? ^. HO^'B^-^f MEMORIE BELLA ACCADEMIA DELLE SeiEi\ZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA TOMO II. "f^ %S^ BOLOGNA MDCCCL. TIPOC.RAFIA DEM; ISTITUTO DELLE SCIE.NZE CON APPBOVAZIONE MARCHESE MASSIMILIANO ANGELELLI DEL LOTO DI OiMERO DISCORSO LETTO ALL'ACCADEMU DELLE SCIENZE KELL' ISTITUTO Dl B0L06SA /'neW adunanza del ^iorno 13 Aprile 1848. y/ / 0. ualunque studia nelle scritture degli antichi poeti , che fiirono i primi teologi e i primi filosofi, con intenzione di pren- dere di esse il frutto conveiiiente , cosi dalla parte della retto- lica coine dalla parte della filosofia morale e naturale, vuole por mente alle tre parti , che diro elenieutali , onde queste sciitture soiio coniposte : cioe alia storia , alia disposizione ed alia f'avola. Della storia, secondo che iiota molto sapientemente Stiabone , e fine il vero : della disposizione 1' evidenza e 1' ef- ficacia: della favola il diletto e la meraviglia (1). Se non che sapetc , o Signori , che la favola, la quale non ha fondamento uel vero, jirodnce breve maraviglia e poco e non durevole di- letto : irnperocche di cose non credibili affatto , non riceve la niente piacevolo impressione ne si ferma in esse, come quelle donde non trova doverle seguitare alcuna maniera di utilita. Ora essendo 1' antica poesia e particolarmente la poesia di Omero, come dice il predetto Strabone, (2) un raccolto e u- na sposizione di filosolica sapienza, talvolta secondo diritta ragione di scienza e talvolta sotto velame di allegoria, uo- po e che il lettore sappia bene discernere 1' un modo dall' al- tro a fine di non accagionare , a torto , di errore il poeta o vero impiegare inntilmente il tempo per tirare ad esattez- za di scienza i concetti suoi ; i quali hanno si bene fonda- mento nel vero ; ma sono ornati dei colori di poesia . E que- ste coudizioni di essa, come che a Voi tutti notissime, mi (1) Lib. 1. p. 25. (2) id. p. 20. 6 Massimiliano Angelelli bisognava premettere ad ogni altra cosa, solamente per que- sto , che in dette condizioni ha ragione 1' opinion mia intor- no il luogo di Omero, che dara materia al ragionamento , che io ben conosco non essere degno alia maesta di questo luogo ne air altezza degli ingegni vostri, se non fosse da questa parte che piccoli indizj sono a Voi sufficienti al tro- vamento o alia piu chiara sposizione di utili verita ad incre- mento dalle scienze, tanto dalla parte delle speculative quan- to delle pratlche . La nave di Ulisse , combattuta per nove giorni da contra^ ri venti , nel decimo e sospinta alia terra dei Lotofaghi. Qui- vi Ulisse manda alcuni de' suoi per conoscere il luogo dov' e- ra aggiunto e sapere da quale generazione d* uomini era a- bitato . Ma i messi non tornavano piu indietro : non gia che dai Lotofaghi avessero ricevuto alcuna offesa, che anzi eransi mescolati con loro ed avendo mangiato il dolce frutto del loto, pill non pensavano del ritorno (1) . Due cose, in questa narrazione , muovono il lettore ad onesta curiosita . II sito deir isola dei Lotofaghi , la straordinaria e possente virtii del frutto mentovato. E quanto al sito ne toglie ogni dubbio Strabone, il quale aflferma essere i Lotofaghi abitatori del- r isola Meninge , oggi detta Zerbi , presso le coste dell' Afri- ca air entrata meridionale della piccola Sirti , detta anche Lotofagite (2) e conosciuta dai moderni sotto il nome di Gol- fo di Cabes . Ma quanto al loto mi pare che a due cose si voglia avere riguardo ; all' uso di esso , come cibo e alle par- ticolarita assegnategli dai poeta . Ed a fine di non porre il tempo in troppe parole per toccare delle varie maniere di loto conosciute dagli antichi e dai moderni; restringero a breve terminc quello che io stimo fare maggiormente alia dichiai'azione del testo di Omero. E primieramente non vi sia grave che vi riduca a memoria alcune parole di Plinio, le quali mi pajono comentare il testo predetto . « Africa, qua vergit ad nos, insignem arboi'em Lotum (1) Omer. OJiss. Lib. IX. v. 83. etc. (2) Strab. Lib. 1. p. 25. Del Lot'o di Omero 7 « gignit, quam vocant celtim, et ipsam Italiae familiarem, « sed terra, mutatam . Praecipua est circa Syrtes, et Nasa* « monas . Magnitude , quae pyro Incisurae folio Cre- te briores quae ilicis videntur Magnitude fa- « bae color croci, sed ante maturitatem, alius atque « alius sicut in uvis . Nascitur densus in ramis myrti modo , « non ut in Italia , cerasi : tarn dulci ibi cibo , ut nomen e- « tiam genti terraeque dederit, nimis hospitali advenarum « oblivione patriae. Ferunt ventris non sentire niorbum qui « eum nianducant . Vinum quoque exprimitur illi , simile « mulso, quod ultra denos dies negat durare Cornelius Ne- « pos : baccasque concisas cum alica , ad cibos doliis condi . « Quin et exercitus pastes eo, ultro citroque commeantes per « Africam . Ligno color niger •"= (1) ». Plinio pill soUecito che giudizioso ricoglitore delle antiche memorie, mette insieme, come di leggeri avrete avvisato, le condizioni naturali del Loto e le sue particolari virtu , senza niuna distinzion fare. Ma Polibio storico gravissirao, che ave- va vediito il Loto Africano cogli occhi propri, lo descrive in modo pill scientifico , secondo che si pare per le sue parole riferte da Ateneo , delle quali il senso e questo . «=» « E il loto un albero , non grande , aspro e spinoso . Ha a foglia verde simigliante alramno: ma lunga e larga alquan- « to pill. II friitto, in principio, e simigliante nel colore e « nella grandezza alle bacche mature dei bianchi mirti : cre- « sciuto diventa di colore rosso e grande come le ritonde o- « live : se non che ha nocciuolo piu piccolo . Quand' e ma- rt tiiro il raccolgono e parte, contuse insieme con spelta, « Serrano in vasi per use dei servi , parte , ma senza nocciuo- « lo , per use dei liberi . Ha sapore come di fichi secchi o « datteri : odore migliore. Bagnato nell' acqua e tritato,man- « da un liquore dolce seave e simigliante a quelle che lati- « namente e detto mulso e il bevono senza mistura di ac- « qua . Non dura piu che dieci giorni : onde il vengono com- « ponendo a poco a poco e secondo opportunity . Anche ne (1) Plin. Lib. XIII. c. 32. 8 Massimiliano Angelelli faniio aceto (!)» ■=> Cosi narra Polibio di questo Loto al quale danno i botanici , per qiiello che io me ne sappia, il nome di Khainnus Lotus o di Zizyphus Lotus. Sopra le aii« torita allegate di Plinio e di Strabone , si trova cbe il poeta ha detto il vero quanto all' abbondanza del Loto nell' isola alia ([uale era aggiunto Ulisse e quanto all' uso di esso per modo di cibo. Ma che diremo della virtu che il poeta gli at- tribvusce cosi possente da trasforinare 1' uomo in altro da quello choei'a: talche non sente piu aniore e desiderio ne della patria ne dei parenti ? E qui m' e uopo o Signori , rin- novare la memoria della sentenza di Strabone gia detta in- torno la poesia di Omero, il quale, come dice Orazio, nil inolitur inepie. Due sono i concetti del testo che discorria- mo. L'"uno storico, 1' altro morale. E quanto alia storia si e detto abbastanza : quanto alia moralita intende il poeta a mo- strare , che 1' uomo che s' involge nel diletto della gola, di leg- geri si da all' ozio di che gli segue svogliatezza e disamore di ogni beir opra e di ogni buon pensiero ; si come avvenne ai compagni di Ulisse , ai quali parve perfezione di prosperity trovar cibo abbondante e buono senza piu molestia e stento. E questo modo di trarre da ima cosa medesima uu doppio concetto e propria ai piii antichi poeti, che fui'ono come gia si e detto i primi teologi e i primi filosofi e voUero ammae- strare dilettando: ond' e che, leggendo nelle loro scritture per conoscere la dottrina di filosofia chiusa in esse , bisogna usare riposatamente e con grande discrezione di giudizio r arte della critica , per discernere dalla schietta scientifica verit^i i morali ammonimenti sposti per allegoria. E, secondo che mi pare i moderni , con buon consiglio , al nome troppo generale e indeterminato di favola , hanno sostituito la voce greca mito , cio vol dire cosa falsa simboleggiante il vero . Ma perocche bisogna , come insegna anche Orazio che =• ii- eta voluptatis causa, sint proxima veris ■= e qui sotto il nome di volutta si vuole intendere ogni maniera di utile : ecco che il poeta, sopra le naturali condizioni del Loto, piglia argomento di toccare dei mali effetti della gola e dell' ozio (1) Polib. Lib. XII. c. 2. Del Loto di Omero 9 e mostrare secondo il suo proposito , sopra 1' esemijio di Ulis- se = quid virtus et quid sapientia possit. = Ma come che le cose discorse bastino , se io non eno , a pigliar la lede di ogni lettore discreto, nondimeno non di- sciolgoiio il nodo die tiene la mente in dubbio, la quale non ha pronto argoniento per conoscere il confine posto dallo scrittore fra la scientifica verita e il mito . Ma chi ben niira mostrano essi medesimi que' buoni antichi o per la qualita dei vocaboli o per la sposizione dei concetti il luogo dove hanno posto il predetto confine; della qual cosa di grandissima nlevanza poco e troppo leggermente hanno trattato gli scrit- tori deir arte della critica . E qui Omero appresso avere nar- rate il vero , che gli abitatori dell' isola alia quale era ag- giunto mangiavano il Loto ; seguita dicendo che i compagni di Ulisse volevano rimanere coi Lotofaghi per istrappare o rodere il loto e dimenticarsi del ritorno. Dove e da notare, che per lo verbo usato da Omero significavano i Greci il mo- do di mangiare delle bestie , che pigfiano il pasto dalla ter- ra nichinate al desiderio del ventre: e per la locuzione di- menticarsi del ritorno e significato che quel greci non jjia stretti da forza invincibile e gravissima, ma allettati dalla fe- cilita e soavita del cibo e dall' amore dell' ozio volevano spontaneamente rimanersi coi Lotofaghi. Non vi pare, o Signori, mostrato chiaramente che la voce Loto e usata' la prima volta in senso reale : 1' altra in senso metaforico ? E a questo senso molto bene si addatta la voce predetta della quale e radice un verbo greco antico e primitive che signi- fica pigliare e translativamente volere, desiderare e anche godere della cosa desiderata secondo le disposizioni dell' ani- mo e della volonta . E qui non deggio tacere che I'uso figu- rato della voce loto, non dispiacque pure ai greci piu moder- ni : di^ che mi bastera allegare 1' autorita di Luciano, scrittore quant' altro mai di elegante e purissima favella , il quale nar- rando della stupenda eloquenza del rilosofo Nigrino, dice che vmceva in soavita e le sirene , e gli usignoli e 1' antico Loto di Omero (1). E piu innanzi , a Luciano che aveva riferito i (1j Nigrin c. 3. T. 11. 2. 10 Massimiliano Angelelli concetti e le parole di Nigrino e detto da un amico, che ave- va parlato veiainente cose gravi, mirabilissime , inestimabill, come uomo bene satoUato di ambrosia e di Loto (1). Sopra le cose discorse mi pare che si possa conchiudere , che sino dai tempi di Omero era il frutto del Loto argomento , a piu generazioni d' uomini , di cibo sano : ne ad Omero si dee ne- gar fede perche in acconcio del suo proposito fece un mito della virtu del Loto: ne di cio si dee dedurre che tutto quan- to egli dice sia mito e non verita. Anzi io penso , dottissimi Accademici , che sia degna cosa air attenzione Vostra 1' utilita che gli antichi cavavano di que- sta pianta, la quale puo fare buona prova anche in Italia, come mostrano le narrazloni degli storici: la quale, come affer- ma Teofrasto, (2) diede mangiare per piu giorni ad Ofella che conduceva 1' esercito di Agatocle a Cartagine e sosteneva di- fetto di ogni maniera di vittuaglia: la quale usavano gli antichi a piu maniere di lavori di che rende chiarissima testimonian- za Pausania che , fra li vari Legnami , onde per antico faceva- no i simulacri degli Dei , novera coll' ebano , col cipresso , col cedro, con la querela anche il Loto: (3); la c[uale, alia perfine, porgeva materia acconcia agli artefici di tibie o flauti , onde canto Euripide essere dolce la compagnia e lieto il convito dove sia la grazia soave del loto, cioe il suono del flauto [A). Oltre a cio non voglio tacere 1' uso , che facevano gli Egizia- Hi del Loto anche in medicina: e parmi che alle parole di Plinio g'lk riferite, = ventris non sentire morbum, (jiii eitin manducant -= sia chiosa e dichiarazione questo luogo di Pro- spero Alpino, il quale afferma che gli Egiziani ■= utuntur flo- « ribus et foliis contusis ad omnes calidas inflammationes , « atque etiam succo praesertimque ad demulcendos dolo- « res a calida causa abortos, lacte atque oleo rosaceo mi- « sto. (5) -= CI) id. c. 38. (2) 1st. delle piante Lib. IV. c. (3) Pausan. Lib. VIIL c. 17. (4J Heracl. v. 892. (5) De Planlis Aegypti c. 24. * Del Loto di Omeiio 1 1 La sposizione delle pioprie opinioni iiinanzi ad uomini dot- ti e cortesi , che sanno e possono emenidarle e dirizzarle al veio , cosa e di (jualunque lia diletto d' imparare : e sopra questa naturale disposizione , spero che il mio parlare avra trovato benigna accoglieiiza da voi che onoiate tutte le scien- ze ed arti f'ra le quali ultima non e in pregio e in utihta 1' a- giicohuia, della quale e parte moUo rilevante lo studio degli alberi e delle piaute . E veramentc 1' agricoltura e all' Italia nostra, come dice Virgilio « res antiquae laudis et artis » e questo e secondo naturale condizione : inqierocche = « .... neque Medorum sylvae ditissima terra « Nee pulcer Ganges atque auro turliidus Hemus « Laudibus Italiae certant : non Bactra neque Indi « Totaque turifcris Panchaia pinguis arenis (1). Per la qual cosa Columella, che ci viveva con Seneca fiiosofo, portava molestamente che gli Italiani fossero venuti in tra- scuranza dell' arte predetta : di che si lamentava con queste niemorevoli sdegnose parole . -= « Adhuc scholas rhetorum et geometrarum , musi- « corumque, vel, quod magis mirandum est, conteniptissi- « morum vitiorum officinas, gulosius condiendi cibos, et « luxuriosius fercula struendi, capitumque et capillorum con- « cinnatores non solum esse audivi , sed et ipse vidi : agrico- « lationis neque doctores qui se profiterentur neque discipu- « los cognovi: quum etiam si praedictarum artium professori- « bus egeret civitas, tamen sicut apud priscos florere posset « respublica: nam sine ludicris artibus, atque etiam sine « causidicis olim satis Felices fuere , futuraeque sunt urbes : « at sine agricultoribus nee consistere mortales , nee ali pos- « se manifestum est. Quo magis prodigii simile est, quod ac- « cidit, ut res corporibus nostris vitaeque utilitati maxime « conveniens, minime usque in hoc tempus consumationem « haberet, idque sperneretur genus amplificandi reliquendi- « que patrimonii , quod omni crimine caret -= (2) . (1) Virgil. Georg. vol. 13G c 174. (2) Columell. de re rust. Praefal. 12 Massijviiliano Angelelli Tali e si gravi lainentanze iioii farebbe oggidi Columella vedendo molti e buoni ingegiii porre cura e sollecitudine al- io studio della terra, la qual cosa e via sicura e diritta al- r auinento di civile prosperita. E sopra questa disposizione degli uomini presenti , bo stimato uon discouveuire affatto alia dignita vostra la materia di chc bo trattato , della quale conosco e confesso cbe altri avrebbe saputo e potuto di leg- gieri meglio e piu distesamente ragiouare . Nondimeno noii parendomi cosa ingiuriosa die , per un condotto , come cbe stretto, e bieve, esca pure alcun poco di acqua ad uso de- gli uomini ; sposi breve e secondo il modo della mia possibili- ta cio cbe mi pareva far meglio al pi'oposito . Ne certo vi fa- ra maraviglia cbe altro non abbia potuto darvi la pocbezza del mio ingegno : intanto cbe di coloro cbe sono reputati dottissimi, si dice cbe, di quanto e dato ad uomo sapere, seppero moltissimo , ina non tutto . DI Ur ASSOCMZIOIVE FRA I MEDICI ALIENISTI ITALIANI DOMEIVICO GlIALAIVDI ALL' AGCADEMIA DELL' ISTITUTO DELLE SCIENZE IN BOLOGNA Letto nella seduta del 27 Aprile 1848. i^ei lustri sono gia scorsi, Accademici Sapientissimi , da clie m' applico alia cura degli alienati, e da che porto il carico del servizio medico nell' unico Manicomio di questa nostra provincia bolognese . Al tempo ch' io venni assunto all' onore- vole ufficio, lo cose publiliche non volgevano punto favorevoli agli stabilimciiti di tal natura in Italia, e sopra tutto negli Stati di mezzo della penisola; e gl'infelici colpiti dal tremendissimo malore o divenivano cola entro piu facilmente incurabili, o anticipatamente morivano, tanto il ricoverarli, e il curarli era in modo strano, e diro pine barbaro e bestiale. La gran- de epoca di redenzione pel mentecatti, che gia aveva comin- ciato presso gli stranieri, e piu in Francia e in Inghilterra al cadere del passato secolo, qui non si era per anche mostra- ta die in lontanissimo barlume ; ne ad esordirla degnamente fra noi , e a farla progredire , aveva bastato il sommo Ita- lia no , contemporaneo di Pinel , Vincenzo Chiarugi . Per lo che in tanta avversione ad ogni idea di riforme general! e praticate in grande a favore degli alienati, non mi vidi aperto altro campo che quello delle piccole e parziali , e dal canto mio non ne trascurai alcuna, secondo che le cir- costanze le venivano favorendo , a migliorare a poco a po- co le condizioni almeno del Manicomio alia mie cure affi- dato . E la prima si fu di ottenere dalla Commissione Am- ministrativa , che di tratto in tratto s' impiegassero alcune somme nel costruir nuove sale, nel modificare le gia co- strutte, nell'aumentare le suppellcttili, e le persone addette al servizio degli infermi ; volli aboliti ancora i crudeli mezzi 16 DOMENICO GUALANDI (li lepressione tuttavia in uso, surrogandone del piu umani , adottati massime dagl' Inglesi ; m' occupai eziandio dei meto- di di cura, ed introdussi le nuove foggie di bagni, di doccia- ture , d' apparecchi ec. ; e fin da principio piantai le basi di una statistica inedico-nosologica dci pazzi del Manicomio , e detenninai e prescrissi gli elenienti piu atti alia redazione delle storie cliniche, e delle ispezioni cadavei'iche piu singo- lari . Ed ebbi a dir vevo sul bel principio grande fiducia che gli Amniinistiatori, tocchi pur essi dalla santita dello scopo, m' avrebbero favorite , e fra loro quegli principalmente che nianegglava le cose dell' interno . Per lo che visitato lo stabi- limento d' Aversa, che tutti a que' di predicavano come mo- dello , ne scrissi un saggio critico , e alia Commissione lo de- dicai , al fine che tentata pivi al vivo la sua filantropia , piu pi-esto e piu compitamente avverasse le mie speranze . E non neghero che facessi qualche profitto , in cose sopra tutto di prima necessita, merce le quali il Manicomio, qual e al di d'oggi, non puo neppur paragonarsi all' antico. Ma gli e vero altresi che i miglioramenti non sono cresciuti ne in propor- zione del tempo scorso , ne del luimero tanto maggiore dei pazzi accolti in appresso nello spedale : sicche desso e tutta- via assai lungi dall' emulare i primarl ; massime se si ponga niente alia giustezza, all' ampiezza, aU'operosita, al favore, on- de altrove le innovazioni vengono ideate , proposte , accolte , secondate . Del che per altro nessun di Voi si prendera mera- viglia , consideraiido come tutte ancora ],e piii alte parti della cosa pubblica, e spirito di nazionalita , e statuti legislativi, ed economia di iinanze , e responsabilita di ministeri, e virtu so- ciali e cittadine , e la medesima religione, tutto era intorpi- dito e omai spento , o almeno speuta quella vita che nelle i- stituzioni politiche viene infusa dall' entusiasmo di una giusta ed onesta progressivita, voluta dai tempi e dalle circostanze. Questa e la causa precipua e radicale dei bisogni non soddi- sfatti del nostro Manicomio, dalla ([uale rampollarono poscia le altre cagioni immediate, che non e qui tempo di esamina- re . II faro, avendo vita , in un altro scritto, nei quale espor- ro coi mail anche i rimedi, usando della liberta che oggi agli scrittori concede il Principe, e collo zelo die da me, come Dl Un' AsSOCIAZlONE ECC. 17 loro natural curatore e difensore, reclamano gl' infelici de- menti. Ma ritornando donde mi son partito, per 1' altrui te- pidezza verso le riforme, e per la decisa noncuranza della mia persona , fatta eziandio bersaglio d' aperte contraddizioni ed insidti, cadde in me, com' era da prevedere, ogni volon- ta, ogni spirito; per cui lasciando andare quella corrente, che cercata di rattenere m' avrebbe a sicuri indizi annegato, mi dedicai nnicamente a cio che senza dipendere da altri , solo per me medesimo poteva eseguire . E voi siete stati testiino- ni delle tabelle statistiche ragionate , e delle storie cliniche di casi particolari d' alienazione da me composte , molte delle qnali essendo benignamente per voi date alia pubblica luce, ebbi poi il conforto clie ne facessero onorifica menzione di- versi scrittori nostrali e stranieri, e che di rccente 1' egregio alienista francese Morel parlasse del nostro Manicomio con qualche elogio, massime in quanto alia statistica, dimostran- dolo cosi per questa parte di mediche discipline non inferio- re ad alcun altro ne d' Italia, ne fuori. Cotale, o Colleghi Sapientissimi , fu la mia vita, e il partito al quale m' at- tenni fino al di d' oggi : vita e partito di necessita , non di elezione ; ma se percio non colposi, tutta volta cagione d' in- dicibile amarezza . Se non che ora non solo puo aprirsi il cuore a piii accertata speranza dei niiglioramenti parziali le tante volte implorati , ma 1' animo puo rallegrarsi di es- sere per vedere quanto prima, non gia solo dalle Ammi- nisti-azioni , ma dalle Camere e dai Govern! accolte e fa- vorite le proposte di riforme piu vaste e sostanziali, rico- struendo , per cosi dire , fino dalle fondamenta sopra vi- sta piu grandiose e piu filantropiche tutte quelle istituzioni in pro de' pazzi , che fin qui o erano abortite in sul nascere, o degenerate nel sonno dell' inazione . In causa adunque di si nuovo e meraviglioso mutarsi di circostanze sento io pure maggiormente 1' obbligo che mi stringe di proteggere que- gl' infelici; e percio credo non solo opportuno ma necessario sospendere i parziali miei studi sopra 1' alienazione , utili si , ma remotamente , e sorgere di nuovo a provocar con coraggio r approvazione e la sanzione di tutte quelle disposizioni , che i pazzi formalmente raccomandino all' umanita, e rendano T. n. 3. 18 DOMENICO GUALANDI per scmpre impossibile il ritorno de' tempi di mezzo, e de- gli altri piu recenti , ma poco dissomiglianti . Ed eccomi ad esibirvi un prowedimento da prendersi tosto da noi tutti iii- sieme , merce il quale si vegga al piu presto attuata questa parte di scientifica, e caritatevole missione, che s'aspetta a noi medici specialmente j e il prowedimento e di fare intendere con un voto pubblico, concorde, dignitoso ai rispettivi Sovi*ani d' Italia la seguente verita; che cioe anche nel fatto si rile- vante , e si umanitario della rigenerazione de' pazzi , gl' Ita- liani hanno d' uopo d' essere innalzati al livello delle piu grandi incivilite nazioni d' Europa e d' America, come spe- rano di quanto prima contendere con loro in ogni altra gui- sa di politica istituzione . Per tanto a raggiugnere un line si nobile e rilevante , parmi doversi insistere assai nell' assioma al di d' oggi in ogni cosa pubblica altamente predicate , nella unione la forza. E non e gia che io tema che, se anche da me solo, infimo di tutti, la proposta che son per fare fosse promulgata, alcuni freddamente 1' accogliessero o la disprez- zassero affatto . No, troppo santa e bella e la causa, e trop- po compassionevole e la condizione de' pazzi per coloro , ai quali quella proposta verrebbe da me indirizzata, perche ogni governo non rispondesse soUecitamente all' istanza , qual che ne fosse 1' autore . Tuttavia quanto maggior peso non avra dessa, e qual impulso piii efficace non ne verra al primo svi- luppo, se da tutti in una volta i medici alienisti italiani, u- niti in nazionale assemblea, si divisino di concordia i bisogni a cui provvederCj e ai governanti si chiegga che siano soddis- fatti? Che poi, se a tutti que' medici alienisti s'unisse I'as- senso e il favore dell'intero corpo degli Scienziati, che quel- r assemblea costituissei'o come la piu illuminata , e per cio la piu autorevole d' ogni italiana rappresentanza , qual po- trebbe essere il prossimo Congresso di Siena? Questo a me sembra che sia quel mezzo unico e potentlssimo , che non debba lasciar dubbio sull' esito felice dell' intrapresa : oggi principalmente che una verita , un diritto , massime in pro de' piccoli, dei deboli, dei miserabili, con franchezza, con solennita, in pubblico proclamati, generano nella comune una pronta convinzione, e la comune se ne fa tosto sostenitrice Dx un' Associazione ecc. 1 9 ardonte e autorevole. La storia dei progress! degli alienist! chiaramente dimostra die per non altra via che per qiiella deir associazione di tutti i mcdici direttori di Manicomi, si so- no ottenute in Francia , in Inghilterra , in Germania , e iiegli Stati Uniti d' America, ncl ricoverare e nel curare i pazzi tan- te utili ri forme . Nel 1841 (u la prima la Brettagna a riunir- li tutti al detto scopo in Nottingham ; nel 1844 1' America ne segui r esempio in Filadelfia: e se la Francia e la Germania non contano precisamente riunione alcuna d' alienisti uni- versale, non mancano per altro di societa da essi col mezzo d' opere periodiche istituite ; come per la Francia fanno fe- de gli Annali medico-psicologici, e per la Germania il Gior- nale di Damerow , Flemming e Roller. Solo dal veder gene- I'alizzata e piantata la stessa idea in tutte le menti di quegli uomini che sono giudici piu competenti in questa materia, e da sperare d'indurre nei Governi una persuasione profonda, che gli spinga ad agire, e ad agir tosto, e con pienezza e in conformita perfetta di tanti voti in una conclusione stessa coincidenti. Solo dal veder sviluppate in sufficiente grado, e con plausibili risultati le nuove specie di provvedimenti rige- neratori , verra ai redattori e promulgator! dei codici la fidu- cia d' autorizzarli , e promuoverli colla sanzione legislativa . E quegli sviluppi e quei risultamenti che dipendono da espe- rienze lunghe e molteplici , come un medico solo o pochi po- trebbero mai esibirli? e oltre a cio con-edarli col prestigio del credito, e della opinione che facilissimamente scaturisce dal ntimero ? Finalmente in tanta varieta di rami in che 1' a- lienazione si divide , bisognevoli ciascheduno di particolari riforme , da chi se non da una numerosa adunanza potrebbe- si in breve tempo con dimostrazione elaborata far conosce- re in che in ogni ramo noniinatamente faccia mestieri che il Governo impieghi la sua soUecitudine ? In quella adunanza si creerebbero commission! ; queste si spartirebbero le ma- terie ; e tutte conteniporaneamente affaticandosi , ne ofFrireb- bero in breve tutto cio che ad una compiuta proposta tornas- se opportuno. 11 mio parere adunque si e che nel Congresso Sanese ( il quale non potra non essere numeroso , perche la citta e centrale) si facesse la riunione anche di tutti gli 20 DoMENICO GUALANDI alienlsti d' Italia, di die un doppio vantaggio sarebbe a mio, credere per derivare ; 1' uno che formando essi una sottose- zIo?ie della sezione di Medicina , intantoclie nulla perdereb- bero della loro specialita, s' appoggerebbero eziandio al cre- dito di tutte le altre classi di medici , e dell' intero Congres- so : Taltro che il Congresso medesimo, invitando per se a cola raccogliersi ogni scienziato, offrirebbe I'occasionepiu acconcia perche gli alienisti tutti come scienziati vi concorressero, quan- d' anche mancasse l' altro titolo , cioe di conferire e di coUe- garsi fra loro. Radunati in Siena per la prima volta, tosto sareb- be da por mano all' opera , e tutti i lavori da farsi sui diversi temi compresi nella loro materia, dovrebbero distlngaersi in quelli di redazione pronta ed urgente, ed in quelli di redazione piu lenta, meritevole di sottile e profonda disamina. I primi for- merebbero , a mio giudizio , 1' intento unico ed esclusivo de- gli alienisti itallani nel primo anno della loro associazione , al fine di pubblicarne un completo saggio nel Congresso da tener- si qui in Bologna 1' anno venturo ; e sarebbero i seguenti : \.° compilare una legge per gli alienati , sla rispetto alia tu- tela, e al trattamento migliore dei medesimi , sia rispetto ai loro diritti sociali , e al grado di colpabilita delle azioni da lo- ro commesse : 2.° studiare il modo piii adatto perche tal leg- ge sia proposta alle rispettive rappresentanze di tutti i go- verni italiani al tempo stesso, e sanzionata ed inserita nei co- dici in attivitd : 3." cercare le modificazioni sostanziali ed ac- cessorie da pratlcarsi nella costruzione, e nell' organizzazio- ne de' Manicomi si pubblici che privati : 4-.° concertare un piano di statistica medica semplice ed nniforme, da adottarsi da tutti i Manicomi della penisola, e istituirne utili confron- ti , e trarne provide induzioni : 5.° comporre e dare in luce un manuale pei soprantendenti, e per gl' infermieri, alfin- che questa classe d'individui, tanto influente sui pazzi, sia morigerata ed instrutta : 6.° fare attenzione alle cautele, e ai provvedimenti da prendersi circa i pazzi criminali : 7.*' isti- tuire un repertorio generale italiano, al precipuo scopo della patologia mentale , della medicina legale degli alienati, e del- la clinica di tutte le neurosi : 8.° finalmente, conchiudere una corrispondenzacoilesocietastranieredi sirail fatta gia esistenti Di un' Associazione ecc. 2 1 e fiorenti, e una rapprescntanza della nostra presso di lo- re, e una reciprocanza dei lore giornali con quello che i nostri verrebbero conipilando . Gli altri temi poi di piu lun- ga, remota, e difficile soluzione sarebbero, a cagion d'esem- pio, la redazione di un trattato completo suUa cura morale, e sulla cura fisica dell' alienazione; F illustrazione delle cause che la predispongono , e la producono, e come si prevenga- no , e si tolgano ; lo studio anatomico e fisiologico del siste- ma nervoso, e dei rapporti scambievoli del fisico e del mo- rale; la psicologia, e la frenologia ; la diligente necroscopia dei cadaveri; la terapia degli alienati accresciuta dei nuovi mezzi influenti singolarmente sui nervi, quali sono il magne- tismo animale , 1' elettricita, I'etere, il cloroformio, la cana- pe Indiana ec. Ai quali temi fin qui proposti possono aggiu- gnersi e l' esercizio del culto religioso applicato ai Manicomi , e gli argomenti piu accomodati a promuovere il patronato dei pazzi, e le diverse loro separazioni negli spedali , secon- do le diverse specie di malattie , come d' epiletici , d' idioti , di furiosi , di sordo-muti ; e i metodi recentemente inventati per tentarne la riabilitazione , o in qualche guisa almeno mi- gliorarne la condizione; e come impedire i suicidi, e addolci- re i mezzi di repressione pur tal volta necessari; e per ultimo come lagguagliare le guarigioni ottenute negli spedali pubbli- ci con quelle de' privati, e il numero de' pazzi colla popola- zione dello stato , della nazione , e delle altre nazioni stranie- re . II che tutto potranno fare gli alienisti successivamente o per lavori speciali presentati o mandati ogni anno nelie adu- nanze dei Congressi seguenti, o per apposite commissioni scelte a tal uopo dal grembo medesimo dell' associazione . Ma a corisegnire che al Congresso di Siena convenga quel piu d' alienisti italiani che e possibile, e perche vi convengano a questo scopo parziale, e vi si costituiscano in corpo deliberante, e necessario che alcuno ne li renda avvertiti, o ne pi'enda come suol dirsi 1' inizlativa, invitandoli qualche tempo pri- ma o per r organo di giornali accreditati, o per indirizzi spediti a ciascunoper singolo, con fervida esortazione a por tosto le fondamenta del filantropico istituto . 22 DOMENICO GuALANDI Ed io, in cotiforniita della massima esternata fin da prin- cipio, diio clie mt'^lio assai die non nn medico solo, assu- meni questo incarico un' iinioiie di molti medici e scienziati per anlichita illustre , e per autorita di scritti in ogni culta parte del nioiido conosciuta. SI, fra le piix celebri Accademie italiane, ccrtamente la vostra tiene uno de' primi posti, Col- leghi Sapientissimi ;alla quale se per la nessunissima mia dot- trina son vergognoso d' appartenere, non ho tuttavia da ri- mordernii di non recare all' incremento di lei, e al bene del- r umanita nn volere non meno intense di quelle di qualun- que altro . E ve ne sia prova 1' opera santa che vi propongo, a cui s' io sono troppo inferiore , voi siete superiori di lun- ghissima tratta. Non vi dimando se non che la mediazione del vostro nome : voi siatene con un programma gl' iniziatori ; da voi parta il solenne appello agli alienisti italiani, gli studi dei (juali formano parte dei vostri , e a non altro termine che i vostri sono diretti, cioe al vantaggio del genere umano , del quale i pazzi sono la classe piu bisognosa d' ajuto . Alia vostra voce nessuno certainente si neghera. Che se un intervento completo non s' avverasse, e quando pure alcuni pochi soltanto fossero per aderire aH'invito, non e da credere pero che sa- remmo delusi dello scopo desiderato; perche anche con quei pochi s' istituirebbe pur una volta un centro d' unione per tutti i medici direttori di Manicomi ; pur una volta si sareb- be levato un grido di riforma in questa si rilevante , e si mal- menata specie d' instituzioni benefiche. In ogni ipotesi a voi resterebbe sempre il merito del primo sforzo, e sarebbe sem- pre per voi lodevole un tentative pietoso , quantunque privo d' efFette. Ma no, 1' efFetto voi 1' otterrete e pienissimo; e so- pra questa lusinga , io propongo al Cliiarissimo che presiede a questa adunanza, d' interpellare il vote degli Accademici intorno all'invie di una lettera ad ogni alienista d' Italia, che Io esorti ad intervenire al Congresso di Siena , per associarsi cogli altri della nazione sopra 1' esempio d' America , e d' In- ghilterra . Questa lettera firmerebbela il Presidente od il Se- gretario , e i principali giornali medici nestrali la pubbliche- rebbero. Se cosi facende siamo quasi certi che in Siena si compira il primo formale impianto di questa associazione , Di un' Associazione ecc. 23 non posso tenermi clal vagheggiare con allegrezza giii compi- lato il primo piogetto di legge per gli alienati , gia istituito il primo gioinale italiano sopra 1' alieiiazione , e gia introdot- te e ravviate tutte quelle urgeiiti i-iforme clie ho accennate poc' anzi; e tutto cio nel prossimo anno 1849, e in quella stessa citta di Bologna, che die il primo impulso , e s' incari- c6 la prima della missione generosa. Colleghi Sapientissimi; e troppo alto il concetto che ho di Voi per non quietarmi a quel partito qualunque che sarete per prendcre; ma perdonateio all' amore che io porto alia causa, se m'abbandono ad una dolce, e ferma lusinga di ot- tenere da Voi non solo una cortese approvazione , un pieno e volonteroso assenso, ma altresi una cooperazione vivissima, e un saldissimo ajuto a promuovere quanto brevemente vi ho dichiarato col mio discorso . Alia mia voce umile e sola Voi supplirete colla vostra molteplice e piii grave ; e alle mie scar- se vedute verrete allargando i confijii coi vostri lumi , e consi- gh. Oh si, che forse da Voi e per Voi cominciera ad effettuarsi un voto che da tanti anni, ma senza speranza di vicino adem- pimento, io mi chiudeva nel cuore, d' essere utile non comun- que, ma sostanzialmente e durevolmente ai miseri alienati. Dopo il lunghissimo tempo, in che ho patito e pianto in secreto la prepotenza degli uomini e delle •circostanze , posso pur ora liberamente sclamare : questo e il momento di parla- re, e di chiedere con franchezza; parliamo, e saremo ascolta- ti , chiediamo ed otterremo. E improvido non che ricusar le riforme , tardar pur anche a realizzarle , a moltiplicarle . Si vuol cancellata la macchia d' aver differitosialungo, d' esserci in tutte le riforme civili, e in questa principalmente , tenuti si indietro da tutte le nazioni . E il modo di cancellarla si e di adoperarsi con tanto ardore , quanto fu profondo il letargo, ond' anche in questa importantissima parte del sapere umano e della carita cristiana ci lasciammo togliere dagli stranieri il primato. Io non ho ingegno , ne speranza di vita , che all' Ita- lia bastino a rivendicarlo ; ma il potranno bene i giovani alie- nist!, che s' educheranno alia scuola dell' associazione italiana, la quale mcdiante la filantropia e 1' autorita vostra, Accade- mici, vedremo nel Congresso di Siena istituita . D' ESTASI CATALETTICA INCOMPLETA DEL DOTTOR FERDINANDO VERARDINl LETTA ALL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL ISTITUTO DI BOLOGNA f Nella seduta del giorno 18 GeoDajo <849. ) T. II. 4. J^o studio dei fatti e della massima importanza per il medico pratico , qualora pero questo studio si faccia senza prevenzione , e non si voglia spiegarli forzosamente riducen- doli sotto date teoiie. E poi utilissimo clie il medico, special- meiite se giovine , incoutiandosi nel suo esercizio pratico in alcuni casi , i quali si scostano dalla comune degli altri, net- tamente , e con sincerita li esponga al giudizio dei Savi , per esaurire cosi ogni mezzo, il quale possa recare qualche utile alia scienza che professa . Egli e dietro di questo, o Accademici Sapientissimi, che ora mi faccio a narrarvi la storia di un fatto medico, per la quale storia non avendo coUo scarso mio ingegno, potuto ve- nirne a conoscere 1' intima causa, ne rapporto cogli antece- denti, ricorro alia ben nota scienza di voi cliiarissimi, onde mi facciate aperto cio che per me e rimasto oscuro, ed in- esplicato . II 3 Decembre 1846 Venni chiamato da certo G. Z. giovine dell'eta di 20 anni , di professione Beccaro, il quale senza causa manifesta, ma probabilmente come esso diceva per gli strappazzi propri del suo mestiere, sentivasi un dolore fisso al lato destro del torace, fra la settima, e la ottava costa, e difficolta di respiro accompagnata a tosse ; oltre a cio venni osservando che era acceso nel volto , che aveva febbie , con polso pieno e forte ; esaminai lo sputo e le orine : il prime era mucoso salivale semplicemente , le seconde rossastre e con qualche poco di sedimento : basso ventre naturale . Pre- scrissi un salasso al braccio di oncie 8, e che prendesse 28 Ferdinando Verardini intei'namente un' oncia e mezzo d' olio di Ricino. Rividi 1' in- fermo sul far dcUa sera, e trovai il sangue estratto duro di crassamento 5 e questo lievemente coperto di coteima gelati- iiosa , e poca la separazione dello siero ; durava la febbre , e gli altri siiitomi nello stesso grado, solo la seiisazione di pun- tura riesciva vieppiu molesta. Credetti bene di ordinare 1' ap- plicazione di quindici sanguisughe al lato dolente, ed inter- iiamente bocconi composti di Gomina Ammoniaca ed Estratto di Scilla , ed mi lambitivo oleoso . Dalla sottrazione locale ne risenti giovamento 1' infernio , il quale passo benino la secon- da giornata : alia terza torno pin proniinciata la febbre, eb- be smania, difficolta di respiro, e comparve sputo di pretto sangue spumoso , e rutilante : prescrissi un secondo salasso , ed ai soliti bocconi imii tre grani di Segala per ognuno : in prima sera trovando in certa copia lo sputo , e nessun alle- viaraento nel coniplesso del male , altro salasso : la notte il malato fu inquieto , ebbe molta tosse , continuava a sputar sangue, poco pero era il dolore di puntnra. Al quarto gior- 110 febbre piu mite, meno snianioso I'infermo, sputo sangui- giio di eguale qualita , ed in copia . Feci escire altre iiove in dieci oncie di sangue dal braccio , dopo la quale sottrazione sanguigna fuvvi nel corso del giorno qualche animaiisamento di male ; nella notte fuvvi una certa quiete . Quiiito giorno , aumento di tosse, polso duro, resistente, sputo in non mol- ta copia ; per la quinta volta feci di nuovo aprirgli la vena ; dopo fu pill quieto il malato, e si trovo anche a suo detto in condizioni migliori ; notte tranquilla . II sesto giorno si man- teniie il miglioramento sino all' ave-maria ; dopo il qual ter- mine aumentossi la febbre , la tosse, e rinnovossi anche qual- clie poco di dolore puntorio al solito luogo . Altro salasso, e nella mezza notte un settimo, dopo dei quali fuvvi diminu- zione di tutti i fenomeni morbosi . Debbo fare avvertito che il sangue nelle diverse volte cavato si presento sempre con lieve cotenna gelatinosa, con crassamento duro, e poco siero. Per tutto il corso del settimo giorno duro il miglioramen- to , quando nella notte avanzata una donna che assisteva premurosamente questo grave malato , s' accorse che esso a- vendo gli occhi fermi ed intenti alia parete del muro che gli . Storia d' estasi ecc. 29 stava di contro, trattenendo il fiato, allungati gli arti inferio li, e prostese fuori delle coltri le braccia, come assorto in u- na celeste contemplazione , atteggiato il viso in un dolce sor- riso, niandava dal petto alcuni suoni inarticolati, ed alcune lagrinic gli piovevano sulle gote. Ella siibito il chiamava per nome, e lo scvioteva, pregandolo a far manifesto il deside- rio , od il bisogno suo; ma quegli neppur facendo segno d' es- ser tocco, ne d' udire le cordlali sollecitazioni , continuava lo stato descritto. Alzaronsi i parenti di lui , desti alle giida del- la donna la quale assisteva 1' infermo , credendo clie il giovi- ne mandasse 1' estremo fiato , e fattisi attorno al letto , chia- mandolo a nome , e pur scuotendolo , non poterono ottenere di distorlo dalla sua fissazione, e duro in questa maniera qua- si un' ora , al finire del qual tempo datosi in un profuso su- dore , comincio gradatamente col volger del capo , e col rila- sciarsi degli arti superior! a tornare in se. Era accorso il pa- dre del malato a chiamarmi, e per quasi un quarto d' ora fui spettatore attonito di questa scena. Durante questo accesso il calore della cute era normalissi- mo , il polso lento, regolare ne' suoi ritmi, i muscoli non ir- rigiditi, quelli pero delle braccia non permettevano di smuo- verli dallo stato in cui si trovavano che a mala pena, e ces- sata la violenza , si riconducevano prontamente alia posizio- ne . Era insensibile a pizzicature , soUetico , e punture che con uno spillo , io leggermente gli faceva . Dopo 1' accesso i polsi ei ano vivi , ed espansi , la cute madorosa , libero aveva ogni movimento della persona , ed esso non rammentando piu lo stato trascorso , sol diceva di aver fatto un deliziosissi- mo sogno, durante del ([uale egli non aveva piii avuto mo- lestia di puntura , ne di respiro , ma non ricordava cosa a- vesse sognato . Nella giornata , ottava di male , lo visitai quattro volte , e sulla mezza notte feci altra visita, ne in tutto questo tempo aveva (cosa veramente meravigliosa ) piix avuto tosse, sputo di sangue , ne febbie , insomnia io lo trovava come in con- valescenza . Ordinai che continuasse ad ingliiottire i soliti bocconi che prendeva prima dell' accesso , composti come dissi di Segala, 30 Feudinando Verardini Gonima Ammoniaca , ed Estratto di Scllla nelle debite pro- porzioni , e nel lambitivo oleoso . Tutto cammino prospera- mente sino alia notte della nona giornata, nella quale al mo- mento preciso , e cioe alle due dopo la niezza-notte , torno colla stessa forma, nella stessa maniera, coi medesimi sinto- mi, colla stessa durata, I'accesso descritto . Fui subito chiamato , ed osservai attentamente lo stato di questo infermo , e ripetero che era identico al gia passato . Terinino raccesso coi soliti sudori, susseguiti poscia da quie- te perfetta. Vedendo in questa malattia una marcata intermissione, stimai opportuno di ricorrere , onde prevenirla, al solfato di Ghinina , e lo amministrai sciolto col metodo del Confani , fuorche la dose la portai piii alta, facendone sciogliere col metodo d'arte gr. 14 in one. 5 d' acqua. Fu consumata que- sta dose nella giornata, la replicai nella susseg-uente, ed al- r ave-maria dell' undecima prescrissi quattro bocconi di gr. 6 I'uno di solfato di Ghinina, da prendersi ogni due ore u- no . Air un' ora e mezza dopo mezza-notte mi recai dall' in- fermo, il quale trovai quietissimo , allegro, e disinvolto di- cendo per miracolo d' aver ricuperato la salute . Lo pregai istantemente a dirmi , ora che avvicinavasi I'accesso, ogni benche minimo cambiamento in lui succedesse , ed a qualun- que annunzio precursore del suo male rendermene avvisato . Suonarono i due tocchi al pubblico orologio, e pochi minu- ti secondi dopo, F infermo senti un brivido come scorrergli per la vita , che si accrebbe , e si propago a maniera d' ac- cusare intenso freddo . Lo coprii con panni caldi , e procu- rai ogni maniera per riscaldarlo. In questo stato esaminati i polsi erano piccolissimi, e ristretti, la temperatura della cu- te alia mia mano , poco si mostrava al disotto del normale , i piedi pero erano freddi assai. Dopo una mezz' ora comincio a diminuire il freddo, indi si riscaldo , e desiderava d' essere al- leggerito di panni ; comparve in fine qualche poco di sudore j poscia calma perfetta. Animato da questo buon successo, giacche vedeva solo un conato d'accesso, e che quindi 1' antiperiodico avea giovato, ne continual 1' uso sciolto, nel corso della giornata, riserbando StORIA d' ESTA3I ECC. 31 i bocconi alia notte , nella quale potevasi replicare 1' acces- so; e trovatomi presente, al letto del malato la 13 notte air ora solita , ebbi la consolazione di non vedere pur mini- mamente alterato il modo d' essere dell'infermo, e che ne freddo, ne sndore, ne smania presentossi . Seguitai fino alia ventesima prima gioniata nell' uso del solo Chinino sciolto , decrescendone poscia man mano la dose , lo abbandonai al quaraiitesinio giorno, contento di vedere il mio infermo vege- to ed in buon essere , di modo che pote nuovamente darsi ai suo faticoso mestiere , ed anclie pocbi mesi or sono lo vidi bello e roliusto , senza avere piu mai sofFerto male nessuno . Oia in quanto alia forma che assumeva questo accesso morboso il chiamerenio col noma semplice d' Estasi , o di Catalessi ? Abbenche molti niedici abbiano confuso 1' Estasi colla Ca- talessi , e le abbiano riguardate come una sola ed identica malattia, abbenche i nomi Catalessi, od Estasi siano stati impiegati spesso come sinonimi, quelli pero che hanno bene a dentro studiate queste due malattie , hanno conosciuto che offrono dei sintomi distinti e di differenza essenziale. L' Estasi, dice il celebre Giuseppe Franks e una privazione dei sensi , come lo" indica la sua etimologia dal Greco lE^-aoj ( esser privo di sensi ) . E una contemplazione profonda nel- la quale il malato rimane immobile ; i sensi esterni sono aboliti , senza che percio abbiavi sonno ; la voce si fa senti- re; qualche volta 1' Estatico canta, ed il senso de'suoi discor- si annuncia che esso e in preda a delle vision! angeliche, o diaboliche. Georget definisce 1' Estasi un sentimento di trasporto mas- simo , ed inaspettato di forte volutta , con inazione piu o me- no completa dei seiasi esterni, e dei moti volontari. Berard nel Dizionarlo delle Scienze mediche, 1' ha spiega- ta dicendo che e una esaltazione viva di certe idee che assor- bono talmente I'attenzione, che i sensi esterni sono sospesi, i movimenti volontari pur sospesi, 1' azione vitale stessa alcu- ne volte rallentata. La Catalessi poi, come la descrivono vari chiarissimi Au- tori, e lo stesso Giuseppe I rank ^ e un' impi'ovviso riposo dei 32 Ferdinando Verardini sensi, e dei moti volontari, mentre 1' infermo conserva la stessa posizione in cui trovavasi al cominciare dell' accesso , e si presta a ricevere, ed a conservare tutte le inflessioni, men- tre il polso e la respirazione restano nello stato normale. Per le riportate definizioni, non paimi die debbasi ritene- re uno stato di semplice Estasi quelle in cui cadde il mio in- fermo, mentre come si e veduto qui sopra i Nosologi la fan- no derivare principalmente da cio che la mente fa uno sfor- zo grande d' attenzione fissa sopra un solo oggetto , verso del quale tende incessantemente 1' imaginazione , per cui stanchi , diro cosi, i nervi di questa forte tensione danno luogo a quello stato di malattia che chiamasi Estasi. Ma nel nostro caso, dove era e quale era quest' oggetto sul quale incessantemente si rivolgesse la mente dell' infer- mo ? . . e cosa positiva che ho dimandato , pregato caldamen- te a dirmi se qualche pensiero lo assorbiva , se aveva prova- to commozioni d' animo , forti dolori , ed ho sempre avuto per risposta che esso non sapeva , vedi dove si pone la felici- ta, cosa fossesi malinconia, o doglia, e che esso contento del- lo stato suo , poteva chiamarsi felice . Ne e per anche da ritenersi, a parer mio, pura Catalessi, giacche non conservava il malato diverse posizioni, ma solo le braccia , come ho descritto , si rimanevono immobili , e procurando di rimuoverle dalla posizione in cui erano , era mestieri d' usare una certa forza , ed abbandonate a loro, tor- navano nel posto di prima. II rimanente delle membra, e gli arti inferiori in ispecie erano rilasciati . Se esclusivamente all' uno stato, od all'altro, non si at- teneva 1' accesso dello Z sembrami pero che in qualche mo- do partecipi , e s' attenga un poco ad ambedue , per cui lo chiamerei uno stato d' Estasi-Catalettica incompleto. Direi ancora che per questo fatto sarebbesi condotti a cre- dere possibile darsi uno stato d' Estasi per accessi non pro- dotto , e mantenuto da quella contemplazione profonda su di un' oggetto , come vollero i medici ed i Psicologi sin qui , e parmi che questo stato di cose abbia potuto trovare mo- tivo nel mio infermo , dalla grande spossatezza di forze in cui era caduto per causa dei ripetuti e larghi salassi, dalla Storia d' estasi ecc. 33 dieta, dai medicamenti , per cui ne venne questo stato di ma- lattia mentale, stato patologico di alcuna porzione dei nervi del cervello, stato che sino ad ora non si e in grado di de- terminare , analogo a quello del sonno. E diffatti e da rimar- caisi intorno a questo rapporto , che al momento in cui il sonno s' impadronisce di noi, e per conseguenza all' istante nel quale i nostri sensi s' assopiscono, siamo piu disposti alle illusioni sia relative alia vista che all' udito. I sogni non sono a vero dire che allucinazioni le quali si manifestano durante il sonno ed in cio il loro studio si lega intimamente all' Estasi ed alle Visioni. Quando in un sonno profondo , come quello nel quale si appalesano i sogni, gli organi non sono addivenuti completa- mente insensibili , che essi agiscono ancora parzialmente , le sensazioni imperfette che ci trasmettono ingenerano nello spirito,iI quale non dorme, delle percezioni e delle idee, che questo spirito associa e combina dietro le sue disposizio- ni , e le sue credenze , il suo grado di attiviti , il suo carat- tere, e da cio nascono i sogni. Egli e precisamente cio che accade per le visioni, le allucinazioni, nelle quali succedon- si serie di fatti , e d' idee piri o meno coerenti. Allora una serie di percezioni false ed incomplete tradotte in idee dallo spirito , dietro la sua disposizione , e le sue idee anteriori , formano tutto il fondo delle visioni. Noi sogniamo di cio che abbiamo veduto, detto, fatto, noi sogniamo sopratutto delle cose che fortemente ci preoccupano : il visionario , 1' alluci- nato , vede nelle sue visioni , ed allucinazioni il quadro mi- stico del quale esso si e imbevuto l' immaginazione. Si puo dire che la visione e il sogno che fa 1' uomo nello stato d' E- stasi , stato d' insensibilita analogo al sonno . Ma terminando questa digressione, diro seguitando , come dare spiegazione a questo risalto nervoso in un giovine non predisposto, mentre esso e di temperamento sanguigno bilio- so , di carnagione bruna , di mediocre statura , pieuo di vi- gore , r educazione del quale non ha certamente potuto svi- luppargli idee romantiche, ne troppo religiose; che non si e infine mai dato all' onanismo , o ad altri cotali vizi, da inde- bohre , o comunque alterarc il di lui sistema nerveo? come spiegare questo fenomeno Psicologico ? . . T. II. -5 3-1 Ferdinando Veuaudini Che dire poi della totale scomparsa dei fenoraeni morbosi di petto, scomparsa cosi iniprovvisa, cosi inaspettata? II complesso di tutti i fenomeni, di tutti i sintomi morbo- si, che ho superionnente descritti, i quah quahficavano una malattia di petto , e piu precisamente dell' apparato respirato- rio , e tale da permetteie il Diagnostico di una Pleiiro-Pneu- nionite accompagnata ad Emoptoe ? Osserverei che una infiammazionc di polmone , e di una porzione delia Pleura che lo ricuopre , non tronca si brusca- mente il suo periodo morboso, ed ha per carattere quasi es- senziale , la qualita dello sputo , detto pneumonico , a meno uon tenda 1' inhammazione all' induximento , od epatizzazio- iie , caso allora in cui sonovi altri segni di malattia , diversi dai suddescritti . Nel caso narrato , dal primo al terzo giorno si e avuto lo sputo semplicemente mucoso-salivale , e dal ter- zo al settimo , sputossi solo sangue puro , e vivo . Dippiu la qualita dei sangue estratto dalla vena , non mi addimostrava imo stato di forte infiammazione, per la qualita della coten- na che si mantenne sino al settimo salasso sempre gelatino- sa , e non lardacea, quale e propria insomnia dei pneumonici. Lo sputo sanguigno , pretto , non elaborato , non potrebbe far dubitare di pletora sanguigna ad voluinen, e ad spaiintn, per cui il sangue dietro lo stato in cni trovavasi il polmone, veniva cacciato dalla bocca ? Non potrebbesi venire in dub- bio di uno spasmo del nervi che si diramano nei Polmoni, ac- compagnato , o piu probabilmente prodotto da ingorgo san- guigno, per cui la doglia, la tosse, lo sputo, la smania, po- trebbero trovare spiegazione da questa causa? Non sarebbe piu facile, metteiido per causa del male un ingorgo sanguigno accompagnato da spasmo dei nervi che vanno al polmone, lo spiegare 1' alterazione nervea, sotto la forma d' Estasi-Catalettica descritta, mentre cambiando, diro cosi, di centro il male, ha lasciato libero 1' apparato respira- torio, per dar luogo ad alti'a manifestazione morbosa? Non potrebbesi finalmente credere che I'accesso d' Esta- si-Catalettica fosse stato una crisi salutare ? Stando al fatto , mi pare che veramente sia stata una crisi, se per crisi intendiamo qualunque cambiamento della malattia, Storia d' ESTASI ecc. 35 per il quale ne venga una modificazione in bene, od in male del morbo stesso . Se pero, o Accademici Sapientissi- mi , potra ritenersi come tale , sarei d' avviso, che questo sia il primo fatto medico di tale natura oggi conosciuto, ed ap- punto per questo ho voluto farlo conoscere a Voi dottissimi , e solo per questa ragione potra avere qualche utilita questa poverissima mia Storia medica . SU ALCUNE PARTICOLARITA RISCOIVTRATE m UN' ERNIA INGUINALE CONGENITA NASCOSTA ED INCARCERATA FRAi\CESCO RIZZOLI LETTA ALL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITOTO DI BOLOGNA NELl' ADUKANZA DEL GlOBfiO 23 NOVEMBRE 1848. N. on vi ha certamente Chiriirgo, sebbene dotto ed e- sperto , il quale iion trovi , in alcuni casi , gravi difficolta a precisare la natura di ui^ tumore che imprender deve a cu- rare; che anzi qualche volta, attese particolari circostanze, presentaiisi apparenze cosi ingannevoli, che potrebbero trar- re in errore il Chirurgo piu avveduto e prudente , ed indur- lo a valersi d' espedienti tali, che innopportuni essendo alia vera natura del male , esporrebber per questo a gravissimi risclii , ed anche alia stessa morte i malati . E siccome la cognizione di simili fatti puo porgere molti lumi alia scienza , egli c percio che avendo io dovnto tratta- re, sono gia scorsi parecclu anni,un infernio nel quale appun- to rilevavansi tali particolarita da rendere assai malagevole il diagnosticare la natura vera di un tumore occupante la di lui regione inguinale destra, e lo stabilire i mezzi che coUa maggiore soUecitudine impiegar si dovevano , ritengo non del tutto inutile il tenerne oo ANOMALIA DEL PERITONEO LA T E R Z A SOPRA IL RAPPORTO DI FORIIZIONE E DI SVILIPPAMEXTO TRA GLI ART! ED I LORO APPARECCHI INERVOSI LUIGI CALORI all' ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' ISTITUTO DI BOLOGNA NeW adunanTM 7 Fcbb. 1849. Ocrive Cicerone nella prima tuscolana, che i Platonici insegnarono = aiiimam triplicem esse , cujus principatus, id- est ratio in capite sicut in arce, ira in pectore, cnpiditas subter praecordia •= . La quale dottrina fu lungamente pro- fessata dalle scuole, die bramose di conoscere la particolar sedc delle due ultime si diedero ad investigazioni , e ad ar- gomentazioni sottilissime , dietro le quali stabilirono , che I' i- rascibile stava nel cviore, e la coucupiscibile nel fegato, del- la quale pero non credcttero cosi circoscritta la sede , che non potesse eccedere i confini di questo viscere, e posero che il germe degli appetiti venerei annidasse nei reni , dove coine in fuciua apposita aveva sua formazione q sviluppamen- to . In cosilTatta sentenza convenne tutta 1' antichita, e Pa- racelso ancora, contro cui elevossi Van Helniont, il quale avendo fatta sede e centro delF anima sensitiva il cardias del- lo stoniaco , e segnatamente la milza, ed essendo uffizio di quest' anima anche la venere, disse, gli appetiti venerei non dai reni cloaca dell'urina, ma dalla milza, come da piu pu- ra e nobile sorgente derivare , procacciando di dar fede a questo suo asserto con argomenti tratti dalla Mitologia , dal- r Anatomia umana e comparata, dalla Patologia, conciossia- che allc'rava che mentre a Saturno primo dei Deiastri attri- 'b' pri buivasi la prima paternita , venivagli concessa la milza, e che i Fauni , ed i Satiri per essere genia salacissima , e scurrile dipingevansi ad immagine di Saturno; che il feto nell' utero ha una specie di milza esteriore, avendo il Vesalio dimostrato essere lieniforme la sostanza della placenta; che gli uccelli che 70 LuiGi Calori sono salaclssimi, non hanno i reni ; che i lienosi sono piu che altri proni alia venere ; che le turbe isteriche teiigono plu veramente il lato sinistro del corpo , ed altrettali iminagina- zioni ed argomenti che per brevlta tralascio, e che ognun sia vago coiioscerli , legger potra nel Jus Dimmviratus inse- rito nelle opera omnia di Lui stampate a Francfort F anno 1682. Ma il Malpighi nella sua celebre esercitazione anato- niica de Viscerum structura (1) non avendo notato trai feno- meni consecutivi alia estirpazione della milza nei cani alcuno aflfievolimento nella propensione alia venere; anzi afferman- do il Boherave nelle sue prelezioni Accademiche (2) provare i Malpighiani esperimenti , che gli animali ai quali era stata recisa la milza = venerem etiam magis appetere et esse fae- cundissima ■= ed essendo cio pure ripetuto dall' Haller (3) dietro 1' autorita del Boyle e del Blakmore , ne sterilita ne maggior salacita osservata essendosi in uomini ai quali era stata asportata la milza dal Fioravanti in poi, ne finalmente dalla milza nulla ai vasi genitali provenendo , secondo si e- sprime I' Haller, 1' ipotesi del Van Hehnont cadde , ne piu si menziono da alcuno se non per accennare uno di quel tanti vaneggiamenti usciti della mente dei fisiologi intorno le oscurissime funzioni del nominato viscere . Ma per quanto strana ed inverosimile sia una opinione, raro e che nelle os- servazioni della natura talor non c' incontriamo in qualche cosa, che se non altro, apparentemente la sostenga. lo non so se alcuno abbia mai veduta una connessione cellulo-vasco- lare congenita della milza cogli organi genitali. Questo so be- ne che nei principali Autori di cose anatomico-fisiologiche e patologiche si antichi che moderni a cio consultati non tro- vasi fatto cenno di una simile contingenza . Perche essendo- mi avvenuto in un caso di tal genere , ho stimato non do- verlo trascurare , ma di fame materia di discorso davanti (1) Vedi nella cit. csercit. stampata in Bologna I'an. mdclxvi il cap. inlit — Cogitata qiiaeflam circa lienis usum dubitative enunciata - (2) Herm. Boherave praelect. accad. in propr. instit. rei nied. edidit et notas addidit Albertus Haller Vol. III. p. 75. Goettingae 1741. (5) Element. Physiol, corp. hum. Tom. sexl. pag. 422-23 Bernae 17C4. OsSERVAZIONI AnATOMICHE 71 questo (lotto consesso. Non sara pero questo il solo argomen- to, sul quale, o Signori, mi converra intrattenervi . II so- getto clie mi ha offeita la predetta comiessione, era anche no- tevole per due altri particolari non meno importanti, uno clie si rifeiisce ad \xn anomalia del peritoneo , la quale sem- brami debba riscliiarare il modo con che lo stomaco ed il colon trasverso rimangono abbracciati dalla sierosa peritonea- le , e come si formano gli epiploon : altro clie si riferisce al rapporto di formazione e di sviluppo tra gli apparecchi ner- vosi degli arti , e gli arti stessi : onde che alia trattazione del nesso congenito della milza cogli organi genitali faro suc- cedere la trattazione di questi due altri notabili. OSSERVAZIONE I. Connessione cellalo-vascolare congenita della inilza con I'ovaja e troniba faloppiana sinistre. In un feto umano femmina di 7 mesi circa, ectromelico co- me apparisce dalla Fig. 1. Tav. 1, aperto I'addome per ve- dere se alcuna anomalia esisteva nelle parti genitali interne, essendo che 1' ectromelia toccava principalmente gli arti ad- dominali ridotti a due esili , e corte appendici, trovai , ri- mossi che ebbi gl' intestini , 1' utero e sue appendici norma- 11 (vedi Fig. 2 Tav. 2), se non che 1' ovaja 1, e la tromba fa- loppiana z , sinistre erano piii sviluppate dell' ovaja 4. , e della tromba falloppiana 3 destre, ed erano piu del doppio dilungate dall' utero 6, e piu alte , e giacevano sotto la por- zione sigmoidea / del colon discendente k , la quale formava una grand' ansa , clie per essere il mesocolon piu lungo del- r ordinai'io molto producevasi, portata nella cit. fig. 2, sul tenue intestino A , /^ , tratto a destra . Le dette appendici si- nistre 1, z, erano unite ad una corda o Icgamento v, che vo- gliamo appellarlo, ros,so e piatto, che saliva dapprima alio 72 LuiGi Calori esterno della prefata porzione sigmoidea , poi sopra il colon discendente A', e salendo descriveva alcune flessuosita: airi- vato su quella porzione del colon trasverso /, prossima a ri- piegarsi nel colon discendente A-, incontrava la milza u , infe- riormente divisa in dne porzioni una anteiiore, altra poste- riore con la quale ultima univasi formando un tutto conti- nue . Sicconie piatta codesta corda , o legamento v , presen- tava due faccie liscie e splendenti , in una delle quali clie superior) nente e posteriore, e nel restante del suo tragitto guarda a desti'a ed in avanti , era scolpito un solco longitu- dinale , clie tutta quanta percorrevala , e continuavasi con r incisura clie rendeva inferiormente bifida la milza (vedi fig. 2. bis Tav. 3.), ed accoglieva vasi sanguiferi diramati dai vasi splenici. La larghezza di essa corda, o legamento v ^ era di due millimetri , la grossczza di quasi un millimetro e mezzo, la lunghezza di trentasci millimetri. Era tutto all' in- torno vestita dal peritoneo intimamente adesovi, continuo su- periormente con quella porzione ond' e avvolta la milza, in- fijriormente con la duplicatura del legamento lato dell' ute- ro; sotto il quale involucro peritoneale trovavasi una tonaca cellulosa o fibrosa in continuazione e con la tonaca propria della milza e con la cellulare sottoperitoneale del detto lega- mento lato e con quella dell' ovaja e del suo legamento. Sot- to questa tonaca nascondevasi un tessuto vascolosissimo si- mile , anzi identico al tessuto delta milza , col quale era con- tinuo; per cui non poteva rimanere dubbio alcuno che la corda, o legamento v descritto altro non fi^sse che una pro- duzione della milza medesima , la quale cosi confijrmata di- scendeva per andare a congiungersi con 1' ovaja e tromba fa- loppiana corrispondenti . La maniera della quale congiunzio- ne poi era tale, che 1' anzidetta produzione lienale, o corda c Fig. 2 bis Tav. 3 incontrata la fessura dell' ovaja e , si assottigliava e perdeva come ad un tratto il tessuto vasco- loso che racchiudeva , e ridotta per tal modo a semplice tes- suto cellulo-fibroso conformavasi nel cordone r/, che si ap- plicava alia fessura dell' ovaja e. nominata , finche giuntone al legamento /, con questo medesimo confondevasi . Ne sola- mente congiungevasi con queste parti , ma aderiva eziandio OsSEKVAZIONI AnaTOMICHE 73 al padicjlione h della troniba faloppiana ^, alia quale era lep,a- ta la corda in discorso c mediante il periloneo costituente il legamento lato A-, A', k. Che piu ? la congiunzione non consi- steva in una seniplice continuity per tessuto celluloso e fi- l)roso , ma v' intervenivano i vasi sanguiferi a renderla piu intiina e piu vera . DifFatti il ranio venoso u ,ii , originato dalla vena splenica t, percorsa 1' incisura ond' e bifida la niilza inferiorniente , discendeva subito pel solco della corda c, e discendendo alquanto assottigliavasi : pei'venuto all' e- stremita superiore dell' ovaja e , questo ramo venoso conti- nuava a discendere fra le lamina del legamento lato in com- pagnia del cordone ci dividendosi in molti ramuscelli j)^-, ;•,,>', J i quali si anastomizzavano tanto con le vene 1 , z pro- venienti dalle uterine sinistre, quanto con le diramazioni della vena ovarica , o spermatica sinistra 5 , dalla quale ana- stomosi nasceva una elegante rete situata tra 1' ovaja e , e la tromba faloppiana i,"-. L'arteriache accompagnava il snddet- to ramo venoso splenica u , « , non appariva rimanendo sot- to questo ramo nascosta a quel modo che vediamo nella niil- za del bue, e di altri mammiferi, ed era esilissima, nel che consentiva appunto col tronco arterioso splenico, il quale non era di quel calibro che suole . Poco sopra della estremita inferiore della corda o produzione lienale c mandava la sud- detta arteria il ramuscello 2 , che usciva del solco longitudi- nale, e discendeva obliquamente sulla meta esterna di es- sa corda per recarsi alia tuba faloppiana c; dividendosi e sud- dividendosi uei sottilissimi ramuscelli 3, 3, 3, che abrac- ciavano detta tuba subito al di sotto della fimbria, o padi- glione /; , e s' internavano nel tessuto della tuba medesima, ove dovevano contrarre anastomosi con le minime dirama- zioni deir arteria ovarica, o spermatica sinistra 4. Jo non ho potuto vedere se oltre il ramuscello 2 1' arteria socia del ra- mo venoso splenico u,u, inviava altri rami insinuantisi fra le lamine del legamento lato, ed accompagnanti le vene costitu- enti la suddetta rete cospicua tra 1' ovaja e la tromba falop- piana, imperocche 1' injezione istituita su tali vasi non era- mi riuscita troppo fehce . La milza poi cosi inferiorniente prolungata , e congiunta mediante la corda , o produzione T. 11. 10. 74 LuiGi Calohi descritta , e suoi vasi con le appeiidici uterine sinistre e lo- ro vasi sangiiiferi , era situata piii in alto e posteriormente del solito, e veniva in un con lo stomaco g fig. 2 Tav. 2 to- talinonlc coperta dal fegato » , o , qui sollevato e veduto per la Taccia concava , il quale viscere appariva piu voluminoso di quel clie s' addica all' eti del feto cui apparteneva . Diret- ta obliquameute dall' alto al basso, e dallo indietro in avan- ti aveva detta niilza u la sua faccia convessa piu volta ante- riormente che a sinistra , e mostravasi scliiacciata e piccola anzicche no, ed era accojta in una particolar fossa della fac- cia concava del lobo sinisti'o del fegato, nella quale fossa senibrava ve la ritenesse il legamento, o briglia peritoneale r, che dalla detta faccia di detto lobo andava al peritoneo s, che discende dalla grande curvatura dello stomaco . I rappor- tl finahnente di connessione peritoneale e vascolare di essa milza con questo viscere nulla oflPrivano di notevole se non era che il legamento gastro-splenico constava di una sol la- mina. Noi troveremo in appresso che la milza e lo stomaco non erano ovunque vestiti dal peritoneo, massimamente 1' ul- timo , il quale era collocate anch' esso molto in addietro con- tro la posterior parcte dell' addominale cavita , ne dalla sua maggior curvatura dipartivasi il grande epiploon di cui non appariva alcun vestigio; imperoccheil peritoneo velante I'an- terior faccia dello stomaco discendeva a coprir subito il co- lon trasverso sottoposto pin- esso piu posteriore del solito, ed a continuarsi con la lamina iuferiore del mesocolon del me- desimo , e finire nel mesenteric . lo ho voluto vedere se co- ni'era anomala la milza, e difetta nel volume, altrl organi consimili per struttura e per oscurita di funzioni, quali sono la glandula tiroidea, il timo, i reni succenturiati erano con- sensualmente tocchi del pari da qualche inormalita: ma ri- spetto ai due primi , regolare crane lo sviluppo, come gia si vede anche dalla fig. 2 Tav. 2 : rispetto poi agli ultimi era- no essi in un coi reni alquanto piu piccoli di quel ch' esser sogliono in im feto settimestre . La narrata osservazione di congiugnimento della milza con le appendici uterine sinistre m' invoglio tosto ad aprire un altro feto ectromelico pur esso femmina, che aveva a mia OsSERVAZIONI AnATOMICHE 75 disposizione per veclcrn se tale conglngnimento era cosa ac- cidentale, ovvero propria della ectromelia. Questo feto era novimestre, e portava heiiissimo svilnppata la testa e il tron- co> ma gli arti superioi* erano monclii al terzo inferiore del- la regione omcrah^, e dal moiicone di ciascuii lato sorgeva u- na escrescenza cutanea lunga da sei in sette millimetri con- formata in niodo di papilla : degli inferior! o addominali tran- ne le anche non appariva alcun' altra parte , conciossiache in corrispoiidcnza dell' articolazione ileo-t'emorale non vede- vasi nella pelle, che un solco circolare il di cui diametro e- ra di sei millimetri , entro il qual solco la pelle alcun poco lussTireggiante era brunastra, solcata e rugosa. Aperto 1' addo- me di questo feto andai subito in traccia degli organi genitali interni e della milza, ma questa era normalmente sviluppata, di ordinaria mole e figura, applicata contro il cieco fondo, e la maggiore curvatura dello stomaco , e senza prodnzione discendente alcuna, che la mettesse in comunicazione con le appendici uterine sinistre: solo queste appendici, I'Dvaja cioe e la tromba faloppiana sinistre, erano pin sviluppate delle destre , e prolungavansi molto infuoii ed in alto, e |>aragona- te con quelle del lato opposto riuscivan del doppio piu lun- ghe : dalla loro estremita superiore partiva nna piega perito- neale che radendo 1' esterno della circonferenza del colon discendente saliva verso I'ipocondrio sinistro ; piega che non I'appresentava gia 1' analogo od un residuo della plica guber- natrix Halleri a meno che non si voglia ammettere che in questo caso tale plica avesse cambiata posizione . L' ntero poi, la tromba faloppiana e 1' ovaja destre non che i legamen- ti rotondi e lati dell' utero, la vagina, la vulva ec. erano normalmente conformate e sviluppate : cosi era pure delle altre parti o visceri contennti nella cavita addominale tran- ne pero i reni e le capsule soprarenali, i quali organi e mas- simamente i rcni erano troppo piccoli per un feto novime- stre. Chiaro e dunque che la connessione cellulo-vascolare della milza colic appendici uterine sinistre e coi loro vasi sanguiferi non e fatto costante della ectromelia, ma cosa for- tuita, forse sol propria del feto ectromelico prima menzio- nato . Ma come avra potuto effettuarsi cosifFata connessione ? 76 LuiGi Calori Estremamente difficile e il diilo . Ho pensato molte cons;et- tuic fia le quali la meno inverosiniile mi e parsa la seguen- te . Corisiderando die nel feto che mi aveva presentata la detta coimessione, mancava 1' epipteoii gastro colico ; consi- derando clic la milza si tiova in istrette relazioni con que- sto epiploon medesimo, il quale frai vasi sanguiferi che riceve , non poclii certamente sono quelli , che accoglie dal- le diiamazioni dei vasi splenici; considerando che le ovaja sono da principio situate niolto in alto nella regione lom- bare verso gl' ipocondrj; dico, e puo essere avvenuto, che lussureggiando un' aiteria accompagnata dalla sua vena dal- la estremita infeiiore delia milza e non tiovando la tela o- mentale, od il blastema piimordiale dell' epiploon gastio-co- lico per diramarvisi, essa arteria e vena in mancanza di si- mile sostegno sarannosi poggiate suU' ovaja e tromba falop- piana sinistre in formazione , siccome parti vicinissime , o si saranno immerse nel loro blastema, ed avranno contratte a- nastomasi coi rami dell' arteria e vena ovariche : a poco a poco poi r ovaja e tromba faloppiana discendendo avran trat- te con se le suddette diramazioni venosa ed arteriosa spleni- che in un con porzione di milza ; o per dir piii esattamente questo viscere per le graduate trazioni impresse alia sua e- stremita inferiore dalF ovaja e tromba faloppiana che discen- devano , avra dovuto allungare gradatamente la detta estre- mita tanto per forza meccanica quanto per forza vegetativa , non potendo esser esso tutto trascinato inferiormente dalle dette appendici uterine sinistie si perche aveva una colloca- zione tro})po posteriore , ed era riteimto in una particolare fossa del fegato da un particolare legamento o briglia peri- toneale , si perche la mole del fegato stesso doveva impedir- lo; si perche in fine era legato al cieco fondo dello stomaco situate piu che esser non suole posteriormente , non meno che al diaframma mediante il peritoneo. Ma qualunque sJa il favore che ottener possa questa congettura, poco importa : r importante e avere un fatto ben comprovato di connessio- ne cellulo-vascolare congenita della milza con le appendi- ci uterine sinistre, e coi loro vasi sanguiferi, il quale fat- to rende se non altro scusabile 1' ipotesi del Van Helmont OssEJiVAZioNi Anatojiiche 77 superlormente ragioiiata . Non crediate pero , o Signori , die io voglia con cio fanni propugnatoie di una simile ipotesi ; che certaniente non ho tale intendimento : intendo solo di torle alqnanto di qnella stranezza con la quale si presenta ; intendo torle quel ridicolo, die in essa, come in tante altre opinioni degli anticlii sulle funzioni della milza , molti lianno veduto : nutro in fine speranza, che questa connessione pos- sa attirare a se 1' attenzione dei Patologi lelativamente alia consociazione non rara delle malattie degli organi genitali mulicbri e specialmente delle ovaje con le malattie dei visce- ri situati negli ipocondri , consociazione che ho verificata in cadaveri di donne morte di ovarite, nelle quali ora il fegato, era la milza , ma piu spesso quest' ultima , erano ad un tempo morbose. Ma abbastanza di questa connessione ; passiamo ad altro . OSSERVAZIONE II. /Inomalia del peritorieo diinostrante , come lo stomaco ed il colon trasverso sono priinordiahnente coper ti dalla sierosa peritrneale j e come prohahilmenle si formano gli epiploon . L'anomalia del peritoneo, della quale vengo ora a tencrvi discorso, accoinpagnava la descritta connessione della milza con le appendici uterine sinistre, e coi loro vasi sanguiferi, ed e delineata nelle Fig. 6. 7 della Tav. 4 in un con le par- ti rdative dell' apparecchio digerente . Lo stomaco Z*, di cui nella fig. 2 Tav. 2 non appaiisce che la porzione inferiore in g-, e verticale ed ini poco a sinistra con i suoi due terzi su- periori, e col terzo infi'iiore e trasversale, e a destra. Quan- tunque disteso da aria insufflatavi dentro , si presenta non o- stante ristretto, ed ha il suo cieco fijndo in alto vicin vicino al foro esofiigeo del diaframma, sotto il quale cieco fondo su- bito ristringesi cosi che coiitemplandolo in questo punto fa risovvenire la fi)rma di un martello. Delle sue due faccie una 78 LuiGi Calori guarda in avaiiti ed e anteriore, I'altra in addietro ed e poste- riore, e questa poggiava suUa porzionc loniljare del diafram- ma, alia quale lassamente aderiva mediante cellulosa. La ciirvatura niinore guarda a destra ed un jw' in avanti , la maggioie a sinistra , nia con quel tratto che corrisponde al suo terzo inferiore guarda inferiormente , e tocca il sottopo- sto colon trasverso g, g , Fig. 6 , Fig. 7 , Tav. 4 , il quale co- me si vede nella sucitata fig. 2 Tav. 2, era sopramontato dal- r intestino digiuno , ossendo che esso colon seguiva la positu- ra tutta posteriore dello stomaco . Questo viscere poi e lega- to alia milza e Fig. 6, Tav. i mediante le brigUe peritoneali s costituenti la lamina anteriore del legamento gastro-splenico, r unica che esista di questo legamento ; al colon transverse g , g mediante la prodnzione o lamina peritoneale v ; ed al fegato mediante il piccolo epiploon , od epiploon gastro-epa- tico (J fig. 2 Tav. 2, il quale pervenuto alia minore curva- tura dello stomaco si divide , come al solito , in due lamine una posteriore, o inferiore, o destra m Fig. 6 Tav. 4, che voglia appellarsi, altra anteriore, o superiore, o sinistra n , le quali due lamine pero rimangono inferiormente ed ante- riormente insieme unite e continue ed abbracciano 1' arte- ria epatica, la vena porta, i vasi biliari in /, e costituiscono quel bordo , che limita a sinistra il forame del Winslow. La lamina inferiore , o posteriore , o destra m invece di prolun- garsi suUa posterior faccia dello stomaco per vestirla si ri- piega , subito che ha toccata la curvatura minore dello sto- maco non senza aderirvi , dallo avanti alio indietro e da si- nistra a destra, ed incontra la porzione o del peritoneo che vela il diaframma a destra nella regione lombare non meno che la cava ascendente /, il rene succenturiato/f ec. e eon essa porzione o si continua; per cui 1' anzidetta faccia po' steriore dello stomaco rimane svestita dal peritoneo ( vedi fig. 7 Tav. i ) ; diffetto di velamento peritoneale che si e- stende eziandio al legamento gastro-splenico ed in parte an- che alia milza. La lamina anteriore, o superiore, o sinistra n Fig. 6 Tav. 4- si prolunga suUa faccia anteriore dello sto- maco , come e solita , e la veste , e giunta alia maggiore cur- vatura r abbandona non gii per discendere verso il pube e OssEnvAzioNi Anatomiche 79 concorrere alia composizione delle pareti dell'epiploon gastro- colico, ma per gettarsi subito sopra il colon trasverso sotto- posto g, g, coprendolo anteriormente ed iiiferiormente senza molto aderirvi , massime in avanti , e costituendone la lami- na inleriore del mesocolon, 1' unica che esisteva, per cui detto intestino rimaneva a nudo superiormente e posterior- mente come lo stomaco (vedi Fig. 7 Tav. 4): onde a pro- priamente parlare non vi aveva il mesocolon trasverso, man- candoiie tutta la lamina snperiore, quella per lo appunto che a normale sviluppo possiamo mostrar continua con la lamina, che veste la posterior faccia dello stomaco , lamina che viene considerata una produzione della lamina destra, o jx)Steriore, od infer iore m fig. 6 Tav. i dell' epiploon gastro-epatico , che nel case nostro senza prima rivestire la posterior faccia dello stomaco e circoscrivere la snperficie della cavita del- r epijjloon gastro-colico , senza prima somministrare la supe- rior lamina al mesocolon trasverso , e velare anteriormente il duodeno ed ii pancreas andava subito che pervenuta era alia piccola curvatura dello stomaco , a continuarsi con quel- la che copre la porzione lombare del diaframma a destia. Ed afBnche riesca piu chiara codesta anomala disposizione del peritoneo , ho creduto bene di aggiugnere una sezione teo- relica della medesima, delineata nella fig. 8 Tav. 4, dove si vede di profile dal lato destro la lamina destra, o posteriore, o inferiore 1 5 dell' epiploon gastro-epatico appena giunta al- ia minor curvatura dello stomaco ripiegarsi e continuarsi con la lamina 16 che veste la porzion lombare del diaframma a destra , e la lamina sinistra , o anteriore , o superiore 1 1 del medesimo epiploon passare con la sua porzione 10 sulla faccia anteriore dello stomaco b, e coprirla , poscia discen- dere in 9 dalla maggiore curvatura sulla faccia anteriore del colon trasverso g, abbracciarlo con la sua produzione 8, 8 anteriormente ed inferiormente , e prolungandosi alio indie- tro andare ad aderire alia posterior parete dell' addome , e finalmente ripiegarsi e discendere e continuarsi nel mesen- teric . E poiche la posterior lamina dell' epiploon gastro-epa- tico non discendeva a vestire posteriormente lo stomaco, pu- re discender con essa non doveva la duplicatura che faceva 80 L UICI LiALORI per continuarsi con la lamina che copriva la porzion lomba- re del diafiamma a destra, e come percio uecessariamente non aveva luogo la formazione della lamina suporiore del mesocolon trasverso , cosi avveniva pui'e che non rimanesse- ro velati anteriormente il duodcno c ed il pancreas e ( vedi anche fig. 7. c, c, d, Tav. 4 ) . La porzione poi w" fig. 6 Tav. 4- della lamina sinistra , o anterior^ o snperiore , clie dalla maggiore cnrvatura dello stomaco b portavasi sul colon tra- sverso g,g, ofFriva delle pieghe longitudinali , ma non fiirma- va alcuna produzione , clie indicasse un cominciamento del grande epiploon , il qnale mancava interamente . Ad ultimo r epiploon gastro-epatico non aveva dietro o sotto di se una distinta cavita comunicante con il restante della cavita del peritoneo mediante un' apertura circoscritta , il cosi detto fo- rame del Winslow; imperocche questo fijrame veramente non esisteva, mancando il legamento epato-duodenale , ma piuttosto che una cavita aveva una cieca insaccatura termi- nata a mo' di mezzaluna alia minore curvatura dello stoma- co, paragonabile ad uno di quei tanti ciechi fi^ndi delle du- plicature peritoneali, come p. e. quelle tra 1' intestine retto e r utero , tra questo e la vescica orinaria , tra il colon tra- sverso, ed il cominciamento dell' intestino digiuno ec. la quale insaccatura comunicava ampiamente con il peritoneo , per un' apertura, se pur tale poteva chiamarsi, maggiore di sua capacita , conciossiache cominciava quest' apertura dal bordo sinistro unico esistente del fijrame del Winslow , e terminava la dove il peritoneo si stacca dal diaframma per gettarsi suUa parte posteriore del margine ottuso del fegato : end' e , che nel caso nostro il peritoneo non si disponeva piu, come al solito, in due sacchi uno maggiore, altro mi- nore insaccato nel maggiore , sacchi comunicanti insieme per luio stretto coUo, il fijrame del Winslow; ma confiirmavasi in un sacco solo molto men complicato dell' ordinario, anzi semplicissimo . La descritta anomalia del peritoneo mostrava chiaramente per se la significazion sua, quella cioe di un difFetto di fiarmazione e di sviluppamento; ma non trovavasi in perfet- to accordo con 1' esposizione fatta dal MuUer, e adottata dai OsSEuvAzioNi Anatomiche 81 moderni , del modo con die lo stomaco rimane primordlal- inente vestito del peritoneo e si formano gli epiploon. Am- mette il citato Autore , clie lo stomaco da principio verticale o presso che verticale , come il restante del tubo intestinale e situato al davanti della colonna vertebiale col lato , che trasformerassi nella maggioi'e curvatura, e die col lato corri- spondente alia curvatura minore guarda in avanti ed e le- gato alia detta colonna per mezzo di una duplicatura del pe- ritoneo, somigliante a quella del mesenterio, da lui chiama- ta mesogastro. A mano che lo sviluppo dello stomaco progre- disce, e che la grande curvatura si volge a sinistra, il me- sogastro pure vien tratto verso il lato sinistro, e da cio nasce die si forma dietro esso una caviti, o borsa semilunare, r entrata alia quale e a destra nella parte piu inferiore del- la piccola curvatura dello stomaco; borsa avente due pareti, una aiiteriore formata dallo stomaco stesso, altra posteriore fomiata dal mesogastro . L' entrata a destra sotto il fegato e molto ampia , rna a poco a poco si restringe e diventa il forame del Winslow : verso 1' alto tra la minore curvatura ed il fegato rimane essa chiusa a motivo che il mesogastro passa dalla piccola curvatura dello stomaco alia fessura tras- versa del fegato, cio che produce il piccolo epiploon. Ma lo stomaco non conserva la sua posizione verticale: a jioco a po- co prende una direzione orizzontale e la sua maggiore cur- vatura si rivolge verso il basso. II mesogastro deve dunque esso pure cambiare di direzione : invece di estendersi in drit- ta linea lungo la colonna vertebiale, come faceva dapprima, si porta piu e piu obliquamente verso sinistra, e finisce col divenire anche orizzontale . Nel medesimo tempo la borsa formata dal mesogastro si prolunga un poco iiiferiormente nel punto dove le due lamine toccano la grande curvatura dello stomaco , al di sopra della quale forma essa una prominenza alquanto increspata che segna il comlnciamento del grande epiploon. Nel meiitre che accadono questi fenomeni, 1' in- testine crasso si e gia formato ed il colon trasverso si e gia viemaggiormente approsslmato col suo mesocolon alio stoma- co ed al mesogastro , il quale pure gli va incontro. La lami- na inferiore del mesogastro e la lamina superiore del mesocolon T. 11. IL 82 LuiGi Calori passano dapprima F una suU' altra senza riunirsi e il grande epiploon passa eguahnente sopra il mesecolon . Donde risulta che in piogresso di tempo a partire dal foro del Winslow la lamina inferiore della boisa del mesogastro passa nel mesoco- lon costituendone la lamina superiore e discendendo sopra il medesimo nel grande epiploon , nientre a partii-e dalla gran- de curvatura dello stomaco la lamina superiore discende egual- mente , e riunendosi con F altra per la parte inferiore rap- presenta il tragitto del grande epiploon nelF adulto . Questa descrizione che in mancanza della dissertazione del MuUer ho tradotta quasi parola per parola dalF estratto che sen legge nel Tom. VIII delF Enciclopedia Anatomica (1), ben non concorda come diceva di sopra , colla narrata ano- malia del peritoneo . Se reahnente lo stomaco fosse da prin- cipio situato verticalmente snlla colonna vertebrale col lato che diverra la sua grande curvatura , e fosse reahnente com- preso fra le due lamine di un mesogastro cosi che ne rima- nesse vestito nelle sue faccie allora laterali , se questo meso- gastro dal lato anteriore dello stomaco si prolungasse alia fessura trasversale del fegato e Costituisse F epiploon gastro- epatico, se veramente il colon tras verso, quando va a colio- carsi trasversalmente sotto la grande curvatura dello stoma- co, fosse fornito del suo mesocolon il quale non avesse che a mettersi in relazione, ed in continuita con le lamine del me- sogastro , che discendono dalla grande curvatura del predet- to viscere , come si spiegherebbe nel caso nostro , che lo sto- maco , che offre gia la sua maggiore curvatura volta a sini- stra, la sua minore ciarvatura volta a destra, la sua faccia an- teriore in avanti e la posteriore in addietro ed in fine il suo terzo inferiore orizzontale , e che per conseguenza , secondo il Muller ha cambiato positura , come si spiegherebbe, che lo stomaco cosi converso non e state rivestito nella sua fac- cia posteriore dalla lamina posteriore del mesogastro ? Come si spiegherebbe , che il colon trasverso gii trasvei'salmente situato nel caso nostro sotto lo stomaco, manca nondimeno » (1) Encyclop. Anal. Tom. VIII. pag. 308-9. Paris. 1843. OSSERVAZIONI AnATOMICHE 83 di un vero mesocolon , ossendo copeito soltanto in avanti ed infeiiormente da una lamina peritoneale , pioduzione di quel- la che ha vestita 1' anterior faccia dello stomaco? Come si spieghcrebbe nel caso nostro, che ad onta che la suddetta lamina del mesogastro manchi, non ostante si e formata la duplicatura peritoneale costituente 1' epiploon gastro-epatico ? Certamente che tutto questo e inesplicabile ; e siamo natu- ralmente condotti al seguente dilemma ; o che la riferita ano- malia del peritoneo non esprime veramente un diffctto di formazione e di sviluppamento, o che le dottrine MuUeriane ncJn poggiano su fatti ben osservati. Che detta anomalia non esprima un difFetto di formazione e di sviluppamento, non veggo come si possa sostenere. Noi sappiamo che quando la parte di un organo, o di un viscere ([ualunque manca con- genitamente, questa parte o non si e formata, o se si era formata, e stata distrutta per malattia. Ma nessuna traccia di malattia esisteva nel caso nostro vuoi di recente , vuoi di an- tica data, e guarita. E come una malattia avrebbe potuto co- si ingegnosamente distruggere una lamina peritoneale, qnel- la lamina stessa, che sviluppandosi va successivamente a comporre e la lamina che vesta la posterior faccia dello sto- maco, e quella che limita la cavitil del epiploon gastro-colico, e che salendo sul colon trasverso , sul duodeno , sul pancreas, e ritornando al fegato ed alia lamina che copre la porzion lombare del diaframma a destra , forma e la lamina superio- re del mesocolon trasverso, e il velamento sieroso anteriore al duodeno e al pancreas , e il legamento epato-duodenale ; come avrebbe potuto una malattia adoperar con tanto inge- gno, ripeto, rispettando della lamina peritoneale in discorso solo quel tanto che basta per unirla superiormente a quella che copre la porzion lombare del diaframma a destra ; senza lasciare alcuna lesione percettibile nelle parti continue e con- tigue , senza creare nuovi ed insoliti coaliti, senza ledere menomamente la continuita della sierosa peritoneale ? Biso- gna ben convenire che e molto difficile potersi ficcare in ca- po un simile procedimento, ed impossibile poi persuadersene di buona fede. lo per me ritengo che la formazione di det- ta lamina peritoneale sia stata sospesa appena coraincio; che 8 4 LuiGi Caloui arrestato se ne sia lo sviluppo alia minore curvatura dello stomaco ; che 1' iinione della lamina medesima con quella che copre la porzion lombare del diaframma a destra non sia un abenamento , una iinione insolita, ma la naturale iinione ch' essa contrae a perfetto sviluppo, quando cioe non e sta- ta inipedita dallo svilupparsi e prolungarsi a vestir posterior- mente lo stomaco, a compor 1' epiploon gastro-colico , a for- mar la lamina supeiiore del mesocolon trasverso, a velare anteriormente il duodeno ed il pancreas , a costruire il le- gamento epato-duodenale. Credo inoltre che senza ammette- re un mesogastro nel senso di una duplicatura simile ad un mesenterio abbracciante lo stomaco primordialmente nelle sue due faccie intender si possa come queste rimangon vestite del peritoneo e quando e come si forma 1' epiploon gastro-epati- co: che senza ammettere, che il colon trasverso abbia gia il suo mesocolon quando trasversalmente si colloca sotto lo stomaco, e che la lamina superiore di esso mesocolon non abbia che a mettersi in relazione, in continuita con la lamina del mesogastro, che dalla posterior faccia dello stomaco, e dal- la maggior curvatura discende a completare 1' epiploon gastro- colico, intender si possa per lo semplice discendere e vege- tare della lamina destra , o posteriore o inferiore dell' epi- ploon gastro-epatico la formazione e della lamina superiore del mesocolon predetto, e del grande epiploon; e finalmente per lo semplice discendere e vegetare della nominata lami- na deir epiploon gastro-epatico e per la necessita che ha di- scendeiido di conlormarsi in duplicatura, s' intenda coine il duodeno ed il pancreas rimangono anteriormente velati dal peritoneo . E primieramente ammetto che la coUocazione primitiva dello stomaco non sia in tutto quella che e stata indicata dal MuUer . Quando questo viscere dalla parte inferiore dell' in- testine orale comincia a svilupparsi, si vede sotto la forma di una leggiere dilatazione o intumescenza situata posterior- mente ed a sinistra e verticalmente diretta come il restante del tubo intestinale . Cotale dilatazione , o intumescenza offre lue bordi uno convesso che guarda a sinistra e che formera a grande curvatura dello stomaco , un altro rivolto a destra OsSERVAZIONI AnATOMICHE 85 ed anteriormente , che e dapprima retto e che dippoi si fa roncavo , e formera la piccola curvatura cosi che le due fac- cie dello stoniaco da essi circoscritte si troveranno obbliqua- mente situate da destra a sinistra e guarderanno una ante- riormente , r altra posteriormente , e quest' ultima poggera suUa parete posteriore dell' addome, o snlla colonna vertebra- le , essendo da principio lo stomaco , come dissi sopra , tutto posteriore . SifFatta giacitura verificabile su tenerissimi em- brioni di uomo e di mammiferi e conforme a quella che ha recentemente descritta il Bischoff nel sue trattato dello svi- luppo deir uomo e dei mammiferi (1), ma non quadra punto con le asserzioni Mnlleriane , che cioe lo stomaco abbia pri- mordialmente il suo bordo convesso corrispondente alia gran- de curvatura tutto volto in addietro e poggiato sulla colonna vertebrale , il suo bordo retto, che diverra la piccola curva- tura, tutto volto in avanti , e per conseguente le sue due fac- cie lateralmente; quadra pero benissimo con la giacitura che offriva lo stomaco nell' anomalia peritoneale descritta , ond' e che senza tema di errare possiam ritenere che lo stoma- co nel caso nostro arrestato nel suo sviluppamento era ri- masto in quella positura che si trovava nell' atto di sua pri- mitiva formazione, era collocato cioe , come primordialmen- te, sulla posterior parete dell' addome con la sua faccia po- steriore. E legge che quando 1' intestine , o una porzione di esso e situata molto in addietro e poggia sulla detta parete , il peritoneo non 1' abbraccia interamente, ma soltanto vi pas- sa sopra velandone il lato o faccia non giacente e libera : di che si hanno parecchie prove fra le quali bastera ricordare quella che ne porge il duodeno . Lo stomaco dunque situato, come dissi , non puo da principio essere coperto dal perito- neo che nella sua faccia anteriore , e al piii nei bordi conver- tentisi nelle due curvature, essendo queste le parti sole espo- ste al contatto della membrana peritoneale. Come cio e indi- cate dalla ragione , e comprovato dalla osservazione diretta , lo e del pari dall'anomalia sopra discorsa, nella quale abbiamo (1) Encyclop. Anat. Tom. \'III pag. 304-5. 86 jUIGI LjALOKI veduto lo stomaco copeito nella faccia anteriore, ed appena nelle due curvature, e meuomameute nella sua faccia poste- riore, come quella ehe non era libera e giaceva sulla poste- rior parete addominale. E dunqiie giuocoforza coucludere che un mesenterio, o mesogastro clie voglia appellarsi, il quale vesta da principio lo stomaco nelle sue due faccie, non esi- ste : ma se questo n\esogastro non esiste, in che modo lo sto- maco verra vestito nella sua faccia posteriore ? Avanti di ri- spondere a questo quesito convienmi ricordare un altro fat- to di organogenesi non men comprovato di quello che ho posto superiormentc, e che ha strettissime attenenze con I'ar- gomento che trattiamo, ed e che quando appariscono i pri- mi lineamenti dello stomaco , il fegato svlluppandosi dalla e- stremita inferiore dell' intestino orale acquista hen presto u- na mole enorme, e cosi si dispone che con la sua faccia con- vessa guarda in avanti e con la concava in addietro tanto contro la posterior parte dell' addome quanto contro le por- zioni di tubo intestinale che giacciono su detta parete . Ma il fegato al pari di qualunque altro viscere addominale che svolgendosi si spinga in avanti e molto protuberi in cavita rimane ben piesto circondato presso che interamente dal pe- ritoneo il quale nei punti donde si stacca dalle pareti del- r addome , o dai visceri vicini per raggiugnerlo , forma del- le duplicature paragonabili a mesenteri, che lo legano alle predette pareti e costituiscono i suoi legamenti . E ristringen- do il discorso a quel maggiore dei legamenti della sua faccia concava o posteriore , il quale corrisponde all' epiploon ga- stro-epatico , dico che il fegato sorgendo dalla inferiore estre- mita del prefato intestino e svlluppandosi in avanti trasci- nera con se il perltoneo onde e F intestino stesso , e la po- sterior parete addominale sono anteriormente coperti , ed il peritoneo cosi tratto da esso per vestirsene sara mestieri che si conformi in duplicatura che necessariamente deve essere da principio dritta , o presso che dritta , e deve avere le due lamine ond' e composta , una a destra , 1' altra a sinistra : con questa lamina sinistra la duplicatura in discorso andra. evi- dentemente a continuarsi con la lamina peritoneale stesa sulla parte superiore della meta sinistra della posterior parete OsSERVAZIONI AWATOMICHE 87 addominale, e siccome su questa poggia lo stomaco con la sua I'accia posteriore, passer^ qixesta lamina al davanti dello stomaco coprendolo anteriormente di iin velame sieroso : con la lamina destra poi andr4 a continuarsi con la lamina peri- tonealc stesa sulla parte superiore della meta destra della paretc addominale anzidetta, non potendosi questa lamina destra portare a sinistra col farsi strada fra lo stomaco e la posterior parete dell' addome , impedendolo lo stomaco stes- so per r immediate giacere che fa su questa parete : ond' e manifesto che detta duplicatura peritoneale della faccia con- cava o posteriore del fegato e come un mesenterio epatico che riunisce e lega il fegato alia parte media della poste- rior parete dell' addome , il quale mesenterio quando in pro- gresso di sviluppo della parti vicine e segnatamente dello stomaco potra con la sua lamina destra insinuarsi a mo' di duplicatura tra la posterior faccia dello stomaco e la poste- rior parete dell' addome , abbandonera codesta parete per seguire lo stomaco stesso e convertirsi nel piccolo epiploon . La quale primitiva disposizione del peritoneo e quella appun- to che abbiamo rinvenuta nell' anomalia descritta dove re- almente il nominato epiploon era piuttosto paragonabile ad un mesenterio di quello che ad un legamento che riunisse il fegato alio stomaco. Gio premesso vengo ad esporre come a me sembra , che lo stomaco si veste nella sua faccia po- steriore del peritoneo. Lo stomaco, come fu detto nella sposizione della teoria Mulleriana, sviluppandosi si porta in avanti, e di verticale che era , a poco a poco si fa obliquo da sinistra a destra , e tende alia giacitura orizzontale. hi pari tempo il fegato che con egual mole occupava le due meta dell' addome, o del tron- co, preiide uno sviluppo maggiore a destra cosi che la sua mo- le prevale piu da questo lato, e cambia a poco a poco la dire- zione delle sue due faccie facendosi inferiore la posteriore, su- periore I'anteriore. In questi cambiamenti tre cose sono note- voli per il proposito nostro : una che il mesenterio epatico, o epiploon gastro-epatico si dirige da dritta a sinistra , e dal- 1' alto al basso, altra che lo stomaco col suo portarsi in avan- ti ed obliquarsi da sinistra a destra trae con se la lamina 88 LuiGi Calori peritoiieale destra del mesenterio epatico divenuta gia infe- riore, o posteriore ; altra finalmente che tra la posterior pa- rete dell' addome , e la posterior faccia dello stomaco si e formato un vuoto : ora il peritoneo stirato dallo stomaco si allunga dalla posterior parete addominale destra alia piccola curvatura , e forma una specie di ponte . lo suppongo in questa porzione peritoneale tesa a mo' di ponte una forza vegetativa per la quale possa crescere ed allungarsi ulterior- mente : che avverra egli ? AvveiTa che vegetando ed allun- gandosi si spingera dove noii trova resistenza: non a destra poiche ci ha il fegato , il quale specialmente col lobulo spi- geliano protubera nella insaccatura o cavita che e al di die- tro , o al di sotto del piccolo epiploon ; ma a sinistra ed infe- riormente , dove esiste il vuoto tra la posterior faccia dello stomaco, e la posterior parete dell' addome: ma discenden- do per questo vano non puo a meno di conformarsi in una duplicatura, nella quale converra distinguere due laraine u- na anteriore e l' alti'a posteriore . Tenendo dietro a queste due lamine vegetanti ed allungantisi s' intende agevolmente non solo come lo stomaco si vela posteriormente del perito- neo, ma come se ne velano eziandio il duodeno ed il pan- creas anteriormente , come si forma la lamina superiore del mesocolon trasverso e ad ultimo come abbia luogo la forma- zione del grande epiploon. Ed aflfinche riesca chiara e sensi- bile la mia maniera di considerare , propongo le figure teo- retiche 9. 10 Tav. 4, nelle quali si vede di profilo a destra delineate il tragitto che deve fare la suddetta lamina del mesenterio epatico , o epiploon gastro-epatico per andare a coprire tutte le indicate parti e concorrere alia formazione del grande epiploon . Posto dunque che la lamina destra , o posteriore dell' anzidetto mesenterio, od epiploon sia distesa come un ponte dalla meta destra della posterior parete del- r addome alia piccola curvatura dello stomaco e che a poco a poco vegetando ed allungandosi inferiormente , ed a sini- stra discenda conformata in duplicatura nel vano situato al di dietro dello stomaco, questa duplicatura discendendo non trovera ostacolo che nel colon trasverso e Fig. 9 Tav. 4 che si e gia eollocato sotto lo stomaco medesimo b , e che si OssERVAZioNi Anatomiche 89 vede imniediatamente coperto in avantied inferiormente con la porzione 7,8, della lamina peiitoncale anteriore 5 delio stomaco , la quale dalla grande curvatura discende in 6 : dis- si die non trova ostacolo che nel suddetto intestine; impe- rocche il duodeno c ed il pancreas Q'j porzione di gluteo medio di ciascun lato. R , R', fasci muscolari analoghi al sartorio di ciascun lato: il destro e taglialo nella cstrcmila int'criorc ed interna, e porlalo alio in- fuori accioccbe apparisca il nervo crurale in tutto il suo tragitto. S , S'j fasci niuscolosi analogbi al pcttineo di ciascun lato. 102 LuiGi Calori T , T', muscoli adduttori destri e sinistri. U,U, glutei maggiori destri e sinistri. V, muscoletlo analogo ad un estensore digitale, appartenente alia specie di dito, nella quale si riduce 1' arto inferiore destro. Y , unghia onde questo e guernito. 2>, impronte cutanee dell' arto superiore sinistro moiico aventi 1' ap- parenza di cicalrici. a , glandula tiroide. b ,b ,b , tre lobi della glandula timo. C , cuore. d,d,dj pericardio aperto. e , polmone destro. f, polmone sinistro. g, sloniaco. h , h , intestino tenue. i, colon trasverso. k, colon discendente. / , porzione sigmoidea del colon. m , intestino retto. n,o, fegato , cio^ n lobo destro, o maggiore , o lobo sinistro, o minore. p , vescichetta del fiele. y ' epiploon gastro-epatico. r, brigiia peritoneale clie dal cieco fondo dello stomaco va alia fac- cia concava del lobo sinistro del fegato , e che sembra ritenerc la milza in una particolar fossa di detto lobo. s , lamina peritoneale die dalla maggior curvatura dello stomaco va al colon trasverso. t , mesocolon della porzione sigmoidea del colon. u, milza. V , produzione o coda , o corda che si appelli , della milza , la quale produzione discende e va ad attaccarsi all' ovaja , ed alia trom- ba faloppiana sinistre. y , linea indicante una vena che percorre il solco- longitudinale di delta produzione o corda, z, tromba faloppiana sinistra. 1 , ovaja del medesimo lato. 2 , legamento rotondo sinistro dell' utero. 3 , tromba faloppiana destra. 4 J ovaja destra. 5 , legamento rotondo destro dell' utero.. 6 , ulero. 7, vulva. 8 , vescica orinaria ed uraco. 9, 9 vena ombellicale lagliata , di cui una parte k. attaccata al fegato^ r altra alia parte interna dell' ombellico- Os3ERVAZIONI AnATOMICHE 103 10,11 , cstremita inferiore dcUe vene iliache esterne tagliate. 12,13 vene jugulari interne. 14,14,14, vene liroidce inferiori sboccanti nella vena anonima. 15,1(), vene jugul.iii esterne tagliate. 17, 18, vene succJavie tagliate: si vede la sinistra meno grossa della destra. 19, 20 J vene mainniarie interne tagliate. 21 , 22 , ailerie onibeliicali ^ od onfalo-iliache. 23 , 21 , ailcric ili.icliu esterne destra e sinistra. 25 , 2G , arlerie cpigastriclie dtslra e sinistra. 27,28, arlerie circonllesse iliaclie doppie in ciascun lato. 29 , 30 , arlerie crurali destra e sinistra. 31 , 32 J 33 , arlerie pudende esterne desire e sinislre. 34,35, rami lei;iiinenlari e muscolari lanlo a destra che a sinistra. 36,37, arleria feniorale superficiale destra e sinistra. 38,39, due rami cospicui, che si approfondano nei muscoli addut- tori si a destra clie a sinistra, come fossero arlerie perforanti. 40 , 41 , rami muscolari. 42 , 43 , conlinuazione della femorale superficiale destra e sinistra nel- Je due appendici a foggia di dila , nelle quali appendici terrai- na diramandosi. 44 J 44 ,44, 44', 44', 44', rami nei quali dette femorali superdciali dirainansi. 45, arleria ascellare sinistra la quale e meno grossa di quella del la- te opposto. 46 , 46 , arlerie toraciche esterne . 47 , arleria acromiale. 48 , arleria sottoseapolare. 49,50, arlerie circonOesse, anteriore e posteriore. 51 J arleria omeralc . 54, arleria grande coUaterale. 52 , 53 , due rami nei quali si divide 1' omerale , il 53 paragonabile ad una collaterale cubitile , il 52 e la conlinuazione assottigliata deir omerale delta. 55 , arleria ascellare deslra. 5G,5G, arlerie loracicbe eslerne. 57 , arteria omerale destra. 58, branca anteriore del ([uarto nervo cervicale sinistro , dalla quale nasee il 59 , nervo frenico die riceve un filo d" origine dalla branca anterio- re del quinlo nervo cervicale sottoposta. 60 , 61 , 62 , 63 , le branche anteriori dci quattro ultimi nervi cervi- cali sinislri Ic quali insieme col primo nervo dorsale formano il plesso bracehiale. 64 , nervo soprascapolare sinistro. 65,65,65, nervi loracici anteriori sinislri lagliati. 104- LuiGi Calori 66 ,66 , nervi toracici posteriori sinistri. 67 J uno dei nervi soltoscapolari sinistri. 68 , nervo niuscolo-cutaneo sinistro , o perforante del Casserio. 69, nervo mediano sinistro tutto rudimentario , o atrofico. 70 , nervo radiale sinistro. 71 , 72 , 73 , trc nervi cutanei interni , frai quali e a ravvisarsi un vestigio del nervo cubitale sinistro. « 58' branca anleriorc del quarto nervo cervicale destro , dalla quale nasce il nervo frenico 59' die riceve pure an filo di origine dalla branca anteriore del quinto nervo cervicale , e poi conformasi in piesso. GO', 61', 62', 63', le branche anteriori dei quattro ultimi nervi cervi- cali destri le quali insiemc col prirao dorsale compongono il piesso bracchiale. 64', nervo soprascapolare destro. 65', 65', nervi toracici anteriori destri tagliati e portati in fuori. 66', 66', nervi toracici posteriori destri » 74 , nervo niuscolo cutaneo destro. 75 , nervo mediano destro. 76 , nervo cubitale destro. 77 , nervo radiale destro. 78, nervo cutaneo inlerno destro. 79 , 79'; branca eslenia o cutanea del tronco anteriore del secondo nervo dorsale destro e sinistro _, la quale , dato un ramo atlra- versante il piccolo muscolo pettorale per andarsi a distribuire nel grande, si anastomizza poi con un ramo cutaneo del tcrzo nervo dorsale, e con un fdamento provenienle dal piesso bracchiale, e termina in fine nella pelle dell' ascella , e nella parte posteriore ed interna del braccio. 80 J 80', nervo cutaneo esterno destro e sinistro del secondo pajo lombare. 81 ,81', nervo cutaneo interno destro e sinistro del medesinio. 82 J 82', nervo crurale anteriore destro e sinistro, die danno i rami in gran parte cutanei , o cutaneo-muscolari. 85,85', rami die si approfondano per gli adduttori e si anaslomiz- zano coi fili dell' otluratorio. 86 , 86'j continuazione del crurale destro e sinistro nell' appendice di- gitale o rudimenio di arti addominali. 87,87 ,87 , 87', 87'. 87', ec. rami nei quali si divide la continuazio- ne del crurale detto si a destra die a sinistra. Fig. 3. rappresenta 1' omero appartenente al moncone dell' arto tora- cico sinistro. a , epiQsi , o estreniila superiore. b , diafisi o corpo. c , epifisi od estremita inferiore innormale. OsSERVAZIONI AnATOMICHE 105 Fig. 4. ollVe r osso innoininnto sinistro con due rudinienli delle ossa dcir iirlo aildominulc corrispoiidcnle allalto cartilaginci. a , ileo sinislro. b , pid)C' sinislro. c , ischio sinislro. d,ej due carlil.igini rassomif;liahili a due scsamoidei npplicali contro il luogo ncl . ommcsso il N. 12. cbc va nello stesso luo- go ml quale trovasi iiflla fig. 10, c cbc ia qucsta figura ha trasposti i N. 13-14, cte vanno collocati come iiclla lig. 'J. 110 LuiGi Calohi n , n', nervo gluteo supcriore dcstro e sinistro. 0,0', nervo gluteo int'criore destro e sinistro tngliati. p ,p ,p ,p',p' ,p' , nervi emorroidali , vescicali e vaginali uterini destri e sinistri. a , q' , ners'O piidcndo superiore destro c sinistro. r , r' , nervo ischiatico destro e sinistro atrofico. Fig. 12. La medcsima midolla spinale levata di sito in un coi nervi e veduta anteriormeute . Si vede 1' intumescenza cervico-dorsale bene sviluppata , cd abljastanza anchc la lombare. Si ravvisano le qiialtro inferior! radici anleriori dei nervi cervicali sinistri e queila del 1. dorsale atrofichc. Egualmente atroGche sono quelle degli ultimi dieci nervi destri e sinistri , vale a dire i lorabari ed i sacri. \l cm roiii: I I . / / ■■.y'f.. /.. f \ \ '■•m 4A ■ "W .,4-; inniin clii. Lil ^' A>-ii.vri n r.iortl.wii M("iii:Tonr I y. u. ,■>/<'■'! - -.I] ^. i^ X X IN-M„„„ ,p I.,,' I'l I' H,ll„„,.l ..»! .I.-I ,1 r.;,„,(,„,; . r,,, I :V Mein : Tom /^'"l^f^^S\('">;tl ^^~ ^., '7^ L.t (laipsn # fliftrrljui _>'? -r.Jl'f Mum T.,„ II c.-^V /.. t. Bell..., A.I .„l .1 ... I..,.-.I.-I l.t li..«iri K G.oi.!. ^ >i^ ^- '*>i.. «3' ts \^em- Tom fl. ^-^. ^ttini .^ n^l e,f ,„ ] , ,(„! Li( uinrJ«iii ^ fr*. ^■;g^\ DELLE METAMORFOSI DEL CALCARE COMPATTO DEL PROF. DOMEIVICO SAI\rAGATA Mcmoria Iflta all' Accademia dcllc Scicnzc dell' Istiluto di Bologna nella Sessione del di 25 Magg'o 1848. PARTE I. METAMORFISMI MODERNI DEL CALCARE COMPATTO Ne el porre attenzione ai fatti singolarissimi che danno principio e stabilita alle dottrine comprese sotto il nome di Metamorfismo delle Roccie mi ritorna al pensiero una sen- tenza bellissima fra le niolte belle del BufFon , la quale vor- rei scolpita su la porta delle uostre scuole , percbe fosse in- citamento a tutti alio studio , e ricordasse ognora quel fine a cui principalmente si dee rivolgere lo studio medesimo. « Ogni passo , egli dice , che facciamo nella Scienza della « Natura ci ravvicina al Crcatore . Una verita che si scopre « e come un Ifj^parir di luiiacolo , e 1' effetto che ne segue e « il medesimo; ne altra dilFerenza ci corre fra il miracolo « vero ed una verita nuova se non che quello e un colpo di « luce sfolgorante mandato da Dio improvviso e di rado, do- « veche a scoprire la verita Egli fa servir 1' uomo come mini- « stro che sveli e manifesti le meraviglie da Lui rinchiuse « nel seno della Natura; e posciache queste meraviglie non « cessano mai un istante, e in ogni momento che scorre e in « tutti i luoghi e per tutti i tempi son date all' uomo a con- « templarle , Iddio incessantemente a se lo richiama non solo « con lo spettacolo continue di Natura, clie a tutti e palese, « ma piu con queste nuove verita che sorgono fuori nello « svolgimento e manifestamento successive delle Sue opere — Ed un' altra simiglianza io ritrovo fra il miracolo vero e le ve- rita nuove nello stupore che si reca per queste nella mente T. n. 15. 1 I i DoMENico Santagata di molti, i qiiall poi si dlsdconano e jnal si piogano a prestar- vi credenza. Chi e in fatti, per venire al snggetto nostro, che non viinanga confuso e perplesso ne' propri pensieri sentendo la ])rima volta annnnziare che i Marnii faniosi di Paros e di Carrara, tanti nobiU Diaspri, ed i Poriidi, i Graniti, i Serpen- tini, le Enriti , le Dioriti , le Protogine, i Micaschisti, e tan- ti minerali di Ferro, di Manganese, di Zolfo ec. non furono in prima che una pasta minerale simile a quella dei vili sassi che selciano le nostre contrade, che poi s' ando via via rimu- tando fino a ridursi in quelle dure e preziose sostanze? E chi e ancora che a tale annunzio non sentisse una pena ed una cer- ta tal qual ripugnanza ad ahbandonare le antiche opinioni dal- le quali godeva ed era al tutto tranquillo e nelle quali poscia ritrova quasi un motivo per dubitare di quanto crede di sa- pere e per dolersi dell' antica sua ignoranza ? Dice il Virlet che poclii anni or sono nella Societa stessa Geologica di Fran- cia erano le nuove teorie sul Metamorfismo aspramente com- battute da valentissimi professori, uno dei quali giunse per lino a dichiararlo nherrazioni di spirilo a null' allro ten- denti che a rimettere in campo le quistioni interininahili ed otiose de' Plaloniani e dc Nettuniani . Oggi pero 1' avver- bione a quelle dottrine e di molto rimessa; niuno piii osa o- stinatamente negarle, ed e ragionevole il pensare che siano per giugnere presto ad occupare un posto distinto, ed anzi fbndamentale nella parte piu certa e positiva delle scienze della terra e de' minerali . Indicazione defrli //i^enti p'^odutlori de' mutamenti nei minerali e nella cnnfii^Hrazione della snperficie della Terra . L' aria, 1' acqua, 1' elettricita , la luce, il calorico, gli a- nimali, le piante , i vnlcani , 1' uomo e le materie tutte nelle reciproche loro azioni mutano incessantemente la faccia della Terra, e le condizioni e lo stato delle roccie, delle pietre e dei minerali ; e quei medesimi Agenti , ( infuori degli esseri vi- vi) rimutai-ono tutto ancora nelle epoche piu antiche del no- stro globo e con forza ognor piu violenta quanto piu era MeTAMORFOSI DEL CaLCARE 115 nuovo il globo stesso, allorache, voglio dire, essendo per tutto i vulcani, ed i vajjori dell' aria e dell' acqua infuocati tnescolandosi a enormi, diverse, potentissime masse di acidi e di metalli, era un fuhninare continuo dell' elettrico, uu divamparo, un commiioversi, un agitarsi continuo della ma- teria. Durano ancora e possediamo i prodotti di tutte (jueste potentissime azioni delle epoche scorse , siamo testimoni del- le variazioni successive clie avvengono in essi di momento in momento, e dobbiamo aguzzare 1' ingegno e tutti li sensi nostri per discernerle bene ed iscoprirne le arcane e diverse cagioni . / naturalisti italinni videro prima d' allri r importanza di questo studio. Molti di que' mutamenti die avvengono oggi giorno sulle pietre minerali sono veduti da tutti, e tutti ancoia ne par- lano, ma niuno avverte e sa dire le circostanze precise che li accompagnano , i gradi veri in che avvengono , le conseguen- ze che ne derivano. Tutti infatti conoscono che i torrenti ed i fiumi si portano con se verso il mare gli strati superiori delle montagne e dei colli , veggono tutti dissolversi i maci- gni , le arenarie, i calcari; f'ormarsi i depositi delle sorgen- ti , cadere e confondersi colle terre le piante e gli animali , riversarsi dai coni vixlcanici alle lontane pianure le lave ec. ma chi e che misuri c[uanta terra nuova si fermi nelle pia- nure , come questa si acconci alia coltura e quanto di bene e di male ne derivi e sia per derivarne a noi in futuro ? Che se da questi fatti grossolani e vistosi passiamo a considerare i piu intimi mutamenti clic avvengono nella molecolare com- posizione delle roccie e dei minerali e quelli che si fecero nei diversi tempi passati dall' epoca della prima loro forma- zione, e ben chiaro che cresca a dismisura, la forza, per cosi dire , dell' argomento . Qui ancora gli antichi naturalisti e piu quelli dell' eta scor- sa avvertirono e notarono sifFatte mutazioni , e lo Spalanza- ni, per esempio, ci dice nella Introduzione dei suoi Viaggi al- le due Sicilie che a = portare sicuro giudizio delle pietre 116 DOMENICO SaNTAGATA « die i litologi prendono ad esaminare , conviene non ar- « restarsi su quelle tiovate a fior di terra, ma su quelle che « a qualche profondita dissepeliscono, e che soventemente « a viva forza devouo rompere e svellere dagli iuterui inassi « con cui souo combinate -= dalle quali parole cousonanti con quelle die nello stesso proposito ha lasciate ne' suoi h- bri il Targioni apprendiamo come nel tempo di quel dottis- simi uomini leggiere cognizioni si avessero in questi fatti , e conosciamo il tine pel quale si notavano ; vale a dire di met- tere solo in avvertenza i litologi di gettar via e trascu- rare come cose snaturate e da nulla le pietre mutate dal- la loro propria originaria apparenza ; in quella guisa mede- sima che poclii anni addietro si disdeguava lo studio degli a- nimali mostri , sui quali poi in questi ultimi anni i nostri stessi anatomici, il Mondini, V Alessandrini , il Calori ed al- tri tanto sapientemente hanno scritto . Non so ben dire chi abbia vanto e pregio di priminenza nell' aver dubitato della importanza scientifica del mutamenti che scopronsi nelle pie- tre, ne mi credo di errare attribuendo questo merito a di- versi italiani ad un tempo, al Brocchi cioe , all' Arduino, al Targioni , al Viviani ; dopo i quali largamente ne scrissero e r Hutton e il De-Luc, e con essi gl' illustri Repetti, Pare- to, Guidoni, e piu Paolo Savi, i quali hanno portata tanto innanzi la dottrina del Metamorfismo , che ben a ragione puo dirsi questa dottrina in gran parte italiana, ond' e piu caro per noi 1' occuparvi ogni possibile cura. Metamorfismi delle ftcccie e dei Minerali distinti in nntichi e inoderni. Dal fin qui detto chiaramente ne segue che i Metamorfi- smi o mutamenti delle Rocce e de' Minerali , sia nella este- riore apparenza, sia nell' intima loro molecolare composizio- ne sono a distiii2;uersi in anticlii e in moderni secondo le epoche nelle quali essi avvennero . Secondo la quale distin- zione ho diviso il presente discorso , col quale intendo di esporre la narrazione dei fatti di metamorfismo ch' io ho trovati in piii anni nelle nostre montagne, e degli studi che Metamorfosi del CaLCARE 117 lio praticati sopra di essi; e daro priiicipio col parlare di quel- li clic accadono in questo inedesimo tempo che viviamo per passare a quelli clie lurono prodotti in antico, fermandonii su quelli die sieno nuovi alia scienza o meritevoli di speciale attenzione . Metamorfisini inoderni. Descrizione ed Jnalisi del Calcare Compatto. La Roccie de' Serpentini nel Bolognese si trovano, come vi e note A. in un terreno formate principalmente dal Calcare Compatto, dai Macigni , e dalle Argille ; delle quali sostanze avendo io qui altra volta difFusamente parlato ed avendone gia pubblicate le descrizioni, non e opportune che io entri a discorrerne i particolari caratteri in fuori di cio clie riguarda il Calcare Compatto, che e, per cosi dire, il protagonista miraLile degli avvenimenti dei quali parlo. Di questo Cal- care sono la piu parte appunto dei sassi della nostra citta che ci sono strascinati dai fiumi ; di questo traiamo la cal- ce pei lavori murari , e niuno vi ha certo che ben nol conosca \ il diciamo Compatto perche non cristallino ma di pasta inolto stretta e tenace e di parti minutissime ed omo- genee : il suo colore varia fra il bianco cinereo, azzurro- gnolo, giallagnolo ; e la frattura e scagliosa; allorche tro- vasi ancora al suo posto native e in banchi orizzontali del- la grossezza per le piu fra i due ed i tre piedi, ma nei no- stri terreni Io abbiamo cjuasi per tutte sconipaginate e stra- volto conservando pero sempre ne'frantunii degli strati quel- la grossezza . Seprattutto mi preme che sia ben notata la chimica sua composizione, la quale si e di 92. parti per cen- to di Carbonate di calce , di 3. parti di Silice, di 1. di Allu- mina, di 2. di Ossido di Ferro, essendo state due parti per- dute nell'aualisi; end' e evidente ch' esse non e che un pu- re Carbonate di calce imbrattato, puo dirsi, di peca silice , di poco ferro, e di pochissima allumina : ben inteso ch' io par- lo del saggio qui pi'esente come tipe di Calcare perfetto e che ho espressamente analizzato per distinguere bene le va- riazioni alle quali poi va soggette. 118 DOMENICO SaNTAGATA Lenta e graduata trasfonnazione del Calcare . all' Argilla e congetture alle quali da causa. Ora awiene non di rado che percorrendo que' luoghi del- le nostre montagne ove piu sono sconvolti gli strati di que- sto Calcare e piu vi abbondano le argil le comparisce non di rado la superficie di questi strati in diversi punti alterata e annerita come se fosse allora allora abbrucciata; osservasi an- cora negli stessi punti un certo splendore, divenendo liscia al tatto e quasi untuosa ; e non di rado ancora questa altera- zione della superficie s' approfonda nella massa dello strato e diviene molto notabile. In tale caso a mano a mano che F al- terazione s' approfonda nella roccia la sua pasta diviene di color grigio bruno , dolce ed untuosa al tatto , liscia e levi- gata come specchio nella superficie, lucente e quasi direi me- talloide : infine se 1' alterazione e compiuta si sfalda tutta in scaglie ed acquista tutti i caratteri esteriori dell' argilla , per modo che alcuna volta (benche rara) si trovano massi co- me disciolti in se stessi e confusi col circostante terreuo ar- gilloso . La Raccolta de' Saggi che qui vi presento ofFre una serie di sei diversi stati del Calcare che passa dal primo al- r ultimo ffrado di alterazione fino a mostrarsi la dissoluzio- ne che ho narrata . E una vera meraviglia che questo singo- lare fenomeno non abbia fatto impressione fin qui in alcun altro natnralista , per cui potrebbe pensarsi che fosse tra noi piu frequente o piii visibile che altrove, benche io devo an- cora confessare che ho durato piii anni ad osservarlo netle mie perlustrazioni dubitando quasi io medesimo di quello che poi in fine ho dovuto chiaramente riconoscere. Quanti pensieri in fatti e quante curlosita non promuove una si stra- na apparenza di cose, o se ne cerchin le cause o se ne con- siderino le conseguenze per tanti secoli continuate ! Avverti- te di nuovo che questi massi di Calcare che si trasforma in Argilla sono sepolti appunto in un terreno che e tutto argil- loso . Or sarebbe egli possibile che questo ten-eno argilloso che e in tanta copia e che forma per se medesimo tanti va- gti e spaziosi territori di monti squallidi e nudi provenisse in MeTAMORFOSI DEI, CaLCARE 119 origin^ da un mutamento del Calcare Compatto ? . . . Appar- ve da prima questa alterazione del Calcare sopra pezzi die mosti'avano di essere stati lungamente esposti all' azione at- mosferica , e 1' alterazione che in essi avveniva incominciava sempre iiella siiperficie clie era volta al Cielo e progredlva in basso, e di rado giungeva a scomporre 1' intera massa dello strato calcare . Ma non sempre precede il fatto in questa ma- niera , essendoclie in altri luoglii e specialmente a Cedrecca Talterazione del Calcare e pin rapida e piu profonda, tantoche palesemente per essa si riduce in una vera terra argillosa . Ma come saranno avvenute questa alterazioni? E d'altra par- te come pensare che F Argilla derivi da un Calcare per le influenza atmosferiche ? O piuttosto corrispondono poi in ef- fetto i carattari esteriori di questa roccia cosi alterata coUa chimica sua composizione ? O non piuttosto sono que' caratte- ri montita apparenza di un disgregamento niolecolare come sarebbe c[uello die fa parere carbone il platino stesso sol per variato accozzamento di sue parti ? Singolnrissinia e meravigliosa composizione di questa Argilla nella quale coinpnrisce misteriosaniente la Silice in luogo della Calce. Questa incertezze a questi dubbi dimostrano la rilevan- za di cfuesto fatto a la necessita per chiarirli dell' ajuto del- r analisi chimica. Qui vi confesso , o Signori, che ai risulta- ti della prima analisi fatta di questa materia di apparenza ar- gillosa tratta dal Calcare d'onde era formata credetti avvenu- to alcun errore per sostanza diversa entrata o presa per ab- baglio ueir analisi . Mi rifeci duiique da capo all' analisi so- pra altro saggio molto prossimo al primo sul quale pensava di essermi occupato per giudicara colla seconda esperienza del- la verita o erroneita della prima . I saggi adunque presi ad esame fui'ono il 3.° ed il 5.°. I risultati della prima analisi che mi furono cagione a temere di avere errato furono i se- guenti == Silice 58. dove nal calcare a 3., Allumina 7. dove nel calcare e 1. Carbonato di calce 2. dove nel calcare e 92. e Ferro 31., (13. alio stato di protossido , 18. a quello di 120 DOMENICO SaNTAGATA perossido) dove nel calcare e 2. = Concediamo che il Calcare vero originario di questa materia varii di alcun poco da quel- le che abbiamo pei- Tipo , imposslbile e pero sempre che s' accosti pure di un passo a questa composizione. Era dun- que ragionevole il mio dubitare e il ripigliar 1' esperienza , ma gli effetti di questa non hanno che in me prodotto una piu nuova meraviglla, dird di piii, un vero stupore. La secon- da espei"ienza ha confermata con leggerissima differenza la prima, ed i prodotti sono stati i seguenti = Silice 56. AUu- mina 8. Carbonato di calce 2. Protossido di ferro 14., Pe- rossido 18.. Notate, Signori, che quella alterazione del Cal- care si fa sotto i nostri occhi , nelle ordinarie condizioni meteoriche e terrestri , e spesso , a quanto pare , sopra mas- si o banchi di calcare nudi , isolati e che senza dubbio sono da lungo tempo fuori del contatto stesso del suolo. Le Argil- le sono piu spesso formate da quelli stessi elementi che ri- sultarono alle mie analisi ma in proporzioni diverse , di che non e a fare gran conto per la grande latitudine in che si comprendono le proporzioni de' componenti delle Argille . VoUi tuttavia esaminare due argille , una per chlari caratteri veramente tale, 1' altra partecipante dei caratteri della pri- ma e di quelli, fino a ceito punto, del Calcare compatto, prese ambedue ai Poggetti di Paderno, e mi diedero la prima 50. di Silice la seconda 54. = Allumina 2. la prima, 4. la seconda, Carbonato di calce 8. la prima, 10. la seconda, Pro- tossido di ferro 8. la prima, 10. la seconda, Perrosido 31. la prima, 20. la seconda. = Queste Argille o terre argillose appartengono ad un terreno di problematica origine e di ca- i-atteri invero piu plutoniani che denotanti origine sedimen- taria, e quindi volli conoscere ancora gli elementi costituti- vi di una terra argillosa prodotta da deposito, e fu la mia ri- cerca sopra di una, esposta qui pure nella Raccolta , presa in una piccola caverna dei gessi di Casaglia , la quale ha il pre- gio di contenere in se qua e la sparsi gruppetti di piccoli bel- lissimi cristalli lenticolari radiati di Solfato di calce, della qual terra per doppia maniera interessavami conoscere i compo- nenti e far paragone di essa colle altre Argille, per indagare cioe come il Solfato di calce si internasse nel suo corpo a Metamorfosi del Calcaiie 1 2 1 cristallizzaie. E cosi come segue mi vennero spartiti i suoi elc- menti •=- Silico 58. 50. Allumina 3. Caibonato di calce 1 1. 50. Protossido di feno 7. Perossido 18. 50 ■= Intoriio a clie diio solo che nulla affiitto contenendo di Solflito di calce, e a pen- sare che per la forza inirabile di cristallizzazione tutto quari- to il Solfato infiltratosi nel corpo e nella massa della Aigilla, che e in banchi di piu metri di potenza, non si sperdesse ne s'arrestasse fra via, ma tutto si riducesse in punti determi- nati e, come dire , in centri diversi di cristallizzazione, i qua- li operassero forse coUa loro speciale teridenza attrattiva per la lunghezza di tutto il giro della infiltrazione finche essa du- rava , e non ne lasciassero arrestarsi pur atomo dietro via . . . Ma ritorniamo alia strana Argilla ed al Calcare in discorso . Col confronto pertanto della composizione chimica delle altre argille che pur meritano questo nome , come potete voi medesimi, Accademici, riconoscere , siam posti fuori di dub- bio che la nostra ancora e per esterni caratteri , e per chi- mica composizione sia una vera Argilla; e dalia osservazione della serie dei saggi esposti e piii dalla narrazione che io ho fatta e certissimo che essa ha una origlne recentissima e che tutto giorno si produce dal Calcare Compatto senza che appa- riscano punto o sidiscernanogli Agenti di essa produzione. Ne sara alcuno che voglia prender scandalo di me se dico die la comparsa di quella silice e di quel ferro colla cacciata della calce ncUe descritte circostanze ha in certo modo I'apparenza quasi di un miracolo , il quale diverra forse intelligibilc alia mente nostra dopo piu lunghe e minute investigazioni, ma che ora non lo e certaniente . Gran cosa pei Geologi in generale sono le Argille, e gran mistero e molte volte la loro orlgine. Qui noi abbiamo inia Argilla prodotta dalla alterazione di un Calcare e da cause al tutto ignote, e nondiineiio forniata pres- so a poco degli stessi componenti onde sono formate altre ar- gille di origine fra loro senza dubbio diversissime. In alcun luogo le vedi prodotte da conversione delle Dioriti, iu altro sono i Graniti che le formano producendo il Kaohn o terra da porcellana ecc. Le argille che comunemente si usano ai la- vori ordinari delle stoviglie derivano dai detriti delle roc- cie di sedimento trasportati dalle acque , le quali spartiscono T. II. 16. 122 DoMENico Santagata meccanicamente i componenti di quelli e deposta la silice depongono poscia le argille . Per questi casi direste die 1' ar- gilla fosse come la cenere del minerali, uniforme per questi come uniform! sono le ceneri della piu parte dei vegetabili : ma non sempre le argille sono una senqjlice confusa riunione metallica delle particelle disgregate delle rocce. In molti luo- ghi sono ai loro posti original! nelle loro montagne, ferme e stabili, mostrando di avere avuta un' origine propria e specia- le, ed oscurissima riesce la storia di tale pioduzione. Altro Metainorfismo Moderno. II Gesso laminare convertito in Granulare compatto e in Stalattitico / Melamorfismo di Forma. Un'altra specie di Metamorfosi a noi contemporanea ma piu semplice dell' altra descritta ci e ofFerta dal Gesso con varie maniere di apparenze.Nella parte piii elevata e piu deserta dei colli gessosi di Castel de' Britti alia sinistra dell' Idice apparve la prima volta questa alterazione del Gesso con aspetto, diro co- si, vago e interessante non gia nell' esterior superficie del suo- lo gessoso ma subito sotto la prima sua crosta . Percuotendo col martello in alcun punto quei gessi sentesi un suono che an nunzia interna cavita, e rompendo per iscoprirla si trova che mentre la parte di fuori del gesso e in cristalli grandi la- minar!, come sono per tutto qui intorno ! nostri gessi, dissot- to in vece e in massa informe compatta , bianchissima come neve, piuttosto tenera e granulosa. Non e universale per tutta la sommita di quei colli questa alterazione ma non vi e rara e manca affatto nelle parti inferior! . Trovato in quel luogo questo fatto era da cercare negli altri e piu ne! punt! piu elevati della catena dei gessi: ne fu vana ricerca poiche comparve di nuovo nel cosi detto Cuppolino della Rocca, la piu alta vetta delle nostre montagne di gesso. Qui per6 il fenome- no ha aspetto alcun poco diverso non essendo la materia al- terata in massa voluminosa ma in forma di incrostazione ma- melonare e di molto varia durezza fra il molle ed il durissi- mo, e pel resto la tessitura e granulosa ed amorfa e il colore per ordinario e bianco ma non di rado ancora tinto di verde Metamorfosi del Calcare 123 e di rosso. Nasce da prima il sospetto clie il verde ed il ros- so siano proprii della sostanza minerale , ma facendo accurata diligenza si trova clie il verde e causato da alcun fuco o musco internato nelle sostanza medesime di qiiella incrosta- zione ; del rosso non si pu6 dare sicura ragionc. Pare inoltre che la diversa durezza sia prodotta dalla maggiore o mino- ra umidita a dallo stato di quel Fuco cha renda molle il minerale qualora sia ancor fresco. La forma mamellonare di questa alterazione del Gesso della Rocca induce a cre- derla una Stalattite, mentre la forma ammassata e compat- ta del Gasso di Castel da' Britti si oppone a tale idea; qui e palese il passaggio dei cristalli di gesso nella massa in- dicata, come si scorge nei saggi qui presenti nei quali si tro- va insieme quasi confuse il gesso laminare e la sua mas- sa granulosa . Della forma Stalattitica non si pu6 con al- trettanta sicurezza addurre V origine. Ora questa massa com- patta a la stalattitica sono desse formate dal puro gesso o insieme da alcun' altra sostanza? GoU' analisi chimica si e chiaramenta conosciuto che desse risultano formate da pu- rissimo Gesso idrato o solfato di calce, come lo sono i cristalli, dal quale per conseguenza non variano che nella forma. La stalattitica fa supporre cha il Gesso sia stato sciolto in acqua, la massa compatta invece non puo essera con questa suppo- sizione spiegata. Non paie inoltre probabile che 1' acqua plu- viale o di neve o 1' ordinaria atmosferica , che in ogni caso e dabole solventa del Gesso, na abbia potuto sciogliere tanta parte toccando appena la superficie, e subito subito lo ab- bia deposto sotto un pollice circa di sua grossezza. E proba- bile adunque che 1' acqua , il freddo ed il caldo non abbiano che disgregati i cristalli di Gesso riducendoli in massa granu- losa a Castel de' Britti ed in forma stalattitica al monte del- la Rocca. La qual forma non proviene forse da vera soluzio- ne ma da trasporto , portando via 1' acqua i granelli a mano a mano che rimangaiio isolati e deponendoli al primo ap- pressarsi che facciano insieme per scambievole adcsione o per legarsi e incepparsi per causa della loro figure. \2i DOMENICO Santagata Distinzione dclle StalnUiti in quelle per Soluzione ed in quelle per J'ntsporto . Sarebbero qiiindi a distinguersi le Stalattiti in quelle per Soluzione ed ill quelle per Irasporto , avendo un criteiio se non assoluto bensl probabile per distinguerle nella tessitura cristallina da un lato e nella granulare o compatta delle mas- se stalattiticlie dall' altro. Dov' e da notare che formando il gesso stalattiti e stalagniiti ancor cristalline seguita che le stesse sostauze minerali possono dare forme diverse secondo le diverse maniere e circostanze nelle quali si produssero . Conosciuto che le descritte alterazioni di Gesso non sono di cambiata natura del minerale ma semplice disgregamento e traslocamento delle molecole si chiedera con I'agione se me- ritano veramente il nonie di metamorfiche . Non sono ancora dai Geologi ben deiiniti e circoscritti i confini entro i quali stan chiusi i fenomeni propri del Meta- morfismo , e dove lo stato e la forma di un minerale siano al tutto cambiati non pare irragionevole il dirlo metamorfi- co, tanto pill che il significato del vocabolo Metamorfisrao e trasformazione piuttosto che trasmutamento di sostanziale natura degli elementi delle roccie. Riferendosi pero al signi- hcato pill comnnemente ricevuto se non esplicito di qnesta dottrina fra i dotti non crederei al tutto conveniente chia- mare metamorfiche le descritte alterazioni del Gesso essendo in esse variati piuttosto gli accidenti che le cose medesime, e per questa ragione distinguer6 io il Metamorfismo in quel- lo di sostanza od essenza minerale delle roccie, ed in quello di forma , al quale appartengono i gessi descritti sui quali per conseguenza ho posta 1' indicazione di metamorfismo di forma. Di(Jicoltd, di stabilire vere distinzioni fra le diverse maniere di Metamorfismi . Ma quanto non siamo noi deboli e insufftcienti a distin- guere bene 1' un dall' altro i fotti della natura! I quali non son gia disuniti fra loro ma tutti insieme collegati e connessi Metamorfosi uel Galcahe 125 per rorni;iine uiio solo cosi immouso pcro c stnpendo die j;,li oiclii iiostri non ponno tutto fissarlo ad un tratto, e si ci e foiza guardarlo a parte a parte stiidiandoci di nulla lascia- rc indict ro e tutto bene ricordare onde giungere in fine a vedere questo gran t'atto se non cogli occhi corporci con (juelli alnieno dcH' inteiletto . Questo pensiero mi c dato dal- r esempio che qui abbiarno di nn metamorfismo vaghissinio che non e di sola fijnna e non e di mutata sostanza od es- senza di natura e che io cliiamo per conseguenza metamor- fismo mis to . Metamorfismo Misto di Gusci di Conc/iiglie. Discendendo il Monte della Rocca, prima di giungervi al piede s' incontra una specie di scogliera formata di lui calca- re che racchiude gli avanzi fossili di molta quantita di mol- lusclii , i gusci e conchiglie dei quali sono in gran parte di- strutti non pero al segno che non rimangaiio di alcuni le ve- stigia e di altri invece appariscano ingrossati i gusci delle conchiglie niedesime. In (juesti, dico,e avvenuto il curio- so metamorfismo. Sappiamo tutti che le conchiglie sono com- poste di carbonato di calce con tessitura testacea; ora in que- ste la tessitura e al tutto variata : presentansi a noi notabil- inente ingrossate nelle loro paretinon solomacristallizzale ad aghi sottilissimi , limpidi, giallognoli , radiati dall' esterno al- r interno, riducendosi i raggi a tanti centri tutti posti nel lem- bo esteriore, sieclie alia vista vi sembra avere sott' occhio uii niinerale di Mesotipe acicolare radiato. Variata cosi la strut- tura sorgeva il dubbio che anche la composizione chimica fosse mutata da quel che era allor([uando furono depositate le conchiglie e non era fuor di proposito il vederle ridotte in Carbonato doppio di calce e di magnesia come e state tro- vato dai geologi in altri luoghi ed in altre conchiglie, ma I'esperienza chimica ha palesato che non vi esiste punto di magnesia e che e solo calce carbonata, simile per conseguen- za a quello che forma le ordinarie conchiglie. 126 DOMENICO SaNTAGATA Spiegazione del come sia stato fatto questo metamorfismo . Qui pare adunque che un liquido calcarifeio penetrasse dapprima a poco a poco nella conchiglia e coU' aiuto di non so quali circostanze ne scuotesse la quiete delle molecole e vi imprimesse un movimento intestino per farle uscire del tutto dal loro posto, e per indurle a prendere insieme col calcare sopravvenuto la forma cristallina che ho detto. La stessa forma si osserva qua e la per quel massi in straterelli poco estesi e sottili format! in origine, a quanto pare, da depositi agglomerati di conchiglie rimutate nella stessa manie- ra, nei quali stiati si veggono inoltre alcuna volta compiuti i gentili cerchietti degli aghi radiati . Questa foggia di me- taforismo parra ad alcuno somigliare piii ad una pietrifica- zione che ad altro e pare anche a me vi si accosti , ma e chiai'o altresi che tanto ne differisce quanto basta per meri- tare il posto che le assegno . Rapporto di questo metainorjisino colle Pielrificazioni e colle Epigenie . Le pietrificazioni diflfatti hanno certe attinenze coi fatti qui descritti , ed a questi pure somigliano di alcuna guisa , quelli scoperti dall' Haiiy e da lui distinti col nome di Epi- genie. Per questa ragione non faccio parola di tante altre al- terazioni di minerali trovate pure nel bolognese, le quali sembrano piu veramente prodotte da semplici sostituzioni di materie a materie; quali sono appunto quelle indicate col no- me di Epigeniche , come ne sono esempio non raro fra noi i Selci convertiti in Calcare nelle parti loro esteriori . Le quali trasformazioni, dice il Virlet che siano avvenute per u- na specie di imbibizione della nuova sostanza suUa vecchia e con questa assimilata non solo per forza meccanica ma anco- ra chimica merce dell' ajuto dell' acqua della terra che sap- piamo aver forza di ammoUire quelle durissime pietre, e col- 1' ajuto degli agenti meteorici. Metamorfosi del Calcare 127 PARTE II. METAMORFISMI ANTICHI DEL CALCARE COMPATTO Metainorfismi del Calcare all Ocra di Ferro e di Man- ganese -=• al Silicato di Manganese = al Quarzo fibbroso calcarifero = al Carhonato Silicifero "== Passiamo ora a parlare de'metamorfismi antichi del Calcare Compatto nel Bolognese. Nei discorsi gia pubblicati sui no- stri Serpentini e sul Terreno che li contiene, sono descritti di- vers! meravigliosi rimutamenti di esso Calcare non prima av- vertiti ne poscia da altri riveduti o narrati, e che ricordo qui solo per ordine di ragionamento e per averne trovati di nuo- vo e confermati alcuni sopra altri luoghi delle nostre mon- tagne. E detto e dimostrato in que' Discorsi che il Calcare compatto in alcuni luoghi si muta a poco a poco in Ocra di ferro e di manganese, ed anchc in durissimi e pesantissimi ciottoli di Silicato di manganese, i quali poi alle lor volte si riducono in Ocra. Trovate dapprima queste cose alia Serra de' Frascari sono state nell' anno scorso da me rivedute a Bi- sano e qui se ne porgono i saggi. E detto pure in quel Discorsi che lo stesso Calcare compatto nel luogo medesimo dei Fra- scari si trasforma in arnioni* di Quarzo fibbroso calcarifero, ed a Cedrecca in arnioni di Carbonate silicifero , i quali fatti stupendi e notabilissimi , ripeto , non sono conosciuti fin qui che ne' luoghi che ho nominati. Le nostre montagne tutte si alte che basse sono insienie mi- niera di argomenti preziosi alia scienza della terra; miniera non che consunta appena appena puo dirsi aperta e tentata, quantunque il poco che se n' e tratto fuorl la dimostri ricchis- sima e per se sufficiente a dare celebrita a questo paese, se noi 128 DOMENICO SaNTAGATA potessimo e sapessiino volgarizzare col nostro idioma le cose di scieiiza come il sanno ed il ponno i francesi coUa piacevole e comoda e volgarissima loro favella . Fu parlato altra volta delle Rocce diasproidi e serpentine di queste montagne e fu indagata la storia dei loro movimenti per giuiigere in fino a noi , avendo aviito quelle rocce certissimaniente sotto terra e profondo il loro primo posto. Ora lo studio intrapreso sul Cal- care compatto ci mette in nuove indagini e in nuova via di intendere pur anche la genesi e Torigine di quelle roccie medesime. I sospetti ed i dubbi intorno a quella genesi sono gia di parecchi anni passati e il Prof. Savi ha il merito di averli in gran parte chiariti per cio che veramente esprimeva- no, nia rare tuttavia sono ancora le prove dimostrative delle dottrine del Savi , e il recarne in mezzo di nuove e piii con- cludenti e senza dubbio un servigio non lieve che si rende alia scienza che vuole in questo argomento snebbiare e finire una bella e grande controversia. Le cognizioni di piii che si hanno in questo soggetto sono bensi buone e plausibili ma so- no date dalla sola apparenza esteriore e nulla ancora dall' in- tima composizione della sostanza delle materie osservate. Metamorfismo al Calcnre screziato , al Dinspro , al Serpentino . Partendo qui adunque dai caratteri esterni mi compiacio di offrirvi, o Signori, il frutto gradito di lunghe e non lievi fatiche in una serie cosi compiuta di oggetti che basta quasi aver gli occhi e guardare per divenir persuasi di cio che essi esprimono, che e niente meno che la Conversione graduata e palese del Calcare grigio compatto in Calcare screziato, in Diaspro , in Serpentino. Per ognuna di queste metamor- fosi o trasformazioni il colore, la tessitura, la frattura, 1' ef- fervescenza cogli acidi , il peso , il suono alia percussione , la sensazione al tatto , la durezza , la opacita e pellucidez- za, il sorgere infine a poco a poco dalla tenera e smorta calcaria i nobili e vivaci colori ed i caratteri del duris- simo diaspro e le curiose e varie apparenze delle roccie di serpentino sono un fenomeno cosi chiaro .ed evidente Metamorfosi del Calcare 1 2^ dair uno all' altro membro della serie ch' io tolgo a me la briga e a Vol la noja cU una minuta desciizione di ogniino di essi meinbri, cliiamando Vol stessi a testimoni delle mic pa- role. Con questa serie di fatti e reso piii che mai ragione- vole il dubitare die realmente il Calcare screziato, il Dia- spro, e le roccie di Serpentiiio iioii sicno che effetti diversi delle trasformazioni del Calcai'e compatto. Causa trasforinalrlce al Serpentino piu complessa di quella al Dtaspro . Per queste ultime roccie l' evidenza e meno palese che per le altre , ne pnteva altriincnti avvenire coiisiderando la niaggiore sernplicita delle prime in confronto di queste. En- tra nelle ultime un nuovo element©, la Magnesia, che nelle prime non trovasi , cresce la proporzione del Ferro , e cogli altri componenti comuni al diaspro e al calcare screziato han- nosi nelle roccie di Serpentino il Talco, la Steatite, la Clori- te, il Feldspato, il Giada, il Petroselce, il Diallagio, ed altri minerali congeri che per colori e per struttura non hanno pill rapporto alcuno coll' originario calcare . // Sasso nero di Villa genera i priini duhhi dei iMetainorfismi del Calcare. Le prime congetture della conversione del Calcare in que- ste roccie le feci nel bolognese sopra un gran masso di esse chiamato Sasso nero nel comune di Villa vicino al Sillaro, il ({uale in alcuni suoi lati scoperti conserva le medesime confi- gurazioni colle medesime fenditui'e che hanno piu di sovente i banchi di Calcare compatto; e vicino a questi banchi sono- vi breccie formate di una pasta verde argiilosa e steatitosa e di framenti di Serpentino e di Calcare semidiasprificato. Dietro alle quali osscrvazioni facendo piii diligenti ricerche nei monti di la del Sillaro e sopra altri luoglii prima osservati e sopra oggetti piu in addietro raccolti si e formata la Serie della quale ora parlo. Intorno a che vuolsi notare che nel bolognese i segni caratteristici di tali conversioni al Serpentino T. II. 17. 130 DOMENICO SaNTAGATA sono senza dubbio pin rari che in Toscana, dove e probabile che siano piu freqiienti certi speciali caratteri del Calcare e sia in diversi punti meno avanzata che non e qui la forma- zione di queste roccie. Nella serie p. e. che vi pongo sot- t' occhio vedrete , o Signori , un saggio di Calcare mutato al- quanto dal piimo suo essere, e col colore che dicono i Tosca- ni fcKatoso conservare tuttavia le impronte dalle fucoidi -"&>' pre che ne contestano la primitiva sua origine. Ebbene questo e 1' unico saggio trovato nel bolognese ridotto a questo gra- do di alterazione e con fucoidi , onde gradevole f'u molto il rinvenirlo. Come avanzi e progredisca ed operi la causa trasformatrice nei tnassi del Calcare . Accanto ad esso vedrete un altro saggio consimile, notabi- le in questo che chiaramente ci mostra che la causa trasmu- tatrice de' Calcari s' avanzi ad operare nei massi o fra le giunture naturali delle loro parti , che sono spesso schistose , o fra le fessure e i meati prodotti ne' massi infranti e disgre- gati da quella causa medesima, onde poi non e raro che in quelle giunture e in que' meati ricevano i calcari fortissimo alterazioui, e deboli invece al di dentro secondo I'agire piu o meno semplice e piu o meno rapido , intenso e vibrato di quella causa; e similmente succeda che nelle dette giunture, allorche siano piu aperte ed espanse , troviamo piu spesso i minerali cristallizzati che maggiormente si scostano dalla na- tura dei massi che sono trasmutati . Due modi diversi di conversione al Serpentino o cominciando per Diaspro a per Jrgilla e giun- gendo tuttavia ad un mcdesimo cffetto. Ma il fatto piu notevole di questa serie e il doppio pas- saggio del Calcare al Serpentino o per la via, diro cosi , del Diaspro o per quella dell' Argilla. I saggi or ora indicati mo- strano insieme con altri i passi fatti al Serpentino quantun- que al vero Diaspro non giungano. Sonovi appresso altri saggi Metamorfosi del Calcare 131 nei quali si vede I' incominciato cammino preso sopra me- tamorfosi che avanzavasi all' Argilla e clie a qiicsta non giunse . La causa aduiique trasformatrice al Serpentino ope- ra fine a certo segno come quella che trasforma al Diaspro e in alcuni casi all' Argilla, e studiando bene come si mutino in processo i suol effetti , si scorge che per ottenere il Ser- pentine rendesi questa causa assai piii complessa che per le altre trasformazioni . Qualita essenziale del Serpentino e il contenere principahnente il Ferro in molta ahbondanza ed al- io state oligisto tanto che diviene attirabile alia calamita, e di contenere ancora la Magnesia . Magnesia trovala nei priini saggi e negli altri della serie del lUelainor/ismo al Serpentino . Compariscono quindi ben presto nei nostri saggi da una parte i caratteri ben noti delle roccie ferruginose e dall' al- tra quelli del Talco e della Steatite , quelli sopra massi diasproidi , questi piu spesso sopra massi argilloidi . Quanto leggiera non e in fatto le molte volte la differenza esterio- re fra 1' Argilla e la Steatite ed il Talco a modo che siavi una specie distinta col nome di Argilla talcosa ! Pigliata poi che abbiano I'una o 1' altra via si trasfigurano i massi per mille guise diverse nelle variatissime roccie del gruppo O- fiolitico o Serpentinoso. Dentro le quali I'occie pero stan- no alcuna volta chiusi ed annicchiati pezzi o breccie di Dia- spro bello e compiuto al quale non giunsero il ferro o gli altri element! o non vi ebbero forza di trasformarli : cosi vi prego osservai-e quelli che nella serie nostra contengo- no piccoli ed eleganti cristalli di Rame carbonate o muria- to, i quali appartengono ad un masso di Serpentino quan- tunque siano rimasti purissimi Diastri : di die si confermano per altra maniera le induzioni che abbiamo fatte . Genesi prohahile dei Mincrali delle rocce di Serpentino . Sommamente difficile per nei e il classificare le rocce del 132 DOMENICO Santagata gruppo che diciamo Serpentinoso . La Serpentina scliietta e puia, che e nn Silicato di Maijncsia acquifero, non 1' abbia- mo in grandi massi ma forma bensi la base o la pasta di I'occe che diversificano col variare di elementi o di parti ac- cessorie che in qnesta pasta si formava : e posta V idea che il Calcare compatto sia il materiale che ha servito in gran parte a procnrare queste roccie, chiaro diviene il perche sia r uno o r altro nel nostro terreno piu o meno abbondante. La pill abbondante di tntte e /' O/Jicnlce colle diverse sue specie , la quale e spesso reticolata con vene di Talco, di Clo- rite, di Calcare Spatico o Saccaroide . Per noi la base calca- re e probabilissimamente dovuta al Calcare Compatto. Die- tro r OlHcalce per abbondanza ne vengono 1' Eufotide , poi r Offiolite, poscia 1' Eurite, colle diverse loro specie, le quali son tutte formate da Feldspato, Diallagio, Petroscele, Giada e qualche altro minerale congenere , i quali non varia- no tra di loro sostanzialmente, essendo tutti silicati di Ferro, di Magnesia, d' Allumina o d' altra base affine , prevalendo solo I'una o 1' altra di queste basi nell' una o nell' altra di queste specie di minerali e speclahnente la magnesia che pre- dilige quasi esclusivamente il Diallagio. L' Allumina e 1' Ossi- do di ferro so no isomorfi e pero si avvicendano il posto nei minerali e si trovano volentieri conginnti ad un niedesimoaci- do e nel caso nostro al silicico, ed e probabile ancora die mol- te volte siano emanati da un medesimo Inogo . La Silice co- mecche per noi misteriosa nella sua origine ci e data per (jueste rocce dalla metamorfosi del Calcare , e combinandosi alle dette basi ecco formare i detti minerali di Feldspato e di Diallagio. Fin qui ne conduce poco piii che la semplice Mina- rologia , la quale gelosa in addietro di sua indipendenza , boriosa in certo modo nella sua meschinita , rifiutava i soc- corsi dei lunii della Chiinica , della quale poi , fatta piii es- perta e sagace, ha dovuto riconoscere e confessare di essere, men che compagna, suggetta al tutto e discepola. Come puo in fatti quella scienza essere contenta e superba delle proprie idee o nozioni se non giungano piu oltre la prima buccia dei corpi, e se il piu che ne dichiara e tolto, come dire, di peso dalla Chimica, o da quella antica sovrana maestra di certissima Metamorfosi del Calcare 133 scienza, la Geometria, poiche dessa fece grazia di applicaisi alio studio dc'cristalli? Ed aggiungi che col tanto ancor che ne pi- glia, uoii pigliandone ancora abbastanza, rimauesi tuttavia nei piu gran nuinero dei casi e nelle quistioni piu gravi nella as- soluta iiicertezza e iiel diibbio : diibbio sapiente bensi e f'orie- ro di luce poiclie benignamente la Chimica il prende a scio- alierc . Per uscire adunque dei dubbi e portarne piu innanzi che sia possibile le soluzioni , consultammo sollecitamente la Chimica , che a conforto della Miiieralogia diede confernia ai suoi giudizj benche con alcuiia leggiera variazione. RisulUnnenli delle /hialisi eseguite dei diversi membri della Serie del Metamorfismo del Calcare al Diaspro . Le risposte della Chimica ponno in brevi segni esser date al pari di quelle della matematica, oracoli veri amendue di verita. llidotti pertanto nei loro elementi i diversi membri della formata serie del metamorfismo del Calcare al Diaspro, si e trovato realmente, die col degradare i caratteri del pri- me e col crescere quelli dell' ultimo si degrada la quantita del Carbonato di Calce e cresce quella della Silice e del Ferro, ma non con ordine, ne per modo che altro elemento non faccia improvvisa e non ripetuta comparsa. Poniamo die il primo membro sia il Calcare medesimo composto cojne sapete di 92. di Carbonato di calce, 3. di Si- lice, 2. di Ossido di ferro, ed 1. di Allumina: ora il secondo ed il terzo membro della serie, che solo e fatto piii duro, piu lucido, trasparente agli angoli, e di colore e spleudidezza traeiite alia majolica, non varia che per la perdita di 8. di Carbonato, per I'aumento di 7. di Silice, ed uno di Protossido di ferro: consimile differenza e del 4.° membro: il quinto perde 20. di Carbonato, cresce 12. di Silice, 4. di Allumina e 4 di Ferro: il sesto ed il settimo non sono stati analizzati : I'ottavo perde Go. di Calce, cresce altrettanto quasi la Silirp, 4.di Ferro, di iino I'Allumina.e compariscono 2. di Magnesia: nei nono cresciuta ancora la Silice, diminuita la Calce, ridot- to a 3. sole parti il Ferro, nulla di Magnesia: il decimo, 134 DoMENIGO SaNTAGATA ultimo della ser'ie, pcrfctto diaspro e senza affiitto diCalce, 94. di Silice, 2. solo di Protossido di feiro, 1. di Perossido, 2. di AUumina. Compare adunque in iiiio solo la Magnesia con piu abbondanza di Ferro che negli altri , ricompare poscia nei primi membri della serie del Metamorfismo al Serpentino per via di Diaspro quando ritengono ancora essi membri 1' aspet- to diasproide , ma non seguita pure in questi costante . U Analisi chimica scopre e determina bene la serie del passaggi dal Calcare al Serpentino . Sarebbe mai non bene ordlnata la serie del Diaspro? a il saggio coUa Magnesia che presenta ancora piii Ferro appar- terrebbe forse alia serie del Serpentino ? E probabile , anzi e da credere , ma 1' aspetto esteriore non lo annunciava : ma infine, per aggiungere solo una considerazione su questa ana- lisi, come e donde sono state fatte le mutazioni ? Di dove e venuta la Silice, e piu dove e andata laCalce? E in quale sta- to trovossi essa silice ? Non abbiamo che quattro sole parti di basi entro 94-. di Silice, dunque quasi tutta e alio stato libero. I caratteri esterni dei massi diasproidi danno indizj chiari in essi di azione di fnoco, non mostrano pero alcun se- gno di infiltramento o injezione di silice , ne in alcun punto apparisce raccolta la calce. Dall' analisi e esclusa ogni idea di vetrificazione, quale si avrebbe comune nei dati supposti. Qui ancora adunque, mi si conceda, e misteriosa la silice. Po- tevano ajutare la ricerca altre esperienze nelle nostre fornaci o ne' crogioli sopra terre che abbiamo e che si riducono col fuoco in masse diasproidi in tutto simili nell' esterno a quelle della nostra serie, ma il tempo e I'agio mi e niancato, e mi aju- teranno, lo spero, fra non molto, se il tempo appunto si faccia per me piu libero e sereno , essendo ora in me estrema curio* sitii di intendere alcuna cosa su questa materia che parmi ri- masta indietro agli esami dei Chimici e capace di ottimi e gran- di risultamenti. I prodotti analitici di altri saggi che io avea posti pei caratteri esterni nella serie del Diaspro mi hanno ob- bligato a porli in quella del Serpentino e sono i primi nume- rati della serie medesima. In questi e risultato in abbondanza Metamorfosi del Calcare 135 notabile il Ferro, parte alio stato di protossido, parte deu- tossido : o riinasta Luona porzione di Calce con poca Allumi- iia seiiza Magnesia, tale e il secondo membro della serie : il terzo merita di essere conosciuto pienamente : 14. di Silica, 8. di AUnniina, 38. di Carbonato di calce, 16. di Carl)onato di magnesia, 18. di Protossido di Ferro, 5. di Perossido: nel 4.° sconipare di nuovo la Magnesia, cresce il Ferro e la Silice, diminuisce la Calce, e 1' apparenza e perfettamente la stessa di quella del terzo: il quinto pure e senza Magnesia e pare tuttavia progredito al serpentino ~= dopo il 7. clie ha magne- sia ne lianno pure gli altri : e piii non si perde , essendo gii progredita e avanzata al suo compimento la Metamorfosi. In molti degli esposti saggi sono venuccie o reti di Calce carbo- nata spatica, ed e probabile die questo carbonato piii che dal- la pasta originaria del Calcare derivi da quelle stesse ema- iiazioni che portarono il Ferro e la Magnesia a produrre con quello le metamorfiche rocce; ne siavi ostacolo a questo la facile scomposizione dei carbonati al calore anche di molto inferiore a quello che investiva quelle sostanze nel loro sol- levarsi, e basti il riflettere che nelle eruzioni del Vesuvio e deir Etna si gettano fra le lave e in esse rimangono non ra- ri filoni sottili e venuccie di carbonati ; ne le ordinarie no- stre esperienze di gabinetto siano per noi inappellabili sen- tenze a negare i fatti trovati o supposti dai Geologi , quando pure avviene che le piu nuove smentiscano in certa guisa i coroUari die si ritraggono con sole le antiche, come ne dan- no esempio 1' aver trovato che 1' acqua per ardentissimo ca- lore entro crogiuolo di platino cessa dal rapido evaporai'e e dal boUire fermandosi quasi inerte finclie non sia scemato 1' eccesso del calore , il quale , a cpianto pare , la riduce in diversa disposizione di molecole die mal s' abbracciano alle pareti del vaso e male si lasciano espandere e penetrar dal vapore . Metamorfismo del Cnlcare Compatto alia Dolomia rossa saccaroiile . La prima trasformazione conosciuta dai Geologi del Calcare 136 DoMENICO SaNTACATA compatto fii quella nella quale e ridotta in Dolomia, e la secoiida quella onde formasi il marmo laniellare di Carrara . L'Arduino fin dal 1782 scrivendo al Leske attrihuiva chia- ramente (al dii-e di Gollegno) la combinazioue della Magne- sia col Calcare all' azione delle rocce ignec , e Breislak par- lando dei terreni cristallini delle Alpi Apuane mostra di du- bitare dell' azione lore metamorfica e non ardiva proclamar- la apertamente = prevedendo (come egli stesso si esprime) la sorpresa che tale opinione farebbe nell' anirao di molti => Noi non abbiamo nel Bolognese vaste e spaziose masse di Do- lomia, ma non ne mancano le piccole avendole incontrate in Bisano nella cosi detta Macchia di Ercolani, e se ne porgo- no qui gli esemplari , i quali sebbene non siano al tutto ca- ratteristici mostrano pero abbastanza di appartenerc alia Do- lomia rossa saccaroide e constano massimamente di Galce e di Magnesia Carbonata . Metainorfisino del Calcare al Marmo lamellare bianco . CoUa scoperta del Marmo di Lagaro descritto gia ne' miei Discorsi sui Serpentini e state arricchito il Bolognese di un marmo della specie medesima dei marmi di Carrara. E poiche ne fu incominciata 1' escavazione cercando in e^o i rapporti oh' egli abbia col Calcare compatto, nel cui ter- rene s' innalza, mi fu agevole il trovare alcuni suoi lati nei quali sono insieme congiunti in un corpo solo e Marmo e Calcare, come ne avete qui i saggi ; nei quali coll' ajuto del- la lente si vede il Calcare farsi a poco a poco rilucente , bian- co e cristallino. Di queste due metamorfosi non e d'uopo far molte parole non essendo alcuno che ci ponga dubbio, come di cosa, come dicono, ricevuta nella scienza. Metamorjismo del Calcare al Gesso . Piu lunghe e piu pensate parole sarebbero da porre, se spazio di tempo rimanesse, intorno all' ultimo argomento di che ho proposto parlarvi, voglio dire, intorno al Metamorfismo Metamorfosi del Calcaue 137 del Calcare al Gesso. -= Per essere l)reve e conciso vi diio tosto, o Signori, clie nelle mie ultime escursioiii sui Gessi delle montagne di 14 del Sillaro , fra Sassatello e Tossi- gnano, mi e apparso un fatto, qso dire, di somnia importan- za geologica. In quci luoghi questa singolarissima roccia e in condizioni affatto diverse da ([uelie nelle (|uali slain nsi ve- derla nei nostri dintorni. Ricliiamate al pensiero la descrizione dei nostri monti prodotti dall' elevainento e raddrizzamento de' grandi strati e banclii di Calcare compatto, e immaginate die questi in essi monti sporgano qua e \h dal terreno per lun- ghi tratti, nudi, scoperti e continuati, e Voi avrete idea chia- ra e compiuta delle forme, natura e posizioni dei monti di Sas- satello. Aggiungete clie in tale luogo que' strati o Lanclii sono distinti I'uno dall'altro, rotti, spartiti, elevati, ma in fatto non sono, quali si crederebbe al vederli, di Calcare, ma invece sono formati di Gesso , e di tessitura affatto diversa dal Gesso a noi pill conuine, essendo nonlaminare ma in tenuissime e quasi microscopiche laininette conqjatte insieme e come in- sieme granulate, non di un solo colore ma di molti, spesso bianchissimo come neve, o del colore di carne, o grigio, o variegato a colori diversi; e rompendo quegli strati scopresi il Gesso in molti punti cellnloso e globulare non in forma di stalattite ma in (juella clie sogliono avere i corpi fiisi , ribol- liti e poi rappresi. L' esterna conformazione degli strati e questa interna loro struttura metteva tosto in sospetto di un trasmutamento del Calcare; e siccome 1' origine o formazio- ne del Gesso e forse uno de'soggetti piii problematici della scienza cosi io poneva la maggior cura per seguire ogni traC' cia clie potesse illustrarla . Noi siamo in condizioni topografi- che e geologiche veramente felici per trattaie ampiamente e con lieta speranza questi argomenti, e a qiiesto fine appun- to io dirigeva le escursioni suaccennate, le quali mi lianno recata una materia ricca e quanto mai iiiteressante per un la-» voro siilla storia geologica dei Gessi clie io compir6 nell' aut- no veniente , se a Dio piaccia che abbiano fine una volta i gravissimi mali pubblici e pri\'ati che mi fan guerra e di- struggono qiiella quicte clie so])iattiitto e necessaiia alio stu- dio. Occupato pertanto, collo spirito almeno, in quel lavoro T. II. 18. 138 DOMENICO SaNTAGATA noil mi conviene preoccupare ad esso i concetti piii sostanziali ai qiiali esso conduca ; nondimeno per la brama di palesare un' intiina persuasione che ho gia acquistata , dichiarero fran- camente che dopo 1' esame dei Gessi di Sassatello e Tossi- gnano si rimaiie conviiiti che essi noii sono che 1' effetto di una mirabile trasfbrniazlone o metamorfismo del Calcai-e Compatto ill massa di Gesso, e tanto maggiormente se ne rimane conviuti quando si ahhiano gia veduti e studiati i Gessi e i terreiii del territorio di Rimini nella Perticara coi quali i sopradetti nostri hanno strettissima somiglianza , e dove con validissime ragioni di fatti si riconosce piu chia- ramente sopr' essi ancora 1' awenuto metamorfismo. In Tos- signano e Sassatello si nota che dove e piii conservata nei Gessi r esterna sembianza del Calcare piu si ritiene cotale sembianza all' interno, e con questo criterio e formata la Serie dei Saggi che e qui preseute; ne vi sara alcuno che nieghi che i primi membri di essa Serie non abbiano somi- glianza molta di caratteri col Calcare e non apparisca gra- duato il passaggio di questo alio stato del Gesso. In due di que' Saggi vi par quasi di vedere la materia gessosa ancor molle eagitata spingersi dentro al Calcare e aprirsi in esso il cammino. Jnalisl dei Saggi di questo Metamorfismo. La chimica esplorazione di questi saggi ha mostrato che i primi membri della Serie contengono ancora traccie di Car- bonato di calce , niuna piu ne contengono gli altri membri che sono tutto Solfato di calce, onde si ha compiuta ragiiMic nel suespresso giudizio . Ma deve potersi cominciare questa Serie piia di lontano ; vi denno essere punti in que' strati piu calcari ancora di questi primi raccolti e quindi mi sara questo pure un motivo non piccolo per ritornare a fame ricerche in que' luoghi benche lontani e laboriosi . La conferma asso- luta e decisiva della Chimica sarebbe suggello che sganiie- rebbe ogni incredulo ed e a cercare con ogni possibile stu- dio, massimamente che pei gessi ancora piu prossimi al- ia citta la critica piu severa di geologia , per cio che pare , Metamorfo3I del Calcare 139 e tutta inclinata a giudicarli essi pure di origine consimiK' metamorfica . Conclusioni per Sommi Capi , La discussione di queste ben ragionevoli opinioiii vuol es- sere a parte a parte e distesamente trattata e per6 e da ri- mettere, come ho detto, ad altro tempo e ad altra occasio- iie . Qvieste dottrine del Metamorfismo vanno a distruggere lion pochi principj che si avevano per assoluti pochi amii so- no su r origine e 1' eta relativa delle roccie e suUe ragioni del sovrastarsi le nne alle altre, ne possiamo ora preve- dere fin dove siano per giugnei'e le conclusioni di qucsti argomenti , die a vero dire stringono ognora pin colla forza loro poteiitissima . Quanto a me chiudero in poche parole le conclusioni di tutto il discoiso. Parmi adunque avere non solo descritto ma dimostrato coll' evidenza dei caratteri esterni dei minerali osservati e piu con quelli dell'intima loro molecolare com- posizione clie nel Bolognese il Calcare Compatto presenta i Metamorfismi seguenti =- 1." airAigilla; 2.° al Quarzo fibbroso calcarifero; 3." al Carbonato silicifero; 4.° all' Ocra di Ferro e di Manganese, 5." ai ciottoli durissimi di Sili- cate di Ferro e di Manganese , e (juesti all' Ocra degli stessi metalli ; 6.° al Calcare Screziato \ 1° al Diaspro di di- versi colori ; 8.° ai Serpentini e alle Euriti ; 9.° al Mar- mo Bianco lamellare ; 10." al Calcare saccaroide doloniitico ; 11.° al Solfato di calce lamellare; 12.° al Solfato di Galea a grandi lainine, ossia al Gesso delle nostre colline, che poi con Metamorfismo di forma si converte in massa compatta saccaroide ed in stalattitica . E quanto ai processi natvuali di queste trasformazioni abbiamo veduto clie si riducono prin- cipalmente alia Silicificazione dei Galcari , all' introdursi in essi del Ferro, del Manganese, della Magnesia c dello Zolfo . Air aspetto dei quali mirabilissimi fatti e impossibile ratte- nere 1' animo e le parole che non corrano ad ammirare e laudare la infinita sapieiiza e provvidenza di Dio, cui non so- lo e piaciuto londare in pochissinie cause prime la faculti 140 DOMENICO SaNTAGATA generatrice di tutte le meraviglie dell' universe, ma si place pur anche nolle maraviglie prodotte continuare perenne 1' o- pera divina di creazione, non solo col conservarle, che impor- ta la sua potenza, ma col rimutarle continuamente e col mol- tiplicarle , per cosi dire , in se stesse a benefizio in prima del- r uomo e poscia di tutti gli esseri esistenti sulk terra. ILLUSTRAZIONE DI UNO SCHELETRO DFX PROFESSORE ANTONIO ALESSANDRINI Hemoria letta all' Jccademia delle Scicnze dell' Istitulo di Bologna nella Sessiouc del 12 Aprils 1850. Q, uesto Museo d'Anatomia comparata possiede luio Sche- letro naturale di Foca inaschio adulto, in ottimo stato di con- servazioiie, e che, or son tre anni, venne acqnistato dal mer- cantc naturalista di Amsterdam Signor Frank, colla semplice indicazione che appartenesse alia specie denominata da Fede- rico Cuvier Calovcplialus hnrhatus. Nel riscontrare pero sulle opere dei plu accreditati moderni zoologi i caratteri ofFerti dallo Scheletro in discorso, con qiielli assegnati alia nominata specie , facilmente m' avvidi , non essere gli uni agli altri confonni, e trattarsi quindi di un' altra specie, bensi dello stesso genere Ed invei'O al Calocefalo barbate si assegna, pervenuto che sia alio stato d' individuo adulto, la lunghezza di 8 a 10 pie- di parigini, laddove lo scheletro del gabinetto non ne ha che 6 e 9 linee, qnantunque si tratti d' individuo maschio adul- to, anzi piuttosto invecchiato, come si puo rilevare facilmen- te dal logoramento dei denti, e dalla saldatura , e scompar- sa deir indizio di quasi tutte le suture delle ossa della testa; ma anche non valutando questo carattere della mole e sta- tura perche mal sicuro, massime desumendolo dal confron- to d' nn solo individuo, altri se ne presentano molto pin certi e costanti, e che rilevare si possono anche nello sche- letro del tutto denudato delle parti molli, fra i quali baste- ra ricordare quello dolla forma delle zampe antoriori nel Ca- locefalo barbato, essendocche il dito intorno corrispondente al poUice , e il piii breve , alluugatissimo essendo il dito 1 ii Antonio Alessandrini medio (1), quando invece in questo sclieletro il pollice costi- tuisce il dito maggiore , impiccolendosi grado grade e rego- larniente le dita che seguono dal lato interno all' esterno. Il teschio ancora della barbata nella maggior larghezza o coiives- sita del cranio (2), nell' elevatezza del muso ai lati, ed al- ia radice del naso , nella niaggioi" larghezza dello spazio in- teroi'bitale , munito ancora di marcate creste sopraciliari, pre- senta caratteri del tutto diversi da quelli che rilevar si pos- sono nello scheletro in discorso . Essendo quindi dimostrato non appartenere questo schele- tro ad una foca barbata fa d' uopo rintracciare un' altra spe- cie cui riferire si possa , che pero non sia molto discosta dal- la barbata, alia quale pure per alcuni caratteri rassomiglia . Anche i piu moderni scrittori di cose zoologiche (3) non ces- sano dal muovere lamenti suU' incertezza e confusione che domina nella sistemazione di questa famiglia di aniniali ; ad introdurre ordine nella quale poco giovarono i lavori , d' al- tronde lodevolissimi di Federico (4) e Giorgio Cuvier (5) di De Blainville (6) di Lesson (7). Siccome sono del tutto privo d' una descrizione deo;li esterni caratteri che offriva 1' anima- le che forni questo scheletro , cosi non ho potuto giovarmi che di caratteri osteologici onde determinarne con qualche precisione la specie. Ma anche per questa parte pochi sono i materiali fin qui raccolti e pubblicati sul proposito, e che venir possono di guida nella difficile intrapresa ^ di guisa che non e molto che il lodato G. Cuvier osservava (op. cit.), « che tutto cio che vi ha di meglio suU' osteologia di questo genere consiste nei tre disegni di testa inseriti da Home nelle Transaz. Filosofiche del 1822. Lo scheletro dato da Daubenton nella Stor. Nat. (1) Fischer — Synopsis Mammalium p. 239 — StuUgardiae 1839. (2) Cuvier. Ossemens fossiles 4. edit. T. VIII. Part. 1. pag. 381. (31 De Blainville Osteoj;rapiiie. (4) Mem. du Mus. dllisl. Nat. T. XI. (5; Regne animal 2. edit, el Osst^nicns fossiles. (C) Journ. de Pliysiiiue. T. XCI. 1820. p. 20G e 419 ct Osleograpliie. (7) Diclionaire classi(]ue. T. XIII. p. 402. SCHELETRO DI UNA FoGA 145 (li BnfTon, che appartieno alia Foca vitulina; ed il tcschio della stessa specie figurato da Spix nella Ccphalogcnesis » Ma anclie dopo quest' epoca 1' osteologia delle Ibche ha ben poco progredito. Lo stc'sso C Cuvier ad accrescere i materiali per qnesta parte taiito iniportante della Zootomia da nella citata opera sulle ossa fossili lo scheletro intero, non per anche rappre- sentato, della Foca a ventre bianco Plioca monncltus Her- mann, cd i testhi della Foca a tromba , Ph. Leplonyx Bl. , Ph. mi train; Ph. leonina ; e Ph. ursina (Otaria adulta del Capo). II fratello poi Federico nel tomo XI delle Mem. del Museo di Storia Naturale di Parigi, all' interessante sno lavoro sidla sistemazione delle Foclie unisce 4- tav. nelle quali con molta diligenza, ed in aspetti diversi sono rappresentati i te- schi di pareccliie altre specie di foclie (1). La splendida opera snlla osteologia dei niammiferi pubblicata in Germa- nia dai Signori Pander e Dalton (2) contiene pareccliie tavole spettanti alle foclie , e nelle quali rappresentasi di nuovo lo scheletro intero della Foca vitulina e qnello di una nuova specie brasiliana alia quale non assegno il nome specifico : sono poi figurati anche i teschi della cucullota Bodd. ; juhata Schreib ; groenlandica Midler; hispida Schreib. , ed ursina Linn, e Rosenthal (3) che dal 182.5 al 1831 inseri negli Atti deir Accadeniia dei Curiosi della Natura due iuteressanti Me- morie suU' anatomia delle foclie , che denoinina cani di ma- re, nulla disse intorno alia osteologia di siffatti animali. Tut- tavia il confronto della naturale preparazione con diverse delle citate figure potra pure servire o a riferire con sicurezza (1) Le sj)ccie ciii appartengono i teschi rapprcsentali in (jiiestc ta- vole sono tolte tlni diversi giuppi , e generi nei quali 1' auloie citato divide la famiglia in discorso. (2) Die i'crgleiclieridcn Osteolof^ie Bonn. 1821-1831. II quriderno 9 clie contiene I' osteologia delle Foclie fu pubblicato nel 182G. (3) Rosenthal Frid. Chiisl. Ueber die Sinnesorgane der Sce/tunde — Nova Acta Acad. Lcopol. Car. Natur. Curios. T. XII. P. 2 1825. pag. G73. Id. Znr Jnatoniie der Seehunde. Nella citata collczione T. XY. Part. 2. 1831. T. II. 19. 146 Antonio Alessandrini questo individuo ad alcuna delle specie note, od a creare una nnova specie in nn generc gia conosciiito. II lodato Gioro'io Ciivier parlando (1) della foca comune osserva, che quella che piu fiequentemente si fa vedere sul- le coste dell' Olanda e un poco dlversa, ed e questa vaiie- ta della foca comnne (se puo diisi una varieta), che e be- nissinio rappresentata dal celebratissiino anatomico, 1' Albino nelle sue — ^ Annotationes academicac Lib. III. cap. XV tav. 6. Ora osservando attentamenlc^ questa fignra, e meditando suUa descrizione clie deiraniniale rappreseutato ne da 1' illu- stre autore, mi parve di non andare molto lungi dal vero ri- ferendo alia medcsima anclie 1' individuo di cui ragiono, ma si questo che quello non appartenere reahnente alia foca co- mune, ma costituire invece il tipo di una nnova specie assai vicina a questa come si dimostrera in appresso. Sotto la denominazione di Foca vitulina o di Foca comune sono state lino in qnesti ultimi tempi confnse diverse specie di Foche essendocche non furono ben definiti i confini en- tro cui intendevasi circoscrivere il detto nome . Certamente la duopo accoidare molto peso al suesposto dubbio del Cu- vier qnando si confront ino le forme generali del corpo, e le dimensioni anche soltanto della foca comune dei nostri mari, e di qnella delle coste d' Olanda. La prima, quella cioe. piii frequente nei nostri mari , anche adulta , e di piccole di- mensioni, di forme di corpo piuttosto gracili , avente il coUo ben distinto dal tronco , il muso abbreviato, la testa tondeg- giante ; quando invece 1' Olandese oltrepassa sempre, a- dulta che sia , i sei piedi parigini in lunghezza, ha il tronco di forma ovoide , il muso alqnanto lungo , il cranio allargato e depresso, dcsumendo almeno siffatti caratteri dalla cita- ta figura dell' Albino, e dalla generale conforniazione del- lo sclicletro di cui si parla. E quantunque, come dissi, non si abbiano complete descrizioni, ed esatte figure dell' osteo- logia di questa specie, tnttavia il teschio almeno di essa si vede figurato, sotto diversi uomi, nelle tavole pubblicate (1) Ossemens fossiles , ed. cilala. T. YIII. p. 387. SciIELETIlO DI UNA FoCA 147 Iiitoiiio a qiiesta materia da divoisi autori. Cosl Federico Cu- vier, iiclla citata IMemoria sulla sistemazione delle Foche, sot- to il numero 2 tav. 1 , e alia denominazione di Foca groen- laiidicn di Fabiicius, Oceanica di Lopechin, rappresenta, in tn> divcrsi aspetti un teschio del tiitto soiniijjliaiite a qiicllo die drscrivo, ossia apparteneiite alia Foca d' Olanda. Ed aiizi «|ueste figure coufrontate colle altie del N. 1 d(dla stessa tavola, e die si dicoiio appartenere al teschio di una foca coinunc o vitellina , ini preseiitauo un carattere di difFerenza ben marcato uella forma del margine libero delle ossa pala- tine , essendo intero e quasi rettilineo nella groenlandica , ad angolo acuto rifMitrante nella vitellina. Dei Ire tesclii jjoi di Foche egregiamente figurati da Home nelle transazioni filosofiche della Societa R. di Londra (1822 Parte 1. pag. 239 e 40 Tav. XXVII, XXVIII, e XXIX) queilo della Tav. XXVIII, attribuito ad un individuo ucciso neir isola di Orhiney offre una singolare rassoniiglianza, si per la mole die per la forma e struttura, a questa delle co- ste d' Olanda :e le lievi difFerenze die pur vi s' incontrano sono tutte riferibili all' eta e variazioni individual!. Anche il teschio che si vede delineato nella Tav. V. Gen. P/iocn di Linneo, sotto la denominazione di Pluca Groenlan- dica uella citata Osteografia del De Blainville, riferire si deve alia Foca delle coste d' Olanda , essendo in ogni sua parte so- migliantissimo a queilo dello scheletro di cui ragiono. E questo brcvissimo cenno storico comprova sempre piii la necessita di riprodurre, presentaudosi 1' opportunita, figu- re esatte degli scheletri interi delle foche, dall' esame dei quali, pill die da queilo delle pelli, ordinariamente sfigura- te, o mutilate, si potranno ricavare buoni ed invarialtili ca- ratteri per distinguere le diverse specie, molte delle quali con estrema dilTicolta possonsi osservare viveuti, od iiccise di fresco, da persone capaci di ben dirigerne l' esatta rappre- seutazione con figure. Si confrontino a cagion d' esempio le due figure, date sotto I'identico nome di Foca comune, nel- le tavole dei Mammiferi di Federico Ciivier, e Geoffroy St. Hilaire, e si rilevera di leggeri uon potere siffatti animali descriversi sotto lo stesso nome, ma rappresentare invece tipi 148 Antonio Alessandeini ben dislinti di due diverse specie. Ne questo hisogiio di esat- te figure osteologiche si fii scntire soltanto rignardo alle specie rare; puo dirsi lo strsso anclie sul conto della Foca comune, lo sclieletro intero della (|uale e pure stato rappre- sentato piii volte. Elegante ed esatto e quelle clie si vede nella citata osteografia del De-Blainville , ma confrontato al- r altro die sotto lo stesso nome di scheletro della Foca co- mune, o vitulina, e rappresentato nelle tavole sugli scliele- tri dei Maniiniferi di Pander e Dalton , vi si notano diife- renze riuiarchevolissinie che conferniano sempre pin 1' enun- ciata mia proposizione , che cioe sotto il nome di Foca comune siauo state coniprese diverse specie di siffiitti anima- li. Bastera 1' enumerazione di pochissimi dei caratteri offer- ti da ciascuna delle due figure, a dimostrarne I'assoluta dif- fisrenza, e I'erroneita di coraprenderle sotto uno stesso nome. Lo scheletro della Foca comune, delineato dal De Blain- ville, I'appresenta un' iudividuo della lunghezza di un metro e cinqnantanove centimetri , lunghezza alia quale giammai perviene la foca comune dei nostri mari ; il piede anteriore c molto piu piccolo del posteriore ; la scapula ristretta , ma allungata, giacche la lunghezza e di ^^ mill., la larghezza solo di 18. Nei piedi posteriori il dito corrispondente al pol- lice o primo dito non solo e il piii hmgo di tutti , ma e an- che il pill grosso e robiisto , segue subito il dito esterno , od il quinto, quasi di uguale lunghezza, ma molto meno ro- busto; gl' intermedii dal secondo al quarto decrescono rego- larmente in lunghezza, in modo pero che la differenza mas- sima arriva appena a quattro miUimetri. II torace e lungo e compresso; le coste sono mnnite di hmghe cartilagini , la parte ossea superando ben di poco la regione cartilaginea. Delle quindici coste undici sono sternali, congiunte cioe di- rettamente alio sterno per la regione cartilaginea, quattro esternali. La regione coccigea, o caudale, della spina ha quat- tordici vertebre. La testa e compresa quasi otto volte nella totale lunghezza del corpo: i denti hanno la corona ristretta alia base, lasciano, massime i superior!, un piccolo spazio interposto : i loro cuspidi , o punte, sono poco prominenti, se ne enumerano tre nei denti superiori, quattro negli infe- riori, due posteriori al medio che e il maggiore. SCHELETUO DI UNA FoCA 1 '; 9 Iiivece lo scheletro della foca comune delineato da Pander c Dalton, tolto da iiii iiidividiio molto piii piccolo, tnisura appeiia iin mstro e dieci ceiitiriietri ; i pienli aiitoriori Iiaiino una mole quasi eguale a quella dei posteriori, in.qiiesti ulti- mi ii priiiio, cd il (|uiiito dito lianiio la stessa mole e luiif;}iez- za; iiguali pure sono tra ioro il secondo cd il quarto; il piu piccolo di tutti e il medio, o terzo dito. II torace e breve, e men compresso , cioe sono piii inarcate le coste ; la Ioro re- gione cartilaginea e molto breve, non arriva al terzo della totale lunghezza. Delle coste non se ne contano che quattor- dici, dieci sternali, quattro asternali; ne e a supporsi che ne sia stata ommossa o perduta ima nella costruzioue dcllo sche- letro, giacche in tal caso invece delle cinque vertebre lom- bari ordinarie se ne dovrebbero contare sei, il che non e ; pa- re adunque che 1' errore sia del tutto attribuibile al dise- gnatore , non essendo possibile 1' incontrare luia differeuza osteologica tanto inq)ortante in aniuiali congeneri, anzi affi- ni di specie. La testa non arriva ad esser compresa sei volte nella totale lunghezza del corpo , i denti sono molto piu ro- busti ; i molari niostransi pertettamente a contatto, cioe in serie continuata , ed hanno le punte o cuspidi si primarii, che secondarii , molto piu distinti e sporgenti. I qnali poclii caratteri trascelto avendo soltanto quelli , che ho veduto piu importanti, e non dipendenti solo dalle diverse eta dimostra- no abbastanza a mio avviso che i due scheletri descritti sotto il nome di una foca comune, o vitulina, dagl' illustri citati anatomic! appartengono certamente a due diverse specie. Ora la succinta descrizione, e rappresentazione del nomi- nato scheletro di Foca di questo Gabinetto di Notomia Com- parata , dimostrera pure trattarsi, anche in questo caso, di una specie non per anche descritta, assai vicina pero ad al- cuna di quelle che nei nostri mari portano il nome di foca comune. Relativamente all' intima tessitura ed alle forme generali delle ossa di questi animali il De Blainville (1) asserisce '--^ (1) Oste'ographie PJioqucs , png. 2. / 50 Antonio Alessandrini c/ie la cavita niiilollare nelle ossa Inng/ie e realinente nul- la = proposizione certamente foiulata, ma die nou esprime gia la variata loro tessitura, ma soltanto una modificazione nella forma e volume delle medesime; p. e. in quest' indivi- duo, gia inoltrato in eta, e nel rpiale le ossa sono quiudi per- venute al completo loro sviluppo, 1' omero non ha die 12 millimetri di lunghezza ; le apofisi delle sue due estremita, marcatissime , massime le superiori, vengono ad incontrarsi verso il centro del corpo, di gnisa die manca del tutto la parte cilindrica di esse, che e per 1' appunto la regione nella quale nei mammiferi comuni si fa vedere la larga fistola mi- dollare : percio non e meraviglia se la minuta sostanza cellu- lare diploica invade tutto 1' iutevno delle ossa lunghe nelle fodie, limitandosi per lo piu alle loro estremita negli altri mammiferi. Cio che si e detto dell' omero e applicahile anche al femo- re pill breve di quello , ed estremamente compresso nel cor- po di guisa che deve per necessita mancare lo spazio pel ca- vo niidollare . A dir vero le ossa della gamba, la tibia cioe e la fistula sono abbastanza lunghe per offrire uno spazio suffi- ciente al canale midoUare, ma la tibia nella parte piii grossa del corpo , verso la testa , e compressa in modo , dal di den- tro al di fuori, da mancare del tutto anche della diploe, e di- venir trasparente ; disposizione che si estende, pero sceman- do grado grado, fin pi-esso 1' estremita tarsica: struttura che si addatta alia generale conformazione degli arti stessi, dispo- sti a foggia di larghi remi, e destinati quiudi principalmente al nuoto, solo movimento che questi animali eseguir possono con tutta facilita, e con forza singolare. Una particolarita meritevole di essere notata, trattaudo pure della generale composizione, ed intima tessitura delle dita di questa foca, si e la durezza singolare, e quasi direi eburnea , dell' esteriore loro corteccia , principalmente nelle ossa appunto delle estremita : solidita alia quale io credo non potessero pervenire se munite fossero dell'ordinario cavo mi- doUare molto ampio. La stessa sostanza areolare, destinata alia diploe, si compone di piccolissime cellule, a robuste SCHELETIIO DI UNA FoCA 151 paieti, e contribuisce essa pure alia robustezza e solidity del- r iiitero osso . Noil doveiido i piedi di questi animali eseguire collo dita grand! e valid! mov!ment! di flessione, presentano una iiio- dificazioiie di struttnra, che si i" trovata comuiie a tulto le specie lino al preseiite anatomicainente descritte, coiigistente nella inancanza dei sessaiiioide! dalle dita, collocat! cioe tra la fiilange media e I'ungueale, esistent! nella niaggior jJai'te degl! altr! nianimiferi. Ma passando alia particolare descrizione delie singole re- gion! dello scheletro, diro innanz! tutto, che la testa e piut- tosto piccola, breve, depressa, ma larga corrispondentemen- te al cranio, come manifestamente apparisce dalle figure del- la Tav. 6. Le ossa sono sottili, leggere, in opposizione a qnan- to s! e detto verificars! di tutto ii rimanente dello schele- tro; a superficio generalnicnte iinita e levigata, se si eccet- tui la regione delle ossa nasal! , e della corrispondente estre- mita del frontale, dove pero le asprezze e disnguaglianze che vi si osservano (Tav. 6. fig. 1. 4^.) probabilrnente sono state prodotte dall' aver questo individuo lunganiente vissuto in schiavitu, urtando lacilmente colla estremita del nuiso contro le pareti deir angnsto carcere in cui soglionsi custo- dire siffatt! animal!. In nissnua infatti delle figure di teschii che ho potuto osservare , e che furono fino dal principio ci- tate, mi e avvenuto di riscontrarvi simile particolarita. Una cosa singolare, e meritevole d! essere notata in questo te- schio si e la piccolrzza delle apofisi , delle creste, delle spi- ne destiuate prinripalincnte alia iuserzione dei muscoli, parti le quali sogliono essere tanto patent! e sviluppate in tutti gli altri generi di aiiiniali appartenent! aH'Ordine delle fiere, ed alia faniiglia dei carnivori. Carattere che parmi risaltare no- tabilmente in questa specie, niolto piii di quello si manife- st! nella stessa foca comune, e fornire quindi ini altro im- portantissimo criterio per considerare diverse le due specie. Relativaniente a! dianietr! trasversi di questa testa, osser- vata tanto nella regione superiore, quanto nella inferiore (fig. 1. 2.), quantniK[ue il niaggiorc sia quello che va dal- r uno air altro zigoinatico, tuttavia questo supera appena di 152 Antonio Alessanduini un deciinetio il maiiffiorc della base del cranio, die coire dull' uno all' altro inargiue posteriore del foro uditivo ester- no. Abbciiche sieno poco prominenti gli archi zigomatici, le fosse crotalitiche per6 , o temporali , dai medesimi circoscrit- te sono aniplisslme, essendocche la rcgione del frontale in- terposta alle dette Ibsse, e costitueiite la radice del naso, e ristrettissinia , misiirando appena diecisette millimetri , per cui ciascuiia fossa crotafitica iiella maggiore sua profondita si estendc a 58 millimetri. Nel centro di tjuesti spazii si col- loca il processo coronoideo delia mascella inferiore per rice- vere il muscolo clie riempie la fossa stessa , e cbe diviene va- lidissimo addnttore, non tanto per la estensione sua in su- perficie , quanto per la robustezza e moltiplicita degli strati, corrispondentemente al terzo anteriore della sua niassa ; se aduncpie in questa foca le creste occipitale, parietali, fron- tali non sono molto estese e prominenti non ne deriva da questo un impiccolimento , uu indeboliinento del muscolo crotalite o temporale, la validita del quale rendevasi tanto pill necessaria, veduta la poca estensione e la debolezza del- r altro muscolo adduttore il mascetere. Le fosse orbitali , molto ample e profonde , ed in perfetta continuita colle crotalitiche , si vedono destinate a contenere un occhio in proporzione piuttosto ampio in siffatti animali , ne vi si osserva traccia di apofisi orbitali nel frontale, conti- uuandosi la spina crotafitica (,ij',g' fig. 1- Tav. 6.) coll' orlo orbitale (?/,//) in guisa da compiere con questo anteriormen- te un perfetto- semicircolo. Merita pure d' esseie notata la levigatezza, e regolare concavita dell' interna parete dell' or- bita stessa, nella quale non esiste indizio del canale nasale , mancando nelle foclie le vie lagrimali. Abbenclie in questa specie pocbissimo si prolungbino le mascelle, misurandosi dalla regione anteriore dell' orlo orbi- tale al lembo alveolare degli intermascellari , soltanto sette centimetri e tre millimetri, tuttavia il nervo mascellare su- pei'ioi'e esser doveva voluminosissimo, il cbe facilmente si deduce dall' ampiezza del canale , e del foro infraorbitale {p-,p. fig. 1.; n^n. fig. k. Tav. 6.)-, la potenza del qual ner- vo era pur resa necessaria dal numero e robustezza delle SCHELETRO DI UNA FoCA 153 grosse setole collocate in qiiesta regione , e costituenti , per r estrcma seiisibilita del lore bulbo , un organo del tutto as- sai sqnisito. Le esteine aperture delle fosse nasali sono pure molto am- ple, e tajiliale obbliqiiamente dall' alto al basso, e dall' in- dietro airavaiiti { lig. 4. Tav. 6. g-,g)' nel centro vi si vede il sepiinento osseo (A) assai robusto, e le incavature late- rali sono interamente riempiute dai vastissimi, e complica- tissinii turbinati inferiori (0,0) . Esaniinata la testa ancbe dalla sua base, si rende manife- sta Tampiezza, di gia indicata, del suo diametro trasverso (fig. 2. Tav. 6.), dovuta singolarmente al volume e compli- caziono dolla regione timpanica del temporale (//,/*,/("): di- sposizione la quale rimediare potrebbe alia quasi totale man- canza dcH' orecchietta esterna , ed alia ristrettezza e tortuosi- tk del nioato uditivo cartiiagineo. Anche la regione basilare dell'occipite , ed il corrispoiidente corpo dello sfenoide {f^g fig. 2. Tav. 6.), coutribuiscouo coUa loro forma ed estensione ad anq)liare la base del cranio, anzi, incurvandosi anche al- quanto alfinfuori, estendono notabilmente 1' interna incava- tura suUa quale poggia la protuberanza anulare del cervello. In fine il niodo di articolazione della mandibola inferiore col cranio denota pure clie questi animali , abbenche muniti di dentatura piuttosto debole sono essenzialmente carnivori, a- vendo il condilo della detta mandibola la forma di un semi- cilindro , ricevuto in una corrispondente fossa assai profonda, e circoscritta, massinie posteriormente, da rilevate apofisi, di guisa che non puo eseguire liberamente die i movimenti di adduzione e deduzione. In proporziouc dell' ampiezza delle esterne aperture nasali, le aperture interne dir si debbono piuttosto anguste, misu- rando soltanto un decimetre e mezzo nell' altezza , e due nel- la largliezza. Nnlla aggiungero relativamente alle ossa del tronco, giac- che puo fornire una sufficiente idea della loro forma , nume- ro, e composizione quanto dissi trattando generalniente di questo sclieletro , non che 1' esatta rappresentazione sua nella Tav. 8 , mantenute le proporzioni di un quarto della naturale T. n. 20. 15i Antonio Alessandrini eraiidezza. Avvertiro soltanto die la lunga cartilagine ster- nale anteiiore (a), rappresentata come termlnante in acuta punta, tanto dal De Blainville (op. c), quanto dal Pander, sameute quel medesimo effetto. che 1' ago di una calamita presenta in relazione alia scatola che la contiene, allorche sia messa in moto per sperimentarne la tendenza. E questo fatto atK he ad altri ciii feci ripetere 1' osservazione risveglid a punto la medesima idea . Resta da descrivere I'abdome. Questo e di un nero rilucente 198 Gio. Francesco Contri vivissimo , di forma ovale , inolto voluminoso , e piu assai del torace nella sua oiigine , e fin verso il mezzo, ma al- quanto acuminato poi verso 1' estremita posteriore, e com- presso dal di sopra al di solto . Egli e composto di sette a- nelli membranacei a pena sparsi di alcun pelo qua , e la . I primi quattro anelli a contare dall' inserzione nel torace pre- sentano inferiormente la forma di una carena , o mcglio an- cora dello sterno degli uccelli , per un angolo alquanto rile- vato , il quale per6 cessa d' improvviso fra '1 quarto , e 'I quinto anello, e quivi comincia un incavo , il quale va a ter- minare nell' ano. Questo incavo contiene un astuccio mobi- le, al di qua e al di Ik del quale paralelli scorrono due bor- di ben manifesti , e rilevati , che per un dato loro movimen- to hanno l' apparenza di muscoli a pena ricoperti da morbi- di integumenti , e vanno a finire vicino all' ano in un ciuftb di peli . L' astuccio che sta di mezzo non e di grossezza e- guale in tutta la sua lunghezza, ma verso la fine s' allarga , e si conforma in una ventricosita come a maniera di ghian- da, che termina immediatamente al di sotto dell' ano, ed in linea coll' estremita posteriore dell' ultimo anello . Questo astuccio nol vidi mai aprirsi naturalmente, ma per una forte compressione esercitata alia radice del medesimo ottenni di vedere in qual guisa egli si apre inferiormente per tutta la sua lunghezza, e come quella ventricosita in cui ter- mina si divide in due fogliuzze a quel modo circa con cui so- gliono naturalmente aprirsi le silique di certi legumi : ed in questo aprimento n' esce il pungiglione che verticalmente si abbassa facendo un angolo di qualche divergenza verso il terreno. Esso pungiglione poi ho potuto riconoscere esser egli un tubetto conico, il quale verso l' estremita si allarga alcun poco dal lato inferiore , e quivi forma una prominenza divisa in piu dentini, che h una maniera di sega di cui van- no gia fornite moltissime specie d' insetti della indicata classe . Nel fare queste osservazioni ella e cosa ben naturale ch' io fui curioso di procurarmi la cognizione distinta dei due ses- si . E poiche a riconoscere in un piccolo animal uccio le mi- nutissime parti che ho fin qui descritto io mi era sempre SUL MUSCINO DEL FrUMENTO 199 rivolto agl' individui di maggiori dimensioni , e sempre in o- gui membro, e specialinente considerate con attenzione 1' ad- do uie, vi aveva ravvisato gli stessi caratteri, che manifesta- mente indicano la femmina anziche ii maschio , rivolsi allora ie mie ricerche ai piii piccoli. Notai che ve n' erano di quel- li la ciii lunghezza sorpassava appena il millimetro, meno ventricosi nell' addome , e piu gracili in ogni parte, forniti di ale egnali a quelle de'priini, si che riescivano maggiori se- condo la proporzione degli altri inembri . Mi parvero ancora pill veloci nel corso, e dimostranti in tutto una maggiore vi- vacitii . Ma questi erano si poclii che a pena fra cento indi- vidui ini era dato di trovarne uno, o due al piu, e d'altronde si piccoli , che riesciva non poco imbarazzante il notarne Ir dissomiglianze . Nondimeno mi si presento il caso di vederc uno di essi salito sopra uno de' prinii alia maniera delle mo- sche , e dimorarvi per un lungo tempo , ed essere qua , e la portato dair altro, come delle mosche pure si osserva co- munemente. Questa casuale osservazione avvalorando i miei sospetti t'ece si ch' io tentassi di verilicare artificiahnente il fatto, onde ogni picciolo individuo ch' io avessi trovato lo induceva ad accostarsi a qualcheduno de' maggioi'i , e non poche volte ottenni di replicare 1' osservazione per sifFatto e- sperimento. Col sottoporre di poi questi minutissimi indivi- dui al microscopio credetti di ravvisare una certa linguetta curva, la quale usciva per I'abdome di la dove 1' altro indi- viduo mostra 1' estremita posteriore dell' astuccio del puno^i- glione . Ma entrai in sospetto nel tempo stesso che questa potesse essere una illusione prodotta dalla difficolta di com- primere un addome si piccolo senza alterarne le parti, e dal- r inganno che dovea nascere per 1' osservare poi que' mem- bri cosi alterati . E mentre io attendeva 1' opportunita di trarmi d' inganno non mi venne piu fatto di trovare alcun individuo su cui ripetere 1' osservazione. La quale mancanza pero, se nel niomento mi ha privato deir occasione di osservare, mi conferma tuttavia nel sospet- to che quello possa essere il maschio, perche lo sparire dei maschi ad una certa epoca, e particolarmente dopo assicurata la riproduzione sappiamo esser carattere comune a moltissime 200 GlO. FftANCESCO CoNTUI altre specie per noa dire alia magf!;ior parte . Come d' al- troiide poi e carattere coimiiie ai maschi di molte specie d' insetti e l' essere piu piccoli , e 1' aver piu gracile l' addo- me , e r cssere piu vivaci , piu pronti , piii veloci in ogni lo- ro movimento ; caratteri tutti notati negli individui di cui si tratta . Ma fintantoche non si abbia campo di ri pete re queste os- servazioni e vana cosa il trattcuersi per ora in congetture i- nutili , o quando pure di solo congetture trattenere io vi debba sara meno male ch' io v' esponga le poche osservazio- ni clie ho potuto fare intorno ai granelli rosi nelle masse in- festate dall Insetto . Da prima la mia attenzione era tutta diretta a ricercare un qualche insetto vivo entro il grano, e cogliere la natura sul fatto . Ma non ottenni giammai 1' inten- to, perche. non ho saputo riconoscere alcun segno per distin- guero que' semi , che contengono 1' insetto prima del suo nascere, ed esaminando quelli che mostrano il foro aperto, in essi si trova di gia sortito 1' Insetto , ne piii vi si rinviene che materie escrementizie , informi frantumi, e qualche avanzo della sostanza albumiuosa del grano . Non furono tuttavia da me tralasciate le osservazioni sui grani triturati, perche sperava di abbattermi in alcuna o lar- va , o crisalide , che mi fosse di qualche indizio intorno alle trasfoi-mazioni dell' insetto. E finalmente ebbi la buona sor- te di trovare una larva apoda , di un color bianco-cristallino- torbido, composta di tredici anelli comprese le due estremita posteriore, ed anteriore; la prima delle quali e acuminata, 1' altra e molto ottusa, e perfettamente circolare all' intor- no . Volendo paragonaila ad alcun' altra larva io I' assomi- glio perfettamente a quella del Cynips che produce nella Ro- sa il Bedeguar, se non che quella trovandosi rinserrata in u- no stretto alveolo di forma ovale , si sta ravvolta sopra se stessa, e sembra una piccola palla, questa invece , essendo libera si mostro stesa , e rettilinea per tutta la lunghezza del corpo . Essa era aderente ad una larva morta , e mezzo rosa di quella Tignuola che divora il grano, e forse si pasceva del- la medesima . Per desiderio di esaminarla bene in ogni sua parte , e SuL MUSCINO DEL FuUMENTO 201 spcrando die in seguito se iie sarebbeio presentate altre dn- cora, la sagiificai alia osservazione , e iion curai di serbarla , ma dopo di quella, per quanti grani io abbia aperto, niuna pill ne ho potuto vedere , e cio naturalmente per diffetto della stagioiie . Noiidimeno quella sola osservazione mi fu molto utile, perclie imparai a ravvisare tra i frantumi le spo- glie della crisalide, e a distinguer bene in quel misto di morti insetti,di niaterie c^crementizie, e di sostanza vege- tabile , cio che ha relazionc all' Insetto in questione , da cio die dee riferirsi o agli altri insetti che rodono il grano, o an- che al grano medesinio. E quindi poi quasi in ogni granello da me aperto seppi riconoscere le spoglie della crisalide , rilu- ceiiti, giallognole, trasparentissime, quasi invisibili, ed intan- gibili per 1' estrema loro finezza; ma evidenti pel ravvisar- cisi le forme dell' ale , e delle zampe , e del collo , e della tes- ta, sicche per molte, e molte replicate osservazioni ho potuto evidentenicnte assicurarmi dc' caratteri di quelle spoglie , e riconoscere in esse gli avanzi della crisalide dell' insetto. Ma poiche tanto la larva vivente, come vi ho detto po- c' anzi,quanto queste spoglie di crisalide spessissiine volte le ho trovate aderenti agli avanzi delle larve di Tignuola, mi e nato il dubbio, che questo Moscherino non sia un insetto divoratore del grano, ma piuttosto un insetto parasito, il qua- le nasca nella larva della Tignuola, e di essa si nutra. II qual dubbio mi si conferma per la cousiderazione de' caratteri di esso insetto superiormente descritti . Per essi caratteri quan- tunque mi lascino molto incerto intorno al preciso genere deir insetto , sicuramente pero io non posso rarvisare alcuno di quelli fin qui descritti dagli Agronomi siccome nocivi ai grani . E per altra parte volgendomi ai Naturalisti , e special- mente a Cuvier ho dati sufficienti per stabilire che 1' insetto appartenga fra gl' Jininenopteri alia Sez. 1. de' Terehranti , ed alia Fainiglia 2. die contiene i Pitpivori: Insetti che //an- no le loro Itin'c npoc/e , e per la inapf^ior parte parnssite, e carnivore . Piii j)ositivamente poi parmi che cio si possa giu- dicare del nostro Insetto, perche particolari caratteri sem- brano indicare, ch' egli appartenga" ad alcun genere nella Tribu de' C/ialciclici, che per Io piii sono parassiti, e vivono T. 11. 26. 202 Gio. Francesco Contri o di ova minutissime , o di crisalidi di altri insetti . Sarei anzi tentato di riconosceie in esso una specie del preciso ge- nera Chalcis , se una qiialche discrepanza di carattere non mi lasciasse alquanto dubbioso intorno a cio, e non mi met- tesse nella necessita V ) 'Xc i /// ^'< # (J Minjnii ilti Lil. Ahji«[ini. (Sr. TA'U€(Bmi ELOGIO SCRITTO DA MICHELE HIEDICI, E LETTO DA LUI NELLE DUE CONSECUTIVE SEDLTE deli; ACCADEMIA DELLE SCIEXZE DELL' ISTITITO 1)1 BOLOC.NA E non e dubbio alcuno, che il conoscere la positura, la direzione, la figura, la densita, la struttura, le connessioni, e ie comunicazioni delle pai'ti del corpo animale non sia principale , e necessario lume , ed ajuto a chi mediante 1' o- pera della mano intende riordinarle, e risanarle ogni vol- ta che ricevano patimenti, ed ofFese. E nondimeno a malgra- do di cosi fatte attenenze tra 1' anatomia , e la chirurgia, il passato secolo, quanto fu in Bologna ricco d' anatomici va- lentissimi , altrettanto scarseggio di chirurglii pei- dottrina, e perizia famosi . A' quali poi e dovuta tanto pin onorevole menzione , perche non ebbero dall' un lato il vantaggio gran- dissimo di comunicare altnii le proprie idee , e ricavarne av- vertimenti, e consigli, e dall' altra nianco loro 1' occasione di nobile emulazione , la quale pur sempre incende gli ani- mi a belle , ed utili imprese . Uno di questi pochi fu Gaeta- no Tacconi . Nacque egli in Bologna sotto la parrochia di Santa Ceci- lia nel Dicembre del 1689, ed ebbe a genitori Giacomo fi- glio di Vahrio Tacconi , ed Jngiola figlia di Andrea Trom- belti. (1) Instruironlo nella grammatica, e nella latina lingua (1) Verso il finire del secolo XVI era in Bologna un Dottor Tac- cone , il quale in compagnia del Doltor Semcnti medico d' una rot- lura di braccio cei'to Paolo Bilioni figlio della custode del palazzo di Belpoggio , carcerato per avcre tenulo niano a" Bandili , che cola si ricoveravano: e a motive della suddelta infeiinila, invecc d' essere torturato con la corda, lo fu col tormento della slanghetta a' piedi . V. Toselli — i Banditi — Fascic. 2. verso il fine u raanoscritto. T. II. 27. 210 MicHELE Medici Don Carlo Golfarini\ e nella Rettorlca il Dottor Pietro Butlazzoni . Ne' quali piinii periodi di sua vila dilettossi della musica, e del disegiio, ammacstiato in quella da un Don Girolaino Consoni , valente orgaiiista, ed in questo da jIn- ionio Monti. Anzi snono egli stesso , il giovinctto Tncconi, V organo in musiclic di cliiesa , ed a peniia deliiieo varj sog- getti in quel genere di pittura, che dicesi paesaggio . Dopo di che passo a' gravi studj della iilosofia, e della me- dicina aveudo a preeettori due uoniini iiisigni ; nella prima il Canonico Lelio TrionJ'elli , nella secouda il Profess. Mat- teo Dazzani. Compiuti tre anni di corso medico, nierito di essere eletto a medico assistente nello spedale di Santa Maria della Morte : e prima d' occupare quel posto sostenne nella chiesa dell' ora detto pic luogo lodatissime tesi pubbliche , cui, per argomento di gratitudine aclii affidato gli avea quel- r ufficio, voile dedicate. Durava quell' nfficio tre anni: nel secondo de' quali fece la soleniie , e pubblica apertura degli studj . Nel che se fu onorato dalla conrtdenza del Magistrate degli studj, clie lui giovine reputo abile ad un' opera, die ad uonio maturo, e nella difficil arte dello scrivere perito meglio si addice, onore auco maggiore a se procaccio, corri- spondendo alia grande aspettazione , die aveasi di lui , anzi sorpassandola. Perciocdie l' Orazione recitata in quella cir- costanza da lui fu dottissima, ed elegante, e riscosse ogni maniera di commendazione , e di plauso , avvegnaclie non escisse poscia alia luce. La intitolo egli Dissertatio pro in- stauratiune studioruin meciicani artein respiciciitiiiin^ ove ra- giono un tema di somma altezza, ed utilita : la vera, e mi- gliore maniera d' apprendere la medicina , d' insegnarla, e di esercitarla , o in altri termini 1' educazione scientifica, mora- le, e civile del medico: quasi a simiglianza di Tiillio , die descrisse in carte il perfetto Oratore, o (per venire a piu analogo, e vicino escinpio) quasi ad imitazione di O. B. Morgagni, e di G. M. Land si , il primo de' quali questa materia tratto nella sua JSova Inslittitionuin medicarum i- den ; ed il secondo nella sua dissertazione De recta inedico- rum studioruin ralione instituendn : materia con la quale luinno similmente attencnze le Orazioni Jaadeinic/te di Elogio del Tacconi 211 JUrnianno Boherawe. E coinmendato, ed applaiulito fu pari- nienti il Tacconi^ quando, compiuto il trieniiio dell' Astante- ria, gli lu circondata hi fronte del lauro dottorale all' Inge- gno, ed alle fatiche di lui ben dovuto guiderdone. Per la qual cosa lion e a meravigliare come nel 1721, un fiero morbo fla- gellaiido i proziosi armenti nelle comunita di T^er<^ato , di Pracla , di Cereglio , di Susano , e di Rocca Piligliana, I'As- sunteria di Sanita cola spedisse il Tacconi, acciocclie vi po- nesse, siccomc vi pose, riparo : ne come, dopo due anni, al- ia cattcdra di Filosofia iioUa nostra Uiiivcrsita veiiisse iiinal- zato. Nel saliie la quale disse un' Orazione niagnilica, ed e- nidita, non peio consegnata alle stauipe, in cui prese a svol- geie quest' arduo argomento Quid propter inconsLanlinm ilia- nun arlium principiis non ita fidissiniis cnrentimn , et quid propter inopiain adjitmentorum , in Philosopliine olumnis ad hanc facultntem perfecte , ac idonee coinparandain potissi- inuin requiratur : ove in ultimo stende le sue parole alia Me- dicina : con che viene a toccarsi con quanto ragionato avea neir altia teste mentovata Orazione . Per quattro anni detto da quella cattedra le migliori dot- trine filosofiche de' suoi tempi circondato sempre da nume- rosa, e fiorita corona di uditori. E qui meriterei giusti, ed a- mari rimproveri tacendo, die se BologiTa pu6 vantarsi d' a- vere posseduto 1' esempio rarissimo, per non dire unico, d' una donna profondissima nelle scienze fisiche, famosa per tutta Europa, non die per Italia, rispettata da' piu illustri uomini di quel tempo, accarezzata , e protctta da principi, e da porporati, d' una donna, die in piii splendida guisa , ed in piu astrusa generazione di studi rinovello a Bologna la fa- ma recatale ne'preteriti tempi da una Ditisia Gozzadini , da una Bettina, e da una j\'oi>ella Calderiiii, da una Giovanna , e da una Maddalena Bianchetti , da una Dorotea Bocclii , da una P^irgitiia Malvezzi , da una Properzia De' Rossi, da una Ipolila Grassi, da una Maria f^itioria Delfini Dosi , d' una donna , il cui esempio die poscia al secol nostro u- na Tamhroni , una Dalledonne , una IMastellari , una Cane- di, se Bologna, dico, pu6 vantarsi d' avere posseduto una tale, e tanta donna, se vantare si puo di aver posseduto una 212 MicHELE Medici Laura Maria Catterina Bassi , a Gaetano Tacconi ne ha r obbligazione (1). E ben a ragione Matteo Bazzani, Priore (1) Non sara forse discaro a' miei leggitori , se delle molte Ictte- re da ragguardevoli personaggi indirizzalc alia nostra Bassi io riporto le due seguenti del eel. /'oltaire in lingua italiana . Le Irascrivo e- sattamente da' due autografi da me posseduUj e coUa stessa orlo- grafia . « Signora Illustrissima . « jo volevo fare il viaggio di Bologna^ c dire un giorno a i miei « citladini ^ ho veduto la signora bassi , ma privato de quest' ( pa- « rola corrctta , avendo prima scritto quell') onore^ mi sia lecito « ( parola corretta dicea prima licito ) almeno di metlere ai suoi « piedi questo filosofico omagio e di riverire 1' oner del suo secolo « e delle donne^ non cc una bassi in Londra, h io sarei molto piu « feliee d' essere aggregato ( era scritto prima assoclato ) alia sua (' academia di bologna, chc a quella degli inglesi, benche ella hab- « bia prodotto un neuton . Se la sua protezzione mi fa ottenere que- « sto (dicea quel) titolo del quale sono tanto ambitiozo^ la gratitu- « dine del mio cuore sara eguaie alia mia ammirazione per Lei. u la prego di scusare ( dicea scuzare ) Io siile d' un forestiero che « ardisce di scrivere in italiano , ma di Lei altreltanto amrairatore n come se fosse nalo in bologna. « con clie mi dedico « D V. S illus'"^. « Parigi 23 Novembre Umilissimo e Devot™" 1744 Servitore Vollaire. Illus""* Signora mia e padrona cols'"* a Niente mi fu mai piu grato che di ricever della sua mano , il <( primo avviso che avevo 1' onore ( pel mezzo del suo favore ) des- H sere unilo da questo nuovo vincolo, a quella clie m' aveva gia le- II gato al suo carro con lulti j vincoli di stima e d' ammirazione o! « quante voile mi lusingai col Signer Orlolani mio carissimo amico « del onor di veder colei « Che gli ingegni feminili, h gli usi « tulti sprczzo sin da 1' eta piu accrba (c a j lavori d' aracne a I'ago, a i fusi (( inchinar non degno la man superba . « Non verra dunque mai il bel giorno nel quale jo potero radunare (1 insieme la signora bassi col la Signora du chaslelel! e gridare tra « loro , faciamus hie tria tabernacula , veggo almeno mia illus'"'' si- II gnora il voslro med3c;lione. cd allievo con la pitlura il dolore des- (I sere tanto lontano dalla persona . Elogio del Tacconi 213 allora del Collegio de' filosofi , con inusitata , ed oltre mo- do spleiidida pompa le tempia coronando deli' illustre Vergi- ne d'un raino della pianta, che ne per pigro gelo, ne per tempestosa pioggia giammai si sfronda, emblema dell' immor- talita della sapieuza, e della virtu, rivolto al l^acconi pre- sentc a cerinioiiia si augusta esclam6 ! O praeclaruin consi- lium illius diei tttiiin , Cajetane I'accone , cum aliud agenti tibi contigit ingenium delicntae virginis periclttari exercita- tione grnmmatica , et pucrUi , atque in prima illius ae- tatula gravioris judicii , mirandoeque facultatis foniiam a- gnoscere! Fuit certe , /iiit ea tibi divinilus immissa mens ^ ut conformandae ad praecellentem. virttilis dignitatem mu- lieris opportunitas nasccretur. Parvis enim ex momentisnon- nunujuam pendet rerum maximnrum exitus. .-^d ejus te con- Jormatioiiis industriam naturn servavit, voluntas exercuit, di- sciplinnc diligentia provexit. Ad ejusdem studium exantla- ti sunt labures illi cjuos rnodo innuebam , virginis studiosissi- mae ,• abdere domi se se , cL subducere ab oculis multitudi- nis ; rtlinquere studia delectalionis ; ibi latere cum libris,et I'igilare ,• ibique in accuratis lectionibus, commenlationibusque bene meditalis ocium , et tempus consumere [\) . E quale fu il giorno dal Bazzani tanto festeggiato, in cui il Tacconi in quelhi fanciulla scopri indole si virtuosa , e gentile ? Giaceasi inferma in letto la niadre di lei, Eosa Maria Cesdri, cura- ta dal Tacconi; e la figlia Laura assistea tal fiata alia visita « le doniando la liccnza di salulare con magiore ossequio il suo « degno ed illustrissinio sposo , ce dunque apollo clie s' e accasato i alia parte locato , che appena e conceduto ai ineta/isici di vagheg- giarlo . Ma nel inondo fisico siccoine ne hellezza , ne rohu- stezza , ne altra qualita del corpo fu mai tanlo grand e, che non lascinsse Itiogo al desiderio d' una maggiore, cosi nep- pure la virlii . Ne questa soinma, e divina perfezione cre- dettero i poeti verosimile ne' figliuoli tnedesimi degli deii^X). Un feroce toro ( e questo e 1' altro gravissimo morbo dal Tacconi studiato ) un feroce toro s' avventa ad un povero viandante, e d' un corno lo percuote nella destra anguina- naglia , ove poscia manifestossi un tumore, somigliante ad un novo d' oca . L' infelicc capita alle mani d' un cerusico , il quale dal colore rosso livido , e dalla fluttuazione , che pre- sentava quell' enfiatura , giudicatala un ascesso , I' apre veg- gendo escirne materia scura , e fetentissima con un lombrico lungo una spanna circa , e dopo alcun tempo 27 di numero, e poscia altri rigettati per vomito. Si trascina 1' infelice a pie- di verso Bologna , e traendo stentati , e pieni di tormenti i passi , dopo 1' escita d' lunore sanguigno , e di altri due ver- mi dalla piaga, cade tramortito in terra, e soccorso imploran- do, ed aita, viene sollevato, e posto sopra un vile ginmento: e percorse alquante leghc in si misero stato, arriva finahnen- te a Bologna. Lo accoglie 1' ospizio de' pellegrini, donde pas- sa alio spedale, in cui ben presto depone la vita. Fecesi la sezione del cadavero alia presenza d' anatomici egregi da (1) Palcani . Elogio di Lionardo Ximencs. 220 MiGHELE Medici Piciro Taharrani medico Liiccliese assai dotto, ed esperto, alloia ill Bologna, aiiiico, e collega a' ])iii insigui medici bo- lognesi di quel tempo, assai chiaro per opere pubblicate (1), ed al quale avea il Tacconi conceduto di praticarla. Ed ecco le parole medesime, con cui il Tacconi descrive le osservate singolarita. Dissectis , et revulsis coininunihus abdominis inte- guinentis, relictisque in propria situ musculis obblicjue descen- dentibus, sub arcu , quctn ligamentuin Fallopii ^ seu Pou- parlii appellant, inter posterioreni, sive infcrioretn ex binis tendinosis colnmnis , quibus ejformatur anulus pro transitu vasorum spermaticoruni , et vasa cruralia dextri lateris cor- pus foras protrusuin dare , distincteque prospeximus . Quod, aperto dein abdominc , productioneui , et partem ilei intesti- ni ah eo quasi penitus divulsam fuisse obscrvavimus. Intesti- Jium ileum cum caeteris tenuibus intestinis injlammatum , et quasi gangraena affectum, duarum fere spithamarum. lon- gitudine ab intestino colo vulneratam apparuit ; et portio il- ia, quae ipsum respiciebat colon, octo circiter digitorum tran- svrsorum mensura, per vulitus abdominis foras eruperat. JVullum neque exterius circa vulnus , neque interius , nem- pe in abdominc, tumoris indicium reluxit: manifestabatur in- testini laceratio praecise sub ligamento Falloppii superiore in parte: inferius vero ad contactum partis superioris femoris reperiebatur portio ejusdem intestini integra , et incorrupta , quacum una protraebatur pars peritonaei parumper extra abdomen exlrusa . Ab eodem. ileo , dum manibus contrecta- batur, prosiluit lumbricus ejusdem ac supradescripti indo- lis , et naturae . Descritta cosi questa complicata specie d' ernia crurale, il Tacconi (e forse per esercizio d' ingegno) mosse la questione, se que' lombrici avessero potato essi medesimi logorare le membrane intestinali , e reco in mezzo esempj di cotali le- sion! osservate dal Ooneto , dal Boherave , e da altri , e di (1) Meritano specialmer.te d' esser lette le sue Observationes ana- tomicae in Bonon. ylccad. Inst. Scientiarum philosophico privato conventu iam habitae etc. Lucae 1742. con tavole . Elogio del Tacconi 221 una veduta iiello spedale di Santa Maria della Vita, e comu- nicata a lui , d' un ileo da loinljrici perlorato alia foggia d'un cribio, con forami si larglii da ricevere una penna di gallina. Ed oh ! misero mortale ! Conciossiache , mentre superbisci della rol)Ustezza delle tne membra , e sfidi , e domi le fiere, e t' ergi re degli animali (sono di Lorenzo Mascfieroni que- sti bellissimi concetti) Fainig/in di viventi entro tne carni Tc non K-'eggente , e sotto la robusta Pelle , di te liela si pasce , e bei>e Secnrn il sangiie tuo tra fibra, efibra[\). Se non che era troppo manifesto, la cagione di quella mor- te doversi reputare la percossa del toro, e 1' intempestivo, se non temerario, taglio del chirurgo. Al quale per altro il Tacconi mostrasi indulgente, e benigno, ranimentando le dif- ficolta, (avvertite eziandio Aa.\V /Jstruc^ dall' Heister ^ e dal Mery ) die incontrano talvolta i chirurghi nel distinguere le ernie da' tuniori umorali delle anguinaglie . In fine poi del- r opuscolo aggiugne una tavola con due figure incise dal va- lente disegnatore anatoniico Carlo Pisarri ^ rappresentanti le parti sopraddette siccome egli le osserv6 (2). (1) L' invito , Vers! sciolli di Dafni Orobiabno a Lesbia Cido- nia. etc. (2) V. Tacconi ec. Do ruris fjuibusdam hepatis, aliorumque visce- rum iilVcclibus observationes. Bononiae 1740. — Do morbis duobus.V. Dc Bonon. Scjenl. et Ail. Iiisi. alque Accad. Com. etc. T. 2. P. I. p. 212. e sfg. II Conte Giovanni Fanluzzi nelle sue Notizie degli Scrittori Bo- logncii T. 8 pag. G1, rendcndo conlo delle cose dal Tacconi. pubbli- cate, lia scrilto : Nel Tovio "i. Pari. I. pag. .. .{^non dice il numero, ma dovrcbbe dire 212 ) di detti Jiti (s,\i anliclii commentarj cioe del iioslio Institute, e della nostra Accadeniia) sono pure riferite le sue ossen'azioni iopra un tiimore situato nclla regione del hepate di una donna, cite , aperlo , prcsentu molti calcoli , come pure vi si rijcrisce altri) caw di allro tuniore in un uonio , nel quale yurono ritrovati molti lombrici , che credette il Tacconi essersi colii anni- dati per la strada d' una grundissima piaga in un piede — E ciica il primo tumore mentovalo dal Fantuzti non occorre considcrazione veruna. !Ma rispello al secondo , per quanlo io abbia 222 MicHELE Medici E non e meno degno di considerazioiie altro caso d' ernia, in cui parinieiiti per la niortc del paziente non avendo avu- to canipo il Tncconi di adoperarsi come chiiurgo a salvargli la vita, altro non gli rimase eccetto che fare argomento d' os- sei'vazioni anatomico-patologiche il tnmore ernioso . Era des- so nello scroto, e di mole straordinaria. Taglialo, apparve non un' ernia , ma una congerie d' ernie qualiticabile col lun- ge, e composto nome di bubono-entero-epiplo-idro-sarco-va- ricocele . E limitando le parole alF enterocele ( perciocche il favellare anco dell' altre porterebbe a troppo lungo discorso) r intestine disceso nello scroto era il colon , ma con tanta parte di se da presentare un caso , se non nuovo , ed unico , al certo inusitato, e straordinario . E veramente, senza valu- tare la porzione di qixell' intestine attenente al ceco, essa pu- re dal sue natural luogo spostata , e seco traentesi alcuna parte del ceco medesimo, e non considerata I'altra porzione del colon risguardante al retto, traspertata essa pure verso il tumore , lasciate, dissi, cio, la lunghezza del colon nello scroto contenuta era di 16 digiti parigini, e situata di guisa che il pezzo corrispondente alia prima delle due era dette porzieni discendea sino al fondo del sacco, eve ripiegata, saliva, descrivendo un angele acutissimo, e verso I'altra lelto, e rilelto il riferilo luogo degli aniiclii Commentnrj della nostra Accadeniia ; per quaiito lotto ahbia , e riletlo lulto die il Tacconi piu minutamentc csponc circa rinfeimila di quell' uonio iiel suo ci- tato opuscolo T)c raria etc. , non solo non lio trovnto parola risguar- dante il pensamento di lui , che i lombrici esciti da quell' aperta an- guinaglia , e quclli trovati cnlro 1' intestino, vi si fossero introdotli , ed annidati per la strada d' una grandissima piaga in iin piede , ma ne un motto pure solo dell' esistenza di piaga in quell' infcrnio: cosa , la quale non potea , ne dovea taceie il Taccoiii qnando avuto avesse la strana idea dal Fantuzzi trihuitagli . II sopra mentovato opuscolo De raris quibusdam hcpatis etc. h inserito ancora nell' opera inlitolata Commcntarii litterarii ad reime- dicae , et scientiae natiiralis incremertturn instituti Hcbdvnias 52. Norinibergae 2G. Decembris 1743. E inlorno il medesimo il Portal scrisse On y trouve plusieurs observations inieressantes siir les cal- culs biliaires. V. Portal Histoire de la Anatomie, et de la Chirur- gie. T. V. p. 212. ElOCIO DEI, Tacconi 223 porzione procedendo, la quale al ceco si congiugnea . E tra per questo aiigolo , e per 1' anguslia del luogo , e per le varie compressioni da' due indicati pezzi di colon patite (cosl ga- gliarde , che erano strettamente addossati 1' uno sopra 1' al- tro , ed insieme conglutinati ) riesciva malagevole al Tacconi intendere , come avveiiir potesse il passaggio degli escremeii- ti . E cresceagli la difficoltu, che de' tre ligamenti niuscola- ri, scorrenti lungo il colon due soli rimaneano , veggendo- si r altro quasi interamente distrutto . E poscia che que' li- gamenti sono pme gl' ingegni , i quali colle loro contrazioni comniovendo il colon, la massa fecciosa rimescolano, e spin- gono verso il retto , come mai , essendo dall' un canto tanto minor forza naturale espulsiva, e dall' altro tanto aumento di preternaturali ostacoli, e difficolta all' espulsione, come mai non ne seguiva 1' impossibilita delle evacuazioni ? Se non che indagini continuate illuminarono la mente del I'acconi a sco- prire la providenza di natura nel porre vicino a que' mali il riniedio . La cosa e bella , e grave , e merita d' essere riferi- ta colle stesse parole di lui . Ubi vero intestinuin hoc ( il colon) injlcclcbalur in nnteriore siti parte, in ilia videlicet, quae inusiiilos abdominis respicit , a carneis fibris riibris , crassis , laccrtosis, vcrecjiie iniisciilaribus itbique fere opcrie- baiiir , quae proj'cclo noviini, alque jucundum nobis, caeteris- que , qui ad e rant , speclacuhim exhibebanl, insignemqiie rnii- sciihim efpcicbant . Jn sua lovi^itudine hie quinque digitis parisicnsibus aequalis erat , et Inlitudine in suo exordia qua- luor. Incipiebat eniin a wcsocoli parte sinistra , et per eius- detn intestini traclum p'Olendebatur , in acutosque angulos Ionise a caeco intcslino tribus digitis desincbat . E piii oltre chiania cotale strato iibroso insignem inusculu?n , Jirmuin, et lacertosum . Dopo le quali parole e appieno inutile, che io consider!, al consumamento d' uno de' ligamenti muscolari del colon avere natura dato un compenso col formare sopra r iutestino medesimo uno strato muscolare nuovo, mediante il quale le resistenze al passaggio degli escrementi venissero superate . E ue ricavo egli medesimo la consegnenza. Provi- da ergo natura liuic indigentiae consnluit , et musculo su- pra descriplo intestini coli partem vesti^'it , ac sepsit, ut 224 MicHELE Medici actione , el conlractionc sua fncws in reclinn propcllcreiitur (1). Magisteio meraviglioso, simigliante a ceiit'altri per lo stu- dio del corpo vivente discopeiti, i quali lasciano incerto I'ani- nio nostro, se il Creatore abbia dato piu cbiara prova di sua sapieuza nell' ordlnario , coucorde , e per cosi dire armonico (isercizio de' nostri orgaui a compimento delle loro uaturali tunzioni , ovvero quando , lasciate le cousuete vie , inventa uuovi , inaspettati , variatissimi , e non nieno mirabili inge- gui valcvoli a conseguire il medesimo fiue . Ma che sopra un tratto di colon quel muscolare tessuto si distendesse , erane indicatore pronto , e sicuro il senso della vista: che tenesse le veci del naturale ligaineuto maucante, era aiudizio non difficile della mente . Ma diveniva materia a pill sottili , ed alte considerazioni il rintracciarne 1' origine. Sopra di che avvisa il Tacconi, che fosse un maggiore , e pill cospicuo sviluppo delle fibre muscolari del retto intesti- no , le quali uoto e estendersi lungo l' andata del colon , sebbene aggiunga egli , d' altre apparenze consimili poire alcuni fisiologi la cagione , chi in una forza attrattiva , chi nella forza plastica , e chi in altri poteri di natura. La quale opinione del Tncconi a tiitti coloro e comune, pe' quali ca- none fondamentale di Fisiologia e, che, siccome la prima o- rigiue de' corpi organizzati , cosi tutte le particolari , e di- verse vegetazioni tanto normali , che preternaturali de' varj loro organi sieno efFetto d' un ampliamento , o distendimento di parti, che gia esistono. Opinione, che potra esser vera, qiiantunque a me paja piu simigliante a verita, che sieno tutte formazioni novelle , novelle generazioni : del che ho procacciato di dare non brevemente in varj miei scritti i fat- ti , e le ragioni . Del rimanente la particolaritk dal Tacconi osservata po- trebbe per avventura tenere analogia co' due bellissimi fat- ti recentemente pubblicati da Giorg-/o Leo- TVolf con apposite figure (2) . E , intorno il primo , mori una donna di morbo (1) Tacconi De raris quibusdam herniis p. 23 , e seg. dell'altro Opuscolo inlitolalo De nonrniUis cranii , ossiumque Jracturis etc. (2) V. Traclalus anatoinico-pathologicus sistens duas observationes Elocio del Taccoxi 225 precordiale. Aperto il cadavero, il perlcardio offeii alio sgiiar- do uno strato niolto esteso di fil)re iiiuscolari adereiiti alia menibrana sierosa del pericardio istesso, e tali comprovate non solo da' loro carattcii fisici, ed anatomic!, ma eziandio da' cimenti chimici sopra esse instituiti. E lispetto al secon- do, videsi uno strato di veve fibre muscolari in mia larga porzione della pleura costale , e della diaframniatica in vin uomo morto di pleuropneumonite . Provedimento di natura in ambi i casi oltre modo utile , ed iTigegnoso ! Impercioccbe nel primo le contrazioni delle fibre niusculari del pericardio ajutavano i moti del cviore , divenuto oinai impoteiite ad ope- rare la circolazione del sangue, avendo il suo carneo tessuto patito la degenerazione adiposa : e nell' altro , molto innanzi di quello fece, avrebbe I'infermo deposto la vita, se le contra- zioni della pleura costale , e della diaframmatica favorito non avessero i moti I'espiratorj , non piu liberamente eseguibili da un tessuto pulmonare a motivo di materie flogistiche , e purulenti indurito, e viziato . E il piu singolare e, che la do- ve la parte del diaframma e naturalmente ineno mobile ( la parte cioe tendlnosa) ivi natura raddoppiato avea sue risorse: e quelle fibre muscolari, le quali nelia pleura corrisponden- te alia porzione carnosa del diaframma erano semplicemente paralelle fra se , c raggiate , all' avanzare verso la parte tendinosa di quel tramezzo, con mirabile mutamento d' or- dine, e direzione, ft)rmavaiio un bellissimo, e robusto plesso muscolare reticolato. E certo essendo, il pericardio, e la pleu- ra mancare naturalmente di tessuto muscolare, gll strati di fibre carnose in quelle due membrane sierose veduti uopo e giudicarli di nuova formazione . lo non affermo, che creder si deggia il medesimo dello strato muscolare osservato dal Tacconi sopra 1' intestiuo colon . Dico solamente , clie cotal I'atto aver potrebbe analogia co'due sopramentovatij al (|ua- le mio detto crescer potrebbono alcun valore due considera- razioni : 1' una che la membrana esterna del colon ( come rarissimas de formatione fibrarum muscuiarium in pericardio, at(jiu' in pleura obviarum etc. Heidelbergae , el Lipsiae. 1832. r. II. 29. 226 MicHELE Medici quella dcgli altri intestlui) e sierosa al pari della pleura, e di (luella del pericardio : 1' altrn , die inancar non poteano in quel colon, e negli altri visccri nel sacco ernioso conte- nuti irritanienti , o stimoli generatori d' una condizione flo- gistica, la quale, a giudizio del sopracitato Giorgin f.eo- fVolJ ^ coiitribui alia procreazione degli strati inuscolari os- servati da lui, avendo io gia detto, che gl' int'ermi periioiio di morbi infiammatorii di petto . Alia storia poi di questa os- servazioiie anatomico-patologica aggiunse il Tacconi tre fi- gure abbastanza nitide per dare a' lettori idea del fatto. E se non fosse , cbe esigono narrazione lavori d' altro , e non meiio importante genere , mi tratterrei sopra altro grave caso d'ernia. Ma, per non passarlo afFatto sotto silenzio, di- ro, che una monaca di nobile stirpe , d'anni 42, da 16 anni pativa d'ernia inguinale sinistra, che a poco a poco era ve- nuta crescendo, ed acquistando la figura di testa di pecora . E come che andasse ella difesa da un cinto , pure , accorgen- dosi di certi movimenti entro il tumore ernioso, quel cinto vieppiii , e forse troppo strignea . Per le quali violenze di- venuto il tumore piu voluminoso, infra certo spazio i tegu- menti di esso enfiaronsi, e ne trapelo im umore dapprima bianco , poscia del colore di vino inacquato , quando un gior- no, sorgendo la vergine dalla mensa , senti alia sinistra an- guinaglia come uno scoppio, e si avvide d' un tumore discen- dente giu fino al ginocchio , da cui erano esciti fuori 1' in- testino ileo insieme col mesenterio , e coll' omento . Chiama- to certo Nosolini chirurgo , veggendo questi sommamente disteso, e quasi strozzato 1' intestino sbucato dall' estremita del tumore, la preternaturale esterna apertura dilato, ripo- se il tutto entro il sacco ernioso, e poi tanto adopro, che, approfittandosi degli spazj , che il morbo avea prodotto , ed ampliato fra i muscoli addominali, a poco a poco introdusse i visceri nel basso ventre , dopo di che lego circa la base la gran borsa formante il sacco ernioso . Soprachiamaronsi il Tacconi^ ed il Ccilcnzzi . Giudicossi necessario recidere la borsa , massime perche in alcuni punti di essa cominciava a minacciare cangrena . Fece 1' operazione il Tacconi, il quale poi scopri , la sede dell' ernia essere veramente il foro del ELOr.U) DEL Tacconi 227 Pvii/nirl. E, tralasciatt^ le j)aiticolaiIt;'i risgnartlanli la de- sciizioiic dclle parti, ed il inetodo cuiativo, finisco col dii'e , che d()|)() 40 giorni 1' iidenna ottenne la taii'to desiata, e te- uiuta giiarigione (1). Oia adun<|ue, passando ad altri lavori, esamino egli uii rno- stro . Una doiina di trent' anni die in luce un figlio, che nel bel mezzo della sutura lambdoidea del cranio presentava insi- gne tuinore, lungo dodici dita trasverse: alia stia base, circon- data da capegli, cinque: piii avanti quattro : e tre neU'cstre- rnitii : della figura d' un pezzo d' intestine, o di salsiccia. Vis- se cinquanta giorni. Ma erano veramente tre tumori in uno pcsante ventitre once. L'esterno formato da' tegumenti, e dal pericranio insieme strettamente congiunti , dal quale , perfo- rato nell'apice, scaturi una libbra di siero di croceo colore, in cui pescava altro sacchetto, o tumore membranaceo , e pellu- cido, largo cinque dita, e mezzo trasverse, lungo otto, forma- to dair esterior lamina della dura meninge , e contenente d'acqua limpidissima once tre: sottoposto al quale era altro tumore di quattro dita trasverse in altezza, d' altrettante in larghezza, entro cui capivano due once di sostanza cerebrale coperta dall' interior lamina della detta meninge. Ed ove le ossa del bregma coU' occipitale congiungonsi, certa porzio- ne di cranio , maggiore nelle prime ossa , minore nel sccon- do , mancava ; e nel luogo , in cui la sutura sagittale cade nella lambdoidea appariva una prominenza, e come una du- plicatura ossea , lunga un pollice trasverso , e grossa quan- to una penna da scrivere , dalla quale risultava il forame, pel quale escito era il tumore. Singolarita, di cui esibi i disegni in quattro figure riunite in una sola tavola : il rimanente del capo era sano . Alle quali osservazioni anatomiche contento il Tacconi, si niuove a trattare distesamente la questione fisiologica , se de'nei, e delle macchie ingombranti la cute de' neonati in- colpan; si debba 1' immaginazione della madre . Questione, cui ronducealo quasi naturalmente il fatto, che avea sotto (1) V. Tacconi de raris quibusdam hciiiiis etc. 1. c. 228 MicHELE Medici . Dcchio. che quel tumore uclla sua conformazioiie lassoml- gliava, siccome e detto , ad un pezzo di salsiccia , sapeiidosi, le cose, che servono all' iiomo di cibo, o di bevanda, venire comuneniente leputate valevoli a conuuovere la fantasia del- Ic domic gravidc, ove da queste sieno fortemente desidera- te, ed appetite, e non ottenute. Ed una certa circostanza a cotal opinione sembrava favorevole . Perciocche quella don- na, essendo incinta, recatasi un di ad una bottega di pizzi- cagnolo per compi'are del riso, vide in bella mostra schie- rate matasse di salsiccia di fresco preparata. Di che concepi ella subitamente voglia acutissima di gustarle , nia per man- canza di pecunia, fu costretta ad irsene col desiderio non soddisfatto. E di qui prende le niosse , e qui si fa forte il Tacconi per venire ad un esame generale di questa dottrina: e, preniessi i molti fatti comprovanti , le commozioni dello stato morale dell' uomo essere possentissime a permutare le condizioni niateriali , ed organiche del corpo, e indurvi mul- tiplici alteramenti , piu particolarmente s' induce al credere , che i nei, e le macchie cutanee de' feti riconoscano origi- ne dalla turbata fantasia delle niadri, seguendo in cio gl'in- segnamenti del Malehranche, e d'altri molti , de' quali con compiacenza ramnienta il Bazzani sno precettore, ed amico , il quale, un mostro ragionando da se osservato , tenne i me- desimi pensamenti . E poiche di cio io feci parole allorquan- do ebbi I'onore di favellarvi della vita, e degli scritti di quell' illnstre anatomico , e medico bolognese ( nella f[uale occasione esposi alquante ragioni , per le quali indurmi non posso a credere quell' opinione confornie a verita) cosi e che stimo ora meglio il passarmene (1) . Altro argomento, cui il TaccoTii lunghi studii consacro, fu- rono le fratture del cranio, e d' altre ossa , e la loro ferrumi- nazione . E d' alcnni fitti solo parlando, ciu6 egli un contadino di frattura all' osso temporale sinistro con depressione, e frattura (1) De humano monstro Bonoiiiau nalo etc. p. 45 e seg. del sopra- cilato opuscolo del Tacconi De noun all is cranii , ossiumquc frac- tuiis etc. Elogio del Tacconi 229 luiiga tre dita trasverse dell' osso medesimo . E niinacciaii- (lo d'appresso la vita dell' iiifenno sintomi gravissiini (de' ffiiaii iinponentissimo era 1' emiplegia del lato destro del coi- po) dopo due gioriii il Tacconi pratico la traprfiazione del cranio con sollievo grandissimo del tnalato. NuUaaimeno dal- r apertura fatta sgorgarono, quattro giorni dopo 1' operazio- ne , otto , o nove once di sangue: emorragia, clie il di ve- gnente si rinnovo, e cui egli tribui alia rottura d' uii vaso sanguifero serpeggiante per la dura madre, e frenare pote usando una piccola sega semilunare a bella posta fabbricata da lui , merce della quale sotto la detta fessura levo porzio- ne di cranio lunga tre dita trasverse circa, e larga uno. Per la qual cosa nianifestaronsi all' occhio di lui buona parte della dura nieniiige, ed il moto di essa , ed il vaso arterioso della medesinia in antecedenza , e forse nell' atto della frat- tura , lacerato, e poscia esulccrato : e vide escirne materie marciose , e parecchi frammenti ossei staccati e dall' osso Iratturato , e dal segato . Dopo di die parvegli d' avere sco- perto il processo di natura nel riparare quelle perdite , e segnatarnente quelle del cranio : fibrille cioe d' aspetto carneo , e teiidinoso nascere dal periostio , e dalla dura ma- dre, e inassime dal periostio, ed insieme conteste: nel corso di 20 giorni esse chiudere quasi appieno la ferita, lascian- do due, o tre forellini , pe' quali, introdotto obbliquamente nno specillo da ogni lato, penctrava esso per lo spazio d' un dito trasverso circa , ma verticalmente incontrava ostacolo : ogni di crescere di quelle fibrille la mole, e verso le labbra della lerita venir acquistando certa durezza quasi di cartila- gine , ed al novantesimo giorno quella dmezza estendersi per tutto : le labbra dell' osso del cranio coperte da molli fibre muscolari rosso-pallide a poco a poco crescere , ed il viioto dalla piaga lasciato strignere , e riempire : e cotali produci- nienti del pericranio, e della meninge insieme confondersi, di guisa che convertiti in una sostanza da inima di certa den- » pri sita, e poscia di durezza ossea chiudevano affatto la ferita. Dal quale processo di natura argui egli , i producimenti del periostio, e della dura madre venir penetrati da un sugo os- sifico, cbe li trasforma in callosa, ed ossea sostanza: e da 230 MiCHELE Medici ultimo vide repiistinati i tegumenti. Aggiugne poi egli, quel sugo geniere in niaggior copia dal pciiostio ferito, o lacera- to di (juello che senipliceineutc contorto, e distratto : e quan- do le fratture sieno accompagnate da guasto ampio , e pro- foiido delle parti molli , coiicorrere eziandio alia formazione del callo 1' umore provegnente dalle menibiaue, e da' vasi delle parti molli medesime alia sede del male convicine. II qual fatto parve di tale, e tanta importanza, che pa- recclii dotti medici recavansi a quello spedaie, ed insieme col Taccoiii ne facevaiio materia di trattenimenti, e di studj, un Lorenzo /intonio Bonazzoli , un Paolo Baltiita Dalbi, un Giuseppe Jzzoguidi ^ un Tom ma so lag/ii, un Giacomo Con- ti^ un Domenico Borghi ^ un Cosma Piccioli , per tacere di altri . E gii godea 1' animo al Tacconi , avere discoperto il masistero di natura nel forniare il callo, e ferruminare le ossa, e potere pel primo annunziarlo al pubblico, quando il precitato Domenico Borghi gli notifico, osservazioni consi- mili essersi fatte dal Da/iamel^ e pubblicate nelle Memorie deir Accademia delle Scienze di Parigi per I'anno 174.1. No- tizia, la quale, se togliea al Taccoiii il vanto di palesare in- nanzi ogni altro una novita, lasciavagli per altro il merito di averla conosciuta col proprio studio , e senza averne ricevuto da alcuno lunii , e consigli . Voile pero egli leggere il libro del Duhamel somministratogli dal suo collega G. Battista Stancari, ed ebbe la consolazione di vedere ne' punti so- stanziali confermate le sue osservazioni da quelle del mento- vato celebre accademico parigino, e di alcuni altri da questo citati . Fatto , che mi ritorna alia memoria altro consimile ac- caduto circa quel tempo in Bologna; che il Bazzani facesse le sue esperienze sopra la proprieta della robbia di tingere in rosso le ossa degli animali, quando operava il simigliante in Parigi il Duhamel, senza. che I'uno dell' altro sapesse; fatti entrambi onorevolissimi all' Accademia bolognese , la quale ne' predetti studi di fisica animale gareggiar seppe con una delle pill famose societa scientifiche del mondo . Alle quali osservazioni di6 il Tacconi maggior estensione curando altri infermi di frattura di cranio : de' quali merita speciale inenzlone una donna di 24 anni, alia quale avendo Elocio del Tacconi 231 la caiigrena distrutto la maggior parte del cranio, ne vid'egli efFettuata nel suddetto niodo la riproduzione: caso bellissi- ino, che lo invoglio a pubblicare, oltre la storia del male, due tavole disegnate dal Cel. Ercole Lelli ^ rappresentanti, r una la faccia concava, 1' altra la faccia convessa del cranio coir indicazionc delle parti ossee nuove, e delle vecchie (1). E non risparini6 le ossa cilindriche non tanto per avere anche in esse ulteriori prove de' snoi pensamenti, quanto per maiii- festare al pubblico il risultamento delle varie sue osservazio- ni dinico-chirurgiche intorno le malattie delle ossa. Sopra di che tocca d' un contadino , nel quale , ofFeso nel destro brac- cio da gagliardi colpi di bastone, estrasse un pezzo d' omero, o tubo osseo lungo cinque dita trasverse, di cui die quattro figure (2) . E favella pur anco d' un caso , il quale e pe' tem- pi in cui avvenne, e per certe altre circostanze, tuttoche non inerenti alia pratica cliirurgica, non voglio pi-etermettere . Correa il mese di Febbraio del 1743, quando fra gli Au- striaci, ed i Borbonii (gia mossi, purtroppo! a guerreggiare in Italia, e a disputarsela ) accampati nel territorio Modonese vicino al fiume Scoltenna ebbe luogo la giornata di Campo- santo , della quale 1' aureo scrittore delle cose di Velletri , e della Guerra Italica scrisse Celebris ilia apud Campiun san- ctum pugna tnnta concertatione , dubioque adeo exitii piigna- ta est, lit superiores ex ea utrique se sc discessisse gloriarentiir (3). Pugna, cui le tante volte ho udito ricordata da'miei mag- giori , a' quali pero sarebbe sembrata meno fiera di quelle ve- nivanla decantando , se vivuto avessero a' giorni nostri , ne' quali le tremende , e sanguinose battaglie di Marengo, di Wagram, d'Austerlitz, di Jena, di Friedland, della Moskowa, (1) V. Sull' inscnsitivila , ed irritabilita Halleriana . Opuscoli di varj autori raccolti da Giacinto Bartolommeo Fabri ec. Part. 2. pag. 79. c seg. Bologna 1757- (2) V. II precilalo Opu.scolo del Tacconi De nonnullis cranii ec. p. 1G. c seg. Quest' Opuscolo fu ristampato in Lucca dal Salani , e dal Giiind nel 1754. (3) Castrncci Bonamici De rebus ad Velitras gcstis ec. anno 1744. Comment. Lug. Bat. edit. alt. p. 4. 232 MicHELE Medici per tacere d' altre , davanci motivo di lipetere lamenti simili a quelli, che firgilio niovea a Cesare Jugnsto, acciocclie il geiiio paciiico di liii imponosse una volta fine alle tante stragi, die alloia sconvolgeano il inondo Nine mOi'Ct /lup/trates , illinc Geniiania hcllnin: f^icinae , ruptis inter se legibns , iirbes Jrina ferunt : saevit to to /Mars impius orbe . (1) E forse anche il Cesare de' tempi nostri avea in animo di oliindero il tcmpio di Giano . Ma intanto, per la difficolta d' un' imprcsa iinuiensa , fini ooUa fama gloriosa d' Jlessari- dro senza poter conseguii-e quella anco piii gloriosa d' /Ju- gusto . Ad un giovine adunque nobilissimo, Giuseppe lUoreyon , militante neU'esercito spagnuolo un colpo di cannone frattu- ro la tibia destra con tale, e tanta violenza, che 1' estremi- ta deir osso rotto, per la lungUezza di quasi quattro dita tra- s verse, sporgea dalle parti moUi orrendamente lacerate; e la fibola , longitudinalmente fenduta , avea smosso , e discostato i muscoli, ed i tegumenti ad essa corrispondenti, per forma che la parte inferiore della tibia altro appoggio, e sosten- tamento non avea in fuori che le vicine parti molli peste, e sbrandellate. Fervente la mischia fu egli levato dal campo, e trasportato a Bologna accompagnato da ufficiali di sanitA : i quah,con pratica quanto commendevole non so, diedersi a to- gliere i frammenti ossei distruggendoli mediante 1' acqua re- gia , ossia 1' acido nitro-muriatico . Di che aspramente tor- mentato I' infermo affidossi alia dottrina, e scienza di iin no- stro medico, Giuseppe Cuzzarii, il quale euro le ferite coUe regole della migliore chirurgia. E poiche stimo egli di rispar- miare 1' amputazione della gamba (operazione, cui forse al- tri senza indugio sarebbesi accinto ) passo un biennio, in cui per le perdite di sostanza ossea, e di parti molli, la tibia fratturata divenne piu breve dell' altra tre dita trasverse . Tutta volta una c[ualche ferruminazione vide il Tacconi ef- fettuata per virtu dello stesso processo di natura da lui in (1) V. Georg. Lib. 1. J-. Elocio del Taccoxi 233 altrl casi osservato , nia cosi dcbole , the non potea alzare la superior parte tiella tibia senza clie vedesse pur auco T in- feriore, alia guisa di cera, piegarsi, ed abbassarsi. Per la qual cosa, divenuto 1' infermo impazieute dell'Indugio, e del let- to, pensarono a sostenere, ed a mnnire la gainba di cliirur- gici arnianienti . Nel che assai giovo 1' opera ingeguosa di un illustre nostro bolognese, Ercole Lelli ^ perito dell'Ana- tomia, celebre scultore anatomico in cera, ed in legno , il quale molto espcrto ancora delle Meccaniclie, ideo, e fab- brico una specie di coturno , o stivale , all' infermo di mol- to cornodo , e profit to , di cui il 2^aci.oni die la descrizio- ne , e le figure (1). E a compimento delle osservazioni sue intorno le fratture delle ossa, fa motto dell' osteocoUa: pietra, la quale, poiche tiene la forma delle ossa cilindriche , anche a' tempi del Tac- coni durava in alcuni 1' opinione, che incorporata cogli empiastri , ed anche presa internamente contribuisse a ferru- minare le ossa rotte: parte, ed avanzo dell' assurda fantasia, che giudicava della virtu delle sostanze medicinali dalla so- miglianza della loro figura con quella delle parti del corpo gravate da infermit^: specie di Mitologia medica, di cui fu- rono un tempo vagheggiatori , infra gli altri 1' Elinotizio , ed il Crollio. Ma, per sincerarsene veramente con cognizio- ne di causa, il Tacconi analizzo quella un tempo famosa pie- tra , ed avendola trovata composta degli stessi matei'iali de- gli occhi de' cancri fluviatili , delle madreperle , e d' altri te- stacei (direbbesi ora di carbonato di calce) senza parte alcu- na di glutine, non esito a rilegare quella decantata virtu fra le chimere (2). E quand' anche dovizia di viscida , e glutino- sa materia vi si fosse rinvenuta, quanto avrebbe rilevato? Conciossiache la ferruminazione delle ossa non e gia un' e- sterna meccanica attaccattura analoga a quella di due pezzi di legno, o di pietra insieme incoUati, ma e una vegetazio- ne interna de'tessuti organici, efFetto di quella possentissima (1) V. Il citato Opuscolo De nonnullis cranii etc. p. 13. e seg. (2) V. I. c. p. 21. e seg. T. 11. 30. 23i MicHEi.E Medici torza plastica, per la quale si ripete continue la nutrizione , si licmpiono, e cicatrizzano le ferite, hanno luogo le ripro- duzioni di certe parti degli animali, e de' vegetabili, ed ac- cadono altrettali ineiavigliosi atti di vita . Vegetazione pero, la quale io dubilerei fosse da riconoscere solamente, o nias- simamente dal periostio, sircome il Tacconi ^ ed il Dulia- mel avvisarono , a me sembrando pin probabile , clie dalla superiicie di tutto 1' osso fratturato cominci a gemere un li- quore , da prima limpido , e candido , poscia grigio , giallo- gnolo, rossiccio, ehe insensibilmente acquistando density, di- viene una sostanza globulare : tessuto primordiale, e sempli- cissimo , appellato ncoplasma, il qiiale, addensatosi vieppiu, e vestitosi di piii regolari , e composte forme organiche , e spe- cialmente di vasellini sanguiferi , si stende da ambe le super- cie deir osso sotto forma di piii o meno prolungate papille, clie insieme confondonsi, e divengono un solo composto : pa- pille notate anco dagli antichi, e perfino da /ppocraie, e da Ce/so , i quali poi ( forse a motivo del loro vivo, e rosseggian- te colore) le chiamarono carnee. Maniera di processo formati- ve , o vegetative comune a tutti gli organici tessuti vivi , o- perativa ogni volta che patiscono perdite piu o meno insigni di loro sostanza . Ma poiche ogni organo lia in se le ragioni del proprio essere , e della propria individualita, alle predette qualita generiche , e comuni, le speciali, e singolari sotten- trano: e circa le ossa, que'primitivi stami globulari, cellulosi, e vascolari acquistano a poco a poco i caratteri del tessuto ossee, deponendosi in essi la terra animale ne' vasi medesimi delle ossa antiche preparata : siccome rispetto a' nervi 1' addizione di sostanza albuminosa , e crassa contribuisce alia formazione de' novelli tralci nervosi , e 1' aggiunta di materia Hbrinosa a quella delle fibre muscolari . Magistero arcane, e mirabile ! il quale anco piii mirabilmente interviene, cred' io, nella for- mazione doir intero corpe animale. Conciossiache la mate- ria globulare dell' novo, poco dope la fecondazione, e senipli- cissima, ed omogenea, e per cosi dire, in istato d' indifferen- za, od in billico. E nondirneno e pur quella, clie sicuramen- te diverra, e diviene parte nerve, parte arteria , parte ve- na,parte muscolo, parte cervello, parte cuore, parte pulmone Elocio del Tacconi 235 parte stomaco, parte fegato ec. e formeri, e forma un inte- ro, coinpiuto, perfetto iridividuo. Se iion che lo stesso ZflC- coni , come e detto, non reputa poi il periostio sorgente cosi unica del sugo da lui chiamato ossifico , che non creda de- rivare eziandio dalle parti alle ossa convicine , quando d' os- sea sostanza abbiavi profonda jattura. Del rinianente e superfluo il ricordare , come , posterior- mente alle ricerche del Du/iamel , V /Jailer, ed i suoi se- guaci abbiano sostenvito, il periostio non prendere alcuna parte immediata , e diretta alia formazione del callo , ed ave- re r ufficio di limitare entro certi confini, e tenere in certe regole di conformazione le ossa, non altramente di quello facciano le varie membrane circondanti gli altri organi del corpo . Ne convengono appieno coUe osservazioni del Diifia- incl altre praticatc in ispecial guisa da Michele Troja, il quale, mentre afFerma che, il periostio puo ossificare, e, di- venuto osso, abbracciare, ed isolare il cosl nomato seejue- stro, aggiugne, die, tolto il periostio ad un osso, ottenne non- dinieno una nuova ossea sostanza, la quale copriva 1' osso medesimo alia maniera del callo. E piu recentemente Anto- nio Scarpa , anzicbe al periostio , tribuisce la formazione del callo ad una intumescenza spugnosa dell' ossea sostanza. In quanto a me posso dire d* aver piu volte macerato nell' ac- qua ossa un tempo rottc , e ferruminate , e, dopo piu o me- no prolungate macerazioni , d' avere veduto quelle ossa , la cui ferruminazione era piu recente, o meno antica, separar- si nelle in pria congiunte estremita , c in tutta 1' estensione della grossezza dell' ossa , comprese le piu interne parti, pre- sentare un pullulamento accresciuto del tessuto osseo , ( e cio osservai specialmente in ima costola vera di bue ) : segno - a mio avviso , bastevole a provare , che il callo proviene da maggior vegetazione della sostanza medesima dell' osso, e ve- rosimilmente mediante il vitale processo da me poco sopra allegato . Ma se il Tacconi molto studio le malattie dell' ossa , non pose minori cure alle cangrene . Era il mezzo del passato se- colo quando apparvero in Bologna cangrene d' una frequenza non mai per lo addietro veduta. I due primi esempj vidersi, 236 MlCHEKE IMepici I'uno in un pellegrino, clie nel Settembre del 1749 dalla To- scana passaiido per Bologna onde giugnere all' Alma Roma , ed approfittare delle indnlgenze compartite a'fedeli, die por- tansi cola a celebrare il Giubileo , fu attaccato dal detto mor- bo, e licoverato nello Spedale di S. Maria della Vita : il secon- do in un nomo, che entro in quello di S. Maria della Morte. In appresso, e specialmente ne' mesi di Febbraio, e di Marzo del seguente anno, il numero delle cangrene cosi smisurata- niente crebbe, che non v' ebbe ferita, noii piaga , non ulce- ra , non soluzione qualsivoglia di continnita , cui quell' in- fausto esito non sopravvenisse, di guisa che, e da lui , e da altri fu riconoscinta una vera costituzione epidemica can- grenosa , la quale per ben cinque , o sei anni consecutivi du- ro , non risparmiando i chirurghi del pio luogo : ed il Tac- coni medesimo, mentre estraea un ossetto del metatarso da nn piede cangrenato , essendosi inavvedutamente ferito su- perficialmente Findice della sinistra mano , lo vide inturgidi- re, infiammarsi, e venirne cangrena , la quale pero dopo 20 fiiorni lini. Egregio, ed alia clinica chirurgica utilissimo e questo scrit- to del Tacconi : in cui narra i inolti casi piii gravi curati da hii : le condizioni degl' infermi : le difFerenze nel corso , ed esito del malore nelle diverse generazioni degl' individui al- Talternarsi delle stagioni , ed al variare de' temperamenti at- mosferici osservate : le operazioni instituite : i rimedj adope- rati : le guarigioni : le morti : le sezioni de' cadaveri : e le al- terazioni anatomico-patologiche in essi rinvenute. E perche e un componimento tutto sugo , e tutta sostanza , ne potendo io, o sapendo strignerlo vieppiu , e compendiarlo senza sce- marne il valore, ed il pregio, mi limito a due cose sole : a di- re brevemente d' un fatto , il quale gli pose mateiia di spe- ciale attenzione , ed a riferire i corollarj , che da tutte le sue ricerche ricavo. Ed in quanto al primo punto , avvegnacche la malattia di quell' infernio appartenesse realmente alia storia delle can- grene ( perciocche fu una percossa ricevuta da un uomo nel perineo, ene'didimi,e terminata in cangrena, ed in isfa- cello dello scroto, de'didimi, del pene, e della vescica orinaria) Elogio del Tacconi 237 pure lasciar non potea senza particolare studio la quali- ta deir infermo, che ne fu vittima: un sordo muto dalla uascita. Che non cosi spesso incontransi occasioiii da poterli notomizzare. Ne indago egli adunque gli organi dell' udito , e veduto che el)be la membrana del timpano destro poco trasparcnte , e in due punti profondamente opaca quella del sinistro, corsegli alia mente il dubbio, che sopra di esse nata fosse una pseudo-merabrana. E di fatti coU'ajuto di macera- zioni , e d' inspezioni microscopiclie discopri in entrambe uno strato di globetti inturgiditi dall' acqua , cui aveano beuta, ed i quali distaccare pote dalle due vere , e naturali membrane fibrose , che insieme conimesse formano la membrana del timpano: nell' esterna delle (juali trovo due corpiccioli carti- laginosi , che, a giudizio di lui, coU' andare del tempo sareb- bonsi ampliati , e riuniti ossificandola : oltre che piu lungo , piu grosso , e quasi occupante I'intera membrana vide il niu- scolo del martello. Osseivazione poi che lo invoglio ad intra- prenderne altre sopra gatti , e cani sordi coU' intendimento di scoprire , se , nascendo la sordita dalla predetta cagione , tro- vare si potessero ingegni valevoli a i-imediarvi, dell' esito del- le quali pero non porge contezza veruna . Osservazione , da cui si apprende, che si puo nascere sordo muto per vizio deU la parte piu alta del meato uditivo, e della prossima mem- lirana del timpano: proposizione per altro, che, a mio avvi- so , acquistato avrebbe maggior saldezza di fondamento , ove egli avesse esteso 1' osservazione agli organi pivi interni , vo' dire, al timpano, ed al labirinto , (da lui non sottoposti ad esame ) e vcduto ne avesse 1' integrita : osservazione per ul- timo confermante il giudizio del f^alsalva, che ne' sordi dal- la uascita le imperfezioni d' un orecchio esistono similmente neir altro. Ecco poi i corollarj poco sopra promessi. 1." Molto recondita, ed oscura essere la causa, ed ori- gine di quelle cangrene, ed avere alcuna analogia con quella della lue venerea . 2." II complesso de' sintomi avere tanta gravita da fa- re ragionevolmente temere, che quasi niuno avesse a cam- parne . 238 MicHELE Medici 3.° Eccettuati nuUadimeno i popolani , e gl' individul di cattiva complessioiie , e d' abito di corpo malsano, scarsa es- sere stata la mortalita . 4-.° Entro la Citti di Bologna avere il morbo infierito piu clie nel contado , e nelle circonvicine citta . 5." I rimedj di maggior profitto essere stati i cordiali, le larghe bevaiide , le lozioni locali colla semplice acqua te- pida, r evacuazione, e lo spurgo delle materie putride, il fuoco attuale , e la dieta . 6." Cotali cangrene non diversificare gran fatto da quel- le, che nel 1692 cur6 in Bologna, ed in Roma il Baglivi. Sic- come appendice poi alia storia delle cangrene aggiugne il Tacconi un Compendio delle effemeridi per gli anni 1748- 49-50, in cui, mese per mese, sono regolarmente registi'ate tutte le variazioni barometriche , e termometriche , e le piu notevoli vicende meteorologiche : lavoro esattissimo dell' il- lustre suo coUega, ed amico Doinenico Maria Gusinano Ga- lea zzi . (1) Ma se il Tacconi fu chirurgo esperto, e dottissimo, non per (juesto lasci6 d'esser medico valente, e giudizioso. Pensarono molti , la causa , od origine dell' artritide , e della podagra essere il condensamento della sinovia , chi generato da pre- valente acidita , e chi da predominante alcalescenza di quel- r umore . Questione cui egli s' accinse a sciogliere con esperi- mentare non pure intorno la sinovia de' bruti, ma circa quella eziandio degli uomini (2). E senza venire enumerando gl' in- gegni cliimici adoperati da lui , e che furono i migliori , che allora si conoscessero , basti qui sapere , che il coagulamen- to della sinovia ottenne egli dalle sostanze acide , egualmen- te che dalle alcaline, o cimentasse quella de' bruti, o quel- la degli uomini sani, o quella degli artritici, di qualita che, ove regger potesse , provenire 1' artritide da rappigliamento (1) V. Sull'insensilivita, ed irritabilita Halleriana. Opuscoli ili varj aulori raccolti da Giacinto Bartolomeo Fahri ec. parte 2. pag. 79, e seg. Bologna 1757. (2) De Ailhritiile. V. De Bon. Scient. et .\rt. Instit. atque Acad. Comment. c(c. T. 1. p. 148, c seg. ElOCIO DEI, Tacconi 239 della siuovia , ciascuna delle due parti contendenti potrebbe vantare ragione , quanto cbe sarcbbono incolpabili e gli aci- di, e gli alcali , e per conseguente indicati, come riniedj, e gli alcali, e gli acidi. Nel che tant' oltre gli studi del Tac- coni progredirono , die espose i sintomi, pe' quali conoscere, se ii morbo nasca dall' una anzi clic dall' altra generazione di principii. Se 1' artritide, e la podagra, die' egli , nascono da coagulamento della mucilagine delle articolazioni prodotto da alcali , i tofi , o nodi venanno formandosi lentissimamen- te, o non si formeranno . E questo egli affermava, perche gli esperimenti aveangli dimostrato, per 1' azione delle so- stanze alcaline la sinovia a grave stento condensarsi . Sara in oltre discreta la febbre , non molto sature, ne rosse le o- rine , e o niun dolore , gonfiezza niuna , o mite delle parti malate . Clie se faccia mostra di se anche 1' edema , oli ! al- lora non 6 piii dubbio. Imperciocche 1' esperienza insegna- to gli avea » cbe gli alcali , nientre consolidano una parte del- la sinovia , procacciano la separazione da essa d' una parte sierosa , o linf'atica, generatrice d' edematosi inzuppamenti . Mancando poi questi sintomi , od avendovene d' un' indole contraria, ne seguita ragionevolmente, che la podagra, e r artritide sieno causate da acidita. La quale dottrina dell' acido, e dell' alcali , poiche ha re- gnato le mcnti di tutti i medici pel volgere di piusecoli, non e meraviglia , clie ad essa conformassersi anche i pensa- menli del 7'accojii ^ che visse sotto le leggi di quel chimico impero . Non e gia , che in esso non abbiavi alcuna parte u- tile , e buona . Non e che dalla chimica trarre non si possa- no notizie all' intelligenza di certe particolarita della vita e sana , ed inferma quanto mai opportune . Ma il male fu nel- lo strabocchevole abuso delle applicazioni, e nel volere la Fi- siologia, la Patologia, e la Terapeutica sottoposte a' canoni della Ciiiniica . Ma e che diss' io , il male fu? Potrei dire e- zi audio, die il male e. Conciossiache se in antico molti fu- rono, i quali fondarono perintero i loro sistemi medici sopra la chimica, non mancano di presente uomini per ingegno, e per fania chiarissimi, che novellameutc vagheen6eziandioper la medesinia ragioiie in altre parti deporsi, e e tartareis concretionibus in hepate repertis 10 Dicemhre 1772. Sopru una epilepsia. 9 dctto 1773. Su r azione del cinahro nel corpo animale. 24 Nwemhre 1774. Sopra due macchine del Sig. Boari , una per contenere l' orina involontaria nella donna , I' altra per adattare uno .fpecchio oculare all' occhio per I' estrazione della cateratta , e per allrijini. 25 Gennaro 1776. Maniera di perfezionaregl' instrumenti predetti. 21 Novemhre 1770. Sopra le paralisi. 20 detto Mil. Su varj mostri , e nei. 5 detto 1778. Sopra la superjetazione. 18 detto 1779- Sulle malattie , che aveano regnato I' anno innan- zi in Pontecchio . Queste disserlazioni rimasero ineditc , e a fianco della nota sta scritto — Tulle al Sig. Galvani — cioe consegnate j e che potran- no forse rinvenirsi ora presso il nipote Dottor Camillo. T. II. 33. 258 MiCHELE Medici natura , che i sopra discorsi non sono . Per venire al quale premetterd , come, correndo l' anno 1351 di nostra Reden- zione , avesse in Bologna origine I'Accademia, o Scuola, cosi chiamata della Conforteria , composta di dodici maestri , e di molti scuolari, i quali tutti, dopo i vespri d' ogni domenica, convenivano nello spedale di Santa Maria della Morte, cose ragionando appartenenti all' ajuto spirituale da porgere a' poveri condannati alia morte . A loro protettore aveano elet- to S. Gio. Ballista Decollato : e nel giorno della festivita di esso, uno scuolare della detta Gompagnia onoravalo d' un' Orazione detta nella chiesa del memorato ospitale -alia pre- senza de' Supei'iori della citta: Orazioni, pareccliie delle qua- li videro la pubblica luce . (1) II Tacconi adunque ( il qua- le piu sopra dissi essere stato Medico-cliirui-go primario in quello Spedale) apparteneva eziandio alia Arciconfraternita del medesimo, la quale godea il privilegio di porgere spi- rituali conforti sopra le ultimo ore di vita concedute a chi pagare dovea il lio de' suoi misfatti coUa pena del capo. En- tro egli in quella Congregazioiie, o Scuola di Conforteria come scuolaro , e scrisse il Panegirico di detto Santo : ne scrisse anzi due: uno de' quali, recitato dal cognato di lui Abbate Giovanni Isidoro Garimberfi, non diede alle stam- pe, avendolo creduto di minor vaWe dell' altro, cui permi- se fosse pubblicato . Tenia del quale e un testo dell' Aposto- lo Giovanni ■= Tres sunt, qui testimonium dnnt i?i terra y spiritus , aqua , et sanguis. Ma non essendo di questo luo- go lo sviscerarlo , ne dice solo lo scope , o F assunto ; che quando il cielo , e la terra si consigliarono insieme per dare agli uomini testimonianza sicura della venuta del Messia da tanti secoli aspettato, tie furono i testimonj celesti: il Pa- dre, il Verbo , e lo Spirito Santo; e tie quelli della terra, lo spirito, e cioe 1' innocenza, I'acqua, vale a dire le lagri- me della penitenza , ed il sangue , ossia il martirio : tre pri- vilegi altissimi, in sovrumana guisa riuniti, e che doveano essere riuniti nel Precursore dell' Uomo Dio, nel maggiore (1) V. OrianJi. Nolizie degli scrittori bolognesi p. 29 , e seg. Elogio del Tacconi 259 di quanti nati siano da donna, in colui , che per istraordina- ria, ed unica predilezione diviiia fu santificato nell' utero di sua madre : materia, cui il Tacconi spiego coUe piu squisite dottrine de' Santi Padri, delle quali era studiosissimo (1) . Passato poscia a maestro di Sacra Scuola, ebbe ad assistere sette condannati all' ultimo supplizio : ufficio di pieta ripie- nissimo, ma pure assai doloroso: al quale pero, dopo il sa- cerdozio, sembrano, piu clie altri, abili coloi'o, che sonosi con- secrati all' esercizio della Medicina , quanto che abituati ad infondere il balsamo della consolazione nel cuore de' trava- gliati dalle infermita, e cio con tanto maggior cura, ed amo- re, quanto piii le speranze di guariglone s' allontanano, e la morte viene appressando . E come che non sia la stessa cosa esortare alia pazienza, ed al coraggio chi infievolito del cor- po, e dello spirito, sospira, e langue nel suo proprio letto, e poco a poco, e quasi senz' accorgersene, sen va iucontro al termine de'suoi giorni, ed il disporre a morte chi, tratto al patibolo, ha sanita, e vigore di membra, e gagliardia di ani- mo, e lusingavasi di vivere ancora lunghi anni (percioche I'e- ta , che trascina a' capitali delitti esser suole la gioventu ) , nidladimeno I'arte, o la maniera di conseguire il desiato fi- ne e neir un caso , e nell' altro la medesima, o se non altro, la meno distante, e diversaj saper parlare al cuore di chi sofFre, saper penetrare nel santuario degli afFetti, e secondo il bisogno, ed il momento, gli uni saper sedare , e sopire , gli altri saper commuovere , ed esaltare . E quelle studio delle sacre carte, e questo ministero di religiosa pieta, uniti ad indole naturale onesta, e gentile fecero del Tacconi un uomo morigeratissimo, ed ornato di belle virtu. Riveri grandemente, ed amo, dopo Dio, i suoi genitori , i quali , dopo Dio , esigono da noi tributi di rive- renza, e d' amore. Rispetto, ed onoro i suoi precettori, a' qua- li, dopo Dio, e dopo i genitori, sono dovuti argomenti d'esti- mazione, e di gratitudine : del che die pubblica dimostrazione (1) V. Orazione in lode di S. Giovanni Baltista del Dottor Gae- tano Tacconi ecc, Bologna Staniperia del Sassi 1779. 260 MiCHELE Medici nella circostanza della morte del suo maestro Matteo Dazza- ni. Perocche sul finire della preallegata sua dissertazione in- torno un mostro umano (nella quale dissi, avere lui seguito le dottrine del suo precettore , che descritto avea altro mo- stro deir umana specie) parla egli del defunto Bazzanl cosi. Nos vero duin ilium mernoria repetimus , ac veluti nobis praesentem habere putainus fut pote qui per uberrimam do- ttrinaruin fere omnium supellectilein , nobis , caeteriscjue au- di toribus in hoc pubblico yJrchigymnasio , ac privatim ar- tiuin , medicarumcjue facullatuni solida praecepta ad theo- riam , et praxini comparandam opprime accomodata , con- sueta humanitate , qua mirifice praestabat , in dies comma- nicaretj itemque consilio , voce, snasione, monitu , cohorta- tione , et scriptis tutam viatn , rectamque omnimodae disci- plinae medicae semilam luculenter demonstraret, et an- dientium animos ad majora erigcret , alque proveheretj ju- re, ac rnerilo ingemiscimus , et jugiter lamentamur. Periit enini invida morte perculsus vir clarissimus provecta qui- dem aetale ex operibus in lucem editis , atque edendis in- signis , atque praeclarus. E, ricordate con onore le opere del Bazzani da me altrove discorse, soggiugne. Quod si in- ternas animi sui dotes emimerare veUcmus , m.oresque inte- gros , et illibatos recensere, tempus profecto nobis deesset , nedum in singulis ejusdem virtutibus conlexendis , mentis- que aperiendis jam omnibus notis , vereque eximiis , quae de hoc iUustrissimo viro, deque suarum actionum, operumque aequissima recordatione testes in aeternum remanebunt. Ma- num enim suam egenis, et pauperibus indesinenter porrige- bat, pupillos , et viduas in calamitaie solabatur , aegris om- nibus sollicito semper amore , et anxio , die, nocteque ac- cersitus operam medicam dabat . Uno verba , lex veritatis erat in ore ejus. Numquid igitur jucundissima quidem in nobis, et in iis omnibus, qui Bazzanum cognoverunt non erit reminiscentia? Quin imo extabunt in omnium mentibus defixa illius acta , et quae litterariae rei rationes , et quae moruni suavitatem , atque integritatem respiciunt . Nos ta- men inter caeteros egregii hujus Doctoris , licet infimi au- dilores , ac discipuli , gravissimo cordis dolore , tristitia , et Elocio del Tacconi 261 maerore in horns ejnsdem rccnrrlamur , oh oculos semper habcntcs egreginin ipsiiis probilatem aerjuitati, ac probilati addictnm. Et qnainvis die eo aetatis progressus Juerit , iit c terrcna vita , ceu ex nrbore fruclus , non per summam vim, sed tempestive , et in ipsa tnaturitale collapsus , discessisset , nihilominus ex tanli viri , atnanlissiinique prneceploris desi- derio deploranduni ejus secessinn in dies dejlere non desiste- inus . Nam quo diuturnior , et pro publico bono utilior visa est illius vita, eo ctrte mors sua nwnquam non acerba, imo veluti inimalura dicenda erit{\^. Per tal modo egli segui la massima giustissima, e moralis- sima, da non pochi , purtroppo ! obhliata , e fors' anche ri- cordata, ma dispicgiata, e calpestata, la quale pero e, e sempre sar^ la divisa della vera, vale a dire della virtuosa sapienza -= Benignum est, et plenum ingenui pudoris Jate- ri per quos prqfeceris . = Fu marito aflfettuoso , e fedele , e padre di famiglia soler- te , e provide , avvegnacche non tanto massajo da non do- nare porzione de' suoi averi al decoro , ed a certo splendo- re del suo casato. Condusse a moglie Eleonora Garimberti nata di civilissimo causidico, da cui ebbe prole numerosa di nove figli : uno de'quali, Ercole Francesco , educo egli stes- so agli studj della medicina, e della chirurgia, e fu letter pubblico , ed autore d' un piccolo Trattato di diversi mali per pratica a vnntaggio de giovani studenti impresso in Modena r anno 1782: con che corrispose , secondo il modo di sua possibilita, a' desiderj , ed alle cure del padre. II qual padre poi seppe fare cosi buon uso del tempo , che , oltre attendere sollecitamente a' negozj domestici , oltre frequen- tare di giorno , e di notte gli spedali , oltre spendere ogni di piu ore nelle scuole , oltre il comporre copiosissimo nuniero di chirurgiche, e di mediche scritture, ebbe, per piu che sessant' aniii, ed in Bologna, e nelle convicine citta numero- sissime clientele. Fii di robusta, e felice complessione e di (1) V. la citata dissertazione del Tacconi De l>umano monstro Bo- noniae nato etc. 262 MicHELE Medici corpo, c di spirito: d'aspeflo grave ad un tempo, e sereno : facile, e nohile parlalorc. L'iiividla iion lo rispannio, ne il dovea, essondo clie essa addenti sniipre, e cerclii d' avvele- nare i gionii di chi non ha altro demerito, che quello di col- tivaie nil iiigegno datogli da Dio, acciocche si reiida piu utile al connuie. Ma con largo compcnso 1' cbber caro, ed in pre- gio tutti i piu cari, e piu pregiati , e piu dotti uomini, co' quali uso nel camniino Innghissimo di sua vita , cominciando da un TrionJ'ctti , da un J/bertini ^ da un iManfredi, ed ar- rivaiido fine a' Galvanic a' Canlcrzani\ ed agli Jzzogiiidi: e cid tanto piii agevolmente, quanto che visse egU in quel glorioso, e beato spazio di tempo (e questo fu circa la pri- ma quarta parte del passato secolo ) in cui trovavansi viven- ti, e riuniti que' molti illustri scienziati, e letterati, che fecero di Bologna moderna 1' Atene d' Italia : e dico Bolo- gna moderna Atene d' Italia, perche Bologna antica, quan- do viveano que' suoi figli 1' Irnerio , 1' /Jzzone, il Dlondi- no, il P^arignana, il Crescenzio, era 1' Atene del mondo. Visse anni novantadue , e mesi sei, e mori nel 1782. in quell' anno medesimo, in cui passo al numero de^' piu in Pa- rigi il celebre Du/iainel , competitore, come dissi , di lui circa lo spiegamento del processo tenuto da natura nella fer- ruminazione delle ossa fratturate , e nella produzione del cal- lo : e niori con sincera , e serena rassegnazione al volere di Dio , consolando egli medesimo i due figli suoi Giacomo, ed Ercole, a fianco del letto piangenti la certa, e prossima per- dita del loro amato, e venerato genitore. Ebbe umile se- poltura nella chiesa di S. Nicolo di S. Felice sua parroc- chia con questa breve, ma significante, e mertata epigrafe(l). (1) Abitava egli in via S. Felice la casa ora segnata col Numero civico 46. Elogio del Tacconi 263 A i n CAJETANO TACCONIO MEDICO CLARISSIMO VIRO VETERUM MORUM JACOBUS , ET HERCULES FILM MOERENTES POSUERE ANNO 1782 VIXIT ANNOS 92 . E qui io impongo una volta fine alle mie parole . Cosi avessi pur io saputo, meno indegnamente di qnello fatto m' abbia, scrivere di questo illustre Nestore della rhirurgia bolognese ! \ ANTONII BERTOLONII ^. MED, DOCT. IN ARCHIGYMN. BONON. BOTANIC. PROF. EM. etc. MISCELLA1\EA BOTilI\lICA IX. Hacc disscrlatio lecta KSt in convenUi ,4cad. Scicnl. Imt. Boiion. habito Sept. Id Mart. ann. 1848. T. II. 34. Mi i.fj.iscellanea nostra nona vice datiirus piinio loquar de tribus plantis oleiferis , quippe quae utiles sive ad me- dicinam, sive ad usum domesticum , et harum duae pror- ^us novae . . Plinius secundiis in capite quarto libri vigesimi tertii Na- turalis historiae (edit. Paul. Manutii 1559. p. 620., t-t seq. ) de oleis medicatis pertractat, inter quae memorat oleum Selgiticum nervis utile, sed silet de lierbis, qui bus conliceretur. Jam antea de boo eodeni oleo loquutus crat in capite septimo libri decimi quinti (edit. cit. p. 370. 371.), breviterque dixerat : « Suis herbis conqionunt inter Cap- padociani, et Galatiam , quod Selgiticum vocant, )> necjue Iiic quoque istas berbas declaraverat . Arduiiuis commen- tans Plinium putat bujusmodi oleum ita dictum a Selge Pisidiae oppido, de quo meniinere Polibius, Ptolemaeus, et Stepbanus ( Plin. cum Ardiiin. Parisiis 1741. torn. 1. p. 737. in nota ) ; verum nuUo argumento sententiam suam demonstrat , ncquc baec omnium inelior mibi videtur,cuin magis consonum rationi sit, nomen ab berbis , quibus ole- um fiebat, non ab oppido fuisse desumptum. Vocabulum sel- giticum profecto non est latinae originis, sed ab Arabum lingua onmium antiquissima profectum. Habemus ex Pi- uaeo (Hist. pi. Lugd. 1561. p. 143.), Rapum ab Arabibus vocari nominibus Scliein, Selgem , Se/giem , Alse<^iein. Quis est, qui non intcUigat, bine oleum dictum Selgi- ticum ? Ergo oleum Selgiticum Plinii erat ex rapis , e quorum seminibus etiam nunc oleum magna manu educitur 268 Antonii Bertolonii in plagis orientalibus aeque ac In nostris , atque ita lo- cum Plinii antea obsciirum juvat declarasse . Ex seminibus plantarum, quae Eq. Fornaslnius noster ex Mozambico ad me misit, nata est species Ricini non antea visa, quae cum nova sit, ita describendam sumo. 1. KiciNvs purpurasccns : caule crasso, elato, puipurascente- glauco; foliis aniplis, peltatis, subundecimfidis , laciniis late ovato-oblongis , acuminatis, plicatis, calloso-denta- tis; petiolis apice biglandulosis ; capsulis ecliinatis; se- minibus maculosis Tab. 11. ^4nn. Caulis teres, fistulosus, crassus, in basi diametri tri- pollicaris , erectus , biorgialis , jam ab imo ramosus , ra- mis sparsis, patulis, inferioribus brevioribus, sterilibus, initio virens, postea purpurascens , suffusus nebula levi, glauca . Folia ampla , majora diametri bipedalis , longe petiolata , sparsa, peltata , palmata, novem-undecimfi- da, laciniis late ovato-oblongis, exquisite acuminatis, inaequaliter dentatis, dentium apicibus dorso flavido-cal- losis, supra concavo-canaliculatis , transverse plicatis, et transverse venosis, inter venas reticulato-venulosis, ex- terioribus decrescentibus, atroviridia, nitida, subtus palmato-nervosa , in ramis imis minora , palraato-septem- fida, laciniis latissime ovatis , acutis , leviter denlatis , planis . Petioli teretes , crassi , aetate fistulosi , apice in- struct! glandulis duabus scutellatis, sessilibus, approxi- matis , et subinde glandula solitaria, item in eorum basi glandula similis , junioi'es virides , adulti purpurantes , glaucescentes . Racemus terminalis, floribus masculis inferioribus, paucis, deciduis, foemineis numerosissirais, initio contractus , condeusatus , fructifer valde elonga- tus , pyramidatus, laxus, pedicellis patentibus. Capsu- lae globosae, echinatae , virentes. Semina grandiora , quam in reliquis speciebus, elliptica, dorso convexula, altera facie planiuscula , et linea carinante dirempta , atropurpurea , maculisque parvis, albidis notata, glaber- rima, nitida, apice ferentia stropliiolam oblongam, con- vexo-depressam , albentem . Tota planta glabra. Odor nauseosus . Miscellanea Botanica IX 269 Haec species nunc colitur in arvis Bononiensibus cum aliis Ricinis , et a seminibus ejus obtinetur oleum ad usum medicum. Opportet autem serere incipiente vere, ut se- mina cito perficiat; nam sero sata, sero floret, et, frigo- re superveniente , peiit, antequam semina maturescant. Explicatio tabulae 11. Fig. a. Folium ex minoribus, habitu, et colore naturali. h. Pars caulis colore naturali. c. Semen magnitudine. et colore naturali, visum e focie . d. Semen e dorso visum. Venio nunc ad tertiam plantarum oleiferarum speciem, quam obtinui ex regione Calfrorum Africae ab eodem Eq. For- nasinio, et quae genere, et specie nova omnino est; cum- que CafFri vocent Mafuri^ et Lusitani Mozambicenses Mafitreiro ^ ideo genus hoc Mofureirae nomine indicabo. MAFUREIRA . Calyx perianthiuni liberum, coriaceum, extus tomentosum , quinquepartitum , segmentis subrotundis , erecto-patulis , subaequalibus . Corolla pentapetala, petalis oblongis, an- gustis, calyce longioribus, affixis receptaculo annulari, et alternantibus cum laciniis calycinis , extus tomentosis . pa- tenti-recurvis. Stamina monadelpha, androplioro inferne tu- buloso , superne soluto in undecim rilamcnta , apice bifur- ca . Antherae sitae inter bifurcationem filamentorum , ob- longae , erectae, dorso tricostatae, facie unisulcatae. Pistil- lum receptaculo annulari, elevato insidens, stamina ae- quans . Ovarium subrotundo-conicum , dense tomentosum . Stilus crassus , superne glaber, deciduus. Stigma depres- 30-capitatuni , angulatum , in ambitii sulcatum. Capsula coriacea, triloba, trilocularis , trivalvis, valvis medio se- ptiferis. Semina grandia, glabra, nitidula , in quovis loculo solitaria, vel duo; cum solitaria, dorso convexa , latere interno angulo elevato dirempta, cum duo, unumquodque 270 Antonii Bertolonii sistit partem dimidiam seminis solitarii, omnia pel* maxi- mam partem arete obducta arillo membranaceo, rubro, dorso medio nuda , et veluti picta macula grandi , sangui- neo-fusca, oblonga, superne fere trmicata. Gaeterum se- mina angulo interno loculorum inferne affixa. Genus Cupaniae proximura . Ord. nat. Trihilatae Linn. Ord. nat. n. XXIII., et Prael in ord. nat. p. 357. Sapindi Juss. Gen. p. 246. Smith Graniin. p. 140. Sapindaceae Juss. in ^nn. du Mus d' hist. nat. torn. 18. p. 476. Dc Cand. Prodr. 1. p 601. Barll. Ord. nat. p. 362. Schultz. Natur. syst. p 483. Rich, in Nouv. diem. ed. 7. p. 821. Saponaceae rent. Tabl. 3. p. 125. 2. Mafureira oleifera Tab. 12. Jrb. Habitat in regione temperatiore Caffrorum . Arbor magnitudine Quercus Roboris L. ex litteris Forna- sinii. Rami crassi , sicci striati, superne pubescentes . Folia grandia, impari-pinnata , pinnis quinque , foliolis ovato-oblongis , uni-tripollicaribus , petiolulatis, integris , margine undulatis saltem in sicco , uninerviis, transver- se parallele venosis , supra atroviridibus , glabris , niti- dis, subtus ferrugineo-pubescentibus , et magis in ner- vo , et venis . Petioli teretes , una cum petiolulis pube- scentes . Racemi terminales compositi, longi, partialibus alternis, laterales axillares, breves, omnes multiflori, densiflori . Flores potius parvi . Calyx intus glaber , et atrorubens . Petala calyce plusquam duplo longiora, api- ce incrassata, obtusissima, supra glabra, et atroruben- tia . Andropborum extus glabrum , intus , et in margine filamentorum dense tomentosum . Filanienta plana, lan- ceolato-linearia . Capsula dense , et bieviter tomentosa. Reliqua generis. Arbor, dum floret, tegitur floribus nii- merosissimis . Gum praediligat loca teniperata, forte co- lenda in Italia inferiore, et in Sicilia , neque profecto inutiliter . Semina copiose suppeditant oleum Gaffris ignis ope, quod oleum vocant IVIiitiona., ex faece vero olei obtinent sub- stantiam sebaceam , quam .)/(?/«rf/'" appellant. Oleum Miscellanea Botanica IX 271 apud nos liquesoit tantuin calore aestivo, quod inihi piene demonstravit pliiala ejus a Fornasinio inissa, et in musaeo horti botanici nostri asservata . ILrpUcatio tabulae 12. Fig. a. Ramus cum foliis, et floribus magnitudiiie iia- turali . b. Flos auctus. c. Pctalum auctum. d. Duo filamenta aucta cum anthera in eorum bi- turcatione . e. Calyx , et ovarium maguitudine naturali . J. Capsula aperta cum seminibus in statu naturali. ^' . Semen magnitudine , forma , et colore naturali . e latere visum . Placuit autem cognoscere naturam bujus olei ; ideo rogavi perinsignem CoUegam nostrum Cajetanum Sgarzium cby- miae pharmaceuticae in Arcbigymnasio Bononiensi docto- rem, ut cbymicae analysi subjiceret, quod quidem bene- vole , et diligenter peregit , ut patet ex iis, quae mihi per litteras tradidit, et quae nunc naturae curiosis exbibeo. Hoc oleum sub vulgatiori coeli nostri temperie condensum se se praebet; ejus color ex albo luteolus potius quam vi- ridis est; odor cognosci non potuit, cum rancorem contra- xerit, qua de causa etiam sapor quidquam inimutatus, id- est fere acris, et nauseosus factus est. Calefactum in bal- neo Mariae butyri instar liquescit calore -f- 15. gr. Re- aum. , color gravescit, et luteo-aureus omnino evadit . Sgarzius usus est boc oleo concrete , ut partem li([uidam pressione sejungeret, quo pacto ex centum grammati- bus ejus obtinuit vigintiquatuor grammata substantiae solidae, et granunata septuagintasex liquidae materiei . Haec eadem fere consequutus est ope alcoboHs , in quo oleum condensum pari quantitate bulliverat ; postquam enim friguit , quae pars in alcobole soluta permansit, et quae concreta subsedit , ipsissimam fere retinuit pro- portionem , ac supra dictum est . Facile autem cognovit , 272 Antonh Bertolonii et repent in liisce lipoidibus substantias, quas marga- rinam, et oleinam vocant, idijue turn ope aetheris frige- scentis, ope fusionis, et saponis confecti, turn inquirens in aqnam, in alcoholem, in aetherem, quae res a sapone superfuerant , turn dissolvens ipsum saponem in acido tar- tarico diluto , et in acetate neutro plumbi , turn denique explorans acida oleica, et margarica, et salia cum basibus plumbi . Verum substantia oleina longe densior solito visa est; praeterea sulutio alcoholica saponis, cum frigesceret, turbida facta est, et sedimen abquod deposuit, aetber quam- vis bulliens totum saponem non dissolvit; quibus de cau- sis suspicio fuit, stearinam quoque esse in oleo praeter olei- nam, et margarinam, quae stearina sub duplici copulatio- ne forte habetur, idest oleati, et stearati oxydi gliceriU a Pelouzio, et Beudeto detecta in butyro, quod e Cacao educitur. Peculiaris vero firmitas , quam oleum in conge- latione sua adipiscitur , et quae ingenti oleinae quantitati prae quantitate minima margarinae non respondet, Sgar- zium in suspicione sua magis magisque confirmarunt , no- vaque indagine suscepta , rem certo certius probari , nisi demonstrari, cognovit. Misso enim, quod lipoides solidum obtentum ab aethere frigescente in aethere penitus non dissolvebatur , misso, quod tam solutio alcohoHca frige- scens saponis, quam solutio aquosa, cum diluitur, neque turbantur, neque sedimen faciunt, misso, quod aether agit cum sapone eodem modo, ut antea declaravimus , quae omnia proficisci possunt ab ipsa margarina , et a mar- garato alcalico impuro , certi sumus de stearinae existen- tia , si ab oleo aqua leviter alcalina pluries loto omnem extraneam substantiam auferamus , si fiat sapo cum basi- bus plumbi, si sejunctim periclitemur salia, quae hunc saponem efficiunt, in quibus indicium certum cujusdam stearati reperitur ope aquae distillatae, ope solutionis cloruri sodii , nee non alcoholis , et aetheris. Verum Sgar- zius tam brevi tempore neque quantitatem, et proportio- nem hujusmodi stearati , neque modum conjunctionis ejus determinare potuit, quod in posterum se facturum spon- det, ut similitudinem olci Mafureirae cum oleo Cacabi Miscellanea Botanica IX 273 strictius demonstret . Atqne ex his omnibus concludit , oleum Maliireiiae oleo olivarum esse perquam simile, noii solum quia constat oleina, ct margarina fere eadem pro- portione , et sapo optimae notae ab eo obtinetur, verum ctiam quia pertinet ad olea pinguia non exsiccantia olei olivarum instar, quia pari modo rancorem adipiscitur, quia ope reactivi Poutetii fit consistentiae insignis, denique quia eisdem usibus oeconomicis, et domesticis apud CafFros , et Mozambicenses, ac oleum olivarum apud nos , inservit . Nunc descriptionem plantarum Alabamensium prosequar, quae ad classem Diadelphiam Linnaei pertinent, et ad Leguminosas De CandoUei . DIADELPHIA PENTANDRIA. PETALOSTEMUM . 1. Petalostemum bicolor: glabrum; foliis bi-trijugis, foliolis oblongis, obtusis , retusisve , subtus glandulosis; spi- ca terminali, cylindracea, breviter pedunculata ; in- volucri foliolis subulatis, reflexis, bracteolis propriis ova- to-lanceolatis, calyce brevioribus Tab. \3. fig. 1. Perenn. Caulis tenuis, decumbens, angulatus, supernc ra- mosus, ramis alternis , paucis, bipedalis. Folia breviter petiolata, alterna, impari-pinnata, foliolis bi-trijugis, par- vis, oblongis, obtusis, vel retusis, basi subcuneatis , su- pra viridibus, laevibus, subtus pallentibus, minute papil- losis, et nigro-punctatis , impari paulo longiore . Stipu- lae duae, exiguae , subulatae, sitae in basi petioli. Spi- ca terminalis , brevis , breviterque pedunculata , oblon- go-cylindracea , et fere conica , obtusa , densiflora. In- volucruni e foliolis pluribus, subulatis, retroflexis, caly- ce paulo brevioribus. Bractea propria sub quovis caly- ce ovato-lanceolata, acuminata, inferne rufescens, su- perne nigrescens , calyce brevior. Calyx campanulatus , rninute glandulosus , tubo rufescente, striato, dentibus quinque , lanceolatis, acutis, nigris . Corolla alba, sal- tern in sicco, caUce longior, petalis tenuiter, et longe T. II. 35. "27i Antonii Bertolonii stipitatis, oblongis , obtusis , vexillo obcordato, condu- plicato . Medium inter Petalostemutn violaceuin Michx., et Petalo- stemum roseum Nutt. DIADELPHIA DECANDRIA. 2. Tephrosia mo///i.9;ma: sericea ; foliis tri-quadrijugis, lolio- lis oblongo-obovatis , obtusis, mucronulatis ; stlpubs li- nearibus; corymbo terminali , subtriiloio , longissime pe- dunculato Tab. 13. Jig. 2. /'erewra ? CauHs teres, erectus , alterne ramosus, pedabs, et ultra, dense et breviter villosus , villo inferiore refle- xo , superiore patente. Foba alterna , impari-pinnata, fo- bobs tri-quadrijugis , oblongo-obovatis , obtusis , vel sub- retusis , in medio mucronulatis , niucronulo setaceo , re- cto, sex-octo lineas longis, fere quatuor bneas latis, utrin- que mollissime , et adpresse sericeis, uninerviis, oblique venosis , venis tenuibus , numerosis . Petioli more caulis villosi . Stipulae lineares , villosae . Pediuiculus termina- lis , folio fere duplo longior , dense villosus , villo sur- sum verso , terminatum corymbo subtrifloro . Bracteae similes stipulis. Calyx dense, et adpresse sericeus, labiis profunde partitis , laciniis lanceolato-linearibus , acumi- y natis . Corolla purpurea , calyce duplo longior , vexillo extus dense villoso , alls , et carina glabris . 3. PsoRALEA alni folia: caule, petiobsque pubescentibus ; fo- liis simplicibus, transverse dilatato-rotundatis , obtusissi- mis, integris; florum capitulis subsessilibus , terminali grandiore Tab. li.Jig. 1 . Pcrenn. Radix transversa, flexuosa , fusca, gemmis cauU- feris adspersa . Caulis simplex, erectus, angulatus, pu- bescens, et inter pubescentiam glandulosus, bi-tripolli- caris. Foba alterna, longe petiolata, simplicia, transver- se dilatato-rotundata, obtusissima, Integra, vel subemar- ginata, trinervia , venosa , et crebre reticulato-venulosa , ad nervos, et venas pilosa, luride viridia, suprema mino- ra, et adspersa glandulis exiguis, lutescentibus, in margine. Miscellanea Botanica IX 275 nervis , et veiiis pubescentia . Petioli folio subaeqna- les, pubesceutes, et glandulosi more caulis. Stipulae duae in basi petioloruin , inferiores ovatae, superiores ovato-lanceolatae, acutiores , omnes nervoso-venosae , pi- losae , f'orrugineae . Stipellae duae setaceae , sitae pro- pe folluin . Flores capitati, capitulis fere sessibbus, ter- ininab majore, obtuso, subinde composito, laterabbus axillaribus, paiicifloris . Bracteae lanceolatae , vel ovato- lanceolatae, acuminatae, ferrugineae , ciliatae , pilosae . Calyx canescenti-liirsutus, et glandulis flavis dense te- ctus, laciniis lanceolatis, acuminatis, ciliatis , pilosis. Corolla parva, calyci subaequalis . Appropinquat Psoraleain rotiindifoUain . Linn. fil. Sup. p. 338., quam Thunbergius attulit ex Gapite Bonae Spei, et quae bactenus parum nota, et differt a nostra fo- liis ovatis , glabris . 4. PsijRALEA nlopecurina: pubescens ; foliis inferioribus simpli- cibus, subrotundis, superioribus ternatis , foliolo iinpari late rhombco-rotundato , lateralibus ovalibus , spicis parvis, ovato-acutis , brevissime pedunculatis Tab. 14. Pcrenn? Caulis erectus, angulatus , subsemipedalis , vix glandulosus, inferne adspersus squaniis fusco-ferrugineis, remotis, superne foliosus. Folia alterna, longiuscule pe- tiolata, inferiora simplicia, subrotunda, obtusa, superio- ra ternata , foliolo iinpari grandiore, longius petiolulato, late rbombeo-subrotundo , lateralibus minoribus. ovali- bus, tam foliis simplicibus , quam foliolis subcordatis ob- tusis, aut vix acutis, mucronulo exiguo terminatis, inte- gris, trinerviis, reticulato-venosis , pubescentibus prae- sertim in margine , nervis, et venis , utrinque adspersis glandulis exiguis, luteis, numerosis. Petioli angulati. Sti- pulae lanceolatae, longiusculae, nervosae , ferrugineae, inferioi-es acutae, superiores acuminatae. Spicae, seu potius racemi spicaeformes , parvi , densiusculi , ovato- -acuti, brevissime pedunculati, terminalis, et axillares, qui folio multo breviores. Bracteae lanceolato-Uneares, acu- minatae, ferrugineae, inferiores calyce paulo breviores. 276 Anton 1 1 Bertolonii snperlores longiores. Pedicelli brevissimi. Calyx supenie illaiidulis luteis , numerosis adspersus , infenie puipu- rascens , laciniis lanceolatis , acuminatis , inferioie paii- !o longiore. Keque coroUani , neque legumcn vidi. Tota planta pubescens , pubescentia canescente . 5. Ci.iTORiA alabamensis : caule volubili , foliisqiie glabiis , ternatis , foliolis coriaceis , lanceolatis ; pedunculis sub- geminis, uni-bifloris, folio brevioribus, pilosis j calyce bracteis longiore, profunde quinffuefido , laciniis lan- ceolato-Hnearibus , exquisite acuminato-attenuatis Tab. Xh.fig. h. Perenn. Caulis tenuis, volubilis, glaber. F'olia alterna, pe- tiolata , teinata , foliolis lanceolatis , acutis , vel acutiu- sculis, integris, coriaceis, uninerviis, venosisque, ve- nis sursum curvis , et inter venas reticulato-venulosis , glabris, inipari longius petiolulato. Petioli pilosuli. Stipu- lae lanceolatae , acutae , multinerviae, ferrugineae. Pe- duncuii axillares, solitarii , vel gemini, uni-biflori, folio multo breviores , pilosuli . Bracteae oppositae, ovatae , acutae, divergentes , multinerviae , pilosae , subferrugi- neae , sitae ad bifurcationem pedunculi biflori, vel pan- ic infra florem in pedunculo unifloro, item aliae duae sub calyce , ovato-lanceolatae, acuminatae, virides, ca- lyce paulo breviores, caeterum praecedentibus similes. Calyx hirtulus, tubo brevi, campanulato , limbo pro- funde quinquefido, laciniis lanceolato-linearibus, libe- I'is , subinaequalibus , valde acuminato-attenuatis, ner- vosis , divergentibus . Corolla grandis, et plusqiiam du- plo grandior, quam in Clitona virgiiiiana L., coeru- leo-violacea , extus tota puberula . Vexillum ampluni , obovatum, alis , et carina nuilto longius. Haec profecto non est Clitoria virginiann L. juxta exem- plar ejus e Virginia , quod obtinui a Casstromsio , nee non jnxta figuras ejus apud Plukenetium Phyt. tab. 90. iig. i., et apud Dillenium Elth. 1. tab. 76. lig. 87. (i. Stylosanthes e/fl//or : caule erecto , uno latere pubescente; foliis ternatis, foliolis lanceolatis, glabris, floralibus, bracteisque hispidis ; floribus terminalibus , subgeminis Tab. 15. /Ig 2. MiSCELLANtA BOTANJCA IX 277 S. elatior De Cand. Prodr. 2. p. 318. n. 7. S. hispida a Micltx. Fl. Bor. /liner. 2. p. 75. Trifoliuin biflonim Sp. pi. p. 1088. Percnn. Gaulis erectus, vel adscendens , uno latere pube- sceus, superne alterne ramosus , ramis strictis. Folia al- terna , petiolata, ternata, foliolis anguste lanceolatis , acuminato-mucronatis, glabris , supra laete viridibus , subtus crebre glandulosis , uninerviis, et venosis, venis sursiim excurrentibus . Stipulae petiolo adnatae, vagi- iiantes , terminatae cauda longa , setacea . Folia prope floras, et bracteae hispidae satis longis, rigidis , flavis, patulis , e tuberculo ortis . Bracteae sub floribus imbri- catae . Flores terniiuales, parvi, solitarii, vel duo-tres. Corolla flava, calyce duplo longior . 7. Lesi'edeza reticulata: caule eiecto , subsimplici ; f'oliis ter- natis, breviter petiolatis , foliolis latiuscule linearibus, subtus strigillosis; racemis axillaribus, subsessilibus, sub- corymbosis, folio brevioribus ; leguminibus calyce sub- longioribus. L. reticulata De Cand. Prodr. 2. p. 348. n. 2. L. sessiliflora variet. foliis subliiiearibus Michx. Fl. Bor. Jmcr. 2. /;. 70. Hedysarum raticulatum WiUd. Sp. pi. 3. par. 2. p. 1195. Perenn. Caulis erectus, e tereti angulatus, striatus, sim- plex, vel uno, alterove ramo brevi superne instructus, adpresse pilosulus, dense foliosus, sesqui-bipedalis. Fo- lia creberrinia , sparsa, breviter petiolata, ternata, fo- liolis latiuscule linearibus, obtusis, mucronulatis, impa- ri paulo longiore, supra glabris, aut minutissinie, et ad- presse pilosulis , subtus adpresse strigillosis . Petioli duas-cpiatuor lineas longi . Stipulae subulatae, longae. Racemi solitarii, axillares, niulliflori , subcorymbosi , subsessiles , folio breviores, numerosissimi. Bractea in basi pedicellorum, et bracteolae duae sub calyce subu- latae. Flores parvi. Calyx adpresse strigillosus , quinque- fidus , laciniis lanceolatis, acuininato-subulatis. Corolla purpurea, calyce longior, etiam duplo. Legumen ovale, conipressura, acuminatum, stiloque persistente longo 278 ■ Antonh Bertolonii termiiiatum , reticulato-venosum , adpresse strigillosiiin, calyce paulo longius, vel saltern aequale. Folia sicca fa- cile diffluunt, praesertim inferiora . 8. Lespedeza capitata : caule erecto ; i'oliis breviter petiola- tis, ternatis , foliolis elliptico-ovalibus , obtusis, siibtus adpresse pubescentibus , supremis , ranieisquc brevioii- bus; spicis capitatis , terminalibus, approximato-conge- stis, leguminibus calyci villoso subaequalibus . L. capitata De Cand. Prodr. 2. p. 349. n. 9. Michx. Fl. Bor. Jmer. 2. ;;. 71. Perenn. Caulis erectus , e tereti angulatus, dense, moili- ter, et brevissime pubescens, simplex, vel altcrne ra- mosus, etiam tripedabs . Folia altenia , breviter petio- lata, ternata, foliolis elliptico-ovalibus , obtusis cum apiculo exiguo, supra saturate viridibus, brevissime pi- losis , subtus pallentibus , adpresse pubescentibus , uni- nerviis, transverse, et parallele venosis, et inter venas tenuiter i-eticulato-venulosis , caulina superiora , et ra- mea minora. Stipulae e basi latiuscula subulatae, de- ciduae . Spicae axillares , et terminales , pedunculatae , subcapitatae , vel ovatae, densiflorae, supremis approxi- mato-congcstis . Pedunculi folio subaequales, aut paulo iongiores. Flores parvi. Calyx valde villosus, villo ad- presso, albente, profunde quini[uefidus, laciniis lanceo- lato-linearibus , acuminatis, apice breviter pilosis, labio inferiore paulo longiore. Corolla calyci subaequalis, aut vix longior, in sicco albida . Legumen ovale, acumina- tum, pubescens, calyci subaequale. In planta nostra neque caulis semper simplex , neque le- gumen perfectum calyce multo brevius , ut habent De Candolleus, et Michauxius 1. c. Lespedeza villosa Pers. huic proxima , sed cite distincta , quia tota moUiter , et dense sericeo-tomcntosa , ejus foliola longiora , et angu- stiora , spicae longae , et longius pedunculatae , laxius- cule floriferae , corolla grandior , et calyce fere duplo longior . 9. Lespedeza c/^jso/r/es: caule erecto, alterne ramoso ; foliis brevissime petiolatis , ternatis , foliolis elliptico-oblongis , Miscellanea Botanica IX 279 margine dense jml)escentibus ; pedimculis axillarihus , folio brevioribus, uiii-paucinoris, solitariis, jremiiiatis- que; leguminibus calyce duplo longioribus, oblongo-laii- ceolatis Tab. 16. /]nn? Perenn? CawViS e tereti subangulatus, potius gracilis, erectus, tcnuitcr puberulus, alterne, et crebre raino- sus , ramis patulis , sesqui-tripedalis , inferne purpura- sceiis . Folia altenia, brevissimo petiolata, ternata , t'o- liolis elliptico-oblongis , subinde obovatis , obtusis, sae- pe cum mucronulo exiguo terminali, margine dense pu- bescentibus, in reliqua siiperficie adspersis pilis bre- vibus, raris, adpressis, subtus luteo-glandulosis, impari paulo majore, et longius pctiululato, superiora, et ra- mea minora . Stipulae in basi petioli , subulatae , pilo- sae, deciduae. Florcs axillares, breviter peduncnlati , modo solitarii, modo getnini, modo in racemo pauciflo- ro, semper folio breviores, aut vix aequales , grandiu- sculi, saepe declinati . Peduiiculi , et pedicelli adpres- se puberuli , in eorum basi l)ractea ovata , pubescens, decidua . Calyx tubo brevi, campanulato, ebracteola- to , labiis profunde partitis, laciniis linearibus, acumi- natis, subaequalibus, adpresse pnberulis , purpureis . Corolla purpurea, calyce duplo longior . Legumen ob- longo-lanceolatum, apice rostellatum , calyce duplo, et etiam paulo ultra longius , pubescens , avenium , disper- mium . Proxinia Lespedezne procumbenti Micbx. Fl. Bor. Amer. .2. p. 70. tab. 39. , quae tamen distinctissima habitu graciliore, caule procumbente , foliis minoribus, pedun- culis setaceis, elongatis, folia insigniter superantibus , tloribusque multo minoribus . 10. Desmodium oZi/«.y»f?j ; caule erecto, piloso; foliis brevissi- me petiolatis, ternatis, foliolis subcoriaceis, subrotun- do-ovatis, subcordatis; racemo terminali, ramoso ; lo- menti articulis subquaternis , semirotundatis , reticula- tis, hirtis. D. obtusum. De Cane/. Proct'r. 2. p. 329. >i. 29. Hedysarum obtusum 7brr. Coinp. p. 268. fVilld. Sp. pi. 3. part. I.p. 1190. 280 Antonii Bertolonh Perenn. Caulis erectus, e tereti angulatixs, pilosus, pilis brevissimis , modo crehris, niodo rariusculis, aUeriie ra- mosus , sesqui-bipedalis . Folia alterna , brevissime pe- tiolata, ternata, foliolis subcoriaceis, subrotundo-ovatis, subcordatis, obtusis, saope retusis, tenuiter reticulato- venosis, supra atroviridibus , et plus minus adspersis pi- lis brevissimis , ortis ex apice tuberculi exigui, albidi, subinde fere glabratis , subtus pubescentibus, et glau- cescentibus, tubercalis nullis, interdum bic quoque fe- re glabratis , imparl majore, sidipollicari . Stipidae lau- ceolatae, acuminatae, striatae, puberulae. Stipellae pe- tiolulorum exiguae , subulatae , oppositae. Racemus ter- minalis paniculato-ramosus , laterales axillares , solita- rii, simplices, omnes elongati . Flores parvi, inter se remoti, et fere siti per totam longitudinem rachidis, so- litarii, vel duo-tres fascicukti . Pedicelli tenues , inae- quales,alii longiuscuU , alii brevissimi . Bracteae stria- tae , pubescentes , fuscae , inferiores late cordato-ovatae, acutae, superiores angustiores, acuminatae, et plerum- que pedicellis longiores . Calyx campanulatus , pube- scens , dentibus quatuor brevioribus , ovatis , aut ovato- lanceolatis, quinto longiore, lanceolate, omnibus acu- tis, vel acumlnatis. Corolla purpurea, calyce circitev triplo longior, carina, et vexillo divaricatis. Lomentum ex articulis quatuor , semirotundatis , reticulato-venosis, breviter , et rarinscule hirtis . 11. Desmodium a7/are:caule erecto, graciU , pilosulo; fobis brevissime petiolatis, ternatis, foliolis elliptico-ovalibus, subrotundisve, obtusis, ciliatis , subtus nervo, venisque piloso-scabris i racemis ramosis, simplicibusque, laxiflo- ris ; lomenti articulis ovalibus , hispidis . D. cibare De Cand. Prodr. 2. /;. 329. //. 30. Hedysarum ciliare Torr. Comp. p. 268. Perenn. Caubs e tereti obsolete angulatus, erectus, gra- cihs, breviter pilosulus, alterne ramosus, bi-tripedalis. Folia alterna, brevissime petiolata, ternata, foliolis par- vis, sul)Coriaceis , elliptico-ovalibus, vel subrotundis , obtusis, subinde retusis, saepe cum mucronulo exiguo Miscellanea Botanica IX 281 teiiuinali, ciliolatis, uuinerviis, transverse parallolc ve- nosis , et Inter venas reticulato-venulosis, supra saturate viriJUuis, glabris , siil)tus glaucescentibus , in nervo, vcnisque pilosulo-scahris. Pctioli pilosi. Stipulae lanceo- lato-lineares, striatae , acuniinatae, piirpurantes , deci- duae . Stipellae exiguae, subulatae . Racemi graciles, elongati, remotiflori, terminalis ramosus, laterales solita- rii , axillarcs , simplices . Flores parvi, solitarii, vel duo- -tres fasciculati. Pedicclli tenues, puberuli , alii brevissi- rai, alii tres<[uatuor Hneas longi. Bracteae parvae, cor- dato-ovatae, acutae , striatae, purpurasccntes . Dentes calycini late ovati, vix acuti. Corolla violacea . Lomen- tum ex articulis ovalibus , hispidis . 36. 1 4 ^' -^-'^ .^ifi^ \ • ^ Vi C-4 '^ T\\^\ rf. .^ .^'' (^- s .^ E o m s- s s P3 1 ANTONU BERTOLONIl e, 3IED. DOCT. IN ARCHIGYMN. BOtNON. BOTANIC. PROF. EM. etc. MISCELLA1\EA BOTA]\ICA X. Hafc disscrtatio tfcta fuit in conventu Acad. Scicnt. Inst. Bonon. habilo Scpl. Id. Decern, aim. 1848. Jl luiies mihi contigit iter facere per Apenninum della Fa- ta, qui inter Bononiam, at Florentiam extollitur, saepe etiam ad loca semitae proxiina me contuli , et , ut taedium viae aliqiio oblcctamento compcnsarem , ea , quae ad hi- storian! naturae, praesertim vero ad plantas pertinent, ob- servare solebam . Dum igitur praefabor Miscellaneis meis decimis, quae vidi, vobis exhibenda mihi propono rogans vos , ut comiter excipiatis . Ad decem milHa passuum ab oppido Bononia primo se se of- fert vicus Planorius {Pianoro) inripa fluminis Sapenae {Sa- vena), parvus quidem, neque tamen iiijucundus ob prospe- ctum longe extensum fluminis, praesertim vero ob viUulas amoenas in colhbus proximis sitas . A Planorio incipit ad- scensus Apennini . Hinc ad Lojanvun (Loiano) usque oc- currit saxum arenaceum , et terra arenacea cum lapide sihceo, aliisque petris mixta. Inter sedimina arenacea si- ve soluta, sive concreta, nee non intra lapides sihoeos ingens conchyhonun fossihum copia reperitur, quae imnc fracta , nunc integra sunt, nunc per strata jacent . Vos non latet hujusmodi conchyHa passim abundare in eoHibus Bo- noniens4i)us , Mutinensibus, Rcgiensibus, Parmensibus, et Placentinis , quo novissimo loco reperta quoque fucrunt ossa duaruin Balaenarum , quae Mcdiolanum translata, et in sceleton composita nunc in Musaeo geologico ibi asser- vantur. Ejusmodi conchyha occurrunt quoque in colhbus Romandiolae, eaque ipsemet vidi in Forocorneliensibus, et Faventinis, quibus si addamus Sennogalienses , ubi fossilia 286 Antonii Bertolonfi innumera conchylioruni, avium, iuscctorum, plantarum reperta sunt a s(;dulo uaturat; sciutatorc Procaccinio-Ric- cio , facile apparet , catastrophem , quae haec deposuit , oliiu in Italia fuisse . In adscensu, qui Planorio statim imminet, niilii abundanter se se obtulit Senecio tcniiifolius^ de quo juvat aliqua pro- ferre. Jacquinus in Fl. Austr. toni. 3. p. 42. tab. 278. spe- ciem banc descripsit , et figura sancivit , quod pariter fe- cit J. E. Sniitbius in Engl. Fl. v. 3. p. 432., et in Engl, bot. V. 8. tab. 574.. At nos bonam figuram ejus jam liabe- bainus apud Barreliciium sub pbrasi Jacohca incana re- pcns Itcrhn Ic. 153., qviae Barrel ierii figura cum a Linnaeo iuiproprie prolata essct ad Scnecionem erucijoliitm Sp. pi. p. 1218., fiictum est, ut Senecio tcuuifoliiis Jacq. passim ha- bitus sit pro Sejiccione ariicifolio L. Ita quidem sensit De CandoUeus in Prodr. torn. ^^. p. 350; fassus tamen est, exemplar Senecionis eriici/olii in liorto sicco Linnaeano differre a sue, et se in aliam sententiam ivisse, quia prae- tulit arguere de specie ex synonymis Linnaeanis, potius quani ab exeniplari Linnaeano . Id quidem ration! conso- nuni milii non videtur, postquam Smitliius tradiderat, Se- necioneni crucijoliuin plantam esse a Linnaeo in Scania repertam , et exemplar ejus in liorto sicco Linnaeano ba- ctenus asservari, ad quod refertur descriptio in utraque Specier. plant, editione, idemque Smithius insuper addi- dit, synonyma a Linnaeo prolata esse erronea^ speciem 'e- videnter differre a Sc/iecione leniiifolio Jacq., et niagis con- venire cum Senecione Ui'ido L., non cum Seneciorie syl- valico, ut antea putavit in Engl. bot. v. 8. p. 574. Cae- terum synonymis ad Senecionein teintifolium Jac. superiiis allatis addatur Senecio erucifolius Sv. bot. v. 9. tab. 607., et Reich. Cent. 4. p. 29. tab. 335. fig. 516; sed haec Rei- chenbachii figura exhibet lacinias foliorum nimis angu- stas, quod ccrte, si luiquam, raro contingit. Item Reichen- bachius male applicuit plantae suae Scnecionem prneal- tnm a me exhibitiuu in Opusc. scient. di Bol. torn. 3. j). 183. tab. 7., qui omnino idem cum Senecione delphinij'o- lio Rcidi. Cent. 4. p. 29. tab. 36. fig. 517., ut recta Miscellanea Botanica. X. 287 inonuerat De Candolleus in Prodr. torn. 6. p. 351. n. 52. Synonymis Senccionis tenuifolii Jacq. ita declaratis , adde- re juvat, hunc esse in Italia frecjuentem, et a me in plu- ribus Italiae locis observatum. Radix ejus horizontalitcr repit, foHaque non semper in aiigustas lacinias finduntur, quin imo subinde sunt lata, ovata, grosse dentata, aut juxta basim profunde incisa, ita ut liaec species du[)licein facieni prac so leiat. Inter Planorium, et Lojanum est ager Scasculanus ( di Sca- scoli), qui totus montosus, et sylvosus est, atque hinc a via Florentina ad flumen Sapenani , inde a finibus Vernia- nae [f^ergnana) ad Lojanum extenditur. Pluries euni adii, ubi sequcntcs plantac obviae se praebuerunt. Veronica spicata L. Copiosa in sylvis ad Sapenam , et saepe luxurians. Campanula persicifolia L. Campanula bononiensis L. Hie copiosior, quam in viciniis Bononiae . Cuscuta Epilhymum L. DiantliiLS Caryophyllus Smith. Mclampyrum cristatuiii L. Digitalis lutea L. Vicia grandiflora Scop. Hypericum hirsutum L. Prcnantlies niuralis L. yfrteniisia Jbsintliium L. In viciniis parochiae. ylcliillca mhilis L. Echinopi sp/iaerocephalus L. Sylvae Scasculanae refertae Quercu liobore L. , et Castanea vcsca W. Robur profecto latius vagatur, et ab agro Bo- noniensi ad supremum Apenninimi Florentiiium fere per- venit , dum Castanea a Scasculo ad Filicariam ( Felegare) tantum extenditur . Quanta sit harum arborum utilitas vix dici potest, cum utraque pi'aestet ligno firmo, aeternum duraturo, ideo ad aedificia, et ad supellectiles rudiores ma- xime apto, glandes quercinae cibus potissimus suibus sa- ginandis, dum castaneae alimentum salubcrrimum horaini- bus suppeditant, praesertim montanis, vitamque pastoralem 288 Antonii Bertolonii agentibus. Praeterea in sylvls Scasculanis hie illic occur- rit etiam Qiiercus /tcsculus L. , cujus lignum aptum qui- dem ad ignem alendum , niiiiime ad aedificia , et supel- lectiles, glans tamen suihus gratissima. Quae mihi miran- da se se obtulit, fait arbor ingens Castaneae in sylvis in- ter Scascuhini , et Sapenam, cujus caudex in medio scis- sus sediculum iitrin([ue pro quatuor hominibus ferebat , neque tamen haec est ex Gastaneis majoribus, quae in ItaHa visae sunt . In tota via inter Pianorium , et Lojanum adfuerunt /4grostis vulgaris Smith., cujus varietas est yiig/iaio pervenimus, ubi reliquum noctis absu- mere coacti fuimus una cum viatoribus pluribus ibi a tempestate detentis. Petramalenses ajinit, has flammas, pluvia instante, vel deci- dente augeri, extingui vero vento cum impetu flante; sed tunc profecto neque imminuebantnr, neque exstingueban- tur, neque per ventum semper imminui, aut exstingui vidit Spallanzanius in Apennino Mutinensi (1). Phoenome- non hoc pendere videtur a majori, vel minori aeris at- mosphaerici pressione supra focum flammae. Coelo sicco, et sereno materies ad flammam alendam e terra exhalans in ahum evehitur, et disperditur ; at coelo pluvio, nivo- so, vel humido ad terram repulsa facile accenditur. Cum (1) Spallanz. Fiagg. alle due Sicil. Milano 1826. torn. 3. /a. 217. 218. T- "• 38. 298 Antonii Beutolonii vero hnjusmodi vices a vi rnaterici inflammabilis e terra ernnipentis praecipue pondcant , et haec vis sit sunimope- re varia, ideo phoenomenon etiam ingniente pluvia, aut flante vento inconstans evadit. Conlerantur hac de re observationes diligentissimae Collegae nostri Prof. Joseph! Bianconi (1) . Sed quaenam est materies, quae hujusmodi flammas alit ? PJiysici supcriores, qui in cam scrutandam incnbvierunt , bitiiniini, sulpliuri, et sabbus subtcrraneis tril)uebant. Ita senserat Frassonius, cum tradidit, totutn montem Salsis Saxeolanis ( Salse di Snssuolo ) subpositum esse caverno- suni, bituminisque, ac sulphuiis plenum (2). Ita Pauhis Bocconius de flammis montium Mutinensium dictui abo- rum fidens, qui ei venditarunt focum, et spiracula flam- marum sulpbure scatere, unde concUisit, fermentum ex sabbus acidis , et alcaUnis intra terram oriri, a quo nasce- batur flamma, aethere tenuissinio aeris atmosphaerici au- xiliante (3). Eandem expbcatiouem dedit quoque de flam- mis apud Florentiolam Apennini Florentini [Firenzitola) (i), puto intellexisse de flammis apud Petramalam, quae Fiorentiolae proxima est, cum Florentiolae flammae non sint. Hie vero animadvertere juvat , Bocconium , beet mi- nus recte senserit de flammarum causis , attamen aeris in- fluxum in iis excitandis praenovisse. Abi physici quoque Bocconio proximiores eisdem erroribus obnoxii fuerunt, ut Ramazzinius (5) , et Galeatius nostev (6) . Nihil dicam de opinione incolarum, quae in itinerariis omnibus repetito le- gitur, scilicet has flammas a vulcano proficisci, cum nihil, quod vulcanium sit , hie loci reperiatur . Diebus nobis proximioribus Alexander Volta, perspicax ille, item (1) Biancnni Gins. Istoria naturale dei terreni ardenti. Bologna 1840. p. Ml. 178. §. 222. 223. j(2) Fraxsoni. De thermis montis Zihii. (3) Boccone. Ossenmzinni naturali . Bologna p. 38. (4) Bocc. I. c. p. 49. (5j Ramazzini. Opera omnia. Gencvae MM. p. 354. (6) Galeatius in Cominenl. Instit. Bonon. T. 1. [). 105. Miscellanea Botanica X. 299 indefessus, felicissinuis pliilosophlae natiiralis scrutator, de- tegebat, aerem inflaminabilem e locis palustribus naturaliter evolvi, praesertini si limus, et aqua baculo dimoveantur, quern aerem phialis excipiebat, et admota flamma accen- dere consueverat (1). Neque multum stetit, quin primo Petramalam, postea Vellejam se conferret, ubi cogno- vit, flammas utriusque loci ab aere inflaramabili omnino pendere (2); imo didicit a Curione Vellejae , qui doctri- nis phdosopbiae naturalis erat inibutus, eum jam antea aerem exilientem intra phialas excepisse, et accendisse (3), quam rem^ulterius aperuerunt Razoumouskius (4), et Spal- lanzanius (5) , qui ab aere hydrogenio tunc rectius cogni- to pendere indubie statuerunt. Non possum hie consistere, quin super phoenomenon a Ra- zoumouskio enarratum immorer. Dicit, se vidisse fragmen- ta saxorum superficie in vitrum conversa, quae in foco flammae apud Petramalam lecta fuerant (6). Certum est, focum hunc terra arenacea multa parte constare, quae' ope Ignis in vitrum abire solet, sed id, ut fiat, eget igne vebementi fornacium . Flammae Petramalenses calore sum- mopere tenui pollent, quare ad vitra conficienda nullimode valent. Terra arenacea hujus foci ambustulata quidem est, sed mbil amplius (7). Razoumouskius, et Spallanzanius, ut rem expbcarent, ierunt in sententiam , flammam ut pote debdem diuturnitate temporis idem posse efficere , quod ; (^^.S*/^^- ■^'^"^'•e still' aria infiammnbile nativa delle paludi. Mi- ^McJ" ""'""' '■''^"''''' '" ^""'''^ CoUczione dclle opere. Firenze ns T? ''''""' Pr'-^esertim Utter a prima, e seconda. (^) ffolta Memor. sopra i faochi dei terreni e delle fornaci ar- dcjiti in Memor. di matem. e di /is. delta Soc. Hal. part. 2. p GGG * ^rF^r/l '" ^<^''''-'2- <^<^^/« oP'^re tomo terzo pag. 269. e seg W /^olta Jppend. in Mem. di mat. e /is. delta Soc. Ital. torn. 2 part^i. p. 902. et in Collez. delle oper. torn. Z. p. 293. n- 294 (4) In liozier. Jour, de ptiys. ann.MbQ. torn. 29. p. 177. e je- 5; Piagg. atle due Sicil. ediz. cit. tom. p. 255. 259. e see. "' (G) In liozier. Jour. I. c. p. 1 80. Z.do. (7) Spaltanz. Fiagg. alte due Sicil. ed. cit. tom. 3. p. 248. Bianc 1st. uat. dei terr. ard. p 12. 300 Antonii Bertolonii fornaces igne vehementi cito consequuiitur (1) . At si id vcrum est, cum flanimae Pctnunakaises jam a pluribus se- culis inceiulantiir, focus eaium nunc vitris tegi deberet , neque tamen ullum vitrura ibi reperitur. Ego vero puto, Razouniouskium ab incolis fuisse deceptum, quod etiam nunc passim usuvenit . Pueri loci, ut obolum lucrentur, viatoribus exhibere solcnt frustula saxorum in fornacibus calcis crusta vitrea obductorum , et venditant pro saxis in loco flammae proxlmae leclis, slcuti venditant nuunnos antiques pro nummis ibidem repertis. Id mibi quoque con- tigit , sed risi de fraude . Superest nunc , ut pauca attingam de remotiori , quam habe- nius, harum flammarum notitia. Eadem a decimo quinto seculo certo certius incipit ; etenim Petrus Candidus scri- ptor hujus aevi de iis meminit in libro, cui titulum fecit De rebus inemoria , et adnotatione dignis^et qui, refe- rente Brochio in Conchyolog. , asservatur Romae in Bi- bliotbeca Vaticana. Caeterum ab eo tempore ad banc usque aetatem a pluribus scriptoribus , et vulgari traditione pe- renniter memorantur; sed ante decinium quintum secu- lum nihil certi de iis novinius . Plinius quidem de igne in Mutinensium montibus loquitur (2), ex quo probabile est, flammam quoque apud Petramalam jam tunc fuis- se , neque tamen id cum Targionio (3) , et Spallanzanio (4) deducendum a nummis antiquis,quos ii in foco flammarum Petramalensium repertos fuisse facile crediderunt . Frau- dem banc puerorum loci jam superius declaravi . A Petramala itur ad diversorium // Coviglinio . Distat fere quinque millia passuum, situnique est sub radicibus orien- talibus montis Sassocastro. Habetante se prospectum longe pulclierrimum ; in snbposita cnim valle amnis Santernus plurimo tractu excurrit ferens in ripa occidentali vicum (1) Razoum in Roz. Jour. I. c. p. 181. Spallanz. Fiagg.alle due Sicil. I. c. p. 251. (2) Nat. hist. Fcnetiis 1559. W;. 3. cap. 107. p. 43. (3.) yiagg. in Tosc. ediz. sec. torn. ^^. p. 207. (4) f^iagg. alle clue Sicil- ed. cit. torn. 3. p. 289. Miscellanea Botanica X. 301 Florentiolam sat bene conditum ; ab altera vero fluminis parte Apenninus, qui in orieutem vergit,jugo perpetuo extenditur. Aer saluberrimus, aqua purissima e fontibus in ipso diversorio exsiliens, aestas frigidula, pergrata, sed hienis nimbis , et frigore saeva. Hie prata , et pascua , ubi greges, et arnienta aestate pabulantur; bic campi, ubi tri- ticum sine aristis, secale, et bordeum coluntur; ines- sis fit mense Augusto, et statim per messem serunt, antequam ningat . Mons Sassocaslro paulo grandior , et altior monte Ueni basi sua extenditur a diversorio del Covigliaio ad cristam , quae dicitur Futa; constat eodem i'ere saxo , ac mons Ueni , sed humo ditior , et magis syl- vosus. Fert in radicibus Queraun Jiobur L., superius Fa- gum sj Ivaticain L. Pars inferior ejus ad meridiem sum- mopere scissa , submota . Si fides itinerariis babenda , id vulcaniis ignibus tribuendum foret ; sed nihil vulcanii ibi est; quare imbribus, et aquis, quae in magnis tenipesta- tibus a nionte cum impetu fluunt, putandum proficisci. Plantae a me lectae in monte Sassocastro sunt . Veronica oj/icinalis L. F'aleriana officinalis L. Phleuin pratense L. Jgrostis vulgaris Smith. Poa neinoralis L. Cynosurus cristatus L. Primula suaveolens Fl. Ital. Magna copia. Campanula Trachelium L. Bunium Bulbocastanum L. Luzula nivea W. Daphne Laureola L. Silene italica Smith. Potentilla argentea L. Thymus alpinus L. Malva moschata L. Polygala vulgaris L. /ipargia hispid a W. Carduus nutans L. Cnicus acaulis W. 302 Antonii Bertolonii Senecio laciniatus Amoen. Ital. Epipactis latifolia W. Tric/ioslomiim pulviuatum Web. et Mohr. In caiidicibus Quercuuni . Parmelia corrugata Ach. ibidem. Ubi incipit faux liadicosa, iiicipit quoque regio alpina, quae fagorum regio dicitur, cum Fagus sy hatha L. ibi phi- rima occurrat , neque f^itis vinifera L. amplius est. /"w- ta^ sic appellata, est crista suprema hujus regionis inter montem Sassocastro , et montem dei Fo, sive Fagorum. Ex hac crista fluxus aquae hinc fit ad nos orientem versus , inde ad occidentem in Etruriam . Via per summam banc cristam ducta ventis luctantibus summopere obnoxia, et pericub plena praesertim cum ningit . Saepe contigit , ut viatores , et currus vortice abiepti in discrimen offende- rent. Quare Leopoldus II. Magnus Dux Etruriae, item- que beneficentissimus jussit, ut per totam banc cristam extrueretur agger vaUdissimus, inconcussus, macerie e la- pidibus quadris, qua semitam respicit, firmatus, in cujus medio stat inscriptio , quae beneficentiam Principis in per- petuam hominum memoriam revocet. Citra vero , et ul- tra hujus cristae tractum habentur domunculae, quae, im- minente periculo, viatores excipiunt. En plantae, quae in tota via a fauce Radicosa ad cristam Futa observabantur. J^alerianella dentala Dufr. Inter sata. Galium veruin L. Cynanchuin Fincetoxicum Pers. Ad rupes. Caucalis latifolia L. Inter sata. Pimpinella Jnisum L. Forte proficiscens a plantis cultis. Asphodelus albas W. Copiose in pratis. Ha- bebat racemum simplicem, vel uno, alte- rove ramo inferne praeditum, neque ta- men in Asphodeluin rainosum L. tran- sibat. Colchicum. autumnale L. Silene injiata /?. De Cand. Euphorbia Cyparissias L. Miscellanea Botanica X. 303 Ruhus caesius L. Dclpliiniuni Consolida /?. Fl. Ital. Thalictrum Jlavuin /?. FI. Ital. Teiicrium Chnmaedrys L. GaJeopsis Tetraliit y. Fl. Ital. Stachis recta L. Thymus Serpylliim L. Thymus alpinus L. Melampynmi arvetise L. Inter sata. Orohanche Epilhymum De Cand. Senehiera Coronopus Poir. Lepidiutn cnmpeslre De Cand. Polygala flavescens De Cand. Prope // Covi- gliaio . Lathyrus pratensis L. f^icia Gerardi De Cand. Ervum hirsutum L. Cytisus scssifolius L. Melilotus nlha Desr. Sonchus arvensis L. Crepis Icontodontoides W. Hieraciuin dubiutn L. Carduus nutans L. Cnicus eriophorus W. Cnicus acaulis W. In pascuis. Carlina acaulis L. Ubique. Gnaphaliuin rectum W. Prope /rt Futa. Haec species a nonnullis male confunditnr cum Gnaphalio sylvatico L. Lapponiae indige- ne, unde ego obtinui, neque in Italia imquam reperto. Xeranthemum inapcrlum W. Senecio i>iscosus L. tinthemis arvensis L. Antheinis Cotula L. Cantaurea paniculata /?. maculosa Bert. Co- piosa circa il Covigliaio. Haec varietas distinguitur a ty- po speciei squamis calathi apice macula nigra veluti 304 Antonii Bertolonii inustis. Reperi quoque in alpibus Apuanis, et accepi ex aliis Italiae partibus, nee uon ex Gallia. Respondet Cen- taureae maculosae Lamck., et de Cand. , sed characteres, quibus auctores isti in speciem receperunt, praesertim quoad cephala duplo giandiora, quani in Ccnlaiirea pnni- iitlata L., non valent, cum in hac quoque, duni nascilur in niaritimis , aequc grandia pluries viderim . Orchis samhucinn L. Jiatnalino fraxinea Ach. Copiosa prope il Co- vigliaio in caudicibus Quercuuin juxta viam . Praeterlapsa la Futa, a statione militum ei proxinia descen- ditur ad divcrsorium r'i Moiiiecarclli . Totus mens, qui a latere superiore imminet viae , dicitiu- Mons del Fo , eo quod Fago sylvatica L. tegitur . Pauculae plantae , a me in descensu observatae, sunt ^■/lyssum cnlycinum L. IMotva moschata L. Carliua acaulis L. Sparliiun jiinceum L. Ubi ventum est ad diversoriuin di IMontecarelli ^ regio alpi- na desinit , et iterum prodeunt campi culti . Hie incipiunt vineta, oliveta, castaneta, cupresseta, atque tota regio ad villam Magni Ducis usque , quae dicitur Cajfaggiolo, de- liciis plena. Pulcherrimus est locus le Masc/iere nuncupa- tus, ubi diversorium in summo colle situm, a quo vallis Mugellana [valle di Mugello)^ quanta est, late patet. Pul- chritudinem augent villae Florentinorum proximae, prae- sertim villa Gerinia [Gerini), et reliquae , quae circum- stant in coUibus Barberini [Barherino di Mngello) . Pro- pe villam Geriniam adfuerunt /trlemisia Jbsintiuin L. Digitalis ferruginea L. Borrera ciliaris Ach. In caudicibus Cupressuum. Borrera leiiclla Ach. Ibidem. Sub colle delle Mascherc excurrit flumen Sieve, quo per pontem trajecto , habetur ager Caffaleolanus ( di Caffag- giolo ) , cui ab occidente adstant colles sylva abiegna Miscellanea Botanica X. 305 refeiti ; in sumrno vero vallis est villa Magni Ducis, olin. Medicea, ubi stemma Mediceum hactenus superest supra iiiajorem castelli portam . In sylva abiegna abundant pha- siani , et lepores , iique juris privati Magni Ducis . Plani- ties partim pratis, partim cerealibus culta ; ubique vineae, quae uvas selectas, et vinum generosum suppeditant; pra- ta alunt armentum numerosum, a quo, veniente vera, obtinetur caseus Marzolino dictus , plurimi Florentiae fa- ct us . Post Cafialeoluni rcgio fit iterum sylvestris, inamoena. Via ab iitroque latere septa montibus , qui fere nudi , et sic itur aA \\cwm Foil lehuona, imo fere ad sumniitatem coUis di Pralolino . Plantae a Catfaleolo ad collem di Prnlolino ob- viae, fuerunt. Digitalis /erruginca L. In sylvis juxta viam prope Caffaleolum . Ferula Ferulago L. Ceraslium alpiniiin L. Prope tabernam di f^aglia , quo descendit ab editis mon- tium , ut ab alpibus Apuanis descendit in planitiem Massae ducalis, quae resnos monet , quam infirmi sint limites geogra- phiae plantaruin , saltern intra eundeni latitudinis , et longltudinis gradum . Teucrium Poliiim a. L. caule erecto, quern lu- sum valde copiosum jam observaveram in adscensu inter oppidum Prato, et vi- cum Barhcrijio. Onopordon illyricuin L. Centaurca galaclitcs L. In editis collium di Pralolino alia villa Ducalis est sylva in- genti circumdata , ubi antiquitus Principes IMedicei aestivo tempore diversari solebant , ut frigidulo coelo fruerentur . Quo magis discendebam, et Florentiam appropinquabam , prospectus regionis eo jucundior fiebat cultu agrorum, olivetis, vinetis, villisque numerosissimis undique sparsis. Fesulae vero colli proximo ad laevam insidentes pulchri- tudinem adaugebant. Quatuor fere millibus passuum a T. II. 39. 306 Antonii Bertolonii Florentia in dextera viae occurrit Florentinonim sepul- chretum, qiiod priimim oinniuin in Italia jussn Leopoldi I. Ducis Etrnriac vere magni lestitntnm . Panlo infra sepul- chretumloco, qui dicitui- la Lastra, Florentia, quanta- cnnque est, ictu oculi patcfit spectaculo qnani maxima mi- rando . Hinc per suburbanum fere continuum Florentiam accedebam , quam cum attigissem , sermoni meo finem fa- ciendum duco, laudes enim Florentiae omnium deliciarum genere plenae satis diccre non valeo . Nunc transibo ad partem sccundam horum Miscellaneorum , ubi alias plantas Alabamenses describam post eas, quas in Miscellaneis superioribus declaravi. RUBIACEAE. 1. Hevyotis fasciculata : glabra; caule erecto, tetragono, ra- mosissimo; foliis ovato-lanceolatis , acutis ; stipulis in- terfoliaceis , profunde bifidis ; floribus fasciculatis , ter- minalibus, axillaribusque Tab. M.fiii:. 2. n. c. (/. Jun. Radix ramosa, fibrillosa . Caulis erectns , tetragonus , ab iino ad summum alterne , vel opposite ramosus , tun- que ramo altero brevi , abortive , subpedalis. Folia oppo- sita, ovato-lanceolata, acuta, aut acuminata, basi paulu- lum angustata, breviter petiolata , subciliolata . Stipula in- terfoliacea utrinque una, profunde bifida, laciniis lineari- bus, acuminatis, setoso-ciliatis. Flores parvi, brevissime pe- duncnlati, congesti, seu fasciculati in apice caulis, et ra- morum inter folia duo suprema, vel etiam nonnulli siti in axillis foliorum superiorum , pariter fasciculati , licet pau- ci, aut solitarii . Calyx tubo adhaerens, campanulatns , pi- lis raris adspersus , limbo libero, quadrifido, laciniis ova- tis, acutis, pile brevi terminatis, sinu angusto diremptis, erecto-patulis . CoroUam in sicco videre non potui . Semi- na valde numerosa, minutissiraa , angulosa, nigrescentia . Tota berba glabra . Tab. 17. fig. 2. a. exhibet Hedyoliin fnsclcnlatam in statu natural! . Fig. 2. c. ostendit ramulutn apice floriferum , -quidquam auctum . Fig. 2. d. fert calyccm auctum. Miscellanea Botanica X. 307 2. DioDiA aiiriculosa : caule adscendeiite, tetragono, angu- lis spiiiuloso-ciliolatis i i'oliis oblongis, connato-vaginan- tibus, supta scabris, subtus pilosis; stipulis interfoliaceis, subqiiatcrnis, linearibus ; calycibus sulcatis, costatis , apice tri-quadiianriculatis Tub. \S.Jig. a. b. c. Perejin. Caulis adsceiidens, tetragonus , angulis retrorsum spinuloso-ciliolatis , alterne ramosus, pedalis. Folia opposi- ta, subsessilia, basi coiinata , et caulein breviter vaglnan- tia, oblonga , inferiora paulo niajora, obtusa, basi angu- stata, supeiioia acuta, subcordata, omnia supra scabra , subtus parce, et adpresse pilosa, pallidioraquc , margine ciliolato-scrrulata. Vaginae foliorum utrinque ferunt stipu- las tres-quatuor , inteifoliaceas , erectas , lineares , apice pleiumque ciliato-setulosas, ipsa vagina paulo longiores . Floras solitarii, axillares, oppositi, sessiles. Calyx adliae- rens, ovoideus, subhirsutus, sulcatus, utrinque quadrico- status, costis crassis, obtusis, limbo libero, tri-quadrifido, seu tri-quadriauriculato , auriculis lanceolatis, aut ovato- -lanceolatis, acutis, inaequallbus, una longiore. Corollam in sicco videre non potui. Achenium bipartibile , biloculare, loculis monospermiis , indehiscentibus, sulcatum, auriculis calycinis coronatum . Semen oblongum , dorso sulcatum , facie planum, et hiliferum, nigrescens, tota superficie sub vitro granidato-scabrum, hilo latiuscule lineari, fulvidulo, sito in longitudine media lateris plani , nee tanien totam implente . Tab. \8. fig. a. Planta in statu natuiali. Fig. Z;. calyx auctus, trifidus . Fig. c. calyx auctus, quadrifidus. Proxima Diodiae tclragonae\S dXth.. Fl. Virg. p. 87. De Cand. Prodr. 4. p. 562. n. 2.; sed haec distinguitur caule pro- cumbcnte, subaiigulato, glabriusculo , foliis cordato-ovatis, stipulis lineaii-subulatis, calyce auriculis duabus coronato. Nostra appropinquat quoque Diocliam maritimam /?. De Cand. Prodr. 4. p. 564., quae tamen diversa babitu gran- diore , firmiore, nuUis foliis subcordatis, sed in pagina su- periore minute granulato-scabris , stipulis acuminato-subu- latis, calycibus non sulcatis, quos cliaractercs omncs mihi ostenderunt exeniplaria duo Iccta in Porloricco, quorum 308 Antonii Bertolonii alterum ex Berterianis ad me missum a Prof. Balbisio suIj nomine Diodiae ruhrae^ alteram ex \'\ idlerianis milii con- cessum ab ipso De Candolleo pro Diodia maritiinn [i. sua. CONVOLVULACEAE. 3. Styusma evoli>uloides: pubescens; caule prostrate; foliis breviter petiolatis, inferioribus subrotundis , snperiori- bus ol)longis; pediiiiculis axillaribu^, uni-paucHloris, fo- Uo sublongioribiis; foliolis calycinis ovato-lanceolatis , acutis , corolla extus angulis villosa . S. evolvuloides C/iois. Con\>. rar.p. 100. De Cand. Prodr. 9. p. 450. n. \. Convolvulus tricosantbes Micltx.Fl. Bar. Aincr. \.p. 137. C. monococcos Virginianus Pluh. Phyt. lab. 1 56. fi^. 4-. omniiio meus. Perenn. Caulis teres, tenuis, prostratus, vel decumbens, pu- bescens, inferne ramosus, in meis exemplaribus duodecini- -quindecim poUices longus. Folia alterna, breviter petio- lata, numerosa, inferiora siibrotunda, aut late ovalia, par- va, obtusa, reliqua oblonga , vel oblongo-lanceolata , acu- ta , aut acutiuscula , omnia integerrima , pubescentia , lu- dunt subretusa cum mucronulo . Pedunculi solitarli, axil- lares, uni-biflori , ultra non vidi , folio paulo longiores, aut subaequales , pubescentes , supra medium instructi bra- cteisduabus, oppositis, linearibus , vel lanceolatis , pedi- cello floris plerumcpie brevioribus . Calyx peutapbyllus, foliolis oblougo-lanceolatis , acutis, dense, et ad[)resse pu- bescentibus, tres lineas longis, duobus exterioribus. Co- rolla alba, calyce duplo longior, turbinato-pentagona, ex- tus ad angulos villosa, angulis in dentem barbellatum de- sinentibus. Stamina corolla breviora. Stilus bipartitus, sta- minibus longior. Stigmata capitata , obtusa . Capsula sul)- globosa, superne birsuta, insidens tbecaphoro brevi , lato, depresso . Forte haec species est polymorpba ; ideo plures cbaracteres ejus ab auctoribus dati non quadrant cum exemplari- bus nostris; bene vero quadrat figura Plukenetii superius allata . Miscellanea Botanica X. 309 GENTIANACEAE. 4. Sakratia simplex: caule erecto, tetragono, simplici, jila- J)ro; foliis lanceolatis, trinerviis, internodio longiori- ])us , setosis ; cynia terminali , abbreviata ; calyce flo- ris tubuloso, fructus globoso, laciniis corolla multo bre- vioribus; segmentis corollinis ovatis, basi angustatis. J'ab. 19. fig. a. b. c. Perenn ? Radix ramoso-fibrosa. Caulis erectus , simplex, te- tragonus, aiigulis angustissime alatis, glaber. Folia o ppo- sita , sessilia, numerosa, approximata , internodio longio- ra, lanceolata, acuminata, trinervia, sparse setosa , cilia- ta, in alas caulis decurrentia . Cyma terminalis, brevis, dichotoma cum flore alari, divergens, patnla. Pedicelli ut pluriniiun calyce breviores . Bracteae una-duae sub pedi- cellis , lineares, vel lanceolato-lineares . Calyx floris cam- panulato-tubulosus, prope faucem constrictus, et magis in fructu , tumque globosus , caeterum glaber, quinquefidus, laciniislanceolatis, vel lanceolato-linearibus , acutis , dorso aptcris, tubo brevioribus . Corolla grandiuscula, rotata, quinquepartita , lacinias calycinas multo superans , rosea , intus inferne flavida, segmentis ovatis, basi angustatis. Sta- mina numero varia, in meis exemplaribus sena-octona, corolla breviora , filamentis crassis , purpurantibus , anthe- ris adnatis, linearibus, longis, utrinque obtusis, saturate luteis, demiuTi recurvatis, siccis apice interno rimula aper- tis . Stilus crassiusculus, sinqilex , non intortus, stamini- bus longior. Stigma orbiculatum , depressum . Capsula glo- bosa , calyce persistente tecta . J'nb. 19. fig. a. Planta in statu natural!. Fig. h. antliera erecta . Fig. c. antliera reflexa . LOBELIACEAE. 5. Lobelia brevifolia: scabriuscula; foliis brevibus, sparsis, oblongo-lanceolatis , acute serratis ; racemo spicaeformi , laxo, secundo ; tubo calycino hispido , laciniis profunde pectinatis, auriculis baseos tubum tegentibus . 310 Anton n Bertolonii L. brevifolia. Nutt. in De Cand. Prodr. 1. sect, po- ster, p. 377. n. 108. Perenn. Caulis erectus, vel adscendeiis , angulatus, angulis aiigustissirae subalatis , glaber , aut basi tantuni scabridus , simplex, vel ramo instructiis , subpedalis, aut paulo ultra. Folia niimerosa, sparsa, crassiuscula , scabiida , anguste oblongo-lanceolata , acuta , acuteque serrata , inferiora un- guicularia , basi in petiolum breveui angustato-cuneata , reliqua successive breviora, sessilia . Racemus terminalis, spicaerormis, simplex, laxiflorus, secuudus, floribus quiiiis- -dcnis . Pedicelli bievissimi, liispidi, bractca, et calyce multo breviores. Bractea sub quovis pedicello lunceolata , dentata , calyce brevior . Calyx tubo bievissimo , bispido, laciniis exquisite coidato-lanceolatis , acutis , profuiide pe- ctinato-lacinulatis, erectis, glabris, auriculis baseos inter lacinias dependentibus , et tubum calycinum tcgentibus, apice rotundatis. Corolla caerulea , calyce triplo longior , extus puberula . Labium superius bifidum, laciniis lanceo- latis, acutis. Stamina extra faucem corollae exerta, sed corolla breviora. Synautberium superne pilosulum, anthe- ris superioribus apice parcius , inferioribus densius bar- batis , barba alba . 6. Lobelia ainoena: caule erecto, angulato, ramoso; foliis carnosulis, lanceolatis , obiter denticulatis ; racemis ter- minalibus, spicaeformibus, multifloris; tubo calycino brevissimo , laciniis erectis , linearibus , integerrimis , margine revolutis , subexauriculatis , corollae subaequa- libus . L. amoena Michx. Fl. Bor. Jiner. 2. p. 153. De Cand. Prod. 7. sect. post. p. 377. n. 112. excl. syii.Juss. Perenn. Radix fibrosa, fibris valde numerosis, parce fibril- losis. Caulis erectus, angulatus, striatus, glaber, vel sca- briusculus , superne ramosus , ramis alternis , strictis, bi- -tripedalis . Folia numerosa , sparsa , carnosula , latiuscule lanceolata, obiter, et inaequaliter denticulata, supra gla- bra, vel parcius pilosula, et saturate viridia, subtus pube- rula, et pallidiora, inferiora in petiolum angustata, acu- tiuscula, in meis exemplaribus duos poUices louga, reliqua Miscellanea Botanica X. 311 sessilia , successive paiilo breviora, acuta, aut supeiiora acuminata. Racemi solitarii, terminales rauli , ramis({ue , spicaelormes, multiflori , secundi , laxiusculi , et niagis in- ferne , primario longissimo, etiam sesquipodali. Fiores tres- -<:}iiatuor lineas longi , vel parum ultra. Pedicelli hrcvissi- mi, bractea, et calyce multo breviores. Bractea sub quo- vis pedicello, lanceolata, acuminata, dentata , calycem aequans aut superans ; insiqjer bracteolae una-duae in par- te inferiore pedicelli . Calyx lubo brevissimo , bemisphae- rico, subsetoso, aut subliirtulo, interdum etiam glabro, la- ciniis linearibus, acuminatis , integris , margine revolutis , erectis , subinde apice ciliatis , interdum basi in auriculas obsoletas expansis . Corolla caerulea, calici subaequalis , vel parum longior , laciniis labiorum acutis , superioribus lanceolatis, inferioribus ovatis. Synantberiurn inferne pi- losum , apice barbatum , et magis antherae inferiores , baiba alba. 7. Lobelia glondulosa y : puberula ; caule erecto , subsim- plici ; f'oliis carnosulis, lanceolatis, bracteisque glandu- loso-denticulatis ; tubo calycino hispido, laciniis lineari- bus , margine revolutis , corolla dimidio brevioribus . L. glandulosa y. De Cand. Prodr. 7. sect. post. p. 378. sub. n. 113. L. amoena Juss. in yiiui. dn Mus. d' Iiist. not. torn. 18. p. 16. tab. M.fg.n. 1. Perenn? Praecedenti valde proxima, sed tota puberula, cau- lis subsimplex , folia obtusa , vix suprema acutiuscula, den- ies foliorum , et bractearum glandula terminati , bracteae inferiores ovatae, acutae, reliquae ovato-lanceolatae , acu- minatae, tubus calycinus cum pedicello plus minus bispi- dus, corolla calyce duplo longior. CUSCUTEAE. 8. CuscuTA re;770///7orfl : caule crassiuscido , implexo ; glome- rulis paucifloris, remotis ; bracteis, laciniisque calycinis subrotundis , obtusissimis ; coroUis calyce longioribus , segmentis ovatis, obtusiusculis , squamis bippostamineis 3 1 2 Antonii Bertolonii teiiuiter finibriatis; stilis iiiclusis ; stigmatibiis simpli cil>us . Jnu. Caulis teres, f'uuicularis, crassiusculus, remote ramo sus, iinplexus , ueque contortuplicatus , ramulis subincU cirri modo contortis , aiit circa caulem convoliitis, flavido- riibens . Glomeruli paucillori , inter sc valde remoti , sessi- les, vel breviter, et crasse pedunculati. Flores parvi , ob- vallati bracteis snbrotundis, concavis, obtusissimis , sub- ciliolatis, imbricatis, rubido-fulvis . Calyx quinquoparti- tiis , laciuiis forma , et colore bractearum , circiter dimi- diam lineam longus . Corolla tubulosa , calyce vix duplo longior, flavido-fulva , quinquefida , segmentis ovatis , ob- tusiusculis, recurvis . Stamina quinque, e tubo coroUat^ nata, extra faucem paululum exei'ta, sed corolla brevio- ra, erecta. Antherae subrotundae . Squamae hippostami- neae tenuissime fimbriatae. Ovariiun subglobosum , virens. Stili duo,erecti, breves, et inclusi . Stigmata simplicia, obtusa . 9. CuscuTA fraticum: caule contortuplicato ; glomerulis nu- merosis , multifloris , dense approximatis ; bracteiis , laci- niisque calycinis subrotundis , obtusissimis , ciliolatis ; corollis calyce duplo longioribus , segmentis ovatis, ob- tusis ; squamis bippostamineis tenuissime finibriatis; sti- lis stamina subaequantibus , brevioribusve , stigmatibus capitatis . /inn. Caulis teres , tenuius funicularis quam in praecedente, remote ramosus , circa frutices arete contortuplicatus , et hie illic implexus . Florum glomeres numerosi , approxima- ti , et dense congesti , multiflori , paucis remotis . Plores obvallati bracteis subrotundis , obtusissimis , concavis , ci- liolatis, imbricatis, plerumque dorso rufescentibus j ora pallide luteola. Calyx circiter semiliuearis , quinqueparti- tus , laciniis forma, et colore bractearum. Corolla calyce duplo longior, rubldo-luteola , vel tota luteola, initio tubu- losa , postea tubo , prout ovarium crescit , inflato , demum basi fisso , evulso a receptaculo , et abrepto ab ovario au- cto, limbo quinquefido, segmentis ovatis, obtusis , patulis, tandem retroflexis . Stamina extra oram faucis paululiini Miscellanea Botanica X. 313 exerta, sed corolla breviora , tubo adnata . S({iianiae hip- postamineae tenuissinie fimbriatae . Ovarium subrotun- dum. Stili duo, erecti,modo inclusi , modo stamina sub- aequantcs . Stigmata capitata . Non est certe Cuscuta amcricana L. , cujus exemplar possideo e Berterianis in Portoricco lectis, sed illi valde affinis . Specimina nostra sunt contortuplicata circa ramos forte cujusdam Jlicis nondum bene notae. Hi ferunt folia alterna, petiolata, coriacea, ovata, acuta, basi breviter cuneata, remote denticulato-spinulosa, glabra, vel ad ner- vum , et venas minutissime puberula , supra laete viri- dia, nitida, subtus pallidiora , et sparse glandulosa; ca- rent floribus . UMBELLIFEREAE. 10. Archemora rigida: caule erecto , obsolete angulato ; fb- liis impari-pinnatis , paucijugis , foliolis lanceolatis , acu- minatis, superne remote, argnteque serratis ; involucro nuUo ; involucellis flliformibus ; diachenio ovali, obiter angulato , glabi'o . A. rigida De Cand. Prodr. 4-. p. 188. n. 2. Slum rigidius Sp. pi. p. 262. Sison marginatum AJic/t.r. I'l. Bor. Jiner. 1. p. 168. Pastinaca rigida. J'orr. Fl. of the middl. Stat. \.p. 31-i. Oenanthe max. Virgin. Paeoniae. foem. foliis Moris. Oxon. sect. 9. tab. 7. fig. 1. Perenn. Radix e napulis fasciculatis , brevibus, in fibrani longam desinentibus. Caulis erectus , striatus , obscure an- gulatus, iistulosus, superne parce ramosus , tri-quadripe- dalis. Folia alterna, petiolata, inter se remota , impari- -pinnata , inferiorum pinnis quatuor-quinque, superiorum duabus, foliolis lanceolatis, longis, acuminatis, crassiuscu- le marginatis, superne parce, argute, et remote serratis, reliquo niargine integris, suprema foliolis mnlto minori- bus, lanceolato-linearibus, subintegerrimis. Petioli longi, ca- naliculati, striati , luiiformes, nee basi dilatati. Umbel- la terminalis, multiradiata , subinde cum una, alterave T. II. 40. 314 Antonii Bertolonii lateral!, axillari. Involucrum universale nullum. InvoluccUa polvpliylla, liliformia, umbellula paulo breviora. Margo ca- lycinalis e denticulis exiguis, acutis. Corolla parva , alba, petalis aequalibus , obcordatis , apiculo inflexo . Stilopo- Jium expansum , breviter conicum . Diaclienium oblon- gum, e dorso compressum, marginatum, utrinque obso- lete quinqueangulatum , costulis lateralibus juxta margi- nem sitis, vittis siniplicibus, valleculas implentibus, gla- brum, coronatuni stilis breviusculis, divaricato-recurvatis. Tota planta glabra . Habetur pro maxima venenata . DROSERACEAE. 11. Drosera americana: caule prostrate, dense folioso; fo- liis exiguis, cuneate spatbulatis, ciliosis, longissime petiolatis; scapo terminali, decumbenti-adscendente . D. americana Muhl. Cat. p. 33. fVilld. En. 1./;. 340. D. longifolia Michx. Fl. Dor. yJuier. 1. p. 186. non Linn. Piirs/i. Fl. sept. /Jmer. 1. p. 211. JSll. Sketch. 1. p. 376. Torr. Fl. of. the micldl. Stat. \. p. 331. D. intermedia y americana De Cand. Prod. 1./?. 318. sub n. 17. — « Perenn. Caulis simplex, prostratus, totus dense foliosus, uni- -quadripollicaris , apice scapiger . Folia admodum parva , spathulata, basi cuneata, longissime petiolata, margine, et facie superiore adspersa setis ciliosis , longis , numerosis, glandula terminatis. Petioli nudi . Stipulae in basi petiolo- riun multifido-capillaceae . Scapi unus-duo ex apice cau- lis, tenues, et decumbenti-adscendentes, sesqui-tripollica- res, terminati racenio simplici, secundo, laxo, bi-septem- floro, nudo. Pedicelli calyce breviores . Calyx turbinatus, laciniis oblongis, obtusis. Petala calycem paulo superan- tia, longe unguiculata, lamina parva, oblonga. Tota plan- ta luride virens, siccando nigrescens. HYPOXIDEAE 12. Hypoxis erecta : villosa; bulbo subrotundo, basi fibrose; Miscellanea Botanica X. 315 foliis linearibus , scapo uni-paucifloro longioribus ; pe- dunculis superne incrassatis. H. erecta Sp. pi. p. 439. Torr. FL of. the middl. Stat. 1. p. 342. H. carolinionsis Michx. FI. Dor. Ainer. 1. p. 188. Ornitliogalum luteuin parvum Virginianum foliis grami- neis hirsiitis Pink. dim. p. 272. tab. 315. /i,'. 6. Perenn. Bulbus subrotundns , soliclus , tunicatus , basi deor- sum fibrosus. Scapus filiformis, uni-bi-quadriflorus , flori- bus inaequaliter umbellatis, sesquipollicaris-palmaris, ple- rumque foliis brevier. Folia radicalia, linearia, acumina- ta, latitudine varia, subinde angustissima , interdum in- signiter elongata. Spatlia diphylla, foliolis lineari-subula- tis. Pedunculi flore longiores, apice paululum incrassati, et cum ovario se confundentes. Perigonium intus luteum, ex- tns viridescens , et villosum, sexpartitum , segmentis ob- longo-lanceolatis, acutis, vel obtusiusculis. Stamina peri- gonio breviora , antlieris exquisite sagittatis. Stilus stami- nibus brevior . Stigma longum, clavatum , glandulosum . Ovarium adnatum , perigonio multo brevius. Tota planta molliter villosa. LILIACEAE 13. LiLiuM Cateshaei: caule erecto; foliis sparsis, lanceolato- linearibus, acutis; sepalis ovato-lanceolatis , acuminatis . longe unguiculatis. L. Catesbaei TVilld. Sp. pi. 2. p. 86. Curt. Bot. mag. tab. 259. PValt. Carol, p. 123. Michx. Fl. Bar. /Imer. 1. p. 197. Torr. Fl. of. the middl. Slat. 1. p. 349. Perenn. Caulis erectus, simplex, pedalis-sesquipedalis , to- tus foliosus. Folia alterna, sessilia, lanceolato-linearia, in- feriora acuta, superiora acuminata, et successive breviora. Flos solitarius , terniinalis, erectus, grandis. Perigonium hexasepalum, coccineum, adspersum maculis luteis, et fu- scis, sepalis ovato-lanceolatis, longe acuminatis, longeque unguiculatis, ut petiolata videantur. Stamina perigonio 316 Antonii Bertolonii paulo breviora , antheiis linearibus , incumbentibus. Stilus crassus, stamina aequans . Stigma subcapitatum , lobula- tum , lobulis conniventibus . Ovarium liberum, longum , sulcatum. Tota planta glabra. ASPHODELEAE 14. Melanthium higlandulosuin: rhizomate carnoso, trans- verso ; caule erecto ; foliis lineari-ensiformibus , acumi- natis, basi conduplicato-amplexantibus; panicula termi- nali, racemosa, bracteis ovatis; sepalis breviter ungui- culatis, inferne utrinque glandula marginatis. Phalangium ramos. floribus albis ad fundum viridibus Pluh. Mm. p. 289.^ Jinall/i. tab. 434. /g. 1. be- ne planta mea. Perenn. Rbizoma carnosum, crassum, cylindraceum , tran- sversum, snbpoUicare , scariose squamatum , lateraliter fi- broso-ramulosuni. Caulis erectus, simplex, obscure trigo- nus, tenuiter striatus, bipedalis, et etiam quidquam ultra. Folia alterna, lineari-ensiformia , acuminata, striata, infer- ne arete conduplicata, et caulem amplexantia, superne plana, radicalia, et caulina inferiora elongata , semipeda- lia , reliqua successive breviora , praesertim suprema, quae lanceolato-linearia, tota canaliculata, et caulem ample- ctentia. Panicula terminalis , ramoso-racemosa . Bracteae omnes parvae , ovato-lanceolatae , acuminatae , superiores plerumque patentes. Perigonium albo-virens, in anthesi patens, sepalis senis, oblongo-lanceolatis , acutis , brevi- ter , et latiuscule vmguiculatis , statim supra unguem utrin- que marginatis glandula longiuscula , alba . Stamina sex , filamentis crassiusculis, dcmum recurvatis , antheris eras- sis, cordato-reniformibus, obtusis , deciduis. Ovarium su- perne breviter trifidum , apicibus productis in totidem sti- les, longos, recurvatos, subinde flexuosos, terminatos stigmate subcapitato, obtuso. Tota planta glabra. In opere Phikeneti ad figuram Amalth. tab. 434. fig. 1. ci- tatur Mant. p. 148. n. 6.; sad Pbalangium hie indicatum videtur diversum praesertim ob sepala reflexa. Miscellanea Botanica X. 317 ERICACEAE 15. Epigaea repens: caule inferne repente , superne, petio- lis, pedunculisque hirsutism foliis cordato-ellipticis , in- tegerrimis , supra nudis j spicis paucifloris , breviter pe- dunculatis . E. repens Sp. pi. p. 565. De Cand. Prodr. 7. sect, post. p. 591. n. 1. Lamck. 111. 4-. tab. 3^1. fig. 1. Miclix. Fl. Bor. Jiner. 1. p. 250. Pursh. Fl. sept. Amer. 1. p. 29T. Ell. Sketch. \. p. 501. Torr. Fl. of the middl. Stat. 1. p. 428. Pyrolae affinis Virginiana, repens, fruticosa, foliis rigi- dis , scabritie asperatis, flore pentapetaloideo fistuloso Pluk. Phyt. tab. i07. fig. 1. Frut. Caulis spithamalis-pedalis , inferne repens , ramis e de- cumbent! assurgentibus, in imo adspersus squamis foliaceis, lanceolatis, alternis, sessilibus, inter se remotis, superne foliosus . Folia longe petiolata, cordato-elliptica, obtusa cum mucronulo in medio , integerrima , subcoriacea , ri- gida , scabra , ciliata, uninervia, transverse venosa, et in- ter venas tenuiter reticulato-venulosa , nitentia, supra nu- da, subtus in nervo birta. Spicae solitariae, terrainales, vel cum una, alterave spica axillari, breves , pauciflorae, breviterque pedunculatae. Bracteae tres sub quovis caly- ce , quo paulo breviores , ovatae , acutae , virides , inter- dum birsutae. Calyx profunda quinquepartitus, laciniis ovato-lanceolatis , acuminatis, erecto-patulis , rubescenti- bus. Corolla hypocrateriformis , calyce tertio, aut duplo longior, alba cum rubore, tubo cylindraceo, crassiusculo , fauce villosa, lynibi laciniis oblongis , obtusis . Genitalia corolla breviora. Filamonta villosa. Anlhereae obloiigae, incunibentes. Stilus longitudine staminum . Stigma sim- plex. Rami, petioli, pedunculi, nervi foliorum , et subin- de etiam venae scatent hirsutie rigidula, inaequali, paten- te, purpurante . Flores exquisite fragrantes juxta Botani- cos Americanos. 318 Antonii Bertolonii EUPHORBIACEAE 16. Euphorbia mnculata: caulibus prostratis, rosulatis, di- varicate ramosis, pubescentibiis ; foliis oppositis, bre- viter pctiolatis , oblongis, ovatisve, senulatis; floribus exiguis, numcrosissimis, solitariis, axillaribus ; perigo- nii segmentis subrotundis, anguste marginatis. E. maculata Sp. pi. p. 612. Jacq. Hort. Wind. 2. p. 87. tab. 186. Torn. Comp. p. 331. yfnn. Radix fusilormis, simplex, vel ramosa, longa, flexuosa, parce fibrillosa. Caules plures ex eadem radice , prostrati , rosulati, valde ramosi, at ramulosi, pubescentes, aut pilosi, palmum-pedem longi. Rami, et ramuli altei-ni, divaricati. Folia opposita, breviter petiolata, semicordata, anguste oblonga , vel ovata , obtusa , aut superiora acuta , serrula- ta, supra glabra, subtus praesertim juniora pilosa , vix tres liueas longa , nnam-duas lineas lata. Flores exigui , so- litarii , axillarcs , brevissime pedunculati , numerosissimi , in apicibus ramorura magis conferti. Perigonium saepe ru- bescens, segmentis minimis, subrotundis, obtusis, hori- zontalibus, anguste albo-marginatis . Capsula pilosa. Folia maculata in sicco non apparent . 17. Euphorbia corolloln: caule erecto, simplici , inferne pu- bescente , foliis alternis, oblongis, obtusis, concolori- bus; umbella elongata, bi-trifida, dichotoma; perigonii segmentis grandiusculis, petaloideis, ovatis. E. corollata Sp. pi. p. 658. Michx. Fl. Bor. Jmer. 2. p. 210. 7brr. CoJiip. p. 231. Tithyinal. DJarinnus , angustis rigidis foliis, sumino cau- le ramosus , foliis atque ramulis ad divaricationem ternis, et quaternis Pluk. /llm. hot. Mant. p. 182., /llm. tab. AiG. Jig. 3. bona. Pcr^T/j/z. Caulis teres , erectus, simplex, inferne pnliescens, uni-bipedalis. Folia alterna , sparsa, breviter petiolata, an- guste oblonga, obtusa, margine revoluta, basi angustata, supra glabra, subtus subpilosa, utrinque concoloria , aut in pagina inferiore vix pallidiora . Umbella primaria Miscellanea Botanica X. 319 bi-trifida, radiis longis, dicliotoniis, iniiltifloris. Involucruni e foliolis diiobus, vel teriiis. Flores alii breviter, alii, prae- sertim alares, longiuscule pedicellati , pedicellis glabris. Pe- rigonium canipaiiulatum, glabrum, aut vix pilosulurn, se- gmentis horizoiitalibus, giaiidiusculis, ovatis, obtusis pe- taloidcis, albis, tubo aequalibus, aut paulo longiovibus. Capsula glabra. Haec , et sequens species quoad flores habent faciem Lini cat/iarlici L. 18. Euphorbia discolor: caule erecto, simplici, inferne pube- scente , glabrove ; foliis linearlbus , breviter petiolatis , subtus discoloribus ; uinbella terminali, dichotoma, elon- gata, pauciflora, floribus longe pedicellatis ; perigonii segmeutis grandiusculis, petaloideis, oblongis Tab. 20. Perenn. Caulis teres, simplex, erectus, striatus, inferne pu- bescens, vel totus glaber, subpedalis. Folia linearia, bre- viter petiolata , obtusa , alterna , glabra , margine subrevo- luta, supra viridia, subtus alba. Umbella terminalis, di- chotoma, rarius trichotoma, elongata, pauciflora, floribus in apice radiorum subcorynibosis , longe pedicellatis prae- sertim alaribus. Folia floralia opposita, vel terna, caeteris similia. Perigonium campauulatum , virens , praecipue api- ce pilosulurn, segmentis grandiusculis, horizontalibus, pe- taloideis, albis, oblongis, obtusis, tubo quidquani longio- ribus. Capsula glabra. Tab. 20. exhibet plantam in statu naturali. Figurae c. c. c. ostendunt folia resupinata. Mem: Torn: II . t^/.. y. dfS^ c. rif/,, i r^z^lr^^^^^ B (^ BcltM, J .,1 ri „ I.J, J,| ^~J^,/2.. y'^i?.t^.c^/y^ ^W .OeUiiii All \\»X-. c( in l« It: •lol . '. -^o. Dc'Il... -J ,,4 rl .„l^p ,1,1. ' Lll G»p; INTORNO V> EFFICACIA a £3 a» JL 53 HijUE TERiiLl MM PORRETTl CONTRO LA STERILITA.DELLE DONNE MARCO PAOLli\I fLetla all' Accademia (Idle Scienzc dell' Islituto di Bologna ndla Setsione 4 Aprile \ 850. ) T. II. 41. Foecundat sterilcs uteros , sperataque nunquam Pignora fert , trisles laetificatque nurus. Dc Balncis Porrcclanis Carmen Panegyricon Baptistae Mantuani. M. iTAentie le taiite volte il povero cd il plebeo della troppa fecondita del talamo si duole e si ramtuaiica , il ricco pei- lo contrario ed il nato di alto legnaggio ne piange noii di rado la sterilita, deluso nella intensa brama di avere uu amico die lo cousoli nel cammino della vita, al quale poscia tramanda- re la sua ereditii, o di contiiiuare o rinnovellare per lunga serie di secoli la sua nobilissima stirpe . lo per me che ap- prove la sentenza di Euripide, il quale disse, che chi e sen- za figliuoli lia una felicissima disavventura , non so se con piu di ragioue muova lamentanze 1' uno oppure I'altro, ne so se pei tempi che corrono sia un bene od un male 1' avere figliuolanza. Ma sia come essere si voglia, certo si e, che da- gli autichissimi tempi d' Ippocrate sino a'nostri di moltissimi e di diverse generazioni lurono i mezzi proposti ed impiega- ti per togliere gli impedimenti di quel maraviglioso lavoro della natura destinato alia conservazione del genere umano . I^^perciocche mcdici e non medici , dotti ed indotti , ciarla- tani, e per sino donnicciuole vantarono medicamenti e medi- cine , molte volte le piii strane e ridevoli, per conseguire il tanto sospirato intento , e particolarmente contro la steriliti della donna, come quella che piii di leggeri s' inganna ed ama di essere ingannata . In conferma della quale verita ba- sta leggere il libro d' Ippocrate delle stcrili, cd il trattato del nostro Yallisneri sulla sterilita delle donne, ne' quali si 324 Marco Paolini additano mimitainente le diverse qualita de' riinedj, che ne- gli andati secoli furono decaiitati contio 1' infccondita del talamo. Moltlssime piante, fra le <[uali soprattutto la Pastina- ca, il Satirione, il Coriandro, la Balsamina, la Mercorella, la Salvia, e la Mandragora, i testicoli del cervo, dci galli, e delle volpi, il menibro generatore del becco e del toro , Foiiiia del- 1' elefante, I'utero delle scrofe, una infiniti di brodi e vitii me- dicati , bagni , fomenti , e pessari in cui entrava una lunga fi- lastrocca di sostanzc , ed in fine amuleti operanti in forza di simpatie e di occulte niisteriose proprieta, si credcttero piii o nieno valevoli a tanta opera . Ed in appoggio dell' effica- cia de' mentovati medicamenti 1' Aezio, 1' Anglico, il Foiti, ed altri de' nostri buoni arcavoli ne portano certe ragioni e certi motivi , clie , diio anch' io col Redi , si disdiiebliono in bocca alle nostra vecchierelle , quando le sere d' inverno rac- contano le novellette a' loro fanciulli. In mezzo pero ai molti rimed j dettati dal pregiudizio e dalla ciurmeria ve ne ha alcuni , i di cui prodigiosi effetti sono comprovati da una lunga niano di esperienze fatte da uomini per senno e medi- ca dottrina preclarissimi, e fra questi le acque termali saline, sulluree, e marziali, furono teiuite dal prelodato Vallisneri soprattutto in grandissimo pregio contro la muliebre sterilita, e con molte sincere lodi esaltate. Che se di una si fatta prerogativa godono in generale le acque minerali , le Porret- tane in ispecie ebbero grande ripvuazione sino da' piu remo- ti tempi di rendere le donne feconde , essendoche Andrea Baccio sino dalla meta del decimo sesto secolo nel suo aureo libro delle Terme ci lascio scritto -^^ Quaecumque fuerit ste- « rilitatis causa, earn privata virtute emendare promittunt « Porrectanae (1)-=-, e presso a poco nel tempo stesso Gio- vanni Zecca affcrmava, che quell' acqua ■=- album muliebre « profluvium curat, ac ex sterilibus foecundas reddit = . (2) In appresso Pellegrino Capponi, Ferdinando Bassi, eLucaZe- ueroli con nuove osservazioni confermarono la salutare virtii (1) De Thermis an 1571. pag. 151. (2) De aqiiarum Poiieclanarum usu etc. An. 157G. png. 12. ACQUE PoRRETTANE NELLA STERILITA 325 di quelle fonti, conforme soprattutto rilevasi dalle seguenti parole del sccondo de' nominati scrittori. = Queste acque « tcrmali Porrettaiie sono nou nieno pralico rimedio alle af- « fezioni isteriche dal clie poi ne nasce che le dette « acque sono anclie molto opportuno rimedio per rendere le « donne di sterili (non per difetto orgauico ) capaci e facili « alia fecondazioiie (1) >=. Ma poncndo bene attenzione a queste , e ad altre parole scritte su tale argomento da que- gli Autori, ben poco si raccoglie die valga a servire di gui- da air applicazione di quelle acque ne' casi di sterilita, dap- poiclie , lasciando da parte 1' esagerato vantamento del Bac- cio, per quanto a me sembra, appare soltanto, che non in- gravidassero quelle donne in causa di flusso bianco , o di i- sterica passione da cui erano tribolate. In quali incertezze, per non dire in quanta confusione , s' avesse pertanto a tro- vare I'animo di un medico, cui fosse uffizio di rettamente e giudiziosamente stabilire le vere indicazioni delle acque Por- rettane contro la citata malsania , ognuno anclie niezzana- inente instruito nelle cose mediche lo puo agevolmente com- prendere. E di vero non ea negarsi, esservi alcuni flussi bianchi muliebri che per la loro qualita e forma non di ra- do pongono un impedimento al maraviglioso lavoro della ge- nerazione, ed altri esservene eziandio a questa operazione totalmonte innocui od indifferenti , siccome del pari alcuni di quelli trovano nellc nostre acque un eccellente rimedio, ed altri non ne ritraggono giovamento veruno . E il simi- gliante e a dire presso a poco dell' isterismo, il quale se soventcmente va congiunto con alterazioni s'l fatte delle parti genitali che la sterilita ne proceda, cio non torna vero in tutti i casi, siccome in tutti i casi di quel morbo indistinta- mente non riescono proficue le nostre Terme. Laonde mi ho posto in cuore di venire in oggi esaminando con attento e spassionato animo, ed appoggiato alle osservazioni da me fat- te per lo spazio di due lustri, quali cfFetti si ottengano dalle acque Porrettane in varie malattie dell' apparecchio (1) Delle Terme Poireltane An. 1708. png. 193. 326 Marco Paolini generativo che le donne rendono infeconde, alfine di statuire possibilinente in chiari e precisi termini la loro speciale atti- vitu ed efficacia. Cosl adoperando avio se non altro la lode- vole intenzione di porgere ai medici una guida per una ra- gionevole giudiziosa prescrizione di quelle fonti alia curagio- ne di un male le tantc volte restio a molti gagliardi medica- menti, e di additare un tempio di salvezza a quelle giovani spose sconsolate , cni , se la Dea di Gnido ed il suo figliuo- letto furono larghi di doni , altrettanto loro si mostra avvei'sa la proiuiba Giunone . Troppo lungo e non opportune ora al mio proposito sareb- l)e il venire qui noverando le molte e varie cagioni della ste- vilita della donna, poiche lasciando anche da parte quelle risguardanti la congenita che e perpetua, ed irremediabile , farebbe di mestierl porre niinutamente ad esame le altera- zioni diverse, cui in sequela di cause morbifere ponno an- dare soggetti gli organi della donna inservienti alia genera- zione ed all' accoppiamento , siccome pure quelle degli orga- jii medesimi, le quali in una maniera o in un' altra toglien- do al seme di faro la sua operazione , si oppongono indiret- tamente alia muliebre fecondita. E niia intenzione solamen- te , come dianzi ho accennato , di investigare gli effetti pro- dotti dalle acqne Porrettane in alcune malattie dell' appa- recchio generativo che impediscono alle donne di fare dei figlinoli , dalla quale investigazione io spero appariranno e- ziandio meno dubbie ed incerte le loro curative indicazioni. Qualunque volta si ponga mente ai nobilissimi ufficii cui iieir economia della donna satisfanno le ovaie, di secernere cioe que' maravigliosi corpicciuoli, che, fecondati dallo sper- ma, danno origine ad un novello individuo, ognuno puo com- prendere di leggieri ([uanto facilmente alterazioni piu o me- no gravi , pill o meno profonde degli organi mentovati sie- iio valevoli a produrre la sterilita . Ed e pur troppo un fat- to confermato da molte e molte osservazioni , essere og- gidi le malattie di ovaie fuor di modo frequenti e conmnis- sime, onde non e a maravigliare se in ogni anno accorrano al- le nostre Terme molte donne non solo per liberarsi de' mali diversi di quelle glandule , ma ansiose eziandio di ricnperare ACQUE PORRETTANE NELLA STEIIILITA 327 la perduta fecondita. Agf>vole mi fii pertaiito di fare attente consideiazioni iutoiiio alia geiiesi dclla cronica ovaiite, ed ai moibosi risultamenti che da questa derivano, intorno il suo andamento, i sintonii o le sue complicazioni , di guisa che in- naiizi di narrare gli effctti ottenuti ne' prcdetti casi dalla cil- ia ( (finale, ho ciedulo di sottoporie al savio giudizio vostro, Accademici Prestantissimi , alcune particolari deduzioni, che da un iniparziale coufronto de' fatti mi haniio paruto spon- tanea scaturire . E poiche d' ordinario le misere che porta- no offese le ovaie sono piu o meno da isterismo tribolate, es- sendovi fra questi mali intime relazioni, e reciproche depen- deiize, cosi le mie disquisizioni saramio ad un tempo rivolte tanto air una quanto all' altra infcrmita , cercando possibil- mente di chiarirne le rispettive ragioni e pertinenze . Fra le diverse cagioni indicate dagli scrittori siccome ido- nee a produrre la cronica ovarite, si annoverano specialmen- te le due seguenti . Alcuni credonla dipeudcnte dall' intem- peranza della venere, altri la tengono propria di quelle donne, che dotate per loro sventura di soverchia sensibilita condu- cono o per elezione o per necessita una vita intemerata e ca- sta . Se io mi faccio ad esaminare le molte osservazioni da me laccolte , mi sento piuttosto inclinato ad abbracciare la sentcnza di questi ultimi, dappoiche in primo luogo trovo essere comiuiemente una squisita sensibilita retaggio comune delle inferme di tumori di ovaie di diversa natura, sia mo dessa congenita , oppure effetto di cause fisiche o morali o- peranti dopo la nascita . Del che ne porge una manifesta te- stimonianza la maggiore frequenza di que' mali nelle femmi- ne delle citta popolose, e di condizione agiata, che in quel- le delle campagne , e di niisera condizione . In secondo luogo ho avuto occasione di persuadermi che geueralmente i morbi di ovaie osservansi in donne, che, spinte da naturale dispo- sizione a congiungersi in matrimonio, e a questo pressante bisogno per nialignita di fortuna non potcndo soddisfare, sof- IVono per tale privazione durissime peue , ferme nel proposi- to di adenipiere a que' doveri che loro iinpongono la morale e la religione . Oppure talora interviene che elleno , dopo a- yere per breve tempo nel fiore della gioventu gustato le 328 Marco Paolini delizie di amore, fuiono di poi conilaiuiate,o per la niorte iin- inatura del marito , o per altre malau^urate circostanze, ad una dolorosa, ma inevitabde castitu. La qual cosa fa pure coii- fermata dal graiide Haller , ed espressa chiaramente colle se- fjuenti parole -=■ Frequenter eae potissimum, quae veneris dul- cedincm degustarunt , qua nunc privantur, in chlorosim, in hysterica' mala, in convulsiones , in nianiam, in furorem ute- rinum incidunt, (jueni nee seniel vidi ; inque earum foemina- rum apcrtis cadaveribns scirrhi, et steatomata, et hydropes ovarii reperiiuitur (1) ^=- Per lo contrario di rado incontransi quest! mali nelle donne, in cui il soddisfacimento dell' ap- petito venereo e proporzionato al bisogno, ed eziaiidlo in quelle, clie , perduto ogni pudore, e trasportate da una bru- tale passione , si danno in preda a tutte le intern peranze e dissolutezze di pubblica meretrice . In appoggio della quale veritu io potrei quivi riferire il risultato delle osservazioni da me fatte per parecchi anni nell' Ospedale di Sant' Orso- la, dalle quali e fatto manifesto, che mentre tumori ed al- tre degenerazioni di ovaie riscontransi frequent! nelle sale destinate alle malattie croniche, ed in donne di morigerati costumi , nelle sale delle sifiliticbc per lo contrario sono quel- le degenerazioni per cosi dire aff'atto sconosciute. Ma basti per tutte 1' autorita del dottissimo Medico veramente filosofo e filantropo, voglio dire Parent-Duchatelet, il quale, ragio- nando della Patologia delle Prostitute della citta di Parigi, non fa punto menzione, che esse vadino soggette a'maloridi ovaie, ne tampoco all' isterismo , che con tanta facilita a quelli si associa, e ne e per avventura la piii chiara dimostrazione ; ag- giunge pero (cosa che e molto opportuna al nostro proposi- to ) essere sovente assallte da affezioni isteriche le meretri- ci , che , pentite de' loro trascorsi , si danno ad una vita re- golare e costumata nel Convento del Buon Pastore (2). Per le cose dette adunque essendo reso assai probabile contribui- re alio sviluppo della cronica ovarite e dell' isterismo assai (1) Klpmcnta Piiysiologiae. Bernnc 17GG. Tom. 8. pag. 15. (2) De la Pioslilution dans la Ville dc Paris. Bruxcllcs 1837. pag. 84. AcQUE PORRETTANE NELLA STERILITA 329 piu presto la privazione di quello clie 1' intemperanza della venere, farebbe di mestleii iiivestlgare le ragioni pei* Ic qua- li Iianno origiiie le suininentovate iiifermita. Ma poiclie a svol- gei'e plenamente uu siffatto argomento sarebbe indispensabi- le portare il mio discorso oltre i termini di quanto io mi so- no proposto, notcro in breve, che non essendo permesso al- ia donna di soddisfare a quel bisogni, cui e da natura dispo- sta, deve di necessita farsi niaggiore quell' eccitamento, quel- r orgasnio , quel turgore sanguigno , che in ciaschedun pe- riodo menstruale si nianifesta nelle ovaie, in virtii del quale nello stato fisiologico romponsi le vescichette del Graaf , e ne escono gli ovidi gia completamente niaturi . Perciocche e- gli e omai fuor di dubbio, conforme lianno osservato mo- derni Fisiologi, avere luogo nell' appareccliio genitale mulie- bre durante quel periodo il complesso de' fenomeni che si verifica negli organi generativi delle fenimine dei bruti du- rante lo stadio del calore o dell' estro venereo. Ripetendosi pertanto con maggior veemenza, e durando piu a lungo 1' ecci- tamento e la congestione , chiaro si scorge con quanta facili- ta que' due element! fisiologici possano trascendere i confini dello stato sano, e originare quindi nelle ovaie e alcuna vol- ta eziandio nelle tube falloppiane , e nell' utero quella serie di mutamenti organico-dinamici , in che e riposta la cronica infiammazione . Ne e a fare le maraviglie se dalla cronica ovarite vengano generate morbose vegetazioni di diversa natura , raccolte straordinarie di siero e di pinguedine , ed altri prodotti eterologhi , ove si ponga mente essere le ovaie organi eminentemente plastici e formativi, anzi avere se- de in esse una forza, diro cosi, creatrice . Ma non sempre nelle ovaie generansi per la infiammazione , o per altri vizj di plasticita , nuove produzioni , tumori od ingrossamen- ti : clie molte volte , conforme ci addimostra 1' Anatomia patologica, fannosi semplicemente dure, ed inspessite tra- sformandosi in sostanza cartilaginea, ed anche talora diven- gono straordinariamente piccolo ed atrofiche. E da simiglian- te difFerenza di risultamenti morbosi avvenuti nelle ovaie io credo appunto debba derivarsi una circostanza, che io non so se sin qui sia stata bene valutata dai Patologi, vale a dire T. II. 42. 330 Marco Paolini la presenza o la mancanza de' patinientl isterici . Itnpercioc- clie 10 lio sovente osservato coiiniiuifi'ersi T isterismo pin fre- qnentemonto coU' ultimo j^eiiorc cli altciazioni , di <[uello die quaiido lo ovale crcscono morbosamente , e generano vcge- tazioni di diversa forma, e natura. Di clie, pare a me, possa darsi Tina soddisfaccnte spiegazione ponendo atteiizione al si- gnificato fisiologico delle ovale ; dappoiclie in quest' ultimo caso di morbose vegetazioni, massime delle vescichette Graa- fiane, la natura, sebbene con atti preternatural! ed ahnormi, pure in alcuna nianiera soddisfa al line cui sono qucgli or- gani destinati, enormemente crescendo cioe , e daiido origine a luiove materiali formazioni . Per lo contrario in seguito di indurimento o di atrofia cessando prematuramente 1' opera de'predetti organi, die hanno si grande potere sulT universa- le del corpo , non puo a meno di grandemente sofFrirne il si- stenia nervoso , la vita animale della donna , mancando anzi tempo una funzione che occupa quasi esclusivamente per trenta anni le sue passioni afFettive . Ed ecco , se io ben di- scerno , la sorgente , da cui trae sue ragioni il proteilorme isterisnio ; il quale , secondo il mio modo di vedere, altro non esprime nel maggior numero dei casi die un patimento , un disordine del sistema nervoso pi'odotto in origine dall' appe- tite venereo non soddisfatto , e manteniito da nioleste , irri- tanti impressioni che nate nelle ovale vengono trasinesse me- diante i nervi spermatid ai nervi sensovi del sistema cere- bro-spinale , e rlflesse da questo sui motori del sistema me- desimo . La quale deduzione io bo rlcavato non solo da osser- vazioni cliniche lasciateci da illustri patologi , dalle qnali ri- sulta, che sovente morbose condizioni delle ovale inosservate e difficlli a riconoscersi per giudlzlo del tatto, sono il fomite delle isteriche convulsloni, ina ancora dall' attento esame di molte isteriche die ogni anno implorano dalle nostre Ternie un qualcbe refrigerio ai loro mali , ed un rimedlo alia loro sterilita; nelle quail avvegnacche la morbosita delle ovale non si rendesse palese per segni sensibili di tumori, ingros- samenti, o vegetazioni, pure aveanvl tuttl i segni razlonali per giudicare profondaraente offesi gli organi indicati; sopra- tutto sense di peso e molestia o dolori piii o meno acuti ACQUE POURETTANE NELLA STERILITA 331 alle angiiinaglie, ed alia fossa iliaca ora destra ed ora sinistra, esacerbantisi talora sotto la pressione , le purghe meustruali scarse, oppurc afiatto mancauti, dolore all' interno dclle co- scie , ed altri segni die con molta pi'obabilita conducevano a giiulicare avere sede la malattia nelT ovaia mancando d' al- tra parte i segni fisici e razionali di moibosa affezione del- r utero. Ma egli e omai tempo, che, lasciando da parte coteste ar- due S})ecnlazioni, io mi faccia a ragionare degli effetti otteniiti dalle acque Porrettane nei casi di cronica ovarite e di isteris- rao: intorno a che dobbo sinceramentc clicliiararc, che ben pc- co frutto ricavasi dalle medesime, essendone forse cagione prin- cipale il ricorrere che fassi troppo tardi a cpielle fonti, dap- j»oiche i mcdici che assistono la cura, dope avere inutihnen- te sperimentata una immensa farragine di medicament!, per togliersi finalmente alle importune esigenze delle inferme, loro consigliano 1' uso delle acque minerali . Tuttavolta co- me idonci a frenare i patimenti delle isteriche , io ebbi spe- cialmente a lodarmi dei bagni delle acque delle Donzelle, del Leone , e della Tromba , come quelle che sono dotate di mi- te temperatura , siccome pure dei clisteri della prima delle nominate acque specialmente nei casi in cui prevalevano in- zuppamcnti, turgori, congestioni venose alle emorroidi, ed ai visceri del ventre inferiore ; ed in questi casi 1' amministra- zione dapprima delle acque purgative diretta con molta pru- denza , e di poi di quella della Puzzola apporta non di rado dei vantaggi che non cosi facilmente si ottengono da altri rimedi: perciocche attivando la secrezione delle urine, man- tenendo facili le evacuazioni del ventre, e promovendo blan- demente la traspirazione cutanea, risentono le inferme una calma , una placidezza nella persona che innauzi erano loro sconosciute : rendesi piii facile e tranquillo il sonno , agevola- si r appetite, e la digestione, e le funzioni del sistema ner- veo-musculare acquistano maggiore alacrita . Circa poi alia bevauda in genei'c delle acque Porrettane ne'casi in cui pre- vale I'isterica nervosa mobilita, l' esperienza di otto anni mi ha confermato sempre piu nella opinione da me esternata si- no dall' anno 18i2, cioe che non possa quella convenire. 332 Marco Paolini anzi il piu delle volte riesca dannosa; Jappoiclie, ripetero quello (he allora io duhiarava sii tale proposito , conipiersi in sitnigliante ciicostauza assai diflioilmente o tardi il passag- gio delle acque , e suscitarsi ora peso alio stomaco, flatulen- ze, e gonficzza di ventre, ed era promnoversi vomito, ora scioglimento non lieve di corpo , separazioni enteriche mu- cosa, e molesto tenesmo . (1) Ma ben altrimenti procedono le bisogna quando le turbe neivose , e le congestioni degli organi generativi non sieno antiche, ne sieno qnindi avvenuti in essi profondi rautamen- ti di tessitura , nolle quali circostanze riescono oltremodo profittevoli; di che ne pu6 far fede, tra le altre, I'osserva- zionc che io ho prescelto di qui riferire , di una grave neu- ralgia cioe la quale atteso i luoghi del ventre in cui avea- no sede i dolori , poteva ragionevolmente credersi mante- iiuta da turgore vascolare dell' utero , e soprattutto delle sue adjacenze. Trattavasi di una robusta Signora di Bologna, la quale aveva di poco oltiepassato il sesto lustro di eta. Da tre anui non avea ingravidato , e oltre a cio dopo 1' ultimo par- to andava soggetta a fieri dolori , i quali partivano dal fon- do del ventre, ed estendendosi superiormente, giugnevano alia regione epigastrica : a poco a poco que' dolori crescendo ognora piii in diverse epoche divenivano fierissimi ed insop- portabili, poiche sentivasi sotto di essi stringere il respiro , mancare le forze, e la fisiouomia facevasi pallida e sfigurata quale si e quella di un infermo di grave affezione intestina- le . Alle volte era assallta da moti convulsivi delle membra, da stringimento alia gola , da rutti , da borbottamenti di ven- tre , e da altri fenomeni di isterismo : accusava di piu calo- re ai lombi, che si diffondcva ai vasi emorroidali, e le piu-- ghc mensili comparivano irregolarmente, ed in iscarsa quan- tita : i quali fenomeni, a parer mio, servivano vieppiu a con- fermare la diagnosi di grave sconcerto del circolo addomi- nale . L' esplorazioue dell' utero praticata dal chiarissimo (1) Vedi il mio Opuscolo slanipalo in Bologna dalla Tip Gov. al- ia Volpc 1' anno 1842. ACQUE PORRETTANE NELLA STERILITA 333 Profcssore Venturoli noii avea riscontrato alcuna innormaliti deir utero, e solanicnte soverchio caloro nella vagina. In- vano eraiisi adoperati inolti e gagliardi riincdi per migliorare la di lei condizione, e quando giuiise alle terme sul finire del giiigno dell' anno 18i4 era alqnanto smagrita per quasi totale niancanza di appetito, ed avea perduto quella pienez- za e rotondita di forme, clie la rendevano innanzi di iion comune avvenenza. Trenta immersioni nel bagno del Leone, r uso della bibita dell' ac([na della Puzzola alternata ogni tre o qiiattro di con quella del Leone , ed il clistere fatto ogni giorno colle acque della Donzelle , produssero si felici risultamonti, che quella Signora si libero non solo dei dolori e delle turbe istericbe , ina eziandio ottcnne in appresso di avere regolari le purglie mcnstruali , e dopo quindici mesi dalla cura istituita divenne madre di una vezzosa bambina. E qui debbo avvertire che avendo voluto esperinientare in via di semplice tentative una blanda docciatura entro la va- gina , r inferma ne provo una scnsazione oltremodo molesta, ed una scossa cosi forte nell' universale della persona, che fu obbligata a sospenderla inimantinente. i\Ia ben pin sorprendente per la pertinacia e antichita del male si e la guarigione, che ottenne una giovane sposa pari- menti di Bologna, di dolorosissinie coliche volgarmente dette uterine, che la assalivano in ciascuu periodo della inestru- azione , ottenendo del pari il tanto sospirato intento di in- gravidare; cosa che per lo spazio di dieci anni, da che era congiunta in matrimonio a uomo vigoroso di forme atletiche, non avea potuto conscguire . Ho creduto di fare menzione in questo luogo della presente osservazione , poiche additan- doci le migliori dottrine dei moderni fisiologi essere la nien- struazione un fenomeno in intime attenenze colle funzioni o- perate dalle ovaie, ed anzi da queste interamente dipenden- te , io penso di non andare lungi dal vero considerando la malattia, che io mi faccio a discorrere, quale effetto special- mente di uno ^concerto funzionale delle ovaie. Nell' anno 1846 la prelodata Signora in eta di 28 anni circa fornita di temperamento linfatico-venoso si recava per mio consiglio al- ia Porretta. Eravi in famiglia una originaria predisposizione 33i Marco Paolini scrofolosa,e di tempo in tempo una impctigine di rare pa- pule appariva qua e la in alcuni punti del corpo, e massi- me nella liontc e nel collo . Fu regolare sotto ogni rispetto la menstruazione sinche ando a niarito, e per alquanti mesi dopo il matrimouio . In quel tempo comiiiciarono le purghe mensili a fluire in niinore quantita, e prima della loro com- parsa e nel tempo del loro scolo 1' inferma era tribolata da acerbi dolori al fondo del ventre, i quali a poco a poco cre- scendo giugnevano alcnna volta a tale die era obbligata a rimanere in lotto cd a ricorrcrc alio ibmentazioni, ai semicu- pi, ed agli oleosi. Oltre i dolori soffriva talora tremiti, ce- falea, conati di vomito, ed alquanta tumidezza conipariva al fondo del ventre. Del rimanente essa non avea mai patito inconiodi di altra natura, meno qualche volta, mass! me nella stagione invernale, molesto prurito nell' interno delle coscie. Le racconiandai circa la bevanda lo stesso metodo tcnuto nel- r altra inferma , di cui ho poco sopra discorso, e per le im- mersioni diedi la preferenza all' acqua del Bue , la quale, sia per essere fornita di una temperatura piuttosto calda o per qualsivoglia altra ragione, promove facilmente criticlie e salu- tari iioriture sulla pelle . Non tralasciai eziandio di sugge- rirle V uso giornaliero della doccia ascendente entro il retto intestino, come mezzo efficacissimo a risolvere le congestioni degli organi interni inservienti alia generazione . Continuo r indicata cura per un mese circa , durante la quale com- parvero in maggior copia delle papule sul volto e sidla par- te anteriore del tronco , ed in seguito cesso affatto il prurito cbe provava nelf interno delle coscie , ma circa i dolori non ottenne tutto quel vantaggio che avrebbesi desiderato. Laon- de nell' estate susseguente del 184-7 ricorse di nuovo alle fonti della Porretta , e dopo averne compiuta la cura , non ebbe i catameni cbe una sola volta essendo immantinente li- masta gravida, e nell' aprile del 1848 con maraviglia di quanti la conoscevano dopo 10 anni di sterilita partori feli- cemente una bambina. D' allora in poi la menstruazione si effettua senza nessunissimo incomodo . Se le nostra acque riescono un ottimo medicamento per risolvere quelle congestioni di ovaie cbe verosimilmente non ACQUE POURETTANE NELLA STERILITA 335 hanno per anco indotto in esse profbndi materiali mutameii- ti, siccoine, a paicr mio, nc faiirio fcde le due istorie teste narrate ; per lo contrario ognuuo puo di leggieri comprende- re come nei casi di iiidiiramenti , ingrossamenti, di tiimori steatoinatosi, o sierosi, c di sterilita da quelli procedente , attesa 1' antichitii e la gravczza delle degenerazioni avvenu- te, noil producessero le dette fonti alcun frutto, seppnre non fii vantaggio non lieve che in taluna delle inferme quel tu- mori rinianessero stazionai i . Laonde notero qui solamente due cose : 1' una , che mediantc il metodo di cura superior- niente accennato, si pervenne tal fiata a frenare la copiosa metrorragia che avea luogo ihnanzi in ciascheduna menstrna- zione; F altra, di essere molto cauti nel-pegolare su que' tu- mori la forza delle docciature, essendo che qucste con faci- lita producono dolori e maggiore afflusso di umori nelle par- ti animorbate . Tuttavolta un certo grado di irritazione e in- dispensahile per risvegliare salntari assorbimenti ; sicche ri- petendo a misurati intervalti I'nso delle doccie, e provveden- do alia passeggera irritazione colla applicazione sulla ovaia offesa di un cataplasma per alquante ore, 1' azione della doccia riesciva d' ordinario apportatrice di benefici pertur- hamenti . Fu gia sentenza dell' antico Padre della medicina che 1' o- ineiito nelle donnc pingui possa alcuna volta impedire il con- cepimcnto , perche esercitando una compressione sulla boc- ca deir utero impedisca 1' entrata della materia seminale. La quale opinione con sodi ragionamenti fondati sull' anatomia venne dimostrata dal nostro Vallisneri essere soggetta a con- siderabih eccezioni, niostrandosi piuttosto proclive a ritenere r infausto indicato risultamento come conseguenza di quelle falde o sacchetti di esorbitante pinguedine che comprimen- do le trombe falloppiane e le stesse ovale si oppongono al li- bero esercizio delle loro rispettive funzioni(l). Ne altrimen- ti la pensa intorno cic) uno de'piu sapienti indagatox'i delle natnrali cose 1' immortale Francesco Redi, il quale opina che (1) Delia sterilita delle femmine. Veuezia 1 721 . presso llerU. pag. 334. 336 Marco Paolini dalla pingncdine delle viscere e delle parti adiacenti alle tu- be falloppiane ne possa deiivarc la steriliti\, in quanto clie le loro aperture o forami sieno I'orzatamente teiiuti da quella compressi, stretti, e serrati (1). Supposto tutto cio per vero, io sono di avviso, clie di tal fatta appunto s' avesse a teuere la cagione della sterilitil della Signora C. F. M. , la quale dalle nostre acque fu felicemente vinta e debellata. E comecch^ io non abbia argomenti acconci a comprovare cio in un niodo diretto e positlvo, nuUadimcno considerando che mentre per 1' una parte gli incomodi clie soffrlva non poteva- no verosimilmente aversi in conto di cause proporzionate ad un simigliante efFetto, e inancando per 1' altra que' segni cbe valgono a diagnosticare di idiopatica affezione degli organi genitali interni , si era condotto in via di eliminazione a rite- nerla dipendente da obesita. Iniperciocche quella giovane sposa quando nell'anno 1842 si reco alia Porretta per la prima volta non pativa altro male cbe una mite prurigine, la quale sotto forma di piccole papule accompagnate da moderato jjru- rito, ora nella faccia, ed ora nella parte inferiore del ventre appalesavasi. II quale vizio della cute credevasi sagglamente dal Medico suo, il Cliiarissimo mio collega ed amico Prof. Ca- loi'i, procedere da un qualcbe sconcerto delle prime vie e se- gnatamente del fegato. Era pertS dessa d'abito di corpo pingue, e soprattutto la tumidezza dell' addomc indicava soverchia raccolta di grasso in quelle viscere , e per avventura nel grande omento . I fiori mestruali piuttosto scarseggiavano sic- come in generale interviene alle donne pingui . Non pote in quell' anno compiere regolarrnente la cura de' bagni e del- la bevanda delle acque per essere stata assalita da lieve ar- trite prodotta da interaperie atmosfericbe cui erasi esposta . Ritorno soltanto alle Terme nell' estate dell' anno 1846 per liberarsi dagli incomodi su accennati , e benche fossero scor- si sei anni dal suo sposalizio , continuava ancora ad essere sterile . Compiuta esattamente la cura prescritta sul finire del mese di luglio , nell' anno vegnente presso a poco nella (1) Redi Opere. Venezia 1745. presso Hcrlz. Tom. S. pag. 99. ACQUE PORRETTAKE NELLA STERILITA 337 stessa epoca partori una bambina , die dopo alcuni mesi con sonimo suo dolore le mori . Nell' ultimo scorso anno ripete di bel nuovo la medesima cura, ed abbe sul terminare della medesima regolarmente le purgbe menstruali, che da quel tempo in poi non sono piii comparse manifestando di piu pre- sentemente gli altri segni razionali e fisici della gestazione . Ma oltre avere ottenuto cotesto benefizio tanto desiderato, essa si e liberata della cutanea fioritura , ed appena qualcbe volta prova un leggero risentimento alia regione del fegato . Questo fatto adunque, supposto per vero, come a me pare, che la cagione della sterilita procedesse dall' esuberante pin- guedine, valea comprovare la somma enei'gia delle acque Por- rettane nel promuovere nell' animale economia gli assorbi- menti e le secrezioni , agevolando per avventura la combu- stione del grasso assorbito, la quale, a sentenza de' moderni fisiologi , si opeia entro i vasi capillar! mediante 1' ossige- no atmosferico . Passando a ragionare delle croniche malattie dell' utero , ben poco frutto e a sperare dalle acque Porrettane , siccome in generale da molti altri medicamenti di diverse fatta, quan- do s' abbiano a curare quelle morbose condizioni del detto viscere che importano profondi cambiameuti nell' intima sua tessitura. Tali sono a modo d' esempio 1' indurimento suo ge- nerale o parziale , massime di indole scirrosa , 1' ingrossamen- to o r ipertrofia , morbose vegetazioni, e la pertinace leu- correa che d' ordinario suole accompagnare le accennate al- terazioni . In sifFatte malaugurate circostanze diedi ognora la prefcrenza per uso interno all' acqua della Puzzola , o del- le Donzelle prese in dose moderata, valendomi poi per le immersioni dell' ultima delle due nominate fonti, e di quel- la del Leone. E qui toi'ua in acconcio avvertire che d' uo- po si e regolare con molta prudenza la quantita della bevan- da , e massime di quella della Porretta vecchia , perche tal- volta si risvegliano con facilita tormini , dolori all' utero, me- teorismo , e soprattutto procliviti a scoli di sangue dalla va- gina che inducono a temere effetti non dubbi di accresciuta irritazione. Ma quello che io non cesso, ne cessero mai di raccomandare abbastanza a queste ammalate, si e di astenersi T. II. 43. 338 Marco Paouni rigorosamente da fortl injezioni o docciature dirctte alia bocca deir uteio avendole per iterata espeiionza riconosciute ordi- nariamente nocive. Non diro altrettaiito dei clistcri fatti col- 1' acqua naturalmente appcna tepida delle Donzelle misuran- do la forza del gettito e la durata a seconda dello stato in che trovasi la parete posteriorc dclla matrice . Questi cli- steri non solo riescono profittevoli in quanto che purgano lilandemente 1' ultima porzione dell' intestino, ma ancora perclie in seguito della continuata piaccvole fomentazione da qiielli operata, e per la piu diretta applicazione de' princi- pj medicinali alle parti malate, riescono uno de' mezzi risol- venti di non ispregevole efficacia. Soprattutto glovano quan- do alia coiigestione e all' inzuppamento dell' utero e delle sue dipendenze si aggiunga , come ordinariamente intervie- re , ci-onica affezione emorroidaria . E questo stesso metodo di cura ho veduto giovevolissimo a vincere e debellare quel- la fatale disposizione dell' utero, comune massime alle donne di fresca eta , a contrarre ricorrenti iperemie , od infiamma- zioni piu o meno gravi, onde ne conseguitano alcuna volta menstruazioni protratte e molto copiose, talora somma facili- ta-air aborto , ed anche in certi casi la sterilita . Ma dove le nostre acque porgono iin sovrano rimedio, egli e principalmente per la curagione di un genera speciale di leucorrea , die oltre all' essere cagione di grave incomodo e di continuo fastidio , toglie eziandio il piu delle volte a gio- vani spose di godere le gioje dell' imeneo, ed anche, ove cio non avvenjia , rende nel macffior numero de' casi infecon- do e sterile il talamo. E con queste mie parole intendo di accennare ad un fluore bianco die attacca massimamente quelle femmine che ereditarono da' loro parenti una predi- sposizione alle erpeti , che sono fornite di temperamento lin- fatico-venoso , che si nutrono di vivande oltremodo sostanzio- se , condite con aromati , o che abusano di salse cosi dette comunemente piccanti, e che finalmente conducono vita se- dentaria . Per lo piu il detto male , dietro le mie osservazio- ui , si nianifesta f'ra il vigesimo, ed 11 trentcsimo anno: i sin- tomi che accompagnano questo scolo di un muco giallognolo- verdastro sono, irregolarita e scarsezza delle purghe menstruali, ACQUE PORRETTANE NELLA STERILITA 339 alle volte prurito o senso di bruciore alia vulva, altre vol- te fitte o dolori lancinanti. Esamlnando attentamente 1' os- culo vaginale , si osserva alquanto gonfia e rossa la mucosa che investe il detto canale ; i foUicoli mucipari sono turgidi , rilevati, o per cosi dire ipertroficij ed osservasi una abrasio- ne o escoriazionc ne' luogi corrispondenti ai medesinii folli- coli . Air appressarsi e al finire di ogni pcriodo menstruale i sopradetti sintomi acquistano maggiore intensita, e cosi pu- re per violenti csercizi di corpo e per lungo camminare . Quando la infiammazione dei foUicoli prevale all' imboccatu- ra dclla vagina, il coito e doloroso e qualche volta ancora impossibile : quando invece la malattia ha sede nella muco- sa che ne veste la parte superiore e piu alta , in allora la donna pu6 giacere col marito senza risentirne alcun inco- modo . Ma una circostanza, loripeto, che generalmente va congiunta a siffatta leucori'ea, si e la sterilita. Dando la debita attenzione al complesso de' sintomi sopra enunciati , considerando non meno le cagioni occasionali da cui quelli sono originati, parmi che con molta ragione si pos- sa la malattia in discorso distinguere colla espressione collet- tiva di cronica vaginite follicolare crpetica. E qui debbesi notare che quasi costantemente le parti genitali esterne sono scevre di qualsivoglia eruzione di papule, pustolc, o vesciche, di guisa che il male da me sopradescritto non deve confon- dersi coU'eczema cronico che ha sede talora nella parte inter- na e superiore delle coscie, e che dilatandosi alia vulva ca- giona alle inferme un tremendo insopportabile prurito . Inipe- rocche in tali circostanze , conforme ha osservato il celebre Biett , r eczema anzicche cagionc , e piuttosto efFetto di uno scolamento cronico di muco purulento cui vanno soggette al- cune donne . Ne debbesi eziandio confondere colla prurigine che attacca il pudendoj descritta da Willan , e dal sopraloda- to Biett: poiche avvi in tali casi eruzione di papule, che ap- portano costantemente un pizzicore insofFribile , e qualora il morbo si estenda alia vagina eccita parecchie volte I'onanismo, e puo indurre persino la ninfomania. Ma manca un carattere essenziale valevole a distinguere questo morbo da quello che io ho dianzi descritto, manca cioe lo scolo giallognolo-verdastro, e 3 40 Marco Paolini gli altri indizi proprii delLi croiiica infiamniazione dei follicoli vulvari (1). Oltrc di clie la prurigiiie, cho ha sedc nelle par- ti genitali mulicbri, ne pone ostacolo all' accoppiamento, il quale invece le tante volte porta momentanco refrigerlo ai patimonti delle inferme, ne e di impedimento alia gene- razione. lo ho osservato non poohi esempi della descritta prurigine , e per lo piii in donne alquanto avanzate di eta, le quali ottennero dall' uso delle nostre acque una completa gnarigione. In appoggio di che io potrei quivi dcscrivere quattro importantissinie storic che tengo registrate, se il mio proposito non fosse quello specialmente di oceuparmi degli effetti ottenuti dalle acque Porrettane nella cura della leu- correa, di cui ho snperlormente ragionato . Innanzi pero di esporre minutamente le osservazioni che io credo meritevoli di maggiore attenzione, fa d' uopo indi- care brevemente il metodo di cura cui io mi sono attcnuto, per non incorrere nella descrizione de' singoli fatti in fre- quenti noiose ripetizioni. Raccomandato alle inferme di atte- nersi rigorosamente a cibi leggeri e di facile digestione , di evitarele vivandedi carni soverchiamente sostanziose e stimo- lanti , di lasciai'e gli aromati , i salati , gli acidi, ed anche il caflfe , il di cui uso io ho veduto non essere cosi indifFeren- te nelle malattie di origine erpetica, come da taluno si cre- de , prescriveva di purgarsi nei primi due giorni coU' acqua Leonina , affidando poi in generale a quella della Puzzola per cio che risguarda la bevanda, la parte fondamentale della cura. Alcuna volta mi sono servito di quella della Porretta vecchia, quando specialmente mancavano indizi di irritazio- ne e di tendenza flogistica nel tubo digerente, e nell' utero, ne aveavi quella soverchia mobilita nervosa propria delle i- steriche . La qualita del bagno per cio che risguarda la tem- peratura addattavasi alia toUeranza delle inferme \ in alcune quello della Porretta vecchia, in altre quello del Bove. So- prattutto blande injezioni nella vagina, ed i clisteri fatti (1) Compendio Pralico Jelle malaUie culanee. Venezia 1834. pag. 93. e 253. ACQUE PonilETTANE NELLA STERILITA 341 coll' acqua delle Donzelle recarono indicibile giovaraento . Per lo pill prcscriveva uii giorno 1' injczione , o nell' altro il clistcre , e queste operazioni alternavansi coUa nieclcsima re- gola per la durata non mai piu di mezza ora innanzi di entra- re nel bagno • Ncl corso poi della giornata raccomandava fre- qiienti lavandc alle pudendc coll' acqua della Puzzola riscal- data al tcpore del Jatte, c prima di coricarsi faceva intro- durre dalle inferme nella vngina dei globettidi filaccia inzup- pate neir acqua suddetta , le quali si toglievano la mattina susseguentc allorche ripetcvasi di bel nuovo la lavatura. Co- si adoperando pel corso di un mese circa, io ebbi la compia- cenza di guarire alcune inferme di una leucorrea sommamen- te incomoda, ed in pari tempo di renderle in caso di fruire dei maritali abbracciamenti , e di essere onorate del dolce nome di madri . I quali notevoli benefizii io sono d' avviso abbiano procacciato le Terme Porrettane non solo per esse- re fornite di una azione risolvente o deostruente , atta cioe a sciogliere le sanguigne coiigestioni particolarmente venose , ma eziandio per la speciale virtu che esse godono di correg- gere la discrasia del sangue, onde i mali erpetici sono origi- nati . E veramente non pocbe delle mie ammalate erano state innanzi soggette a medicamenti di diverse specie, a dia- foretici, cioe, bagni d' acqua dolce e di mare, ad injezioni ora emollienti , ed ora f'atte con sostanze astringenti , ma tutto senza pro ; avvegnaccbe se per 1' opera di questi mezzi , e massime degli astringenti, diminuiva temporariamente lo sco- lo, cio non scguiva con alleviamento de' loro mali, ma bensi esacerbavansi gli altri sintomi locali , vale a dire il prurito, i dolori lancinanti , ed il senso di calore nella vagina. Guai se disavventuratamente le inferme fossero cadute nelle mani di quoi medici che con tanta facilita giudicano di indole sifiliti- ca gli scoli della vagina : guai se fossero state sottopposte ad injezioni fatte col deuto-cloruro di merciuio , ed altri violen- ti escarotici ! Certo si e che questi mezzi mentre avrebbero grandemente inasprita 1' infiammazione della vagina , non avrebbero poi dispiegata veruna efficacia contro la generale discrasia del sangue da cui quella era mantenuta . Oltre di che per iterate e reiterate esperienze e a ritenersi come 3i2 Marco Paouni canone foiulamcntale , che , se nello scolo sopraindicato le acque salino-joJichc-solforose, qiiali soiio Ic Porrettaue, han- iio riportato un coniplcto triont'o, si lia un argomento ed un ciiterio di non lieve valore per escluderc una venerea coni- plicazione , essendocchc nei morbi in cui il inercurio ci por- ge lo specifico rimedio, quelle aequo sono di poco o di nes- sun giovameuto. Innanzi di discendere alia descrizione dei fatti, si ofFre luia vicerca quanto importante , altrcttanto plena di difficol- ta. Per quale ragionc nelle donne affette di leucorrea erpe- tica, anche nelle circostanze in cui compiesi liberamente I'at- to maritalo, invano sidesidera la gravidanza? Cosa ha di spe- cialo in se qnesta leucorrea per opporsi ad un siffatto risul- taraento , mentre in non pochi scoli uterini o vaginali dipen- denti da altre cagioni non e punto inipedita la fecondazio- ne? Le due piu semplici congetture clie si offrouo spontanee alia mente per dare di quel fenomeno una ragionevole spie- gazione, pare a me, sieno le seguenti. In prinio luogo potreb- be darsi che 1' infiammazione vaginale essendo per avventura diffusa alia mucosa della matrice, e fors' anche delle tube faloppiane, quivi , diro anch' io col Redi , trovando 1' viovo quel muco purulento racchiuso non possa entro F utero trat- tenersi , e ne rimanga guasto e corrotto , oppure , se qualche poco di tempo vi si trattenga, non possa pigliarvi aumento, essendo inabile quella mucosita a somniinistrare all' novo u- na dolce e lodevole materia necessaria al di lui accrescimen- to, anzi si renda abilissima alia di lui corrutela (1). Seconda- riamente non e cosa molto inverosimile il supporre, che la materia purulenta separata dalla mucosa che veste la vagina, la bocca , ed il coUo della matrice , abbia in se tali qualita deleterie che corrompendo e guastando la naturale composi- zione dello sperma , ne annienti la sua fecondante virtu. Al- ia quale ultima congettura io mi sento inclinato dare la pre- ferenza non solo perche in generale nelle mie inferme, meno (1) Opere di Francesco Redi. Venezia presso Hertz. An. 1745. Tom. VI. pag. 98. ACQUE PoilRETTANE NELLA STERILITA 343 lo scarseggiare dc' fiori menstruali , mancavano i segni pro- prii delle ofFcse dell' iitero e delle sue dipondenze, ma ezian- dio perclie alcune lecenti ingegnose esperi(!nze fatte dal Don- ne sembrano direttamente appoggiaila. Imperocche desidero- so quegli di conosceie I'azione operata da diversi umori ani- mali sui zoospcrmi, ha osservato, clie mentre in alcuni di quelli continuano a vivere ed a muoversi, in altri muojono istantaneamente . Soprattutto egli ha fatto oggetto delle sue ricerchc il muco vaglnale ed uterino, ed afferma, die in quel- le che si secerne nello stato fisiologico, conforme era da a- spettarsi , guizzano i vermetti spci-matici pieni di energia, sic- come egualmente innocua loro riesce la materia purulenta di alcune leucorree, e persino quella delle ulceri e delUi ble- norragia venerea , mentre vi hanno altri scoli forniti di pro- prieta cosi deleterie che uccidono iinmantinente i zoospermi a gulsa di tossico potentissimo. Del che egli ne attribuisce la cagioiie ad un eccesso di acidita che in alcune circostanze acquista il muco della vagina, oppure ad una soverchia alca- linita del muco uterino (1). E che gli acidi sieno capaci di ammazzare que' piccoli animaluzzi, lo aveva osservato molto tempo prima lo Spallanzani mescolando alio sperma dei rospi il semplice aceto. Che poi il muco vaginale ne' casi da me descritti fosse dotato di acida qualita, potei sincerarmene io stesso in due inferme, nelle quali essendo riescito a su- perare le molte difficolta, che, come ognuno agevolmente conosce, si incontrano in si fatto genere di ricerche, vidi un pezzetto di carta d' alcea intinto in quel muco manifesta- mente arrossare : cosa che ne cosi prontamente , ne si facil- mente interviene cimentando il muco che geme dalla vagina nello stato fisiologico . Oltre di che sappiamo quali proprieta. acide , acri , talvolta persino corrosive abbiano gli umori che gemono dalle vesciche, dalle pustole, e dalle esulcerazio- ni di diverse generazioni di erpeti . Onde e ragionevole sup- posizione che, la leucorrea in discorso essendo mantenuta da una particolare erpetica discrasia, queU'umore partecipi delle (1) Gazette Medicale de Paris. An. 1837- png. 337. 344 Marco Paolini qualita che ho dianzi accennate . Per le quali cose tutte, pa- re a me, die questa ultima congettura intorno la cagione del- la sterilita acquisti noii poca verosimiglianza, giacche, se e vero, come pare dimostrino le osservazioni, che quel muco vaginale soverchiamciitc acido sia capace di uccldere i zoo- spenni , viene pcrcio a mancare nell' umore prolifico an cle- mento che ritiensi oggidi dalla maggioranza dc' Fisiologi as- solutamciite essenziale per la fecondazione . Ma abbaiidoiio di buon grado 1' iuvestigazione di si oscuro subbjetto che e d' assai supcriore alia pochezza del mio iii- gegno, e vengo in ultimo alia esposizione di alcune storie, col- le quali daro termiiie ad un cosi lungo e tedioso ragionamento. La Signora Marchesa M. A. N. di Pesaro, quando si marito nell' anno 1841 sul finire del quinto histro di sua eta era in ottiino stato di salute . Dopo poche settimane dal maritaggio apparvero i primi segni razionali di gravidanza, ma disgrazia- tamente colpita da grave paura cadde in convulsioni, e parve che avvenisse 1' aborto. Da quell' epoca in poi ebbe scarsi e stentati i mestrui accompagnati da dolori uterini : cio non ostante appoco appoco ando rimettendosi in suflficiente sa- lute, quando nel mese di novenibre dell' anno susseguente fu presa da bronchitide, la quale trattata con addatto metodo curativo si vinse, non pero interamente, giacche le rimase una tosse molesta seguita nella mattina da escreato mucoso con- creto e tenace, che cess6 solamente nell' estate del 1843. Pure di tempo in tempo andava soffrendo senso di asprezza e di vellicamento alle fauci ed alia gola , e talvolta ancora bruciore nei bronchi ; dal che deducevasi vigere sempre , sebbene latentemente,un processo irritativo in quegli organi. Pativa in oltre la prelodata Signora or piii ed or meno di leucorrea , talora anche colorata a modo di lavatura di car- iie. Neir anno 1844 verso la primavera comincio a sentire qualche bruciore nell' orinare , prurito alle grandi labbra , e per entro la vagina. Per la cura de' quali incomodi si pre- scrissero injezioni con acqua di lauro ceraso diluita , bagni d' acqua comune , e poscia quelli di mare da intraprendersi neir estate. Nel tempo in che faceva i primi degh indica- ti bagni , cadde di nuovo ammalata di bronchitide , la quale ACQUE PoRfiETTANE NELLA STERILITA 345 curata con energico metodo antiflogistico fii debellata bensi , ma le rimase tale scioglimento di corpo , con depressione di forze e mancanza di nutrizione , che pose in giavi timori il consoite di lei . A poco a poco ando licomponendosi a buo- na salute; solo rimanendole rade volte lieve senso e fugacedi aspro vellicamento alia gola. Se non che in questo mentre si accrebbe notevolniente 1' irritazione agli apparati mucosi del- la vagina e del coUo dell' ntero, accompagnata da si grande stringiniento dell'osculo vaginale, che rendeva dolorose e qua- si inipossibili le unioni conjugali. Esplorata poco innanzi de' mestrui, videsi la mucosa vaginale ed il collo dell' u- tero in istato di iperemia con piccole e spesse soluzioni di continuita a forma di afte ed alcune di ragadi . II collo del- r utero alquanto duro in ispecie nel suo segmento posteriore, ove scorgevasi an intonaco di trasudamento biancastro te- nace , che difficilmente potea staccarsi con la punta del dito esploratore. Gia prima erano state applicate alle ninfe repli- cate volte le sanguisughe anclie per supplire alia scarsa e stentata menstruazione. Furono prescritte injezioni detergen- ti e sedative. Successe subitamente alia indicata esplorazione la ricorrenza menstrua , cosicche alia sua iraminenza fu attri- buita in parte 1' alterata condlzione degli organi genitali. Ma cessata al tutto quella, si torno ad esplorare 1' inferma, e si trovo sussistere il processo aftoso e dicasi pure ulcerativo; pero scomparsa la iperemia e assai men duro il collo dell' u- tero . Si prescrissero frequenti injezioni con decotto di fo- glie di atropo-belladonna, mielrosato, e qualche gocciola di laudano coll' intendimento di provvedere pure al morboso stringimcnto della vagina . Si ricorse poscia alle frizioni risol- venti agli inguini ed alia parte interna delle coscie, ed in ultimo alle contro-irritazioni, alia pustulazione . Tutto fu in- darno ; in allora furono proposti i bagni della Porretta, ed ai primi di luglio dell' anno 1845 giugneva l' inferma cola ac- compagnata da una esatta relazione dell' illustre Professor Meli , dalla quale ho ricavato il cenno storico da me riferito. L'esame accurato di essa mi fece incllnato a credere che non solo l' infiamtnazione esulcerativa dei foUicoli vaginali , ma per avventura la pertinace recidiva bronchitide innanzi T. u. 44. 3-i& Mahco Paolini sofFerta , di cui rimanevano alcune reliquie , fosseio verosi- milmente complicate con una erpetica discrasia . Ed a cio pensare io era condotto poncndo mente clie la Signora ap- parteneva a genitori niolto soggetti a cutanea fioriture, delle quali anche essa di tempo in tempo sotto forma di papule non era andata innnuno. Dietro questo concetto io mi accin- si col cuore pieuo di speranze alia cura termale dell' infer- ma, cni, come ognuno puo ben credere, raccomandai rigo- rose cautele nel difendere la pelle dalle atmosferiche vicissi- tudini in vista della somma sviscettivita degli organi della re- spirazione lasciata dalle passate afTezioni . II metodo curativo fu continuato per piii di un mese e fu quale ho gia indi- cate. Solamente bisogno sul finire della cura cauterizzare col nitrate d' argento una piccola ulceretta all' apertura del- la vagina . Parti migUorata a modo che fu in case di intra- prendere un lungo viaggio, e quando il prime settembre si restitui in patria, il fliisso bianco era del tutto cessato, la menstruazione erasi fatta piu facile ed abbondante, il coito non cagionava se non se in certe epoche lieve sensazio- ne molesta , e qualche volta provava un po' di calore nell' e- spellere le urine. Ottima la nutrizione, 1' aspetto di chi gode florida salute, e dissipata qualunque reliquia dell' antica af- fezione bronchiale . Non era pero interamente contenta la Signora della salute ricuperata ; essa desiderava ardentemen- te di avere de' figliuoli : anclie questo suo desiderio fu sod- disfatto : il di lei marito mi scriveva da Pesaro il giorno 25 settembre 1846 in questi termini. « Non dubito di farle co- « sa grata annunciandole uno de' maravigliosi effetti delle « acque della Porretta ; eccomi divenuto padre di un sano e « robusto bambino. La buona mia compagna Io ha date feli- « ceniente alia luce oggi sono otto giorni, e di piu prospera- « mente finora Io alleva da se . Stampando Ella qualche nuo- « va memoria, potra narrarvi , volendo, questo nuovo pro- « digio di efBcacia di quelle acque salutari . » « II case della Contessa P. B. di Ancona, cosi mi scriveva « il dotto medico che cola ne assisteva la cura , benche non « sia molto grave, pure ha reslstito fin qui ai mezzi terapeu- « tici ordiuari, ed e per questo che si e fatta risoluzione di ACQUE PonHETTANE KELLA STEUILITA 34T « poilo alia prova delle acque minerali della Porretta » Trat- tavasi di una Signorina di abito gracile e delicate, glovariissi- ina di eta , la quale congiunta da due anni in matrimonio a gagliardo marito , non aveva ancora ingravidato, la qual cosa erale cagione di vivo rammarico . Essa soffriva per ereditaria predisposizione luia impetlgine, la quale, dopo avere serpeg- giato per diverse parti del corpo, aveva negli ultimi anni attaccato ii volto, e gli occhi in ispecie sotto forma di lenta blefarite. In appresso, trasportandosi per avventura quella me- desima cfflorescenza dalla cute esterna alia interna, ed occu- pando particolarmente 1' ultimo tratto degli intestini crassi, ebbe a soffrire molesto prurito ai dintorni dell' ano con te- nesmo e frequentissime evacuazioni. Poco dopo, cessati questi incomodi, gettandosi verpsimilmente la medesiina fioritura so- pra la mucosa della vagina , si manifesto una leucorrea , che I'attento esame di esperto Cbirurgo verifico dipendente da in- fiammazione cronica di quel foUicoli accompagnata da esco- riazioni , escludendosi d' altronde ogni altra alterazione del- r appareccbio genito-uterino . Quanto questo malore rendesse triste quella Signora, non e facile a dirsi, poicbe oltre il molesto prurito, e il dolor sommo ne' connubi, la secrezione puriforme era si abbondante cbe 1' obbligava di andare sem- pre cinta. La quale infiammazione erpetica della mucosa del- la vagina , mentre impediva a questa di compiere il naturale ufficio, era cagione di afflusso a tutto 1' appareccliio della generazione ; per lo cbe le mestruazioni stesse correvano alcuna volta irregolari o per il tempo o per la copia. Infini- ti medicamenti si diretti a coireggere 1' universale discrasia, si a togliere la malattia locale erano stati praticati senza al- cun pro. « Souo adunque d'avviso, cosi concludeva nella sua « relazione il prelodato medico , cbe meice 1' uso delle ac- 0. que Porrettane dispogliandosi il sangue dell' inferma degli « elementi eterogenei di che abbonda , rimarra libera dalla « leucorrea, e poscia diverra ancbe feconda, siccome e vivo « desiderio suo e del marito. » Codesti vaticini completamente si avvcrarono . percioccbe non solo ottenne la guarigione de- gli incomodi summeutovati, ma eziandio, dopo luidici mesi appena dalla cura fatta alia Porretta , diede alia luce una bambina. 3i8 Marco Paolini Ne' due esempi descritti la sterilita, come ognuno agevol- mente jnio compreudere, doveasi per avventura quasi esclu- sivamt'ute atlrihuiie alia difficolta, se non vogliaino dire, alia impossibilita di compiere naturalinente il maritale cougiungi- mento . Ma in altri due casi, che io ora brevemente mi fac- cio a toccare, avvegnacche quell' atto non fosse punto im- pedito, cio nuUameno le misere non ingravidavano . La gentile e virtuosa compagna di nobilissimo giovane bo- lognosc , dcir eta di anni 26 , che avanti il maritaggio ave- va avuto le menstruali evacuazioni piuttosto scarse con do- loi'i nel ventre inferiore, e seguite il piu delle volte per al- quanti gioriii da flusso bianco, dopo che fu maritata , creb- be per modo il detto flusso, che dire potevasi una decisa leucorrea . Accusava inoltre ora molesto pizzicore alia vul- va , ed era passaggere fitte lancinanti . A rendere piii penosa la condizione dell' inferma s' aggiungeva una serie di turba- menti nervosi dipendenti in parte da congenita squisita sen- sibilita, ed in parte dalla somma tristezza che Ella provava per non avere figliuoli . A giudicare di indole erpetica il ma- le di questa Signora, e per conseguenza a stabilire la con- venienza , e 1' opportunity della indicazione delle terme Por- rettane, mi fu di scorta una lieve fioritura di piccole squame o scaglie che nella pelle del coUo e del dorso della prelodata Signora ad intervalli compariva . Nell' estate pertanto del- r anno 1845 quasi si puo dire esclusivamente mediante Fu- se del bagno del Bove, e delle injezioni dell' acqua della Puz- zola fatte entro la vagina ( giacche attesa la molta sua sensi- bilita e delicatezza di stomaco la bevanda delle acque non e- ra gran fatto tollerata) ottenne una completa guarigione, e nell' estate dell' anno veniente stringeva plena di gioja tra le braccia una figliuolina . E da ultimo accennero la storia di una bella ed amabile Signora Bolognese, la quale dopo essersi nel decorso anno assoggettata alia nostra cura termale , trovasi ora nel sesto mese di gravidanza. La Signora, che e oggetto della presen- te osservazione , di costituzione gracile e delicata , di abito emorragico, e proveniente da genitore contaminate da labe scrofolosa ed erpetica , era stata in addietro sovente attaccata AcQUE PORRETTANE NELLA STERILITA 349 da lenta infiainmazione di fauci assai pertiiiace a risolversi , e die fece molte volte temere essere diffusa alia trachea ed ai bronchi . Dai bajini di mare ebbe notabile migliora- mento : in seguito dcU' ultimo parto effettuatosi da oltre tre anni incomincio a sentire qualche prurito al pudendo , che si estendeva per entro il claustro vaginale. In seguito sopragglunse lo scolo dalla vagina di materia talvolta bianca, e talvolta gialla, la quale induceva riscaldamento e lieve do- lore in quelle parti, per le quali necessariamente avea a pas- sare tanto piu che eranvi alcune pustole all' orifizio della va- gina. La quale malattia fu giudicata a ragione da quel chiaro lunie della moderna Chirurgia Italiana l' illustre coUega ed ainico Professor Rizzoli , procedente dallo stesso fomite er- petico , che probabilmente aveva dato origine alia cionica in- fiammazione delle fauci, e curata quindi coi rimedj che con- tro siffatti mali godono di efficacia. Ma non ebbe molto van- taggio : ella si libero da ogni incomodo mediante le immer- sioni nell' acqua del Leone, colla bevanda prudentemente regolata ora della stessa acqua , ed ora di quella delle Don- zelle , e merce le lavature locali con quella della Puzzola . Potrei quivi aggiungere altre guarigioni , tra le quali una singolarissima di una Signora di Rimini , in cui 1' irritazio- ne della vagina era fatta si grave da rendere non solo im- possibile il giacere col marito, ma eziandio da risvegliare nel sistema nervoso si forti patimenti, che ella temeva per sine di pevdere la ragione : ma le narrate Istorie io le tengo suf- ficienti per addimostrare quale prezioso rimedio olfrano le nostre Terme nella cronica vaginite foUicolare erpetica , la quale malattia e talvolta di tanta gravezza e pertinacia , che a totalmente debellarla un moderno Chirurgo Francese il Robert consiglia di tagliare i follicoli alterati colle forbici, e poscia distruggerli con ripetute cauterizzazioni(l). Dalle cose adunque fin qui ragionate chiaro si scorge quali sieno le croniche malattie degli organi generativi , quali i casi di steriliti della donna, in cui le fonti Porrettane dispiegano (1 ) Bulletlino delle Scienze Mcdiche Serie 2. Vol. 1 2. pag. 3G7. 350 Marco Paolini una maravigliosa virtu a preferenza di molti e molti altri efficaci medicamenti decantati dall' antica e dalla niodcrria Medicina . E non si potrebbeio olleucrc i nK-d(»siiiii salutari risultamenti sostituendo alle acque termali sostanzc medica- mentose simij^lianti a quelle die la Chimica ha ia esse disco- pcrto , oppure adoprando acque niinerali dello stesso geiiere aititicialniente prepaiate ? L' esperienza ci rispoude negati- vamente , poiche invano si attendono da questi ultimi rime- dj i huoiii effetti die si ricavano dalle acque naturali, forse pel niodo singolare di combinazione in die trovaiisi in que- ste i principii mineralizzanti , cui non e dato al Chiraico di imitare , attesa 1' insufficienza ed imperfezione de' mezzi die sono in euo potere. Per lo contrario, siccome afferma sag- giamente il Chiarissimo Prof. Fulvio Gozzi, un di niio yene- rato maesti'o, immensi, inefFabili , inconcepibili sono i mez- zi, di cui natura providentissiraa si serye nelle sue ixiirabi- li, e stupende operazioni (1). E da ultimo torna assai acconcio al nostro proposito rani- memorare due giudiziose considerazioni, die un dotto ed e- sperto medico mio antecessore, il Zeneroli, laceva ottanta an- ni sono sul f requente concorso di donne infecoiide a questi o ad altri bagni. La prima, die ad alcune questo rimedio falla, perche le tante volte il difetto e per parte del ma- schio fiacco, estenuato, ed anclie impoteiite ; ma intanto, egli dice , la vanita virile e 1' adulazione medica azzardosa nelle cose occulte da all' infelice sposa 1' ingiuriosa colpa del- 1' impotente marito . L' altra si e, die non tutte quelle ste- rili donne , le quali si fecondano dopo 1' uso delle bagnatu- re , debbono sempre alle acque, cui piu volte s' inimersero, il profitto ottenuto . II canxbiamento di clima , il viaggio , la bella ed allegra postura di certi bagni , la vista di ameni col- li e di fiorite campagne , i divertimenti di passcggio , di gi- uoco, di teatro, e le soUazzevoli brigate, giovano moltissioio (1) Disscrtazione degli inconvenicnti clic occorrono iiell' cscrcizio pralico della Medicina , e Cliirurgia per cagione dei Cljimico-Farma- cisli. Bologna. Nuovi Annali dellc Scienz. Nat. An. 1841. ACQUE POKRETTANE NELLA STERILITA 35 I a traiiqiiillizzare gli animi melanconici , e ad elettrizzare le i- dee di certe donnine ipocoiidriache , che erano sterili per di- fetto di fantasia. Ecco, soggiunge, la cagione estrinseca, che lion lia niente che fare coll' efficacia delle acqiie , perche certi bagni piu fecondi di divertimenti sieno nelle indicate circostanze maggiormente proficui de' nostri , quantiinque nella medica loro facoltu gia conosciuti ai Porrettani di gran lunga inferiori (1) . Conosco, o Accademici, di avere di troppo abusato della vostra indulgenza , trattenendovi si a lungo con queste mie bagatelle , indegne certamente della vostra attenzione. Tut- tavolta io confido che Vi degnerete benignamente accogliere qucsta mia fatica, perche dettata da amore del vero , perche diretta ad illustrare uno Stabilimento Termale, che e tanta parte di gloria della Provincia Bolognese, e perche accon- cia a dimostraie 1' utilita , 1' eccellenza , la dignita dell' ar- te Medicinale . Imperciocche se questa , ridonando all' uo- mo la sanita perduta , fu a ragione appellata Arte Divina, io non saprei con quale piu degno epiteto onorarla , quando , stupendamente operando, giova la riproduzione del genere u- inano . (1) Scelta di Storie Mediche spettanli alle Ternie Porrettane. 177f. Bologna, pag. 48. STORIA DI UN FETO UMANO MOSTRUOSO RECITATA DAL PROFE8SOIVE LUIGI CALORI ALL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA nella sediita del 13 dicembre 1849. T. U. io. T. [ntraterro questo rispettahlle consesso con la storia di un Tiiostro uiiiano singolarissimo rispetto I' interna sua orga- nizzazione , la quale per una parte e quella di un Parace- falo rassomigliabile al mostro descritto da Sailer, e deno- minato dal signer Isidore Geoffrey Saint Hilaire Omacefa- lo (1), per r altra se no scesta si fattamente , che non vi ravvisi i principali caratteri della Paracefalia desunti dalla testa , perche mal si classifica . Di simil mostro non he tro- vato esempie in alcini' opera teratologica sia in quella di Gurlt, sia in quella dei due Geoffrey Saint Hilaire, padre e figlio, sia in quella di Otto, ne in altre opere minori consul- tate percio . Ond' esso risveglia maggiere interessamente , e merita di essere illustrate con maggior cura . Al clie mi ac- cingo con questa mia memoria di ebbligo . Ma prima di en- trare in areomento debbo si^nificare davanti all' Accademia tutta la mia gratitudine agli Eccellentissimi Signeri Dottori Calistri e Brugnoli di avermi procacciata 1' oppertunita di questa interessante e rara osservazione . Avete, o Signori, sott'occhio il mostro delineate nella figu- ra 1. Tav. 21., e formate anche in cera dal non men abile disegnatore die modellatore anatemico Signer Cesare Betti- ni . E un fete maschie tutto deforme , cui direste alio svi- luppo di sette mesi circa , com' e realmente , edematoso , (1) Hist. gen. et partic. des anom. de 1' organiz. ec. Tom. deux, pag. 440. Paris 183G. 356 LuiGi Galori rossastro , azzurognolo nelle pieghe cutanea delle articolazio- ni , senz' arti toracicl , die a prima giunta sembrano sotto la pelle ai lati del tronco, ma 1' esplorazione smentisce que- sto sospetto non facendoti sentire che la fluttuazione di un liquido contenuto com' entro due maniche o sacche cutanea, che superiormente si allargano e si continuano con altra sac- ca posteriore molto voluminosa , estesa dai confini inferiori deir occipitc alia parte superiore del dorso , depressa nel mezzo, e tumida ai lati specialmente nel cello, e racchiu- dente pur essa un liquido. La testa un po' piccola avuto ri« guardo all' eta del mostro ha una forma generale che non si scosta dalla normale, quantunque assai deturpata nella re- gione della faccia. Porta la pelle del capillizio sguernita di ca- pelli, nella quale appena si puo scorgere una leggier lanug- gine in atto di spuntare. Percorrendo coUe dita la linea me- dia della volta del cranio si sente a traverse la pelle la fon- tanella interparietale piu larga del solito , e discendcndo pel mezzo della fronte trovasi la fontanella anteriore larghissi- ma, ed estesa fino al naso. Gli occhi sono piccolissimi, infos- sati e mancano dei sopracigli. I bordi delle palpebre son pu- re sprovvisti di peli e in gran parte conglutinati insieme sal- vo nel mezzo , dove ci ha luia fessura lineare lunga da cin- que in sei millimetri, conducente ad una fossetta poco pro- fonda, nel cieco fondo della quale mal ravvisasi il bulbo del- r occhio . II naso enormemente schiacciato e piccolo forma con la narice sinistra un tutto continue con la fenditura del labbro superiore, la quale cestituisce un labbro leporine supe- riore laterale sinistro , che si complica a fessura del palate osseo e melle . Le orecchie molte basse sono piccele e defor- mi, e la sinistra va senza il meato uditive esterno. II cello e corto: corti pur sono il torace e I'addome, e stretti quantun- que a prima giunta non sembri , ed hanne inneltre una dire- zione alquanto obbliqua dall' alto al basso e da sinistra a de- stra. II funicolo ombellicale s' inserisce presso a poco nel- r mezzo deir addome e benche non appaja molto grosso, cie- nonostante mestra nel taglie quattro vasi sanguiferi due arte- rie d' ineguale calibre , e due vene una larghissima e 1' altra molte piii settile . II pene e ben conformato e sviluppato, e i SroniA Di UN Feto ec. ^ 357 testicoli non sono per anche discesi nello scroto . Le natiche sono piccole e 1' ano imperforato (vedi fig. 6. Tav. 24). Le estiemita addominali sono corte e piegate . La coscia destra e piu grossa e tondeggiante della sinistra , la quale ofFre la sua attaccatura al bacino un poco piu in alto : onde tutto r arto apparisce piu breve. Sottili sono le ganibe ; i piedi torti alio indentro massimamente il sinistro, il quale acco- glieva nel cavo della pianta il piede destro. Le dita, cinque per ciascun piede , vanno guernite delle unghie . La lunghez- za del mostro descritto dal vertice ai piedi misura trenta centimetri , la niaggiore sua larghezza che trovasi alia regio- ne toracica , tredici centimetri e cinque millimetri : il peso finalmente e intorno a tre libbre bolognesi. Le notizie avute in iscritto su la nascita del mostro, e su chi lo diede in luce, sono: ch' esso nacque ad un par- te gemello compiuto il settimo mese di una seconda gravi- danza non rimarchevole per alcuno straordinario accidcnte , La madre lii una povera donna di Monte Calderaro , la qua- le aveva di un anno oltrepassato il quinto lustro di sua eta e godeva di una lodevole e sana costituzione . II primo a na- scere fu un bambino ben conformato e poco nutrito vivente una vita debole , onde presto mori : ultimo fu il mostro , il quale non potendo essere espulso dalla madre ebbe d' uopo della mano ostetrica. II suUodato Signor Dottor Calistri, che r estrasse con gran fatica, significommi a voce, che nel primo esplorarlo rimase in forse se di una mola, o di un feto tratta- vasi , imperocche null' altra sensazione che di un corpo mol- le, fluttuanteaveane ricevuto, ma proseguendo 1' esplorazio- ne e 1' attenzion sua raddoppiando ebbe alia perfine ricono* sciuto un feto innormale, il quale non usciva non per essere mal situato, ma per diffetto di contrazioni uterine. Estratto che fu non diede alcun segno di vita . Non tardo molto 1' e» spulsione delle secondine ; unica era e voluminosa la placen- ta di figura elittica, ai due estremi opposti del bordo della quale staccavansi due funicoli ombellicali presso che eguali in grossezza ed in lunghezza : pare che nessun tramezzo mem- branaceo dividesse i due feti, ma che fossero dentro un am« nio ed un corio comuni . 358 Luioi Calori Ai primi di Decembre dello scorso anno 1848, due giorni dopo la nascita del niostro , che cionondimeno era fresco ed intattissimo , ne coniinciai la dissezione. Incidendo i comuni integumenti sgorg6 una certa quantittV di siero ond' era in- filtrate il derma ed era fatto piu grosso dell' ordinario mas- simameiite alia regione posteriore del tronco, ed alle coscie. Sotto il derma trovavasi il pannicolo adiposo non pero molto sviluppato . Ai lati del tronco tra esso e la fascia superficia- lis incontravansi sei vesciche o borse sottocutanee , tre per ciascun lato, contenenti un liquido sieroso giallastro, che e- saminato al microscopio mostrava teneie in sospensione qual- che globulo ed alcune cellule epiteliali. Le prime o snperlo- ri di queste vesciche segnate rt , a' Fig. 2. Tav. 22. occupa- vano quel tratto che e trai lati dell' inferior parte della fac- cia e le spalle , uniche regioni esistenti degli arti superiori : protuberavano in queste vesciche le due altre vesciche a, a' Fig. 6. Tav. 24 collocate al di dietro, che dai confini infe- riori dcUa regione occipitale estendevansi parimento alle spal- le , delle quali vesciche posteriori la sinistra a era meno am- pia della destra a . Aniendue poi verso la linea media addos- savansi, e formavano come un setto obliquo, ond' erano com- pletamente separate , e veruna communicazione avevano ne con la cavita del cranio , ne- con la teca vertebrale, ne con le vesciche anteriori superiori suddette . II liquido che conte- nevano non era diverso dal contenuto da queste ultiiue. Le vesciche medie h,b\ Fig. 2 Tav. 22 occupavano i lati del torace , e le inferiori r, c', quelli dello addome : questf; era- no le meno capaci di tutte : la sinistra c era per due set- ti inconqjleti divisa in tre cellule. Studiata la membrana di codeste vesciche al microscopio presento una tessitura analo- ga a quella delle membrane sierose . Le vesciche descritte, com' e chiaro per se , altro non sono che horse mucose sot- tocutanee divenute idropiche . Sembra che appartengano alle formazioni accidentali , ma potrebbero a taluno anche ri- cordare le borse mucose sottocutanee della spalla , del cu- bito, della mano , le quali in mancanza degli arti superiori si sarebbero sviluppate tra la pelle e lo strato superhciale dei muscoli situati ai lati del tronco , e si sarebbero erande- mente ampliate in causa di idrope . StORIA DI UN FeTO EC. 359 Levati i comuni integumenti apparisce la muscolatura, la quale e molto scolorata e rassembra quella cli un vertebrato a sangue IVeddo, poni di una rana. Essa e anche in certi luo- glii deficiente, ed imperfettissima . Neila parte posteriore del tronco (vedi Fig. 6 Tav. 24) si vede il gran dorsale abba- stanza sviluppato e conglutinato con il suo tendine supcrio- re anteriore alia sommita dcUa spalla ed alia faccia interna della pelle, il cucuUare per la massima parte aponeurotico e mancante quasi della meta superiore ; i X'omboidei , i splenii , i complessi rudimentari e pochissimo carnosi ; i serrati poste- riori superiore ed inferiore pressoche nulli; ben sviluppati i muscoli sacro-lombare e lungo del dorso, ma non cosi il cervical discendentc e trasverso della cervice impossibili a distinguersi; sviluppati gli spinati, e il moltofido della spina salvo nel coUo , dove superiormente scompajono affatto : in- distiuguibili poi sono in questa regione i retti jxjsteriori, gli obliqui della testa , e molto piu gl' interspinosi e gl' inter- trasversi , i quali tutti miiscoli o non si sono formati o sono degenerati in tessuto cellulo-fibroso compatto e duro che rinviensi in loro vece : cosi dicasi pure dei muscoli sopraco- stali . Ben sviluppato e il muscolo quadrate dei lombi. Nella parte anteriore del tronco trovasi il platisraamjoide ben svi- luppato : lo sterno-cleido-mastoideo piuttosto che a muscolo paiagonerebbesi ad una grossa membrana cellulosa fitta, con poclie fibre, mal distinta dalla cellulare vicina; si poco ri- tiene della struttura muscolare. I muscoli dell' osso joide e della lingua, quelli della fariuge , i muscoli sternotiroidei, gU scaleni mostrano un sufficiente sviluppo {vedi fig. 5 Tav. 23): appena apprezzabili sono i muscoli intrinseci della laringe e sembra non tutti esistano, imperocche non mi e riuscito di scorgere alcun vestigio del muscolo cricotiroideo , dell' a- ritnoideo, e malamente ho ravvisati gli altri come larve di muscoli'. I muscoli profondi anteriori del collo mancano, ed in loro hiogo esiste una membrana fibrosa triangolare (vedi fig. 5 Tav. 23) che dalla base del cranio discende allargan- dosi, e termina alia parte superiore della porzione dorsale del- la colonna vertebrale confondendosi con la fiascia longitudina- le anteriore e col tessuto cellulare sottosieroso assai fitto e 360 Luici Galori grosso conformato in membrana sotto la pleura e aderentissi- mo alia superficie interna del torace cosi che si prenderebbe per una di quelle pseudo-membrane che osserviamo nei ca- daveri dei tisici , o nei morti per lenta infiammazione di pet- to . Sviluppatissimi sono i pettoi'ali maggiori fissi col loro tendine nella faccia interna della pelle , meno sviluppati i pettorali minori ed i serrati maggiori e pochissimo i succla- vii : atrofici i muscoli intercostali , ed in molti punti scompar- si : manca il triangolare dello sterno e il diaframma . Abba- stanza sviluppati sono i muscoli addominali : sviluppatissimi i psoi e gli iliaci interni . Nulla di notevolc uel muscoli masti- catori, in quelli della faccia se eccettui 1' orbicolaie delle labbra che e interrotto . Nulla pur di notevole nei muscoli degli arti addominali. Vedevansi nella region della spalia , u- nica esistente degli arti toracici, alquanti lacerti niuscolosi paragonabili ai muscoli sottoscapolari , sopra e sotto-spinosi ed altri lacerti non ben definibili , che attaccavano la scapola alia colonna vertebrale : ripetevano questi 1' analogo del mu- scolo angolare? Passando ai visceri delle due cavita toracica e addominale, mancava il cuore, la glandola timo, I'esofago, lo stomaco , il duodeno , il fegato , il pancreas , la milza , i reni e gli urete- ri . Vi erano i polmoni , gl' intestini, la vescica orinaria, gli organi genitali , ed i reni succenturiati. II torace che non e separate dall' addome che a sinistra mediante la sola pleura raddoppiata dal peritoneo essendo che il diaframma non esi- ste, contiene uu voluminoso polmone/", Fig. 2, Tav. 22, co- nico, obbliquamente diretto avendo I'apice tutto a sinistra, e la base che e incavata a destra ed inferiormente, la quale nel- la incavatura riceve I'inflessione che fa la grossa vena ombel- licale, o cava r, r, che voglia appellarsi, per ascendere lun- go la posterior parete del torace sbrancandosi in rami. Que- sto polmone non ofFre alcun solco che lo distingua' in lobi , ma una massa tutta continua, unita . La sua faccia anterio- re e convessa e coperta di una elegante rete di vasi linfati- ci visibili senza previa injezione : convesse ne sono pure le faccie laterali , e la posteriore ( vedi Fig. 3 Tav. 22 ) , ma quest' ultima si fi\ concava verso la sua parte media , dove StORIA DI UN FeTO EC. 361 apparisce una fessura estesa dal terzo superiore circa della faccia posteiiore medesima fino alia notata incavatura della base, per la quale fessura si fanno strada i vasi sanguiferi ed aerei diramantisi pel detto polmone . Quantunque questo occupi tutta la cavita del torace , non e pero il solo polmone che esista, ch6 un altro ven ha neU'addome il quale appa- risce in g fig. 2, Tav. 22 collocato sopra la grossa vena om- belicale o cava r, r. Codesto secondo polmone, che a difFe- renza deir altro che dir puossi toracico, diremo addominale, e estremamente piccolo , e schiacciato e sottile , di colore giallastro con struttura granosa , o di lobuli cosi che a prima giunta si sarebbe preso per una glandola saHvale, il pan- creas, ma osservatolo attentamcnte e vedutine i rapporti si riconosceva subito una glandola di altro genere , un organo respiratorio qual era per lo appunto . I principali vasi aerei c,d fig. 3, Tav. 22, penetranti in questi due polmoni cotan- to diversi per forma , per volume , e per sito sono presso che membranosi, ed a notevole distanza i' un dall' altro, e nasco- no dal rigonfiamento allungato b pur esse in gran parte mem- branoso , il quale sta contro la fessura del polmone toraci- co: il bronco primario c di questo polmone si stacca poco sotto r estremiti superiore del notato rigonfiamento , ed e al- quanto piu largo e piu lungo dell' altro d , che viene dalla e- stremita inferiore del medesimo , e va dritto ad inserirsi nel polmone addominale. II rigonfiamento b h distinto per una costrizione circolare dalla trachea , la quale ascende lungo la colonna vertebrale nel collo in direzione obliqua fino alia laringe d fig. 2, Tav. 22 , al lato sinistro di cui vi ha il lobo /, r unico che esista della glandola tiroide. La trachea e piut- tosto lunga, giacche misura trentadue millimetri e proporzio- natamente e stretta . Vi si ravvisano le cartilagini anulari , e cartilaginea e pure la sua testa, vale a dire la laringe. Spinta deir aria nella trachea per insuflazione, e corsa su- bito nei bronchi primari , ed ha disteso e gonfio il polmone toracico , ma non 1' addominale , ch6 il bronco di questo ces- sava di essere pervio nel punto di sua inserzione nel polmo- ne, e le diramazioni bronchiali , e le cellette aeree o si era- no obliterate pur esse , o non eransi formate . Amendue i T. II. i6. 362 LuiGi Caloki polmoni poi prendevansi ua involucro sicroso, 1' addominale dal peritoneo, il toracico dalla pleura, la quale pervenuta alia fessura di esso si prolungava ai lati della colouna verte- brale formaudo una specie di niediastino posteriore, nella ca- vita di cui stavano V aorta , alcuuc veue , alquanti linfatici e- silissimi, i vasi aerei descritti, ed alcuni fili appartenenti al nervo grande sinipatico . Neir addoine non vi ha altra parte di tubo digerente che i' intestino, cui troviamo distinto in tenue cd in crasso. II te- uue / fig. 2, Tav. 22 , forma una niassa maggiore ed occu- pa la parte destra e media dell' addome, il crasso m ne for- ma una minore ed e quasi tutto a sinistra . Amendue questi intestini sono inseriti nel cieco n munito gia della sua appen- dice vermiforme, e situate nel mezzo dell'addome dietro I'om- bellico, e la grande vena ombellicale r^ r. II tenue g,g-, fi- gura 3, Tav. 22 , di sottil calibro per un feto settimestre co- mincia a cieco fondo, e nel cominciamento e libero : descrive niolte anse , che da principio ravvolgonsi a spii'a attorno ai vasi sanguiferi mesenterici: e lungo quarantotto in quaranta- nove centimetri : nel suo interno appena veggonsi tracce di valvole conniventi, e di villi, ond' e nelle condizioni del- r intestino ileo : e pieno di muco grigiastro e condensato : dove sbocca nel cieco, mal ravvisasi la valvola ileociecale, della quale non ci ha che un leggiere adombramento. II cras- so /t,/i, di maggiore calibro massime inferiormente descrive pur esso delle anse, ma in molto minor numero , meno stret- te e complicate : termina a cieco fondo , ovvero e chiuso al- ia estremita infcriore del retto distinto dal restante intestino crasso per una costrizione circolare . II retto e il piii grosso di tutti, e si estendeva fino alia estremita inferiorc del sacro, al muscolo elevatore dell' ano , il quale muscolo formava un setto completo perche non piii attraversato dal retto istesso, che invece di aprirsi nella superficie cutanea esterna arresta- vasi chiuso a mo di cieco fondo nel luogo indicato. La lun- ghezza delF intestino crasso e poco piu di diecinove centime- tri : racchiude pur esso del muco condensato, ne offre indizio di concamerazioni . Tanto poi questo intestino che il tenue sono forniati delle quattro solite membrane, l' avventizia o StORIA DI UN FeTO EC. 363 peritoneale , la muscolare , la vascolosa o nervea , o cellulosa che si appelli, la mucosa o villosa. La peritoneale dope aver- li rivestiti si conformava in doppio mesenterio fissantesi al- ia porzion lombare della colonna vertebrale ed al sacro non che alia parete posteiiore dell' addome al di fuori della co- lonna detta , lo che accadeva a sinistra pel mesenterio del crasso intestine . Fra le duplicature dei mesenteri non ho potuto scorgere alcuna glandola linfatica . Ad ultimo era ri' marchevole la disposizione delle fibre della membrana mu- scolare si al principio dell' intestino tenue, si alia termina- zione del retto, ed al costrinjrimf^nto circolare distinjncnte il retto istesso dal restante del crasso ; imperocche in que- sto punto le fibre aiiulari moltiplicavansi e diventavano piii robuste fiarmando una specie di sfinctere , 1' unico muscolo che mi sia apparso di tal genere essendo che quelli dell' ano mancavano : negli altri due puiiti le fibre longitudinali si ri- univano ad archi e le anulari ravvolgevansi a spirale . Per cio che e stato notato intorno all' intestino ten f , pa- re eh' esso si riduca al solo ileo , e che in un con 1' esofago, e lo stomaco manchi il duodeno, ed il digiuno, conciossia- che e il calibro, e la lunghezza e la struttui'a dell' intesti- no tenue esistente cio suggeriscono e favoreggiano . II tube alimentare poi non ricompariva che alia fiiringe, la quale dalla base del cranio estendevasi fino alia meta circa delle cartilagini aritenoidi della laringe , dove formava un cieco fondo in cambio di continuarsi nell' esofago non esistente . La si vede posteriormente aperta per lo lungo nella Fig. 4, Tav. 22. Apparisce alquanto piix piccola e stretta dell' ordi- nario , e nulla offre di rimarchevole nella parete posteriore : superiormente vi si veggono ai lati gli sbocchi delle tube Eustachiane, il sinistro dei quali e il solo ben patente e con- ducente ad un canale che mette nella cavita del timpano , mentre il destro e appena discernibile, e mette in un canale esilissimo della lunghezza di cinque millimetri, nel quale in- trodotta una setola , poi del mercuric non si sono potuti far riuscire alia cavita timpanica . La parete anteriore e imper- fettissima : il velo pendolo palatine e atrofico ed e rappresen- tato dalle due porzioncelle o meta c, c. Fig. cit. Tav. cit. 364 LuiGi Calori Essendo alia fenditura di qiiesto velo assoclata quella del palato osseo, chiaro e die 1' apertura d dell' istmo delle fauci rimane indistinta . Esistono le colonne del palato ab- bastanza sviluppate , intra le quali apparisce da ciascun lato im' amigdala, o tonsilla piccolissima. Infcriormcnte cospicua e la radice e de.lla lingua , sotto cui vi lia nil bozzo dell' epi- glottide, poi una laiga rima glottidea. Passando nella cavita orale, questa gia forma un tutto continuo con le fosse na- sali : la parte, che pin vl e svilnppata, e la lingua, la qua- le lia una giacitura obliqua, e col sue margine sinistro s' in- tromette nella fenditura del palato osseo. Apparentissime so- no le sue papille e glandolette lenticolari ed il forame cieco, non meno che i tubercoletti che sorgono dai lati del suo frenulo e che portano gli sbocchi dei detti Wartoniani . Le arcate alveolar! che separano la cavita oi-ale propriamen- te detta dal vestibolo non mostrano alcun dente spuntato dalla gengiva che copre gli alveoli , ma tntti li contengoiio in germe. Nel vestibolo le labbra, quantunque il superiore sia fesso, nondimanco hanno amendue il loro freno, imperoc- che la fenditura di quello non e mediana , ma laterale . Sono guernite nella loro faccia interna di molti follicoli mucipari: nelle pareti lateral! esiston pure di detti follicoli e gli sboc- chi dei condotti Stenoniani. Le glandole parotid i , le sotto- mascellari , e le sottolinguali sono sufficientemente sviluppa- te. Non importa notare, essendo chiaro e manifesto per se, che la bocca e la faringe descritte, siccome alfatto separate dal restante del tubo intestinale per la mancanza di un as- sai lungo tratto del medesimo, addivenivano naturalmente estranee al tubo medesimo, ed alia principale funzione, cui sono destinate , e non potevano nel caso nostro che servire di vestibolo , o cavita comune all' organo respiratorio e vocale, all' organo dell' udito. Ma basti su cio, torniamo air addome . Dietro gl' intestini non vi ha piu altra parte che i reni succenturiati /, /, Fig. 5. Tav. 23 , i quali sono ai lati della vena cava inferiore 30, all' andamento spirale di cui si ad- dattano , particolarmente il sinistro : sono piccoli , giallastri , granosi , ne mi e riuscita ben palese la loro cavit^ , e molto StORIA DI UN FeTO EC. 365 pill r umore, che questa suole racchiudere . La vescica ori- naria u esiste tutta sola, ed e lunga, stietta, contratta . La sua figura e quale a feto si addice, e cosi anche la sua col- locazione poiche ascendeva fin verso 1' ombellico. Le sue pa- reti sono grosse e ben carnose , e moltiplicate e pronunziatis- sime sono le pieghe o colonnette della sua interna superficie. Angustissima e la sua cavitu, e nulla racchiude. Dalla parte media della sua sommita o fondo parte 1' uraco che e corlo e impcrvio, e dal suo collo gia anteriormente abbracciato da una piccola prostata parte 1' uretra sottile, ma pervia ed a- perta esteriormente all' aplce della ghianda. Rispetto gli or- gani genitali nulla rinviensi che si scosti dal normale . Mancando il cuore, i vasi sanguiferi hanno presa una nuo- va disposizione e vanno senza certe complicazioni tutte pro- pria di uno sviluppo perfetto . Esistono due vena ombellica- li, una maggiore e superiore r,r^ Fig. 2. Tav. 22, altra mi- nore ed inferiore u ibid. - 49, Fig. 5. Tav. 23, la quale do- pe essersi anastomizzata mediante il grosso ramo iliaco36con la vana cava inferiore 30 si piega ad arco, e penetra nel- r arto inferiore sinistro dove diramasi. La vena ombellicale maggiore r,r. Fig. 2, Tav. 22, - p,p. Fig. 3. Tab. 22. met- te dapprima alcuni rami cha s' impiantano nei muscoli ad- dominali, poi alcune venuzze al polmone addominale, ed in ap])resso le due vene meseraiche , o intestinali n,o, la pri- ma 11 piu grossa destinata all' intestino tenue gig-, la seconda mano grossa destinata all' intestino crasso h,h, ed in fine la cospicua vena polmonale m appartenente al polmone mag- giore o toracico c . Nel metter che fa questi rami 1' ombel- licale r^r. Fig. 2, Tav. 22, descrive una inflessione a modo di S tendendo verso la sinistra , e la colonna vertebrale , do- ve pervenuta ( vedila in 29, fig. 5, Tav. 23) si divide in quattro cospicui rami tre superiori, ed uno inferiore . Que- sto 6 il piu grosso , e rappresenta la vena cava inferiore 30 , la quale discende spiralmente, o a zig zag fra i reni suc- centurati e suUe vertebre lombari fin verso la base del sa- cro , dove biforcasi nelle iliache primitive , nel quale tragitto somministra le vena lombari a le capsulari dalla quail ascono le vene testicolari, o spermatiche. Delle iliache menzionate 366 LuiGi Calori la destra 35 si comporta secondo il consueto dividendosi in iliaca interna cd esterna diraniate alle solite parti ; ma la si- nistra 36 manda poco dopo 1' origine il ramo 37 alia region lonihare, poi si anastomizza con il ramo 32 proveniente tan- to dalla cava iiiferiore 30, qiianto dalla capsulare 31; in a- presso da 1' iliaca interna e giunta alia reglone inguinale in- vece di prolungarsi nella coscia e diramarsi per I'arto inferio- re termina innestandosi nella minor vena ombellicale 49. Gli altri tre rami della vena ombellicale maggiore 29 sono ascendenti , due dei quali gono superficiali , e costituiscono le due vena cave superiori 39, 40, I'altro 38, 38, e pro- fondo imparl, analogo alia vena aziga, conciossiache vi si inseriscono le vene intercostali . Le due cave superiori 39 , iO, sono nella origine riunite insieme, ma subito separansi, ed ascendono divergendo. II loro calibro e inferiore a quello della cava 30 descritta, ed e superiorc di quello dell' aziga. Nel loro tragitto toracico non danno alcun ramo, e solo alia base del collo ne somministrano al rudimento di spalla ed al- io esterno del torace, poi degenerano in jugulari che diremo comuni 42,45, perche formate dalla jugulare esterna 43, 48, e dalla interna 44,47, di ciascun lato. Le arterie om- bellicali sono pur esse al numero di due come al solito , ma lianno una disuguale grossezza , poiche la sinistra 1 e molto piu sottile della destra 4. La prima e satellite della minor ve- na ombellicale 49 , e porti che ha alcuni ramuscelli alia ve- scica orinaria, ed altri rami che si approfondano nella pelvi scorrendo per la fossa iliaca sinistra, e che mediante esili di- ramazioni profonde si anastomizzano con rami procedenti dair aorta, si ripiega ad arco verso 1' arto inferiore corri- spondente, nel quale va a diffondersi. L' arteria ombellicale destra 4 molto piii cospicua della sinistra, penetrata nella pelvi da 1' arteria iliaca esterna 6 , ed i rami 5 abbraccianti r origine della vena iliaca esterna, e rappresentanti 1' arteria ipogastrica: poi asccnde lungo il lato intenio del muscolo psoa sinistro , come iliaca primitiva , e giunta alia colonna verte- brale nella region dei lombi degenera in aorta 8, 8, 8, la qua- le ascende sui corpi delle vertebre lombari e dorsah fino al- ia base del collo dove biforcasi nelle carotidi comuni . In StORIA DI UN FeTO EC. 367 questo suo tragitto da le arterie 9, 10, che sono due lomba- ri sinistre, ed altri rami di simil genere da ciascun lato, le arterie testicolari o sperniatiche 11,12; le due arterie me- senteriche o intestinali 13,13; le capsulari; le intercostali inferiori , di cui in 15 si vede la sinistra; 1' arteria polmona- le 14, che si divide in due rami (Vedi fig. 3, Tav. 22 ), u- no piu grosso destinato al polmone toracico, 1' altro molto pill sottile che va al polmone addominale ; la cospicua arte- ria 16 Fig. 5, Tav. 23, ascendente sui corpi delle vertebre dorsali a destra dell' aorta , e che ripete quest' arteria ed e satellite alia vena aziga 38, 38 che vi si trova a destra, la quale arteria 16 genera tutte le altre intercostali non meno che r arteria 17' analoga ad una succlavia sinistra, continua col ramo 17, che e il ramo terminale sinistro di essa arteria 16, il quale per certo tratto corre sotto la sostanza legamen- tosa dei corpi vertcbrali corrispondenti . Ad ultimo 1' arte- ria aorta dh. il ramo 19 che si porta alia spalla destra e si as- socia alia vena 41 , con la quale va a distribuirsi e per la spalla medesi ma e per le pareti toraciche, onde vuolsi con- siderare come una succlavia destra . Le carotidi primarie 20 , 27, non hanno amend ue la medesima grossezza, avvegnacche la sinistra 20 offie un calibro che supera di alquanto quel- le della destra 27, dalla quale, vicin vicino alia sua ori- gine dair aorta, esce 1' arteria bronchiale o tracheale 28, u- nica esistente. La divisione in carotidi secondarie, facciale e cerebrale, a propriamente parlare non ha luogo massimamen- te a sinistra: soltanto a destra vi ha 1' arteria 21, che e r occipitale, la quale somministra rami alle parti cui suole distribuirsi, si approfonda e penetra nel cranio facendosi stra- da pel grande foro occipitale, e divenuta ad un tempo e ver- tebrale e cerebrale e la sola arteria , che abbia ritrovata di- stribuentesi pel cervello (vedi Fig. 7, Tav. 25). Gli altri ra- mi delle carotidi non offron cose degne di rimarco salvo che a destra manca 1' arteria tiroidea . La struttura dei vasi san- guiferi descritti e normale in quanto al numero delle lore tonache , ma le vene non hanno valvole : fatto notevolis- simo , che e in pieno accordo con la mancanza del cuore , e che ne fa sospettare , che sia in causa di un qualche 368 LuiGi Caloei canibiamento nella direzione del corso del sangue si nelle arte- rie che nelle vene. E per veritd se si ritiene che il sangue per le arterie ombellicali vada dal teto alia placenta, e che ad es- se ritonii per le vene ombellicali, verri di conseguenza, che detto liquido passi nci rami , che da queste diramansi pel corpo fetale , e lo trasportino a tutte le parti del corpo me- desimo, donde retrocedera per le arterie, e ritornera alia placenta: per il che le vene assumerebbero 1' uffizio delle arterie ( nel che fare non sarebbero impedite, mancando le valvole ) ed in pari tempo alle arterie il loro cederebbono : che se poi questo cambiato uffizio dei due ordini di vasi san- guiferi non vuolsi ammettere , converra allora porre , che il sangue refluo dalla placenta vada al feto per le arterie om- bellicali, ed alia placenta ritorni per le vene omonime. Ad ogni modo non si puo a meno di ricorrere ad una invertita direzione del corso del sangue sia nei vasi arteriosi e venosi del corpo mostruoso , sia nei vasi arteriosi e venosi della placenta per ispiegare nel caso nostro il circolo sanguigno. A complemento del sistema vascolare diro alcuna cosa in- torno i vasi linfatici. Ho gii sopra menzionato una elegante rete di vasi linfatici , ond' era coperto il polmone piii volumi- noso, o toracico, e che si vede delineata nella Fig. 2, Tav. 22. Aggiugnero che spogliando della pelle gli arti addominali lio riscontrato somiglianti reti nella regione inguinale , e nella sommita della coscia, e molti vasi in comunicazione con es- se, i quali prolungavansi verso il piede, ma cosi tenui che non mi hanno permessa 1' introduzione di un ago per injet- tarli . Quantunque fossero cosi apparenti , i tronchi loro che sboccano nelle vene, hanno fallita qualunque mia piu dili- gente ricerca . Lo stesso debbo ripetere per le glandole lin- fatiche : neppur una ho potuto trovarne nelle regioni , ove in maggior numero si adunano, come agli inguini, entro I'addome ed il torace, alia trachea, ai bronchi, al collo, alia testa, fra le lamine del mesenterio ec. E pro habile che reti linfatiche ne tenesser le veci . L'organizzazione del mostro fin or disvelata e certamente quella di un Paracefalo, e di un acefalo ; ma facendosi ad osservare 1' asse cerebro-spinale e particolarmente il cervello, StOUIA DI UN FeTO EC. 369 trovianio die ella plu che mai si eleva e nobilizza , e fa uno strano contrasto col degradarnento che ci ha fin qui pre- sentato. Fii detto, ed e ripetuto da alcurii anclic opgigiorno , che niostri acardici ed acefah soiio sinonimi . Ma liandata la storia delle mostruosita, e rinnovatisi i fatti contrari che avevano osservato gli antichi , si e dovuto cambiar di senteii- za, e 61 e posto, la mancanza del cnore non includere neces- sariamente ({uelia della testa, la quale quaudo esista , e sem- pre imperfettissima e non racchiude che rudiinenti di cer- vello consociati per lo piu a raccolte sierose : di che rcca cseuipi lumiiiosi la famiglia del Paracefali stabilita dal signer Isidoro Geoffroy Saint Hilaire. Frai quali eseinpi pero , e fra altri registrati da varii autori in opere periodiche da ine con- sultate non ho trovato uno, che faccia non diro vedere ma presentir solo che mancante il cuore esister possa un cervello voluminoso , abbastanza sviluppato , riempiente un cranio as- sai capace , e se non normalissimo , formato degli elementi, che a perfetto cranio si addicono, e che hanno fatti rilevanti progressi nello sviluppo. Un fatto di simil natura ci vien porto dal mostro che descrivo; ed e questo fatto, che forma il grande contrasto sopra accennato mettendo il mostro fuori della sfera dei Paracefali e rendendolo inclassificabile nelle odierne clas- sificazioui in onore, nel mentre che pone anche il suggello a quel vero, che mostrisenza cuore ed acefali non sono sinonimi. Aperto il cranio, e la teca vertebrale e messo alio sco- perto r asse cerebro-spinale, come nella Fig. 6, Tav. 2i, sgorgo nel tagliare la dura madre e 1' aracnoide una quan- tita di siero un po' maggiore della consueta , il quale altro non era che fluido encefalico-rachidiano che bagnava 1' e- sterna superficie dell' asse indicate. Per tale dissezione ap- pariscono all'occhio tutte le principali divisioni del medesi- mOj vale a dire il cervello propriamcnte detto, o emisferi ce- rebrali /, /r, ii cervellello /, la midolla allungata m, e la spi- nale n,o. 11 primo, o il cervello propriamente detto occupa solo con la sua vistosa mole quasi tutta la cavita del cranio discendendo ancora nella fossa occipitale inferiore o cere- bellosa a detrimento del cervelletto, imperocche le due meta laterali del tentorio //,/«, arrestate nello sviluppo e rimaste T. II. 47. 370 Luici Calori a grande distanza dalla linea media , e disgiunte vi avevano lasciato largamente aperto 1' adito. La figura di qucsto cer- vello e ovoide con la grossa estrcniita anteriore, con la sot- tile posteriore. II suo dia metro antero-posteriore e di sette centimetri, e di due in tie millimetri, il trasverso misurato iiel piinto della maggior larghezza, clie corrispondc ai lobi sfenoidali, e di sei centimetri e tre millimetri: la sua altezza varia dai tre ai sei centimetri verso la parte media , e supe- ra anche codesta misura in corrispondenza dei prefati lobi . Era poi moUissimo a modo del cervello dei feti , ed appcna coerente, onde piccolissime trazioni bastavano a produrvi una qualche lacerazione : 1' alcool concentrate nel quale lo immersi, ed entro il quale convennemi sezionarlo, valse as- sai poco a renderlo duro quanto sarebbe stato bisogno. Tac- cio del peso non avendo potuto fame esatto esperimento in causa della notata mollezza che ne rendeva difficile e peri- coloso il maneggio , e della perdita di parti dopo la sezione. Nella regione superiore di questo cervello apparisce la grande scissura longitudinale , die lo divide nei due emisferi i.,X-, la quale nel mezzo ed anteriorniente devia alquanto dalla li- nea media e tende a sinistra, ragione per cui 1' emisfero destro e un poco piii voluminoso dell'altro. Codesta scissura separa gia come al solito i due emisferi in tutta la loro pro- fondita nella parte anteriore e posteriore , e non nella me- dia, quantunque manchi il corpo calloso, ond' essa si conti- nua con le cavita cerebrali, o ventricolari , e con la fessura del Bichat. La faccia interna per cui gli emisferi si toccano, e piaua e senza circonvoluzioni (vedi in n, lig. 8, Tav. 25.), ma r estcriia e convessa e tondeggiante e porta ovunque ben disesnate le circonvoluzioni e le anfrattuosita in forma- zione, numorose e assai varie nei due emisferi. Percorrendo dallo avanti alio indietro la regione inferiore o base del cer- vello si trova la parte anteriore dtilla grande scissura longitu- dinale separante i lobi anteriori di ciascun emisfero (Vedi Fig. 7, Tav. 25.), ai lati della tpiale sono pronunciatissimi i solchi pei nervi olfattori, il labbro intcrno dei quali solclii e molto saliente, ed insinuavasi nell' incisura, o foro condu- cente alle fosse nasali situato nella parte media della fossa StORIA DI UN FeTO EC. 371 anteriore dcUa base del cranio. Al di .lietro di questi solchi vi hanno le fessure del Silvio, una per ciascun ernisfero, distin- guenti 1 lobi anterior! a,a\ Fig. 7, Tav. 2.5. dai niedii h, h\ degh rniisfen . Fra le due fessure del Silvio dovrebbe appa- nre d cluasma dci nervi ottici, ma in suo luogo trovasi al- quanta sostanza cinerea, dai lati della quale escono poi i tronchi dei detti nervi o, o', cosl che sembran nascere da es- sa . Questa sostanza si continua superiormente col tuber ci- nereutny; dai quale producevasi I'infondibolo unito alia hy- pophysis o glandola pituitaria o Fig. 13, Tav. 25, rimasta a- dereiue alia fossa pituitaria della base del cranio . Mancano 1 tubercoh mamillari o candicanti, mancanza che diraostra iion esservi alcnna necessaria relazione di sviluppo tra que- sti e il tuber cinereum , che che ne dica Valentin in con- trano . Esiste la sostanza perforata del Vicq d' Azyr circo- scntta lateralmentc dalle gambe e,e\ Fig. 7, Tav. 2.5, del cerveIlo,e continua anteriormente col tuber cinereum. II ponte del Varolio , o protuberanza anulare e cosi rudimenta- na, atrofica, che appena se ne scorge uu indizio in alcune hbre trasversah / . Al di dietro della estremita inferiore ed interna della fessura del Silvio si vede da ciascun lato il sol- co longitudmale limitato alio esterno dai lobo medio, o slenoidale , alio interno dalle gambe del cervello , il quale solco dovrebbe posteriormente continuarsi con la fessura tra- sversa situata sotto il ginocchio o margine posteriore del cor- po calloso, ma per la mancanza di questo corpo non essen- dosi lormata detta fessura , il solco longitudinale mette di- rettamente nelle cavita cerebrali, e confondesi con la scissu- ra separante i due emisferi , ed e 1' unica parte distinta del- la fessura del Bichat. Le larghe doccie d, d\ finitime inter- namente e anteriormente col solco longitudinale descritto li- mitano i lobi medii o sfenoidali b, h\ dai posteriori, od occi- pitaii c, c, e fan parte di questi. Codeste doccie venivano lormate dalla impronta delle due meta lateral! h. //, Fig. 6, Tav. 24, del tentorio, che esse per cosi dire accoglievano' Uetti lobi occipitah poi completamenle fra loro divisi dalla estremita posteriore della grande scissura longitudinale del cervello sono secondo il consueto piu piccoli degli altri. e 372 LuiGi Calori piu sottili e puntuti del solito; onde i lobi medii appariscono viemaggiormente prominenti e larghi. Malgrado pero tali imperfezioni coprono essi il cervelletto rudimentario , e la midolla allungata. Sezionato il cervello dall' alto al basso con F ordinario ta- glio orizzontale, e levata la meta siiperiore circa degli emis- feri , com' e espresso nella Fig. 8, Tav. 25, sono immedia- tamente penetrate nelle maggiori cavita cerebrali, o nei ven- tricoli laterali, ed ho in pari tempo conosciuto , che oltre il corpo calloso mancava il fornice , o volta a tre pilastri, il set- to lucido, il centre ovale del Vieussens, e che la tela coroi- dea r, rimaneva alio scoperto, o tutta esteriore di interna che avrebbe dovuto essere, segnando il limite della grande fessura separante gli emisferi ed il termine dei due solchi longitudinali sopra descritti . Pei notati mancamenti avviene , che i ventricoli laterali, e precisamente il loro piano siipe- riore vada senza le pareti superiore ed interna, ond' essi ven- tricoli rimangono affatto indlvisi e largamente comunicano con la grande fessura poc' anzi nominata . Questi ventricoli quindi non chiusi , ed indistinti formano una cavita molto ampia di figura assai difficile a determinarsi con esattezza, in cui non ostante ravvisansi le tre corna proprie di ciascuno di essi , e la divisione in piano superiore , ed in piano inferio- re . II primo di questi piani e quello veramente, che rende cosi enorme la capacita dei ventricoli in discorso . Molto al- largato alio interno non si presenta piu tanto ristretto ester- namente come veggiamo a perfetto sviluppo , ma e ben piu largo, e non piu angolare per la deficienza del corpo callo- so, alia quale associandosi quella del centro ovale di Vieus- sens viene a sostituirsi alia parete superiore che manca, la faccia interna foggiata a volta di ciascheduna meta asporta- ta degli emisferi cerebrali ( vedi Fig. 8, Tav, 25.). Prolun- gato nei lobi anteriori forma le corna anteriori o frnntali , Fig. 11, Tav. 25, scavata in vi- cinanza del punto, ch' essi gettansi nel cervelletto. La porzione di asse cerebro-spinale chiusa entro lo sne- co vertebrale, la midolla spinale (vedi Fig. 6, Tav 24 ) si estende dal grande foro occipitale fin verso il sacro, ed e lunga sette centimetri e mezzo circa. Presenta lengierissime intlessioni laterali di modo che inclina a piegarsi a foggia di S Inegolarmente cilindrica e piu o men grossa secondo i di- versi punti di sua estensione non manca di alcuna delle sue intumescenze, cervico-dorsale , e dorso-lombare , quan- tunque mancluno gli arti toracici. La prima pero e molto men voluminosa che in istato normale, e porta nella faccia postenore una notevole doccia, o depressione longitudinale quasi secondo calamus scriptorius , che misura la lunghezza della porzion cervicale della midolla e termina alia parte su- periore della dorsale, dove si continua col solco medio poste- nore Anteriormente questa intumescenza non ha nulla di si- nule (vedi Fig. 7, Tav. 25.) ed apparisce un poco piu stret- ta, od e meno espressa che posteriormente. Normale e 1' in- tumescenza dorso-lombare nascostacome al solito in gran par- te dai nervi lombari e sacri costituenti la cosi detta coda e- quma. La porzione di midolla intermedia a queste due intu- mescenze, che corrisponde alia regione dorsale, non offre nulla dinraarchevole. Esiste il legamento coccigeo che fissa la midolla al coccige, ed il legamento denticolato, che 1' an- nette alia dura meninge. Sezionata orizzontalmente la midolla T. II lo ^- "■ 48. 378 Luici Calori / in varii punti per vedere se persisteva il canale di Morga- gni, ho riscontrato nelle regioni dorsale e lonibare una vena longitudiiialo di qualche grossezza , or pin, or meno centra- le la quale si era riempiuta d' ictiocolla colorata in rosso di che aveva injettati i vasi sanguifcri del mostro, e che forse corrispondeva al ventricolo reccntemente descritto dal Fovil- le , o ai pretesi ventricoli ammossi dal Gall : il canale di Mor- gagni era scomparso nelle dette porzioni , e soltanto nella cer- vicale potcva credersi ne esistesse uii avanzo rapprescntato dalla doccia , o depressione posteriore di cui si e sopra par- lato, e di cui appare una sezione nella Fig. 12, Tav. 25, do- ve si vede come i cordoni posteriori della midolla rimango- no didotti, e che difettivi sono i cordoni medii posteriori, per cui nasce un largo solco angolare , che sarebbe aperto posteriormente, se non vi passasse sopra la pia madre spinale c ,a,b , che lo converte in una cavita cieca triangolare y, la quale non e dessa gia a mio credere che appartenga al detto canale , o lo costituisca , ma bensi la depressione , o doccia esteriore, che viene nella pia meninge per lo adattarsi che fa al solco angolare prefato . Le due sostanze che entrano nella composizione dell' as- se cerebro-spinale , la grigia e la bianca erano perfettamente distinte e distribuite secondo il solito. Diifatti gli emisferi cerebrali , ed il cervelletto erano coperti di un velamento grigio, che nei primi aveva la grossezza di un millimetro circa: acervi di sostanza grigia costituivano il corpo nascon- dente il chiasma dei nervi ottici, il tuber cinereum, 1' in- fondibolo , la glandola pituitaria od hypophysis, la sostanza perfoiata del Vicq d' Azyr : la detta sostanza abbondava nei talami ottici, nei corpi striati coi detti talami confusi, entro i tubercoli quadrigemini, e le gambe del cervello : entro i corpi olivari era poco copiosa : nella midolla spinale, special- mente nelle porzioni dorsale e lombare mostrava benissimo le tre porzioni, la trasversa cioe e le due laterali curve in modo da guardarsi con le loro convessita. L' altra sostanza, la bianca gia formava un tutto continuo, e dalle due meta della midolla spinale ascendeva nei corpi piramidali, olivari, f restiformi della midolla allungata , dai quali corpi passava Stoiua di ln Feto EC. 379 per la maggior parte nelle gambe del cervello, nei talami ot- tici, nei corpi striati espandendosi negli emisfcri cerebrali, e per la minor parte nei cervcUetto e nei tubercoli (juadrige- mini, e da qnesti ai talami ottici, ma nessuna significante porzione di essa ripicgava verso la linea media per comporre le commessure, delle quali diffettava si puo dir quasi per in- tero la porzione di asse cerebro-spinale rinchiusa nei cranio. Quale potente obbjezione non e questa ijU' opinione di Gall, che vuoie clie la sostanza grigia sia madre, o matrice come dicono dcUa bianca , e che questa tanto piii si sviluppi e ci-e- sca, quanto quella e piu copiosa! Abbonda nei caso nostro la sostanza grigia nei talami ottici, nei corpi striati, e coper- ti pur ne sono gli emisferi cerebrali, e il cervelletto ec. , non ostante il corpo calloso , la protuberanza anulare , e le altre cerebrali commessure, che sono formate dalle fibre conver- genti che dalla sostanza grigia delle nominate parti cefaliche ripiegano e vanno ad unirsi suUa linea media, non esisto- no . Prova evidente che non vi ha alcuna dependenza delle due sostanze 1' una dall' altra nella loio formazione . L' asse cerebro-spinale descritto , quantunque abbia tutte le notate imperfezioni , presenta pero una formazione rego- lare in quanto alle parti che lo compongono, e se e diffet- toso il suo sviluppo per 1' eta del feto, cui apparticne , torna poi eccessivo piii che mai per un mostro acardico , senza tanta parte di apparato digerente , e di visceri uropojeti- ci; per un mostro che sotto il rapporto di questi niancamen- ti potrebbe servir di transizione ai mostri acefali. Insisto so- pra questa particolarita, che parmi tanto eccezionale in Te- ratologia, e direi anche nuova, se nuova oggigiorno si doves- se ritenere qualunque osservazione , che non leggiamo nei libri che uom puo appo noi consultare, per recenti e giudizio- si che sieno, e nulla trascuranti di tutto cio che e conosciu- to intorno all' argomento : insisto sopra tale particolarita per la sua grande importanza, imperocche smentisce, che I'as- se cerebro-spinale come primo ad apparire nei feto influi- sca, perche il cuore si formi, come questo non influisce suir organizzazione di quello , cssendo che ognuno ha in se la causa di sua formazione , ne 1' uno pu6 riconoscerla 380 LuiGi Calori dair altro; insisto, perch^ distrugge a pieno 1' erronea opi- nione , che mostri acardici ed acet'ali sieno una mcdesima cosa; insisto in fine, perche addimostra la necessity di creare nella classificazione del Signer Isidore GeofFioy Saint Hilaire una famiglia di mostri che preceda quella del Paracefali , ca- ratteri della qual nuova famiglia saranno Ic condizioni del si- stema sanguifero, dell' apparecchio digerente ec. consimili alle osservate nei Paracefali e nel nostro mostro, piii un cer- vello abbastanza voluminoso e sviluppato, ed un risponden- te sviluppo di cranio che lo riceva e protcgga . In quanto ai nervi ed agli organi dei sensi, diro che vi hanno non poche imperfezioni e mancamenti. Dei nervi cere- brali si annoverano i seguenti . Gli olfatori «, «, Fig. 7. Tav. 25, mollissimi, cavi nel loro ganglio, dond' escono filamen- ti tenuissimi e scarsi penetranti in un apparecchio olfato- rio rudimentario, e sguisato per spargersi sulla membrana Schneideriana delle due meta disgiunte di setto, o lamina perpendicolare dell' etmoide , e sui turbinati superior! picco- lissimi : gli ottici o, o, sottili, atrofici, dei quali non ho po- tuto chiaramente vedere il chiasma e seguire i tronchi fino ai talami ottici ed ai tuberculi quadrigemini , e che sembrano nascere particolarmente da un acervo di sostanza grigia si- tuate nel luogo del chiasma predetto. Entrati nelle orbite po- chissimo capaci vanno ad annettersi al rispettivo bulbo o- culare molto stretto ed allungato si che sembra una conti- nuazione del nervo ottico corrispondente rigonfiatosi a mo- do della mazza di una clava, rigonfiamento sepolto in un ammasso di pinguedine che riempie 1' orbite, e nel quale rav- visasi alquanta sostanza fibrosa, ma non muscolare. II bul- bo oculare cosi contratto e ridotto e duro; e tagliato apparisce composto di una sclerotica assai grossa chiusa in avanti da una specie di cornea lucida, non piii trasparente, deforma- ta, grossa pur essa e dura; di una membrana nereggiante ravvolta che riempie la cavitd della sclerotica . Ogni altra parte del bulbo manca, o non e disccrnibile. II terzo ed il se- sto pajo dei nervi cerebrali non esistono: vi ha il quarto p^p' , Fig. 7, ~ r, 5, Fig. 13. Tav. 25 , il quale a mano a mano che si accosta all'orbita, vieppiii ingracilisce finche divenuto piii StOBIA DI UN FeTO EC. 381 che capillare si perde verso la fessura sfcno-orbitale nella du- ra rnadie. II fascio di nervi q^q' Fig. 7, Tav. 25, staccan- tesi dai lati della niidolla alliiiigata coinprende il quinto pa- jo, ii settimo, o nervi facciali, e l' ottavo, o nervi acustici, le quali paja di nervi non l)en separate fra loro per la man- canza della protuberanza anulare sono poi distintissjme alia base interna del cranio, dove in f, «, Fig. 13, Tav. 25, si scorge il quinto; in v,y, il settimo; in z, &, 1' ottavo. II quinto pajo formato delle sue due porzioni la gangliare cioe ed il nervo crotafitico-buccinatorio di Palletta , si partiva con la gangliare nei soliti tre rami, l' oftalmico distribuentesi alia glandola lagrimalc die esisteva in ruclimento, al sacco lagri- male, alle palpcbre, al naso, alia fronte, ma non al bulbo dell'occhio; il niascellare superiore ed inferiore distribuentisi amendue normalmente ; cosi anche il settimo, o nervi facciali. L'ottavo pajo o nervi acustici non si distribuivano cbe ad un vestibolo membranoso, unica cavita esistente del labirinto, nella quale pero apparivano tre fossette circolari indicanti r iniziamento, o le aperture dei canali semicircolari , che in nessun niodo eransi sviluppati : mancava la chiocciola. Co- desti difFetti trovavansi in relazione con quelli dell' orecchio esterno e del medio ancora , o cavita del timpano totalmente separata dal labirinto per una rinia di disgiunzione (Vedi fig. 15, Tav. 26) ; ne ci erano le fcnestre ovale e rotonda. Delle due cavita timpaniche poi la destra era piii piccola ed im- perfetta della sinistra , ne era chiusa alio esterno dalla mem- brana incassata nel quadro del timpano non esistente , ma dal periostio che vi passava sopra , lo che era in accordo con la mancanza del meato uditivo esterno; ne offriva la ca- tena degli ossetti, ma due soli sesamoidei s fig. cit. -Tav. 26 . Se la sinistra era piii capace e andava fornita del quadro timpanico t in cui stava incassata la membrana del mcdesimo nome, non vi era poi che il martello u, che colla testa erasi saldato alia porzion squamosa del temporale ed aveva il ma- nico non ossefatto . Giova notare die per organi uditivi co- si imperfetti , o poco sviluppati i nervi acustici r, &■ , Fig. 1 3, Tav. 25 mostravansi di una grossezza enorine. Rispetto gli nltri nervi cerebrali , si trovano )e radici o fib tenuissimi 382 Luioi Calori r,r'. Fig. 7. Tav. 25 - 1,2, Fig. 13, Tav. 25, die rap- presentano forse il nono ed il dccimo pajo o semplicemeiito il primo, nel qual caso la mancanza del vago sarebbe assoc- ciata con quella dell' accessorio del Willis, del quale non si rinviene traccia da nessun lato, cio oho e in rapporto con lo stato quasi interamente aponcurotico dei muscoli stcrno- cleidoniastoideo e trapezio , in disarnionia con la struttura e- ininentemente muscolosa della faringe. Le dette radici o fdi poi appena usciti dal cranio si uniscono merce filuzzi col gan- glio cervicale supeiiore 60, Fig. 5, Tav. 23, del nervo gran- de simpatico, ed in appresso col tronco 52 che si vede ta- gliato , ed c il nervo grande ipoglosso , o duodecimo pa- jo sviluppatissimo , il quale recandosi verso la lingua manda- va un ramo cospicuo alia laringe , analogo al laringeo supe- riore, normalmente somministrato dal vago, il quale laringeo avanti di penetrare nella laringe stessa metteva , ma soltanto a sinistra, un esilissimo filamcnto discendente lungo Taspe- ra arteria , e giunto ai bronchi primari anastomizzantesi coi plessi polmonali dati dal nervo grande simpatico . In seguito le paja di ncrvi in discorso si continuanonel tronchcttaascen- dente 52', il quale porge ramusccUi al meato uditivo esterno sinistro, ed alia cassa del timpano da ambo i lati, dopo di die si congiunge coi fili interni superiori 63 procedenti dal ganglio cervical superiore del gran simpatico alia composi- zione di un plesso che e il faringeo . Ne dall' uno ne dall' al- tro lato ho rinvenuto il tronco del nervo vago : esso in un con le sue diramazioni mancava interamente . Con la quale inancanza credeva , la natura avesse voluto suggerirmi il per- che non si era formato il cuore , 1' esofago , lo stomaco ec. nel nostro mostro, c andava meco stesso conghietturando , die il vago fosse il nervo esclusivo, esscnziale delle dette parti , e visceri , e che ne determinasse e correggesse la for- mazione dietro 1' opiiiione emessa dal Tiedemnian, ristretta dal nostro illustre preside al sistema muscolare, e da me ad- dottata in altra scrittura, che nccessaria sia la presenza e r azione dei nervi affiiiche le parti organiche , e gli organi , massimamente i piii nobili, e i piu da vicino attenentisi all'a- nimalitd si formino. Se non che me ne ritraeva i\ considerare. StOEIA DI UN FeTO EC. 383 che quantunque niancasse il vago, ciononostante esistevano i polmoni , i quali sappiamo dall' anatomia normale ricevere il maggior nuniero tli fili nervei dal vago stesso. Essentlo in tale perplessita mi avvenne di ossevvare un fatto, il quale mi tolse in un subito da ogni dubbiezza, e mi lia in pari tempo gettato ncU' animo gravi sospetti suUa veracitii della citata opinione . II fatto e il seguente . In un mostro umano emiacefalo, che m'invio il Chiarissimo Collega Prof. Francesco Rizzoli , alcuni mesi sono, trovai che mancava I'esofago, lo stoniaco, 1' intestino duodcno, il fegato , la milza , il pan- creas, e le altre glandole salivali: vi aveva la faringe, un tratto abbastanza lungo d' intestino tenue, 1' intestino crasso; mancava il cuore: esisteva la laringe c 1' aspcra arteria, che nella estremiti inferiore molto si assottigliava , e portava un piccolo corpo rossigno della grandezza di un fagiuolo, il qua- le era im rudimento di polmone : dalla parte sinistra della detta estremita mandava un' appendice cellulo-membranosa impervia, che andava a continuarsi e confondersi con un abbondate cellulare contenuta nel torace piccolissimo, e non chiiiso in avantl dallo sterno . Ad onta di tanti diflfetti di for- mazione e di sviluppamento esisteva il nervo gran sinipatico, ed il vago da ambo i lati con questo die il vago destro era sviluppatissinio , ed inviava i suoi rami alia faringe , alia la- ringe, alia trachea, al rudimento di polmone, all' appendi- ce cellulo-membranosa ed al tessuto cellulare toracico, e ter- minava unendosi coi nervi dell' intestino tenue ; il vago si- nistro era molto men sviluppato e non oltrepassava il rudi- mento di polmone. Ho voluto portare la preparazione da- vanti air Accademia acciocche Ella sia testimonio oculare di quanto ho narrate . Che concludere intanto da questa coii- traddizione di fatti , so non altro che il vago , ed aggiugnero anche il gran simpatico nnn hanno alcuna influenza sulla for- mazione dell'esofago, dello stomaco, del duodeno, del fegato, del pancreas, della milza, del cuore, dei polmoni, come tutti questi organi o visceri non ne hanno alcuna sulla formazione dei predetti nervi, e che e molto dnlilno, che gli altri nervi ne abbiano suUe altre formazioni in genere? E per verita egli e molto difficile ad intendere come un organo possa esercitaro 384 LuiGi Calori im' azione senza che la sua organizzazione , o la sua tessitu- ra sia pervenuta ad un sufficitMite grado di sviluppo . Noi veggiamo, che in istato perfetto il pieno esercizio di ima fun- zione od azione qualunque richiede la perfezione dell' orga- no , e deir apparecchio, clic dcve esorcitarla . Senza qnesta condizione non si manitesta alcun' azione, alcuua funzione. 11 sistenia nervoso non isfugge all' impero di questa legge. L' organogenesi e 1' anatomia microscopica ci apprendono , che esso sistema, quantunque primo a mostrarsi, specialmen- te con la sua parte centrale nella chiglia del Malpighi, pre- senta bensi una forma , ma non gode gia della tessitura , che gli compete, imperocche e composto di meri corpuscoli, o di globuli, o cellule che vogliansi appellare a somiglianza della restante materia organioa del germe o degli altri organi che da questa si vanno lormando. Non e che in progresso di t(!m- po che le cellule si metaniorfizzano in fibre primitive , che co- stituiscono l' elemento microscopico proprio della organizza- zione intima dei nervi . Vien quiudi che quando questa me- tamorfosi non e accaduta , il nervo essendo conformato, ma non organizzato non possa esercitare un' azione od un' in- fluenza; che per lo contrario invece d' influire sulla detta materia perche si converta in organi , e il nervo stesso in- flucnzato da una forza insita nel germe, quella che dal- la materia organioa di questo ne ha fatto uscir la prima for- ma , poi ne ha operata la tessitura , la quale forza altro non e che la forza plastica . Ora quando l' organizzazione del si- stema nervoso e abbastanza innoltrata, quando il microsco- pio ci rivela la presenza delle fibre nervee primitive, quan- do infine abbiamo prove di un' azione che esso esercita nel- r embrione , o nol feto, gli organi c visceri , che nominam- mo sopra , insieme ad una moltitudine di altri si sono gia formati . Ed essendo cosi le cose chi non vede , che sarebbe uno stravolgere le fondamentali fisiologiche verita, volere che i nervi , posto anche che apparsi siano antecedentemen- te nell' embrione, influiscano sulla formazione degli altri si- stemi, degli organi ec, anzi la determinino? I nervi non possono avere tanto potere da determinare la formazione del- le altre parti, come queste certo non ne possono avere per StOUIA DI UN FeTO EC. 385 determinare la formazione di essi;cdiscendendo al particolaro del iiostro mostro la mancanza del vago non si puo in verun modo ritenere quale causa della mancanza di tanti visceri ed organi, come la mancanza di questi non si puo ritenere qualf^ causa della mancanza di quelle ; di che ci avea gia dato pre- sentimento I'esistenza dci polmoni coincidente con la man- canza del vago ; presentimento convertito in certezza dal fatto offertoci dall' Emiaccfalo. Ogni parte, ogni sistema, ogni viscere , ogni organo si forma ex se , indipendentemen- te dalle altre parti , dagli altri sistemi , dagli altri visceri , dagli altri organi, che possano essersi formati in anteceden- za . E questo un dogma dell' organogenesi , che si verifica ovunque . Nella primitiva formazione degli organi non tro- viamo nella materia che li compone , altro che corpuscoli o glohuli, o cellule, che le voglia chiamare, cd una forza infusa in essa materia dal Creatore, la forza plastica. Que- sta con la sua incessante operositu qua trasforma le cellule in fibre or cellulari , or muscolari , or nervee ; Ik le dispone in serie lineari ramificate , e fa che si aprano le une entro le altre , creando dei canali che sono poi o i condotti secreto- ri ed escretori delle glandole negli organi glandolosi, o i va- si sanguiferi si in questi che negli organi di altra indole, quando il fluido circolante, che si splnge a traverso il blaste- ma degli organi, non ne crea esso stesso. Ma una volta che la forza plastica abbia lavorate tante maraviglie sulla materia or- ganizzantesi del germe, invano sforzerebbesi di proseguir la sua opera, e perfezionarla con quel tanto di materiali che detto germe le presta, per cui lo sviluppo e I'incremento de- gli organi non avverebbe se non le fossero sommini strati ma- teriali dal di fuori. AUora le sue opere istesse le divengono ausiliarie e ministre : i vasi sanguiferi conducono agli organi i nuovi materiali venuti dallo esterno : la forza plastica li la- vora, li assimila agli organi, donde il loro sviluppo, il lore incremento , il perfezionamento loro . Quale sia la parte che in tutto cio puo avere il sistema nervoso, e impossibile a dir- lo: tuttavolta se lice argomentar dall' adulto quel, che pud accadere nel feto, vi avra quella parte istessa, che vi veggia- mo avere nella generale nutrizione . Se questa maniera di T. II. 49. 386 LuiGi Calori considerare non dissente dal vero, se il ragionamento e giusto, noi abbiamo provato, che nella primordiale formazlone del- le parti organiche , degli organi non concorron ne punto ne poco o il sistema nervoso , o ii vascolare , o amcndue insieme con la loro azione, ma la sola forza plastica indipendente cer- to dai detti sistemi, onde net casi piii comuni nei quali il nervo e 1' organo insieme mancano, non e stata la mancan- za del nervo la causa della mancanza dell' organo, come la mancanza di questo non vuolsi ritenere per causa della man- canza di quelle, ma e stata la forza plastica che non ha for- mate ne r uno ne V altro; noi abbiamo provate, che nello sviluppe, e nello incremento degli organi e anche la forza plastica che opera, pero non piu sola, ma col sussidio dei vasi sanguiferi e verosimilmente dei nervi, senza di che le ver- rebbon meno i materiali su cui agire; e finalmente dietro i suesposti principj della indipendenza delle formazioni avvalo- rati dai fatti osservati nei due mostri non che dagli argomenti riferiti abbiamo provata la possibilita, che un organo esista senza il suo nervo speciale , e viceversa , procreando la forza plastica 1' organo indipendentemente dal nervo , e il nervo indipendentemente dall' organo . La quale ultima conclusio- ne sembrera a taluno troppo azzardata e strana , ma essa e suggerita dalla teoria e dai fatti . Questi fatti non vi ha dub- bio si nioltiplicheranno , ed un novello ne porge gia 1' Emia- cefalo che avete sott' occhi , dove si veggono i primi rudi- menti dei bulbi oculari senza traccia alcuna dei nervi ottici. Ma di questa non meno che di altre interessanti particolarita non e qui luogo discorrere, e serberommi trattarne piu distesamente nella storia che daro di detto mostro, a Die piacendo, in un altro anno accademico. Intanto fai'o fine a questa digressione ammonendo coloro , che volessero appormi di avere avuto la smania di screditare e abbattere le opinio- ni altrui , che i sinistri interpreti non mancano , che io inve- ce per cio che spetta a sviluppo , e ad incremento le ho non distrutte, bensi puntellate e rafForzate ; ho avuto poi per mio unico scopo di rettificare , anzi correggere le opinioni da me un tempo senza restrizion di sorta adottate, essendo debito di chi coltiva in buona fede le scienze , di confessare i proprj StORIA DI UN FeTO EC. 387 errori quando si scoprono, ne lasciarsi vinceie dall' amor proprio a segno di torturare i fatti per adattarli a precon- cette e false idee. Ma ritornando alia enumerazione e distribuzione dei nervi dice , che i nervi grand' ipoglossi s', s', s, 5, Fig. 7 -•• 3, 4-, Fig. 13, Tav. 2.5sono sviluppatissimi, ed iisciti del cranio (Ve- dili in 52, Fig. 5,Tav. 23) si anastomizzano col ganglio cervi- cal superiore 60 del nervo grande simpatico, e con un plesso che e il cervicale, dipoi con due rami del tronchetto ascen- dente 52'; quindi procedono verso la laringe dove danno il laringeo superiore di cui si e giA parlato, e finalmente si di- stribuiscono per la sostanza muscolare della lingua, 1' unico organo dei sensi coUocati nella trsta ben sviluppato. In quan- to ai nervi spinali (Vedi Fig. 6, Tav. 24 -- Fig. 7. Tav. 25), sono essi diffettivi in numero ed atrofici nella regione cervi- cale e nella dorsale, avvegnacclie nella prima non ve ne ban- no che cinque paja , nella seconda dieci: le loro radici ante- rior! e posteriori confrontate da un lato con quelle del lato opposto non sono tutte ad un medesimo livello , ma general- mente parlando le sinistre sono piu basse delle destre, ed of- frono innoltre gl' intervalli onde sono separate piii frequen- temente disuguali . Non e d' uopo avvertire, che il numero difFettivo e 1' atrofia di questi nervi si accorda perfettamen- te con la mancanza degli arti superior! , con la mancanza, con r atrofia, con lo stato quasi interamente aponeuvotico di molti muscoli del collo e del tronco . I nervi cervicali for- mano ai lati del collo un plesso (Vedi Fig. 5, Tav. 23) che ripetutamcnte comunica col nervo gran simpatico, cogl' i- poglossi, e col vestigio di plesso bracchiale aucora esistente, dal quale plesso cervicale emanano i filament! nerve! dest!- iiati ai muscoli della regione, ed ai tegument! di qucsta e deir anterior faccia del petto. II plesso bracchiale formate dai due ultimi nerv! cervical!, e da! prim! toracic! non da che il nervo soprascapolare , che potrebbes! considorare di- stinto e separato come lo e efFettivamcnte, ed alcun! altri rami distribuentis! pei pettorali, pe! serrati maggiori, per la came che copre 1' anterior faccia della scapola , per la pelle ec. I nerv! intercostal! esili , e di difficile discoprimento 388 LuiGi Calori rimangono sepolti in una cellularc spcssa conformata in mein- brana sottosierosa, e scorrono in canali o semicanali iorma- tisi in consegnenza dell' addossamento , e saldatura delle co- stole pei loro bordi : i rami ch' essi inviano fuori del torace, passano non di rado per fori ossei risultanti dal non essere completa la prefata saldatura in certi punti. La normalita dei nervi spinali non comparisce che nei lombari, cinque per ogni lato , e nei sacri , dei quali pero non ho potuto rinve- nire che quattro paja : si questi che quelli raccolgonsi da cia- scun lato in un fascio considerevole abbracciante 1' intume- scenza dorso-lombare , e costituente la coda equina (Vedi Fig. 6, Tav.24. -- Fig. 7, Tav. 25). Usciti poi dalla teca lom- bo-sacrale s' intrecciano nei soliti plessi lombare e sacro dai quali partono i rami difFondentIsi pegli arti inferiori . Esiste il nervo grande simpatico ( Vedi Fig. 5, Tav. 23), quantunque manchi il cuore , lo che confuta a pieno 1' opi- nione gia dismessa dell' Ackermann (1) che faceva dal cuo- re orlginare il detto nervo. II tronco del simpatico e ab- bastanza grosso e sviluppato da ambo i lati, ma non si esten- de inferiormente al di la del secondo foro sacrale anteriore , dove termina attaccandosi al ramo anteriore del secondo ner- vo sacro , onde rimane aperto , o i due tronchi simpatici non si riuniscono in un ganglio coccigeo gia non esistente, dispo- sizione analoga a quella che ofFre il simpatico dei rettili. La porzione cervicale sembra quasi parte del plesso cervicale, si e confusa con questo (Vedi Fig. 5, Tav. 23) : e fornita di tre ganglii, il superiore 60, il medio 61, e l' inferiore 62 intima- mente unito col primo toracico. II superiore 60 ha le sue ra- dici neir ipoglosso 52, e nei filamenti che si riuniscono nei tronchetto 52': trae anche alcuna fibrilla dal ramo 67, che va al ganglio cervical medio, e che superiormente si puo seguire fino ad una sostanza fibrosa vicina alia sommitadella rocca del temporale , nella quale sostanza s' immerge e sembra tendere (1) De ncrvci systenialis primordiis conimentalio auclore Jacobo Fidele Ackermann etc. Mannliemii et Heidelbergae 1813, -- pag. 77, 117 , 114 clc. StORIA VI DN FeTO EC. 389 al ganglio sfeno-palatino del nervo niascellare superiore, od al tronco di (juesto nervo . Dalla parte interna poi manda molti csili fdi, dei quali i superior! 63 in un con quelli che provcngono dal tronchetto 52' vanno a comporre un cospi- cuo plesso ai lati della faringe, da cui emanano i ramuscelli distribuentisi al rudimento che esiste di orecchio medio, e molti altri disperdentisi per la faringe , e detto plesso e il fa- ringeo : gl' inferior! 64, 6i al numero di quattro sono nervi niolli o vascolari , abbraccianti i rami della carotide, e tra- sportantisi alle parti, cui detti rami sono destinati. Inferior- mente gitta il ramo di comunicazione doppio 66 , col ganglio cervical medio 61, al qual ramo si associa il ramo 67, die dicemmo disperdersi verso il tronco del nervo mascellare supe- riore, o del ganglio sfeno-palatino. II ganglio medio 61 co- munica largamente col plesso cervicale, dal quale riceve tre cospicui rami, 1' inferiore dei quali si anastomizza con uno dei fili costituenti il rudimento di plesso bracchiale. Dal superio- re di questi tre rami parte un filamento che passa sopra il ramo di comunicazione doppio 66 , per andarsi a congiugne- re col nervo moUe o vascolare inferiore del ganglio superiore 60. Dalla parte interna del ganglio cervical medio 61, esce un filo che si unisce ad altro procedente dal prefato ramo doppio di comunicazione 66, i quali due fili cosi riuniti vanno alia carotide, dove superiormente si anastomizzano coi nervi molli del ganglio cervical superiore , e compongono dei plessetti sopra i rami di detta arteria, inferiormente man- dano filuzzi discendenti sulla faccia interna della carotide me- desima, e scorgentisi fino all' aorta. II ramo di comunicazio- ne 70 di questo ganglio 61 con il ganglio cervical inferio- re 62 e primo toracico insieme fusi e semplice nella origine, ma si fa doppio disccndendo , ne da ramo alcuno . La por- zione toracica del sim[)atico e munita di otto ganglii comuni- canti esternamente coi nervi dorsali , e nella parte superiore anche col rudimento di plesso bracchiale : internamente que- sti ganglii gittano dei rami vascolari , e dei rami viscerali : i primi 77,79,80, sono supeiiori , e provengono dal gan- glio cervical inferiore e primo toracico riuniti , non che dai ganglii 71 .72; i quali rami vascolari si distribuiscono tanto 390 LuiGi Caloiii air aorta quanto al tronco precipuo dclle arterie intercostali : i secoiidi 81,81,81, considerar debbonsi come i nervi splan- cnici uscenti dai gangli 72,73,74. ecc. e discendenti a lato deir aorta : pervenuti al di sotto dell' origine dell'arteiia pol- inonale 74- s' intrecciano in un plesso dal quale emanauo inolti fill , alciini doi quali fill si addossano alia detta arteria, altri abbracciano la niaggior vena ombellicale 29 , ed il mag- gior numero di essi compone il plesso pohnonale , mentre al- ciini filuzzi serpeggiano sul tronco della ombellicale , e se- guonsi fino all' ombellico , nel quale tragitto dispensano alcu- ne propagini al polmone rudimentario o addominale ed alle vene meseraicbe : gli altri fill nascenti dall' indicato plesso vanno ad accompagnare le arterie capsulari , le intestinali , le spermaticlie ec. , e compongono i plessi mesenterici , capsu- lari e spennatici , i priini dei quali sono rinforzati da fili pro- cedenti dalla porzione lombare. Questa presenta un funicolo largo presso che uniformemeiite, ne ha la distinzione dei ganglii : la sua grossezza e pochissima , perche detta porzione puo dirsi atrofica. Tenuissimi sono i fili pei quali si annette coi nervi lombari, e scarsi, e tenuissimi son quelli die niette dalla sua parte interna, e che sembrano destinati quasi e- sclusivamente ai vasi lombari. La porzione sacrale finalmente assai breve e sottile e piuttosto a considerarsi un filo di co- municazione doppio o biforcato esistente tra la porzion lom- bare , e i due primi nervi del plesso sacro. Tale e il nervo gran simpatico del mostro. Si vede chiaro, quanto questo nervo sia semplice , <; ad un tempo medesimo diverse nelle sue porzioni cervicale e sacrale da quel che suole osservarsi nel feto normalmente sviluppato : mancando poi nella sua porzione centrale di ganglii, del plesso solare , che forma una caratteristica del simpatico dell' uomo e dei mammiferi, la sua sempHcita vieppiii si accresce, e vieppiu 1' avvicina a quello dei vertebrati inferiori , nei quali oltre essere aperto inferiormente va privo dei gangli semilunari e del plesso in- dicato. II sistema osseo del mostro si trova nella seguente manie- ra. Contemplando le Fig. 14-15-16, Tav. 26, apparisce che la testa e voluminosa nella regione craniale , e piccola in Storia di UN Feto EC. 391 quella della faccia. Diffatti 1' ovato del cranio ha il diametro fronto-occipitale di quasi otto centimetri e mezzo , il trasver- so di sette centimetri circa , e di pressoclie altrettanto il ver- ticale , mentre la faccia , addotte le mascelle , e alta due cen- timetri , larga nol pimto di maggior larghezza quattro centi- metri ed otto millimetri , ed ha il diametro antero-posterio- re di due. L' angolo facciale del Camper e retto. Nel cranio si annoverano le solite ossa, vale a dire il frontale, i parieta- li, r occipitale , i temporali , lo sfenoide e I'etmoide: cosi pu- re nella faccia , dove alia mascella superiore si trovano i nia- scellari superiori, i palatini, i nasali , i lagrimali, i zigomati- ci, i turbinati inferiori , e il vomere. Vi ha poi la mascella inferiore composta de'soliti due pezzi, o n\etk mandiljolari. II frontale giii diviso in due a,b, Fig. 14, Tav. 26. offre le due porzioni frontale ed orbitale , le quali nel pimto di loro u- nione non formano angolo che esteriormente , e percio 1' ar- eata sopraciliare non e ben espressa che alio esterno. La por- zion frontale porta nella linea media una larga membrana /, che dalla radice del naso va alia fontanella anteriore rn , con la quale si confonde, e questa membrana indica un diffetto di ossificazione delle due meta della porzione medesima . Nella faccia esterna di ciascheduna di esse , dove il processo di ossificazione incomincia, veggonsi delle squaine ossee so- prapposte a modo di endirici cosi che sembra che la sostanza ossea invece di estendersi in larghezza abbia avuta la tendenza di costringersi, e radunarsi piuttosto in un sol punto : simile disposizionc apparisce anche nella faccia interna ( vedi Fig. 16, Tav. 26). Ond' e che ogni meta e rimasta stretta spe- cialmente nella parte media , e sembra innoltre piii che pro- porzion non vorrebbe , lunga , per cui tanto estesa si e fatta la suddetta membrana intermedia /. Le porzioni orbitali hanno una direzione obliqua dall' esterno alio interno e dall' alto al basso, e si prolungano fin sopra le grandi ale delle sfenoide con le quali non meno che coi processi ingrassiali si artico- lano (vedi fig. 16, Tav. 26.). Sono poi divaricatissime , don- de risulta una incisura etmoidale molto larga ; lo che e in relazione con un cambiamento sopravvenuto nella due meti dell' etmoide , le quali essendosi per cosi dire ruotate dalle 392 Luici Caloui intenio alio esterno hanno eslbite le due mcta cartilaginee del setto o lamina perpendicolare alia base interna del cra- nio ampliandone la fossa anteriore, e creando un foro, o li- ma mediana comunicante con le fosse nasali, dove sorger dovrebbe 1' apofisi cristagalli. Per la quale disposizione av- viene, clie le due meta della lamina orizzontale o ciibrosa vengano assai fra loro allontanate , e di medie divengano tut- to laterali, e si veggono in rudimento tra le porzioni orbitali p ciascuna meta della lamina perpendicolare anzidetta. Ad ultimo le porzioni frontale ed orbitale dell'osso frontale con- template nella loro faccia interna non formano gia nel punto di loro unione un angolo aperto posteriormente, ma descri- vono una curva regolare che dalF alto della fronte va fino al- le grandi ale dello sfenoide e ai processi dell' Ingrassias , im- perocche amendue le porzioni hanno questa lor faccia inter- na concava. Le ossa parietali c,d, fig. 14, Tav. 26, si po- trebbero considcrare normali se non fosse , clie i loro angoli inferiori anteriori d,g, fig. 15, Tav. 26, posteriori, /,/ , so- no staccati , e rappresentano quattro larghe squame , od ossi wormiani applicati alle estremitu del margine inferiore o esterno di ciascun parietale medesimo . Aggiugni che la fon- tanella interparietale n Fig. 14-, Tav. 26, e molto larga, lar- ghezza che consente con lo stato membranoso della parte media della porzion frontale del frontale , e dipende dalla stessa causa. L' osso occipitale porta la porzione squamosa o lambdoidea k Fig. 15, Fig. 16, Tav. 26, abbastanza svilup- pata, ma nulla e la porzione basilare , ed un informe indizio esiste delle condiloidee . Diffatti nel luogo della basilare si riscontra una membrana fibrosa assai resistente , alia cui faccia estcrna era attaccata la posterior parete della faringe , ed alia interna era applicata e aderente la dura madre. Nes- suna particella ossea si e depositata nella dctta membrana fibrosa , perche la porzione basilare non ha neppure in- coata la sua formazione o per dir meglio ossificazione, onde levata la membrana fibrosa com'estranea alio scheletro della base del cranio e avvenuto , che il grande foro occipitale si e oltremodo allungato . Le porzioni condiloidee / , m , * Fig. 16 ~ I, m,n, 0, Fig. 15. Tav. 26 deformate e in parte StORIA DI UN FeTO EC. 393 trasposte per sfguire i temporali con cui si articolano, of- frono alcuni frarmnenti di ossea sostanza prossimi al grande loro occipltalc e ncl restante sono cartilagiiiee. Mancano dei condili , lo die e in rapporto con la mancanza, o I'atrofia delle vertebre cervicali superiori. Mancano i fori condiloidei posteriori ed anteriori, per cui i nervi grand' ipoglossi attra- versavano una sostanza compatta e fibrosa , che trovavasi ai lati del grande foro occipltale, per recarsi fiiori del cranio. Sono poi le porzioni condiloidee in discorso quasi unifornie- iiiente grosse, e cidt che perduto hanno in grossezza corri- spoiidcntemente al luogo nel quale avrebbero dovuto svilup- parsi i condili, lo hanno acquistato in larghezza estendendosi alio esterno verso i wormiani costituenti 1' angolo posterior inferiore di ciascun parietalc , ed ampliando cosi il cranio non gia in favore del cervelletto, e della midolla allungata, ma degli emisfcri ccrebrali, die gia vedemmo discesi ad oc- cupare la fossa cerebellosa od occipitale inferioie . I tem- porali constano dalle porzioni squamose g", //, Fig. 14 ~ p, q. Fig. 15 - Fig. IG Tav. 26, delle petrose z, &, Fig. 15 - r,s, Fg. 16, Tav. 26, e delle mastoidee y,;'. Fig. 15 — UjO, Fig. 16 Tav. 26. Le squamose sono un po' piccole , e dirette obliquamente dairalto al basso, e dallo esterno alio interno. Portano ciascuna la loro apofisi zigomatica abbastanza svi- Inppata tra le radici di cui internamente trovasi la cavita glenoidea meglio esprcssa a sinistra die a dcstra . A sini- stra egualmente si vede il quadro del timpano /, Fig. 15, Tav. 26, mentre a destra non e distinto; ed esso quadro e saldato coUa rispondente porzione squamosa: d'amcndue i lati poi la cavita del timpano staccatasi dall' apofisi petrosa e unita alle porzioni squamosa e mastoidea , la quale ultima in- terponendosi posteriormente tra la squamosa . e la nomina- ta apofisi rende piu perfetto 1' accennato staccamento: la por- zione petrosa pero, quantuiique disgiunta dalle due altre, forma sempre la parete interna della predetta cavita, parete nella quale mancano, come notai sopia , le due fencstre, o- vale, e rotonda . La cavita del timpano poi massimamen- te a destra, e piccolissima, tutta rudimentaria , con molte imperfezioni , e mancamenti gia indicati , quando parlai T. n. 50. 394 LuiGi Calori deirapparecchio dell' organo dell' udito. Lc porzioni mastoi- dee v^/, Fig. 15. - n,o, Fig. IG. Tav. 26, sono ossificate e larglie e di ligura triaugolaic coU' apice che e anteriore , e si prolungaiio in avanti ti'a le apofisi petrose, e le porzioni squaniose, con le qiiali sole veggonsi saldate : ond' e die le apofisi petrose z,h Fig. 15, - r,s. Fig. 16, Tav. 26, sono affatto separate dal restante dei temporali ; e per 1' anomalo sviluppo e cambiata direzione e situazionc dclle porzioni ma- stoidee congiuntamente ai difFetti dell' occipitale lianno esse ancora mutato di positura, iniperocche invece di giacere ob- licfue dair esterno alio interno, e dallo iiidietro in avanti banno presa la direzione della linea o diametro antero-poste- riore del cranio portando 1' apice ottuso e grosso in avanti , e la base scbiacciata in addietro. Le quali apofisi petrose for- mano con i loro due terzi anteriori circa nn rigonfiamento notevolissimo un poco piii lungo a destra e protratto in avan- ti , clie a sinistra , il quale nella faccia interna della base del cranio ha scolpito in se un largo foro di figura ova- le conducente al meato uditivo interno , e nella esterna giace vicin vicino al quadro del timpano , od al rudimento di cavitii timpanica cosi che a prima giunta si sarebbe indot- ti a credere che facesse parte , o che fosse un ampliamento di codesta cavita ; ma esso per niente vi appartiene , ed e tutto dell'orecchio interno, cui gia trovammo constare del vestibolo e degli indizi dei canali semicircolari o de' loro sbocchi semplicemente. La parete, che dal lato esterno of- f'rono alia cavita del timpano, e la piu estesa di questa cavita, e a destra e conformata a modo di doccia. Nel lato interno presentano un solco nel quale era ricevuta la membrana fibrosa che teneva luogo di porzione basilare dell' occipite . Nella spcssezza del rigonfiamento in discorso non vi ha che un canale , che e 1' acf[uedotto del Falloppio senza 1' hiatus o f'orame anonimo del Ferrein : manca il canale carotico. Final- mente il terzo posteriore delle apofisi petrose corrispondente alia base e piatto e duro, e non nasconde alcuna cavita , che estenda i confini che segnammo sopra, al labirinto. Lo sfe- noide e molto meno imperfetto dell' occipitale , e dei tempo- rali descritti. Offre esso il corpo t. Fig. 16, Tav. 26, in gran StORIA DI UN FeTO EC. 395 j)arlc ossificate, avente nella faccia superiorc o cerebrale una los^a conica profoiida, clie corrispoiide alia solla turcica, limitata ukI largo dcUa sua apertura da uu oilo irrcgularmeu- te elittico nel quale mal ravviserebbousi i processi clinoidei. Al davauti di quest' apertura vi ha un piano, die dovrebbe esser f'atto a doccia nia e convesso , e si eleva trai Tori ot- tici trasversabneute, sul quale piano poggia il cbiasma dei nervi ottici. Al di la di questo punto non trovasi che sostan- za cartilagiuea coutigua a quella dell'etmoide. La faccia po- steriore od occipitale del detto corpo e cartilagiuea o co- perta di cartilagiue, ed annettevasi con la membraua fibrosa che teneva luogo della porziou basilare dell' occipite. Sui lati veggonsi le grandi alejj^ jS, ed i processi dell' Ingrassias, 0 piccole ale«,i'. Lc prime unite per cartilagiue al corpo sfe- noidale sono sufficientemente sviluppate, e portano i fori ro- iondo, ovale, e spiuoso, e la lamina esterna dei processi pterigoidei 2,3, Fig. 15. Tav. 26, com' e di costume. Sono uu po'assimetriche Ira loro, imperocche la destra si prolunga piu in avanti, mentre la sinistra si estende piu di lato , e rie- sce alquanto piu corta. Le seconde o processi iugrassiali u,i'. Fig. 16, Tav. 26, sono pur essi al corpo sfenoidale congiun- ti per cartilagine, ma imperfettissimi , e la loro forma ricor- da una lamina vertebrale , od un martello. Possiano imme- diatameute sulla parte interna anteriore delle grandi ale, per cui non ha luogo la fossura sfenoidale o sfeno-orbitalc . 1 fori ottici a propriamente parlare non esistono, imperocche non vi ha che un segmento di essi, e vengono rappresenta- ti da due doccie, il fondo delle quali e formate da luia poi*- zioucella delle grandi ale sottoposta. L' apertiu-a delle due doccie nelle orbite e piccolissima . II processo ingrassiale de- stro e piu gracile o stretto del sinistro, che si produce me- no in avanti per la ragione che si poi'ta uu po' piii poste- riormeute la porzione orbitale sinistra dell' osso froutale : on- de anche in questi processi avvi alquanta assimetria . La fac- cia inferiore o gutturale del corpo sfenoidale 1 Fig. 15, Tav. 26 e pure ossefatta, e si prolunga auteriormente ncl rostro ricevuto dal vomere 12, ai lati del quale sorgono i processi pterigoidei 2, 3, benissimo sviluppati, nella radice dei quali 396 LuiGi Caloki apparisce larghissimo il canale Vitliano. La faccia anteriore e cartilaginea , e non mosti;a Y apofisi per la quale si articola con r etmoide . Non occorre notare , che il corpo descritto non racchiiide alcana cellnla, o cavita, ina e tutto pieno come suole nel feto . Dell' ultimo degli ossi craniali , 1' etmoide, si sono gia notate le principali particolaiita parlando del fron- tale . Non resta altro da aggiugnere , che le due masse late- rali sono assai poco sviluppate . Cio non ostante vi si ravvisa- no gli accartoccianienti dei turbinati medio e superiore ossi- ficati : le lamine piane sono come nuUe, o per meglio dire vengono I'appresentate da due strette membrane fibrose, che dai bordi laterali dell' incisura etmoidale discendono al sot- toposti mascellari superiori vicinissimi. Le due meta di lami- na orizzontale, o cribrosa, che coprono le dette masse, sono obblique, cartilaginee e piccole e presentano i forellini, non in gran numero pero , pei quali passano i fili dei nervi olfat- tori . Da questo breve cenno delle ossa craniali si comprende agevolmente , che alia composizione del cranio del mostro concorrono i medesimi dementi ossei che vegglamo in istato normale salvo che essi patiscono alcune modificazioni per r arresto di sviluppo di qualche parte , e per la deficienza sopratutto del corpo dell' osso occipitale . Queste modificazio- ni pero non tolgono , che la cavita del cranio rimanga capa- cissima, ed anche maggiore riesca della yoluminosa massa cerebrale sopra descritta, e solamente generano un' assime- tria nel cranio medesimo , dalla quale risulta , che la meta craniale sinistra e piu stretta o meno ampia della destra. Si comprende inoltre , che un simile cranio mal si addirebbe ad una famiglia di mostri, che facesse transizione agli acefali, ma che appartiene ad esseri collocati piu in alto nella serie teratologica , ad una fiimiglia di mostri che preceder deve quella dei Paiacefiili stabilita dal Signor Isidoro GeofFioy-Sa- int-Hilaire , e che deve rimanere tra la Paracefiilia e 1' Oto- cefalia . Non spendero molte parole intorno le ossa della faccia gia chiaramente dimostrate nelle Fig. 14-15, della Tav. 26. Es- se esistono tutte , ma piu piccole di quel si converrebbe a fis- to settimestre . Si veggono i nasali s,t. Fig. 14, Tav. 26, StORIA DI UN FeTO EC. 397 piccolissimi, il destro dei quali e cartilagineo, applicati alia re- gion nasale dell' osso frontale, discosti fra loro nella linea media e sostenuti dalle apofisi nasali dei mascellari superio- ri. Questi piu sviluppati dei nasali, sono pure alquanto al- lontanati fra loro, e disgiunti per dilFetto di sviluppo dei processi palatini 10, 11, Fig. 15,Tav. 26, donde nasce la fen- ditura del palato osseo . Le apofisi nasali e le zigomatiche vi sono benissimo sviluppate. II corpo sembra come schiac- ciato dair alto al basso : anteriormente lia largliissinio il fo- re infraorbitale , il quale si continua in alto con un rima che va a confondersi col canale infraorbitale di cui esse rappre- senta 1' esterna apertura. La faccia orbitale e triangolare e pocliissimo estesa, lo che consuona con la minorata capacitu delle orbite. Leggermente incavata e la faccia interna, alia quale si applicano i turbinati inferiori e le porzioni vertica- li delle ossa palatine. Quasi niente rigonfiata e la faccia po- steriore . I processi alveolari formano una larga doccia , che contiene i germi dei denti, cinque a sinistra, sette a destra. Codesti processi formati per la inaggior parte dai mascellari in discorso vengono completati anteriormente dagli ossi in- cisivi od intermascellari distintissimi nella regione palatina, i quali non sono gia divisi nella linea media in due come i processi palatini , ma e 1' intermascellare sinistro che e par- tito in due porzioni, una che va ad attaccarsi all' interma- scellare destro, altra che rimane aderente alia estremita an- teriore del processo alveolare dell' osso mascellare superiore sinistro, motivo per cui la fenditura del palato osseo devia anteriormente a sinistra , deviamento che si accorda col lab- bro leporino laterale sinistro , di che parlammo sopra . Le ossa palatine 8,9, Fig. 15, Tav. 26 hanno le porzioni oriz- zontall atrofiche e disgiuntc a modo dei processi palatini dei mascellari superiori , interponendovisi il vomere 12 portato a destra : cosi completano posteriormente la fenditura del pa- lato osseo , alia quale tien dietro quella del velo pendolo pa- latino che descrivemmo parlando della cavita orale e della faringe . Le porzioni verticali giaroiono obliquamente , e se- guono i processi pterigoidei dello sfenoide ed i mascella- ri superiori , e sono molto piu sviluppate delle orizzontali : 398 LuiGi Calori notevole e il foro palatino posterioro per la sua larghezza, ed e pure assai largo il canale del nicdcsinio noine. Assai pro- uunciata e la tuberosita ricevuta nella biforcazione del pro- cess! pterigoidei. Alia parte supcriore o nella superiore estre- mila di dette porzioni verticali si iiotano tutte (juelle parti- colarita, clie vi osserviamo in istato noniiale , vale a dire r incisura die concorre a formare il foro sfeno-palatino, 1' a- pofisi orbitale e la sfenoidale. II vomere 12 viene rapprcseu- tato da una larga lamina leggiermente convessa nella faccia inferiore o csterna , concava nella superiore o interna, ed inclina specialniente con la sua ineta anteriore a destra. Non si articola con la porzione orizzontale del palatino sinistro , lie col processo palatino esiguissimo del medesimo lato , ma solo con la porzione orizzontale del palatino destro , e col processo palatino corrispondente; ond' e, clie la cavita della bocca niediante la fenditura palatina sopra discorsa non co- munica clie con la fossa nasale sinistra. Aggiugni die supe- riormente il vomere si unisce ad una lamina cartilaginea pro- veniente dalle due meta della lamina perpendicolare dell' et- moide, die abbiamo vedute separate e trasposte suUa faccia interna della base del cranio. I turbinati inferiori esistono gia ossificati e abbastanza sviluppati . Gli unguis ossei pur es- si , sono piccolissimi . I zigomatici o^o, Fig. 14, Tav. 26, ap- pariscono fra gli ossi della mascella superiore i meglio svi- luppati. Sono pero anch' essi un po' piu piccoli, avuto riguar- do alia eta del mostro, ed hanno il margine superiore ante- riore , che invece di essere rotondeggiante forma un concavo taglicnte ed e spinto un po' troppo in alto ed in avanti , per cui la faccia orbitale, o superiore diventa piii concava del- r ordinario . Nulla di rimarclievole nella mascella inferiore . Le cavita che compongono queste ossa , o sole , o insieme con alcune di quelle del cranio, sono tutte piu o mono dif- fettose . Abbiamo gia veduto sopra , che la cavita orale e piuttosto piccola, e che in causa della fenditura del palato osseo forma un tutto continuo con la fossa nasale sinistra . La cavita olfattoria pur essa piccola, rudimentaria comunica e con la cavita orale, e colla cavita del cranio per un fo- ro nascente dallo scostaraento delle due meta della lamina SxOniA Dl UN FeTO EC. 399 perpendicolare dell' etmoide : manca inoltre di aperture na- sali posteriori distiiite, ed lia 1' anteriore molto larga, irre- golarissima cd estesa fino all' osso frontale . Le orbite so- no piccole , e la lore capacita sminuisce notevolniente per la depressione soprattutto delle porzioni orbitali del frontale . Invece appariscono esse piii lunghe. Non comunicano con la cavita del cranio se non col forame ottico strettissimo, con- ciossiache manca la fessura sfeno-orbitale : esiste pero assai larga la fessura sfeno-mascellare , clie le mette in commii- cazione con le fosse zigomatiche . Relativamente alio sclieletro del tronco, la colonna ver- tebrale rappresenta una leggier contorsione laterale ad S , ed e lunga sette ccntimetri e mezzo (Vedi Fig. 17, Tav. 26.). Delle tre regioni, ond' essa componesi, la cervicale e la dor- sale sono le pill deformate, mentre la lombare , salvo una leggier inclinazione da destra a sinistra pud dirsi normale. La rcgione cervicale a^a^b^h. Fig. cit., e cortissima , ed era scostata dall'osso occipitale quasi un centimetro, al quale per6 univasi mediante la dura madre, e alcune fettuccie lega- mentose molto resistenti, ed in avanti da una membrana fi- brosa , che raddoppiava la fascia longitudinale anteriore , e che nasceva dal tessuto fibroso tenente luogo di apofisi ba- silare dell' occipite , e discendeva nel torace fino alia fitta cellulare sottosierosa , con la quale confondevasi (Vedi Fig. 5, Tav. 23). A giudicare dai germi ossei che si osservano in corrispondenza dei corpi vertebrali, si puo ammettere che codesta regione non e formata che delle tre vertebre cervi- cali inferiori saldate insieme per i processi articolari e in par- te per le lamine . Diflfatto non si trovano da ciascun lato che tre fori di conjugazione strettissimi , e tre rudimenti di apofisi spinose cartilaginee . A sinistra questa regione si eleva come in punta od apofisi , la quale altro non e che un rudimento di lamina vertebrale appartenente ad una vertebra o non formatasi, o scomparsa. La regione dorsale c, f/, Fig. 17. Tav. 26 e comparativamente corta pur essa, ma meno assai della cervicale : misura quattro centimetri circa. Non numera che undici vertebre mal sviluppate ed irregolari in forza di che ofFre una torsione che la fa apparire leggiermente concava a 400 LuiGI Calori sinistra e convessa a dcstra particolarmente nella parte me- dia, e cio a discapito della concavita clie le e natuiale. I pro- cessi articolaii e trasversi siiiistii sono atrofici o mancanti, specialmente nella meta snperiore. Lc lamiiie ed i proccssi spinosi abbastanza svilnppati. La regione loinbare coiita le sue cinque vertebre , come e solita , le tie supeiiori delle quali sono disposte regolarmente, ma le due inferiori devia- no e piegano a sinistra. Ha una lungliezza die e di due cen- timetri ed otto millimetri . I gcrrai ossei dei corpi di que- ste vertebre, le apofisi, le lainiuc loro sono beiiissiino sv^ilup- pate. L' osso sacro §•, //, segue il piegamento a sinistra delle due ultime vertebre lombari . Largo nella bast; e bifido al- I'apice, dove si continua con la cartilagine coccigea piccola, ed essa pure bifida . Ha la faccia anteriore molto concava , nella quale appariscono i germi de' corpi vertebrali , clie lo conipongono, irregolari ed alcuni saldati insienie. La faccia posteriore gibbosa porta 1' incisura sacrale che ne inisura qua- si tutta la lungliezza . Esistono da ciascun lato tre soli fori di conjugazione tanto posteriormente, che anteriormente. II canale o teca vertebro-sacrale e completa ovunquo, anche la dove mancano le vertebre , ed alia incisura predetta, perche ai mancamenti suppliscono robuste nierabraue fibrose . Ben s' intende che la sua direzione e quella della coloniia vcrte- brale e del sacro. II suo calibro non diversifica dal norma- le ; imperocche e maggiore ai lombi , al sacro , ed anche al collo , che al dorso, e specialmente ai due terzi superiori cir- ca di questo. Undici costole i,k,l,in, trovansi da ciascun la- to, non arcuate normahnente, ma tendenti a farsi dritte, ed insieme saldate pei loro bordi da costituire come delle pia- stre pertugiate da fori di diversa grandezza e figura: lo che si osserva nolle costole vere, e massimamente a sinistra. Le loro cartilagini di prolungamento sono pure insieme conglu- tinate (Vedi Fig. 18, Tav. 26), soprattutto superiormente. Lo sterno 1, 2, al quale si annettono, e corto, e sarebbe tutto cartilagineo , se non facesse eccezione il piccolissimo germe osseo 3 situato a sinistra. La cavita toracica, die codeste ossa in un con le vertebre dorsali compongono, riesce corta, stretta , ed obbliqua , piu capace nella meta destra che nella Storia di um Feto EC. -iO I sinistra . Esiste la regione della spalla da ciascun lato forma- ta giii della scapola 1,1, Fig. 19 - Fi-. 20, Tav. 26, e della clavicola 2, 2, gia articolata col maiiiibrio dcllo storno. La scapola e piccolissima, triangolare, colla base tutta cartilagi- noa , e sporgente dalla parte inferiore a gulsa di un hecco. Noil ha apofisi coracoide, ne cavlta -glenoide: la sinistra of- fre uu vestigio della spina scapolare , la quale pervenuta al- r apice del triangolo si prolunga nell' apofisi acromiale glA continna coll' apice dctto: la desti"a sfornita di qualiinque ve- stigio di spina ha 1' apofisi acromiale , che proviene diretta- mente dal margine superiore, o costa della scapola, e dall' a- pice del triangolo che rappresenta . La clavicola articolata con que^ta apofisi e giiY contorta a modo di S italica, e si ap- plica con V estremita interna al margine superiore del manu- brio dello sterno articolandovisi direi quasi per schindelesia, imperocche la clavicola nella estremitiY prefata e inferiormen- te conformata a doccia lunga e abbastanza profijiida per ri- cevere completamente il margine superiore del manuljrio sternale. In quanto agli aiti inferiori, le ossa innominate, die si veggono formate gia dei soliti pezzi ossei, cioe degli ilei n,o, degli ischi /v, (/, dei pubi r,5. Fig. 17, Tav. 26, so- no egualmentc sviluppate da ambo i lati se non che il sini- stro riesce alquanto piu alto del destro in causa della sunno- tata inclinazione delle vertebre lombari inferiori , e del sa- cro, ondc tutta la pelvi prende una obliquita da destra a si- nistra e dair alto al basso. La cavita cotiloide sinistra e ben sviluppata; appena indicata e la destra, e collocata piu in alto. Dei teinori il destro t e normalmente sviluppato , mentre il sinistro u ha la testa che e piccola, cio che e conforme alia caviti cotiloide che deve riceverla; 6 poi articolato con la cavita cotiloide pin snperiormente dell' altro, motivo per cui r arto iufcriore sinistro apparisce piu corto. Le roto- le sono interamente fibro-cartilaginee . Nulla di rimarche- vole nelle tibia e nelle fibole . Nei tarsi 1' ossificazione e gia inoltrata in amendue i calcagni . I metatarsi e le falan- gi delle dita non prcsentano cose degne di annotazione in quanto al loro stato osseo , essendo dicevole al feto , al quale dette ossa appartengono . T. II. 51. 402 LuiGi Galori Terminata I'anatonila di questo mostro, ragion vorrebbe , che io mi faccssi a discorrere delle cause, che hanno pro- dotte le tante anomalie , i taiiti diffetti di formazione e di sviluppamento , die vi abbiamo riscontrati. Ma questo argo- meuto e troppo superiore uell' attuale circostanza. E per ve- rita chi saprcbbe dire il vero porche non si e fortuato il cuore, e tanta parte deH'appareccbio digerente , ed uro-po- jetico ; il vero percbe non si sono formati gli arti toracici ? Certo cbe nessuno. Noi non possiamo addurre altro che la forza plastica non ha operate quelle formazioni senza potere specificare la causa, che 1' ha trattenuta dall' operare. Farsi potrebbono ad imitazione di molti molte congetture , ma dal- I'inabissarsi in esse ne verrebbe utile alia scienza? Nol credo. Ond' io volentieri tralascio simile materia, e terminero il mio discorso esponendo le deduzioni che da questa semplice storia di fatti direttamente proveiigono: i.° Esister deve nella classe dei mostri unitari tra 1' ordi- ne degli autositi e quelle degli onfalositi del Signor Isidore Geoflfroy Saint Hilaire una famiglia di mostri , che fa veder meglio la transizione dall' uno all' altro ordine e che nomar potrebbesi famiglia dei mostri cefalo-acardi , un genere della quale verrebbe costituito dal feto mostruoso descritto, la qua- le famiglia ha per caratteri la mancanza del cuore, e di mol- ta parte dei visceri toracici e addominali, e 1' esistenza di un asse cerebro-spinale e specialmente di un cervello volumino- so ed abbastanza sviluppato con un cranio corrispondente , non mancando nessuno degli elementi, che soglion comporlo. 2.° La sentenza tante volte ripetuta dai Teratologi, an- che recentissimi, che mostri senza cuore ed acefali sono sino- nomi , poggia snl falso , conciossiache noi abbiamo veduto pe- ter esistere un cervello voluminoso e abbastanza sviluppato senza cuore, come I'anencefalia ci da frequentemente esempi di evenienza contraria , dell' esistenza cio6 del cuore con mancanza del ceivello, e talora dell' asse cerebro-spinale, per cui questi due visceri non hanno dependeiiza di formazione r uno dair altro : quindi vuolsi sbandire affatto dai libri di Teratologia quella sentenza , e mandarla alia storia degli er- ror! di questa scienza. StORIA DI UM FeTO EC. 'i03 3." Sarebbe assurdo il credere , ed un avanzo pure dclia vieta e dismessa palin«;;enesi, cbe la formazione degli organi, dei visceri, del sistemi dipeiida o dal sistema ncrvoso, o dai vasi sanguiferi, o da questi e da fiuello unitanient*^; ma vuol- si ritenere , (jnaliinqne formazione essere un pure efFetto del- la I'orza creatrice o ptastica , che spinta ad agirc sulla ma- teria deir novo di gia fecondato ne modifica, e ne dispone in certi modi, e in date masse ne aocumula gli elementi glo- bnlari, o corpuscoli, o cellule, che vogliamo chiamare, e crea gli organi , i visceri, od i sistemi die si accogliono a comporli , indipendenti nella formazione loro gli uni dagli altri : quindi e, che quando veggiamo mancare un organo in un co'suoi nervi, co'suoi vasi, non e che 1' organo manclii, perche i nervi, e i vasi mancano , ma perche la forza pla- stica o non ha trovata materia per prodnrli , o trovatala , si ^ rimasta, per cause che non ci sono note, dall' agire. Lo che talmente consuona col vero , che puo esistere il nervo senza gli organi ai quali appartiene , e puo esistere un organo senza il suo nervo speciale . 4." Trattandosi dello sviluppo e dell' incremento degli or- gani la forza plastica sola non basta, imperocche non avreb- be sufficienza di matcriali dall' uovo fecondato da assimila- re agli organi per farli sviluppare e crescere, onde fa d' uo- po che ne tragga dal di fuori : indispensabili sono perciu i vasi sangniferi, che conducono ad essa nuovi material!, p(n- che li elabori , ed elaborati agli organi li aggiunga , donde procede il loro sviluppo ed incremento. Noi non abbiamo argoiuenti su cui stabilire qual parte possa avere il sistema nervoso in questo ulteriore lavorio della forza plastica inte- sa alia vegetazione , ed al perfezionamento degli organi. Es- ser potrebbe che quel sistema nulla parte vi avesse ; e vo- lendo pure aiumetterc ne abbia alcuna, noi non possiamo ar- gomentare che per analogia , e dire che vi avra quella parte, quell' influenza che la fisiologia c' insegna avere il predetto sistema nclla nutriziouc del corpo perfetto . 5.° Noi abbiamo dato 1' ultimo colpo al sistema dell' Ack- ermann, che voleva i nervi vegetativi , o nervo gran simpa- tico nascesse dal cuore non meno che all' opinione di coloro 404 LuiGI Calori i quali hanno pretcso i nervi vogctativi comlnciare dai car- diac!, o in altri termini, i prinii nervi vegetativi essere i caidiaci per la ragione die il cuoro e il primo organo che ci si manifesta in azione nell' embrione, od embriolo, quasi che prima del cuore non vi aljl^iano i vasi onfalo-mesente- rici e 1' aorta die pur sappiamo avere iilamenti ncrvei dal sistema del gran simpatico . Fedele al principio, che tut- te le parti si formano indipendentemente le une dalle al- tre, il nervo gran simpatico ha tante origini , quanti sono i punti nei quali lo troviamo . Esse nasce insieme cogli organi sorgendo da un blastema comune . Quindi e, che, mancato 1' organo dal quale l' Ackermann supponeva, ch' es- so originasse, e per la via delle arterie prohingassesi alle par- ti ed organi di sua pertinenza, cio non ostante si e formato e nel feto mostruoso descritto , e nell' emiacefalo . Prova e- vidente del principio poc' anzi ricordato e della erroneita deir Ackermanniana opinione. Se queste deduzioni verranno ritrovate conformi al fatto, od al vero , avro tratto non piccolo frutto da questa latica , non tanto perche abbia io comprovati i principi stabiliti in organogenesi , ed affatto distrutto un falso precetto di tera- tologia ed una opinione fisiologica che avrebbe tentato di ri- nascere, quanto perche ho rettificate le mie idee, e dismes- so un errore, che per verity e progresso andai in altra oc- casione proclamando . SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TAVOLA 21. Fig. 1. Rappresenta il felo niostruoso descrilto , di naturale gran- dczza veduto dalla faccia anteriore. TAVOLA 22. Fig. 2. Mostra il medesimo feto mostruoso con le cavita toracica e addominalc aperlc. Si sono conservati i lemLi della pelle , e le larglic vesciclie situate tra questa ed i lati del tronco — Dimen- sioni natunili . a ,a',b ,b',c ,c' , tre ample vesciclie, o borse sottocutanec die era- no ripiene di un liquido giallastro. Si vede ncUa borsa superioie cervicalc a, a', proluberare una vescica situala al di dietro, os- servabile nclla Fig. G. Nella borsa inferiore o addominalc si tro- vano a sinistra alquante briglie cbe tenderebbero a suddividerla d , laringe . e , aspera arteria . f , ampio polmone cosperso di una elegante rete di vasi linfatici vi- sibilissimi senza previa injczione. S>S' pleura. h, rudimento di un altro polmone poggiante sulla grossa vena om- belllcale r ,r. i, meta , o lobo sinistro della glandola tiroide unieo csistente . l,mj inteslini: il tenuc come il crasso sono chiusi nella loro libera estremila ( vcdi lig. 3 ) . n , intestino cicco munito della sua appendice vermiforme , colloca- te contro la grossa vena ombellicalc r,r, o contro 1' ombellico. o , vescica orinaria con 1' uraco impcrvio . p y (] , testicoli situali aH'anello inguinale interno. r,r, grossa vena onibellicale , o vena ombellicalc maggiore o supe- riore . s,t, vene cave supcriori. u, altra vena oinbcllicale di minor calil)ro, o vena ombellicalc infe- rior niinorc , cbe si porta all' arlo inferiore sinistro . V , arteria ombellicalc sinistra satellite della prcdctta vena . 406 LuiGi Caloui y, arteria ombellicale dcslra e piii grossa continuantesi nell' aorla. z ,iy , carolidi. Fig. 3. Dimoslra i visceri notati nulla preceilente figiira , tratti I'uori di sito e vcduti dalla parte posleriore . La tiacliea e i broiiclii sono stati injellali di cera : egiialiucnle i vasi sanguiferi: Dimen- sioni natural!. a , trachea tagliala al suo terzo superiorc circa. b , rigotiliamciilo clic forma alia origine dci bronchi primari. C , bronco primario del polmonc niaggiore o loracico. (/ , bronco primario del polmonc rudimenlario , o addominalc. e , il polmonc piii grosso , o loracico . /, il polmono rudimenlario, o addominale . g,g, intestino tenue. h ,li , intestino crasso. /■ , intestino cicco . / , arteria polmonalc. yi ,0 , vene meseraiche , o intcstinali . p , p, porzione dcUa grossa vena ombellicale notata r , r , nella figura preccdenle. Fig. 4. Quesla Qgura e destinata a dimostrare come la porzione oralc del tubo alimcntare si arresta cbiusa a cul di sacco alia cslremita inferiore della faringe. Questa in un con la laringc e porzione di trachea sono state aperte dalla parte posteriore — Dimension! nalurali . a , porzione della rcgione posteriore della base del cranio corrispon- dente alia faringe. b , b , faringe aperta terminante in cieco fondo verso la meta circa delle cartilagini aritcnoidi. C , c , palato mobile diviso per lo lungo in due meta. (/ , istmo delle fauci e cavila orale confuse con la fossa nasale sinistra, e , base o radicc della lingua. /, laringc aperta. g, porzione di aspera arteria aperta. h , V unico lobo della glandola tiroide. T A VOL A 23. Fig. 5. Rapprcsenta i vasi sanguiferi , ed il ncrvo gran simpatico spe- cialmente dal lato sinistro. a , raeato uditivo esterno tutto cartilagineo in un col padiglione del- r oreccbio. Dall' allro lato , o a destra non esiste il detto meato. b , c J le clavicolc. d, parte media, o corpo dell' osso joide. e , e J ventre anteriore di ciascuno dei muscoli digastrici della mascel- la inferiore. f,/, muscolo milojoideo . StORIA DI UN FetO EC. 407 gjg, fasci muscolari die dalla costa superiore della scapola vanno ad atlaccarsi alia porzione cervicale della colonna vertebrale. h, scaleno anicriorc, e parte del medio a destra. i,ij membrana appena fibrosa o muscolosa clie corrisponde al cu- cullarc . ft ,k , muscoli petlorali maggiori . (1) / , / , muscoli psoi maggiori . m , m , muscoli iliaci inlcrni. n,n, muscoli lali dell' addome tagliati. 0,0, glandole sotlomasccllari . p , lobo sinistro della glandola tiroide uiiico csistente. q, laringe : suUa carlilagine scutiforme veggonsi indicati i muscoli tiro-joidei . r, aspera arteria tngliala . s , membrana fibrosa cbe dalla base del cranio discende sulla colon- na vcrlebrale , e si conlinua tanto con la fascia longiludinale antcriore , quanto con la fitta cellulare soltosierosa clie copre la faccia interna delle costole e dei muscoli soltocoslali . t,t, reni succenluriali . M, vescica orinaria con 1' uraco impervio. v,v, testicoli . Si sono levati i dotti deferenti e il peritoneo , onde meglio appariscano i vasi S'inguigni . J' , inteslino retto . 1 , arteria onibellicale sinistra mollo sottile a comparazione della de- slra ; la quale arteria onibellicale sinistra pervenuta nella escava- zione pelviana da pnrccclii rami arteriosi , cbe compcnsano la mancanza delT ipogastrica od iliaca interna, frai quali rami ve- desi il segnato 2 , che k un analogo dell' ileo , lombare anasto- mizzantesi per lenui ramuscelli con le lombari cbe provengono dair aorta: doj)o di clie la della onibellicale sinistra piega ar- cuandosi alio eslerno ed in basso , passa per 1' anello crurale in- terno o superiore nella coscia per andarsi a diramare nell' arto inferiore corrispondente . 2 , il suddetto ramo annlogo ad una ileo-lombare. 3, porzione dell' onibellicale sinistra rappresentante 1' iliaca esterna del niedcsimo lalo. 4, arteria ombellicale destra molto piii grossa della sinistra. 5, rami cbe fan Ic veci d' ipogastrica , aprofondantisi nella escava- zione pelviana . G , arteria iliaca esterna destra . 7 , arteria iliaca primitiva continuantesi nell' aorta . (1) In quosta figma non appariscono gl' intcrcostali intcini , pcrche limancvano coperti da una cellulosa laminarc molto fitta c adcrcnte. Gl' iiUeico^lali craco po> atroCci, e ve- deTansi nel fare lo scbcletro sviiiippatissimi i muscoli sottucoitali- 408 Luici Calohi 8,8,8, arteria aorta . 9,10, artciie lombari inferiori sinistre . 11 ,12, artcrie spcrmatichc o tcsticolari . 13, 13 J due artciie inlestinali , o nicsenteriche . 14, arteria polmonalc. 15, arteria intercostale inferiore sinistra proceJcntc dall' aorta. 1G, tronco ascendcnte clie nasce dall' aorta, e clie manda tutle le aitrc arterie intcrcoslali . Superiormente qucsto tronco liitorcasi a modo di V. II ranio sinistro 17, di qucsta bii'orcazione e piu grosso del destro 18, il quale termina dividendosi nelle tre in- tcrcostali supcriori desire. II sinistro fa altrellanto , ma il ramo siiperiore si npprol'onda , e si nascondc per uii piccol tratto sot- to una i'ellucia dulla fascia longitudinalc anteriorc, e ricompare in 17' sotto forma di subclavian e di asceliare sinistra. 19, arteria subclavia destra . 20 , arteria carotide sinistra . 21 , arteria chc fa da occipitale e da carotide interna . 22,23, due arterie liroidce, che mancano dall'altro lato. 24 , arteria facciale . 25 , arteria auricolarc posteriore . 2G , continuaziono deila carotide tcrminante in temporale superficiale , e in mascellare interna. 27 , arteria carotide destra . 28 , arteria traclieale , o bronchiale unica . 29 , vena ombellicale maggiore tagliata . 30 , ramo di questa ombellicale , il quale discende tortuoso dapprima frai reni succenturiati sopra , o davanti 1' aorta , poi sotto <[ue- st' arteria: rapprcsenta esso la cava inferiore? 31 J ramo della vena capsulare sinistra , il quale abbandonato il rene succenturiato va ad anastomizzarsi con la vena 32: dall' areata anastomotica poi parte la vena testicolarc sinistra 33 . 32, ramo venoso chc dopo aver fatlo un arco anastomotico col ramo 31 sbocca nella vena iliaca primiliva sinistra . 33 , la suddetta vena spermatica o testicolarc sinistra. 34, vena spermatica , o testicolarc destra uscenle dal rene succentu- riato del lato medesimo . 35, 3G, biforcazione della vena cava inferiore 30 nelle vene iliache primitive , la 35 destra , la 36 sinistra. 37, ramo provenicnte dall' iliaca primitiva 36, il quale e una vena lombare sinistra. 38 , 38 , tronco venoso che parte dalla vena cava inferiore 30 , e ri- ceve tulte le vene intcrcostali . K I'analogo della vena aziga. 39,40, due vene cave supcriori nascenti dalla ombellicale 29, od imboccate in quesla. 41 , vena succlavia destra. 42 , tronco comanc dellc jugulari esterna ed interna desire. StORIA DI UN FeTO EC. 409 43 , vena jugulnre estcrna dcslra. 44, vcri;) jugularc inlcrna dcslra. 45 , Ironco coaiuiio dcllc jugulari estcrna ed interna sinistrc lagliaio: una porzione di esso i; stalo {)ortnlo via insiein con la vena del rudiinciito di ailo supcriore sinislro. 4G,4G, vena liroidea tagliala ed in gran parte Icvala. 47 , vena jiigul;irc interna sinistra. 48, vena jugidare estcrna sinistra tagliata prossima al suo sIjocco ncl- la jugtdarc interna. Qiiesla vena e stata levata in un co'siioi rami. 49, vena ombellicalc minore, la quale dopo avere ricevuta la coti- tinuazionc del Ironco 3G corrispondente all' iliaca primitiva sini- stra si ripiega ad arco verso 1' arto infcriore sinistro al davanti c al di sotlo dcir arteria omonima degenerando nella vena iliaca estcrna . 50 , ranio clic si aprc nella convcssila dell' arco predetto , e clie e satellite dell' arteria . 51 , vena iliaca eslerna sinistra. 52 , troiico ncrvoso tagliato die andava alia laringe ed alia lingua c die rnpprescnt.i 1' ipoglosso , e in pari tempo il laringeo supe- riore : avanti di dislribuirsi nella laringe e nella lingua queslo tronco mandava un tenuissimo fdamento die discendeva cosleg- giando 1' aspera arteria Gno al plesso polnionale , e clic sarebbesi |)reso per una immagine di ncrvo laringeo infcriore. 52', lilamcnto ncrveo proveniente dalla radicc media del tronco pre- late , die unitamcnte a fill nati dal ganglio cervical supcriore del nervo grande sirapalico enlra in parte a comporre il plesso faringco cd in parte dislribuiscc tenui filuzzi alia cassa del timpano. 53,51,55, tre rami lagliali proceileiili d;d plesso latcr.ile del cello, plesso die ripelulamcnte comunica col ncrvo gran sinipatico c coi lili coslituenli il rudimento di plesso bracdiialc. 53', ramo auricolare procedente dall' ansa nervea coniunicatoria tra r inferior radice del tronco 52 ed il ramo 53. 50,57,58,59, lili ncrvei largamenle conuuiicanti col simpalico , e rapprescnianti un rudimento di plesso bracchiale disperse nci muscoli die circondan la scapola cd in qucUi dci lali del toracc. GO , 61 , 62 , i tre ganglii della porzion cervicale del ncrvo gran sim- patico : il 62 e congiunto col primo toracico. 63, rami interni ed asccndenti, clic in un col lilamenlo ncrveo 52' conipongono il plesso faringco. 64 J 64, rami ncrvei vascolari , o nervi moUi , 1' inferiore dci cpiali comunica con un ramo procedente dal ganglio cervicale medio 61 , anastomizzato col plesso cervicale. 65 , ramclti eomunic.mti con le radici del tronco 52. 6G, ramo di comunicazione doppio con il ganglio cervical medio , al quale lamo si aggiugne il ramo G7. 67 , codesto ramo die si puo seguire fino alia punta dcHa rocca del T. II. 52. 410 LuiGi Calori temporale, dopo di cbc s' interna nulla soslanza fibrosa della base del cranio e scnibra tendere al gant;lio sl'eno-palatino del nerve mascellare superiore , o al Ironco di questo nervo . G8 , due rami ncrvci vascolari , o ncrvi molli provenienli ^ uno dal liio di comuiiicaziono Ira il ganglio ccrvicale superiore e mcdio^ 1' akro da quest' ultimo gniiglio. 69 , fascio dei rami esluriori del ganglio cervicale medio i quali comu- nicano col plesso cervicale e col bracchiale non clie col ramo' nerveo vascolare inferiore derivaiile dal primo ganglio cervicale. 70, ramo di comunicazione con il ganglio cervicale inl'criore , e pri- me loracico riunili . 71 , 72j 73 , 74, 75 J 7G , gangli toracici del nervo gran simpalioo , che in un col ganglio cervicale inferiore e primo toracico insieni fusi mandano superiormcnle dei (ili ncrvei vascolari tanto al- I'aorla, quanto al Ironco principale delle arterie inlcrcostali ; in- feriormente poi nc mandano de' pm cospicui clie vanno a com- porre i plcssi polmonali e niesenlerici non cbe quelli che sono dcslinati alle capsule alrabilari, ai lesticoli , ed all' aorta. 77 , file nerveo vascolare del ganglio cervicale inferiore e primo to- racico riuniti . /8 , tre fiii iiervei di comunicazione col plesso bracchiale. 79 , 80 , due lili nervei vascolari procedenli dai gangli 71 , 72 . Que- sli lili si anustomizzauo insieme, ed il superiore col file vasco- lare 77 . 81 , 81 , 81 , 81 , rami interni o viscerali dei ganglii 72 , 73 , 74, 75, i quali rami vanno a comporre i plessi suddelti . 82 , 82 , 82 , 82 , 82 , 82 , rami comunicanti dei notali ganglii toracici coi nervi dorsali rispondenti : ( N. B.) per non moltiplicare so- verchiamenle i numeri si e lasciaio di contrassegnare il ramo comunicatorio tra ganglio e ganglio , cosliluente la porzione to- racica del tronco del simpatico. 83, lili componenti i plessi polmonali, i quali fiii abbracciano la vena ombellicale maggiore : alcuni che si veggono tagliati corre- vano su quesla vena fine all' embcUico , somminislrandone al polmone rudimentario ^ ed ai plessi niesenlerici. 84 , fiii componenti i plessi niesentcrici od intestinali . 85 J fiii del plesso testicolare o spermatico destro. 8G , fiii del plesso testicolare e spermatico sinistro . 87 , rudimento di plesso aortico . TAVOLA 24. Fig. 6. Dimoslra il feto moslruoso veduto po.steriorniente con il cra- nio ed il canale della spina aperti . onde apparisca 1' asse cere- bro-spinale. Si notano inoltre due borse mucose sotto-cutanee aperte ai lali del cello, alcuni musceli e 1' impcrforazione dell' ano. StORIA DI UN FeTO EC. ill a . a', due horse mucose sotto-cutanee aperte, le quali si Irovano al di dietio dello borse supcriori anteriori a , a', fig. 2. Tav. 22, entro le (piali protuljcrano. Si vede che la borsa sinistra Is meno am- pin dcila (leslra. 1/ , b' , muscoli lalissinii del dorso attnccati col lore lendine omerale alia pcllc . C,c', muscoli duUa spina tagliali. d , muscolo iiilVaspinoso sinislro altaccato col suo tendine omerale ai tcqiunenli . c,f, sottili piani di fibre ^ il supcriorc dei (|uali e muscoloso e scm- bra analogo ai muscoli roniboidei, 1' inferiore h lendineo, e sem- bra una cspansione dei serr.ili posteriori . S. destra queste parti riniangono coperte dalla borsa mucosa n' . S } S }8 ■> S ' dura madre spinale aperia , i di cui Icmbi sono portali hinc iiide suUe lamine vcrtcbrali tagliate , e Icvale via per la massima parte per aprire la spina . h , h , due lembi della dura madre coslituenti le due meta del tento- rio Ju cjiiali per csserc pochissiino sviluppnte non banno poluto riunirsi sulla linca media , onde il foro del Pacciiioni si e dila- tato ed allungato fino ai lati della porzione lambdoidca dell' occi- pite^ e i lobi posteriori degl' emisl'eri cerebrali sono discesi nel- la fossa cerebcllosa a gravitare sal cervelletto e la niidolla al- lungata . i,k, gli emisfcri cerebrali nci quali si veggono gl' indizi delle cir- convoluzioni . / , cervelletio rudimenlario : sembra quello di un feto quadrimestre. m, midoll.i allungala col calamus scriptorius quasi tutto alio scoperlo. n,o , midolla spinale eslcsa fin verso il sacro. E dessa alcjuanto con- torla laleralmente e lende a descrivore una S. II bulbo o inlu- mesccnza lombare e bene sviluppata, I'inlumesccnza cervicale non manca , bcncbe mancbino le braccia , gli avambracei ^ le mani : e pero meno sviluppata della lombare , ed olFre nella sua poste- rior faccia una depressionc a guisa di doccia , clie rassembra un seno. Le radiei posteriori dei nervi spinali sono nel collo esilis- sime: nel collo egualmente che nel dorso dctte radici non osser- vansi a destra suUa stessa linea , o livello, che a sinistra. Dif- fettivo pure ne e il numcro; cincpie sollanto se ne trovano al collo , e dieoi al dorso , cinque pei uervi lombari , e quattro pei sacrali , bon s' intende , da ciascun lalo. TAVOLA 25. Fig. 7. Mosira 1' asse cerebro-spinale fuori di sito . II cervello k vc- duto per la base, e la midolla spinale dalla faccia anteriore. a ,a'jb ,b' ,c ,c' , i Ire lobi princip.ili nei quali si divide ciascun emisfero cerebrale . 412 LuiGi Galoui d,d', due dcpressioni notcvoli dislinguenti i lobi medii dai posteriori. e , e', ganibe del cervello . f, ammasso di soslanza cinerca corrispondente al tuber cinereum , alia sostaiiza pcrlorala del Vicq d' Azyr ecc. g, ccrvellello rudimentario . h , midolla ailiingala . i , alcune tibre Irasversc chc sembrano uii rudimento del polite del A^arolio . l,m, niidulla spinalc . n , n', nervi olfaltori . o, o', nervi oUici . p ,p' , nervi palelici . q , q I'ascio di fdi ncrvei corrispondente alle radici del trigemcUo, del facciale , e dell' acuslico. r , /•', radici del glosso faringeo : forse anche qualcuna del vago ? s,s,s',s', radici dci nervi ipoglossi. t,t,t',t', radici anteriori dci nervi cervicali . u , II , u' , u' , radici anteriori dei nervi dorsali . v,v', radici anteriori dci nervi lombari. jyX', radici anteriori dei nervi sacri. •J , r unica arleria che si dirama pel cervello , provenienle dalla caro- tide sinistra. Delia arteria penetrata nel cranio pel foro grande occipilale , come fosse una verlebrale , si prolunga sulla faccia infcriore dclla midolla allungata , e a modo di basilare fino alia parte interna delle ganibe del cervello , dove biforcasi. 2 , arleria spinale aiileriore. 3 , arteria udiliva interna . 4, arleria ccrebellosa unica. 5,6, due rami nei quali divides! 1' arleria 1 . 7,7,7, rami cerebrali posteriori . 8 , arteria silviana . 9,9, rami dispersi per Y ammasso di sostanza grigia_/. 10,10, artcrie oflalmicbe . 11 , arlerie callose. Fig. 8. Dimostra le cavita cncefalicbe messe in vista mediante la so- lila sezionc orizzontale . a , la meta superiorc dell' cmisfero sinisLro vedula dalla parte del ta- glio, nella quale apparisce la faccia interna concava dell' cmi- sfero , la quale fa da volta o da parete superiore al ventricolo laterale risj)ondcntc. La linea bianca a' piegata ad s non indica il taglio , il (pialc comincia solo in a", cd rt' ; la a' e conlinua con la parete interna del corno anlcriorc, la (juale sembra un corpo particolare rassomigliabile ad una circonvoluzione rientran- le , la a' e continua con la prominenza p che si approtbnda nel corno medio. d,e, corna aaleriori dei ventricoli laterali. StORIA DI UN FeTO EC. 413 f,g, coma medie del niedcsimi . h ,i , coma posteriori , o cavila anciroidi. k ,1 jtn ,n ,0 ,0 , due ammassi di sostanza bianco-cincrea corrispon- denti ai tnlami ottici cd ai corpi slriati. Si vede a sinistra una linca bianca ed obliqua Ira m , k , cbe ricorda la taenia semi- circularis Hnllcri. p ,p , prominenze disccndenti nelle coma medie e dipendenti dalle doccie notale nella precedente Cgura trai lobi medii e posteriori degli emisferi. (f , q , plessi coroidei. r, tela coroidea. s, liibcrcoli f[uadrigcmini. t , cervellelto . u , niidolla allungata e quarto ventricolo . ■Fig. 9. E destinata a moslrare le parti cbe nella precedente figura rimangon copcrle dalia tela e plessi coroidei , e dai lobi poste- riori dcgli emisferi cerebrali . a , midolla allungata . b , cervellelto . c, tubercoli quadrigemini. d, corpo cavo a modo di vescica chc si elcva dalla parte anteriore e superiorc dei tubercoli quadrigemini , e sovrasta al terzo ven- tricolo . c ,f)S ,h , prominenze cbe rappresenlano i talarai ottici ed i corpi striati . Fig. 10. OflVe una sezionc verticale del pezzo mostrato nella prece- dente figura j oiidc appariscano la cavita del ventricolo medio non cbe qiiclia del corpo d fig. 9. a , mela sinistra della midolla allungata . b, meta sinistra del cervellelto. c , niela sinistra dei tulicrcoli quadrigemini. d , il corpo della fig. 9 aperto . e,e', parete inferiorc del terzo ventricolo: la e accentata indica la parte interna e posteriore delle gambe del cervello. /, infondibolo . g, porzionc della parete infcriore del corno anteriore sinistro dei ven- tricoli latcrali . h, ammasso corrispondente ai corpi striati ed ai talami ottici. I , cavita cieca del corpo d . h J cavita del terzo ventricolo . /, punto di comunicazione di questo ventricolo col corno anteriore del ventricolo lateralc . m , rima assai strotta cbe tien luogo dell' acquedotto del Silvio. n , calamus scriptorius . Fig. 11. Sezione Irasversale , della midolla allungata , dove si veggono in a ,b , due cavita cieche situate verso il luogo dove i corpi 414 Luici Galori restifonui si geltano uel ccrvcUelto . Gli oggetli sono ingranditi il Iriplo . Fig. 12. Sezioiic Irasversnlc della midoUa spinale nella porzione ap- partcneiite al collo ingrandila (juatlro volte piu del naturale. a ,b , c , la pia madi'c spinalc . d,e, le due mcta della midolla spinale . f , cavita corrispondente al seno nolalo nella fig. 6, Tav. 24 , di pen- dente da un dillblto di sviluppo dei fasci posteriori latcrali , c dalla uiancanza dei fasci posteriori medii . Fig. 13. Moslra la faccia interna della base del cranio velata dalla dura madrc in un coi nervi , vasi ec. a , i , dura niadre craniale . c J falcc cerebrale clic comincia in c' , dove trovasi un largo loro clie comnnica con le fosse nasali. d, seno longitudinale supcriore . e ,f, le due nieta del tentorio tagliate, le quali non si altaccano co- me al solito alle rocclie dui temporali , ma ad una cresla parti- colare delle porzioni squamose e mastoidee . g , h , seni trasversi . i,l,m,n, vene che vanno ad immediatamente sboecare nella ju- gulare interna . o , glandola pitiularia e porzione d' infondibolo . p , q , ner\i ottici . r , s , nervi patelici . tjU, nervi Irigcmelli . V , f , nervi facciali . z,&, nervi acuslici . 1,2, nervi glosso-firingei ; forsc anche qualche cosa del vago ? 3,4, nervi grand' ipoglossi . TAVOLA. 2G. Fig. 14. Dimostra il tescliio osseo veduto anteriormente . a , b , fronlnle . c,d, parietali , o piastre ossee principali che li compongono . e,f, due piastre ossee complementarie dei parietali. gjh, porzioni squamose dei temporali. i,k, estremita superiori delle grandi ale dello sfenoide . l,m,n, porzione membranosa corrispondente in m alia fontanella anteriore . 0,0, ossa zigomatichc . p , (f , ossa niasccllari superior!. r , inlermasceliarc a destra . s,t, ossa nasali quasi alFatto carlilaginec . u,u, turbinati inferior!. V, porzione di cartiiagine appartenente al sotlo nasalc quasi lutlo cartilaginco . StoRIA DI UN Feto EC. 415 y jZ , gengive superior! . & , & , mascclla inleriore . Fig. 15. Dimostra il tescliio osseo veduto dalla faccia anteriore. a. ,b , frontnle . c, niuniLraiia interfronltilc . d ,e ,f ,g ,h ,i y le piastre ossee componcnti i parietal! . k, porzione lambdoidea dcU' occipite lyTn, porzioni conililoitlce del medesimo » non esiste la basilare . 11,0 J porzioni niasloidec dei tcmporali . p , q , porzioni sqiiaiiiose del tcmporali. r, cavila del timpano dcslro . s, ossclli timpanici dcstri deformati e ridolti a sesamoidci . t, quadro del timpano sinistro nel quale e incassata la membrana del tiinp.ino stesso : traspare da cssa il martello . u, il martello indieato . V ,y , porzioni masloidee . z,&, apofisi pelrose . 1 , corpo deilo sfenoide . 2,3, process! plerif^oidci • 4,5, grandi ale dello sfenoide . 0,1, ossa zigomatiche . 8,9, ossa palaline . 10,11, process! palatini dei mascellari superior!. 1 2 , vomere . 13,14, mascella inferiore . Fig. 1G. Dimostra la base del cranio superiormente , od alio interno a ,t> , fiontale . C, membrana inlerfrontale . '^y^)fjg>^i>ij le sei piastre ossee componenti i parielali . k, porzione lambdoidca dell' occipite . I ,m , rudiment! ossei delle porzioni condiloidee . *, porzione cartilaginea appartenciite alia porzione condiloidea destra. n,o, porzioni mastoidee dei temporal! . p , (] , porzioni squamose dei medesimi . r , s , porzioni petrose. t , corpo dello sfenoide . u,i>, process! dello Ingrassias . z ,y , grandi ale . 1 , porzione cartilaginea anteriore del corpo sfenoidale interposta ai processi dello Ingrassias . 2,3, etmoide , o due meta della lamina perpendicolare di esso , ai lati delle quali si veggono in rudimento le due meta di lamina orizzonlale o cribrosa. Tra le due meta della lamina perpendico- lare poi vi ba un foro o fessura che conduce nelle fosse nasali. Fig. 17. Dimostra il tronco osseo, col torace aperto , la pelvi ec. ; il tulto veduto dalla faccia anteriore. 416 Luici Calori n ,b ,a ,b , porzione cervicnic della colonna vertebrale , atrofica e dc- formata niancante tli inolli; vcrtcbrc . c,d, porzione dorsale della colonna vertebrale, grandeinentc defor- niata , e lalcralmenle picgala , composia di solo undici vcrlebre. ^ if i porzione lombare dulla colonna vertebrale, nella oui parte in- feriore ci ha una inelinazione a deslra . g ,h } osso sacro pur esso inclinato e bilido nell' apicc : lo e del pari il coccige . i,k, costole sinistra, le quali non sono ciie undici; Ic verc sono quasi lutle unite insieuic pei loro bordi. I , m , costole destre . n ,0 ,p , q ,r , s , le ossa innominate, coniposle gia degl' ilei , dcgli ischi , dei pubi . t ^ u J femori Ironcati . Fig. 18. ilappresenta lo sterno c le cartilagini di prolungamento del- le costole . 1,2, lo sterno che e cartilaginco . 3 , piccolo germe osseo , che trovasi al lato sinislro del manu])rio sternale . 4,5, cartilagini di prolungamento delle costole destre . 6, 7, cartilagini di prolungamento delle costole sinistre . Fig. 19. Offre le ossa della spalla destra . 1 , scapola . 2 , clavicola . Fig. 20. Le ossa della spalla sinistra.. 1 , scapola . 2 J clavicola . 4 I e S 1- ■ i M f A sen/? , B — dr ^=z — r" a rappresentando con B una costante, ed estendendo conve- nientemente 1' integrale per tutta la lunghezza della corren- te PN. Ma potremo estenderlo anche per la sola mcta BN di tale lungliezza, chiaro veggendosi che 1' azione risultante dalla meta B P deve riuscire eguale all' azione risultante dal- 1' altra meta B N , ossia che 1' azione totale della corrente suir ago e doppia di quella di ciascuno di questi suoi rami. Per integrare ora 1' espressione A sen /? -dr fa d' uopo tradurla prima in una delle espressioni equiva- lenti che contengano una sola delle variabili y ,r ^ sen/3 o cos a, il che si fa con facilita, per mezzo delle relazioni cos a e si perviene a queste espressioni A "-' dr dy — — cos a.da\ ha n^.i ; Art nelle quali a deve supporsi evidentemente costante, per la detta integrazione, ed n indeterminato, ma costante esso pure, per la stessa integrazione . Pero coi processi di calcolo fin qui conosciuti non si han- no gl' integral! esatti delle riportate espressioni, se non che supponendo n — 1 numero intero e positive, per la prima , Integhazione per SERIE EC. 427 — — inimoro intero e positive, per la seconda , ed n egual- niente immero intero e positive, per la terza; il che limita la indetenninazione di n; che deve ammettersi assoluta, ac- ci6 la deterininazione, che ne deve venire per risultato fina- le del calcolo stesso , non sia infirmata di circolo vizioso, o mono latamente generale di quel che possa conseguirsi sod- distacendo alia coridizione fisica imposta dall' esperienza. Ec- co adunque un capo, il principalc, per ciii, in questo caso, lion essendo permesso di valersi dell' integrale esatto , esi- stente tuttoche condizionatamente , devesi di necessita ricor- rere all' nitegrazione per serie infinita . Ma quando pure, per un altro capo, si fosse contenti della limitazione assegnata alia generaliti\ della sohizione del prohlema nell' integrale sotto forma Iniita, 1' adoperarlo, 1' applicarlo in questo caso me- desinio tornerehhe malagevolissimo , e forse senza competen- te frutto, a motivo della forma, finita si, ma complessa mol- to, ed anco indeterminata con n, dell' integrale medesimo . Ovvio Invece qui , e fruttuoso si e il partito dell' integra- zione sotto forma infinita . A questo oggetto prescegliamo la terza delle soprascritte espressioni. Trattasi adunque di fissare il valore di n perche / A a -- r(j'~n')i esteso I'integrale fra gli accennati limiti, risulti eguale a — , sia cioe inversamente proporzionale ad a . Svolgendo in'' se- rie il prodotto — n —X integrandone li singoli termini, e facendo alcinie riduzioni fa- cihssime , ottiensi ^^— ^r_A/l_. «V-^ . 3«V 4 -4 r"(f-^a'-)h \" 2(«-h2) 22.2(«-h4) 2'.2.3(n-HG)" h • ecc. 1 ajr —a 428 SiLVESTRO GhERARDI esseudo G la costante arbitraria. Si determini questa col far inconiinciare I'integiale da y=:a, ossia da a=zO"; ed avremo „ ./I 1 3 3.5 \ '-n L:=:AI f- ;; r -4- -+-ec.|a \n 2(«-+-2) 2-.2(«-t-4) 2^.2.3(n-H6) / L' altro limite dell' integrale dovra essere, per le cose ri- dette,y = ^, corrispondente ad a = 90°. Dunrjue avremo r integrale totale ^ j'>(f- — a''-)i V« 2(«-»-2) 2-.2(«H-4^ 3.5 \ 1-n ecc 2>.2.3(«-i-G) 1 );--... -a 2(^4-2) 2-.2(/i-h4) 3.5a6:^-« \ -t- ;: — ;; — „ •+■ ecc. | v <» « • 23.2.3(w-h6) / Sara dunque il secondo membro di questa equazione che do- ■p vra f'arsi eguale a — , qualunque sia a , e B costante come (Z A. Ma prima pure di venire a questa eguaglianza, che ci de- ve determinare il valore di n, la presenza dell' infinito , in quella maniera, nel secondo termine della stessa equazione esclude tutti li valori negativi di ii ; non essendo fisicamente possibile che 1' azione della corrente indefinita P N sopra G risulti infinita, come avverrebbe per qualsiasi valore negati- vo di ra . Percio quando pure non si avesse da soddisfare alia ripetuta condizione fisica portata dalle esperienze di Biot e Savard , quando pure tutt' altro si fosse il risultato di tali e- sperienze , e tutt' altra la condizione in oui si traducessero , ad ogni modo il detto secondo termine, che e o nullo, od infinito, secondo che si assuma n positive o negative, do- vrebbe considerarsi come nullo . E nullo poi si riconferma nel nostro caso speciale. Imperocche, secondo la dottrina de- gli indeterrainati di Cartesio , nell' equazione 1-n A -n B AEa ——00 a=:- n a InTEGRAZIONE per SERIE EC. 429 (a cui si riduce qiiella che deve essere soddisfatta per le esperienze di Biot e Savard, ponendo p._^_) L 3 3.5 \ e necessario che il primo membro non contenga altra poten- za di a che la — 1 , unica contenuta nel secondo ; il coeffi- ciente di a nel secondo termine del primo membro deve dunque svanire, e perci6 n non puo assumersi negativo. Re- sta poi chiarissimo il valore di n = 2 , dall' equazione ridotta A. E a = - • Con questo valore di n resta pur chiarissimo che E deve divenire eguale ad 1 ; non potendo rimanere nel- r espressione finale dell' azione della corrente suU' ago altro elemento, oltre la distanza a, che I'intensita della corrente stessa, significata g\k con A, o con B. Ed e poi direttamente noto che appunto la serie 1 JL 3 3.5 ( nella quale convertesi la su riferita serie in n eguale ad E, quando si ponga ^ = 2) e una delle singolari espressioni del- la unita in termini infiniti di numero (come pure avremo oc- casione di vedere piu innanzi) . Per tal guisa mi sembra dimostrato, con ogni possibile ri- gore, che 1' unica legge ammissibile nel caso nostro si e quella del quadrato della distanza inverso , come si verifica per tutte le altre azioni elementari della natura sottoposte a calcolo. Senza alcun dubbio poi il calcolo qui esclude o- gni potenza della distanza, eccetto la seconda inversa: il che significa propriamente che questa sola , se pure una qualche potenza della distanza , e non alcun' altra funzione di questa esprimer possa la legge seguita dalla natura , che questa sola, dissi , e la buona . L' errore da me commesso nel citato luogo della traduzio- ne di Demonferrand e questo : in luogo della espressione dif- P • 1 A. sen ^ .A cos a A terenziale dr, ossia — n-m-i-l e quindi c = a( 1 3 2(n-+-m_(-lJ 2-. 2 («-+-/« -4-3) 3.5 • cc ).-, 23.2.3(n-+-w-i-5) determinando al solito la costante arbitraria col prendere I'integrale da. y = a. Portandolo poi fino adj>-= c», esse vie- ne rappresentato da \n-^-m — 1 2(«-f- m-Hl) 2-.2(«-t-w-t-3) 3.5 \ ,_„ / 1 H -I- ec. la — Al 1- 2^2.3(«-|-w-)-5) / Vz^/rt—l^ •ec. j X X rt 2(«-f-TO-4-1) 2-.2(w-t-OT-t-3; — n — ni-f-l InTEGRAZIONE per SERIE EC. 431 La quale quantity posta eguale a — conduce pur quivi ad n=2 , qualunque sia m , purclie non negative, o, se pur ne- gative, che non oltrepassi — 1 (m = — 1 darebbe, nel- se- condo termine della detta quantity, a'"'^""""'*^ =— , posto n — Z; ma — diverrebbe - = -° tanto nel primo, quanto nel secondo termine della medesima , e i due infiniti si eliderebbero , ed avrebbesi a/— ^ 3.5 \ _, U.2"*"2^.2.4"^23.2.3.6/'' pel valore della stessa quantita, da mettersi in equazione con — \. II che si vede provenire : e dalla forma del valore di cos a = — ; che introdotto, sotto qualunque potenza, co- me moltiplicatore nell' espressione difFerenziale A •"■ r"(7'-<.')i lascia sempre eguale ad X — n la dimensione del prodotto in a ed J che resta fuori delle parentesi nella equazione I. ( il quale prodotto e a>^-°, ossia ^-i-", nel caso della detta e- spressione difFerenziale, ed a^v-"-™-*-', introdottovi il molti- plicatore cos™ a); e dalla specialita del primo limite dell' in- tegral, cioe di y=a, che rendc sempre lo stesso prodotto, vale a dire am^-n-m^i^ ^^^,^^1^ ^^ ^i_„^ ^^^ qualsiasi valore dim. Salvasi adunque per tal guisa, e per questa ragione di calcolo la raggiunta prenotata legge della ragione inversa del quadrate della distanza , e discende ella egualmente dalla tante volte ricordata legge sperimentale , qualunque sia , ma non mai al di sotto dell'indicato limite — 1 la potenza m sot- to la quale sen/5, o cos a, entri come moltipHcatore nella espressione dell'azione olementare della corrente PN sopra C. Ma ponendo n=2 nell' integrale definito, e guardaii- do un po' piix a dentro nella quistione fisica, di cui ragionia- mo, sembra a me che s' arrivi anche da quivi a determinare 432 SiLVESTRO GhEUARDI m , che risiilta gia determinato da altri fenomeni e calcoli , come sopra fu detto . Noi ci riduciamo in somma all' equa- zione 1 3 3.5 2 (f?i-+- 3 ) 2-.2 {rn-^5) 2*. 2 . 3 (w -^l) -(- ecc.l a~' =B a—'' . La serie tia le parentesi si converte in quella che superior- niente avvertimmo cquivalere ad 1 , quando si faccia in = 1 ; come doveva accadere . Diviene poi 1 3 3.5 • ec. 2.3 2-.2.5 ■ 2'.2.3.7 se pongasi m = 0; come io venni a poire nella sudd'etta tra- duzione; nella quale avvisai che questa stessa serie e r espressione del quadrante 'T'del circolo di raggio 1. Ad altri valori di m corrispondono altre serie, note siccome rap- presentanti qnantita singolari. Ma fra tutte queste serie qua- le saraclie realmente si presti al caso della natura? Io per me ripeto nel proposito cio die ho asserito piu addietro, toc- cando dell' equazione A E «'-"==— : imperocche sembrami senza replica . Se anche qui rappresentiamo con E la serie che moltiplica A nell' equazione 1 3 1 ^ 2(ra-)-TOH-1) 2-.2(w-Hwi-4-3) •4-ec. Ix« = - , 2^.2.3(«-+-OT_(-5) i-„ B per cui avremo A E a = — ; non solo per soddisfare alle condizioni fisiche del problema, deve farsi n=2, ma altresl A = B, queste due quantita rappresentando in eostanza la stessa cosa, 1' intensita della corrente; che e la medesima sia che la si consider! nella corrente intera indefinita PN, od InTEGRAZIONE per SERIE EC. 433 in un suo elemento qualunque . Che se dunque A = B , qui pure E = 1 ; e percid 1 1 3 _ 3.5 equazione clie conduce ad m = 1 , come teste si e veduto . Su di che io non aggiungerd altro, accorgendomi d' essere stato anche troppo minuto e prolisso fin qui. Ma saro conci- se in quel che segue . II precedente calcolo mette sott' occhio un mezzo sempH- cissimo per ottener / cos"' a d a, fsen'"a da in serie infinite eleganti , e suscettibiU d' utih appHcazioni . II perche estimo opera non al tutto perduta 1' intrattenermi alquanto sul so«-- getto indicate, benche estraneo al precedente, pero atd- nente al prime che vi diede eccasione, quello cioe dell' inte- graziene per serie. Sia per tanto da integrare di questa for- ma I'espressione cos'^ada, qualunque sia m. Sestituendo al- ia variabile a la y , giusta la posiziene cesa = - , avremo f cos'^ ad a = a--f "^ =C_/-L-h-^^^ _3a»j-^ 3.5«V-° . ^^ ^2-'.2(m-H5)"^2^.2.3(m-t-7)-^'^'' ^ E nmettende a in luogo di y, dope riduzioni evidentissi- me si ha m-i-l m+3 Di-*-5 5 COS a m J ^ /COS a COS a COS ada=C — | 1- \w4-1 2(m^i) + 2(to-k3) 2-.2(m-h5) o . 5 COS a \ '*"2372.3(mH-7)j • Cambiato poi a in 90° — a si otterra subite ^ „„ "-t-^ m-t-J „ m-f-S o^^" J n , ^^" a sen a 3 sen a sen a a a = C H -f- _i . OTM-1 2 (m^3) 2^ 2(m^-5) J . 5 sen a "*"23.2.3(m^7)"^^'^*'-' T. n. 55. / 43-1 SrLVESTRO Gherardi Ed ecco le due serie suddette, nelle quali C,C' rappie- sentaiio le costanti arbitrarie. Per una qualche applicazione ; poniamo m = 1 nella serie che daf cos'" a da, die qui sappianio esscre esattamente sen a:, avremo percid sen /cos- a cos< a 3 cos" a 3.5 cos^ a \ a = C — I (- 1 1 _f- ccc. 1 V a 2.4 2^2.6 2'. 2. 3. 8 / E determinando C con a =: 0 otterremo 1 1 3 3.5 sen a = — -| 1 — _i 1_ ecc. 2 2.4 2-.2.G 2^2.3.8 -(• cos- a cos' a 3 cos'' a 3. 5 cos' a ' 1 ' -+- „■+• i-ecc. 2 2.4 2-. 2 G 2'.2.3.8 , Nella quale equivalenza messo 90° invece di a si ha 1 — 1 — 3 3.5 2 "^2.4"^2^2.G'^2'.2.3.8"^*"'''■' appunto quella serie infinita che superiormente avvertimmo equivalere all' unita . Ma nelle due serie che danno/cos^arfa, /sen™a(/a sup- pongasi /n = 0 , con che questi integrali sono ambedue eguali ad a ; ed e chiaro che si avranno le equazioni od equivalenze / cos^a 3 cos'a 3 . 5 cos^a \ « = C_^cos.-H2-r+2~X5 -^2—47077-*-''^") ' (scn">a. 3 sen'a 3 . 5 sen^a \ """-^-273 -^2-7475 ■^2X0-7-^^'^"; • Determinate le costanti arbitrarie C , C' col fare a = 0 , e riflettendo che la serie 1 3 3.5 ^ "^2-73-^ 2-0 ■^2-Tg:7-^^''"- equivale al quadrante -• del circolo di raggio 1 , s' ottengono li valori di a in cos a ed in sen a cosi espressi : jT / cos^a 3 cos''a 3. 5 cos'a \ Integrazione per sERiE EC. 435 sen^ Sscn^a 3.5sen'a 2.3 ■^2":475"^2.4.G.7" a=:sen«-H ;rv -4- „-^-. -H . . „ ^■4-ecc. Sono qucste due le formole notissime che danno I'arco per le potenze del suo coseno, e del suo seno . II precedente semphcissimo metodo, onde le abbiamo dedotte , non riciiie- dc dottnue oltre li pilmi riidi.nenti del calcolo superiore. Si vogl.a di pui consideiare che il tutto dipendendo da integra- li della forniay^ , la cognizione de'quali si acquista al cer- to colla pill assoluta indipendenza da quella delle formole stesse, non pu6 essere che quivi facciasi Iiiogo a quel circolo vizjoso, che dee sempre temersi e sfuggirsi accuratamente quando vuolsi fare applicazione del suddetto calcolo a proble- in. di lor natura sottoposti immediatamente al doniinio del- 1 algebra degl indeterininati. Finalu.cnte riflettendo che col metodo ordniano, appunto degli indeterminati di Descartes non s arnva ad esprimere I'arco pel suo seno , o pel suo co- seno che mediante uno svihippo in serie, ed un regresso sullaser.e ottenuta con tale sviiuppo, pare a me che I'ad- dotta dimostrazione o derivazione delle due formole in discor- so non la ceda m flicilitu e semplicita alia piu comune. Pai-- mi qiundi che cssa possa somministrare materia per uno di quegh esercizi primi di calcolo sublime, che servono a con- termare le dottrine appartenenti all' introduzione del calcolo stesso. Siami lecito, nel por fine al qualunque scritto di pro- teni-e alcuna cosa intorno a quella niia giovanile fatica della versione di Demonferrand , che superiormente ho appuntata e, spero, corretta d' una menda, nella parte che me-lio m appartiene delle note ed aggiunte ; menda per avventura la piu grave, se non la sola di cui mi sia accorto io. Altri ve- rosinidmente vi avranno ritrovato da emendare ben oltre al mio debole accorgimento. Tuttavia, senza taccia di pre.umer- ne troppo ( lasciando pur da lato 1' utile della pubblica i- struzione suUa materia, novissima fra di noi all'uscire di es- sa fatica, il quale ad alcuni segni raccoltine direi che non losse mancato), lo credo di potermene appagare. Cid in grazia ^36 SiLVESTRO GhEIIARDI della confcrmazione e sanzionc clie ricevettero pin o men to- sto, col piogresso della scieiiza, li varj cliiarinienti a sviluppi, le spiegazioiii, in qualche copia sopperite al testo, dei fenome- ni allora pin tiovoUi e pin coiitrovcrsi eziandio specialmcnte in rigiiardo alia loro tcoria . Di cho pero il nierito principa- le spetta a M/ Ampere, inventore esimio e all' nn tempo promotore solenne di quella da me , sail' orme profonde di lui , ma non cosi da altri prescelta seguita e propngnata . Ed io, piccolissimo, niessomi con un certo ardire di mezzo a due uomini grand! , il prelodato Ampere da una parte , e r illustre Nobili dall'altra, fui di tal guisa abilitato a poter cogliere nn qualche lodevole frutto : il mnggiore estimo sia stato quello d' avere forse influito a cio die quest' ultimo indirizzasse meglio suoi alti meditamenti , nella via dell' al- tro non vaga sperimentale e matematica , e verso la corri- spondente piu reale meta iscorgendoli. Che non fu poi opra la mia da fame caso di sorta; ovvio e comune essendo che anche lui infimo fra due sornmi i quali battano , nella ricei- ca del vero , strade al tutto disparate, possa egli , senza la passione del proprio die non vi ha, scandagliatele bene a- mendue avvisarne la migliore , e 1' un di quelli fruttuosa- mente ammoiiire dell' abbaglio. Delle c[uali asserzioni intoruo alia ridetta fatica non inten- do addurre prove, contento di quelle che ponno essersi pre- sentate a ciii 1' abbia avuta tra le mani; dispostissimo poi io a non insistervi, ed anco a declinarne affatto , per altrui con- trario giudizio . Ma vo' accennare a due fra le parecchie po- stille alia medesima , occorsemi dopo la sua pubblicazione ; almeno per mostrare che negli anni successivi alia pubblica- zione istessa non dimenticai affatto quel primieri geniali stu- dj di Fisica , tuttoche tra non molto costretto di dcdicarmi secondo le forze, a ben diversi e piu elevati; dai quali non ha guari siihitamente rimosso ho dovuto ritornare a que' pri- mieri medesimi . L' una postilla si riferisce a certa mia os- servazione, contenuta nella nota (i), pag. 229, circa Io sco- primento delle correnti termo-elettriche ; in cui , od in una molto sornigliantc incorse posteriormente il mentovato Cava- liere Nobili al §. III. della sua celebrata memoria del 1827 InTEGUAZIONE per ?F.niE EC. 4-3T col tilolo « Confronto de due Calvnnomctri piii scnsihili ^ ec. «. Scopo conuine precipuo dell' uii;i e dell' altra osserva- zione si o di far ponderare come il soninio Volta per ispirito di teoria dovesse travedere siiU' orisine vera di talune cor- renti, da lui priinitivamente prociirate ed ottcnute, le cjuali a' loro elFetti nudamenle intcrprelati s' appalesano termo-e- lettriche; le qnali condur dunque potevano fin da' primordi del Galvaiiisino , senza il iiial effetto delle pieoccupazioni di teorie , all' iiidicato discopriniento di una nuova fonte elet- tro-dinamica nel calore, applicato anclie a circuiti pienamen- te metallici . II quale concorso , la quale coiiicidenza delle due osservazioni io note qui a titolo, non di mcschina prio- rita, ma al piii degno di lecita soddisfazioiie nel veder san- cito da cotanto senno il mio concetto in proposito . Non e lo stesso, a dir vero, dell' oggetto della seconda postilla. In questa io inteiulo invece di reclamare apertaniente per me le mie illustrazioni ed esplicazioni , giusta la teoria d' Ampere, de'famosi fenomeni elettro-dinamici, ed elettro-magnetici spe- rimentati dal celeberrimo Davv nel 1823,venuti alia luce lo stesso anno nelle Transazioni Filosqfic/ie di Londra, e a mia notizia mentre stava sotto il torchio la suddetta mia ver- sione ; illustrazioni e spiegazioni che v' inserii alia nota (f), da pag. 192 a 204; che sostenni e difesi vivamente ( anche troppo , e non senza arroganza , i/elicla jiu'eiitulis! ) contro dubbiazioni ed oppugnazioni del Nobili stesso ; che riprodus- si r anno susseouente 1825, crescendole di nuovi ariiomen- ti ed esperimenti, nelle mie « Osservazioni sopra alcune e- sperienze c/etlro-mngnelic/ie del Sig. Cav. L. JSohili » , u- scite negli « Opusroli Scientifici di Bologna » : le quali Osser- vazioni vennero onorate dell' approvazione di M.' Ampe- re in una Icttcra da lui direttami, e pubblicata in Agosto dello stesso anno 1825 negli nJnnales de Chiinie cl dc Phy- sique)) di Parigi. Reclaino dunque per mie cotali spiegazio- ni, che un anouimo diede fuori identicamente , negli stessi Jnnales etc. precitati , un anno dopo le mie suddette Osser- vazioni ecc, e due anni dopo la versione (appunto nel fasci- colo di Agosto 1826, Tom. .32, pag. 432 degli .innnles etc.); quasi che li suddetti fenomeni, che il Davv finiva di descri- 438 SiLVESTRO GhERARDI vere con queste rimarclicvoli parole « Non enlro nel cainpo delle ipotesi perch'c I' cletlro-magnelismo e ancora un sog- ge»o oscuro » , aspettasseio ancora, dopo due anni e piii di notoriet;\, le compotcnti teorichc ragioni, e che egli , 1' ano- niino, si movesse linalnuMitc a somniiuistrarle, e come a riem- pire questo vuoto ec. (consimile e il senso di sue parole pre- messe alia descrizione de' fenonieni ec.) Verso F autore, a me ignoto, dico adinicjue : che queste ragioni esplicative de' feno- nieni di Davy sono mic, e die non mi scnto niente disposto a concedergli nulla in materia, venendo anche ad uno stret- to confronto fra li due scritti nostri. lo ci ho la, non ch' al- tro, delle induzioni e delle esperienze dirette, in prova che I'elettrico, alio slato di corrente , si dirige e diffonde nel- l' intern massn da' conduttori metallici, e non gia li Iambi- see soltanto alia superficie esterna, qualmente il Nobili, in allora, acutamente e tenacemente sostentava. ~ Opinione del resto che poco stante egli abbandono; e che abbandonata da lui non era da aspettare di vederla rivivere pin ; come la veggo adesso per vezzo d' alcuni , non so se ignari di quelle disputazioni sperimentative , che sembravano averla smenti- ta onninamente, o se pure per buoni argomenti che ignori io, ma che eglino non allegano. Su di che non diro altro. E cosi finiro il vago scritto . CO^SIDERAZIOIVI INTORNO GLI EFFETTI PRODOTTI DAL CALORICO S U G L i SPEGGHI DE'TELESGOPI MEMORIA LETTA DAL DOTTOR GIUSEPPE FAGIVOLI .411' ^ccademia elelle Scienzc dell' Istituto di Bologna nella Scssione del H Marzo 1850. XJa conoscenza delle leggl general! , secondo le quali si operano e procedono i fenomeni della natiira , ci viene procacciata niediante la Induzione, ed e poscia speiimentata alia prova dell' Analogia . Perocclie tali leggi , quando siano rettameiite riconosciute, debbono non solo esprimere i rap- porti che legano fia loro, e classificano in separate categorie i fenomeni osservati , ma debbono altresi rappresentare , e quasi predire i fatti analoglii contingibili, ed essere appli- cabili a quelli che si vengono via via verificando . Onde av- viene, che i fenomeni successivamente osservati , secondo- che si riscontrano consentanei , o contrari alle teoi'iche sta- bilite , vengono loro in appoggio, ovvero inducono a modili- carlc , o a rigettarle talvolta ancora . Ed anche la, dove le generali teoriclie siano fondatamen- te riconosciute, e stabilmente basate sopra dati indubltabili, abbiamo dall' Analogia un sicuro argomento a giudicare del- la legittimita deile conseguenze che da quelle si deducono ; e come siamo condotti a confidare in quelle nostre conclusio- ni, che si uniforniano ai dettami dell' Analogia, cosi da quel- le, che se ne discostano , siamo avvertiti esistere qualche er- roi'e o nella serie dclle nostre deduzioni, o nell'avere suppo- sto analoghe quelle circostanze, che realmente non lo sono. Ma non di rado ancora accade , che un esame piii accura- te de' fenomeni ci faccia scorgere quegli ulterior! rapporti d' Analogia , che prima erano sfuggiti alle nostre investiga- zioni , dalla concordanza de' quali risultino poi nuovi argo- raenti a confermarci nelle conclusioni adottate . T. II. 56. 4'42 Giuseppe Fagnoli Intorno a che 1' ilhistre Giovanni Herschel, nel suo Di- scorso siiUo studio dclla Filosofia Naturalc , ebbe a dire (1) . « I piu sicuri e migliori segni caratteristici di una induzione « ben fondata, ed estesa sono luttavia qnelli, che occorrono « quando le sue vcrificazioni spuutano , per cosi dire, di per « se stesse alia luce da quelle parti, donde meno si aspette- « rebbero, od anche fra casi di quella medesima specie, che « dapprima le si riputavano ostili . Prove di questa natura « sono irresistibili, e convincono con una forza , che quasi « nissun' altra possiede . » E pero que'tenomeni che mostrano di allontanarsi di qual- che guisa dalle nornie dell' Analogia, presentano semprc qual- che interesse , e richiamano su di loro un grado di attenzio- ne, e di studio maggiore di quelle, che per se stessi avreb- bero potuto richiedere . Qneste considerazioni m' indussero a prondere in esame un fatto, lieve per se e di poco niomento, ma che tuttavia mi sembra acquisti qualche peso dall' aspetto anomalo sotto cui si presenta . Del quale fatto intendo oggi tenervi bi-eve pa- rola, Accadeinici Prestantissimi, colla spcranza che possa me- ritarsi 1' attenzione vostra , e procacciarsi la vostra indulgen- te accoglienza . Le quali ove non valga per se a conseguire, mi sara forse di scusa l' avere assunto a trattare un tenia accennato, e quasi proposto da nonii chiarissimi , quali sono Herschel ed Arago . Nella elegante , ed erudita Notizia Scientifica dal cele- berrimo Arago inserita nell' Annuario dell' Officio delle Lon- gitudini per I'anno 1842, nella quale vengono annoverate , e sottoposte ad esame le insigni scoperte e le opere del- r immortale Guglielmo Herschel , c fatta menzione delle di- verse circostanze, che dall' illustre Astronomo vennero ri- conosciute favorevoli , o avverse al miglior esito delle as- tronomiche osservazioni ; e fra l' altre v' e tenuto partico- lare discorso delle alterazioni temporanee alle quali vanno sog- getti i Telescopi , sia che di repeiitc si cainbi la temperatura (1) Discorso preliminare sullo studio della Fil. Nat. di Sir lolm F. ^V. Herschel; traduzione ili Gaetauo Demarchi §. 180. pag. 192. Cons, intorno cm effetti ec. 443 deir anihiente nel quale sono contenuti, sia che venga- no impiegati in osservazioiii solari. E vi 6 dctto clie, qiian- do si varia la tcmperatura dell' ambiente, 1' imiiiaginc fo- cale liesce confusa, e la visione imperfetta; e quaiido i Telescopi sono rivolti verso il Sole, si altera la distanza fo- cale de' loro specchi . Le qnali alterazioni furono dal sommo Astronomo atlribuite alia disuguaglianza dalle dilatazioni pro- dotte dal calorico nelle diverse parti de' Telescopi, per la quale defonnandosi la superficio riflettente dello specchio, viene a turbarsi la schi(!ttezza dclla immagine focale, o a va- riarsi la distanza del fuoco . (1) Intorno le quali cose , 1' Autore della Notizia s' esprime cosi :«.... si le miroir de 1' instrument n' est pas a la tem- « perature de 1' air qui 1' entoure , la vision sera iinperlhi- « te ; alors on ne pourra pas employer utilcment de forts « grossisscments . « Le fait se rattache d' ailleurs a xuie cause physique '( evidente. Tout le monde comprendra, en eifet, qu' un mi- ce roir de Telescope, pendant qu' il se rechauffe dans sa « montiue , on pendant qu' il se rcfroidit , n' a pas la nienie i( temperature sur tous scs points ; que la suite necessaire « de cette inegale distribution de la chaleur , doit etre une « deformation de la surface polie, et reflechissante du mi- ce roir, et une imperfection dans 1' image focale. » « On rend compte de la meme maniere, de V allonge- « inent de foyer qu' Herschel remarquait dans ses Telesco- « pes a rniroirs inetalliques , <[uaiid il Ics appliquait al'ob- « servation du Soleil . Cette explication, le celebre astrono- « me r a confirmee, en pla^ant pres du miroir, en avant, « ou en arriere, un petit bonlet de fer chaud. Les rayons « calorifiques partant du boulet, echauffaient inegalemeiit le « miroir de metal, et le defformaient en allongeant son fo- « yer . » (2) . Questa spicgazione generica del fenomeno non puo vera- mente revocarsi in dubbio. Senonche avviene, che 1' azione (1) Phil. Trans. T. 93. (2) Anuuaire du Burreau des LongituJcs — 1842 pag. 291. m Giuseppe Fagnoli de'raggi solari produce negli specchi cli velro iin effetto con- trario a quello piodotto negli specchi /»e/a//iCi; e cioe ac- corcia in quelli la distanza focale , nientre in questi 1' allun- ga. Diversita d'effetti, clie si niostra contraria all' analogia, secondo la quale panebbe, che I'azione de'raggi solaii do- vesse cagionare lisultamenti conlonni negli uni, e negli altri specchi. E invero, le dilatazioni prodotte dal calorico nelle vaiie parti de' Telescopi , possono risultare diverse per due cagioni, e cioe; o perche il calorico agisca in talune parti piu eiier- gicamente che in altrc, o perche le sostanze riscaldate siano diversamente dilatabili ; o in altri termini, le difFerenze pos- sono risvdtare o dal grado di temperatura, o dal coefficiente di dilatabilita . Ora ne' Telescopi a specchio metallico es- sendo ogni cosa disposta similmente, che in quelli a spec- chio di vetro, apparisce che le parti corrispondenti negli uni e negli altri Telescopi siano egualmente esposte all' azione de' raggi solari , e che percio non debba risultarne difFeren- za d' effetto dipendente dalla prima cagione, o dal grado ter- mometrico. La seconda cagione poi, in quanto le dilatazioni del vetro sono molto minori di quelle de' metalli, pno rende- re ragione di una differenza nella qiiantitti dell' effetto: vale a dire, fara vedere come I'alterazione dell' immagine, o del- la distanza focale possa riuscire maggiore , o niinore in un caso, che nell'altro, ma sembra insufficiente a far conoscere come 1' effetto possa ne' due casi risultare in senso con- trario . E cosi appunto mostra 1' esperienza . L' Herschel , infatti, nel verificare 1' effetto del calorico tanto sngli specclii di me- tallo, quanto sopra quelli di vetro, accostando davanti , o dietro quelli, una palla di ferro riscaldata, ottenne si per gli uni che per gli altri , risultamenti in senso conforme , e che differivano solo nella (jiiantita; poiche quando la palla era posta davanti alia concavita dello specchio, si di vetro che di metallo, la distanza focale era in entrambi i casi allunga- ta : quando accostata alia convessita, la distanza focale ne era accorciata ; solo la misura di questi elfctti differiva dagli uni agli altri specchi . Egli non esito dunque a riguardare la Cons, intorno cli effetti eg. H5 diversita degli effetti prodotti dai raggi solari sugli speech! di vetro come un' anomalia, clie da luogo ad ulteriori ricerche, per la completa spiegazione del fenomeuo{l); e qiiiiidi 1' Au- tore della Notizia alle parole citate di sopra aggiunse que- ste a maniera di nota. « Le Soleil occasionne un cfFet inverse « il produit un raccourcissement de la distance focale, cpiand « le niiroir du Telescope est en verre . On ne sait pas en- « core la cause de cette anomalie .» Riassumendo ora I'esame del fenonieno per rintracciare le cagioni di quest' anomalia , e dimostrare com' ella sia soltan- to apparente , e come i due effetti contrari siano conseguen- ze dirette della medesima causa assegnata, ci e primieramen- te necessario di stabilire pin particolarmente il modo nel qua- le questa causa agisce ; poiche la soluzione del fenomeno die abbiamo accennata, e bensi valevole di per se a render conto delle imperfezioni che si producono nella imniagine focale , ma espicssa cosi in termini general!, non solo e in- sufficiente a chiarire il perche risultino contrari gli effetti negli speech! di vetro, e ne' metallic!, ma quand'anche que- gli effetti risnitassero conformi , richiederebbe qualche ulte- riore svilnppo per divenirc atta a spiegarli completamente . E invero , qualinique sia 1' alterazione che , per effetto del calorico, si produca nella forma della snperficie riflettente degli speech!, e manifesto, che venendo da quella variate le direzion! de' ragg! lucid! riflessi, debba corrispondente- mente esserne variata la immagine , o la distanza focale . E pero a quelle alterazioni di forma negli specchi, che risultino irregolari ed accidental! , potranno soltanto corrispondere va- riazion! irregolari ed accidental! ne' ragg! riflessi, come so- no appunto quelle che danno origine alle imperfezioni della immagine focale . Ma se invece le variazioni che hanno luo- go nella immagine , o nella distanza focale siano regolari , e mostrino di seguire qualche norma costante , si dovra ritene- re , che le alterazioni d! forma negli specchi, dalle quali derivano, seguano anch'esse qualche regola, o legge costante, (1) Phis. Trans, loco citato. I i6 Giuseppe Fagnoli la cognizione della quale sara in qnesto caso necessaria a da- re completa soluzione del {"(Miomeno . Poiche, adunque, 1' azioiie do' raggi solari sugli specchi de' Telescopi non altera, se iion leggermente , la regolarita deir inimagine focale, nia varia piutlosto la distanza del fuo- co; e poiche questa variazione procedc aiicli' essa in modo regolare e costante , avendo sempre luogo in allungamento negli specchi metallici , ed in accorciamento negli specchi di vetro, ci e d" uopo accennare la ulteriorc cagione di questa regolarita, sviluppando piii iniiuitaniente i siiigoli eftetti pro- dotti ne' diversi specchi dal calore solare . Lo che non sara |)er riuscirci difficile , c potremo anzi ol- tenerne risultati soddisfacenti, valciidoci direttamente delle notissime leggi coUe quali il calorico si propaga attraverso i corpi solidi : soloche usiamo nell' applicarle quelle avverten- ze, e quelle modificazioni , che verranno suggerite dalla di- versita delle circostanze . Dalle teoriche generali del calorico sappiamo in fatti, che un corpo solido esposto da una sua parte ad inia sor- gente di calore, non si riscalda equabilmente, e contempo- raneamente in ogni suo punto , ma aumenta di tempcratura per gradi successivi , cominciando da quelle parti , che so- 110 pill vicine , e soggette all' azione del calore. Le quali pri- ma assorbono direttamente il calorico emesso dalla sorgente calorifica, e cosi si riscaldano piii che le parti attigue, e a queste poi vengono per conduzione trasinettendo parte del calorico assorbito, con maggiore o minore facilita e prontez- za , secondoche la sostanza loro e pin o nieno deferente. Se dunque supporremo il solido, che si riscalda, diviso in moiti sottilissimi strati normali alia direzione de' raggi calo- rifici, trovereino che ciascuno di questi strati aumentera di temperatura in ragione della dilFerenza che passa fra la (juan- tita di calorico trasmessagli dallo strato anteriore e piii ri- scaldato, e la quantita di calorico, ch' esso trasmette alio strato die gli vien dopo . DifFerenza , che andera ognora di- minuendo , a misura che gli strati successivi s' anderanno ri- scaldando . Quindi se da quella supcrficie del solido, che non e Cons, intorno gli effetti ec. 447 esposta alia immediata azione dclla sorgente calorifica, sia impedita la dispersionc del calorico , accadii cite 1' ultimo strato viciuo a quella vena successivamente acquistando ca- lore, senza punto trasmetterne o perderne; ed il calorico vi si accnmuleia finche la sua temperatura ufjuagli quella di cia- scun allro strato anteriore. AUora essendo ridotte a zero le diffcrenze.di temperatura fra strato e strato, cessera ogni trasmissione di calorico, o ])er dir meglio, le trasmissioni ri- sulterauno uguali, e scambicvoli , ed il solido avra acquistato una temperatura uuiforme in ogni suo punto. Ma se avvenga invece, che il calorico si disperda dagli ultimi strati , la temperatura del solido non potra risultare uniforme, quand' anclie sia giunta a divenirc stazionaria . Perocche col successivo riscaldarsi degli ultimi strati si ver- ranno per una parte dimiiuiendo le differenzc di temperatu- ra fra luio strato, e I'altro, e con esse la quantita del calo- rico trasmesso; e per 1' altro si verra accrescendo la quantita del calorico dis[)erso. Cosicche , quando la quantita di calo- rico acquisito, e disperso dagli ultimi strati divengano ugua- li, la temperatura di questi risultera stazionaria, e quindi le difFerenze di tempeiatura fra uno strato e 1' altro non dimi- nuiranno ulteriormente , ne si annulleranno , ma diverranno stazionarie , e renderanno tali anche le temperature degli strati medesimi . La temperatura finale del solido non riuscira dunque uni- forme, ma si manterra piu alfa nelle parti piu esposte al- r immediata azione del calore , e andera gradatamente dimi- nuendo fine alle piu lontane, per modo che continui la tras- missione del calorico , e che ogni strato ne riceva tanto dallo strato anteriore , quanto appunto ne trasmette alio strato , che gli viendopo(l). Senza estendcrci piii oltre nello sviluppo di queste cose notissime, ci bastil'averlc richiamate , come aventi diretto rapporto colle attuali nostre ricerche; e procediamo a fame r applicazione, che si presenta ovvia rispetto agli specchi metallici . (1) Lame - Cours de Physique; Le^. XVI. § 25C. •i48 Giuseppe Fagnoli I laggi calorifici , che , emanati dal Sole , pervengono al- ia superilcie concava dello specchio nietallico , sono in gran parte riflessi , e pel rimanente vengono assorbiti dal metallo inedesimo , e lo riscaldaiio nel luodo suaccennato . Ma poiche il calorico puo disperderssi dalla suporlicie coiivessa dello specchio, e cliiaro per le cose dette, che questo non risulte- ra equabihnente riscaldato , ma acquistera una temperatura che, giunta anche ad uno stato permaneute, san'i niassinia nella superticie concava, e diminuiru gradatamente lino a di- venire minima nella superficie convessa . Eguale andamento seguiranno dunque le dilatazioni, che verranno prodotte nel metallo, da cui lo specchio e costituito, e la superficie con- cava si dilateru ma"£!;iormente che la convessa. Lo che non puo aver luogo , senza che sia variata la forma dello spec- chio, c ne sia diininaila la curvatura. Poiche in queste cir- costanze lo specchio metallico opera analoganiente ad un Ter- mometro di Breguet , o ad uu Bilanciere a compensazione , i quali s' incurvano o si svolgono, come e noto , per le ine- guali dilatazioni de' metalli divei'si , onde sono composti ; e nc dilFerisce soltanto in questo, che laddove le forme del Ter- mometro di Breguet , e del Bilanciere a compensazione va- riano per la diversa dilatabllita de' metalli, quella dello spec- chio metallico invece varia per la disuguale tensione termo- metrica delle sue parti . La superficie riflettente dello specchio nou risultera poi irregolare per questo, ne cessera di essere una superficie di rivoluzione ; avvegnache i raggi solari , cadendo in direzioni parallele all' asse dello specchio, produrranno alterazioni che, dal centro alia periferia , varieranno con ordine continuo , e non interrotto , e che saranno uniformi ne' punti corrlspon- denti contenuti in ciascuna delle zone nelle quali lo specchio puo considerarsi diviso mediante piani vicinissimi fra lore , e condotli perpendicolarmente all' asse medesimo . Dopo avere cosi stabilito che , per 1' azione de' raggi so- lari, la forma dello specchio metallico non diviene irregolare, ma solo riesce, diro cosi, alquanto piu aperta, essendone diminuita la curvatura, se si consideri che questa variazione di forma e poi scmpre piccolissima , e tale da non altcrare Cons, intorno gli effetti ec. 449 molto sensibihnente la convergenza de' raggi lucidi riflessi , said fatto palcse, come la perfezione deH'iinmagine focalc non no venga turbata, ma siane soltanto alcun poco allunga- ta la distanza del fuoco ; e con cio avremo raggiunto quel- r ulteriore sviliippo, che ci eravamo proposto di dare alia soluzione di questo fenomeno , relativamente agli specchi nietallici . Le conseguenze che abbiamo fin qui dedotte , scendono cosi direttamente e con tanta facilita dalle teoriche genera- li , che potranno forse sembrarc siipeiflue le parole spese a commentare il cenno datone da Herschel, e riferito da A- rago, come venne da noi qui sopra testualmente riportato . Ma se questo esame minnto potra valerci a coordinare ad u- na cagione medesima gli effetti contrari , che haniio luogo negli specchi di vetro, spero vorrete ripu tare non inutili le cose discorse , e condonarmi il tempo in quelle impiegato. Veniamo ora pertanto a considerare specialmente il itiodo nel quale i raggi calorifici del Sole agiscono sugli specchi di vetro, c vediamo quali effetti siano per risultarne, seguendo i principi medesimi di cui abbiamo anteriormente fatto uso, ma non senza modificarne opportunamente 1' applicazione . Imperocche, avuto riguardo alia differente natura delle so- stanze, che formano le due maniere di specchi, rileviamo, che i raggi calorifici ne vengono diversamente modificati ; e che, mentre ncgli specchi nietallici, per la natura loro adia- termica (1), i raggi calorifici sono in parte riflessi, e pel re- siduo assorbiti dalla superficie anteriore del metallo, negli altri specchi invece, per la natura diatermica del vetro, oltre air essere da quello in parte riflessi, ed in parte assorbiti, ne sono ancora in grandissima parte liberamente trasmessi. E indubitato, in tatti , che alcuni corpi , e fra questi il vetro, danuo passaggio al calorc raggiante, che agisce in par- te anche attraverso di loro. Tale propriety, che fu dappri- ma osservata dal Mariotte (2), venne poi confermata dal (1) Mcmoric ddla SocieUi hnlinna Vol. 23. Fisica — Proposta di una iiomcnclatura cc. — Mclloiii — (2) Mariotte - Ocuvres - pa^. 288. T. II. 57. 4-50 Giuseppe Fagnoli Prevost (1) dal Maycock (2), e da altri, e fu definitivamente constatata dalle delicate esperienze del Dclaroclie (3), e da quel- le anche piii delicate del Melloni (i) . Prima di queste I' efFet- to del calorico attraveiso diafraimni volevasi quasi general- mente attribuire all' aumento di tempeiatura [)rodotto in es- si diafranuni , ed al niaygiore irragi^iamento cUe ne seguiva ; ma avendo il Delaroche tenuto conto dell' efFetto di tale ir- raggiamento, ed il Melloni avendolo rcso totalmcnte ineffica- ce e inseusibile, poterono colle loro esperienze chiaramen- te diniostrare che molti corpi sono realinente perineabili dal caloi'e; i quali vennero percio chiamati corpi diatermici . Confrontando gli efTetti prodotti da sorgenti di calore di varia intensita, quando irraggiano liberamente, o attraverso un diaframma diatermico , il Delaroche trovo che una lastra di vetro diafano opposta all' irraggiaraento di un corpo ri- scaldato a 182°, non lasciava passare che 0,038 de' raggi in- cidenti ; mentreche se il corpo raggiante era riscaldato fino a 346" o a 960" ne erano trasmessi 0,073 e 0,293. E co- si il IMelloni sperimentando il calore irraggiato da una 1am- jiada dctta di LocateUi(5) riconobbe che da una lastra di ve- tro da specchio della grossezza di 2,™ "6, erano trasmessi 0,39 do' raggi incidenti; mentre ne erano trasmessi soli 0,24, o so- li 0,06 qnaiido la sorgente calorifica era Platino incandescen- te, o Rame riscaldato a 390"; e fmalmente rilevo che la tras- missione era nulla, o insensibile pel vetro, e per molte al- tre sostanze quando la sorgente calorifica era mantenuta al- ia temperatura dell' acqua bollente . Da (|uelle esperienze si raccoglie dunque, che la fiicolta di dare passaggio ad una parte del calorico raggiante, non e solo divei'sa nelle diverse sostanze , ma varia altresi grande- mente col variare la intensita della sorgente che irraggia il (1) Journal de Physique T. 72. p. 158. - Memoire sur la trasmis- sion (lu Calorique ec. §. 42., 43. (2) Giornale di Nicholson (Maggie c Giugno 1810) (3) Journal dc Physique cc. 1812 - Delaroche - Observations sur Ic Calorique rayonnant . (4) Annales de Phys. et de Chimic. T. 53. (5) Annales de Phys. et dc Cliimie. T. 55. pag. 374. Cons, intorno gli effetti ec. 45 f calorico . Per modo clie, per ciascuna sostanza diatermjca , il rap[)i)rto de' raggi trasmessi ai rag;^! iiicidciiti aumenta an* clie pill clie 1' aiinieiito di temperatura della sorgente calo- ritica. E qnindi avvenne, che fosse prima conosciuta I'attitu- dirie del calore Solare ad attraversare il vetro, e che si ne- gassc talc proprieta al calore derivato da altra origine. Come si lia dal Mariotte (1); che avendo concentrati i raggi solaii mediaiite vin piccolo specchio concavo , ed avendone osserva- to r effetto quaiido lo specchio era scoperto, e rpiando v' e- ra sovrapposta una lastra di vetro, trovo che in quest' ultimo caso r elfetto non veniva diminuito che di un quinto circa ; laddo\'e raccogliendo in egual modo i raggi emanati da un gran fuoco, I'energico effetto ne veniva sensibilmente annul- lato per la frapposizionc del vetro. II complesso de' fatti suesposti, e delle leggi che ne di- scendono ci fix dunque conoscere, che i raggi calorifici del Sole sono in buona parte liberamente trasmessi attraverso le lastre di vetro , cd anchc in un rapporto maggiore di quello che ha luogo pel calorico raggiante dalle piu alte sorgenti di calore terrestre . Quindi una lastra di vetro , o di altra sostanza diatermica, esposta air azione de' raggi solari ricevera direttamente calo- re da quella sola ]X)rzione de' raggi incidenti, che saranno da lei intcrcetti, rispctto ai quali potra riguardarsi come ini corpo adiaterniico. E pero da questi soli sara prima e mag- giormente riscaldata nella sua faccia rivolta direttamente al Sole ; dalla quale poi il calorico sara. successivamente comu- nicato alle parti vicine, fino a che giunga alia faccia opposta, di dove si disperdera . E per effetto di questi , la lastra giun- gera ad una temperatura stazionaria , quando la quantita di calorico acquistato dalla prima faccia , sara cguale a quella del calorico disperse dall' ultima. Lo che e analogo a quanto abbiamo detto per gli specchi metallici. Senonche conviene qui aggiungcre una ulteriore considerazione. Supponendo che vicino all' ultima faccia di inia lastra (1) Mariotte - Oeuvrcs - loco cilnto. 452 Giuseppe Fagnoli qualunque siano collocati alcuni corpi , in modo che possano raccogliere e assoibirc il calorico, che da quella e irraggiato, si scorge che tah corpi, a niisura che la lastia si riscalda, au- nienteranno di teinperatura , e alia lor volta irraggieraiino maggiormente verso 1' ultima faccia della lastra . Onde risul- tera, che da questa la dispersione del calorico si fara minore. E quanto piu aumentera la tempei'atura de' predetti corpi posti dietro la lastra , tanto minor perdita di calorico si fa- ra da quella, e la sua temperatura s' accoster^ percio mag- giormente a divenire uniforme in ogni sua parte . Che se non giunge a divenirlo totalmente, cio accadra, perche i corpi circostanti all' ultima sua faccia continueranno pure a sottrarne qualche porzioncella di calorico, onde compensare le perdite che ne fanno col loro continuo iiraggiare per ogni verso . Se adnnque , queste perdite venissei'o compensate da un' altra sorgente di calore , la quale anzi alzasse la tempera- tura di que' corpi circostanti all' ultima faccia, abhastanza pei'che impedissero col loro irraggiamento la dispersione di calorico dalla lastra, la temperatura finale di questa diver- rebbe uniforme in tutta la sua grossezza . Che se questa nuo- va sorgente agisse con forza anche maggiore , i corpi situati dietro la lastra aumenterebbero ancora di temperatura, e in- vece di sottrarre calorico da quella , o impedire die se ne di- sperdesse , gliene cederebbero . In questa supposizione pertanto, 1' ultima faccia della la- stra , anziche continuare a perdere calorico , ne acquistereb- be, e diverrebbe piii calda della faccia anteriore , coUa qua- le avrebbe cambiato le veci . Ora chi non vede, che la nuova sorgente di calorico, da noi supposta, esiste rcalmente quando la lastra e formata da una sostanza diatermica ? E che la parte di calorico libe- ramente trasmessa attraverso di quella , si raccoglie e accu- inula ne' corpi che incontra dipoi , e li riscalda indipenden- temente dall' irraggiare della lastra ? Nelle sostanze diatermiche, adunque, potra aver luogo cio, che non potrebbe nelle sostanze adiatermiche, e cioe, che essendo rivolte con una loro faccia ad una sorgente di Cons, intorno cli effetti ec. 453 calorico , risultino tuttavia , per effetto di quella , piu riscal- date neir altra faccia opposta. La quale conclnsione, come sembrami innegabilmentc dettata dalla tcorica, cosi viene confermata dalla espcrienza. II Saussure (1), inflitti, avendo costrutta una cassetta di le- gno in forma di paiallelepipedo, aperta soltanto in uno dei lati , c tinta intcrnamente con nero-fiimo , colloco nell' aper- tura di quella , e nell' intenio a vari intervalli alcune lastre parallele di vetro diafano, stuccate alle jiareti della cassa, in modo die formasseio fra loro, e col fondo della cassa altret- tanti strati d' aria cliiusi , e disgiunti ; in ciascuno de' quali adatto opportunaniente un termometro . Avendola poscia ri- volta al Sole per quella faccia, che era chiusa dal vetro, eb- be tosto ad accorgersi , clie gli strati lontani dall' apertura si riscaldavano piii di quelli , che vi erano vicini . Risultato che , non solo comprova il nostro assunto , ma che sarebbe atto a dimostrare la facolta diatermica del vetro , se gia non fosse per altri argomenti riconosciuta. Poste le quali cose, agevolmente si scorge quanto diverso sia il modo di riscaldarsi negli specchi di vetro, e nei metal- lici , e quanto piii complicato riesca negli uni , che negli al- tri . E in vero, oltreche lo specchio di vetro collocato in fon- do al tubo di un telescopio , si trova appunto nelle condizio- ni da noi supposte , e costituisce un apparecchio analogo a quello di Saussure , che abbiaino descritto , si riconosce che anche la sola lamina metallica applicata alia superficie con- vessa del vetro, e adattata ad assorbire e raccogliere i raggi. che da quello sono liberamente trasmessi , e si riscalda indi- pendenteniente dal calore comunicatogli per conduzione dal vetro stesso . Quindi , mentre gli specchi metallici assorbono il calo- re solare soltanto coUa loro superhcie concava, quelli di ve- tro invece 1' assorbono contemporaneamente con entrambe le superficie concava e convessa. Cosicche gli specchi di vetro dovranno considerarsi come sottoposti all' influenza (1) Despretz. Fisica - trad, del P. Giorgi T. II pag. G78. §. 694. •iS-i Gjuseppe Fagnoli simultanea di due distlnte sorgonti calorifiche , che agiscouo su di loro da opposti lati , e con divcisa iiitensita. Secondoclie 1' una o 1' altra dclle predette sorgenti calo- rifiche agira con maggiore efficacia , diverra pure maggiore la tensione terniomotrica nell' una, o nell' altra foccia dello $peccliio. E se risnUcra, che il riscaldaniento ne riesca mag- giore nella superficic convessa, che nella concava , maggiore pure dovra riuscire il dilatamento in quella che in questa . II quale effetto esscndo, in queslo case, contrario a qucllo che ha luogo negli specchi metallici, ue' quaU abbiaiuo ve- duto, che il massimo riscaldamento viene prodotto nella fac- cia concava , forza e che le conseguenze ancora ne discenda- no contrarie. Per lo che, laddove il calore solare diminviiva la curvatura de' specchi metallici, e ne aunieiitava la distan- zafocale, aumentera invece la curvatura de' specchi di ve- tro , e ne scemera la distanza del fuoco . Per completare con tutta generalita la soluzione del fe- nonieno, rimai-rebbe ora a determinare quale rapporto deb- ba sussistere fra i raggi intercetti , e quelli trasmessi da una lastra diatermica, posta in circostanze date, perche questa risulti piu riscaldata nell' una, o nell' altra face ia . Ma oltre^ che questa generale ricerca ci porterebbe troppo lontano dal primo nostro assunto, e presenterebbe gravissime difficolta, stimiamo potercene astenere per cio che specialmente riguar- da i Telescopi a specchio di vetro diafano , esposti all' azione de' raggi solari , mentre a questa rispondono abbastanza i menzionati risultamenti ottenuti dal Saussure , i c[nali prova- no accumularsi maggiormente il calorico nel lato posteriore della lastra . Per non lasciare tuttavia intentato ogni altro mezzo di verificazione aggiugneremo ancora alcune brevi considerazioni . Quantunque non sia stato fin qui , ( per quanto ci e noto ) con abbastanza precisione definite , in quale rapporto siano intercetti o trasmessi da una lastra di vetro da specchio i raggi calorifici del Sole sopra quella incidenti, e tuttavia in- dubitato che la massima parte ne e liberamente trasmessa. Abbiamo gia notato, che a tale conclusione conducono egual- mente , e il vedere con qual rapido progresso s' aumenti il Cons, intorno gli effetti ec. 455 rappoito de' raggi trasmessi , coU' aumentarsi la temperatiira dclia sorgente da cui einanano, e la riferita esperionza del Mariotte ; oltrediclic si liaimo altre csperieiize di Herscliel (1), dalle quali, abbenche non si possano ottenere dati precisi, si puo tuttavla dcdunc , die la parte de' raggi trasmessi sia poco infcriore ai ^ d(^' raggi incidenti , se pure non li siipera. Ritcnuto dunque, approssiniativamente , che di 100 raggi colorifici incidenti suUo specchio, ne siano immediatamente intercetti 30 , e 70 trasmessi , saranno i primi in parte as- sorbiti , in parte rillessi dal vetro, gli altri in parte assorbiti in parte riflessi dalla lamina metallica. Ora, per le ingegnose esperienze del Melloni (2) abbiamo, che di 100 raggi calori- fici incidenti snl vetro, soli i ne sono riflessi dalla prima snperiicio, e dobbiamo qnindi concluderne, non ne siano assorbiti piu che 26. Le suddette esperienze del Melloni non ci dicono poi quanta parte di calorico sia riflessa dallo sta- gno , c ci fanno solamente conoscere che 1' ottone riflette 44- raggi sopra 100 incidenti. Ma il Leslie (3) trovava i poteri riflettenti dell' ottone , dello stagno , e del vetro espressi dai numeri 100, 80, 10; e poiclie il rapporto di 100 : 10 da lui assegnato ai poteri riflettenti dell' ottone, e del vetro, non difl'erisce molto da quello di 44 : 4 trovato dal Melloni , cosi potremo ritencre che il rapporto dato da Leslie si verifiche- rebbe anche per lo stagno, il quale percio sopra 100 raggi di calore incidente non ne rifletterebbc piii di 35. E secon- do questo rapporto, de' 70 raggi che pervengono direttamen- te alia lamina metallica ne saranno riflessi 24, e gli altri 46 ne saranno assorbiti. Quindi si scorge , che fino dal primo istante del riscalda- mento dello specchio, la lamina metallica assorbira. una quantita di calorico quasi doppia di quella assorbita dal ve- tro. E poiche lo stagno ha una capacitu pel calorico assai mi- nora di quella del vetro, ed un potere deferente assai maggiore, (1) Pliil. Tnins. 1800. T. 90. (2) Annales de Phys. et de Cliimie. T. GO. pag. 402. (3) Laniii — Cours dc Physique -- Lee. XV. ^v 213. 156 Giuseppe Fagnoli non c a dubitare die fino dai primi istanti del riscalda- mento non acqnisti , e non comnniclii alia faccia posterio- le del vetro una teniperatura piu alta di quella acquistata dalla faccia anteriore. Infine e da notare, die anche la parte de' raogi calorifui riflessi dalla lamina metallica, agisce im- niediatamcnte sulia snperficie convessa del vetro, e coopera a produrvi la temperatura maggiore. Ma qnesti risultanienti non voglionsi adottare cosi isolata- mente ; poiclie 1' clFetto finale non dipende da essi soli , ma viene ben anche modificato dalla maggiore dispersione di ca- lorico , che ha luogo nell' ultima faccia metaUica dello spec- chio ; cosicche se la dispersione da qaesta si focesse assai piii copiosa , che dall' anteriore superficie ( conic avverrebbe per as. se nel metallo fosse maggiore potere emissivo, che nel vetro , o se una corrente d' aria fosse niantenuta dietro lo specchio ) potrebbe rimanere non abbastanza compensata dal- r influenza de' raggi calorific! liberamente trasmessi dal ve- tro , che manterrebbe quindi nell' ultima superficie una tem- peratura minore che nella prima . Tali circostanze non hanno pero luogo nei Telescopi a spec- chio di vetro rivestito di lamina metallica; poiclie anzi que- sta sola contribuisce grandemente a diminuire 1' emissione dair ultima faccia; come viene provato da molte esperienze, e specialmente da quelle di Leslie, e di Benedetto Prevost (1). Ed anche in questi specchi potrebbe il calorico essere trasmesso in un rapporto molto minore di quello da noi as- segnato , e bastare tuttavia a compensare esuberantemente la dispersione dall' ultima faccia, e mantenere in quella la temperatura maggiore, come s' e detto piii sopra. Se poi il rapporto de' raggi trasmessi ai raggi incidenti di- minuisca oltre un certo limite, si vede che gli effetti discorsi non potranno piii aver luogo, e che la temperatura nella su- perficie anteriore del vetro continuera ad essere maggiore rhe nella superficie posteriore . Lo che spiega benissimo (1) P. Prevost. Du Calor. Rayon. Sect. VII § 146, e seg. , Sect. VIII. §. 192. e scg. Cons, intorno cli effetti ec. 457 perche Herschel sperimentando sugli sj)ecchi di vetro con una palla di ferro riscaldata, ottenesse effetti contrari a qiielli, che otteneva mediante il calore solare. Poiclie come ablnamo piu volte rainmentato, il calorico irrajj^jiato dal feiro non e trasmesso , se non in minima porzione, attraverso il vetro, e non puo qnindi valere, siccoine i raggi solari, ad invertire r ordine del maggiorc riscaldamento . Ecco dunque, che I'azione del calorico seguita piu adden- tro ne'suoi particolari, si mostra palesemente cagione comu- ne degli effetti disparati, che si riscontrano ne'diversi spec- clii. Poiche, ripctesi: se una sorgente di calore irraggia con- tro la superficie concava di uno specchio nietallico , o in ge- nere di uno spc'cchio adiatermico , agisce direttamente su quella sola, e vi produce sempre una diminuzione di cnrva- tura , e ne allunga quindi la distanza focale ; se invece irrag- gia contro la superficie concava di uno specchio diatermico , puo, in opportune circostanze, agire direttamente su quella, e sulla opposta superficie convessa. Secondoche la sua azione riesce piu efficace in questa, o in quella, la curvatura dello specchio aumenta, o dhninuisce, e quindi s' accorcia, o si allunga la distanza del fuoco. Ora negli specchi di vetro dia- fano rivestiti di lamina metallica , il prime di questi effetti ha luogo quando il calorico e irraggiato dal Sole ; il secondo, quando e irraggiato da un ferro riscaldato. E quindi nasce, che ncllo stesso specchio , la distanza focale e nel prinio caso accorciata , allungata nel secondo : in conformita di quanto venne da Herschel osservato. Potra forse sembrare, e non senza ragione, che le verili- cazioni superiorniente ottenute molto piii chiare e convin- centi sarebbero emerse , se si fossero tratte dall' esperienza diretta, anzicche averle desunte da ragionamenti istituiti so- pra dati , che non furono rigorosamente determinati. E a dir vero, quantunque ritenga che i risultamenti a cui siamo per- venuti non lascino, per la loro latitudine, luogo ad alcuna dubbiczza, crederei tuttavia di avere meno imperfettamente esaurito I'assunto argomento, se avessi potuto aggiungere a quelle del Saussurc altre esperienze dirette, per convalida- re le conclusioni, che dal ragionamento ci vennero dettate . T. II. 58. 458 Giuseppe Fagnoli Ma debbo confcssare die, sul modo d' istituire tali esperieii- ze, incoiitrai difficolta che noii soppi siiperaro. E priiuieraniente, la tenipcratiiia iiellc due faccie di uiio speccliio riscaldato dal sole, uoii piio essere misurata men- tie si trova in islato stazioiiaiio. Perclip si potesse , sarobbe d' uopo , che gli stiumenti teimometiici venissero applicati nieiitre lo speccliio e tuttora soggetto all' azione de' raggi solari, la quale, come ognuno vede , infliiirebbe direttamen- te anche sugli stnimenti medosimi,e distnrborebbe ogiii con- fronto. Si potrebbc diinqne tentare di rilevarla solo allo- ra, che lo specchio si raffredda . Ma allora la diversa iiatu- ra delle due supcrficie vitrea, e metallica iiifluiscc tanto su- gli strumenti termometiici , da togliere ogni iiducia che le indicazioni ottenute sulle due faccie siano tVa loro compara- bili . Poiche volendo che i termometii ricevano il calorico per conduzione , non e sperabile clie possano forlo in mo- do uniforme ; mcntre non e sperabile die il contatto pos- sa riuscire in entrambe le faccie abbastanza nguale , e per grado, e per estensione; e perche supponendo ancora, che la sensibilita di due termometii sia assolutamente la stessa (cio die e oltreinodo difficile ad ottenersi) rimana pur sem- pre diversa la conduttricita delle due superficie , che rende- ra disuguale il movimento del calorico ne' due termometri, indipendentemento dalla disuguaglianza di temperatura del- le faccie; la quale percio rimana complicata nella iiidicazio- ne de' termometri stessi , e non potra isolatamente discerner- si . Ne migliori risultamenti possono ottenersi col niisurare il calorico che dalle due faccie dello speccliio e irraggiato : giacche avendo il vetro un potere emissivo ben otto volte maggiore di quello dello stagno , potra la superficie vitrea quantunque meno riscaldata della metallica, irraggiare tutta- via maggior copia di calorico . Ed e cio appuiito che ricoiiob- ])i , quando tentai questo sperimento, mediantc un terino- metro differenziale di Leslie. Avendo per cinipic minuti ri- scaldato uno speccliio di vetro piano, col tenernc la faccia vitrea esposta al sole, ed avendolo poscia collocato fra i due globetti del termometro differenziale , ad uguale distanza da ciascuno, il liquido colorato ne discese per gradi 19 di quella Cons, intorno gli effetti ec. 459 scala , mostrando maggiore emissione dalla parte del ve- tro . Per assicurarnn poi se tale risultato fosse veramente do- vuto alia difl'creriza della temperatura iielle due faccie, ripe- tei r esperienza in senso inverse, lasciando raftieddare lo spcccliio, ed espouoiidolo poscia nuovamente per cinque miuuti al sole , ma rivolgendovi la faccia metallica. Quan- tunque in questo caso la faccia metallica avesse indubitata- mente acquistata una tempcnatura maggiore die la vitrea , pure il termometro dilTerenziale continuo a mostrare maggio- re emissione da questa discendcndo per gradi 1 4. Dal che emerge chiaramente, che la temperatura relativa delle due faccie dello speccliio non pu6 essere per tal modo ricono- sciuta . Ho volute farvi un cenno ancera di questi risultati nega- tivi, c per se inconcludenti, perche avvertiti cesi isolata- mente , c seuza le opportune considerazioni potrebbere get- tare qualche du])biezza sulla verita delle nestre deduzioni:e piu ancora perclie qualclie sperimentatere piu avvedute , e piu abile cli'io non sone, pessa invegliarsi di supplire a que- sta lacuna cli' io non seppi riempiere . Del reslo , o Signori , conosco d' avere , in queste qualsia- si discorso, sostcnuto piu die altre la parte di cemmentate- re , risdiiarando e svolgendo il concetto dell' illustre Astro- nemo di Slongh, aggiungendovi nulla, o pochissimo di mio ; e quel pochissimo reso aiiclie facile dalla giustezza delle ve- dute , secondo le quali venue dapprima considerate il fene- meno che ci ha occupati . Stantedie abbiamo dal somnio Ga- lileo (1), die « Neir investigare le cagioni delle conclusieni « a noi ignote , bisogna aver ventura d' indirizzar da princi- « pie il discorso verse la strada del vere, per la quale quan- « do altri s' incamniina , agcvolmente accade, che s' incen- «trino altre, ed altre proposizioni conosciute per vere, o « per discorsi, o per esperienze; dalla certezza delle quali la « verita della nostra acquisti forza ed evidenza . » (1) Classic! Italian! -- Opere di Galileo — Vol. 12. Dialogo 4. pa- dna 252. .i6iO Giuseppe Fagnoli Ma perche appunto le mie parole si sono agfrirate attor- no al concetto di altissimo ingegno, ed lianuo strettamente sesiiito il sentiero tracciato da (piello , ardisco sperare, che possano essere riiiscite meno indegne di Voi , e che vorrete perci6 coU' xisata vostra benevolenza accoglierle . PROCESSO DI lITOTOm IDIIKI DI UN RARO CASO D' ESPULSIONE SPONTANEA Dl GROSSO GALCOLO VESGICALE PER LA VIA DEL PERII\EO ^EMORIA DEL PROFESSORE FRAI^CESCO RIZZOLI ( Leila all' /fccatlcmia delle Scienzc dell' Isliluto di Bologna lu-ir adiinanzn del 2-1 Gennajo 1850. ) D, "ue celebri Chirurghi Itallani lo Scarpa, ed il Vacca (lispiitarono lungamente fra loro intorno al metodo, cui nel- la generalita dei casi, dovea darsi la preferenza onde edur- re dalla vescica urinaria dell' uomo i calcoli nella medesi- ma coiitcmiti . Sosteneva lo Scarpa, all' appoggio di argo- inenti Patologici ed Anatoniici, a cio cssere molto opportuna la cistotomia sotto-pubiana lateralizzata, anteponea a questa il Vacca il taglio retto vescicale . Ma 1' esperienza, die e di tutto inaestra, indusse il clinico di Pisa a decampare dalla coiicepita opinione. E in realta sebbenc per la esperienza propria, e per quella di non pochi distinti Chirurglii, potes- se il Vacca ofFrire alia scienza buon numero di fatti felici ; cio nuliaostante la fistola retto vescicale, o rello uretrale essendo ben di frequente conseguenza del metodo da lui adottato venne indotto per questo ad abbandonarlo . Nulladi- meno non potendo inclinare alia cistotomia lateralizzata, e desiderando d' altronde d' operare in guisa da prevenire la formazione delle predette fistole, ritenne a cio conveniente il non comprendere nel taglio, come da prima facea, il retto in- testino, il ridurre cioe I'oporazione al taglio mediano, i di cui inconvenient i sperava poi di evitare attenendosi ad un nuovo, e piii razionale processo. Con questo operando, ottenere ancor si potea quello stesso felice intento pel quale il Vacci avea tauto precouizzato il metodo retto vescicale , e cioe di non comprendere nel taglio qualche grossa arteria perineale, nel ipial modo si era certi di evitare quelle emorragie che anclie i piii destri ed esperti 464 Francesco Rizzoli Chirurghi aveano in non poclii casi osservate, eseguendo la cistotoinia perincale lateializzata . Ad onta pcro dei vaiitaggi dal Vacca attribuiti ad un tale processo, avvenuta la morte di quest' illustre Chirurgo il piocesso nicdesinio non venne se non clie da assai pochi seguito , la maggior parte de' quali , in un coUo Scarpa , ri- flettendo specialmente che operando anclie alia maniera con- sisliata dal Vacca non si evita di ferirc il bulbo dcU' uretra, ed uno dei condotti deferenti, clic da cio derivar ne puo r orcbite, 1' impotenza, 1' incapacita, o la debolezza a fe- condare , e che si puo involontariamente ledere il retto inte- stino , continnarono ad eseguire come metodo generale il ta- glio sotto pubiano lateralizzato . II quale metodo anzi , purche praticato mediante il pro- cesso recentemente proposto dal Bresciani de Borsa, avreb- be pure secondo questo chirurgo il rilevante vantaggio , di non dar luogo alia lesione delle grosse-arterie perincali, per la quale sono a temersi emorragie piii o meno gravi , o mortali. Appoggiato in fatti il Bresciani alia cedevolezza propria della prostata, aminessa da sommi anatomici, e chirurghi, e verificata colla esperienza propria, si tenne certo di evitare la ferita di qualche importante tronco o ramo arterioso perine- ale , eseguendo la cistotoinia latcralizzata in niodo da com- prendere nel taglio la sola uretra niembranosa, senza incide- re col taglieute del cistotomo la prostata, o scalfendone tutto al piu il di lei orlo antcriore ; essendo cio da quanto assicura lo stesso Bresciani sufficiente onde permettere all' operatore di insinuare dolcementc il dito entro 1' uretra prostatica, di giungere facilmente con esso in vescica, di introdurre dietro la di lui scorta colla massiina facillta le tanaglie , di afferra- re anche assai vohnninoso calcolo , e con dolci trazioni e- strarlo prontamente dalla vescica. Se poi si riflette, che operando cosi non rimane ferita dal cistotomo la vescica istessa ma soltanto quel tratto di uretra che e vicino alia prostata, facilmente rilevasi che tale pro- cesso si dee rendere anche per questo assai poco pericolo- so , dal che hanno a ripetersi i molti felici risultati dal Bre- sciani ottenuti. PhOCESSO DI LITOTOMIA MEDIANA EC. 465 Risnltamcnti felici dei quali molto ])rinia del Biescjarii j)u6 gloriarsi 1' Illustre mio Maestro Cavaliere Prof. Matteo Veiitiiroli, appuiito perche nell' eseguire la litotomia sotto pubiana laterallzzata, incide 1' uretra membranosa senza seal- fire, o scalfeiido appena il cosi detto apice, o prolungamen- to anteriore della prostata. Per altro e pur forza il convenire, che quantnnque si pra- tichi la litotomia colle norma teste indicate , non si e sem- pre sicuri di evitare delle emorragie piu o meno inquietan- ti , e tali iurse da mettere in non lieve imbarazzo un clii- rurgo non molto esercitato ed esparto, potendo aver luogo anomalie, deviazione di direzione, eccesso di volume nei va- si sanguiferi perineali. II Bresciani stesso e forzato a confessa- re, che fra i di lui operati uno ne perdette di emorragia; ed io pure sebbene mi attenessi ai precetti di sopra anuncia- ti, ebbi in nn faiiciullo di pochi anni tale perdita di sangne dalla ferita fatta, die non cedendo ai piii semplici e comuni mezzi impicgati onde arrestarla , non valendo a cio lo stesso tampone, mi costrinse onde salvare rinfermo,a praticare colla potassa caustica ripetute cauterizzazioni. Per questi e molti altri analoghi fatti andava pensando al modo piu opportuno onde evitarli. Io vedeva che col ta- glio mediano eseguito alia manicra del Vacca non si sareb- bcro incontrati i suindicati pericoli , ma vedeva ben anco a quanti altri mali cosi operando si esponeva il malato . Se non che alcune indagini facilmente mi convinsero, non essera poi malagevole 1' evitarli , purche il Chirurgo nell' eseguire 1' o- perazione si attenga esattamente alle norme che sono da ma adottate, a che vengo ora ad indicare . Collocato r infermo in quclla posizione che i Chirurghi saniio opporluna onde praticare la cistotomia parineale, si introduce un siringone in vescica il quale fassi tenere da un assistente in modo che il di lui manico formi un angolo ret- to col pube. II siringone deva avare la convessita molto pro- nunziata, acciocchc 1' uretra perineala rimanga tesa a spor- gente . Cio fatto il Chirurgo nnuiita la sua mano destra del litotoino die vi presento ( Vcdi anche Tav. 27 fig. !•*) incide gli integurnenti del perineo a gli strati superficiali rasente il T. II. 59. 'i66 Francesco Rizzoli rafe , comlnciando il taglio poche linee al di sotto della base dello scroto ( clie e sostenuto dall' assistoiite medesimo cui e affidato il siringone) e prolungando 1' incisione fino al corri- spondente inargine dell' ano. In allora sebbene non solo con qiiesto, ma bensi colla maggior parte dei proccssi di litotomia sottopubiaiia nell' incidere 1' uretra perinale si possa ledere il bulbo deir uretra istessa, a motivo della di lui naturale po- sizione, e notevole sviluppo (cbe rilevasi in non pocbe circo- stanze e specialmente nei vecchi ) in allora onde evitare tale lesione, che la ragione anatomica, e 1' esperienza inostrano per altro di nessuna temibile conseguenza, il Cliirurgo insinua r nngliia del suo pollice od indice sinistro al di sotto del bulbo deir uretra istessa, il cbe nei casi ordinarii gli riesce assai facile , essendo il bulbo uretrale spinto all' infuori della notevole convessita di cui dissi essere fornito il siringone. In questo modo ove comincia la parete anteriore dell' ure- tra membranosa, l' operatoi'e puo sentire la scanellatura del siringone, entro la quale scanellatura dietro la scorta del- r unghia, cbe deve tenersi immobile, senza indugio pene- tra coUa punta del litotomo dopo aver perforata 1' uretra che la ricuopre . Clie se pure in alcune rarissime circo- stanze nell' eseguire questa puntura, rimanesser lese le piccole diraniazioni arteriose , cbe si diriggono al bulbo ure- trale , e da queste escisse sangue in qualcbe abbondanza , per avere le medesinie acquistato uno straordinario svilup- po , ognuno di leggieri si avvede cbe il Cliirurgo ne potreb- be colla maggiore facilita praticare la torsione, o 1' allac- ciatura, essendo tali arteriuzze assai superliciali . Impian- tata per tanto nei modo descritto la punta del bisturi nell' o- rigine dell' uretra membranosa , onde evitare di ferire col tagliente del bisturi istesso il retto intestino, afferra il Chi- rurgo colla sua mano sinistra il manico del siringone cbe a- vea affidato ad un assistente, e invece di premerlo in bas- so, come r assistente fere dovea, accioccbe la convessiti del siiingone potesse sentirsi dal Chirurgo nei pcrineo con faci- lita ed in estensione maggiore, onde scuoprire cosi piii age- volmente il bulbo dell' uretra , evitarne la ferita ed assai facilmente penetrare nell' uretra membranosa , il chirurgo pROCESSO DI LITOTOMIA MEDIANA EC. 467 adunque piuttosto die piemeie II siringone in basso mante- ueudo scinpre a contatto colla di lui scanellatuni 1' introdot- tavi piinta del litotomo, innalza il manico del siriiiyone stes- so, il cjiiale tenuto ad angolo retto col pube, e di tanto sol- levato d:i pone <[iiel tratto di siringone clic scorre sotto Tan- golo puhiano con esso lui a contatto, nel qual modo 1' uretra membranosa rimanendo essa pure soUevata, e quindi allon- tanata dall' intcstino retto , puo 1' operatore francamente col litotomo inciderla senza lischio di ferire quest' intestino . Nell'eseguire peru simile taglio 1' operatore deve prolungare r incisione in guisa da scalfire ancora l' orlo anteriore prosta- tico, giacche in tal modo nell' atto istesso clie si evita la le- sione dei condotti deferenti si prevengono gli spandimenti urinosi nel tessuto cellulare clie tapezza la superficie inter- na della parete anteriore della pelvi , spandimenti clie 1' espe- rienza ha mostrato a non pochi Cliirurghi avvenire inciden- do la sola uretra membranosa, e clie io pure osscrvai in un fanciullo operato colla cistotomia lateralizzata ; c deve scal- fire r orlo prostatico anche perche quest' orlo si rende non di rado capace di opporre non piccolo ostacolo a quel facile allargamento della prostata che e necessario onde estrarre grossi calcoli . Cio fatto il Chirurgo con molta agevolezza in- siiuia attraverso la fcrita ui'etrale 1' indice della sua mano si- nistra colla regione palmare rivolta in alto , e scorrendo lun- go la scanellatura del siringone spinge quel dito dolcemcnte in vescica, colla scorta del dito stesso introduce le tanaglie, afferra il calcolo e con dolci movinienti semicircolari lo estrae. L' operazione cosi eseguita oltreche nelle circostanze ordi- narie in pochi istanti si compie , ha con se a mio avviso que' maggiori vantaggi che desiderare si ponno nel prati- care la litotomia sotto pubiana . Con questa operazione in- fatti si evitanonon solo le pericolose o mortali emorragie che ponno derivare dalla lesione delle grosse arterie perineali , ma ben anco quelle gravissime perdite di sangue clie posso- no aver luogo per la ferita del plesso venoso prostatico, e che io vidi per due volte impoueiitissime operando col taglio retto vcscicale in uomini molto j)ingui, e di eta alquanto avanzata ; con questo processo si prevengono gli infiltramenti ^&S FfiANGESCO RlZZOLI iirinosl, non si ledono i condotti deferenti, non ha luogo la formazione delle iistole urinarie , non si fcrisce il retto intestine, e incidendo 1' uretia soltanto, si scansano tutti ipe- ricoli die ponno essere conseguenza delle ferite della vescica. E se pnre in qualche caso avvenisse per qualsivoglia im- prevedibile motivo, die il Chirurgo soltanto nell' atto in cui pratica la litotomia accorgere si potesse die in vescica rinviensi cosi grossa pietra da non potere cogli ordinari mez- zi essere estratta per la fatta ferita, piuttosto che con riscliio gravissinio dell' inlernio ricorrere in allora all' alto apparcc- chio come alcuni hanno fatto, sembrerebbc niolto piii oppor- tnno di rompere il calcolo in varii pezzi, e cosi ad uno ad uno estrarli , valendosi a prodnrre tale rottura non gia dei peri- colosi e spesso inefficaci istrumenti lino ad oia conosciuti , ma bensi di quello che io ho fatto costiuire, e vi presento (1), il qnale oltreche con molta facilitu puo essere applicato, mo- strasi assai semplice e di azione sicura. E siccome ad appoggiare maggiormente 1' utilita di un tale processo doveano concorrere i fatti, egli e percio che io mi stimo in dovere di esporvi in succinto i felici risultati che ho col niedcsimo ottenuti. Otto individui furono finora da me sottoposti felicemente a qnesta operazione cinque in Ricovero , e tre in citta. II primo fu un fanciuUo di tre anni che venne coUocato iielle sale Chirurgiche dello spedale nel letto N. 64. Estras- si dalla di lui vescica urinaria la pietra che vedete segnata col N. 1., r operazione fu facilissinia, non venne susseguita da alrun sintoma allarmantc, per cui il fanciullo fu dimesso completamente guarito dalle spedale dopo 24 giorni da che era stato operate . Nel 2.° individuo che avea appena quattro anni, e che fu posto nel letto N. 73 estrassi la pietra segnata N. 2. II fan- ciullo non ebbe di poi nulla a soffrire, ed ottenutane la (1) Vedi anclie la Tav. 27 ove sono , ba una testa (j , fornita di un manico r , Fig. 2^ c 3 , sulla quale e fcrmato mediantc il dado ottangolare s Fig. 2. e 3. La vite nella estrcmita opposta e tnr- minata da un anello circolare Fig. 2. e 3. t, di diamulro un p6 maggiorc della vite islessa per impedire a qucsla di escire dalla madre vite del bariletlo Fig. 7. fj- Fig. 2 e 3. k , n. {*) Qucste figure souo la incta dclla grandejza naturaie. Phocesso DI LITOTOMIA MEDIANA lc. -477 La Fig. 4. rappresenta la branca sinistra dell' istrumenlo veduta iiclla sun fiiccia interna. rt , Cucchinja. b ,b , b , denli. Nel punto e Fig. 4. esisle un foro di forma conica (Vedi anclie la Fig. 10. d). L' apice di qiiesto cono e rivollo anleriormenU;. In qiieslo foro conico s' insinua il prrno apparlcncnte alia branca dcstra Fig. 3. e , c Fig. 5.^ mcdianlc il quale le due brancbe si articolano Ira loro . Ondc rendcre poi a seconda del bisogno ferma , o mobile 1' articola- zione la branca sinistra Fig. 4. e Ibrnita alia parte anteriore di una piastriiia d' acciajo c (vedi ancbe la Fig. 11 j) nella quale si osscrva T aperlura reltilinpa / Fig. 11 , in cui s' insinua la vi- te d' acciajo Fig. 12, Fig. 4. ^ , e Fig. 2. g clie va a fissarsi sulla branca corrispondente , in modo pcro da permcttere alia piaslrina di ascendere e discendere. Nclla piastrina si osserva an- cbe un' allra npcrtura nel punto h Fig. 11. di tal forma, ed ani- pia in modo da lasciarsi libcramcnlc oltrcpassare dal botlone del perno apparlencnte alia branca destra Fig. 3 e Fig. 5. h. L' a- pertura stessa nel punto i invece e piu ristrelta, e non puo ab- bracciarc quando occorra se non clie il colio del perno stcsso . Fig S.i,"-. Inleriormcnte la piaslrina ha un rialzo Fig. 11. k me- diante il qu;de la medesima si puo spingerc in alto, ed in basso. Tirando in basso la piastrina 1' orlo che limita superiormentc 1' apcr- tura della piastrina Fig. 11 , /, incontra la vite §• Fig. 4 contro la quale si arrcsta , ed allora la parte piu larga della piastrina Fig. 11// corrispondendo esaltamcnte al foro che forma 1' api- ce del cono Fig. 10. (/, permette alia testa del perno Fig. 5. // di insinuarsi non solo cntro il cono^ ma di ollrepassare la stessa lar- ga apertiira della piastrina Fig. 11 // , il che lascia campo di montarc , e smontnrc liberamenle 1' istrumenlo. Quando al conlrario si s])ingc in alio la piastrina Fig. 11. allora 1' or- lo che limita inferiormente T apertura reltilinca di quella , Fig. 11 m , incontra un piccolo perno fisso nella branca sinistra del- r istrumenlo Fig. 4 , « , Fig. 2 , o , contro il quale si arrcsta , e cosi 1' apertura piu larga della piastrina Fig. 11. A Fig. 2. p si innalza abbandona la corrispondente sommita del perno Fig. 5. h , Fig. 2. q , e permette all' apertura piu ristrelta che gli e con- tiima Fig.11. /, di abbraeeiarc il solco circolarc, o collo del per- no Fig. 5. g , esistente sotto la testa del bolone h Fig. 5 , per cui le due brancbe si rendono immobili fra loro. In fine la porzione infcriore del manico della branca sinistra Fig. 4. va a lerminare nella forebella ?i . L' istrumenlo si usa nella maniera scguentc : II Chirurgo dopo aver falli inutilmente i piu ragioncvoli tcnlativi on- de estrarre il calcolo inlicro , coUe lanaglio ordinarie , separate 478 Francesco Rizzoli Ic due branclie del litolrilore insiniia nclla ferita esistenlc al peiineo 1' iiulicc solo od unito nl meilio della sua mano destra , coi (juali penelra in vescica. Allora adbna la branca dcslra del litotritore colla mano sinistra , nella stcssa guisa clic si pralica quando si vuole aj)[)licarc il ibrcipe _, avendo 1' avverlenza die la vile assicurala alia cstremila inferiore della corrispondente branca sia posta in niodo che il di lei manico guardi in basso. Dietro la faccia palmare del dilo , o delle due dila introdotte in vescica, (colla cjuale faccia palmare locca la pictra dal lato si- nistro dell' iiifenno ) insiniia la ouccbiaja apparlcnenlc all' indi- cata branca , e nc mctle la faccia concava ed interna a contatto col calcolo , rimancndo quindi cosi libera cd illesa la vescica ; dopo di clie fa tener ferma la branca stessa da un assislente nella datagli posizione. In seguito colla scorta dell' indice , o di questo e del medio della mano sinistra introdotti in vescica se- guendo le norme sopra accennate , il cbirurgo applica pure la branca sinistra del litotritore ed arlicola strettamcnle e ferma- menle fra loro le due brancbe . Abbracciala cosi la pictra , 1' o- peralore , solievando la vite assicurata ail' cstrcmita del manico della branca destra Fig. 2. m la insinua nella forclietta esi- stente invece all' cstremita del manico della branca sinistra Fig. 2. /i ; il clie fatto mentrc il Ciiirurgo stesso lien fermi i ma- nicbi dcilo strumento al di sopra della vile colla sua mano si- nistra , colla destra gira il manubrio di essa vite in modo da far si clie la di lui testa Fig. 2. fj escrciti tale pressione contro la forcbctla Fig. 2. h cbe si renda capace di accostare i manichi del litolrilore quanto e necessario onde produrre lo scbiaccia- mento, e la rotlura del grosso calcolo alferrato dalla cucchiaja deir istruraento medesimo . Oltenuto cosi T intento desiderato j il Cbirurgo ritira dolcemente il litotritore in unione ai piccoli pezzi di calcolo, che trovansi tultora fra le di lui brancbe, le- va gli altri pezzi colic tanaglie da pieira , e procura la sortita de' piccoli frantumi , mediante opportune injezioni. (1) Fig. 13. Tanaglia grande da pieira curva lanlo inlernamcnte quanto anteriormente , articolata come il litolrilore ^ onde possa essere applicata facilmenle come questo, quando la vescica addossata strettamente sul calcolo non permelle di aprire la tanaglia , in- trodolta colle due brancbe riunite , senza rischio di olTendere od ancbe di srpiarciare la vescica islessa. l"ig. 14. Tanaglia ordinaria da pieira articolata ncl medesimo modo , acciocclie possa essere con facilita smonlata , e monlata quando le oircostanze siano per ricbiedcrlo. 'I Questo istesso istrumento , pcio alqiianto piii grande e usato ilail' autoie omlc pra- tirai'C la cefalotrizia. Mem: Tniii; II ^..^: «( n. -^ f }} ■^y-/.. ;>:/.^: ^^ a e r^ !5L.. /J.. ^if: ^V.. •^.. /y; ^v,. Lit; Allyjuliiii D E QUIBUSDAM VIIVORLTM VITUS HORUMQUE REMEDIIS SERMO HABITUS IN ACADEMIA SCIENTIARUM INSTITUTI' BONONXAE VI. NON. MAJ. A. MDCCCL. \Jum dc quibusdam vinorum vitiis horumque remedlis hie loci olim disseruerim, nonnulla vero addenda tunc superes- sent, quae illorum causas respicerent , de Iiis nunc breviter loquendi consilium est ac voluntas . Ne autem ea desint quae jam relata vobis apeiiant , eaque vobis pro rei oppor- tunitate in mentem revocent, summatim strictimque ea liceat attingere. Recordamini interea earn anni fuisse tempestatem, qua vina sic infuscabantur, ut vix a doliis adducta atra pri- mum fierent et opaca, tum inde fere dixerim nigrescerent; nee solum coloris, sed saporis etiam nee non odoris et den- sitatis in pejus erat mutatio , adeo ut ad corruptionem pro- clivia in eam facile laberentur . Tantae dissolutionis causam in deliciente aflfinitatis vinculo libuit statuerc hujusque opi- nionis quae extarent fundainenta et rationes innuere baud preterii . Cum autem turbulenta vina inquinatam veluti per- mistionem visui ofTcrrcnt nihil fuit mihi potius quam ea primum per cartham transjiccre et consuetis artificiis ea de- purgare . Expectationi baud defuit omnino eventus. Transje- ctus liquor, pellucidus evasit et limpidns, ct tanta coloris perspicuitate enituit , ut illuvie in fillro ut ajunt collecta multo magis quam antea visus sit dihitior. Instituti periculi cum celeres evanuissent fructus ut pote quod horis vix cla- psis nova opacitate sulTusus liquor factus esset decolor, ite- rum fillro periclitari libuit, sed spcs redicrunt iiianes cum vinum iri-ito tentamine factum sit deinceps turl)idius. Tem- pore necquicquam adbuc contrito, crassiora sedimina supra chartam excepta cxplorata fucre , ut si acidnm aliquid delitesceret detegeretur . Ceruleae vcgetantium tincturae in T. II. 61. 4-82 Antonii Santagata ea vix fusae cum ruhrum iiiduissent colorem , conipertum sta- tini illiiil tleprelicnsunKjuc exliibuere. Exterior forma cxtcr- nus(jue liabilus cum mucosum succum hoc est mucilaginem materiel, ut ajmit, coloranti adnexam commonstrare vide- rentur, proiuim erat ad ca perfugcre anxilia, quorum usus il- lius uaturam patofaceret. Acidi uitrici subsldium in promptu venit, cujus ope cum acidum mucicum eductum fuisset, muci- lagiiiis naturam absque uUa dubitatione confirmavit. Haec om- nia ut innotncrant reliquum videbatur scitu dignum, quid de viui sapore, de gustu, de vi, de spiritu contigisset, an scilicet vel depravata fuissent vel omnino deficerent. Super- stes vini latex acido et m.ucoso succo sejunctis a pristine statu vix desciscere comperiebatur si statim ilium praegusta- visses, ast si imposteruni explorationem distulisses adeo mu- tabatur in pejus, ut nuUius tibi esset odoris nulliusque vir- tutis. Haec cum nota essent eam videbatur rerum et pheno- menorum progressionem ofFerre quae continuam ac veluti naturalem dissolutionem satis ostenderent, ipsumque levissi- ma partium affinitate obstrictum in eas paulatim resolvi, et insito quodam vitio, ut ita dicam, contabescere. Cognita hac vel quidem posita corruptionis vini causa, quid eam remove- re vel refraenare posset quidque efFectus arcere opus erat proponere et experiri, quemadmoduin conqiiisitae nocentis causae originein intererat perquirere . Multo praesidiorum apparatu institutae fuerunt observationes et plures et pro va- ria metliotlo dissimiles . Has omnes referre , nee opportunum modo esset, imo non ferendiun . Sint pro multis quae ab animali glutine ab ovorum albuminibus , a Carbonate calcis a Tartaro, ovi albumini juncto, manarunt . Horum singula si fusco sordidoque vino admiscebantur impuritates omnes ea vi arripiebant, ut una cum iis irretitae snbsiderent vinum- que ad pristinum colorem restitutum de fecibus omnimode liaurirent. Animale gluten prae ceteris inquinamenta, quibus foedabatur vinimi, tam valide detrahebat , ut vinum ipsum onini colore denudaret et aqueum veluti liquorem oculorum sensibus et judicio redderet . Quae dealbata vina cum inspi- ciebantur , novo hoc etiam eventu, allata confirmari et coargui opinio videbatur, erepta enim fueraut uedum quae sejuncta et vino mixta ipsum opacabant, sed id etiam ablatum De QUIBUSDAM VINORUM VITUS ETC. 4-83 quod adhuc junctum coloris reliquiim tueri ac servare vi- no dcbuissct. Necesse ergo erat aliain aggredi viam aliud- que inirc consilium, ut nova experimentorum ratione si quae alia invocanda forent auxilia, pro re nata importarentur a- ptiora . Acidorum actioni rem opus(jue concredere minime omittendum erat . Horum facultati explorandae plura insum- pta fuere ne si instaurandis vinis accomodata reperirentur et utilia , effioaciorlbus securisque abjectis incerta potius elige- rentur et tardiora. Acidum Tartaricum, Sidphuricum et Idro- cloricum omnium prima , periculis capiundis se obtulerunt. Singulorum una vel altera gutta in infuscatum vinum parva ampulla contentum infusa fuit, atque inde in aliud quod licet ad opacitalem inclinare pro certo esset, adhuc tamen rctenta perspicuitate nitebat . Experimentorum fructus nee nuUi quidem visi sunt nee contemnendi. Primum hoc est, obscurinn e vilio emersisse , alterum a vitio firmiter abes- se animadversum est. Quid hoc commodius? quid opportu- nius, si in suscepto statu mansura, et permansura fuissent vina nee humanae saluti pro afFusis acidis reddita fuissent noxia ? Plurium et dierum et haebdomarum eursus cum jam confecti transactique essent, quin uUa mutationis indicia fierent de vinorum integritate et constantia, omnis fortas- se spes esse poterat et expectatio . Sed de perniciosa aci- dorum mistura et vi, quis timorem omnem omisisset, etsi multo vino diluta et temperata? aequum ergo erat et pru- dens ad leniora et mitiora confugere, quae infensi nihil et periculosi vino adderent, ipsiiis vero vitium aoque ac alia lunditus tollerent , et extirparent . Dum ad banc deduce- bar inquisitionem , Alumen , Sal nempe quem pro Sulpha- te Potassae et Ammoniac habcnt Chimici , animuni consi- liumque praevenit . Et quamvis innocentiam in co mini- me credidisscm cpia posset nocere nemini, ejus tamen fa- cultatem quae ad hoe opus extaret, eruendam censui . Alu- minis itaque granis duobus in vini copiam sparsis, quae al- tei'i aequalis esset in qua acida, ut primum, fusa I'uerant, post aliquod dierum spatium quod degeneraverat vinum in- columitatem denuo recuperare visum est, et integritatem aliud quam non amiscrat rctinuit. Harum observationum exitum assecutus quod de blandioribus acidis tentare mihi antea ■i8-t Antonii Santacata pro|iosueram explerc tandem coiistltul. Acidi quod snlphuro- suin noiuinant satis eminet , ct cxtollitur virtus ad lirnilta- tem et roburvinis conciliaudunuquiu inio multarum gentium est et regiouum singulis annis vina hoc acido imbuere ue pu- trescant, et proiude ut ad longum cursuin vastissinio niari tutissime comittant. Quod si bonis sanisque vinis hoc ita con- suUt, ut facile in naturali integritate consistant, non ne quo- que observandum lit rum a corruptionc subducat quae ad earn sunt procUvia? Nemo est quern lateat a simphci sul- phuris exustione hoc acidum sidj forma aeris progigni, vl<;i- nisqiie corporibus si i|)si affinia sunt conjungi . Ex hoc Elly- chnia crassiori charta vel linteo facta, quibus sulphurca cru- sta fuerat affabre apposita, ad deflagrandum parata sunt. Haec simul ac , admoto igne , exardescerent in vasa admit- tebantur in quibus vinum mens erat condere. Eo produce- batur flamma donee acidi copia tanta fieret, quanta ad viiuim rehciendum aequo prudentiquo judicio sat esse videretur . Quae bona in vinum fluxerint dum in hujusmodi vasa iii- fundebantur ibique detenta erant, vix conjectari potei'at: re- stitutus color, splendeus perspicuitas , naturalis sapor, et gu- stus horum omnium firmitas, et constantia quantum adhibt- to praesidio esset fidendum evincebant. De hujus porro prae- stantia eo magis mihi suadelxun dum affinitatem animo in- tiiebar, qua sulphurosum acidum aquam sugit vel potius fu- ratur et eripit . Si vas hoc acido plenum in ahud vertatur quod aquam in se recipiat nonnc haec tanta extorquetur vi ut fere ictu oculi vas suprapositum ingrediatur et impleat? Quoties igitur admiscetur acidum vino in quo abditae sunt aqueae partes absorber! debent et ad novam conjunctionem compelli, novumque , ut ajunt Chimici, composilnin cum re- liquis vini dementis adhuc junctis edere . Quid si atmosphc- ricus aer a vino in quo latet ejiciatur? Sed revera ab acidi permistione propellitur, hand ergo mirum si et acre subdu- cto, et aliis opportunis additis praesidiis illud rcinediorum genus non desit, quo vina integritatem vel retiueant vel re- dimant. Hucusque vitii indolem, quo vimnn inficiebatur, quibusque remediis ipsi erat subveniendum conjectari, et dc- monstrare conati sumus : nunc tantae pravitatis quae causa fuisset excutiamur breviterque scrutemur. Gum superior! De QUIDUSDAM VIKOIIUM VITUS ETC. 485 anno Terrae Coelique vicissitudiiirs et tempestates oxtitls- sent (jiiarum vi, vt injuria uvac incleinonter actae ad coirn- ptioncin in ipso vitis tiunco adductae fnisscnt, ab hac uva- rum labe vinorum prosiluisse luem, quidam opinati sunt. Fa- cile erat in lianc suspicionem , opiiuonenifjue labi dnm icve- ra uvis ea institerat pernicies qua languerent fere oinnes, et putrcscereiit. Quapropter quis in bac uvaium labe fuisse cau- sam, probabili conjectura , et ratione non duxisset? Sed veil species cum aliquando nos decipiaiit et fallant, baud miruni si baec rerum cventa in eirorein multos induxcrint . Facta vigent, quae aperte banc lespuunt sententiam . Octobris mense quo legebantui' uvae, cum marcidae pura et salul^ria vina rniiiime poUicerentur , a singulis racemis infecta granu diligcnter divelli omnique cura distrain valde jusseram, ut saltern quae illarum portio ad certam vini partem sufficeret , incolniiiis omnino esset et intogra. Quid pro fntnro vino melius ut caetcris meracius foret et Hrmius? Optiinmn pcr- fectumque revera evasisse videbatur quo ad odoratum et gu- stum, et fortassis etiam, aspectu primo, quo ad reliqua: sed quo ad fiimamentum stabilitatis et sui constantlae par erat caeteris. Donee agitatione remota in oenopboro detlneba- tur conceptae salubritatis signa retinebat, quocumque autem motu in ipsum illato carcbat omnibus . E vase in quo ruti- li erat coloris si cduccbas in aliud vix fusuni ita infuscaba- tur, ut a vulgaribns communibusque vinis nullo niodo dit- ferrct : cur ergo nvarum putredini vinorum defectionem tri- buendam esse arbitraberis? Ncc minus longe a veritate re- cedere visi sunt qui in nvarum acerbitate perspectae de- pravationis cnlpam causamque posuerunt. Inficiabitur nemo a maturitate ubique et pro maxima parte abfuisse uvas supe- riori anno proindeque illarum acorbitatem ((uisque fassus esset. Hanc autem etiamsi communem iniiversani({ue dixisset eo non erat habenda sensu ut luillas omnino excepisset. Dul- cuerunt enim quaedam licet perpancae maturitatem assecu- tae ; su'avia et dulcia quae gustabantur vina etsi perrara invenirentur id plane apertec[ue demonstrabant. Erant ne ve- ro immunia et libera ab aliorum vitio baec vina? non me- dius fidius . Densabantur et ipsa et obscurabautur ut caete- ra si semel multoque magis si iterum moverentur vel ut 486 Antonii Santagata dicunt elutrierentiu' . Hand miror antcm si quidam vinorum pravitatem cum porpendisscnt dc uvariim acerbitate mox su- spicarentur, camrpie. statim uL efficientem illius causam sta- tuerent. Quid eniin esse potest vinorum integritati noxius ? Quid mctuondum magis ? Tantus enimvero fait apud omnes hac de re nictus, ut Proviiiclae quaedam ac gentes haec removere damna omni cura studuerint et legibus, et institu- tis vetitum volnerint uvas a vitibus avelli quin prius matu- rae fierent ac dulcescerent . In ipso Galliaium regno , Muni- cipia allqua hisce contincbantur moribus et praeceptis, nee vinitoribus datum erat sine publici consilii decreto, uvas col- lisere. Ut aiitem boc concederetur decretuni , festus celebra- batur quotannis dies in quo Magistratuum praesides solemni apparatu, patrioque ritu ad apertos campos cum prodirent, et de uvarurn maturitate certiores fierent, liberam omni- bus vindemiae pcragendae potestatem apposito consulto tri- buebant. Quae consuetudinis ratio etsi ad optimum relata finem, cum videretur postmodum iis gentibus naturaHa pri- vatorum lacdere jura , haec ut injuriosa vincula baud diutius pertulerunt, eamque vebiti grave servitutis jugum excutie- runt. Adeo Gallorum animis insedit semper Ubertatis firma cupido! His autem conjecturis rejectis, quae tandem buju- sniodi corruptionis origo afFerenda erit et causa? Obscura haec quamvis sit, difficilesque habeat expbcatus, ignotam ta- men penitus non affirmarem. Gravi morbiferoque morbo sae- pe afficiuntur plantae quem Crescentius noster abique rusticarum rerum scriptores Rubiginis nomine designant. Eum verbis sic definiunt ut babendus sit tanquam eventus tenuis et calentis pbiviae, quae micante et fervente sole cum decidit, venenata stirpibus infert noxam arboribusque per- niciem : quae exitiosa labes nedum foborum gignit aridita- tem sed iis sic obest, vit radices ipsas ad expletam corruptio- nem compellat. Haec si rite perpendas, nonne tibi apparebit causa , qua vites dum in bunc morljum cadant illarum fru- ctus in compertas dissobitiones fociH, mutabibque ratione prolabantur? Vestrum modo sit, praestantes viri, haec quam- vis levissima expendere, et sapientia vestra aequissimoque judicio veritatem decernere . DE STULTITIA DOCTORIS DECURIALIS DOmXICI GUALAiVDII QUIBUS ACCEDU>"T PECILURES CASUS AB EODEM DESCRIPTI AC IN OMNEJI PARTEM EXPEXSI SI QUOD FUNDAMENTUM ET NORMAM RATIONI ET USUI m E.4. DIGNOSCENDA ET CUBANDA INFIRMITATE S SCPPEDITE>T . Sermo habitus in Academia Scientiarum Instituti Bononiae ri. Idas Mail A. n/Dcccsxxrin. etc. Oi qua pars est corporis liumani, cujus structurain pro- batissiiiuis (|uis([uc ciijusvis aetatis Aiiatomicus et Pliysiolo- gus intimc perscrutari et assequi conatus sit, ejusque officia et laboros in lumine collocare, earn eqnidem cerebrum esse nemo diffitebitur . Et revera cum cum in finem natura il- Uid creaverit , ut praecipuum esset organum substantiae il- lius spirituabs , qua homo magnum abquid divinumque pracsefert, ac caotoris omnibus animantibus antecellit, repen- te accidit ut homo idem e loco suo concidat, hebetioribus ferme ac viboribus posthabendus creaturis, si cerebrum qua- rumdam vi causarum valetudinem amittat , eumque inferat morljum, quem mentis abcnationcm sive stukiliam vocant. Tunc Medicus Pathologiam et Chnicam profcssus, (juippc qui de bujusmodi perturbatione judicium ferre , et unde proces- serit , et qua via sanari queat ostendere debet , Anatomico- rum et Pliysiologorum inventa et doctrinas animo recobt, ac scire contendit, num inordinata ilia et conlusa , nilque sibi cohaerens mentis manifestatio ab apparatu encephalico sive quaquaversum , sive in partem vitioso manaverit, aut ab im- nuitalione principii cogitantis . In (]nas salebras adductus is praecipue, cui stultorum in Nosochomiis curandorum munus incumbit , incredibile est, Academici praestantissimi, in quanta animi anxietate versetur, baud satis fultus praesidiis, quae eum ad labcHictatum rationis imperium restituendum tuto dirigant . Cum ipse itaque jamdiu ejuscemodi officio in bac urbe fungar, ac in arctissimis saepissime angustiis T. II. 62. 490 DOMINICI GUALANDII constitutus multa in banc rem consideraverim , ac notaverim, quae caeteris alicui fore usui noii arroganter confulo, hinc eadein vobis, quae saltern potissima sunt, breviter exponere mibi proposui , ut patbologiae , et cbnicae, in abstrusis adeo cognoscendis et medeiidis morbis, pro viribus meis occurre- rem. Quae considerationcs ac notationes baud longissime, ni fallor , abesse a veritate autumo , cum experientiae et ratio- cination! , duabus illis rerum omnium sapientissimis magi- stri?, innitantur . PIcrumque accidit, ut Medicus, stultoi'um curae insistens , multipbces eorum turn mentis turn animi perturbationes ma- nu quodamniodo contingat, quin tamen vel minimum in ani- niab quam vocant oeconomia vJtium deprebendat. Necesse est igitur ut mnli lotius cnussain cerebrum assignet, vel Reil se- quutus abosque bene multos illo antlquiores , quamdam arbi- tretur spiritus infirmitatem , et statum principii a materia se- creti coniusum et inordinatum; ideoque a medicamento quo- libet abhorrens , Ideologiam et Ethicam consulat, ac inde in- tellectui et cordi valetudinem paret . Quae posterior senten- tia quin fiilsa, absurdaque sit nemo quidem, ut mibi videtur, dubitabit, cum quidquid infirmatur et corrumpitur dissolvi queat, et haec dissolutio cum principio illo spiritual! et immor- tal! repugnet, ratione, revelatione, et omnium populorum consensu adstipulantibus . Siqjerest itaque ut sententia prima rata inconcussaque babeatur, juxta quam in cerebro caus- sas proximas et efficientes earum omnium, quas dixi , per- turbationum medicus bene cordatus inquirat, si cui mentis sanitatem reddere velit. At quibusnam praesto est luminibus Physiologia , ut ea duce Medicus Patbologus et Clinicus de sede , de organo , deque vitiosa prae reliquis functione cer- tior fieri queat? Qua via et ratione dignoscet quaenam cere- bri pars animo in sentiendo deserviat, quaenam in percipien- do, quaenam in judiciis et ratiociniis, atque in ipsis actibus voluntatis? Si reipsa stat ac verissimum est, imam ex bu- jusmodi fuuctionibus , aut simul plures, et quandoque etiam universas posse plus minusve misceri , et aliquando penitus intercipi, necesse est cum Gall et Spurzbeim organorum cere- bralium diversitatem admittere, itemque fateri alia prae De sTULTITIA CONslDEUATIONES ETC. 491 aliis, ut fert liominis uniuscujusciiie habitus, affici et perturba- ri . Sod constat lie satis por Pliysiologos qaeiiain siiit officia cerebri et cerebelli ? (|iiiJ sibi vcliiit in ccrebio processus en- teroidei, pulpa midullaris, corpus caliosum, cor|)ora striata, sectum lucidum, thalami optic i , glandula pineaUs ? quid({ue in cerebello significent ejus criua et pons VaroUi, et midul- la oblongata, planeque aduilranda duaruni substantiaruni te- xtura, quae specioso nomine Arboris vitae venit? ut missas faciam multi|ilices ductuuni et cavitatuni fornias ; quae o- mnia vel mininiarum i-eruni perscrutator diligens anatomicus ad haec usque tempora deprebendit, nobisque sub oculos po- suit. Quid, inquam, ex tot abstrusis , scituqne dignissimis e latebra erutum est, plenoqne in himine collocatum ? Nil e- quidem quod sciam , aut vix quidquam . Quapropter in re de qua loquimur, nulla Pathologo et Clinico supererit augen- dae scientiae et in utilem finem dirigendae via, si Pliisiolo- giae praesidio, cui uni inniti debet, deseratur . Quod ne to- tius societatis detrimento accidat, me meam non fallere opi- nionem puto arbitrantem , non mode in custodias hominum flagitiosornm medicum ingredi oportere, ut inde per compara- tionem et inductionem quod adbuc latet elucescat ; cujus- modi morem tenuit et sequutus est Gall , indefessus ille , et peracutus humanorum capitum investigator, in quibus appe- titus et cupiditates ingenitas rimabatur, in quodlibet scelus corruentes , baud satis mature castigatas : sed bospitia etiam stultoruni eidem medico adeunda, ubi qui luniine rationis carent, se bonos aut malos exbibent, tristes aut bilares, can- tos aut inconsultos , mites aut contentiosos , dociles aut in- dociles, astutos denique , subdolos, suspiciosos, invidos, fe- roces, generosos, superbos, loci sedem amantes vel fugam usque meditantes, et rem quamlibet exscindere et pessum- dare cupicntes ; ubi uno verbo indoles et affectus moresque omnes, qui passim in civili consortio obtinent, vivissimis in cujuscuinque vultu coloribus depinguntur . Hnjusmodi spe- ctaculuni, quod boniinem mente captum oculis subjiciens, humanam arguit superbiam, copiosissimam Medico sufficit materiam, in qua attentissime meditando versetur. Itaque si stultitia se in tot facies induens, nil aliud est nisi pbysicus 4-92 DOJIINICI GUAI.ANDII morbus, nee aliunde oritur, quam a perturbationibus cere- bri itliopatbicis et sympathicis, primariis sive secundariis, non unuin tantum viscus hoc dicere cogiinur, sed multiplex, pro multiplicitate orgauorum quae aiiimo tot variasque impres- siones a sensoriis delatas obferunt, iis percipieudis adjumen- to sunt, et ejus deiiide jussa quodammodo audiunt , ut in admirandum vitae animalis usum per singulas corporis par- tes dispertiant. Humanorum ergo animorum varia studia et cupiditates, quod ad physiologiam consideratae, ab organis plus minusve iutegris et expeditis, ac invicem plus uiiiuisve concordibus protluunt;indeque diversitas etiam nostrorum in- tellectuum pro uniuscujusque diversitate evincitur. Si cui- libet enim non dissimilis attributus est spiritus, sed singuli compares singula corpora informant, concludendum est non aliunde eos se se discriminatim manifestare , quam ab orga- nis ipsis, quae in reruin imaginibus menti imprimendis, ac in ejus imperatis laciendis non eadein pollent lacultate. Nee no- bis opponant liberum arbitrium hac doctrina infirmari , ant penitus revelli ; siquidem stndia baec et cupiditates in qua- vis aetate et sexu et habitu et climate et vivendi mo- do apparent evidentissime; quae tamen, dum nostri compo- tes sumus , ratione regimus , et coliibemus; ac licet animuin nostrum imaginibus aliis et aliis alliciant pro vi organi in- genita aut aquisita easdem reprehesentantis, ipse nihilomi- nus in perpendenda illarum honestate ac veritate , et in con- silio altero alteri anteponendo liber existit. Hoc nisi hujus- modi se haberet, de operibus bominum lande praemioque dignis actum omnino esset, nee improborum scelera jure punirentur. Mens itaque sana in facultates corporis materiales, ei naturali lege inservientes, plenissime dominatur; nee un- quam animalis pars cum spirituali in nobis decertat, quin baec, si tamen velit, victoriam referre queat. Efficacia unius aut plurium organorum , qnempiarn vivissime afficientium, nequaquam eum poterit repugnantem cohibere , nisi a prae- stituta inter ipsa organa mirabilique concordia , ad physicam et nunc quoque ignotam perturbationem transitus fiat. Tunc accidit, ut baec perturbatio in aniinum transferatur , sive , ut verius loquar, ejus impediat aut truncas informesque De stultitia considerationes etc. 493 exhibcat manifestationes, visquo materialis spirltuali prae- stet. Tunc confusas inordinatasque rcperimus facultatcs sen- tiendi, percipiendi, judicaiidi, ratiocinandi ; ideoque baud integrum menti , vitio illo perdurante, usum impeviumque vohintatis. Nee abter res se se babere potest, ut Rluratorius inter caeteros arbitratnr; quandoqnidem animus nostcr, ad aliquid agendum, conlugere debet assidue ad promptuarium , si ita loqui fas est , memoriae et pbantasiae , quas idem Mu- ratorius potentias quodanmiodo pbysicas appellat, unde turn ideas cujusvis generis inibi scpositas cbcit, tum verba et pbrases ideis voce significandis populorum consensu destina- tas. Si promptnarii hujusce in diversis organis constituti dis- positio et ordo omnino aut in partem confunditur, imagines quoque ibidem impressae confundantur necesse est ; nee menti bcebit ea tranquillitate illas intueri, qua in jndiciis opus babet , nee marte bbitoqne suo rebus attendere, quin aHquaium imaginTuii muitipHcitas aut tenacitas, sive non- nnllarum aut onminm defectus ipsam impediat, in judicia- que inducat vel absurda vel sibi minus cohaerentia . Adeo ut in idcarum delectu et considciatione pbantasia seu facul- tas pbysica , in deUrio fervida , in dementia iuordiiiata, ideas valde ab iis discrepantes obl'erat , quas menti transmittendas accepit ; quae mens ne quantum quidem sat est animadver- tere ac propendere eas potest, cum ilia, quam dixi, facuhas graviter conimota nunc abas aliis repente substituat, nunc unam tantum aut paucas ita inunotas et defixas intuenti subjiciat, ut inde se nequeat avellere , nunc denique pidpa nei'vea corrupta , cui imagines insident , eum statuni amne- siac , dementiae, fatuitatis inducat, quem in stuUis quotidie est deprebendere : sicque ideae bujusmodi cum veteribus in- scriptionibus videntnr posse comparari , quanun cbaractercs hominum vel temporum injuria ferme delevit; inscriptio- nes siquidem illae sunt, sed legi nequeunt : ita in mente ideae existunt, sed mens, licet in ipsis versetur, quid si- bi tamen velint, et quid inde colligere et statuere debeat ignorat . Quamobrem quantumvis erret fatuus, quantum- vis inordinate se gerat, ac in scelera corruat, nil ipse pec- cat , nee Deum laedit neque homines , ab utroque plane ■49 i DojiiNici Gdalandii coniiniserandn?. INIemoriam vero et phantasiam nedum in stultis liahore natuiam physii am jir.tet ; at si quid video, ar- gumenta non desuiit, ut hujusniodi etiain in sanis esse pro- cul dubio dignoscamus. Si in mente, substantia ilia sirnplici et spiiituali , ideae omncs quae nobis occurrunt sive rerurn materialium sive intellectualium imprimorcntur, mens ipsa u- no intuitu scmet aspiciens posset modo has , modo illas, mo- do simul luiivei'sas in cogitationem suam revocare ; in ea si- quidcm nec partes nec latebrae omnino existunt . At expe- rientia constat menteni saepe saepius frustra eniti , ut idea jam semel aut iterum oblata, sibi denuo obferatur, quae rei- psa nunquam obfertur, nisi memoria et pliantasia , motu sa- ne incomprehensibili alias ilia recentiores gradatim subjicien- te , eas in antecessum fibras , si ita loqui fas est , agitaverit, in quibus idea conquisita insistit . Sicque contra docemur mentem ipsam velle aliquando imaginem sen speciem a se removere funestam vel perniciosam , idque consequi aut nul- latenus posse , aut tantuni aegerrime ; quo in conatu hand leviter crebro perturbatur, et rationem non raro amittit. Un- de elucet artificium pessumdari, concordiamque misceri di- versoruni cerebri organorum, quae res a sensibus objectas ad animum deferunt, sive ideas ab ipsis in memoriae et phan- tasiae promptuariis asservatas; aninuuuquc , vicissitudine in- ter spiritum et materiam coniusa aut intercepta, innumeris patere illusionibus , a quibus se liberare nequeat, nisi in in- tegrum ea, quam modo dixi, vicissitudine instaurata. Verum non unice ab facultatibus pliysicis organorum cerebralium perturbatis sensationes et perceptiones falsac proficiscuntur; nec inde solum ideae pauUo ante clarae , et connexae, obscu- rae dissipataeque animo subeunt, quern propterea ratio de- serit. Sunt et vitia sensuum et partium corporis diversa- rum , quae cum exleges , motuque insurgentes abnormi in cerebrum impetum faciant , mendaces creant imagines, et in contemplationem objectorum minime existcntium mentem nostram inducunt . Hoc morbo omnes monomaniaci laborant; sive dinamicus quidam, aut instrumentalis et chronicus pro- cessus eorum jecur, cor, splenem etc. affecerit, sive irrita- tio assidua intestinorum vel organorum genitalium eadem De STULTITIA CONSIDERATIONES ETC. ^95 perturbaverit , in quibus fibrae nerveae praeter modum di- stentae, ncrvique ipsi, abi abis majori vi producti, cerebrum imllo ordiiie iinpetuiit, et timores panicos , vanas tristestpie species , desperationem , odium , amorem , et aba bujusmodi excitant ab onini prorsus investigatione remota. Ita ut si par- tes bae pbysicae in pristinum medicinae ope renoventur, a- nimus etiam convalcscere quodammodo, et rursus ad rationis iiormam se se niirabibter gerere deprebendatnr. Breviter bi- 6ce pro brevitate tcmporis, CoUegae sapientissimi, expositis, quae medico patbologo fundamento sint , cui studium omne et quaestio bujus morbi innitantur, cursim item, et raptim rebqua expediam, quae in cognoscendis organis , ubi mor- bus praccipue consistit, et in terapia utibter instituenda fa- ciunt quam maxime. In banc rem, prudentisslmus quisque , duce Morgagno, studium anatomiae commendariuit. Et re qui- dem vera nonno recentiores omnes, (jui destuUitia scripserunt, ut Gredingb, Pinnel , Esquirol, Spurzbeim, Georget , Fovil- le, abique bene muki bac via progressi sunt, in quibus ad- miranda plane est snbtibtas, et dibgentia, qua qnidquid ab- norme passim in calvaria invenerunt, afFabre et adaniussim notarunt, nee non in involucris cerebri, in massa encepbab- ca , in ejus cavitatibus et infundibubs , in pectore , in ab- domine, in systemate nervoso et cutaneo, et in partibus abis bujusmodi? Qui tarnen tot tainque accinatis descriptio- nibus ne verbum quidem praemittendum curarunt, unde col- bgeretur cujus formae singnb morbi fuerint, et ex quibus causis probabibter geniti ; quambbet boc modo normam au- ferentes veritati in tanta obscuritate inveniendae. Siquidem de Medicina non bene omnino meriti sunt qui ista tacue- runt ; cum nil, aut vix niibi prosit scire partem illam cere- bri, exempli gratia, nitione posthabita, cibo ventrem ul- tra modum opplevit , vinoque ad temulentiam usque abusus est. Epilepsia per nocteni rursus Carolo saevior, qnam quae numquain alias , incubuit, eumque e Icctulo dejectum pavi- mento tarn violenter impegit, ut facies foede contunderetur, multusque e naribus scateret sanguis. In pejus itaque ruenti (uguli venam iterum aperui ; humor inde haustus pinguis crassusque. Acjuae tepentis balnea ad totum corpus adhibita ; embregma vero aquae frigidae per subtilissima sipbuncula ad caput. Superaddita autem caute cinnabaris artificialis ore su- menda , nee non sulphas chinae chinae , pulvis radicis Vale- rianae sylvestris et flores zinci atque ignatiana amara. Un- ciae tandem ferme decem ab eadem vena exactae baud le- viter profuerunt; quippe sanguis nee serescere, nee dure- scere multum visus est. Hujusinodi cura ad mensem produ- cta id boni attulit, ut quies viginti prope dierum subierit, vulgari interim artemisia in refractam , et auctam in dies dosim, subministrata. Cautum a me vero quammaxime, ut aegroto omnes aditus in morbum denuo relal>endi interclu- derentur: at quominus studiis nieis quidquam proficerem, ipse idem , sociis ad snam explendam gulam captiose addu- ctis, impedivit. Qnapropter novus e collo sanguis semel atque iterum cum profectu eductus , praescriptusque succus con- cretus hyosciami nigri, extractum atropa belladonna, cam- phora cum nitro, chinachina in pulverem redacta , una cum 500 DOMINICI GuALANOn cinuabare artificiali, quo medicamcnto Carolus haud niodice levatus est. Deniquc totum corpus aquis algidis iinniersuin, hirudinesque ad tonipora et ad loraniina infraorbltalia appli- catae, et temporalis arteria incisa, surnptaque in bolum me- dia grani pars acctatis morphliiae ad quietem . Haec omnia ab exeunte Octobri ad diem nonuni Februarii anni 1827, acta; post quam diem accessus cpilepsiae sensim dissipati : ita ut pridie Idus Aprilis, poUicitus se ne unguem quidem a prae- scripto i-ecessurum, sanus e Nosochomio dimissus sit. Promis- sis per tres ferme annos religiosissiine stetit, optima s(;mper usus valetudine . Et cum nimia spe ductus putaret haud se pcssimo morbo obnoxium amplius fore, cumque ab helliioni- bus, eorumque instigationibus haud satis caverit, et pristina acrior in dies revivisceret comessaiidi cupiditas, ad vomitum, utin proverbio est, tandem rediit, quo novissima hominis mul- to praeteritis dcteriora. Sub Kah Sept. a. 1830 in Manicho- mium iterum traditur; ubi quae indicia morbi exhibuerit di- cere praetermittam, cum ab iis, quae jam aUas Carolus prae- setulit, vix quidquani discreparint. Hoc unum de accessibus turn epilepticis , turn convulsis notabo , epilepticos , qui no- ctu tantum raroque olim supervenerant, interdiu etiam nee infrequentes postremo subiisse, imo nee evanuisse postmo- do facile, cum eos vel lethargicus sopor, vel mania excipe- ret; quae calor et dolor ponderosi capitis, et pulsus arteria- rum spissus et vehemens , linguaeque et cutis ariditas cum mira alvi duritie comitabantur : accessus vero convulsos et momentaneos extitisse magis quam antea crebros , diuturnos, acerbos. Ea praecipue medendi ratione usus sum , quam con- trastimulantem vocant : nam ad diem ab ingressu nonam, qua die vis morbi remittere coepit, quinquies generalis subdu- ctio sanguinis habita est, semel vero peculiaris per hirudi- nes ; non nulla praeterea accessit emulsio tum olei ricini, turn diacridii , nee non solutiones tartaris stybiati , et boli extra- cti digitalis purpureae, succusque concretus hyosciami nigri et infusio arnicaemontanae. Valetudo in dies melius repara- ta; Carolus sub medium mensem quovis accessu plane liber; octavo Idus Octobris iterum e Nosochomio dimissus. At quae spes hominem in officio cohibendi , qui sibi penitus relictus De STULTITIA CONSIDERATIONES ETC. 50 1 erat, et cujns cupiditas in firinam quodammodo transierat iiaturam ? Verum de ejus salute, niagis quam ipse, soUiciti consanguinei ; qui prima morbi renascentis indicia vix. cou- spicati , antequam in pejus rueret , niihi tertio curandum xii Kal. Majas a. 1831 dederunt. Perpauci accessus epileptici : nulla mania , nuUus lethargus ; motus convulsi rari et per- breves; quapropter, sanguini parcens, uni tantum inetho- do dieteticae insistens , bolosque adhibens extract! digitalis purpureac cum floribus zinci, arnicamque niontanam infu- sam , tertio Idus lunii anni ejusdem sanitati restitutum abire permisi. Exinde septem vix delapsi menses, cum rursus ad Manicliomium adductus est : accessus quam pauUo ante acer- biores j med'icamentorum , quae niqier dixi, nulla utilitas; ter jugularis vena incisa, cruentaecjue cucurbitulae adrnotae. Sa- nus per Octobrem ad suos rediit; exeunte Decembri in Me- dici custodiam revertitnr. Non sine vitae periculo se se ob- tulere accessus, quos modo innui . Post eniin epilepsiam , quae saepe saepius noctu Carolum adoriebatur, lethargicus aut maniacus fiebat, non raro depulsus lecto , facie et sum- mo praecipue naso foede contuso. Itaque vel Villiano indusio eum coercere, vol in culcitra ad pavimentum collocare, tran- quillum licet et quietum , opus erat. Primum sanguis de mo- re eductus ; ter pemliariter , sexies generaliter sex mensium spatio ; qui sanguis paruni usque serescebat, nigrescebatque crassus et durus, quandoque etiam quadam crusta phlogisti- ca obtectus. Remedia baud alia a superioribus, nisi quod ex- tracto digitalis superadditum est sulphur Martis , debita sum- ptum dose , sensimque aucta. Quorum ope accessus epileptici, insequensque sopor et delirium lente depulsa ; reliqui tan- tum motus convulsi , qui identidem et ad brevissimum tem- pus apparebant. Valde stupebant medici et cbirurgi , qui me adhuc tyrones Carolum invisentem comitabantur, quod ipse cum eis considerate cordateqvie colloqueretur ; subito dein distorqueret facie m , oculos foede circumvolveret, imos artus quasi saliens inter nutandum erigeret, brachiis , pedibusque inconcinne gestiret, vicinos tenaciter modo amplexus, modo eos urgendo , aut percutiendo , aut elate clamitando terri- tans, ad instar hominis ad insidias capti , et fugere conantis. 502 DOiMlNICI GuALANnil Vix autem sex , qiiandoque octo ant decern minutis temporis elapsis , emissisqiie bis, terve imis cum arihelitu suspiriis, paroxysmus cessabat ; reversiisque ad se aegrotus, confusus, stupensque interrogabat quid novi accidisset, sibique ipsemet nil oinnino accidisse repetita voce respondebat. AHud item erat consideratione dignum, Carolum nempe irasci solere quoties ab adjutoribus quaererem quos, quotque per diem passus fuerit accessus, et negare asseveranter ea esse vera, quae referc])anttn\ Ut denique tandem dt^lerem quidquid ex iis accessibus reHqiunn erat, mense Quinctili in tepentis aquae balneis totum ejus corpus demersum volui , embregmate fri- gido ad caput adbibito, quo, aliisque in rem perutilibus prae- sidiis, inito jam Februario a. 1834, e Nosocbomio egreditur. Carob CoUivae bistoria liucusque enarrata notam equi- dem, at numquam satis inculcatam veritatem confirmat, lio- minem scibcet , qui se se a cupiditatibus plus quam par est aUici, et superari a teneris sinit, cuidam quodammodo obnoxium fieri necessitati , qua in pejus ruere usque cogi- tur, nisi forte vim magnam a ratione et rebgione mutuatus, toto pectore studeat ne iterum vincatur. Hac vi usus primo tempore CoUiva; indeque per tres annos integra stetit valetu- dine : sed illecebris denuo captus, denuo concidit, baud plane in posterum surrecturus ; eoque breviora in dies intervalla morborum, qui, data toties occasione, toties recruduere; id- que etiam esto monimentum vitiosis cavendae cum vitio fa- miHaritatis. Itaque exeunte Majo ejusdem anni, medioina nil invenire potuit, quo CoUiva Nosocbomium postremo ingres- sus convalesceret . Indicia eadem , sed longe graviora ; reme- dia item eadem, sed utilitas nulla. Addita gummigutta, belle- borus, atropa belladonna, radix paeoniae officinalis, sangui- nis emissiones partiales et generales : indicia ilia aliquid e- quidem, nee ad breve spatium imminuta; verum baud qua- quam penitus sublata. Epilepsia, quae interdiu eum adorie- batur, saevior fit et frequentior; motus convulsi et momen- tanei , praeterquam quod crebri magis et vehementes, diu- tius producuntur : imo earn inducunt totius vultus, et prae- cipue oris et oculorum contractionem et contorsionem, eutn- que in saliendo cum nutatione impetum, ut nisi auxilium De stultitia considebationes etc. 503 praesto sit, humi inisere corruat; quod si quando accidit, membra acerbe contusa , faciesque et potissimuin nasus ma- giiis vuliieribus affectiis. Has inter vicissitudiiies Colliva no- ster ad annum 1839 pervenit; quo anno, symptomatibus aliis et aliis funestiora usque oininantibus , euni propediem et subilo, cursu sanguinis de repente interrupto, moriturum censebam , nedum sperarem in integrum restitutum iri. Ut itaqne pauca, quae reliqua sunt, persequar, tanta juguli conq^ressione acccssus epileptici vim in aegrum faciebant, ut OS corpusque totum turgesceret et livesceret, sudor pro- fusus et gelidus undequaque manaret , respiratio ferme inter- cludcretur, arteriarum pulsus qua frequens nee nil vibratus, qua intcrceptus et minor fieret. Hi ad tres qnatuorve dies et eo etiam anqilius durabant , non reniissloribus exceptis, qui ceteris interserebantur ; quibus decrescentibus, usque acce- debat sopor et mania, in inibecillitatem denique abeuntes : ita ut aeger affirinaret sibi crura aut bracbia immutata, nul- 1am earum rerum adesse quae reipsa aderant, aut confusas sibi repreliensentari , et plerunique duplas. Medicinae auxilio Martiuni etiam etAprilem dimensus est; at sub exitum Maji, summomane, epilepsia ingruente , e vita decessit . Nunc videamus ea , quae per sectionem cadaveris investi- gare et colligere potuimus. Habita baec est teste et duce A- natomico illo pracstantissimo , et ex priraoribus nostrae hujus Academiae sodalibus Equite et Doctore Decuriali Antonio Alessandrinio, cujus acutissimam in rebus ejusmodi perspi- ciendi aciem nil quidem vel leviter abnorme praeteriisse , ex nominis ejus fama conjicere fas est. lam triginta et duarum horarum spatium a morte intercesserat , cum calvaria de mo- re aperta. Cerebrum et cerebellum cum medulla oblonga, in- tegra educta, quae omnia chilogrammatuni 1 . 507708 pon- dus aequabant ; cerebro autem excepto, aequabant ectogram- mata 2. 11078. Piam vero rnatrem cerebralem quaedam ha- bebat extra modum injectio, systemata turn arteriosum , turn venosum complexa; in cerebello tamen venae turgidiores erant, qnam arteriae. Cerebro sns deque verso, atque ad ba- sim attente inspecto, compertum est arachnoideni a decussa- tione nervorum opticorum se se extulisse ad tertiam usque 50i DOMINICI GuALANDII partem anticam protuberantiae anularis, itaqne elatam, glan- dulaeque pituitariae circum actam, nervos opticos pone de- cussationcm supervasisse ; uno verbo totnm cerebri centrum inferius, et corpora mamillaria, et tertium par, cerebrique crura occupasse , unde ad latera etiam dilatabatur , tentorii sedeni attingens. Quo in medio spatio, ac praecise a tergo corporum candicaiitiuin, ea erat elatio aracbnoidis, ut a sub- stantia cerebrali, aut verius a pia matre pollicem semis cir- ritcr abesset. Quid(juid porro boo intcrvallo coutinebatur, di- lutum quodammodo, ac diu aquis immersum existimaveris. Qua autem arteria Silviana sulco immittitur , unde accipit nomen, ne unum (juidem ex ejus ramis , contra quam fieri solet , pia mater se se effundens tangebat. Quae pia mater , ad corpora candicantia , et ad crura intima cerebri inventa est nonnihil item elata, postquam earn, quam diximus, ara- cbnoidis partem dimoverimus ; quippe quae substantiae ejus regionis cerebrab mininie adhaereus. Secta enim baec mem- brana , facile bine inde compbcata est, sicque in aperto posi- tum est spatium centrale faciei infimae cerebri, et laevissi- mum repertum . Hujusmodi speciem tractus ille , seu figura ilia regularis ad amussim claudebat, quae circumscribitur uervis opticis , cruribus cerebri , et centre protuberantiae a- nularis. Grurum vero cerebralium fascicula, qua tractum mo- do dictum obibant, laevissima et ipsa erant, et a pia matre dissita, et fibras, praecipue sinistrorsum, evidentissime osten- debant in quosdam veluti fasces digestas . E regione corpo- rum mamillarium proxime patebat exiguus biatus formae triangularis, per quem ad tertium ventriculum iter erat. Ne- que hie censendus est profectus, ut fit aliquando, a lacera- tione imi infundibuli adbaerentis glandulae pituitariae: hie namque cerebri labor ab hiatu admodum distabat, millime- tra scilicet quinque et eo amplius. Tandem limbus anterior protuberantiae anularis, qui cruribus cerebri interserebatur, et ab arachnoide elata, et pia matre item elata compreben- debatur, ex supposita ejusdem cerebri substantia penitus di- vulsa erat , adeo ut cerebrum inter et pontem facillime cor- pus decern millimetra longum transire posset . Nobis au- tem piam matrem circum nervos opticos usque et usque De STULTITIA CON3IDERATIONE3 ETC. 505 amoventibus, hoscjue retro, pontem versus, plicantibus , tractiis eorimdcm, queni arcam rjuadratam vocant, valde spatiosus apparuit: praeter ([viam quod ah imo ccrebro ad eosdeni nervos duo fibrillarum fasciculi, utrinque singuii a- scendebaut, colons subcinerei, non decussati , ambo ad ner- vum suum proficiscentes. In ventiiculos laterales per cere- bri basim ingrcssi, cujus crura obtruncavlnuis, ejus cavita- tes aspeximus valde distenfas, ob magnum siquidem, ut reor, humorem, qui in cerebro ab naturali sede amovendo in cum locum manavit . Plexus coroidei flaccidi et decolores, proptcrea a reliquo systemate sanguineo cerebrali discrepan- tes, cujus turgorem prope universalem notavimus. Thalami nervorum opticorum, sive ganglii magni encephalici plus so- lito crassiores , supparesque cerebro ingenti, quod insuper satis durum se praebuit. Rerum denique ratione liabita, quae nobis in aliis cavitatibus compertae simt, baud difficile fuit dignoscere exiguam cordis soliditatem , et pulmonum, ob mo- lem viscerum abdoniinalium , compressionem , quorum dexter penes regionem posteriorcm pleurae costali valde adhaere- bat . Tubus digereus generatim praegrandis, stomachus prae- sertim et crassus ; imo stomachus in imum, sub i-egionem py- loricam , ab omento distendebatur ; hocque, herniae caussa inguinis sinistri, extreme sacco herniario insutum, portilruc. 1 -m' it Uadiorum intcinorum loiigitudo. 68 1 -3 8 a 71 o =1 £ 9 a 74 .^ o 10 a 79 o - W « 89 5 .H \2 « 90 c n (3 u 51 ^ s 14 M 59 s c 15 « 72 '^ s 16 M 71 -H 3 17 « 73 •^ O" 18 0 82 19 (( 77 20 a 67 21 « 70 Nunc denique iiivestigandum esset quae prima ac praecipua sedes fiierit morbi Caroli CoUivae; quae symptoniata idiopa- thica et sympathica, nee non protopathica, et deuteropathica; qua ratione perturbationes calvariae abnormes, turn irigeni- tae, tuni acquisitae, una cum caussis occasionalibus jam a me descriptis, miianda intulerint phoenomena, quae nostris ipsi oculis ab initio ad exitum conspeximus; qua via adhibitis cu- ris ilia primum dissipaverimus; inide vero per novos lapsus majora et insanabilia evascrint; tandem quo modo eo proces- serint, ut vitam, ejus organis peculiariter, ut dictum est, vitia- tis, extinguerent. Haec, inquam, nunc praecipue perscrutari oporteret, quandof[uidem morbi incitamenta scimus, signaque notavimus diligenter, quae aeger tum vivens, tum post mor- tem per autopsiam cxhibuit. Illud quoque, documentis patho- logicis inhaerendo , perutile esset a systemate organico ma- xime perturbato ad primas ar levissimas quasque ejus 510 DoMlNICl Gualandii abenationes asceiuleie, atque a qualitale et graJatione plioe- noiuonoriini de iisdcm aliquicl 'jonjiciendo statueve , iiido([iic ill aliis casibus aiguere quae corporis pars laboret, facultates- que dignoscere, quae partis cjiisdcin, cum optime valeat, sunt propriae. At, ut ab exordio iiinuiinus, cum nobis menti penitus insideat , mnltos esse congcrcndos, ac dibgeiilcr dc- scribendos, ac perpendendos casus, ut inultariun partium a])- iiormiuni, et svmptomatum diversorum, in diversis bomini- bus diverso inorbo aflectis, comparatio instituatur, anterjuaiu gressus fieri possit cum spe alicujus aemobimenti ad eas , quas modo dixi, difRciUimas quaestiones, propterea casus abos narrare aggrcdior , quibus boc, ut ita loquar, medici- uae promptuarium pi-aesto abquando sit. De stultitia considehationes etc. 5 1 1 CASUS SECUNDUS -»= Aloisius Donniiiius, doirio Boiioiiia, Humeris nmsicis transcribendis sibi victnm cjuaerebat , jani- qiie trigesimum aetatis suae annum attigerat, cum quarto I- dus lanuarias a. 1828. Manichomium nostrum adiit, captus monomania, quam Sauvages moriain nomiiiat. Strnmis usque a teneris ad collum laboravit, spinis ventosis accedentibus . pede laevo et bracbio dextero inustis, ita ut genibus vel nati- Inis reptando antcquam pucr fieret ire cogeretur . Decennis vix stare coepit, et triennio tantum post, cum e pectore vim muUam epipborae cxpubsset, satis bona usus est valetudine. Ad pubbcum gymnasium primis litteris addiscendis mittitur. indeque post item triennium ejicitur, non quod percipiendo esset a natura imparatus, in quo imo caeteris, ut ipse ajebat, praestabat ; sed quod porvicacem , difficilemque sortitus indo- lem , magistrorum imperium detrectaret, nee se ad bonam frugem levocare vellet. Tunc pater consibum iuiit ejus in toustrina exerceiidi , in qua et ipse merebat. Intcrea mater ejus, vix annum septimum et trigesimum ingressa, e vita dc- cessit, turpibus midtis oppressa et absumpta niorbis, quos ei fortasse conjnx baud satis temperans communicaverat , quos- que Aloisius cum lacte bausit. Haec ilie mibi narrabat ran- dide, addebatquc se, vel antequam pubesceret, in luxuriam vebementer actum ; excepto tamen onauismo, in quo adbuc puellulus fuit immoderatus, a reiicpiis luxuriae vitiis absti- nuisse, turn quod pater expertus filium monebat, tum quod ei timorem ingerebant socii se se morbo gallico male liaben- tes. Aliquo j)ost tempore in ophtalmiam , quam dicunt stru- mosain, incidit, omuemque per biemiinm (couscpie enim du- ravit) occupationem intermittere coactus est. Confirmatus iterum novaculae se restituit ; sed cum per sudiun tantum ea bene uti posset, soleque latente saepius erraret, musicam sacram transcribendam suscepit, rem siquidem eo affirmante faciliorem . Pater interim moritiu-, cujus ope sustentabatur Aloisius; qui omnium egens (quippe nidlam substantiam, alea et epulis dissipatam, ab eo acceperat, nee sibi tenui la- bore ob infirmam salutem par esse poterat) adeo anirao de- spondit, ut corporis onus in dies pertaesus, illud ponere cu- peret . Trigesimum annum agens in Maximum bujus urbis 512 DOMINICI OuALANDII NosoclioiDiiim, piis honiinibus adjuvantibus, recipitur, ubi ([uadain die nilrabilem sil)i visas est videre visionem, qua alter omnino tieret, ac ad inajiiia capessenda ac perpetranda vocaretur. Atque hie, Academiri praestantissimi, ejus deli- rium initium habuit. Illud tanien valde stupendum phoeno- tnenon est, Aloisium nostrum numquam non ordinate, dihi- c'ide ac cum quodani veritatis colore ea cuncta vel rniuutio- ra narrasse, quae sibi ante annum vitae trigesimnm arcide- re, idque praestitisse itidem, quantalibet vi delirii lU'gere- tur;at de rebus tempus illud subsequentibus dicere voien- tem, omnia baud secus confusa exponere solitnm, ac mens ejus perturbata sinebat. Hinc operosum est admodum ideas ejus abnormes, falsa judicia et absurda ratiocinia (cum ideis tamen praeconceptis usque convenientia) ad idem revoca- re caput, unoque sub aspectu ponere, ut inde clare pateat forma ejus a mente aberrationis. Itaque homo novus, ut ipse ajebat, per cam visionem extitit, magnis praetcrea honoribus cumulatus , nempe purpura Cardinalium , una cum legis gra- tiae Diaconatu, quern ordinem immaculatus suscepit. Saepis- sime in illos maledicta jaciebat , qui lesu Christi imaginem in eo venerari detrectarent. Nam se inimicos dictitabat ha- bere multos, vi quorum servabatur carcere ; at futurum non multo post ut quantum ipse vas electionis sit olucescat . Per aulas Nosochomii magno supercilio ambulat , uosque vilissi- morum animalium nomine vocat, mures, scorpiones , Inmbri- cos , aliaque hujusmodi: profitetur se patienter vincula tole- rare eo quod dies arcana libertatis sibi a longe affulgeat. Si quis ejus sermonibus assentitur, bonum ac perhumanum in- venit ; sin autem advei'satur aut irridet, oppugnatorem ac exprobratorem babet acerrinuim ; siquidem vehementissime caussam suam tuetur, oculis igneis ct extantibus, accenso vul- tu, minaci obtutu, voce elata et sonora; in furorem, uno ver- bo, agitur eo tremore omnium membrorum, ut quivis prae- sens miserescat. Quotiescum({ue hue rcsdevenit, enm a cae- teris segregare opus fuit ; post horam unam , vel ad summum duas furor cessabat. Hocquoque animadversione dignum pnto, ilium, cum laetus ac content us erat, aut nemo notabat verba, quae ei ab delirio aliquando excidebant, in more habuisse / De STULTITIA CONilDEUATIONES ETC. 513 piriin an sedulam argrotis operam impendere, errores acute depicliendere si qiiando in praoscribcMido cibo vel suppoditan- do accidereiit, dcsidiae ac nogligentiae servos accnsare, iitque pro re coiisulcmit pracfecti Nosocliomio regiindo postiilare. Cum loqueretiir tamen quiete et considerate , in propria tu- enda opiiiioiie quamdam praeseferebat tenacitatem, usus i- deo noninimquani argutiis et cavillatiunibus in iis, quae ar- gumentjs probare non posset. Sed caussis et occasionibus , quibus Donniuii dementia ortum habuit, bacteuus declaratis, uec non in medio po- sitis primis indiciis unde ejus forma satis dignoscitur, di- cendum est modo quod curae genus maxime idoneum no- bis visum sit, quil)usque artis praesidiis potissime instite- rimus. Prout sivcrunt ignorantiae tenebrae, quibus in sta- tuendu natura et essentia hujusmodi morborum ferme ca- ligamus, magis rationi consonum, ac a peritioribus proba- tum duximus strumis pro viribus mederi , ac onanisini vi- tium tarn alte radicatnm convellere, ut pbysicis lacuUati- bus restitutis , facultates etiam mentis et animi restitueren- tur. Aegrum itaque mercurio dnici ac aloe soccotrino purga- vimus; tres in singulis diebus pilulas praescripsimus , qua- rum unaqueque constabat grano et semis extracti conii ma- culati , itemque grano nucis vomicae; fistulamque lacrima- lem sanandam jussimus metbodo clarissimi Dupuitren. Pri- mum aiicta iuflammatio ocub, ob irritamentum iiicisionis, tu- buHque ; at e medio prorsus sul)lata collyrio sulphatis zinci , aquae coliobatae lauri cerasi , itemque aquae rosariae distil- latae ; et vuhieri cicatrix obducta, lacrimisque per nasi cana- lem denuo iter factum. Tantilla tamen pblogosis cronica con- junctivae, et glandulis Meibomianis imposterum usque in- sedit , struinarum certc vitio, quo ocub perenni gramia turpabantur. Per insequentem vero aestatem babieis tepen- tibus et medicatis non raro usus est, ac pulvere Franlviana permuha,dein sobitione Jiiuriatis calcis, tandemque saturo decocto cbinaecbinae et gentianae. Quo ex mitissimo regimi- ne baud parum visus est profecisse, tum quod coUi glau- dulae aUquid imminutae, Hberiores ocub ac minus Uppi, nu- tritionis vis corporisque aucta , color natural! proximus; turn T. II. 65. 511 DOMINICI GUALANDII quod ipsae animi maiiifestationes non adeo violenter ac tenacitcr fiebant. Sed hae ad breve tempus emeiidatae : nam novo subeunte anno se ipse Cardiiialem reiiunciavit, postea vero Papain, Sixtiun uoniine, intiusum habens Piuni octa- vuni , qui tunc pontificatum tenebat. Cui sumniae dignitati vultus ac incessus gravitatcni aptabat, dorisores et impugna- loies omnes aspernatus , eaiine spe fultus se pi'opediein ab aliquo rege, et ab imperatore Austriaco praecipue liberatum iri. At cum diu frustra sperasset , seque delusum deiiicpie cognovisset, me urbanissime obtestatus est, ut cum primum cum inviserera, mecum juvenes omnes, qui mihi docenti adesse solebant , ad eum adducerem , testes anathematis et mortis , quibus potestate usus a Deo accepta Pontificeni con- tra obnitentem condenmare volebat . Sciendi cupidus num novorum hominum conspectus et numerus idearum et ratio- ciniorum erroneorutn successionem abquo modo morarentur aut invertei'ent , vel nil hac vehementi impressione commo- tus in proposito perseveraret, ei morem semel gerendum duxi , ipseque cum duodecim discipuUs coram Aloisio nil hu- jusmodi suspicante stetimus . Qui nil stupens , laetus imo quammaximc quod satis ejus desiderio fecerim, repente fa- ciem gestumque mutavit, ac veluti spiritu prophetiae cor- reptus , distorquens oculos , et vocem ingentem tetramque efferens , caussis daninationis allatis , divinaque ope implo- rata = Ego, inquit, Sixtus II Pontifex Maximus anatliema- tizo damnoque capite Franciscum II Germanorum imperato- rem, nisi tres intra menses me supremo sacerdotio fungen- tem in libertatem vindicet = Quibus verbis prolatis, con- vulsus ac tremens totus ob magnam animi elationem et con- tentionem , se se nobis eripuit , ac in suum cubiculum seces- sit . Die postero laetior visus est, re tanti momenti perfecta, •juam voto suo certe responsuram arbitrabatur. In quo se magis magisque confirmavit ab eventu, qui tunc forte subiit; nam praescripti ab eo dies nondum elapsl sunt, cum Franci- scus Austriacus moritur . Casus bujus cum vaticinatione con- cordia tantam illi persuasionern indidit de veritate aliarum rerum omnium, quas futuras praedicabat, ut quamvis con- tra acciderent, nullo modo sentcntiam nmtare vellet . De sTultitia considerationes etc. 515 At~{ue hie noii ahutar diutius patieutia vestra, Aca(l.. 30. C. BeHo iU Lit-. Anmohni o De stultitia cok'siderationes etc. 525 CASUS TERTIUS --= losepliilla Masottia, domo Vedrana, ciiidam Bordonio nupsit lei agrariac curandao praeposito, multosque ex eo filios edidit, aluitque. At triginta et octo an- nos nata, labente anno 1838 in dementiam incidit, earn ma- nia nonnumquam impetente. Mihi invisenti foemina con- stitit colons subfusci , staturae convenientis, capilli nigri , obtutusque tetri et melancholiam indicautis. Si quo dome- stico fungebatur nuinere, se se leviter sane aut contra ratio- nem gerebat j a consortio et colloquiis abhorrebat , latebat- que saepe , vel sedebat oculis fixis et distortis, nil cujusvis conspctu ab ea immobilitate depulsa. De re aliqua perhuma- niter instanterque interrogata, ne unum quidem subjiciebat verbum , vel ilia tniniine aut utiqiie sicce et iracunde, ut non raro contunieliis urgentes repelleret, vel fugiendo elu- deret. Nullus juxta morcm cibus, at pro libito sumptus, idem- que tantulus qui vitae sustentandae vix esset. Conjugis filio- rumque oblita, licet omnium paullo ante amantissima, et in re curanda familiari maxime sollers et frugi. Perturbatae ve- stes,passi crines , stuporque imum animi dolorem indicans. Frons manum admoventi ignea, plenior ac celerior arteria- rum pulsus, alvus morosior; cutis tantum et calor corporis et respiratio naturalis. Morbi caussas sciscitatus, audivi viginti circiter ante diebus in ea anomalas quasdam mutationes fieri coeptas , illasque virum ejus duxisse aliud esse omnino quam morbi praeludia ; hunc porro repetendum a sacerdotc, diffi- cili admodum culparuni cognitore , cui per sacram hoinolo- gesim losepliilla se prodidit, cum publicae conciones anima- bus Christo reconciliandis haberentur ; ex eo tempore desci- visse a ratione propter conscientiam scrupulis , ut Bordonius ajebat , nescio quibus perturbatam . Ut tamen caussas turn disponentes tum occasionales nosse penitius possem, homi- nes exquisivi nuUo cum ea vinculo coujunctos, mihique in aures commissum parentes quoque ejus nonnibil mente laborasse, ipsam vero diu multumque dubitasse de tide con- jugis , duriterque ab eo habitam non raro. Cum itaque novissem conditionem pathologicam probabili- ter capiti insidere, quippe quod nil morbosiim abdomen aut pectus praeseferebant , cucurbitulis ad nucam et ad dorsum .")2f> DOMINICI GuALANDIf hauriendo sanguinl curam inchoavi; deinceps levis solutio tar- tari stybiati , et refVacta dosis ipecacuanae cum noniiullis gra- nis haelloliori nigri, et succus concrctus hyosciami , et extra- Gtum digitalis purpureae accessere. Cum venam jugularcm in- cidissem, sanguis ad decern uncias eductus, nil fere visus so- rescere, ater quod ad cruorem, praedurusquc : cibus interea modicus, et quain qui maxime conveniens. Haud irrita haec primum ; at morbus semisopita instaurans indicia acerbius re- cruduit. Tunc niethodo leniter contra-stimulanti insistens, iis praecipue usus sinn medicamentis, quae in caput, ac in syste- ma gastroentericum et dermoidale vim potissimam habent ; iterum vena jugularis secta, indicta drachma una, et qiiando- que duae arnicae montanae infusae , et aloes et rhabarbarum et mercurius dulcis commixta; denique adhibita folia et ex- tractum atropa-belladonnae, quin uUa scateret manifeste uti- litas . In animum ejus itaqvie erigendum cum nil corporis remedia prodessent, onmem meam operam contuli ; ideoque ut identidem losephilla per loca amoena deambvdaret impe- I'avi, domesticis diversis(jue se se daret occupationibus , de- que conjuge et natis verba audiret frequenter , ut maternus in ea revivisceret instinctus jam pene deletus. Haec equidem de praescripto fiebant , si demas consanguineos, quos num- quam coram adstare sivi ; at ilia stapens usque , nuUi rei at- tenta , fugam laete capessens cum facultas daretur. Talem se exhibuit ab Idibus Aprilis ad Idus lunii a. 1839, qua favente tempestate serum cichoreatum succosque plantarum diluen- tium recentes et purgatos ad multas dies sumpsit. Frigidis quoque aquis vel invita mergitur , earum sane acri sensu perculsa, sed nil mentem moresque mutata. Per aestatem in- sequentem tepentia repetita saepius balnea, et filii maritus- que in conspectu ejus positi ■, at balneorum fructus novo hoc experimento dissipatus. Sextili tandem ineunte, a. 1840., cum Bordonius haud tot tantisque dispendiis par esset , uxorem in Manicliomium S. Ursulae recipiendam curavit, ubi per triennlum ferme degit, meo judicio prope insanabilis. Interea nil a cursibus menstruis divertit ; identidem furore dementiam auxit, pe- ctus et ventrem pugiiis impetens, crinesque rabide divellens. De stultitia considerationes etc. 527 Excubaiis , thoralibus siibmittebat caput , et eos , qui re- tegere curarcnt, aut vestibus allatis hortarentur ut sur- geret, diris omnibus agebat : stans vero adbaercbat capite angulis parietum , per multas continentcr boras immobibs ; quocumque versaretur, excreatus quidam albidus et mucco- sus ex ejus ore manabat, isque tantus ut passim bumus ma- defieret. Anno primo catharticis sabtis et oleosis nonnuni- quam per aestatem usa , contritisque rhabarbaro et aloe ; in- grcssa babieum frequenter toto corpore ; simulque perfusa ca- put aquis frigidi embregmatis per sipbunculos, aut instar pbiviae : baecque losepbilla ostendit baud prorsus inania , per biemem laetior , humaniorque. Anno secundo furiis sae- viit quam oUm acerbioribus ; crinibus namque abscissis, per- cussisque pectore et ventre, caput quoque in muros impin- gere conabatur, sursum deorsum per aulas Nosocbomii cur- sitans , ac in Deum bominesque omnia proferens maledicta : furori atjuis frigidis provisuni. Epipbora mense April! labora- vit; pulsus arteriarum angustus et frequens, calor corporis abnormis, alvus triduo adstrictus. Huic quoque incommodo occurrit bina emulsio olei ricini , sanguisque a bracbio bau- stus, nigricantis sane cruoris et sei'i vix discreti; cumque ve- sci nollet, Readiano semel et iterum compellitur apparatu , cibum deinde ultro sumit. Accedunt balnea de more tepida , et patulum inter scapulas vesicatorium. Anno autem tertio cucurbitulas cruentas dorso et nucae applicui, remedia nonnulla purgantia praescripsi , et per aestum balnea, flense veroOctobri sanguinem emitti jussi, cujus serus secretus apte, at crassitudo duriuscula. Denique anno quarto, qui fuit losepbillae postremus , baec tetrior solito ct taciturnior exstitit, viribusquc prae- ter modum prostrata ; mire calebat caput, tremoribus mem- bra corripiebantur, subibant cepbalea acuta, arteriarum pul- satio frequens arctaque , sitis urens, alvus obstructus. Ideo hirudines processibus inastoideis et temporibus utrisque ite- rate admotae, data emulsio olei ricini, indicta balnea te- pentia, bisque vena incisa colli et bracliii, sanguine sine sero, et duriter crasso prinium, secundo autem minimum serescente , et cruorem exbibente solidum , nigrumque. 52& DOMINICI CUALANDII Aliquid remisisse vis morbi visa ; at sub exitiiin Maji iioii- nisi jusciilis vescebatnv pcno absiinipta ; crebrae teniiesque in pulsibiis arteriae ; iacies cnecta ct pallida ; spiritus baud plane bber. At, quod contra spem accidit, morigera et ob- servantissiina losopbilla repente extitit, mentisque facultates restitiiit pene in iiilogrum. Conjugem et fibos sibi sisti desi- deravit, cui desiderio quin fieret satis, impcdiverunt tempo- ris angustiae. Fronte usque praecabda, uvgenteque capitis dolorc , qui mibi vices gerebat birudines decern apponi ad tempora curavit , ([uae nonnibil sanguinis bauserunt ; potio- nein citream praeterea ebibendam obtubt , pedesque et cru- ra sinapismis tentavit. Prima tandem et altera die lunii viri- bus fernie confecta , certissima mortis indicia praesetulit ; baec inter urinae adeo renitentes , ut iis educendis cathetere opus fuerit. Mane postero e vivis migravit. Quod ad necrotomiam spectat quadraginta post boris habi- tam, cadaver bbrarum centum et octo pondus aequavit : secta deinde juxta morem calvaria, cerebrum cum ccrebello inte- gra eduximus, quae bbrarum trium, unciarum novem pon- deris fuere ; cerebellum vero, ea sectum qua illius crura pons Varolii definit , unciarum quatuor. Nil abnorme in du- ra meninge, si tamen demas tenuia quaedam ligamenta eam inter et subjectam aracbnoidem in summa et anteriori parte bemispbaeriorum. Cerebri moles grandiuscula, ad cujus basim seri albidi unciae tres. Per universam autem ejus superficiem aracbnoides colorem induerat opacum, ob morbosam quam- dam satisque conspicuam crassitudiuem, quae in cerebello et Varolii ponte manifestior apparebat. Piae meningis vasa turn arteriarum tum venarum magnitudinem excedebant commu- nem , sanguine ultra modum oppleta ; planeque mirandum erat rete , quod qua caesium qua purpureum arteriae ve- naeque , sese minutissime diducentes , tertiae liuic cerebri membranae quodammodo super texebant, ubi praeterea lobos medios , ac potissime dexterum , maculae vestiebant rubrae quam quae vivacissimae , meatus arteriarum capillares san- guine pervadente . Cum quod imum erat cerebri summum fecissemus, bac in parte injectum ilium sanguinem patenter a circumferentia ad centrum usque fieri pauciorem vidimus; DjE STULTITIA CONSIDEBATIONES ETC. 529 aracliiioideni vero paxillo opaclorcm, cum crassior ca praecipue existeret, qua corchello, ponti<[ue Varolii adhacret. Corticosa et miduUaris substautia atlento considerata, utraque vix a natura discrepautes quod ad colorem visae ; quod autem ad duiitiem, plus sollto moUiores repertae , dubitaritibus noljis iium nioibi vis aut aeris acstus id post mortem intulerit. Ciuri ad laterales vcntriculos veutum est, bi bumorem serosum et sauguineum ad binas uncias obtulere, in quo globuli mate- riae cujusdam fibratae natal)ant. Item plexus clioroidei mole aucti , parvisi[ue passim liydatidibus inspersi, quae in plexu sinistro manifestae magis et tumidae. Adde velum pauUo crassius opaciusque ob fibratum quoddam sedimen a processu pblogistico inductum , nee non corpora striata et tbalamos o- pticos, in quibus nil attentione dignum reperi . Cerebellum niagnitudine satis excreverat, injecto sanguine minus quam cerebrum abundans, coloris et duritiei sane normalinm. hi- de pectus perscrutati , pleuram pulmonis pleurae costarum leviter adhaerentem deprehendimus ad partem cavi dexteri anticam;quae membranae in cavo sinistro miliaria ubique fer- nie tegebantur eruptione. Cavum dexterum serus unius circi- ter librae complebat; naturale erat parenchima contenti pul- monis, si demas lobum superiorem, tuberculis distinctum baud maturis , quibus a})undabat lobus item superior in pul- mone laevo, fuscus et praedurus ; sed inferior nil a natura re- cedebat . Pericardium quantum patet adnectebatur cordi, un- de avellere nullo modo potui , quin scinderetur in frusta, aut coidis superficies scaberetur , diligenter licet ac ex praescri- pto artis distractio fieret. Item in exocardo , in ejus potissi- mum acumine, erat eruptio granosa, illius omnino similis , quae in pleuris sinistris se se obtulit. Haec alicubi crassior pericardium corruperat penitus, sedemque in eo arguebat magni cujusdam lentique morbi , quamlibet medici industri- am superantis , volumine tamen , et substantia cordis muscu- lari plane integra . Quod pariter de cavo abdominis aflfirmare possum, si intestina demas tenuia fusci coloris, et cystifelleam plus aequo grandem , multaque bile distentam . Ad cranioscopiam modo grcssum faciens , calvariam baud multum ab reliquis magnitudine differre judicavi , in cujus T. IX. 67. 530 Do.MINiCI GUALANDII parte antica nil abnormt\ praeter qnani quod os coronale an- terius nonniliil coiitrahebatnr , ct versus orbitas erninebat parum , depressaiu, ut. ajuiit, fVontein ob iiiillam rernic pro- tuberantiam coiistitiiens. At uou item pars ejus postica, quae iiedum aniplior, sed ad sumtiuuu anguhim ossis occipitabs concava adeo apparebat, ut curva pleruinque alioruin bonii- num eo in loco calvaria, hie recta videretur. Protubcran- tias itaque parietab^s, suppositasque occipitales elatiores effi- ciens, regiones laterales anipblicabat, ad anguluni inferio- reni posticuni parietaUum sitas. Quod auteni ad caivariani iutimam, consideratione dignae nobis visae sunt cristae , vel spiuae supra orl/itas, qua praecipuo insidet facies iniima lo- ]joruin cerebri anteriorum ; subtibores enim acutioresque , quam esse soleaut, se se obtulere. Dicere omitto de cavis anticis et niediis nil praeter naturam praeseferentibus ; posti- ca solum ab externa ilia , quam notavi , depressione afficie- ixintur, adeoque in imum magis urgebant partem extremam loborum posteriorum cerebri, suppositumque cerebellum non- niliil comprimebant. Et revera in cavis turn summis tum in- tlmis occipitis, ac in spina, ut ajunt, eruciformi erant abnor- mia ilia quae sequuntur; nempe cavum dexterum summum profundius et latius sinistro , et sinistrum infimum , ut de- xtero infimo fieret par, in modum sulci propagabatur secus basis apophysis pctrosae . In quo cavo foramen anonymum amplissime patebat, ac in eo bina item latissima foramina in extinium diducebantur, alterum ad basim apophysis ma- millaris, alterum undecim demissius millimetris, ad os occi- pitale , qua temporali adnectitur. Abnormia haec baud pars adversa referebat, foramen anonymum vix conspicuum , ac pene caecum exhibens. Foramen vero sinistrum , quod vo- cant lacerum, duplo majus dextero erat , margoque superior spinae cruciformis occipitalis ferme planus. Mensura denique calvariae, quam hie diligentisslme supputatam subjicio, pa- tefaciet fortasse, si quid discriminis oculos meos minus lyn- ceos praeteriit. De STULTITIA CONSIDERATIONES ETC. 531 SYNTAGMA RADIORUM QUI DORDONIAE CALVARIAM MliTIUNTLR. Radii communis , ticmpc ariiliiuis scctiouis verticalis per lincam iiicdianam. Radii scmicalvariae siiiistrae. 2; s. 3 A (") 7 8 9 10 n 15 16 Radiui'Uiii iiiKrnoi'um longitudo cj 2 t« Radioniui inlernorum lonzitudo Millimetra 67 70 73 76 72 84 80 76 52 3J 33 47 72 75 73 70 7 10 0 7 18 G8 50 13 10 8 6 72 76 81 84 79 91 90 76 59 53 101 97 85 85 81 76 Radii semicalvariae dextcrac. Jt Radioiiira intcrnorum loDgittido \ Millimetra 54 14 2 58 11 3 63 5 4 . 60 8 5 41 12 6 84 6 7 86 8 8 69 8 9 54 10 10 53 9 n 62 14 12 62 15 13 79 18 14 81 17 15 67 19 16 69 10 17 38 54 18 38 35 19 62 11 20 69 9 21 n 70 8 68 69 68 68 53 90 94 77 64 62 76 77 97 98 86 79 92 73 73 88 78 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 H 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Millimetra 53 57 63 60 40 83 85 67 52 51 62 61 78 80 67 69 38 38 62 68 69 14 11 5 7 11 6 8 9 10 11 14 15 18 17 19 9 53 37 1 (Videsis Tab. 32.) 67 68 68 67 51 89 93 76 62 62 -6 76 96 97 86 78 91 75 73 76 78 IN . "O De stultitia considerationes etc. 533 CASUS QUARTUS -= Lucius Tartarus agricola, ortus in vico cui iiomtMi Pogi^io /ie««//co , annum agebat vigesimum sextuni cum e publica custodia in Manicliomium nostrum translatus est, quarto IJus Martias a. 1837. Huic ab adole- scentia, ut a tril)uHbus audivi , btes ciere, intentare verbera, et (juandoque vulnora in quemUbet sibi vel levitcr infensum, in deliciis t'uit: ob quam rem et furta quamplurima, instin- ctu nescio quo naturali perpetrata , saepius in carceres ejus vici primum, delude in hasce urbanas, nulla ferme spe e- mendationis, detruditur. Hie quoque inquietum molestum- que omnibus se gessit, adeo ut non raro illius audaciam et minas custodes fustibus retunderent ; quapropter Manicho- mium subeunti , bracbia et dorsum contusa liventiaque com- perta. Hoc tantum de Lucio , quamvis bene multos interro- garem , scire potui , insitam si demas taciturnitatem , quae hominom occulti , ut ajunt, pectoris, sinistraque agitantis arguebat. Praevalidi erat corporis, mediocris staturae , tho- racis satis ampli : color luteurn inter et fuscuni , vultus ova- tus et pinguis, nigricantes oculi; quorum obtutus nunc he- betem, nunc proditorem indicaret. Atros gerebat turn capitis turn barbae pilos , frontemque angustam , eminentemque su- pra aures calvariam : vix obscureque loquebatur , excande- . scebat facilliine, in se ipse saeviens, obviosque quoscumque interficere paratus. Lenibus quandoque captus ac mollitus verbis, suam agendi rationem detestabatur, spemque ostende- bat sui imposterum corrigendi ; ast illico aut non multo post in eadem relapsurus. Perturbationem banc mentis dementiam acutam judicavi, cum primis praecipue diebus pulsus arte- riarum frequentior et intentior , rubor et plethora capitis, ca- lor totius corporis modum excedens, nimium in eo stimulum indicarent. Catharticis itaque expurgatus est, nempe tartaro depurato et protoclorureto mercurii, et aloe succutrina et gummigutta : sanguis etiam (quicruentus durusque factus est) e brachio hau- stus ad uncias decem , et solutio tartari stybiati de more addi- ta. Qua solutione biduum continuata, venam jugularem incidi jussi, cujus sanguis baud dissimilis, crusta quadam phlogistica tamquam velo obtectus. Exinde Lucius nonnihil profecisse visus 534 DOMINICI GUALANDII est; nam aitoriarum pulsatio remissior parciorqiie , facics nii- inis turhitUu aniinusque solutior. Octava aiiteni ab ingressu die biiia feinoiibus a[)posita sunt epispastica ob Inanem, cjuae ^ubierat, tussiin, enm hand lexitcr aflHctantem. Die veio de- cima ad dorsum cucurbitulas adbibui cruentas, numero ad cerviceni duplas. Tandem duodecinia e])racbio sanguinem cdu- xi, qui pariter duius et ciassus extitit , nulla tamen coopcrtus crusta, accedente ad diem usque decimam septimam solutione tartari stybiati. Hinc Lucius manifesto recreatus: quapropter, instrunientis omnibus ei coercendo amotis , permissus est e cul)iculo egredi, ac inter pacatiores diversari. Solutio stybiata intermissa est, indictaque pilula succi concreti hyosciami ni- gri et extracti digitalis purpureae , ut magis magisque Lu- eium tianquillum faceret, sub vesperam quotidie sumpta. At hujusmodi tranquillitas tantum ad X. kal. Majas duravit, quo die morbus iterum recruduit . Pristina itaque medica- menta instauravi , potionem nempe pulpae tamarindorum, tartarum stybiatum, birudines ad utraque tempora, cucur- bitulas cruentas ad dorsum et cervicem ; tandem eductum semel atque iterum a vena jugulari sanguinem, qui durus primo, deinde ferme naturalis extitit. Quibus omnibus ac- cessit quae par erat a cibo et potu abstinentia. Mense lunio exeunte ab his denuo supersedendum censui, cum nova quies subiissc videretur: haecque ad sex menses persevera- vit, spem quamdam inclucens integrae valetudinis. Verum sub initium Aprilis a. 1838 Lucius concidit tertio, baud mo- dico alvi profluvio supperaddito. Ideo occursnm iteratis po- tionibus aquae tum tectucianae tum citrinae, decocto oryzae sativae, diascordio primum simplici, dein cum aetbiope ve- getabib ex laudano; quilnis altera decocta adjeci corticis mali aurei et radicis columbi, cbinae chinae et radicis gen- tianae; tandem expertus sum diasorbum, simarubae corti- cem in pulverem redactum, sanguinemque e brachio hau- stimi ; at nuUi medicamento profluvium cessit. Interea se ipsum, lectulum et cubiculum foecibus foedabat, miscebat scindebatque lintea , et culcitam laneam et strami- neam; quandoque eum vidisses dejectum animo et contractum corpore immobilem sistere, circumque stantes exorare, ut De STULTITIA C0NSIDERATI0NE3 ETC. 535 ventrein suiun cultro aperirent, aut sihi uti cultro sinerent hepatis sui inspiciendi caussa, quod macie coiifectum tabi- dumque affirniabat. Per biduum quoque voniitione satis gravi laboiavit , quae haustu Riveriano quievit. Acriter etiain que- rebatur de abdomine , quamvis nee uHum ex visceribus evi- denter auctvim aut immutatum appareret, uec manu ex[)loran- tis et comprimcntis quidquam doleret. Hino nullus ciborurn appetltus, quibus pridem ol)lectabatur maxime ; unde vii'es magis magisque in dies debilitatae. Acuta et vespertina febris corpus jam prope effoetum prostravit , tandemque marasmus nullo remedio viuci habills Lucium brevi consumpsit. Hie sub exitum docilis quietusque, voce sane lamentabili preca- batur Tit ei venter panderetur; in qua una re, licet fortasse serius, spem omnem dicebat esse valetudinis. Obilt pridie Ka- len. Febr. a. 1839. bora quarta ante meridiem. Triginta post boris dissecto cadavere , cavoque calvariae aperto, inventus est inter membranas cerebrales li([uor baud modicus subalbidus; quern ubique sub arachnoide latitantem durae matris incisio patefecit ; imo in sulcis circumvolutio- num summarum bemispbaeriorum adeo densus erat, ut quod- dam jus conci'Ctum videretur. Superficial vero cerebri in re- gione antica nulUis ferme color, et in postica venae permul- to tumescebant sanguine , ob supinum fortasse caput aegro- tantis, jam jam animam exbalaturi. Cum porro, obtruncatis bervis cum medulla, cerebrum e sua basi avulsum a calvaria eduxissemus, racbidianus quern diximus liquor e cavo etiam spinali manare perrexit, collectusque in unum , unciarum quinque pondus aec[uavit. At cerebrum et cerebellum et me- dulla oblonga dipondium et semisse non superarunt. Substan- tia cerebri satis firma ; ejus hemisphaeria ( ut ab inspecta calvai'ia patuit) ti-ansversim in parte media, valde ampla ; circumvolutiones plane naturales. Recessus autem posterio- res ventriculorum lateralium qiiamplurima ibidem contents aqua dilataverat, cruraque postica fornicis inusitata admo- dum coUocatione gaudebant; quae quin juxta communem partium conditionem se se (Tav. 3h.) ad eosdem recessus po- steriores converterent , respiciebant sulcum tbalamos nervo- rum opticorum a corporibus striatis separantem, faciemque 530 DOMINICI GUALANDII thalamoruni posticain diligenter circnmeuntia , regionem pe- netrabant mediam heniispliaeiionim , ihiqiie licbant invisibi- lia. Ob qiiani rem, singulart'ui prorsus et aiiomalain, nulli- (jue eorum , qui facta patbologica et anatoniica collegere, hactenus, quod sciam, explorata, operis pretium duximus hoc cerebrum rotiservare , dcmpta taiitum ad liueam orizon- tis rfgione summa hemisphaeriorum , ut cava encephalica o- culis paterent , quo loco structura ilia abnormis se nobis con- spicieiidam dedit. Itemque banc diguissimam existiinaviiiuis, quam clarissituus qiiisque medicus anatomicus et pathologi- cus nosceret, speraiites olim fore, ut viam aliquam steriieret novis lis moribus explicaudis , qui apud Lucium , dum vive- ret , obtinuere. Serus quam multus in pectore, ad latus prae- cipue sinistrum, ubi lobus anterior pulmonis colorem et (luritiem hepatis induerat, et parieti thoracis arete adhaere- bat. Quem lobum avellentes, in quoddam visceris cavum ma- xime profundum penetravimus, materiam ferme tabidam continens. At in lobo dextero nihil prope insolitum, nisi quod ahcubi pleurae adnectebatur costali. Serum limpidum uncia- rum plus minus novem etiam in pericardio invenimus. In ab- domine tenuia intestina flaccida; epiploon replicatum sulco stomachum et colon transversum dividenti ; colon vero ae- ({ue contractum et angustum ab ejus media regione trans- versa ad curvaturam sygmoideam. Quae curvatura depres- sior erat in pelvi , cum arctissime inhaereret faciei posteriori vesicae urinalis , unde initium habebat macula quaedam ni- gra ad instar ecchimosis, terminum infimum recti attingens. Inusitatus hie situs et replicatio colon, rectum adeo com- primebant, ut egredi faecibus vix permitterent : tamen nil reliquum excrementorum qua crassum intestinum angustiae modo dictae coarctabant. Ipsum hepar non nuUam mutatio- uem subierat; quippe facies ejus convexa fasciis quibusdam discriminabatur coloris rubri et subfulvi ; faciem vero con- cavam color violaceus tegebat universam ; qui luteus fiebat in bili, duritiem viteUi ovi gallinacei referente. Extrinsecus autem diametrum calvariae in longitudinem breve admodum erat, relate ad diametrum transversum; quin imodixeris regionem turn anteriorern tum posterioremduobus. De STULTITIA COMSIDERATIOKES ETC. 537 (luoiliiinmoilo viiibiis patuisso, quanini una calvariain ox- tuk'iit, lonyitudiiiem ejus immiiiuciis, altera ad iitiiini([iic latus eaindein dilataverit. Hinc iiliiis forma externa propeino- diini splierae siniilis, lacies angusta, zygoniatica ampla , hraii- ehia(^ uiaxillarum infimarum dissitae, earumque hiatus (piam- inaxiimis . Calvariae porro moles haud magna, si reliquum corpus praecipue spectes , quod ferme athleticum videbatur. Nil fVoiitis eminebant gibbae , valde autem parietales ad or- gana Galliaiia decimum et vigesimum nonum; quas supcra- bant regioues laterales ad nexus musculorum crotapliitoruni ; adeo ut parietalia et lateralia ita eo loci amplificarentur et erigerentur, ut singulares omnino protuberantiae fierent in organis 4 , 5, 6, 7, 15, 22. Sed in calvaria intinia, quod at- tinet ad laevigationem superficiei, et ad ordinem partium diversarum , nil abnorme inventum est; tantum considera- tione dignum fuit spatium sive cavum internum , quod in re- gione anteriori exiguum, patebat latissime in regione media; scilicet sursum ac a lateribus, quemadmodum de calvaria ex- terna affirmavi, quod Syntagma et Tab. 33. clarius ostendent. Crassities denique et densitas ossium omnino juxta comniu- nem naturam . T. II. 68. 538 DOMINICI GUALANDII SYNTAGMA RADIORUM QUI TARTARI CALVARIAM METIUNTUR. Radii cominuuos, ncmiic aiijjitiis scctionis Radii semicalvariae sinistiac vcrtiialis per lineam uiediauaiu. « a.. Radioi'um intcraorum loiigitudo '■J a 5= Radiorum iiitcinoriim longitudo 12 72 12 74 8 79 6 76 9 60 6 96 10 106 10 83 10 70 n 71 11 82 15 85 16 96 13 101 16 90 9 87 63 109 47 95 10 78 7 8i 7 87 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 H 12 13 14 15 16 Millimelra 63 67 77 87 87 86 82 68 39 23 30 44 64 67 67 63 7 5 5 5 5 6 10 0 13 23 66 45 14 8 6 6 70 72 82 92 92 92 92 68 52 46 96 89 78 75 73 69 Radii semicalvariae dextcrac. ' -^= — ^1 Radiorum inleinorum iongiludo 1-3 Z c- u Z 1 Millimctra 60 12 72 2 62 12 74 3 « 71 8 79 4 72 6 78 5 50 10 60 6 90 6 96 7 97 9 106 8 74 9 83 9 61 10 71 10 60 n 71 11 71 11 82 12 71 15 86 13 80 16 96 14 89 13 102 15 74 16 90 16 79 9 88 17 46 65 til 18 , . 49 48 97 19 68 10 78 20 75 7 82 21 81 6 87 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Millimetra 60 62 71 70 51 90 96 73 60 60 71 70 80 83 74 78 46 48 68 76 80 Mem: Tom. II. c^, -M mA nal: itl. C Bettini in Itp: del. lit: A«fi4 De 3TULTITIA CONSIDEHATIONES ETC. 539 CASUS QUINTUS =» Narrationeni apgredior casus pa- tholojiiri , qui inilii sese obtulit in Onuphiio Taplioni, le- guni celcbcrrinio perlto, cujus instituta comparatio inter co- diccm Ncapolionis Imp. legesque Ronianas, omnium sapien- tum ore adliuc ficquentatur. Hie donio Tiheriaco, obesus bie- visqnc corpore , annum aetatis ferme quincpiagesimum atti- gerat . Quae fuerit ejus vivendi ratio, quibusque vicissitudi- nibus obnoxia , nemo, quod sciam , memoriae mandavit. Ira- sci tamen facilis , ac vohiptatibus indulgens, et bonis pene onniibus carens Taglionius, aporte satis ostendebat (quod e- tiam ab illius amentiae genere licuit colligere) se gravibus in- fortunlis subjecisse, hincque oiigineni praccipue duxisse mor- bum, qui eum a studiis jurisprudcntiae avulsit , quique evmi praepedivit quoniiinis in lucem ederot Institutioncs Novi Co- dicis Civilis , suinmopeie a pcritioribus legum desideratas . Vix enim Pridie nonas Junii a. 1822. Manichomium ingressus est, Taurini et Mcdiolanenses perniulti de eo enixe sciscita- ti sunt utiuni vera essent quae de ejus stultitia circumfere- bantur; instauter deprecati ut quae secum baberet manu- scriptis potiremur, ne forte perirent. At nihil erat huic mi- sero , si arculam excipias , vestes chartasque nulHus pretii continentem. Sed Typographi Mediolanenses baud nobis ista testantibus aquieverunt, qui non multo post duobus homi- nibus mandavere ut Bononiain proficiscerentur, ilia quae di- ximus manuscripta investigaturi ; quorum tamen irritum stu- diimi rci veritatem comprobavit. Haec omnia silentio liben- ter praeteriissem , nisi earum commemoratio , elTugiendis mendacii aut negligentiae notis , necessaria videretur; et nisi ex iisdem caussas disponentes et occasionales conjicere fas esset , quae tantum vinmi in tan tarn aerumnam conipule- runt ; cui certe obnoxium numquam futurum fuisse arbitror, si quam intime gnarus legum extitit, tarn consultus rerum suarum administi'andarum extitisset. Quapropter indigus o- mnium , indumentis ipsoque cibo nonnunquam expers, et a falsis amicis inter fortunae adversa turpiter destitutus, collu- viem hance malorum ferendo impar, miserrime a ratione sensim descivit . In loco lionestiori luijns Manichomii Ta- glionium coUocavimus, cujus mentis assiduam ingentemque 540 DOMiNlCI GUALANDII peiturbationem quaedam illico quies subsequuta est. Quod phocnomenon inde ortum jndicavi, quod quivis animo statim dejicitur cum se inter nieiitecaptos sisti ac degere cognoscit. At quies istiusmodi perbrevis fuit, subeunte deUratione fer- ine universali, nee non ira et furore in quoslibet sibi acce- dentcs; facie interim rubicuiida ct praecalida , pulsibus arte- riaruni vebementibus et frecjucntibus, urinis paucis, alvo- que clauso. Hand mora, eum Mania fiuibunda et idiopathica ad caput affectum sine diil)itatione duximus, cum nil aUbi inveniremus, quod aliam niorbi sedem aut naturam indicaret. Unciae sanguinis decem confestim e brachio emissae , qui crassescere et durescere statim visus, nee serescere satis. Purgandum semel atque iterum curavi sale anglico , potio- ne regia, aliisque potionibus refrigerantibus , iisuque cibo- rum et vini maxiine temperato. Haec cum vix prodessent, nee phoenomena niodo dicta cessarent, quinque post diebus sanguis iterum eductns, pilulaeque indictae sulpbatis Martis dose refracta. Sanguis eriissitiem satis duram obtulit, aliquan- tula obductus crusta phlogistica. Aeger se se melius babere parciusque opprimi affirmavit; nosque pulsus arteriarum quie- tos, ablatumque otnnino immodicum vnltns calorem notavi- mus. Postqnam ultra quatriduum Taglionius liac tranquilli- tate est usiis , iterum repente coepit morbo conflictari, ea superaddita animi dejectione, quam quis difficillime explica- re posset. Tunc ingens desiderium incessit domum suam Ti- beriaci concedere, et per calamum et atranientuin ad suos lit- teras mittere . Ventuni tertio ad Acnarum incisionem, san- guinisque unciae decem subductae; quodqne alvus adstrictior perseverabat , bolis sulpbatis Martis numquam intermissis gradatimque auctis, quosdam suffeci pulveres granorum sex magisterii jalappae, quatuor hellebori nigri, et tres aloes suc- cotrinae , mane et vespere sumendos . Hinc solutior alvus, at nil remissius delirium; quin inio sub iinem lunii ejusdem adeo Taglionius in rabiem actus est, ut eum indusio coer- cere opus fuerit. Clamabat se jam jam ab inimicis suis inte- rimendum ; suum potarent sanguinem , suis vescerentur car- nibvis, quando eos tanta sitis et fames extimularet. Fratrem etiam ajebat se statim videre velle . et trux atque minax De STULTITIA CONSIDERATIONES ETC. 541 pulsum petentibus negabat . QuajMopter totus aquis algidis immersus est , unde noimuUa quics ol)orta , ejiisque sermo oidiuatior liicidiorque iactus. Ita se hal)uit ad exilum usque proxinii Quintilis, incessanter usus pulveribus, quos jam di- xi , metbodoque insistens paullo ante indicata. lainque absti- neus a cibo conveiiientcr , ct oblectamenti aliquid per aulas Nosochoniii quotidie deanibulando expeitus , nos in spem eri- gebat fore ut abquando convalesceiet , cum novus subito in- gruit furor, nova immersione itidem delinitus, qiiam postri- die emissio sanguinis unciarum novem excepit. Pulverum quoque loco digitalem purpuream indixi ; sex nempe in sin- gulos dies grana ; quibus curis Taglionius denuo visus est sa- nitati restitui , spesque nostra coniirmari. Hoc modo s&^s va- lens quod Quintilis erat rcliqui et Sextilem et Septembrem insequentes transgressus est; qua favente tempestate balneis quoque tepentibus niorbo consulere baud dubitavi, cum prae- cipue arteriae pulsarent usque acriter et frequenter, calor- que corporis aequo minor appareret ; licet a sulpbato Martis et digitali non desisterem. Sub initium tamen Octobris, nulla manifesta ratione, Taglionius fit tacitus moestusque, noctes agit inquietas et insomnes , submissa voce non intelligih>ilia obloquitur , bominum consortium, quo modo gaudebat, de- dignatur, omnem denique spem ponit valetudinis recuperan- dae : ex quibus omnibus conjeci casum alium gravissimum imniinere, miserrimum exitum inducentem. Et re quidem vera septima ejusdem mensis die iterum maniacus factus est, capite admodum caiescente, et rubenti facie. Ideo sanguis e- ductus a vena jugulari valde serosus et crassus , et licet non durus , densa tamen cuticula obtectus : superaddita solutio pulpae tamarindorum , et quae tempus decebat diaeta. Deci- mo secundo Kal. Nov. immersio in aquis frigidis repetita. pa- riterque digitalis et sulpbas ferri ; menseque exeunte sanguis item crassus a jugulari secundo baustus, at in imcias vix quinque, cum Taglionio inter bauriendum animus defecerit. Quam ob metbodum satis acrem ac medendo praecipue capiti idoneam, gradatim imminuta sunt morbi symptomata, quae de eo male omnino ominabantiu' , liequentibus tamen et ve- hementibus pulsibus arteriarum, nee non vi spiritus identidem 542 DOMINICI GuALANDII prostrata. At nondiim triginta abieraut dies , cum morbus in- gravescere rursus coepit , ([uo pedes finstra loti aqua sinapi- zata, et aiteria temporalis iucisa, uuciae(|ue octo eductae sanguinis parum serosi, unde Taglionius so melius habere di- xit, leviorisque sibi capitis videri. Itaquc ad Februarium u- sque anni insequentis 1823 nil cousideratione dignum occur- rit, vircsque corporis apto nutrimento reparatae. At sub initiuin Februarii novus maniae accessus , quern novum plane acerbiunque symptoma comitabatur, convul- siones nempe clonicae, identidem insurgentes. Quod cum ab Hippocrate et a celebrioribus hujusce rei scriptoribus fu- nestissimum censeatur, idque quotidiana constet experien- tia, me a quavis penitus spe depulit praeclari hominis sa- nitati restituendi. Vena jugularis certo intervallo bis aper- ta, indeque sanguis primum duriusculus et niger, postea praedurus, aterque, solidaque obductus cuticula. Hirudines quoque sincipiti et pvocessibus mastoideis ter mense Mar- tio applicatae, nee uon coUum et occiput saepius mense postero perfricatum unguento pomario stybiato; ex quo ca- lor tantum capitis , vultusque rubor imminutus. At per Ma- jum mens Taglionii sensim obtusior facta est , morbumque formam mutasse, in eamque dementiae secundariae speciem transisse , quae graves manias natura et arte vinci nescias sequi solet, quasque plerumque inducit vitium aliquod stru- cturae organi cogitationibus inservientis , baud dubie coUegi ab ejus frequenti stupore, ab objectorum externorum sensatio- ne lente percepta, ab memoria quae res facile obliviscebatur, ab furoribus quae cessavere omnino, tandemcpie a cibo quem saepe saepius nuUo modo aeger appetebat. Quapropter ar- bitratus id ab effusione serosa aut albuminosa piam menin- gem inter et arachnoidem, vel in ventriculis cerebri, vel in alia ejusdem parte, optimum duxi perpatulum summo dorso epispasticum applicare , ventrem sero cichoreato et tamarin- dato expurgare, et per succmn concretum scillae absorptio- nem promovere. Haud inutilia visa sunt haec prima experi- menta; ideoque cum epispastici suppuratio cessavit, ejus con- tinuandae gratia leve causticum ad cervicem adhibui, quod aliquandiu ex sententia accidit , at ludlo propemodum fructu. De STULTITIA CONSiDEUATIONES ETC. 543 Quill ctiam l)iduo post opus fiiit decern liirudines pioccssi- bus mastoideis admovere , ut cjiiaecum(ine iiiccsserat iiritatio toUeretur. Ita ad Septembrem deveiitum , quo mense Taglio- nius a sero abhorrere coepit, nonnuUis tantum pilulls sued concreti hyoscyarni ad vespeias usus. lude ad fuiem usque ejus vitae spectatores potius eginuis quarn cuiatores liomi- nis infelicissimi , qui tacitus stupidusque nunc per aulas No- sochoinii vagabatur, nunc diu sistebat imniobilis nnliarn vul- tu cogitationem prodens, nunc fixis oculis soiem indignatus spectabat in hosce souos erunipens biobh , quos ad tres quan- doque producebat boras , tantaque emittebat vi , ut copiosus sudor a fronte in vestes manaret, ipse deficeret sensibus, nosque baud levi tangeremur misericordia. Saepe saepius a cibo vel necessario, nuHis motus precibus, abstinebat, in diesque magis ejus absumebatur corpus. Nil decoctnm chinac- cbinae et lactis profccit, nil jus coiicrctum juri liquido im- mixtum, nil proljatiora quaevis corroborantia; nam pridie idus August! TagUonius, neniini sane non deflendus, diem obiit supremum. Sectum de more cadaver calvariam mirae subtilitatis, prae- cipue ad regiones temporales, nobis obtulit; quae insuper ca- rebat substantia diploica, manifesteqne translucida erat; cu- jus etiam internis parietibus dura mater alicubi ad sinciput tenaciter adhaerebat , perspicuam ibidem suppuralionem o- stendens. Inter duram et piam meningem quinque ferme in- tercedebant unciae seri exuberantis; quo sublato arachnoides et pia meninx non modo aliquaiitulum inflannnatae nobis constiterunt , at manifesta, quam diximus, suppuratio eas afficiebat in nonnuUis sincipitis locis, et potisslnnmi in re^io- ne occipital! . Utrobique cum dura matre firmiter connecte- bantur, ita ut alteram ab altera scparare baud qua((uani i)os- ses. In parte autem anteriori loborum cerebri, ac speciatim qua cerebrum sinus respicit frontales , item inter piam me- ningem et aracbnoidem substantiam nescio quam mucosani deprebendi, plane in modum juris concreti; ad basim vero calvariac, ubi ephippium est turcicum , spatium circulare in- veni, ad instar scrobis excavatuni, certissinium idceris in- dicium . Nil notatione dignum in substantia cerebri , nisi 5i4 DoMlNlCl GuALANDII excipias ejus circumvohuiones practcr solitum graiules et prolunJas, aJeo lit piopoitione institiita inter substantiam corticosam et mediillareiii, prima excederet tertia parte banc postremam, contra quam in aliis cadaveribiis esse soleat. Do- leo autein qiiod iios turn cerebri turn cerel)clU pond us nosce- re neglexerinuis, sive simul sive seorsini sunipta, nee non ([uo- niodo iitraque relate ad reliquuin corpus se baberent. Quod vero attinet ad tboracem , puhno ejus dexter nonnulla affe- ctiis erat pblojjosi, nonnullaque suppuratione scarilicatus : magnitudo cordis juxta moreni, et apcrtis ventriculis in dex- tero inventus est polypus unciae circiter ponderis, cujus pars in arteriam piibnanareni ascendebat, pars descendebat in venani cavani; polypmn item alternm in ventriculo sinistro reperi triiim unciarum pondus aequantem , et bine ascenden- tem per venas pubuonis, primosqne ramos bronchiales trans- gredientem, inde vero arteriam aortam longo tractu occu- pantem, ita ut os ejusdem ferme totuni obstrueret. Nil pe- ciiliare in abdomine . Nunc de Cranioscopia et Craniometria dissertnrus, calva- riam externam commnnera magnitndinem praeseferre jiidi- co : sed partes ejus singiilas inspicienti videntur attentione digna turn ossa, quibus constitnitur iacies , quae in longitu- (bnem valde excreverunt , tum maxillae superiores, qiiarum prominentia naturalem excedit . Ossa autem calvariae sum- mae banc in sincipiti magis quam in occipiti spatiosam prae- ter naturam reddunt; sinciputque fere normale est, et occi- put valde anoraalum . In illo namque si demas os coronale, ita coarctans frontem , ut protuberantiae superciliorum maxi- nie promineant , nil aliud fortasse abnorme deprebendas : at occiput universum,et pars dimidia et postica parietalium val- de se se efferunt, contracta ad angulos summos posteriores, perampla ad posteriores imos , nee non ad Eatera externa ([uantum undequaque patent. At cum intrinsecns calvariam investigavi, ossa ejus omnia quam quae subtilissima miratus sum, ut jam de sectione cadaveris verba faciens innui, quae subtilitas in ea ossis coronalis parte, quam tempora vocamus, chartae subtilitatem verissime rcfert . Itaque facile est conji- cere calvariam bujusmodi si qua percussio, bocce potissimum De STULTITIA C0N3IDERATI0NES ETC. 545 in loco, accederet, nullo negolio fractam iri . Doest piope omniiio substantia diploica, iino, lit verius dicam , nullum sui vestigium exliihet, nisi in esse occipitali et in parietalibus posticis. Os porro fi-ontale conspicuum rcddit lata ilia a a t 11 iongituJo 71 = o IongituJo <-> \ Millimetra 67 4 1 Millimetia 70 3 73 2 68 4 72 2 78 4 82 3 u 7 / 3 80 3 90 4 91 4 83 4 87 4 91 6 97 5 87 5 92 5 48 5 53 6 93 5 98 6 36 56 92 7 85 8 93 7 70 17 87 8 72 0 72 8 79 5 84 9 44 7 51 9 77 2 79 VJ 25 i6 41 10 75 4 79 \\ 32 69 101 n 76 6 82 \2 31 50 81 12 63 11 74 U « 66 25 91 13 38 40 78 14 61 H 82 14 73 22 95 15 74 6 80 15 80 6 86 16 71 5 76 16 85 3 88 I 17 75 4 79 18 70 4 74 19 74 7 81 20 79 9 88 21 74 4 78 De 3TULTITIA CONSIDERATIONES ETC. 547 Radii semicalvjiriae sinistrae. ,^ > i =3 :^ S to ^ ° estum asccndit, oratioiieniquo liabuit ex tempore ila al)soliitain, ut omnibus merito admirationi fuerit. Pisas postea adiit, cjuidG 8 Giuseppe Bertoloni =■ Si in aqua haec agitetur planta, crassam illam reddit, « viscosam ac imicilaginosam, ut instai- ovi albuminis ap- « pareat. In decocto data pro fcbribus adliibetur calidis. « Succus expressus cum saccliaro dysuriain, dolores calculi, « ut et pectoris ac manuum ardorem, tollit: folia siccata et « pulverisata gonorrliacam sistuut ; cum saccliaro et lacte « recenter extracto ad dracli. ij usurpata in omni mala a.x- « tuuni dispositlone conferunt : foliorum succus, uti et aqua « viscosa calorem in renibus practernaturalem temperat, « urinae ardorem restringit, straugiuiam amovet, calcu- « lum frangit. E cosa dlspiucente che queste drupe niedicinali non si tro- vino uel commercio di Europa. . Erythrina /tasli/blin: caule, raniis , petiolisque aculeatis ; foliolis glabris , hastatis, auriculis obtusis, segmento me- dio cuspidato, acuto; calycibus truncato-subbilabiatis , dentatis ; legumiuibus monilitormibus 7\ib. 38. fig. /J. Frutex. Ex Inbambaue Africae austro-orientalis. Caulis teres, erectus, alterne ramosus, aculeatus, aciileis brevibus, recurvis, vel patentibus , basi conqiresso-dila- tatis, glaber, in parte suprema tantum puberulus. Folia alteriia , longe petiolata, primordialia simplicia, rhom- boidca , reliqua teriiata , foliolo imparl longissime, late- ralibus breviter petiolulatis, foliolis omnibus hastato-trifi- dis , auriculis brevioribus, patentibus, obtusis, segmento medio acute cuspidato, trinerviis, nervis lateralibus in auriculas excurrentibus , medio in segmentum medium. Petioli et petioluli aculeati, aculeis quam in caule minori- ribus , et crebrioribus, caeterum similibus. Stipulae par- vae, ovatae, acuminatae, caducae. Glaudula crassa in basi petiolulorum loco stipellae, aculeo intermedio. Thyrsi acu- minati , inferiores extraxillares , longissime pedunculati , superiores axillares, et terminales, approximati , nudto brevius pedunculati, omnes multillori , densiusculi, flo- ribus prae planta parvis. Pedunculi crassi, inermes, su- perne, et in rachide puljeruli. Bracteae lanceolato-linea- res , pedicello longiorcs , puberulae , deciduae. Calyx turbinato-campanulatus, truncato-subbilabiatus , labiis PlANTE MoZAMBICESI 569 dentatis, dentibus brevilms, tiiangulis acutis. Corolla intense cocciiiea, seinipollicaris, vol paulo ultra, calyce triple, et quadruple longior. Vexillum oljovato-cuneatum, obtusum, emarginaturn. Stamina monadelplia, longitu- dine vexilli, leviter incurva. Legumen monillformc, tlie- capboro longo suffultum , arcuato-recurvum , locellis tri- bus-septem , globosis, aliis contiguis, aliis istbmo angu- sto, plus minus longo diremptis, terminali rostrato, gla- brum , maturum nigrescens. Semen in quovis locello solltarium, et locelkun implens , suhreniformi-ovale , tu- midum, vivide coccineum, laevissimum , nitidum, liilo elliplico, fusco, sulco longitudinali dirempto. Spiegazione della tavola 38. Fig. A. Tirso al naturale. B. Foglie al naturale. C. Calice, corolla, e stami al naturale. D. Legume al naturale, e aperto in mode, cbe lascia vedere i semi. E. Seme al naturale. II legume di questa specie per la sua forma a guisa di colla- na somiglia al legume dell' Erylhrina di Bruce Voyag. tab. 19. ; ma i locelli della pianta dell' Abissinia sono mol- to piu grossi , e d' altronde questa e diversissima per la forma delle foglioline, e del calice, e per la grandezza del fiore. Le diverse specie di questo genere sono produtrici di fiori assai belli , per lo che si coltivano in tutti i giardini anche per semplice adornamento. La mia specie non e inferiore alle gia conosciute , perclie alia bellezza del fiore riunisce ancora la bellezza del frutto semiaperto , il quale lascia vedere i semi di color rosso vivo, cbe persistono sulla pianta quando questa seguita a fiorire . II Cavaliere For- nasini cosi mi scriveva intorno alia medesima ■=> arbu- « sto trovato in un bosco , del quale igtioro il nome, il « fiore deir esemplare seccando ba perduto il suo vivissimo « colore di scarlatto, che unito al bel color rosso dei semi T. II. 72. 570 Giuseppe Bertoloni (t la desiderare che la pianta possa allignare in Europa pei- « oinainento dei giardini. Questo desiderio di lui e giii in parte appagato , perclie i semi di essa affidati alia terra nella passata primavera nacquero, ed lianno arricchito il nostro giardino di pianticelle abbastauza robuste, le quali mi lianno fatto conoscere, che le foglie primoidiali sono semplici , di forma deltoidea. . Mavia judicialis. ]\Iavi Caffris. Tab. 39. Fig. A. Arbor. Radix ramosa, valde crassa. Frustulum rami ejus missum a Fornasinio habet diametrum bipollicarem . Caulis teres , valde ramosus , glaber , tectus cortice cras- so , rimoso Tab. 39. fig. C, colore rubido infecto. Fo- lia petiolata , abrupte bipinnata , conjugationibus prima- riis duabus-tribus, foliolis ovatis , acuminatis, acumine apice obtuso, et subinde retuso, integris, petiolulatis , petiolulo sesqui-bilineari , glabris, inter se remotis, ni- tidis, supra saturate viridibus, subtns pallentibus , pol- licem longis , sex-octo lineas latis , subinde uno alterove foliolo apice in duos , tres dentes exciso . Flores desunt in exemplaribus meis . Racemi ramosi , laxi solitarii , axillares, fructiferi. Legumen culti'iforme, compressum, duos pollices cum dimidio, vel tres pollices longum, pol- licem latum, subfalcatum,modo totum aequale, modo hie illic paululum constrictum , obtusum , vix cum acumi- nulo, sive rostello, ad semina tumidulum, uniloculare, bivalve, valvis coriaceis , glabrum , siccum nigrescens, subhexaspermium , seminibus tribus, quatuor tantum perfectis , reliquis abortivis . Semina magnitudine lu- pini, vel paulo grandiora, sub rotunda, compressa , ta- men crassa, laevia, purpureo-nigrescentia, in ambitu canaliculata , canaliculo costa depressa, obtusissima di- rempto ; videntur tecta arillo tenuissimo veli instar , albente, qui postea evanescit, remanentibus hie illic frustulis praesertim in ambitu. Funiculus umbilicalis crassiusculus , longiusculus . PlANTE MoZAMDICESr 571 Spiegazione della tavola 39. Fig. A. Foglia al naturale. B. Valva del legume, che mostra i semi, al naturale , e legume al naturale . C. Corteccia di un ramo col lichene natovi sopra, il tutto al natuiale. Questa nuova specie e della famiglia delle leguminose ; mi sembra appartenere alia sezione delle Cassiee del De Can- dole, dove potrebbe collocarsi fra i generi Anoma^ e Guil- landina , ma per determinare questa cosa con piu certezza bisogna aspettare di vederne i fiori , che il Cavaliere For- nasini mi ha promesso mandare . Da quanto imparo dalle notizie ricevute per lettera intor- no air uso di questa pianta, nel Mozambico segue ancora il barbaro costume delle prove giudiciali nei casi, dove mancano le prove di fatto dei delitti , e per eseguire que- ste si adopera il Mavi . II Fornasini mi scriveva , che egli stesso assiste ad una di queste prove , nella quale amendue le parti restarono mor- te in meno di un' ora per 1' azione di questo veleno , che sembra principalmente contenersi nella scorza del tronco e della radice, e che nello stesso modo colorisce di rossastro-paonazzo . Vi presento tanto 1' una , che 1' altra di queste parti , e vedrete che la radice e grossa , ra- mosa , legnosa , pesante , fatta di un legno duro , fibroso , giallognolo , piu fosco nella parte recisa quando era anco- ra vivente, ricoperto da una scorza della grossezza poco piu di un millimetro , trasversalmente screpolata, di color rosso tendente al paonazzo; un sugo particolare di questo colore si scorge raccolto a guisa di uno strato di vernice sotto la cuticola screpolata, e che si stacca a guisa di squame ; questo sugo non sembra contenersi negli strati piu interni fibrosi della stessa scorza , oppure se vi esiste , cio e in pocliissima quantita . La scorza poi de' rami o del tronco (Tav. 39. fig. c.) e piu grossa di quella della radice. tutta quanta di color rosso-pavonazzo tanto negli strati piii 572 Giuseppe Bertoloni interni che negli esterni, pesante, fibroso-squamosa , colla supeificie estenia liscia , appena con qualche screpolatu- ra, ed in qualche parte ricopcrta da un lichene bianca- stro mancante di fruttificazioiii , per cui non ho potuto determinarlo, nia che f'orse appartiene al genere T^erruca - rin, esso forma come un sottile intonaco assai aderente al- ia scorza, e si vede penetrare ancora entro alle screpola- ture trasversali della medesima . Di qual natura sia il sugo particolare , e velenoso di queste scorze non e a mia notizia , nia ben presto Voi ne cono- scerete la composizione chimica, e la natura dall' analisi, che si prefigge fame il nostro coUega chiarissimo Pxofes- sore Sgarzi . 5. SCHEADENDRON butyrOSUlTl . Shea Mandingis . Ghighetto Caffris . Arbor. Ex Africa interiore . Rami teretes, oppositi, rubescentes, tecti epidermide, quae in sicco facile scinditur, superne recurvo-penduli, juniores pubescentes. Folia opposita , breviter petiolata, exstipulata, elliptico-oblonga , terminata cusplde brevi, plerumque in latus curvo, basi emarginata, subcoriacea, integerrima, majora duos poUices longa, sesquipollicem lata , supra glabra , saturate viridia , subtus pallidiora , et punctata glandulis exiguis, diaphanis, albidis, in sic- co lunbilicatis , uninervia, nervo pubescente , alterne venosa, venis inter se aequidistantibus, snrsum incurvis, et apice, arcu facto, invicem confluentibus, pilosulis, inter venas primarias transverse venulosa. Spicae den- siflorae, cylindraceae , crassae, breves, obtusae, pedun- culatae, terminales ramis plures , approximatae , spicam compositam sistentes, partialibus oppositis, plerumque sitis in axilla folii exigui, laterales axillares, solitariae, folio breviores. Flores parvi , pauci in spica fertiles , reliqui abortivi, decidui. Pedunculi pubescentes. Calyx tubuloso-turbinatus, tubo longiusculo , fere totus con- ferruminatus cum receptaculo, extus glandulosus, sub- pilosus, intus in tota fauce hirsutus, apice quadridenta- tus, dentibus triangulis, ciliato-barbellatis, in aestivatione PlANTE !*.IoZAMBICESI 573 valvatis. Petala quatuor, perigyna, exigua , inserta in ora extiema faucis calycinae , et cum dentihus calycis alterna, obovata, vel obcoidata, unguiculata, all)a, den- tihus calycinis longiora, etiam duplo. Stamina octo, se- rie duplici , superiora orta paulo infra petala inter hir- sutiem faucis calycinae, pctalisque opposita, inferiora orta illico infra hirsutiem, et dentibus calycis opposita. Filamenta libera, subulata, glabra, crassluscula, flexuosa, ante antbesim incurvata , postea erecta , et extra co- rollam exerta. Antberae parvae, subrotundo-ovatae, al- bae , biloculares, erectae , cum apice filamenti basi arti- culatae, deciduae. Ovarium superum , exiguum , subro- tunduni. Stilus filiformis, longitudine staminum, flexuo- sus, glaber . Stigma simplex, incurvum . Capsula fere magnitudine nucis Mjristicae^ ovata , acuta, subinde obtusa, tomentosula, uiiiloculari?, quadrivalvis, quadri- sulcata, lobis inter sulcos extus convexis, intus con- cavis , longitudinalit'er in valvam dehiscentibus , sulcis substantia elevata rugoso-lacunosa diremptis . Pericar- pium potius crassum, siccitate induratum, et veluti li- gnescens praesertim in facie interna. Amygdala totum loculum impious, quadrisulcata , et quadriloba more pe- ricarpii , sulcis rima longitiidinali angiistissima, parum profunda divisis . Reliqua substantia interior contigua , tota meandriformis, intra a([uam per aliquot dies emol- lita cxhibens meandros albontes, uniformes, circumse- ptos cellulis exiguis , lutescentibus, pellucidis, subvitro hexaedris, in statu sicco veluti ceraceos, pallentes, pul- vere luteo interstinctos . Embryonem, et situm ejus de- tegere non potui. Odor fructus sicci aromato-balsameus. quem odorem efFuiidunt etiam partes floris, et butyrum, quod ex fructibus obtinetur . Questa specie non appartiene ad alcuna delle famiglie cono- sciute , perche non si addatta bene a veruna delle medesi- me. Sembra avvicinarsi alle Myrtaceae. Sarebbe mai il ti- po di una nuova famiglia ? Se cio fosse potrebbe crearsi la famiglia delle Shatae. 57i Giuseppe Bertoloni Spiegazione della tavola 40. /I. Fig. a. Raino con foglie e fiori nello stato naturale. b. Calice ancora cliiuso, ed ingrandito. c. Calice aperto , cd ingrandito, il quale niostra r inserzione dei petali. d. Calice aperto, ed ingrandito, il qnale mostra r inserzione degli stami prima delF antesi , ed il pistillo. e. Calice aperto, ed ingrandito, il quale mostra gli stami nell' antesi, ed il pistillo. Spiegazione della tavola 40. D. Fig. a. Ramo con foglie, e frutti nello stato natvirale. b. Capsula aperta , e die mostra la mandorla. c. Mandorla ingrandita , tagliata orizontalmente. d. Cellette esaedre ingrandite , delle quail e forma- ta la sostanza della mandorla. II Cav. Fornasini mi mando piu rami di questa pianta, i quali portano foglie , fiori , e frutti. E evidente die il genere e nuovo. Ho dato a questo genere il nome di Sheadendron perche ritengo, che essa sia il Shea, di cui parla Mungo Park nel suo primo viaggio nell' interno dell' AflFrica , seb- bene non ne dia la descrizione , e ne ponga una figura , che in parte non conviene coUa mia. Egli dice , che dalle noci di quest' albero gli AflPricani dello interno ricavano il butirro vegetale chiamato Shea-Tulou ; di che fanno un' e- steso commercio. Quanto alle caratteristiche dall' albero si limita a paragonarlo coUa Quercia americana , voglio cre- dere, che intenda quanto alia mole, e portamento. Dal suo frutto deduce, che sia del genei'e delle Sapote, e del- la Madhuca di Hamilton , ossia della Bassia latifoglia Rox- bourg, la quale parimente appartiene alle Sapotaceae D. C; ma questa cosa non e, perche le Sapotaceae hanno carat- teri del frutto ben diversi, come si puo vedere nel De Gandolle Prod. 8. p. 154. Nella tavola, che ne da, pone PlANTE MoZAMBICESI 575 un ramo con le foglie semplici nella cima, tutto quadrel- lato nel lesto a modo di quiiiconce , e coUe cicatrici delle foglie cadiite nel centro de' quadrelli, il qual ramo nulla ha che fare col inio S headend ron. Seperatamente da que- sto ramo esibisce la figura del frutto, e della sua mandor- la, la qual figura tuttoche poco esatta mi sembra identi- ca col frutto del mio Shcadendron. Da tutto cio io dedu- ce , che il Mungo-Park non fosse molto versato nella bota- nica, e die esso, od altri commise lo sbaglio di porre nel- la tavola il ramo di un'altra pianta invece di quello del vero Shea. Sentite poi da lui stesso quello che ne dice nel suo primo viaggio (traduzione stampata in Milano dal- la Tipografia Sonzogno e Comp. 1816. torn. 2. pag. 50.) « = Sempre accompagnato dalla miaguida partii dal villag- « gio la mattina del giorno 24. Verso le 8 ore passammo « in mezzo ad una citta grande chiamata Kabba giacente « in una bella e fertile pianura benissimo coltivata , e mi « sembrava di essere piuttosto nel centro dell' Inghilterra « anziche in quello dell' Affrica. Gli abitanti per ogni do- « ve erano intenti a raccogliere i frutti della pianta Shea, « coi quali fanno il butirro vegetale, di cui parlai in prin- « cipio di questa mia storia. In tutta quella parte del Bam- « barra alligna in abbondanza quella pianta, la quale senza « essere seminata da que' naturali cresce spontaneamente, « ne' boschi , e quando si dissodano le macchie per met- « terle a coltura , tagliansi tutti gli alberi tranne il Shea , « che molto somiglia alia Quercia americana. II suo frutto, « col cui iiocciolo ( mandorlo ) seccato al sole e cotto nel- « r acqua si fa il butirro vegetale , rassembra un poco al- « 1' oliva di spagna. II nocciolo e involto in una polpa assai « tenei'a coperta di una sottile corteccia verde. II butirro , « che se ne estrae, oltre il vantaggio, che ha di conser- « varsi per tutto 1' anno senza sale, e piu bianco , piix sodo, « ed al mio palato piu saporito e delicato di qualsiasi bu- « tiro di vacca da me provato in altre parti. Uno dei priii- « cipali oggetti dell' industria affricana tanto nel regno di « Bambarra, quante nelle regioni circonvicine sembra es- « sere la raccolta, e la preparazione di si preziosa derrata. 576 Giuseppe Bertoloni « la quale forma anche uno dei principali oggetti del com- « mercio interne di quelle provincie = cd a pagina 288 del vol. 2." « II 26. di buon mattino allorciie uscimnio da Tambacunda « Karfa mi disse , die portandoci maggiormentc a setten- « trione di quella citta non avremmo trovato piu gli alberi « di Shea, di cni nel Manding io aveva colte e portate « meco alcune foglle, le quali eransi talmente seccate e « scompaginate in viaggio che pensai di prendenie ivi « un' altro campione ; e quindi colsi qiiello di cui do la « figiira ■== Ma con tutto cio questa figura non ha alcu- na somiglianza col tronco , co' rami , e coUe foglie del- la qnercia, il frutto non e di Sapota (vedi Gaertner De fruct. et semin. torn. 2. p. 103. tab. 104. , dove e rap- presentato il frutto della Sapota Achras)., bensl somi- glia alquanto a quello del nostro Shea , per cui conchiu- do che il Mungo Park mentre colla sua grossolana descri- zione indico il mio Sheadendron, non conobbe pol a qual famiglia esso veramente appartenesse, e percio il suo ge- nere, la sua specie, la sua famiglia rimasero sino ad ora ignote ai botanici. II Cavaliere Fornasini poi mi scri- veva , che quest' albero non si trovava nel Mozambico, an- zi non vi era nemmeno conosciuto , cresceva nell' intcrno deir AfFrica , ma non mi diceva in quale parte , e soltanto aggiugneva che somministra il butirro vegetale , di cui i Caffri si servono per condire gli alimenti, e lo portano nel Mozambico come oggetto di commercio, ed egli pure so- spettava, che fosse il Shea di Mungo-Park . Sino dai 30. di Luglio 18i4- mi mando un pane di questo butirro, e recentemente ( marzo 1850) me ne ha mandate un altro molto pill grosso come prodotto sconosciuto in Europa, che dai CafFri viene cliiamato Chiquito ( legg. sciquito) . Ve ne presento i due pani suddetti ; i quali hanno la fi- gura emisferica , e pendono da una funicella raddoppiata , che loro serve di sostegno . II minore pesa circa 15 once, il maggiore tre libbre. E piuttosto duro, di aspetto sapo- naceo, di colore giallognolo nell' esterno, forse perche troppo vecchio , ed un poco irancidito nella superficie , e Pi ANTE MOZAMBICESI 577 aiicora alqnauto trafoiato ilal tarlo, come spesso accade ai iiostri Ibrirjaggi di montaoria ; il suo odore particolaro ed aroniatico 6 precisamente lo stesso di quello del friitto o noci secclie , donde si rileva , che esso e realineiite rica- vato da quelle noci . II sapore di qucsto butirro oniai trop- po veccliio noil e piu grato, come nello stato recente . II metodo, col quale lo estraggono dalla mandorla, e lo pre- parano, c diverse; gia vi diedi intorno a cio qualche noti- zia, a qui e pregio dell' opera il rilerire iin altro para- grafo del Mungo-Park ova na descrive il miglior metodo di prepaiazione (vol. 2. pag. 86. 87.) « Di li a poche ore il « Dauty mi mando a cercare, e mi permise di passare la « notte antro uii vasto balun , in un angolo del quale vidi « un forno, in cui facavansi seccare dei frutti di Shea. « Questo forno , capiva circa una carrettata di que' frutti , « e vi si faceva sotto un vivissimo fuoco. Mi si disse che « in capo a tra giorni quel frutti sarebberostati cotti (sec- « cati) a segno da poter essera macinati, e che il butirro « che si formava in quel modo era migliore di quello che « facevasi colli stessi frutti seccati soltanto al sole , princi- « palmente nella stagione delle piogge , nella quale que- « st' ultimo metodo e sempra lunghissimo, mano attivo e « par lo piu iuefficace . Dovaudo ora dirvi della composizione chimica di questo bu- tirro credo, che vi sara cosa grata il sentirlo dalle stesse parole del Chiarissimo Nostro Collega Professora Gaetano Sgarzi, il quale graziosamente si e prestato a farna 1' ana- lisi; ed ecco quanto egli ci fa sapere = Fondesi dai Gr. 35 « ai 40. del termomatro ottantigrado , e mantenuto fuso « si presenta liquidissimo e limpido, di colore giallastro lui « poco pill carico di quando a solido, a con odore e sapo- « re assai pronunciati , e simili a quelli cha ha nello stato « solido . RafFreddandosi indurisce subito , e riprende lo « stato, nel quale era prima che fosse riscaldato e fuso. Al- « lorche a fuso, a grandemente somigliante all' olio di « Mandorle dolci, stante il colore piuttosto giallo. Eravi « ragione per supporlo di composizione analoga , se non « idantica ; ma I'indurirsi facile di questo, difficile deiraltro T. II. 73. 578 Giuseppe Bertoloni « iiidicava gia moltissiina esserne la difterenza ; tattavol- « ta per indagarne iu qualche modo la natura ne presi « due determinate porzioni, e le trattai 1' una coU'Alcool « bollente, e 1' altra coll' Etere pure a caldo. Ottenni da « entramlji la perfetta soluzione delle materie , e finche i « liquidi si mantenero caldi , nulla vi si separo; ma ap- « pena ne venue il raffreddamento , ambedue depositarono « una sostanza hianca, configurata a pagliette , dolce al « tatto, senza odore , ed insipida, la quale si mostro fusi- « bile dai Gr. 20 ai 25. del suddetto termometro , ed in- « arte affatto suUe carte reattive. « I liquidi poi , feltrati ed evaporatl a bagno maria, lasciaro- « no piccola quantita di sostanza olcaginosa , immutabile « pel freddo, di color giallo, d' odore sensibile di rancido « e di sapore alquanto acre, quantunque egualmente sen- « za azione sul Tornasole. « I caratteri di queste due sostanze come erano uguali tan- « to dalla parte dell'alcool che da quella dell' etere, cosi « erano abbastanza manifesti per dicliiarare 1' una Oleina, « Margarina o Stearina 1' altra, nella proporzione, desun- « ta dal peso di quest' ultima, ed in rapporti centesimali « ridotta di 25 della pi'ima , di 75 della seconda. Se non « clie, poteva pure esservi Margarina e Stearina ad un « tempo in uu niisto od anche in combinazione particola- « re; del pai'i che poteva trattarsi del composto di Oleina « o Stearina, ovvero di Oleina e Margarina, che Pelouze e « Boudet verificarono nel Burro di Cacao , nell' olio d' Oli- « ve ; tanto pin cbc il grado di fusibilita riconosciutovi, e « difFerente da quello della Stearina , e della Margarina se- « parata inclinava a fame avere sospetto ! « Che la sostanza che fn sciolta dall' Alcool e dall' Etere fosse « realmente Oleina, lo verificai sopratutto mediante il Pro- « tonitrato acido di Mercurio che la solidified all'istante, « e la converse in Elaidina. Ma che 1' altra depositata fos- « se o JMargarina o Stearina, non accertandomene bene « r Etere a freddo, ne I'essenza di Terebintina, perche se « in questa solubile, da quello si mostro appena attacca- « ta, mi convenne ricorrere alia saponificazione . Presa PlANTE MoZAMBICESr 579 « quindi altra porzione dell' Olio in esame , e tiattatolo « convenienteineiite coUa Polassa , ottenni un bellissiino « sapone l)iaiico , abbastanza solido, e coi caratteri della « inaggiore perfezione. Da questo dipoi , mediante 1' Acido « Idroclorico diluito, ebbi abbondantissimo precipitate, il « quale lavato cbc fu lo riscaldai insieme ad otto volte « circa il suo peso d'acqua distiUata, e vi aggiunsi di bel « nuovo della Potassa, fiiiche rimase del tutto nuovamente « disclolto. Per tal modo, e semplicemeiite allungaiido raol- « tissimo la soluzione , potei fare cbe l' oleato di Potassa si « separasse dal Margarato, o dallo Stearato. Ma essendo- « che li Margarati in gcnerale banuo la piu grande ana- « logia coi Stearati, e ia differenza cbe caratterizza il Mar- « garato di Potassa dallo Stearato della stessa base e la « maggior solnbilita nelP Alcool , m' appigliai a questo sol- « vcnte, die per verita portando del novxUo precipitato, « avuta intiera la soluzione a caldo, la qual soluzione « non cambiava sensibilmente nel rafFreddarsi non dive- « nendo per niente gelatinosa, dimostro die trattavasi di « solo Margarato di Potassa. « Non contento per altro di cio , e desideroso d' averne ulte- « riore prova, pensai di scornporre questo Margarato col- « I'acetato di Piombo, per cui ridottolo a Sale di Piombo, « coir ajuto deir Essenza di Terebiutina, del Petrolio, e « dello stesso Alcool, cbe lo disciolsero perfettamente, ven- « ni a capo di conoscere cbe questo Sale era efFettivamen- « te un Margarato, e non uno Stearato di Piombo, che « quindi I' altro Sale provenicnte dalla sapoiiiticazione non « era altro che Margarato di Potassa, e che in fine il pri- ce mo deposito avuto dair Alcool, e dall'Etere stati in e- « splorazione a contatto coll' Olio essere doveva sola e sem- « plice Margarina. « Nullameno il sospetto di sopi-a accennato di possibile com- « binazione di Oleina , e di Steaiina, oppure di Oleina e di « Margarina nel deposito medesimo , non trovandosi dagli « esperimenti posti in opera assolutamente eliminato, e « premendoini d' altronde di coniprovare ancbe coUa sa- te ponificazione del nostro Olio , in un coll' esistenza 580 GiusEEPE Bertoloni « deir Oleato , il proporzionale degli elementi fissato col « solo mezzo dell'Etere, e deU'Alcool bollenti , non vidi « ineglio dcir espediente decisive di seivirmi direttamente « del Piombo, coinbiiiando il litaigirio coll' Olio medesimo, « e cosl mettermi iicl caso di osservaie in egual tempo, se « nel residiio dell' opeiazione ottenevasi , come e naturale , « della Glicerina . « Per avventuia 1' efFetto riusci a seconda dell'intendimento; « poiche giuiita al termine dovuto la nutrizione cosi det- « ta , e ricavato il sapone di Piombo , fatto agire su di es- « so deir Etere a freddo , questo coll' averne sciolta una « parte soltanto dimostro che era Oleato di Piombo , e per- « die evaporato 1' Etere si trovo clie tale Oleato nel peso « corrlspondeva precisamente al quarto proporzionale del- ft la massa disciolta, si pote confermare da un lato il quanti- « tativo deir oleina da principio determinato, e dall' altro « lato ottenere pressocbe certezza, che la parte non disciol- « ta era Margarato di Piombo ; avvegnacche oltre questo « dato deir insolnbilita nell' Etere a freddo, essa escluse « affatto r idea di stearato colla sua solubilita totale , che « manifesto nell'Essenza di Terebintina, nel Petrolio, nel- « I'Alcool, e coll' insieme di simili esperimenti reco ad e- « videnza pur anco, che non trattavasi punto ne di Oleo- « margarato, ne di Oleostearato, quale potevasi avere avu- « ta giusta ragione di sospettare . « In ultimo dall' acqua sopranuotante al Sapone di Piom- « bo, dopo avervi fatta passare una corrente d'Acido Idro- « solforico , e dopo diligente e cautellata evaporazione , ri- ft mase una specie di siroppo decisamente giallo , senza o- ft dore, di sapore dolce, e che di piu mostrandosi insolu- « bile neir Etere, non lascio dubblo che fosse Glicerina. II risultamento adunque del saggio analitico esposto egli e forza ridurre per ora a questo e cioe =- Che il Butirro vegetale e puramente composto di Oleina 25. Margarina 75. 100. PlANTE MOZAMBICESI 581 « Che stante simile qualitu tli elementi pu6 dirsi analogo al « nostro Olio d' Olive , quantunquc detti elementi sianvi « in pioporzione decisamente opposta. « Clie conseguentemente si ha da ci6 la raglone di sua con- « sistenza, e della dehole sua ranciditi. « Che e della classe dei non essiccativi, e cpiindi facilmente « meglio suscettibile di serviie, siccome la maggior parte « degli Olj di questa classe, agli usi economici , domestici, « ed industrial!. « Pregio deir opera sarebbe, dope tutto cio, estenderne I'in- « vestigazione a tutti i punti, che Parte insegna, ed esa- « minarlo sotto le reazioni e condizioni diverse , onde ve- « derne piu positivamente la natura , disvelarne le partico- « larita di composizione , niente lasciare a desiderare ri- ft guardo ai suoi rapporti chimici ed analitici. E segnata- « mente sarebbe della maggior utilita in seguito del co- « noscerlo bene instituire un paragone fra esso , e gli al- ff tri non pochi Olj conosciuti utili per condimento, o per « le arti , quali principahnente sono = 1' olio di Teel , o « Till ^ o Rainiilla^ o Nook dell' Abissinia = quelli di « Tourloiiry e di Carrapato del Brasile =» quello A' yJrgan « di Marocco, e del Madagascar ecc. «= quello di piu « specie di Colouifcre , e di Macassar delle Indie =• quel- « lo della Noce Pncana dell' America -= quello di Cha- ff lef deU'Oriente, e dell' Asia minore, e moltissinii altri. « Poiche cosi solamente si potrebbe aspirare o si avrebbe « diritto al merito di recare vero vantaggio alia scienza , « air economia domestica, all' industria, alia societa. Dair analisi pertanto dell' egregio Nostro Collega siamo ac- certati che questo butirro per la sua composizione chimi- ca e una sostanza utilissima quanto il nostro olio d'olivo, la qual cosa coincide precisamente con quello che ci ri- feriscono i viaggiatori dell' Affrica, al dire dei quali que- sto prodotto della parte piu centrale affricana , e prin- cipahnente dei paesi interposti e circonvicini ai fiumi Niger e Senegal si difFonde merce di un estesissimo com- mercio non solamente neU'interno, ma anche nelle coste maritime , come riferisce il Mungo-Park relativamente alia 582 Giuseppe Beutoloni costa occidentale e settentrionale , e come ce ne assiciua il Cav. Fornasiiu quanto alia costa orientalc , iiou vieiie peio asportato tlall' Affiica per quanto io mi sappia. II bu- tiiro del Shea fa anche le veci dell' olio d' ulivo, e si a- datta a molti usi; serve per condimento de' cibi , si adope- ra come sostanza conservatrice di cetti aliinenti fiiciliiiente putrescibili, o come sostanza medicamentosa, ed in fine viene usato anche nelle rozze arti Affricane . « Sentite quello clic ne asserisce Mungo-Park (vol. 2.° p. 173). II vitto ordinario dei Negri varia alquanto nelle diverse provincie che ho percorso. Le persona di libera condi- zione fanno quasi tutte la loro colazione alia punta del glorno con fiirina boUita nell' acqua; cui si aggiunge qualche frutto di Tamarindo che serve a darle un sapo- re acido ; verso le due ore dopo mezzo giorno mangiano quasi sempre un intingolo fiitto con butirro di Sliea ecc. ed alia pag. 196 dello stesso 2.° volume dice — Mi pa- re che i Negri fossero piu buoni chirurghi che medici, avendoli io trovati abili e felicissimi a guarire fiatture, e dislogamenti. Hanno una maniera semplicissima di ap- plicare le stecche e le fascie , e di levarle facilmente. Stendono I'ammalato sopra una morbida stuoja, e ba- gnano replicatamente il membro rotto con acqua fresca, e le medicazioni si fanno con tenere la ferita fasciata di nette foalie unte con butirro di Shea ecc. e nello stesso O , . -I . . . vol. 2.° a pag. 175 si esprime cosi. « Nei tempi di pioggia i Mandinghi dedicansi tutti ai lavori di campagna, e nel- r arida stagione quelli che stanno in vicinanza dei fiumi attendono moltissimo alia pesca prendendo il pesce con cesti di vinchi , o con sottili reti di cotone. Per conser- varlo, tosto che Io hanno preso , Io fanno seccare al so- le; poi Io strofinano con butirro di Shea perche non ab- bia a muffare = per ultimo a pag. 215 vol. 2." riferi- sce che — = » I Negri per pesar l' oro si servono di ;dcuni bilancini che eglino portansi sempre indosso; e fanno un egual prezzo tanto per 1' oro in polvere, quanto per quello lavorato, e nei cambi di qualsivoglia mercanzia chi riceve 1' oro in pagamento Io pesa egli stesso col suo PlANTE MoZAMBICEsI 583 « teeleckissi. Accade qiialclie volta clie taluno immorgen- « do le fave ( pesi ) nel butirro di Shea dia loro un inaggior « peso ecc. . Queste frodi per6 non accadono frcquente- « mente. La natura pcrtanto fu molto benefica verso gli Affricani accor- daiido loro un albcro indigeno e salvatico utilissiino, e che spontaneamente e senza coltura somministra in niQlta ab- bondanza cio chc noi otlcniamo merce di grandi spese , e fatiche colla coltivazionc dell'Olivo, c coUe vaccine. Qual sia r estensione dell' area di vegetazione di questa pianta non lo so ; certamente non si trova nelle coste afFricane anche le piii calde, come ci accertano il Mungo-Park, cd il Fornasini , ed il primo non la rinvenne die ne' paesi piii interni ; ma fra quali gradi di latitudine e di longitudine cio sia, rimane tuttora sconosciuto , perche i viaggiatori indarno sino ad ora lianno tentato e con grandissiino loro pericolo di penetrare fra quelle indomite popolazioni , e sappiamo che 1' equipaggio intiero di varie spedizioni fatte- vi dalla Societa Affricana di Londra inoltratosi pel corso del Zaire, del Senegal, e del Niger rimase spento non tanto per 1' insalubrita del clima quanto per la crudelta dei barbari abitatori di quelle sponde ; e la stessa sorte ebbero i tentativi dei Portoghesi lungo il Zambese. Carlo Ritter nella sua Geografia Generale Affrica ediz. Biu- xelles 1838 alia pag. 207 dice che Mungo-Park nel secon- do suo viaggio dopo aver salito il paese montanoso che e air est di Soutitabba sotto il 13.° 33. 55. lat. N. dal quale discende il fiume Nealo-Kal)a , ed arrivato sulla terrazza piu alta i viaggiatori scuoprirono lo Schi, o albero del bu- tirro. La prima pianta che incontrarouo all' est di Sibikil- lin era carica di frutti , i quali alia line di niaggio non era- no maturi. E piu sotto a pagin. 227 dice il Ritter che il Mungo-Park ci ha date nel suo secondo viaggio lungo il Gambia qualche notizia importante iutorno al corso di questo fiume, cioe che la catena di montagne limitrofe, che separa la ripa oricntale del Gambia dal dominio del corso dclle acque del Falenie coniincia al grado 13, 33', 33" lat. nord. e vicino al grado 10.° 59' long, sud di Gr. noij 581 Giuseppe Bertoloni lontano da Sontitaltba. La prima elevazione di questa ca- tena per cagioiie dcUa bella vista clie offre fu cliiniata dal JMungo-Paik montagua dc;l Panorama e vi osservo co- me nel prinio viaggio gli albori del Initirro. Lo stesso Rit- ter a pag. 2i8 riferisce die la caravana impicgo tre gior- ni per traversare il lago Dibbie largo circa 60 niiglie, ed arrivata alia ripa meridionale cliiamata IJerscli vicino al paese Tali-Sidna-Moliarnmed corse' un senticro stretto clie conduce ad un paese montatioso in una vallata frap- posta ad alte moutagne, nella quale Alessandro Scott os- servo degli albcri carichi di frutti oliosi, clie somigliano alle prugne , c clie sono lo Sclii o albero del butirro. Ed a pag. 280 lo stesso antore dice clie fra i prodotti dclla provincia di Borgou e 1' albero del butirro, che cresce iu grande abbondanza iielle niontagne dei iiegri idolatri sol- cate ed irrigate da molti fiumi. Per tutto cio sono indotto a stabilire clie quest' albero non cresce che nelle alte nion- tagne, e nelle vallate montanose, e non nelle pianure bas- se e nelle coste maritime. Da tutto quello clie io ho dichiarato in questa mia disserta- zione conchiudo, che se non e senza utilita per la botani- ca , e per la medicina lo avere fatto conoscere un' Eryl/iri- na novella, ed il frutto del Pedaliutn , di molto piu in- teresse a me sembrano le altre notizie che ho esposte perch e ^^ In 1." luogo se le storie dei viaggiatori dichiaravano, che i selvaggi dell' Affrica sino dai renioti tempi usavano di avvelenare le loro arme, e se anche adesso lo ritengono almeno alcune delle tribii piu barbare come e quella dei Monjou che al riferire di Carlo Ritter (Geografia Gene- rale traduzione di Buret ed Odoardo Desor Brusselles 1838 p. 85 ) =» ils empoisonnent Tare, la fleclie, et une courte lance = e coine risulta dalle arme avvele- nate dei Caffri di recente mandate dal Cav. Fornasini al Conte Camillo Salina, sino al giorno d' oggi non si sa- peva quale fosse il principale ingrediente del veleno adoperato cioe la radice della Plumbago toxicaria da me descritta. PlANTE IMoZAMBICEJt 585 In 2." luopo se le relazioni del Fornasiiii ci manifcjtano che i Cail'il liaiino ancora il barhaio costume tlellL' prove giudiciali fatte per mezzo di piaiita velenosa, io ho mo- strato essere questa nuova di gcnere , e di specie, e dal- r uso che se ne fa, I' lio chiamata Prfavia judicialis. In 3.° ed uhimo luogo se nella fine del secolo passato {1T97) il Mungo-Park scuopriva il butirro vegetale degli Affii- cani , non faceva peio conoscere qual fosse la vera pian- ta, dalia quale si ritraeva, lo che mi fu dato ora mo- strarvi merce degli esemplaii in fiore, ed in frutto man- dalimidalCav.Foinasini,il quale gli ottenne dalle tiibii, che vengono dall' intcrno. Rilevo dalla A'ew Gardens popular guide del Hooker p. 50., che questo butirro, ora si possiede ancora nel Museo annesso a quel giar- dino . Per tutto cio dobbiamo essere viemaggiormente penetrati da sentimenti di riconoscenza verso questo nostro con- cittadino e Collega, che cogli oggetti interessantissimi , e rari a noi mandati ha dimostrato quanto amore porti alia sua patria, e come ne abbia sempre presente alia mente la memoria. T. If. SPIEGAZIONE DELLE T A VOLE TAVOLA 37. Fig. A. Ramo con foglla e fiori nello stato naturale. B. Cnlice , e corolla ingramlili . C. Foglia iiifcriorc al naturale . D. Radice di grossezza naturale . TAVOLA 38. Fis. A. Tirso'al naturale B. Foglia al naturale . C. Calice , corolla , e stami al naturale . D. Legume al naturale , e aperto in modo , che lascia vodere i semi . E. Seme al ziaturale . Fig. TAVOLA 39. A. Foglia al naturale . B. Valva del legume , clie mostra i semi al naturale , e legu- me al naturale. C. Corteccia di un ramo col licliene natovi sopra , il tutto al naturale . TAVOLA 40. A. Fig. a. Ramo con foglie c liori ncllo stalo naturale . B. Calice ancora cliiuso, ed ingrandito . C. Calice aperto , cd ingrandito , il quale mostra 1' inserzionc dei petali . D. Calice aperto , ed ingrandito , il quale mostra 1" inserzione degli slann prima dell' antesi , cd il pistillo . E. Calice aperto , ed ingrandito, il quale mostra gli stami nel- r antesi , ed il pistdlo . TAVOLA 40. B. Fig. A. Ramo con foglie, e frutli ncllo stalo naturale. B. Capsula apcrta, e die mostra la mandorla . C. Mandorla ingrandita , e tagliata orizontalmente . D. Cclletle esacdrc ingrandite, delle quali e formata la sostanza della mandorla . o X, CO I ^ ^ (^^ ^^' >^^ x. <:- -^^: Mem: Toiri . II . cy . -/^ A. \ 1^ ^ '^ ,^ Itmi aJ M«t. ft in lap; ,|cl. d '-^ffr^^/^^^^'tf-vx ^f^^e^r/f^^^ Berfol: f 1 1 . ■Lit ; Anjialmi ^ h o a> PQ 1 1 "^^ X^ P3 i?^ o OQ i sorulo octavo scnptain, cjuae cxartfuationr'ni aeris alioui ivvdmf quare oppido Lunae non solum fuit coaevum, scd secula' sex extitit, autequam Luua desineret. Forma munimenti ejus obloi.-a, irregularis; murus rectus; turres circulares parvae, juxta portas praesertim sitae, uuo tantum propu- gnaculo ad augulum acutum iu parte occidentali , quud receutions profecto structurae. Intus in parte editiore erat alia arx, ,p,ae hacteuus A'occa appollatur, probabiliter praefecti castelli, et niilitum luibilatio, uuuc maximam par- tem eversa. Num Malaspiuae hoc castellum olim possede- nnt (1), luccrtum, etsi muuimenti gcuus in hanc seuten- tiam ducat. Porta arcis internae nunc muro clansa, posti- bus superstitihus. Extus habet dexteni turrim quadratam, quae fcrt lapidcm marmoreum ita iuscriptum • ^. 1177. 2. .-/-. Turr. Fiondain /''." quae verba interpretor Jnno 1177. 2. Jgosto Turrim I'londam ([h-o Fwndam , aiM Facie ndam) Fado. Eadem l)ostea in turrim saciam tempH conversa. In sinistra por- tae templum paroeciae est, quod supra portam majorem hab<>t luscnptionem sequentem pariter in lapide marmo- reo insculptam. In XpLi nomine A. .inno .N. ejusdem 1310. M. D. O. Ecdesin ista construcla fail tempore Domini Frcdia- ni Militis Hegis Agnic ( Aragoniae) exislenle Recto- re Presbitero Federico Opernrio Denadue Cnrlnneti Mngistro Jacom de Poncano Regis Jgnie CAra^o- JiiaeJ tempore. ° Murus extcrnus hujus templi est profecto murus antiquus (1) Ini.istonr. ponlis Maln.pinnmm null.-, mentio est de Falcfnello l:.x Bonnvcntuin Dc Ki.I.ei.s (/{o«0 in CoUett. M. S.diLuni, Sarza- na , e Lnm^uina lib. 2. cap. 3. §. 5 id unnm novimus, nuod in di- vis.one fcmlorum . ct bononim inter Joannem Jacobum , ct Moruel- lumohm Opi„ciMi >Ialas|,inae v.-nernnt in partem Joannis .fa cobi bo- na , et posscssiones , quae erant in Ilice, Amelia, Sai-zana, Falcinel- 'o., et Stradano. T- "• 75. ^0^ Antomii Bertolonii arcis , sed pars interna tola est rccentioris constrnctionis , quod patet etiam ex iiiscriptioiic allata . Thomas Fulgosius {Fregjso, Cainpo/regoso) , cum anno U21. Sarzanam, et totam regionem ejus a Philippo Maria Vicecomite Medio- lani Duce, et a Geiuxensibns ol)tinulsset (1), caslellum Fal- cinelli quoque habuit, et de munitionibus ejus delabenti- bus restituendis cogitavit,ut dignoscitur ex litteris authen- ticis in tabulario Sarzanensi asscrvatis (2). lino ego Fulgo- siis tribuendum duco propugnacuhnn rectilineum , quod procestrii instar in parte occidentali castelli porrigitur , at- que uno latere haeret portae, altero continuatur cum niu- ro castelli. Similitudo, quae inter hoc propugnaculum , et procestrium {rivelliuo) rectilineum intercedit, quod pri- inum omnium a Fulgosiis extructuin ante arcem Sarzanelli (3), id oninino suadct. Mons Nuda in septentriones vergens ad castellum Ponzani pertingit. Castellum hoc stat sublime in crista montis; ex eo habetur prospectus maris Tyrreni, et vallis Lunensis in- ferioris spectaculo jucundissimo . Fuit Malaspinarum (4), donee in potestatem Genuensinm venit anno 15 iO. (5). Nihil aUud memoria dignuni suppeditat, nisi quod fuit pa- tria Caesaris Orsini, qui Theophilnm Folengium, sive Mer- linum Cocc-ajum iniitatus scripsit eodem stilo versus jocosos, (1) Giuslin. Annal. di Gen. p. CLXXXIIII. versa lilt. X. (2) Ilae lillerae hujus lenoris sunt. Thomas de Campofregoso cc. Scrivemo . ad Adancio . Castellano . el ali homini di falzinelo die faciano J scnza cxccplione, il pagliaiiiento de la gabella , dc fora- stieri . per la fabriratione del mtiro di cpiclla terra . come altre vol- te . liabiamo ordiiiato . Solicitale . liaverc detio pagainento . et atten- dele . a la celere expeditione del lavoro Vro. Saone die xij Aprils 1441. (3) Vide hac dc re opus insigne Caroli Promis , cujus titulus est Storia del forte di Sarzancllo. Torino Chirio c Mina 1838. (4) Gerin. Mem. stop. vol. 2. pag. 327. 328. (5) Bonf. Annal. Gen. liij. 3. ed. Papiae 158G. pag. 129., et edit. Brixiae 1747. p. 155., ubi erronee scriplum legitur Ponzonum pro Pon- zano, qui error non est in cditionc Papiensi . Gerin. Mem. stor. vol. 2. p. 329. Miscellanea Botanica XI, 595 qnos sub ficto nomine Maoistri Stupini edidit tltulo Ca- pnaa A/ncnronica (1), nlinam, nt jocosi, fuissent ano- qiie cast.gati . Praeterea scripsit carmina tarn sermone la- tino pnnon, qnam italico, epistolas, aliasque res prosa ora- tione (2) , cfuac omnia sagax ingcnium ejus demonstrant. Fu.t a secretis Cardinalis Bevilacqua, cum is legatione Ferrar.ensi fungeretur; postea transivit ad Duceni Man- tuae, apnd quern d.u moratus est, cum Dux valdopere Ic- poribus jocosis ejus delectaretnr . Absolutis, quae in hac praefatiuncula mil.i dicenda sumpse- ramde duobus montibus /Hna,et JSuda, nunc transeo ad plantas Alabamenses declarandas, de quarum aliis jam loqui caeperam in Miscellancis superioribns . 4? n' .^.•'■'';!"^« ^'l'"«"« Vcnetae mcndis tjp.grapl,icis refertne . W De his luse loquitur Bonaventura De Ruteis in Collell. M S "D. A. cap. o. ^. 5. 596 Antonii Bertolonii PLANTAE ALABAMENSES. Classis Triandhia Digynia Grainina. 1. MoNACHNE riifa: culmo erecto , glabro ; follis anguste li- nearibus, vaginisque scabridis; paiiicula striata, locustis longe pedicellatis ; valvis calyciiiis hirsutis, flore her- mapluodito, masculoque sublongiovibus Tab. M./ig. 1. a. b. M. raccinosa Paliss. Jgr. p. 49. et expl. des plancli. p. 8. tab. iO.fg. 10? Panicuni rufum Kinith. En. \. p. 98. n. 156? Perennis. Culmus bi-tripedalis, erectiis, striatus, glaber. Fo- lia anguste linearia, longa , radicalia plusquam pedalia, acuta, striata, scabrida. Vaginae foliorum pariter scabridae, et striatae. Loco stipulae septum ferrugineum, barbella- tani, barba in medio brevissinia, in extremitatibus paulu- lum longiore. Panicula terminalis , remotiuscule ramosa , stricta, locustis parvis, longe pedicellatis , in pedicello so- litariis. Rachis, et pedicelli glabri. Calycis gkima bivalvis, rufescens , liirsuta, pilis brevibns, sursum versis , rufe- scentibus , praesertim superioribus , valvis subaequalibus , ovato-oblongis , acutis , quinquenerviis, sesquilineam , vix ultra longis , flores paululum supcrantibus. Flores duo, al- ter hei'mapbroditus , bivalvis , alter masculus , univalvis . Valvae corollinae bermaphroditi inaequales , externa lon- gior, non cartilaginea , neque dura, ovato-oblonga , acuta, flavida , cxtus breviter, et adpresse villosa , vel in dorso medio glabra, interior glabra, margine latiuscule hyalino, albo-membranacea. Antiierae longae , purpureae , demum xyphoideae . Stigmata plumosa, purpurea. Genus Monacfine optime constitutum fuit a Palissotio. Defe- ctus enim valvae calycinae tertiae, et gluma corollina non cartilaginea, neque dura satis superque a Panico sejun- gunt . Quoad speciem nostram synonyma sunt hactenus Miscellanea Botanica XI. 597 obscura, et ultciiori examine digiia. Hue attuli licet dubi- tative Panicum rii/'um Kiint. , ([uia notae cliaracteristicae ejus convenire videiitur. Kunthius suspicatur, plantain suam esse vaiietatem Panici ignornti Enc. 1. p. 98. n. 18., et veapse Dfunaclme nifa^ illiid ap|)iopin([nat juxta fignraui ejus apud Pallisotinia Agr. tab. 10. fig. 7.; tamen val- vae calycis quam in plaiita nostra villosiorcs , villo patulo abquam diversitatem osttiidunt. Etiani Moruichne race- mosn Paliss. ilJoTinc/mae riij'ae nostrae proxima, sed ba- bct locustas giandiores. Eadem a Kuntbio consociatur cum Panico rcptante Enc. p. 99. n. 160., ad quod traliitur quoque Sacxlianun rcplnns Lamck. III. I. 155, et jam Pallissotius Agr. p. Ad. lioc Lamaickiaiium synonymoii du- bitative coiijunxerat cum Monacluic. raceinosa sua Agr. tab. 10. fig. 10. Verum Panicum reptans Kuiitli. probe distinguitur a planta nostra vaginis foliorum rctrorsiim strigoso-sericeis , et gluniis floialibiis densissinie laiiatis . Igitur ulteiins iiKpiiratur, num Monac/tnc raceinosa Pa- liss. potius pcrtineat ad Moiiac/inem rufam , et si utraque reapse difterat a Panico ignorato Kunth. Praeterea obser- vetur in planta viva, si nostra Monachne ruj'a sit omnino eadem cum Panico rufo Kuntli., ut ego superius suspica- tus sum, an potius novam speciem constituat. Explicatio Tabulae i\. fig. 1. Fig. \. a. Panicula in statu naturali . 1. b. Locusta aucta, valvis calycinis diductis, ut flosculos diductos ostendant. 2. Panicum virgatuin : culino erecto, elato, foliisque lato-li- nearibus glabris, planis; panicula ramosissima , virga- ta; valvis calycinis ovatis^ acuminatis, bifloris . P. virgatum Sp. pi. p. 87. Kunlti. Kn. 1. p. 100. n. 168., el Sup. vuL \.p. 79. ^Jicl>x. Fl. Dor. Jmer. 1. p. A8. Trin. Spec. gram. lorn. 2. fig. Perenn. Culmus erectus, elatus, crassus, striatus, glaber, nodis tuscis . Folia lato-linearia , acuminata, longa, plana, striata, glabra, inarginc scabra , basi extiis notata zona 598 Antonii Bertolonii fasce violacea, pubrrnla , folium a vagina sejnngente. Va- ginae glabrae. Stij)nla brevis, ora barbata . Panlcula insi- gnis, phisquain pedalis, ramosissiina, virgata, striata, vel superne quidquam patula, ramis salteni inferioribus fa- sciculatis . Locustac parvae, tninidulae, numerosae , re- niotae , glabrae, muticae, bitlorae, tlore altero herniaphro- dito, altero masculo, subinde apice purpurantes. Valvae calycinae inarquales, ovatae, acuminatae. 3. Panicum bifidnin: culnio tecto , vagina suprema longissi- nia ; toliis lincMribus , vaginisqne niolliter pilosis; race- mis subternis , laxifloris , pedicellis inferioribus bifidis; locnstis ovoideo-suhrotundis , obtusis, valvis calycinis quinqnenerviis, corollina laevissima Tab. il.fti^.2. e-li. Perenn. Radix e collo turiones breves, crassos, radicantes emittens . Caulis erectus , fere totus vaginis tectus, bipe- dalis. Folia linearia, acuminata, striata, duas-tres lineas lata, pilis longis , moUibus, eflPusis plus minus adsporsa, margine scabra . Vaginae striatae , more foliorum pilosae, superiores longiores , supremaque longissima, suhinflata , terminata folio brevi. Stipula brevis , ciliato-barbata. Ra- cemi spicaeformes , simplices , siti in culmo superiore, duo- -tres, inter se remoti, laxiflori, pedunculati, vel, ciim tres, intermedio sessili , basi piloso . Racbis communis tenuis , compresso-anceps , striata, partialis plana, utraque glabra, locustis multo angustior. Pedicelli breves, alterni , inter se remotiusculi , inferiores inaequaliter bifidi, bilocustiferi, superiores simplices , unilocustiferi , omnes ad rachidem stricti, imi subinde basi pilosi . Locustae parvae, tumidae, ovoideo-subrotundae , obtusae . Valvae calycinae majores conformes, virides, quinquenerviae, valva tertia dorsalis, minima, triangula. Gluma corollina cartilaginea, dura, tu- mens, hinc convexo-ellipsoidea, sub vitro tenuissime stria- ta, laevissima, glabra, nitens, flavida, totum calycem implens . Miscellanea Botanica XI. 599 Explicdlio Tahnloc 41. fig. 2. Fig. 2. c. Pauicula in statu naturali. d. Radix cum turionibus magnitudine na- turali . c. Calyx auctus cum corolla aucta. J. Calyx auctus ostendens valvam tertiam minimam . g. Corolla aucta visa e facie . h. Corolla aucta visa e dorso . h. Paspalum puuctulntiiin: glahrum , culmo erecto; foliis li- nearibus , basi ciliatis; racemis spicaeformibiis , subternis , sessilibus, racliidc partiali dorso convcxa , antice cariiiata, locustis multo angustiorc, locustis subrotundis , alternis , distichis, valvis calycinis remote trinerviis Tub. h2. fig.a-e. Pcrciin. Culnuis ercctus , potius crassus, subtripedalis, sim- plex, vel ramo brevi auctus. Folia latiuscule linearia, acu- minata, glabra, margine scabra, et in margiuo inferiore ciliata. Vaginae striatao, in margine superiore ciliatae. Sti- pula brevissima ciliato-barbata. Racenii spicaeformes, sim- plices, duo-tre.'^, longi, alterni, sessiles in culmo superio- re, inter se lemoti, stricti,basi pilis longis barl»ati. Ra- cbis communis hinc convcxula, inde subcanaliculata, par- tialis dorso convexa , lateribns planis , antice acute carina- ta , flexuosa , utraque locustis multo angustior, sub vitro minutissime scabrida. Pedicelli crassi, alterni, disticlie ad- scendeutc's, ae. 0. Diclr. Syn.pl. 2. p. 1297. «. 9. Vrutic. Caulis teres, decumbens, adscendens , simplex, parce ramosus, ct subinde ramosissimus, puberulus, inferne pu- bescens, bi-tripedalis . Folia sessilia, lanceolato-liiiearia, acuta, glabra, iiiferiora remote, profundiuscule repaiido-ser- rata, superiora levins serrata , nee rcpanda . Panicula ter- minalis, ramosa , longa , laxa, patens, floribus racematis, paucis, parvis, dissitis, alternis. Bracteae saepe plures, spar- sae per rachidem, et ranios paniculae, parvae, lanceolatae, integerrimae , acuminato-aristalae , virides, subinde pau- cae, vel deficientes, quae sub pediceliis cxiguae, lanceola- to-lineares. Calyx albo-puberulus, inferne adhaerens, lim- bo libero, tidnnn adliacrontein mnlto excedente, hinc de- mum scisso, laciniis sul)connatis , in latus declinatis, deci- duis. Petala quatuor, oblonga , rosea, breviter unguicula- ta , staminibus breviora . Stamina octo , erecta, antheris oblongo-linearibus, longis . Stilus staminibus paulo longior. Stigma crassum , capitatum, coronatum dentibus quatuor, interdum quinque. Fructus parvus, oblongus, tetragonus, basi angustatiis , albo-puberulus , a limbo calycino delapso veluti truncatus . 604 Antonii Bertolonii Tn meis exemplailbns petala non sunt rotundata , neqne eo- rum ungues filiformes, calyce lougiores, ut habet De CandoUeus de sua Gaura cocci nea 1. c. Non audeo tamen sejungere plantam meam. Res ulterius examinetur in plan- tis vivis . Classis Decandria Monogynia Leguminosae. 9. Cassia hiunilis: caule angulato , erecto; foUis trijugis, fo- liolis obovatis , olitusis , glandula oblonga inter infimuni par; petiolo mutico ; louientis elongatis, falcatis, margine incrassatis. C. bumilis -Co//af/. Hist, des Cass. p. 96. n. 21. De Cand. Prod. 2. p. 493. ii. 46. C. Thora ^ Sp. pi. p. .538. ^jnn. Radix fusiformis, simplex, fusca, inferne fibrillosa. Cau- lls angulatus, erectus, simplex, vel parce ramosus , gla- ber, aut subpilosus, a spithama ad sesquipedem longus. Folia alterna, petiolata, trijuga, foliolis obovatis, obtusis, glabris, margine tantum pubescenti-ciliatis, ab individuo in individuum magnltudinis variae, glandula oblongo-tere- ti, fusca inter par infunum, petiolo basi incrassato, apice mutico . Stipulae longiusculae, lineares , acuminatae , ner- vo diremptac, margine pubescenti-ciliatae. Flores axillares, nunc in pedunculis brevibns, solitariis, unifloris , nunc in racemulis paucifloris, brevissime pedunculatis . Bracteae li- neares. Flores innupti cernni, in antbesi erecti . Foliola calycina ovato-oblonga, obtusa . Corolla lutea , mediocris, calyce duplo longior . Lomentum iineare, angustnm, elon- gatum , falcatum, in margine utroque incrassatum , et pro- pe margincs utrinque uninerviuni , inter nervos sominife- rum, seminibus obliciuatis, in Inxurianribus individuis qua- dripoUicare, et exquisite falcatum, in macrioribus sesqui- pollicare, rectiusculum, vel minus falcatum; terminatur stilo longiusculo, fiUformi, persistente. Possideo quoque exemplar bujus speciei e Berterianis lectis Miscellanea Botanica XI. 605 in Portoricco, quod inullo inagis luxiuiat, quam Alaljameri- sia nostra; seJ stiuctura partiuin eadem . A Liunaco, aliisque liuc afTertnr Plum, cum Burm. Ic fasc. -i. tab. 76. fig. 2., qnae figuia lomentis margine repandis, et latiori- bus non convenit cum planta mea, ita ut liona figura Cas- siae hiimilis hactenus desideretur . 10. Cassia C/tainaecrista: caule tereti, erecto; foliis decem- -duodeclmjugis, folio'.is oblongo-linoarlbus, pubescenti- bus, glabrisve, glaiidiila scutellata infra iiifimum par; floribus supraxillarlbus ; lomentis liirsutis . C. Cliamaecrista Sp.pl. p. 5i2. excl. syn. Commel. Co ■ lad. Hist, des Cnss. p. 129. «. \(i%.' Micfix. f-l. Dor. tinier. \. p. 262. Z^e Cand. Prodr.1. p. 50.3.//. l.-)8. Ann. Radix ramulosa. Caulis teres, erectus, simplex, vel parce ramosus, pilnsns,et magis snperne, ubi iiiterdum etiam liirsutus, sesquipedalis, saepe rubescens. Folia al- terna, breviter petiolata, decem-duodecimjuga, foliolis ob- longo-linearibus , mucronulatis , uninerviis, longitudinaliter venosis, piibescentibus, ant glaljris. Glandula scutellata, subpedicellata, sita infra iiifi mum par. Petiolus apice ari- sta brevi terniinatus. Stipulae oppositae, anguste lanceo- lato-Iineares, acuminato-setaceae , pubescentes, ciliolatae, plurinerviae , dcclduae. Flores snpraxillares, duo-quinqiie fasciculati , inaequaliter pedunculati , pedunculis plus mi- nus liirsutis . Bracteae omnino similes stipulis, una in basi podunculorum, duae jirope florcm . Flores grandiusciili . Foliola calycina lanceolato-linearia, acumiiiato-setacea , liir- suta , vel pilosa . Corolla lutea , senio crocea , petalis duo- bus basi purpureo-maculatis. Petala inaequalia , obovata , majus calice du[)lo longius. Autberae riibescentes. Lomeu- tum birsutum, stilo longo, filiformi tcrininatum. Exemplar meum Alabamense pauio birsutius est, quam aliud exemplar ex Nova-Yorkia , cpiod aecepi ab ill. Con- pcro. Etiam Micliauxius I. c. observat , speciem banc va- riare liirsutissimam, et glabriusculam. 606 Antonii Bertolonii Classis Dodecandria Digynia. Seniicosae. 11. Agrimonia incisa: caule, petiolisque patenter hirsutis ; foliis inteiTupte pinnatis, subcjuinquojiigis, foliolis ob- longis , acutis , grosse serratis , subtus albido-pubescen- tibus; racemo spicato, inferne subramoso, laxifloro, par- vifloro; tubo calycino laevi , superne lappaceo Tab. 44. fg. a. h. A. incisa Torr. et Gray, in Diclr. Sy?i. pi. 3. p. 26. n. 6. Perenn. Caulis teres, erectus, hirsutus , pilis longis, paten- tibus , et inter hirsutiem breviter toraentosuUis , bi-tripe- dalis. FoHa alterna, breviter petiolata, interrupte pinnata, impari brevissime petiokilato , subcjuinquejuga, foliolis ob- longis , acutis, grosse, et acute serratis, sex-octo lineas longis , tres-quatuor lineas latis , supra saturate viridibus, scabridis, sul>tns adpresse albido-pubescentibus, venis, ner- voque birsutis, foUolis racbeos aUis minimis, integerrimis, aliis paulo grandioribus , acute incisis. Folia caulina su- preraa multo minora, pinnisque paucioribus. Stipulae pro- funde palmato-laciniatae , laciniis lanceolatis, acuminatis, inferioribns decrescentibus , caeterum foliis similes. Petioli patenter birsuti, et inter hirsutiem tomentosuli more cau- lis. Racemus terminalis, spicaeformis, elongatus , inferne parce , et breviter ramosus, laxiflorus. Flores parvi, alter- ni. Pedicelli breves, crassiusculi , hirsuti, basi , et prope florem instructi bracteolis ovatis , vel lanceolatis , integris, aut incisis, hirsutis, ferrugineis . Tubus calycinus turbina- tus , inferne tomentosulus, laevis, nee striatus, superne lappulis exquisite hamosis incurvis instrnctus, limbo laci- niis triangulis, acutis, inermibns . Corolla exigua, alba, calycem vix superans . Planta Alabamensis mihi videtur eadem cum /Igriinonia in- cisa Torr. et Grey, ex characteribus specificis apud Die- trichium 1. c. Dolet non vidisse fignram tab. 4-31. ab illis auctoribus datam , ut certior essem de hac identitate. Miscellanea Botanica XI. 607 Explicalio tabulae Kh. Fig. a. Tota planta in statu naturali. h. Calyx cum corolla auctus. Classis Syngenesia Polygamia Segregata. Compositae-P'ernonaceae. 12. Elephantopus clatus: caule adprcsse setoso, supenic di- chotomo ; fohis radicalibus grandibus, ovato-obloi.gis, cre- natis, supra piloso-sca])ridis , subtus moUiter villosis , cauhuis parvis, lanceolatis, subiiitegris , remntis; re- phahs longe pedunculatis; involucri subtripbvUi fuliolis late cordato-ovatis Tab. 4-5. Pere/7,/.Caulis teres, strlatus, erectus, adpresse setosus, scabndus , inferne simplex, superue dichotomus, bipedalis. ^oha radicalia grandia, tamen magnitudinis variae, rosu- lata, ovalo-obloiiga, acuta, vel acutiuscula , basi angusta- ta, mode sessilia, modo in petiolum brevem excurrentia, crenata, supra pilosa, scabrida, subtus molliter villosa, et saepe mag.s in basi, uniuervia, venis primariis sursum ar- cuate confluent.bus, cauliua parva, sessilia, pauca, sita sub dichotomus, lanceolata, acuta, subintegra, valde vil- losa; uiterdum in caule infcriore occurrit unum , alterum- ve folium inajus, longiusculum , crenatum. Cephala solita- ria, longe peduuculata, tenninalia cauli, ramisque. Pedun- culi adpresse setosi . luvolucrum di-tripbyllum , dense, et adpresse villosum, foliolis late cordato-ovatis, acutis, inte- gris, vel sul)cr<'uatis, uuinorviis, reticulato-venosis, capitu- lum bemisphaericum aequantibus. Periantbium partiale ad- presse villosissimum , sffuamis aplce breviter spinulosis. Co- rolli.lae purpureae, glabrae, quinquefldae, fissura una pro- lundiore, j)lierian(liio partiali lonf^iores . -> o OP •W •^ (b^ .K <5\ 4v -^ ''^-' Lia.- ^/ ^^^ S^ i ^ ^^ t w V^)V^y.,.% -i.' £^. V .^ ^ :^^ M.'M.Tcn |[ «» '■ ^/^'X/z/yiTr^^^/ .,y^ >. ^ y, /C-^Xr h.mi liDellir.. «d n*tlnc Lit - Ai^fttiMi. Alclll I Dili I 1 , C^.. W/ t; Ertrnir ..,1 „.,l l„r ^ -iZftiy/u /^^Je6^J a /Vf <:4r-/^^' Brrt; Lll: Anjioliii !>■ t e H S t3 ■ '"V'lf-,- 4 ^\ :,^ ,/■ ■ *^ s e S ^ *t s y < i "Al» ■**-<■' a a 4 INDICE MAssmnuifo Angelelli. Del Loto di Omero .... pag. 3 DoMEMCo GvAtANDi. Di un' Associazione fra i Medici Alieni- sti Italiani. Discorso « 13 FERDiNAitDo y^ERARDiNt. StoHa d' Estasi catalettica incompleta. « 25 'Francesco Rizzoli. Su alcune particolarith riscontrate in un' Ernia inguinale congenita nascosta ed incarcerata . . n 37 Gio. Battista Co.uELLi. Salla natura e I' indole del Grippe on- de rilevarne piu chiara e ragionevole la Patogenia e piii utile la Terapia » 51 LuiGi Calori. Tre Osservazioni Anatomiche . Una sopra una connessione congenita della Milza con le appendici uteri- ne sinistre. Altra sopra un' anomalia del Peritoneo. La terza sopra il rapporto di formazione e di sviluppamento tragli arti ed i loro apparecchi nervosi. Ta\>. 1. 2. 2. bis. 3. 4. 5 « (i7 DoMENico SAifTAGATyi . Dcllc Metamorfosi del Calcare compat- to nel JBolognese