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MEMORIE

BELLA

ACCADEMIA DELLE SCIENZE

DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA

TOMO VIII.

BOLOGNA MDCCCLVII. TIPOGRAFIA A SAN TOMMASO D' AQUINO

COM APPROVAZIONE

kUNk MOMAMBI MAMZ©!

ILJil^ Ji

Li:-. Ancr-tifii

s:(Di;a:^vH" K&Mi^um

ELOGIO

DI GIOVANNI, E DI ANM MOMNDI CONIIGI MAlVZOimi

SCRITTO

DAL

PROF. CAV. MICHELE MEDICI

( l.clto nella Sessionc dei C Novemlire tSJG. )

s.

'e fra' benemeriti della scoltura anatomica ha meritato luogo Ercole Lelli , del quale vi ho, o collegia dottissimi , tenuto r anno scoiso parole , e pur degno d' esservi anno- verato Giovanni Blanzolini. E poiche in quest' arte instrui egli la sua consorte, la quale dall' istruzione dal marito ricevuta trasse tanto profitto da divenh'e essa medesima famosa , ed operarono poscia entrambi molte cose in co- mune , 11 parlare dell' uno mi gnida a favellare quasi ne- cessariamente anco dell' altra : e diro innanzi di lui.

L' anno 1700 nacque Giovanni Blanzolini in Bologna da un Francesco , e da una Alessandra Marzocchi. Imbevuto appena delle nozioni elementari solite ad insegnarsi nelle prime scuole a' giovinetti di bassa condizione , il padre lo trasse al medesimo mestier suo , che alcuni hanno scritto fosse di calzolaio (1). Fatica , alia quale il garzonetto di

(1) V. Salmrdi Nalalc. Almanacco slatistico bolognese per V anno 1S36. pag. 126.

i Mu^iiLi.F. Mr.nici

gracilc, e dcbolc complessione iioii potcnJo resistcre , e senleiidosi cliianiato a tiitt' altio geiiere d' occupazloni , ii padre acconsenti , die si dedicasse alia pittura, nella qua- le braniava instriiiisl. Aiizi fii il jiadre stcsso , che lo com- riiise, e raccoinaiido ad uii Giuseppe Pcdretti pittore iiou aflatto incelehre , e sno amico.

II quale poi da Bologna dipartitosi per girsene in Poio- iiia, pass6 il 3lanzolinl nclla scuola di Francesco Monti dipiiitorc di niolta rinonianza per tutta Italia , dagli am- inaestramenti del quale non comune profitto ricavo, e chia- niato auche questi fuori di patria , coniincio il 3IanzoHni ad esercitarsi da se raedesitno negli studi, che condur lo potessero a diveniie huon disegnatore; e con tutta 1' at- tenzione si rivolse a copiare le piii insigui nostre pitture , infra le quali la Santa Cecilia del Saiizlo , ed il claustro di S. Micliele in bosco ( capo d' opera , pur troppo ! piii che dall' ingiurie del tempo, da quelle degli uoniiui mal- trattato, e quasi perduto ) primeggiarono. Dopo di che pinse egli niedesimo varie tele sopra diversi subietti per lo pill sacri, dalle quali riscosse premio di lode. Ed il premio di lode e certamente desiderabile , e fregia di mol- to onore chi se ne rende nieritevole. Ma la vita dell' uo- mo abbisogna d' altre risorse, e d' altro pascolo. Ondecche per procacciarsi men tenue lucro applicossi all' Aritraeti- ca, ed alia Geometria , nelle quali tanto avanzo, che fu reputato degno d' esscrne eletto precettore nel CoUegio Montalto.

Nulladimeno ravvolgea egli sempre in sua mente I'idea, e la speranza , che ampliando , e perfezionando i suoi stu- di intoruo la pittura , fosse questa per divenirgli sorgente di piu dicevole , e consolante guadagno ; e reputo maniera a conseguire tal fine opportuna quella di consacrarsi al- io studio delia Notomia, e specialmente della Miologia , e della Osteologia : perciocche era egli pittore figurista. Per la qual cosa entro nella scuola d' Ercole Lelli anato- mico espertissimo, e di anatomiche sciilture egregio ope- ratore, eve apprese a modellare figure anatomiche in ce- ra. Ed eccolo di pittore divenuto scultore.

ElOCIO DEI CONIUGI MaNZOLINI 5

Pervenuto al qnarantesim' anno di sua eta condusse a moglie Anna 3Iorandi, della quale in appresso favellero. Ma voleaci un' occasionc , clie csercitasse vieppiii il 3Ian- zolini neir arte ultimamente abbracciata , e conoscer Aices- se come, e quaiito in essa fosse per riescire: occasione , che gli si presento 1' anno 1742, quando Benedetto quar- to decimo P. O. 31. commise al prelodato Ercole Le/li le molte sculture, che voile poi generosamente destinate alia forrnazione del nostro museo anatoniico. Nella quale circo- stanza abbisognando il Lelll d' un compagno, che lo aiutasse in tanta opera, elesse dappria a tale ulTicio Domenico Fid; ufficio nel quale non avendo questi lunganiente durato,il Le/- li chiamo a se Giovanni Manzolini , il quale poscia per tre anni circa in compagnia dello stesso Lelli oper6 con tanta industria, e bravura, che non manco chi fortemente so- stenne (credo pero piii a torto, che a ragione ) , il mag- giore, e principal merito delle statue, e dell' altre prepa- razioni anatomiche in cera al Lel/i tribuite doversi al 3Ian- zolini : qucstione, sopra la quale io ora non riedo, aven- dola ventilata nel mio discorso intorno al Lelli.

Spirato il triennio , il Blanzolini cesso dall' essere com- pagno del Lelli, e ritirossi alle propria case, ove prosegui i suoi lavori con incredibile assiduita, rendendoli in certe particolarita anco piii pregevoli di quelli del Lelli, in quan- to che sapea con certi suoi artificii mescolare colla cera alcune materie, che rendeanla piu duratura, e piu vivaci faceano i colori delle parti imitate. Nelle quali arti instrui la propria consorte , dalla quale in compenso riscuotea, come consolazioni , e pace alle tristezze dell' animo suo, cagionate dalla sua separazione dal Lelli, cosi comodita, ed aiuti ne' suoi lavori percepiva.

E molti , e diversi, e famosi ne condusse egli a fine. Esegui nove non mai innanzi tentate preparazioni anato- miche in cera, e le invio alia chiedente Maesta del Re Subalpino (1) e simihnente trasraise alia Societa Reale di

(1) V. Crespi. Fehina PiUrice ec. Roma 1796. pag. 303.

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Loiulra cinque cassette coiitenenti gli organici apparecclii i\e\V occhio, dell' orccchio, del naso, della lingua, del tat- to, e della laringe, le quail ripete per conto del Procuiatore Mocenigo di Venezia , poscia Doge Serenissii.io di quella un tempo fiimosa, e temuta Rcpubblica , Siguore dottissi- nio , bramosissimo di possedeile (1).

Quelle poi dell' orecchio furono da Uii altra volta ese- guile ad istatiza di Pier Paolo MoimeUi , che teneale in gelosa custodia, ed erangli carissinie : il quale in tanta estimazione avea il Manzolini^ che posseder voile altro ar- gomeuto della perizia di lui in cosi fatto magisterio. Mori una donna sei ore dopo il parto. Affermava il Bloliiielli, niun anatoniico, ed ostetricante aver dato alia luce figura esatta dell' utero muliebre iiello state, in che trovasi, ap- pena avvenuto il parto , non escludendo il Weibrodilo , ed il Rocdercro avvcgnache scrittori lodatissimi di quel tempo. Per la qual cosa supplir volendo a tale difetto , si rivolse al ManzoUni , raccomandandogli di modellare in creta 1' u- tero di quella donna con tutte le particolarita , dalle quali lo stato transitorio di quel viscere e accompagnato : lavoro eseguito con tanta precisione, a verita, e del quale il Molindli fu tanto soddlsfatto , che ne fece fare il disegno, cui, unitamcnte all' utero stesso, espose alia vista della sua sciiola in una prelezlone al corso di operazioni chirur- giche sopra i cadaveri : utero dalla sullodata consorte di lui Anna Morandi copiato in cera , ed anco a maggior per- fezione condotto.

Ma che dice io un utero, quando dir potea molte altre parti deir apparecchio uterino ? E qui cade in acconcio toccare d' un punto storico, di molto onore alia scuola anatomica di Bologna. Una nobile schiera di valenti anato- mic!, coltivatori specialmente della parte di Notomia , che somministra le fondamenta all'Ostetricia , un Roederero , ui\ Moricean^ un Deventer ^ un Fiardel, un 3fesnard, per ta- cer d' altri, aveano dato fuori libri eccellenti corredati di

(1) V. Crespi. I c.

ElOCIO DEI CONIUGI MaNZOLINI 7

figure nlutatrici all' intelligenza , ed alia pratica applicazio- ne delle dottriiie in quelii irisegnate. Niiiiio pero avea pen- sato (o sc pensato 1' avea, noii avea rivolto al ben pub- Llico il suo pensaniento ) di rendere piii sensibili, palpa- bili, e mancggiabili gli obbietti , che fin a quel tempo non eransi veduti , che disegnati , od incisi sopra la carta. Venne questo nuovo , ed utile pensiero alia mente del nostro Gian Atitonio Galli medico, anatomico, ed ostetri- cante dottissimo, di cui dovro tencre altrove discorso. Fe- ce egli csegLiire in diverse niaterie numerosa copia d' ute- ri gravidi della naturale grandezza , e del naturale colorito con entro i feti giacenti in diverse posizioni ed ordinarie, e straordinarie , onde agevolare per tal mode a' cliiruigbi, ed alle levatrici 1' arte d' operare sopra i corpi de' feti , e compiere tutti gli atti, secondo le varie emergenze neces- sari ad ottenerne il nieglio possibile 1' estrazione : suppel- lettile di novella invenzione, e di molta utilita , ammirata da un Giuseppe II. Imperatore di passaggio allora per Bo- logna, e da tutti coloro, che traevano [alia nostra citta bramosi di vederla, ed esaminarla, acquistata dal non niai abbastanza laudato , e riverito Pontefice Benedetto A'/F, e da lui porta in dono al nostro Instituto , principal fonda- mento del nostro Museo d' Ostetricia.

Sopra di che pero sebbene alcuni , ed infra gli altri il Fan- tuzzi (1), abbiano scritto , che degli uteri artefatti compo- nenti cotesta suppellettile d' Ostetricia ( de' quali uteri il numero si fa ascendere fino a dugento ) fosse autore il solo ManzoUni, pure piu esatte , e circostanziate notizie , e di niaggior fede meritevoli discoprono la verita , e con- ducono a credere, altri scultori, oltre il Blanzolini , avere in quelle preparazioni operate. Lo che e comprovato da una Risposta inedita del dottissimo Carlo Bianconi alle co- se scritte nel terzo tomo della Felsina pittrice del Maha- sia : il quale , siccome e noto , fu tanto tenero della fama del Manzoliiii da offendere la storica veritu a pregiudizio

(1) V. Fanluzzi. Aotizie degli icritlori bolognai. T. 4. pag. 31.

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d' altrl , e segnatamente d' Ercole LcUi. Ecco le parole stesse del Bianconi.

Faho e, che il Galli commettesse V impresa dell' ideata sua opera al solo ManzoUni. Falso , che il Matizolini in cento, e pin tavole ne ahbia poi espresse le idee in crcta. Falso , die I' altre cose ahbia esegi/ife in cera la di lid mo- glie. Scrivendo per la verita , quest a si e , die qiiando il Galli si detcrmino di fare eseguire il lavoro dell' opera , che aveva ideata^ commise prima al ManzoUni di esprimere in cera due placente , una colle membrane , e colla dirainazio- ne de' siioi vasi sanguiferi, e vediita dalla parte ^ in cui gli e attaccnto il fitnicolo , e /' nUra vediUa qnaV e strnttnrata nelhi parte , con cui resta all' utero attaccata. Contento il Gain di queste due tavole^fece parimenti in cera lavorarne altre al ManzoUni fino al nurnero di venti , prestandogli pe- ro sempre 1% sua direzione , ed a^sistenza , accio nel forinar- le non si scostasse dalV espritneiv' quanta era di piacere , e di volere del Galli. Che nella forinazioiie di queste tavole in cera la moglie del ManzoUni desse mano al marito non e improbabile , ma che ella sola le eseguisse , come il Signor Crespi vorrebbe far credere, non e da accordarsi , poiche il Galli asserisce d' avere piii volte veduto in tale lavoro occu- pato il marito. Compiacciiitosi il Galli del lavoro , che in dette tavole avea esegidto il IManzoUni , avrebbegli connnes- so di lavorare in cera V altre tutte , che avea ideate , e se- gnatamente gli uteri con entro i feti , ma , secondo le pre- tensioni del ManzoUni per un tale lavoro, computando it Galli , che la spesa sarebbe stata esorbitante , e non da per- sona privata, e di piii, prevedendo dal tempo impiegatosi dal Dlanzolini pel lavoro delle predette venti tavole , che sa- rebbero stati spesi pin anni pel compimcnto dell' ideato la- voro , egli che ne voleva sollecitare questu compimento , de- terminossi di fare eseguire il restante in creta. E per avere chi fosse idoneo a tale lavoro , e stesse di continuo presso del medesimo , ricorse al Sig. Ercole Lelli , il quale gli pro- pose Gio. Battista Sandi scultorc bologncse tutt' ora viven- te ; e questo fa il soggetto , che da se solo colla scorta de' feti naturali sotto la direzione, ed assistenza del Galli

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esegui , e lavoro quel tutto , che nella camera ostetricia tro- vasi scolpito in creta. Qualche hacino , ed altro difficile la- voro fu cseguito dal Sig. Antonio Cartolari holognese indu- strioso intagliatore in legno. Alcuna tiwola in cera e statu pur anche ma gist raiment e eseguita dai due fratelli Ottavio , e Niccola Toselli scultori, ed intagliatori bolognesi tanto in legno , quanto in viarmo. Dalla quale Risposta diligente- mente circostanziata , e scritta con tutta 1' ingenuita , die desideraie si possa , io Iio avuto notizia , ed agio per leg- gerla dalla singolare cortesia usatanii dal non niai abba- stanza da me ringraziato cbiarissinio collega nostro Signer Prof. G. Giuseppe Bianconi , il quale, oltre questa scrittu- ra , altre molte ne possiede inedite , uscite dall' eruditissi- ma penna di quell' illustre suo antenato.

Determinata per tal niodo la parte , ch' ebbe il Manzo- lini ne' lavori deila suppelletile anatomico-ostetrica del Gal- lic vengo soggiugnendo cli' egli ( lasciate stare altre, e di- verse sculture anatomiclie , le quali usava per la sua scuola ) scolpl in legno una statua d' uomo in piedi sopra un pie- distallo , la quale niostra al naturale 1' andamento de' vasi sanguiferi superficiali del corpo , data poscia in dono dalla mogiie di lui morto al nostro Senato , clie la colloco nel- r Istituto , e la niemoria del beneficio perpetuo con iscri- zione apposta a' piedi del dono (1).

(1) L' isciizione 6 la segticnie

OPUS

JOANNIS MANZOLINI BONONIEN.

QLOD

ANNA MOHAN DI A UXOR SUPEP>STES

SEiNATLI DE SE OPT. MER.

D. D.

ANNO MDCCLVIir.

V. Notizie (kW orifjine , c proi/refsi dell' Jsiitiilo dcUe Sciense di Bologna t

sue Accademie cc. In linlogna 1780.

II Crespi nella sua Fclsina PiUvice cc. pag. 307 scrisfe = Fecc in ollre il Manzniini una stalua di cera al nalurale analnmica cogl' inlegumenli , die poi dopo la .M((i moric fu ncl 1754 rjenerofamcntc do7mla dalla mogiie all' Jnfli- tulo = Vcramenle in non so quanta I'ede accoidar si possa a tale racconlo , per- ciocchJ egli siesso , il Crcfpi, siibilo dopo soggiiigne , die 11 SJanzolini mori d' idropisia di pello , e d' inlarco di fegatn /' anno 1755 li 7 d' Aprile , vale a dire un anno circa dp]io il dono fatio dalla mogiie.

T. viu. 2

10 MicHELE Medici

Oltre che non fu solamente il Blanzolini anatomico in qnanto clic seppe egrepiamcnte inodcllare in cera , cd in altie niatcrie le parti del corpo umaiio esterne , ed inter- ne , ma fu anatomico eziandio uel senso ordinario, e rigo- roso della paiola. Conciossiache mediante gli studi suoi so- pra i cadavcri corresse alcune osservazioni da altri pubbli- catc , cd altie ne fece del propiio dal Crespl , e da Fran- cesco Maria Zanotti rimembrate , ed inedite , circa le qnali il nostro storico Fantuzzi , dopo avere afTcrmato col Crespi^ che il Dfanzolini fece con meraviglia de' pin csperti anato- niici nuove scoperte , mnove lamento ninno scrittore ab- biale al pubblico notificate, come sarebhe stato ( die' egli ) molto oppnrtuno (1). Difetto pero , al tjnale posso io ora , in parte almeno , provvedere dandovi contezza di due au- tografi del Blanzolini da me posseduti, ne' qnali sono re- gistrate alcune sue ricercbe anatomiche comunicate da lui a quest' Accademia negli anni 1750-1751, ad istanza del- la quale aveale egli intrapreso.

Quelle del 1750 partecipate a questa Accademia il 16 Aprile risguardauo la struttura dell' oreccliio.

Nolle due ossa temporali (die' egli) contenenti 1' organo deir udito veggonsi cose niirabili : una delle quali e un cospicuo foro nella loro apofisi petrosa scolpito, ricevente in se i nervi del settimo paio , od acustici, del nome di foro uditivo interno appellato , e, mediante im osseo tra- verse, terminante in due fossette 1' una dall' altra distinta: delle quali una coutiene la base della cbiocciola, denomi- nata fossetta grande , 1' altra ( di questa a!([uanto minore ) chiamata fossetta piccola. La porzione moUe , e la dura del nervo acustico, dal foro uditivo interno capite , corrono , insiemc conginnte , lino al predetto traverso osseo, ove se- paransi di guisa die la porzione moUe va ad occupare la maggiore fossetta, incontrando in essa la base della cliioc- ciola. E posciache la trova cribrosa , la penetra, e nelle pill riposte parti della cbiocciola stessa s' insinua , tranne

(J) V. Fanluzzi. T. G. p. 114. Nota 9.

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alcuiii filetti , i quali luiigo il lembo della predetta base vaniio al vcstibolo. La porzion dura poi diiiggesi alia fos- setta minore , e partesi in due rami entrant! in due parti- colari fori in essa aperti : uno de' quali c principio d' un canaletto speciale nominato acquedotto del Falloppio , nel quale scorre il ramo maggiore della porzion dura , proce- dendo verso altre parti , aile quali suoi rami dispensa. L' altro foro fa capo al vestibolo , ed in so riceve della mcdesima porzion dura il minore filetto. Si e sempre cre- duto ( soggiugne egli ) , chc questo filetto abbia termine nel lembo circolare del predetto foro. Ma , giusta le osser- vazioni di lui, esso procede piu oltre, ed entra nel vesti- bolo per niodo che diviene nervo d' un fascetto di fibre carnee aventi il loro punto fisso in un notevole proccsso locato nella parte interna del vestibolo a lato della finestra ovale , ed il punto moljile alia base della staffa per 1' una parte , ed alia membrana , clie naturaltnente chiude la fine- stra rotonda per 1' altra : fascetto , cbe varia di mole , e di colore ne' diversi individui , del quale , a giudizio del Manzolini , niun anatoniico avea fatto parola.

Esposta questa sua osservazione , passa egli ad esaniina- re le tavole anatomiclie date fuori dal Valsalva nel suo Trattato De aure humana, e ne propone le seguenti cor- rezioni.

Nella Tav. I. Fig. III. il Valsalva nota nell' oreccbio esterno tre muscoli posteriori segnati c c c : ed il Blanzo- lini afferma , non trovarsene cbe un solo , qualcbe volta due , e non mai tre quando non se ne faccia tal numero coll' aiuto del coltello anatomico.

Nella Tav. VII. Fig. IV. indica il Valsalva due canali insieme riuniti per mezzo d' un terzo piii breve : cosa , cbe pel 3Ia?izolini non si verifica in questa maniera , co- me non si verifica nella Fig. V. della stessa Tavola , ove que' canali sono indicati nel loro luogo naturale.

Nella Tav. VIII. Fig. I. veggonsi i tre canali semlcirco- lari a b d; ed i\ Valsalva della parte estrema del canale fl , e di quella del canale b, forma altro canale c, il quale , secondo il Manzolini non ha verity j perciocche

12 MrcHELE Medici

dair incontro delle due estremita de' stuUletti canali nasce un orilicio coinune , die immediatainente niette al vestiholo.

Vciiminsi nella Fip;. II. dell' oia detta Tav. VIII. cinque foraini g nell' esterior parte del vestibolo , l' iiso de'cjuali, a sentimento del Valsalva, e di serviie all' ingresso della porzione niolle del nervo lulitiso , onde s' iiitenii nel labe- rinto. iMa il i\fanzoliiii airernia , que' forami nou rlnvenir- si a riserva di qualche individuo, in cui solarnente uno se ne vede. In questa stessa Fig. II. e rappresentata la chioc- ciola h nella sua esterior parte traforata , e piana , come vedesi eziandio nelle Fig. IV., e V. deila stessa Tav. , e nelle Fig. I. , e II. della Tav. X. Intonio a die il 3Ian- zoUni asserisce , clie, secondo il vero, le circomvoUizioni della cliiocciola non sono ne traforate , ne plane, ma chiu- se, ed elevate 1' una sopra 1' altra.

Nella Fig. VII. di questa medesima Tav. VIII. e espres- sa la lamina spirale ossea della parte interna della cliioc- ciola in piano, mentre , pel 3Ianzolini , va essa alzandosi alia foggia di pirainide, dividendosi in tre piani, l' uno sopra r altro, mediante ossei tramezzi.

Similmente nella Fig. VIII. della Tavola stessa sono dal Valsalva indicate certe zone, le quali pero , per quanto fa stima il JSIanzolini, non si trovano in modo alcuno , ed in vece loro il periostio circoscrive tutte le interne parti del laherinto: ed in questa figura medesima vedesi la porzion molle del nervo acustico c insinuarsi nelle parti interne del laherinto specialmente mediante i cinque fori dal Valsalva presupposti. Ma il Manzolini non dubita d' afliermare, che r ora nomata porzion molle , merce del foro uditivo inter- no , recasi alia base della cliiocciola, e per essa, e pel suo leinbo si fa strada ad entrare nelle interne parti del laberinto.

Similmente la Tav. X. Fig. II. mostra 1' acquedotto del Falloppio a distantissimo dal canale semicircolare minirno 3, mentre e questo si aderente a quello da averc entranibi le pareti coinuni.

Termina poi il BTanzolini il suo scrltto , dicendo essere nelle tavole del Valsalva certe ( siccome egli le chiama )

ElOCIO DEI CONIUGI MaNLOLINI 13

cosette , die non istarino del tutto a dovere, ma che pon- no attiibuirsi ad imperizia del disegnatore senza colpa del- r autore, e dichiaraiido , ch' egli a suo tempo ponu in pleno lume niediatite disegni , e preparazioni desunti dal vero tutto che lia afTerniato : cosa poi , la quale se slasi per liii I'atta , 1' ignoro. Del rimanente lascio a clii e piu di me addomesticato in qi.esto genere d' atiatomiclie inda- gini giiidicare della validita di si fatte osservazioni criti- che del Manzolini , contento ad averne dato al pubblico contezza.

Vengo invece alio sponimento d' un' Importante osserva- zione propria del Dlanzolini comunicata da lui a qiiesta Accademia il 3 Marzo del 1751, e risguardante vari inve- stigamcnti sopra gli orecclii , e le parti ministre della vo- ce , e della loquela , iiistituiti in un cadavero, che , viven- te, era muto, e sordo dalla nascita.

Avea sostenuto la pubblica Anatomia il Galcazzi , e per servizio di essa eransi notomizzate diverse membra di ca- daveri , infra le quali erano la testa, ed il collo d' un in- dividuo di 35 anni circa, nato , e vissuto sordo-niuto. Vennero essi diligentemente osservati, e vidersi i muscoli , i nervi, e tutti gli altri ingegni, pe' quali si ha voce, e loquela, in istato d' integrita. Per la qual cosa accreditossi r opinione, i sordo-muti dalla nascita essere tali non per vizio degli organi delta voce , e delta loquela , ma per (piel- lo degli strumenti dell' udito.

Bramoso infrattanto il 3fanzolini di porre ulteriore stu- dio in questa sentenza , scuopri dappria tanto nell' una quanto ncll' altra orecchia otturato il nieato uditivo ester- no dal cosi detto cerume aureo : fatto pero , che accade similmente in tutti cotoro , die muoiono di tunga , e pe- nosa infermita conservando nulladimeno V udito. ]Ma prose- guendo le sue ricerche, vide, che uella parte interna del- la chiocciola d' uno de' due orecclii mancavano nelta soni- taitk di essa le spire, ed il nocciuolo , rimanendovi sola- men te una semplice cavita.

L' altra orecchia non solo ofFeriva alio sguardo lo stesso difetto, ma quello eziandio dell' ora nomata cavita, di

14 MlCIIEI.E ]MeDICI

guisa clie della chlocciola non preseiitava clie 1' inferior parte, la quale nc tonna esternamciite la base, e die in- ternanieiite colla sua lamina spirale fa capo alia scala del timpano, montie tutto cio clie tanto iiell' esterno, quanto neir interno all' era detta inferior parte s' appartiene era del doppio maggiore del naturale : particolarita ad entram- Li gli orecclii comune. I quattro ossetti poi, avvegnaclie serbassero le loro naturali forme, e guerniti fossero de'lo- ro muscoli, erano talmente conglntinati insieme da sem- l)rarc un osso solo, e cosi fitti nci loro posti da non po- ter godere d' alcun movimento , o se pure concepir ne po- teano alcuno, essere non potea, die debole , e confnso, non essendo il martollo coll' aiuto de' suoi muscoli abile a tendere , ed a rilassare la niembrana del timpano senza che nello stesso tempo non obbligasse 1' incudine a muoversi di- versamente da qucllo , che dee, e puo fare naturalmente. Per le quali osservazioni egli reputo vera la sentenza che i sordi nati dalla nascita sono anclie muti per vizi delle parti componenti 1' apparecchio uditivo, Osservazioni tanto pill pregevoli , e da aversi in conto quanto che a que' tempi erano assai poche , ed anzi che dirette a conoscere lo stato degli organi piii interni dell' orecchio , limitavansi air orecchietta, al meato uditivo, ed al timpano : manie- ra d' investigamenti, a' quali poscia pose mano Carlo Mon- dini , siccome io scrissi nella Vita di lui. Osservazioni pe- lo alle quali il Blanzolini poco sopravisse , avendogli affret- tato il termine di sua rnortale carriera varie afflizioni del- r animo , ed il suo naturale temperamento melanconico. Mori d' idropisia di petto, e di vizio al fegato li 7 Apri- le del 1755 nella fresca eta d' anni 55, e fu sotterrato nel tempio metropolitano di S. Pietro (1). Ma veramente gli uomiiii che hanno speso la vita loro a beneficio dell' uma- nita . non inuoiono. Vive egli ancora, e vivru nellc egre- gie sue opere di scnltura anatomica , le quali sono di tan- to onore alia scuola di Bologna. Vive , e vivra nella memoria

(1) V. Sahara Nalale. Almanacco ec. 1. o.

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di tuttl colore , i quali non ignorano doversi agli insegna- menti di lui la celebre scultrice anatomica sua consorte Anna Morandi.

La quale sorti i natali in Bologna sotto la parocchia di S. Niccol6 degli Albari in una casa vicina all' oia distrut- ta chiesa di S. Gabriele 1' anno 1717 giusta il Crespi^&^ per quanto avvisa il Fantuzzi ^ il 1716. Le fu padre uii Carlo: madre una Rosa Giovamiini. Ebbe cducazione con- venevole alia civilti di sua stirpe : ornossi degli studi del disegno , e della scultura : e fu d' indole virtuosa, e soavis- sinia. Neir eta d' anni 2-4 , o 25 si strinse in conjugal no- do col sullodato Giovanni ManzoUni gia esperto disegnato- re , e pittore , e nelle anatomiche discipline instruito. II quale, due anni appresso, siccome davauti e detto , diven- ne per tre anni circa compagno d' Ercole Lelli lie' lavori di scultura anatomica in cera ordinatigll da Benedetto XIV: passati i quali , rotto ogni consorzio col Lelli , ritirossi ad operare nella propria abitazione. Ma essendo egli d' umor tristo , e di aninio dimesso , trovo nella donna sua pronto, ed opportuno sollevamento. La quale teneramente ainan- dolo , siccome facea,e temendo potesse egli desistere dal- le sue pregiate opere, od in esse con sempre minore ala- crita di animo proseguire, diedesi tutta a confortarlo non solo con dolci , e soavi parole , ma col divenire ella stes- sa scultrice anatomica rinfrancandosi nello studio del dise- gno , leggeiido libri di Notomia , consultando tavole , e preparazioni anatomiche , ricevendo lezioni teoriche , e pra- tiche dal marlto, compiendo seco lui varie opere di scul- tura, e, cio che reca meraviglia, accostandosi clla stessa a' cadaveri, e con virile, e forte animo , e con incredibile costanza notomizzandoli , e scrutandone le parti piu segrete.

Troppo lunga sarebbe , ed al solo ascoltnrla noiosa la descrizione di tutte le sculture anatomiche in cera escite dalle industri mani di questa celebre donna. Per la qual cosa mi basti darne brevi cenni tanto piii che da alcuni scrittori vennero esse partitamente narrate.

Furono esse , come fra poco diro , collocate nel nostro Museo anatomico , e distribuite in cinque eleganti armari.

1 6 MicHKLE Medici

iiel primo dc' quail crano le sculture spettanti all' Osteolo- gia con le ossa parte disgiunte, ed isolate, onde cliiaia- inente vcderle in tutta quant' e la esterior superficie , e parte insieme congiuute con una esattczza da mentiie uno sclieletro naturale. Amniiravansi nel secondo le pieparazio- ni appartenenti all' Osteogenia , e dimostranti 1' origine, ed i progressi dcU' ossificazione dal cominciainento della vita fino alia pnherti : preparazioni di piu difficile indagi- iie, clie le sopracccnnate. Presentava il terzo la Notomia delle articolazioni superiori, ed infcriori del corpo lunano , divisa questa pure in piii tavole, alcune delle quali oiTe- rivano alio sguardo le ora dette membra coperte de' lore tegumenti, altre di essi dis|iogliate , altre iudicanti i vari strati succcssivi de' niuscoli lino alle ossa, le quali pero , mentre tntto il resto era di cera , erano vere , e naturali. Contenea il quarto delicate , e fine manifatture di tutte le parti componenti gli apparecchi dell' odorato, dell' udito , della vista, del gusto, e del tatto : lavori egregi , ne' qua- li lascio dietro se il marito , e lo stesso Ercole Lelli. E nel quinto, ed ultimo armario raccliiudeansi bellamente effigiati gli organi generativi, ed oriuari tanto separati, quanto riuniti ne' rispettivi organici apparecchi. Oltre clie nel bel mezzo della camera , ove questi pregiati lavori cu- stodivansi , era locata sopra elegante piedistallo , e da cri- stalli difesa un' orecchia umana di cera di grandezza su- perante di gran lunga 1' ordinaria, onde piu agevolraente discnoprirne la mirabile costruzionc.

Per non breve tempo serbu Ella questa suppelletile nel- la propria casa , ed ognor piii la veniva ampliando, tanto che , diffusa anche per lontane regioni la fama di opere cosi illustri , non era personaggio alquanto dotto, e cospi- cuo , it quale per Bologna passando, non si rendesse sol- lecito di visitarle, e personalmente conoscerne 1' autrice. La quale poi con graziosi modi , e con erudite, ed elegan- ti spiegazioni alia brama di tutti appieno soddisfacea. In- fra i quali personaggi vuolsi nominare il sopra rnenzionato Giuseppe II. inq^eratore, il quale li 14 Maggio del 1769 vedute che le ebbe, e uditi que' sermoni, rimase cosi

ElOGIO DEI CONIUGI MaNZOI.INI 17

peiietrato dagli straordlnari merit! di questa doiiiia , clie non pote acconiiatarsi da lei senza averia riverita , e di soinme landi , e di ricchi doni ricolma. Ne solamente co- loro, die per Bologna passavano, ma non poclii a hello studio dalle patrie loro di[)artivansi al solo fine di vedere, ed ammirare \a Manzollrn , e la sua anatomica suppelletile. Ma jiel 1755 Dio le tolse 1' amato, e dolce compagno di sua vita: jattura amarissima, cui Ella con cristiana , ed eroica rassegnazione seppe sofFiire.

Alquanti anni appresso un Girolamo Ranuzzi Conte , e Senatoie bolognese temendo , che , dopo la morte di lei , lavoii tanto pregevoli sen gisseio dispersi , o fossero , sic- come correa allora la voce , acquistati , e condotti fuori della citt^ , ov' erano nati , propose a lei la vendita come di tutte le sculture, cosi degli strumenti , e de' libri aua- tomici , de' quali era in possesso. Alia quale proposta aven- do Ella acconsentito , 1' ora nominato Signore fece traspor- tare il tutto nel proprlo palagio , ofFerendole in esso nobi- le appartamento , acciocche 1' abitasse, e fosse sempre in mezzo a queste sue dilette creature , e le custodisse , e sempre piu abbellisse,e perfezionasse. Nella quale novella, e piu decorosa sede il numero de' viaggiatori , che accor- reano a vederle era parimenti frequentissimo.

Cosi durarono le cose fino all' anno 1774 : anno fune- stissimo , in cui passo Ella al numero de' piu. E volendo pure i Senatori Prefetti al pubblico Studio rendere la Man- zoliniana suppelletile monumento d' istruzione , e di gloria patria, due anni appresso, ne fecero I'acquisto, e nel museo anatomico dell' Instituto accanto alle egregie opera d' Ercole Lelli collocaronla apponendovi questa onorevole memoria

HUMANI CORPORIS ANATOMEN

ANN/E MORANDI.-E MANZOLIiNiE

OPUS CELEBERRIMUM

QUOD

SENATOR HIERONIMUS COMES RANUTIUS

JAMPRIDEM SIBl COMPARAVERAT

T. VIII. 3

18 MiCHELE Medici

DUM An EXTERIS EXPETRnETUR

PATRI/E UTILITAII, ATQUE OIUNAMENTO

CONSULEM'ES

ULISSES GOZZADIINI - 10. FHANCISCUS ALMOVANDI

PVniTEUS M\LVEZ/1 - JOANNES LAMBEUTIiNl

JOSEl'll ANGELEl.LI - UJDOVICUS SAVIOLI

ANTOMUS nOVlO

SENATORES INSTITIIII PR\EFECTI

UUiNC IN LOCUM TUANSl'ERRI

CURAHUNT

ANNO R. S. CIDI'JCCLXXVI.

Snppelletile riconoscinta dl tanta importanza , ed uti- lity, die iiel 1777 die' sopra di essa , quasi come so- pra veri cadaveii, uii corso di lezioni un Luigi Galvani, alle quali precede con dotta, ed erudita Orazione De Alan- zoUmana suppellcctili , nella quale iinprese a spiegare qnan- to vantaggio da quelle prepaiazioiii piovenga alia studiosa gioventu, onde conoscere la positura, la forma, il proce- dimento , e la direzione de' vari organi : cose tntte, che non iscorgonsi bene , ed interamente nel corpo stesso dei morti se non a' sensi di chi e colle sezioni anatomiclie addomesticato. Oltre die ( omesso che le membra de' ca- daveii presto passano , e si disfanno ) que' preparati lungi dair essere sozzi, e ributtanti , hanno tale apparenza di venustd da attirare a se gli sguardi ,6 1' attenzione di chic- cliessia. I quali pregi avvegnaoclie confessi il Galvani non essere cosi propii delle Maiizoliniane prepaiazioni , che non lodinsi eziandio in altre anteriormente fatte , pure in quel- le riconosce maggiore accuratezza, e veriti\ , e le gludica meritevoli di moltissitne laudi conducendo quell' arte verso il perfezionainento. Conciossiache sogliono gli iiomini (die' e- gli ) reputarsi piu presto debitori a colui , che perfeziona una cosa anzi che a chi la scopii , ed anco, senza cerca- re pill oltre , concedergll il mcrito dell' invenzione. Laotide , r cagion d' esempio , vengono onorati come scuopritori Gi/gliclmo IJarvcjo della circolazione del sangue , ed Alber- to Ilaller dell' irritabilita , quantunque prima d' essi Paolo Sarpi , e piu poi Andrea Cesalpino avessero Fatto nienzione dell' una, e Francesco Glisson { e potea anco aggiugnere Tommaso CorncUo da Cosenza ) dell' altra. Innanzi Fidia,

ElOGIO DEI CONIUCI MaNZOMNI 19

ed Apelle ( cosi prosegue il Calvani ) vissero altrl diplnto- ri, e scultori, cui e dovuta la prima lode dell' invenzione. E nondimeno, obbliati quasi quegli antichissimi , e statue, e pittuie di cento, e cent' altri artisti de' tempi posterio- ri si ammirano, si ceicano, ed a prezzo di molt' oro si comprano. Di simil guisa i Moderatori dello Studio bolo- gnese sapientemente intesero a rendeie il nostro Museo anatomico piu pregevole , e piii hello , volendo die alle preparazioni ivi esistenti quelle delia ManzoUni si aggiu- gnessero (1). E queste Manzoliniaiie , e quelle del Lelli fe- cersi in Bologna innanzi die per le cure di Felice Fontana il Museo anatomico di Firenze abbellissero i commendati lavori di Clemente Sitsini. La quale arte, la Dio merce , appo noi non fini col LcUi , e co' BlanzoUni. Conclossiache al dichi- iiare dello scorso secolo Carlo MonJini diresse i lavori de- gli abili scultori Giamhattista Manfredini , ed Alessandro Barhieri a cosi buon fine , die non solo piu doviziose di preparati anatomici in cera rendette la suppelletile Lellia- rza, e la ManzoUniana , ma fece nascere in altri brama di possederne , e di tanti fece inchiesta la cittu di Mantova , quanti per un completo corso di lezioni d' Ostetricia ab- bisognassero , e tanti ne domando l' Emo Zelada a vantag- gio deir Universita di Roma , quanti 1' insegnamento della Notomla esigesse. Ed anco a' giorni nostri sotto la direzio- ne degli anatomici valentissimi , de' quali il nostro pubbli- co Studio si gloria, l' abilissimo modellatore anatomico in cera Giuseppe yistorri lia compiuto opere da moke parti d' Italia, non che da Bologna, ricercate, ed ammirate , suUe tracce de' quali animosamente cammina, e s' avvan- za r attuale modellatore anatomico Cesare Bettini, di gui- sa che, anco per questo solo motivo, la scuola anatomi- ca di Bologna occupa posto primario nella storia de' pro- gress! della Notomia.

(t) Gahani. De Maiizniiniana suppelleclili Oraiio etc. V. Opere edite , ed inediie del P. L. Gahani raeeolle , e jmhblkalc per cura deW Aecadtmia delle Scienze dell' Instiluto 1841 pag. 45 e seg.

20 MicHKLE Medici

Ma alia MiinzoUni ritoiiiando, altre speciali osservazloni pratic6, cni Ella iion diessi ciira di pone in luce, con- tenta al sodisfacimento d' averle fatte. Cosi , per cagione d' esemplo , a Lei e trihuita la scoperta , clie il muscolo obliquo inferiore dell' occliio , aiizi die arrestarsi all' apofi- si nasalc , come generalmente opuiavasi , procede , e si di- stende terminaudo nel sacco lagrimale. Ed a lei similmen- te e dovuta altra osscrvazione al pubblico notificata daU r illustre niio antecessore Germano Azzoguidi^ per la quale divcnnero insussistenti le appendici venose dell' utero in pr6 delle quali tanto avea scritto 1' Astriic. E poiche le parole dell' ora mentovato anatomico , e fisiologo bologne- se , oltre 1' annunzio dalle ricerche della 3IanzoIini, rac- cbiudono 1' elogio di questa celebre donna, mi gode 1' a- nimo di qui riportarle. Novum apud anatomicos , vel etiam apiid non vulgares homines Annae ManzoUnae nomen non est. Celebritatem enim tantam sihi com.paravit ob incredibi- lem in cadaveribiis incidendis peritiam , obque artem praepa- rationes anatomicas cera exacte representandi , ut ad Mo- scoviam usque quum fama advenerit ejus nominis , Impera- trix Augustissima , quae a Magno Petro , viro , in quo na- tura quid efficere potuisset videtur experta , acceptam gloriam multis auget virtutibus , atque lionorijicentissimis conditioni- bus scientiarum, artiumrjue custodes suas advocat in regiones, Ea , inquam , Imperatrix munificentissima Annum Manzoli- nam semel, iterumque ad suum Archi gymnasium invitavit. 3faluit ea ipsa imparem se tanto honori judicare quam , Regiis incitamentis obsequendo , cives suos , academiamque nostrum in sui desiderio relinquere. Haec ipsa mulier pluries occasioneni nacta est intuendarum appendicum venosarum : de iis saepius cum eadem sum loquutus : fassa est numquam id genus observationes potuisse confirmare, idque pro sum- ma qua est in me humanitate , ut publicum facerem conces- sit (1).

(t) V. Azzo(juidi. Observationes ad uteri conslructioricm pertinenles. Bono- niae. 1773. pag. 36, 37.

ElOGIO DEI CONIUGI MaNZOLINI 21

Per le quali tutte cose furono premi, ed onori da lei giustamente meritati se in patria venne accolta in quest' Ac- cademia dell" Istituto delle Scienze, e nella Clementina di arti belle , se le venne decrctata una pubhlica cattedra di Notomia , se fuori di patria fu ascritta all' Accademia del disegno di Firenze , ed alia Societa lettcraria di Foligno , se bramarono di possederla Milano , Londra , Pietrobur- go offerendole amplissime,e nobilissime ricompense. Ma vinse in lei 1' amore alia patria : quell' amore , che in ogni tempo ha potuto tanto sopra 1' anitno de' bolognesi da pre- ferire il poco ne' patrii lari al molto in lontane regioni : ed invece di s6 inviava ella altrove le sue preparazioni anatomiche, quasi volesse con ci6 significare , non essersi poi ingannato chi avea concepito di lei cosl alta riputa- zione , e cosi vivo desiderio d' annoverarla fra' suoi.

Ma in questa sua patria, cui Ella tanto amo, ed ono- r6 depose, pur troppo ! la vita il 9 Luglio dell' anno 1774- cinquantesimo settimo, od ottavo di sua vita. Abit6 nella contrada detta Case Nuove di S. Martino , e lasci6 due figli : Giuseppe 1' uno gli accolto nell' Orfanotrofio di San Bartolommeo di Reno , cui tocco in sorte la pingue credi- ts d' un Solimei , del quale prese il nome : Carlo V altro eletto Ganonico della perinsigne Basilica Petroniana. I qua- li in argomento di figliale rispetto, ed amore a tanta Ma- dre r onorarono di solenni esequie nel tempio di S. Pro- colo , ove le consacrarono un sepolcro , nell' esterior mar- mo del quale scolpito vollero questo onorevolissirao epi- tafio

A

f n

ANN/E MANZOLINI

IN PATRIO GYMNASIO ANATOMIC/F.

IN FLOREMiSSIMAS ITALI.f; ACADEMIAS COOPTAT.E

AMPLIFICATRICIS FAfAJLTATIS SU.F,

IN FINGENDIS E CERA IIUMANI CORPORIS PARTIBUS

SUPRA OMNES RETRO ARTIFICES

PR/ESTANTISSIM.E

IN EISDEM EXPLICANDIS DISERTISSIM/E

22 MiciiKLE Medici

TANTA rFJ.F.RRITATE !• AM.r, , UT EAM JOSLl'IILS 11 ALGUSTL'S

oi!ii:niT

TANTA IN PAIHIAM CIIARITATE

UT COMHTIONIIUIS AMI'LISSIMIS

S.Kl'h; llKl'LDIATIS

CIVIUM Sl'OllUM CAUSA

IN MRl)10LA!^E^SIllM, L0^D1^■ENSIUM

l>LTr,Ori)LirANOI\UM ACADEMIAS

IJLTRO AUClvSSI I'A

VEMaE NOl.L'EniT.

Ql.E VIMT AN. lAir.

OmiT VII 1I>. JUL. ANN. iMDCCIA'MV.

JOSEPHUS SOLIMEIL'S, ET CAROLUS MANZOLINUS

FII.II

MATRI CARISSIM/E INCOMPARARIU BENEMERENTI

^LES^1SS1MI I'ObUEllUNT.

E siccome nell' odierno mio favellare ho compreso en- traniLi i coiiiugi Nanzolini, bene sta , o Accademici , che io da ultimo richiami alia memoria vostra cio che ha la- sciato scritto di qnesto anche scientifico coniugio France- sco Maria Zanotti. Non est hoc loco de Joanne ManzoVmo egregio mehercule artifice, defjue Anna Moranda iixore ejus praeterniittenduin : de qnibus si pauca dixcro , non me poe- nitehit digressuni esse longius , ut meoriim civiiim glorias consulam. 31anzolini opera in condendis iis , qiias si/pra dixi, imaginibiis ( 1 ) , magni Gallo fiiit , neque ea maxima laus est honiinis : illiid praecipuum quod anatomes studium pictor ingressus , brevi tempore tantos progressus fecit , iit partes ali- qiias novis inventis aiixerit , omnes (quasi id unum in vita egerit ) mirifice calleat. Qiiin etiam illas e cera pulcherrime fingit , cui res alias admiscens , praeterquam quod colores veros perbelle imitatur, mirani etiam duritiem comparat , et posteritati consulit. Quod autem fidem vix capit , Annam iixO' rem cadem arte imbuit , fecitque anatomicam-, et humana- rum partium fictricem praestantissimam. Cadavera enim , et tabescentia jam membra pulchra mulier, atque ingeniosa^ novo quodam exemplo , tractat , neque ut ficta posteris

(1) Qucsle immagini sono le sopramentovate preparazioni die il ManzoUni coslrui a ricbiesta del GaUi.

ElOGIO DEr GONIUCI Manzolini 23

mandet, ahliorret a veris. Haec ergo domiim hwnani corpo- ris partihus sibi ornavit mira arte perfectis , elegantissimeque disposiiis, quas concurrentihus ( concursus enim. fiunt ad il- larn maximi ) disertissime explicat , ct in hoc etiam excel- lit. Nitidissimo sermone utitur nativo, et puro in quo nihil quaesituni apparent , perspicuitate tanta quantum in anatomi- co vix ullo repcrias. Cum hac , et Galli domo , si Institu- ti aedes et Lelliunas exceperis , quam comparem non ha* beo (1).

Del rimanente molte virtuose donne ed antiche, e mo- derne puo giustamente varitare Bologna , e forse quante niun' altra cittA pu6 enumerare , una Bitisia Gozzadini , una Bettina, ed una Novella Calderini, una Gioi>an7ia, ed una 31addalena Bianchetti, una Dorotea Bocchi , una Vir- ginia Mabezzi , una Properzia de' Bossi , un' Elisahetta Si- rani , una Lavinia F ant ana , una Jppolita Grassi, una Ma- ria Vittoria Delfiiii Dosi , una Laura Maria Catterina Bas- si, una Clotilde Tamhroni per tacer d' altre di minore ce- lebrita. Se non che 1' acquisto delia virtu e tanto piu dif- ficile , e stimabile quanto maggiori , e piu forti sono gli ostacoii, che superare bisogna per arrivarla. E certamente anche gli studi delle lettere, dell' arti belle, e delle scien- ze fisiche , nelle quali le snllodate donne riescirono faniose ( avvegnacche abbiano in se certe quali ta cbe rendonli gra- ziosi, ed amaliili ) esigono pazienza^ e faticlie. JIa niuno studio esige piii pazienza , niuno studio costa piu fatica , niuno studio e piu lontano dall' ofTerire grazie, ed amabi- lita, niuno studio e piu fastidioso, piu tristo, piu ributtan- te , niuno studio in somma comancla anche al viril sesso pill sagrifici di quello della Notomia. Ora che in esso sia divenuta dottissima, ed espertissima una gentile, e leggia- dra donna , un' Anna Morandi Manzolini , ([uesta e vera- mente gran cosa, ed innanzi Lei inaudita (2).

(1) V. De Bon. Scient. et Art. Insiit. alque .4cad. Commcul. etc. T. 3. pag. 88.

(2) Alciini critic! , come scrissi allrove , diibilano di qiianio luiiii Aletsan- dro 31acchiaveUi nelle sue Effemcridi sacro-civili pcrpeiuc bolorjncsi cc. , cbe ,

2-1 MiciiF.Ln Medici

vivcnie il famoso Mondino de' Lu3zi , vale a dire fra il 13.°, ed il H.° secolo do|)o CiiMo, fosse in Bologna ceria Alcs^amlra Gujliani da Persicelo , ponla detla Noiomia, e mollo ben accella al Momlino niedesiiuo peixhi^ sapea npm-- "are Ic vene , e le ailcric anco pin sollili , ed iniellaric di vaiia adallala ma- rc'ria clio siibito si ciindensava , e indniiva senza conoinpersi , dando ad esse. e ad'allie paili del coipo il nalnrale coloiito. Ma se ciu t^ dubbio , della verilii della siiaordi laiia d.illrina, e pcrizia nella Nolomia i.V Anna Murandi Manzo- lini non piit'i esser lecilo a vcriino diibilare. E poi, presnpposli anco veri i det- ti del Maahiavclli , sarebbe la Cifiliam iin cliiaro noma da aggiugnere a fiiiel- li dell" allre illiisiri dnnne bologiiesi.

Olire le sopra discorse sciillure analomiclie altre molte in conipagnia del mariio lie condiisse a compinienlo la Maiizolini. Lo cbe per me si anemia in qtianio cbe in una casa nobile di quesla cilia se ne H iccenlenienie rinvcnula raggnaidevole copia iiinanzi ignorala. Sono 3-2 tavcdc , a ciascnna delle (piali affidale sono piii , e piu preparazioni di varie parti del coipo uniano , la niassi- nia parte lavoiate in cera , alcune sul veio : tutte , avuto riguardamenlo al tempo in cui fiiion falte , pregevoli , alcune pregevolissime , coll' aggiunla di pareccbic allre isolate, e diverse di guisa cbe e di quelle, e di quesle dir qua- si si potria, formare esse un rausco anatomico : nolizia, di cui vado debitore alia genlilezza del Cb. Collega nostro Sig. I'rof. Francesco Rizzoti , da ine ora rinTaziato, il quale non pago d' avermela coraunicata mi permise ch' io polessi "averle sou' occhio in casa sua , perciocch^ vennero porte a lui in do- no dalla N. D. Signora Contessa Paolina Pepoli Zucchini , cbe le eredild in quanto cbe contrasse matrimonio con un discendente da Giiiseppe figlio d' Anna Morandi , il quale , siccorae S delto , and6 in possesso e del nome , e dell' ere- dili Solimci. Eccone la Nota.

ElOCIO DEI CONIUGI MaNZOLINI

25

NOTA delle preparazinni di Annlomia IJmana model/ale in cera dai volen- ti Arlefici GIOVAy.M MA\ZOUM, fd AN.\A ilORANDI MANZOUM, conCenule in un annario chc era prmsn la Aobile Famiglia SOLIMEl

di Bulorjna.

Tavola

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26. 27.

28. 29. 30. 31. 32.

Torace apcrlo anieriormente, che lascia vedere le pleure, il media-

siino aiileiiore, cd il pericaidio. Maiio desira , e siniilra. Mtiscoli della faccia. Appareccliio ciilaneo. Ciiore avvollo dal peiicardio.

Cuori aperli per far veileie le cavii;\ (feslre , e sinistre. Aspera arleria co' poliiinni, ed il ciioie. Poliiione desiio con la tracliea , ed a sinistra di questa 11 bronco

corrispondeiilc colle sue diianuizioni. Felo a lerinine colla placenia ; T addorae i aperto, in cui dislin-

gtionsi i visceri adilominali. Lingda co' suni nuiscoli. Oreccliiclla desira del ciiore. Lingna co' nervi , e nuiscoli lingnali. Appareccliio respiralorio ^ e cenlro circolalorio. Caviia della bocca.

Mascella inleriore porlanle la lingua fornila de' propri muscoli. Valvole del cuore tanio venlricolari , clie auricolari. Vollo di una donna. Ossa della t'aceia iinile fra di loro. Lingua , e parlicolarila cbe ha sul dorso. Due reni unili in un solo, e disposizioni de' vasi emaigenti. I'alpebre, glanddia lagriniale, e sacco lagrimale. Muscoli della faccia, e caviia del naso. Occliii) fornilo de" niuscnii propri. Vari buibi dell' otcliio forniii de' muscoli propri, e de' nervi ^ che

vanno a' muscdli. Vari biiibi dell' occbio , ne' quail scorgesl la coslruzione inlerna del

bulbo. Regione del nienlo. Mano privala della cute ove vedonsi 1 tendini de* muscoli flessorl ,

ed 1 nervi , che Irovansi sollo la cute nclla palma della mano. Ulero nelle dimensioni , che ha quando si 6 sgravato da pocbe ore. Vene del collo. Carlllagini della laringe. Larlnge , sue cariilaginl, ed i muscoli, cbe spettano all' osso joide. Vari bulbi dell' occbio. Farioge,

T. VIII. 4

26 MiCHELE Medici

Preparazioni in cera non numerate,

Mascdla infeiiore porlante la lingua, la faringe aperta, ed in fondo a quesla

si vede 1' cpislolidc. Regionc della faccia co' muscoli facciali- Cuore co' suoi muscoli. Faringe , laringe , lingua , cd ugola. Nervi clie vanno a' muscoli dell" occliio. Vasi , e nervi, clic dislribuisconsi cniro 1' orbila. Orcccliio porlalo ad una grandczza, die passa le naturali diracnsioni. Vaso di veiro contenente un I'elo in cera. Vaso di vetro contenente ua caso di gravidanza gemella.

SUNTO

DI OSSERVAZIOiM SPETTANTI

ALL' ANATOMLV DEL PECARI

DICOTILES TORQUATUS CIT. -- SUS TAJASSD Lll.

ME-lJOfilA

DEL PROFESSORE CAVALIERE

AIVTOIVIO ALESSAIVDRINI

( LcUa ncllj Scssione del 20 Novcmlire ISiG. )

XJ America merirlionale possiede un animale assai co- mmie ed utile die, per la siiigolare sua rassomiglianza col cignale divenne scopo di studiate indagini per Coloro clie priini visitarono quella parte del Nuovo Mondo, o clie si occuparono della classificazione e descrizione degli oggetti cola veduti e raccolti , intendo dire del Pecari : cosi e che ne parlarono piu o meno estesamente e veridicamente Desmarches, Cereal, Oviedo, Marcgrave e nioltissimi al- tri, copiati poi e cotnentati da tutti i Zoologi clie venne- ro in seguito , ancorclie non avessero avuto occasione di osservare cogli occhi proprii il nuovo animale. Lo stesso nostro celebratissimo Aldrovandi nel trattato = De qua- drupedibus bisulcis, pag. 9.39 = parlando dei porci ri* corda il Pecari sotto la denominazione di = Sus umbili- cum in dorso liabens =. Ma per quanto i citati Natura- list! fossero solleciti nel descrivere e rappresentare ancora grossolanamente le esteriori forme , ne trascurarono del

28 Antonio Alessandrini

tutto r anatomia. Nel Catalogo del Museo Wormiano piib- blicato in Leida del IG").") vien detto, che nel 1637 nella niedesiiua Citta piaticossi piil)l)licamoiite la sezioiie del ci- gnale indiaiio ( il pecaii), ed a! Wonnio vennero da En- rico Fiiiren rifeiiti i lisultati di una tale sezione, che ri- duconsi a poclii ceniii <ieneiali siii visceri del torace e dell' addotnc. Poscia il celebre Zootomo inglese Tyson , ben noto per nioUi- altri lavori spettanti all' anatomia compa- rata , ne descrisse diverse parti nelle Transazioni della R. Societa di Londra del lf)8,'{, per cni fa dnopo discendere all' epoca taiito ilUistrata dal BiiflTon per rinvenire non so- lo una pill estesa e veridica descrizione zoologica dell' ani- niale in discorso, ma piir anclie la cjuasi conipleta anato- mia del medesimo, eseguita dall' industre abilissimo di lui Collahoratore il Daubenton.

Nella splendida opera iconografica sni Mammiferi pub- blicata da Feilerico Cnvier e GeofiVoy Saint-Hilaire e pure rappresentato il pecari compreso nel sottogenere Dicotyles: il breve articolo che spetta al medesimo porta la data del- r aprile 1819, descrive un individuo vissuto nel Parco del INIuseo di Parigi , ricordando soltanto parecchie abitudi- iii deir animalc , acquistate probabilraenle col vivere in schiavitu.

Nel tomo V. della seconda serie degli Annali di Storia Naturale di Londra ( pag. iOO-iO."). 2.° semestrc 1840 ) e inserito un interessante articolo dello Scliombnrg tolto dal- la = Relazione di un viaggio recente fatto nella Gujana = nella quale il Pecari dal coliare , die nell' America meridio- nalc tierie il posto del cinghiale , e descritto consideran- dolo nello stato di selvatichezza, semprc pero zoologica- mente e senza discendere a minute indagini anatomiche.

Nel quaderno ventesimosecondo della osteogralia del De Blainville (20 Novembre 18i2. Gen. Sus pag. 105-232) trattando del gen. Sus parla estesamente delle ossa e dei denti del pecari , confronta tali parti con quelle delle spe- cie congencri , il cignale , il babirnssa , rendendone cosi per questa parte quasi completa 1' anatomia , come me- glio dimostrero nella particolare descrizione degli oggetti

_ Del Pecari 29

spettanti al pecari conservati in questo Gabinetto d' Ana- tomia Comparata , ricordando ancora nei sin<^oli aiticoli i lavori analoghi massime del Fiiiren , del Tyson e del Danbenton.

Fu nel 18ii die mi si presento 1' opportunita. dl fare acquisto pel Museo , dall' altre volte ricordato Corrispon- dente natiiralista di Amsterdam Sig. G. A. Frank, di un pecari femmina adulta, e di un feto del scsso niedesimo conservati nello spirito : il primo molto deperito, massime nella pelle e nella muscolatnra , di guisa che si e potuto conservare soltanto porzione di cute della regione della te- sta ( N. 3888), dove al vertice e sulle ganascie esistono lunghi peli o setole di color nero , con largo anello bian- co presso la radice , e verso l' estremita. I piu lunghi pe- li del ciuffb al vertice della testa arrivano agli otto centi- metri , sono compressi, coUa punta or bifida or trifida, generalmente nerastri. Abbenclie le setole situate presso il canto esterno dell' apertura interpalpebrale superiormente , e sulle guancie arrivino ad eguagliare la mole e la lun- ghezza dei peli descritti , sono pero di forma conica , in- teramente neri , e terminati in acutissima punta semplice. Null' altro aggiugnero sulle forme esteriori dell' animale, come diss! alterate , e perche d' altronde con niaggior fon- damento ne favellarono i Naturalisti che lo videro vivente, od intero e di recente ucciso , per occuparmi senz' altro delle ricerche anatomiche.

Articolo 1.° Ststeina osseo.

Abbenche le ossa sieno le parti degli animali che meglio e piu a lungo si conservano , fino a presentarci nei terre- ni formanti la superficie del Globe le spoglie di specie da secoli e secoli perdute , tuttavia lo scheletro del pecari , come vien detto anche nell' opera recentissima del De Blain- ville , e stato osservato da piccol numero di anatomici. Dopo il Tvson che pel primo ne parlo nelie citate Tran- sazioni anglicane,il Danbenton ne diede minuta descrizio- ne, corredandola pero di una figura che, a motive della

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plccola dlinensione , rinsciva del tutto insufficlente. II lo- dato De Blainville riinedio al difetto pubblicando nel ven- tesimosecoiulo qiiadenio dell' osteografia ( Tav. 3 ) lo sche- letro dcila ripctuta specie ad un quarto della naturale graiulczza; lio cieduto quindi supcrfluo riprodurre in una tavola lo scliolntro dfl Miiseo, anche perche si tratta di iudivitluo niolto {iiovitin , e iicl «jiiale percio le ossa non Iianno ancora acqnistato 1' intern sviluppo e consistenza : infatti la lnnghezza dello sclieletio da me posseduto, dal- r apice del tmiso ail' estremita del tubercolo caudale, e di soli sessaiilailue centimetri, qiiando qnello figiirato dal De Blainville arriva agli ottantotto ; si verifica pero anche nel- r eta poco inoltrata la circostanza della quasi totale scom- paisa dellc suture nelle ossa del cranio , niassiine della re- gione superiore.

II numero complessivo delle vertebre e molto minore di qnello clie s' incontra nelle specie congeneri , per la nian- canza della coda, arrivando alle -41 vale a dire quattro cefaliclie, sette cervicali , quattordici dorsali, cinque lom- bari , una del sacro , dieci caudali o cocigee , nientre nel ciiinale se ne enunierano 52 ( 4 cef. 7 c. -- 14 d. 7 1. -. 2 s. -- 18 c. ) , e nel babirussa hno a cinquantasei ( -i cef. - 7 c. - 13 d. -- 5 1. -- 2 s. - 25 c. ). Delle quattordici coste sette sono sternali, ed altrettante aster- nali , ma qui pure 1' ossificazione ha proceduto celeremen- te, giacclie tiitle le cartilagini si mostrano gremite di pun- ti solidi , cd anche nell' essicarsi poco lianno perduto nella mole, conservando quasi interamente la naturale direzione.

Rclativauiente alle ossa delle estreniiti vi si mostra no- tabile tendenza a semplificarsi , avvicinandosi per tal modo piuttosto al tipo dei runiinanti , del die ne troveremo pu- re indizii , anclie piij patenti , nclia singolare complicazio- ne dello stomaco. Abbenche negli arti anteriorl ben svilup- pate sieno ancora le quattro dila costituenti la nota ca- rattcristica del genere , la saldatura dei due mctacarpi prin- cipali iieir estremita superiore incomincia per cosl dire la metamorfosi , die assai pin oltre procede nei posteriori : quivi trovasi un solo metatarso principale , che appena

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mostra inferiormente , come nei rnminanti, la doppia testa articolare per le dita medic; dci lateiali csiste soltanto r interno notabilinente impiccolito, iion trovandosi dell' e- sterrio veiuna traccia , abljciiclie le region! siiperiori degli arti stessi sieno ben robnste , e molto piu cbe le analo- ghe delle estreinitu anteriori. Anclie in queste region! !l consolidamento e j ^rfezionamento delle ossa emula quelle d! gia avvertito nella testa , perclie le epifisi quasi dovun- que sonos! saldate al corpo, vedendosene appena un indi- zio nelle ossa dell' antibraccio.

Articolo 2,° Apparecchio dig^erente.

Essendo , come dissi, il pecari die descrivo molto gio- vine, mi ofFre 1' opportunita d! osservare e descrivere si la prima die la seconda dentizione. II De Blainville ( pag. 161 ) asserisce d! aver trovato soltanto quattro incisivi di latte si nella mascella superiore che nella inferiore , il niio esemplare ( Tav. 1. fig. 3. ) ne mostra evidentemente sei in quest' ultima, quattro dei quali (a, a), situati nel centro , robust!, cilindrici, a corona leggermente piatta, e due lateral! [b, b) piu deboli, la corona dei qual! , me- glio distinta dalla radice cilindrica , e di figura romboida- le e compressa; separati da quell! del centro mediante bre- vissimo spazio , die s! fa maggiore tra gl! stessi denti ed i canini. Nella mascella superiore (Tav. 1. fig. 1.) quat- tro sono gli incisivi, i due del centro (a) piu robust! e strettamente unit! , i lateral! sono impiantati a qualche di- stanza [b, b). Ma cio che maggiormente interessa, e si e avuto cura d! fare cliiaramente risaltare nelle tre figu- re della tavola , s! e il numero e grado di sviluppo dei denti di successione.

La dentatura completa nell' adulto si compone di dieci incisivi , quattro canini e ventiquattro molar! , in tutto trentotto , ventisei dei quali vanno soggett! a cambiamen- to, e sono gl! incisivi, i canini e dodici dei molari. Que- st! denti vedons! tuttora fermi negli alveoli, per cui, on- de mettere alio scoperto quelli di successione , si e dovuto

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aspoitare in diverso modo la parete ossea esterna : cosi nella figiira prima della citata tavola , tolta la lamina pa- latina del niascellare destro, ed aperti gli alveoli dei pri- mi tie niolari, superioiniente vedonsi qLielli di latte, la corona dei (jiiali e ben poco logorata , e fra le loro radici i gerini degli analoghi dcnti di sncccssionc ( c, f/ , e ). Nella tnascella snperiore i denti clie niostransi di piii inol- trati nello sviliippo sono i canini ; esiste di fatti in luogo, e ben robnsto, il canino di latte (/),e di gii\ la corona del permanente ( g ) e nscita dall' alveolo per cinque mil- limetri. Gli incisivi permanenti sono, come i molari di gii descritti, ben poco inoltrati nella loro formazione; conti- nuando sempre nella descrizione della mascella snperiore, tolta dal lato sinistro la parete esterna dell' iiiterniascella- re, e manifesta la grossa corona [a, fig. i. Tav. 1. ) del- r incisive medio permanente dello stesso lato, non essen- do ancora formata queiia del dente esteriore.

Ma passando a dire dello stato della dentizione nella mascella infcriore , aperti gli alveoli profundi dogli incisivi e del canino del sinistro lato nella regione snperiore ( fig. 3. Tav. cit. ), e ben manifesta porzione dell' incisivo me- dio permanente (c), e del canino (<r/), qnesto pero ad im grado di sviluppo molto minora di qnello avvertito nel- la mascella snperiore , a dilTerenza di quaiito snole per lo pill avvenire in altre specie di mamniileri nelle quali la dentizione piocede piii sollecita nella mascella inferiore. In quanto ai molari (Tav. 1. fig. 2. a, b, c ) , le corone dei primi tre permanenti, collocate profondamente entro distin- ti alveoli al disotto di qnelli di latte, hanno all' incirca lo stesso grado di svikippo descritto nella mascella snpe- riore. Al qual proposito della dentizione notero altresi es- sere inesatto qnanto asserisce il De Blainville, vale a di- re die Oken j)el primo abbia distrutto 1' errore , da Ari- stotile pervennto fino ai nostri tempi, die cioe i porci masclii abbiano niairsior nnmero di denti delle fismmine, e la specie manchi della prima dentizione : molto tempo prima Home, ed il nostro Prof, Gandolfi avevano, median- te appropriati stndi anatomici, distrutto 1' errore, studiando

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contemporaneamente sifllilto argomento, il primo nel cin- gliiale, ncl poico domestico il secondo.

Pel ririiaiieiilo del cauale alirnentare esofago, stomaco ed iiitestiiii nulla potrei aggimigere alle esatte e niinute descrizioiii del Tyson e del DaulieiUon , e massime di que- st' ultimo , soltaiito diro die avendo aperto pel lungo 1' in- testino tciiue , ed osseivatolo colla leiite, 1' interna di lui niernhiana nelle diverse regioni mi ha olTcrto le modifica- zioni seguenti. II digiuno in prossimitu del duodeno ha pa- reti niolto sottili , nell' interno leggermente veliutate, e corrispondentemeiite all' inserzione del mesereo si vede una striscia della lunghezza di dodici centimetri , larga tre mil- limetri di giandolette miliari, appianate, e di color giallo- gnolo; perdendosi la quale slrattnra i villi si fanno piu evidenti e coaq)licati. NelT ileo le pareti, alquanto piu ro- l)iiste, mostrano neil' interno struttura vellutata assai piu complicata e tomcntosa , e di tratto in tratto delle piccole cliiazze orbicolari dipendenti dal coadunamento di cripte mucipare.

Le pareti degji intestini crassi , assai piii consistent!, perdono nell' interno la struttura villosa, e si fa evidentis- sima la disposizione glandolare a chiazze e striscie assai frequenti. L' intestino cieco non ha che nove centimetri di lungiiezza, e quasi altrettauto di larghezza nella regio- ne pill rigonfia, dal centro della quale sorge un piccolo cono cieco avente la base di due centimetri, e 1' asse di tre, complicazione che , variamente modificandosi in diver- si generi di niammiferi, arriva poi a forme colossali nel cavallo. II colon molto esteso forma conqalicate inflessioni e ravvolgimenti , ed e assai ricco di concamerazioni e par- ziali sepimenti.

I visceri accessorii del canale digerente , fegato, pan- creas e niilza , sono descritti con sufficiente precisione dal- r encomiato Daubenton , che unisce alia descrizione anche la figura della milza e del fegato , coll' avvertenza essere que- st© mancante della vescichetta del fiele , singolariti tanto piu meritevole di rimarco in quanto che ne vanno fornite le specie congeneri, il cinghiale cioe , ed il porco di Siam. T. viir. 5

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Articolo 3." Apparecchio respirator to.

Abbenchc il polmone sia stato descritto dal Daubenton, lo fii per6 in nioJo troppo conciso, e la figura che ac- compagna una tale descrizione e inesatta, giacche spinta con troppa forza 1' aria nel viscere per la trachea , si fece strada nella faccia superiore al dissotto della pleura , che si vede sollevata in forma di due atnpie vesciche elittiche, iniproprianiente considerate quale condizione normale di questa specie. Ho quindi rappresentato nella Tav. 2. fig. 1. il viscere veduto dalla faccia inferiore in uno col canale tracheale, la laringe, e 1' osso joide. Quest' ultimo, colle ossa stiloidee molto lunghe [a, a, fig. 1. Tav. 2.), ascen- de per congiungersi all' osso petroso , mentre inferiormen- te tende al corpo dell' osso joide mediante due porzioni {a', a'),disposte lateralmente in semicircolo , e terminan- ti coli dove al corpo stesso si uniscono le corna tiroidee (d, d). Lo spazio non breve, che si interpone all' osso joide ed al lembo superiore della cartilagine tiroide , e chiuso da robusta membrana ( c ) formata da tessuto ela- stico, e limitata ai lati dai processi ascendenti ( i, i ) del- la cartilagine tiroide.

Siccoine la laringe ofFre una struttura singolare rispetto alia forma ed alia mole delle cartilagini che la compougo- no, cosi ho creduto opportuno di rappresentaria in tre aspetti diversi nella citata tavola seconda. Nella figura pri- ma r organo e veduto dalla faccia inferiore, riferendo sem- pre le parti alia naturale loro posizione nel corpo dell' a- nimale. La cartilagine tiroide (e) e voluminosa e robusta, estendendosi verso la regione superiore in modo da copri- re quasi interamente la cricoide ( a , a , Tav. 2. fig. 2 ) : esistono in essa ai lati due ampii fori elittici ( b, b ) che r attraversano del tutto, e sono ben distinti i processi ascendenti (c,c), che la uniscono, mediante tessuto ela- stico brevissimo, alle corrispondenti corna dell' osso joide; non che i processi discendenti {d, d) pei quali la tiroide

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poggia sui lati della cricoide, e fermamente vi aJerisce per opportuni legamenti.

La seconda cartilagine la cricoide ( Tav. 2. fig. \.f,f fig. 2. e fig. 3. y, f) nella regione superiore, corri- spondente al disco o gemma dell' anello, mostra nel centro una legger spina [e), die la rende alquanto incavata ai lati : essa pure e assai grossa e robusta ( a, a, fig. 3 ), e per mezzo di legamento denticolato esterno si congiunge al primo largo anello della trachea; cio per6 che la fa appa- lire piu singolare uella forma si e 1' allungamento inferiore (/,/", fig. l.)clie, attraversando il primo e secondo anello traclieale, passa ad unirsi col terzo , lasciaiido nel centro al davatiti , per quattro qninti di sua estensione , un' am- pia fenditura [f ) chiusa da seinplice tessuto fibroso.

Le aritnoidi (Z*, c, tav. 2, fig. 3. ) poco si allontanano dair ordinaria forma, soltanto il loro processo discendente ( d , fig. cit. ) e ben patente e terminate in punta mol- to acuta.

L' epiglotide (fig. 2.g fig. 3. e) non e proporzionatamen- te molto estesa , di figura quasi semicircolare , con legge- ra prominenza nel margine libero , a tale che non si po- trebbe chiudere esattamente 1' ampia glotide se, all' atto dell'abbassamento della epiglotide, non accadesse altresi I'ad- duzione delle aritnoidi , per la quale vien chiuso lo spazio interposto alle medesime.

Aperta pel lungo la laringe nella regione snperiore, tron- cando nel centro la cricoide ( fig. 3. Tav. 2. ) , sono ben ma- nifeste due robuste pieghe lateral! della mucosa (/, /) , indicate comunemente col nome di corde sonore, senza per6 che, posteriormente ad esse, vi sia indizio di cavita, cioe dei cosi detti ventricoli laringei. Ampia cavita invece, quasi ventricolo medio snperiore della laringe, esiste al di- sotto dell' inserzione dell' epiglotide all' angolo anteriore del- la tiroide (g, fig. 3. Tav. 2. ), che produce la notabile prominenza all' infuori della cartilagine stessa.

La trachea (g, fig. 1. Tav. 2. ) si compone di ventisei anelli, i primi due, come dissi , sono interrotti dal pro- lungarsi della cricoide , quelli che seguono , fino al di li

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tlella nieti del canalc, sono robusti ed interi ; riell' ultima poizione , oltrecche si restringe alquanto il canale stesso, i suoi aiielli sono piii deboli , e mancanti al solito di un segmento nella faccia superiore.

Delle due masse polmonari la destra , alquanto maggio- re , si compone di quattro lobi {k, I , m , n , fig. 1. Tav. 2.), il maggiore dei quali c il posteiiore (m) , ed il miniino [n), situato verso il centro del toiace , applicasi in parte sul- r esterna faccia del pericardio. La sinistra massa e divisa in tre lobi princlpali (o, p, q, fig. cit. ) : seinbra per6 die questo mode di separazione possa andar soggetto a variazioni nei diversi individui , giacche il Daubenton la dice composta di due soltanto, ed anzi riflette a tal pro- posito cbe il Falcobiu-gio aveva fatto menzione di un ter- zo lobo, come pure si osserva nell' eseniplare die de- scrivo.

Articolo 4-.° Del cuore e del tronco dcW aorta.

II cuore (/z, fig. 1. Tav. 2.) essendo nella figura ri- mosso dalla naturale posizioiie , e piesentando di fronte r apice , non puo dare esatta idea della sua conformazio- ne , essa dire si deve pcro del tutto somigliante a tpiella di iiiolti altri mammiferi, rappresentnndo un coiio di for- ma alhingata, ad apice acnto, 1' asse del quale arriva ai sei centimetri e mezzo, e la base ne ba (juattro e sette millimetri. Ma ci6 die per me riusciva piu interessante era r esame del tronco aortico, avendo diversi Autori descrit- ta come normale una conforrnazione cbe, a mio credere, e piuttosto il prodotto di malattia, costituente percio un vizio strumentale od anomalia patologica. II piii volte ci- tato medico inglese Tyson avverti, cbe il tronco discenden- te dell' aorta , tra il cuore e la biforcazione iliaca, offriva tre dilataziuni , a parete interna rugosa le prime due, pic- cola la terza , situata presso la detta biforcazione, non fu aperta. L' Antore domanda a se stesso se questi aneurismi riguardar si debbano come morbosi , o non piuttosto quale naturale conforrnazione , propendendo per T ultima ipotesi.

Del Pecari 37

e paragonando questa aorta al vaso dorsale delle larve de- gli iiisetti come lo descrive il Malpighi. Avendo il Dauben- ton trovato un ampio sacco aneiuismatico semplice nel- r aorta di altro iudividuo, a quattro pollici dall' arco , ne conchludeva , clie la dilatazione non fosse struttura acci- dentale e particolare a quell' individuo , ma esservi invece fondato motivo per dubitare di dovere in tutti riscontrar- la. Proposizione veramente arrischiata essendoccbe due soli esempi, e non conforrni , non possono prestare fondamen- to sufficiente a generale dednzione di tanta importanza , e che rappresenterebbe un tipo di costruzione nuovo non solo pei mammiferi, ma puossi dire per tutti i vertebrati. Le laminette ossee delle pareti del sacco, la loro grossez- za , gli interni strati di pseudo-membrane , il denso gru- nio fibrlnoso contenuto , confermano sempre piii 1' asserto trattarsi cioe di vera degenerazione niorbosa del tronco aortico. Infatti in tiitto il tronco nominato , gran parte del quale e rappresentata nella figura prima delia seconda ta- vola (r), ed il rimanente si trova unito all' apparecchio geni- tale, nulla mi si e offerto che paragonare si possa a dila- tazioni sia natural! , sia morbose. L' aspetto stesso dell' in- terna parete di tutto il tratto dell' aorta per nulla si sco- sta dalla condizione la piii comune e naturale. Trattandosi di animale sul quale si puo facilmente esercitare lo scal- pello degli Anatomici , mi lusingo che sia per essere facil- mente confermato quanto venne da me asserito , onde non sia contro di me ritorto 1' argomento teste esposto , che cioe poche osservazioni non ])astino a stabilire norme e principii generali , massime trattandosi della struttura tan- to varia e complicata degli animali.

Articolo 5.° Apparecchio geniiale ed uropojetico.

Gli organi destinati alia propagazione della specie sono stati descritti e rappreseiitati con appropriate figure solo nel maschio ; di quelle della femmina lo stesso Tyson non ne fa parola , riferendosi a tal proposito soltanto a quanto asserisce di avere osservato occupandosi dell' anatomia del

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porco spino , animale di tntt' altio genere : il Daubenton poi dice genericamcnte, die il pecari ha per la generazione le stesse parti clie il cinghiale, il vcrro ed il porco di Siam, la quale ultima proposizione non e al certo esatta , massi- me rispetto all' utero, deducendolo auclie soltanto dal nu- niero dei piccoli clie le diverse specie portauo abitualmen- te iu ciascuna gravidauza, nieutre cpiaudo il cinghiale ed il pecari non portano die tre o qiiattro piccoli , la fem- niina del porco domestico quasi sempre ne da otto a dieci : l' utero quindi deve addattare le proprie forine a questa copiosa portata, alluogando le sue produzioni late- rall, ossiauo le corna, a modo quasi di piccolo intestl- no , die ha pure i legamenti lati estesi iu proporzione, e foggiati a guisa di largo niesenterio.

Nella femmina che descrivo molto giovane , e die noa

era per anche stata fecondata, 1' utero difatti non pre-

senta proporzioni molto estese , la vagina invece e lun-

ga e complicata , perche dall' esterna apertura alia bocca

deir utero misuransi nove centimetrl , avendone soltanto

sette il corpo di quest' ultimo. Subito al di dentro del-

r angolo superiore della vulva la clitoride protubera in

forma di couica appendice ricurva , ad apice acutissimo,

prolungantesi libera per sei niillimetri. Da questo puuto

alio sbocco deir uretra evvi 1' iutervallo di due decime-

tri e quattro millimetri, spazio di vagina a pareti mus-

colose , assai robuste , ricchissimo di vasi sanguiferi , e

r interna parete del quale e sparsa di copiose nigoslti

lon^itudinali. Presso lo sbocco dell' uretra evvi nella va-

gina un' altro angustissimo foro, reso tale si per lo strin-

gersi del canale , che per una specie di piega anulare

franglata die, quasi a guisa di imene, ne ottura per la

massima parte lo sbocco. Al di hi dell' imene la vagina

s' allarga notabilmente , le sue pareti si fanno levigate e

sottili , mantenendosi tali fino al collo dell' utero , intorno

al quale aderisce la vagina stessa. Questa seconda regione

dd canale, che pu6 denominarsi ad utero, e quindi della

lungbezza di sei decimetri e sei millimetri.

La bocca dell' utero, di forma circolare, 6 limitata da

Del Pecari 39

labbro sottile , trasversalmente rugoso nel lembo rivolto verso I' iritestino retto: il di lui corpo lungo sei centiine- tri e mezzo, foriiito di pareti non molto robuste, mostra da prima nell' interno delle grosse pieghe anulari , tras- versalmente solcate,che lie restringono grandemente la ca- vita ; nell' estensione di quattro centimetri e mezzo se ne contano otto : a! di la di (jueste sorge tosto altra piega semilunare semplice , in direzione trasversa d' alto in bas- so , per la quale il cavo dell' estremiti del corpo dell' ute- ro viene separate in due spazi uguali , che riguardar si possono come 1' incominciamento della caviti delle produ- zioni laterali, ossia delle corna uterine. Queste , dirigendo- si spiralmente ai lati , percorrono lo spazio di sei centime- tri , hanno pareti deboli , facilmente dilatabili , terminate al solito in ampio imbuto che abbraccia le ovaje : sono queste ultime di forma ovoide , compianate, a superficie imita e levigata , e giungono appena ai sette millimetri , misurate nel maggior diametro. In queste appendici del- r utero s' incontra la maggior dilFerenza confrontate colle analoghe del porco domestico , giacche in questo le dette corna , anche nelle femmine che non subirono 1' accosta- mento del maschio, hanno una estensione almeno tripla , e le ovaje , a superficie irregoiare , sembrano composte di parecchie glebe, o masse sferiche, distinte e separate da profondi solchi.

L' apparccchio uropojetico, in quanto ai reni, non mo- stra quelle difFerenze nella mole e figura che furono nota- te dal Daubenton, solo il destro e alcun poco piu piccolo del sinistro, e da ambe le parti, sui vasi diretti ai reni, spiccano i reni succenturiati, di forma allungata e piutto- sto voluminosi , come e ampia ed in forma di ovoide al- lungato la vescica delle orine.

Articolo 6.° Descrizione di un feto della stessa specie.

Unito al pecari adulto trovai, conservato nello spiri- to , ancbe un feto , pure di sesso femrainino , che pas- 80 a descrivere breveraente , occupandomi principalmente

iO Antonio Alessandrini

di quelle parti , clic trovai del tiitto giiaste o mancanti nel prime esemplare. II peso anivava alio oncie dieci della lib- bra mercantile bolognese ; delle dimeiisioni non ne parlero perclio abbastanza maiilfeste dalla figiira 1. tav. 3., cbe rappresenta raiiimale di uatiuale grandezza , e giacente sill sinistro lato.

Dallo state di frescbezza in cui si trova il funlcolo om- belicale (a) sembrerebbe cbe il feto fosse stato estratto dal- 1' iitero , pero essendo non molto lontana 1' epoca del par- te, come appare ancbe dalla mole del corpo, e molto piu dallo stato dei visceri. La peile e seminata di i-adi peli , i quali non mestraiio tinta rossigiia unilbrme, come asse- riscono Federico Cuvier e Geoffioy Saiiit-Hilaire addot- tando il parere del D' Azara. L' individuo die lie sett'ec- cbio, lungo la liiica media del dorse, e sul vertice della testa, li mostra per la massima parte di color fosco ten- dente al nere, ma senza le biancbe zone proprie dell'adul- to ; sui fiancbi il colore diviene rossigno dilavato , i peli seno pill radi e deboli, finclie nell' addome , e nella re- gione iiiferiore delle zampe , somigliano piuttosto a tenuis- sima laniigine , della quale sono poi del tutto prive le piante dei piedi. Nella faccia esistono dei fioccbi di robu- sti peli nericci , massime presse il cello, e corrispondente- mente ai margini orbitali superiore ed inferiore {b,c,d, fig. 1. Tav. 3.), abliencbe le oreccliiette esterne , e I'estre- mitu del muse superiormente sieno quasi del tutto nude. Sul dorse , alia distanza di quattre ceiitimetri dall' apice del tubercolo caudale , e visibilissimo une spazio circolare , del diametro di quasi nn centimetro , cerrispondente alia po- sizione della glandola cbe prepara 1' umor fetide {a, fig. 2. Tav. 3.), cbe esce poi dal torellino centrale {b^ fig. cit.), disposizione per la quale 1' Aldrovandi defini la specie col- la fiase = Sus umbilicum in dorse babens = , e piii giu- stamente Linneo lo disse = Sus ecaudatus, folliculum icbor- suin in dorse gerens = , del quale appareccbio nel feto ne esiste appena la traccia , ma che nell' adulto fu egre- giamente descritto e rappresentato dal piu volte encomia- to Daubenton.

Dei. Pecari 41

Noil avcii(]o potato, come dissi, esamiiiare i visceri clel- le tie cavita iiella posizionc naturalo nell' adulto , lio pro- curato (li suppliro in parte ad una tale rnancaiiza rappre- sentaiuJo aperte lateialmeiite le cavita del toiace e dell'ad- douie di tpjesto stesso foto, giacente sul sinistio lato, co- me si puo vedere nella Tav. 4. fig. 1. II dostio polmone (a, Z*, c) appare diviso in tie soli lohi, giacclie del quar- to, disteso sul cuoie nell' adulto, («, Tav. 2. fig. 1.) ap- pena se ne scorge i' indizio di separazione nel leggier solco ( Z* , Tav. 4. fig. 1.) esistente presso il lembo anteriore del lol)0 medio. Non aveudo respirato il viscere e pesante, com- patto , e non riempie la cavita nella f[uale e contenuto, per cui resta in gran parte scoperto it cnore {d, Tav. 4. fig. 1.).. il troiico della cava posteriore (e, fig. cit.), supe- rato il diaframma (h) , ed anteriormente un grosso fascio {/) composto dai vasi e nervi che,al disopra della prima costa (g), lasciata intera ed aderente alio sterno (c) , dal torace ascendono pel cello, o da questo discendono entro il petto.

Tolta anche la sinistra parete toracica, quivi il polmone h del tutto siniigliante a quello dell' adulto , soltanto il solco interposto al loho anteriore e medio non e per an- che ben manifesto. Da questo lato e pur anche visibile la grossa massa del timo , poggiante sul pericardio alia base del cuore.

Nell' addome il fegato {k, I, Tav. 4. fig. 1.), assai vo- luminoso, riempie tutta la zona anteriore^ vale a dire I'epi- gastrio e li ippocondrii. La figura dimostra soltanto la parte destra e media del viscere, divisa mediante profoudo solco in due lol)i,dal qual solco veramente non si vede ascen- dere, come ordinariamente accade nella maggior parte de- gli altri mauimiferi , un legamento falciforme, per cui fu detto dal Fnireii die il pecari ue mancava. Siccorne pero questo primo solco si estende ad occupare appeua la ter- za parte della faccia convessa del viscere , cosi 1' analogo del legamento sospensorio si trova piuttosto alia estremita della piu estesa e profonda solcatura, insinuantesi fra il se- condo e terzo lobo , particolarita di gia avvertita anche dal

T. VIII. 6

42 Antonio ALErSANORiNi

Daubenton : al prime solco pero corrisponde 1' inserzione della vena onibelicale (m, Tav. A. fig. 1.), evidentissima iiella figiira, porclie inviliippata da copiosa cellnlare. Abben- cbe It) stomaco (//) imiti le forme di quello deH'adiilto, tiittavia non sono ancora bene evident! i profondi solchi, cbe in se^'uito lo divideranno in tie saccbi distinti. L'omen- to (o) si estende di pk a coprire l)uona parte dei tenui , e niostra evidentissirne le reti vascolari.

La niilza (/?, Tav. i . fij;. 1.) e pnre notabilmente svi- hippata, arrivando alia Inugliezza di quasi qnattro centime- tri , e misiirandone luio e tre millimetri nella massima sua largbezza verso il centro : abbenche la piii gran parte di essa si approfondi iiel sinistro ippocondrio , tuttavia lungo la grande curvatura dello stomaco, ed aderente all' omen- to, oltrepassa il centro dell'addome, toccaudo al destro ippocondrio ; sulla sua faccia concava percio applicasi la pill gran parte del pancreas, esso pure di mole notabile.

In quanto al tubo intestinale i complicatissimi ravvolgi- menti del tenne (q, q, Tav. 4, fig. 1.) riempiono il cen- tra dell' addome , coperti in parte dall' omento, estenden- dosi a notabile Inngliezza , abbenche contratti per I' im- mersione nello spirito, e contenenti pochissima materia: i crassi invece sono alquanto piu distesi dal meconio coa- gnlnto, ed il cieco presenta esattamente la forma propria deir adulto.

Rispetto air apparecchio uropojetico-genitale , i reni (r, Tav. 4. fig. 1.) hanno 1' esterna superficie levigata , e mo- strano appena T apparenza lobulare , tanto manifesta nel feto delle altre specie di mammiferi a reni semplici, com- preso r uomo medesimo. I reui succenturiati , die pure durante la vita entrouterina banno comunemente notabil grado di sviluppo , nel pecari sono piuttosto piccfili : in- vece la vescica delle orine, che sporge tutta inters fuori della peivi, ( v, ,?, Tav. 4. fig. 1.) in forma di cono allungatis- simo , coll' apic(! continuantesi nell' uraco , e piuttosto am- pia , e quantunque del tutto vuota e contratta , si esten- de in limgbezza a tre centimetri e mezzo, avendone alia base uno e tre millimetri di diametro ; ai lati di questa

Del Pecari 43

lunga vescica sono bene evideiiti le grosse arterle oinbeli- cali, diiette al fuiiicolo.

Gli organi inservieiiti alia propagazione della specie si dimostrano per la massiina parte tiella piu volte citala Tav. i. fig. ' •, respiiiti alipiaiito avaiiti i giri degli inte- Stini , ed imitatio perfettaineiitc: le foniie di (pielli di gii descritti dell' individuo adiilto. Stirato iti alto il destro coriio deir utcro si lende riiaiiilesto il padiglioiie disteso della trum- ba Falloppiatia (//, Tav. i. fig. 1.), iion die la coriispoiiden- te ovaja {v): nella distaiiza poi clie [>a!?sa dal foodo del- 1' utero alia vulva, distanza clie airiva a piii di qiiattro centiiiietii , si trova la ragioiie del notabile alliiiigaiucuto della vagina.

Le glandole mammarie {z , z , Tav. -i. fig. 1. ) , situa- te sulla regione posteriore della parete itiferiore addomina- le , colla breve lore estensioue, ed il piccol nunieio di ca- pezzoli , diniostratio pure uon potere questo auiuiale, per legge generale , dare pid di quattro piccoli in ciascuna portata.

Non trovando che da Colore i quali fitio al presente sonosi occupati dell'anatomia del pecari , siasi tenuto discorso del- r orgaiio centrale del sistema nervoso I'asse cerebro-spinale, notando soltanto il diligentissimo Daubenton = clie le sinuo- sita del cervello e del cervelletto non erano figurate come quelle del porco = bo creduto utile rappresentare quest'or- gano nella naturale posizione nel feto , non essendo quello deir adulto in utio stato di sufficiente conservazione. In questo mi fu dato soltanto di potere esaminare, non per ancbe interamente scomposto massime nelle membrane, il bulbo detr occhio : era esse piuttosto piccolo , di forma quasi sferica , se si eccettui la prominenza prodotta dalla cornea lucida ; 1' iride strisciata di color rosso fosco e ne- rastro con larga pupilla circolare. La coroide nella faccia rivolta verso la retina offriva un elegautissimo tappeto, este- so fino al contorno dell' uvea , di unifonne colore verde-az- zurrognolo cbiaro , imitante quello dei Ruminaiiti : partico- larita tanto piii meritevole di rimarco in quanto cbe nei Principii d' Anatomia Comparata del de Blainville (1822.

44 Antonio At.essandrini

pag. 396 ) si logge die le specie del Cen. Sus noii mo- stiaiio tracria di tappeto. ]\Ia ritoniando al discorso sal fe- to, la tavola cpiarta fig. 2. rappreseiita 1' orgaiio cefalo-spF- iiale, vediito dal lato superiore nella natmale posizione, spogliato \l cervelio aiiclie della dura niadie , e diligente- mente scoperta da anibi i lali la liiiiga serie dei nervi spi- nali. Cli emisferi cerehrali listictti aiileriorinente, molto piu vasti nella regione [)osteriore , smio ioriiiti di iiiiimte cir- convolnzioiii {a, h, fig. cit. ), alle qnali perciu si iiiter- pongono complicatissime solcature od iiitercapedini , e rasso- uiigliano piiittosto alia complicata stnittiira del cervelio dei Cetacei , od aiiclie a qnello della OiialFa , giusta le figure datetie dall' Owen ( Transactions of the Zoological Society torn. II. J8'(l. pag. 217.), di qiiello clie alia piu sempli- ce di molte altro specie, collocate nei qnadri zoologici in maggiore prossimita dei pacliidenni; ad onta di cio la no- tata disposizione e quasi completainente simmetrica a de- stia ed a sinistra , massime al lembo interno degli emisfe- ri, e nel lato posteriore , il quale, troncato quasi trasvcr- salniente, lascia alio scoperto \\ cervelletto ( c ). E qnesto di piccola mole rispetto al cervelio, ma ben distinto in tre lobi , il medio dei quali , molto promincnte , si vede tras- versalmente solcato , laddove i laterali, piu depressi, fiiruiti sono alia superficie di solcature contorte,, clie emulano quelle del cervelio.

La midolla spinale, abbenche coperta ancora dalla dura madre, dalla quale non si sarebbe potato spogliaria senza malajnente scoinporne la forma e struttura, non ha dovun- que lo stesso diainetro, seguendo la regola comune di in- grossare di piu corrispondeiiteinente alia inserzione dei piu gross! tronchi nervosi : cosi degli otto cervicali [d] i mag- giori essendo i quattro posteriori , e dei dorsali i tre an- terior!, qnivi il ciliudro midollare notabilmente ingrossa , dovendo fiirmarsi a spese dei nervi stessi 1' insigne plesso bracchiale per gli arti anterior!; il rinianente della regione dorsale fin presso ai lombi [c, fig. 2.) notabilmente si assottiglia, in forza della debolezza dei tronchi comunican- ti , ingrossandosi d! nuovo alquanto posteriormente fino oltre

Del Pecari 45

la metu della regione lomhare, corrisponJentemeiite all' iri- serzione dei piii gross! tronciii del plesso dello stesso nome destinato per gli aiti poslerioii. Giusta la gii fatta eiiume- razioiie delle veitebre cinque troriclii nervosi assegiiaiisi al- ia regione lombare , e gli altri clie rimangono, in numero di sette, appartengono alia regione sacro-caudale. Percid a trentaquattro paia ascendono i nervi spinali, distinti in ot- to cervicali , rpiattordlci dnrsali , cinque lomhari , sette sa- cro-caudali ; quindi la priiicipale diHerenza , confrontando questo sisteina con qnello del cingliiale e del porco dome- stico , riferire si deve all' ultima regione, la sacro-caudale (g"), svilnppatissinia nelle nominate specie, del tntto ru- dimentaria nel pecari, stante la quasi totale mancanza del- la coda, per cui le ultinie due paia dei nervi caudali esi- lisslmi sono da ciascun lato contenute in una comune va- gina , di modo clie a prima vista questa estrema regione apparirebhe composta di soli sei tronchi nervosi.

Le poclie cose esposte ad aiiipliazione dell'anatomia del pecari fornir possono argomento sufficiente a due serie di deduzioni di non poca importan7;a , 1' una risguardante 1' ap- parecchio digerente, spettante 1' altra alia piu evidente di- mostrazione del posto clie meglio compete a questo ani- male nella zoologica distribuzione della classe dei mamnii- feri. Rapporto all' appareccbio digerente viene ad evidenza dimostrato clie , a guisa delle altre specie congeneri , la dentizione proccde nelle regole coniuni , percbe esistono veri denti di latte si nella serie degli incisivi , che in quel- la dei canini, e dei primi molari , e cbe del tutto erronea si e r opinione, pure per lungo tempo da Scrittori auto- revoli sostenuta , clie cioe, in quanto al numero dei denti, siavi difFerenza tra il mascliio e la femmina. Come e pure eccezione singolarissima la mancanza della vescichetta del fiele : parve infatti di taiita importanza una tale anomalia al Tyson che suppose, poter essa esistere nascosta entro la sostanza del viscere , il che certamente non si verifica.

Per ultimo molti sono i caratteri pei quali sembra che il pecari collocar si debba in prossimita dei Ruminanti, tali sono , citando solo i principali , la semplilicazione del

46 Antonio Alessandiiini

piede , e massime del posteiiore , in cui il metatarso ofTre soltanto la doppia testa articolare iiiferiore per le due dita medie , essendo il dito laterale estenio del tutto scompar- so , e lidotto ad esilissinio rudiniento l' interno, quasi a fojTiiia del cosi detto sperone del ruminanti. La qualiti delio stomaco , diviso non solo in quattio distinte conca- nieiazioni, ma avente ancora nel piimo sacco epitelio aspro, rugoso , soiido, ad itnitazione di quello del luniine , e par- te del colon ripiegato spiralmente, quasi a foggia di quel- lo del vitello: I' esistenza di ampio tappeto neirocchio,e la conformazione della raassa encefalica, che molto rassomi- glia a quella della Giraffa. Dunque ad ottenere una piu naturale successione di specie, desunta dalia loro organiz- zazione, si colloclu il genere Sus all' estremo limite dei Pacliidermi , e la specie del Pecari li congiunga ai Ru- minanti.

SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE

TAVOLA 1.

CoDtiene trc figure spellanii alia icsla dcllo schelctro. Gli oggetii sono rappre-

senlali di naliiialc giMtidezza. Fig. 1. II lescliio vediilo per la base, lolla la raandibola, e collocalo obbliqua-

mente u\\ sinislro lato. a, incisivi medii. b , b , incisivi lateral).

e, d, e, i tre prinii molari permaDCDti in formazione.

f, canino di lalle.

g, canino permanenle.

Fig- 2. La mandibula dal sinislro lato.

a, b, c, la corona dei ire molari permanenii anterior!.

Fig. 3. L' es.tren)ili della slessa mandibola dal lato stiperiore.

a, a, t qnallro denii incisivi del centro spellanii alia prima denlizione.

b , b , \ due lalerali.

c, gernie dell' incisivo medio permanenle.

d, idem del dente canino.

Fig. 4. L' eslreniiia della mascella superiore , vedula dal lato sinislro. a, la corona dell' incisivo permanenle medio.

TAVOLA 2.

Fig. 1. II poloione ed il cuore veduii dalla faccia inferiore, di grandczza na- tnrale.

a , a , le ossa siiloidee.

a', a', corna stilnidee dell' osso joide.

b, il di Ini corpo.

c, spazio menibrannso inlerpnsto alia laringe ed ail' osso joide.

d, d, le corna liroidee di quest' ultimo.

e , r ampia cariilagme liniide.

^, singolari pmihizioni discendenli della cricoide.

f , fendilura cenlralc delle raedesime.

g, la trachea.

ft , il cuore sollevalo in alio.

i , i , process! ascendent! o joide! della carlilagine liroide.

A, t, t/i, ! ire lob! principal! della desira massa polmonare.

n , piccolo lobo appartencnte alia massa slessa , e poggiante sul pericardio.

0, p, 9, ! trc lob! principal! della sinistra massa.

r , 1' aorta posteriore.

s , r estremiia della cava posteriore slirata verso il destro lato.

Fig. '2. Laringe vednlj dalla faccia snperinre , spngliala dei moscoli.

a, Q, regioni laterali della grande cariilagioe liroide.

i8 Antonio Alessandrini

b, b, nalurale |icrforamcnlo della medesiiiia. c , c , process! siiloiilei.

d, d, pi'occssi cricoidci.

e, la cricoidc \ediita dalla faccia siiperifrc.

f, prodiizinne lesamoDiosa dcnliculala ilie imisce il lerabo posteriore della cri-

coids a! piiciio aiii'llo della Irachea.

g , r epii;l(ilide.

h , feiidilma iiiterpnsia alio arilnoidi.

Fig. 3. Laiinj,'e apeiia pel liiii!;i) nella resione snpeiiore , Ironcando la gemma della cricdide, cd i priini due anelii della Iracliea.

a, a, la cricoide lioncala iiel ceiilio.

b , V arilnoidc sinistra. c , la desira.

d , il processo discendenle della medesiraa.

e , r epigloiide.

f, f, le conle sonnrc , o picglie lalerali della mucosa inlerna.

g, ventiicolo lariugeo medio.

TAVOLA 3.

Fig. 1. Un felo di sessn femminino , vedulo giacenle sul lato siiiistro, e rap-

preseiilalo di naliiiale grandezza. a, il fiinicolo ombelicale reciso. b , c , d , (ii)cclii di giossi peli , quasi setole. Fig. 2. L' csirema regione doisalc dello stesso felo. a, il I'lidimenio di cnda. I, spazio piivo di peli, clie cnprc la glandola seccniente 1' iimor felido.

c, forellino centrale coirispoadeule a piccola vascliella nella ([iialc si accuraula

r umore predello.

TAVOL\ 4.

Fig. 1. Lo slesso feto vediilo giacenle sul sinistro lato, telle in gran parte le pareti dell' aildome e del lurace , onde rappresenlare i visceri contenuli nel- la posizione nalurale.

a, 6, c, i Ire lobi principali del destio polmone.

d, il CHore.

e, il tronco della cava addominale dirclto alia desira oreccliietta.

f, fascio di vasi e nervi die vanno , o parlono dal cuore , e passando al

dissnpra della prima cosia (g), conservata intera, ascendono pel coUo. h, il diatraiuma staccato del liilto dalle cosle. t, lo slerno. k, I, il fegato. m , la vena ombelicale. n , In slomaco.

0 , r omenlo. p, la milza.

q, q, complicali rawolgimenli dell' intestine teniie.

r, il renc deslro.

s , s, la vescica i rinaria.

1 , il funiccdo ombelicale Ironcaio.

14, il padiglioue de^Iro disteso della tuba falloppiana.

Del Pecari 49

V , r ovaia corrispondcnle.

X, la vulva.

y , V ano.

z, z, le glandole mammarie.

a', r osso sliloidco deslro.

h', la glandola sottomascellare.

c, la lingua rovesciala in basso.

Fig. 2. Lo stesso feto vednto pel dorso, aperta 1' ossea teca del cranio e delia

spina, onde dimosirare nella posizione naturale 1' asse cerebro-spinale ,

tolla ancora la dura madre nella regione encefalica. a, h, il ccrvcllo.

c, il ccrvellello.

d, gli olto nervi cervicali.

e , i qualtordici nervi dorsali.

f, i cinque lombari.

g, i selle sacro-caudali.

h, esile filamento centrale composlo di cellulare proluDgantesi dagli inviluppi.

T. viir.

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AIRISU COIfiillTA Dill' m

IN UNA FANCIULLA

COA' ISBOCCO DELI' LMESTIXO RETTO NELLA YL'LVA.

PROCESSO OPERATOrxIO POSTO m PRATICA OXDE KIUEDIARTI.

MEMORIA

DEL

PROF. CAV. FRAIVCESCO RIZZOLI

(Lelta ntlla Sessiooe dteli >1 Deccmbre t8J6' )

XJ atresia congenita dell' ano costituisce una organica innormalita degna di merltaie la piii attenta considerazione degli anatomici, a dei cliirurghi, conciossiache, sebbene in alcuni casi , 1' anatomica disposizione delle parti sia ta- le, da potere permettere di togliere questa atresia, con mezzi assai facili, e sicuri, in altri invece o non e possi- bile il ripararvi , o non vi si riesce se non che mediante operazioni cliirurgiclie difficili , assai delicate, od ardite.

E di vero (juando la cUiusura dell' ano e soltanto pro- dotta da una sottile organica membrana, o dal derma, con una semplice incisione si potri senza stento , e stabil- mente togliere 1' atresia, e dar canipo alia facile evacua- zione delle feci per la via normale. Ma quando invece al- ia chiusura dell' ano si associeranno la completa oblitera- zione del retto intestino, la di lui parziale o totale man- canza, il di lui sbocco neU'urctra, nella vescica urinaria,

TiZ Francesco Rizzoli

iiella repione dci lC5ticoii,o qnalciino del molii altrl o ri- levanti deviatiionti di s-triittiira nelle parti ad csso aiio adiacenti, clie i piii celehri scrittori di anatoniia patologi- ca ci disvelaiono , in allora per quatito 1' ingogiio del rhi- rnrgo sia posto a tortura , o non giimgerassi a trovar nio- do clie valga a forinar quella via uonnale, clie iiatiira non opeio, o spesso non vi si ginngera, clie con cliirnrgiclie operazioni picne di diflicolta, e di lischi.

Di qneste atresie per altro non intendo oggi occuparmi, proponendonii soltanto di trattonermi su qnella in cni il retto intestino sbocca nella vagina, o nella vnlva , e della quale gia fecero menzione Moebio, Mercuriale , Benivieni , Morgagni , Daniele Senneit, Tommaso Bartolino , Giovan- ni Radio, Isacco Contarino e vaiii moderni.

Fra questi autori , ritennero alcuni, clie chi aveva la sven- tnra di nasceie con tale atresia, non poteva vivere lungamen- te, altrl si mostrarono persuasi clie la incontinenza delle feci lie fosse una necessaria conseguenza , altri infine dicliiara- rono, clie non essendovi fondata speranza di poterla toglie- re, nulla si avesse a tentare, e clie I' opera del cliirur- go tutt' al piu dovesse liniitarsi ad allargare alquanto 1' a- pertura di sbocco del retto intestino, se fosse cosl ristret- ta , da impedire che le grosse , e dure scibale venissero e- vacuate.

]\Ia oltrecbe non ripugna alia ragione il pensare , che ad onta di questa atresia , possa la vita lungamente pro- trarsi, ce lo confernia poi fra le altre, una osservazione di Mercuriale, per la quale sianio rassicurati, clie una ebrea di Padova nata cosl, pote giungere fino a 100 anni ; mo- strandoci pure non pochi fatti, avere errato coloro i quali ritennero la incontinenza delle feci nei suindicati casi es- sere inevitabile , errore che io stesso ho potuto di recente constatare.

Che poi sia sano consiglio, pel solo timore di incerta riescita, il non pensare a togliere una tale schifezza , cui ponno succedere non pochi gravi incomodi, e mali , clie sia miglior partito , pel solo dubbio di non raggiungere lo scopo bramato, 1' abbandonare alia sua triste sorte , ed il

Dt UNA Atresia congenita ec. 53

lasclare per seinpio in uno stato cosi ril)nttante nn essere, die posto in coiulizioni nonnali, potrehbe fruire di molti beni , formare la delizia di adorato marito, la consolazio- ne, la felicita di uii' amorosa famiglia , non saravvi per certo ai gioriii nostri alcuno che lo dicliiarl , ed aiizi i cliiiurglii presi dal desiderio vivissimo di riparare a tanto ])isogno , con nuovi studii , ed osservazioni sorgendo, rie- scirauiio a far brillare di viva luce quella densa , e ciipa caligine , die tuttoia ottenebra questa parte di chirurgia assai importante.

Intaiito, io vi diro quel poco che ho fatto , e vl espor- ro con veriti il risultato , che con cio mi riesci di ot- tenere.

Nel giorno 13 Maggio dell' andante anno ( 185G ) mi veniva presentata dalla propria madre un' avvenente fan- cinlla di Massa Lonibarda, di moltisslma intelligenza , dcl- r eta di nove anni , abbastanza robusta , e mi si faceva preghiera, acciocche 1' accogliessi in Clinica , per fare in lei quei tentativi, die avessi creduti convenienti a liberarla da una assai affliggente iniperfezione con cui era nata , e che consisteva appunto in un' atresia dell' ano con isbocco del- r intestino retto nella regione vulvare.

Non mi rifiutai all' inchiesta, e postomi all' attento esa- me delle parti ove esisteva la innormalita , rilevai difatti la mancanza dell' apertura dell' ano nella regione naturale, ove invece il derma mostravasi alquanto infossato. Ivi pre- mendo col dito , non si sentivano che tessuti piuttosto resistenti. Dall' indicata infossatura diriggendosi anterior- mente verso la commessura posteriore della vulva, appari- va la regione perineale , la quale era alquanto promincn- te, e della lunghezza di quattro linee circa (1), sporgen- za che mediante un diligente esame pareva potesse in ispecial mode ripetersi dalla presenza di alcuni dei mu- scoli proprii di detta regione , e rnolto probabilniente dal trasversi. Limitava poi la parte posteriore della descritta

(1) Tav. 5. fig. 1. a.

54- Francesco Rizzoli

iiifossatura la regione del cocige, clie mantenevasi nello stato fisiologico.

Rivolte da ultimo le mle indagini all' apparecchio genito- -urinario esterno notai, clie il Motite di Venere, la Clitori- de, il vestlbolo, il nieato utiiiario esterno, erano in istato iiormale , le grandi labbra invece , e le ninfe erano a da- stra pill sviliippate clie a sinistra, aumento di volume, die non mancava pure di verificarsi nella natica corrispon- dente, e clie riscontravasi ancora piuttosto marcato nel sot- tostante arto pelviano.

Scostate fra loro le grandi e piccole labbra , la di cui interna superficie trovavasi molto sensibile, ed in uno stato di irritative turgore , si vedeva V imene esso pure alquan- to ingorgato e sensibile, di figura circolare, forato nel suo centro, ed occupante il posto ordinario.

Nella regione della fossetta navicolai'e rinvenivasi im' a- pertura di figura circolare, del diametro poco piii di due linee , increspata nel suo contorno, ricoperta all' interne da una niembrana mucosa di color piuttosto pallido , la qua- le apertura per le materie che ne venivauo espulse , fa- cevasi riconoscere per lo sbocco del retto intestino (1). Questa apertura iiell' atto della defecazione si potcva pre- stare a tale allargamento da permettere la escita a scibale anche grosse. Introdotto in essa apertura vino specillo, si poteva con facilita penetrare nel retto intestino, cbe era alcjuanto incurvato nella sua regione anteriore, per cui ele- vando verso la sinfisi del pube 1' estremita esterna libera dello specillo stesso, introdotto per piix di un pollice nel retto , si giungeva a sentlrne alquanto profondamente la punta in corrispondenza alia regione mancante dell' ano.

L' innormale apertura era limitata anteriormente dalla porzlone inferlore della grande circonferenza dell' imene (2), clie si continuava con un tessuto resistente, teso , dell' al- tezza di una linea circa (3) ; ai lati , dall' estremo inferiore

(1) Tav. 5. fig. 1. b.

(2) Tav, 5. fig, 1. d.

(3) Tav. 5, fig. 1. c.

Dl UNA AtAESIA congenita EC. 55

delle grandi laltbra, posterlorniente dalla commessura, cue ivi le grandi labhra stesse riunisce.

L' ano preternaturale congeiiito descritto presentava pol questo dl notevole, e cioe die esso serviva molto bene ad impedire la incontinenza delle feci , il die mi fece cre- de(^, die i contorni deir innormale apertura fossero provve- duti d' lino sfintere pioprio , di cui mi confermai mediante r applicazione di corpi freddi fatti sull' apertura medesima, nel quale modo mi fu facile l' osservare in essa delle ma- nifeste contrazioni.

Le feci nell' attraversarla, se pluttosto dure, si dirigge- vano in avanti , ed in alto fra la vulva initandola , ed im- brattandola ancoia, se sciolte spruzzando pure in alto, ed in avanti : agli indicati inconvenienti aggiungevasi quello di non poterle raccogliere con facility nei vasi di cui Aissi uso comune , per cui spesso lordavano i panni della fanciulla.

Gosl csscndo le cose, pareva a me sano consiglio il pensare , se eravi modo di migliorare la condizione infelice in cui ([uest' essere disgraziato per sua sventura trovavasi, e specialnicnte se la cliirurgia operatoria era posseditrice di qualche particolare risorsa , della quale io avessi potato con molta speranza approfittare.

E in realta i cbirurghi aveano a do, gii\ dato mano. Consiglia diffatto il Velpeau in siniili casi di incidere con un bisturi retto condotto su di una tenta scannellata dalla fistola fino entro lo iutestino, e ricondotto dall' avanti al- 1' indietro, o dal perineo verso il cocige, dall' alto al basso, tutti i tessuti che separano l' ano anormale dalla situazio- ne ordinaria del vero ano. Vuole die dipoi una cannuccia sia fissata entro il retto intestino, e discenda fino all' an- golo posteriore della ferita , onde permettere ai tessuti di riunirsi anteriormente , ed alle materia di riprendere il lo- ro corso naturale (1).

Bradiet segui in un caso la proposta di Velpeau, facou- do pero una modificazlone non sostanziale al processo di

(1) Vcdi Malgaigne. Manuale di Medicina Opcraloria. Milano 1835. Vol. 2. pag. 635.

56 Francesco Rizzoli

qiiesto ilhistre chirurfjo. Introdiisse egli , il Biachet , una soiula scaiHiellata per 1' apertina anorinale nell' iiitestiiio , e divise colla scorta della sonda mcdiaule lui l)istari tutti i tessuti del periiieo, nel modo cl»<3 d' ordiiiaiio si usa ope- lando la fistola ail' ano.- In seguito insinuo egli pure una cannula nell' intestine, colle norme descritte , la piaga s^ci- catrizzo , e la operazioiie eld)e il siio intento (1).

II Martin per altro temendo, che quando 1' ano innor- male e situate alquanto piu in alto nella vagina , la cicatrice uon possa nell' indicata guisa ottenersi ; senza scostarsi dai succiiati autori nei prinii tempi dcU' operazione , consiglia , dopo avere applicata la cannula, di riunire su questa la su- perlicie anteriore della ferita, mediante la sutura cruenta (2), il die non persuade il Velpeau, ritenendo egli tale sutu- ra di assai difficile esecuzione, e credendo egli pure, che ogniqualvolta la cannula sia convenientemente applicata e serva a condurre fuori a dovere le materie fecali, la riunio- ne della vagina , e del perineo si possa operare su questa cannula stessa, senza che vi sia bisogno di ricorrere a mez- zi unitivi (3).

II IMalgaigne poi per non comprendere nell' incisione il perineo, propone di introdurre per l' ano anormale una sonda scannellata, onde fare sporgere nel perineo la parete posteriore del retto, di incidere sopra questa prominenza senza dividere la forchetta, e dopo avere ristabilito cosi r ano naturale , di trattare l' apertura innormale come una fistola retto-vaginale (4). Vidal da Cassis e dell' avviso me- desimo del Malgaigne, se non che invece della scorta del- la sonda per eseguire la incisione al perineo, raccomanda di servirsi di un uncino, la di cui estremita smussata e con- dotta in corrispondenza del luogo su cui si apre ordinaria- mente K ano, ove si forma un' apertura , da mantenersi pervia mediante una cannula. Una volta che 1' ano anormale

(1) Sedillot. Traill' de MiVlecine Opcraloire Tom. 2. pag. 3'23.

(2) Malqaifine Opera cilala.

(3) Vidal Traliaio di Medicina Opcraloria Tom. 2. pag. 1247. Firenze.

(4) Malgaigne Opera cilala.

Di UNA Atresia congenita eg. 57

fosse stabilito, non sarebbe secondo il Vidal, difficile il fa- re sparire 1' a no innormale (1).

Ma nel caso che a me si offeriva , doveva io valer- mi di uno degli or ora descritti processi ? E fra (jiiesti a quale era piii convenieiite dare la preferenza ? Era forse meglio fatto il trarre profitto da uno di quelli , con cui illeso mantiensi il perineo , od era invece pin saggio parti- to r anteporvene uno die obbligasse a comprenderlo nella incisione ?

I primi processi, da quanto ci viene narrato (2) non so- no stati per anco posti al cimento , e quindi riguardo ai niedesinii 1' esperienza non poteva alcnn lume sommini- strarmi. Fra i secondi, null' altro ci e detto , che il solo Bracliet avendo tentato il suo processo , in un caso otten- ne r intento (3). Ma questa nuda, e non circostanziata dicliiarazione , era per me troppo poco , per indurmi ad adottarlo senza esitanza. E di vero come avrei mai pota- to per esso decidermi, pensando che debitamente studiati il processo operatorio del Brachet e suoi analoglii , chiaro apparisce , non potersi con essi sperare quel complete ri- sultato che si annunzia avere il Brachet stesso ottenuto. Col processo del Bracliet infatti 1' incisione che si va a for- mare nel bordo inferiore dell' ano innormale, comprenden- do in se soltanto le parti sottoposte ad esso bordo , ed in- tegra lasclando tutta quanta la restante circonferenza del- 1' ano istesso , ne deve in seguito di cio risultare , che non essendo cruentata I' abnorme apertura dell' ano in tutta la sua circonferenza , non potra per questo 1' aper- tura medesima obliterarsi, e coUa operazione non solo non raggiungersi lo scope che si desidera , ma correrassi pur anco il rischio gravissinio , che formate il nnovo ano , riu- nitasi la ferita esistente fra questo e l' ano innormale non cruentato, rimarra percio quest' ultimo superstite , e per-

(1) Vidal Opera cilat.i.

(2) Malgaigne Manuale di Mpdicina Operatoria Part. 2. pag. 609. Pisa 1853.

(3) Sedilloi. Trailt^ de Mcdi-cine Operaloire Tom. 2. pag. 323.

T. viu. 8

58 FUANCESCO RlZZOLI

o

vio qnello die si e coll' arte formato , e 1' operata sa.vk qiiiudi costretta di evacuare le feci non piu per una sola, ma invece per due aperture.

E se per evitare tanto riscliio allontanandosi dai precet- tl del Bracliet , tiitta quanta la indicata anale circonrerenza venisse cruentata , non scansere])bersi per questo altri incon- venlenti, clie a niio avviso sono di assai importanza. Av- vc^uaclie in codesta guisa operaiido, essendo nccessario di niantenere nella regione dell' auo una cannula che serva all' einissioiio delle materie fccali , la presenza della mede- siiua non solo saru causa continua di temibilc irritazione, ma spesso non potr^ neppure servire alio scopo pel quale venne collocata , giacchc, se di piccolo calibro, le materie fecali alqnanto cornpatte non csciratmo per essa che assai dillicilinonte e si diriggeranno invecc, almeno in parte, per qnella via die vorrebbesi obliterare; se molto sciolte, trapelcranno tanto piii facilniente tra essa cannula ed i tes- suli cruentati , e ne impediranno nei desiati luoghi la unio- iie. Se poi la cannula sara piuttosto grossa , in allora rie- scira tanto piu difficile 1' ottenere 1' accostainento di quel tessnti , dal cui stretto contatto dipendo il buon esito della operazione.

Ne sorgere potea in me la speranza di fortuna migliore, appigliandomi ad imo di quel processi con cui risparmiasi la incisione del perineo, e die vi dissi non essere per an- co stati posti alia prova , giaccbe neppure con qnesti avrei potnto ottenere 1' obliterazione dell' ano anormale nel pri- me atto opcratorio , o non vi saiei forse di poi riesclto , mostrando la giornaliera esperienza , quanto sia difficile il chiudere stabilmente le fistole retto-vaginali quantunqne assai piccole , per cui anche in cotale guisa comportando- si, potevano rimanere snperstiti due anali aperture, ed ag- gravarsi del pari cosi le triste condizioni delF operata.

Ed oltre a quanto ho detto, era poi a riflettersi, che qua- lunque dei descritti processi venisse adottato , 1' apertnra anale die si andava a Ibrmare coU' arte , sprovvista essen- do dello sfintere , di uno dei piu potenti mezzi cioe , che servono ad impedire la incontinenza delle materie fecali,

V Di UMA Atresia congenita ec. 59

ne potca per questa niancanza la incontinenza di esse ma- terie con assai proljabilitu derivare.

Nc a mio avviso vi era ragioiie tli sperare , che la ho- iicfica natura avesse potato siipplire a cpiella maiicaiiza , datido luogo a qualche particolare lavoro , che si accostas- se a qiiello che il Valsalva osservo nei cani, e nell' uonio , quando iiei medesimi per varie cagioni crario stati dislnit- ti gli sfuiteri, e che scrvisse qiiiiidi a prndiiire miovi tessuti , capaci di fame le veci. Iniperocche il Valsalva osservo questo gran fatto, lu dove in antecedenza gli sfin- teri esistevano, ove cioe la disposizione anatoinica delle parti ad essi adiacenti, la loro organizzazione, e la partico- lare forza plastica di cui sono dotate, mostrasi tale, da potere dar liiogo a qnclle successive evoluzioni di tessuti, che possano, giiinti che siano al loro complete sviluppo, presentare quella struttura, che li renda capaci di supplire a quelli che niancaiio.

Le quali favorevoli circostanze nel caso mio non ve- rificandosi, doveva percio temersi , che in causa di avere la natura e nella disposizione anatomica , e nclia struttura delle parti costituenti la regione ano perineale, deviato dal- le normali leggi , la regione anale stessa presentasse per- cio elementi del tutto incapaci di fornire il nuovo ano di tessuti analoghi alio siintere mancante.

Ad evitare per altro la maggior parte almeno degli in- convenienti descrittl la chirurgia operatoria mi ofFerrva un processo, che il Dieflenbach pel primo aveva con buon esi- to, non e molto, eseguito. Una infante di tre mesi era ve- nuta alia luce col retto aperto alia parete posteriore della vagina senza traccia dell' ano all' esternor Dieffenbach vl rimedio con due operazioni fatte ad epoche differenti. Si occupo dapprima a sitnare 1' orifizio del retto nella sua naturale posizione. A tale effetto una sonda scannellata fu introdotta nell' ano vaginale, 1' operatore in seguito con uno scalpello, mediante la scorta della scanncllatura di que- sta sonda, divise il perineo dalla vulva sin verso il cocige, usando la |)recanzione di non aprire il retto intestino. Di poi disseco il tessuto cellnlare, che circondava 1' estremita

60 FllANCESCO RlZZOLI

di questd stesso intestino , lo mise alio scoperto , lo iso- 16 un poco dalla vagina nella sua circonferenza anterio- re, ed aveiido fenduto il lembo clie ne risult6 in una plc- cola estensione , fissi le due meta di questo lembo con due piHiti di sutura alia estremiti posteriore della ferita del perineo.

Qiiando la riunione fu compita , 1' operatore pass6 alle seconda operazione. Incomincio dal terininare col histuri la separaziono della parete di retto che inferiormente si riuni- va colla vagina , ed ivi lesolo libero, 1' intestino potc ri- tirarsi da nove a dieci millinietri all' indietro, per cui lav- vivate le parti inferior! ed anteriori della divisione del pe- rineo , non rcstarono che a riunlrsi i margini della divi- sione della vagina col mezzo di punti di sutura interrotta, e la ferita del perineo ( eccettuata la porzione posteriore destinata all' ano), con due punti di sutura attorcigliata, e cosi ebbe fine 1' operazione.

Che il processo del DiefFenbach abbia tali pregi da ren- derlo jireferibile agli altri processi operatorii che vi ho in- dicati , mi sembra fuor di ogni dubbio, evitandosi con es- so tutti gli incomodi che derivar possano dalla introduzio- ne della cannula nel retto intestino , e facilitandosi la emis- sione delle feci per la nuova strada , in causa di essere la medesima in parte tappezzata dalla parete posteriore del sud- detto intestino.

Ma se operando alia Dieffenbach si ottengono gli indica- ti compensi , si ha pero lo svantaggio , di dovere col pro- cesso di questo illustre chirurgo eseguire non una sola , nia due operazioni cruente ad epoche difFerenti , la prima delle quali produce un' apertura di communicazione fra r estremita posteriore ed inferiore del retto e la vagina di tale ampiezza, da non potere poi sperare di obliterare , me- diante la sutura cruenta che vassi ad efFettuare, con quel- la facilita che alcuni supporre potrebbero.

Ad evitare pertanto anche ([uesti diiTetti, e ad ottenere con maggiore sicurezza un completo risultato , bisognava quindi battere vie alquanto diverse. Bisognava secondo me per rag- giungere questo scopo , pensare a trovar modo di condurre

Dr UNA Atresia congenita ec. 61

nella normale posizione tutto 1' estremo inferiore del retto intestine, in un coUa sua apertura di sbocco iiella vulva, affine di obbligare cosi immediatarnente , e stahilmente le feci a prendere senz' altro aiuto nn lihero corso per la via normale; bisognava rnantenere provvediita 1' indicata porzio- ne di retto intestine del suo sfintere , per iion avere a deplorare, una volta clie formato fosse il nuovo ano, la in- continenza delle feci; ed era opportuno il cercare di con- servare debitamente i muscoli perineali , per poterli rnan- tenere nei rapporti anatomici che lore sono propri. Tutto questo pertanto potei ottenere nella fanciulla cbe venne a me affidata , seguendo le norme die passo ad indicarvi.

Postala sulla sponda di un letto alquanto duro, in posi- zione orizzontale supina, coUe natiche alquanto sporgenti in fuori, ed usato il cloroformio per mantenerla almeno nei primi tempi dell' operazione in uno stato di anaste- sia , dopo averle fatte da degli assistenti divaricare e tener ferme le coscie , con un piccolo bisturi panciuto jjraticai nella regione ano-perineale una incisione paralella al rafe , incominciandola nei mezzo della forchetta, e prolungando- la fino verso la punta del cocige. Questo primo taglio non interess6 che la cute ed il tessuto cellulare sottoposto , in pari modo mi condussi nei dividere la fascia superficiale , 1' aponeurosi esterna del perineo, e cosi mi si presento manifestaraente tessuto musculare, che stando alia direzio- ne delle fibre, lo ritenni appartenere ai muscoli trasversi.

Nella linea mediana cellulosa che separava i detti muscoli approfondai cautamente l' incisione, e poscia col medesimo bisturi distaccai dal cellulare sottostante le dette porzioni musculari, mantenendole pero aderenti ai sovrapposti tes- suti (1). Cosi furono formati due lembi, divaricati i quali, insinuai dolcemente un dito nell' apertura vulvare del ret- to intestine e lo internal in modo d' assicurarmi con faci- lity, che la direzione della porzlone inferiore di esso in- testine era alquanto ricurva antei'iermente. Allora mi accinsi

(1) Tar. 6. fig. 1. d, d, d, d.

I

62 Francesco Rizzoli

colla scorta di quel dito ad isolare tutto all' intorno la por- zione deviata dell' inteslino , non clie la sua apeitura este- riore, o vulvare , avendo la niassirna cura di non ledere le fibre musculari che ne costltuivano lo sHntere , il che ot- tciiui niediante piccoli , e cauti tiatti di bisturi.

Separata pertanto dai circonviciui tessuti , e dalla parte posteriore tlelia vagina pel tratto di circa un pollice , la porzione inferlore del retto, questo tratto di intestino cadde quasi spontaiieamente verso la regione cocigea (1). E quan- tunque nell' cseguire questo distacco il tagliente del bisturi fosse stato portato a poca distanza della grande circonfe- renza dell' imene, su quello stretto cordone che superior- niente notai (2), e fosse cnndotto rasente alia parte piu bassa della parete posteriore della vagina , ove questa ave- va aderenze col retto, ed ove era assai difficile il ricono- scere se eravi tessuto cellulare intermedio, tuttavia usan- do la conveniente diligenza, e pazienza mi riesci a conser- vare tutte le indicate parti completamente illese.

Mantenuta con dolcezza la porzione isolata di retto in- testino verso la regione cocigea in modo che la di lui apertura inferiore corrispondesse alia regione cocigea stes- sa (3) , fra 1' orlo anteriore dell' apertura anale , e 1' orlo che osservasi nella regione posteriore della imboccatura del- la vagina rimaneva luio spazio che presentava le ordinarie dimensioni della regione perineale (4), il quale assai bene poteasi riempire e fare scomparire totahnente, insinuando- vi e fra loro riunendo le rispettive porzioni de' lembi mu- scolo-cutanei del perineo , formate nei primi tempi dell' ope- razlone (5).

In seguito di che onde conservare tutte le anzidette parti, intestino retto cioe , perineo, e sessuali organi nei rapporti anatomici naturali , mi prevalsi della sutura ; e

(1) Tav. C. Og. 1. a.

(•2) Tav. 6. (is- 1. c. Tav. 6. fig. 1. c.

(3) Tav. (i. fig. 1. b.

(1) Tav. 6. fix- 1- b, c.

(o) Tav. 6. fig. h (1, d, d, d.

Di UNA Atresia congenita ec. 63

quindi con un pimto di sutura Interrotta fissai verso la re- gione cocigea 1' estremo inferiore della parete posteriore del retto (1). Con due punti laterali, uno destro, I' altro sinistro assicuiai nella regione dell' ano il corrispondente boido di retto intestine (2), con un quarto puiito riunii anteriormente ed in alto i lembi muscolo-cutanei perinea- li (3) , con un qniiito conipiesi anteriormente ed un poco pill in basso i lembi medesimi (4) , e con un sesto li riu- nii inferiormente in un col bordo superiore di retto in- testino (5).

Cio fatto mi fu piacevole 1' osservare , cbe difesa ante- riormente dal perineo 1' apertura del nuovo ano, e retrat- tosi il retto intestino che io aveva in antecedenza alquan- to allungato onde riunirlo alia nuova anale apertura, erasi questa in causa di cio infossata ed increspata in modo da non distinguersi da quella d' un ano normale (6).

Applicato un semplice appareccbio di medicatura, fu ri- posta la fanciulla nel proprio letto consigliandola a tenere le cosoie , e le gambe in adduzione, percbe non avesse a soffiire molesti stiramenti nella regione operata , ed a ri- manere in dieta severa.

Passo essa il restante della giornata in sufficiente calma, e COS! pregredi per altri tre giorni , sul terminare dei qua- li fu soggetta ad una piccola perdita di sangue venoso dalla fcrita pcrineale, cbe si arresto applicandovi sopra alcu- ni globi di fila, imbevuti nell' acqua emostatica del Pagliani.

Nella snccessiva giornata la fanciulla non avendo anco- ra scaricato il ventre, le prescrissi due dramme e mezza d' olio di ricino, con cbe si ebbe una abbondante alvina evacuazione , cbe si ripete nella successiva giornata, senza che avvenisse il pin cbe piccolo sconcerto nella operata

(1) Tav. 6. fig. 1., e fig. 2. a.

(2) Tav. 6. fig. 1. f, f, f, r, e fig. 2. b, b.

(3) Tav. 6. fig. 1. 3, 9, e fig. 2. c.

(4) Tav. C. fig. 1. A, ft, e fig. 2. d.

(5) Tav. 6. fig. ^. I, I, e fig. 2. c.

(6) Tav. 6., e Tav. 5. fig. 2. a.

64 Francesco Rizzoli

Ioca1it£l. Fino al giorno 22 Maggio, settimo dall' operazione, non ebbe hiogo alcun'altia particolarita, ma nclla sera di quel giorno, tentando nuovameiite la f'anciulla di evacuare I'al- vo , non pote riescirvi , presentandosi all' ano delle scibale dure, ed assai grosse. Le ruppi col dito e se ne ottenne la espulsione. Dopo di die mostrandosi abbastaiiza resistente il perineo, ed inutili riesceiido i gia vacillanti punti di su- tura posti onde rianirlo, poclie goccie di marcia soltanto scaturendo dalT esterna perineale ferita , del tutto li estras- si. E sebbene 1' estremita del retto intestine sembrasse aver presi sodi attacchi coi contorni della nuova anale apertu- ra , e caduto fosse senza danno il laccio, che a questa lo tenova posteriormente legato , pure per maggiore sicurezza lasciai ancora in sito i due punti lateral!, mantenendosi i medesimi abbastanza serrati, e non li levai che dopo altri tre giorni, essendosi in allora resi vacillanti, e quindi del tutto inutili. In seguito mentre non si ometteva di som- ministrare all' occorrenza alia fanciulla piccole dosi d' olio di ricino , non si trascurava neppure di introdurre degli stuelli di fila nell' ano, acciocche i di lui margini con maggiore regolaritu del tutto cicatrizzassero. E cosi perve- nuti alia 45 giornata dall' operazione, la guarigione era com- pleta , e la fanciulla esternando nei piu afFettuosi modi che per lei si potevano la sua riconoscenza esci dalla Clinica.

Rimase pero in Bologna altri quattro mesi , e prima di partire per Massa Lombarda sua patria, ebbi cura di fare modellare in cera la parte operata, incaricandone il Signer Bettini, distintissimo modellatore in plastica in questa Pon- tificia Universita. La preparazione fu fatta con quella ve- rity ed esattezza che tanto mi interessava , e che servira a farvi formare un' idea precisa dello stato finale della parte operata, la quale presenta le seguenti particolarita (1).

Ncl mezzo della regione dell' ano si trova un' apertura infossata che perinette d' introdurre nel suo interno 1' estre- mita del dito mignolo, essa e dilatabile , di figura anulare,

(1) JSola. Qiicsle preparazioni in cera vcnnoro prescntate all' Accadcmia nel giorno in cui reoae letta questa roemoria.

Di UNA. Atresia congenita ec. 65

manifestamentc contiattile, citcondata da tessuto cicatrizio di consistenza alquanto niolle, ed increspato (1). Per qucsta apertura anale si penetra ncll' intestino retto, il quale Iia assunto una direzione uii poco obliqiia dal basso all' alto, e dall' indietro all' avanti. I due lembi muscolo-cutanei peri- neali in parte iluniti per adcsione, in parte per tessuto inodu- lare cicatrizio formano un perineo alto quattro buone linee(2). Divaricate le grandi, e piccole labbra, iiella regione della forclietta , eve esisteva 1' innormale apertura dell' ano , si scorge invece lui setto dell' altezza di due linee circa, ri- coperto da una membrana mucosa di nuova formazione che continuasi col piccolo, e teso cordone die si unisce alia porzione inferiore della grande circonfereiiza dell' imene (3) il quale presentasi intatto ed un pochino stirato all' indie- tro (4). La fanciulla ritiene gli escrenienti , qualunque ne sia la lore consistenza , avverte il bisogno di espellerli , e pu6 ancora quando il voglla favorirne, o ritardarne la escita.

Ma se da quanto ho esposto e palesamente dirnostrato, che fortuna niaggiore io non poteva sperare di quella , che in questa cura mi arrise , non meravigliate per altro , se era vi dico , die ad oiita di cio , essendorni stata presentata, non molto dopo la descritta ottenuta gnarigione, una bara- bina di pochi mesi , affetta dalla medesima innormalita, non mi piegai in ailora ad operarla , e me ne scuserete, io spero, sapendo , che in questa bambina , oltrecche le fe- ci passavano per 1' abnorme apertura liberamente e senza dar luogo a molto temibili irritazioni nelle parti esterne generative, niun altro fenomeno di rilievo in cssa mostra- vasi riferibile al vizio di conforiuazione cui soggiacea , che obbligasse a sollecitaniente provvedervi. Per questi moti- vi ritenni migliore partito il temporeggiare, e Io ritenni ancora perche la vita di cosi tenere creature , andando soggetta a gravi morbose eventualita, poteva per la opera-

(1) Tav. 6. Rs;. 2. a.

(2) Tav. 5. fig. 2. 6.

(3) Tav. 5. n-. 1. c, e Tav. 5. fig. 2. c.

(4) Tav. 5. Dg. 2. d.

T. VIII.

66 Francesco Rizzoli

zione essere tanto piu facilmente compromessa, perche in esse le parti su cui deve cadere il coltello chirurgico non ponno essere dominate con quella sicurezza , che e neces- saria ad impedire conseguenze temibilissime; e perche i tessuti compresi nelle cruente suture, non prestano in si- mili casi quella resistenza , die serve a rassicurare di po- terne evitare anclie per piccolo sforzo lo squarcio.

Snpposte perc) fanciuUe di tale eta , e robustezza da pre- sentare le condizioni piu favorevoli onde essere operate, potro io lusingarmi che il processo operatorlo da me adot- tato sla per soddisfare sempre al bisogno ? Forse questo non e sperabile , giacche indipendentemente dalle indicate cir- costanze molte, e varie innormalita anatomiche alia descrlt- ta potrebbero aggingnersi , o complicarsi da costringere a variare, od a cambiare affatto il processo. Perche adunque la pratica chirurgica possa in cio ritrarre il maggiore pos- sibile vantaggio, prego voi, o Anatomici celebri , che qui sedete, di interrogare nuovamente a quest' nopo la oatura, di sorprenderia nelle sue evoluzioni , di indagare le cagio- ni piu probabili di tali suoi deviamenti, e di somministra- re cosi al chirurgo quella copia di material! , che serva a condurlo alle pratiche apphcazioni piu razlonali ; e raentre anslosaniente cio aspetto da voi e vivo nella speranza di udirne nuovi , e brillanti risultati , per ora mi basta di ave- re potuto alia mia volta , ed in propizia circostanza , costrin- gere la natura a diriggersi per quella via da cui aberro , e di averla suo maigrado obbligata , cedendo all' arte , di modellarsi con quella simmetria , che da alia macchina u- mana le impronte di tale perfezione , e bellezza , da ren- derla opera veramente subhrae , e degna della mano del Creatore.

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SULLE

BORSE MUCOSE SOTTOCUTANEE

DEL CORPO UMANO

AK^OTAZIONI ANATOMICUE

DEL

PROFESSORE CAV. LUIGI CALORI

( l,clt( nella Sessionc dci 22 Gcnnaio 1807. )

D=

'appoiclie i Patologi Cliirurghi in suldeclinare dello scor- so secolo ebbero dimostrata 1' importanza dello studio delle borse mucose sottocutanee del corpo umano descrivendo i morbi, e soprattutto le idropisie delle medeslme, molti Anato- mici e Chirurghi , fra i quali meritano particolaie menzio- ne Camper (1), Beclard (2), Velpeau (3), a specialmente Schreger (4) , dieronsi ad esplorare con maggiore accura- tezza la superficie interna del derma , a la cellulare die lo unisce alia parti sottoposte tanto per conoscere il sito pre- cise e la vera disposizione di tali borse , quanto per isco- prire, se oltre le conosciute , altre ve ne avessero, e scorti

(1) P. Camper. De fractura patellae IlaRae. Coinit. 1789.

(2) Elem. J' Anat. gi'ner. par 1*. A. Ileclard. Rriixcl. 1825. Veil! pure le ag- giiinlc ili Heclard all' Anat. gener. de Ilicliat , e il Diction, dc MM.

(3) Trallato conipl. di Anat. Cliiriir. ec. per A, Velpeau. Venezia 1835, non che Reclierches anat. pliysiol. ct palliol. sur les cavites closes natur. el accid. de r economic anini. Paris 18'i.3.

(4) T. Sclircgcr. De Imrsis mncosis snhciitaneis cum Tab. IX. Erlang. 18'25 Forse coi citati autori dee pure andare Rielkiewiez , che lia una memoria allresi intitolata = de bur.sis mncosis snbcutancis rz inserita in Collect, rai'dico-cliirurg. cacs. acad. med. chir. T. 1. Viluae 1838, ma io oon bo poluto coQSuUarla.

68 Luici Calori

dagli usi loro non trascurarono veruna circostanza di rlpe- teie Ic investigaziorii in indiviclui ed in condizioni attevoli ad agevolare lo svilnppamento di esse. Dal quale studio conseguiiono, come ognun sa, ben larga e proiita licompen- sa;cliein assai breve tempo le boise mucose sottocntanee tanto moltipllcarono da enuilar quasi il novero delle profonde cos'i bene illustrate da Jaucke (1), Fourcroy (2), A. Mon- ro, e Rosenmiilier (3), Koch (4), Gerlach (5). Di die ab- biamo prova ne' moderni trattati di Anatomia e di Patolo- gia Chirurglca, e soprattutto nell' elenco clie sen legge al- ia pag. 77 del secondo Volume delia stupenda Opera Clii- rurgica de' Chiarissimi Professori G. Regnoli e A. Ranzi stampato a Firenze nel 18i7. Questo elenco o quadro die voglia appellarsi , appartiene al Padieu , ed e verameute insigne per ricchezza , ne solo comprende le borse mucose sottocntanee normali o naturali, ma eziandio le anormali od accidentali , e 32 sono le prime, 19 le second e •, intor- no alle quali ultimo i lodati Professori poi avvertono non potersene ben precisare il nuraero , conciossiache ovunque sorgono stabilmente accidentali protuberanze, e ovunque la pelle scivola spessamente sulle parti sottoposte , svolgonsi pure borse mucose accidentali, come gla Velpeau , e spe- cialmente J. Guerin aveano dimostrato (6) , ed altri simil- mente prima di loro : avvertenza , die quantunque sembri avere tutta la sanzione dei fatti, incontra tuttavia eccezio- iii, come apparir^ piu innanzi. Intanto per cio che mi so- no proposto , converrebbe , die io ora vi riportassi il quadro anzidetto; ma poiche la sullodata opera cbirurgica corre

(1) Dc capsniis lendiniiin arlicnlaribiis. Lipsiae 1 753.

(2) Hist. <le r Acail. \\. iles Sciniices. Paris, 1785-88. Six Mem. pour servir a r hist, des tendons, dans les quels on s' occiipe specialment de leurs capsules muqueuses.

(3) A. Mnnro. Description of all tlie bursae mucosae of Ihe liumaa body. Edimb. 1788. Vedine la trad, di liDsenmiiller con aggiunte, e Icones el de- scriptiones biirsaruui mueos. corp. bum. Lipsiae 1799.

(4) De bursis leiuliiiiiiii mucosis. Lipsiae 1789,

(5) De bursis (emlinuui mucosis in capite et collo rcperiundis, cam tabulis aencis. Viltemberg 1792.

(6) Gaz/t!iie uied. de Paris Deiixi(>me serie Tome onzieme an. 1843 pag. 138. Vedi pure Mem. Sur I' unite et la solidaril6 de I' aoalomie etc.

SULLE BORSE MUCOSE EC. 69

bmal per le mani di tutti , e questo quadro e ben cono- sciuto , cosi per aljhreviarvi la noia voloiitieri tralascio , molto pill che verr6 considerando ad una ad una le bor- se, die in esso figiirano, ed esaminando se veianiente ap- partengano alia categoria , in cui vennero collocate; die per qiiaiito 1' osservazione mi lia appreso, necessario e, se non pei cliirnrglii , si certainento per gli aiiatoinici rifarne la distribnzione , ed aggiugiiere quelle die esso uon coni- prende, osservate da me o da altri.

E cominciando dalle normali , dice die la prima situata dietro 1' angolo della mascella inferiare , ed attribuita a Beclard, e liingi dal meritare il posto assegnatole in quel quadro; imperocclie se e vero rispetto al proposito nostro die normalita impliclii I'idea, cbe un organo fisiologioamen- te coslituito esista se non sempre, almeno per le piii volte, o sopra la meta de' casi ne' quali si ricerca, ed acciden- talita sol qualche volta e in date circostanze , certamente questa borsa non e a collocarsi fra le normali. Diffatto in venti cadaveri di adulti di varia eta e di diverso sesso , tut- ti spettanti a persone del basso ceto , appositamente esa- minati per rinveniria, non contando i molti altri tagliati ed esplorati nella regione, in cui il Beclard la ripose, sen- za intcndirnento di ricercarla, in uno solo mi apparve da ambo i lati , ed esso era di un uomo cinquantenne cane- pino morto di acuta peripneumonia. Questa borsa rappre- sentava un sacclietto semplice a destra, doppio a sinistra, e questi due sacclietti erano 1' un presso T altro , e quasi toccavansi, ed insiem presi formavano la grandezza di una nocciuola , mentre a destra 1' unica borsa sorpassava di po- co la mole di un pisello. Giu Beclard aveva notato , cb'es- sa esisteva solo qualclie volta ; alia quale avvertenza se si fosse atteso , tengo per fcrmo , die non sarebbesi posta a capo delle normali. Aggiugnero, cbe la trovai in un mostro iimano paracefalico ed anasarcatico enormemente dilatata in ambidue i lati, si die eccedeva il volume di un novo gallinaceo , ed estendcvasi al davanti dell' oreccbio fino al- ia regione delle tempia , alia spalla , alia regione posteriore del coUo e snperiore del dorso , ove le due borse idropi- cbe si addossavano.

70 LuiGi Calori

La seconda , di ciii e inventore Velpeau, corrisponde al bordo inferioie della sinfisi del mento. Debbo confessare cbe mi sono sempre liuscite vane le licerche fatte per isco- piirla. Con tutto cio iiotomizzai , aviu intoino a died an- iii, an tumoretto cistico svoltosi in detta regione,del vo- hiine di nn' a\ ellana , a pareti rol)uste, stratificate, ed in- ternamente liscio , sieroso, pieno di un umore torbo, spes- so, e carico di albumina. Osservando questo tumoretto ven- nemi naturalmente il pensieio, ch' esso altro non fosse, clie la borsa mucosa sottocutanea , ivi ammessa dal Vel- peau, fattasi niorbosa e idropica. Dietro la quale opinione datomi a nuove e piu moltiplicate ricerclie che per innan- zi, non riuscii a meta piu fortunata; onde ritengo, die la pretesa borsa mucosa sottocutanea del bordo inferiore della sinfisi del mento non sia che una cisti di nuova formazio- ne. Non pero di nieno , se alcuno volesse pur ivi porre r esistenza di una borsa mucosa sottocutanea, io non vor- ro contraddire, ma si veramente, che solo vi si ponga co- me rarissima, ed afFatto accidentale.

La terza sta suU' angolo della cartilagine tiroide , ed e stata pur essa accennata da Beclard. ]Mi sia lecito avverti- re, che questa borsa vuol essere bene distinta dalla sotto- joidea o tirojoidea di Malgaigne (1), la quale e profonda j e situata tra il legamento tiro-joideo per una parte, 1' os- so joide ed il muscolo tiro-joideo dall' altra ; borsa per Io pill a cavita unica , e talora a due, a quattro , a cinque celle distinte fra loro per sepimenti quando completi , quan- do incompleti. Mi sono permessa quest' avvertenza , peroc- die ho udito piii volte chirurghi anche niolto istruiti con- iondere questa borsa colla sottocutanea di Beclard. Abuse- rei della vostra sofFerenza , oltre 1' escire dal niio proposito, se io qui mi facessi a discorrere i vantaggi , che nella pra- tica possono venire da cosi fatta distinzione. Diro intanto, che la borsa tiroidea di Beclard giace nella lassa cellulare

(1) Trait<5 d' Anat. Chiriir. et de Cliirur. expdr. par I. F. Malgaigne. Brn- \el. 1838. pag. 240.

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sottocutanea , clie conispontle al jiorno di Adamo ; clie di rado occorre ; clie sol sette voltt? 1' ho veduta in cinquan- totto cadaveii di adidti di vaiio sesso ed eti, e tie volte assai distiiita e sviliippata, niassimameiite in tin uorno, dov'essa era pur anco in contatto colla tiro-joidea o sottojoi- dea di Malgaigne, con la quale pero non comunicava. For- se tra queste due l)orse esiste taloia una cotnunicazioue, la quale amniessa spiegherebbe ceite difFeienze che corro- no fra gli x\utori iiel descriverne 1' estensione; che alcuni fanno discendere la borsa sotto-joidea di Malgaigne sull'an- golo dclla cartilagine tiroide , o sul porno di Adamo , men- tre altri 1' hanno per estranea a questo punto. Vidi qnesta borsa sotto-joidea enormemente dilatata in nn feto settl- mestre, e suddivisa in molte cellule piene di sangue gru- niato : fu presa per nn gozzo congenito ; ma un piu atten- to esame istituito posteriormente mi disvelo la glandula tiroide nella sua propria sede , e solo atrofizzata per la compressione fattale dalla gran mole di tale borsa einulau- te quasi il pugno di un adulto.

Figura come quarta nel quadro in esame la borsa mu- cosa sottocutanea acromiale, di cui pure scopritore si fa il Beclaid. E opinione generalmente ricevuta, che questa bor- sa per solito esista , e che mai non manchi in coloro che usano portar pesi suUe spalle, o mediante larghe cinghie sul dorso. Sembra che i brodoni dello imbusto nelle donne e gli straccali negli uoinini ne abbiano altresi a favorire lo svolgimento. Con tutto cio essa non mi e occorsa si di fre- quente com' e stato detto; clie in cinquantasette cadaveri di adulti, parte uomini , parte donne , di varia eta e condizio- ne , non la riiivenni che in diciannove , sette dei quali era- no di portatori, due di militari , quattro di muratori , il re- stante di uomini e donne di cui non seppi il mestiere. L'ho poi veduta mancare in questi diecisette cadaveri tre volte a destra ; e due volte da questo lato la incontrai doppia , una tripla, mentre sei volte mi si offerse molteplice a sinistra. Schreger ha similmente trovata molteplice questa borsa.

La quinta e la sesta delle borse mucose sottocutanee di questo quadro corrispondono una alia epitroclea , e 1' altra

72 LUIGI Calori

air epicondilo. Parl6 Boclard dclla prima, Vclpeau dell' ul- tima, e Schreger , parmi , innanzi Velpeau. Stando alle mie proprie osservazioni diio, chc tali horse in sessanta cadave- ri di adiilti non mi apparvero clie sette volte in ambo i la- ti , e due solo a destra ; e fn quella che giace siiU' epi- condilo ; perche sembra essere alquanto piii frequente del- r altra ciii non rinvciini clio otto volte a dostra similmente. Trovai quella dell' epicondilo idro[)ica , ed estesa in al- to sul braccio sinistro di una fanciulla morta di tisi pol- nionale.

La settima e la borsa mucosa sottocutauea dell' olecra- 110, o retro-olecranica , la quale viene attribuita a Camper. Neppure una volta bo veduto in sessantasette cadaveri di adulti di varia eta, sesso , e mestiere fallare questa borsa , che secondo 1' osservazione degli anatomici inglesi sarebbe sviluppatissima , e soggiacerebbe di frequente alio igroma ne' lavoratori alle miniere di carbon fossile.

L' ottava e la iiona situate una suU' apofisi stiloide del- r ulna, altra sulT apofisi stiloide del radio, diconsi scoperte da Bourgery, ma erano per innanzi state descritte e deli- neate da Schreger. Incostanti sono quests horse, ed in qua- rantadne cadaveri di adulti solo in quiudici le rinvenni , dieci volte tutte due in ambo i lati : quattordici volte si- milmente in ambidue i lati quella dell' ulna, ed una solo a sinistra. Vidi tre volte maucare a destra, e cinque a sinistra quella del radio , la quale percio sembra essere me- no frequente dell' altra.

Raro e, che si offrano ben distinte le horse mucose sot- tocutanee aiumesse da Beclard sulla faccia dorsale delle ar- ticolazioui metacarpo e metatarso-falangee , non che delle articolazioni delle prime falaiigi delle dita coUe seconde , ed aggiugnero quelle, che Velpeau dice di aver ritrovate sulla faccia palmare di queste ultimo articolazioni; horse tutte indicate e in parte delineate da Schreger, e die non mi venne mai fatto d' incontrare , quantunque non abbia risparmiato di moltiplicarne le ricerche. E rispetto alle ac- cennate da Beclard diro, che quasi sempre sono rappresen- tate da una sottile cellulosa laminare, rarissimaraente in

SULLE BORSE MUCOSE EC. - 73

corrispondenza di alcuna tlelle nominate articolazioni confor- mata in apparenza di borsa mai bene distinta. E gii Beclard stesso aveva notato , cho tali borse erano per solito con- fuse con quelle dei tendini vicini : lo cbe , se nial non mi appongo , significa, cb' esse per le piu volte non esistono , come in realta. Nel novero del quadro figurano come de- cima, undecitna, duodecima e decimaterza.

La quarta decima e quella, cbe Bourgery delinea sulla spi- na anteriore superiore di ciascun' ileo. lo tengo questa bor- sa per assai rara, non avendola in cinquanta cadaveri di adulti veduta cbe in cinque, due volte in ambidue i lati, una solo a destra , e due solo a sinistra. Gunter pero I'avreb- be di frequente osservata a destra nei tessitori , siccome quelli cbe sostengono in quel punto una pressione quasi continua legata con 1' esercizio del loro mestiere.

La quinta decima posta in corrispondenza della punta del gran troncantere e stata indlcata da Beclard. Alcuni I'am- mettono se non costante, frequentissima. A me non e riu- scito vederla , cbe cinque volte in ambidue i lati , tre solo a sinistra, due solo a destra in cinquantotto cadaveri di adulti , uomini e donne.

La sesta decima accennata da Velpeau, ma descritta pri- ma e delineata da Scbreger, si trova sulla tuberosity iscbia- tica. Nessuno dubiteri, cbe questa borsa non debba essere costante, sendo cbe corrisponde ad una sporgenza, e non manca ivi ne pressione, ne attrito ; condizioni cbe favoreg- giano lo sviluppo delle borse mucose ; ma in onta di cio essa di frequente ricercasi in vano ; e per verita in settan- ta cadaveri di adulti non mi occorse cbe diciasette volte. E pensando , die le donne per la vita piii sedentaria, cbe elle conducono, fossero piii acconcie a dimostrarmela , pre- scieglieva i loro cadaveri per la ricerca, ma in quaran- tatre non la rinvenni cbe in otto : lo cbe prova cbe quan- do noi imponiamo fini e condizioni alia natura , corriam pe- ricolo , cbe il fatto non torni vere le nostre conclrtsioni , e cio sia detto a conferma della proposizione superiormente enunciata. Non pertanto Scbreger vuole , che questa bor- sa mai sempre esista , e cbe apparente siane la mancanza,

T. VIII. 10

Ti Lmci Calori

asseveraiido, clie spesso riempiesi di plnguedine (1). Lo clie vorrebbe dire, cb' ella spesso non ci ha , e che in suo luogo tiovasi im amrnasso pingiiediiioso, com' c veramente. Noil men curioso che utile sarebbe investigare , se nelle donne de' Boschimani il mostruoso sviluppo delle natiche dipenda soniplicemente da Iiissureggiante pinguedine, op- pure vi abbia ancbe parte, e come nel caso ve l' abbia, la borsa mucosa sottocutanea di detta regione.

La decima settima giace suUa faccia antcriore della ro- tula , e ne e attribuito a Camper il discoprimento, quan- tunqiie fosse gia per innanzi conosciuta (2). Questa borsa h quasi costante, non avendola veduta in ottantauno ca- daver! di adulti fallare, che in quello di un giovane tisico di 26 anni , da ambidue i lati. Dicesi sviluppatissima in co- loro che costumano di stare a lungo in ginocchio. Ha di- versa sede, poiche trovasi quando nella cellulare subito sot- to ai comuni integumenti, quando tra due lamine dell'apo- neurosi fascialata , la quale , come ha scritto Petrequin al- ia pag. 725 del suo Trattato di anatomia medico-chirurgica stampato a Parigi nel 1844 = se dedouble pour loger une bourse muqueuse etendue sur toute la iace anterieure de cat OS, et destinee a favoriser le glissement de la peau = Ella ha questa estensione , ma talvolta e assai piu' ridotta , e suol essere cellulosa , e non infrequentemente divisa in ca- vita aiTatto separate e talor addossate , e tre volte mi occorse doppia, due a sinistra, una a destra, delle quali due hor- se una giaceva subito sotto i tegumenti , e 1' altra fra le due suddette lamine della fascialata. Schreger la vide triparti- ta. Soventemente in cadaveri di uomini vecchi , che a piu di un terzo giovarono delle mie ricerche , la trovai a pa- reti grosse e robuste, con I'apparenza, nello interno, di mem- brana mucosa , e con sepimenti incompleti e briglie , e si spinta contro la rotula da aderirne strettaraente al periostio.

(1) Qiiesia maniera di vcdere i legala alia leoria di Schreger stesso , che i lipomi cisiici altro in molti casi noo siaao clie borse mucose enormemente di- suse e piene di grasso.

(2) Yedi Jancke e Koch sucitali.

SULLE BORSE MUCOSE EC. 75

Sotto dl essa ve ne ha altra , cliiamata da Lusclika , che ne h salntato inventore, borsa patellare profonda , posta tra la fascialata ed il periostio della rotula ; borsa pur essa tal- volta scompartita , e spessissimo in comunicazione coUa sot- tociitanea, e di una esistenza quasi costante ( Arcli. di Mul- ler 1850). Avendo istituite osservazioni in proposito ho ri- trovato in trentadue cadaveri di adiilti, parte uoniini, parte donne, undici sole volte questa l)orsa , otto in ambidue i lati, una soltanto a destra, e due soltanto a sinistra, e nove in comunicazione colla sottocutanea. Questo ragguaglio numerico diversifica molto da quello del lodato autore, il qua- le ha ammesso trovarsi questa borsa profonda dieci volte in dodici cadaveri , ed esserne come eccezionale la man- canza. NcUa quale senteiiza non saprei convenire , poich^ il numero delle volte die mi e occorsa , non solo non giu- gne alia meta del numero dei cadaveri , ne' quail 1' ho ri- cercata , ma ne e anche riuscito molto al disotto : perch6 tengo , che tale borsa dcbba noverarsi fra le accidentali. Ci6 posto , e considerato , che assai di frequente comunica colla sottocutanea , e a credere, che ella sia stata pur veduta da- gli anatomici anteriori al Luschka , ma conlusa colla sot- tocutanea medesima (1).

(3) lo aveva consegnala questa Mcmoria, e ne era prossima la stampa, qnan- do fra i varii libri vemili in dono alia nosira Accademia eravi il BiiIIciId pliysi- co-malheniatiqiie de I'Acadeinie de Sainl-T'i'lersboiirt; Tiiiii. XV (l8o7) , nel qua- le alia paj,'. ISO leggevasi una Meinoria del Duit. Mi'd., el cliir. Wenzel Giuber inlitolala die IJiir<ae mucosae pracpatcllares =: lella il 10 Ollobre 1856 alia sicssa Arcadeniia di Pielrolinrgo. L' lllusiie Aiiloi'c ammetle Ire borse mncose an- tirotidiane , una snpcificlale o solliicnlanea , una media o snttnapnneurnlica si- tuala fia la faseialala c I' espaiisiime tendinea del niuscolo qnadricipile cru- ral e , cd una profonda, o snblendinnsa posia soiio 1' e«pansione tendinea del muscolo pirfdto. Dice le ti'e boise gia conosriulc da Inngo tempo , ma con- fuse dagli anloii colla snpeiliciale. Toniniaso Laulli di^linse la profonda o sub- Icndinosa come tale gia tin dal 1 7i)8 , ondu il Lusclika non aviebbe fatlo , cbe rilornarc alia nienioria degli anatomici questa borsa mucosa. Allrilmisce la bor- sa mucosa antiroluliana media a Rosenmuller, Scliiegcr e CiiMeilliicr, i quali per6 1' avevano confiisa colla sottocutanea, e denon)inata sottocutanea o super- Cciale del ginorcliio, perclii^ al Giuber apparlcrrebbe 1' aveila distinla. Le tre borse non si trovano costanteinente ; e rarissinia i^ la subtendinosa o profonda, non avendola egli incontrata in •JOO cadavpii che Ifi volte. Lo die consente con la mia opinionc, cbe questa borsa t>ia accideotale. Nelle oiie osservazioni non ho

76 LuiGi Calo»i

La decima ottava spetta all' autore del quadro in esame, ed e da lui ammessa suU' angolo superiore esterno della ro- tiila. lo lion rui sono niai incontrato in questa boisa , ma ho soventi volte veduta fiiio al detto angolo estesa la bor- sa antirotnliana sottocutanea, di cui quella e probabilmen- te una pertinenza, raro non essendo , clie 1' antirotnliana predetta sia divisa in piu celhile , fra le quali ne hanno talora alcnne affatto distinte, non comunicanti cioe colle al- tre, come dissi poco sopra ; particolarita , die mi e venuto di osservare anche pochi giorni sono, nel cadavere di im vecchio.

La decimanona e la ventesima rispondono ai condlli fe- morali, e fuiono indicate da Velpeau. Anche queste borse non mi si sono mai presentate.

La ventunesima posta suUa tuberosity della tibia, ed ac- cennata essa pure da Velpeau esiste frequentemente , avendo- la trovata trentauna volte in cinquantadue cadaveri di adul- ti piu o meno sviluppata , fra le quali cinque solo nel la- to destro. Due anni sono mi si oiferse doppla sul cadave- re di un decollate , duplicita perfettamente simile si a de- stra,comea sinistra. Trovavasi una borsa niaggiore sulla tuberosita , ed altra piu piccola superiormente, distante dal- la prima intorno a due linee. In un muratore , die aveva la pelle callosa in corrispondenza del legamento rotuliano sinistro , non solo era doppia , ma le due borse erano an- che ingrossate ed ampliate e idropiche, e la superiore esten- devasi fin presso 1' angolo inferiore della rotula, Una con- simile osservazione fu da me fatta in una vecchia accatto- na , con questa difFerenza, che le due borse si erano fatte innormali in ainbo i lati. Qnesti due casi ricordano 1' igro- ma del capo della tibia ammesso da Cooper.

La ventesima seconda e la ventesima terza situate una

dislinia la media , ccrtamenie p«rclift avendola sempre vcdiila in comiinicazio- ne cnlla profunda , ho prese le due borse per una sola , e per verili Gniber non ha trovata disiinta la profonda clie due volte, raa per solito unita alia media, od alia superficiale , ovvero perchi le tre borse, come non di rado avviene, non formano veramente che una borsa sola.

SULLE BORSE MUC08E EC. 77

sul malleolo esterno , altra sul malleolo Interne , delle qua- li si fa scoprltore il Velpeaii , ma che Schreger gi^ aveva conosclute, s' incontrano assai di rado; perocche in sessan- taotto cadaverl quasi tutti di uomini adulti non rinvenni qiiella del malleolo esterno che nove volte , cinque solo a destra e quattro in ambidue i lati , sette quelia del mal- leolo interno, sei a destra ed a sinistra, ed una solo da questo lato. Dicesi, che quelia del malleolo esterno acqui- sti un ragguardevole sviluppo, od anche sol si sviluppi nei sartori : io ho quest' asserzione per gratuita ; imperocche , posta la mentovata condizione, non mi e venuto fatto di incontrarla.

Le tre ultime del quadro , la ventesima quarta cioe , la vi- gesima quinta e la vigesima sesta appartengono tutte alia pianta del piede , e furono indicate da Lenoir intorno a venti anni fa. Una di esse corrisponde alia tuberosity del calcagno , e le altre due giacciono sotto le teste del priaio e del quinto metatarso. In sessantasette cadaveri di adulti , ed in undici di bambini, ho quasi sempre ritrovate queste borse piu o meno sviluppate, e chiare, e sempre distintissima e chiarissima quel- ia in corrispondenza della tuberosity del calcagno. SI disse dapprima, che la pressione e 1' attrito erano causa dello svi- luppo di tali borse, ma in appresso essendosi osservate an- che in feti ed in bambinelli , che non si erano per anco- ra retti su' piedi , si abbandono quelia spiegazione , e sem- brava, che gli anatomici piu moderni 1' avessero dovuta unanimamente sbandire dalle loro scritture; ma la cosa non e andata cosi ; che anche recentemente il Jarjavay nel Tom. Sec. pag. 74^8 della sua Anatoinia chirurgica stampata a Parigi nel 185-1 segue la prima maniera di considerare. Io posso accertare di avere in undici neonati vedute cotali borse , e specialmente quelia che trovasi in corrispondenza della tuberosity del calcagno ; perche tengo , che la pres- sione e r attrito non abbiano parte nel loro sviluppamento , o per dir piu esatto, nella loro formazione.

Lo Schreger nella citata dissertazione de bursis mucosis subcutaneis etc. descrisse altre borse mucose sottocutanee pretermesse dal Padieu nel suo quadro. Io verro brevemen- te enuraerando queste borse.

78 LuiGi Galori

Ammette egll alcune piccole borse mucose sottocutanee nella regione occipitale e nelle palpel)rali, le quali tutte bor- se, conl'orme si rilcva dalle parole tlello Schreger stesso , altro non sono die tumoretti cistici.

Pone una boisa mucosa sottocutanea tra la mascella su- perioie e I' inferiore, la quale liorsa si riempie di pingue- dine, e die, sccondo ho potuto arguire , corrisponde al lobo od ainmasso pinguedinoso, die trovasi costantemente presso il massetere nella regione intermascellare o genale, e die costituisce ne' ben nutriti la pienezza, o rotondita del- la guancia.

Indica una borsa mucosa sottocutanea ascellare o mam- maria , una alia base del torace sui lati : borse tutte an- ch' esse piene di grasso.

Delinea e descrive alcune borse mucose ipogastriche ed inguinali rappresentate , come le precedenti , da lobetti pinguedinosi.

Vede una borsa mucosa nel cuscinetto adiposo del monte di venere nella donna , ed altre due ai lati del legamento sospensorio dell' asta virile.

Parla ilnalmente di una borsa mucosa sottocutanea po- pli tea, essa pure convertita in un sacco pinguedinoso, e di un' altra borsa in corrispondenza del capitello della fibola. Di tutte queste borse mucose sottocutanee io non mi so- no incontrato die una sola volta in quest' ultima nell' ar- to inferiore sinistro del cadavere di un uomo di 40 an- ni circa.

Per le quali tutte osservazioni cliiaro apparisce, die le borse mucose sottocutanee normali sono ben poche in con- fronto del gran novero datone dal Padieu , e credo deb- bansi ridurre solo alle seguenti.

1.° Borsa mucosa sottocutanea olecranica. Camper.

2.° Borsa mucosa sottocutanea antirotuliana pur essa a Camper attribuita.

3." Borsa mucosa sottocutanea sulla tuberositil della ti- bia. Velpeau.

4..° Borsa mucosa sottocutanea in corrispondenza della tuberosita del calcagno. Lenoir.

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5.** Borse mucose sottocutanee corrlspondenti alia faccia plantare della testa dei metatarsi primo e quirito. Lenoir.

La altre tutte die ho discorse, vanno, secondo me , ad ampliare il quadro gia molto esteso delle accideiitali. Con- siderando, clie un dato numero di queste Lorse si trova su parti fisiologicamente costituite, e nulla offre di morboso, e die altre corrispondoiio a parti, die per vizio o mala disposizione congenita , od avventizia , o per altro sono de- formi, manche, deturpate ec, presentino esse o no morbo- siti , parrni, che sen possa stabilire la distinzione in fisio- logidie ed in patologiclie. Le borse mucose sottocutanee accidentali fisiologiche o sono legate, in quanto alia loro esi- stenza e sviluppo, alia frequente ripetizione di certi atti , air esercizio di alcun mestiere ec, quasi che una parte abi- tualmente operante si crei 1' organo , che ne agevola o ne rende possibilmente innocua 1' azione , e la fa durare contro la poteiiza die la spinge ad agire; oppure tali borse non of- frono questa correlazione: donde la possibilita di distinguerle in due serie , le quali peio non possono avere limiti ben precisi per ragioni che appariranno piu avanti , ma che non ostante voglionsi ammettere , si perche in fondo ne e sostan- ziale la differenza , si perche piii ordinata ne torna 1' espo- sizlone.

Serie I.* Borse mucose sottocutanee accidentali fisiologi- che corrlspondenti alia frequente ripetizione di certi atti , alio esercizio di alcun mestiere ec.

Fra queste borse si para innanzi come prima quella che talora svolgesi in corrispondenza dell' apice dell' apofisi spi- nosa della settima vertebra cervicale o vertebra prominen- te, e che trovasi in quel che sono usi portar gravi cari- chi sul dorso. Beclard , e Schreger sembrano essere stati i primi a descriverla. lo ho veduta questa borsa in tre ca- daveri di portatori, o faccliini che si chiamino, non pe- ro semplicemeute limitata all' anzidetta apofisi spinosa. In uno estendevasi in alto fino all' apofisi spinosa della se» Sta vertebra cervicale; in altro fino all' apofisi spinosa del- la prima vertebra dorsale ; in un terzo aveva questa estensio- ne 5 ma era doppia , una borsa cioe corrispondeva alFapice

80 LuiGi Calori

dell' apofisi spinosa della proniinente, e 1' altra a quella del- la prima dorsale : le due borse erano addossate. Lo Schieger in oltre aiiimette due altre borse miicose sottocntaiiee, che nel qiiadro ilcl Padien non veggoiisi iscritte , una delle qua- il corrispondc al processo spinoso della sesta vertebra cer- vicale , ed un' altra al medesimo processo della quinta. Giam- niai queste borse mi occorsero,

Vengono in secondo luogo quelle borse mncose sottoca- tanee rispondenti agli apici dei processi spinosi delle ver- tebre di altre regioni, e specialinente della lombare. Anche queste borse sono state indicate da Sclireger, ma preter- messe dal Padieu. Troverebbonsi queste borse pur esse di preferenza ne' portatori? lo confesso di non averle mai pO" tuto vedere.

Annovero come terza quella borsa mucosa sottocutanea , clie Beclard , ed in seguito Cruveilhier e Velpeau , afFerma- no di avere osservata sulla faccia esterna del m. gran dor- sale ai lati della colonna vertebrale ne' portatori„ Mai mi e venuto d' incontrare questa borsa.

Segue come quarta una borsa mucosa , che rinvenni sul- la meta circa della spina di amendue le scapole in iin por- tatore , e che era partita in tre cavita a sinistra , e sem- plice a destra , a piu piccola ; poiche quella emulava un uovo di piccione, e si estendeva in basso sull' aponeurosi che copre il muscolo sottospinoso , 1' altra non giugneva ad eguagliare il volume di una nocciuola, e di poco eccedeva la larghezza del dosso della suddetta spina.

La quinta e la borsa mucosa sottocutanea acromlale, di cui ho ragionato sopra.

La sesta appartiene al Velpeau, che la rinvenne sulla fac- cia anteriore dello steruo de' legnaiuoli o falegnami, e che io vidi una sola volta in un calzolaio, che aveva lo sterno oltremodo infossato.

La settima , 1' ottava e la nona situate sulla parte po- steriore del cubito sinistro, sulla faccia dorsale del secon- do e quinto metacarpo destri furono dal Padieu ritrovate negli operai in carte dipinte.

La decima s' incontra sulla spina anteriore superlore de- gli ilei , e di questa borsa ho gii parlato superiormente.

SULLE BORSE MUCOSE EC. 81

L'undecinia e la dnodecima corrispondono alia faccia an- teriore ed esterna deila regione femoiale, e veggoiisi tal- volta ne' calzolai. Sclireger, e Velpeaii.

Dicesi, clie qiiella situata sid rnalleolo estenio occona ne' sartori. Notai gia di noti averia riiivenuta, qtiaiitiinque non mancasse una tale cotidizione, e di aveila incoiitrata senza di qnesta. Cosi forse alcune volte si compoitaiio pu- re, aiineno in parte, la Jjorsa mucosa sottocutaiiea acro- miale, quella della spina anterior superiore degli ilei ec. Dissi almeno in parte, poiclie non mi consta clie esse non siansi rinvenute nello esercizio di quel niestieri , ne' quail nianifestansi, ed ottengono il niaggiore svilnppo; avvegna- che siansi talvolta incontrate senza quella circostanza : ecco perclie di sopra avvertii nello stabilire le due serie di que- ste borse mucose , che i lirniti non ne potevano essere ben definiti , benche sia piu che sufficiente e plausibilissimo il motivo della proposta e da me seguita distinzione.

Serie II. Borse mucose sottocutanee accideutali fisiologi- che , nelle quali non puo verificarsi , quanto alia loro esi- stenza ed al loro sviluppo , la condizione notata nelle pre- cedents

La prima e quella che B(^clard aramise sull' angolo del- la mascella inferiore.

La seconda rinviensi sul bordo inferiore della sinfisi del mento. Velpeau.

La terza trovasi suU' angolo della cartilagine tiroide. Beclard.

La quarta e la quinta corrispondono alia epitroclea ed air epicondilo. Schreger e Velpeau.

La quinta e la sesta hanno sede all' apofisi stiioide del radio e dell' ulna. Schreger e Bourgery.

Come settima, ottava e nona riguarderemo tutte quel- le, che talvolta occorrono sulla faccia dorsale delle articola- zioni metacarpo-falangee, e falangee, non che quelle sulla faccia palmare delle articolazioni falangee. Beclard, Schre- ger, e Velpeau.

La decima corrisponde alia tuberosita ischiatica. Schre- ger, e Velpeau.

T. viir. 11

S2. Lurci Calori

L' undecima all' angolo superiore esterno della rotula., Pail i en.

La deciina terza e quarta a ciascuna tuberosity condiloi- dea de' feniori. Velpeaii.

La decima quinta al capitello della fibola. Schreger.

La deciina sesta al malleolo iiiteino. Sclireger, e Velpeau.

La decima scttitna alia fiiccia dorsale dello scaioide. Velpeau.

La decima ottava alia faccia plantare del medesimo os- so. Velpeau.

La deciina nona all' articolazione tarso-metatarsea. Brodle.

La ventesima e la ventnnesima ai lati esterno, ed in- terno della testa del primo metatarso. Brodie , e Velpeau.

La ventesima seconda e la ventesima terza al lato ester- no delle estremitii anteriore e posteriore del quinto meta- tarso. Velpeau.

Sotto la ventesima quarta e la ventesima quinta com- prendo quelle die Beclard e Schreger pongono sulla faccia dorsale delle artlcolazioni metatarso-falangee e falangee.

Ora delle borse mucose sottocutanee accidental! patologich©.

Fra queste noverera primamente una borsa mucosa sot- tocutauea nucale, cite rinvenni idropica in due feti emiace- falici ed anasarcatici, si che sendjrava un tumore avvenuto per spina bifida cervicale, od occipitale. In uno di quei feti enudava essa il volume di nu ovo gallinaceo , e si estendeva in alto fin presso l' angolo lambdoideo , in basso verso la base del collo , e sui lati alle regioni mastoidee. Nell' altro era piii piccola ed aveva il volume di una gros- sa noce : ascendeva fino alia meta circa della faccia ester- na della porzione lambdoidea dell' occipite, ne eccedeva inferiormente la seconda vertebra cervicale, A primo aspetto io ed altri creileinn>o si trattasse di spina bifida, o anche di ernia cerebellosa congiunta ad idrocefalo ; credenza che ben presto svani completamente mediante la dissezione.

La seconda h quella che Brodie riscontro sulla parte piu eminente di una gibbositA della colonna vertebrale.

Indichero come terza e quarta due borse mucose sotto- cutanee, che ritrovai nel feto paracefalico , di cui feci men- zione trattando delle borse mucose che Beclard osserv6

SULLE BORSE MUCOSE EC. 89

dietro gli angoli della mascella inferlore , ed erano esse altresi idropiclie. Una di tali borse presentavasi a ciascun lato del toiace , ed aveva il volume di un ovo di piccio- ne : dopo un tratto di tie in quattro linee se ne offcriva un' altra presso a poco della medesrma grandezza , bor- sa clie era similmente da ogni lato, e copriva le regioni ipocondriache , ed in parte le epicoliclie. Corrispondeieb- bero mai queste borse a quelle clie Sclireger amniise nel- le regioni ascellare e mammaria , ed ai lati della base del petto ?

La quinta e quella che talvolta esiste sul moncone de- gli amputati , e fu indicata da Beclard.

La sesta e la settima si rinvennero da Beclard e da Bro- die sui kti del piede nei vari e nei valgi.

Nunierero come noiia una borsa mucosa sottocutanea compartita in cellule di diversa grandezza, da me osserva- ta lungo quasi tutto il lato esterno del quinto me*^^atarso di ciascun piede in una donna, cbe portava nella pelle di quel lato un callo enorme.

Ammetto per decima una serie di borse mucose che vi- di fra le teste dei metatarsi in una giovane donna, ed erano patentissime alia regione dorsale del piede destro. Le dita erano deviate e assai raccolte ed in parte soprappo- ste , e tutto cio sembrava fosse avvenuto per troppo stretta calzatura. Di queste borse feci gia pubbiica dimostrazione neir aprile dell' anno scorso.

Menzionero finalmente due borse mucose sottocutanee occorsemi una al lato esterno, 1' altra alio interno dell' arti- colazione falangea del pollice in un individuo che portava una curiosa deformita della regione digitale di anibo i pie- di, deformita che consisteva nell' essere assai corte le quat- tro ultime dita, ed il pollice proporzionatamente assai lun- go, il quale piegava alio esterno sotto le altre dita facen- do un angolo quasi retto col suo rnetatarso , e volgeva il suo margine esterno posteriormente , ed alquanto in alto, ricevuto nei soico cutaneo corrispondente alia faccia plan- tare delle articolazioni metatarso-falangee delle dita sud- dette, ed il margine interno in basso ed in avanti. Oltre

84 Ldici Calori

te due borse menzionate, tie me ne apparvero alia testa del metalarso pur del pollice , una interna, 1' altra esterna che proliinsravasi aiiclie nil' articolazione metatarso-falangea e siipeiavala ; la teiza inlVrlore o piantare , tie horse che pia iiulicni nclla minierazione tlelle uonnali e delle acci- deiilali fisioloiiiclie.

Tale e il novero e la distribiizioiie die ho creduto do- ver fare delle horse inncose sottociitanee. Se qiiesta niiova distrihiizione sia veraineiite natiirale, e consegua i vantag- gi c!ie dalla sistcmnzione dei latti g(Mieralinente s' iiiipro- mettono , a Voi , Signori , il giiidizio. E qui dovrei per fine a questa iioiosa diceria; tna permetteteuii ancora al- qnante parole intorno ad alcune lioise mucose profonde, ed a quelle sotto la lingua che da Fleischinann , sedici ati- ni or sono, si descrissero.

Theile nel Tomo III. della Enciclopedia Anatomica pone una borsa mucosa fra i due strati del nuiscolo massetere, ed e proclive ad ammetterne altre fra le carni del musco- lo quadricipite crurale, e precisamente di quella porzione che ha nonie di crureo. Ho sempre cercate inutilmente queste borse; perche tengo siano purarnente accidentali , e le ultiine Tors' anche patoiogiche.

Credo altresi accidentali le borse mucose ammesse alia estremita terminale dei teiidini d' inserzione de' muscoli radiali, e del pari (juella veduta da Isenflamm ( Enciclop. Anat. Tom. cit. ) tra la linguetta esterna del tendine di origine del muscolo retto anteriore del femore e il bordo superiore dell' acetabolo, perocche in qnarantadue cadaveri di adulti, le prime iion mi apparvero che tredici volte, Hon sempre da ambo i lati, ne sempre in ambidue i ten- dini del medesimo lato , e la seconda dieci volte, sette a destra , e tre a sinistra.

Non e a mia notizia clie alcuno abbia parlato di una borsa mucosa fra il legamento laterale interno dell' artico- lazione del ginocchio e la tibia. Nel 1810 trovai questa borsa in due cadaveri di iiomini adulti; la prima volta in ambidue i lati, la seconda solo a destra; e la feci fonna- re in cera dall' espertissimo modellatore anatomico Giuseppe

SULLE BORSE MUCOSE EC. 85

Astorri , e si conserva tuttora iiel Miiseo di anatomia uniana alle mie cure affiJato. Era tale borsa lunga circa un centinietro, eJ a caviti lineare. D' allora in pol cer- cata e ricercata iion mi e mai piii apparsa questa borsa mucosa.

Parmi che qui abbia naturalniente suo kiogo una osser- vazione fatta nel 1839 insieme coll' Ilbjstre e venerato mio Maestro e Predecessore , Prof. Francesco Mondini sopra il cadavere di un uomo cinquantenne ascitico ed anasarcati- 00. Trovanimo in amendue le gambe tra il muscolo ge- mello ed il soleo una vescica piena di liquido sieroso , la quale non tardo a metterci in sospetto , cbe ivi potesse normalmente esistere una borsa mucosa. Ma le ricerche istituite dippoi per convertirlo in certezza, ne fecero cono- scere trattarsi di una cisti di nuova forniazione.

Finalmente la borsa mucosa sublinguale di Fleischemann data generalmente dagli anatomici per costante, ed anche, non ha molto , dal Jarjavay nel Tom. sec. delia succitata opera pag. 146, 6, secondo me, affatto accidentale , se pur non appartiene alia categoria delle cisti di formazion patologica. Nel 1812, un anno dopo la pubblicazione del- la Memoria del Fleischemann intitolata = De novis sub lin- gua bursis. Norimb. 1841 =, mi die occasione di occu- parmene un caso di pretesa ranula inviatomi dall' Illustre Collega Cav. Prof. Francesco Ptizzoli. Avendo iiella disse- zione trovati intatti i condotti Warthoniani, e veduto che ]a ranula consisteva in un tumore cistico, della mole qua- si di un ovo di gallina , pieno di iln umore giallognolo assai denso; tumore cho distendeva enormemente la muco- sa in corrispondenza del frenulo e delle sue adiacenze, e spingeva in alto e in addietro la lingua, e discendeva tra i muscoli genio-glossi e genio-joidei oltremodo divaricati, ed aveva grandemente avaliato, disteso, ed assottigliato il muscolo miio-joideo ec; pensai che questo tumore altro non fosse che la borsa mucosa sottolinguale posta a' lati del frenulo enormemente dilatata per inalattia. Allora comin- ciai le mie ricerche per vedere questa borsa , e fame pub- blica ostensione ; le ho proseguite fino al presente, ma

86 LuiGi Calohi

fortuna non mi c stata arnica. Cercata c ricercata sotto il frcimlo , al lati di esso , tra i muscoli genio-glossi , io non ho niai rinvenuta clie una lassa e fma cellulare , la quale stiiata, sembrava conformaisi in cellule o piuttosto lacune , ma mai e poi mai non ho veduta una vera borsa mucosa distinta.

Ed eccomi al line di qneste anatomiche annotazioni , le quali mi sono determinato di sporre al pubblico non pel" erigermi a censore degli altii , ma per solo amor di esattezza nell' Anatomia Normale che professo.

1)1 UNA

PELVI OBBLIOUA-OVALE

ESISTENTE NEL MUSEO ANATOMICO DELLi POMIFlCli UAlTERSITi DI CiMRINO

RELAZIONE

DEL DOTT. GIAMBATTISTA FABBRI

PROFESSORE D' ISTITUZIOM CHIRURGICHE E DI OSTETRICIA KELLA PO.MIFICIA UNIVERSITA DI BOLOGNA

( Letla DcIIa Sessioae del 16 Aprile 1857. )

A

Vol e noto , Accademici Collegia rlspettabilissimi, come , prima che alia nostra di Bologna , io m' avessi r onore di appartenere per nove anni alia P. Universita di Canierino. Ora nel ]\Iuseo Anatomico di quella Univer- sity primeggia tra le altie preparazioni una pelvi di donna che offre 1' esempio di deformita, rare ad incontrarsi se- parate , rarissime ad incontrarsi congiuiite , e forse accu- mulate questa per la prima volta in una medesima perso- na. Durante la mia dimora in quella Citta, io non ebbi agio , benche ne avessi desiderio , di pubblicarne la descri- zione corredata delle necessarie figure copiate con esattez- za dal vero ; ma dopo il mio ritorno in patria, questo mio desiderio voUi porre ad effetto.

Dalla singolare cortesia del Sig. Cav. Tommaso Batti- bocca Rettore dell' Universita Camerte ottenni d' avere per qualclie tempo qui in Bologna il pezzo originale, si die mi fu dato presentarlo e descriverlo nelle pubbliciie lezio- ni di Ostetricia ; ed ebbi pure la soddisfazione di averlo

V -

88 ClAMBATTISTA FaBBRI

disegnato con tntta precisioiie rial valeiite artlsta Sig. Ono- frio Nannini , nolo ?o[)raUutto pel disegni litojiial"ioi del- r Atlaute dc\ cclebro iiostio Aiiatoniico Sig. Prof. Luigi Calori. II quale ilaiido opera perclie colla bcUezza degli og- getti da se preparati e desoritti , gareggiasse in Tavole di assai comode tnisnre, la piu scriipolosa rappresentazione del vero , nieglio di cjiialuiKpie altro^ Iia ragginnto lo scopo di offeriie alia Gioveiitu studiosa un Atlante anatomico rlcchissimo di limpidissime figure e clie , pel inodico prez- zo, puo cssere posseduto da' meiio facoltosi.

Oltre ai disegiii del Nauuiiii, io noii volli preteriie di valermi ancora dell' opera di cpiell' egregio nostro Scultore anatomico Signor Cesare Bettini, al quale, or sono poclii niesi , in questa stessa Accademia la grave autoritu del Medici , nostro venerato Maestro , larglva conforto di lodi. Questi, cavata con tntta diligenza la forma delia Pelvi Camerinese, ne trasse un getto in cera che fu collocato nel nostro Museo di Ostetricia , e che oggi (1) in uno coi disegni dianzi ricordati e qui esposto alia vostra osser- vazione.

Ne tacero che, animato da un sentimento, cui spero non vorrete biasimare , io adoperai ogni rnaniera di pre- murose diniande e di convenienti offerte afEnclie la nostra Universitii potesse pure arrivare a possedere la preparazio- ne originale. Ma la niia brama e la conceputa speranza furono in questa parte deluse ', e tra i segnalati favori con- cessimi da' Camerinesi io non potei quest' uno annoverare. Non e pero nienomata punto la stima e la riconoscenza , delle quali mi gode 1' animo conoscermi e confessarrai ad Essi pubblicamente e perennemente debitore.

La descrizione di questo nobilisslmo pezzo patologico sara dunque 1' argomento delle mie parole; al quale parti- to tanto piix volentieri mi risolvo , in quanto che, per le ricerche da me fattene, non bo potuto scoprire che altri fra' nostri CoUeghi d' Italia siasi occupato nel dare contezza

(1) 16 Aprile 1857.

Dl UNA PeLVI OBBLIQUA-OVALE 89

d' alcuna Pelvi afFetta tla deforniita della specie di rjnclla, iotorjio a cui souo in procinto di teueivi discorso.

Una prima occliiata ciie diasi alia preparazione dianzi accennata , basta per giudicare clie qui trattasi della = Pel- vis oblique ovata = del Naegele. La composizione del Ba- citio ol)l)li<pio-ovalo c in ogiii caso cosi parlaiite, clie noii lascia liiogo ad iiicertezza di gindizio. CliiuiKpie rivolga la sua attenzione alia parte anteriore e superiore di questa pcivi , s' accorge subito quanto sia giusta 1' idea del I'anrio- so Ostetrico di Heidelberg, il quale prima d' ogni altro il- lusUo questa specie di deforniita e le diede il nome clie porta. Pare , inlatti , clie la meti destra e anteriore abbia dovuto cedere ad una lorza die 1' abbIa spinta in dlrezio- ne obbliqua dair avanti all' iudietro e da destra a sinistra; nel nientre die un' altra forza applicata alia metu sinistra e posteriore ha tenuto colpo.

E peio la nieta destra iiella faccia interna e particolar- mente nell' orlo dello stretto superiore , lia tanto perduto di sua naturale concavitu , die 1' orlo stesso corre in una direzlone, la quale molto s' avvicina alia direzione rettili- nea ; nel nientre die 1' opposta nieta sinistra serba a un dipresso la curvita sua naturale ; tranne che posteriormen- te e pill aperta che non porta lo stato veramente norma- le ; e nel davanti e piu risentita. In altri termini; lo stretto superiore presenta la figura di un ovoide, die ba la sua estremita piii aguzza nel luogo dove la base dell' osso sa- cro si congiunge coll' ileo destro ; mentre 1' altra estre- mita tondeggiante risponde al ramo orizzontale del pube sinistro.-

Ma, affinche la speclale deformit;\ di questo pezzo pato- logico pongasi in maggiore evidenza, concedetemi die io annoveri in succinto alquante cose riferite dal Naegele co- me appartenenti alia sua pelvi obbliqua-ovale (1). In questa

(t) Des principanx vices de conformation dn Bassin par le Docl. Fr. Ch.

Naef;cle, etc. trad, de I'alleuiaDd et augment^ de Doles par A. C. Danyau. I^a- ris 1840.

T. vni. 12 ,

90 GlAMBATTISTA FaBDRI

enumerazione io non serberA V ordine seguito dall' Autore , ma prociuero di non omniettere quello clie toiiia bene di aveie presente.

Un primo carattere ( come accennava poc' aiizi ) consl- ste nella costante alterazione di forma dalle due ossa inno- minate. Uno di essi piu manifcstamente sformato , nella snperlicie interna , lia perdnto in sonimo gnido la concavi- ta die di sna natura possiede nel senso trasversgle. Nel- I'altro, la concavita si tnantiene; ma posteriormente , e minore; anterionnente , e maggiore di quello che compor- ta una regolare configurazione.

L* osso innominato piu deforme e anche nieno alto del sno compagno ; ma nello stesso tempo e piii largo di esso : due cose clie ben si dimostrano misurandoli col compasso, prima dalla bozza dell' ischio alia cresta , oppure alle due spine superiori dell' ileo ; poscia dalla spina postero-supe- liore dell' ileo alia faccia articolare del pube. Un secondo carattere trovasi nell' osso sacro, il quale non e piii sime- trico. Quella sna meta che guarda il piu deforme lato del catino e piu stretta e assai meno cresciuta dell' altra meta opposta. Parimenti , da quel medesimo lato , rninore e 1' al- tezza della sua giuntura coll' ileo, perche il sacro non vi prende parte altro die coUa sua prima vertebra spuria. I I'ori sacri anteriori della meta meno sviluppata sono piu piccoli, pill tondi , con niargine piu ottuso.

Un carattere pregiato assai dal nostro Autore e la sino- stosi o anchilosi perfetta di quella sinfisi sacro-iliaca che unisce la meti deforme del sacro coll' ileo contiguo. Tale anchilosi alle volte e perfetta al segno che non rimane traccia di preesistente giuntura , ne alia superficie , ne den- tro la grossezza dell' osso. Di che puo dirsi con veriti che r ileo e il sacro sono fusi 1' uno coll' altro in un pezzo unico. Altre volte, nella consueta sede della sinfisi, nota- si una traccia parziale e appena discernibile , che sembra indizio di articolazione clie eslstesse prima che la sinostosi venisse a confonderc itisieme le due ossa.

Intorno a questo carattere non possiamo astenerci dal dire che sebbene la detta anchilosi sia il fatto piu costante.

Di UNA Pelvi obbuqua-ovale 91

nondlmeno il Naegele , eJ altri ancora dopo dl liii (1), si sono inibattnti a vedere alcune pelvi fornite di tutti i ca- ratteri dell' ohliqiia-ovale , eccctto la siiiostosi dclla [jiolata sinfisi sacro-iliaca. Ond' e clie la presenza o 1' asscnza dcl- r ancliilosi peil'etta non puo aversi in conto di carattere essenziale. Potia al piu serviie come nota distintiva di due varieta : dilifjenza lodevole per 1' aiiatoino-patologo; ma di valore secoiidario pel pratico.

Egli e in conseguenza delle prefate deformita dalle os- sa ond' e composto, die il l)acino ofTre poi nel siio com- plesso quella peciiliare alterazione di cui si e toccato da Lei principio. Anzi per rendere meiio iniperfetta 1' irnma- gine di siiVatta alterazione, non possiamo dispensarci dal notare quello clie segue.

II promontorio del sacro e tratto dal lato della sinosto- si, anzi trovasi vicinissimo all' ileo del lato piu defonne. La sinfisi del pube e spostata in senso contrario. II per- clie , sinfisi e promontorio non rispondono piu direttamen- te r uno all' altro. Avvi di piu. La faccia anteriore del promontorio e volta qiialclie poco al lato dell' anchilosi; e i corpi delle vertebre lombari lo sono similmente. La colonna lombare pochissime volte lia serbato la sua dire- zione vertieale : per lo piu si e veduta inclinata verso il lato meno deforme della pelvi (2). Nella sinfisi del pube le due fiicce articolari non si raffrontano esattamente : che il pube deir osso innomiiiato piii deforme e spinto inden- tro piu dell' altro. Finalmente , il Naegele lia osservato che r angolo del pube c meno aperto e che per la sua

(1) V. Cazeaiix. Op. cit. nella Nola die segue.

(2) Nella Iraduzione del Danyaii si le^se : il ij a incIinaiMn den verlibrcs de la n'fjion lombaire rem le colv anhilnn'. Qiiesta asseizione i smenlila dalle Ta- volc 3.", 4.", C", e 7." die cnrredano 1' opera, e pero si vede die i tin crrn-

■re lipografico. Tiillavia il Jaqiiemicr nel siio = Manuel des Accouehement =: siampalo in Paiigi nel 1Si6, T. !. pag. 36. ha riprodolto senz' allro 1' errnre. Ma il r.azeatix , die sino dalla l."" Edizione del stio = Traile Iheorique el pra- tique de r art des Aeeouchemenia = diede nn snnio della dollrina del Naegele, c a qnesto fine si scivi di una parlicniare Iraduzione del Dr-Steege , nol(^ die :

la cinonne verlibrale datn la n'-yion lombaire .... esi inclinee du cvie

exempt rf' ankilofe (V. op. cil. Paris 1840. pag. 455).

92 GlAMBATTISTA FaBBRI

confignrazione soiniglia a qnello del baciiio maschile (1); ed ha pure notato che 1' incisura iscliiatica del lato mag- giormente aftetto e piii angusta dell' altra incisura con- geuere.

Dalla predetta maniera di essere , e dalle mutate rela- zioni delle ossa del catino si gcrierano mutameiui assai strani uella direzione e nella lungliezza sia dei diametri comiinemcnte studiati , sia dclle altre inisiire che possa ta- lentare di prendere. Perci6 il diametro sacro-pubiale dei- lo stretto superiore , die nella pelvi ben formata e il dia- metro rettO;, in rpieste obblinue-ovali , ha una direzione obliqua dair avanti all' indietro : e una linea dal mezzo del promontorio del sacro tirata direttainente alia meta ante- riore del catino, incontra il pube tra la sinfisi e 1' eminen- za ileo-pettinca , in lui punto die varia a seconda del va- rio grado delia deformita. II diametro trasverso e rreces- sariamente piu corto. I due diametri obbliqni hanno di- versa lungliezza. Quello che anteriormente comincia dal la- to pill deforme, e piii corto; 1' altro e assai plii esteso, anzi e il piu lungo di tutti. Le due distanze sacro-pet- tinee sono pure fra se diverse in hinghezza.

Quando il Naegele nel decembre del 1 837 pubbiico il suo lavoro, erano 'il i bacini obbliqiio-ovali che, a sua co- gnizione, si conservavano ne' musei o pubblici o privati di Europa : 38 erano muliebri, tre virill ; e tra i niuliebri, uno , esistente nel museo d' anatomla comparata del Giar- dino del Re in Parigi, apj^arteneva alio scheletro anticbis-

(t) L' Aiilore riferisce la lungliezza da lui Irnvala nel diametro trasverso dello sirello inft'iiore in 14 delle pelvi oblique-ovali die ha descrille. In breve si pu6 dire die il delto diamclro ,

V2 volte nnn ha snperato i pol. 3,variando dai 2 ai 3

2 volte ^ slato di pnl. 3. lin. G.

ft poi da nntarsi die iiella dcscrizinne del bacino N. I alia pap;. 72 trnvasi as- segnato al dello diamclro 7 sole linee ; la qnal cosa d nn manifesto errore li- pografico. Infalti , nella pagina die precede, parlando di qiicsio slesso bacino, r Atitore ne fa sapere die il vizio era tale , die non avreblie recalo diflicolii al compimenio del parlo. E diinf|iie cliiaro che si 6 ommesso per errore la cifra dei poliici , che dal conleslo s' inlcnde dovessero essere 3 almcno; cgsicchfi il. diametro avrebbe avulo in luUo pol. 3 lin. 7.

Di UNA Pelvi obbuqua-ovale 93

filmo di una mumniia egiziana Di tutto qiiesto nume- ro , quattio solamentc non ofFerivano I'esempio clella sino- etosi clella sinfisi sacio-illaca.

In nessuno dei -41 appaiivaiio note caratteristiclie o di racliitide o di osteomalacia. Non si aveva contezza in gcncre clie avessero avufo liiogo o violenze traumatiche o malattie costituzionali dalle qiiali fosse lecito derivare la deforniita. Clie anzi 1' Autore , intoino a parecchie di rpiel- le persona , possedeva dati positivi che deponevano in fa- voie della bnona salute godnta per esse. Per queste ragio- ni,e per altri giudiziosi argornenti , die non reputo dove- re rammentare, 1' illustre Antore, quanto alia generazione della deforniita in discorso , piega a questa sentenza^ clie il partito piu savio sia quello di considerarla come una = Anoinalia di sviluppo =.

Rispetto air inflnenza che tale deforniita puo avere iiel- la fnnzione del parto , Naegele racconta, clie le donne, nelle quali l' angustia del bacino ha fatto impedimento al passaggio del feto , sono roorte tutte in uno colla prole, benche fossero state assistite da prudenti e valorosi oste- tricanti.

In alcune fu applicato il forcipe; in altre s' ebbe ricor- so alia craniotoniia : e fu talvolta impossibile compiere r estrazione del feto. Una sola, nella citta di Gissen , par- tori sei volte felicemente ; se non che nel penultimo par- to, causa r insufficienza delle doglie, fu necessita por ma- no al forcipe. In questa donna era pero tale la pelvi, che, non ostante la deforniita, presentava dimeiisioni assal van- taggiose , ed insolite (I). Ora, considerata la soninia gra- vezza di questa deforniita; e considerato , che prima del- 1' atto del parto non si e mai aviito alcun sospetto della sua presenza ( imperocche ncssun carattere esteriore alquan- to manifesto , e neppure un qiialclie grado di zoppicarnen- to , se si eccettui forse un caso solo , ne avevano dato

(I) Ycdi : NacgcIc op. cii. pag. 43. e alia pag. 90. e scg. le cinque labelle , al N. H.

9t ClAMB.VmSTA FaBBRIi

indlzio) il cli. Antore si e adoperato con ogni dlligcnza per ofl'rrire ai pratici, con una peivimetria al tiitto nuova, cri- teri sufllcienti a stabilirne la diagnosi A qnesto fine Egli SPgna nel bacino i dieci punti seguenti. Lc dne spine an- tero-snperiori, e le dne spine postero-superiori dell' ileo ; le due bozze iscliiatiche ; i dne granlrocanterl; 1' apofisi spi- nosa deir ultima vertebra lombare; il margine inferiore del- la sinfisi del pube. Dai piefati punti egli prende col com- passo e a destra e a sinistra, le seguenti doppie misnie, die a due a due contVonta insieme.

1." Dalla bozza iscliiatica d' ua lato alia spina iliaca po- stero-superiore dell' altro.

2.° Dalla spina antero-superiore di un Ileo , alia spina postero-superiore dell' ileo opposto.

3.° Dair apofisi spinosa dell' ultima vertebra dei lombi , alia spina iliaca antero-superiore destra e sinistra.

i.° Dal gran troncantere destro alia spina iliaca poste- ro-superiore sinistra; e viceversa.

5." Per ultimo, dal raargine infigriore della sinfisi pubia- le alle stesse spine iliacbe posteriori destra e sinistra.

Tutte le accennate doppie misure , confrontate a due a due diversificano piu o meno I' una dall'altra. La difFeren- za verificata dall' Autore sopra 8 bacini obliquo-ovali ha variato dalle linee 7. ai pollici 2. ; nel nientre che le stes- se misure prese dal Naegele sopra i2 donne dal bacino non defornie , e ripetute dal Danyau sopra altre 80., o fu- rono a due a due eguali, o la differenza fu minima; e que- sta minima differenza non fu mai trovata contemporanea- mente in tutte e cinqne le doppie misure prese nella per* sona medesima. Non trascura I' Autore di accennare che si possono prendere , oltre le prefate, altre misure di confron- to in ambo i lati della pelvi.

Affine poi di precisare lo spostamento laterale della sin* fisi puliica , Naegele propone il mezzo che ora diro.

Collocata; la^ donna con ambedne le spalle e colla som- miti delle natiche applicate ad una parete plana , si fac- cia calarc un filo col piombo appesovi dalla spina dell' ul- tima vertebra lombare. Un altro filo somigliante scenda dalla

Dx UNA PeLVI OBBinjUA-OVALE 95

siiifisi del pube. Questi due fili , traguardati perpendico- larmente alia parete , si cuoproiio I' un 1' altro nella don- na rego'.arniente confonnata iiel suo bacino ; ma, quando si ha che fare colla deformitu cbe ci occiipa, rimaiigono r uno dall' altro distaiiti. La quaiitita del loro spostainento reciproco , rappresenta la reciproca deviazione del pronion- torio del sacro e della sinfisi del pube. Di piu ; con que- to mezzo si avra certezza nel detenninare quale dei due lati del bacino esplorato sia il piii deforme, essendb note che la sinfisi pubiale c deviata verso quello che si allonta- na meno dallo stato normale.

In questa guisa , premesso un cenno della dottrina del Naegele , piu facile e spedita mi riescira la descrizione pro- messavi del pezzo patologico sottoposto al vosl^'o esame.

La Pelvi obliqua-ovale die Vol vedete , Accademici uma- nissimi, e rappresentata nelle annesse sei figure, grandi al vero , e accoppiate in tre tavole distinte.

Nella Tav. 7., apparisce la parte superiore fig. 1.; e la parte infv.i7ore fig. 2. Nella Tav. 8., la faccia anteriore fig. 1., e la faccia posteriore fig. 2. Nella Tav. 9., le due facce la- terali, destra fig. 1., e sinistra fig. 2.

Questa pelvi appartenne giii a Maria Pesci camerinese , da sani genitori nata , e cresciuta lontano due miglia dalla Citta verso settentrione nel piccolo e delizioso villaggio di Mergnano S. Savino. Pervenuta all' eti dl 10, o 12 anni, vegeta, robusta, e con tutte le apparenze di regolare strut- tura, recavasi un giorno a lavare il bucato nel Pallente che scoire al piede della collinetta di Mergnano. Camniinando suUe grosse pietre del letto del rio , sdrucciolo , cadde , e pati grave offesa nella regione della giuntura cosso-femora- le destra. Nessun chirurgo venne chiamato a curarla. Per alqnante settimane giacque in letto ; ne si giovo d' altra niedicatura oltre la volgarissima delle chiarate. Quando la cessazione del dolore glielo concesse , si alzo ; ma i movi- nienti dell' articolazione eiano perduti e la coscia riniase piegata per sempre. Ond' e che , volendo pur toccare il suolo col piede, fu costretta snpplire alia brevita dell' arto col curvare il tronco. Nei primi tempi die seguirono il suo

96 GlAMBATTISTA FaBBRI

docubito , el)be necessita di reggersi appogglata ad un ba- stone ; ma non varco gran tempo, che pote fame a meiio. Vi^se poscia vaiii aiini in Caineiiiio, faiitesca della famiglia Niccolai, siiio a che di 2i aiini (coiitro 1' avviso del rnio aiitecessore Prof. Toininaso Casali ) aiiJo a marito , sposan- dosi a certo Gicgorio Spmi. Rimase iiiciiita , airivo al ter- nunc della gravidaiiza , e stette in soprapparto non pochi gioini, fernia nel rifinto di qnalsiasi operazione. Tre gior- iii dopo la rottnra delle membrane venne a morte. Narra- si dalle persone clie la conobbero , die 1' infelice prcsaga della prossima sua fine , cnci colle sne niani nel tenipo del soprapparto la sua veste funebre; e prepare ancora la pic- cola cuffia per la sua creatura , lusiugata sempre daila spc- ranza di \t,uv metterla alia luce prima di cliiudere gli oc- elli — II feto , per vero, nsci senza 1' aiuto dell' arte poco dopo estinta la niadre; ma raccontasi clio fosse rammoUito dalla putrefizione, e portasse nel capo i segni nianifesti dello stentato passaggio per 1' angusta trafila attraversata.

II benemerito Professore Casali , di questa povera donna conserve la pelvi coi due feniori, e di piii, unite al sa- cro, le sette vertebre inferiori. II coccige mauca, se si eccettui il priino pezzo, la cui articolazione e ossificata. Meno il femore sinistro die e separato, e meno alcune ossa unite insieme per ancbilosi ( come fra poco diro ) tutte le altre sono insieme congiunte per legamenti na- turali.

In questa pelvi esiste 1' ancbilosi perfetta di una sinfisi sacro-iliaca, ed e la destra. Ci6 nondimeno, alia destra del promontorio del sacro , e lontano da esso due o tre linee meno di quelle che dall' altro lato ne sia distante la sinfi- si sacro-iliaca sinistra, a cbi ben guardi si fa manifesta, nell' orlo dello stretto superiore , una lievissima traccia, che, quasi a modo di superficiale sutura, senibra essere indizio di antica sinfisi abolita in appresso ( Tav. 7. fig. 1. a.). II perche nel caso nostro , l)enche a prima giunta scmbri che il sacro manclii di quasi tutta l' ala destra^ meglio osser- vando , si scorge che la detta ala esiste realmente, ed e solo piegata in modo strano all' innanzi , lu dove si stacca

Di UNA Pelvi OBBLIQUA-OVALE 97

dal promoiitoiio. Di qiiesta disposizioiie all' occhio niio fa fede eziandio quell' ainpio f'oranio , di forma ovale (Tav. 7. fig i. c.) clie pare a|)erto iiella parte j)OSteriore dell' ileo dcstro , ma clie e in gran parte iiii avaiizo di qnello spa- zio vnoto , clie dall' altro lato vedesi chiaramente tra la par- te pill alta deir ala del sacro e la tuberositu dell' ileo.

La sinfisi del pube trasportata alia parte sinistra, in H- iiea retta dall' avanti all' indietro, risponde alia nieta della larghezza dell' ala sinistra del sacro. Un' altra linea, dal mezzo del promontorio , condotta direttamente all'innanzi, incontra il ranio orizzontale del pube nella metu circa del- la sua lungbezza.

E da notarsi che le due incisure iscliiatiche differiscono appena 1' una dall' altra ; cosa che dipende dall' essere il sacro, non posto verticalrnente , rna inclinato alqnanto dal- la base all' apice verso 1' osso iiinominato sinistro. Disposi- zione che d' altronde e stata osservata qualclie volta dal Naegele, ed e rappresentata in piii d' una delle sue tavole.

Merita pure menzione 1' angolo del pube non fatto an- gusto, non somigliante a quello della pelvi maschile. II mantenimento dell' ampiezza di quest' angolo e prodotto in gran parte dalla circostanza , che 1' estremita inferiore del- r ischio destro non e spinta in dentro e a sinistra, come mostrerebbe volerlo r appiaiiamento trasversale dell' osso in- nominato; ma e invece rovesciata all' esterno.

Tra le bozze degl' ischi vi e dislivello , postoche la de- stra rimane sette linee piii alta della sinistra , mentre le due creste degl' ilei sono orizzontali.

Guardando il bacino dalla sua faccia posteriore , ognun s' accorge che la spina lombare e la spina del sacro, nella loro iinione, formano un angolo ottuso aperto a sinistra, e valutabile a circa 100 gradi ; e la distanza che in sense trasversale passa dalla spina del sacro alia spina posteriore e superiore dell' ileo, e minima a destra (linee 3); e, a sinistra, e cinque volte pin lunga ( pol. 1, lin. i. ). Le set- te vertebre nominate, oltrecche costituiscono un pezzo di colonna inclinato a sinistra, formano tutte insieme un arco grandemente curvato all' indietro. La concavitu di questo T. via. 13

98 GlAMBATTISTA FaBDRI

arco , nel punto clie lisponde all' articolazione del cor- j)o dclla 2.* con qiiello della 3^ vertebra loinl)are , ha la profonditil inass'uiia , la quale e di pollici 2. Questa disposizione s' alloiitana forte dalla iiormale ; impcrocche nello stato normaie, comiiiciando dalla seconda o terza vertehra dei ioinbi e ascendeiido siiio alia settima o se- sta cervicale , la colonna uella sua laccia aiiteriore e con- cava. Tale disposizione ad arco e all' indietro della predet- ta porzione della colonna vertebrale, doveva di necessita aver prodotto 1' effetto ciie in questa donna la pelvi pre- sentasse un' inclinaziono fuori dell' iisato eccessiva Ma la cosa die colpisce maggiormente in questa porzione di colonna , e la sinostosi die oonfonde in un pezzo solo i corpi di due vertebio , 1' ultima del dorso e la prima lotn- bare (Tav. 7. fig. 1. </. ).

Un' altra particolarita del pezzo patologico in discorso , e la sinostosi dell' estremitu superiore del femore destro colla cavita cotiloidea. La quale e accaduta per la produzione di un grosso ed abbondante strato di sostanza ossea che for- ma un pezzo solo, continao , indistinto del collo del femo- re e deir osso innominato. Nella corrispondente fossa iliaca interna si osservano alcune rilevanti scabrezze clie deriva- no da nuove formazioni di sostanza ossea. E sembra do- versi attribuire alia stessa causa la protuberanza della sot- toposta parete cotiloidea, la quale e niolto sensibile nel sen- se verticale ; ma non lo e nel senso trasversale. Sono pu- re da ricordarsi due tubercoli ossei die sorgono dalla fac- cia interna dei due pubi, ai lati della sinfisi die li con- giunge (Tav. T. fig. 1. b.). Del resto , nessun carattere sia di radiitide, sia di osteomalacia.

Ora , la sinostosi cosso-femorale , la sinostosi delle due vertehre , e la conformazlone della colonna rendono la preparazione del Museo Camerinese singolarissima e mol- to pregevole. L' egregio Signor Dott. Lambl , professore d' Anatomia patologica in Praga , die io nomino per ca- gione di onore e die sui primi del corrente anno 1857 vi- sito i nostri musei, mi assicurava di non avere trovato una preparazione somigliante in quelli di Alemagna , d' Ingliii-

Dl UNA PeLVI OBDLIQUA-OVALE 09

terra e di Francia da se esaminati prima di recarsi in Ita- lia. Delia prima sinostosi si puo atVerniare clie fu conse- giienza dell' ofTesa riportata riella cadiita; e intorno alia causa immediata della sua produzioue, noii si va di sicu- ro lontani dal vero riconoscendola in un lavoro flogistico al quale I' osso innomiiiato ha preso grandissima parte.

Rispetto alia sinostosi vertehrale , reputo che noii si pos- sa ammettere come lavoro di prirnitiva formazione anor- male. La colonna che in quel luogo , in chi b sane , e con- cava , qui e convessa ; e questa convessita non esisteva certainente prima della nialattia patita dall' articolazione dell'anca; giacche si sa che, prima che la fanciulla ca- desse in Pallente, era formata della persona in quella gui- sa che lo sono le persone ben conformate. Che se consi- dero lo sforzo per luugo tempo sopportato in quel luogo dair apparato fibroso e legamentoso delle vertebre , confes- so di sentirmi proclive assai al riconoscere ,. anche in que- sta seconda sinostosi , la derivazione da processo flogistico appigliatosi al tessuto tanto de' legamenti , quanto delle ossa. Parmi contuttoci6 che sia forza ammettere in questo individuo una peculiare facilita alle produzioni ossee di nuova formazione.

Quanto alia deformita dell' osso innominate destro , e quanto a quella del sacro; come ancora, riguardo all' an- chilosi vera della sinfisi sacro-iliaca destra , lasciero che al- tri giudichi , se in questo caso speciale sia lecito escludere afFatto dal novero delle loro cause quella flogosi che ha dominato in modo non dubbio nei contorni della cavlta cotiloidea. Qualunque sia per essere 1' altrui sentenza, not potremo ahneno asserire che questo caso si toglie dall' or- dine consueto anche per . riguardo all' anamnesi ; imperoc- ch6 , a detto del Naegele, le violcnze traumatiche non figurarono sino ad ora nella storia dei fatti che pervenne- ro a sua cognizione.

lo intanto dar6 complmento alia mia descrizlone col notare le diverse dimension! che questa pelvi presenta e le valutero col piede di Parigi che e la misura adoperata anche dal Naegele.

100 GlAMBATTISTA FaBBRI

GRAN BACINO

Pol. Lin.

Diametro ])is-iIiaco niisurato tra i puntl piu lon-

tani della cresta degl' ilei » 8. 3

Dalla spina della 3.* vertebra lombare all' estre-

mita sinistra del diametro precedente . . . » 5. 8

dalla stessa spina all' estremita destra dello stes-

so diametro » 3. 9

Piccolo Bacino. Stretto superiohe

Diametro sacro-puLiale » 3. 3

» bis-iliaco » 3. 1

» oblicpio destro » 2. 9

» » sinistro ........ 4. 2

Distanza sacro-pettinea destra » 1. 6

» » sinistra » 3. 9

Tra il diametro sacro-pubiale e 1' orlo dello stret- to , trasversalmente , a destra » . 9

» a sinistra » 2. 4.

Stretto inferiore

Diametro sacro-pubiale, non compreso il 1.° pez-

zo del coccige » 4-.

» » compreso . . . » 3. 6 » bis-iscliiatico »3.6

SCAVAZIONE

Diametro sacro-pubiale » 4. 1

» tra le due spine isclilatiche ( bis-ischiati- 00 della scavazione ) » 2. 6

Di UNA Pblvi odbliqua-ovale 101

ALTRE MISURE

Angolo del pnbe alia sommita, largo ...» 1.3

» » alia base » 3.

Siiifisi del piibe, alta » 1. 2

» » grossa , compresi i 2 tubercoli

ossei » --. 10

Piofondita del piccolo catino presa dal mezzo del- lo stretto siiperiore all' estremita del cocige ,

come esiste » 3.

Lungliezza del sacro edel 1 ." pezzo coccig. unitovi » 3. 7

Profondita della concavita del sacro . . . . » 1.

Tra le due spiiie iliache siiperiori destre ...» 5. ~ » » » sinistra . . . »

Dal promontorio alia spina iliaca snperiore destra » » » » » sinistra »

Dalla punta del coccige alia spina iscli. destra . » )) )) » » sinistra , »

Dalla bozza isch. destra alia spin, iliac, ant. sup. destra » )) » » » post. sup. destra »

» sinistra » ant.sup.sinis. »

» » » » post. sup. . »

Dalla bozza isch. destra alia cresta dell'ileo destro » » sinistra » sinistro »

Dalla spina sacrale alia spin, iliac, post. sup. destra » » » » » sinist. £

PELVIMETRIA DEL NAEGELE

Dalla spina iliaca ant. sup. destra alia post. sup. sinls. » » » sinistra » destra »

Dalla bozza iscluat.dest. alia spin, iliac. post. sup. si uis. » » sinistra » dest. »

5.

6

3.

.-

.5.

i

1.

8

1.

8

5.

..

k.

2

5.

5

h.

8

5.

10

G.

5

3

1.

i

5.

9

7.

-i.

10

5.

8

102 GlAMBATTISTA FaBBRT

Dall'apof. spin. nit. lonib. alia spin, iliac, ant. sup. dest. » 4. 8

» » » » » siiiis. » G. 3

Dalla sinlisi del ]HiI)e alia spin, iliac, post. sup. dostra » !"). 11

» » » » sinistra » 5. 7

Dal gran trocant.destro alia spin, iliac. post. sup. sinis. » 5. 9

» sinistro » » destra » G. 8

Dalle cose superlormente riferite si rileva , che mentre in tutti i casi noti al Naegele iion fa inai dato sospetta- re per tempo della defortnita esistente, in questa Maria Pesci 5 per la memoria della cadnta fatta, e per le forme alterate della persona clie ne furono tarda consegenza , si ebhe rairionevole motivo di temere che il catino ne aves- se patito al segno di fare ostucolo al comj)imento spoiita- neo del parto. E se all' epoca nella quale accadde questo fatto si avesse avuto notizia di cio che 1' illustre Ciinico alemanno pnbblico nel 1837, sarebbe stato facile deter- minare anticipatamente il genere della defontiita. Sarebbe pero stato impossibile fissare con qtialclie esattezza il gra- de di angnstia della pelvi; e forse non sara facile che si arrivi iin giorno a toccare questa perfezione di diagnosi.

Le quali cose, ove si rimangano a questi termini, tut- ti gli studi fatti intorno al bacino obbliquo-ovale riusciran- no a poco nieno die a lusso di scienza poco profittevole per r arte. Ora , io sono d' avvlso , e lo sarete voi pure, Accademici valentissimi, che ben rare volte incontri che le indagini accurate de' fenomeni naturali non siano o presto o tardi compensate dal conseguimento di un qualche ntile frutto. Forse il momento di coglierlo e ancora lontano , ne io presumo accorciarne la distanza. Concedetemi nondime- no di palesarvi un mio pensiero. Nella pelvi della Pesci, tra i diametri piu importanti , il piu corto e cpiello che corre dall' una all' altra spina dell' ischio (1). Infatti non

(I) Io lio indicato qnesto diametro col nome di bis-ischialico delta seavazio- ne. Forse con tal nome, a parere di moUi,deve piulloslo chiamarsi il diametro

Di UNA Pelvi obbliqua-ovale 103

lia clie pol. 2 e liii. G. Nelle altre 10 pelvi descritfe dal Naegele senza ommettere 1' indicazione del prefato diame- tro , 8 volte varia dai pol. 2 e lin. 3, ai pol. 2 e lin. 11; duo sole volte siipcra i pol. 3 , e una di queste pelvi e quella della donna di Gissen clie paitori sei volte felice- mente (I). La conseguenza pii'i giiista di questa osserva- zione mi pare (juella di ceicaie , se e possibile , il modo di rilevare dnraiitc la vita la vera lungliezza del diametio bis-ischiatico della scavazione. Che se la dilTicoIta non vi sembra facile a superarsi , allora io aggiungeio qiiello die segue.

Noi conosciamo due fatti. Uno e la quasi costante cor- tezza eccessiva del diametro bis-ischiatico della scavazione; r altio e la fimesta riiiscita clie hanno avuti i parti in circostanza di distocia dipendeiite da bacino obbliquo-ovale. Cio posto , qualora 1' ostetrico , dopo paticata in una gra- vida la pelviinetria di Naegele, avesse fatto la diagiiosi ge- Jierica della deformitd obbliqua-ovale ; questa sola diaijnosi mi parrebbe sufficieiite per aiitorizzarlo a proniuovere il parto prematuro , prima almeno della fine dell' ottavo me- se di gravidanza (2).

clie va dall" una all' allra parole coliloiJea. A niia difesa, preglieio i icfjgitori di osscrvuie die, iiiollo ficcnipnlpiuenle, il diamelrn die Irovasi Ira ic due spi- ne divide la scavaziiine per iiiela can siiflicienle e'^allezza. Del reslo , qiiosli) slcs- So diameiro , nelle pelvi hen cnnrniraate e di yinsia t;iandezza , ^ ben difTicile clie arrivi a '5 pcdiici : coninnemeiile , a qnesia limtjliezza niancann 3, o 4 li- nee. Qiiesl' nllima niisura i qnella die io ho rilevala ne' bacini normali da me osservati o piiss^ediili ; e non varia sensibilnienle t\as,\\ nni af,'li allri , bendift al- cuni , anthe a tolpo d' occliio, net lore coniplesso appariscano piu grandi, ed ailri pill piccoli.

(1) In qnesia pclvi il dello diameiro f di pol. 3 , e lin. 7 1/2.

(2) Oggiginrno , dopo mollissime diligcnli e niinnle riceichc , si ammelle co- me regcda generate, die nclla lesla del felo il diameiro bi-parielale , cni iin- porla specialiueiile conoscere, ha la lungliezza media che segue, nelle cpoche di gravidanza notalc qui appresso

poll. lin. Scltimana Mosi giomi Mesi giorni

2 6 » dalla 32.» alia 33." ossia da7eHa7e2l circa

2 11 » )) 34." » 3.1." » 7 » 28 » 8 M 5 «

3 1 » u 36." » 37." u 8 » 12 « 8 19 » V. Silberl op. cit. pag. 33.

lOi GlAMDATTISTA FAnnRI

Dalla quale regola rion snroube per avventura prudente cosa alloutanarsi, altro die quando tutte le parti e il com- plosso del bacino, nonostaiite la dcforniita, presentassero svilnppo e graiidezza non comune.

I dnti statistic! , dai quali ho dedotto le conseguenze clie precodoiio , se vcnpaiio stimati in orditie a niero va- lore nunierico , per verita soiio scarsi assai. E pero mi per- suado die iion pochi coiicorreraniio iiel desiderio, die in iin majTiiior iminero di l)aciiii obbliquo-ovali sia riscontra- ta la media lungliezza del diainetro bis-isdiiatico delia sca- vazione; e clie lo sia almeno in qnei 28, nel descrivere i quali 1' Autore ha ommesso significarci quale ne fosse la hiiiiiliczza. Tuttavia, anche nell' aspettazione di sotniglianti ulteriori docunienti, non e Torse al tutto iinpossibile pre- vedere ragionando la risposta delle desiderate ricerche. Ec- co in breve il tenore delle mie riflessioni. II di. Naege- le (1) mette chiaraiuente sott' occhio die la deformita ob- bliqua-ovale puo combiiiarsi tanto con un bacino natural- mente grande , quanto con un altro naturalmente piccolo. Nel primo caso , una deibrmita anche vistosa puo non im- pedire il parto (e questo, non v' ha dubbio , era il caso della donna di Gissen ); mentre nell' altro caso, una de- formita. anche mediocre saru cagione d' ostacolo non lieve. Quindi Egli conchiude die il graclo pecuUare di angustia non dipenJe solo dal grado della deformita, ma dipende inoltre dalle dimensioni originarie della pelvi (2). Ora , i bacini gran- di fnor dell' usato , sa ognuno come s' incontrino di rado. La cosa piu consueta e , o che la pelvl sia di una coniu- nale grandezza, o che pecchi piuttosto verso il piccolo che verso il grande, Quando si avveri la congiuntura di un bacino che soverchi sensibilmente le consuete inisure (quan- d' anche trovisi affetto dalla deformita in discorso ) , un esanie diligente potra scoprire come le cose di fatto si tro- vino. Allora sarebbe intempestivo e riprovevole indursi ad

(1) Op. cit. pag. 88.

(2) loc. cit.

Di UNA Pelvi obbliqua-ovale 105

opera die interrompesse il coiso iiatuiale della gravidan- za. Ma , quando la pelvi ol)l)li(|ua-ovale niostri di ap- partenere origiiiariamente al uoveio o dei bacini di media giandezza, o di quelli che peccano per difetto, e molto facile che la deforinita abhia ( troppo piu del bisogno ) ri- stretto il vano della scavazione ed accorciato il suo dia- metro trasverso o bis-iscliiatioo. Ne si dimentichi , che, sebbene il famoso Alematino abbia parlato di lestriiigimen- to deir angolo del pube ( dato prezioso per la diagnosi e per la prognosi , quando esiste (1)), nel catino della Pe- sci il detto angolo non era ristretto, e cio nondimeno II diametro bis-ischiatico suaccennato contava soli pol. 2 e lin. 6. Egli e pertanto nella circostanza o di pelvi d' usua- le grandezza o di pelvi tendente al piccolo, e nello stes- so tempo obbliqua-ovale, che io propongo il parto preraa- turo come ho detto poco sopra.

Lontano dal chiedere pronta e definitiva decisione, che mal converrebbe colla gravezza dell' argomento, io chieg- go soltanto che la mia proposizione sia esaminata e discus- sa con severita riposata ed iraparziale.

Accogliete, ve ne prego , Colleghi prestautissimi , colla vostra consueta benignity il tenue tributo per me offerto alia nostra Accadeniia. La singolarita del fatto tenga luo- go dell' abbondanza ; e il vostro ingegno supplisca alia manchevolezza delie mie considerazioni.

(1) 11 D' Onircpont ha provocato una volla il parlo prcmalnro a cagione dcl- r angnsiia dello sliello inferiore. ( Vedi Traile pialifitie de 1' Accouchement pre- malurd- arliQciel par P. Silbert ( D* Aix ). Paris 1855. pag. 36.

T. VIII. 14

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CO^SIDEUAZIO.M CRITICHE

SOPRA

UN NUOVO MEZZO PROFILATTICO

CONTRO IL COLERA

E

CENNI

INTORNO LA TOPOGRAFIA MEDICA DELLA PORRETTA

MEMORIA

DEL

PROF. CAV. MARCO PAOLINI

( LcUa nclla Scssionc dell' 8 Gcnnaio 1857. )

s.

'e mediante iin esame piu filosofico dei fatti, ed i notevoli avanzamenti delle natural! discipline , 1' odierna Medicina assai piu dell' antica puo a buon diiitto vantare validi e sicuri presidii contio diverse generazioni di morbi, ella e poi una veiita , di cui purtroppo fanno anipia fede le istorie di tutti i tempi , riescire quella il piu delle vol- te inefficace nella cura delle contagiose infermita; se pure alcune di queste non sono di si maligna natura da resiste- re pertiiiaci a qualsivoglia piii energico medicamcnto. On- de r ufficio del medico in questo solo e riposto, di giova- re con opportuni espedienti i poteri fisiologici superstiti, e favoreggiando i provvidi conati della natura , aiutare il compiinento delle crisi, per le quali , cacciato ruori del corpo il pestilero principio , venga restituita la perdnta sa- nita. E diffatti, se ne eccettui due contagi cosi detti fissi di cronico andaniento il venereo cioe e lo scabbioso , 1' uno

108 Marco Paolini

de' qnali nel meicurio , e 1' altro nello zolfo lianno i rlmedi specifici idonei a tlirettamente dcbellarli, clii e quel medi- co veranieiite saggio ed onorato , il quale possa con ragio- ne gloriarsi di avere guaiito iiu infermo di tilo peteccliia- le , di vaiuolo, di peste bubonica ? Se al(|iianti di costoro ebbero ed banno la belia sorte di conseguire la guarigio- re , non se ne deve per avventura assai piii presto asse- gnare la ragione alia resistenza dell' oiganisino , alia forza di una rol)usta e gagliarda natura , di quello cbe alia vir- tu del medico od alia possanza delle medicine? In confer- nia di die io potrei recare innanzi la concorde autoriti di medici pieclarissimi di ogni tempo e di diverse nazioni , e fare appello alie istorie delle epidemic contagiose cbe nel volgere de' secoli ed in Italia e fuori banno tatto crudele strazio delle mnane generazioni , se in questa stessa citti e sotto i nostri occbi nell' andato anno 1855 non ci si fosse porta la mal' augurata occasione di confermare una tale verita, quando irnperversando fra noi il pestifero con- tagio del colera , avemmo, diro cosi , a toccare con mano qnanto 1' arte nostra fosse contro di esso mancbevole , per non dire affatto impotente. Impercioccbe io non tenio pun- to di affermare, e meco del pari io penso non esiteranno di confessarlo i medici niiei collegbi imparziali e conscien- ziosi , die se alcuni pochi scamparono alia ferocia del mor- bo , cio s' abbia con assai pin di ragione a risgnardare co- me un trionfo della natura, di quello cbe dell' arte medi- cinale. Alia quale conclusione non potri a meno di essere condotto cbiunque si faccia meco a considerare, cbe un eguale numero di morti e di guarigioni conseguit6 ai me- todi di cura i piii disparati , e fra loro ripugnanti ; sicco- me presso a poco in eguali proporzioni morirono e risana- rono que' niiseri , cbe per nianco d' ogni soccorso igienico e terapeutico , furono in alcuni luoghi alpestri lasciati in plena balia del terribile nialore. Io stesso bo inteso dalla bocca di due montagnuoli della Parroccbia di Capugnano essersi riavuti di gravissimo colera , cbe li avea tratti amen- due suir Olio del sepolcro, })evendo in larga copia acqna fredda di quelle limpide fonti , essendo cessato il vomito ,

CONSIDERAZIONI CrITICHE EC. 109

la diarrca , i crampi , e 1' algore alloiqnanclo 1' acqna be- vuta si apri un lihero varco pel retto intestino. Nell' udi- 10 i quali lacconti tornavanii alia memoria qiianto iin di mi nariava 1' illustie e venerato niio maestro Jacopo Tom- masini , risultare dalle statisticlie degli infeimi di tifo pe- teccliiale , 11 (piale domino in queste nostre contrade negli anni 1816 c 1S17, clie se non maggiore certo egiiale fu il nnmero dei giiariti in qiiei luoglii dell' alto AppcMnino, ove mancando i medici all' uopo necessari , gli ammalati ad altio limedlo non ricorsero che alia semplice acqua , cni avidamentc bevevano da natnrale istinto stininlati. I fatti pill volgari adunque , e le piii ovvie osservazioni fan- no aperta testimoniaiiza , come i poteri delta medicina con- tro i morbi contagiosi sieno racchinsi entro ristretti confi- ni, e quanto poca fiducia possiamo in essa riporre quando da codesti flagelli sia colpita 1' umanita. Di che e a rlco- noscere la cagione nella oscurita , in clie tuttora ci trovia- nio intoino alia natiira dei principii contagiosi , alle cause che ne operano lo svolgimento, al niodo col quale diffon- donsi , e dagli ammalati ai sani trapassano, e finalinente circa ai sistemi organici cbe specialmente prediliggono, e circa la qualita delle alterazioni da essi nel corpo vivo ge- nerate. Laonde se intorno questa gravissima parte della Patologia lia si corte 1' ali la ragione che non somministra alcun appoggio , ne lume veruno alia Terapeutica, fa di riecessita rivolgere ogni nostra speranza nell' enqjirica os- servazione , la quale come snggeri al genio benefico di un Fracastoro il mercurio per combattere la celtica lue , cosi quando che sia per benignita di cielo potrebbe similmente ad altri offerire inaspettatamente i mezzi acconci per vin- cere e debellare altre contagiose infermita.

Ma intanto nella triste condizione in cui siamo di atte- nerci , per ci6 che riguarda il trattamento di cotesti mor- bi , alle norme ed ai dettati della Medicina semplicemente aspettativa, uoi potremmo egualmente giovare al bene dei simili ponendo ogni studio nell' indagare i modi e le vie di preservarli dall' azione dei principii morbiferi de' conta- gj medesimi. Giu sino dagli antichi tempi alia profilassi di

110 Mauco Paoiini

tali rnalattie diedero opera con instancabile zelo , e calda sollecitiuliiic niedici reputatissin)i ; e a dir vero quanto po- cn , o niun friitto ricavassero dalle loio ricerche, e dalle loro iiivestigazioni , iioii liavvi chi iiol sappia. Iinpercioccht;, ove si eccettui lo stupendo trovato dell' irnmottale Jenner contro la pestilenza vaiuolosa, io credo che , in (juaiito al- le altre infermita. da contagio, si possa a huon diritto af- fermare , noii essersi fin qui rinveiuito un mezzo sicuro per coiisegiiire l' intento desiderato. Molte piante aromatiche, balsamiclie, e resinose , diverse miscele chimiche, fumiga- zioni o vapoii ricavati da sostanze si minerali clie vegeta- bili fiu'ouo , uelle varie epiJeniie di peste die travagliarono diverse nazioni, proposti quali espediciiti forniti della pro- digiosa viitii di neutralizzare , o di distruggere comunque i gernii , e le semenze dei contagi. I quali mezzi suggeriti da medici filautropi, e da operosi e provvidi Magistrati posti in eflPetto per lunghi tratti di paesi e colla massima profusione, valsero tutt' al piu a rassicurare gli spaventi , e le esaltate fantasie , di quello che a procacciare ai po- poli salvezza ed iinmunita dal male. Basta leggere 1' aureo libro del celebre Muratori sul Goveriio della peste per ave- re una plena conoscenza della faraggine delle sostanze sup- poste preservatrici contro la medesima , sia prese per boc- ca , sia usate esternamente sotto forma di effluvi , di ])ro- funii , di lavacri. Ma per nostra mala fortuna le decantate attivita di quelle sostanze vennero meno nella pratica ap- plicazioue, in guisa che perdendo a poco a poco col vol- gere del tempo il credito e la riputazione , sono cadute oggidl in totale dimenticanza. Oggi invece , merce gli a- vanzamenti fatti dalla Chimica, credesi avere rinvenuto un nuovo agente assai piu operativo di quelli predicati dagli antichi , e dotato del potere singolarissimo di purificare r aria infetta da esalazioni pntride , mefitiche e contagio- se ; e con queste parole intetulo di accennare al gaz clo- ro, dal quale molti e sagaci investigatori di cose naturali pretendono avere ottenuti efTotti incontrastablli intorno quel- la sua maravigliosa virtu ; onde Fourcroy , Guyton-Mor- veau , Masuyer , Labarraque , Payen , Chevallier , ed altri

CONSIDERAZIONI CrITICHE EC. Ill

illnstri iiomini si mostrano inclinati a credere clie la Po- lizia Medica ahbia acquistato nel cloro un mezzo prezioso jior ovviare a inolti niali , la di cui propagazione e un ter- liliile flagello per I' luuanita. Ma cotesta proprieta anticon- lagiosa del cloro e poi veramente appopgiata dai fatti, e conferniata da esperienze irrefragabili ? E dessa conuine ed estesa a tutti i contagi acuti volatili (e dice volatili , giac- clio r impotenza sua coiitro de' fissi , come il venereo , r idrofobico, lo scabbioso e pur troppo una veritii ) , op- pure solamente contro alcuni dei medesimi ? E facendomi pill particolarmente ad esaminare gll effetti di cpiel gaz iielle ultinie epidemie di colera, io non rinvengo prove di s\ grande saldezza, clie valgano ad attestarne indubitatamcn- te e positivamente la sua possanza. Imperciocche un esa- me imparziale ed accurate di una serie innumerevole di fatti, de' quali noi tutti fummo testimoni , ci costringe, nostro malgrado, a porre in grande dubbio la sua niagni- ficata virtii. E noto die, mentre non pochi di coloro i quali assoggettavansi di continuo all' azione del cloro, sia csponeiidosi ripetute volte nel corso del di ai suoi vapori , sia portando indosso la boccetta disinfettante , o lavando con cloruro di calce le niani, ed altre parti del corpo , furono vittime del male, cosi ne andarono altri inununi, i quali per natura, o per incredulita abborrivano quelle fe- tide esalazioni. Io non so se altrove medici attenti ed im- parziali abbiano raccolto , in sostegno delia facoltu preser- vativa del cloro, osservazioni piii favorevoli e conc'.udenti. Questo so bene che alquanti IVa noi i quali presi da so- vercbio sbigottimento posero ogni loro fiducia in quell' a- gente cbimico , stando , si puo dire, di continuo immersi in un' atmosfera vaporosa di cloro , se fortunatarnente scam- parono all' azione deleteria del contagio , incontrarouo in appresso gravi malattie dell' appareccliio respiratorio, o del- la crasi del sangue, o del sistema nervoso; onde ad alcu- ni cio , cbe dovea salvare la vita , fu cagione di piu o mo- no presta morte. Ne maggiore efficacia del cloro , come- che assai meno di questo nocivi, addimostrarono in Bolo- gna ed in altri luoghi non pochi preservativi , quali sono

112 Marco Paolini

a inodo d' esempio gli accti , le tinture aromaticlie e can- forate, 1' iiso quot'uliano di una piccola dose di solfato, o citrate di cliiiiiiia , di alcuiie goccie di laudano ec, lasciaii- do poi di parlare delle piastre di raine o di mercurio da portarsi sull' epigastrio, e di altri amuieti o specilici mi- steiiosi dalla ciuimeria e dalla snperstiziotie decantati. Non essendo ailutiqiie per ie cose dette fin qui l)etie coinprova- ta la virtu anticontagiosa del cloro, e di altri niczzi co- munemente adoperati niassiriie contro il principio genera- tore del colera, ne essendovi disavveuturatamente ragione veruna per dissipare affatto dai nostri animi i timori di nuove invasion! , io dico fare opera cominendevolissima e sommamente benemerita della societu colui , il quale, sor- retto dalla forza dei ragionamenti e delle osservazioni , in- tenda a proporre ed a sperimentare qualche nuovo mezzo acconcio a premunire i corpi umani dall' asiatico rnorbo. Oh volesse pure Iddio concedere un si grande segnalato beneficio ! Ma innanzi di prestare plena credenza a novelli preservativi , innanzi di abbandonare il cloro, la canfora , r aceto ed altre sostanze die lianno in appoggio almeno r autorita gravissinia di uoinini per altezza d' ingegno e copia di dottrina tenuti in generale estimazione, fa di me- stieri clie i nuovi mezzi proposti siano il frutto di molte iterate e reiterate esperienze , di qiiello clie suggcriti da opiniotil preconcette , o da immaginose teorie. Clie se 1' er- rore in medicina e, e sara seinpre grave falio di grande pregindizio ail' uinanita , di quale irreparabile danno sara poi cagione, quando per esso sia posta in pericolo la vita di iiitere popolazioni? Laonde io mi sono posto in cuore di venire in oggi esaminando se un nuovo rimedio propo- sto come profilattico contro il colera abbia in se tutto quel corredo di prove clie Io lenda preferibile a qualiinqiie altro , e meriti quindi di essere annoverato fra i presidii della Pnbblica Igiene. Nello stesso tempo, poiclie mi si porge il destro , mi faro a discorrere di una maniera spe- ciale di industria agricola delle nostre piauure , la quale e paruta a me avere 1' efficacia se non di togliere , almeno di sminuire la suscettivita a contrarre il suddetto malore.

CONSIDERAZIONI CrITICIIE EC. 113

Dal che per avventura se ne potiebWro ricavare avveiti- menti idonei a giovare la profilassi contro il colera.

Afforma il prelodato Mmatorl (1) die di nn universale ed incredibilo aiiito a preseivaisi dal contagio delia peste , e ad espurgaie le robe, ed a profmiiaitt le abitazioni sia lo zolfo , di cui percio egli raccomaiula di fare buona prov- visione, e fidarsi non poco in tempo di pestilenza. Delia (inale sostanza miiieiale anclie k'i aiiticlii , e"li soimiufine , ne conobbero la forza antipestilenziale, essendo ginnti coi profumi di esso a liberare rnolte citta da si crudele nemi- 00 , e insino 1' anticliissimo Omero nel libio XXII. del- r Odissea finge die Ulisse chiegga ad Euriclea sua nutri- ce fiioco e zolfo , che egli chiama niedicina de' mali , per purgare le stanze della casa :

Portami, o vecdiia, II zolfo salutifero , ed il fiioco Percbe 1' albergo vaporare io possa (2).

Malgrado peio i molt! encomi tributati dagli antichi ad un tale rimedio, essendo verosimilmente in progresso di tempo riescito di poca o niuna utilitu in altre epidemic contagiose, era caduto affatto in disuso, quando il chiaris- simo Professore Francesclii , medico non ha guari in An- cona , neir agosto doll' anno 1855 propose per esperienza lo zolfo come argomento capace di respingere il principio colerico. Al che era in parte condotto da dirette osserva- zioni , ed in parte , e per avventura con forza maggiore , da una nuova ipotesi da hii immaginata intorno al modo di svolgersi e di diffondersi del principio generatore del colera, cui piacesi appellare col nome di miasma. Circa le prime, dice i fabbricanti di fosfori andare esenti piu specialmeute dal male , averlo suggerito a parecchi, e nes- suno essere state tocco dalla piii lieve ininaccia; ed in

(1) Del Governo della Peste. Modena 1714. pag. 89.

(2) Vcrsione di Ippolito Pindemonle.

T. VIII. 15

1 1 i Marco Paolini

line nclla villa d' Acqua Santa , ove scaturlscono acque terniali solforose , avvegnache tutto intorno ciicuita da fie- rissimo contairio, cio nulla meno, sicconie nanano ancoia i signori Dottori Coisini e Baroni nella relazione da loro scritta sul coleia di Ascoli, otto peisone soltanto ( tutte provenienti da' vicini luoglii infctti ) esserne state colpite, sei delle quali inoiirono , e due ricuperarono la sanita, senza die perci6 11 niorbo si allargasse piu oltre nei po- polani di quella villa. In quanto poi al piincipio , da cui ricav6 1' indicazione dello zolfo , e a sapere die accoppian- do egli I' ipotesi del fermento professata da Fracastoro e da Rosa intorno alia moltiplicazione e diffuslone dei con- tagi all' altia della putiedine aniuiata sostenuta da quel rnaraviglioso ingegno del Padre Atanasio Kircher, ne edi- fice per quel connubio una propria ingegnosa teoria , se- condo la quale le raaterie o gli effluvi dell' infermo per via di fermentazione o per via di animalcolizzazione comu- nicano una medesima fermentazione , o una medesima ani- malcolizzazione air atmosfera putrescente del luogo abita- to , nella quale 1' individuo sta subendo la malattia , sic- che quella piu o meno presto si oonverte tutta quanta in atmosfera colerosa. Ed ecco la ragione per la quale , sog- giugne il prelodato autore , come lo zolfo combatte la scabbia , uccide gli entozoi , e riesce purificante contro di- verse impetigini probabilmente niantenute da invisibile pa- rassitismo, cosi distrugge ed annienta il principio produt- tore del colera (1).

Non e mia intenzione, ne e opera proporzionata alia possanza del mio ingegno di decidere se 1' esposta ipotesi, che valentissimi scrittori , tra i quali Betti , ed Alessandro Orsi, hanno nobilmente confutata e con sodezza di ragio- ni , meriti di essere tenuta in concetto di vera, e come tale accolta ed abbracciata. E bensi mio intendimento di investigare se regga al confronto de' fatti la virtu presei'-

(1) Del Colera, donJe nasca e come si propaghi ec. Raccngliiore Medico di Fano. Giornale di Medicina ec. Serie II. Vol. 12, Faco 1855,

CONSIDERAZIONI CrITICHE EC. 115

vativa dello zolfo contro il colera : poiche ove da una si- migliante investigazione fosse quella virtu posta in chiara luce , non solo sarebbe conferniata in parte la verita di quella ipotesi , ma soprattutto noi avremmo forte motivo di rallegrarci di avere rinvenuto nello zolfo I' ancora di sal- vezza contro I' asiatico morbo. Diro adunqne die non ap- pena diffusa la fama del nuovo profilattico insorsero in di- versi luoghi osservatori , i quali intesero con nuove testi- monianze di corroborarne 1' asserta efficacia. Se la Terra di Fontana nel Regno delle due Sicilie , la quale confina all' ovest collo Stato Pontificio, non ebbe a deplorare che due sole vittime del colera nelle diverse epidemic che in- fierirono nelle contigue comuni , si penso di assegnarne la causa all' atmosfera carica di gaz idrogeno solforato pro- ronipente da una fonte d' acqua minerale detta solfatara , che scorre alle radici del colle sul quale quella Terra e si- tuata. Ai vapori solforosi parimenti di una vicina sorgente si credette attribuire 1' incolumita del Comune dei Colli posto alia destra del fiume Liri ; siccome pure in que' va- pori si riconobbe la ragione perche nella citta di Ferenti- no ne fossero soltanto colpite poche persone , e tutte pro- venienti da paesi circostanti in cui infieriva la colerosa pestilenza. Finalmente affermasi da certuno , che neppur uno di que' tanti individui che avevano preso bagno nelle acque solforose cosi dette Albule di Tivoli incorse nel fa- tal morbo , che per due volte ebbe ad imperversare in det- ta citta : la qual cosa havvi pure chi sostiene di avere os- servato nella Terra di Mogliano posta nella Delegazione di Fermo. Perciocche dicesi che 1' uso dello zolfo ed in ispe- cie deir acqua solforosa del torrente Cremone in bevanda ed in bagno, allorche regnava cola il morbo asiatico, fece ottimo effetto per averne troncato il corso alio sviluppo ; onde i Moglianesi , ed i villlci abitanti nei dintorni di quel- la prodigiosa sorgente andarono immuni dal flagello (1). I quali singolarissimi effetti , ove veramente fossero stati opera

(1) Giornalc cit. Serie II. Vol. 12. pag. 296. Vol. !3. pag. 9i, e pag. 373.

1 1 6 Marco Paolini

della sttipenda virtu del gaz idrogeno solforato nel distrug- gcre la cosi detta da alcuiii atmosfera colerosa , ben da seimo si potrebhe dire di quelle sorgenti cio clie poetica- nieiite ^cherzando fcrisse della celebie acqiia di Nocera il iiostro Redi uell' Aiianna iiii'enna:

L' appigionasi appicca al cataletto Ed in ozio fa star tutti i beccliini.

Comecbe io ritenga i fatti narrati fin qui veri , verissi- nii,e degni di tutta la fede, cio nondimeno per ossequio alia verita e forza di ingeiuiamente confessare, clie sotto- posti al crogiuolo della critica , ntdla provano in favore della virtu profilattica dello zolfo. Iiiipcrciocche nello studio delle cose iiaturali voleiido ben dirigere le nostre ricerche nello stabilire le cause di un fatto o fenoineno qualun- que , e indispensabile clie quella causa abbia una connes- sione cosi intima ed lui' antecedenza cosi invariabile col- r efletto-, clie questo abbia necessariamente luogo ove la prima eserciti la sua influenza , siccome parimenti debba r effetto invariabilmente mancare quando sia assente la cau- sa, salvo che qualclie altra cagione evidentemente cono- sciuta sia capace di produrre il nicdesimo elTetto. Oltre a cio giova avvertire, esservi in natuia fenorneni cosi com- plicati, nei quali nella prodiizioiie dell' effetto composto operano ad un tempo pareccliie cause le tante volte affat- to indipendenti 1' una dall' altra , in guisa die mancando una sola di esse nianca egnalmeiite 1' effetto , avvegnache agiscano complessivamente le altre cagioni. In conferuia di die valga il segnente esempio assai acconcio a cbiarire la materia , di cui vengo ragionando. E noto all' universale de' medici die alio svolgimento di una epidemia contagio- sa non basta il solo germe o la sola semenza del conta- gio , nia vi si ricbieggono diverse altre condizioni speciali deir atmosfera e del suolo in cui viviamo, die si appella- no col nome coliettivo di costituzione nieteorico-tellurica , oltre il debito conto in cui hanno a tenersi certi particola- ri stati o modi di essere de' corpi umani cbe si distinguono

CONSrDERAZIONI CrITICHE EG. 117

col nome di predisposlzioni individiiali. Onde ne consegue, che pel difetto di entraml)e coteste condizioiii od atiche di una sola, il piincipio contagioso riesca afl'atto inerte o pocliissimo operativo. Ora applicatido coteste regole, che sono dettate dalla piii semplice naturale filosofia , al nostro caso particolare , io penso di non andar lungi dal vero airermando , clie se andaiono iinmuui dal colera gli abi- tanti dei villaggi, e dalle castella di sopra indicate, poste in prossimita di sorgenti soU'orose, e se ne scamparono coloro che ricorsero alio zolfo, od alia bevanda delle sor- genti stesse, ci6 debbasi assai piu presto attribuire all' as- senza delle sopradette condizioni predlsponenti o coopera- tive , di quello che ad una speciale possanza di quel mi- nerale nel distruggere o neutralizzare, come dice taluno, r atmosfera miasmatica colerosa. Primieramente, perclie co- me in appresso mi faro a dimostrare, sonovi osservazioni comprovanti avere imperversato il morbo coUa stessa in- tensita tanto in coloro che , per le loro condizioni topo- grafiche ed industriali, respiravano un aere oltre modo ric- co di vapori solforosi , quanto in quelli che per provvedere alia propria sanita avevano usato per non breve spazio acqne minerali sulfuree in lavacro ed in bevanda. Secon- dariamente, perche qua e la senza alcuna regola od appa- rente ragione andarono immuni dal colera terre , ville, campagne circuite dovunque da fierissimo contagio, avve- gnaclie ne nel suolo , ne nell' atmosfera , ne entro i cor- pi di (|iiegli abitanti fosse traccia alcuna di zolfo.

E iiiiiaiizi tratto vuolsi notare come sino dal novembre dell' anno 1855 un egregio medico non mancasse di far conoscere ai propugnatori della virtu profilattica dei vapori sulfurei , due osservazioni idonee ad appoggiare le propo- sizioni snperiormente stabilite , vale a dire, essere stata due inesi iiiiKiiizi attaccata dall' asiatico morbo la citta di Vi- terbo s('hl)pne abbia a poca distanza un' acqna termale fornita a dovizia di gaz idrogeno solforato ; e per lo con- trario esserne rimasta esente la citta di Orvieto che non ha entro se , ne nelle vicinanze sorgente veruna di zolfo, quantuuipie ne fossero infetti quasi tutti i paesi limitrofi

118 Marco Paolinx

e niantenesse continue ed intime relazioni coll' ammorbata Viterbo (1). Premessa la quale attestazione , che a me pa- re di non piccolo valore , mi terrei in grave colpa se non soddisfacessi all' obbligo che mi corre come medico , e piii poi come Dirottoie dei bagni termali solforosi di Porretta, di narrare quanto cogli occhi miei propri ebbi il dolore di osservare in quella Terra circa 1' impotenza , e 1' inu- tilita dello zolfo nel dlstrnggere od almeno sminuire la potenza del principio contagioso probabilmente volatile del colera. E grave assai all' animo mio rammemorare la sto- ria lacrimevole di un' epidemia, clie fa cagione di tante morti , di lutto imiversale, e di gravissimo danno a quel terrazzani, i qiiali dalle predette sorgenti si frequentate nel- la state da nostrani e forestieri, ritraggono per la mag- glor parte i mezzi per provvedere al proprio sostentainen- to. Ma se io mi fossi taciuto sopra un argomento che si da vicino interessa la vita degli uomini, ben a ragione il mio silenzio sarebbe stato giudicato riprovevole per non dire vergognoso. Laonde io esporro brevemente I' orlgine , 1' andamento, e il numero delle vittiine del colera in quel- la terra e nelle vicinanze facendo particolare attenzione a quel fatti piu direttamente risgnardanti la materia di cui mi sono proposto di brevemente ragionare. E qui, giac- che mi si ofFre 1' opportunita, credo di fare opera ne su- perflua ne vana premettendo alcune notizle intorno la to- pografia e la meteorologia di Porretta durante T estiva sta- gione, le quali mi sono ingegnato di raccogliere alia me- glio dalle osservazioni fatte co\k nel corso di sedici anni, aggiugnendo in fine poche parole circa le principali malat- tie che d' ordinario sogliono predominare in quella Terra. La Porretta e situata non lungi dalle radici degli al- ti appennini che separano 1' agro bolognese dal pistoiese alia distanza di 32 miglla da Bologna verso il sud-o- vest, e di 18 circa dalla cittd di Pistoia. Essa trovasi a 9.' 58." lat. , e 8." 37.' ^6." long., e la sua

(I) Giornale ci[. Vol, 12. pag. 463.

CONSIDERAZIONI CaiTICIIE EC. . 119

elevazione sul llvello del mediterraneo si e , dietro gli stu- di pill recent! , di metri 375. II paese e baf^nato a levan- te dal fiume Reno, circondato ai fianclii nella sua origine da due giogaie di montagne clie a giiisa di aico lo circon- dano , ed e dimezzato per lo lungo da un precipitoso tor- rente detto Rio Maggiore che divalia dai soprastanti bal- zi. II monte Porrettano si compone di quattro poggi o se- zioni denominate Sasso Gardo , la Croce , la Rocchetta, ed il Cereto o Monte della Madonna essendovi al pie di quest' ultimo una cappelia a Nostra Donna dedicata. Per le quali condizioni topografiche ne segue , che la stagione esti- va in Porretta non solo per 1' ordinario non sia raolto ca- lorosa , atteso che il rapido corso del fiume e del torrente quanto rende salubre quell' aria , altrettanto la rende fresca e ventilata , ma eziandio per gli erti poggi che la circon- dano viene difesa dal silocco , dall' ostro , ed ancora in parte dagli impetuosi venti boreali che sogliono imperver- sare negli alti appennini. Vuolsi per6 avvertire che 1' aria iiotturna talvolta si fa alquanto rigida si per 1' incostanza de' venti , come per le pioggie non infrequenti in quelle regioni troppo esposte a provare gli efFetti delle rivoluzio- ni cosmiche delle vicine alpestri montagne.

Dalle osservazioni meteorologiche fatte nella residenza medica annessa alio stabilimento balneare del Leone , e dei Bovi, la quale e posta al Nord-Est , risulta che la media pressione atmosferica e di pol. 27, 5, 27. Accadono per6 sovente variazioni nel grado di quella pressione in causa di pioggie o di temporali , e qualche volta eziandio per ef- fetto dei venti che soffiano cola gagiiardi ed impetuosi. De- gno si e di particolare menzione che le niinime pressioni dell' atmosfera , le quali osservansi in quel monte al minac- ciare dei temporali , sono indicate da un altro segno , al- r infuori della colonna Torricelliana, vale a dire da un in- solito forte rumore o gorgolio che mandano le acque ter- mali nel percorrere i tubi entro i quali sono imprigionate, e massime nell'atto in cui con impeto maggiore dell'usato esco- no fuori dei medesimi. Del quale fatto narratomi da chi tiene da molti anni in custodia gli stabilimenti de' bagni ,

120 Marco Paolini

ed ha stabile dimora al disopra de' medesimi , io stesso ne ho pill volte coiifeiniata la realta. Ma iioii piocedo- no ugualmente le cose quaiido imperversano furiosi ven- ti , forse perche in tale circostaiiza, come ha notato il chiarissimo collega Dottoie A. Pahijii , noii e rostante 1' ab- bassamento della coloiina barometrica , inaiiteiieiidosi le acque termali presso a poco iioH' ordinaria tranqiiillita. Maiidaiio cioe quelle acqiie grida di spavento quaiido stri- sciano i lampi, nimoreggia il tuoiio, sco|)pia la folgore, cade dirotta la pioggia a la grandine devastatrice ; ma si riinangono quasi impassibili allorclie 1' acre e agitato da poderosi venti, ])erche nascoste iiei cupi ricettacoli del- le caverne sembrano sfidarne la forza. Ai qiiali fatti daiido la debita atteiizioiie pare a me si potesse con qualche ap- parenza di verita congettiirare , che se quelle acque al mi- nacciare de' temporali fermentano e romoreggiano , qnesto fatto s' abbia verosimilmente a considerare originato non solo dalla streniata pressione dell'atmosfera , n-a ancora da un contrasto, da una lotta fra 1' elettricita atntosferica e la tei'restre. Che che ne sia di cio, ella e, ripeto , osservazione quasi costante che scemando la detta pressione, offrono le acque termali le due seguenti particolariti : escono cioe dal- le viscere della terra in maggior copia trascinando con se copia ancora maggiore di gaz idrogeno solforato , e carbo- nato , e manifestano (ccrnforme ho io medesimo esperimen- tato ) un piccolo aumento di temperatura di un grado ad un grado e mezzo circa. Per la qual cosa queste niie os- servazioni servono a corroborare vieppiu quelle raccolte con molta accuratezza , e con stupenda maestria ordinate daU r illustre nostro collega Prof. Cav. 'Gio. Giuseppe Bianconi intorno alle singolarita dei fenomeni delle sorgenti di gaz idrogeno, tra le quali havvi quella di predire i cambiamen- ti delle stagioni, e i mutamenti atmosferici. Oltre a cio gli esposti fatti potrebbero ad un tempo prestare un qualche appoggio alia ingegnosa teoria adottata dal prelodato Bian- coni intorno il calore delle acqne termali , secondo la qua- le I'attrito, cui soggiacciono quelle acque entro i meati della terra, sarebbe una delle cagioni del calore delle me-

CoMSIDERAZIONI CrITICHE EC. 121

desime, poiclie facendosi magglore I' impeto e la forza di esse, rie cresoe aiicora akpianto il calore (1).

La temperatiira iiicilia cicU' aria iiell' epoca estiva si e gr. -»- 1 i) , .J. II caklo inaggiore per lo pin si fa sentire in sul cadere della prima decade di liiglio sino verso a mez- zo agosto , e le massime temperature sonosi osservate nel- r 8 luglio 18i5, e nel 5 agosto 1816, in cui il termome- tro R. segno gr. -t- 28. Confrontate le mie osservazioni meteorologiclie con fpielle della Spccola di Bologna , la tem- peratura dell' aria di Porretta risnlta quasi costantemente minore di un grado circa di quella della predetta citta. Le minime temperature si presentano per lo piii nell' ultima decade di giiigno, e nel settembre, in cui il terrnomelro R. discende talvolta a gr. -i- 10. In seguito pero di tempora- li ed in Ispecie accompagnati da grandine e disceso anclie nel luglio, c nei prinii d' agosto a gr. -+- 9.

La media indicazione dell' Igrometro si e di 29." 3. Ge- neralmente il maggior numero di giorni sereni si osserva dall' 8 luglio alia meti di agosto. Dalla nieta circa d' ago- sto al 20 settembre predoniiuano i giorni piovosi. Venti di Ovcst , e Sud-Ovest soffiano a preferenza impetuosi ai pri- nii di luglio continuando piii o meno per lo spazio di un niese all' incirca.

La popolazione della Porretta cresce di anno in anno gra- datamentc. Venti anni sono era di 920, ora dicesi di 1020 persone ripartite in 200 famiglie. Avvegnacbe la costituzio- ne degli abltanti non abbia robustezza eguale a quella dei confinanti alpigiani, pure alcuni raggiungono una tarda vec- chiezza annoverandosi oggidi 5 o 6 ottuagenari. Le malat- tie dominanti cola nell' inverno e nella primavera sono per lo pill d' indole flogistica come pleuriti, pneumoniti , ed af- fezioni reumaticlie: nella state fcl)bri infiammatorie, a!cu- ne rare tifoidee , ed esantemi ; sul finire della state , e al con)inciare dell' autunno havvi talora 1' influenza di fcbbri

(I) Dei fenomeni geologic! operali dal gas idrogene. Bologna 1840. Kovi Coranienlarii Acad. Sclent. Inslil. Bonon. T. 6. pag. 103. T. via. 16

1 22 Marco Paolini

])erIodiclic inteimittenti. Fra le nialattie croniclie tengono nil posto principale la sciofola , 1' emottisi, e la tubercolo- si pulnionare. Tali sono le maiattie clie d' ordinario afflig- goiio qiiei tenazzani.

Lascio di disconeie dell' iniportanza cbe ha in se lo stu- dio della meteoiologia di Porretta coiisiderata in relazione agli elTetti clie ne conseguitano in coloio soggetti alia cii- ra di quelle acque termali , sia circa I'andameuto delle ma- iattie croniclie, sia nell' agevolare od impedire le ordina- lie crisi clie ne provengono , in una paiola sul buono o cattivo esito della cura , avendone altra volta tenuto discor- so in due scritture gia per le stampe piibblicate (1). Sti- mo invece utile proponimento indicate la qualita delle ma- iattie predoininanti negli infermi sottoposti alia bevanda ed ai bagni delle acque Porrettane durante l' estiva stagione. Dalla meta circa di luglio sino alia meta dell' agosta so- gliono manifestarsi alcune poche dissenterie, e piii special- niente diarree di materie ora semplicetnente biliose , ora niucosc , accompagnate da' dolori alia regione ombellicale, da nausea, e da inappetenza; durano, ove siano opportii- namente medicate, 4 o 5 giorni , e cedono con molta fa- cility alia dieta rigorosa , all' acqua del Tetuccio , massime preparata sotto forma di brodo, al decotto di riso , o di altea , giovando in ispecie la magnesia col magistero di bistnuto a riordinare le funzioni gastro-intestinali. Qualche volta la diarrea nel primo giorno fn accompagnata da feb- bre effimera , clie scioglievasi merce la crisi di profuso sudore. Ricordo clie nell' anno 1841 le diarree, siccome fu gia da me pubblicato , vestirono apparenze particolari piuttosto imponenti, molto simiglianti a quelle proprie del- la colerina osservata nel passato anno 185S, sicche fu di necessita ricorrere per frenarle all' uso dell' oppio e degli astringenti. La quale particolarita fu parimenti osservata nelle diarree che si manifestarono in quella state anche in

(1) V. Bnlleitino delle Scieozc Mediche. Serie III. Vol. 1. pag. 221., e Vol. 7. pag. 209.

CONSIDERAZIONI CrITIGHE EC.' 123

Bologna. Nel 1816 ehbi a curare 4 o 5 infermi di angina tonsillare poco dopo la meta di IngHo , e presso a poco uno stesso numero nella prima decade di agosto dell' anno susseguente. A mezzo agosto del 1849, del 185i, e del 185() vi furono alcuni pochi casi di febbri periodichc iti- termittenti qiiotidiane , e terzane.

Le malattie popolari piu estese e difFiise , cbe lo abbia osservato negli abitanti di Porretta, sono state il colcra dcl- r anno 1855, e I' ipertosse o coqueluche nell' andato an- no , onde sel bambini ne furono vittime. Cessata od a!me- no grandemente diminuita la summentovata epidemia d' i- pertosse nella terra e nelle vicine montagne , ai primi di settembre sussegui a quella un frequente infermare di feb- bri periodicbe , per la cura delle quali vendettero gli spe- ziali SI grande quantita di solfato di chinina cbe non ri- cordano in altri tempi 1' eguale.

La Porretta, come a tutti e noto, e ricca di diverse sorgenti di acqiie termali, tutte jiiu o meno abbondevoli di gaz idrogeno zolforato , onde per la celebrita cbe godo- no in forza di cotesta prerogativa , aflerma un dottissimo medico svizzero il Dott. Roberto Maunoir, potersi appel- lare le Bareges de V Italie. Le une sgorgano sopra il tor- rente dalla ripa diritta, ed altre dalla manca nella parte piu elevata del paese. Le prime diconsi del Leone , e de' Bo- vi ; le seconde banno i nomi delle Donzelle , di Marte, Reale , e Tromba. Okie la non piccola copia del predetto gaz cbe esalano queste sorgenti , havvene altra non meno abbondevole ed incessante dal vulcano cosi detto di Sasso Cardo , cbe e un alto poggio composto di grossi macigni, il quale diritto sovrasta alio stabilimento del Leone. Im- perciocche dalle fenditure della vetta e dclla base di quel poggio prorompe di continuo insieme a molta quantita di idrogeno carbonato, un vapore sulfureo, siccome ne fan- no fede anticbe e moderne esperienze senza nitmero. Del- la quale inesauribile sorgente di gaz, cbe la provvida na- tura ba cola discbiuso , 1' umana industria ancora non ba tratto alcun partito sia come mezzo ad illuminare nel- la notte il paese, sia applicandolo come combustibile a

12i Marco Paolini

diverse maiiiere dl opifizi o di manifatture. Fnori della Ponetta poi liuif;o la via maestia die meiia in Toscaiia , e costesffia la riviera del Reno havvi alia distanza di uiio scarso miglio due altre fonti d' ac(fue, assai piii cariclie di zolfo dellc altre, ie qnali diconsi delta Puzzola, e della Ponetta Vecchia. Qiiaiito per si moltiplici enianazioni , 1' attnosfeia sovrastante al paese ed alle limitrofe monta- gne deliha liescire oltre ogni dire satura di vapori sulfu- rei, ognuno di leggieri il comprende ; e tra per qiiesta ra- gione, e perclie nella state non solo i forestieri, ma la massima parte degli abitanti costuma di bere alcune di quelle acqne, o di bagnarsi in altre, cosi , direi quasi per iin iiiterno istiiito, era prcsso che in tiitti invalsa la fiducia clie il colera asiatico, il quale gia sul finire di giu- gno imperversava in Bologna ed era gia penetrato in Ver- gato ( terra a 12 miglia da Porretta lungo la via maestra clie conduce a Bologna ), non avesse panto ad insinuarsi entro il paese. Alle quali confortanti supposizioni s' aggiu- gneva iin fatto degno di speciale attenzione, e valevole ad amincttere cola una costituzione atniosferica se non con- traria, almeno non idonea a favorirne la predisposizione, ed e , che essendosi rifuggiti a quelle terme alquanti bo- lognesi pallidi , sparuti nell' aspetto , ed attaccati dalla diar- rea, infra pochi di i loro volti acquistarono le naturali ap- parenze cessando ad un tempo quel profluvio senza 1' aiu- to di limedio veruno. Oltre a cio , ingagliardiva le nostre speranze il considerare, che malgrado le incessanti imme- diate relazioni , e comunicazioni di persone e di robe con Vergato e Bologna , a malgrado l' essere stati assaliti il 9 luglio da grave colera sul limitare di Porretta due vettu- rali , onde caricati su di un biroccio furono trasportati al lazzaretto di "Vergato , cionullameno la pubblica sanita noa poteva desiderarsi migliore. Fuvvi chi nel giorno lOdidet- to mese noto una fitta nebbia coprire le vette dei monti di Bombiana posta al nord , e presso a poco in quel tem- po persona abitante in Lizzano , spregiudicata , e di qual- clie coltura, mi significava , essersi manifestata anche cola di buon' ora la stessa nebbia accompagnata di piii da im

CONSIDERAZIONI CrITICIIE EC. 12.")

odore fnstidioso simigliante a quello della polvere da fuci- le. Dal canto mio altro noii mi fu dato osservare in quel tempo J clie una temperatura alquanto inferlore a quella •legli anni nudati fjiugnendo la niassima a giadi -+- 22 Ter. R.°, ed un abbassamento nel barometro di 4 a G li- nee , soffiando poi come al solito nel giorni 9, 10, 11 luglio un forte vento Nord-Ovest.

Ma era scritto nei decreti della Divina Provvidenza che quella Terra in si amena postura, sotto im cielo cosi sa- lubie , bagnata da acque limpidissime , e circondata in par- te da fertili campi , ed in parte da ombrose selve di an- nosi castagni , e si impregnata di vapori solforosi dovesse soggiacere al dnro flagello del terribile mostro del Gange. Sul cadere del giorno 15 di detto mese nna donna di fie- sca eti, dedita ad ogni sorta d' intemperanze, di mestiere lavandaia , ed abitante a pochi passi dagli stabilimenti bal- neari posti entro il paese, ne fu per la prima colpita. lo la vidi , r esaminai accuratamente , e riconobbi in quella infelice tutto il complesso dei sintomi proprii del colera,di cui io avea letta nei libri la descrizione. Per quante inda- gini io facessi ai parenti dell' inferma , non potei racco- gliere alcun dato circa il modo col quale questa donna avesse contratta 1' infezione; e siccome essa trattenevasi di notte nelle taverne coi vetturali provenienti da luoghi in- fetti,e massime dal Vergato, ove dal 28 giugno al 15 lu- glio erano avvenuti casi 6i , e morti 31; cosi pare che da quelli , o da robe infette a lei consegnate da lavarsi , ella ne contraesse il contagio. Passate ventiquattr' ore quella donna passo nel numero dei piu. Nel giorno 18 avvennero altri due casi, nno dei quali seguito da morte , ed in ap- presso presentandosi uno , o due casi per giorno , e nel- 1' interno del paese e nelle adiacenze, arrivammo al gior- no 24- in cui gi^ deploravansi otto Porrettani vittime del colera. Gome era d' aspettarsi , appena sviluppato il fatale morbo , la niassima parte de' forestieri penso colla fuga di porre in salvo la propria vita, anzi che a curarsi dellc ma- lattie croniche, dalle quali erano piu o meno tribolati. Per la qual cosa la Porretta, che d' ordinario nella state e nu

126 Marco Paoiini

lieto soggiorno per la frequenza tie' forestieri, I qnali , sic- come dice un moderno elegantissimo sciittore, volgono quel pacsello in un luogo di lasso , di giocoudita , e di passa- tempo , si trasfornio in pochissimi di in un asilo di liitto, di squallore , di pianto. Rifugge V animo mio di avvolger- mi fra tante disavvcnture-, onde mi limitero a dire clie la forza del contagio giunse al suo colmo nel giorno 29 lu- glio, in cui peidettero la vita dodici persone. In appresso and6 gradatamente scemaudo di estensione, e di gravezza, e dopo avere durato circa i5 giorni , in sul cadere dell' a- gosto interamente cesso. Ad 80 giunse il nuniero dei mor- ti , cosi clie ragguagliato al numero totale della popolazio- ne, si ebbe una mortalita dell' 8 per cento. No furono risparmiati coloro , che hanno 1' uflicio di assistere gl' in- fermi durante 1' uso de' bagni ; giacche di 20 inservienti 6 ne furono attaccati , e quattro dovettero soccornbere. Ne inori il facchino , che avendo V incarico di riempiere ogni di bottiglie con acque solforose , le quali si trasportano in luogbi lontani, era obbligato ad inspirare il gaz idrogeno solforato prorompente dalle medesime ; ne morirono due l)agnaiuoli , una donna , ed un uomo , che per un mese intero innanzi l' invasione erano vissuti per 18 ore circa del giorno immersi in un' atmosfera di zolfo; ne mori r acquaiuola della fonte della Puzzola, che per altrettanto tempo durante 6 ore del mattino seduta accanto della pre- detta sorgente, piu delle altre carica di gaz idrogeno solfo- rato, riempiva di quell' acqua i bicchieri porgendoli ai ])e- vitori. Finalmente di 20 persone rimaste impavide alle ter- nie il 30 luglio, le quali tutte bagnavansi in quelle acque, ed alcune ancora fedeli a' miei consigli , lasciando le acque salate purgative ( che io aveva riconosciute in generale molto dannose, ed a chi poi era attaccato dalla diarrea, cagione di grande irreparabile ruina ) , beveano esclusiva- mente in parca dose 1' acqua solforosa della Puzzola , due ne infermarono , ma , la Dio merce , non gravemente , sic- che ebbero la sorte di ricuperare la sanita.

Dalle cose narrate sin qui chiaro si raccoglie, come il colera abbia imperversato in Porretta con assai maggiore

CONSIDERAZIONI CRinCHE EC. 127

intensita dl qnello abbia fatto nella bassa pianura, ed in altri luoghi della nostra Provliicia , avvegnacbe raccliiiula nel suo seiio abbondanti eiuanazioiii sulluree , siccome del pari imperverso nei popolani della vicina Panocehia di Ca- pugnano , la di cui atinosfera deve indubitatamcnte rite- nersi impiegiiata del gaz idiogeno solforato die svolgesi dal contiguo vulcaiio di Sasso Cardo. E cpiando io rifletto cbe sulla popolazione di Capugnano , e di altre Parroccbie limitrofe iie niori il 12 per cento, cbe su cjuella di Mon- te acuto della Alpi , situate in luogo elevatissimo , la mor- talitu giunse per sine al 16 per cento, ancorcbe que' mon- tagnuoli per la salubritu dell' acre, e de' terreni , per la qualita delle industrie, delle abitudini, e dei loro modi temperati di vJvere trovinsi in condizioni le piu favorevoli per resistere ali' azione delle potenze rnorbifere, io non sa- prei quale altra caglone abbia piu specialmente influito a predisporre piu cbe mai i loro corpi a contrarre il conta- gio, di quello clie 1' insufficiente e cattivo alimento, cui erano stati obbligati nell' anno innanzi , in causa della som- ma penuria de' raccolti dell' anno 1853. Ed e in questo senso , a mio credere , cbe debbonsi accettare le idee pa- tologiche deir illustre Bufalini circa il valore da lui asse- gnato al predominio del processo dissolutivo nelle ultinie epidemic di colera. Cbe se poi rivolgo 1' attenzione alia maniera colla quale nelle su indicate popolazioni si svolse e propag6 il contagio, mi si offiono al pensiero gravissimi dubbi contro la teoria della miasmizzazione. Impercioccbe accadde talora , cbe dopo essere stati colpiti dal morbo tre o quattro individui abitanti in casolari niolto discosti fra loro, r uno per esempio posto alle radici di alta monta- gna lungo il torrente Sela , I' altro al pie del versante op- posto lungo la ripa sinistra del Reno, infra pocbissimi di il colera si difibndesse e propagasso con molta ferocia nel- le regioni intermedie a quel due punti , non eccettuata r estrema sommita della montagna. Ora , e come mai le pocbe materie eiette e reiette dai priori colerosi potevano avere tanta efficacia , agendo come fermento sulle scarse esalazioni aniraali di due o tre abituri isolati, ed esposti

128 Marco Paolini

a correnti pereunl ill aria, ne aventl cloache , latrine oti altii giaiuli ilepositi o serbatoi tli materie putiescenti , co- me potevano, dico, aveie taiita efficacia di convertiie quel- le poclie esalazioni in si ampia atmosfera colerica da iiiva- dere sul)itamente per liingo tratto quelle montuose regioni ? E supposto aiicora per vero clie quelle speciaie miasma colerico si generassc, e come mai diffondendosi, e spa- ziando per 1' aere si agitato nelle alte vette di que' irionti da gagliardi venti clie di continue fremono e ruggono , lion fu molto niolto lungi di la trasportato, od almeno di- luito, o tnodificato in guisa da riescire pocliissimo opera- tivo ? Per lo contrario a ine pare die considerando 1' im- portazione , e la successiva propagazione del contagio daglL infermi ai sani per la via del contatto immediato o media- to sia delle persone , die delle robe o delle cose , si trovi una ragione assai piu piausibile dei fatti superiormente in- dicati. E veramente 1' osservazione diede a divedere, essersi soltanto manifestato il morbo negli abitanti delle montagne prossime a Porretta , quando , essendo questa giu invasa, coloro vi si recavano nei giorni di mercato pel traffico del fieno , del carbone, e di iitensili, od altri attrezzi lavorati coir acero, o per la compra de' commestibili. Onde die non poclii di quegli infelici, massinie in seguito dell' abu- se dei liquori spiritosi fatto in Porretta, appena giunti ai patrii focolari ne cadevano ammorbati.

Ma ritornando cola dove mi sono per alquanto dipartito, giova rammemorare, die lurono similmente invasi dal cole- ra altri paesi e citta delle Romagne a poca distanza da Bologna all' Est lungo la via Emilia, ])enclie posseggano sorgenti di acque solforose , quali sono Castel S. Pietro , Imola , e Riolo. E noto dalle analisi cliimiche del diiaris- sinio nostro collega Professore Gav. Sgarzi , che il gaz idro- geno solforato trovasi nelle acque di Riolo nella quantita di poUici cubici 4 p&r ogni once 100; in quelle d' Imo- la di pol. cub. 19 e 1/2, ed in quelle di Castel S. Pietro di pol. cub. 6 5/10 (1). Anclie nella Valle di S. Atanasio,

(I) V. Gambcrini. Idrologia Minerale Medica dello Stato Romano. Bologna 1860.

CONSIDERAZIONI ClUTlCIIE EC. 129

a poca distanza dalla Rcpubblica di Sainniailiio, ove sono copiose soipeiiti d' acqiic solforose , dette aiiche volgarmen- te acque di Sammarino, 1' epideniia colcrosa, al dire dol valcntissimo Dottore Angeloni , dmo grave ed imponenle per ])en due mesi (1). Ne aiidarouo nemineno salvi coloro clie delle sopradette acque avevano usato per non l>reve tempo, tra i quali mi basti accennare certo Emidio Monti, il quale dopo averc per 15 di bevuto in convenieute mi- snra 1' ac(pia solforosa di Riolo , appena arrivato in Bolo- gna, colpito dal male, infra poclie ore ne mori.

E pure una verita dimostrata dalle osservazioni che i fabbrieanti di zolfanelli e di fosfori , nel corpo de' quali per ie vie della pelle e della mucosa interna e a supporre s' introduca quotidianamente una certa dose di zolfo, ban- no soggiacinto al mortifero contagio. Al quale proposito sarebbe stato mio dcsiderio di rifeiire 1' esatto numero di costoro attaccati dal morbo in Bologna; la qual cosa non mi e stata conceduta , dappoiche fra qnelli cbe avevano il modo ed il potere di appagnre quel giusto mio desiderio , solamente si piacque soddisfarlo 1' egregio e benenierito nostro collega Dottore Caetano Scaudellari Medico del Laz- zaretto del Ricovero, siguificandorni cbe in esso Lazzaret- to erano stati accoiti tre fabbricanti di zolfanelli die ne niorirono, e tre ragazzetti impiegati nella preparazione dei fosfori, due de' quali perdettero la vita, ed nno ne usci guarito. E se non bastassero ad infirmare la facolta anti- colerica dello zolfo le n)olte prove addotte , aggiugnero cbe ancbe negli abitauti de' lorreni zolforosi , o zolfatare situate nelle Romagne; che ancbe in coloro i quali lavorano col4 nclle uiiniere,e faticano nelle diverse iMcparazioni di quel niinerale, il colera si allargo , ed infieri oltre misura. Per- sone autorevoli di quei luoglii da me interrogate su tale avvenimeuto mi banno graziosamente partecipato, che nella vallata del Savio , nel quale influiscono i torrenti cbe scen- dono dalla Perticara , e da S, Pietro di Baguo, ove scatu-

(I) Cenni siill' etiologia del Colera. Fano 1856.

T. VJII. 17

130 Marco Paouni

riscono Ic acqne solforose delle Terme tli S. Agnese , H niorbo ha fatto di lante vittlme quante In quelle contrade dove ha magglormente iinperversato ; clie le Parrocchie di S. Donato, e di Savigiiano di Rigo,i di cui abitauti usa- iio alia minieia della Perticara e della Marazzana, ne sono state pill afflitte d' allre circostaiiti , le quali e per la po- stura , e per la iniseria trovavausi a peggiori condizioni di quelle; die anche a Forniigiiano , che e una miiiiera di zolfo nolle montagne soprastaiiti a Cesena, il coicra ha fatto egnali stragi, e specialmente nei miuatori, in guisa che havvi clii si mostra inclinato a credere, che il lavorare in quelle niiniere predisponga grandemente i corpi a contrar- re la nialattia. Da altra lettera inviatami di cola si raeco- glie che in Perticara e ne' limitrofi luoghi moltissiini fiiro- no g!i attaccati , e ha qnesli parecchi i quali lavoravano nelle cave od avevano 1' ufficio di atteiidere alle caldaie , ed anche alcuni, che come soprastanti^ vivevano coiitinna- inente f'ra le solforose esalazioiii. Nel villaggio poi di San Donato vicinissima a Perticara, il quale somministra la jnaggior parte degli operai alia niiniera, infurio si orri])il- mente il colera, che stremo quasi della nieta quella popo- Idzione. Oltre le esposte generichc notizie , altre io ne ho ricevute , non ha guari , piii esatte e precise da un egre- gio medico di S. Agata Feltria , nn di mio aiTezionato di- scepolo , il Dottore Girolamo Bucci,che con indefessa sol- lecitudine assistette gran parte dei colerosi di que' luoghi, le quali notizie per la loro importanza sono degne di es- sere brevemente ricordate. Nelle miniere sulfuree di Ma- razzana e Perticara discoste fra loro breve tratto, e divise da nn fossato, lavorano giornalmente 30ft operai, tutta gente avventiccia che va e viene , gli uni surrogando gli altri dopo tante ore di lavoro. Sul luogo accaddero nella state deir anno 1855 8 casi di colera, e 3 morirono in meno di 8 ore, dei quali lui cavatore, e due addetti ai doppioni ove si distilla lo zolfo. Altri ancora furono colti dal morbo nientre stavano intenti al lavoro , d' onde reca- ronsi o furono portati ai castclli vicini, c morirono nelle proprie case. II Castcllo di Perticara, che giace all' Est,

COKSIDEKAZIONI CbITICHE EC. 131

discosto dalle miniere circa un quarto di migllo quasi sul- la sommita del nionte , nelle cui viscere si scava lo zolfo , e foruiscc moiti operai, ebhe molti casi e molti morti. Anclie ii castello di Ugriguo a mezzo miglio circa al SuJ delle solfatare , clie da parecclii lavoranti ne' zolfi , ebbe a perdere non pochi individui, ad orita clie questo come il castello di Perticara sieno esposti a deuse esalazioui solfo- rose di dieci calderoni, che come densa nebbia invadono tutta la vallata. Ancbe Maiano sulla cima del monte al Nord-Ovest di Marazzana, e da questa distante breve trat- to, ebbe simibneiite alquanti casi. In S. Doiiato poi , ca- stello a due miglia circa all' Ovest delle solfatare e poco discosto da Maiatio, non havvi famiglia,la quale non som- ministri uno o piu lavoranti in quelle miniere, onde av- viene che le persone e le case mandano grave odore di zolfo , del quale pure sono imbrattate le vestlmonta. Cio nulla meno fu la dove maggiormente infieri il morbo , e si videro colpiti e morti quegli stessi che vivevano le intere giornate o le notti in uu' atmosfera estremamente satura di molecole snlfuree, come quelli clie addetti agli scavi del mincrale o ai calderoni avevano sull' epidermide e sul- le vestimenta un velo assai denso di particelle di zolfo. Dalla Tabella posta in fine si puo rilevare la popolazione , i casi, ed i morti di questo castello, siccome pure il nu- niero de' colerosi di altri piccoli paesi che fanno corona alle miniere, e che danno tutti lavoratori nelle medesime.

Per le qtiali cose tutte io non saprei q>;ale maggiore evidenza di I'atti, quale copia maggiore di prove si potes- eero recare iimanzi contro la supposta virtu dello zolfo ; onde e dura necessity di chiudere 1' animo nostro alle bel- le sjieranze, che taluni ci avevano fatto concepire in quel presidio per preservarsi da una si grande calamita. In pa- ri tempo dalle esposte osservazioni pare a :ne se ne possa ricavare un argomento di non lieve valore per dimostrare I' invcrosimigliaiiza dcH' ipotesi della miasmizzazione , od animalcolizzazione. Imperciocche a rendere salda una ipotesi non basta II nietodo sintetico che e frutto della semplice intuizioiie, ma fa d' uopo che queila regga ad un' analisi

132 Marco Paolinx

acciirnta de' fattl, eJ abhia una coiitroprova dalla pratica applicazione. Laoiule io credo di non andare lungi dal ve- ro affermaiido, che se alcuni de' paesi giacenti iti vicinan- za di sorgetitl niinerali solfoiose furono salvi dal morbo od ebbero a deploranie pochissimo vittimc, c\6 s' abbia con niolto fondameiito a credere dipendente da ben altre ca- gioni di qnello sia dalla virtu dello zolfo. Ad entrare nella quale opinione, oltrc i fatti superiormento riferiti , mi vi costringe aiicora il riflettere , clie se nel Granducato di To- scana il morbo asiatico non si dilFnse in luogbi ove scatu- riscono accjne snlfiu-ee, come per esempio Rapolano, cio avvcnnc nel CoiiipartimeiUo di Siena, cbe ebbe moiti vil- laggi e castella immuni, ed altri appena toccbi dal con- tagio (1).

In quanto alia seconda proposizione sin da princlpio sta- bilita, vale a dire , essere andati esenti dal colera borgate, villaggi , castella qua e la , e nella nostra Provincia e fuo- ri , avvegnacbe in que' luogbi niancasse qnalsivoglia vesti- gio di zolfo , troppo a Inngo porterei il mio ragionamento se volessi tutti qne' luogbi soltanto enumerare. E come nelle diverse pestilenze die afflissero l' Italia, narrate dal Mnratori , alcuna volta qualcbe citta o castello seppero pre- servarsi in mezzo ad una quasi universale difFusione, me- diante 1' attivita, la filantropia , il coraggio de' loro magi- strati cbe troncarono a qualunque costo ogni comunicazio- iie coi paesi iiifetti , cosi non mancarono eziandio di re- startie altra volta illese altre citta, come per modo d' e- sempio Milano e certi paesi vicini alle Alpi nella peste cbe ncir anno 13i8 giunse ad infettare tutta Italia, seb- bene l' incontrata salvezza non s' avesse punto ad attribui- re a saggi e providi ordinamenti di pubblica Igiene. E il simigliaute accadde eziandio nelle nltime epidemie di co- lera, cbe banno qua e la infierito in diverse contrade del- la nostra Penisola , e fra gli altri antorl 1' illustre De-llen- zi dicbiara esserne alcuna volta andati immuni paesi po-

(1) V. Monilore Toscano 2 Kovembre 1855.

CONSIDERAZIONI CrITICIIE EC. 133

polosi lungliesso le vie del commeicio da ogni parte clr- condntl dal morbo , e dove il germe del inorbo stesso era siipponibile per le libere comiuiicazioiii di robe e di per- sone vi fosse state introdotto (1). II quale fatto aiizi che opporsi alia natura contagiosa del coiera porge invece una prova a favore della medesima; poicbe gli stessi capricci teste indicati accadono in altri evidenti contagi , come per esempio nel vaiuoioso, nei quali questa variabilita e queste anomalie osservansi giornalmente da tutti. E quantunque non sia cosa molto agevole date delle indicate anotnalie intera spiegazione , pure in qualche modo si potra inten- dere quel fenomeno , ove si ponga mente, che a rendere popolare un morbo contagioso in un paese non basta 1' ar- rivo di una cosa, o di un infermo clie contenga il ger- me del morbo , ma si ricliiede a cio il concorso di altre condizioni , di cui le principali e piu conosciute sono la disposizione meteorico-teilnrica , e la predisposizione degli uomini. Onde avviene talvolta che per non compresi , o non bene osservati ostacoli, aicune potentissime cagioni non possoiio produrre i soliti loro efFetti : e percio e a suppor- re , die nel caso in discorso il germe niorbifero giunto in un hiogo vi si estingua senza riprodursi e difFondersi. Ma lasciando ad altri piu capace di me 1' occuparsi di tali im- portantissinie disquisizioni , io mi faro solamente ad espor- re due osservazioni, delle quali ebbi plena contezza per jjropria testimonianza. La Parroccliia delle Capanne situata al Sud-Ovest di Porretta, che conta una popolazione di 950 aniine, uell' agosto deli' anno 1855 ebbe a deplorare numerose vittime dell' asiatico morbo. La borgata di Lu- Strola pero di iS foclii, compresa in quella Parroccliia, di cui ha una chiesa sussidiale, essendo dovunque circuita dall' iiifezione . ne ando salva, sebbene un paesano colpi- tone in Porretta a tutta forza volesse essere trasportato a Lnstrola suo luogo natlo, ove pervenuto cesso di vivere. Ne nieno importante, ne meno singolare si e la storia

(I) lolorno al Col^ra di Napoli dell' anno 1&54. Rtlazioae ec. pa^. 148.

13t Marco Paolini

deir epldeiuia osservata nella Parmcchia di S. Cecilia della Coivara , o Croara nolla state del predetto anno. Quella Panocchia, a tie migiia di distanza dalla citta fiiori Porta S. Stefaiio , si conipoiie di due sezioni, 1' una detta di Miserazzano , 1' altra detta di Corvara. Quest' ultima situa- ta air Est b formata da una catena di aineni colli di ter- ra fertilissima , mentre la prima posta all' Ovest giace so- pra un teireno gessoso , alle di cui radici c la vallata del Savena. Nella Gioaia proptiamente detta non ammalo nep- pure un solo individno anche leggermente di colera : per lo contrario nella sezione di Miserazzano il morbo di noa poco si estese , giacche di li attaccati 8 ne morirono , senza poi contare 18 colerine e diarree senza numero. In appoggio della verita di quanto ho esposto, io posso addur- re eziandio 1' antorita di quel reverendo Parroco D. Luigi Fame dei Canonici Lateranensi, die mi fn cortese delle notizie suiiidicate. Al quale degnissimo sacerdote mentre io rendo [)ul)l)liclie grazie della gentilezza usatami , e mio debito ancora di tributare sincerissime lodi per lo zelo , e la cristiana carita di cui egli fu esempio ammirabile , per- che non perdonando a faticlie, di giorno e di notte norx solo soccorreva i miseri colerosi dei conforti della religio- ne , ma eziandio dei presidii iglenici e terapeutici de' qua- li avessero abbisognato. Considerando attentamente le con- dizioni topogi'aliche, cosmico-telluriche , igieniche, eJ in- dustriali degli abitanti della Ciovara e di Miserazzano , io non saprei a quali speciali cagioni assegnare i' incoUiraitu dei pritni , e la grave invasione dei secondi ; ove pero io mi dilettassi di creare fantastiche ipotesi iion me ne man- clierebbe 1' opportuiiila , avuto riguaido alia natura del ter- reno gessoso , pel quale il morbo apparentemente sembro avere particolare predilezione. Ne mancherebbero all' uopo osservazioni valevoli ad appoggiare un tale concetto , dap- poicbe in altre colline parimeuti gessose, quali sono, per esempio, Monte Donato, Gesso, e Gastel de' Britti , do- mino il colera presso a poco nelle stesse proporzioni. Se non die la geologia , che fu audi' essa invocata dagli stu- diosi per investigare le ragioni delle vie percorse dal morbo,

CONSIDERAZIOKI CrITICIIE EC. 135

Tie mos(rerel)l)e ben presto la falsitii avendo incgolarineii- to scrpcggiato per tcvrerii di qualuiique indole e coniposi- zione.

Questi fatti mentre per 1' una parte concorrono ad esclii- dere la S[>ecifica virtu dello zoifo, del)bono per 1' altra ec- citare i cultori dell' arte medicinale a porre ognl studio nel meditarli ; poiche da un esatto confronto di tutti gli ele- meriti , o le condizioni relative de' paesi in cul Iia o non ha fatto comparsa il colcra , io stimo con assai di ragione si possa discliiudere una via per trovare i modi acconci onde preservarsene. Al qual fine appunto credetti prezzo deir opera di fare iiuove ricerche ed indagini intorno 1' in- fluenza di certe arti od industrie, i di cui risultati io bre- vemente esporro , ponendo cosi un termine a questo trop- po lungo e fors' anclie noioso ragionamento,

» Stimano alcuni , dice il piu volte citato celebratissi- mo Muratori , die sia giovevole preservative in tempi di Peste r odore ossia il puzzo , clie esala dalle Concie , e fabbriche de' Corami, Cordovani ec, siccome ancora dai Maceratori delle canape; ma vien posta in dubbio una ta- le opinione da altre esperienze, e da accreditati Autori , essendosi veduto entrar molto bene in que' luoglii o stra- de il contagio , e farvi forse piu strage die altrove (1) ». La lettura di queste parole fece nasceie in me il desiderio di indagare, se durante 1' imperversare del colera nella cit- ta e provincia di Bologna, i Conciapelli , ed i contadini impiegati nei lavori delle canape clie si eseguiscono nel- r agosto , fossero stati colpiti , o preservati dal morbo ; tanto piu clie taluno afferma d' avere osservato in alcuni luoglii r immunitu dei Conciapelli all' azione del principio colerico. Circa questi ultimi, le mie ricerche hanno addi- mostrato, che gli esercenti 1' arte predetta non ne sono stati eccettuati , siccome non Io furono in Napoli nell' e- pidemia dell' anno ISoi. Imperciocche di 8 persone la- voranti in una concia di proprieta del Sig. Minardi due

(t) Opera cit. pag. 88^

1 36 Marco Paoltnh

ne fiiiono colpite , ed una di esse ne movi. In altra con- cia del prelodato sIj!;nore situata in S. Giovanni in Persi- ceto, ove lavoravano 7 individiii noii penctrtN piuito il male. Da altie iiiJagiiii praticate piesso i IIR. Parroclii di tre Parrocchie in cui specialmente abitano coloro , die danno opera alle diverse piepaiazioiii de'corami, ne ricavai le secneiiti notizie. In 6 faini"lie domiciliate sotto la Parroc- chia di S. Bencdelto non si ebbe nessun animalato. In 10 faniij;lie della Parioccliia dei SS. Fibppo e Giaconio si eb- l)ero due niorti di colera, iino de' qiiali pero per veccbiez- za avea lasciato da aloun tempo 1' esercizio dell' arte. Fi- jialmente in 3 f'amiglie abitanti sotto la Parroccbia di San Martino ne ammalarono due tintori di pelli, i quali ricu- perarono la sanita. Laonde dalle cose esposte mi pare se i)e possa ricavare cbe 1' arte del Conciapelli tutt' al piii lion sia fni quelle, cbe a preferenza predispongono a con- trarre la colerica lu(^

In quanto all' iiitlueuza esercitata sulla pubblica incolu- rnita dalle esalazioni dei maceratoi in seguito della mace- lazione e lavatura delle canape , e in quanto ancora al- r influenza delle laboriose faticbe , cui sono astretti i nostri contadiui per le diverse preparazioui alle quali si sottopone la canapa per estrarne la tiglia , a me pare di avere rac- colto abbastanza di prove per dedurne, che se le sopradet- te condizioni non valgono assobitamente a preservare gli uomini dal colera, certo non ne favoreggiano la predispo- sizione. E veramente e cosa cbe genera maraviglia a me- rita ad un tempo ogni nostro studio il considerare , cbe mentre nell' agosto dell' anno 1855 infieriva piu cbe niai il morbo nell' alto Appennino, cbe presenta sotto ogni ri- spetto le pill desiderabili condizioni di salubrita, nella bas- sa pianura invece in quel tempo fosse ridotto a minime proporzioni , malgrado le fetide esalazioni prorompenti dai maceratoi, e malgrado le aspre durissime fatiche cui sono condannati i coloni. Impercioccbe i lavori indispensabili al- ia estrazione della tiglia, e sopratutto la lavatura delta ca- napa obbligano il contadino a gravissimi patimenti del cor- po , ai quali solo puo reggere una gagliarda robustissima

CONSIDERAZIONI CaiTICHE EC. 1 37

iiatura; in guisa che ognuno vede come per quelli afTie- volciidosi r organismo avesse ad atteggiarsi maggiormente a sentire 1' azioiie del contagio. Eppure clii il crederebbc ? Malgrado que' patiinenti , resi ancoia vieppiu acerbi dn'.la inancaiiza del vino, niuuo de' contadini dediti a que' la- vori , lie alcnno iia cjueiii che abitavano in vicinanza dei niaceiatoi solliirono il colera , come io stcsso ho potuto sincerarmi mediante esatte informazioni attinte da ricchi proprietaii di fertili e vaste campagne delta nostra piaiiu- ra. Nella Parrocchia per esempio di S. Antonio di Savena fuori di porta S. Vitale furono colpiti nell' agosto solamen- te pochissimi pigionanti esercenti arte o mestiere ben di- verso da qnello dell' agricoltore. Nel tenimento del Cav. Minghetti in Cadriano morirono 3 pigionali , due donne ed un uomo nel giugno , ed un solo contadino alia fine del settembre; ma nell' agosto non si presento neppure un anuiialato di sempllce diarrea. Nel tenimento di S. Marti- no in Soverzano a miglia una e mezzo all' Est di ]\Iiner- bio di propriety del N. U. Sig. Conte Carlo Marsili due sole famiglie coloniche ne furono colpite nel settembre, in una dclle quali il morbo infieri, e fu quella clic fra tutte ha piii distanti i maceratoi dalla propria abitazione. Nel tempo poi della lavatura della canapa nella predetta tenuta , niuno di quelli che esercitavano tale operazione ne fu preso , mentre ne furono attaccati un pastore avvcn- tizio, ed alcuni braccianti, i quali niuna opera davano al- ia macerazione , lavatura , o ad altri lavori di quella pre- gevolissima pianta. Parimenti da accurate osservazioni a me partecipate da Giovanni Donati agente dell' Illustrissi- mo Sig. Raffaele Bassi , che ognuno di noi sa di quanti poderi sia possessore nella nostra pianura , evidentemente risulta , che neppure uno solo de' contadini occiipati in agosto nei lavori delle canape od abitanti in vicinanza di niaceratoi ebbe a patire il morbo dominante. Dai quali fat- tijove sieno attentamente ponderati, sembra a me si pos- sa primieramente ricavare con Parent-Duchatelet (1) che

(1) V. Nuovo Giornale de' Lellerali. Pisa 1833. T. 2G par;. 60. T, viii. 1 S

138 Marco Paolini

tutto ci^ fclie e stato detto sui pretest danni arrecati alia salute degli uoniini dai niaccratoi della canapa non e pro- l)al>ilmente altro che un effetto di alterata immagiiiazione, aiizi che il frutto della vera osservazione. In secondo luo- go, che le emanazioni provenienti dalle canape macerate , ed i lavori necessari per estrarre da esse la tiglia non so- lo non hanno reso piu attivo il contagio colerico , ma piut- tosto pare ne ahhiano arrestato la dilTiisione (1). Forse ta- luno potrebl)e iiisorgere contro quest' ultima conclusione dicendo, che nelT agosto trovandosi 1' epidemia nel periodo di decrescimento, il contagio avesse perduto molto della sua forza. Al che si puo rispondere , che se clo avverava- si in certi luoghi delle nostre campagne, non accadeva altrettanto in altri specialmente della montagna, in cui grandemente infieriva. Ad ogni modo egli e un fatto ab- bastanza manifesto, che mentre nell' alto Appennino la trebbiatura del grano era ai contadini cagione assai idonea a contrarre il colera, i lavori della canapa per lo contra- rio , che si eseguiscono nello stesso tempo nella pianura, furono ai coloni, per quanto ne apparij un espediente op- portuno per preservarsi dal morbo.

Non avrei ardito certamente di sottoporre in oggi al vostro savio giudizio , o Accademici , questa mia rozza Scrlt- tura risguardante 1' istoria di semplici fatti , se non cono- scessi per prova quanto nella contemplazione delle cose

(1) t, nolo (la tempo immeraorabile di (;nali energiclie propriela incbrianli sia fornila la canapa delle liitlie, Caimabis Indica , die vep;ela in quelle conlrade e ncir Asia meiidionale. Secondo Lietitand molli espciiinenli falli nell' nspiiale di Calciilla cM' hafchisch , che t> un farmaco picparalo colle fot;lie o Ic sonimi- \k della predella piania provano di una nianicra evideiile i biioni cU'elli die si possono olleneie dalT iinpiegn di questa soslanza in diverse nialallie , e iiiassi- iiiamenlc nel colera asialico. Ora la nostra canapa ordinaria, Cannabis falira, die l)onavan asserisce essere della mcdesinia specie dell' Indira, gode secondo lialier , di un' azione analnga snll' economia aniniale doviila per qnanto sembra ad nn olio volatile esislenle nellc sommilJi della pianta fresca le qnali snno odo- raiilissinie ed atlivissimc. ( Vedi Rnspini Mamiale liclellico di I'liniedii nnovi. Sesia Edizione pag. 605 ). Supposto lulto cio per vero , c chi oserebbe niegare agli cllliivi pioronipenti dalla nostra canapa inacerata un' attivila spcciale di ncn- iializzare il contagio colerico o di ciodificare in guisa 1' uiuano organisiuo da rcudcrlo incolumc dal mcdcsiiuo?

CoNSIDERAZIONI CrITICHE- EC. 139

naturali grandelaente apprezziate i frutti dell' osservazione e deir esperieiiza. So die da taliino cotesti nmili studi so- 110 teiiuti in dispregio , dappoichc, come afTerma Bacone , per una sovercliia riverenza e quasi adorazione dell' uma- no intelletto pietendono spiegare i fenomeni della natura , e stabilirne le leggi mediante la foiza dell' interna intui- zione :. ma so aucora clie Voi siete al pari di me persuasi della verita della sentenza del prelodato Filosofo, la quale dice » Causa vero et radix fere omnium malorum in scien- tiis ea una est, quod dum mentis humanae vires false mi- raniur et extoUimus, vera ejus auxilia non quaeranius «. Laonde mi giova sperare che questa mia debolissima fati- ca sara da Voi accolta colla solita benignita ponendo men- te in ispecial modo alia purita del vero , che senzui pas- sione alcuna ho preteso di raccontare.

140 Marco Paolini

NUI\rERO ED ESITO DEI COLEROSI

Nella I'arroccliia di rciticai-a tU CGi abitaiUi nell' anno 1855.

JNeiia Puiroccbia di TaUnioUo di 900 abitanti.

CASI GUARITI

MORTI

CASI

GUARITI

MORTI

Ma- schi

Fern- Ma- miue schi

Fem- miiie

Ma- schi

Fem- inine

Ma- schi

Fern- mine

Ma- scbi

Fcm- mine

Ma- schi

Fem- mine

3G

22 20

1 9

16

13

3G

38

17

16

19

22

Ugrigno di 211 abitanti.

Mercatino di 521 abitanti. 1

CASI

GUARITI

MORTI

CASI

GUARITI

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5

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Maiaiio di 304 abitanti.

Torricella di 406 abitanti. |

CASI

GUARITI

MORTI

CASI

GUARITI

MORTI

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5

2

4

1 1

1

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27

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18 7

9

S. Donato di 434 abitanti.

Sai'tiano di 369 abitanti.

CASI

GUARITI

MORTI

CASI

GUARITI

MORTI

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49

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20

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5

6

3

2

2

3

S. Agata Feltria di 1200 abitanti.

Savignano d' Enrico di 380 abitanti.

CASI

GUARITI

MORTI

CASI

GUARITI

MORTI

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17

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5

10

DEIiLA

ATROFIA CONTAGIOSA

MALATTIA DEL FILIGELLO DEL MOUO

LA I'RIMV VOLTA COMPARSA IN ALCUNE COLTIVAZIOM DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

ycc/^ Qiz/a^Mo Clef / S3 (f

MEMORIA

DEL PROF. GILSEPPE BERTOLONl

( Lotla nella ScssiODC dci 27 Nortmjire 1856 )

E

el passato anno vi descrissi , Colleglu UmanlssimI, le nostre coltivazioni del baco da seta del Moro, a vl fe- ci note le principali vaiieta e razze del Bolognese , nou clie i loro pregi , la loro utilita , a la ciescente industria serica della provincia.

In quest' anno non saiei tomato sulla stessa materia se Vina circostanza sfavorevola della coltlvazione ultima passata di questo fra i lepidotteri utilissimo non mi avesse presen- tato fatti degni di essere ricordati, tanto sotto il rappoito della loro novitu, quanto pel buon effetto e pel moltissi- nio vantaggio clie da questo malanno , cosi infesto e nocivo a quasi tutte le altre coltivazioni dell'Europa, e riesclto alia bolognese provincia; utilita, come piii sotto sentirete, veramenlc singolare, e per cosi dire favolosa.

La malattia appellata Atrofia contagiosa del baco del Moro, alia quale alcuno di 1' epiteto ancora di maligna, e di peteccliiale, e nuova all' Europa, nuovissima all' Ita- lia e certamente al Bolognese ed alle provincie piu meri- dional! della penisola. Cotal morbo da sei anni a questa

1-12 Giuseppe Bertoloni

parte cornparve in Europa, e secondo alcuni si mostro di tale intensiti da essere distinto dall' antica Atrofia , che e pure malattia prodotta da cause non ben determinate , ma lion contagiosa.

Anche se si ammette questo ultimo modo di pensa- le intorno all' origlne del morbo, sotto il grado maligno contagioso esso attacca l' anlmale in tutte le sue eta , e nelle dilferenti sue forme di bruco , di crisallde , e di farfalla. lo oplno per6 che il novello malanno non sia una derivazio- rie o modificazione in grado maligno e contagioso dell' an- tico, il quale non attacca che il baco nel suo primo na- scere, e to ainiienta atrolizzandolo , mentre la malattia mo- derna ha caratteri speciali suoi propri non comuni con r altro morbo ; che anzi giudico che malamente sia stata appellata Atrofia contagiosa, perche cotale denominazione ci richiama nell' idea che sia un grado maggiore dell' an- tica atrofia non contagiosa. II novello morbo non ci lascia travedere la sua causa, ha sintomi certi e distintissimi, e a differenza dell' altro riesce moltissimo dannoso pei suoi effetti. Di recente ne hanno parlato alcuni giornali, ma in Italia a tutto l' anno passato non era stato ancora descrit- to da alcun autore , lo che mi fu accertato anche dagli espertissimi coltivatori Veronesi, e di fatti nemmeno si da la descrizione del medesimo nella Monografia del Bombi- ce del Gelso , che e opera grandiosa venuta in luce in questo stesso anno 1856 in Milano per cura del Sig. Prof. Emilio Cornalia , il quale ne ritrasse condegno premio dal- r Istituto I. e R. Lombardo di Scienze , Lettere , ed Artl. In quest' opera si descrive pero fra le altre malattie V atro- fia non contagiosa a pag. 352 art. IV.

Per progredlre con regolarita e brevita nel narrare le circostanze tutte che mi fecero avere notizia del morbo suddetto prima di vederlo , sebbene non si trovasse descrit- to negli autori , conviene che io premetta fatti die ac- compagnano la storia del medesimo. Dissi di sopra che gia da sei anni comparve in Europa, e primamente si dilhise e devasto le coltivazioni delta Francia meridioualc, della Spagna, della Svizzera meridionale, discendendo da due

Detj,' Atbofia contagiosa del Filugello 1 i3

aniii a questa parte nella Lombardia e nel Veronese , e gino al Gingno passato non era ancora penetrate al di qua del P6. Per cagione di qnesto malaiino le coltlvazioni tut- te del mentovati paesi appena nel totale rendevano la me- ta del consueto prodotto di seta, e qualclie localita spe- ciale deir Italia, come accadde nel Veronese, perdeva qua- si tutta r annuale ricchissima entrata. Per la qual cosa I coltivatori francesi pei primi e poi tutti gli altri successi- vamente facevano ogni sforzo , onde trovare un preservati- vo contro tanto disastro. Finche la Lombardia ed il Vero- nese furono sani, la Francia ritraeva dall' alta Italia le uo- va pagandole a carissimo prezzo anche di un napoleone d' ore r oncia , e bene andava contenta di cio , come si impara dai giprnali di sericoltura francesi, i quali ci assl- curano che le coltlvazioni fatte colle uova itallane avevano tin eslto felicissimo in Francia in confronto delle coltlva- zioni fatte colle uova francesi di generazioni infette. Ma da due anni a questa parte si cangio la scena , e quella Brianza tanto ferace delle migliori razze cadde malata sot- to la stessa epidemia. Siccome poi la Brianza annualmen- te somininistrava uova al Veronese e ad altri paesi non escluso il nostro, cosi le uova di Brianza furono mlcidiali e pel Veronese , e probablimente lo sono state e lo saran- 110 anche per noi , e per tutti que' paesi che di la ritrassero le uova infette da alcuni spacclatori, che loro poco cale di diffondere il male , purche sla per essi il guadagno. Ben presto gli esperti coltivatori conobbero che le uova di Brian- za riescivano malisslmo , ed erano pei paesi sani , come fu il nostro sino al 1856, massimamente pericolose , e se vi fu persona che voile, secondo V usato e contro il nilo suggerimento dichiarato pubblicamente per le stampe onde evitare, non qnesto contaglo , ma quello della Muscardlna, servirsi di cotali uova, I'esperlmento riesci nocevolissiino e contrario alio scopo, siccome io avevo asserito, che po- teva accadere.

Frattanto i coltivatori delle provincie europee infette dal contagio richledevano uova nella primavera di questo stes- so anno 1856 dalle provincie tuttora immuni dal morbo.

1 i i Giuseppe Behtoloni

Fra qiieste si distlngueva la bolognese, la ciu seta gode in Eiiropa di buona fama per la tenacitii e lucentezza. In quest' anno tale circostanza ha portato un sommo vantag- gio a! nostro paese , dal quale si domandava copiosisslma quantitu dl uova nel princlpio dl priniavera tanto dalla Francia, cbe da quella Loinbardia, la quale pochi anni avanti , per non dire un solo anno prima ci sommlnistrava abbondanza dl uova delle migliorl varleta, e qui e nella vicina Romagna si sono vendute le uova sino quattro scu- di r oncia.

Nel mentre che dal difuori venivano fattele prime richleste nel Bolognese durante 11 principio di primavera, le nostre col- tlvazioni progredivano colla staglone nel generale prospero- se e sane. Ma le gazzette e le lettere commerciali dl Fran- cia, di Spagna, delia Lombardia, e del Veronese princl- palmente annunziavano che 1' epidemia distruggeva le coltiva- zioni intiere di que' paesi. Questo disastro viepplu infervoro i forestleri ad acquistare da nol le uova da far nascere nel- la futura primavera del 1857, e qui si apri un novello ramo d' industria lucroslsslmo ed utilissinio; di fatto molti filatori della citti per non dire tutti ebbero ordinazioni grandl di uova dal di fuori d' Italia e dall' alta Italia. So per certo che una sola casa di conimercio dl Bologna eb- lic commisslone di venti mila e piu once di uova anche prima che cominciasse la fiera de' bozzoli nolle varie citta dello Stato Pontificio ; durante poi le fiere e nel finire del- le medesime giornalmente alia stessa Casa pervenlvano let- tere , colle quail le erano richieste da vari luoghi altre cento ed anche dnecento once per giorno. Inoltre molti de' nostrl maggiori proprietarl diedero ordine ai loro fatto- rl di preparare uova nioltissime per gh amici , e conoscen- ti Lombardi,e delle provlncie Venete ; che piii ? alcunl fo- rcstieri vennero a Bologna appositamente per acquistare in grande le migliorl qualitii di bozzoli sempre alio scopo dl ottenerne le uova, ed luia speculazione di questo genere fii staliilita entro i molti e vasti ambienti del palazzo Ben- tivoglio,non clic negli ambienti di altro grande fabbricato dal francese Sig. Poidebard, il quale sotto ua' abile direttrlce

DeLl'AtROFIA contagiosa del FlLUCELLO 14.5

teneva un centinaio e piu di donne all' opera di raccoglle- re dai Ijozzoli le farfalle appena nate , porle sopra un pia- no orizzontale alio accoppiamento, e poi dopo es&ersi accop- piatc attaccarle sulle tele veiticali , affinche deponesseio le uova. Difettosa e la prima operazione di staccarle dalla po- sizione verticale appena nate per ragioni lisiologiclie ben note e die sarebbe luiigo qui ripetere. Anche la Dita Trouve e Compagno di qui adoper6 pure in grande le stes- se praticlie , e 1' Illustre Societa d' AgricoUura e Conimer- cio di Verona faceva amichevole invito alia nostra Societi Agraria, ed alia Camera di Commercio di Bologna, perche aiubedtie si volessero interessare di fare ottenere alia citta di Verona alcune migliaia di once di uova sane, ed aff'at- to immuni dal benche minimo sospetto di niorbo. A que- sto scopo qui mandava distintissimo ed esperto Signore accompagnato da persone dell' arte sericola per impiantare secondo 1' uso di quel paese le cosi dette arpe onde otte- nere la piu facile, a conveniente nascita delle farfalle, a la piu vantaggiosa deposizione delle uova. Ma nel bel nien- tre clie nella prima meta di Giugno si disponevano all' o- pera, a si era gia ritrovato ampissimo ed adattato locale, la notizia , die primo di tutti io ebbi , die il contagio compariva nelle nostre coltivazioni dalla parte Ijassa della provincia, e veloce si innoltrava oltre il Ducato di Gallie- ra a San Benedetto , del che quegli espertissimi stavano gia in tiinore avendo per cosi dire odorati i primi sinto- nii del rninacciante morbo nelle coltivazioni , die avevano visitate nel Ferrarese, soUeciti si partirono da Bologna per raggiugnere in Romagna paese immune affatto da qualiin- que sospetto di morbo, a posero le loro arpe entro un am- pio e novello palazzo sopra un colle vicinissinio a Savigna- no, e die soprasta alia strada di Cesena, colle che io va- rii anni sono esplorai, ed erborizzai , ed e da questo stes- so colle die il forestiero si diletta osservare il corso di quel Ridjicone , che Cesare con deterininazione piii che iimana trapassava.

Frattanto il morbo si difFnse vieppiii nella bolognese Provincia ed anche oltre qnesta , perche io ebbi notizie T. vni. 19

Ii6 CiusErpE BeRTor.oNi

certe Ja alcmil Signorl Hi Rimino, che etanziavano in Bo- logna , che in quel paese , come pure nella Marca Anco- netana a lesi si era sviliippata la maligniti , e percio ave- va veloce oltrepassato i premiirosi e diligentissimi Verone» si , che ogni sforzo fecero per restare lontani ed immiini dal contagio.

Ci6 premesso, passo a dire come io ebbi precise notizie dei sintomi e dei caratteri di questo morbo , e come po- chi giorni dopo comparve nella niia coltivazione che ali- mentavo entro la casa dell' Orto botanico da me abitata. II distintissimo Sig. Conte Antonio Sparavleri di Verona, col quale ebbi 1' onore di tenere lunghi discorsi intorno a tan- to nialanno, instrnivami che il primo sintomo che compari- sce del male e 1' inappetenza de' bachi , il secondo Io scom- pagnarsi che i bachi fanno nelle dormite , e la difficolta di nuovamente appastarsi dopo la levata ; il primo sintomo deir inappetenza si scorge anche prima della prima levata ; onde r occhio pratico , che tutto bene osserva ed a cui nulla sfugge , anche prima della dormita puo travedere da questo segnale se i bachi saranno attaccati dopo la le- vata : per terzo sintomo comparisce sul corpo da prima una macchia rossastra tendente al nero , vagante, poi si fa fo- 6ca o del tutto nera la punta dell' appendice o cornetto caudale , od anche annerisce tutta quanta la detta appen- dice. Contemporaneamente il baco irapicciolisce un poco , affievolisce , e flacido presto si muore , come se restasse quasi vuoto nel suo interno , mostrandosi i cadaveri anco- ra freschi sempre di pelle bianca, soltanto coUe stome ai lati divenute piu fosche , ed il cornetto caudale pure od annerito nel solo suo apice , o per tutta la sua lunghezza, II cadavere non tramanda puzzo nel decomporsi, e nel di- vidersi de' suoi anelli, come invece tramanda nel Negrone, perche nel novello morbo gli umori ed i visceri si annien- tano a poco a poco durante il corso della malattia, e si prosciuga o dissecca I'animale acquistando una tinta piu o meno fosca od anche oscura a guisa di mummia. DicevamI che il baco attaccato da picciolo grado di questa malattia puo filare abbastanza bene il 3110 bozzolo , e puo anclio

Dbll'Atrofia contagiosa del Filugello 147

dare nasclta alia farfalla , che mostrasi segnata da striscle e niacchie nere , ed anclie con tutto T addome nerastro , e colle ale strisciate di scuro , oppure quasi mancante di ale, od appena coi rudimenti di queste, inerte , immobi- le , di difficile accoppiamento, e di facile disunione. Quati- do poi la malattia attacca 1' animale a preferenza nello stato di crisalide, questa diventa nera lungo le stome , e si fende come se fosse tutta tagliuzzata negli anelii, che sono ristretti in vicinanza della testa , ed anclie annerisce sul dorse nella linea longitudinale. Innoltre aggiungeva die pure alcuni coltivatori Veronesi credono che questa malattia sia T atrofia antica resasi maligna , e petecchiale per ra- gione delle macchie fosche, e contagiosa perche si propa* ga come i contagi : di mode che quando anche una gian- de coltivazione e minimamente attaccata dal morbo, nemme- no le uova partorite dalle farfalle sane pioducono bachi immuni dal male , per la qual ragione e Veronesi , e Lom- bardi, e Francesi oggi sono ricorsi ai paesi, che hanno cicduti assolutamente sani, per lo acquisto delle uova.

Tutlo questo mi era riferito verbalmente il giorno sesto di Giugno , quando la mattina del giorno appresso si reca- va da me un fattore di egregio proprietario , che primeg- gia fra i coltivatori dell' industre filugello, non che per molte perfezionate pratiche agricole bolognesi , il qual pro- prietario aveva in una sola tenuta cinquanta once di nova in coltivazione , e portavami alquanti bachi morti accotn- pagnati da una lettera dello stesso proprietario, nella qua- le mi diceva che in San Benedetto si era sviluppata una malattia sino ad ora sconosciuta , che non trovava descrit- ta in alcun autore, e che gli distruggeva le bigattiere , per cui gli sapessi dire qualche cosa iiitorno a tanto ma- lanno. Appena aprii 1' involto contenente que'cadaveri, I'oc- chio mio ed una sollecita ispezione riscontro subito i sud- descritti segtii , e ben gravi dichiaratimi il giorno avanti dal Sig. Coute Sparavieri, perche ogui individuo aveva 1' ap- pendice caudale non solo nell' apice, ma tutta quanta ne- ra, il corpo flacido e come vuotato nello interne, la pelle bianca con segni scuri e le stome fosche, innoltre non tra-

148 Giuseppe Behtoloni

mandavano alcuno fetore. Allora dissl al fattore , che pre- sto fuggisse meco da qiiella sala dove eravamo , perche vi stavaiio collocati 60[)ra due castelli dieci arelloiii comutiL lipieni di baclu clie avevaiio gia doiniito per la teiza vol- ta , ed erano sanissimi, della mia razza di brianza biaiica, die I'anno passato mi aveva dato le 160 libl)re di bozzo- li per oiicia di setnente. lo discesi con lui in fretta nel giardino , dove nell' apeita aria osservavo con maggiore agio e diligenza que' cadaveri, e confermavo la natura del mor- bo, indi subito feci gettare que' baclu nel canale, perche la corrente li trasportasse lontani, e li distruggesse. Col mezzo dcUo stesso fattore mandai la risposta alia lettera col- le dovute informazioni, e presto partecipai il fatto al Sig. Conte Sparavieri , anclie perche ne' giorni antecedenti a me faceva varie coscienziose interrogazioui per vieppiii garan- tirsi della sanitA delle uova verso i suoi concittadini, il quale prestamente si allonlano co' suoi, come dissi di so- pra , daila nostra citta.

L' epidemia vieppiu si diffondeva dalla bassa pianura si- uo alle colline, ed i miei bachi seguitavano prosperissimi a crescere , quando il sabbato prossimo , giorno quattordi- cesimo di giugno venne da me il suliodato proprietario ac- compagnato dallo stesso suo fattore per chiedermi se vo- levo dargli i miei bozzoli di quella piccola coltivazione di casa, perche li conosceva di belia qnalita , e perche. li ve- deva sani. Nella stessa giornata li osservava sanissimi , ed avevano cominciato appena a salire al bosco , anche l' II- lustre Sig. Cavaliere G. Giuseppe Bianconi : che anzi il sul- iodato proprietario si espriraeva cosi mentre si parlava del- r epidemia , e de' suoi danni : i vostri come mangiano be- nd i miei non facevano sentire questo squasso , che in bo- lognese idioma esprime rumore di pioggia dirotta , perche tale od analogo e quello, che fanuo i bachi riuniti in mol- ta society ^ quando si cibano con appetito. Questa asserzio- ne fatta da chi nulla sapeva teoreticamente dei sintomi precursor! della malattia faceva sperare a me di andarne esente. lo I'isposi che avrei dato volenti«ri tutti i bozzoli che braraava , e che il veuerdi prossimo sarebbero stati ca-

Deix' AraoriA coNTACtosA del Filucello 149

vati (lal bosco. Dopo il mezzodi non voltai piu roccliio al haclii , nulla mi fii detto intorno ai medesimi dalle doiinn, die li goveriiavano durante tutto il sabbato, quando il gior- no appresso di buon' ora mi accorsi che erano sui letti alcuni baclii l)iancbi , flacidi , moiti , die subito esaminai con pill diligenza e vi scoisi 1' apice soltanto del cornetto caudale annerito , e rese plu scure le stome dei lati del corpo. Questi segni mi destavaiio subito il sospctto dell' in- vaslone del contagio atrofico , e di fatto esaminando i ba- clii vivi, scorgevo quasi tutti col solo apice del cornetto caudale annerito, e svogliati di mangiare, la qual cosa le donne crodevano dipendere dall' essere vicini a salire tutti al bosco. Feci sui medesimi scrupolose osservazioni col mi- croscopio assieme a mio Padre , ma suUa nelle niuna alte- razione si osservava fuori di quella dell' appendice caudale annerita nell' apice, e delle stome appena piu fosclie del consueto ; a me innoltre parve di vedere sopra alcuni in- dividui la maccliia rosso-fosca instabile. Ordinal subito die fossero cangiati di letto con molta prestezza , nella quale operazione si trovarono circa trecento morti, tutti cogli stes- si caratteri, ma nessuno mostro mai 1' appendice caudale tutta quanta nera , come in quelli , che otto o nove gior- iii innanzi mi erano stati mandati dal comune di San Be- nedetto; innoltre mutai lore qualita di cibo presentando- misi il destro di somministrarli foglia di coUina invece di quella del giardino botanico. Cio fatto i bachi proseguiro- no a salire al bosco. II di dopo non si trovarono sui letti die una cinquantina o poco piu di morti , sempre cogli stessi caratteri della contagione, ed una tale mortalita si ripeteva nella medesima proporzione ad un dipresso nei successivi giorni. Quelli andati al bosco lavorarono abba- stanza bene i loro bozzoli , il silirvi pero fu assai lungo e protratto , ed una settima od ottava parte si trovarono mor- ti senza avere tessuto, od imperfettamente tessuto il filu- gello. II bosco con tutto cio puzzava pochissimo, e non in proporzione della mortal! ta, trovandosi fra i morti pocliissi- mi col carattere del Negrone. I bozzoli erano abbastanza ben compiti di seta , nitidi alio esterno, abbastanza resi-

150 GiUSErrE Beutoloni

stent! , assai durl sotto la presslone della mano, ma legge- ri abbisognandone un niolto maggior numero del consueto degli altri anni per faro la libbia , e furono smerciati al prezzo di trentotto baiocclii la libbra nella fdanda del Sig. Guccinl. Dai medesimi sciclsi poco piii di una libbra del niigliori per ottenerne la nascita delle farfalle, e delle uova. Nella stessa niia abitazione avevo coltivato ancora altre raz- ze in im anibiente ben lontano dal ]niino , e fra queste quella bellissima del Sig. Principe Don Rinaldo Simonetti , quella del Sig. Conte Don Giovanni Gozzadini , e la no- strana carnea del Sig. Conte Emanuele De Bianclii. Mini- mamcnte ne' bacbi di queste coltivazioni piii ristrette si eb- bero indizi dell' epidemia , pero vi trovai malati, e morti con certi caratteri della niedesima. Scielsi pure un' altra libbra ricca di bozzoli della razza Simonetti alio scopo di ottenerne le uova,unaterza libbra della razza San Martina del- le tenute del Sig. Duca De Ferrari , che avevo fatta coltivare da un mio amico alia Stellata Pepoli, ed una quarta libbra pu- re scielsi di bozzoli della mia brianza bianca coltivata nei colli di Zola ; e tutti questi diversi bozzoli collocai a nascere in luoglii separati per ottenere le uova, e per osservare gli effetti del contagio nelle crisalidi , e nelle farfalle^ seb- bene il coltivatore della Stellata , ed i miei contadini di Zola asserivano clie non avevano osseryato alcuna rnalattia uuova , per cui i medesimi sostenevano di esserne andati salvi, come forse lo furono molti altri, oppure ne furono appena attaccati; e non osscrvando con quella diligenza che si richiedeva non riconobbcro il morbo , anche perche non sapevano i caratteri e segni esterni del medesimo ; ed in fatti, se non se quelli, che ebbero la massima mortalita, non si accorsero che le loro coltivazioni furono invase da tan- to malanno , sebbene in quasi tutte le coltivazioni da me visitate sotto qualsivoglia delle tre metamorfosi segni certi deir epidemia io abbia coiistatati ; ad esempio ini giorno parlavo con certa persona che non credeva ave- re avuta la rnalattia , perche diceva che le sue non pic- colo coltivazioni avevano dato molto guadagno in quest' an- no , sebbene i bozzoli fossero molto leggeri. Per la quale

DeLl'AtrOPIA OOTTTAGIOSA pel Fif.UGELLO 151

asserzione io le dissi : flunque non nel baco ma nella cri- salide soltanto , e per consegnenza anclie nelle farfalle si 8vilu[»p6 il morbo; etl inteirogatala se dai bozzoli rniglioii lasciati per ottenere le uova aveva niolta nascita di far- falle e percio inolta semente , mi rispose negativamente , per cui io le ripctci die mi facesse portare alqnanti bozzo- li dei lion nati, assieme ad nn paio di forbici. Qnesti boz- zoli ai caratteri estenii erano perfettissimi , duri , e resi- stenti nelle pareti sotto la pressione delle dita , nitidi, sen- za mostrare alcuna maccliia esterna. Appena li ebbi in ma- uo le confermai cbe qnesti non nascevano piii perclie la ma- lattia colpi la crisalide , la quale o si essicco annerendo un poco, o si squaglid , evaporizzandosi tutti gli nmori sen- za tramandare puzzo, ma appena odore come di farina di grano, e macchiando pochissimo 1' interne del filugello. Di fatto aperti colle forbici que' bozzoli persuasero subito tut- ti i presenti che 1' epideniia aveva invase quelle sale.

Ma ritorniarno al fatto nostro dopo questa digressione, per la quale viene provato , che non per malizia, ma pel nou avere osservato, dalla maggior parte dei coltivatori si asse- riva cbe le rispettive coltivazioni erano riescite immuni dalla malattia, anche percbe ne avevano ritratto molto pro- fitto e forse piu degli anni passati , mentre tutti si lamen- tavano del poco peso dei bozzoli. Da ognuna delle quattro mie diverse razze di bozzoli nacquero per la massima par- te farfalle sane, insieme ad alquante malate e coi caratte- ri deir epidemia dominante; ma dai bozzoli di ogniuia del- le quattro razze non nascevano tutte le farfalle. Alcuni di questi mostravano appena un segno alio esterno di maccbia derivante da umore che si era sparse internamente suUe pareti dei filugelli stessi, altri poi , e questi erano la mag- gior parte, mostravansi nitidi , come quelli che sviliippa- vano farfalle sane , ed i macchiati ed i non macchiati rie- scivano leggerissimi. Aperti colle forbici questi bozzoli non nati, alcuni si scorgevano non macchiati nemmeno sulla pa- rete interna, sebbene il baco dopo avere bene e perfetta- mente filato il bozzolo fosse morto la dentro rinchiuso sen- za poter passare in crisalide, restando come quasi annientato

152 Giuseppe Bertoloi«i

e mummificato per la ragione die si erano volatillzzati I suoJ iimori tiitti senza punto imputiidire , ne tramandare puz- zo , acquistando il colore di manone alia superficie , o qua- si nero ; altri bozzoli non macchiati alio esterno e non na- ti contenevano nello interno loro la farfalla morta e dissec- cata perfettamente, ma che visse e persino depose le uo- va non fecondate per cntro la cavita, a mostrante i ca- ratteri della niaiattia , la qual cosa ci fa conoscere che non pote aprirsi il varco a traverso le paretl, perche il morbo la colpi fieramente e con maggiore intensita di quelle , die lianno le forze di nascere , sebbene sieno malate, insporcando anzi piu delle sane il follicelo , ed il loro ad- donie, e parzialmente le ale di un umore giallo fosco. I bozzoli poi che dissi non nati e sui quali appena si scor- ge alio esterno un qualche indizio di inacchia , aperti si trovano colla crisalide affatto vuotata dei visceri tutti , e quasi squagliata : i quali visceri si direbbe si fossero come liqucfatti e consumati in quell' umore , che si e espanso sulla parete interna del bozzolo, dando appena indizio alio esterno di ci6 e per conseguenza insporcando limitatlssi- mamente la seta. In questo caso si scorge che il morbo lia colpito r animale sotto lo stato di crisalide. Tutte que- ste tre sorta di bozzoli , da' quali non venne alia luce la farfalla per cagione della contagione atrofica cosi detta,fu- rono perfettamente tessuti dal rispettivo baco , come ne accertano la spessezza , la durezza e la I'esistenza delle loro pareti , per cui riescirono nutriti di tutta quella niaggior quantita di seta, come i piu perfetti bozzoli, da' quali si svilnpparono le farfalle sane. E conseguenza dl queste osser- zioni lo stai)ilire che il morbo non attacco I' animale se non se dopo die il bruco ebbe ultimato [>erfettamente il suo bozzolo, e lo ammalo la dentro chiuso o sotto lo stato tiittora di bruco, o di crisalide , o di farfalla, come ve lo dimostraiio le preparazioni che avete sott' occhio.

I bozzoli dai quali sebbene conipitissimi di seta non isvi- liipparono le farfalle, e che dissi contenere nell' interno od )\ bruco muuiificato, o la crisalide squagliata, o la farfalla disseccata , pesano molto meno dei bozzoU vivi e sani , nei

Dell' xVtrofia contagiosa del Filugello 153

quail sono tutti gll umori dell' animale , che dee perveni- re all' ultima inetainorfosi, e percio da uno stesso peso di bozzoli vivi , e niorti si ottiene molta piii seta da questi ultimi, ne' quali gli umori volatilizzatisi vengono sostituiti da altrettanto peso di seta. Nelle bigattiere del Sig. Cava- liere Marco Minghetti si sviluppo la malattia non durante lo stato di bruco, ma ne' bozzoli. Egli mi fece l' onore di consultarmi intorno a ci6 col mezzo di lettera , clie ac- compagnava le farfalle malate. Allora tutto cio che io ave- vo osservato intorno ai miei bozzoli nialati a Lui parteci- pavo , ed egli mi rispondeva con lettera , e piu tardi mi confermava a voce di avere precisamente vedute tutte le stesse circostanze da me riferitegli. Ai pin soUeciti colti- vatori de' bachi sotto lo stato di bruco 1' animale non am- malo, perche 1' epidemia comparve in provincia soltanto nella prima metu di Giugno , e vi si diffuse passata la meta dello stesso mese. II Signer Principe Don Rinaldo Simonetti, che per consuetndine colle sue cure e prati- che una settimana almeno prima degU altri coltivatori to- glie dal bosco i bozzoli, non ebbe certamente malattia nei bachi , ma non e andato del tutto esente quando l' ani- male stava racchiuso nel bozzolo, e nella nascita delle far- falle; perche quasi tutte le grandi intraprese che si sono fatte in quest' anno per ottenerne uova da commerciare , al quale scopo si acquistavano i migliori bozzoli del mer- cato, tutte ebbero qualche indizio di morbo nelle farfalle, inorbo che io vi constatai colle mie proprie osservazioni ; e quello che mi certifica che il contagio fu generale, e la circostanza che i bozzoli perfetti e riccbi di seta rlesciva- no di poco peso per detto dei maggiori coltivatori , la qual cosa ])er me esprime la morte dell' animale per entro ai bozzoli, e la disseccazione del medesimoje tutti I coltiva- tori converranno meco che nello sviluppo delle farfalle mol- te di queste nascevano coi caratteri sopra descritti della contagiosa malattia, e conveniva gettarle onde non parto- rissero; per la qual cosa questa eliminazione fatta dalle persone che avevano la mira di ottenere, se sara possibi- le , Sana generazione nell' anno avvenirej dava per risulta- T. vin. 20

1 5 i Giuseppe Eeetoi.osc

to die da una libbra di bozzoU si ricavavano appena due teizi di oncia di nova paitoiite da feinmlne, clie presen- tavajio r aspetto di sanita , e fecoudato da masclii pari- nieiite dollo stesso aspetto. Se poi i nascituri di qiieste uova nel venturo anno audranno esenti dal morbo nella nostra provincia, non abbiamo alcun dato da poterlo argiii- re. Cbe se dobbiamo prognosticare da quello che e ac- caduto neir alta Italia, e da (juanto mi baniio riferito , ed hanno confeimato successivamente in questi due ulti- mi anni i Veronesi, diio cbe siamo minacciati da niag- gior male, peiclie il seme del contagio e giu tra noi , mentre in quest' anno vi e peivenuto assai taidi, e pu6 diisi , quando i bachi erano nel generale per andare sul bosco. Tuttavia non debbo tacervi lui fatto avveuuto nel nostro paese , e che sarebbe contraiio per Jniona sorte al sinistro prognostico. Vi dissi di sopra che nella Lom- bardia e nel Veronese principalmente il danno cagio- nato dal nuovo contagio de' bachi ha tolto a que' pro- prietari le maggiori loro entrate, la qual circostanza com- binatasi con quella della mancanza delle uve in un ter- litorio dove queste con quelli erano quasi gli esclusivi jjrodotti per la sussistenza della popolazione , il proprieta- rio dovette soccombere , e privarsi delle maggiori agiatez- ze della vita. Frattanto da que' paesi si chiedevano con tutto r impegno le nova delle nostre generazioni sane per tentare di ritornare il piii presto possibile ad ottenore le necessarie entrate. La Signora Contessa Anna Teresa Goz- zadini Sencgo AUighieri , per provvedere alia ricliiesta del proprio tVatello, che da due anni a questa parte perdeva le sue maggiori entrate , aveva ordinato al Signor Carboni uno de' fattori espertissimo di sua casa, che provvedesse una data quantitu de' migliori e piu belli bozzoli per far- li iiascere ed ottenerne le uova necessarie alle non picco- lo coltivazioni del fratello. II Carboni adopero i bozzoli di bella , e sanissima razza ; ma durante la nascita delle liirfalle il contagio penetro ad ammalaria , e gettate via scropulosamente tutte le fartallc non sane , come furo- no costretti di fare i coltivatori tutti della provincia ,

DeLl'AtROFIA contagiosa del FlLUGELLO EC. 155

COS! quel fattore ottenne le uova da quella razza. Ma al- cune cli queste nel liiglio piesentarono il bivoltismo ilando sviliippamento ai hruclii. Partecipata subito dal Garl>oni la iiotizia alia suliodata Signora, Ella ordiiio die fossero al- levati que' baclii con tutta diligenza e massima cura, lo che fattosi , non ammalarono di sorta alcuna nello stato di bruco , diedero de' bozzoli perfettissimi sotto tutti i rap- port!, da quest! nacqueio perfette faifalle, clie si accop- piarono eneigicamente, e partorirono uova d! una gene- lazione sana , die derlvava pero da una generazlone che nello stato d! farfalla presentava individui attaccati dal contagio , i quali tutt! pero eiano stati esclusi dal genera- re, selibene fossero vissut! a contatto dcgli apparentemente sani. Questa esperienza fatta nel cuore della state ci du belle speranze, e c! lasda nella lusinga di andare esenti dal morbo nell' anno venture. M! venne pure riferito che !l Signer Cane da una coltivazlone bivoltina ebbe lo stesso risultato.

La vera cagione d! tanto malanno a me e tuttora see- nosciuta, come e sconosciuta ai piu espert! coltivatori Lom- bard! e Veronesi. Alcun! ne hanno incolpato le foglie od il cibo non perfetto, ma questa non e che una mera sup- posizione. E certo che il microscopio non iscorge sopra r animale alcun indizio d! mufFe, come invece scuopre nel Calcino sulla pelle , ed io non vi ho osservato che la li- vidura delle stome , e 1' apice annerito dell' appendice caudale , o tutta intiera questa annerita, il totale della pelle si rimane naturale anche per qualclie tempo dopo la morte, e per me quest! poch! scgni estern! non sono al- tro che effetto delle alterazion! interne ; poiche il male co- mincia dall' inappetenza, e da una inazione del tubo ga- stio-enterico per cui viene a mancare la nutrizione , e si impiccioliscono percio , e si atrofizzano tutti i visceri ri- manendo la pelle inalterata quasi vuota, e per necessaria conseguenza il verme nell' ultimo stadio della malattia , e dopo la morte riesce flacidissimo, privo d' umori, e di vi- sceri ristrettissimi , non avendo la tendenza di impuU"idi- re , ma di sciugarsi.

156 Ciusitrrn nutiToi.ont

L'umoro nutritivo non si pu6 supporrc sortlto cogll escra- mer.ti , come accade in altre inalattie dello stesso animale , perche i lettl non restano inaggiormente inumiditi del con- sneto , ma e venuto nieno a poco a poco, perche il ver- nie non mangia per del tempo, e la traspiiazione piutto- sto lo dec avere consumato, e fatto volatilizzare, per cui r animale sembra morire come di inedia. Qneste sono le poclie cose che mi somministro l' osservazione accompagna- ta dal raziocinio. Per lo contrario le farfalle malate a me nacqnero nel generale col ventre tiimido , molto bagnato , colle ale alcune volte imperfette, od appena rndimentate, od anche perfette, come vedete nelle preparazioni , cogU anelli posteriori dell' addome di colore giallo fosco pin o meno intense, e pin o meno esteso sngli anelli anteriori ; innoltre erano torpide , si staccavano facilmente dalle pez- ze cadendo a terra, si accoppiavano con difficolta, e molte emettevano le viova con assai facility. Feci scrupolosa- mente gettare via tntte le farfalle malate delle quattro razze appena venivano alia luce, alcune pero le ho con- servate e separate subito dalle sane accoppiandole a' ma- schi malati, ed anche a' maschi sani in una camera Ion- tana dalle generazioni sane, per ottenerne le uova , onde sperimentare se i baclii nascituri saranno maggiormente infetti dal contagio , di quelli che nascono dalle genera- zioni fatte coll'accoppiamento di individui denotanti la mi- gliore sanita.

L' effetto del morbo suUa crisalide gia vl indlcai supe- riormente e lo potete osservare nelle preparazioni , colle quali constaterete che piu spesso dessa si squaglia e si con- suma quasi tutta nella sostanza interna , restando entro il bozzolo appena il solo guscio , altre volte non si squaglia , ma il guscio intatto e perfettaraente chiuso evaporizzo tut- ti gli umori intern! con impicciolimento massimo Je' vi- sceri non cagionando la benche minima efFusione di liqui- do 5 e perci6 il benche minimo insudiciamento della seta. E degno pure di registrarsi che nelle due coltivazioni di casa niia furono pivi attaccati i bachi di brianza blanca dal morbo , e meno le farfalle della stessa razza , nientre i

Dcll' Athofia contagiosa del Filugello 1 57

hachi della razza Simonetti appena diedero indizl del mor- bo , e le farfalle di questi invece riesclrono molto piu ma- late di quelle di hiianza l)ianca. In minor niimero fiirono le farfalle nialate e nate dai bozzoli derivati dalla mia col- tivazione del colli di Zola , e niente da quella della Stel- lata Pepoli. Tale e la storia del morbo comparso per la prima volta in quest' anno nella provincia Bolognese ; e dove in realtu ha danneggiato non poco il prodotto senza die i proprietarii abbiano risentito il danno^ che anzi van- taggio, attese certe circostanze, delle quali per ultimo pas- so a parlarvi.

II prodotto della seta appo noi , come vi dissi 1' anno passato, e in molto aumento per le niigliorate e sempre crescenti piantagloni del Moro , per cui naturalmente la quantita della merce cresce anno per anno. Per tale ca- gione ancbe quest' anno 1856 il prodotto ha sorpassato in quantita quello dell' anno antecedente ad onta della mor- tality de' bachi avvenuta in alcune eomuni della montagna pel freddo , quando i piccoli bruchi si schiusero dalle uo- va , e ad onta della mortalita e del poco peso de' bozzoli prodotto dal contagio atrofico; e se queste due sfavorevo- li circostanze non fossero state , di necessita piu grande sa- rebbe riescito 1' annuale aumento della seta : dunque in sostanza per questa parte vi e stato un danno reale , ma che non viene sentito ancbe per cagione del caro prezzo , al quale sali la merce: ed il massimo vantaggio di questo prodotto sta nelle seguenti circostanze. Da pochi anni nian- ca una meta della seta alle entrate della Francia , della Spa- gna , e piu che meta ancora del Regno Lombardo Veneto. I giornali forestieri annunziavano nella primavera scorsa , che le fabbriche non avevano genere greggio bastante per soddisfare alle commissioni , perche anche le coltivazioni asiaticlie avevano somministrato poco prodotto , tutto cio fece alzare moltissimo i prezzi nei listini di Milano^ che regolano il commercio della seta d' Italia ; per tal ragione anche da noi si parlava di prezzi favolosi, e si comiiiciava il mercato pagando sino i treiitotto e quaranta baiocchi la libbra i bozzoli di bella qualitu. Frattanto confermatasi la

158 Giuseppe Bertoloni

notizia clie quasi tuttc le coltivazioni d' Europa erano de- cimate dal contagio , ciedendosi dai ibrestieri clie qui non fosse pervenuto, si cominettevaiio migliaia e migliaia di oncia di uova ai nostri speculatori , come dissi di so- pra , i quali percio facevano sempie piu aumentarne il piezzo di guisa , clie nel finire del mercato fu spinto al segno di pagare piu di cinque paoli la libbra, qualsia&i va- rietii di bozzoli clie 1' anno innanzi si vendevano due paoli o poco piu j per la qual cosa i proprietari incassaro- no le stesse somme , ed alcuni anche maggiori dell' anno avanti , e la cosa riesci di moltissimo vantaggio ai coni- pratoii sia clie ne ricavassero le itova , le quali si sono vendute per ogni oncia anche piu del triplo del costo de' bozzoli , clie occorrono per ottenerle, oltre che si sono venduti con bellissimo sinercio i bozzoli sfarfailati , sia che si adoperassero per trarne la seta , perche il bozzolo ren- deva moltissimo al trattore essendovi sotto lo stesso peso sostanzialmente piu seta del consueto degli anni passati di non epidemia, poiclie questa non aveva disturbato nel gencrale la tessitura del bozzolo , ma aveva piuttosto at- taccato ed annientato i' animale dopo che ebl>e ben tes- suto il proprio recinto come dissi di sopra.

La circostanza dell" essere le nostre coltivazioni de' ])a- chi colpite per la prima volta in quest' anno dalla micidia- le atrofia contagiosa piuttosto quando 1' animale era nello stato di crisalide , che di bruco , ha prodotto un grandis- sinio vantaggio pel nostro paese, mentre la stessa cagione e riescita di danno gravissimo ai maggiori coltivatori della vicina Lombardia , e del Veronese per non dire di tutti gli altri clie stanno oltre monti , poiche da varii anni col- pisce le loro coltivazioni assai presto e sotto lo stato di bruco principalmente.

Qui nietto fine al mio dire , col quale ho preteso di farvi conoscere le circostanze die lianno accompagnato lo svihippo di una novella iiialattia del baco da seta , coni- parsa tra noi , senza sapervene dire la cagione, la qua- le si esprime soltanto tlagli efletti coile parole di atro- fia contagiosa da chi primo cosi 1' appello , e senza sa-

Dell' Atrofia contagiosa del Filugello 159

pervl indicare ii mode di evitaila , di prevenirla , e svl- luppatasi di guariila. Colle ipotesi avrei potuto vieppiu le- car noia a Voi clie coitesementc mi ascoltate e per fj[ue- sto appunto mi taccio, anche perchc il natmalista di og- gidl lion dee basaie le propiie dottrine . die sui fatti ceiti e positivi.

SULLO SCHELETRO

immis mm\ m.

( VARANUS ARENARIUS DUMERIL E BIBRON )

I\OTA

DEL PROFESSORE CAV. LUIGI CALORI

( LcUa nclla Sesjioue del 31 GeDnaiO I8S7. )

Ge

[eoffroy Saint-Hilaire nella grande opera suU' Egltto da una Leila figura del Monitor Terrestris ^gypti Guv., e ne rappresenta il teschio osseo dalla faccia superlore (1). G. Cuvler (2), lo stesso GeofFroy Saint-Hilaire (3), Gam- per (4), Spix (5), Meckel (6), Eichwald (7), Gorski (8) hanno istituite ricerche diligentissime tanto suUa osteologia intera di altri Monitori , che su diverse parti di essa, ma poco hanno atteso a quella del terrestre suddetto ; perclie fattami opportunita dall' Illustre nostro Gollega e Preside

(1) Descriplion de 1' Egypte etc. Tom. Vint-qnalrifme , Hist, naliir. Zoologie. Paris 1829. pag. 18. Planche HI. des reptiles lig. -i. Planciie IV. fig. 14.

(2) Recherches sur les ossein, foss. Tom. cinqui^me l\. partie. Paris 1824 pag. UK

(3) Op. cit. Tom. cit. Vcdl pure Philosnphle anatomique Tom. prem. pag. 111.

(4) Annal. dii Miis. Tom. XIX. pag. 215. Mi^in. sur qiielqiies parties raoins conniies du squelclte des Saiiriens fossilcs de Alueslriclit. Piancbe 11 fig. 5.

(5) Ceplialogenesis etc. Monaciiii 1815. pag. 27. § 10- e pag. 75. non die Tab. V. fig. HI-IV-V.

(6) Traiie d' Anat. compar. Tom. deiixifSme.

(7) Fauna Caspio-Caticasica ec. Pelropoii 1841.

(8) Ueber das Cecken der Saarier. EIne Vergleichende anat. Abandlung mit 2 lithogr Taf. Dorpart 1862.

T. VIII. 21

162 Luici Galori

Cav. Prof. Antonio Alessandrini di notomizzaie un tal Mo- nitore, ed essendomi posto principalrnente alia osteologia del medesimo, ne conoscendo che alcuno 1' avesse per an- cora ritratta interamente , erami ingegiiato supplire a que- sto difetto con una figura dello sclieletro, e con altre che meglio ne mettessero in vista i particolari piu notabili , e ne aveva in oltie scritte varie annotazloni con I'intendimento di leggerle innanzi al cospetto di cpiesto veneiato Consesso. E gia si appressava il tempo di qiiesta mia lettura, quando pochi giorni sono ci peivenlva il fascicolo 17(6 dei ret- tili ) della grandiosa opera , clie il Sig. Emilio Bhinchard sta pubblicando = 1' Organisation du regne animal = , nel quale fascicolo trovava ( Reptiles-Sauriens PL. 10 ) delineate in profilo lo sclieletro di questo Monitore. Con- templatolo alquanto , tale rinscivami che anziche tornii dal mio proposito , mi confermava nel medesimo; perocche^ di- rollo francamente , qiiello sclieletro delineato dallo stesso Sig. Blancard non e di quella bonta , o veritil anatomi- ca , quale si converrebbe ad un' opera destinata dal sue autore a far testo.

Lo scheletro che ho fatto delineare , appartiene ad un individuo maschio^ e mostra una certa grandiosita e robu- stezza , qnali non si avvisano in quello del Sig. Blanchard. Vero e ch' egli per adattarlo al formato della sua opera , r ha ridotto a dimensioni minori , e che il mio e grande al vero; ma cio non dovrebbe togliere quelle caratteristi- che. Ho poi fuggito quel perfetto profilo, che niente sod- disfacevami 1' occhio^e troppo sottile e scarsa rendeva la figu- ra, presentandosi il rettilc vivo, quale io lo vidi, ben altrimen- ti ; e 1' ho fatto ritrarre in un' attitudine abituale ad esso , contemplandolo di fianco , ed in parte come a volo di uc- cello ; perocche cosi appariva con tutta cliinrezza un mag- gior numero di parti , donde a prima vista una idea pill intera di questo scheletro. So che sono voluti dai Na- turalisti e dagii Anatomici que' perfetti profili , e sono altresi comandate altre vedute degli oggetti per render- ne pill piena ed esalta 1' iinmagine, ma cio vuol riferirsi piuttosto a particolari piu important! di un tutto , die al

Del Monitor terrest^is er. 16 3

tutto niedesimo , niassime nel caso nostro ; e quando con una vetluta sola ben divisata si possa conseguiie 1' iu- tento, io non duhito piuito clie ognuno noii sia del iiiio pareie , die (juesta maniera di adopeiare non torni , senza fallo, niigliore.

La fig. 1. Tav. 10. niostia questo sclieletro. Condotta una linea dalla punta del muso alia estieoiitu delia coda niisura 101 centirnetri, 48 dei quali appartengono al tron- CO , e 53 alia coda; lungliezza di corpo conscntanea alia notata da Geoffroy Salut-Hilaiie nel siio Tupinaiidjis arenas rius di Egitto , die e appunto questo nostro Monitor (1), La colonna vertebrale si compone di 119 vertebre cosl ri- partite nelle difTerenti regioni : 6 nella cervicale , 22 nella dorsale , 1 nella lombare, 2 nella sacrale , e 88 nella cau- dale. H numero delle cervicali corrisponderebbe a quello ddle stesse vertebre nel Monitore di Giava stando alia Tavola inserita nella nuova edizione delle lezioni di Anat. Compar. di G. Cuvier (2) , ma stando a quella die trova- si nell' opera sulle ossa fossili , questa identita scomparireb- be, poiclie sette ne vengono assegnate al citato Monitore, ed alia settima sola costole cervicali (3). A quale credere delle due tavole non saprei, mancando del confronto col vero. Le sei vertebre cervicali segnate da a ad a fig. cit. Tav. cit. distinguonsi perfettamente come di solito dalle dorsali per le spine o creste inferiori prodotte dalla parte posteriore delle faccie inferiori de' lore corpi , le quali cre- ste portano nell' apice una epifisi, die il Sig. Blancbard lia di- nienticato di dilineare nella cit. fig. della sua Tav. lOde'Retti- li-Saurii; creste piii lunghe nella seconda , tcrza e quarta vertebra die nelle altre, ne mica a punta acuta come nella predetta figura, ma ad ottusa e direi quasi bitubercolata. L' atlante fig. 2, 3 Tav. 11. (i), die non diversifica punto

(1) Description de 1' Egypie. Tom. ci[. p. c.

(2) Lerons d" Anat. Couip. Tuni. piem. Bi'uxel. 1836. p. 88.

(3) Osseni. Foss. Tom. cit. pag. "288.

(4) La fig. 2. rapprcsenta 1' atlante dalla faccia anteriarc, la fig. 3. dalla posteriore.

16i LuiGi Galori

da quello di altri Monitor! , come del Nilotico e del Ca- spio, pur non ne nianca, ma quella, che vien definita per qnesta spina o cresta inferiore , non senibrami tale ; e sa- rei inclinato ad amuiettere, die la cresta infeilore anterio- re deir asse fosse veramente la cresta inferior postcriore dcir atlante, sicconie quella che qui si attiene all' apofisi odontoide , la quale omologicaniente consiclerata altro non e die il corpo dell' atlante medesinio. Questa vertebra con- »ta dei tre soliti pezzi ossei , uno inferiore nilnore, che con quasi tutta la sua faccia esterna degenera nella cresta inferiore degli autori , a due laterali , che sono gli archi riuniti superiormente sulla linea media e non proUingati, come di regola , in un processo spinoso. L' anello , che ri- sulta dalla unione di questi tre pezzi, resta diviso nel suo vano da un largo legamento trasverso a in due fori , uno superiore minore che contiene il principio della midolla spinale, altro inferiore maggiore, che posteriormente ricet- ta il processo odontoideo , ed anteriorniente il coiidilo oc- cipitale articolantesi a con la cavita glenoidea anteriore della faccia interna o superiore del pezzo medio dell' atlan- te, e colle due cavita glenoidee attigue dei rudimenti di processi articolari anteriori degli archi : particolarita assai bene in accordo con la composizione dell' anzidetto condi- lo. Sopra (juesti processi articolari , o 1' iiiserzione del le- gamento trasverso ,trovasi in ciascun arco una incisura ner- vosa , data cioe alia formazione del primo foro di coniuga- zione : analoga incisura osservasi posteriormente negli archi intesa a scopo eguale, sotto la quale appaiono in rudimen- to i processi articolari posteriori. Questi ofFiono una pic- colissima superficie articolare piana un po' obbliqua dallo avanti alio indietro a dallo interno alio esterno, la quale corrisponde ad altra consimile posta sui lati della faccia anteriore del corpo dell' asse, che a propriamente parlare manca di processi articolari anteriori distiiiti e prodotti da- gli archi. Ma com' a piccola questa superficie articolare dell' atlante, estesissima per converso e quella che vi sta al di sotto, a corrisponde alia parte posteriore della faccia interna del semianello inferiore di questa vertebra, perocche

Del Monitor terrestris ec. 165

misura il tratto di arco situate sotto il descritto processo articolaie posteriore ed il pezzo medio infcriore della ver- tebra medesima. Questa si estesa faccia articolare e leg- germente concava , e si articola colla forte prominenza se- inicircolare convessa dell' apofisi odontoide. Finalmente so- pra r incisura inferiore sorge una piccola apofisi clie la li- mita , situata nclla linea dei processi articolari dclle altre vertehre.

L' asse fig. 4,5,6 Tav. 11. (1) merita altresi una spe- ciale descrizione. Questa vertebra , gia niolto piu colossale deir atlante, ha il corpo lateralmente compresso nella par- te media, ed ingrossato nelle due estremita , ciascuna delle quali sostiene una spina o cresta inferiore. L' anteriore di queste spine e conformata ad uncino o a becco piegato posteriormente : e una vera apofisi coracoide o piuttosto epifisi , poiche non e saldata al corpo, ed appartiene alia prominenza anteriore di questo similmente epifisaria a* co- stituente 1' apofisi odontoide. Cotale epifisi non fu descrit- ta ne delineata da G. Cuvier (2) , ne da Eichwald (3) ; Mecliel pero 1' ebbe notata generalmente ne' Saurii , scri- vendo die il processo odontoideo suol essere in questi ret- tili un punto di ossificazione distinto (4). Nella figura del- la Tav. cit. del Sig. Blanchard la cosa e assai curiosa, pe- rocche la cresta posteriore dell' asse rappresenta evidente- mente luia epifisi , mentre 1' anteriore si vede perfettamen- te saldata col corpo di detta vertebra: insomma la dispo- sizione e inversa, ne si puo a meno di averla per molto sospetta. Levando quella epifisi odontoidea si avrebbe nel- la faccia anteriore del corpo dell' asse in luogo di una prominenza una cavita , a' cui lati rimarrebbero due piccole apofisi fornite di faccette articolari , e con cio si ridurrebbe

(1) La fig. 4 rappresenta 1' asse di latn , la 5 dalla parte anteriore, la 6 dalla I'aric posleiJDre.

(2) Oss. loss. Tom. cil. pag. 283. Art. V. Osserva allresi la PI. XYII. fig. 13. IG.

(3) 0|). cit. pag. 68 , e Tav. Vill. fig. 5 a 8. (i) Op. cit. Tom. cil. pag. 602.

166 LuiGi Caloiji

questa vertebra alia forma delle retroposte, E per veritii uessiino oggigiorrio piu dubita , che il procegso odoiitoldeo lion appartciiga di ])roprio all' asse , ma bensi all' atlaiite , al quale concedendolo le due prime vertebre cervical! sono condotte al tipo delle altre vertebre della regione. La spi- na posteriore del corpo dell' asse e , come l' anteriore , volta in addietro , ma non ha I' apice rotondato e come bitubercolato posteriormente a somiglianza di qiiello della spina inferiore delle vertebre seguenti, bensl piatto trasver- salmente, e come lanceolato. La Aiccia anteriore del corpo Dotabilmente rigonfiata e costituita per la massima parte dalla grossa epifisi del processo odontoide; perocche da cia- scun lato vi ba un piccolo spazio triangolare estraneo alia epifisi ed appartcnente al corpo dell' asse ; spazio fornito di superficie articolare plana leggiermente obbliqua dallo interno alio esterno e corrispondente all' analoga superficie di ciascun processo articolare posteriore dell' atlante. II processo odontoideo assai largo e corto e trasversalraentc depresso od infossato nella parte media , e rilevato supe- riormente ed inferiormente si che ne di la figura di una sella da cavalcare. La rilevatezza inferiore e semicircolare , tondeggiante , fornita di superficie articolare convessa arti- colantesi con la cavita. glenoide della parte posteriore del semicerchio inferiore dell' atlante. La rilevatezza superiore niolto me no estesa della inferiore ed in contatto col lega- niento trasverso sorge a modo di apofisi larga nella base a stretta nell' apice , che e ottuso ed insignito di piccola fossetta ; apofisi plana in corrispondenza del legamento pre- detto e convessa verso la rilevatezza inferiore. La depres- sione trasversa che separa queste due rllevatezze , ricorda quella die vegglamo riempiuta di cartilagine all' apice del- r apofisi odontoide del feto umano e del mammiferi e che scompare per la formazione di nuclei ossei costituenti la parte superiore od anteriore di tale apofisi. Nel Monitor questi nuclei non si sono formati , oppure sono rimasti piccollssimi, affatto rudimentarli , ed hanno probabllmente abbandonata 1' apofisi odontoide per recarsi, come vedre- mo 5 alia porzione basilare dell' occipite fra i condlli alia

Del Monitor terrestris eg. 167

coinposlzione di un condilo solo. La faccia posteriore del coipo [nil giossa dell' anteriore porta una testa o condilo articolare a superficie convesso-semilunare ricevuto nella cavit^ articolare profonda della faccia anteriore del corpo ddlla terza vertebra, con la quale si articola per enartro- si. La porzione anulare dell' asse e composta di due ar- clii comprcssi come il corpo, piu larglii clie alti, mostran- ti una incisura anteriore ed una posteriore per la forma- zioiie dei corrispondenti fori di coniugazione, i quali ar- clii ascendono e riunisconsi in una grande cresta longitu- diiiale, qnadrilatera, ad angoli aciiti superiori , nel poste- riore dei quali esiste una epifisi, che il Signor Blancliard non ha delineata. In qnanto ai processi articolari, io non ho veduto die gli archi ne portino anteriorineute veruno , giacche i piccoli rudimenti di processi articolari posteriori deir atlante si articolano coUe due piccole superficie arti- colari triangolari della faccia anteriore del corpo dell' as- se, situate ai lati della grossa epifisi, che forma il pro- cesso odoutoideo. I processi articolari posteriori sono assai bene sviluppati, ed oflVono una larga superficie articolare ovale articola 11 tesi col process© articolare anteriore della terza vertebra.

Le vertebre cervicali che seguono fig. 1. Tavola 10., sono di mole presso che simili all' asse, dal quale poi si dillereiiziaiio iu quanto die esse hanno la faccia anteriore del corpo profondamente cava per ricevere la testa o con- dilo articolare convesso-semilunare della faccia posteriore del corpo della vertebra che vi sta dinanzi; in quanto che vanno fornite di processi articolari anteriorij assai svilup- pati , ovali , con laccetta articolare superiore ed un po' obli- ([ua verso 1' interne ; in quanto die sono provvedute di processi trasversi distintissimi , triangolari, compressi dal- r alto al basso , tanto piii robusti quanto piu posteriori, e senza faccia articolare per 1' unione con la costola cervi- cale , tranne pero quello dell' ultima che sola sostiene da ciascun lato una di tali costole. In tutte maiica la cresta anteriore del corpo notata nell' asse, e vi ha solo la posterio- re. La cresta superiore e molto meno lunga di quella

168 LUIGI GaLOIII

dell' asse, soprattutto poi nelKi terza, quasi clie natura ali- bia alia cresta di qiiesta vertebra del pari die agli arcUi deir atlaiite tolto , qiianto lia dato alia cresta supcriore della secoiula, j)er si fattaineute allungarla , come appaii- see, sopra qnella dcUe altre.

La regioiie dorsale della colonna vertebrale e soprammo- do difettosa nella figiira della Tav. cit. del SIg. Bianchard, primamente perclie olFre una certa arcuazione die non e uaturale, e che il rettile vivo non mostra; secondamente, perche apparisce composta di sole 21 vertebre , mentre do- vrebbe essere di 22, e qnesta mancanza trovasi nella par- te anteriore, dove si veggono due vertebre sopportare tre costole , cbe sono le tie asternali situate subito al davan- ti delle tre vertebro-sternali uniche, e al di dietro del- r unica cervicale; terzamente perche i fori di coniugazione sono troppo artati, passando per essi indistintamente la luce, quasi vi fosse una sola meti di colonna; errore ri- petuto nella regione lonibare e nella sacrale. Le vertebre dorsali comprese tra J , e Z> fig. 1. Tav. 10. forraano un' a- sta, o colonna orizzontale, in cui i fori di coniugazione non si possono , come dicono i disegnatori , cavar che per scuro. Hanno esse in generale il corpo un po' piu corto di quello delle cervicali , ma piii grosso e robusto , piano jnferiormente e senza cresta inferiore di sorta. La faccia anteriore de' loro corpi e cava , reni forme , pur cosi la po- steriore, ma prominente e convessa. Gli archi audi' essi assai robusti e quasi orizzontali si riuniscono sulla linea media, eve prolungansi in una cresta superiore molto me- no lunga e meno alta di quella delle vertebre cervicali e quadrata. I processi articolari partecipano della notata ro- bustezza e sono orizzontali : gli anteriori hanno la faccia articolare volta in alto, i posteriori in basso. I processi trasversi sono cortissimi e robustissimi , e tanto piu corti e men robusti quanto piu posteriori : vanno forniti di una faccia ai'ticolare plana che per una depressione orizzonta- le o leggermente obliqua e come distinta in due, e per mezzo di questa faccia tali processi si articolano con le costole.

DbL MoNITOn TEHRESTIIIS EC. 169

La prima vertehra dorsale presenta , quanto a forma ge- nerale, i caratteri delle cervicali , se non che va senza la cresta , die discetule dalla parte posteriore della faccia in- feriore del loro corpo : in luogo di questa cresta il corpo e alqiianto rigonfiato e prominente in corrispotidenza del pun- to doiid' essa in quelle producesi.

Le costole sono 23 per ciascun lato , compresa altresi quella che appartieiie alia sesta vertebra cervicale. Questa costola c fig. 1. Tav. 10. e corta , piatta , robusta, molto piu larga nella estreniita interna congiunta al processo tras- verso robustissimo della vertebra anzidetta , e coperta in parte dalla scapola. Seguono da ogni lato altre tre costole da d a d, clie nella fig. della Tav. X. dei rettili del Sig. Blanchard non sono sostenute die da due vertebre ; costole aventi i caratteri della precedente , la prima delle quali h alquanto piii lunga di questa stessa , e le altre due si al- lungano vie[)piu gradataniente si che la terza ha il doppio della prima in Innghezza. Queste costole hanno la loro car- tilaginc di prolungamento, ma corta; onde non raggiungono r apparecchio sternale , e restano in parte ascose dalle os- sa della s[)alla. Per tale inancanza di articolazione col det- to apparecchio vengono esse chiamate costole collari o cer- vicali , e le vertebre che le sostengono , sono pure nove- rate fra le cervicali , onde queste aumenterebbero di tre. Ma siccome queste vertebre mancano del carattere distin- tivo delle cervicali, e la costola e qui un accessorio , cosi considerar voglionsi le tre costole descritte, come costole toraciche anteriori libere. Vengono poi da e ad e le tre costole vertebro-sternali di ciascun lato articolate con la quarta, quinta , e sesta vertebra dorsale, le quali costole hanno la loro cartilagine di prolungamento si lunga , quan- to la costola cui spetta, ed anche piu, e per mezzo di questa connettonsi coi pezzi sternali posteriori. La prima di queste costole e robustissima , piatta, e piii corta non solo delle altre due, ma di quella eziandio che le sta dinauzi : le altre sono men robuste , piii lunghe, piu gracili e ton- deggianti : le cartilngini per le quali prolungansi ad artico- larsi coi detti pezzi sternali, sono nn po' piii sottili di esse, T. VIII. 22

170 Luici Calori

c vanno crescendo in lunghezza dalla prima all' ultima , la quale supera la lungliezza della costola da cui procede, e conviene anteiiortnente con quella del lato opposto : le cartilaiiini /", y, delle due prime costole vertehro-sternali si articolano coi margini laterali posteriori della cartilagine romboidale i,e la cartilagine g coi pezzi h considerati dd Geoflroy Saint-Hilaire aualoghi all' ap|)eiHlice xifoide (1). La natura di queste cartilagiiii e simile a tpiella della rom- boidale, cio e dire non verainente di cartilagine, ma di particolare osso granuloso. Non e d' uopo notare che le tre costole descritte uiiitamente ai pezzi sternali , piu le co- stole toraciclie anterior! lihere e i larglil sciidi onde si con- forinano le ossa della spalla, cotnpongono la cavita toracica.

Le 16 costole retropiste indicate da / a / sono costole addominali tutte libere. Le prime cinque si allungaiio viep- piu, e sono meno arcuate delle precedenti, e piu ingraci- liscono e tondeggiano: le undici die seguono , trovansi nol- le niedesime coudizioni , ma si vanno via via accorciando ed assottigliando, finclie 1' ultima e si piccola da appena scernersi. La cartilagine di prolungamento di tutte queste costole e assai corta , e tanto piu , quanto piu posteriore.

L' unica vertebra londiare m non si distingue dalle dor- sali se non perclie manca di costole, ed lia i suoi proces- si trasversi piccolissimi, e gia senza faccia articolare.

Le due verlebre sacrali n, o, sono un po' piii piccole della unica vertebra lombare , niassinianiente poi la secon- da; ma nella forn)a del corpo, della cresta , e de' process! articolari a quella perfettamente somigliano. Non cosi ne' process! trasversi, che oltremodo s' ingrossano ed allunga- no , e rigonfiano nella estiemita , e col rigoiifiamento si toc- cano ed uniscono , come assai bene apparisce dalla parte inferiore , si clie ha luogo da clascun lato un fore , che altro non e die un foro sacrale , ed una sola superficie ar- ticolantesi coll' ileo. I processi trasversi della vertebra sa-

(1) Phi'.osnphie anat. Tom. cit. 1. c, non die Tav. II. Gg. 'JO. p, p.

Del Monitor TEnansTnis ec. 171

era anteriore sono nella parte media tiella faccia suporiore un po' coiitratti , ed ingrossano in corrispondenza della ra- dice e dclla estiemita estcrna ; nella faccia iiiferiore appa- riscono convessi e presso die uniformi tranne alio esterno. Sono piu grossi di qiielli della posteriore , e si estendono col rigonfiatnento della estremitii piu in alto , e portano nella parte [)Osterioie del rigonfiamento una incisura. I pro- cessi trasversi della secotida vertebra saorale sono piu gra- cili, piani snperiormente , come nolle vertehre candali, con- vessi inferiorinente , ed hanno un rigonfiamento esterno molto piu piccolo , che non si estende in alto , ne e visi- bile dalla parte siiperiore.

Viene la Innga serie delle vertebre caudali da p ^ q a q, le quali facilmente rafiignransi alia lungliezza e gracilita dei processi spinosi tanto snperiori che inferiori, alia lun- gliezza e compianameiito orizzontale dei processi trasversi, ai due tubcrcoli della parte posteriore della faccia inferio- re de' loro corpi , tubercoli destinati ad articolarsi colle due branclie o processi spinosi inferiori bicruri od ossetti a mo' di Y , alia maggiore robustezza e Innghezza dei pro- cessi articolari anteriori , i quali dapprima obliqui in avanti vanno via via raddrizzandosi, finche alia decimasettima ver- tebra sono quasi verticali. La prima caudale p somiglia molto all' ultima sacrale , e va senza il processo spinoso inferiore , e senza quiiidi i tubercoli , coi quali esso si ar- ticola. II processo spinoso siiperiore ritiene ancora del cre- stifurmCj ed e un po' piu liingo di quello della seconda sacrale, e tende ad obliquare in addietro. I process! tras- versi sono liinglii , orizzontalmente compiaiiati, alqnanto piegati alio indietro : sono piu larghi nella base, ed offro- no nel margine anteriore di qiiesta una incisura semiluna- re , dal coriio esterno di cui comincia il processo a restrin- gersi, si che va nella estiemita posteriore come in punta smussata. La seconda caudale ha gia i caratteri divisati superiorinente. II processo spinoso superiore ha perduto an- che di piu della forma di quello dell' ultima sacrale, ed e piu luiigo di quello della precedente ; vi hanno i tuber- coli posteriori della faccia inferiore del corpo e 1' ossetto

172 LUIGI Calori

a mo' di Y, o bicrure : questo e in un qucUo della seguente sono i piu liinghi : la loro direzione c quasi verticale , od un po' obliqua alio indietro : il trentesimo settimo lia le sue gam- J)e gii disunite e scostate , le quali ganibe nelle seguenti vertebre sempre piii fra loro si allontanano ed impiccoli- scono. I process! trasversi della seconda caudale sono piat- ti, quasi orizzontali , e piii lunghi di quelli delle altre ver- tebre che vengono dopo. Questi processi tanto piu si ab- breviano, quaiito piu sono posteriori, finclie riduconsi ad un minimo vestigio. Alia terza caudale il processo spinoso superiore si e gia ristretto ed allungato anclie piu, ed lia quindi assunto i caratteri che presenta nelle maggiori ver- tebre della regione : questi processi vanno via via allun- gandosi , ed i piu lunghi sono 1' ottavo e il nono senza pero essere i piu stretti , che tali si offiono piuttosto i tre che vengono appresso : dopo di che si allargano di nuovo. Non e d' uopo dire, che a partir dal nono si ac- corciano e riprendono una forma quadrata , od a cresta. Rispetto ai corpi di queste vertebre, s' impiccoliscono tan- to piu quanto piii si accostano alia estreniita caudale , eve sono minimi. Tali corpi mostrano la faccia anterio- re concava , e la pnsteriore convessa come nelle verte- bre delle altre regioni. Conteniplando la descrltta region caudale nella fi<r. della Tav. citata del Sig. Blanchard mi e parso che qnesta regione sia un po' tro|)po luiiga. Sen- za die le undici vertebre anteriori non othono i loro ca- ratteri distintivi , e specialniente 1' ossetto ad Y. Vero e che la coda qui piega ed arena per addattaria al formato dell'opera , ma cio parmi non debha togliere che in un per- felto profile non si possano con buon accorgimento, senza in nulla tradir la cosa , pur diiuostrare i caratteri di queste ver- tebre. Non si sa poi intendere, perche non si vegga che un processo trasverso, se non apparisce 1' ossetto ad Y nelle piu anteriori. I processi spinosi semljranmi troppo poco sviluppati. II teschio fig. 1. Tav. 10. fig. 7, 8, 9, Tav. 11. fig. 10. Tav. 12. (1) e come iiegli altri Monitori dell' antico con-

(1) La fif?. 1. Tav. 10. rappresenia il lescliio in tie qiiarii , la fig. 7. Tav. tl. (lalla parle pnsierioip , la 8 dalla regione snpeiiore, la 9 cli prolilo, la 10 Tav. lii. (IjIIj parte infeiioie.

Del Monitor terrestris eg. 173

tinente , allungato , depresso, acuminato , ed ha le regionl frontale e parietale plane ; il inuso stretto , aguzzo ; le na- ri ampie a larga base inferiore , e ristrctte ed alquanto acute via via clie ascendono e si portano in addietro, e si apprcssano al livello della parte anterioro delle orl)ite re- troposte; le orbite, grandi, ovali. Si e stabilito come di re- gola che ne' Moiiitori dell' antico continente il cerchio os- seo dell' orbita sia aperto a diflTerenza del Monitore di Ame- rica, come degli altii Saurii, e le figure di GeofTioy Saint- -Hilaire (1), di G. Cuvier (2), di Eichwaid (3), di Blan- chard (i) lo confermano. A. Campor per6 delineando il te- schio di un Monitore, che Cuvier crede essere il Niloti- 00 (5), e Spix cjuelio del Tupinambis Bengalensis (6 ) fanno quel cerchio osseo completo e chinso. Nell' esemplare, che ho sotto gli occhi e che ho fatto delineare, si avrebbe una comprova di cjnanto dicono Ic figure dateci da questi due ultimi Autori ; se iion clie il jugale di Cuvier, quantunque raggiunga il frontale posteriore del iijedesimo autore , non contrae tuttavia con questo osso veramente articolazione ; perche 1' apparenza indicata non fii eccezione alia regola ammessa , e solo ci addita a questo riguardo la transizio- ne de' Monitori dell' antico continente a quello del nuo- vo,ed alia niaggior parte degli altri Saiuii.

L' osso occipitale fig. 7. Tav. 11. fig. 10. Tav. 12. e for- niato dei soliti quattro pezzi ossei , i quali riuniti compon- gono una vera vertebra, la prima vertebra craniale o ver- tebra occipitale, da alcuni denominata acustica a motive che gli occipitali laterali e il pezzo l)asilare concorrono al- ia coniposizione dell' otoscheletro. Difiatto nella porzione bisilare a si ravvisa il corpo o centre della vertebra, nelle

(1) Description de I' Egvple cc. Planche IV. des reptiles.

(2) Oss. fns. Tom. cit. part. cil. Tav. XVI.

(3) Op. cil. Tav. VU.

(I) Or^anisaliiin ihi refine animal ( Roplilef-saiiripns Plan. 10.).

(.4) Annal ilii Mii'^onm Turn. ,\IX. pag. 2lo. Plan. XI. fig. a. Vide pure Cu\iei' 0<s. loss. Tom. cit. p. cit. pag. 260.

(6; Op. cit Tav. V. fis- Ill-lV. Caput osfcum liipinambis benga'fnsis inte- grum a latere et a basi rxliibilum etc.

171 Luici Caloei

condiloidee b, b, {;li archi e nella sopraoccipitaK; d Tapo- fisi spinosa. lo iion mi perdero a fai'e speciale desciiziono? di quest! singoli pezzi ossei , siccome qiielli clie perfVtta- mente ripetouo quelli di altri Monitori alfini, come il Ni- lotico , il Giavano, il Bengaloiise, il Gaspio ec. , ne ricor- dero come tutti ahbiauo parte uella composiziorie del gran- de foio ocripitale , iie come gli occipitali iateiaii si pro- liHighiiio esternameiite in una grande apofisi paragoiiabile al piocesso trasverso della vertebra , ne come il basilare soverclii in estensione il corpo dello sfenoide ec; che tut- tocit^ e ben conosciuto, e a prima vista rilevasi dalle ci- tate fi";nre. Restriniiero il mio discorso all' uiiico coiidilo occipitale. Nella niiova edizione delle Lezioni di Anatomia Comparata di G. Cnvier si legge a pag. 357 del Tom, 1. (ediz. di Bruxelles ) die qiiesto condilo e formato per la massima parte dal basilare le basilaire , on 1' inferieur fournit la presque totalite du condyle articnlaire vale a dire cbe quel poco che non e formato dal basilare , vien contribnito dagli occipitali laterali. Nel Mannale di Anat. compar. di Siebold e Stannius e notato in generate, che nella magglor parte de' Sanrii il condilo e composto dai tre pezzi indicati , ed ofFre tre tubercoli , uno medio e due laterali (1). lo trovo in qnesto Monitore le segnenti diflPe- lenze. II condilo occipitale fig. cit. Tav. cit. rappresenta un semicercbio, nel quale bensi entrano gli occipitali late- rali ed il basilare, ma i primi somministrano alia costru- zione di quello quasi il doppio del secondo. Arroge che a comporre qnesto condilo coucorrono pure i due nuclei c, c, ibid, situati fra quanto contribuiscono gli occipitali latera- li , e quel tanto , che presta il basilare ; nuclei che non trovo menzionati da chicchessia, e che sembrannii di molta importanza, siccome quelli che, a mio credere, non sono una vera pertinenza dell' occipitale, ma un prestito del processo odontoideo. Vedemmo gia questo processo assai

(1) Nouveaii Manuel d' Anat. compar. par M. M. Tli. de Siebold et 11. Stan- nius clc. Tom. dedi^ieuie Paris 1850 pag. 161>.

Del Monitor terrestris eg. 175

eccezionalmente conforinato per essere quasi in due parti- to iiiediante una ragf^uardevole depressione trasversale av- venuta pel difetto o rnaucamento del nuclei ossei della cre- Sta del processo medesimo. Ora questo e rimasto frammen- tario, ed i framnieuti disgiuiiti si sono ailontaiiati : una parte di essi si e unita al corpo dell' asse , nieiitre Taltra si e associata agli elementi che costituiscono il condilo oc- cipitale , od alia faccia posteriore del corpo della prima vertebra craniale, la quale f'acria riunisce, couie i' anterio- re del corpo dell' asse, la superlicie articolare, qui poste- riore, del corpo vertebrale, e quelle dei processi articola- ri posteriori. Questa porzione aggiuuta al condilo gli toglie r apparenza di tre tidjercoli , e ne fa una prominenza se- niicircolare a superficie articolare convessa tutta unita. Fi- naluieute ai lati del grande foro occipitale trovasi da cia- scuii lato un forame nervoso scolpito negli occipital! late- rali, pel quale forame passa altresi un' arteriuzza analoga ad una spinale.

La seconda vertebra craniale e costituita dal corpo del- lo sfenoide posteriore, dalle grandi ale , e dal parietale. II corpo dello sfenoide e fig. 10. Tav. 11, fonna il cor- po o centro della vertebra , ed e congiunto al basilare di- rei quasi per combaciaineuto , si sottile e addivenuta la cartilagine intermedia. OtFie cinque processi, quattro late- rali , ed uno imparl medio che e anteriore. Questo segna- to /" fig. cit. e assai grosso nel suo ceppo, ma dippoi si assoltiglia, e degenera nella lunga apofisi g, ibid, g , g ■> fig. 9. Tav. 11., gracilissima e sliliforme, la quale si pro- lunira in avanti correndo tra le orbite sulla linea media so- pra il livello del gran vano circoscritto dagli ossi pterigoi- dei e palatini , e sostiene il setto intraorbitale A, ed in parte anche la cartilagine priiuordiale i, che chiude il cra- nio anteriormente, e comprende V ossetto sigmoideo / fig. 9. Tav. 11. /, /, fig. 10. Tav. 12., preso da Cuvier per un rudimento di ala orbitale e temporale dello sfenoide (1).

(I) Oss. fos. Torn. cil. part. cil. pjg. 2o9. e I.crons clc. Tom. cit. pag. 35S.

176 LutGi Calori

La descrltta produzione stiliforme g-g , g. fig. cit. e stafa paragotiata al rostro sfeiioidale qui sviluppatissimo (t) , rner>- tre il ceppo deila medesitna altro iion e die un nulimen- to di corpo sfeiioidale auteiiore , e qiiindi estraiieo in iiu coll'apofisi in cui degenera, alia seconda vertebra craiiiale. Rispetto ai qiiattro processi iaterali , due soiio anteriori pill liinglii e robusti , e due posteriori. Questi si uniscoiio ai due ossetti e* iig. 9. Tav. 11. e*, e* ilg. 10. Tav. 12., i quali dalla parte esterna si portano alio indietro corren- do prima tra il corpo dello sfenoide ed il basilare, poi tra la rocca di Guvier e 1' occipital laterale , e cessano di es- sere visibili sotto la fenestra ovale : circoscrivono superior- mente la fessura liinitata in basso dall' occipital laterale, e die rappresenta la fenestra rotonda, sopra cui sta 1' altra ovale gia. cliinsa dulia sua stafFa columellarc , deila quale ul- tima fenestra forinano tali ossetti il bordo inferiore , man- tra il superiore e costituito dalla rocca di Guvier, a in piccola parte dall' occipitale laterale : in una parola i de- scritti ossetti sono intercalati fra le due fenestra (2). Qua- le significanza abbiano questi due ossetti , e*, e* parmi non difficile argomentare. Gonsiderato cli' essi fanno parte del- r otoscheletro ; considerate le loro connessioni con le ossa suddette , sembrami cli' esser debbano le vera rocche , i veri ossi petrosi , e non quelli , die per tali defini il Gu- vier. Nel qual parere mi raflferma il pensare die i petro- si ne' Saurii , come negli altri rettili, sono assai ridotti e generalmanta parlando esclusi dalia cavitu del cranio , e che per quasta loro poverti ed esclusione non possono piu valere ad avviluppara e proteggere il labirinto, on- de assumono questo uffizio gli ossi circonvicini , a spe- cialmente gU archi deila prima e seconda vertebra cra- niale. Men convince poi V osservazione fatta da Owen

(1) Eicbiwald op. cit. pag. 52. scrive che nel Psammosauro giigio il rosiro sfcnoidale non i sviliippato minime evolutum lo die non concorda col ca- so presenle.

(2) Ncfjii anlori, che ho potuto consiillare, non trovo fatta raenzione di que- sti due ossetti.

Del MoNiTon TEiiREsrnis En. 177

8ui crocodilli , e da nie noii ha guari veiificata sul croco- dillo volgaie , di due ossetti apparent! sui lati della cavita del ciatiio tea gli occi[)itali lateral! e le rocclie di Giivier da iui rettatnente sigtiilicati come ossi petrosi rndiinenta- rii , o per denoniinarli colla sua nomenclatiira , petrosal} (1). Ma ritornaiido ai processi lateral! dello sfenoide dico , che gli anteriori piii rohusti e liinghi dei posteriori si prolun- gano obliquamente alio esteriio ed inferiormente, e rigon- fiano nella estremita, per la quale congiuiigonsi cogli ossi pterigoidei wz, to\ w, to', fig. 7, 9. Tav. 11. fig. 10. Tav. 12. vicino air unione delle columelle con quest! ossi niede- simi. Al loro pnnto di origine in corrispondenza del lato esterno del corpo sfenoidale apparisce un foro vascolare, die Cuvier disse condurre nella fiissa pituitaria , e che Corti ha riconoscinto come apertura esterna del canale carotico da Iui esattamente descritto (2). Quanto alle altre parti del corpo sleiioidale ed alia fossa predetta, nulla trovo di dif- ferente da quanto presentano gli altri Monitori.

Non poca contesa e fra gli autori nello stabilire quali parti ossee presentino ne' Monitori le grandi ale dello sfe- noide , o gli arclii della seconda vertebra craniale. Vedeni- mo gii, che Cuvier considerava 1' ossetto / fig. 9, Tav. 11. Z, I fig. 10. Tav. 12. come una grande ala ruditneiitaria ; interpretazione contraddetta da GeofFroy Saint-Hilaire e da Meckel (1), i quali meritaniente hanno giudicato quell' osset- to r ala minore o processo ingrassiale si pel suo sito come per le connessioui che ha con il corpo sfenoidale anterio- re e coi frontali , e molto piu per il rapporto che ha col forame ottico , di cui forma I' orlo esterno o posteriore. Lo stesso Meckel (2) e Eichwald (3) pensano, che la gran-

(I) Principes d' Osl6ol. corapar. par Richard Owen Paris 1865, pag. 59. 60. Vcdl pure la Tav. IV. (1^. 2. N. 16.

(i) De sysicmale vasoriira Psaminosauri grisei Auct. Alph. Corli Vindobonae 1847. pag. 26.

(3) Trdii6 d' anal, cnnipar. Torn. cit. pag. 7?9.

(i) Op. cit. Tom. cit. pag. 715.

(5) Op. cit. I. c.

T. viii. 23

178 LuiGi Calori

de ala sia 1' ossetto n n fig. 7, n fig. 9. Tav. 11, clie Cuvier appello columella, e non determino diceiidolo osso nuo- vo sol proprio ai lacertiiii (1) : parere da non accoglier- si ; perocche la columella non ha veruno del caratteri della grande ala. Owen avendo tiovato nel teschio del crocodilli il vero osso petroso , o petrosale, si aporse e spiano la via die doveva conduilo ad avvisaie la vera grande ala sfenoidale, da lui cliiamata alisfenoideo , e la riconobbe nell' osso die Cuvier difini come rocca (2) Es- sendomi pur io incontrato negli ossetti suddescritti da me significati come petrosali , per me altresi diventeranno grandi ale le ossa /? , fig. 9. Tav. 11. le quali ne han- no bene i caratteri , sendo che chiudono il cranio la- teralmente , e insieme cogli occipitali laterali concorro- no alia composizione di gran parte dell' otoscheletro com- pletato poi dai petrosali : colla loro incisura anteriore for- mano in un colla cartilagine primordiale il foro per il pas- saggio del quinto : connettonsi col corpo dello sfeuoide, coi petrosi , cogli occipitali laterali, col sopraoccipitale, col parietale e con le columelle, le quali colle loro estremita su- periori poggiano contro il margine superiore di (jueste grandi ale, e se vi ha difFerenza coi crocodilli, questa consiste nella mancanza di artlcolazione con le piccole ale , o processi dell' Ingrassias per essere questi nel Monitor affatto rudimentarii, mentre nei crocodilli sono sviluppatis- sinii e pin estesi delle grandi ale.

Avute le rocche di Cuvier come le grandi ale, o gli ar- chi della seconda vertebra craniale , parmi si possa tentar di determinare con qualche probabiliti di successo le co- lumelle. Siccome le vertebre possono avere processi trasver- si moventi e dal corpo e dagli archi vertebrali, e siccome alle parti dello sfenoide descritte costituenti il corpo e gli archi della vertebra craniale in esame appartengono i pro- cessi pterigoidei, cosi sembrami che le columelle altro non

(t) Oss. fnss. Tom. cil. part. cit. pag. 2i2. non die Logons etc Tom. cit. (2) Op. cil. I. c.

Del Monitor terrestris ec. 170

eiano die processi trasveisi degli arclii della seconda ver- tebra cranial(!, o le radici esterne dei processi pterigoidei, sicconie (jiielle die tnuovoiio dal lemho siiperiore ddle graii- di ale, e discendono un po' ohiiquarnetite in avanti per an- dare ad articolarsi cogli ossi pterigoidei , meiitre poi i pro- cessi trasveisi del corpo veriel)l)ero rappreseiitati dai pro- cessi laterali ariteriori del corpo dello sfenoide posteriore, e fornierebbero le radici interne de' processi pterigoidei me- desiiiii audi' esse articolate cogli ossi pterigoidei , i quali altro non sarebbero die 1' epifiisi delle indicate radici enor- memente allungata anteriormente e posteriormente per con- giugnersi col palatino, col trasverso e con l' osso timpani- co. II foro esternaniente ed inferiormente circoscritto dalle due descritte radici, o dalla columella, e dal processo la- terale anteriore del corpo dello sfenoide , e cliiuso interna- mente da questo corpo e dalla grande ala, acquisterebbe la significazione di foro vidiano , foro ad un tempo vascolare e nervoso , come quello de' processi trasversi delle vertebie cervicali di moiti animali. So die a questa maniera di con- siderare si obbiettera, die il processo trasverso della secon- da vertebra craniale e costituito dal mastoideo ; ma qui il mastoideo e, come veggiam non di rado, incorporato nel- r occipitale laterale , cioe in quella sua lunga apofisi prolungata all' osso timpanico e die entra nella composi- zione dell' otoscheletro , apofisi che qui non puo essere significata che come processo trasverso della vertebra oc- cipitale. Le grandi opere osteologiclie di Cuvier e di Blain- ville dimostrano in piix figure all' evidenza questa fusione del mastoideo nell' occipitale laterale.

II parietale uiiico o fig. 7, 8, 9. Tav. 11. forma il pro- cesso spinoso della seconda vertebra craniale. Quest' osso confrontato con quello die Cuvier delinea nei Mouitori Nilotico e Giavano , riesce piu largo , ma un po' piu cor- to (1). Gonsente nieglio con la larghezza di quello del

(1) Oss. foss. Tom. cil. part. cit. Tav. XVI. fig. 1. 2. 7.

180 LuiGi Calori

Monitore Casplo , la quale poi e superiore (!)• E piano nella faccia superiore, ed offre snlla linea media a poca distan- za dalla sutura fronto-parietale il solito foro , unico avaiizo della primitiva paitizione dell' osso in due. Porta sui lati una incisnra semiliuiare teriniuata anteriormente e poste- riormente in apofisi , e sotto 1' incisura le faccie lateiali pur esse semilnnari e concave: incisura e faccie, clie in- ternaniente circoscrivono l' anipia fossa teinporaie , alia cui formazione concorrono. Le apolisi anteriori sono piccole, angolose , e si articolano col frontale principale e col fron- tale posteriore di Cuvier. Le posteriori sono molto pin robuste e lunglie , piatte , a faccie un po' oblique dall' al- to al basso e dall' interuo alio esterno, e piu presto pro- duzioni delle parti laterali die della superiore dell' osso , le quali si divaricano portandosi alio indietro ed alio ester- no , e si applicano alia faccia interna delle ossa mastoidee di Cuvier , colle quali si articolano prolungandosi fin pres- 80 r estremita esterna rigonfiata dell' apofisi degli occipi- tali laterali. Per questo divaricamento la porzione plana o superiore del parietale riesce largamente incavata nel mar- gine posteriore. Queste apofisi poi in un co' mastoidei di Cuvier liniitano superiormente da ciascun lato un' ampia apertura cbiusa in basso dall' occipitale laterale, ed alio interno dall' occipitale superiore, la quale mette nella fos- sa temporale e al timpano , ed e occupata da muscoli. II margine anteriore del parietale e retto ondulato, e si arti- cola coi frontali principali di Cuvier. L' articolazione col- r occipitale superiore e , speciahuente nel mezzo , per sostanza cartilaginca intermedia, residue della cartilagine primordiale. II parietale in un coU' occipitale superiore corn- pone la maggior parte della celata craniale, e copre anche un poco il detto occipitale, e le grandi ale dello sfenoi- de , con cui si articola mediante le sue porzioui la- terali.

(1) Ed. Eicliwald Op. cil. Tav. cit fig. 2.

Del Monitor teruestris eg. 181

Fra la vertebra descritta che chiameremo parietale , e la vertebra occipitale trovasi il temporale in un con V o- toscheletro che fa parte di esse , e che secondo Garus co- stituisce 1' intervertehra uditiva (1). Vedemmo superiormen- te I' osso che veramente rappresenta la rocca , od il petro- so o petrosale che voglia chiamarsi , non die la porzione inastoidea incorporata alia apofisi degli occipitali lateral! , che perci6 entrano nella composiziorie dell' otoscheletro. Restano a trovarsi gli altri pezzi del temporale, lo squa- moso cioe, 1' apofisi zigoinatica , e cjuella che costituisce il quadro del timpano, od il meato uditivo esterno.

L' osso q , <7, fig. 7,8,^ fig. 9. Tav. 11., che Cuvier defini- sce come mastoideo , io non son di parere che sia tale ; perocche il mastoideo ha rapporto con 1' otoscheletro , cui in parte compone , ed e, come dissi , incorporato nella lunga apofisi dell' occipitale laterale, come avviene frequen- temente. L' osso q , q , non ha 1' indicate carattere oto- scheletrale, e percio non piio essere il mastoideo. Sembra- mi piuttosto la squama temporale affatto estranea , come suol negli ovipari , alia composizione delie pareti del cra- nio , coiisiderato die quest' osso q , q s\ articola col parie- tale , colla pill volte menzionata apofisi degii occipitali la- terali , col sottil osso r,r, ed in fine col timpanico od articolare s, s. Attenendoci a questa significazione, 1' osso r, r, che Cuvier chiama temporale, diverrebbe T apofisi zigomatica , la quale congiunta col frontale posteriore o postfrontale costituisce 1' areata zigomatica; e ne ha, se nial non mi appongo , le caratteristiche nell' uffizio che detto osso r, r, adempie, e nelle connessioni tanto con lo squamoso e V osso timpanico, quanto col postfrontale predetto.

Lo squamoso q^ q, V apofisi zigomatica r , r , e quella degli occiptali laterali, piu 1' epifisi t fig. 9. T. 11. che sem- bra apparteiiere al timpanico, formano una specie di peduii- colo , a cui quest' osso e appeso non gia perpendicolar-

(1) Trailtr elomeiit. d" anat. coropar. Tom. Irois. Paris 1835 pag. 27o-279 ec.

182 Luict Calohi

inente , ma in direzione alquanto obliqua in avaiiti. Quo- sto tiinpanico e osso piatto, robusto , uii po' piii liiiigo clie laro;o , qiiadrilatero, doppiamente scanalato od incavato iiella faccia posteriore , e semplicernente nella aiiteriore , couforinato nel inargiue inferioie a troclea articolaie t'', Z* fig. 10. Tav. 12., mediante la quale si articola per ginglimo aii^ golaie colla mandibola , o mascella inferioie. Qual parte di teinporale rappresenti quest" osso, e stato lungamente qui- stionato dagli aiiatomici, e diverse ne sono state le sen- tenze. Chi ha voluto Fosse la porzione ascendente della mascella anzidetta^ porzione rimasta distaccata e hbera ; donde al tiinpanico ii nome d' intermascellare; chi 1' incix- dine; chi il cercliietto osseo, che sostiene la niembrana del timpano, per la ragione, che tale inembrana si an- iiette al tiinpanico medesimo ; chi il cerchietto indicate e r apofisi stiloide insieme , e chi infine la porzione arti- colare del temporale dei mammiferi (1). Quest' ultima opi- nione , di cui e autore Tiedemann e di ciu si e fatto, non ha guari, propngnatore Garbiglietti {2), ha, a mio parere , molta probabilita, considerato che 1' osso timpani- co si articola costantemente colla mascella inferiore : ma accogliendo questa opinione , non tengo pero che 1' osso timpanico presenti tutta T anzidetta porzione articolare , ma semplicernente quel tanto, che a questa porzione som- niinistra la radice trasversa dell' apofisi zigomatica , persua- dendolo la maniera della sua superficie articolare , la poca estensione di questa, il genere dell' articolazione cui ap- appartiene , ed il mancare di radice trasversa la suddetta apofisi. Ne solo credo che il timpanico rappresenti questa radice dell' apofisi zigomatica , ma quel ramo ancora della radice superiore, longitudinale od antero-posteriore dell' a- pofisi medesima si bene descritta da Cruveilhier , ramo che passa fra il condotto uditivo e la cavita glenoide , e che

(1) Per tulle queste opinion! vedi Traill g^ner. d' Anat. comp. par. I. F. Me- ckel Tom. III. I.« Pallia pag. 256. a 2U.5.

(2) Ricerclie zootomichc fisiologiclie sopra 1' osso timpanico ossia quadralo de- gli uccelli Dcl Vol. IV. degli atti dcUa reale Accad. medico-cliirnrgica di Tonoo.

Del Monitor terrestris eg. 183

forma un tutto contlnuo con questo condotto , o col qua- dro del timpano (1). Alia quale significazione mi conduce r osservare , clie il titnpanico non solo si articoia con la mascella inferiore , ma presta eziandio attacco alia mem- brana del timpano : onde per me quest' osso rappresenta insieme fuse e la radice trasversa e la Ijianca timpanica della radice antero-posteriore dell' apofisi zigomatica , ed il quadro del timpano.

Le tre ossa descritte nnitamente alia mascella inferiore di cui in appresso , piuttosto clie appartenere alia verte- bra parietale o seconda craniale ap|)artengono alia terza ossia Irontale , colla quale sono congiunte mediante il fron- tale posteriore , mentre alia seconda vertebra sembra spet- ti r osso joide, come Owen opina (2). La vertebra fron- tale poi si compone come di solito, dalla porzione o pro- cesso y fig. 10. Tav. 12. in un con l' apofisi g, parti che definimmo superiormente come corpo sfeuoidale anteriore, e rostro sfeuoidale; degli ossetti Z, I ibid. /, fig. 9. Tav. 11., che considerammo con Geoffrey Saint-Hilaire e INIeckcl ale minori , o processi ingrassiali , e dei frontali u, u fig. 8. Tav. 11. fig. 10. Tav. 12. Le indicate parti ossee f ■> g ^ co- stituiscono il corpo, o centro della vertebra saldato col corpo della vertebra parietale, mentre gU ossetti /, /, ne rappresentano gli arcbi assai gracili a vero dire, ma am- pliati dalla cartilagine primordiale, die hanno al di dietro, e che per una sinimesi li congiugne agli archi della se- conda vertebra od alle grandi ale. Tali ossetti cominciano presso la base del processo f , e si elevano descrivendo un arco concavo anteriormente, e dippoi biforcansi in due ra- mi , uno dei quali si porta in avanti lungo la parte poste- riore del setto intraorbitale, e termina al frontale , l' altro assai corto dirigesi similniente in alto , ma alio esterno : la porzione concava e in relazion coi nervi ottici circnscri- veutlone il foro di egresso. Questi archi sostengono in un

(t ) Anal, dcsnipt. par I. Ciuveilliier Tora. prcra. Bnixcl. 1837. pag. 66. (2) Op. cit. in piu liioghi.

185 Luicr Cai-ori

colla porzione anteiiorc della cartilagine primordiale 1 fnin- tali u, u fig. 8. Tav. 11. fig. 10. Tav. 12. clie conipletaiio superionneiite la vertebra. Qiiesti froiitali soiio allmigati , piani , triangolari , riimiti iiisieine colla base sulla linea me- dia per sutuia : arcuati esteriortnente circoscrivorio dalla parte superiore ed interna le orbite, e sembrano corne ri- piegarsi sotto loro stessl forniando le porzioiii orbitali , clie vauno r una verso 1' altra rjnasi a toccarsi sulla linea me- dia , e compongono lui canale percorso dai nervi olfattorii ; canale cliinso in alto dalla parte superiore dei frontali istes- si , ed inreriorniente dal margiue superiore allargato del setto intraorbitale h fig. 9. Tav. II. nel quale in avanti scorgonsi alcune grannlazioni ossee , che dagli Autori sono considerate come rndimenti di lamina perpendicolare del- r etmoi Je , della cpiale il setto rappresenterebbe la base cartilaginea. In avanti i frontali si vanno grado grade re- stringendo, e si prolungano in sottili apofisi nasali insi- nuate tra i frontali anteriori di Cuvier c' , v fig. 8. Tav. II., ed il nasale unico y compreso nella incisura formata da ciascuna delle apofisi nasali niedesime. Posteriormente ed esteriormente in fine i frontali terminano in un' apofisi an- golosa articolata col parietale o , e col frontale posteriore di Cuvier, o postfrontale x, a;, il quale forma l' apofisi trasversa della vertebra , ed e definito come processo orbir tale esterno o zigomatico sviluppatosi per un distinto ger- nie di ossificazione, e riraasto distinto. Geofifroy Saint-Hilai- re pero lo ha diversamente considerate dicendolo ora tem- porale , ora jugale (1). Questa ultima determinazione par- mi che non possa rifiutarsi affatto pel motivo, clie 1' osso X si articola con l' osso r, che significammo per apofisi zi- gomatica del tetnporale, e concorre a formare 1' areata zi- gomatica , mentre 1' apofisi orbitale esterna del frontale non ha quest' uffizio : avvalorerebbe poi tale determinazione il vedere che 1' osso x 6 in connessione con la cartilagine primordiale, connessione che rammenta quella che il zigo-

(I) Annal. clu Museum d' hist, natur. Toiu. dixiime pag. 249.

Del Monitor tkhrbstris kc. 185

matico ha con la grande ala dello sfenoide. Non bisogna per6 (Jissimulaie die questo argomeiito favoreggia del pari la significazione , che sia 1' apolisi orbitale predetta, molto pill che r osso x e pure articolato col parietale.

L' ultima vertebra del teschio e la nasale od olfattiva da Carus indicata come una intervertebra (1), ed ofFre il suo corpo o centre nelle due ossa 8, 8 fig. 10. Tav. 12. situate per una parte tra i palatini, i mascellari superiori, e r intermascellare, e per 1' altra coperte dai turbinati in- feriori e dai mascellari superiori non che dai frontali an- teriorl di Cuvier, o prefrontali. Le quali ossa 8, 8, sono i vomeri , conforrnati a modo di due lamine divaricate po- steriormente, insiem riunite per sutura in avanti ove sono alquanto piu strette. Nella loro faccia inferiore offrono antc- riormente una doccia limitata da due creste longitudinali esternamente concave , nella parte anteriore della quale doccia vi hanno due forellini per il passaggio di nervic- ciuoli : sempre in avanti, ed ai lati appariscono due altri fori esternamente completati dai mascellari superiori, i qua- li fori conducono alia faccia concava dei turbinati infe- riori s , z.

Gli archi della vertebra olfattiva vengono costituiti dai frontali anteriori di Cuvier, o prefrontali p, c fig. 8. Tav. 1 1, che Geoffroy Saint-Hilaire defini come turbinati etmoidali da lui chiamati etmofisali (2) e che Oken (3) con mol- ta piu ragione disse ossa plana , o come si esprime Bo- janus, etmoidei laterali, poich6 i turbinati superiori sono rappresentati da pieghe della membrana pituitaria a quel- li annesse , e separate da una produzione del setto intraor- bitale prolungantesi fino ai turbinati inferiori od anterio- ri, ed al lungo process© dell' intermascellare, conciossiache quel setto medesimo resosi oltremodo sottlle si attacca al marglne inferiore di detto process© , e s' insinua nella rima

(1) Op. cit. I. c.

(S) Annal. dii Miiseum etc. Tcic. cit. 1. c.

(3) Isis 1828 pag. 2!j2.

T. VIIl.

186 LuiGi Calori

che trovasi fra i turbinati infeiiori indicati. La quale de- terniiiiazione degli ossi v, v, viene convalidata dallu loro giacitura e dai loro uffizi , perocche sono incastrati tra il froiitale , il mascellar siiperiore, 1' osso lagrimale, il so- piaciliaie ed il palatino , e formano non piccola parte del tetto o parete superiore delle fosse nasali , completata poi ncl mezzo dalle estremit;\ anteriori assottigliate dei fron- tali e dair unico osso iiasale fra esse compreso, e con esse articolato per sutura : completano in oltre il canale che racchiude le espansioni dei nervi olfattorii, limitano in avanti 1' areata orbitale superiore od interna, e separano r orbita dalle fosse nasali^ delle quali formano quasi tutta la parete posteriore : da ultimo insiem col lagrimale con- corrono a comporre il canal nasale. I quali tutti argomen- ti sembranmi superare di gran lunga 1' unico addotto in contrario dal Cuvier, che le ossa j/lana non si mostrano mai suUe guancie (1).

La vertebra olfattoria e completata superlormente dal nasale unico / fig. 8. Tav. 11., il quale e incastrato , co- me dicemmo , tra le apofisi nasali dei frontali , ed e nella estremita anteriore fesso in due lamine , le quali si appli- cano ai lati del lungo processo dell' intermascellare , e lo comprendono. Questa divisione anteriore del nasale e un indizio della sua primitiva duplicita , come lo e del pari un' ultra incisura niolto piu piccola, ch' esso mostra nella parte media del suo margine posteriore, e che riceve una piccola spina dei frontali ; le quali due incisure conducono per transizione alia scission permanente di esso in due presentata dal Monitore Cloro-Stigma, da quel di Ameri- ca ec. Finalmente la parte media inferiore del nasale pre- sta attacco alia produzione suddiscorsa del setto intraor- bitale.

Pertinenze di questa vertebra sono i palatini , I trasver- si, i mascellari superiori, l' intermascellare o premascella- re , i jugali di Cuvier, i turbinati anteriori e le ossa la-

(1) Oss. fos. Tom. cU. part. cil. pag. 73.

DtiL Monitor TitanEETjiis ec. 187

gi'imali col sopraciliare. I ])alatini 7,7, fig. 10. Tav. 12. molto fra loro allontaiiati posterionnente , e assai ravvici- nati anteriormente coiistaiio di una porzione interna piat- ta, longitiulinnle ed obliqua dallo interno alio esterno, la quale in avanti si aiticola con i vomeri 8 , 8 ed in addie- tro co' pterigoidei 7/2 , /ra , w* , 11^ gia descritti , e cliiudo- no anteriormente 1' ampia apertura periforme mediana del- la faccia inferiore del teschio ; apertura limitata lateralmen- te da' pterigoidei prefati , e posterionnente dal corpo dello sfenoide , e da' suoi processi lateral! anteriori. L'altra por- zione de' palatini, die e esterna , e molto piu piccola e breve , c si dirige ai mascellari superlori ed ai trasversi , con le quali ossa si articola. Questa porzione e come mez- zo di separazione di due aperture , una anteriore ed altra posteriore ; la prima circoscritta dai palatini, dai vomeri, e dai mascellari superiori presenta le narici posteriori; la se- conda limitata dai palatini stessi , dagli ossi trasversi , e dai pterigoidei rimane chiusa da una membrana otturatoria fi- bro-cartllaginea.

I trasversi 6, fig. 9. Tav. 1 1. 6 , 6, fig. 10. Tav. 12. situa- ti tra i mascellari superiori , i palatini , i pterigoidei ed i jugali di Cuvier , coi quali tutti ossi si articolano , vengo- no diversamente definiti. Nella nuova edizione delle lezioni di Anat. Compar. di G. Cuvier Tom. 1. pag. 358 1' anno- tatore inclina a credere , die il trasverso possa essere pa- ragonabile alia porzione pterigoidea de' palatini , la quale ne' cetacei erbivori apparisce gia distinta. Altri anatomici lo chiamano pterigoideo, e V hanno come simile all' aletta interna de' processi pterigoidei de' Mammiferi, raentre poi serbano la denominazione di processi pterigoidei a quelli , che descrissi sotto il nome di ossi pterigoidei , i quali son per essi i processi pterigoidei esterni del mammiferi mede- simi. Vero e che 1' indicata aletta forma un osso distinto anche nell' embrione umano, ma le counessioui del trasver- so sono tali da favorire piuttosto la prima che 1' ultima opiiiione.

I mascellari superiori 2, 2 fig. 8. 2 , fig. 9. Tav. 11. 2,2, fig. 10. Tav. 12. situati gia conic di solito ai iati

1 88 Luici Calori

del'muso, sono assal robust!, compianati , eccetto nella parte posteriore, che ne forma come il corpo , e si eleva- no colle apofisi montati fine al livello della estremita an- teriore delle apofisi nasali dei frontali con le quali pero non si articolano, impedendolo gli etmoidei laterali inter- posti. Le apofisi montanti neppure si articolano col nasale unico, ma solo hanno connessione coi due pezzi dei la- grimali e coi detti etmoidei. Essi mascellari tondeggiano alquanto sui lati in corrispondenza del processo alveolare, e presentano una sei'ie di forellini al iiumero di sette od otto da ciascun lato , oltre qualche altro fuori di serie , e pill superiore. Un po' infossati nella faccia superiore sono impediti dallo articolarsi insieme anteriormente dalla por- zione allargata e dalla base del processo dell' intermascel- lare, in addietro dai turblnati inferior! : veduti inferiormen- te appariscono del pari disgiunti ed allontanati piii che nella faccia superiore per 1' interposizione dell' intermascel- lare 5 dei vomeri , e dei palatini. I process! alveolar! non so- no cavat! a doccia che anteriormente , o al davanti del- le aperture posteriori od inferiori delle fosse nasali ; doccia molto allargata e coperta da una lamina fibro—cartilaginea pertugiata per 1' uscita dei denti. Non mancano gli indizi dei sepimenti alveolar! osservabili nella lamina esterna del processo alveolare, e rappresentati da piccoli riaiti della fac- cia interna della lamina medesima susseguiti tosto da car- tilagine. I denti si attengono alia parte esterna della doc- cia alveolare , o alia detta lamina , e sono fissati dalla fi- bro-cartilagine di copertura, e dalla mucosa orale. Hannov! due serie di denti una esterna, 1' altra interna. La seiie ester- na e formata di denti Innghi , alcuni dei quali sono tron- cati , altri perduti : la serie interna ofFre denti molto corti e piccoli, sorgenti subito dalla parte interna della base de' lunghi ed accolti in fori distinti. Nel processo alveola- re destro veggonsi cinque denti lunghi, e dieci corti (Ve- di fig. 10. Tav. 12.); nel sinistro tie lunghi, ed un egua- le numero di corti ibid. Non e d' uopo dire , die i corti sono denti giovani di sostituzione ai lunghi logorati, o per- duti. Quest! denti sono lateralmente coinpressi , uncinati

Del Monitor tehrkstris kg. 189

colla cusplde volta alio indietro, taglianti a doppio taglio , antcriore coiivcsso, posteriore concave; la loro sezione tras- versa , o la loro base e romboidale. I denti giovani sono pin dritti, ed ofTiono quelle miiiime differenze si bene trat- teggiate da G. Ciivier nell' opera suUe ossa fossili nel par- lare appunto clie fa della dentatura dei Monitor!.

L' osso interniasceliare 1 fig. 8, 9, Tav. 11. fig. 10.t Tav. 12. costituente la punta del muso apparisce unico come negli altri Monitor! , ed e unito per sutura ai ma- scellari superior! fra i qual! e incastrato. Consta d! una porzione allungata , e di altra ristretta a modo di lungo processo laminare. Nella faccia inferiore della porzione al- largata veggonsi anteriormente quattro denti intatt! sulla parte media , ed a sinistra due fori o alveoli del tessuto gengivale che appartengono a due denti caduti; senza che appariscono quell! d! sostituzione , e due altri denti , uno per lato in corrispondenza della sutura predetta. Quest! denti sono evidentemente piu piccoli di quell! onde vanno armati i mascellari. Nella parte media d! questa faccia in- feriore deir intermascellare al di dietro dei denti prefati sorge una cresta , che ofFre nel mezzo ima rima, traccia della primitiva partizione dell" intermascellare in due , al termine posteriore della quale cresta ha una incisura limi- tata ai lati da due apofis! articolantisi coi vomeri; cresta ed apoBsi che sembrano quasi un' addizione , poiche ai la- ti della base della cresta apparisce una traccia di sutura che termina ai due fori incisivi. Nella faccia superiore del- la porzione allargata dell' intermascellare trovasi un rilievo medio , e due piani lateral! triangolar! e convessi , nei qua- li veggonsi due forellin! simili a quell! che incontrammo nella faccia esterna dei process! alveolar! de! mascellari. II rilievo segna 1' origine del lungo processo laminare , che si prolunga in addietro sulla linea media al di sopra della luiione dei turbinati inferior! oil anterior!, e non discende fra quest! , come nel Mouitore Caspio , separandol! (1) ;

(1) Ed. Eichwald op. cit. p. r,3.

1\)0 Luic.i Calori

die fra la detta nnione ed il maigine inferiore del pro- cesso rimane uivo spazio lineare lieinpiuto , come vedem- ino, da an proliiiigatueiito della cartilagine o setto intiaor- hitale : liiialiiiente ([uesto piocesso raggingiie il nasale iiiii- co y , che colla sua incisura anteriore lo ahbraccia.

Fra 1 mascellari siiperiori veggonsi i turbiuati inferioi-i od anterior! z, z fig. 8 , z fig. 9. Tav. 11. clie dalla parte su- perioro appariscono per intero , mentre dalla inferiore solo in piccola parte per ritnanere coperti dai vomeri- Qnesti turbinati insiem rinniti suUa linea media mediante 1' in- terposizione di una sottil produzione del setto intraorbita- le non sono gia ex toto convessi nella faccia superiore , come scrive Eickwald essere nel Psaminosauro grigio (1) , ma dalla parte interna sono concavi, ed offrono un rigon- fiamento anteriore esterno, dietro cuL sta una depressione, ed un coarctamento corrispondente circa alia loro parte media, e posteriorniente a questo tornano a farsi pin ele- vati e convessi , salvo pero sempre alia parte interna. So- pra questa convessita corre un solco in avanti. Nella par- te posteriore della loro sutura coi mascellari notasi un piccolo foro. La loro faccia inferiore e concava , e guarda i vomeri, sui quali poggia , e coi quali congingnesi.

I mascellari snperiori portano nella parte posteriore ester- na i jngali di Guvier 3, 3 fig. 8. 3 fig. 9. Tav. 11. i quali dai detti mascellari si estendono all'apofisi anterior inferiore dei frontali posteriori , e chiudono esternamente il cerchio , o la base dell' orbita senza pero contrarre veramente artico- lazione colla indicata apofisi. Alcuni anatomici tedeschi', che dietro Oken ammettono piu jngali, pensano, die il ju- gale di Guvier altro non sia che la porzione anteriore del vero jugale, e di tale parere e altresi Eichwald (2). Con- siderate le connessioni del jugale coll' unguis , col ma- scellar superiore e con 1' osso trasverso , io propendo a crederlo non il vero jugale , ne una porzione di questo ,

(1) Op. cit. I. c.

(2) Op. cit. pag. 65.

Del Monitor terrestris ec. 191

ma la porzione jiigale o zigomatica del mascellare supe- riore, e lanto piu mi conferino in quest' analogia in quan- to che Delia genesi del mascellare medesimo quella por- zione e distinta , ed in qnanto clie in allri rettili si tro- va gii iiicorporata col mascellare superiore medesimo.

Restano l' unguis ed il sopraciliare applicati alia parte superiore e poslcriore dei mascellari superiori. Intorno al- r unguis 5 fig. 9. Tav. 11. parrebbe clie non ci avesse ad essere nulla a ridire, peroccli6 esso insiem con la parte posteriore dell' etmoideo laterale o frontale anteriore di Cuvier compone un ampio foro clie corrisponde al canal nasale , sotto cui altro sen vede piu piccolo clie e scolpi- to nell' unguis stesso , e mette similniente nelle fosse na- sali ; foro che mal prenderebbesi per 1' infraorbitale ; che questo e situato piu sotto , e sopra la porzione esterna dei palatini. Oltre che esso in un con la parte posteriore ed inferiore dell' etmoideo laterale cliiude posteriormente le prefate fosse , e si articola finalmente col corpo e con r apofisi niontante del mascellare superiore , col detto et- moideo ec. Ma coututtocio 1' Eichwald ispiratosi nella Ce- phalogenesis di Splx (1) crede 1' unguis un frammento del jugale, quasi niente sia il carattere di concorrere 1' osso alia composlzione del canale nasale. Credo bene con Uii che quest' osso sia analogo a quelli che ne' pesci appellansi ossi dei canali mucosi, un osso estraneo alio scheletro in- terno, un osso, come dicono , muco-dermale, ma non per- cid posso disconoscerne la vera significanza di osso la- grimale.

Fra 1' unguis e 1' etmoideo laterale trovasi il sopraciliare 4, 4 fig. 8, ^ fig. 9. Tav. 11. assai sviluppato a confronto di quello degli altri Monitori, e prolungato colla puuta fino al terzo posteriore dell' apertura orbitale. Quest' osso e piat- to , triangolare, piu robusto in avanti. Col lato minore si articola coll' etmoidec laterale : ha il suo lato interno che

(1) Op. cit. pag. 85.

192 LoiGi Calori

e arcuato nella parte anteriore e quasi dritto posteiior- luente : 1' esterno pur quasi dritto. Gli angoli formano tre apofisi, due interne, delle quali una e anteriore e 1' altra posteriore , amendue cortissime , ed una esterna assai lun- ga e puntata clie tende alia parte posteriore od esterna del cerchio orhitale e precisamente al frontale posteriore di Cuvier , con il qual frontale si congiugne per legaiuen- to , e divide cosi il cerchio predetto in due aperture. Col- r apofisi interna anteriore e con parte della faccia infe- riore poggia sull' apofisi montante del mascellar superiore e sul lagrimale , colla interna posteriore forma In avanti una porzioncella del cerchio orhitale. Nella faccia inferiore fi- nalmente otfre una incavatura rhe completa superiormen- te la doccia che contiene il sacco lagrimale. Cuvier para- gona quest' osso ad uii coiisimile che rinvlensi nel cranio degli ucceUi (1) e rappresenta un distlnto osso lagrimale. lo per me tengo che sia una porzione di lagrimale , il quale talora trovasi similmente partlto In due anche nel mammiferi e nell' uomo j porzione oltremodo sviluppata , come in certi uccelli, p. e. nel papagallo , in cui il lagri- male e si lungo da attignere quasi il frontal posteriore. Nella significazione poi di questo sopracillare seguo I' av- viso di quegli anatomici, i quali lo considerano osso estra- neo alio scheletro interno, e lo paragonano alia squama sopraorhltale dei peiici.

Finalinente la mascella inferiore fig. 9. Tav. 11. fig. 11. Tav. 12. (Vedi anche Tav. 10. fig. 1.) gia formata di due ineta laterali mohilmente riunite in avanti sulla linea me- dia e pur sempre assai notahile per la moltltudlne dei pez- zi ossei che ne compongono ciascuna delle indicate meta. II pezzo anteriore 9, fig. 9. Tav. 11. 9, 9 fig. 11. Tav. 12. chiamato dentario od alveolare, 6 complanato , piii stret- to anteriormente , piu largo posteriormente , e forma con il congenere l' anzidetta unione : ofFre nella faccia esterna quattro o cinque forelllni, e nella interna porta dei denti

(I) Oss. foss. Tom. cit. part. cit. pag. 267.

Del Monitor terkkstris eg. 19.?

logori, troncati, e un po' piu corti dei superiorl , e molto distant! fra lore , i quali denti sono lateralmente compres- si , lanceolati , pieni di solclietti e rllievi linear! longitudi- nali , ed hanno una base assai estesa, eccetto pero i due anteriori, che sono piu stretti, curvati posteriormente , ed acutissimi , sicche rassembrano due uncini. G. Cuvler dice che questi denti aderiscono alia faccia interna del denta- rio, ne sono, come quei de' crocodilli, impiantati negli alveoli (t); e veri alveoli per verita non esistono. Ci6 non pertanto parmi non possa negarsi un vestigio , o rudimen- to di essi. Nell' esemplare che mi ha servito per questa descrizione, ciascun osso dentario ha perduto con regolari- ta alterna quattro denti, motivo per cui i denti rimasti trovansi tanto distant! come ho gia notato , e negli inter- valli di separazione veggonsi le fossette 10, 10, 10 ec. fig. 11 Tav. 12, a vero dire poco profonde , le quali ri- cevevano la base dei denti gia caduti : ne! denti rimasti si osserva che la sostanza del dentario si eleva un poco ad attorniare la loro base, cosi che credo di non dllungar- ml dal vero ammettendo un rudimento di alveoli. Non mi e poi apparsa veruna traccia di denti di sostituzione : os- servazione fatta altresi dal Cuvier. II dentario, presane la misura dalla parte esterna , riesce quasi altrettanto lun- go, quanto la restante met^ niascellare che vi sta al di dietro, come generalmente negli uccelll. Nel Monitore Ni- lotico e in quel di Giava, stando alle figure del Cuvier (2), sarebbe molto piii lungo; nel Caspio, secondo le figure datene dall' Eichwald (3) riuscirebbe piu corto. Alia parte inferiore interna del dentario si vede 1' opercolare 11, 11, fig. 1 1 , chiamato splenium da Owen (4) , il quale operco- lare e angoloso, e degenera in una lunghissima apofisi an- teriore applicata alia faccia interna del dentario , e in due

(1) Oss. foss. Tom. cil. part. cit. pag. 274. e seg. (i) Oss. foss. Tom. cit. pari. cit. Tav. XVI. fig. A. .t. 8. (5) Op. cil. Tav. VII. fig. I. 6. (4) Op. cil. pag. 46.

T. VHI. 25

194 Luici Calori

posteriori molto piii corte articolatc coll' angofaie 12, 12, col soprangolare 13, 13, coU' articolare 15, 15, e col com- plementario, o coronoideo 14, 14. Questo ibid, e 14 fig. 9. Tav. 11. circoscrive il rnargine superiore della mascella alio indietro, e comparato a quello de' Monitoii Nilotico e Gia- vano si trova piu luiigo, e conviene con la lunghezza di quello della inandibola del Moiiitore Caspio. Dalla parte po- steriore del suo margine superiore , e nou dal mezzo, co- me scrive Eichwald (1), si prokuiga 1' apofisi coronoide, che e triangolare , cava posteriormente ed internamente , dal cui angolo posterlore nasce un processo , die si porta obliquamente in addietro sulia faccia interna del soprangola- re, e prenie suU' articolare. Sotto il coronoideo apparisce il soprangolare 13, fig.9.Tav. 11. 13, 13 fig. 11. Tav. 12., as- sai lungo e robusto, esteso dal dentario alia cavita glenoi- dea della mascella inferiore , cavit^ cui esso limita in avan- ti : sotto poi il soprangolare eta 1' angolare 12, 12, clie e il piu piccolo degli ossi componenti la detta mascella , di cui si attiene al margine inferiore. Finalmente 1' artico- lare 15, 15, apparisce al di dietro ed alia parte interna di questi ossi , ed e molto allungato giugnendo fino al coronoideo: manca di condilo, in luogo di cui si nota la cavita glenoidea 16, 16, un po' rilevata nel mez- zo, la quale riceve 1' estremita inferiore dell' osso timpa- nico fornita di una faccetta articolare trocleare : la porzio- fie di articolare, cbe rimane al di dietro dell* anzidetta ca- vita glenoide, ingracilisce alquanto, e piega alio indentro terminando in punta ottusa , sulla quale vi ha , come di sobto, una piccola epifisi. Notero ad ultimo, cbe riella faccia interna di ciascuna metk della mascella inferiore ap- parisce un foro tra il coronoideo e il dentario , il quale foro si prolunga in un solco anteriore, che asseconda I'unio- ne della lunga apofisi del coronoideo col dentario stesso, e che al davanti della faccia glenoidea suddescritta vi ha una fossa allungata circoscritta dall' articolare , dal sopran-

(I) Op. cit. pag. 55.

Del Monitor terhestris ec. 195

golarc , c (lal processo posterioio clie cliscoiide dalla basn deir apofisi coronoide , lossa die accoglie im vase sangui- fero dirainato entro 1' ossa.

Ora degli arti , e prima degli anteriori , i quali , secondo Owen, sono una pertinenza del cranio, e specialmente del la vertebra occipitale , i cui arclii costali vengono costitui- ti dal prime segmento di questi arti stessi (1). Compongon- si delle qnattro solite regioni , della spalla , del braccio , deir avanbraccio e della mano. La spalla fig. l.Tav. 10. fig. 12. Tav. 12. (2) viiol' essere descritta collo sterno, siccomc quella obe insiem con quest' osso forma , per va- lermi delle parole di G. Cuvier , una s[>ecie di corazza al cuore ed ai gro&si vasi. Lo sterno consta, come negli altri Monitori piii volte ricordati, di una parte media k fig. cit. Tav. cit., allungata, stretta e piana, terminata anteriormente in due branclie laterali, si die rassembra la lettera T, e po- steriormente in punta : questa parte media e applicata ed unita alia faccia inferiore di altia assai larga i, che ap- pellasi dalla figura cartilagine trapezoidale o romboidale, qui divisa in due meta per una rima o solco antero-poste- riore medio, divisione che non fu deUneata da! Sig. Blan- cbard nella figura della sua Tav. 10. Reptiles-Sauriens. Que- sta cartilagine non e veramente tale, ma ossificata, e di luia speciale ossificazione ad aspetto granuloso, come noto Cu- vier. Seguono le due sottili appendici h della stessa natu- ra della cartilagine descritta, le quali da GeofFroy Saint-Hi- laire vengono con molta verosimiglianza paragonate al pro- cesso xifoideo (3). La spalla e unita al descritto apparec- chio sternale per mezzo della sottile clavicola acromiale v, e della coracoidea r, o per meglio dire della cartilagine epicoracoidea 5, 5, attaccata ai lati anteriori della cartilagine romboidale, e soprapposta la destra alia sinistra sulla parte

(1) Op. cit. passim.

(2) La fiR. 1. Tav. 10. rappresenta 1' apparecchio sternale e la regione delta spalla laleralnienle ed in rapporto collo sclicletro ; la 12 Tar. 12. dalla faccia infi'riore.

(.'i) Anat. Pbilos. Tom. 1. $ IV. os de 1' epaiilc cliez Ics o\ipares.

196 LUIGI CaLORI

superlore anterlore della medesima. La sottile clavicola acro- iiiiale V e co' suoi due terzi ititerni circa unita alle braii- clie laterali del pezzo sternale k, le quali vi sono paralle- le e posteriori , ma alia estremita libera di queste si ri- piega ed ascende arcuando fino alia unione della scapola con la piastra soprascapolare cui si congingne. La scapola offre tre pezzi distinti : due esterni e superior! ?, m , ed uuo inferiore r. II pezzo ^ e la scapola propriamente del- ta , che ha ordinarie dimensioni , ed e collocata a lato del torace e verso il dorso : e arcuata , triangolare , e nel suo angolo inferior posteriore porta una caviti articolare , che insieni con altra simile della clavicola coracoidca coinpone la cavitu glenoide : la base della scapola sostiene 1' enorme piastra u, detta cartilagine soprascapolare, gid ossefatta , ed estesa dalla costola della sesta vertebra cervicale fin die- tro a quella della terza vertebra dorsale : quantunque ossi- ficata questa cartilagine , non si e pero incorporata colla scapola , ma e rimasta distinta : lo che e , come scrive Cu- vier, di norma. L' osso o clavicola coracoldea r h, giusta il solito , costituito di una parte principale posteriore, trian- golare a lati concavi ed a base convessa , congiunta ai margini laterali anterior! incavati della cartilagine romboi- dale mediante la parte posteriore della cartilagine epicora- coidea s, s, gii in gran parte ossificata, e faciente come da epifisi. Questa parte principale porta nel margine ante- riore due appendici od apofisi r* fig. 12. Tav. 12., una interna allungata e stretta , 1' altra esterna larga e corta articolata con la scapola. Ambedue queste apofisi uniscon- s! a due corrispondenti appendici gia ossee della cartilagi- ne epicoracoidea, colla quale e in un col margine anteriore della parte principale, circoscrivono due aperture ovali chiuse da membrane otturatorie. Fra le radio! delle de- scritte apofisi vi lia un fiaro nutrizio. Ad ultimo la cla- vicola coracoide fijrma la meta inferiore posteriore circa della cavita glenoide, nientre 1' altra e contribuita dalla scapola.

La caviti glenoide allungata trasversalmente e stretta si articola con la testa dell' omero v fig. 1. Tav. 10., !1 quale

Del MoifiTOR TERRESmis EC. 197

e men robusto dl quello del Monitore Caspio (1), a con- viene piuttosto con quello del Nilotico (2). La sua testa e piatta , ed a mode di stretto e lungo condilo articolare costituito da un' epifisi piu larga nel mezzo che nelle estre- miti , e piu estesa della cavita glenoide. Nel margine e- sterno lia un' apofisi contorta , assai robusta e sporgente , che guarda in avanti , e sostiene i due nuclei x corrispon- denti ai tubercoli. L' estremiti inferiore e pur essa com- pianata , ed offie il condilo interno piu sviluppato e gros- so dell'esterno, davanti il quale sorge una piccola testa. Questa estremita presenta pur essa una epifisi conformata a troclea in corrispondenza dell' ulna , a capitello in corri- spondenza del radio. Sopra questa epifisi non vi lia alcuna fossa dalla parte della estensione , ma da quella della fles- sione una ve ne ha piuttosto profonda e larga.

Le ossa dell' avanbraccio z, y fig. 1. Tav. 10. sono piu lun- ghe delle omonime del Monitore Nilotico (3) ed alquanto piu corte di quelle del Caspio (4). L' ulna y e compiana- ta , piu stretta nelia parte media , che nelle estremita, ed ofFre il margine posteriore tondeggiante , 1' anteriore acu- to , che ioYvna. una cresta longitudinale per 1' attacco del legamento interosseo: nella fiiccia inferiore presso 1' estre- mita superiore porta una fossa profonda. Questa estremita gii epifisaria presenta 1' olecrano non molto sviluppato; piu sviluppato il processo coronoideo. La cavita sigmoide e ovale. L' estremiti inferiore e rigonfiata in grossa testa articolare epifisaria ricevuta dal pisiforme e dal cuboide. II radio z e piu piccolo; sottile e tondeggiante nel corpo s' ingrossa nelle estremita: la superiore o testa e ovale, concava , formata da epifisi: 1' estremita inferiore e pur es- sa in tal caso ed alquanto rigonfiata, e triangolare : presen- ta un rudiment© di apofisi stiloide , che nianca affatto nel-

(1) Ell. Eichwalii op. cil. Tav. IX. fig. 2.

(■->) 0<s. foss. Tav. cil. fig. \B.

(3) Kd Eichwald Tav. cil. fig. 6.

(4) Oss. foss. fig. cit.

198 Lujci Calori

la estremita inferiore dell' ulna. OlHe una faccia articolaie concava , die riceve 1' osso radiale o primo del carpo.

La mano o piede anteriore non oflTre nelle diinensioni quasi alcnna dirterenza da quello del Moiiitore Nilotico (1) ma e piii piccolo di quello del Gaspio (2); riel nuinero poi e nella disposizione delle ossa e identico. II caipo ha le solite nove ossa disposte in dxie serie, nella prima delle quali si novera il radiale 1. fig. cit. Tav. cit., 1' ulnare 2, ed il pi&iforme 3. L' ulnare e il piu grosso : gli altri due sono presso che eguali. Fra l' ulnare ed il radiale ed i quattro primi ossetti della seconda serie ne giace uno in- termedio -4. La seconda serie o serie inferiore ne presen- ta cinque segnati 5, 6, 7, 8,9 i quali si articolano coi metacarpi. Se ben ho compreso, il numero degli ossetti carpici , e superiore di due nella figura della Tav. 10. del Sig. Blanchard , ed e probabile siavi sbaglio. I metacarpi hanno diversa lunghezza : quello del pollice e del quinto dito sono i piu corti. II numero delle falangi varia , e va aumentando dal pollice all' anulare : due ne ha il pollice, tre V indice , quattro il medio , cinque 1' anulare e tre il niinimo ; cio che non toglie una certa rotondita della ma- no: le idtime falangi sono compresse, curve, uncinate, bitaglienti e vestite d' ugne. Queste falangi nella cit. fig. del Sig. Blanchard sono enormemente lunghe, ed un ter- zo di piu die nel nostro esemplare, e cio non puo esse- re, poiche la natura e le abitudini di questo Monitore depongono in contrario.

Gli arti posteriori sono come di solito composti dell' os- so innominato, del femore, della gamba e del piede. Gli ossi innominati in un colle vertebre sacrali , alle quali so- no articolati mediante la faccia interna della porzion su- periore degli ilei , costituiscono la pelvi largamente aperta nella parte inferiore per due ampiissimi forami ovali sepa- rati fra loro dall' osso 15 fig. 13. Tav. 12. (2) e dd lega-

(1) Oss. foss. fig. eit.

(2) Ed. Eicliwald. fig. cil.

(3) Questa Ggura rapprescnta la pclvi dalla faccia inferiore.

Del Monitor terrestris ec. 199

mento 16 fig. 1. Tav. 10. fig. 13. Tav. 12. Ciascuno degli os- si innoniiiiati consta dei soliti pezzi, dell' ileo 10, dell' ischio 12 e del piibe 17, e concorre con tutti tre a formare la cavita cotiloide 21, che non sernbrami si poco profonda e tendente a farsi plana com' e stato detto , nia abl)astanza capace , e bastevole a contenere la testa del femore ; della quale cavita poi gli ilei costituiscono la meta superiore. Quest! ossi 10, 10 fig. cit. Tav. cit. sono allungati e di- stinti come in due poizioni , una superiore che si articola coUe vcitobie sacrali, puntuta posteriormente , ossia nella cresta fornita dell' e[)ifisi 11, 11, e piu grossa anterionnen- te, dove porta tui tubercolo , che segna il principio dell'al- tra che e inferioie ed anterioie, e discende all' ischio ed al pube , coi quali articolandosi va a comporre la cavita cotiloide. II pube 17, 17, e compiauato , piu largo del- r ileo , convesso in avanti e superiormente , concavo infe- riormente. Appressandosi all' acetabolo ingrossa , e degene- ra in un' apofisi piegata in basso ed alio esterno , la quale offre I'epifisi 19, 19, e non lunge dalla cavita cotiloide pre- senta un foro cospicuo. Alia sua unione coll' ileo vi ha ante- riorniente il grosso nucleo osseo 20, 20. Riunendosi con il congenere comprende anteriorniente la cartilagine 18, che per certo tratto prolungasi al davanti della sinfisi. II pube va senza la branca discendente, ne ha quindi connessione im- mediata coll' ischio sulla linea media inferiore. L' ischio 12, 12, anch' esso compianato, ma molto piii corto del pube, si restringe ed ingrossa esternamente , ove accede alia cavita cotiloidea, ch' esso chiude dalla parte interna inferiore. Mano mano che si accosta al congenere, si allarga degenerando anteriormente in un' apofisi angolosa , rudimen- to di branca ascendente. I due ischii riunisconsi insieme sulla linea media coll' intervento dell' ossetto allungato 15 contiuuo al legamento 16, che separa insiem con esso i due forami ovali : alia parte posteriore di quest' ossetto tro- vansi due altri piccoli nuclei ossei 14., 1 i , dietro i quali sta la cartilagine puntuta 13, e tnolio dura per ossea so- stauza che vi si e depositata dentro. Eichwald non nota che r ossetto allungato e la cartilagine , ossetto cli' egli ha

200 LuiGi Calort

veduto enonnemeiite rigoiifiato, e clie giudi a morboso : lo dice poi analogo ad un osso marsupiale posteriore (1) ; ana- logia che non mi quadra punto. A me sembra piu verosi- mile , che quell' ossetto e i due nuclei da me osservati al- tro non siano che le epifisi dei rudimenti di branche ascen- denti indicate poco sopra , e fors' anche delle tuberosita ischiatiche , epifisi rimaste doppie posteriormente e confuse insieme in avanti ed atrofizzate in causa del convegno me- diano dei due ischii. Quando poi si volessero vedere dei rudimenti di ossa marsupiali , queste per fermo non potreb- bero essere rappresentate che dalle epifisi 19 , 20, e mas- simamente dalle prime. lo non saprei dire se queste mie osservazioni consentano con quelle di Gorski , il quale in una particolare memoria ha esposte le analogic della pelvl dei rettili con quella de' mammiferi (2) ; perocch6 non ho notizia del suo lavoro che per un breve estratto , che non si presta ad un confronto tra le mie e le sue osservazioni. Notero in fine che il Sig. Btanchard neppur una delinea delle descritte epifisi e nuclei ossei nella sua figura dello scheletro del Monitore terrestre di Egitto, e si che in un perfetto profilo qualcuna di esse dovea pure mostrarsi.

II femore 21 fig. 1. Tav. 10, qui anche il piu lungo e il piu grosso degli ossi tubolati , tiene, quanto a robustez- za , un intermedio fia quello del Monitore Caspio (3) e quelle del Nilotico (4), ed in quanto a lunghezza, consente col femore di quest' ultimo. Vedutone il corpo anteriormen- te sembra cilindrico, ma osservato dalla parte superiore o posteriore si trova alquanto compresso. La direzione ne e tale da riuscir concavo nella meta interna circa della fac- cia anteriore , convesso nella esterna : assai pronunziata ne e la convessita posteriore estesa dal piccolo trocantere ol- tre la meta del corpo. II trocantere maggiore e inferiore , il minore , appena indicate, superiore: da questi trocante-

(1) Op. cit. pag. 61.

(2) Op. cil.

(3) Ed. Eichwald op. cit. Tar. cit. fig. 6. 7.

(4) Oss. foss. Tom. cil. part. cit. Tav. XVII. fig. 4C. 47.

Del Monitor terrestris ec. 201

ri paitoiio due linee salient! , quasi origini cli spina aspera clie manca , fra le quali linee lia una fossa o doccia che guarda posterioimente. La testa dell' osso e compressa , for- mata da una epifisi semilunare piu lunga che larga, curva in avanti , e ricevuta nell' acetabulo. L' estiemltii inferiore od esterna del femore , gia piu grossa della descritta, of- fre posterioimente la fossa poplitea, e porta una grande epifisi che lateralmente rigonfia in due condili , 1' interne dei quali appartiene tutto alia tibia ed b ua po'piiilungo, ed alquanto piii discendente dell' altro che d piu grosso , e corrisponde alia fibola , e porta un incavo per 1' articola- zione con quest' osso : fra i due condili vi ha la fossa lon- gitudinale anteriore, che riceve la rotula 22 piuttosto pic- cola.

Le due ossa della gamha, la tibia 23, e la fibola 24, so- no pill lunghe di quelle del Monitore Nilotico (1), e piu cor- te di quelle del Caspio (2). La tibia un po' compressa , e pill gracile nella parte media, ingrossa nelle estremita, e vieppiu nella interna , o femorale , che e triangolare , ed ofFre la sua tuberosita, cui s' inseriva un robusto legamen- to I'otuliano, e porta una epifisi similmente triangolare op- posta ai suddetti condili. L' estremita esterna o tarsea e altresi ingrossata , ma molto meno ; ed alquanto compressa lateralmente, e fornita di epifisi. OfFre nel lato interno un rudimento di malleolo. La fibola piu gracile gii della tibia, e molto piia nella sua parte media, ha pur essa naturalmen- te le sue estremita piu grosse. L' estremita anteriore o te- sta si articola con il condilo esterno del femore, ed ha al davanti di se 1' ossetto sesamoideo 25. L' estremita infe- riore e molto piia allungata, e si produce esternamente o superiormente nel malleolo. Ambedue le estremita sono epi- fisarie.

II tarso e formate dalle quattro solite ossa , piu un os- setto sopranumerario , le quali ossa sono disposte in due

(t) Oss. foss. Tom. cit. part. cit. Tav. cil. fig. 60. (2) Ed Eichwald Op. cil. Tav. cil. fig. 10.

T. viii. 26

202 LuiGi Calori

serie. Nella seile superiore trovasi piimamente il tlbiale 2G, che si articola coUa tibia , ed in parte anclie colla fibola , poi il peioneo 27 fornito della epifisi 28 cbe non trovo da altri delineata, ed articolato colla fibola. Vicne la serie inferiore , o seconda, che offre prima un osso 29, triangolare nella sua faccia anteriore , piu grosso posteriormente , arti- colato col tibiale e col fibolare non che coi metatarsi quar- to e quinto. Segue un altro piu piccolo 30 posto fra i me- tatarsi del secondo e terzo dito e 1' osso precedente : final- mente il sopranumerario 31 situato fra il secoudo osso, il primo e il secondo nietatarso ed il tibiale.

I metatarsi come i metacarpi hanno varia lunghezza. I tre di rnezzo sono i piu lunghi : quello dell' alluce , e del quinto dito i piu corti. Notabile e il quinto metatarso per lo ripiegarsi ch' esso fa colla estremita esterna o posterio- re affin di raggiugnere il primo osso della seconda serie , con il quale si articola. Trovo le dita piu corte di quelle del Monitore Nilotico (1) e molto piu di quelle del Moni- tore Caspio (2). II numero pero e la disposizione delle fa- langi e il medesimo: due all' alluce, tre al secondo dito, quattro al terzo, cinque al quarto, e quattro al quinto, Le falangi ungueali offrono la stessa configurazione e dis- posizione come nel piede anteriore. Nella fig. della Tav. X. dei llettili-Saurii del SIg. Blanchard queste falangi hanno i\ medesimo diffetto di quelle del piede anteriore.

(t) Oss. foss. Tom, cit. part. cit. Tav; cit. fig. cit. (2) Ed. Eichwald. Op. cit. Tav. cit. fig. cit.

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NEURALGIA INTERCOSTALE

SEGUITA DA BILHIIA

E STORIA DI UN SUDOR NERO

MEMORIA

DEL DOTTOR

FERDINAIVDO VERARDIIVI

(Ulla oclla Scssioae del IS Dicembre 18se.)

I

Ll mio pratico eserclzio ml ha offeito clue casi che stl- merei meritevoli di nota ne' fasti della medicina , sicche mi par bene di narrarli , a massime in questo luogo si no- bilmente e con tanto utile dato alle scienze ; quindi li sot- topongo al savio e prudente vostro giudizio , o Accademici ch. affinche se veramente avessero quel merito che vi tro- verebbe la pochezza del mio ingegno, Voi slate cortesi di accoglierli con l)onta , e di accettarli quale sincera dimo- strazione di quella stima, o meglio veneiazione che le vli- tu e la scienza di Voi seppero mai sempre inspirarmi.

La Signora N. N., ora in eta d' anni 23 circa, di tem- peramento nervoso , di assai dilicata costituzione , non eb- be a sofferire in tutta la sua vita che il vaiuolo spon- taneo , mitissimo pero , ed una grave rislpola alia faccia poco dopo dalla menstruazione', la quale si mostro in lei all' eta di quattordici anni , e fu poscia non sempre rego- lare , ed a poco a poco termino col cessare del tutto or sono circa tre anni , come diro seguitando.

20 i Ferdinando Verardini

SI vuole avvertire clie in seguita alia grave sofferta ri- sipola, questa giovane di allegra e giovialissima che era, si face melancoiiica , e meno socievole ; ne and6 guari che per essersi indotta a credere d' inclinar poi, e piu col cre- scere dell' eti, a pinguedine, ed anche percio temendo inoltre la rinnovazione delia risipola, ferm6 il proponimento di mangiare minor quantity di ciba di quella a cui era abitnata , ne valsero a distorla da questo sue strano pro- ponimento le vive soUecitazioni di tutti di sua famiglia , a giunse a tale che di mala voglia ed appena appena, e male clbavasi. Perci6 non istando in porporzione delle perdite che adduce 1' esercizio delle funzioni, i materiali riparato- ri , necessariamente dimagrava , e perdeva quelle tinte del volto , contrassegni di buona salute.

Giunta intanto all' eta di anni diciannove fu chlesta ia moglie da ricco e savio negoziante di questa nostra citti, e tutto fu combinato per il matrimonio che efFettuossi po- co stante^ benche in antecedenza degli sponsali fosse avver- tito il promesso dello strano capriccio della giovane, laon- de dicevano i parenti di lei , se in allora vedevasi si min- gherlina e debole , ne era colpa la quality e la scarsezza del pasto giornaliero da essa prescelto. Cui il giovane : sen- tirsi nella persuasione che l' atnore avrebbe posto riparo alio strano divisamento, e ne avrebbe fatto cessare le pra- ve abitudini. Diffatto le tenere cure del consorte indusse- ro dapprima alcun cambiamenta nel modo di vivere della sua compagna ; ma lo stomaco indebolitosi in questo lasso di tempo, non riesciva a bene digerire le sostanze alimen- tari e ne conseguivano strane innormalita che valsero a farla ricadere nelle interrotte consuetudini , e tanto da essersi ridotta a nutrirsi solo di poca nunestra in brodo. Ne tardo a risentirne gran noia, per cui si diede a pa- scersi solamente di poche foglie d'insalata, o di qualche altro erbaggio ; abborriva dalla carne, e cosi duro la bi- sogna per il non breve periodo di anni tre.

In sulle primizie del matrimonio scomparve la menstrua- zione affatto , onde a poco a poco divenne clorotica ed an- cora ebbe a patire ben di frequente una molestissima sen-

Neuralgia Intercostalk 205

sazlone al costato sinistro die pareva aumentasse d' inten- sity dopo lo scarso cibo.

Non so quale diagnosi fosse fatta da quel inedico die in allora le prest6 assistenza, ne so tampoco quali fossero le amministrate medicine ; solo diro che mi pare si abu- sasse delle sottrazioni sanguigne generali , dopo delle quali trovandosi un passeggiero alleviamento del male, queste si andavano ripetendo, sebbene quel sangue inosti-asse anclie ai meno veggenti la scarsezza de' propri materiali , ritna- nendo a mala pena in fondo del vase un piccolo grumo natante in molto siero, come a me andava nairando la medesima inferma , quando ne intrapresi la cura. Gonse- guenza quindi di tale trattamento si fu di rendere in uno stato di sfinirr.ento di forze la Signora , la quale si ridusse di maniera da non potere neppure pin escire di casa , e tutto giorno era costretta di tenersi o seduta, o sdraiata, facendosi delle mani puntello al capo per sostenerlo. In queste tristi circostanze fui pregato dai parenti di lei ad assumerne la cura , ed ecco che verro in breve sponendo d6 che riscontrai circa corre T anno.

Pallidissimo e quasi cereo il viso j occhio mesto; labbra biancastre ; capelli incolti, e che si strappavano facilmen- te ; mani pur esse bianchissime 5 poca la calorificazione cu- tanea; debole il battito alle radiali , regolare il ritmo; fre- quente e rumoroso il pulsare cardiaco; alle carotidi rumo- re di soffietto pronunciatissimo. La respirazione era come die naturale , e se pure si avesse voluto cennare a qual- che pecca , la si sarebbe detta un poco frequente ; alia som- mita per6 d' ambidue i polmoni s' avvertiva quaiche lieve soffiegamento che pareva dare indizio che quaiche tuber- coletto avesse la dentro stanza. Basso ventre avvallato as- sai , e con un leggiero rialzo alia parte destra corrispon- denteniente all' ovaio, come fu in seguito osservato anche dal ch. Rizzoli. Non tosse , non sudori notturni ne mattu- tini ; facile il decubito sopra ad ambidue i fiaiichi; quan- do pero il dolore al costato sinistro era piu vivo, obbliga- va r inferma a giacere sul sinistro lato.

Tra i sintomi descritti quali di maggiore diagnostica im-

206 Ferdinando VEttAnniNi

jjortanza? 1' anemia, ed il dolore al costato il "quale oc- cupava . come dissi , il torace sinistro , fra la cjuinta e se- sta costola , ptecisamente alia parte anterior'C , che qualche volta si estendeva siiio alio scrobicolo del cuore , peid as- sai di lado. Toccata questa parte, 1' inferma ne lisentiva dolore , ed a poca distanza dal punto dolente si poteva pigiare aiiclie con forza che rimaneva insensibile affatto.

Ben esaminate tutte queste peculiari circostanze mi de- terminai ad istituire il diagnostico di Neuralgia intercosta- le in iin' anemica , in grazia e della poca alimentazione a cui erasi abituata , ed in vseguito per il trattameato cu- rative usato , con sospetto di minaccia di tisi , avuto ri- guardo speciahnente alle dubbieta che inspirava 1' ascolta- zione, ed alia neuralgia stessa intercostale che, siccome os- serva Valle'ix^ suole essere di comune evenienza nel corso di quella^ e nel caso nostro metteva bene che il medico valutasse anche tale circostanza nell' addottare il regime curativo.

Ed a veio dire con quale altra alterazione morbosa po- tevasi confondere il dolore che la Signora percepiva al co- stato?... non con una pleurodinia , la quale si manifesta con un forte dolore lancinante, spesso maggiore di quello della pleurite , e la di cui seJe suole essere vicina al ca- pezzolo , che si esacerba sotto 1' inspirazione e la tosse , che imbarazza,ed alcune volte impedisce i moti del brac- cio corrispondeate J che non si diffonde in vari centri , ma circoscritto rimane ad un dato punto dell' ambito toracico. Meno poteva dubitarsi di pleurite acuta , non fosse altro che per il tenipo in cui datava il male ; non di cronica , giacchc quando si e dato luogo a questa forma di malat- tia vi sono tali esiti dell' infiammazione pregressa da non lasciare dubbio all' ascoltazione di rilevarli; non coll' angi- na di petto o neuralgia del cuore 1." per la giovane eta, per la sede del dolore che in questa e sempre nella parte inferiore dello sterno , che si estende verso il coUo, ac- compagnato da smania , da difficolt^ di respirare , da sen- so di costringimento alia gola, da inefFabile angoscia per r assoluta mancanza di sudori, che poi nell' a/2gma pectoris

Neuralgia Intercostai.e ec. 207

sono freddi , e per non avere ofieito nessun modo di sin- cope; 2." per la maniera d'attacco che e senipre ad accessi inarcatissiini , all' opposto del sofTcrenti per neuralgia, nei quali il dolore e or piii or meno grave , ma pero questo si fa sentire quasi di continuo; 3." finalmente per la dilTeren- za dei rami nervosi investiti, rnentre per 1' ordiuario in questa grave, neurosi sono presi di inira i nervi cardiaci , i toracici , i rami provenienti dai plessi cervicali e bracliia- li (e da cio il dolore alia regione del collo e cervicale po- steriore e del braccio die si estende per lo piu sino al cubito ) ed anclie lombare e sacrale. Non rimaneva ([uindi che la neuralgia intercostale , e ci6 per la sede del dolo- re , pel trasporto irregolare del medesimo al plesso solare , per non essere legato ad alcuna condizione organica, inli- ne per sapersi che questa neuralgia per lo piu suole ac- compagnare le afFezioni clorotiche.

Forniulato adunque tale criterio diagnostico ne venlva per conseguenza naturale che il metodo curativo doveva essere diretto a sedare lo spasmo nervoso, ed a soccorrere con molta cautela la nutrizione affine di ricostituire que- st' organismo di migliori e piu atti materiali, ed ottenere cosi il ripristino delle funzioni principali , in particolar mo- do della menstruazione, norma ordinariamente sicura di bene stare nelle donne in cui si compie regolarmente. E siccome in vari incontri di simil genera di mali mi era trovato molto soddisfatto dall' applicazione dei vescicanti , e pill dei caustici sul luogo dolente , cosi stimai bene di ricorrervi anche in questa circostanza, corainciando prima dai rivellenti ( che medical con attivi nervini , servendomi all' uopo e dell' acetato , e poscia del solfato di morfina ) e quindi passando ai caustici. Per uso interno, avuto ri- guardo al temperamento della Signora , ai sospetti di tu- bercolosi , infine alia grave denutrizione in cui trovavasi , credetti che nessun rimedio piu acconcio vi fosse dell' olio di fegato di merluzzo, c lo somministrai a principio di niia cura , vale a dire al cominciare del settembre 1855. Pas- sai poscia ad altri rimedi a norma dei bisogni, e delle evenienze particolavi morbose , come diro fra breve.

208 Ferdinasdo Vkrardini

Essendo toUeratissiuio dallo stomaco quel formaco, lo man- tenni , diio cosi , a base di cura, e scorso alcun mese ve- dendo die erasi ottenuto un qualche miglioramento , cre- detti ben fatto di diriggere il mio pensiero a lidonare al sangue quel piincipi cbe parevacni a buon fondaniento do- vessero mancargli e perei6 m'aflidai ai marziali, giacche sappiamo, da Sydenham a noi, che il ferro e iiiuedio clie opera piu prontamente quale agente ricostituente , e fra le moltissime preparazioni scelsi quella che generalmente suo- le essere piu assimilabile all' organismo , il lattato di fer- ro , il quale venuto a contatto degli umori anitnali, e con- vertito in quella combinazione salina , come afFerma il Rus- pini, pill omogenea alio stomaco. Cercai poscia di persuadere alia Signora di procuiare di far uso di carni , per concor- rere anche con cio alio scopo d' aumentare la cifra dei globetti rossi , e procacciare cosi che quell' infermo corpo rinvigorisse. Questo trattamerito curativo coutinuato per vari mesi , non produceva in apparenza gran frutto , per- suaso per6 siccome era che i marziali fossero indispensabi- li in questa morbosa emergenza , ne andava tentando or un preparato or 1' altro, a seconda che ne insegnano i piu avveduti pratici , ne trascurava di unire a quando a quando ad essi qualche sostanza emenagoga, sul convinci- mento che determinatosi una volta il fliisso menstruo, fos- sero per tacere le varie accidentalit^ morbose.

Ma pur troppo ogni tentativo falllva, ed a nulla giova- vano per sedare il dolore , e le misture calmanti , e 1' uso dell'oppio, del chinino,del valerianato di chinina , dell'os- sido di bismuto,del cloroformio si internamente come per uso esterno, dello innesto praticato sul punto dolente con una soluzione satura di solfato di chinina, che arrive tem- po che il dolore alia parte laterale sinistra del petto si cen- tralizzo ancora alio scrobicolo del cuore , ed allora la Si- gnora cominci6 a provare tale un bisogno di cibarsi da giungere al segno di dar luogo alia piii marcata bulimia^ la quale divenne pena quasi insopportabile, e forse voi mede- simi o Accademici ch. rimarrete sorpresi dalla quantita d' alimentazione glornalmente consumata dall' inferma , che

Neuralgia Intercostale ec. 209

poco prima dell' albeggiare coininciava a manglare , e du- rava non inteirottamente sino alia tarda sera , e dietro uno sforzo non comutie, faceva tacere questo bisogno imperio- so di cibarsi per alcun' ora della notte in cui prendeva iin sonno che appena appena la ristorava.

Le aliinentari sostanze prescelte da lei erano le seguenti : semolino , di cui consumava glornalmente due libbre a forza di ripetute minestre, a brevi distanze 1' una dall' al- tra apprestate , e pagnottine che mangiava in numero di sette, ed otto, tagliate in piecoli pezzi ; due o tre pani inzuppati o nel brodo , o nel caffe e latte; molte poma cotte; doici, confetture, e qualche volta abbondante quan- tity d' insalata.

Alia neuralgia intercostale adunque si era aggiunta altra neurosi la bulimia , locche era tormento senza fine per la Signora , ad onta pero che ella potesse assai bene digerire la grande quantita del cibo divorato. Ne molto tempo scor- se, che di magra che era ingrasso , sebbene la pinguedine avesse meglio 1' apparenza d' enfiagione per la poca sodez- za delle carni. Tuttavia il mal essere, ed il languore del- le forze duravano , ed era obbligata a stare quasi sempre giacente, ed a mangiare quasi di continue.

Nei momenti piii gravi della descritta infermita fui lie- to d' essere confortato pei consigli dei ch. nostri Alessan- drini e Rizzoli , i quali mi persuadevano ad insistere nei mezzi adottati si internamente , che esternamente , alia mira di modificare le condizioni dell' organismo , giacche solo con questa vista si avrebbe potuto per terniine pur una volta ai patimenti ai quali era in preda la nostra cliente. E siccome il ch, Rizzoli valutava a buona ragione il riaizo ovarico destro, gi£l innanzi accennato,ed innoltre tenea in gran conto d' analogia questo caso con altro di una Signora che fu affetta da bulimia gravissima nei pri- mi niesi di gestazione; cosi tanto piu vedeva facile una certa corrispondenza fra questa neurosi e 1' apparato ute- rino , quindi stimava molto profittevole ricorrere ad un ri- medio che avesse ancora per iscopo di fondere questo in- grossamento , il quale poteva concorrere se non altro a T. vni. 27

210 Ferdinando Vkrardini

mantenere i fenonieni morbosi descrltti. Fu scelto il iodu- ro di feno , die si uso per piu di un mese , non senza persuadeie alia Signora d' insistere , e di pazientaie, men- tie che paieva a iioi tutti, che il piano curativo posto in opera sarehbe poi finalmeiite coronato da prospero successo. Ma il desiderio di trovar pure un qualche mezzo che prestamente la liberasse dalle sue penose condizioni , i ma- li consigli che di continuo si sussurravano alle orecchie di lei che sofferiva , infine la smania che per lo piu nasce liingo le protratte rnalattie di teiitar cose nuove , la fece- 10 abbracciare la determinazione di commettersi a cerre- tani , i quali al solito anche a lei promettevano e mari e monti. Ne fu scelto uno che di punto in bianco giudica la malattia della Signora prodotta dal verme solitario ; che al medesimo si dovessero riferire tutti i patimenti, e quin- di assicuro che avrebbe somministrate le medele necessa- rie per liberarla dall' ospite tormentoso. Pochi giorni dip- poi , non paga V inferma del metodo posto in uso , ed es- sendole parlottato che tale vi era medico fra rioi, che po- neva di subito in fuga la tenia, anche questo si voile chia- raato ; ed entro in iscena novello paladino, il quale con destrezza lusingando la Signora, e facendole conoscere che se non era persuaso die si avesse a die fare total mente di male verminoso , pur tuttavolta ci6 poteva se non altro complicare la di lei malattia , ne assunse la cura. Ma sic- come ne'ssun' altra strada poteva essere ragionevohnente battuta, da quella infuori tracciata da noi , cosi , fatto mi- glior senno , ad essa si attenne , come diligentemente ve- rificava io medesimo alia Farmacia tenendo nota dei me- dicamenti usati ; e voile fortuna che dopo pochissimo tempo la ridonasse a sanita. Furono applicati altri vesci- canti al costato, furono medicati colla morfina , si usaro- no gli emenagoghi insieme ai marziali , e finalmente risen- tendosi la fibra dell' azione dei rimedi da tanti mesi po- sti in uso apparve la menstruazione , e quindi cessarono e la neuralgia e la bulimia. A questo fu riserbata la pal- ma che era dovuta alle nostre fatiche ; e volendosi pur dare un nome alia malattia vinta , si ricorse ^ quello di

Neuhalcia Intercostale EC. 211

corclalgia ( nome clie nulla significa ) e pubbliche lodi si resero al valoroso salvatore.

Dato cosi un succinto raggiiaglio di questo fatto clie per se mi sembra pur degno di ricordo, spero che Voi , Accademici ch., siate per trovarlo di qualche efficacia agli studi patologici. E tanto piii ora che i medici sia Italia- ni, che stranieri , si volgono alia ricerca della patogenesi di coiisimih maiattie. E Voi ben sapete , per la lettura de' giornali scientifici, ed in ispecie di quelli che manda in luce la Society Reale di Svezia, come si confermi og- gi frequente la neuralgia intercostale , e come si tenga accompagnata e susseguita da varie alterazioni dei nervi che si diramano alio stomaco , e dalla cardialgia. Sapete che il Sig. Bonsdorf comunico alia Societa stessa d' avere osservato che qualora si faccia luogo a questo passaggio incontrasi uno sviluppo rimarchevole della milza ed un' e- strema sensibiliti della spina allorache si eserciti sopra di questa parte la piii leggiera compressione , od anche solo 86 sulla medesima si passi una spugna imbevuta nell' ac- qua calda ; e sapete che il Sig. Malmstein pensa che gli attacchi di gastrodinia sono spesso complicati a neuralgia intercostale , e che queste affezioni trovansi sovente as- sieme ad ingrossamento della milza , per cui ha verificato pur esso che in allora il solfato di chinino ed il ioduro di potassa sono mezzi valentissimi a vincere cotali morbo- pita. Dopo queste avvertenze spero quindi siate per trova- re che non disdicesse por mente a tale specie di neuro- si , ne sgradirete Vi dichiari d' aver pure verificata la fa- cility con cui trapassa ad assalire i nervi dello stomaco , di che ho veduto prevalere alcuni fenomeni morbosi del- 1' apparato digerente , senza che mi sia occorso mai di riscontrare ipertrofia dello splene.

II caso narratovi non e poi il solo in cui mi sia imbat- tuto nel mio pratico esercizio , ma varie volte ho rlscon- trato che la neuralgia intercostale s' accompagna a distur- bi piu or nieno gravi del tubo digerente; e potrei accen- narvi che una graziosa e delicatissima giovanetta da me per lunghissimo tempo curata per un' ostinata neuralgia

212 Fkrdinando Verardini

intercostale sinistra , nella quale si formarono due centri Circoscritti di manifestazione dolorosa , prima nel mezzo del- le costole, fra la quinta e la sesta, poscia alio scrobicolo del cuore, in allora qui pure apparve un' alterazione del- la digestione , manifestantesi con fenomeni ora di pirosi , ora di cardialgia, e di sviluppo non comune di gas, ed in questa peculiare circostanza osservata con me ancora dall' egregio amico Prof. Brugnoli, si e cominciato ora a ricavarne qualche buon frutto in seguito e dei marziali , e dell' acqua secan- da di calce, contemporaneamente adoperati. Quest' ultimo rimedio fu scelto riflettendosi al senso di bruciore pati- to dalla giovinetta alio stomaco poco dopo aver preso ci- bo, per cui era a supporsi che 1' umore die nell' atto del- la digestione trovavasi in rapporto coUo stomaco peccasse d' acidit4, e quindi che 1' azione irritante su di esso spie- gata fosse atta a produrre il dolore , la gastralgia , e tur- bare la chimificazione. Gorreggere pertanto questa soprab- bondanza d'acidi portandovi una saturazione con un qual- che alcalino, sembr6 al Brugnoli opportuna indicazione da soddisfare , e fu prescelta 1' acqua di calce gia da lui espe- rimentata in analoghe circostanze in una scala anche este- sa, sia nella sua pratica particolare che nello spedale mag- giore, e sempre con buoni effetti ; locche meritava fosse pur detto.

Dopo di che rifacendomi al discorso della neuralgia in- tercostale diro che io pure ho verificato che questa e di una certa frequenza anche fra di noi , e che per lo piu ha due punti particolari di manifestazione dolorosa , a me- ta costola cioe fra la quinta e la sesta , V altro alio scro- bicolo del cuore, e qualora si faccia luogo a questa suc- cessione morbosa, che parmi venga prodotta per la relazio- ne e continuity dei nervi intercostali con rami del gran simpatico e del plesso solare , in allora si producono, co- me dissi, varie modalltii morbose dell' apparato digerente, e piu difficile assai e complicata ne addiviene la cura.

Non mi sono mai incontrato nella circostanza che la neu- ralgia intercostale si manifesti ancora verso la spina , o qua- si nel punto dell' inserzione delle costole alle apofisi spi-

Neuralgia Intercostale ec. 213

nose delle vertebre , locche per6 6 ammesso da tutti gli autori clie hatino particolarmerite fatto soggetto di loro stu- di questa determinata neurosi, e che costituisce il terzo punto in cui appare il dolore ai nervi intercostali , ed in allora ci si nana clie faciltnente si manifestano particolari sconcerti clie a chi ben non giudicasse si potrebbero di leggieri attribuire a lesioni funzionali del midollo medesimo.

E necessario quindi che questa infermita sia diligente- mente diagnosticata dai medici per contrapporvi quella ciira che meglio si conviene, la quale a parer mio deve quasi esclusivamente fondaisi sopra i calmanti nervini sia per uso interno che esterno, ai vescicanti ed in ispecie ai caustici applicati sui punti dolenti , e ripetuti varie volte. Siccome poi sono d' avviso che questa neurosi sia spesso una con- seguenza della scarsezza dei inateriali che sono necessari per costituire il sangue in istato di buona vitalita , e quin- di non vada disgiunta o meglio sia un effetto di cacochi- mia, cosi sara indispensabile di procurare con tutti i raez- zi che ci fornisce la terapia , aiutata da giudiziosa igiene , di ridonare al sistema irrigatore rosso quei materiali neces- sari per costituirlo in istato fisiologico , tanto piii essendo ben nolo che alia salute occorre una certa proporzione tra gli elementi del sistema sanguigno col nervoso, e vicever- sa. D' altra parte siccome e pur noto quanta sia 1' effica- ce influenza del morale sm nervi , e in tutte le malattie dei medesimi da non trascurarsi mai anche 1' opportune aiuto morale , perche di questo modo pure s' abbia un' uti- le cooperazione terapeutica.

Le cose poi esposte pare a me che port! no ancora a questa importantissinia conseguenza e cioe che il medico filosofo, mentre cerca di ovviare ai vari sconcerti nervosi che gli si parano innanzi , deve sempre aver di mira da quali peculiari condizioni sono mantenuti, per diriggere scientemente le vedute della cura a quegli apparati , or gani , o sistemi che sono la causa primaria per cui ne de rivano gli svariati efFetti, senza di che non si potra ma essere felici nel pratico esercizio , e si moltiplicheranno dissapori , anzi le pene che pur troppo non sono quasi ma

2Ii Fbrdinando Vkrardini

scompagnate alia vita triste , affatlcata , e mal compensata del medico.

Mette bene finalmente dl concludere rlepilogando la sto- rJa narrata dapprinia , die retto ed esatto ne pare fosse il giudizio formulato da noi sino dal principio in cui ci si offerse a curare l' accennata neurosi , e cioe che in gra- zia della scarsa alimentazione cominciarono a renders! de- ficienti i poteri vitali, e primo a lisentirne il malefico in- flusso si fu il sisteina sanguifero, e di qui la scarsa men- struazione , poscia la totale di lei scomparsa ; la quale ces- sazione, come nota recentemente Racihorski (1) induce impo- verimento dei globuli del sangue , e fa nascere dei feno- meni nervosi che appartengono alle forme di neurosi de- scritte sotto del nome di neuropatie proteiformi ; di fatto nel caso nostro si mostrarono e la spasmodia degU inter- costali, indi la difFusione al plesso cardiaco ed ai nervi dello stomaco , per cui si presento la bulimia , la quale fu in uno e malattia e rimedio , mentre pare a noi che me- diante la grande copia degli alimenti presi si desse luo- go a rifondere nell' organismo quel principi necessari a dar- gli maggior tono, e cosi riparare alia debolezza estrema in cui era caduta la nostra Signora in grazia della bizzarria da tanti anni adottata come norma di sua vita , voglio di- re il cibo searsisslmo e mal nutritlvo che giornalmente prendeva; giacche se la vita dura, dietro prolungata asti- iienza di cibi e di bevande, come osservo il ch. Beccari, (2) la perfezione della sanita durare non puote. E di re- cente il Dott. Federico Duriau (3) in una sua memoria premiata colla medaglia d' oro dalla facolta. medica di Pa- ligi , bellamente passa a rassegna le molteplici e varie al- terazioni che nascono per 1' astinenza del cibo , e fa cono- scere la necessita che i medici ben valutino questo ar- gomento.

(1) Archives generales de Medecine Dccembre 1866 pag. 721. (0) Comment, de Bonon. Islit. Scient. T. 2. P." I.'' pag. 221. (3) Inlorno gli effelli dell" aslinenza del nulrimenlo. Parigi 1855.

Neuralgia Intercostale eg. 21 li"

Percio ancora parmi molto interessante il racconto sto- rico che Vi ho nanato, o Accademici ch., che le varie ri- SLiltanze niorbose discorsevi, sono state a parer mio un ef- fetto della scarsissima alimentazione, per cui Vi parra onesto se alia scienza di Vol lo volli consacrato in uno al raiis- simo fenomeno dl cui vado a favellarvi , se mi siete coi- tesi anche per poco d' attenzione.

Fu sempre importantissimo studio in ogni tempo la traspirazione cutanea sla per lo stato fisiologico die pato- logico dell' uomo, ed in vero ne abbondano le storie negli annali della medicina , e relative tanto pel rispetto slnto- matologico, quanto per l' altro di cliimiche investigazioni. Di guisa che corporazioni scientifiche diedero per tema d' esporre con analisi chimica la natura dell' alito della cute e del sudore quando il corpo e sano , non che Tin- dole d' ambedue quei prodotti alterati dalle malattie , dai cibi , dalle bevande , dalle medicine, con esperimenti di va- rio genere; e qui lungo sarebbe se volessi enumerare la schiera di quei valorosi che si diedero a si noblle cimento e riportarono meritata gloria dalle loro fatiche. Pur tutta- volta credo che non riescira discaro se in grazia delT op- portunity Vi porr6 sott' occhio , o Accad. ch. i piu rag- guardevoli fenomeni del sudore, sia per rapporto all' odo- re di esso , al suo sapore , infine al colore.

Ci narra il Prof. Speranza di Parma (1) una graziosa sto- ria di un giovine di 35 anni , di temperamento sanguigno, robusto , di pronunciata muscolatura , e di forma espressi- va del volto, il quale dopo avere un certo giorno affatica- to piu deir ordinario la mente ed il corpo , avverti nello spogliarsi dei propri abiti , che dalla parte interna del- 1' avambraccio sinistro in prossimita del carpo corrispon- dente sino quasi alia radice del dito pollice , esalava un odo- re particolare soave e fragrante che rassomigliava in certo modo a quelle del balsamo del Peru, o del succino, o del

(1) Vedi Memorie diverse di medicina N. 27 , delta Societa Med. Ctiir. di Bologna.

216 Fkrdinando Verardini

benzoino allorche vengano questi abbruclati , e fu scosso a tale avvenimento per non avere presso di se alcuna so- stanza odorosa , e molto meno mangiato della medesima nei giorni anterior!. II Prof. Speranza tent6 con tutti i uiezzi piu giudiziosi d' assicurarsi che non esistesse arte od inganno, e dovette persuadersi della veriti del fenome- no , che riesciva a maggiore entita se la parte veniva con- fricata in ispecie dalla nxano dello stesso individuo, ne va- levano a togUere questa proprietii le diverse lavande capa- ci d' inipedire od elidere la sensibile esalazione, la quale non alteravasi d' alcun modo , ed era persistente ad ogni era del giorno, solo piu grata e piii sensibile nel mattino alio svegliarsi del giovine , per cui nelia stanza non tanto piccola in cui dormiva facevasi sentire il grato olezzo. Que- st© fenomeno diu-o di continuo per lo spazio di due me- si , alloraquando V individuo che ne formava il soggetto , venne assalito da valida febbre avente sede specialmente nel sisteraa vascolare sanguigno e biliare, ed ai primi scon- certi, alle prime morbose alterazioni , scomparve il feno- meno, ne pill mai fece mostra di se anche ricuperata la primiera salute , e visse dopo sanissinio , e del fenomeno che il giovane ansioso aspettava non rimase , dice lo SpC' ranza, che la memoria , ed il desiderio di tramandarne ai posteri la sincera descrizione^

Fenomeni consimili e sempre rarissimi furono osservati nella remota antichita, e sappiamo da Plutarco che Ales- sandro il grande spirava di se gratissimo odore , quasi che le vesti di lui fossero state profumate ; ne diversamente accadeva a Leonardo Donato Principe de' Veneziani, a Ce- sare Augusto , a Cardano , alia vivace giovane di cui par- 16 Orteschi nel Giorncde Veneto. Sappiamo altrettanto an- che di alcuni animali , ed in ispecie per le storie di Hahn di una volpe dalle cui coda esalava naturalmente odo- re di viola e mosco ; e da Stenone intorno ad un orso che raandava particolare fragranza dai peli anterior! dei piedi , e che sottoposta 1' una e I' altra parte del corpo di questi animali al coltello anatomico da Gaspare Barto- lino e da Stenone medesimo, si rilevarono licche di vasi

Neuralgia Intergostale eg. 217

sangnigni , e di glandole spirant! uguale odore. Fatti spe- cial! clie coincidorio cogli altri generali e propii ad alcu- ni hruti , non pochi de' quali, siccome iiisegtia la Zoolo- gia, emanano natiiralmente odori dal loro corpo , tanto gra- devoli clie fetenti. Cio pure avvieiie in alcimi nomini sic- come parte e detto , e massime in morbose condizioni.

A quelli che gia la scienza possiede, e che a me basta avere cosi in genere indicati, piacemi aggiugnerne uno non ha guarl descritto dall' egregio, ed amico carissimo Dott. Cav. Gamber'nii (1) di un singolare fetoie prorom- pente da tutto il corpo di un giovine infermo , il quale era vissuto sanissimo e robusto sino all' anno 1844 epoca in cui contrasse una blennoraggia, della quale guar!, e a cui di nuovo soggiacque nel 1846, duratagli per ben due anni e seguita da adenite costituzionale. Riparo a questo spedale di S. Orsola e ne esci perfettamente sano dope conveniente regime curativo.

Innamorossi poi cestui perdutamente d' una giovane per la quale cadde in si forte e tale gelosia che commise le piu strane e pericolose azioni. A tanto patire anche dell' ani- mo doveva conseguitare necessariamente pur qualche disor- dine fisico , e di fatto sul finire del giugno 1 850 apparve un' eruzione ai contorni del naso che cedette a pochi mez- zi terapeutici, ed alia quale tuttavia successe una singo- lare puzzolente esalazione , di guisa che 1' infermo veniva a noia a se ed agli altri , ed era astretto a vivere nel- 1' isolamento. E questo mal' odore era di tanta intensita e durata, che inoitre non solo rimaneva aderente a tutto che toccava , ma ne le lavande persino col cloruro di calce, ne il bucato erano sufficienti a mondarne gli usati pannilini.

Fiiialmente sul proposito dell' odore che manda la per- spirazione cutanea accennero che pochi mesi or sono il cli. nostro Prof. Belletti ebbe nelle sue sale cliniche un infer- mo di terzane, il quale mandava un puzzo si spiacevole

(1) Discorso letto il 3 aprile 1853 in una sednia della Sociela Med. Cliir. di Bologna , e stampato nel Vol. 24. pag. 5. del Bullellino.

T. vni. 28

218 Ferdinando Verardini

d' urina di gatto da tornare insopportabile agli altri mala- ti ed a chiunque gli si appressasse. Per6 si raccolse esser- gli questa nauseosa emanazione connaturale.

Di die , Voi Sapientissimi , non meraviglierete ben do- vendo certamente non ignorare come altri individui abbia- no pure naturalmente patito di fetidissime traspirazioni e di uguali siidori in piena salute; come perdeiulola cessas- se ne' medesimi un si sgradevole cutaneo prodotto ; e che non riescissero a riacquistarla perfettamente che dopo il ritorno delle consuete fetide traspirazioni , e de' consue- ti fetidi sudori.

II sapore poi de' sudori ora 6 stato riscontrato acido , specialtnente nelle puerpere ed in quegli infermi a cui sta per escire la migliare; insipido, salso , dolciastro, e del sapore del mele , e ci6 per lo pivi nei tisici ; ed e notato nelle efFemeridi dei Guriosi della natura che forse si e per questa circostanza che le mosche accorrono al sudore di questi infermi.

Quanto al colore nota Acoluzio (1) d' essergli occorso il caso di un sudore a colore giallo pallido , o di zafferano che fu la crisi d' una febbre acuta; e cosi pure Shuz (2) descrive un sudore color di zafferano che tingeva i vestiti in giallo ; verde lo osservd il PaulUni (3) ; ed il Borelli (4) descrive un giovine in cui il sudore non solo , ma ben an- co i capegli presentavano un bel color verde. Lemery (5) in una sua storia recitata all' accademia di Parigi, narra un curioso fatto di sudore azzurro che tutti i panni tin- geva in bleu. Rosso lo osserv6 Fourcroy (6) ; Hoffmann co- lor di minio , sotto le ascella ; Winder (7) fosforico.

Aristotile aveva parlato di sudore di sangue , ed un esem-

(1) Eph. nat. cur. dec. II. An. IV. oss. 69,

(2) Idem An. HI. oss. 170.

(3) Idem cent. I. oss. 38.

(4) Idem An. VIII.

(.5) Hist, sur nne sueiir bleu ec. Paris 1701.

(6) Fourcroy T. I. pag. 365.

(7) Collect. Acad. T. III. pag. 266.

Neuralgia Intercostalb eg. 219

plo eguale si legge nelle effemeridi dei Curiosi della natu- la (dec. II. An. I.° os. 179.) d' un giovine che sudava sangue; e leggesi ivi inoltre che Schilling vide ci6 stesso accadeie dopo gravi convulsioni. Un sudore rubicondo sot- to r azione del coito in un uomo , lo abbiamo pure da Ledelius , il quale sudore tingeva i panni di sua moglie. Un sudore di sangue per tacere di altri 1' osservo e lo descrisse Sedillot (1).

Piu raro assai e da pochissimi osservato e il sudor ne- ro, e per quanto mi sia dato premura di trovarne delle indicazioni, non mi h venuto fatto che d' imbattermi nel- le seguenti : Hodges descrive un sudor nero riscontrato du- rante la peste di Londr^. Aitro esempio fu riferito da Olao Borrichio (2) , dal loung , da Langelot (3) , e da Zacuto Lusitano (4).

Finalmente una descrizione di sudor nero fu letta gia in questa nostra Accademia dal Galeazzi (5) circa fa un secolo , e Voi, pochi anni or sono, udiste, dalla viva voce deir illustre nostro Medici (6) 1' elogio storico tessuto al medesinio in cui al sohto con lucido ordine di idee, con profonditi di sapere , con ricchezza d' erudizione, e con quella proprieta di lingua e forza di stile che tanto lo di- stinguono , e lo onorano tanto da raeritargli luminoso seg- gio non solo fra i piu chiari cultori delle scienze , ma an- cora fra i piii lodevoli letterati viventi d' Italia , cosi ne ragiona. « L' ultima osservazione del Galeazzi e rara : sudo- re ed orina neri. Lasciati i diversi malori che travagliava- no la vergine inferma , la nerezza apparve dapprima alle palpebre , e poco dopo nella faccia ; poscia s' estese a tut- to il corpo si che la camicia ne rimanea tinta , e mag- giormente ne' luoghi di essa corrispondenti alle regioni del

(1) Rec. period, de la Soc. de Med. de Paris T. 52. p. 96.

(2) Eph. cur. nat. dec I. An. 6. os. 10.

(3) Idem.

(4) Idem pag. III. oss. 75.

(5) Com. Bonon. V. VI. pag. 69.

<6) Memorie dell' Islituio di Bologna T. I. pag. 33.

220 Fkrdinando Verardini

corpo, nelle quail II sudore era piu copioso. Duro 10 glor- ni , e cessati gli altri fenomeni morbosi, 1' inferma parve guarita. Ma fra breve accadde, che la nerezza la quale da principio erasi manifestata nel sudore , comincio a corripa- rire tratto tratto nell' orina : e quando compariva , lo sta- to della inferma migliorava , talclie quella inaniera di se- grezlone fu creduta critica. Ed avvenne eziaiidio , che , oltre le orine, per due o tre giorni ricomparvero trasuda- menti neri sopra le palpebre e sotto gli occhi. Dopo di che gli altri malori persistevano ancora allorche il Galeaz- zi nel 1765 nella nostra Accademla comunico questa sua osservazione , meno soUecito dell' esito della nialattia di quello che di partecipare a' suo^ dotti colleghi la rarita del fenomeno che 1' accompagnava ».

Fin qui il 3Iedici ; giova per6 d' aggiungere che 1' inte- ressantissima istoria fu proseguita poscia dal Laghi il quale nel 10 febb. 1785 recitava una dissertazione latina sopra la natura di quella materia che tingeva le orine ed il su- dore della monaca; ed altra pure latina il 2 aprlle 1789 sopra r ultima malattia della stessa monaca ; e finalmente neir anno 1805 il 15 giugno leggeva all' Istituto Nazio- nale qui residente una sua dotta memoria in lingua italla- na a complmento di tutto che era riferibile alio strano e rarisslmo caso narrato dal Galeazzi. Le due prime memorie erano perdute, pero si ricuperarono pel dono fattone dal- r illustre Medici da me commendato poc' anzi , ( e sol dopo che io aveva distesa questa memoria ) le quali sono tutta- vla inedite. Qneste particolarlta le ho attinte mediante la gentilezza del ch. nostro Segretario che mi compiaccio di nominare a caglone d' onoranza.

Dopo di che tutto, spero vorrete fare buon viso oggi a me^, o Accad. ch., se do termlne a questo mio dire, sponendovi in poche e disadorne parole un fatto occorso- mi nella state ora scorsa di un sudor nero, il quale fu in- sieme con me osservato dal Sig. Dott. Manferrari Luigi , ed accettatelo , se non altro , almeno per la rarita del- 1' evento.

Un giovine bolognese , di temperamento sanguigno ner-

Neuralgia Intercostalb eg. 221

voso, molto irritabile , appartenente a ricca ed onestissima famiglia , visse senipie sano e robusto si no al siio vente- simo primo anno di vita, epoca in cui dietro coito im- pure contrasse alcune ulceri veneree delle quali gnari con la sola cnra locale, essendogli stato insegnato da un sue conoscente , d' applicare sulle iilcerazioni sfilaccia iinbevu- te in una solnzione di deuto-cloruro di niercurio. Poco dip- poi questo individuo rivolse interissimo 1' amor sue ad una graziosa e virtuosissima giovinetta che ottenne in isposa al cominciare del luglio prossimo scorso , un anno e qual- che mese dopo dalla ricuperata salute, non senza pero aver dovuto superare vari ostacoli , i quali furono motivo in esso lui d' agitazione e disturbo violentissimo di animo prima di venire in possesso della persona amata. Per cui con tutto lo slancio della passione si diede in braccio al- 1' amore alloraqnando ne pote gustare legittimamente le delizie. La mattina successiva alia prima notte in cui si era coricato coUa sua compagna , osserv6 che 1' origliere ove aveva posato il suo capo era qua e ]k tinto a mac- chie ed a linee nere , ed altrettanto pure nelle lenzuola; la camicia di lui poi conservava sul petto, e corrisponden- temente alle ascella moltissime macchie nere , e piii pro- nunciate di quelle che osservavansi negli altri menzionati pannilini.

Venni chiamato dalla famiglia per osservare il fenome- no intorno al quale correvano le piu strane spiegazioni e le piu ridicole, e cercai quant' era in me di persuadere che la rarita del caso doveva unicamente attribuirsi al su- dore separate dal giovane nella notte , e posi in calma I'ani- mo di tutti , in particolare quello dello sposo che s' allie- t6 , tranquillatosi nella convinzione di non andare incontro a pericolo d' infermita, e lo pregai caldamente a procura- re di raccogliere anche una piccola quantita del suo su- dore, che desiderava assai di sottoporlo a chimica analisi. Di ci6 per6 non fui appagato e non so dire per quale motive; forse per trascuraggine, forse per timidezza; laon- de non rimanendomi altra via che quella di tentare i pan- nilini imbrattati , assistito dalla perizia e dalla cortesia soin-

222 Ferdinando Verardini

ma del distinto chiinico-farmacista SIg. Francesco Bersani , Vi espongo il risultato delle osservazioni fatte.

Nella camicia iiidossata dal giovine, e nelle varie parti tinte in iiero sovrappostovi dell' acido espresso da un frut- to di litnone , e fatte delle confricazioni , il color nero si cambio in giallo. Esperimentato 1' acido osallico, la tinta iiera scoinpariva quasi del tutto ; e tentato il prussiato, od idrocianato di potassa , le macchie nere acquistavano un colore tendente al bleu.

Per le quali esperimentazioni si fece la congettura che il sudore dal giovine separato contenesse una sovrabbon- danza di ferro , e credettesi che coll' acido osallico si for- masse un ossalato di ferro insolubile ed incoloro; e che col prussiato di potassa , il quale dava un prodotto bleu , si desse luogo alia formazione del prussiato di ferro, od azzurro di Berlino.

Se la congettura siasl ragionevole, a Voi ch. Accad. ne lascio il giudizio , facendomi sol debito di comunicarvi che il fenomeno descrittovi del sudor nero seguito per otto gior- ni successivi, e che anche la camicia che il giovane indos- sava nel corso della giornata era tinta di nero al collo , nel petto, e piii d' ogni altro luogo in quella parte che toccava le ascella. Gradatamente and6 diminuendo , sino a che del tutto scomparve entro dell' accennatovi periodo di tempo, senza che la salute del giovane si mostrasse mini- mamente alterata sia prima dell' apparire del particolare sudore , che dopo la cessazione di lui.

Uniche prescrizioni che credetti di dovere addottare nel- I'attuale circostanza, si furono bibite rinfrescative e bagni generali in acqua tepida.

Per darvi poi intera contezza di cid che e relative al soggetto in discorso , e porvi innanzi tutte le particolarita che lo riguardano , dirovvi che due mesi dopo la cessazio- ne del meraviglioso fenomeno , questo giovine Signore fu attaccato da papule mucose agglomerate al contorno del- 1' ano, conseguenza dell' antecedente infezione venerea di cui vi tenni parola, e che assoggettato ad acconcia medi- catura , all' idrargirosi , vale a dire , ai bagni a vapore, ad

Neuralgia Intercostalb £c. 223

un* adattata dieta , scomparve del tutto la malattia , ed anche al presente il giovine e perfettamente sano , vegeto, e robusto.

Ora che si potrebbe rispondere a cui chiedesse da qua- le causa sari stato prodotto quel nero sudore ? Innanzl tutto stimerei conveniente cosa d' allontanare dall' animo del chiedente il dubbio cbe alia produzlone del fenomeno potesse avere in qualche modo contribuito un elemento idrargirico , e cio per due ragioni , la prima delle quali si e che il soggetto di nostra istoria non fu sottoposto in an- tecedenza dello avvenimento descritto a cura mercuriale , e la piccola quantita del deuto-cloruro d' idrargirio appli- cato suUe locality affette, e tanto tempo prima ^ non mi pare sia sufficiente a spiegare il fatto; secondariamente poi allontanerei quest' idea anche in grazia delle risultanze ot- tenute coi mezzi esplorativi posti in opera sopra i pannili- ni tinti in nero; dopo di che mi sentirei fors' anche in- clinato a concludere che il case straordinario potesse attri- buirsi al nervoso esaltamento in cui trovavasi 1' individuo, pel possesso della donna del suo cuore , e troverei analo- gia somma fra questo fatto, e le istorie che ci vengono narrate di istantanea perdita del colorito dei peli in grazia di gravi perturbazioni d' animo. Ed in vero raccontaci Zim- mermann (1) che Pechin riferisce la storia d' un uomo che spaventato dal naufragio sofferto poco lungi da Livorno, si fece all' improviso canuto, e tale si mantenne sino al 40 anno del viver suo; 1' amabile Osorio carcerato per sover- chio amore verso la sua amante, vide nella prima notte cangiarsi in bianchi i suol biondi capegli ; ed all' inaspet- tata notizia della morte del padre divenne subito canuta r affettnosa figlia , come abbiamo da BTarcello Donato.

Una femmina rinchiusa in questi ultimi tempi nelle car- ceri di Parigi , iniplicata nel famoso processo contro Lovel, tutta s' incanuti nella prima notte di sua detenzione , per quanto ne osserva Cassan.

(1) Esper, ia Medic. L. X. C. II.

224 Ferdinando Verardini

Se quindi questi fatti di subitanea alterazione nel colo- re dei peli sono efFetto di patemi deprimenti , come non vi e dubbio alcniio, e se non ebbero conseguenze patolo- giche, percbe non si potrebbe riteneie che il fatto del canibiato colore del sudore nel caso narrato , non potesse dipendere, come dissi, da esaltato eccitamento nervoso in grazia di passione amorosa , il quale eccita?nento avesse dato causa ad una specie d' alterazione del sangue, per cui i globuli di esso contenessero maggior quantity di ferro dell'ordinario ?

E questa supposizione acquisterebbe tanto maggior peso, qualora si riflettesse che nelP organo cute trovansi , come avverte De-Renzi (1) due ordini di glandole destinate alcune alia secrezione del sudore , altre a quella della sostanza sebacea ; le prime sparse abbondevolmente in tutto il tes- suto adiposo della cute stessa a forma di otricelli che per mezzo d' vin piccolo condotto spirale si fanno strada negli strati interni della epidermide , dalla quale trasuda all'ester- no il sudore sia per endosmosi, sia per interstizi orizzon- tali delle squame epiteliche disposte ad embrice ; le altre che non sono che ammassi lobulati di cellule adipose poste alio strato superiore della cute , che aprono i loro duttoli- ni sia presso il bulbo de' peli , sia nello strato interno del- r epidermide.

Ma non voglio piii oltre stancare la vostra pazienza , o Accad. ch., con supposizioni per tentare di spiegare un fenomeno si straordinario , e qui do fine , chiamandomi ab- bastanza pago d' avere potuto sottoporvi 1' esposizione del fatto , ritenendo che sia per se stesso abbastanza importan- te da meritare che non andasse perduto.

(1) De-Renzi Lez. di Patologia Generale anno 1866 pag. 304.

ANTONII BERTOLONII

EQ. COMMEND. MED. DOCT. MISCELLAINEA BOTANICA XVIII.

( Lecta in conventu Academiae scientiarum Instiliiti Bononiensis habito Quart. Kal. Mart, anni MDCCCLVII. )

M:

Liscellanea botanica decimaoctava vobis exhibeo, Col- legae praeclarissimi, quae more reliquorum in duas par- tes divide. Loquor in prima de Malogranato sub ani- madversione philologica, geoponica, et botanica; describe in secunda nonnullas plantarum species novas, quas in- ter est Filix pulcberrima nuperius in montibus Foro- corneliensibus detecta. Notitiae, quas babemus de Malogranato, antiquissimae sunt, cum Sacrae Litterae , quae Hber antiquior nobis sunt , pluries de illo loquantur nunc veluti de ornamento, nunc veluti de planta. Ut ornamentum repetito praescri- bitur pro tunica Summi Sacerdotis : » Deorsuin vero ad » pedes ejusdem tunicae , per circuitum , quasi mala » punica facies , ex hyacintho, et purpura, et cocco bis » tincto, mixtis in medio tintinnabulis » Exod. cap. 28. » vers. 33. » Deorsum ad pedes, mala punica ex hya- » cintbo , purpura , vermiculo , et bysso contorta » Exod. » cap. 39. vers. 22. Et tintinnabula de auro purissimo, » quae posuerunt inter malogranata in extrema parte » tunicae per gyrum » Exod. 1. c. v. 23. Tintinnabu- » lum autem aureum , et malum punicum , quibus or- » natus incedebat Pontifex, quando niinisterio fungeba- » tur » Exod. 1. c. vers. 24.

T. VIII. 29

226 Antonii Bertolonii

Lancius putavit (1) haec nialogranata, et tintinnabula nou fuisse per se vera, sed opere phrygio texta circa oram tunicae Summi Sacerdotis , scilicet malogranata ex bys- so, tintinnabula ex filis aureis; sed res ita profecto non est. Divinae Litterae , cum loquuntur de telis opere pbrygio ornatis, dicunt eas variatas opere plumario (2), quae verba in descriptioue tunicae tarn splendidae Sum- mi Sacerdotis profecto non omisissent. Quare malogra- nata erant globi fructum mali punici referentes, » qua- » si mala punica » Exod. cap. 28. vers. 33. , et de iis » agitur quoque in aliis ornamentis veluti in columnis » templi : » Et perfecit columnas , et duos ordines per » circuitum retiaculorum singulorum , ut tegerent capi- » tella, quae erant super summitatem malogranatorum : » eodem modo fecit et capitello secundo » Reg. lib. 3. » cap. 7. vers. 18. Et rursum alia capitella in summi- » tate columnarum desuper juxta mensuram columnae » contra retinacula: malogranatorum autem ducenti oi'- » dines erant in circuitu capitelli secundi » Reg. 1. c. » vers. 20. Quod autem tintinnabula essent vera, et » sonantia , eaedem Sacrae Litterae duobus locis demon- » strant: » Et vestitur ea ( ea tunica ) Aaron in officio » ministerii , ut audiatur sonitus quando ingreditur , et » egreditur Sanctuarium » Exod. cap. 28. vei's. 35. » Cir- » cumpedes, et femoralia, et humerale posuit ei (Aaro- » ni ) ; et cinxit ilium tintinnabulis aureis plurimis in » gyrum. Dare sonitum in incessu suo, auditum facere » sonitum in templo in memoriam filiis gentis suae » Ec- clesiast. cap. 45. vers. 10. 11. Praeterea vox Hebraea Pamganunim profecta a radice Pagm, quae significat frequentibus ictibus contundere, est substantivum plu- rale , quod tintinnabula inanifestat. Si autem auctori- tati inconcussae Divinarum Scripturarum auctoritatem hi- storicorum profanorum addere volumus , earn luculenter

(1) Land. La Sacra Scriltura illus'raia. Roma 1827. p. 161.

(2) Exod. cap. 26. vers, i., et Exod. cap. 36. vers. 37.

Miscellanea Botanica xviii. 227

habeimis in Flavio Josepho, qui Hierosolymae habita- bat, antequain Vespasianus Judaeam invaderet, et Titus Hierosolymain expugiiaret, ideo testis de visu, et audi- tu de caeremoniis, quae fiebant in teinplo. Is vero ita vestein Siuumi Sacerdotis describit : » Ima vestis orna- » batur bnibo effigie malorum punicorum distincto, a » quo tintinnabula aurea sic dependebant, ut medium » esset quodque mabmi punicum inter duo tintinnabula » situm , et tintinnabulum inter duo mala punica » et paulo post addit : » Pontificis tunica . . . per mala puni- » ca fulgetra referens, sicut tonitrua per tintinnabulorum » strepitum » (1). Quibus sententiam Lancii de malo- granatis, et tintinnabulis opere phrygio textis cogimur rejicere. Venio nunc ad malogranatum , quod in Sacris Litteris afFertur veluti planta. Hebraei , cum essent in deserto Sin , in Moysen , et Aaronem insurrexerunt ita eos in- crepantes : » Quare nos fecistis ascendere de Egypto , » et adduxistis in locum istum pessimum, qui seri non » potest, qui nee ficum gignit, nee vineas, nee malo- » granata? Numer. cap. 20. vers. 5., et in Deuterono- » mio cap. 8. vers. 7. 8. habetur: » Dominus autein » Deus introducet te in terram bonam . . . terram fru- » menti , hordei , et vinearum , in qua ficus , malogra- » nata , et oliveta nascuntur , » atque in utroque loco agitur de planta in genere. In Sacris Canticis vero alia loca occurrunt ad florem, et fructum malogranati allu- dentia : » Sicut fragmen mali punici , ita genae tuae. » » Cant. Gantic. cap. 4. vers. 3. Emissiones tuae para- » disus malorum punicorum » 1. c. cap. 4. vers. 13. » Descendi in bortuin nucum, ut viderem ponia con- » vallium, et inspicerem si floruisset vinea, si germi- » nassent mala punica » 1. c. cap. 6. vers. 10. » Mane

(1) Flavii Josephi Hierosolymitani Sacerdotis Opera quae extant etc. Grace, et Lat. Aureliae AUobrogtim. Excudebat Petrus de la Routre CD DC XI. lib. 3. cap. 8. p. 85. A., et p. 87. B.

228 Antonii Bertolonii

» surganius ad vineas, videamus si floruerit vinea, si » flores tVuctus parturiunt , si floruerunt mala punica » 1. c. cap. 7. vers. 12.

Hebraei, antequain terrain promissionis ingrederentur, sci- re iiequibant , si malogranatum ibi nasceretur ; quare in deserto Sin loquuti sunt de illo, veluti de plau- ta ^gypti. Re qiiidem vera vocabulum Rimmon , quo malogranatum appellabant , proficiscebatur a vocabulo Ramman yEgyptiorum, quo iEgyptii hactenus utuntur, ut habemus a Forskolio (1). Facile autem dignoscimus lioc esse nonien proprium malogranati, ita ut futile sit trahere significationem ejus a radice, quam interpretes exponunt pro alto , elato , excelluit , extulit se , ebidlit , efferbidt , decepit , fefelUt. Ego, si amplecti vellem adje- ctiva ab ilia radice desumpta , praeferrem excellens , pul- chrum , p r actio sum , prout interpretatur CI. D. Petrus Trombettus Sacrae Scripturae in Archigymnasio nostro Professor insignis, quippequae haec malogranato magis conveniant.

Sed satis de Hebraeis; nunc transeamus ad Graecos. Ho- merus poetarum antiquissimus , imo alter ex antiquiori- bus poetis Graecis , hortuni Alcinoi pulcherrimum , et deliciis plenum describens in libro septimo Odissaaeae (2) ita habet :

Alte vi crescon verdeggianti piante II pero e H melagrano.

Sed qui inter Graecos uberius de malogranato pertracta- vit , fuit Tbeopbrastus , qui in Historia sua plantarum pluries de illo meminit (3) : w Nam in ramis quidem

(1) Forskdl. Flora Egyptiaca p. LXVIf.

(2) Odissea di Omero tradotta da Ippolilo Pindemonte Veronese. Livorno Dai Torchj di Glauco Masi 1822. vol. 1. p. 170.

(3) Theophrasli Erem De Imtoria plantarum libri decern Graecc et Laline. Illustravil Bodaeus a Slapel etc. Amstelodami Apud Uenricum Laurentiuin anno 1644.

Miscellanea Botanica xviu. 229

» quae acnleum gerunt vel inter arbores fruticesqiie >; inulta reperire possis : nt pyiiim sylvestrem, malum >) puuicam » Hist. pi. lib. i. cap. 6. p. .3G8. column. 2. » )i» Tinoius, Olympusque Mysius nucem et castaneam plu-

» vimam ferunt : item vitem , malum puuicam In

» Pouto Fici multae magnaeque, et puuicae amplae opa- » citatis, habentur » Theopbr. I. c. Bodaeus in com- )) mento suo observavit: Mirandum scribere Tbeopbra- » stum , quod in Ponto Punica etiam locum vicinimi » opacans ramorum luxuiia reperiatur » Tbeopbr. lust, p. 394. column. 1.; sed cur mirandum, cum in Ponto juxta Asiam miuorem praesertim in Bithynia sit caelum mite , sub quo malogranatum et nasci , et luxuriare potest ?

Dioscorides post Theopbrastum agit de malogranato in Li- bris de Materia medica (1), sed ea tantum perstringit, quae ad morborum remedium valent. At Matthiolus in commentario suo supplevit , imo sat bonam figuram bu- jus plantae exbibuit (2).

Tertius Graecorum , de quo dicere juvat , est Aretaeus Cappadox, qui in libro decimoquarto Deipnosopbista- i-um (3) ita babet de malogranato : » Ex Punicis grana » aliis sunt dura , aliis tenella , et inolliuscula » Exhibet locum Aristopbanis in Boeotia: » Afer ex agro mihi pu- » nica, quibus granum durius est », narratque Atbe- nienses cum litigarent de finibus cum Boeotiis, Epami- nondas malogranatum eduxit, quod sub veste celave- rat , et petiit ab Atbeniensibu? , quomodo appellarent , qui responderunt poa^i, , at nos , inquit , longe ante vos

(1) Pedacii Dioscoridia Anazarbei , De Medica Materia Libri sex Joanne Hiiel- lio Suessioneufi interprele. Venedis. Dominicus Lilius Exciidebal. looO. lib. 1. cap. 127. p. 49.

(2) Dei Difcorai di M. Pieiro Andrea MatlhioH Sanesc ec. \elli set libri di Pedacio Dioscoride Atiazarbeo Delia Materia Medlcinale. 1.585. In Vcnetia Appresso Felice Yalfirisio lorn. 1. lib. 1. cap. 128. p. 245.

(3) Athenaei Neucratitis Deipnosophiflarum libri ijuindecim etc. in latinum sermonem versi a Jacobo Dalechampio Cadomensi. Lugduni. Apud .intonium De llarsy. 1583. lib. 14. p. 484.

230 Antonii Bertolonii

Sidoii diciniiis, et in finibus, de quibus disputatur, » » pliuiuiae sunt inalipuiiicae, indeque principio nomen » est indituin » 1. c. , qua re prioratuin Boeotioruni super loca controversa deuionstravit , et causam vicit I. c.

Si ab Hebraeis, ab ^gyptiis, a Graecis non multa didi- cinius de structura plautae , noviinus tamen eos , inio etiam Assyrios religiosuin ali(juid malogranato attribuis- se. Ergo ad religiones pertinebant malogranata, et tiii- tinnabula , quae Moyses praescripserat in limbo tunicae Sunimi Sacerdotis. Pertinebant ad religiones, quae Lan- cius viderat picta in scuto sacerdotis super arcain ca- daveris medicati (I). Pertinebant ad religiones restes malogranatoruiu in utraque manu bominum, qui in sup- plicationem incedebant , quos Lyardus detexit in pictu- ra palatii Nembrot apud Ninivites (2). Quare Lancius putabat flores modo tintinnabuli in pallio sacerdotis si- gnificare odorem sanctitatis in ministerio ejus, melius dicemus sonum laudum sacrarum , malogranata vero in candelabris ^gyptiorum ad emblema solis trahebat, quia et color pomi , et corona in apice , et rubor granorum erant attributiones solis , aut etiam oblatitium panem ad symbolum Divinitatis significabant (3).

Sed et Gentiles ad Divinitates suas malum punicum refe- rebant. » Fabulantur, inquit Dolaeus (4), in Heraeo » templo Eubaeae memorabile fuisse Palladis simulacrum » ex ebore et auro factum opera Polycletis, quod alte- » ra manu punicum gestabat malum ; altera sceptrum « , addiditque , » Appollonium Tyanaeum malum punicum » in honorem Palladis plantari memoriae prodidisse » 1. c. , sed » cur malum Punicum , Pausanias secretins » esse ait , quam ut aliquo sermone eloqui possit w 1. c. Veneri vero idem malum attribuebant, quia cre-

(1) Land. La Sacra Scrillura ilhistrala p. 162.

(2) Lyard. Discoveries in the ruins of Nineveh and Babylon p. 338.

(3) Land. La Sacra Scrillura illuslrata p. I6'i. , et p. 67.

(4) Dolaeus in Commenlario ad Tlieophrastum edit. cit. p. 390.

Miscellanea Botanica xviii. 231

debatur, earn in Cy|)ruin iiitrodiixisse, ut liabet Eriphus in Melibaea apud Atlienaeuni (1) :

Haec vero mala punica Qiiam generosa! in Cypro namipie Venerem Arboreni hanc sevisse fama est.

Luculentissimum insiiper documentiim possidemus de hoc nialo Veneii dicato in Patera Cospiana, quae antiquis- sima, et ab Etruscis profecta nunc pietiosum ornamen- tum est Musaei antiquitatuni in Archigymnasio nostro. In ea exsculptum est malum punicum cum fiuctibus, et coluniba in ramo sita positum juxta effigiem Veneris, quae Palladi e capite Jovis egiedienti assistit. Qui for- mam hujus paterae videre cupit , adeat Dendrologiam Aldrovandi p. 61. post mortem auctoris ab Ovidio Mon- talbano editani, adeat Musaeum Cospianum p. 313., adeat Disertationem de Patera Cospiana collegae nostri insignis Philippi Schiassii Bononiae impressam ab Annesio Nobili anno 1818. Crediderunt quoque Gentiles, malum punicum Proserpinae nocuisse ; nam cum a Plutone rapta esset , et in Erebum ducta , Jupiter Cereri concessit reditum filiae, si nihil in Erebo gustasset. Sed Mercurius ab inferis redux patefecit , tria grana niali punici comedisse :

Rapta tribus , dixit , solvit jejunia granis Punica quae lento cortice poma tegunt.

Ovid. Fast. lib. i. v. 607-608.

et idem Ovidius alibi tradidit gustasse grana septem :

jejunia virgo Soherat , et cultis dum simplex errat in hortis Puniceum curva decerpserat arhore pomum , Sumptaque pallenti septem de cortice grana Presserat ore suo.

Ovid. Metam. lib. 5. v. 53i-538.

(1) Alhenaeus in Deipnos. edil. cil. p. 64.

232 Antonu Bertolonii

Quidquid sit Proserpina contumax ab Erebo redire iion potuit.

M. Porciiis Cato Inter geoponicos latinos primus est, qui loquitur de nialogranato , et niali Puuici nomine distin- guit , et quod observatione dignum est , laudat ut re- medium ad lumbricos, et taenias : » Ad tormina, et si » alvus non cousistat, et si teniae et lumbrici molesti » erunt XXX. mala punica acerba sumito, contundito, » indito in urceum, et vini nigri austeri congios tres , » vas oblinito, post dies XXX. aperito, et utito : jeju- » nus hemiuam bibat » (1), et paulo post repetit : » Ad » dispepsiam , et stranguriam Malum Punicum , ut flo- » rebit coUigito. Ties miuas in amplioram infundito, » vini Q. I. veteris . . . addito . . . Id vinum tenias per- » purgat, et lumbricos. » 1. c. A. Cornelius Celsus po- stea extendit virtutem Mali Punici contra tenias de radici- bus ejus inquiens : » Mali Punici tenues radiculas colli- » gat, decoquat, donee tertia pars supersit, huic adji- » ciat nitri paulum , et jejunus bibat » (2). A quibus omnibus facile colligitur, usum Mali Punici contra taenias esse antiquissimum , et injuria a recentioribus sibi vin- dicatum ; quamvis liodie potiora remedia contra illas ha- beamus in Abyssinia reperta, quorum alterum sub no- mine Brayerae anthelminticae notum , alterum longe praestantius , et ibidem a Schimpero detectum , neque hactenus a botanicis denominatum, quod ab incolis vo- catur Rasenna. Extat exemplar ejus in herbario centra- li Musaei Florentini ab ipso Schimpero missum. Filius mens obtinuit folium ejus , et pauculas notas ab eo eduxit , quae ita sunt: » Folia bipinnata, foliolis obo- » vatis, basi obliquis. Petioli glandulosi. Cortex albus. » Nascitur In montibus secus flumen Fucage ad Die- » scheb ads die ratine. »

M. Terentius Varro post Catonem de Malo Punico eglt

(t) Scriplores rei rusticae edit. Pombae 1828. lorn. 1. § 1"26. p. 122. ^ cl

§ 128. p. 199. (2) Cels. De medicina edit. Palav. 1750. cap. 17. p. 227.

Miscellanea Botanica xviii. 233

monens, quod si in inserenda vite opportet earn prius incidere, ut humor superfluus decidat, id necessarium uon esse in Fico, et in Malo Punica: » Contra in fico, » et in malo Punica », et de fructihus servandis ita » docet: Punica mala et in arena jam decerpta, ac ma- » tura, et etiam imniatura, quum haerent in virga sua, » si demiserls in ollam sine fundo, eamque si conjece- » ris in terram, et obteris ramum, ne extrinsecus spi- » ritus afflet » (1). L. Junius Moderatus Columella tertius <!;eoponicorum ve- terum est, qui de malo Punico ait: » Malum punicum » a Maitio usque in Cal. Aprilis recte seritur », et do- cet, quomodo obtineri possit fructus minus acidus, vel saporis vinosi , aut dulcis , et seminibus orbatus , eun- demque in arbore relinquendum esse, donee non rum- patur (2). Denique in fine libri De cultura hortorum colorem florum , et fructuum liis versibus pulchre de- scribit :

Mox uhi sanguineis se floribus indidt arbos Punica, quae rutilo nitescit tegmine grani Tempus aris satio (3).

Denique Palladius Rutilius Mali Punici serendi tempus, et locum diligentius indicat : » Locis temperatis mense Mar- » tio, et Aprili mala punica seremus ; calidis vero et » siccis Novembri » (4), deinde fuse loquitur de fru- ctibus acidls corrigendis , de plantis citius florentibus obtinendis, de fructibus, ne disrumpantur, impedien- dis, de eisdem conservandis, de arbore supra semetipsam inserenda, de vino a fructibus obtinendo, ne dicam de reliquis (5).

(1) Scri]pt. rei rust. ed. Pombae 1828. torn. 1. cap. 41. p. 463., el p. 489. 490.

(2) Script, rei rust. ed. cil. torn. 3. p. 97. 98.

(3) Script, rei rust. I. c. p. 505. vers. 24'2-244.

(4) Script, rei rusl. edit. Pombae torn. 4. lib. 4. til. 10. p. 242. (6) Script, rei rust. I. c. p. 242-251.

T. VIII. 30

23-i Antonii Bertolonii

Post Geoponicos veniuut scriptores rerum naturaliuin , et in priinis C. Plinius Secunchis magnus ille rerum omnium collector, quae antea scripta fuerant. Is de malo Puni-

co observat : » Africa circa Cartliaiitnem Punicum

» malum cognomine sihi vindicat » (1), de qua re alii dissentiunt, ut liabemus a Bodaeo : » Malunt alii non » a Poeuis, sed a colore puniceo, quo fructus, et flos » praeditus, Punicam vocari » (2). Ego vero sententiam Plinii praeferendam esse duco , nam puniceum , non Pu- nicum dixisset hoc malum , si nomen a colore petere voluisset. Praetcrea (ful primus Mali Punici nomine usus est, fnit M. Porcius Gato, qui fuerat Quaestor in Afri- ca in primo bello Punico, et nomen plantae ab ipsa regione desunipsit. Snpervacanenm autem duco vos mo- rari de novem Mali Punici generibus a Plinio indicatis , cum lusus unius ejusdemque speciei haec sint.

Renatis post barbariem litteris Petrus Crescentius noster ante alios omnes prodiit inter Geoponicos, et in Tra- ctatu suo de agricultura cuncta, quae ab antiquis de malogranato dicta fuerant, non solum retulit, sed etiam quae utiliora ad culturam , et perfectionem fructuum ejus putavit, perspicue exliibuit (3), nulla tamen addi- ta descriptione, vel figura plantae. Hae primo habentur in Horto sanitatis Cubae, qui auctor decimo quinto se- culo floruit; at quam incomplete, quam ruditer! (i).

Decimo sexto autem seculo fuerunt botanici , commenta- tores dicti , quia Graecos , et Arabes de plantis agen- tes interpretati sunt, atque declararunt. Ruellius prae- cessit omnes , qui erudite , et fuse de malogranato per- tractavit (5) , sed figuram ejus non dedit. Mox sat bonam

(1) Plin. Hist. nat. ed. Pombae torn. 6. § 34. p. 226.

(2) Bod. in Theophr. edit. cit. p. 390. column. 2.

(3) L'lnr editione Bononiensi anni 1784. lorn. 1. lib. 6. cap. 13. p. 320.

(4) Cum primam eililionom liiijiis opeiis , (jiiae prodiil iMosniiliae anno 1485., non vidoiim , nior cdilioiic Vent'la Per Bernardinum licnalium , et Joannem de Cerelo de Tridino , alias Tacniniim ann. 1611. capit. 212.

(5) Ruellim. De natura fltrpium. Basileae in officina Frobenidna 1537. lib. 1. cap. 22. p. 239.

Miscellanea Botanica xviii. 235

dederunt Hyeronynuis Tragus (I), et Valerius Coidiis (2). Sed louguin I'oret , si reterre veiiem auctores oinues , qui a deciino sexto seculo ad nostra usque teinpora de inalograuato disseruerunt. Non sileain tamen de Bodaeo, qui priinus diligeiitissime descripsit , et nieliore figura saiicivit (3). Dixit (juoque regnuin Graiiatae in Hispaiiia quoruindani sententia nomen a inalogranato sumpsisse, quia ibi magna copia nascitur, atque hoc piobahile qui- deni est , sed veruui non est , malum granatum nomen a Gianatensi regno duxisse. Neque sileam de Ulysse Aldrovando, et de Ovidio Montalbano, qui Dendrolo- giam Aldrovandi in luccm edens, et quae Aldrovandus reliquerat longe ampiificans rem exhaurivit, ut ad mi- nima etiam, risu magis , quam fide digna, descenderet, veluti cum dixit: » Sunt etiam Vici, Villaeque Givita- » tum variarum , quibus ab bis fructibus nomen iamdu- » dum fluxit , et signanter in Comitatu Bononiensi locis » in montanis quaedam agri pars appellata est Grana- » glione , et alia in planis vocata Granarolo » (i). Nam quae dicitur Grana glione , est pars Apcnnini Bononiensis, ubi Malum granatum non reperitur, neque ibi ob rigi- dum frigus hyamale vivere potest ; quae Granarolo vo- cata, est planlties agri Bononiensis frumenti maxima ferax, et ita appellata veluti granarium Bononiensium. Aldrovando, et Montalbano addere quoque juvat Jose- phum Puteum , qui anatomen fructus , et prasertim or- ganorum genitalium malogranati primus minute, et di- ligenter perquisivit , et declaravit (5) , quo pacto novam viam ad naturae arcana de generatione, et foecundatio- ne assequenda physiologis aperuit.

(1) Tragus. De slirpium hisloria commenlarii. Argenlorali Excudebat Veende- linus Jiibelius antio 1511. lib. 3. p. 1036. 1037.

(2) Cordus. Iliatoria de planiis. Tiguri 1561. lib. 3. cap. 15. p. 182. versa.

(3) Bodaeus. In Comment. Tlicnphr. edit. cit. p. 393.

(4) rVi/ssis Aldrovatidi Dendrologiae Libri duo etc. Ovidius Montalbanus Opus summo labore collegit , Digessit , Concinnavit. Bononiac Typis Jo. Baptistae Ferronii Anno Domini 1668. p. 581.

(5) I'ulens. In Comment. Instil. Bonon. lom. 2. part. 2. p. 39.

236 Antonii Bertolonii

Demum breviter dicam, quod, cum Linnaeus summus sy- stema sexuale detexisset, et edidisset, malum granatum nomine Punicae Granad distinxit, quod nomen postea a Botanicis omnibus receptum. Non addam descriptio- nem, et synonyma praestantiora ejus, cum passim ha- beantur in Floris , et jam a me exliibita sint in Fl. Ital. vol. 5. p. 122.

Venio nunc ad partem secundam dissertationis meae, in qua describam , et figuris sancibo novas sex plantarum species, quarum duae genere quoque sunt novae. Ha- rum autem tres pertinent ad Italiam , tres aliae sunt exoticae.

Miscellanea Botanica xviii. 237

CLASS. PENTANDRIA. ORDO MONOGYNIA.

Orel. nat. Myrsinaceae Alph. De Cand.

SCLEROXYLON.

Character generis.

Calyx sexfidus, laciniis tribus internis , alternis. Corolla sexpartita, calyce brevior. Stamina sex, sita contra se- ginenta coroUae. Drupa cbaitacea, amygdala drupam im- plente.

Habitus. Arbor grandis. Folia sparsa, coriacea. Floras par- vi , fasciculati.

Observ. Quamvis planta sit hexandra, tamen ob affinitatem cum Myrsinaceis ad pentandriam transferenda. Nomen genericum a duritie ligni petitum. Willdeno\vius in En. 1. p. 249. jam instituerat genus Scleroxylon , quod postea abolitum, et species ejus ad Myrsinem translatae sunt. Igitur novum, diversumque genus Sclerox/lori hie ex- hibeo.

1. Scleroxylon edule Tab. 13. Nueve Caffris.

Arb. Habui ex Inhambane Mozambici ab Eq. Fornasinio.

Arbor ingens ex litteris Fornasinii. Caudex, et rami tera- tes , glabri , cortice cinereo , ligno albo , duro. Rami sparsi, juniores tantum puberuli, et veluti pulveracei. Folia sparsa, coriacea, mediocriter petiolata, oblongo- -obovata, alia obtusa, alia emarginata, basi angustiora, margine Integra, et subrevoluta, supra glabra, pallide viridia, subtus tomentosulo-argentina , uninei-via, venis numerosis, tenuibus, obliquis, simplicibus, parallelis. Petioli tres-quatuor lineas longi, supra canaliculati, junio- res furfuracei. Flores axillares, fasciculato-subseni , pe- dicellati , in eodem fasciculo alii cernui , vel retroflexi , alii erecti. Fasciculi prodeunt e squamis gemmaceis, parvis, subrotundis, concavis, deciduis ; saepe videntur

238 Antonii Bertolonii

extrafoliacei ob folium delapsum. Pedicelli sesqui-bilinea- res, pubesceutes,flore longiores, supeine sensim seiisimque crassiores. Flores parvi,vix ultra lineam longi. Calyx sexfi- dus, piibescens, lacinis ovatis, obtusis , rarius acutis, tribus interioribus paulo iniiioiibus , alteiiiis. Oinnes la- ciniae primo connivent in clavam, et tres externae in- cuinl)unt divisionibus interiorum , postea patent, et per- sistunt. Corolla alba, calyce paulo brevior, sexpartita, segmentis linearibus, apice subspatbulatis , et incurvis, appendicibus lateralibus nullis. Stamina sex, corolla pau- lo breviora, sita contra segmenta corollae, filainentis te- nuibus, liliforniibus, glabris. Ovarium liberum , exiguum , ovale, hirsutum villo canescente, sursum verso. Stilus crassus, longitudine ovarii, rubescens. Stigma simplex, truncatum , obtusum. Drupa tecta cortice chartaceo, te- nui, pubescente, demuni glabrato, et sicco facile sece- dente , ovalis , matura calyce quinquies , et sexies lon- gior , terminata stilo attenuato , din persistente , postea deciduo. Amygdala drupam implens , substantiae compa- ctae, dulcissima, et grate edulis, sicca rufescens, et rugulosa.

ExpUcatio tabulae 13.

Fig. a. Planta in satu naturali.

b. Calyx auctus.

c. Segmentum corollae cum filamento auctum.

d. Amygdala.

e. Amygdala sicca ad medium facile secedens.

CLASS. DIDYNAMIA.ORDO ANGIOSPERMIA.

Ord. nat. Verbenaceae R. Brown.

BauscHiA.

Character generis.

Calyx compressus, cuneiformis, superne truncatus. Corol- la bilabiata, tubo cylindraceo, aequali , labio superiore bifido , inferiore trilido. Stamina inclusa in fauce corollae.

Miscellanea Botanica xviii. 239

Capsula (licocca, valde compnssa, orl)icularis , rostella- ta. Cocci nioiiospciinii. Scnicii orhiculare , compiessuin.

Genus coUocandum post Lippiam. Dixi in honorem CI. Doniinici Brnsclii in Licaeo magno Perusino Botanices, et Matcrici nindicao, Professoris , Auctoiis operis perin- siguis, cui tituliiin fecit Institiizioni di Materia medica di Domenico Bruschi. Perugia. Presso i Socii Bartelli e Costantini. 1828.

Habitus. Caulis, et rami tctrai;;oni. Folia grandia, ovata, subintegia. Flores parvi , fasciculati in apice pedunculi, involucrati bracteis commnniljus, propriis nullis.

2. Brusciifa macrocarpa Tab. li. Gogona Caffris.

Frut. Habui ex Inhanibane Mozambici ab Eq. Fornasinio.

Caulis, ramique acute tetragoni. Rami oppositi. Folia gran- dia , tres poUices longa , duos , vel pauIo ultra lata , ovata, acuta, aut acuminata, breviter petiolata, Inte- gra, vel uno, alterove dente insculpta, pallide viridia, uninervia, venis ramosis, adscendentibus , venulis con- flucntibus. Racenii terniinalis, et laterales, opposite ra- mosi , et in ramificationibus inferioribus foliosi , foliis caulino similibus , sed minoribus , longe pedunculati, laterales axillares; ludunt simplices. Flores fasciculato- -quaterni, foscicnlis in apice pedunculi mode solitariis, modo duobus-tribus coadunatis. Bracteae fasciculum in- volucrantes quatuor, cruciatae, foliaceae, late ovatae, acutae, vel acuminatae, subinde ovato-lanceolatae, duae externae majores. Flores parvi, bracteolis propriis desti- tute Calyx monopbyllus, corolla brevier, compressus, cuneiformis, superne truncatus , et integer, ora densius bispidula. Corolla in sicco videtur crocea. Ejus tubus aequaliter cylindraceus , fauce non inflata , calyce lon- gior; linibus bilabiatus, labio superiore biiido, inferiore trifido; num laciniae sint integrae, vel dentatae in sic- co determinare non potui, licet potius integrae niibi visae sint. Stamina inclusa in fauce coroUae. Ovarium lil)erum , sessile. Stilus fdiforuiis , corolla ]>aulo brevior, nj)ice iucurvus. Stigma breve, crassiusculum , bitidum.

240 Antonii Bertolonii

Capsula lata, conipressa, orbicularis, in utroque diame- tro qiiinque-sexlinearis, rostello brevi mucronata , di- cocca , coccis valvaeformibus , connatis , parallelis , are- cendo secedentibus, unilocularibus, monospenniis , extus viridibus , scabridis , nervulisque pluribus striatis , qui superne abeurit iu raniulos reticulato-confluentes, in fa- cie interna pallenti-albidis, et rachide media, quae con- tinuatio stili, conjiuictis. Semen orbiculare, compressuin , multam partem loculi occupans. Tota planta sursum hispidulo-scabra. Caffri utuntur floribus hujiis plantae ad oryzam bullitam , quam Pulao vocant, colore croceo tingendam.

ExpUcatio tabulae 14.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Fasciculus florum corollis adhuc clausis.

c. Calyx auctus.

d. Corolla ex sicco.

e. Capsula dicocca in statu naturali.

f. Coccus ostendens semen.

g. Coccus auctus, a facie interna visus.

CLASS. DIADELPHIA. ORDO DECANDRIA.

Orel. nat. Leguminosae Juss.

3. Tephrosia icthyneca : ca\\\e striate ; foliis abrupte pinna- tis, subseptemjugis, foliolis ovato-lanceolatis , acumina- tis ; stipulis lanceolatis ; pedunculis brevibus , sulcatis ; racemis multifloris Tab. 15. Mzagabaga Caffris.

Perenn. Habui ex Inhambane Mozambici ab Eq. Forna-

SINIO.

Caulis teres, striatus, alterne, et valde ramosus, puberu- lus, plusquam ])ipedalis. Folia alterna, breviter petio- lata, abrupte piniiata, subseptemjuga, foliolis ovato-lan- ceolatis , acuminatis , vel inferioribus in pinna acutis ,

Miscellanea Botanica xviii. 241

intefierrimis , plerumque oppositis, junioiihus multo mi- noiibus, et adpresse canesceuti-villosis. Stipulae lanceo- latae, deciduae. Racemi oppositifolii, bieviter pediincu- lati, simplices, nmltiflori, pubescentes, folio subaerjiiales. Bracteae parvae , ovato-lauceolatae , aciiuiinatae. Pedun- culi sulcati. Pedicelli tenues, quiiique-sexliueares , flore paulo breviores. Calyx tubo brevi , subcampanulato , lim- bo bilabiate, labio superioie bifido , iiif'eiiore tritldo, laciniis apice lineari-subuiatis. Corolla calyce niulto lon- gior, extus pubescens. Vexilluia obloriguni, obtusum. Alae voxillo, ct carina paulo breviores. Carina obtusa , vexillo subaequalis. Stamina diadelpha. Legumen in sta- tu ovarii lineare, compressum, villosum , perfectum non vidi. Stilus glaber. Stigma exiguuni, obtusum.

Caffri utuntur iiac planta ad pultem conticiendam, quam conjiciunt in flumina, et lacus ad pisces ita necatos si- bi comparandos.

Profecto non est Tephrosia piscatoria Pers. Syn. pi. 2. p. 329. n. 26., quae differt foliolis obiongis, obtusis, stipulis subulatis.

Explicatio tabulae 15.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Flos adhuc clausus.

c. Flos evolutus, et auctus.

d. Calyx auctus.

CLASSIS CRYPTOGAMIA. Ord. nat. Filices Linn. , et fVilld.

i. AcRosTicHUM microphyllnm : fronde longe stipitata, cir- cumscriptione lanceolata, iiiferne tripinuata, superne bi- pinnata, toliolis exiguis ellipticis, rotundisve , integris, convexis, supra glabris, subtus dense villosis Tab. 16.

Ital. Acrostico rninuto.

Perenn. Habui ex rnpestribus mentis Maiiro , vel Mavore in districtu Forocorneliensi a Tassinario. Fructilicat aestate. T. vui. 31

242 Antonii Bertolonii

Rhizoma oblongum , crassnin , Joiise fibrosum , nigrum. Frondes e rliizomate plures, caespitosae, uni-quinquepol- licares , rigidae, circninscriptione lauceolatae, acumina- tae, inferne tripinnatae, superne bipinnatae. Stipes te- res, tenuis, fusee purpureus, parte frondosa bingior, vel subaequalis , adspersus ]>aleis scariosis, lanceoiato-li- nearibus , aut linearibus, valde acuniinato-attenuatis, ful- vis, deciduis, reinanente stipite scabro. Pinnae, et pin- nulae oppositae , vel alternae, praesertim superiores. Racbides more stipitis paleaceae. Foliola nnmerosa, du- riuscula, exigua, elbptica, aut rotunda, obtusa , inte- tegerrima, vel tantum juniora veluti lobulata, quia non- dum bene evoluta, convexa, supra saturate viridia, gla- bra, subtus dense tecta villo fulvo-ferrugineo. Concepta- cula exigua, gyrata, sparsa inter villos. Elegantissima Filicum Italicarum.

Repertor ejus fuit Tassinarius , qui misit sub nomine ge- nerico Acrosticlii , nullo nomine specitico.

Explicatio tabulae 16.

Fig. a. Planta in statu naturali.

b. Pinnula cum foliolis aucta, et visa a facie superiore.

c. Pinnula cum foliolis aucta , et visa a facie inferiore.

5. ScoLOPENDRiUM brcvc : pygmaeum; stipite superne undo; fronde subrotunda, oblongave, crenata, basi cordata, auriculis rotundatis , deorsum versis Tab. 17.

Ital. Scolopandria raccorciata.

Perenn. Habui plura exemplaria ejus ex insula Caprearum a Prof. GiRALDio, qui reperit in cella juxta liortum do- mi suae. Fructificat Augusto, Septembri.

Planta pygmaea. Rbizoma exiguum , saltem in individuis minoribus. Stipes tenuis , basi paleaceus , reliqua parte nudus, frondi aequalis, aut paulo longior. Frons junior tenuis, flexilis, adulta crassior, et firmior, saturate vi- ridis, ab ungue dimidio ad duos pollices longa, mi- nor cordato-subrotunda, obtusa, vel acutiuscula, major

Miscellanea Botanica xviii. 243

cordato-ovata , vel cordato-oblonga , et acuta, utraqiie niargine leviter creiiata, auriciilis baseos ut pluriniuin parum profuiide excavatis , rotuiidatis , deorsum versis. Crura veuarum a[)ic(! sirn])licia, vel hrevissime hifurca, infra niargiucm fVoudis desinentia. Nervus dorsalis nudus. Sori alii breves, ovali-oblougi , alii longiusculi, lineares; subinde desunt. Nullain bonain figuram, vel descriptionem ejus habemus. Taiiieu Ileinionitis she sterilis Lob. Adv. p. 3.59. fig. frondibus integris earn appropincjuat parvitate sua, dif- fert vero fronde superne angustata, exclusa figura fron- dibus argute serrulatis. Non contendam nieana esse spe- ciem certani, forte erit varietas singularis hactenus igno- ta Scolopendrii offic'inaruni , aut Scolopendrii Hemioniti- dis. Ulterius examinetm- in loco natali.

Explicatio tabulae 17.

Fig. a. Frons naturalis grandior.

b. Frons natvualis minor.

c. Frons naturalis minima.

(». Pteris vulcania: Fronde pinnata, pinnulis lanceolato-linea- ribus , linearibusve , margine planis , integrisque , basi leviter oblique cordatis, auriculis parvis, nullisve. Pt. longifolia Ten. Cenn. sulla Geogr. Fis. e Dot. del Regn. di Nap. p. 80.*, et FL Nap. 5. p. 307. * non Linn. Guss. Syn. 2. part. 2. p. 657. *, et En. pi. Inar. p. 398.* Schk. Crypt. Gew. p. 81. tab. 88. excL syn. Ital. Felce de' fiimaroli.

Perenn. Habui ex regno Neapolitano a Viatri ab Eq. Bor- gia, ex spiraculis vulcaniis insulae Inarimes ab Eq. Prof. Tf.norio, et ab Eq. Gussonio , et ex eadem insula alia Stujfa del Cacciuto prope Casamicciola ab Orangero, ex Sicilia a Itala ab Eq. Gussonio, et in viciniis Taurome- ni a Brunnero. Fructificat ab aestate in serum autumnum. Colitur in borto bot. Bononiensi. Rbizoina sat crassum , ramosum , repens , nigrum , dense

2 i i Antonh Bertolonii

tectum fibris lougis , ramulosis , ex apice i-amoruin fe- rens caespitem fiondiuin in orbeiii pateiitiuin. Frondes primordiales brevissiinae , circiiiatae, veluti birsutae pa- kn)b.s angiistissiniis , bneari-altciuiatis , caiiescentibus. Frondes plene evoUitae pedales-sesquipedales, macriores tantuin seiiiipedales. Sti[)es brevis , bine canabcidatus , nudiis, vel paleis raris adspersus. Pars fobacea longa, circumscriptione oblongo-lanceolata , pnuiata , pin nubs numerosis , brevissime petiolulatis , lanceolato-bnearibus, subinde Unearibns, acuniinatis, gUibris, niargine inte- gris , et planis , ora revolnta, basi leviter, et oblique cordatis, exauriculatis , aut vix auricnlatis, oppositis, vel alternis, inter se pavuin, et aequabter distantibus, disticbis, saturate viridibus, crebre venosis, venis bi- partitis, aut sinipbcibus, obbquis, parallebs. Longitudo pinnularum varia ab uno ad quatuor polbces , impari nunc prae laterabbus longissima, nunc laterabbus sub- aequab. In niacrioribus individuis pinnulae inferiores bre- ves, et latiores, imae interdum ovatae, et unguiculares. Racbis nuda, vel parce, et remote paleacea. Sorus in jMunuHs continuns sub earum margine revoluto. Indusium album, ad interiora menibranaceum. Conceptacula nu- merosa, gyrata, demum ferruginea. Sapor berbae leviter stipticus, nuUimode in ore excalfaciens. Sunt, qui babeant banc pro Pteride longifolia L.,sed ab ea evidenter differt, si compai'emus cum planta Plu- mierii, quam Linnaeus attribuit plantae suae, et quae est Filix non ramosa , longissimis , angustis , et ad basim auriculatis foliis Plum. Descr. des pi. de V Amer. p. 12. tab. 18. Loncbitis non ramosa, longissimis, angustis, et ad ba- sim auriculatis foliis Plum. Trait, des Foug. de l' A- mer. p. 52. tab. 69. Hae Plumierii figurae ostendunt frondem nostra multo grandiorem , jiiunulas semipedales, subsessiles , margine repando-nndulatas, basi exquisite cordatas , et insigniter auriculato-dilatatas. Copiose nascitur in insula S. Domin- go secus rivulos , et ideo in regione aequatoriali aquosa

Miscellanea Botanica xvni. 245

Ainerlcae. Nostra vero incolit saxa vulcania Euiopae tem- peratae.

Alii ad ostendendam Pteridem viilcaniam utuntur figura Phyllitidis raniosae Alp. Exot. p. G6. sed haec fert piunulas basi subsagittatas , longius petiolu- latas , et Alpinus dicit de ea : » Tota planta est auste- » ri gustus , et excalfacientis , quae excalfactio tarde in » lingua sentitur, tardeque resolvitur », quod in plan- ta nostra noii habetur. Haec planta Alpini hactenus ob- scura. Linnaeus in Mant. 1. p. 130. perperam retulit ad Pteridem creticarn suam. Vivianius in Annal. bot. vol.1, part. 2. p. 188. instituit ex ea novam Pteridem creti- carn a Linnaeana diversani Alpini figurae tantum innixus non plantae , quam non vidit ; ideo haec quoque est species nondum certa.

Denique

Polypodium mains acutiorib. foliis Cordubiense Barrel. Ic. nil. Bocc. Mas. di piant. p. 59. tab. 46. ab Eq. Gussonio Pteridi vulcaniae nostrae applicitum si- stit plantain in regione Boetica Hispaniae nascentem , quae fert radicem longam, horizontalem, crassitiae cala- mi scriptorii minoris, statis intervallis sursum emitten- tem frondes solitarias, praeditas pinnulis quam in nostra angustioribus , basi cuneatis , non cordatis , neque auii- culatis. Species hactenus obscura, magis Polypodium., quam Pteridem referens.

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MCERCHE

ANATOMICO-FISIOLOGICUE

SOPRA

L^A MA^O MOSTRUOSA

MEMORIA

DEL

DOTTOR CARLO SOVERINI

(Letta nella Sessione dell' 8 Maggio 1856. )

N,

lella sera delli 5 genuaio 1839, dopo 12 gioini di decubito nel letto N. 10, moriva nello Spedale Maggiore di questa cittk per acuta pneumonite complicata da con- trazioni tetaniche la bolognese Rosa Mignatti d' anni 58. Era questa di mediocre statura, simmetrica e ben confor- mata della persona, all' infuori dell' arto superiore destro, che invece della mano, presentava un moncone fornito di una sola piccola falange ungueale nel luogo del pollice. Ad onta di tale congenito difetto, questa donna fin dalla sua prima giovanezza aveva esercitato il mestiere di Cuci- trice e Stiratrice nella Sartoria da Teatri del Sig. Antonio Ghelli, servendosi, come asseriva, del moncone alia ma- niera di luia mano perfetta : dal quale mestiere unicamen- te aveva saputo trarre i mezzi alia propria esistenza. Pas- sate le 2i ore dall' accaduta morte, si procedeva all' au- topsia del cadavere, siccome e d' uso in quello Stabili- inento, tanto piu interessante nel case presente, in quanto cbe era mancata a priori la ragion sufficiente per ispiega- re le contrazioni tetaniche comparse nei due ultimi giorni

248 Carlo Soverini

della vita dell' Inferma, per le quali ne era stata ac- celerata seiiza diibbio la morte. Si aprirono le tre cavita splancniche, si dischiuse il canale rachidiano. -- Nulla di abnorine e di inorboso nella massa encefalica e nei siioi iuvolucri. -- Preso dalla cosl detta epatizzazione gri- gia il polmone destro in tutta la sua estensione ; infiam- mate e adese, mediantc robusti imbrigliamenti, le due pleure tanto iiel destro che nel sinistro torace. -- Polipi alquanto organizzati nelle destre cavita del cuore e nel tronco dell' arteria polmonare: ristringiuieuto del foro ven- tricolo-aortico e rigidezza delle sue tre valvole semiluna- ri. Norniali e saui gli appareccbi cbilopojetico, uropoje- tico e generative. Injettati finissimamente gl' involucri piu profondi dello spinale midollo, dalla nieta circa della i-egione ccrvicale fine alia seconda vertebra lonibare , sano e normale poi essendo in ogni sua parte il midollo stes- so : tale in breve ei'a lo stato dei visceri di questo cada- vere e tali ne erano le patologiche alterazioni. -- Esauri- te per tal modo le indagini anatomo-patologicbe tendeuti a scoprire la sede e causa del male che aveva fatto perire r inferma, avvisai che non affatto inutile fosse per riescire alia Scienza il ricercare 1' anatomica struttura del prefato moucone , c stabilire per questa via se poteva prestarsi fede air inferma , la quale , come dicemmo , asseriva di avere esercitato con esso il mestiere di Cucitrice e Stira- trice. Ed e appunto il risultamento di queste ricercbe , o Accademici Prestantissimi , che intendo ora di sottoporre al savio vostro c;i"dizio.

II moncone adunque [b Tav. 18. Fig. 1. e 2.) aveva una figura triangolare coll' apice troncato (c) in alto concor- reva a formare 1' articolazione radio-carpiana , e colla ba- se [d) in basso libera: la quale, nell' unirsi ai due lati, ulnare cioe (e) e radiale {/)■, si piegava un po' iuferior- mente per dar luogo a due prominenze coniche (^, A), simili ciascuna al capezzolo di una mammella, all' esterna delle quali o radiale era di piu congiunta una piccolis- sima liilange [i) fornita di proporzionata unghia. E ([uesta falange ( che altro non era che la falange ungueale del

Soi'IlA UNA Mano MOSTRUOSA 249

pollice pochissimo sviluppata ) si uiiiva alia detta proml- ucnza, noil inediante articolazione , ma si bene con uii coUetto (k) formato da sole parti molli. II moncone inol- tre presentava due supeilicie, una palmare, dorsale 1' al- tra. La palmare ( Fijr. 1. ) era in genere convessa ma pill superiormente clie interiormente , meno nei mezzo che iielle parti laterali , delle quali 1' interna o ulnare (/) aveva la figura in piccolo dell' eminenza ipotenare. La pelle poi che copriva questa superticie era callosa, al- quanto grossa e strettamente aderente alii sottoposti tes- suti. La superficie dorsale {b Fig. 2.) era parimente con- vessa pill in alto die in basso, e piu nel centro ciie nei suoi lati , ed era ricoperta da una pelle sottile, morbida, elastica e leggiermente aderente alle parti sottogiacenti. La lungliezza di qiiesto moncone, presa dalla sua faccia palmare con un filo condotto dal punto di mezzo dell' api- ce a quello della base, risultava di 55 millimetri ; quella del lato cubitale,compresa la eminenza mastoidea,era ugual- mcnte di 55 millimetri; quella infine del lato radiale , esclusa la piccola llilange iingueale e siio coUetto, non oltrepassava i 50 millimetri.

Undici pezzi ossei forinavano lo scheletro di questa mo- stniosita, dei quali sette {c , d, e , f, g, h, i Tav. 19. Fig. 3. e A. ) appartenevano principalmente alia regione del carpo ; due {k, I) erano il quarto e quinto metacarpo in istato rndimeutario ; e gli ultimi {m , n) erano le due fa- langi del pollice pure in ritardo di sviluppo. Tutte que- ste ossa, meno le due falangi, erano disposte in tie ran- ghi : il priino superiore corrispondente all' apice troncato del moncone , il secondo medio , il terzo inferiore , for- mante la base e le appeudici mastoidee del moncone me- desimo. Dal lato radiale o esterno contribuiva alia forma- zione di tutti e tre i ranglii 1' osso, die chiameremo in- nominato , (c Fig. 3.,y'Fig. 4-. ) c die aveva la figura a un dipresso della lettera /, il quale, ben considerato, al- tro non era die il risultamento della fusione di tre ossa distinte : dello scafoide cioe { 1 ) die corrispondeva al ran- go superiore, del trapezio (2) die risguardava il rango di

T. Mil. 32

i.jO Carlo Soverini

mezzo, e del rudiineiito del metacarpo del poUice (3) che stava dicontro al rango inferiore. Alia parte superiore del- i' osso inaominato foniiata dallo scafoide ( 1 ) , succedevaiio nel prinio rango il seiuilunare ( il Fig. 3. e Fig. i. ) al- ciin poco atrofizzato, e il piramldale ( e Fig. 3. d Fig. i ) .sulla ciii faccia anteriore poggiava il [)isilofme [f Fig. 3. c Fig. 4-.) sviluppato piii dell' ordinario. Nel secondo ran- go, alia parte media dell' osso inaominato formata dal trapezio (2) teneva dietro inferionnente il trapezoide (g Fig. 3. i Fig. -i. ), il quale, oltre aver presa la figiira di una zeppa, era atrofico e I'uso col rudiiuento del secondo metacarpo (4), che a Ini si unlva a gnisa del mauubrio di una pistola ; superiormente poi veniva il capitato [h Fig. 3. e 4. ) , il quale, perduta la naturale sua confor- mazione, ed avendo la testa piu larga del solito riempiva con essa il vnoto veinito in seguito dell' atrofia del tra- pezoide. Quest' osso poi piu corto dell' ordinario era fuso col rndimeuto del terzo metacarpo ( 5 Fig. 3. e 4. ). Fi- nalmeiite compiva questo secondo rango 1' osso uncinate (/ Fig. 3. g Fig. 4. ), nel quale e da notare lo scarso sviluppo del suo uncino. Al rango inferiore da ultimo, oltre i tre rudimenti metacarpiani (3, 4, .5 Fig. 3, e 4.) lusi col trapezio , trapezoide e grand' osso , appartenevano ancora i due rudimenti metacarpiani (X;, / Fig. 3., e 4.) rispondenti alle dita annlare e minimo, 1' ultimo dei qua- li era il piu sviluppato di tutti , avendo oltrepassato la meti della naturale lunghezza, sebbene nella grossezza, ad eccezione della base , non giungesse al terzo di quella che aveva il suo analogo nella mauo sinistra. L' estremita inferiore di quest' osso formava il nucleo della prominen- za mastoidea ( g- Fig. 1 . e 2. ) che abbiamo notata nel- r annrolo cubitale della base del moucone. Delle due fa- langi del poUice, che sono le ultime ossa di questo mon- cone, la prima [m Fig. 3. e 4. ), che non giungeva al- ia meta della naturale grandezza, aveva una figura conica, la cui base leggiermente concava si articolava colla faccia convessa del rudimento del metacarpo corrispettivo ( 3 Fig. 3. e 4. ) , e I' apice un po' ingrossato a mo' di piccola

SoPRA UNA MaNO MOSTRUOSA 251

testa si continuava nel Icgamento (o) di 7 in 8 millimc- tri di inngliezza, e che iiiiiva per inseiirsi alia l)ase del- la seconda falange («). Questa, conservando la naturalc figuia, non aveva conseguito die il terzo circa dello svi- luppo a lei proprio, e la sua base si continuava in una piccola appendice ossea di Ibrnia conica, per 1' inserzione deir ora noniinato legamento (o). 11 primo poi di questi due ultimi pezzi ossei formava il nucleo della prominenza mastoidea ( h Tav. 18. Fig. K e 2. ) accennata nell' angolo radiale della l)ase del moncone : il secondo f[uelIo della piccola falange ungueale ( i Fig. 1 . e 2. ) luiita alia pro- minenza medesima ; nientre il Lreve legamento (o Fig. 3. e K.) formava il nucleo molle del colietto [k Fig. 1. e 2. ).

Malgrado le anomalie notate nelle ossa del primo rango, lo scafoide , il seniilunare e il piramidale riuniti insie- me, costituivano coUa loro faccia superiore una superficie articolare un po' inclinata dall' avanti all' indietro, la qua- le, leggiermente convessa ed ellittica trasversalmente, ve- niva ricevuta in un' analoga cavita glenoidea, formata dal- r estremita inferiore del radio e dalla fibro-cartilagine trian- golare che unisce quest' osso al cubito , articolandosi cosi il moncone coll' antibraccio per quella maniera di diar- trosi chiamata dagli anatomici artrodia^ siccome accade nello state normale. Rivestite le rispettive superficie arti- colari delle solite cartilagini, lo scafoide e il seniilunare corrispondevano all' estremita del radio, mentre il pirami- dale guardava la nominata caitilagine triangolare. Diversi legamenti ed una membrana sinoviale, erano le parti an- nesse a quest' aiticolazione. Uno di siffatti legamenti, il laterale interno (/Fig. 5. d Fig. 6. Tav. 20. ), alquanto robusto ed espanso , dal processo stiloideo dell' ulna si portava al piramidale ed al pisiforme. Un altro, il latera- le esterno [i Fig. 5. /"Fig. 6. ) , si stendeva dall' apofisi stiloidea del radio alio scafoide e al trapezio insieme fusi. Un terzo, 1' anteriore (g, g', g^ Fig. 5. ), era diviso in tre fasci separati , che nascevano tutti e tre dall' estremita carpica del radio, ad una ceita distanza 1' uno dall' altro,

252 Carlo Soverini

e si portavano all' osso capitato ( fascio g ), al lunato ( fo- scio g' ), al piramidale (fascio g^). II quarto cd ultimo, il posteriore o romboidea ( e Fii;. 6. ), dall' estremita in- foriore del radio si portava obliquameute al lunato e al piramidale. In qnanto alia membrana sinoviale, rivestiva essa r una e 1' altra superficie articolare, e presentava nel suo interno pareccliie piccole duplicature , chiamate da taluni ligarnenta mucosa^ e che furono ritenute un tem- po quali glandole sinoviali.

Le ossa poi di questo stesso primo rango si articolava- no fra loro ugnalmente per artrodia come nello stato nor- male, e le parti connettenti le loro tre articolazioni non si scostavano punto dalla regola ordinaria ; una borsa nni- cosa cioe, in comune con quella delle residue articolazio- ni inferiori da descriversi, ad eccezione del pisiforme che ne aveva una propria ; due legamenti interossei , uno fra lo scafoide e il semilunare , 1' altro fra il semilunare e il piramidale ; ti'e legamenti palmari , stendentisi dall' uno air altro osso ; due dorsali alle tre prime ossa limitati.

Le tre prime ossa del primo rango si articolavano mo- bilmente , anziche con tutte e quattro , coUe sole due ultime ossa del secondo (Tav. 19. e 20. Fig. 3. 4. .5. e 6.), stante che il trapezio, come e stato detto , era fuso colic scafoide, e il tiapezoi^e, atrofico e sormontato dal capita- to , non poteva prender parte a questa articolazione. Lo sca- foide adunque e il semilunare si articolavano col capitato e coir uncinate , non per enartrosi siccome accade nella mano ben conformata, ma per artrodia, quasi piane essendo le su- perficie loro articolari. Nello stesso modo il piramidale si ar- ticolava coll' uncinato. I vincoli di queste articolazioni erano i seguenti : la borsa sinoviale delle tre prime ossa del ran- go superiore si stendeva eziandio sulle due ultime del rango medio; tre legamenti palmari (/, t , 1} Fig. 5.) che dal lunato, piramidale e pisiforme si portavano al capita- to e uncinato, oltre al fascio g (Fig. 5. ) del legamento anteriore , che sul capitato stesso si inseriva ; finalmente quattro legamenti dorsali {^i , k , Z, m Fig. 6. ), che dalle tre prime ossa del rango superiore alle due ultime del medio si recavano.

Soi'IlA UNA Mano mostruosa 253

Due legamenti palniari [k, k^ Fig. 5. ) e tre doisali (h , h, h Fi^. 6.), sconeuti pressoclie trasversalinente dal- 1' imo all' altro osso, oltie la boisa sinoviale in comune colle ora descritte articolazioni , servivano per le tre ar- trodie risultaiiti dall' unioiie delle ossa del rangd medio.

Nel terzo rango delle ossa del moncone, forinato dai cinque metacarpi in istato piu o meno rudiinentario, sic- come i tre primi erano fusi rispcttivamente col trapezio, trapezoide e capitato, cosi il quarto e il quinto soltanto si articolavano e coll' unciuato e fra loro per artrodia. I rapporti di ([ueste tre articolazioni erano mantenuti : l.^da un prolungamento della borsa sinoviale spettaute alle os- sa dei due ranglii superiori ; 2.° da due legamenti carpo- -metacarpiani palmari { m, m^ Fig. 5. ), e da altri due dorsali ( /z, n Fig. 6. ); 3.° da un legamento laterale (A Fig. .5. q Fig. 6. ), die dal pisiforme si recava al rudimen- to del metacarpo del quinto dito. Tutti e cinque i ru- dinienti mctacarpiani poi erano uniti fra loro mediante quattro legamenti palmari ( o^ n, n, n Fig. 5. ) ed al- trettanti dorsali [o, o, o^/jFig. 6.), che trasversalmen- te passavano dall' uno all' altro, non che da alcune libre interossee, limitate pero ai soli quattro ultimi rudimenti. Infine , delle due falangi del poUice , la prima colla sua base, mediante una borsa sinoviale ed un solo lega- mento capsulare {/? Fig. 5. r Fig. 6. ), si articolava per artrodia col rudimento del primo metacarpo ; e col suo apice si xmiva alia seconda mediante un semplice legamen- to rotondo [q Fig. 5. s Fig. 6. ), lungo 7 in 8 millime- tri , che continuava 1' asse di entrambe.

I muscoli , die piu direttamente operavano i movimen- ti di questo moncone, o di tutto intero o delle sue parti, erano quelli dell' antibraccio, e alcuni altri situati nella palma del moncone medesimo. Prima pero di esaminarli , ci e d' uopo notare alcune cose lisguardanti 1' aponeurosi palmare. Questa forte aponeurosi adunque (/Fig. 7. Tav. 21 .) ricopriva la maggior parte della palma del moncone, ed aveva una figura irregolarinente triangolare , 1' apice della quale corrispondeva all' estremita inferiore dell' antibraccio,

254 Carlo Soverini

e si continnava col tendine (2) del muscolo palmar gra- cile (c). Appena 1' aponeurosi palmare aveva superato il legameiito aiiulare proprio del carpo , sul quale scorreva , si biforcava al lato radiale , dando luogo ad uii' apertm'a piuttosto ainpia, di figiira ovale, pel passaggio del tendi- ne del flessor lungo proprio del poUice ( clie quivi era molto sviluppato ) ravvolto nella sua capsula sinoviale. In- di la porzione estenia o radiale assai piccola, restriiigen- dosi sempre piu mano mano che discendeva e ridotta qua- si ad un filamento, s' impiantava al lato esterno (6) della prima falange del pollice poco sviluppata; 1' altra porzio- ne invece assai piii ampia discendeiido s' allargava a mo- do da formare un' estesa base, la quale s' inseriva 1." al lato interno (7) della prima falange del pollice ora ac- cennata; 2." all' apice dei tre rudimenti metacarpiani (8, 9 , 10) corrispondenti all' indice , medio e anulare , dove mescolava e continuava le sue fibre con quelle dei tre primi tendini dell' estensor comune ( d , d Fig. 8. ) che agli an- zidetti rudimenti si recavano ; 3.° infine al lato esterno (11 Fig. 7. ) del radiinento metacarpiano del mignolo piu degli altri sviluppato. Lateralmente 1' aponeurosi palmare si continuava con altra aponeurosi sottilissima , che si por- tava fino al dorso del moncone, ricoprendo al lato cubi- tale i muscoletti della piccola eminenza ipotenare, e ri- cevendo ancora in questo medesimo lato ( piu in alto pero del consueto ) 1' inserzione del muscolo palmare cutaneo (/w), che scorreva obliquamente dall' interno all' e- sterno e dall' alto al basso, e si mostrava sviluppato piu deir ordinario.

Queste cose premesse, veniamo all' esame dei muscoli incominciando da quelli dell' antibraccio. Dei venti muscoli proprii di questa regione otto si allontanavano dalla regola ordinaria e questi erano : il radiale anteriore , il flessor super- ficiale e profondo delle dita, fusi in un muscolo e tendine so- lo, 1' estensor comune delle' dita, V estensor proprio del migno- lo , r indicatore ^ V ahduttor lungo del pollice ■, e il radiale po- steriore lungo; i quali, per la mancanza totale delle dodici falangi delle ultima quattro dita, e per la condizione piii

SOPRA UNA Mano mostruosa 255

o nieno riulimentaria dei cinque metacarpi non clie clelle due falaiigi del pollice , non avevano potuto inserire i lo- 10 tendiui inferiori nei soliti luoglii. E percio il Radiale anteriore ( h Fig. 7. Tav. 21. ) impiantava il suo tendi- ne (1) uella parte media dell' osso da iioi detto innomi- nato ^ la quale era forniata dal trapczio (2 Fig. 3. Tav. 19.); la Massa muscolare risultante dal la fusione dei due Mu- scoli flessori comuni delle dita ( e Fig. 7. Tav. 21. ) inseri- va il suo largo e robusto tendine nella faccia anteriore dei rudinienti metacarpiani spettanti alle tre dita di mez- zo ( i, 5, A Fig. 3. Tav. 19 ) ; 1' Estensor comune delle di- ta ( d^ <^/ Fig. 8. Tav. 21. ) intiggeva i cinque tendiui nei quaii si divideva (2, 2, 2, 2, 2) nella faccia posteriore dei quattro ultimi rudimenti metacarpiani (4, 5, /, A Fig. -i. Tav. 19. ), dandone due a quello del mignolo; V Esten- sor propria del ?iiignolo, e 1' Indicatore ( e, / Fig. 8. Tav. 2 1. ) attaccavauo il rispettivo loro tendine nella faccia pur posteriore, questo del secondo, quello del quinto rudi- mento metacarpiano {i^k Fig. 4. Tav. 19. ); I' Ahduttor limgo del pollice (ZtFig. 8. Tav. 21.) aderiva col suo ten- dine inferiore (5) al lato esterno della base della prima tklange di questo dito iniperfettamente sviluppato ; final- mente il Radiale posteriore lungo ( h Fig. 9. ) , immedesi- mata la parte inferiore del proprio tendine ( 1 ) con quel- la del radiale posteriore corto ( l*),andava ad appiccarne la estremita alia faccia posteriore del terzo rudimento me- tacarpiano fuso coir osso capitato.

I muscoli poi della palma del moncone erano otto : quattro dei quali, situati al lato cubitale della medesima, costituivano la gia notata piccola eminenza ipotenare ( / Fig. 1. ): e questi , oltre il palmar cutaneo di sopra de- scritto, erano 1' ahduttore , il corto flessore e 1' opponente del mignolo {n, p, q Fig. 7. Tav. 21 ). I quali tre ultimi mu- scoli, assai piu brevi dell' ordinario, nascevano dai consueti luoghi, ma finivano coi loro tendinetti 1' un piesso 1' altro al- ia meti circa del lato interno e dell' anterior faccia del quin- to rudimento metacarpiano piu degli altri svilup])ato. Gli al- tri ([uattro situati nei mezzo della palma del moncone (Fig. 9.

256 Carlo Soveri

NI

Tav. 22. ) erano i loinbricali , i quali, mediante un solo tendine ( x Fig. 7. Tav. 21. ), nascevano dalla meta circa deir aiitibraccio, e precisainente dall' aponeurosi che co- piivii r oiigiiie radiale dei due flessoii insiemc anialga- niati : poscia, riuniti insieme, discendevano o])liquaineiite verso r ulna (/Fig. 7.) per passare sotto il legamento anuUuo proprio del carpo e guadagnare cosi la palrna del moncoiio ( Fig. 9. Tav. 22. ), dove si distinguevano i loro quattro piccoli veiitri ; due dei quali biforcati s' inseriva- no in ambi i lati del secondo e terzo rudimento del me- tacarpo , e gli altri due s' attaccavano al solo lato radia- le , tauto del quarto che del quinto rudimento del nieta- carpo medesimo.

Fin qui dei muscoli ; ora delle arterie. Le arterie del nioncone , siccome quelle della mano ben conformata pro- venivano dalla radiale e dall' ulnare. La radiale (a Fig. 9. Tav. 22. ) , giunta in prossimita dell' apotisi stiloidea del radio si divideva in ramo palmare [e) e in ramo dor- sale {d). II ramo palmare (e) discendeva nella palma del moncone sotto 1' aponeurosi palmare , e , dati dei ramet- ti [m, r) al legamento anulare proprio del carpo, si anastomizzava con un ramo (/) della cubitale per compiere r arco palmare siiperjiciale (/). II ramo dorsale (d) pas- sando sotto i tendini dell' abduttor lungo, e degli estensori del poUice, si portava sid dorso del moncone (/"Fig. 11.), dove sotto r unico tendine dei due radiali posteriori si divideva in parecchi rami superficiali ed in un ramo pro- fondo. Dei superficiali, due (i, h Fig. 11 ) camminavano lungo il lato esterno e interno della prima falange del pollice, distribuendosi tanto alia faccia anteriore che alia posteriore della medesima; un altro (g) si portava sulla fac- cia dorsale del moncone e anastomizzavasi con rami del- r interossea e col ramo dorsale della cubitale, formandosi percio 1' areata e rete arteriosa dorsale [c). Fra i rami, che partivano dall' areata e rete dorsale, e che si distri- buivano sul dorso del moncone, tre specialmente erano degni di rimarco (/, wz , n) , dacclie perforando essi gl' in- terstizi degli ultimi quattro rudimenti metacarpiani, pas-

SOPUA UNA Mano mostruosa 257

savano nella palina del moncone (7, 8, 9 Fig. 10.) ove si auastoinizzavaiio coi rami ( i , .5 , 6 ) dell' areata palma- re profonda. II ramo profondo della radiale dorsale ( k Fig. 11.) passava fra la parte media dell' osso iniiomina- to ( formata dal trapezio ) e il trapczoide , c per questa via guadagiiava la rcgioiie piii profonda della palma del mon- cone { d^ Fig. 10.); (juivi , dopo aver dato il ramo (/), staccava da se un ramo (e'), che si partiva in due (y, g) i quali correvano lungo i lati del pollice rudimentario, per finire al polpastrello del medesimo, dove si anasto- mizzavano fra loro. Indi il ramo profondo della radiale si anastomizzava col ramo pure profondo (1) della cuhitaie e con un ramo {x) dell' interossea in modo da formare r arco palmare profondo o radiale (2), situate sotto il largo e robusto tendine dei flessori comuni delle dita in- sieme fusi. Da quest' arco partivano tre rami (4, 5, 6 ), i quali si anastoniizzavano coi rami (7, 8, 9) provenien- ti dalla *!rete e arco dorsale.

\J Arleria ciihitale, somministrata poco dopo la sua en- gine la ricorrente cuhitale , forniva tosto dalla sua faccia posteriore 1' arteria interossea ^ die immediatamente si di- videva in due , anteriore e posteriore. L' interossea an- teriore ( k Fig. 10. Tav. 22. ) discendeva sulla faccia an- teriore del legamento interosseo, e giiuita al terzo inferio- re deir antibraccio si divideva essa pure in ramo anterio- re {m) e posteriore {n)\ 1' anteriore (w), passando sotto il muscolo pronatore quadrate, compariva nella faccia pal- mare del moncone per anastemizzarsi in [x) coll' arco pal- mare profondo (2); il posteriore («.) traversava il lega- mento interosseo, e anastomizzatosi in a' (Fig. 11.) col- r interossea posteriore [b] diriggeva i suoi rami sul dorse del moncone per anastemizzarli con quelli dell' ulnare e radiale [d , d^ ) e concorrere cosi alia fermazione dell' ar- co e rete dorsale (e). L' arteria cuhitale (/Fig. 10), for- nita r interossea, discendeva lino all' estremita inferiere dell' antibraccio, ove si divideva in ramo dorsale e in ra- mo palmare. II dorsale ( c Fig. 11- ) passando sotto il tendine del cubitale anteriore discendeva sul dorse del T. VIII. 33

258 Carlo Soverini

moncone per concorrere a formate 1' aico e rete dorsale del inedesimo (e Fig. II. ). 11 palmare discendeva nella palina del inoucone stesso per suddividersi in raino super- ticiale e in ramo profondo ( s, 1 Fig. 10 ). II siiperficia- le {z) maggiore di calibro si piegava sotto I' aponeurosi palmare davanti ai muscoli lombricali , per formare 1' arco palmare superficiale o culntale (yFig. 9 ), anastomizzando- si col ramo palmare (e) dell' arteria radiale. Dalla conca- vita di quest' arco partivano dei piccoli rametti per il le- gamento auulare e per i muscoli lombricali. Dalla conves- sita si staccavano ({uattro rami [n, o, p, q Fig. 9.), ciascun dei quali si divideva in due, die discendevano lino alia base del moncone dove finivano. Fra questi il ramo />, e il ramo q si anastoinizzavano ( ciascuno con uno dei suoi sottorami ) colle diramazioiii dell' arteria t^ pro- veniente dall' arco pabnare profondo, mettendo in questo modo in comunicazione i due archi palmari fra loro. II ramo profondo della cubitale palmare (1 Fig. 10.), infossa- tosi dietro 1' origine dell' opponente del mignolo, correva trasversabnente la regione profonda della palma del mon- cone per contribuire alia formazione dell' arco palmare profondo (2).

Non posso infine passare sotto silenzio alcune particola- rita risguardanti il modo di terminazione dei principali nervi , che dal mediano e cubitale provenendo , si distri- buivano sulla palma del moncone.

II nervo mediano ( 1 Fig. 9.Tav. 22.) in prossimita dell' ar- ticolazione radio-carpiana si divideva in due brancbe, ra- diale e cubitale (2, 3 ). Dalla branca radiale (2) partiva- no due rami (12, 13), 1' esterno dei quali (12), scorrendo il lato radiale del pollice rudimentai'io , finiva alia sua ul- tima falange : 1' interno (13), dopo un certo cammino, si partiva in due (li, 15), 1' uno (li) andava pel lato cubitale del pollice e finiva alia sua prima falange , 1' al- tro (15) seguendo il lato radialp del secondo rudimento metacarpiano , arrivava fino alia base del moncone per ri- volgersi sul suo dorso, e anastomizzai'si con un ramo di questa regione formando cosi un' ansa nervosa (16) nella

SOPRA UNA MaNO MOSTRUOSA 259

base del moncone medesiino. La branca cubit ale (3) del mediano appeiia iiata si f'eiideva in due tronclii (17, 18), dai quali dcrivavano cjuattro rami ( 19, 20, 21, 22 ), due da ciascun tronco. Questi disceudendo scorrevano liingo il lato ulnare ( ramo 19) del secoiido, radiale ( raino 20) e ulnare ( ramo 21 ) del terzo , radiale (ramo 22) del quar- to rudimento metacarpiano : e arrivati alia base del mon- cone si piegavano essi pure sul suo dorso , ove si anasto- mizzavano con altrettanti rami , dando luogo cost ad al- tre quattro anse nervosa ( 23 , 2i , 25 , 26 ) nella base del moncone stesso.

II nervo cubitale ( -i Fig. 9 ) si divideva al solito luogo in branca dorsale (5) e in branca palmare (G). La bran- ca palmare ( (i ) giunta in prossimita dell' articolazione ra- dio-carpiana si divideva in due rami , profondo ( 7 ) e su- pcrficiale (8). Quest' ultimo poco dopo la sua origine si scioglieva in tre filamenti (9, 10, 1 1 ). II primo di que- sti tre filamenti ( 9 ) discendendo si anastomizzava col ra- mo (22) provenieiite dal mediano. II secondo filamento (10) si suddivideva in due (27, 28), 1' uno (27) scorreva per il lato cubitale del quarto rudimento metacarpiauo, e arri- vato alia base del moncone si piegava sul suo dorso per anastomizzai'si con altro ramo di questa regione, formando COS! la sesta ansa nervosa (29) della base del piii volte nomi- nato moncone: 1' altro (28), camminando lungo il lato radiale del cpiinto rudimento metacarpiano , giungeva fino al suo apice dando dei rametti palmari e dorsali a quest' osso. II terzo filamento (11) da ultimo, dati alcuni piccoli ra- mi ai muscoli dell' eminenza ipotenare, si teneva al lato cubitale dell' ora nominate quinto rudimento, e dando es- so pure dei ramuscelli alle due faccie di quest' osso, giun- geva air apice del medesimo, dove finiva.

La ora esposta descrizione anatomica porge per awen- tura occasione a diverse considerazioni , all' intendimento di spiegare il modo con cui ba potuto effettuarsi una mo- struosita cosi fatta, cbe secondo il Geoffroy Saint-Hilaire apparterrebbe al genere degli Emimeli. lo non intendo di estendermi nelle diverse teorie messe innanzi per 1' inter-

2 GO Carlo Soverini

pretazione di cotali coiigenite auonialie. Notcio soltauto clie , dalUi contemplazioiie di qiianto e veiiuto scoprendo r anatomia, spontanee nacquero nella mia mente le se- jiuonti litlessioni. Nel descritto moiicone sono parecchio aiicliilosi per i'usiono congenita con atrofia e difetto totale di parti; nientre il sistema arterioso c nervoso , sia per la distrihiizione clie [)el nuinero dei rami , presentano quella nornialc integrita die alluderebbe ad un regolare svilnppo, e ad nna condizione organica evolutiva pure re- golare. Questo fatto verrebbe in contrario alle dottrine di (juelli cho credono , che la causa delle alterazioni organi- clie priniordiali dipenda , nelle parti in cui risiedono, da corrispondenti alterazioni delle arterie e dei nervi. E per altro verso, la forma tutt' aflfatto particolare della mostruosita, anche considerata nelle sue parti costituenti, escluderebbe, per quanto sembra, 1' opinione che un ta- le vizio di conformazione si potesse riferire al cosi detto arresto o ritardamento di svilnppo.

E pero inclinerei a ritenere die questa alterazione in- teramente locale in una donna d' altronde, come dicem- mo, simmetrica e ben conforinata, appartenente ad una famiglia che non ofFriva sospetto da cio, non trovi ragio- ue di sua effettuazione nell' individuo, e percio costringa la mente a ricercarla altrove. Quindi, considerate che le circostanze della gravidanza e del parto , pel quale venne alia luce la Mignatti, ricercate da me con tutta diligenza escludono ogrii dubbio di niorbosa influenza sulla enuiicia- ta alterazione : considerato che la forma della mostruositi di primo tratto ricorda il risultamento delle perdite e le- sioni da causa meccanica ( motivo per cni 1' abbiaino di- stinta col nome di moncone ) , e che 1' assettamento del- le sue parti interne anziche contraddirvi concorrerebbe ad appoggiare una tale opinione: considerato che la immobi- lita. e la pressione delle superficie articolari sono dopo la nascita una causa validissiina di anchilosi e di atrofia a segno tale che veggonsi talvolta scomparire perfino quat- tro o cinque corpi vertebrali senza che verun vestigio di essi rimanga : considerato dissi tutto cid , crederei non del

SopRA UNA Mano mostruosa 261

tutto iiiverosimile il riteneie che da causa estrinseca, niec- caiiica, e probahilineute da pressione, dipenduta sia la congenita oiganica aUcraziouc da nie descritta.

Ma coinunque sia di tpiesta generica opinione, che co- me scniplice ipotesi viene da uie annunziata, flitto e che dalla suesposta narrazione cliiaraniente si rileva, come na- tura con provvidenza innarrivabile abbia disposte le parti costitiienti questo moncone a modo da renderlo atto, piii di quollo che esterioimente appariva, al disimpegno de- gli iillizi pioprii di una mano ben conformata. La qual cosa rifulge specialmente e nel modo uniforme e semplice con cui si articolano le sue ossa, e nella nuova inserzione presa dai teudini appartenenti a non pochi dei ixiuscoli de- stinati ad eseguiine i movimenti. Ed e appunto da queste due circostanze principalmente che emerge verosimile 1' asserto dell' infenna, di servirsi cioe di questa parte mostruosa alia maniera di una mano perfetta, esercitando con essa il mestiere di cucitrice e stiratrice. E tanto piu verosimi- le diventa tale asserto, se si richiamino alia memoria i prodigi operati in simili casi dall' abitudine, dalla diutur- nita dell' esercizio massime se motivata e stimolata quoti- dianamente dall' urgente bisogno anzi dall' istinto della propria conservazione. A contoito di clie potrei addurre non pochi luminosi esempi che si trovano registrati negli annali della Scicnza , se le cose fin qui dette non fossero gia sufficienti a far conoscere per la via positiva e sicura deir anatomia , per 1' una parte che il moncone , di cui fin' era ci siamo occupati poteva fiiio a un certo segno supplire agli usi della mano ben conformata ( il che mi era proposto d' indagare ) , e per 1' altra , che la natura sorprendente e misteriosa ancora nei suoi errori , se pure errori della natura si poinio chiamare le organiche ano- malie , e per il medico filosofo subbietto di utilissimo stu- dio e di grandissinia anniiirazione. ~ » Inest, lascio scrit- to r iminortale Morgagni, si modo res pcnitus introspice- » re nitamur, ut in sunimorum ingeniorum, ita in naturae » ipsius erroribus semper quiddam , quod discamus, quo » proficianuis, quod admirciiuu' ».

SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE

■-^*«g>»*^

TAVOL\ 18.

Figiira I.

Moncone , che tien liiogo dclla mano destra , iinilo alia poizione infcriore M- 1' aniibraccio , vcdiilo dalla faccia antciiore o palmare.

a, faccia anlciioie della porzionc infcriore doll' aniibraccio.

b, faccia anleriore o palmare

c , apice troncato

d, base libera \ del moncone.

e , lato ulnare o interne

f, lato radiale o esterno

g, proraincnza conica ulnare o interna corrispondente al dilo mignolo. h, proniinenza conica radiale o esterna corrispondente al pollice.

t^ falange ungneale.

k, colletto che nnisce la falange ungneale alia prominenza conica radiale. L, convessita interna o ulnare avcnte la fignra in piccolo dell' eminenza ipo- tenare.

Figtira II.

Moncone, clic tien luogo della mano destra, unite alia porzione dell' antibrac- cio , veduto dalla faccia posteriore o dorsale.

a, faccia posteriore della porzione infcriore dell' aniibraccio.

b , faccia posteriore o dorsale

c, apice troncato

d, base libera \ del moncone.

e, lato ulnare o interne

f, lalo radiale o esterno

g, prominenza conica ulnare o interna corrispondente al dito mignolo. i^, prominenza conica radiale o esterna corrispondente al pollice. t

falange ungneale.

k, colletto die unisce la falange ungneale alia prominenza conica radiale.

TAVOLA. 19.

Figura III.

Ossa del Moncone colla porzione infcriore di qnelle dell' aniibraccio nci na-

turali loro rapporii , vedute dalla faccia anteriore o palmare. a, porzione infcriore del radio.

SOPRA UNA MaNO MOSTRUOSA 263

b, porzionc inferinre deli' ulna.

c, osso «Hriom(«(j/o, lisiilianif dalla fusione dcllo scafoide ( 1 ) , trapezio (2),

c rndinienlo del priiiio iiielacarpo (3). 1 , scafoide o parte siipcrioie dell' osso innominalo (c).

d, semiliiiiare.

e , piramidale.

f, pisiroime , ossia osso fuori di rango , ehe in qiiesto caso i sviluppaio piQ

dcir oidinario.

2, trapezio, o parte media dcir osso innominalo (c).

g, irapczoide, clic , ollre aver a'ssnnta la figiira di una zeppa^ S fiiso coi

rndiiuento del sccondo melacarpo (4). h , capitato o grand' osso fiiso col rtidimento del terzo metacarpo ( 5 ). i, iincinatn.

3, riidiinenlo del primo metacarpo o parte inferiore dell' osso innominaio (c).

4, nidiiiicnio del secondo melacarpo, fiiso col trapczoide {g).

5, riidiinento del lerzo metacarpo. fiiso col capitato (/»). Ic , nidijncnto del (jiiarto metacarpo.

/, qiiinto metacarpo iniperfettamente sviluppato. m, prima talange del pollice. n, seconda falange del pollice.

0, Icgamcnto die imiscc le due falangi del pollice fra loro.

Figura IV.

Ossa del Moncone colla porzione inferiore di quelle dell' anlibraccio nei natu- rali loro rapporii vediile dalla faccia posteriore o dorsale.

a , porzione inferiore dell' ulna.

b, porzione inferiore del radio.

c , pi>il'orme ossia osso fuori di rango.

d, piramidale.

e, scmihmare.

1, scafoide o parte snperiore dell' osso innominalo (f).

f, osso innominalo risiillante dalla fiisione dello scafoide (1 ), del trapezio (2),

e del rudimento del primo melacarpo ( 3 ).

g, uneinato.

h^ ca|)iiato o grand' osso fnso col rndinienlo del terzo metacarpo (5).

1, trapczoide, die, ollre aver assunia la ligiira di una zeppa , i fuso col

rndinienlo del second© melacarpo (4).

2, trapezio o parte media dell' osso innominalo (f).

k, metacarpo del qiiinio dito iniperfettamente sviluppato.

/, rndinienlo del quarto metacarpo.

5, rudimento del terzo metacarpo, fnso coll' osso capitato (A).

4, rudimento del secondo metacarpo _, fuso col trapczoide (i).

3, rndinienlo del primo melacarpo, o parte inferiore dell' osso innomina-

lo {f). m , prima falange del pollice. n, seconda falange del pollice. 0, legamento clie nnisce fra loro le due falangi del pollice.

'264- Caiu.o So\eiuni

TAVOLA 20.

Fig lira V.

Arlicoluziuni del Moncoiic, e della porziono infciioie di'lP antibraccio con i rispellivi Icganieiiti , vediite dalla faccia anlcriore o palinaie. , porzioiie infciiore del radio. a , porzioiK' irifiMiore dclT ulna.

f,c , porzione infcriore della menibrana o sctlo longitiidinale interosseo dcil' an- (ibraccio.

d , leganienlo sacriformc dclP arlirolazionc radio-cubilale infcriore.

e, fibi'o-carlilagine intcrarlicolarc delT arlicolazione radio-carpiana.

f, leganienlo la(cralc intcrno, che dal processo stiloidco dcir ulna va al pi-

raiiiidale cd al pisif(Mnic.

51 _, j', g'-. Ire I'asci legaincnlosi separali , clie sono V analogo del Icgainenlo anlcriore dello stato nornialc. Le libic di qucsli ire fasci nascono tutte dalla faccia anlcriore dclT cslrcmilii infcriore del radio, e vaiiuo ad im- pianlarsi: quelle del fascio g al grand' osso, quelle del fascio g* al lunato , quelle del fascio g^ al piraniidale.

h, leganienlo die dal pisifornie si porta al quinto mclacarpo iniperfetlamente sviliippalo.

i, leganienlo lalerale esterno, che dall' apofisi stiloidea del radio va alia par- te siiperiore ( scafoide ) e media (trapezio) dell' osso innominalo (c Fig. 3. f Fig. 4. Tav. 19. ).

A-^ A-', due leganienli palinari dclle ossa del secondo rango : il primo (A-) dal- la parte media ( forniala dal trapezio ) dell' osso innominato passando sopra al trapezoide va a finire sul capilalo ; il secondo (A') dal capita- te va air uncinato.

1,1', /'-, tie Icgamenti die dalle tre ullime ossa del primo rango passano al- le due ullime del secondo. II primo (/) dal lunato va al capilato e un- cinato ; il secondo (i') parte dal piraniidale, passa sopra 1' uncinato ciii aderisce colle fibre pii'i profonde,e va a linire al capilato ;il lerzo (l'^) dal pisifornie va all' uncinato.

m, m*, due leganienti carpo-metacarpiani palmari, che dall' uncinato vanno al quarto c qiiinio rudiinento metacarpiano , i soli die non siano fnsi colle ossa del carpo.

n, n^ n, 0, quattro Icgamenti metacarpiani palmari.

p, leganienlo capsulare nielacarpo-falangeo del pollice.

q, leganienlo rotondo die uniscc le due falangi del pollice fra loro.

r, legamento che unisce il pisiforme al piramidale.

Fignra VI.

Articolazioni del Moncone e della porzione inferiore dell' antibraccio coi ri- spellivi Icgamenti , vedule dalla faccia posleriore 0 dorsalc.

a , porzione inferiore della menibrana 0 setlo longitiidinale interosseo dell' an- tibraccio.

6, legamento sacciforme dell' arlicolazione radio-cubilale infcriore.

c , libro-cartilagine intcrarlicolarc dell' arlicolazione radio-carpiana.

SoPllA UNA Mano MOSTRUOSA 265

d , Icgaiiicnin laterale iiilerno.

e, Ic'gaineiitu posicriurn di'll' arlicolazionc radio-carpiana ^ che dull' estremila

iiireriui'u del radio si porta al liiiialo c al piramidale.

f, IcgaiUL'iUo latcrale csleiiio.

g, uno dci Icgaincnti dorsali delle ossa del primo rango , qiicllo die dallo

scafoidc va al Iiinalo. h, h, li, legaiiienti dorsali dellc os.<a del secondo rango ^ dei <|iiali iino va

dall' iiiii'iiialo al capilato: allro va da iiiiest' osso al liape/.oide : il teizo

dal liapczoide va alia parte media dell' osso jnnomiHa/o ( 2 Fig. 4.1"av. 19)

foi'iiiala dal trapc/io. i, k, I, m, quatlio Icgamenti dorsali, che imiscono le Ire prime ossa del

primo, colle trc nllime del secondo rango. n, n, due legaiiiiMili dorsali delle articolazioni carpo-iiielacarpiane ; partono

entrambi dalP nncinalo e si porlano,imo al qiiinto n)elacai|)0 imperfelta-

menle sviliippalo, P altro al quarto riidimenlo melacarpiano. 0, 0, 0, p, (|nattro Icgamenti metacarpiani dorsali. q, iegamento die dal pisifornie si reca al metacarpo del qiiinio dito. r^ Iegamento capsiilarc luetacarpo-falangeo del pollicc. s, Iegamento rotondo che imisce le due falangi del pollice fra loro.

TAVOL.\ 21.

Figiira VI F.

Miiscoli e lendini della faccia anieriore-inferiore dell' antibraccio e della pal- ma del Moncone.

a , porzione ini'criore del muscolo pronatore rotondo , che inserisce il sue ten- dine alia mctii circa della faccia posteriore del radio.

6, porzione interioie del mnscolo radiale anteriore o palmar limgo , il ctii tcndine ( 1 ) , invece d' inserirsi alia base del secondo e lerzo metacarpo, che qui sono rndimenlari e fusi col trapezoide e capilato^ s' impianta nella parte media dell' osso innotninalo formala dal trapezio ( 2 Fig. 3. Tar. 19 ).

c, porzione infcriore del nniscolo palmar gracile , il cui tcndine (2) si conli-

nna coll' aponenrosi palmare (I).

d, porzione inferiore del mnscolo CNbitale anteriore rivolta all' inlerno, il cui

lendine ( 3 ) va ad inserirsi nell' osso pisiforme.

e, porzione inferiore della massa niiiscolare risultanle dalla fusione dei due

mnscoli flessori comuni dellc dila, siiperficiale cioi e profondo, il cni largo e robusto tendine passa sollo il Iegamento aniilare proprio del car- po per andare ad inserirsi nelP estreniila anteriore dei rndimenli meta- carpiani spetlanti all' indice , medio e annlare (4, 5^ k Fig. 3. Tav. 19).

f, strato niiiscolare di (igiira Iriaiigolare risiillantc dalla riunione dei qiiattro

mnscoli lonibricali. Qiiesto strato mnscolare, mediante il tendine x, na- sce alia meti circa dell' antibraccio , e precisamentc dall' aponenrosi che cuopre 1' origine radiale della massa mnscolare proveniente dalla fusione dei due mnscoli Dessori comuni delle dila: poscia discendendo obhliqna- mente dall' esterno all' intcrno passa solto il Iegamento anulare proprio

T. VIII. 3i

2GG Carlo Soverini

del carpi) per compaiiic nella palnia del moncone (Fig. 9.Tav.22). Qiiivi si disliiigiiono i iiiiatlio sollili iiiiiscoli di ciii lo slralo sicsso si conipone : due del (jiiali bil'orcali s'' insciiscono in aiiibo i lali del sccondo c terzo nidiiiienlo del inetacarpo , e gli allri due s' atlaccano al solo lato radia- le lanlo del qiiai'lo riidinienio iiiclacarpiano , qiianio del ([iiiiUo inelacar- [10 iiiipoirellamenle sviliippalo ( I'"!;,'. 9 ).

g , poi'zione infeiioi'c del niiiscoio (lessor liingo proprio del pniliee , il ciii leiidine ( A ) va ad impianlaisi all' eslreiiiila della secoiida falaiige del pollice.

h , iiiser/ione del miiscolo pioiialore qiiadialo iiel radio.

I, porzione inferiore del miiscolo radialc posieriorc liingo o priiiio (6 Fig. 8).

k, porzione inferiore del supinator linigo rivolla all' cslerno , il ciii Icndine (5) s' inscrisce nell' apofisi sliloidea del radio.

I, aponeiirosi palmare di forma inei^olaiiiienlc Iriangolare, il eiii apice eorri- spoiidenle alia estremili infeiioie dell' anlibraccio si ((iiiliniia col lendi- ne ( 2 ) del palmar graeile (c). Siiperalo appena il legamenlo aniilare proprio del car|)o , (|iiesl' aponeiirosi si biforca al lalo radiale per dar liiogo al passaggio del lendine del flcssor liingo proprio del pollice : in- di la porzione cslerna mollo piccola reslringendosi inano inano die di- sccnde va ad inserirsi soiio forma di iilamento al lato esterno (6) della prima falange del pollice; la porzione interna assai pii'i ampia allargan- dosi invece scmpre piii a misiira ehc discende va ad altaccarsi 1." al lato interno (7) della stessa prima falange del pollice; 2." all' apice dei Ire nidimcnti nietacarpiani (8, 9, 10) corrispondenli alle tre dita di mezzo; 3." infine al lato cslerno (11) del tpiinto inetacarpo imper- feltamente svilnppato.

»«_, nuiscoio palmare cnlaneo,o carne qiiadrala dell' eminenza ipolenare. Que- sto miiscolo assai svilnppato ? sitiialo piu in alto dell' ordinario.

Hj miiscolo abdnllore del piccol dito. Qiiesio miiscolo nascc dall' osso pisi- forme e dal legamenlo proprio del earpo e va ad inserirsi alia nieli cir- ca del lato inlerno del metacarpo imperfellamente svihippalo del qninto dilo.

Oj, lendine dell' estensor liingo proprio del pollice (k Fig. 8).

p, mnscolo flessor corlo del mignolo. Nascc dal legamenlo annlare proprio del caipo e dall' imcinato e va ad inserirsi alia meti circa del lalo in- lerno del inetacarpo del qninto dito in unione al lendine del piccolo abdullorc.

q, nuiscoio addnltore od opponente del mignolo. Nasce dal legamenlo proprio del carpo c dall' nncinato e va ad inserirsi alia mel^ circa del lato in- lerno del metacarpo del qninto dito in prossimilA all' inserzionc dell' ab- dnllore c corlo (lessore.

r^ quarto mnscolo lombricale die s' inseriscc al lato cslerno del qninto me- lacar|)0 iniperfetlamenle sviliijipalo.

s, legamenlo annlare anteriore pioprio del carpo, il (|iiale al lato radiale s' altacca all' apolisi sliloidea del radio e alia prominenza elevanlesi dal- lo scafoidc, menire ([iiella del Irapezio inanra ; e al lalo ciibitale s' ap- jioggia alle solile due proiniiienze formate dal pisiforme e dall' uncinato.

tj lendini dei nuiscoli abdiitlor lungo e corlo eslensore del pollice.

SOPRA UNA Mano mostruosa 2(57

Figiiia VIII. Muscoli e tcndini della faccia posteiiorc-iiifciioic dell' antibraccio c del dorso del Monconc.

a, poizioiie iiifeiioic del miiscolo supinator liingo rivolto all' cstcrno come

lii'lla (igiiia preccdeiile.

b, porzidiie iiileriorc del mnsrolo radiale pnsleriorc Iiingo o prinio , il ciii

leiidiiie (1 ) solto il legaiiienlo antilaic del carpo si iinisee al teiidine (1') del iiiiiscnio radiale posteriore corlo o secondo per rormare con csso iin tciidiiic solo clie va ad inserirsi nel nidiiiienlo del iiietacarpo spcllaiile al dilo medio ; nidiuicnlo clic e fiiso coll' osso capitato ( 5 Fig. A. Tav. 19 ).

c, porzione iiiferiore del nuiscolo radiale posteriore corto o secondo, il ciii

tcndine (1') corre rasentc al tcndine (1) del radiale Inngo fin sollo il legainenlo antdare del carpo. Onivi come abbiamo detio i due Icndini riiniisconsi in nn solo per andare ad inserirsi nel riidimento del lerzo metaearpo fnso coll' osso capitato.

d, d , porzione inferiore del ranscolo eslcnsor coninnc delle dita; alle ciii

libre rarnee succedono robuste fibre lendinee die dividonsi in cinijue lendini ( 2 ^ 2 , 2 , 2 , 2 ) , invece di qnattro come snol accadere ordi- nariamcnte, dne dei qnali si porlano all' apice del metaearpo iruperfetta- nienle sviliippato del niignolo, c gli allri tre s' inseriscono nelT apice dei riidiiiienti nielacari)iani spettanii alle Ire dita di mezzo ^ qnivi cnn- fondendo le loro fibre con quelle dell' aponeiirosi palmare. SnI dorso del inoncone quatiro dei snddciti lendini sono iiiiniti fra loro mediante le libre 2' 2i clie scorrono obliqnauicnte dall' inlerno all' esterno c daU r alto al basso.

e , porzione inferiore del mnscolo cslensor proprio del mignolo , il cni lendi-

ne ( 3 ) va ad inserirsi all' estreniita del quinto met^icarpo impeifeltamen- le svibippato. Oiiesto lendinc, dopo aver passalo il leganienlo anulare po- steriore proprio del carpo, stacca da se il piccolo tendinetio (3'), che s' attacca alia base del snddetio metaearpo vicino all' inserzione del cu- bitaie posteriore.

/', porzione inferiore del nuiscolo cnbilale posteriore , il cni tcndine (A) va ad impiantarsi alia base del metaearpo del qninto dito.

g , porzione inferiore del muscolo cnbitale anteriore.

h, jiorzionc inferiore del mnscolo liingo abdnttore del pollicc, il cni tcndi- ne (6) invece d' inserirsi al lalo cstcrno dell' cslreinilti snperiore del prime metaearpo ( che qui J riidimentario e forma la parte inferiore del- I' osso innominato ) s' iinpianla al lato esterno della base della prima falange del pollice in prossimitii del tcndine del corto cstcusorc di qnc- slo niedesiiiio dito.

t\, porzion inferiore del mnscolo estensor corto del pollice, il cni tendine (6) va ad inserirsi alia faccia posteriore della base della prima falange del pollicc stcsso.

/.• _, tendine del mnscolo estensor Iiingo projjrio del pollice, che, presa ade- renza all' apice della prima , va ad inserirsi diffinitivamcnle alia faccia posteriore della seconda falange di <piesto slesso dito.

I, porzione inferiore del mnscolo estensor proprio deirindice^ che mediante nn proprio tendine va ad attaccarsi come pnnio eslrerao nel rudimenlo del secondo metaearpo solto il tendine dell' estensor comiine.

268 Carlo Sovruini

m, legameiito amilare posleiiorc proprio del carpo. n , porzione d' ulna. 0 , porzione di radio.

TA.VOLA 22.

Figma IX.

.\i'lcrie 6 Nervi snppificiali drlla faccia aiiteriore-inferioi'e dell' antibraccio e

della i)alma del iMoiicone. a , arteria radiate.

b , ranio al supinator Inngo rivolto alT esterno.

c, divisione della radiate in ramo dorsale (d) o in raino palmare (e). d , ramo dorsale o conliniiazione del Ironco delta radiale, clie si piega per

recarsi snl dorso del moncone.

e, ramo palmare della radiate etic discendc nctla palnia del moncone, e si

anasiomizza col ramo siipeiliciale (/) dell' arleria palmare cnbitale per formare 1' arco palmare snperficiale.

f, arco palmare snperficiale o ctibilalc.

g , arleria cul)ilale.

A , ramo della enbilale alia massa mnscoio-lendinea risnitanle dalla ftisione dei dne flessori comniii dclle dita.

i, arleria palmare della enbilale.

Ic , ramo di qnest' arleria chc va ai mnscoli dell' cminenza ipolenare^ e che si prolnnga fino all' apice del metacarpo imperfeltamenle svilnppalo del mignolo ( potrebbe considerarsi come 1' analogo del ramo digiiale enbila- le del qninio dilo dello slalo normale ). Sollo T origine di (jneslo ramo, 1' arleria palmare enbilale si divide in snperficiale (I) e profonda ( 1 Fig. 10).

/, ramo snperficiale della cnbitale palmare che s' incnrva nella palraa del moncone e si anasiomizza cot ramo palmare (e) della radiale per for- mare I' arco snperficiale o cnbitale (/").

m ^ prirao dei qnatlro rametti che nascono dalla conoaviti dell' arco {[) dne dei qirali si portano al legamcnlo annlare proprio del carpo e gli attri dne ai mnscoli lonibricati.

Uj 0, p, q, qnatlro arlerie che partono dalla convessita dell' arco (/") ^ ognu- na delle qnali dopo nn cerlo camraino si divide in dne rami che discen- dono fino alia base del moncone. La prima arteria ( n ) manda i suoi dne rami , nno al lato radiale del qninto inelacarpo imperfcttaniente svi- liippaio , e r allro al lato enbilale del rndimento del quarto melacarpo : la seconda (o) al lalo radiale del (piarlo e al cnbitale del lerzo rndi- mento melacarpiano : la terza (p) al lalo radiale del terzo e al enbilale del secondo rndimenlo melacarpiano ^ e qnesto si anasiomizza con nn ramo dell' arteria ( / ) provenienle dall' arco palmare prolbndo : infine la qnarta arleria ( q ) manda i snoi due rami , nno al lalo radiale del se- condo rndimento melacarpiano, e qnesto si anasiomizza con allro ramo della stessa arleria (l) , I' allro segncndo il lalo enbilale del pollice si anasiomizza col ramo («) provenienle dall' arco palmare profondo.

r, s, rami che nascono dal lato esterno dell' arco {f} c che si distribnisco- no allc parti vicine.

SoPRA UNA Mano MOSTKUOSA 2G9

t, arleiia dell' arco palmare profondo Fig. 10.) die si anastoraizza coUe

arlerio p , q. u, V, arlerie collatcrali paiinari del pollice, the dniivano mcdiante un (ron-

co coiminc ( e' Fig. 10. ) dall' aico palmare piofoiido.

1 , nervo mediano.

2 , branoa radiale del nervo mediano.

3 , branca iiinare del nervo mediano.

4 , nei'vo cui)ila!c. , 6 , branca dorsaie del nervo cubitale.

6 5 branca palmare del nervo ciibilale.

1 , ramo profondo della branca |)aliiiare (6) del nervo cnbitale.

8, ramo superlicialc della branca palmare (6) del nervo cnbilale.

9, 10, 11 , tre filamenli del ramo snperficiale (8) della branca palmare del

nervo cnbilale. 12, 13, due rami della branca radiale (2) del nervo mediano. 14, 15, doc rami nei qiiali si siiddivide il ramo (13) della branca radiale

del nervo mediano.

16, prima ansa nervosa della base del moncone, risnltanle dall' anastomosi del ramo ( 15 ) del nervo mediano con altro nerro del dorso del mon- cone mcdesimo.

17, 18, due Ironclii nei qnali si fende la branca ulnare ( 3 ) del nerro me- diano.

19, 20, 21, 22, qiiattro rami derivanii dai due troncbi (17, 18) della branca cnbilale del nervo mediano, due da ciascnn Ironco.

23, 24, 25, 26, altre qiialiro ansc nervosa della base del moncone, risiil- tanii dair anasiomosi dei rami (19, 20, 21, 22) con altrettaali ra- mi del dorso dello stesso moncone.

27, 28, due propagini, nelle qnali si divide il (ilamento (10) del ramo sn- perficiale della branca palmare del nervo cnbitale.

29, sesta ansa nervosa della base del moncone^ risidlante dall' anastomosi del ramnscello ( 27 ) del nervo cubitale con nn ramo del dorso del medesimo moncone.

Fignra X.

Arteric profonde della faccia anteriore-infcriore dell' antibraccio, e della pal- ma del M'Micone. a, arlcria radiale. 6, ramo al muscolo supinator lungo rivolto all' eslerno.

c, divisione della radiale in ramo dorsaie (rf), e in ramo palmare (e).

d, ramo dorsaie o continuazione del Ironco della radiale che si piega per

recarsi sid dorso del moncone. d'j ramo dorsaie della radiale che passando fra il Irapezio e trapezoide com- parisce nclla palma del moncone. Queslo ramo anaslomizzandosi col ra- mo ( 1 ) della cubitale e col ramo (x) dell' interossea forma F arco palmare profondo o radiale.

e, ramo palmare della radiale tagliato.

270 Carlo Soverini

«', aileria die iiascc dal raiiio dorsalc profondo della radiale poco dopo il siio passagi^io nella paliua dol moncone^ e clie va a distribiiirsi al pol- lii-e impel I'ellamciile sviliippalo.

/■_, Qj, due laiui dell' ora iioiiiiiiata arleria ( e' ) , ciie , giiinti al polpastrello del pollice, si aiiastoiiiizzaiio fra loro tonieiido i! polpastrello slesso di piccoli rainetti teriuinali.

h^ raiiio ciibilale taglialo delP arlciia q (Fig. 9.) provenicnle dall' arco pal- mare siipeifieiale, die si anaslomizza coll' arleria digilale collalcrale g del polliee.

ij origiue dell' arleria I (Fig. 9.) die qui ^ tagliata. Qiiesta arleria ( che polrebbe considerarsi come 1' analogo della |)riiiia iiilerossea palmare del- lo slalo noriiiale ) sormonlaiulo il tendine dei flessori corauni delle dila, e i nuiscoli lombricali si fa snperliciale, per dividersi in due rami, dei qiiali lino si anastomizza col ramo cnhilale dell' arleria p ( Fig. 9. ) , r allro col ramo radiale dell' arleria q (Fig. 9)^ provenienli entrambi dalla convessiti dell' arco palmare siiperficiale.

k, arleria inlerossea aiileriore.

/, divisione di quest' arleria in due rami, iino anleriore (m) 1' altro posle- riore (n).

m , ramo anleriore dell' arleria interossea anleriore , che discende sotto il mu- scolo qnadrato pronalore, apposilamenle taglialo, ed arriva fine alia pal- ma del moncone , dove in x si anasioiiiizza coll' arco palmare profondo.

n , ramo posleriore dell' inlerossea anleriore.

0, Pj q, rami al miiscolo quadralo pronalore.

r , anasloraosi fra I' interossea anleriore e la radiale raedianle piccoli rami.

Sj anaslomosi fra l' interossea anleriore c la cnbilale.

t, ramo all' articolazione radio-carpiana e all' origine dei muscoli dell' emi-

nenza ipolenare. u, V, due ramctli al lessiilo cellulare die ricopre le ossa del moncone. Xj anaslomosi del ramo anleriore dell' interossea anleriore coll' arco palmare

profondo. y, arleria cnbilale. z, ramo palmare siiperficiale della cnbilale taglialo.

1, ramo palmare profondo della cnbilale, il quale col ramo dorsale profondo

della radiale (</') concorre alia forraazione dell' arco palmare profondo 0 radiale ( 2 ).

2 , arco palmare profondo o radiale.

3 , ramo che si disiribiiisce ai nuiscoli dell' eminenza ipolenare ed al perio-

slio del qiiinlo melacarpo imperfellamenle sviltippalo.

4 , 5 , 6 , tic rami dell' arco palmare profondo 2 , che , col ramo taglialo ( i ) possono considerarsi come gli analoglii delle qnallro arteric inlerossee pal- mari dello slalo normale. Qiiesli Ire rami si anaslomizzano con i rami 7 , 8j 9 che derivano dail' arco c rele dorsalc del moncone.

7 , 8 , 9 , Ire rami della rele e arco dorsale del moncone , i quali , perforati gli spazi iiiterposli ai rndimenti degli ullimi qiialtro metacarpi , si ana- slomizzano coi rami 4,5,6 dell' arco palmare profondo.

SOPUA UNA Mano MOSTRUOSA 271

Figura XF.

Ailerie profonde della faccia posteriore-inferiore dell' antibraccio , c del dorso del Moncone.

a, arleria pcrforanle inferiore o ramo posteriore dell' inlerossea anleriore ta-

glialo , il quale in a' si anastoniizza col ramo ( ft ) dell' interossea poste- riore pure lagliato : poscia disccndcndo siil dorso del raoncone finisce per anastoniizzarsi coi rami dorsali (d , d' ) dell' arteria iilnare e radiale.

b, ramo tagliato dell' interossea posteriore che si anastomizza in (a') col ra-

mo posteriore dell' interossea anteriore. 6', rete anastomolica che la perforante inferiore forma siilla faccia posteriore dell' articolazione radio-carpiana.

c, ramo dorsale dell' arleria ulnare , il quale corre sulla faccia dorsale del

raoncone e concorre alia forniazione dell' areata e rete dorsale del me- desimo.

d, anastoniosi di qnesto ramo colla perforante inferiore.

d', anastomosi dclla perforante inferiore colla radiale dorsale.

e, areata e rete dorsale del moncone.

f , ramo dorsale dell' arteria radiale.

g, ramo della radiale dorsale che correndo trasversalmente contribuisce a for-

mare 1' areata e rete ora dette.

h, arteria dorsale esterna del pollice.

i, idem interna.

k, ramo profondo della radiale dorsale, il quale passa nella palma del mon- cone tra la parte media dell' osso innominato , formata dal trapezio , e il Irapezoide.

/, m, n, tre rami dell' areata e rete dorsale (e), cbe perforando gl' inter- stizi degli ullimi qualtro riidimenti melacarpiani passano nella palma del moncone ; merci qncsti rami perforanti V areata e rete dorsale comuni- cano coir areata palmare profonda del raoncone medesimo.

0; arteria dorsale interna del quinto raetacarpo imperfettamente sviliippato.

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V,

ESAME CIIIMICO

DI MACCIIIE PAIITICOIAKI

DI APPARENZA SANGUIGNA

E DELLE

MACCHIE m GEIVERALE

PRODOTTE DA VERO SANGUE

MEMORIA

DEL PROF. CiV. GAETAIVO SGARZI

(LetU nella Sessione del 12 Febbraio I8S7. )

L

V esaminazione delle cos* non solo non deye es- seresfugsita , ma sempre mai desiderata; perciocche il vero , conforme e sua propriela, allora apparira piii cerlo , qiiando sara miralo con occliio piii fit- to, e piii perspicace. Vallisnieri.

V egregio e distinto Medico Sig. Dott. Cesare Taruffi, mio Collega arnatissimo, pailavanii tempo fa del fenomeno di macchie paiticolari die si osservano nelle pezze, a mezzo delle qiiali si applica agl' ipocondrii un cataplasma preparato con Verbena fresca, albiime d' novo, farina di fava , e farina d' orzo ; maccliie clie somigliando moltissi- mo quelle da trasudamento di sangue , mantengono tutto- ra r idea antica, che realinente da questo provengano, e che da questo tutta 1' attivita risulti del cataplasma me- desimo ; macchie inoltre die, appiinto perche riputate san- guigne, ridiiamano qualclie attenzione, possono meritare delle considerazioni, non deggiono rimanere del tutto ne- glette e trascurate.

Ne e gia che 1' esimio nostro Dott. Taruffi avesse intor- no a cio fissata una massima, alcuna credenza determinata ; T. viii. 35

27-i Gaetano Sgarzi

ma il moveva soltanto certu tal qnal curiosita d' esamina- re chiinicamente il fenoineno suddetto, e di voderlo iiella sua eutita e verita di causa ; oude cosi distruggere pur uno alineno dei tanti pregiudizii chc 1' iguorauza conserva nell' Arte Salutare ancora , ovverosia disvelare un fatto da cui potrebbero venirne delle utili ed interessantissime con- segueuze; onde cosi giustificare una piatica che fin qui e a liteuersi enipirica, ovverosia disiugaunaie coll' eviden- za di falsa crisi , 1' illusa credulita sull' eflicacia di una cura ; onde togliere cosi un errore popolare non meno clic medico, a vantaggio della scienza e della sofFeren- te unianita , ovverosia rischiarare colla fiaccola del vero una nuova via forse di risoluzione, aperta dalla natura per malattie difficili, in quantoche lente, croniclie, ed ostinate.

E diffatto, il pregiudizio che Cochin dipinge sotto 1' eni- blenia di un uomo circondato da nubi , nientre sta guar- dando gli oggetti attraverso d' un vetro colorato che ne muta il veritiero aspetto ; il pregiudizio che e il piu te- nace inciampo della pratica salutare, che dispregia i piu sani consigli per accarezzare le ridicolezze piu insulse , che s' insinua non meno nelle chiare menti , che nelle stupide ed abbiette;il pregiudizio infine che piu di spes- so nuoce di quello che giova od e utile, quegli per cer- to si fu che il Cataplasma di Verbena trasse lino a noi , o lo ricondusse da Formularii vetusti, da quello segnatamente che s intitola : Nuovo Tesoro degli Arcani Farmacologici di Pra- te Felice Passera da Bergamo pubblicato nel 1688 j essendo- che sperimentalmente non e peranco provato il suo preteso valore di spremere del sangue dalla cute; da questa spremi- tura non e peranco fondatamente a dedursene la decantata sua facolta risolutiva; razionalmente non e peranco da am- mettersi 1' indicazione sua negl' ingorghi , e nelle fisconie.

La Verbena d' altronde ; dalle Are di Giove , cui servi- va a ripulimento; dalle Corone divote che s' intessevano a titolo d' olocausto per placare 1' ira de' Numi ; dalla su- perstizione dei Druidi che la tenevano a propiziazione di grazie e favori , a panacea contro le malattie , a concilia- trice d' affetto e d' allegria ; dalla mano degli Ambasciatori

ESAME GhIMIGO EC. 275

Romani , quale segno di trattative c di pace ; passata la Verbena a quelle dei Medici e Natnndisti del primi tem- pi, avvegnaciie ne paiiano Galeno , Dioscoride , Plinio {\); passata nella Materia Medica antica, dove se ne veggono decantati gli usi » in dolore , aliisque affectihiis capitis (a r) frijriflis hiimorihus ) , in affectibus Oculorum , Pectoris, » in Tnssi inveterata , in ohstritctionibas Epulis ac Lienis , » Ictero , Torminihiis ventris , Dyssenteria , in primis atterit » ac expelUt Calniliun , Libidirieni coercet , Fehrim tertia- » nam fitgat, Arthritidcni rnitigat , Vulnera sanat , Partum n facilitat » (2); passata conseguenteniente, e successiva- niente ad essere riconosciuta siccome calmante , deostriien- te, astringente, non meno clie disseccante, antisettica, vulneraria; non e meraviglia che giugnesse a servire perfi- no da amuleto, che se ne fanatizzassero le virtu, che ve- nisse decorata col noine di Erha Sacra.

Perche poi pvoveniva la Verbena dagli Altari, e da sa- cre funzioni ; perche la predicavano mirabile i Sacerdoti insieme ed i Medici ; perche nelle tante e svariate appli- cazioni doveva pnre darsi 1' apparenza o la realta di qual- che beneficio o vantaggio recato \ chiara a sufficienza ne serge la ragione , non solamente della specie di culto che si ebbe in antico, e dell' essersi stabilita una fama, ma benanco dell' essere perdurato fino a noi qualche uso del- la medesima. E sebbene Multa renascentiir quae jam ce- cidere . . . . (3), credo pero nel caso, che non si tratti , circa la Verbena , che di una continuazione di pratica , che possa avervi niolto contribuito la manifestazione delle accennate niacchie dalla sua applicazione esterna in forma di cataplasina, che sopratutto all' inveterato pregiudizio, anziche al sano criterio medico, alia ragion patologica, si debba non gia il repristinarsi , bensi il continuarsi , e lo indicarsi oggigiorno questo rimedio.

(1) MatlioU. Discorsi nelli sei Libri di Dioscoride. Pag. 1106 e seg.

(2) Passera. Opera citala. Lib. 2 pag. 613.

(3) Hor. De Art. poet. Verso 70.

27 G Gaetano Sgarzi

Checche ne sia, tuttavolta nou sara giudicato di lieve inomento 1' esame di un fenomeno che e anche singolare per se, prescindendo dai fiiii utilissimi consecutivi e d' im- mediato risultaiuento uotati disopra, il distruggere cioe un eiTore di piegiudizio, di pratica, di ciedulita se il trasudamento sangnigno e flilso, ovverosia il sanzionare un rimedio, un deiivativo , lui enuuitorio se il trasudamento avviene in realta ; ed i quali lini ci avvisammo col sullo- dato CoUega che si dovevano raggiugnere naturalmente, ed agevolmente, colla sola inspezione analitica delle inac- cliit" pur soj)ra nominate. Concorrendovi poi la circostan- za (Icir apparenza di sangue, ciie di necessita porta ad indagini comparative sopra macchie effettivamente prodot- te da sangiie ; questo lavoro di confionto insieme e di scrutinio analitico essendo stato alia nieglio per nie ese- guito ; ed avendone ritratto, oltreche un risultato di ve- I'ita intorno al fenomeno in discorso , un risultato di mo- dificazione processuale intorno alia discriminazione del san- gue , sembrami die s' aunienti a sufficienza 1' interesse dell' argornento ; il quale subito che tocca dei rapporti terapeutici, e dei rapporti chimico-legali , egli e d' assai presumibile , Accadeniici Prestantissimi , che vi debba es- sere in pregio e favore , che vi possa giugnere nuovo ed accetto, che la di lui qualsiasi esposizione non vi abbia alnieno ad arrecare noia e disniacere. Cosicche da tanta confidenza rafForzato, ogni altro pensiero lasciato a parte, ed alia benignita vostra tutto abbandonato , senza piii ven- go a raccontarvi quanto ho fatto , quanto ho ottenuto , quanto ho dedotto.

Premettero , o Signori , che le macchie indotte dal ca- taplasma di Verbena e sottoposte all' esame, non erano distinte 1' una dall' altra od isolate , ma una sola ne ap- pariva in ogni pezza, continua, ed in grande dimensione ; il di loro colore decisamente rossigno, era carico ai bor- di pill che nel mezzo, senza alcuna sorta di lucidezza o di rilievo ; sembravano realmente come da slavatura di sangue. Guardate con una lente, vi si scorgeva quasi un velo di spessore , il tessuto nel luogo macchiato era piii

ESAME ChIMICO EC. 277

consistente, era tolta la traspareiiza. Esposte all' aria per lungo tempo, il di loro colore piuttostoche dirninuire era reso piu intense ; lavaiulole seinpiicemente con acqua sten- tavano assai a sconiparire, rimaneva anzi una visibile ini- pronta di esse, e solo il liscivio poteva dissiparle. Un pez- zetto del tessuto niaccliiato, nei bruciarlo in capsuletta di platino colla lanipada ad alcool, manifesto annerimento, gontiamento, odore enipireiimatico animale.

Fin qui probabilita di sangue se riel cataplasma non entrasse 1' albuiue d' novo, non vi fossero le farine di fa- v^a e d' orzo , non vi si potesse sospettare qualche altro juincipio animale [)er tiasudatnento e pel contatto avntu coir econoniia vivente nella parte ammalata. Passando quin- di a prove piii dirette , sottoposi le macchie agli speri- menti indicati da Orfila , da Lassaigne j)articolarmente , da Chevallier, della macerazione cioe in acqua distillata, dello sbattiinento , e del riscaldamento di parte del liqui- do, deir azion successiva e distinta in altre parti del me- desiino, dell' acqua clorata, degli acidi nitrico e tannico, della potassa ; ma il coloramento rossastro , lo spumeggia- re, il coagularsi del liquido pei primi tentativi, lo scolo- rarsi dello stesso , il precipitare specie di fiocchi , ed il ridisciogliersi di questo precipitate pei secondi tentativi, non fece che mantenere il sospetto che si trattasse di san- gue ; mentre lo scoloramento dal cloro liquido ne sembro preceduto da qualclie sorta di inverdimento, e la soluzio- ne potassica olfriva alcuna giiisa di dicromatismo per ri- flessione e per trasmissione. Quello poi clie spinse al mas- simo r illusione si fu 1' osservazione microscopica, e i da- ti deir esistenza del ferro; avvegnache tanto il liquido di macerazione suddetto , quanto la leggerissima raschiatura del tessuto macchiato e macerato, presentarono del glo- betti moltissimo somiglianti quelli del sangue, e diseccato il liquido stesso, quindi inceneritone il residue in un col- la rascbiatura suddetta , poscia trattata la cenere coll' aci- do idroclorico, cacciato 1' eccesso di quest' acido, e spe- rimentatovi il ferrocianuro di potassio, se ii' ebbe formato del bill di Prussia.

278 Gaetano Sgarzi

Colpito veramente ila consimile analogia di risultati , voUi rivederli al paragone con quelli die mi avessero pre- seiitato delle inacchie di vero sangue clie tengo seinpre nel laboratorio per lo stesso titolo di confionto, nei caso di perizia chimico-legale ; e tale una idenlita di fenomeni ne venne, da rendere perfetta 1' illusione, e da spingere alia credenza , clie le niaccliie da Verbena procedessero etlettivainente da trasudamento sanguigno. Se non ciie in ricerche di tal fatta ognuno dovra convenire cpiante false apparenze, quaiite sorgenti d' errore, quanti inganni si possono incontrare da indiuie un convincimento clie dopo poi si e torzati d' abhandonare, pel sopravvenire di risul- tati contrarii , per ragioni superiori, per opposti fatti che non ammettono eccezioiie. D' altronde sono da ricordare le giuste riflessioni d' Orfila all' asserto di Dulong circa i globetti caratteristici e distintivi del sangue diseccato, e le esperienze fatte in compagnia di Lebaille che vi con- trappose (1); sono da considerare le assolute affinita di caratteri fra gli albuminoidi ed altre materie organiche , e la facilita puranco a presentarsi sotto forme globulari ; so- no da esaminare le circostanze di trovarsi il ferro in una iniinita di corpi , e del non aversi poi sempre alio scru- polo e nella maggiore evidenza tutti li dati delle esperien- ze. Troppa infine e la singolarita del trasudamento san- guigno di cui si va in traccia ; troppa la delicatezza dei chimici artificii dei quali e d' uopo servirsi nella ricerca; ti'oppa r indecisione in che lasciano pur nullameno dei risultati, in sulle prime ottenuti , quand' anche favorevoli alio scope desiderate !

Egli e percio che credetti di ritentare gli esperimenti ; seguendo il processo di Brame (2) , onde avere la verifi- cazione di un insieme di caratteri ; amtnettendo 1' un do- po r altro i metodi di Zollikofer e di Hoff per contrasse- gnare 1' albumina 1' ematina il ferro , i metodi di Rose e

(1) Giornale di Farmacia-Chiniica ec. dpi Dnit. Callanco. Vol. 6 pag. 320.

(2) Annali di Cliimica applicata alia Medicina del Dot). I'olli. Vol. 3 pag. 22.

EsAME Ghimico eg. 279

di Moride per constatare particolarmente la fibrina gli al- buminoidi la materia colorante, i inetodi di Braconnot e di Piria per avere anclie piii evidente la presenza della fibrina, del pari clie il proporzionale della globulina col reageiite di Dertazzi, e la qiialita perfino in genere di materia organica fibrinoide disciolta, niediante 1' osserva- zione alio stato sferoidale di Boutigny; e non lasciando in tutto questo, d' adoperare 1' aiuto del confronto, di ripe- tere pazientemente ciascuna esperienza suUe macchie da sangue siccome sii quelle da Verbena, di livellare con tutta la circostanza i moltiplici risultati clie fossero per ottenersi , a dissipaniento delle apprensioni, a schiarimeii- to d' ogni dubbio, ed a maggiore convincimento della ve- rita, di qualsiasi modo , che avesse a risultarne.

Le quali cose per certo non occorrevano in siffatta estensione, quando che date a quest' unico scopo soltanto, di svelare la natura delle niaccbie di Verbena; ne sareb- be stato ragionevole un cosi lungo lavoro, e tanto ripete- re di indagini, senza 1' intendimento, che io mi era nello stesso tempo prefisso, di valutare cioe la portata di con- siniili mezzi nel diretto esame di Jnaccbie sospette di san- gue in rapporti chimico-legali. Ella e si grave 1' idea di concorrere coi Tribunali ad un giudizio di vita o di mor- te, che qualsiasi sforzo si dia per sorreggerlo e drizzarlo al vero, sara sempre da commendare da benedire. Che se poi inoltre nell' atto di farsi capace , niediante 1' esperien- za, di ricalcare le orme da altri segnate , si ha in mira di pure agevolare in alcuna guisa 1' aspro cammino che si deve percorrere, e di alleviare la penosa fatica che si soffre per la contenzionc dello spirito e per la preoccupa- zione dell' aninio in consiniili frangenti ; non vi ha cred' io chi possa condannare d' inntilitii, o chi non debba trova- re invece giustificato ogni lavoro suddetto, egualmenteche ogni modo di pensiero, e di studio relativo.

II perche mi feci adunque a seguire Brame nel sotto- porre del liquido avuto dalla macei'azione d' ambedue le ([ualita di macchie, alia spontanea evaporazione, indi al discccamento sopra lastre di vetro , quindi al microscopio;

280 Gaetano Sgarzi

nonche altre porzioni del liquido stesso al calore , al clo- 10, alia potassa, all' acido nitrico, all' acido acetico, alia tintnra di galla; e debbo confessare d' averne tratfi de- g[' indizi pressoclie egiiali, consistendo le varieta in diver- se piccolo apparenze, di colore, d' inalbamento, di coa- gulo, di piecipitato pocliissinio rilevanti. A tal die volli aggiugriervi la calcinazioiie, e la ricerca del feno per coni- pletaie le indagiiii, e in un conferinare senipre piii 1' aiia- logia risiiltante, che n' ebbi di fatto. Tuttavolta degl' in- dizi d' albuiiiina , di fibrina, di colorainento rossigno non bastano a caratterizzaie delle inacchie di saugiie clie allo- ra quaiido le prime sono constatate seiiza eccezione ed il terzo sperinieiitato pioveniente dall' einatosina ; lo che non essendolo fin qni nel caso nostro, e dai tentativi eseguiti, ne essendolo con quella precisione se non altro e qiiella cliiarezza che sono necessaries mi determinai a trattare al- tro liquido di macerazione , da macchie sempre da sangue e da Verbena, e ad esempio di ZoUikofer (1); prima col calore, e a facilitare poscia il coagulo con goccie d' acido acetico ; separato detto coagulo , ridiscioglierlo colla potas- sa caustica; e taiito su questa soluzione, quanto sul liqui- do lasciato dal coagulo medesimo , versarvi dell' acqua clo- rata per ottenerne precipitati albuminoidi. I qiiali non tardarono a manifestarsi ; ma come si ebbero questi preci- pitati pressoche eguali da entranibe le qualita di macchie; dalla parte di quelle da Verbena non si dimostro la solu- zione potassica perfettamente dicromatica, quale dalla par- te delle macchie di sangue. E comeche questo fenomeno e dei piii importanti per 1' ematosina ; e comeche dessa e la sola materia colorante rossa organica che contiene del ferro ; cosi mi diedi a scuoprirlo nei liquidi sopranuotanti li precipitati albuminoidi dopo il trattamento coll' acqua clorata , mediante il solfocianuro di potassio. Ne poco me- ravigliai in vedendo comparirne il bel color rosso caratte- ristico solamente dal lato della macchia di sangue, doveche

(t) Jour, de Chim. Med. etc. Tom. I. Ser. IV. pag. 699.

ESAME ChISIICO EC. 281

nulla dair altro lato, o dalle macchie di Vei'bena, cora- parvo di simile coloraniento.

Maiiili'sto seinl)iava fjiiiudi die il non esservi ferro nel- le macchie da Veilieua decidesse la quistione in esame, se non fossevi la circostanza clie nelle sopracceiinate espe- rienze, ed in quelle a seguito del piocesso di Brame, ne erano soititi indizii chiaii abliastanza ed assoluti. L' assi- curarsi bene adiinque di cio divenne una necessita , e trascelsi a tale effetto 1' artificio di Hoff (I) il (juale dal- r avere piovati gli albuminoidi in macchie sospette col mezzo coinune della macerazione , e coi reagenti die sono atti a precipitarli , e piu coll' esplorarvi la suscettivita della putrefazione all' aria ; rispetto alia materia coloran- te, passa a trattare porzione delle macchie con alcool contenente acido solforico, ad evaporarne a secco il li- quido otteuuto, indi ad incenerirne il residuo, die disciol- to poi coir acido nitrico lo sperimenta, rispetto alia pre- senza del ferro , a mezzo del ferrocianuro di potassio. Tutto die infatti mi fu dato verificare nelle macchie si deir una, die dell' altra specie, financo alle stesse trac- cie del ferro. Ma nuUanieno essere poteva forse die que- sto ferro, ora manifestatosi dove altra volta non erasi ve- duto, nelle macchie cioe di Verbena, fosse proveniente dall' erba medesima o dalle pezze su cui poggiata in for- ma di cataplasma , estrattovi dalla forza del solvente ado- perato. Al die scliiarire, non tardai a ripetere, egualmen- te sopra porzioni di tessuti non macchiati , 1' azione del- r alcool con acido solforico, il diseccamento dei li([uidi, e r inceueriinento dei di loro residui, nonche 1' inceneri- mento di porzione di Verbena; ma non fu tardo neppure lo accerlarmi, dappertutto in egualc maniera, della esi- stenza sempre del ferro. Che fare quindi neU' incertezza die ne conseguiva e rimaneva; molto piu die un dato so- lo si aveva escludente il sangue nelle macchie di Verbena,

(t) Anmi.uin (li-llo Srionze Cliim. Fann. c Medico-Legali di G. B. Sem- beniiii. Amio 18i6 pag. 3i8.

T. VIII. 36

282 Gaetano ScAnzi

e quelle pei'tanto era il ferro ; molto piu che il medesi- mo ferro era risultato da tutti gli antecedenti fatti in tutte le macchie egualmente, in traccie se iiou altro ; molto pill clie in questo caso unico era avvenuto di os- servare tale dilTerente risultanieiito?

A giiista ragioiie parve, nella contingenza, il dovere esperini(Mitaie degU altii niezzi che sono proposti per I'in- vestigazione delle niaccliie di saiigiie. E per questo si fu che lion rispariniai con Rose (1), dopo la inacerazione delle macchie, il coagiilaniento del liquido, e lo scioglie- re il coagulo collf^ potassa caiistica, in conformita degli antecedenti, di adoperare sopra detta soluzioue il cloro liquido , e 1' acido nitrico per gli albuminoidi ; non rispar- miai con 3IoricIe (2) , oltreche la potassa caustica hoUente e direttamente siille macchie, per distingueile dallo sco- lorarsi o dall' annerire , il trattaniento in un tuho affila- to con misciiglio di soda e di calce per averne reazione alcalina su cartine blu arrossate da un acido, e senqire per rigiiardo agli albuniinoidi ; non risparmiai , segnata- mente per lo stesso rigiiardo delia fibrina, con Bracon- not (3) r immergere in acqua alcalizzata con ammoniaca dei pezzi di tessuti macchiati , ed altri pezzi di tessiiti pure macchiati ma dilavati innanzi , ed anco lisciviati , e sul liquido otteniito lo sperimentarvi 1' azione dell' acido acetico, e dell' acido nitrico; del pari clie con Piria (4-) la distriizione del legnoso mediante 1' acido soUorico con- centrato , onde osservarne 1' avanzo fibrinoso per lo piu costante nei tessuti stati macchiati quantunque lisciviati, e la reticella gelatinosa superstite al caustico , che ne puo essere 1' indizio ; non rispariniai in fine col Prof. Bertaz- zi (5) r acqua jodata, a goccie nel liquido di inacerazione

(1) Aiinali di Cliimica siiddelli del Doll. Polli. Vol. 22 pag. 129.

(2) Jour, de Chiin. Med. sudd. Tom. IV Ser. Ill pag. 615.

(3) Gioiiuile Callaneo siiddcllo. Vol. 41 pag. 133.

(4) Jotir. de Cliini. Med. siidd. T. IV Ser. Ill pag. 163.

(5) Anniiar. delle Scieiize Cliiiii. Farm, di Seuibetiini siiddello. Anno 1841 pag. 201.

ESAME ChIMICO EC. 283

delle macchie , per vederne il coloramento rossastro e senza sollecito precipitate, ovverosia di qualche giiisa al- triinenti per 1' uno e per I'altro, a seconda della pre- senza od assenza, della maggioranza o ininoranza della globuliiia; e con Bout'igny (1) di ridurre il solito lifjuido di inacerazione delle niacchie a sferette in una capsula d' argento riscaldata a rosso, c di togliervi e ripristinarvi interpolatamente colla potassa e coU' acido idroclorico, e viceversa la trasparenza e 1' opacita ; lo che e distintivo di albuminoidi disciolti.

Una tanta moltiplicit^ di tentativi non basto tuttavia a fare conseguire I' intento di conoscere 1' intinio delle mac- clue del cataplasma di Verbena, il quale, intimo quasi fosse il nodo gordiano, o uti enimma della Sfinge di Te- be , niantenevasi indisciolto tuttora ed inesplicato ; ne aven- dosi in aiuto la spada d' vVlessandro, ne il senno di Edi- po , minacciava il riscbio di doversi abbandonare 1' iinpre- sa qual cosa di esito inattendibile sperimentata, e di do- versi incontrare cosi in una dispiacenza sensibilissima, sebbe- ne non si trattasse dell' inipero dell' Asia , come pel nodo gordiano, o di rimanere Irucidato, come per 1' enimma della Sfinge Tebana. Pero sopravenne un fatto, di piccola entita per se, e tale nullostante che come la colonna di fuoco per gli Ebrei al passaggio del mar rosso, servi per me di luce a dissipare 1' oscurita, e togliere il mistero del- le macchie di cui ci occupiamo ; ed ecco come ando la bisogna.

Fermo che gli albuminoidi appartengono ad alfri umori , oltreche al sangue ; fermo che 1' ematosina, piu ancora della fibrina, ne costituisce 1' essenzialita distintiva; fermo che le iiubigini sopra descritte, concludenti per esito ot- tenuto in qnanto agli albuminoidi, non lo erano state in quanto alia materia colorante, ed al ferro ; volli ripeterle per r uno e per 1' altro insieme, col solito confronto fra il sangue e la Verbena rispettivamente alle macchie da

(1) Annuario siiddelto Anno \%Ai pag. 510.

28i Gaetano Sgarzi

entrainbi , ed esclusivamente colla sempUce sospensione neir acqiia distillata per osservarne il colorainento , col trattarne il liquido coll' acido nitrico per disceruerne il precipitato od il coagulo, e coll' iiicenerire poscia il tut- to onde nel residiio esplorarne la piesenza del ftnio. Per tal modo, noil essendovi possibile altra giiisa d' estrazione di essa materia coiorante, ebbi una non molto sensibile differenza, di grado piuttostoche di qualita, nei colori dei liqnidi, e nelli precipitati, bensi assoluta 1' esclusiva del ferro nelle ceneri delle niacchie da Verbena j questo peral- tro se adoperavo, dopo 1' acido idroclorico e dopo il cac- ciarne 1' cccesso, il sollociannro e non gia il ferrocianuro di potassio \ iinperocche ogni volta che di questo mi ser- vivo a reagente, ottenevo il segnale del ferro, ogni volta che deir altro, niun indizio di ferro mi era dato avere. E tale siiigolarita di fatto appunto che conciliava la ra- gione deir esito contrario nelle esperienze disopra accen- nate dove lo stesso ferrocianuro di potassio aveva agito, e deir esito eguale dove invece era concorso il solfocianu- ro ; tale fatto che -assicurava bene dell' esito delle espe- rienze, mentre toglieva un errore di osservazione, e diffi- dava la porfettibilita di lui reagente finora riputatissimo; tale fatto clio puo dirsi inaspettato, quello fu linalmente che decidendo della mancanza del ferro nelle niacchie prodotte nelle pezze dal cataplasma di Verbena, sonnnini- stro il dato nnico e positivo invano fin qui ricercato , on- de poter giudicare die le medesinie non provengono al- trimenti da sangue.

Perclie poi a simile giudicato non mancasse estremo alcuno , e fosse in tutto e per tutto ridotto a verita; pro- curai asgiugnervi pure dei dati di controprova. Infatti pre- parato il cataplasma suddetto di Verbena, e niantenuto fra pezze per alciin tempo in una stufa a tepido calore, macciiio le dette pezze siccome fosse stato applicato sulle parti affette da malattia. Dietro una pratica indicata da Raspail {\) , fatto impasto colla Verbena e 1' albume d' no- li) Gioniale Caltaneo suJilelto Vol. 7 pag. 301. Vol. 8 pag. 63.

ESAME ChIMICO EC. 285

vo, e costituitone una specie di cataplasma, che tenni fra pozze per lo stesso spazio di lempo, ed alio stesso grado di temperatuia, ne risidto una iiiaeeliia rossastra eguale, tanto a quella del vero cataplasma di Verbena gia Stato al contatto dell' ecoiioniia aniiiiale, qiianto a qiiella dello stesso che era stato solainciite esposto alia stufa. Altro impasto fatto ad uso di cataplasma; egiialmente col- r albume e le farine d' orzo e di lava ; egualmente man- teniito ill stufa; e coiulizionato egualmente fra pezze, non somministro per avventura una maccliia che potesse dirsi eguale alle altre. Assoggettando di cotali macchie, che diremnio artificiali , a moiti degli esperimenti di confron- to disopra discorsi , ed al paragone inassime colle macchie del cataplasma di Verbena stato in contatto dell' econo- mia vivente, se ne sono ottenuti degli analoghi risulta- menti. Che cercare di piu conseguentemente, onde af- francare delle deduzioni, che di per se stesse da cio di- sceudono ! Da tutto il sin qui detto adunque egli e da concluderne :

Che le macchie che veggonsi formate dall' applicazione del cataplasma deostruente risolvente ec. di Verbena , non sono da trasudamento sanguigno , bensi da un principio colorantc della Verbena stessa.

Che questo principio colorante differisce dall' ematosina, ancora perclie non contienc ferro fra i suoi elementi.

Che r analogia osservata in diversi rapporti fra tali macchie e quelle da vero sangue , e da attribuire se non alia detta materia colorante per la sua parte, per tutto il resto certamente , ai materiali albuminoidi , feculenti ec. che entrano nella composizione del cataplasma medesimo.

Che r ap])licazionc di esso cata|)lasma e totalmente a dichiararsi empirica e da abbandonare , quando da altra attivitii, fuorche dal presupposto trasudamento sanguigno, non possa esserne giustificata 1' indicazione.

Che se, in fatto di medicamenti, e a dirsi un acquisto utile il trovarne dei nuovi, qnante volte pero corrispon- dano neir esito favorevole ; non e da altra parte a rite- nersi del tutto privo d' interesse il disvelare falsa la facolti

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di alcuni anclie in uso giaiulissiino, quandoche, se non altro, quest' uso inefficace toglie 1' opj)ortuiiit;V spesso del- 1' uso di quelli clie sono dotati di assoluta virtu , e di provata utilit;\.

Se non die a cio limltato non intendo , lo sapete o Signori, pur solaniente il mio dire, e questo mio qualsia- si lavoro ; clie anzi aspiro innalzarlo a qualclie niiglior punto d' interesse, rivolgendolo di subito al lato del la di- scriniinazione delle maccliie da sangue , e piegandolo verso i rapporti chimico-legali , in cui nulla puo avervi tl' cqui- valente ])er esse macchie, nel grado d' iniportanza, e nel- r alto valore.

Dappoiche alia disamina di maccliie d' apparenza san- guigna, che era per me a farsi, conseguitava indispensa- bile la pratica dei mezzi valevoli per quelle sospette di crimine , e come vi esposi , adoperai appunto i piii rino- mati e sanzionati da insigni Periti Chimici ; ne risulto di conserva, che di nuovo, ed in maggiore estensione mi si schierarono innanzi le difficolta di travaglio immense che vi si daniio , le incertezze gravissime fra le quali e d' uo- po aggirarsi , le estreme necessita che per tutto occorro- no di premunirsi da illusioni da errori facili ad un tem- po ed assai fatali. Purtroppo mi e avvenuto nel lungo sperimentare in passato , prescindendo dal presente che non e stato breve , di rimarcare : quanto sono rari i casi nei quali le macchie di sangue da esaminaie si presenta- no coi loro caratteristici bene distiiiti e marcati : quanto piu spesso le si vedono slavate e con ogni sorta d' artifi- cii distriitte o quasi distrutte: quante le volte nelle qua- li rinveugonsi confuse da loidure o da macchie d' altra natura. Egli e quasi impossibile 1' averle sott' occhio re- cent! e tali cui 1' aria, se non altro, ed i comuni eleinen- ti stessi non abbiano prodotto del cambiamento ed intrin- seco ed estrinseco. Egli e ovvio, secondo che deducono parimenti per le pioprie esperienze, ChevalUer , e Dal- piaz ; » che si possono distrnggere le macchie di sangue » col liscivio, e colla semplice lavatura ancora all' acqua; » che cio e piu facile quanto piii le macchie sono recenti;

EsAME ChIMICO EC. 287

» che qiiand' anclie non le si distruggano interamente, » seiiiprc pero se ne toglie tale quaiitita da rendere im- » possibile il giudizio su di esse » (1). Egli e istinto del reo il procuiaie di nascondere per ogni guisa queste par- laiiti tiaccie del suo delitto.

Olid' e che le risorse recate sognatamente , dall' acqua aninioiiiacale di Braconnot, dall' alcool con acido solforico di Ilojf, dair acqua clorata di Zollikoffer , cui si puo ag- giugiieie, qiiella dell' acido ipocloroso di Persoz (2), qiiel- la deir acido idroclorico di Moriri (3) , e quella del mi- scuglio di soda e di calce di Moride ; sono lontane dal prestare 1' aiuto che la di loro aggiustatezza senibrerebbe dovere riproniettere ; sono soggctte alia vaiiabilita, ed in- costanza di effetti che consegnitano tutti gli altri mezzi di scrutinio e di I'icerca in ogni tempo proposti; sono ta- li che riescono il piii di frequente inutili, e solo qualche volta giovano , in cumulo poi anclie riunlte, anziche se- paratauicnte adoperate;di guisa die egli e forza conchiu- dere con Favrot: Que, dans nn cas de medecine legale, il faiit , pour aff^rincr , que toutes les reactions conniies vien- nent s' oppnyer mutitellement , et que ce n est que de leur reunion que pent resulter la preuve que les taclies exami- nees sont hien des taches de sang (i).

Essendoche d' altronde e provato ; che non si puo di- partire dagli allmnoidi o protcici , dall' ematosina, e dal feno nella disquisizione dcUe macchie da sangue;che fra gli albiuninoidi la fibiina segnatamente e quella cui si de- ve diiiggere inaggioie 1' attenzione ; che questa fibiina sopiatutto e la piii persistente ai tentativi avvanzati per distiuggere le macchie medesime. E provato parimenti ; che dove la materia colorante del sangue puo venire fa- cilmente tolta e separata ; il ferro iiivece puo anche esi- stere per parte degli stessi tessuti niacchiati, contenutovi

(1) .lour. (le Cliim. Med. siuld. Tom. V Scr. Ill pag. 661.

(2) Ji.iir. de Cliiiii. Med. siidd. Tom. 1 Ser. Ill pa^. 186.

(3) Gioinale sudd. 'I'oni. IX Ser. Ill pag. 744.

(4) Jour, dc Cliim. Med. sudd. Tom. I Ser. IV pag. 702.

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fra i di loro elemcnti; clie altrc materie od allro cause possono poitare del coloiamento in rosso , senza che il ferro, per la ragione suddetta, garantisca senipre della presenza del saiigue ; che lahilissinio e il coloraiiieuto in verde che produce il cloro nell' einatosina prima di sco- lorarla, siccoine ilhisorio facilmente il dicromatismo che ne acquista la soluzione potassica. E provato inoltre; che la stessa tihrina piio cangiare di solubilita in certi suoi solventi dall' esserc di fresca o di antica data e lo cspe- rimento Draconnot pure (1); clie non diversamente si di- mostra costaute nel niodo caratteristico di suo precipitato pei reagenti niedesiini ; die le altre distinte sue proprie- ta diff'erenziali fra gli albuininoidi, sono facilmente con- fondibili, e in un discernibili con altrettanta diflficolta.

Per lo che non e giammai soddisfatto il sentito bisogno di un mezzo migliore per la verilica delle macchie di sangue , non e tranquIUo 1' animo giammai nel fare iiso di quelli clie vi sono, non e riposata giammai conseguen- temente la smania di fame ricerca di nuovi. E se questo e in chimici espertissimi, di dovizie pieni per essere giu- dici , per rispondere ai quesiti del foro criminale, e lo dimostrano le incessanti proposte, i recenti processi che ne vengono tuttogiorno ; come non deve esserlo in me meschinissimo di scienza e d' arte , di valevoli forze po- verissimo , e che pur di spesso richiesto , debbo azzardare a farla da perito ? Puo dirsi invero che la necessita so- spinge al coraggio , che V opportunita ([nasi inspira, che r esercizio addestra d' alcuna maniera tutti, quando io ho posta mano ad esperimentare ulteriori mezzi d' investiga- zione delle macchie sanguigne, quando io le ho assogget- tate a tentativi od inusitati o modificati, quaudo io mi sono dato all' intendimento di raggiugnere qualche scopo in si delicato ed arduo rapporto; ed il poco frutto che tuttavia ne ho colto, che poco esscr doveva veramente nelle mie circostanze, in poche parole eccovelo esposto.

(1) Join-, (le Cliim. .Med. siidtl. Tom. X Ser. II pag. 704.

EsAME ChIMICO EC. 289

Riflettendo clie le macchie da sarifjue o mantengono alcuu die del proprio colore , o sono state cancellate per mode da non rimanerne che delle traccie od una sempli- ce inipronta; riflettendo che i tessnti sii cui poggiano ta- li maccliie, ([iiantuiique bianchi alcniia voita, sono piii di sovente colorati od inibrattati da lordure, per cui fa- cilmente riniangono velate e nascoste; riflettendo che le stesse macchie possono essere state prodotte da tutt' altro die da sangiie. Da altra parte ; consideraiido che il cloro non distrugge gli alhuminoidi o la fibrina siccome certe materie coloranti organiche ; considerando che il cloro per questo designa , ove pur siavi , la (jiialita della materia colorante, meiitre non pregiudica quelle degli altri de- menti costitutivi delle macchie di sangue ; considerando che il cloro coll' imbiancare i tessuti , in qualche guisa sbarazza 1' impronta anche pur sola che vi possono avere lasciata le macchie medesime ; riflettendo e considerando in fine tutto cio, dopo 1' inutilita sperimentata di presso- che infiniti sfoizi adoperati, esposi entro vasi a tappo smerigliato ripieni di gas cloro ; dei tessuti di tela , di la- na, di cotone, di seta, colorati e non colorati , macchia- ti pill o nieiio da sangue ; dei tessuti stati macchiati pur da sangue, poscia dilavati con acqua, con sapone, con liscivio ; e dei tessuti medesimi d' ogni genere non mac- chiati afFatto a termine di confronto, e tiitti quanti ba- gnati od inumiditi. Scorse alcune ore di esposizione ; esa- minati un per iino i singoli suddetti tessuti, potei rileva- re : Che tutti quanti erano , per cosi dire , scolorati di qualche guisa o del tutto , owerossia imbiancati a grado superiore di quello di prima : Che tutti avevano acquista- ta certa tal qual maggiore consistenza : Che questa consi- stenza era per6 oltremodo piu sensibile, e giunta perfino a tale da somministrare dell' dasticita al tessiito nei ri- spettivi luoghi delle macchie , di quelle ancora che crano state slavate in antecedenza, siccome di quelle divenute scolorate nell' esposizione al cloro , e di quelle rimaste , anche dopo la detta esposizione , colorate : Che il colore appunto di queste ultime erasi fatto bruno e quasi nero; T. VIII. 37

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del pari die erasi reso piu ciipo, relativamente nelle al- tre inacchie , disgradate in qualclie guisa di colore dal cloro medesitno.

Di piu; ad esenipio di inacchie supposte solaniente da sangne, e prodotte da altre materie, ho tentato il cloro sotto forma di gas; tanto nelle inacchie, di cui si e di- sopra parlato , indotte cioe dal cataplasnia di Verbena che lu applicato alT ecoiioinia aniniale , quauto in quelle dal medesinio cataplasnia, die pero non aveva avuto alcun contatto; tanto su inacchie da robbia, coccinigiia, rihes, quanto da lordure di vaiio genere ; tanto in tessuti di di- versa qualita , quanto sul legno , sul terreno , sul ferro. E comeclie sul ferro segnatamente e frequent issimo il do- vere esaniinare delle inacchie da sangne, ed iinporta estre- mamente distinguerle da quelle di rnggine, o da sali di ferro. Cosi sopra lamina di ferro con macchie di vero sangue ancora esplorai 1' azione del gas cloro ; per con- fronto, se non altro , dei metodi e processi d' investiga- zione relativa fin qui conosciuti e praticati ; e per ccm- ferma della preferenza di questo espediente, che dagli ottenuti effetti or ora specificati , sembrava risultare.

E cosa naturale invero si era che io avessi ad osservarne dello scoloramento universale , e totale insieme , con quel- la specie d' indurimento delle fibbre dei tessuti notato disopra ; del pari die naturale il distruggersi sollecito di ogni macchia qualunque, che mi fu dato vedere; siccome ancora naturale 1' analogo mutamento di colore nel legno, nel terriccio esposti al cloro, che egualmente ne venue; ma sul ferro il rilevare invece , rapido 1' irruginirsi di tut- ta la superficie, lo scomparire delle macchie varie non provenienti dal sangue , e per lo contrario farsi piu inten- se ed annerire le sanguigne , indurire inoltre , e rendersi facili a staccarsi ; ne parve cosa rimarchevole e che tor- nasse assai a conforto del process© del gas cloro nelT e- splorazione delle macchie di sangue , che io ero sul pun- to di determinare, e per le antecedenti esperienze , sic- come per queste ultime, di dichiararlo non di poco uti- le, e preferibile forse, perclie di facile esecuzione, di

ESAME ChIMICO EC. 291

effetto abbastanza sicuro, e valido si j)ei tessuti d' ogiii geiiere , clie pci corpi duri aventi di tali macclue, e pei ferri egualmente maccbiati.

Iiifatti in disarninando i processi particobiri per le mac- ciiie di sangne sopra coltclli, strumenti di feiro , aimi ec. di Lassdigne (1), Clievallier (2), Rose (3), Persoz (-4); quaiituiique non si possa negare cbe i mezzi: della mace- lazione prohingata, pure in cjnesto caso, nell' acqua di- stillata coll' artificio di un cercbietto di cera : dell' acqua l>ullente: dell' acido idroclorico diliiito: della soluzione di potassa : del trattamento a forte calore in un tube d' as- saggio con cartine reattive sospese : della tusione in esse tubo con parti eguali di soda caustica : della niiscela di cloride-idrico, e di cloruro stannoso ec. , cbe sono i mez- zi per essi complessivamente in parte ed in parte separa- tamente proposti, sia poi sulla rascbiatura, o direttainen- te sulle niaccliie eseguiti , e per ine tedebnente, ed esat- taniete rifatti e verificati ; quantunque non si possa negare, dissi , cbe tali niezzi riescono ntilissimi, cbe in nnione almeno, se non isolati, sono di nioltissimo scbiarimento , cbe costituiscono in fine un criterio preziosissimo di ra- gione e di fatto per 1' incbiesto criminale giudizio; nulla- nieno soffrono delle eccezioni, banno delle lacune, lascia- no alcun cbe a desiderare ; percbe il composto , per esem- pio , cbe spesso si forma fra 1' albuminoide e 1' ossido di ferro nella stessa niaccbia, niassime col tempo, si rimane ad ogni modo insolubile nell' acqua; percbe se d' ordina- rio 1' acido idroclorico discioglie la ruggine , del pari cbe la potassa i materiali proteici solamente , per cui si ba una necessaria distinzione nella perizia di maccbie sospet- te , non e sempre escluso il caso cbe un velo segnata- mente di materiali proteici possa pure venire disciolto dair acido idroclorico, siccome alcun cbe dalla potassa.

(1) Gioinalc Callunen siitld. Vol. 2 pag. 286.

(2) .lotir. di' Cliini. Meil. Tom. V Ser. II pag. 5 41.

(3) Aniiali ili Cliini. smid. del Dolt. Polli. Vol. e pag. cilati. (A) Jonr. de Qiiiii. Med. sudd. Tom. 1 Ser. Ill pag. 191.

292 Gaetano Sgarzi

se non di ferro, d' altra materia venire trasportato, da mentire una Jissoluzione del proteici suddetti , trattandosi massiinainonte di minime quaiitita ; perclie lo sviluppo d' ainnioniaca per forte calore, puo essere insensibile per la stessa ragione della poca quantita, e di sovente le trac- cie che se ne ottengono potrelibero provenire , non diro dalla rngginc niedesiina, l)ensi da tntt' altra materia azota- ta clie dai materiali albumiiioidi del sangue ; cosi il for- marsi del cianogene per la reazione della soda nell' atto della fusione accennata ; e perche finalmente 1' imbianchi- mento delle macchie per I' azione del misto d' acido idro- clorico , e di cloruro di stagno , che vuolsi caratteristico della ruggine, egli e dilTicilissimo clie lo sia, quando le maccliie non sono bene marcate, e la ruggine rispettiva- mente in poca quantita.

L' avere adunque un processo per le macchie di san- gue ; tanto su di un tessuto qualunque, clie sul legno, sul ferro ; tanto se recenti o d' antica data , se visibili o appena tracciate , se integre o dihivate; tanto di realta, o da vero sangue, che di apparenza, o da materie colo- ranti diverse ; il quale processo consiste unicamente in esporre al gas cloro gli oggetti macchiati, inumiditi in- nanzi , e per lo spazio di poche ore ; e dal quale proces- so si ha un indurimento notevolissimo nel corpo della macchia, fosse pure scolorata e slavata, oppiire si ha del- r annerimento od imbrunimento di colore sensibilissimo, distintivi li due principali elementi del sangue, la fibrina cioe, e 1' ematosina, e tali che a nessuu altro dato dai reagenti fin qui posti in uso stanno al disotto. Simile pro- cesso non meritera egli qualclie considerazione, non sara egli almeno provato, non potra egli fra i tanti, che gii si hanno, venire benignamente accolto e ricevuto?

Si potra opporre, che non e applicabile in tutti i luo- ghi dove possono essere macchie sospette di sangue, sic- come nei muri, nelle armi ^ in oggetti di grande mole, e da dove non si possono le dette macchie intatte espor- re ai cloro , come porta il processo medesimo. Al che e facile rispondere che puo supplirvisi , col sostituire al cloro

ESAME ChIMICO EC. 293

in forma di gas 1' acqua clorata, da bagnarne di frequen- te le rnaccliie per un date tempo , o da soprapporne iino strato siiUe macchie mediante im cerchietto di cera for- mantevi una specie di capsula.

Si potra opporre che 1' indurimento che vuolsi caratte- ristico in questo processo, trattandosi di esili macchie, si rimarri facilmente confuso col rassodamento che in cer- to modo acquistano tutti i tessuti stati esposti al cloro fino ad un tal date punto ; che dove non trattasi di tes- suti, ma di corpi diui per se, sara difficilissimo lo scor- gerlo quest' indurimento, e lo assicurarsene ; ed egualmen- te sara del farsi piu scuro il color delle macchie pel clo- ro, che sara notahile solamente quando le sono intense, mentre quando le fossero appena discernihili pel colore, tutto scomparirii invece , e nulla si otterra di distintivo. Al che e da rispondere : che 1' indurimento della macchia nei corpi solidi e duri , lo si puo conoscere ahbastanza ancora col procurare di raschiarla, e coU' osservarvi as- sunto r aspetto di una vernice; che riguardo ai tessuti, la diligenza del tatto , oltre il confronto con altri non macchiati e sottoposti al medesimo trattaniento, puo ba- stantemente giovare ; e che pel resto non si da miglior fortuna d' esito in tutti i fenomeni che vengono dagli al- tri processi , per cui tutt' al piu questo va del pari con quelli, e soltanto puo esservi di risorsa, siccome la e per tutti i processi egualmente, il cumulare i fenomeni rispet- tivi che si possono ottenere dalla varieta dei processi me- desimi evocati in soccorso ed aiuto.

Si potra opporre ; che il cloro non e nuovo nelle ricer- che di simil genere; che 1' acqua clorata poi figura anzi di frequente negli autecedenti metodi proposti ; che faci- lins est irwentis adilere ha detto QiiintUiaiio nella sua Ret- torica. Al che e da rispondere; non convenire il cloro, nel processo per me indicato, con andainento eguale, ma ben diverso assai , del pari che e diversa la forma gasosa dalla liquida , lo inverdire ini colore rossigno dal render- lo piu intenso e fosco, la mira di scolorare da quella di produrre un indurimento ; che la stess' acqua clorata , dove

294 Gaetano Sgarzi

e come io la iiupiego, ha tutt' altio line die quello di precipitare i niateriali proteici die adeinpie ii(>gli altnii nietodi; die iion ebbi neppur 1' oiiibra del pciisiero dl una invenzione o scoperta, aspiiaudo soltauto, iiel presce- gliere la seniplice esposizione al gas cloro, ad una sem- plicissima nioditicazione, ad una lacilitazione assoluta di procodere e di operare nellc ricerclie in discorso.

Che se non fosse per avventura raggiiuito questo scopo, di cui da lunga pezza correvo in traccia, ed a ciii vorrei lusiniiaiini tuttavia d' essere anivato, di anevolare cioe al- quanto le difficoltu immense delle discriminazioni del san- gue. Che se col propone il gas cloro a valido mezzo di scorta in tanta asprezza di cammino, non ho designato nei I'enomeni die ne vengono, di indurimento, e di co- loramento delle macchie relative , viu vero vessillo di si- curo appoggio , un aiuto vero per bene percorrerlo. Che se nelle incertezze in che purtroppo di sovente lasciano le risultanze di una infinita di tentativi , quantunque sag- gi e profondi , dettati dai sommi nell' arte; questo mio non vale ad alcun migliore effetto , a somministrare un fondamento migliore, una migliore via ad aprire per si grave giudizio ; in allora a rassegnazione e difesa mi faro manto della coniune sorte, che innanzi a me tocco a tut- ti quelli che ebbero Io stesso pensiero , il desiderio stes- so, Io stesso intendimento ; mi confortero in allora col- r idea che ad un grande edificio di puliblica utilita il re- care anche una sola pietra non e poco , quand' anche ad un servigio di puro sussidio, a coadiuvare solamente, ad essere di concorso coi fatti degli altri si riducesse il fatto mio; mi sara in allora di lieto augurio almeno , e di co- raggio per gli sforzi avvenire , anche 1' avere ottenuto in- veceche piena la vittoria , d' avvanzare d' vui passo nondi- meno verso quella. Imperocche a fornire d' altronde tutto r occorrente al delicatissimo impegno di una decisione chimico-legale nel nostro rapporto di macchie di sangue, pervenuto che io fossi pure al massimo intento , che e quanto dire, a fissare un criterio di verita circa la causa delle medesinie, mancherebbc nuUostante 1' altro criterio.

ESAME ChIMICO EC. 295

di conserva ricercato tlai Tribnnali, e per cui afferma- re se trattasi di saiigiie uiiiauo , o di sangue d' altro aniniale.

Ill (juosto, clie tanto occupo per rapporti fisiologici co- me per ra[)porti legal!, 1' ingegno di Malj/iglii e di Leuwe- noeck , di Prevost e di Dumas, d' Hewson e d' Eller , co- me di Barruel e di Taddei , segnatamente circa la fi^rma e la grojisezza dei glohidi, I' aroma particolare, la coaliz- zaljiiiui e la fluidilicabilita del saiigue iielle varie specie d' aniinali ; nulla per ora posso venirvi esponendo, o Si- gnori, attesa 1' iiiiitilita di qualclie tentative praticato, trasportandoini ai casi , non di sangue fresco ed in mas- sa, hensi ad impressioni anticlie od a macchie semplici di sangue; ne forse il potro in seguito, stante 1' esser que- sta opera d' altra forza clie la mia. Frattanto il sin qui detto , die riguarda lo stabilire se trattasi di sangue o no in macchie sospette, egli e tutto quelle che ha determi- nato il hniite delle risposte al fisco fiiiora date, egli e tutto quello che c stato elaborato dai Periti Cliiinici fino al giorno d' oggi, egli e tutto quello die nello stato at- tuale della scienza pud dai medesimi richiedersi. Udiste, o Signori, che molto e stato fatto in tanto argoniento, ma che molto nuUostante rimane a fare ; che poi sgraziata- merite non molto possa influirvi a vantaggio il niio sugge- rimento, lo avrete senza dubbio, in onta al mio deside- rio, ed all' animo vostro a comprendere e riconoscere. Co- sicclie cio che uiiicatuente vi ha di fisso e determinato nella chimica giudiziaria, e di piii importante veramente stabilito, egli e; doversi andare con somnia cautela e pru- denza al Tribunale \ doversi attenere piiittosto a giudizii dubitativi di ([uello che affermativi; doversi ascoltar seni- pre, pill clie la voce della giustizia, la voce della coscien- za , che grida con S. Ambrogio : E cosa peggiore condan- nare un innocente , che assoL'ere iin colpeifole.

ILLUSTRAZIONE

DEI

Lil.

DISSERTAZIONE VI.

INTORNO

AD I]\SETTI COLEOTTERI

DEL

PROF. GIUSEPPE BERTOLOIVI

(Letta nella Sessione del 7 Maggio 1857.)

s,

lin dal bel principio, che io intrapresi 1' illustrazione dei vegetabili , e degli insetti del Mozaiabico, fu mio de- siderio, Golleghi Umanissinii, di portare al suo termine il pill presto che fosse possibile la ricognizione di tutte le specie, che negli anui ultiniamente trascorsi incomincian- do dal 1842 in diverse spedizioni mi furono mandate dal benemerito Signer Cavaliere Carlo Fornasini , come Voi ben sapete , onde rendere di pubblico diritto le novitu in Europa sconosciute ; ma le molte , e svariate mie occupa- zioni ed incombenze me lo impedirono di fare, tanto piu perche conoscevo il bisogno per facilitate, e ben condur- re a termine il lavoro di visitare antecedentemente le maggiori coUezioni delle grandi capitali d' Europa, per cui tanto ritardo derivo non dalla mia volonta di non fa- re, bensi da necessita che mi costringeva a non fare. In frattanto il lavoro delle piante , per la massima parte da me gia pubblicato in quattro dissertazioni, onde solleci- tarlo alia completazione , affidai in jiarte a mio padre , il quale anche in quest' anno Vi fece conoscere generi e T. VIII. 38

298 Giuseppe Bertoloni

specie novelle di vegetabili utili nell' econoniia domestica di quel paese. Sono pero da dvie anni o poco piu die niente io pubblicavo intorno agli insetti, sebbene fossi * spesso soUccitato di failo da illustri Entoinologi oltranion- taui niiei coirispoiulenti , alcuni de' quail avevauo visitato le nostre coUezioui , ammirando con massima compiacenza, e desiderando di possedere le rarita aflTricane di qucUa pocliissinio couosciuta , e per gli Euiopei difficile provin- cia, ed alcune di queste rarita sono tuttora uniclie in Europa del nostro gabinetto. Siccome poi i diversi indi- vidui di luia specie dope e non prima, clie sia stata pub- blicata e descritta, per costuuianza si dispensano onde ar- riccbire le altre coUezioni , cosi i proprietarii di queste e per lo amore e progrcsso della scienza, e per accrescere le loro raccolte si facevano i miei sollecitatori. Percio ri- prendo oggi il lavoro di descrJvere alcuni Goleotteri no- velli ; ma prima di farlo credo opportune manifestarvi bre- vemente lo stato dell' Entoniolo^ia in Italia e fuori d' I- talia, ed il pregio della Bolognese collezione. Sappiate pertanto che il numero degli studiosi degli insetti fra i Zoologi e grandissimo in Europa, e fuori d' Europa, e di necessita moltissime sono le collezioni dei privati , e dei governi , alia maggior parte delle quali mancano molte delle nostre rarita mozambicesi. Questa e la cagione per- cbe dagli Entomologi Prussiani , Frances! , ed American! non die da altri miei corrispondenti sono state fatte a me ed al nostro gabinetto offerte riccbissime, e die si direb- bero favolose per chi non conosce quanto sia forte e gran- de la passione pel dilettevolissimo studio di questa parte della Zoologia, ed e per la grande estensione e trasporto alio studio di questa scienza, che le citta oltramontane posseggono Societa , ed Accademie Entoniologicbe , e gior- nali Entomologici , mentre non esistono Society e giornali special! per gl! altri singoli rami della Zoologia. In Italia poi non e alcuna Societa , e giornale Entomologico nenime- no nelle principal! capital! , sebbene in queste ed an- cbe in citta minor! si conservino ricche collezioni prin- cipalmente di Goleotteri, e di qualche altro ordine, od

Degli insetti Coleotteri 299

anche di tntti gli ordini depli insetti, come e quella di Bolo- gna , e vi esistoiio Eutoniologi di niolta rinoniaiiza per opera da loro pubblicate , perche vi possiamo annoverare un Marchese Massimiliano Spinola di Geneva, che e il Ne- store degli Insettologi Europei, il Cliiarissiino Ditterologo Parniigiano Prof. Caiuillo Rondani , il Marciiese di Brt^iiie di Torino, il Dottore Gliiliani della stessa citta, il Com- moiidatore Carlo Passerini di Firenze, il Professore Costa di Napoli, ed alcuni altri. Ma il nuniero degli Entoniolo- gi Italiani e sempre scarso in confrouto di quello delle grandi capitali dell' Europa, e percio nelle citta d' Italia anche le piu grandi non ponno crearsi oggi le Socie- ta Entoniologiche , ne conipilarvisi un giornale di questa scienza.

Le pill ricche e pregevoli collezioni Italiane sono a Torino dove quella sola regalata al Museo del Governo dal Marchese di Breme possiede 22,000 specie di Coleot- teri, a Milano, a Geneva, a Firenze, a Bologna, a Napoli, a Parma, ed anche in Imola, se non taiito ricca, che le altre, pero pregevolissima perche e tutta europea, e ben or- dinata dal Sig. Dott. Odoardo Pirazzoli Entomologo distintis- simo di quel paese. La nostra collezione del Museo Zoologico di questa Universita , come dissi , e generale , ed estesa a tutti gli ordini d' insetti, ed in tutti, ma principalmente nei Coleotteri, Ortotteri, Emitteri, Lepidotteri, ed Ime- notteri, possiede specie, che tuttora raancano alle altre anche primarie collezioni Europee, e per questo solo il gabinetto zoologico bolognese e superiore agli altri delle maggiori capitali europee perche le specie mozambicesi si trovano soltanto diffuse in Europa per quel poco di du- plicati che io diedi ai miei corrispondeuti dietro le loro soUecitazioni , e siccome quella provincia alFricana ed ino- spite non e stata visitata siuo ad ora che in qualche parte della costa marittima dal Sig. Cav. Carlo Fornasini, e nella stessa costa, non che per trecento miglia eutro terra lun- ge il fiume Zambese sine a Tete dal coraggioso Sig. Det- tore Peters, il quale poi nel trasportare in Europa le sue raccelte incontro avaria negli insetti da una fortuna di

300 Giuseppe Bertoloni

mare, cosi pregievolissimi e rari nel generale si manten- gono tuttora le specie di quel paese, ed e per la stessa cai^ione che varii Eutoniologi forestieri, come dissi, si re- carono in Bologna ad osservare, e studiare queste nostre novita iiegli anni andati, ed aiiclie in quest' anno, ritor- nandosene contentissimi di aver veduto le specie non an- cora descritte , e le autenticlie da me descritte e figurate in cinque dissertazioni, clie Voi conoscete, non che di riportarsi individui nella loro patria di quelle , che io possedevo in molto numero ; tutti poi volontieri esibironsi e principalmente il Sig. Dohrn di Stettino di mandarmi per lettera gli schiarimenti e le notizie, che mi facessero a proposito nella illustrazione da farsi delle specie tuttora ignote coir aiuto delle proprie coUezioni, e delle piu ric- che oltramontane di Londra, di Parigi , e di Berlino, che presentemente egli visitava, e da me non ancora visitate. Dietro tante premure usatemi riserbandomi la proprieta scientifica non fui dubhioso nel dare all' lUustre Signer Dohrn Presidente della Societa Entomologica di Stettino , ed- al Signor Thomson distmtissimo entomologo americano individui di alcune di quelle stesse specie , che oggi sono per farvi conoscere, e descrivervi, e Loro le diedi col nome specifico appropriate , col quale a Voi qui le faro note. A confermai'e vieppiu il molto pregio della bolo- gnese collezione entomologica permettetemi per ultimo che vi riferisca un brano di una lettera scrittami il 1 Di- cembre 1856 di Stettino dall' lUustre Signor Presiden- te Dohrn nell' occasione che mi mandava vma preziosa spedizione di centocinquanta specie di coleotteri di mol- tissima rarita , ed indigene delle provincie diverse dei va- rii continenti del globo Z3 et j' y joindrai d' abord deux » diplomes de la Societe de Stettin, 1' un poiu" Votre » Seigneurie , 1' autre pour M/ le Directeur Bianconi, que » je vous prie de lui presenter de ma part comme hom- » mage a ses merites distingues pour 1' histoire naturelle. » A r exception du Musee de Turin les autres Musees » Zoologiques en Italic, que j' ai vus , sont presque tons » si negliges quant a la partie entomologique, que c' est

Degli insetti Coleotteri 301

» avec plaisir, que je rends la justice a M/ Bianconi » come clief du Musee de Bologue , qu' il a reconnu, que » la section entoniologique est aussi digne de sa prote- » ction que les autres sections. Puisque Vous le secondez » dans ses id^es , j' espeie que la partie entoniologique » ne tombera chez vous jamais dans 1' etat neglig6 . . .

»

Cio premesso passo a descrivervi sette specie novelle di Carabici , che tutte rif'erisco a generi gia fondati da- gli autori.

1. 0n6NT0CHELiA B'lancoTii : supra nigro-cuprea , subtus vio- lacea; capite, thoraceque cupreis, subtiliter rugosis , an- tennarum articulo sexto, septimo, et octavo compressor mandibulis nigris , labro superior! albo, palpis pelluci- dis vix rubris, postremo articulo nigro ; elytris opacis, nigris , subtiliter punctulatis , in mare ad basim lineolis lutescentibus duabus , interiore longiore , suturae proxi- ma et parallela, exteriore brevissima, divergente, pun- cto lutescente prope suturam ultra medietatem longitu- dinis, macula triangulari apicali albescente ; in foemina puncto tantum lutescente prope suturam.

Long. 16 ad 17, lat. 5 ad 6 mill.

Tab. 23. Fig. 1.

Reperta est ab Equite Karolo Fornasinio in ripis lluniinis Magnarra provinciae Inbambanensis Mozambici, et Bo- noniae ego obtinui anno 1848.

Questo raro insetto al primo osservarlo e studiarlo cre- detti potesse costituire un genere novello, poi cereal di riferirlo a qualcbe genere vicino a Cicindcla se pure convenisse ne' caratteri, e percio lo ho riferito al no- minato genere Od6ntochelia perche vi sta meglio che al- trove pei proprii caratteri , e perche anche i maggiori Entomologi da me consultati se cpnvenga erigerlo ad un

302 Giuseppe Bertoloni

genere novello non hanno risposto con certezza intorno ai miei dubbi. Oggi presso gli studiosi di tutte sorta di esseri natiirali e invaisa la usanza di creare generi nuovi anche suUe specie antiche per piccole difFereiize che presentino, e che da loro veiigoiio considerate d' iniportanza piu che specifica , per cui con grave danno della scienza il nome geneiico si canibia e nioltiplica tutto giorno, e sentesi grave lamento dei scienziati provetti per hi smodata sino- nimia, e perche il nonie generico delle specie anclie le piu note debba essere mal fermo , moderno e non 1' antico , col quale sono conosciute da chichessia. Trattandosi poi di una specie novella, come questa, non ho creduto hen fatto erigerla in un genere novello per caratteri non ab- bastanza decisi e certi , essendo poi nel totale dei carat- teri una vera Odontochelia. Altra fiata adoperai cosi e ue fui contento intorno al Goliathns Fornasini, perche con- servo lettere scrittemi da chiari Entomologi , che mi di- cono giusto , e conscienzioso quel mio lavoro.

II maschio e appena un millimetro piii corto della fe- mina ; ed un poco meno largo. L' uno e 1' altra superior- mente sono neri con riflessione cuprea nella testa e nel coi'saletto , ed inferiormente nel totale mostransi violetti e splcndenti. La testa di audio i sessi nella faccia supe- riore fra gli occhi coUa lente si vede tutta scolpita di rughe spesse, paralelle, dirette in linea curva dall' avanti air indietro attorno alle orhite degli occhi, e nella por- zione posteriore della stessa faccia le rughe si fanno tra- sversali sino alia articolazione del corsaletto. Gli occhi grandi protuberano ai lati del di sopra anteriore della te- sta , come e proprio di questo genere ; colla lente si scorgono sagrinati , splendenti , di color nero nel centro , fosco appena giallastro verso il contorno. Le antenne han- no la lunghezza di due terzi del corpo, presentano la particolarita non comune alle altre specie del genere tan- to nel maschio che nella femmina del sesto, settimo, ed ottavo articolo compressi ai lati, ed allargati a foggia di logliette con decrescimento fra di loro di estensioue an- dando dalla base verso I' apice delle medesime , il qual

Degli insetti Coleotteri 303

carattcre non esteso ad altra specie, del genere concilia una lisononiia a qnesto insetto da escludeilo a prima giun- ta dal genere stesso ; suU' articolo quarto e quinto si scor- ge colla lente qualche spina. II labbro supcriore e spor- gente all' avaiiti, grande, rotondato, convesso, bianco giallognoio, coll'orlo Iosco, di aspetto spugnoso nel maschio, di superticie liscia e lucida, coine di smalto, nella femi- na ; le niaiidilxjle sono nere; ed i palpi hianclii appena rossastri , pellucidi, nell' apice neri ; alcune setole bian- che, opache, rigidc scorge la lente sui palpi, ed attorno alia bocca. La superficie inferiore della testa e violetta, con ruglie seniicircolari attornianti 1' orlo inferiore delle orbite degli occlii , ruglie die sono il seguito delle supe- riori : nel resto della faccia inferiore niostransi strie e pun- teggiature minute.

II corsaletto e cilindrico fiuamente rugoso grinzoso ; nel- la faccia superiore lia una dcmarcazione mediana poco sentita, e lungo la quale nel maschio si osserva da ambe le parti una serie di setole bianclie dirette trasversalmen- te : uella vicinanza dell' orlo anteriore del medesiino si veggono setole analoghe poste in direzione longitudinale ; ai lati poi a traverso la rugosita e la deinarcazione sigmoi- dea , clie si parte dall' orlo superiore e posteriore ed at- traversaudo ol>li([uamente la kuigiiezza del rispettivo lato fiuisce neir orlo anteriore ed inferiore dello stesso corsa- letto, il quale ai lati ed inferiormente e puuteggiato , ri- spleudente piu clie altrove, di color violetto luetallico , eccettuato alio esterno nella vicinanza dell' inserzione del- le zampe anteriori , dove e guernito di molte setole corte , bianche, spesse, appressate, clie si estendono sulla artico- lazione. Le zampe anteriori siccome le altre liaiino la strut- tura propria del genere Od6ntoclielia: sono fosco-violette, eccettuato il primo terzo delle tibie, che e un poco ros- sastro, iuoltre rade setole bianche discernibili colla len- te, ed alcune spine delle articolazioni le guerniscono. L' addome e coperto superiormente da elitre scure, opa- che, che colla lente scopronsi fuiissimanieute ])unteggiate, limitate nel loro contorno da un orletto poco rilevato,

304- Giuseppe Bertoloni

insieme unite riescono piuttosto convesse, ed hanno una tonna ovata assai allungata, pero nella femmina sono un poco piu assottigliate posteriormente.

II rnaschio nella base di ogni elitra e segnato da due lineette giallastre, la piu interna delle quali , interrotta verso r estremitd posteriore, riesce paralella e vicina alia sutura mediana, ed e niolto piu Innga deH'altra, perche si estende circa sino al piimo terzo della lungliezza dell' elitra stessa, mentie la piu corta tiene direzione divarica- ta, ed ha quasi la figura ovata; ai due terzi della lun- gliezza di ogni elitra vicino alia sutura e un punto gial- lastro, di contorno irregolare, qualora si osserva colla len- te ; ed una niacchia biancastra , ossia meno giallastra del- le due lineette, e del punto descritti, triangolare piutto- sto die di forma lunulata sta vicina all' apice dell' elitra, avente il contorno esterno convesso , come e convesso r orletto nero posteriore dell' elitra stessa , il quale confi- na con detta maccliia avente gli altri due lati retti. L' ad- dome nella faccia inferiore e violetto , splendente , con spessa peluria setolosa ai lati fra 1' inserzione delle due paia di zainpe , e meno spessa su 1' altra porzione dei la- ti stessi , ma nudo affatto in tutto il resto della parte me- diana longitudinale. Anche i trocanteri delle zampe di mezzo sono un poco setolosi , quelli delle posteriori inve- ce sono nudi , reuiformi , e di color castaneo. Auche que- ste zampe addominali risplendono di violetto, esseudo cosperse tutte quante di setole bianche e rade , e con acute spine nelle articolazioni dei tarsi.

I due perfettissimi individui die avete sott' occhio di cotale specie, e che appartengono ai due sessi, mostrano protuberante posteriormente dall' apice dell' addome 1' e- stremita posteriore del tubo alimentare colla parte estre- ma degli organi genitali , perche forse sotto lo spasimo di morire infilzati dallo spillo si spinsero in fuori questi organi, e sortirono restando spalancati alio esterno, mentre altri individui, che furouo gettati vivi nell'alcool ed in questo conservati , nulla di somigliante mostravano.

Alcune femmine di questa specie per cagione delle

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premurose richieste fattemi dall' illustre Entomologo Ame- ricano il Sig. Thomson, il quale stava per pubblicare un lavoro intoino alia famiglia delle Cicindeliti, a lui mandai sino dair estate passato, piu tardi mandai altri individui della stessa al Sig. Presidente Doliru , per cui oggi questo novello e raro insetto in Europa si conserva con individui intatti appartenenti ad ambo i sessi nella collezione Bolo- gnese , e col sesso femminino in quella riccliissima di Ci- cindeliti del Sig. Thomson, che esiste in Parigi, ed in quella di Stettino del Sig. Presidente Dohrn.

Un mio corrispondente , entomologo illustre, mi scrive- va di recente cho il Sig. Thomson negli Annales do la Societ. Entom. de Franc. 18.56. IV. 2. ha formate un ge- nere nuovo di questa mia OdontocJielia Dianconi chiaman- dola Bostrythoplioriis Bianconi Bertol. lo non ho di quel- r opera periodica ancora avuto il fascicolo die contiene que- sto lavoro ; frattanto lasciando da parte la questione del genere , poiche i generi sono I' effetto qualche volta del diverso modo di sentire e vedere delli studiosi , sebbene spero che di molta importanza sieno i caratteri di questo novello genere , io vi ho descritto ambo i sessi della pri- ma specie, che lo costituirebbe.

2. Dromica rugosa: oblonga, tota nigra, subnitida ; man- dibulis, palpisque flavis , apicibus nigris , labio superio- re nigro lateribus flavis; thorace subquadrato, supra transversim rugoso; elytris antice flexuoso-costatis, ru- goso-scrobiculatis, postice ad apicem scrobiculatis ; ti- biis posticis fusco-rubris.

Long. 23. lat. 6. mill.

Tab. 23. Fig. 2.

Reperit Eq. Fornasinius in ripis fluminis Magnarra pro- vinciae Inhambanensis Mosambici , et ego obtinui Bono- ni£e 1848.

Quest' insetto e tutto quanto nero, poco splendente, di forma allungata, e la sua maggior larghezza corrisponde T. VIII. 39

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al terzo posteriore dell' addome , il quale poi si ristringe neir apice.

La sua testa superionneute e segnata da rughe curve , clie si succedouo paiaiellc le una dopo le altre. Qneste rughe neir elevazione o rialzo, che resta fra 1' inserzione delle autenue, sono piegate a ferro di cavallo attorno al- ia parte posteriore della niedesiina, rette mostransi ante^ rioriiiente, ed il ceulro della detta elevazione e come pun- teggiato in senso trasversale. Le rughe del contorno degli occhi seguitano curvaniente 1' andaniento delle orhite , e nella parte posteriore si fanno piii sottili, e trasversali alia testa, cancellandosi vicino alT articolazione del corsa- letto, dove questo ha come un rialzamento rigato da ru- ghe trasversali. Gli occhi sono s|)lendenti, giallastri e la lente vi scuopre niacchie nore disposte a foggia di quelle della pelle di pantera, ed una finissima sagrinatura. Le antenne hauno la lunghezza di circa la meta del corpo : i primi cinque articoli rotondo-cilindrici , gli altri succes- sivi sino all' ultimo compressi ai lati , a foggia di fogliet- te. II lahhro superiore e grande, nero, liscio, sporgente, convesso , spleudente , col margine anteriore subtriloho , e col lobo di mezzo maggiore allungato all' avanti con tre punte ed un incavo per parte tra la punta maggiore cen- trale, e le laterali , i lati dello stesso lahbro sono gialli , e col margine orlato di nero. Le mandibole ed i palpi mostransi jDure gialli, le prime coll' apice nero, i secondi coll' ultimo articolo nero ; i palpi innoltre nel loro late interiore sono tutti spinosi di setole rigide , le inferior! gialle, quelle vicine all' apice fosche; la faccia inferiore della testa risplende di color cupreo-fosco-metallico, dessa e pure segnata da rughe trasversali curve, che attorniano le orhite prendendo 1' andaniento circolare di queste , e si continuano colle ruglie superiori.

II corsaletto e quasi quadrilatero cilindraceo; nella fac- cia superiore mostrasi longitudinalmente segnato da un solco ; questa faccia superiormente finisce come in due lobi elevati sopra la restrizione posteriore, colla quale si articola il corsaletto coll' addome, dessa colla lente si

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scorge tiitta quanta segnata da rughe trasveisali, clie non oltrepassano i liiniti lat(;rali cic^lla iiicdcsiiiia , iiei quali si eleva in un orletto. I lati del corsaletto lisci e splenden- ti , come pure la farcia infcriore liscia dello stesso, pre- sentano discernihili colla lente qualclie punteggiatura, ed anteriormente all' inserzione delle zanipe alcune setole ra- de, e giallastre. Le zainpe anteriori liantio i femori lisci, spleiidenti, e la lente vi scorge rade spine neie inferior- niente; e setole nieiio rade, corte e hiancastre superior- mente. Le corte tibie, die tali sono proprie del genera, mostransi pure radaniente spinose e setolose , e due spine maggiori si osservano uell' artioolazione della tibia col pri- me tarso; anclie le altre articolazioni dei tarsi sono spi- nose, e setolose. Le ungbiette si scorgono sottili ed adnncbe.

L' addome ba la forma quasi di niostacciuolo , percbe e ristretto nella base quanto il corsaletto, a poco a poco si allarga fin verso i due terzi di sua lungbezza, indi si ristringe sino ail' apice, cbe e assottigliato ed un poco sporgcnte dalle elitre. Queste prese insieme banno la stes- sa forma dell' addome, cbe superiormente ricuoprono. So- no porcio convesse , anteriormente costate, rugose, scro- bicolate sino oltre la meta della loro lungbezza, ed atte- sa la molta rugosita 1' occbio dell' Entomologo solamente discerne dette cinque coste. Dalla ([iiinta costa esterna r elitra si ripiega sino al margine sue sotto ai lati del- r addome , abbracciandolo. Posteriormente verso i due terzi scarsi della lungbezza dell' eliti-e le coste vengono meno, e le elitre mostransi quivi soltanto scrobicolate ed appena rugose; e nella porzione poi ultima sono soltanto finamente scrobicolate, siccome lo sono per tutta la lungbezza in vicinanza della sutura mediana delle stesse. Questa sutu- ra e limitata da ini orletto pocliissimo prominente, men- tre pill largo, prominente, e rosso fosco mostrasi colla lente 1' orletto, cbe mette limite ai lati esterni delle elitre stesse. L' addome nella faccia inferiore e tutto quanto nero, liscio, e spb'udente ; qualcbc punteggiatura rada , e ])ocbe corte setole stanno vicino all' inserzione delle zampe.

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Queste pure sono nere , splendenti , cosperse di qualclie setole rade , seriate , biancastre nei femori , e setole con spine nere veggonsi nelle tibie, e nelle articolazioni dei tarsi.

Pochi individui mi sono stati mandati della descritta specie, la quale perci6 si conserva sino ad ora nelle sole tre collezioni europee sunnominate.

3. Dromiga lirnhata: oblonga, obscure cuprea, subopaca ; labro superiore maris albo, foeminae nigro, splendenti- bus; capitc, tlioraceque rugosis; elytris regulariter scro- biculatis ; lateribus externis albo-marginatis.

Tab. 23.

Fig. 4. Mas. long. 15. lat. mill. 3 1/2. Fig. 3. Foem. long. 18. lat. mill. 5.

Legit Eq. Karolus Fornasinins in ripis fluminis Magnarra provinciae Inhambanensis Mozambici , et Bononiae ego obtinui anno 1848.

Questa specie ha un colore fondamentale fosco terreo, tendente al metallico, quasi opaco nella parte superiore del corpo, nero blu splendente nell' inferiore : il suo cor- po massime nel maschio e molto allungato e snello , prov- veduto di zampe assai sviluppate e lunghe.

La testa superiormente e rugosa , con rughe semicirco- lari , ma anteriormente longitudinali attorno e sopra al- r elevazione che sta collocata fra gli occhi. Questi sono pure circondati da rughe incurvate e fra di loro paralelle, che seguitano 1' andamento delle orbite, e rughe trasver- sali si scorgono nella parte posteriore di questa superficie. Gli occhi sono sporgenti, giallastri, e la leiite vi scuopre una fina sagrinatura con qualche macciiiuzza nera. Le an- tenne nere hanno circa la meta delia limghezza del cor- po; il terzo ed il quarto articolo principaliiiente nella femmina risplendono metallicamente e sono radamente

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spinosi in tntta la loro liuighezza, f^li altri soltanto lo sono neile articolaziuiii ; iiioltre iiella leininiiia priiicipalmente gli articoli quinto, sesto, settimo, ed ottavo mostransi compressi, appianati , e larghi. II labbro superiorc del mascliio anteriorniente triloho e fosco, nella base, e in tutto il resto della sua snperficie uii poco convessa, bian- co giallognolo, splendente come uno smalto ; nella fem- mina invece e tiitto <[uaiito nero , splendente, appeiia con una sfiuuatuia bianco-giallastra ai lati. Le niandibole , ed i palpi mostransi pure bianco-giallognoli, splendenti , le prime coll' apice nero, i second! coll' ultimo articolo nero; inoltre i palpi sono nel lato intcrno gucrniti di se- tole o spine bianclie. Nella feininina i palpi sono un po- co piu foschi che nel maschio. La faccia inferiore della testa risplende del colore verde metallico, ed e tutta fina- mente e trasversalmente rujjoso-nunteiiiriata. II corsaletto

O 1 ~~

subcilindrico presenta la sua costrlzione anteriore, e po- steriore , colle quali si articola colla testa, e coll' addo- me, e la sua faccia siiperiore fuiamente striata di traver- so con molta regolarita analogamente alia striatura della parte posteriore della testa : ai lati e splendentissimo , ed appena striato scorgesi colla lente nel mascliio , piu mar- catamente striato nella femmina ; la faccia sua interiore e pure striata, ed assieme ai lati risplende nel mascbio di un bel lucido color verde piu metallico , mentre nella femmina e meno splendente. Anche i troncanteri delle zampe auteriori risplendono dcllo stesso color verde-blu metallico, e nella faccia anteriore portono un gruppo di setole biancbe nel maschio, mentre poclie e rade setole sono in rpiella della femmina. Setole biancbe rade e se- riate guerniscono gli oscuri femori , le rossastre tibie , ed i tarsi , le quali parti al diverse percuotere della luce banno riflessioni metallicbe.

L' addome e molto allungato, ristretto nella base come il corsaletto, gradatainente dalla base si allarga un poco sino oltre i due terzi di sua lungbezza, e poi si ristringe neir apice, il quale e sporgente , e giallastro. Le elitre, che lo cuoprono, unite assieme prendono la stessa forma

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convessa, alliingata, amigdaloide di esso. Sono tutte quan- te regolannetite e finamente scrobicolate, e posteriormen- te ogiuuia linisce in piuita acuminata, e piotratta all' in- dietro, un poco scostata dalia vicina nel mascliio, inentre nella feinniina e breve e non protratta all' indietro. Ad occhio nudo le elitre danno appena indizio di litlessione metallica, ma colla lento questa si scorge bene nell' in- teiiio tlegli spessi scrobicoli, ogni elitra inoltre vicino al- r orlo del lato estcrno e posteriore nmstra nna i'ascia bianca per tutta la sua lunghczza, die ai due terzi d(;lla medesima manda un piccolo segno dello stesso bianco colo- re, diretto a guisa di nn dente verso 1' interne dell' e- litra. Questa fascia bianca osservata colla lente direste fatta di una vernice di biacca , sulla quale si scorgono tutti i fori degli scrobicoli, cbe ricuopre. Inoltre sullc eli- tre longitudinalmente alia sutura mediana , poco distante e paralella a questa si vede una fila di punti larghi, de- pressi , radi, piu graudi degli scrobicoli in mezzo ai quali stanno, e cbe colla lente si veggono nel mascliio e nella femmina risplendere appena metallicamente. La faccia in- feriore dell' addome del mascliio e liscia, splendentissiina, di color nero tendente al blii, nella femmina nerastra. Le zampe sono assai sviluppate, i femori di esse risplen- dono , come 1' addome , sul quale esse sono impiantate ; le tibie ed i tarsi guardati coiitro luce mostransi rossastri tendenti al metallico. Tutte le articolazioni delle zampe sono guernite di setole, e di spine rade.

II niaschio di questa specie e piii piccolo della femmina. Pocbi individui, e quasi tutti imperfetti della medesima furonmi mandati dall' Affrica, per cui nelle coUezioni eu- ropee non esiste se si eccettuino le due sunnominate.

Un individuo mascliio piii piccolo, somigliantissimo nel totale alia descrittavi specie , presenta la differenza di avei-e la zona bianca dell' orlo esterno delle elitre inter- rotta corninciando dal punto, dove si rivolta all' indentro a guisa di un dente sino quasi alia base dell' elitra, dove scorgesi un indizio o principio bianco della zona stessa; inoltre ha gli articoli quinto, sesto, e settimo compressi ,

Decli insetti Coleotteri 311

come nella descrittavi femmina, ed anclie qualche picco- la diftbrenza nel labbro superiore, con la inaiicanza del- la fila di puiiti larglii iiicavati paralelli alia siitura di mezzo deir elitre. lo per ora coiisidero qiiesto solo indi- viduo come una distinta vaiieta : die se si avessero altri individui colla costanza di questi caratteri , dimensione del corpo, ed abito suoi proprii, forse se ne potrebbe fare una specie chiainaiidola Droniira consimilis.

4-. Anthia rniit'illoides : oblonga, convexa , nifrra, pilosa ; capite , thorace punctatis ; la])io , mandibulis , palpis splendentissiinis ; aiticulo secundo, tertio, quarto an- tennarurn pilosis, reliquis nudis; scutello, basi elytra- rum tomento albescenti tectis ; elytris apice oblique truncato, incavato, costato-sulcatis , maculis duabus al- bis transvcrsalibus.

Long. 22. lat. 6 1/2 mill.

Tab. 23. Fig. .5.

Pieperta est ab Eq. Karolo Fornasinio in ripis fluminis Magnarra provinciae Inliambanensis Mozambici; et indi- viduuin unicum ego obtinui Bononiae anno 1848.

Di quest' insetto rarissimo pertanto in Europa non esi- ste che 1' individuo che avete sott' occhio, perche un solo esemplare io ne ebbi dal Fornasini , e sul quale di- stinguo e descrivo la specie. Dessa e nera , ])elosa princi- palmente nella testa, nel corsaletto, nelle zampe piii che neir addome e nelle elitre.

La sua testa, un poco depressa, e grossamente, e di- sugualmente punteggiata, non die radamente cospersa di peli biandii corti, e di setole nere piu lunglie. Nella faccia superiore fra gli occlii sta una jiiccola elevazione. Gli occlii sono grigiastri, lucidi, sporgcnti, e la lente li

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vede finamente sagrinati. Le antenne misurano la lunghez- za di circa la ineta del corpo; hanno gli ai'ticoli secondo, terzo, e quarto peloso-setolosi , gli altri quasi uudi sc si eccettuauo le piccole spiue, clie souo nelle unioni delle articolazioni. Gli articoli nudi mostransi compressi princi- palinente verso le estieiuit;\. Gli altri peloso-setolosi por- tauo peli corti bianclii non inolto spessi , e setole rade , luuglu» e ucre. II labhro superiore e rotoudato uel mezzo e inostra coUa lente una depressione per parte nella sua convessitii. Le niaudibole coi palpi, e coUe parti adiacen- ti della testa sono assai lucide e splendenti. Splendeutis- sima e ancora tutta quanta la faccia inferiore della testa, la quale comparisce punteggiata, non clie guernita late- ralniente e posteriorniente di peli bianclii, radi.

II corsaletto ba f'lgura subglobosa, poco allungata, al- largata nel mezzo di sua lungliezza quasi a guisa di corto mustacciuolo. Esso e tutto quauto e superiormente , ed ai lati, ed inferiormente scolpito di grossi punti fra di loro eguali , come mostrasi la testa. Nella sua faccia superiore assai convessa comparisce cosperso di peli neri irti, mentre che vicino all' articolazione colla testa, e coll' addome, siccome nella faccia inferiore , i peli sono biancastri e piu spessi ; inoltre nelld faccia superiore assai convessa e scol- pita una linea mediana longitudinale appena discernibile a vista nuda , che la divide nel mezzo ; ne' lati poi osser- vasi r orletto sigmoideo , clie e il liinite di questa faccia superiore. I troncateri delle zampe anterior!, siccome i fe- mori, sono di superficie punteggiata, e guernita di peli bianchi radi, dritti, e di setole nere piu lunglie e piii rade. Ancbe le tibie, e le articolazioni dei tarsi anteriori sono provvedute degli stessi peli piii corti bianclii , e di- stesi sulla superficie della loro inserzione nella direzione dal di dietro all' avanti , e dalle spine nere proprie di queste parti.

L' addome e convesso, un poco piu lungo delle elitre, che lo cuoprono, e lo abbracciano ai lati. Queste consi- derate iHiite assieme sono molto convesse, e mostransi un poco piu allaigate posteriormente che nella base, mentre

Degu insetti Coleotteri 313

neir apice sono troncate obblirjiiamente, ed un poco in- cavate nell' orlo di tale troiicatura; lianno percio una forma obovata alliuigata. La base loro, siccome lo scudetto, ed una corta porzione della sutura mediana , e coperta della solita peluria bianco-siidicia piii fitta che altiove. L' eli- tra nella faccia sua superiore e solcato-costata, punteggia- ta, e cospersa di qualclie pclo nero, rado assai, ed irto, inoltre vi si osservano due macchie grandi, l)iancbe, tra- sversab , costituite da una peluria assai fitta, e corta; 1' anteriore cbe e quasi nel mezzo della lunghezza del- r elitra, si estende trasversalmeute dalla costa terza all'ot- tava, la posteriore die sta vicino alia estremita dell' elitra, dove finiscono le nove coste che la guerniscono , resta compresa fra la costa seconda e la nona, perche e piii grande dell' altra, ma e trasversale come questa, ed un poco obliqua. La corta porzione dell' elitra, la quale re- sta fra questa macchia bianca, e 1' apice troncato dell' e- litra stessa, non essendo guernita da coste, riesce piii splendente, punteggiata, e porta qualcbe rada setola ne- ra. La disposizione di queste quattro macchie bianche e molto analoga a quella delle macchie che hanno varie specie di Mutille snlla faccia superiore dell' addome, lo che mi suggeri di cliiamare la specie mutilloides. La super- ficie inferiore dell' addome e splendente, radamente pun- teggiata , oltre che scorgesi coll' occhio armato di lente consi)ersa di corta e rada peluria bianca sdraiata, e nella direzione dall' avanti all' indietro, anche gli ultinii anelli sono cospersi di qnalclie setola nera, assai rada, e lunga. Le zampe addoniinali sono parimente punteggiate e guernita di peli bianchi, dritti , spessi , e corti, e di setole nere rade nei femori, non che di soli peli bianchi distesi, e di spine nere nelle tibie e nei tarsi.

Quest' insetto e della massima rarita, non conservandosi oggi in altra collezione europea che nella Bolognese.

5. Anthia minima: elongata, nigra, nitida; capite elonga- te, splendentissimo, postice supra punctato; thorace ob- longo , obovato , punctate , supra costato ; elytris vix

T. VIII. 40

314 Giuseppe Bertoloni

truncatis, sulcato-costatis, punctatis , maculis duabus al- bis, inarginibus externis vix tomentosis.

Long. 12. lat. 3. mill.

Tab. 23. Fig. 6.

Karoliis Eq. Fornasinius legit in ripis fluminis Magniirra provinciae Inhambanensis Mozanibici, et ego obtinui Bo- noniae anno 18-48.

Fra le specie di Antliia, che io mi conosco, od ho studiato negli autoii , questa e la piii piccola. Dessa e nera, di forma molto alhingata e sottile anteriormente, allargata posteriormente massime nella femmina, la quale e un poco piu grande del maschio.

La testa di cotale specie e depressa assai , allungata principalmente in tutta la porzione, che e anteriore agli occhi ; essa risplende nella faccia supeiiore piu die in tutte le altre parti superiori del corpo. In questa stessa posteriormente e fra gli occhi e punteggiata, mentre an- teriormente a questi e liscia , con due depression! longi- tudinali, che dagli occhi si estendono quasi sino alia ba- se del labbro superiore. Gli occhi sono allungati nel sen- so della lunghezza della testa, fosco giallastri, e finamen- te sagrinati. Le antenne mostransi huighe come la meta del corpo , cogli articoli della base piu sottili , e gli altri successivamente piii compressi ed allargati. I primi cinque coir aiuto della lente si scorgono coperti di corta peluria, gli altri sembrano di snperficie sagrinata. II labbro supe- riore e convesso, levigatissimo , e nella sua liase ha un solco trasversale. Le niaudibole ed i palpi sono di color di castagno. La faccia iuferiore della testa e levigatissima, e la lente vi scorge appena qualclie punteggiatura. II cor- saletto ha una forma obovata, cioe mostrasi molto ristretto nel davanti, ed ingrossato posteriormente. E tutto quanto punteggiato, e nella faccia posterioie inoltre porta sei co- ) ste longitudinali rilevate, considerando fra queste le due

Degli insetti Coleotteri 315

che ai lati mettono limite alia stessa faccia, e si esten- dono dalla costrizione anterioie alia posteiiore, coUe cjua- li costrizioni si articola il corsaletto stesso, inoltre ai lat ed inferiormente e guernito di peli bianchi coiti, e rad disceriiihili colla leiite. Lo zampe anteriori sono pure guer iiite degli stessi peli corti biaiiclii e radi , e le elitre co tarsi inostransi di color castaneo. L' addome e convesso -depresso superiormeiite, di figura pure obovata, perche e pill largo molto verso 1' apice cbe nella base; esso e coperto dalle elitre, che considerate prese insieme haiino del medesinio la figura. Mostransi queste un poco tronca- te air apice, costato-solcate, puuteggiate. Sette sono le coste, che si elcvauo sopra ogni elitra, e tutte dalla ba- se pervengono quasi fino all' apice. Sopra ogni elitra inol- tre sono due macchie bianche rotonde non niolto intense, che anzi sbiadite , la prima si scorge un poco oltrepassato il priino terzo dell' elitra stessa, la seconda un poco piu oltrepassato il secondo terzo; la prima resta compresa fra la quarta e la sesta costa , la seconda fra la seconda e la sesta costa, perche e un poco piu grande dell' altra , e direi quasi un poco allungata tiasversalmente. Lo spazio che rimane fra la settima costa e 1' oilo esterno dell' eli- tra, P piuttosto largo, e guernito di corti peli bianchi, ra- di, sdraiali, ed a[)pressati. La siiperficie inferiore dell' addo- me splende, ed e provveduta di qualchc rado e corto pelo; i femori e le tibie delle zampe addominali hanno gli stessi caratteri , ma questc ultime coi tarsi compariscono di co- lor di castagno scuro osservate ad occhio armato.

Di qiiesta specie ricevei ahjuanti esemplari, per la qual cosa ne dispensai alia collozione del Sig. Presidente Dohrn di Stettino, e se ben ricordo anche a quella del Signor Thomson di Parigi.

6. Tefflus Thomsonn: niger, vix splendens ; thorace supra rugoso-punctato , subtiis parum punctato , lateribus me- dio angulatis; elytris costato-sulcatis, sulcis tubercolatis , tuberculis rotundis, triseriatis, alternantibus.

Long. 3 1/2. lat. 1 1/2. centim. Tab. 23. Fig. 7.

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Misit ex Inhambane Mozambici Eques Fornasinius anno

18i8.

Questa specie e assai vicina al Tefflus Delegorguei Gu6r. Menevill., col quale e facile coiifonderla in una superfi- ciale osservazione. lo lo ho ricevuto frammisto al T. De- legorguei, ed a prima giunta non lo avevo distinto da qiie- sto. La niia specie e tutta nera come 1' altra, ma molto meno splendente, e piu piccola. La sua testa nel mezzo della faccia superiore mostrasi trasversalmente rugosa, e punteggiata posteriormente ; gli ocelli sono giallastri come r esticmita dei palpi, e le antenne lunghe come la meta della lunghezza del corpo.

II corsaletto nel ceritro dei latl suoi piotubera in un angolo piu sentito , e meno rotondato di quello del T. De- legorguei, per lo che la figura della faccia superiore di esso ha la forma di largo e corto mostacciuolo coll' estre- mita anteriore e posteriore troncate, inoltre e piu grossa- mente rugoso-punteggiata, o meglio direbbesi irregolarmen- te scrobiculata, e mostra un orletto rialzato piu ai lati e posteriormente die anteriormente. La faccia inferiore e piu radamente punteggiata. Le zampe anteriori sono liscie, splendenti, e conformate come quelle del T. Delegorguei.

L' addome e ricoperto da elitre molto convesse, costa- to-solcate, coUe coste liscie ed i solchi larghi. Nel fondo di questi V occliio nudo sembra scuoprire tante lineette ti'asversali , paralelle , rialzate , ma coll' occhio armato di lente si distinguono tre serie longitudinali di tubercoli ro- tondi , alteriiantisi. La faccia inferiore dell' addome e po- 00 convessa , liscia, e splendente, siccome sono i trocan- teri e le zampe. Vicino al margine posteriore del mezzo deir ultimo anello mostrasi una fila di punti discernibili ad occhio nudo, ma meglio se e armato. Questa faccia in- feriore deir addome e le zampe addominali pochissimo dif- feriscono da quelle del T. Delegorguei.

II T. Delegorguei Guer. abita i iiionti Makkalensi della CafFreria, dove probabilmente fu trovato per la prima vol- ta dair instancabile e coraggioso cacciatore di elefanti

DeCLI 1N3ETTI CoLEOTTERI 317

e di leoni Delcgorgiie francese, del quale mi ricordo di aver letto poclii auni sono la desciizione del viaggio, del- le cacciagioni fatte, non che delle raccolte anche d' in- setti, che pubblico accompagnata da un catalogo di pa- role o vocaboli cafTri. II iiiio T. Thomsonii ricevei , come dissi sopra, fiainmisto al T. Delegorguei , il quale percio trovasi pure ad Iiiliambane del Mozanibico , e siccome si sa die neir AffVica il T. Megerlei abita i bosclii annosi e vive framezzo ai legni in conuzione, cosi e probabile che le due specie del Mozambico abitino le selve ed i tron- chi in decomposizione.

7. Rembus Dohrnil : niger, splendens , oblongo-ovalis: ca- pite punctulato; thorace supra grosse punctato ad ba- sim impresso , subtus vix punctato; elytris sulcato-co- statis, costis obtusis, levibus, sulcis minutissime pun- ctulatis.

Long. cent. 2. et mill. 8. lat. cent. 1.

Tab. 23. Fig. 8.

Misit Eq. Foruasinius ex Inhambane Mozambici anno

1818.

Neir Affrica 1' Egitto ed il Senegal presentano una specie propria di Rembus , che gli autori distinsero dei nomi del paesc , nel quale ognuna vive spontanea. La nostra collezione nianca di queste, che volentieri avrei confi-ontate colla mia, die percio ho distinta col mezzo delle descrizioiii ddle inedesime date dagli autori.

II mio Rembus Dohrnii e tutto quanto nero , splenden- te, di figura obovale allungata, perclie mostrasi un poco piu largo posteriorniente die anteriormente, nella faccia superiore dcpresso appena convesso, nell' inferiore con- vesso.

La sua testa e proporzionata al corpo. La faccia supe- riore della medesima , che resta compresa fra gli occhi

318 Giuseppe Behtoloni

comparisce quadrilatera, uii poco allungata dal di dietro all' avanti, limitata ai lati da uii orletto poco prominente, ed anteiiormeiite inostra due depressioni , clie restano col- locate fra r iiiserzioiie delle anteiine, visibili anclie ad occhio undo, inentre la niinutissiina e rada punteggiatura di tiitta la sua sii[)erricie iion e discernibile che coll' oc- chio annato; e inostra la doinarcazione trasversale dell' al- tra porzione auteiiore di cpicsta stessa faccia die la divi- de dalla posteriore. La porzione anteiiore e pure quadri- latera allungata in senso trasversale, piii spleudente del- 1' altra , nou mostrasi piinteggiata , e sebbene sia di su- perficie disuguale e piu liscia dell' altra ;ai lati e limitata da nil orletto, viciiio al quale uno per parte sta uno scrobicolo.

Gli ocelli sono piiittosto larglu, e sporgenti; coUa vista non armata od anclie armata di lente debole sembrano lisci , ina con lente acutissima si scorgono finissiiiiainente sagrinati, sono nel loro contorno giallastri, e nel inezzo si direbbero quasi pupillati di nero. Le antenne misurano la lunghezza della nieta del corpo ; gli articoli inferiori di esse colla lente si scorgono radaiiiente spinosi e setolosi , quel- li deir apice invece mostraiisi coperti di un toinento di color della ruggine. II labbro superiore si articola col da- vanti della descritta porzione quadrilatera, ha forma esso ancora quadrilatera allungata trasversalmente , ed e diviso nel inezzo da un solco longitudinale , per cui lo direste costituito di due quadrati uniti assienie. Colla lente acuta vi si scorge qualche flna punteggiatura, e sei punti maggio- ri vicino all' orlo anteriore, il quale e guernito di radi peli rossastri. Le mandibole sono nere sicconie i palpi, che le accompagnano, ma 1' ultima articolazione di questi lia il suo apice troncato di color rosso giallastro, iiioltre il lato interno di loro e guernito di poclie setole rade, corte, e dritte. I palpi linguali invece sono ottusamente appuntati, e di color rosso scuro marrone. II labbro iiife- riore presenta una prominenza mediana quasi ceiitrale iiel- la sua superficie coinpresa fra due depressioni larghe, collocate una per parte , e che continuansi col margine

Degli insetti Coleotteri 319

laterale, die termina in un orlo rotondato. II restante del la faccia inf'eriore della testa anteriorinente presenta qualche indizio di ruglie trasversali , e posteriormente , dove si articola col corsaletto, protubera come in una larga quarta parte di sfera , liscia, e spiendentissima, sul- la quale 1' occhio arniato di acuta lente scorge una insol- catura corta longitudinale nel mezzo del davanti , e due altre linee ini|)re,sse longitudinali piu verso i lati , e die si divaricano Ira di loro , ijuanto piu sono vicine alia ar- ticolazione del corsaletto.

Questo superiormente e di superficie quasi piana, di figura quasi (juadrilatera, uu poco j)iu ristretto anterior- inente, cogli angoli rotondati, ed i lati col margine ap- pena convesso all' esterno, e limitato da un orletto liscio, podiissinio rialzato, il (|uale orletto manca nel margine anteriore, die contina colla testa, e nel posteriore die si articola coll' addome. Tutta questa faccia e cospersa irre- golarinente di punti grandi visibili ad occhio nudo , un poco pill spessi e piu jiiccoli j^osteriorniente , inoltre e divisa pel mezzo della sua lungliezza da una liiiea o solco sottile , e presenta nella base una per parte due grandi depressioni, poste di mezzo fra la detta liuea, e 1' angolo posteriore die e un poco alluugato all' indietro, troncato, e rotondato iiell' apice , per cui la parte centrale del margine posteriore resta come incavata entro e frammezzo a questi due angoli. Ndia faccia inferiore il corsaletto ad occhio non armato seaibra liscio, ma coll' aiuto della lente scor- gesi radamente punteggiato, eccettuate le vicinanze del margine elevato in orlo molto sporgente dei lati. Lo ster- uo protubera all' indietro a forma di lancia: desso pure e radamente punteggiato, e guernito di (jualche pelo rado , come il resto di questa faccia inferiore. I trocanteri delle zampe anteriori sono suliglobosi , e lisci, ma nella loro base si mostrano colla lente guerniti di pochi peli corti. I fetnori piuttosto rigonfiati e le tibie sono pure di super- ficie liscia, e splendente, sebbene sopra di loro sia un qualche punto iinpresso, e qualche piccolo pelo rado, ol- tre le frange e spine degli angoli. I tarsi anteriori larglii

320 Giuseppe Bertoloni

ed appianati inferiormente nelle loro tre prime articolazioni mostransi nel disopra assieme agli altii due couvessi e colle ungliie splendenti e nere, come le altre parti delle zaiii- pe, ma la faccia inferiore delle dette tre prime artico- lazioni e coperta di spessa peluria di color giallo rug- ginoso.

Lo scudetto e triaiigolaie, diviso pel lungo da una li- nea impressa , die e il seguito di quella , che divide la faccia superiore del corsaletto.

L' addome e coperto da elitre, che considerate unite assieme sono a[)pena posteriormente un poco piii larghe , che anteriormente vicino alia base. Ognuna di esse e se- gnata da solclii longitudiiiali che si alternano con sei co- ste rotondate, e liscie. Neila vicinanza dello scudetto e il principio di un' altra costa, che termina e si unisce al- r orlo della sutura interna, e che nasce assieme alia pri- ma costa dalla base dell' elitra, anzi si direbbe che e un certo ramo di questa prima costa. Le sei coste quasi per- vengono sino al margine posteriore dell' elitra, ma in vi- cinanza di questo 1' una rientra nell' altra piegandosi verso r angolo interno dell' apice, vicino al quale la loro unio- ne seinbra una costa trasversale. II fondo dei solchi e pun- teggiato, ed ogni punto con un' acuta lente vedesi guer- nito di un pelo cortissimo, nero, dritto. Lo spazio piut- tosto largo , che resta fra la sesta costa liscia e 1' orlo rialzato del margine esterno dell' elitra, e tutto quanto cosperso degli stessi punti e peluzzi anche nella parte po- steriore e sino all' apice dell' elitra stessa , il quale non e acuto , ma ottuso. Lo stesso spazio poi per tutta la sua lunghezza del lato esterno mostra 1' indizio di un rialza- mento longitudinale , non mai elevato come le coste , tut- to quanto punteggiato. Le elitre inoltre cominciando dal- la loro base sino alia meta della propria lunghezza nel lato esterno si ripiegano inferiormente abbracciando 1' ad- dome per un quarto circa di sua lunghezza , e la super- ficie esterna di questa ripiegatura vedesi liscia come 1' in- feriore superficie del corpo di questo animale. L' addome e un poco piii stretto delle elitre, principalmente dove

Degli insetti Coleotteri 321

qucste si allaigano postoriorinente , e percio dove iion giuiigoiio pill ad abbracciurlo. II inedesiino inferiorineutc a vista niida seinhra liscio, e splendeiite in un colle zam- pe adtlomiiiali , lua coll' occliio armato di lente si scoige finainente puntciigiato. Piu spesse mostransi le punteggia- ture ai lati dci piiiiii aiielli , meiitrc gli ultiini anelli scor- gonsi colla Icnte molto piix levigati, sii tutti pero vedesi qualclie piccolo pelo rado. La siiperficie dei trocanteii e dci I'emori delle zampe addoiniiiali si mostra simile a quel- la degli ultiini anelli. Le tibie spinose, e setolose delle zampe di mezzo vicino all' apice od articolazione coi tar- si nclla parte esterna , ed in minor ijuantita anche ncl- r interna sono provvednte di nna ciocca di peli color di cannella , e dello stesso grado di tinta , die hanno le se- tole seriate dei margini nella faccia inferiore dei tarsi. Le tibie ed i tarsi delle gambe posteriori invece sono guerni- ti di spine e peli neri.

Di questa specie ricevei varii individni clie dispensai al Sig. Dohrn, al (piale la dedicai , al Sig. Tbomson, ed a (pialclie altro entoniologo.

Colla descrizione di cotali sette specie novelle ho quasi finito di trattare dei Carabici , eccettuate poche altre spe- cie intorno alle quali lio ancora dnbbiezza di novita, che mi pervonnero dal Mozambico sino al di d' oggi. In se- guito vi parlero di quelle di altre famiglie.

Bene mi anenro di avere novelle del Sic;. Cavaliere For- nasini , le quali mi certiticliino della sua ristabilita salute, e robnstezza ingenita, che nelle lettere ultime di due an- ni addietro Egli diceva di aver perduto, poiche la sua prosperity, da tutti noi tanto desiderata anche sotto il rapporto di essere Egli il maggiore benemerito delle col- lezioni Bolognesi, darebbe a sperare di ottenere novelle spedizioni da quel paese, e probabilmente novelle specie di questa lamiglia de' Carabici, che e forse fra i Coleot- teri la maggiormente studiata e conosciuta , per cui le no- vita di essa riescono sempre piii pregevoli, e graditissime a tutti gli Entomoloai.

T. VIII.

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STUDIO STORICO COIIPARATIVO

INTORNO

AL COIVSOIO DELLE CAR^l

NELLA CITTA 1)1 J{OLO(ii\A MEMORIA

DEL CAV. DOTT. PAOLO PREDIEBI

(Li'tta nclla Sessioiic del 26 Marzo I8S7.)

A,

ultie volte vi tenni parola , Accademici Prestantissimi, suUa quantita dei cereali clie occoiTono , e si consumano nella nostra Provincia , e vi dissi del modo migliore di evitare le carestie; avvegnaclie i cereali essendo quelle derrate che servono a comporre i principali alimenti del popolo, sono pure qnei coininestibili siii qiiall niaggior- mente cader deve 1' attenzione del medico politico pre- vidente, e delle autorita aininiiiistiative e sanitaria. Quel- rargomento, e quel inio lavoro ebbe 1' onore di essere gradito e da Voi pubblicato ; sicche per quella giiisa mo- straste di volerlo proseguito con ulteriori studi , e con relativi confronti , risguardanti quelle altre sostanze che servono per 1' alimentazione. Diro aduncjue in prinio luo- go essere bensi vero, che dall' uso abbondante del pane e degli altri cibi confezionati coi cereali, trova la popo- lazione motivo di sanit^ e robustezza , ma pure qnan- do fosse costretta di questi soli usare per lungo tempo.

32i PAOLO PREDIERI

oltreclie il consume lore diverrcbbe maggiore , ed insuffi- cienti si farebbero le quantitA. attuali cbe si raccolgono , non potrebbe poi la popolazionc preseiilare (juelle con- dizioni di sanita. e robiistezza che abbisognano , perclie gli operai ed i biaccianti possano resistere ai faticosi la- vori , i quali quasi ogiii gioino per necessita di giiadagno debbono eseguire nclle aiti diverse; qnindi la forza mu- scolare dei iiieelesimi vedre!)besi diiiiiuuila, e la sanita e robustezza lore ben presto affievolirsi, e volgere il corpo al marasMio ed a nialattia. Conviene j)ertanto che in que- sli nostri climi, oltre del pane, 1' uonio faccia uso in pa- ri tempo di cibi animali , o come suol dirsi adoperi dei cibi azotati in copia sufficiente ; cioe usi di carne di anima- le o di pesce , di nova, di latticini, essendo essi qnei cibi che souuninistrano al corpo uniano dei luateriali adatti a riparare le continue perdite alle quali e soggetto, perche molto confacenti a' principii che gli abbisognano. Ora si e appnnto del consume deile carni diverse , e di quelle che occorrono fra noi , che ame tenervi oggi parela , pero do- pe che nc avro premesse alcune nozioni generali , che questo mio argouiento risguardano.

Le diverse intluenze o gli effetti speciali dei cibi ani- mali erane ben cenesciuti dagli antichi e moderni filosofi, i quali ritenevane perfine che la indole morale di un pe- polo, quando sia differente da altri , provenga almeno in parte , dagli usi dietetici. Fra gli antichi filosofi puo an- noverarsi Apollonio Tianee , il quale esagerando la in- fluenza dei cibi animali, consigliava gli altri ad astener- sene,siccome egli faceva, perche li reputava propriamen- te adatti ad impedire nell' uomo le sublimi eperazioni dello spirite. Ed il celebre Pitagora in proposito di que- sti alimenti fece , come e ben neto , una legge ai suoi discepoli , onde si cibassere per la rnaggior parte di ve- getabili; ma, per quel che seiid)ra, a tale uso hi indotte dal- la influenza del clima della Magna Grecia, eve anche eg- gidi seno questi per il popole i cibi piii opportuni a vi- vere sani di corpo, e ad avere 1' animo piu disposto al- le filosofiche meditazioni. Pure fia gli antichi, il greco

Del consumo delle Garni 325

Teopompo asseriva, che il soverchio manglare carne op- prinie I' intelletto, e rende 1' aniino piii iracondo, piii pigro, pill feroce e piii stolto ; quasi che per propria in- dole (juci greci ariticlii, die taiito si segnalarouo , fossero alcun poco pigri , un pocliino t'eroci , ed uii tautino stol- ti per loro natura. In meno antichi tempi altro dotto scrittore, il rabbino Maimoiiide, ci racconta, che i sacer- doti degli ebrei antichi erauo soggetti a molte inalattie esantematiclie , in quanto che vivevano delle niohe vitti- nie offerte nel Teinpio, le quali d' ordinario consisteva- no in niontoni ed altri aniniali ingrassati con particolare studio.

Ne solamente ci6 asserivano filosofi antichi osservatori, avvegnache nei decorsi ultimi secoli, questa opinione sugli efFetti speciali dei cibi aniiiiali o vegetabili, riconoscevano uoniini per ogni titolo celebratissiini. L' illustre fisiologo Haller in proposito degli efl'etti prodotti suU' uomo dalla qualita dei cibi scriveva » Mihi iibique videtur qneinque » popuhnn aratorein mitiorem esse; deinde pastoreni ; fe- » rocissinios populos venatores , qui solis fere carnibus vi- » vunt (1) ». Ancora il celebre naturalista Pallas osservo nei suoi viaggi in Siberia, che i Bureti, il di cui vitto principalniente consiste in carni , sono d' ordinario di sta- tura piccola , e si deboli , che cinque o sei di essi usan- do di ogni loro forza non sono capaci di fare altrettanto che nn solo russo ; ed e pur noto ai viaggiatori , che tut- ti i popoli noinadi della Siberia, siccorne ogni altro po- polo, che vive quasi di sole carni, hanno il corpo molto leggiero, se paragonare lo si voglia colla sua grandezza : Fanciulli di una etii in cui a grandissimo stcnto potreb- besi con ambe le mani alzare il figlio di un contadino russo, si possono, dice Pietro Frank, presso queste nazio- ni prendere alia cintola , e ciondolare con una sola niano, come agnelli, e senza fatica veruna. Anche i Lapponi, che pel loro modo di vivere e di nutrirsi si presentano

(1) Tom. 6. Lib. 19. Sec. 3.

326 PAOLO PREDIERI

molto siniili ai nomadi asiatici, soiio pure, dietro le re- lazioni dei viaggiatori, inolto leggieri in proporzione della loro grandezza. Sebbeue questa lore qualita ascrivere si possa ancora alia forma speciale della razza, ed al modo di vivere della stessa, egli e pero osservazioiie coninne, che in generale le persone die niaiigiaiio inolta carne, giungano a rassoniigliare nel fisico gl' iiidividiii dotati di teinperatnento colerico. II predetto Pallas, ed il celebre Hmnboldt ci dicono ignoranti , rozzi e feroci i Tartari , perclie niangiano carni quasi crude ; ed a questa indole pill o nu'uo, al dire di Frank e di Morgan, sono disposti quegli altri popoli, clie in gran paite fonno nso di carni. Gli Indian! invece ed i Cinesi sono per contrarlo cosi umani, cosi niiti, civili, e docili, perclie vivono di riso, di latte, e di frutta diverse.

Ne io vorro dinienticare il divieto assoluto, che leggesi nelle sacre carte per 1' uso del sangue di maiale, e di bue come cibo dell' uomo ; il quale antico uso in quel caldi climi orientali, forse aveva un reale motivo di insa- lubrita e di danno, mentre in oggi tale non si osserva in qnesti nostri temperati paesi. A questa credenza, non be- ne fondata dai fatti, ed anzi erronea per i popoli euro- pei, si debbono probabilmente attribuire i tristi effetti avvenuti a colore die si cibano di sangue, ora di questo, ora di quell' animale ; dal quale cibo credesi risentirne molestia il morale in modo afFatto speciale, ed anche, a quanto si crede , in ragione delle teudenze insite nell' a- niniale del cui sangue fecero uso. Ne certamente io vorro dar fede eiaminai ai racconti riferiti da certo Weinricchio , il quale in prova della cattiva influenza del sangue ado- perato come cibo , lascio scritto die una giovinetta , a cui uno spavento aveva accagionata 1' epilessia, poiche fu con- sigliata di bere del sangue di gatto, e ne fece replicato uso , si sent! voglia fra pochi giorni di miagolare , e videsi saltare qua e la per la casa , andando in cerca dei sorci , siccoine appunto praticano i gatti istruiti (1).

(1) Comraentariiim De Monslris Cap. XV.

Del consumo delle Carni 327

Ma lasciando in disparte (jiieste amene fole, in oggi e pero l)cne diinostrato , clie la niescolanza dei cibi animali e vegetabili si e quella maiiiera di cibo, colia quale noi favoiiaiiio quella tempcranza di forze e moderazione di spi- lito , die a mala pena saprernino contenere , se di soli cihi animali e stimolanti facessimo uso. Qnindi c che oggidi dobl)iamo ripetere qnello die V illustre Haller scriveva nel decorso secolo » Quare natura nos ipsa in viam reducit ; » sola vegetabilia debilitant, nisi multus labor copiae ac- » cesserit, solisque ardor; sola anirnalia putrefaciunt; utrum- » que ergo victum oportet commiscere, ut et vires a car- » nibus suflRciautur, et putredo per vegetabilem victum » avertatur (1) ».

E per vero dire le giornaliere osservazioni dimostrano, clie le sostanze destinate per cibo all' uomo, non possono esseie in pari tempo salubri, e formare una buona alimen- tazione , sc esse non coutengono in una giusta misura del- la fecola , dello zuccliero e del grasso , owero sia , quel materiali organici clie esistono nelle diverse carni e so- stanze animali, cd anclie in alcuni prodotti vegetali. Egli e pero vero d' altra parte , clie gli eccessi notevoli , e prolungati dell' uso delle carni , e dei vegetabili apporta- no essi ancora tristissime conseguenze , anzi danno reale alia salute e robustezza di coloro clie ne fecero uso ; talche dopo non pochi studi ed esperienze a cio relative^ onde conoscere i limiti , o stabilire le qualita e le dosi degli alimenti, trovansi da poclii aiini gia compilate e pubbli- cate in IngbiUerra, in Germania , ed in Francia delle opere scritte, nelle quali all' appoggio di molti special! studi, onde riunire 1' cconomia della spesa coi maggiori effetti di nutri/ione o di torza , sonovi pcrfino ril'erite nor- ine utili per 1' alimontazione particolare degli individui,a seconda della eta, del sesso, e delle classi sociali, od operarie cui appartengono (2). Quei medici cbe trattarono

(1) Thysiol. Tom. 6. pns- '2 12.

(2) Gasparin. Cours d' AgriniliinT. Tom. V. Boiissingaiill. Economie Riirale. Tom. 2. Paven. Des siihslances alimcnlaires pag. 339.

328 Paolo Puedikri

del la influenza dcgli alimenti siil fisico e sul morale dcl- r iionio, nuali sono a cagion di esenipio Olivier, e Col- lard du Martigny, conobbero come si riesca a modificarne le parti a seconda della S])ecialita dei cibi adopcrati. E omai conosciuta universahnente quella preparazione e qua- lita di cibi clie gl' Inglesi fanno subire agii atleti e pu- gillatori , ovvero agli uoniini dediti ai giuochi di forza e destrezza; ed aiiclie quel cibi clie si danno ai cavalli dediti alle corse od alia cavalcatura, jnuftostocbe al leggiere o pe- sante attiraglio ; cibi e metodi che gl' Inglesi sanno pure ap- plicare differentemente anclie ai Bovi, ai Maiali , alle Pe- core, ai Volatili diversi , e perfino ai Cani, otteuendone dei sorprendenti cand)ianienti , tanto sul fisico, come suUa indole di quegli animali; e tutto cio, a quel clie pare, mediante la formazione delle razze particolari, ottenute con una variata crasi del sangue , promossa da alimenti di qualita speciale , introdotti in date pi'oporzioni , per lungo tempo , e mediante ancora lo accrescimento di cer- te secrezioni ottenute abbondantemente , e di altre che rimangono o diminuite o soppresse. Gli stessi Inglesi, co- si speculatori ed esatti in tali emergenze, onde rendere pin robnsti al lavoro i loro operai e braccianti , conobbero quanto valga per questi un' alimentazione animale mista in niodo particolare, al confronto delle altre fatte a caso in proporzioni inadatte o disordinate. Ed a questa opinione generalmente ricevuta, debbesi il costume di quella na- zione, molto piu proclive delle altre al consumo ed al- r uso delle carni , e debbesi pure la quantita maggiore di lavoro , clie praticano i loro operai , e braccianti , al- lorche siano posti al confronto degli uomini di queste nostre contrade.

D' altra pai'te, qualora si vogliano prendere in esame quelle particolari classi sociali, le quali abbenche sieno in piccol numero , pure si cibano per cosl dire lautamen- te, si scorgeranno colle classi operarie differenze notevoli nel morale e nel fisico , quantunque di spesso non vi sia negl' individui difFerenza alcuna di eta , o di condizione. D' onde si fa manifesta la convenienza ed il bisogno di

Del consumo delle Garni 329

temperare 1' alimeiitazione del popolo colle leggi ed esern- pi, clie a questo fine conducoiio. E ditatti coiiosciuto da ognuno quanto la temperanza nei cibi serva utilmente a conscrvare la forza morale nell' uomo, ed a moderarne le passioni istintive; come invece 1' abbondanza degli ali- menti, e specialmente di quelli che dal regno animale si ottengono , sia favorevole alio accrescimento di istinti smo- derati, ed alia procreazione della specie; talche quest' ul- tima osservazione fece anco dire al Montesquieu , che r alimento del pesce si e la precipua cagione dell' ab- bondanza dei fanciulli presso quelle popolazioni, che ahi- tando in luoghi o spiagge marittime e salubri, molto si cibano di questo ahmento animale. Altri fisiologi perfino credettero , che per lo speciale uso abbondante di cibo animale , fossero oggidi maggiormente feconde di figli le nazioni inglesi e russe, in quanto che la osservazione sul- le nascite fa ivi conoscere, che quelle famiglie presenta- no una proporzione di 4 o 5 figli per ciascheduna ; men- tre air opposto di queste, sono meno provviste di figli le famiglie indiane e maomettane , ovvero altre di popoli meridionali , le quali di cibi vegetabili fanno un uso qua- si esclusivo.

Ma se giovano le osservazioni degli anticlii filosofi sulla influenza speciale fisica e morale dei cibi a seconda delle loro qualita, ; se giovano pure le osservazioni dai viaggia- tori predetti, fatte intorno la indole di certi popoli per la qualita dei cibi dei quali fanno uso; se le esperienze an- zidette praticate in questo secolo sugli animali , e suU' uo- mo ne persuadono maggiormente di questi diversi efFetti , non e a dirsi di quanta utilita riescano gli studi , che i chimici ed i fisiologi moderni praticarono sulla composi- zione chimica, e sugli equivalenti nutritivi degli alimenti, tanto in riguardo all' uso che debbe fame 1' uomo, quan- to gli animali domestici. » AUora quando la Chimica fisio- » logica ( dice in proposito il Sig. Tholozan ) sara giunta » a fornirci dati analitici sufficienti e paragonabili fi-a lo- » ro, circa il valore nutritivo degli alimenti, la Igiene e » la Economia politica possederanno elementi indispensabili

T. VIII. 42

330 Paolo Predieri

» per la soluzione della qiiestione, die Interessa niaggior- » inente i Governi ed i Popoli, quella dell' alimenta- » zione ».

Volgono tempi, o Sioiiori , iiei quali per il notevole auniento delle popolazioni, e per un tal quale disequili- brio clie potrebbe presentarsi fra il quantitative del pro- dotti della pastorizia, e gli oggetti principali di consumo clie ne abbisogiiano , potrebbero avverarsi difficolta gran- di sociali , riferibili non tanto al buon volere di alcuni , quanto agli imbarazzi economici del inaggior nuinero delle fainiglie j e forse anclie dovrebbe attribuirsi alle deficieuze, clie potessero nascere in causa di annate poco fertili, ovvero ancbe in causa di gravi epizoozie clie si potessero presenta- re di nuovo, e ripetersi assai d' appresso, siccouie nei de- corsi secoli si ebbero ad osservare. Lo studio quiiidi di questo argoniento dell' alimentazione considerate anche da questo lato del cibo animale , la cognizione risguaidante il consumo delle carni , cioe delle varie sue qualita e quantita , non puo clie riescire utile e gradito ad ognuno cui stia a cuore la pubblica Igiene ed il bene della po- polazione. Ed io leggo sempre con deciso piacere, ne mancbero di lodarne a dovere le indagini e le esperienze die a questo proposito praticarono i francesi Dumas, Bous- singault , Payen , Boucbardat , Persoz e Bernard ; i tede- sclii Liebig e Berzelius , e gl' italiani Malaguti , Piria, Tad- dei , Polli e Poggiale , intorno la composizione dei prin- cipali alimenti , in riguardo alia maniera di trasformare 1' u- no di questi in altro , e per quelle cbe si riferisce alia scala di nutriziene rdativa ai medesimi : dai quali utili studi, sembra in oggi esserne almene risultate due cegnizioni di molte pregie , dalle quali poi si potranno in appresso ri- cavarne altre di non lievi vantaggi ripiene. La prima si e die le sestanze azetate servone alia nutriziene dei nostri organi , mentre le nen azetate sono bruciate nella econe- niia, si trasformane in acqua, ed in acide carbenico, pro- ducendo il calore animale. La secenda cognizione si rife- risce alia misura del valore nuti'itivo degli alimenti, il quale valore e in oggi ammesse non doversi seltante cercare

Del consuaio delle Garni 33 J

nella proporzlone dell' :izoto ch' essi contengono; poiche se le sustanze piive di questo principio sono inette alia nutrizione , quelle azotate non possono bastare sole a qiie- sta i'unzione , ahhisogiiaiido esse del concorso di elernenti respiratoii , e di sali ininerali. A cio anzi pu6 servire di esempio la gelatina allorclie sia data per unico cibo ai cani, i qiiali muoiono dopo poche settimane di questo regime esclusivo ; ineutre colla sola came, che e ineno azotata della gelatina, vivono piu lungo tempo. Una ter- za cognizione si riferisce al potere nutiiente delle sostan- ze alimentari, il quale e stabilito dipendere ancoia dalia lore forma, dalla loro coesione , dalla loro digestibilita ; iuqjerocche di spesso una sostanza ricca di princlpi ali- mentari, ma di difficile digestione , nutrisce meno, e da minor forza di altra materia, la quale sia facilmente disciol- ta dai sughi gastrici. E per nominarne alcuna fra le sostan- ze animali ricordero a cagion di esempio , che la carne nutrisce molto meglio del bianco od albume di uova cot- te , abbencbe quelle due sostanze presentino all' analisi chimica gli stessi princlpi di composizione. La stessa so- miglianza puo dirsi esistere quando si confrontino i prin- cipi componenti il pane , con quegli altri che esistono nella farina niista ad acqua, i quali principi sono simili ai primi, e cio nulla ostante dei secondi molto meno nu- trienti. Quindi per le osservazioni e per gli studi anzidet- ti e ora stabilito, che se la facolta nutriente degli ali- menti generalmente cresce in proporzione dello azoto che questi contengono, pure non tutte le sostanze azotate debbo- no essere considerate eguahnente nutritive per I'uomo, es- sendo per tale fine necessario, che esse siano assorbite sotto la forma proteica. Inoltre a giovare alia buona alimenta- zione dell'uomo, e noto convenirsi una proporzione ed una miscela variabile a seconda»di circostanze individual!, ri- feribili queste alio stato fisico precedente degl' individui , alia loro eta e sesso, al tenore di vita, e alia durata del tempo di amministrazione degli alimenti stessi. Con tutto cio stabilire le proporzioni, e la qualita degli elernenti o sostanze che costituire debbono un pasto norraale all' uomo

332 Paolo Predieri

adulto, al fanciuUo, ed al veccliio , fu sempre creduta utile cosa, e per tale riconosciuta dai predetti scrittori, dalle opere dei qnali tolsi le seguenti notizie, le cfuali in oggi sono pur niolto apprezzate c conosciutc le piii pros- siine al vero. E per indicare una dose fra tante stabilite a seconda della classe a cui un iiomo apparti(nie, dirovvi, o Signori , die gli studi teorici , e la pratica esperi(Miza ha dimostrato al Payen (1) che il cibo di un uomo carce- rato deve contenere circa due grammi di azote, e i2 grammi e due centigrainini di carbonio per ogni dieci chi- logrammi del peso dell' individuo. D' onde si conosce die la razione di vitto per un uonio adulto , ozioso , del peso medio di 62 cliilogramnii, deve contenere 12 granuni e mezzo di azoto, e 26 i grammi di carbonio. Quelle cspe- rienze fecero pure conoscere die 1' uomo adulto operaio, a differenza del sedentario ed ozioso, ed anclie del fan- ciullo, o del vecchio, deve raddoppiare la quantita del- r azoto nel cibo , ed accrescere di un quinto ancora la quantita del carbonio (2). Ma queste speciali ed appro- priate alimentazioni, lodevoli perche economiche e saluta- ri ove sieno praticate a dovere , sono fra noi sconosciute in teorica, e trascurate quasi sempre nella pratica, in causa dei costumi antidii delle nostra popolazioni cittadi- ne e campestri, e fors' anclie per le condizioni economi- che degli individui, e delle nostre famiglie, le quali in proporzione dello aumento grande avvenuto anche nella popolazione della nostra provincia, ed in causa dello sta- te attuale della lore intelligenza , econemia, e preduzio- ne, nen ponno sempre ne tutte trovare i giusti mezzi di possedere e di usare della regolare e properzionata me- scelanza voluta dei cibi vegetabili cogli animali , almene nella proporzione die lore si converrebbe : locclie porta poi daiino piu di altri agli individui miserabili , i quali sof- frendo di tale penuria, dimostrano specialmente negli anni

(1) Op. nil. pag. 367. 1854.

(2) Vedi Gasparin. Cours d' Agriculture. Tom. V. Op. ci(. pag. 368.

Del consumo delle Carni 333

carestiosi, reale decadenza nel fisico, tendenza alio srro- fole, alia rachitide, alia pellagra, e quindi aiiclie avviii- mento nel morale per le afllizioni e sofferenze, che di continuo con tale deficienza sono ohbligati di risentire.

Qiieste idee generali sngli efFetti dclla diversa alinien- tazione, e questo utili cognizioiii snile qualita del cihi e delle dosi appropriate alle specialita o classi degl' indi- vidiii volgevo nella mia niente , allorche mi venne in peiisiero di apprcndere alcune notizie clie piu d' appresso risguardano la nostra popolazione , perclie ci rischiarano 11 consumo attuale di sostanze animali , dimostrandone per qualche guisa cio clie sia per avveniro in appresso ; mi posi cioe a praticare delle ricerclie per conoscere quale sia il consumo attuale di carni, ed altri cibi animali che si pratica dagli abitanti in generale della nostra citta, confiontando tale consumo con quello dei trascorsi tempi; e ad nn tempo divisai di fame un qualche studio e con- fronto con»il consumo attuale di alcune altre citta italia- ne e stranierc. Ma poiche queste notizie da sole a po- co gioverebbero , mi venne pur anche il pensiere di co- noscere la quantita degli animali diversi che noi possedia- mo, e quella pur anche che posseggono altri Stati ita- liani e stranieri : credei quindi utile cosa il conoscere la provenienza delle carni che quivi si consumano , e lo sta- to attuale in cui trovasi presso di noi questo ramo di pa- storizia; se cioe per gli anni avvenire noi abbiamo moti- vo di temere qualche deficienza di animali bovini e caro prezzo di questi e delle altre carni , ovvero se non dob- l)iamo temere ne 1' uno, ne 1' altro dei due gravissimi in- convenienti. Questo studio politico-medico, che di presen- te si eseguisce presso le coke nazioni , e per ordine stes- so dei loro Governi <la uomini assai riputati, meriterebbe egli e vero molti materiali o dafi positivi e sicuri per bene eseguirlo, e vorrebbe ancora assai piu tempo che non mi e concesso di presente ; avvegnache occorrerebbe una serie di ricerche nuove per noi , ed alcuni esatti con- fronti fotti sopra giuste basi ; le quali notizie forse ci mancano nei libri antichi, ed anche usando ogni fatica

33i Paolo Preuieri

lion si otterrebbero si facllmente in quella copia ed esat- tezza sufficiente a porgerne poi qnelle giuste deduzioni die si (.'oiivengono in questo speciale argoinento. Tutta- volta seguiie la via di queste ricerche, e curare di prati- care degli studi e dei confronti, al solo fine di conoscere ([uali difrerenze sieno fra i iioslri consumi di aniinali e delle carni, e qiielli di altri paesi, qiiindi ricsciic ad una miglioie e piii estesa pastorizia od allevainoiito dei nostri bestiauii , per averne poscia maggior copia di produzione , o di alimeiito aiiimale, onde la popolazione operaia possa trarne profitto, non puo, cred' io ( e Voi pure, o Sigiio- ri, ne dovrete convenire ) che riescire giovevole ai nostri concittadini, i quali dalle inie ricercbe ed osservazioni , e dai timori di future deficienze di carni die mi sembras- sero derivarne, sarebbero istruiti ed avvantaggiati per una maggiore industria risvegliata ancbe prima del sentito bi- sogno ; ne mai sarebbero per certo danneggiati. Siccome appunto traggono vantaggio gli inesperti figli dj un padre affettuoso e ad un tempo molto avveduto e prudente, al- loraquando mette innanzi agli occbi loro, i danni ed i pericoli di una vita imprevidente , e disoccupata , di uno sciupio sregolato , di un lavoro scarso^ di una produzio- ne insufficiente e casuale , non corretta , non studiata , non appropriata ai bisogni della famiglia; e tutto questo col solo fine di attivare la industria loro e di giovare all' economia interna di quella , e al bene della medesi- ma. Quindi e che le mie ricercbe ed i miei esami e con- fronti sonosi praticati sopra le tabelle seguenti, compilate a tal uopo sopra le cifre che sono inserite nelle statisti- che ufficiali pubblicate in Inghilterra , in Francia , ed al- cune di queste inserite ndla Revue des deux Mondes o nella recente opera del Payen che tratta delle sostanze aUmentari. In quanto risguarda gli altri dementi, dei qua- li mi sono prevalso nel mio lavoro, dovetti toglierli dalla statistica del Barone Hdin pubblicata per gli Stati Austria- ci , e per il regno Lombardo-Veneto ; da quella di Du- pectieux pel regno del Belgio ; da quello ddlo Stefani pel Piemonte \ e dal Consigliere RoncagUa per quanto risguarda

Dei. consumo delle Caiini 335

II Ducato di Modena; dai qnali esami, e dai relativi con- froiiti mi sembra di avere ottenuta quella maggior luce, e raccolle tjuellc nolizie positive die giovar possono agli stiidiosi dclla cconoinia e medicina politica; i cjuali ogui giorno piu si accrebijero in questi iiltinii aniii, daccbe gli stiidi del Maltlius, e 1' attenzioiie dei illosofi e degli uo- mini esperti ha fatto conoscere la difficile via in cui so- no eutiato le preseiiti geneiazioiii , in quanto ai consumi ed alia ({ualita degli alimenti ed oggetti dei quali abbi- sognano.

Pcrtanto io vi presento prima di ogni altio compute , la distinta clie si rifeiisce al quantitativo dei bestiami del- le diverse specie da niacello che esistono in ogni Comune della nostra Provincia, nella quale ho pure posto al con- fronto le quantity attuali con quelle che furono denun- ziate neir anno 1828, e poscia con quelle che si avevano uell'anno 1810 (V. Tav. in fine N. 1 ). Egli e pero vero che se il quantitativo dei bestiami desunto dalle denunzie, quan- tunque rettificato dai Consigli Comunali, si debbe credere molto prossimo al vero numero esistente, pure e a rite- nersi, che il desiderio del maggior numero dei coloni e proprietari , di evitare porzione della tassa bestiame , ab- bia inevitabilmente prodotto una cifra inferiore al vero ; talche, se male non si appongono i pratici in queste fac- cende da me consultati , puo ritenersi fondatamente che sette bovini almeno per ogni cento siano stati diminuiti, e che poi in maggior numero sia stato diminuito il be- stiame pecorino e suino. D' onde si conosce che volendo stabilire un confronto colle quantita che esistono in altri stati e provincia, si hanno i seguenti risultamenti, sia in rapporto al numero dei bestiami colla popolazione dei det- ti paesi, sia in rapporto colla quantita degli ettari o del- la superficie dei medesimi. La ispezione pertanto delle Tabelle segnate coi numeri 2 , 3 , e 4 , le quali ho pure stimato bene di presentarvi , ne dimostrano con ogni pos- sibile chiarezza, i rapporti degli stati fra loro , e quclli che essi presentano nel quantitativo dei bestiami notati per la nostra provincia bolognese. E vaglia il vero; se il

336 Paolo Predieri

quantitativo tlei bestiami die una provincia possiede, al- lorche sia posto in proporzione del niiniero degli abitanti, put) ritenersi con fondarntMito un dato favoievole a teuer- nc mite il prczzo dei medesinii, c quindi anco giovevole alia niiglioie e piu abbondante alimentazlouc del popolo, speciahnente quando sia note die la espoilazione dei be- stiami lion esiste , o se esiste , die essa e int'eriore alia importazione ; noi bolognesi possiaino certainente esserne contenti in quanto die le cifre ottenute dal coufrouto dei bestiami diveisi esistenti fia noi, col nuniero della nostra po- polazione , e col quantitativo degli ettaii di snperficie, ne dimostrano pienauiente, che in quanto al nuinero dei bovi- ni siamo infeiiori a poclii , e superiori a molti paesi, e speciabnente agli stati dell' Italia settentrionale , avendo- ne noi in complesso 297 bovini di ogni eta per ogni mil- le abitanti, e 326 per ogni mille ettaii di superficie. Egli e bensi vero die 1' Inghilterra , 1' Austria ed il Belgio possiedono in molto maggior copia di noi i bestiami pe- corini; ma non pertanto vorremmo noi diinenticare, che il peso medio di carne di un animale bovino si e died, e dodici volte superiore al peso di una pecora o monto- ne ; mentre poi i piincipi nutrizi di quella sono molto su- periori a questi ultimi, essendo poi il cibo delle carni bui- ne molto piu salubre e gradito.

Potrebbe peio taluno scliifiltoso non prestar fede alle cifre da me riportate in prova del mio assunto, e pormi innanzi la convenienza di conoscere piuttosto la quantita delle carni diverse che si consuinano da varie nazioni, e da alcune citta straniere ed italiane, onde cosi fame un ragguaglio coi nostri consumi. Ne io certaraente potrei opporre a quel giusto desiderio alcuna osservazione in con- trario ; imperocche se giovano le predette notizie sui be- stiami a conoscere la buona alimentazione di sostanze ani- mali in un dato paese, ben piu sono utili e necessai'ie quelle notizie che si riferiscono ai reali consumi interni delle carni e delle altre sostanze animali che si praticano dalle popolazioni delle diverse citta e paesi. Per la qual cosa , volendo pure esaurire questo mio debito , mi diedi

Del consumo delle Carni 337

cura di riiinire i materiali adatti alia compilazione delle tabelle, die ne abbisognaiio per dar luce all'importante que- sito del consumo delle carni fra noi cd altrove. Se non die per ora le niie ricerdie si liniitarono al consumo del- la nostra citta, riferibili appunto alle diverse qualita di animali per un lungo periodo, ed a quello di pocbe altre citta, die potei conoscere dalle mie ricerche , in modo pe- ro complessivo, e non sempre egnale nelle epodie di con- fronto. Ho quindi il piacere di presentarvi nella Tavola quinta il quantitativo dei bestiami macellati in ogni anno in Bologna, cominciando dall' anno 1819 lino al presente; dal quale computo si conosce die per media quantita in questa citta si consumano ogni anno Bovi 4430, Vaccine 2680, e Vitelli 4050. Ponendo poi niente al numero dei Maiali uccisi e consumati nella nostra citta nel tempo decorso dopo r anno 1819, si comprende, die per termine medio quel consumo e stato ogni anno di 7028 con un peso medio di Libb. 350 per ciascbeduno niaiale, ai quali se si aggiunga quella parte degli animali stessi uccisi negli Appodiati vicini ( avvegnaclie le carni di questi vengono introdotte o clandestinainente, o regolarmente in Citta, siccome da varie pratiche bo potuto conoscere ), quel nu- mero predetto si accrescerebbe di circa 2000 maiali, com- prese pero le salumerie diverse die in tutto 1' anno si ricevono ; quindi la quantita totale di carne , lardo e strut- to, ottenuti dalli predetti 9,000 animali introdotti ogni anno in cittil, pu6 valutarsi certamente di Libb. 3,15O,O0o.

In quanto poi si riferisce agli animali lanuti intro- dotti e consumati ogni anno nella citta di Bologna , le ri- cerdie fatte, e le informazioni raccolte dai pratici di que- sto commercio , mi accertarono , che la quantita totale di queste carni inservienti all' alimentazione pu6 essere valu- tata di Libb. 321,000 per media niisura ricavata ogni an- no nel decorso trentennio.

Ma il conoscere la quantita media dei bovini dl ogni eta, e degli altri bestiami da maccllo consumati nella cit- ta nostra, non basterebbe per conoscere quanto mi propo- si ; mi e quindi convenuto stabilirne il peso medio dei T, viii. 43

338 Paolo Predieri

niedesimi, onde conoscere per questo mezzo la quanti- ta dalle carni clie da quelli in totale si ottiene. Intorno a questo argoniento dirovvi, clic le costiiinanze dei nostri esercenti e delle nostre leggi annonarie provvedono ba- stantemente , talche non mi e stato difficile ottenerne quel- le cifre che io desiderava di conoscere. Con tali informa- zioni raccolte ho potuto apprendere , die anche fra noi si veritica quello die il Bizet ha conosciuto presentarsi nei bestiami che si uccidono a Paiigi, vale a dire che nei Biioi di prima qiialita vi e soltanto il 57 per cento di carne, ed il iS di cascami, ed oggetti non insei'vienti a cibo \ mentre nei Buoi di seconda qualita, quella prima cifra giunge soltanto a 5 4, ed a 51 in quelli molto inferiori. Nelle Vaccine poi lattaiole, dice il Bizet, la proporzione della carne giunge solamente al 40 per cento. Non cosi awiene dei Vitelli , nei quali si ottiene un 60 per cento di carne, e solamente il 50 per cento nei Montoni. Cio ammesso, e dietro i coinputi preaccennati ho potuto stabi- lire , che il peso medio della carne di ciaschedun anima- le bovino ncciso in Bologna, devesi valutare di Libb. 900 per ogni Bue; di Libb. 650 quello delle Vaccine; e di Libb. 120 il peso medio dei Vitelli che fra noi si ucci- dono sempre lattaioli di circa un mese di eta. Quindi e che moltiplicando il peso medio di tali animali col nume- ro medio degli uccisi e consumati , ho potuto conoscere che nella nostra citta in un anno si consumano di carne buina Libb. 3,987,000; di carne vaccina Libb. I,7i2,000; di carne di vitello Libb. -486,000; di carne suina Lib- bre 3,150,000; di carne di montone, pecora ed agnello Libb. 324,000. Si consumano poi di pesce fresco introdot- to in pescheria Libb. 414,000; di pesce salato Libb. 60,000; di volatili, di formaggi, uova, ed altre sostanze animali un equivalente a Libb. 1,000,000 di carne (1); quindi un

(1) In mancanza di dati positivi , mi sono prevalso della proporzione adot- tala dal Payen per gli abilanti di Parigi, fatta perft la diminiizione di una terza parte, e cio per Ic ragioni infradicende.

Del consumo delle Garni 339

totale di Libl). 11,163,000; il quale consumo diviso pel numero della popolazioiie, e dei giorni dell' anno, sicco- me praticarono altiove i predetti scrittori, ci fa sapere clie si consuinano Libb. 139 per ogni iiulividiio oyni anno, cioe chilograinmi 50 6/11, la qual cifra dimostra che in ogni gioino si consumano oncie 4 4/7 per ogni abitante di Bologna.

II consumo che di presente abbiamo fra noi, quantun- que grande , e tuttavia inferiore a quello che si aveva nei decorsi due secoli ultinii. E per vero dire leggendo le sto- rie, e le cronache diverse si conosce, che verso il 1665 il consumo medio era cosi stabilito nella citta nostra che in quel tempo conteneva 70,000.

Bovi, Vaccine e Vitelli . . . N. 20,000

Castrati e Pecore » 13,000

Agnelli e Capretti » 14,000

Maiali » 12,000

-,\

Quantita che a dir vero considerate nel loro insieme e paragonate all' attuale consumo, dimostrano essere molto lauto il cibo di quei nostri avi , ed accertano 1' abbon- danza degli stranieri e scuolari i quali vi abitavano per ri- cevere istruzione nel nostro celebratissimo studio.

In altro luogo parlando poi delle sole carni suine , lo storlco Masina ne porge le seguenti notizie risguardanti il pubblico smercio, che a quel tempo si praticava alia Pa- squa nella citta di Bologna.

Carni suine salate circa Libb. 270,000

Lardi » 120,000

Strutto » 140,000

Songia » 70,000

Salumi diversi » 200,000

Totale Libb. 800,000 Le quali cifre poiche sono assai elevate , accertano che

310 Paolo Piiedieri

anche le carni suine erano consumate in proporzione mag- giore di quanto oggidi si osservi.

Nel secolo a quello posteriore, anzi verso V anno 1781 ho potato conoscere, leggendo il soinmario delle ritlessio- ni sul Gliirografo di Pio VI, esaminato per ordine del Se- nato di Bologna, che il consumo delle carni bovine, cre- devasi liniitato a sole 18,000 libbre per giorno ; la qnale notizia ci mostrerebbe un consnmo niolto minora di qnan- to nel secolo a qnello precedente siasi verificato. Ma poi- che tali notizie non si ponno dare per esatte , anzi per qnanto e detto nello stesso Gliirografo vi e luogo di cre- derle assai inferiori al vero consnmo di quei tempi (il quale invece per le carni bovine ritenevasi da altri piu avvednti di Libb. 2G,333 per giorno) qnesto lascio intan- to in disparte , onde proscguire il propostomi assnnto.

Se poi la detta porzione di vitto animale (calcolata per ogni nostro concittadino) sia superiore od inferiore a quel- la che usano altre citta e popolazioni, cercai di conoscer- lo mediante un computo inserito in una tabella da me compilata sni predetti autori , e sopra altri libri stranieri tennti in conto di esatti e precisi (V. Tav. N. 6). Dal qual computo sono riescito a conoscere e paragonare il quan- titativo medio dei bestiami che si macellano in diverse grandi citta ogni anno, ed anche la quantita di vitto ani- male che diverse nazioni annualmente consumano per ogni individuo. Questo compnto diniostra pnre come l' Inghil- terra snperi la Francia nel consumo delle carni ed altri cibi aniniali , e come questa sorpassi nel predetto consu- mo la popolazione Belgica, ove in alcune provincie la pia- ga del pauperismo ogni giorno piii cresce , e si dilata ; cio dimostrandolo con prove irrefragabili il Dujjectieux nel suo recente libro premiato, Sul Pauperismo delle Fiandre: per guisa che se ogni Inglese consuma ogni anno 28 chilo- grammi di carne o pesce od altri cibi animali ; e se 25 chilogrammi soltanto vengano consumati da ciascun fran- cese ; nel Belgio invece , ove in alcune provincie molto abbonda il pauperismo , si consumano soltanto in un anno 7 od 8 chilog. di cibo animale per ogni individuo.

Del consumo dellh: Garni 341

Ma,oSignori, conviene die io vi avverta essere necessaria una distiiizione allorche si tratta di coiifrontare il consumo di carne o d' altri cil)i animali, dci;!! abitanli di una graude nazione, con cjuello di una citta di piovincia , ed anche di paragonare il consumo di una citta capitale , con queilo che pu6 avvenire nclla nostra di Bologna, ove non concorro- no, come neile Metropoli, taiiti eiementi di consumo. Nel- le prime, e specialmente nolle due Metropoli di Londra e Parigi, esistono in copia due eiementi di maggiore con- sumo che noi non abbiamo : una grande po])olazione di forestieri ricclii per la maggior parte e aduiti; una grande guarnigione militare, che notevolmente modifica le proporzioni delle varie eta. e sesso di quelle popolazioni , e Ic rende necessariamente suscettibili di maggiore consu- mo di alimenti di ogni specie, e specialmente di cihi ani- mali diversi.

Per contrario se il computo ed il confronto si volesse stabilire fra il consumo di luia nazione e queilo di una sola citta, vedrebbesi una notevole differenza proveniente dal- la qualita differente dei cibi die ovunque usano i campa- gnoli al confronto dei cittadini , non che dalla quantita minore di questi al paragone degli altri. Laonde varra me- glio attenersi alio esame dei consumi di altre citta capi- tali italiano, e di altre di piovincia, per conoscere in qua- le coiidizione noi ci troviamo, poucndoci al loro confronto. La Tabella da me compilata, e segnata N. 6 dimostra ap- punto tali consumi, sia nel quantitativo annuo dei bestiami diversi per ogni mille abitanti , come dei consumi di carne che in ogni anno e per ogni individiio si ottiene.

Conobbi per questo semplicissimo mezzo, che Bologna e fra le citta che meglio, e piii abbondantemente consu- mano cibo animale, essendo beiisi sorpassata dalle grandi cittii capitali ; ma vidi die essa poi sta molto al disojira di altre citta di popolazione inferiore a quella che noi pos- sediamo.

Se dallo attento esame delle cifre riportate risultano conseguenze lodevoli per noi , e delle quali dobbiamo es- serne grati alia industria dei nostri agronomi ed agricoltori

312 Paolo Predieri

in quanto al bestiame buino e suino,si manlfestano pero del- le deticieiize nelle qualitd e quantita del l)estiame lannto , le quali e necessario cuoprire con nuovi sforzi e con piii attive industrie. E prima di ogni altra cosa addiviene oppor- tuiio lo stabilire, se in genere le nostre attuali produzioni od allevainenti, ci possano bastaie ai consumi dei bestiaini, cbe in generale ne abbisognano per cibo ; e se occorrendone , ci riesca facile e di 2:)OCO dispendio ricevere dai paesi vi- cini gli aniniali a noi mancanti. Questo esanie pero non si puo praticare a dovere e per via diretta, nello state attuale delle nostre leggi e denunzie , ed anclie per la qualita dei confini coi paesi limitrofi. Ammesso pure di poco moniento il contrabbando coi tre paesi esteri che ci toccano , e cioe coUa Toscana dal lato di mezzodi , col Ducato di Modena dal lato di ponente, col Veneziano dal lato di settentrione (e questo mediante la provincia fer- rarese) non possiamo conoscere il quantitativo dei liberi cambi e commerci clie il Bolognese pratica nella vicina Ptomagna e col Ferrarese, siccbe val meglio limitarci ad osservare una cosa positiva ed importante sotto vari rap- porti , cioe die la nostra provincia ottenne bensl in que- sto secolo un deciso e notevole aumento di bestlami bo- vini , nia che pero in causa dell' aumentata popolazione non sono questi sufficienti a conservare quella proporzione larga in allora esistente, e tendono a rendersi scarsi e piii costosi con danno delle classi inferiori.

La Roinagiia poi ed il Ferrarese potranno somministrarci in qualche proporzione, siccorae gia praticano di presen- te, dei bovini , maiali , e montoni in buon numero, e specialmente vaccine di belle forme , e bovi di moli straor- dinarie, ma questi vicini paesi pero, bisogna avvertire, non si trovano in condizioni agrarie si fattamente lodevoli, ed in progresso cosi manifesto, da trovarle sempre pronte a darci tutto il bestiame occorrente per sopperire ai crescenti biso^ni della nostra alimentazione. Ed invero osservando le tabelle dei bestiami che esistono in quelle provincie, si scor- ge essere il loro numei'o molto inferiore a quello che noi presentianio, ed essere pure inferiore nella proporzione

Del consumo delle Carni 343

con quelle delle popolazioni che vi abitano, talche sono esse costrette a soppei-ire alle dimande die loro facciamo di aniinali adultl, cdH' ac<juistarc nei nostri mercati degli aniniali giovaiii, e dell' eta di pochi rnesi , onde allevarli e iiutrirli, col line di ottenere dal loro accrescimento di mole quel lucro che meritamente e loro dovuto.

Mi riinane infine a dirvi alcune parole sopra, gli au- menti die ci coiivieiie di praticare in tutti i nostri bestia- mi in generale , onde sopperire almeno in parte ai biso- gni sentiti fino di presente, per 1' aumento dei prezzi che da qualche anno si viene osservando nei nostri mercati, sia per causa dd maggiore consumo attuale,come anche per (juel ribasso che ha subito la moneta al confronto degli alinien- ti in generale: questi tendendo a diininuire nei quantita- tivo proporzionale si accrebbero nei valore; la moneta in- vece accrescendosi ogni anno di quantita per le importa- zioni di oro, e per i biglietti di credito o di banca, si rende meno difficile al confronto delle prime, peio con danno della povera popolazione , che si trova in suUe prime scom- posta e depauperata, lintantoche siasi formato un livello e venga rinnovata la proporzioiie priniicra e stabile , col- r aumento normale dd prezzo delle opere.

E di vero , o Signori , se sono utili alle scienze natura- li, ed alle matematiche le investigazioni, e le scritture che Voi qui loggete ogni anno, e che poscia vengono favo- rite al piiblilico per le stainpe, noii meno utili e lodevo- li dei Vostri studi sarebbero pure quelle fatiche, e quegli eccitamenti che foste per dare ai nostri proprietari e campa- gnoli, per un ulteriore e piii notevole accrescimento dei loro bestiami, sia coUo aumentare di tale guisa i concimi, e la fertiliti dei terreni, come per non vedersi con grave dan- no del popolo aumentati i prezzi delle carni e delle altre sostanze aniniali. Ad ottenere questo fine lodevole , anzi necessario bisogna , a mio avviso , avere in vista i due principali motori di tutte le buone riforme , cioe una maggiore e pin diffusa istruzione nd campagnoli in gene- rale, ed un maggiore capitate dispoiiibile, oltre una mag- giore attenzione nei proprietari dei poderi. Pouetevi in

3-i4 Paolo Predieri

mente, che il vostro senno, il vostro esernpio, i consi- gli vostri ed eccitamenti riescano a persuadere ai canipa- onoli di estendere maggiorinente la coltiira dei foraggi, dei tuberi , e delle radici, onde peter niitrirc un inaggior miinero di aniinali di ogiii specie, sorvegliando con piu attenzione gli afFari campestri, e voi vediete in pochi an- ni novelli accrescinienti nelle greggie del nionte, ed in quelle del piano ; novelle razze nei nostri diversi bestiami, e decisi miglioramenti in tutti quelli che noi oggi posse- dianio. E se io non avessi gia esteimato il inio parere in appositi lavori pubblicati dalla nostra Societa Agraria, ove diedi con varie stampe quel migliori inipulsi, che per me si potevano, potrei oggi allungare il niio dire piu di quan- to ho creduto di fame al presente, a Voi che gia siete capaci di comprenderne di subito la verita ed importanza.

E qui fa d' uopo, o Accademici Prestantissimi , vi ac- certi che la raccolta delle nuove cifre da me presentate e quivi riunite insieme, in modo da presentare cognizioni utili a noi , ed a qnanti amano il nostro paese , mi per- suadono , che senza novelli accrescimenti nel numero dei nostri animali, ed anche nella loro mole, mediante un migliorainento di razza, di qualita, e di nutrizione, 1' au- mento gia avvenuto nel prezzo loro potrebbe divenire maggiore, e potremmo trovarci ben presto in gravi imba- razzi intorno a qnesta qualita di alimento cosi necessario alia popolazione. Ai quali se potrebbero ripararvi gli agia- ti cittadini, non lo potrebbero per certo i nostri operai poveri, che pur sono il nerbo e la massima parte della popolazione, e che noi tutti siamo in dovere di educare , istruire, ed assistere.

Rinfranchiamoci adunque, Accademici Prestantissimi, con quanto apprendemmo dalle osservazioni , e dai computi da me praticati ed a Voi presentati ! Cerchiamo , poiche Iddio ci porge svegliatezza di mente , e robustezza di cor- po, di non essere inferiori ad altri popoli che ogni gior- no piu accrescono le loro industrie, i loro bestiami. Ne le opere degli Inglesi Young, Tonkin e Bakewel;dei france- si Daubenton, Moll e Dombasle, le quali io ricordero

Del consumo delle Cakni 345

sempre con moltissimo piacere ( quantunque alcune siano scritte gik da lunglii anui, e presso quelle iiazioni abbia- no prodotto cosi abboiidevoli friitti ) vorreinmo noi lascia- re in obblio, quasi che la scintilla del genio, se non sor- te fra noi , debba obbliarsi come inutile luce , owero escludersi dal nostro consorzio civile , dai lavori delle no- stre campagne? Maino ! che il paese nostro che primo diede un Crescenzio col risorgere della civilta ; che altri grandi Agrononii e naturalisti pote annoverare nei decorsi secoli , non vorra ristarsi e indietreggiare ! E ben mi con- sola il conoscere che i nostri campagnuoli d' oggidi sono pill attivi e intelligenti ; che la illustre Societa Agiaria con ogni mezzo dirigge al bene la cultura dei nostri terreni; die infine un nostro concittadino, che un nostro collega, dal Piemonte ove abita, ci onori colla stanipa di un' Ope- ra Agraria, atta a risvegliare in noi e negli altri italiani quel solo , quel grande elemento di progresso nella Pasto- rizia , die in oggi dorme , la volonta del bene e meglio fare di quanto siasi fin qui praticato.

T. VIll.

U

Del consumo delle Garni

347

TAVOLA I.

BESTI.\MI da Macello tassati nclle varie Coniuni della Provincia di Bologna nell' Anno 1855.

COMUNI

Bovi

Vacche

Soprani

Anifflali

c

c

e

I'c-

Capre

Manzi

Manze

Vilelli

corini

Maiali

I 2 3 4 5 C 7 8 9

to

11 12 13 14 15 IG 17 18 10 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29

Dologna

Anzola

Zola Predosa

Borgo Panigalc

Calderara

Praduio e Sasso

Capiara sopra Panico . .

Casaleccliio

Castenaso

Piaiioro

Musiano

S. Lazzaro

Ozzano

Bazzano

Castelfranco

Crcspellano

Slonle S. Piclro

Monlevcglio

Savigno

Seravallc

Biidrio

IMiiieihio

naricella

Molinella

Castcl Maggiorc

Viadagola

Argile

Argelalo

IMalalbcrgo

Somma e segue

916

3,772

518

375

693

508

471

471

7G4

537

970

911

r>r, 1

501

244

2.57

G32

68 1

582

336

451

299

617

833

678

527

302

171

2,129

l,21j

800

392

650

540

436

331

210

600

413

313

1,623

1,920

659

607

397

462

971

1,147

623

5G7

591

695

557

432

716

533

774

681

20,001

20,713

1,722 520 430 515 703 439 191 225 976 167 140 602 662 275

1,403 449 312 204 277 157

1,632 601 421 880 597 756 414 720 782

54G

3)

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1,980

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2,560

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55

3,019

3)

1,245

33

264

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1,071 527 338 679 468 401 791 676 294

1,767 654 610 371 520 422

1,318 457 279 500 532 642 285 514 435

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348

Paolo Puedieri

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Maiali

Riporlo

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31 S. Maria in Duno . . . .

32 Castcl S. Pielro

33 Casal Fiuminese

34 Castiglione

35 Camiignano

36 Piano

37 Loiano

38 Monghidoro

39 Monlcrcnzo

40 Monziino

41 Medicina

42 Castcl Guelfo

43 Poggio Renalico

44 Galliera

45 S. Pietro in Casalc . . .

46 S. Agoslino

47 Porrclla

48 Belvedere

49 Casio e Casola

50 Gaggio Monlano

51 Granaglione

52 S. Giovanni

53 Crevalcorc

51 S. Agala

55 Sala

56 Vergato

57 Castcl d'Ajano

58 Tavcrnola

Toiale

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144

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18,890 300 591

1,546 435 313 284 285 4li 161 573 317 626 268 232 267 376 394 77 151 203 323 21

1,140 814 401 412 417 351 422

31,016

Del consumo delle Cauni

3i9

HIASSUNTO (lella qiuiiiiiia dei Bcstiami da Macelln deniinziali nella Frovincia di Bologna.

ANNI

1828

1840

18S5

Bovi c Manzi

Vacche e Manze

Soprani e Vilelli

Monioni e Pecore

Maiali

Capre

37,540 32,943 28,359 92,471 38,526 1,642

41,211 33,684 30,339 98,785 40,066 1,706

38,139 34,692 30,013 70,328 31,046 1,365

350

Paolo Pjiedieri

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Del coNSUiMo delle Garni 353

N. 5.

TABELLA dclle Bestie macellate nella Ciil^ di Bologna dal 1819 al 1856.

Pccorc Capre

ANNATE

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Vacchc

Vilclli

Maiali

MontoniCastrati c Agnelli

1819

N. 4,609

N. 2,203

N. 4,254

N. 8,554

N. 23,224

1820

4,751

2,001

5,134

8,944

27,520

1821

6,517

2,698

5,173

9,828

24,780

1822

4,847

2,413

5,579

8,199

28,630

1823

5,03 1

3,296

6,68 1

8,162

30,015

1821

4,969

3,190

5,066

7,671

32,714

1825

4,875

3,215

5,946

8,301

31,813

1826

5,289

3,108

5,121

7,453

29,987

1827

5,319

2,707

5,012

7,550

32,122

1828

5,737

2.791

4,419

7,113

36,217

1829

5,653

2.517

3,796

7,618

27,279

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5,552

2,317

3,877

6,814

23,139

1831

5,301

1,874

2,151

6,472

35,37 1

1832

5,798

1,582

1,774

5,819

41,459

1833

5,387

1,915

2,809

7,550

41,110

1834

5,329

2,467

3,615

6,935

48,630

1835

6,159

2,798

4,029

8,203

43,813

1836

4,519

3,333

3,541

6,978

46,376

1837

4,855

3,436

3,001

7,510

41,150

1838

4,468

2,994

2,773

7,136

41,723

1839

4,144

3,334

2,566

7,289

43,117

1840

4,137

3,408

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44,686

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6,731

25,405

1813

4,134

2,591

4,210

7,197

33,819

1814

4,436

2,607

4,912

7,867

28,976

1815

4,201

2,528

4,326

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27,930

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7,131

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1848

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3,921

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17,530

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23,546

1852

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20,813

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12,735

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3,678

4,885

6,915

21,051

1856

4,907

3,067

4,066

6,448

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T. VIII.

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Paolo Predieri

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SULL' ACCOMODiBEiWO

DELL'OCCUIOUMANO

PER LA VISIONE DISTIi\TA

ALLE DIVERSE DISTANZE

DEL PROF. LOIIEIVZO RESPIGIII

(Lelta nella Sessione del 4 Diccmljre 1856.)

Q.

Juantunque 1' uomo possa gloriarsi di avere conseguito nello studio dell' orgaiio della vista dei success! molto piu felici di quelli conseguiti nello studio degli altri organi della sua niacciiina animale, avendo potuto in esso defi- nire con tutta la desiderabile certezza 1' nfficio delle sue principali parti, in modo da carat terizzare il meccanismo della visione come un semplicissimo risultato delle ottiche leggi, pure e costretto di confessarc, che anche sopra questo mirabilissinio organo gli restano tuttora alcuni se- greti a svelare , specialinente per rapporto a certe prero- gative , delle quali 1' esperienza ci mostra essere il niede- simo fornito , senza che si possa riconoscere , per mezzo dei dati sperimeiitali finora raccolti , il come vengano es- se a quello procurate.

Fra tali prerogative merita speciale considerazione quel- la in forza della quale puo il nostro occliio accomodarsi alia visione distinta degli oggetti posti a diversissime di- stanze; prerogativa constatata dal fatto, ma non ancora

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354

Paolo Predieri

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SULL' ACCOJIODAIIEMO

DELL'OCCHIOUMANO

PER LA VISIONE DISTI1\TA

ALLE DIVERSE DISTANZE

DEL PROF. LOREI\ZO RESPIGIII

(Lelta nella Sessiooe del 4 Oicembrc 1856.)

0.

^uantunque 1' uomo possa gloriarsi di avere conseguito nello studio dell' organo della vista dei success! uiolto pita felici di quelli conseguiti nello studio degli altri organ! della sua inacchina animale, avendo potuto in esso defi- nire con tutta la desiderabile certezza I' ufficio delle sue principal i parti, in modo da carat terizzare il meccanismo della visione come un semplicissimo risultato delle ottiche leggi , jiure e costretto di confessare , che anche sopra questo mirabilissinio oigano gli restano tuttora alcuni se- greti a svelare , specialmente per rapporto a certe prero- gative , delle quali 1' esperienza ci mostra essere il mede- siino fornito, senza che si possa riconoscere, per mezzo dei dati sperinientali finora raccolti , il come vengano es- se a quello procurate.

Fra tali prerogative merita speciale considerazione quel- la in forza della quale puo il nostro occhio acconiodarsi alia visione distinta degli oggetti posti a diversissime di- stanze ; prerogativa constatata dal fatto , ma non ancora

356 Lorenzo Respighi

dalla teoria dedotta come legittima conseguenza del mec- canismo della visione, deterininato secondo i dati finora stabiliti.

Esaminando attentamente le diverse parti che costitui- scono il sistema rifraiigente dell' occliio umano, si ricono- scono tutte mirabilmente disposte a inodificare la direzione dei raooi luininosi, da cui sono attraversate, in modo da formare sulla retina, o vicino alia medesima, una iinma- gine distinta e fedele del corpo da cui provengono ; e da cio appunto si e dedotto, essere condizione indispensabile alia visione distinta degli oggetti la forinazione delle lore regolari immagini sulla retina, che costituisce la parte sen- sibile di questo mirabilissinio organo.

Cosicclie si e dedotto, che 1' occhio fisicamente consi- derate pno ritenersi come un sistema di lenti , od una lente composta destinata a formare sulla retina le immagi- ni degli oggetti esterni , nella stessa guisa che gli obbiet- tivi degli stromenti ottici le formano nei rispettivi fuochi; e con cio il meccanismo della visione, considerato sotto r aspetto fisico , puo ritenersi come un risultato sempli- cissimo delle leggi generali secondo le quali viene modi- ficata la luce nel suo passaggio attraverso ai sistemi ri- frangenti.

Se non che potendosi coll' occhio ben conformato ot- tenere la visione distinta degli oggetti posti alia distanza di pochi centimetri , non meno die alia distanza di molti metri e molte miglia, e necessario di ammettere che per tutte queste distanze degli oggetti venga sempre verifica- ta questa condizione, che la loro immagine si formi sulla retina.

Evidentemente questa condizione non potrebbe verifi- carsi qualora la struttura dell' occhio si mantenesse asso- lutamente invariabile, e non fosse questo dotato di ima forza regolatrice , per mezzo della quale con apposito mec- canismo venga modificata la conformazione o distribnzio- ne delle sue parti, in modo da portare per qualunque distanza degli oggetti le loro immagini sulla membrana sensibile.

Sull' accomod. dell' OCCHIO UMANO 357

Le modificazioni nella struttura dell' occhio, che dalla teoria vengono suggeiite come atte a produrre qucsto ef- fetto , sono le segiienti :

1." Una vaiiahilita nella lunghezza del gloho oculare , in forza della quale venga la retina convenientenieute av- vicinata, od alioiitniiata dalla Icnte cristallina, in modo da essere poitata dove si Ibrniano le inmiagini degli oggetti , corrispondentemente alle loro distanze dall' occhio.

2." Una niohilita della lente cristallina lungo 1' asse deir occhio , tai<^ da perinettere a questa di avvicinarsi , od alloiitauarsi dalla retina, in modo da portare sempre su di essa le immagini deeli oggetti.

3.° Una variahilita nella curvatura delle superficie della lente cristallina, atta ad aumentare o diminuire la con- vergenza dei raggi in confonnita della distanza degli og- getti , di maniera che la posizione della imniagine si man- tenga invariahile e sempre coincidente sulla retina.

4." Un camhiamento nella curvatura della cornea, per mezzo del quale venga moderata la sua forza di conver- genza in conl'ormita delle diverse distanze degli oggetti, di guisa die le loro innnagiui si formino sempre alia stes- sa distanza, e precisainente sulla retina.

I fisici ed i fisiologi attentamente esaminando le circo- stanze e le condizioni, secondo le quali si ottiene la vi- sione distinta degli oggetti alle varie distanze, hanno cer- cato di provare per mezzo della esperienza , quale di que- sta modiHcazioni realinente possa produrre 1' accomoda- mento nella distanza focale del!' occhio, e in relazione a ci6 hanno proposto diverse ipotesi relatlvainejite al mec- canismo col quale pu6 ritenersi procurata' all'organo que- sta singolarissima prerogativa. Malgrado per6 gl' impor- tanti lavori dei qnali la scienza e stata in questo soggetto arricchita, e forza il confessare, che Hnora nessuna di qne- 3te ipotesi si trova abhastanza concordante coi dati am- missibili sulla struttura dell' occhio, da poterla accettare come soddisfacente spiegazione del fenomeno in discorso.

L' importanza della presente questione e il desiderio di arrecare alia medesima qualche ulteriore schiarimento mi

358 Lorenzo Respighi

hanno iinpegnato ad instituire su di esso un accurate e minute esaine ; e siccome i risultati che ie he potute ri- cavarne non mi sembrano del tutto indegni della consi- derazioue di questo Corpo Accademico , cosi mi faccio aniine a sottoporli ai suoi saggissimi giudizi.

Priinieianiente mi sono proposto di piecisare le princi- pali condizioni uelle quali si opera 1' accomodamento nella distauza focaie dell' occhio, e da queste mi e risultate, che esso deve considerarsi come un cambiamento fisico della parte centrale del sisteina rifraiigente dell' occhio stesso.

Discutendo poscia i diversi cambiamenti ammissibili sul- la struttura dell' occhio, per ottenere le richieste variazio- ni nella sua distauza focaie , trove molto improbabile lo spostamento del cristalline e il cambiamento di curvatura delle sue superficie , mentre trove molto ragionevolmente ammissibile il cambiamento nella curvatura della cornea, perche i ristretti limlti assegnati a questo dalla teoria so- no i piu compatibili colla struttura e costituzione dell' oc- chio, e perche 1' esperienza mestra che la curvatura del- la cornea ha una reale e grandissima influenza suUa fa- colta deir accomodamento.

Per rispetto poi al meccanismo, col quale si pu6 rite- nere prodotto il cambiamento nella curvatura della cornea, anziche ricercarlo nelle pressioni esercitate esternamente sul globe oculare dai muscoli destinati a predurre in que- sto i necessari movimenti, ie trove doversi il medesimo ricercare nell' interne dell' occhio, e ritenersi come atto a predurre una aziene immediata sulla parte centrale del- la cornea. Consideraudo poi che 1' atto dell' accomoda- mento e sempre accompagnate da cambiamenti nella cen- fermazione dell' iride , in mode che esse sembra a questi necessariamente subordinate, cosi se ne deduce essere con- forme ragiene il supporre in questi cambiamenti e movi- menti deir iride la causa immediata delle variazieni di curvatura nella cornea ; e ridotta la questione a questi termini, si conchiude mostrando il mode secondo il qua- le pue ragionevolmente ritenersi che 1' iride ne' suoi mo- vimenti agisca meccanicamente sulla parte centrale della

Soll' accomod. dell' occhio umano 359

cornea, per determinare nella medesima i vari gradl di curvatura necessari per la visione distinta alle diverse distanze.

Condiziom secondo le quali si opera V accomodamento

deir occhio.

1.° Neir atto deir accomodamento dell' occhio alia vi- sione distinta a diverse distanze avviene un cambiamento o alterazione fisica nel sisteina ottico del medesimo, in forza del la quale secondo la determinata distanza dell' og- getto osservato il sistema stesso entro certi liniiti prende una particolare costituzione , atta a produrre sulla retina la formazione della immagine distinta di quell' oggetto.

Cio risulta dal veriticarsi costanteniente die guaidando o ad occhio nudo , o ad occhio armato di un diafiamma minore della pupilla, oggetti posti a distanze diverse, e situati prossimamente nella stessa direzione, non si puo contemporaneamente ottenere la visione distinta di tutti questi oggetti ; ma invece rendendo distinta la visione di uno di essi gli altri ci appariscono indistinti e diffusi , presentando delle apparenze del tiitto simili a quelle che si ottengono nelle immagini formate coUe ordinarie com- binazioni di lenti.

2.° Nell' accomodamento dell' occhio per le diverse di- stanze la posizione relativa del ceiitro ottico del siste- ma rifrangente oculare coUa retina e alterata, e cioe il centro ottico si accosta alia retina quando osserviamo og- getti vicini, e viceversa se ne allontana quando osservia- mo oggetti lontani.

Cio si deduce dai seguenti esperimenti. Si gnardi un oggetto distante dall' occhio di O^jSO circa e disposto in modo da presentarsi fra due altri oggetti molto luminosi, p. e. due piccole fiamme molto lontane dall' occhio, e si fissi la distanza angolare o apparente dei centri delle im- magini diffuse di questi due oggetti. Cio posto si passi dalla visione distinta dell' oggetto vicino a quella dei due lontani, e si trovera notevolmente aumentata la lore

360 Lorenzo Respighi

distanza apparente. Viceversa accomodate prima V occhio alia visione distinta dei due oggetti lontani , e fissata la loro distanza ajjparente , passaudo iminediatamente a guar- dare 1' oggftto vicino si osserveiu una sensihile diminu- zione nella distanza apparente dei centri deiie immagini diffuse dei due oggetti lontani.

Questi fatti provano evidentemente che passando dalla visione distinta a piccole distanze a quella delle distanze maggiori, le immagini degli oggetti suUa retina si allon- tanano ; e che viceversa passando dalla visione distinta a grandi distanze a quella delle distanze minori le immagi- ni degli oggetti suUa retina si avvicinano ; e percio ne conseguita che nel primo caso il centro ottico del siste- ma ritVangente si allontana dalla retina, e nel secondo caso invece le si avvicina.

3.° La facolta deli' accomodamento dell' occhio trovasi ristretta nella parte centrale del sistema rifrangente, men- tre le parti eccentriche presentano sempre aberrazione di sfericita e di rehangibilita, producendo nella massima par- te i conosciuti fenomeni di irradiazione.

Infatti guardando oggetti tanto lontani quanto vicini at- traverso un diaframma, portante un foro circolare minore della pupilla, appariscono questi molto piii distinti che all' occhio nudo, quando il diaframma corrisponde alia par- te centrale della piipilla, presentandosi allora i medesi- mi, quantunque nieno splendenti, pure meglio definiti al loro contorno e nei loro dettagli corrispondentemente alia loro reali forme e diniensioni, e quasi del tutto spogli da"li effetti di irradiazione. Mentre llicendo coincidere il diaframma colle parti eccentriche alia pupilla , gli oggetti appariscono indistinti e diffusi , presentando inoltre al lo- ro hordo pill o meno decisi i colori dell' iride.

Questo feiiomeno si osserva nella sua massima estensio- ne esperimentando colla pupilla molto dilatata o artificial- mente coi mezzi a cio opportuni , o naturalmente nella oscurita della notte, e guardando oggetti piccoli e molto luminosi, come sono le primarie stelle, i pianeti principa- li, la luna, le fiamme a gaz ec.

Sull' acgomod. dell* ocghio umano 361

i.° La parte eccentrica del sistema rifrangente dell' oc- cliio neir atto dell' accoinodaniento rimane invariabile.

Durante iiiui notte serena si rivolga lo sguardo ad una Stella, nou niolto lontano dalla (juale si trovi uii' altra Stella niolto splendente, p. e. di prima grandezza, e si collochi davanti all' occhio an diafranima in modo da per- mettere ai raggi luininosi della prima Stella 1' ingresso per la parte centrale dell' occhio e nella direzione del suo asse, costringendo i raggi luminosi della seconda ad en- trare nell' occhio per una parte eccentrica. Cio posto , sen- za camhiare la direzione dell' asse ottico dell' occhio, si procurino a questo diversi gradi di accomodamento fissan- do successivamente lo sguardo a distanze minori , e si os- servera, che mentre la Stella vista per la parte centrale deir occhio va preudendo successivamente una forma od apparenza tanto piu dilFusa, quanto minore e la distanza per la quale si accomoda la visione, 1' altra stella invece, vista per la parte eccentrica dell' occhio , ci presenta sem- pre la stessa a[)parenza e figura. Invece di due stelle si possono usare in questo esperimento due altri oggetti qua- lunque, purche siano sufficientemente lontani, molto pic- coli e niolto spleiidenti , e purche la pupilla si trovi per oscurita abbastaiiza dilatata. E da avvertire che per que- sti esperimenti bisogna procurarsi la facolti di percepire simultaneaniente e con sufficiente distiiizione 1' aspetto o forma apparente dei due oggetti luminosi, cio che facil- mente si ottiene coll' opportune esercizio.

5.° Nell' accomodamento dell' occhio alle diverse distan- ze avviene costantemente una variazione nel diainetro del- la pupilla; e cioe la pupilla si dilata, quando si passa dalla visione di uii oggetto vicino a quella di un lontano, e viceversa si restringe quando si passa dalla visione di un oggetto lontano a quella di un vicino.

Cio puossi facilmente verificare osservando attentamente 1' occhio di un individuo qualunque nell' atto die esse si va accomodando per la visione distinta di oggetti posti a distanze diverse , poiclie costantemente si osserva , che la pupilla si va successivamente dilatando, quando 1' occhio T. viii. 46

362 Lorenzo Respighi

trasporta successivamoute lo sguardo dagli oggetti viciiii ai lontani, e viceversa si restringe quando lo sguardo passa dagli oggetti lontani ai viciiii.

6." Le variazioni nel diametro della piipilla iiell' atto dell' acconiodaiiuMito si piesciitaiio eguahncule, taiito nel guardare gli oggetti coll' occhio nudo o libero, qiianto nel giuuilare i niedesinii attraveiso a diaframmi di aperture minori di quella della pupilla.

Infatti si osservi attentamente 1' occhio di un individuo, quando senza diafrainma si accomoda alia visione distinta a diverse distanze, e si deterniiiiino le corrispondenti va- riazioni nel diametro della pupilla; poscia si osservi 1' oc- chio stesso quando, guardando attraverso al diaframma, si accomoda alle stcsse distanze, e si rileveranno costante- mente le stesse variazioni osservate nel caso antecedente.

7.° L' occhio a pupilla o artificialniente , o naturahnen- te dilatata si mantiene piu facihnente e lungamente ac- coniodato alle grandi clie alle piccole distanze ; e vicever- sa r occhio a pupilla niolto ristretta, per efFetto di viva impressione di luce , si mantiene piii facilmente e lunga- mente acconiodato alle distanze minori, che alle maggiori.

Si osserviuo durante la notte oggetti lontani, e si tro- vera, che 1' occhio senza sensibile sforzo si mantiene per qp^ialunque tempo acconiodato alia loro distanza in modo che essi ci appariscouo sempre egualmeute distinti ; si osserviuo invece oggetti vicini e si trovera, che la loro vi- sione distinta non puo prolungarsi senza un sensibilissimo e spiacevole sforzo.

Al contrario osservando colla pupilla ristretta per efFet- to di una viva luce oggetti vicini, si potranuo questi per lungo tempo, e quasi senza sensibile sforzo vedere distin- tamente , mentre guardando oggetti lontani non potra questo ottenersi senza un continuo e doloroso sforzo.

8.° L' occhio nello stato di pupilla molto dilatata e presbita relativamente alio stato di pupilla molto ristretta.

Sotto una forte impressione di luce, e quindi coll' oc- chio a pupilla molto ristretta, si determini la minima di- stanza, alia quale puo vedersi distintamente un piccolo

Sull' accomod. dell' occhio umano 363

oggetto ; qiiindi lendendo la piipilla inolto dilatata sot- traendola alia viva luce, guardaiido 1' oggetto si trove- ra, die per vederlo distiiito e uecessario di collocailo ad una distanza maggiore di (juella ora detenninata. Ripe- tendo r esperiineuto in modo inverso si troveia un lisulta- to opposto.

Lo .stesso intento si ragglunge eziandio col dilatare ar- tificiahnente coll' uso dc^H' atropina, o con allio simile mezzo, una delle due pupille, procurando che 1' altra re- sti nel suo stato noiniale, poiche allora si trova, die lo stesso oggetto, per essere visto distintamente coll' occhio a pupilla dilatata, deve collocarsi ad una distanza niaggio- re di quella richiesta per 1' occhio colla pupilla norinale.

Mezzi pel quali deve ritenersi prodotto V accomodamento

deir occhio.

In conformita alle condizioni, secondo le quali si e ora provato operarsi lo stato di acconiodaniento dell' occiiio, possiaino iiii da questo momento stabilire, che esso risulta da una reale alterazione o modificazione prodotta nel siste- ma ottico dell' occhio stesso ; e che appunto per effetto di questa si ottengono suUa retina distinte e precise le im- magini degli oggetti posti a diverse distanze; e non gii per elFctto di proprieta gcometriche appartenenti alia strut- tura del sisteina oculare , per mezzo delle quali alcuni fisici e geometri hanno ainmesso potersi ottenere sulla re- tina distinte le immagini degli oggetti posti a qualunque distanza, senza il concorso di alcuna variazioiie nella strut- tura suildetta. Senza movere dubhio sulla verita delle teo- rie da cui si e dedotta questa conseguenza, si puo asseri- re die essa non e applicahile al caso nostro, perche 1' e- sperienza prova nel modo il piii incontestabile che nel- r atto dell' accomodamento avviene un caiubiamento fisico nel sisteina oculare.

Considerando j)oi che la facolta dell' accomodamento persiste nell' occhio andie (juando viene al medesimo pro- curata una pupilla artificiale invariabile, per mezzo di un

364 Lorenzo Respighi

diatVainma di apertura minore di quella della pupilla stes- sa, possiaino stabilire che la modificazione o alteiazione nel sistema oculare , alia quale deve attribuirsi 1' accomo- damento, non consiste seinplicemente nella variazione del diamctro della pupilla cousiderata coine diaframma ; poi- chc in (|uesto case venendo annuUata 1' influenza di que- sto diafrannna, dovrebbe annnllarsi ancora la facolta del- r acconiodaniento. Questa conclusione ci autorizza lin d'ora a rinunziare alle teorie, secondo le quali Pouillet, Miles ed altri hanno cercato di spiegare 1' accomodainento del- r occbio come semplice efFetto delle variazioni del diame- tro della pupilla , dispensandoci dal ricoirere per questo alle incite altre difficolta opponibili alle teorie medesime.

Con questo non si intende pero di stabilire in mode assoluto die le variazioni del diametro della pupilla non contribuiscano ancb' esse alia visione distinta , cbe an- zi si riconosce nelle medesime iin mezzo mirabilissimo ed efficacissimo per moderare i sinistri effetti delle aberrazio- ni del sistema rifrangente dell' occbio ; ma soltanto si vuole stabilire che indipendentemente da esse 1' occbio possiede entro certi limiti la facolta di far coincidere sul- la iTtina le immagini degli oggetti, qualunque siasi la lo- ro distanza.

Essendosi mostrato cbe nell' atto dell' accomodamento il centro ottico del sistema rifrangente dell' occbio si spo- sta relativamente alia retina, e cbe cioe esso si allontana da questa, quarido si passa dalla visione a piccole distan- ze alle distanze maooiori , e cbe viceversa le si avvicina , quando si |>assa dalla visione a grandi distanze a quella delle distanze minori, cosi si puo stabilire cbe F accomoda- mento deir occbio non e prodotto da un semplice sposta- mento della retina, ma bensi da una variazione nella for- za di convergenza del sistema rifrangente dell' occbio.

Infatti se nell' atto dell' accomodamento dell' occbio il sistema rifrangente rimanesse invariabile , le immagini de- gli oggetti lontani si formerebbero piu vicine alia lente cristallina, e le immagini dei vicini si formerebbero ad una maggiore distanza dalla lente stessa; e secondo la teoria

Sui.l' accomod. dell' OCCHIO UMANO 365

si puo stabilire die la difFerenza delle lunghezze focali corrispondenti alia massima ed alia minima distanza della visione distinta, ammonterebhe nell' occhio ben conforma- to a non mono di 2""". Percio nel passaggio della visione distinta dalle minime alle massime distanze, se la retina si trasportasse nel piano focale per raccogliere le imma- gini degli oggetti , dovrebbe avvicinarsi al cristallino di girnn circa , e perci6 dovrebbe avvicinarsi d' altrettanto al centre ottico del sistema rifraiigente ; mentre nel passag- gio inverse, cioe della visione alle massime distanze a qnel- la delle mininie, dovrebbe la retina allontanarsi dal cristal- lino, e qnindi dal centro ottico di 2™™ circa. Mostrando invece 1' esperienza die nel primo caso il centro ottico si allontana dalla retina , e cbe nel secondo caso le si av- vicina , dobbiaino necessariamente concbiudere cbe 1' ac- comodamento dell' occbio non piio consistere nel supposto spostamento della retina.

Qiiesto argomento pno esprimersi ancora nei seguenti termini : se 1' accomodamento dell' occbio nel passaggio dalla visione distinta degli oggetti vicini a quella dei lon- tani si ottenesse per 1' avvicinamento della retina al cri- stallino, le inimagini degli oggetti sulla retina dovrebbero avvicinarsi fra di loro ; nel passaggio poi dalla visione del- le grandi a quella delle minori distanze, se 1' accomoda- mento deir occbio si ottenesse per 1' allontanamento del- la retina al cristallino , le immagini degli oggetti dovreb- bero fra di loro allontanarsi; ma essendo cio in decisa op- posizione coi risultati della esperienza, ne dobbiamo con- cbiudere cbe r accomodamento non dipende dal supposto movimento della retina.

Dietro questa conclusione possiamo stabilire, cbe non sono ammissibili le teorie suH' accomodamento dell' occhio appoggiate da Keplero, Descartes e molti altri sulla sup- posizione dello spostamento della retina prodotto dall' al- lungamento e sdiiacciainento del globo oculare nella di- rezione del suo asse longitudinale , senza avere bisogno di mostrare 1' insussistenza di qneste teorie ricorrendo ad argomenti indiretti, dedotti dalla incompatibilita di

366 Lorenzo Respighi

qiiesti luoviinenti colla stiuttura e costituzioue del bul- bo oculare.

Escluso lo spostamento della retina, per ispiegare 1' ac- comodainento dell' occliio iion ci resta clie di ricorrere ad iin caiuliiaiiieiito tlsico nel sisteina ritVaiigente di questo, consideraiulo V accomodaiuciito stesso coine un risultato imiuediato di una altorazioiie nella forma o dis()()8izione delle parti inte{;ranti del sistenia suddetto , iu torza della quale alterazione viene, in relazione alle diverse distaiize degli oggetti, nioditicata la sua forza di convergenza in mode, clie Ic ininiagini di questi vengono seinpre formate suUa retina.

Cio ne obbliga a considerare la parte centrale del si- stenia rifiangente dell' occliio come una leiite composta di luniibezza focale variabile, e soiiiietta ad una forza re- golatrice , die corrispondenteinente alle diverse distanze degli oggetti procura ad esso quel diversi gradi di con- vere;enza , clie sono necessari per mantenere costantemen- te suUa retina le immagini degli oggetti niedesimi indi- pendentemente dalla loro distanza dall' occhio.

II grado di convergenza del sistema rifiangente oculare, supposti invariabili gli indici di rifiazione dei mezzi dia- fani clie lo compongono , non potendo dipendere clie dal- la distanza del cristallino alia cornea, dalla curvatura del- la superficie anteriore e posteriore del cristallino mede- simo , e final mente dalla curvatura della cornea , dob- biaino concliiudcie clie 1' acconiodamento dell' occbio non puo essere prodotto se non clie da convenienti niodifica- zioni o variazioni sopravenienti in qualcuno di questi ele- menti.

Prima di indagare se 1' accomodamento possa plu ragio- nevolmente attribuirsi alio spostamento del cristallino, o alle variazioni dei raggi di curvatura delle sue superficie, o alia variazionc del raggio di curvatura della cornea , torna opportuno di determinare i liniiti di distanza entro i quali si ottiene la visione distinta ; poiclie egli e per mezzo di questi, clie si potnY poi calcolare la quantita o giandezza di quelle variazioni, per vedere quindi quali di

Sull' acco.mod. ijkll' occiiio umano 367

esse siano piii consentanee alia struttura e costituzione del gloho oculare.

La detcriiiiiiazioiie precisa dei liiniti di distanza, entro i quali j)u6 utilineiite operaisi 1' accomodaineiito dell' oc- ciiio, prcsenta graiidissiiiie dilficoita, non solo perche essi variaiio du iiii individuo alTaltio, ma eziandio perche variano secoudo le diverse circostanzo aiiclie iicllo stesso occliio, e perche non e possibile di stahilire an grade assoliito di distinzione nella visione degli oggetti, dipen- dendo in parte qiiesta distinzione da elementi estranei a quelli del sistema fisico.

Qiiaiitunqiie pero non si possano in modo generale sta- hilire con precisione questi limiti, pure non e difficile il determinarli in modo ahhastanza approssimativo, per poter- li stahilire come hase del calcolo approssimato delle va- riazioni necessarie all' accomodamento dell' occhio.

Per determinare la minima distanza della visione distin- ta ho preferito 1' osservazione di piccole immagini lumi- nosc ottenute dalla luce di un liime rillessa da superlicie sferiche convesse , perche nella visione di queste immagi- ni si possono facilmente rilevare le minime deformazioni o dilTusioni prodotte da un non perfetto aggiustamento della di-;tanza locale del sistema rifransrente dell' occhio. Avvicinate queste iminagini a pochi centimetri dalT oc- chio ci presentano vnia figura simmetrica irradiata, assai diffusa cd oscura nella sua parte centrale; allontanando poscia continuamente 1' occhio dalle medesime, si vede la loro figura restringersi ed aumentarsi di lucentezza , finche raggiunta una certa distanza ci si presentano nitidissime, e delineate con una precisione quasi geometrica. Procu- rando allora di accomodare la vista ad una minore distan- za, sforzandosi di guardare un oggetto piii vicino, posto sulla direzionedi quelle immagini, ogni sforzo riesce inef- ficace , restando totalmente invariahile 1' aspetto di queste immagini. Si puo quindi ritenere di avere determinata dalla distanza di ([ueste immagini dall' occhio la minima distan- za, alia ([uale piio utilmente esercitarsi la facolta dell' ac- comodamento. Questo intento pu6 raggiungersi ancora col

368 Lorenzo Respighi

segiiente processo: nella direzione di un lume molto lontauo o di una Stella inolto luininosa collocato un piccolo oggetto, e iue:;li() luia iinmagine luininosa ottenuta per riflessione, come neir esperiinento antecedente , si avvicini questa suc- cessivamente all' occhio procuraudo sempre di ottenerne la visione distinta, e si vedra die il lunie lontano o la Stella va piendendo coutlnuameute una forma stellare ogno- ra piu dirt'usa ed oscura al suo centre : tinclie portato il piccolo oggetto o 1' inimagine riflessa alia minima distanza della visione distinta, 1' aspetto del lume o della Stella, raggiunto lui massimo di diffusione o di dilatazione, si niantiene invariabile sotto qualunque sforzo da noi eserci- tato per vedere distintamente l' oggetto vicino nell' atto che esso si va ulteriormente avvicinaudo all' occhio.

Misurando la minima distauza della visione distinta cosi determinata, in ripetuti esperimenti ho trovato che sotto una mediocre impressione di luce , essa corrisponde molto prossimamente a 0'",20 ; misurandola poi sotto una forte impressione di luce riesciva minore di un centimetro circa, menti'e nella oscurita della notte mi e riescita di 0"", 22 circa. Da cio possiamo conchiudere che nelle circostanze ordinarie la forza di convergenza del sistema rifrangente deir occhio puo aumentare fino al punto di far converge- re sulla retina i raggi divergenti da un punto luminoso posto alia distanza di O^jSO dall' occhio stesso.

Per determinare 1' altro limite, ossia la massima distan- za, alia quale puo ottenersi la visione distinta, io osser- vava contemporaneamente due oggetti posti prossimamen- te nella stessa direzione, uno lontanissimo e molto splen- dente come un lume, od una delle principali stelle o pia- neti, r altro vicino e anch' esso molto luminoso e spe- cialmcnte V inimagine di un lume ottenuta per riflessione da una superficie convessa. Rivolgendo lo sguardo sul- r oggetto vicino, il lume lontano o 1' astro si presentano dapprima molto diflfusi ; ma allontanando successivamen- te r oggetto vicino , direttamente osservato , si presenta- no quelli successivainente meno difFusi , finclie giunto questo alia distanza di 8"" circa, gli oggetti lontani ci si

/

Sull' accomod. dell' occhio umano 369

presentano sotto una ligiua identica a qiiella che si ottie- ne rivolgendo direttainente lo sguardo sui medesiini. Cio prova die 1' acconiodamento dell' occhio alle distaiize mag- giori di 8™ e quello stesso die serve per le distanze niag- giori , per le quali e quiiidi a riteiiersi che le variaziuiii nella distanza f'ocaie liescano oltre questo liniite insensibili.

Possiamo pcrtanto stahiiire che le distanze, per le t[iia- li si puo ottenere l' acconiodamento per la visione distin- ta, souo comprese da 0™, 20 ad 8"; considerando pero che per cagionc del fortissimo grado di convergenza del sistema rifrangente dell' occhio la sua distanza focale per gli og- getti, posti a tutte le distanze superiori ad 8™, e sensibil- mente costante , cosi possiamo ammettere che i limiti di distanza nella visione distinta sono : distanza minima 0", 20, distanza massima co , infniito.

Appartenendo il mio occhio alia classe dei ben confor- mati , si possono considerare questi limiti come quelli entro i cpiali prossimamente si esercita 1' accoinodamento deir occhio normale , e corrispondentemente a questi de- terminare le variazioni che si dovrebbero efFettuare nei diversi dementi del sistema rifrangente dell' occhio, per mantenere costantemente sulla retina 1' immagine degli og- getti posti a qualunque distanza dell' occhio stesso.

Per valutare converiientemente queste variazioni, suppo- sta dapprima invariabile la struttura dell' occhio, propo- niamoci di determinare relativamentc al cristallino la po- sizione delle immagini di due oggetti luminosi, uno dei quali si trovi alia massima distanza della visione distinta, cioe ad luia distanza infinita; 1' altro alia minima, cioe a 0'",2(».

Bastando al nostro intento di determinare approssimati- vamente queste posizioni, potremo fare le seguenti suppo- sizioni, che molto si accostano al vero, e cioe die la cornea sia una superficie sferica rifrangente convessa, aven- te un raggio di curvatura r=7""",5, e die il cristallino sia una lente sferica biconvessa, aveiite il raggio di curva- tura della superficie anteriore /il = 8""",5, e quello ddla posteriore R' = 5""°,5, con una grossezza 2k = 5""". Si T. VIII. 47

370 Lorenzo Respichi

supponga inoltre chc 1' iiidice di rifrazione nel passaggio della luce dalP aria all' uinore acqueo, attraverso alia cor- nea, sia n=: 1,337; e che 1' indice di rifrazione nel pas- saggio della luce dall' umore acqueo, o dall' uinore vitreo al cristallino sia //=l,Oi(».

Cio posto immaginando sull' asse ottico dell' occhio, o vicino ad esso, collocato un punlo lutninoso alia distanza a dalla cornea, i raggi luniinosi, da esso trasmessi sulla par- te centrale di questa , rifrangendosi attraverso ad essa , convergeranno in un fnoco coniune, ad una distanza D dalla cornea, deterniinata dalla nota formola

nar

a{n 1 ) r Sostituiti in questa formola per « ed r i valori superior- mente indicati, e facendo prima a=:co, poscia a=:0'",20, si trovera pel primo caso

£> = 29""»,75, e pel secondo

D =33'""',92: il che significa che i raggi provenienti sulla cornea pa- ralelli, o divergenti da punto lontanissimo dall' occhio , ri- fratti neir umore acqueo, convergono in un punto distan- te dalla superficie anteriore della cornea di 29""", 75; e che i raggi provenienti sulla cornea da un punto distan- te da essa di 0"',20 convergono invece ad una distanza di 33"'™,92.

Volendo ora determinare il punto, in cui i raggi lumi- nosi gla rifratti dalla cornea convergeranno , dopo la se- conda rifrazione ricevuta attraverso al cristallino, si sup- ponga la superficie anteriore di questo distante da quel- la della cornea di i""™, e si cliiami A la distanza di quel punto o fnoco dalla superficie posteriore del cristallino me- desimo ; e si potra ricavare il suo valore dalla nota for- mola

1

A= ,

n—\ n—\ 1 2rt'M

R K h K

2

Sull' accomod. dell' occhio umano 371

sostituendo in essa alle qiiaiilita R, W , n ed u i valori superiormente stabiliti , e per K il suo valore ricavato dal- la equazione

n'hR

facendo pel priino caso, cioe pei raggi provenienti dalT og- getto loiitanissinio, /i = ( 29""",75 "4""",00) = 2r)'""',75, e pel secondo caso, ossia per i raggi provenienti dall'og- getto posto alia distaiiza di 0"',20, A = ( 33'""',92 i"""00) = _2<)"'"',;)2.

Con queste sostituzioni si ottena pel primo caso

A= 15""»,53 e pel secondo

A= 17""", 63. Da cio risulta che, supposto iiivariabile il sistema rifran- gente dell' occhio, il t'lioco dei raggi che pervengono ad esso paralclli, o divergenti da nn puuto lontanissitno, si troverchhc posterioniiciite al cristaliiiio di 1. ")""",. ')3 ; e che il fiioco dei raggi divergenti alia distanza di 0",20 si tro- verebbe invece posterionncnte al cristallino di 17""", 63, e percio distante dal prinio iiioco di 2"'"', 10 circa.

In relazione a cio si puo conchiudere che le immagini di tiitti gli oggetti, posti entro i limiti di distanza nei qnali d' onlinario si ottiene la visione distinta, si forrae- rebbcro liitte entro lo spazio di 2"'"',I0 circa , qualora re- stasse invariabile la Ibrza di conver<ienza del sistema ri- frangente dell' occhio. Per ottenere la visione distinta se- condo questa ipotesi dovrebbe necessariamente annnettersi che la retina potesse variare la sua distanza dal cristalli- no di 2""™, 10 circa, per portarsi nei piani focali su cui si formano le inunagini degli oggetti posti alle diverse di- stanze. Questo spostaniento della retina e enornie, consi- derato relativamente alle piccole dimension! dell' occhio e alia sua forma molto consistente e quasi invariabile an- clie sotto forti prcssioni; e percio basterebbe questo solo risultato per farci abbandonare le teorie dell' accomoda- mento dell' occhio appoggiate sulla mobilita della retina,

372 Lorenzo Respighi

qualoia iion avessimo ^'ik direttamente riconosciuta la in- sussistenza delle medesime.

Vcdianio era quali dovrebbero essere gli spostameiiti del cristalliiio per far coincideie sulla retina taiito le iinmagi- ni dogU oggetti posti ad una distanza infiiiita, quaiito quel- le degli oggetti posti dall' occbio alia distanza di 0™,20. Supponianio cbe il cristallino, posto alia distanza di i""" dal- la cornea, corrisponda a quella posizione die si ricbiede per far coincidere sulla retina 1' ininiagine di un oggetto collocato ad una distanza infinita, dimodocbe la distanza del cristalbno alia retina sia eguale a 15""", 53 distanza focale per questo case deterniinata.

Ci6 posto siccome, supponendo in questa posizione im- mobile il cristallino, si e trovato per un oggetto posto al- ia distanza di 0"',20 dall' occbio la distanza focale rispet- to al cristallino stesso di 17™, 63, cosi non si potra otte- nere in questo caso 1' immagine dell' oggetto sulla retina, se non col trasportare il cristallino verso la cornea per av\'icinare il suo fuoco alia retina stessa. Se non die av- vicinando il cristallino alia cornea, siccome esso si allon- tana dal punto di convergenza dei raggi rifratti da questa, cosi la sua distanza focale aumenta, e percio e necessa- rio , per trasportare 1' immagine sulla retina, uno sposta- mento maggiore di 2""",10; e il calcolo mostra die per raggiugnere questo scopo sarebbe necessario di trasportare il cristallino verso la cornea di uno spazio maggiore 4""", e dovrebbesi percio spingerlo fuori dell' occbio. Questo ri- sultato mostra evidentemente die la teoria dell' accomo- damento appoggiata sullo spostamento del cristallino, non solamente e improbabile, ma eziandio assurda, ricbieden- do essa nella struttura dell' occbio una modificazione as- solutamente impossibile.

Escluso lo spostamento della retina e quello del cristal- lino, per ispiegare 1' accomodamento dell' occbio non ci resta die di ricorrere o ai cambiamenti dei raggi di cur- vatura del cristallino, o a quelli del raggio di curvatura della cornea , e indagare per mezzo della teoria e della esperienza a quali delle due spiegazioni debbasi dare la preferenza.

Sull' accomod. dell' occhio umano 373

Essendo il cristallino imnierso nei due uinoii 1' acqueo ed il vitreo, che haiino uii potere lifrangente di poco infcriore al suo, ne cousegiiita clie esso possiede una for- za di convergenza assai liiiiitata, e non puo quiiidi pro- curarsi delle variazioni sensihili nella sua lunghezza focale, senza subire dclle nolovoli variazioni nei raggi di curva- tura deila sua superficie, e percio fin d' ora possianio pre- vedere die l' acconiodamcnto dell' occhio per mezzo del cristallino ricliiedera in qncsto dei cand)iauienti di forma niolto energici e pronunciati.

Supponiamo die nella visione degli oggetti lontani il raggio di curvatura della superficie anteriore del cristalli- no sia i?=8""",5, e qucllo della posteriore 7?' = 5""°, 5, e che di pill la distanza della superficie posteriore al fondo deir occhio od alia retina sia di IS""", 53, dimodoche il cristallino in questo caso faccia convergere suUa retina i raggi paralelli gia rifratti dalla cornea.

Nella visione di un oggetto distante dall' occhio 0",20 i raggi divergenti trasmessi da un punto qualunque di questo oggetto sulla cornea, rifrangendosi in qiiesta, sono resi convergenti in un punto che dista da essa -i"" circa di pill che iiel caso antecedente dei raggi paralelli ; e per- ci6, se il cristallino dovra farli convergei'e anche in questo caso sulla retina, si ricliiedera che esso si renda piii con- vergente, e in modo die la distanza focale risulti come prima di 15""", 53. In relazione a cio possianio stabilire che i raggi di curvatura R ed R' dovranno variare in mo- do da rendere soddisfatta 1' equazione

1

A = 15""", 53 = -

n

'— 1 n— 1 1 -Inn

R R h K"

nella quale deve porsi

nhR K— u

i^n—\)h—R

ed

/i = 29"'"',92.

37i Lorenzo Respighi

Avendosi una sola equazioiie fra le due incognite R ed K, possiamo stabilire die con infinite combinazioni di di- versi raggi di curvatura si puo soddisfare alia condizione deir accoinodanuMito.

Per rendere deteiininati i valori di R ed R' , supponia- mo fra di essi un rapporto eguale a quello tra loro esi- stente nella visione degli oggetti viciiii , per ciii si abbia

/{ 8,5

= ' =1,545, R' 5,5

e con cio si puo nella riferita equazione eliminare il va-

lore di R' , e si ottiene una equazione in R, die risoluta

per approssiniazione ci sounninistra

R=(i""",30, da cui si lia R'='3'""',d.

In questa ipotesi adunque, per ottenere 1' accomodamen- to dell' ocdiio alia minima distanza, dovrebbe il cristaliino presentare un canibiainento di forma notevolissuno, doven- dosi i raggi di curvatura delle sue superficie diminuire di oltre un i della lunghezza die loro corrisponde nella visio- ne a grandi distanze.

Nella maggior parte delle teorie dell' accomodamento, appoggiate sulla ipotesi della deformazione del cristaliino, si ammette die il canibiamento di curvatura sia ristretto quasi osclusivamente alia superficie anteriore, restando to- talmente invariabiie la superficie posteriore. Dietro questa supposizione determinando quel raggio di curvatura della superficie anteriore del cristaliino che si richiede per por- tare le iinma"iui decli oiisretti vicini sulla retina, si trova il niedesimo di ■i""",45 , e cioe quasi la meta del raggio di curvatura necessario per la visione degli oggetti lonta- ni ; e percio anclie in questo caso si trova per 1' accomo- damento necessaria una enorme alterazione nella forma del cristaliino.

Questi risultati quantunque corrispondenti a casi parti- colari , pure sono sufficienti a farci conoscere almcMio ap- prossimativamente i limiti estesissimi, entro i quali do- vrebbe variare la conformazione del cristaliino per otte- nere la visione distinta alle diverse distanze. Cio posto

Sull' accomod. dell' occhio umano 375

considerando clic il ciistalliiio e di una striittura niolto consistente, ammetteiido aiiclic, come pretende Young con- tro r opinione della nuijigior parte dej^li anatoniisti, clie questo cor[)o sia miiscolarc , siaino costietti ad aimnettere che questi eiiornii caniLiaiiienti riella sua Ibnua uon si possano ottenere senza uii grandissimo sforzo , niolto su- periore a quello da noi appena avvertito nell' atto del- r accomodamento. Qualora poi si osservi die noi possiamo con tutta facilita iion solanicnte passaie dalla visions de- gli oggetti lontani ai vicini e viceversa , ma ancora nian- tenere i' occhio per lungo tempo accoinodato a qualun- que distanza, senza quasi avvertiie la minima reazione, troveremo improhabilissimi questi canibiamenti lisici nel- r occliio, die richiederebbero una continua azione mec- caiiica sproporzionata al consumo di forza da noi avverti- to , ed agli dTetti ripetibili dei sistemi meccanici , cui do- viebbe attribuirsi.

Un altro argomento e piii diretto si puo opporre ai cambiamenti di forma nel cristallino, ed e il seguente : nell' atto dell' accomodamento essendosi provato che la parte eccentrica dei sistema rifrangente si niantiene inva- riabile, e di piii 1' esperienza mostrando die il campo vi- suale non e sensibilmente alterato , cosi dovremmo am- mettere che nei cambiamenti della conformazione del cri- stallino venissero costantemente verificate queste condizio- ni , che sono in aperta contraddizione coi principi della diottrica.

In favore di questa teoria , viene da Cramer e da altri riferito un esperimento, dal quale si vorrebbe dedurre una prova di fiitto della esistenza dei cambiamenti di cur- vatuia iK^lla superlicie anterioie del cristallino , ed e que- sto ; collocata davanti e presso all' occhio di una persona la fiamina di una caiidda , guardando un poco obbli- quameiite nella direzioue della pu[)illa, si possono osser- vare tie immagini della fiamma prodotte per la rifles- sione della luce, una dalla superficie anteriore della cor- nea, la seconda dalla superficie anteriore del cristallino e la terza dalla superlicie posteriore del cristallino medesimo.

376 Lorenzo Respighi

Facendo dap{Miina accoinodare 1' occliio alia visione di- stinta di tin o^getto loiitaiio si detennina la grandezza e la posizioiie relativa di queste iinmagini ; facendo poscia accoinodare 1' occliio alia visione distinta di un oggctto vicino, e deterininando come sopra la grandezza c posi- zione relativa delle tre imniagini, si trova die, restando pressoche invariabili la prima e la terza inmiagine, tanto per rapporto alia grandezza clie alia posizioiie, la secon- da, ossia quella foriuata per la ridcssioiie siiHa superlicie anteriore del cristallino, si presenta piu piccola, piii di- stinta e pin vicina alia cornea che nel caso antecedente; e da cio se ne deduce che nel passaggio della visione distinta dalle grandi alle piccole distanze la faccia ante- riore del cristallino si rende piii cnrva e pin sporgente verso la cornea.

L' importanza pero di questo argoineiito puo notevol- mente indebolirsi col considerare che esso e appoggiato so- pra misure di quantita difficilmente e quasi impossihilmen- te misurabili colla dovnta precisione , quali sono appnnto le grandezze e distanze relative delle iinmagini formate per riflessione dalle superlicie della cornea e del cristalli- no, le quali attesa la somma mobilita e sensibilita del- r occhio variano continuainente le circostanze o condizio- ni degli esperimenti, e rendono percio inolto dubbi i ri- sultati di questi. Di piii le variazioni che, nel passaggio della visione dalla massima alia minima distanza , si pre- tende siano state osservate uella grandezza e distinzione della inimagine , prodotta dalla superlicie anteriore del cristallino, possiamo considerarle come semplici effetti del corrispondente restringiniento della pnpilla; poiche in for- za di questo liducendosi la riflessione vicinissima alia par- te centrale del cristallino, e in un cono di luce pin ri- stretto, deve necessariamente presentarsi una immagine piu regolare e qnindi piii piccola; mentre poi diminuen- do il grado d' illuminazione del canipo su cui si proietta r inimagine, e ben natiuale che ne conseguiti 1' apparen- za di maggiore distinzione e splendore. Rispetto poi alio spostamento di questa immagine relativamente alle altre

Sull' accomod. dell' occhio umano 377

due, si pu6 ragionevolinente ritenere , che esso dipencla unicaineiite da una piccola ed inavvertita variazione nella direzione dell' asse ottico dell' occhio, avvenuta nel tra- sportare lo sguardo dall' oggetto lontano al vicino ; poiche iu questo caso , vaiiando rispetto all' osservatore la dire- zione dclla linea che unisce le due iminagini, la loro di- stanza a|)paiente deve nccessarianiente alterarsi.

Altri argonienti potrebhero mettersi in campo contro questa teoria dell' acconiodamento , ma i gii riferiti sem- brannii sufficienti per mostrare la medesima, se non falsa, almeno inolto iinprobabile.

Resta ora vedersi se nei cambiamenti di curvatura nel- la cornea si possa piu facihnente e agevolmente ritrovare la spiegazione dell' accomodamento.

Suppongasi che la visione degli oggetti lontani si ot- tenga distinta , quando sia il raggio di curvatura della cornea r=7""°,5, e proponiamoci di trovare il raggio di curvatura necessario per ottenere la visione distinta di un oggetto posto alia distanza di 0'",20.

Essendosi di gii trovato che i raggi paralelli, rifrangen- dosi attraverso alia cornea, sono resi conveigenti verso un fuoco comune, che dista da questa di 29""", 75, quando sia il raggio di curvatura r=7""",5, e siccome in questo caso si e supposto di ottenere la visione distinta ; cosi conchiu- derenio che per ottenere la visione distinta a qualunque distanza bisognera che il raggio di curvatura prenda tale lunghezza, da dare ai raggi rifratti questo stesso grado di convergenza , facendoli quindi concorrere alia stessa di- stanza 29""°, 75.

Percio, se supporremo un oggetto alia distanza di 0"',20

dair occhio, potrerao per mezzo della formola

_ nar

D = ,

a{n 1 ) T

ricavare il valore di r^ necessario alia visione distinta, ponendo

Z) = 29""»,75; a = 0"',20 = 200""" ed re= 1,337, e si trovera /-^G""" 74.

T. VIII. 48

378 Lorenzo Respighi

Questo risiiltato ci dice clie per ottenere la visione di- Stinta alia minima distanza biso<;na che il rasgio di cur- vatura della cornea si riduca dai 7""", 5 a 6""",7i; biso- gna cioe die, nel passaggio della visione dagli oggetti piu lontani ai piu vicini, il raggio di curvatura della cornea si accorci di 0'"'",76 , cioe di -^ circa della sua lunghezza.

Considerando ora che la parte eccentrica del sisterna rifrangente dell' occhio non varia sensibilmente nell' atto deir accomodamento, possiamo ritenere che i cambiamenti di curvatina nella cornea siano ristretti alia parte cen- trale ; e facendo la probabile supposizione che essi si esten- dano soltanto ad una calotta di 5""" di corda, si puo fa- cilmente calcolare la sporgenza che deve presentare la cornea nei lirniti di accomodamento, e si trova del picco- lo valore di 0""",07 circa. In conseguenza di questa juodi- ficazione della cornea avviene un piccolissinio cambiamen- to nella capacita della camera anteriore dell' occhio, e cioe un aumento di circa 1""",3 cubici.

Ristretti in questi limiti i cambiamenti di curvatura nella cornea, e le alterazioni da essi derivanti nella strut- tura del globo oculare, dobbiamo senza dubbio in essi ravvisare un mezzo mirabilmente semplice ed economico, con cui la natura avrebbe potuto provvedere 1' occhio della singolarissima prerogativa dell' accomodamento ; e non dobbiamo percio nienomamente esitare nel preferire que- sta spiegazione, che non richiede nel sistema oculare che variazioni o modificazioni quasi totalmente trascurabili, in confronto alle sue dimensioni, alle altre spiegazioni per le quali si richieggono nel sistema oculare variazioni o modificazioni, se non impossibili, almeno molto improbabili.

Quantunque coi cambiamenti di curvatura nella cornea si spieghi tanto facilmente 1' accomodamento dell' occhio, pure dovrenimo rinunziare a questa spiegazione , qualora non si potesse efficacemente combattere due gravissime dif- ficolta opposte alia medesima.

Gli oppositori di questa teoria hanno cercato di abbat- terla direttamente, mostrando che nell' atto dell' accomo- damento la curvatura della cornea si mantiene invariabile,

Sull' accomod. dell' occhio umano 379

e che la facoltu dell' accoinodamento e totalmente da es- sa indipeiuleiite.

Collocaiido davanti all' occhio due lumi, si ottengono per riflessiono sulla cdiiiea due iuuuagini, la distariza relativa delle quali dipeude, coiue e noto , dalla curvatuia della coruea , ed essa diniinuisce se il raggio di ciirvatura si accoicia, aunienta invece se questo si allunga. Cio posto, misuraudo le distauze di queste iniinagiui sull' occhio ac- coniodato per la visioue di uu oggetto loutauo, e poscia misuraudola suUo stesso occhio accomodato alia visioue di un oggetto vicino, dovrenuno, nell' ipotesi dell' accoiuo- daniento prodotto dai caudjiameuti di curvatura nella cor- nea , trovare queste due distauze diverse ; e cioe la prima uiaggiore della seconda, perche nel primo caso abbiamo il raggio di curvatura inaggiore. Young e con lui molti altri asseriscouo di avere trovate queste distauze eguali, e da cio ne inferiscono che nell' atto dell' accomodainento il raggio di curvatura della cornea riinaue invariabile ; altri iuvece asseriscouo di avere ottenuto risultati opposti , e quiudi ne ricavano una contraria conseguenza. Ma accor- dando pure agli oppositori che la distanza delle due im- magiui risulti negli espcrinienti iuvariahile , si puo facil- niente mostrare che non ne deriva legittimamente la con- seguenza della invariabilita nella curvatura della cornea. Infatti se si fanno cadere le due immagini sulla parte centrale della cornea , le loro distanze riescono piccolissi- nie, e quindi difficilmeute si possono rilevare le piccolissi- me diff'erenze in esse risultanti per i cambiamenti di cur- vatura nella superficie rifletteute; tanto piii che si tratta di niisurarle sopra un oggetto niobilissimo come e l' oc- chio, e si richiederebbero percio dei processi molto piu precisi e sensibili di quelli finora applicati. Che se le due immagini si fanno cadere sulla cornea molto distanti fra di loro , siccome i cambiamenti di curvatura sono ristretti alia parte centrale, cosi avverra che esse o cadranno en- trambe sulle parti della coi'uea, che durante l' accomoda- mento restano invariabili , e allora evideutemente sot- to qualunque aggiustamento dell' occhio si manterranno

380 Lorenzo Respighi

equidlstanti ; oppiue una di esse cadri suUa parte centra- le della cornea e 1' altra sopra una parte eccentrica, e aliora nei diversi accomodamenti dell' occhio la distanza delle due iinniagini o si manterra invariahile, o le varia- zioni riesciranno cstrematnente piccolo e quindi insensibili.

Young per mostrare che la focoltd dell' accomodainento non dipende dalla curvatnra della cornea, ha ideato un esperiniento , nel quale viene procurata all' occhio una specie di cornea artificiale invariahile, alio scopo di rende- re nulla 1' influenza che essa potrcbhe produrre nell' ac- comodamento. E evidente che se i' acconiodamento del- r occhio e prodotto dai catnhiamenti di curvatura nella cornea, rendendo la cornea invariahile, si distruggera la facoltii deir acconiodamento , e non si potra vedere distin- tamente un oggetto se non collocandolo ad una determi- nata distanza. L' esperiniento di Young consiste nel porre la cornea a contatto dell' acqua contenuta in un piccolo vaso , avente il fondo formato da una lente bi-convessa o piano-convessa a corto foco , per osservare attraverso a questa gli oggetti sottoposti. Costituita la cornea in que- sto stato , siccome essa trovasi fra due liquidi , acqua ed umore acqueo, che sono presso a poco egualinente ri- frangenti, cosi non puo sensibilmente deviare i raggi gia rifratti che 1' attraversano , e non puo quindi influire sul- la posizione delle iinmagini , che i medesimi vanno a for- mare nell' interno dell' occhio.

Afferma Young che, coll' occhio cosi preparato, osservan- do gli oggetti sottoposti, si possono i medesimi vedere di- stintamente a qualunque distanza, come se venissero osserva- ti ad occhio nudo,e ne deduce quindi die la facolta dell'ac- comodamento non dipende dalla curvatura della cornea, perche essa persiste anche quando 1' ufficio della cornea e distrutto.

Ripetendo per molte volte, e con tutte le necessarie cautele , questo esperimento, ho trovato invece che la fa- colta dell' acconiodamento e sensibilmente distrutta , non potendosi avere la visione distinta che per una data di- stanza, riescendo vani tutti gli sforzi esercitati per otte- nerla a distanze diverse.

Sull' accomod. dell' OCCHIO UMANO 381

Probal)iImente i risiiltati contrari ottenuti da Young so- no dovuti al non avere egli, in queste inconiode e doloio- se esperienze, mantenuto 1' occhio sulla stessa diiezione e ad una costante distanza dal fondo del vaso, per cui av- veniva che per ottenere la visione distinta, insensibilmen- te allontanava od avvicinava la cornea al fondo del vaso, per accorciare od allungare secondo il bisogno la distan- za focale del sistema rifiaiigente.

Questo esperiniento pertanto, anziche abbattere la teoria deir accomodamento appoggiata sulle variazioni di curva- tura nella cornea, viene anzi a confernuirla , col mostrare clie la lacolt^ dell' accomodamento di|iende esclusivamen- te, o quasi .esclusivamente dalle variazioni di cmvatura del la cornea.

Meccanismi per mezzo del quail possono fitenersi prodotte le variazioni di curvatura nella cornea.

Dopo di avere mostrato, secondo i dati della teoria e della esperienza, che la visione distinta alle diverse di- stanze non pud ragionevolmente ripetersi che dalle varia- zioni nel raggio di curvatura della cornea , ci resta ora , per completare la teoria dell' accomodamento, di far co- noscere quali siano i meccanismi ciie possono ritenersi atti a produrre queste variazioni.

CoUa massima prontezza e con uno sforzo appena per- cettibile noi passiamo dalla visione distinta degli oggetti pill vicini a quella dei piu lontani, e possiamo con tutta facility, nelle condizioni ordinarie, mantenere lungamente accomodata la vista per qualunque distanza, compresa en- tro i limiti di accomodamento. In relazione a ci6 dobbia- mo fin d' ora ritenere che i cambiamenti di curvatura nella cornea siano il risultato di una debole azione mec- canica da noi esercitata nell' atto dell' accomodamento.

Questa azione non puo consistere nelle pressioni eserci- tate esternamente sul globo oculare dai muscoli retti o dagli obliqui, poiche , prescindendo ancbe dalle difficolta che si potrebbero opporre alia correlazione del modo di

382 Lorenzo Respighi

agire di questi muscoli cogli efFetti , die essi dovrebbero piodiine sulla cornea per otteiiere l' accoinodainento, e voleiido pure ammettere che qiieste pressioni tendano a produrre il desiderate effetto, cionullameiio non possiamo ritenerle come cause sulHcienti dell' accoiuodaineuto. In- fatti a canibiare convenientemente la cornea si ricliiede- rebbeio per parte di questi muscoli delle pressioni graudis- sime, e troppo sproporziouate a quella reaziouc appena sensibile, che noi avvertiamo nell' atto dell' accomoda- mento ; e ci6 in forza della grande consistenza che il glo- ho oculare presenta nelle parti su cui agiscouo questi mu- scoli, e nelle quali ci si mostra come un sisteina di forma quasi invariabile. Di piu 1' esperienza prova in modo diretto che le pressioni esercitate sulle parti equatoriali dell' oc- chio, o sulle parti vicine, non influiscono sensibilmente sullo stato di accomodamento ; poiche esercitando sul bul- bo oculare, nelle parti lontane dalla cornea, delle pressioni anche molto sensibili e dolorose , non si giimge ad alte- rare sensibihnente lo stato di accomodamento , potendosi anche sotto queste azioni ottenere la visione distinta alle diverse distanze.

Mentre la facolta dell' accomodamento si mostra quasi del tutto indipendente dalle pressioni esercitate in vici- nanza alle parti equatoriali del globo oculare , essa ci si presenta molto variabile sotto le pressioni, anche debolis- sime, esercitate direttamente sulla cornea; poiche pre- mendo anche molto leggiermente la cornea in vicinanza alia sua parte centrale, vediamo tosto alterato lo stato di accomodamento; il che mostra che la parte anteriore del- r occhio e molto cedevole e suscettibile di prendere di- versi gradi di curvatura sotto 1' influenza delle miniine pressioni o sforzi, su di essa direttamente esercitati; re- stando invece invariabile sotto le pressioni prodotte ester- namente sulle parti posteriori del globo oculare. Sembra potersi da cio dedurre die i cambiamenti di curvatura nella cornea siano a rififuardarsi come risultanti dall' azio- ne immediata di un meccanismo esistente nell' interno deir occhio, e precisamente nella capacita anteriore al

Sull' accomod. dell' OCCHIO UMANO 383

cristallino. Vediamo ora in che possa consistere questo meccanismo.

La curvatura della parte centrale della cornea e pro- dotta e mantenuta dalla pressioiie contro di essa interna- mente esercitata dali' umore acqueo, in opposizione alia pressione esterna deli' atmosfera ; percio e a ritenersi che variaudo quella pressione debba variare ancora il grado di curvatura della superficie su cui e esercitata.

Supponiamo di avere un vaso di qualunque forma a pareti invariabili o quasi invariabili, cliiuso da una mem- brana flessibile , ma non dilatabile, avente la figura di segmcnto sinunetrico di un ellissoide, generate dalla rivo- luzione di una ellisse attorno al suo asse minore. Sup- pongasi completamente riempita la capacita di questo va- so da un liquido unitamente ad un corpo di volume va- riabile.

E evidente che, se il corpo andri aumentando di volu- me, la parete flessibile dovra coiiforniarsi in modo da au- mentare la capacita dell' ambiente, per adattarla al volu- me crescente del corpo ; e perci6 il segmento schiacciato di ellissoide si trasformera successivamente in quelle figu- re, che sotto la stessa superficie racchiudono un maggiore volume; e in queste trasformazioni la parete flessibile si rendera. ognora piii curva, tendendo ad assumere la figura di una calotta sferica, che sotto la stessa superficie rac- chiude il niassimo di volume.

La capacita anteriore dell' occhio puo essere assomigliata a questo sistema, sostituendo alle pareti invariabili del vaso il cristallino e la sclerotica, al segmento flessibile di ellissoide la cornea , al liquido 1' umore acqueo , e final- mente al corpo di volume variabile 1' iride.

Alia verita di questa similitudine sembrami non si pos- sa opporre altra difficolta che quella di avere supposto r iride come un corpo di volume variabile , ma cio par- mi non difficile a dimostrarsi. Nell' atto dell' accomoda- mento, come gia si e osservato, si verifica costantemen- te una variazione nel diametro della pupilla, e cioe essa si dilata per la visione degli oggetti lontani, e si contrae

384 Lorenzo Respighi

invece per la visione degli oggetti vicini ; e siccome que- ste variazioni nella pu[)illa corrispoudono necessanainente a tante diverse contoniiazioni nell' iride , dobbiaino con- chiudere che nelT atto dell' accoinodamento avvieiie co- stanteniente iin cambiameiito nella forma dell' iride.

Coiisideraiulo ora che il volume dell' iride e in non piccola parte formato di vasi sangiiigni , alcuni dei quali hanno sufficiente capacita , e souo raggianti verso il cen- tro della pupilla, presentando nello stato di restringimento di questa la forma di canali quasi rettiliiiei; mentrc poi nel- lo stato di pupilla molto dilatata, ripiegatisi irregolannen- te sopra se stessi in forma di zic-zac , presentano una figura molto irregolare, interrotta da strozzature o restrin- ginienti ; sembraini molto ragionevole 1' ammettere clie in questi cambiamenti di forma vari la capaciti di questi vasi, e quindi la massa sanguigna in essi circolante, e che da cio appunto derivi una qualche variazione nel volume deir iride.

Quando la pupilla e molto dilatata , avendo questi vasi una figura molto irregolare e interrotta da strozzature , la loro capacita dovra essere minore che nei casi di pupilla molto ristretta, nei quali la figura dei vasi e molto piii regolare e molto meno afFetta da simili strozzature ; per conseijuenza il volume dell' iride dimiuuira coll' aumen- tarsi del foro pupillare , aumentera invece col diminuire di questo.

Ammettendo che il volume complessivo dell' iride nelle diverse conformazioui , che essa va prendendo sotto 1' a- zione combinata del duplice sistema di muscoli di cui e fornita, sia soggetto a variazioni anche piccolissime , si puo facilmente mostrare come da esse ne debbano conse- guitare quel cambiamenti di curvatura nella cornea, che si richieggono per accomodare la distanza focale del siste- ma rifrangente dell' occhio per la visione distinta alle di- verse distanze.

II volume deir iride unitamente a quelle dell' umore ac- queo, riempiendo la capacita anteriore dell'occhio, mantengo- no nella cornea una determinata curvatma, contrabilanciando

Sull' accomod. dell' occhio umano 385

la pressione atmosferica esternamente esercitata; se ora il volume tlrir iride va aumentando, 1' uinore acqueo pre- meii.lo coutro le pareti dell' amhiente, per adattarle al volume crescente dell' iride, tendera o a dilatare (jueste parefi , o a dare alle medesime una couformazione di maggiore capaciti. Essendo molto improbabiie che le limi- tate pressioni, in questo modo prodotte contio la superficie anteriore del cristallino, che forma il foudo dell' aiidjien- te, e contro quella parte della sclerotica che ne forma la parete laterale, siano sufficienti ad alterare la posizio- ne, o la forma, o la costituzione di queste pareti, possia- mo ntenere le medesime come iuvariabili , e attribuire quindi r aumento di capacita alia cornea, la quale e per la sua costituzione e per la sua forma pu6 fine ad un certo hmite molto utilmente prestarsi a questo ufficio.

E in vero la cornea, specialmente nella sua parte cen- trale, essendo molto cedevole e suscettibile a prendere diverse conformazioni anche sotto limitatissiine pressioni, e di pui avendo essa nella stessa parte piuttosto la forma di un segmento di ellissoide leggiermente schiacciato, che quella di una calotta sferica ; all' aumentare del volume deir aide preudera successivamente diverse forme, le qua- li ognora piii si accosteranno a quella della inaggiore ca- pacita, ossia alia sferica , assumendo poi in queste trasfor- mazioni un grado di curvatura ognora piu forte.

Supponendo invece che il volume dell' iride diminuisca, la pressione esterna dell' atmosfera, reagendo sulhi cornea,' andra successivamente deprimendola, specialmente nella sua parte centrale, perclie piu cedevole, e determinera quindi m essa dei gradi decrescenti di curvatura; cosicche nel primo caso si diminuiri la distanza locale del sistema ri- frangente dell' occhio , nel secondo invece verra questa aumentata.

Questi risultati sono in perfetto accordo colle condizio- ni nelle quali si opera 1' accomodamento dell' occhio. fn- fatti quaiido si passa dalla visione a grandi distanze a quella delle distanze minori, verificandosi costantemente un restringimento nella pupilla, dovra conseguitarne, secondo T. vni. 49

386 Lorenzo Respighi

quelle clie superiormente si e stabilito, un aumento nel volume dell' iride, e perci6 un maggior grade di cuivatu- ra nella cornea, come appnnto in (juesto case si richiede per diminuire la distanza focalc del sistema rifrangente dell' occliie; passando invece dalla visione degli oggetti vicini a quella dei lontani, siccome si verifica costante- mente una dilatazione nella pupilla, cosi ne dovra conse- guitare una diniinnzione nel volume dell' iride, e perci6 un minor grado di curvatura nella cornea, condizione in questo case necessaria per ottenere il dovute aumento nel- la lunghezza focale del sistema ritVangente.

Nel determinare le variazioni del raggio di curvatura della cornea necessaria per la visione distinta alle diverse distaiize, si e calcolate di quanto debl)a elevarsi la parte centrale della cornea nel passaggio della visione dalla mi- nima alia massima distanza, e si e trovata necessaria una elevazione o sporgenza di 0""°,07, alia quale corrisponde poi un aumento nella capacita interna dell' occhio di 1™'",3 cubici ; possiamo pertanto stabilire che ad ottenere I' ac- comodamento dell' occhio a tutte le distanze della visione distinta, basta che il volume dell' iride sia suscettibile di aumentarsi o diminuirsi della piccolissima quantita di 1""",3 cubici ; poiche questa variazione di volume e sufficiente a determinare nel raggio di curvatura della cornea gli estremi richiesti per la visione a qualunque distanza.

Seconde questo mode di vedere, F accomodamento del- 1' occhio consiste in una variazione nella lunghezza focale del sue sistema rifrangente, cerrispendentemente ad un cambiamento di curvatura nella cornea, prodotte da una piccolissima variazione che avviene nel volume dell' iride neir atto che questa, seconde le diverse distanze degli oggetti ossei-vati , restringe o dilata il fore pupillare.

In questa spiegazione dell' accomodamento , non sola- mente viene attribuito all' iride 1' importante ufficio di fornire al sistema rifrangente dell' occhio , colle diverse aperture della pupilla, dei diaframmi destinati a modera- re lo splendore delle immagini sulla retina, e a diminuire i sinistri effetti delle aberrazioni : ma viene ancera alia

Sull' accomod. dell' OCCHIO UMANO 387

medesima attiihuito un altro ufficio noii meno importaiite, e pill direttameiite coliegato colla facolta dell' accomoda- mento, quale e (juello di agire meccanicamente sul sistema rifrangente dell' occliio per variare la sua lunghezza foeale.

Questa supposizione iion e per altro a ritenersi arbitra- ria in quanto che I'esperienza mostra che le variazioni nel dianietro della piipilla concorroiio in modo diretto a pro- durre 1' acconiodamento dell' oceliio ; poiclie essendosi gii provato che nell' atto dell' acconiodamento si producono queste variazioni , anclie quando viene per mezzo di un diatVannna minore della pu|)illa deterniinata la quantita di luce clie deve entrare nell' occliio, cioe anclie quando r inlluenza della j)upilla come diaframma e totalniente ele- minata; dobhianio evidentemente ritenere die esse siano in questo caso dovute ad una causa indipendente dal- lo stiuiolo luininoso, e siano destlnate ad iin ufficio to- talniente distinto da quello di seinplice moderatore della quantita di luce trasmessa sulla retina.

Che esista poi una relazione fra le variazioni nella pii- pilla e il volume dell' iride sembrami confermato dal fatto seguente : che preinendo la cornea presso la sua parte cen- trale , la pupilla si dilata , anche quando 1' occliio sia e- sposto ad una viva luce. Cio prova , a quanto sembrami , che diminuendo per mezzo di questa pressione la capacita anteriore dell' occhio, 1' iride col dilatare la pupilla dinii- nuisce il suo volume, per adattarlo alia nuova capacita dell' ambiente in cui e contenuta.

La principale difficolta che a niio parere possa opporsi a questa spiegazione dell' acconiodamento e la seguente : e cioe che le diverse aperture della pupilla, e percio le corrispondenti conforniazioni dell' iride non hanno una de- terniinata relazione coi diversi gradi di acconiodamento ; poiche si puo ottenere la visione distinta alia stessa di- stanza colla pupilla inolto ristretta, sotto una forte inipres- sione di luce , e colla pupilla molto dilatata, sotto una impressione luminosa molto debole.

Rispetto a questa difficolta e primieramente da os- servarsi , che quantunque la facolta dell' acconiodamento

388 Lorenzo Respighi

persista neirocchio a papilla luolto ristretta, e a pupilla mol- to dilatata, pure essa e ristretta in limiti piii angusti di quelli corrispondenti airocchio esposto ad una nioderata im- pressione di luce, e quindi alia pupilla di media dilatazione j esseudosi gia mostrato clie 1' occhio a pupilla uiolto ristret- ta e piuttosto miope , nientre a pupilla molto dilatata e piut- tosto presbita. Secondariainente e da osservarsi clie men- tre sotto una mediocre impressione di luce, coUa pupilla mediocramente dilatata, possiamo con tutta facilita e quasi senza seusibile sforzo accomodare, e mantenei'e lungameute accomodato 1' occhio per qualunque distanza, invece nei casi ecceziouali di forti inq)ressioni luminose, e quiudi colla pupilla molto ristretta, piu difficilmente accomodiamo 1' oc- chio alia visione degli oggetti lontani , e non possiamo lungamente manteueria che per mezzo di sensibilissimi sforzi ; cosi colla pupilla molto dilatata per difetto di luce piu difficilmente otteniamo la visione distinta degli oggetti vicini , e non possiamo mantenerla per lungo tempo, senza il concorso di particolari sforzi.

Mentre con queste considerazioni si indebolisce 1' impor- tanza della opposta difficolti , si pud questa totalmente distruggere colla probabilissinia supposizione che 1' azione del duplice sistema muscolare dell' iride sia subordinata alia seusibilita della retina , non solamente alio scopo di moderare colla maggiore o minore apertura della pupilla le impressioni luminose, ma eziandio alio scopo di procu- rare alia medesima delle sensazioui piu distinte e piace- voli, moderando convenientemente il volume dell' iride per ottenere suUa retina le immagini degli oggetti piii precise e distinte.

Si puo ammettere cioe che sotto particolari sforzi dei muscoli dell' iride si possa ottenere in questa lo stesso vo- lume, anche sotto apertura di pupille diversissime , e quin- di procurare all' occhio lo stesso grado di accomodamento.

A questa spiegazione si potrebbe ancora opporre, che la facoltii deir accomodamento si trova eziandio ne£;li oc- chi affetti da mancanza congenita dell' iride ; dal che sembra provato che essa non dipende almeno direttamente dall' azione di questa.

Sull' accomod. dell' OGCHIO UMANO 389

A ci6 pud rispondersi primieramente che 1' accomoda- mento in questi casi e seinpre imperfetto, e che perci6 si ha in questo fatto una prova della grande influenza deir iride sulla produzione di quello ; e secondariainente che questo imperfetto accomodaniento puo in questi casi eccezionaH attribuirsi ad una particolare conforinazione del- 1' occhio, per la quale possa ottenersi una piccola varia- zione nel volume dei processi ciliari, o un piccolissimo spostamento del cristallino, alio scopo di reagire per mezzo dell' umore acqueo sulla cornea e di determinare in essa dei piccoli cambiamenti di curvatura.

La sempliciti di questa spiegazione dell' accomodamento dell' occhio, e il suo accordo coi dati teorici ed esperi- mentali mi fanno sperare che essa non sia per riescire del tutto indegna della considerazione dei dotti , e che non sia per mancarle un qualche posto fra le molte altre sullo stesso soggetto proposte.

ROTTURA

PER ACCAVALLAMEATO DEI FRAMUEATl

COMPLICATO

A LISSAZIOKE SCAPLLO-OMERALE

ED OSSERVIZIOXI IN PROPOSITO

lISlOiRIIii

DEL DOTT. CARLO MASSAREMI

(Lctta nella Sessione del S Febbraio 1SS7. )

L

a frattura di un osso mal consolidato , allorche non altera in modo sensibile la direzioue e la lunghezza natu- rale di un membro , ne 1' esercizio delle sue funzioni , non e cosa che meriti 1' attenzione del chirurgo, ma quan- do invece verificasi il caso opposto, vale a dire ciie il membro abbia perduto la lungliezza e direzione che gli sono proprie, e la liberta de' suoi movimenti, allora la viziata consolidazione dell' osso fratturato acquista una gra- ve importanza, e da luogo a quell' alterazione che pren- de il nome di callo deforme ; intorno al quale dai chirur- ghi si e molto studiato e quistionato tanto sulla conve- nienza o no di agire contro la deforinita , per ridurre 1' ar- to nelle sue normali condizioni , quanto per istabilire i niezzi ed il tempo in cui questi possono essere adoperati con utilita e senza grave pericolo. Oggi pei'6 merce gli studi di patologi distinti , fra i quali meritano onorevole

392 Carlo Massarenti

ricordanza Dupuytren, Criivellier, Villerme, Flourens, Mal- gaigiie ed altri molti , essendo la patologia chirurgica in questo ramo di scienza giunta, si puo dire, all' apice del suo peifezionameuto , non e piii questione sull' oppor- tunita di curare il callo, ed e stabilito che qiiando il difetto che emerge dal callo viziato e tale da addiiiianda- re un provvedimento , e die esso sia dotato ancora di qualche mollezza, 1' arte debba senipre intervenire iisan- do dei mezzi che sono in di lei potere. Ma quando il callo ofFre un forte consolidamento per ossificazione coni- patta, od e assai antico, fa d' uopo l' essere molto circo- spetti, e non acclngersi percio alia sua rottiu-a, od a qua- lunque altra operazioue diretta a togliere la defonnita , a meno che il difetto , che da essa ne risulta , non sia tale da rendere all' infermo penosa e pressoche insopportabi- le la esistenza ; e cio perche non avessero a rinnovellarsi troppo di frequente, e senza grave motivo i casi di mor- te che pill volte hanno susseguito si fatti tentativi, come ce ne avvertono Laugier, Morgagni , ed altri.

Quando per6 il chirurgo, mediante la rottura di un callo deforme consolidato, perviene a ridonare al membro le facolta che aveva pei'dute, mi pare che il fatto acqui- sti per se medesimo non lieve importanza , sia perche con esso viene a diminuirsi il niimero degl' infelici , che la mala sorte aveva resi impotenti e deformi , sia perche con esso si vengono ad accrescere i trionfi della medicina ope- ratoria. Per la qual cosa se io, o Accademici Prestantissi- mi, oggi v' intratterro su di un caso di questo genere, reso ancora di maggiore momento per essere complicato a lussazione , spero che non isdegnerete di porgermi be- nigno r orecchio : e se mai per avventura la condotta da me tenuta nel trattamento curativo fosse per riscuotere la vostra approvazione, sarebbe questa la maggiore delle com- piacenze che ne potrei provare.

Carlotta Zarri d' anni 13, contadina d' Altedo essendo salita su di un pero per raccoglierne i frutti, cadde dal- 1' albero percuotendo colla spalla sinistra sul suolo ripor- tando una concussione cerebrale da rimanere tramoi'tita

ROTTURA DI UN CALLO DEFORME EC. 393

8ul terreno per lo spazio circa di un' ora. RiavulasI dalla commozioae comincio a mandare {^rida che fecero accor- rere alcuni della raniiglia, i quali fiirotKj nella necessita di trasportarla alia propria abitazione, non avendo essa la forza di reggersi sulle gambe. Trascorso qualche tempo venne visitata dai medico coadotto di quel Comune Si- gner Dott. Querze, il quale riscontrd una considerevole tumefazione alia spalla sinistra, che si estendeva alquanto sul braccio, non che i fenomeni sensibili di una frattura deir omero in vicinanza del suo cello. Non gli fu possi- bile di ricomporre la parte sconnessa, ne di applicarvi alcuu apparecchio, atteso 1' enorine tumefazione, ed il vi- vo dolore risentito dall' inferma sotto il piix lieve movi- mento del braccio , per cui si limito a situare 1' arte nel- la posizione piii confacente, trattando la tumefazione col- r uso dei ripercussivi. Non tardo guari ad insorgere 1' in- fiammazione accompagnata da febbre, la quale venne to- sto curata con adattato metodo autiflogistico generale , con applicazioni ripetute di mignatte sulla parte, e cogli emollienti. Dopo un si fatto trattamcnto, che duro piu di venti giorni, i fenomeni infianimatorii si dileguarono, e la tumefazione avendo essa pure ceduto in gran parte, il chirnrgo pote osservare in allora una sporgenza dura e resistonte al di sotto della porzione omerale della clavico- la, die inferiormente prolungavasi nel braccio, e supe- riormente confondevasi colla clavicola stessa. L' ammalata da se sola non poteva muovere il braccio, e qualunque movimento impresso al medesimo risvegliava dolore. In questo stato di cose fu applicato un apparecchio comune, non trascurando di soprapporre alia sporgenza riscontrata al di sotto della clavicola alcune compresse alio scopo di deprimerla. Trascorsi alquauti giorni, il suddetto medico curante vedendo la persistenza dei medesimi fenomeni ed attribuendola a viziata consolidazione dei frammenti del- r omero ( e ci6 perche la gonfiezza iuHainmatoria, e il vivo dolore risentito dall' inferma avevano reso impossibi- le il piu piccolo tentative di riduzlone ) , si decise di sen- tire il mio parere sui provvedimeuti da mettersi in opera;

T. VIII. 50

394 Carlo Massarenti

la cjiial cosa avvenne il 18 di Sottembre dell' anno anda- to, cioe circa 40 gioriii dalla caduta.

Dair esanie die io instituii sul membro ofFeso, liscontrai i segnenti caratteii : gnardata la spalla dalla parte ante- riore, si rilevava clie l' estreniita di essa lorniata dall' ar- ticolazione scapolo-omerale , invece di essere tondeggiante, era puntnta : al di sotto della clavicola verso la sua me- ta esterna esisteva una considerevole proniinenza, che al tatto veniva riconosciuta per 1' estremitu del frammento inferiore dell' omero, il quale non era piu in rapporto con quella del frammento superiore. Osservata la spalla stessa posteriormente , 1' estremita puntuta di essa era da questa parte anche piu sensibile , e vi niancava al di sot- to quella rotondit^ rappresentata dal capo dell' omero , per modo clie non eravi alcun dubbio sull' esistenza di una lussazione scapolo-omerale. Veduta in line la parte di fianco, apparivano contemporaneamente i suddescritti cam- biamenti. Posta indi la mano sotto 1' ascella, si rinveniva il Irammento superiore, di cui faceva parte il capo stes- so deir omei'o, che innalzavasi con facilita coUa mano me- desima , e si riponeva nella cavita glenoidea gia da lui abbandonata ; ma tosto die lasciavasi di sostenerlo , si slo- gava di nuovo nascondendosi nel cavo ascellare. Nell' at- to poi che spingevasi in alto il frammento superiore, ve- devasi pure innalzare il cubito , cio che provava avere quel- lo uno stretto rapporto di adesione col suo compagno. Difatti preso il cubito ed impressivi alcuni moti di abdu- zione, questi comunicavansi al capo dell' omero, e con- validavano sempre piii la diagnosi di un' unione anormale dei due frammenti fra loro. L' inferma da se sola non po- teva muovere il braccio, e qualunque movimento fosse state comunicato al medesimo risvegliava una sensazione dolorosa, specialmente poi se veniva portato in avanti , in causa che 1' estremita del frammento inferiore s' im- puntava sotto la clavicola. Quando pero il braccio era esteso ed accostato al tronco , 1' ammalata non risentiva alcuna inolestia, ed in tale posizione poteva eziandio flet- tere I' avambraccio, fino al punto da formare quasi un

ROTTURA DI UN CALLO DEFORME EC. 395

angolo retto coll' omero e nulla piii. I movimenti della niaiu) suir aiticolazioiio radio-carpiaiia si coinpivano iiiala- mente ; le dita rimanevano leggierinente piegate , ne po- tevansi in esse eseguire i moti di flessione in modo pro- nunziato, per guisa clie non erano atte a striiigere al- cun coipo.

Dall' esplorazione eseguita potevasi adunque conchiude- re clie la lesioue offerta dall' iiifcnna coiisisteva in una frattura deil' omero nel suo collo chirurgico, con sposta- mento in dentro, in avanti, ed in alto del framniento inff'riore, e spostamento in basso del superiore per segni- ta lussazione del capo dell' omero , ove ebhe luogo la consolidazione viziata dei framinenti per accavallamento dei medesimi; e che percio avevasi a curare una di quel- le alterazioni che in patologia appellasi Callo deforme complicato.

Terminata per tal modo 1' esposizione dei criteri che mi condussero a formulare la suddetta diagnosi, vengo ora a tener parola della parte etiologica risguardante 1' altera- zione in discorso. Le quante volte io ritletteva che dessa fu la conseguenza di una violenza diretta, non me ne ma- ravigliava , imperocche altre volte mi fu dato di osservare casi simili , i quali erano stati cagionati da cause analoghe. Anche gli Autori clie trattano di queste lesioni si trovano d' accordo in quanto all' assegnare per causa delle mede- sime un urto diretto, ma non so clie alcuno di essi abbia mai spitrgato il meccanismo che subisce 1' omero nel mo- mento che accadono in esso la lussazione e la frattura contemporaneamente ; il qual difetto di spiegazione e for- se motivo perclie taluno dubiti ancora della contempora- nea esistenza di queste due lesioni come proveiiienti dalla medesima causa : laonde trovo qui molto acconcio , senza pretendere di dame una sicura ed esatta spiegazione , di dire brevemente cio che sembrami piii consentaneo alia ragione ed al fatto.

Supposto pertanto che il braccio si trovi appoggiato al torace nel meiitre che im urto violento, comimicato al- ia sua paite esterna e superiore, abbia tanta foraa da

396 Carlo Massarenti

obbligare 1' omero ad infossarsi, |)er cosi dire,nel torace stes- so , piio accadere clie V omero o si frattuii , o si sloglii separatainente , o die avvenga in esso in pari tempo liis- sazionc e frattura. ImpercioccUe sebbene il biaccio sia ap- poggiato al torace, pure la porzione superiore di esso vi dista assai, in causa che la sua congiunzione colla scapola e portata moUo in fnori; e forma percio una specie di arco aventc 1' appoggio superiore nella cavita glenoide della scapola , e 1' interiore contro il torace. Se dunque una massa qualunque di un corpo viene ad urtare 1' omero nella sua parte esterna e superiore, e lo sforzi a portarsi in dentro, succede clie non avendo esso da questa parte alcun appoggio , sosterra tutta la forza dell' urto e si rom- pera. Oppure comunicatosi 1' urto a tutto 1' osso, pu6 ac- cadere clie il di lui capo respinga da prima in seuso op- posto ed innalzi la mobile cavita glenoide, sconnetta la capsula che ad essa lo lega , e per tal modo si sloghi. Ma con questa sconnessione articolare non giunge ancoi'a il capo deir omero contro il torace, essendoglielo tutt' ora impedito dalla porzione esterna della capsula che rimase superstite, e dai tendini dei muscoli sopra e sotto spino- si e piccolo rotondo , i quali rimanendo fortemente in tensione, per trovarsi il braccio avvicinato al tronco, trat- tengono colla loro valida robustezza ed inserzione il capo deir omero sotto 1' orlo della sua cavita articolare. Da cio ne deriva che essendo la resistenza di tali legami, general- mente parlando, maggiore di quella che rappresenta 1' osso, questo si rompera dopo di essersi slogato, e prima di giun- gere contro il torace ; ecco come contemporaneamente e per la medesiina causa si puo avere nell' omero lussazione e frattura. Che se poi la resistenza dei legami summenzio- nati fosse piii debole di quella rappresentata dall' omero, o che r urto avesse agito piu direttamente suUa punta della spalla, in tempo che il cubito non fosse obbligato al tronco , in allora accadrebbe soltanto la sua lussazione. Una volta poi accaduta nell' omero la lussazione e la frat- tura insieme, succede che il frammento inferiore rima- nendo subordinato all' azione dei muscoli elevatori , ed

RoTTURA DI UN CALLO DEFORME EG. 397

addnttori, e trascinato in alto e in dentro e si sovrappone all' altro suo compajfuo, ii quale tiovasi di gia molto ab- bassato, e portato esso pure in dentro per la suhita lus- sazione. Questa disposizione di parti e quella die comu- neniente si osserva in qucste Icsioni, ed e quella ap- punto che ho riscontrata nell' inrernia affidatami, nella quale di poi nacque la viziata consolidazione dei frammen- ti cosi accavallati.

Non tralascioro inoltre di fare osservare che per niolti la lussazione dell' omero sembra, nella frattura di que- st'osso, una complicanza gravissiina ; ed ho inteso dire piii di una volta che nel case che non si possa riniettere il capo deir oniero lussato nella propria cavita articolare, bisogna aspettare il consolidamento della frattura e quindi allora soltanto passare a riniettere la lussazione. Questo precetto in tali evenienze non mi pare consentaneo alle cognizioni anatomiche della parte , ne all' esperienza ; iin- perocclie per poco che si rifletta vediaino che le cause, per cui riesce difficile la riposizione della lussazione del- r omero, consistono nell' azione dei muscoli, i quali colla loro valida contrazione e resistenza rendono tante volte vani gli sforzi di chi la vuole riniettere. Ma quando I' osso slogato e eziandio rotto , in questo caso mancando affatto r azione muscolare nel frammento superiore di cui fa par- te il capo deir oniero , per la ragione che non s' inseri- scono in esso frammento muscoli capaci di fare ostacolo alia riposizione, ne consegue che, nell' esposto caso di frattura insieme e slogamento, non si possa incontrare resistenza alcuna a riniettere il capo dell' omero nella propria cavi- ta : che anzi rimanendo il frammento stesso sotto 1' azione dei muscoli elevatori ed abduttori, questi non serviranno che a fivorire la sua riposizione. E appunto per questo che il chirurgo giunge da se solo e pel semplice inipulso delle sue niani a riniettere il capo dell' omero nella pro- pria cavita ; ed io ho veduto alcune volte nello Spedal Maggiore di questi fatti, e mi ricordo fra gli altri di un uomo che in seguito di caduta suUa spalla , aveva riportato una lussazione dell' oniero con frattura in vicinanza del suo

398 Carlo Massarenti

collo, ove un chinirgo, si piio dire apprendista , liosci colle inani poste sotto 1' ascella a rimcttere il capo del- r oinero nella sua cavita articolare.

Ed anclie ncUa giovinetta clie forma il soggctto di que- ste mie osservazioni, era assai flicile il far rientrare il ca- po deir omero a suo posto , sebbene i frammenti dell' os- 80 si fossero fra loro consolidati ; ma cio devc ripetersi dal lion avere per qiiesto il franiinento superiore canibiati i siioi primitivi rapporti di contiguitiX colla superficie gle- noidea, per la ragione appunto che la frattura si consoli- do con accavallamento dei frammenti , ed anclie perche r osso esscndo divenuto assai piu corto, non potevasi per- cio nel rimetter la lussazione incontrare veruna resistenza. Una volta per6 che il capo, come ho fatto osservare, ve- iiiva abbandonato a se stesso , quivi non rimaneva,. come in frattura lecente , ma tornava tosto a slogarsi , in causa che il frammento inferiore, a cui era iinito, lo trascinava in basso ed in dentro.

Egli e in tal inodo che io intenderei il meccanismo solito a succedere nell' atto che avvengono contempora- neainente nell' omero la lussazione e la frattura per cau- sa diretta. Convinto poi, merce i lumi e dell' anatomia e deir esperienza, che la lussazione del capo dell' omero, in casi di frattura di quest' osso, non e grave complican- za, cio non poteva essere per me un ostacolo, per im- prendere a trattare la viziata consolidazione dell' omero. Ma nel memento stesso che mi decisi d' intraprenderne la cura mi si afFacciarono diverse difficolta non scevre da pericolo.

La prima di esse era di rompere il callo deforme : per questa parte vedeva di potervi riescire qualunque volta avessi posto in uso forze meccaniche maggiori della resi- stenza che presentava la consolidazione anormale dei fram- menti non solo, ma ben anche di quella offerta dai mu- scoli die attaccansi al frammento inferiore, i quali come osservano i pratici essendosi retratti ed accorciati, in cau- sa deir accavallamento delle estremita rotte dell' omero, a gran fatica si sarebbero prestati al necessario allungamento.

ROTTURA DI UN CALLO DEFORME EC. 399

Uii' altia difficolta consisteva nel inantenere i frammeiiti al loro posto, una volta che vi fossero stati comlotti; dif- ficolta risultante in parte dalla picciolezza del fraaimento superiore , il quale non offriva estensione sufficicnte, ne una localita libera e adatta a tenerlo obhligato in un ap- paieccliio contentivo, e in parte dalla valida contrazione dei inuscoli gran pettorale , gran rotondo , e gran dorsale che attaccansi al framniento inferioxe. Infine io temeva die invece di ottenere la riiniione ricercata, non avesse avuto a risultarne una pseudo-artrosi , o falsa articolazione , in causa che gli estremi dei franiinenti essendo rimasti fra loro tanto tempo separati non fossero piii atti a tra- sniettere il trasudamento necessario alia loro riunione.

E un tal timore nel caso nostro non era fuori di pro- posito, in quanto clie in circostanze analoghe e preveduto ancora dal Vidal , ed in quanto che la frattura dell' onie- ro era al dissopra del suo condotto nutritivo , il (|aale na- sce verso la meta della lungliezza di quest' osso; condi- zione questa di grande valore per dubitare che ne conse- guisse una pseudo-artrosi , come ce ne rendono consape- voli i risultati degli studi fatti dal Berard a tale riguardo, e poscia dal Guerentin , con cui veniamo instruiti che la riunione della frattura dell' omero ha luogo piii facilmen- te verso la sua estremita inferiore, perche il suo condot- to nutritivo si diriffe in basso : anzi dalle ricerche esegui- te da quest' ultimo si rileva che di tredioi fratture non consolidate dell' omero, nove appartenevano alia sua par- te superiore. Ma considerando tuttavia che le risorse del- la natura e dell' arte non potevano essere esattamente misurate a priori , e che percio doveva azzardarsi 1' espe- rimento , il quale quand' anche non avesse ottenuto il pieno desiderato successo, era pero richiesto dall' insisten- za dei parenti e dal dovere di tentar pure coi mezzi che suggerisce 1' arte di ridonare all' ammalata 1' uso dell' ar- te che aveva per intero perduto , cosi mi decisi d' in- traprenderne la cura, tanto piu che alle difficolta che mi si presentavano ed al pericolo in cui potevasi incor- rere , si opponevano delle considerazioni, che mi davano lusinga di ottenerne un buon risultato.

•iOO Carlo Massarenti

In quaiito al superare la prima dlfficolt^, cioe quella di sconnettere il callo die univa le estremita dell' osso fratturato in modo vizioso, mi era proposto di iisare da principio 1' estensione e controestensione con forza gra- diiata e leggermente crescente ; e se con qnesto mezzo non se ne fosse otteunta la disiinione, in allora avrei in- stituito coir omero nna leva di primo gcnere, eseguendola colle mie maui imitamente a quelle di qualche aiuto, avente il punto d' appoggio suU' accavallamento dei fram- menti , la resistenza all' articolazione scapulo-omerale , in cui doveva essere impegnata la testa dell' omero, e la potenza al cubito ; e per mezzo di essa posta in azione ottenere la rottura del callo, nella guisa stessa che si ot- terrebbe quella di un osso lungo qualunque sottoposto al- r azione di una macchina a quest' uso diretta.

Alia seconda difficolta, quella cioe di mantenere i due estremi dell' osso nei loro naturali rapporti, onde impedi- re che di nuovo si scomponessero , vi avrei rimediato con un apparecchio resistente ed inamovibile che racchiudes- se entro di se esattamente i frammenti, per modo che riuscisse impossibile la loro remozione, quand'anche aves- se potuto agire su di essi la potenza dei muscoli o qua- lunque altra causa. Al che fare ideava una specie d' astuc- cio di legno che vestisse esattamente la spalla e che si prolungasse fin verso il cubito. La parte superiore di es- se che era destinata a comprendere entro di se 1' acro- mio, la testa dell' omero, in una parola tutta la rotondi- ta della spalla , doveva essere di un sol pezzo ; prolun- gandosi poi in basso nel braccio fin verso il gomito, di- visa in modo da rappresentare tre ferule, una delle quali anteriore , 1' altra laterale ed esterna, e la terza posterio- re. Un' altra ferula staccata doveva essere situata alia par- te interna ed anteriore del braccio lasciando libero il tra- gitto dei vasi , e per tal modo veniva a compiersi con essa la specie d' astuccio solido e resistente che doveva essere applicato sul braccio previamente coperto di uno strato di lino cardato imbevuto nell' albume d'uovo; il quale oltre la propriety di prevenire 1' ingorgo della parte.

RoTTUriA DI UN CALLO DEFORME EC. H-Ol

aveva anche quella di piestarsi all' adattaniento dell' a- stuccio di legiio , occupaiido per cosi dire tutti quel vani che r astuccio naedesiino avrebbe potuto lasciare , di di- fendere la parte stessa dall' impressioiie molesta clic vi avrebbe arrecato 1' astuccio, e di assodarsi finalmeiite in modo da rappresentare per se solo una specie d' apparec- cliio inamovibile.

In qiianto poi al timore di non ottenere 1' adesione de- gli estreini dei fraininenti fra di lore, nella supposizione che essendo rimasti lungo tempo isolati si fossero separa- tamente cicatrizzati , rilletteva fra me stesso die in for- za della rottura del callo abnorme era a sperarsi si fos- se potuto stabilire nelle esti'emita istesse dell' osso die veuiva troncato un processo atto a dare un trasudamento valevole per 1' unione di essa, e a cosi sperare mi con- fortava 1' eta giovanile dell' inferma. E qiland' anche 1' u- nione dei frammenti non si fosse potuta ottenere , deri- vandone invece la temuta pseudo-artiosi, pure a mio cre- dere non si doveva tralasciare d' intraprendere la rottura del callo deforme ; e cio non in vista soltanto di mettere alia prova le forze riparatrici della natura, ed il pote- re deir arte, come di sopra accennai, ma sibbene per- che abbandonato a se stesso, rimaneva assolutamente im- pedita ogni azione del inembro, mentre che coUa pseu- do-artrosi il membro avrebbe servito a qualdie uso. Egli e vero che in molti casi e da preferirsi il callo deforme alia pseudo-artrosi , cioe quando questa dovesse accadere su di un arto inferiore e a molta distanza dalle congiun- zioni delle ossa ; ma allorche avvenga in un membro su- periore , ed in vicinanza di un' articolazione, come sareb- be accaduto nel nostro caso, in allora il difetto risultan- te dalla pseudo-artrosi sarebbe assai minore di quello che potrebbe oflferire un callo deforme. Imperocche attaccan- dosi in questo caso la maggior parte dei muscoli al fram- mento inferiore, e questo trovando appoggio nel superio- re congiuntovi per quella sorte di legamento che vi co- stituiscono le parti intorno, si presterebbe percio a tutti que' movimenti che i muscoli stessi vi possono imprimere.

T. VIII. 51

-i02 Carlo Massarenti

Per la qual cosa essendo provato die nelle suindicate cir- costanze era da preferirsi la pseiido-artrosi al callo defor- me , mi decisi con piu fraiichezza di passare all' operazio- ne, la quale vcnrie da me stesso eseguita, coadiuvato da- gli Egregi miei CoUeglu signori dottori Bertolazzi, Cavallina e Querze.

Adagiata pertaiito 1' inferma in un letto alqnanto basso con robuste testate di legno, incominciai coUo stabilire la controestensione passando sotto 1' ascella una fascia da neonato raddoppiata piii volte , la quale avvolgendo la te- sta deir oniero, cioe il frammeuto superiore, venne fer- mata solidamcnte alia testata del letto, verso cui 1' infer- ma aveva il capo. Qnindi dato a tenere il braccio a due dei menzionati assistenti , 1' uno dei quali iinpugnava 1' e- streniita inferiore di esso , e F altro 1' antibraccio al dis- sopra deir articolazione della mano , feci loro eseguire r estensione, affine di sconnettere i frammenti male uniti. Ma per quanta fosse la forza da essi iisata non fu possi- bile far cedere di una linea il callo; per cui quando vidi che era assai piu probabile di apportare lacerazioni sulle parti moUi di quelle che rompei'e 1' unione viziata del- r osso, stimai conveniente di desistere dalle praticate vio- lenze, per quindi passare all' uso della leva, come gia aveva divisato di fare nel case che le forze impiegate per eseguire 1' estensione e contro-estensione fossei'o tornate frustranee. In allora passato uno degli aiuti dietro la te- sta dell' ammalata incaricato a tener fermi i capi della fascia die aveva servito alia contro-estensione, onde dare alia spalla uno state d' imniobilita ed ai legamenti dell' ar- ticolazione del braccio quella resistenza di cui mancavano, venni per tal guisa ad assicurare il punto che rappresen- tar doveva la resistenza della leva. Applicai inoltre la po- tenza all' estremita inferiore dell' oniero , servendomi del- la mani degli assistenti medesimi, che avevano praticata 1' estensione, e poscia portai il punto d' appoggio sul cal- lo abnorme stabilendolo colla mia mano destra , la quale venne applicata in niodo da afFerrar 1' osso fra 1' indice e il pollice gravitandovi sopra a braccio disteso col peso

ROTTURA DI UN CALLO DEFORME EC. i 03

del tronco, affine di evitare che il piinto d' appoggio stesso veiiisse innalzato nel tempo in cui la poteiiza era messa in azione. In pari tempo da qiielli che avevano af- ferrato il braccio lo feci spingere dal basso all' alto nel mentre die io reagiva sul punto d' appoggio in senso op- posto, e sotto tale movimento si udi uno scroscio che annunzio la rottura dell' osso nel punto istesso di sua vi- ziata consolidazione. Ottenuta per tal modo la separazione dei frammenti , passai di nuovo a praticare I' estensione e contro-estensione per portare all' istesso livello i lore estre- mi , i quali alia perfine obbedirono alle trazioni usate , e mediante la coattazione contemporanca da me eseguita non senza violenza giunsi a mettere i frammenti nei loro na- tural! rapporti.

Superata per tal modo la prima difficolta , rimaneva r altra non meno importante , quella cioe di mantenere i frammenti dell' osso in buona direzione. Per far questo inculcai agli assistenti che praticavano 1' estensione di con- tinuare a mantenere il braccio esteso , e all' altro degli aiuti che teneva assicurato il punto della resistenza di stringere i capi della fascia posta sotto 1' ascella tlrandoli contro se , ovvero sia in senso opposto dcila forza esten- siva, onde evitare che i frammenti si tornassero a scom- porre nel momento che si volevano slacciare i capi della fascia, assicurati come dissi alia testata del letto. In allo- ra prima di applicare 1' ideato apparecchio, misi 1' amma- lata seduta sul letto per averla piu comoda ; e perche neir applicazione del medesimo non accadesse lo scompo- nimento temuto, feci montare sulle materazza 1' aiuto che teneva stretta la fascia, il quale postosi dietro il dorso deir inferma, tirava in su i capi della medesima, in modo cioe da innalzare il frammento superiore e da tenere il capo ridotto nella propria cavita, mentre il frammento in- feriore era tirato in senso opposto dagli altri due aiuti che tenevano il braccio. Da questo punto levai le mie mani che avevano servito alia coattazione , e che stavano ancora ajiplicate sul braccio per impedire uno scomponi- niento della parte, e venni tosto ad applicare 1' apparecchio.

404 Carlo Massarenti

Preparato del lino caidato , ne intrisi del pezzi nell' al- bume d' uovo dibattuto e 1' applicai sulla parte offesa esteiidendolo a luodo da vestire la spalla e il braccio fino al cubito. Difese in tal manieia le parti da ogni molesta iiupressioiie che vi avrebbe potato arrecare F astuccio, questo fu tosto applicato ; e i vani che rimanevano fra una ferula e 1' altra furono empiti da altro lino, esso pure iuzuppato neir albume d' uovo. Posta allora la ferula li- bera al lato interno ed anteriore del braccio, e situato nel cavo ascellare un globo di lino cardato asciutto , il tutto assicurai mediante fisciatura estesa dal cubito alia soniniita del braccio. Finalinente per compiere 1' apparec- chio instituii un' altra fasciatura , la quale incominciava dalla mano e si estendeva fino alia spalla ; da qui la feci passare ripetute volte dietro il dorso, davanti al petto, e sopra la spalla medesima, in modo da formare una spica, che dal capo dell' omero prolungavasi fino alia base del collo. Allora feci rallentare a grado a grado 1' estensione pernianente , in cui era ancora tenuto il menribro : dopo di che posi in flessione 1' antibraccio portandone sul ven- tre la mano ; indi situai 1' inferma in posizione supina , niettendo sotto il braccio alcuni cuscinetti per mantener- lo in un piano naturale. Da questo inomento la giovinet- ta accuso un miglioramento sensibile su tutta la parte, potendo articolare con pii^i facilita le dita; e diceami di eseguire coUe medesime certe mosse che prima le ei'ano impossibili.

Air operazione non segui nel membro operato ne in- gorgo infiaminatorio, ne alcuna molesta sensazione , che obbligasse a rimuovere 1' appareccliio. Al quindicesimo gior- no pero sapendo che 1' inferma non poteva piii rimanere a Bologna per mancanza di mezzi, e sottraendosi per tal guisa alia mia quotidiana osservazione , la curiosita, o piut- tosto la prudenza mi fecero nascere il desiderio di rivisi- tare la parte per assicurarmi se realmente le estremiti deir osso si mantenevano in sito : e prescelsi appunto que- st' epoca, non tanto perche 1' ammalata s' allontanava dal- la mia vista, quanto perche si sarebbe state in tempo di

RoTTUItA DI UN CALI.O UEFORME EC. 405

apportaie ancora un qualclie riparo , nel caso che gli estrc- mi dei fraiiiinenti non si I'ossero trovati in quei rappoiti natuiali in cui fiuono situati. Tolto percio di mezzo 1' ap- parecchio, potei allontanaie ogni dubhio sulla Ijiiona dire- zione dei niedesiini non solo, ma ben anche cbe la parte aff'etta non era sottoposta a vcrnn ingorgo. Per la qual cosa riapplicai sul braccio gli stessi mezzi contentlvi, rac- coniandando ai parenti di essa di eseguire qualche movi- mento sul cubito dall' avanti all' indietro, e viceversa, affine di prevenire un' anchilosi. Verso il ([uarantesimo giorno rividi la giovinetta, ed ebbi la eompiacenza di os- servare cbe dessa servivasi gia del menibro con molta faciliti, e cbe i niovimenti della mano erano resi del tutto liberi ; e rimosso 1' appareccliio , ebbi campo di accertarmi che i frammenti si mantenevano tuttavia in buona direzione , ed avevano preso fra loro adesione , come ne avvertivano i nioti impressi al cubito, i qua- li si facevano sentire suU' articolazione della spalla, e non pill suU' unione dei frammenti, come sarebbe accaduto se questi non si fossero uniti ; laonde svani in nie ogni dub- bio di pseudo-artrosi. Rinnovai cio non ostante 1' applica- zione del lino intriso nell' albume d' novo , ed invece di applicarvi 1' astuccio di legno , mi servii di ferule leggie- re e flessibili , cfie dal capo dell' omero giungevano tin verso il gomito , ed il tutto fu tenuto a site da fascia- tura, che estendevasi dal cubito alia spalla, non trala- sciando di eseguire alcuni giri a spica sulla medesima per assicurar bene le estremita delle ferule die contor- navano il capo dell' omero. Non rimanendo con (jiiesto appareccliio la spalla cosi imprigionata , come quando era vestita strettamente dall' astuccio di leguo, potevansi per- cio far eseguire all' omero dei movimenti piii estesi, sen- za che questi si potessero far sentire siiU' unione novella dei frammenti, rimanendo questi tutt' ora garantiti dalla presenza delle ferule. Riveduta la giovinetta dopo non breve tempo, la trovai priva di ogni mezzo contentivo, e si serviva del membro a tutti gli usi : ella era gia ca- pace di portare il braccio in tutte le direzioni le piu

■40G Carlo Massarenti-

difficili, e colla uiano stessa del braccio operate slaccia- va cil allacciava il biisto infilandone coU' a^o gli uncinelli situati lungo il dorso.

Dal fatto teste nanato si ricavano i seguenti corollari :

1 ." Che in casi di frattura lual consolidata , con acca- vallaniento dei franinienti , die conti un' epoca non molto recente, da ritenere percio che le estremiti di essi si tro- vino in circostanze da non potersi piii fra loro riiuiire, r unione puo accadere egualmente come quella di due frammenti accavallati che non si toccano pin colle loro superficie rotte ; e nel nostro caso cio e riescito anclie piu facilmente per ragioni anatomico-fisiologiche riferibili alle ossa stesse della nostra inferma , in quanto die per r eta giovanile eraiio dotate di pronta ed energica forza riproduttiva.

Da questo fatto troverei motivo di arguire, checclie ne dicano altri in contrario, die la consolidazione delle su- perficie dei franunenti fra loro potesse sperarsi ancoia in casi di rottura di callo antico deforme per sovrapposizione delle ossa , sempreche peio 1' apparecchio contentivo sia bene impiegato, e die 1' arto sia situato nella posizlone richiesta dalla qualita della frattura. E cosi per fatti os- servati nella niia pratica inclinerei a ritenere die le cau- se, le quali possono dar luogo alia pseudo-artrosi, siaiio per lo piu insite piuttosto nell' organismo , e die poche volte soltanto la impedita riunione dei frammenti abbia la sua ragione in circostanze a quello estrinseche, quali sarebbero un male ideato apparecchio , vina inoportuna posizione dell' arto fratturato.

2." Che in casi di viziata consolidazione dell' oniero avvenuta nel suo collo clururgico, e alia quale vogliasi riparare, la lussazione del suo capo e complicanza di po- co momento , potendo il cliirurgo colle sole sue niani ri- mettere 1' osso slogato nella propria cavita articolare.

3.° Che quando un apparecchio e costruito a modo da render vana 1' azione di qualunque forza che tenda a di- struggere quanto coll' uso di lui si vuol conseguire , e un mezzo potentissinio per il buon esito dell' operazione.

ROTTURA DI UN GALLO DEFORME EC. 107

i.° Fiiialmente che quando il chirurgo applica delle forze sul corpo vivente dirette da leggi meccaniche, pu6 ottenere colle propiie mani, o sussidiate ancora da quel- le degli assistenti, i risultati stessi che si ottengono col- le maccliiiie ; colla differenza die colle mani si puo misu- lare la lorza della resistenza incontrata, e a questa pro- porzionare la potenza , portando anche delle modificazioni nel metodo a seconda delle eventuality che possono in- sorgeie ; cio che non puo essere seinpre perniesso dal- r uso delle macchine. Se colle mani si possano fare gran- di violenze senza arrecare inconvenienti, ve lo provi non solo il fatto che in oggi vi ho esposto ( in cui ottenni di fratturaie di nuovo 1' omero gia consolidato, e di una consolidazione , avuto riguardo all' eta fresca dell' inferma, da ofFerire una resistenza non minore di quella che avreb- be presentato 1' omero stesso , se fosse stato sano ) , ma ben anche i due casi di lussazione traumatica del femore, che col solo aiuto delle mie mani potei rimettere, sebbe- ne uno di essi datasse da trentasette giorni , come gia trovasi notato in una memoria che altra volta ebbi 1' ono- re di leggere alia vostra presenza.

SOPRA m NUOV'O SE6N0

DIAGNOSTICO DIFFERENZIALE

FRA

L' EMORRAGIA CEREBRALE

ED

IL RAMMOLLINE^TO

^^'^^ DEL DOTTORE CESARE DELLUZZI

(Lett.i nella Sessipne del 12,Marzo 18S7. )

s,

*e egli e vero che malattie del tutto difFerenti possano ben di sovente con somlglianza di forme i-appresentaisi , sicche un tale accidente abbia a riguardai-si cagione per cui alcuni morbi non furono prima di noi conosciuti, qiian- tunque non mancasse negli antichi Maestri il genio per osservare e per indurre, cio si verifica manifestamente nel rammollimento cerebrale. Questa malattia scoperta recente- mente, e stata innalzata, come e noto, ad entitu morbosa e riconosciuta malattia a se, non il seguito o il fine di altra af- fezione. Essendosi fatto capo dall' anatomia patologica, col mettere in rapporto i svioi referti coUe manifestazioni morbo- se e coUe cause, sonosi determinati i sintomi del rammolli- mento, corrispondenti alle sue varie fasi, mentre dagli antichi venivano essi compresi tutti nel quadro sintomati- co della apoplessia, e riguardo agli altri e cioe ai trova- ti cadaverici , o correvano inosservati , o venivano descrit- ti come alterazioni secondarie , dipendenti dalla azione meccanica del sangue stravasato.

T. vni.

52

410 Cesare Belluzzi

Cogli stuJi noil interrotti dei niodenii si e giunti a potere stahilire iiella generalita dei casi il gludizio quan- do avvenga l' eniorragia cerebrale, e quando il ramniolli- inento , quaiitunqne si mostrino con somiglianza di sintomi paralitici. Tale j)erfezionaineiito di diaguosi non va disgiuu- to da corrispondente utilita nella pratica; poiclie se nella eniorragia cerebrale le sottrazioni sanguigne forinaiio il miglior soccorso curative , e nel rainniollimento esse so- no per lo piii danuosissiine ; e se i riinedi clie convengono nella prima non sono quelli die giovano nell' altra, rinia- ne dimostrato quanto sia utile il potere stahilire quale del- le due inalattie si abbia a coinbattere. Cosi potesse siffatta diagnosi essere senipre possibile con qualche sicurezza, e non si fosse costretti alcuna volta a contentarsi solo della probabilita !

Per la qual cosa non e a meravigliare se all' apparire nei giornali di mediciiia delle consideiazioni del Tiousseau sopra un nuovo segno diagnostico distintivo fra il rammol- limento cerebrale acuto e 1' eniorragia , siasi eccitata la generale attenzione , e quasi non siavi state periodico , clie non abbia riportato quell' Articolo. Annunziava in bre- ve il Trousseau (1), richiamando a vita un' idea del Re- cainier, avere veriiicato clie quando 1' intelligenza, il mo- to e la sensibilita ( poiclie in questi tre ordini classifica Egli le manifestazioni funzioiiali del cervelle) sono simul- taneaniente e profondameute alterate, vi e sicuraniente e- merragia cerebrale, e clie quando insieme ad abolizione pill e ineno conipleta del mote vi e conservaziene ed in- tegrita della intelligenza e della sensibilita, allora si trat- ta di un ramniolliinento , in una parola come lo disse il Recamier , die vi e nclV emorragia consonanza fra i sin- tomi , nel rammolVunento dissonanza.

Ognun vede quanto sarebbe agevole istituire la diagnosi differenziale delle due affezioni nominate con tale criterie

(1) Vedi Gaz. des Hopitanx N. 47. 21 Aprile 1856 e del Bull, delle Scicnze Mediche fasc. di Maggio dell' anno sudd. pag. 378 ec.

SOPRA UN NUOVO SEGNO DIAGNOSTICO EC. 4-11

analitico , espresso con una formola tanto seinplice, e quindi cjuaiito sia interessante l' esaininare se tale faciiita sia veramente realizzabile nella pratica. Per cui invogliatomi deirargomeiito, ricliiamai alia meinoria i ricordi in propo- sito, e ritornai sulle annotazioni che conservava degli am- nialati veduti nell' Ospedale Maggiore, ove fra gli stiidi favoriti , sotto la direzione di celehri maestri , tenni pur quello del ranimollimento cerebrale. II che facendo mi parve quel criterio diagnostico troppo esclusivo e non poter sussistere al paragone dei f'atti clinici. Tuttavia onde sta- bilir meglio il suo valore dccisi appigliarmi a due gene- ri di ricerche, che mi avrebbero condotto alia medesima meta. Osservare cioe negli Autori classici di medicina che riportano fatti da Essi veduti di apoplessia sanguigna e terniinati coUa morte, se vi e tracciata la consonanza dei sintomi indicata, poi se fu sempre trovata la dissonanza da altri che presentarono storie di rainniolliniento cerebra- le; e vedere in secondo luogo nei casi di apoplessia che avrei potuto osservare io stesso specialmente negli Spedali, nei quali fosse praticata la necroscopia , se alle due alte- razioni diverse di emorragia e di rammollimento avessero corrisposto sempre le manifestazioni indicate dal Trousseau. Prima pero di procedere oltre, siccome non tutti dopo il Lacnnec son d' accordo sul valore d' assegnare al voca- bolo apoplessia , non sara inutile cred' io dichiarare quale significato io vi annetta. Intorno a che diro adottare il sen- so che gli venne consacrato da una non mai interrotta tradizione, da Ipocrate cioe fino a noi, che percio potrebbe dirsi classico, e che viene ancora seguito da qualcuno fra i moderni (1). Secondo il quale concetto sta appunto il nome di apoplessia per esprimere una malattia caratteriz- zata da improvvisa perdita di sense e di moto, e talora an- che della intelligenza piu o meno estesa , piii o meno

(1) Vedi G. Frank. Trattato di Medic. Prat, nnivers. Vol. 2 pag. 160. .Milano 1846 ec. Copland. Annali Universal! di Medicina. Milano 1853 fasc. di Oil., Nov. e Dec. pag. 534.

•412 Cesake Belluzzi

coinpleta, piii o ineno diirevole prodotta nel maffglor nume- ro dei casi da uno spaiidimento sanguigno nelle membra- ne cerebrali, nei ventricoli o nella sostanza dell' encefalo. Mentre alcuni moderni caiiil)iaiido il concetto fenomenolo- gico con qiiello della lesione materiale, intesero col no- me di apoplessia significare lo sti'avaso di sangue nel cei- vello, e non paghi di tale cambiamento, mutarono anche di piu il significato di questo termine, e apoplessia per essi porta il concetto di stravaso di sangue entro la tra- ma di un organo, di lui parenchima qualsiasi, e quindi ammisero 1' apoplessia pulmonare, la muscolare, quella del- la milza, del cuore ec. Colla quale innovazione banno essi ingenerata confusione alterando il significato ad un ter- mine altrimenti inteso e ricevuto nella scienza , e cliia- mando collo stesso nome afFezioni molto differenti di en- tita, quale si e la grave emorragia cerebrale e 1' ecbimosi cutanea di poco momento. Di piu il nome apoplessia in- dicando per essi, come si e detto, emorragia, allorcbe ammettono 1' apoplessia nervosa si trovano in una perfet- ta contraddizione di termini (1). Quando invece intenden- do per apoplessia il quadro fenomenologico , si possono adoperare gli aggiiniti di sanguigna, scierosa, nei'vosa ec. a seconda che la qualita dei sintomi consiglia ammettere 1' una o 1' altra di queste diverse alterazioni.

Ora tornando al mio assunto diro cbe intanto die io mi stava occupando di tale ricerca, compariva nel Racco- glitore Med. Cliir. di Napoli (2) un articolo del Sig. Dot- tor Alberinto Baccari, nel quale cbiamandosi degno di molto studio 1' argomento e tale da dover fissare 1' esame

(1) V. del Tardieii Manuel de Pathologic et de Cliniqiie. Paris 1857 pag. 269. =: / si)Uomi piu costanti deW emorragia cerebrate... apparlengono ugualmenle a eerie sincopi delle apoplessie nervose dipendenti in alcuni casi da slalo anemico del cervello.

(2) V. Fascicolo di Febhraio 1856 pag. 187. Nello stesso Giornale nel fasc. di Maggio e Giiigno del tnedcsinio anno pag. 341 trovasi un altro ar- ticolo del Dottor Monticclli che ik alia forraola del Recamier una nuova in- teipretazione , deila qnale non i mio assunto intrattenernii.

SOPRA UN NUOVO SEGNO DIAGNOSTICO EC. 413

(lei medici per stabilirne il vero valore , mi confermava iiell' opiuione clie io pure ne aveva concepita. Eiitrato poi il Baccari neli' esame critico dei pensainenti del Trous- seau, avverte priniierainente clie distingucndo come si fa da Esso le funzioni dei cerveilo in tre categoric, cioe in- teliigenza, sensibilita e movimenti, non si riesce a compiere un'analisi completa perche si trascurano i fenomeni della vi- ta organica. Indi dalla stessa distinzione del Trousseau della triplice manit'estazione funzionale del cerveilo, parendo al Baccari poterue dedurre, clie il suddetto Autore avesse del cerveilo idea come di un organo complesso, il quale appalesa distinte le sue parti in ciascun ordine di fatti fun- zionali, entra a parlare nel modo seguente » Se e cosi non sara » mai permesso confondere le parti componenti del cerveilo » fra loro, cioe riferire un dato ordine di funzioni ad altre » parti clie a quella da cui procedono , e la sensibilita, i » movimenti, la vita organica e 1' intelligenza debbono tutti » quattro avere di ragione il lor punto genetico in altret- » tante parti distinte dell' organo cerebrate, clie la fisio- » logia va riconoscendo e scrupolosamente segnando ». 11 che posto, prosegue, quando vi ha concordanza di sintomi vorrebbe dire clie sono affette tutte le parti del cerveilo che ad esse attribuzioni sono destinate , e che quando vi ha dissonanza, solo minori parti del cerveilo sono amma- late , talche i dati del Trousseau non potrebbero condurre a diagnosi differenziale delle due nominate malattie , ma solo della estensione del processo morboso. 11 die, Egli ag- giunge, viene contradetto dalla anatomia patologica , che trova tanto 1' una che 1' altra alterazione estesa o limita- ta egualmente. E termina concludendo che non potendosi giungere alia diagnosi differenziale delle due nominate ma- lattie per via diretta, non rimane che I' indiretta dalla quale si avra piii o meno probabilitu.

A queste sottili obbiezioni del Baccari potrebbe forse rispondersi che, ammettendosi ancora col suddetto Autore la triplice manifestazioue sintomatica nomiuata, e la plu- rality degli organi del cerveilo ( non perche discenda ue- cessariamente da essa, ma per essere consigliata da molti

Hi Cesare Belluzzi

argonienti ed autorita ) , si puo bene intendere come in- teressato il cervello da una emorragia od invece da un raniniollimento, quantunque la sede e 1' estensione del- r oigano alTetto sia la stessa nei due casi , si possono tut- tavia avere varietii nei sintomi, poiclie il niodo di coinpor- tarsi deir uno e bene spesso diffeiente dall' agire dell' al- tra , considerati aucora soltanto sotto 1' aspetto meccanico. Nei lanuuolliniento le parti ad esso adiacenti nou soffVono distrazione o spostamento,perclie elementi accresciuti o nuo- vi non sono veramente venuti entro il cranio, mentre nel- r emorragia il sangue versato viene ad occupare uno spazio dal quale sono allontauate parti del cervello clie lo occupa- vano, le quali alia lor volta comprimono altre parti piu lontane. Ed oltre le difFerenze che risultano dal vario mo- do di agire del rammollimento e della emorragia cerebra- le , allorclie essi si trovano nei medesimo punto del cer- vello , ne possono esistere altre derivanti da circostanze clie non sono loro comuni , fra le quali nominero questa , che il rammollimento non puo avvenire che nella sostan- za del viscere, mentre 1' emorragia puo succedere entro le sue cavita, senza ledere quasi punto il cervello.

Ma non istaro piu a lungo a difendere dalle altrui ob- biezioni un concetto, che in seguito tentero io pure di combattere. Nei che fare lasciando il lato speculative e gli argomenti a priori, mi faro ad esaminare la {[uestione pra- ticamente; nei qual campo esistono minori difficolta, e si rinvengono, io credo, argomenti abbastanza concludenti per lo scopo che mi sono prefisso. Guardando io adnnque primieramente se nei classici Autori sieno registrati casi di emorragia di cervello hniti colla morte , nei quali siasi praticata la necroscopia, e che non abbiano durante la vi- ta manifestato la consonanza dei sintomi ammessa dal Trousseau , trovo fra gli altri nei Morgagni alia lette- ra 3* § 1 il seguente fatto assai rimarchcvole.

Un certo Antonio Tita, botanico di Padova sui 73 an- ni , vigoroso , di corporatura quadrata e piuttosto pingue, che stava solitamente es])osto al sole, e faceva uso di vi- ni generosi fino al grado di ebbrieta, nei maggio 1729

SoPRA UN NUOVO SEGNO DIACNOSTICO EC. 415

fu preso una sera cenando da emiplegia sinistra e da glos- soplegia. Accorso il Morgagni, die abitava a lui d' appres- so, trovo = clie alia cliiarezza delle idee, sono sue pa- » role, univasi lo state naturale del calore del corpo , cs- » seudo il polso vigoroso e vibrato =. Prescritto Egli un salasso ed ordinati altri presidi, lasci6 1' infermo aHidato alle cure del sue medico, ma aggravatosi nella notte, nel seguente mattino era gia morto.

La sezione cadaverica, clie fu praticata in presenza del Morgagni , trovo nel ventricolo destro del cervello special- mente, emorragia sanguigna, tale da riempiere un novo di gallina, parte del rjual sangue era aggrumato; il cer- vello era sano e intatta la sostaiiza de' suoi lobi.

In questo fatto clii non vede chiaro clie secondo gli insegnamenti dell' Autore francese si sarebbe instituita la diagnosi di un raiuinollimento, perclie non vi era con- sonanza di sintorni , essendo intatta 1' intelligenza ; men- tre colla scorta delle cognizioni possedute oggidi sul diagnostico diflPerenziale nominato , quello della emorra- gia, come mi faro in seguito a dimostrare, era facile e naturale !

Ma vediamo ora se presso Autori di vaglia si trovino descritti casi di rammollimento clie avessero in vita pre- sentati i sintomi dell' emorragia come vengono esposti dal Trousseau. La qual cosa io non potrei fare abbastanza si- curamente all' appoggio degli scrittori anticlii , poiche il rammollimento del cervello , siccome dissi , o non cono- scevano, o descrivendolo ancora alcuni fra loro senza co- noscerlo , vi ammettevano poca importanza , ritenendolo al- lora secondario della emorragia.

Mi faro quindi a ricercarii in quei moderni clie ne ri- portano storie, scegliendo 1' alemanno Fuchs. L' opera del quale e uno di quei libri clie non divengono anticlii mai per cangiar di sistemi , perclie essendo composta una par- te di essa di fatti clinici dettagliati e bene osservali, quan- tunque possa subire cangiamenti 1' altra clie e dottrinale, rimane sempre intatta la prima, atta a licevere interpre- tazioni diverse da quelle dell' Autore.

4-16 Cesare Belluzzi

Se io adiinque esamino le sei stoiie tU mininolliniento seinplicc da Esso narrate, scorgo iiella prima siibito es- servi abolizione di coscienza, con perdita di senso e di nioto agli arti dolla sinistra parte, alterazioni tutte trovate conteniporaneanionte e della inedesinia gravezza. Trattavasi di nna donna di 71 anni, mendicante, di debole e magra complessione,raccolta im mattino nella strada priva di sensi. Aveva il volto pallido, mancavano tutti i segni di congestio- ne al capo, la respirazione non era rumorosa, il ])olso era ineno frequente del normale , debole e piccolo. Nella ter- za storia la niorte si dice avvenuta cosi repentinaniente come in ima apoplessia sangnigna; sicclie il criterio della consonanza del Trousseau avrebbe condotto in ambedue i casi ad errore di diagnosi.

Dopo avere riteriti fatti di autorevoli Autori die stanno ad infermare i dettati assoluti del Clinico f'rancese, ripor- tero ora in seconda linea cio che io pure ho potuto os- servave, dopo la pubblicazione del Trousseau, e cioe nel corso dell' anno 1856 fra i malati che con tale intento andava esaminando nello Spedale Maggiore, e che si op- pone alia sicurezza delle sue asserzioni.

Veniva accolto al letto 138 un giovine di 34 anni, im tempo cocchiere, il quale avendo subito non so per quanto tempo ma certamente non breve, una punitiva reclusione nelle prigioni di Forte Urbano, restituitosi nel- 1' Aprile 1856 in propria casa, rimase colpito da improv- viso e profondo patema nel sapere essere la di lui moglie gia morta fino dall' estate scorso di colera. Preso poco dopo da istantanea diminuzione di vista, in due giorni divenne amaurotico e per soprappiu nel di seguente venne colpito da apoplessia. Fu accolto nello stesso giorno nello Speda- le ove mostro i seguenti sintomi : perdita completa della conoscenza, con sopore continuo e profondo, emiplegia sinistra tanto di moto , quanto del senso , le pnpille dila- tate , i polsi piccoli , la calorificazione naturale ed eguale per tutto il corpo; il volto era pallido tendente al gial- liccio , e quantunqne 1' individuo fosse abbastanza nutrito , mostrava pero un malus habitus dovuto probabilmente alia

SoPRA UN NUOVO SEGNO DIACNOSTICO EC. 417

reccntn prii^ionia sofFerta. Nci cinque oiorni clu; visse nel- lo SpcdaU;, null mostro iiiai di iiiteiKleie , lie proferi al- cuiia (listiiita paiola , e peggioraiido sempre si maiiife- starono prima dcUa iiioite i fenomeni delle piu giavi apo- plessie.

Qui noil niancava ceitamente la consonanza del Trous- seau, per cui seguendo la foiniola da esso proposta si sa- iel)l)e diagnosticato tiattaisi di cinunagia cercbrale. Fa- cendo invece il dcbito calcolo di tutte ie circostanze etio- logiclie e sintoniatiche , si doveva inclinare con molta prohabilita al raininollimento. Ed invero le apparenze ca- clieticlie del soggetto e la rcclusione patita , in quanto alle cause; la qualita dei polsi che crano deboli , e la mancanza di segui di congestione fra i sintomi stavano piuttosto per quest' ultimo giudizio.

Air autopsia ( alia quale erano preseiiti il chiarissimo Sig. Professore Fabbri , e 1' egregio giovine mio amico Dott. Giovanni Puglioli ) si trovo rammollimento cerebrale al lobo anteriore destro, di color ])ianco, cbe si estendeva dalla parte anteriore e superiore fino alia sua parte media. II diametro niaggiore del tratto rammollito che era dall' alto al basso , corrispondeva ad un poUice circa. I limiti di esso non si potevano bene detenninare giacclie finiva insensi- bilmente. Le membrane erano ingorgate solamente in cor- rispondenza del rammollimento indicato, nessuna punteg- giatura eravi nel cervello ed il resto dell' organo fu tro- vato normale.

La incertezza poi ed erroneita di diagnosi cui conduce il criterio del Recamier die il Trousseau ha tentato ricliia- mare in onore, diviene anche maggiore se 1' emorragia ed il rammollimento non si presentano cosi Isolati come fino ad ora li ho considerati , ma 1' uno complichi 1' altro , ora il rammollimento precedendo 1' emorragia ed ora essendo ad essa secondario ; come pure se questi due stati del cer- vello siano complicati con altri elementi morbosi, per cui non puo tale criterio ceitamente sostituirsi con vantaggio al- ia probalita talora molto grande per non dire certezza offer- ta dai sintomi difFerenziali che gia si possedevano, e die T. VIII. 53

418 Cesaue Belluzzi

voiioono I'm iili altii dcsciitti con inolta nitidezza dal Fuclis noiiiinato. Srcondo il quale Autore infatti si piopeudeni per il raniinollimento se siavi la inaggior parte dei seguen- ti siiitonii , oli(> iiidico solo soniinariamcnte ; e cioe la pre- cedenza di prodioiiii, fra i quali meiitano inolta attenzione la passaggcra perdita di t'orze agli arti specialmente infe- riori, la mancanza di segui conslderevoli di congestione, la costituzione debole o indebolita , l' avvenimento dcU' in- sulto apopletico non dopo il cibo o sotto 1' influenza di circostanze determinanti inia congestione verso il capo, ma per lo piii nelle ore mattntine ; la pallidezza del volto, il calore come del capo cosi di tutto il corpo non snpe- riore al normale , le jugnlari non turgide , 1' occhio lan- guido e infossato , il respiro non stertoroso nia leggero e senza runiori , il polso piccolo e debole , ed addoloramento o contratture negli arti paralizzati. Ai qnali dati aggiunge ancora clie la conoscenza spesso non e subito perduta e la paralisi non snbito perfetta. Una serie opposta di feno- meni appartiene all' emorragia cerebrale: ed allorche am- bidue le alterazioni sono unite nel cervello, ancbe il qua- dro dei sintomi e composto, prevalendo o precedendo quelli della alterazione maggiore e primieramente stabili- ta. Sopra di clie non mi intrattero, percbe non avendo cose da aggiungere al conosciuto , non credo farmi espo- sitore dello stato della scienza in faccia ad uomini tanto sapienti. Piuttosto restingendomi alia mia tesi cerchero far vedere che, esaminate le storie del Morgagni e del Fuchs coi dati che oggi si posseggono, la diagnosi non si sareb- be errata, come la non si erro dai succitati Autori, all' in- contro di quanto sarebbe avvenuto cogli insegnamenti del Trousseau. Ed in vero nell' uomo veduto dal Morgagni , alia costituzione di corpo che dispone all' apoplessia san- guigna, si nniva 1' abitudine del here smodato, che dove- va far propendere per il carattere piuttosto sanguigno del- r attacco ; e 1' essere avvenuto dopo il cibo , e la qualita del polso duro e vibrato non sono fra le circostanze e fra i sintomi veramente opposti a quelli notati nel rammolli- mento? Sul quale avverte il Fuchs fra gli altri dati che

SoPRA UN NUOVO SEGNO DIAONOSTICO EC. 419

il polso e debole, e 1' individuo viene colto dal male in prcifcrenza uellc ore mattiittiiie. E nella prima delle due interme , la storia della cjuale ho riportato dal Fuchs, la costituzione debole della donna e la mancanza di ogni se- {jjno di coiigestione e la debolezza del polso ed il pallore del volto non sono dati per riconoscere il ramniollimento?

Da quanto ho esposto superiormente rilevasi adunque essere troppo vero , che quando da un sintomo o da pochi soltanto si voile arrivare alia determinazione di una ma- lattia, r esito non corrispose per lo piii alle promcsse , e si sconto la prestezza e la facilita della diagnosi colla in- certezza e coll' errore del giudizio.

Anche altra volta infatti fu proposto un segno differen- ziale fra le due malattie nominate di altrettanta facilita , ma falli il tentativo. Veggasi il Raccoglitore Medico di Fano (I) ove nel 1847 sono registrate aicune osservazioni del Chomel dirette a far conoscere la fallacia del criterio sul quale allora si contava assai nel diagnostico in discor- so. Si diceva cioe clie quando 1' emiplegia invade sollecita- mente si pu6 riportarla ad emorragia cerebrale, e quando si manifesta lenta e graduata indica ramniollimento. Or bene da due fatti raccolti all' Hotel-Dieu dal Clinico no- minate , risulta essere in un individuo comparsi i fenome- ni paralitici con andamento lento, ed essersi trovato in quello emorragia cerebrale; mentre un altro infermo fu improvvisamente colto da perdita della conoscenza, non che del senso e del moto, come semhra esser proprio della apoplessia fulminante, e alia sezione mostro ram- niollimento.

Dei quali due fatti non sara senza frutto il riportare la storia meglio descritta alio scopo di aggiungere una nuo- va prova anche con essa al poco valore della formola del Trousseau. II quale esame sara tanto piii concludente in quanto che servi quell' osservazione per tutt' altro fine,

(t) Vedi Vol. XX. pag. 121.

120 Cesaue Belluzzi

e viene esclusa in chi la scrisse , 9 aniii or sono, qiia- liiiu|ue preveiizione contro la medesiina.

Si trattava ili iin giovine il quale Irovandosi suUa piaz- za di Greve per farsi arriiolare, seiiti ad iiii Iratto tor- pore ad un braccio die nioveva a stento , 11 qual sin- tomo aggravandosi lo costrinse a ritornarsene a casa e po- te fare la strada a piedi. La dfficoltiY dei movimenti si ando pero aunieiitando nelle 2i ore, ed il malato recossi alio Hotel-Dien. Le olFese del moto e della scnsihilita si ac- crebbero allora rapidamente, si altero 1' iiitelligeuza, e r iiidividuo nou tardo a soccombere in uno state coma- toso. Durante la iiialattia si era diagnosticato, come bo detto , di un rannnoUimento percbe i sintomi erano com- parsi gradataniente , e alia autopsia si rinveune che trat- tavasi di un' emorragia. Ora esainiiiato questo fatto col Trousseau si sarebbe venuti erroueaniente alia medesima diagnosi di rammolliniento, poiche 1' intelligenza , il mo- to , ed il senso non erano stati profondamente e simul- taneamente alterati , in una pai'ola non vi era stata con- sonauza dei sintomi.

Do quindi termine a questo scritto nella lusinga di avere provato cbe si possono dare casi di emorragia cere- brale senza die e senso e moto ed intelligenza sieno tut- ti alterati, meno poi che lo sieno profondamente e con- temporaneamente , come possono queste tre manifestazioni morbose trovarsi tutte nel rainmollimento. E cio con fatti osservati da rinomati Autori come un Morgagni , un Fucbs ed un Chomel, e con una osservazione pure da me rac- colta recentemente. Dal cbe ne deriva che il nuovo se- cno diaenostico della consonanza e dissonanza dei sintomi nel differenziare 1' emorragia cerebi-ale dal rammolliniento , tanto encomiato dal Trousseau, puo ben essere tenuto a calcolo come segno probabile e in concorso di tutte le altre cognizioni possedute dalla scieiiza, ma non ha quel valore assoluto che vorrebbe Egli attribuirgli. E se non lo ha riguardo al rammollimento acuto, tanto meno poi puo valere per il cronico , intorno al quale ne io ebbi in animo di occuparmi, ne a cio mirava la stessa legge del

SOPIIA UN NUOVO SEGNO DIAGNOSTICO EC. 421

Trousseau. Intorno alia quale le istituite ricerche credo stimerete coJi me fornite di importanza, se molti giornali medici hanno chiamato quest' argomeuto interessante ed haniio eccitato altrui di farlo oggetto di studio e di os- servazioue. Che se il risultato cui mi lianuo condotto que- ste ricerche, e quasi affatto negativo , non cessera per questo la sua utiliti, poiche se il Galileo disse : che nul- » la tanto contribuisce a diminuire i falsi , quanto il sol- » lecitamente, e senza altra mira aumentare il numero » dei veri; aggiungeva egregiamente il celehre Prof. Mi- » chele Medici, che si giova anche molto al vero dimi- » nuendo il numero dei falsi o degli inverosimili ».

S , A .SJJLJLJ:

CBeACi,:

Lih uak'pan

GLOGIO

DI

GIAN-ANTONIO GALLI

SCRITTO

DAL

PROFESSORE CAV. MICIIELE MEDICI

( Leitn nella Srssiooc del 12 Novcmbre 1857.)

D.

'i somnia laude onoro la Medicina Marco Tullio quando sapientemente scrisse: homines ad Deos nulla in re propius accedunt , quam salutem hominibus dando. E come che le varie parti di quelia scieiiza mirino tutte al consegiiimen- to di si nobile, ed alto fine, alciine di esse nulladimeno per la maggiore, ed immediata utilita di cui sono appor- tatrici, vogliono essere all' altre preferite, e viemaggior- meiite commendate ; prima delle quali e 1' Ostetricia , sic- come qiiella, la quale, mentre l' ordinaiia Gliuica medica, e chirurgica ne' singoli casi provede alia salute d' un solo individuo, 1' Ostetricia si adopera a salvare la vita di due, e tal fiata anche di piii. Per la qual cosa meritano gran- demente d' essere ricordati, e lodati, colore, che partico- larmente alio studio , ed all' avvanzamento di essa si con- sacrarono. Infra i quali Bologna ricorda con onore Gian- Antonio Galli , della vita, e degli scritti del quale vengo ora, o Accademici dottissimi, a favellarvi.

Apri egli gli occhi alia luce del giorno il 2 Dicem- bre del 1708, generato da Camillo , e da Maria Caterina

^2*4 MicHELE Medici

AndrioU. Conipiti <!;li stiuli elemeiitaii , applico 1' aniino suo alia filosofia, ed alia mediciiia, ainmaestrato in que- st' ultiiiia dallo Stancari, e dal Trombelli , nella quale fece taiito proiilto, (lie luerito d' esserc prescelto a medico-as- sisteiite ncllo Spedale di S. Maria della Morte. Dopo di die venne con molto plauso decorato della laurea lilosofi- ca, e della inedica il 20 Dicembre 1731. Passati poi anni cinque, videsi innalzato ad una cattedra di Logica nel- r Universita, dalla quale, 1' anno vegnente apprcsso , pas- s6 a quella di Chirurgia , con sommo onore occupata fino alia sua niorte. Nel 1750 fra' suoi annovcrollo il Medico CoUegio, e nel 1757 sail la cattedra d' Ostetricia nel- r Instituto, nella quale, morto lui, sedette Luigi Galvani: frutto questo di lunghi studi , e d' assidue fatiche , cui il Gain con tutto il fervore , e con tutta la costanza, di che era capace, pel corso di 20 anni continui si dedico.

E veraniente fece egli le piu minute, e delicate osser- vazioni anatomiche sopra gli organi generativi della donna, onde conoscere, e scandagliare le apparenze accompagnan- ti la gravidanza, e de' necessari aiuti sovvenire le gravide nelle circostanze non radamente difficili, e perigliose del parto. A' quali studi propri aggiunti voile quelli , die ac- curatamente institui sopra i libri de' piu celebri ostetri- canti, d' un Roederer , d' un Moriceaii , d' un D ev enter , d' un Viardel, d' un Mesnard , non che d' altri venuti fino a' suoi tempi alia pubblica luce, e corredati di figu- re aiutatrici all' intelligenza, ed alia pratica applicazlone delle dottrine in quelli insegnate. Intorno a che nacque nella niente di lui la nuova, ed originale idea, die rie- scirebbe di maggior pratica utilita rendere piii sensibili , palpabili, e maneggiabili quegli obietti, che fino a quel tempo non eransi veduti che disegnati, od incisi in carta. E gia, tenendovi io parole di Giovanni Manzolini , vi dissi, come da questo, e da altri valenti scultori facesse il Gain eseguire in creta, ed in altre materie molte e varie preparazioni, per lo piu della naturale grandezza, e del naturale colorito, infia le quali era numerosa fcopia d' uteri con entro feti artificiali giacenti in diverse posizioni,

Elogio del Galu 425

ed ordinarie, ed insolite, onde agevolare per tal modo a' cliinirghi, ed alle levatrici 1' arte d' operarc sopra ii corpo del feto, e compiere tutti gli atti secondo le va- rie emergenze necessarii ad ottenerne il meglio possibile r estrazione.

Ma per (juanto utile sia vedere, e contemplare a suo beir agio la posizione d' un feto qualunque essa sia, entro r utero, giudico egli in sua mente, che ricscireljbe d' uti- lita ancor uiaggiore, se in luogo di feti , come quelli di creta o di cera sono, duri, ed iminobili, impiegassersi air uopo feti artificiali bensi , ma pieghevoli , od articola- ti, i quali, alia mano cedendo dell' ostetricantc, ricever potessero svariati movimenti , ed essere in vario posizioni condotti. Per la qual cosa raffin6 egli la sua invenzione , e la rendette, per cosi dire, elegante, e dilettevole, fa- cendo costruire, e credo pel primo , alcuni uteri di tra- sparente cristallo, e cosi artificiosamente lavorati da po- tersi e aprire , e chiudere a piacimento , ne' quali , dopo avere allontanato da se i discepoli, introducea un feto neir ora detto modo preparato, e poscia, bcndati loro gli occhi , cliiamavali all' opra , potendo poi egli per tal gui- sa stare osservando , se portavano a dovere la mano nella vagina, se a dovere inoltravanla nell' utero, se le faceano operare i movimenti opportnni ad afferrare il feto, o le parti di esso, che si presentavauo, se a dovere compiva- no i diversi rivolgimenti, se a dovere traevanlo verso la bocca deli' utero. E quando si fatti mancggiamenti non erano convenevolmente eseguiti , ne ammoniva i discepo- li, ed insegnava loro. come doveano praticarsi, per forma clie avea egli piacevolmente convcrtito la sua privata abi- tazione in una specie di clinica ostetrica : intorno la qua- le F. M. Zanotti scrisse. Sic ludum domi habet par'iendi pulclicrr'unum , e quo chin/rgi , obstetricesrjiie experient'issi- mae prodierunt (1): suppellettile , della quale avea egli fat- to ornamento , e delizia della sua privata casa. La quale

(1) N. De Bon. Scienl. el Ail. Imt. atque Acad. CommciU. elc. T. 3. p. 88. T. VIII. .3 i

.126 MiCHELE Medici

manicia iF instruiie la giovoiitu nell' ostetricia pratica me- diante T uso di feti pieghevoli, od articolati fu adottata anco da' cluriu<i,lil tVancesi , corretta poscia, ed a iniglio- ri, e pill iitili lisiiltameiiti condotta dal 3fonteggia , dal Baroni , dal Rizzoll , dal Fabbri , c da altii illiistii italia- ni. Se noil che, ditFusa per tiitta la citta di Bologna, e per Italia tutta la fama di questo nuovo ti'ovato del Gal- li , s' accese in tutti il desidcrio di vederlo , ed anco da inolte lontane regioni accorreaiio medici , e cliirurghi , ed altri ragguardevoli personaggi per osservarlo , e stndiarlo : iania, che sail agli orecclii di Benedetto XIV. P. M. di santa, ed imniortale memoria, il quale sempre liberale protettore delle soienze, e delle lettere , e di coloro, che neir illustrarle la vita loro consumano, e sempre verso la sua patria benefico voile a sue proprie spese fame 1' acqui- sto (1), biainando, che cosi prezioso monunieiito scienti- fico nel Marsigliano Instituto si collocasse , ed una cattedra vi si eiigesse d' Ostetricia, dalla quale il Galli i suoi insegna- rnenti pubblicamente dettasse. E potea il bolognese Senato noil mostrarsi vivainente grato a tanto dono ? Potea non ac- cogliere con lieto animo , e riverente i desideri di cosi ma- gnanimo donatore , e non averli in conto di comandi ? Laonde il Galli hi dichiarato Prof. P. d'Ostetricia , ed i lavori di lui posti nelle stanze dell' Instituto : origine , e fondamento dell' attuale museo d' Ostetricia della nostra Universita, nelle cui pareti ad eterna memoria de' posteri hi apposta la tuttora esistente iscrizione (2).

(1) Dal earleggio del Galli possediilo dall' EcciTio Sig. Dolt. Canulo Canu- li , per cortesia di liii da me consiiltalo, apparisce, che la siippellettile nste- tiica del Galli fu coinprala al pi-czzo di luille scudi roinani.

(2) SUL'PELLEX OBSTETRICIA

AINNO MDCCL

PRhMUM IINVENTA

SCIENT. ET ART. INSTITUTO ADDITA

ANNO MDCCLVIII.

BENEDICTI XIV PONT. MAX.

BENKFICIO, ET MUNERE.

Pailano di essa la Sloria Lclleraria d' Italia del P. Zaccaria. Vol. 5." p. 725,

ed altre recenli Biouralie d'' illiintri italiani.

Elogio del Galii 427

E se d' altro non fosse autore, nieriterebbe nulladimeno il Gain onorevole mcnzione iiegli Aiuiali della Medicina , e piu specialmcnte iiella storia della scuola mcdico-chinir- gica di Bologna. Ma, non contcnto a cio, spese i suoi giorni nel contribuire in altre guise a' progressi dell' Oste- tricia, che era pure 1' argomento precipuo do' suoi studi. Imperciocche compose moltissiini scritti , cui lesse in que- sta Accademia, parte esciti alia pubblica luce, parte no, de' quali reputo obbligo mio darvi alcuna contezza.

Li 4 Novembre del 1745 ne recito uno intorno un feto noiiimestre cresciuto, e morto fuori dell' utero, ed estrat- to niediante la sezione dell' addome della vivente ina- dre (1).

Divise quello scritto in due parti, nella prima delle quali viene sponendo la storia della gravidanza, dell' estra- zione del feto, e della placenta, ed alcune osservazioni anatomico-patologicbe fatte dopo la morte della madre cir- ca il sacco, r utero, le tube falloppiane, e le ovaje : nel- r altra parte aggiunge alcune considerazioni fisiologiche, ed altre spettanti alia pratica.

Ridotta adunque quell' infelice madre { donna di 32 anni , dopo 10 anni di matrinionio con giovine, e robu- sto marito rimasta incinta , e , dopo molestissima gravidan- za, felicemente quella volta sola disgravatasi del parto ) ridotta , dissi , quell' infelice madre per questa nuova gia- vidanza ad estremo periglio della vita, ed in cosi ardua emergenza consultato P. P. MolinelU , s' accinse il Galli a questa maniera di sezione cesariana. Fece il taglio nel- la regione sinistra dell' addome ( dalle apparenze dalla ma- dre presentate, luogo indicate come sede del malore ), ed incontr6 un sacco , entro il quale ei si credea di dover trovare il feto, e ve lo trovo. Tagliare il sacco, e suJji- tamente sgorgarne gran copia di siero putrido, sanioso.

(1) De nontme$tri foetu extra itterttm aucto , et morltio per abdomen vivae matris extracto. V. De Bon. Scienl. et Art. Inn. atque Acad. Comment, etc. T. 2. Pan. 3. p. 251.

128 MiciiELE Mkdici

tiiito d' atro colore sangiiigno , e fetentissiino , fii una nie- desiiiui cosa , col quale uuiore niun meiiibro del teto era coiniuisto , tranne poclii capegli: lascio esciiiie fino a due libbie circa con luolto sollievo di quella misera, e spe- cial uiente della sua rcspirazione iino a quel nioinento an- gustiatissinia. E riiuancndo tuttavia il ventre tumido , e per le percussion! sentendosi ancora oadeggiare entr' esso liquida materia, avrebbe egli lasciato escirne anco di piii, se non avesse reputato piu prudente consiglio cliiudere la ferita , e coUocare supiua 1' inferaia , minacciata, com' era, da forte sincope. La notte pass6 abbastanza tranquilla. La iiiattina vegnente appresso, scoperta la ferita, escirono piu clic due libbre d' un siero uguale al predetto, il qua- le tratto tratto cessava dal far mostra di se a motivo di un ostacolo intermittente che si frapponea all' artificiale apertura dal feto. II quale sconcio onde evitare, dilato ( le forze dell' inferma permettendolo ) la ferita. Dopo di die volgendo alquanto l' inferma il proprio corpo sopra la ferita, altra porzione dello stesso siero piii liberamente scaturi , e pote egli coUe proprie dita nella ferita intro- messe toccare un braccio del feto, ed accorgersi, che il sacco , il quale lo contenea , strettamente al peritoneo aderiva. E che altro rimanea , se non venire all' estrazio- ne del feto? E 1' inferma stessa, ristorata che fu alquan- to merce di rimedi cardiaci , d' opportuno cibo , e di pla- cido sonno , la desidero , e voile , e nel settimo giorno dopo il taglio dell' addome fu eseguita.

II feto venue estratto a pezzi , ed intera la placenta per vasi sanguiferi rigonfia, e nereggiante : circa poi le secondine couoscere non pote se fossero consunte , o col sacco immedesiraate. Fatto cio, diedesi a medicare la fei'i- ta , ed osservo , che 1' umore , il quale proseguiva ad escire , avea perduto il cattivo suo odore , ed era somigliante ad una sanie nericcia: tinta, che apparve poscia negli orli della ferita. Ma niun dolore, niuna tensione del ventre, niuna maggior prostrazione di forze, placido il sonno, tol- leranza degli alimenti , per forma che , rispetto a que' gior- ni , parea desiderar non potessesi d' avantaggio. Speranze

Elogio del Galli 429

peio ahime ! presto distnitte da nuovo umore die dilato il sacco , da proiita einaciazione , da febbre violentissima , alia quale subitamente succedettero ansia del respiro , in- tolleranza de' cibi , prostrazione di forze , convulsioni , de- liqui , die trasserla al sepolcro : e la sezione del cadavero mostr6, che il sacco, il quale diarizi coiitenea il feto, serbava ancora tanta distensione da occupare presso che tutta r addoiniuale caviti : aderiva alle circostanti parti cosi iiitiniamente , die il coltello anatomico tagliar non potea poizione veruna di quello, senza recare anco a que- ste lesione : nereggiava la sua interna superficie : e la gros- sezza sua era queila d' un intestine tenue, tranne la par- te di esso , cui era attaccata la placenta , ove era piii denso, e piu grosso. Delia tuba, e dell' ovaia destre ap- parivano abbastanza manifeste le vestigia: non cosi nel lato sinistro. Conciossiache , sebbene 1' estremita della tu- ba fosse aperta entro 1' utero, pure uno specillo in essa introdotto spigner non poteasi oltre una o due linee al pill , mentre per ulteriori esplorazioni trovossi la tuba stes- sa, nel tragitto suo per la sostanza dell' utero, in gran parte impedita. Della quale sinistra tuba poi, egualmente die della corrispondente ovaia non iscorgeasi all' esterno alcuu indicio, ed in loro vece veggeansi grosse, e toiluo- se le pareti del sacco. L' utero finalmente era come nelle non gravide, con questo per6, che sopra la sinistra tuba dalla sostanza di esso sorgea un tumoretto nella grandez- za, nel colore, e nella materia contenutavi analogo ad una sorba, e comprimente la tuba medesima. L' altre vi- scere dell' addome eiano attenuate, ed ingracilite come in chi muore da tabe consunto.

Assoluta la prima parte, passa alia seconda, ove, sicco- me e detto , spone alcune considerazioni fisiologiche , e vari argomenti adduce, merce de' quali conducesi a cre- dere, questa gravidanza extrauterina ( da lui, vivente an- cora la madre, sospettata ) aver avuto luogo nella tuba falloppiana sinistra, lasciando poi ad altri giudicare, se il meraorato tumoretto giacente sopra la sinistra tuba ne sia stato esso la cagione, e cioe se abbia esso impedito

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air novo nolla corrispoiidente ovaia fecoiidato di scendere ueir utero, ovvero se fosse desso effetto dell' iinpedito passaggio dell' uovo fecondato: impedimento nato da altre cagioni. E pone da ultimo per avvertenza piatica, due essere i segni ceiti di gravidanza in prossimita al parto : i nioti del feto, e l' aperta bocca dell' utero. Se entrarn- bi niancano affatto, avvisa egli, non darsi ne vera, ne falsa gravidanza sia dentro , o fuori dell' utero : se inanca il priuio , essere la gravidanza falsa , o se vera , essere il feto vicino a morire: e se manca il secondo, e nulladi- meno i moti del feto facciansi chiaramente sentire, do- versi giudicare di gravidanza extrauterina.

Ne importante meno , e men degno di studio e il se- guente caso di gravidanza extrauterina durata 20 mesi , dal Gain comunicato a quest' Accadeniia li 3 Febbraio del 1757 (1). Delia quale gravidanza il subietto fu una donna Mirandolana, che visse sempre sana , non solo fin- che fu gelosa del candore di sua verginita , ma eziandio dopo essersi accoppiata con giovine , e ben complesso ma- rito, e cbe, giunta poscia all' eta d' anni 25, ebbe sei gravidanze di parti felicissimi coronate. Dopo di che seb- bene per 12 anni i suoi mensuali ripurghi regolarniente procedessero , nulladimeno fu quello per lei un lungo pe- riodo di sterilita. Se non che li 10 Agosto del 1754, preceduti alcuni forti patemi dell' animo, il corso lunare con meraviglia di lei si arresto. E tra per questa novita, e per l' inappetenza de' cibi e per la ripugnanza all' uso delle carni , che ne seguirono, avrebbe potuto nascere in alcuni il dubbio di gravidanza, se la donna stessa , con- sapevole d' avere nelle passate gravidanze, fossero di ma- schio, o di femmina, sempre usato i consueti cibi, non avesse dileguato ogni dubbio , e non avesse invece tribui- to le ora dette apparenze a' sofFerti turbamenti dell' ani- mo. Eppure, trascorsi i mesi di Settembre, e di Ottobre,

(1) La disserlazione del Galli snpra qiieslo argoraento i iiiedita , e scritta in forma di letlera a Francesco Ciardi dotlo medico alia Mirandola.

Elogio del Galli ^3 1

il medesimo stato cli cose contiiiuando, e ad esse turgen- za insolita delle niaininelie aggiugneiidosi, la donna nie- desiina paleso il suo sospetto d' essere incinta. E gia con- tava ella il terzo niese di gravidanza, quando, senza cli' al- tra cagione incolpar si potesse, sentisai punta da acuto dolore all' addoine, il quale tanta inole acquisto, di quan- ta nel fine delle ordinarie gestazioni, e poco pria del parto suole far mostra : e nello stesso tempo niolta copia di sincero sangue, senza gruini, e senza parti menibrano- se esci dagli organi inuliebri. Una flehotomia arresto il corso del sangue , e mitigo il dolore ; ma il volume del ventre non diminui. II quale dolore poi , avvegnache per 15 giorni scemato, prosegui ad eguali intervalli per tre inesi : e finalmente , divenuto per molti giorni quasi con- tinuo, fecesi anco piu grave da molesto senso di peso verso la pelvi, principalmente sotto la regione iliaca sini- stra. Appressavasi intanto al suo termine il mese di Gen- naio del 1755, e parea gia oltrepassato il mezzo di na- turale gravidanza, renduta anco piu verosiinile da effusio- ne di siero latticinoso dalle mammelle, e da certo senso d' interrotti moti sotto la regione epigastrica. Ma , dope non molto , rinovossi il dolore in tutto 1' addome pid lungamente del consueto, e piii fiero, massinie sotto 1' ora nomata regione, e la mole, e la tensione del ventre fuor di modo , e di misura s' accrebbero. E , come se tutto cio non bastasse a rendere quella donna molto infelice , sopravenne molesta tosse catarrale, e poscia ricomparve nelle pudende il sangue da insigne porzione di meml)ra- na accompagnato; escita la quale, non piu apparizione di sangue; e dolore cosi prolungato come pria non piii. Ma il volume dell' addome ben lungi dallo scemare, ogni di veniva crescendo , tanto che verso il fine d' Aprile pa- reggiava qnello di donna gravida di piii feti nonimestri , e compiuti. Per lo che poi le articolazioni inferiori divcn- nero edematose , e difficile la giacitura in letto supina. Morbose apparenze, le quali avvegnache dalla mente del medico escludessero V idea di gravidanza, e quella d' idro- pisia vi sostituissero , I' inferma persiste nel credersi incinta.

4-32 MicHELE Medici

sperando , clie il parto da si lunglii , e fieri travagli sa- rebbe per liberarla. Ma la misera ingannossi. Perciocche li 10 Maggio ( giorno, in cui, dopo il primo sospetto di gravidanza, ella tenea d' avere coinpiuto il iiono mese ) di iiuovo r assalirono dolori accoinpagnati da copiosi vo- miti, e da frequenti evacuazioni alvine seguite da stran- guria , e da pill del solito penosa tensione del ventre , la quale peio alquanto cedea ogni volta die poteano aver luogo aeree espulsioni , rendendo poi senipre peggiore lo stato deir inferma accessi febbrili , la tosse , e la diarrea : inalori, a' quali i medici curanti opposero vari medica- inenti, ed in ispecie la peruviana corteccia : ma 1' infer- ma non li toUerava : affermava anzi, trarre da essi piu presto danno, che giovamento.

Pervenute le cose a tal segno , la scena cangio. La don- na non senti piu alcun moto nel suo basso ventre , il quale , insieme colle articolazioni inferiori , comincio al- quanto a sgonfiarsi, siccome cominciarono ad avvizzire an- 00 le mammelle, dalle quali non piu sugo latteo, ma semplice siero stillava, mentre dall' utero mucosita ora sanguigne , ed ora puriformi , imrauni quasi da fetore , ge- meano ogni di. Tutto ci6 ne' mesi di Maggio, e di Giu- gnOj durando 1' inappetenza, e 1' abborrimento alle carni : ed in sul cominciamento del Luglio, 1' addome era tanto disceso, che sarebbesi detto, essere la donna prossima al parto d' un feto solo : ne d' altro ella querelavasi , che d' un peso verso la pelvi segnatameute alia regione iliaca sinistra. Alio scadere del Luglio consult6 ella il Qalli bra- mosa di sapere da lui se era gravida, ed acconsenti, che egli venisse all' esplorazione dell' addome. Trovollo dove molle , dove renitente : ira 1' ombellico, e le costole spu- rie verso il destro lato dava indici di se un corpo , il quale , rispetto alia sua grossezza , e densita , parea la te- sta d' un feto : e cosi nel lato sinistro. I quali due corpi per quanto egli premesse, e palpeggiasse , non pote mai capacitarsi, se uniti fossero, o disgiunti, se in particolar sacco racchiusi , se nell' utero , o fuori di esso collocati : la bocca poi dell' utero chiusa come nelle non gravide :

Elogio del Galli 433

e circa il rimanente facili le evacuazioni dell' oriiia, e della feccia ; articolazioni superior! emaciate; cute giallo- gnola ; sguardo languido ; faccia dimcssa ; ftato fetido ; main- nielle floscie; polsi deboH, e piccoli, ed all' appressarsi deir ore vespertine, piii del naturale frequenti : poco, e male cibavasi, e se non col tronco eretto potea lunga- inente giacere. Ed alia vista di tanti , e cosi svariati , e cosi confusi segni quale raggio di luce potea essere scorta al Galli per conoscere il vero stato di quella pazicnte , ed apprestarvi i necessari soccorsi?

Era essa gravida , o n6 ? E se era , di quale maniera . o qualita di gravidanza trattavasi? Ed eccovi le parole istesse di lui circa questo proposito : In re adhuc mihi ob- scura , et incerta noliii qu'idquam proferre , nisi post novas indagines , inter quas saepe mente revolvl sterilitatem qua- tuordecim annorum , sanguinern a primo menstruorum de- fectu bis dispart intervallo e muliebribns copiose Jluxnm , membranae exitum ab utero , repentinos , et irregulares ab- dominis dolores cum tanta , et inopportiina ejus mole , tem- pus pariendi jam praeteritum ullo absque partus motu , et impulsu, uteri osculum quale in non gravidis , corpora in abdomine contenta fere immobilia: particolarita , che, schie- ratesi tutte innanzi la memoria di lui, induceanlo a sban- deggiare dalla sua mente ogni pensiero di gravidanza. Ma d' altra parte ( soggiugn' egli ) fastidium camium tamdiu constans, turgentia mammarum ., atque perennis per m,ultos dies seri primo , deinde lactis , demwn seri ab ipsis excre- tio, motus sub hypogastrio acuti per gradus usque ad epi- gastrium, et tandem sensibiles tum ipsi mulieri, turn medi- cis , et obstetricibus , me tandem in opinionem graviditatis adduxerunt, cui tamen ( e qui riposta e tutta 1' importan- za , e la difficolta della diagnosi ) cui tamen non assentie- bar quin foetum extra uterum esse suspicarer. La povera madre intanto volgeasi al Galli , e di conforto, e d' aita teneramente pregavalo : a' quali pietosi accenti con dolci, e soavi modi ei rispondea , non sembrargli per ancora giunto il momento d' appigliarsi a forte espediente : pa- zientasse : nel tempo, e nelle risoi-se , di cui e ricca T. VIII. 55

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sigiiora la natina sperasse : con oleosi liuiiiionti il ventre blanJisse : a' clisteri, per tener docile il ventre, ricoires- se : il meglio die per lei si potesse cihassesi : assaggiasse alquaiito lii vino, e per quanto le forze avessero consen- tito , dal letto sorgesse , e camrninasse. Avidanicnte ab- bracci6 ella questi consigli, da' quali non lievi vantaggi riporto. Che anzi 1' addoine era divenuto cosi depresso da perinettere al Galli di conoscere, que' due corpi coiitenu- tivi , non essere altrinienti due, siccome innanzi senibra- vano, ma uno solo, di superficie disuguale, dove piu , dove nieno duro ; piii mobile verso 1' ipocondrio destro di quello fosse verso il sinistro, al quale parea fosse aderen- te, e la sua origine, o radice dovesse , e clie sarebbesi quasi detto uii tumore o carnoso, o scirroso, o cistico : ondecche , avendo egli innanzi sospettato di gravidanza, lo giudico un feto morto. Voile peio assicurarsene median- te due altre esplorazioni, per la prima delle quali rico- nobbe quel corpo rimpicciolito , e come contratto, divenu- to men mobile , e piu duro specialraente sotto 1' ombelli- co : siccome trovo 1' utero nello stato di pria ; e merce della seconda ( praticata un mese dopo ) pote finalmente compiacersi d' avere colto nel segno. Conciossiache, pre- mendo colle mani 1' addome , senti un manifesto scricchio- lare dell' ossa del cranio , indizio sicuro della presenza della testa del feto sotto 1' ombellico : fatto di cui altri accertaronsi. Per la qual cosa si venue alia deliberazione di dar mano all' estrazione del feto mediante il taglio del- r addome : e forse avrebbe la povera madre ceduto a qiie- sta fatale necessita. Ma ostacolo fu il marito , il quale cosi risolutamente si oppose , clie, per ischivare ogni istanza per parte del Galli, tutto ad un tratto insieme coUa mo- glie da Bologna si diparti sotto colore d' andare a respi- rare V aria natia della Mirandola. Sembrava buona Ventu- ra, die fosse cola medico un Francesco Ciardi , uomo assai dotto , amico al Galli j, a. F. M. Zanotti ^ e ad altri illustri bolognesi, co' quali tenea carteggio, ed autore d' alcune dissertazioni inviate da lui a questa Accademia. E ben e a credere, come il Galli niun indugio frapponesse a scrivere

Elocio del Galli 435

air arnico, caldaineiite sollecitandolo, e pregandolo a ren- derlo consapevole di ([uaiito fosse avveiiuto , o sarebbe per avvenire. Ma, pur troppo ! 1' aniico rispose , avere la don- na deposta la travagliata sua vita, ed entro di essa esser- si trovato un foto; e di piii non disse. Ma a saziare la scieiitilica ciuiosita del Galli ben aitri particolari si ri- chiedeano : se il feto era veramente entro i' utero , oppur fuori : se fiiori, fossesi per rottura di quel viscere traslo- cato neir addoininale cavita, o se invece avesse avuto ni- do in una delle tube falloppiane, siccome veduto avea nell' altra piu sopra da me esposta osservazione. AUe qua- li doinande, per le quali avrebbesi potuto apporro il sug- gello della verita alle conghietture del Galli, non fu data risposta , o se data, non emmi riescito possibile rinvenir- la ne impressa, ne manoscrltta. A malgrado di cio, che la gravidanza di 20 inesi finora ragionata fosse extrauteri- na a me pare opiiiione molto verosimile. Ne perclie man- ca la controprova , che la verosimiglianza converta in cer- tezza, e verita, ho io teinenza d' averne inutilmente fa- vellato. Conciossiache quaiito per me si e detto fa fede dello studio, e della perspicacia del Galli, il quale sep- pe cosi bene condurre le sue osservazioni, ed i suoi ra- gionamenti , che ad onta di tante svariate novita , e stra- vaganze , che d' ogni intorno insorgeano , e circondavanlo , pote venire ad una diagnosi ragionata, e giudiziosa, e, secondo ogni prohabilita, al vero conforme. E d' altra parte il fatto avvenuto una volta al Galli , potendo simil- mentc avvenire ad altri una seconda, puo, in tanta con- fusione di preternaturali apparenze, porgere altrui alcun lume, ed aiuto.

E , seguitando , non sono per buona ventura frequenti le occasioni di notomizzare donne gravide. NuUadimeno quando si presentino , sovvengono esse gli anatomici d' ar- gonienti molto acconci ad illustrare ccrte parti della No- tomia, che dalle sezioni d' altri cadaveri non ponno veni- re somministrati. Tale occasione offerissi al Galli , cui tocc6 in sorte di potere rivolgere le sue indagini ad una donna morta compiuto 1' ottavo mese di gestazione , tratta

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i36 MiciiELE Medici

al sepolcio Ja febbre acutissima nello spazio di due gior- iii , e portante nell' utero il propiio figlio |sinulmente pe- rito. E molte , e varie furono le cose , ch' egli osserv6 : la dilatazione dell' iitei'o : la grossezza delle siie pared : il luogo, e la maniera d' aderimento della placenta all' in- terna uterina cavita: 1' origine delle tube falloppiane, e de' liganienti rotondi dell' utero: il collocainento del feto, e del tralcio ombellicale : e lo stato della bocca dell' utero, cose tutte , delle quali egli tratto in una sua dissertazione detta in quest' accadeinia li 25 Gennaio del 1735, inedita,ed intitolata Sectio uteri niidiebris ah octo menslhus gravidae. Delle quali tutte cose per altro io non terrovvi discorso, non dovendo io spinger le rnie parole oltre i confini d' una dicevole brevita, si che in' arresto alia grossezza delle pareti dell' utei'o gravido, punto da moiti anatomici ed ostetricanti discusso, i quali poi se ne sono iti in diverse, ed anco opposte sentenze. Perciocche, siccome e noto, Galeno , e dopo lui il Vesalio, il Moriceau , ed altri so- stennero , le pareti uterine nella gravidanza assottigliarsi , e distendersi come tenue meinbrana alia foggia della ve- scica orinaria turgida per orina. Altri per 1' opposite ( ed infra questi tiene il primo luogo 1' Aranzio ) affermarono , le pareti dell' utero gravido ingrossare : opinione abbrac- ciata dair Higmor, e dal Graaf, e recentemente accarez- zata dair Hunter, e da altri scrittori de' nostri di , a' qua- li e in piacere di ravvisare in tutto quant' e 1' apparec- chio uterino nel tempo della gravidanza un turgore flogi- stico , per non dire ( eppure alcuni ban voluto dirlo ) una flogosi fisiologica , come se il nome d' uno stato patologi- co potesse seiisatamente ad uno stato fisiologico convenire. Ed altri finalmente ban creduto le pareti uterine egual- mente grosse sia 1' utero gravido , o no , infra' quali pri- meggio il Malp'tghi : opinioni tutte , le quali coiidurrebbo- no a pensare , die le pareti dell' utero gravido sieno per tutto egualmentc grosse, lo sieno poi come quando 1' ute- ro gravido non e , o per tutto piii grosse , o piii tenui quando e gravido. E nondimeno il Galli in quella sua donna vide un fatto da altri non narrato : vide cioe nelle

Elogio pel GaM.1 437

diverse parti, o legioiii della pare.to iitoiina seu^ibili dif- terenze di grossezza. Percioccln'. , fatto uii laglio perpciidi- colare nell' anterior faccia dal f'oudo dell' utero al suo col- lojosservo altr' essere la grossezza della parete nel collo, altra iifd fondo, altra iiollo spazio a (|ue' due liioglii in- terniedio : maggiore nel tondo , e specialnieiite nella piu elevata, ed anterior parte di esso, molto niinore presso il collo, e la ])occa dell' utero, dalla rpiale, a niisura che stendeasi verso il fondo , veniva crescendo. E non soddi- sJatto di cio, ])raticando altro simile taglio ( merce del quale dalle parti circostanti separo tutta la parete ante- riore dcU' utero ) trovo le stesse differenze , che il priino taglio aveagli diniostrate.

Oltre che rammeinor6 agli Accadeniici altro utero 1' an- no innanzi ad essi presentato da lui , nel quale pariinenti maggior grossezza nel fondo, niinore nel collo nianifesta- vasi. Con tutto cio gnidato dalla prudenza, che da chi sen va in traccia del vero non dee inai scompagnarsi, conchiu- de, che quand' anche altre osservazioni alle precedenti consimili possedcsse, non per questo ei si torrebhe di so- stenere , in qualsivoglia utero gravido le pareti essere sem- pre pill ingrossate nel fondo che nel collo di quel protei- fornie , e hizzarro viscere. E fra 1' altre pregevoli osserva- zioni sopra quel niedesinio utero intraprese, merita eziandio speciale cornmeniorazione, ch' egli per quanti investiga- inenti cogli occhi anco armati d' acute lenti praticasse ( investigamenti seco lui ripetuti dall' espertissiino scultore anatoinico Ciovanni Manzolini ) non pote niai otfendere nel nuiscolo cosl detto Ruischiano, cui il preteso suo scuo- j^ritore pose nel fondo dell' utero, giudicandolo operatore del distaccamento della placenta , giunto il tempo del parto, siccome vedere non pole la jnend)rana, della qua- le lo stesso Ruischio , e V Astruc reputarono l' utero inter- nampute vestito : osservazioni con somma diligenza, e sa- gacita conferniate, e puhhlicate in lui dottissimo, ed eru- ditissimo suo opuscolo dall' illustre mio antecessore Ger- mano Azzoguidi (I).

(1) V. Ob%ervicuiones ad uteri comtruclioiwn ferlinenUi. Bononiae 17 73.

438 MiCHELE MeDJCI

Dotto, ed csperto com' era il Galli in tut to che all' O- stetricia s' appartiene, e come tale per tutla Italia rico- nosciuto, ed onorato, gli venne da un chiriirgo Lucchese comunicato un caso funestissimo avvenuto ad una nobile primipara della citta di Lucca, ne' prinii dolori del parto assalita da violentissima epilessia, die in tre ore tolse la vita a lei, ed al figlio, che portava ncl seno ; fatto che sparse largo rumore di se , e die canipo a divcrsi parlari , dicendo alcuni, che ad ogni coslo doveasi procacciare il parto , e sostenendo altri , giovar meglio dall' estrazione del feto astenersi : fatto , dal quale fu condotto il GalU a fame argomento d' una dissertazione , cui lesse in quest' Ac- cademia li 9 Aprile del 1761 intitolandola De epilepsia sub partu , essa pure inedita : nella quale discorre di due casi soli avvenutigli uel lungo corso di quasi 30 anni di pra- tica ( perciocche avvcnturataniente sono essi radi anzi che no ) : r uno d' estrema gravita , 1' altro men grave : en- trambi riesciti col serbare la vita e della madre , e del figlio : ove pero egli dichiara, che cotesta gravita non na- scea da cause , o circostanze , che rendessero il parto dif- ficile, o comunque non naturale, ma dalla sola sopravve- nuta epilessia, la quale poi assalir puote similmente uei parti facili, e naturali.

E rispetto al caso piu grave io vi narrerei distesamente la storia di quella infermita se non fosse che perdermi dovrci in soverchia lunghezza di parole. Dico solo, che quella epilessia fu delle piii violenti, e bizzarre, che sian- si vedute , e che piu , e piu fiate rinnovo i suoi assalti cosi furiosamente da ridurre ogni volta quell' infelice ma- dre air orlo del sepolcro. Replicavansi essi a certi inter- valli, e, dopo cinque, altro non ebbesi guadagno che renderli in appresso alquanto mansuefatti nierce della fle- botomia. Ritornati altre due volte , dilatossi la bocca del- r utero, e videsi il capo del feto prossimo ad escire. Esci il feto, ma semivivo, e senza che la madre, quasi in pre- da di morte, se ne avvedesse; e dopo sei ore escirono le secondine. Ma, purtroppo! quella sventurata donna altre sei volte fu flagcllata dal pavcntato orrendo malore, per

Elocio del Gaj.li .i39

forma che , perduta ogni spenie di salvarla , il Gulli seco medesimo cosi ragiono, e poscia adopeio cosi. Costei (dis- s' egli ) perveiiuta al termine della gravidanza, sentendosi esacerbare i dolori, ha abusato di tuttc le sue forze per concitarli vicppiu, e reiidcrli piii coiicludeiiti, pe' quali protratti sforzi, i pulmoiii costiiguendosi , iion potea il suo sangue da' vasi cerebrali liberamente discendere: ed il ri- gonfianiento, e la rossezza del suo volto, e la turgenza delle vene della fronte, c del collo, ch' ora io veggio, testificano tl' un ingorgamento sanguigrio al suo cervello : e d' altra parte trovo normale lo stato dell' appareccliio uterino, ne posso uudrir dubbi, che 1' epilessia da esse provcnga, e sia simpatica. Dunque esser non puote, che idiopatica , e prossimamente derivare da esuberante afflus- so di sangue al cervello : uopo e adunque alleviar questo viscere dal troppo sangue, che lo ingombra, e coiiturba : e adunque mestieri ricorrere seuza iiidugi alia flcbotomia. E posciache ( siccome e detto ) 1' avea veduta di qualche utilittl bensi, ma insufficiente a troncare i parosismi pra- ticata al braccio , la voile razionalmcnte instituita alia jugularc : e la ragione venne dal fatto convalidata : per- ciocche 1' epilessia non comparve mai piii , e la donna che quasi per un intero giorno giacea priva de' sensi , come da profondo letargo risvegliata, comincio ad aprir gli occhi , mirare i circostanti, e dalle bocche loro udire le congratulazioni della prole maschile da lei data alia luce : del che oltremodo lieto il Galli soggiunse. Revulsi- va haec e Jugularibiis phlebotomia sanguinis fluxum e mu- liebribus non intercepit: imposterum , rite fluentibus lochiis, puerpera in dies melius se liabuit: tandem convahiit. Filius de ilia natus sexdecim modo complevit annos optima fruens valetudine , et dum primae aetatis morbos siistinuit , nihil adjunctum est, quod saperet epilepsiam. Mater ejus super- vixit per aliquot annos incolumis : solo angebatur metu ne iterum gravida extremum diem sub partu cpileptica subiret. At metuendi occasionem , hen nimis! sustulit phtysis , pro- pter quam maximum sui desiderium ob raras animi dotes nobis reliquit.

iiO MiCHEi.E MEnin

L' altio cast), di clio Tavella il GalU , e il nieiio grave, e risguaida una donna pletorlca, olif nel teMijio special- iiiente di sua gravidanza avca posto in ol)l)li() la niodeia- zione nel ciharsi. Da tie insuiti e[)il('tici era stata sorpje- sa, contro i qnali non valse ne. feco protitto la flehotoniia al piede : giovo per altro, ed inipedi il ritorno del male instituita alia jugulare. Go' qnali due fatti rannoda egli r altro da nie piu sopra connncinorato di ([uella nobiie priniipara Luccliese, la (piale, insietne col teto clu^ jin- serrava iiell' utero, cadde vittiina d'epiletiche convulsioni. E poiche dalla relazione avuta da quel Ghirnrgo av(;a ap])reso , nel cadavero di (juella sventurata non essersi veduto verun indizio additante, derivare 1' epilessia da ca- gioni inerenti all' appaieccliio uterino, ed essersi trovati nel cervello versamento, e congestione di sangue, sensa- tamente reputo quel caso analogo ai due, de' quali era stato egli medesimo testinionio. Non dice egli verainente, die la flebotomia alia jugulare avrebbe salvata quell' in- fe.rnia. Che sentenze cosi assolute non si ponno da medi- co dotto , e piudente proferire. Dice pero, che in <[uel caso la flebotomia al braccio nulla giovo, e che iic' due casi osservati da se la vide trionfare fatta ceneiosainente alia jugulare ; ed ove da questa vena trarre non si possa sangue, 1' arteria temporale s' incida. Ripeto poi non par- lare il Galli di quegli eveuti, ne' quali il parto e piii, o meno difficile, e non naturale, ma di quelli, in cui e facile, e naturale, e 1' epilessia e da esso independetite. Rispetto pero alia prima maniera di parti, di parti cioe non natiuali, e piii o meno difficili, avvegnache racconuuidi egli di teinporeggiare nell' estrazione del feto , ed art'ermi, tari- te volte la natuia, aiutata alquanto dall' arte piii sicura- mente , ed utilmente condurre a biion termine iin parto quasi disperato, nuUadinieno imj>onc fiu(; alia sua diss(;r- tazione colle segueiiti parole: Uhi vera suriiiiia difficuUas, ant impossibiUtas eo peweniant , nt sola possint cxtractione toll] , tunc tandem, etiamsi conjuncta sit epilepsia, in voto essem extractionis. Quae enini rat/ones ejus necessitateui //ro- bant extra epilepsiam , eaedeui multo r/iagis s//b ilia probn- re videntur.

Ei.ocio jiiiL (^ALii 44-1

Arjioinento p.ravissimo d' Ostctricia foiense tratto il Gal- li ill una sua <liss(!rtazioue JJe tempore sec/ionis rnulierutn, quae gravidae moriuntur , lit foetus poisit vivus baptizari , et extrahi per (ihdoineii coinuuicata a quest' Accadeinia li 28 Novenihie del 1771, cd iiiedita.

Intonio a die e a preiuettere , clie il Ma{;istrato d' una citta illustie d' Italia avea proposto a' niedici di essa il segueiite (juesito. Se una donna gravida, ove niuoia di morte improvvisa, e subitanea, non deggia sottoporsi alia sezione adilominale se non dopo lo spazio di 40 ore : ov- vero deggiasi a ([uesta operazione por mano tosto che ap- paiono indicii di niorte anco apparente della inadre, ac- ciocclie non si ritardi un' opera , che provede alia salute etenia del t'eto : quesito , cui date avea risposta un medi- co di (juel luogo rnedesinio diciiiarando, doversi differire r operazione, tintanto che conipariscano i segni di morte certa della niadre, i quali egli riduce a due: la rigidita delle membra , e 1' opacita , od offuscamento degli occhi , reputando tutti gli altri dubbii, ed incerti. I quali due segui di morte certa afferma egli tar niostra di se f[uaiido dopo ore quattro , quando dopo cinque, e quando dopo sei dal momento della morte apparente della jnadre : al- ferniazione eh' egli conforta colle quattro scrguenti consi- derazioni. La prima e, die, godendo il teto d' una circo- lazione del sangue sua pro[)ria , vano e il timore , die tosto dopo la morte delJa niadie, esso pure perisca. La seconda , die la sezione del ventre in una donna , la qua- le non sia die apparentemcnte inorta, e operazione em- dele, e letale. La terza, che la mano dell' ostetricante puo coll' uso ac(fuistare tauta iudiistria, ed abilita da sa- per procacciare per le strade natiiiali 1' escita del feto. E circa la quarta invoca la veneranda autorita delle leggi risguardanti il notomizzare, e sepellire i cadaveri, alle qua- li egli ricone , c da taiito peso conic st; (-oinaiidassero an- co rispetto alle doiiiie gravide di non intiaprenderne la sezione se non quando abbiansi i segnali della certa mor- te della niadre.

Considerazioiii, alle (piali il (7a//; , iuvitato a pronunciarne

T. VIIJ. .">()

112 MiGHELE Medici

giudizio, contrappone i segiienti argoiiiouti. Ed anzi trat- to, die' egli, la ricerca, se il tcto abbia iiii circolo del saiigue suo proprio, ovvero comune con quelle della ma- dre, pel fine da quel Magistrate richiesto, e supeiflua. Perciocclie, presupposto eziandio, quel circolo nulla at- tenenza avere con quello della niadre, clii puo afferma- re che esso durera , ed il feto vivra fin tanto che faranno coniparsa i segnali di ccrta niorte , e che morire non pos- sa innanzi la loro apparizione. Secondamcnte il Galli e bensi favorevole al taglio dell' addome , ma non propVia- niente a quello stesso , che nella sezione cesariana suolsi praticare. Ed ecco come egli lo raccomanda. U/iico viilne- re penetretur in abdomen , atque etiani uternm usque dum detegatiir pars aliqua foetus , quod vjdnus inflictum non plus haheat dtmensionis , quani quae pernultat perfundere aquani pro baptisrnatis administratione : con che poi vien concesso adito all' esterno aere promotore della respirazio- ne, c della vita del feto. Terzamente reca in mezzo varie ragioni per provare, che la mano dell' ostetricante , per quanto sia pronta, ed esercitata, non puo, le tante vol- te, introdursi nell'iitero, ed estrarre il feto tanto che basti per aspergerlo della sacr' onda battesimale , ed estrar- lo per intero per le vie naturali. Ed in quarto, ed estre- mo luogo dichiara , che , tralasciati i generali ordinamenti circa il tempo , in cui fare si deggiono le sezioni de' ca- daveri e di uomini , e di donne , e limitata la questione al caso speciale, di cui si favella, egli non conosce leg- ge veruna, in forza della quale in una gravida prossima a morire, o di gia morta sia l' ostetricante obbligato a lasciar passare 2i, meno poi -40 ore, o ad aspettare la ri- gidity delle membra , o 1' opacita , o 1' offuscamento degli occhi innanzi di venire alia sezione del ventre della madre. E poscia che ho teste toccato il punto se fra madre, e feto sia comune la circolazione del sangue , mi cade in acconcio memorare alcune esperienze cui anco intorno que- sto argomento intraprese il Galli , notificate al pubbli- co dal suUodato Jzzoguidi , le cui stesse parole tanto plu volontieri voglio qui ripetute quanto che la dottrina

i

Elocio del Galm 443

confei mano , e la celebrita ili colui , sopra gll scritti del quale ora vi trattengo. Premesso clie le osservazioni dello Smellie , del Vast, e d' altri escludono un commercio di- retto di sangue fra madre , e feto , 1' Azzoguidi soggiugne. Et quod quidcm rei caput est , quodqiic ad quacstioneni omnino dirimetidam conduc'it , unum , idenique coiivincunt observationes medici doctissimi Joannis Galli , ohstetr'icantis grai'issimi , cui tantum debet ci vitas haec nostra, quantum homini , qui obstetriciam provinciam ad principia , ad ar- tem apud nos evexit , quique suinma doctrina eamdem su- stinet, illustrat , edocet , felicissimeque exercet. Nonimestris foetus sub partus hihoribus uteritm laceraverat , atque per vulnus ipsuni crurihus jam patebat in abdominis capitate : placenta utero adhaerebat : ob hujus lacerationem sanguis abnnde per vaginam effluxerat , ill/usque plurimum in abdo- minis cavitatem percolaverat. Mater ob tantam sanguinis jacturam viribus jacebat prostratis. Accedit interea vir sa- pientissimus , atque cum in extremis momentis videat mulie- rem versari , tentat foetus extractionem ex pedum parte, quam perfecit felicissime. Foetus mortuus quidem erat , at sanguine plenus non secus ac si a matre non exangui fuis- set extractus. Similis fere casus contigit eidem celeberrimo Professori dum fuerit advocatus , ut opem ferret mulieri cuidam, quae d/fficili partu laborabat ob foetus brachium, quod extra uterum prostabat. Tentaverat obstetrix foetus extractionem ex pedum parte , quod opus ruditer adeo pro- secuta fuit , ut et uterum , et vaginam laceraverit. Placen- tae adhaesio , sanguinis jactura , interitus mulicris , extra- ctio foetus , quantitas sanguinis ad liunc ipsum pertinentis plane convenerunt cum iis praecedentis observationis (1).

Non ignore, che a' giorni nostri il Lauth , il Williams, il Biancini, il Rigacci , il Prevost , gA il Dumas non sono d' accordo circa questo pnnto di Notoniia fisiologica. Ne questo e il Inogo d' entrare nell' esanie di tale controversia. Dico pero, die il veder inoriro d' emorragia una madre.

(1) V. Azzogttidi. Observationes cic. siiperiormente citate. pag. 72.

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riiiiaii(Mi<lo tuttavia congiuiita at suo uteni la placenta, ed il trovare i vasi del f'eto pieiii di sangue , parini iioii lie- v<' argomeiito per escludeie un coiuinercio , alineno diret- to, di saiiguo tia la luadre, ed il feto.

Altri stiuli consacro il Galli ai iiiostri. E gia fu mi tempo generale seiitenza, cotali singolarita dciivaie dal- l' iminaginazioiie dello donne gravide atteirita , o comun- ([ue conlinbata: senttniza da alciiiii ritornata oggidi in onore. Circa la mcta peio del passato secolo 1' inglese Jacopo Blondel aflVonto 1' opinioiie comiine con nn lihro, ])Cr virtu del ([uale (piella dottrina coinincio a cadere in discredito (1) : ed intra coloro, clie le nuove idee abbrac- ciarono, merita speciale menzione 1' erudito Dott. Ignazio Vari P. Prof, nell' University di Ferrara, it quale per al- cuu tempo le insegno, ed a' suoi discepoli raccomando. Ma non duro egti Inugamente in cpiel proposito. Coucios- siacbe avendo co' projni occhi veduto un mostro simile a que' tanti , de' quali faceansi forti gli antichi per puntel- lare la loro "opiuione , bisogna l)en dire, cbe I sensi pre- valessero in lui alia ragioiie : e , posta in non cale la dot- trina novella, e divenuto infedele al Blondel, arrnolossi di nuovo sotto la bandiera de' cosi detti immaginarj (2).

Al Galli inlVattauta s' offersero alcuni fatti, pe' quali credette di peter giustificare il mutamento del pensare del Prof. Ferrarese, ed i quali avrebbe comunicato a lui me- desimo , se non fosse questi stato da morte rapito : comu- nicolli invece a quest' Accadeniia inediante sua dissertazio- ne inedita li 10 Maggio del ITGi. I casi furono due.

Da' ])iu ardui nostri inonti discese in questa citta una (lonnicciuola per buscare la vita. E come cbe niuna peri- zia avesse di cucinare le vivande , pure , in qualita di ser- vente , trovo accoglienza presso un pasticciere , che le

(1) V. Disserlazione del Sig. G'lacomo Blnndcl inglese tradolla in italiano. I'errara 17 CO.

(2) V. liagionamcntn del Sig- Dott. Ignazio Vari j poslo in fine ul sopra- cilalo libro del Blondel.

Elogio del Galli 445

die' siibito da scorticare al([uante rane. Go' quali animali ijon avendo ella dinicsticliezza, ed aiizi avendoli per io addietro solainente di lontaao vediiti, di nial in cuore, e con molto peritoso animo s' accinsc a <jiiel ininistero. Man- cava ella de' suoi mensnali ripurglii da due niesi; ma tri- buivalo al cangiamento dell' aria, e non mai a gravidanza. Dopo di che ogni volta che rieder dovea a quell' ufficio, ne concepiva orrore, e tremava. Trascorso alcun tempo, conobbesi essere veramente gravida , si che partori un fe- te ottimestre e nel capo, e nel dorso mostruoso. Mancava 11 cranio del suo vertice , e parea d' ogni intorno reciso, come fare sogliamo quando vogliamo estrarre per intero il cervello. Mancava eziandio il cervello, ed in luogo di esso era un corpo da tenuissima membrana ricoperto, e composto di mollissima sostanza di colore sanguigno, e che anco lievemeute nianeggiata squagliavasi fra le dita: e nel dorso scorgeansi vestigia di cruenta ferita in linea retta scorrenti dalla base del cranio alle vertebre del torace. Mostruosita tutte , le quali tenendo analogia di forme col- le cose, che recate aveano insolita, e gagliarda impres- sione sopra 1' immaginazione della madre, furon credute effetti dcir azione di quelle cose medesime. Perciocche la testa di quel feto, risguardata specialmente dalla sua po- sterior parte sembrava una testa di rana. E poiche la ma- dre nel preparare le rane troncava prima la testa, e po- scia facea un taglio longitudinale sul loro dorso per dispo- gliarle della pelle , cosi e che il cranio del feto mancava del vertice , ed il dorso mostrava tracce di longitudinale ferita. Ed alle viscere, che escivano dal corpo della rana a misura che la donna venivale scorticando , si fece equi- valere quella sostanza mollemente polposa , e sanguigna , la quale, siccome e detto, tenea luogo di cervello. Ag- giunta poi alia mancanza del vertice del capo, e della fronte quella del coUo, e l' insigne protuberanza degli occhi, pill agevolmente si persuadevano della somiglianza del corpo di quel feto con quello della rana. E da ultimo fu quel parto preceduto da abbondevolissimo scolo d' acqua; fu agrippino, ed il feto, venuto appena alia luce, cominciA

Ii6 MicHELE Medici

a gracidare alia tbggia delle raiie : straiia cosa in vero, circa la quale voglio qui citate le parole stesse del Galli. Turn demum natus (foetus ) fere nsshlue coaxaiis ranarum more intra quatuor horas e vita decessit: del clu^ resti pu- re la fede della verita presso lui , die lo racconta.

Ne meno specioso e 1' altro fatto. Una donna di spirito vivace, e di squisito sentire, incerta di sua gravidanza , passeggiando un di fuori di citta , si abbatte in uii con- tadino da lei conosciuto , assiso sopra un giumento con in mano un canestro di pescbe, e con due lepri uccise da lui cadenti penzolone dalle spalle del somiere. Appressos- si la donna a parlare seco lui , ed intanto tratto Iratto fissava avidamente lo sguardo sopra quelle frutta, e que- gli aniniali, concependo vivo desiderio di gustarli, senza poter soddisfarc alia sua brania. Se non clie dal tempo, in cui poscia partori , avea acquistato certezza , che in quella fatale giornata era gia incinta. E qual feto die' al- ia luce? Un feto deturpato dal lahhro leporino , non solo doppio , ma complicato , nella cui porzione di mezzo , clie rende quella deformita doppia, sporgea un corpo carnoso, che rispetto alia forma , ed al colore avresti detto una pesca.

Sono queste le due storie, dalle quali il Galli conchiu- de cosi : Porro utraque videtur mild monumentuni singula- rs , atque admirahile impressionum. , quae a mulieris gravi- das imaginations inferri possunt foetui in utero : e soggiu- gne , che de hac ipsa vi Varus cum suam historiam protu- lit^ sermonem adjunxit adeo doctum, et eruditum , ut quae de suo casu excogitavit , vel de meis omnino congruat ea ipsa conjectari. E certamente , rispetto a quest' ultima proposizione , se il fatto veduto dal Vari ( e cio che dico di questo, dire si puo similmente, e con molto maggior ragione d' altri moltissimi assai piii speciosi , ed imponi- tori di questi ) esser potesse di conforto all' opinione de- gl' immaginarj , anco i due osservati dal Galli potrebbono confortarla. Ma il nodo della questione e , se da tutti que- sti fatti trar si possano sensati argomenti in pro di quella seducente opinione : sopra di che non sono ora a stende- re le parole.

Elogio del Gaij I ill

Ne solaincnte illustro ej^li ([luisti, cJ altri puiiti spe- cial! d' Ostetricia, ma compose un' opera intorno le ge- neral! flottriiie ris<;uarclauti cotesta parte iriiportaiitissima della Mcd!ciiia, la ijualc sveiilurataiiieiite , ne so per qua- le ra^ioiie, nou vide la pubhlica luce; notizia per mo ri- cavata da una lettera scritta al Galli dal dottissimo M. Ant. Laurenti , Archiatro di Benedetto XIV. P. M., e clie io riporto per intero qui in nota anclie perche , oltre il far nienziune di quest' opera del Galli, da altri non ri- cordata, contiene un suggeriniento letterario sensatissimo datogli da quel Pontefice, per averla 1' autore scritta ia dialoglu. Perciocclie Benedetto XI F. fu uomo di tanta, c si diversa sapienza, che io mi piaccio di ripetere con un celeLre storico: nihil est in eloquentia magnificum , nihil in pliilosophia suhtilc , nihil in sacra profanaque historia re- conditinn , non denique rerum , non vcrhorum , non homi- num , non temporum notitia ulla est, quam non Benedictus Decimusquartus investigarit , scicrit , illustrarit (1).

(1) V. Castrucci Bonamici De rebus ail Velitras ge$tis An. 1764. Com- mentarius. Praef.

La lettera poi del Laurenli e la segiienle:

V. S. Illma non ha bisogno di aulenliclie del propria valor e , e di sua virlu: pure debbo consolarla, anzi confortarla, e sollecilarla al compimenlo della Sim bell' opera sopra V Osletricia , menlre in una di queste ultime se- re J essendomi venulo il (aglio di parlare nella conversazione solita di N. S. della slessa sua opera , prodttssi la di lei pulila , e compila lettera , con cui m' aveva favorito , ed il Papa la prese in mono , e da capo a fondo la les- se ad alia voce, ed indi non le so dire abbastanza quanto la commendb, e quanta similmente fecero plauso gli altri Signori , che erano allora alia di Lui presenza : onde ne rilrassi a di lei canto un contento indicibile , e seco di nuovo mi cangratulo deW ottima sua gusto in meditare , e poi nella spie- gare chiaramente le sue dotle pensate intorno al detio argomento. Una sol cosa in fine mi soggiunse N. S- , che ( benche pub essere superflua ) gliela voglio scrivere: mi disse: dilegli, die allenda bene a qiiella parte di qiiesta sua opera, che H lavorala per interrogazioni , e per risposte , che i Io slesso die dire in dialogo : dilegli, die qiiesla moda di coniporre ^ la pii'i difRcile di qiialiinqiie alira nelle composizioni , cioi^ difTicilmenle riesce a doverf. Io non esitai a rispondergli , che il Sig- Galli era un uomo di buon gusto in lutto : e pero scusi , se , come sopra , le dico cosa , che troppo lei conosre , e superfluamentc. Ma I' autorcvole parlare del Papa pub salvarmi presso di lei

4-48 MicHELE Medici

Ma come che i lavori del Galli finora discorsi sieno piii clie surtlcienti a giudicailo meritevole di laudazione , nulla- dimono altri ne intraprese, acciocche , siccoine egli ine- desinio lascio sciitto, non sembii, che m'occnpi solainente di Ostetricia. Laonde s' accinse alia trattazione di vaiie nialattie cliirurgiclie, intorno le quali compose una disser- tazione De morhis chirurgicis historiae , et animadversiones comunicata da liii a quest' Accademia li 30 Apiile del 1767 ed inedita. Nella quale comincia da' morbi della te- sta, narrando in ispecie due storie di malattia scrofolosa avente sua radice nell' inferiore mascella, e corredandole di teorico-praticlie considerazioni. La quale pero non es- sendo die un esordio della trattazione d' altri argomenti , de' quali promette tenere in appresso parole ( cosa poi, la quale, per quanto io ne sappia, non fece ) non repu- to necessario discorrerla d' avvantaggio.

Ben diro , che , vivente il Galli , i medici bolognesi adoperaronsi a curare le cangrene mediante 1' uso interno della Peruviana corteccia : pi'imo infra i quali , siccoine altrove dissi , fu Gian-Antonio Stancari. Parecchi infermi quel rimedio non toUerarono: altri si, e di questi guari- rono alcuni, altri non ne trassero alcun giovamento : ed uno di questi casi infausti presentossi anche al Galli, e fu d' una vecchia piu che settuagenaria , robusta pero , e vivace assalita da febbi'e terzana perniciosa algida seguita da larga cangrena al sinistro piede. In breve tempo in- ghiotti r inferma aniinosamente due oncie del rimedio. Troncossi la febbre, ma la cangrena, stendendosi ognor piu , tolse air inferma la vita. Osservazione comunicata da lui a Pier Paolo MolineUi , che stavasi allora occupan- do di osservazioni cliniche onde verificare la virtu della

della taccia di ardito. Mi conservi in sua biiona graziOj ed amicizia, certo che riverentemente , e cordialissimamenle sono Di V. S. Illma Roma 10 Novembre 1751.

Devotiss."'" Obbligatiss.""' Servit.^ Amico Affez.'"" Marco Ant." Laurenti.

Elogio del Galli 449

chiiiacliina da alcuni vantata contro le cangrene effica- cissiina.

Ed in estremo luogo estese il Galli i suoi stiidi anco alle scienze accessorie , od ausiliarie della Medicina, insti- tuendo mold , ed accurati esperiinoiiti fisico-chirnici intor- no le famose acque medicinali di Recoaro (1), do' tjuali fece partecipe quest' Accademia pregandola di far si che altri compiesse un lavoro, cui egli per sua modestia dicea di non sapere a conqiiinento condurre : modestia , che r Accademia voile rispettata. Per la qual cosa si rivolse essa al Beccari dottissimo chimico , ed espertissimo : il quale per altro non accetto 1' incarico raccomandatogli se non a patto di seguire il piano delle operazioni dallo stes- so Qalli innanzi divisato, e di averlo a compagno nelle esperienze che a fare rimaneano: ed il Galli con disposto aninio entro in questa societa, alia quale si aggiunse lo Zanoni d' ogni artificio chimico peritissimo. Triuiiivirato, al quale la Gliimica, e la Medicina vanno dehitrici di utili cognizioni. E veramente, mutato il linguaggio chimi- co di quel tempo ( d' un secolo circa addietro ) nel piu sensato, e filosofico de' tempi nostri, e aperto, avere quel triumvirato conosciuto nelle acque di Recoaro i materiali gazosi , ferruginosi , salini , e terrei dalle moderne analisi pill chiaramente dimostrati. Oltre che a si gravi studi ac- coppiar seppe il Galli lodevolmente la sopraintendenza alio Spedale di 5. Giobbe , ed a quello degli incurabili di 5. Orsola , e la cura degl' infermi in essi ricoverati : nel quale ultimo ospizio fu degno successore del Valsaha.

Ma di G. Ant. Galli non piu, e ricordo solamente, che nella giovanile eta d' anni 17 era gia alunno in quest' Ac- cademia, e die nel tempo del suo alunnato distese, e lesse a quest' Accademia una dissertazione sopra 1' acqua di Sperticano, materia suggeritagli dall' Accademico Trom- helli, che per indisposizione di salute ne pote scriverla,

(1) V. De Bon. Scient. et Art. Instil, atque Acad. Comment, etc. T. III. pag. 52.

T. vin. 57

450 Mhicele Medici

ne intervenire alia ragunanza : alunno assegnato alio Za- notti. Imperciocche allora appo noi, la costumanza seguen- do deir Accadcmia Reale delle scienze di Parigi , ad ogni accademico era addetto un aggiunto, che coltivare solea gli studi di lui , e potea eziandio venirgli soslituito. Nel 1738 poi passo all' ordine degli Onorarii ; nel 1745 Be- nedetto XIV. P. M. di moto proprio lo creo Accademico Benedettino , e nel 1755, e nel 1771 ne fu eletto a Pre- sidente. Mori li 13 Febbraio del 1782 nell' eta d' an- ni 74, e mesi 9, e da tiitti desiderato , e compianto ebbe onorato sepolcro nella sua Chiesa Parroccliiale di S. Biagio.

E dopo tutto cl6 , io spero , o AccademicI , cbe voi pure vorrete audar meco persuasi die Q. Ant. Galli fu benemerito delle niedicbe, e delle chirurgiche discipline, ornamento di questa Citta , di que'sto pubblico Studio , di questa Accademia, la quale cosi spesso suoi dotti sermoni ascolto. E ben era egli degno, che gli sparsi frutti delle sue fatiche raccogliessersi , ed alia meditazione dei dotti esponessersi , e raccomandassersi. Ed era poi cosa degnis- sima che la voce del suo lodatore da questa inedesima Accademia sorgesse, nella quale lunghi anni egli s' assise, ed al cui splendore cotanto contribui. Ma a degnamente laudarlo, anzi che la rozza, ed ignobile mia lingua, assai piu convenivasi quella di qualsivoglia de' chiari ingegni , che mi fanno onorata corona. Gli basti peio il niio buon volere. Conciossiache anco la semplice, e nuda narrazione delle opera sue, siccome si e per me fatto, otterra, spe- ro, i fini, ch' oggi mi ho proposto di conseguire, pagar- gli giusto tributo d* onore , e di gratitudine , riconferniare vieppiii nel loro nobile proposito i gi4 provetti ne' buoni studi , ed invogliare i giovani ad imitarne gl' illustri esem- pi intraprendendo animosamente il cammino della sapien- za, e della virtu.

J. JOS. BIA^COM

SPECIMINA ZOOLOGICA JIOSAJIBICAXA FASCICULUS X. n

De Piscihus.

J

am de Piscibus quibusdam in inari oras Mosambici al- luente viventibus dictum est Fasciculis antcactis. De aliis , (fui supersunt , modo dicendum est.

Primus quidem qui describendus est, longe aliis praestan- tior quia ad novum genus pertinet ; quod genus Mega- lepis dicam propter amplitudinem squamarum, quae ma- jores sunt quam in caeteris Piscibus Familiae ad quam noster bic spectat.

Qui valde accedit ad illos, quos genus Lahrax complecti- tur. Praesefert igitur characteres proprios Familiae Per- coideorum, id est, spinam depressam in operculo, dentes in fornice palatino , et septem aculeos ad primam pin- nam dorsalem. Ad priorem autem sectionem Percoideo- rum spectat, quoniam Pinnae ejus ventrales sub pecto- ralibus sistunt ; et quoniam quinqne molles radii in ventralibus numerantur, et duae dorsales valde remotae sunt inter se. Sunt ei etiam dentes minimi et stipati in Maxillis absque ullo dente majori, vel caeteris altio- ri. In liac Sectione Dumerilius ( Ic/ifhiologie analytique Paris 1856 pag. 272 ) Percoides lingua levi distinguit ab iis, quae rugosam, vel denticulis bispidam ( limae instar ) babent: horum vero species quaedam denticulis praeditae sunt per totam linguae longitudineni, et genus

(*) Sermo Iiabitus iii conTenlii Acaderaiae die 28 Maji 1857.

452 J. J. BlANGONI

Bar sive Labrax Guvierii statuunt; aliae species taiitiun in postica parte tenent, et ad genus Enoplosus Lacep. pertinent. Piscis vero de quo hie sermo est , linguam liispidam tantuni in basi habet : ac proinde non est de generc Labrax ; et si propter hunc characterem ad gen. Enoplosum accedit, summopere vero distat ab eo pro- pter formam corporis , et propter spinas ad operculi anguluin sistentes.

Insuper generis Labrax cbaracter est etiam duas spinas depressas in operculo habere. Verumtamen inter species in hoc genere percensitas, atque descriptas in Iclithio- logia Guvierii ac Valencienncsii , et Labrax Waigiensis adscribitur, de quo narratur, unam tantum spinam, fere inter nienibranas absconditam , in operculo conspici ; et acideos linguae in disco ad basim ejus sitos esse. Girca quod haec adnotari per me licebit, Speciem hanc, quae Labr. Waigiensis dicitur, perperam ad genus Labrax adscribi , et ideo sane expungendam esse ; vel contra ejus causa phrasim generis hujus, ut ajunt, iinmutari de- beret. Secundo autem loco , licet haec species ( Labr. Waig. ) proxima sit ex dictis ad Percoidem quern ex Mo- sanibico accepinius, nequaquam congeneres sunt. Etenim Labrax Waigiensis subtiliter denticulatum marginem praeoperculi ascendentem habet, in cujus angulo spina est fortis valde ; et insuper quinque vel sex parvi den- ticuli sunt ad os suprascapulare; et duo in angulo ossis hunieralis ; qui characteres desunt in Pisce mosambicano.

Hi igitur, qui sequuntur, sunt characteres hujusce novi generis in compendium redacti.

Genus MEGALEPIS (1). Nob.

Operculo unispinoso. Praeoperculo , suboperculo , et intero- perculo inermibus. Lingua postrema parte denticulis hispi- da , antice rugosa , apice levi , naribus remotis. Pinnis

(1) ."«7^>'i magna, et X«fi« squama.

Specimina Zoologica Mosambicana 453

dorsalibus disjunctis. Capitis latera squamis tecta , sub- operculo excepto. Linea laterali ramulosa dorso parallela. Squamae corporis magnae. Speciein dico GoUej^ao nostro Antonio Alessandrlni , cui tantuni tleb«;nt et Scientia propter ejus Anatoniiae ope- ra, et Uiiiversitas haec nostra propter magnum Musaeum, et ego ipse , quern in studiis Magister direxit.

MEGALEPIS ALESSANDRINI. Nob.

Tab. 2i.

M. Capite decUvi, obtuse, maxilla inferiori breviore , gents undique squamosis , suboperculo excepto.

Linea quae ex vertice rostri per dorsum ad caudam usque excurrit, linea est quasi aequaliter et leviter convexa , dempto tractu inter primam et secundam pinnam dor- saleni , qui planior et quasi concavus est. Linea vero ad ventrem excurrens prope recta est. Nuca , et capitis vertex lati , et plani sunt ; caeterum corpus mediocriter compressum. Altitudo cum longitudine comparata sunt inter se quemadmodum 5 ad .30, sive quemadmodum 1:6.

Caput valde declive ex vertice ad apicem maxillae supe- rioi'is , quae tantum descendit ut proxima ac parallela sit lineae jugulari quae recte antrorsum discurrit. Infe- rior maxilla vix altera brevior; et utraque labro carno- so circumdatur. Oculus medlocris prope marginem su- periorem capitis positus , non tamem ipsum attingit. Nares inter se dissitae ; superior prope in vertice est supra anguium anteorbitalem , inferior media est inter orbitam , et rostri apicem.

Os in maxillis denticulis perexiguis armatum , omnibus aequalibus, approximatis, quasi subulae densissimae. Lin- guae quidem ad basim adbaerent denticuli, duplici fa- scia longitudinali ; at apex linguae rugosus ac mollis est.

Genas magnae squamae tegunt , item ac partes opercula- res , excepto suboperculo quod nudum est ; nee vestigia uUa conspiciuntur squamarum deciduarum.

-ISi J. J. BlANGONI

Praeoperculi inediocris margo ascendens rectilineus ac ver- ticalis est, et angulo rotundato conjungitur cum margi- ne iiircrno, qui subjugularis est, et longitudinalis. Un- dique ineriue taiituinodo carie ( ut ita dicani ) erosum est prope margines. Operculi inargines postici versus angulum spiuiferum convergunt ; et Spina haec sive acu- leus depressus sane et parum ex mollibus membranis eductus , usque supra insertioueni Pinnae pectoralis pro- ducitur. Rudimentum secundi aculei supra praecedentem conspici videtur, quod tamen inter molles niembranas oc- cluderetur. Caeterum margines operculi inerines sunt.Sub- operculum angustum atque elongatum, item inerme est.

Pinna dorsalis anterior aliquantulum post pectorales inser- ta , septem spinis fulcitur decrescentibus , quaruin tres anteriores majores sunt : levi dorsi sulco occiuditur. Po- sterior vero ab altera distat, quantum circiter a cauda; octo radii in ipsa numerantur, quorum primus spino- sus , aliquantisper tribus aliis minor, qui tres omnes alios excedunt ; et ipsa quidem in levi sulco occiu- ditur.

Pectoralis pinna altitudinem corporis aequat si quintam hujus partem demas; angusta est, et undecim radiis fulcitur, quorum prior spinosus , perbrevis, sequentium primi quinque longiores subequales, caeteris decrescen- tibus; inserta est infra medium altitudlnis latenmi. Ven- trales vix secus pectorales sitae, quinque radiis articu- latis, et uno spinoso tenui ac mediocri constant. Hae longitudine pectorales aequant, aliquantulum falcatae , et at basim inter se dissitae. Analis paulo post secun- dam dorsalem inseritur, et sex radiis mollibus, unoque spinoso tenui ac mediocri fulcitur.

Gaudalis pinna valde furcata , lobis mediocriter longis , quorum inferior aliquantisper obtusus : sexdecim radiis ramosis constat, et uno alterove simplici utroque late- re ; priorum secundus major. Pinna haec ad basim ob- ducitur magnis regionis caudal is squamis , quae obtegunt pinnam per quintam partem ejus longitudinis ; at ejus- deni caetera pars, apicem prope tonus, exiguis squamis

Specimina Zoologica Mosamdicana iSS

olxlucitur, per liiieas (Hsliihutis secundum radios decur- reutes. Siuiilibus stjuaiiudis vestiuutur secuuda Pinna dorsalis et analis , caeterae vero inembranani liabent detectam.

Squamae corpus tegcntes magnae sunt suhqnadrilateiae, et novem decemve numerantur in linea verticali, et vi- gintiseptem circiter in linea longitndinali. Marge earum qua lilxn- est aliqnid convexus sive undulatus, liispidus vel ciiiatus tot perexiguis, et acutis sj)inulis. Pars vero qua cuti liaerent, sive pars radicalis rectilinea est, ve- rumtamen septem digitationes in ea sunt latae, quarum duae extremae majores sunt. Harum vestigia in facie squamae dilatantur, et ad extus tendunt, obviamque currunt tot lineis, quae in externa facie squamaruni conspiciuntur. Squamae cujusvis diameter major quinque linearum est.

Linea lateralis exorditur supra angulum hiatus branchialis, semper parallela excurrit dorso, et sine nlla interru- ptione proccdit usque ad finerii in medio pinnae canda- lis. Simplex est quatenus spectat ad stelum praecipuum, sed pluribus trunculis in parte siqjeriori divergentibus ornatur. ( Tab. 24 ).

Color piscis in alcoliole servati obscure brunneus in par- te superior! corpj)ris ab apice rostri ad caudam usque ; pars inferior dilute lutescens. Pinnae albescentes zonis transversis distinctae.

Longitudo tota poll. 5. lin. 10. Altitudo maxima poll. 1. lin. 2. Altitudo capitis in regione oculi lin. 9. Longi- tudo capitis ab apice rostri ad extremum apicem usque aculei opercularis poll. 1. lin. 4.

Grammistes orientalis. Bloc.

Cuv. Val. T. 2. pag. 205 pi. 27. Guerin Icon. pi. 1. fig. 2. -- Peters (1) Catalog. n.° 6.

(1) Uebersicht der in Mossambique beobachteten Seefische 1866.

•i56 J. J. BlANGONI

Septeni zonae laterales conspiciuntur , et insuper altera impar in ventre. Ubi color niger, ibi et obscure ru- bescere videtur ; zonae quidem violaceo variae conspi- ciuntur.

P elates quinquelineatus. Cuv.

(Val. T. 3. pag. U8. - Peters Catal. n.° 32.) Macula brunnescens ac subrotunda secus caput, ac prope dorsum est, quaeque minima in Tab. .5.5. Cuv. Val. ( Atlas ) videtur. Macula haec bene conspicua in Pisce adulto, qui quinque zonis ornatur, et cujus longitudo est pollicum quattuor; minus conspicua in alio minoris dimensionis in quo quinta linea vix obumbrata est. Tres juniores tandem sunt , quorum duo vestigia exhibent quintae lineae, alter vero quatuor tantum.

Plotosus lineatus. Cuv.

(Valenc. T. 15. pag. 412. - Peters Catal. n.° 157.)

Platycephalus insidiator Bl. var. aspera. Nob.

(Peters Catal. n.° 47. Cuv. Val. T. 4. pag. 227.) Lineae partis superioris capitis quin simplices lineae vel rugae sint, saepe saepius verae cristae in obtusos acu- leos retroversos elevantur, quae posticam partem capi- tis serrulis obtusiusculis hirtam faciunt. Ideo transitio- nem quamdam ad alias species sistere videtur , et in primis ad Platyceph. asperum; aut verius utraque una tantum species sunt, in qua vai'ietates distinguere quis posset , quasque aliquis prout species affines considera- re malit. Quis tamen putet cristam plus minusve ela- tam , vel spinarum numerum una auctum vel imminu- tum characteres specificos , potius quam varietates con- stituant ?

Specimina Zoologica Mosambigana 457

Trigla Uneata. Linn, varietas.

Unicum exemplar quod e Mosambico accepimus, diffcrt a specie jam descripta a sciiptoribus naturalis historiae, propter amliitnni anteriorem capitis , qui declivior est , at quasi concavus , et propter aj)icem rostri, qui apex porrigitur in hoc Pisce Mosanibici; at in Tr. Uneata conimuni ambitus hie lineTi descendit aequaH ab ocuhs ad apicem rostri. Scutuin praeorbitale cristam habet elatiorem, et acrioribus aculeis praeditam. Item hispidis- sima spinuhs est series squamarum , quae pinnis dorsa- libus accedunt, ([uaeque in Tr. Uneata comuni margi- nes utplurinuim iutegros liabent , demptis tantum squa- mis anterioribus , quarum margo est bidentatus. Oculus insuper ampUor in mosambicana est.

Nomen Triglae Uneatae factum est ex eo quod latera hu- jusce Piscis Hneis crebris verticahbus paralellis insigniun- tur. Turn in nostra Tr. Uneata, cum in ilia quam a Mosambico accepimus , lineae hujusmodi perconspicuae sunt , atque prominulae. De qua Trigla in mari Mcdi- terraneo expiscata verba faciens Princeps Gar. Bona- parte in magno opere cui titulus Fauna itaUca , haec ait =. iinicuique squamae Uneae lateraUs una respondet ex Uneis prominuUs paralleUs , quae cum ab ipsa proce- dant angulo prope recto , superne cristam dorsalem. attin- gunt , inferne ad carinam ventralem usque perveniunt , ita ut integrum, corpus Uneae circumeant. Tantummodo iisdem caret pars ventris , quae viscera abdominaUa ob- tegit =.

Ego in Trigla e Mosambico accepta nactus sum , in regio- ne ventrali reapse minime deesse praedictas lineas; sed tantummodo in varias desinere circumvolutiones , quae serpunt in parte postica , et laterali regionis ventralis : ita ut tantum careat pars media, et anterior ubi ossa pelvina finem habent.

Cuvierius autem sermonem faciens de hac singulari partium dispositione , haec ait, ubi loquitur de Trigla cuculo , quae quidem lineas illas verticales praesefert , licet T. viii. 58

458 J. J. BiANcoNi

minores (I). = In. Jiujus generis fronte perccnsehimus duas species nostri maris , quaruni corpus circumamhitur par- tint vel undique lineis quae consurgunt ex squamarum dispositione , seu ah eo quod Naturalis Historiae Cultores appellant squamas verticillatas =.

Pagina vero 31 ejusdein operis ait = Lineae quae latera cingunt hiij'us Triglae , ex cutis dupUcaturis consurgunt , quae supra squamas extolluntur , et lineas prominulas ef- ficiunt, inter se parallelas , et quae lineam lateralem an- gulo recto secant. Quoad usqu6 Piscis hie sit recens mor- tuus , plicae hujusmodi non valde prominent; at cum aliquanto maceratus sit , unamquamque lineam includere parvulam laminam cartilagineam ejusdem figurae ac pli- ca ipsa, conspicuum est =.

Cum vero ipse Cuvierius ad describendam Triglam linea- tam accedit (2) , adnotat = lineas , quae corpus in- tegrum hujusce Piscis circumdant , excepto pectore , et abdomine , eodem esse numero quo squamae lineae late- ralis; et esse duplicaturas cutis, ac in unoquoque spatio inter ipsas interposito duas series haberi transversas squa- marum regulariter dispositarum ; est autem numerus se- rierum 130. Squamae vero parvulae sunt etc. =.

Ex quibus Cuvierii verbis arguendum esse videreturp li- neas quae corpus ambiunt horum Piscium , simplicem plicam , sive cutis duplicaturam esse , uec scriptores alios inveni, qui hisce a Cuvierio traditis quid addant circa organuni hoc. Et fortasse hoc modo res perspecta vide- batui- non pluris facienda, ut praetium operis esset de ea plura inquirere.

Mihi vero res non taliter sese exhibuit. Etenim , sive quod Piscis mosarnbicanus meliori modo servatus esset, sive quod majori quadam attentione rem perscrutatus sim , ego vidi lineas verticales , quae sicuti tot fila latera si- gnant, vasa esse, quae plus minusve parallela serpunt

(t) Ciivier Valenc. Hisl. nat. des Poissons. T. 4. pag. 23. (2J Pag. 35.

Specimina Zoologica Mosambicana 459

super latera , et reflectuiitur turn cum accedunt ad li- iieam dorsi, et prope liueain inediatn ventris. E quuvis hujusinodi vase identideni oriuntur' parvuli trunci , vel tubuli apice pertusi, ac letroversi , f[U()rutn quisque si- stit ac jacet supra squaniain. Atque hi tubuli tain fre- quentes sunt, ut supra singulas squamas unus appareat; ita ut unaqnaeque squama proprium tubulum ore hiante habere videatur.

Quae partium structura niihi visa est similis quodammodo lineae laterali Piscium , quae est organum secernens quod summopere a natura variuin factum est in variis speciebus, atque familiis. Et re quidem vera linea late- ralis constituta est caule quodam principali, cui junguntur ramuli et trunci secundarii majori vel minori numero, quique finiuntur truncatura quadam , sive sectione in qua oscuhun est. Veruntamen ramificationes difFusae sunt su- pra unani tantum ex iis squaniis, quae lineam latera- lem faciunt. In Trigla autem Mosambici organum hoc omnes corporis squamas attingeret.

Attamen ad bene noscendum atque statuendum quid hoc sit , oportet penitus rem observationibus perpendere ; quod quidem non adhuc niilii cencessum est perficere , quodque in aliam, favente Deo, diem remitto.

Periophtalmus Koelreuteri. Pall. var. argentilineata. Nob.

(Cuv. Val. T. 12. pag. 181. )

Pinnae ventrales quodammodo ab ipsa basi divisae sunt ; etenim postice conjunctio earum incipit tantummodo ubi illae inseruntur in corpore Piscis ; et inde, iis receden- tibus ab invicem, pars thoracica plana restat, veluti discus incompletus interceptus inter utrasquo. Formam hanc bene representat Tab. 1-i. Bloch Schneid. in qua Perioph. papiUonaceum pingit.

Altitudo Pinnarum pectoralium circiter est sexta pars lon- gitudinls totius earundem. Oculi aliquantisper distant inter se.

-460 J. J. BiANCONi

Quod ad colorem spectat, Periophtalmus noster mosambi- canus intermedins est inter Per. Koelreuteri Pallas et Per. argentilineatum Valenc. quia plurimae lineolae ver- ticales argentei coloris exornant pinnas quasi tot fra- gnienta linearum , quarum nunierus ad viginti circiter ascenderet. Differt insuper a Per. Koelreuteri, ex eo quod pars superior capitis, et anterior carent quovis punctulo ; item facies superior P. ventralis grisea est, sed punctulis albis minime distinguitur. Dorsalis prior frequentibus punctis a basi ad medietatem et ultra or- nata est; quibus accedit linea alba, et inde zona nigri coloris brunneique splendentis , quae antice aliquantu- lum elata est, et fascia alba inaequali marginata. Dor- salis secunda tribus , ut ita dicam , zonis pingitur , qua- rum una brunnea punctulis albis ad basim notata , alia media nigra undique aequalis , lineola albidula inferne subsecuta, et demum tertia ampla fascia alba marginali vix ofFuscata clausa.

Ruppel Piscem hujusmodi in mari Erithraeo expiscavit ; Peters autem non babuit ex aquis Mosambici. At For- nasinius reperiri in aquis dulcibus bujus regionis ani- madvertit, et insuper exire ab aqua et per herbas circum- vagare tradit. Singularis hie vivendi modus communis est cunctis speciebus bujus generis , ad banc usque diem cognitis. Addit etiam Fornasinius , sibi visum esse et in Flumine Goa hunc Piscem inhabitare.

CHEILIO BICOLOR. Nobis.

Tab. 25.

Ch. operculi angulo ultra radicem pinnae pectoralis produ- cto, corpore supra ab apice rostri ad medium pinnae caudalis fusco , subtus ex flavo argenteo.

Color omnino distinctus latera pingit. Dimidia pars lateris superior ex apice rostri in labio superiori , ad medium usque pinnae caudalis fusca est; pars inferior ex flave- scente alba. Linea, secundum quam fit colorum distin-

Specimina Zoologica Mosambicana 461

ctio, nigrescit; atque vix supra radicem Pinnae pecto- ralis discurrit. Quamrnaxime vero notatione dignus est apex posticus operculi qui fjuammaxime retro protendi- tur, ita ut usque post radiceni praedictae Pinnae pecto- ralis producatur per quartam hujusce circiter partem. Apex autem de quo hie sermo est, cartilagineus et ob- tusus est.

D. 23. C. U. A. 15. P. 11. V. 6.

Altitude maxima poll. 1:1. - Longitude tota poll. -J : 2.

Species ad quam hie noster magis accedere videtur, est Cheilio auratus. Quoy (1) { Ch. hemichrysos Val. ) (2), quam speciem in Catalogo suo percensuit Peters nu- mero 129 una cum alio Cheilio ex aquis Mosambici educto, nenipe Ch. cyanodoris. Phrasis, ut ajunt, re- vera quam Quoy exhibet, bene cadit Pisci nostro, sed cum sit ipsa incompleta, descriptio et icon quae a Quoy traduntur, differentias non pauci momenti interesse in- ter Ch. auratum et nostrum indicant. Etenim Figura apicem operculi ad radicem P. pectoralis non pervenire ostendit; et circa hoc descriptio tantum innuit = oper- culum in apicem valde productum obtusumque finem habere =. Insuper Figura eadem duos colores et in la- teribus capitis divisos non representat , uti divisos prae- bet per totum reliquum corpus. E contra caput undique coloris albescentis pingitur.

Similis etiam est Cheil. Forskalii Val. ( Labrus fusiformis. Rupp. ) (3). Differt autem ab eo propter divisionem et distinctionem tam conspicuam colorum in mosambica- no , et propter longitudinem apicis operculi , et am- phtudinem oculi. Insuper caput et rostrum in praecita- ta icone breviora sunt si cum altitudine corporis ad ra- dicem ventralium Pinnarum comparentur.

(1) Quoy. Voyage de 1' Uranie pag. 274. pi. 64. fig. 2.

(2) Valenc. Iclilh. T. 13. p. 351.

(3) Ruppel N. Wirb. pi. 1. fig. 4.

462 J. J. BlANCONI

Scams sp? n.'' 1. ( Tab. 26. )

Duos Pisces e genere Scaro misit ad nos Fornasinlus , di- versos sane uniim ab alio, et ideo ad dims species di- stinctas j)ertinentes. Attanien nee nlla, si recte novi , ex tantis descriptionibiis specierinn bujus generis nostris Piscibus convenit.

Quod tamen non sufficit ut novae species illae dicantur; tantum enim imperfecta est liaec pars Ichtbyologiae Va- lenciennesii , ut nullo niodo species distiiiguere datum sit. Et re vera, descriptiones quaedam specierum Scaro- rum minutissimae sunt, et difFusae, abac paucis verbis expediuntur. Quaedam characteribus e forma corporis eductis innituntur, abas vero, bisce omnino omissis, colores tanturamodo distinguunt : qui , ut Hquet , citis- sime in mortuo pisce immutantur, et in alcobole im- merso larvantur vel evanescunt. Malus etiam descri- bendi modus est ille , cum res aliqua comparatione al- terius designatur ; etenim si ille qui rem perscrutatur careat re cum qua fit comparatio ( quis autem cuncta naturalia objecta prae oculis babere potest ? ) incogni- tum incognito ei declaratur. Illud tandem prope incre- dibile est, cum ut designetur pars aliqua Piscis, as- sumitur comparatio ejusdem partis alterius speciei , in cujus desci'iptione ne verbum quidem est de parte sive organo illo. Cujus rei exemplum nimis sane perspicuum exbibent descriptiones specierum Scarus Bottae et Sc. cyanurus. Quum igitur in bac incertitudine versemur , abstineo me ab institutione duarum specierum ex Pi- scibus mosambicanis , et tantum eorum descriptionem tradam.

Prior autem (n°. 1. Tab. 26. ) corpore suboblongo gaudet, ita ut altitude ejus quater ferme in longitudine coin- prebendatur. Versus rostri apicem , ut et postica corpo- ris parte, attenuatus ; ibiqiie margo corporis declivis valde ante pinnam caudalem. Oculus mediocris magni- tudinis, marginem superiorem capitis orbita sua attingit.

Specimina Zoologica Mosambicana i&3

Maxillae denticulatae ; quivis denticulus tubeiculiformis, a proxiniis suis distinguitiir ope siilcoiiiiii qui per qnai- tani circiter partem faciei maxillae superioris extend uii- tur ; in inferiori autem sunt vestigia denticulorum in zonas secundarias disposita.

Linea lateralis perdistincta, perramosa , usque ad extremani squamam caudalem producta. Corporis squamae magnae granuloso-striatae ; maximae vero postremae illae quae piiniani caudalem partim obtegunt. Harum vero major media est, quae et membraniformis , magna parte li- bera , et Pinnam ipsam , usque versus apicem , obtegens.

Pinna caudalis obtruncata , vix rotundata in angulis.

Color Piscis , in alcohole servati , brunneus , dilutior ad la- tera ventris ; macula fusca ad ladicem P. pectoralis , et supra oculos. Nulla macula distincta , sive zona su- pra pinnas est.

Mensurae. Longitudo tota poll. 5 cum dimidio. Altitude maxima post finem pinnae pectoralis poll. 1. et lineae quatuor.

Scams . . . . sp? 2. (Tab. 27).

Ambitus corporis bujus piscis ellipticus ; et ad ambitum Scams cretensis accedit si figuram400a Valenciennes alla- tam respiciamus. Altitudinem ter, tertiaque addita parte, longitudo comprehendit. Oculus parvus ; sistit ad se- cundam ex tertiis partibus altitudinis capitis. Capitis ambitus obtusus per lineam aequaliter curvam descen- dit a nuca ad apicem lostri ; et consimilis linea inferne describitur.

Linea lateralis simplex; caulis ejus baud raro solus, vei etiam duo et ad summum tres ramuli adduntur. Ramo- sior aliquantulum est in squama extrema quae caudam tegit.

Tres squamae caudam et Pinnam caudalem obtegunt ad apicem usque , pauca parte extrema excepta : harum media quae lineam lateralem gerit, minor est superiore, (juae omnibus maxima. Omnes magna ex parte liberae ac membranaceae.

i6i J. J. BiANcoNi

Maxillae similes illis quae in 5c. cretensi repraesentaiitur a Cuv. Val. Atl. fig. -100; denticuli vero vix distincti li- neis griseis. NuUus dens ab aliis distinctus in angulo maxillarum.

Color hujus piscis in alcoliole seivati brunneo-violaceus in dorso , et ad latera : violaceo pallente in regione operculari pingitur ; et albo roseo in gula , et ventre. Series inacularum albescentium ad radicem Pinnae dorsa- lis esse videtur. Pinnae ceterae nullo deciso colore pin- guntur.

Cauda subquadrata , vix in agulis rotundata.

Mensurae. Longitudo tota poll, quinque et linea una. Al- titude maxima in medio corpoi-e poUex unus cum di- midio.

EXPLICATIO TABULARUM.

Tab. 34. Megalgpis Alessahdrini. Nobis.

Tab. 25. CiiEiLio bicoloh. Nobis.

Tab. 26. Scams ( n." 1 . )

Tab. 27. Scams ( n." 2. )

T. VIII.

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OPERAZIONI CIimURGICIIE

ESEGUITE I^ DIVERSI CASI

ONDE TOGLIERE

l\ milOBILITi DELIA IIASCEILA INFERIORE

DEL PROF. CAV. FRANCESCO RIZZOLI

(Leila nella Scssione del 19 ^ovcInbre 1857.)

L

ia Cliirurgia moderna , sebbene con orgoglio possa vantare progress! della piu grande utilita e rilevanza , pur tuttavia e indubitato, che in alcune sue parti difetta an- cora di quel grade di perfezione , clie puo soddisfare a molti bisogni dell' uomo.

Egli h percio che vol , o Accadeinici Prestantissimi , e specialmente voi che qui sedete espertissiini in Chirurgia, e che trovativi al cospetto di infermi posti in condizioni difficilissime , doveste in non pochi iiicontri dar prove del genio vostro , onde sopperire appunto all' insufficienza dei mezzi , che vi offeriva quell' arte , che con tanto onore professate , spero non isdegnerete , se io rammentandovi lo stento che incontra la parola, i danni e pericoli che susseguono alia difficilissima alimentazione pel serramen- to stabile delle mascelle, e la inefficacia , in molti ca- si di questo genere, degli espedienti niessi dai Chirur- ghi alia prova, mi faro a narrarvi la storia delle operazio- ni da me eseguite, per togliere in alcuni casi la indicata

168 Francesco Rizzoli

iniioinialita , la quale presentavasi tale da richiedere par- ticolari provvedimenti.

STORIA PRIMA.

Nel giorno 16 Febbraio 1853 veniva accolta in Rico- vero la fanciulla sctteniie Enrica Vciituri , onde rimediare al senaniento delle mascellc in essa indotto da tessuto fibrose innodulaie retrattile, formatosi nelle parti raolli della regione intra-buccale adiacenti all'angolo destro del- le labbra. L' indicato inodnlare tessuto avea la forma di un paralellograniiuo , i di cui due maggiori margini luughi un poUice, erano paralelli alia linea longitudinale, che divide la faccia in due nieta , i due minori , trasversali , niisuravano mezzo pollice, la loro spessezza era di tre li- nee ; il nuovo organico prodotto Fortemente teso , e resi- stente, aderiva alia superficie anteriore delle due mascel- le , e le obbligava a rimanere in una perenne e forzata abduzione. Le aderenze al mascellare superiore corrispon- devano alia regione anteriore e superiore degli alveoli del primo e secondo molare , ed estendevansi fin presso la fossa canina , non aveano attacchi col la porzione piu bas- sa della regione alveolare suddetta, perche ivi il mascel- lare era completamente necrosato ', nella mascella inferiore pure, il nuovo aderente tessuto sorgeva dalla parete an- tei'iore alveolare del 1.° e 2." molare.

Cotale alterazione patologica era stata 1' immedlata con- seguenza della cicatrizzazione di un' idcera cancrenosa , formatasi nei tessnti della notata regione, otto mesi prima deir ingresso della fanciulla nello Spedale, e mentre la medesima trovavasi oppressa da gravissima febbre tifoidea.

Col fine pertanto di rimediare a questa patologica in- normalita, in seguito della quale avveravansi le penose inevitabili successioni clie dcnivano dalla permanente ab- duzione delle mandibole, mi decisi dapprima di tentare lo sbrigliamento degli aderenti tessuti , col quale diffatto ottenni la immediata apeitura della bocca. Avvenimento felice , che mi rese agevole lo asportare 1' alveolare porzione

Oi'ERAZioNi CmnunoicHE -469

necrosata, ed i Jik; tlenti vacillanti clie vi corrisponJeva- no. Ma (iuantuiu[iie si usassero dipoi le maj^jriori diligen- ze, e non si ohhiiassero quei piu energici mezzi niecca- nici, die vengono dai Cliiruighi laccomandati , onde pre- veiiire la recidlva, non fn possil)ile 1' evitarla, e dopo due mesi dair esegiiita operazioiic, la Venturi trovavasi di nuo- vo coUe mascelle permanentemente serrate.

Desioso io pertanto di iniglioie fortuiia, sperai Incon- traila candjiando i rapporti •anatoniici esistenti fra le parti adese , e mi decisi per questo a mettere in atto il pro- cesso operatorio seguente.

Posta a sedere convenientemente la fanclulla, mediante un Listuri panciuto a lama stretta , feci una incisione, die partendo dall' angolo labiale destro, si dirigeva perpendi- colannente in alto, comprendendo in tntta la spessezza il labbro supcriore , e costeggiando il niargine interno del tessuto fibrose di nuova formazione (I); fatto cio collo stesso bisturi staccai le aderenze, che il morboso pro- dotto avea colla mascella superiore , e giunsi cosi sui tessnti sani interni della guancia ; in allora in qucsti me- desimi tessuti sani, e nella sovrastante cute, feci a tut- ta spessezza una incisione della lungliezza di circa un poUice , che conilnciando dalla estreniita superiore del- la incisione longitudinale gla fatta nel labbro superiore, si dirigeva a destra in linea quasi orizzontale, o diro me- glio alquanto incliiiata dal basso in alto (2), per dare co- si origine ad im terzo taglio , il quale discendeva a tut- ta spessezza nella guancia paralellamente alia prima inci- sione , e ripiegandosi verso 1' orecchio nella sua inferio- re estreniita , ivi formava come suol dirsi dai Cliirurglii una coda (3).

Per tale guisa ne risulto un lembo quadrangolare la di cui superficie interna, per una sua meta circa, e cioe

(1) Tav. 28. Fig. 1. a, b.

(2) Fig. 1. b,c.

(3) Fig. I. c, d.

470 Francesco Rizzoli

verso r angolo labiale, era costituita dallo staccato tessuto fibroso patologico, per 1' altra metk invece era ricoperta dalla membrana mucosa intrabuccale in istato fisiologico.

Qiiesto leinbo quadrangolare avea tre niargiui e due augoli liberi , di questi i due superior! (1), di quelli il superiore, 1' interiio, e 1' esterno; nieiitre 1' inferior mar- gine era continuo coi tessuti moUi , che foi'mavano la parte bassa della gota (2).

Reclinando questo lembo a sinistra dell' infernia, e cioe verso la bocca (3), poteva essere posto in tali relazioni coi tessuti adiaccnti , da togliere i rapporti anatomici che dap- prima avea coUe parti sottostanti, da impedirgli quindi di riprendere gli antichi attacchi , ed obbligarlo invece ad atteggiarsi in modo da lasciare debitamente funzionare le mascelle.

Per la inclinazione infatti che io diedi all' indicato lem- bo, ne risulto, che il suo margine superiore libero (4) pote essere posto stabilraente merce la sutui'a attorcigliata a contatto col bordo cruento del labbro superiore (5), che il margine interno di esso lembo (6) pote farsi continuo col bordo libero del labbro superiore stesso , ed ingrandi- re la bocca (7) , e che il margine esterno del lembo stes- so ripiegato in alto (8) pote essere riunito, merce la sutu- x"a attorcigliata, cogli adiacenti tratti di gota, in istato di cruentazione, e disposti a guisa di piccolo triangolo (9).

In seguito di che la porzione di superficie interna del formato lendso, alia quale corrispondeva il tessuto fibroso cicatrizio staccato dal mascellare superiore, andando a fis- sare i suoi attacchi non piu snl mascellare superiore stesso.

(1) Fig.

1.

b, c.

(2) FiR.

1.

e.

(3) Fig.

2.

a.

(4) Fig.

2.

a.

(5) Fig.

2.

a, b.

(6) Fig.

2.

c.

(7) Fig.

2.

c,d.

(8) Fig.

2.

e.

(9) Fig.

2.

e. f, /:

OpeRazioni Giiirurgiche 471

ma invece suUa porzione inferiore del labbro superlore, e coutinuandosi col bordo libero di esso labbro (1), la striscia inodulare fibrosa, gii staccata dal mascellare su- periore, veniva perci6 a poggiare sulla corrispondente sotto- p'osta regione dentaria, e poteva per questo debitamente medicata, ed isolata dalle vicine parti cicatrizzare. E cosi pure era permesso di isolatamente ricuoprirsi di cicatrice, alia cruentazione fatta nel mascellare superiore pel distac- co di quel tratto di tessuto fibrose che vi era in antece- denza aderente, in causa di rimanere la cruentazione stes- sa non piu in rapporto coll' indicato tessuto fibroso, ma bensi con quel tratto della superficie interna del formato lembo , che era ricoperto dalla mucosa intrabuccale in istato fisiologico. Per tal guisa restando stabilmente im- pedita la rinnovazione di quegli attacchi die avevano cagionata 1' immobilita della inferiore mascella, pote que- sta trovarsi in condizioni molto acconcie a debitamente funzionare.

La cura successiva all' operazione non richiese clie sem- plici prowedimenti , e dopo 28 giornate la cicatrizzazione della ferita era completa. Ritenuta pero la fanciuUa pa- recchi mesi nello Spedale, onde assicurarsi della stabile riescita della operazione , e poscia rinviata alia propria famiglia, rimasero, come piu volte ho di poi potuto con- statare , in lei permanenti i benefici , e rilevantissimi risultati di gia ottenuti.

STORIA SECONDA.

Un contadinello d' anni 10, di costituzione gracile, nel Novembre del 1853 fu esso pure preso da febbre tifoidea assai grave. Lotto con molti pericoli, ai quali un ultimo se ne aggiunse, che credutosi dal medico curante foriere di prossima ed inevitabile morte, lo trattenne dal conti- nnare a visitare 1' infermo. Una vasta cancrena avea in

(1) Fig. 2. c, d.

472 Francesco Rizzoli

esso invasa a tutta spessezza la meta del labbro siipeiiore nel lato dcstro, porzione della corrispondente giiancia, del sottoposto 0S80 niascellare supeiiore, iion clie uu trat- to del labbro inferiore. Ma pure ad oiita dl tauto {;iiasto, iorluuataineute aiiclie in questo caso avvenue cio, die in vaiic altre circostanze per somma ventura e dato al Cliirurgo di osscrvare , e cioe clie sebbene alcuni infermi si tiovino in condizioui appaienteinente le piu dispeiatc, sorge beuefi- ca la uatuia , e reude palese , cbe quei poteri di conser- vazione che sembravano annientati , o soffocati dalla violen- za del male, lianno invece aiicora taiita possanza, da lie- scire a superare quei pericoli , che minacciavano da vici- no degli infermi la vita. E cosi difFatto fu nel gioviiietto, di cui ora parlo ; imperocche la inortifera cancrciia lungi dallo estendersi , o dall' influcnzare in niodo micidialissimo suir organismo, comincio a dare indizii di tendenza ad iso- larsij ed anzi dopo alquanti giorni, la vasta escara can- crenosa occupante le indicate parti moUi , si distacco la- sciando una piaga ampiissiina, ed irregolare in cui era compresa la sottostante porzione di niascellare superiore necrosata. Mentre pero la natura era riescita ad eliniinare dal corpo dell' infermo quei materiali morbosi , clie cotan- to intluivano a niinacciarne la esistenza , quella stessa na- tiua affievolita, e non soccorsa debitamente dava percio soltanto luogo ad una parziale ed irregolare cicatrizza- zione dei superstiti tessuti , la quale lasciava il ragaz- zetto in uno stato ributtante, e niostruoso. Costretta era quindi essa natura di rivolgersi all' arte, e cliiederle con fei'vore, che in tanto bisogno le fosse generosa di quel benevolo aiuto, clie le era indispensabile , e senza del quale nulla piu potea da se sola operare , e 1' arte in ri- cambio de' beneficii che da essa natura continuamente ri- ceve, e pei quali tanti e tanti prodigi puo vantare, con compiacenza la mano stendeale, e seco lei all' ardua im- presa accingendosi , largheggiava di quei sussidii , che al- r uopo potevano soddisfare.

Onde per altro possiate formarvi un' idea abbastan- za esatta di quanto dovette V arte stessa occuparsi, e

OpEKAZIONI GmilURCICHE 173

indispeiisabile che colla niaggior possibile esattezza coiio- sciate quale fosse 1' aiiatoinica iiiiiormaliti di (juelle parti, alia quale era desiderahile il ripaiare. Dal mezzo del lab- bro superiore in conispoiideuza del setto delle naiici, e del filtro dello stesso labbro progiedeudo a destra era in tntta la sua spessezza quel labbro distrutto in un colla adiacente gengiva, la quale veniva in parte sostituita da un tessuto cicatrizio aderente tenacemente al sottoposto osso mascellare superiore, e prccisaniente a quella porzio- ne di esso osso , clie forma la parete auteriore degli alveoli eve si impiantano le radici dei denti secondo incisivo , cani- ne, primo e secondo molare (1), i quali denti privi di quei naturali presidii clie li sottraggono alle maleficbe influen- ze degli agenti esterni, avevano perduto il loro naturale colore, la loro brillantezza, e si erano fatti seccbi, neri , e vacillanti. Cosi pure mostravansi il canino ed il primo molare destro della mascella inferiore, in causa di essere rimasta preda dello stesso cancrenoso processo disorganizzatore pai-te del sovrapposto labbro. Mancava 1' angolo cbe riunir dovea a destra le labbra , e la guancia , la quale era pure per non piccolo tratto distrutta, e in quella regione soltanto nota- vasi una cicatrice di figura semi-elittica a margine assot- tigliato quasi scindente, che sorgendo dalla mascella infe- rioi'e , e continuandosi coi superstiti tessuti della destra guancia, andava a prendere aderenza assai forte col ma- scellare superiore , in prossimita della fossa canina (2) , il che facea si , cbe all' orrida deformita , cbe disgraziatamen- te affliggeva il contadinello, si aggiungesse ben auco la impossibilita di abdurre le mascella. Anzi tale era la for- za con cui le medesime stavano fra loro serrate, da ob- bligare i denti della mandibola superiore a sormontare quelli della inferiore, inceppando cosi 1' emissione della voce, r articolazione della parola, e rendendo possibile r alimentazione merce soltanto liquide sostanze. Oltredich^

(1) Fig. 3. a, a.

(2) Fig. 3. b, b.

T. Via. 60

474 Francesco Rizzou

le stipate parti nou permettendo di dominare l' interno del la bocca, era per questo impedito a quelle porzioni dl inasccUare superiore , che erano rimaste necrosate, di essere eliminate, e rimanendo iiivecc dai suddetti inorbo- si tessiiti strette, ed imprigioiiate , tale irritazione induce- vano nella guancia corrispondente , da crearvi profonde ulcerazioni, determinanti un continuo scolo dalla bocca di saliva cominista a sordida marcia.

Da tiitto cio rendesi quindi palese, che per soccorrere in mode opportune 1' infermo, dovea I' arte non solo ri- pristinare i movimenti proprii delle mascelle, ma dovea ben anco riparare alle perdite fatte dal labbro superiore, dair inferiore , e dalla guancia , favorire il distacco coni- pleto, e la eliminazione delle parti dure vacillanti, e ne- crosate , e sollecitare la cieatrizzazione delle ulcerazioni dei molli tessuti.

Lungi pero dal pretendere di porre riparo a tutti que- sti mali nel medesimo tempo, e specialmente ben lungi dair indurre in tessuti cosi malconci, merce varii contem- poranei operatori processi , tali irritazioni , cosi estese ana- tomiche lesioni e gravezze da rendersi capaci non solo di irapedire il risultato felice che cotanto braniavasi , ma da compromettere ben anco la vita dell' individuo, doveva io invece pensare ( come in altre analoghe circostanze ho fortunataniente fatto ) di provvedere a ciascun bisogno se- paratamente, e di tenere in cio quell' ordine che piia ra- zionalmente servir potea alio scopo.

Per questo prima di tutto mi proposi di procui-are , temporariamente almeno, 1' abduzione delle mascelle, on- de potere in modo opportune nutrire 1' infermo, flivorire la eliminazione delle laniine ossee, e dei denti necrosati , e sollecitare la cieatrizzazione delle piaghe formatesi nel- r interno della bocca.

A questo scopo insinuata colle dovute cautele, e gra- datamente una stretta leva di duro legno fra le mascelle, ottenni diffatti dopo parecchi giorni d' allontare le ma- scelle stesse in modo, da permettere con qualche facilita la necessaria alimentazione dell' infermo , e di dominare

Ol'EIlAZIONI ClIlHURGICUE 475

pur anco il cavo della hocca qiiaiito conveiiiva onde faci- litare il distacco delle parti nccrosate , e la cicatrice del- le supcrstiti piaghe.

Avuti questi vantaggi , potei allora decidermi con mag- gior fiducia a rifare la porzione di lahhro iiiferiorc nian- cante, la buoiia riiiscita dclla quale operazione nii avrebbe poi dato piu facile adito a rifar pure il labbro superiore , ed a togliere stabilmente il serrainento dellc mascelle, il quale gia minacciava di riunovarsi , in causa di non esse- re la leva piu tollerata.

Per eseguire aduuquc la indicata operazione dopo avere cruentati i bordi ricoperti di cicatrice della discontiuuita di esso labbro infcriore, e dopo averne staccati alquanto i lenibi dalle vicine parti, posi i bordi cruenti a mutuo contatto, e li fissai mediante sutura attorcigliata (1). Scor- se alcuue giornate, la cicatrice non essendo abbastanza so- da, e gli aglii, ed i fili cbe avevano servito alia sutura mostrandosi vacillanti, onde non perdere il frutto della eseguita operazione , segueudo le regole da me in analo- ghe circostauze adottate, irapiantai altri due aglii, e li fermai coi rispettivi fili nei tratti intermedii a quelli in cui ven^nero i primi aghi applicati, i quali percio potero- no essere tolti, e lasciare le parti in condizioni piu ac- concie alia loro reciproca e stabile uiiione.

Formatasi cosi una robusta cicatrice, io non avrei per certo diiazionato di niolto quell' ultimo atto operatorio che servir dovea a completare la cura, se una nialaugura- ta circostanza non me ne avesse ragiouevolmente distolto. Sorsero infatti nel nostro infermo disturbi addomiuali as- sai temibili da ricliiedere speciali provvedimenti , e quel che e piu , vennero i medesimi ben presto susseguiti da grave affezione scorbutica che si rese di assai difficile gua- rigione , e per la quale essendo stato impedito l' uso di qualsiasi mezzo meccanico, capace di mantenere le ma- scelle allontanate, si rinnovo il serramento completo del- le medesime.

(1) Fig. 3. c, c.

476 Francesco Rizzor.r

Mu appeiia il coutadinello fu giiarito dallo scorbuto , e non I'livvi piii controinclicazione alciina ad operare , non mi ristetti in allora dal ricorrere a quell' ultimo tentativo die mi rimaneva ancora a sperimciitare, e che avea per iscopo di ricostruiie la metii del labbro superiore inanca ri- te, e corrispondente porzioiie di giiancia, e di togliere nel tempo stesso stabilmente quella meccanica cagione che iinpediva 1' abduzione delle mascelle.

Ap|)iofittaiido pertanto della cedevolezza della rimasta porzione di labbro superiore , dopo averla staccata con un bistuil panciuto nel suo interno dal sottoposto masccUare , e dopo averla resa totalmente libera da esso, merce una incisione trasversale fatta alia base del labbro, subito sot- to il naso, paralella al bordo libero del labbx-o stesso, pro- lungantesi orizzontalmente nel tessuto cicatrizio stipato for- matosi sul mascellare superiore destro in sostituzione del- la distrutta gengiva (1), stirai la poi-zione istessa di lab- bro a destra verso la guancia per lissarla poscia coi bordi della incisione fatta sul cicatrizio tessuto sopramascella- re (2), e formare cosi nel miglior modo una porzione del labbro mancante (3). Dopo di che col fine di completare la genio-cheiloplastica mi prevalsi di un lembo rjuadran- golare tolto dai tegumenti della stessa destra guancia me- diante tre incisioni , la prima delle quali molto piccola si continuava a perpendicolo col bordo della striscia di tes- suto inodulare , che pei suoi attacchi cagionava 1' immo- bilita delle mascelle (i) , la seconda era a questa paralel- la (5) , e da essa distante quasi un pollice , la terza aven- te ima direzione alquanto obbliqua da destra a sinistra, e dair alto al basso superiormente le riuniva (6). Isolato questo lembo dai sottoposti tessuti ed inclinatolo a sinistra

(1) Fig. 3. e, e, e, e.

(2) Fig. 4. o, a.

(3) Fig. 4. 6.

(4) Fig. 3. d.

(5) Fig. 3. f, f. (C) Fig. 3. f, d.

Operazioni Chirurciche 477

ill niodo die 1' ultima descritta incisione si ponesse ad imiiu'Jiato coiitatto colla estremita liln-ia di moncone foi- niato dalla porzione superstite di labbro superiore, resa essa pure cruenta (1), ne risulto che il bordo esterno del nuovo forniato lembo (2) si rese continue coll' inci- sione orizzontale fatta nella porzione superstite di lab- bro superiore , e pote cosi con una sua parte riunirsi colla incisione pariinenti orizzontale , praticata nel tessu- to cicatrizio che sostituiva a destra estesa porzione della superiore gengiva e parte della guancia (3). Per tal ino- do gli anticlii attacclii contratti superiormente dalla striscia inodulare fibrosa col mascellare (i) andando a porsi in relazione col bordo libero del labbro superiore (5), con- corsero a formare la porzione inancante dal labbro stcs- so , ed in seguito di ci6 rimasero stabilmente tolti quei rapporti anatoinici, e quegli attacchi die impedivano alle mascclle di divaricarsi, e delle medesirne si resero liberi i movimenti. Usata la sutura attorcigliata nella maniera che era piu acconcio, onde tenere insieme riunite negli indicati anatomici rapporti le indicate parti cruente (6) , in breve se ne ottenne la desiata cicatrice , per cui il contadinello pote fra non molto abbandonare la Clinica, ove era rimasto i mesi interi.

Rivedutolo esso pure piu volte, ho col massimo piace- re constatato che non solo mantengonsi in lui liberi e facili i movimenti delle mascelle, ma che il suo volto per r attivo procedere delle fiiiizioni nutritive ha riprese nel miglior modo quelle simmetriche forme, che 1' anteceden- te sofferta distruggitrice malattia avea in lui rese orride, e ributtanti (7).

(1) Fig.

4.

c.

b.

(2) Fig.

3.

A

f. Fig.

4.

i, a.

(3) Fig.

4.

f.

(4) Fig.

3.

h.

(6) Fig.

4.

e ,

b, t,

c.

(6) Fig.

4.

c.

b.

(7) La Fig. 6 rappresenia il risiiltato finale di qnesia operazione.

^78 Francesco Rizzoli

STORIA TERZA.

Carlo Carpep:giani , giiinto all' eta di sei anni , fu sog- getto ad una allczione tubcrcolare, clie comprese non solo quella porzione di branca orizzontale del mascellare infe- liore, che dal terzo dente molare si estende fino all' an- golo posteriore di essa mascella, ina ben anco tutto inte- ro questo medesinio angolo, porzione della corrispondente branca ascendente, e buon tratto della parete anteiiore del mascellare superiore nella regione sopra-alveolare del 3." e i." dente molare vero. Questa tubercolare afFezione nel corso di alcuni mesi, diede luogo a tali succession!, da produrre la necrosi delle porzioni ossee ammorbate. Eliminati natnralmente i sequestri , la supcrstite vasta di- scontinuita venne rimpiazzata da un masso osseo fibrose, il quale a gradi strettamente , ed organicamente riunendo nelle indicate regioni il mascellare inferiore col superiore , rese percio impossibile il benclie minimo divaricamento delle mascelle.

Scorsi cinque anni in questo triste stato , il Carpeggiani venne accolto in Clinica , e cio fu nel giorno 6 del Mag- gio 1857.

Mostravasi allora il ragazzetto debole assai , molto gra- cile, e smunto; pallido era il suo volto, e come pu6 ben figurarsi , marcatamente deforme.

Questa deforniita era infatti costituita da una rilevatezza assai notevole, ricoperta dalla cute in istato fisiologico,occu- pante i due terzi superiori della regione masseterica destra , e formata da parte di quel tessuto osseo fibrose cbe cola per le cagioni morbose anzidette erasi sviluppato. Da que- sta regione procedendo in basso verso la mandibola infe- riore, rilevavasi invece un marcatissimo avvallamento, con- seguenza dello scarso sviluppo di qucllo stesso osseo fibro- se tessute, die ivi sostituiva la perduta porzione di infe- riore mascella, e pel quale difetto, oltreche la mascella stessa mostravasi piu piccola, il mento era portato indie- tro, a destra, ed in alto ; le labbra protuberavane alquanto ,

Opi:razioni Chirurciche 4-T9

Ic clue commissure di esse labbia non crano piu paralelle fra loro, inostraiulosi la destra piu bassa della sinistra. Divaricati i labbri fra di loro nei dovuti modi, osservavasi , che i den- ti iiicisivi, dei mascellari superiori, cuoprivano e nascon- devauo diotro di se qiielli clie appartenevauo alia iiiferio- re mascella, i quali eraiio portati cosi -in alto, da pog- giare col bordo superiore delle loro corona contro il palato osseo. Sufficientemente sviluppati mostravansi i denti ca- nino, e molari del iiiascellare snj)eriore siuistro; mancava- no invece nella porzione corrispoiidcute di mascellare in- feriore il cauino, ed il primo molaro. Diretti gli esami a destra, ed iiisinnato pcrcio il polpastrello dell' indice di una delle mie mani all' interuo del vestibolo orale, esso dito mezzo poUice circa al di la dell' angolo laiiiale de- stro, incontrava quell' ossea fibrosa innormale produzione che mcntre serviva a rimpiazzare le porzioni di mascella iuferiore e superiore, die si erano necrosate e stacca- te, era poi causa della deformity esistente nella destra guancia , e cosi strettamente ed organicamente riuniva le due mascelle fra loro, da formarne una sola, e da renderne impossibili i piii che piccoli movimenti. In cau- sa quindi di questa completa anchilosi veniva impedito al Carpcggiani di do])itanieiite alimcntarsi, sorbiva egli sol- tanto con istento i li(iuidi, e tutto al piii riesciva ad in- sinuare qualche piccola porzioncella di trito solido alimen- to neir interno della bocca, merce lo stretto spiraglio la- sciato nel siuistro lato dal dente canino, e molare die dissi mancanti ; le parole non potevano debitamente esse- re articolate, e non facile la deglutizione rendevasi.

Affine pertanto di togliere questo misero ragezzetto dal deplorabile stato in cui si trovava , 1' arte dovea una nuova risorsa cercare. Quel pochi mezzi die la Chirur- gia lia proposti in varii casi di anchilosi vere, o fal- se, complete, od incomplete della mascella iuferiore, attesa la siiigolarita della alterazione anatomica avvenu- ta nel Carpeggiani , erano in lui inaplicabili. E neppure r asportazione della porzione superiore del mento osseo , integro lasciando il di lui orlo inieriore , che a tutta prima

•480 Fhancesco RlZZOI.t

io vaghc<;;giava , fatta collo scopo di formare una nuova apertura piu o meno ainpia, per la quale introdurre i ci- Li nel cavo orale , ini si ofteriva presaga di felice ri- sultato.

Iinperocche la indicata parziale demolizione di nieiitu , oltreche uon avi'ebbe servito a ristabilire i moviinend di mastlcazioue, immobili rimanendo le mascelle, oltreclie avrcbbe cagioiiata la jjerenne peidita di alcuui denti , ed oltrecbe si sarebbe resa di assai difficile esecuzionc, per la innoruiale attitudine presa dalla regione mentale delia ma- scella , poteva pin- anco permettcre, ad onta delle niaggio- ri previdenze, attesa la freschissima eta del ragazzetto, la produzione di una nuova ossea , o fibrosa sostanza , che fa- talmeute servisse a ricbiudere quella via , attraverso la qua- le si sarebbe volute far penetrare , abneno con niinore difficolta , r aliniento.

E se asportando del tutto il mento osseo , e regolando di poi debitameute la cura, questo pericolo potevasi men paventaie , rimaneva pero la certezza, cbe aggiungen- do con tale operazione una nuova perdita di sostanza a quella che la mascella avea gia fatta, si sai-ebbe accre- sciuta la esistente deformita, e tolti essendo colla ope- razione istessa quei naturali attaccbi niuscolari, che legano la lingua alia parte media della mandibola , e questa al- r osso joide , si sarebbe indotto pur anco in causa di cio notevole disequilibrio nell' adempimento di quelle funzioni , air esercizio delle quali essi muscoli prendono parte.

Invece quindi di prevalermi delle indicate chirurgiche risorse, clie forse in alcuni casi diversi da questo sarebbe sanzionabile lo sperimentare , mi attenni ad un altro par- tito proraettitore di piu rilevanti vantaggi.

Fatto invero riflesso , che nel mio infermo la immobi- lity della mascella inferiore era conseguenza di un' anchi- losi insuperabile dipendente da un masso oi'ganico osseo fibrose, che riuniva estesa parte del lato destro della ma- scella inferiore al corrispondente mascellare superiore in modo da formare dei due ossi un osso solo, e che quin- di resa in modo opportuno libera , ed indipendente

Operazioni Chirurciche 481

dagli indicati attacchi tutta quanta la porzione anterio- re , e laterale sinistra delia inferiore mascella che inte- gra mantenevasi , in un coi muscoli che nella medesiina infiggonsi , avrei potuto perniettere alia stessa estesa por- zione di mascella di funzionare in modo quasi norinale , mi determinai percio pel processo operatorio seguente , come quello che secondo me, molto opportunamente parea potesse servire alio scopo.

Preparato in antecedenza I'infermo, la mattina del gior- no 14 Maggio 1857 postolo a sedere in una seggiola , colla testa appoggiata contro il petto di un assistente, onde ri- sparmiare 1' incisione di esterne parti ed evitare un' appari- scente cicatrice, arrovesciai il bordo del labbro inferiore deir infermo e la sua porzione libera in basso , procurando nel tempo istesso, che 1' angolo labiale destro fosse por- tato posteriormente per quanto era possibile (1). Tenute queste parti nell' indicata posizione da un assistente, potei io cosi dominare assai bene quel tratto anteriore di ma- scella inferiore sana , che confinava colla porzione innorma- le, ed incidere con un bistori panciuto per alcune linee la mucosa intravestibolare , ove si ripiega sulla faccia in- terna deir osso mascellare inferiore per formare la gengiva , e precisamente in quel tratto che corrisponde alio spazio intermedio esistente fra la regione alveolare del 2.° e 3.° molare, cjoe a pochissirna distanza dal nuovo tessuto osseo libroso, che cagionava 1' anchilosi. Non limitai per6 il ta- glio alia sola mucosa , ma lo estesi ben anco agli altri tes- suti moUi, che aderivano nell' indicata localita alia por- zione anteriore, ed all' orlo inferiore di essa mascella, at- torno il quale orlo, scorrendo colla punta del bistori, potei giungere lungo la faccia interna della mascella in direzio- ne paralalia alia ferita fatta nella anteriore faccia della mascella medesima, ed incidere cosi i tessuti molli che la ricuoprivano , quanto era sufficiente a permettermi di insinuare al di sotto dell' orlo inferiore della mascella.

(1) Fig. 6. a.

T. VIII. 61

482 Francesco Rizzoli

per la apertura ivi formata, la porzione ristretta , e non tagliente della niia cesoia osteotoma (1) , abbracciarne r interna niascellare parete di contro ai moUi tessuti da me divisi, e coUa lama tagliente della cesoia appoggiata contro il sovrapposto tratto di parete anteriore di essa mascella incidere longitudinalmente in un attimo dall' a- vanti air indietro completamente , ed a tutta spessezza la mascella (2).

Non avevo appena ritirata la osteotoma cesoia dalla bocca del Carpeggiani , che allontanatisi fra loro i due frainmenti derivanti dall' artificiale frattura, per quasi mez- zo pollice, pote. il ragazzo spontaneamente ed ampiamente porre in abduzione le mascelle. Ma questo brillante im- mediate risultamento sarebbe stato ben poco, se io non avessi avuto motivo di sperarlo duraturo. Nel che mi con- fortava il riflesso che tenuti i due estremi dell' osso tron- cato debitamente allontanati fra lore, si sarebbe formata una pseudo-artrosi la quale avrebbe assicurato il perma- nente felice esito della operazione.

Onde mantenere pertanto nel modo piii acconcio disgiun- ti i due ossei monconi , intromisi fra loro alcune filaccie , che valsero pure ad arrestare un lieve gemitio di sangue derivante dai tessuti cruentati. Nel seguito della cura che duro 38 giorni le fila furono all' opportunita cambiate, e quando i bottoni carnei cominciarono a spuntare dal gia inciso mascellare tessuto, e dalle parti molli adiacenti pur cruentate, non si omise in allora di intromettere fra le arcate dentarie un cono di sughero , per mantenerle con maggior sicurezza divaricate , e far si che il moncone mo- bile della mascella di tanto si abbassasse, e si allontanas- se dair altro ( che per le contratte aderenze mantenevasi fisso) da permettere con molta maggiore sicurezza quelle salutari evoluzioni che dovevano servire alia formazione della pseudo-artrosi , che nel caso nostro rendevasi neces- saria, onde raggiungere lo scopo che ci avevamo proposto.

(1) Fig. 6. c.

(2) Fig. 6. d.

Operazioni Ciururciche -483

Ed ill vero, cosl bene oper6 natura, da non tardar molto a prodiure iiel tiatto fratturato della mascella una falsa articolazione, capace di concederle nel niiglior modo gli uffici, che le son proprii, e render cosi sicuro il fe- licc e stabile esito della operazione.

Ricopeitisi infatti isolatainente i due ossei monconi di cicatrice, rimaugono ora i inedesimi in iscanibievol rapporto mediante un tessuto mucoso di nuova formazione assai di- stendibile, soito non gia dai tessuti ossci fibrosi innormali, che insieme riunivano le due inascelle , ma bensi da (|uel tessuto mucoso fisiologico che riveste internamente , ed esternamente la inferiore mascella dell'operato, nei tratti adiacenti al luogo ove questa venne appositainente divisa, il (piale nuovo tessuto pel divaricamento piocuiato nel- I' anzidetto modo negli ossei monconi , e cosi esteso da permettere a tutta quanta la porzione di mascella resa li- bera di agire con quella facilita che e propria dello stato normal e (1).

In seguito di che potendo il Carpeggiani nella maniera ordinaria alimentarsi, ne e risultato, che la nutrizione , e la forza hanno prese in lui il massimo del vigore, che non piix scarna essendone la faccia il di lui volto ha per- duta quasi del tutto quella assimetria che lo deforma- va, e pel funzionare delle mascelle ne e pure deriva- to, che sciolta e libera essendosi in lui resa la parola , non gli e piu preclusa la via di trarre profitto dei molti ed indescrivibili beni , die derivar ponno dal conferire con uomini , capaci di convenientemente educare , e diriggere la mente , ed il cuore.

Dei quali rilevantissimi beni godra pure fra non molto il fanciullo Enrico Guberti , da pochi giorni accolto in Clinica, affetto anche esso da immobilita delle mascelle, e dipendente dalla liunione ossea fibrosa della porzione po- steriore sinistra della mascella inferiore colla superiore cor- rispondente, susseguita ad una morbosita analoga a quella

(1) Fig. 7. Questa figura rappresenta il risultato finale dell' operazione.

484 Francesco Rizzoli

die afflisse il Carpeggiani , nel quale sunnominato fanciul- lo, aviito riguardo al permanente felicissiino I'isultato ot- tenuto in quest' ultimo, non esitai a poire in opera il mio processo , col quale divisa a sinistra la mascella inferiore al di qua della inorbosa ossea fibrosa riunione, se ne ot- tennero pure quegli immediati brillanti risultati, pei qua- li natura debitamente regolata dall' arte avrh campo di svolgere nell' artificiale discontinuity quella nuova artico- lazione che varrA a surrogare quella, alia quale per le indicate innormali aderenze non e piu permesso di fun- zionare (1).

Se pertanto e fuori di dubbio clie in niolte contingen- ze morbose , e prudente e sano consiglio , il far di tutto onde lisparmiare le chirurgiche cruente operazioni , non e pero meno certo essere grandemente desiderabile , che il chirurgo , per quanto le forze del suo ingegno potranno permettergli , faccia ogni studio, onde trovar nuovi modi operatori ( quantunque difficili , dolorosi , e diro anclie arditi ) coi quali, morbosita ritenute insanabili affrontan- do, si renda palese, che ove serabravano imposti limiti all' arte , sorge essa invece apportatrice di nuovi ed in- sperati trionfi, e dominatrice potente, minora cosi la schie- ra di quel mali, pei quali una risorsa veramente efficace sembrava non potersi in alcuna guisa sperare.

(1) Le particolariti relative alia ciira successiva, ed all'esito finale di quest' ultima operazione , non avendo potuto far parte della presente memoria , attesoch^ la medesima fu letta dall'autore ail' Accademia un mese prima del completo e fortunato successo della operazione, vennero perci5 separatamenle fatte conoscere nel fascicolo di Febbraio 1868 del Bullettino delle Scienze Mediche, che si pubblica dalla Society Medico-Chirurgica di Bologna.

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DEL PROF. CAV. MAI RIZIO BRIGIIENTI

(LetU nella Setsiooe del 26 NoTembre 1857.)

1. Jja

ia. corrente litorale dell' Adriatico, e il dibosca- meiito delle montagne sono stati a' di nostri due solenni argomenti molto discussi dagl' Idraulici ; rispetto al primo , specialmente per ci6 die riguarda la disposizione delle foci navigabili e il mantenimento de' porti ; rispetto all' al- tro , il governo de' fiumi.

Nell' uno e nell' altro argomento ho messo voce talvol- ta anch' io, sebbene per incidenza, con opinioni alquan- to diverse dalle piii generalrnente ricevute, secondo le occasioni della lunga mia pratica , e de' miei poverissi- mi studi.

Ora rn' invita a tornarvi, alquanto piu di proposito, il ch. Paleocapa col suo magistrale scritto sul protendiniento delle spiaggie Adriatiche, pubblicato 1' anno scorso, e di nuovo recentemente con iinportantissime note, ed aggiun- te anche sul diboscainento dei monti ( Milano tipi di Do- menico Salvi e Coinp." 1857 ).

E perche la doppia materia e ampia e difficile, strin- gero ora le niie considerazioni sulla corrente litorale, con animo di seguitarle un' altra volta, indagando I' effetto dell' atterramento delle selve sul corso de' fiumi.

486 Maurizio Brighenti

2. Fin dal 1829 (1) notava che i canali marittimi , da Rimini a Senigallia , hanno 1' altezza del fondo navigabile alio sbocco dipendente dalla qualiti, e dal numero delle piene annuali de' torrenti che li alimentano, il protendi- mento della spiaggia aderente , piu o meno esteso secon- do la portata loro , e la direzione delle foci soggetta a niutai-e secondo la direzione delle burrasche, e anclie per lo sbocco prossimo di acque torbide.

Ripeteva nel 1832 (2) questi pensieri, esaminando il concetto del Tadini sulla direzione delle foci d' acqua sal- sa o dolce, diretto a modificare la teoria del Montanari da solenni maestri ricevuta ; e fermai che mi pareva do- versi guardare alia direzione del moto burrascoso del ma- re, pinttostoche alia corrente del Montanari, e alle restri- zioni del Tadini, per intendere la direzione delle foci, sian esse d' acqua dolce , o salata.

Piu particolarmente insistetti d' ufficio (3) negli anni 1834, 1835 sul dover riconoscere la direzione del moto ondoso delle burrasche come cagione , forse unica , della disposizione delle foci, di qualunque natura siano le acque che tributano al mare. E vi fui stimolato dal dovere di render ragione della ostruzione alia imboccatura del canale di Cesenatico avvenuta due volte in un mese, e tre in un anno , la quale io trovava evidente nel corso delle burrasche avverate di quell' intervallo di tempo, e di quel- le annate, e impossibile a derivarsi dal moto radente. II qual modo di vedere era per me divenuto tanto sicuro, che in 42 anni quasi continui , ne' quali ho praticato le coste Pontificie da Goro a Senigallia, vi sono tornato ogni volta, che ho dovuto propor lavori alle nostre foci, e an- che nel Meditei'raneo alia foce del Tevere.

Cio feci ancora di nuovo pubblicamente allorche nel 1846 usci il trattato d' Idrometria del ch. Prof. Turazza , sot- toponendo a Lui le raie antiche e costanti difficolta. In quella occasione (4) espressi la mia opinione con queste parole.

» Geminiano Montanari fece 1' ingegnosissima ipotesi che )) per r effetto del moto radente , sboccando un fiume

Sulla corrente litoralb dell* Adriatico 487

» sulla spiajr^ia occidentale dell' Adriatico, si crei uno » stagno alia destia, ivi si deponf^an le torhicle , e s' in- » grossi la spiaggia a inodo, che sia foiza al Hume di ri- » piegarsi sulla sinistra.

» Ma ognuno si accorge , come questa teorica vacilli , » consideraudo che il fiume nell' eritrare in mare conser- » va per qualclie tempo la direzione del corso precedente ; » non ha ragione di spandersi , come fa in forma di veri' » taglio , pill da una parte che dall' altra ; onde il moto » radeute che viene dalla sinistra, potrebbe tutto al piii » impedire la espansione da questa parte lasciandone li- » hero il corso alia destra ; il deposito dovrebbe allora » succedere alia sinistra; e quindi parrebbe che dovesse » il fiume incliiiare piuttosto alia destra (5).

» Senonche il fatto mostra che quando le foci non sono » in direzione del corso precedente, ubbidiscono all' im- » peto delle burrasche prevalenti piegando sopra-vento ; » onde la forma dell' ultimo tronco del vaso, e la dire-. » zione dolle traversie dominanti rendono facile e natu- » ral ragione della direzione delle foci in mare ; le quali » appunto per la varia direzione delle burrasche, massime » nelle spiagge sottili , mutano bene spesso la direzione » ed il sito ».

3. Se si apre 1' Atlante unito al portulano dell' Adria- tico ( insigne e benefica opera pubblicata dal Marieni ) , e si guarda alle foci della spiaggia, doici o salate, chiare o torbide dalla punta di Sdobba a Senigallia, si vede pun- tualmente corrispondere la loro inclinazione alia direzione delle burrasche dominanti , sia che questa cospiri colla corrente litorale, o sia che ])roceda in senso opposto; il che a me pare tanto manifesto da non lasciar dubbio alcuno.

4. E la ragione ci soccorre abbastanza. Che e mai la corrente litorale ne' lidi Veneti e Pontificii , di M.' 0, 0.5 , o al piu di M.' 0, 06 per 1", a petto dell' impeto della bora , e delle levantare , e per Venezia sopratutto dei ma- ri di scirocco , che battono il lido e le scogliere quasi di- rettamente? E qual effetto poteva mai fare quella corrente

488 Mauuizio Brighenti

lentissima contro la bocca di Malamocco disarmata , e pe- 10 piej;ata paralellainente al lido, la quale il Tadini cal- colava della poitata di M.' C.i 2777 per 1" in riflusso ; il che vuol dire non minore della portata del Po niezzano, e colla velocita da doversi stimare almeno di M.' 1,0 per 1" ?

Venendo ad altri fatti speciali , chi saprebbe intendere come possa niantenersi il porto d' Ancona per opera di annuali spurgainenti , coll' Esio si prossimo, una spiag- gia sabbiosa sottile innanzi, e la corrente litorale che lo imbocca ?

Senonclie essendo esso volto a Ponente ( che ivi e un vento di terra d' onde non precede mai la burrasca ), e coperto non solo dalle levantare, ma anche dalla bora per la sporgenza del Conero, mantiene da secoli il fondo naturale, non soggetto a riempirsi che per le cagioni len- tissime , per le quali si alzano i piani aderenti alle colli- ne , specialmente se coltivati e abitati ; o dal finissimo li- mo che si deposita al largo, e ne' fondi alti massime se riparati dalle violente agitazioni del mare. Questo fatto che a me parve sempre capitale , e spesse volte ho ripe- tuto d' ufficio, e nelle conversazioni cogli aniatori di que- sti studi , riceve conferma da tutti gli altri della costa Pontiiicia dal Po in Ancona.

5. Guardianio 1' antico ramo di Levante del Po di Ve- nezia , fatto al presente ricettacolo di copiose acque chia- re di scolo della sinistra. Avea poc' anzi la foce disarmata bruscamente rivolta alia destra , ivi riparata per la punta della Maestra dai venti meridionali , ed esposta principal- mente alia bora.

La corrente litorale portata al largo dal Re de' Fiumi non vi era sensibile. Onde quella brusca curvatura, se non la derivi dalle burrasche della bora, che la spingono dal- la sinistra alia destra? (6).

Un altro cospicuo ricettacolo di acque chiare di scolo e oggi il Volano , antichissimo ramo dello stesso Po gran- de alia destra. Ha 1' ultimo tronco rivolto a Levante, e appena tocca I' acqua del mare , rivolge la foce alia sinistra

Sulla coriiente litorale deli* Adriatico ^89

paralellamente al lido con una piegatura assai risentita, creaudo uno scanno lungo, largo e piii alto del pelo co- jniine inarino, il ([uale si attacca sulla dc^tra alia terra ferina in forma di falce, e pero ha nome di scanno della falce. Anclie qui non vi ha potcre la corrente litorale, die avrebhe dovuto far volgere la foce , e la fossa alia destra, essendo chiare le acque, e soggette al flusso e riflusso del mare. Si dira che la grande sporgenza del delta di Po svia, e allontana dal lido quella corrente, onde ivi mancano i suoi effetti. Restano bene , e assai po- tenti quelli del moto burrascoso dei venti dominanti da Greco a Scirocco , i quali investendo con urto (juasi di- retto quel corso d' acque, lo sforzano a piegare la foce dalla parte opposta , e quasi paralellamente al lido.

Tutte le foci armate, o disarmate della costa Pontificia piegano ordinariamente alia sinistra per la stessa iagione dello burrasche prevalenti dalla parte opposta. Ne occorre di ricordare qui il Lamone che piegava alia destra, spin- tovi dagl' interramenti del Primaro-Reno , come tutti co- nobbero.

6. Le foci Pontificie , se armate di moli , hanno la spiaggia aderente alia destra piu protratta della sinistra, e per dire delle principali , come a Ravenna, al Cesena- tico , a Rimini, a Pesaro,sian chiare o torbide le acque.

Se disarmate, come la Gonca, il Metauro, il Gesano ec, hanno l' aggestione ghiarosa sempre piii estesa alia sini- stra , e per lo piii la foce , o la fossa piegata alia sinistra.

Anche i moli , o guardiani che si pongono isolati alia destra, mostrano le aggestioni sempre piu protratte da que- sta parte, e da questa parte appunto sono collocati per arrestare i materiali trascinati lungo il lido dalle burrasche prevalenti del 1." quadrante, come alia Gattolica, a Pe- saro , a Fano ec.

7. Vi e questo di notabile lungo la costa Pontificia, che le ghiaie portate dai torrenti si spandono a molta di- stanza dalla foce sul lido sinistro , e se le foci sono ar- mate , non ne trovi che rarissimi segni alia destra ; se disarmate, 1' aggestione a destra, siccome notaramo, h

T. viii. 62

190 Maurizio Brighenti

molto pill contratta die alia sinistra. Avviene unicamente a Senigallia, ciie la grossa ed ampia aggestione ghiarosa sulla sinistra supera quella tiitta sabbiosa della destra. II che vuol dire, die i materiali portati annualmente dal torrente Misa, dal quale e aliinentata quella foce , son piu copiosi delle sabbie convogliate dal moto burrascoso del mare della parte opposta. Gi6 probabilmente, perch6 quella foce volta a Tramontana, e nioUo guardata dal cor- so dei niari di Levante per la grande sporgenza del pros- simo capo d' Ancona. Onde questa eccezione torna in aiu- to alle osservazioni dei fatti precedenti , cbe non possono ricevere spiegazione dalla corrente litorale, e la ricevono pianamente dal moto ondoso del mare nel senso della tra- versia dominante.

8. Questo moto ondoso consiste esso in una corrente continua , o intermittente? E come agisce a far piegare il corse de' fiumi alia foce, e a distendere lungo le spiag- ge i materiali sollevati dai flutti , o convogliati dalle acque mediterranee?

II Commendator Cialdi, capitano di mare, ha raccolte ultimamente , con indefessa e benernerita diligenza , le opinioni di molti , e molti scrittori , i quali sia ex prof es- so, sia per incidenza hanno trattata, o toccata questa difficile materia. Ma non ne cavi concetto che ti assi- curi (7).

9. I nostri naviganti piu, e piu volte da me interroga- ti, asseriscono che in tempo di forte burrasca le onde si muovono nel senso del vento dominante, e son trasporta- ti parte dal vento stesso, e parte dalla corrente del ma- re che ne nasce. I quali due efFetti, a me sembra, dover essere immancabili.

Non puo fare secondo me, che una nave, anche senza vele, non dia presa al vento colla parte, sia pur piccola, sporgente dal pelo d' acqua.

Anco mi pare che una massa fluida investita dal vento, non possa rimanersi senza concepire un moto continuo o discontinuo, attuale o virtuale nella direzione del vento medesimo, e dipendente dalla forma del vaso.

Sulla coRRENTE LiTORALE dell' Adriatico i9\

La fluidita quasi perfetta dell' acqua, e la sperimenta- ta pioj)iiet;i di trasmettere la pressione p«;r of;;ni verso, generano siil)ito il concetto clie le inolecole fluide dcbba- uo muoversi nella direzione dell' impulse , ova non siano impedite.

Se la giande massa liquida del mare, die nello stato d' equilibrio ha la superlicie curva, e investita a Levante da un vento furioso, die corra 10 , o 15 metri al 1", sara forzata di avvallarsi dalla parte dell' iiiipulso , e di goiifiarsi dalla parte opposta, inutando la forma della su- perficie sferoidica equilibrata in un' altra sinuosa , finche sia ristabilito 1' equilibrio fra la forza aggiunta, e le forze intrinseche primitive.

Quale sara la forma di questa nuova superficie , e fino a die limite sari possibile 1' equilibrio, senza rottura del- la continuita della massa?

So bene die questi sono fin qui problemi insoluti , ne io mi vi arrischierei. Senonche parmi , che la esperienza ci dia qualclie lume per guardarne i limiti probabili.

Ne' grandi fondi del mare , la continuita della superficie si mantiene con sinuosita profonde 8, 10, 12 e piu me- tri; ne' fondi sottili questa profondita si raccorciano, a presso al lido, da pochi centimetri a uno, o due metri al piu. Ivi r apice della sinuosita si frange, pcrche lo sfor- zo dair interno all' esterno supera la pressione atmosferi- ca circostante.

II moto ondoso senza rottura della continuita puo in- tendersi col semplice concetto di uno spostamento limita- to air ampiezza dell' onda; l' altro ova succede la rottura non puo , perclie le molecole fluide staccata tendono a spargersi altrove.

Seguitando piii dappresso questi fatti , sembra potersi dire , che il rigonfiamento delle acque prodotto dai venti ha certamente un limite , oltre il quale , rotta la conti- nuita della massa, succeda un movimento delle molecole poste alia superficie nella direzione dell' impulso ricevuto; a succede lungo la verticale fino al fondo . se la rottura della continuita seguita fino al fondo.

4^92 Maukizio Brighenti

II clie io penso dover accadere facilmente, perche ivi il movimento oscillatorio verticale si converte necessaria- mente in percossa, nel modo stesso che si converte in percossa il moto oscillatorio orizzontale contro un ostacolo verticale , o anche obbliquo.

Ond' e che la somma di queste percosse, siano succes- sive, siano a brevissinii intervalli, o si estingue sul fondo , e ai lati , o cagiona correnti continue o intermittenti : e puo anche generare i singolari spi'azzi , e rinihalzi d' acque, lo spostamento e il trasporto di enormi pesi, come si os- serva nelle burrasche , secondo il momento delle oscilla- zioni, e la qualiti dell' ostacolo soffice, come il fango e le arene mobili , o invincibile come la dura cervice de- gli scogli.

10. Con queste considerazioni si concilierebbero abba- stanza le opinioni di quelli, che tengono non esservi mo- to di traslazione nel moto ondoso del mare, e degli altri che assumono per fatto certo questa traslazione , questo movimento in massa, progressivo, o intermittente.

Stimo per altro che in cosi grave, e intricato argomen- to sia per ora piu prudente partito 1' attenersi ai fatti co- stanti , e alle discrete induzioni da essi.

11. Quando il gonfiamento del mare lungo i lidi sottili e giunto al limite della rottura della continuita, le acque prendono di necessita un corso diretto che invade il lido entro terra fin dove puo montare , e si spande ai lati , attesa l' amplissima estensione del vaso che ha i labri a fior d' acqua , onde ne seguono correnti dirette , e latera- li continue o intermittenti, secondo che il vento e conti- nuo o intermittente.

Questi efFetti mi e accaduto di vedere cogli occhi miei nel 7 Dicembre 1839, nel quale il pelo d' acqua del ma- re tocco la meinorabile altezza di M.' 3,131 sopra la ma- gra , e furono invasi dalle acque i magazzini del canale di Cesenatico , e la darsena del porto di Rimini , e rima- sero sul lido sabbioso a destra e a sinistra le tracce del corso laterale.

Consistono queste tracce nelle fosse , che sono , lungo

Sulla corkente litorale dell' Adriatico i9;j

la nostra costa sabbiosa, cavita irrenjolari per lo piii pa- ralelle al lido, le quali si niaiiteiigono «iscavate aiiclie do- pe la burrasca, e sono piu d' una. In cento metri del li- do dcstro trovate due, ogni volta clie mi sono bajinato nelle acque marine della mia patria llimino. Le praticano i pescatori del luogo per la maggior accjiia, e il maggior concorso del pesce : le fuggono i naviganti, percbe irre- golarmente interrotte dopo iin corso piu o meno lungo.

Potrebbero forse queste fosse spiegarsi col moto oudoso oscillatorio; ma troppo confusamente a me pare, o con ipotesi non bene soddisfacenti , mentre sembraiio , per le cose di sopra notate, un effetto evidente di conenti progressive o intermittenti a traverso gli ondeggiamenti del mare.

12. Sono fatti non meno certi quelli che bo prima narrati, impossibili a intendersi colla correute litorale aiu- tata dal moto solamente oudoso del mare. I flutti del fondo a me sembran dovuti alia conversione delle oscilla- zioni in percosse, le quali cagionano la rottura della con- tinuity impetuosamente sul fondo , e ai lati , e generano urti fortissimi sui materiali cbe vi sono, e li mescolano colle acque. Ma, cessata la burrasca, 1' agitazione die ri- mane non e sufficiente a sostenere lungamente i materia- li anclie i piu leggieri, dandoli a portare alia corrente litorale, la quale nelle nostre spiagge e appena sensibile. Insensibile poi afFatto e traslocata al largo, ove sboccano le acque correnti , specialmente se di grossa portata , co- me r Adige , il Po, il Priniaro-Reno, e in tempo di pie- ne anclie i nostri torrent i. Di ({uesti notero cbe corrono tor])i(li allora, e convogliano tene e gbiaie, otto o dieci volte r anno per pocbe ore, nel resto o asciutti . o con pocbe acque cbiare.

Come rendere ragione delle punte flu\ iaii piu o meno estese, e di rapido incremento intorno alle foci, e al di qua e al di li di esse trovarsi il lido sottoposto al pin lento, ma generale protendimento die tutti conoscono?

1.3. Osserviamo la Mareccliia, la Foglia , il Misa a Ri- mini, a Pesaro, a Senigallia , dopo una grossa e impetuosa

494 Maurizio Brighenti

pieiia lasciare siilla sinistra depositi isolati di ghiaie piu o meno lontani dalla foce, sporgenti sopra il comune pelo niarino, ivi duiare molti niesi , talvolta iiiio o due anni ; poi dai luaii doininaiiti, clie sono Ic levantare fra noi , por- tarsi a poco a poco in terra, e distendersi largamente per lunga tratta del lido sinistro , riinanendo tutto sabbioso il destro.

Qui non opera del certo la corrente litorale impotente a traslocare le ghiaie ; operano i rnari di levante con im- pulsi intermittent!, finclie 1' effetto finale e la legge im- mutabile di continuita, che pareggia i lidi di la, e di qua delle punte fluviali, e degli ostacoli artificiali.

Ebbinio di questa legge una conferma sott' occhi nel passato secolo, (juando il Montone fu portato a conflluire col Ronco ravignano all' attual foce dei fiunii uniti. II ma- re distrusse , e pareggio al lido 1' antica punta del Mon- tone, e si diceva, non avvertendo bene al fatto, clie il mare guadagnava entro terra , mentre se ne discostava al- lora, e se ne discosta ora di circa tre metri 1' anno.

14. Credo che il somigliante avverrebbe al delta del Po, e a tutte le altre punte fluviali, se fosse possibile divertire il loro sbocco altrove : e che la linea generale sarebbe una curva continua rappresentante il luogo geo- metrico, ove si elide la risultante di tutti i movimenti del mare.

Non dubito poi clie da questa verita, sentita universal- mente , sia nata la regola di tenere le armature delle no- stre foci normali al lido, onde guardarle, quanto e pos- sibile , dagl' interramenti , e renderne meno pericoloso r ingresso.

E finalmente mi pare che , quando la corrente litorale cospira colla direzione delle burrasclie domlnanti , la spie- gazione dell' andamento subacqueo delle foci , e degl' in- sabbiamenti laterali sia la medcsima; e quando quelle di- rezioni sono opposte, le une e gli altri non si possano in- tendcre che dall' effetto della burrasca domlnante, non impedito mai , e neppure attenuato dalla troppo debole forza della contraria corrente litorale.

Sui-LA CORRENTE LITORALE DELl' AoRIATICO 495

15. Aggiiingo die le punte fluviali hauno una estensio- ne proporzionale alia portata, e alle iiiat(Mie convogliate, la quale potrebbe detenninarsi con diligenti scandagli : oltre i coiifini di essa la liuea generale del lido si tro- verebbe unicamente dipendere da I inoto burrascoso del mare.

Difatti come si spiegberebbe la spiaggia gViiarosa unica- mente alia sinistra dei nostri toncnti colla foce armata , e tutta sabbiosa alia destra? Come nelle foci disarmate, o naturali la spiaggia ghiarosa principalmente alia sinistra , per pill breve tratto alia destra, e sabbiosa in seguito fino air incontro delle gbiaie di qualche altro torrente da questa parte ?

Dire che le lame di fondo vagliano le ghiaie, e che la sabliia vagliata |piii fma resta in balia della corrente litorale , sta bene , ma cessata l' agitazione del mare do- vrebbe la sabbia ricoprire le gbiaie tanto a destra che a sinistra. E la spiaggia si trova sabbiosa costantemente al- ia destra , ne solo alia superHcie , ma scandagliata a quat- tro o cinque metri di profondit^k con pocbissinie o rare ghiaie , a petto alia sinistra tutta ghiarosa alia superficie , e neir interno mescolata con pocbissima sabbia.

16. Le minutissime arene, che si suppongono convo- gliate da lontano dalla corrente litorale, e quasi chimica- mente coerenti all' acqua marina , piuttostocbe in essa sospcse, dovrebbero deporsi indifferenteinente da ambe le parti; ed anzi piii alia sinistra die alia destra de' guar- diani die intersecano il moto litorale normalmente, come sempre accade ne' peiiiidii pii'i alti della piena, e norina- li al filone de' fiiimi torbidi , die corrono dalla sinistra alia destra.

Cosi accade difatto lungo le scogliere delle lagune ve- nete ; ma lungo la costa pontificia accade il contrario, mentre il moto litorale procede sempre dalla sinistra alia destra. Abbiamo gia notato, che lo stesso efFetto accade alle foci de' nostri fiunii e tonenti armati, o disannati che siano, i quali fanno 1' uflficio di moli o guardiani.

Onde questi effetti opposti dalla cagione medesima?

496 Maurizio Brighenti

Luiigo il lido dalla punta di Sdobba a Venezia il inoto burrascoso cospira colla corrente del Montanari , e per6 le foci piegano alia destra, e gl' insabbiamenti sono alia sinistra ; luiigo la costa pontificia le burrascbe pievalenti sono in direzione opposta alia ripetuta corrente, e pero le foci piegano alia sinistra , e gl' insabbiamenti maggiori sono alia destra. Tanto e per Innghissima esperienza cio accertato , che il braccio destro per guardare le imboc- cature de' canali pontifici e sempre piu protratto del si- nistro , e ne' lidi veneti succede il contrario.

17. Confesso die dopo queste considerazioni mi riesce impossibile di persuadermi , che il proteiidiniento del lito- rale dal Timavo a Ravenna, a Rimini, e pin innanzi , sia cagionato dalla corrente circolare del Montanari. E vado pensando, che la grande autoiita di questo faiuoso Mate- matico e Idraiilico, maestro del Guglielmini, abbia fatto accogliere con fiducia la sua teoria da molti maesti'i non meno insigni che gli succedettero ; e cio principalmente per la mancata cognizione dei fatti sparsi sopra troppo grande spazio , e non osservabili da essi medesimi. Forse lo stesso Montanari non n' ei'a abbastanza convinto , aven- dola scritta tre anni prima di morire ( come il CIi. Prof. Gherardi mi avvertiva ) , e lasciatala inedita fra le sne carte, quantun([iie importantissima.

18. Dico seguitando che il suolo delle pianure creato dalle alluvioni de' nostri fiumi tributari dell' Adriatico , cresce annualmente sia dentro terra, sia alia riva del ma- re per la incessante cagione dei depositi ; ivi e piu rapi- do ov' e maggiore la quantita delle torbide ; e sul lido le punte fluviali piu o meno inoltrate secondo il mo- dulo e la torbidezza loro, e fino al limite, ove si estin- guono le forze del corso interno nel contrasto con quelle del mare.

Queste punte fluviali rendono discontinua la curva del lido, come i promontorii scogliosi non soggetti ad essere smantellati, o corrosi dai flutti marini. Con questa difFe- renza per6 , che le punte fluviali si avanzano sempre piii , e i promontorii scogliosi stanno.

Sulla gorrente litorale dell' Aduiatico i!)T

Di che deriva, die la linea coiitinua del lido cresce colli! loci tanto a destra che a sinistra, ed e di sua na- tura vaiiahile; Iiingo i lidi scogliosi e generalmente iin- inutahile.

Osscivando la carta dell' Adriatico si veggouo difatti, al di qua c al di la delle punte fluviali , le liiiee gene- rali della costa disposte in una cuiva continua interrotta hniscameiite da cpiestc punte, e tanto, da conosccre a colpo d' occliio il doniiiiio circoscritto del linine ; ove la Costa c di scogli, seguire il naturale andaniento regolare o irregolare di essi.

Peio crescono i lidi della spiaggia bassa occidentale, e si inantengono pressoche invariati quelli lungo le rocce orientali del nostio Golfo.

19. Osservo ancora die rjueste punte fluviali cosi visihili, e ciicosciitte lendoiio incredibile la lenta, regolare, continua distribuzione delle minute sabbie per opera della corrente litorale, la quale tenderebbe a pareggiarle al lido: e mol- to piu per intendere le protrazioni de' nostri lidi, ovun- que propoizionali al tributo delle torbide dei fiumi, e air azione del moto burrascoso sul fondo naturale del mare.

20. Abbiaino avvertito ( § 2. Nota 3 ) il tatto die le nostie spiagge sottili dal Cesenatico a Senigallia, ove so- no di mobilissime sabbie, s' accorciano nell' inverno, e crescono verso mare nella state; il die probabilmente fe- ce dire al celebre Jano Planco, che a Rimini il pelo del mare era nell' inverno M.' 0. 55 piii alto che nella state; sebbene aggiunga di aver cio notato ne' segni fatti in al- cuni pali de' guardiani, e delle rive inurate del canale (8).

Rilerimmo ancora che per eccezionale dominio de' tra- montanesi la spiaggia' sinistra della foce crebbe a vi- sta d' occhio rapidamente nell' inverno del 183i al Ce- senatico.

Che parte puo prendere in questi effetti contrari la corrente litorale? E quando il moto burrascoso del mare basta ad Intenderli , perche ricorrere ad altre cagioni ?

Questi parziali protendimenti o raccorcianienti del lido sono della stessa natura dei generali annui, ai quali la T. VIII. 63

198 MaUHIZIO BlUGUENTI

nostra costa e continuamente soggetta, e perci derivano dalla stessa cagione.

21. Seinbra fiiialmente potersi conchiudere :

1." Glie le basse pianuve dalla piinta di Sdobba a Senigallia siano state coll' andaie de' secoli ricoline dalle alluvion i de' fiumi, che le traversano, e venute inano ma- no crescendo verso il mare , tanto da lasciare piii o meno lontane dal lido le citta die in antico vi eraii prossime.

2.° Che le terre alluviali atte alia coltnra sono ve- nute difendcndole dalle nuove espansioiii delle acque tor- bide col prolungar 1' argiuaniento superiore de' fiuini qua- si fine alia foce. II che ha generato le punte fluviali piu o meno protratte in mare secondo il modulo, e la torbi- dezza del fiuine.

Prima dell' arginamento , piuttostoche punte erano lar- ghe prominenze in mare , come quelle che si veggono de' nostri torrenti disarginati , la Gonca, il Metauro, il Gesano, l' Esio ec, e come oggi si vede del Nilo. Imagi- niamo arginati i rami del Nilo nel basso Egitto fin presso alle foci , e ne sorgera tosto un grandioso delta sporgente dal lido , e simigliante a quello del Po.

3." Ghe ad accresceie il protendimento delle spiagge sottili attraversate dalle acque torbide coopera 1' azione del moto ondoso , la quale ributta verso terra , con movi- mento di va e vieni, tanto le materie tributate da' fiumi, quanto quelle del fondo naturale del mare, e le distende con moto progressivo o intermittente in una curva con- tinua che ha in ogni punto la tangente normale alia ri- sultante del moto medesimo.

Onde avviene che piu rapido e il protendimento delle punte fluviali e del lido, ov' e specialmente maggiore il tributo delle acque torbide ; e va decrescendo , come si osserva , dalle lagune venete al ravignano , tanto che ivi la protrazione annua ragguagliata del delta del Po si sti- ma di M.' 60, o M.' 70, quella del Primaro-Reno di M.' 40, mentre la protrazione generale del lido si rag- guaglia a tre metri l' anno : e da Ravenna a Rimini que- sta protrazione generale si restringe a M.' 1. 0, e seguitando

SUIJ.A CORRENTE LITORALE DELl' AdrIATICO 499

a Pesaro a Senigallia puo presumersi di M.' 0. 20, o M.' 0. .'JO ; e in quest' ultima tratta , nou molto piu quel- la delle punte fluviali generata da toirenti temporanei.

4-.° Clic prescindendo dai soUevainenti , e dagli av- vallainouti contineiitali osscivati dai Geologi , c anclie dal- la considtMazioiu; al uioto iu(('stiiio inolectjlarc della mate- ria, il lento ciesceie del livello delle pianure prossime alle collino e un fatto clie in parte si spiega ( anclie ove sono poclie, o mancano alTatto le alluvioni de' grossi cor- si d' accjua ), per l' opera 1." delle piogge le cjuali discen- dendo anclie spagliate trascinano le piii mobili e minute parlicelle della siiperficie jmu elevata, 2." de' venti clie soUevaiu) il polverio coiitiiuio massime nelle stagioni sec- clie , e lo lascian cadere sui Inoglii bassi ad aria tran- quilla, 3.° delle cohivazioni clie nelle periodiclie ripro- dnzioni lasciano un caput inortuum , oltre sciogliere col lavoro la tenacita delle terre, e dar presa alle piogge di trasportarle dall' alto al basso: e nella pianura abitata, a quest o increment o contribuiscono ancora i materiali delle deiiioliziuiii e delle ricostruzioni , e i quotidiani consumi degli abitatori.

Tutte qucste cagioni continue, sebbene tenuissime, son atte coir andare dei secoli a cooperare all' alzamento del livello delle dette pianure, e anche a scemare per mio avviso la maraviglia di trovare i piani delle strade, e del- le fabbriclie anticliissime piii depressi dei presenti ; e ci6 taiito piu nei terreni maiiitestamente di alluvione , i (juali essendo di natura assai molle, e soffici, scemano col tem- po di altezza sotto il proprio peso, e maggiormente si co- stipano, ed infittiscono se siano sopracaricati uniformemen- te da quello delle fabbriche sovrapposte , ordinariamente regolari e simmetriclie.

5." Clie il livello di queste pianure non puo alterarsi in verun modo presso al lido per opera del marc di li- vello sensibilmente immutabile ; e le sue maree, o le bur- rasclie possono creare unicamente delle dune, le quali se- gnano 1' altezza massima degli ondeggiamenti.

L' opera del mare puo ben far crescere, come notammo.

500 Maurizio Brighenti

il loro protendiinento, secondo die Ic acque marine soiio pill o nieno pregne di torbide, siano queste de' liiuni , o del proprio fondo, a misura che le correnti continue o intermittenti che si generano dai venti buirascosi le por- tano da una parte o dall' altra, e le depongono al cessa- re del moto ondoso.

E perclie la legge della continuita, e dello stato per- manente iion puo essere negli effetti generali tuii)ata , ne segue che, tolte le cause di eccezione, il protendiinento, di cui si tratta, ha una media misura periodica determi- nabile coUe osservazioni.

22. Laonde ; ove affatto mancasse la corrente litorale in un Golfo posto in condizioni pari a quelle dell' Adria- tic©, seguirebbero per le indicate cagioni i protendiinenti piu o meno estesi, e piu o meno regolari che si veggono dalia punta di Sdobba a Senigallia.

In questa parte di costa mano mano che la pianura contigua al lido si accorcia , e diviene piu asciutta, si vede la protrazione della spiaggia marina accorciarsi , non meno che quella delle punte fluviali.

Se questi mutamenti del lido fossero cagionati da una corrente torbida, continna, sebbene lentissima come quel- la dell' Adriatico, dovrebbe la spiaggia subacquea dispor- si , come il letto di un fiume , con pendenze sempre mi- nori , e diverrebbe orizzontale solamente nell' ultimo tron- co, ove non seguirebbe mai deposito d' interramenti ; ed ivi il fondo e il lido rimarrebbe immutabile per lunghis- simo tempo. Or come avviene che la costa di cui si tratta non ammette in generale alle foci che navi della stessa iinniersione, o in altri termini, che il fondo d' acqua e prossimamente dappertutto il medesimo? Essendo il pe- lo del mare orizzontale, sara dunque orizzontale anche il fondo ? Quella corrente non vi produrra quiiuli interra- menti, e non potra mai pi-ender parte nei protendimenti del lido.

2.3. Nella dottissima relazione della Commissione Inter- nazionale per 1' apertura dell' Istmo di Suez si legge, che fra la foce del ramo di Damietta e Pelusio, non esiste la

Sulla corrente litorale dell' Adriatico 501

corrente litorale lungo la spiaggia sottile, e die questa e ivi soggetta a correnti coiitrarie secondo i venti burra- scosi die spirano, i qiiali sono prevalenti dall' Est: e vi si nota essere lentissimo V ingrossainento del lido.

I bogaz o le foci aperte del Nilo disarginato portano principalmente limo finissinio, die riinanendo lungameiite sospeso nelle acque va a perdersi al largo negli aiti tondi del mare: le poche arene, che vi sono mescolate, si va- gliano col moto oiidoso, e cadendo siil prossimo lido sot- tile sono distese dalle dette correnti lungo il lido, il quale ingrossa percio lentissimamente. L' effetto siniigliante suc- cede sotto i nostri occhi nella parte piii asciutta della costa ])ontificia, ove la protrazione piio stimarsi di M.' 20, o M.' 30 al secolo, misura della quale non si accorgono le generazioni present! , se non dopo che sia gi4 rag- giunta.

Non dubito punto die ove fossero arginati fin presso alia foce i rami del Nilo nel basso Egitto, si vedrebbero rapidissime protrazioni alle foci, come abbiamo avvertito, e niolto pill rapida della presente la protrazione generale fra una foce e 1' altra in tutto quel litorale , come acca- de fra noi.

Quindi a me pare che sara molto piu lento che a Ma- lamocco, 1' accumulamento delle sabbie a ridosso del molo sinistro del nuovo Canale, che la Commissione ha con tanto studio e sapere proposto per attraversare da Suez r istmo, e condurre per la piii breve direttatnente le acque del Mar Rosso nel Mediterraneo.

Questa iinmensa opera dara nome al secolo, e grande incremento di gloria agl' insigni ingegneri che la imiiuigi- narono , e designarono il inodo di eseguirla. Fra i <{uali splendono due Italiani (9), V uno per averla fin dal 1847 immaginata, e studiata sul luogo, 1' altro per averla pro- pugnata con profonde ragioni dell' arte, e della propria esperienza. E voi, Colleghi Onorevoli, congratulando loro con me , non mi farete fallo della nazionale ambizione che mi mosse a tornarveli a mente con affetto di tacita am- mirazione.

502 MaURIZIO BniGHENTI

I\OTE

(1) Esercitazioni dell' Accadeinia Agraria di Pcsaro Anno 1.° Senieslre 1." ( Memoria lelta nell' adunanza del di 30 Gennaio 1829) Pesaro Tipografia Nobili.

(2) Di varie cose ail' idraulica scienza appartenenti ec. Opera posluma di Antonio Tadini.

Daiia Biblioleca Ilaliana di Milano, fascicolo di Febbraio 1832.

(3) Vedasi in fine V Estratio dei due Rappoili N. 330 del 22 Aprile 1834, N. 315 del 13 Gingno 1835, a S. E. il Sig. Pro-Legato di Foili.

L' originale di niia mano di qnesti due Rapporti i nell'archivio delP Officio degl' lugegneri di Forli ; fnrono spedili in copia a Roma alia Prefettura Ge- nerale, ora Minislero dei Lavori Piibblici.

(4) Nuovi Annali di Scienze Naturali, fascicolo di Marzo 1846. Bologna al Sassi.

(5) Giiglielmini siilla nalnra de' Fiiirai. Cap. VIII. Corol. VII. della Prop. IV.

(6) Si nola che la foce del Po di LevantCj ora del Canal bianco, S stata recenteniente mnnita di due grandiosi moli, o palafitte di legname, siccome propose la Conimissione Inlernazionale per la libera navigazione del Po. Voi- le quesia Commissione fare la prova delle palafitte a giorno con un lume di M.i 0, 80 fra un palo e 1' altro; vide subito che le sabbie della sinistra col- le burrascbe della bora penetravano nel canale : onde fece rierapirle ( come aveva indicato nel caso che lo sperimenio fallisse ) con iscaglia di sasso d' I- stria fin sopra il coraune marino , e cosl rimase intcrceltato il passaggio del- la sabbia , come avviene in tiitli i raoli di legno similmenle riempiti della co- sta pontificia, ne' quali non si verifica raai.

(7) Cenni sul molo ondoso del mare, e sulle correnti di esso, Memoria inserita negli Atti dell' Accademia Pontificia de' Nuovi Lincei, Tomo VI.

(8) De conchis minus notis etc. Romae 1760.

(9) I Signori Negrelli di Moldelbe Ispettor generale delle strade di ferro dell' Impero Auslriaco, a Vienna , Paleocapa Minislro dei Lavori Pubblici del Regno di Sardegna , a Torino.

Sulla corrente litorale dell' Adriatico 503

Estratto del Rapporti , come alia Nota (3).

1.° Rapp.° Mi recai il giorno 21 Marzo a verificare so- pra luogo r improvvisa invasione della sabbia alia bocca del Porto, e la trovai disposta come si vede itidicato nel- r unita pianta, e iiella Sezione 1." Un varco di tie metri a ridosso alia palata di Ponente lasciava nella magra di qiKd giorno il passaggio ai battelli per uscire dal Ganale graude attorno al puntirolo da questo lato, e cosi per entrarvi. Due barche cariche erano sequestrate nel Porto, altre due all' ancora nella rada per la impossibility di sor- tire ed entrare, ed era ancbe impossibiie I' opera dei libbi troppo grandi , e bisognosi di piii acqna.

Sotto alia palafitta di ponente ed a prossimita dell' imboc- catnra trovai in acqua mezzana M.* 1. 15 di fondo come Hno ad oggi si mantiene, il quale innnediatamente sce- mava , elevandosi per un piano inclinato fino a sormonta- re di M.' 0, 60 il detto pelo d' acqua sotto alia palafitta di levante, Sez. 1 .* In istato di acqua magra il porto si attraversava a piedi asciutti , eccetto il detto piccolissimo salto sotto la palata di ponente.

Queste sabbie si dilatavano entro il Ganale per ]\I.' 50, e fuori in arco volgendosi a tramontana per 70 in 80 Me- tri , piendendo la forma che bo accennata nel tipo ese- guito sopra luogo il i Aprile successivo.

La determinazione presa di attivare due zattere, e de- gli operai colle vanghe per mettere in mote le sabbie neir atto di dar corso alle acque della colma raccolte so- pra il jioute delle bote, produssero dnpo due o tre gior- ni di lavoro 1' ottimo etletto di liberare la bocca del por- to da quell' ingombro per una larghezza sufficiente a ria- bilitarla. Nella seconda mia visita tatta nel giorno 1.° cor- rente trovai aperta una fossa di Metri 1 i , con fondo andante sotto la colraa di M.' 1, 25 in ragguaglio. Questo stato del Ganale alia bocca si miglioro in seguito coi cor- si del Ganale, dati ancbe in tempo delle quadrature di giorno e di notte. Ma sopravenne la notte dal 15 al 16

504 Maurizio Brighenti

corrente un secondo accidente che di nuovo interruppe la navigazione. Dopo una fiera burrasca di Tramontana* -Greco , venue lungo la spiaggia di ponente , attraverso la bocca del porto , e al di Ik per la spiaggia di levante soUevata dal fondo , trasportata ed ammuccfiiata una pro- digiosa quantita di golmazze , rusca e niondiglia vegetale di mare, la quale fece argine tra le due palafitte nell' im- boccatura alle acque del Canale e del Mare , non che a qualunque legno. Nello stesso giorno 16 fu coHo stesso mezzo d' una zattera e una bottana e dieci operai tolta una parte di quella leggerissima , ma alta ed impermea- bile deposizione, e fu sbracciata sulle rive, e parte sol- levata colle zappe dal fondo, e dal corso del flusso riget- tata in mare. L' opera riusci breve per riaprire il Canale, ma rimane tuttavia molta di quella mondiglia sul fondo del Canale, moltissima lungo le due spiagge. II giorno 18 feci raccogliere le scarsissime acque del flusso in quadra- tura , e liberarle sotto i miei occhi e , rimesso in moto il fondo dagli uomini come nei precedenti giorni , le vidi correre al mare nerastre e fitte per la mondiglia che con- vogliavano. Ordinai che nella giornata d' oggi si fosse si- milmente opcrato, e non posso dubitare che dopo i corsi di questi giorni debba affatto sgombrarsi dal nuovo impe- dimento, ed assottigliarsi affatto il deposito delle sabbie della prima invasione che tuttavia trovai sussistere sotto la palata di Levante come alia Sez. 2.* Scandagliai 1' in- terno del Canale , e le acque del Mare intorno alia boc- ca, e vi trovai in colma mezzana Metri 1. 30 di fondo, il che mi tranquillo sulla plena restituzione dello stato ordinario

Resta ora che io esterrii il mio umile parere sulle ca- gioni dalle quali probabilmente derivo 1' insabbiamento del 19 al 20 Marzo, e 1' ingombro successivo della mon- diglia del 15 al 16 Aprile corrente.

L' argomento gravissimo degl' insabbiamenti dei porti che diede occasione di tante belle dissertazioni ai nostri Classici Scrittori d' acqua, e tuttavia una matei'ia incerta e disputabile.

Sulla corrente litorale dell' Adriatico 505

Geminiano Moiitanari colle sue osservazioni sul iiioto litorale dell' Adriatico fjitto una luce nuova intoruo alia fonnazione dei banclii dclle vencte lagune e de' porti di acqua salsa, o dolce della costa pontiHcia. Egli pose per immancabile verita , die la corrente marina la quale va da ])oiientc a levante lungo la nostra costa, generi i ban- clii a destra nelle foci di acqua dolce, a sinistra in quel- le d' acqua salata ; e clie in questi la fossa attraversante lo scanno o il banco sia seinpre volta a destra di clii guarda la bocca , e il contrario nelle foci d' acqua dolce.

Seguirono 1' opinione del Montanari i Manfredi , i Za- notti , e tanti altri somini idraulici italiani : la seguirono i francesi coronando di premio 1' opera di Bremontier, che eccetto la composizione delle correnti , non ba altro fondamento che 1' osservazione del corso litorale annun- ciata la prima volta dal Montanari. Ultimamente il Ch. Tadini voile modificarne 1' applicazione, facendo entrare come principalissimo elemento della spiegazione dei ban- clii e delle fosse la salsezza dell' acqua del mare , atta a sciogliere i depositi terrosi cbe nascono alle foci d' acqua dolce. Ond' egli sentenzio che dove corre un torrente d' acqua dolce, attenuando questo la salsedine dell' acqua marina alio sbocco, lo scanno che ivi si crea, e tenace, e poco alterabile dal Mare , pero la fossa si apre nella direzione dell' asse dell' ultimo tronco del Canale. Che se nel Canale 1' acqua fosse salata , come al Cesenatico , la salsezza dell' acqua marina sciogliendo il banco terroso il renderebbe abbastanza mobile , e nel corso del riflusso sarebbe aperto a destra secondando le acque del Canale la corrente da sinistra a destra osservata dal Montanari. Se poi il banco fosse sabbioso, come al Cesenatico, 1' in- clinazione a destra sarebbe anche piii sensibile per la maeaiore mobilita del fondo. Cosi tutta la jriunta del Ta- dini consiste a dire che sugli scanni terrosi innaffiati dal- r acqua dolce la fossa e nella direzione dell' ultimo tron- co del Canale e non a sinistra, come fermarono il Mon- tanari, e i dotti che lo segnltarono.

II caso recentemente accaduto di ripetuto impedimento T. vm. 6i

506 Maurizio BniGHENTr

della bocca del Cesenatico, iion puo del ceito riceve- re spiegazione dalla teoria del Montanari e del Tadini. Qui r insabbianiento succeduto e 1' iiigombro della mon- diglia occupo tutta la ]>atte destra dell' imboccatura , e lo scanno rimase sottilissiinainente aperto alia sinistra. Convien dire quindi che questa eccezione sia derivata da cagioni straordiiiarie. Straordinaria veramente e stata la stagione iiivernale asciutissima, e con dominio costante di vento tra Greco e Maestro. Ne mi e accaduto mai in 13 anni dacche osservo la costa pontificia di vedere le sec- clie di Febbraio e Marzo si grandi e permanenti come neir anno presente. Cio deve forse attribuirsi al prevalen- te insolito dominio dei mari di tramontana cbe hanno im- pedito in parte 1' ingresso delle acqiie del Mediterraneo nel Golfo dell' Adriatico , solite ad essei'vi ordinariajnente portate dalle Levantare.

Ne 11 dominio dei mari di Tramontana ba solamente tenute piii basse le acqne, ma ha senza dubbio cagionati o-r insombri al Canale di Cesenatico, e a tutti i Porti-Ga- nali di la fino a Senigallia, eccetto quello di Rimini per la potente Marecchia che lo ha liberato.

U mare di Maestro-Tramontana mettendo in moto le sabbie a sinistra del Ganale di Cesenatico le ha recate con forte inclinazione di circa 60° contro le due palafitte della bocca ; ivi hanno trovato un impedimento al loro corso massime dalla sporgenza del braccio di levante che non hanno potato superare, e sonosi spagliate a ridosso di questo braccio come si nota nel disegno. A rendere piu evidente la spiegazione di questo fatto mirabilmente con- corre il corso dei venti e delle burrasche dell' Anno, le quali mossero prima da Greco girando rapidamente nello stesso giorno a Maestro, dove piu lungamente durarono, poiche r impressione residua del mare di Greco fece for- se impedimento al corso del mare di Tramontana, e rese meno veloci le sabbie mosse in questa direzione, talvolta ingrossandole contro 1' imboccatura.

Concorre poi forse inevitabilmente il rapido allunga- mento della spiaggia di ponente, che io con somma mia

Sulla corhente utorale dell' Adriatico 507

meraviglia ho osservato nelle ripetute mie visite degli scor- si giorni. E qiiesto domiiiio dei tiatiioiitanesi come spiega r invasione delle sahhie , cosl quello delle moiidiglie , le quali stando naturalrnente sepolte sotto la sahbia doveva- no venire dopo queste per necessitu, essendo state sco- peichiate dalle precedenti burrasclie.

Resa in tal niodo , per mio riverente avviso , una ma- nifesta spiegazione dell' avvenimento degl' ingombri della bocca di Cesenatico, non e qui luogo a soggiuiigere che la forniazione de' banclii sabbiosi e la direzione delle tbci prende forse costantemente origine dalla composizione del moto del Canale coUa direzione del inoto burrascoso do- minante. Che quindi la spiegazione del Montanari pu6 aversi per sicura in quel luoghi solaniente ove non ha do- ininio di traversia. Che lungo la nostra costa a stagione ordinaria le foci d' inverno sono volte a sinistra pel do- uiinio costante delle Levantare, nelle bonaccie estive pie- gano a destra, e dove uii torrente corra la inaggior parte dell'anno, il tenuissinio nioto radente non ne altera il corso sensibilniente.

Onde mi e sembrato di poter conchiudere che il moto composto del Canale e del moto burrascoso dia spiegazio- ne alia mutabilita delle foci e dei banchi che continua- niente ho notata da Senigallia al Cesenatico.

Estratto del 2." Rapporto.

Questo Canale ( di Cesenatico ) posto nel vertice del- 1' ampio seno della spiaggia occidentale Adriatica fra la punta di Primaro e Rimini e; il niiglior ricovero delle pic- cole bardie dal Cesenatico alia rada di Goro ; forse mi- gliore anche dei ricoveri fra Cesenatico e Ancona , se si guardi non al fondo, ma alia quiete che vi godono allor- che possono superarnc I' imboccatura. Non e piccola feli- cita di sito 1' esser posto nel vertice di quel seno comun- que assai disteso, perche cio mostra che la linea media permanente del lido vi risente meno che altrove 1' effetto dei deposit! de' fiumi posti sopra e sotto veiito. Nondimeno

508 Maurizio Brighenti

la generale natiua della spiaggia non inuta. Le acque tor- bide di una grand issiina porzioiie d' Italia vengoiio tutte a versarsi nell' intervallo fra le Lagune Venete e Cesena- tico : onde troviaiiio i fondi o sabbiosi o faiigosi , e lo scandaglio non segna 20 piedi d' acqua ( Metri 7, 0 ) che un miglio e mezzo dalla riva. Di qui deriva che tutte le bocche naturali o artificiali di questa costa sottilissima sono atte ad accogliere legni che peschino quattro o cin- que piedi veneti al piu (Metri 1, 40; 1,75 ); deriva la frequenza e la instabilita de' banclii che impediscono or pill or nieno 1' entrata , e assottigliano le acque; deriva finalniente 1' inquietiidine dei locali Marinari che sentono il danno, e corrono i pericoli dei fondi troppo scarsi ed irregolari. Quantunque da Cesenatico verso Ancona lo scan- daglio trovi la detta profondita d' acqua a un miglio solo di lontananza dalla spiaggia per la diminuita copia delle torbide cagionata dall' avvicinamento delle falde degli Ap- pennini al mare verso Rimini , e nondimeno troppo scarso r ingrossamento del lido , perche siano in questa parte di costa sensibilniente diminuite le pessime condizioni del- la parte precedente. Per le quali osservazioni si fa mani- festo come i voti di tutte le nostre Citta marittime, salvo Ancona , siano necessariamente disperati , e non possa 1' ar- te vincere , e ne forse mitigare le naturali difficolti. I limiti del fondo piu costanti in tutte le bocche della co- sta sottile dalla Brenta a Fiumesino sono i sopraindicati di 4- in 5 piedi veneti in colma mezzana. Cio si rileva dagli antichi e nuovi portolani, dalle tradizioni locali, e dalla qualita dei Legni che praticano quelle bocche da

tempo immemorabile

Parlando ora delle spiagge a destra e a sinistra del Porto , ho indicato nel disegno lo stato loro da me rile- vato neir Aprile dell' anno scorso e nel Gennaio e Giu- gno del corrente. Vi ho aggiunto quello del 22 Dicem- bre 1802 come appare da un' antica pianta del Caporali che ho negli Atti : non e notato in questa pianta lo sta- to delle acque , ne 1' ora del rilievo dalla quale si sareb- be facilmente ricavato. Finalmente vi ho segnata la linea

Sulla gorrente litorale dell' Adrhtico 309

della spiaggia di levante dello stesso anno 1802 come si trova In una copia fninata dall' Ingegnere Sig. Perscgniti , ove si dicliiaia esseie stata cosi deterniinata dall' Ispetto- re Generale Sig. Brandolini. Se si guarda alle dette linee delle spiagge, si rileva t." Che quella di ponente e al- quanto accoiciata dall' anno scorso a tutt' oggi. 2." Che in questo tempo quella di levante tia 1' Apiile 1831 ed il Giugno 1835 si e allungata metri 1-i. 70, e Metri 36 fia Geunaio e Giugno 1835. Qnesti nKJvimenti nell' Anno sono oidinaiii, attesi i venti Sciroccali |)eiiodici di Mag- gio, e la difFerenza fra 1' Aprile 183i ed il Giugno 1835 e insignificante per la stessa cagione. 3." Che fra la spiag- gia di levante di Caporali nel 22 Dicembre 1802 e <[uel- la da me osservata nel Giugno 1835 cone una difFerenza di M.' 60. 20. DifFerenza molto rilevante., ma incerta at- teso r indicazione mancante del pelo d'acqua. Mentre fra la spiaggia Brandolini dello stesso anno 1802 e quella del Geunaio 1835, la difFerenza si stringe a M.' 40 nello stes- so stato deir acqua. La precisione somma del Ch. Ispet- tore die h citato nel rilievo , da certo molta confidenza a questa seconda indicazione, ed io la terro per questa ragione, e per essere riferita ally stesso pelo d'acqua, come la piii verisimile. Anzi la terrei per induhitahile, ove la stagione del rilievo fosse soritta , poiche ahhiamo visto le dilFerenze enormi tra la spiaggia estiva e 1' inver- nale, e sono in tutti i nostri Canali. Qnantunque pero manchi questa notazione, sembra potersi indiure dovere appartenere alio stesso Dicembre 1802, o alia stagione d' inverno. Nel 1822 io fortificai la diga di levante che in una grossa ])urrasca fu battuta in testa , e tenni la ba- se della palaHtta di fortificazione 8 in 10 metri lontana dal pelo medio. Questa testa se ne allontanava metri 20 nel Geunaio 1835, e pero nel 1822 questo pelo trovava- si 1 2 in 1 i metri piu avanti.

II che in 13 anni di tempo produce un annuo avanza- mento di circa un metro dalla spiaggia da questa parte. Poco maggiore risulterebbe il prolungamento conteggiando Io spazio e gli aani tra la linea Brandolini e la mia.

510 Maurizio Brighenti

Questo progresso del lido iiella parte di costa che discor- riamo, altra volta da me pubblicato, e con piu rigore da stabili del porto di Rimino, senibra non potersi contrad- dire. E la quasi insensibile piinta larga Metri 130, che le sabbie mobilissime fanno alia nostra palata, lascia cre- dere che anche inferiormente 1' avanzamento del lido se- gua una misura eguale o di pochissimo minore. Ho qui limitato le osservazioni alia palata di levante , perche il rilievo Caporali non ha 1' indicazione del pelo d' acqua , e nella Copia citata manca la spiaggia Brandolini da que- sta parte.

Precisato colle precedent! osservazioni lo stato attuale del porto e delle spiagge , e circoscritto ad un metro cir- ca r avanzamento del lido , resta ora a guardare alia dif- ferenza che passa fra la spiaggia di ponente e quella di levante.

Le due spiagge Caporali 1802 differiscono Metri 75. Le due spiagge dell' Aprile 1834- Metri 80. Le due del Giugno 1835 Metri 98.

Le dette tre difFerenze segnano la sporgenza della spiag- gia di levante sopra quella di ponente. Alia quale spor- genza sembra doversi proporzionare anche quella delle due palate , come piii sotto vedremo trattando delle piu utiii riparazioni da farsi al nostro Canale

Accennai e furono benignamente accolte le cagioni che generarono il piu forte e nocivo di questi banchi nell' A- prile 1834 , coir ossequioso Rapporto che unisco in copia.

Neir annata scorsa quel banco si mantenne , sebbene piu depresso , e si mantiene tuttavia come mostra il disegno , lasciando aperta la foce a sinistra come 1' anno scorso. La stagione della scorsa invernata e stata simile alia prece- dente avendo dominate i mari boreali con tempo asciutto, ma vi si sono associati i Grecali , le Levantare con impe- to molto maggiore , ed hanno spazzato 1' ingombro recato dai Tramontanesi , il che non accadde nel 1834. Sonomi trovato al Cesenatico per attivare le zattere, come 1' an- no scorso a deprimere il banco , e una fiera burrasca di levante fece 1' opera mia, e cosi e intervenuto piu volte.

Sulla corrente litorale dell' Adriatico 511

Le quali cose sempre piu mi conferniano a credere che in fjueste coste sottili torni di poco o di niuno ainto la ve- rissima considerazione siilla corrente litorale dell' Adriati- co ; e fors' anco nei porti di Lido , di Malamocco , e di Chiozza soccorre piu 1' effetto delle bocclie a destra la forma del vaso, e la obliqua linea da tramontana ad ostro de' murazzi , che la troppo tenue inclinazione generale delle acque. Si calcola a M.' C.' 2777 per 1" la portata della bocca di Malamocco in riflusso , e si appoggia alia meravigliosa opera delle scogli^re che la diriggono a de- stra , e sebbene patisca , pure supera 1' effetto dei mari opposti. Queste osservazioni ho fatte perche suUa direzio- ne da darsi al prolungamento opinerei doversi ritenere la presente, non trovando cagione di doverla mutare.

ERRATA

CORRIGE

pag. 79 lin. 9 prescntino esse . 81 30 la qiiinta e la sesta

300

1 Riiidi a niorboso

presentino esse horse

la sesia e la seltinia ( e leggi ili se-

gtiito crescendo iin mimero fino alia

decimaterza ). giiidica niorboso

TNDICE

MrciiELE Medici. Elogio dei Coniugi ManzoUni. Cot Ritralli . . pag. 3 Antonio Alessandrini. Sunto di ossermzioni spellanti aW Anatomia del

Pecari. Tav. 1 , 2 , 3 , 4 27

Fharcesco Rizzoli. Di una Atresia congenita dell' ana. Tav. 6 , 6. . » 61

LuiGi Calobi. Sulle Borse mucose solloctilanee » 67

GiAjiBATTisTA Fabbri. Di wm Pelvi ohbliqua-omle. Tav. 7,8,9 . » 87 Marco Faoiini. Considerazioni criiiche sopra un nuovo mezzo propla-

lico contro il CoUra » 107

Giuseppe Bertoloni. Delia Atrofia contagiosa, Malattia del Filugello

del Mora » 111

LiiGi Calori. Sidlo Schelelro del Monitor Terrestris /Egijpti Cuv.

Tav. 10, U, 12 161

Ferdinand^ Verardini. Neuralgia intercostale seguita da Bulimia , e Sto-

ria di un sudor nero » '>0^

ApiTOHio Bertoioni. Miscellanea Botanica XVIII. Tav. 13, 14_, la_,

•6' 1^ ), 226

Carlo Soverini. Ricerche anatomico-ftsiologiche sopra una Mano moslruo-

sa. Tav. 18, 19, 20 , 21 , 22 047

Gabtano Sgarzi. Esame Chimico di Macchie parlicolari di apparenza

sanguigna ,,373

Giuseppe Bertoloni. Illustrazione dei prodotti naturali del Mozambico.

Dissertazione VI. Tav. 23 097

Paoio Pbedieri. Studio slorico comparativo del consumo delle Carni

nella Citta di Bologna » 323

i-ORENzo Bespioiii. Sutl" accomodumento dell' occhio umano per la visio-

ne dislinia alle diverse dislanze » 355

T. VIM. 65

Carlo Massarejiti. Rollura di un Callo deforme deW omero per acca- vallamenlo dei frammenli , complicalo a lussazione scapulo-omera- le . . . pag. 391

Cesare Belli'zzi. Sopra un nuovo fegno diagnostico differenziale fra

I' emorragia cerebrate ed il rammollimento » ■109

AlicHELE Medici. Elogio di Gian-Antonio Galli. Col Rilratlo ...» 423

Gio. Giuseppe Bianconi. Specivuna zoologica Slosambicana. Fasciculus X.

Jau. 24, 26, 26, 27 » 451

Francesco Rizzoii. Operazioni Chirurgiche eseguite in diversi casi, on-

dc togliere la immobilita della mascella inferiore. Tav. 28 . . » 467

Maurizio Brighknti. Sulla corrente litorale dell' Adriatico . . . . » 486

IMPRIMATUR Fr. P. Caj. Feletti O. P. Inq. Gen. S. O.

IMPRIMATUR

Caniillus Elmius Gens. Eccl.

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