lor fi comuni- cava quello della nuova Santerini , ma anche per 5000, difficilmente i' pefci òX temperature calde avrebbono potuto averne T avvifo in tempo da accorrervi attra- verfando migliaja à\ leghe d' acqua òX non convenien- te temperatura . Q}i\t ali' occafione òx così favorevole cambiamento accidentale e locale di calore i germi fé ne fieno fprigionati fenza padre e fenza madre , non temo di udirmelo dire da' pari loro. Forfè m'ingan- nerò: ma s'Ella una volta ammetteffe Tefoticità di que' pefci 5 le farebbe forza l'ammettere del pari la calda temperatura òJ\ tutta la mafia delle acque dell' antica parte dell'Oceano, che copriva e i fondi attua- li del Mediterraneo e le montagne quafl tutte d' Eu- ropa , giacché riftretta a picciolo perimetro non pote- va fervire all'uopo. E* un vecchio fatto generale che X pelei amano le acque tepide, e vi accorrono volen- tieri . Nel §. VII. (la in mofìra il pomo della nodra difcordia , che però non coderà guerra , non ifpargi- mento èX fa ngue , e nemmeno da oggi in poi Ipargi- mento d' inchioftro, poiché a propofuo òX codefti pe- fci oggimai {at , e piucchè ^at prata biberunt ; guai al- la Storia Naturale fé per ogni fuo fenomeno fi do- vere fare una inondazione fiaiiie à\ carta fcritta ! La pietra calcarla fciffile ài Solca è ella d' ori- gine marina o vulcanica? Ecco la nodra quidione . Ella è l'avvocato di Plutone, io quel à\ Nettuno, Sa la cognizione del locale, quella dell'intima qualità , quella degli accidenti della pi'L'tra doveffcro decidere, non avremmo incominciato nemmeno a òifputarne : ma, mi perdonerà Ella Sig. Abate veneratiiTmio I U cofa è divenuta quafi di folo» puntiglio • Elia ha deci- m 2 fìvamente aOfcrho , fcnia priiTia vederne le flratifica- z?oni 5 fenza farne V anaiili ^ lenza paragonare con ef- fa le prodazioni di quel luogo evidentemente e indu- biuuamente plutonico, che codefta pietra fi doveva al vulcano ; quella origine fola , e non un' altra poteva fervire alia teoria del fenomeno da lei iaimaginata prima di vederne il teatro . Non volendo fenza difefa rinunziare a un' ipotefì , che anche ha trovato un chia- riamo lodatore, le fa pur d'uopo giuocar d'ingegno onde polTibil mente tener ferma la vulcaneità che le ferve di bafe . Ma io me le metto a mani giunte di- nanzi, e la prego per tutti i tre Regni ddh Natu- ra , a non dar la tortura ai talenti fuoi per difefa d* una pfopofizione indifendibile . Ella cerca delle ragio- ni cdrinfeche per foflenere codeila benedetta vulca- neità : or non è egli queilo un burlarfi della Logica? fé rafpetio, fé 1' analifi celi' ihtrinfeca foflanza. fé le circofìanze locali decidono apertamente eh' è d' origine marina, a che mai mendicare ragioni no, ma con- getture clleriori onde metter la cofa in dubbio ? Ma die' Ella, fé codefla pietra non è che un fedimento ma- rino^ io non Jo intendere y e molto men*o /piegare l'ag- gregato de' fenomeni che gli fcheletri dì Bolca pre- lentano. O! mio rìfpcitabile Sig. Abate; Ella viaggi alcun poco fenra fiftemii , né ipotefi pel capo ; Ella e- fsmini a micnte tranquilla i fenomeni che le vcrran- no offerti dalle montagne , e fi avvezzerà a non inten- dere^ e a non" i spiegare . Sarà un mi itero , come tanti ;dtri delia Storia Naturale, la depofizione degli fche- letri Bolchcfi in pietra quafi afTolutamente tutta calca- ria ; non fi potrà fpiegarlo , o almeno noi potremo né Lei né io. Ebbene: abbiamiOci pazienza, e lafciam fare a^'ii altri , anziché dar loro motivo di riderfi del fatto noilro . Sìa. ftata lenta , fia Hata follecita , fia provenuta da una fola combinazione fìraordinaria , o da ripetute azioni delle medefime c^vSc ^ vero e pro- vato ^ ch^ r aggeUione di quegli lirati regolari ffimi è opera pura e mera d'Ale acque, e chs non v' encran ì ne lapilli 5 né tritumi dì lava, nò polvigli , ne terrò vulcanizzate . I carat'tcri edemi pofTono eiler cornuiu alle concrezioni vulcaniche , e alle marine, poiché ipcl- • lo gli ftrati di polvigii e lapilli vulcanici cadendo dall' alto formarono ftrati fottacqua ; il Ferber ed il Roù pe hanno ragione da vendere ; il mio illultre amico Dolomieu ne ha egli pure ìà^ìo ad un certo legno , fé i' arpetto delle biancane di Lipari lo pj(e in perplellìtà . Io mi trovai nei cafo medefìmo: ma dap- poiché r ebbi efaminate dapprefìb , e riconofciutivi i fegni eviderui della dccompofizione delle lave e de' la- pilli 5 io fui ben ficuro del fatto mio . Ella dlcù con aileveranza nel §. VII. della lua lettera che un eru- zione fangofa .è precifamente il cafo di Bolca , ma non conoice né f jfola dì Lipari , né il monte dì cui fi tratta . Io conofco i' uno e l'altra ^e fo che non fi forni- gliano . E' vero che i vulcani gettano talvolta de' pez- zi di calcarla fiaccati per V eruzione dagli ftrati fuper- incombenti al centro dell' accenfione . il mio amica Ferber, immaturamente rapito alla Scienza naturale, e i viventi amiciiumi Dolomieu e Gioeni fono efattr' relatori del vero in quedo propofito ; efii analizzando le lave hanno per lo più trovato clie contendono o poco o molto dì creta. Ma non difero, né fognaro- no giammai che Tirati di creta indurata, fenza me- fcolanza di lave , pclviglr, o fcorie , iirati di finifiìma grana , e di originaria ciizzontai giacitura , poteilero efiere attribuiti a* Vulcani . Non fo fé fia b:.'n provato (e fo poi che il Cav. Gioeni fommo conofcitore dell' Etna 5 come noi credo io , non lo credei ) che dalle ardenti voragini dì quella montagna fiano mai uìdti torrenti d'acqua marina carichi di fabbia e di conchi- glie 5 e ardifco poi prendermi la libertà di loibcitare che fia una fanfaluca bevuta dopo qualche buon pran- zo quella vomitatura d' ofìa di balene, di cui viene acculato l'innocente vulcano dd KamtcLafka. V' hau- no delle cofe che abbìfognano d' effere vedute e rive- dute molte e rnolte volte prima d' efTer credute; per me , codcfla è dell' ordine , e forfè appena la crede- rei a me fteflTo . Alla terra bianca dì Vicenza il valente S\g, At" duino ha aHegnato per origine la decompofizione del- la lava; ed è (lato uno sforzo di genio, che fenza aver mai veduto cofa firn ile prelTo a' vulcani fpenti , o agli attuali, egli abbia indovinato. Ma il Comm. di Doloir.ieu, ed io mcdefimo dopo d'aver vifitato r liole Eolie e le Fonzie , ma chiunque avede prima fludiato il cratere della folfarara dì Pozzuoli , e le falde fumanti d'Agnano, lo avrebb-^ detto con più fiGurezza e con m.eno merito, benché agli occhi poco agguerriti nlun iniizio di fuoco moftri quella terra neir attuale fuo ftaio . Ma codeina terra, Sig. Abate mio venera tini mo , ron ufci già dal fianco del cratere di Lovegno in iflato di dccompofizione, come avreb- be dovuro uicirnc la di lei immaginata brodiglia cal- caria di Bolca ; mai nò I ne uicì in. iftato di lava , e fi decompofe in progrcdo. Se allorquando uicì dal fianco dì Lovegno aveffe trovato, com' Ella propone, un Lago pieno dì pefci , codeili non ne farebbono fia- ti m un j uhi io ztccifi ^ e avviluppati e fepolti ^ ma ben- sì fpolpari , inceneriti , ridotti a non edere più rico* nolcibili . Elia ha certamente idea déìV effetto che fa l'avvicinamento folo, non che il contatto d'una lava in idato d' incadefcenza . Un albero fi fecca, s'accen- de, divien cenere pr-ma ancora d'eifer toccato dal torrente di fuoco . C ' la magra comparfa , che av- rebboQ fatto ixvl Lagozzo d' acqua dì pochi paifi d\ diametro (poich'Elia 'arpone che a pochi padì s' e- flendsno gli Idrati izzìoiori ò\ Bolca), e i piccioli pe- fci che avellerò potuto abitarlo dinanzi una lava ro- ycnte . Ella però vuoici proporre un' eruzione argillofa in iftato di fanghiglia 5 e non un'eruzione di lava. Giac- che fi trovava in viaggio , era da dirla grofTa , e dar- ci a dirittura un' eruzione cretacea , ddla quale noa fi trova né efempio , né cenno , né foipetto in verna Juoso del Globo finora conolciuto . o ... lì trovar annidate criiialiizznzioni o concrezioni calcarie nelle lave, o fra gì* interftizj de' lapilli è cola volgariffima ; ma io temo che non fia né volgare , né latino quel fuo enunciato fi una pietra calcare può di- ventare felci of a , perchè un prodotta vulcanico non potrà acquiftar le fimhianze d' un majjo calcare ? Non fi tratr^ ta già qui di fimhianze ; la pietra fciffile izziotbra ò\ Bolca è foftanzialmente calcarla, e aflolutamente man- cante òx mefcolanza vulcanica . Lave che all' afpetto fembrino veri marmi ho veduto fpeflb anch' io ne* contorni òi\ Napoli , come \\ mio iiluftre amico Gicc- ni : ma lave, che ciìnentate fimhr afferò marmi ^ fé per cimento s'intenda T analifi chimica, non le abbiamo vedute né egli, né io, che ho cercato invano nel di lui Saggio di Litologia cofa fimile alla da Lei citata . Non vuo' lafciar di dirle due parole anche fui Macaluha di Girgenti . Egli era ftato defcrittto dal P. Boccone quafi un fecolo prima che ne riparlafie il Gomme, di Dolomieu come di cofa nuova. Godefto mio dotto e caro amico non avea veduto prima og- getti fimili 5 né forfè incontratene defcrizioni, benché ve ne fodero nelle opere del Vallifnieri feniore, ed altrove . £i lo chiamò un vulcano di nuova fpezie ; ed io, che pure flimo infinitamente quanto viene dal Comm". di Dolomieu , non ho potuto appro- vare una denominazione così contraria alla natura del- la cofa . Ma fra noi non fi tratta > ora dì queflo . lo vo* fohanto fupplicarla a non chiamar montagne d* ar-. gilla ì lumoletti del Macaluba , che non mai giungo- no a maggior altezza perpendicolare, che di due pie- dì e mezzo, per teftimonianza del Comm^. da Lei citato ( p^g» ^53 del viaggio a Lipari) ^ che al Ma- caluba Hello, in vetta al quale fortiono i coni, non iS4 dà oltre 150 piedi d'elevazione dal piariO dell' aggia- cente vallone. E* veriirimi» die il mio illuflre amico, dopo d'avere per qualunque fua ragione qualificato il Macaluba col nome di Vulcano , ha detto che nelle ar- gille dalla di lui vetta fgorgate niun veiligio potè ri- conofcefe ài fuocO". Ella ne conclude che v'hanno òqWq eruzioni vulcaniche prive affatto de' caratteri del- la ignizione ; io però , che non ho veramente vifitato il Macaluba 5 ma che io effer quel luogo identicamen- te fimile alla Salfa di Saffuolo , e a parecchie altre de- fcritte dal Vallifhieri , al Bollitolo ài Bergullo neir Imolefe, alle Ibrgenti di fanghiglia d' Ailano nel Con- tado d' Aiife 5 allq Vulle della Malvizza fra Ariano e Benevento , ed altri luoghi da me vifitati e ricono- iciuti per non-vulcanici , io dico francamente che la denominazione ài Vulcano data dal G^mm^. di Do- iomieu al Macaluba è fiata un capriccìaccio Franceic, e che indizj d'ignizione non vi potea vedere l'amico mio 5 perchè non mai in luoghi fimili arfe fuoco fot- terraneo, quantunque il carbon foffile v' efifta, forle finche difpcfto ad accenderfi fé l' acqua fovraincom- bente non ne impedilTe la conflagrazione. L'argilla del Macaluba e dì tutti gli analoghi luoghi da me tede nominati , ed altri eh' io conoico , non può mar t'Her confala colle pfeudoceneri de Vulcani . Effa è d' origine dimoflrativamente marina ; l' acqua motofa che vi gorgoglia è ben carica di niuria, e vi fi riconof- cono tritumi ài teftacei . Una breve parola fopra i coccodrilli 5che Ella vor- rebbe tutti fcocccdrillare . Poflo afficurarla , che At- tualmente di quelli j che lafciarono i denti alla Favo- i-ita nel Vicentino , il S\%* Arduini non crede d'aver ragione di dubitare: io ho voluto interpellamelo ef- preffamente . Del tefchio poi che trovò nei Setteco- mimi, e conferva il S\g. Bcrettoni a Schio, e à^\ cui egli ha avuto à^\ denti , com.e creder mai che dubiti dopo ciò che ne ha pubblicato recentemente? Anche ^^5 di codefio tefchio io volli però interrogarlo; e neli' atto che mi dide d'averne iivuto in dono alcuni den- ti , mi aflicurò altresì a averne iftìtuito un diligenti efame di comparazione . Eccomi all'ultima annotazione marginale. Ella dice afTeverantemente che ,, fé fi farà 1' enumerazione 5, de' luoghi dove ?iafce il bitume, fi troverà che la ,5 maggior parte dì elTi han iofìèrto o foffrono attuai- „ mente l' azione del fuoco . Tale a detta fua , per 5, mia tcilìmoriianza, è il bitume, onde fono in- „ zuppate le conchiglie e le chiocciole del Bolca . " Io? io ho fcritto dì conchiglie di Bolca inzuppate ài bitume? mai nò/ Sig, Ab. veneratiiTimo . Conchiglie e chiocciole lapidefatte, fenza mescolanza dì tritumi vulcanici , trovanfì veramente in alcuni degli Arati cal- car) di Bolca 5 e fembrano efìervi per non lafciar dub- bio veruno dell' origine dì quel gran banco divelto da molto pili vaftam.entc eftefe ikatincazioni ; d' inztippa- mento dì bitume non fo che moftrino apparenza, né io ho mai articolato parola di cofa fimile. Ho ben detto che la pietra Jciffile dì Bolca fìropicciata caccia un fito bituminofo; delle chiocciole lapidefatte, che nei più compatti fìrati rinvengono , non V ho afferito né accennato . Le ho bensì • ricordato ftrati conchiferi dì Macarfca , dì Narenta , di Bua in Dalmazia quat- trocento miglia lontani dal monte di Bolca , dai qua- li o fìil'a Spontaneo , o coir arte cavar fi potrebbe il bitume , afficurandola che trovavanfi le mille miglia lontani dall' edere vulcanici . Quefta citazione , da Lei fatta di parole non mie come fé mie foflero, mi è una nuova prova che la fretta negli affari di puro in- gegno piglia talvolta , quafi fenza che '1 galantuomo fé ne avvegga , la mano alla rifleifione . E le la non folTe così, come mai, prima di allicurarfene o coli* cfame de' luoghi ,o almeno con quello de' libri , avrebb* ella piantalo come certo che „ la maggior parte de* 5, luoghi dove nafce il bitume , o ha fcfTerìo o foffre j85 attualmente l'azione del fuoco? ^' Se fi debba in- tendere codeit' azione di fuoco per quella che ha fat- to e fa attualmente fcorrere torrenti di lava dal ^ Ve- fiivio, dall'Etna, dai monti ignivomi della Cordiglie- ra , dal Pico di Tenerìffa , dall' Ecla , ec. ec. , eh' è appunto l'azione j a cui ella attribuifce il fenomeno degli fcheletri di Bolca , ogni viaggiatore orittologa ■potrà farle fede che la cofa va precilamente all' oppo- flo di quanto le di Lei parole ci promettono. Ella percorra fenza quafi ufcire di Lombardia la linea pe- troliofa 5 che dai Boilitoi di Bergullo nell' Imolefe per fopra le pozzanghere ài Riolo tramandanti aria in. fìammabilc pafla al celebre pfeudo- Vulcano di Pietra - mala ^ai Bagni della Porrettàj poi a Barrigazza , ec. , non vi troverà un pezzo di vera lava . Lo fteflb Saffo-car^ Ao , la cui fommità mandava perpetuo fuoco due fc- coli fono , e che cq'Ìsò ài mandarne non ha forfè anr Cora cinquant* anni , non ne dà un iitomol Io ho vo- luto falirvi; ed ho trovato bensì la core, ài cui è comporta quella rupe capo volta , tutta afìumicata , ma nu'la più. Era un'emanazione d'aria infiammabile fi- mile a quella di Pietramala, e ài Barrigazza , che ar- de da fc al conratto dell'atmosfera, e a quella del Bagno del Leone alla Pofretta , che s' accende allorché 2(]uì v' accolla un lume , e coniinua ad ardere, dan- do lo fpett*icolo , che fa rimaner a bocca aperta i dilettanti^ ài una vampa di fuoco, e un getto d'ac- qua, eh' efcono contemporaneamente dal medefimo tubo. Ma quelle fiamme attuali de' predidovulcani fud- detti , e le potenziali delle pozzanghere ài K\o\o , e ài molti altri luoghi , benché fien atte a far cuocere delle frittate pei curiofi, non lo fono però a fondere una fcheggia dì fado, o un pìzzico d' argilla, per far- ne anche a capo di venti fecoli una la^^a porofa . Se Elia m'infegnalTe che un dì o l'altro le località bi- tumtnofe potrebbono divenire, e diverranno agevol- mente vulcaniche , ig farò xon Lei fenza farmi forza . Tralafcio , per finirla una volta , parecchie coferel- le che pur fi porrcbbono opporre a qualche altro trat- to delia di Lei ingegnofa Lettera ; e la prego a vo- ler gettare al fuoco quefta mia, onde toglferfi ogni tentazione df continuare un carteggio , che le debb' edere oggi mai rmfciio ftucchevolc . Defidero che le combinazioni fue la riconducano un giorno fra noi ; e tengo per ceno che una mezz'ora di converfazionc fui luogo controvcrfo, lenza che abbiama il pubblica per tpftimonio , ci metterà facilmente d* accordo . So- no frattanto colla più giuda confiderazionc Shù Umo 5 Demo , Serv,» Alb. Ab. Forlis, IL FINE NOI RIFORMATORI Dello Studio di Padova, Avendo veduto per la Fede dì Revifione , ed Ap- provazione del P. F. Ercole Gio. Pavoni Inquifi- tor General del Santo Offizio dì Verona nel Libro In- titolato Lettere recentemente pubblicate fui Pefci fojTtlt del Monte Bolca con annotazioni Stampa e MS, Non vi effer cofa alcuna contro la Santa Fede Cattolica , e pa- rimente per Atteftato del Segretario Noftro, niente contro Principi 5 e Buoni Coftumi , concediamo Licen- za a Dionifio Ramanzini Stampator di Verona che pofTì effer ftampato, oflervando gli ordini in materia dì Stampe, e prefentando le folite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, e di Padova. Dat. li 15 Marzo 1794. ( Paolo Bembo Rif, ( Pietro Zen Rif, ( Francefco Venir amin Rif. Regiftrata in Libro a Carte 558 al Num. 9 Marcantonio S-fnfernio Segr, >^ Uau- un . ij/av. ^^ la w