v \ \ I / ■'v!v%'.:' ^■FffT.". m^ i -iU < MEMORIE iiGLi mmm delle mmu 1'! M IS 1 1 1 1 |(> 1)1 I'.di (m;\ \ KASCICOLO I. ,>^: i I ^1 1^ ^i BOLOGNA TIPI GAMBEiUNI E PARMEGGIAM 1860 MEMORIE DELLA ACCADEMIA DEILE SClEl\ZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA TOMO X. BOLOGNA MDCCCLIX. TIPOGRAFIA GAMBERINl E PARMEf.GIANI CON APPROVAZIONE iisifiiiioiii DEI PUEPARATI PIU INTERESSANTI D' ANATOMIA PATOLOGICA ESISTENTI NEL GABINETTO !)• ANATOMIA COMPARATA DELL' IMIVERSITA DI BOLOGNA lIElOIilii L DEL PROF. CAV. A!\TOI^IO ALESSANDRliM ( Leita nella Sessione ilclli 9 Dicemkre 1838.) R 'acche lino dal 1818 ini fu concesso l' onorevolissimo incarico della Direzione del Gabinetto di Anatoniia Coin- parata di questa Universita , non mancai dal dedicarmi con niolto impegno alia raccolta ed ordinamento dei pre- parati spettanti alia Sezione dell' Anatoniia patologica , par- te cui con tanto fervore e profitto si applicano i moder- ni Gultoii delle Scienze Naturali. Buon nuniero poi dei pezzi pill interessanti li descrissi partitamentc , e questi Lavori furono giudicati meritevoli della pnbblicazione nei Nuovi Comentarii e nelle Memorie dell' Accadeniia (I). (1) Ecco il liloli) (lelle meinoiie in disnorso. Uescriplin aiialoinira liiimani fcliis bicorporei iiionoccphali. Novi Coram. Tom. II. 1836 pag. 17 7. An qniilqiiam ncrvi conferant ad evoliilioncm syslematis nniscularis. Ivi Tom. in. 1839 pag. 177. 4 Antonio Alessandrini Ora pevtaiito notahilniente anicchita questa parte del Museo, credo opportuno ed utile contiimarne la illustra- zione , procedendo con quell' ordine stesso secondo il tjualo sono le preparazioni registrate nella Sezione X del Catalogo clie fu pubblicato nel 1854 (1), e vedon- si ancora collocate e distribuite in parecchie sale del Ga- binetto. I preparati della iiomiuata sezioue sono distinti in diw sottosezioni, la prima delle quali cornprende le alterazio- ni e degenerazioni dei tessuti ed organi clic fnroni) il prodotto di uialattie , o di lesioni violente ; la seconda i vizii di contorniazione , e le inostruosita congenite. La moltissima materia compresa in ciascuna delle due sottosezioni rende indispensabili parecchie suddivisioni d' or- dine inferiore o capitoli. Prestera fondamento nello stabi- lire quelli della prima sottosezione la divisione piii gene- ralmente ricevuta del contesto organico componente il corpo animale, e come meglio risidta dallo speccluetto die segue. De anatoine patholoi^ica comparala, turn specialim de ejus ad ossea syst. applicalionc. Ivi Tom. V. 1842 pag. 49. Dc niiris qiiibiisdain organicis degeneratioDibus in corde bovis observalis. Ivi Tom. VI. 1844 pag. 439. Dcsciiplio variaruin cordis degeneratiuniim in mammiferis doniesticis. Ivi Tom. VII. 1844 pag. 311. FJiibiila monstra sex ventre diffisso stc. Ivi Tom. VIII. 1846 pag. 25. Observationes anat. palhologicac ad iiliistrandiim lexliim in niembranis sero- sis. Ivi Tom. IX. 1849 pag. 11. Dcscriz. di due moslri ec. Memorie deli' Accad. Tom. I. 1850 pag. 309. Assorbimenio di feti ncll' ntero. Ivi Tom. V. 18.56 pag. 315. (1) Calalogo dcgli oggetii e preparati pin inieressanti del (jabineilo d'Anal. r.omparaia della P. Universili di Bologna, dalla sua fondazione nel 1815 air Ollobre 1862. Bologna 1864 in 8." di pag. 656. DeSCRIZ. DEI PREPARATI d' AnAT. PaTOLOGICA EC. I. SOTTOSEZIONE. AUerazioni che furono il prodotto di malattia , o di lesioni violenlc Capitolo I. Integumenti comuni c tessuto cellulo-pingue- diuoso. >j II. Sistema osseo-cartilagineo colle sue pertinenze , cioe tessuti fil)rosi elastic! , legamenti e ca- psule siuoviali. » III. Sistema inuscolare, iu unione alle espansioni aponeuroticlie ed alle borse sierose. » IV. Apparecchio digerente. )) V. — uropojetico. » VI. — lespiratorio e vocale. » VII. Sistema vascolare. » VIII. — nervoso. » IX. Apparecchio genitale. » X. Tumori non compresi nelU precedenti capitoli, cioe scino, carcinoma, fungo ematode, can- cro. « XI. Entozoarii ed altri parassiti. CAPITOLO I. Integumenti comuni , e tessuto cellulo-pinguedinoso. I comuni integumenti, abbenche di tessitura assai com- plicata presso 1' esterior superficie , non mancano pero di copioso tessuto cellulare , il quale abbondantemente si di spiega poi , associandovisi anche la pinguedine , negl strati pin profondi aderenti alia muscidatura. Ho quind creduto necessario di dar principio alia enuinerazione de piu interessanti pezzi patologici del Mnsoo da (juelli cbe, nei Manuniferi addomesticati , pongon sede nell' esterior superiicie del corpo, ed ai quali molto spesso si rimedia con opportuna operazione chirurgica. 6 Antonio Alessandrini II Museo iioii V. per anchc fornito di esemplari di tutti i modi taiito variati di qiieste, e delle inolte altie dege- iierazioni costitueiiti il iiiateriale dell' anatomia patologica , e quiiidi qiu'sto scritto noii si puo avere in conto di tiat- tato coiiiplrlo, ma quale ropertorio di casi , spesse volte inolto interessanti , atti ad ampliaie la serie di quelli che la Scienza va acciimnlaudo, massime nelle coUezioiii ac- cademiclie , e nelle pubhlicazioni pcriodiche , e clic in se- guito potranno poi , maneggiati da qualche Uoino di Ge- nio , che non creda di avvilirsi applicandosi alia patologia (lei Biiiti , jiotranno dissi foimare un insieme di utili co- gnizioni quanto mai idonee a lischiaiaie la diagnosi , la prognosi e la cura di im buon numero di malattie, ser- vendo altresi di utile ausiliario alia Umana Medicina. In- fatti il pill grande tra gli Scrittori di anatomia patologica r immortale Moigagni usa talvolta di innestaie osseivazio- ni ed esempi , analoghi a quelli che descrive, osservati anclie nei Bruti. Ma procedendo alle particolari descrizioni , le serie spet- tanti ai singoli capitoli di gia enumerati formeranno al- trettanti distinti articoli, nei quali 1' intelligenza delle ma- terie trattate vena resa piii facile niediante opportune figure. Articolo I. Verrudie , o porri. Certe qualita di tumori fibrosi, che di frequente sorgono sulla pelle, massime nei mammiferi addomesticati , porta- no il nome volgare di venuche o porri , morbose escre- scenze le quali talvolta acquistano mole notabilissima ab- henche, sul priiicipio almeno, la cute non si mostri esul- cerata. Queste abnormita finche non arrivano a grande mole, o non occupino delle regioni nelle quali nei movi- inenti violenti abbiano luogo forti attriti, sono tollerate dair animale senza incomodo, peio dispiacciono sernpre air occhio, massime nei cavalli d' apparenza , e tendono con singolare rapidita ad acquistare mole mostruosa , per cui se ne chiede al Veterinario 1' opportuno rimedio, che si ha nella asportazione niediante la legatura o col taglio. DeSCRIZ. nEI PREPAUATI Ij' AnaT. PaTOLOGICA EC. 7 La sulitlitii dcgli iiitcguiiiciiti , uiassime nei bovini , il presentare quasi sempre una base molto larga, e (juintli la lungliezza della cura, I'anno si che in Veterinaria si suole sempre preferiro I' asportazionc mediante il taglio. Tiattaudosi Ji nialattia iVe([uente il Gabiuettu possiede una lunga sorie di sifFatti moibosi prodotti , abbenche siensi coiiservati soltanto i piii siiigolari,e risullanti dalle operazioni eseguite in questo Stabilimento di Veterinaria pratica, esso pure di non iontana istituzione. Tra questi ultimi e nieritevole di inenzione quello che si conserva al num." 579i , non tanto per la mole, quanto per la singolarissima complicazione della libeia sua superficie. La figura prima della prima tavola rappreseiita il tumore alia metii della naturale grandezza, e la seconda figura della stessa tavola ne fa vedere la faccia della sezione, essen- do stato diviso trasversalmente pel centro in due uguali porzioni. Neir ottobre del 185(5 fu tradotta nella infernieria della Veterinaria pratica dell' Universita una somara robusta e giovane, che portava nella regione inguinale destra quella qualitii di tumore integumentale volgarmente denominato porro , e che per la posizione recava non lieve incomodo air animale. II valente Dott. Pompeo Gotti, che nello Stabilimento pratico coadiuvava il proprio padre Dott. Gio. Battista, la mattina delli quattro del citato mese ne pra- tico nei dovuti modi 1' asportazione , e T inferma in pochi giorni trovossi completamente sanata. II tumore estirpato fu del peso di ventidue once della libbra mercantile bolognese ; era ben facile di conservarlo al solito nello spirito di vino , ma siccome con questo metodo si alterano notabilmente i caratteri fisici , massime del colorito e delle dimensioni , cosi appena estirpato il tumore lo feci modellare in cera, si intern che diviso in due pel centro, conservandolo nel Gabinetto al num.° .5795. Da questo modello sono stati tolti i disegni delle figure 1 e 2 della Tav. 1. riducendo gli oggetti alia meta della grandezza naturale, e riproducendo la sola porzione pin piccola del tumore diviso, veduto per la faccia della sezione. 8 Antonio Alessandiuni Abbenclie nol liiuanente del corpo il colorito del maii- tello della giumenta fosse plumbeo dilavato , il fondo del- la snperficie del tunioie {a, a, lig. I. Tav. 1.) e fosco , anzi quasi nero , colore esteso al solo reticolo Malpigiiiano , abraso il quale, come si puo vedere nella preparazione uaturale, il cuoio apparisce interarnente di color bianco, e quest' ultimo colore risulta poi evidente iielle vegetazio- ui, o piccoli poni ( c, c, c, fig. cit. ), clie spuntano stdla superficie del tuinore principale , e nei quali la pelle nio- strasi aucora pin delicata e sottile. Nella regione snperio- re del tumoic esiste una estesa abrasione della neia pelle, di forma circolare {b, h, fig. cit. ), prodotta dall' attrito colle vicine parti , e suUa quale cominciavano appena a uiostrarsi delle piccole fnngosita. Diviso in due il tninore a tutta profondita, ed osservata la faccia della sezione ( fig. 2. Tav. 1 . ) , la di Ini sostau- za si niostra dura, compatta, uniforme, di color bianca- stro, altraversata in dirczioni diverse da linee, o striscie, di apparenza bianco-lattea , della largbezza di tre millime- tri [a, a, fig. cit.). Modo di alterazione die frequente- niente s' incontra nella cellulosa sottocutanea indurita , e che la fa rassomigliare al lardo , senza die pero mostri veramente la naturale tessitura di questo. Osservata infat- ti al microscopio, si vedc soltanto la disposizione globulare finissima, o piuttosto puntiforme , analoga a quella rap- presentata nella figura quinta di questa stessa tavola pri- ma. Perche sia poi piCi appariscente tale struttura bo reso del tutto trasparente la molecola di essa sostanza niedian- te r acido acetico diluito. La materia nericcia appariva al microscopio composta di globnli niaggiori del doppio di ({uelii della sostanza lardacea , perfettamente opacbi, trat- tali anclie coll' acido acetico, o coll' ammoniaca , e rasso- miglianti alquanto a quelli die il Mondini illustro nella inembrana globulare dell' occbio, e l' Albino descrisse nel- la cute degli Etiopi, o meglio ancora alia materia neric- cia costitueiite la base di quel modo particolare di dege- iierazione dei tessuti, conosciuto dai Patologi sotto 11 no- ma di melanosi. / DeSCKI/. IJEl PIIEPARATI d' AnaT. PaTOLOUICA EU. 9 Altro tutnore di natura aiialoga si «j qiicllo clu; porta il uiiinero 3H9 nel catalogo generale del Gabinetto, e die si vedc disegnato uelle figure terza e ([uarta della ci- tata tavola prima, ridolto pure alia meta della naUualc grandezza. Fino dal 18il I' in allora Dissettore d' Anatoiuia coiu- parata, ed Istitutore di Cliirurgia veterinaria pratica Dott. Eugenio Notari, estirpo il tuniorc dalla destra zaiiipa po- steriore di una cavalla d' anni sette , dove occupava la regione inleriore ed esterna della coscia , estendendosi an- clie in parte sulla articolazione fenioro-tibiale. La njorbosa produzione erasi formata sopra una poco lernia cicatrice, risultante da taglio prodotto accidentalmente nella parte da una falce da prato, e durava da quasi nn anno e mez- zo. L' operazione riusci felicemente, e qiiando 1' animale lu restituito al siio padrone, cinquantotto giorni dope eseguita 1' estirpazione, era quasi totalmente cicatrizzata la piaga, il fondo della quale non aveva mostrato tenden- za a questa qualita di morbosa vegetazione , il fungo , avendo avnto cura di sostenere senipre la parte mediante adattata fasciatura conipressiva. Nella figura 3. Tav. 1. la parte a, a, che circonda la morbosa escrescenza, e porzione di pelle asportata col tu- niore h, b, al doppio scopo di assicurarsi della distruzio- ne di tutta la cellulosa sottocutanea alterata, e per ren- dere la piaga di forma elittica, coU' asse maggiore in di- rezione longitudinale dell' arto , onde cosi facilitarne la cicatrizzazione mediante fasciatura unitiva. Infatti la por- zione di cute asportata , anclie al difuori della posizione del tumore, mostrava il tessuto cellulo-pinguedinoso sot- tocutaneo duro , compatto, biancastro , senza traccia di globuli o vescichette grassose, analogo insomnia a quello teste descritto nel primo esenipio. La figura quarta della prima tavola rappresenta la fac- cia della sezione in una parte del tumore , che si vede perfettamente identica ad una simile sezione praticata in quello da prima descritto, e che fu rappresentata nella figura seconda. Anche 1' osservazione al microscopic conferma T. X. 1 lO Antonio Alessandrini tale identica struttma, inostrandosi la lore sostanza in aiu- bidue i tumoii dcIT appareiiza die si e rappresentata nel- la figiira qniiita dolla piu volte citata tavola prima, cioe iiiiniitaiuentc globuUue, ossia puntifoniie. Molti altii esempi di tuinoii fibrosi, parecclii dei quali singolarissimi , possiede il Gabinetto, sicconie peio hanno sede non pin suUa pelle, ma per enlro le cavita, nel- r iiiterno dei visceri ed organi costituenti i diversi sistemi ed apparecchi , cosi tornera piii opportune favellarne allor- che , procedendo nella narrazione della materia spettante air aiiatomia patologica comparata, cadranno sotto disami- na le parti stesse. Articolo II. Tumori cistici. La pelle ed il tessuto celluloso sottoposto alia medesi- nia diviene anchc piu frequentemente la sede di altra forma di tumori, limitati da particolare parete e percio detti cistici, ai quali pure il piu delle volte si rimedia mediante 1' asportazione. La sostanza contenuta entro la cisti e poi di natura variabilissima, e molti Scrittori di chirurgia li classificano e denominano dalle materie con- tenute , al die corrispondono infatti i nomi di meliceride, ateroma, steatoma e simili. Un tumore cistico singolare e frequente della pelle quello si e die trovasi ripieno di peli, e die s' incontra singolarmente nella specie bovina. Molti ne possiede il Ga- binetto, ma mi bastera citare ad esempio quello del nu- mero 2975 , die si vede disegnato di naturale grandezza nella figura prima della seconda tavola. Proven ne questo tumore dal pubblico macello della Citta, e fu trovato sotto la pelle nella regione posteriore del collo in nn bue ucciso pel consumo annonario li 30 giu- gno 18il. Air cstcrno la capsula del tumore c formata di tessuto cellulare tomentoso con pocliissima pinguedine. Aperta la capsula si vede della grossezza di soli due iiiiiliinetri [a, fig. 1. Tav. 2. ) , ma nella faccia interna questa stessa DeSCRIZ. DEI PREPARATI d' AnaT. PaTOLOGICA EC. 11 capsiila , come lo diinostia in li , la citata figura , e co- perta di fitti delicati peli, i quali essendosi via via stac- cati nelio naturali mute perenni haniio foiinato il noii piccolo cnninio [c, c, fig. cit. ) die riempie la cavita della cisti; peli di color fbsco, come lo era pure il mau- tello deir animale. Abbenche tumori contenenti peli si trovino frequentemente auche nelle interne cavita del cor- po, e niassime nell' addome delle femmine in prossimita delle ovale , del die citar si potrebbero molti eseinpi nel- la donna stessa , tuttavia a questi ultiini si assegna un' o- rigine ben diversa da quella die parmi, se mal non m' ap- pongo, attribuir si possa al tumoie die descrivo. E facile comprendere in qual modo la cute delicata in un animale giovine possa essere stirata all' indentro per la poca cedevolezza e la ferma adesione in qualche punto della cellulosa sottostante, in tal caso avverra clie aumen- tandosi di continue la mole delle parti sovrapposte forme- rassi una specie di borsa, 1' apertura della quale, corri- spondente alia superficie del corpo, si cliiudera comple- tamente per 1' indurimento ed ampliazione della cute stes- sa , rimanendo soltanto traccia di un tal modo di forma- zione nell' esile cordoncino di compatto tessuto celluloso, che il piu delle volte fa che un punto della cisti ferma- mente aderisca alia parte \i\\\. solida del cuoio. Cosi nie- glio intenderassi in qual modo , mantenendo questa por- zione di cute la naturale tessitura, debba fornire pur an- che i naturali prodotti , che faranno crescere la mole del tumore in proporzione dell' eta dell' animale. Abbenche nel tumoretto descritto si trovi la di lui cavita quasi in- tierainente ripiena di nudi peli, aventi il proprio propor- zionato bulbo d' inserzione , vi si trova pur anche fram- mista piccola porzione di sostanza sebacea bianchiccia , prodotto di secrezione della pelle entroflessa. Un secondo tumor cistico di iiatura singolare e quello rappresentato nella fignra seconda della seconda tavola. Giaceva questo immerso nella cellulosa sottocutanea della destra coscia di un robusto cavallo da montagna , di mez- zana statura , di proprieta del Farmacista di Loiano Signer I 2 Antonio Alessandrini Ganibeiini. Tradotto 1' animale nello Stabiliineato di Vete- rinaiia pratica in Lnglio 1856, ne venne fatta 1' asporta- zione dal piu volte lodato Dott. Gio. Battista Gotti , ed ottemitano in l)revissimo tempo la cicatrizzazione delia fe- rita iiitegumentale, dope pochi giorni fu restituito all' or- dinario travaglio. La capsula, massinie nella regione che aderiva alia pel- le (a, fig. 2. Tav. 2. ), e di straordinaria grossezza , composta di cellulosa fibrillare piuttostocche tomentosa : iiell' interna faccia invece e quasi levigata, e la sostanza contenuta fonnasi di erossi strati di materia ueualmente fibrosa e dura , strati sovrapposti gli uni agli altri , quasi come le lamine di una cipolla ; disposizione la quale chia- ramente apparisce nella notata figura che rappresenta la preparazione divisa longitudinalmente pel centro in due uguali meta , dedotte 1' una dall' altra. Le sei figure che nella tavola seconda seguono 1' ultima descritta appartengono tutte ad un piccolo tumor cistico che nel catalogo del Gabinetto porta il numero 3875 , la provenienza del quale e nei seguenti termini indicata dal- r encomiato Dott. Notari. » Un cavallo giovine da carrozza , di razza nobile , mor- » to in Lnglio 1845 di acuta enterite per riscaldo, pre- » sento libero entro il sacco del peritoneo il suindicato » tumore , di forma prossima alia sferica , clie pero sembra )) avesse in antecedenza aderito alia faccia concava del fe- » gato, giacche mostra esse tumore all' esterno verso il cen- » tro r indizio di piccola lacerazione ( a, fig. 3. Tav. 2. ), » cui corrispondcva altra simile impressione alia superficie » del nominato viscera ». Non e dunque improbabile che, unito il tumore in prima origine al fegato mediante sottil cordonc celluloso, i movimenti abituali violenti dell' ani- male Jie producessero in seguito la rottura del cordone. Pervenuto il tumoretto ancor recente nelle mie mani , mi diedi a notomizzarlo con diligenza , facendo disegnare in apposita tavola, che si conserva nel Gabinetto al nu- mero 5876, le diverse apparenze del medesimo dall' egre- gio Artista Sig. Cesare Bettini , presentemeute Model lato- re in cera dei Gabinetti anatomici dell' Universita. DeSCRIZ. DEI PllEPARATI d' AnAT. PaTOLOGICA EG. 13 La tiguia quarta della citata tavola seconda ilimostia la laeta del tumore, diviso longitudinalniente pel centro, c veduto dalla faccia della sezione, nella quale a colpo d' oc- chio e manifesta la diversa natura e disposizione dell' in- terna sostanza. Lo spazio (a, a, tig. cit. ) conispondeiite air esterna lacerazioiie del peduncolo del tumore, di bian- co colore, di tessitura fibrosa compatta, seinbra quasi la continuazione dell' esterna capsula (bb ) quivi euonnenien- te ingrossata, ritenendo pero sempre la natura propria di cellulosa fibrillare. Questo tessuto va a connettersi verso il centro del tumore coUa sostanza fosca {c, c) di tessi- tura pill molle, sparsa pure in alcuni punti di delicate librille. Presso il limite di quest' ultima sostanza, opposto a quello cbe trovasi in contatto col tessuto fibroso , e la medesima circondata da uno strato della spessezza di due millimetri [d, d ., fig. cit.), di colorito anche piii fosco, il quale pervenuto a contatto della parte piii sot- tile della capsula b , b , si applica sulla medesima , se- guendola per tutta la sua estensione ; e pero da avvertirsi che , a preparazione fresca , quest' ultima porzione dello strato fosco appariva di color giallognolo. La sostanza bian- castra compresa nello spazio [e , e, e) limitato dallo stra- to nericcio {d, d) era piuttosto molle e rassoniigliava alia comune pinguedine. Ora delle osservazioni niicrosco|)icbe eseguite , a prepa- razione recente , sul tessuti di natura diversa componenti il tumore nel quale, abbondando piii di qualunque altro la pinguedine, fu ben facile dimostrarne 1' esistenza sot- toponendo alio .strumento esilissime particelle della sostan- za compresa, come dissi, nell' ampio spazio (e , e , fig. 4. Tav. 2. ) circondato dallo strato nericcio. La tigura quinta della seconda tavola dimostra , all' ingrandimento lineare di 52 diametri del niicroscopio del Prof. Amici , la strut- tura di una tale sostanza, coniposta di globuli o vesci- cbette pinguedinose, del tutto simili a quelle del grasso mesenterico del cavallo sano, frammiste a poca cellulosa di struttura fibrillare. Nella figura sesta si vede altra mole- rola del grasso giallognolo ( d , d, fig. i. ) che sta presso 1 4 Antonio Alessandrini la taccia interna dello strato neiiccio , e clie diversifica dalia prima pinguedine solo per niostrarsi in esso piu co- piose ed intrecciate le fibrille cellulose. Spremuto niedian- te forte coinpressione 1' olio aniinale natnralniente racchiu- so entro le vescicliette, liassi al niicroscopio 1' apparenza tracciata nella fig. 7. e nella quale in a, a, a si vedono le hiiccie corrugate clie coutcnevano il grasso, e nel rinia- nente la celiulosa librillare costituente il fondo o trama dell' intera sostanza. La copia dei tuniori cistici di cui e fornito il Gabinet- to , e la singolarita dell' interna struttnra del maggior nu- niero, mi costringe a descriverne parecchi altri , cJie si vedono disegnati , alia nieta della naturale grandezza , nol- le undici figure della terza tavola, la prima e seconda delle quali spettano ad uu vasto tiunore, della qualita che descrivo , conservato al num.° 2943, e clie, in unio- ne a parecchi altri, esisteva nel collo di una vaccina de- stinata al macello , e mi fu diretto nel giugjio 1841 dal valente Veterinario Sig. Giacomo Giordani , esercente nel- r Appodiato di S. Lazzaro , avvertendo che V animale nou dava indizio veruno di inallessere ; ma venue ucciso sol- tanto per qnesta mostruosita, e sul dubbio clie la locali- ta potesse col tempo influire sinistramente suU' universale , massime alterando la nutrizione. Diviso pel centro il tumore la figura prima dimostra la singolare struttura della faccia interna della cisti , con cor- don! e rialzi intrecciati ad imitazione della 2>ai"6te aurico- lare del cuore ; disposizione pero la quale non occupava tiitta la cisti , mentre 1' altra meta ( fig. 2. Tav. 3. ) mo- stra soltanto pochi grandi sepimenti formanti distinte con- camerazioni : qualita di struttiua altre volte avvertita in queste forme di cisti, e recentemente ne produsse degli esempi anche il Rigot in una sua memoria intorno alle cisti che si incontrano negli animali (I). (1) Rigot F. I. I. Stir Ics kistes dans les animaux. Reciieil de Midecine Vcifrinaire. Tom. V. 1828 pag. 169-180. DeSCRIZ. DEI PIlEl'ARATI o' AnaT. PaTOLOGICA KC. 15 II vasto tumore , le paieti del (juale anivavano alia grossezza di quattordici niilliiiujtii , era pieno di densa so- slanza di rolor biancastro, caseosa , che al niiciuscopio , all' ingiaiulinieuto di 52 diametri, era dell' appaienza clie si dimostra nella fig. 3. cioe di materia iniuutanieDte glo- bulare, o puntiibrme, attraversata in direzioni diverse da cordoncini fibrosi costituenti una specie di rete a larglie maglie irregolari. Nel niarzo dell' anno ultimo passato ( 1857 ) il disLiuto allievo di ([uesta Sciiola Sig. Dott. Francesco Passanti di Faenza procurossi dal macello di quel la Citta un vasto tumor cistico , esistente sul griffo di un porco , del rima- nente ben pingue e sano, e voile fame dono a questo Gabinetto Zootomico. II tuinore fu trovato del peso di bo- lognesi mercantili libbre due once tre , e venne collocato entro lo spirito di vino, notandolo al num." 5863 del Ca- talogo generale. Preso al presente a pin maturo esame si vede disegnato intero, alia meta del naturale, nella figura quarta del la citata terza tavola. Di forma ovale e sparso in parecchi punti di gruppi di peli o setole rade e debo- li , e dove queste mancano , la pelle piii del naturale morbida e biancastra , offriva una singolare levigatezza , iniitante quella della interna Schneideriana. Diviso pel centre il tumore (fig. 5. Tav. 3. ) mosti'ava, anclie fresco, 1' apparenza di sostanza pinguedinosa com- patta , diss! 1' apparenza , giacche avuto ricorso al micro- scopio, ed osservatone un piccolo brano all'ingrandimento notato, invece delle grosse vescichette della pingnedine rinvenni la solita struttura globulare, o puntiforme rap- presentata nella figura settima. II Chiarissimo Collega Prof. Marco- Paolini attentissimo ncllo scegliere o conservare tuttocio clu^ puo servire ad illustrare ed ampliare la Scienza Fisiologica, clie con tan- ta fama coltiva e detta dalla Cattedra, del che io pure ne bo avuto indubitate prove ancbe per pareccbi casi di alterazioni e mostruosita singolarissime delle quali voile fosse arriccliito questo Museo zootomico, alii 27 agosto del 1852 trovandosi alia Direzione delle Terme Porrettane 16 Antonio Alessandkini iuviouimi il case impuitautissimo di niostruoso sviluppo clir passo a clescrivere , accompagiiandolo colla segnente indicazioiie. » Duo gioini sono mi fu portato da Gaggio iin bambino, iiato da treutasei ore , il quale presentava la seguente auoinalia. Ben conformato nell' universale del corpo aveva nolle naticlie due corpi sferici alquanto appianati , coper- li dai coniuni integumenti , nel mezzo dei quali corpi si osservavano manifeste traccie di un funicolo ombelicale rudimentario, e che la mammana affermava di avere tron- cato dopo il parto senza alcun inconveniente , avendo le- gato e tagliato secondo le regole il naturale funicolo. II corpo occupante la natica sinistra sembrava aderente alle ossa della pelvi, ed attentamente esplorato si distin- guevano tacilmente sotto la pelle alcune costole : quello della destra natica pin vohiminoso , e quasi per intero li- bero , aderendo niediante corto peduncolo , presentava nel- la sua curvatura superiore un dito regolarniente confoima- to, e die lia le apparenze del dito medio della mano di un bambino. Siccome quest' ultimo corpo pendente dalla natica poneva grande impedimento alia fasciatura del neo- nato , e compresso nella posizione supina riusciva cagione di dolore al medesimo , percio io consigliai il Dott. Nasci, Medico condotto di Gaggio, di fame 1' asportazione, pre- messa una allacciatura del peduncolo al dissopra del ta- glio. Cosi fu fatto senza incontrare nessun accidente go- dendo il bambino di ottima sanita ». Fin qui il Paolini. Quantunque per alcuna delle esteriori apparenze il tu- more sembrasse appartenere alia serie dei cistici sottoin- tegumentali sarcomatosi , tuttavia la coesistenza di altro analogo tumore nella sinistra natica, avente ancbe pin evideutemente indizi di costruzione fetale, come chiara- mente Io accenna il citato scritto del Collega, inuove il fondato sospetto trattarsi piuttosto di quella rarissima for- ma di mostruosita nella quale trovansi fusi insieme delle parti appartenenti a tre distinti individui, uno dei quali completo, gli altri due incompleti , e quasi parassiti del prinio. L' ispezione anatomica anche del tiunore estirpato DeSCRIZ. DEI PREPARATl d' AnaT. PaTOLOGICA EC. 17 cont'ernia (iii tale supposto : lie evvi soltanto nel medesiiiiu 1' apparenza di iin dito medio d' una niano , clie spuiiti dalla di lui superficie, nell' iiiterno di questa produzione eiementi ossei evidentissimi , collocati in serie a guisa del- le falangi digitali , dimostrano patentemente I' aggiustatez- za della prima supposizione. Le figure settima ed ottava della terza tavola serviraniio di guida nel descrivere 1' interessante pezzo patologico. La tigura ottava lo dimostra intero per la faccia che ri- mane libera, e clie aveva 1' aspetto dei comuni integu- nienti di un neonate: osservata pero 1' opposta faccia, qui- vi era manifesta la poco estesa ferita prodotta dal t'erro chirurgico nell' asportazione. Superiormente in a, ( fig. 7. Tav. 3. ) esiste la piii volte nominata appendice digitifbr- me , nella quale a stabilire la completa identita manca soltanto la presenza dell' unghia. L' ottava figura fa vedere aperto longitudinalmente il tu- more , dall' appendice al fondo , e dedotti i lembi della sezione si pone in chiara luce 1' interna di lui tessitura : notar si deve innanzi tutto che la parete del medesimo , cola ancora dove esisteva nell' interno sola materia liqui- da ( a^ a, fig. 8. Tav. 3. ), e di notabile grossezza , ar- rivando cioe alii otto millimetri , superficialmente forniata dal cuoio sottile , e nel rimanente da copiosa pinguedine, finamente vescicolare , e quale si vede nei neonati. Supe- riormente , rendendosi sempie piii copiosa la pinguedine , essa sola costituisce 1' interna inassa del tumore (b , b , fig. cit. ), e soltanto nella regione piii alta , ossia verso r appendice , e per tutta la estensione di questa , nella pinguedine vi si trova immersa una proporzionata serie di pezzetti osseo-cartilaginei , tutti, ad eccezione dell' ultimo, gj di forma cilindiica. II primo pezzo situato nell' apice ( c, fig. cit. ) e il pill piccolo di tutti, ed in forma di piramide, come si vede in un dito naturale. I due pez- zi clie seguono [d, e ,) sono pressoche fra loro uguali , ma di lunghezza quasi maggiore del doppio di quella che competerebbe ad un neonato a termine di gravidanza, scegliendo anche il meglio nutrito e sviluppato. II quarto T. X. 3 18 Antonio Alessandrini pezzo, f, die, restando alia accennata ipotesi del dito me- dia di una inaiio, rappresenterebbe il corrispondente lue- tacarpo, e di tutti il inaggioic, e supera certamente del doppio r analogo in coudizione iiaturale. L' ultimo eleiiien- to, di forma laininare irregolaie , di natuia interamente ossea con pochi nuclei adiacenti caitilaginei , non ofFie pill sufficienti caratteri pei quali paragonare si possa a veruno dei piccoli ossiccini costituenti il carpo, o qui di- re si puo die la natura ha del tutto aberrato dalle natu- rali norme. L' ultimo tumor cistico cui appartengono le figure uo- na , decima e undecima della terza tavola , die lo rappre- sentano di naturale grandezza, fu estirpato in maggio 1850 dall' Istitutore di Veterinaria pratica Sig. Dott. Gio. Batti- sta Gotti dair interna faccia del prepuzio di un cavallo , al quale arrecava non lieve incomodo nel camminare, ed era cagione di frequenti turgor! infiammatorj resipilacei in quella delicata membiana. La figura nona rappresenta 1' esterna faccia libera del tumore, nella quale 1' attrito promosso dal moto violento aveva prodotto di gia non piccola lacerazione nella capsu- la (a, a, fig. 9. Tav. 3. ), abbenche questa fosse di no- tabile grossezza e consistenza. Nella figura decima il tu- more volge la faccia die era immersa nella cdlulosa sot- tocutanea , per cui se ne vede cosi 1' interna composizione di materia compatta , melanotica , stretta fra le maglie di cellulosa indurila, frammezzo alia quale non sono discer- nibili vescicole pinguedinose , come ne mancano sifFatti tessuti anclie nella condizione naturale delle parti. Spremuta la materia melanotica , e sottopostane una piccola molecola al microscopio, al solito ingrandimento di 52 diametri , ha pure l' apparenza globnlare , come viene rappresentata nella figura undecima, ma i globuli sono alcun poco maggiori di quelli descritti nella figura sesta, di color nerissimo, difficili a disgregarsi, avuto ri- corso ancora all' ammoniaca, od all' acido acetico diluiti. [ tumori della cellulare sottocutanea rappresentati nel- la quarta tavola, per la qnalita della materia contenuta DeSCRIZ. DEI PREI'ARATI d' AnaT. PaTOLOGICA EC. 19 iiella cisti, potrebbero piii particolarmente denominarsi b- pomi o sarcomi. La prima fii^uia rappresenta infatti, ridotto ad iin quar- to, nil vasto lipoma, rnodeliato in cera sulla naturale preparazione , dall' espertissimo Giuseppe Astorri nel ISiO, e couservato nel Gabinetto al numero 23i9. L' iniportan- te pezzo patologico fu diretto al Museo dall' in allcjra Ispettore Sanitario al Macello della Citta Seratino Coinel- lini , avvertendo che era stato tolto dall' interna faccia della coscia di una vacca, la carne della quale in ottima condizione destinavasi al pubblico consumo. Nel periodo di poco piii di un anno e mezzo era ii tumore pervenuto a tanta mole, insinuandosi, attraverso della cellnlosa profonda , anche fra la muscolatura della nominata regione. Nello spogliarlo dell' abbondante cellu- losa che lo rivestiva, e degli strati muscolari che forte- mente aderivano alia di lui superficie, trovossi che molti vasi sanguiferi, singolarrnente venosi , eransi sfiancati , ed anche rotti in piu luoghi formando vaste echimosi sulla superficie stessa del tumore , egregiamente rappresentate dal lodato Modellatore (a, a, a, fig. 1. Tav. K). Le due prolonde solcature {b , h, fig. cit. ) , che dividono il tu- more in tre distinte porzioni, insieme riunite alia base, ricevevano le masse muscolari della coscia fra le quali ., come si e detto, insinuavasi il tumore, discendendo fin presso r esterna faccia del femore, pero senza aderirvi. Altro sarcoma di mole notabilissima { N.° i7i0 ) , giac- che ascendeva al peso di libbre sei once due bolognesi . e rappresentato , al quarto della naturale grandezza , nella seconda figiua di essa tavola quarta. L' interessante pezzo patologico fu a me diretto dall' Egregio Sig. Dott. Luigi Frizzati , che lo rinvenne nell' addome di una donna at- tempata perita di tabe , dove aderiva mediante vincoli debolissimi di cellulosa e di vasi al centro del mesenteric, senza che mostrasse relazione veruna ne coll' utero ne col- le ovale; dico ffuesto perche era sorto il dubbio, vivente r inferma, che trattar si potesse di ipertrofia d' ovaia. La mole del tumore, e la pronta sua alterazione conservan- 20 Antonio Alessandrini dolo nello spirito , mi determinarono a fame eseguiie il modello in cera dall' abilissiino e piu volte lodato Prepa- ratoie Signer Cesare Bettini , rappresentandolo diviso pel centro in due uguali nieta, ncUa guisa stessa che mi ven- ne consegnato : da quest' ultima preparazione , conservata nel Gahinetto al num." MM , e tolta la citata Hgura se- conda della quarta tavola. La conipressione esercitata dal vasto tumore sopra tutti i visceri addominali, massime poi sugli intestini, non che il non jjiccolo consumo di materia assimilabile impiegata nel nutrirlo e Farlo crescere , danno ragione sufficiente della ruinosa tabe che trasse in breve al sepolcro questa infelice. Un tumore cutaneo partecipante dei caratteri del sar- coma quello si e che si vede rappresentato nella figura terza di questa stessa tavola quarta , ridotto alia meta del- la naturale grandezza. Spetta questo tumore alia regione metatarsica sinistra, porzione della quale circondante il tumore, ma di mole pressocche naturale, costituisce i li- miti della figura coperti di pcli. La preparazione nel Ga- binetto porta il numero 5639 del catalogo generale, e fu conservata per cura del piu volte encomiato Dottor Pom- peo Gotti , che trovolla in un cavallo da scarto , che por- tava le nltime regioni dell' arto in massima flessione, igno- randosi per qual ragione e da chi fosse stata fatta la re- cisione del tendine dell' estensore. II sarcoma {a, a, fig. cit. ) sporge per tratto notabile dalia pelle, ha superficie irregolare, bernocoluta, ed esa- minato prima di innnergerlo nello spirito era di tale du- rezza da farlo credere piuttosto un osteosarcoma. Ma divi- so tutto il pezzo pel centro con sezione verticale, ed esaminata la faccia della sezione, che si rappresenta nella quarta figura, la porzione del metatarso cui corrisponde il tumore {b, b, Hg. 4.) e perfettamente illesa, inter- ponendosi tra la pelle e 1' osso il naturale strato dei ten- dini {c, c). Per questa sezione viene ad essere dimostra- ta altresi 1' interna sostanza del tumore uniformemente compatta, o manifestamente produzione della pelle, alia DeSCRIZ. DEI PREPARATI d' AnaT. PaTOLOGICA EC. 21 ijuale pcrcio la cliirurgia avrebbe facilmente rimediato nie- diaiite 1' asportazione innanzicche fosse stata praticata I'iu- i)[)|)()ituna recisiono del tenditie, e lo stato geiieiale del cavallo avesse dato lusliiga di poterne ottenere ancora uti- le servizio. La quinta figura, che rappresenta pure il preparato alia met<\ della naturale grandezza, appartiene a grosso sarcoma estirpato dalla regione iliaca sinistra di cane spi- no bastardo il prime novembre 1850 dall' Istitutore di Veterinaria pratica Dott. Gotti , tumore che, a differenza degli ultimi descritti, non si coinpone di sola sostanza puntiforme, ma il microscopic ha dimostrato esistervi in copia anche le vescichette della pinguedine, come si puo chiaramente vedere nella figura sesta, dove anzi la copio- sa materia puntiforme vela in parte le vescichette stesse , e le fa apparire sotto aspetto alquanto diverso dal natu- rale. Interessando il tumore la sola pelle superficialmente, pochi punti di sutura cruenta bastarono a far scomparire in breve le traccie della praticata operazione. Altro tumore sarcomatoso in forma di piccola sfera com- pressa si dimostra nella figura settima pure della tavola (juarta , descritto al num." .5.52.3 del Catalogo generale , trovato in ottobre del 1854 nella cellulosa sottocutanea della regione anteriore del collo presso la faringe in un bue ucciso pel consumo annonario nel pubblico macello della Citta. Non tanto la mole del tumore , che arrivava appena al diametro di otto centimetri , quanto la sua po- sizione in prossimita, come dissi , della estremita posterio- re della faringe, ed insinuantesi in parte al dissotto del canale , e quindi rendendosi molesto nella prima degluti- zione del cibo, massime se grossolano ed arido, determi- narono il Proprietario al sacrificio dell' animale, ([uantun- que giovine, robusto e ben nutrito. La capsula che circonda il tumore si mostra di tessitura fibrosa, e di notabile grossezza; 1' interna sostanza essa pure dura e compatta, al microscopio frammezzo a mate- ria aniorfa si vede abbondare sostanza puntiforme , accu- mulata in piccole masse, od acervuli, difficili a disgregarsi. 22 Antonio Alessandrini avuto ricoiio aiicora all' acido acetico, od all' auiiiiuiiiaca allmigati, come lo diniostra la fig". 8., in cui per lo ap- piiiito tale sostanza ha subito V indicato chimico tratta- mento iiinauzi di sottoporia a! microscopio. Uii> ultimo saggio di tiiinore sarcomatoso integumentale, (he pure credo utile di qui accennare, quello si e che si conserva nel Museo al num." l.'^tiO e che si rappresen- ta, diviso in due pel centre, nella figura nona , seuipre della (piarta tavola. Li quattordici dicembre del 1832 fu tradotto in questo Stabilimento di Veterinaria pratica dell" Uuiversita un ca- ne hracco giovine e robusto , il quale corrispondentemen- te alia regione ariteriore dello sterno presentava nella j)el- le un voluminoso tumore del genere dei sarcomatosi. II gia menzionato Dott. Eugenio Notari ne fece 1' estirpazio- ne , riuni i lembi dell' ampia ferita mediante la sutura a pelliciaio, restitui l' animale al proprio padrone, che in pochi giorni lo vide perfettaniente sanato. La pelle che copre 1' esterna faccia del tumore mantie- iie in gran parte i naturali colori ; e munita di peli ab- bastanza fitti , ma disuguale , bernoculuta e dura : coni- pattezza che si mantiene anche nell' interno del tumore la cui sostanza sottoposta al microscopio si dimostra com- posta di materia puntiforme {a, a, fig. 10. Tav. i. ) frammista a poche cellule elementari , ed a molto tessuto fibroso retiforme, al quale principalmente era da attri- buirsi la notabile durezza del tumore. Bastino i pochi esempi descritti a dimostrare la fre- (juenza e 1' importanza di questi modi di alterazione del- la pelle dei piu preziosi ed utili animali domestici, pel man- tenimento della salute ed ap|)arenza dei quali tauto si studia presso tutte le colte Nazioni. Come nell' auatomia fisiologica 1' csperimentare sui bruti viventi , la zootomia , o notomia comparata, prestano i maggiori soccorsi , apro- no la strada alle ])iu utili scoperte ai Cultori dell' uma- na auatomia e della iisiologia ; nella stessa guisa 1' aua- tomia patologica comparata sorprendendo per cosi dire la Natura nelle misteriose sue operazioni innanzicclie il DeSCRIZ. DEI PllEPAKATl I)' AnaT. PaTOLOGICA EC. 23 iiiorbo totalineute dilegui le traccie della naturale orga- iiizzazioiie, pu6' indagate con miglior f'ondamento le cau- se ed i gradi del lento perveitimento del tessuti , delle morhose vegetazioni, delle viziate crasi uinorali, ed ap- portandovi i piu opportuni soccoisi igienici e terapeutici salvare rnolte vittime che altrimenti opeiando, o tardan- do di troppo nell' apprestare gli opportnni soccorsi, an- drebbero certainente a perire. D J / SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE • TAVOLA 1. Fig. 1. Uap|)rcsenla iiii luinoie (ibroso dclla cute volgarmenle deiiominato por- 10, conscivalane nel Museo una poizione nello spiiito al N.° 6794. il inodello in cera vedcsi al segiiente N.° 5795: da qiieslo si 0 lolta la tigiira , clie lapprusenta 1' oggclto alia meli dclla natiirale grandezza. a, a, la gencrale siiperficie del tniimre di color nericcio. b, b, la icgionc piii prorainente del medesimo nella quale la supei'ticie per 1' altrilo comiiiciava a lacerarsi esulcerandosi. c, c, c^ escrescenzc , o porri secondari vegelanti sulia superficie del tuniore principale ; sono di color biancastro c di tessitura pill molle del resto del tumore. Fig. 2. Faccia della sezione del tumore. a, a, bianche striscie attraversanti in direzioni diverse la sostanza piu com- patta del liiniorc. Fig. 3. Altro tumore fibrose della pelle , ossia porro , conservato nel Museo al N." 3159, unilauiente a porzione della pelle circostanie, onde ren- dere piu regoiare il taglio e piu facile I' nnione dei lembi della ferita. Qnesia figura c la scguente dimostrano 1' oggello alia raeta della nalu- rale grandezza. a^ a, la cute circoslante. bj bj il porro. Fig. 4. La faccia della sezione veriicale del tumore pel centre. Fig. 5. Molecola dell' interna sostanza del tumore osservata al microscopio alp ingrandimento di 52 diametri. TAVOLA 2. Fig. 1. Tumore solto-integuraentale bovino del N.° 2976 pieno di peli , e fornialo dalla pelle enlrodessa ed immersa nella cellulosa sottostante. a ;, luogo della sezione della capsula. 6 , porzione della capsula rovcsciata , e che si mostra coperta di peli in tor- niazione. c, c, 1' aniinasso interno dei peli. Fig. 2. Tumoretto follicolato fibrose asportato dalla cescia destra di cavallo: si dimostra apcrta la cisti. a, regione dclla capsula aderenle alia cule. DeSCRIZ. PEI PllEl'AKATI d' AnAT. PaTOLOGICA EC. 25 Fig. 3. Ttimor cistico irovato libero eniro il sacco del i)eritoni,'0 di iin ca- valln. a, indizio di piccola lacerazione. Fig. 4. Faccia della sczionc del liiiiiore |)p| renlro. a, a^ soslanza fibrosa coirispondenic al piinlo della lacerazione esicriore. b^ b, la regioiie piii sollile della capsiila. Cj c, maleria fosca del teiitio del tiiiiiore. d , d , solid slrato di colore anclie pii'i ciipo cii'condante lo spazio e, e, r\- pieno di vera pingiiedine. Fig. 5. La soslanza pinguedinosa nioUe al microscopio. Fig. 6. Porzionc del giasso colorito id. Fig. 7. La Iraiiia ceilidosa die conlencva il grasso , spremuta forlcraenie. Id. Fig. 8. La soslanza fibrosa cbe appariva coloraia. Le sei figure originali esegiiile snlia preparazione fresca si conservano nel Gabinello in una lavolella che poria il N.° 3876 del Calalogo generale. TAVOLA 3. Fig. 1. Voliiminoso Uimor cislico che esisleva nel colic di una vaccina ucci- sa nel Circondario della Cilli pel consumo annonario, abbencliA non desse indizio di essere infcnua , ma sollanio perchd esse tnmore , con- giunlo ad alcuni allri nella slessa regione , la rendevano moslruosa. E ridotio alia mela delta natiiralc grandezza , diviso pel ceniro in due par- ti uguali die moslrano la loro faccia inlerna. Tolla la maleria caseosa che rienipiva la capsiila, ha qiiesta oell' inlerno 1' aspetto raollo compli- calo e Irabecolare. Fig. 2. L' allra meiik della capsiila a struttura interna molto piii semplice^ essendo fornila di pochi sepimenti. Fig. 3. Piccolo brano della della inlerna soslanza caseosa , vednio al micro- scopio al solilo ingrandimento di 52 diametri. Fig. 4. Tuinore cistico-fibroso tollo dal griffo di un porco ucciso in Faenza pel pubblico consiinio : alia nieli "del naturale. Fig. 6. Apparcnza dell' inlerna faccia del lumore. Fig. 6. Strulliira microscopica della soslanza inlerna. Fig. 7. Preteso iiimor cislico staccato da una natiea di bambino ncouato: al- ia melh del naturale. a, r appendice rassomiglianle al dilo medio di una mano. Fig. 8. Lo stesso lumore aperlo pel lungo. a, a, stralo pinguediiinso die ingrossa la parele del lumore. b,h, conliniiazione della pingiiedine che eonipie il lumore. Fig. 9. Tumore ci'slico del prcpuzio di nn cavallo , di grandezza naturale , vediito dalla faccia proliibcrante. a , a , abrasione della capsula che lascia vedere la soslanza melanolica con- teniita. Fig. 10. La soslanza melanolica inlerna. Fig. 11. Aspetto della delta soslanza al solilo ingrancfimeiilo. ■r. X. 26 Antonio Alessandrini TAVOLA 4. Fig. 1. Lipoma esistente nella coscia di una vaccina iiccisa nel niacello delly Cilli. a J a J a J traccia delle cstese echimosi esistenti siilla esterna faccia del tii- raore. b, b, soicaliire nelle qiiali erano conleniile le grosse masse mtiscolari della coscia, insiniiandosi il tumore tra le medesime fin presso al femore , per6 senza aderirvi. Fig. 2. Sarcoma irovato neil' addorae di donna moria di consunzione, o labe addominale. a, a^ a, a, grossa parete fibrosa che limita il tumore. 6^ b^ b, voliirainose glebe dolla dura sostanza coolenuta. Fig. 3. Sarcoma del sinistro piede di cavallo. a, a, limiti del tumore. Fig. 4. Sezione del medesimo. b, b, porzione del metalarso. c, c, tendine estensore che era state reciso. d, d, la sostanza interna del tumore uniformemente compatta. Fig. 5. Lipoma della sinistra regione iliaca di cane. Fig. 6. Sostanza del medesimo al microscopio. Fig. 7. Sarcoma del collo di bue. Fig. 8. Sostanza del medesimo al microscopio. Fig. 9. Sarcoma dello sterno di cane. Fig. 10. La di liii sostanza al microscopio. a, a, materia piintifornie niisia a cellette elemenlari. b, bj fascetii di sostanza fibrosa intrecciantisi fra la materia pimtiforme. ^rem:Toiu:X. <2y. /: ^/ ^2. '^1 V !» Ri 1 ■^litf \ 1 r^" ii ■7J r '^i^^, : > 0 ^jT J^J. v?Svv-v- iVlmArdi dal v«ro t-d m pietra dis.' Lit. An^iolina. v: \ 3(('m:T()Ill:X. c^yzr J:. J. ^ .^^ %■ 6^-. J.r. ^^. Ltta ddl Tcro eaJnijietrd ois* Lit At Aiolini . Mem- Torn X. (2^ J. ■■'# Minardi dal vero »i in pietra. 3is< LitAnSioTini Moni: Tom:X. c^y. -4. lO 1^1- "ImariJ! Jal voto e8 m pietra is! Lil.Aniialini ANTONII BEUTOLONIl EQ. COMMEND. MED. DOGT. MISCELLANEA BOTAINICA XX.* s, iicrae Litterae pluries loqiuiiitur de plaiita sub nomine Ethob , (|uae a Septuaginta Interpretihus dicitnr vaaoTTOC,, et a Vulgata Hyssopus. Quaeritur ad cjuaninani ex no- stris pertineat. Profecto in Sacris Litteris non liabetiir descriptio ejus; ibi tantum pauca indicantur, quae lu- men alitpiod afferunt, et primo quidem dicitur, Ethob esse fruticulum, qui nascitur in parietibus. Salomon, qui fuit sapientissimus, disputavit super lignis a Cedro, qui in Libano est, ad Hyssopum, qui egreditnr de pa- rietibus Reg. lib. 3. cap. 4. vers. 33. Interpretes vo- cabulorum Hebraeorum dicunt vocem Ethob a radice Arabica proHcisci, quae rem pilosam, pubescentem, bir- sutam, pumiiam signiHcat; sed cum qualitates istae in pluribus plantis occurrant, seorsim sumptae ad Ethob declarandum non sufficiunt ; conjunctao cum aliis satis esse possunt. Ethob in ritibus sacris Hel>raeorum prae- stabat. Eo aspergebatur a([ua lustralis super iiomines , ut a peccato mundarentur. » Et mittebant aquas vivas » super eos , in quibus cum homo mundus tinxerit » hyssopum, aspergebat ex eo » Num. cap. 1!>. vers. 18. ID. » Asperges me hyssopo, et mundabor » David in Psalm. 50. vers. 9., quin etiam Moysis praecepto * Haec Miscellanea Iccia fiicnint in eonventn Academiae Scicnlianira Insliliili BononicD»is liabilo Oct. kal. Dccenibr. anni 1858. 28 Antonii Behtolonii sanguine victinianun aspergebantur res inaniniatae : » Fa- » scicniunique livssopi tingite in sanguine, qui est in » limine , et aspergite ex eo supeiliniinare , et utiuin- » que posteni » Exod. cap. 12. vers. 22., et Apostolus Paulus liujusinodi aspersioneni a rebus inanimatis ad universum populum extendit : » Lecto enini onini man- » date legis a Moyse universo populo, accipiens sangni- » iieui vituloruni et hircoruni cum aqua , et lana coc- » cinea, et liyssopo ipsnm quoqne librum, et omneni » populum aspersit « Epist. ad Hebr. cap. 9. v. 19. Hisce positis, videamus, quid reliqui scriptores dixerint de hyssopo, et si liyssopus eorum ad Ethoh , sive liys- sopuni Divinaruni Scripturarum referendus sit. Dioscorides prinuis est apud Graecos , qui loquitur de hys- sopo. Postquam in lib. 3. Materiei medicae cap. 27. vires medicas ejus ad morbos pectoris , aliarumque cor- poris partiuin sanandas exposuit , in lib. 4. cap. 57. comam Chrysoconie Hyssopo attribuit., c[uo vocabulo co- mae veteres plantarum ramos cum foliis intelligebant : redeunt jam gramma campis Arboribusque comae. Hor. Carm. lib. 4. carm. VII. Melius autem rem declarat, ubi in lib. k. cap. 10. agens de Syniphyto petraeo, quod scimus Saturejae montanae L. respondere, tenuitate partium cotnparat cum Hysso- po. Demnm post sernionem de liyssopo statim pertractat de Staechade , quae est Lavandula Staechas L. At Svnipliytnm petraeuni , Chrysocome, et Staechas ferunt iolia angusta , lanceolato-linearia , vel linearia ; quare etiam Hyssopus Dioscoridis similibus foliis praestare de- bet. Huic tainen rei obstat codex Graecus Dioscoridis notus sub nomine Codicis Caesarei , qui Constantinopo- li repertus nunc in bibliothcca Impcriali Vindobonen- si asservatur. CI. Prof. Morettius , qui cum diligenter examinavit , putat esse sexti seculi , ut videre est in o- pella super herbariis Pauli Bocconi a Bizzonio Ticini Miscellanea Botanica xx. 29 edita aim. 1830. p. 1.5. Rainbertus Dodonaeus in Penipt. p. 288. hyssopi figuram ex hoc codice transcripsit, quae foliis late ovatis, evideiiter petiolatis, deiisisr[ue floruin capitnlis Oiigani figiira esse videtur, non certe Hyssopi a Dioscoride declarati, unde error profectus est, quo auctores pro Hyssopo Graecorum surnpsorint Origanum heracleoticum , vel Onitem , qiias Dioscoridis plantas es- se ab Hyssopo diversas Sibthorpius in Prodr. Fl. Graec. 1. p. 418. demoiistravit. A Dioscoride ad Latinos transiens reperio, Coriieliuin Cel- suni primum omnium loqui de Hyssopo, sed tantuni quoad vires medicas , quas a Dioscoride desunipsit De Me- dic, ed. Patav. ann. 17,50. torn. 1. p. 212. Plinius vero , retentis eisdem viribus in Hist. nat. edit. Pombae toni. 7. p. 669. § XL, p. 672. § XV., p. 67.i. § XH. , et p. 676. § XIX., cum agit de Staechade ait: » Staechas » in incultis tantuni gignitur odore , herba , coma hys- » sopi » , quibus verbis profecto convenit cum Diosco- ride , tamen ab eo recedere videtur cum dicit : » Co- » niitiales sanant hyssopi baccae ternae contritae « L c. hb. 26. p. 279. § 70. , item quod in morbo regio ocu- lorum juvant » hyssopi baccae cum aqua potae » 1. c. p. 379. § 76. Nam hyssopus baccas non fert , neque florum ejus capitula pro Ijaccis haberi possunt , ut in- terpretavit Bodaens a Stapel in Commentario ad Teo- phrastum edit. Amstelod. ann. 1614^. p. 528. Aptior mihi videtur observatio Commentatoris Pliniani , ubi ait » Suspectus hie locus , quoniani et baccas hyssopus » non habet , et earn facnltatem hvssopo Dioscorides » non tribuit » Plin. Nat. hist. Taurini apud Pombam torn. 7. p. 729., et rectius cum Dalechampio legen- dum putat : « hyssopi fasces terni contriti », vel loco Hyssopi substituenda nomina Isopyri , aut Chrysocarpi, ant Hippoglossi, nisi cum Dalechampio j)utandnm sit Plinium » calyces exiguos , qui flori lapso succedunt, » et semen continent » I. c. p. 736. pro baccis haben- dos ; sed quid calyces tain exigui ad morbos sanandos praestitisscnt ? Nihil profecto. Quare potius credendiun est, textum Plinianum esse corruptum. 30 Antonu Bertolonii Scriptoribus Latiiiis succeduut Arabes , et ii , (jui dicti I'lieniiit L:itiiio-l)arbaiI , qiiicjiio pro iiiterpretihiis Aia- biim habiti sunt. In boriiiu censu sunt Dondius , Pla- teaiius, quisquis fuerit auctor Horti sanitatis , et libri Hcrbarum imagines inscripti. Primuni opus figuris plan- taruni ditatuni fuit Tractatus dc virttitibns lierbarwn plu- ries recusuni etiani Vicetiae anno li91. In praeflitione dicitnr Aggregator practicus de simplicihus , et in calce operis HcrI>oIarium de virtiitihiis plantarurii. In editione Vicetina praeniissa iuit effigies Arnaldi de Villanova, et Avicennae, quae suppressa in editione Veneta anni 1502. per Cliristophorum De Pensis , et quain ego possideo. Loco illaruni efliolerum substituta fnerunt noniina Ar- naKli, et Avicennae; qua re flictum est, ut Arnaldo De Villanova lioc opus attributum fuerit ; veruin Ge- snerus in Introductione ad Tiagum , in qua egit de rei iierbariac scriptoribus, Jacobo De Dondis Patavino vin- dicavit. Hie incipiunt notitiae certiores de Hyssopo. Nam Aggregator practicus edit. Ven. p. lxxiii. exbibet bys- sopi figurani , queni Avicenna praescribebat in morbis ; baec licet rudis , tanien caule, foliis , et floribus eviden- ter pertinet ad Hyssopuni nostrum vulgarem , sive ad Hyssopum officinalein Linnaei. In Horto sanitatis Mogun- tiae edito anno 1491. figurae Dondianis rudiores sunt; eaedem repetitae in editione Veneta anni 1511. per Bernardinum Benalium, et Joannem de Cereto de Tri- dino cognomento Tacuinum, cujus mibi potestas est. Huic operi nullum auctoris nomen praenilttitur , estque ru- dis, indigestaque reruin congeries ab auctoribus niedii aevi, ot a scliola Salernitana desumpta ; quod si quis tribnendam ducit Cnbae , sive Kaub , id fieri tantum potest de libro Germanice scripto , et posterius edito. Itaquc in editione anni 1511. Hyssopi, de quo Platea- rius loquitur, figura exliibetur caule , et foliis praedita, sed sine floribus , clare quidem pertinens ad Hyssopum officinalem L. Insuper in textu baec dicuntur : » Isopus » est lierba purgandis pulmonibus apta nascens in pe- » tris liaerens saxo radicibus In veteri testamento Miscellanea Botanica xx. 3! » aspergebantur cum fasciculis Isopi qdi agni sanguine » volebant niundari » Cap. 23r). Denique inter libros anctorurn Latind-baibaiorinn juvat lecensere ojius , cui (ituhis est Ilcrbariiin i/nagi/ies p/cae , edituin a Christia- no Egbenulpbo Francofurti ad Menum anno 1535., et iterum anno 1536., quod possideo. In eo babentur figu- lac j)lantarum coloiil)us ad natnram pictae, quae, licet rudes, tameii praccedentibus omnibus praestantiores , inque pag. iO. versa partis primae liyssopus non solum caule, ct foliis, sed otiam floribus caeruieis Hyssopum officinalem L. omnino sistit. Post rudes illas figuras prodierunt longe meliores in Gom- mentario Petri Andraeae Mattliioli ad Dioscoridem. Au- ctor vero demonstravit, Hyssopum Dioscoridis ob diversi- tateni frondis , ob foba angusta , ob usum medicum Ori- gano attribui non posse, et concbisit ad Hyssopum of- ficinalem L. referendum, quern bona figura exiiibuit. Bodaeus a Stapel in Commentario ad Tbeophrastum edit, allatae p. 730. fusius egit de eodem Hyssopo, et primo ({uidem sententiam Prosper! Alpini refutavit , qui in bbro De plant, exot. p. 257. sub Hyssopi Dioscori- dis nomine dederat figuram Origani ib. p. 256. , et pro- babiliter Origani Onitis L. , quem Hyssopum vulgarem Arahum appellavit , deinde in Mattliioli sententiam ivit, apposita figura Hyssopi officinalis L. Nunc ad recentiora tempora perventi restat, ut perpen- damus, quid Botanici senserint de Hyssopo, et praeser- tim de Hyssopo Sacrarum Litterarum. Ovidius Montal- banus, vir profecto nmlta doctrina pollens, sed pban- tasiae nimis indulgens, cum loco sacro plantulam repe- risset, a loco, ubi nascebatur, pro Hyssopo Salomonis venditavit in sermone, quem edidit in libro , cui titu- lus Prose degli Accademici Gelati Bologna per il Mano- lessi 1671., addiditque plautulae figuram. Iterum de ea loquutus est in Horto Botanographico Bononine tvpis Jacobi Monti 1660. p. i7., et addidit, se plantulam reperisse Bononiae in claustro majori S. Salvatoris inter lateres humentes. Demum in herbariolo sue tribns parvis 32 Antonii Beutolonii voliuninibus comprehenso, et in Bibliotlieca Archigyiniia- sii iiostii asservato posuit figiiram a plaiita naturali tle- suinptaiu , et atraiiiento iiiihiitam , prout sunt figurae oinnes Uujiis herbaiioli. SuiHcit aiitein earn , et figuras ejus a Rlontalbaiio datas inspicere , ut cognoscamus agi de Sagina apetala L. Qua ratione potuit asserere Hyssopo Saloinonis earn rospondere? An quia reperit in loco sa- cro ? At erat plantnia annua, et liigax, non fruticulns; erat plantnia exigua vix inter nianurn distinguenda , luilliniode prolecto apta ad lustiationos sacras. Ergo non erat Hyssopus Saloinonis, necfue Hyssopus Sacra- rum Litterarum. Sprengelius in Hist, rei herb. torn. 1. cap. \., ubi plan- tas Biblicas declarat, vult , Hyssopum Biblicum respon- dere Thymbrae spicatae L. , quia Isaac Abnem Amrum earn reperit valde copiosam in niuris prope Hierosoly- tnam. Sed liaec tantuin species nascitur in muris , et saxis Hicrosolyiuitanis? Quot aliae in eis occurrunt , ne Hyssopo officinall quideni excepto. Quin imo Sibthorpius, qui Graeciam ad plantas legendas peragravit, in Prodr. Fl. Graec. torn. 1. p. 398. in dubium revocavit , Tym- bram spicatam L. Hyssopo Dioscoridis , ideo Hyssopo Scripturali, respondere. Nonne haec est planta rigidu- la , tenuis, foliis brevibus? Quoniodo ad aspergendani aquam , et sangninem lustralem in ritibus Hebraeoruni sulFecisset ? Hasselquistius vero , et Linnaeus putarunt, Hyssopum Sa- lomonis haberi in exiguo Musco , quern Linnaeus voca- vit Qyinnostomum triincatitlum Sp. pi. p. l.'SSi., quia muros , et rudera Hierosolymitana inhabitat. Nonne etiam in onuiibns muris Europae reperitur ? -Quid valuisset exigua plantnia vix inter digitos conspicienda ad asper- siones sacras? Nihil profecto. Idem lUcendum de parvu- la Filice Aspleniiiin Ritta muraria L. appellata , quam Intcrpretes Sacri, et vocabulorum Hebraicorum ad Hys- sopum Salomonis traxerunt. Pejus vero alii babuerunt pro hoc hyssopo Mentliam, Origanum, Roremmarinum , alias((ue plantas, quae in muris non nascuntur. Miscellanea Botanica xx. 33 Sii()erest , lit rem mafiiii niomeiiti ratioiiibus jam allatis ad- dam. Ecclesia Cliristiana ritus sacros Hebiaeunun in iion- nullis ceremoniis suis retinuit, et ab antiquissimis tempo- rilnis Hyssopuin officinalem L. in histrationibus aflliibuit, (>t adbibet. Ita E(>iscopi fasciculo byssopi atjua Uistrali imbiito benedicunt primam pelram , quam poiiunt in fiindamento novae Ecclesiae, et totum ambitum fundamen- ti. Ita benedicunt Ecclesiain novam in consecratione ejus. Ergo concUidendum inibi videtur, eihob Sacraium Litte- rarum , vaaonoQ Septuaginta Interpretum , Apostoli Pau- li , Bibliae Vulgatae , et etiam Josephi Hebraei in liisto- riis suis disjungi non posse ab Hyssopo Graecorum, Latinorum, Arabum, et Latino-baibaroriim , sciUcet ab Hyssopo officinali Linnaei. Erit forte, qui a me petat, cur Moyses in lustrationibus praetuHt byssopum ? An quia virtutem aliquam ei in- haerere putavit? Medici antiqui byssopum commenda- runt ad viscera tboracis sananda. Dicemusne, Moysem credidisse valere quoque ad afFectus cordis tutandos , et firmandos, quia Sacrae Litterae sedem animi passim in corde ponunt? Ita quidem sensit Montalbanus. Sed cum baec lustratio non solum valeat in bomine , verum etiam in animalibus ratione carentibus, in petris, in aedificiis , ideo niillam aliam virtutem ei tribuere possu- mus , quam quae proliciscitur a sanctitate ritus , ut res ita lustratae ab infortuniis defendantur. Nunc venio ad partem secundam borum Miscellaneorum , in qua novas quasdam plantarum species describam , deque aliis jam eviilgatis notas meliores ad earum di- stinctionem palam faciam. CLASS. MONANDRIA. ORDO MONOGYNIA. ORD. NAT. AMOMACEiE , TRIBUS CANNACEiE. I . Canna bidentata : foliis ovatis , breviter acuminatis ; co- rollae laciniis superioribus oblongo-spatbulatis , apice bi- dentatis , inferiore revoluta Tab. 5. T. X. 5 34 Antonu Bilrtolonii Perenn. Nascitur in Africa Austro-oiientali ad Iiihamhane Mozambici , mule semiiia ol)tiiiui ab Eq. Fohnasinio. In liorto hot. Bononiensi snl) dio floret vere, aut autumno, in calidario etiani hyenie. Caulis teres, erectus , simplex, bi-quadripedaiis. Folia late ovata, aut late ovato-oblonga , breviter , at tenuiter acuminata, basi caidem vaginantia. Racemus terminalis. spicael'ormis, suboctoflorus , floribns alternis , inter se remotis, subinde geminatis. Pedicelli breves. Bractea sub quovis pedicello ovato-oblonga, acuta, purpurea, ovario longior. Calycis segmcnta tria , epigyna , lanceolata , acu- ta, purpurascentia, corolla nudto breviora. Corolla se- squipoUicem longa, sexpartita, tubo brevi, laciniis tri- bus exterioribus lanceolatis , acutis , canaliculatis , ker- mesinis, tribus interioribus tertio longioribus, oblongo- -spatbulatis, apice bidentatis, quarum superiores duae erectae, aurantio-rubrae , basi luteae, inferior cito re- voluta, pariter rnbro-aurantia, inferne zona mediana lu- tea. Genitalia corolla [)aulo breviora, aurantio-rubra ; li- gula antherifera oblonga , stilo quidquam longior , su- perne mox revoluta ; antbera lateralis, longa , polline albo; stilus crassus, plano-compressus , stigmate obtuso. Capsula perfecta tumens, extus trisulca, tota echinu- lata , viridis, trilocularis, trivalvis. Semina in quovis lo- culo ])lura , grandiuscula , subrotiuido-compressula, gla- bra, alba, matura fusca. Species magnitudine, et colo- re flornm spectatissima. Tab. 5. exliibet plantam in statu naturali. CLASS. TRIANDRIA. ORDO DIGYNIA. ORD. NAT. GRAMINE^, TRIBUS ANDROPOGONEvE. 2. Andropogon attenuatus : panicula ramosa , stricta , ramis spicatis , alterne floriferis , locustis subulatis , trifloris , floribus lateralibus neutris, stipitatis , plumosis, acumine Miscellanea Botanica xx. 35 setaceo , medio fertili, sessili, glabro, arista genicula- to-retiacta teriiiiiiato Tab. 6. Perenn. Habui ex Guatimala a Vellasquezio. Folia aiiguste linearia, acuminata. Panicula ramosa , e vi- ridi purpiirascens , stricta , pedunculis vagina folii flora- lis tectis. Locustae in rjuovis ramo ties, alteinae, su- bulatae, longae, triflorae. Glunia calycina solitaria, lan- ceolato-linearis, acuminata, striata , canaliculato-convoluta , floscuiis contentis longior. Flosculi duo iaterales neutii, stipiteliati , suisum villosi, apice setaceo, longo termi- nati , medius fertiiis , sessilis, paulo brevior, glaber, glinna apice breviter bifida, e sinu aristata, arista ge- niculato-refracta , supra geniculum brevi tractu contov- ta, longa. Explicatio tabulae 6. Fig. a. Planta in statu naturali. b. Locusta cum floscuiis aucta. CLASSIS PENTANDRIA. ORDO MONOGYNIA. ORD. NAT. GONVOLVULAGE^. 3. Gonvolvulus mollissimus : flora grandi , pedunculis, ca- lycibusque mollissime, denseque tomentosis ; corolla cam- panulato-turbinata, quinquefida Tab. 7. Perenn. Habui ex Vulcano cl' acqiia in Guatimala a Vel- lasquezio. Fiores grandes, breviter pedunculati, pedunculis more calycis tomentosis. Galyx quinquepartitus, densissime, et mollissi- me albo-tomentosus, segmentis ovatis, acutis, externis duo- bus oppositis, et paulo latioribus. Gorolla alba, campa- nulato-turbinata , tubo-brevi , bi-trilineari , extus pube- scens , limbo amplo, quinquefido. Stamina corolla di- midio breviora, filamentis tenuibus, glabris, antheris longis , erectis , linearibus, basi breviter sagittatis. Sti- lus staminibus longior, tenuissimus, glaber. Stigma bi- dentatum. .■^6 Antokii Bf.iitoi.onii Meliora ah exemplari incomplete liaiirire non potui , sed toiiK'iitnin plantae inollitie , et densitate vere insigne. Tab. 7. exhibet omnia in statu naturali. CLASSIS EADEM. OUDO IDEM. ORD. NAT. RHAMNEiE. i. Geanotus aziireus : foliis ovato-oblongis , leviter serratis, supra pilosis, senio glabratis, subtus tomentosis ; race- mis compositis, longis , fasciculate floriferis. C. azureus Desf. Cat. aim. 1815. p. 232. Lagasc. Gen. et spec. p. 11. De Cand. Prodr. 1. p. 31. n. 21. Lodd. Hot. Cabin, tab. 110. Frut. Habui ex Vulcano d' acqua in Guatimala a Vei.las- QUEZIO. Caulis teres, erectus, orgyalis , fusee rubens , alterne ra- uiosus , ramis patulis, tomentosulis. Folia alterna, bre- viter petiolata , ovato-oblonga , obtusa, vel acuta, levi- viter , et acute serrata , supra saturate viridia , juniora pilosula, senio glabrata , subtus albido-tomentosa , uni- nervia , venis primariis oppositis , longis , sursum versis, extus subinde iterum venulosis. Petioli pubescentes. Ra- cemi solitarii , terniinales cauli , ramisque , pedunculati , pedunculo , racliideque tomentosis, facti fasciculis flo- rum alternis, modo dense approximatis , modo remotio- ribus. Flores admodum parvi, suffulti pedicellis tenui- bus , pubescentibus. Calyx turbinatus , corollae concolor, (piinqucfidus, segmentis triangulis , acutis , supra ova- rium incurvis , illudque tegentibus. Corolla caerulea , calyce longior. Petala (juinque , alternantia cum segmen- tis calycinis , obovato-spathulata , obtusa , concavo-co- chleariformia , longiuscule , et tenuiter unguiculata , af- fixa receptaculo carnoso, tubum calycinum vestiente, patentia. Stamina quinque , petalis panic breviora , eis- quc apposita. Stilus brevissimus. Stigma trifidum. Ca- psula penta-hexacocca , coccis in orbem positis , conve- xis , bivalvibus , monospermiis. Miscellanea Botanica xx. 37 Descriptio nostra suppeditat cliaracteres exactiores, quaiii qui hactenus habel)antur. Insuper indicat novum locum natalem in Guatimala. CLASSIS IIEXANDIUA. ORDO MONOGYMA. ORD. NAT. NARCISSE^. 5. Narcissus Cupanianus : bulbo ovato; foliis synanthiis, linearibus, canaliculatis ; spatba uni-multiflora ; segmen- tis perigoniabbus lanceolato-linearibiis ; nectarotheca bre- vissima, urceolata, integra Tab. 8. N. Cupanianus Guss. Fl. Sic. Syn. 1. p. 382.*, et 2. part. 2. p. 810.* N. serotinus Desf. Fl. Atl. \.p. 283. tab. 82: non Linn., et excl. syn. Bert. Fl. Ital. 4. p. 15. n. 5. partim, et Lucubr. p. 14. n. 66. Bw. Bern. Cent. \. p. 56.* Guss. Fl. Sic. prodr. p. 393.* N. elegans Pari. Fl. Ital. 3. p. 159. N. autumnalis , vulgaris, albus, stellaris , medio croceus, odoratissimus , tenuifobus Ci/p. Hort. Cath. p. 194. N. autumnalis, vulgaris, steUaris , medio croceus odora- tissimus, monojuncifobu* Cup. Panph. 1. tab. 174. ;, et 2. tab. 259. ex Guss. N. autumnabs vulgaris steUaris albus medio croceus odo- ratissimus monojuncifobus Bonann. Panph. tab. 38. N. albus serotinus Castell. Hort. Mess. p. 16. Perenn. Habui siccum Panormo ab Eq. Bivona-Behnardio , et ex collibus Siciliae, ubi communis, ab Eq. Gussonio. Posterius accepi bulbos Panormo a Prof. Todaro , qui elapso anno floruerunt in horto bot. Bononiensi mense Octobri. Bulbus ovatus, nunc parvus, nunc grandiusculus , tunicis nigrescentibus vestitus. Vaginae nonnullae truncatae , pallentes amplectuntur basim scani, et t'oliorum, qua- rum suprcma interdum longior, oblongo-lanceolata , sed apbylla. Folia nnum-duo, synantbia, orta e bulbo, li- nearia , canaliculata , firrnula , stricta , scapo breviora , 38 Antonii Bertolonii vel snbacqiialiu. Scapiis ercctus, stiiatus, subpaliiiaris- -spithamalis. Spatlia lanceolata, acuiniuata , cannala, ra- dios basi amplexaiis, priiiio virens, postea supenie sca- liosa , ludit uni-noveniflora , radiis inaequalibus. Floies grate odori. Tubus perigonialis limbo longior , viridis , supernt; vix aniplior. Linil)us sexpartitus , allnis, stella- tim [)ateus, segmeiitis hinceolato-linearibus, acuininatis, plaiiis , aroscendo tautuiii apicc incurvis , aut contortis, subinde latioiibus lanceolatis. Nectarotheca brevissima, septies-octies limbo brevior, urceolata , ore constricto , iutegro, vel subrepando, luride virens, vel cum levi lutescentia. Stamina alia inclusa , alia nectarotliecam aequantia. Antlierae una cum polline flavae. Herba e viridi glaucescens. In tabula Florae Atlanticae superius allata habemus tam Hguram plantae macrioris spatlia uniflora , quam plantae luxuriantis spatha septeraflora. Prof. Todaro me monuit in litteris in Sicilia spatliam ferre etiam flores novem. Nomen specificum Narcissi Cupaniani a Gussonio datum milii praeferendum videtur, quia Gupanius primus omnium banc speciem detexit , et figura sancivit. Nomen Nar- cissi elegantis a Spacbio introductum aeque aptari po- test ad quemcum(£ue Narcissum , neque pro hoc nostro mihi praeferendum videtur. ExpUcatio tabulae 8. Fig. a. Exhibet plantam in statu naturali, non tamen majoris luxiuiei. b. Ostendit nectarothecam cum antheris auctam. 6. Narcissus serotinus: bulbo globoso ; foliis hysteranthiis , junceo-filiformibus ; spatha uni-triflora ; perigonii tubo superne dilatato, limbo segmentis lanceolatis, trilnis al- ternis nuicronatis , nectarotheca brevissima, campani- formi , liiante, sexfida. N. serotinus Sp. pi. p. 417. Bert. Fl. Ital. i. p. 1.5. n. .'). partim. Viv. Fl. Libyc. specim. p. 19., et Fl. Cors. Miscellanea Botanica xx. 39 diagn. p. 5. Coll. Herb. Ped. 5. p. 427. n. 1. Ten. Nap. 1. p. U7., et Syll. p. 162. n. 1. Guss. Syn. 2. /?ar^. 2. p. 81. Mom. 5/ir/?. 5arJ. el. fuse. \. p. 4.5.* N. autiunnalis minor Cliis. Hisp. p. 2.51., fig. p. 252. N. serotinus Clus. Hist. lib. 2. p. 162. fig. N. aiuuinnalis parvus Clusij Lob. Ic. p. 122. fig. ex Clusio. Perenn. Habui ex Calabria a Ilocca Imperiale ab Eq. Pa- noLiNio, ex pascuis maritimis Sardiniae ab Eq. Prof. Monisio , ex Corsica a Bonifacio a Seraffinio , et al Ca- po Revelata a Soleirolio. Floret autumno. Bulbus globosus, tectus tunicis scariosis, castaneo-fuscis , nitidis. Vaginae plures, truncatae, apliyllae, basim sea- pi tractu plus minus longo vestientes, subinde una, vel altera foliolo brevissimo , subulate terminata. Scapus te- nuis, erectus, striatus, nudiis, palmaris-spitliamalis. Fo- lia liysterantia , tenuia , junceo-filiformia. Spatlia scapo terminalis, oblongo-lanceolata , acuta, vel acuminata, demum scariosa , pallens, uni-triflora, radiis in spatba triilora inaequalibus. Tubus perigonialis limbo longior, virens, superne magis quam in praecedente dilatatus. Limbus segmentis latiusculis, lanceolatis, vel elliptico- -oblongis , albis , saepe oblicjuis, tribus obtusiusculis, vel acutis, tribus alternis apiculatis. Nectarotheca bre- vissima, campaniformis , ore hiante, sexfida , segmentis latis , obtusis, interdum leviter emarginatis, tota lutea, vel cum levi vii'ore. Genitalia ut in praecedente. Addidi acuratiorem descriptioncm liujus speciei , ut diffe- rentia ejus a praecedente eniteat. Spatlia non est con- stanter uniflora , ut liabent nonnulli; ego enim reperi bi-trifloram in exemplaribus Sardois , et Corsis. In alte- ra ex duabus figuris a Clusio datis non bene exbibe- tur totus scapus adspcrsus bracteolis exiguis, alternis, excepta enim parte inferiore ejus vaginata, reliqua pars tota nuda est. •iO Antonh Bertolonh CLASSIS POLYGAMIA. ORDO POLY(JECIA. ORD. NAT. URTICACEiE, TRIBUS FICEiE. 7. Ficus gumndfera: foliis ovato-obloiigis, breviter acumi- natis , conniventi-cordatis, supra scabris , suhtus molliter pubescentibus Tab. 9. Oja de Evea Tj produce la recina elastica Vellasq. Arb. Habui ex Escidntla de Guatimala a Vellasquezio. Rami juniores molliter villosi , fulvi. Folia breviter petio- lata , ovato-oblonga , breviter acuminata , basi cordata siiiu clauso , margiiie minute , et remote denticulata , in nieo exemplari octo pollices longa , tres lata, supra saturate viridia , scabra , subtus pallidiora , in rete ve- narum molliter pubescentia, nervo medio villosiore, ve- nis primariis alternis , adscendentibus , apice incurvis , venulis intermediis crebre reticulatis. Petioli teretes , supra canaliculati , more ramorum juniorum villosi , et fulvi. Guatimalenses ex hac planta obtinent gummi elasticuni. Exemplar incompletum , quod ego possideo , non sinit dicere ulteriora de specie. In horto sicco Musaei Flo- rentini licet ditissimo non habetur. Explicatio tabulae 9. Fig. a. Ostendit partem folii in statu naturali visam a facie superiore. b. Exhibet ramulum , et folium in statu naturali visum a facie inferiore. Mem. Tom : X ^^ \ /. / / n^tflini (iis ''11 Cf" ao'Z'^.a' ^/.af^s-i>z-/Tz/iig.f B ert: 0^0.. 9 1 % \ Is- M ■,al'5 I / Lit. An^iolim w. 1. Tom: X. ^' '^n^Zi:^//<'v/y^ossano contare tuttequante. Ne io sono cosi sfiduciato della mia tesi, che mi senta necessita di ricorrere a dire, che le lussazioni che vanno accadendo, avendo sopra la pelle una fisonomia che somiglia alle loro corrispondenti 60 GlAMBATTISTA FaBBRI che fiuoiio gii notomizzate e che si sa come erano ; e da creileie che anclie sotto la pelle vadano essendo quello che sono state le loro sorelle. E non voglio neppiire ri- peteie col gran Morgagni, che le osservazioni bisogna pe- sai'le e non contarle sulle dita. Voglio piiittosto animirare il case che iia portato , che tutti quelli, che hanno in- contrato lussazioni anatomicamente eguali a quelle che si fanno nel cadavere , sono niorti e sono stati sezionati ; e quelli che nc ebhero delle diverse , o sono guariti o non sono stati sezionati o non se n' e avuto contezza. = lo concedero che 1' anatomia patologica non abbia a gran pezza terminato i suoi lavori ; concedero che le necrosco- pie future avranno campo di scoprire in varie specie di slogamenti varieta di alterazioni che ora non ci sono co- nosciute ; ma che percio ? La chirurgia sperimentale e forse da ora in poi condannata a starsi coUe mani alia cin- tola? E se per avventura si venisse fuori con qualche strana alterazione, verificata una volta, e della quale 1' a- natomia patologica abbia credito verso gli sperimenti ; i crediti di questi verso di quella sono forse stati pagati tutti quanti ? = A proposito delle quali partite di Dare e d' Avere, v' e un bel fatto, che ad onore della Chi- rurgia sperimentale io voglio farvi notare, colla certezza che nessuno s' argomentera di contraddirmi. Qiiando ( sono vent' anni giusti ) io mi posi a studiare sperimentalmente le lussazioni traumatiche del capo del femore, le lussazioni posteriori consecutive alle anterior!, erano state accennate ai Chirurgi da Astley Cooper colla narrazione di un unico fatto clinico (1). Raccontava 1' il- Instre Inglese che nel momento di procacciare la riduzio- ne d' una lussazione ovalare , erasi questa , per inavverten- za d' alcuno e con meraviglia di tutti , tramutata in lus- sazione posteriore, che fu poi ribelle a qualunque tenta- tive di riposizione. (1) (Kvies chiriiigicales de Sir Astley Cooper. Paris 1837 pag. 20. Ob- servat. 28. Della Chirurcia SPERIMENTALE EC. 61 11 Malgaigne erasi ingegnato di riprodurre nel cadavere il fatto inedesimo, e non essendovi riuscito, protesto fran- camente di non poterlo ammettere, se per via di speri- inenti non gli fosse stato compiovato die era fattibile (1). Pill tortunato dello sperimentatore fiancese, io trovai e ineccanismo , e anatomia patologica , e norma per la ridu- zione della controversa lussazione. Nella quale circostanza ebbi dimostrato, clie, anclie nel corpo morto, dove i mu- scoli non contiastano vitalmente alia riduzione, questa non pno ( generalmente parlando ) nella prefata lussazione ot- tenersi , a nieno clie non s' adoperi quel processo che io chianiai processo di riduzione per circonduzione. II quale e precisamente una circonduzione della coscia contraria a quella che ha generato il suo dislogainento. Ognuno vede a colpo d' occhio che tutti i miei studi , e le loro conclusioni spettanti a questa anatomia e a questa maniera di riduzione, mancavano per la massima parte della sanzione pratica , e potevano solo chiamarsi ritrova- menti anticipati della Chiruigia sperimentale. Passarono quindici anni, e dopo questo tempo, il Mal- gaigne pubblico la descrizione anatomica di due lussazioni posteriori e inferiori ( ischiatiche ) nelle quali la capsula legamentosa non era lacerata inferiormente come pareva che dovesse essere ; ma invece era staccata dal ciglio del cotile internamente nell' una, e internamente e superior- mente nell' altra (2). II patologo Francese rimase attonito a quella singolare situazione della lacerazione della capsu- la, e confesso ingenuamente che non aveva modo di spie- garla. Ma quella lacerazione che era inconcepibile pel Francese, trovavasi da inolti anni descritta nelle mie Me- morie; ed erano stati gli esperimenti che avevano oltre- passato e preceduto 1' anatomia patologica. Vedrete piu innanzi che questo fatto non e unico. (1) Opera cilala 1.* Ediz. pag. 541. (2) V. Revue m^dico-chiriirgicale de Paris T. 16 pag. 144 e 206 septem- bre et oclobre 1864. E V. ancora il BtiJietlino citato Dicembre 1864 e Gen- naio 1865. 62 GlAMBATTISTA FaBBRI Intanto avendo, per qnanto era da me, procurato per- suadervi clie gli spcriiiieiiti liauno in realtu valeggio di dare nozioni vere e cliiare circa 1' anatomia patologica delie liissazioni; non dehbo diinenticare la promessa fattavi di provare clie non sono sterili di ottimi documeuti da rife- rirsi alia riduzione. Al quale proposito, per aniore di brevita , accennero cosa gia registrata nella 3.* delle mie Memorie, e clie al- tri lianno detta e prima e dopo di me, ma che non e ancora entrata nella testa d' alquanti Chirurgi. La cosa e, che nell' uomo vivo, non tutti gl' impedimenti alia ridu- zione sono attribuibili alia contrazione dei muscoli vivi. Molte maniere di ostacoli sono di natura al tutto mecca- nica, ond' e clie, qnando c' imbattiamo in questi , non vale sorprendere o distrarre 1' attenzione dell' infermo , non il salasso abbondante, il bagno, il tartaro emetico; non vale forza di braccio o di carrucole, non vale il clo- roforme. Qui non si tratta di opporre violenza a resisten- za ; bisogna condursi con destrezza e , quasi direi , con buona grazia, non per vincere gl' impedimenti, ma per vedere di non urtarvi o per farli svanire (1). lo non ri- petero quali siano ; ripetero bensi clie nel cadavere istes- so , dove non puo essere contrasto vitale di muscoli , si fanno lussazioni, che con qualunque forza, e sia pur po- derosa , non si possono ridurre : ma che si riducono facil- inente destreggiando come le esperienze harino insegnato. Altre se ne danno le quali si ripongono a grande stento. E finalmente se ne incontrano alcune che non cedono a pattn veriHio. (1) Rispetio a qiieslo piinto di patologia Chiriirgica, invito il lettore a ri- scontrarc cid che il Malgaigne ha riferito alia pag. 829 del siio Traile des luxations ( Paris 1855 ) circa gl' inipediiuenti meccanici opposii da por- zioiii di capsiila nmasle intatte, e da muscoli, che ebbero impedilo durante la TJia il ritorno del capo del feniore nella sua caviti aiticolare. I quali ri- sulianienii necroscopici di lussazioni accadute a corpo vivo, coinbaciano a ca- pello coi risultanienti ottenuti alcuni anni prima colle esperienze fatte nel ca- davere. Della Chirurcia SPERIMENTALE EC. 63 Qucsti stent! e queste iion riuscito de' nostri conati tli ridiizione nel cadavere, sembreranno iiicoricepibili a clii non s' e occupato mai di esperimenti ; ma a chi se n' e occu- pato , parlano un linguajigio diverso, e gli daniio anco- ra il Luon piccetto di iion presuinere troppo delle proprie cognizioni. Ora vi dim per ultimo, die, come la notomia patolo- gica lia coiiiermato alcune delle anticipate scoperte delle esperienze , cosi la cliiringia pratica gii a quest' ora si e giovata d' alcuni proccssi per anticipazione proposti dalla Chirurgia sperimentale. A provare la quale asserzione, om- messi altri fatti clie potrei togliere d' altronde , mi e gra- to accennare a quelli die o furono pnbblicati, o furono narrati alia vostra presenza negli scorsi anni dall' egregio nostro CoUega Sig. Dottor Carlo Massarenti (J); e mi e sopra ogni altra cosa gratissimo ricordare la bella storia di lussazione violenta posteriore consecutiva del capo del femore, cui nel passato anno accademico lesse in questo luoffo medesimo 1' Ecciho Sig;. Dott. Luisri Golinelli : sto- ria die poco appresso vide la pubblica luce uel Raccogli- tore Medico di Fano (2). Ed in vero ; senza la cognizione dei documenti ricavati dalle mie anticlie esperienze , 1' Autore di questa bella storia avrebbe forse potuto diagnosticare su due piedi die egli aveva a fare con ima di quelle lussazioni che da me furono chiamate posteriori consecutive ? A che gli avrebbe giovato I' aver saputo che il suo infermo era caduto a gambe allargate sul siiolo , se gli esperimenti iniei non avessero gia detto , die ([uella tale specie di lussazione posteriore comin- cia appunto da un reciproco allontanamento delle due co- see? E per ultimo; 1' avrebbe egli ridotta con tauta sicurta e tanto aggiustatamente, se quel ragionato metodo che io (1) Bnlleltino oil. Serie 3.'' Vol. XI. pag. 343. = Meniorie dell' Accad. delle Scien. dell' Istit. di Bologna. T. 7." pag. 71. — V. ancoia le Anno- tazioiii in fine § 4." (a). (2) V. Fascicolo del 31 Luglio 1858. — V. le Annotazioni § 4." (b). 64 GlAMBATTISTA FaBBRI cliianiai riduzione per circondiizione , non avesse aviito anclie per lui tntta I' evidenza di una diinostiazione geo- metrica ? — A pioposito della quale inaniera di riduzione, parini assai opportune) notare,clie essendo ella indirizzata a scansare un principalissinio iinpedimento rneccanico pa- lesato dagli esperiuienti , e consistendo, non in una sem- plice flessione , ma bensi in una circonduzione della co- scia; vuolsi a buon diritto difFerenziare alquanto da quel- r enipirica tlcssioue della coscia , clie alcuni Autori lianno consigliato { senza distinzione di nornie ) in tutte le sloga- ture. I quali aulori altro non cercavano che di niettere i niuscoli in cedenza, perche erano essi pure dominati dal- r errore , che , fuori della contrazione muscolare , la ridu- zione non possa incontrare impedimenti d' altra natura. Ferniate le quali cose , primache io mi tolga da questo passo , reputo essere mio debito render grazie al Signor Dott. Luigi Golinelli dell' averne fatti consapevoli di una osservazione di tanta importanza. Imperocche nessuna cosa poteva riuscirmi piii accetta , quanto vedere cresciuto il nuniero di quelle pratiche osservazioiu , che , a prova d' e- videnza, tolgono di loro natura dagli animi piu scrupolosi ogni ombra di sospetto circa la diretta influenza degli esperinienti nella buona maniera di rassettare le giunture per violenza scomposte. Alia quale verita volendo pur dare una maggiore espli- cazione , ho risoluto di aggiungere alle cose che precedo- no le altre che seguono , e forinano la seconda parte di questa Memoria. Tra le lussazioni che spesso hanno grandemente resistito prima di cedere alia riduzione, e che anzi alcune fiate non si sono potute ricomporre , i chirui'gi sanno che vuol- si noverare la lussazione posteriore del pollice , e le lus- sazioni posteriori delle altre dita. Recentissimo e il fatto di un infermo introdotto dal Marjolin alia Societa di Chirurgia di Parigi , afflitto di DeLLA GhiRURGIA SPERIiMENTALE EC. 65 lussazione posteriore del dito indice , il quale dopo mol- ti tentativi di riduzione che furono invano , dovette con- tentaisi di litornarsene colla sua lussazione rimasta tal quale (1). E neir Opera dell' erudito Malgaigne sulle lussazioni , puo ciascuno riandare una serie di pollici lussati ciie lian- no incontiato la sorte medesiina : e si clie furono tra le mani dei Dupuytren , dei Cooper e d' altri chirurgi di grande estimazione. lo intendo pertanto significarvi quello che le esperienze da me fatte hanno saputo discuoprire circa le prelate lus- sazioni, lasciando poi giudicare alia vostra savia iinparzia- lita , quanto abbia in se di valore questa maniera di stu- di, e se siavi il prezzo dell' opera nel coltivarli con qual- clie aniore. Prima d' ogni altra cosa concedetemi di riandare il mo- do pel quale le ricordate lussazioni hanno compimento. Se si parli del poUice, la lussazione succede in conse- guenza di una violenta estensione del dito spinta molto pill in 1^ de' suoi termini naturali. Nel tempo di quella violenza, la prima falange (dopo che colla sua base con- cava ha percorso dall' avanti all' indietro la superficie con- vessa della testa del metacarpo che la sostiene ) trascorre e va a fermarsi sul dorso del metacarpo. — Non puo avere effetto il detto slogamento, senza che alcuni lega- menti siano lacerati o divelti dalle loro inserzioni. — E pero , il legamento anteriore si distacca dal collo del me- tacarpo ; dai loro attacchi al metacarpo si disciolgono del pari i due legamenti laterali ( quando almeno la lussazio- ne e completissima ) ; e tutti e tre tengono dietro alia falange che si tramuta di posto. Mentre che quello che ho detto interviene ai legamenti , il muscolo flessore bre- ve (che forma gran parte dell' eniinenza palmare del pol- lice ) costretto di seguire la falange a cui s' attacca coi (1) Monilenr des Hdpitaiix 1. Serie T. 6. N. 108. = 11 Sept. 1858 pag. 858. T. X. 9 66 GlAMBATTISTA FaBBRI suoi clue tendiiii , trovasi calcato e teso forte contro la testa del inetacarpo , cui la talange e in procinto di ab- bandonare. — Col totale rovesciamento del poUice all' in- dietro , la piessiira patita dal niuscolo disteso arriva al se- gno, clie le sue fibre si lacerano contro la testa del me- tacarpo, e la lasciano passare, in guisa di bottone che attraversi 1' occliiello ; cosi la detta testa viene a far tu- more sotto la pelle della palma; e qualche rara volta la stessa pelle non regge , e si squarcia. — II tendine del lungo flessore del pollice abbandona la faccia anteriore del capo del metacarpo , e sdrucciola al suo lato interno in conipagnia del primo ramo digitale del nervo niediano ; e assai raro che sdruccioli al lato esterno. Dalle cose sino a questo punto espresse partitamente , bisogna raccogliere in complesso , clie i due fasci carnosi dello squarciato muscolo corto flessore sono applicati da- vanti e ai lati dell' osso del metacarpo, e formano la me- ta inferiore (1) dell' occliiello clie lo circonda ; mentre la meta superiore del detto occliiello , applicata colla falange al dorso del metacarpo, e costituita dalle due porzioni ten- dinose, in parte lacerate, del menzionato niuscolo, e dal mar- gine pur lacerato del legamento anteriore, nella cui gros- sezza si nascondono i due ossi sessamoidei. E poi di som- ma importanza avvertire sino da questo momento, che r orlo anteriore della base della falange dislogata non e prossimo al niargine superiore dell' occliiello; ma clie invece , da quell' orlo sino a questo margine , corre un leiiibo formato dal legamento anteriore , dagli ossi ses- samoidei e da fibre carnee e tendinee del muscolo squar- ciato : e questo lenibo e lungo quattro , sei , o piti li- iiee (2). La descritta anatomia patologica ricavata da un gran nuinero di esperienze, corrisponde a cio clie ne lianno ( 1 ) Dico mela inferiore siipponendo la mano sollevala e eolle punte delle dita \ohale alT insii. (2) Fig. a, b. DeLLA GhIRURGIA SPERIMENTALE EC. 67 riferito altri spcrinieutatori (1) stiaiiieri, e sopratutto e d' accordo colla desciizione che il Nelaton ricava da due necioscopie di lussazioni accadute durante la vita (2). Ora, per ridurre la lussazione, bisogna die la testa del meta- carpo toriii iudietro per 1' occliiello che ne circonda il collo; o, in altri termini, bisogna die la falange torni al suo posto, e die il leinbo superiore all' occliiello che es- sa ha trascinato seco posteriormente , sornionti il capo del nietacarpo e torni al di qua del medesimo. Molti sono i metodi ( piuttosto einpirici che razionali ) ai quali si e ricorso per ricomporre la giuntura ; e con tutti, alcune volte si e riuscito a bene, e alcune volte no. In tanta incertezza de' buoni risultamenti , fra i molti che s' appagano di trovare fantasticando la ragione deile non superate difficolta , era naturale che dovesse trovarsi qualche uomo positivo , che, non pago di faciii e vane ipotesi, volesse cercar modo di vedere cogli occhi propri di che natura fossero gl' impedimenti. Qui non v' era strada da venirne a capo , tranne quella delle esperienze ; e il Pailloux sperimentando vide la ve- rity , ma non la conobbe cosi a pieno da potere poi fon- darvi un metodo il quale soddisfacesse a tutte le necessi- ty indicate dal fatto anatomico-patologico. Egli afFermo, die neir atto di ricondurre la falange al suo posto, il lembo superiore all' occliiello, trascinato dietro se dalla falange al cui orlo anteriore e attaccato , non ha tempo di sormontare la testa del metacarpo e oltrepassarla prima che vi giunga sopra la base della falange. Di che avvie- ne , che 1' indicato lembo , compreso tra 1' nno e 1' altro osso , si oppone a cio che possano venire a niiituo con- tatto coUe loro facce articolari. II Malgaigne nella 1." edizione del suo Trattato di Ana- tomia Chirurgica e di Chirurgia sperimentale avverso a (1) Malgaigne Anal. Chir. T. 2 pag. 611 premiere ^dit. et T. 2 pag. 711 seconde ^dil. (2) Elements de Pathol. Chinirg. par N^lalon. Paris 1848 T. 2 pag_ 417 et Gaz. m£d. de Paris 1838 pag. 6. ()8 GlAMBATTlSTA FaBBKI questa dottrina del Pailloux; e 20 anni ap|3resso, nelia 2/ edizione, le ha accordato di essere aininissibile una qiialche rara volta. Egli invece ha imniaginato che 1' impe- diiiuMito vero sia da ricoiioscersi nella contrazione dei fa- sci niuscolaii dello squarciato flessoie corto del poUice. Per quella contrazione 1' occhiello si stringe adosso al me- tacarpo e rende vani i tentativi di riduzione. Per fernio , nessuno che abbia fiore di senno , voii'a escludere la contrazione nuiscolare dal novero degli osta- coli da vincersi ; ma d' altra parte , nessuno che abbia speriiniMitato e parli con coscienza, ricusera di sottoscri- versi alia sentenza del Pailloux. — Nel cadavere, dove di sicuro non e contrazione muscolare di sorta , quando la lussazione s' e ottenuta completissima ( ed e caso assai frequente I' ottenerla ) non v' e forza d' estensione e con- troestensione che valga , non v' e modo che possa pi'O- cacciare la riduzione , tranne quello di far si che il lem- bo superiore dell' occhiello non s' impacci tra la base del- la flilange e la testa del inetacarpo. Ma v' e di piii. Fondato nella sua ipotesi di pretto vi- talisnio, il Malgaigne , per eludere la contrazione del cor- to tlessore , insegno che prima di tutto si dovesse fletteie il dito, e quindi si tirasse nel dito cosi piegato. lo note- ro di volo che a questo modo e il corto flessore non si pone in cedenza, e il lembo dell' occhiello s' inframmette pill che mai tra le due superficie articolari. Siccome poi il nostro Autore ha preveduto il caso che ne il suo ne altri metodi raggiungano lo scopo, ha pro- posto clio alia perfine si doiui la contrazione , tagliando col coltello in traverso il fascio esterno dell' occhiello , ossia del muscolo corto flessore. — Intorno alia quale estrema risoluzione, giovi riferire ( cosa da tutti ripetuta ) che il Vidal 1' ebbe una volta abbracciata; e non di me- no , anche dopo il taglio, la lussazione ostinatamente per- severe ad essere quella di prima. — Dalle quali conside- razioni parmi si debba ricavare che i pensieri del Mal- gaigne sentano con eccesso di vitalismo. Pochi passi piu oltre io spero provarvi die i muscoli vivi , anche in questo Della Chirurcia SPERIMENTALE EC. 69 caso, fanno contrasto e vitale e meccanico alia liduzione ; e spero altiesi die non vorrete disapprovare il mezzo che vi avio pioposto per veder modo di allontanare eziandio, per (iiianto e possibile, questa doppia maniera d' impedi- inento. Per ora 1' ordine dalle cose m' invita a ricordarvi , come il Pailloux avviso di riuscire al fine che era scope degli studi siioi. — Egli dunque fu di parere die ad evitare 1' intrainessa del leinbo superiore deli' occliiello tra la fa- lange e il nietacarpo, si dovesse rovesciare il dito forte- inente all' indietro; e impugnatolo in quella posizione, trarlo in alto per collocarlo al suo posto , quando la fa- lange abbia colla sua base raggiunta 1' altezza della testa del nietacarpo. — Non niancliera di certo chi voglia rav- visare , nel metodo del Pailloux , messo in atto i' antico precetto ippocratico, che il processo di riduzione deve essere il processo di lussazione rovesciato; cioe a dire, che la riduzione deve coniinciare come la lussazione fini- sce, e finire come quella comincia. Precetto assai giudi- zioso e buono per se stesso , ma che impone 1' obbligo di studiare a fondo il meccanismo di ciascuna lussazione, e non eschide la necessita di cercarne con qualche dili- genza I' anatomia patologica. Senza le quali cose , il precetto avvegnache molto sa- vio , deve , quando che sia , rimanere deluso , essendo in- dubitato che la veneranda Antichita non ha potuto dire 1' ultima parola in tutte le cose dove ha messo bocca. II metodo del Pailloux ( che d' altronde somiglia non poco a quelle di Bell e di Latta, approvato altresi dal nostro Monteggia (1) ) qualche volta e riuscito a seconda ; qualche altra e andato in fallo. In che consista il suo difetto, a me parve d' averlo in- dovinato , mentre in sullo scorcio del 18.37 assisteva un giorno ad una lezione sperimentale dell' illustre Malgaigne; (1) Monteggia. InstUiizioni Cliinirgiche. Lesioni violenle. Cap. XVIII. § 276 0, T. V. p. 187. Milano 1814. 70 GlAMIlATTISTA FAniJRI e ^\i esperimenti ai quali siibito dopo mi diedi , diinostra- roiio die mi era apposto al vero. Chiunqne colla voluta perseveranza ripeta le esperienze, ben presto avra occasione d' imbatteisi nel fatto che ora diro. Fatta la lussazione e notomizzato il pezzo, ova si acciiiga a ridiirla come iiisegiia il Paillonx , vedia che nel nioniento in cui la base del la falange arriva al livello del- la sommita del metacarpo , la faccia articolare della falan- ge e tutta copeita ilal teso lembo superiore dell' occliiel- lo attaccato al margine anteriore di essa , che, pel rove- sciamento del dito, e flitto snpeiiore. Siccome poi il det- to lembo ha soventi volte una lunghezza non minoie di sei linee; cosi 1' orlo superiore dell' occhiello che deve sormontare dall' indietro all' innanzi la sommita della te- sta del metacarpo, trovasi sei linee piu basso di quella medesima sommita. Sino a tanto che durano queste mec- caniche circostanze , dura egualmente il fatto che il lem- bo inciampa nella testa del metacarpo , si frappone alle due facce articolari e non si riesce a ricomporre la giun- tura. Qui non v' e rimedio ; bisogna che 1' orlo superiore e troppo basso dell' occhiello saiga all' altezza dell' osso che gli serve d' impaccio (1). Ora, chi credesse essere spediente usare la forza , s' accorgerebbe che i muscoli attaccati a quel lembo , neppure nel cadavere acconsento- no di lasciarsi allungare quanto occorrerebbe , oltre la na- tnrale lunghezza che hanno. Pensate voi se lo acconsen- tirebbero nel vivo , in cui , alia resistenza meccanica del loro tessuto va congiunta la potenza contrattiva delle fibre loro. Una volta dunque afFerrata che ebbi 1' idea , che 1' im- pedimento era tutto di sua natura nel dislivello tra la sommita del metacarpo che e troppo alta , e l' orlo supe- riore dell' occhiello che ne e relativamente troppo basso, mi venne spontaneo il pensiero che, non potendo innal- zare I' occhiello , bisognava abbassare il metacai'po. Gonse- (1) Fig. 2. Della Chirurgia SPERIMENTALE EC. 71 guentemente, avvicinai a tutto potere il metacarpo del pollice alia palma della mano e in iin attiino il problema fu sciolto (I). Taiito e vero clie per diligent! ricerche le realta materiali dei fatti si discuoprono ; ma le verita es- senziali, che gl' inforniano (per quantuncjue ovvie appa- riscano di poi ) non balenano alia mente che negl' istanti pill propizi dell' iinmaginativa. La ragionevolezza e convenienza del metodo di cui vi ho esposto il principio fondamentale , si fara di leggeri conoscere a cliiunque voglia ripetere le opportune spe- rien/e ; ma qui mi conviene intanto dimostrarla ragio- nando. II primo osso del metacarpo che sostiene il pollice, coir una estremita si articola nel carpo coll' osso trape- zio ; e coll' altra estremita, se venga mosso, descrive archi di cerchio che hanno per centro la detta articolazione (1). Qnando il metacarpo anzidetto e nel massimo grado di abdiizione e di estensione, la sua testa e alia massima distanza dal centro della palma: quando per converso e nel massimo grado di flessione, la sua testa e nel massi- mo grado di avvicinamento e di abbassamento rispetto al centro medesimo. Qiianto poi ai muscoli della maggiore eminenza palma- re, e tra questi, quanto al corto flessore del pollice (che e pure flessore del metacarpo di lui ) , essi s' attaccano al carpo piu indentro della prima articolazione carpo-me- tacarpica; e il doppio tendine del detto flessore si attac- ca alia base della prima falange , che e appunto quella che patisce il dislogamento. Da cio deriva , che gli stessi muscoli si trovano nel massimo della distensione quando la testa del metacarpo e U)ntanissima dalia palma; e invece, nel massimo rilassa- mento, quando iie e vicinissima (2). Quindi e che nella circostanza di ridurre la contemplata lussazione , non e (1) Tav. 10. Fig. 1. (2) Fig. 2. e 3. 72 GlAMBATTlSTA FaBBUI indilTerente per la buona riuscita, che il inetacarpo si trovi ill estensione oppure in tlessioiie. Se c nell' esten- sione, 1' occhielio col suo oilo superiore iion 2>"o ascen- dere all' altezza del capo del inetacarpo ; perclie i imi- scoli ( distesi a tutta quella lungliezza die iiatiualineii- te possono niisuraie ) si oppongono, e nel cadavere e molto pill nel vivo , ad un alluiigainento ulteiioie. Se in- vece il inetacarpo veiiga spinto nel senso della llessio- ne , il suo capo col descrivere la curva che e stata in- dicata poco avanti , si abbassa verso il livello di quella lacerazione de' inuscoli e de' legamenti che deve soinion- tailo. Per la medesiiiia caiiioiie entia il corto flessore in condizione di massinio rilassaniento. Per cio , e minore di- venta la differenza di altezza reciproca tra 1' occhielio e la testa del inetacarpo; e le trazioni giovano a farla scom- parire del tutto , innalzaiido 1' occhielio qiiaiito occorre. Imperocche qui non trattasi piu di allungare , oltre i ter- mini naturali , muscoli belli e distesi ; nia iiivece trattasi di stendere le sinuositu di fasci muscolari rilassati per quella flessione del metacarpo. Certo e die non si puo senza meraviglia considerare , co- me , trattando di ridurre questa lussazione , siasi ommesso il precetto ( tanto comiine per le altre ) di procacciare colla flessione delle membra la cedevolezza e la quiete dei muscoli. E a meravi"lia molto mag, 2, lore ne inuove il Malgaigne, il quale ( avendo pur sembiato di avere sen- tita tale indicazione ) pretese di adempirla colla semplice flessione del pollice. Del resto, io sono persuaso che la flessione veramente utile, voglio dire quella del metacarpo, sia stata messa in opera molte fiate , senza che 1' operatore se ne accor- gesse neppure ; e peio die siasi attribuito 1' onore della buona riuscita ad un nietodo, mentre il merito apparte- neva ad una mera accidentalita. E perche non sembri il mio sospetto temerario , non voglio tacervi d' averne fatto r esperienza con uno dei noti processi di riduzione pro- cacciata colla cliiave. Introdotto il pollice nell' anello o manubrio di questa , in modo die 1' asta sia davanti alia DliLLA GhIRURGIA SPERIMENTALE EC. 73 laccia palmare del dito, se colla sinistra si sostenga la maiio, e colla destia, inipngnata la chiave, si inetta a leva il poliice ; si vedra quanto sia facile die nel tempo di (fuesta azione l' anello urti il dorso del metacarpo e lo spiiiga impeiisatamente contro la palina. Ma , lasciate le digressiorii , diro seguitando il primo discorso , die nel niodo die avete inteso io lui condotto a stabilire una nuova inaniera di riduzione , la quale tro- vasi descritta in un mio articolo , die usci al pubhlico nel fascicolo di Ottobre dell' anno 1838 del Bullettino della nostra Societa Medico-Ciiiruiirica i e die cio nondi- nieno desidero sia oggi di bel niiovo offerta alia conside- razione de' miei Collegia. La inano inferiua posta in supinazione dev' essere ab- bracciata in guisa , die il aietacarpo del poliice e quello del mignolo s' avvicinino forzatamente tra loro quauto e piu possibile. Questa parte delT operazione la puo fare il Cliiiurgo colla sua inano sinistra, e puo ancora essere ad un iniiiistro alfidata. Una fasciatura circolare potrebbe for- se bastare in caso di necessita. Non sara inal fatto die la mano inferma sia inantenuta ndia flessione , affine di rilassare anclie il inuscolo flessore lungo del poliice. Di- sposte le cose in questo modo , il Chirurgo collocatosi al lato esterno, colla destra coperta di pannolino per fare miglior presa , impugna il poliice lussato. Avvertasi die e opportunissinia quella foggia di pren- sione nella quale il nostro indice trovasi sotto e contro la faccia dorsale della falange da ricomporsi, e il nostro poliice e steso sopra e Inngo la faccia palmare del dito infermo. In questa forma afferrato il dito , deve il chirur- go rovesciarlo molto all' indietro , e quindi ( senza mntar- ne la posizione ) trarlo seguitamente in alto, e ad un tempo metterlo a leva si die la base sia piii alta della punta. Quaiido sara persuaso die la base del dito abbia a sufficienza soverchiato la testa del metacarpo , senza ces- sare la trazione, sollevi il dito in atto di ricollocarlo al suo posto. — Conseguita la riduzione , sara cosa molto lodevole quella di piegare e stendere con avvedutezza il T. X. 10 74 GlAMBATTI?TA FAnORI pallice pill volte di seguito, alHiiclie T oilo estreino del loiiilio rioordato piii volte, coiii[)iiitamente si tolga dalla stietta delle due facce articolari II nietotlo clie vi ho descritto risponde alle indicazloni , in guisa clie, nelle esperieiize nuineiosissiaie die ne ho fatte, non e mai mancato al sno fine. Gio nuliameno deb- ho avvertire, che in qualche raro caso vi ha conisposto a fatica, e non col prinio tentativo. Fatta la necioscopia si e aliora conosciuto che la lacerazione del niuscolo erasi fatta piu in basso del consueto; cotalche il leinbo pen- dente dair orlo anteriore della base delta falangc, presen- tava hinghezza e floscezza insolite. E pcro niaggiore del solito era la differenza d' altezza tra la sommita del me- tacarpo e 1' orlo superiore dell' occhiello; e quindi mag- giore doveva essere la difficolta della riduzione. Verita che appariva in tutta la sua pienezza, se per breve tratto in- cidevasi longitndinalmente il mezzo dell' orlo; che aliora svaniva qualunqne impediniento. Air epoca della sua pubblicazione, la prefata maniera di cuia ( avuta forse in concetto di una baia giovanile ) non risco^se buona accogrlienza dai nostri ciornali , se si eccettui il Raccoglitore medico di Fano diretto dal Mala- godi , mio amico, e chiarissimo nostro Collega e concitta- dino. Quando poi nell' anno 185i venne d' America un Articolo del Dott. John Doe (1), nel quale era detto come Egli ed altri suoi CoUeghi di quell' emisfero avevano ri- dotto ( ed anzi erano soliti ridurre ) con molta agevolezza tutte le lussazloni in discorso, non e da stupire se i no- stri Giornali fecero a gara nel tradurre o compendiare r articolo della Gazzetta medica di Parigi che prima ne sparse tra noi la grata novella. Erano in quell' articolo d' oltreinari alcuni errori d' anatomia patologica; ma 1' au- torevole sanzione della pratica ond' era munito , fece si (1) V. Gaz. medic, dc Paris 1854. T. 18 p. 23. c Bnllctl. della Scienze Med. della Soc. Med. Cliir. di Bologna. Febbraio 1864 p. 154, ed allri Giornali. DeLLA ClURUnGIA SPEUIMENTALE EC. 75 clie, tra quelli clie lo divulgarono, nessiino o se ne ac- corsc o vi pose rnente. Rispetto al inetodo, che procla- inavasi taiito f'ortunato , e che per cio stesso s' aveva in aiiiiiu) di volgarizzare , liducevasi unicaineiite a questo : cIk; il Cliirmgo co' suoi due pollici, a[)plicati al doiso del inetacarpo, premesse forte quest' osso contro la palina della mauo per inettere in cedenza il muscolo corto fles- sore ; e die coil' apico delle stesse dita spingesse diretta- niente la base della falange verso la sua sede naturale. — II nuovo metodo era in sostanza il inio vecchio inetodo di sedici anni avanti ; o se v' era difFerenza, era questa , die r ultimo in veste di novita correva per le poste be- ne accolto da tutti ; e 1' altro, estinto contro sua voglia appena nato, giaceva sepolto ne' fascicoli che ebbe per culla. Sia comunque, il fatto e autentico , ed e una bella testinionianza quando occorra provare che i ritrovainenti anticipati della Chirurgia sperimentale , se sono legittimi . possono quando che sia conseguire la conferma della Chi- rurgia pratica. Delia quale giusta conclusione s' ebbe 1' an- no passato conferma nuova nel nostro Spedale della Vita. Furonvi di fatto accolti tre uoniini infernii di quella lus- sazione e in tutti e tre fu ridotta , seguendo quelle mie norme die poco avanti io vi ho significate. Delle tre ri- duzioni, due fiirono esegnite dal giovane Sig. Dott. Oio. Pilla ; la terza lo fu dall' Ecciiio Sig. Dott. Luigi Goiiiiel- li ; e 1' uno e 1' altro ebbero la gentile premnra di coinu- nicarmi la buona riuscita di un inetodo die sapevano es- sere mio. Una quarta osservazione dello stesso genere, ma forse un poco piu importante, la feci io stesso a di 2 Ottobre del corrento anno 18.58, nella persona di Alfonso Fraiice- schelli da S. Giovanni in Persiceto, giovanetlo di quindi- ci anni , e di mestiere calzolaio. II giorno avanti era egli caduto air indietro, per essergli stata con bnitto giuoco sottratta la seggiola nel punto che stava per adagiarvisi. Nella cadiita , sporse per istinto a puntdlarsi la inano si- nistra da tergo, e ne riporto la lussazione posteriore com- 76 GlAMBATTISTA FaBBKI pleta del pollice. Tie chiriirgl ebbero occasiono di vedeiio, e sebbene facessero niolti teiitativi di riihizioiu! , c noii ominettessero ne la cacciata di saiigue ne il taitaro eine- tico per iiidebolire 1' azione de' muscoli, non ebbero For- tiina niigliore di cjuella toccata molte altre volte in con- giuiiture non diverse a cbirurgi ancbe moUo ragguardevoli. Condottosi la sera dello stesso giorno il Francesclielli in Bologna e preso alloggio nella Locanda dei tre re, io fui cbianiato a vederlo la inaltina dopo in coinpagnia dei Si- irnori Dottori Gesare Belluzzi e Francesco Gollini. II dito e la corrispondente eniinenza palmare 2i ore dopo la ca- duta erano discretaniente gonti e dolenti. Tentai da solo di ridurre la lussazione e avendomi fallito un primo ten- tativo, commisi al Dottor Bellnzzi la cura di abbracciare colla sna destra la mano inferma , e di avvicinare a tutto potere fra loro il inetacarpo del pollice e quello del mi- gnolo. Libero per cio di occuparnii unicamente del dito Inssato, in poclii niomenti trovossi qnesto rimesso nel suo posto, avendo in tutto osservato le regole delle quali vi ho fatto ])arola. Ad impedire qualsiasi sinistro, ne parve sufficiente cir- condare la mano di ima fasciatura contentiva ; come pure si giudico opportuna 1' applicazione d' alquante mignatte alia regione dorsale del primo metacarpo. Le successioni di questa offesa violenta furono assai miti ; e il France- sclielli lia ripreso giu da qualclie tempo il pieno eseroizio del suo mestiere. Ora, per le considerazioni fatte, sembrandomi bastan- temente chiarita ragionevole in ogni parte 1' applicazione degli espcrimenti alio studio delle lussazioni, vi propon- go quell' ultima questionc colla quale chiudero il lavoro presente. Io dico dunque , die il non avere riflettuto come si conveniva suUa vera natura degl' impedimenti che contra- stano alia ridnzione del pollice lussato, e sulla natura delle circostanz^ clie la favoriscono , lia lasciato altresl in contu^ione non lieve la patologia e la terapeutica della lussazione posteriore delle altre dita. Ghiunque abbia esa- DeLLA ClIIUURGlA ipEIlIMENTAI.E EG. 77 miiiato la recente opera sulle Lussazioni del rinomato Mal- ^aigiie, si sari accoito esser vero , die le cose per lui cli- scorse a risguardo del pollice, egli le applica alle altre dita senza distinzioiie. Eppnre, la lussazione posteriore di (pieste ultime, avvegnaclie alia [)osteriore del prime sia inolto soinigiiaiite, egnale al tutto, seiisatamente iion puo cliiarnarsi. — Siaini dunqiie conceduto notare in die con- cordiiio, e in die siano tra loro diverse. — Nella lussa- zione posteriore delle altre dita ( effetto essa pure di vio- lentissinio rovesciamento all' indietro ) la prima falange al)l)andona la testa del nietacarpo e va a situarsi sul dor- so di liii. II legamento anteriore si toglie da' suoi attacchi al collo di quest' ultimo e segue la falange. Dagli attac- chi nei lati delia testa del metacarpo, o in tutto o in parte si disciolgono i legamenti lateral!. II doppio tendine dei muscoli flessori coniuni sdrucciola da un lato. La te- sta del metacarpo fa tumore all' innanzi sotto la pelle, dopo avere o conipiutamente o solo in parte attraversa- to un occhiello die ne' suoi lati e formato dai muscoli interossei e da uno dei lonibricali. Tutte queste circo- stanze anatomico-patologiclie ricordano quelle die furo- no riconosciute trattando del posteriore disloganiento del pollice. Noi pero in quella congiuntura fermammo con grande utilita la nostra attenzione snil' articolazione del prinio os- so metacarpico coU' osso trapezio, primo della seconda se- rie del carpo. E se ora farenio altrettanto in ordine ai metacarpi delle altre dita, e similmente in ordine ai me- tatarsi delle cinque dita del piede, troveremo di subito la vera differenza die passa tra la contemplata lussazio- ne del pollice, e quella die le somiglia di tutte le altre dita. Imperocclie, mobilissima in molti A'ersi e 1' articolazio- ne carpo-mctacarpica die spetta al pollice; inimobili (o poco iiKMio ) soiio tutte le sue omologlie ndia niano e uel piede. Onde ne possiaino inferire, die, come nella ridu- zione del pollice fn riconosciuto di tutto giovamento il potere abbassare verso la jialma il sno metacarpo, per evitare 1' intrainessa del leinbo tra le facce articolari ; 78 GlAMBATTlSTA FABIiKt d' altrettniito daiiiio nella hissazione delle altre dita deve iiiaiiiliL'staiuente riuscire 1' iiuniobilita de' loro inetacarpi, la quale ne toglie il mezzo veiamente opportuiio a coin- battere quel medesimo iinpedimento. Di clie possiaino coii- chiudere a biion diritto, die, ove si tratti di hissazione proprio coiiipleta c difficile; se questa sia del pollice,v'e tiitto a s[)erare di riuscire a ricoin|)orla ; e se per coiitra- rio appartenga alle altre dita, v' e tutto a temere ciie siu per essere irreducibile. La quale couclusione se non ro- vescia appieuo la dottrina a cio relativa del Patologo fran- cese , la restringe ai termini convenienti. E diro in oltre, che le riflessioni fotte qui da ultimo ci guidano a defini- re ( non senza speranza di colpire nel segno ) quale si fosse la condizione anatomico-patologica , che nell' infermo del Marjolin, menzionato superiormente , deluse e la bra- vura e gli sforzi di tutti que' valorosi GoUeghi di Francia , che posero mano alia hissazione dell' indice ond' era e ri- mase afflitto. Ne qui credo sareste per lodare il mio divisamento, se la tenia di riuscirvi oltre misura molesto potesse in me piii della certezza dell' umanissima vostra sofferenza; e mi rimanessi per questo dal comuuicarvi alcune altre cose che fanno al proposito nostro. Dirovvi dunque che gh esperimenti mi hanno persuaso , le Inssazioni posteriori ve- ramente complete dell' indice e delle altre dita, essere piu diflicili a farsi che quelle del poUice ; ed essere pero molto probabile die anche nel vivo accada il somigliante. La difficolta parini dipenda da diverse cagioni. Dall' es- sere i tendini flessori piu restii ad abbandonare la faccia anteriore dell' articolazione, alia quale, in certo modo , fanno le veci di robustissimo leganiento. Dipende ancora da cio che il lembo superiore dell' occhiello risulti di lunghezza minore , e quindi meno facilmente s' infranimet- ta con ostinata perseveranza tra le due ossa ddla giuntu- ra ; al che forse contribuisce eziandio I' aderenza che il detto lembo mantiene col legamento trasverso , che tra loro congiunge le teste dei loro metacarpi. — Certamente poi si oppone alia formazione di una completissima lussa- DeLI.A GhIRURCIA SPERIMENTALE EC, 79 zione deli' indice, soininamente difficile o iinpossibile da ridursi, la grande laigliezza e robustezza del siio legamento Jaterale esterno. Ond' e che quelle azioni sperimentali che sono valevoli a dislogare il pollice e a staccare i due suoi legamenti lateral!, sono insufficienti a produrre lo stesso effetto neir indice. Che se ho pur voluto riuscire ad una lussazione cornpletissiina di tjuesto dilo, m' e stato di ue- cessiti coudurmi nel niodo che ora diro. Ho afferrato il dito con una tanaglia a bella posta foggiata , con morse a fazione di docce opposte, e scabre , perche , chiuden- dosi, lo couiprendano in tutta la sua lunghezza. Forzato il rovesciamento e aiutatoiiii con moti di rotazione da un lato e dall' altro , ho date luogo per solito ad uno sloga- nicnto non difficile a ricomporsi. Allora, da un assistente ho fatto reggere I' apice del dito, e applicata 1' estremita di una stecca di legno alia sua faccia palmare tra la ba- se della prima falange spostata e il capo del metacarpo, battendo col martello sull' altra estremita della stecca , ho spinto a fbrza la detta falange lunghesso il dorso del metacarpo. Cosi, con azioni successive procacciava suppli- re a quell' impetuosa violenza che puo per caso agire a danno del corpo vivo, ma che non era in mia mano di niettere in opera. Mcdiante siffiitti artifizii ho avuto lussa- zioni agevoli o difficili da riporsi o che resistevano a qua- lunque industria. In quelle che stentatamente giungevano a riduzione ho notato, che conveniva in diversi casi va- riare il modo dei tentativi. Generalmente riusciva bene r agire sul dito rovesciato all' indietro , e parve talora non essere indifferente mettere la mano nella flessione e strin- gere in un fascio tutti i metacarpi; oppure imprimere al dito contemporaneamente qualche moto di rotazione late- rale, o di abduzione e adduzione alterne. Tal' altra volta lasciato il dito a se , una lussazione clie s' era stimata iu- vincibile, si vedeva ridursi solo che il medio e il pollice venissero allontanati dall' indice tirandoli in opposta dire- zione. Talvolta ancora una lussazione ribclle a' primi no- stri conati , cedeva poscia alle pressioni dirette sulla base della falange o ne' suoi lati. Del resto , per queste circo- 80 GlAMBATTlSTA FaBURI stanze che si tolgono alia rei^olarita coiisueta, egli 6 iiii- possibile digiiiticare con parole tutte le piii minute parti- colaritu degli espeiinient i , c (|iie' niovinienti spesso acci- dentali in forza Je' <[uali ed in forza della propria elasti- cita, il tessuto libroso del leuibo conipreso tra la ginntnra, tutto ad un tratto e a somiglianza dello scattare di una inolla ( quando nieno si aspetta ) si toglie d' impaccio, e la lussazione e ridotta. — Ond' e clie i fatti di questa na- tura , non basta udirli raccontare, bisogna ripeterli e ve- derli cogli occbi proprii. Dopo le quali cose tutte, se io non nil sono nialaniente in:iannato col proniettervi dagli espcriincnti nello studio scientifico e pratico delle lussazioni , tanta parte di utili- ta; se nello svolgere la inia tela non mi e mancato del tutto o il vigore degli argomenti o il soccorso di espres- sioni die fossero interpret! fedeli di cbiari e non fri- voli concetti , deh ! siano le mie parole ascoltate dalla nuova generazione , alia quale della Chirurgia nel nostro bel paese sono affidate le sorti ; clie questa manieia di studi alia gioventii primamente si conviene, e al tempo cui negli Spedali o con abbondante o con iscarso profitto ella consuma ! Senza ripromettersi tutto dalla Chirurgia sperimentale , toccbera con mano clie dessa e la scuola ove per tempo si acquistano nozioni non false delle forme esteriori, e potrebbe dirsi, della lisonomia clie ciascuna lussazione ha per sua propria. E come non rare volte incontra che si facciano fratture prossime alle giunture o separatamente o unitamente alle lussazioni , cosi trovasi opporlunita di pro- cacciarsi conoscenza delle une e delle altre. A questa scuola s' impara quale e la meccanica degli slogainenti , e quali sono i disordini die ineccanicamente nascouo nelle relazioni o nella interezza delle ossa , dei legamenti, dei muscoli, dei tendini e de' piu grossi vasi e nervi. Disordini che in ciascuna specie serbano una tal quale uniformila quanto all' universale ; e nondimeno di- versificaiio graudemente di tanto in tanto nei diversi casi della specie medesima. Ond' e che qudla riduzione cln? Della Ghirurcia SPERIMENTALE EC. 81 per consueto si ottiene con un dato metodo , abbattendosi in nieccanici iinpediinenti non usuali, diinanda insolite azioni per riuscire a buon fine; o siamo per ultimo co- stretti a desistere e darci per vinti, (juando gli ostacoli non consentono di essere vinti. Educate in questa palestra il giovane chirurgo studieri con vero profitto gli Autori e fara veramente sue le altrui osservazioni. E quando gli si presentera il fatto clinico , del quale ebbe gia veduto e trattato il facsimile fotogra- fato nel cadavere ; la sua attenzioue si volgera pronta e sicura sopra tutti gli accidenti del fatto die lo colpisce, e valutera con giustezza le vere ditferenze die la vita stampa nel corpo vivo. Una prima osservazione pratica gli e gia pill profittevole che molte piu altre non lo sono a coloro cui gli esperimenti sono straniera merce non co- nosciuta. Quando final mente gli si offra 1' occasione della necro- scopia , e da credere , che il suo scalpello sia per proce- dere con avveduta speditezza, e che trascorrendo egli sulle cose usuali, si ari'esti solo a prendere nota di cio che e nuovo , e che o conferma le previdenti scoperte della Chirurgia sperimentale , oppure le mostra cliiaro che 1' o- pera sua non e compiuta. Qui abbia termine il niio discorso. E se in questo mo- mento, lasciato da parte qualunque altro pensiero,io po- tessi ricordarmi solo e del fine che gli ebbi proposto, e deir animo col quale 1' ho dettato ; vi confesso che sarei disposto a dirmene contento. Ma Voi , dotti ed umanissi- mi Colleghi , per tutto il rimanente , sarete disposti a giudicarlo meritevole di quella benignita onde mi avete onorato sempre ? — lo desidero che almeno 1' argo- mento non vi sia sembrato troppo umile. Sebbene ; co- me potreste troppo umile giudicare la bella e laudabile solerzia , che presaga de' casi , cui fia mestieri che soc- corra, crea di sua posta casi innocenti per acquistarne prodezza ? lo desidero piuttosto , e vi chieggo , che vogliate aver presente , non essere questa la prima volta che la mia T. X. It 82 GlAMBATTISTA FaBBRI peiina scrive la seguente liinpida afFennazioiie : die la Gliirnij^ia speriineutale , I' Osscrrazione clinica, o 1' Aiia- toiuia patologica ( non separatamente , ina coiigiunte iu- sieme ) sono, per niio avviso, il fondamento saldissimo di una soda istruzione scientifica e pratica in ordine allc lussazioiii. DeM-A ChIRURCIA SPERIMENTALE EC. S3 Al\^0TAZ10iVI Stirneiei riiiianermi troppo lontano dallo scopo al quale 111) niirato, se per comodo dei giovani , iielle cui mani possa capitate lo scritto die precede , non aggiungessi qiialche scliiariiiieiito circa il niodo die dovranno tenere per esercitarsi in alciini esperiinenti piu necessari. § 1.° A di 3 di Aprile 1839, da Ravenna, ove allora mi trovava nella qualita di Cliirurgo priinario condotto e maestro nella Scuola delle Levatrici, diressi ai Compilato- ri del nostro Bullettino delle Scienze Mediche una lette- la , colla quale ebbi in animo d' invogliare i Professori di Ostetricia a ridiiamare da una ingiusta dimenticanza il me- todo d' istruzioue sperimentale seguito e altamente lodato dali' illustre c benemerito G. B. Moiiteggia. La mia voce fu troppo debole allora, e Dio voglia die non lo sia egualmeiite anche questa voita; si die, passa- ti altri quattro lustri, qualcbedun' altro in mia vece non debba lanientare la non lodevole perseveranza de' nostri Professori italiani nel disconoscere il bene die dall' anti- ca Scuola di Milano poteva derivare alle altre Scuole. Ecco intanto in cbe consiste il detto metodo , die e per se stesso molto semplice. Dal ventre del cadavere di una donna si tolgano le intestina , e dal piccolo bacino si tolga l' utero e la va- gina , tagliando quest' ultima sopra gli elevatori dell' ano. La vescica e il retto rimangano al loro posto. Dopo cio si collochi nel ventre vacuo della donna il cadavere di un feto, del ([uale si muteranno a tempo a tempo le pre- sentazioni e le posizioni. Si GlAMBATTISTA FAnnui « Iiidicihili ( dice il Monteggia ) soiio i vantaggi che » uno j>u6 ritrarre da questo metodo d' eseicitare , per » cosi dire , 1' ostetricia sui cadaveri ; giacclie con esso si » possono eseguire alia cieca tutte le maniere di esplora- » zione, cd operazioni ■, e fiiialmente vedere cogli occhi » proprii gli andamenti e i modi varii delle azioni dalle » mani e degli strumenti , e le rivoluzioni del feto attra- » verso la pelvi ». A questi vantaggi riconosciuti dal nostro Autore , allri di non poco moniento se ne possono aggiungere. Impe- rocche si riesce , ineglio die colle note inacchine, a dare una ginsta idea della parte meccanica del parto naturale nelle varie posizioni del cranio e della faccia ; ed in quel- le altresi delle natiche. Al qual fine, bisogna premettere una sufficieute dilatazione delle parti sessuali ; cosa che si ottiene facendovi passare a piu riprese il cadavere d' un feto, che non sia ancora giunto a maturiti; e che, dopo aver- lo unto abbondantemente, si estrae per i piedi. Ottenuta la dilatazione necessaria , si versa nel bacino olio in sufficien- te quantita, e collocatovi quindi il feto in quella posizio- ne di cui piaccia studiare la meccanica, non rimane a far altro che premere vigorosamente sopra quella parte del- r ovoide fetale che rimane al disopra dell' ingresso del catino. AUora si tocchera con mano come i movimenti di ro- tazione interna dipendano e dalla forma della scavazione e da quella della parte che 1' attraversa; e come la mutazione delle posizioni posteriori in anteriori sia subordinata a una certa tal quale rotazione che il feto eseguisce intorno al pro- prio asse longitudinale. Si vedra come la parte presenta- ta, giunta in fondo al catino venga trattenuta dalle parti che chiudono la meta posteriore dello stretto inferiore. Le quali sotto nuovc pressioni si distendono bensi e fan- no tumore all' esterno , ma nondimeno, colla loro elasti- cita costringono la parte del feto che si avanza , a mutare la direzione di prima, a sdrucciolare suU' interna faccia concava del perineo disteso , e a fare impeto cotro la vul- va, che spostandosi grandemente all' innanzi, e aprendosi DeLLA GhIRUUOIA SPERIMENTALE EC. 85 I.', (iilataudosi per gradi e a fatica, presenta nel cadavere i fenonieni medesimi die vi si riconoscono nel parto vero. Che se vogliasi niettere in piena evidenza tutta la par- te die ha la rcazione del perineo nell' ultimo stadio del travaglio del parto, hasta ripetere 1' esperiineuto aiizidet- to, dopo di avere con un tagiio longitudinale diviso il pe- rineo per mezzo sino alia punta del coccige. In latti , la parte presentata (die ora suppongo sia la testa in posizione occipito-anteriore ) esce allora dai baci- no senza eseguire quel movimento ad arco di cerchio che ha per centro la sommita dell' angolo del pube. E quando piaccia ac([uistare auche piu sensibilmente la convinzione del fatto della reazione del perineo, si ripeta r csperienza una terza volta , collocando la propria palma, spalmata di olio , nel posto del perineo squarciato dianzi. Nel tempo che gli assistenti, col premere, faranno opera di cacciar fuori il feto, la mano che fa le veci di peri- neo sentira scorrere sulla propria palma la parte che si avanza ; e s' accorgera, che a misiua che la sua reazione sara piu o nieno forte, piu o meno obbliqua alia dire- zione dell' impulso che riceve ; anche il movimento d' ar- co di cerchio sotto e innanzi al pube, sara piii stretto o pill largo, piu sollecito o piu tardo. Di che avvei'ra mol- to facihnente, che ( fatte queste esperienze ) s' acquisti eziandio un giusto concetto del precetto che i piii degli Autori danno circa la necessita di sostenere il perineo neir ultimo stadio del parto ; si che sappiasi quando deb- ba adottarsi e come esegnirlo ; affinche accettandolo per tutti i casi senza distinzione, la nostra assistenza non tor- ni a danno piu che a vantaggio. Impcrocche, premendo colla palma della mano il peri- neo disteso dalla parte che si avanza , la parte istessa puo essere spinta a varcare la vulva prima die questa apertu- ra sia convenientemente dilatata. II che se avvenga , non potra evitarsi la lacerazione dell' angolo iiiferiore della vulva ; lacerazione che sarebbesi forse risparmiata , lascian- do agire la natura da se. — La vera circostanza di soste- nere colla propria palma il perineo e quando il perineo 8G GlAMliATTISTA FaDBRI stesso niauca tlella uecessaiia robustezza per reagire; e cedeiulo e assottigliaiidosi cone il pericolo di una lacera- zioiie centrale ; o almeno iion dirige la testa a Tare impe- to coiitio la vulva. In (juesti casi, che nou sono i piii co- muni , oltre al prcuieie coUa palnia , come si e detto , giova talora insinuare nell' apertura anale gia molto dila- tata , due dita, e con queste ( applicate alia superficie del la parte del feto che guarda il sacro ) premere diret- tamente dalT iudietro all' inuanzi. Diro in oltre, die sperimentando nel modo indicate si ha pure facolta di studiare 1' evoluzione spontanea, solo die si scelga lui corpicciuolo di feto die si presti per la moderata sua mole e per la pieghevolezza delle sue mem- bra. Aggiungeio per ultimo , die non potendo sempre avere in pronto il cadavere di un feto morto da poco tempo, si puo beiiissinio conservarlo per mesi e mesi im- mergendolo nello spirito di vino. Vero e che per tal mo- do le parti niolli si raggrinzano, e induriscono ; ma ove si abbia cura di toglierlo dal bagno alqnante ore prima di servirsene, si vedra che le dette parti riprendono a poco a poco la naturale mollezza. Id prego quanto so e posso i nostri giovani chirurgi a rendersi famigliare questa inaniera di studi sperimentali , prima di condursi a studiare i fenomeni meccanici del ])arto al letto della partoriente. Se la niente e il tatto non sono anticipatamente educati , 1' osservazione clinica non put) ne sollecitamente ne compiutamente fornirci di esatte cognizioni. Intorno alia parte ineccanica dell' Oste- tricia corrono ancora per le scuole nozioni die si risen- tono, forse un poco troppo, della natura congetturale. Ma accoppiando gli esperimenti all' osservazione si arrivera col tempo a scoprire la verita. >^ lo rispetto le grandi Autorita ; ma trattandosi di fatti di questa natura, il vero metodo al quale ( noi italiani specialmente ) dobbiamo attenerci , e quello die i nostri Vecchi c' insegnaroiio, quando assunsero quella famosa di- visa : Provando e Riprovando. DeLLA GHinURfJIA SPKRIMENTALE EG. 87 § 2." Un altro genere di esperimenti ostetiici puo ravvisarsi neir artifizio col quale puo cliiuncju*' procacciarsi e met- tersi innanzi agli occlii la Ibrma solida della vuota cavitii del piccolo bacino. Di qiiesto artifizio io feci un lieve ceniio nella niia memoiia sulla Pelvi, clie trovasi inserita nel Vol. 7." pag. 133 delle Memorie di questa nostra Ac- cadeniia delle Scienze dell' Istituto (1). Ma dopo quell' e- poca, essendomi avveduto che non sarehbe stato inoppor- tuno significare la cosa con piu parole, soddisfo ora al inio debito, ne parini die 1' occasione sia male scelta. E necessario dunque, prima di tutto , vuotare accurata- meiite il piccolo bacino di tutti i visceri ciie contiene , si die nude allatto appariscano le pareli e il fondo della sua cavita ; la quale preparata in questo modp offre 1' aspetto di un piccolo sacco tenuto allargato e coUa bocca voltata in alto. La in fondo, pioprio nel ceiitro, apparisce la su- perficie del coccige. In questa cavita vuota si veisi , di- sciolta nell' acqua a giusta consistenza, una data quantita di quella scagliola o gesso finissiino onde si formano le statue. E da prendersi cura che la materia versata nel piccolo bacino non superi l' altezza del promontorio del sacro , innanzi al quale deve arrestarsi. Siccome pero nel- la giacitura orizzontale del cadavere, 1' altezza dell' orlo superiore del pube supera quella del promontorio anzidet- to ; cosi rimane uno spazio vuoto in avanti tra il livello a cui e giunto il gesso , e 1' orlo dello stretto superiore. Per riempire questo vuoto , bisogna aspettare quel breve tempo die e necessario perclie il gesso disciolto che non (1) I Signori Direltori del Bulleltino delle Scienze Medichc pii'i voile cita- to, della Gazzclta Medica Toscana , del Raccoglilore Medico di Faiio , e del- r Esciilapio napolitano mi fccero T onore di ripelcrla per inliero nc' loro Gior- nali ; e il Sig. Uoll. Jansscns el)l)e il benevolo pensiero di fame la Iradiizione francese, clic fii inserita nel Journal publid par la Socicl^ des Sciences medic. et naliir. de Bruxelles 1858. lo mi valgo dimqiie di qiiesla rircostanza per espi'iraere ai sullodati cortesissinii Colleghi luUa la mia riconoscenza. 88 GlAMUATTISTA FaDBRI e ancora stato impieguto, acqnisti una (jualche molle con- sisteiiza. Allora seiveiulosi ili una spatola o cucchiaia, si colina con diligenza il vuoto che rimane; tanto che la superHcie plana del gesso col suo contorno risponda ai contorno dello stretto superiore , copeito ai lati dai due muscoli psoas. In breve tempo il getto accpiista solidita. Allora conviene segnare sopra di esso con una punta il contorno dell' osculo vaginale e qnello dell' apertura rettale. — Tolte di poi tutte le parti nioUi che chiudono lo stretto inferiore (e, se place, anclie quelle die chiudono le incisure ischlatiche ) e sco- perto bene 11 contorno di tali aperture , coUa niedesima punta, si segna 11 detto contorno suUa forma di gesso che ivi apparisce denudata. Per idtlmo, si fende la sinfisi del pube ; e allontanate le due ossa innominate, con alcune dita sottopostevi si smuove la Forma, e con ambedue le mani si porta fuori. Asclugata che sia , torna bene darle un colore cupo la dove rispondono i due orifizi ( della vagina e del retto ) e per tutta la rimanente superficie, eccettuato il campo del due stretti e quello delle due incisure ischiatiche. Sopra questa forma cosi preparata molte riflessioni si possono fare die confermano , a mio credere , le cose da me esposte nella citata memoria ; ma per isfuggii-e di ri- petere quello che gia fu detto, mi contentero di cio che segue. E manifesto che la forma generale della cavita e cilin- drolde ; die 11 coccige e centrale nel fondo, opposto in retta linea al centro dello stretto superiore; che la parete moUe anteriore e la plii cedevole di tutte; che 1' apertu- ra di nscita e proprio nella parete anteriore ; e che per cio stesso la direzione del vlagglo del feto per entro la pelvi, e necessariamente rettilinea dallo stretto superiore sino al fondo; e che il vlagglo in direzione curvillnea co- mincia veramente , quando (abbassandosi il coccige e mol- to piu 11 perineo ) la reazlone di queste parti dotate di elasticita, costrlnge la parte presentata a mutare bel hel- lo la direzione di prima, per venire a far impeto contro Della GHiRunGrA sperimentale EC. 89 la moUe parete anteriore , che grandemente cede ; e per aprirsi gradatamente il varco dilatando 1' osculo vaginale e la vulva. La posizione centrale del coccige nel fondo del bacino, e ( lo lipeto ) ua futto di non lieve iinportanza , da rani- inentarsi nel momento che si fa la diagnosi della posizio- ne ; giacclie si e sicuri die quel punto della regione pre- sentata dal feto , il quale corrisponde al coccige , e pro- prio quelle che e nel centro del bacino. Affinche poi il di- to esploiatore arrivi sicuraniente al coccige, sara cosa ot- tima seguire il piecetto assai giudizioso dato dal Dottor Gesare Bellnzzi, il quale e questo (1). GoUocatosi I' Ostetrico al lato destro della partoriente che giace supina, insinui la propria mano sinistra sotto la pelvi di lei, in niodo , che il dito indice riposi sotto il coccige cui e facile riconoscere benche coperto dalla cu- te. II medio e 1' annulare, paralelli all' indice, saranno applicati al perineo. Allora I'indice destro introdotto nelle parti sessuali col polpastrello voltato in basso , sente di leggeri le dita applicate di fuori, che lo avvisano d' esse- re o no giunto al coccige. Arrivato a questo punto non resta da fare altro che voltare in alto il polpastrello, e, senza avanzare o retrocedere , riconoscere la regione alio stesso coccige sovrapposta. Praticando 1' esplorazione in questo modo , il giovane ostetricante s' accorgera che , in regola generate, la testa del feto cade a piombo sul fon- do del catino; che nelle posizioni occipito-anteriori , la grande fontanella, prima del movimento di rotazione, tro- vasi da un lato del coccige; e dopo quel movimento, vi corrisponde onninamente. E nelle posizioni occipito-poste- riori nessuna fontanella trovasi ai lati del coccige. Invece , la fontanella occipitale e inaccessibile ; e non si arriva (nep- pure coir esplorazione pel retto) a sentirla, altro che quan- do il perineo e gia molto dilatato, e la testa comincia ad af- iacciarsi alia vulva: e la fontanella bregmatica e situata molto (1) Biillelt. delle Scieii. Med. di Bologna Ser. 4.* Vol. VII. pag. 178. T. X. 12 90 GlAMBATTISTA FaBBRI all' iniiaiizi della punta del coccige. Piio in tal caso accadere clic il tiunoie sieroso-sanguigno clie si forma iiegl' integn- iiienti della testa, nasconda a pieno la detta fontanella. Allora, per la diagnosi , il Chirurgo ha due dati,uno ne- gativo e 1' altro positive. II negativo e la mancanza della fontanella di fianco al coccige , se il moto di lotazione non e fatto ; o ( se e fatto ) sul coccige stesso : e il dato positive e la presenza di tie suture suUa regione del ca- po rivolta alia meta anteriore del catino ; e le tre suture sono , la frontale e i due rami della coronale. Col prefato metodo d' esplorazione s' accorgeri altresi che il movimen- to di flessioiie della testa, nelle posizioni occipito-anteriori comincia solamente quando il perineo comincia a farsi tu- mido ; e che la fronte non risale, mentre si abbassa 1' oc- cipite. I dati diagnostici dianzi accennati io gli ho dedot- ti , tanto dagli esperimenti, quanto dal fatto pratico. A prova di che , mi giova togliere da alcune mie schede di Ravenna la storia che segue , e che trascrivo tal quale fu gettata sulla carta. A di 6 Giugno 1814- ( di del Corpus Domini). Questa niattina alle 8 sono stato chiamato in casa di Tempioni vicino alle Monache di S. Stefano, per visitare la moglie di lui , partoriente , assistita dalla levatrice Vit- toria Colombi sua cugina. La donna e giovane , di pelo rosso, non ha mai partorito a termine; ha avuto un aborto. Questa gravidanza e a termine e non ha avuto incomo- di. — II parto e cominciato ieri sera circa 1' ave maria. Le membrane contenevano nioltissime acque. La lore rot- tura e accaduta spontaneamente alle ore 2 antimeridiane quando 1' orifizio era dilatato come uno scudo. Ecco aid che ho trovato. La testa in posizione occipi- to-posteriore ha fatto il suo movimento di rotazione, ed e poco lontaiia dal fondo del catino, si che si passa ap- pena col dito fra il coccige e la volta del cranio. La sutura sagittale passa rasente il lato destro della punta del coccige : la meta destra della fronte e piu avanzata della sinistra e si arriva a toccare il bulbo dell' occhio destro. La fonta- nella anteriore risponde al mezzo della vulva, ma e coperta DeLLA ChIRURCIA SPERIMENTALE EC. 91 e inascherata da un tumore sieroso-saiiguigno molto grosso , acuminate e duro , clie non la lascia sentire afFatto. Si sente invece benissiino anteriormente la sutura frontale e i due rami della coronale. La fontanella posteriore e i due rami dell' occipitale non s' arrivano a toccare posterior- uiente, neppure introducendo il dito nel retto. Le doglie so- no vigorose ; ma non molto vicine. — Essendo la giovane san- guigna e avendo un perineo molto resistente e polsi alquan- to duri , ho fatto praticare un salasso di once otto. Ho aunun- ziato che il parto di sua natura sara piuttosto lungo. A inezzodi 1' ho riveduta. Le doglie rallentate dopo il salasso, ora lianno ripreso con forza. La testa e avanzata un poco pill. Alle 3 /^ pomeridiane la testa e al fondo del catino e gia apparisce tra le labbra della vulva un poco aperte. La fronte s' e impegnata sotto 1' angolo del pube , ma pill la destra parte che la sinistra. Non si puo piu insinuare il dito per arrivare, come prima, sino all' occhio destro. II principio della colonna superiore della vagina, subito sotto il meato uretrale e molto tumido e livido e forma una specie di prolasso. — La vescica contiene molta orina ; pratico il cateterismo. La donna di tanto in tanto riposa e s' addormenta un poco. Alle i sono partito; poi r ho riveduta alle 5 y^ in compagnia del mio collega Dott. Luigi Fuschini , decisi di terminare il parto col forcipe, se il travaglio avesse continuato a mostrare alquanto di lentezza. — II perineo e tumido, e pel retto si sente la fontanella posteriore e la sutura occipitale. La fronte ha seguitato ad inoltrarsi sempre nello stesso modo. — Allora non abbandono piii la donna. — La vulva grandeniente si dilata, e 1' ovato superiore del cranio vi s' impegna spingendone tutto il contorno in avanti. II perineo dilatato ma robusto non e piu largo di tre dita trasverse. L' ano e dilatato; e la parete anteriore del retto ne sporge con una emorroide all' orlo dell' ano. Le doglie sono forti , ma se- parate da begl' intervalli di calma che favoriscono la dila- tazione. — Scuopro la donna quanto basta per vede- re. — La fronte e 1' occipite escono contemporaneamente e direi anzi un istante prima la fronte ; essendosi veduto 92 GlAMBATTISTA FaBBRI nil piccolo salto della testa, prima davanti e poi didietro. La taccia e uscita in sef;uito , cioe dopo I'occipite e gradatameii- te. La taccia s' e voltata bel bello all' inguine poi alia coscia destra. — La spalla destra sotto il pube e uscita sponta- neamente la prima, poi il braccio destro impacciato nel tralcio j in seguito la spalla e braccio sinistro posterior- mente , con un poco di aiuto ; come pure ho aiutato 1' usci- ta del resto del corpo. — II feto aveva cominciato a re- spirare prima dell' uscita delle spalle ; ma non ha vagito che dopo uscito al tutto. — Molto muco era nelle tauci , e si e cavato col dito mignolo. Le due spalle quando si sono presentate erano spinte forte verso il davanti del petto e fra se vicine. — La testa era aguzza verticalmente ; com- pressa nella circonferenza trasversale; e 1' occipite non isporgeva nulla dal livello del collo. II tumore sieroso sanguigno al vertice era veramente enorme. Nella fi-onte si scorgeva una linea rossa^ segno della compressione eser- citata su di essa dall' orlo dell' angolo del pube : questa linea s' avvicinava di molto al sopracciglio destro ed era alquanto piu lontana dal sinistro. — Non abbiamo stac- cato il feto ( un niaschio) che dopo un bel pezzetto che va- giva. — La placenta ha tardato piu di un quarto d' o- ra. — Durante tutto il travaglio del parto , che e stato di 21 ore circa, la donna ha pieso solamente brodo, ora semplice ora col rosso d' uovo battuto. Nel giorno appresso ho notato, che la testa aveva ripre- so la sua configurazione, e che il tumore era scomparso (1). (I) Ho (lalo a qiiesti due paiagrafi una eslensione maggiore di qnella die ebheio in origine, pcicio che, poco prima di nietlere in lorcliio, essendomi perve- niila a ca?o la 3.'' edizione del Mannaie Coniplclo di Osletricia di'lP Egicgio Sig. Prof. V. Balocchi , ni' ft sembrato die ii noslro rispcllahile Collega di Fircnze ahliia toccato di qiiesic no>lre cose un poco piii lieveniente di (jiiello che ( forse non a lorlo ) io m' era figiirato che fosse slalo disposlo a fare. lo nondimeno lo ringrazio dell' onore che nii ha accordalo rammcnlandole ; e inlanio prnciiro ineglio die posso di divnigaric io slcsso , rcpiilando die me ne corra debilo, giacchft (per qiianto siano di iin ordine poco elevato ) hanno , per nic, il carallcre della veritii. Prcgo per ultimo 1' illiisire Aiilore del Ma- nnaie a non recarscio ad offesa , se lo invito di riandarc a sue coraodo le DeLLA GhIRURGIA SPERIMENTALE EC. 93 § 3." Neila Memoria che precede pannl che sia stato detto abbastaiiza per indicare come dehl)a condursi quegli ctie voglia iiel cadavere esercitaisi nelle lussazioni anterior! deir omero, ed in quelle posteriori delle dita Qui aggiungero un brevissinio cenno riguardo alle po- steriori dell' omero e del cubito, e riguardo a quelle del- la coscia. (a) Le lussazioni posteriori dell' omero si possono otte- nere con due processi. (1.°) Innalzate tutto il braccio e ur- tatelo violentemente all' indietro come per fare una lussa- zione anteriore. Quando il capo s' e fatto protuberante ben bene nel- r ascella, descrivete col braccio alzato un gran movimento di circonduzione dall' esterno all' interno e d' alto in bas- so. Durante questo gran movimento ( se 1' esperienza rie- sce ) il capo lussato passa di dietro alia cavita glenoide e va a collocarsi sotto la base dell' acromio. Fatta la sezio- ne, si trova cbe il capo dell' omero e passato sotto il capo lungo del tricipite ; oppure che lo stesso capo e par- te del gran rotondo sono lacerati. (2.°) La stessa lussazione si puo ottenere in un altro pag. 13. 18. 22. e 23 della inia Memoria siilla Pelvi^ ciii el)l)c la genti- le condiscendenza di ripetere per esleso nella Gazzelta Medica Toscana. Egli potra di leggeri accorgersi e persiiadersi die io considero bensi la scavazione del calino come una cavili sacciforrae, il cni aisse t letto e corre dal mezzo deir ingresso alia pimla del coccige; ma eonlnltoci6 non ommello di nolare le miilazioni di e«.lensionc, e lo sposlamenlo die siibiscono nelio .'ladio d' e- spuisione del folo e le paili niolli die ciiindono lo strelto infeiioie e la vulva. Io dii;o die in (piello stadio del pai[o il fondo del calino si mula in un' am- pia prnfonda e curva doccia aperla all' esterno anteriormenle ; che i (jnanio dire nella vtilva sposlala ed ampiamenle dilalata. Oiiesto mnlazioni le rappre- ?enlo in olire nella flgiiia 2." della mia prima Tavola , che f liporlata in piccolo dal Prof. Balocchi solto il N." 13; la quale (igura rappresenia allrcsi I' ullima porzione curva dell' asse della pelvi; che io fo cominciare, non al livello deir nnione del 2." col 3." pezzo del sacro, come il Neagclc, il Ca- zeaux ed allri; ma si conlro I' nnione della 3." c 4.* vertebra sacrale. Direi che all' Auiore 6 piaciuta qnesta piccola variante , avendola egli pure acceltala. 9i GlAMHATTISTA I ABBRI inodo. Piegate 1' oinero ad angolo retto col tronco ; e 1' an- libraccio, ad angolo retto coll' oinero. Fatto ci6 , iinpa- dronitevi dell' antibraccio come di una leva e rotate 1' o- mero dall' esterno all' interno torcendolo intorno a se stesso. II sue capo va a collocarsi nel luogo anzidetto. La sezione vi niostrera clie i muscoli sopra nonTinati non sono lace- rati, e die il capo si e fatto strada passando tra il pic- colo e il gran rt>tondo. Qualche volta poi mi sono servito di un processo misto. Ho sollevato il braccio come nel (!."); e appena il capo s' e palesato nell' ascella , ho abbassato il braccio ad an- golo retlo , e ne ho fatto la torsione come nel secondo (2.°). Sia stato qualunque il processo adoperato, il capo suole fermarsi sotto 1' acromio ; e il braccio abbandonato a se si trova rotato alquanto all' indentro. Volendo ottenere una lussazione piu completa (una lussazione in cui il capo sia sotto la spina della scapola ) basta rotare forzatamente al- r infiiori il braccio, gia dislogato, servendosi dell' antibraccio come d' un gran manubrio. Conseguito 1' intento , il brac- cio lasciato a se non trovasi piii rotato ne indentro ne infuori. Qualche volta, nell' atto di cercare la lussazione piu completa, il capo I'ientra in cavita. Quando poi si e ottenuto r intento, la sezione fa vedere staccati alcuni tendini dalle eminenze trocanteriche dell' omero , ovvero schiantate le eminenze stesse. Notero per ultimo die il capo dell' omero puo allonta- narsi dalla cavita glenoide in alcuni cadaveri senza die si iaceri il legamento capsulare ; e che in altri, benche una qualche lacerazione sia accaduta, e pero limitata al segno che il capo lussato non e uscito dalla medesima. (b) Per fare la lussazione posteriore del cubito , basta appoggiare la faccia posteriore di tutto 1' omero del cada- vere sulla tavola, in guisa che il solo gomito manchi di sostegno. Allora applicata fortemente la sinistra mano da- vanti al braccio, colla destra s' impugna 1' antibraccio ver- so la mano e si agisce urtando, come per iscavezzare all' in- DeLLA GhIRURCIA SPERIMENTALE EC. 95 dietro 1' arto nel g;oinito. Inteso lo scroscio , si desiste , e la lussazioiie e tatta ; ina per cornpletaila maggionnente basta piegare 1' antibraccio nel senso della sua flessione naturale. In questo luogo toriia bene che io inserisca la segnente osservazione, die traggo da una mia scheda latta in Raven- na a di 23 Maggio 1844.. Ebbi in qut;l tempo a curare nello Spedale, Girolamo Casadio, d' anni 14, il quale caduto da cavallo riporto la lussazione posteriore del goinito destro, complicata da frat- tura deir epitroclea. Io notava che 1' antibraccio giaceva neir estensione ; che la punta dell' olecrano era moito piu alta deir epicondilo, e che discendeva al livello di questo quando 1' avambraccio era messo in semiflessione. Allora poi la punta del goinito sporgeva grandeniente all' indie- tro , senza pero che il muscolo tricipite estensore forniasse una corda rilevata a somiglianza del tendine d' Achille. Grande era , ma non ismodato il gonfiore — 24 ore dopo la caduta, posto e mantennto 1' antibraccio in semiflessione, fu tentata , ma senza profitto , 1' estensione e la contro- estensione. — Fu salassato 1' infermo, e continuato nel- r uso de bagnuoli freddi. Intanto, sceso nella camera ana- tomica, mi diedi a ripetere esperimenti relativi al caso menzionato ; frutto de' quali fu 1' addestrarmi in quella riduzione clie si fa premendo direttamente sopra 1' olecra- no per ispiiigerlo senz' altro verso la naturale sua sede. La mattina seguente , postomi solo alia destra dell' amma- lato , quasiche volessi semplicemente esaminare lo stato delle parti ; mentre il giovanetto s' era voltato a caso col capo dal lato opposto, applicai bellamente la mia sinistra davanti all' omero ; e coUa destra lo abbracciai di dietro piu in basso, e in guisa che le carni frapposte al mio pollice ed indice battessero superiormente alia punta del- r olecrano. L' antibraccio era in un lieve grado di flessio- ne. — Quando nessuno se 1' aspettava strinsi le mani , e dato colla destra ( quasi strisciando d' alto in basso ) un urto air olecrano, 1' infermo mi si volto con un uric; ma la lussazione, a sorpresa di tutti , era ridotta. 96 GlAMBATTISTA FaBBRI (c) Le lussazioni della coscia esigono uti poco piu di attenzione e di perseveranza , come ancora una maggiore energia delle forze che vi s' impiegano. Avendone f'atto piu volte la dimostrazione , lio conosciuto che torna bene per chi le studia , farsi prima di tntto una esatta idea delle vaiie maniere di lacerazione della capsula legamen- tosa , e del luogo dove il capo va a collocarsi in ciascu- na lussazione. Acquistate queste nozioni fondamentali e pill semplici , si piio allora attendere alio studio delle al- terazioni che nascono ne' muscoli e nelle altre parti. Volendo dunque procedere con questo ordine dal sem- plice al composto , e necessario che i primi esperimenti siano eseguiti siiU' articolazione spogliata di tutti i musco- li. Una volta imparato quello che si e detto , e imparata la maniera di ruiscire alia lussazione die si ha in animo di fare , si eseguiranno le esperienze nel cadavere intiero , e si studiera con diligenza 1' anatomia patologica nel suo complesso. — lo dunque mi occupero qui della parte piu semplice. Una prima cosa da notarsi e , che il capo del femore non puo uscire dall' acetabolo se non si rompe il lega- mento capsulare in modo da lasciarlo passare. II legamen- to lotondo si stacca generalmente dalla sua inserzione nel capo. Circa la lacerazione della capsula, essa puo accadere in due modi generali : e cioe , o si stacca per varia estensione dal ciglio della cavita ; o si squarcia nel suo corpo ( stac- candosi anclie parzialmente dal collo ) ma rimanendo at- taccata al ciglio cotiloideo. Quando accade il distacco , dal ciglio del cotile, la porzione distaccata trascorre ad ab- bracciare il collo del femore alia fogjria di un anello o Co piuttosto di un' ansa , la quale ( a ineno che si sqiiarci ) trattiene 1' estremita dislogata in maniera che il capo si allontana di poco dall' acetabolo; e rimanendo sul margi- ne di qiiesto, forma una lussazione che Malgaigne chiama incompleta , e che io chiamo marginale. Quando poi la ca- psula si squarcia nel corpo ( oppure quando 1' ansa gia formatasi si squarcia nel mezzo ) allora il capo pu6 allon- DeLLA GhIRURGIA SPERIMENTALK EC. 97 tanarsi maggiormente. Se poi si stacca da tutte le sue iii- serzioni nel collo del feniore, la lussazione e completissi- ma, ma nello stesso tempo pu6 riuscire irreducibiie in grazia della stretta apertura per la quale il capo , iiscito a gran forza , dovrebbe retrocedendo ripassare. = LUSSAZIONI ANTERIORI =: (1) Lussazione sul pube ( ileo-pubiale ). Ha due mecca- nismi. 1." Abdurre la coscia. II legamento , per solito , si stacca da tntta la meta interna o anteriore del ciglio. Se si torna indietro addncendo la coscia , il capo rientra. Dunque , quando il capo e uscito, bisogna piegare la gam- ba , e servirsi di questa per rotare il femore dall' interno air esterno ; e dopo questa rotazione conviene addurla. Allora il capo va a coUocarsi tra I' eminenza ileo-pettinea e la spina antero-inferiore dell'ileo; e il gran trocantere contro r acetabolo ; separato da questo da porzione del legamento capsulare rimasta intatta. Studiando la riduzio- ne si trovera che, coll' estensione e controestensione non si ottiene nulla. L' impedimento principale e meccanico , e consiste nell' urtare del capo contro il pube. Bisogna abdurre la coscia e rotarla in dentro. 2.° Meccanismo. Rotare la coscia in fuori servendosi della leva o mannbrio delta gamba piegata. Si rompe il legamento rotondo. Mantenuta la coscia nella rotazione , stendere la gamba, e servirsi di tutto 1' arto come di una gran leva per urtare il piede direttamente all' indietro, e il capo all' innanzi , affinclie lo stesso capo sqnarci longi- tudinalmente il legamento e balzi fuori. In questo caso il modo di riduzione e diverse dal pri- iTio. L' estensione puo essere utile. (2) Lussazione nella fossa ovale ( ovalare ). Abduzione come nel primo dei due ultimi casi antecedent! , aflfiiiche il capo esca dal cotilc. In secondo luogo , rotazione della coscia dall' esterno all' interno ; e subito dopo, adduzio- ne. — II capo va contro il foro ovale. Ma qui si noti, che se il legamento e puramente staccato dalla meta in- T, X. 13 98 GlAMBATTlSTA FaBBRI tenia del ciglio , la lussazione si mantiene , qualora si ten- ga la coscia piegata ; ma si riduce spontaneameiite collo stenderla. Se invece il legamento e squarciato, e noii circonda piii il collo a guisa di anello , allora la lussazio- ne permaue auclie stendendo la coscia del tutto. = LUSSAZIONI POSTERIORI = Neile lussazioni posteriori il capo, per consueto, e vol- tato postcriorniente ; e il gran trocantere , anteriormente. Le dette lussazioni sono tie 1.* posteriore e superiore , o iliaca 2.* posteriore media o nell' incisura ischiatica (A. Cooper (1)) 3.* posteriore e inferiore , o ischiatica { tu- hero-cotiloidea ). Queste tre lussazioni si possono ottenere con due mec- canismi , imperocche o si fanno direttamente e d' un solo colpo posteriori ; oppure diveiitano posteriori consecutiva- mente ad una lussazione anteriore. 1.° Per ottenerle di un solo colpo, bisogna piegare la coscia, addurla e rotarla in dentro. Queste tre cose si fanno contemporaneainente, e non come nelle anteriori , dove i diversi movimenti sono successivi. — Questo pero e notevole , che si nelle anteriori come nelle posteriori un movimento di rotazione e indispensabile ; giacclie colla semplice esagerazione di un movimento naturale o non si ottiene 1' uscita del capo , o se si ottiene ( come nel- r abduzione forzata) la lussazione non si mantiene se non vi si aggiunga una qualclie rotazione. Dunque per riuscire a fare le posteriori d' un colpo , bisogna condursi come si e detto. Si consideri poi , che (1) lo I' ho chiamata ischio-iliaca , quando il capo rimane tra 1' acetabolo e I' incisura ischiatica; e 1' ho chiamata sacro-ischiatica^ quando il capo va propiio conlro P incisura suddelta. Quest' ultima variety S rara assai , ni pn6 aver liiogn che nicdiante estesissima lacerazione della capsula legaraentosa , ac- corapagnata pure tal fiata dalla fraltura del tubercolo osseo , a cui superior- niente aderisce la parte anteriore e piii robusta del legamento. Della Chirurgia SPERIMENTALE EC. 99 se vogliasi 1' iliaca , la coscia addotta e rotata indentio deve essere piegata moderatamente. Se la flessione e tale che la coscia faccia un angolo retto col tronco ; e facile che si abbia una lussazione direttamente posteriore o me- dia. Finalineiite se sia piegata tiitto quello che puo, allo- ra s' avra la posteriore e inferiore, o ischiatica , o tube- ro-cotiloidea ; come io 1' ho chiamata. Avverto che le predette tre lussazioni costano piix f'ati- ca delle anteriori , nel cadavere intiero ; e che nel fare r ischiatica rotando la coscia per mezzo del gran manu- brio rappresentato dalla gamba piegata, e costante che il legamento laterale interno del ginocchio si schianti prima che r esperienza sia condotta a termine. Per ingagliardire il ginocchio e conseguire 1' intento , e opportuno applica- re ai due lati di esso due stecche di legno piegate a go- mito , e fissarle alia coscia , alia gamba e alio stesso ginocchio, o con molti giri di fascia o con una funicella. Allora si e piii sicuri di non rinianere delusi ; a meno che non si fratturi il collo del femore. In queste tre lussazioni, ottenute coll' indicato mecca- nismo , la capsula legamentosa conserva tutta la sua inte- grita nella porzione anteriore o interna; ed invece ( nella lussazione superiore e nella media) si distacca o si squarcia posteriormente ; e nell' inferiore o ischiatica , la lacerazio- ne e nella parte inferiore. Le suddette tre lussazioni il piu delle volte si ottengo- no al semplice grado di marginali ; ma seguitando nelle azioni sperimentali , si lacerano maggiormente le porzioni legamentose, e il capo s' allontana di piii dal contorno deir acetabolo. Con questi esperimenti si rendera manifesto che nelle lussazioni marginali tutto 1' arto rimane grandemente rotate indentro; il gran trocantere guarda in avanti , e il capo del femore e molto proniinente sotto la pelle, quando si e adoperato il cadavere intiero. Per lo contrario quando la lussazione e delle piii complete ( massime 1' iliaca , e quel- la neir incisura ischiatica ) 1' arto non e rotato indentro o lo e poco assai ; il capo e nascosto nelle parti molli , e il 100 GlAMBATTISTA FaBBRI gran trocantere e situato pin in fuori che nelle prece- Uenti (1). Studiando la ridiizione , si vedra come nell' inferiore sia conveniente agire teiiondo 1' ammalato supino , molto bas- so, e la coscia assai piegata ; e come nelle altre due tor- ni bene coricare 1' infei mo sul lato sano , piegare mode- rataniente la coscia o tirare sul ginocchio ; nel modo in- somnia insegnato da A. Cooper. Inserisco in (juesto luogo la seguente stoi'ia di lussazione iliaca, che trascrivo dalle mie antiche annotazioni, per- snaso die, per la tenera eta dell' ammalato, non manchi di nil qualclie interesse. Martedi 2 Luglio iSii. Questa mattina entrando nello Spedale ho trovato nell' atrio Luigi Minardi contadino di Villanova di Ravenna, il quale aveva portato, perche si visitasse, un suo fanciullo per nome Giovanni, dell' eta di anni tre e mezzo. Diciassette giorni sono fu rovesciato, non si sa come , da un suo zio che gli cadde addosso. Im- mediatamente dopo la caduta s' accorsero d' un vistoso gonfiore formatosi nella regione cosso-femorale sinistra. In tutto questo tempo non si era procurato che di cal- maie 1' infiammazione , benche si fosse diagnosticato trat- tai'si di lussazione posteriore della coscia. Messo il fanciullo supino colle spine antero-superiori degli ilii alio stesso livello, s' e veduta la coscia sinistra leggermeiite piegata, ma clie permetteva 1' estensione ; tut- to r arto e leggermeiite rotato indentro. II margine inter- no del piede batte contro il malleolo interno dell' altro lato. II gran trocantere forma un grande tumore all' ester- no , e la sua sommita e piu alta di quella del gran tro- cantere destro, nella stessa proporzione die il margine (1) II Malgaigne sostiene tutto il contrario , ma con torto manifesto. Ci6 che S meccanicamcnie vero nel cadavere non pu6 essere altrimenii nel vivo. Anclie nelle ln>sazioni delP omcro ( anieriori o posteriori che siano ) T arlo 6 lanio pill roiato in fiiori o in dentro (juanto piu la lussazione ft inconipleta o •^ prossima alle incomplete. Della Ghirurgia SPERIMENTALE EC. 101 superiore della rotella del ginocchio del lato infenno su- pera quello del lato sano. La rotazione dell' arto all' esterno e permessa solo al punto clie r apice del dito grosso guard! in avanti. E possibile la flessione, 1' abduzione dolorosissiiua. Messo il fanciuUo bocconi , appare la piega della iiatica tirata in fuori ed in alto; il gran trocantere forma il con- torno molto s[)i)rgente della natica ; il capo del feniore e seppellito nelle parti molli, e poco si distingue. A questi segni e nianifesta una lussazione iliaca completa. Riduzione. Coricato il fanciullo sul df;stro lato , abbia- nio insinuato , tra lo scroto e la coscia slogata , il mezzo di una salvietta piegata in modo conveniente ; e i due capi di cjuesta, portati all' indietro, sono stati afHdati a due assistenti per fare con essi la controestensione. Ho piegato la coscia ad angolo retto col tronco, e dopo aver- la impugnata io stesso con ambo le mani sopra i condili del femore, bo cominciato a fare una estensione crescente e continuata nella direzione dell' asse di essa. II mio Gol- lega Dott. Luigi Fuschini, con una mano applicata supe- viormente al gran trocantere , ne seguiva 1' avanzamento verso la cavita cotiloidea, e (per cosi dire) incalzandolo, impediva die retrocedesse , se io prendeva fiato e rinno- vavo la presa sulla piccola coscia. In breve tempo , essen- doci accorti clie il gran trocantere aveva sensibilmente progredito, ho tentato un graduato movimento di rotazio- ne della coscia dall' interno all' esterno; e nell' eseguirlo, un doppio scroscio molle si e fatto sentire , e nel tempo stesso il contorno dell' articolazione ba acqnistato miglior forma. RiooUocato il fanciullo supino , ci sianio accorti che il capo era rientrato nella sua cavita si per la configura- zione naturale dell' anca e naturale lungbezza dell' arto, e si per la ricuperata facolta d' imprimere con agevolezza alia coscia ogni maniera di movimenti. Fasciati dipoi i due arti insieme, il piccolo ammalato e stato rimandato a casa, dando al padre le istruzioni opportune. Nei primi 15 giorni 1' arto infermo si fece sensibilmen- te piii Inngo dell' altro arto; ma, insistendo in una cura 102 GlAMBATTISTA FaBBRI antiflogistica adattata , tutto ritorno alio stato normale. A di 7 deir agosto segueiite io potei da me medesimo as- sicurarmi che i due arti erano in tutto e per tutto per- fettamente eguali; die, stando coricato , il fanciuUo eseguiva spontaneamente qualunque movimento ; e se si teneva in piedi , e dandogli la mano, muoveva il passo ; se non che, appoggiatosi un momento sidl' arto sinistra , mutava rapi- damente il passo per sostenersi suU' arto destro. Io con- sigliai r uso temporaneo d' una gruccia. Non saprei ben dire se questa prescrizione fosse eseguita, ma so di certo che, a capo di qualclie altro tempo, il fanciuUo non ser- bava traccia della patita offesa. Meccanismo 2." Per fare le lussazioni posteriori conse- cutive , la cosa e facilissima. Abdurre prima , come per fare le lussazioni anteriori ; poi rotare indentro la coscia man- tenuta abdotta , come per fare la lussazione ovalare. Quan- do poi il capo e disceso sotto 1' acetabolo , bisogna con- durre in giro il ginocchio ; cioe a dire , alzarlo ; portarlo dinanzi ; portarlo indentro , e abbassarlo. La lussazione puo appartenere all' una o all' altra delle tre specie posteriori; ma piii che altro, all' inferiore e alia media. Di rado alia snperiore. E chiaro che in que- sta lussazioni posteriori consecutive la capsula legamentosa e rotta anteriormente, ed e sana posteriormente ; al con- trario delle prime. Ora , in quelle era naturale che si cer- casse la riduzione , tirando il capo direttamente verso la parte posteriore dell' acetabolo che ivi e aperto; ma in queste,rarticolazione essendo aperta davanti e cliiusa di die- tro , bisogna seguire un altro metodo. Bisogna cioe impa- dronirsi del ginocchio e condurlo in giro in senso opposto alia girata di prima , che ha fatto la lussazione. Quando poi il capo e tornato sotto 1' acetabolo, bisogna che una mano Io urti di basso in alto ; e che nel tempo stesso ( essendo 1' infermo supino ) il chirurgo passi il sue an- tibraccio sotto il ginocchio piegato , Io tiri a se e Io ab- bassi (1). (1) Vedi il § 4." DeLLA ChIRURGIA SPERIMENTALE EC. 103 = LUSSAZIONE POSTERIORE COL CAPO VOLTATO ALl' INNANZI = II nieccanismo fondamentale e la forzata rotazione del- la coscla air infnori. Ma questa si puo eseguire in piii modi , e cioe : tenendo 1' arto da lussarsi steso e rotate in fuori , forzarlo a tratti d' incrociarsi col cornpagno pas- sandogli davanti o di dietro : oppure, piegata la coscia ad angolo retto col tronco , e la gainba ad angolo letto coUa coscia; servirsi della gamba come d' un manubrio per ro- tare con iscosse o tratti energici la coscia all' infiiori. II capo uscito posteriormeiite rimane voltato all' iunan- zi , e il gran trocantere e piii indietro del capo. L' arto e enormemente rotato in fnori. La riduzione puo riuscire assai difficile od anche impossibile nello stesso cadavere. Di questa specie ( a mia saputa ) non si conosce in pratica altro clie un caso veduto dal Gerdy nel 1838. E da riflettersi clie tale lussazioiie puo confondersi , per 1' a- spetto dell' arto , colla frattura piu coraune del collo del femore. Tale errore ( a quell' epoca molto perdonabile (1) ) fu commesso dal Clinico parigino ; il quale se ne avvide solo , quando nel inuovere la coscia per esplorare la cre- duta frattura, il dislogamento , all' impensata , fu ridotto. La necroscopia fatta pochi giorni dopo diede al fatto tut- ta r evidenza necessaria. § h° (a) L' Eccmo Signer Dott. Carle Massarenti nel tempo della sua Astanteria nel nestro Spedale Maggiore si occn- p6 con molto proposito di lussazioni artificiali , invogliato- ne dalla conoscenza de' miei primi lavori e dalle esperien- ze clie mi aveva veduto eseguire. Le due sue Meraorie, (1) Per la diagnosi dilTercnziale tra questa liissazione e la fraltiira del col- lo del teiiiore, vedi le inie Memorie cit. nel 2." Vol. delle Mem. della Soc. Med. Chir. di Bologna. 101 GlAMBATTISTA FaBBRI che ho citate nel discorso precedente, provano con quan- ta avvedutezza sapesse giovarsi di questi studi , applican- doli , con vedute anclie sue particolari , alia cura di due casi molto rihelli. Nella prima (1) si tratta di una donna inferma di lus- sazlone posteriore ( ischio-iliaca ) accaduta con tutta pro- bability pel meccanismo di circonduzione , ossia d' una lussazione posteriore consecutiva. — Portata alio spedale , furono tentate inutilmente 1' estensione e la controesten- sione longitudiuali , e parimenti senza frutto il metodo della flessione di Paletta , 1' altro di Annibale Parea (2) ^ e per ultimo quello di Astley Cooper. II giorno dopo , la coscia fu rimessa dal Dott. Massarenti col inio processo di circonduzione, e col soccorso di una sola persona. Intor- no a che e degno di essere ricordato , die giunto il ca- po del femore sotto I' .acetabolo , e trovando qualche difficolta nel fargliene sormontare 1' orlo inferiore col met- tere la coscia a leva semplicemente ; 1' operatore affido questo uffizio ad un ministro ; ed egli intanto , puntati i gomiti nel piano del letto , coUe punte delle dita riunite insienie , appoggio forte di basso in alto sotto il capo del femore. Portato in tal guisa il punto d' appoggio della leva in tanta prossimita della resistenza , 1' abbassare del ginocchio riusci efficace al segno , che la giuntura fu ben presto ri- messa in assetto : e in breve tempo la donna si trovf') ri- sanata. Questa osservazlone e preziosa , non solo pel felice ri- sultamento che ebl^e il metodo di circonduzione , ma molto piu perche lo ebbe dopo falliti quello del Paletta e 1' altro del Parea , che ( guardati superficialmeute ) sembrano avere con esso la maggiore somiglianza. Gio vuol dire che vi e sempre molta difFerenza tra 1' uso empirico di un processo fondato sopra nozioni piu o meno (1) Bullet. ciJ. Vol. XI. Serie 3." pag. 343. An. 1847. (2) Per qiiesti due metodi e per altri empiricainenle insegnati , vedi Mon- teggia Isliluz. Qiinirg. Liissazioni Cap. XIX. § 303 e seg. Della Ghirurgia SPERIMENTALE EC. 105 giuste, ma probabilmente incomplete; e 1' uso razionale di un processo rigorosamente dedotto dall' auatomia pato- logica, anzi dalla cognizione possibilmente esatta degl' ini- pediiuenti tauto vitali quaiito meccanici. Nel parlare di qiiesto fatto mi cade opportunissimo il destro di ramiiientare quell' esiinio operatore e pratico valorosissimo die fu il nostro Prof. Antonio Cavara. Im- perocche, veduta nel caso presente 1' inefficacia degli sforzi vigorosi posti in opera coi quattro suindicati processi, ac- colse egli di biion grado la proposta fattagli dal Massarenti del nietodo clie poi riusci a bene. E vediitane la prova nel cadaveie, con esempio degno di molta lode, cedette il posto al suo giovane Assistente, commettendogli la cura di ripetere nel vivo quello sperimento clie nel cadavere aveva esegnito con destrezza tanto persuadente. Paghi poscia ambedue dell' ottimo successo, voUero cortesemente clie io partecipassi alia loro soddisfazione ; e 1' uno e 1' altro nello stesso foglio mi parlarono dell' accaduto , servendosi di quel- le frasi che orano piu addatte ad incoiaggiie i miei studi. II secondo lavoro del Massarenti al quale poco sopra alludeva, contiene la storia di una gravissima' lussazione nella fossa ovale incontrata da un giovane facchino. La quale, avvegnache offerisse non comuni difficolta alia riduzione, fu nondinieno con molta sicurezza ricomposta dall' Autore in 37.* giornata. (b) La storia narrata dall' Ecciho Sig. Dott. Luigi Goli- nelli , e pubblicata nel Raccoglitore Medico di Fano e con- cepita ne' termini seguenti. » Mentre io era cbirurgo operatore in Gomacchio, certo » Gelli, fliccbino, di .52 anni, portando suUa spalla destra » un sacco di riso , nel discendere da un alto gradino » scivolo in avanti col pie destro, che giii fermava sul » piano della via. Perduto 1' equilibrio , cadevagli il sacco » sul polpaccio della gamba sinistra, che naturalmente era T. X. 14 106 GlAMBATTISTA FaBBRI » flessa : e cadde a gambe allaigate sul suolo , e cioe col- » I'aito destro in avaiiti ed in basso, e col sinistro in alto » ed air indietro. Sorretto alia meglio fu nello Spedale di )) S. Cainillo condotto, ov' io lo vidi in letto supino col- » r arte sinistro piii corto di due pollici dell'altro; il ginoc- » cliio ed il piede erano voltati all'indentx-o, poggiando 1' uno » sul terzo infcrioro della coscia destra , conispondendo il » niargine interno dell' altro al disopra del malleolo interno » della tibia congenere. Presentavasi il gian trocantere al » centro della natica, ed il capo del femore volto all' osso » sacro •, difficile era 1' allungamento del membro , com' era )) pure difficile il ruotare all' infuori la punta del piede ; per » le <{uali cose giudicai senza meno di lussazione posteriore » e superiore del femore ; e per le cagioni poi clie la )) prodiissero e per la violentissima abduzione degli arti av- » venuta , non era dubbio die esso non fosse escito dall' a- )) cettabolo, non senza aver lacerato il legainento rotondo, » e anterionnente ed in basso la capsula articolare. » II dolore intanto era alia coscia gravissimo e non tol- » lerandone 1' infermo il piu leggero movimento, stimai » opportnno di agglornare la riduzione delF arto. Ordinal » un salasso dal braccio , lo pmgai, ed usai le fomenta di » posca sull' anca. Piu tardi raccomandai le frizioni coll' » estratto di belladonna e feci sovrapporre alia localita un » cataplasma di linseme. E come insorse la febbre ripetei » il salasso, prescrissi le bibite tamarindate, e tosto che » furono i dolori locali ammansiti , e la febbre alquanto » rimessa venni all' atto operativo. » Erano gia corse 36 ore dopo V accaduto, quando pre- » senti i miei Colleghi feci porre 1' infermo un p6 sul » fianco destro su di un materasso per terra. Un assistente » gli teneva ferma con una mano 1' anca sinistra , ed io » prcsone il ginocchio lo piegai verso il ventre , e procurai » air arto un movimento di rotazione all' infuori , e quando » ebbi tirato il capo del femore inferiormente al cotile, » mi posi a cavallo dell' arto stesso, passai il mio braccio » sinistro sotto il poplite, e portai il palmo della mano » destra posteriormente alia coscia. II movimento che mi Della Chirurgia SPERIMENTALE EC. 107 proposi di eseguire fu cjuello di una leva : coininciai perci6 a tirare verso di me il ginoccliio onde sollevare e spo- staie il capo del femore dal ciglio cotiloideo , e andai piegando a poco a poco il mio corpo all' indietro tirando senipre nel ginocchio stesso , e coUa mano destra aggiunsi forza al femore, perche in alto salisse, mentre ne abbas- sava il ginocchio. Tosto che giiinsi a porre il ca[)0 del femore a livello dell' acettabolo, diressi 1' arto lentamente air infuori, dietro di che si rese all' istante manifesto qnello scroscio , il quale indic6 senza meno essere stato il femore riposto. Intatti alhuigato l' arto era paralello air altro e facili tornavano i movimenti articolari . . . e passati 25 giorni di cura e di riposo , fece ritorno il mio operate sano e salvo in seno di sua famiglia, e non ebbe mai in seguito a risentire male alcuno , mal- grado le gravi fatiche che ha dovuto in appresso sostenere onde procacciarsi una sussistenza. » Nel terminare queste Annotazioni ripetero, che con esse ho avuto puramente in animo d' iniziare que' giovani che, volonterosi di darsi a questi studi, non hanno modo di procacciarsi gli aiuti necessari. Alcune quistioni piu im- portanti , ho procurato trattarle con qualche maggiore esten- sione ue' lavori antecedenti che ho gia citati. Si ricordi- no del resto , che quello die veramente occorre , sono i cadaveri , la buona volonta e la perseveranza. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE •4M#^^HCC<«> TAVOLA 10. Rappreseota la lussazione posteriore del pollice. Fig. 1. Scheleiro della mano. II melacarpo del pollice vi i indicato nell' estensione , e vi ^ pure indicato nella inassima Qessione. La linea a, 6 segna la Iimghezza del inuscolo corto flessore, siipposlo il pol- lice dislogato. La linea a^ c dk iin' idea dell' altezza alia quale pM6 slimarsi che sarebbe per arrivare il detto corto flessore quando if metacarpo i abbassato verso la palma. Fig. 2. Liissazione notoraizzata. Fig. 3. Posizione del melacarpo e del dito nell' alto della ridiizione. Fig. 4. Pollice gii liissalo , ora riraesso al siio posto. Si vede I' occhiello mii- scolare sgombro , mentre nella Fig. 2. J occupato dal collo del melacarpo. a , orlo siiperiore dell' occhiello. 6, margine anteriore della base della prima falange. a b, lungliezza del lembo che deve, a lutto polere, essere impedito dal frap- porsi alle due facce articolari. Lit Anjiioli: loiu: Tom, X. y . ^■m* '^Kj.' ■^r. ■■r^vtst;.-^:;^-. 0. hflniiirii dm. li.iJ v.:rn c \n pif;(r.i. Lit Aii^ioiitii. ELOGIO DI MICIIELE MEDICI DAL PROFESSORE CAY. MARCO PAOLINI (Letto nelle Sessioni ilclli 17 e 24 Novembre I8S9. ) 0, 'norare I' ingegno, il sapere, la virtu e debito di chiiinque abhia in pregio 1' amore de' lodati studi, 1' avan- zamento delle scienze, e la prosperita del civile consoi- zio. Oltre a cio noi abbiamo obbligo sacro di porgere pub- blico oniaggio di riverenza , e gratitudine a que' sommi , che non perdonando a veglie ed a fatiche, tutta in no- bili studi spesero la vita, ed opere di virtii e di senno a' posteri tramandarono. Le quali onorevoli testimonianze nientre per 1' una parte valgono a sdebitarci in alcuna nianiera dei beneficii da essi loro recati all' umana laini- glia , giovano per 1' altra a mettere dinnanzi gli occhi de' giovani esempi di belle virtu, onde accendere gli ani- mi loro ad imprese onorate e magnanime. Per queste ra- gioni io ho creduto in oggi, o Accademici , di fare cosa grandeinente accetta alia gentilezza e cortesia degli animi vostri discorrendo breveniente della vita, e delle opere scientifiche di quell' uomo insigne , die pel lungo spazio di trent' anni con profonda dottrina, e squisita facondia espose dalla cattedra in qiiesta Univeisiti lezioni di Fisio- logia, di quel grave patologo, istorico, e letterato tenuto 110 Marco Paoi.ini in Italia e fuoii in universale estiinazione, di quel probo, a virtuoso cittadino , che fu Michele Medici. Ben m' ac- coigo che rainnioinoraudo oia qui 1' iiieparabile peidita , che per la niorte di hii t'eceio, non ha guaii, le mediche discipline, le lettere , e la patria , risvoglieio in Voi tutti che gli foste colleghi, e parecchi amici dolcissimi, forte acerhissinio dolore ; ma se io mi passassi della vita di quell' egregio, che e degna di essere posta a tutti ad esenipio, mancherei di soddisfare ai debiti, che ho poc' an- zi toccati , coniuni a tutti coloro che hanno la sapien- za e la virtii in onore ; ed io poi in particolare pei grandi obblighi che a lui mi legano , potrei di leggieri procac- ciarmi la nota di ingrato verso chi rni fa maestro affettno- so , e diro anche con orgoglio amico diletto , se per quan- to e in me d' ingegno, se ve n' ha alcnno, quanto di studio , tutto nol consacrassi ad esaltare con sincere lodi le gesta di quel sommo fisiologo. Le quali laudi non po- tranno giannuai uguagliare la vastita de' meriti onde fu adorno , dappoiche non solo a lui viene una bella gloria dai trovati della mente, ma una bellissima dalla dirittnra deir animo, e dalla bonta della vita civile. De' quali tro- vati , per quanto a me pare , invano 1' uomo s' affatica di arricchire 1' intelletto, se 1' animo suo sia di quelle due bellissimo doti sprovveduto. Perciocche nella contemplazione della Natura essendo i nostri studi , e le nostre investiga- zioni indiritte al fine importantissimo dello scoprimento del vero, ben rade volte ci sara concednto di squarciare il velo che Io ricopre, e di sfuggire 1' errore e la falsita, se alle eccellenti prerogative della mente non vadano si- milmente congiunte la rettitudine dell' animo, e la bontjl del cuore. Oueste sono le redini acconce a si£:nore"o;iare le passioni, a governare gli alTetti, che ponno di leggieri far sniarrire la via all' intelletto nelle nostre indagini con grave danno della scienza, e della verita. Laonde io non dubito punto di affermare , non esservi sapere dove non havvi virtu J anzi doversi questa reputare radice e nutri- mento d' ogni vero sapere. Di che porse Inminoso esempio il nostro Medici, il quale seguitando le orme di que' saggi Ei.oGio DEL Medici 111 cultoii della iiaturale lilosoBa che nel secolo decimo set- timo Horirono in copia in Italia, fece chiarainente conosce- re, che ad aniccliire la scieriza di nuovi veii nou basta soltanto aciiine e perspicacia d' intelletto , ma hisogna che le nostre investigazioni abbiano pei* guida la rettitu- diue dell' aninio. 11 subbietto, die io lio preso a disconere, se per 1' una parte e pieiio di importanza e di dignita, non e per 1' al- tra proporzionato alia poca facolta dell' iiigegno mio e del mio dire , specialmente dopo le memorie storiche che in- tonio il Medici ancora vivente scrisse con molta eleganza il dotto Avetrani; tuttavolta mentre mi conforta 1' animo la vostra benevolenza, mi rincuora eziandio il pensiero e la liducia , che voi voirete prestare attenzione alle cose , anziche risguardare al inodo col quale vi verranno signi- ficate. Michele Medici nacque in Bologna a di 8 maggio degli anni 1782 di Girolamo maestro di un filatoio da seta, e di Antonia Rossi. Questi genitori di ristrette fortune , ma di specchiata onoratezza, cogli insegnamenti e coil' esem- pio diedero forma all' animo del caro figliuolo , il quale nel Seminario bolognese faceva gli studi di grammatica , di umanita e di rettorica, essendo di poi addottrinato in filosofia da un ex gesuita di nazione spagnuolo D. Giovan- ni Orteaga, iiomo di poca o nessuna rinomanza. Io non seguitero qui il comunale vezzo degli scrittori levando a cielo r ingegno suo, ed esagerando i frutti che nelle so- pradette discipline egli ne ricavu : perciie le tante volte que' precoci frutti non porgono indubitato segno della fe- condita della mente , onde guastansi , e corromponsi nelle eta susseguenti , quando cioe dovrebbero addimostrarsi as- sai vegeti e rigogliosi. Non debbo pero tacere , che per la forza dell' ingegno, e pel desiderio d' imparare sopra- vanzo d' assai i suoi condiscepoli. Ne qiiesto amore agli studi gli passo col tempo, ma anzi crebbe in lui maggior- mente; perche venuto piii avanti nell' eta, diede opera alia fisica generale , alia naturale istoria, alia cliimica, ed alia farmacia , ed in quest' ultima fu particolarmente I 1 2 Marco Paolini amniaestrato da Francesco Maria Coli, farinacista a que' tem- pi lodatissimo nel inaggiore ospedale , clie di poi ebbe 1' onore di salire la cattedra di cbiiiiica farmaceutica iiel- r Universita, dal quale apprese si la tcorica clie la pra- tica ; ondeclie iiell' eta di diciasette anni ne consegui il diploma di libero esercizio. Che se egli docile ed nbbi- diente figliuolo aveva atteso alia farmacia non tauto per propria iuclinazione , quanto per soddisfare il desiderio del padre, che venendo innanzi nella vecchiezza aveva biso- gno di chi prontamente col suo guadagiio desse aiuto alia I'amiglia, non poteva pero 1' indole ardente e perspicace del suo ingegno , vogliosa di penetrare piu addentro nei secreti della Natura , starsene paga a que' soli e bassi studi , dappoiche la farmacia era in quell' eta si povera di cogni- zioni, ed entro cosi ristretti limiti racchiusa da doversi reputare, si puo dire, un' arte semplicemente manuale. Laonde, fatto aniino, applico la sua mente alia chirurgia sotto la disciplina dell' illustre Tarsizio Riviera, il quale veduto quali grandi speranze egli dava di se , lo conforto a progredire animoso anche negli studi della medicina. L' amore ardentissimo che il giovane portava alia scienza fece si che non rimanesse un momento in dubbio dall' ac- cettare il benigno consiglio, avvegnache a que' di nella citta nostra , per la venuta delle arnii francesi esseudo mutata la forma dell' antico governo, regnasse non prima usata licenza. Coi conviti, coi teatri, coi giuochi , coi tripudi d' ogni fatta cercavasi sotto il mentito nome di Repubblica d'ingannare il popolo della servitii. Per la qual cosa a chi era nel fiore della gioventu , di vivaci spiriti , e nel bollore delle passioni quali e quante vie di seduzio- iie non si paravano dinnanzi per distoglierlo dai bene in- trapresi studi, e dal retto cammino della virtu! Ma il no- stro Medici sorretto dalle esortazioni dell' ottimo maestro, e avendo fisso lo sguardo ai nomi gloriosi di coloro, che alle sponde del picciol Reno, del Sebeto , e soprattutto a quelle del fortunato Ticino onoravano questa nostra bella patria, pose in bando gli ozii e le vane lusinghe, e s' in- canimin^ imperterrito per 1' arduo e laborioso sentiero che guida al tempio della sapienza , e dell' immortalita. I Elogio del Medici 113 Seguitando pertanto gli insegnamenti del prelodato Ri- viera, e dopo 1' inimatura morte di questo avvenuta infra un anno circa ( clie il Medici pianse amaraniente avcndo peiduto in lui un dottissimo ed affettuoso precettore ) die conipiraento agli studi medico-cliirurgici sotto la direzione di OnotVio Mondini , e di Giovanni Maichetti , ed a quelli della clinica sotto la scorta di Luigi Laghi , medico pri- inario dell' ospedale niaggiore ; talche a 20 d' Agosto del 1802, e cioe nella verde eta di venti anni, fii laureate ill inedicina ed abilitato all' esercizio di essa. Arricchita la lueiite di buon coriedo di cognizioni inediche e chirurgi- che, die egli aveva disposte in bell' ordine , ed esponeva con linguaggio pieno di chiarezza e di proprieta, si pro- caccio ben presto 1' affezione e la stima dei maestri e dei condiscepoli, i quali ultimi sono non di rado i migliori giudici del merito de' loro compagni. Fu eletto quindi, poco dopo ottenuto il grado di dottore , a pro-assistente deir anzidetto spedale, e poscia consegui per concorso il grado di assistente, che fugli prolungato oltre il triennio; privilegio a que' tempi non molto facile a conseguire. II quale ufficio io reputo il premio piu desiderato, che possa conseguire giovane medico uscito appena della pa- lestra degli studi , essendo ferace di inestimabili beni. Iin- perciocclie priinieramente gli offre un vasto campo per esercitare a dovere i sensi nell' osservare e nell' esperi- mentare, e mediante un esatto confronto di grande uumero di fatti clinici, acconcio a fornire all' intelletto i modi di fare retti giudizi intorno la sede e la natura dei morbi , rischiarate nei casi iufausti dai lumi dell' anatomia-pato- logica ; ondeche , oltre 1' istruirsi a fondo nella scienza , gli si porge il destro di riconoscere i gravi ostacoli e le grandi e forti difficolta che accompagnano 1' arte quando s' intraprende 1' arduo esercizio della medicina. Secondaria- mente trovandosi di continuo in mezzo ai dolori , alle sven- ture, alle miserie della classe piii inFuna del popolo , nella quale se abbiamo a deplorare sovente per causa di una pessi- ma educazione gravi colpe ed una farragine di vizi, non sono per6 infrequenti gli esempi di grandi virtu , viene dolce- T. X. 15 11-4 Maiux) Paolini nieiite condotto ad aj)rire d cuore a nobili affetti , alia carita cioe , alia coinpassione , alia iilautiopia , ricavando iKjii meiio dallo stiulio di qiiegli iiiftdici sodi arninoniuKuiti di morale idonci a ben coiidursi nolla vita civile. Laoiide il Medici, die aveva da natura perspicacia finissima d' in- telletto , non poteva non trarre profitto da cotesta scuola di sventure, di vizi, e di virtii , e studiando eziandio a tutt' iiomo, iiel tempo in cui sostenne la predotta carica, i classic! antichi e moderni dell' arte nostra, pose ogni di- ligenza nel confermare presso il letto del malato le dottrino e gli aniinaestramenti , die in essi nieditava; perocche te- neva per fermissima quella massima ( la quale di poi in- culco sempre a' suoi discepoli ), che ogni medica teorica si riduce a vanita e a mero sogno, se non ahbia per peculiar fondainento 1' osservazione e 1' esperienza. Com- piuto con molta lode il ricordato ufficio , fece ritorno ai patrii lari lieto di meiiare vita riposata e tranquilla in seno dei genitori ricambiandoli colle piu tenere soUecitu- dini , deir afFetto e delle cure die non cessavano di pro- digargli per crescerlo sempre piu negli studi , ed iiidiriz- zarlo nel retto cammino della virtu. Di qnanto ainore egli fosse stretto a coloro , dai quali aveva ricevuto la vita , e cio die piu monta , si savia educazione , ne fece cliiara fede r acerbissimo dolore die lo prese, quando ne avvenne la inorte e massime quella della madre , perclie datosi in preda a dirotto pianto, e chiuso tutto solo nel suo studio, sordo alle pregbiere dei congiunti e degli amici ricuso per ben due di ogni sorta di conforto di cibo. Pervenuto il Medici a quel rnomento della vita , in cui e necessita scegliere una carriera die ne assicuri 1' avve- iiire cogliendo un qnalclie frutto dagli studi e dalle fati- che sostenute, discbiudev^ansi a lui due strade : 1' una di piu facile e pronto guadagno con cui poteva giovare ai bisogni della lamiglia, ed era 1' esercizio dell' arte; I' al- tra assai piu lunga ed ardua per raccorre premi ed onori , lo studio cioe e 1' indefessa meditazione della scicnza. La prima talora avventurata perche ferace d' oro e di plauso , ma il piu delle volte soggetta ai ludibri della Ibrtuna, Elocio del Medici 115 alio ire od alia nializia tli invidiosi od ignoranti colleglii , ed alle false opinioni dell' indiscreto e pazzo volgo. La seconda invece apporlatrice di mi vivere nieno agitato, sorgeiite all' intelletto di moUe veiita, e di ineffa]>ile soa- ve dilettazione; ma lunga a conseguire liicio, dignita ed onori, se pure talvolta non accada, clie 1' avverso destino defraudi il sapiente del iiieritato preniio, e della lode de- siderata. Un iionio di alto intendiinento, e di si forti spi- riti, quale si era il giovaiie Micliele, non poteva riniane- re a lungo in dubbio a (juale delle due strade dovesse dare la preferenza ; onde tutto amore per la scienza , vol- se il piede per quella clie gli porgeva 1' agio di applicare tranquillamente ai suoi prediletti studi , e soprattutto a queilo della fisiologia , di cui altaniente compiendeva 1' u- tilitii e r importanza , ed alia quale sentivasi da naturale disposizione maggiorinente inclinato. Oh quante fatiche, quante vigilie ei sostenne per fare ricco tesoro di cogni- zioni nelle naturali e mediche discipline, ed al fine an- che di rendersi degno dell' estimazione degli uomini sa- pienti ! Dai quali a riniunerazione del suo merito fu ono- rato della noinina di socio dell' Istituto delle scienze nel- la classe degli accadeinici aggiunti. La quale onorevole di- inostrazione se per 1' una parte era a lui novello stimolo a procedere con alacrita e vigoria nei bene incominciati studi, non poteva pert) quell' Accadeniia, guardando al suo alto fine, ed ai dottissimi mateinatici c medici onde coinponevasi, arrecare a lui, giovane ancora e non molto iunanzi nei penetrali della scienza, tutti quel benefizii , di cui r intelletto suo sentiva il bisogno. Laonde conside- rando egli per avventura, diro colle parole di un illustre Scrittore « clie a conoscere la verita buoii mezzo si e niettere in coinune quelle che leggendo , meditando, in- vestigaudo si e inij)arato o si viene iinparando, cosicche r uuo riceve lume dall' altro , ed il meditare ed il sapere di ciascuno riesce a bene di tutti » idco con altri giovani medici bolognesi , fra i quali sono degni di onorevole ri- cordazioiic gli ilhistri Professori Gaetano Gaiidolfi e Mat- teo Venturoli , una Societa Medica, la quale ben presto 116 Marco Paolini si compose ed oidino, ed ebbe sede nella piivatu auticu casa dell' ultimo e tuttora vivente preiodato Professore. Nelle ragiinanze di quest' accademia, la quale ebbe oiigi- ue al coiniuciare di questo secolo c duio sino all' an- no 1811, lesse vaiie sue cose lisguardanti la fisiologia e la patologia , le quali, avendo incontrato approvazioue e laude dai collegia, furono poscia pel' le stampe pubblicate. Intra le altre stimo degnissima di speciale ricordo quella che iu eta d' anni veutuno diede alia luce negli Opuscoii scelti di Milano nel 1803 intorno alcune Esperienze sul sangue , che egli istitui in compagnia dell' egregio collega suo Gaetano Gandolfi. Era opinione di alcuni fisiologi , e specialniente del Tourd , del Delainetherie , e del Circaud , che il sangue godesse di una lorza contrattile simigliaute a quella di alcuni tessuti viventi pretendendo eglino di avere osservato , che tale umore esposto all' azione del- 1' elettricita che si genera nella pila di Volta , concepisce un cotal moviuiento di contrazione. Ma , variato e ripetu- to da lui siffatto esperimento, non pote mai vedere nella fibrina del sangue cotesto fenomeno ; e solamente osservo una semplice oscillazione dei filamenti fibrinosi coniuni- canti coi conduttori elettrizzati , mentre poi tutto il resto della fibrina lascio sempre liberamente passare la corrente elettrica, come corpo deferente , senza dare un minimo indizio di contrazione. Le quali esperienze fecero lino d' al- lora ben chiaro, come in lui andassero congiunte 1' esat- tezza e la valentia nell' esperimeutare all' imparzialita ed alia rettitudine dell' animo inteso unicamente a discoprire la verita ; dappoiche ripetute poscia dal Brugnatelli in Ita- lia, da uno dei due Heidmann in Alleinagna, e dal Biot, e dal Magendie in Francia , diedero risultamenti confornii a quelli che ottenne il nostz'o giovane fisiologo. Per tali e tante prove d' ingegno e di sapere non e a dire in quanto bella rinomanza salisse il Medici , e come tbsse onorato dell' amore e della stima dei concittadini , dei dotti , e del Governo. Laonde la Congregazione di Ca- rita nominavalo sostituto ai medici primari dell' ospedale niaggiore, quella di Sanita imponevagli varie delegazioni Elogio del Medici 117 ill (liversi liioghi del Dipartimento del Reno, perche tro- vasse i modi di porre liparo alle iiifennita, die per le lisaie di soveichio aliargate fia noi inlestavano quelle con- trade; e poco di poi, ricusato aveiido per amore del natio loco una cattedra di elemeiiti di scienze naturali in un liceo del Regno d' Italia oftertagli dal direttore della pub- hlica istruzione, fiigli invece aflidato nel 1811 il grave, geloso , e malagevole ulficio di medico della Goscrizione , che tenne ancoia quaudo Napoleone Bonaparte apparec- chiava innunierevoli scliiere per invadere le gelide regioni della Russia , che furono poscia 1' estrema ed irreparabile sua ruina. Quando io ritorno col pensiero a que' tempi lacrimevoli , in cui questa povera Italia come se non aves- se gia abbastanza sofferto negli averi , e nelle sostanze, ne abbastanza sparso il sangue di tanti prodi suoi figli in terra straniera e per lo straniero , ebbe di poi 1' acerbo dolore di vedere per comandaniento di colui, cui un' ar- dente febbre di novelle conquiste spingeva a sempre nuo- ve e sanguinose battaglie , strappare dalle braccia di gio- vani spose il diletto marito , dal seno delle madri imber- bi giovanetti, e dal fianco di vecchio padre cadente 1' u- nico appoggio , il solo figliuolo che gli rimaneva , ognuno puo di leggieri immaginare quanto dovesse costare al cuo- re del nostro Michele il compiere onoratamente 1' iifficio cui erasi sobbarcato. Non poteva pero egli ne doveva mancare al proprio dovere , ed avvalorato nel suo proposi- to da quel priiicipii di probita e di rettitudine, che a lui furono di guida per tutto il corso della vita, tenne modi cosi savi e temperati, che 1' adempimento della legge non offendesse i sentiinenti dell' uinanita. Ma se le opere di lui, ed i frutti delle fatiche diu'ate nello studio della medicina porgono abbastanza di argo- menti per lodare i primi aimi suoi , quale ampia materia non mi si porge nella susseguente sua vita, che tanto da tutti fu riverita ed amata, die non sia degna di alta com- mendazione? Oh avessi pure virtu d' ingegno, e di parole tanta da mettere in chiara luce i meriti grandissimi di quel sommo uonio ! Quando la potenza di colui , nelle di 118 Marco Paoi,in( cui main eiano liposti i destini dell' Europa, dal somnio nel profondo cadeva , Pio VII di felice inemoria nell' ot- tobre del 1815 volendo con molto oppoituno consiglio provvedere al lustre di ques(a Uiiiversita si rivolse al Me- dici cliiamandolo alia cattedra di Fisiologia ; ed appena passati tre aiiiii da medico sostituto fu piomosso a primario neir ospedale niaggiore. Al quale ultimo ufficio adeinpi per trent' anni con impareggiabile esattezza e carita verso gli in- fermi attenendosi nel medicare a quella seniplicita di mezzi terapeutici , clie sopra gli altri lui Redi ed un Cocclii ci tra- maudarono. In appresso, e cioe 1' anno 1824 , fu ascritto nel nnniero dei Dottori dell'almo CoUegio Medico-Cliirurgico. Uscirei del la brevita cui debbo servire se tutti volessi annoverare i pregi delle scritture nobilissime, cui diede opera indefessa pel corso di quaranta e piu anni e cioe sino agli ultimi di sua mortale carrlera, per le quali gran- de gloria a se ed alia sua patria acquisto , ed una fama cbiarissima clie niun tem2JO,niuna permutazione potra giarn- mai oscurare. Pero lasciata da parte ogni altra cosa, verro brevemente dimostraudo dovere noi onorare in hxi un som- mo fisiologo , un patologo profondo, uno storico erudito, uno scrittore elegante, ed un probe e virtuoso cittadino. Quanto la filosofia dell' esperienza inaugurata da Gali- leo giovasse all' avanzamento delle naturali discipline, ne fanno fede le opere veramente immortali pubblicate prima che altrove in Italia nel secolo decimo settimo e decimo ottavo. E si fu appuuto coUa scorta di questa grave filo- sofia, di cui il Medici aveva piena la lingua ed il petto, che intendendo egli con ardentissinio amore alia contem- plazione della Natura servi con opere lodatlssime ai rapidi avanzamenti della Fisiologia, ed al lustro della patria co- mune. E posciaclie , come altrove accennai , l' osservazione ed il ragionamento ritenevansi da lui le sorgenti d' ogni vero sapere , essendo, siccome desso si esprime « le due redini che stringono il freno alia nostra immaginazione, sciolte le quali , la fisiologia non meno che la filosofia intera, perduta la loro dignita, diverrebbero uno sprege- vole ammasso di stravaganze e di errori », cosi sopra ogni Elogio del Medici 119 ultra cosa si adopero noil' istituiie buone osservazioni , ed accurati esperiinenti ; intorno ai qiiali poi finamente sape- va usaro tiitto (fuel dlsceriiiinento, clie e necessario a ben giudicare, per ricavarne niediante rigorosa induzione quei priiicipii generali , die costitiiiscorio la base fondamentale della scienza. Per la qual cosa ebbe lode di eccellente cosi nella parte sperimentalc come nella speculativa di essa. Goiiscio clie facilnieiite puo errare clii iion mette tutta r attenzione nelle osservazioni, e che talvolta i pro- prii sensi non spiaiiano bene la via per discuoprire la ve- riti, chiamava sovente in suo aiuto la testimonianza di dotti suoi coUeghi ugualniente esercitati nell' osservare , fra i qiiali a cagione di onore piacenii nominare un Gan- dolfi , lui Francesco Mondini, ed un Alessandrini. Nelle sue invcstigazioni 1' unica la sola guida che lo sorreggeva , si era 1' ainore del vero , dispostissimo ad abbandonare preconcette opinioni da cui 1' aninio suo fosse stato per avventura occupato, quando le osservazioni e gli esperi- menti, cui dava opera, ne avessero dimostrata la falsita. Aveva spesso in bocca quell' aureo detto del grande Hal- ler ( cui portava grandissima venerazione raccomandando ai suoi discepoli di irieditare le sue opere di giorno e di notte , siccome Orazio raccomandava ai poeti gli esemplari della greca poesia ) aveva, dico, spesso in bocca quel- r aureo detto del grande Haller = Boni viri nullain opor- tet causani esse praeter veritatem =. Ed essendo facile conoscere , che a disvelare i secreti della Natura in infi- niti modi pu6 dare in fallo clii non pone molta diligen- za neir investigare, e che trattaiidosi specialmente del taglio di animali vivi o delle cosi dette vivi-sezioni , biso- gna avere I' animo disposto a sopportare con pazienza non pochi disagi , ed anche dure privazioni, cosi egli con si- curi testimoni rese certezza che non vi era cosa grave od ardua che da lui aspettare non si potesse. Certo che gli sarebbe stato assai pin facile e comodo creare sislemi col- la propria immaginazione, siccome purtroppo abbiamo esem- pi anche a' nostri tempi , di qnello che seguire la via assai faticosa e malagevole dell' osservazione, e dell' esperienza. 120 Marco Paoi.ini Ma persuaso il iiostro lisiologo die i fatti riinangono in- concussi, e staiino come ferina torre clie non croUa ne col volgere dell' eta ne per solHar di venti , e che i siste- mi air opposto cadoiio boa presto nella podest4 dell' ob- blio, noil si lascio gianimai avvolgeie in questi « tenendo- li , user6 le parole del Giordani, per vanita presuntuose e pericolose , pei quali da niolti aniii si schiainazza e si ainmazza ». Stette tcrnio in qnello cbe e fonte ed alimen- to d' ogni vero sapere ; acuto osservare e continuo esperi- mentare. Di die diede Inininoso saggio in tutti i suoi la- ve ri , di alcuni de' quali cade in acconcio brevemente ra- gionare. Alle sue espeiienze sul sangue , di cui si e sn- periormente discorso , tennero dietro le osservazioni si/lla tessitura organica delle ossn intraprese nel fiore della gio- ventii e cioe nelT anno 1805, e poscia dopo alquanti an- ni condotte a compimento. Erano discordi le opinioni de- gli anatomici intorno un si fatto argomento. Da alcuni, e soprattutti dall' iminortale Antonio Scarpa, ritenevasi essere la sostanza ossea cellulosa o spugnosa, mentre da altri , conforme all' antico insegnamento nelle scuole ricevuto, fibrosa e larninosa. Desideroso pertanto il Medici di ve- nire in cbiaro da quale parte stesse la ragione esegui con somma finezza di intendiniento una lunga serie di prove e di riprove dalle quali ricavo , che mentre quegli organi nei primi tempi della vita sono in ogni lor jjarte fortuati di un semplice tessuto cdluloso o reticolato , negli aninia- li crescinti ed adulti per lo contrario liauuo questa tessi- tura soltanto nelle tuborosita e nel cavo midollare, risul- tando poi le pareti da lainine fibrose le une alle altre so- vrapposte. Questi risultamenti essendo in opposizione , co- me dissi , a quelli promulgati innanzi dallo Scarpa, insor- se viva disputa fia il Medici e lo Speranza fattosi di que- gli campione, e lo Scarpa medesimo; disputa in cui il nostro fisiologo variando le esperienze e moltiplicando le osservazioni, esci vittorioso per universale giudizio degli imparziali, di modo che, mi si conceda di qui ripetere ci6 che il Medici diceva rdativamente alia famosa contro- versia nata fia Galvani e Volta , il celebre Chirurgo ed Elocio del Medici .121 Anatoniico di Milano opponendo nuove difficoita al fisiolo- go boIofTiiese, gli inoltiplico i trionfi. E qui cade in ac- concio (11 ranimeinoiare una savissima ooiisiderazione fatta ill pioposito tli fjuella disputa da un uonio dottissiino ed iugegnosissimo , nou troppo facile alia lode, voglio dire il Cresciinbeni, ed e « clie non iscemando il Medici puuto ue del rispetto, ne della rivereiiza verso il somnio Scar- pa, entro a ragiouare con Lui usando quella urbanita di jiarole che inai suole mancare a coloro die forti della i-a- gione non sanno rinunziare alia propria dignita, coniecche acerbaniente dalle polemiclie provocati ». Oh ! volesse pu- re Iddio che un si bell' esempio di moderazione e di ur- J)anita avesse oir^idi crande nuinero di iiiiitatoii : che cesserebbero una volta fra i cultori delle scienze le ire, le ingiurie, e le contumelie, le quali sono assai piu pro- prie del ti'ivio che del santuario del sapere. Ne solamente colle osservazioni suUe ossa , ma con altre uobilissime scritture lette all' Accademia delle Scienze di questo Istituto , del quale t\i una delle colonne piu salde , uno de' piii begli ornamenti, fece nianifestamente conosce- re, come nell' illustrare con novelle esperienze le piii re- condite operazioni del corpo animale, ad un diritto e nia- turo criterio accoppiasse quell' arte difficile di osservare e di esperimcntare, dalla quale principalmente procedono i grandi avanzauionti della naturale tilosofia. E lasciando da parte un suo erudito lavoro risguardante la singolare ri- produzione di un pczzo di una costola in una pe.cora , e le sue importantissimo osservazioni anatomico-jisiologiche in- torno alcune straordinarie vegetazioni animali , e suW ap- parecchio sonoro della cicala, meritano tutta la nostra con- siderazione le sue esperienze sul niidollo spinale , ed un' o- pera verainente classica, cui volse 1' animo con incredibile pazicnza ed assiduita pel corso di cinque anni, voglio dire le Ricerclie anatomiche e fisiologiclie sopra il nervo intercostale. In quanto alle prime e noto che il Legallois sosteneva , ces- sare il moto del cuore in seguito della distruzione del ini- dollo spinale, sicche sembrava sciolta la controversia agi- tata fra i fisiologi intorno alia necessita del sistema nervoso r. X. 16 1 22 Mauc.o Paolini al movimento di ([iiell' organo nobilissimo ; ma poco di poi il Wilson Philip avendo ripetuto i ciinenti con esito opposto, ritoniavasi circa quel siihhietto nella piiinitiva in- ceitezza. Al tine di sinceraisi della veritu il nostro Medici intraprese sugli animali vivi una lunga mano di esperien- ze , r evento delle (juali corrispose a quanto era stato os- servato dal medico inglese. Qnindi appoggiato a molti al- tri argomenti ne dedusse, 1' azione necessaria al cuore non essere stata coUocata dalla natura nella midoUa spi- nale , ma verosimihnente nei nervi stessi cardiaci indipen- dcntemente dalle altre parti del sistema nervoso. I risul- tati delle quali esperienze ebbe poscia la dolce compiacen- za di sentire confermati in Francia da due insigni fisiolo- gi viventi , il Flourens ed il Longet , siccome da novelle accuratissime osservazioni fatte sui nervi del cuore da uno de' pill grandi anatomici dell' Allemagna, il Remak , rice- vette un piu saldo appoggio 1' anzidetta conclusione , clie in via di semplice congettnra egli aveva ricavato. Relati- vamente poi alle sue Ricerche sul nervo intercostale io non diibito punto di dicliiarare , essere dessa fatica stupen- da , e tutta italiana , la quale fa fede alle altre nazioni die non e spento fra noi quel genio , il quale ispirava gli eccelsi intelletti di un Malpighi , e di un Redi , e che quella terra delle r'lcorclanze , siccome per isclieruo la cliia- mano gli strani, racchiude anche oggidi nel suo seno figli non degeneri dalT antica nostra grandezza. Dopo gli im- portanti lavori dello Scarpa sul nervo intercostale, niuno in Italia prima del Medici erasi dedicato al coltivamento di una parte di fisiologia di si grande importanza, non osando per avventura por mano ad una simile impresa in quanto che plena di moltissime , e quasi direi insuperabi- li dilHcolta. Solamente , io credo, la potenza del suo inge- gno poteva accingersi a cosi ardui studi , e continuare de- gnamente le indagini e le ricerche, che intorno l' anato- mia e la fisiologia di quel nervo si erano intraprese dal famoso Scarpa. Laonde durando nelle fatiche con fermo proposito e perseveranza di volonta si adopero primiera- mente, giovandosi dell' opera del chiarissimo anatomico e I Elocio df-l MEnici 123 collega nostro Professore Calori , a cliiarire I'origine, la distiihuzioiie, e la stnittura di quclla vasta e coinplicata proviucia cl(!l sistema nervoso , e poscia colla scorta di no- velle espeiienze, e con sottile discernimento di giudizio additaiido gli erroii, in cui circa siffattc materia erano ca- duti ripiitati Scrittori degli antichi e de' inoderni tempi , cerco di stahilire gli uflici piii piobabili , cui esso soddisfa nell' animale economia. Parve a lui pertanto in via di semplici congetture di avere forti ragioni per ricavare, es- sere 1' intercostale un apparecchio nerveo sui generis, il ({uale opera specialmente nella vita interna od organica , c die non riceve la forza necessaria agli uffizi cui e de- stinato dall' asse cefalo-spinale o da alcuni particolari cen- tri , ma quella si genera in ogni porzione di esso merce il sangue arterioso. I gangli di esso nervo sembrano a lui acconci a sostenere ed a riunire le diramazioni delle fibre nervose nei medesimi capite ; onde 1' intercostale sarebbe indipendente dalla volonta non gia perche i suoi gangli sieno nodi impeditori del passaggio delle impressioni , sic- come pretendono parecchi fisiologi , ma perche nelle parti colle quali confina coll' asse cefalo-spinale ed in tutto il rimanente e temperate ed organizzato di guisa da non ri- sentirsi a quella tnaniera di stimolo. Finalmente egli cre- de di potere concludere , die i consensi ossieno le sim- patie fra la vita animale e 1' organica vengano operate solamente dai pneumo-gastrici, sicclie non dnbita di chia- mare simpatico cotesto nervo, riserbando poi il nome di nervo organico o vegetative all' intercostale. La quale con- clusione, a vero dire, non puo ne deve accogliersi di pre- scnte essendo smentita dalle osservazioni anatomiche , dal- le esperienze, e dalla ragione istessa , la quale ci suggeri- sce, godere in genere il sistema nervoso della proprieta di trasportare le impressioni tanto motrici quanto senso- rie. Colle quali parole io non intendo punto di dare bia- simo al nostro fisiologo, ne di scemare quella gloria, che egli con tante fatiche si procaccio, ma di servire unica- mente alia verita, e di rendere cosi manifesto dall' un canto r imparzialita mia nel fare giudizio de' suoi scritti, 1 24 Marco Paolini e nel dargli lode , ove lode veramente si ineiito , ed il pcricolo dall' altro di cadere nell' errore, in cui possono per avventma inconere talora anche grandi uomini cjuan- do ad indagare i feiiomeni del corpo vivo accingansi coll a ineiite probabilrnente oocupata da pieconcette opinioui. Oltre a cio , e quando inai ando coiigiuiita la jjertezione coir uinana natiiia? Ma quelle poclie inende non possono ceitamente oscurare i pregi cospicui clie adornano quel lavoro , e specialmente le bellissime osservazioni anatoini- che, ed i profondi suoi concetti intorno 1' origine del si- stenia nervoso,i quali ainplificando con singolare magiste- ro applied ed estese agli altri sistemi componenti il corpo aniniale : laonde ripetero con Orazio ubi plura ni- teut .... non ego paucis olTendar maculis. Quanto grande poi fosse il valore del Medici nella parte speculativa della scienza , quanto alia forza e felicita del- r ingegno accoppiasse somma maestria nella razionale filo- sofia, lo diede a conoscere in tutte le sue opere , nelle quali giovandosi ad un tempo del metodo analitico e del sintetico ne trasse in ultimo principii o dottrine general! di tisiologia e di patologia acconce ad una ragionevole in- terpretazione dei fenomeni del corpo aniniale. Merce 1' a- nalisi veniva da prima sottoponendo a ponderato esame i fatti considerandone separatamente tutte le loro perti- nenze, e le parti onde sono composti, e discendendo a mano a mano agli elementi loro piii semplici si apriva una strada a stabilirno il valore rispettivo. Per tal niodo sceverando i veri dai Falsi, i probabili dagli inverosimili , faceva tesoro nella sua rnente di esatte e sode .conoscen- ze. E similmente merce l' analisi erano da lui soagette al crociuolo di severa critica ( nella quale difficilissima ope- razione dell' intelletto certo non fu secondo ad alcuno de' pill eccellenti ragionatori , ed ebbe ben pochi che r nguagliassero ), le opinioui dei diversi scrittori al tine di rigettare le false e le dannevoli, ed accogliere quelle che a lui parevano avere in se il maggior grado di verosimi- glianza. Merce poi della sintesi disponevansi da lui i fatti in bell' ordine secondo le loro reciproche attenenze, ed 1 Elogxo del Medici 125 ascendendo gradatamente dal noto all' ignoto, dal sempli- ce al coiiij)(>»to, rie licavava dottrine generali pieiie di sen- no e di giavita. Insomnia egli seguito costantemente i dettanii della buona Filosofia die e una ; e quest' una « e (juella, sono sue parole, la quale insegna a conoscere di- ligentemente tutti i flitti particolari , (; a confrontaili di guisa, die ne scaturiscano generali principii, e la quale, secondo die scrive Bacone, consiste nell' associazione del nietodo empirico col razioiiale ». Ed in conferma di qiiel- la nobile pierogativa del suo ingegno lasciando per amore di brevita di addurre i molti esempi, che si potrebbero cercare ne' suoi scritti, mi contento di fare poclie parole di due dottissiine scritture, le quali sole basterebbero a rendere cliiaro il suo nome. L' una e il Commentario in- torno alia vita dato alle stampe 1' anno 1819, 1' altra e il Manuale di Fisiologia uscito per la prima volta in luce r anno 1833. Nel primo dopo avere dichiarato innanzi tutto, fessere dotati i corpi organizzati di una attivita , di una forza , die egli appella col nomedi vitale per distin- guerla da quelle forze cbe leggono i corpi bruti od inor- ganici, ne stabili i caratteri essenziali, e determino le leggi cui attiensi ne' suoi modi di operare. E mentre 1' il- lustre Tommasini in questo Arcliiginnasio dettava con tan- to grido le teoriclie cosi dette del controstimolo riguar- dando la vita in genere come un atto puramente dinami- co , vale a dire come un risultamento degli stimoli appli- cati alia eccitabilita, il nostro fisiologo procedendo piii oltre e sagacemente nella investigazione dei fenomeni vi- tali , ci dava una piu alta e grandiosa definizione della vita facendola consistere non solo nell' cccitamento, con- forme alle massime del Tommasini , ma cziandio nella ri- produzione. Onde mentre da questo riponevasi la vita nel solo eccitamento, era poi dal Medici definita « lo stato dei corpi die reggonsi e conservansi merce della riprodu- zione e dell' eccitamento ». La quale discordanza di opi- nioni non scemo punto la reciproca stima ed amicizia , che fra loro stringeva que' due chiari uomini, perche ab- borrendo ambidue le vili provocazioni e le acerbe censine. 126 Marco Paoijni biasimevoli fra colleghi, ed indegne dei vcri cultori della scienza, espoiievano dalla cattedra le loio dottrine con si grande nobilta di modi da rendeie seiuprc pin saldi ([uei legami di tralcllanza die li congluiigevano. E seguitaiido diio, die per gli irisegnanienti del nostro fisiologo , quei due atti vitali, die sono in intime attenonze fra di loro, espriniono i dne modi piu generici coi qnali la forza vi- tale si manifosta negli esseri organici , siccome del pari in due modi, e cioe organicamente e dinainicaniente, ope- rano sui corpi stessi gli agcnti esteriori indispensabili alia loro conservazione. Chi ammette, egli dice, come cansa di tutti gli atti vilaii la sola eccitabilita, non risguarda die una parte sola di quegli atti, siccome una parte sola ne vede colui che negli aeenti sostenitori della vita rico- nosce r unica azione eccitante. La vita adnnque non con- siste ne puo consistere in un semplice movimento ; e ne- cessario che il corpo vivo introduca entro di se cose che sono fuori di Ini, le trasmuti in propria sostanza, liberan- dosi poi mediante speciali emuntori di que' materiali , che non sono pin idonei al mantenimento dell' organizzazione. Dal die ne conseguita che gli agenti esteriori, siccome ho accennato, non solo esercitano un' azione eccitante, ina eziandio un' azione organica o riproducente incorpo- randosi coi liquidi e coi solidi del corpo vivo, in una pa- rola facendo parte integrale dell' organisrao. E qui non saprei con qnali parole espriinere la molta contentezza, da cui fu compreso 1' animo mio, quando leggendo un' o- pera recent issima di Fisiologia data fuori da un illustre francese , il Berard , mi incontrai in opinioni conformi a quelle professate dal nostro Medici iutorno alia vita, e specialmente circa il modo di agire degli agenti esterio- ri. « No gianimai , egli dice, c Iccito considerare in que- gli agenti un modo di azione esdusivamente stimolante od eccitante. Coloro che tengono una siffatta opinione , ban- no risguardato la vita sotto un lato solo de' suoi feiiome- ni : r aria, l' acqua , gli alimenti ec. esercitano ancora un' allra azione assai iinportante diversa affatto dalla sti- molante, vale a dire concorrono inaterialmente a produrre Elogio del Medici 127 tiasinutainenti o metainoifosi nell' organismo, maiicando le (jiiali, la vita si spegtie. E quaiituiujue , egli soggiun- ge , alia genesi di quelle metamorfosi operino in diveisi modi la luce, 1' aria,*!' acqua, gli alimenti , ed il calori- co, cio nullanieno 1' elFetto ultimo da quelle cose prodot- to ue' corpi vivi diversifica notabilmeiite daila semplice azione eccitante ». Clie se i dettati biologici del uostro fisiologo ebbero seguaci ed imitatori presso i dotti di Fiancia, cbe ognuno sa (juanto sieuo difficili per non dire restii ad accogliere i frutti delle riostre fatiche, iion e a dire poi con quale e quanta soddislazione fossero ricevuti dai medici italiani, la niassinia parte de' quali avendo riconosciuta la falsita delle dotlrine iisiologiche e patologiche Browniane, per togliersi alia dubbiezze ed alle incertitudini d' uopo aveva di una novella guida, da cui attingere i principii fonda- mentaii della scienza al fine di dare un novello indirizzo ai lore studi. Ne altrimenti potevano procedere le cose : imperciocche quel suo concetto universale di vita e sal- dissimo ed inconcusso essendo dedotto da una severa ana- lisi dei fenomeiii vitali , e dalla induzione die piu diret- tamente da essi deriva , sicclie riunisce e coraprende in se i fatti piu inqjortanti della scienza, e tuttoche di uti- le, e di vero nelle altrc dottrine mediche si ritrova. L' altra opera pregevolissima , di cui fece prezioso dono ai suoi uditori, si e il Manuale di Fisiologia , clie ofFre un compendio delle lezioni da lui dettate dalla cattedra con universale applauso , ossia una breve e succosa espo- sizione dello stato in cui, trent' anni sono, trovavasi la scienza. Auche in (juella risplendono cminentemente V a- cuine e la perspicacia della juente per 1' ordine ed il ino- do con cui le materie sono discorse, e specialmente per la giustezza e finezza della critica, cui le princi|)ali dot- trine degli antichi e de' moderni autori viene sottoponen- do , onde sccverare dalle false ed assurde quelle die han- no sopra le altre maggiore fondainento. Al quale fine , attenendosi a sodo e robusto ragionamento , non lascia di valersi all' opportunita dell' appoggio delle osservazioni e 128 Marco Paoi.ini delle esperienze , parecchie delle qnali da liii stesso pra- ticate, in guisa che porgeva quel libro una guida assai acconcia per iiidirizzare la gioventu italiana uello studio della Jisiologia, e rendeila ad uu 'tempo persuasa della uiolta sua impoitanza ed utilita. I quali vantaggi, a veio dire, invano desideravansi dalle opere che comuneinente erano innanzi addottate per testo nelle scuole. Perciocche lasciaudo di ragionare di quelle clie erano in uso nel pas- sato secolo, le quali tutt' al piii davann una snccinta in- dicazione delle funzioni operate dagli organi principali del corpo, siccome sono a niodo d' esempio le Iiistituzioni di Fisiologia di Caldani , di Azzoguidi , e di Vacca Berlinghie- ri , di poco o niim pro a chi dava opera a cosi fatti stu- di potevano essere i Trattati pubblicati in Italia sul co- minciare del corrente secolo da Toinmasini, da Gallini , da Jacopi , da Martini e da altri , siccome parimenti quel- li che ci vennero dal di la dell' alpi da Dumas , Riclie- rand, e Magendie. Imperciocche, ripetero qui quanto io scriveva nella prefazlone alia quinta edizione fattane dal Guidi , parte di que' libri occupandosi esclusivaniente del- la tisiologia generale mancava poi della trattazione delle singolari funzioni, parte dando a qneste tutta 1' importan- za lasciava di ragionare degli atti fondamentali della vita che sono estesi e coniuni a tutto il corpo; oppure se v' era alcuu libro die della generale e particolare tenesse discorso, vi regnavano non poche incertezze ed oscurita, sicche non era idoneo a conseguire il fine per cui si pro- poneva. Per lo che di sovente avveniva, che i giovani , confnsa e stanca la mente dalle molte imperfezioni ed arduita ^ poca cura ponessero nello studio importantis- simo di quella scienza reputandola un ammasso di vane congetture, non ferace di alcuna utilita. Non e quiiidi a maravigliare se la prima pubblicazione di quel Manuale fu accolta con plauso da' piii chiari medici della nostra Penisola , se molti eioruali si nostrani che stranieri con belle lodi In esnltarono, e se alcune cospicue Universita per testo lo addottarono. E fu si grande ed universale il desiderio di quelle, che nel breve spazio di sei anni ne Elocio del Medici 129 Fuioiio irn[)resse cinque edizioni : onde se il nome suo era innanzi tenuto in onoranza, quest' opera ne accrebbe gran- deniente la faina. II Medici non fii solamente sommo nella fisiologia , ma altiesi profoudo Patologo, e degnissimo di occupare ono- rato seoiiio fra i restauratori del la medicina nel sccolo in cui viviaino. E questa faina da Ini procacciatasi non deb- besi considerare esclusivamente frutto de' lunglii e pazien- tissimi stndi fatli in tutte le scienze natuiali die diconsi accessorie della fisiologia, ma ancora della costaiite assi- duita con cui applico la mente nell' ospedale maggiore alia clinica medica , ed all' anatomia patologica. Iinper- ciocche mentre ambedue le nominate scienze , come a tutti e note, costituiscono il fondamento principale della medicina propriamente detta, onde lo studio loro e di essenzialissima necessita a chi si dedica all' arte del me- dicare, sono poi al fisiologo di moltissima ntilita in quan- to clie giovano co' loro lumi a chiarire diversi fenomeni dell' animale economia in istato di sanitu. Gia Ippocrate , ventitre secoli or sono, additando con gagliarde parole i graiidi benefizii die alia fisiologia arreca lo studio della clinica non dubito di dichiarare , non potere quella da miglior fonte ricavare positive conoscenze, di quello die dalla medicina; siccome il celebre Haller non lascio di significare i rilevanti vantaggi die quella poteva eziandio ritrarre dall' anatomia patologica colle seguenti parole =Sed et morbosoruni cadaverum incisorum plurima commoda sunt =. Fornito adunque il Medici di vastissime e pro- fonde cognizioni in tutto cio che alia medicina s' appar- tiene, volse i suoi pensameiiti ad uno scopo assai utile ed alto, quello cioe di stabilire in Italia una medicina orga- nico-dinamica dedotta da una fisiologia parimenti organi- co-dinamica : onde i principii fondamentali della patologia e della terapeutica dovevano ricavarsi dalle leggi gencrali della vita ossia dalla fisiologia, die e la base della medi- cina. Di cbe avea gia dato le prime idee generali nel suo Commentario intorno alia vita: le amplio poscia ed estese nel Manuale , e nel suo Saggio di una analisi di alcune T. X. 17 130 Marco Paolini dottr'inc fondamentali intorno alia vita : ne fece materia di generali coiisiderazioni nella sua dissertazione sopra un ca- so di corrosione del cuore ; a\^\^\\co\\e alle varie parti della niedicina uci Cenni Jlsiologici putologici e terapeutici in- torno al cosi detto male del fegato di Comacchio , e le il- lustro inagi^ionneiite nolle Lettere fisiologiche al FrescJii. Ma lo scritto, in ciii dispiego le sue niassiuie fondamen- tali di Medicina , si fii qnello che ha per titolo = Ten- tativo di un prospetto di Medicina- organico-dinainica = da Ini presentato a quel trc illuslri medici Italiani Giacomo Tonunasini, Maurizio Cufalini, e Francesco Puccinotti. Ope- ra veramente stupenda e grandemente opportuna a ritor- nare in onore la medicina di Ippocrate, ajigiungendo in pari tempo alia medesima quanto di bello, di grande , e di vero ne porge la moderna sapienza. Ne io saprei in maniera piu acconcia additare quanta utilita da quel la egregia fatica sia derivata all' arte nostra , di queilo die usando le parole di un leggiadrissimo scrittore, voglio dire r Avetrani, ahi ! troppo presto rapito da morte al pubbli- co desiderio delle sue belle virtu. « Per le faticlie del no- stro lisiologo, cgli dice, il processo riproduttivo , ossia plastico da servile e negletto che egli era , a maggiore al- tczza e magnificenza elevato : il dinamico sistema purgato , e dentro i giusti limiti contenuto : le dottrine Tommasi- niane modilicate : quelle del Bufalini ampliate, e con le altre ausiliari ricongiunte : la medica educazione alle re- gole della esperienza , ed a piii severi e profondi studi indirizzata ; V anatomia patologica che tanto adorna qnesto secolo, non che la chimica animale sempre piii coltivate e promosse : molte massime della antichita a nuova luce ritratte : la scienza de' segni fondata da sommi maestri , o quella del prognosticare al dovuto onore restituite : le dot- trine delle forze medicatrici, dei period! morbosi , e delle crisi nel giusto valore tenute : e cosi anche le umorali di- scrasic , le metastasi , 1' osservazione dei giorni c.ritici ; co- se tutte le quali erano cadute gi^ in dimenticanza e in obblio «. Pei quali 'pregi sin qui dichiarati io mi unisco di buon grado all' autore prelodato nell' affermare , essere Elocio del Medici 131 \a dottiina medica del nostro fisiologo a tutte Ic altre pre- feribile, si perche e I'linica, la quale lannodi e riscliiari i fatti conosciuti , si ancora peiclu; pone in viceiidevole vincolo le varie paiti della niedicina. Ne solainente il Me- dici e degiio di luoltissima lode per 1' egregia intenzione die egli el)l)e col sullodato Teiitativo di giovare in iiiodo cotanto singolare alia scienza , ina eziaiidio per avere ini- piegato ogrii studio e soUecitudiiie affine si cessasseio le contcse tra i inedici della nostra penisola, e ne sorgesse una medicina veramente Italiana. Nelle qiiali sentenze ben presto convennero i dotti niedici del rinianente d' Italia, in guisa clie alle dignitose ed onorevoli lodi a lui date dall' Avetrani io potrei aggiungere quelle die da Torino il Berruti e via via procedendo inolti altri sino al De- Renzi di Napoli con grandissinia ammirazione gli vennero trihntando. Ma se di tutte io volessi ragionare porterei il niio discorso assai oltre i termini del tempo die mi e concedutoj laonde conchiudero col De-Renzi , siccome rac- cogliesi da una sua memoria coronata dal Collegio Medico di Torino del premio Franck, die «. la medicina Ippocra- tica e 1' organico-diiiainica inaugurata dal nostro fisiologo, generalmente riconosciuta come piu consentanea all'osser- vazione ed alia natura, die forma la ruota maestra, la quale da inoto a tiitto 1' cditicio della medica ragione .... e che si pi-ofessa dalla generalita e dalla piii sana parte de' medici non solo italiani, ma andie d' ogni altra colta regione della terra ». Dalle cose fin qui ragioiiate avvegnadie a me paia si possano ricavare ragioni bastanti per condudere con sicu- ro animo,essere stato il Medici osservatore accuratissimo, e robusto ragionatore nelle cose tutte spettanti alia fisio- logia ed alia patologia, cio nullameno a vieppiu corrobora- re tale sentenza si potrebbero recare innanzi altre prege- voli sue scritture, in parte date alle stampe nel Oiomale per servire ai progressi della Patologia c della Terapeiitica , di cui fu uno de' piu dotti ed operosi conij)ilatori , ed in parte nelle Memorie della Societd Agraria di Bologna intorno a materie di biologia vegetabile. Ma non permettendomi la 132 Mahco Paouni ristrettezza del tempo di trattenermi a disconere siiigolar- niente delle suaccennate opere, esorto gli stiidiosi a leg- geile, ed a inoditarlc certi di fare dovizia di sodi c diril- ti insegnanuMiti. Cade ora in accoucio di venire investigando le opere del Medici, per ie quali ebbe lode di enidito istorico, e di elegante scrittore. L' ainore vivissinio clie egli portava alia sua cara Bologna, l' intense desiderio clie sempre fu in lui di vederla ogni di piu crescere in nieglio negli studi , nel sapere, e nellc opere virtuose, onde conserva- re alia medcsima tjiiel ciiiaro nonie di dotta clie un AI- drovandi, un Malpighi, nn Zanotti , uii Galvaiii ed altri preclari bolognesi nella fama di tutte Ie genti le haniio nieritato; ed inline il nobile sentimento di giovare alia nostra gioventu porgendole dinnanzi esempi di bene e glo- riosamente operare , lo indussero a scrivere le vite degli illustri anatomici , niedici, e di altri cultori delle naturali discipline , i quali tiorirono in Bologna dal coniiuciamento del secolo diciottesimo sino a' nostri di. Al die lo invo- glio eziandio una orazione cletta da Giuseppe Ferdinando Guglielmini nel Teatro Anatoniico dell' Aicliiginnasio, e pubblicata coUe stampe 1' anno 1737 col titolo :=: De cla- ns Bononiae Anatomicis =. Nella quale 1' autore venne narrando i nomi ed i trovati di coloro infra i nostri , che alia anatomia si dedicarono dalla eta , nella quale , dissi- pate le tenebre dell' ignoranza, e della barbaric, ricomin- cio il collivamento de' buoni studi fino al principio del secolo decimo ottavo. Proseguendo pertanto il Medici 1' o- pera consigliata dal Guglielmini applico la sua mente pel corse di diciotto anni, e cioe dal 18i2 fino alle estreme giornate della sua vita, a scrivere gli elogi e le biografie di (fue' dottissimi nostri buoni vecchi , che maggiorinente si distinsero nelle scienze superiormente mentovate , divi- dendo il suo lavoro in tante dissertazioni , die secondo 1' nsato lesse a quest' Accadeniia delle Scienze dell' Istitu- to, la quale di poi pubblicolle nei suoi Nuovi Commentari, e nelle sue Memorie. E perche sarebbe troppo lungo il volere tutti riferire i nomi degli illustri bolognesi, di cui Elogio del Medici 133 tesse r istoria, io trascegliendo i piii famosi , che fece subljietto di piii anipie considerazioni , licordero 1' Alber- tini , Io Stancari , il Bazzani, il Pozzi, il Galeazzi, il Tac- coni , il Molinelli, il Laurenti, il Galvani, e 1' esimio anatomico Carlo Mondiiii. Oli fosse pure piaciuto all' On- nipotente di piu oltre conservarlo in vita ! Che avrebbe avuto agio di dare pieno compiniento all' opera cui erasi dedicato scrivendo le biografie dei tie ultiiiii preclari me- dici bolognesi , i quali mancarono ai viventi sul principio del corrente secolo. Quanti benefizi abbia egli recato alia scienza , e quanta gloria al natio loco con rjuesta sua dot- ta fatica, non havvi alcuno cosi cieco dell' intelletto che di leggieri non Io comprenda. Imperciocche con essa egli intese non solo ad esaltare con belle lodi uomini per sa- pere e virtu commendevolissiini , non solo porse loro un giusto tributo di riconoscenza dell' alto intendimento col quale adoperarono al rapido accrescimento delle scienze , ma fece eziandio manifesti i pregi non abbastanza cono- sciuti ed apprezzati di molti lavori de' nostri padri , riven- dlcando ai medesimi talora scoperte e trovati , che rapi- tici dagli stranieri , ai soli e modesti scopritori italiani dovevansi attribuire. Mentre egli volgeva 1' animo a code- sti studi facilinente s' accorse, avuto riguardo alle attenen- ze che quelli hanno coU' istoria dell' anatomia e delle nie- diclie scienze, ed anche con quelle ragunanze di dotti in cui alcune delle predette discipline erano coltivate , s' ac- corse, dico , ben presto come egli avesse alle inani non pochi materiali acconci all' orditura di due nuovi lavori. Era pero d' uopo di insistere nelle indagini, e nelle ri- cerche al fine di raccogliere tutti £:li elementi storici ne- cessari onde dare corpo , forma, ed ordinamento agli edi- fizi scientifici, die egli aveva nella sua niente arcliitettati. Dopo avere impiegato parecchi aniii in laboriosi travagli ebbe finalmente la ilolce cotnpiacenza di vedere iiscire al- ia luce due novelli parti del suo fecondo ingegno, i quali procacciarono all' autore il maggiore successo che si possa desiderare, vale a dire la lode dei sapienti. E con queste parole io intendo di accennare alle sue Memoric storiche 134 Marco Paolini intorno le Accademie scientifidie e letterarie della cittd di Bologna , ed al Compendia storico della scuola Anatomica della stcssa citta dal rinasc'miento della sc'ienze e delle let- tere a tutto il secolo dechnottavo. In quelle dopo avere brevemente indicato come le Accadernie bologiiesi fossero delle pill anticlie die sorgessero in Italia, viene poscia ragionando 1' oiigine, 1' avaiizamento , il nuinero, ed i fini di esse, gli noniini eccellenti che le ilkistrarono , ed i vantaggi die per le medesime ne consegiiirono le scien- ze , le letteie, le arti belle, e la civile conmnanza. Vero e die da alcune di quelle Accademie specialniente letterarie poco o niun frutto si ricav6 , perche non indiiizzate ad uu line buono, ne a quel fine per le vie buone si canmiino, ed anche pel pravo stile die aveva guaste le nostie let- tere. Vero e pure che in altre per avventura disputavansi materie di poca o niuna utilita, e peccanti fors' anclie di frivolezza. Non per questo io diio die quelle Accademie fossero da biasimare : anzi , pare a me, die, considerate anche sotto nn solo speciale rispetto, fossero meritevoli di cornmendazione. Imperciocche se non altro da quelle ritraevasi il profitto di ofFerire all' agiata gioventu un mezzo per esercitare 1' ingegno, ed una occupazione assai piii profi- cua ed onesta di quella degli amori, del giuoco, e de' vani tripudi, siccome purtroppo abbiamo a deplorare a' nostri di. Nel compendio istorico della scuola anatomica viene discor- rendo la vita e le opere dei celebri Anatomici , che dal se- colo trcdicesimo sino a tutto il diciottesiino fiorirouo in Bo- logna, incominciando da Taddeo Alderotto, Bartolomeo da Varignaiia, Guglidiiio da Saliceto, e Mondino de' Luzzi , e proseguendo poscia ad esaininaie le maravigliose scoper- te fatte da altri insigiii uomini nell' aiiatomia umana , com- parata, e patologica, o,st(Mide la sua nariazione sino ai tempi di Luigi Galvaiii e di Carlo Mondini , e cioe sino al cominciamento del secolo decimonono. Ne debbesi cre- dere queir opera una semplice esposizione dell' origine e de' progressi della scuola Anatomica Bolognese , perche considerando egli con piofondo criterio quelle scoperte in attenenza colla fisiologia e cogli altri rami della Medicina , Elogio del Medici 135 ne ricavo aigornenti valevoli a testificare, quanto nelle scienze mediche e chirurgiclie la "lostia scuola avanzasse le altie d' Italia ; al qiial Fme in ispecia! iiiodo riusci inerce di queir aito crilica, e di (|iiella vastissiina erudizione onde era adorna la sua iiiente. Ed istituendo in ultimo im paiagone fia 1' aiiticliita della scuola Bolognese e quel- la delle scuole di Salerno e di Padova , ne viene conclu- dendo, clie la prima dee riputarsi piit antica e famosa delle altre. Del quale Compendio Storico avendo 1' illustre Autore olferto in dono il manoscritto al Consiglio Comu- nale di Bologna, questo accogliendolo con riconoscenza ne ordinava la stampa nella sua tornata del 14 luglio del 185G. Fermate le quali cose, e chi diiebbe niai die a cosi importanti faticlie il Medici avesse applicato 1' animo ne- gli ozi della villa, ove riducevasi nei mesi di vacanza , qiiando cioe avca bisogno di soUevarsi dai lunghi e diffi- cili ministeri da cui era oppresso ? Si, o Signori, gran parte di quel lavori ed altri non meno gravi erano da lui dettati in una sua prediletla casa di villa, detta Basti a di Sai^ena^ distante poco piu di due niiglia da Bologna tuori di Porta S. Stefano, clie giace lungo la strada die niena in Toscana , sito per la sua postvua assai vago ed ameno essendo circondato di varie collinette e di fertili piani con una veduta assai ddiziosa. Onde in cotesto luo- go tanto a lui caro , e destinato al riposo e al ricreamen- to dell' animo, dava opera a nuovi studi meditando e scri- vendo importantissiini lavori. Ma ritornando la dove mi sono per alquanto dipartito dir6, die se per 1' una parte i due libri sopraindicati accrebbero a lui fama, e gloria alia nostra Bologna giustificando 1' onorevole nome di nia- dre degli studi , di cui venue dal consenso universale dei sapienti salutata, non manco per 1' altra chi all' autore volgesse il rimprovero di essere da troppa municipale pre- dilezione dominato. Al quale rimprovero, die fii dall' i- stesso Medici preveduto e con forza di ragioni combat tu- to , io rispondero primieramente , die I' amore del loco nativo non sofFocava in lui quel piii santo amore die lo 136 Marco Paolini scakhiva per lutui ([iiaiita la nazione aveiulo seinpic avuto in ciina de' suoi pensieri qnollo cU vederla una volta uni- ta, forte, gloriosa ; e certo ben poclii al pari di lui nella nostra eti\ colle opere dell' ingegno contriijuirono alia glo- ria d' Italia. Secondarianieute aggiiuigero, usando le sue stesse parole « nou e forse in Italia Bologna? Non furono forse Italiane le sue accadeniie , e le sue scuole ? Non fu- rono forse Ilaliani o;li inireeni die rendettero si le une come le altre per tutto cliiare e celebrate? » II Medici fu leggiadro ed elegante Scrittore ; di clie fanno fede non solo le orazioni e gli elogi da lui recitati air Istituto, ed in solenni ragnnanze di altre Accadeniie, ma eziandio le scritture risguardanti esclusivamente mate- rie di fisiologia e di niedicina, iielle quali ognuno aiiimi- ra le belle doti di una colta favella, vale a dire senipli- cita, cliiarezza, ed eleganza. Laonde e da apprendere da lui quanto anche gli scrittori di cose niediche abbiano bi- sogno di pone studio nella nostra lingua, e di parlare e di scrivere covrettamente , discorrendo egli di cose anato- micbe e fisiologiche con si esatta proprieta di linguaggio e con si nobile ed elegante seniplicita di stile, che si puo dire del Medici cio die del nostro Palcani sciiveva un Pietro Giordani <( essere Lui grande esempio di quan- ta grazia possano da scrittore ingegnoso ricevere i ragio- nanienti eruditi o scientifici ». Che se in generate nelle sue scritture niolte bonta si trovaiio, e specialnicnte le idee ben determinate , ed esposte con evidenza e chiarez- za , non e poi infrequente il caso, die tn t' incontri in alcuni braiii di maschia e robusta eloquenza , che egli aveva attinta da lungo studio nei libri di Cicerone, in particolarc quando preso da nobile sdegno si accinge a difendere la virtu oltraggiata, ed a conibattere la guer- ra mossa dall'invidia, dalla malignita, e dall' ignoranza al vero sapere. Laonde pare a nie che nel nostro fisiologo vadano ad un tempo congiunte la seniplicita e 1' ischiet- tczza mirnliile dcllo Spallanzani, e lo splendore, e 1' elo- quenza del Buffon. Le quali cospicue doti di eccellente scrittore egli si acquisto ponendo sino dalla prima giovinezza I I Elocio del MEnici 1.37 i-ndel'esso studio nei lihri (lej;li scrittori del trecento, ed in quelli del Red!, del Bellini, e del Guicciardini , ed in apprcsso col volj;;ere dell' eta inerce il freqnente conver- sare con alcuni clie potevansi appellate maestri del bel parlare, a lui congiunti con stretti vincoli di amista, quali furono un Giordaiii , un Mont rone , nn Mezzofanti , un Marclietti , un Angeielli, un Costa, i quali grandemente cooperjfrono alia restaurazione delle lettere non solo in questa citta , ma in Italia tntta. La fama dpi suo grande sapere, die le sue opere gli avevano giustamcnte meritata, non si stette raccliiusa en- tro i soli confini dolla nostra Italia, ma diflf'ondendosi al di la de' mari e delle Alpi gli procnro onorevoli lesti- monianze di estimazione e di osservanza per parte ancora degli stranieri. Onde celebratissime Accademie non solo nazionali, ma ancora d' oltremonte vollero del nome suo onorarsi. Tenne varie volte il se£s;io di Presidente dell'Ac- cademia delle Scienze dell' Istituto, della Societa Medi- co-Chirurgica , e dell' Agraria in Bologna. Appartenne al novero dei quaranta della Societa Italiana delle Scienze residente in Modena, all' Istituto Lombardo di scienze let- tere ed arti , a quello di Napoli, all' Ateneo di Venezia, alia Societa Medico-Chirnrgica di Torino , di Malta , a quelle di Parigi , e di Lione , all' Imperiale di Medicina di Francia, ed a molte e molte altre die sarebbe troppo lungo venire nominando. Ebbe bel numero di onoratissimi amici , e si rese assai accetti uomini insigni nelle mediche discipline, nelle scienze, e nelle lettere, che egli conob- be nelle scientifidie peregilnazioni fatte nell' Italia, nella Francia, nella Svizzera ed altre parti di Europa. Taccio i nomi dei dotti italiani e stranieri coi quali ebbe dirne- stichpzza percbe, moltissimi, bastandomi di dire, che egli stimo sempre ed amo chiunqne avesse nel cuore 1' aniore della sapienza. E da ultimo nell' anno 18i7 il Pontefice Pio IX. nominollo Cavaliere dell' ordine di S. Gregorio Mag no. Fin qui il Medici e stato da noi considerato quale ve- nerando sacerdote della scienza ; rimane per ultimo di T. X. 18 138 Marco Paolini rendere palesi le prerogative, per le quali cbbe oiiorata rinouiaiiza di proho e virtuoso cittadino. Per la rettitudi- ne , ond' era T annuo suo inforinato, si uiostro inodidlo raro per rion dire unico di equita, di giustizia, di pru- denza e di operosita nel satisfare agli onorevoli incariclii , che oltre al Governo, la citta , e la provincia vollero in diversi tempi a lui affidati. Imperciocche e nella Coniniis- sione Provinciale di Sauita, di cui fu vice-presid^ute , e nel consiglio della patria cui fu eletto nel 1828, ed in cui poco appresso ebbe grado di conservatory della citta , e di pubblico Magistrato, e fmalmente nella Congregazio- ne apposita sulle risaie, e nella Coinmissione Amministra- tiva dello spcdale niaggiore esattissimo nell' adeinpimento de' proprii doveri, aveva in niira soltanto il pubblico bene e la pubblica utilita, cui avrebbe sacrificato ancora le co- se a lui piu care , e persino i piu dolci affetti ; poiche r aniore della giustizia era in lui cosi saldo, che non vi era pericolo die da" cosa del mondo ne potesse essere di- storto. A difesa del vero e del giusto non temeva di in- contrare 1' odio de' potenti e le ire de' tristi , pago di avere soddisfatto alle voci della coscienza , essendo sua massiina inconcussa, die chi non si sente abbastanza for- te per compiere con fedelta le parti di un officio, debba assai piu presto deporlo, di quello che mancare diimanzi a Dio ed agli uomini agli obblighi che gli sono imposti. Per la qual cosa anche negli allegati offici ebbe occasione di moltiplicare la lode al suo nome. Molte cose poi si potrebbcro raccontare della sua vita privata per dimostra- re quali e quante fossero le egregie qualita dell' animo. Franco, leale, e non tiniido amico del vero aborriva r intrigo , la nialdicenza, gli artificiosi parlari , e scevro di vili e bassi sentinienti di orgoglio, di iuvidia, e di ogni nialvagio desiderio apprezzava ed onorava il nierito, lo col- niava di lodi , siccome con libere parole detestava la su- perba ignoranza, il vizio, 1' errore , e la falsita. Non puos- si per altro negare che talora i suoi modi e le sue paro- le sentissero alquanto di una certa asprezza, e che non fosse in lui prodivita alia collera. Ma appena ella sorgeva. Elocio del Mkdici 139 clie ella si ammorzava , perche con forte volonta sapeva doiiiarla , e sotto quella nivi Fig. 3. Tav. 12. 6., Fig. i. Tav. 13., die rassembra un' oreccliia di cane, e ha una struttura simile a quella del gubernaculuin ind- desimo. Qnanto al pene notammo gia la piccola ghianda imperforata e Fig. 1. Tav. 11. Ora si vuole aggiugnere, che da essa partiva una specie di peziolo fibroso Fig. 7-8. Tav. \i.-b. Fig. .5. Tav. li., il quale con la ghianda me- desima a rendeva la figura di una clava die si recava al- le branche discendenti dei pubi, dove divisa in due esili ma robusti filamenti d a queste branche ed alle ascendenti 152 LuiGi Galori degli ischi attaccavasi. Tagliata longitudinalinente in due meti lateral! questa clava come nella Fig. (i. Tav. It., oc- corre subito iin tessuto vascoloso o cavernoso d , e, com- preso entro uu invoiucro o vagina fibrosa r, il quale tes- suto e non solo piii abbondante nella gliianda a , die nel peziolo , ma poc' oltre la meta di questo anco scorn- pare, e cio apparisce in g, non rimanendo che il tessuto fibroso delta vagina snddetta. Nessun vestigio di setto pet- tineo. Cbiaro e per tutto ci6 che quella clava e un rudi- mento di pene, o con piu esattezza , di corpi cavernosi di quest' organo. Non e dunqiie del tutto vera 1' asserziono del Sig. Isidoro GeolFroy Saint-Hilaire , il quale lia am- messo che ne' Sirenomeli manchino aflPatto gli organi ge- nitali esterni , o che vengano semplicemente rappiesentati da pieghe cntanee, da fossette , da caruncole insignifican- ti (1). La dimostrata. esistenza di uno scroto, quale appa- risce ne' primordi di formazione, connesso coi gubernacu- la testium e quella de' suddetti corpi cavernosi rudimen- tarii attaccati alle ossa, che normalniente li sostengono, danno non indubbie prove dell' essere troppo esclusiva la sentenza da lui profferta. Non crediate pero, o Signori , che io voglia con cio suggellare del marchio se non di verita, di probabilita almeno, quanto circa gli organi ester- ni di un Sirenomelo maschio delineo F. Liceto, fingendo- vi e scroto e pene ben sviluppati e perfetti (2). Carta cosa e che questo antico imbattutosi forse in un caso si- mile al descritto aggiunse coll' immaginazione e coll' arte cio che natura era stata impedita dal compiere, e presu- mendo di compensare il difetto, voile dare ad intendere una perfezione, che i fatti ben osservati hanno mai sem- pre smentita. Quanlunquo Ic anomalie onde la mostruosita si nomi- na, somiglino quelle degli altri Sirenomeli, non si vuol (1) 0|). cil. Tom. cit. pag. 253. (2) Foil. Liccli lie inonslr. cans. nat. el differ. Lib. II. Cap. XXXVI. pag. 14I-H2 Arastelodaini 1665. SOPRA UN SlRENOMELO 153 tuttavia lasciare di tenerne alcun pioposito. E in prima diro , che la solita inversione delle parti die compongono la porzione di coiio corrispondeiite agli arti iiiferiori , qui- vi altresl occone , e se ne ha suhito una prova nella mu- scolatura. Diffatto levati gli integunienti e la lascialata come nelle Fig. 7, 8, 9. Tav. li., apparisce tosto die i muscoli che avrebhero doviito essere anteriori, sono poste- riori , e per converso. Cosi nella regione anteriore vi ha r adduttore grande h Fig. 7. Tav. 14. , il semimemhranoso i , ed il seiiiitendinoso k, die a differenza de' precedent i e unico : esternamente il sartono g , ed il fasciaiata f ; nel- la region posteriore il retto I del femora Fig. 9. Tav. 14., e la massa niuscolare m , che corrisponde ai vasti ed al criireo ; superiorinente ai quali inuscoli trovansi i lacerti n", ritraenti i glutei, e piii sopra il inuscolo n , che sem- bra appartenere a quel del tronco. Profondamente poi presso la pclvi offionsi alcune porzioni carnose, fra le qua- li sono ben distinte quelle die corrispondono agli ottura- tori esterni ed al quadrato crurale , pero unico. I pettinei, gli adduttori medii e piccoli, i periformi , i gemelli, gli otturatoii interni , i gracili, i bicipiti crurali mancano. I psoi e gli iliaci interni sono sviluppatissinii. Le anomalie de' vasi sanguiferi siccome non apparten- gono solo alia porzione di cono in esame, ma a quella eziandio dell' addonie, cosi a scanso di ripetizioni e per brevitu ho divisato di qui tutte coniprenderle. E comin- ciando dai vasi ombellicali, non vi ha che un' arteria del medesimo nome, la quale, come si vedra piii avanti , e la sinistra. L' unita dell' arteria ombellicale e secondo G. F. Meckel, ariomalia frequentissima, se non costante, iiei Sirenoineli; e Serres ha posto, ch' essa dipenda da fusio- ne media (1), o cio che torna un medesimo dire, die da princi[)io vi abbiano due arterie ombellicali die dippoi si uniscono e compongono in una, scomparendo quahuKjue (1) Stir la loi de symflrie cl de conjugation dii sysl^ine sanguin. Annales des Sciences naltirelles Tom. XXI. p. 6. 1830. T. X. 20 151 LuiGi Calori vestigio di duplicita. lo lio piii volte trovata cotale unita non in questa, ma in altie tamiglie di mostri ed in qual- clie feto noiinale, ne mai lio potiito capacitarmi del pen- sanicnto Seniano 1." peiclie jcon quel la unita mi e sam- ple occoisa la vescica orinaria e T uraco, od il pedunco- lo allantoideo 2." perche quell' unica aiteria 1' ho sempre veduta a lato di ([iieste paiti delF allantoide. Posti i qua- li due fatti , dico die essendo condizione indispensabile per la fusione di due organi lateiali in uno medio, che ad essi organi non s' infiametta verun corpo die lor tolga di recarsi a inutuo contatto, onde possano fondersi insie- me e non presentarne piii die uno ; le due arterie om- bellicali venendo separate da quelle parti dell' allantoide non saianno mai pel detto intcuponimento nelia j)refata favorevole condizione, e quindi saranno sempre inipedite dal fondersi : oiid' e che 1' unita in discorso non si viiole, a mio parere , derivare da anomalia di fusione media, ina bensi da anomalia di difetto di formazione , vale a dire che primordialmente non si formo che un' arteria ombel- licale sola. La quale conclusione e, se mai non veggo , confermata anco dall' osservare, che quest' unica arteria onibellicale trovasi sempre , staiido almeno alle mie osser- vazioni, a lato della urocisti e dell' uraco, ne mai ante- riormente o posteriormente a queste parti sulia linea me- dia; sicche quando tale unita procedesse dalla fusione im- maginata dal Series, dovrebbe 1' arteria, che la rappre- senta, trovarsi non diro sempre, ma per le piu volte nel mezzo, o lungo la linca alba, nulla ostando che essa ar- teria non abbia a potere occupare questo sito. lo poi in tutti i casi die 1' aveva fin qui incontrata unica, erami occorsa al lato destro dell' urocisti e dell' uraco , e quan- do anclie non esistevano queste parti , come recentemen- te vidi in un Celosomo , pur sempre a destra , per forma che aveva pensato die quando vi era unita dell' arteria oinbellicale, fosse sempre la sinistra che mancasse; ma il Sirenomelo che de3crivo,mi ha aminonito della mia trop- pa esclusivita, dimostrandomi a chiare note che in es- se e r ombellicale sinistra la sola esistente , di che ne SoPRA UN SiRENOMELO 155 convince il vedere alia destra di lei il pediincolo allantoi- deo 1 , Fig. 4. Tav. 13. Si e facile irt fisica animale cader in errore volendo staliilir de' general!; si pronto insorgono le eccezioni a contraddirli. La (juale arteria ombellicale unica 3 Fig. 4. Tav. 13. si reca nella regione loiiibare, ove poco sotto 1' origine dellc arterie capsulari 7, 7, s' innesta nell' aorta addominale , ina prima di cio manda nel suo tragitto alcnni esili ramu- scelli clie spargonsi pel tessuto ceiluloso sottoperitoneale , e per il pediincolo allantoideo, e si anastomizzaiio con le diraniazioni de' vasi arteriosi dei testicoli. La dove T om- bellicale si continua o s' innesta nell' aorta, nasce 1' ar- teria -t, die discende verso la pelvi , ed e la porzione pill inferiore dell' aorta addominale, porzione molto sotti- le a confronto non solo del tratto aortico 5,5, che le e superiore, ma eziandio della ombellicale. La quale porzio- ne s Fig. 8. Tav. li., giunta presso la pelvi si biforca nel- le iliache primarie t, t , e queste nelle secondarie come di solito , ma le ipogastriche o iliache interne ii , u , sono sottilissime ed assai povere di rami, i quali riduconsi al- r ileo-loinbare, alia sacra laterale appena apparente , ed alia glutea, mentre le iliache esterne ji^, m^ sono pivi grosse e vanno a consnmarsi nella porzione di cono cor- rispondente agli arti inferior!. Fra i rami di queste arte- rie notabilissimo e il pudendo esterno c, il quale non solo diramasi per la piega cutanea rappresentante lo scro- to, ma ancora per il rudimento di pene imperforate a, e fa le veci dell' arteria grande pudenda che manca. Non mi e venuto fatto di trovare alcun vestigio dell' arteria sacra media. La porzione poi 5, 5, Fig. 4. Tav. 13. , di aor- ta, situata al d! sopra dello innestamento dell' arteria om- bellicale comprende e la parte superiore dell' aorta addo- minale , e la toracica discendente, dalla prima delle qua- il non provengono che le seguenti arterie, cioe le sper- matiche 6, 6, che sono molteplici , e derivano in parte anche dalle capsular!, le tie capsulari 7,7, che bellamen- te diifondonsi per le capsule atrabilari; la mesenterica su- periore 8 , e la celiaca 9; sicche a somiglianza di quanto 156 Luici Caloki fu osservato in allri Sirenonieli, nun vi hanno ne arterie emnlgeiui, iie inesenterica inferiore. Rispetto alle vene, sonovi i nieclesiiiii inancameiiti die ci hanno offerto le ar- terie. La vena cava asceudente ha una capacita niinore del consueto. Le vene del rudimento di pene a metteva- no foce nelle vene pudende satelliti dell' arteria z. II sisteina nervoso niostrava alcune anonialie de"ne di annotazione. La inidolia spinale Fig. 10. Tav. 1 i. |)roliin- gavasi fino al rudimento che esisteva di sacro, sotto la cui base subito terniinava. Aveva la sua intumescenza oli- vare c, die coniinciava dalla decima vertebra dorsale e finiva alia parte inferiore della regione lonibare. La quale intumescenza piuttosto che tale, e an seniplice allarga- mento , iiuperocche ella non e prominente , ma quasi co- me dallo indietro in avanti schiacciata. I nervi lombari hanno uu mediocre sviluppo : i nervi sacri sono esilissimi e scemati di numero, non essendovi die alcune sottili ra- dici de' medesimi , le quali anco non mi e venuto t'atto di conoscere , se le uscissero dal canal vertebrale.1 plessi lombari erano abbastanza ragguardevoli e cosi i nervi cru- rali .V, X, Fig. 8. Tav. 14. Non ho veduti i nervi ottura- torii. I plessi sacri non esistevano ed i nervi y , y, pro- cedevano dalla parte inferiore del plesso lombare ed at- traversavano una inembrana fibrosa robusta situata sopra r unione media degli ilei, ed un foro che rimaneva nel mezzo di questa unione , e rappresentava si i grandi fori ischiatici confusi in uno, come un residuo della parte po- steriore dell' escavazione pelvica. Per questo foro i due nervi y, y, attraversata quella membrana fibrosa, passa- vano , e riusciti alia parte posteriore della pelvi andavano a consumarsi nei muscoli glutei ; onde per nervi glutei li ho , e non per ischiatici, come sembra siano stati consi- derati in altri Sircnomdi. I tronchi del simpatico erano abbastanza sviluppati nella regione lombare, ma presso il sacro oltremodo ingracilivano, e perdevansi , si che mi e parso mancassero ddla loro porzione sacrale. I ples- si renali , mesenterico infeiuore , ipogastrici ec. non esi- stevano. SOPRA UN SiRENOMELO 157 Finalmente il sistema osseo oltre le anomalie peitinenti alia porzione di couo, clie spetta agli aiti inferiori, e notabile per la scagliosi o inclinazione lateralc destra del- la colonna vertcbrale in corrispoiidenza delle regioni del dorso e del lombi Fig. 11. Tav. 15. Fig. 14. Tav. 16., per la quale inclinazione le costole tratte necessariamente in una direzione diversa nei due lati del torace, e piix in uno che in altro Ira loro allontanate e sviluppate, n' e naturalmente venuta una conformazione diversa de' lati rnedesimi , e diversa capacita ; il quale disordine insiem coi vizi della pelvi che fra poco indicheremo, e stato cau- sa della mala conformazione, e soprattutto dell' angustia deir addome , non die dell' abnorme collocamento dei vi- sceri e dell' ernia diaframmatica suddiscorsa. II numero delle vertebre non era aumentato , ma normale se pero si consideri la vertebra c^ dalla quale procede la cartila- gine e, e articolata cogli ilei , come l' ultima lombare : in altra guisa avendo questa vertebra c^ in conto della prima sacra pel motivo che da lei muove la detta cartilagine e , e , pertinente al sacro , ben e chiaro che la regione lombare o la colonna vertebrale propriamente detta sce- merebbe di una vertebra. Ad ogni modo qui non si veri- fica quel che spesso osservasi ne' Sirenomeli , un aumento cioe di numero nelle vertebre , ne quindi puo essere ap- plicata la legge posta da Geoffroy Saint-Hilaire, che le vertebre sono piii numerose quando mancano gli arti in- feriori, o sono rudimentarii ed imperfetti. Notero ad ulti- mo, che alcune vertebre della regione lombare e dorsale oltre la direzione obliqua che hanno assunta , e la gros- sezza differente dall' un lato e dall' altro de' loro corpi , sono tuttavia anchilosate, abnormita che soprattutto appa- risce ne' loro archi. { Vedi Fig. 11. Tav. 15 ). Le anomalie dello scheletro della porzione di cono che rappresenta gli arti inferiori, avvegnache siano pin rag- guardevoli e maggiori di quelle del tronco , non hanno pero nella Sirenomelia molta novita , conciossiache elle sieno presso che simili a quelle , che furono osservate ne- gli altri Sirenomeli ; il perche io non ne faro che una breve 158 LuiGi Calori descrizioiie , inolto piii clie poclie essendo le figure die ne hanno date gli Autori che lio potiito consultare , e queste non senipie ben cliiaic , lio cercato per quanto da me era, di supplire al diletto con una piu estesa e par- ticolarizzata dunostrazione , la quale meglio die le parole varra a piu tacilinente dare 1' idea di quelle auomalie. La pelv'i e cosi conformata Fig. 14. Tav. IG., die a mala pena vi ravvisi la distiuzione in grande e piccola , e come r hal scorta, vedi subito non piii esservi tra loro le ordi- narie corrispondeiize ; iniperocche la grande e tutta poste- riore , mentre ia piccola oltreniodo ristretta ed alliingata si e per la massima parte fatta anterioie ed e rimasta di- visa in due dal proinontorio n. Di queste due poizioni r anterioie sola ha alcuuo aspetto di piccola pelvi , la quale olTre lo stretto supeiiore ndl' apertura circolare tn , che conduce ad una lunga e stretta cavita, come lineare, chiusa inferiormente ed in avanti , e sol aperta ai lati me- diante i fori alluugati Ji Fig. 13. Tav. 1.5., che sono gli ot- turatorii. La porzione di piccola pelvi situata al di dietro del proinontorio n Fig. li. Tav. 16. non rende veiuna im- magine di piccola pelvi, ma rappresenta una doccia circo- scritta dalle linee arcuate degli ilei, che termina poste- riormente in una cieca fossa formata dal rudiinento di sa- cro d, e, e; nella parte anteriore ddla quale doccia e aperto il forame i, che ha la significazione e di foro gran- de ischiatico , e di un piccolo residue di escavazione pel- vica. Ai lati della porzione anteriore della piccola pelvi non vi hanno le cavita cotiloidi, die confuse in una so- nosi collocate al di dietro della parte superiore di qiiesta porzione, o del promontorio n,e cio apparisce nella Fig. 12. Tav. 15. Coi divisati aberramenti della pelvi dalla nor- male conformazione sono poi in pieno accordo le anomalie delle ossa , che essa pelvi compongono: anomalie che ri- dncousi parte a difetti di forniazione e di sviluppamento , parte a sito inutato e ad insoliti coaliti delle ossa mede- sime. II sacro, posto anche che in esse comprendasi la vertebra c' Fig. 14. Tav. 16., die potrebbe appartenere al- ia regione lonibare, riesce tuttavia assai stretto e corto. SOPRA UN SiKENOMELO 159 non vi si aggiugncrido clie la porzioncella coriica d, che porta un piccolo gernie osseo allungato , e la caitilagiiK! e, e , die si aiticola cogli ilei : posterionnente poi quest' os- so 111)11 ottre die i f'niiniiieuti d , e, Fig. 11. Tav. 1.")., b, c , Fig. 13. ii)i(l., die appartengorio a' suoi archi , e che veg- goiisi incastiati ndia iiicisura ])osteiiore degli ilei, e so- prapposti aiico alia cresta iliaca destia. Sicdie, com' e chiaro, manca una gran parte di sacro, riducendosene la esistente quasi solo alia base ; la quale deficienza e asse- condata dal coccige, di cui non appare traccia veruna. Per la brevitii , e strettezza del sacro, come pure pei notati mancamenti, le ossa innominate non avendo piii tra lore una iiiterposizione valevole che le tenesse allontanate, e nella loro posizione laterale, si sono spinte nelio spazio della escavazione pelvica, e venute a contatto suUa linea media si sono riunite, e in certi punti anclie saldate e confuse insieme, donde i suddiscorsi aberranienti della pel- vi dalla norinale conformazione. Gli ilei h, h. Fig. li. Tav. 16., Fig. 11. Tav. 15., a,b. Fig. 12. ibid., quasi come girati dallo iiiterno alio esterno, e dall' avanti alio indie- tro, e addotti , hanno la loro faccia interna conversa an- teriormente, 1' esterna posteriormente , ove colle spine posteriori congiungonsi , e saldansi insieme come si vede in c , Fig. 12. Tav. 15., lasciando al di sopra di questa unione 1' iiicisura d , posta dietro il rudiinento di sacro che in essa s' incastra, come fu detto, coi frammenti degli archi d, e Fig. 11. Tav. 15. Anteriormente poi Fig. li. Tav. 16. gli ilei appariscono riuniti con la parte delle loro fac- cie interne, che rimane sotto la linea arcuata , e con quella che concorre a formare 1' acetabulo, la quale ulti- ma parte indicata in f,g, Fig. 12. Tav. 15. volge la su- perficie articolare in addietro. In questa unione anteriore vi ha finalmente il foro e , ibid, i Fig. 14. Tav. 16. , del quale fu gia ragionato sopra. Gli ischi rappresentati dal- l' unico osso medio k. Fig. 11., m , Fig. 12. ,7"^ Fig. 13. Tav. 15. m , Fig. 14. Tav. 16., opposto ai pubi , e costi- tuente la paretc posteriore della cavita lineare della por- zione maggiore od anteriore della piccola pelvi , ofFronsi 160 LuiGi Caloiu divisi e doppi nelle branche ascendenti , la quale duplici- tk doveva da principio essere senza folio anco estesa alle branche disceiidenti ed ai corpi, le qiiali parti girate non altriineiili ciie gli ilei , lianno operata una simile conver- sione delle loio faccie , e tratte nel mezzo della escavazio- ne pelvica dietro i pubi sonosi congiunte e fuse nel pre- detto osso medio, e siccome voleva una tale conversione, hanno volte le loro superficie articolari anch' esse in ad- dietro. I pubi k, k. Fig. 14. Tav. 16., presentavano le bran- che discendenti non piu divaricate ed oblique , ma poste r una presso 1' altra parallele e dritte per seguire il mo- do die tengono le ascendenti degli ischi colle quali si articolano. Le branche orizznntali assai grosse e sviluppa- te descrivono un arco dall' avanti alio indietro, 1' estre- miti posteriore del quale arco munita di faccia articolare va a completare esternamente la cavita cotiloide, come chiaro si vede in A, i , Fig. 12. Tav. 15. Sotto detta estre- mita si osserva pure da ciascun lato 1' incisura cotiloidea. Dair esposto si argomenta di leggieri, che la cavita coti- loide q, risidta dalla unione media dei due cotili norma- li , e di piu che questi cotili si sono riuniti per la loro circonferenza esterna divenuta interna, mentre questa si e fatta tutta esteriore. II femore / Fig. 11. Tav. 15. o. Fig. U. Tav. 16. offre la medesima inversione della cavita cotiloide con cui si articola , onde che ha la sua faccia anteriore che e poste- I'iore, e questa che e anteriore. Quantunque unico , ofFre non pertanto segni di duplicita, ed in esso si avvisano due teste rinnite o^ o^ Fig. 14.'" Tav. 16. volte anteriormente e sostenute da un brevissimo collo, le prominenze r, r, s. Fig. \K. Tav. 16. che rappresentano quattro condili, due anteriori r, r, qui esterni , e due esterni s, qui interni e confusi. La prominenza t, sembra corrispondere ai tro- canteri minori , la segnata /^, Fig. 11. Tav. 15. ai trocanteri maggiori. Non vi ha dunque alcun dubbio che da princi- pio non vi fossero due feniori, i quali assecondando le os- sa innominate c le caviti cotiloidee cosi girate e tratte sulla linea media ed unite come vedemmo , hanno fatto I SOPRA UN SiRENOMliLO 161 un movimento rotatorio dallo inteino alio esterno e dal- 1' avanti alio indietro , e veiuiti 1' un contro I' altro colle loro laccie esteine si soiio fiisi in uno ed invcrtiti iiella maniera addiniostrata. E cio si e pure ripetuto nella cotn- posizione e nella inversione del moncone di tibia o Fig. 11. Tav. 15.,/>j Fig. li. Tav. 16., ed in parte anclie nelle ro- tule n , m , Fig. 1 1. Tav. 15., iniperocclie qiieste nou si so- no fuse come le altre ossa , ma rimaste separate come in alcuiii altri Sirenomeli. L' appendice cartilaginea «7 Fig. 1-i. Tav. 16., p , Fig. 11. Tav. 15. mal saprebbesi dire a qual parte dello sclieletro degli arti inferiori potesse rispondere. Terminate I' esame anatomico del Sirenomelo , ognuno sara ansioso di sapere come sia avvenuta cotale mostruo- sita. Ricerca e questa veramente bellissima, ma si ardua da far sgomenti i piu valorosi. G. F. Meckel che ha piu di ogni altro moderno studiato ed illustrate questo genere di mostri , riandate tutte le teorie proposte a spiegazion del medesimo e fallitagli anche la da lui immaginata del difetti di formazione e di sviluppamento, diffidato di mi- glior teoria , si tu fermato a quella della mostruosita ori- ginale , e ne fece una tutta nuova applicazione. Ma quei che vennero dippoi , onninamente rifiutaronla , e se si va rammentando ogni volta che occorrono de' Sirenomeli , par si faccia pel solo piacere di ripetere, che ella non e am- niissibile. Ma codesto assoluto rifiutarla e egli veramente ragionevole? lo penso che no; imperocche non vi ha al- cun motive per non credere , che la materia organica pri- ma, la quale si organizzera e conformera in embrione, non pessa a somiglianza di ogni altra materia e jjarte de- gli organisini dond' ella precede, disguisarsi ed alterarsi ; e cio posto ben e chiaro, che vizi di cenformaziene e mostruosita devranne conseguitarne. E che a disguisamen- ti,ad alterazioni soggiaccia talvelta quella materia organi- ca prima, le provane le osservazioni del Bischoff e del Wagner ; conciossiache il prime ha veduto la forma degli ovuli che di norma e sferica, essere quando allungata , quande ovoide , quando periforme, e il tuorlo riuscir piu piccolo della zona pellucida ed associarsi ad altre minori T. X. 21 162 Lu IGl UALOIII sferette , od essere biconvesso o biconcave ; ed il secondo ha notato ne' sperniatozoidi particolari deformita. I quali fatti quanto favorcggiiio la teoria della mostrnosita origi- nale , nessmio e clie di preseiite nol vegga. lo noii istaro qui a discutere se gli spennatozoidi abbiano a coiisiderarsi , se- condo che alcuni vogliono, come altrettanti enibrioni, che affginngano e compcnitrino l' ovulo, fra i quali uno pre- valendo sugli altii vada ad inicchiarsi nel tuorlo,e cresca e si tiasfornii in embiione , cosi che essendo tale spenna- tozoide defoiine in (jualche parte ne segua un embiione deformato in quella. Diio piuttosto , e cio parmi piu ve- rosimile, che la materia dello sperma e dell' ovulo essen- do imperfetta o manchevole in alcuna sua parte dovrd operare che una corrispondente imperfezione o manclievo- lezza avvenga nell' enibrione , per guisa che trovandosi quella imperfezione o manchevolezza la dove dee formarsi la parte inferiore o posteriore della corda dorsale , o del tronco, e gli organi a questo attinenti non che gli arti inferiori, produrra senza fallo gravi anomalie, gravi difetti di forniazione e di sviluppamento. E per veritik non si potrebbe piii agevolmente e meglio spiegare che per un vizio della materia organica prima dond' esce 1' embrione, la quasi totale mancanza del sacro , quella del coccige , quella delle estreme regioni degli arti inferiori, quella del crasso e deffli organi orinari come osscrvammo nel nostro Sirenomelo. Ma se di leggieri s' intendono questi rnanca- inenti , s' intende egli con pari facilita la forniazione del- la Sirenoinelia , la rotazione cioe , V inversione ed il coa- lito e fusione degli arti inferiori in uno? Non parmi; im- peiocche non si tratta qui di parti che debbano formarsi , ma di parti gia formate che ruotarono , invertironsi , e si fusero nel modo suddetto. Quahinque sia il vizio che vo- glia supporsi in quella materia organica prima , non varra mai a darci spiegazione de' divisati fenomeni. Laonde e chiaro die neppure la teoria della mostrnosita originale, quantunque inolto acconcia a farci intendere molte ano- malie, non e sufficiente all' uopo. Lo che fia sugello che in fisica animale le teorie troppo esclusive non allignano, SOPRA UN SiRENOMELO 1 63 e chi si affida alle medesimc, cade ed iiiabissa nell' eno- re. Nel nostro caso se ha liiogo alcuna spiegazione , nori puo essere clic per coiigetture, e due ne si paiaiio innan- zi , una dalle (juali consiste nell' animettere una foiza che abbia cosl girati e addotti e fusi gli ossi innominati , co- me vedeinino , doiide poi la rotazione c fusione degli altri segmenti dclle estieiuita infeiiori. Ma (juando siaino a di- chiarare quale sia stata questa forza , entrianio in un pe- lago di ipotesi e nulla sappiatn dire die non seiita del- r imniagiiiario. L' altra congettura si desunie dalle circo- stanze stesse del fatto, e parte da un dato certo, c quin- di niolto ])iu verisimile ed accettabile, onde a lei ci at- terremo. Considera ella le anomalie delle ossa degli arti inferiori tutte secondarie, e determinate da quelle della colonna sacro-coccigea. Questa colonna essendo rimasta dal forniarsi, o inipedita dall' ottenere un perfetto sviluppo in grazia probabilniente di un vizio della materia organica prima , siccome dicemmo , o se alcun vuole di qualche al- tra cagionc che pero non saprebbesi deterniinare , ne e venuto di necessita che i di lei archi costali rappresentati dalle ossa innominate, privi in gran parte di appoggio e abbandonati a lore stessi dovessero patire de' mutamenti considerabilissimi di posizione e di direzione. Da un altro canto gli ilei astretti a seguire il rudimento che esisteva di sacro ridotto come dimostrai alia semplice base , e stret- tissimo, non potevano a meno di girare, e d' incontrarsi ed unirsi suUa linca media nel modo sopradetto ; nel qua- le giramento e scontramento ed unione erano necessaria- mente tratte ancora le altre parti delle ossa innominate, e quindi i femori e i monconi delle tibie, dondc la in- versione e fusione degli arti inferiori. Chiaro e dunque che la causa della Sirenomelia risiedeva , secondo me , nei difetti di svilnppamento e di formazione , o nella quasi totale scomparsa della colonna sacro-coccigea , la quale , essendo uormalmcnte sviluppatissima , come ognun sa , nel- r embrione , ha tutta 1' elficacia nel determinare la posi- zione e la direzione degli archi costali che ad essa appar- tengono. Questa maniera di spiegazione si addice pure ad 16-1 LuiGi Calori altii Sirenonieli descritti dagli Autori , ov' e fatta ineiizio- ne dell' atrolia , o del difetto di sviluppo di quella coloii- na , o si rilova dalle figure , onde iie t'lirono accoinpagnate le descrizioni. Ma se sia ella applicabile a tutti i Sireno- meli conoscinti , e non possa patire eccezioni da essere anco esclusa, io certo iion vorrd ne contraddire, ne af- ferniare, niemore sein])re di quella non so se piu dica leggiadra o filosofica parabola narrataci dal niassiino Gali- leo dell' uomo solitario investigatore de' modi onde si pro- ducono i suoni, il ([uale dopo averne conosciuti de' mol- tissimi , capitatogli alia perfine in niano quelle stridulo in- setto, che il gentilissiaio Anacreonte giocosamente canto, e pareggio ai nnmi terrestri , la cicada, e non avendo po- tnto scoprire, donde ne derivasse la voce, si ridusse a tanta diffidenza del suo sapere, die domandato come si generavano i suoni , generosamente rispondeva di sapere alcuni modi , ma che teneva per fernio potervene essere cento altri incogniti ed inopinabili. Onde se io in cosa qual' e la Sirenomelia , delle cui cagioni assai poco s' in- tende e sa , ho ristretta la mia spiegazione al caso osser- vato, e ad alcuni altri che mi e parso abbiano molta so- miglianza col medesimo, non mi dovra essere imputato a timidezza, o a soverchia severita, molto piu che tutto di ne rende viemaggiormente irresoluti e restii il vedere , co- me le troppo generali spiegazioni e le teorie sistematiche cadono per dar luogo a novelle , cli' esse altresi non tar- dano a cadere : soli i fatti stanno e staranno : mai quelle spiegazioni e teorie saranno durature. SPIEGAZIO^E DELLE TAVOLE TAVOLA 11. Fig. 1. Veduia anieriorc di iin Sirenoinelo maschio ridollo alia mel4 della na- turalc graridezza. a, bj pai'le iiil'ciiore del corpo del Sirenoinelo conrurmata a nio' di cono esteso dalla base del loracc all' apicc del cono inedesiino , e che coiii- prcndc 1' addouic e gli aili inferiori. e, appendice globosa appesa all' apice del cono medianle iin corlo e sotlile peziolo. d , funicolo ombellicale (roncato. e, canincola o gliiaiida di tin riidimento di pene , atlorniala dalla piega ciilu- nca f che seiubra iin prepiizio, ma die S iino scrolo confomialo come nei pi'imoi'di di roiinazionc. Fig. 2. Vcdiila po^iterime del Sirenoraelo ridotto alle niedesime diniensioni. a, b, c, come nella llgiira precedente. g, proniinenza che scpara la por/ione addotninale del cono da qiiella che spella agli arii inferiori. TAVOLA 12. Fig. 3. II inedcsimo Sireoomelo di natiirale grandezza con 1' addome ed il to- race aperli. a, diafraninia, nella ciii nieli sinistra vi ha iin' aiiipia aperliira per la quale f* passala nel cavo loracico sinistro niolla parte de' visceri chiJo-poe- lici. 6, porzione d' inteslino tenue conleniila nelT addome. c, c, grand! ansc piene e distese da meconio pertinenii al medesimo inteslino, penetrate nella cavili loi-acica, le qiiali anse ne percorrono Iiitto il lato sinistro, e giiinte alia base del collo od all' eslremiti siiperiore di qne- sto Ijio ripiegano posleriorrnente e ritornano ncll' addome. d , line delP inte>lino lomie in una specie di cieco , da ciii proeede 1' appen- dice veriniformc e. f, fegato die con la porzione g del sno lobo sinistro fi penetialo nel toraee. h, cnore col pericardio aperto, sitnalo nel lato destro del lorace , e separate dai visceri erniosi per il setio i. k, polinone sini^^tio solio ciii apparisce la porzione di railza /. ni, linio. n2, n^, te pure 1' arleria del rudimenio di pene. V, vena cava asrcndenle. X , X , nervi crurali. y, y, ncivi die sembiano gli ischialici, ma rhe sono i glutei. Fig. 9. Vi'dnia poslerioie dci miisroli della porzione di coiio pertinentc agli arti inffiidii. (iraiidezza natiirale. m , vasli inloini e cnirali. /, rello del femoie. n*j gliilei. n, mnscolo die sembra appartencre a quei della spina. Fig. 10. Dinioslia la parte infcrioie della midolla spinale. Giandezza al vero. a, a, dma iiuidic spinale apcrla. b, porzione di midolla spinale, pcrlinente al dorso. Cj inlninescenza lonihare die si estende fino al sacro. TAVOLA 15. Fig. 11. Lo schelelio del lionco e degli arti inferiori del Sirenomelo , vedii- lo dalla parte posleriore. Grande al vero. a , regione cervicale. b,h, regione dorsale. c , C2 , regione londiare. f, f, g, 0^ co^K^^e. d, e, rndiuienli degli arclii delle vcrtebre del sacro. h, h, ilei. t, pnbe , 0 ramo orizzontale destro di quest' osso. k, ischio. I, feniore. P, trocanlere iiiaggiore. r, r, proniinenze corrispondenti ai condili interni. 5 , proniiiicnza corrispondenle ai condili esterni. n , m, rotnle. 0 , moncone conico di tibia. p, appendice eartilagiiiea annessa alia pnnta del moncone predetlo. Fig. 12. I.e ossa innominate del Sirenomelo staccate dalle altre parti e dimo- sliale dalla facria posleriore. a^h, ilei, il sinisiro de' qiiali i piii piccolo del destro. c, nnione posteriore degli ilei, al di sopra della qnale vi ha 1' incisura d. f, g, porzione piii ristrclta degli ilei che forma 1' unionc antcriore de' mede- sinii e ad un tempo la parte snperiore e piii posleriore dell' acetabulo q. Fra le dette dne unioni avvi il fore e. h, i, eslreniila posieijoie delle branche orizzontali dei pnbi Ic , I, le qnali estremila forniano eslernamcnic il predetto acetabolo. m, eorpo e branca discendenle di un imico iscliio, il quale colla estreraitS snperiore completa inferiornienle la cavita cotiloide. n, tnberositd ischiatica unica. SOPRA UN SiRENOMELO 169 0, p, branche ascendenti dell' ischio doppie. Fig. 13. Vediita lalciale della pelvi. a, b , c , rudiuenlo di sacro. d, e, ilei. /', ischio iinico. g, piihi. A J forame otluratorio. TAVOL\ 16. Fig. 14. e M.**'' lo scheletro del tronco e degli arti inferiori delineato daila pane anteriore. a,b,b,c,c^, f,f, g,g, indicano gli stessi oggetti descritti nella Figura 11. Tav. 16. d, e , e , porzione anteriore del rudimento di sacro. h, h, ilei. 1, foro che si trova nel mezzo della loro unione media. k , k, pubi. I, corpo dell' ischio nnico. m , ingresso alia cavitu pelvica , la quale £ separata dal foro t mediante il promontorio n : questa eaviii non S che una porzione della escavazione pelvica , raenire un residuo di altra porzione piu posteriore 6 in parte rappreseniato dal forame t. Oj femore , che in o'^, o^, ofTre due teste unite, in ( una prominenza che corrisponde ai piccoli trocanteri, in r, r, le due prominenze dei condi- li interni, in s quella degli esterni. p, moncone conico di tibia, cui i appesa I' appendice cartilaginea q. ^^se^ss^^?^^ T. X. 22 ^ •'T^- -^ V (^ > ^1 *- .'i -i "* \ em. Tom; X -^^. rT.. / ;-). y^ ./uiiri tiis dal vrro f HtUiai ui pictra. Ltt. Antfiobi Mem: Toiii:X. CX^ /i^. ■X^' ^f if l\ ^— ^ Mwirdi dii dil verfl e Bcttiw m pietri Lit: ^nJloiiai. - "Sri V J V '^^ ■^ "'*^*^i X M ^. ^^■^ Mem ToMi :X 'r.'- rX^. \ ._ ,.^ i . <.A ■u4 ia ill vero t Bettmu jg j„ttrj Lit Andiolinj .,11 Tom. X /r- ''■^- •ill Jtl «rf r 111 pi'tri Lit AAittlni. TUMORI ADDOMINALI PROFONDI CONDOTTI FELICEMENTE A GUARIGIONE M EDI ANTE L' APERTURA ARTIFICIALE DEL DOTTOR CESARE RELLUZZI ( Letta nella Scssione del 17 Febbraio 1859.) N. I el pratico esercizio della medicina , per poco che egli sia esteso, e beii raro che adoperandovi la debita attenzione , non avvenga di osservare casi per qualche ri- spetto meritevoli di essere fatti di pubblica xagione , e non ue succedano anzi , che non devono andare perduti. A questi ultitni appartengono specialmente quelli , in cui furono adoperati con vantaggio mezzi curativi non ordina- ri , intorno ai quali , non essendo ^ncora fissate le idee dei pratici, torna utile determinarne meglio le indicazio- ni e promuoverne 1' uso. Questo e cio che io mi propongo narrando di due tu- mori posti entro V addome , osservati 1' uno in una donna alia regione del cieco , 1' altro in un giovane in quella del fegato. Tumori che avevano colle loro conseguenze trascinati molto presso a morte gli individui che ne erano attetti , e che con ardita apertura spinta fin entro la ca- vita del bassoventre , fu date condurre ad insperata gua- 1T2 Gesare Belluzzi E tanto pill stimo opportiino di pailaivi dei medesimi , perclic in questo stesso Recinto, vi fu letta una Menioria dal Cli. Sig. Prof. Rizzoli (I) die Voi onoraste della stam- pa, ove si contiene un fatto, che lia con essi molta ana- logia. Si trattava di una tuinidezza piofonda alia regione epatica, avvenuta in una Signora dope i sintonii di una epatite con partecipazione tlogistica del tubo aliinentare. Messa abbastanza in chiaro la fluttuazione , ne pratico Egli r apertiua, dalla quale sorliiono 8 libbie di liquido , in cui erano niiste niaterio fecali, bile e parte dell' olio die erale stato sonuninistrato. L' infernia ne ebbe pronto sol- lievo, e dope due inesi pote lasciare il letto portando so- lo una fistola al luogo della patita incisione. E la salute ridonatale da quella saggia operazione , le avrebbe forse arriso hingo tempo, se un attacco apopletico non I' aves- se subitamente tolta di vita. II quale avvenimento pero permise di verificare, come fu diagnosticato, die la pre- senza di un grosso calcolo biliare contenuto nel coledoco era stata la causa di tutti i disordini da Lei sofferti. Persuaso per la stima die faceste di quel fatto, stima die fu divisa dai giornali medici contemporanei (2) , die terrete per importanti, come lo sono, anche i due casi che mi appartengono , passo ad esporli alle vostre con- siderazioni. II primo di questi casi mi fu dato di osservarlo nel 1857, iiella Signora Maria Bettocchi moglie al Sig. Cle- inente Bettini di questa citta (3). Questa sposa alloia nel- r eta di .36 anni circa, di costituzione piuttosto gracile, dope avere sofferti vari aborti e malattie specialniente al- r apparato iiterino ( metriti, peritoniti ), nel 18.56 essendo rimasta incinta di gravidanza gemella, ebbe a patire molte (1) Rclazione d' alciini casi d' inlernizione di continiiii^ avvenula in qiial- che iratlo del canaic inleslinale c di iino complicalo colla apcrliira della ci- slifellea. Nnv. Com. Acad. Scien. Inst. Bon. T. X. p. 359 (an. 1849). (2) Vedi fia gli allri il Giornale della R. Accademia Med. Cliir. di Tori- no V. X. Ser. 4. p. 405. (3) Al)ila in Via Azzo Gaidino 1230. TUMORI AOnOMlNALI EC. 1 73 molestie dalla gestazione. Negli ultiini mesi infatti, oltre air edema delle gamhe (1), veniva presa a quaiido a quaii- do da dolori intciisi alia regione desha ed infeiiore del- 1' adilome , clie otteneva solo di calinare, appoggiandosi fortemente al letto. Giiinta nell' agosto 1856 al tiavaglio del parto, qnaiitniKjue dovessi col rivolginiento liherarla di uiio dei feti die si presentava in modo ahnonne , pure lion sofferse mininiamente. Avuto pero rigiiardo ai danni che avevano recati alia sua salute i piegressi patimenti , non allatto la prole, e cosi la IS.* giornata pote alzarsi dal letto. La retrocessione del latte fu regolare come fu regolare I' andamento del puerperio. Passarono quiiidi alciini mesi godcndo la donna dei mi- gliore stato abituale di salute , quando ncl 1 ." giorno del 1857 recando in braccio un suo figlio grandicello riporto dal medesimo un calcio alia regione destra ed infeiiore deir addoine, che le risveglio il primitivo dolore. Gli am- mollienti ed i calmanti che andd adoperando non le pro- cacciarono che qualche tregua, mentre agli ultimi di Mar- zo venni chiamato una notte presso di lei , che era stata risvegliala da sintomi molto gravi. Presentava voniito fre- quente e penoso , dolore fierissimo alia regione destra ed infeiiore dell' addome , che si diffondeva alia coscia corri- spondeiite ; giaceva un po' iuclinata sul lato destro , dalla quale posizione non poteva niuoversi per nulla. Osservato ii ventre trovo alia regione ileo-cecale una tuinidezza spoi*- gente e bernocoluta di una estrema sensibilita e intolle- rante del piii leggero toccamento. I poisi sono piccolissi- mi e la fisonomia profondainente alterata ed abbattuta. Per soddisfare alia piii urgente indicazione , di calinare cioe i fenomeni piu imponenti , il dolore e il vomito, prescrivo il laudano die non riesce d' alleviamento alcu- no , essendo rigettato per vomito, il quale dura ostinato per circa due giorni. Per non intcriompere la esposizione dell' andamento (1) Le urine iion erano albuniinose. 174 GcSARE BeLLUZZI della malattia e dei inezzi curalivi adoperati , pailero in segLiito del concetto diagnostico che mi formai della me- desiina. E intanto diro segiiitando die trovata la donna in si deploiabilc stato, i niozzi pnrgativi e gli evacuanti die pure eiano indicati , dovetti usare con mano sospesa, prefereiulo riguardo a qncsti iiltiini le sottrazioni saiigui- gne locali. Con cio 1' acutezza della flogosi dopo 7 od 8 giorni di cura era bensi diminuita, la tumidezza alia re- gione cecale erasi abhassata , ma invece avcva acquistato in estensiono, ed era scnipre sede di forte dolore , che si ditlondeva anche alia coscia; la qnale tumidezza poi esplorata piii volte attentamente mi parve ofFrire i segni di una prolonda fluttuazione. In qucsto periodo del male vennero usati i mezzi risol- venti ordiiiari, ma senza alcuna utilita; die la donna ve- niva presa nella sera da febbre preceduta da biividi e se- guita da sudori parziali ; 1' appetito era quasi perduto , la nutrizione andava deperendo di giorno in giorno , e si concepivano i piii seri timori intorno alia di lei esistenza. La causa di tale corredo di fenomeni io la ravvisava nella raccolta morbosa forinatasi al di la delle pareti ad- doniinali,la quale, per la fluttuazione sempre meno oscu- ra , era forza riconoscere. E incerto se i fondenti esterni fossero piii del caso , andava pensando alia convenienza piuttosto di una artificiale apertura. Al quale partito fui incoraggiato dal Cli. Sig. Prof. Fabbri che venue sopra- chiamato in questo caso gravissimo. Avverti audi' Egli abbastanza distintamente la fluttuazione alia regione ileo- -cecale estendentesi fin verso 1' ipocondrio destroy e riflet- tendo che 1' inferma correva pericolo o che la morbosa raccolta si spandesse nella cavita dell' addome , o fosse causa dei progressi della febbre consuntiva , penso consi- stere nell' apertura della medcsima 1' unica speranza di salvezza. Decisa l' operazione mi vi accinsi il 21 Aprile 1857 , tre settenari circa dal primo manifestarsi della malattia, assistito dallo stesso Sig. Prof Fabbri e dall' amico Dottor Giovanni Puglioli. Assicuratomi dapprima , per maggior TuMOni ADDOMINALI EC. 17.') cautela che nessun' ansa intestinale copriva il tuinoie, quaii- tunque non fosse dubbia I'aderenza delle pareti addoniinali alia cisti morbosa per la flogosi pregressa, feci secondo il maggior asse del tuniore istesso die era trasversale, una inci- sione della cute lunga piii di tre pollici , 4 dita trasverse al dissopra della piega dell' inguine e 2 distante dalla spina aiiteriore superiore dell'ileo: tagliai poscia gli strati niu- scolari ed aponeurotici sottoposti, i quali non si mostra- rono per nulla infiltrati di pus, o di altro liquido. Ar- rivato al di la del muscolo trasverso sempre tagliando a strati , m' imbattei in una membrana avente tutte le ap- parenze di una sierosa , die forniava la cisti del tumore. E mentre stava esplorando nuovamente e si pensava se convenisse meglio lasciare die 1' apertura della cisti avve- nisse da se, premendo coll' apice del dito introdotto nel taglio , penetrai nella morbosa cavita , dalla quale sfuggi subito uno siero rossastro , inodoro , che continuo a geme- re in abbondanza. II qual carattere dell' uniore uscito mi reco, a dire il vero , non poca ineraviglia, giacche io aveva dapprima abbracciata 1' idea die si fosse trattato di un flemmone delle pareti addoniinali, il quale non essendosi risolto aves- se originate del pus. Ma in seguito io cambiai d' avviso e pensai essersi trattato di una infiammazione del cieco , con partecipazione del perltoneo parietale sovrastante. L' in- fiammazione del cieco du ragione della comparsa di quel tumore alia regione cecale, duro, ineguale e accompagnato da sintomi di occlusione intestinale; e quella del perito- neo parietale spiega la raccolta die si mostro fluttuante alia medesima regione e che fu trovata col taglio al di la del muscolo trasverso. La quale morbosa raccolta era di sierositii quale da quella membrana puo essere separata, e non di pus come costantemente danno origine i flem- moiii. La membrana poi che si incontro al di la del mu- scolo trasverso die ofFerse i caratteri delle siero "^e, era il tessuto cellulare che si trova fra la parete muscolare ed il peritoneo , il quale essendo reso stipato dalla compres- sione del fluido laccolto aveva assunto tali apparenze. 171) Cesark B ELLUZZI Coi quali criteri sintomatici e aiiatoniici concorda pure r eziologia. Ed in vero la lesione traumatica die riporto la donna alia regione cecale, si picsenta naturalinente qual causa sufliciente di tale nialattia ; e forse perche questa causa agi dall' cstorno aU'interno, la lesione alle parti protondc fu di niinore entita e pote essere vinta , mentre quella clie risenti piii davvicino la violenza si aninialo niaggiornientc e percio diede luogo alia raccolta noiniiiata. Ma seguitando 1' esposizione del fatto diro , che prati- cata r apertura del tuinore, medicai la donna cercando che il taglio inantenesse l' ampiezza necessaria all' cscita del liquido niorboso , al qual tine serviva molto bene un pez- zetto di cerino che accomodava a guisa di chiodo, il qua- le da principio pescava nella cavita per pin di tre poilici. Dopo tale operaziouc 1' inferma si trovo assai ristorata. Cessato infatti il dolore comincio a gustare il beuofizio del sonno, non si face pin nella sera febbricitante, e solo per qualche altro giorno continue a molestarla la duglia alia coscia destra. Affine poi di giovarle anche con riniedi interni le furono prescritti decotti di china e la tintura di marte tartarizzata del Lemery. Sottoposi ancora il liquido raccolto in una medicatura all' esaine del microscopic , che istituii in compagnia del Ch. Sig. Prof. Brugnoli. Si rinvennero globuli sanguigui in molta abbondauza, e pochissimi aventi i caratteri di quelli del pus, che sono da attribuirsi alia suppurazione della piaga delle pareti addominali, dalla quale alcuna particella di pus si sara mescolata al liquido della cisti neir atto di raccoglierlo , avendo io praticato cio, 10 gior- ni circa dopo 1' apertura del tumore. In seguito lo siero di esso comincio a modificarsi per- dendo il colore rossastro ed assumendo manifestamente i caratteri del pus. Anzi talvolta si fece di tale fetore da assomigliarlo a quello dei gas intestinali ; i quali potrebbe credersi fossero passati per exosmosi dal sottoposto intesti- no nella cisti , come da vari Autori e fra gli altri dal GrisoUe viene notato, e avessero comunicato al pus del tumore le loro qualita , se un singolare fenomeno che TUMORI ADDOMINALI EC. 177 ebbi ad osservaie , iioii potesse far teuere una diversa spiegazione. Avvenne infatti due settenari circa dopo 1' apertura del tunK)re, durante una o due medicature, che insienie al liquido morboso venisse fuori qualche brauo di materie fetenti gialle , aventi tutti i caratteri della bile contenuta negli intestini. Sicche per tal fatto bisogna ammettere fosse nata una piccoia apertura di coniunicazione fra l' intesti- ne e la cisti fra loro aderenti , e da essa fossero passate non solo le materie biliose sunnominate, ma eziandio i gas intestinali ciie cornunicarono al pus il loro fetore. II quale fatto viene ancli' esso in appoggio della diagnosi eniessa confermandosi cosi , come avessero avuto parte al- ia nialattia tanto 1' intestino cieco, quanto quella del pe- ritoneo parietale corrispondente , in seguito di che ne venne 1' adesione fra quelle parti , e la morbosa comu- nicazione. Scorsi poi 40 giorni dalla praticata apertura la suppurazio- ne era ridotta a poca quantita, la cisti si era rattratta e la donna cominciava ad alzarsi dal letto. Nel Luglio succes- sivo ella lia riacquistato il primitivo aspetto di salute e nel luogo del taglio non le rimane piu che una fistola ; nel mese dopo esplorando 1' addome, non si riscontra al- cuna traccia di cisti , e ai primi di Ottobre la fistola e chiusa e la donna trovasi completamente guarita dopo 5 mesi circa dalla subita operazione. La menstruazione poi in tutto questo tempo continuo a comparire regolar- mente. Da quell' epoca e corso un anno e mezzo e la guari- gione non si e snientita , avendo anzi goduto la donna di un benessere da qualclie anno non conosciuto. Ed iuvero rimasta essa nuovamente incinta , ha avuto una gravidanza con ben pochi incomodi , alia quale hanno tenuto dietro negli idtimi del Deceinbre scorso 1858, un parto ed un puerperio felice, avendo potuto anche allattare senza sof- ferenze il proprio bambino. Notero di piii che esplorato r addome a varie epoche della gravidanza, non ho riscon- trato alcuna tumidezza nel luogo dell' antico tumore, e T. X. 23 178 Gesare Belluzzi quello die e pia, avveniito il parto, (allorche in una don- na ni)n pingne e clie ha partorito pin volte, si possono con tutta agevolezza palpare i visceri dell' addonie ) nes- sun vestigio di qnello si rese piii sonsibile. L' uteio inol- tre non t'n inai per nulla inclinato, la quale circostanza ancora e a calcolarsi quale dato iniportante per esclndere, se pure vi fosse bisogno, la partecipazione delle adiacenze deir utero alia antecedento niaiattia (I). Questo fatto offre inolto interesse sotto vaii aspetti e prinripalinento per la difficolta della diagnosi , per la sede della niorbosa raccolta , la quale quando viene notata dagli Autori , lo e con sintorni miti e corso lento, all' opposto di qnello che ho io riferito, clie ehbe fenomeni intiani- matori gravi e andamento sollecito ; come nierita interesse per la presenza di una lebbre come suol dirsi suppurativa senza suppurazione , e finalmente per 1' efficacia del mezzo ohirurgico praticato. Riguardo alia difficolta della diagnosi diro solo , per esser breve , derivare segnatamente dall' essersi mostrata la morbosa raccolta niano mano che si abbassava il tumo- re dnro e sporgente che si maniftjsto dapprima; in una ptirola dalla associazione della malattia profonda del cieco ) il iioiiie di idiopisia cistica del j)(!ritoiieo » dice anco- ra » die vi soiio piii soggette le domie clie liauuo fatto » paiecclii figli » e rigiiaido all' anatuinia patologica de- suiita dagli individui inoiti in conseguenza di tali tuinori, sogginnge che w la parete anteriore della cisti e foiinata )) dai iiniscoli addomiiiali eslremameiite assottigliati , c ia )) parte disorgaiiizzati , e sulla faccia posteriore dei quali » il tessuto ccllulare, le cui laniine sono ravvicinate, e )) ridotto ad una specie di meinbrana piii o meno grossa. » La sua parete posteriore e formata dal peritoneo, la cui » grossezza e considerevolniente aumentata ». Ne voglio tacere di una osservazione di tal tatta fornita di nioltissinio interesse, pubblicata poclii anni sono da un nostro italiano , il Sig. Dott. Busi chirurgo distinto a Ba- gnacavallo (1). Si presento a Lui per essere curata una donna di 3i anni affetta da idrope ascite, che datava da due anni cir- ca. Ottenuta con adatta cura 1' evacuazione dello siero deli' ascite, pote coUe convenienti esplorazioni riconoscere 1' esistenza di due raccolte morbose alle regioni ipogastri- chc , die giudico avere loro sede fra il peritoneo ed i muscoli addominali. Colla paracentesi estrasse dall" una 9 libbre di siero, e 6 dall' altra con soUievo dell' infernia, nella quale pero essendosi ancora ripetuta la nialattia, senza che successive operazioni la potessero salvare, av- vennc la morte 2 anni dopo. All' autopsia trovo da con- fermare la diagnosi eniessa, la quale ancora dimostro che uno di quei tumori era perfettaniente guarito, uon lascian- do pill alciin vestigio di se. La sede dello raccolte morbose riferite dal Morgagni , dal Boyer, e dal Busi, i loro caratteri anatomici, non che la qualita del liquido estratto, sono, come puo vedersi , (1) BulletliDO delle Scien. med. di Bologna an. 1851. V. 20 p. 19. An. 1863. V. 24 p. 217. 180 Cesare Belluzzi siiuili a qiielli presentati iiel mio caso. Clie se i inuscol i addoininali non erano in esso alterati come li vide il Buyer , cio si deve alia diversa data dei tuinori sezionati dall' Au- tore ill confionto a quello della inia inferiiia. La dirterenza capitale clie esiste fra i casi d' idopisia del peritoneo citati dagli Autori e quello da me descritto consiste nell' andaniento. Da Essi infatti venue esposta come una alTezione lenta e con sintomi miti , mentre nel mio caso i fenomeni infiamniatoii furono gravi e i' anda- mento molto sollecito, giacche in 21.* giornata io 1' ope- rai, e il liqnido morboso era gia formato da qualche tem- po. La quale particolarita basterebbe da sola perche que- sto fatto venisse raccomandato all' attenzione dei chi- rurglii. Ma io dissi cbe altre cose importanti e degne di con- siderazione present^ quel fatto. Ed in verp la mia inferma offerse i sintomi di una febbre suppurativa , quale si osser- va allorquando si forma nel nostro corpo del pus , mentre non esisteva che un umore avente i soli caratteri delio siero sanguigno. II che vuol dire che anche i sintomi classici della suppurazione , possono talora esistere senza che essa si trovi , e clie un umore da essa differente puo ave- re cosi perversa natura suU' econoniia , che introdotto nel torrente della circolazione per mezzo dell' assorbimento, puo apportare consimili disturbi. La guarigione poi ottenuta colla apertura del tumore in un caso tanto grave deve incoraggiare in simili tumori a procurare sollecitamente e con piu frequenza che non suolsi , r escita del morboso umore , il quale stanziando lungamente nel corpo, o per la sua mala influenza sul generale dell' economia, o in seguito della rottura della cisti passando , come e stato notato , nella cavitii del ven- tre, o in quella di organi cavi attenterebbe piu o men davvicino e piii o men presto alia vita del paziente. E tanto piu non mi sto dal consigliare consimile operazione, perche in circostanze anche piu gravi, e praticata si puo dire agli estremi della vita, ha potuto ottenere un esito felicissimo, come risulta dall'altro fatto che passo a narrarvi. TuMORI ADnOMINALI EC. 181 Valliui Natale, iiativo della bassa pianura bolognese e precisamente di Minerbio, di temperaineiito venoso con predoininio epatico, era giunto fino alia eta di 29 aiiiii senza aveie sotferto malattia alcuna di entita , tranne del- la venninazione clie lo travaglio iiioltissimo nell' iufaiizia e lo inise anche in pericolo della vita. E quantunque dal 18.5.5 in poi venisse a quando a quaiulo niol(!Stato da iin senso di doloie profondo ed oscuro alia legione del legato , tuttavia non lo costrinse mai al letto, ne gli impedi di attendere alle inconibenze di sua professione. Ncl rigido inveino del 18.57 trovandosi impiegato in una iainiacia di montagna , abuso nel riscaldarsi , limanendo per molte ore esposto a fuochi molto vivi, e largheggio ancora piu del bisogno in vini generosi. Con tutto cio non gliene venne subito alcun danno , ma nella priinavera seguente , senza nuovi disordini dietetici , ebbe a sofFrire per 3 giorni di seguito di gastralgia, ogni volta per 3 o 4 ore, accompagnata da vomito. L' ultima volta anzi si ag- gravo assai il suo stato , poiche il dolore dalla regione epigastrica si venne estendendo all' ipocondrio destro , vi si aggiunse dolore alia spalls dello stesso lato , colore it- terico pronunziato specialmente all' albuginea, e si sveglio una febbre di molta intensity. Trovandosi egli in Bologna lontano da casa sua piu di 12 miglia, penso di ricorrere alio Spedale della Vita, ove fu accolto dozzinante il 27 Aprile 18.58, e posto nel turno del Ch. Sig. Prof. Belletti. Vide Egli a ragione non dubbi segni di epatite, e uso di una cura antiflogistica proporzionata alia violenza del male. Furono fatte 4 sot- trazioni sangnigne generali, varie applicazioni di mignatte air ipocondrio destro, una ai vasi sedali , e si usarono pnrgativi e diuretici internamente , cataplasmi e frizioni niercuriali sulla localita malata. In capo a 2 settenari, la flogosi epatica si poteva chiamare domata, nia persisteva il dolore in detta regione, ed il ventre in qucsta parte si andava facendo ogni giorno piii teso e voluminoso, nel mentre die il respiro diveniva difficile. Si aggiungevano grande stitichezza, urine scarse e torbide , edema agli arti 182 Cesake Belluzzi inferiori ed alio scroto. Di [nil tii scoperLa uiui raccol- ta inoibosa neila destra cavita del torace piuttosto rile- vante. II Ghiaiiss. Sig. Prof, lielletti sospettava trattarsi di una raccolta eiitro 1' addoine superstite alia pregressa epatite , e parevagli di avvertire ancora una piofonda fluttuazione. Ma r infernio clu; vedcvasi assai diinagrito , e del perduto appetito, [)iuttosto clie accagionarne la nialattia , ne dava colpa al non potere cibaisi come gli sarebbe tomato a grado , risolse di lasciare 1' Ospedale , il che avvenne do- po un inese di cnra, e nel niiglior niodo possibile, poi- che dal letto dello Spedale fu condotto in cocchietto fin presso a (juello ove fu collocato. Nel niedesiino giorno 29 Maggio fui invitato istanteinen- te a ciuarlo, e questa fu la prima volta in clie io lo vidi dacche era infernio. Lc notizie che vi ho esposte le rac- colsi in parte dull' infermo stesso ed in parte mi fnrono gentilmente comunicate dal Professore curante e dall' egre- gio Signor Dott. Ventnroli medico assistente dello Spe- dale. Ora vi esporro quello che rilevai io stesso colie mie licerche. L' infermo era di una magrezza spaventevole ; scoperto il ventre appariva alia destra parte teso e voluminoso, e cercando di conoscere i liniiti di tale tumidezza , trovai che a destra si portava alia regione laterale e posteriore del tronco, a sinistra passava la linea alba, in alto si perdeva sotto le costole, ed in basso, ove si limitava esat- tamente colla niano, il suo bordo era rotondato e distava solo due dita trasverse dalla piega dell' inguine destro. La tumidezza era elastica, e con adatta esplorazione pareva si percepisse una flnttuazione profonda, mentre si aveva col- la percussione ottusita di suono per tutta I' estensione nominata. Per questi dati era molto probabile trattarsi di un tumore alia regione epatica, ma cio non era messo fuori di dubbio. E poiclie a verificare la presenza di un liquido posto anche profondamente , mi servi assai bene in questi due casi come in alquanti altri , un modo al- quanto difFerente da quello che suole per solito adoperarsi. I TUMORI ADDOMINALI EG. 1 S.'J credo conveniente spendcre iiiloriio ad osso alquante pa- role, senza la pretensione di esporre una novitu, sibbene per ricliiainare 1' atteiiziorie dei pratici su di uii processo cbe nou trovasi iiidicato tanto conmiieniente (1). Questa esplorazioiie clie potrebbe cliiamarsi porcussione periferica, cousiste iiell' abljracciare con una mauo distesa un lato dclla tuinidezza, e con una o due dita doll' altra niano iinpriiiKMO dei col[)i secclii sulla niedesinia , nia a poca dislanza dalla niano c!ie vi sta contro applicata. In tal luaiiicia si percepiscono trasinessi quegli urti die nel niodo ordinario non lo sarebbero afFatto, o assai piu de- bolniente, perclie o gli altri visceri sinorzano V urto co- municato, o le vibrazioni impresse al liquido a molta di- stanza si indeboliscono trasmettendosi fine al ])uiito nel quale la mano sta applicata onde percepirli. Questo niodo di esplorazioiie viene molto encomiato dal Vidal , e merita a niio senso di esserlo, poiche tutto cio die puo for isti- tnire piu per tempo e [liu sicuramente la diagnosi di si- mili profonde raccolte, puo anche influire sul rniglior esi- to , determinando piu presto il cliirurgo a fame 1' apertu- ra. Ill tal niodo adunque venue messa fuori di dubbio I' esistenza di una niorbosa raccolta entro 1' addoine e precisaniente alia regione del legato. Nou lasciai inoltre di ricercare se nel tumore si rilevasse il freniito idatideo, che si riscontra talora iiell' acefaloci- sti ; il cbe non mi vcnne fatto di scuoprire. Da cio pero non rimaneva escluso questo sospetto, poidie anclie il Barrier che lia scritto a senso del Valldx il lavoro piii completo e piu utile cbe si possegga su tale argomento, dice riguardo al fretnito idatideo » che esso ha un valore » grande qnaudo esiste, ma die si produce di rado (2) ». (1) MoUi Autori parlando del modo di riconoscere le raccolte profonde nel nostro corpo non nc fanno parola. II Monlcggia ove insegna di scoprire la snppiirazione non ne fa inollo , m^ il Grii^oile aliorchi^ Iralla degli asrcssi del- la fossa iliaca , nk parlando degli acefalocisli del fogato il Crnveillier ed il Valleix ec. (2) Valleix. Guide du Mhl Prat. 3. Edit. Tom. 3. p. 197. 1 84 Cesaue Belluzzi Passai quindi all' esaine del petto, e rilevai esservi idrotorace destro coinpleto; mancava intatti la lespirazione da questo lato , e la peiciissione olTriva un suono ottuso fiuo alia legione clavicolare. L' ispezioiie del petto offriva poi i seguenti rilievi : il lato destro si muoveva assai poco nella iiispiiazione, gli spazi intercostali eiauo auinentati , il hoido iiilbriore delle costole spuria livolto iu I'uori. La misiuazione mostiava la meta destra del petto piu am- pia delta sinistra. II respiro poi a sinistra era supplemen- tario. II generate dell' infermo era in assai cattive condizioni; oltre al grave dirnagrimento, il polso era celere e debole , la fisonomia abbattuta , i zigonii a fior di pelle. Aveva il respiro il piu atFannoso clie potesse vedersi , il decubito supino e costanteniente inclinato dal lato destro, costipa- zione di ventre, urine cariche e scarse, edema cospicuo alle ganibe ed ai genitali , e incipienti piaghe di decubito al dorso e al sacro. Niun dubbio adunque che non si trattasse di una nior- bosa raccolta alia regione epatica, non che entro la cavi- ta destra del petto , che queste due raccolte non agissero meccanicaniente in modo da inceppare grandemente il re- spiro, la circolazione e le funzioni del tubo enterico e deir apparato urinario , e niinacciassero assai davvicino la vita. Ma qual' era la qualita del liquido delle due raccolte ? Quale dipendenza esi-steva fra di loro? Riguardo alia qua- lita del liquido , diro che anclie per i lumi avuti dai me- dici curanti dello Spedale Maggiore, non avrebbe potuto amniettersi sicuramente che fosse marcia , poiche manco sempre il carattere della remittenza delta febbre , ed il sedimento purulento delle urine. Quanto all' altra ricerca 1' opinione preferibile mi sem- bro clie 1' una raccolta fosse indipendente dall' altra , per- clie se il liquido della raccolta addoininale fosse passato per un' apertura operatasi net diaframma nella cavita del- la pleura, due fenomeni avrebbero dovuto comparire, ol- tre al dolore, che non furono osservati e cioe , diminuzione TUMORI ADDOMINALI EC. I 85 sensihile e rapida della tumidezza addominale, ed accre- scimento istaiitaneo niarcato nella diHicoltii del respiro. E iieDimeiio poteva riteiiersi die il diafrainma spinto ill alto dalla raccolta addouiiiiale potesse siinulare 1' idroto- raoe, perche qiiando cio avviene, noii succede in modo da spiiigere il piihnone fin contro la sommita del torace da abolire qualunqiie sforzo lespiratorio e dare alia percussio- iie iin suoiio perfetto di ottusita. Risultando adunque per le cose dette superionnente die a nulla pin valevano in questo gravissiino caso le cu- re inedidie , ed era a temersi una line iion lontana , ri- nianeva un' unica risorsa nella artificiale apertura del tu- inore epatico. Prima pero di decidernii ad un tale partito amai con- sultare anclie qui il Gh. Sig. Prof. Fabbii, die fu inte- ramente del niio avviso, e si pronunzio per 1' apertura del tumore , preferendo fra i nietodi die veugono adope- rati di Begin, Graves, e Jobert quelle dell' applicazione del caustico alia maniera del Recaniier. Scelto il punto piu conveniente per 1' apertura nell' ipo- condrio destro feci in 3 giorni 5 applicazioni di potassa caustica , die riescirono quasi senza dolore. Incideva ogni volta r escara e ne asportava gli angoli come viene con- sigliato (1). Giunto alia cisti del tumore ristetti alquanto , percbe le aderenze fra i vari tessuti interessati dal causti- co si stabilissero con una certa forza. Questo temporeg- giare d' altronde mi era concesso anche dallo stato del- r infermo die in quei giorni non aveva ])eggiorato , forse per r influenza del morale sul lisico , essendo ineno in- quieto snlla sua sorte, poiclie nutriva molta fiducia die r operazione incoininciata lo avrebbe guarito. Dopo altri 3 giorni fu fatta uii' ultima applicazione della potassa caustica (1) Con tale pratica mi venne fatio di avvertire che le aponeiirosi presen- tavano al taglio, olirc la naliirale inscnsibililii , tale resistenza , come se non avessero snbilo alcun cangiamenio dal canslico tranne del colore, che era divenuto in esse di im gialiastro pronnnziato. T. X. 24 186 Cesare Belluzzi siilla cisti, dopo della quale potei con uno specillo pene- trate nella morbosa cavita. Esci iminediatamente un liqui- do iiiodoro , meta sconevole e di una tiasparenza simile alia niadrepeila, nicta denso e puiulento; scolo chc pre- sto si aiiesto, e mi fece sospettare maggiormente essere il contenuto di un tumore acefalocistico del fegato. Dilatata alquanto quella prima apertura , esciva nelle medicature successive il liquido della qualita suindicata, con gettito alquauto vigoroso , ma che era interrotto ogni poco tempo dal presentarsi di acefaloclsti contro 1' apertura interna, die io andava estraendo colic pinzette. Queste acefalocisti , delle quali alcune ho conservate neir alcool, erano di varia grandezza, da quella di un grano di frumentone a quella di un novo di Colombo ed anche molto piii , essendone escita un giorno una lunga 3 pollici circa, rotta e costituente forse parte della cisti madre, die come ognun sa, non ha che deholissima ade- sione alia cisti fibrosa esterna di questi morbosi prodotti. Molte cisti erano intere , piene o semipiene di un liquido torbido e purulento, del quale umore se ne conteneva anche nella grande cavita del tumore. In alcune medica- ture ne escirono da 15 a 20 ed in complesso la quantita avra superato certamente il centinaio. Essendomi prefisso di non svuotare il tumore troppo rapidamente per non incorrere negli inconvenienti ])en noti che avvengono per tal fatto , e volendo anche oppor- mi air ingresso dell' aria, per quanto mi era possibile, le acefalocisti nuotanti nel liquido dell' ascesso mi servi- vano meravigliosamente , giacche quand' io aveva estratto dalle 3 alle 5 oncie circa fra liquido e acefalocisti matti- na e sera, lasciava che una di esse cliiudesse 1' entrata air aria nell' ascesso e 1' uscita dal medesimo di ulteriore quantita di liquido. Dopo i giorni dalla praticata operazione, e 1' escita di circa 2 libbie di liquido, praticando la percussione che prima trovava al lato destro del petto perfetta ottusita, scopriva che per i dita trasverse sotto la clavicola esiste- va lui snono alibastanza chiaro , e dopo 2 altri giorni. I TUiVIORI ADOOMINAI.I EC. 1 87 cio avveniva j)er il tralto di (J dita sotto la clavlcola. Al- t' ascoltazioiie poi era sensihile la respirazione in tale le- gione, qnaiitiUKjue il pultnone avesse acquistata niaggiore densita per la coinpressioiic patita, come lo addiiiiostrava il caraltere della stessa res[)irazione da quel lato, clie era tubaria e soHiaiite, e il trasporto dei hattiti del cuore e la risonanza della voce inaggiore dei iioruiale. Oltre i vau- taggi osscrvati nel respiro , se ne otteniiero altri iielle f'unzioni dei visceri addominali. Ed invero la secrezione urinaria comincio poclii giorni dopo 1' operazione a supe- rare nelle 2i ore le 5 libbre, quantunrjue la bevanda fos- se assai poca ; la defecazione senza aiiito di rimedi si fece regolare ; 1' inferino inoltre godeva del ristoro del sonno, e aveva il sentiniento di trovarsi alquanto migliorato. La quantita del liquido che andava allora estraendo dal tuniore era di 6 o 7 oncie , due volte al giorno, e a questo punto raccoisi alquante acefalocisti per osservare se in esse si ritrovava 1' echinococo. II Ch. Sig. Dottor Gamberini e 1' amico Dott. Puglioli non rinvennero alcun argomento per ammettere degli entozoi nelle cisti osser- vatc. II Gil. Sig. Prof. Brugnoli , al quale mi associai in simili indagini, trovo prima di tutto dei globuli di pus, tanto nel licpiido nel quale pescavano le acefalocisti , quan- to in quello cbe in esse era contenuto. Nell' iuterno poi di alcune di esse vedenuno degli uncinetti dell' ecliinoco- 00 , e vari cristalli di colestrina , che paragonati colle figure che ne da il Dubini trovammo simili perfettamen- te , i quali cristalli od uncinetti fanno fede essere esistiti gli echinocochi , poiche come osserva il celebre elminto- logo citato , allorche muoiono gli animaletti si convertono in un detritus amorfo nel quale trovansi sparsi gli unci- netti ed i cristalli nominati, che resistono assai piii degli echinocochi alia distruzione (1). Qnantunque poi 1' infermo, dopo la fatta operazione, si sentisse , come ho detto superiormente , molto sollevato. (1) Entozoografia umana. Milano 1850. p. 216 e 244. 1 88 Cesare Bf.lluzzi il sno stat(} tuttavia era seinpre dei piii allarinanti. II d\- ina<;iimento infatti non cessava dalla sua imponenza, la debolezza era grande, lo molestavano copiosi sudori, per- sisteva 1' edema agli arti inferior!, e si ostendevano le pia- ghe di decubito accennate. Essendo quiiidi urgente l' iii- dicazione di sostenere le forze dell' individuo , gli veune ordiiiato un decotto di china reso vieppiu tonico ed ecci- tante per 1' aggiimta di una certa dose di alcool eterizza- to nitrico, ed in seguito gli fu anclie prescritta 1' actjua marziale di Recoaro. Ma per non dilungarmi di troppo non istaro a descri- vere 1' andamento dettagliato della malattia del mio iufer- mo, il quale per un mese e mezzo circa dacche lo cbbi in cura si trovo spesso in pericolo della vita ( dagli ulti- mi cioe di Maggio 1858 fino alia meta di Luglio ). Non diro quindi come il liquido del tumore andasse acquistan- do pill ree qualita, come si presentasse un accesso di freddo che fortiinatamente non ricomparve , ed altre niol- tissime cose , per le quali e addimostrato che spesse volte praticata una operazione , non si e fatto la meta per la salute di un infermo, poiche il curare le complicazioni , le successioni , le accidentalita che si presentano negti operati , costa assai piu al chirurgo che l' atto stesso ope- rativo. Tuttavia fra le molte e varie vicende per le quali ebbe a passare prima che di lui si potessero concepi- re ragionevoli speranze di guarigione , faro paroia di al- cune piu importanti e degne di considerazione , le quali furono 1." r uscita di bile dall' apertura artificiale dell' ascesso 2.° deliqui gravissimi in seguito di abbondanti evacua- zioni , tanto delle feci, come del liquido del tumore 3.° la comparsa di grumi sanguigni osservati fra le feci medesime, clie diedcro indizio di comunicazioue fra il tu- more e la cavita degli intestini. L' escita della bile avvenne dopo 10 giorni circa dal- la apertura del tumore. Di essa trovai per un gioriio o due tinte le filaccia, 1' empiastro di linseme, e le pezze che erano sovraposte all' apertura. Questo fatto del quale LUMORI AnnOMINAl.1 EC. 189 trovasene iino somigliante citato dal V'alleix (1) mi fece conoscere che qualclie via biliare era in comunicazione colla cisti , e ini peisiiase vieppiii a non pensaie alio in- iezioni jodate o cloriiriche coiisigliate anclie nell' acefalo- cisti del fegato. luvece , deteiioraiido la (jualita dell' iimo- re che usciva ad ogni medicatura, credetti miglior partito iiiiottaie nel inedesiino deli' acqiia tiepida , colla ([uale mi |)ioponeva di dihiire il liquido die rimaiieva entro la ca- vita della cisti, diminuendone cosi le qualita nocive , e di sostitiiire in parte il liquido estratto, onde la cisti po- co contrattile, potesse gradatamente rinvenire sopra se stessa, cosa tanto necessaria per ottenere la giiarigione. I deliqui che susseguirono alle abbondanti evacuazioni delle feci, e del liquido del tninore , allorche fatto uso della spiigna preparata lie nsci un giorno iin 3 libbre cir- ca , furono veramente imponenti. Poiche oltre al durare lungo tempo e ripetersi, 1' individuo non si riaveva quasi afFatto, ma persisteva il sudore abbondante, e il senso di mancanza e il soniino abbattimento fisico e morale. La causa di tali deliqui io la ravvisava neila diminuita pres- sione sui grossi vasi dell' addome, e nel conseguente ec- cessivo concorso di sangue in essi , con daiino delle altre parti, e specialmente dell' encefalo nella cui scarsa irri- gazione sanguigna sta appuntn la causa del deliquio. Cre- do insomnia di potere soniigliare i delif[ui in discorso con rjuelli che avvengono nella donna die ebbe un parto pre- cipitoso , e nell' ascitico che venne liberato colla paracen- tesi troppo sollecitaniente del liquido che faceva pressione sui maggiori vasi della cavita dell' addome. Coerentemente a tale concetto piaticai una fasciatura compressiva al ventre dell' infernio, e mi astenni dall' e- strarre li([uido, qnando egli si nio=;tin abbattnto , o ne estrassi in proporziono dell' a])l.)attimcnto che ofFriva. Lo soccorsi ancora con mistiire eccitanti , ed avendo mostrato desiderio fortissimo di vino, lo compiacqui e ne venne (1) Guide (111 Midec. Praticien. Paris 1863. V. 3. p. 207. 100 Cesare Beli.uzzi alquanto ristorato. Esseudogli poi veiiuto piii clie inai a noia r ordinario vitto degli infenni , dovetti concedergli »[ii<;lIo die pill gli toniava a grado ; per ciii , abhandona- te le commii iiiinestre in brodo , si cibo per alquauti gioini speciabiieiite di canii arrostite, di pane e di t'lago- le iiTorate di vino generoso. In questo inodo lo si tenne in vita tanto, cbe in seguito pote poi incamminarsi a mi- glioianiento , ed allora si fece ritoino ad un vitto piu adatti) alia sua nialaltia. Passo ora ad intiatteuermi alquanto del grumi sanguigni emessi colle feci; t'enomeno raro ! poiclie non e notato in alcniia delle storie di acefalocisti del fegato , clie sono venute a inia cognizione. Era un mese e mezzo circa clie r ascesso era stato aperto , l' infcrrno cominciava a nu- trirsl alquanto e niostrava nieno cupa e sparuta la sua fisonomia, dava insomma fondate speranze di guarigione, quando si fecero vedere fra le sue feci , che vennero setn- pre esaminate attentamente, dei voluniinosi grumi di san- gue. Erano dessi della grandezza di un uovo circa di Colom- bo , poco piu, poco meno , coperti di pvis , del quale si vedev^ano traccie ancbe fra le inedesime feci , nolle quali non furono mai trovate acefalocisti. Contemporaneamente si andava restringendo 1' apertura dell' ascesso , e dilatata anclie colla spugna esciva pocliissinia quantita di liquido. La diminuzione istantanea della escita dell' umore mor- boso dair apertura esterna del tumore avvenuta da ini giorno all' altro , I' osservare dei grumi sanguigni nelle fe- ci, e del pus tanto fra le evacuazioni alvine, quanto alia superlicie dei grumi medesimi , mi fece sospettare fosse nata una coniunicazione fra la cisti morbosa e qualcbc tratto di intestino. Nata una adeienza , io pensava , fra la cisti del tumore ed un' ansa intestinale in causa di flogo- si , poteva essere avvenuta 1' ulcerazione tanto delle mem- brane della cisti, quanto di quelle dell' intestino; e tro- vandosi in un pnnto vascolare ne sara escito sangue, clie poi aggruniatosi venue espulso colle feci, ])ortando anclio alia sua superficie traccie dell' umore purulento nol tu- more contenuto. Potrebbe pure sospettarsi cbe un trape- Tu.MOIU AlillOMlNAM EC. 191 laiuc'iito di sangiie avesse avuto liiogo fra la cisti e le parti vicine, coine in un caso inolto interessante osserva- to nel Novenihre dell' anno scorso nello Spedale di S. Or- sola fu dato di osservare (!). Nel quale oltie ad un' ace- falocisti vohnninosa iinpei^nata nelle destre cavita del ciio- re ( die tii causa di morte iniprovvisa) e moltissiine altre poste sulla vescicu urinaria, fu trovato un tnmore acefalo- cistico al lobo destro del fegato di ingente grandezza , die era affatto ripieno di un umore sanguigno ivi trapelato. In siinil iiiodo si intendcrebhe come aggrumatosi il sangue entrato uella cisti del mio infenno, fosse poi escito dal- r apertura avvenuta spoutaneamente nd tumore e passato neir intestino. Lo stato dell' infermo non si cangio per questo, e no- tero specialmente die non sopraggiimse diarrea, dopo la sospettata comunicazione fra la cisti ed il tubo gastro-en- terico. Ed il migliorainento gia cominciato seguito lenta- mente a progredire, sicclic ai prinii di Agosto potei farlo disccndcre qualclie poco dal letto,ancbe per guarirlo piu facilmente delle molte piaghe di decubito die porta va nel dorso e in corrispondeiiza del sacro. II nominate miglioia- moiito poi era visibiie non solo nd gencrale , quanto an- die nella localita, poiclie la cisti si ritraeva sopra se stes- sa , come poteva accorgersi coUa csterna esplorazione , e con inia delle sciringhe da donna, delle quali mi servira iidla medicatura , la quale non pescava piu, come prima, quant' era la sua liingliezza nella morbosa cavita, ma in- trodotta la metu urtava contro le pareti della cisti. Pene- trata anzi la sciringa, si trovava coUa medesima come uno stringimento die bisognava passare , tenendo una data di- rezione , giunti al di la del quale esciva per gli ocdii del- r i.-;trumento il contenuto del tumore. Si vedeva da cio die la cisti si era raggrinzata e contiatta in modo da for- mare due cavita, una auteriore piccola nella quale pc- scando la sciringa non [)<)teva estrarre li([uido alcuno , (1) Vedi Bill, delle Sc. Med. Scr. 4.^ V. XI. p. 363. 192 Cesare Belluzzi r allia pill capace , che coiiteneva 1' uinore die esciva per la sciringa quaiulo la si faceva in essa pervenire. II quale artifizio nel medicare aveudo 1' iuleniio appreso beiiissimo, poiche era giiiuto ad uiio stato abbastanza sod- dislaceiite di salute, si pole nel di 11 Settembie 1858 ( 3 inesi circa dopo la fatta apertura ) peiinettcrgli di re- stituiisi a Minerbio presso la sua tauiiglia, inediante co- nioda vettura; il clie avvcnne scnza alcun distur])o. Porto il Valliui una fistola per (jualclie tempo ancora nel luogo delia operazione , die dopo altri tre mesi e cioe alia i'uie di Noveinbre era chiusa perrettamente , aveudo continuato a casa sua nell' uso dell' acqua marziale di Recoaro , della quale consiimo all' incirca un 80 lib- bre (I). Esaminato a questo punto 1' infermo e cioe alia fine di Novembre , ecco quello che rilevai. II torace destro ofFri- va ben piccole differeuze dal sinistro nella esterna confi- gurazione , come nella sonorita. AncUe i rumori respiratori a destra difFerivano poco da qiielli della opposta parte. Alia regione epatica il suono ottuso mancava quasi affatto in corrispondenza del lobo destro del fegato , certamente per essersi egli in parte atrofizzato in seguito della com- pressione patita dal tumore. II quale dato uuitamente agli altri accennati e cioe la pregressa apatite , e la profondita cui fu d' uopo giungere col caustico per aprire 1' ascesso, e r escita di bile dalla apertura artificiale, dimostra che r ascesso aveva veramente avuto sede nel fegato. Senza contare ancora che questo viscere e il piii frequentemente attaccato dalla malattia in discorso. L' iudividuo adunque mostrava buona nntrizione, colorito eccellente ed era di- venuto oggetto di meraviglia nel proprio paese. Accusava Egli unicamente qualche doglia alia regione dell' ipocondrio destro, il che non mi recava meraviglia (1) A questo proposito nolcn^ un' osservazione che ha qualche pratico intc- rcssc , c cini che avendo io vohilo, anchc per visle cconomiche , sosliliiiro all' ac<|ua di Recoaro altri marziali come il solfato di ferro in polvere , o la solnzione di esso nell' acqua acidulata, essi non fiirono tollerati e si dovette far ritorno alia prima. TUMORI AUDOMINALI ICC. 193 cousiderando die iii segiiito ai gravi disoidiui clie avevaiio esistito e nel toiace destio , e nell' ipocoiidrio corrispon- dente, qualclie stiiamento poteva avvenire soprattutto nel compiersi della rospirazione. Anzi il dolore esseudo lieve era a litenersi clit; col tempo sarebho dissipate, come in- fatti e quasi avvenuto. Del resto , lasciando di parlare e della genesi degli acet'alocisti , c della relazioue clie potesse esistere fia que- sti entozoi e la verminazione sofFerta dal mio infenno nel- la sua prima eti , e di altrettali ricerche, per attenermi a cose di immediata pratica utilita, mi pare non sia inutile dapprima confrontaie i due casi discorsi di tumori profondi addominali fra lore , per vedeine i rapporti ; il che facendo e dato di vedere alcuni fenomeni simili , mentre ne lianno anclie presentati dei molto difFerenti. Un fatto siinile si e r aderenza della cisti con un intestino e la comunica- zione fra loro. Nella I.'' storia, alcune particelle di mate- rie biliose passarono da quello nella cisti e qnindi all' e- sterno. Nella 2/ le inarcie dell' ascesso passaiono nell' in- testino, precedute da ini fenomeno singolarissimo , la com- parsa di voiuminosi grumi di sangue , il che non ho veduto notato da alcuno. E come nel primo fatto inclinai a cre- dere che qnella apertura non avrebbe salvata la donna, cosi in f[uesto caso con piii ragione si puo ritenere , che ridotto r infermo ad uno stato tanto grave , 1' apertura fra 1' intestino e 1' acelalocisti o non sarebbe avvenuta prima della morte dell' individno , o nata ancora vi erano molti altri pericoli a temere, fra i quali lo svuotamento troppo rapido dell' ascesso , la diarrea per il contatto delle mar- cie sugli intestini e la consunzione. Un fenomeno poi assai diverso si e il seguente e cioe che nel 2." caso tanto nella cisti madre del tumore idati- deo , (jiiaiito nelle varie acefalocisti esisteva del pus, e nianco la febbre suppurativa , mentre nel primo vi era la febbre suppurativa o consuntiva, e suppurazione prima del- la operazione veramente non esisteva. II che comprova , come dissi, che anche i sintomi piu important! patiscono talvolta delle gravi eccezioni. T. X. 2.5 194 Cesare Belluzzi Una considerazione ancora che sorge naturalmente in rapporto al 2." latto si e, che diminuita la quantitti del li(juido della cisti epatica , diniinui pure la raccolta intra- -toracica, e cominciato qnesto niiglioramento nelle condi- zioni del petto seguit6 progressivo e costante fino a libe- lare aftatto 11 pidinoiie da qualunque compressione. La quale ultima circostanza persuade vieppiu essere stata la causa della pienezza del torace destro un idro-torace , e non gia il passaggio delle acefalocisti nella cavita della pleura attraverso una niorbosa apertura del diaframma , perche oltre i niotlvi addotti superiormente, esse sarebbero state cagione degli stessi pi-onti e mortali efFetti che operano allorche si spandono nel peritoneo, o alnieno avrebbeio dato luogo air empiema , che mostra un andamento ben differente. La copia d' altronde delle urine molto accre- sciuta cui tenne dietro la manifestazione dei rnmori respi- rator! a destra lo coniprova maggiormente. Un' altra considerazione che io reputo di molta iinpor- tanza mi viene suggerita da questo secondo fatto e riguar- da r ampiezza da darsi all' apertura artificiale dell' asces- so. Essa non e indifFerente , ed invei'o se nell' acefalocisti del fegato da me operata si fosse fatta una larga apertu- ra artificiale, dalla quale avesse potuto liberamente sgor- gare il liquido morboso , si puo assicurare , senza temeri- ta, che r individuo sarebbe perito. Essendo infatti escita un giorno , come si e detto , la quantita di 3 libbre di liquido dal tumore, 1' infermo ebbe quasi a mancare per deliquio. II quale avvenimento avrebbe pure potuto veri- ficarsi se 1' apertura interna di comunicazione fosse nata con grande dimensione , prima dell' altra prodotta dal- r arte. Mi conferma ancora in questa opinione 1' attenta lettura delle storie registrate dalla scienza'. Nell' Enciclopedie des Scienc. Medic. (I) infatti in un bell' articolo suU' acefalo- cisti redatto dal Cruveillier , trovansi alcnne osservazioni (1) Venise 1839. V. 1. p. 270. TUMORI ADDOMINALI EC. 195 che vengono in appoggio a ciu clie superiormente ho det- to. Esse sono specialmente 1' osservazione IS.'' e la 14." nel- ie cjuali praticata 1' a|)eituia nell' uii caso dal Panaroli a Roma, e nell' aitro dai Sue alia Gliaiite, esci il contenuto dalla cisti in molta copia ed in poco tempo , e puo rite- nersi clie queste aperture troppo estese uon fossero indif- ferenti sulla infelice fine clie segui sollecitamente quelle operazioni. Air incontro 1' esito felicissimo e quasi insperato otte- nuto nel mio caso , fa clie io consigli altrui , trattandosi specialmente di individui molto indeboliti, di dare all' a- pertura una piccola dimensione , onde potere effettuare in pin tempi lo svuotamento del tumore. Ma per tcrminare diro riguardo all' apertura dei tuinori acefalocisti del fegato , all' appoggio degli insegnamenti del Cruveillier, del Barrier, del Rokitansky , e di mol- ti altri. 1." Che mentre 1' acefalocisti solitaria o sterile, clie suole svilupparsi in piii punti del corpo , si osserva piii spesso negli aniniali ; nell' uomo e piu frequente la socialis o pro- lifera, clie occnpa un viscere solo e puo essere operabile. 2." Che nel legato per lo piii e il solo lobo destro che ne e affetto, il quale e anche piu accessihile. 3." Che il parenciiima dell' organo attorno alia cisti e ({uasi sempre sano. 4.° Che r acefalocisti e malattia locale , senza dipen- denza da alcuna diatesi generale. 5.° Che r apertura artificiale puo essere superiore in utilita alia sj)ontanea , anche per la dimensione che sta in nostro potere di darle. Deve poi persuadere di accingersi per tempo a tale operazione il riflettere , che se anche la natura basta tal- volta a se stessa nel guarire simili tumori , in un nuinero assai maggiore essa e impotente ; mostrando 1' acefalocisti piu tendenza di portarsi verso i visceri , stomaco , intesti- iii, pulmoni, cuore , di quello che verso la cute, clie sa- lebbe la via di eliminazione piu favorevole. Ne puo trat- tenere il dubbio che si trattasse di ascesso purulento al 19(1 Cesark Belluzzi legato iuvece tli un acefalocisti, perche anche nel piimo caso r apertiira e indicata , come lo e nella cisti del fe- irato senza idatidi. Ma noil solo e bene determinarsi per tempo alia sud- detta operazione , clie le indicazioni ancora possono esten- dersi pin di queilo si faccia dal niaggior numeio degli Au- toii. II Cruveillier intatti per parlare di pochi (1) dubita qnasi clie 1' arte possa intervenire utilmente in siinili ascessi; ed il Grisolle (2) dice « die non puo sperarsi di vederla riu- » scire ( l' operazione ) clie quando il tumore non e troppo » voluminoso, la cisti non e infiammata, e lo stato del ge- » nerale infine e poco alterato ». Delle qnali condizioni due per lo meno mancavano nel mio caso, giacche il tumore era vastissimo, e per soprappiii complicato ad idrotorace; ed il generale dell' infermo era nelle piu deplorabili con- dizioni, eppure I' individuo fu salvo, ed avendo oggi 1' o- iiore di presentarlo all' Adunanza, vedrete, o Accademici Prestantissimi , presentare Egli un benessere assai ledevole. La quale felicita di successo potra in segulto anche piu spesso ottenei'si , non solo nell' acefalocisti del fegato , ma altresi in altri tumori profondi deU'addomc, come p. e. sarebbe il primo fatto da me nairato , se abbandoiiate le pericolose punture coi trequarti capillari (3) ( si facciano desse come saggio , o per fine di cura ) si cerclii coi mi- gliori processi di esplorazione istituire per tempo la dia- gnosi di tali raccolte, e non venga in molti casi svuotato 1' ascesso ad un tratto , e si preferisca quando non esi- stono aderenze fra la cisti e le pareti addominali , o il ta- glio in pill tempi , o 1' applicazione del caustico alia ma- niera del Recamier, il quale coll' avere pel primo propo- sta e praticata 1' apertura dell' acefalocisti del fegato lia aggiunto una nnova conquista alia Chirurgia. (1) Veili il cilato Articolo siill' acefalocisti nell' Enciclopedie des Scien. Med. (2) Grisolle - Paloiogia Med. Bologna 1854. V. 2. p. 301. (3) 11 Dotl. Moissenet ha praticato in iin caso di cisti idatica del fegato la puntiira capillare , e I' iiifermo i^ morlo dopo 18 ore in segiiito di peritoni- te , clic I' antopsia conoMte caiisata da spandiinento del liquido del ttimorc nel peritoneo. Archives Gen. do MWec. Feb. 1859. p. 145 ec. i r i^^mm:t.-Mmmm'-- INDICE Antonio Alessanurini. Descnzwne dei Preparati put interes- sanli d' Analomia Palologica esistenli nel Gabinelto d' Ana- inmia Cnmparala dell' Unhrrsila di Boloqna. Tar. 1 . 2 „ Pag. 3 Antonio Bbhtoloni. Miscellanea Botanica XX. Tn 7 • .... 27 GrA.wBATTisTA tABUDi. Delia molla imporlanza della Chuuryia Sperimenlale nello studio delle Lussaziotii. Tav. 10 . „ 41 iflco Paoiini. Eloaio di Michele Medici. Col Rilralto I oo - lai Cat.ori. Sopra un Sirenomeh. Tat\ 11, 12, 13. ! 1 ' ' si«B Bbllvzzi. Tumnrx addommalt profomh sDO^ ■ *]:? ^. !^'^i==iaTC .vO<:x j^L-^t)c: vD'Qy-OOv w^wm^mf ■k ^3:" "1 i^Jl^ i> SULL' EFFETTO II DEI MOKTI RISPETTO ALL' ALTEZZA DELLE! PIENE HAGGIORI DEI Fll]»l ARGINATI DEL PROF. CAV. MALRIZIO BRIGHENTI (Letta nella Sessione del 10 Marzo 1859.) .D, 'ico , seguitando la promessa fattavi , Egregi Gol- leghi , nella tornata dell' anno scorso , che 1' eta nostra ha vivificata la controversia del diboscamento e dissoda- mento del monti per gli effetti che ne derivano alia eco- nomia delle acque correnti. E tanto si e fatta calorosa in questo nostro piii che mezzo secolo, che si levarono ingegni lodati e riveriti a proclamare , che le piene dei fiumi sono divenute indo- mabili per altezza e furore , e non possibili a frenarsi senza il rinselvamento. Altri sono corsi agli estremi opposti , dichiarando che lo disselvamento conferisce a moderare il corso delle piog- gie ai recapiti. Altri finalniente credono con maggiore temperanza , che r avere atterrati gli alberi , e coltivate le spalle dei mon- ti abbia cooperate a rendere piu alte e frequenti le pie- ne dei fiumi ai di nostri. 198 Maurizio Brighenti Le spaventevoli innondazioni , avvenute nel 1856 in Francia , riacceseio ed allargarono il conflitto di queste opinioni di maniera, clie anclie nella Italia, maestra del- le aequo correnti, ha ridestate ed ampliate le discussioiii anteriori ; fra noi sempre lontane dagli estremi , e tenden- tl a stabilire 1' influenza dei diboscamenti, come causa secondaria nell' altezza , e rapidita delle piene dei fiuiiii. E sebbene non sia mancato in Italia ancora clii si mo- stri avveiso a convenirne , si puo dire , clie 1' opinione italiana inclini a questa sentenza. Ardisco sottopoivi alcune considerazioni su questo iin- portante argomento, non giu colla speranza di risolvere la qnestione, ma con animo di ricliiamare la vostra at- tenzione sui fatti piu conosciuti ; e sul diverso modo d' in- tenderli degli scienziati , che cagiono tante dispute , e tanta aspettazione nel pubblico di vedere quelle discordi opinioni riuotte finalmente in una sola. 2. Si e molto studiato intorno all' effetto del taglio dei boscbi snlle sorgenti , e sulla evaporazione , molto suUa costituzione dei monti , sul dominio dei venti , e della tempeiatura. Ma convien confessaie, che nulla si e potu- to fin qui conchiudere di ceito, o almeno di abbastanza probabile. Le considerazioni sopra fatti o troppo speciali, o trop- po coniplessi , e i cui elementi non sono al tutto noti , o determinati, hanno lasciate dubbiezze, che saranno tolte in un avvenire , foi'se ancora lontano , moltiphcando le osservazioni. Per ora sembra piu prudente e sicuro 1' at- tenersi ai fatti costanti, e alle cagioni principali , e ma- nifeste , quando queste siano sufficienti a renderne ra- gione. 3. Fatto certo , costante, e universalmente lamentato, e la cresciuta altezza delle piene maggiori nei fiumi argi- nati, e il couseguente ingrossamento della loro portata. Or quale cagione se non unica, principalissima almeno se no trova per poco che si consideri la cosa ? A me pa- re che questa cagione, se non unica, del certo suflicien- te 5 sia la mutazioue della forma del vaso. Tutte le altre Sull' effetto del Diboscamento EC. 199 immaginabili sono al confronto di questa si poco influenti, ed inceite da potersi trascurare senza detiimento del ve- ro, e pero senza pericolo di errore nella pratica. 4. La vallata del Po era un mare d' acqiie, con rare isole qua e la sopra-emineiiti alle gronde degli stagni piu sottili ; e poco a poco e divenuta nella maggior parte col- tivabile ; sul principio lentamente per opera delle alluvio- ni del fiume principale , e de' suoi tributari ; in seguito rapidanicnte per 1' artificiale arginamento. La vallata del Nilo abbandonata all' opera naturale delle sue acque , va rialzandosi , e segue un corso di bonifica- zioni appena sensibile alle generazioni die si succedono : ivi r opera dell' uomo non e intervenuta , die a rivolge- re a qualche luogo piii comodo le beneficbe allagazioni per canali interni , lasciando le principali espansioni , e le foci in mare all' arbitrio del flume. Quindi le piene del Po sono venule alzandosi fino alia misura odierna che cl spaventa, quelle del Nilo manten- gono r antica. 5. Grande e 1' effetto che 1' opera dell' uomo ottiene nel regolamento delle acque , massime se intesa non a dirigere , ma ad impedire in tutto i trabocchi , e gli alla- gamenti. L' acqua , che si liduceva al mare dopo lunghis- simo tempo, e costretta corrervi in un subito , e per acquistare la necessaria celerita ad alzarsi negli alvei ar- tificiali a misure enormi , rispetto al piano del bacino antico. Inoltre le torbe che rimanevano per via sono ora convogliate alia foce , allungano la via del corso anterio- re , e cooperano all' alzamento del pelo d' acqua nelle tratte che si avvicinano alio sbocco : creano ivi il delta , o quelle prominenze piu o meno vaste di terre nuove, secondo la portata , la torbidezza del fiume , e la profon- dita che trovano nel recipiente. Fu notato die la punta del Po si allunga in mare di 70, 80 metri 1' anno, e che quella del piccol Reno bo- lognese deve stimarsi di 40, dopo il compito arginamen- to ; mentre prima quelle protrazioni non erano che di 3 , o 4 metri 1' anno. 200 Maurizio Brighenti Del Nilo al contiario anche le foci attuali crescono as- sai lentamente , e la fronte dell' iinmenso delta pare qua- si immobile da epoche remotissime. Qnanto diversa la forma del delta del Po da quella del Nilo ! L' una ti mostra un promontorio sporgente me- glio di 20 chilometri dalla linea generale del lido , 1' altra una larga prominenza e non piu. Immaginiamo arginati i rami del Nilo dal Cairo alle foci , e chi potrebbe dubita- re di vedere alzarsi le piene a grandi ed insolite misure , e generato in poco tempo un promontorio in mare simi- lissimo a quello del Po ? 6. Insistiamo sui particolari della vallata Italiana. Chiunque dai nostri tempi va col pensiero agli antichis- simi di Roma , o tenendosi a noi piu vicino si ferma ai primi secoli del risorgimento , vede una vastissima pianura da Piacenza a Ravenna , allagata dalle acque de' fiumi delle Alpi e degli Apennini , con recapiti lenti al genera- le recapito nel Po. Questo Re de' fiumi fra noi, non era allora costretto fra le continuate arginature che gli abbia- mo fatte , e correva perennemente copioso in ogni stagio- ne ; gonfiandosi nelle piu stemperate moderatamente , tra- cimava per piccola altezza sugli spalti poco a poco crea- ti colle proprie alluvioni. A misura che la civilta veniva dilatandosi , e che le popolazioni crescevano, gli spalti che rimanevano natural- mente in asciutto per la maggior parte dell' anno, veni- van difendendosi dalle acque alte con parziali arginaraen- ti , che adagio adagio si fecero continui sui ciglioni del corso principale dal Ticino al mare. Cio similmente accadeva ne' suoi influenti , e ne' riazzi , o cavamenti naturali o artificiali, ove naturalmente o ar- tificialmente volgevasi la maggior parte delle acque interne. Di che nacque nel giro di cinque o sei secoli la gran- de mutazione della Padusa nello stato presente di terreni la maggior parte coltivati , ed abitati. Se si distruggessero tutte le arginature artificiali , e le naturali replezioni , tornerebbero gli antichi allagamenti ; r altezza delle piene del Po non si troverebbe diversa da 1 SuLl' EFFETTO del DiBOSCAMENTO EC. 201 cjuella di prima, e sarebbe irnpossibile discernervi 1' effet- to di una causa secondaria, come si suppone il dibo- scamento. Gio vede assai facilmente o£rnuno cbe abbia ancbe al- r ingrosso guardato ai feiiomeni dei fiumi, e acquistato un po' di tatto ad intenderli. Onde la cresoiuta, e tauto lamentata altezza delle piene del Po ai nostri gioini e derivata manifestamente dali' essere mutata per opera del fiume e dell' uomo la forma del vaso, e divenuta di am- plissima cbe innanzi era, mano mano piii angusta , ed ormai angustissima. 7. Se il piccol Reno bolognese fosse similmente disar- ginato , e disbarrazzata la sua valle dalle antecedenti al- luvioni , le altezze ora enormi delle sue piene tornerebbero alia niisura antica ; ne vi ba bisogno di raolta scienza o pratica a persuadersene. Credo cbe non gli nuocerebbe neppure la via a cui fu costretto cinque volte piu lunga dalla Panfilia al mare, percbe la breve durata delle sue piene e 1' amplissimo bacino cbe avrebbe a riempire non gli darebbero tempo di crescere in altezza. II che potreb- be similmente affermarsi de' fiumi veneti deviati dall' an- tico recapito nelle lagune. 8. Ad un torrente di sezione ristretta, come il Lamone, basto I' accorciamento della meta circa della linea argina- ta, e un salto di M.' 1. .57 dal fondo dell' alveo al fon- do della valle Gregoriana per abbassare la sua piena mas- sima a modo , cbe mentre larnbiva il ciglio degli argini alia bocca della rotta delle Amonite ( avvenuta colla di- salveazione del fiume nel 1839), ora lascia ivi di franco M.' 6. .50. Nella lungliezza di 1 1 Cliiloinetri da questa rotta alia Gbiusa Rasponi , si e abbassato il fondo del fiu- me andantemente, e si trova paralello all' antico dopo 20 anni del mutato corso. La scavazione del fondo per quel salto, per 1' abbre- viata linea , e per la cbiamata della nuova foce misura M.' 2. 87 , onde la piena si e abbassata in questi 1 1 Chi- lometri M.' 3. 63. Cbi potrebbe dubitare cbe cbiusa quel- la nuova foce, e rimesso 1' alveo antico, non tornasse la T. X. 26 202 Maurizio Br IGHENTI plena a lambire il ciglio dell' argine come prima ? E cio senza bisogno di pensare ad alcuna alterazione seguita in questi iiltiini quattio lustri nel bacino, die tributa le acque al Lamone (1). 9. II che ho voluto notare , perche 1' alzamento , o r abbassamento delle piene cagionato dagl' influenti , o dai diversivi della stessa portata , posta costante la veloci- ta del recipiente , e maggiore ne' fiumi angusti che negli anipli, come s' intende siibito; e appare anche dalla for- mola x=— — , die io posi in fine della prima parte della Lv mia memoria sul Reno , ove x e V alzamento , o 1' abbas- samento del pelo del recipiente , p la portata dell' influen- te, o del diversivo , v la velocita del recipiente, L la sua larghezza (2). Dalia quale viene ancora in aperto , come i torrenti temporanei la Brenta, il Bachiglione, il nostro Reno, il Senio ec. ec. per un influsso costante alzarono enorme- mente le loro piene fra le troppo anguste sezioni, come anche i fiumi perenni, e cagionarono i pericoli continui , e i disastri delle fiequenti innondazioni. Mi pare che queste cose siano tanto evidenti , die non occorra di cercare altrove le cagioni atte a produrle. E debba piuttosto indagarsi , onde sia nato che 1' attenzio- ne degli studiosi siasi rivolta , e con tanta cura alle mon- tagne. 10. Da circa due secoli si e cominciato a guardare ai diboscamenti , e ai dissodamenti dei monti ; e , dopo il Viviani , dal Mengotti fiiio a noi con tanto zelo , che pa- reva non esservi altro rimedio per abbassare le piene dei fiumi, che il rinselvamento. II proselitismo e sempre stato una delle tendenze uma- ne , alia quale nessun secolo ha saputo resistere ; e sono tanti gli esempi nellc scienze disputabili , che non occor- ra di citarne alcuno. In quanto all' Idraulica disputabilissima , i dotti che ne scrissero ebbero seguaci piu o meno numerosi in tutte ie parti , che il fatto non pote ben chiarire. 1 SuLl' EFFETTO del DiBOSCAMENTO EC. 203 11. II progressive, e crescente diboscamento per cui salirono tanto in alto i prezzL del legname, si da lavoro , come da fuoco , e un fatto a tutti presente. Anche I'aspet- to delle coUine e dei monti mutato di selvoso in coltiva- to, e talora aprico, e un altro fatto conosciuto da moltis- simi. Scoscendinienti parziali dei burroni alpestri , ed an- che dei terreni nieno aspri, col mutamento di letto delle acque , e colla rovina di grosse inoli al piede , e pure un altro fatto non meno vero , e da niolti , e speciahnente dagli studiosi conosciuto. Arroge : che la sapiente antichita teneva in venerazione i boschi; e die i beneficii, i comodi, e la vista ora gra- devole, ora sublime degli alberi viventi in faniiglie nume- rosissime , eccitaiono se non un culto , certamente un sen- timento di rispetto in tutti i tempi, e da tutti i popoli. Laonde la distruzione dei boscbi , quantunque ognora cre- scente per soddisfare ai bisogni dell' ampliata civilta , fu deplorata nell' univei'sale , e ai filosofi che meditai-ono sul mutato aspetto dei monti, sui borri , suUe ripe franose , sui corsi talor mutati , e con maggiore precipizio delle acque alpestri , parve che il comune lamento non solo fosse ragionevole , ma che quella distruzione , oltre i dan- ni del luogo, cagionasse non lieve alterazione nel corso dei fiumi, anche a traverso delle lontane pianure. E poiche r arginamento progressive de' fiumi era di effetto disputabile , taluno de' maestri prirni rivolse gli occhi ai diboscamenti , e credette di trovarvi una poten- tissima cagione dell' altezza delle piene, cresciuta enorme- mente lungo tutta la linea arginata delle acque pianeg- gianti. 12. Per verita immaginando, anche senza vederla, una foresta fitta di rami e di foglie, di alberi o arbusti, nella quale entra a fatica la luce sottilissima del sole, 1' animo si figura che debba trovarvi tanto piii impedimento e fre- no il corso delle pioggie, e nell' ombrosa e perpetua fre- scura lo squagliare delle nevi ; e pero debba farsi molto pill lento a scendere al piede, e quindi nell' alveo dei fiumi. Sicche moderato 1' afflusso da una lunga durata , 20i Maurizio Brighenti r altezza delle piene debba riuscire moderata ancli' essa ne' tronchi lore , quantuiique lontanissimi. Questa verisimlle iinmaginazione ebbe proseliti numero- sissimi, e calorosi della opiiiioiie di ([uei primi maestri, e tanto die il diboscaniento fu pioclaniato , come causa suf- iiciente della cresciuta altezza delle piene maggiori , e quindi unico rimedio il riinboscare per tornare le cose alio stato antico. E la sentenza sarebbe divenuta un teo- rema pratico, se non avesse incontrate difficolta insupera- bili ad esegnirla. 13. Guardando i pericoli, e i disastri delle piene altissi- nie , i periti hanno cercato dei compensi al diboscamento, proponendo le serre , o restaie fra monti , i laghi artificia- li nelle parti elevate, 1' apertura di ample bonificazioni o di casse nella pianura , ove tocca il massimo I' altezza delle acque, o gli accorciamenti della linea del fiume coi drizzagni , e coU' avvicinamento del recipiente alio sbocco. Ognuno intende subito la difficolta di questi piu o me- no temporanei rimedi ne' casi particolari. Le serre , forse impossibili per lo sterminato numero che ne occorrerebbe , sarebbero atte tutto al piii a frena- re i dirupamenti , non gia quanto basta le precipitose pen- denze , o a trattenere innanzi a se notevoli quantita dei materiali convogliati : i laghi artificiali ( ottimo di tutti i rimedi!) sono impraticabili nella maggior parte dei casi, attese le forme ordinarie dei bacini , e se praticabili in qnalche ampia e fertile vallata , ivi di enorme costo per la perdita del suolo e degll abitatori , e per le opere di arte necessarie a contenere con sicurezza le acque. Cio puo dirsi in minor grado delle casse, o colmate parziali , ove il profitto attuale del suolo sia tenue, e possono al- lora provvedere all' abbassaniento locale delle piene per un tempo abbastanza lungo : il compenso dei drizzagni, nrdinariamente di piccolo effetto , non puo aversi per ri- medio radicale , se non e congiunto ad un grandissimo e naturale avvicinamento della foce, come sarebbe della im- missioue del Reno bolognese nel Po. E si noti , che in questo caso, sarebbe un disfare cio che 1' arte fece SuLl' EFFETTO del DiBOSCAMENTO EC. 205 iinprovvidaineute coii gravissime spese ; come nell' altro di limettere i fiutni veneti nelle lagune, dalle quali ad ogni costo , ordino provvidainente la sapienza veneta di deviar- li , per la salute della capitale, vuol dire dello stato , onde in quel tempo della piu potente, gloiiosa, e antica Repubblica dope la Romana. Sono nella macchiua del mondo ordinate le cose dal Creatore per rnodo, die ognuna vada al suo fine miglio- re: a raro avviene die sia scusabile 1' opporvisi coll' arte. a. Discorrendo per incidenza dei compensi al dibosca- meiito , ho voluto accennare , che i disastri delle grosse pieiie sono piu sentiti e incalzaiiti di prima, perche la mutazione della forma del vaso nel corso dei fiumi, con- dotta in molti casi alle ultime linee toUerabili, ha desta- to specialmente in Italia, e anche in Francia, I' attenzio- ne dei Governi, e le sollecitudini degli studiosi. E siamo venuti alle opinioni contradditorie che ho lipetutameute indicate intorno all' effetto del taglio dei boschi. Perche la cosa guardata in astratto persuase la maggior parte de- gl' Idraulici , anche i piu riputati ; studiata con maggiore attenzione in concreto ha dissuasi gli uni a modo da cor- rere agli estremi opposti ; gli altri piii savi a riguardare il diboscamento come causa secondaria, e nondimeno piu o meno considerevole di quell' effetto. t.5. Quanto a me penso , die il diboscamento e il dis- sodamento possano produrre alterazioni nel corso delle acque al piede immediato , o non troppo lontano dai mon- ti ov' e seguito : come nelle mutazioni di alcuni laghi di America, nelle quali pare del certo dovervi avere influito anche altre cagionij e ne' borri alpini, o appennini , ed anche dei monti minori. Ma quando il corso delle acque arriva a formarsi un alveo abbastanza capace , e quando le pendenze che se- guono dopo i precipizi , e i saiti montani, divengono sem- pre pill regolari , e minori, fino alia parte pianeggiante , mi sembra die questa non possa risentire alterazioni no- tevoli dalle mutazioni seguite nella parte lontana e al- tissima. 20G Maurizio Brighenti Quivi le pendenze sono esorbitanti, e il moto per esse generato si estingue sul fondo dei precipizi , e fra gli osta- coli esistenti prima, e dopo il diboscamento ; sia poi pin alta o pill bassa la cadiita , la peiideiiza residua deve reu- dere possibile il successivo corso delle acque senz' altera- zione della portata , che per ora suppongo costante. Cliiunqvie ha veduta la cascata del Velino siilla Nera alle Mariiiore , avra osservato dopo i moti vorticosi al pie- de rialzarsi 1' acqua tanto da convogliare i due fiumi , co- me se fossero riuniti dopo una regolare confluenza in pia- nura. Quello spettacoloso precipizio del Velino non giova ad accelerare il corso delle acque confluenti, come alia Liscia di Fano non giova quel piano inclinato dall' Inge- gnere Olandese ( 13 metri sopra 60 di lunghezza ) ad af- frettare il corso dell' ultimo tronco del diversivo del Me- tauro a beneficio del poito. E cosi succede sempre , dopo ogni caduta naturale , o artificiale piu o meno forte. Mi pare finalmente , che il degradamento successivo di mole dei materiali convogliati, e il limite generalmente costante a cui si fermano le ghiaie dei nostri torrenti, dimostri chiaramente la legge naturale degli effetti per- manenti, e della continuita che presiede a questi fenome- ni , senza la quale 1' aspetto del suolo muterebbe rapi- dissimamente , e in vece si mantiene lungamente il me- desimo , quando non v' interviene 1' opera efficace del- r uomo. 16. Ho presunta la portata invariabile ; che se questa volessc credersi mutata, e cresciuta pel denudamento dei monti , converrebbe cercare nelle foglie , ne' rami , ne' tron- chi degli arbusti , e degli alberi un freno alle pioggie di- rotte ; il quale se non si osserva nelle pianure quasi oriz- zontali , diverrebbe assai piu difficile, anzi inipossibile da concepire lungo le spalle precipitose dei monti. Le pioggie grosse di qualche durata cagionano piene quasi immediate negli scoli delle pianure che hanno la pendenza di sei a dieci centimetri per chilometro ; come ho pill volte veduto, e specialmente nel Luglio del 18^3 sui piani del Ravennate. Erano le praterie , e i coltivati Sull' effetto del Diboscamento EC. 207 Htti di erbe, di giaiii, di canape, quando venne una pioggia dirotta di otto, o dieci ore, e fu pieno in un at- timo e tiaboccante il recipiente principale di scolo, la via ciipa ; e traboccarono i secondaii , e i fossetti della canipagna. Chi saprebbe imtnaginare una foresta montana pill costipata d' impedinienti di quella pianuia quasi oriz- zontale ? Sul finire del Giugno di quest' anno 1858, si rovescio in 10, o 12 ore (due volte) tanta copia di pioggia , che due volte straboccarono nel Riminese furiosamente tutti i torrentelli delle coUine, facendo dilamare le ripe alte , anco le alberate , e nel piano tutti i recipient! grandi o piccoli di scolo; di maniera che quasi tutte le pubbliche vie furono solcate da violenti trabocchi dei fossi laterali , alcuni ponticelli furono rovesciati , e nei campi abbattuti i foraggi , i giani , le canape. I monti ebbero acque leg- gere , e i torrenti di alta origine, come la Mareccbia, appena se ne risentirono. EfFetti simili accadono da per- tutto non di rado ; onde stitno che non vi sia chi possa dubitarne. 17. Nelle pioggie dirotte le acque accumulate non tro- vano impedimento dagli alberi, massime sulle precipitose cadnte dei monti, e neppure dagli steli piu iitti delle pianure ; si riducono ai luoghi bassi rapidamente , mosse dall' altezza del battente che si forma improvviso, anche sopra un piano orizzontale. E si noti che basta un bat- tente di un centimetro a generare una velocita di circa mezzo metro per secondo ( M.' 0. 45 per 1" ) : e che cio accade in poche ore nelle grosse pioggie delle nostre re- gioni ; si consider! ancora cbe i fili d' acqua caduti obbli- quamente sul terreno, generano nell' urto una componen- te paralella al piano, la quale aiuta il battente; onde in brevissimo tempo le acque scorrono rapide , e si riducono in folia alle parti piu depresse, riempiendo e soverchian- do i reciplenti. Ognuno avn\ fatto sperimento, che sono ottimo riparo per qualche ora alle pioggie mediocri e brevi gli alberi ramosi e fogliosi , come le quercie e gli olmi ; ma se la 208 Maurizio Brighenti pioggia ingrossa e dui'a, discende dalle foglie , e dai rami tale copia di grossi rivoletti, o gocce continue, die per non avere la peggio conviene riprendere 1' aperto. 18. Ho attraversato 1' Appennino a Radicofani, alia Ma- gione, a S. Giustino, a S. Godenzo, a Marradi, alle ori- gini del Reno bolognese , alia Schieggia , a Col-fiorito , ed ho anclie veduta niolta estensione montuosa della Tosca- na , del Napolitano, dell' Umbria, e del Piceno. Vi ho piu volte osservato il degradamento delle ripe per effetto dei dibocamenti ; bo costantemente conosciuto , che eccetto alcuni spazi di lieve niomento, divenuti nude recce , in generale si era potuto sostituire alle antiche macchie 1' aratorio e il prato , e non di rado ancbe 1' oli- vo e le viti nelle falde piu riparate e solatie. Mi sono trovato in tempo di grosse pioggie sotto selve assai folte ed intatte, e vi ho veduto le acque scendeie precipitose a torrenti , e far pruova di rovesciare sulla via qualunque impedimento. Percorrendo la marina dal Cesenatico ad Ancona vi bo trovati torrenti disarginati , cbe vi sboccano colla foce piu o meno protratta ; ma colle piene forse diminuite di al- tezzaj non mai piii alte delle antiche, delle quali nei cronisti municipali sono ricordi abbastanza sicuri della du- rata medesima delle odierne. II che conferrnerebbe 1' opi- nione di fisici assai riputati , che il clima Europeo non abbia mutato. Quel famoso Tevere ha le sue piene maggiori , che du- rano dopo lunghe pioggie , come le antiche , e innondano una parte di Roma : ma da qualche secolo piu basse , e di molto minore estensione. Anche dell' Arno fino a Firenze puo dirsi altrettanto. 19. Non pai-e da dubitarsi , guardando attentamente ai fatti , che ove non e intervenuta la mano dell' uomo ad alterare la forma del vaso ( che la natura prepara lenta- niente proporzionato alia portata ordinaria ) il corso de' fiu- mi si mantiene sensibilmente il medesimo per molte , e moltc generazioni. Perche 1' opera delle alluvioni e secolare , e mentre alza SuLl' EFFETTO del DiBOSCAMENTO EC. 209 il Ibndo del baci no , serve ad incassare seinpre piu il cor- so delle acque per gli esiti iiaturali , e forse a profondar- lo ancora. Onde si restringono le innondazioni , e le acque si accellerano entro gli alvei piii incassati , e le piene toc- cano segiii forse piii bassi ora , che in antico. Cio deve intendersi entro limiti discreti ; percbe il pro- fbndamento degli alvei non puo essere indefinito, ne oltre una certa misura proporzionale all' ingrossamento del cor- po d' acqua. Arrivata la scavazione del fondo all' ultima linea possibile, 1' acqua che sopravviene serve unicaniente ad innalzare la piena. 20. Quindi avviene che mentre 1' inalveazione naturale serve a x-estringere gradatamente le gronde , e ad accelle- rare lo sfogo delle acque senza soUevare la piena , 1' ar- ginamento gradatamente accresciuto di altezza ha fatto sa- lire nelle pianure le acque a misure esorbitanti. E s' in- tende subito , perche le piene del nostro Reno , che alia Chiusa di Casalecchio inisuravano la stessa altezza e dura- ta che ai nostri giorni , presso Cento sono ora di altezza piu che doppia ; come 11: 21. Onde il Manfredi calcola- va coUe stesse regole che noi abbiamo la piena alia se- zione di Malta di M." C.' 336 , e noi la troviamo ivi di M.' C 1000 per 1". Ai tempi del Manfredi la piena si spandeva sopra e sotto r antico arginamento ; noi abbiamo irnpedite tutte le espansioni nelle valli , e 1' abbiamo tutta quanta co- stretta a cori'ere al mare in un angusto canale, senzache il profondamento del letto possa compensare 1' influsso enonnemente cresciuto. La piena del 1842 durata 22 ore fra il crescere e il calare, valutata 75 millioni di metri cubi, avrebbe alzato y^ di metro un bacino di 100 chilo- nietri quadrat! , molto piii limitato delle antiche espansio- ni, e si alzo nell' alveo arginato oltre M.' 9. Gosi puo raccogliersi dagli studi del Lombardini che la piena del Po nel 1839 durata 77 giorni, mentre nell' alveo argina- to si alzo sulla massima magra a Lagoscuro M.' 8. 58 , si sarebbe alzata M.' 1 nel bacino tributario. In questi fatti estremi cosi manifesti , e che ricevono T. X. 27 ■2 1 0 Maurizio Brighenti spiegazione non impugnabile dalla forma del vaso , chi saprebbe discerneie 1' eftetto di una causa secoudaria , co- me si suppone il diboscaineiito ? E (juando si ba si pron- ta la cagioue sutBcieiitc, peicbe cercarae altre? 21. La stessa mutazione della forma del vaso da ragioue delle magre diminuite , dell' accorciamento delle linee na- vigabili, delle piii scarse irrigazioni , del cessato o piu stentato esercizio degli opifici , ed ancbe delle poUe na- turali uieno copiosc iu tutti i luogbi , ove furouo artifi- cialmente mutate le linee dei principal! corsi d' acqua ar- ginati , o con opere incessanti agevolati gli scoli delle cam- pagne, e ridotti alle foci piii basse, come e accaduto del Reno bologuese , e dei finmi veneti divertiti dalle lagune, e per opera dei consorzi Idraulici dapertutto. CONCLUSIONE 22. Dalle quali considerazioni credo rimessamente po- tersi raccogliere : I. Che la mutazione della forma del vaso mutando quel- la deir acqua contenutavi , rende manifesta e sufficiente ragione della cresciuta altezza delle maggiori piene odier- ne de' nostri fiumi arginati a confronto dell' antica ; non meno die dei goufiamenti parziali o ventri , e delle de- pression! die vi si osservano, e sono dagli ostacoli gli uiii , le altre cagionate da agevolamenti , siano questi na- turali o artificiali , al corso di esse piene. II. Che non sembra poter tornare utile alia pratica r andare in cerca di altre cagioni secondarie , le quali se vi fossero ancora , sarebbero troppo difficili da misurare , e certamente di effetto trasciirabile a petto della primaria manifesta, e sufficiente. III. Clie sarebbe piuttosto da pone ogni studio per de- terminare in quail circostanze , e fino a quanta altezza sia profittevole I' arginamento dei fiumi, oncle impedire le innondazioni. SuLl' ETFETTO del DllJOSCAAIENTO EC. 211 NOTE (1) L' liigegnere di 1.^ Classe Sig. Liiigi Oriuli ili Ravenna die diiigeva i lavori del Lamone , (|iiando accadde lu rolta del 1839, c non ha niai de- .sislito dal diriggerli fino a qiieslo gioriio , mi favori ie prccedenli nolizie , clie nicritano inlera fidncia per la diligenza, e per la capacila grando die lo distinguono fra i piii ahili ed esperli del Corpo d' acqiie e slrade. (2) ShI Reno boiogncse ec. Volume 7." Memorie dell' hiiliiln dellc Scien- /.e ec. Bologna 18.5G. INTORNO LA VARIAZIO^E CflE SEMBRA VEMTA NEL CLIMA BOLOGNESE DEL DOTT. CAV. PAOLO PREDIERI ( Ictla nelle Sessions dei 3 c 10 Fcbbraio 1859.) D< 'opo che la fiedda temperatura, e la straordiuaiia uinidita degl' inverni decorsi, ebbero lungamente molesta- ta ed afflitta questa nosti'a provincia , e le altre dell' Italia setteiitiionale , fecersi ovunque palesi foi'ti lagnanze suUa crudezza attuale delle nostre invernate ; e sorse di nnovo il pensiere nella piu parte di questi abitanti , essersi noii poco variato il nostro clima ; lie in questo secolo doversi crederlo eguale a quello clie s' avevaiio gli avi nostii nei decorsi tempi. Quello essere clima meno rigido nel verno; noi invece essere soggetti a freddi pii!i intensi piu dure- voli e pill molesti ; ad umidita nella primavera e iieH'au- tunno assai piii funeste, perche piii gravi e proliingate. Gome mai , dicevasi, avrebbero gli antichi nostri avi colti- vato r olivo, il lauro ceraso , il rosmarino , l' alloro ed il fico, ed ancbe in taluni luoghi privilegiati 1' arancio, il limone , ed il cedro in plena terra, come avrebbero co- struite le nostre case di questa guisa aperte, tnal riparate. ■2 1 5 Py AOLO rnEDlEKI e colle tettoie poco inclinale; ovvero come mai avreb- bero seguite in inverno certe costuinanze pubbliclie e private di funzioiii, di divertimenti, di mercati e coin- nierci in luogbi inadatti c scoperti , se la fredda tcmpe- ratura prolungata oggidi per cinque mesi , se la molta neve, ed i grandi geli delle invernate, se le soverchie iimidita o pioggie avutesi di frequente negli autnnni e nelle primavere di questo secolo, li avesse fatti accorti dei danni reali che ne risultano agli interessi economici ed alia sanita dclle popolazioni? Forsecbe non avre])])ero essi pensato , come nelle settentrionali citta di Europa si costuma, a meglio ripararsi dalla inclemenza delle stagio- ni, sicche i loro comodi fossero praticati, la salute loro difesa ; quindi la robustezza fisica non avesse a sentirne nocumento veruno ? Forsecbe il dolce e laudato clima d' Italia; di questo suolo clie gli storici ed i poeti oltra- montani anticbi e modenii cbiamarono il giardino del mondo ; che lo dissero dotato di temperatura mite, di ogni sorta di fiori , e di frutta prowisto ; che a guisa del- r orto delle Esperidi, doveva esse desiderato da tutti, in- vidiato da molli , abitato da vigorosi e intelligenti uomini, non e piu quello d' oggidi ; ne siamo noi italiani piu in- vidiabili per questo , come piu non lo siamo per la per- duta supremazia nelle scienze, nelle Industrie, nel com- mercio , nelle arti ? Sarebbe adunque variato in peggio il clima bolognese , e quello della gran valle Eridania , ove il nostro suolo si coniprende? O sarebbesi invece la tem- pera , la indole fisica dell' attuale popolazione resa men forte ; quindi fatta debole e fiacca mostrerebbesi forse in oggi piu sensibile, piu sofFerente? Tale si e 1' importante quistione, che io mi sono posta dinnanzi oggidi , dopo che da qualcbe anno intesi ragio- nevolmente crescersi i lagni sulla inclemenza e peggiora- mento delle nostra invernate, sulla mancanza o brevita delle primavere, suir aridita degli estati , sulle grandi piog- gie ed umidita autuunali; e tale quindi sara F argomento, ch' io credo di prendere in esame e discorrere con alcune osservazioni storiche e meteorologiche , cercando per quanto 1 SUI- CUMA nOLOGNESE 215 e da me, di svolgeilo e dilucidailo all' appogglo di al- cune autoritu e di vari docurnenti di niulta iin[Joitaiiza da ine rinvenuti. Se pero le molte difficolta conteiiuto nel tema predetto , vale a dire nel confronto del clima antico col modcrno , non mi permettono di fare quelio die pure vorrei ; se non potro giovaniii di graiidc niimero di osser- vazioni storiclie e meteorologiclie , se non ho Jjcne e tiU- li esaniinati i patrii docninenti, clie vi ponno averc rela- zione ; se non tutti chiamero ad esame i pareri dei mi- gliori fisici e naturalisti , attribuire lo dovrete , oltre quelio oU sul Mar Nero, ove quel poeta era statu relegato. In queste lettere egli ci la conoscere, che il Ma- re nero, il quale allora bagnava la detta citta (che tro- vasi sotto il grado -44 della nostra latitudine Nord) si ag- gliiacciava quasi ogni anno , e che ivi si forte era il fred- do , da potersi perfino collocare sul tavolo il vino in pez- zi solidi come fossero di ghiacclo. Taluno pero potrebbe riflettere, che 1' autorlta di un poeta esiliato in quella citta, non sarebbe meritevole d' intera fede ; anzi potersi rite- nere che la casuale crudezza di alcune straordinarie in- vernate , l' abbia esso riferita , per muovere il lettore a niag- giore compassioue, come cosa consueta ed ordinaria ; quin- di tale crudezza non si saprebbe in oggi decidere cosi tacilmente se abbia esistito in modo ordinario. Gli storici Polibio , Strabone, e Plinio porgono pure degli altri fatti , e degli argomenti per denotare, che i cli- mi dei luoghi da essi indicati variarono , e divennero pin tiepidi di quelli che prima furono in piii antichi tempi. II clima deir Arcadia iiel centre della Grecia ( cosi scrive Polibio) era molto umido , ed estremainente rigoroso ; ma questo rigore , almeno nel corrente secolo, piii non si e (1) Biblioleca Storica. Amsterdam 17 4.5. Vol. 2." I SUL CLIMA BOLOCNESE 229 verificato ; e solamente iiello inverno vi gcia in inodo mi- te e coiisueto, come iiellc ciine degli aiti munti di altre elevate localita, poste a 38 gradi di latitudiiie noid , ap- punto come quelle dell' Arcadia. Lascio j)oi scritto Strabone (1), clie le parti settentrio- nali della Spagiia erano poco abitate, in causa del grande freddo die ivi regiiava a' suoi tempi ; la qual cosa in quanto alio spopolamento antico piii non e, ne sussiste in questi tenqii ; essendovi nella Penisola Iberica 18 milioni di abitatori, ed in piccol numero le localita molto fredde da es- sere realmente inabitabili. Plinio poi riferisce nel panegirico di Trajano, die in quell' epoca le Nazioni germaniche aveva- no costume di venire a cimentare le legioni Romane , col passare a piedi il Danubio sopra i ghiacci ; il quale fiume . egli dice, ogni anno gelavasi , ne quindi portava ostacolo veruMo al confine: ben diversamente da quanto si e os- servato in questi ultimi tempi, nei quali molto piu di ra- do , cioe ogni cinque o sei anni, si e veduto gelare quel grande fiume presso le sue foci, e presso le nazioni ger- maniche. Laonde anche per questa parte, cioe per il con- froTito di alcune storiclie relazioni antiche , e per le dif- ferenze die si riscontrano fra i tempi antichi ed i mo- derni , rimarrebbe, se non bene ripiovata , almeno posta in grave dubbio la costanza dei climi di quel paesi, e quindi anche di altri, e di questo nostro del quale ten- go parola. Articolo Terzo Scrittori di Fis'ica e di Scienze naturali che ammettono essere i climi invariabili. Ma veniamo , o Signori , ad esaminare le ragioni addotte da c|uegli altri fisici e naturalisti, i quali essendo di opi- iiione contraria agli anzidetti , sostengono essere il clima (1) Geografia Storica: versione di A. Bonaccinoli. Vol. 3.° 230 Paolo Predieri iiivariabile, porclie ilissero esseisi ovunque J)ene osscrva- to die le annixali meteoricho ilifferenze si eguagliaiio in molti anni , e clie pei'ci6 si aggirano esse attorno ad uii puiito fisso, 11 (jiialc costituisce il vero clinia del paese. Fra questi fisici primeggia il Laplace, il quale nella sua Teorica sopra la diminuzione della durata del gionio, so- stiene, c crede dimostrare la iualterabilita peifetta delta teniperatiu-a della terra, ne qnesta essersi variata do[)0 le prime osservazioni autentiche, benche antichissime di Ip- parco d' Alessandria praticate 128 anni avanti Gesii Cri- sto. Devesi , egli dice , riconoscere lo stato presente del- r universe, come 1' effetto del suo stato anteriore, e come la causa di cio che sara in fnturo; nia in quanto al clinia attuale dei Inoghi, egli lo crede gia fernio e stabilito per lungo tempo. II Laplace pero conviene « come una intelli- genza che nello stesso tempo conoscesse tutte le forze di cui la natura e aniniata , e la situazione rispettiva degli esseri che la compongono , se d' altronde essa apparisce troppo vasta per sottoniettere questi dati all' analisi , ab- braccierebbe non ostante nella formola stessa, cioe nella spiegazione dei fenomeni , i movimenti dei piu grandi cor- pi deir universe, e quelli del piu leggiero atomo : iiiente allora non sarebbe incerto per essa ; e 1' avvenire dei cli- mi come lo stato anteriore del globo sarebbe presente ai suoi ocelli, e verrebbero pure dimostrati se siano variati e variabili o no i climi. Lo spirito umano ofFre nella per- fezione, che ha saputo dare ad alcune parti dell' Astro- nomia, un debole abbozzo di questa intelligenza , la quale come in alcune scienze esatte se])pe progredire notevol- mente, cosi se avesse fatto nella Cosmologia, molte que- stion! sarebbero gia risolute ». Queste idee dell' illustre fisi- co francese,se dimostrano la ignoranza attuale in cui sia- mo per molti rispetti anclie nelle scienze natural! , non include pero clie i climi siano invariabili, perche non possiamo conoscere pienameiite quelle che e avvenuto nei vari periodi trascorsi dopo la creazione della terra : ed anzi i grandi cambiamenti geologici ed organici cui ando questa soggetta , ed alcuni cambiamenti atmosferici bene I Sui. CLIMA BOLOGNESE 23 i iliinostrati , dopo nn lungo periodo avvenuti in molto par- ti della terra, ilirc^hbcro credere con (juaiclie probabilita , essere pnr anclie variabile il ciinia. Fonrier, altro lisico iilustrc, nel discutere il proldema del rafireddaniento secolare del Globo terrestre, ottenne come il Laplace, un analogo risultatnento sulla invariabiiita dei climi. Egli anzi lia ditnostrato relativainente al fuoco oentrale della terra, cbe dopo la scnola greca , le disper- sion! della teniperatura propria della terra , non lianno ribassato il tennometro centigrado, die di una minima frazione di grado (1). Ma intorno alle predette opinioni del Laplace e del Fourier si puo opporre, essere gia com- provato clie il clima di un territorio , e la temperatura interna del Globo non hanno veruna specie di legame fra loro , o ne hanno pocliissimo: invece avere quelle un an- daniento separate dalle cagioni , e dalle leggi di questa ben dilFerente. II clima e limitato negli effetti ai prinii strati della terra, e dell' atmosfera die la contorna ; ne si stende la sua influenza all' interno , e al dissotto di die- ci metri della terra : esso anzi cambia coUe latitudini del Globo i tempi, cioe i periodi, ed i mezzi , cioe le condizio- ni atmosferiche ; infine esso seguita le fasi delle rivoluzio- ni diurne ed annue del sole. Ben diversamente dal clima , la temperatura del Globo dipende dal calore proprio della terra; calore derivato dal fuoco centrale circolante assai lentatnente da tempo immemorabile entro di essa, ed ac- crescentesi dalla superficie verso il centre , con un rap- porto stabile di un grade centigrado per 31 metri; e cio a quel clie pare, in tutte le latitudini, ed in tutte le re- gioni della terra : donde si cenesce come la variabilita delle stagioni pessa comprendersi, null' ostante la egnale temperatura del Globo. Allelic i minuti dettagli, comunicati da Edmondo Biet air Accademia delle Scienze , sembrano stabilire, col con- fronto delle piante , che per solite si raccolgono ab aiiti- (1) V. Annates de Cliimie el de Phisiqiie. Paris 1824. p. 136. 232 Paolo Predieri quo nella China sopra uno stesso territorio, die la tem- peratura ivi non si e sensibilmente variata dall' epoca di 12 secoli avaiiti 1' era cristiana fino ai tempi piesenti. A questa ragione del Biot, clie sarebbe di gran peso se fosse bene coniprovata e totalniente vera , pero si potrebbe op- pone da taluno, essere mal note le cose di quel vasto inipeio, rimasto sempre chinso agli stranieri, e potersi ragionevohnente dubitare dell' esattezza di tali speciosi rac- conti sopra le culture di eguali piante nelle terre chine- si. Qnalora poi si faccia riflesso, che in una stessa zona o territorio vi ponno essere e sonovi certaniente dei luo- ghi bassi ed elevati, degl' inclinati molto ovvero piani, degli esposti alcuni al meriggio, ed altri al settentrione , si ha motivo di ammettere , che anche senza cambiare to- talmente la zona , cioe la latitudine , potrebbero alcune piante avere cambiato la loro primitiva dimora, ponendosi a differente livello sul mare , oppure a diversa esposizio- ne , siccome in altri territori si e molte volte verificato ; quindi non meritare, queste osservazioni del Biot, una seria considerazione e fiducia, per escludere definitivamente la variabilita di un clima, potendo un solo fatto positivo in questo argomento escludere molti altri negativi , spe- cialmente se sieno non bene dimostrati. Anche M. Decandolle non ammette che i climi possano cambiare : le sue prove le deduce dalla patria naturale delle piante. A suo dire le modificazioni del suolo , i disboscamenti, i proscingamenti non alterano notevolmen- te le condizioni primitive di un clima (1). Ma 1' asserire una cosa non e il dimostrarla; il parlare di patria natu- rale delle piante equivale a indicare dei luoghi, die pon- no avere altitudini ed esposizioni difFerenti; ne si esclu- dono con tali parole i vari gradi di vegetazione e di frut- tificazione delle piante stesse in due Inoghi o climi diffe- renti , benche situati nella stessa provincia o nello stesso V. BiI)liol6q(ie iiniverc^lle de G^nive. Anno 1836. p SUL CUM A BOLOGNESE 233 comune. Etl io ben poco valuto la predetta opinionc per le cose dette,non giu solo per essere coiitraria a quella, che mi seinbra |)er tante altre ragioui di potere vaglieg- giare se non accettare derinitivainentc , ina perclie iion e abbastanza appoggiata e comprovata da fatti , e da I'agioni concbidcuti. Altro scrittore moderno il Foissac nella sua recente opera, Sopra i rapporti della meteorologia colla medicina , e la igiene (Paris 1S5G) scriveva « che in ciascheduna contrada i fenomeni naturali , ed anche le violente pertur- bazioni si riprodncono con costanza a dati intervalli , e die le deviazioni stesse le piii insolite si mostrano sotto- messe ad una specie di periodicita quasi invariabile ». Ta- le e r opinione , egli dice, che si forma nello esaminare le tavole meteorologiche di Delisle , di Messier , del Pad. Cotte, di Gasparin , ed anche dello stesso Fiister. Ma che cio sia realmente vero, ne egli lo prova , ne mi ha sem- brato realmente sussistere ; in quanto che ci mancano no- tizie esatte e continuate per molto tempo , onde farci am- mettere il ritorno costante e precise delle straordinarie variazioni meteoriche, siccorae appunto le opere anzidette lo comprovano; sia perche inolti secoli addietro gli stori- ci o non le notarono aiTatto, o lo fecero di rado, e non continuamente ; ovvero perche i fisici soltanto nello scorso secolo presero a scrivere le variazioni atmosferiche piii no- te e manifeste, con qualche esattezza e regolarita. Inoltre fa d' uopo lo avvertire , che 1' anzidetto Foissac , parlando della influenza dei boschi sulla temperatura e clima di un territorio , ebbe a dichiarare « che fino a tanto che un numero sufficicnte di fatti abbia permesso di pronunziare u\\ retto giudizio , conviene parlare riservatamente sulla in- fluenza dei tagli dei boschi a variare un clima ; ma che tuttavia gli sembra possibile, che la presenza di boschi im- mensi abbia per effetto il diminuire le temperature estre- me ». Lo che equivale a dire potersi variare la temperatura di quel luogo, ove i disboscamenti venissero praticati in grande estensione. Lessi pure ultimamente nel trattato di Geoarafia medica T. X. 30 23-4 Paolo Predieri del r il lustre Boudiii (1), die questo scrittore nello statu attuale tlclle nostie cognizioiii, ciede ammetteie un solo fatto capace di alterare siibitainente , ed in un modo pron- to la temporatura di un clima ; e qnesto fatto sarebbe il cambiamento iinprovviso di latitudine ; mentre le altre con- dizioni qnantunque variate, non porterebbero a sno dire, die dei piccolissiini cainbiarnenti. Ma qui pure si jjuo rl- petere qnello die lio detto di sopra, non essere cioe la sua opinione sostenuta da prove concludenti ; essere anzi in contraddizione con quello die e sostenuto dagli stessi suoi coUeglii , i quali anunettono la invariabilita dei climi, ma die peio convengono sulla diversa influenza delle va- liazioni topograficlie ; lasciando poi in disparte ([uelle nii- steriose influenze atmosferiche, le quali ora non conoscia- mo , se non se per gli efFetti fiuiesti in circostanza di epidemic senza manifesta cagione; ovvero quando avven- gono altri straordinari fenomeni non conosciuti. Inline fra cli aroomenti a favore della stabilita dei climi il Gasparin, per quanto almeno si riferisce a quello della Fran- cia , cita le seguenti cinque ragioni,alle quali peio parmi si possa rispondere compiutamente e diro anche vitto- riosainente. 1.* La descrizione di Giuliano intoino al clima di Parigi fatta cinque secoli dopo 1' era volgare , la quale , egli di- ce, dimostra essere eguale quel clima, a quello che og- o;idi si descriverebbe da altro Storico riputato. 2.* La du- rata o perseveranza degli olivi nellc provincie meridlonali della Francia. 3.^ La descrizione del clima della Gallia, dietro la testiuionianza di Diodoro Siculo, la quale sem- bra corrispondere a quella d' oggidi. i.* La invariabilita dei limili delle nevi perpetue. 5." La fluttuazione estrema, ma tuttavia costante delle epoche agricole nei trascorsi tempi. Pero se si cbiami ad analisi ciascheduna delle pre- dette ragioni del Gasparin, si scorge, die queste non re- (1) Paris 1857. Vol. 2. pag. 224. SUL CLI.MA BOLOGNESE 235 sistono al confroiito di altre piu sode e positive ragiorii die a quelle si oppongano. E di vero ehi e che possa trovare eguale ed uniforme il cliiria odienio di Parigi con (jiiello descritto dall' Iinpe- ratorc Ginliano , se si lifletta che ci tnancano di Paiigi le aiiticlic osseivazioni nieteoriche , fatte con precisione e per lungo tempo; mentre poi per qiianto si riferisce alia iacilita che allora vi era di vedeie (jnasi ogni anno gelata la Senna, siccome leggesi in Giuliano avvenirc in (jiiel tempo, invece di esservi eguaglianza di clima , direbhesi anzi avvenuta variazione nel clima di Parigi, perclie tale gelo delle acque della Senna si verifica in questo secolo pill di rado, cioe soltanto ogni dieci anni per terinine medio. Lo stesso debbe dirsi della opinione sostenuta sul- la vita degli olivi di Provenza , i quali se fmonvi senipre dope il loro collocamento praticato dai Focesi , non e poi bene provata la estensione della cultuia ed i confini che ebbero quelle piante in antico , e ne nianco la quantita dei prodotti che somministravano in quei tempi, al para- gone di quella che oggi ivi si conosce e si ottiene. D' al- tra parte potrebbesi ammettere in Provenza una qualche variazione di clima , senza che percio debbano scomparire tutti gli olivi. Anzi per verita, al dire di Foissac e del Fiister, vi sono prove che 1' utile coltura di queste pian- te sia cola in oggi limitata ad una estensione di territorio molto minore di quella che si aveva nei primi secoli del loro collocamento. In fine per le altre addotte ragioni, chi potia dire che Diodoro abbia descritto allora con poche parole il clima della Francia attualc in modo completo ed esatto, quando si pensi che 1' antica Gallia era si fattamente estesa da meritare come oggidi, ima descrizione diffeiente quasi ad ogni dipartimento, o territorio, a seconda della diversa latiludiiKj ed altitudine ed esposizionc topografica di ognu- no ? Pure il limite delle nevi perpetue , ricordalo da Ga- sparin come prova di eguaglianza di clima, qiiand' anche fosse rimasto eiinale e costante nelle cime doiili alti mon- ti della Francia e dell' Italia . col liinite vcdutosi nei 236 Paolo Pkedieri decorsi secoli, cio nou includerebbe, clie in livelli moltu pill inferiori, le diiTeienze di clima fossero impossibili , e dovessero rimanere i climi sempie costanti ; mentre cio die si verilica nej^li alti monti anche oggidi , non avviene nei piani , e nelle piaggie marine, ova le variazioni topo- graficlie sono piu manifeste ed estese. Finalmente per le epoche agiicole die il Gasparin dice esscre rimaste inva- riahili, come sarebbe a dire 1' epoca della semenza dei giani, quella della raccolta delle messi negli stessi gioini di ogni anno , la fioritiira di alcune piante , la maturazio- ne delle frutta, e dell' uva, il taglio dei fieni , della ca- nepa e del liso , molto si puo opporre sulla importanza ed esattezza di queste generali indicazioni, le quali scor- gesi anche in oggi essere di spesso e quasi ogni anno differenti in piu od in meno di 8, 10 e perfino 15 gior- ni. Doversi quindi innanzi ogn' altra cosa confrontarc con metodi meno inesatti , le epoche attuali colle antiche, in- nanzi di animettere appnntino tale eguaglianza ; la quale per una semplice indicazionc non puo ne stabilirsi, ne amniettersi definitivamente. D' altra parte dopo la varia- zione del Calendario Giuliano con quello adottato da Gre- gorio XIII, essendo nell' anno 1582 corsa una differenza di dieci giorni , ed avendo questa variato in piu od in meno a seconda dell' epoca posteriore od anteriore alia indicata riforma , ne avviene che le antiche epoche agri- cole , se anche combinassero oggidi , dovrebbero innanzi ridursi all' epoche gregoriane col togliere la differenza dei due calendari ; la quale differenza per la ineguaglianza dei calendari deve amniettersi , e percio riesce in favore della variazione avvenuta , anziche della invariabilita del clima francese. D' onde si fa manifesto che la opinione del Gasparin sulla invariabilita dei climi, non sostenendosi che air appoggio dei predetti argomenti, riconosciuti inesatti e non concludenti, perche come dissi non veri in totali- ta, ne reali e positivi , debbe collocarsi fra quelle opinio- ni che non comprovano 1' invariabilita dei climi in gene- rale , siccome egli vorrebbe asseverare e sostenere ; e mol- to meno si oppone e nega la variazione speciale , se non notevole , avvenuta in un territorio Italiano. SUL GLIMA BOLOGNEsE 237 CAPITOLO 2." Osseri>azioni e ricerche riferibili alle variazioni Cosmiche e Topografiche. ArTICOLO PllIMO Variazioni di clinia che si potrebhero credere accadute per cagioni getierali o Cosmiche. Alcnne ragioiii si pongono iniianzi da taluni distiiiti scrittori per sostenere la variabilita dei climi , desuineii- dole dalle cagioni generali atinosferiche o cosmiclie die dire si vogliano, le (juali ponno andare come gia andaio- no soggette esse pine a notevole variazione ; sendoclie la terra ebbe i suoi diversi periodi di creazione , e di svi- hippo , e soflTri cataclismi straordinari , siano plutonici , come nettunuici , clie perdurarono lungamente e mostra- roiio i loro potentissimi effetti coi pezzi erratici, colle grandi carbonaie, colle erruzioni di imove isole , colla som- mersione di altre , colle pietrificazioni di animali, di ve- getabili e via discorrendo. Fra tali cagioni cosmiche una delle principali sarebbe quella riferibile ad uii affievoli- mento del potere calorifico del sole per causa o di grandi maccliie novelle che si manifestano in esso, ovvero per altre condizioni a noi tuttora ignote , in quanto che i fisi- ci sono anche all' oscuro intorno a molte proprieta relati- ve a quell' astro maggiore dal quale la temperatura del nostro globo dipende. Pure un cambiamento nell' asse delta terra, ovvero nell' obliquita dell' eclittica, potreb- be essere causa possentissima di un maggiore o minore cambiamento di temperatura e di clima; ne sempre, co- me gia e noto, andarono d' accordo i fisici sulla immobi- lita dell' eclittica, perche ammisero i cambiamenti , e sol- tanto credettero riferirli ad oscillazioni del globo, le qua- li nel decorrere dei secoli si compensano. Un improvviso innalzamento del suolo, prodotto dalle forze vulcaniche o cosmiche del genere di quelle, che fecero sollevare le ca- 238 Paolo Predieri tene dei inonti ; un sollecito alloiitanamento del mare in una vasta siiperficie di territorio, come avveniie iiell' in- terne dell' Affiica, e come avvenne in Olanda ne' decorsi tempi; oppure mi rapido allagameiito di grandi pianure, vale a dire una vasta modirtcazione uei lapporti die esi- stono fia le acque ed i continent! , possono essere cagioni possenti di vaiiazioni climatericlie. Ancora la presenza di una cometa in pi-ossimita della terra, sostengono alcuni possa essere stata, e possa anco divenirlo in appresso , cagione di nn improvviso cambiamento di temperatura , e di altre condizioni meteorlclic in tutto il globo,od alme- no in una gran parte dei continenti (1). Le coniete, dice r illustre Arago, sono i soli corpi stranieri al nostro si- stenia , clie abbiano potuto venire ad urtarsi colla terra e variaine i poll; siccome pare a taluiii possa essere av- venuto , forse prima della comparsa dell' uomo suUa terra: ne quindi puo dirsi impossibile cbe altra volta si veri- fichi questo straordinario e terribile fenorneno. Pero 1' ur- to di una cometa contro la terra se e possibile, non e tuttavia probabile , perclie la terra ed una cometa sono masse cosi piccole in confronto della immensita deilo spa- zio in cui si trovano, die difficilmente si possono incontra- re : che se non e notato nelle storie un cambiamento av- venuto nei poli terrestri, egli e perclie sono queste poco antiquate in confronto della origine del globo ; ma tuttavia conviene ricordarsi die la presenza delle comete fu sem- pre temuta come tristo presagio , perfino dai popoli pri- mitivi. L' Elefante trovato nel Lena, rindiinso da moiti secoli nel gbiaccio, ed il Rinoceronte del Willoum, sem- brano provare che in tempi remoti possa essere avvenuto (1) La Cometa osservatasi nell' anno 1770 e quella che piu si i avvicinata alia terra; ci6 niillameno essa era lonlana 800,000 leglie. L' altrazione della Cometa snlla terra , ovvero sia gli effetti di qiiella Cometa siille acqiie del ma- rc fu detio, die sarebbersi falti palesi solaiiienle qnando la Cometa fosse stata air incirca vicino alia terra 16 mila leghe. Ma le condizioni per le ijuali questo fenorneno pnfi accadere , sono tali che non vi 6 da temere tale pe- ricolo. SUL CLIMA nOLOGNESE 239 uno spostamento dei poli, ed una difFeienza notcvole nel cliina della Siberia , ove quei grandi qiiadrupedi visscio in antico,edove ora piii uoii si riscotitiano selvaggi , perclic per loro saiebbe inipossibile di resistere a quei forti geli invernali. D'allra parte i grandi deseiti dell' AfFrica, c gli akii tcneiii sabbiosi sparsi nel centro dell' Asia presso al mare Caspio, diniostrano che quelle terre, salse pur oggi- di in niolti j^unti, furono uu tempo sepolte dalle acque del tnare , il quale si scorge essersi ritirato le mille miglia lontano. Infine i grandi cambiamenti avvenuti sulla terra , sia per spostamenti di roccie, che ora diconsi pezzi erratici , lontani questi assai dal luogo ove si dipartirono, sia per rot- tura di istiuii, come a Gibilterra si osserva , sia per grandi terreni di alluvione, o marini formatisi posteriormente , ci persuadono essere avvenuti sulla nostra terra grandi cataclismi, die ne variarono notevolmente la primitiva sua costituzione e la configurazione della siiperficie. Lasciando in disparte le dubbie credenze degli Indo-chinesi sulle anti- cliita loro , come oggidi e ammesso che la terra sia di moke migliaia d' anni piii antica della comparsa dell' uo- mo sulla medesima , cosi devesi riflettere , che come la venuta di questo sopra la terra , e cerziorata dal divino li- bro della Genesi , e anche detto da celebri naturalisti che tale comparsa non rimonta al di la di un' epoca uon tanto remota. Invece il libro del Pentateuco, che compren- de i pill antichi annali, non rimonta che al di la di 3500 anni circa; ed Omero , che e il piu antico poeta epico, credesi nato nel 9.° secolo avanti G. G. , mentre Eroda- to, che e lo storico il piii riputato, ci e noto avere esso letto il cominciamento del suo libro dinanzi ai Greci riu- niti ai giuochi olimpici , soltanto 456 anni prima dell' era volgare. Ora queste epoche sono troppo vicine a noi da non averci lasciate notate le grandi caiiioni cosmiche od avvenimenti straordinari , come a cagion d' esempio, 1' aper- tura dello stretto di Gibilterra, le quali potrebbero , sia al- r epoca del Diluvio, come anche prima di questo, averci arrecate variazioni notevoli in alcuni cliini. Infine il raffreddamento cui possa essere andato sogget- 240 Paolo Predieri to il globo collo sconere degli aiiiii e |)ure una ipotesi suUa quale potrebbe fondarsi ed ainmettersi una variazio- ne di clinia. Questa ipotesi della fluidita ptimitiva del globo terrestre e giii adottata , se non diniostrata, dai lisici e geologi piii avveduti, i ([uali riconoscono come fatti pa- lesi, che dopo il rafFreddamento , e la consoiidazione del suolo, molte rivoluzioni violente ne lianno senza diibbio veruno, scomposta la superficie della nostra terra, e resala tal quale noi oggidi la osserviamo. Gli avanzi quasi innumerevoli di animali , e di vegetabili , come gia dissi trovati in al- cune regioni del globo, ove quelle specie non potrebbero vivere di presente pel freddo accresciutovi , pare dimostri- no , che queste regioni erano calde , e che oggidi sonosi raffreddate. Pero e a riflettere che queste variazioni non sono solamente antistoriche , ma accaddero con molta pro- babilita prima che 1' uomo venisse ad abitare sulla terra, anzi a quel che oggi sembra, dopo la comparsa dell' uo- mo, il diluvio e il solo grande cataclisma avvenuto sulla medesima. E pure a riflettere ammettersi dai fisici ed astronomi piu celebrati , che dopo le osservazioni astrononiiche dei Caldei , e degli Egiziani , vale a dire dopo tre mill' anni , la durata del giorno siderale e rimasta invariabilmente la stessa. Quindi seguendo le opinioni del Lagrange, del La- place, e del Fourier, dovrebbesi concludere, che la tem- peratura propria del globo non si e diminuita , se non se di una minima frazione, corrispondente ad un /^^^ di gra- de. Ma sono poi questi calcoli ineccezionabili? Sonosi es- si stabiliti sopra basi ben fernie ed inconcusse , da por- gerne la conclusione della invariabilita del clima in gene- rale? Non potrebbe forse il giorno siderale rimanere sta- bile senza percio che dovesse considerarsi invariabile la temperatura, le pioggie , i venti, e le altre nieteore che costituiscono il clima di nn territorio ? Forse che non so- no sempre ed in ogni anno difFerenti fra loro le stagioni, e gli anni null' ostante che le posizioni astronomiche del sole siano egnali ? Non potrebbe tutto essere vero , ogni qual volta pero non si cambino le condizioni topografiche di un territorio? 1 SUL CLIMA BOrOGNESE 241 II celebie Arago provo gia nell' anno 1831 ( Annuario del Bnro delle Longit. Parigi ) colla sua sapienza i." Clie vi esiste nel centre della nostra terra un focolare o fomi- te di calore centrale. 2." Che dopo 2000 anni la ternpe- ratura generale della niassa della terra non ha vai'iato di nn decinio di grado , ma che tuttavia la superficie si e rafFreddata nel corso dei secoli , da conservare appena una traccia sensibile della sua teniperatura primitiva. 3." Infine provo pure che i canibianienti osservati in alcuni luoghi , e (juelli clie potcssero avvenirvi, dipendono da variazioni locali avvenute in grande estensione; come appunto sono i prosciugamenti , i disboscamenti, ed i considerevoli lavo- )i delle terre. Ora si e appunto sopra questo esame delle variazioni topografiche avvenute nelle nostre Provincie , che io amo di volgere le mie indagini, onde per questo lato almeno , piuttosto che per quello delle condizioni cosmiche, tuttora oscure ed incerte, venire deducendo , se In questi ultimi secoli possa essere avvenuta una varia- zione al nostro clinia , allorche si ponga al confronto con quello dei secoh precedenti. ARTICOLO OECONDO I ariazioni topografiche prodotte per elevazione della pianura e per cuUnra speciale del si/olo. Dissi gia in precedenza, all' appoggio di buone ragioni , e dietro la opinione dei piii celebrati scrittori di fisica meteorologica, ciie le variazioni topografiche , allorche sie- no state molto notevoli , e molto estese in un territorio , dovcvano di conseguenza portare con se sensibile varia- zione di clima. E di vero se la variazione avviene nel suolo per larghe ed estese lavoragioni , e per dissodamenti ; se dimostrasi avvenuta per successive e grandi colinate fatte con acque torbide in luoghi bassi, oppure acquitri- nosi e vallivi ; ovvero se la variazione nella superficie del T. X. 31 2i2 Paolo Predieki siiolo sia effetto tli attenamento cli selve e di boscaglie , o di pi'osciugamenti di paliidi o maremme, specialmente se molti siano stati i canibiameiiti avveimti, e sieusi pra- ticati in vasta estensione , io credo clie la esperieuza ab- bia ovuiicjuc di gia rese avvertite le popolazioni circostanti, che ancbe il clima di quel teiritoiio soffre variazione sen- sibile ; o luigliora se si promuovono graiidi piantagioni e culture feconde di abbondante popolazione di uoniini e di auimali qualora si allontanino le cause della umidita so- vercbia ed altre funeste ; oppure quel clima peggiora se si tolgano le boscaglie, se si spopolino i territori , se si accrescano le paludi , e le altre cause funeste si pro- muovano, e si presentino novella e funeste ove prima non esiste\ano. Pertanto ponendo riflesso ai grandi cambiamenti di suolo avveuuti uella nostra Italia nei soli tempi storici , chi non vorra ammettere avvenuta una qualche variazione di clima, se non in questi ultimi anni ,• almeno generalmente rite- nuta e considerata per iin lungo periodo di tempo decor- so ? Ci e noto diffatti che gli anticlii Fenicj allorche na- vigavano presso le nostre coste meridionali italiane , noxi volevano approdarvi per stabilirvisi , come a quel remoti tempi essi fecero a Ippona , a Cadice, al Lilibeo , peroccbe trovarouo quelle nostre terre italiane ( benclie meno lon- tane da loro, e dall' Oriente , e benche assai fertili ) mal fernie tuttavia, e ripiene di vulcani terrestri e marini in azione o spenti da poco tempo; siccome gia le terre del mare tirreno dimostrano ; quindi essere le terre sicule , e deir Italia meridionale ancora in moto; quindi ancbe po- co sicure per i nuovi abitatori che vi si fossero stabiliti. II noine di Aiisonia o terra del fuoco, dato all' Italia me- ridionale dai Fenici stessi, denota abbastanza chiaramente die quel suolo in quel remoti tempi era difFereiite per certi rapporti, da quello che noi oggi calchiamo ; e ci fa supporre con fondamento, die variazioni notevoli , come banuo avuto luogo alia superflcie del suolo italiano, siano pur andie di conseguenza avvenute nel nostro clima, e fors' anche per simili ragioni in questa bolognese provin- SuL CLIMA nOLOGNESE 243 cia. In nieno Iniitani tempi Pliiiio (I) racconta , clie a reiidere saluljie un vasto territoiio gli Etnisclii aprissero prcsso Aclria, a travcrso delle bocche inipalndate del Po, quegli scavi o caiiali , che da sette laglii [chiamati i sette marl) scaiicavano le pieiie d(;l fuiine in mare , e die me- diante le fosse Filistene, ciie da lontano iiiterno paese portavano le acque soprabhondanti uel mare vicino a Bron- dolo, era parimenti riescito agli Etruschi di sanare intor- no il Delta intero del Po compreso tra le lagune Venete ed il lago di Coinaccliio; i quali lavori e gli effetti utili clic ne arrecarono, sono in oggi totalmeute scomparsi e sconosciuti. Ugnali lavori idraulici fecero gli Etruschi alle Paludi neir Italia inferiore , gia prima clie occupassero parte del territorio dei Volsci. Certamente tutta la spiaggia tra An- zlo e Circeo, la quale si nomina Tirrenica , senza grandi e perseveranti fatiche dei paesani , non sarebbesi mai ri- dotta a felice scolo, ne costituita in tale floridezza, che sopra di essa potessero alzarsi una volta , come si tiene per cosa indubitata, ventitre grosse terre o citta (2). D' on- de si fa manifesto, che quelle terre innanzi deserte e malsane divennero abitabili, e subirono notevoli variazioni e niiglioramenti ; fintanto che furono poi abbandonate per !o spopolamento ed incuria gcnerale avvenuta nei bassi tempi. Anche la storia naturale del globo ci porge per simili avvenimenti alcuni esempi di variazioni di temperatnra, dei quali alcuni accaduti in questi ultimi tempi; e la buona ragione ci persuade , che quando un fenomeno di questa specie e avvenuto in alcune parti poste a diverse latitudini, non sembra doversi escludere , che anche in altre possa esso presentarsi. Chiamero ad esempio , prima di altri , i paesi che trovansi verso i mari ghiacciali, i (1) Slor. Nat. Lib. 3. Cap. 15. (2) Lib. 3. Cap. 5 ove S cosi notalo. Accessit Ilaliae aliiid miraciilura _, a Circcis Pains I'oniptine est quara locum XXIII iirbiuni fiiisse nuntianttir. 2ii Paolo Predieri quail souo plii dl altil soggettl a delle notevoll vailazlo- nl. E glu iioto clie al remotl tempi la costa orientale delta Gioeniandia pieseiitava del porti nei quali soltanto pote- vano entrarvi le navi in alcuni mesi estivi ; ma avvenne die in seguito di alcune crude invernate , una barriera in- sorniontahile di gliiaccio si accumulo, e poscia si infrappo- se fra 1' Europa e la Groenlaudia, talclie questa terra, I'i- niasta per tale motive riucliiusa , non pote piu essere vi- sitata per molti secoli dalle navi d' Europa. Solamente neir anno 1815 i navigatori trovarono un passaggio libero dai ghiacci , die dinanzi era esso ancora rimasto imprati- cabile; e fu soltanto pel miglioramento di quel clima (di- veniito innanzi piu freddo ) die la Groenlandia pote di iiuovo essere visitata dopo vari secoli , e si pote riattivarvi di nuovo 1' antico commercio cogli Esquimali. Anche nell' Annuario del Buro delle Longitudini , 1' il- lustre Arago addito parecchi esempi di navi , che nel tra- gitto deir Atlantico, si trovarono cliiuse da montagne di gliiaccio della estensione di molte leghe , null' ostante die cio avvenisse nei nostri gradi medii di latitudine, ove quei ghiacci non si osservano; ma die pero ivi erano stati da lungl trasportati. Quelle navi , oltre che dovettero sofFrire il freddo invernale, in causa di quello straordinario feno- meno che le pose vicino a tanti ghiacci, dovettero talvol- ta rimanere sequestrate per molti giorni fra i medesimi. Ora questi notcvoli spostameuti di gliiaccio in cosi grandi estensioni , quando si recano in un luogo vi abbassano per certo la temperatura dei paesi vicini , e talvolta per non pochi anni , come della costa della Groenlandia , o di Terra Nuova vi dissi essersi osservato ; e se questo feno- meno non seinpre implica seco una variazione di clima as- sai prolungata, e persistente , puo tuttavia durare lunghi anni ed essere ivi mauifesta cagione di danni straordinari ed inattesi. Pure variazioni di clima per causa di notevoli cambia- uienti avvenuti nel suolo, furono varie volte osservati e notati dagli storici greci , e romani piu riputati. Plinio ri- ferisce die II corso del fiume Ebro attraverso la Tracia, SUL CLIMA BOLOGNESE 24-5 avendo presa una nuova direzione die I' allontano dalla cittii di Eiios , le vigne dei dintoini si disseccarono ; feno- meno die iioii era giainmai avvenuto per lo innanzi : e nella Tessaglia essendosi forniato un lago presso di Laris- sa , il paesc divenne piu f'reddo, e cesso di dare deile Olive , quantnnque in antecedenza ivi se tie raccogliessero in ahbondanza. lliferiscono pure gli Storici greci, che le campagne di Pliilida provaroiio un canibiamento notevde di diuia, quando per causa di novdle culture e lavori si prosciugarono quelle terre. Anclie in questi ultinii tempi i fisici oiandesi lianno notato , che gl' inverni sono cola in oggi nieno rigid! , dacclie furono prosciugate molte ter- re , cd in parte anche il mare di Harlem. In quel paesi oggidi si osserva ben di rado cadervi la neve , ne piii vi gelano come in passato le acque dei molti canali che vi erano gia scavati in remoti tempi. Che il clima di un luogo possa variare notevolmente per guisa che da insalubre die era 1' abitarvi, sia in appresso divenuto salable per causa di variazioni praticate nella cultura del suolo, ne abbiamo moltissimi altri esempi, non solo in Italia , ma nella stessa nostra Provincia. Valga a comprovare questi fatti 1' aria della Cittu di Roma, die in causa delle mal coltivate campagne e maremme roma- ne, era si grandemente malsana prima degli ultimi lavori promossi dal sonuiio Lancisi (1) e delle bonificazioni Pon- tine , che le febbri periiiciose innanzi vi erano gravi e fre- quentissime ; talclie le partorienti nella Citta stessa soffriva- no malattie convulsive , se si accostavano ad esse dei fiori odorosi : ora le cose ivi sono cambiate notevolmente ; quasi mai non si verificano le anzidette convulsioni ; le perni- ciose sono meno frequenti ; lie molto meno si scorge av- venire in Roma quello che scriveva il Papa Innocenzo III, essere cioe ai suoi tempi si breve la vita di quegli abitanti. (1) De adveotitiis et uativi coeli romani qualitatibus et noxiis paludum eflnviis. 216 Paolo Predieri da sorpassare di rado gli anni quaranta di vita , e ben poclii da giugnere ai sessanta (1). Se i fisici antichi, se i naturalist! greci e roniani si tossero occupati di descrivere con niinuta esattezza le qua- lita, e condizioni climateriche di alcune localita ( come in oggi si pratica per esseie noi provveduti degl' istrumenti di nieteorologia) potrebbesi era per mezzo dei confronti stabilirc con fondamento, se in quelle siavi accaduto cam- biamento di clima ; ma pur troppo finora non si conosco- no dcscrlzioni abl)astauza clilare e positive che servire possano ad un tale coufronto ! Quel poco pero clie lascio detto Plinio (2) intorno ai venti die soffiano in diverse stagioni nelle campagne romane , puo tuttavia servire a porgere un qualclie lunie in proposito; ed io credo di qui riferirlo facendone soggetto di qualclie esame. » La primavera , diss' egli , apre il mare alia navigazio- » ne : appena essa comincia , che gia i zeffiri raddolcisco- » no il freddo precedente. II Sole si trova allora al 25 » grado deir Acquario e noi sianio ai sei degli idi di feb- » braio ( cioe agli 8 di febbraio ). Si da in alcuni luoghi » il noma di Clielidonio al vento zeffiro , che spira agli 8 » delle calende di Marzo ( cioe ai 21 febb. ) giacche si » vedono comparire le rondinelle. Contrario a questo ven- » to soffia il nostro Subsolano , che comincia li 6 degl' Idi » di maggio , cioe il 1 0 maggio. Agl' Idi di maggio ( cioe » alii 15 ) soffia 1' austro direttamente opposto al setten- » trione. AH' epoca la pin calda dello estate si leva la ca- » nicola, mentre allora il Sole entra nel segno di Leone, » cioe ai 16 di luglio. La nascita di questa costellazione » e annunziata circa 8 giorni innanzi da degli aquiloni » che si cliiamano prodromi. Due giorni piii tardi questi » venti aquilonari soffiano piii costantemente , e prendono )) il nome di etesiani .... Niuno dei venti ha un ritorno (1) De Toiirnon. Eludes statistiques siir Rome el la parlie occidenlale des etals Remains. Paris 1831. (2) Storia Nalurale. Lib. IX. Cap. 3.° SUL Cl.l.MA HOLOCNESE 247 » di ijuesti piii rcgolare. Alia ritirata di qiiesti li venti » australi soHiaiio Irequenteinente .... Coll' autuniio co- )) niiiicia a legnaic il vento Goro , e dura 1' autuniio sof- )) Haiido in senso opposto al vulturno. Circa ii giorni do- » po r equinozio di autuuno le Plejadi iiidicano 1' entrata » deir invenio; ai 3 dogl' idi di novenibre ( li S del me- )) se ) lie e 1' epoca ordinaria. AUora s' innalza 1' aquilone « d' inverno, clie e ben dilFerente da (jiiello d' estate, e « die e direttamente opposto all' AfFiico ». Quest! fenomeni riferihili al variare dei venti nelle cam- pagnc romaiie, ai)l)eiiclie si presentino come all' epoca di Plinio, pill lion avveiigono, siccome in Roma e stato osser- vato, iiei giorni poc' aiizi indicati. Ne basterebbe jDur anche riordiiiaie 1' odierno nostro Calendario con quelle di Giu- lio Cesare, die veniva adottato nel primo secolo dell' era voigare, per vederc di proinuovere la eguaglianza dei giorni nella variazione dei venti indicata da Plinio. II Lancisi , il Doni, ed il Torti, die scrissero nel decorso secolo ;il Micara, il Tournon,ed ilBofondi che notarono nolle loi'O memorie gli effetti ed i fenomeni die in questo s«colo 'ii osservano nel- le campagne romane, notano osservarsi il soffio del vento caledonio ed etesiano piii tardi un mese circa da quel giorno die viene indicato da Plinio. II mese di febbraio e al dire dei rornani, peggiore di quel di gennaio, perche ([nasi seinpre piovoso; e le rondinelle anzidie agli 8 di tebbraio , si presentano cola verso la meta di iiiarzo. Per la qual cosa non sara fuori di proposito lo ammettere una (lifFerenza di teniperatura, fra 1' epoca indicata da Plinio, e quella die sentesi in Roma verso la metii di marzo ; ben inteso die lo scrittore romano avra presa la media consueta ddle osservazioni , siccome per solito suolsi da ogni Stori- co avveduto praticare. Ma volendo io proseguire il mio discorso suUe variazio- ni avvenilte nel nostro suolo bolognese, credo che 1' os- servazione dimostrera ad ognuno, che il terreno die ora noi calchiamo e coltiviamo, non sia quelle stesso, che ve- devano ed usavano gli anticlii nostri avi , il quale certa- niente riscontrasi ovunque sepolto ed interrito 1.5 a 20 2i8 Paolo Piiedieri piedi (Ji prolbiidita. I moinunenti aiitichi, le celle vinarie, erano fabbricate cd esistevano non pochi metri sotto il terreno attuale ; e gli alberi stessi che talvolta si dissep- pelliscoiio ill occasioue di profondi scavi,odi perforainen- ti di nuovi pozzi , comprovano eguahneiite essere cio avve- nuto in molte parti fra loro assai distanti del nostro territo- rio. E gii\ ])eii noto che la cittu di Modeiia a noi viciiia , tiovasi posta sopra uu terrene ben diverse da ([uello dei tempi antichi, sicceme anche lo ricorda il Muratori colle segiienti parole scritte dal Vallisnieri « Et sane c'witatis nostrae area triirum est qnantuin creverit super situm anti- que Mutinae , quum interdum viginti ac triginti cuhitis suh terra fossores puteorum reperiant arbores prostratas , aut ea- runi folia ^ atqne alia soli veteris indicia atque vestigia ». Qnalora poi si veglia per mente alia condiziene del snolo della Valle Eridania negli antichi tempi , si fa ben mani- festo, die il livelle sue era molte inferiere all' attnale, e che netevelissimi intenimenti 1' hanno innalzata a qnel piano che eggi la osserviame. Restringendomi a parlare dei tempi piii ai nostri vicini, e gi4 stabilito, che la Val- le Padusa si stendeva da Nonantola fino a Ravenna per 60 miglia di seguito ; laonde il viaggio che da Aquileja far si doveva fino a Rimini, era diflicile e disastroso , perche Inngo ed incomedo pel giro che conveniva fare onde iscan- sare le vaste paludi , le qnali giungevane perfino a tocca- re il terreno sul quale erasi costruita ia strada Emilia; sicceme riscentrasi delineate nelle antiche carte idrograti- che del conte Silvestri, e del Gorradi ; dalle qnali anzi si conosce manifestamente che Belegna come Medena da qne- sto lato, e Padova ed Altino a settentrione, erane in quei tempi situate nel labbro di quelle molte vaste paludi. Ora la netevole variazione di livello , la qualita attuale delle cultu- re, il dissodamento delle estese praterie;la riduziene a picco- li pederi di vasti latifondi; la qnantita maggiore delle popo- lazioni attuali e del bestiame per laverare questi terreni , i qnali nei secoli scorsi erano per gran parte in riposo o come dicevano a vegro , ed anche a maggese , debbano certnmente ammettersi come fatti veri , e reali avvennti I SUL CLl.MA bOLOGNESE 24!) uella maggior parto della nostra Emilia. Per le quali varia- zioiii non sarel)lje [)er questa parte disdiccvole ne contraria alle predette opinioni, la possibilitii in genere di una va- riazione di clima fia iioi in causa delle avvenute diffeienze di livcllo, e di cultura nel torritorio di piannia ; e quindi anclie in causa dclla vaiiata popoiazione in qiieste parti del la gran Valle Padana. Articolo Teuzo . DemoUzioni di grandi Selve e Boscaglie nella Emilia. Non meno delle predette cagioni , cred' io , possano va- riare il clima di \\\\ territorio, la estensione minore dei bosclii, che era si riscontrano in ({uesta parte d' Italia, da ([uella maggiore die vi esisteva nei decorsi tempi; es- sendo che la influenza dei boschi sulla meteorologia di un territorio e ora mai cosa certa , da non abbisognare di- mostrazione veruna. Le piante diffatti hanno, a quanto e noto, una propria temperatura, la quale moderar delibe quella dell' atmosfera e degli oggetti vicini. Questa loro facolta si conosce e si fa ben manitesta specialmente nel verno , allora quando si scorge die la neve si scioglie d' intorno al piede dell' albero, prima die al legno stac- cato fuori della radice , ovvero prima die sciolgasi attoriio alio pietre, ai monumenti, o macigni diversi ; mentre poi d' intorno agli alberi sciogliesi egualmente dal lato setteii- trionale come al mezzodi. Invece durante i caldi estivi , le piante moderano i cocenti raggi solari , colla costante loro temperatura, colla ombra, e colla umidita propria. Si e per tale facolta delle piante vive, che il pomo mantiene la tem- peratura del suo albero, finche e attaccato al ramoscello, abbenche sia soggetto alia sferza di un sole cocente ; ma se questo pomo si stacca , e cade in terra, allora in po- clie ore di sole, esso prende una temperatura calda, quin- di molto maggiore di ([uella die aveva per Io innanzi. Nella provincia di Brettagna Francese , scrive il Fiister, vi erano nel medio evo molti boschi , e molte vigne ; ina T. X. 32 250 Paolo Predieri dopo clie faroiu) toiti i primi, il clima si e caiiibiatu; pin luiii vi fruttificano le vigne , ne pin cola vivono le viti. Qnindi e stato opportiuio a quel popoli fabbricare il Si- dro, inediante le niele, o poini, die in abbondanza oia vi si coltivano. In certe epocbe scrive M. Dumas ( Stati- stique des etres organises ) la plante se fait animal: elle (levient comme liii nppareil de combustion. Elle brule de carbonc , et de V hydrogene en developpant de la chalciir. En effct fjii Jill embryon se developpe ; qu' line jlciir suit fecondee , qu' iin graine, un tubercule emylace viennent a germer, et tout aussitot il se degage de la chaleur, il se pro- duil de V acide carbonique et de V eau ; c' est-a-dire que ces substances vegetales s' approprient touts les caracteres de r aniinalite. Molti sono gli esempi die dimostrano le facolta dei Boschi nelle variazioni della temperatura media del iuogo, e quindi anche del clima. Nell' America del snd le regioni tropicali sono occupate da degli Illanos e da grandi fiunii e foreste, le quali estensioni scaldandosi molto meno delle sabbie del deserto, coll' azione dimna del sole , proninovono una temperatura pin mite nelle re- gioni centrali di quel continente, differentemente da ([uello die avviene nell' Asia, e nell' Affrica alle stesse latitudi- ni, perclie quivi quelle grandi boscaglie non si riscontra- no. Pare anzi all' Humboldt die la presenza di quel gran- di bosclii sia una fra le molte cagioni delle difFerenze die riscontransi nelle linee cosi dette isoterine culle latitudini diverse di quei Kioglii. Chi e poi die vorra pone in dubbio, e non riconosce- re i vantaggi delle boscaglie nell' alimentare di acque le sorgenti ed i fiumi , mantenendovi 1' umidita nel suolo, ridiiamandovi spesse pioggie, e sustenendo il terreno an- clie in quelle chine ove rapido verrebbe coUe acque di pioggia trasportato nel suolo int'eriore. I boschi dit'endono pure il terreno dai raggi del sole mantenendovi maggiore umidita e frescliezza ; ed in tempo di notte modiiicano r azione dell' atmosfera in modo difFerente dai luoghi sco- perti e privi di vegetazione; di guisa die si e gia cono- sciuto dair illustre fisico Kaemtz, essere a parita di cir- SUL CLIMA BOLOCNESE 25 1 costanze, cioe di latitiuline e di altitudine, di direzioiie di venti , e di viciiianza delle coste del inare, piii caldi in estate di un grado i paesi nudi e aridi, di quelli clie sono coperti di foreste , quindi bagnati da pioggie piii fre([uenti , i quali paesi sono ovunque piii tempeiati. Que- sta differenza e stata pure coniprovata dali' Humboldt, e da altri , che trovarono nell' America sotto i tropici , le temperature medle essere piu elevate ove il suolo e sco- perto , di queilo cbe nelle terre , a cose eguali , ove esi- stono folte boscaglie. L' illustre Ingegnere Lombardini (I) cosi scrive in proposito della influenza dei bosclii in ge- nerate » Senibra, egli dice, die dalla loro esistenza di- penda in gran parte la condizione igrometrica ed udome- trica di un pacse, sia che si consideri il modo col quale essi esercitano tale influenza, sia che si consultino i fatti nelle localita ove vennero distrutti. I boschi conservando r umiditii del teneno nella stagione estiva, ove abbiano grande estensione , pare , secondo alcuni fisici , sieno cau- sa di piu f'requenti pioggie anche in quella stagione. In quanto alia loro influenza sulla idraulica condizione di un paese , sembra che cessato col disboscamento quelle state di permanente umidita del terrene, venga nieno eziandio r elemento che ne ritraggono le sorgenti. Se jjoi si con- sideri che, tolto cosi nelle regioni dei monti il ritogno delle radici si promuove il degradamento delle loro pen- dici colla formazione di pi'ofondi burroni, e torrenti , ove le acque raccolte piu rapide discendono al piano , pare doversene inferire che a tale causa abbiasi in parte ad attribuire la maggiore elevazione delle piene dei fiumi, e r accresciuta portata di esse. Questa invece sarebbe scemata per le magre alimentate dalle sorgenti con uno cquilibrio cosi assai piix pronunciato nel regime dei fiumi; tabuil dei quali per si fatta causa cessarono di essere na- vigabili da epoche non molto remote. Egli e percio veri- (1) Dei rangianienti ciii soggiac(|iie I' idraulica condizione del Po. Mila- no 1856. 252 Paolo Predieri simile, che dalla preesistenza del boschi dipendesse la maggiore misura delle pioggie annuali, e forse anche di quelle pioggie diluviali clie sono atte a promxiovere piene alfatto straordinaiie, paiticolanneute in tenitori poco inon- tuosi, quali sarebbero quelii costituenti il bacino della Senna, ove avrebbe intliiito assai meno il degradamento delle pendici; locche potrebbe per avventura spiegare la progressiva dimiiuizione della portata delle sue piene ne- gli nltiini secoli ». Anche in una lettera diretta dal Mare- sciallo Mannont all' Accademia delle Scienze , riferibile ad osservazioni meteorologicbe fatte in Egitto, fa notare qr.ello scrittore, che le pioggie sono cola piu frequent! oggidi di quelle che negli andati tempi ; asserendo pure che ora piove al Cairo quaranta volte all' anno, mentre che al tempo della spedizione francese ( dal 1798 al IcSOO ) non pioveva quasi mai in quella citta, e ben di rado , o per breve tempo in Alessandria ; la quale difFerenza egli la crede proveniente dalle grandi piantagioni fatte nel cor- rente secolo dal Vice-Re di Egitto. Per contrario ne ac- certa lo stesso Marmont, che nell' Egitto, ove molti al- beri e piante vi erano nel secolo scorso , ed in oggi piii non vi si riscontrano , le pioggie sono cola cessate quasi per intero. Pure le varie cagioni che prouauovono il dissodamento del terreuo, come facilitano il passaggio delle acque plu- viali verso i serbatoi inferiori, servono nel tempo stesso a variare la umidita e le temperature medie di un terri- torio. Dietro i calcoli di Chevandier in un ettaro di pian- te boschive queste assorbono annualraente in ossigeno , ed in idrogene una quantita equivaleute a 1800 chilogrammi di acqua , onde ridurlo in legno ; ed un ettaro boschivo , al dire dello stesso autore , consuma in un anno, la quan- tita di acqua che saturerebbe (alia temperatura di 10 gradi ) uno strato d' aria atmosferica di un ettaro di su- perficie , e di 18 metri di altezza. Prima del mille, dice il Fiister, le provincie francesi di Brenne , e di Dombes era- no coperte di boscaglie , divise da praterie bagnate da acque correnti e di sorgente ; talche erano desse rinomate SUL CLIAIA IJOLOGNESE 253 per la feitilita de' suoi pascoli, e per la dolcezza di quel clinia. Tolte le boscaglie quasi totalmente, il territorio e ivi divenuto nialsano, e le invernate sono ivi piu fredde , siccome questo pure accertano il Rozier, ed il Boudin. Gli ettetti henefici die i graiidi e spessi alberi ]uodu- couo neir atmosfera , equilibrandone la elettricita sua, sono gia hen nianifesti da tnolti anni, dopoche i fisici posero attenzione alia forniazione delle grandini e dei tem- porali in certe speciali regioni , a prpfereuza di altre me- no molestate, anzi libere dai niedesiuii. Dietro ufficiali relazioni inviate dalle varie provincie piemontesi sopra la quantita dei danni in esse prodotti dalle grandini, mi e stato ditUo Stefani reso manifesto nel corrente anno, che tre provincie erano andate , come nel biennio pi'ecedente , pressoclie esenti da questa sventura ; cioe la provincia della Valle di Aosta , quella della Vallata di Susa, e 1' al- tra dell' alta Moriaiia : ora appunto in queste tre sole provincie, mi fu detto ed accertato esistere ancora in gran- de quantita immense boscaglie; essendo pero qneste ora- niai tolte dalle altre provincie, del regno subalpino. Ma senza sortire dalla stessa nostra provincia, vediamo noi pure, die la parte montuosa di questa e tocca ed afflitta assai meno dai danni della graudine , di quello clie la nostra pianui'a ; nuUostante die oramai i bosclii appennini siano ridotti fra noi ad estensioni molto piii limitate di quanto presentavano nei decorsi secoli, anzi rammentare dobbiamo die anclie Catone aveva notato, doversi non acqui- stare ed anclie doversi allontanare dai poderi piu di altri soggetti alia grandinc. Tali e tanti erano i bosclii nell' Italia antica, ed anclie ill questo nostro territorio , che molte localita conservano tuttora fra noi dei nomi relativi alia loro qualita antica, nuUostante che piu non vi esistano boscaglie, e si colti- vino da vari secoli a prato od a grano. Le parroccbie del- la Selva, quella di Saliceto, di Querceto, dei Roncbi , dei Bosclii, e di Roncaglio , dimostrano chiaramente la ([ualita die avevano quel terreni in aiiticlii tempi : e lo stesso nome dato al nostro torrente Samoggia dai Galli 23 i Paolo Pkedieki Ceiti , allorche ahitavaiio queste contrade, denota , come dice lioiilet, che quel toireiite sconeva in luogo piano e selvoso , forniato a guisa dclla provincia di Sainogizia esi- stente nel territorio Polacco. La selva Litana era f'ainosa nella storia bolognese, perclie ivi vennero dai Galli scou- fitti col Console Postumio 25 mila Roniani ; e di quel- la selva null' altro sappianio, che fu dessa si fortemente estesa, da occupare gran parte del Sud-Ovcst nella nostra Provincia. Altre selve dovevansi pure, prima e tlopo il mil- le, passare dai viandanti per andare a Modena, ed altrc esistcvano in antichi tempi nelle predette localita e nei mon- ti dell' Emilia in non piccole estensioni. Anzi il romano Var- rone parlando di queste localita bolognesi sciuveva « Nemo- ra tanta habent glandium , ut ex gregibus Porcorum qui ibi pascuntur, magna ex parte Romanorum alatur popu- lus (1) ». Lascio pure scritto il Ghirardacci che nel seco- lo XIII erano ancora nei contorni di Samoggia alcuni bo- schi , li quali dai Senato si voUero atterrati per mezzo niiglio presso la strada di Modena , onde distruggervi li nidi dei fuorusciti : e pochi anni dojjo si ordino dagli An- ziani un altro vistoso attei'ramento all' oriente della stessa Samoggia , salvando soltanto le noci , i pomi ed altri frut- ti; e tutto questo per diradare le troppo abbondanti bo- sca"lie. Un bosco della Pieve di Monteveiilio che contor- nava la via di Piumazzo, ed altro di Rastignolo in Crespel- lano fu parimenti per oi'dine degli stessi Anziani tagliato; si comando pure una tagliata in larghezza di pertiche die- ci nella strada che da Piumazzo conduceva a Bazzano , e cio non solo per liberare dalle insidie nemiche i passeg- gieri ; ma eziandio perche i nemici non potessero avvan- zare inosservali (2). Molti altri luoghi boschivi o selve conservavansi pure nel medio evo , sicche di taluni esistono tuttavia non dubbie memorie. Tale e quello detto Selva Minervella, che Ildebrando Gualfredo Podesta di Bologna (1) De re riistica lib. 2 e 6. (2) Vcili Ghirardacci sloria bologncfp. Vol. 1.° pag. 354. SuL CLIMA BOI.OGNESE 255 tolse nel 1186 agli abitanti di S. Martino in Triario; e raltro in Lovoleto, i qiiali se li erano appropriatij ne oggi- di conic in altri siti, esiste pure ombra di avauzo estcrno, die iiidichi esservi stata in () Paolo Predieri rainento di certi bosclii posti dalla iiatma per difcndeie una citta da iin veiito insalidire, era giii state notato da Ippocrate, ed in seguito dai miglioii niedici pei-fino a Lan- cisi ed a noi : ed e anzi rimasto notato nelle antiche stoiie come i medici anticlii spedissero in Candia gl' infermi di tisi , onde far lore respirare 1' aria balsainica dei molti ci- pressi e piante resinose clie ivi esistevano. Per tan to sia dal lato della esistenza in antico, e poscia della notevole diminuzione dei boschi fra noi al colle come al piano, sia dal lato della lore influenza climaterica giik annunziata e sostenuta dai fisici assai riputati, fa d' uopo ammettcre, essere per questa parte da credersi })robal)ile fra noi la variazione di clima, poiche una grande diminuzione dei boschi e realmente avvenuta e bene dimostrata. Articolo Quarto J^ariazioni avvenute nella bassa pianura per causa di prosciugamenti vallivi. Chi volgendo il dorso al Sole di meriggio, dal vertice di una signoreggiante eminenza, guarda la parte inferiore della nostra Provincia ^ scorge una immensa pianura , che soltanto ha termine coUa forza visiva. A destra 1' Adriati- co mare brilla da lungi nelle prime ore mattutine ; li Colli Euganei , ed i Monti Veronesi al Nord, fanno di se pallida lontana mostra nei giorni piu chiari ; mentre alia sinistra 1' occhio umano non giunge a scorgere le maggio- ri cime delle Alpi, le quali ben di lontano fanno corona alia grande e ricca vallata del maggior fiume italiano. Pia- nura amenissima e salubre si e questa nostra, verdeggian- te per praterie e per grandi filari di alberi e dipanqiini; biondeggiante per messi , e solcata da fiumi e canali che recano per ogni dove la fecondita e la riccliezza colle ir- rigne loro acque. Ora questa vasta pianura che noi oggi scorgiamo, un tempo era coperta dalle acque, e dove in oggi il colono pone la falce , ivi buttavansi le reti per far buona pesca. E giu noto ai cultori della storia patria , SUL CLl.MA liOLOGNESE 257 come al tempi di Piocopio, il mare vicino cacciasse i suoi estuarii cosi dentro terra , die oltrepassavano la vicina Imola (1). « Ibi quotidie diluculo mare in morem fluminis tanto spatio , quantum expcditus viator uno die conficiat, in ten-am efFundit se se, et naves patitur in media con- tinente ». Da cio quindi puossi arguire non avere esage- rato il Vallisnieri allorclie scrisse (2) essere stata , come gia ne accerta Stral)one (3), una volta tutta la vasta pia- nura,che nella Gallia Gispadana e Transpadana viene dal Po divisa, allagata dal mare, e nulla piu che una con- tinuazione dell' Adriatico , il quale diffatti depositava quel- le marne bleu concliiglifere, ciie anche oggidi si riscon- trano^ allorclie si scavano i terreni alia protondita inferio- re a un dipresso al livello del mare Adriatico. Diffatti Vitruvio (i) , Strabone (5) , Erodiano (G) , ed il Muratori sulla loro scorta, di cio fanno testimonianza (T); e quel tratto di paese die da Ravenna per la via Emilia giungeva oltre Bologna, e di la gettandosi a settentrione volgevasi a greco, costeggiando le radici delle Alpi fino ad Aquileja, era, al dire dei medesimi, una vasta palude, non solo ne' remotissimi tempi , ma ancora in alcuni luo- ghi, nel tempo della Romana Repubblica. La base presso- clie triangolare di quella palude, non die il lido del ma- re die vi stava lungbesso, sarebbe quella linea che da Rimino procedendo qualche poco a ponente di Ravenna verso la Bastia del Zaniolo , passando pel labbro occiden- tale delle valli di Gomacchio proseguiva ad Adria, indi ad Altino, e di la piegava ad Aquileja (8). Palude era questa formata dalle foci del Po , e da quant' altri torrenti (1) Lil). 1. do Bello Gal. (2) Liid. 1.^ par. 67. (3) Lib. .5. pas. 217. Tom. 2." (4) De Archiipcliiia. Lib. 1. Cap. 4." (5) Rcruiii Geograllcanini. Lib. S. (6) llistoiiarmn Lib. 18. (7) Miiralorins Anliq. llal. Tora. 2. Dissert. 21. (8) Corradi. EiTclli dannosi del Reno in Po. Art. 2.° T. X. 3.3 2'^S Paolo Pkedieri disarginati e vagaiiti in cssa influirono, e conuiiiicaute col vicino mare, cui la citta etrusca assegnava 1' antico sue nonie. Quiiuli e clie manifestainente risulta, la parte settontrionale della holognese provincia in quella regione paludosa cssere in allora conipresa , asserendolo anclie Pli- nio allora che scrisse nei snoi tempi « Padns nee omnes tantum Appenninos Alpinosqne navigabiles capiens , sed Lacns quorjne immensos in enm se se exonerantes, omnia nnmero XXX flnmina in Mare Adriaticuin defert (!)«. Rimane tnttora il nome di Mare Morto alle valli presso la terra di Molinella; e fjnesta sua denominazione addi- niostra come pel continuo interrimento della grande palu- de , elevandosi il suolo e restringendosi fpiella , e molte terre creandosi ed ampliandosi , si chindessero niano mano per nuovi interrimenti le comnnicazioni di alcnni pnnti della palude coU' Adriatico , e soltanto le Valli Coinaccliie- si , pin tardi sorte dal suo lido, continuino di presente a farci conoscere qnello clie un tempo si erano i poclii ter- reni palndosi a noi tnttora rimasti. Oltre dei predetti fatti, oltre le autorita riferite, si po- trebbero citare varie altre localita nelle quali era permesso di navigare dalla stessa natnra bassa del luogo. Nell' an- no 1469 di fatti, al dire del Bertoldi, esisteva ancora un porto per la navigazione nella cosi detta curia dei Caval- li o Cavagli (2), ed altro porto esisteva in S. Gio. in Libba detto Porto di Libba (3). Anzi e a sapersi che in Argenta , il fossato di Zaniolo , di Frascata , e la Bastia Farinaria , conservarono porti fino presso il 1500 (i) : ed oggid'i esistono pure nella nostra pianura delle terre che conservano nomi, i quali indicano r uso cui erano soggette nei decorsi secoli, quali sono Porto Nnovo , Porto Maggiore, e simili. (1) Histor Natiir. Lili. 3.° Cap. 16. (2) Vcdi Berloldi , Osservaz. siill' Archivio Miinicipale di Argenta. (3) Vedi Fanluzzi. T. 3. Momimenti Ravennati pag. 313 e 319. (4) Bertoldi. Archivio di Argenta. SUL CLl.MA UOLOGNESE 2~){) No solo in anticlu tempi o nel medio evo la nostra pianura era intcisecata, e quasi coperta da vaste palndi, clie cio ci c note essere continuato, benche sempre in via di de- crescinicnto, anclic nel decorso secolo. Prima dell' anno 1780 era di molto maggioic la snperficie nostra valliva di qiiel- la di oggidi , giacclie venne pubblicato per le stampe in detto anno, die nel precedente 1779, per mezzo di un oomputo ed esame speciale fatto in luogo, erasi consta- tato , clio nella sola provincia bolognese e nei comuni fer- rarcsi limitroli , fmono per grandi lavori allora praticati re- se a cultura asciiitta 137,185 tornature bolognesi di Icure- no(r)).In questi ultimi anni e poi stato rilevato, clie la porzio- ne della nostra pianura lasciata ad umida cultura sia di circa 160,000 tornature solamente , delle quali soltanto 30,000 circa ponno crcdersi ridotte per la coltivazlone del Rise. In una parte del territorio bolognese, benche vicino alia citta , erano poi cosi manifesti i terreni paludosi , che volendosi in antico ridurre a coltivazione, si dovettero scavarvi delle larglie e freqnenti fosse, o lamme, le quali, dette anche alamari , perche tenevano acque sorgenti in molti punti , diedero il loro nome alia parte della citta, clie a quel luogiii conduceva, chiamandosi Porta delle Lamme anche di presente quella clie conduce ai terreni situati al Nord- -Ovest della Provincia, ove verso S. Vitale, Longaia , Sa- la e Padulle tali fosse tuttavia si riscontrano. Ora da tutto questo che ho riferito sullo accrescimento di livello avvenuto nella nostra pianura, e sulla natura sua paludosa in antico, ed in oggi quasi per intero asciut- ta , poiclie di cinque parti appena una sola mantiensi ad umida cultura (1) chi e clie uon vnrra conoscere una ca- gione ben manifesta per difFerenziare la sua atmosfera. (1) \cdi la lavnla posla in (Ino dellj slanipa. Denunzie dei terreni liberali dalle passalc iimondazioni , ed Elcnen delle (erre Lonificale neW anno 17 79. Stanipeiia Conacii. (2) La pianura hiilogupve con^la di Tornature 800,000 , e le Valli e Risaie ammontano appena a 100,000 Tornalure. 260 Paolo Predieri cioe r umidore nella medesima, e per accrescere iiel vei- iio o diminulre nella state la temperatura dell' aria atmo- sferica? Chi e che iioii sappia clie i luoglii vicini alle piajigie del mare sentono un clinia tutto speciale, ben dil- fereute dai luoghi elevati e distanti sessanta e piii niiglia dallo stesso Mare Adriatico, siccorrie ora ci trovianio? Forse- clie doveva essere eguale il clinia degli anticlii Etrusclii, dei Gaili Boi , e qnindi dei Romani, che quivi 1' uno dopo r altro abitarono, con quello del quale ci tocca oggidi di scntir le niolto variabili, e non senipre felici intluenze?Se cio fosse , se le variazioni topograficlie cosi estese e niani- feste , avvenute nei decorsi secoli per dilFerente livello, per cultura diversa, per qualita di superficie meno acqiiea non avessero a portare differenza veruna , noi ci trovereni- nio egnali alle citta di Rimino, di Ravenna, e di Co- macchio, nelle quali citta, oltreche i gradi medi termo- nietrici d' estate sono piu miti che in Bologna, i mas- sinii e minimi sono anche nieno sensibili. Abbenche dal nostro lato siamo rimasti soggetti a venti terrestri , secchi in estate e freddi d' inverno, anziche a correnti aeree che passa- no sopra vaste superficie di acqua , non si vedono poi presso il mare le alti nevi appennine e persistenti che noi osservia- nio, ne i sciuttori estivi , che talvolta ci tocca soffrire di continuo per alcuni mesi. Gli olivi difFatti ed altre piante die temono il freddo, bene allignano e fruttificano nelle terre di Rimini e Cesena, mentre nelle nostre non si rie- sce che di rado ad ottenerne qualche discrete frutto, po- tendosi dire con certezza, die appena vivono, e poco gio- vano fra noi i scarsi e del^oli olivi che possediamo. Ma a persuader il lettore della temperatura piu mi- te che sentono i paesi rnarittimi al paragone dei medi- terranei, come e il nostro, abbenclie situati questi tal- volta in latitudini piu meridionali dei prinii , credo di ri- ferire poche parole della relazione ( Part. 2 ) che il Bo- tero ne ha di receiite pul)blicato sul diina dell' Inghilter- ra. « Neir Industria A"raria , e"li dice, 1' inglese vince di lunga inano ogni altro popolo, grazie in parte alia beni- oiia natura del Clima; poiche sebbene il paese sia assai SUL CI-IMA BOLOGNESE 2G 1 settentrionalc, nondinieno pel beneficio del mare o per occulta virtu di stelle, 1' aria vi e gentile e teniperata, au- zi pill piesto grossa ed uniida, clie rigida e fredda ; ed e cosa certa , die la Fraucia, ed il Brahante sono piii infe- state dai freddi e dai ghiacci che 1' Ingliilterra : oiule v' e neir Isola taiita abbondanza e perfezione di vettovaglie, ch' essa iion porta iiividia ne alia Francia, ne a nessun altro paese vicino ». Che la vicinaiiza del mare renda la media temperatura pill costaiite , e quindi piii mite il freddo nel verno e ineiu) calda 1' aria iiello estate , lo dimostrano anche i se- guenti esempi , die io amo rif'erirli a meglio comprovarvi questo assunto. In Irlanda, che e a 55 gradi lat. nord , il mirto non gela in inverno ; e con tutto cio non vi matu- rano le live. Non vi fa dunque cosi caldo in estate ne COS! freddo in inverno come a Parigi , che e a sette gradi di latitudine piii meridionale. Alle Isole Feroe , che sono a 62 gradi di latitudine, non si gelano i Lagbi ; la tempe- ratura media d' inverno e ivi maggiore della nostra di Bolo- gna , abbenche ci troviamo 1 8 gradi piii verso 1' equatore : pero la media temperatura ddlo estate e cola di soli 12 gradi, mentre qui da noi si c di 24 cent.' In Ingliilterra, sopra le coste del Devonshire , li aranci e limoni matura- no in ispalliera , perche la temperatura media d' inverno si e di -f- 5 , o -+- C gradi , ed in estate di -+- 11 solamente: in Siberia iiivece alia stessa latitudine di gradi 62, la estate e cosi calda da egiiagliare la media temperatura di gradi 1 7 ; ma quella d' inverno, per essei-e clima continentale , giun- ge persino a 40 gradi medii sotto lo zero. Quindi a De- vonshire la differenza e di sei o sette gradi ; ed in Si- beria si e invece di 57 gradi la differenza media fra la temperatura ddlo estate e quella dello inverno. Ma lasciando questi esempi, i quali qualora fosse d' iio- po potrei colle debite ricerche moltiplicare in buon nu- meio, credo pero abbastanza dimostrata per le esposte ra- gioni, ma specialmente per le avvenute variazioni idrauliche e topografiche del uostro territorio, quindi per lo allontana- mento delle lagune, una qualche differenza di clima. Fel- 262 Paolo Predieui sina Etriisca io credo fosse soggetta a condizioni climateriche forse diverse da quelle di Bojonia roinaua ; e la nostra Bologna del medio evo c dei decorsi secoli, essere per certo dillerente alciin poco nel clima con ([uesto nostro, e potersi ammettere differenza fra il clima anteriore al- r anno 1700 col clima odierno, del quale noi tntti ogni anno nc soffriamo le meno bnone, cioe a dire le piii fred- de influenze in inverno, e le piii calde ed asciutte in estate , siccome spero di meglio diniostrare nei Capitoli se- guenti. CAPITOLO TERZO Articolo Primo Indizi die si possono ottenere dalla variata cultura di alcune piante. Fra gli argomenti che servire possono a dimostrare se il clima di un territorio abbia dopo non breve tempo su- blta variazlone, ne pin si debba credere eguale a quello clie era per lo innanzi , vi sono i fatti riferibili alia bno- na o cattiva riescita di alcune special! coltivazioni di pian- te ; le quali se per Io innanzi bene vegetavano e fruttifi- cavano in un dato territorio, cessarono poscia di cio fare; oppure se continuarono a vivere in una localita , ed a maturanie a stento pochi frutti, non poterono poi in ap- presso scorgersi quei belli ed utili prodotti, che ne invo- gliassero la coltivazione ; ma invece si dovettero tali cul- ture abbandonare, per causa della inutilita, e del dispen- dio che ne arrecavano. Egli e vero che per conoscere col mezzo della cultura di alcune piante , se variazione di cli- ma sia avvenuta in uu dato luogo, non conviene dimenti- care quella cosi detta climatizzazioue cui vanno fortunata- mente soggette alcune piante, quasi nella stessa guisa che e negli animali si osserva, allorche quelle SUL CLIMA BOLOGNESE 263 sieno tiasportate in altre contrade. Se non die questa ac- climatizzazione, peio quando avviene, si piio distiiiguere , dopo decorso non lireve peiiodo di tempo , mediaiite il confronto dello statu di vegetazione della pianta iiel luo- go nativo, con (juello die si riscoiitia nel territorio iiovel- lo; ed aiidie dal seiiiplice coufroiito della vegetazione, e fruttificazione dei priini anni d' introduzlone, con quelii che seguirono in appresso, finclie si fece nno stato stabi- le, e divenne condizione ordinaria. Ne d' altronde potreb- be porsi in campo, a diniostrare la insussistenza di qual- che variazione di clinia , se certe piante che vissero e frut- tificaiono per molti anni in un territorio, dopo qualclie tem- po sotto egiiali condizioni di cnltnra, e di suolo , piu non riescano a vegetare compiutamente , ed in modo realmen- te utile; avvennache rimaste le condizioni atmosferidie eguali, ed eguali le altre del suolo, dovrebbero pure es- serne eguali gli elfetti di vegetazione , e fruttificazione delle piante, se il clima del tei-ritorio non avesse variato. Questo e appunto cio che io credo possa conoscersi dallo esaine dello stato di vegetazione e fruttificazione di al- cune culture speciali , le quali facevansi utilmente, ed estesameute in antico nella provincia bolognese , ma che ora piii non si fanno, ne si ponno proseguire se non se con danno manifesto, per la quasi inutilita, o scarsita dei prodotti che se ne ottengono. Intorno al quale aigo- mcnto dcir acclimatizzazione, e del deperimento di cul- tura, i botanici e gli agronomi piu riputati asseriscono , che il liniite meteorologico assegnato alia cultura di una pianta, si e la possibilita della sua esistenza , e della sua prodnzione da un lato del limite ; quindi 1' impossibilita dair altro lato, sia dell' esistenza come dei prodotti di essa. Gia e noto dipendere questo limite delle culture e delle pro- duzioni dai rigori degl' inverni, e dai calori degli estati, non die dallo stato piu o meno umido della terra, e deir atmosfera, oltre qnello della manifesta influenza di al- cune altre circostanze , che ponno riferirsi alia natura chi- mica del suolo, alia sua forma granulare o sciolta,alla sua te- nace consistenza, all' altitudine del terreno sopra il livello 26i Paolo Pkediehi del mare, alia incllnazione ed esposizionc sua; infine a quelle ancora clie puo liteiirsi , ma pero in via secouda- ria, alia indole speciale propria di ciascheduna pianta. L' illustre botanico Martins ha bene indicate le I'egole dietro le quali si ponno determinare i limiti boreali delle principali specie dei vegetabili che possono vivere e ri- prodursi sotto i climi piii differenti, quali sono la borsa del j'ustore , il deiite del leone , il serpoleto : queste piante percio non possono servire, e debbouo rifiutarsi per lo studio del clima di un luogo, al pari di altre piante col- tivate dall' uomo. Invece le piante selvaggie che si trova- no in un dato luogo , e che piii non si riscontrano allor- che si passi verso il nord , oppure verso il sud , ineglio dimostrano la variazione avvenuta nel clima. Pero se que- sta maniera di osservazione e sicura , non e pero tale da dimostrare le piccole differenze avvenute, ed occorrono gran- di estensioni onde si facciano bene manifeste. Quindi e che se giovano maggiormente le variazioni avvenute nelle produzioni e nelle quantita delle messi , 1' essere anche queste migliori od inferiori nella qualita e quantita, a se- conda delle condizioni del terrene e dell' atmesfera in cui vissero e trovarensi collocate certe specie di vegetabili , non sono poi queste osservazioni costanti e sicure da ben nie- ritare molta discussione per esserne persuasi. DifFatti la canna di zucchero non prospera che sotto i tropici , per- che ivi soltanto si riscontrano quel dati gradi di tempe- ratura invernale ed estiva, e quelle altre condizioni cli- materiche di cui quella pianta abbisogna. La palma che prospera nelle pianure Sicule ed Affricane , non cresce e muore fra nei , se vogliasi abbandonare in piena terra \ pure questa nel nieriggie dell' Italia vive discretamente bene, ed anche fruttifica qualora trovasi in buona posi- zione, e quando corrono annate piii miti e meno fredde del consueto. II cedre , il limone , 1' arancio sono meno sensibili al fredde delle predette due piante , e quindi la vicina Toscana le vede crescere in piena terra ; e presso il mare di Genova (citta che e ad eguale latitudine di Bolo- gna ) prosperano abbastanza bene queste piante da conti- I SuL CLIMA BOLOGNESE 265 imarne qnegli abitanti una prodiittiva ciiltura e commer- cio, null' ostante clie in taliuie rigidc invernate sotfiano inanifestamente. L'olivo, il lauro ceraso,il leandro , 1' al- loro , il lico , la vite , ed il gelso abbisognano essi pure di positivi e dati gradi di teniperatura per fiorire e fruttifi- care compiutaincnte , ne qiielli clie bastano all' una pian- ta seivono totalmente alle altre; sicclie a cose eguali, ol- tie la ditferenza noi gradi teiinometiici per la fioritura e I'ruttiiicazione loro , quelle veggiamo di spesso niorirc le une dopo le altre a seconda della niaggiore o minora rigidezza dei verni che si presentano. Pertanto si e dietro una lun- ga esperienza, clie dicesi dal volgo a modo d' esempio . e dai coloni, essere stato tauto piii rigido e crudo il ver- no, quanto piii sofFersero le piante , che d' ordinario me- glio e per consuclo vi resistono : suolsi anzi comunemente e senza scorta d' istrumenti, nominare per veino crudissi- mo, quelle clie produsse la morte delle viti , dei fichi , dei mandorli ; quindi poi ineno crudo quello , die avendo ri- spettatc le dette piante, riesci a far morire soltanto i rami dei leandri, dei lauri cerasi , degli olivi. D' altra parte consi- derando la intera annata , o la stagione adatta alia fioritu- ra, e biiona fruttificazione di una pianta, dicesi essere stata buoiia quaiido riesce a bene, e non buona quando si ottiene prodotto inferiore e scarso : e tutto questo per- clie nello insieme occorrono date circostanze, adatte tem- perature e condizioni meteoriche speciali, onde sortire ne possano quegli utili effetti che si desiderano. Perche 1' olivo possa vivere e fruttificare, e gia compro- vato in oggi, che la temperatura minima del territorio sopra cui vive non deve discendere in inverno al di sotto dei sette od otto gradi dallo zero ; e se essa talvolta vi giunge, cio debl)' essere per pochi giorni. Questa pianta dopo la sua fioritura, fino alia sua matiuita , abbisogna di ricevere, siccome fu riconosciuto dagli agronomi piii riputati , 3978 gradi di calore totale; vale a dire come scrlsse il nostro illustre bolognese Faustino Malaguti, tanti gradi medii di calore ogni giorno, dopo la fioritura fino alia maturita, da eguagliare quella cifi-a indicata. Occorrono ])oi T. X. 34 266 Paolo PuEmr.iu 2680 gradi per inaturare 1' uva bianca, e 2600 gradi me- dii solaniente per 1' uva iieia. Questa tempeiatiiia e poi iiiferiore per il gelso, ed e inaggiore per coiiservare I'aran- cio, pel liinone , pel cedro, pel mandariiio; accrescendosi poi assai notevolniente per la palma, pel cotone , e per la caiiiia da zuccliero. L' illiistre agroiioiiio Boussingault , seguendo tale studio, ha pure stabilito clic il iVumeuto esige 2000 gradi di ca- lore medio ( term." cent." ) dal rinnovatnento della sua vegetazioiie iu priinavera, fino al perfezionameuto del fiut- to ; ed e uoto clic il rnunento priucipia a vegetare allorche la teinperatura iu marzo risulta di gradi -H 6 per vari giorni di seguito. La osservazioue poi ha dimostrato clie questa tein- peratura media si presenta a Fireuze verso il 10 di lelj- braio , ma soltauto verso il fiue di detto mesc in Bologua ; mentre iu Parigi e nei coutorni rjuella temperatura media si presenta verso il 10 marzo solameute. La mietitura in- vece lia luogo in Firenze verso il 2 4 di giugno , e d' or- dinario due o tre giorni prima clie uel bolognese; mentre in Parigi, ove la temperatura di primavera si mantiene di alcuui gradi inferiore a noi, la mietitura si pratica ver- so il fiuire di luglio; e molto piu tardi , cioe alia line di agosto questa operazione si pratica a Lingen , citta che rimane presso il Capo Nord ai gradi 70 di latitudine boreale. L' illustre fisico Kaemtz , che ha bene studiato la cli- matologia, scorgendo assai bene la influenza del mare e dei grandi laghi sopra la temperatura e il clima dei paesi vicini , divise questi in climi marittimi, ed in climi con- tinentali ; avvegnache nei primi , la media d' inverno dal- la temperatura media d' estate non di molto difFerisce ; mentre nei contiiientali la dilferenza si e di molto mag- giore , perche talvolta si e lino di 56 gradi, come in Siberia nella citta di Jokoutzk si osserva quasi ogni anno. Sono poi le variazioni nei climi e paesi marittimi meno brusche , nieno frequenti, e diuano meno tempo; siccome per ci- tare alcuni esempi si e conosciuto del clima dell' isole di Madera , delle Azorre ed altre isole, nelle ([uali le condizioni SUL CLIMA 130L0GNESE 207 dimatericlie dellc varie stagioni sono piu costanti , e dif- feiiscono notcvoliiiciite da (jiielle altre localita die seinliie- rebbero essere indicate eguali dalla posizione , o latitudine geogtafica di ({uelie. La esperienza lia gia insegnato con abbastanza precisio- ne , i liniiti ove il fieddo , ed il calore assolutamente im- pediscono di otteneie del vino, ovvero ne danno dei forti e generosi ; o ne presentano invece degli acidi, o di (jua- lita inl'eiiore. La regione dei vini bevibili, dice il celebre Humboldt , si estende in Eiuopa fia le linee isotenne di gradi medii annul -H 17 e — 10, le quali si riscontrano nellc latitudini dei 36 e -48 gradi lat. boieale. La cultura della Vigna si estende pure, qnantunque con minore vantaggio , perfino alle contrade la cui tem- peratura annua discende o — 9 gradi o — 8. 6 ; quella del- r inverno a -+- 1 ; quella della state an- ID e -1-20. Queste condizioni meteorologiclie si trovano esistere in Europa fino al paralello di 50 gradi di latitudine ed anche tal- volta un poco al di U'l (1). Ora appunto fra le coltivazioni , e la qualita di piante utili, clie potrebbero diniostrarci una differenza climateri- ca avvenuta uella nostra Provincia, vi sono quelle degli olivi, delle quali piante altre volte si e parlato in questo recinto accademico , sia proponendo di rinnovarne la col- tivazione nel bolognese , siccome da taluno veniva asserito essere stata vttilmente praticata in anticlii tempi ; e sia anco- ra neirando decisaniente l' antica cultura deoU olivi, in cau- sa dicon essi del clima piuttosto rigido die quivi abbianio, e pel quale si couosce, nou potersi in questo secolo util- nientc coltivare una pianta, die ama un aeie meno fred- do iieir inverno del nostro, una primavera alcuri poco precocc piu di (juanto noi osserviamo ; la quale pianta inoltre , a maturarne i suoi frutti , abbisogna poi anclie di un autunno tiepido, e die tardi ne arrechi quei gradi di freddo ad impedirne la maturazione e perfezione delle oli- (1) Humboldt. Des lignes isolermes, e de leiir dislribiition sur le Globe 1817. 268 Paolo Predieri ve. Tale incertezza per iioi , abbenclie dovesse sembrarci tolta (lair ultimo lavoro latto in proposito di Olivi dal ch. nostro Collega Prof. Coiitri, col quale assolutaiiiente oirli neira 1' aiitica esistenza dcirli oliveti nel bolo2;iiese, an- chc air appoggio di un passo dello scrittore toscano il Vettori , ove chiaramente e detto , che i bolognesi a' suoi tempi, cioe al finire del secolo XV pativano di scarsita di olio di olive (dovendo qnesto ricavarlo in gran parte dalla vicina sua Toscana, perche , dice il Vettori, la pianta dell' olivo nel Jiolognese non provava bene, cioe non be- ne allignava, e male fruttiticava ) con tiitto cio avuto ri- guardo alle opinioni del Platina, del Tanara , e del Moli- na credetti ben fatto di riprendere 1' argomento, e di esa- minare gli antichi document! , onde vedere se in punto di olivi , e di oliveti antichi nel bolognese , fossero realmente neeativi i risultati delle mie ricerche, ne dessero prova veruna di nostre coltivazioni ni antichissuTii tempi ; avve- gnaclie nello esame die mi era proposto per riconoscere se vi fossero differenze nel clima bolognese , non aveva a me stesso posto un limite preciso nell' epoca del confronto, e poteva benissimo rimontare le mie ricerche anche nei secoli della nostra sudditanza al Romano Impero, e negli altri secoli anterior! e posteriori al mille , scorrendo quel pochi documenti nostri che ne rimangono per tutti questi remoti tempi. Pill fortunato pero de' miei predecessori , perche piu estese e svariate feci le mie ricerche, ho potuto laccoglie- re delle notizie esatte intorno le antiche culture degli olivi nella nostra provincia, dalle quali risultereJjbe , che nei secoli anterior! ai Vettori , ed al Platina , le coltiva- zioni erano molte e profittevoli, ben diversamente da quan- to si osservava nel secolo XVI, e nei seguenti. Quindi e che tornando utile all' esatne che io mi proposi , quello cioe d! trovare argomenti e prove, che mi dimostrino qual- clie cosa intorno la stabilita o la variazione del nostro cli- ma, liferirovv! il friitto d! queste mie storiche ricerche, in proposito di questa in oggi abbandonata cultura de- I SUL CI.I.MA BOLOGNESE 209 Coiisnltaioiio il Molina , il Gozzi , il Ranuzzi , eel il Goiitri solaiucnte alciuii storici bolognesi, ina a quanto ho potato conoscere non si Jiedeio pensiere di esaininare i nostri docunienti degli archivi piii rinomati, e ie antiche peigainone, nelle lessivamente ; e lo trovarono per qvieste localita del grado medio -t- 1 1 . 2 ogni giorno ; a talche posto mano alia confezione delle tabelle della temperatura avuta nel bolo- gnese in questi ultimi quaranta anni , ho potuto persua- dermi, che per la meta circa di detto tempo, le annate furono realmente sfavorevoli a tale cultura, perche il mi- nimo grado di freddo ha sorpassato per molti giorni con- secutivi li — 6 gradi di Reaumur; mentre poi negli altri anni , di spesso e avvenuto fra noi in autunno il gelo precoce , che ne ha impedito la completa maturazione delle olive; avvertendo pure che negli anni tiepidi , vi ave- vano poi nelle piante i tristi effetti degli anni preceden- ti , cioe la mancanza negl' olivi di rami abbondanti e vigo- rosi. Per la qual cosa si scorge essere noi in un territorio., che direhbesi il limite estremo della regione degli olivi, an- zi dove piu non riesce tale pianta prodnttiva sotto il rap- porto economico , perche in dieci anni ne soffre cinque ; e per gli altri, o risentesi anco del danno precedente , o al piu una o due volte riesce a discrete prodotto. E per vero di- re che la morte degl' olivi sia fatto frequente per noi in que- SUL CUMA BOLOCNESE 277 sto secolo, e gia compiovato dalle poclie piante, clie qua e lii riinangono in alcuiie parti delle nostie colline, da som- ininistrare nei migliori anni soltaiito in totale 4 o 5 mila libbre di olio; non che si coniprova dalla tardita consueta delle piiniavere, e dalla precocita frequente dei freddi autunnali. E gia e proverbio in Toscana il dire, che quan- do 1' olivo mignola ( cioe muove i suclii ) in aprile, oc- corre il barile , perche h segno che la pianta non ha sot- lerto nel vevno \ m\ece quando mignola in maggio , occor- re il saggio , vale a dire occorre un piccolo vaso , essen- do scarso il prodotto dell' olio : se poi mignola in giugno, occorre il pugno , vale a dire che in causa del freddo in- vernale , e della tarda primavera , la pianta avendo niolto sofferto, siccome la tardanza a mignolare cio dimostra, non puo dare quasi niun frutto , e basta la palma della mano a contenei'e 1' olio che in quell' anno se ne ricava. Ora da tutto questo riinane palese, che trovandosi il nostro territorio ben- si entro quei gradi di latitudine boreale nei quali suole pro- sperare 1' olivo, non puo tuttavia per la sua esposizione topografica, molto soggetta in questi ultimi secoli a gradi minimi di freddo invernale , maggiori di quelli che puo tollerare tale pianta, ed anche per li primi geli autunnali molto precoci fra noi , i quali ne impediscono la maturazione delle frutta, non pu6 dico essere in quest' epoca nostra un territorio bene adatto ad una produttiva cultura , alia quale forse nei secoli primi posteriori al decimo in vari punti della nostra collina , come in Jula , in Gasalecchio dei Gonti, in Garda , in Oliveto, in Monteveglio , trovavasi disposto, sia per condizioni atmosferiche meno rigide in inverno, e piii adatte in estate ed autunno, sia per altre condizioni sopraggiunte agrarie ed economiche , le quali in- vece fecero quasi abbandonare gli olivi, e la cultura dei medesimi. 278 Paolo Predieri Articolo Secondo Variazioni che potrebbero riferirsi alia mano dell' uomo. Ho detto finora delle notevoli variazioni avveiiute nella cultma del nostro teriitorio, e specialniente dei niolti di- sboscanienti praticativi , e del prosciuganiento di molti teneni paliidosi; pei quali fatti si puo argonientare , do- ver essere avvenuta fra iioi qualche variazione di cliina , sicconie in altii territoii per siniili fatti e state dimostrato. Peru altre ragioni m' inducono a credere alia variazio- ne , anzi a lieve peggioramento del nostro clima , e queste mi conducono per mano quasi fossero altrettanti indizi provvidenziali, che debbano tener luogo degli esatti strii- raenti , e delle osservazioni meteorologiche mancanti in quel tempi , dei quali buoni mezzi malauguratamente oggidi sia- mo privi : voglio dire la influenza della mano dell' uomo, cioe dell' arte, per quanto puo riferirsi alio accrescimento delle popolazioni , e dei bestiami nei territori occupati, e quindi alic variazioni ed alia influenza dei costumi delle popolazioni , ed anche intendo riferinni alle osservazioni che ponno riguardaie certi speciali usi , ed antica maniera di costruzioni fra noi; le quali osservazioni ponno esse pu- re darci dei lumi per rischiarare questo non facile argo- niento e quesito tuttora insoluto. E prima di ogni altro esame niuno vorra pone in dub- bio , che tutti gli esseri dotati di respirazione , di calorifi- cazione, e dei movimenti progressivi , essendo tanti picco- li focolari producenti calore , servono , come anche 1' uso del tuoco abituale, ad accrescere artificialmente le cagioni di una maggiore temperatura. Vari fisiologi si occuparono di questo argomento, ed io mi varro della loro esperienza per appoggiare il mio assunto. II Cordier in proposito di queste influenze ha voluto calcolare la quantita di caloiico clie somininistra la pre- senza di operai e di lampade nell' interno delle niiniere : conobbe egli per queste esperienze, che un uomo svilup- pa in un' ora tanto calorico da innalzare di un grado cen- \ SuL CLIMA BOLOGMESE 279 tigrado la temperatiira di li2 inetri cubic! di aria, essen- do ({uosta siipposta a 12 gradi cent. ; raceiidone esso pure avveititi, clic ciascheduna lampada somuiinistra altrettanto calorico come tre niinatori. Dalla quale espciieuza con- cliiuse, die in causa dollo sviluppo del calorico del cor- po uiiiauo, e per quollo die produce la sua cstesa iiidu- stria, una popolazioiie numerosa d' uouiini e di animali non puo a meno d' iunalzare la tempevatura del luogo elf essa abita. Pure fra le differenze cui possa essere soggetto il clima di un luogo in causa dell' arte , puo esservi quella del gas acido carbonic© , il quale puo essere in taluni luoghi ora piu ora meno notevole ; siccome a cagione di esempio av- viene in molti punti della citta di Londra , nella quale allordie un viandante porti sopra il suo cappello un pez- zetto di carta tinta di tintura di tornasole , la vede ben presto arrossare ; locche non si osserva nelle citta , die non niantengono tanti focolari accesi , dai quali quel inol- to gas acido carbonico si sviluppa. L' illustre Sydenham attribuiva nel decorso secolo al clima di Londra la cagione di tante febbri niiasmatiche a periodo terziario, ne vi scorceva in quei tempi i danni clie in questo nostro vi port6 la tisi in quel territorio. Non e quiiidi a maravigliare se le attuali e diffeventi condizioni di quella metropoli abbiano fatto variare alcun poco quel clima, e se fra le endemic die vi si liscontrano tengan oggidi , a vece delle febbri intermittent!, un posto distinto le tifoidee,le quali anche nel decorso secolo non si osservavano. Un altro esempio della influenza dell' arte a variare il clima di un territorio, lo presenta il paese di Montfaucon , che trovasi nei dintorn! di Parigi, nei quale dopo die furonvi introdotte grand! fornac! da vetro, le febbri miasmaticlie cessarono affatto , abbenclie quel territorio fosse per lo innanz! un immenso focolaio di pn- trefazione e di miasm!. Ora quando anche alcune qualita atinosferiche cola fossero eguali come al tempo di Sydenham, egli e pero certo che altre avranno sofferta variazione , "C" se gli efFetti sanitari sugli abitanti si mostrano oggidi as- sai different i. 280 Paolo Predieri Ma per quanto possa lifeiirsi alia nostra Italia, riesce facile di ti'ovare degli esempi, die dimostrino la variazio- ne avvenuta nel clima di un luogo qualunque, o di qual- che citta. E note per le opere di Laiicisi , come la citta di Roma andasse a' suoi tempi soggetta alle febbri acces- sionali , in causa dei venti die soffiavano in autunno dal- la parte delle insalubri maremme o paludi , portandone seco lore per tale mezzo quel miasma palustre. Ora coUe grandi ed estese piantagioni die furono fatte nel territo- rio di Cisterna, se non si diminuirono quelle impetuose correnti di aria, per certo si modificarono , rendendone mi- gliore I' aria in causa delle nuove selve, che ora debbono traversare ; e se la citta di Roma in oggi non e afFatto libe- ra dalle febbri accessionali , per certo dopo quei grandi lavo- ri del medico salvatore anzidetto e qiiindi per i vantaggi ap- portati, queste diminuirono notevolmente. Quello che si e osservato per Roma puo dirsi anco di molte altre citta , se si faccia coufronto da quanto avveniva nei secoli pas- sati , con quello die ora si osserva. E la stessa nostra Bologna era al dire del Mercuriale , del Vettori , e del Bec- cari soggetta a pareccliie endemic, quail sono le febbri intermittenti , le ottalmitidi , e le scabbie , le quali infer- mita in oggi ognuno sa riscontrarsi in pochi individui e con indole soltanto sporadica. Articolo Terzo Altre osservazioni dedotte dalla diversa costruzione degli Edifici. Ponendo attenzione alio stato esteriore di costruzione delle nostre case, e dei palagi, esaminando lo stato ornanien- tale di questi, e dei grandi fabbricati, mi e sembrato di rico- noscere una tal quale insufficienza nella costruzione ed incli- nazione delle coperture , e delle tettoie ; ed anche nella for- ma e grandezza delle tegole, non die della loio giandezza e capacita, da indurmi a credere, che quivi in Bologna perdu- rando rigidc invernate, grandi nevi, e duri persistenti ghiac- SUL CLIMA BOLOGNESE 281 ci , siccome abblamo di spesso avnto in rjuesto secolo, avreb- bero dovuto i nostii padri prescrivere, o meglio adottare nei tetti e nelle tegole quegli usi e quelle rifornie die noi scor- giamo esistere da tempo immemorabile nella Svizzera, nella Francia, e molto piu negli altri paesi settentrionali diEuropa, ove in causa appunto delle grandi nevicate e della persi- stenza dei ghiacci invernali, si conobbero necessarie ad usaisi e si liscontrano anclie di presente. E di vero allor- clie pel disfaciniento delle nevi , veggiamo non piu le no- stre tettoie difenderci dalle acque, e quasi ogni anno que- ste vediamo infdtrarsi perfino nei piu riposti piani delle case , sarei ol)bligato ad ammettere una incapacita di co- stiiizione nei nostii jiadri ; lo clie si conosce da tanti al- tri fatti non essere verosimile; quindi parmi piuttosto do- versi quegli effetti dannosi ed insoliti , rifeiire a recrude- scenza del nostro clima. Diffatti cosa sono quei guasti avvenuti per lo infiltra- mento delle acque nelle attuali volte dei grandi nostri palagi , o delle altre robuste fabbricbe e cbiese nei decorso anno osservati , e negli altri precedenti ? E egli forse pos- sibile clie la continuazione di xmo stesso clima, di eguali qualita e gradi meteorici provveduto, possano avere rispet- tate per vari secoli alcuni dipinti sontuosi nei palagi e nei templi , mentre poi quelle stesse tettoie, quelle stesse inclinazioni e pendenze, abbencbe mantenute in buon stato, non piu bastarono,ne ora bastano a difenderle compiuta- niente dagl' infiltranienti delle acque? Forsecche dovremmo ridurre 1' inclinazione delle nostre tettoie dai 30 gradi dalla orizzontale elevati , ai 35 ovvero ai 'lO , i quali gradi 1' espe- rienza iiisegno da renioti tempi doversi adoperare nelle citta poste nei centro e nei nord dell' Europa ? In verita queste differenze e questi danni , che ognuno puo avere osservati negli anni decorsi, allorche si pongano al con- fronto con quanto avveniva negl' inverni dei decorsi secoli , ci pongono in grado di ammettere , oltre le altre osservazio- ni anzidette , essere accaduta fra noi una non lieve varia- zione, una qualche recrudescenza di clima: ma cio non basta ! che ad indurmi in codesto pensamento mi guidano T. X. 36 282 AOLO rREDlERI ben altre importanti considerazioni. Ove sono in oggi gll appartamenti si spaziosi per ampie sale, per grandi porta e finestre , die pero non ti difendono dal freddo ne dall' u- mido invernale ; nelle quali sale pero anche oggi si veggono dei camini , e dei focolari, entro i quali vi possono capire comodamente una dozzina di persone assise a tavoia?For- se clie queste sale furono fatte per non abitarle? Forsecche in iuverno sono in oggi utilmente abitabiii come in quel se- coli nei quali furono costruite ? Forse che non dobbiaino noi fuggire da quelle sale , gelate in inverno per ampiezza e per inadatte serrature ? Forse che quei grandi focolari non sono oggidi inutili per quattro o cinque mesi invernali, e come si fosse sulla strada ? Si dira forse che le costituzioni fisi- che degli noniini erano in allora piu robuste di quelle di oggidi ; si dira forse e si cerchera di ricorrere a quell' an- tico detto, declina il mondo e peggiorando invecchia ; ma questo pero e un detto che non si comprova dai fatti, allor- clie si voglia analizzarli ed esaminarli imparzialmente , av\'e- ffnache anche in o^iri abbiamo fra noi costituzioni robustissi- me ; troviamo pure nelle anagrafi longevita molte come in passato , e vediamo pur anche la eta media della vita uma- na essere di una cifra piu elevata di quella che riferivaci Siismilch trovai'si nella meta del secolo decorso. Abbiamo poi un cosi notevole aumento di popolazione , ima cosi fiorente salute pubblica , cerziorataci da scarse e deboli epidemic , da teuui cifre delle annuo mortalita , li qua- li consueti fenomeni non si poti-ebbero comprendere con un tal quale indebolimento fisiologico che si voglia cre- dere insito alle attuali generazioni. La epilessia o male caduco , scrisse Mercuri , essere detto in antico il male dei fanciulli, perche moltissimi di ([uesti lo soffrivano; il fliior bianco, dice Zimmerman essere stato quasi generale nelle donne svizzere dei suoi tempi; e la scrofola , lo scor- buto , le ottalmitidi , il vaiuolo micidiale , la sifiUde , le ma- latt'ie cutance , le pestilenze ed epidemie di ogni manie- ra , erano ovunque piu di oggidi gravi ed estese ; talche siamo posti in condizione di convenire coi primi osserva- tori avveduti, con Franck , con Villerme, con Moreau , SUL CLIMA BOLOGNESE 283 esseie piii lodevole e sana la costituzione generale degli uomini odieini , di quella clie essi avevano nei decorsi secoli. Anclie la lodevolissima istituzioiie dei portici , che noi abbianio , e che le aitrc citta nieiidionali o non tengono atfatto, oppure in iscarso nuinero, se da un lato in' in- duce a credere essere questo un effetto del bisogno sen- tito in questa localitu, in causa del nostro clima , mi ricor- da per6 da un altro lato, che la loro creazione non e molto antica , e mi rammenta che i nostri Editti Munici- pali, die vollero si fabbiicassero i portici di date misure, ove potevansi costruire in occasione di nnove fabbriche , furo- no piomulgati nel XVI secolo. Felsina etrusca e stata in qualche guisa dai nostri storici Pancaldi e Toselli trave- duta in alcuni avanzi antichi, i quali rappresentano 1' an- tico inodo di costruire , abbenclie quelle antiche case che vediamo siano erette molti secoli dopo quel tempo. Con tutto cio gli sporti arcuati , le trabeazioni sostenute da colonne di legno , se indicano il bisogno di ripararsi dalle frequenti intemperie , non erano certaniente comode quanto si conviene oggidi , ed e bene manifesto che i portici , come sono scarsi e moderni nel circuito della prima cinta di Bologna, sono invece continuati e numerosi nell' ul- tima periferia , cioe nello accrescimento della citta esegui- to nell' anno 1206 e senuenti dell' era voJoare. Ora sa- rebbe mai questo un effetto di variazione di clima a lar- ghe epoclie , ora verso una maggiore crudezza invernale , ed ora verso una minorazione di freddo, le quali variazio- ni pero avvenghino di tratto in tratto fia noi nel lungo periodo di alcuni secoli, siccome anche il Fiister opine- rebbe essere avvenuto varie volte in Francia dall' epoca degli antichi Galli fino a noi? Sarebbero forse i portici un bisogno del nostro clima instabile piii del consueto di altre citta? Sarebbe forse un effetto delle special! indu- stiie del nostro paese agricola , che coltivo sempe le arti della lana, della seta, della canepa in grandi proporzio- ni? Sarebbero i portici iiinalzati in Bologna, all' epoca etrusca e nioderna, poscia tralasciati come nei primi se- 284 Paolo Predieri coli deir era volgare fine al medio evo fu osservato, indi ripresi e adottati dall' ultimo ampliamento della citta, sa- lebliero dico, 1' effetto di un bisogno molto sentito per alcuni secoli e per altri quasi non conosciuto e trascura- to ? Cio e quanto mi parreljbe potersi ammettere ; cio e quanto a niio avviso dimostrano le osservazioni surricorda- te, ancbe per quello die in appresso veno esponendo. Artioolo Quarto Altri fatti e racconti storici relatwi ad epoclie agricole , le quail dimostrerebbero una variazione di clitna. Ho detto superiormeute , che in causa della scarsita dei confronti meteorologici si dovevano nello studio dei climi avere in considerazione quelle notizie che si riferiscono a denotare storicamente le epoche agricole cosi dette ; vale a dire , doversi da noi fare il confronto dei giorni fra 1' anno , nei quali si sogliono in oggi praticare la semina del gra- no, la mietitura e battitura del medesimo, ovvero quegli al- tri giorni nei quali si eseguisce la raccolta dei fieni, il taglio delle canape e la raccolta delle uve , ovvei-o la vendemmia consueta; confrontando le epoche ovvei'o i giorni di tali ope- razioni con quegli altri in che si praticavano in antico; lascian- do poi in disparte altre epoche agricole meno note, perche ri- feribili a coltivazioni poco estese,ed anche variate nei tempi trascorsi , perche succedanee delle predette che si denno avere fra le principali. Ora appunto se si cerchi di fare un confronto fra alcune epoche agricole meglio cognite , e notate dagli antichi nostri storici , con quelle che ri- scontriamo in questo secolo , rimane manifesto essere av- venuta una molto sensibile variazione , siccome diro qui avanti. Racconta Paganino Buonafede che fra le buone avvertenze per seminare grano frumento, bisogna com' egli insegna , attenersi al grano primaticcio ; e pero onde fare buona raccolta, egli dice doversi seminare questo verso il fine di settembre, appena compita la vendemmia, perche il seme possa bene radicare innanzi che venga tempo freddo. Dice SUL CI,IMA BOLOGNESE 285 poi die il inese di agosto e quello clie e bnono a semi- nare i lupini per 1' anno ventiiro; e clie volendo piaiitai'e taglioli di \ ite , petclie pieiidaiio radice, bisogna cio fare in maggio. InHiic ne avverte lo stesso Paganino, doversi veiideiiimiaro in setteinl)ro tjiiando il giorno c lungo come la iiotto; la quale pratica avuto riguardo al tempo dello scrittore che e anteriore di piii di due secoli alia riforma del calendario Gregoriaiio , sarebbe allora avveniita la ven- demmia prima della meta di settembre, e cosi com' egli insegna sarebbe rimasto tempo di seminare il grano entro quel mese , siccome prescrive \ pero diversamente dalla pra- tica di qnesti ultimi tempi. Ora queste quattro epoche in- dicate sia per piaiitare taglioli, come per vendemmiare , ovvero per seminare il frumento ed i lupini, non combi- nano piu nei giorni indicati dal Paganino , il quale d' al- tronde c diligente negli ammaestramenti suoi , percbe pra- tico ed esperimentato ; potendosi accertare che il suo poe- metto rappresenta lo state di alcunl precetti della buonaagri- coltura bolognese del secolo XIII , nel quale fu scritto. Per verity in oggi i taglioli si pongono nel mese di aprile e non nel maggio ; la vendemmia si finisce alia meta di ottobre , e non del settembre ; ne si semina fra noi il grano in settembre , ma in ottobre, e li lupini si mettono al suolo non in agosto, ma in settembre. Ed e pure osservazione costante in ogni anno, che gli olivi fra noi mignolano solamente al principiare del mese di maggio, e non di quello d' aprile , siccome egli viene additando nel capi- tolo relative all' innesto degli olivi. Queste notizie del Paganino dimostrano clie alcune pratiche oggidl si antici- pano, ed altre si posticipano, non gia per moda o ca- priccio , ma per sola necessita di stagione ; essendo che quel colono che volesse seminare il grano verso la meta del settembre sarebbe certo di raccogliere poco frutto , o lo vedrebbe ben presto roso dai vermini ; come anche non raccoslierebbe frutto alcuuo colui che seminasse in o06^^^i^ 3-28 1ND1€E Piocinio pag. 213 CAPITOLO PRIMO. - Fisici e natmalisti antiehi e modeini che tiat- tano (lella vuriabililit dei climi » 217 Articolo Primo. — Autori modcrni die ammetlono la variabilita dei climi » ivi Articolo Secondo. — Scrittori aniiclii che convcngono siilla variabililA dei climi » 224 Articolo Terzo. — Sciiltori di fisica e di scienze naliirali , die aiu- niellono cssere i climi iiivaiiabili • . . . » 229 CAPITOLO SECONDO. — Studio sloiico e lisico siille infliienze cosmi- clie c topografiche nella variazione dei climi » 237 Articolo I'rikio. — Osservazioni e ricerche riferibili alle variazioni co- smiche e topografiche » ivi Articolo Secondo. — Variazioni topografiche prodotle per elevazione della piaiiiira , e per cultiira speciale del siiolo » 241 Articolo Terzo. — Demolizioni di grandi selve e boscaglie ...» 249 Articolo Quarto. — Variazioni avveniite nella bassa pianiira per causa di prosciiigamento di paliidi » 266 CAPITOLO TERZO. — Argonienti diversi che possono dedursi da al- cune speciali osservazioni e riflessi » 262 Articolo Primo. — Indizi che si possono ottenere dalla variata cultii- ra di alcnne pianle » ivi Articolo Secondo. — Variazioni di cliraa che potrebbero dedursi dallo esanie di alcune variate culture agrarie industrial! . . . . » 27 8 Articolo Terzo. — Altre osservazioni dedolle dalla diversa costruzione degli edifizi » 280 Articolo Quarto. — Allri fatli e racconti slorici relativi ad epoche agricole , le qnali diraosirerebbero una variazione avvenuta . . » 284 CAPITOLO QUARTO. — Siudi siorici ed osservazioni meteorologi- che relative » 288 Articolo Primo. — Confronlo delle lem|)erature » ivi .Articolo Secondo. — Esame comparativo delle pioggie avule e dello state igrometrico dell' alinosfera » 304 Articolo Terzo. — Considerazioni intorno la elellricili ed il magne- lismo » 314 \rticolo Quarto. — Riassiinio delle cose detle nel presente lavoro siorico-meteorologico » 322 DEGLI EFFETTI DELLE ACOUE TERMALl SOLFOROSE IN ISPECIE DI PORRETTA Will mm mm mmm E SUE COMPLICAZIONI mm DEL PROFESSORE CAY. MARCO PAOLIiMI (Lctta nella Sessione del 24 Marzo <8S9. ) c, (he r Idrologia Medica, ossia quella parte della scienza terapeutica die ha per oggetto lo studio delle acque ini- nerah , e che insegna 1' arte di iisarle con senno ed ag- giustatezza nella cura delle croniche infermita , abbia fatto in questi ultimi tempi notevoli avanzamenti per opera di sagaci osservatori di Lamagna e di Francia, e cosa gene- ralinente riconosciuta , e che non puo mettersi in dubbio da chicchessia. Perciocche ne fanno ampia e chiara tede non solo le scritture da essi loro stampate, e che perio- dicainente si vanno stainpando intorno si fatta materia , nelle qnali nuove ed utili cognizioni raccliiudonsi spettan- ti alia chimica composizione ed alia terapia di quegli ef- ficacissimi presidii , ma ancora le ragunanze accademiche recentemente statuite, e le promesse di premi , con cui a tutto potere si adoperano i dotti di quelle nazioni a promuoverne il coltivamento. Laotide io , siccome e debito. T. X. 42 ."KlO Marco Paoijni ne do loro inolta lode peisuaso essendo che, perseverando iiejjli studi e iielle investigazioni, potiaiuio grandeniente contiibuire a dissi[)are le iiiccitezze , la coiitiisione, e diro anclie gli errori ed i pregiudizi, die deturpano questo la- ino importantissiiiio dello scUmIc medico. Con clie verrel)- be una volta soddistatto al Lisogno universalnientc sentito dai Old tori dell' arte salutarc di avcre raccolti come in un codice i piecetti geneiali acconci a stabiliie il rispettivo valore terajjcntico delle diverse specie di acque miuerali , noil clie le loro iiidicazioni e controindicazioiii iiella cu- ragione delle croiiiclie nialattie. Ma se io bo crediito per amore della giustizia e del vero di enconiiare 1' operosita e lo zelo , col quale gli oltramontani danno opera a un si fatto genere di investigazioni , non posso poi non ri- provare altameiite la vana presunzione di un moderno au- tore francese il Sig. Duiand-Fardel , Segretario generate della Societa Idrologica Medica di Parigi , il quale nel suo Trattato Terapeutico delle acque minerali della Fran- cia c dei paesi stranieri , non ba guari messo alia lu- ce (1), vorrebbe darci ad intendere, die solamente al- r Allemagna ed alia Francia si debbano i rilevanti pro- gressi fatti dai moderni in questo ramo della terapeutica „ anzi die quelli s' abbiano a considerare un esclusivo loro patrimonio , come se presso le altre nazioni e soprattutto in Italia regnasse ancora la barbarie dei tempi degli Unni e dei Longobardi. Impercioccbe ignorando egli o meglio fingendo di ignorare le molte eflicacissime sorgenti d' acque minerali onde e ricco il nostro suolo , e le nobilissime spritture intorno le medesime pubblicate da ingegni pa- rimenti italiaiii delle passate e delle presenti eta, appena degnasi delle nostre terme nominare qualcuna , quali sono quelle di Acqui , di Montecatini , e di Viterbo; della pri- ma pero riportando unicamente i risultati della clilmica analisi ; della seconda quasi per dileggio mettendo in dub- (1) Traill^ Th^rapeiiliqiic des Eaiix Min^rales de France e\ de 1' Eiranger etc- Paris 1857. Dellk Acque Termali EC. 33 1 bio le decaiitate virtu coiitro le ipeitiofie del fegato , e se verso le iiajadi di Viteibo gli sfugge dalla penna alcun die di bene, debboiio elleiio talc {"oituiia all' aveie ac- colto nel loio seno i uiiliti suoi coniiaziouali che lianno stanza in Roma, cui furono prodiglie di salutari benefizi. II quale silenzio tenuto dall' Autore tiancese a me pare riprovevole per non dire veigognoso. Conccdo che un so- vercliio aniore di patriu possa averlo spinto ad esagerare le cose proprie, ma egli in quel suo Trattato, taceudo delle uostre ac([ue, non lia adempito il debito di coscien- zioso scrittore : priiuieramente perche non ha inanteinito neir opera quanto promette nel frontispizio ; secondaria- mente perche ha fatto un' onta , un oltraggio a coloro i quali come ebbero il primato in chiascViedun ramo dello scibile, cosl I' ebbero eziandio negli studi delle acque mi- nerali. Anzi se io mi faccia a considerare quanto su tale argomento ci ammaestrano la tradizione e 1' istoria , ho abbastanza motivi per affermare , essere 1' Idrologia Medi- ca opera essenziahnente italiana. E di vero quando , dis- sipate le tenebre dell' ignoranza e della barbaric , le scien- ze e le naturali discipline incominciarono a rifiorire , chi furono coloro che pei primi rivolsero 1' animo ad investi- gare le minerali sorgenti, se non se ingegni italiani? La storia della Mcdicina ci addita inuanzi a tutli nel secolo decimo quarto un Gentile da Fuligno, uomo a que'di dottis- simo, e preclarissimo,il quale peri vittima della peste in Pe- rugia r anno 1318. Nel decimo quinto poi cosi fatti studi ebbero in Italia un novello impulso , ed un incremento ra- pidissimo per 1' opera di Bartolommeo Montagnana, di Mengo Bianchelli da Faenza , di Antonio Guainerio da Pavia, di Michele Savonarola da Ferrara, avolo del cele- bre Fra Girolamo, di Ugolino da Montecatino , di Baverio da Imola, di Tura da Castello Bolognese, e di parccchi altri gloriosi nomi che troppo lungo sarebbe di qui ricor- dare (1). Oltre a cio e chi e mai cosi digiiuio degli (1) De Balneis omnia quae extant apud Graecos, Latinos, et Arabas etc. Venetiis apud Juntas 1553. 332 Marco Paolini amiali della scienza, il quale non conosca 1' opera classi- oa sullo Tcrinc piihblicata nel secolo decimo sesto dal roinano Bacci (l)?Qiianto poscia col progredire della lilo- sofia speriinentale , e delle scienze fisiche e natuiali a- vanzasse eziaiidio lo studio delle acque niinerali, ne fanno aperta testimonianza le opeie pregevolissinie clie ne' due andati secoli videro la luce in Italia , non essendovi sor- gente di piu o meno importanza ed efficacia, die non ab- bia avuto buon numero di sagaci investigatori. Ed anclie ne' nioderni tein[)i, passando sotto silenzio per amore di brevita i uiolli scrittori clie sonosi distinti in simiglianti ricerche e con cliimiclie esperienze, e con accurate cli ni- che osservazioni , sono degni di niolta lode coloro i quali coniprendendo in un libro le notizie piu interessanti per- tinenti alle acque ininerali di una data regione o Stato d' Italia , ne hanno compilato le rispettive Mediche Idro- logie , siccome per modo d' esempio hanno fatto i chia- rissimi Bertini in Piemonte , Gazzeri in Toscana . e Gam- berini nello Stato Romano. Le quali cose prestabilite, non puo certo esservi alcuno cosi cieco dell' intelletto, il quale non comprenda quanto sia ingiusto per non dire ridevole il dispregio addiniostra- to dal Sig. Durand-Fardel verso gl' Italiani, i quali , sic- come ho detto superiormente, innanzi di ogni altra na- zione sonosi segnalati nell' indagare le virtu delle minerali sorgenti. Ed al fine di confermare maggiormente una tale verita , ho stimato in oggi di mandare ad effetto il pro- posito che da lungo tempo io ravvolgeva nella mente , di prendere cioe ad esaminare alquanto sottilmente gli effet- ti delle acque termali solforose in ispecie di Porretta nel- la cura della sifilide costituzionale e sue complicazioni, onde non solo togliere di mezzo le controversie e le di- screpanze di pareri , die tuttora si agitano intorno le loro indicazioni e controindicazioni, ma eziandio per dimostrare come nello stabilire i casi e le circostanze dei sifilitici, in (1) De Thermis etc. Vcneliis 1671. DeLLE AgQUE TeUMALI EC. 333 cui puo iiuocere o giovare il prcdctto presidio leiapeutico, le dottrine degli Italiaiii al)l)i;mo pieceduto quelle degli stianieri, i quali, da quanto scinbra , vorrebhero anogarsi il vanto di avere pei primi poitato la luce su tale impor- taiitissimo subbietto. Avvegnaclie a prima giuiita paia cosa di non inolta diflicolta il giiidicare, se uu inedicainento adoperato cou- tro una data iiialaltia, apporti giovaniento oppuie daniio , trattandosi di uu latto clie cade sotto i nostri seusi , cio nulla nieno uu' autica esperienza ci insegua il contrario, reguando ancora nioltissime controversie intorno la couve- nienza di parecchi riniedi per la cura di diverse genera- zioni di morbi. Delia quale discrepanza di opinioni si de- ve tribuire la cagione non tanto all' imperlezione del me- todo tcnuto neir esperimentare, quanto ai niolti ostacoli die s' incontrano per distinguere nel corpo malato gli ef- fetti propri della sostanza medicamentosa, da quelli deri- vanti da un complesso di azioui di varia indole secondo le diverse contingenze in che trovasi 1' essere dell' umano organismo ; le quali esercitano una speciale ed energica influenza uelF impedire o modificare comuuque gli effetti sopraindicati. Laonde non e a maravigliare se un medesi- mo rimedio ora fu levato a cielo, ora grandemente ripro- vato e biasimato da medici, d' altronde riputatissimi , con- tro una particolare infermita. Di che abbiamo un esempio nelle acque termali solforose , le quali per la ciuagione de' morbi venerei costituzionali tengonsi da alcuui in al- tissimo pregio , mentre da altri sono giudicate non solo di niuna utilita, ma apportatrici di grande nocumento. Tra i primi si annoverano principalmente Claudini (1) , Cocchi , Zeueroli (2), Bacchetti (3), ed altri, i quali avendo ottenuto dall' uso delle dette acque favorevoli ri- ll) De Ingicssii ad Infiniios. Append, de Reined, geiieros. Sect. 1. 172.2. (2) Scella di Slorie Mediche spcllaiiti alle Teiiiic I'oriellane. Anno 17 72. pag. 44. (3) Isloiie Mediche inlorno le Acq. Term, della Ponelta. Bologna 1807. pag. 113. 33 i Marco Paolini snltamenti, dichiarano doversi avere in conto di un cspe- dieiitissiino presidio antivenereo. Fra i secondi primegi;iano parocclii occcllenti Sciittori. Girolauio Fraeastoro , (jiiaii- to illustro ill inediciiia, altrettanto benemerito dell' uiiiani- ra, e die in silliatta materia deve risj;;iiardarsi a buon di- ritto come uti' aiitorita di graiide valore , non dubita di asserire « experientia constare ii'iliil aut parnin Aponensia balnea nee Porrectana jnvare posse morho Gnllico affe- ctos (I) ». Nicolo Massa ed altri autori di cliiara Fama parlaiido delle acque- di Caldiero dicono « in his halneis dira omnia niorbi Callici symptornata recrudescerc , non sanari (2) ». II nostro concittadino Zecca nel suo Trattato speciale intorno le virtii delle Tenue Porrettaiic, Ic cou- sidera come rimedio assai pernicioso nella hie venerea , e capace di arrecare morte se non istantaneaniente, abne- iio poco dopo , a chi mal consigliato avesse fatto uso del- le medesime (3). Colla quale sentenza a vero dire esage- rata , in quanto clie discorde dalla piu volgare osservazio- ne , avra per avventura inteso il prelodato autore di op- porsi con forza maggiore e di porre un niaggior freno alia contraria opinione sostenuta da colore , i quali con detri- mento non lieve de' malati commendavano nella generali- ta de' casi le fonti solforose contro la celtica lue. E qui lasciando di accennare i nomi di moltissinii scrittori clie in progresso di tempo si fecero coll' appoggio de' flitti a conibattere una si fatta opinione , diro clie il Brambilla neir andato secolo, ed il Vitali, il Colli ed il Rezia nel principle del presente sono concordi nel riprovare alta- mente quelle acque per la cura della sifilide : anzi il ce- lebre Scrittore per priino nominato avendo fatto Ic piu esatte prove e le piu accurate osservazioni , ha sempre riconosciuto die li bagni di tale natura non solo aumen- tano le malattie celtiche essendo in vigore , ma ridestano (1) Baccii. De Thermis. pag. 166. (2) Op. Cit. pag. 354. (3) De Aqiianiiu Porrectananim usu etc. Bononiae 1576. pag. 60. Delle Acqub Tekmali ec. 335 e faniio ritornare iiclla sua fiera attivila cjiiclla lue , che per qualche tempo tacevasi , e nascosla si maiite- neva (1). Dalle cose discorse lin qui ciiiaro si scorge , come le due opposte opinioni sieno sorrette dall' autorita di uo- inini prcclarissimi c degni di tutta la I'edc ; oude certo sarebbe grave ingiuria il negare le guarigioni dei sifilitici ottcniite mediaiite 1' uso delle aequo solforose dull' una schiera di medici , dando poi pieua credenza alle affer- mazioni di coloro che no' sopradetti malati le giudicano di qualsivoglia attivita sprovvcdute. Per chiarire pcrtanto le ragioni della diversita degli effetti prodotti da una sola e medesima cagioue, bisogna attentamente considerare qua- li siano i momcnti , gli stati morbosi , e le differenze loro di grado , in cui nel corso di una infermitu sifilitica si possano conseguire miglioramenti e guarigioni mediante quelle acqne usate per bocca , per bagno , o per doccia , esseudoche da un tale esame analitico ci saia dato discer- nere quali sieno i casi e le circostanze in cui riesca- jio giovevoli oppure nocive , in una parola ne potremo saviamente ricavare le indicazioni e le controindicazioni di esse. Nel corso di diciotto anni, clie bo avuto 1' onore di presiedere alia direzionc delle Terme Porrcttane , mi ba offerto propizia occasione di attento studio e di accurate indagini per togliere di mezzo i dubbi e le controversie intorno un si grave argomento buon numero di infermi e spccialmente quelli spettanti alia truppa Pontificia „ che ogni anno in numero di 24 o 30 circa erano cola inviati. A tre categoric ridurre si possono i morbi , onde la mag- gior parte di coloro eia tribolata: 1." a derniatosi , ed affezioni reumaticbe ed artriticlie cronicbe di semplice na- tura : 2." alle stesse forme morbose e ad altri mali dipcn- denti da sifilide costituzionale, che io chiamerei , se mi fosse permesso , col noine di vergine per non essere ancora (1) Colli. Osservazioni sill bagni minerali di Trescnre. Milano 1809. pag. 66. 33(> Makco Paolini statu soggetta a ciira antiveiierea diretta o speclfica: 3." iinal- merite a malattie di diverse forme , per lo piii gravi ed inveterate niassiine dell' apparecchio locomotore , le quali in orisine sifiliticiie e trattate inutilinente con esorbitante i{nantita di inercnrio e con grande numero di bagni di vapore lianno poi patite tali intrinscciie inodiHcazioni or- aaniche da vcstire i caratteri di una malattia assai coni- es plicata, clie a me parrebbe conveniente appellave col no- me di celtico-niercimale. Ora mediante un imparziale ed attento esame di questi tatti , e mediante 1' osservazione degli eftetti diversi pro- dotti dair uso delle acque solfbrose continuato per un certo spazio di tempo, noi potreino dare ai nostri giu- dizi una direzione non fallace, e dischiudere alia nostra mente vuia via piii sicura al conoscimento della verita. Esponendo pertanto in breve i risultati che ne porge r esperienza , non puo certo mettersi in dubbio , che men- tre salutevolissimi sono gli effetti che ne ritraggono le infermita comprese nella prima e massimamente nella ter- za categoria , quelle poi nella seconda considerate non ne ricavano giovamento veruno, anzi talvolta incrudiscono e peggiorano. In tutte le diverse forme di lue io ho con- fermato un tale fatto , nell' ulcere alle fauci, nell' ozena, neir alopecia, nelle sifilidi, nella periostosi , nei dolori osteocopi e reumatici , nella gomma , nelle produzioni o vegetazioni morbose di vario nome e nelle piaghe che nella cute hanno sede , ed in altri morbi di simigliante derivazione. Laonde pare a me si possa con sicuro animo giudicare , nou convenire punto ([uelle acque nella sifilide costituzionale , anzi chiara e palese esserne la controindi- cazione. Ma non intendo percio con queste parole di nie- gare in modo assoluto e generale ad esse fonti quaisivo- glia potere terapeutico. Perciocche in qualchc raro caso di lieve malattia venerea, quali sarebbero a modo d' csem- pio doglie reumatiche , od ima superficiale deinnatosi , pos- souo arrecare utilita ed anche guarigioue ricorrendo par- ticolarmente a bagni di acque fornite di alta temperatura , dappoiche promovendo ed attivando in copia la secrezione Delle Acque Termah EC. 337 tlel sutlore giovaiio la natura nella espulsione del virus infestante 1' organismo. Qucsti fatti pero debhonsi avere in conto di eccezionali, additaridoci iuvece 1' esperienza come regola gencrale la loro iiieflicacia contro si fatto genera di nioibi. Ed anche la ragione concorre a confer- mare un tale pensamento. Imperciocclie e quale si e mai 1' intendimento che si propone il medico per vincere e debellare le veneree infennita ? Alia quale doinanda si puo rispondere con un esempio il pin cliiaro ed evidente. Quando un veleno e stato introdotto nello stomaco , quali sono le indicazioni da compiersi al fine di togliere quel- r infelice dai gravi ed imminenti pericoli die gli sovra- stano ? Di distruggere cioe o neutralizzare mediante un antidoto , se pure fortunatamente sia in nostro potere , la sostanza venefica ; oppure di cacciarla fiiori dello stomaco per r opera di ingegni opportuni. Ora applicando questi principii alia terapeutica dei niorbi venerei , di leggeri si comprende , che mentre i preparati di mercurio e di iodic sembrano soddisfare alia prima indicazione essendo i mi- gliori sussidii per compierne la cura dirctta o specifica , che e riposta nel distruggere ed annientare il virus, dal quale le membrane, i tessuti fibrosi, legamentosi, ed os- sei sono specialmente minacciati, hannovi poi altri argo- menti , i quali al pari delle acque termali solforose pos- sono operarne la cura indiretta espellendo dal corpo mer- ce le escrezioni depuratorie il virus preaccennato. E come sarebbe grave ingiuria ai nomi di niolti illustri italiani , quali sono un P>.edi , un Vallisneri , un Falloppio , un Ce- stoni , un Morgagni, ed un Monteggia , il porre in dubbio le moltiplici guarigioni da essi loro celebrate come dovute air uso de' bagni caldi e segnatamente del Guaiaco , e della Salsapariglia , cosi non devesi negare credenza al- r autorita di coloro , i quali dichiarano di essersi valuti con successo delle acque su nominate nella cura della celtica hie. Se non che dando la debita attenzione a quan- to in proposito ci suggerisce la clinica osservazione , pare lecito argomentare, che il maggior numero delle vantate guarigioni siensi conseguite in sifilitici giu sottoposti innanzi T. X. 43 338 Marco Paolinf senza alciin pro a diverse inaiiiere di cure inercuriali , es- sendo consuctudiue gcneralmciite iiivalsa di coiisigliare a qiiegli inrerini la niedicatura delie accjue allorclie, come dice il Pasta , ogiii altra sia riuscita frustranea. Ed e ben chiaro die elleno contro la vera sifilide non ponno eser- citare un' influenza pari a qnelia degli espedienti terapeu- tici poco sopra indicati : in primo luogo per essere dotate di azione diaforetica assai mite a mcno clie non siasi ricorso a bagni di elevata tcmperatura; sccondariamente , pcrclie tendono pin presto a promuovere ed attivare la secrezione dei reni , la quale non sembra la via piii acconcia a dare uscita al principio venereo. Del ([uale fenomeno non e molto agevole il rinvenire le ragioni : solamente e degno di particolare considerazione che laddove i diuretici il piii delle volte tornano assai proficui a togliere que' niorbi cronici che attaccano le interne viscere o le membrane sierose, parti tutte che generalmente sono dal virus ri- spettate, i diaforetici invece giovano a dissipare le altera- zioni delle membrane mucose, della pelle, e degli organi l)assivi della locomozione. Per quale motlvo poi quel vi- rus prediligga coteste parti del corpo , perche in esse len- tamente insinuandosi vi induca poscia organici mutamenti pill o meno profondi, e un indagine piena di difficolta. Tuttavolta stimo cosa non inutile 1' accennare, die nella chimica composizione delle parti predette predominando un materiale immediate azotato della medesima natuia va- le a dire la gelatina , non e supposizione inverosimile, cbe fra questa sostanza ed il virus sianvi attenenze di speciale affinita chimico-organica. Ma lasciando da parte coteste ardue investigazioni , sem- bra che dalle cose fin qui discorse si possa ragionevolmen- te conchiudcre, non doversi affidare la cura de' niorbi veuerei ad un mezzo di si poca efficacia e cosi incerto ne' suoi efletti , quali sono le acque solforose, essendovi d' altronde rimedi forniti di una virtu specifica assai ener- gica , vale a dire i mercuriali ed i preparati di iodio , purche colle debite norme e cautele convenientcmente aniministrati. Delle Acque Termali ec. 339 Preteiulono alciini iiioderni oltramontani che le acque solforose sieno mi mezzo assai idoneo per esplorare in un iiidividuo, costitiiito d' altronde in istato di appareute buoiia sanita , se esista iiei solidi o nei liquid! del suo corpo il virus sifilitico nascosto o latente ; o in altri ter- mini che quelle siano la pietra d' assaggio , o di parago- ne per disooprirne 1' esistenza. Prima di sciogliere una tale questione cade in acconcio di notare , non avere 1' ac- cennata osservazione il pregio delta novita, poiche non sembra sfuggita all' occhio perspicace del Bacci e del Fra- castoro. « Dum qiiiJam , narra il primo , ob aliam causani Stygianis uteretitr balnc'is , quae sunt admodum calida , im- niernor jam praeteriti contagii , vetustos sibi ex balneo con- scivit do/ores. Idem ad Aponi balnea accidisse cuidam illu- stri Principi novimus , cui rei attestatur Fracastorius (1) ». In quanto a me debbo francamente dichiarare, di avere bensi sovente osservato in sequela dell' amniinistrazione tanto interna quanto esterna delle acque Porrettane , ri- svegliarsi di bel nuovo i sintomi della sifilide se da alcun tempo tacevansi , oppure esacerbare con forza quelli gia preesistenti , ma giammai mi si e porta occasione di con- ferniare il fatto, a vero dire singolare, di svolgersi e ma- nifestarsi cioe que' sintomi in tutta la lore energia nel corpo di persone , die, incontrata un di 1' infezione, aves- sero poscia fatto ricorso alle nostre acque per liberarsi di morbi dipendenti da ben altra cagione che da venerea labe. Oh ci fosse pure conceduta luia si prodigiosa pietra di paragone I Che in allora essendo in nostro potere il modo di riconoscere in colore che ebbero la mala ventura di contrarre malattie celtiche primitive, se quel virus assor- bito serpeggi tuttora pel corpo latente ed inosservato, po- tremmo di leggeri e con sodezza di fondamento fissare 1' opportunita e 1' indicazione delle cure antisifilitiche pre- ventive, valevoli ad inqiedire lo svolgimento della hie: sul quale proposito si agitano ancora molte controversie. (1) Baccii. Op. Cit. pag. 166. 340 Marco Paolini Clie se per le ragioni addotte siii qui ben poca fiducia dobbiauio riporre nolle acque solforose per la cura dei morbi venerei, giacche I' azione loro terapeutica tutt' al piu e verosiinilmciite riposta nel coadiuvare i poteri fisio- logici deir orgaiiisino nell' espiilsione del piincipio venefi- 00 , non e poi a taceie essersi raccolto da alcnni soiitto- ri massirno d' oltremonte buon numero di osservazioni , dalle qiiali jiare diniostrato die, astrazion fatta degli ef- fetti prodotti dal caloie iiisito alle acque teiniali, elleno merce i principii mineralizzatori possano grandemente aiu- tare I' azione dei rimedii specifici. La quale opinione non e certo ne nuova , ne d' origine francese, siccome sembra essere d' avviso il Sig. Durand-Fardel. Perciocche, lascian- do di riferire quanto in proposito e state pubblicato da parecchi italiani , in una niia scrittura stampata sino dal- l' anno 1812 credetti di avere non pochi aigomenti per asserire , clie associando all' uso delle acque Porrettane il medicamcnto antisifilitico per eccellenza vale a dire il mercurio, con maggiore prestezza e facilita ottenevansi i suoi benefici effetti , ed in pari tempo evitavansi i danni e gli inconvenienti che non di rado suole quel rimedio arrecare (1). In conferma di che io citava la soUecita guarigione di due sifilitici, I' uno afFetto di ulcere alia faringe , 1' altro di voluminosi condilonii da me conseguita in Jjreve spazio di tempo accompagnando al bagno del- r acqua di Marte , ed alia bibita di quella della Porretta vecchia convenienti dosi di deutocloruro di mercurio. In appresso bo avuto piu e piii volte occasione di persuader- mi di una tale verita , prescrivendo il predetto metodo di cura misto ad infermi di lue , che piegando al consi- glio di medici non abbastanza esperti , e specialmente al- le esortazioni ed alle preghiere dei parenti e degli amici, eransi rivolti alle nostre Terme nella speranza di ricupe- rare la sanita. Conosco che a dare maggior peso a queste (t) Bulleiiino delle Scienze Mcdiclie. Anno XIV. Scr. III. Vol. 1. Bolo- gna 1842. Delle Acque Tehmali ec. 341 inie parole uopo sarebbc stato paragonare lo spazio fr A T I J^.^ -/■/. T // I. BcUiiH ]| I,ll Aii'Moliiii Yf,. Ill Tom X 'X^>:.^f ^ e?:-? ^Jie. '^ Bttlin, 1,1, . -2yyt/^<9-A' ^ i'^/fyyi'fir///l. I.il .\ii-;ir.lui ■il'C^ // ^/>-< ;■ Kill 1 Xc/^ ' 'I Lit! M C K.-iliiii UA M -. 'm Lil Aiioioiin* \|,.ni T.iiii X y y I 'N J^y2,^'t *->-VV- . . -. ,/.,. CM "nl^ A "-- .^- — ■ 1 1 I ^/t.f i:r^/f ~ytyi.t./-teei^^t.f/t Ut Alidnili»J - K'Jli... I..r SULLA RIPRODlZIOiAE DI UNA DOPPIA CODA NELLE LLCEllTOLE E SULLO SCHELETRO DEL l'LAT\DACT\LyS MBALIS UUllEBIL E BIBRON DEL PROF. CAV. LUIGI CALORl ( Lrtta nella Scssione del 14 Aprile 1859.) Q 'uesta terza Nota suUa Scheletrografia de' Saurii e data a riempimento di una lacuna rimasta nella seconda e ad illustiazione dello Scheletro del Platydactylus niuralis Du- meril e Bibron , gia delineato nella seconda Nota medesima. Parlando della riprodnzione del la coda nelle Lucertole tralasciai di ricercaie ondc fosse che le lucertole scodate riproducessero quando una coda sola, quando due. L' om- missione era cagionata da cio , che fino allora non ave- va avuto opportunity di notoniizzare lucertole a due co- de rigenerate. Ma essendo dippoi venuto in possesso di cosi fatte lucertole , e ripetute osservazioni avendovi isti- tuito sopra , sono stato condotto ad avvisare la ragione di quella differenza; ragione riposta in cio, che quando nella estremita del moncone di coda rimasto non ci era che la ferita avvenuta pel troncamento , e la lesione con- sisteva tutta nella seniplice troncatura netta netta , ne ci aveva altra ferita laterale delle parti niolli con ismoviinen- to o lussazione corrispondente o tra la parte anteriore della vertebra caudale separatasi , e la vertebra postale dinanzi, o 358 LuiGi Cai.ori tra la parte posteriore della vertebra situata alia troncalura e r anteriore, una coda sola senipre riprodiicovasi; ma quan- do r estreniita del moncoue di coda portava oltre la Ferita della troncatura, un' ultra ferita lateralo, e questa fosse accoinpagnata da lussazioiie altresi lalerale, o della parte anteriore della vertebra die si fu divisa nel troncanieiito, o quando questo accadde tra una ed a! tra vertebra , del- la parte posteriore dall' anteriore della vertebra posta al- ia estreniita di quel nioncone, non mai unica, ina gemi- na coda sempre rainpollava , ed mia di tali code moveva dalla ferita della troncatura, 1' altra da quella corrispon- dente alia lussazioiie. Questa poi , cioe la lussazione, e una ciicostanza essenziale, imperocclic quando vi abbia soltan- to ferita delle parti niolli, ne siavi lussazione tra due vertebre o tra le parli anteriore e posteriore di una ver- tebra, lion inai lia luogo il divisato fenomeno. Laonde io penso die tra le parti anteriore e posteriore, e tra le singole vertebre caudali si annidino de' germi, die, da- tane 1' opportunitu, si svolgono e crescono in altrettan- te code od appendici caudali , ovvero tra quelle parti e tra quelle vertebre stiano i luoghi acconci alia pro- creazione de' germi svolgentisi in code di novella forma- zione. La quale congettura e grandemeute avvalorata da una osservazioiie riferita nell' ultima Nota , e cioe di una appendice caudale puUulata da una coda normale , so- lo perclie in questa ebbe effetto una laterale lussazione della parte posteriore dall' anteriore di una vertebra con accompagnamento di soluzione di continuita delle par- ti molli cbe le corrispondevano (1). E la congettura e come convertita in certczza dall' anatomia che ho qui ag- giunta, di una Lucertola muralis a due code di nuova formazione, e che ho rappresentata nella Fig. 1-2. Tav. 19. Vedesi in a, h Fig. 1. 1' ultima vertebra del moncone di coda normale rimasto A , la quale vertebra che e la de- cima della coda, mostra una laterale lussazione della par- te posteriore /; dall' anteriore a. Dal vano laterale c pro- (I) Vedi pag. 362, e Fig. 6. Tav. 24 del Tomo precedente. I Della Lucertola EC. 359 dotto dallo spostamento, o lussazioiie della parte b inuo- ve lo scheletro d della coda II die e un tubo coiiico osseo-cartilagiiioo solidaineiite articniato (! colla parte ante- liore e colla postcriore dt-lla suddella vertebra a, h, e come incmieatovi fiammezzo; dalla estiemita posteriore del- la parte posteriore h , deriva 1' altro scheletro e nori dis- similmeiite confonriato e costrutto, appartenente alia co- da C. Notasi ai lati di (juesti sclieletri uri qualche forel- liiio noil allriineiiti die vedemmo nello scheletro di una sola coda riprodotta. Eiitro ciasciino di quegli sclieletri tubulati proliinijasi insiein colle iiieningi un sottile tila- niento f, g. Fig. 2. siccome prodnzione della porzion caudale h, della midolla spinale. I vasi , i nervi ed i mu- scoli i. Fig. 1. produconsi altresi da f[uelli del moncone, e parte sono aiico di nuova forinazione. Le scaglie della pelle I avvolgente le due code novelle sono piuttosto pic- cole e uii po' diverse di colore. Ma basti di questo primo particolare : passiamo al secondo vertente intorno alio sche- letro del Platydactylus muralis. lo ho delineate questo scheletro nella Fig. 3. Tav. 22 del Tomo antecedente , perocche portava la coda con una porzioiicella riprodottane. Non faro clie qui ricliiainarlo, e confrontarlo col rappresentato dal Sig. Emilio Blanchard nella Fig. 1. Tav. -i de' Pvettili Sanrii pertineiite alia sua piu volte citata opera l' Organisation du Regne animal. Questa figura ce lo dimostva in profilo , mentre la da ine datane lo rende in tre quarti ; ma il Platidattilo murale , che air autore parigino ha servito per la sua diinostrazione, e che proveniva d' Algeria, era il doppio piii grande del inio avulo dal Regno di Napoli , posto che la figura che egli stesso ha dolineata, ritragga veramente , siccome ha scritto, ([uello scheletro di naturali dimensioni. Oltre que- sta diiTerenza di statura , dipendente forse dall' eta e dal diverso clima, altra subito ne occorre paragonando le figu- re dei due scheletri, ed e che nel teschio dello schele- tro del Blanchard, come pure nelle Figure 2-3. da lui fatte ad illustrazione del teschio medesimo, il muso ap- parisce piii aguzzo che nel teschio del mio, ov' e tondeg- .'iUO Luu;i Calori giante anzi che no. Eil acciocche qiiesta ed altrc diffe- renze nieglio si avvisino, lio io altresi dclineato separata- ineiite in tre vedute superioie , infeiiore e lateiale questo teschio tre volte, piu grande del vero nella Tav. 10 arine.s- sa a questa Nota. Conispondcntemente alia notata particolarita veggonsi iiella Fig. 3. Tav. 19, il preniascellare od iiitcrinascellare 1 non che il mascellare 2 uri po' piu larglii. II Blanchaid nella spiegazione delie figure ha k, lacrymal, lettera clie al pari di molte altre e slata ommessa dallo scrittore so- verchiamente economo per non dire avaro ; ne solo la lettera manca , ma neppure 1' ossicino cui essa dovrebbe indicare, e state nelle figure distinto. Nella Fig. 27. Tav. XVI. Part. II.Tom. V. deir Opera sulle ossa fbssili del Barone Giorgio Cuvier il lagriniale non e state notato ne figura- to. Io non ho potuto scernerlo ne' miei esemplari , forse perche erasi incorporato o col rudimento di jugale 3 , o coir etmoideo laterale v assai sviluppato , o col mascella- re 2. Cio non di meno al luogo ove avrebbe dovuto pre- sentarsi , ho apposta la cifi'a 5. Ma se il lagrimale non era apparente , Io era bene il sopracigliare , il quale con- sisteva in una sottile squamina ossea conipresa nella pal- pebra supeiiore. Un altro notabile si para innanzi contemplando questa figura , il quale riguarda i parietali , ed e che questi non solo hanno il loro margine postcriore piu dritto , ma for- mano eziandio col loro angolo posteriore interno una pun- ta smussata meno lunga della meta che nella Fig. 2. Tav. 14 del Blanchard, ne dessa punta copre la parte media deir occipitaie superiore d : Io che conviene colla succita- ta figura del Cuvier. Cotale punta poi procede manifesta- mente per cio die ne dicono le mie preparazioni dalla tavola intei'ua de' parietali medesinii. Nella vediita inleriore del teschio Fig. i. Tav. 19, nulla vi ha di piu rilevanle della divisione del corpo dello sfe- noide in posteriore maggiore e, ed anteriore minore f, donde muove il rostro o stiletto sfenoidale g. L' apofi- si e" appartiene alia grande ala/>. Questa distinzione degli Della Lucertola eg. 3GI iiidicati pezzi dello sfenoide iioii c stata delineata iiella Fiu- fisl aiizidetta. La loro siiilisi e come neiili altii Sauiii,ecl il processo 13 chc innovc da essa , e piii lungo e rohii- sto , nia noil mi e parso bicrure nella origine come nei Lacertidi , nello Stellio vulgaris ec. Notaiisi inoltre le so- lite epifisi air ilco ed al pube, e 1' ossetto 18 e assai piu svilnppato di quel che apparisce nella figura del Blan- chard. La lotula femoiale 23 Fig. 1 I . Tav. 20 e J)ene sviluppata. Tra il teinore e le ossa della gamba esistoiio gli ossetti interarticolaii 25, 25" Fig. 11. Tav. 20. Nel tarso occorre il grande osso 26, 27 Fig. 11. Tav. 20 che comprende il tibiale ed il peioneo fusi in uno ; nel tjiiale grande osso e scolpito un foro cieco indicante la primitiva divisione dell' osso medesimo in due. Veggonsi poi le tre ossa 29, 30, 31 , il quale ultimo, che e il sopiannunierario, e stato ommesso dal Blanchard nella Fig. 13. Tav. 14, figura appositamente da lui fatta per dimo- strare le ossa del piede. lo non ho toccato delle ossa luiighe delle estremita , ne de' metacarpi e de' metatarsi , e neppure delle dita , non essendomi accorto di veruna differenza. 36(i SIMEtilZIOIVE DELLE TAVOLE TAVOLA 19. Fig. 1-2. QiR'ste due figure lappresenlano I' anatoinia di due code di niiova forniazione apparleiienii ad una Laceila iniirali<. CA\ oggeiti sono del doppio pill graiidi del vero. La spiegazinne tiovasi nella prima parte dclla INola. Fig. 3-4-5. Vediile stiperiore, inferiore, e profllo del tescliio del Platydacl.v- liis miiralis Diim(^ril c Bihron. Fig. 6. iMelA destra della mandibola del inedesimo Plalidattihi moslrata dalla faccia interna. Tulle ([iiesle llgnre rilraggono gli oggeiti Ire voile piii giandi del nalinale. In tutte a, i^ I' occipiiale inferiore, o basi-occipilalc. b, occipiiale lalcralc. d, occipiiale siipcrioie. e, corpo dello sfennide posteriore , a' ciii lali veggonsi le grandi ale p cni apparlengono i processi e" . f, corpo dello sfenoide anleriorc , prodiicenlcsi nello stiletto o ro&lro sfenoi- dalc g. h. selto introrbitale , ncl qnale osservasi T ossello / significalo per ala in- grassiale. m, rn^, plerigoideo s^ii cni poggia la colnraella n. 0, parietali. q. raastoideo di Cnvicr, da n)e indicalo col nnnie di s(|nanioso , appena di- slinlo. )■ , tenipnralc di Ciivier , teniporale die per me t* I' apolisi zigomalica dello sqiiainoso q,h (jnalc {■ riidinienlaria come lo sqnamoso cni h applicala , n^ ."ii prolimga in avanii, nft per consegnenle aggiiigne il frontale poslc- riore x: ondc (jni nun ha liuigo il soliin fnraine die si osserva negli allri Sanrii. i, tinipanico, die in t pre-enia lina epifisi. s*, slaffa colnnii'llare. s^, osrelln stilifdrnie analogo ad iin iiiarlello nnilo nicdi;inle im legainenlo o cilindrello carlilagineo alia stafTa. l'^, faccia articniare dell' osso tinipanico s. u, frontale. », prefronlale od elraoideo lalcrale di Bojaniis. \ DkLLA IjUCEKCOIA EC. -J^i ' X, fioiilale po^lerion- di Ciiviui , il (jiial rmnlale !• esterionnenlo lilicio da eoniiessioni , non ailicolandosi m"- col teiuporalc di Cuvicr od apoli^i zi- gomalica r, assai hreve c tiilta applicata alio squamoso , iic al nidinien- lo di jiigale 3. y, iiasali. 1 , preinascellare od inlermascellare. 2 , raasccllarc siipcriorc. 3, iiidiinenio di jiigaie non olliepas^anle la niascella supcriore: ondc T oibi- la liinane tniia apeila alio eslerno , c sol rhiiKa da nn le(;amenlo. 6 , luogo ove dovrebbe irovarsi il lagrimalo. 6 , osso Irasverso. 7 , palatine. 8 , vomere. 9 , dcnlai'io. 1 1 , opercolaie. 12 , angolaie. 13 , soprangolaie. 14, coronoideo , o complcnientario. 16 . aitieolare. Fig. 6'"\ 10" denle ma-ccllare veduio sollo I' ingiandimeiilo di 30 dian). di mi niicroscopio fenip!ice,p lapprc^enlalo daiia parte interna: lOi* il uie- desinio in Ire qnarii , ove nel lalo * aderenle della radice <^ laglialo a penna da s-cnveie. 10' piofilo dcllo slesso. TAVOLA 20. Fig. 7. Appaieccbio sieinale c '^palle del Plalydactylns mnralis. Grandezza niaggioie della natniale. Fig. 8. Appaieccbio sieinale e spalle della Laceria viridis Lin. Dimensioni nattirali. Fig. 9. Avanbiaccio e iiiano del Plalvdaclyliis mnralis. Giandezza di mollo maggiorc della vera. In ((iiesle tre figure /. indica la carlilagiiie roraboidale alia quale sono unite le cartilagini coslali noiale da /■ a /■_, non die la cartilagine h, consideiata da (jeoffrov Sainl-Hilairc come appendice xifoide soslenente le cartilagini coslali g. k , osvo imparl di Cnvier. r, coracoidco c sua cartilagine s. ( , scapola. u, cartilagine scapolare. rntiila hraccbiale. y, ulna. z . radio. 1 , radiale. •2 , ciibilale. 3 . iiisifoiiiie. ♦ ;}(i8 LuiGi Caloiu 4 , osscllo iiUeriiicdio al ladiale ed al ciibilale. da 5 a 9 , ossa della secoiuia serie. Fig. 10. Pelvi del Plalydaclyliis miiralis ingrandita e vediita dalla vegionc inferioie. Fig. 11. Ossa della gamha e del picde del medesiino Clalidallilo. Dimensio- ni niolto siipeiiori dellc vera. In (|tieste due figuie 10, iico che in 11 olTre nn' epifisi. 12 , ischio. 13, ossetto sliiiforme pi'ocedente dalla sinfisi ischiatica. lo, osselto o cai'tilaginc ossifornie di questa sinfisi. 1 7 , pnbe. 18, osselto che prolungasi dalla sinfisi pnbica. 19, epifisi della spina uncinala del pnbe. 20, epifisi completanle 1' orlo della caviti coiiloide. n, 0, vcrtebre del sacro , nella postcriore delle qnali trovasi iin I'oiu net pro- cesso Irasvei'so. Qneslo foro fa credere che lale processo si sviln|)pi pei due gernii ossei , iino proprio, T altro estraneo perlinenle ad nn itidi- nienlo coslale a qnello congUuinatosi. 22 , rolula femorale. 23, tibia. 24 , fibola. 25 , 25'', ossetti interarlicolari del ginocchio. 26, 27, osso che comprende il tibiale ed il peroneo. 29, 30, 31, ossa della serie anteriore del tarso. 'Z^" •^^• sf '^*^ >, »- m y 1 i i i X g B Men I I 111 II X '\J^^O. I y^.?: ,. H- " Ti rnlli h, iil V,. I- Orltlm lit Lit .■\>ci7G LuiGi Cal'hii 9 , denlario. 10", SO*, ileiili. 1 1 , opercolaic o splenio , il quale f piccolissimo. 12 , aiigolare. 13 , soprangolare. 14, coronoideo d complemcniario. 15 , arlii'olarc. TAVOU 23. Fig- 1 ■ Apparccchio sternale e spalle ) qneste due figure rapprcseniano gli cg- Fig. 8. Avanbraccio c mano ) geiti piii grandi del vero. 1, caiiilagine roiiiboidale ai cui lali veggoiisi le cartilagini coslali tagiiate f, f'f'f- . A', appeiulici oarlilaginee paragoiiabili a' processi xifoidei. A*, iegauiento iraverso onde si connellono insieme le appendici A'. k, osso imparl di Cuvier. r , osso coracoideo , e sua carliJagine s. ( , scapola. t) , clavicola. v* , omero. * , rolula braccliiaie. y , ulna. z, radio. 1 , radiaie. 2, uliiare. 3 , pisiforme. 4 , ossello intermedio al radiaie ed all' iilnare. da 6 3 9^ ossa della seconda serie. Fia- 9. Pelvi dimoslrala dalla parte inferiore ) , ■ j n .» . „ ^ , . , ' ; grandezza raaggiore della vera, fig. 10. Gamba e piede ) " "^ 10, iico, clie offre una epifisi in 11. 12 , ischio. 13, osselto bicnire che muove dalla sinfisi ischiatica. 15, ossello , 0 cartilagine ossiforiiie di questa sinfisi. 17 , pube. 18, ossetio che muove dalla parte anteriore della sinfisi piibica. 19, epifisi del processo iincinalo o spina del pnbe. 20 , nucleo osseo complelanle in avanti 1' orlo della cavity eotiloide. 21 , femore troncato. 23 , tibia. 24, fibola. 25 , 25*, ossetti interarticolari tra il femore e le ossa della gamba. 26 , 27 , osso che in se comprende il libiale ed il peroneo. 29 , osso triangolare. 30 , secondo osso della seconda seric. 31, terzo osso, od osso soprannnmerario della serie medesima. IV •'■i,V(,'5t,;v. ^h ■ ■■-■ -^^ Mllll Jll d.l w (^ Bctlim ii' Anjiflun VIciii luiii X { oi r alinuMito iiecessario al loro sviluppo. Alcuna fiata questo danno arrecaio alio foglie del Pero e cosi grande appo noi die gli alberi riinangono quasi spogliati del tut- to della loro novella veste , lo die reca , come beii capi- ta, noti piccolo nocuinento alia produzione del legno iio- vello,e de' novelli rami; die piu avviene spessissimo che gli stessi polloui , o ramicelli erhacei restario dessi ancora troncati o a lueta , od ai due terzi di loro Uinghezza dal- le stesso industre animale : e qui iion so bene spiegare se il medesinio li trondii parzialmente sbagliandoli coi pezzioli delle foglie, o se li tronclii per cibarsi semplice- monte del succo , e del tessuto loro erbaceo , perche in tal circostanza le cime che appassiscono e poi si dissec- cano, non porgono all' animale ampia menibrana da na- scondervi le [)roprie nova; ma probabilmente la provvida natura diede la necessita a questo animale di pascersi nel- lo stato perfetto di quello erbaceo tessuto vivo del Pero. nel nientre che la stessa offesa fatta nel pezziolo della foglia prepara il nido alle uova , i biuchi nascituri delle quali vivono e si nutrono del tessuto morto e disseccato della foglia stessa. Ma comunque si sia , cotale danno nel- la prima meta della priinavera riesce a' miei occhi gran- dissimo ai poveri alberi di Pero, che per un buon mese niostransi di stentata vegetazione , inentre se non fosse cotale animale 1' avrebbero rigogliosa. Pur troppo tanto malanno si ripete piii o meno intensamente quasi ogiii primavera nelle colline e nelle pianure , sebbene sia tra- scurato, e quasi non avvertito dai coltivatori non dico orticoltori , ma contadini, del quale poi assai si lamenta- iio questi ultinii. quando lo stesso si diflFonde e propaga piu tardi moltissimo sulla vite. Allora soltanto si accorgo- no del cosi detto TagUaticcio , che gii da un buon mese devasto il pero, e si arrovellano di non potere mettere riparo non solo al dan no delle foglie che tronca, ma a quello dei tralci fruttiferi, e degli stessi grappoii erbacei deir uva , che anzi spesso in pochi giorni vidi I' indu- stre tagliaticcio distruseere sopra interi e lunslii tralci, detti da noi dondoU , non solo le foglie, che poi vi pendono 380 GlUSEPI'E BeRTOLONI accartocciate e inuite , e clie dopo iin mcse si riprocliico- iio, ina aiicora i grappoli e gli stessi (ralci coiti da Frut- to, i (juali percio piii uoii prodiicoiio in quest' anno; ed in realta desso e tVa gli insetti quello die piii estesa- incnte reca danno alia vcndeniniia nella nostra provincia, e molto pill del briico del la Procris Ainpelopliaga , la ijiiale appellasi da uoi Ruga della vite , perclie il taglia- ticcio osservasi dilTiiso in tiitte le campagne tanto di [)ia- iio clie di monte , e di coUina „ mentie il bruco della Procris abita gli orti principalniente, e poco si dilFonde ai poderi della piu feitili pianuie, e niente a ffiielli delle niediocri terre. A prevenire 1' esteso danno prodotto dal tagliaticcio tanto al Pero che alia Vite non so suggeiire meglio della facile raccolta, ma cstesa a tntta la provincia, delle fo- glie accartocciate di ambedue le dette piante col rienipir- ne dci panieri , o ceste, e versarle poi subito suUe liatn- me , perche di cotal guisa restano distrntte le uova della futura generazione , ed ogni cartoccio ne contiene dieci a quindici poco piu poco meno. In un giornale periodico che si pubblica in questa cit- ta , si disse clie il Rhynchites Bacchus reca appo noi dan- no alia vite. Questo e un errore scientifico cagionato forse dal nome Bacciis dato dal Fabricio ad iin' altra specie di Rhynchites che e stato supposto atteso questo nome che abitasse da noi la pianta di Bacco ossia la vite. II R. Bac- chus si trova pure in questa provincia bolognese ed in Italia, bensi in pochissima quantita di individui, e mai io lo trovai infestante sulla Vite, ma soltanto nelle coUi- ne lo vidi raro , e raccolsi snlle foglie del Nocciuolo. Sulla Vite e sul Pero diffusarnente trovasi senipre il siid- detto R. Betuleti vero offensore di cotali piante. Un altro niicidiale matanno dell' albero del Pero e il bruco della Bnprestis Fabr'icii , che ne corrode ampiamcn- te il legno. Di questo coleottero, e de' suoi danni oggi mi taccio avendovi altra fiata data del medesimo comple- ta storia accompagnata da figure clie rappresentano le metamorfosi della specie che allora erano sconosciute agli Deli.e malattik uel I'ero 381 Entomologi. Gosi pure il briico del Cossus Aesculi qualclie volta attacca auche i giovani pedali di Pero, e vi si iii- trodnco sino al centio corrodendoiie il iiiidollo od il le- giio , (;d alia periiiH! laceudo inorire la parte della pianta superiore alia fatta coirosioiie. Aiiche di questo inalaimo pill daiuioso al Porno, clie all' albero del Pero vi dichia- rai la sloria varii aiiiii addietro , qui soltanto vi ripeto che quando i guasti di questo animale sieno scoperti per tempo dair occliio del pratico agricoltore tanto sui peri clie sui ponii , facilmente si ponno arrestare coll' uccisio- ue deir aiiiinale fatta coll' iiitrodurre eiitro la via da esso praticata nel l«;gno uii pieghevole filo di feiro aguto clie lo raggiunga e lo ferisca. Di questa guisa io saiiai alcune piante di Pero siccome moltissime di Porno , uon clie di Oliiio clie per lo piu e attaccato dal piii grosso bruco deli' altro Cossus Ligniperda L. La quale operazione per- clie ricsca seinpre certa , in qualche caso onde raggiugne- re r animale col ferro dovetti amputare persino i due terzi della grossezza del pedale , che poi sorreggevo, e ioi- tiiicavo con robusti pali finciie. la ferita fosse rirnarginata per evitare die il vcnto ronipessc il troiico indeijolito dalla aniputazione. Ora passo a parlarvi di un' altra malattia mortale del Pero, Id cagione della quale e sfuggita sino al di d' oggi agli ocelli degli orticoltori, c di tutti gli Eiitoiiiologi Eu- ropei , perche , che io ini sappia , alcuno non 1' ha niai avvertita, ne descritta. Questa consiste nella cancrena o iijorte della scorza dcU' albero jiiuttosto giovane , od in etii non molto avanzata , prodotta dalle corrosioni , e gua- sti fattivi dal bruco di una specie di microlepidotteio , che vive gregario entro la niedesinia , ossia nella parte piu interna della sua grossezza , e che diffonde a guisa di agente velenoso e mortificante lo aniierimento e la gan- greiia del tessuto piii o ineno lontanamente dalle eserci- tate ferite. Indeciso \o restai per lo passato se questa specie di microlepidotteio si dovesse ritenere per novella, o per quel- la descritta dal Zeller sotto il nome di AecJiinia metallicella , 382 Giuseppe BERTor.ONi perclie la descrizione clie ne da il Dnpuncliel nel To- mo 8." della Storia Naturale dei Lepidotteri o Faifalle di Fraiicia alia pag. ill. PI. ccciv. ii. 7. non corrisponde perfettamente ai molti individui da me raccolti , ma sic- come quella descrizione nemmeno corrisponde perfettamente alia fignra die I'accompagna, mentre il disegnatore Si- gnore Delariie ha rappresentato al vero la specie mostran- do colla figura quello die manca nella descrizione , come vi didiiarero piu sotto, e poiche il disegno o figura beii corrisponde alia specie da me trovata, cosi ora io ritengo e sono intimamente persuaso die la suddetta specie del Zeller sia questa stessa da me scoperta sul Pero. II primo Entomologo die abbia in Europa ritrovata questa specie descritta dal Zeller e stato il Sig. Fischer di Roslerstamm , il quale dice die non e rara , ma che per cagione della sua piccolezza si sottrae facilmente al- r occhio , e die essa vola in maggio , e giugno attorno alle Betule , agli Olmi, ed alle Quercie e null' altro dis- se , per cui non iscuopri e seppe dei costumi , delle me- tamorfosi, e percio nemmeno della pianta , della quale si ciba alio stato di bruco o larva , lo che sino a tutt' oggi e rimasto sconosciuto agli Entomologi , e percio io mi sono proposto di descrivervi la vita di questo animate , la quale interessa a completare questo vacuo , sebbene piccolo, della scienza insettologica , e piu interessa 1' or- ticoltura a cagione dei danni , che reca 1' animale. Come a Voi , Uinanissimi CoUeghi, e noto, io mi oc- cupo molto della coltivazione dei frutti , e tengo d' occhio di continuo tutte le circostanze piii minute della loru vita, del loro sviluppo , non che dei danni , ai quali van- no soggetti tanto per cagione del variare delle stagioni , che di altre circostanze fortuite che piii o meno general- mente alterano la salute, e la vigoria, oppure ne tolgono il prodotto annuale. Accadde frattanto quattro anni or so- no che alcuni individui novelli della varieta di Pero per la squisitezza appdlato Passatutti ammalasse nella scorza, del die io non mi accoisi che quando la pianta carica di frutti si appassi nelle foglie a state molto inoltrata, 1 DeLLE MaI.ATTIE LiEI. pEKO 383 e [)oi ne' fiiitti, clie non giunsero a inatuiazione , peiclie r alheretto si mori. Allora ne iiidagai la cagione, e la linvenni sotto la scorza nei larghi spazii di mortificazione (' di caiigrena prodotta dalle crosioiii fattevi da im picco- lo hiiico , clie noil conoscevo , per cui nell' autunno ca- vato queir alberetto morto dal suolo, vi sostituii un nielo. L' anno appresso un altro individuo della stessa varieta di pero al maggio niostrava siiitomi di malamente vege- tare , per cui postavi osservazione diligente mi accorsi che qua e la aveva la scorza aninialata , e gia assai mortifica- ta , per cui decorticatolo per sanarlo da quella cangrena, e pulirlo dai bruchi soggiornanti nella parte piii iiitima della scorza stessa, e poi spalmate le decorticazioni con fango mescolato a stabbio , mi posi ad osservare quello che accadrebbe. La pianta seguito a deperire,ma parzial- mente, cioe dall' altezza da terra di circa un mezzo brac- cio sino alia cima,mentrc la parte inferiore rcstava illesa e sanissima, e siccome anclie questa porziouc inferiore del caule rimaneva al dissopra dello innesto praticatovi da varii aniii , cosi presentandosi gia sviluppate alquante gennne sopra cotale porzione sana del pedale , credetti convenientc amputare tutto il pedale superiore e quasi morto , onde dare maggiore sviluppo ad uno dei virgulti inferiori e novello, per cui di cotal guisa salvai 1' indivi- duo , clie tuttora vegcta prosperoso. Mentre questo acca- deva , non lasciavo di tener d' occhio i pedali dei niolti miei Peri non vecclii , e tutti scorgevo sani , ecceltuati due seuipre della stessa varieta di Passatutti clie prima erano rigogliosissimi , e clie gia mi producevano da due anni abbondanti frutti. Queste due piante inostravano una vegetazione stontata, per lo che raddoppiai le osservazio- ni e le indagini , e scorsi essere in essi varii punti di scorza mortificata, la quale sollevai e mostrommi le ero- sion i ed i cunicoli escavati entro la niedesima dai soliti bruchi che io non conoscevo a qual specie di anima- le appartencssero, inoltre vi scuoprii aide due diverse larve che certamente erano della faniiglia dei Coleotteri Serricorni. Allora a me venne grandissimo desiderio di SSi GlUSEPl'E BeHTOLONJ sapere a ([iiale specie appartenesseio piincipalinentc qiiei priiiii taiilo micidiali, mentre le erusioiii dei second! mi seiiibiavaiio lucin) iiocive , c sicconie cio uon si saiebbe scoperto se noii se (juando V aiiiiuale perfetto si fosse ve- duto iiascere , cosi rivolgevo il inio pensiero al coiiio po- tevo coltivarli in ischiavitii ; ina siccoiiie questo biiico si pasceva sollanto dcila parte interna e tenerella del la scoi- za vivente, non travedevo modo alcuno di artiticialc coi- tivazione , qnindi decisi di giornalmente tener d' occhio le scorze di tjiie' due alberi novelii per iscopiirvi la me- tamorfosi de' binchi sottostanti. Eio poi nieravigliato come la sola varieta dello sqnisito Passatutti fosse attaccata da tanto malaiino mentre restavano innnuni le altre varieta moltissime di Pero clie io coltivavo e coltivo , e clie ho ritratte dalle diverse provincie d' Italia , nelle quali viag- giando soglio scegliere tutte quelle frutta clic giudico mi- gliori nelle diverse specie , per la qual cosa la mia colle- zione non solo di Peri , ma di ogni sorta frutti e fatta delle migliori varieta italiane. Osservavo pero che la scor- za del Passatutti e piii tenerella , e inorbida di qualsivo- glia altra varieta di Pero, ed in cio scorgevo lo perclie le suddette larve prescegliessero abitarvi , e cibarsene. La varieta di Pero Passatutti si coltiva nel Veneto , e 2)rinci- palmente nel Veronese. II Cavaliere Gallesio autore, come sapete , della celebre Pomona Italiana , mi aveva parlato ed invogliato della medesima da lui detta preziosa varieta , e mi aveva detto clie in Pieggio di Modena ne avrei tro- vate le marze per introdurla nel Bolognese ; ma non po- tei niai averle , quando otto o nove anni fa una dotta e nobilissima Signora di ({uesta citta, me le procuro da Verona suo paese natale , e percio oggi la medesima va- rieta e ben dilfusa ne' giardini ed orti di molti Signori bolognesi , clie s' interessano di migliorare le frutta delle nostre mense. Ma torniamo al iiocivo animale. Io non so quando dalle uova si scliiudano le larve. Probabilmente nasceranno nello autunno , o soltanto pas- sato 1' inverno. La pianta uon da segni esterni del quan- do comincia ad ammalare, e quando compaiono i segnali DeLLE MALATTIE DEL PeRO 385 esteini , la malaUia e inoltrata assai. La piaiita lo dimo- stra coir appassiie delle foglie, e col deperire dal pri- iniero suo stato di rigoglio, e se allora si visita e si sol- leva la scorza iiiaccliiata di nero, se ne ritiova la cagio- iie , clie e seinpre piii estesa di <|uello die coinparisce alio esterno, perclie questo animale vi soggionia gregaiio in una famiglia di inolti individui, la quale alia perfiiie mostia nello spazio di due stagioui molto tratto della scorza mortificato. L' insetto perfetto e certo che si svi- luppa in Agosto. lo non conosco se la femniina deponga qua e la le uova sulla scorza, oppure se le introdu- ce sotto la cuticola piii o tneno profondaniente , ne in qual' epoca precisa dell' anno cio avvenga, ma probabil- mente nel finire di agosto e nel principiare del settein- bre, perche io vidi vivente in abbnndanza la farfalletta nella seconda meta di agosto. Non crederei die avesse piu di una generazione all' anno, e le uova probabilmen- te si sdiiudono o nello autunno , o solamente nella futu- ra primavera. Sono dispiacente di avere trascurato di fa- re la descrizione del bruco , die qui sarebbe opportuno di esporre , percio diio soltanto cbe abita nel dissotto della scorza die rode , iscavandola in cunicoli irregolari piu o meno ampi, entro i quali lascia, come vedete nel- la preparazione , che vi porgo , i proprii escrementi riu- niti in massette composte di grani rotondi ed oscuri , inoltie vi abita in societa costituite di dodici a sedici in- dividui poco piu poco meno, che si osservano sparse e pill o meno allontanate le une dalle altre sul pedale e che derivano dai diveisi punti ne' quali le feminine de- posero le uova. A queste corrosioni succede un' alterazione dei tessu- ti , che confina colla soluzione del continue, alterazione piu o meno estesa, die si scorge anche al di fuori dal- r annerimento della scorza, e che dee dipendere da qual- che cosa di nocivo e di velenoso , die si einette dal- r animale rodente , perche questa cancrena diffusa qua e \k sul pedale alia perfine finisce col niortificare ampia estensione della scorza del medesimo: la quale alterazione T. X. 49 386 Giuseppe Bertoloni lo 111 deperiie e ne' rami e iielle foglie , die da prima si scorgono piii o ineiio accartocciate , ed appassite , sic- come appassiscono anclie i frutti, e da tdtimo la piaiita si muoie. Iiioltre sulla scorza stessa (^ompariscono scio- polature, clie geinono poco umorc , le qiiali veramente non se|ipi coiioscere se fossero 1' efFetto delia descrittavi inalattia , oppure uii aHlusso di umoii licliiamati nelle scorze non ancora annerite, ed alterate, entio le quali scuopiii le altre due specie di bniclii di mediocre gtaii- dez/a appartenenti alia ftimiglia dei Seiriconii , ma die non mi riesc'i sin' ora di conoscere a quali specie appar- tenessero , sebbene coabitano le stesse tenerelle scorze ed in numero grandissimo sparsi per lutta 1' estensione del pedale, peio non riuiiiti in gruppi come 1' altra larva, ed essi ancora recano molto nocnmento ma pin lenta iiior- talita alia scorza. In un individuo tentai la decorticazione quasi totale del pedale per liberarlo da questi guasti e malanni, e feci ricuoprire il denudato Ironco di fango inescolato a stabbio vaccino , sperando che mi si riprodu- cesse una specie di scorza , come accadde al Dubamel in siniili esperienze flitte sopra pedali sani , ma la mia pian- ta, clie era carica di frutti, dopo pochi giorni mori. La circostanza del gemere minimamente le scorze per le de- scrittevi offese ricbiamava su que' pedali molte sorta di insetti , die di quell' umore si pascevano, e fra questi principalmente vi osservai i grossi Calahroni , o Vespon'i gialli ( Scolia quadrifrons ) , i cosi detti Pesaviattoni s'l grandi die piccoli ( Ammaticherus heros , et A. cerdo , et Purpuricenus Koeleri ) , le cosi dette Gallinette o Calahro- ni dalle ali d' oro de' Bolognesi ( Cetonia florenthia , C. Morio, Ci metallica ) alcune farfalle, fra le quali l' Hip- parchia Circe, e 1' Hipp. Fauna., non die molti altri in- set! iicci. Forse alcuni di questi insetti non solo vi accorrono per suggere 1' uniore , ma le feminine per depone le uova nelle scorze, poiche le vidi su que' trondii accoppiate ai niascbi , e tanto piu questo sospetto mi cadde principalmen- te sopra i Purpuricenus. Ma la conseguenza deplorabile si fu che i miei vigorosissitni Peri Passatntti perirouo , e per Delt,e mai.attie dkl Peho 387 i niolti tralti caiicreiiati della scorza resi tali dai biuclii gregari del Microlopidottero, noii che per le molte vie e perdita di iiini.ri cagioiiate dagli altri due hniclii di Serriconii. Ncl J)el mentre die tutto qiicsto nsser\'av'o mi ahl)attei in iino di que' pedaii sui quali dai piinti an- neriti vidi compaiirc alcuni bozzoletii fabhricati di receu- te, gregari qua o la, lo che su])ito mi fece sospettare che derivassero dalle larve clie soggiornavano al disotlo, perche staccate , ed alzate alcune di queste scorze morti- ricate mi accorsi facilmente clie que' bruclii dai loro cu- uicoli si erano fatto strada al difnori coll' aprire dei buchi sulla scorza slessa, dai bordi dei quali si alzavano le ba- si dei bozzoletti che dai bruchi erano costruiti , e che a guisa di un cespuglietto lichenoso si ergevano sulla scor- za stessa , come tutto cio vi dimostra la preparazione che avete sott' occhio, e la Figura 1.* della Tav. 24. II bozzo- letto e nero , lungo sette millirnetri , largo due millimetri ricchi, eiliudrico , ma nn poco piii sottile nella base, (•oUa quale aderisce ai bordi del fore della scorza. E fatto di un tessuto fitto, resistente, serico , ma alio esterno r animale lo rivestc uel tesserlo de' propri escrementi , ])er cui e tuUo quanto coperto ed esasperato di granelli neri costituenti detti escrementi. II bruco entro a questo bozzolo si trasfornia in crisalide, clie e della stessa lun- ghezza circa del bozzolo, che tutto quanto riempie , c percio riesce un poco pin sottile dello stesso , e di colore fulvo, coUe parti della testa ben pronunziate alio ester- no. Desso quand' e per metamorfizzarsi in farfalla esce parzialmente dall' apertura superiore del bozzolo circa per meta della sua lungliezza, e squarciata nel mezzo la pelle dove ricuo[)re la testa, lascia sortire la iarfalletta come si scorge nella figura seconda della stessa tavola , e come potcte constatare nelle preparazioni , che avete sott' oc- chio. lo per bene osservare tutto cio staccai dai pedale alcuni pezzi di scorza guerniti de' bozzoli vivi, li traspor- tai nella mia abitazione di canijiagna, e poi H vidi scliiu- dere tenendoli sotto un recipiente di vetro. La farfalletta e molto vivace, per cui difficilmente si puo prendere, 388 Giuseppe Bertoloni anche per la sua picciolezza. Le iiiolte clie vedete nella sea- tola delle pieparazioni, sebbeno sieno nate sotto i miei occlii, soiu) per la niaggior parte scoloritc e guastate attesa la diffi- colta di aU'eiraile. Eccovene la descrizione. Questa farf'al- letta Tav. 24 Fig. 3/ e larga sette millimetri ad ale distese e spiegate, Imiga un centiiiietro ed otto millimetri; le sue ale auleriori nel diso[)ra souo del colore di brouzo dora- to , cou uu rillesso piii scuro nell' apice , ed una piccola maccliia bianca di contoruo irregolare e non decisainente determiiiato posta quasi nel mezzo del bordo posteriore. Le ale posteriori sono nel disopra dello stesso colore del- le anteriori , sebbene il Duponchel le dica grigio-nerastre , ma nei miei individui tutti hanuo la stessa riflessione metallica, anclie il disotto di tutte quattro le ali ha una stessa tinta metallica , ma un poco piu languida del diso- pra. La testa, le antenne , ed i palpi pure hanno il co- lore di bronzo, ma nel disopra della testa e un ciuffo di peluria fulva estesa fra le antenne, e gli occlii, i quali ultinii sono intensamente neri. Questi due caratteri distin- tissimi della testa non sono riferiti dal Duponchel , men- tre sono indicati nel disegno , che accompagna la sua de- scrizione. II corsaletto , 1' addome, e le zanipe sono fosche colla stessa riflessione metallica del bronzo. Nello stato di schiavitii non vidi lo accoppiamento , sebbene fra i miei individui vi fossero i due sessi. Questo malanno del Pero non era stato ancora veduto dagli Entomoligi , e percio non descritto. Siccome io cre- do non descritto quello prodotto dagli altri due bruchi di Serricorni a me tuttora sconosciuti. Sull' albero del Pero inoltre tanto nelle pianure , che nei monti sviluppasi in estate avanzata, cioe nello ago- sto un bruco giallo come scorza di arancio, clie vive gre- gario spogliando di foglie prima tutto un ramo , poi un secondo, un terzo , e niente piu perche la famigliuola e di numero piccolo di individ.ui , e percio il dainio e poco cospicuo. Cotale larva e molto vivace, ed appena toccata si precipita a terra, I' ho chiusa in ischiavitu, per ot- tenerne la farfalla, ma mori , per lo che non so qual Delle malattie del Peko 389 lepidottero notturno pioduca , poiclie per sua struttura appartiene certanientc ad mi lepidottero notturno. Da ultimo verigo a iiarrarvi di una malattia cfie non conosco cIk; [lol suo cffetto inortale , e clie percio non so dirvi in clie si consista ; ma questo suo effetto e di interesse perclie confernia alcune dottrine fisiolofjiche col- le artificiali esperienze principalmente stal)ilite dal Dulia- mel,e dal Pollini intorno alia riproduzione del legno no- vello. E a sapersi che qnando viveva 1' illustre letterato e poeta Paolo Costa, io avevo l' onore di visitarlo quasi giornalmente nella sua campagna del Cipi'esso posta sui Colli di Gaibola , nei quali io pure soggiornavo : avvenne pertanto che in un tal giorno dell' ottobre del 1838 an- dai secondo I' usato in detta villa, e mi abbattei in un colono nientie rompcva la legna di un pero veccliio at- terrato pociie ore innanzi. L' occliio mi corse per caso sopra uno di que' pezzi die stavano sotto la scure , e mi accorsi che era la parte piii intima del pedale , la quale presentava la particolarita di avere una porzione del fusto interno morta da antico tempo, e staccata dal legno vi- vo, che la aveva ricoperta tntta all' intorno. Allora ben ponderando quel raro accid(;nte gindicai il pezzo utilissi- !no j)er far toccare con mano alii studios! della fisiologia veijetale die la riproduzione lignea nelle dicotiledonali non e opera del legno interno ma delle parti esterne che Io coprono , e percio nd caso nostro il pedale giovane si mori per cagione a me ignota all' altezza di circa due o tre piedi da terra sino alia ciina mentre la scorza sua non moriva e riproduceva legno che ricuopri e rinserro la par- te morta ermeticainente nd suo seno , e per ben ottanta o cento anni si rimase cosi chiusa ed intatta finche la scure a me la disvelo, la qiial circostanza addimostra la niuna importanza nella riproduzione lignea di questi vege- tabili della parte interna del legno, perche soltanto Io strato ultimo formato e la scorza sono snfficienti a conser- vare vegeto un albero, ed adorno di foglie , di fiori , e di hutti , Io die viene confermato dalle ample cavita del- 1' interno dei pedali de' Castagni , e degli Ulivi per non •"{90 Giuseppe Bertoloni dire degli Olmi, dei Salci e di molti alberi di specie di- versa che vanno soggetti alia carie del legiio. La prepa- razloiie che vi porgo paria agli occhi,e coiiierina la ope- rosita delie scorze dicotiledoiiali. Con queste mie nanative ho inteso diinostrarvi , Colle- ghi umaiiissiini , che il Pero da noi e daiineggiato dal RhyncJiites Betuleti , dalla Biipre.stis Fabricii , dal Cossus aescidi , dalla Aeclimla metalVicella , da (hie specie diverse di briichi della tamiglia de' Serricoriii , a me tiUlora sco- iiosciiite, non che da una larva di un Le[)idot(ei() nottur- no [nue a nie sconosciuta, da ultimo che il legiio del Pero pu6 morire internamente senza che muoia la [)arte esterna , e principalmente la scorza riproduttiva del legno novello, il quale rinserra nel suo seno , e si addossa alia parte mortificata senza risentirne nocumento alcuno. ■v^J^<^=^ .\ 1 1 ' 1 1 1 loin X y-^ rXr. -J. f ■^ ' '.. ^^C/^-/-^?^'9' yV/V?^ /a'/Z^cr^/i^ ,^<^i^f: l!,K,-tliTll ,llS .1..1 V.T.. 1> 111. Lii .Viuiit»!ii SULLA GRAl\DE PIRAMIDE IDElGdDlSdD DEL DOTTOR DOMEI^ICO PIANI (Letto nella Sessione del 27 Gennaio 1859.) )J 11 el tempo che Giunone era crucciata » Per Seinele contro il sangiie Tebano , una delle atroci veiidette che prese, quella si Tu di maii- dar loro la Sfinge , la quale dall' alto d' una rupe propo- neva al passaggero enigmi inestricabili , e di la pionibando sbranava il misero in pena di non aver saputo indovinare. Ed e pure una rupe , che 1' arte egizia ridusse a siinula- cro di Stinge , il maestoso colosso che siede presso alle Piramidi di Menfi , e sembra proporle al viaggiatore quale enigma insolnto alia dotta Grecia , insolubil forse alia mo- derna sapienza. Ne mi crediate gia , Prestantissimi , cosi presuntuoso ch' io voglia farla da Edipo : intendo senza piu di venirvi presentando alcuna considerazione sulle so- luzioni gia da nobili ingegni escogitate , su quelle special- meute che a tali giganteschi monumeuti attribuiscono ma- teniatica destinazione. L'argomento, come vedete, non esce da' confini prescritti alia palestra accademica , ne dal cerchio ben piu ristretto degli abituali niiei studi : sola- niente io temo che la troppo rozza trattazione non sia per trascendere i confini della vostra tolleranza. 392 DOMENICO PlANI § 1.° Ascoltiamo innanzi tutti il veiiciaudo Padre della Storia , die la Euterpe consacra tuttaquanta alle Antichita Egiziaue. Narravangli i sacerdoti « avere in Egitto regnato la giu- » stizia fiiio a' tempi di Rainpsinito : il suo successore » Cheops rotto ad ogiii scelleratezza ; cliiusi i templi , in- » terdetti i sacrilici ; obbligati gli Egizi a lavoraic iiel- )) r opere regie, parte a tagliar pietrc nelle cave della )) catena Arabica , e trascinarle fino al Nilo , parte a ri- « cevere queste pietre, dopo traversato il fiume sn bar- » che , e a condnrle ad nn colle della catena Libica. » Centomila uoniini , rilevati di tre in tre niesi , fnrono » occnpati a costrnire una strada pel trasporto delle pie- » tre. Onest' arsine era rivestito tli niarnio sculto a fi"ine )) d' aniniali: e dieci anni si consniuarono in siffatto la- » voro, e a scavare diverse stanze nella collina snlla <[iial » sorgono le Piramidi ; sotterranei destinati dal re a sua » sepoltura. La Piraniide poi costo altri vent' anni di la- )) voro, costrutta dapprima in forma di gradinata, quindi » rivestita di pietre tirate a pulimento. Caratteri egiziaci y> scritti sulla Piraniide stessa indicano quanto siasi speso » in rape, cipolle ed agli per gli operai , che 1' interpre- )) te di que' caratteri mi diceva aver importato inille e » seicento talenti. Cio posto , quanto non si sara speso » neir altre cose, ferranienti, cibi , e vestiario per gli » operai ! « Lo storico non manca di darci le niisure di quel monte artificiale , di tanta altezza che la nostra tone massima arriva solo ai due terzi , con un circuito di mezzo miglio, e con un volume di pressoche cinquanta inillioui di pie- di cubici bolognesi ; onde il materiale basterebbe a co- strnire una ciiUa di 25 niiglia, con 28 piedi d' altezza e 13 di largliezza , per girare comodamente in coccbio at- torno ai nostri Ap[)odiati. A ragione pertanto chiamalo il Denon « ultimo anello che lega i colossi dell' arte a ([uel- li della natura ». Ma al povero Cheops, dopo nudriti e vestiti , bene o male, per taut' anni centomila operai, accadde qiiella Sulla Grande Piramide 393 bnitta disgiazia, die si e ripetuta piu volte j)er gli edi- ficatori di basiliclie a croce greca o latina; gli veiiner meno i quattrini. E iion concedendogli la digiiita del tro- no di rimuiziare al suo disegno, ne aveiido la inoderna coinodita di pieiideie a prestanza dai Ilotscliild , Leiiefat- tori (leir uiiiatia fainiglia , ne piacendogli d' impor tasse suir urine al inodo di Vcspasiano , ebbe a dar la testa . come suol dirsi , iiel nauo, o piu al caso nostro negli scaglioni della Piramide. Pur pensa, pensa, gli venne al- ia perfine una felicissinia ispirazione. « Filiam suam in » quodani aedificio prostituit, iniperans qnantumcunujue » faceret qiiaestum : ea(jue cum patris jussa fecit , tuni » vero privatim de relinquenda sui memoria cogitavit : ita- » que singulos ad se intrantes oravit ut sibi ad opera sin- » gulos lapides donarent. Ex his lapidibus extructa fuit » pyrainis quae stat in medio trium , in conspectu pyra- )) niidis magnae ». Se lui grand' uomo diceva, che avea Tacito in alcun passo calunniato Nerone , a piu forte ragione potremo dir noi , che i sacerdoti egizi calunniavano un odiato re, (juando gli aflfibbiavano questa incredibil turpitudiiie. Lo storico segue narrando che a Cheops succedette il fratello Chefrene , digiiwn patella opercidiim , il quale per altro mezzo secolo continuo la gnerra al sacerdozio e al |)Oj)olo ; ed innalzo la seconda Piramide presso alia prima, pero di mole minore. Gli Egizi sdegnavano di chiamarle dal nome di que' fa- raoni d' esecrata memoria , appellandole invece dal pastor Filitione ch' ivi pascea le sue gregge. Gesso finalmente il trionfo della forza matcriale sulla forza morale; e il buon re Micerino riaperse i templi, e governo paternamente il suo popolo. Elevo qiiesti la tcrza Piramide, assai minore della prima ediiicata dal padre suo , ])er6 notabile per ricchezza, essendo fino a mezza altezza di granito etiopico. ( II buon re ha meritato 1' onore d' essere trasferito a I Museo Britannico ). § 2.° Agli occhi di Plinio eran le grandi Piramidi di Menfi « regum peciuiiae otiosa ac stulta ostentatio; qnippe T. X. 50 39 i DOMENICO PlANI » cum facieiidi eas causa a plerisque tradatur, ne pecu- » niam successoribiis aiit aemulis iiisidiaiitibiis praeberent, » aiit ne plebs otiosa fiiisset Inter onines eos ( qui » de Us scripserunt) non constat a quibns factae sint, ju- » stissimo casu oblitcratis tantae vanitatis auctoribus ». § 3.° Sendjra che il lirico latino vi credesse sepolti i faraoni, quando a sua gloria grido : « Exegi nionuiiicntum sere perennius, Regalique situ Pyramidum altius. » Strabone ccrto le da per tonibe di regi : e Diodoro Si- culo aggiunge clie « sebbene Cheninis e Cephren avessero » innalzate quelle Meraviglie del Mondo per loro sepol- » cro, non vi furono pero seppellitl. Perche i popoli ir- » ritati pe' lavori insopportabili a cui erano stati cundan- » nati, e per l" altre violenze di questi due re, giuraro- » no di trarne i corpi per metterli a brani. I due re , » che n' ebbero avviso , raccomandarono a' loro amici di » deporne i cadaver! in luoghi sicuri e segreti. » Quindi la grave riflessione di Bossuet. « Qualunque stor- » zo facciano gli uoniini , il loro nulla apparisce dapper- » tutto. Queste Piraniidi non eran che tombe : inoltre, i » Regi che le hanno edificate , non ban potuto occupare » i loro sepolcri. » § 4.° Giamblico a 1' arabo Abnef ( a cui assente 1' Uni- versita Braminica di Benares ) le crederono ordinate a riti religiosi : e nell' Edipo Egiziaco del P. Kircher , e dietro lui neir abbominevol sogno della B.eligion Universelle ci- tasi pure in conferma il verso « Votaque Pyramidum celsas solvuntur ad aras » che si attribuisce a Lucano, ma che i miei poveri occhi non sono riusciti a trovarvi. M' abbatlei invece ad altro passo che mi sembra con- traddire a quella sentenza. » Non mihi Pyramidum tuinulis evulsus Amasis )) Atque alii Reges Nilo torrcnte natabunt ? » Omnia dent poenas undo tibi , Magne , sepulcra ; grida nel suo furore il figlio del tradito Pompeo. Digiuno pero, com' io mi sono, di studi filologici, non Sulla Grande Piramide 395 ardiio asserire die il rifeiito verso non appartenga alia classica poesia del Lazio, ma sia di conio moderno , e Ijattiito a bella posta. Coinunqne sia ^ la opiuioiie che alle Piramidi attribuisce un oggetto religioso, potrebbe essere appoggiata dalle os- sa di bue , sagri avaiizi di un Api , che il nostro Belzoiii riiivenne iiel sarcofugo della Piramide di Cliefiene , e fur- s' auco dalla vicinaiiza della grande Sfiiige ; ma non potra jiuari conciliarsi col racconto fatto ad Erodoto da' sacerdo- ti , avere que' due faraoni fatto perpetua guerra alia reli- gione. « Cheopeni in onine flagitium fuisse prolapsuni ; » omnibus namque eum templis obseratis , ante omnia » iEgyptiis ne sacrificarent interdixisse Chephrenem » eodem instituto usuni ita centum et sex anni sup- » putantur quibus jEgyptii in omni calamitate versati sunt , » nee templa aperta, sed semper fuerunt occlusa. » E Manetone stesso , lo storico nazionale, ci dice che r edificatore della grande Piramide fu sprezzatore de Nu- mi ; sebbene soggiunga che in seguito fu tocco da pen- timento. Se cio e vero, le Piramidi non mi lianno aria di voler deporre in favore del Sabeismo Universale. § 5." L' eta nostra che s' ha tolto 1' incarico di giusti- ficare il passato, e ad un bisogno prenderebbe a giustifi- care anche Nembrotte che edified Babelle , non ha saputo persuadersi ne che la vanita sola de' regnanti abbia sug- gerito la costruzione di que' monumenti immensi , ne il bisogno pure di tenere occupato il popolo , il quale po- teva occuparsi meglio in opere d' alcuna utilita pubblica , a mo' d' esempio in una spaziosa strada panoramica su quella stessa catena Libica, che dominava la Metropoli e buon tratto della vallata del Nilo. § 6.° I Dotti che accompagnavano il gran Capitano , il quale sotto le Piramidi stesse fiacco 1' orgoglio de' Mam- malucchi , cominciarono dal verificare 1' osservazione fatta un secolo prima dal De Cliazelles , che que' monumenti eran perfettamente orientati. Ci6 non poteva attribuirsi al caso : non poteva nemmeno attribuirsi a prescrizion 396 DoMENico Pi AN I religiosa, perche 1 tenipli J' Ej;itto, que' pure che por- taiK) scolpiti i fainosi Zodiaci , soggetto d' intenninahili dispiUazioiii , iioii soiio pun to oiieutati , ma dirotti iiivece secondo il corso del Nilo , per lare luiglior mostra di se ai naviganti : restava duucjue clie alia edificazioiie delle Piramidi avesse presieduto una vista scieutitica. § 7." Gli Astronomi potevano contentarsi di vedervi taiite Specole : ma V iugegnere geografo Jomard pens6 che aves- sero avuto anclie altra, e precipua destinazione. Achille Tazio aveva detto iu teiinini loiinali ( cio che poteva dedursi ragionevohnente d' altioiide ) avere gli an- ticlii Egizi misurata la circonfercuza delia Terra. Freret avea congettmato che la base della Grande Piraniide fosse lunga uno stadio ; Strabone invece le dava lo stadio per altezza. Dietro le note misure de' gradi del meridiano terrestre Jomard calcolo il grade d' Egitto alia latitudiue media, e trovo ri0827"',68; e prendendone la seicentesima parte ( poiche sapevasi , aver avuto gli antichi uno stadio di 600 al grado ), ottenne 184-"',712. Ecco la lungliezza dello stadio che dovean trovare gli Egizi, se aveano ben misu- rato un arco di meridiano terrestre. Ma que' I8i'",712 non combinavano ne col la base di 230"',902; ne coll' altezza di 146'". Avesse mai Strabone inteso 1' altezza obliqua, 1' altezza delle facce ? Jomard calcolo r apotema , e lo trovo di 184'", 722, dilTerente d' un solo centimetre dallo stadio dedotto dalle misure recenti della Terra. In 600 stadi , cioe in un grado, in 60 miglia , 1' errore e di soli sei metri. Dunque gli Egizi lian misurato im arco, piii o men lungo, del meridiano: non ban commesso die un errore lievissimo o nullo nel valore del grado medio : ban voluto conservare la lungliez- za dello stadio, quale unita fondamentale del loro sistema inetrico, in un monumento eterno : ecco la principale de- stinazione della Grande Piramide, che la Storia assicura edificata per la prima. § 8." Ne sia ehi obbletti la semplicita de' loro mezzi , che non sembra permettere di conseguire tanta esattezza ; Sulla Grande Piramide 397 poiche abbiamo esenipio di eguale esattezza conseguita con mezzi anche piii semplici. Giovanni Fernel , medico ed astronomo fiancese , nella sua Cosmotlieoria pubhiicata nel 1528 ci dice d' essersi recato ad un grado al nord di Parigi ; aver nel ritorno contato tutti i giri di niota della sua vettura , e tenuto coiito alia incglio delle inogiiagliaiize del siiolo; essergli risultato quel grade di 57070 tese. Questa lungbezza e di soli otto metri minore di cio die lia ottenuto due secoli dopo il celebre astronomo La Caille colla piu scrupolosa misurazione trigonornetrica e con squisiti istrumenti. E poi clii ne assicura che gli Egizi, i quali non pote- van sospettare la sferoidicita della Terra, non si siano con- tentati di misurare nu grado solo , e (juesto non alia la- titudine media, ma ad una latitudine arbitraria, proba- bilmente quella della Metropoli ? E poi chi crede piu che la Terra sia un perfetto solido di rivoluzione , sicclie pos- sano applicarsi senza riserva ad un meridiano d' Egitto le misure prese sul meridiano di Parigi , come ha fatto 11 Jomard? E dunque probabilissimo die la misura egizia non ab- bia che appareiitemente quella estrema esattezza , per cui potrebbe altri dubitare della verita del fatto. § 9." Quanto alia meridiana , ognun vede che possono averla tirata , come facciam noi , per mezzo delle ombre eguali d' un gnomone, o per mezzo delle altezze corri- spondenti , o coll' osservazione del nascere e trainonto lo v' ha giusto » la inedesiiiia siiperficie clu^ ila questo [laralcllo all'equa- » tore. E una curiosa coincidenza , e die non puu esser » fortuita. Una delle iniportanti conseguenze che se ne » deducono, si e che da ([uaranta secoh le kititudini ter- » restii non lianno sensibihiiente cangiato „ perche egli e » evidente che i costrnltori di questa [nrauude hanno vo- )> kuo situarla giusto a 30 gradi di latitudine , ov' essa e » ancora , dividendo iu due parti eguali il nostro eini- » slero. » § 14-." lo non lio ragione alcuna per negare al valen- tnonio la priorita dell' osservazione ch' egli si attribuisce. Qnanto alia verita della medesima, non puo cader dub- bio su questo che il paralello de' 30'' divida in due parti eguali la superficie delT emisfero , perche il piano di quel paralello divide in due parti eguali il semiasse terrestre ( essendo il seno di 30° la nieta del raggio ) , e per le dottrine d' Arcliimede le zone della sfera eguagliano le corrispondcnti zone del cilindro circoscritto : ne cade dub- bio suUa latitudine geogralica della Piramide, che i Dotti dtdia Spcdizion d" Egitto trovarono di 29" 59' 6 ". Se dnnque gli Egizi avessero avuta iutenzione di situar la Piramide [)recisamente sid paralello de' 30 gradi , non avrebber commesso che 1' errore di 54 "; anzi di soli ii ", se ( come si puo ritener per certo ) non avessero cono- sciuta ed applieata la correzione dovuta alia rifrazion della luce, la (|uale all' altezza di 30° riesce di 1' 38", onde r altezza del polo dovea quivi apparire di 29° 59' G'-hI' 38" = 30° 0' ii". Un errore di 44" in piii , o di 54 in meno, essendo nn nulla cogli strumenti d' allora, non la- scia dubbio alcuno suU' iutenzione di costrnire il monu- niento a 30° precisi di latitudine. § 15.° Ma questo paralello de' 30° 1' avevano, per cosi dire, ne' sobborghi della Metropoli ; poiclie Tolomeo pone Menfi a 29" 50', e Plinio asserisce che le Piramidi disla- vano sei in sette miglia da essa. I re d' Egitto resident! a Menfi doveano edificare i lor monumenti nc' dintorni T. X. 51 402 DOMENICO PiANI (li Menfi, como i iaiaoni tebani ne' dintoriii cli Tebe , onde i inoniuneiiti di c[iielli doveano natmalineiite liusci- re verso il trentesimt; giada di latitiidine, come i inonu- menti di quest i verso il vigesitnosesto. Poiclie diUKiiie la Piiainide di Cheops dovea natural- mente riiiscire verso il paralcUo de' 30", poco bastava per deterininare il re o i direttori a coUocarla precisamente su quel paralello. Ora i nostri 30 gradi equivalgono a 5 sessantcsimi , divisioni della circonferenza adottate dagli Egi- zi , per testiinoiiiaiiza d' Achille Tazio : e una latitudine clie compreudesse precisamente un numero intero di tali division!, era una vera rarita, ne 1' Egitto ne avea , oltre qnesta nei dintorni di Menfi, se non una seconda , fra Tebe e Siene , la ({uale comprendeva i divisioni, o 24 de' nostri gradi. Inoltre le 5 divisioni egizie, o i 30° equi- valevano ad un segno celeste ( e si ha da Servio e da Macrobio, die gli Egizi dividevan 1' eclittica in 12 segni eguali, mentre divideanla i Galdei in undici disugiiali ) : pill , queir arco e la terza parte del viaggio dall' equatore al polo: pill ancora , il piano di quel paralello, tagliando per mezzo il semiasse terrestre, resta ad egual distanza dal centre della Terra e dal polo. E tuttocio non poteva bastare per scegliere ne' dintorni della capitale una loca- lita alia precisa latitudine di 30°? Era egli necessario co- noscere ancora che quel paralello divideva in due parti esattamente eguali la superficie dell' emisfero ? Un latto geodetico di tanta rilevanza sarebbe stato necessario al certo per determinarli a costruire il gigantesco monumen- to a grande distanza dalla Metropoli ; ma non gia per si- tuarlo a sette miglia soltanto , e sopra un coUe che gli aggiungeva altri cento piedi d' altezza, che evidentemente gli ha fornito il primo scaglione, non composto di niassi trasportati nia tagliato nella roccia, e che potrebbe aver fornito qualche altro nucleo alia Piramide stessa , cio che i Dotti della Spedizion Francese non valsero a decidere. Poiche dunque a voler costruire quel gigantesco monu- mento ne' dintorni della capitale ( fosse poi per ostenta- zione regia , fosse per occupare il popolo o per altro mo- Sulla Chande PiiiAMiUE 10.'^ tivo ) , (lovea esso naturalmente liuscirc verso il trentesi- ino giado cH latitudiiie ; poiclie al trentesinio giado si aveva una einitienza opportunissiiiia ; poiclic per coUo- carlo prccisaniente al trentesiiDo grado si avevaiio d" al- tronde sufficienti ragioni geograliche ed astroiiouiic'Iic ; noii si deve ire a cercariie altra piii recondita in un t(;ore- ma di Geoinotria , die il geiiio d' Arcliimedo trovo tan- ti secoli dopo , e die gli arcliitetti della Piramide di Cheops e del Sepolcro d' Osiiiiandia potevano bene aver ignorato, come 1' ignorarono gli arcliitetti del Parteiume n del Pireo. E lie sembra pure die, se gli Egizi tbssero tanto in- iianzi progrediti iiella Geometria, aviebbero dovuto avere un' Arcliitettura piii ricca di forme : ma non trovi mai che piante quadrilatere , e crederesti die i loro architetti avessero giurato iniinicizia alia linea curva, come il no- stro Borromini alia linea retta. § 1G.° Vorremo iioi snpporre die dal sapere , die il piano di quel paralello divideva in parti eguali il semias- se terrestre , abbiano i geometri egizi inferito iminediata- inente che dividesse ancora in parti eguali la superficie deir cinisfero? Ma per la stessa ragione avrebber dovuto credere ancora die iie dividesse in parti eguali il volume, cio die ripugnava pure agli occhi. E quanto all' argomento d' analogia , se essi vedevano la superficie del cilindro divisa in parti eguali da un pia- no equidistante dalle due basi , vedevano all' incontro la superficie del cono divisa inegualmente da un piano equi- distante dalla base e dal vertice : e nulla poteva indurli a pensare die la superficie dell' einisfero dovesse sot- to qiiesto rispetto partecipar piuttosto del cilindro che del cono. E iiifine , quanto al formare un sospetto da verificarsi in appresso empiricarnente , ben si pu6 esser corrivo quan- do si tratti di volumi : perche basta tuffare separatamente in un liquido i volumi in questione, e confroutare le quantita di liquido spostato; e inoltro, se i corpi sono oinogenei , v' ha la prova del peso. Ma per le superficie. ■i04- Do.MENICO PlANI (jiiando noil sieno sviluppabili , come le coiiiche c le cl- lindriche , non se ne (Jetenniiieianiio o veiiriclieraiiiio tan- to tacilnicnte ed esattamente i ra[)porti con niezzi niecca- iiici. E qui, dove bisogna forza di mente, non solo per rendet'si ragione delle verita oeonietriclie , ma anclie per solamcnte tiovarle. Cosi senza Arcliimede poteva arrivarsi a conoscere die il volume della sfera e i due terzi del cilindro circoscritto , poteva arrivarvisi empiricamente : ma la misnra della superficie sf'erica non poteva forse trovarsi senza die le meditazioni d' un Arcliimede venissero a so- vrapporsi ai lavori delle scuole di Talete , di Pitagora e di Platone. E quando , per il qiiicto rii>ere , si conceda agli Egizi riitta la Geometria di Talete, di Pitagora e di Platone, i quali in cfletto visitarono 1' Egitto; troppo mancava lore per aggiungere all' altezza del geometra di Siracusa. Ne vale obbiettare die questi pure visito 1' Egitto : perche fu egli alia scuola greca d' Alessandria , non a' collegi sacerdotali di Menfi o di Eliopoli o di Tebe : e voler dal- la sapienza della scuola Alessandriiia arguire a quella de- gli antichi Egizi sarebbe lo stesso die dalla sapienza di Franklin e di Fulton arguire a quella degli antichi Mes- sicani. § 17." Goncludo die, se la Grande Piramide t\i collo- cata sul paraldlo de' 30°, nol fu per caso, iiol fu nein- nieno perche gli edificatori sapessero che quel |)aralelIo divideva in due parti eguali la superficie dell' einisfero; ma lo fu soltanto perche dovendo costruire quel monu- mento ne' dintorni della Metropoli , si offri loro 1' oppor- tunita di poterlo collocare ad una delle division! esatte del meridiano , e sul paraldlo il cui piano passa ad egual distanza dal centro della Terra e dal polo, pregio che non era certamente da porre in non cale , quando non lie veniva aumento sensibile di spesa o di tempo. § 18.° Giustamente per6 osserva il cliiarissimo Babinet , che 1' essere ora la Piramide a 30° di latitudine, come quaranta secoli fa, dimostra l' invariabilita de' poli terre- stri. Questa prova unita all' altra che avea fornito al De Sulla Grande Piramide 4-05 Chazelles la pcrfetta oiientazione dd nioiiunionto, tronca dalla radice la questione giu sollevata da quel Novara , il quale nella nostra Uuiversita fu maestro al grande fon- datorc dclla moderna Astronoinia; essendo al tutto inatn- niisiiibile 1' ipotesi ch' altri potcsse fare, che uno sposta- luento dell' asse tcrrestre abl)ia ad uii tempo adempito alle due condizioni , d' orientare esattaiiiente Ic Pirainidi di Menfi , e di osattamente portarlc sul paralello il cui piano passa ad egual distanza dal centre della Terra e dal suo polo boreale. § 19." Ecco dunque ima grande verita emcrsa dall' esa- me di quelle Piraniidi ; ma la sola che non lasci nell'ani- mo dubitazione alcuna. SuU' oggetto loro , se prescindiam da quello di tombe clie sembra comprovato dalla scoperta della mummia di P\.c Micerino nella 3." Piramide, non abbiamo die probabili congetture : e forse si e avuto piii d' un fine , specialmentc ncll' edificazione della prima e pill ampia di tutte , la quale, oltre a' sotterranei , che ha di comune colF altre, ad uso di sepolcro , contien pu- re , ed essa sola , nel suo interno e a grande altezza sale e ventilatori ad uso di viventi. Puo dunque quel faraone di Menfi aver voluto ad un tempo erigere un sepolcro regio piu fastoso ancora de- gl' ipogei di Tebe ; una specola astronomica, massimamen- te per le osservazioni degli equinozi e dei solstizi ; un monumento che valesse a conservare inalterata per senq)re 1' unit^ fondamentale del sistema metrico , ricavata da una grande operazione geodetica ; e passi anche, in onta a Manetone e ad Erodoto ( poiche da tanti pur si sostiene ) , un tempio al Sole sotto il nome d' Osiride. Ma volere col Jomard trovare scritta in quel monte artificiale tutta 1' egizia Geonietria, e una patente stiracchiatura : volerlo col Babinet innalzato a indicare ch' ivi la superficie del- P emisfero boreale riman divisa dal paralello in due parti esattamente eguali , e un supporre senza hisogno e grntni- tamente la Geonietria pervenuta gia presso gli antichi Egi- zi all' apice stesso, a cui soUevoIla in Italia il genio in- coniparabile d' Archimede sul grande cumolo dalle scoperta 406 DOMENICO PlANI che aveanvi fatte per luiiga eta gli sforzi riuniti della gre- ca e deir italica sapienza. NOTE 1/ = Soldali ! Dair alio di (|iielle I'ii-aiiiiili ((iiaranla Secoli vi contempla- no = grido i| gran Capiiano: e il soldalo , lasciaiido cantare i reloi'i anlichi e gli esletifi inodcini, s' iinmagino bravumciile qucgli speMatoii, ceiconne I' applause , e vinsc. Se i quaraiita secoli parvcro Iroppi a laliino, parvero ben pochi ad allii arclieologi , e vennero peilin raddoppiati. Che troppi non fossero , di leggier! si riconosce. Imperocche Manetone , iiora della casta sacerdolale e ciistode de' sagri archivi , niimera 31 Dinaslie ( compresa la peisiana ) e 356 Re ; e T cdificalore della maggior Piiamide pone egli fra' primi della qiiarta Dinaslia : onde da costiii alia conquista d'Ales- sandio regnarono 28 Dinaslie; poi vicne la dominazionc greca ; poi la roma- na lino all' era volgaie ; poi diciollo secoli di qiiesla. All' inconiro clie i quaranla secoli non sian pochi, si deduce dalla Sloria Sacra: poi(Ji^ dando a tnUe qnante 1' epoclie bihliclie I' inlerpretazioiie piu favorevole, lirandovi dentro colle mani e co'denii, non si lueltono insicine dal Dilnvio all' Era Volgare piu di 3638 anni, com' fi dimostralo dal dollis- sinio l\dre Riccioli nella Cronologia RilVirniala ( T. I. pag. 294 ). I 638 direi che se n' andassero per la ragionc de' mcdii ariluiclici che debbonsi prcndere in lutle le delenninazioni congellurali. Bisogiiera poi levare ancora la durala dclle prime Ire Dinaslie , bisognera levare il Regno de' Mani o Se- niidei ( dicasi teocrazia o governo sacerdolale , sc viioisi ) , che Manetone fa precedere al regno degli Uuinini;c poco poira restate al di sopra de' 22 se- coli, che uniti a' 18 dclP era volgare debboiio coslituiie i 40 asscriti dal gran Capitano. Ma sommando i regni delle 31 Dinaslie di Manetone si fanno bci cinquania secoli Ma, risponderem noi, se non voletc ammettere che il Legislator d' Israello fosse ispirato , avrete alineno la bonti di credere ch'egli, islrulto in tiitta la sapienza degli Egizi, non fosse lanto imprudenle da voler met- tei'si in contraddizione co' loi- nionunienli , e colle lor iradizioni ben avverate. E senza muover dubbio sni conipiili di Manetone, chi vi assicura , che <|tiel- le Dinaslie fossero tulle successive ? Ben |)uo snpporsi con Euscbio che vi sieno stati piu Re conteniporanei, i qiiali abbian regnato su diverse parti dell'Egitio; vale a dire che siasi ripetiilo piu volte il fatlo, che certamenic Sulla Grande Piramide 407 ebbe biogo, qiiando pin Re conlemporanci (c non eran meno di dodici) cdi- ticarono per le riiinioiii genciali qiiell' iiiiiiicnsi) pa!a//.o del labirinto cli' lii'o- doto riptilava stiperiore a tiilte opeic iiiiiaiie. E noii poliebbe aiiclie I' Egitto aver aviito T csempio de' /fe Pretendenti , come gli iillirai Sliiardi ? E non abbiamo prosenlonicnle Ire peisnnaggi, die si firinano Snvrani di Francia i La Sloria dovra pur regislrare come conlcmporanee le Oiiiaslie de' Napoleonidi , de' Borboni e degli Orleans: e la tarda poslerila polia crcderle successive ^ e somrnando conic snccessivi varii regni conlemporanci , alluali o virUiali , allun- gare la dnrala deiia nionarcliia franccse. Riescc (|iiindi inconcepibiic conic nn uonio di bnoiia fcde e d' una enidi- zione iinniensa , qnalc si 6 Haoiil-Rocbette , s' abbia lasciala sl'iiggire la cillra di 60 seeoli (Journal des Savants IS'Sl e 1844); quando per iiietlerne in- sieme solaiiienle 50 , convcrrcbbe prcndcre uno scianie de' coslrntlori di Ba- belle, e Irasportarii sul ISilo a fare una seconda prova. II die, se non e assoliilanicnie impossibile, {• peid conlraddello dalla Sloria, e (jiiesla irovasi niirabilnienle coiilorlala da' nionnnimli : pcroccli^ , nienlrc Manelone asserisce edilicatore della raaggior Piramide il faraone 5m;)/"'S;, I' inglese eolonnello Vvse, aperlosi nn varco a varie cameretle di qiiella , ermelicaracnle cbiuse , c dove uon poleva mai esser penelrala aninia \i\a dopo la coslrnzione^ vi rinvenne serine Sciufuj noma cbc Manelone^ dellando in greco pe' greci dominalori , non polea ceilanienle acconciar iiicylio die in Suphis. Tutio ponderalo, ne pare che i quaranla seeoli della Napoleonica allocu- zione sieno la cifTra pin probabile; la quale essendo stala dal Babinet adot- tala , e da me riferiia senz' alcuna osservazione , e (juindi tacilameule appro- vata , mi correva obbligo di giiistificarla come potessi. II.* Se facciamo nn calcolo simile a qneilo islilnilo da Dupuis ( Orig. T. I ) , ma siii dali esalli fornili dalla Spcdizion Fiancese ( Description. Tom. V. pag. G13), tiovcienio che il cenlro del Sole a mezzodi J sni piano della faccia setlcnlrionale della Grande Piramide a mezzo Ollobre^ c qnindi clic la Piramide non comincia a gellar oiiibra a mezzogiorno se non dopo la mela d' Otiobrc. Ma allora il Nilo rienira nel sno alvco ( Ileeren. Della politica e del commercio degli aniichi ). Diimine il ricnmparire dopo selle mesi e mezzo, cioi^ dalla lin di Febbiaio a mezzo Ouobie, I' ombia meridiana della Grande I'iiamide, annnnziava il fine delP inondazione c il piincipio de' lavori campeslri. Era caso, oppiire nno de' fini che s' avean proposlo i coslrntlori? III." E possibile che in Egillo fra la iMonarchia e il Sacerdozio non abbia regnato sempre nn pieno accordo : t possibile ancora che il Monarca abbia innalzalo allare conlio altare, e lattosi aiilore di niiovo ciillo. Ecco forse SCILIFO sprezzatore de' Numi , e ad nil tempo Sacerdote o Profeta, e scrit- lore d' opere in sacra materia^ come ci risniterebbe rafTronlando i passi d'Erodolo, Manelone, Eusebio e Giulio Africano, e le iscrizioni Irovale dal- la Spedizionc Franco-toscana. Cnsi i padri noslri videro Robespierre far pon- lificale, qnal Sacerdote dell' ENTE SUPREMO: e prima I' Inghillcrra avea vedulo Arrigo separarsi dalla Cbiesa Callolica, scrivcr di Teologia , e cosli- luirsi Capo della Chiesa Anglicana. 408 Do MENICO PlANI Uicono che la Pirainide non si sarebbe potiita costriiire , senza clie i sa- cerdoli vi avessero porlato le loro cognizioni. Ma qnando mai mancarono i discrtori, o gli tioinini deboli che cedessero alia volonla de'polenti? Manca- I'on preli ad Arrigo? Mancarono vcscovi alia Rivoliizion Francese per consa- r-rare gl' inlrnsi!* lo non aTernicro mai , clie la Gi'ande I'iramide fosse iin tcmpio elevato per iin nuovo ciilto. Ma se T alTcrmassi, non avrei detio ancora lo sproposilo niaggiore die siasi proferito sn qiiclla porlcntosa mole, e nemmcno so volessi abnsare dolla somiglianza de' nomi Scuifu , Suphis , Jusmf , Joseph. « Era riservalo ( e ginstamenle ) alia Geologia di far nascere 1' opinione piu strava- ganle snllc piramidi. Va geologisla tcdesco pretcnde clie quelle moli non sie- no che grandi erislalli, escrescenze della Terra, tiitf al piii ridotle dalP arte e dal lavoro nmano ( Malle-Briin Geografia Univ. lib. LXXXIII ). » Eeco il non plus ultra , lo sproposilo monstrum. (^^>S^ DELIA ODlEltNA DI]lli\LZIOIVE BELLA PODAGRA E DELLE SUE CAUSE DI PATOLOGIA STORICA DEL PROFESSORE ALFONSO GORRADI ( Lrtto nella Sessione del 31 Marzo 1859.) JL ra i rami in che si divide la medicina uno ve n' lia che considera le vicissitudini dei niorbi nel volger dei tempi, e indaga le ragioni dei loro miitamenti ; quest' e la Patologia storica , studio non del tutto nuovo , ma dai moderni portato a quell' altezza che 1' eccellenza sua vo- ieva. Ne per vero il ricercare perche le umane infermita non sempre tengano luiiforme 1' aspetto, non sempre ugual- niente decorrano , ne ugualmente s' estendano e niera cu- riosita o prova di vana erudizione. Sorgono nuovi morbi e gli anticlii si spengono (1); i niiti inferociscono, i mi- cidiali ammansano ; gli sporadici si diffondono , gli epide- mici si circoscrivono appunto perche nell' uonio o in cio che lo circonda avvengono mutamenti , nuove condizioni (1) Sensit et facies horniiiiim novos, omniqiie aevo priore incognitos, non Italiae moiio verum eliam nniversae prope Europae, morbos Id ipsnm mirabile , alios (morbos) desinere in nobis, alios durare. { Plinii , Hist. Nainr. Lib. XXVI 1,6). T. X. 52 410 Alfonso Corradi si toimano e le attitudini patologiche di prima cessano o si luutano. L' importanza di codesti avvenirnenti e tale da noil aver d' iiopo di lunga diinostrazione ; ne 1' intera nie- dicina soltaiUo vi ha parte , impeiocche oltre le quistioiii che per essi si suscitano di geiierale patologia, d' etiolo- gia e di terapcutica , 1' igiene pubblica, la polizia medica ed ogn' altra scieiiza od arte, che dell' uomo e dei po- poli si occupi, trova di die studiarvi di die trarre profit- to. In queste, nieglio che in altre circostanze, splendi- damente appare 1' utilitu della medicina , le moltiplici sue attinenze, la neccssita ch' essa preiida parte alia tutela e conservazioiie degli stati , i qiiali prosperano proporziona- taniente alia llorida salute degl' individui che li forniano; tanto piu die la tempra dell' animo ritrae di quella del corpo, ne quando questo e fiacco o malconcio vale esso a concepire cose nobili e grandi. Le iiiclinazioni degli uomini, la foggia di pensare durante interi periodi, di- pendettero sovente dalle dominanti malattie : la lebbra irnpresse al medio eve particolari sembianze ; i crociati e i flagellanti muovevano a penitenza quando le carestie e le pestilenze avean fatto dell' uman genere il maggiore strazio. La durata degl' imperi , la tranquillita degli static, le combinazioni politiche sono subordinate alio stato di generale salute ; le offese di questa su quelle si ripercuo- tono , le perturbazioni dell' una sono rivolgimenti nelle altre: la peste, tanto maestrevolmente da Tucidide de- scritta , era per Atene e per 1' intera Grecia cominciainen- to di ruina (1); 1' altra nefanda del 1348 le floride Re- pubbliche italiane affievoliva , e quella d' Islanda spegne- va (2) ; migliaia d' cbrei sospetti di alimentarla venivano dannati alle fiamme (3) ; Francesco L , deposti i dise- gni di piu ampio dominio, patteggiava infelicemente a (1) Tucidide, Delle guerre del Peloponneso Lib. II. (2) Sismondi , Hist, des Repiibl. Ilaliennes dii raoyen-ilge. Paris 1809. T. VI. Ch. XXXVIII. p. 15. (3) Ba^nages, Hist, des Jtiifs Lib. IX. Chap. XVIII ^ 8. — Meyer-Merian , Basel in 14ten Jahrhiinderl. Basel 1856. S. 149-211. Della Podagra ec. i I 1 Cambrav spinto dalla sciagura della Trousse Galaiit che in poco tempo gli rapiva la miglior parte tie' suoi siid- diti. Brevi e violcnti accessi soiio le epidemie; il popolo sup- plichevole cerca stornare il flagello; il terrore I'accieca e fra le anihascie della morte die soviasta,al tossico, all' arnuleto, ad ogni piii straiia pratica ricoire; sprezzato ogui Inion go- verno, inisa ogni inedica provvidenza il male vie piii aunien- ta. I sacrifizii delie endemic e de' morbi cronici non sono ecatombe ; ma se la falce ferale rapida non rota, neppur ba posa , ed incessante e il cader delie vittime, che, per esser muto, corre inosservato od incompianto. Le stragi delie epidemic in forza appunto della loro foga negli estinti si fermano (1) , ne i venturi gran fatto ne sofFrono; avvegnacbe sarebbe scmipre lieve danno 1' avere minor nu- mero di denti (2) ; i morbi cronici invece non si chiiido- no entro la tomba ; infettano la prole e dalle vene dei padri il sottil veleno si trasmette ne' figli ; corrotte sul nascere peggiori crescono le generazioni , che, spesso in- nocenti , esclamano col Profeta « Patres nostri peccaverunt )) et non sunt ; et nos iniquitates eorum portavimus (3) ». Codesta e la natura nostra , ne v' ha retaggio piu sicuro de' morbi. Ma come pianta che esauriva de' propri succhi il ter- reno che la nutriva , le nialattie popolari vengon meno o in altre si confondono, quando per gli stati diversi del- 1' organism© le diatesi si mutano e alle antiche nuove su- bentrano; ed affinche cessassero la lebbra e il sudor in- glese , cessar pur doveano ne' corpi quelle intime condi- zioni donde que' morbi traevano vita funesta e tremendo (1) Qui i detio dei daoni diretti delie epideraie , non degl' indiretii che molli sono e liittiiosi^ come la carestia , 1' infezione dell' aria ec. (2) ilkhele Savonarola , medico padovano ed avolo del famoso Fra Girola- ino, narra die negli anni snccessivi alia pesle gli iioniini nascevano con 22 0 24 denti sollanlo. ( Praclica major. Vcncliis 1486. Lib. VI. Cap. VII. Rubr. 1 ). (3) Oialio Jeremiae. Cap. V, 7. 412 Alfonso Gorradi dominio. Ne dissiinilmente sara avveimto della podagra uii tempo tanto frequente ed ora si rara. Finsero i Poeti clic dalla Parca Cloto nascesse codesto male e dalle furie fos- se nutrito (1): si tetri natali parvero necessari onde dare ragione degli acerhissiiiii dolori die per lui si soffVono. Presso gli anticlii tu la podagra comuiiissima: » Molt! ne ho pur io domi degli Eroi ; » E sel sanno i Sapieiiti , e Priamo detto » Fii Podarco, per esser podagroso. » Mori di gotta Acliille di Peieo ; » Di podagra pati Bellorofonte ; » Podagroso in Edipo re di Tebe ; » Podagroso PJistene dei Pelopidi ; » Di Peante il figliuol coUa podagra » Conduceva 1' armata , ed altro duce )) Dei Tessali fu pur detto Podarco, » II qual poscia che cadde in la battaglia » Protesilao ancor esso gottoso, » Benche nou sano , conducea 1' armata. » II re d' Itaca Ulisse di Laerte » Uccisi io , non la spina della triglia (2). « Ne gli Ebrei n' andaron esenti (3) ; Alessandria , Atene e Roma, le tre maggiori citta del mondo e le piu opu- lenti, furono oltremodo afflitte dalla podagra (I): Tolomeo (1) Oh trislo nome ed odioso agi' Iddii Podagra , iirlanle figlia di Cocilo , Qiial d' inferno nel baratro piii cupo Megera fnria parloii dal ventre ; Ti die' la poppa , c ti spriizz6 nel labhro Bamhina ancora Aletlo aniaro lalte. ( Luciano , La Iragopodagra. Operc volgarizzale da Giiglielmo Manzi. Losan- na 1819. Vol. III. p. 581 ). (2) Luciano, Op. cil. p. 590. (3) Regnm Lib. HI. Cap. XV. v. 23. — Paralip. Lib. II. Cap. XVI. v. 12. (4) Aliiiide lentantnr gressiis , oculiqiie in Acheis Finibns { Lucretii , De reriim naliira. Lib. VI. v. 1114). Della Podagra ec. i 1 3 Filadelfo era gottoso (1), e Gelio Auieliano dice la gotta endemica nella Gapitale doll' Egitto (2) ; cio che certa- mente dovea essere se aiiclie gli operai iie pativaiio , come apparc da una lettera dell' Iinperatoio Adriano al Console Scrviano (3). In Roma era niorbo popolare : i migliori cit- tadini n' erauo afflitti (i); Silla , Angusto e Claudio se ne dolevano (^i) ; Galha iion sopportava i calzari , ne poteva aprire iin lihro o stringcre alcuna cosa fra le mani ((i) ; Seneca sa di non poterne guarirc , ed e contento se me- no spesso accede (7) ; altri aiizi cho toUerarne i dolori amo meglio perdere i piedi (8) , e la vita ancora siccome il sofista Polemone (9). Gallieno dava al medico Fabiano due mila sesterzi acciocche, dismessa ogni cura, lo lascias- se in pace (10). E per vero esser dovea male assai dolo- roso ed ostiuato se i medici immaginavano le formole piii complicate , e gli ammalati rassegnavansi ad ingoiare le piii disgustose miscele : la cura durava non una settimana od un mese ma interi anni ; ed Alessandro di Tralles una ne imponeva a' suoi clienti clie andava continuata per un biennio. Cominciava cioe ad amministrare 1' antidoto (com- posto di corallo , niirra , aristolocliia ec. ) alle calende di gennaio e lo proseguiva per 100 giorni ; dopo un ri- poso di 30 veniva ripreso per altri 100, fermandosi iiuo- vamente per 1.5 : nei rimanenti 460 giorni il rimedio ve- (1) Athenaeus, Deipnosopli. L. XII. c. 17. (2) Dc moibis diiiiiiniis. Liigduni 1566. Lib. V. Cap. II. p. 514. (3) Podagro>.i qiiod agant halicnt, caeci quod agant liabent , caeci quod faciant ; ne chiragrici qiiidem apiid eos oliosi vivunl ( Vopiscus , in Vila Sa- liirDiiii . Ilisi. Augusta Francof. 1588. pag. 297 ). (4) Miillosqiie possum bonos viros nnniinare qui compliires aiinos doloribiis podagrac crncianliir inaxiniis ( Ciceronis, Tnsciil. Disput. Lib. 11. Cap. 19 ). (5) Plularco, Seneca in F^tido de merle Ciaiidii. (6) Suetonius, in vila Galbae 5 21. (Edit. Aiignsl. Tatirin. ). (7) Non perveni ad sanitatem , no perveniam (jiiidrm . . . . conlenlns si rarius acccdil^ et si minus verminalur ( Dc mortc Claudii Ludus , Cap. XIII. §2). (8) C. Pllnii, Hist. Nattir. Lib. XXV. ^ VII. Edit. Aug. Taiir. (9) Filoftrato , ^ ilc dc' Solisli. Lib. I. (Polemone). (10) Feltmann, De Dea Podagra. Liber singularis. Bremae 1693. p. 206. 4-14 Alfonso Corradi niva dato alternativamente nei piinii 160 e poscia ogni due. L' infernio poi tutte le volte che ingoiava la medici- iia dovea liinaner digiuuo 6 ore ; dovea astenersi dalla ve- nere , dalla caine di lepre e di pesce , dai legumi e prin- cipalmente dalla fava ; ne here vino stitico o soverchia- inente dolce, ne abbandonarsi alia collera (1). Luciano nel grazioso dialogo la Tiagopodagra la dire alia Dea quale strana e varia terapeutica contro lei fosse adoperata , lei che pur non si placa per preci e sacrificii, ne per virtu d' Apollo ; » Di qual nietallo non for prova gli uomini ? » Qual sugo non provar, qual di arbor lagrima? » Di ogni animale e pelle , ed ossa , e nervi » E grasso , e sangue , e midolla , ed urina, » E stereo , e latte , ed altri il lattovare » Diatessaro si bevono , che e fatto » Di quattro ingredienti , ed altri quelle » Cbe e fatto di otto, i piu beon di sette; » Altri purgar si vuol con sacra bibita , » Altri se stesso illude con incanti , » Ed altri foUe un indovin Giudeo ; » Altri la cura fa fino dal capo , )j Ma a loro voglio dir che piangan tutti (2). Non potendo i medici guarire i loro infernii , i poeti cercarono farli ridere scherzando sui loro mali : » Chiunque si ha tal mal , si soflfra in pace » Di esser burlato , e di esser motteggiato : » Che il vuole la natura della cosa (3). (1) Libri diiodecim de Re medica , Lib. XI. p. 617. Basileae J566. (2) Luciano, Op. cit. p. 686. — Plinio dice che: Cato prodidit liixaiis membris carmen aiixiliare, M. Varro podagris (Hist, natiir. Lib. XXVIIL § 4. Edit. August. Taiirin. ). (3) Luciano, Op. cit. p. 693. Liligat , et podagra Diodoriis , Flacce , laborat , Sed nil patrono porrigit , haec chiragra est. ( Marlialis, Epigrammat. Lib. L 99 ). Della Podagra ec. 415 I inodici Soriani die vantarono iin mistico unguento contro le doglie articolari, furono dalla Dea si acerbamente colpiti da credersi morsi da Cerbero o coperti di paiini intinti nel sangiie di centauro » Piet;i,Reina (essi gridavano) che ne mio rimedio, )) Ne d' altnii vale a rafFrenar tuo corso , » E ogni mortal tii vinci a pieni voti (1). L' Imperatore Eliogabalo fra le molte sue stranezze quel- r avea d' invitare a cena 8 calvi, 8 loschi ed altrettanti podagrosi , sordi , neri , lunghi e pingui acciocclie la loro vista fosse a tutti oggetto di risa (2). II male trasmetteva- si per eredita , ofFendendo intere famiglie, e, quasi che fosse ignominia il venirne colto , tacevano gl' infermi i loro dolori, ovvero pretestavano altre cagioni (3). Ne il male diniinuiva , anzi pareva ogni giorno maggior- inente s' estendesse. Avea Ippocrate affermato che gli eu- nuchi, le donne non prive del lunare ripurgo, e i fan- ciulli a cui Venere sia ignota non sofFrono di podagra (i) : per6 al tempo di Seneca cadevano alle donne i capelli e dolevano i piedi (5) ; e Galeno lamenta che 1' immunity degli eunuchi fosse cessata (6). Apparve allora la legge di Diocleziano che dispensava dagl' impieghi e dagli uffici personali chi dalla podagra era gravemente cruciato (7). (1) Luciano, Op. cit. p. 692. (2) Aelius Lampridius, Vila Am. Helagabali in Hist. August. Francof. 1588. p. 205. (3) Luciano, Vl" Ocipo. . . . . il ver non dicon mai de' mali loro ; Ma con pazze finzioni liisingandosi, Ciasciin pasce s^ slesso di bitgie. (4) Aphorism. Sect. VI. 28, 29, 30. (6) Epist. XCV. § 20. (6) Commcnl. in Aplior. 28. Hippocratis. (7) Cum articnlari morbo debililatiim esse ^ jiixta jnris pnblici aiictoritalem a personalibns muneiibus vacalionem liabebis. ( Lex 11. C. Qui morbo se excusant ). 416 Alfonso Cokkadi Ne ingiiistamente, avvefftiaclie la podagra e tal morbo , come leggesi ia Filostiato, die non lascia niani e piedi che per averiie doloie (1). Nullaineno di quel savio prov- vedimento , siccoine e usanza , fu fatto abuso ; e la legge senz' cssere abrogata cosi venne corretta « Podagrae quidem » valetudo , uec ad personaliutn nnineruni prodest excu- » sationem ; verum cum ita te valetudine pedum adflictuin » dicas,iit rebus propriis intercessnm commodare nou possis; » rector provinciae , si allegatioiiibus tuis tidcm adesse per- » spexerit, ad personalia munera te vocare non patietur (2)». Cadeva intanto 1' Impero Romano ; del superbo edifi- zio non rimauevano che dolorose ruine : mai la senten- za del Filosofo ebbe piii splendida conferma : « Cujus » ( fati ) maligna perpetuaque lex est ut ad summum » perducta , rursus ad iiifmuim velocius quam quod ascen- w derant , relabantur (3) )). Ma come il cadavere scioglien- dosi cade in putredine , quella guasta societa sempre piu e tatalmente volgeva a corruzione. II nuovo impero , senza la niaesta e la possanza , ebbe del vecchio il nial costume e le passioni : entro la reggia di Bisaiizio moltiplicaronsi le turpitudini di Tiberio , le crapule di Claudio , le libi- dini di Messalina : regno di eunuchi e di cortigiane, il vi- zio ebbe gli onori della virtu , la quale parve un' eccezio- ne. Ma assieme ai mali morali i fisici furono ereditati ; la podagra divenne comunissima in Costantinopoli (i) : ne sofFrirono gl' imperatori Eraclio (5) , Michele Parapina- ceo (6), Costantino Monomaco (7), Alessio Angelo (8). (1) Cum esse oporlet iiianus non liahco , oportet piogredi non sunt iiiilii pedes : oporlet dolere innc et pedes inilii sunt et luanus. ( Philostratiis , De vila Sophislanim I ). (5:) Lex III. C. Qui morbo se excusant. (3) Seneca, Conlrov. I. Praef. (4) Cujus niorlii ( podagra ) quam infelix provenliis et nberlas obvenire eis solet . qui continue inipciialem uibem incolunt. { Nicephori Ca//tsa;. cosi scrivc inlorno air eredira della podagra : « Usque adeo aiilera morbus bio familiaris evadil , » ut familiae aliquae, quemadmodum scriptum reperimiis , ejus haeredilalem » qnadam sticcessione stirpis adeant, nisi certa victus rationc, innllis piirga- » tionibiis rede et ordine faciis id emcndent ». ( Lib. de Podagra graece cl laline. Lugduni Ralavoriim 1743 Cap. VI). (5) noerhaave , Apliori>m. 1255. (6) Nel Capitolo -■ Volupe Vivenliuni morbu'. 424 Alfonso Cohkaui malattia circoscrltta a certe regioni , che non ovimquo tiova le oppoitune condizioni al sue inanilestaisi ; il reii- ina invece e per ogni dove e il Miihry lo chiama malat- tia ubiquitaria (t). Ne faccia case che talora la parola artritide piii clie 1' altza di podagra fosse usata , avvegna- che qiiesta nial voloiitieri pronuiiziavasi perclie iiunzio di inoibo fieio c pervicace, taiclie i malati a loro stessi e al medico cercavaiio occnltarlo siccomo lainontano Areteo (2) e Celio Aureliaiio (3) ; e codesta preFerenza e buoa argo- mento per piovare che i due morbi vanno distinti s' altro noil fosse a motivo dclla prognosi. Neppuro puo opporsi che il concetto di podagra fosse cosa vaga e indeteimina- ta , perciocche la descrizione dcgli autoii moderni , che sopra loro stessi ne fecero dura prova (4) , concorda per- fettamente con quella data dagli antichi (5); di piii la podagra che Luciano nel suo dialogo ci dipinge e quella stessa si maestrevolmente raffigurata dal grande Sydenham; il che prova che la malattia non cambio punto forma , e ell' essa avea caratteri si precisi e spiccati da essere dal popolo agevolmente conosciuta , da perraettere che il poe- ta, senza incespicare nelle difficolta dell' arte ^ parlasse di lei quanto il medico piii dotto e sperimentato. Fermato adunquc che la podagra de' tempi antichi e la medesima de' moderni, e che essa e meno frequente che per lo addietro ; e rnio debito ricercare a quali cause un tal fatto sia dovuto, altrimenti quella non sarebbe stata che sterile erudizione e di niun profitto. lo era giunto a questo punto e meco medesimo, il (1) Miihry, Die geograiiliisciie Verhallnissc der kranklieilcn. Leipzig 1856 I 'I'iieii \' C:i|)ilel. — Fuchs , Mctlizinische Geof^raphie. Berlin 1863, V Ca- pilel^ S. 65. « Uer Rheiiniatisraus ist eine solclie Krankheil, die (ilicr clie » ganze Erdc veibieilcl ist ». (2) De Cans, el Sign. Mnrb. diiiUirn. Lib. II Cap. XII. (3) Morb. Cbionic. Lib. V Cap. II. (4) P. E. Sydenham op. cil. — La Coste , Trail* praiiqiie siir la Goiile p. 68 elc. (6) Areleo f Celio Aureliano I. e. Della Podagra eg. 425 confesso, mi compiaceva d' aver accennato ail uii vero da altri non iscoito o non avveitito; ina codesto diletto non dovea gran fatto durare. Venneini fra le mani una disser- tazione di Giusto Federico Carlo Hccker (I), nella quale discorrendo delle diatesi morbose clie successivamente do- iniuaroiio i popoli d' Europa, accenna eziandio alia odier- ua minor frequenza della podagra ; ma perdendo il vanto della priorita , le niie ricerclie 1' altro acquistano , assai piu pregevole, della valida conferma d' un uomo a cui la Storia medica e di tanto debitrice : cambiando tempo e luogo r osservazion mia non cessa d' esser vera; e on- de consolarmi ripetero il grazioso epigramma : » Quest' Opra singolar da ine proposta, » Utile e nuova , gran pena mi costa ! » Mai no, la dotta Antichita rispose : » Prima di te gia dissi queste cose. » Se dopo me costei fosse venuta , » L' avrei a suo dispetto preveduta ! (2) Ma mentre convengo col Professore di Berlino suUa di- minuzione della podagra in genere , da lui pero dissen- to intorno all' epoca nella quale quel la avvenne e suUe (1) Rede ziir Feier des 43 Stiftungstages des Kg!, raed. chir. Friedrich Wilhelrn Insliluls. Berlin 1837, 8." — II lavoro dell' Hecker fii iradotlo in italiano dal Dolt. Fasselta ( Memoriale della Medicina conteraporanea. Venezia 1838 Vol. 1), e cosi conosciiilo dal Cav. Doll. Paolo Predieri che intorno alia Cronologia de' morbi leggeva all' Accademia delle Scienze di Bologna una Meraoiia che ancora non fii pnliblicata. (2) Del Prof. Liboi'io Veggelli Ribliolecario della R. University di Bologna t ratio dall' altro franccse: Dis-je qiiel(|ue chose assez belle ? L' antiqiiile lout en ceivelle Me dil ; jc F ai dil avant loi. C est line plaisanle donzelle , Que lie venait-elle apies moi ? J' aurais dil la chose avanl-elle. Al medesimo Sig. Bibliotecario Veggelli porgo le maggiori grazie, aveDdomi la cortcsia sua agevolato di mollo qiiesti sludii. r. X. 54 426 Alfonso Couradi cause die la produsseio. Pone l' Hecker come probabilissimo che 1' epidemia di podagra coiniiiciasse due secoli prima dell' era nostra e continuasse 600 aiiui appresso, ci6 che importa la totale duiata di 8 secoli : non contrastando al principio del male , benche senza dubbio piii antico , av- verto cb' esso non si spense o dimiuui nell' epoca anzi- detta ; ma ben piii oltre si protrasse e arrivo fin presso ai di nostri siccome piii sopra fu dimostrato. All' Hecker pero un tal limite era come imposto dalla sua dottrina della successione delle diafesi ; 1' incalzava la lebbra , il sorger della quale faceva coincidere colia cessazione del- r altra. Ma la seconda sventura non tolse la prima, le condizioni ricbieste al loro sviluppo non essendo si oppo- ste da escludersi a vicenda. Altrettanto dicasi dello scor- buto , il quale anzi procedette a modo d' epidemia, se pur non fu una forma delle comuni febbri putride o ma- ligne : piuttosto che escluderla, associossi egli alia podagra e ne fece la gotta od artrite scorbutica; siccome compli- cando le vecchie affezioni veneree probabilmente ne fece la terribile sifilide d' allora. Ne le epidemic variarono di molto il corso e 1' indole della podagra (1): sia perche pieno non fosse il rimuta- mento degli organismi, ovvero mai cessassero le cause per cui quella si mantiene : che se in alcuni momenti parve non avvertita , fu perche 1' immanita della nuova sciagura fece dimenticare i dolori dell' antica. lo non pretendo certamente d' assegnare 1' epoca in che avvenne 1' accennato decremento con quella stessa precisione che un fatto storico, o qualsiasi altro politico avvenimento : la qualita stessa del soggetto non comporta siffatta esattezza; avvegnache molte e diverse sono le cii- (1) Anzi Saladino Ferro nelle — Oiiestioni da dispiilarsi dclla Pesle — do- iiiaiida per qiral raiisa li poda^rosi rare vnlic iiinnion di pesle. ( Discorso di Paste di M. Andrea Graliolo di Sa!6 et appresso un Irattalo di pesle niollo dolto , et breve non piu vednto di Saladino Ferro Ascolano Medico famoso dell' etJi pasfata. Vinegia 1676 4.° p. 176). Della Podagra eg. 427 costanze che han parte al sorgere c al cadere delle uma- ne inf'ermita , iie cessano in uii subito ne ovunque e in pari tempo si mutano. In siniili ricerclie dee la niente porsi air altezza del subietto, dee considerarne tutta la estensione, conteinplarlo nel suo piii lato aspetto ; (a d' uo- po r occhio abbracci 1' ampio orizzonte clie gli si pa- ra dinanzi, e stringa insieme per i naturali rapporti le uuiane colle niondiali vicende. Ma quantiinque 1' uomo viva nell' universo, e com' ogn' altra creatura ne riconosca r impero, e lui mutandosi ei pure rimuti; nullameno tant' e la potenza sua cbe simil giogo talora e scosso , e chi dovea reggere vien retto ; e benclie i cambiamenti che noi indurre possiamo nella natura, siano ben poca cosa a fronte degli altri che per i grandi sconvolgimenti mondiali si producono , tuttavia e in nostra mano il va- riar clima ad un paese, il render salubre o inospite una regione , il vestirla di nuove piante , il popolaria di riuovi animali. Ma cosi facendo, mentre varia cio che lo clrcon- da, r uomo se stesso senz' avvedersene modifica ; appunto per la coUeganza ed armonia che intercede fra tutti gli esseri e il mondo che li contiene , fra chi genera ed e generate , fra la causa e 1' effetto. Pero nel ricercare per quali ragioni la podagra sia ora diminuita cotanto da sem- brare spenta, sara necessario indagare se quelle sieno in noi o fuori di noi , o per meglio dire se elleno ci siano afFatto slegate , ovvero quantunque esteriori , subordinate ad alcuna nostra fattura. E innanzi tutto fa d' uopo avvi- sare 1.° che 1' avvenimento in discorso non e nn fatto lo- cale ristretto ad una citta o ad i\n paese, ma esteso a vaste regioni, a porzione non piccola del globo : 2.° che la podagra e morbo che ha radice nei processi nutri- tivi , che si attiene ad un pervertimento della vita or- ganica, imperocche « in digito non est Podagra ( sono » parole di Van Helniont ) at duntaxat pomum , sive fru- » ctus radicis (I) »; 3." che soltanto nel secolo scor- (1) Op. cii. p. 313. 428 Alfonso CoRnADi so, e pill poi nel presente, ebbe liiogo 1' anzidetta di- ininuzione. Peicio qiialunquc ragione se ne voglia asse- gnare, cloviii essa soildisliue alle suesposte condizioni , e cioe debb' essere generale ed unifoiine ; di qiialche dura- ta , atta a ledere la nutrizione, a produrre iin grande inutaniento iiegli organisnii; e in relazione di tempo. Con tali nornie instituiro il mio esame, il quale, ripe- to, studiera nou la causa della podagra, ma quella del- r attualo sua minor Irequenza : avvertimento iniportantis- simo , impcrocclie comunque si tocchino, codeste lagioni sono distinte ; 1' una indagando perche oggi piu non siano ne' corpi le o[qiortuiie condizioni alio sviluppo della po- dagra , r altra clie sia realniente questa malattia e quale la sua natura. Quindi necessariamente vengono escluse dal- la inia indagine tutte le cause cosi dette occasionali , per- che insufficienti se non preesista la diatesi o disposizione , la quale sola puo formare per me oggetto di studio. Pa- rimente non ispendero parole intorno ad altre che por- tano quasi in fronte il marchio dell' insufficienza o del- r erroneita (1); e perche massimo e 1' efFetto, alle piu alte cause va rivolto il nostro pensiero. Tant' e 1' efficacia del clima nel variare il temperamento, r aspetto e le attitudini dell' uomo , che volentieri si cre- dette quello cambiato, ogni volta che un morbo apparve nuovo o non piu quel di prima. Ma quantunque il clima senza dubbio subir possa variazioni , pure e a stare in guardia contro la soverchia facilita ad ammetterle. Niuna causa dacche il globo subi i suoi ultimi cataclismi produs- se una generale e costante mutazione di clima ; il fatto della perfetta orientazione delle piramidi ( siccome avver- tiva il nostro Segretario (2) ) parla alto contro il supposto spostamento de' poli. L'atmosfera e le sue variazioni sono (1) P. E. sccondn Chaussier i tailiini coniongono cssenzialmenle il princi- pio (IcUa gotta. (2) Piani , Siilla graiide Piraniidc ( Memorie dell' Accad. delle Scien. Bo- logna 1860 T. X p. 391 ). Della Podagra ec. 429 siifficieiiti a spiegare le tlifforenze di calore in corrispon- denti stagioni ; cosi una procella che non s' estende oltre le 20 miglia quadrate, determina forse per anni la dire- zione del vento in tutto un emisfeio, e ne muta per conseguenza la teniperatura (1). Se il clima non lia sofFerto mutazioni generali e per- manenti , non e cosi delle parziali , le quali avvengono e senz' opera dell' uomo e per fatto suo. L' asciuganiento delle palndi, il diboscamento, il taglio di montagne ec. sono bastanti perche il clima d' un dato luogo si cangi, ma questo sari un avvenimento locale le cui conseguenze si terran sempre in piu o meno ristretta cercliia. La na- tura di que' luoglii ne vorra mutata , e la salute degli uomini e le loro attitudini ad infermare si mostreranno diverse : ma codesto cambiamento cadra su que' morbi che piu s' attengono col mondo esteriore , che strettamente si legano con le vicissitudini dell' atmosfera ; mentre gli al- tri che direttamente hanno vadice nello stato di nutrizio- ne punto o poco ne parteciperanno : e quand' anche col nuovo cielo sorgesse nuova coltivazione e nuova foggia di vivere, non a quello ma a queste, perche cause piii pros- sime , ascriver si dovrebbero gli effetti che alia natura umana sarebbero per derivarne. Non dunque i mutamenti di clima ne altra vicenda me- teorologica , perche cause non abbastanza generali ne effi- cienti della nutrizione , soddisfanno alle due prime condi- zioni , che reputai essenziali a qualunque soluzione da- ta fosse al quesito nostro. Di piu, supposta avvenuta una variazione di clima, essa sarebbe certamente uon lieve ; al sole de' tropici dovremrno noi riscaldarci , essendo la gotta malattia propria della zona temperata : essa manca air equatore e forse anche ai poli ; le relazioni dei viag- giatori e dei niedici che la ban fatto dimora , sono d' ac- (1) Intorno alia costanza e niiilaliilild dei climi V. Jiecquerel , De* climals ol de I' influence qii' exercenl les sols boisfc el non bois^s. Paris 1853 Chap. XI p. 335. •130 Alfonso Corradi coido neir eslcuderla o non fame parola annoverando i morbi di quelle regioni (1). Ma noi continuiatno ancora ad assiderci ad iiii buon fuoco nel gcnnaio , e grato c' e uel liiglio il fresco della sera die dall' afa inolesta del gioriio ci soUeva. Fu scossa la terra, eruttarouo i vulcani, solcarono il cielo folgori e comete in questo e nell' ultimo secolo , e che percio ? Non avvenne altrettanto allorche la podagra era nella maggior sua forza? Ercolano e Pompei quando mai furon sepolti ? II medio evo non trepido per gli eclissi , per il nialfermo suolo e per ogni meteora? Ne, cli' io mi sappia , sono ultimauiente avvenuti nella costituzioue geo- logica di questa parte di globo tali sconvolgimenti o mu- tazioni di terrene da credere che per essi soltanto la podagra sia venuta meno : e se io son d' avviso che la ragione di questo fatto stia in gran parte nel suolo , non e pero co- me suolo , ma come fonte di prodotti e substratum della vegetazione. MiaoTrta^og Qed fu chiamata la podagra, perche fug- gendo dair abituro , nelle aule e nei palagi pone sua stanza : figlia di Bacco e di Venere fu salutata dai poeti , perche frutto ordinario delle orgie e della crapula (2) : Ocipo presso Luciano non e colpito dal male che dope aver bevuto e assai mangiato. II vitto opiparo e presso tutti gli autori posto in cima delle cause della podagra la quale, dice Sydenham ,« eos plerumque senes invadit qui » postquam meliores vitae dies mollius atque delicatius » transegerint , epulis lautioribus, vino, aliisque liquori- » bus spirituosis liberalius indulgent (3) ». Ne Seneca sa- peva dar ragione perche a' suoi di le donne, contro la sentenza del Principe de' Medici , perdessero i capelli e de' piedi si dolessero, che vituperando la loro intemperanza e ILbidine (4). Ma noi cui ora siffatto malore e presso che (1) Sliirhy Op. oil. p. 120. (2) Persii, Saiyr. V. — Horat., SermoD. Lib. II Sat. 7. (3) De PoiljRra p. 545. (4) Episl. XCV § 20. Della Podagra ec. 4^3 1 igiioto , siam forse piu degli avi nostri e temperanti e ca- sti , ovvero piu forti e vigorosi ? Innatizi di rispoiidere a siniili interrogazioni , compia- cetevi, o Signori, di meco dare uno sgiiardo alia vita privata degli antichi , di penetrate ne' loro triclinii , di assidcrci alie loro mense. Quale lusso, quale profusione ! quanti Luculli, quanti Apicii ! lo non descrivero le vivan- de , noil aniioverero le imbandigioni , ne ccrclieionne il favoloso prezzo : diio soltanto clie a Roma concorreva tutto die la terra jiroduce , che la trovavasi quanto 1' inge- gno culinario scppe creare ; « nee monstrosis carnibus ab- » stinetis (rimpiovera Macrobio) inserentes poculis testi- » culos Castorum et venenata corpora viperarnin (1))>. L' ub- briacbezza era fra i Romani si comune die nemineno i principali cittadiiii se ne vergognavano , siccome Silla, An- tonio ;e Catone faccva il maggior elogio a Cesare quando dicevagli lui solo fra i contcndenti della Repubblica esser sobrio (2). II finire d' un convito avea seinbianza d' una pugna , e sempre era nauseato dal preparare lo stoinaco ad altre vivande ; Vomunt ut edant , edunt ut vomant (3). II quale scbifoso costume era si comune da parere incivi- le chi non vi si conformasse : cosi Cesare prima di porsi alia tavola di Cicerone vomitava , quasi avesse voluto dire die accetto gli era I' invito e 1' ospitalitu gratissima (4). E io stesso Oratore romano con parole e frasi veramente accomodate e disposte alia grande sporcizia , non ci di- ])inge il crapidon di Antonio che vomita in pubblica adii- nanza? « Tu istis faucibus , istis lateribus , ista gladiatoria (1) Satiirnal. Lib. VIII Cap. V. Vedi anclic il pani'siiiro di Teodosio Aiignslo^ dove Latino Pacalo eon- fronta la iiiodesta coiie di qiiesto coii qiiella de' piinii Imppralnri romani : « illis deniiim ciitis ai|iiipscei)ant qiios cKticiinis Oricns, aiil posints extra ro- » maniim Cnlcluis impeiiiim , ant faiDo^a naiifr.ip;is maria niisi'^'ipnl ». (2) Georg. Franck de Franckenau, Diss, dc morbo Ennii poelae, sive po- dagra ex vino. Viieb. 1684. A° (3) Seneca , Consol. ad Flrlv. 9. (4) Cicero ad Anifiim Mil , 62. — Orat. pro Regp Dejolaro 7. — Swlonim, in Vilellio § 13 ( Edil. August. Tainin. ). -i32 Alfonso Corkaui totius corporis finnitate, taiitnin vini in Hippiae uuptiis exliauseras , ut libi nccesse esset in popiili Romaiii coiispe- ctu vomere postndie?» (Philipp. II § 25 Edit. Aug. Taurin.). Ne le leggi di Silla e poscia quelle di Lcpido e Anzio Restio posero ii[)aio a taiita coiruzione, avveguaclie man- cava clii coU' cseinpio le rendesse spettabili o avesse vir- tu d' osservarle (1). Questo solo si otteneva che rendendo i prezzi delle vivande piu iiiiti , la crapula fosse agevolata anclie ai lueno ricclii (2). Ne poteva accadere altrimenti dove il principe abbandonava i tribunali per correre ad un banchetto, od interroiupere gli oratori per far elogi agl'in- tingoli (3) ; dove la cena durava la nieta del giorno (4) , e ai cuoclii erano concessi i maggiori onori e le piu lar- ghe ricompense (5). Le discordie , le ribellioni e ogni nianiera di pubblica sventura non niutavano le voglie del popolo ; la crapula fatta meno elegante appariva anclie piu schifosa null' a- vendo che ne velasse la brutalita; era il cinico divenuto (1) Qiiam legem ( Antii Restionis ) , quamvis esset optima, obslinaiio tainen liixiiriae, et vitioriim iirma consensio, nuUo abrogante, irritam fecit. ( Ma- crob. , Saturn. Lib. Ill C. 17 ). (2) Macroh: Ibid. — Auli GeUii , Noct. Attic. Lib. II C. 24. — La 4." e 8.* Satira del Lib. II dei Sermoni di Orazio ci danno tin saggio del lusso c della lei'cornia romana. (3) Ciaiidio. (4) Epulas a medio die ad mediam noctem protrahebat ( Suelonhts, in Vita Neronis § 27 - Edit. August. Tanrin. ). Lo stesso Svetonio dice di Galba : Cibi pbiiimi traditiir , qnem tempore iiiberno etiam ante Incem capere consucrat : inter coenara vero ns(|iie eo abim- (laniis , ut congeslas super luanns reli(|uias circumferri jnberet_, spaigique ad pedes stantibus (In Vita Galbae § 22). Nfe gran fatlo diverso era Tito, la delizia del genere umano {Seuton., in Tito § 7 ). (5) V eiano in Roma cuochi che avcano annualmente persino 2,400 lire di paga. Antonio rcgal6 a! suo cuoco una cilti in premio del banchetto im- bandito alia Regina Cleopatra. Dioue e Tacilo fanno ascendere a circa 160 milioni la somma che cosl6 la tavola di Vilellio nci soli otto mesi die dur6 il sun impero. V. De Pastoret , Recherches et Observ. sur le commerce ct le luxe des Remains (Mem. de I' Acad, des Inscript. et Belles Leitrcs 1824 T. VII p. 126). Dlil.I.A PoDAGKA EC. 433 epicureo ; Diogene die senza il gusto squisito di Lucuilo avea di Vitellio la voracia. Bevi col padre: disse Alboino , poigendo a llosiiimida il tescliio pateino colmo di vino, iiou la tazza aiirata od il prezioso vaso nuiniiio (1). Co- stantinopoli avea i costumi e i vizii delle coiti orienta- li (2). In que' tenebrosi secoli il mal' abito s' appigliava a que' medesimi clie pur aveano per istituto di farsi agli altri esenipio di virtu : il Pontefice Zosinio nel V secolo proibiva agli ecclesiastici di frequentare le osterie (3) : Carlo Magno ne' suoi Capitolari ripetendo le censure dei Concilii, niinaccia la scomunica e le verghe ai chierici che si abbandonassero all' ubbriachezza (i) ; ei mostrasi afflitto della vita sregolata de' monaci , e inculca loro d' es- sere temperanti (5). Vizio allora coniune ai nobili ed ai plebei era 1' intein- peranza (6); e lo era tanto e si sfrenatamente, cbe fu d' uopo porre per legge niuno malconcio dal vino po- tesse testimoniare od avere accesso nei tribunali (7) . e (1) Nol veggo io seinpre Bere a sorsi lentissimi nel teschio Dell' iicciso mio padre ; indi inviarmi D' ahborrila bevanda ridondante I.' onida lazza ? Empio , ei dicea : col padre Bevi Rosmunda. { Alperi , Tragedie - Bosmunda ). (2) Monifaucon J, Los modes el les usages du si^cle de Theodose le Grand (Mem. de I'Acad. des Inscript. et Belles Leilrcs T. XIU p. 474). (3) Pietro Petit nella Dissertazione Homeri Nepenthes sive de Helenae me- dicamento ( Trajecti ad Rlicniini 1689 Cap. XV ) sostiene S. Agoslino non invaliduin polorem fuisse. Sidalla asserzione i stata confiitala nel Journ. des Savans An. 1689 p. 534. (4) Capiinl. Caroli Magni ot Lndovici Pii Lib. VII, CCLXX. (5) Capiinl. Caroli Magni An. 802 , XVII. = Ut monachi secnndiini re- gnlam vivant = « Ebrictalem et conies'ationem oniuino fiigianl, (|nia inde li- bidine maximc pollnari oinniluis noliim est. Nam pervcnit ad aiirns nostras opinio perniciosissinia , in fornicalione et abominatione et innuindilia miiltos jam in nionasteriis esse deprehensos ». (6) Ebriclas nobilibiis , ignobilibiisqnc communis { Sahiani Massiliensis , De Gnbernat. Dei Lib. Vll. Bremae. 1688 ). (7) Capitiil. Caroli Magni An. 803, XV. T. X. ' 55 434 Alfonso Corr ADI quivi i giudici fossero digiiini « rectum autem et lionestuin videtur ut judices jejuni causas audiant ot discernant (1)». II popolo die avea imperato all' universo dovea esser al- loia assai conotto , se il Vescovo Salviano non temeva d' asserire che ibi praecipiie vitia , uhicianque Romam (2); doveauo essere que' secoli turpissimi se i monasteri eraii tatti luoglii di prostituzione (3) ricordando Baja e le sue nefandezze (i); se la libidine non trovava diletto che fa- cendo onta alle leggi di natura e deludendone i voti piu cari (5). Depravazione sifFatta neppure dalle maggiori calamita veniva corretta ; parve anzi s' aumentasse : le taverne em- pievansi , i bordelli si moltiplicavano (6); ebbri correvano incontro alia nioite , e 1' orgia non avea termine che nel sepolcro (7). Sorsero allora le feste de' pazzi e dell' asino in cui r empieta era pari alia sfrenata hcenza ; per piu secoli conservaronsi ad onta delle omelie de' vescovi , dei decreti de' concilii, delle scomuniche de' pontefici , delle leggi de' sovrani (8). I pellegrinaggi erano foniite di mal- (1) Capitul. Caroli Magni et Ludovici Pii Lib. I , 60. (2) Op. cil. Lib. VI p. 114. (3) . . . . non locum <:anclimonialiiim , sed miilieriira daemonialinm prosii- bulum dicendtim est^ corpora sua ad lurpes usns onini gcneri honiinum pro- stitnentinni ( Annal. Baronii ad ann. 1100 p. 23). — V. Durandus Guil., De niodo generalis Concilii celebrandi. Lugduni 1631 4." (4) Seneca , Epist. LI. (5) Giiistiniano piibblic6 una legge che condannava i pederasti ad avere i genitali tagliali ed essere cosi esposti al popolo ( Procopii , Hist, arcanae Lib. XI ). Giaconio di Vilry dice codeslo vizio lanto comiine nel secolo XII in Parigi , the venia consideralo come nomo esemplare chi d' una o piii concu- bine si conlenlasse ( Hist. Occident. Cap. VII , De Slalii Parisiensis Civitatis ). (6) In Slrasburgo le meietrici aveano stanza fin nella lorre della cattedralc ed in altre chicse della ciili ( Koch , Observ. sur 1' origine de la maladie v^Deiienne^ In: Mem. de P Instil. Nation. Scienc. Moral, et Polit. An. XF T. IV p. 324 ). (7) Boccaccio, Decameionc, Introdiizione. (8) Du Tillot , Mem. pour servir a 1' Hisl. de la fAte des Fous. Lausan- ne 1741 — Allegranze , Congliietliirc sopra iin empio consorzio e principalo di certi delli Diaconi nel 1313 ( fa/ojfcrd, TVuova'Raccolla di Opusc. T. V p. 329 ] — Arleaga, Le rivoluz. del Teairo music. Ilal. Venezia 1786 T. I p. 129. ( Della Podagra eg. 435 costume (1); e le espiazioni di torbidi e di licenze : COS! la Chiesa saviainente condannava i Flagellanti che nudi e a torme percorrevano le citti e le campagne fa- cendo de' lore corpi strazio e orrida vista (2). Giacomo Molay il Gran Mastio de' Templari periva sul rogo, e r ordine intero veniva abolito sotto le accuse d' empieta e de' pill nefaiidi delitti (3) ; e di quali orrori noii si re- sero colpevoli i crociati ? Erano essi, dice Micliaud, tan- to persuasi che la guerra santa potesse tener luogo di tutte le virtu , che abbandonaronsi spesso ai piii gran- di eccessi , nella fiducia che Die dovesse peidonar loio o permettere qualiinque scelleiatezza (i). Ma tanta tristizia dovea cessare, appunto perche e leg- ge die ogni calarnita , quando estrema, receda : diradaron- si le tenebre dell' ignoranza , piu pura apparve la religio- ne , ingentilirousi i costuini e il diritto cess6 d' essere per il pill forte. Svegliaronsi gl' ingegni , crebbero le arti , fiorirono le Industrie , arditi nocchieri solcarono mari sco- nosciuti, e nuove terre e imniensi tesori fuiono premio (1) S. Agostino, S. Gregorio Nisseno ed altri Doltori aveano aweriito gli abusi ed i pericoli dc' Pellcgrinaggi. — Le nostre dame inglesi , scrive Hen- ry (Hist, of England Vol. II C. 7 ) _, aceese nel desideiio d' impelrare gli spiritnali tesori di Roma , non curarono abbastanza qiiello che era coramesso alia loro custodia. (2) Boileau, Hist. Flagellant. Paris 1700 12.° — Schoetgenii , De Secta Flagellant. Comment. Lipsiae 1711 8.° — Muralori , Antiq. ital. Medii Aevi T. VI Dissertat. LXXV p. 447. — Lami , Lezioni di Anticliiti toscane. Firenze 1766 p. 613. — Forslemann , Die cliristlich. Gcisslergesellsch. Hal- le 1828 8." (3) « Si Dieii , dice Raimondo di Castelnaii , saiive ponr bien manger ct avoir des feinmes ^ les Moines blancs , les Templiers^ les- Hospitallers el les Chanoines aiiront Ic Paradis; el St. Pierre el St. Andre soni bien dupes d' avoir tant sontfcrt de loiirmcns pour un Paradis qui coiile si peu aux au- tres ( Hist, des Troubadours T. Ill p. 78 ) ». — Sul processo e condanna dei Templari V. le opere di Du Piiy , di Curlier^ di Fcrreira , di Le Jeune^ di Napione (Mem. dell' Aecad. di" Torino T. XXVII p. 290), di Ray- nouard etc. (4) Sioria dellc Croeiate Lib. XXI Cap. IV § 1 (Trad. ital. Firenze 184.5). IS'el pellegrinaggio della Croce gran moltitudine di nobili donne divenivano merelrici , e migliaia di fanciulli perdevano la loro innocenza (Ibid. § 7 ). i36 Alfonso Corradi alia loio aiulacia. L' opulenza aumeutava , difFondevansi \f riccliezze e coiiiuni diveiiivana gli agi dolla vita: la poin- j)a delle corti , il Insso de' [)rivati crehhero proporzionata- mente. L' aininanire le vivaiide, 1' imbandire una tavola divenne scienza poiche ebbe precetti e maestri : Bartolo- meo Scappi fu ciioco secrete di Pio V od ebbe nome di benemerito pnbldicando il sue trattato (1). Era questa dif- ticil arte, si per il numero che per la varieta dei cibi ; 25 piatti eiano appena sufficienti alia fastosa mensa di Paolo IV (2) ; Enrico VIII alzo il suo ciiciniere a gi-ande dignita perche aveagli magistralmente arrostito un por- chetto ; Carlo V nel monastero di S. Giusto parve stanco deir impero nia non de' piaceri della gola : indarno gli si ripeteva il proverbio spagnuolo la gota se cura tapando la hoca , perche la ghiottoneria superava i timori del ma- le; e si poco ei tollerava il diginno, che otteneva da Giu- lio III d' esserne dispensato anche quando ricever dovea 1' Eucaristia (3). II libro di Luigi Cornaro De vita sobria non pote- va gingnere piu opportune. In Venezia festeggiavansi le nozze comuni con isquisitissimi bauchetti in cui i con- vitati per 1' ordinario arx'ivavano a trecento (4). In Firen- ze gli artefici si raccozzavano spesso in allegre briga- te e facevano di magnificlie cene , nelle quali non so- lo la squisitezza delle vivande e delle confezioni , ma ancora lo ingegno dell' arte mostravano; dovendo gli stes- si cibi figmare qualche bella allegoria. Di cio il leggia- drissimo Vasari ci ha lasciato si vivaci e gustose descrizio- ni, die a leggerle ci pare non pur di veder (juelle rap- (1) II Ciioco istriiito , Opera di M. Bartolomeo Scappi ^ Ciioco secrelo di Papa Pio V divi>a in 6 liliri. — Col privilegio del Somiiio Ponlefice Papa Pio V e deir llliislrissinio Senalo Venelo per aniii XX. Venezia 1670. (2) Navagero In: Alheri , Rclazioni degli Ambasciaiori Veneti. Firenze 1841 Serie II Vol. Ill p. 380. (3) Mignet , Op. cit. ( .lourn. des Savans an. 1863 p. 148). (4) Sansovino M. Francesco, Venctia ciltk nobilissima Libri X. Dei ma- Irinionj. Deixa Podagra ec. 437 presentazioni , ma eziandio di sciilirc ijue'sapori. Lauto del pari era il vivere in Inghiltena « Sunt enim revera , no- ta Giiglielmo Rondelet , niultum edaces Angli , inultaque carnc opplere se solent, unde proveibio locum dedeiunt ( II est saoult comine ung Angloys ) et non minus sunt in potu incontinentes (t) ». Egualmente in questc laute mense c nell' acre nniido e nel)])ios(>, scorge Levino Le- mnio le cagioni del tremcndo Sudor Britannico (2). Enea Silvio Piccolomini , ciie fu poscia Papa sotto il nome di Pio II, ci descrive il popolo di Vienna come sfondato mangiatore (3) ; Martino Lutero prediceva die 1' ubbria- cliezza sarebbe il vizio dei tedesclii sin alia fine del mon- do (4) ; e Ulrico d' Hutten a siffatta intemperanza attri- l)uiva r essersi la sifilide diffusa in Germania piii die in ogn' altro luogo (5); L'imperatore Massimiliano I nelle Diete (t) De dignoscendis raorbis Cap. XVIll. (2) Uc liabit. ot constitui. corporis. Francof. 1696 Lib. II p. 123. (3) « Incrcdibile videri potest, (jiiot per dies singiilos in civitatein ( Vien- nae ) vicliialia iDgeriintiir, ovonini alqne caQcroriini miiltae quadrigae adveniunt; pistils panisj carnes, pisces , volatiiia sine miraero afTertintur , iibi advespera- scit , nihil venale ex his invcnies Plebs ventri dedila , vorax_, qiiicqiiid hebdoinada nianii qiiaesivit , in festo die toluni absurait ( jleneae 5j/W«5 Hist. Fridcrici ill Imp. Helnistad. 1700 p. 9-10) ». IN't^ diversaraenle ci dipinge i Tedeschi I' argiito Patin: « Les Allcmans ai- iiient la bonne chire , c' est ce qii' on dil el ce qii' on croit partont Enfin la table chez les Allenians n' est pas comnie partont aillenrs d' un cer- tain cndioit et ^ certaincs rencontres, clle est de toiites les occasions, on commence et on finit toujoiirs par la , et dans la conduile de leur vie on pourrait dire que c' est la niati?re preinii^re dont le resie des actions et des affaires est la forme » ( Relations hisloriqiies el curieiises de Voyages. Lvon 1674 p. 39 ). (4) I'oco dopo Lutero il poeta inglcse Owen canlava: Si latet in vino vertiiu , nl proverbia dicuiit , Invenit veruni Teuto , vel inveniet. V. ancora Gesehichte der dentsche National Ncigimg znm Triinke. Leipzig 1782. II Grillando allega le segnenti ragioni del molio heve dei popoli settentrio- nali : « Qiiod seciindnm qnorunidam opinioneni anima dicitur liabitare in san- gniiie , et proptcrea dicit qiiod IN'ornianni, Anglici et Poloni forliier bibnnt , ne conlingat animam habitare in sicco » ( De Sortilcgiis Oiiaesl. XIJI n. 4 ). (6) De morbo gallico Cap. I { Luisini , Collectio. Edit. Liigd. Batavor. p. 279 ). 438 Alfonso Corradi di Tieveri e di Colonia pioibiva le rlunioni per here ; altrettanto faceva Carlo V, Massiiniliaiio II e Rodolfo. Gli ecclesiastici ricevettero ordine di giovarsi della predica onde rimuovere il popolo dagli ccccssi del here ; Ferdi- nando I ainnioni i Deputati alia Dieta die non erano adunati per bare e mangiare, ina per occuparsi delle co- se deir impero; doveano essi con ogni ciua fiiggire 1' intem- peranza , la quale perde 1' aiiinia insieme al corpo , e adem- pire alia mission loro (I). Nel 1600 Mamizio Langravio d' Assia foudava V ordine della Teniperanza ; e i cavalieri fra le altre cose s' obbiigavano d' astenersi interamente dair ubbriachezza per due anni , e di non bere ad alcun convito pill di sette bicchieri di vino (2). I Francesi pure la scialavano; Le Grand d'Aussy, che ha scritto della lor vita domestica, mostra quant' essi fossero dediti al vino e quanta fatica costasse a reprimere vizio sifFat- to. Cosi Francesco I in un suo editto ( An. 1536 ) or- dinava che gli ubbriaconi incorreggibili , mozze le orec- chie , fossero banditi ; e Carlo IX nel 1563 e Luigi XIII nel 1629 sancivano leggi contro il lusso de' conviti (3). Singolare e poi certaniente che Locke , il celebre filoso- fo , riliutasse d' andare ambasciatore a Vienna od a Berlino non tanto per tenia dell' aere freddo , quanto per non essere abituato al bere: la sua lettera e si curiosa die merita d' essere conosciuta (4). Nella festa de' tnacellai , (t) Carpzovius , Pract. criraiii. Pars III ^ Qiiaest. CXLVI n. 19. (2) Frank Pielro , Polizia ractlica. Milano 1807 Vol. VII p. 40. (3) Ddamare , Traiie de la Police Liv. Ill Til. If. Class. III. (4) « Si i' ai raison d' appiehender V air fioid dn pays, il y a line aiiire circonslance aiissi incompatible avec nia conslilnlion , et c' est nne cerlaine habitude de la boisson. Je confesse qii' nn refns obstine pent en trionipher ; mais ce serail ponr le nioins prendre pins de soin de ma sanl6 qne des affai- res dn roi. Ce n' est pas d' un mince inter^t en de semblables postes que de se faire bien voir des gens ^ qui F on a affaire en se niontrant capable de s' accomoder ii Icurs modes, ct j' imagine^ qnoi que je pnsse faire \k de moi-meme, qne connallre ce (|ne d' antres y font seraient au moiiis la inoilii^ de ma bcsogne. Or je ne sais pas an monde ^ pom- meltre un bomme a la question et tirer de Ini ses pensies , de proct'd6 qui vaillc nne bouteille bien 1 Della Podagra ec. 439 che fu concessa a Norimberga da Carlo V, iiel 1548 fu presentato un sanguinaccio lungo 658 auiie ; quelli di Konigsberg nel 1583 iie recarono in trioiifo uno di 596 auiie e del peso di 434 libbre portato da 91 garzoni so- pra forclie di legno : quello del 1601 tirava 1005 aune , e avea 900 libbre di peso; fu goduto co' fornai che fece- ro paiii di 10 braccia 1' uno. Federigo Augusto I di Sas- sonia nel (linioso canipo di piacere che diede nel 1730 presso Muhlberg, e dove sciupo 4 milioni , avea preparato ai convitati un pasticcio, lungo 14 aune, largo 6, alto una e mezzo, sopra un carro di 10 aune, tratto da 8 cavalli (1). Quest' era il modo di vivere de' padri nostri; ed io a questo modo di vivere attribuisco la maggior frequenza della podagra. Codest' opinione puo trarre in suo f'avore il generale consenso degli autori , che nell' intemperanza ravvisarono la causa precipua della gotta : cosi , oltre i gia citati , Arnaldo di Viilanova scrive che « fiunt hujus- modi passiones plurimum in hominibus quiete et luxmiose viventibus , et purgationes negligentibus : fiunt etiam in praelatis .... (2) : Unde maxima haec passio venit princi- pibns , et suaviter viventibus , et corpora humida haben- tibus , maxime si multo coitu utantur, et cibis nimiis im- pleantur .... (3) : Et propter hoc secundum plurimum ac- cidit podagra in eo , qui non regitur regimine quo opor- tet .... (4) ». Ne i medici soltanto ma 1' intero popolo credeva la podagra dal lauto vivere derivasse ; il Boccac- employfe. A lalens fgaiix , 1' horame qui saiirait boire sa bonne part vaiidrait mieiix pour les inlt^rfis du roi que le plus sobre dii royaurae ». ( Rimusal, Locke sa vie ct ses ociivres. — Revue des Deux Mondes 1869 T. XXllI p. 37 ). (1) L' auna ft circa raelJl di quella di Parigi (Canlu, Slor. univers. VII Ediz. T. 111. p. 977 ). (2) Breviarii Lib. II Cap. XLV. Op. omn. Basileae 1686 p. 1294. (3) Comlant. Afr., De raorb. cognit. et curat. Op. Lib. VI Cap. XIX p. 137. Basileae 1639. (4) Serapionis Practice, Tractal. IV Cap. XXIII p. 149. Veneliis 1660. •140 Alfonso CoKUAur cio p. e. iiientre bellanieiite ritiae le usanze e i vizi dei moiiaci del suo tempo, ci dice ancora perciie egliuo fos- sero podagrosi (1). Qnesta slessa opiiiione spiega iiioltre perche tal male sia iiifausto attributo di coloro die i pri- vilegi el>hero della fortuna ; perche colga gli uomini piu die le donne, piu gli adulti clie i giovani , i ({uali han- II.) altre passioni a satisfaie prima della gola ; e fu seni- pie pregio del geiitil sesso la temperanza , a cui venne talvolta ancora astretto da leggi (2) : e qiiando la podagra lui pure afflisse fu detto clie degli uomini avea adottato i vizii e le qualita proprie perdute (3). Narransi nou po- chi casi in cui il scmplice inutamento di fortuna giovo a fugare il male: « legimus , dice S. Girolamo, quosdam morbo articulari et podagrae liumoribus laborantes , pro- scriptione bonorum , ad simplicem meiisam et pauperes cibos redactos , convaluisse (A) ». Ne Cornaro liberavasi dalla podagra clie conducendosi a vita sobria. Celso am- moniva di schivarne i ritorni col curioso victu (5) ; e Ga- leno poneva le speranze di guarigione non nei purgaiiti , nei salassi o nelle scarificazioni , ma in un acconcio regi- me « Caeterum id ueminem latere puto, illos in omni deinceps victus vitaeque ratione agere moderatos »; e chi (I) cssi non si vergognano che allri sappia lor esscr gottosi, e credonsi che allri non conosca c sappia che i diginni assai , le vivande f,TOSse e poche et il vivere sobriamenle faccia gli noniini iiiagri e sollili et il piu sani , e se pure inferiiii ne fanno, non almeno di gotte gl' inferniano , alle qiiali si suole per niedicina dare la castilA et ogni altra cosa a vita di mo- desto frale apparlenenle. (2) Prcsso i Roinani p. e. cosi Egnazio Melello ammazzd la nioglie a fii- ria di haslonate perchd avea l)eviilo vino. { Neikter , De vini usti feniinis Romae inlerdiclo. Upsal. 1789 4"). (3) INain (inmn vironim licenliam aeqiiaverint , corporiini qiioqiie viriiiuni incomoda aeqiianinl. Non minus pervigilani , non niintis polani Benefi- ciiim sexiis snis viiiis perdidernnt; et quia femininnin exiieriinl, dainnatae snnt raorbis virilibns. ( Seneca, Epist. XCV § 20 ). (4) S. Hieronym., Advcr. Jovin. Lib. II p. 341. V. Anche Schenck , Obscrv. medic. Lib. V p. 681. (6) De medicina Lib. IV Cap. XXIV p. 240. Palavii 1722. Della Podagra ec. ii 1 le viete usaiize noii dimettesse, indegno era, a suo avvi- so, di cura; 1' alTaticarvisi attorno opeia vana (1). Lo Scaviiii poi coiisigliava a' suoi infermi di tenere dinanzi agli (jcclii [)raiizan , uii quadro die figurasse il jjoda- groso quale ce lo descrivono gli Autori, acciocche la vista di (juel volto addolorato, di quelle membra sformate e coutorte , di quel uou poter reggersi in piedi , ne muo- ver le niani fosse freno salutare alle tentazioiii della go- la (2). Avrem noi duuque migliorati i nostri costumi a modo da oltenere quanto tii impossibile alia mediciiia greca , air araba , alia romana , ai medici tutti? La bolgia de' go- losi sarebbe ora forse superflua, ne piu alia pioggia fiac- clierebbesi chi per la dannata colpa della gola Ciacco tu detto? (3). Sarem nui que' Beati cui allunia Tanto di grazia , cbe 1' amor del gusto Nel petto lor troppu disir non fuma, Esuriendo sempx-e quanto e giusto (i)? Senza fare 1' apologia del secol nostro , e senz' ombra alcuna d' esagerazione , puo afFermarsi che noi piu sobri o meno intemperanti siamo de' maggiori nostri; i quali, puo dirsi , mangiavano e bevevano cio che noi ora spen- diamo sotto le forme di posate , di piatti, di tovaglie, di ornamenti. Le apoplessie non paiono oggi si comuni ({uan- to nei secoli scorsi ricordarono Baglivi , Lancisi , Morga- gni (5) : ma 1' Archiatro di Clemente XI ricercando le cause del frequente morir repentino in Roma negli anni (1) De ciirandi ratione per venae sectionein Cap. VII. — Cecco Simonet- la , Minisiro dcgli Sfiiiza di IMilano , poscia che s'astenne, per voto , dal mangiar di grasso il niercoldi e il venerdi , piu non fii lormenlato dalla gotla. (2) Stilla goita e stii goiiosi. Torino 1816. (3) Danle, Inferno VI, 62. (4) Danle, I'lirgalorio XXIV, 151 seg. (5) Sormani, Monogralia delle niorii repcnline. Milano 1834 Cap. 11. T. \. .56 4i2 Alkonso Corradi 1705 o 1706, le trovava in una certa morbosa disposizio- nc de' corpi e nella intemperanza (1). Ma piu die nella quantita nella qualita de' cibi sta , a niio avviso, riposto il perche dell' odierna ditninuzione della podagra: tain iiiillo aegrotannis gen ere , qiiavi vhn- mi/s (2). La lloinaiia ghiottornia ainava assai piii delle er- l)e le carni : essa appetiva cibi succolenti; ne M. vVufidio Lucro gnadagnava in poclii anni 12,110,000 lire facendo piu saporito o pii'i ])eIlo un frulto, ma trovando niodo d' ingrassare i pavoni ; le galere a tre ordini di Vitellio non correvano il Mediterraneo in cerca di funghi nia di ianipredc. Eiano buoi e grossi animali le saeie vittime : immolate avanti gli altari terminavano snlla mensa dei sacerdoti c dei devoti ancoia, clie n' empivano il ventre proporzionatamente alia solennita del rito. Que' catidi la- ctantcs , (quelle vuha et siiniina , quegl' intingoli di gliiri e di lumache, ai palati romani si graditi, non eccitano nei nostri 1' acquolina. Bassissimo era il prezzo della carne (3) specialmente della suina : i niolti querceti, la copia delle ghiande, l' ubertoso suolo della Gallia Cisalpina e della Lncania alimentavano numerosi armenti (i) e mandre di (1) Jo. Mariae Lancisii , De niorlibiis siibilaneis Lib. II Cap. Ill § 4. — -La morle siibilanea era giJ slala niinacciala dail' Evangclisia ai crapiiloni ; « At- » leiidile vobis, ne forie giavenliir coida vcsira in ciapiila , et ebrielale, et » cniis hnjiis vilae, el snperveniat in vos icpenlina ilia dies ( Lucae, Cap. » XXI V. 34 ) ». (2) Seneca, EpiM. XCV § 20. (3) Ael. Lamprid. , in Alex. Sever! Vita (Hist. Angnst. Fiancof. 1588 p. 212 cnr. Svlbnrgio ). Baffifsimo in proporzione del giiadagno qnolidiano dei- 1' operaio diciamo il prezzo delle carni : secondo i conipnii di Mnrcan di Jon- n^s una lilibra francce di carne di inanzo costava * 2. 40 , e i! ninratore avea piu di J[ 11 il giornn : invece , se pnrc (|iic' calcoli non t'allano , a earo prezzo vcndevansi le civaie; iin biion cavolo coslava 90 cent, e allri-ilanlo 5 barbabieliole. Seneca per6 esortando nell' Episl. XVlll I' aniico Liicilio a prender I' abiio delln sobriela lo assiciira che uomo piifi vivere con dne assi ( circa 10 center. ) il giornn; appnnio come fanno mulla tnillia servonim , miilta millia paupenim. (4) Aiircliano depose in una villa privala dell' impcratnre Valeriano 6000 .schiavi, 2900 giovcnchi , 1000 cavallc_, 1000 pecorc^lSOO caprc ( Yopisc, Della Podagra eg. ii'3 poici. Di codesta carne cibavansi i cittadini ; salata era riposta per gli eserciti (1) , e distribuita per cinque me- si deir anno ai poveri ; i quali sotto Valentiiiiaiio III , qiiaiido gia la veccliia Capitale avea perdnto il pristi- no splendore, aiinualniente iie consumavan 3,628,000 lib- bre (2). E iioto come in Roma, c sotto la Repubblica e sotto r Impero , fosservi distribuzioiii gratuite di tVumento ai poveri; anzi cliimujue avesse 11 anni, fosse inscritto e portasse il titolo di cittadino , o per nascita o per libera- zioiie , v' avea diritto (3): toccavano per testa cinque mo- di di diimeiito il mese , da cui trar potevansi 70 in 75 libbre romane di pane (circa 25 chilogr. ). E tanto agl' Im- [leradori prcmea di tener satolla qnella plebe (4) , clie al Irumcnto in natura In sostituito il pane di Hor di fari- na ,(5), e quindi aggiunte distribuzioiii di olio (6), di carne porcina e di vino (7). Oltre a cio v' erano le lar- gizioni e i congiaria con cui dovea guadagnare il favore de' soldati e il popolo blandire cliiunque .salisse al potere o v' agognasse : e la ricca sportula o il lauto pranzo mi- surava il numero de' clienti. Ne gli orfani e i fanciulli era- no dimenticati : risnlta dalle Tavole alimentarie die ad in Aiirel. Hist. Aug. Edit. Sylbtirg. p. 273 ). La qiial cosa non fa parer esagerale ijiiesle parole di Seneca « 0 misei'um si qnera deleclat siii patri- monii liber magnus ; el vasla spalia terrarnm colenda per vinclos , el iinmen- si grcges pecoriiin per provincias ac regna pascendi , et faniilia bellicosis na- lionibni; niajor^ el aedilicia privata laxiiateni iirbinm niagnariim vin(.entia ( De Benefu'iis , L. VII Cap. X) ». (1) PoUhio, Slorie Trad. ilal. di Kolien. Milano 1824 T. I L. II p. 256. (2) Novell, ad calcem Cod. Tlieod. D. Valent. Lib. I lit. 15. (3) Frnmenliiin publicum tani fur qiiaiii pauper el adnlter accipiiint, et , sine deleciii ninrnni , qui?(nie incisns est . . . ( Seneca . De Beneficii^ L. IV C. 28). V. Conlarini , De fnimcntaria I'rincipiim largilione ( Graev. Thesaur. T. VIII p. 951 ). - Naudet , Les ?eronr> publics clicz les Romains (Mem. Inscripl. Belles Leilies 1838 T. XIII p. 1 ). (4) Aineliano scrivjva al Prefello delTAnnona: lNc(|iie cnim populo roraa- no saliiro qiiicquam potest esse laelius ( Vopiscus , in Aiirel. Op. cil. p. 283 ). (5) yophc, in Aiirel. Op. oil. p. 280. (6) Ael. Lampr., in Alex. Severe Hist. Augusta Edii. Sylburg. p. 212. (7) Yopisc, in Aurel. Op. cil. p. 283. 444 Alfonso Gorradi ognuno toccasse piu di 106 libhre di fmmento il mese (1). Quaiido Gostantinopoli diveiine capitale dell' Iinpero 80 inila inisiue ( forse niedinini equivalenti ciascuno a 6 moggia ) di fruinento erano distribuite ogni mese (2), non gla ai ini- serabiii , ma a coloro die possedevauo una casa ; e cio oiide invogliare i forestieii a piendervi stanza. Quest' isti- tuzione di Costantino fu abolita da Eraclio nel 616; e fu provvediito acciocclie il piezzo del pane non addive- nisse sovercliiainente caro. Le cbiese poi aveano o per la- sciti o per quotidiane offerte , rendite destinate al man- tenimento dei poveri : cost Cassiodoro scrive clie l' Iinpe- ratore Gioviano fcce una legge, che obbligava di dare al- le Giiiese qnella quantita di I'rnniento da Gostantino con- cessa e dall' apostata Giuliano negata (3). Nelle pandette trovasi 1' elenco dalle spezie esotiche che andavano soggette a dazio (4) : grande ne era il con- sumo in Roma , giacche Adriano in onore di Trajano « bal- sama et crocum per gradus tbeatri fluere jussit (5) »; e i cuochi largo uso facevano di droghe e d' aromi : il pepe, la rnta , lo zenzcro, il croco ec, erano parti integrali dei condimenti ; il cumino , 1' aloe ec. andavano infusi nel vino (G). Le infelici condizioni in che venne 1' Italia e 1' Europa tutta per le irruzioni de' barbari , e per le continue guerre (1) Ollie i lavoii di Mnralori^ di Panfler , di Lama ^ V. Denjardins , De talnilis alinientariis. F'arisiis 1854. - — Furlanetto , Dcs,\\ Isliluli di pnbhiica iienelicenza prcssn gli anticiii Roinani per 1' ela infantile. Padova 1857. (2) Socral., Hisl. ccclesiast. Lib. II. Cap. Xlll. (3) HiM. ecclesiasi. Lib. Vli. Cap. IIL (4) Species pcrtinenles ad vectigalia: cinnamomiim , piper longtmi , piper albnni , folium peniasphacriim , folium barbaricnra , coslnm costaniomnm, nar- di fanrhys , cassia Iniianaj xylocassia ^ Smyrna, aniomnni , zinziberi , mala- baibrum, aroma Indicnm, clialbane, laser, agallocliiis ( alcbeluiia ) , sarcocol- la , onyx Arabicus, cardamonuim , xylocinnamomiim (Digest. S. Pandectar. Libri L. Norimb. 1629 4." — V. Dirksen , Ueber cin in .luslinian 's en- ibaltenes ^'erzcichniss aiislandischer Waaren:ln Abbandl. Akad. Wissenschafl. zn Berlin 184.3 s. 59 ). (5) Spartian., in Adrian. Hisl. Aug. Edit. .Sylbiirg. p. 131. (6) Apicius , De obsoniis et condimenlis. Della Podagra ec. 445 e le niune o cattive leggi , ridussero I' agricoltura a mi- sero stato : 1' abbondanza de' pascoli , le selve sterminate favorivano iiivece la pastorizia , e la caccia divenne non uri divertimento ma meglio una riecessita. Mancando i fo- raggi neir inverno , gli aniinali venivano uccisi e si con- servavano salati; il niimero dei porci era strabocchevole. Petrarca lagiiasi con Francesco Carrara clie Padova fosse iiigombra di qiiesti anijiiaii, die ne smuovevano il suolo e di grugniti 1' empievano (1). Quando Giovanni Cantacu- zeno dalla fazione dell' iniperatrice Fii spoglio d' ogni ric- chezza, cdntava cinquemila biioi dispersi in niolti armenti, mille aggiogati , niille e cincjuecento cavalle , duecento camelli , trecento muli , cinqiiecento asini , cinquanta mila porci, setteinila pecore (2). I gentiliioniini francesi , scri- ve il Macchiavelli , de' denari clie traggono da' sudditi , dal vestire in fnori , non ispendono niente , perche da per loro lianno bestiame assai da mangiare , pollaggi infiniti , laghi , luoglii pieni di venagioni d' ogni sorta ; e cosi uni- versalmente ha ciascuno uomo per le terre (3). Niuna meraviglia quindi clie il bestiame fosse in pro- porzione men caro del grano , e che nel vitto ordinario si consnmasse piu carne che a' di nostri. Ricolialdo ferrarese descrivendo i nostri costumi ai tempi diFederigo II, dice che il popolo minuto si cibava di carne tre volte la settimana e la serbava fredda per la cena (4). I novellieri e le cro- nache raccoritano come lauto e succulento fosse il vivere degli antenati nostri : « Irritamenta gidae non desnnt. Vi- (1) Episi. Spnil. Lib. XIV Epist. I. (2) Joh. Canlacuzoii , Hisloriar. Lih. Ill C. XXX. (3) Rilialli (li Fraiuia : Opcie. Milano 1811 T. VI p. 179. (4) Muralori, Anli(|. Ilal. T. II Diss. \XIII. — Ecro iiii saggio de' prun- zi del secolo XII. II Pioposlo di S. Ainbiogio pretcndeva che nella fesia di S. Satiro I' Abalc del IMonasieio pure di S. Ainbrogio dove^se dare a liii ed ai siioi confralclli Canonici iin pranzo di nnvc vivande divi. In: Revnc Germaniqiie 1868 T. Ill p. 144). (3) Rondelel , Op. cit. (4) Blane , Op. cil. p. 162. (5) Ann. d' Hvgi^nc puhl. Paris 1843 T. XXIX p. 328. (6) Trailo d' Hygiene pnbl. Paris 1845 T. II p. 612. (7) Des snb*i>lances aliment. Paris 185G p. 4. (8) Ann. d' Hygi.-»nc pnbl. 1850 T. XLIV p. 265. Deli.a Podagra eg. ii!) stra Bologna dal Cav. Paolo Piedicri fu notato che consu- mavansi piii canii , specialmente suine , negli scoisi secoli che nell' attuale (1). Anclie prima che 1' industria chimi- ca svelasse la graiide quantitu di priiicipii azotati o pro- leici che conteiigoiisi iielle carni, lo sloiiiaco col giustis- simo SLio criterio, da tempo immemorabile ci avea avver- titi che (juelle sono gli alimeiiti piii nutrieiiti perche me- glio , piii presto e in niiiiore quantita il corpo nostio ri- storano : paiiineiile prima ciie Liebig lo dicliiarasse , 1' uo- mo del volgo saj)eva che il frumento e superioie a tutti i ceieali per qualita nutrienti , e con la seinplice norma del sue appetito l' uno all' altro anteponeva con la me- desima avvediitezza , se non meglio , del chimico piii esper- to. Ma anche per (jiu'Hito verso 1' alimentazione nostra do- vea mutarsi : la j^rodiizione del h'nmento non crescendo in ragione dell' aumentarsi della popolazione (2), altre piante meno azotate , meno ricche di principii nutrien- ti, venivano coltivate e costituivano bnona parte se non r intero nostro vitto. II i iso (3) , il niais (i) , le pata- (1) Studio sloiico coniparativo inlonio al consiinio delle carni nclla citl^ di Bologna ( Mem. dell' Accad. delle Scien. di Bologna 1858 T. Vlll p. 339). II Sansovino cosi scrive del cnnsnmo delle carni nella sna Venczia « In qne- » sto liiogo adnnqiie ( I'cscaria di S. Marco ) e nella Pcsraria di Riallo , si » trova dne voile al giorno , lania copia di preziusi pesci in lulto il tempo » dcir anno , e secondo le lore slagioni , che (^ impossibil cosa a poierio espri- » mere. Peicii) die si costnnn per la piu gente ( (piantimqiie si consnmi ogni » setlimana 600 bnoi , 250 \itelli con nn nnraero incredibile di caprelti^ di » pollami e d' allri caniaggi che vengono di era in ora da Terraferma ) di » avere ogni di su la mensa carne e pcsce , il qiial pesce veramenle siippli- » see in gian parte al iiUMieinso popolo di qnesta cilli ( Vcnelia citta nobi- w lissinia el singolare. Venezia 1581 Lib. VIII p. 116) ». (2) Jlamsinaun , Dei sid)>istanccs de la France ( Ann. d' Hvgi(^ne pnbl. 1848 T. XXXIX p. 6 ). (3) V. r ernditissiiiio lavoro di Giovanni Capsoni ( Della influenza delle ri- saie sidia salute iimana. Milano 1851 p. 118) ovc ^ mostraio come nel se- colo di Crescenzio non collivavasi il riso in Italia, ma solamenle nci prim! anni del secolo XV I , siccome in Francia ed in Germania. (4) La collivazione del mais non divenne gcnerale in Italia che alia fine del XVll secolo, e in Francia nell' atlnale. E una grossolana imposiiira il docn- mento piibblicato dal Molinari nella Sloria d' Incisa ( acceltaio iroppo facil- T. X. .57 450 Alfonso Corradi te(l)iion furono intioclotte nella nostra agricoltura, o altneno non ne Forinaroiio valutabile parte, die assai tardi; e vo- lendo far liiiidizio del loro iiitliisso sulla salute de' popoli bisogna porre la data del secolo scorso , quando cioe di- vemiero d' nso coinuiie ue piii fiuoiio coiifiiiate eiitro giar- diiii o ristretti cainpi. La loro coltivazioiie , ovvero il loro consiimo, e subentrato in molta parte a qnello del frn- inento (2) ; ne il cainbio fu fortunato giacclie sostituivasi la fecola al glutine, nna sostanza aniilacea ad un' azotata(3). A codesto mutamento di regime riferisco, ripeto, 1' o- dierna niinore frequenza dclla podagra; o parmi sia desso causa siiffici(Mite e soddisfi alle tre condizioni clie piii so- pra accennai : e per vero ella c causa geuerale ed uniforine perche appare ovunque la podagra e diminuita ; non e ef- Hmera ma permanente , ed ha influsso diretto sulla ruitri- zione ; finalmente spicgo la niaggior sua azione quando appunto la nialattia venne meno. E la riprova di tntto questo r ahbianio nel fatto die la podagra manca la ovc scarso o quasi ninno e il consumo delle carni, copioso invece queilo del riso e di allri vegetabili di non dissi- inenle dal Michaiid nella sua Sloria (Idle Ciociale ) , e the rigiiarda la pro- pagazione nelle noslie comrade del grantiiico di cni non si trova iiiemoria siciira prima del secolo XV ( Cibrario Op. cit. T. Ill p. 18 ). II Canlii lia trallo dagli Arcliivi di Fircnze una pelizione di cerlo Gio. Lamo, nobile cre- nionese , die nel fehhraio 1556 oirre al Grandiica un ntiovo grano niiglinre e pin nnlrilivo del niiglio , pin faritiofo c sapnrilo del frnmcnlo^ e da cni inoilie si cava da fare siraniazzi e da brnciare e da nndrir cavalli. Mcnno , dice il Lanio ne ha gii seniinalo_, ma in piccola qnanlila, perchj non nc sono conosciule le infinite bonia , nS si pens6 a fame pane e biscolto e po- lenta; ei ne esibisce fin 40 staia padovane, dnmandando che per 60 anni si dia a liii la dccinia del ricollo ( Gaz. raed. I'lovinc. venele. Padova 1860 p. 251 ). (1) La collivazione ddle paialc ncn (li\ennc gcncrale in Inghillerra e in Irlanda che nel 1700; nd 1750 in Iscozia ; nel 1 7 75 in Gerniania ; nd 1820 in Franria e amhe pin di rocenle in Italia. (2) Denina, Rivolnzinni d' Italia Lib. XIV Cap. X. — Verri , Storia di Milano. — Ferrarto , Statistica Medica di Milano T. 1 Cap. VI p. 217. (3) Mentre il frnmenlo in 100 p. contiene in media qiianliti 22 di niate- rie azotale , il mais ne contiene 12 e il riso 7: I' amido nel prinio <> nella proporzinne di 68 , di 67 e di 89 negli altri dne. Nelle patate i principii azolati sono presso che nnlli. Dki,i.a Podagra ec. A'i 1 mile natiira. Nell' America meiidionale , nella China, iiel- le Indie , nell' intero Oriente manca la podagra : i medi- ci e i via^giatori die esplorarono tali regioni o non ne fan menzione o espressamente ne indicano il difetto (I). Ne cio e d' oggi, perclie da assai tempo avvertito e per- che quel modo di coltivazione e proprio di que' paesi ne vi fn iinportato come ne' nostri. Ma v' ha di piii : Costan- tinopoli un tempo, come dissi, tanto piena di podagrosi, ora n' e libera ; appunto perche al vivere epulonesco del- la corte greca succcdeva la sobrieta turcliesca ; al regime animale 1' altro quasi affatto vegetale (2). In Inghilterra dove mangiasi piii carne die altrove , la gotta , quantun- que diminuita , vi mostra vita maggiore die nella rima- nente Europa. Mi si obbiettera forse die il vitto vesetale e la mensa pittagorica niai sono mancati , la poverta essendo sempre esistita : vero e , ma non giusto sarebbe inferirne 1' er- roneita della preallegata cagione; perciocche io ho discor- so d' un morbo die i doviziosi e gli ottimati in generale affligge , non il tapino e la plebe (3). E vieppiu mi raffermo nella mia opinione considerando die iiiuna delle molte (1) Miihry, Op. cil. — Diindas R., Sketches of Brazil. London 1852. — Si- gaud J. F. X. Un cliniat ct des maladies dii BlY■^il. Paris 1843. — Taver- nier , Voyages dc Peise. Paris 1713 T. II p. 371. — Chard in , \'oyages en Perse. Amslerdam 1711 T. II p. 200. — Le Comle , Notiveaiix Mernoi- res sur 1' i-lal present de la Chine. Paris 1701 Lethe VIII T. I p. 369. — Furslenait el Paxmann , Spicilegiiim Observalionnm de Indornm morbis et inedicina ( Ilalleri , Disptilal. ad morbor. historiani et curalionein T. VI n. 224). — Tobler , Beilr. znr nied. Topngr. von .lernsalem. Berlin 1855. — Davy, Account of the inlerioi- of Oylan. London 1821 etc. (2) Bnue Ami, La Tnrqiiie d' Europe. Paris 1840 T. HI Chap. X § 2. An. medical et maladies. Anche in Egitto la gotta 6 ora poco freqiiente ; e Liiigi Frank dice di non averla veduta in cinque anni che una volta ( Collect, d' Opusc. de medec. prat. Paris 1812 p. 11. — Sur les maladies rares en Egyple ). (3) E che ci6 sia , diconio ([uesti versi di Michelangelo Buon^rruoti il Giovine: . . . . E' sa , (pianlo egli imporia Le gotle ai piedi^, e un bel barbonc al mento^ E un pajo d' occhiali al naso, Air uoni che mesla, e fa di s^ cimento (La Fiera. Firenze 1726 Giorn. 111. At. I So. V p. 118). 452 Alfonso Cohradi cause che potrebbero afFacciaisi vale a dar ragione del- 1' aiizidetto fatto. L' Hecker, ad esetnpio, spiega la frequenza della gotta, presso i popoli dell' anticliita, con la loio inteinpeiaiiza e coil r uso siiiodato de' bagtii caldi : ma i Turclii e gli Orieritali che taut' iisano ed ahusano de' bagni soiio, come mostraL immimi dalla podagra. II concetto poi dell' in- temperanza va meglio determinato (1); avveguaclie esso e pregiudizievole , sotto il nostro rispetto, piii per la qiia- lita che per la quantita degli alimenti. L' abiiso di be- vande inebbrianti per se solo noii e causa sufficiente : r ubbriachezza e comuiie a tutti i popoli ; noi la vediamo presso il Samojedo clie beve 1' infuso dell' Agaricus mii- scarius (2), come presso il tedesco che tracanna la birra e noi che assaporiamo il vino. SiflTatto vizio mentre va scomparendo dalle classi educate, nelle infime si mantie- ne tuttora nella sua laidezza ; la plebe di Londra ne e abbrutita ed orrido e il quadro cbe gli stessi Inglesi ne fanno (3); nullameno que' disgraziati non sono podagrosi. (1) La diminuzione della podagra in Inghilterra h dal prelodato Owen cosi spiegata : « il n' y a aiicim doiile que la goiitle a beancoiip diinimu' en Anglelerre , au inline temps qti' iin grand changenient est aniv^ aiix Iiabitiides de la classe ( c' est a dire pour la phis part des riches ) antrefois assiijeltie a cette raa- ladie. La vicille liabiliide de rester Inngleiiips a table aprc^s diner ^ en portant des toasts avec Ics vins forts d' Espagne ct iT Oporlo ne dure plus , et avec la temperance ti cet /'gard est siirvenne ime exemptiim propnrlionelle de la goutte. ( Londres 20 Jiiillet 1858 ) ». Merita d' esser notata la niolla impor- tanza che i raedici inglesi accordann generalnienle alle bevande spirilose e fernientale, qnali T Ale e il Porier, nella prodiizione della goila. (2) Dicesi die V orina di clii beve codesto licpiore , cnnservi facolli ineb- brianti; i servi qnindi libando 1' nniore dei reni de' loro padroni, come qiic- sti 5 si fanno briachi. (3) II reverendo J. B. Owen in una sna predica dice ;, che il popolo in- glese dal principio di qncslo secolo ha speso in bevande inebbrianti dne voi- le tanto di denaro qnanto ne avrcbbe bisognato per pagare T cnornie debito pnbblico. A Londra snitanto , sonovi 1 80,000 bcvitori d' acqnavita , il consiimo della quale vale 3 niilioni di lire sleriine all' anno ( 76 niilinni di franclii ). Negli iillimi 13 anni 249,000 iiornini e 183,921 donne fiirono arrestale per ubbriachezza (Journal des Uebals 4 Novembre 1852). — V. anche Efqiti- ros , L' Anglctcrre el la vie anglaisc ( Revne des Denx niondes 1868 T. XVII I p. 326 ) , e 1' opera di Magnus Hnss sull' Alcoolisrao eronico. Della Podagra ec. -453 La venere sinodata venne egualmente incolpata : ma i po- poli in cui la poligamia c piii diH'iisa non son foise gli Orieiitali? E se veraiiioiite le doniie salve fossero dalla gotta sol perclie non lahorant in co'itu siciit masctili (1) , le Messaline d' ogni tempo e luogo ofFrir iioii ci dovreb- l^ero gli esenipi di maggior podagra? Non niego clie clii vive air Epulone non sia proclive al vino e agli amori ; Pareo avea detto iiigeiiuainente : « les riches sont plus )) souvent tourment^s de goutte, que les pauvres , par- » cequ' ils ne travaillent pas, et qu' ils mangent beau- » coup , et de diverses viandes en tous leurs repas , et » boivent d' autant , et immoderement , et trop joiient » aux Dames rabatues (2) ». Pero a fronte della qualita degli alimenti , le altre cause sono concause o cagioni di minor polso ; quella e la sovrana , e senza di lei que- ste non sarebbero efficaci : e per vero quando piu infieri- va la podagra j tanti ne furono afflitti a cui il tempio di Citera era cliiuso e Bacco ignoto nume ; ma eglino s' as- sidevano alia mensa comune e de' comuni cibi si nu- trivano. II clima fu detto avere molta parte nella produzione della gotta , quando assai umido e sottoposto a frequenti e rapidi nuitamenti di teinperatura : non per altro 1' In- ghilterra e 1' Olanda abbondano di podagrosi (3) , e gli abi- tatori dei paesi caldi trasportati nei freddi di tale infermita ammalano. Ma che il clima per se solo non valga a produrre la gotta, parmi, dalle cose piu sopra discorse, manifesta- niente apparisca : e per verita in altri luoghi, cbe non sono nelle condizioni della Britannia e della Batavia , quel- la si mostra ; e poiche dessa cola indubbiamente e dimi- (1) Comnt. Afric. Op. cil. p. 137. (2) Oeiivres , Des Goiilcs Chap. XII. (3) The inhahilants of insular siiualioii'^ , and expecialiy on (he borders of low J damp, level dislriclf, siihject lo agues , are miieh disposed lo goiiiy affeetions. The climate of England possesses siipereminenlly those very pern- liarities . . . . { Rennie , Treatise on gont^ apoplexy, paralysis and disorders of the nervous system. London 1828 p. 13 |. 454 Alfonso Coruadi niiita, converrebbe suppone un inutainento nel cliuia , la qual cosa uon e avvenuta : finalmonte se la gotta si atto- nesse alio state di umidita de' liioghi, iiiuiio piix della China e di quella parte dell' Italia nostra die coltiva il riso dovrebbc abbondarne ; iiia cosl non e puuto. E forse piiittosto die gotta e reuniatisino articolare quello die i Negri od altri indigeiii de' tropici venendo fra noi assale ; errore die non setnpre , anche da bnoni scrittori, e sclii- vato. Che se nelle regioni calde manca , per testinionian- za de' viaggiatoii e de' medici , la nialattia in discorso, e a ci'edere ci6 dipenda non direttamente dall' alta tempe- ratura , ma dalla qnalita del vitto colii pro[)i-io : la quale opinione pare corroborata anche da qucsto che in Lapo- nia e nelle regioni polari egualmente scarseggia o punto non inostrasi la gotta (1); cio die non dovrebb' essere se r esistenza di questa fosse conseguenza di freddo delo. Sotto il quale pei'6 ne cresce rigogliosa la pianta, lie le mandre si formano ; sobrio per necessita e 1' Eschimoso e il Lapono (2) ; in quegli eterni ghiacci la mensa non puo imbandirsi die di latte , di cacio, di carne di renna , di olio di pesce. Nulladinieno non e a tacere quel che Dun- das (3) avverte ; cioe la nobilta nel Brasile, quantuuqiie viva oziosaniente e si cibi di carni condite con aronii , patisca dispepsie ed altre gastriche affezioni, pure non sa che sla gotta od alnieno ben di lado n' e colta. Non sospettando errore alcuno in questa narrazione , die , d' uopo e pur dirlo , a prima fronte grave opposizione forma al sin qui da me esposto ; sembrami spiegar si possa , per questo che in quelle latitudini ( i" 33' N e 33° 5i' S ) , la strabocchevole traspirazione evacua dal nostro corpo assai materiali che, altrimenti rimanendovi , formerebbero la diatesi gottosa : e quell' attivissima fun- (1) Milhry , Op. cit. p. 97. — Linnaei , Flor. Lapnnic. Amstel. 1737 p. 167 « talcin raorliiim in miindo cxislerc , ne per sonmiiini andivernni ». (2) Harmens el Fielhtroem, Mcilirina Laponiim. In: Haller , Disputal. ad llisinr. el Cnral. Moibor. T. VI N. 222 (3) Op. cit. p. 37. Della Podagra eg. i55 zione della pelle la die i reiii hen poco opeiino ; e per affeimazione dello stesso Duiulas, in clii abhia per certo tempo ( 16-19 anni ) fatto dimora in quel luoglii i reni divengono piu o nieno atrofici , senza peio dar se- gno di soflVirne. Veraniente singolare ed inesplicabile e che negl' indigeni ( hrasiliani ) , punto non accadano sif- fatti nuitamciiti: qiiesta e cosa clie inerita nnovo studio; e se rcalmcnte talc dilFerenza sussiste essa dee attener- si air atto dell' acclimazione. Intanto pero accogliendo il tatto del iini[)iccoliniento de' reni in colore che nuo- vi sono ne' climi caldi, e I' altro gia accennato del fa- cile manifestarsi della gotta quand' eglino fra noi ritor- nino ; diremo cio avvenire perche diininuita per ragione di clima la funzione cutanea e per ragione organica 1' al- tra de' reni , e nello stesso tempo usando di un vitto ne- cessariamente diverse dal primo , si congiungono le circo- stanze piu propizie alia manifestazione della malattia; la quale per una parte trova i principii che deggiono for- niarla, dall' altra chiusa la via per risolversi. Neppure la diversity di razza o di nazione, in se stessa considerata , vale a dar ragione perche 1' un popolo ne sia escnte e 1' altro inclini alia podagra. Se in Costanti- nopoli e nell' antica Grecia ora quella piii non domina, non c perche il Turco abbia preso il posto del Bizantino, sibbene perche il modo di vivere d' oggi non e quello d' allora: e veramente il Mussulmano che oblia i precetti del Corano , il molle orientale, il voluttuoso creolo ani- malano di gotta, al pari dell' Europeo, in Egitto, nelle Indie, nel Peru; luoglii tutti, che come fu notato , non danno la podagra che a clii la vuole. Ma il sin qui det- to non va inteso a modo da escludere assolutamente le a- zioni del clima, delle stagioui o dei mntamenti atmosfe- rici nella manifestazione della gotta : esse pure v' lianno parte; e senza formare la malattia, costituita la diatesi , la pongono in atto: e gia Celio Aureliano avea avver- tito die i tempi in cni la podagra piii spesso e piii acerbamente assale sono 1' autnnno e la primavera (1). (1) Op. cil. p. 514. 456 Alfonso Coruadi Prosegiiendo in quest' esame etiologico, diro, e dalle cose dette agevolmeiite si argtiisce , cbe neppure sen puo acciisare la vita inolle ed incite; iinperocche se questo tosso, oggi la gotta dovrebb' essere comunissima non nei secoli addietro in cni ecccssive erano le faticlie del corpo. La lotta e il pugilato , la corsa e ogn' altra guisa di gin- nastica erano gli esercizii piii coninni e graditi : nelle gio- stre e nei tornei i cavalieii del medio evo facevano prove di loro bravura; irequenti erano le guerre, continno il battagliare; vi si addestravano i fanciulli, perclie condjat- timenti erano i loro giuoclii , zufFe i divertimenti (1). L' amore alia caccia era sfrenato ; procurava esso un di- letto e insieme abbondanza alle mensc. Avanti clie fossero niigliorate le pasture naturali , e trovati nuovi foraggi pel bestiame , mal si poteano conservare nella fredda stagione iili armenti. Pero se ne uccideva o saiava seninrc una parte per 1' inverno : la cacciagione quindi come carne fresca dovea riescire gradita. E cosi il rigore con che i Signorl custodivano la selvaggiua e di qualcbe guisa scu- sabile, non essendo essa oggetto di puro piacere. Le leg- £ri che ne tutelavano la conservazione erano severissime, e la pena capitale per I' uccisione d' un cervo o di un cinghiale fu non di rado decretata : « nee veriti sunt, » dice Giovanni di Salisbury, liomineui pro una bestio- )) la perdere quern unigenitus Dei filius sanguine rede- » mit suo (2) )). Quando Galeazzo Maria Sforza Duca di (1) I Pavesi « ul anlem a piieritia melius doccanliir ad belliim, singulis » Dicbiis Dominicis alqiie Feslis , qiiaedaui speclaciila faciiml , quae Bala- » liolae , sed latine convenienliiis Belliciila^ niinciipanliir. Dividiinl enim Civi- » tatem in partes diias ^ quanim iina(|iiaeqiie raiillas Sociclates , sive Coliorles » habel. Piignanl a\ilcin ad invicem ligneis armis . . . . ( Anonymi Ticinensis , Coramentarius de laiidibus Papiae in: Muratori ,^cnim ital. Script. T. XI). Codeste costiimanze erano comnni a tnlte le citt^ ilaiiane; ma non di rado il giiioco non piii slava fra i soli fanciulli, nj le arnii erano sollanto di le- gno. ( V. Mmzi e Boccardo Op. cil. ). Nella giosira dei tori, teniita in Ro- ma nei Colosseo 1' anno 1332, 18 combatlenti riraasero morti, 9 ferili , ed 11 tori uccisi. (V. gli Ann. di Lodovico Bonconte Monaldeschi in: Renira Ital. Script. T. XII ). (2) Policrat. sive de Nugis cnrial. Lib. I Cap. IV. Della Podagra eg. 457 Milano aiiclu a Firenze iiel 1471 , coiidusse seco 500 cop- pie di caiii di varie razze , e gran numero di falconi e spara- vieri se iiiai gli venisse voglia di cacciaie per \ia (1). Teofi- lazio patriarca greco del secolo X manteiicva piii di 2,000 cavalli da caccia che iintriva delle cose piii ghiotte e squisite (2) : 1' iinperatore Enrico avea supiannome d' Uc' cellatorc ^ il duca di Savoja Filibeito era detto il Caccia- tore ; Federigo II, Gastone di Foix, Carlo IX di Francia scrissero lil)ri intorno alia caccia (3) , 1' allevare i falchi e r amniaestrarli era arte nojjilissiiha , quasi un ramo di scienza avendo precetti e maestri. Le dame cacciavano pill volentieri con terzuoli , sparavieri e smerli,che erano come I'alconcclli , e pigliavano tordi , pernici e fagiani. Le leggi e i concili proil)irono la caccia ai cliierici che, tra- scurando i loro ufficii , col maggior ardore vi si davano : « Omnibus servis Dei venationes et silvaticas vagationes cum canibus, et ut accipitres et falcones non habeant, interdicimus (4) ». Negli ozii del castello di Wartenbourg , Martin Lutero godeva del diletto della caccia, e quel luo- go di rifugio chiamava Isola di Patmos (5). Ne perche a' di nostri fassi grande consumo di caffe, di the e di tabacco, ricerclieremo in queste nuove usanze la soiuzione del proposto quesito ; 1' azione di tali droghe sui nostri cor[)i e ben' altra die quclla di premunirci dal- le ingiurie della podagra; cosi Percival e di parere che se r intensita e freqnenza delle malattie infiammatorie e diminuita d' assai da cent' anni; se sono state surrogate (1) Mnrigia, La Nobilli di Milano. Milano 1695 L. VI p. 308. (2) Fleunj, Hist, ecdesiast. Liv. LV T. Xil p. 98 (Paris 1721 ). (3) Gasione Fei)0 Conle di Foix , secondo Sainl-Yvon ^ non raantcneva mo- no di 1600 cani, lanl' era la sua passione per la caccia; la quale a siio giudizio , ? il mezzo pii'i arcnncio ond' cvilare i peccali eapilali « Or, sog- giunge , qui fiiii les sept pcchiez raorlels ^ scion nostra foy , il doit estre saul- ve : Doncques lion veneur aura en ce nionde joye , liesse et d^duit, et apr^s aura paradis encore ». (4) Capitul. Caroli Magni An. 769 III, An. 802 XIX. (5) Lutero riparava a Warlenhourg quaudo la Dieta di AVorms ncl 1621 lo dicliiarava ncuiiro del Saulo luipcro { Slosheim , Hist. Ecdesiast. Yverdon 1776 T. IV p. 390 not. 32 ). T. X. 58 4-58 Alfonso Corradi da iminerosa coorte di inali nervosi , clie fanno supporre debolezza e iiritabilitu niolta; se la paralisi, 1' idiopisia , la cacliessia , 1' ipocondria ec. soiio oggi piu frequent! , cio debb' attiibiiirsi all' uso del the fatto generale fra noi (1). Pero si questa die le altie droghe avraiino parte nella diiniiuizione della podagra, per qiiesto die si consunia in loro porzione di (|iu>l denaro che in allri tempi andava impiegato iielT acquisto di cibi e di liquori di niaggior vigoiia (2). (1) Essays nieilieal. philosophical, etc. Bibliot. Biilan. 1808 T. XXVII p. 198. 11 Doll. Galtier Boissiere nel icoenlissirao liI)io = De la Goiille, de sa nature, de ses causes ct de son Irailemeiil. Paris 1860 = i d'avviso, per qiianlo almcno Ifggesi nel Giornale il Cosmos 8 Gingno 1860 p. 608, che la causa piii podeiosa della podagra sia , non il vino, il cafTi^jil lln^ ec. ma la bonne dure, ime nourriturc trap abondanle ou trap forte , relalivcment a la depense par le travail musculaire. — E giA La Fontaine avea favoleggia- 10 die , volendo pnr aver Iranqiiilla slanza , il ragno dove nascondersi in un ahiluro e la golla adagiarsi nel palazzo di nn prelate ( Fables. Liv. Ill, 8). (2) Come bolognese non posso lacere che al caffi^ dee la vila il (elebre Generale e Natnralista Conle Lnigi Ferdinando JMarsigli ; ma in che niodo cio fosse da liii medcsimo iidiamolo ...... avvenga che per meccanico mio cser- citio nella di lui ( di Amet Bassa ) Corte dovelli per molti giorni in una fii- micata tenda esercitare I' arte del Ciioco da Cavfe non solo per la quanti- ty era necessaria all' nso della sna Domestica Corte , ma anche per quello bisognava a lener fornila una Boltega^ che si polrebbe eqiiiparare a on' Ho- sleria delle IN'osire ; irapiego che m' ha erudiio nell' Arte di preparare il Ca- v6, d' osservarnc molii efTotti, e che mi ha data la vita, mentre con questo mezzo m' cio fallo conoscenie di ([tiei Bosniachi^ che mi comprorono in quel tempo appimto dovevo soccumbere si prcparatomi colpo della sabia in pena della fuga lentai ( Bevanda asiatica brindata alT Eminentissimo Bonvisi. Vien- na d' Austria 1685 p. 9 ) ». Nidladimeno , se il cafTA ehbe enconii , neppiir mancarongli biasimi e accu- se : il Della Valle chianialo bevanda ncra che non sa quasi di nienle ( Viag- gi. Bologna 1677 T. I p. 97 ); pnrcheria lo dice il Hedi, il lci,'giadro nic- dico e poeta Aretino ; e quella Mnsa che canlava Bacco in Toscana_, giiirava: Beverei prima il veleno , Che un bicchier che fosse pieno Dell' amaro e reo calTS. 11 quale e veleno e fonte di tremendi guai fn egnalmenle gindicato da un Un- ghero , il Dolt. PclOoz , in un opusccdo ( Ucber die Schiidlichkeil des Kaf- feetrinkes ) pubblicalo a Presburgo nel 1817. Ma che soria di veleno (> niai Deli.a Poimcra EC. 459 La podagra e inoltie nioibo ereditaiio , che e quanto dire si tiasmette ai figli qual' e ne' padri ; peicio avvenu- ta che sia in una gonerazione la minore proclivita a sif- fatto morbo, nella vciitura, persistendo sempre le mede- siine cause, aiidra questa diiniiiiiendo s\ da rendersi alia fin fine del tutto iiiilla. Ne viene quindi che come un tempo per 1' ereditata disposizioiie la vita sohria non era sutiicieiite giiareiitigia contro la gotta, ovvero i siioi salu- tari effetti subito non apparivano ; cosi era i temuti dan- ni d' un regime soverchiamente calefaciente non in noi probabilmente si farebbero sentire , sibbene nella prole nostra ; converrebbe cioe che a riacquistare 1' attitudine patologica alia podagra si ripercorresse la stessa via per la quale ella fu perduta (1). codeslo , che permetle di ginngeie alia piu tarda vecchiaia , e da' Paliiarchi veniva sorsalo ? (V. Neutnann , Niim poliis cofTeae aliqiia in sacris denliir vestigia? Vratislav. 1707 ). l)\ pii'i si noli die il Redi stcsso^ menlre proibiva il cafTi' a' siioi clitM)ii,ne pigliava due lazze , e senlivane una ceria pace e quie- le interna grandissima ( l.etleie T. II p. 121. Venezia 1712). L' indiistria olandese fece del llii^ nieiaviglioso linicdio e al Bontekoc pa- negirisla toccarono gi'ossi premii ; fra le nialatlie che per di Iiii rae/.zo si giia- riscono non nianca la golla; anzi fn detlo i Chinesi andarne iraniuni soltanio pcrche heon di luoito llii': nia il Le Comte soggiiinge esser I' acqua calda forse alliettanto hiion niedicanicnlo ( Ndiiv. Mem. siir 1' Elal present de la Chine. Paris 1701 T. 1 p. 309 ). Grande scnza dnbhio n' c oggi il consnino in Enropa , si die nell' ultima giierra conlro la China fu il ihA didiiarato in- dispensahile agl' Inglesi « C est pour vous buveiirs de th(^, que nous nettoyons nos baionettes et (|iie nous amor^ons nos bornbes ( Journ. des Debals 16 Janv. 1858 ) ». 11 Petit poi nella cilata Dissertazione siil Nepente d' Omero avea scritto ( Cap. XIX ) : « Otnninra quae ad leniendas animi acgriludines hunia- na expcrientia invcnit, renicdiorum , liitissimum ^ saluberriuiuni alque efficacis- simum esse Theae decoctiim ». Contro la golla fn pure conimendalo il tabacco « Non manca chi fa raa- slicare ogni nialliiia a diginno foglie di tabacco a' podagrosi , arcioccht* in quel modo attrahendo alia bocca la piliiila , se li divertisca il disccndere a' pie- di {Zavona, Abiiso del tabacco de' nostri tempi. Bologna 1650 p. 24))). L' Hecqnet nel Trattalo ddle Dispense di Ouaresima , sosticne , nientr' altri concedeva il cioccolallc , il tabacco gnastar il digiuno. Due canzoni sulT utile e giovamento del tabacco , sui danni e pregiiidizii del medesimo furono slam- pate da un Anonimo in Hnlngna ncl 1705. (1) Alcuni medici andaron ])ia iielT iiuliizione una parte noii solamente rilevante , ma rilevaiitissiiua : e piecisameiite , che le molecole del sue strato contiguo al corpo indiUto- re provino per le prime 1' induzionc ; clie per esse la provino quelle dello strato che subito vien dopo ; che per le molecole di questo secoudo strato la provino quelle del terzoj e che cosi avvenga per quelle de' susseguenti; tra' quali quello o quelli, die saranno coutigui al con- duttore , cagioneranno in esso medesimo 1' induzione. Da cio ben comprende ciascuno, che le molecole del frappo- sto mezzo isolante nelle loro facce anteriori e posteriori acquistano stati elettrici opposti, ossia una polarita elet- trica ; e che, per virtu delle iiiduzioni molocolari del mez- zo medesimo e delle conseguenti polariti\ , 1' azione indut- duttrice d' un corpo elcttrizzato si estende e propaga agli altri corpi compresi nella distanza , cntio la quale le in- duzioni molecoiari , continuamente decrescenti , possono mantenersi abbastanza efficaci o sensibili. Dal trasmettere i coibenti attraverso loro nella dichiarata ffuisa 1' induzio- ne , e derivata la denominazione, die ad essi ha data il Faraday, di corpi dielettrici ; per la quale inoltre distin- guonsi dai conduttori , die non manifestano simigliante proprietii. Ma quale che siasi qiiella delle due esposte spiegazioni , a cui piaccia di dare la preferenza , e indubitato die tutti i conosciiiti fenomeni dell' induzione elettrostatica si spie- gavano in modo soddisfacentissimo , allorquando il profes- sore Macedonio Melloni ( poco prima che fosse rapito alia (1) Mcmorie della Sociela Italiana delle Sciense , Tonio XXIV. Parte Se- conda Discussione analilica sidl' influenza che I' azione di un mezzo die- letlrico ha fidla dialribuzione dell' eletlriciia alia superpcie di piu corpi elet- Irici disfeminali in eaao , di'l socin altiiale rav. piof. O. F. Mnssotli. (2) Giornnle dell' I. R. hlilnlo Lombardo di Scienze , Leltere ed Arli e Biblioleca Italiana. iNiiova Seric , Fascicolo XXI. — Sxdlc induzioni moleco- iari prodnlle dalle ondtdazioni longiiudinali dell' elere. Mcmoria del doll. Giovanni Coilazza prof, all' I. R. Llniversil^ di Pavia. Sull' INDUZIONE EI.ETTROSTATICA -16") scienza da lui lanto illustrata co' suoi originali lavori sul calorico laggiante, per cagione de' cjnali dal celeheniiiio fisico Augusto De la Rivo era stato cliiamato il Newton del calorico ) inosse i diihhii , ai qnali lio iiiteso di acceii- nare in priiicipio, e fii d' avviso die si dovosse modiiicare il sopra riferito teorema fondamentale doll' accennata in- duzione (1). Vero e bene, egli disse , clie cimentando nel inodo ordinario un condiittore isolate , posto in prescnza . al di la della distanza csplosiva , d' un corpo elettrizzato, si hanno segni d' opposte elettricita nelle sue due parti rispcttivamente piii vicina ad esso e piii lontana ; e pro- priamente , d' elettricita contraria a quella del corpo elet- trizzato nella parte piu vicina, e di elettricita omologa nella piu lontana: ma vero e altresi , che intanto si ma- nifestano segni opposti , non in quanto si trovano opposte elettricita in quelle tlue parti , ma in quanto gli strumen- ti o congegni esploratori sono esposti anch' essi all' indu- zione elettrostatica, e provano percio una tale perturba- zione da far parere die sia sul conduttore una doppia elettricita, quando realmente una sola, omologa a quella del corpo elettrizzato , e attiva su tutta la sua superficie. Si prendano intanto ad esame I'esperienze, median- te le quali parve al Melloni di poter fare questa dedu- zione. Nella prima esperienza present6 egli , come suol farsi nelle scuole , un cilindro metallico isolato dinanzi al con- duttore della macchina elettrica che faceva da corpo in- duttore o attuante ; indi a poco a poco ando accostando verso r uno e l' altro estremo del cilindro un elettrosco- pio elettrizzato, guarentito dall' induzione del condutto- re; e dai segni dell' elettroscopio apparve { sono sue pa- role ) che la sola specie di elettricita sensibile nel cilindro sottoposto air atttiazione era quella stessa del corpo at- tuante. (1) Ateneo Italiano. Vol. II — SuW Induzione ehUro-statica , Mcmoria di Macedonio ^lelloiii. T. X. 59 466 Lorenzo Deli.a Gasa In questa esperienza , fra 1' elettroscopio e il couduttore della maccliina elettrica, aveva posto il McUoni una la- mina nietallica ooinunicaiitc col suolo ; la quale provando r induzione, viioi senza parte veruna dell' aria interposta, o vuoi per la proprieta dielettrica di questa; e riuianen- do non pertanto alio stato naturale nella sua superlicie posteriore rivolta verso 1' elettroscopio , atteso la dispersione nel suolo dell' elettricita omologa a quella del conduttore , clie avrebbe iuvece conservata nel caso d' isolamento ; nou solo essa lamina non esercitava posteriorniente induzione alcuna , ma eziandio arrestava quella del conduttore, che percio non poteva arrivare all' elettroscopio, supposto ben collocato al di dietro della lamina stessa. II Melloni non ha indicato, se questa fosse situata prima del cilindro , o so fosse tenuta allato o ( il che torna lo stesso ) di sotto al medesimo. Nel primo caso, non poteva la lamina ben guarentire dall' induzione del conduttore 1' elettroscopio , senza guarentire da essa piu o meno , giusta la sua po- sizione , anche una parte della faccia anteriore del cilin- dro ; cotalche 1' elettricita omologa a quella del condut- tore , che per 1' indole dell' induzione sarebbesi dovuta manifestare nelle sole parti del cilindro piu lontane, co- me le meno esposte all' induzione stessa , necessariamen- te si diffuse , per la stessa ragione , anche in questa sua parte anteriore guarentita e non nelle altre , ed in essa percio venue addiinostrata dall' elettroscopio. Nel secon- do caso, la lamina di guarentigia (che, se posteriornien- te era alio stato naturale , come dianzi s' e detto , era pe- ro anteriormente elettrizzata della stessa specie d' elettricita che trovavasi suUa parte dinanzi del cilindro , per es- sere 1' una e 1' altra esposte alia stessa induzione del con- duttore ) doveva agire colla sua elettricita su quella del cilindro medesimo, e respingeria verso 1' opposto lato di ([uesto , dando conseguentemente agio, se non vorra dirsi impulse, per accorrere, snl lato da essa abbandonato, al- r elettricita di nome contrario ossia omologa a quella del conduttore; la quale, anche in ([uesto caso, non avrebbe potuto non essere fatta manifesta dall' elettroscopio. Forse SuLl' INnUZIONE ELETTROSTATICA 4-67 il Melloni lia opcrato tanto nelT una rjuanto nell' altra luaiiiera : ma cliecche sia di do, lia egli dovuto pur sem- pre e irulispeusabilinente aver segni d' elettricita oinologa a cjuella del corpo indiittore : segni, clie, ben conside- lando, si avevano in consegncnza del venir perturbato, per gli esposti motivi , dalla lamina di riparo quel modo di sconipartimento od equilibrio elettrico , ehe senza la lamina sarebbe stato dall' induzione liberamente prodotto. Vi aveva dunque una vera perturbazione , ma in un senso diverse da quelle supposto dal Melloni ; e i predetti se- gni o indicazioni, anziclie far conoscere non del tutto esatto r enunciato del teorema fondamentale dell' induzio- ne elettrostatica , ne sono un legittimo coroUario , e gli danno in tal guisa luia maggiore conferma. Le su riporlate parole del Melloni esprimono che apparve essere sensibile sul cilindro sottoposto all' induzione , o cilindro indotto, la sola specie d' elettricita omologa a qnella del corpo induttoi-e. Ora, benche le cose teste di- cliiarate valgano a dimostrare che l' esperienza si spiega senza bisogno d' am(nettere che 1' elettricita omologa sia sensibile su tutto il cilindro , fermiamoci tuttavia su cio ancor brevemeute. Siccome nella predetta esperienza la la- mina di guarentigia, supposta collocata prima del cilindro, guarentiva necessariamente, oltre all' elettroscopio , anche una parte del cilindro, sulla quale per conseguenza veniva difFondendosi ( come gia si e detto ) 1' elettricita omologa a f[iiella del corpo induttore; e siccome inoltre, guaren- tita questa parte del cilindro „ doveva rimanerne libera tutta la restante, altrimenti il cilindro sarebbesi tutt' in- tero trovato alio stato naturale , e nessun fenomeno sareb- be piu avvenuto; cosi quando si avvertiva coll' elettrosco- pio r elettricita omologa nella parte guarentita, 1' elettri- cita opposta era gia nella parte libera e percio sottomes- sa air induzione elettrostatica. Che se, col fare in debito modo muovere in eiro e in avanti o in dictro la lamina metaliica, si poteva guarentire dall' induzione I' elettro- scopio nelle sue different! posizioni successive, si gnaren- fivnno non meno da quella le parti del cilindro, a cui 168 Lorenzo Della Casa veriiva tiovandosi diriinpetto a mano a mano 1' elettrosco- pio : suUe qiiali tutte parti non poteva bensi non inanife- starsl r cicttricita omologa, nia pero solo successivameiite^ e iiou siiimltaneainente ; e quindi per guisa, che sul ci- liiidro si trovavano setnpie le due elettrieita, 1' una in iiu site e r altra in un altro. Ma se la lamina liparatrice vorrem supporre clie fosse invece posta dallato al cilindro , sara facile coniprendere , che facendola giiare intorno ad esso , si dovevano bene avere indizii d' elettrieita omologa sulle parti del cilindro successivamente rivolte verso la lamina , nia nelle parti al di dietro di questo non poteva mancare giammai 1' elettrieita contraria. E quindi da con- cludere , che, oltrcche l' esperienza del Melloni non ap- porta difficolta alia dottrina dell' induzione e le da inve- ce una conferina niaggiore , patisce eccezione il suo risul- tato, stante la generalita che gli si e attribuito , e non gli compete di sorta alcuna. La seconda esperienza del Melloni fu fatta coUo stesso cilindro metallico e col conduttore della macchina eiet- trica , essendo state sospese lungo il cilindro alcune cop- pie di pendolini elettroscopici preservati dall' induzione elettrostatica mediante alcune lamine nietalliche comuni- canti col suolo e convenientemente disposte. Accostando egli diligentemente sopra ogni coppia di pendolini una bacchetta di vetro elettrizzata , riparata anch' essa dall' a- zione induttrice del conduttore con una delle anzidette lamine , e tenuta in direzione perpendicolare all' asse del cilindro, osservo che le coppie di pendolini, gia diver- genti per 1' induzione esercitata sul cilindro , accrescevano o diminuivano la divergenza, secondoche il conduttore e la bacchetta di vetro avevano una stessa o una conti\iria elettrieita; e crede di poter ricavare da cio un nuovo ar- gomento in favore della conclusione alia quale era stato condotto dalla sua prima esperienza. Nell' esperienza seconda i pendolini elettroscopici forma- vano im corpo solo col cilindro metallico, a cui erano sospesi. Allorche quindi le lamine metalliche riparavano dall' induzione del conduttore elcttrizzato od essi soli od SuLl' INDUZIONE ELETTROSTATICA 469 anclie Ic parti del cilindro a cui eiaiio sospesi, 1' elettri- cita omologa a fjuella del conduttore, per la sua tenden- za a portarsi iiei siti liberi dall' indiizioiie o ineuo esposti a questa, si portava iiicvitahiimeiite o nei soli pcndolini o insieme in essi e nelle indicate parti del cilindro , e per- ci6 nei pendolini non mancava giammai. II perclie, quando la bacchetta di velio elettrizzata si avvicinava ad essi nella maniera adoperata dal Melloni , dovevano per necessita aversi le indicazioni , che realmente si ebbero, cioe d' e- lettricita omologa. Ripeteudo il Melloni questo secondo esperimento, di- spose il bastoncello di vetro elettrizzato , non piix in di- rezione perpendicolare all' asse del cilindro, ma paralello air asse medesimo e in niodo clie venisse ad occupare presso a poco la posizione centrale soprastante ; e vide tutto insieme quello clie prima aveva soltanto veduto se- paratamente; cioe: che 1' accrescimento o la diminuzione di divergenza succedevano nello stesso tempo su tutte le coppie de' pendolini elettrici. La spiegazione di questo risultato complessivo, abbencbe prodotto dal concorso di un niaggior numero d' azioni , e facile vedere che alia fine riducesi a quella /nedesima del risultato parziale antece- dentemente considerato : talche debbe dirsi , che la secon- da esperienza, sotto 1' una e 1' altra delle sue due forme, e , come la prima , intieramente a favore della nota teoria deir induzione clettrostatica. Una terza esperienza institui il Melloni , nella quale pote fare di meno delle lamine difenditrici dall' induzione, di cui aveva fitt' uso nelle due esperienze precedenti. Egli prase due uguali emisferi metallici con basi di uguale diametro , e li dispose per guisa , che le loro basi fossero verticali , contrapposte 1' una all' altra, sostenute da co- lonne di vetro, corredate di pendolini elettrici seinplici, e comunicanti insieme ne' loro centri per mezzo d' un' a- sta rnetallica orizzontale. Presentato quest' apparecchio, in certa distanza, al conduttore della macchina elettrica in attivita. e messo il suo asse longitudinale sul pro- lungamento dell' asse longitudinale del conduttore , il cui -470 LouENzo Della Casa diametro trasversale era ininore o al piu egnale a quello delle basi degli einisleri, vide beii tosto i due pendolini divergere scostandosi dalle basi degli emisferi medesirni ; ma divergere meno il (leiulolino del piirno emisfero ossia del pill vicino al conduttoie, e divergere piu il pendoli- no dell' euiisfero piu lontauo; ed esploratane poi 1' elet- tricitu, cagione della loro divergenza, la trovo per en- trambi la stessa , cioe oniologa all' elettricita del condut- tore, qualunque essa fosse positiva o negativa. Vide pure che accadeva altrettanto, se al primo emisfero sostituivasi uri sottil disco metallico. Staiite la forma del descritto appareccliio, il suo modo di collocazione relativamente al conduttore e la limitata gran- dezza del diametro di questo, ne avveuiva che la sola parte auteriore dell' appareccliio era esposta all' induzio- ne , e serviva nel medesimo tempo a ripararne la poste- riore. Doveva conseguentemente , per la solita teoria del- l' induzione elettrostatica, svilupparsi iiella parte esposta al- r induzione uu' elettricita contraria a quella del conduttore, e ritirarsi nella riparata uu' elettricita omologa ; poca nelle prime parti riparate, e seinpre cresccnte nelle piu lontane; e percio dovevano per essa divergere i due pendolini ; il primo, debolmente e 1' altro assai piu, come fu veramen- te osservato. L' esperienza avendo dato questo risultamen- to e adunque anch' essa , come le altre due , in pieno accordo coUa teoria predetta. Ha ritenuto il Melloni die anche nella parte anteriore dell' appareccliio esposta alia diretta induzione del con- duttore si sia trovata dell' elettricita omoloija all' elettri- cita di questo, e che percio tutto l' appareccliio fos- se occupato da siffatta elettricita. Non ha egli potuto dar prova diretta di cio , ma gli e sembrato se ne rica- vasse un' indiretta dal por niente , che 1' esperienza con- duce alio stesso risultato (come gia si e detto) sostituen- do al primo emisfero un sottil piano metallico ; clonde ( com' egli si espressc ) risulto la presenza delV elettricita positiva ( che nel suo caso era l' elettricita omologa ) sin presso la superficie anteriore del corpo indotto ; volendo >ULL INDUZIONE ELETTROSTATICA 171 come infcrire da qiiesto , che quella elettricita trovavasi aiiclie siilla sii[)crHcie anterioie dell' apparecchio; suUa quale se iiou eiasi potiita inatiifestare , non da altro era dipcridiito die dalla inancauza tl' iin acconcio mezzo per niettorla in evidcnza. Potrebbesi accettare questa illazione, se le altre espe- rienze del Melloni avessero dato a vedere trovarsi sem- pre r elettricita omologa nella siiperficie anteriore del corpo in esse assoggettato all' induzione; ma perche si e conosciuto, cbe se verso le parti anteriori di simil corpo si puo aver segno d' elettricita omologa, cio avviene sol- tanto iti circostanze speciali ed in virtu di azioni pertur- banti che qui non intervengono , quella illazione non si puo quindi ammettere, e sta sempre in favore dell' ordi- naria teoria dell' induzione elettrostatica la terza esperien- za del Melloni tanto nell' uno quanto nell' altro suo mo- do d' eseguimento. Ma dopo aver creduto il Melloni di poter dedurre dalle sue tre fino ad ora esaminate esperienze, che quando un corpo conduttore si trova elettrizzato per induzione, non manifesta su tutta la sua superficie che un' elettricita omo- loga a quella del corpo inducente ; ben sapendo die qua- lunque sia il mezzo adoperato a sviluppare elettricita, non ne sviluppa mai una sola , ma sempre 1' una e I' al- tra (la positiva e la negativa ) nel medesimo tempo; e avendo percio dovuto ammettere lo sviluppamento del- I' una e dell' altra anche nel caso dell' induzione elettrostati- ca, gli convenne supporre , die quella che, secondo lui , non si addimostrav-a suUa superficie del corpo indotto , vi si trovasse tuttavia nella parte anteriore, ma solo in ista- to d' elettricita insensibile , da indi passare alio stato d' elettricita sensibile al cessare dell' induzione. Si avviso poi che questa sua supposizione venisse addimostrata per vera da una quarta ed ultima esperienza , che pratico nella seguente maniera. Congegno egli 1' apparecchio della terza esperienza si fattamente, da potersi dall' emisfero anteriore separate in un tratto tutto il resto dell' apparecchio stesso , mentre 4-72 Lorenzo Dei.i-a Casa stava in presenza del conduttore della macchina elettrica , e i due suoi pendoliui divergevano d' elettricita oiuologa all' elettiicitu di questo. Fatta la separazione, riniasto il solo emisfeio anteriore dinanzi al conduttore, e questo dipoi scaricato , il pcndolino di quello che prima diverge- va debolmcnte, subito dopo accrebbe la sua divergenza; non pill peio per elettricita oniologa, ma invece per elettricita contraria a quella del conduttore. Del clie la spiegazioue c la piii facile clie mai nella consueta teoria deir indiizione elettrostatica. Ed infatti , mentre 1' emisfero unito all' appareccliio stava esposto all' induzione , si era svolta e stava tratte- nuta suUa sua superficie anteriore 1' elettricita contraria a quella del conduttore, e 1' omologa , in altrettanta quan- tita , si trovava respinta e diffusa su tutto il resto del- r apparecchio. Rimasto indi solo 1' emisfero , ba conser- vato al dinanzi tutta 1' elettricita contraria e al dietro quel po' d' omologa cbe aveva , e dalla quale dipendeva la poca divergenza del pendolino corrispondente. Tolta , infine , al conduttore la sua elettricita che produceva T in- duzione , r elettricita contraria ba subito cessato di essere attratta sul davanti dell' emisfero e si e quindi diffusa anche sulla sua base, ova ha neutralizzato la poca elet- tricita omologa che vi era, e pressoche niente indebolita e rimasta con tal eccesso da far divergere piu di prima il pendolino elettroscopico. Se questa e la spiegazione secondo la menzionata teo- ria , quale e poi secondo il Melloni ? Non e che la stessa : col solo divario , ch' egli ha ammesso che l' elettricita omologa si sia trovata anche sulla superficie anteriore del- r emisfero rimasto isolato ; ed ivi , come nella superficie posteriore, sia stata neutralizzata dall' elettricita contraria e piu copiosa; che, a sua detta, era pi'ima insensibile su quell' anteriore superficie, e dopo si era fatta sensibile per la cessata induzione elettrostatica. Comunque abbia su di cio opinato il Melloni, rimane pero evidente, che anche l' ultima sua esperienza con- corda pienamente al pari delle altre coll' accettata teoria SULI,' INDUZIONE ELETTUOSTATICA 473 dell' induzione elettrostatica , alia (juale tutte iiisieiue dan- no percio piu ampla confenna. Quando una teoria , pro- clamata e seguita dagli uamini piu eminent! della scieii- za , spiega bene i fenomeni conosciuti , e fa altrettanto pei fenomeni nuovi che le si vorrebbero opporie, di (juale modificazione ha mai bisogno? Nou e anzi questo un for- tissimo argoinento per concludere di sua verita, o alme- no di sua probabilita maggiore ? Se il Melloni non fosse stato colto si presto dalla massima delle sventure, ed avesse potuto esarainare ad animo piii riposato le sue espe- rienze, sarebbesi per avventura avvednto che la sua de- duzione dell' elettricita oinologa diffusa su tutta la super- Hcie del corpo indotto non regge di sorta , e l' avrebbe abbandonata. Sarebbesi non meno avveduto che la suppo- sizione delle due elettricita, 1' una oniologa e sensibile , e 1' altra contraria e insensibilc, sulla stessa parte anterio- re del corpo indotto , non e in verun modo concepibile. E invero, come quelle due elettricita potrebbero stare nel niedesiino tempo soj^ra una medesima parte del cor- po indotto? Vi starebbero 1' una suU' altra come un flui- do grave sopra un men grave ? In tal caso , quale stareb- be al di sotto e quale al di sopra? Starebbero invece frammiste insieme ? Perche allora , in tanta vicinanza o piuttosto contatto , non dovrebbero le due elettricita riu- nirsi e neutralizzarsi ? Come sovrapposte o frammiste ob- bedirebbero bene alle leggi delle attrazioni e ripidsioni tanto reciproche quanto fra loro e 1' elettricita induttri- ce? Questa forse, rotta 1' unione di quelle due, sareb- be divenuta impotente a piii agire sovr' esse, per man- tenere vicino la contraria e respingere lontano 1' onio- loga? Non dovrebbe anzi vie meglio allontanare la seconda , essendo , per sentcnza del IMelloni, insensibile la prima? Tutto cio al certo non sarebbe , come dicevasi , concepi- bile; e quando pur se ne avesse di bisogno, sommini- strerebbe un nuovo argomento per escludere la sopradet- ta supposizione. Che r elettriciti, chiamata dal jNIelloni insensibile e da lui per conseguente reputata incapace d'azione, non T. X. 60 4-74 Lorenzo Deli. a Casa sia verameiite tale, servini a dariie prova la seguente mia esperienza. Avendo preso due cilindri inetallici, ii ho egual- ineute avvicinati per una loro estreinita ad uno stesso corpo elettrizzato , mentre stavano paralelli fra loro. Sic- como air estreinitu opposta d' ogiiuno io aveva sospeso un doppio pendolino elettroscopico, cosi ho subito veduto che r uno e r altro mostrava una divergenza, che era prodotta da elettricita oniologa a quella del corpo elettrizzato. Sen- za spostare i due cilindri da questa parte, Ii ho un poco inclinati per I'arli avvicinare dalT altra ; ed ho veduto, che a grado a grado che cosi Ii avvicinava, la divergenza dei pendolini andava senipre piii diminuendo. Cio ha val- so per far conoscere , che, stante 1' avvicinamento delle estremita anteriori de' cilindri, le loro elettricita contra- rie a quella del corpo elettrizzato si respingevano ; di la quindi s' allontanavano in parte , e si portavano verso le estremita posteriori ; ivi neutralizzavano altrettanta quan- tita di elettricita omologa all' elettricita inducente , e de- terminavano quindi una diminuzione di divergenza negli elettroscopii ; provando in tal gnisa , che 1' elettricita con- traria all' inducente non perde sotto 1' induzione la fa- col ta d' agire , ed anzi la esercita manifestamente e si conserva elettricita sensibile. Due elettroscopii a paglie o a foglie d' oro , le cui verghette esteriori terminate in pal- la sieno alquanto ripiegate all' innanzi , cioe verso il corpo elettrizzato, servono per 1' esperienza anche nieglio dei due indicati cilindri. Concludasi , adunque , da tutte 1' esposte cose: che la teoria fin qui ammessa dell' induzione elettrostatica non soffre crollo veruno dalle riferite esperienze : che gli stro- menti elettroscopici , riparati dall' induzione niediante la- mine metalliche, non dimostrano nulla di nuovo circa lo state elettrico de' corpi indotti : che in causa di quelle lamine s' ingenera solo , quando sui predetti corpi , quan- do sugli strumenti elettroscopici , e quand' anche ( secon- do il diverse mode di collocazione di quelle lamine ) su- gli uni e sugli altri un perturbamento nella regolare di- stribuzione elettrica prodotta dalla libera induzione ; e che Sull' INDUZIONE ELETTROSTATICA i /.) gli eftetti d' un tale peiturbamento si spiegano tutti ac- concianiente dalla predetta teoria e tutti si possono da essa prevcdere. Se io , ripetcndo e poudRiando 1' esperienze del Melloiii , lion ho potuto adattanni alio sue deduzioni, e ne lio iii- vece ricavato le qui ora indicate; voi , o illustri Accade- mici, clie ne avete udito le ragioni , potrete giudicare se mi sia o no ben appostn. I S L L L A DECLINAZIONE MAGNETICA ASSOLl TA DI BOLOGl\A DEL PROFESSORE LOREIVZO RESPIGIII ( Letta aella Sessione dei 2 Dicembrc 1838.) a 'opo die lo studio dei fenonieni del inagnetismo ter- restre cbbe niostrato die gli dementi di questo, e cioe declinazione , inclinazione a intensita magnetica, non solo variano da un luogo della terra all' altro , ma che ezian- dio nello stcsso luogo vanno soggetti col tempo a con- tinue ed assai sensibili variazioui ; dopoche si liconobbe che tali variazioni per le loio singolari regolarita non po- tevano non essere soggette a determinate leggi, sia per rispetto al tempo die per rispetto ai divers! luoglii ddla terra, si sentl tosto la necessita d' instituire sugli demen- ti stessi continuate e regolari serie di osservazioni in molti punti del globo, alio scopo di rintiacciare le leggi secondo le quali essi dipendono dallo spazio e dal tempo. Gli osservatorii astronomici e ineteorologici , che per le loro condizioni meglio di qualunque altro scientifico stabili- inento sono accoinodati a questo genere di assidue , regolari e minute osservazioni, hanno grandemente contribuito alio studio di questi fenomeni ; e in essi appunto si e raccolta 478 Lorenzo Respighi la maggior parte di quel piczioso materiale, col sussidio del quale si vanno ogiiora piii concietando le leggi delle variazioui degli eleiiieiiti niagiietici , e ie loro counessioni cogli altri fenomeui fisici della terra. Gia lino dall' anno 1781 1' Osservatorio di Bologna, in- vitato a prendcr parte al sistenia generate di osservazioni meteorologiche e fisiche instituito dalla Societa Palatina , rispondeva favorevolmente all' onorevole invito; e nel 1782 per cura del Matteucci si intrapresero e si continuarono per alcuni anni in qnesto stabiliniento le proposte osser- vazioni, clie estendevansi eziandio ad uno degli dementi del niagnetismo terrestre, e cioe alia declinazione ; cosicche nelle Eifenieridi pubblicate da questa Societa trovansi in- serite le osservazioni regolari della declinazione magnetica di Bologna, somministranti il valore di questa in tre epo- che distinte di ciascun giorno per gli anni 1783, 1784-, 1787 al 1792 inclusive. Quantunque i risultati di queste osservazioni, tanto per r imperfezione dei inetodi e dei mezzi allora usati nella misura della declinazione , quanto per la brevita del pe- riodo a cui furono estese, non siano atte a farci conosce- re le leggi secondo le quali si producono le variazioni diurne ed annue della declinazione magnetica di Bologna, presentano per altro il notevole vantaggio di farci cono- scere , almeno in modo approssimativo , il valore assoluto di qnesto elemento per una determinata epoca , e di nio- strarci clie in quell' epoca esso trovavasi in nn periodo di continuato e regolare aumento , nozioni preziosissime per determinarne le secolari variazioni. Dopo il 1792 nel nostro Osservatorio non solamente venne sospeso qnesto sistema regolare di osservazioni , ma a quanto sembra venne totalmente abbandonato lo studio de' fenomeni magnetici della terra; poiclie nei giornali di quello non trovasi alcuna indicazione relativa ai medesi- mi. Ci6 per altro deve ritenersi non gia come effetto di poca importanza ad essi attribuita, ma bensi come ne- cessaria conseguenza della scarsita dei mezzi e del perso- nale di qnesto stabiliniento, clie sopraccaricato gia. da Sulla declinazione magnetica ec. 479 continui e gravosi lavori astronomici , iion poteva dedicarsi colla richiesta attiviti alio studio di fenoineni pertiiienti piuttosto alia fisica die all' astronoinia. QiiantLUKjuc al presente le condizioni di quest' Osser- torio noil tiovinsi die d'assai poco migliorate, cio nullaineno ho creduto conveniente di sistemare le sue incoinbenze in inodo da poter ripiendere lo studio dei fenomeui del rna- giietisiiio terrcstre sccoudo i metodi ora geiieraluiente adot- tati , per riempire possibilinente il vauo di cognizioni e di dati, die sopra (juesto soggetto esiste attualmente nella lisica del nostro paese , e per concorrere in qualche mo- do alia raccolta di quel materiale die deve servire di base alia determinazioue delle Icggi die dominano questi interessantissimi fenomeui. So non die, trovandouii al presente nell' impossibilita di intraprendere lo studio di tutti gli element! del magneti- smo terrestre, ho dovuto limitarmi a quello della sola de- clinazione , nella speranza di potere fra poco in piii op- portune circostanze completare il sistema delle osservazio- ni inagnetiche. Lo struinento adottato per le osservazioni sulla declina- zione e il maguetometro unililare di Gauss, abilinente co- strutto dal macchinista Ertel di Monaco in modo da poter servire non tanto alia misura delle variazioni di questo elemento, quanto alia determinazioue del suo valore as- soluto. La mancanza pero di un locale opportuno per le osser- vazioni contemporanee sul valore assoluto della declinazio- ne e sulle sue variazioni, mi ha costretto ad instituire in proposito due sistemi separati di osservazioni , il primo de' quali e destinato a determinare la direzione assoluta del mcridiatio inagnetico, e il secondo a misurare le sue variazioni. Nel presente scritto mi propongo appunto di rendere conto delle operazioni eseguite per la deterininazione del valore assoluto dell' attuale declinazione magnetica, c di confrontarlo con quelli rdativi ad epoche anteriori, al- io scopo di rintracciare le variazioni secolari dl questo 480 Lorenzo Resimghi itnportante eleinento della fisica terrestre , riservandotni di dare in seguito ragguaglio sulle sue variazioni anniie e diurne, che verranno dcdotte da un apposite sisteina di osseivazioiii. Innaiizi tutto credo opportuno di dare una succinta de- scrizione dell' apparalo niagnetico, e del mctodo con cui venue il niedesirno applicato alia misura della declinazione assoiuta di Bologna. La parte essenziale di questo apparato consiste in una sbarra paralellepipeda di acciaio calaniitato lunga 0"',6350, larga 0"',0350 , ed alta 0"',0085 e del peso di chilograin- nii 1,G88, conipresi gli accessorii di cui e fornita , e cioe la stafFa per cui e sospcsa , e lo specchio piano posto ad una delle sue estreniita. Questa sbarra e sostenuta orizzontalmente per mezzo di una staffa di ottone appesa ad un sottile filo di argento non ricotto del diametro di 0""",25 , della lunghezza di 2"',63 , in niodo che sotto la forza direttrice del niagne- tisrao terrestre puo disporsi colla linea dei poli nella dire- zione del nieridiano niagnetico, qualora pero venga elimi- nate qualunque effette della torsione del file. II filo di sospensione trevasi nella sua estremita avvolto sulle spire di una vite di ottone, per mezzo della quale puo essere convenientemente allungato od accorciato. Que- sta vite e innestata in un castelle di ottene, costrutto in mode che il punto di sospensione della sbarra calamitata puo trasportarsi orizzontalmente in qualunque senso. II castelle, e con esse la sbarra calamitata, c sostenuto stabilmente da una robusta armatura di legno alta dal suo- lo , su cui e fissata , metri 4,15. Ad una delle estremita del magnetemetro trevasi appli- cato nne specchiette piano di forma rettangolare, largo 45""" ed alto 33""", con meccanismo opportuno per essere disposto perpcndicolarniente all' asse niagnetico della sbar- ra, in mode die la nermale ad esse specchio viene a de- terminare la direzione del meridiano magnetico. II magnetemetro e difeso dai movimenti dell' aria da una cassa a pareti trasparenti, e il filo da un robusto tubo di cartone. SOLLA DECLINAZIONE MAGNETICA EC. iS\ La seconda parte dell' apparato consiste in un teodolite destinato a determinare la direzione deli' asse magnetico della sbarra relativameiite al meiidiano astronomico, ossia al- ia niisnia della dcclinazioiie. II ciicolo aziiimttale di qiiesto teodolite e del dianietro di 0"',245 colla divisione in ar- gento di 10' in 10', dalla cjuale per mezzo di quattro nonj si puo oltenere la inisnra degii arclii di 10" in 10". 11 cannocchiale e appoggiato a guisa di uno stromento de' passaggi su due robusti pilieri fissati al circolo azi- muttale e giievoli con questo attorno alia linea veiticale : esso e munito di un indice il cui nonio scorrendo sn di un arco verticale di GO", inisnra le altezze colla approssimazione del niinuto prinio , e puo facilmente rovesciarsi per toglie- re gli errori di collimazione. Questo cannocchiale e acromatico, ed e fornito di un ocidare celeste clie da un ingrandiniento di 22 volte cir- ca ; la lunghezza focale del suo obbicttivo e di 0'",360 e r apertura libera di questo e di 0"',030. Per mezzo poi di opportune e squisito livello puo ve- rificarsi T orizzontalita dell' asse di rotazione del cannoc- chiale, e quella del piano del circolo azimuttale. II teodolite c lavorato in ogni sua parte colla massima precisione, e non contiene la benche minima massa di fer- ro o di acciaio. Per determinare la direzione del meridiano magnetico il teodolite viene collocato alia distanza di alcuni metri dal magnetometro sopra un pilastro ben stabile , e in mo- do die r asse del cannocchiale posto orizzontalmente coin- cida prossimainente colla direzione dell' asse magnetico della sbarra, in inodo cioe che 1' asse stesso, passando i^er la direzione del file di sospensione del magnetometro, in- contri lo speech ietto al suo centro. Un' altra parte importantissima di questo apparccchio consiste in una scala ticonica di metallo della lunghezza di 0"',5n."i, divisa in 220 parti, ciascuna delle quali puo es- sere suddivisa in deeinii. La gradnazione e rovesciata, e percio si presenta diritta nel cannocchiale del teodolite. Essa viene fissata con apposite colonnette sul piano di T. X. 61 482 Lorenzo Respigiu appoggio del teodolite in diiezioiie orizzoiitale e prossima- iiientc perpeiidicolare al nieiidiano inagnetico, in vicinauza all' obbiettivo del cannoccliiale, c cioe sopia o sotto al medesinio, di maniera clie con qiiesto la suddetta scala possa \ eileisi liflessa dallo speccliietto del niagnctoinetro. AlHne di ottenere la misiua dclla declinazione assoluta indipendentemente da qualunque causa perturbatrice si e prescelto nell' Oito Agrario di questa Universita una loca- litii isolata ed assai lontana da qualunque massa di ferro , coUocando il niagnetometro e il teodolite in due distinte baracclie di legno totalmente prive di feiro. Indicate cosi le parti coinponenti 1' apparato magneti- co , mi faro ora ad esporre il nietodo col quale venne il medesinio applicato alia misura della declinazione. Scelta neir Orto Agrario la localitti opportuna, si so- no disposte prossimaniente nella direzione del meridia- no magnetico le due baracche di legno, e cioe verso il Nord quella del niagnetometro, verso il Sud quella del teodolite. Collocato colla dovuta stabilita il castello di sospensione della sbarra calamitata , ed applicato nel dovuto niodo il filo colla stafFa destinata a sostenere la sbarra stessa , si e po- sta in luogo di questa una sbarra non niagnetica , prossi- maniente dello stesso peso e forma , abbandonandola a se stessa fino a clie non fosse lidotta alio stato di quiete, alio scopo di togliere le contorsioni nel tilo. Poscia, senza cambiare 1' orientazione del filo, si e fatta girare sotto il medesinio la stafFa in modo da portare la sbarra prossimamente nella direzione del meridiano ma- gnetico. Sostituendo quindi alia detta sbarra quella calamitata, si e cercato col seguente processo di rendere la sua orien- tazione totalmente soggetta alia forza direttrice del ma- gnetismo terrestre e indipendente dalla forza di torsione del filo. Deterniinata la direzione della sbarra calamitata , vcniva tolta la medesima dalla rispettiva staffa , e in sua vece veniva sostituita 1' altra sbarra, clie non soggetta ad alcuna Sui.LA DECLINAZIONE MACNETICA EC. i83 lui/a (lircttrice, si fissava in quella dirczioiie secondo la <|uale il filo era perfettamente distorto ; e con cio cono- scevasi 1' orientazione che doveva darsi al filo per annui- laie la forza di torsione. II filo di sospensione e applicato alia staffa in modo che questa puo girare attorno ad esso senza cambiarne r orientazione; e gli angoli cosi descritti sono da nn in- dice connesso al filo niisurati sopra un circolo gradiiato congiunto alia staffa. Ci6 posto e evidente che per distrug- gere la torsione del filo nella sharra calainitata bastava far girare la staffa attorno al filo di un angolo eguale ed opposto a qucUo die cssa aveva descritto per la sostitu- zione della sbarra magnetica all' altra. Con questa ope- razione, ripetuta parecchie volte e colla dovuta accuratez- za , si e ottenuto di eliminare sensibilmentc la fiirza di torsione, essendosi da ultimo verificato che la sbarra di ottone sostituita alia calamitata si orientava precisamente nella stessa direzione. Trovata cosl la natnrale posizione di equilibrio del nia- gnetonietro , si e collocato sul pilastro costrutto nella se- conda baracca il teodolite, disponeridolo in modo che, di- retto il filo verticale del inicrometro sul filo di sospensione della sbarra, esso tagliava a meta lo specchietto. Quiiidi sonosi fissate sul pilastro le colonnette destinate a sostenere la scala, cercando con tutta la possibile preci- sione di rendere la scala stessa orizzontale e perpendi- colare al piano verticale corrispondente al filo del mi- crometro. Disposte in tal modo le principali parti dell' apparato magnetico , era primieramente necessario di rendere lo specchio perpendicolare all' asse magnetico della sbarra. A qnesto scopo, osscrvando per mezzo del cannocchiale la scala riflessa dallo specchio, si e notata la divisione di es- sa che appariva sotto il filo verticale del micrometre. Questa divisione pero , a cagione dello stato di continua oscillazione in cni trovavasi la sbarra, si e determinata in modo indiretto, considerandola come la media delle divi- sioni estreme , che durante ciascuna oscillazione presenta- ■iS-i Lorenzo Respichi vansi sotto il I'llo. Per rendere poi il risultato piu esatto si e dedotta questa divisione dal medio dei risultati otte- luiti da una serie di oscillazioiii. Cio posto estratta la sbarra dalla stalFa , si e rimessa nella niedesiina capovolta, facendola girare attorno a se stessa di 180", e capovolgendo per conseguenza anche lo specchietto. Sicconie dopo il rovesciamento 1' asse niagnetico doveva riprendere la primitiva direzione, cosi anche lo specchiet- to avrehbe doviito riprendere la sua primitiva direzione , se fosse stato realmente perpendicolare a quest' asse, e per- cio avrehbe dovuto presentare sotto il filo del microme- tro riflessa la stessa divisione della scala. In questa prima osservazione essendosi verificata una notevole differenza fra la divisione ottenuta col magneto- metro diretto , e quel la corrispondente al magnetometro rovesciato , se v.e e inferito che lo specchio era sensi- bilmente inclinato coll' asse magnetico ; e percio cogli opportunl movimenti angolari si e procurato di variare r inclinazione dello specchio suUa sbarra in modo che apparisse sotto il filo del micrometro la media delle due divisioni osservate. Ripetendo questa penosa operazione ])er molte volte, si e iinalmente ottenuto di rendere ab- bastanza piccola la differenza fra le due letture , e di ri- durre quindi la direzione dello specchio prossimamente perpendicolare all' asse magnetico della sbarra. Nella sera del 17 Ottobre 1' apparato era ridotto nelle condizioni ricliieste per le osservazioni sulla declinazione ; ed alle iJ' 20."' pomeridiane di tempo vero si e comin- ciato ad osservare le niassinie elongazioni della scala a destra e sinistra del filo del micrometro, e si sono fatte le seguenti letture: Sulla declinazione magnetica ec. Divisioni estreme 485 verso Est 80,0 81,7 84,3 85,2 81,7 86,0 84,0 84,0 85,5 79,5 87,2 80,0 verso Ovest 159,0 154,5 155,8 152,2 159,0 155,2 159,7 154,0 167,0 161,5 162,0 163,0 Medi 83,3 158,6 Divisione media 120,9. Rovesciato il magnetometro si sono fatte le seguenti letture a 4.* 50." pom. Divisioni estreme verso Est 90,3 90,4 93,7 93,2 98,3 89,7 88,7 84,3 85,2 verso Ovest 190,5 199,5 198,2 203,0 203,0 202,0 208,0 205,6 204,3 Medi 90,4 201,6 Divisione media 146,0. •486 Lorenzo Respighi La Divisione media della seconda osservazione non coiii- cideiulo con quella della prima, ne dobbiamo inferiie chc lo specchio non era perpendicolare all' asse niagnetico della sbarra ; essendo pero la differenza abbastanza piccola, ne risulta die piccola cziandlo doveva esserc la deviazione dello specchio dalla richiesta perpcndicolarita. Considerando poi clie le posizioni dello specchio nelle due osservazioni dovevano essere siminetriche rispetto al- r asse niagnetico della sbarra , si pote conchiudere ciie la divisione 133, i, media delle due 120,9 e 146,0, era quella die realmente corrispondeva alia direzione dell' asse del magnetotnetro, e che percio il nieridiano niagnetico passava per qucsta divisione. Per verificare poi se il piano verticale , corrispondente al filo del micrometre, coincideva col meridian© niagnetico si e abbassato, nella direzione del centro dell' obbiettivo del cannocchiale, un sottile filo a piombo, prolungato in- feriormente alia sottoposta scala ; e si e trovato corrispon- dere al niedesimo la divisione 111,2. Da cio risnitava che il piano verticale del filo del niicrometro passava prossi- mamente per la divisione 111,2, coniprendendo percio col nieridiano magnetico 133,4 — 111,2 divisioni = 22,2 divisioni. Lo stesso risultato si e ottenuto con un processo pin rigoroso. Collocato un cannocchiale munito di reticolo nella di- rezione deir asse ottico del cannocchiale del teodolite, in modo da poter guardare entro questo, e vedervi i fili del microinetro , si e cercata quella posizione del cannocchia- le stesso nella quale il filo verticale del suo niicrometro collimava con quello del teodolite. Cio coiiseguito, e facile di vedere che i piani verticali dei due fili micrometrici si confondevano in uno solo e che percio dovevano entrambi tagliare la scala nella stes- sa divisione. Onde, trovata la divisione coincidente col filo verticale del cannocchiale sussidiario, poteva la medesima Sulla declinazione magnetica eg. 487 litenersi come conispontlente anclie al filo verticale del cannoccliiale principale. Per ottenerc poi la misura dell' angolo corrispondente alle 22,2 divisioni della scala, si c fatto uso della formola nl tang a = — r nella quale a rappresenta 1' angolo cercato , n la meta delle divisioni comprese dal meridiano magnetico e dal piano verticale del cannocchiale , / la lunghezza di cia- scuna divisione ed r la distanza dello specchio dalla sca- la. Questa formola si e dedotta dal considerare die la meta della porzione di scala compresa fra i due piani puo ritenersi come la tangente dell' angolo ricercato, presa pero in un circolo avente per raggio la distanza dello specchio alia scala stessa. Misurando con esattezza la lunghezza totale delle 220 divisioni, essa e risultata di 0'",595 ; onde ne conseguiva _ 0",595 ~ 220 ■ La distanza dello specchio alia scala si e dietro accura- te e ripetute misure ottenuta di 8'",GU = r. Sostituendo pertanto questi valori nell' antecedente for- mola, si ha nl 11,1X0,595 , tang a = — := , da cui ^ r 220 X 8,644 a = 0^ 11'. 57". II che mostra che il piano verticale determinato dall' asse del cannocchiale era inclinato di 0°. 11'. 57" sul meridiano. 488 Lorenzo Respighi Quest' inclinazione poi deve litenersi come orientale, pei- che le divisioiii della scala procedevano da 0 a 220, e da Ovest verso Est. La posizione nella quale erasi per le osservazioni tissala il cannoccliiale si trovo corrispondere sul circolo azimnt- tale al medio dei quattxo nonii 33°. 27'. 21",5. Per mezzo di osservazioni fatte nella massima elongazione della polare dal meridiano essendosi gia deterniinato con tntta la possibile accuratezza nn punto di niira, avente lui aziniut di 2". 1'. 14" verso oriente, movendo il cannoc- cliiale dal Nord verso 1' Est si e collimatn sn di esso il filo verticale, e si e trovato corrispondere sul circolo azi- niuttale all' arco 50". 16'. 10 ",.5 : onde sottraendo da esso r azimut della mira si ha -H 50". 16'. 10",5 — 2". 1'. U",0 48°. U. 56,5 arco azimuttale corrispondente al meridiano astronomico. Con questi dati e ora facilissimo il dedurre il valore della declinazione magnetica , poiche sottraendo da que- st' arco r arco corrispondente al cannoccliiale diretto sul magnetometro , avremo -+- 48°. 14'. 56",5 — 33°. 27'. 27,5 14. 47. 29,0, e sari questo il valore dell' angolo formato verso occiden- te dal meridiano astronomico col verticale su cui sonosi fatte le osservazioni del magnetometro. Aggiugnendo final niente a quest' angolo la deviazione di 0°. 11'. 57", gia constata verso ovest nel meridiano magnetico dal suddetto verticale, avremo 14". 47'. 29",0 0. 11. 57,0 14°. 59. 26,0 Sulla declinazione magnetica ec. 489 aiigolo formato verso ovest dal meridlano magnetico col iiieridiauo astronomico ; e percio potremo conchiudere che iiel gionio 17 di Ottobre verso le ore i.* 10. "" pomeridia- iie la declinazione magnetica di Bologna era occidentale, e di U°. 59'. 26",0. Nel giorno seguente 18 Ottobre, rettificato il teodolite, si sono ripetute, dalle 8.'* 0."" antimeridiane alle 8.* 30.'", le osservazioni sul magnetometro , e si e trovato che la di- visione media , corrispondente al lilo verticale del cannoc- cliiale nella serie di letture fatte nelle massime e mini- me elongazioni dclla scala, col magnetometro diretto era la 138,2, col magnetometro rovesciato 103,6, e percio la divisione media corrispondente al meridiano magnetico 120,9. Si e poi verilicato die il piano verticale, coi'rispondente air asse ottico del cannocchiale tagliava la scala nella di- visione 110,4, che sottratta da 1 20,9 da 2n= 10,5 numero delle divisioni comprese da questo piano con quel- le del meridiano magnetico. Sostituendo ora questo valore di n nella formola n/ tang a = , r risulta a = 0". 5'. 40", angolo formato verso ovest dal meridiano magnetico col T. X. 62 i90 Lorenzo Respighi verticale dell' asse ottico del cannoccliiale , che si trovo corrispoiidere sul circolo aziniuttale all' arco 33°. 27'. 59". Gollimando poscia il cannoccliiale snl punto di mira , si e trovato 1' arco corrispondente 50°. 16'. 35",0, da cui sottiaendo 1' azimut della inira si ha -H 50°. 16', 35",0 — 2°. 1'. U",0 48. 15. 21,0 arco azimuttale corrispondente al meridiano astronomico; e percio ■+- 48°. 1.5'. 21",0 — 33. 27. 59,0 14. 47. 22,0 angolo formato verso occidente dal verticale , su cui si e osservato il magnetometro, col meridiano astronomico. Aggiugnendo finalmente a quest' angolo la deviazione occidentale a del meridiano magnetico da questo verticale, avremo -+- 14°. 47'. 22",0 ■+- 0. 5. 40,0 14. 53. 2^ declinazione magnetica occidentale alle 8.* 15."" ant. circa del giorno 18 Ottobre 1858. Era mio desiderio di continuare per alcuni giorni que- ste osservazioni ; ma la stagione , fattasi improvvisamente minacciosa, mi costrinse a sospenderle, pel timore di esporre a sinistre vicende I'apparato magnetico, che certo non trova- vasi convenientemente difeso dalle minaccianti intemperie. Sulla declinazione magnetica ec. 491 Confrontaiido cjuesto risiiltato con qiiello otteimto ante- cedeiitemente, risulta una differenza di 0". ()'. 2.i",0 in meno ; il clie prova che dalla prima alia seconda osservazione la dcfiinazione magnetica ha subito la variazione in meno di G- 21 ",0. Glie poi qucsta diileieiiza risulti dal moto dim- no del meridiano magnetico viene incontestabilmente pro- vato da variazioni analoghe osservate in un ago declinatorio a questo scopo preparato. Questa variazione poi tiovasi in peifetta concordanza con quelle osservate in nn simile apparato magnetico nel R. Museo di storia naturale di Firenze ; poiche dalle os- servazioni ivi fatte risulta che nel suddetto intervallo , e cioe, dalle 5/ pom. del 17 Ottobre 1858 alle 8.* ant. del giorno seguente, la declinazione magnetica ha presentato la variazione di circa 6',.5 in meno. Prima di levare I' apparato di osservazione ho creduto opportune di verificare, se i risultati snperiormente riferi- ti potevano ritenersi indipendenti dalla forza di torsione del filo. A questo scopo per mezzo del circolo di torsione si e torto il filo snlla primitiva orientazione di un angolo di 60" prima da Sud verso Est, poscia dal Sud verso 1' Ovest ; e osservando in entrambi i casi la divisione media della scala corrispondente al filo verticale del micrometre, si e trovato che le due torsioni inclinavano il magnetometro sulia primitiva orientazione di angoli prossimamente egua- li ed opposti, e lo stesso risultato si e ottenuto col dare ul filo diversi angoli di torsione. Da cio evidentemente si rileva die 1' orientazione data al filo per la misura della declinazione non era sensibil- mente affctta dalla forza di torsione, onde si pno ammet- tere die i risultati ottenuti siano da qiiesta indipendenti. Le osservazioni del 17 e 18 Ottobre non sonosi limita- te alia sola misura della declinazione, ma sono state ezian- dio estese ad un altro importante elemento del magnetismo -492 Lorenzo Respighi terrestre, e cioe alia inisuia della diuata delle oscillazioni deir ago dcclinatorio ; e dal medio geiierale di uove serie di osservazioiii fatte in proposiLo si e dedotto clie in quel- r epoca per Bologna la durata media di ogni oscillazione deir ago di declinazione era di •&■- 20',560 di tempo medio. Desideroso di confrontare i risultati, ora ottenuti sul valore dclla declinazione magnetica di Bologna, coi lisul- tati ottenuti in epoche anteriori , e cio alio scopo di rile- vare le variazioni secolari presentatesi in questo elemento del magnetisnio terrestre , ho procurato di raccogliere dal- le opere relative a questo soggetto e dai giornali di que- st' Osservatorio tutte le nozioni possibili sulle anteriori osservazioni e misure della nostra declinazione; ma le mie minute ricerche in proposito non hanno sortito die in par- te il desiderato effetto. Da quanto ho potuto rilevare , la misura pin antica della declinazione magnetica di Bologna e quella presa nel 1640 da Giambattista Manzini , e riferita dal P. Kir- cher nella sua opera Ars magnetica. II valore della declinazione magnetica, trovato nel 1640 dal Manzini, viene assegnato in 3." 0', senza la necessaria distinzione di orientale od occidentale ; sembra pero deb- ba considerarsi come orientale, poiche viene cosi consi- derata dal P. Riccioli nella sua opera Geographiae et Idrograph'iae reformatae etc. , nella quale riporta appunto quest' osservazione. Nella stessa opera del Riccioli vengono riferite due nuove misure della nostra declinazione , dedotte nel 1657 da sette aghi calamitati, la prima delle quali e di 1°. 20'. occidentale, 1' altra di 1°. 10' parimenti occidentale. Considerando il medio di questi due risultati , ossia 1°. 15', come il valore della declinazione nel 1657, pos- siamo dedurre che dal 1640 al 1657, ossia nel periodo di 17 anni , si e avuto in questo elemento una variazione di 4°. 15' verso occidente. Sur-LA DECLINAZIONE MAGNETICA EC. 493 Supponendo clie in questo intervallo le variazioni siano state proporzioiiali al tempo, ne risulta clie iiel 1G53 cir- ca la nostra declinazione era di 0°. 0', e che percio in tale epoca il nostro meridiano rnagnetico coincideva col- r astronoinico. Questo risiiltato pero deve considerarsi in modo soltanto approssiinativo , in vista dell' imperfezione dei mezzi usati nel detenninare la direzione del meridia- no inagnetico. La misura piii antica della declinazione magnetica di Bologna, dopo le surriferite del IGiO e del 1657, sem- bra quella presa nella mattina del 12 Marzo 1758 da Eu- stachio Zanotti , da lui liferita nel giornale di quest' Os- servatorio, e dalla quale risulta che in quell' epoca la de- clinazione magnetica giungeva ai 16°. 5i'. verso ponente. Confrontando questo valore con quello ottenuto nel 1 657, si deduce che 1' inclinazione del meridiano rnagnetico sul- r astronomico ha subito durante un secolo una variazione di oltre 15° verso occidente. Dalle Effemeridi della Societa Palatina ho potuto dedurre i seguenti valori della declinazione media di Bologna nel mese di Ottobre per gli anni 1783 Declinazione 17°. 17' occidentaie 1784 » 17. 41 » 1787 » 17. 59 » 1788 » 18. 9 » 1789 » 18. 11 )) 1790 )) 18. 14 » 1791 )) 18. 18 » 1792 » 18. 25 » dai quali si rileva che la declinazione trovavasi in quel- r epoca in un periodo di continuato aumento, con una variazione media annua di 7'. 33". circa. Inutili sono riescite le molte ricerche da nie fatte per rinvenire qualche date ulteriore sulla nostra declinazione magnetica ; giacche ne' giornali e nianoscritti di questo 494- Lorenzo Respighi Osservatorio , nelle Raccolte scientificlie o nelle Opere relative a questo argoniento, non mi e stato possibile di ritiovare alcuna notizia intorno al valore della decliiiazio- iie nelle epoclie posteriori al 1792. Esaiiiiiiaiulo pero gl' iinporlanti lavori topografici ese- guiti nella nostra Piovincia verso il 1812, e nei quali sembra potersi ritenere die il valore della declinazione niagnetica , in esse adoperato, sia stato con qnalclie accn- ratezza determinate, ho potato dediirre che la declinazio- ne era in quell' epoca valutata di circa 19°. 20'. verso occidente. Siccoine poi dalle osservazioni fatte in luoglii da noi non uiolto lontani risulta che verso il 1810 la declinazio- ne aveva raggiunto il suo massimo valore occidentale , non e forse fuori di proposito 1' assumere questo valore di 19". 20' come la massima deviazione occidentale del no- stro meridiano magnetico dal meridiano astronomico; e stabilire quindi che in quell' epoca 1' ago di declinazione compiva la sua secolare oscillazione verso occidente, nella quale aveva impiegato un periodo di circa 160 anni. Che ora il meridiano magnetico di Bologna abbia in- vertito il suo moto di oscillazione attorno al meridiano astronomico, e che tenda continuamente a riprendere le primitive orientazioni , si rileva manifestamente dalle os- servazioni da me fatte in questi ultimi anni , e cioe nel 18.55, 1857, e da quelle del 1858 ora riferite. Nel giorno 26 Settembre del 1855 alle 10.* ant.", per mezzo deir ago declinatorio usato dal Matteucci nel pas- sato secolo , dal quale si pu6 con snfficiente approssima- zione ottenere il valore della declinazione di 3' in 3' , de- terminai con tutte le dovute avvertenze la deviazione del- 1' ago dal meridiano astronomico, e mi risulto di 15°. 17' verso occidente. Nello slesso modo trovai nel giorno 12 Maggio 1857 la nostra declinazione ridotta a U°. 55'. Sulla declinazione magnetica eg. i95 Prendendo per la declinazione del 1858 il medio dei dne lisultati da me ottenuti col nuovo magnetometro nei giorni 17 e 18 Ottobre di qiioll' anno, e cioe 14°. 56'. 14", ne risulta die dal 1855 al 1858, ossia nel periodo di 3 anni la declinazione di Bologna e diminuita di 21' cir- ca , il che portercbbe la media variazioiie annua di 7'. Se ci fosse permesso di ammettere che le oscillazioni secolari del meridiano magnetico attorno all' astronomico tbssero isocrone e simmetriche, potremmo presagire che ver- so il 1970 il nostro meridiano magnetico tornerebbe a coincidere coll' astronomico ; e che dopo quest' epoca es- so andrebbe allontanandosi da questo dalla parte d' orien- te, dove dopo altri 160 anni circa raggiungerebbe la mas- sima deviazione orientale di oltre a 19°. Ma nello stato attuale della scienza , non essendo ancora ben definite le leggi di questi fenomeni , tali deduzioni si debbono accettare come semplici congetture, la cui pro- babilita verra aumentata, o distrutta dai progressi della scienza e dai risultati delle future osservazioni. ■i' I INDICE Ia nil C.iLOHi. SuUo Schdetro delln '^follin Vuh/aris Uaudtn. Tav. 21 , 22 , 23 . . . ... Pag. 369 (iiisEfi'E Bbrtowni. Delle malaltie > ilanni eke toffre I' alhero del Pero nella Provincia Bolognese. Tav. 24 ,,377 DoMENico PiANi. Sulla Grande Pir amide :5!H Alfonso Cohradi. Delia odiernct diminuzione delta Podagra e delle sue cause „ -iOft I nuFs/o Hf.h.a r.AKjk. Ossfirvnzinn! xiilln fnduztnne F.lellro- .... ... '».«1 Lorenzo Respigbi. Sulla declinazione magnelica assolula di Bologmi '*-t~ P *' -ill- i I c.":tli ii M /• v^^;; 18 ^'^ (1^ I r^ Bl pi. f Is ^ s. ^: i ^ls<^-'>(i.Vj;^L;:ii''%? yI'V -^^■:-':'\ -.■-*■:';;• ',.' '''■''•im§ '■'■■"' i'. •• ■ ' .'"/■' ■■.''■'- ■ , ■ /flPp^, .•;, - ^. .. *:'"^-^;:' ■ *' " ^^'' V vS '^'/i^i ■ '■■'-:; .■,.'''!iX."i^ ' ''*^ '^ J. JOS. BIANCONI SPECIUIM ZOOLOGICA PUUBIQNA FASCICULUS XII. n A tVicae orientalis res naturales ad hanc usque aetatem propemoduin ignotae , singiilaii quodam casu annis post niillesimuiu octingentesiinum coUectae sunt a tribus prae- sertim natuialis historiae cultoribus , et ab iisdem eodein ferine tempore diligenter studiis prosequntae sunt. Et re (juidem vera : Andreas Smith e Capite Bonae Spei Afri- can! nieridionalem perlustraturus progressus, interiora pe- tit ejus regionis itinere trium annorum videlicet ex a. 183i ad 1836, et innumei'is coadunatis animaliuni spe- ciebus in lucem protulit magnum opus cui titnlus = Il- lustration of the zoology of sout Africa =:. Guilebuus Peters Mosambicanas regiones peragrat anuis 18i2 ad 1848, et quamplurimis animalilius lectis et Berolinum transmissis, ea doctissimus ipse describit opere pluries a me citato = Reise nach Mossambique =. Fornasinius tandem hie noster Mosambicum petit, ilUbi coUectiones congregat cura et diligentia Zoologo dignis et in Ita- lian! mittit. Harum rerum descriptio Bononiae a. 18i6 in- ooepta in dies prosequitur ; opus Berolini jam iiichoatimi multuu) a complete) distat; illud vero Londini exorsum a. 1838, jam anno 1849 expletum fuit. Quid igitur niirum si quaedam insimnl pluries descripta sint ? Hoc quidem '^) Sermo habitas in conrentu Academ. 31 Martii 1859. T. X. 63 \98 J. J. BlANCONI coiitijiit, licet, quantum in me est, omni cura vitare conatus siin. Ex citatis operibus modo comperio ab aliis Animalia quaedam desciipta fuisse , quae a me quidem lucre. In quo tamen concursu simultanei laboiis prioritas ei competit, qui, uti ex adagio = prior in tempore potior in jure =. Ideo (juaedam nobis, ut ita dicam , surrepta sunt; attamen non pauca adhuc mauent ad Goncivis donantis, et Musaei nostri decus servandum. Quacnam haec sint non omnia dicam bodic ; quaedam tamen percensere modo Uceat. 1. Naja fula-fula. Nobis. - 8 Febr. 1819 (1). Gyrtopbis scutatus. Smitb. 30 Nov. 1849 (2). 2. Dendropbis pseudodipsas. Nobis. 8 Febr. 1819 (3). Bucepbabis capensis. Smitii. 18il (i). Juniorem serpentulum hujus speciei tantummodo e Mo- sambico babui ; et circa genus cui ipse sit referendus plura dubitanter exposui ( fasc. 3° ). Sniitbius plures coUegit cujusvis aetatis. Genus novum ille instituendum autumavit. Serpentem vero proximum Dendrophi colu- brinae Schleg. dixit. 3. Euchnemis Fornasinii Nobis. 4 Febr. 18i7 (.5). HyperoHus ( Rupp. ) bivittatus. Peters. 18.54 (6). (1) Meraorie dell' Accademia delle Scieiize di Bologna Vol. 1.° et Specimina Zool. Mosarabic. Fasc. III. Replilia Tab. 4. (2) llluslral. of llie Zoology of S. Africa. Fascicule XIII. 30 Nov. 1849 edilo. Descriptionem non iconem Aiiclor e\bibnit. (3) Memoiie Vol. I. — Specimina Fasc. III. Rept. Tab. 4. (4) lllnstral. etc. Fascic. XIII. Replil. plate 13. (6) Memorie ec. Vol. I. Specimina Fasc. I. Rept. Tab. 6. (6) Monalsbericthe der Berliner Academic 1864. Specimina Zoologica Mosambicana 499 4. Dendrobates inliambanensis. Nobis. 4 Febr. 1847 (1). Bracbymerus bifasciatus. Smith. Dec. 1847 (2). 5. Acontias |)lumbpa. Nobis. 8 Febr. 1849 (.S). Acontias niger. Peters. 1846 (4). 6. Galamaria microphtbalnia Nobis — 12 Febr. 18.52 (.">). Amblyoilipsas niicropbthalma. Peters -- 1 Dec. 18.50 (6). Umiiii tantum exemplar liujus opliidii a Fornasinio ac- ceptiiin, quodque Calamariam censui , Petersio commi- si , (jui dentibus perexiguis rccte exploiatis , novum genus instituendum esse judicavit, cui nomen imposuit Arnhlyodipsas. 7. Hemidactylus mabuya. Cuv. --16 Mar. 1848 (7). Hemid. platycephalus. Peters — 1854 (8). Nova species Petersii cbaracteribus innititur jjrope iis- dem , per quos ipse censeo ad unain tantummodo specieni esse reducendam turn Hemid. mabuya , turn Hem. fre- natum. Sed jam de novis quibusdam sjieciebus dicendum est. (1) Memorie ec. Specimina cc. I. c. (2) llliistiat. Fasc. 26. Replil. plate LXIII. (3) Memorie ec. Vol. I. Specimina Fasc. III. Repl. Tab. 2. (4) Monalsbeiichte. 1. c. (5) Memorie Vol. 4. Specimina Fasc. 6. Tab. XII. (6) Monatsbericlhe. 1856. (7) Memorie ec. Vol. 1. Specimina. Fasc. 2. Tabula 1. (8) Monatsberichlc 1864. — n." 8. 500 J. J. BlANCONI De Reptilibus. DENDIIOPHIS FURCATA. Nobis. ( Reptil. Tab. 25. ) D. Griseo-virefis. SquaDiis omnibus nigro guttiilatis ; fascia (lorsali piirpureo-ni grd , luteo colore iitrinque marginata , longitudinaliter decurrente , supra collum hipartitd , et liinc iitde ad oculos , et apicein rostri tendente. Squamis oiunihus rhuuiheis levibus. Caput illi Dendropbis pictae persimile, oblonguni, tenue, e collo distijictum. Scutum rostrale parvum subtrigo- num. Nasale duplex ; inter ea nares longitudinabter apertae. Frenale unicum oblongum in depressione ja- cens ; ab ocuHs enim angulus exiliens ad rostri apiceni exteiiditur. Praeoculare unicum magnum, in facie su- perna capitis extenditur, et frontalis angulos attingit. Internasalia parva ; praefrontalia magna. Frontale Ion- gum angustum. Postorbitalia duo. Labialia superiora no- vem. Quintum et sextum oculos attingunt ; quorum boc maximum. Squamae omnes rbombeae levissimae in 17 series longitu- dinales dispositae, omnes similes. Caudales vero latissi- mae in quatuor series dispositae. Gasterostegia non angulata n.° 189. Urostegia duplicia n.° 158. Scutum anale divisum. Colores. Zona dorsalis purpureo-nigra e regione colli anti- ce bipartita, bine inde ad oculos descendit, et ultra procedit ad apicem rostri. Caput supra griseum , pun- ctulis conspersum , item et regio nucaiis , usque ad con- fluentiam duarum zonarum in unam. In dorso baec zo- na tres series squamarum occupat cum medietate serie- rum proximarum. Zona altera palbde lutea bine inde adiacet. Latera cinerea squamis omnibus guttula nigra Specimina Zoologica Mosambicana 501 centrali , punctisque sparsis pictis. Siibtus cinereus piiii- ctulis nigris coiispersus : gnla et latera capitis ad oculos usque albida. Longitudo ab apice rostri ad anum Pedes 2. poll. 5. )) Caudae. Pedes 1. poll. 6. » ab apice rostri ad angulum oris liu. 8. Latitude uiaxima capitis liu. 5. DIPSAS MEDICI. Nobis. ( Reptil. Tab. 26. ) D. Squamis omnibus carinatis ; pallide rufa , Uneis fuscis quatuor vel quinqiie retrorsum furcatis in capite et col- lo , dorso niacuUs ocellatis , et ad latera Uneis transversis fuscis ornata. Scutum rostrale mediocre, infenie summopere excavatum. Nares valde apertae prope extremitatem rostri. Frenale unum : unuin item et praeoculare, quod est altum. Duo postorbitalia. Labialia superiora septem : horum tertiinii et quartum oculum attinguut. Scutum iVontale breve , extensionem supraorbitalis circiter adaequat. Scuta vero omnia in vertice capitis abbre- viata. Primum ex gasterostegiis vix retro e regione oculorum positum. Corpus valde compressum et altum; et , post duas e tri- bus partibus longitudinis totius, retrorsum quanuiiaxime attenuatum. Cauda subcylindrica, brevis , perexigua ; et squama, aculeiformi apice terminata. Venter angustus , atque convexus. Scuta ventralia , sive gasterostegia . ascendunt magna ex parte per latera. Squamae lauceolatae , acutae, careua exserta per totam earum longitudiuem armatae. Eae omues quae corpus obteguut, duobus punctis fuscis prope apicem ornatae. Eae quae gasterostegiis proximae sunt, latissimae. Series earum in dorso vigintiquinque . in cauda undecim. Scu- tum anale indivisum. 502 J. J. BlANCONI Oculi inagni , promiiientes. Pupilla oculorum verticalis. Color, (jualis sese cxliibet in Auimali alcoholc servato , hie est. Supra et ad latera capitis, et corporis dilute fuse us , brunueis niaculis ornatus scilicet, ante oculos maculae quaedaui sinimetricae punctulis phuiuiis per- inixtae ; Supra oculos macula brunnea , quae retrorsum vereit erga secundam maculam in labium descendentem. III regione media infraorbitali supra scutum frontale duae liueae junguutur quae retrorsum decurrentes angulos oris attingunt. Aliae tres sive quatuor luieae bifurcatae seu in formam A supra collum pinguntur inter se pan- ic distantes. Postea series incipit macularum ejusdem coloris , saepe saepius macula albescente centrali ocel- lata , quarum fere nnicuique linea brunnea respondet, verticaliter in latera descendens. Gasterostegia 229. — Urostegia 82 — . Longitudo ab apice rostri ad anum Pedes 1. poll. 5. » caudae Poll. 3. lin. 6. Speciem banc Michaeli Medici Physiologiae doctori emeri- to hujus Universitatis ornamento libens dico, optimo olim mihi Magistro. Dendrophis natalensis. Smith. { Philotamnus natal. Illustrat. of the zool. of Sout-Afri- ca. Plate 64. — Leptophis. D. Bib. ) Crotaphopeltis rufescens. Smith. ( Illustr. of the zool. of S. Africa Fasc. 28. Appendix p. 18. — Heterurus rufescens Dum. T. 7. p. 1170. Goronella rufesc. Schleg. ) Exemplar nostrum Serpentis est primae aetatis. Caput ejus crassum et breve. Dorsi color intense brunneus, lineo- lis fractis conspersus albescentibus. Fascia postocularis nigra. Subtus albescens. SpECIMINA ZoOLOGICA MOSAMBICANA 'tO.S Doaeclon capense. Duin. Biljr. ( Lycoclon capensis. Smith. Zool. of S. Afr. plate tt. ( non 5. ) foern. — Lye. Horstockii. Sclil. ) Specieni hanc non a Fornasinio habui , sed ami Paiisiis an- no 18.')0 a Vcrreaux. Superposita eiat insciiptio = Bone- don quadrUineatum , Cote Mozambique ^=- Euprepes piinctatissimus. Smith. ( Illus. zool. S. Afr. plate 31. Fasc. 28. — Tropido- lepisma striatum. Peters. Catal. n.° 2.5. pag. 47. ) OnychocepJialus Delalandii. Dum. Bib. Emi Parisiis a Verreaux 18.50, cum inscriptione = Cote Mozambique ^. Typhlops brahminus, Cuvier. Emi a Verreaux eadem inscriptione. De Piscibus. SPIROBRANCHUS SMITHII. Nobis. ( Pisces Tab. 27. ) 5. Operculi , et suboperculi marginibus denticulatis et spi- nosis. Supra et lateribus ex plnmheo purpurascente : gu- la , genis , ventre et pinnis albescentibus. P. 13. D 18 ^ 8 - V. 1 -^ 5 - A 10 -t- 6 C li. 504 J. J. BiANcoNi Corpus antice crassuin et subiotuiidatnm ; postice compri- initiir et tit piope laininaie. Allitiulo ejus ad loiigitiidi- iiem totam est sicuti uniim ad quatuor cum diinidio. Capitis loiigitudo major valde altitudine corporis. Ad radices Pinnariim im|)arium sqiiamulae miiiores non- spiciuutur ; cetera vero parte extensionis earum squamis carent. Pinnae pectorales angustae et longae , ante ventralcs in- sertae , quae oriuntur circiter sub media illarnm parte. Dorsalis exoritur vix post insertionem Pectoralium. Ana- lis initium sub decimum circa radium spinosum dorsa- lis. Hariun pars mollis ad invicem sese respondent, et vacuum aequale interest inter fineni earum et Caudam. Pinna caudalis rotundata. Oculus magnus ad rostri apicem valde proximus , margi- nem superum attingens , qui margo ibi aliquantisper deprimitnr. Lineae lateralis pars anterior , margin! superior] corporis paralella excurrit super tertiam squamarum seriem, qua- rum quatuordecim tenet. Ejusdeni pars posterior in quin- ta serie longitudinal! procedit , et exorditur per tres series verticales squamarum ante finem partis anterioris. Duodecim circa squamas tenet. Simplex tubulus lineam banc lateralem constituit, qui jacet per longitudinem supra unaniquamque squamam, quae emarginata vel prae- morsa est quo tubuli finis est. Triginta circiter squamarum series verticales et undecim longitudinales numerantur. Squamae magnae ; earum margo posterior semiellipticus, ciliatus, ac minimis aculeis tectus quibus tota Piscis superficies fit aspera. Poris plurimis ceplialicae regiones adspersae sunt; ubique squamis ciliatis obductae; sed squamae !n vertice posi- tae quasi adnatae sunt. Mensurae. Longitudo tota poll. 3. lin. 3. Altitudo maxima lin. 9. Longitudo capitis ab apice rostri usque ad api- cem aculeorum cujuscumque operculi lin. 10. SpEGIMINA ZoOLOGIGA MoSAMBICANA TjO.") A Verreaux tres Pisces luijus specie! enii quibus erat ad- scriptum = Cote Mozambi'jue =. Mirurn est Smith nullum verbum fecisse, in magno opeie; suo, de Spirobraiiclio caj)ensi , qiiein vulgaiissinunn ad Caput b. sp. Valenciennes dicit. Peters in Catalogo suo nullum Labyiintliifoiinem perceusuit. Alias de apparatu brancliiali ( Tab. 27. ) dicendum eiit. Upenaeus v'lttatus. Forsk. ( Peters. Catal. n." 43. ) Exemplaria liaec , quae Fornasinins niisit , squamaiuiu ve- stigia in quavis operculoruni facie exhibent, licet hue illuc squamae cecideriiit. Psettus rhombeus. Foisk. ( Russel pi. 59 — Cuv. Val. T. 7. pag. 24.5. — Pe- ters Catal. n." 9.5. ) Gerres filamentosus. Guv. Val. ( Woodavvaiiah Russel pi. 68. fig. 1.") (il )06 • .1. J. BlANCOM EXPLICATIO TABULARUM. Reptilia. Tab. 25. Df.niikoi'ius kurcata. Nol)is. Reptilia. Tab. 26. DiPSAS Medici. No!)is. Pisces. Tab. 27. SiMUOBUANCHU? Smitmii. Nobis. i ^' 1 \ vi I Mem: Tom: X. ^Jr^r, cf. cr. 2: c/; r C c ■ ■■"" rd ,„ p„tr. Lit- Ai^itffw I ) SUI FENOMENI COMETARI DEL PROFESSORE LORENZO RESPIGHI ( Letta nclla Sessiooe del 24 Marzo 1839.) X ra i lenomeni celesti, sopra i quali 1' astionomia nou lia ancora potuto estendere con successo le sue infallibili teorie, sono senza diibbio da annoverarsi i singolarissimi e sorprendenti fenomeui die le comete presentano nel lo- 10 avviciuamento al sole. Le svariate ajjparenze colle quali questi inisteriosi coi- pi si rendouo a noi visibili , i siiigolari e sorprendenti cambiamenti clie si operano quasi iinprovvisamente iielle loro forme, dimensioni e splendore, mentre in tutti i tempi lianno ofFcrto un interessantissimo soggetto all' ar- dente curiosita della inoltitudine , hanno poi procurato un laborioso soggetto di investigazione e di studio a co- lore cui inconibe 1' csservazione e la teoria dei celesti avveninienti. Dopo die r astronomo, meice i grandi progressi del- la osservazione e della teoria , era pervenuto ad assogget- tare alle leggi della universale gravitazione i movinienti di questi astri , dianzi creduti capricciosi a indipendenti dalle leggi inimutabili die regolano i nioti tutti dei corpi die popolano il tirniamento ; dopo die si ottenne di pre- scrivere il corso ai medesimi , e predire i loro successivi 508 Lorenzo Respighi litorni al sole, restava il difficile incarico di determinare le leggi cui sono soggetti gli svariati movimenti intestiiii, die si, operaiio nelle masse di questi corpi all' epoca del lore avvicinameiito , e di scoprire 1' origine o la causa fisica di questi soiprendenti fenomeiii. Mirabile seiiza dubbio e 1' attivita colla quale, special- uiente in questi ultimi tempi, gli astionomi si sono de- dicati alia licerca di queste leggi, approfittando di tutte le lavorevoli occasioni presentate dalle apparizioni di que- sti astri , e giovandosi di tutti i piii possenti mezzi di os- servazione dalla astronomia posseduti. Ammirabilc del paro e 1' impegno col quale gli astro- nonii analizzando questi fenomeni lianno cercato di ri- duili sotto il doniinio delle naturali Forze gia conosciiite , tentando col soccorso delle meccaniche e fisiclie teorie di dimostrare i medesinii come necessari cfFetti di tali forze. Cio nullameno e d' uopo confessare die gli studi degli astronomi sui fenomeni cometari , tanto per rispetto alia parte di osservazione , die per rispetto alia parte specu- lativa , sono tiittora assai lontani dal prefisso scope. Le osservazioni relative a questi fenomeni , atteso la loro moltiplicita e complicazione , sono senza dubbio trop- po scarse per poterne dedurre delle leggi generali ed in- concusse ; e le teorie finora proposte a spiegazione dei medesimi sono certamente ancora troppo imperfette per rendere ragione di tutti questi svariatissimi eflPetti. La bella Conieta Donati dello scorso anno 1858 ha ofFerto agli astronomi una favorevolissima circostanza per seguire in tutte le principali fasi i piii importanti feno- meni , die le comete presentano nel loro avvicinamento ed allontanamento dal sole; e non puo certamente negar- si che in questa occasione merce gli attuali efficacissimi mezzi di osservazione, e merce la straordinaria attivita spiegata dagli astronomi , non siensi raccolti su questo soggetto preziosissimi dati, die hanno gettato non poca luce intorno alia natura ed alia successione dei cambia- menfi o modificazioni die si producono nelle masse co- inetaiie. Sui FENOMENI COMETARI 509 In qiiesta circostanza anche la parte teoretica di questi t'enomeni ha vivamente richiamata 1' attenzione degli astro- iiomi e dci fisici , i qiiali con nuove ipotesi e nuove teo- rie lianno cercato di rcndere dei medesimi soddisfacente ragione. Cio clie havvi, a mio pareie , di piii riniaiclievole in queste ultimc ricciclie sulla teoria dei fenomeni conictari , souo gli sforzi coi qiiali si e tentato di mostraio i mede- simi come dipendenti in totalitu o in parte dall' univer- sale gravitazione. Nuovo certaniente e luminoso trionfo sarebbe stato per 1' astronomia ii potere estendere il dominio di questo rne- raraviglioso agente anche su questa classe di fenomeni ce- lesti ; mostrando come i movitnenti relativi delle molecole costituenti le masse cometarie siano prodotti dalla stessa I'orza c coUe stesse leggi, colle quali si produce il loro movimento d' insieme attorno al sole. Se non che 1' aspetto, sotto il quale e stata consi- derata 1' azione della gravitazione universale , ha con- dotto a risultati , se non diversi , almeno troppo sproporzio- nati a quelli che rcalmente si ricavano dalla osservazione dei fenomeni cometari. Percio giudicata insufficiente questa azione, per ispie- gare i giganteschi e rapidi sconvolgimenti che si succedo- no nelle nebulosita delle comete, i rapidi ed enormi svi- luppi delle loro sorprendenti code , si e dovuto nuovamente ricorrere alle antiche teorie delle forze ripulsive reali o apparenti fra la massa solare e le masse nebulose delle comete ; e forse si puo asserire che anche in questa cir- costanza la questione di poco ha progredito suUo stato in cui venne a noi tramandata da Keplero , Newton , Grego- ry, Pingre, Delambre ec. ec. ; non essendosi forse altro risultato ottenuto che quello di cambiare i termini e la dicitura , senza renderne i concetti ne piii semplici ne piu espliciti , lasciando tuttora questi fenomeni refrattari al- r azione delle forze conosciute. In questa occasione avendo anch' io rivolta la mia attenzione a tale soggetto , analizzando e ponderando i 510 Lorenzo RESPnnir piincipali caratteri dei fenomeni conietari , non potci noii riinanere coinpreso dalla peisnasione clic questi fatti do- vessero risguaidarsi come semplici efletti dell' universale gravitazione ; e in questa persuasione meditando sulle dif- ficolta clie in proposito venivano opposte , senibrami di es- sere pervcnuto a considejare 1' influenza della gravitazione sotto quel [)unto di vista, pel quale si pu6 ottenere una soddisfacente spiegazione di questi fenomeni. La via, clie mi sono proposto di seguire in questa im- portante riceica , e senza dubbio assai diversa, per non dire opposta a qnella ordinariamente seguita; poiche invece di stabilire qualclie ijntesi suUa costituzione fisica della mas- sa cometaria avai; ■: il suo passaggio al perielio, per inda- gare poscia, in ir.lazione alia medesima ipotesi, le niodi- ficazioni che in nssa massa cometaria dovrebbero presen- tarsi nel suo avvicinamento al sole, ho creduto invece di procedere a posteriori , stabilendo il punto di partenza dair esame della costituzione fisica che deve assumere la massa cometaria dopo il suo passaggio al perielio, dopo cioe le molte e svariate perturbazioni da questa subite nel suo avvicinamento al sole. Stabilito questo punto di par- tenza, e determi'iite le condizioni lisiche e dinamiclie del- le diverse part; /lella massa cometaria nel suo allontana- mento dal sole, mi faccio a ricercare gli effetti sulla me- desima prodotli Jalla solare attrazione nei successivi allon- tanamenti della cometa , per prevedere le condizioni fisi- che e dinainiche nelle quali la massa cometaria si trovera costituita nel successive passaggio al perielio; e prevedere in relazione a queste le modificazioni o i fenomeni che r attrazione solare dovra nella massa stessa produrre. Da queste ricerche, se male non mi appongo, sono condotto a questo interessantissimo risultato , e cioe che la massa cometaria torna generalmente al sole in tali condizioni , che per r attrazione di questo si debbono presentare in essa fe- nomeni consiniili a quelU che ordinariamente si presentano nelle apparizioni delle comete ; senza bisogno di ricorrere , per la spiegazione di tali fenomeni, all' ipotesi di forze repulsive reali od apparenti, esercitate dal sole sulle mo- lecole cometarie. Sui FENOMENl COMETARI 5 1 1 In relazione a cio conchiudo clio in generale i fenome- iii presentati dalle comete nel loio jjassaggio al perielio possono risgiiardarsi come semplici elFctti dell' attrazione solare, pviiclie si ainmelta clie la materia iiebulosa, clie invilu[)pa il nucleo, trovisi nel siio avvicinamento al sole costituita in nno speciale stato dinamico, clie senibra mol- to consentaneo alia natnia di cjuesti corpi celesti. Quantunqne fia le moltissime comete , finora osservate dagli Astionomi, ve ne siano non poclie, clie aiiclie nel loro niassimo avvicinamento al sole ed alia terra non ab- biaiio presentato alciina traccia di nucleo , o di notevole condensamento di materia in qualcuna delle loro parti, cioinillameno le grandi comete generalmente si presentano a noi fornite di un nucleo piu o ineno distinto, e avente per splendore e forma non poca analogia coi dischi pla- netaii. In relazione a cio, portando la nostra attenzione sulle grandi comete, potremo supporle fornite di un nucleo aven- te una densitu di gran lunga superiore a quella delle al- tre parti del corpo cometario. Appoggiandoci sul dato incontestabile clie la massa del- r intero corpo di una cometa e sempre assai piccola, e considerando che questa massa trovasi piii o meno irrego- larmente distribuita in una estensione di spazio straordi- nariamente grande, ne dovremo inferire clie la densita media del corpo cometario e una quantity assai piccola, in confronto della densita media dei pianeti non solo, ma in confronto eziandio di quella delle parti piu rarefatte della massa dei inedesimi. Se poi consideriamo clie le parti anclie piii luminose delle comete, come sono le nebulosita che inviluppano il nucleo , e i rami della coda contigui a queste , sono dotate di una perfetta diafaneita o trasparenza , senza trac- cia alcuna di forza rifrattiva sui raggi luminosi che le at- traversano , senza mancare d' altronde di un potere di ri- flessione assai forte , troveremo senza dubbio assai verosi- mile e probabile 1' ammettere che la coda delle comete e le loro nebulosita, anziche costituire una specie di atmosfera .")12 LOUENZO Resimgiii collegata colla parte piii coiidensata o col luicleo , sia fbriiiatu invece di un insieme di corpuscoli o particelle lotalineute disgiunte e segregate, e non aventi fra loro e col nucleo altro vincolo coercitivo die quelle della reci- proca attrazioiie. Con cio per altro non si viiole escludere clie una parte della nebniosita, e cioe quella contigua al nncleo, iion possa foriuare su di esso una specie di atniosf'era costitui- ta col niedesiuio in uno stato di equilibrio relativo. Per rispotto al nucleo delle comete , quantunque non si abbiauo dati sufficient! per istabilirne la solidita, pu- re si rende questa molto probabile per quei casi nei quali il nucleo stesso appare assai distinto e liuninoso , presentando anchc sotto i forti ingrandimenti teloscopici r aspetto di un disco planetario, come p. e. si e osser- vato benissiino nella bella Gonieta Donati. In tutti i casi poi il nucleo, in vista del suo forte splendore e della forza coercitiva die esso esercita sulle nebulosita die lo iuviUippano, deve ritenersi come costituito dalla maggior parte della massa della cometa, e dotato percio di una densita assai piu grande di quella delle altre parti del corpo cometario. In conseguenza di cio sembra potersi animettere die le grandi comete, dopo il loro passaggio al perielio, siano costi- tuite da un nucleo forse solido , o almeno forinato da una materia fluida assai condensata, le cui parti sono fra loro collegate da un sistema di forze coercitive o resistenti al- la loro separazione, e probabilmente inviluppato in una nebulosita di densita assai niinore,clie ne costituisce una specie di atmosfera : mentre poi le nebulosita esteriori e la coda sono formate da un insieme di corpuscoli o moleco- le sconnesse e sparse, non aventi fra loro e col nucleo altro vincolo che quello risultante dalla universale gravitazione. Questi corpuscoli o molecole, in forza di velocita pre- concepite e dell' attrazione su di esse esercitate dal nucleo e dalle altre parti della cometa e dalla massa solare , sono costrette a inantenersi entro certi limiti di distanza col nucleo stesso, ed a partecipare percio con questo ad Sui FENOMENI COMETAHI 513 un nioviniento d' insicme attorno al sole, in modo da ap- parirci confuse con qiiello in nna sola massa o corpo. ConsiJerando ora die questi cor|)i tiovansi dal sole ad una distaiizn |)araf;onabile colie loro dimensioni , si rileva tosto die la sfeia di attrazione prevalente del nucleo , o della testa della coiiieta, anziclie estendersi indefinitamen- te, viene invece dalla piovalente attiazione solare ristietta in certi iiiniti, die in forza della piccolezza della massa cometaiia non possono estendersi die a piccole distanze dai nucleo ; abbracciando percio le sole parti vicine del corpo conietario,e lasciando le piii lontane principahnen- te soggette alia prevalenza dell' attrazione solare. Se le nebulosita, die circondano il nucleo, si potessero ritenere attorno ad esso equilibrate, si potrebbe forse ri- cavare un dato, per valutare approssimativamente la massa della testa della coineta in confronto di quella del sole, deducendolo dal raggio della nebulosita estrema diretto verso il sole stesso; ma potendosi supporre che queste nebulosita od inviluppi, anzicbe trovarsi attorno al nucleo in uno stato di equilibrio relative, si trovino invece in un movimento di rivoluzione attorno ad esso, e soggette percio ad una forza centrifuga, facilmente si vede die, prendendo a base questo dato, il valore da esso dedotto per la massa cometaria potrebbe riescire molto minore del vero. Esaminando ora lo stato dinamico di ciascuno di quei corpuscoli o particdle, die costituiscono le nebulosita este- riori della testa della cometa e la sua coda, facilmente si rilever^^ che fra esse, quelle che trovansi abbastanza vi- cine al nucleo, o piuttosto al centro di gravita della mas- sa cometaria , per essere comprese nella sua sfera di at- trazione, possono ritenersi come tanti satelliti o lune del nucleo stesso, e soggette per efFetto dell' attrazione solare a delle perturl)azioni tanto piiiforti, quanto piu esse sono vicine ai limiti , die separano la sfera di attrazione della coineta da quella del sole. Mentre poi quelle parti, die trovansi fuori della sfera di attrazione del nucleo, sogget- te air azione prevalente dell' attrazione solare, si possono T. X. 65 514 Lorenzo Respighi considerare come tanti piccolissimi piaiieti o comete , sul- le quali I' attrazioiie della inassa coinetaria noii puo eser- citaie altro che un' azione pertiirhatiice , tanto piu seusibi- le, quanto piu esse trovansi vicine alia slera di attrazione della massa stessa. E poi ovidente die i limiti di separazione di questi due sistemi di corpnscoli o molecole, ossia i limiti di distauza, pei quali si passa dalle molecole die possono conside- rarsi come satdliti del nudeo, e costitiiite con esso in una specie di sistema plaiietaiio, a quelle die sotto la prevalenza dell' attrazione solare possono considerarsi co- me tanti pianeti o comete, dipenderanno, (juesti limiti, dalla massa del inicleo e dalla sua distanza dal sole; co- sicche essi si troveraniio tanto piu lontani dal nucleo stes- so, quanto maggiore saia la massa di queslo, e quanto piu grande saia la sua distanza dal sole. Se fosse noto il rapporto fra la massa della cometa e quella del sole, si potiebbe facilmente deterininare suila direzione del raggio vettore del nucleo il valore approssi- mativo della distanza R , alia quale estendesi la sfera di attivita del nucleo stesso , per mezzo della forinola 2M nella quale a rappresenta la distanza del nucleo al centro del sole, m la massa della cometa ed M quella del sole. La quantita /i devesi ritenere generalmente assai pic- cola, per essere la massa m della cometa piccolissima in confronto della massa M del sole , a meno pero che non sia assai grande la distanza a del nucleo al sole stesso. Da cio risulta die nelle grandi comete a lunga coda , quand' esse trovansi al perielio, la sfera di attrazione del nucleo si estende sempre ad una piccola porzione del corpo cometario , restando percio dalla medesima escluse le parti lontane, e cioe le nebulosita piu esterne e la maggior parte della coda. Sui FENOMENI COMETARI 515 A mano a mano pero che la coineta si allontana dal sole, rendeiidosi ognoia piu grande il valore di a, la sua sfera di attiazione si va ognora piii allargaiido, e si estende percio successivamente alle parti piii loiitane del nucleo; onde lie consegiiita che le molecole successivamente piii lontane vengono in qiiosta licliiamate, per passare dal ran- go di pianeti o coniete a qiicllo di seinplici satelliti del nucleo. Quando poi iiel passaggio al perielio la rnassa della come- ta si e dispersa in grandi estensioni, coine p. e. nella Co- nieta Donati e simili, una parte di essa e specialmente il tioiico superiore, o piu lontano della coda, puo rnante- nersi anclie nei successivi allontanamenti al di fuori della sfera di attiazione del corpo conietario , cessando percio di far parte iiitegiante del inedesinio, per ravvolgersi indi- pendentemeiite da esso in orbite speciali attorno al sole. Abbnndoiiiamo queste molecole, estranee al corpo coine- taiio, uelle loro rispettive orbite, e limitiamoci all' esame di quelle che sono, od entrano nella sfera di attrazione del nucleo; e proponiainoci di determinare le condizioni di movimento nelle quali si dispongono relativamente al loro centro di prevalenle attrazione. Essendo generalmente provato che la coda delle comete, nel loro allontananiento dal sole, si va ognora piii incur- vando sull' orbita descritta dal nucleo, dalla parte opposta al movimento del medesiino , se noi supporremo condotto in un dato istante il raggio vettore dal nucleo della co- meta a ciascuna delle particelle costituenti la sua coda, potremo ritenere ciascuna di queste particelle animata at- torno al nucleo da un movimento angolare , e in senso op- posto a quello che trasporta la cometa attorno al sole. Gio i)osto facilmente si vede che le molecole, che suc- cessivamente entreranno nella sfera di attrazione prevalente del nucleo, tenderanno a descrivere attorno ad esso nucleo, costituito come fuoco , delle sezioni coniche in senso op- posto a ([uello del moto di rivoluzione della cometa at- torno al sole. Queste sezioni saranno poi iperboli, o pa- rabole, od elissi a seconda dei diversi valori della distanza 516 Lorenzo Respighi delle inolecole dal nncleo, e della velocita del loio moto relative al iiucleo stesso. QuaiitiuuiLie non sia possihile il detenninaie le special! condizioni di movimento delle diverse parti del corpo co- metario, cio nulla meno si pu6 ragionevolmente stabilire, che le molecole, costitnenti il tionco infcriore della coda fine ad una ceita altczza, tenderanno a inoversi attoino al nucleo, come fuoco , in orbite elittiche pin o meno allun- gate, a seconda della loro distanza da ([iiesto, e della di- rezione e grandezza della loro velocitu. A cagione poi dell' essere la coda assai rlstretta nel senso perpendicolarc al piano dell' orbita della cometa , si pno ammettere die i piani di queste orbite speciali delle molecole saraniio poco inclinati fra loro e col piano deir orbita cometaria. Avendo poi riguardo all' azione combinata dell' attrazio- ne del nucleo e di quella del sole, si rileva che ciascnna di quelle molecole, anziche muoversi attorno al nucleo col seraplice moto elittico, si moveri invece attorno ad esso in un' orbita a spirale alhingata nel senso del raggio vet- tore e specialmente dalla parte opposta al sole. Coll' aumentarsi poi successivamente la distanza del- la cometa dal sole, rendendosi ognora piu debole 1' azio- ne perturbatrice di questo , ne risulteranno delle variazio- ni continue nella velocita delle molecole e nell' attrazio- ne esercitata sit di esse dal nucleo, in forza delle quali la trajettoria di ciascnna molecola tenderu a serrarsi ogno- ra pill attorno a questo, specialmente nella direzione del raggio vettore della cometa. La mancanza dei dati necessari , e 1' insnfficienza della teoria non ci permette di procedere alia determinazio- ne delle trajettorie descritte dalle diverse molecole ; pu- re avendo riguardo alia distribnzione delta massa attorno al nucleo, ai cambiamenti che avvengono nella forma com- plessiva del corpo cometario dopo il passaggio perielio, ed agli effetti complessivi, che sulle diverse parti del medesimo debbono prodursi dall' attrazione del nucleo e da quella del sole, possiamo arguire che una parte della massa totale. Sui FF.NOMENI <;OMETARI 517 conipresa nella sfera di attrazione del nucleo , tendera a disporsi in tanti strati o zone ravvolgentisi vorticosaniente attorno ad esso in senso opposto a quello con cui la co- meta si ravvolge attorno al sole. Questi strati di niolecole, serrandosi ognor piii attorno al nucleo , acqiiisteranno suc- cessivamente una maggiore densita , ed assumeranno 1' a- spetto di iiebulosita involgenli il nucleo, per effetto delle quali sembrera poi aumentarsi il volume delta testa della cometa. Nel successivo allontanamento del corpo cometario dal sole, rendendosi ognora piii debole 1' azione perturljatrice di questo, gli strati ravvolgentisi attorno al nucleo ten- deranno a prendere una forma permanente, disponendosi a guisa di anelli oblunglii od elittici, aventi per fuoco il nucleo stesso , e forniati da tanti corpuscoli o niolecole. die a mode di satelliti si ravvolgono attorno a questo in senso inverso a quello con cui esso si muove attorno al sole. Mentie poi i piani di questi inviluppi annulari si troveranno poco inclinati sul piano dell' orbita cometaria, la linea dei loro apsidi tendera a dirigersi verso il sole, dalla parte del quale troverassi 1' apside piii vicino al nucleo. Le costituzioni particolari, che in questo modo assume- ranno le diverse comete nel loro allontanamento dal sole, varieranno senza dubbio a seconda delle condizioni spe- ciali, nelle quali si e distribuita la loro niassa nel passag- gio perielio , della quantita di massa costituente il nucleo , e delle dimensioni e forme delle loio orbite ; in generale pero sembra potersi stabilire clie la cometa, dopo avere raggiunta la sua massima distanza dal sole, si avvicinera nuovamente a questo costituita di un nucleo , avente proba- bilmente un'atmosfera propria, e dotato forse di un niovinien- to di rotazione, circondato poi da inviluppi annulari allunga- ti nella direzione del raggio vettore, e ravvolgentisi eccen- tricamente attorno al nucleo stesso in senso opposto a quello, secondo cui esso si ravvolge attorno al sole. Supponiamo ora che la cometa cosi costituita dopo il suo passaggio all' afelio si avvicini al sole, in modo die le 518 LOUENZO ReSI'ICIII dimensioiii de' suoi inviliippi anmilari cessino di essere trascurabili in confronto della loro distanza dal sole,eri- sulti percio sensibile 1' azione perturbatrice csercitata da questo sulle diverse parti del sistema cometario. Facciidoci oia ad analizzare gli eflfetti produtti dall' at- trazioiie solare sulle diverse parti del corpo cometario, fa- cilmente riveleremo elie I' azione perturbatrice csercitata dal sole sopra ciascuua delle inolecole, o particelle costi- tuenti gli inviluppi, rendera la sua orbita oguora piu al- lungata specialuieute nella parte opposta al sole, dove mag- giore e la differcuza tra la forza di attrazione da esso csercitata sul nucleo, e qnclla esercitata sulla molecola; e in cousegueuza di cio ciascuu inviluppo si rendera ognora schiacciato nella direzione perpendicolare al raggio vettore della cometa , e ognora piu allungato nella direzione di questo; e queste variazioni negli anelli aumenteranno tan- to pill rapidamente, quanto piu questi si avvicineranno al sole. In questo inodo 1' inviluppo nebuloso della cometa nella sua forma complessiva si rendera ognora piu oblungo , specialmente nella parte opposta al sole. Continuando poscia la cometa ad avvicinarsi al sole, e restringendosi percio continuaniente la sua sfera di attivi- ta per rispetto a quella del sole stesso, il moto delle molecole costituenti gli anelli piu lontani del nucleo si trasformera di elittico in parabolico od iperbolico; finche sotto 1' azione prevalente dell' attrazione solare, sottraen- dosi essa all' attrazione cometaria , cesseranno di ravvolgersi attorno al nucleo, e si diffonderanno nello spazio, allonta- nandosi piu o meno rapidamente dal medesimo, a seconda delle condizioni di movimento nelle quali si trovavano, quando cessarono di far parte del sistema cometario; dal- r attrazione del quale non risentiranno piu che un' azione pertiubatrice iiel loro movimento di rivoluzione attorno al sole. Per qnesta circostanza gli anelli nebulosi piu lontani, e successivamente i piii vicini alia cometa, si andranno apren- do e sciogliendo nella loro sommita,ossia nella parte opposta Sui FENOMIiNI COMETARI dl9 al sole, e si liduna peicio ciascnno di essi ad una zona o striscia nebulosa , costituita di uii lanio discendente verso la testa deila comcta , e ripiegantesi attoino alia medesima in un secondo larno asceudente verso la parte opposta al sole; presentando cosi una figura piii o meno soinigliante a quella di una parabola aventc per fuoco il micleo della conieta. II ramo discendente, clie va ognora piu accorciandosi , trovasi per rispetto al nucleo dalla parte abbandonata dal medesimo ; 1' asceudente invece , cbe va ognora svolgen- dosi e dilungandosi dalla testa della cometa , trovasi dalla parte opposta, ossia dalla parte verso cui questa procede. La materia cosi detta nebulosa verra percio in tale nianie- ra diradandosi dal lato posteriore della cometa, e conden- sandosi invece dal lato anteriore. Mentre poi gli anelli o inviluppi nebulosi si andranno svolgendo dalla testa della cometa, elevandosi dalla parte op- posta al sole in forma di appendice o coda; in lorza della loro diversa distanza dal sole, verranno poi dall' attrazione di questo pill o meno sensibilmente allontanati fra loro e dal nucleo, anche nella parte posta fra questo e il sole ; e si presenteranno percio come tanti inviluppi o strati curvi- linei circondanti il nucleo dalla parte del sole, e diffon- dentisi dal lato opposto nella coda in due rami piu o meno fra loro divergenti. Che se la conieta si avvicinera notevolmente al sole, questi inviluppi potranno escire, anche nella parte rivolta verso di questo, dalla sfera di attrazione del nucleo; onde accadra die la materia, di cui sono costituiti ,si dillondera in parte verso il sole procurando alia testa della cometa quel- la singolare appendice die comuneniente si chiama barba. Essendo le molecole o particelle, die si vanno elevan- do sul nucleo dalla parte opposta al sole , per forinare la coda della cometa , animate relativaraente al nucleo da una velocita piu o meno grande , e in senso prossimamente op- posto air attrazione solare , ne risultera die, coniponendosi questa velocity con quella con cui esse si movono paralel- lamente all' orbita cometaria, saranno spinte attorno al sole 520 Lorenzo Resi'ighi ill orbite ognora piu diveigenti da quella del nucleo. Reii- dendosi poi in qiieste inolecole la velocita augolare per ri^petto al sole niinoro della velocita angolare del nucleo, esse si anderanno continuamente alloiitanando dalla dire- zione del raggio vettore di qiiesto ; descrivendo quindi una cnrva ognora piu convessa coutro la parte verso cui la conieta procede. Lo stesso effetto dovra prodursi nel movinicuto delle inolecole costituenti il ranio deH'invilnp- po discendente verso il nucleo. Per qnesta circostanza 1' insienie delle molecole for- manti la coda si disporanno in due zone , o striscie ognora piu incurvate verso la parte dell' orbita abbandonata dal nucleo. Dipendentemente poi dalle dimensioni di questi anelli, dalla loro eccentrita , dalle velocita degli atoini compo- nenti e dall' avvicinamento della cometa al sole, potran- no i fenomeni , snperiormente descritti , presentarsi in pro- porzioni piu o nieno grandi. Avendo ora riguardo alia giacitnra di questi inviluppi annulari per rispetto alia terra, e facile di vedere , che il nucleo potra presentarsi a iioi piu o nieno invikippato in essi , e percio apparirci meno o piu deciso , secondoche i loro piaui si troveranuo piu o meno inclinati colle visuali condotte dalla terra. Che se i piani di questi inviluppi si disporranno rispetto alia terra in modo, da lasciare scoperto all' osservatore lo spazio vicino al loro asse maggiore , spazio privo o quasi privo di materia nebulosa , allora si vedra dietro al nucleo della cometa una zona o banda piu o meno oscura, la quale si diffonderii nella coda a guisa di cono ombroso proiettato dal nucleo. In conformita poi del numero, della posizione e dimen- sioni di questi anelli, la coda, svolgentesi dal nucleo nella parte opposta al sole, potra presentarsi divisa in piu ra- mi, piu o meno distinti e fra loro piu o meno divergenti. Confrontando questi fenomeni , che secondo i principi della meccanica debbono prodursi per effetto dell' univer- sale gravitazione nella massa di una cometa, che torna al I Soi FENOMENI COMETARI 521 perielio , dopo di essersi nell' antecedente passaggio coi- redata di coda, coi diversi leiiorneni osservati nelle appa- rizioni delle sorprendeiiti coniete , li troveremo in peilet- ta aiialogia; e peicio iie potreino concliiudere , die la sola gravitazione universale , senza il concorso di alcuna forza repulsiva, puo piodurre , nei successivi passaggi di una couieta al perielio, fenomeni consimili a quelli osser- vati in un passaggio antecedente. Dopo di avere niostrato come, per effetto della sola gra- vitazione, possono in una massa cometaria prodursi ad un passaggio perielio della medesima fenomeni siniili a quelli, osservati nel passaggio antecedente , e cio in forza delle speciali condizioni dinamiche, in cui si e costituita in questo passaggio la materia nebulosa, che circonda il nu- cleo, possiamo facilmente formulare una spiegazione ge- nerale dei fenomeni cometari colla seguente supposizione o ipotesi, che si traduce in fatto per quelle comete che altra volta si avvicinarono al sole. Senza esciudere totalmente un' atmosfera invihippante il nucleo delle coniete, si supponga che almeno le parti pill lontane della nebulosita, in cui il nucleo stesso ci apparisce invilnppato, siano costituite di corpuscoli o par- ticelle le une dalle altre affatto segregate , giranti at- torno al nucleo ( come fuoco ) in orbite elittiche od al- lungate, coll' asse maggiore rivolto prossimamente verso il sole, e col punto di massima vicinanza al nucleo, o fuo- co, posto dalla parte del sole; in modo da formare tanti anelli, o piuttosto inviluppi ravvolgentisi attorno al nucleo in senso opposto al moto della coineta suU' orbita. Fatta questa supposizione o ipotesi, che d' altronde e molto conforme ai caratteri riconosciuti nelle comete, la produzione dei fenomeni cometari nclla circostanza del passaggio perielio, e cioe lo sviluppo della coda, il suo in- curvarnento rispetto al raggio vettore, il condensamento del- la materia nebulosa nella parte anteriore della coda , la ior- mazione delle code secondarie, la formazionc e dilcgua- mento degli inviluppi o strati nebulosi attorno al luicleo, la produzione dei coni oscuri dietro il nucleo stesso dalla T. X. 66 522 Lorenzo Kespighi parte opposta al sole ec. ec. , iion ci si presenteranno piu come lenoiueiii niisteiiosi ; ma beiisi come semplici effetti dell' azione combinata dell' attrazione solare e dell' attra- zione del micleo della coineta , esercitata suUa materia nebulosa circolante attorno a questo nel modo superior- mente indicate. A questa sempliclssima spiegazione dei fenomeni gene- ral! dolle cometo , si possono lacilmente assoggettare anclie i fenomeni straordinari prcsentati da alcune di esse; quali sono le code rivolte verso il sole , e la divisione del nu- cleo in piu nuclei. Infatti supponiamo die qiialcuno degli inviluppi annul- lari abbia poca eccentricita, dimodocbe anclic la parte rivolta al sole sia molto lontana dal nucleo ; onde nei suc- cessivi avvicinamenti al sole possa la parte stessa escire dalla sfera di attivita attrattiva del nucleo: evidentemente allora sotto 1' azione prevalente dell' attrazione solare gli anelli o inviluppi annulari potranno aprirsi, o rendersi discontinui anche da questa parte ; separandosi cosi in due rami distinti, uno ascendente sul nucleo in parte opposta al sole, e 1' altro discendente contro il sole stesso, a gui- sa di due appendici o code opposte. Per rispetto al fenomeno della separazione del nucleo delle comete in piu nuclei, si osservi primieramente che la separazione o divisione del nucleo puo essere soltanto apparente, e corrispondere ad un semplice allontanamen- to di nuclei gia distinti fra loro. Infatti supponiamo che una cometa consti di piu nuclei distinti, involti in una nebulosita comune, e mantenuti fra loro a certe distanze per un moto di rivoluzione at- torno al comune centro di gravita, in modo da forinare una specie di sistema planetario di second' ordine simile a queilo forniato dalla Terra, da Giove , da Saturno ec. col- le ris[)ettive lune. Quando la cometa sara ancora molto lontana dal sole e dalla terra , i nuclei, per la piccola distanza angolare sotto ciii ci si presentano , e per 1' indecisione prodotta al loro bordo dalla nebulosita in cui sono insieme avvilup- Sui FENOMENl COMETARI 523 pati, potranno apparirci come conlusi in una sola niassa o in un solo nucleo. Ma niano mano che la cometa si an- tiia avvicinando al sole, le distanze relative dei nuclei an- dranno succcssivamente variando per la diversa intensita , colla quale 1' attrazione solare agisce '"'feopra ciascuno di essi ; e potra accadere, se I' avvicinamento della massa cometaria al sole sia molto notevole , die venga reso , per effetto dalla prevalente attrazione solare , inefficace il vin- colo di reciproca attrazione, che riuniva i nuclei in nn solo sistema ; e che percio, sciolto il sistema stesso, cia- scun meinbro di esso si costituisca come una cometa , od un pianeta girante indipendentemente dagli altri attorno al sole. Egli e in questo niodo che i nuclei, allontanandosi suc- cessivamente fra loro, potranno apparirci divisi, quando la loro distanza angolare avri raggiunto quel liniite, che puo rendersi sensibile ai nostri strumenti. Cio accadrebbe della Terra colla Luna, di Giove co' suoi satelliti ec. , se essi, invece di muoversi attorno al sole in orbite quasi circolari, mantenendosi percio quasi sempre equidistanti dal medesimo, e a tale distanza che riescono appena sensibili le perturbazioni prodotte dall' attrazione di questo suUc varie parti di tali sisteini , si movessero invece in orbite molto allungate come quelle delle come- ta, in modo che si potessero notevolmente avvicinare al sole; allora noi vedremmo questi sisteini, ora costituiti in condizioni di stabilita, sotto la prevalenza dell' attrazione solare disorganizzarsi e scioeliersi in tanti membri distin- ti, e fra loro indipeiidenti , ravvolgentisi tutti in orbite speciali attorno al sole. Ill questo modo noi vedremmo la nostra Luna, i satelliti di Giove e degli altri pianeti, passare dal rango di pia- iieti secondari a quello di pianeti principaii, e partecij)a- re con essi all' onore di ravvolgersi direttamente attorno al sole. Le condizioni di posizione e di moviinento , colle quali la materia costituente una cometa si presentera ad un passaggio perielio, dipenderanno evidentemente dalle mo- r,2.i Lo RENZO R ESPICHI dillcazioni clie il corpo cometario avia subito nella sua niassa all' autecedente passaggio, e tlalla forma e dimcn- sioiii deir oibita da esso descritta ; onde facilmente si vede che la stessa coineta nei successivi passaggi perie- li potia presentaie- fenonieni od apparenze assai diverse. Cio specialinente potra veriiicarsi nelle comete a hreve periodo; le qiiali potranno presentarsi in un passaggio pe- rielio con sorprendenti fenomeni, rivestirsi nel successivo ritorno di niodestissime Forme, per riprendere poscia un pill maestoso aspetto, come avveiine nella grande Cometa di Halley. sopRA m\ mow specie VISSUTO TRENT' ORE DEL PROFESSORE CAV. LUIGI CALORI ( Lctia nella Scssionc dei 10 Novembre 1859.) .Li unione della Proencefalia e della Podencefalia , iiiostruosita coniecche affini , tuttavia distintissinie , costi- tuisce la nuova specie di niostro imiaiio exencefalico , che io vengo a descrivere sotto la denominazione di Proen- cephalus-podencephaliciis. Non e questa per avventura la sola,ne la maggiore delle particolaiita che rispetto a co- tal mostro possa attiiaisi 1' attenzione de' Teratologi ; che due altre ve ne hanno , a parer niio, molto piii im- portanti, una che il mostro, secondo mi si assevero da fededegno, nacque due mesi dopo l' ordinario termirie della gravidanza, 1' altra che usci vivo c visse tient' ore. Non gia che si ignori che i mostri exencefalici vengano talvolla al moiido vivi e durino alcnno spazio di tempo la vita sebbene non vitabili ; ma i particolari di lei sono nial saputi e cogniti ; conciossiache il piii delle volte un simil caso si ofFrisse a chi non era capace di apprezzarlo , o se occorse a veraci cultori dell' arte fu troppo tardi , perche lor fosse dato di trarre tutte le utilitii che esso imprometteva. Da lui altro canto non vi Iia che siami a 526 LuiGi Calori contezza , storia di un exencefalo nato ad un parto sero- tino. Laondn e cliiaro die di niolto niaggior momento che la novita della specie, toinano le due divisate circostaii- ze, le quali appunto mi hanno piu che altro determinato di fore la storia anatomica e lisiologica del mostro e di porgerla , come penso accadernico , a questo rispcttabile consesso. La mattitia del 21 Agosto 1859 recavasi a mia casa il Chiarissimo CoUega Cav. Prof. Francesco Rizzoli e gentil- mente invitavaini a visitare con esso lui il mostro suddet- to. Ben volentieri accettava il grazioso invito, e ponevan- ci in via, e cammin facendo vcnivanii egli raccontaudo, die il mostro era nato alle otto pomeridiane del giorno innanzi da una giovane primipara di 21 anni, bon con- formata , e robusta, la quale giunta felicemente alia fine del nono mesc di gravidanza era stata soprappresa da do- glie die si credettero prenunzie del parto , ma le acque non fluirono, e quelle dileguaronsi , la gravidauza tuttavia continuando altri due mesi , lungo i quali perduto quel ben essere oud' era fino allora stata lieta, ebbe spesso travaglio di stomaco e nausee e vomiti frequenti, frequen- ti dolori addominali con forte peso all' imo ventre, mas- siine nella stazione eretta , e per giunta una dolorosissima varice alia gamba destra con edema in amendue le estre- mita inferior! che 15 giorni prima delio sgravio si estese in anasarca, costringendo la giovane pregnante a starsi del continue in letto. Per le quali sofFerenze, e per non poter prendere e ritenere che scarsissimo cibo , die di tutti eir aveva fastidio, trovavasi soprammodo niisera e debolissima, e da altro non era coiifortata che dal sentire il feto continuare a muoversi colla solita vivacita. Ma pel detto affievolimento temendosi di lei nella prossima biso- gna del parto, si era avuto e seguito 1' ottimo pensiero d' invocare le cure del sullodato Professore , il quale non e a dire come coi piii dicevoli argomenti si fisici che morali la soccorresse e consolasse. Volgeva intanto al suo termine 1' undeclmo mese di gestazioiie, quando le vere doglie incoglievanla, e le acque SOPIIA UN MOSTRO EXENCEFALICO 527 scolavano. Era ella da piii ore in soprapparto, ma il par- torire era iiiente , si era stinita ; perche maudavasi pel nominate) Professore, ed egli siibito accorreva e trovava il ieto prcsentarsi per le naticlie. E ({narituu([Lie cotal po- sizione in donna intejira di f'orze non avesse per avventu- ra recato alcun impedimento all' efFcttnarsi del parto per virtu di natura , non era questo il caso ; ond' egli senza indugio si faceva ad estrarre il feto. E £;ia ne aveva con- dotto fuori il corpo Ijellissimo e sviluppatissimo (juanto al- tro mai ed esciva la testa; ma quale contrapposto ! clie eir era mal sviluppata e brntta e oscena per orrenda de- forniila ed in parte coperta dalle secondine clie le si era- no appiccate e la seguivano ; ma quel che piu recava sorpresa era 1' impeto con die erompeva dalla gola lupina del inostro un suono pinttosto di urli che di vagiti. Visitava questo mostro !2 ore circa dopo la sua nascita , ed avvisava subito un exencefalo , diversissimo pero dai finora descritti ; perocche componevasi delle due sunnomi- nate mostruosita , la Proencefalia e la Podencefalia com- plicate a doppia gola lupina siccome apparisce nelle Fig. 1-2. Tav. 28-29. Couforme che rilevasi dal ritratto che ve ne ho posto innanzi , il capo in luogo di un tumore solo ne recava due , uno anteriore e destro , 1' altro posteriore e sinistro. Al primo aderiva tutto intorno 1' amnio, e vicin correva il funicolo ombellicale prossimo ad inserirsi in un punto della circonferenza di voluminosa placenta che vedi a lato della testa mostruosa , il quale funicolo era ritenu- to al tumore mediante una piega di quella porzione di amnio, onde il tumore stesso veniva avvolto. Aniendue i tumori avevano ini volume poco o punto dissimile,e nel- le due vedute in cui li ho rappresentati , manifestamente r un r altro alquanto coprivansi; ma il tumore anteriore aveva base piu larga e confinava anteriormente col limite oblique superiore della informe bocca , col naso e colle orbite ; lateralmente colla regione temporale destra; po- steriormente colla metti destra della porzione lambdoidea deir occipite ; internamente od a sinistra col solco che disgiugneva i tumori , obliquamente diretto dallo indietro 528 LuiGI Cai.ori in avanti e da destra a sinistra. Comprendeva poi tutta la regione frontale e la parietale destra si die era proen- cefalico e podencefalico ad un tempo. II tumore posterio- re sorgeva dalla regione parietale sinistra cui era circo- scritto ed aveva una base ristretta a modo di brevissimo peduncolo , ond' era semplicemente podencefalico. I due tumori erano fluttuanti e non rendevano al tatto alcuna cosa di solido ch' elli contenessero , dalla parte posteriore del destro in tuori la quale faceva sentire come un mol- iame. Del resto nessun cambiainento lungo la respirazio- ne , ne pulsazione di sorta presentavano. I comuni inte- gumenti die li vestivano, erano oltreinodo sottili e molli, e sembravano membrane inucose , i (juali tegumenti solo nella parte inferiore posteriore del tumore sinistro anda- vano guerniti di capelli clie un tutto continuo facevano con quei della regione occipitale. Questa regione non era prominente, ma piatta, larga , e normalmente estesa ; non cosi la temporale. Le orecdiie erano ben sviluppato e conformate ; ma il ineato uditivo esterno destro era angu- sto ed otturato da una sostanza untuosa , biancastra. Gli occhi piuttosto che anteriormente , erano diretti alio ester- no, e il destro era chiuso, e aveva fimosi palpebrale ed entropio; il sinistro era aperto con ectropio della palpe- bra superiore. II naso era quasi conf'uso per intero colla bocca e 1' informe porzione die di esso appariva, erasi tutta recata a destra , e guardava di lianco. Da questo lato ci era pure un' ampia narice non volta in basso , ma anteriormente ed alio esterno, la quale conduceva ad una fossa nasale comunicante per una fenditura con la cavita della bocca. A sinistra di detta narice vi aveva una fos- setta cieca , sotto cui sorgeva il lobo medio del labbro su- periore , e finalmente al di sopra delle parti noverate ino- stravasi una cartilagine loiigitudinale compresa nella base del tumore anteriore, cartilagine che era 1' apofisi crista- galli attorniata da una piega cutanea. Labbro leporine doppio, anzi doppia gola lupina, vizio di conformazionc veramente enorine a sinistra. Labbro inferiore teso. Lin- gua grande , larga, fornita di papille sviluppatissime. Ad SOPRA UN MOSTRO EXENCEFALICO 529 ultimo la testa inostruosa descritta era piccola non solo pel mancamento della volta del cranio, della quale i due tumori tenevano luogo, ma per essere eziandio corta e stretta e atrofica auteriorriiente , quantuiique il paffuto della faccia potesse a prima giunta flir parere il contra- rio. Senza clie ell' era assimetrica e piuttosto quadrata che rotonda od ovale come meglio sara manifesto per la osteologia. II restante del corpo del mostro si offriva con hellezza e robustezza dl forme veramente dicevoli al viril sesso cui egli apparteneva : aveva pero il pie siuistro varo. I testi- coli erano gia discesi nello scroto , ed il pene ])en svilup- pato mostrava alio scoperto non piccola parte di glande. La lunghezza del mostro era poco meno di 60 centimetri , compresivi i tumori , ciascun de' quali ne misurava 8 , e nel mezzo della notata lungliezza di corpo sorgeva il fu- nicolo ombellicale crasso anzi che no, e lungo soltanto i4 centim. II peso del mostro medesimo in un coUe se- condine fu di 12 libbre e mezza bolognesi. II mostro come fu detto non vagiva , ma urlava avve- "nacclie non s\ di continuo siccome allora che fu tratto in luce ; che quando lo vidi e mi fu affidato , vale a dire 12 ore circa dalla sua nascita , il faceva a otta a otta. Giaceva sur una coltricetta, e teneva gli arti si superiori che in- feriori piegati come i neonati sogliono , e frequente move- vali quando tutti insieme , lo che era pin di spesso , quan- do sol quelli o questi ; lo che ora assai di rado , ed i moti n' erano concordi in ambo i lati , e regolari e viva- ci. Moveva anco di sovente la lingua, e giravala quasi come traessela in cerca di alcuna cosa. Era talora preso da ([ualclie moto convulsivo , ed aveva espulso molto me- conio e della urina. Rcspirava con respiro addominale con- formemente a sua eta, e direi anche a sno sesso, se al- tresi le neonate non presentassero per certo tempo il me- desimo tipo di respirazione. II respiro poi teneva giusta norma e misura. Ascoltando collo stetoscopio i diversi pun- ti del torace occupati dai polmoni , in tutti ben manife- sto sentivasi il mormorio respiratorio che era normale. Un T. X. 67 530 LuiGi Cai.ori po' forti e frequenti erano i battiti del cuore , e le arterie radiali ripetciono i loro novantatre volte in un minuto secondo, lo che stando ai computi antichi non sarebbe fVequenza , anzi il coiitrario, ma stando a quclli piu mo- derni del Billaid c del Valleix , si certo clic lo sarebbe. La temperatiua del corpo erane alquanto in difetto ed esplorata col centigrado segno alle ascella 33", 26 , fia i due tumori del capo 33°, 8, soltanto , alia lingua 31", nientie alle oreccliie 31", ed ai piedi 30". La tenqieratuia esterna era di 26". Onde cercai subito di riscaldarlo co- prendolo di pannilani caldi e facendogli delle frcgagioni; e siccome non si era per ancora pensato di nntricarlo, ijli si die', altro non avendosi alle mani , dell' acqua zuc- clierata, e il Chiarissimo Prof. Rizzoli gliene verso una piccola cnccliiaiata in gola , ed ei la degluti ccssando i niovinienti che faceva cogli arti e colla lingua non che i oridi come se tutto fosse in quella nuova sensazione. Si ripete altre volte questo esperiniento , nia nell' ultima es- scndo r acqua penetrata anco nella laringe, non e a dire quanti e quali segni di disgusto il mostro desse per tal penosa irritazione , come violentemente e sonoramente espi- rasse senza che 1' espirazione prendesse vera forma di tos- se , come si contorcesse e convellesse col tronco e cogli arti, portando anche le mani vei'so la testa, e tentasse pur di soUevarla , cio che per innanzi non aveva mai fat- to , ed in fine desse di stomaco e fosse preso da singulto. Ma poi calmatosi si giaceva immobile e come afFranto : non tardava tuttavia molto a reintegrare le forze , e tor- nava alia pristina vivacita. Allora volendo pure alimentar- lo , inicttavaiili nello stomaco mediante 1' introduzione di una sciringa del latte vaccino alhmgato con acqua, ch' ei benissimo ritenne. Cos! nutridatolo e di nuovo riscaldato- lo con pannilani caldi , la temperatura del corpo in poco piu di un' ora si rialzo e sali a 35", 84; la quale tempe- ratura era appena piu bassa dalla trovata dal Desprez di 36", 26 in tro neonati maschi. Ad ultimo richiesto il piii volte lodato Professore , se nello estrarre o dopo estratto il mostro, avesse incontrato alcun che di notabile nella SoPUA UN MO*TKO KXENCEl' ALICO 531 lempcraUira del suo corpo, risposemi non essersi accor- to (li veiuiia diffcrenza sii cio a comparazione di altri neoiiati. Ciiucutaiido finalmento I due tuinori del capo e la seri- sihiiita si generale come specialc del niostro, trovava clie ad una leggiere compressione di que' tuinori, esso mostio alquanto convellevasi , e clie ad una compressione un po' for- te si faceva come paralitico. Stirando anclie dolcemerite il funicolo onibellicale e 1' amnio aderente tutto intorno al tuniore anteriore risvegliavansi delle convulsioni cloni- clie, lo quali vieppiii intense divenivano, quando si pre- messe anco mediocremente nella parte posteriore ])resso la regione occipitale il tumorc medesimo , nel quale pun- to raccliiudeva come fu superiormente notato alcuna cosa di solido. Rispetto alia sensibilita , ell' era ottusa ne' tegument! del tronco ov' era necessario pungere con uno spillo il mostro, perclie ne facesse con qualclie convellimento fe- de di avere sentito. Molto ineno ottusa era quella degli arti , particolarmente della lore faccia interna , ove il toc- co ap[)ena della punta dello spillo, o un leggier pigia- mento della pelle presa fra le due dita inducevano il mo- stro ad un qualche movimento , o tremito. Meno ottusa era ancora alle mani ed ai piedi , alia pianta in ispecie ; perocclie toccandola anche lievemente , piegava egli subi- to le dita e rendeva essa pianta piii concava : senza die proseguendo quel toccamento ritirava pure il piede, fe- nomeno clie per consenso ripetevasi ancora nel piede non tocco ; mcntre posto il mio indice nella vola della niano di lui quando aprlvala , talora stringevalo , talora no. La sensibilitu della faccia era quasi ad un grado con quella della region plantare, e sqnisita era alle labbra , sopratut- to al prolabio , massime dell' inferiore ; squisitissima alia lingua. Bagnando con un dito intinto nell' acqua zucche- rata o nel latte il prolabio del labliro predetto, piii volte il mostro nelle molte cbe ripetei cotale umettazione , tras- se innanzi la lingua verso quel prolabio quasi clie la re- casse a lambire il depostovi umore, ma non fu mai che 532 LuiGi Calori Jo aggiugnesse. Col dito altresi bagnato dell' acqua luede- sima iVegaiido qiiando 1' apice quaiulo il dorso delia lin- gua, ne cessava tosto i moviineiiti , e in pari tempo qnelli ancoia del corpo si die il mostro abbandonavasi ad una quiete clie aviesti detta deliziosa per lui in grazia certo delia piacevole sensazione, die quella fregagione e for- s' ancbe il dolce sapore ingeneravangli. Di fatto ritirando quel dito, il mostro non taidava a gridaie , e muovere nuovamente la lingua e le estremita, ma ri[)onendolo e toniando a fregargliela , si subito tornava a lacdietarsi. Volli poi venire in cliiaro se la sensibilita gustatoria ci era, pel quale intendimento, inetteva sul dorso delta lin- gua una gocciola di infusione ben satura di quassia ama- ra, ed ecco in breve farsi dal mostro i maggiori sembian- ti di disgusto. Gridava egli , si agitava, poi fermavasi col- le braccia fortemente piegate, e le pugna strette, e ave- va la lingua coarctata, ritirata verso la gola e soUevata. Lo die tutto facevami onninamente capace che non solo vi era , ma che squisito pur era il senso del gusto. Tentando 1' organo dell' olfatto ora coll' acido acetico , era coir ammoniaca liquida, parve che il mostro talvolta se ne lisentisse, talvolta no; perocche quando mettevasi a gridare e fare suoi movimenti colle braccia e cogli arti inferiori , quando rinianevasi immobile come niente fosse r impressione di que' due penetrantissimi odori. Passate alquante ore ripetei I' esperimento e non ottenni segni pill certi intorno l' esistenza dell' odoiato. Oltre che con- siderando che quelle due sostanze sono molto irritanti mi venne il sospetto che fosse o grandemente ottusa od an- che nulla la sensibilita tattile delia pituitaria , onde per chiarirmi su cio cominciai a titillarla con una piuma. Oh si che a quel tocco il mostro si risenti, e grido forte e fece particolari espirazioni sonore come a scosse, che pa- reano tenere luogo di sternuti, e alia perfine fu preso da singulto. La vista non ci era. Cia io non poteva sperimentare die suir occhio sinistro aperto in grazia dell' ectropio delia palpebra superiore , essendo il destro chiuso. Poneva SOPRA UN MOSTilO EXENCEFALICO 533 dunque dinanzi a quello un cerino acceso , e giravalo dal- r un lato all' altro, ma il bulbo non lo seguiva e riina- neva immobile. La pupilla appariva dilatata , ne rendeva segno veramente certo di restringersi. Corsemi subito al pensiero fossevi amaurosi , ma noii appena accolto ({uesto concetto che il lasciava, vedendo I' occliio non riflettere che una sola imniagine della fiamina, immagine die era tutta anteriore e diritta. Alloia credetti o die la lente cristallina fosse opaca, almeno nel suo segmento anteriore, o che un velo impedisse alia fiatnma di giugiiere a quel- la , e mi apposi, come si vedra piu avanti. L' udito era ottuso anzi che no a sinistra, ed ottusissi- ino e dirci quasi nullo a destra. Fu iiotato per iiinanzi che il meato uditivo esterno di questo lato era ostrntto da una materia untuosa biancastra. Ora sebbene avessi le- vata questa materia , e ben disdiiuso il meato , nondime- no cio era niente , perche il mostro si risentisse de' suo- ni che andavagli facendo al destro orecciiio ; imperocche ([uantunque codesti suoni fossero di tale intensita da do- verlo scuotere, egli non che si scuotesse, non dava neanche un leggier tremito, e se talvolta niuovevasi , i suoi moti erano de' consueti. Armatogli questo orecchio di un cor- netto metallico, e generatovi dentro colla mia voce un suono pinttosto forte, parvemi che questo avesse avuto valeggio di fariielo risentire, scndo cli' egli rispose con una scossa quantunque piccola, ma ripetuto 1' esperiinento non sortivami il medesimo efFetto. Era d' uopo di urli e di fischi all' orecchio sinistro , perche il mostro ne facesse con particolari moti veramente fede di avere udito. Fatte queste esperienze , nutricai di nuovo il mostro e mi partii commcttendolo alle cure di abilissimo infermiere. Non lo rivedeva che dopo .5 ore, vale a dire 2G dopo la sua nascita e lo trovava assai mutato da quando il iasciai. Un freddo marmoreo 1' aveva compreso, ed il termometro applicato ne' diversi punti del suo corpo non saliva che di 3°, 8 al di sopra della temperatura ambicnte sunnota- ta. La sensibilita era abolita : non si moveva se non quan- do era colto da violente convulsioni : non piii gridava : 534 LuiGi Calori aveva debole il respiro, ad oia ad ora inteiTotto , i nioti del cuore oscnri , iinpeiccttiljili i polsi : aveva espulso del inecoiiio e delle urine. Era da un' ora caduto in (juosto stato apopletico del pari e di agonia. Tental di nuovamen- te riscaldario , gli feci delle frizioni con paiinilani caldi intinti nell' animoniaca litfuida, massimanicnte agli arti e lungo la spina; ma tutto fu indarno, cli' egli sempre peg- giorando dopo 4 ore spiro. Passate circa 12 ore dalla morte , venni all' autopsia. II cadavere non aveva sofFerta alcuna altcrazione ed era IVescliissimo e nell' attitudine in cui e ritratto il niostro nella Fig. 1. Tav. 28. Gominciai dallo aprire 1' addome ove trovai tutti i visceri sani. Lo stomaco conteneva del latte in parte digerito , ed i tenui intestini una poltiglia chilo- sa ; il cieco , il colon ascendente e trasverso contenevano fecce ; il discendente ed il retto del nieconio residue. II fegato era alquanto ridotto , massiniamente nel suo lobo sinistro , o non cosi voluminoso ^ come aver soglionlo i neonati ; pesava tre oncle e due dramme : per forma poi , colore, consistenza e struttura niente scostavasi dal nor- male.'^La vena ombellicale era avizzita con entro lei un grumo sanguigno filiforme, e il dotto di Aranzio era cliiu- so da un grumo molto maggiore. L' apparecchio uro-geni- tale era altresi normale , dalle capsule soprarenali in fuo- ri , le quali erano piccole: la vescica costeggiata come di solito da due grosse arterie ombellicali trovavasi pieiia di urina. II processo vaginale del peritoneo era affatto obli- terate, e vedevasi ai testicoli svihippatissima 1' idatide del Morgagni , che altro non e secondo Kohelt, e Follin die 1" ultimo residuo degli intestinuli ciecbi de' corpi di Wolff, analogo al parovario di Kobelt medesimo , od al corpo di PtosenmuUer. Questa idatide era doppia a destra , ed una era alia estremita superiore del testicolo, 1' altra alia te- sta deir epididimo, oltre la quale vi aveva un filamento rigonfiato nella estremita libera , e rassembrante una cla- va , e questo filamento era il vas aberrans di Hallcr. A sinistra era unica e sorgeva dalla predetta estremita del testicolo. Avendo spinta una fina iniezione ne' vasi spcr- SOPRA UN MOSTKO EXENCEFALICO 535 inatici, ho ottenuti altresi pieni quelli della Morgagnana idatide, la quale tutta si era tinta del colore della mate- ria iniettata , e veduta al microscopio sotto un ingrandi- niento di 50 diainetri, mi ha offerta una iiiagnilica rete vascolare particolarmente venosa , la quale mi ha indotto nel sospetto che quella idatide possa in certi incoiitri ave- re una specie di erettisnio. Siccome non mi e nota alcana figura, che ne diniostri codesta vascolare struttura, cosi mi e parso ben fatto di porgerne una che e la Fig. 10. Tav. 32. Passando al torace mi si paro innanzi per prima la glan- dula time di un volume ben superiore a quel si addicesse a feto coaipiuto, ed anco molto compatta : pesava poco men di un' oncia. I polmoni erano rosei , dilatati , e il destro col suo lobo inferiore copriva il pericardio in cor- rispondenza delle cavita destre del cuore. Pressi crepita- vano e formavano delle isole enfisematiche dipendenti sen- za fallo da rottura delle vescichette. Leeai i vasi sauiiui- feri maggiori , e levai di sede in un col cuore i polmo- ni , e posi il tutto nell' acqua. I polmoni non mostrarono la piu piccola tendenza a calare e rimasero a galla. Li tagliai in molti brani , e misi altresi ciascun brano nel- r acqua e tutti galleggiarono : dond' ebbi piena fede che la respirazione era stata perfetta. Entro il pericardio rac- chiudevasi un cucchiaio circa di umore. L' esterno aspetto del cuore nulla olFeriva d' insolito, e cosi pure la sua struttura e le sue cavita, le quali a destra erano distese da nero sangue, ed a sinistra poco o punto ne conteneva- no. La valvola del forame ovale erasi molto allunifata e chiudeva quasi per intero questo forame , e quantunque la comunicazione fra le due orecchiette tuttavia persistes- se , nondiineuo assai poco di sangue avrebbe potato dal- r una air altra passare. II dotto Botalliano era riempiuto da un grosso grumo sanguigno aderente , la sostanza cruo- rosa del quale erasi infiUrata fra le tonache del dotto me- desimo. L' arteria aorta nulla aveva di notabile ; metteva dalla convessita del suo arco i soliti rami , e le carotidi primitive presentavano una grossezza normale. La distribu- 536 LuiGi Caloui zione delle artcrie per il coipo noii scostavasi punto dalle regole oiJiiiaiie. I grossi troiichi artcriosi coiitenevaiio po- co sangne ; non cosi le veiie clie in generale ne erano piene. La glaiulula tiroide aveva un mediocre volume. La muscolatma era robusta , torosa ; e ben sviluppate e conformate le ossa del Ironco e degli arti , lasciando pero da parte stare il piede sinistra, in cui 1' esser varo dipendeva , come in un gran nuiiiero di casi, da una tor- sione della maggior parte delle ossa del tarso sul loro piccolo assc. Delle anomalie del tcschio osseo parlero piii avanti. Ora de' tumori del capo , e del sistema nervoso. Aperta la spina , e la regione occipitale del cranio levandone la porzione lambdoidea dell' occipite, ed insieme aperti quei tumori, siccome rappresenta la Fig. 3. Tav. 30., sgorgo nel tagliare dello siero dapprima chiaro , poi torbo ; ed in fine anche sanguigno che raccolto e pesato riusci sette oncie e tre drammc , ma ne cervello ne cervelletto ap- parvemi ; conciossiache di amendue tenessero luogo tre vesciche formate in gran parte dalla pia meninge , ed in- siem comunicanti, le quali racchiudevano 1' anzidetto umo- re. La vescica del cervelletto era la piu piccola , e sol nel fondo conteneva alquanta polpa nervosa moUissima, la quale strettamente aderiva al seno romboidale, ed era continua ad altra porzione postale davanti, conispondente alia fossa media del cranio , ed al solco che disgiugneva i tumori del capo , la quale porzione probabilmente ap- parteneva ad una quarta vescica intermedia , rimasta in- distinta, quella de' tubercoli quadrigemini. Le altrc due vesciche rappresentavano gli emisferi cerebrali, e nascon- devansi entro i tumori. Quella del tumore posteriore ave- va poca ])olpa nervosa, la quale dipartivasi dalla porzione intermedia accennata, ed ascendeva poi oltre il pedunco- lo del tumore medesimo , entro cui sola si prolungava la pia meninge come a soppannarlo. La vescica del tumore anteriore era fornita di una molto maggior quantita di quella polpa, la quale movendo pure dalla porzione inter- SOPRA UN MOSTKO EXENCEFALICO 537 media, nel detto tuinore internavasi sotto forma di inem- brana , clie andava via via assottigliandosi, come p'lii si appiessava alia soiiiinitu di esso , ove (juasi aflfatto scom- pariva, e per tal inodo si aveva quivi come uiio sbozzo di emisfero : oltre die uella parte posterioie ia membrana medesima lussurcggiava e cresceva in una prominenza o nucico nervoso grosso piii di una grossa noce , il (juale j'icordava uno de' ganglii cerebrali , ed era questo nucleo che sotto r csplorazione esterna rendeva al tatto alcuna cosa di sobdo , e die sotto una pressione, comeccbe leg- gerissima, riusciva cotauto sensibile da far entrare il mostro in convulsioni. Nella citata Fig. 3. Tav. 30., della quale bo Hn qui fatta la spiegazione , apparisce ancora 1' involucro esterno de' tumori costituito da' tegumenti oltreniodo atte- nuati , e come 1' amnio aderisce a quelli del tumore ante- riore e forma poi una duplicatura libera e fluttuante tra questo tumore e I' amnio stesso, la quale duplicatura ras- sendira un epiploon. Tratte di sito le parti noverate , meno la pia meninge del tumore posteriore, e vedute dalla faccia anteriore a dalla base come nella Fig. i. Tav. 30., si notano le seguen- ti particolarita. La midolla allungata e ben svilnppata e normale ; manca la protuberanza anulare e le altre parti della base del cervello , dalla glandula pituitaria infuori : la vescica del tumore anteriore forma una prominenza che risponde al grosso nucleo nervoso suddivisato : sonovi due carotidi interne , e due vertebrali di ragguardevole capa- cita. Eccetto il tronco de' nervi olfattorii, gli altri tutti nervi cerebrali esistono : ho detto il tronco , perocche al- ia pia meninge del tumore anteriore veggotisi appiccati de' filamenti nervei che attraversavano i forellini della la- mina cribrosa dell' etmoide e tali fdamenti sembravano appartenere al nervo olfattorio destro. Non vi ha chiasma de' nervi ottici radicati tra le vesciche de' tumori. I nervi de' muscoli del bull)o dell' occhio ., il facciaie, il trigemello, ed i ([uattro ultimi cerebrali sono normali e bene sviluppati. La midolla spinale non mostrava niente d'insolito. e cosi [)urc i suoi nervi. T. X. 68 538 LuiGi Galoui II nervo gran simpatico presentava in tutte sue parti nn grandc e raggiiardevole svilnppo. Osservando i bulbi degli occhi , trovavasi il sinistro al- (jnanto pin volumiuoso del destro. Avevano pero aniondue e le membrane e gli umori normali, salvo che in entram- bi persisteva la membrana pupillare , la quale era anche pluttosto crassa. E cio rendeva ragione , perche appressata al sinistro occhio, e giratagli davanti una candela accesa , quello non si movesse , ne in lui pingessesi clie una im- magine della fiamma , tutta anteriore , come fu detlo, e diritta , resa senza fallo dalla cornea lucida. Rispetto agli apparecclii degli altri orgaui dei sensi , notai gia le loro condizioni e le loro piu rilevanti anoma- lie. Quanto sia da aggiugnere, ne lo fa manifesto 1' ispe- zione del teschio osseo, e risguarda lo scheletro dell' or:;a- no olfattorio, ed il volume delle ossa petrose , la destra delle quali e piu piccola della sinistra. Tutte e due poi hanno il canale semicircolare verticale superiore men co- perto die non si appartiene alia eta di neonato di I 1 me- si. Dello scheletro olfattorio cadra rneglio far discorso in appresso. Finalmente il teschio osseo Tav. 31. Fig. 5. alia 9. inclu- sive, e innanzi tratto notabile per la quasi intera mancanza della volta del cranio , non cosi come negli Iperencefali , sendo che la porzione lambdoidea dell' occipite e bene sviluppata , ed ha per soprappiu al suo lembo superiore od anteriore due sottili linguette ossee che le si congiungono, prolungate dai parietali e circoscriventi posteriormente 1' ampia apeitura dond' usci il cervello , o mossero i due tumori suddescritti. Ma il mancamento risguarda le regioni parietale e frontale ; conciossiache le due ossa che com- pongono la prima, sono ridotte a due strette lamine late- rali soprapposte ai temporali , finitime anteriormente alle orbite di cui fanno parte , e prodotte posteriormente nel- le linguette poc' anzi divisate, e le due ossa che compon- gono la seconda, sono affatto sceme della porzione fron- tale. Onde il cranio e largamente aperto nella regione anteriore e nella superiore. I limiti dell' apertura vengono SoPRA UN MOSTRO EXENCEFALICO 539 de^critti dal inargine supeiioie delle laniiiie parietali , dal lembo estcrno delle porzioni orbitali de' fronlali , assai fia loio allontanate e girate esternamente , e di iiiogiiale svi- liippo , esseiido la destra inolto pin estesa della sinistra; dall' elmoide in fine scpaiatosi nellc due masse iaterali del suo labirinto, girate esse pure alio esterno per segui- re le orbite , delle rjuali masse la dcstia e molto piii vc- luminosa e uormale della sinistra, ed ha seco lei condot- ta la maggior parte della lamina perpendicolare che sem- brerebbe essa altresl aver sublta una divisione in due, una delle quali piii piccola tratta a sinistra, 1' altra mol- to pill grande a destra. Amendue le lamine poi erano ossificate ed oblique in avanti , ed all' ultima era da una parte attaccato il tumore anteriore, e dall' altra il vomere diretto orizzontalmente a destra e descrivente con essa un angolo aperto. Le fosse della base del cranio apparivano irregolari, deforraate , strette , dalla occipitale in fuori , la quale conservavasi tuttavia la piu capace ed era la me- no innormale. La sfenoidale trovavasi a sinistra piii lunga nella direzione o diametro antero-posteriore e meno nel trasverso che a destra, in grazia di una certa obliquita , e direi quasi rotazione dello sfenoide verso il lato destro. L' anteriore era pochissimo estesa a sinistra, e molto a destra, e terminata anteriormente da una incisura o si- nuosita costituita dalla disgiunzione e divaricamento delle due masse Iaterali dell' etmoide , e a (pianto pare, ancora della lamina perpendicolare. I fori della base del cranio pel transito de' vasi e de' nervi erano generalmente am- pii, e tutti csistevano dal rotondo della grande ala sfe- noidale destra in fuori , foro confuso nella fessura sfeno- -orbitale. Quantunque vi avessero tutte le ossa atrofiche divisate ed anteriormente a sinistra fossero anche riunite per larghe membrane, nondimeno il processo di ossifica- zione aveva molto progredito, essendo elle assai compatte e dure , e direi quasi eburnee particolarmente nella regio- ne posteriorc. Ad ultimo la parte piii larga del cranio corrispondeva alia base delle rocche ed alle porzioni ma- stoidee de' temporali , le quali facevano una ragguardevole 5i0 LuiGi Calori pi-ominenza che unita alio appianamento della porzione lanibdoidea dell' occipite , dava alia parte posteriore del cranio stesso una forma angolosa. Quanto ai diametri , il longitudinale od antero-posteriore misurava 8 cent. , il trasversale 5 , pin 7 mill. Nella regione facciale la cosa a parer mio piu rilevante era la direzione delle orbite non piu antero-posteriori , ma trasversali colla base rivolta alio esterno siccome nei bruti ; la quale anomalia era piii pronunciata a sinistra che a destra. A sinistra del pari 1' orbita era alquanto piu posteriore. Del resto amendue componevansi de' me- desimi elementi ossei che in istato normale salvo che que- sti erano, a sinistra massimamente , non poco disguisati. Siccome il mostro aveva una doppia gola Inpina , cosi nelle ossa della niascella superiore ci erano le anomalie che accompagnano quella deformita , come la disgiunzione e 1' allontanamento de' mascellari e de' palatini , la sepa- razlone completa dell' intermascellare , il quale era spin- to a destra ed aveva il suo peduncolo contorto che arti- colavasi col vomere anch' esso piegato e tratto , come ve- demmo, a destra, ed orizzontale. L' intermascellare aveva tre foUicoli dentarii che contenevano tre corone di denti incisivi assai sviluppate , una media voluminosissima e due laterali meno voluminose; ciascun processo alveolare dei mascellari ne mostrava cinque, ed il primo era di un in- cisivo, quel che seguiva di un canino, e gli altri tre di molari, P ultimo de' quali era senza fallo di un molare permanente anteriore : onde che il numero dei denti lat- taiuoli superlori era aumentato di uno , e questo era un incisive. Delle ossa nasali non rinvenivasi alcuna cosa che a destra, ove poi era abbastanza sviluppato il labirin- to etmoidale ed il turbinate inferiore : a sinistra questo turbinate era ridotto ad un piccolissimo ossetto , e non riconoscevasi quel labirinto. La mandibola era un po' as- simetrica e molto voluminosa , ed aveva due nuclei ossei nella sinfisi. Ma basti il fin qui detto delle ossa di que- sto teschio ; che ad una particolarizzata descrizione sop- periscono le succitate figure della Tav. 31. SOPRA UN MOSTRO EXENCEFALICO 54-1 Pel' le cose fin or discorse e cliiaro e manifesto che r exencefalo descritto diversificava da' conosciuti per non pochi rispetti, preclpui de' quali erano i due tumori del capo e r assoluta mancanza della regione anteriore della volta del cranio. Ma quale sara stata la cagione della mo- struosita? Noi non abbiam qui ad affaticarci in un lungo ed intricato cammino per rintracciaria e coglieria ; che il fatto stesso ne la para dinanzi , e vuolsi avvisarla nelle aderenze dell' amnio col capo mostruoso. Queste aderenze fossero 1' effetto di un morboso processo adesivo , o cio che parmi piii verosimile , di una imperfetta separazione o svolgimento dell' amnio dalla testa in rudimento dell' ap- pena delineato embrione , certa cosa e che elle in grazia del peso dell' ognor crescente embrione sospeso pel capo al lenibo della placenta la dove inserivasi il funicolo om- bellicale , od in grazia altresi de' movimenti che 1' embrio- ne divenuto feto andava facendo , hanno dovuto essere causa di stiramento e di mala direzione si delle vescichet- te cerebrali come del cranio primitivo ed ancora della regione facciale. Senza che hanno avuto ad esercitare una nociva impressione sul processo formativo delle parti indi- cate , aiutata poi dall' essere il feto costretto col capo ad una posizione fissa ed impedito dal rivolgersi ; circostanza secondo che abbiamo da notissimi esperimenti di GeofFroy Saint-Hilaire suUe ova incubate intesi al producimento ar- tificiale di mostri , valevolissima a procrearli. Dal che tut- to non poteva a meno di conseguitare 1' imperfetta evo- luzione e 1' innormale direzione degli elementi ossei che costituivano le fosse anteriore e media della base del cra- nio; la deficienza quasi intera della volta del medesimo, la persistenza di gran parte della massa encefalica nella sua primordial forma vescicolare , ed altresi lo slogamento e riempimento di liquido delle vescichette di essa massa piuttosto che di polpa cerebrale che scarsissima erasi sola in certi punti irregolarmente depositata, la permanenza della primitiva gola lupina , il traimento a destra dell' in- termascellare , del mascellar destro e di quella porzione di naso che tendeva a separarsi dalla bocca, ed infine il 512 LuiGi Calo lU / rivolgiinonto della base delle orbite ai lati della testa sic- come lie' bruti. Delle quali anomalie torna si facile a compreiidere per quelle aderenze la genesi die saiebbe un perder tempo lo spendervi intoino piii lungo discorso. Aggiugnero solo a pro della Tocologia clie tali adereiizc possono pur essere eflicaci a deterinuiare la j)osizione del feto nc\ parto , e nel caso uostro era come una necessita clie il mostro si preseiitasse per le uaticlie, a meno che quella porzione di orlo placentale cui era appiccata la testa di lui , non fosse stata alia bocca dell' utero , o iu prossimita della niedesima. Faro fiue al inio dire considerando i feuomeni preseu- tati dal mostro durante la vita in relazione con le condi- zioni del sistema nervoso , e particoiarmente dell' asse ce- rebro-spiuale. Noi gia vedemmo die in gran parte man- cava il cervello e non vi aveva die come uno sbozzo di emisfero con un grosso nucleo di polpa cerebrale nel tu- more anteriore; vedemmo il cervelletto ridotto ad un sot- tile strato della sua sostanza aderentissimo alia midolla allungata, e che questa e la spinale in un co' loro nervi , ed il sistema nervoso ganglionico o vegetativo erano se- coudo norma. Trovammo altresi gli apparecclii delle fim- zioni organiclie o vegetative generalmcnte ben conformati e sviluppati , e cosi anche in parte quelli della vita di relazione, come T appareccliio della locomozione, 1' orga- no della voce, 1' apparcccliio della sensibilita tattile, del- la gustatoria, dell' uditiva, specialmente a sinistra ec. I fenomeni che il mostro presento , risguardavaiio F adem- pimento delle funzioni aflidate a questi apparecclii; e ri- spetto alle vegetative o per dir piii esatto , a quella loro sezione che provvede alia conservazion dello individuo, non si ha alcuna difficolta a spiegarle, siccome era Integra la midolla allungata e spinale ed iutegri i nervi respiratori, e il vago e il siiupatico; conciossiache e noto per gli esperimenti del Legallois, die la midolla allungata, o quel tratto di lei chiamato da Flourens nodo vitale e la sor- gente di tutti quanti i movimenti respiratorii , il ([uale tratto stimolato, secondo Muller, dal sangue arterioso mette SOPRA UN MOSTKO EXENCEFALICO 5-43 in azione la sua facolta riflessiva od eccito-motrice , e sca- rica il principio nervoso necessario a quel movimenti ; lo die avvieii pure se 1' irritazioue della mucosa polino- nale, o di altre venga a quel tratto trasitiessa dai uervi seiisori, siccouie vedcnnno quando peiietro nella huinge del mostio alquanta acqua zucclierata, e si titillo con una piunia la nienihiana pitnitaiia. E noto del pari che i ner- vi vago e siiii[)atico per il priiicii)io nerveo ciie lor viene riflesso e dalla midoUa allungata e dalia spinale, e f'orse anco, rispctto al sinipatico , od a' suoi rami periferici, per un principio proprio, operano die le altre I'unzioni vege- tative si elTettuino. Ond' e cliiaro e provato che queste funzioni , anclie quando non fossevi stato alcun vestigio di cervello ne di cervellotto, avevano abhondantemente onde potcrsi recare ad atto. In quanto ai fenomeni degli appa- recchi della vita di relazione , egli e da considerare e te- ner mente , clic se la midolla allungata e la sorgente dei movimenti respiratorii , e altresi la sede dello influsso del- la volonta e della facolta di sentire. Di fatto gli esperi- menti di Flourens, Hertwig , Longet ed altri provano che un animale privato del cervello e del cervelletto non per- de quelle due facolta, le quali allora solo vengono meno, quando la lesione pur comprenda il nodo vitale della mi- dolla medesima. Nel nostro mostro trovammo la sensihilita generale sebbeue non ovunque ad un grado , lo che e secondo natural legge, come la quotidiana osservazione, e gli esperimenti fatti dal Welier col compasso esplorato- re del pari e inisuratore di essa sensibilita lo attestano. Comprovamino pure la sensihilita speciale di alcuni orga- ni dei sensi, la gustatoria cioe che ne apparve squisitissi- ma, e I'uditiva, qnantunque rnolto ottusa , e come nulla a sinistra. Intorno la quale ottusita non si vuol tralasciar di notare cli' ella e cosa propria a' neonati : non e per questo per6 che si intenda di escludere , che non abhia anco potuta divenir maggiore nel nostro caso , in grazia della mancanza di tante parti cerehrali, e di un certo schiacciamento de' nervi acustici operate probabilmente dal- 1' idrocofalo. L' odorato poi non poteva esserci attesa la 51 i LuiGi Calori mancanza delle parti cerebrali medesime, e quella sopiat- tutto del tronco del nervo oUattorio ; e neppure poteva esserci la vista, non tanto perche la membrana pupillare ancor persistente la inipedisse , quanto perche non ci era- no a propriamente parlare i tubercoli (juadrigemini , dai quali dipende la virtu visiva , per forma che il mostro , se fossesi anclie distrutta quella membrana, non avrebbe avuto il vedere. Ma le sensazioni suddivisate furon' elleno percette dal mostro , o n' ebb' egli coscienza , le convert! in idee , attes' egli ? Questione piii che mai delicata e difficilissima, niassime quando si ponga mente che non mancavano affatto gli emisferi cerebrali, anzi sen trovava come r abbozzo di uno nel tumore anteriore con soprap- piu un grosso nucleo di polpa nervosa. Noi sappiamo che nesli emisferi risieffeono le suddette facolta dell' anima (coscienza, conversion delle sensazioni in idee, attenzio- ne ) , ma qual ne sia il precise punto della sede non sappiamo. A tutti sono conte le esperienze di Flourens , e di Hertwig, per le quali e dimostro, che un animale cui sia levato un' emisfero, cade bensi in debolezza nel lato opposto del corpo, ma questo state non dura molto a lungo , e si reintegrano le forze e ritorna fra i due lati del corpo 1' equilibrio , si che l' animale intende , cammi- na, salta e si muove come per innanzi. Ed e anche piu al proposito nostro il caso narrato da Cruveilhier, pel qua- le sembra che un emisfero possa supplire 1' altro nell' e- sercizio delle funzioni intellettuali , avvegnache ei vide in un uomo che le aveva integre, eininentemente atrofico un emisfero cerebrale. Ma si puo obbiettare che tra lo sbozzo di un emisfero ed un emisfero perfetto corre gran- de differenza, e che gli atti pc' quali il mostro faceva sembiante di avere sentito e percepito, potevano bensi essere volontari , ma non spontanei ne determinati dal- r azione delle suddette facolta dell' anima ; e che d' altra parte potevano benissimo spiegarsi colla teoria de' movi- menti reflessi cotanto illustrata in questi ultimi tempi da Marsall Hall e da MuUer. Apprezzo 1' obl)iezione , e con- vengo, che questa teoria e applicabile a moiti de' fenomeni SoPRA UN MOSTRO EXENCEFALICO 545 presentati dai nostro mostro, come a cagion d' esempio, all' aver egli ritirato i piedi pel solletico della pianta , air aver stretto il mio dito inessogli iiclla vola della ma- iio, air essersi scosso in grazia delle puuture fattegli alia pelle del tronco, dei forti suoni fattigli agli orecclii ec. ; nei quali tutti casi basta che la sensazione sia trasmessa alia midolla spinale, perche stiinolatane la facolta riflessi- va od cccito-niotrice reagisca sui nervi motori , e se ne abbiano que' movimenti. Convengo che possono esservi dei nioviineiiti volontarii proinossi da sensazioni che non per- vennero alia coscienza , die non traslormaronsi in idee, che non eccitarono attenzione , ma questi movimenti non sono spontanei, causati cioe da un impulso interiore del- r anima sulla niidolla allungata che vedeuimo essere sede deir influsso volitivo, ma da un impulso che viene dal di fuori deir io ; imperocclie come 1' hanno provato gli espe- rimenti di Flourens confermati da Hertwig , Bouillaud e Longet , i piccioni ch' egli cbbe privi degli emisferi cere- brali camminavano bensi , ma spinti a farlo, volavano ben- si , ma gittati che fossero nell' aria , e quando non vi erano queste circostanze, si rimanevano nello stupore. Ma i fatti cui alludo, erano di tenore ben diverso dai fin qui divisati, e per restringermi ad uno de' principali, diro che r essersi acchetato il mostro in grazia della dolce fre- gagione , che io facevagli col dito bagnato di acqua zuc- cherata sulla lingua, V essersi messo a gridare allora che cessai cotale fiegagione , e 1' essersi nuovamente raccheta- to quando la riunovai , cio tutto prova ch' egli ebbe co- scienza della piacevole sensazione, che la convert! in idea di piacere , o di soddisfazione di un bisogno, che la ri- tenne, che vi attese , che per qneste operazioni voile la continuazione di quella, esprimendone la sua volenti col linguaggio de' gridi , e se ne ebbe conferma quando al tornargli quella fregagione torno a racchetarsi. Laonde sembrami chiaro e provato che nel mostro non furonvi semplici sensazioni, ma esercizio ancora delle predette fa- colti deir anima, le quali avendo loro sede negli emisfe- ri cerebrali e giuocoforza pensare che quantunque quel- T. X. 69 546 LuiGi Cai.ori r emisfeio die in lui esisteva , fosse nno sbozzo di einisFe- ro, non di manco potesse valere a tanto. Se poi alciiiio domandasse , perche il iiiostio nmovesse e girasse la lin- gua come in traccia di qualche cosa , risponderei non es- sere codesto fenomeno stato che istintivo, e lo paragone- rei ad uno di que' uioviuienti che fa il neonato sentendo il bisoguo di nuti'icarsi avanti gli sia porto da suggere il capezzolo, o ai priuii uioviuienti del suggere istesso. Ma che direnio noi dell' avere il niostro avuta egual forza di niovinienti in anibo i lati del suo corj)o, dall' es- sere questi niovinienti stati non solo volontarii e sponta- nei , ma regolari e conformi a que' dei neonati peifetti ? Da quest' ultima particolarita in fuoii , le altie iianno lo- re spiegazione nelle cose dianzi ragionate, sicclie per fug- gire prolissita e iioia lasciero di parlarne , e a quelia li- mitero il mio discoiso. Siccome la regolaiita de' niovinienti dipende secondo le esperienze di Flourens dal cervelletto, e siccome questo era quasi a niente ridotto nel mostro , cosi facea d' uopo che un altro organo lo supplisse, e que- sto non poteva essere che la midolla spinale. Lo die ri- sulta pure dalle predette esperienze ed e comprovato dai fenomeui, die gli uccelli, i batrachi, e alcuiii pesci deca- jiitati presentano ; ma soprattutto da quelli die Tieviranus e Walchenaer osservarono sul Carabus granulatus , e sulla Cerceris ornata,i quali insetti poicli' ebbero mozza la te- sta, nonpertanto cessarono di proseguire il loro corso , e il primo continuo a correre come per innanzi, e posto supino fe' tutti gli sforzi per rimettersi prono ; il secondo non si tolse, anche allora che ne fu stornato, dalla caccia di un' ape che fuggiva a niettersi in salvo nel suo alvea- re. Oltre che e saputo e cognito che una sanguisuga ta- gliata in due , le due parti camminano tuttavia come fossero due sanguisughe intere, e che le planarie, secon- do Duges, fanno altrettanto , egualmente tagliate ch' elle siano. Ma vi hanno de' fatti die provano la midolla spi- nale possedcre a grado ben maggiore la facolta regolatri- ce de' movimenti, e possederla in tutte sue parti; e que- sti fatti risultano da una serie di esperimenti da me istituiti SOPRA UN MOSTUO EXENCEFALICO 547 sopra un Geofilo comunissimo ne' nostii terreni , del qua- le vi ho recata una figura , ed una pieparazione dell' as- se cerebro-splnale conservata nell' alcool, non clie altre dimostianti la stiiittura de' ganglii e l' andaniento delle fibre nervee delta niidolla addoniinale. Non vi sia discara, o Sinnori ^ la diirrcssione die mi e necessario di fare a fin di nanarvi questi esperimenti, i quali ho nducia deb- bano rinscire d' illustrazione a cotal punto di dottrina, e di appello altresi a' fisiologi accio vogliano ad essi atten- dere, e qiiando ne fossero fatti capaci della importajiza , anche ripeteili. II Geofilo indicato e il Geophilus Gabrielis die io chia- mero Scolopendra Aristotelis et Nicandii , perocche pare die questi anticlii avcssero contezza di lei , e di alcuno de' suoi singolarissimi fenomeni. Ella cammina tanto in avanti die in addietro ; onde Nicandro credette che 1' a- vesse due teste , e siccome era medico del pari e poeta canto bicepsque Scolopendra Cujus euntis alae ut renii navis festinant (!) Aristotele poi discorrendo la grande tenacita di vita negli insetti noto essere massima in quelli che avevano moiti piedi adducendone in esempio la Scolopendra , la quale divisa in due meta continua a vivere lungamente , e la meta anteriore corre in avanti , la posteriore in addie- tro (2). Plinio non fa menzione del fenomeno , ma solo della lunga vita delle due meta (3) ; lo die verifico Au- gusto Unzer (4) in una Scolopendra cui non da nome , e Giorgio Shaw nella Scolopendra elettrica (5). Per trovar chi parli nuovamente del fenomeno indicato da Aristotele, (1) Nicandri veteris poelae ct nicdici Tlieriaca ct Alexipharmaca cum Scho- liis , iiilcr[)i'cte Joan. Loniccro. Colnniac 1531 pag. 51. (2) Aristotelis de liisloria aninialiiini lib. IV. Cap. VI. (3) C. Plinii natiir. liist. lib. XI. Cap. IV. (4) Bibliotli. Anal. etc. aiict. A. von Hallcr. Tiguri 1777 Tom. 11 pag. 400. (5) Transarlions of the Linnean Society Vol 11 p. 1789. 54-8 Luici Calori bisogna discendere fiiio a Mattioli , die scrive esserne sta- te testiinon di veduta in una Scolopendra comune , e co- nosciutissiina in Toscana (1), ed il siniigliante afferma Ulisse Aldrovandi (2). lo ho piu e piii volte ripetuto lo espcri- mento praticato da questi Autori e mi ha sempie coiifer- mate le loro asserzioni , nia ho notato di piii che la metk corrente retrorso evitava gli ostacoli, che opponevale quan- do pero fossero stati insormontabili , dinanzi a' qiiali talo- ra alcun istante soffermavasi ed anco indietreggiava , poi subito torceva la via, e se gli ostacoli erano piccoli, supe- ravah, non altrimenti che faceva la nieta anteriore cui era unita la testa. Senza che la meta posteriore non corre sempre retrorso fin ch' ella vive, ma dopo mezz' ora al piii inverte suo corso ; ed invertitolo, riesce difficilissimo a farle ripi'endere il primiero , e quando si ottenga V effetto col pungerla speciahiiente dalla parte del taglio, non seguita molto a correre alio indietro. Conservando le due meta entro un vaso pieno del terriccio in cui era solita a di- morare cotale Scolopendra, e adacquando quasi tutti i giorni il medesimo terriccio onde non divenisse troppo asciutto , ho veduto che esse meta penetravano e nascondevansi en- tro quel terriccio , ma questo penetrai'e e nascondersi era piu della meta anteriore, la quale poi visse otto giorni, mentre tre ne sopravisse alia morte di lei la meta poste- riore (3). Osservando ogni giorno queste due meta, in- contrava i medesimi fenomeni , ma in pari tempo vedeva scemare in loro a poco a poco la vita. La sensibilita e la motilita si cominciava a venir meno, cominciando dalla parte del taglio cosi che la morte progrediva in una ver- so la testa , nell' altra verso il punto estremo posteriore del corpo. In quest' ultima meta o meta posteriore, un giorno innanzi che la morisse per intero , il detto punto (1) Discorsi del Mallioli nel sesto libro di Dioscoride Cap. XLIII. (2) Liber qiiintiis de insectis Cap. XV. (3) Anche nella Scolopendra eletlrica secondo G. Shaw la meli posteriore sopravisse all' anteriore. SoPRA UN MOSTKO EXENCEFALICO 549 noil dava piu segni di vita , nia le parti iritermedie a questo , ed alia estremiti niortificata prossima al taglio, stiniolate die fossero con iiiio spillo, inovevansi e terita- vano di caniininare; iiioviinenti clie eraiio senza (alio ri- flessi. Reiterate volte ho fatto questo esperimento con uu successso presso clio simile : I' lio aiiclie variato ed ho conosciuto clie decapitando sernpliceniente tale Scolopen- dra, prendeva il descritto correre retrorso, e dopo uii certo tempo invertivalo. Ma una particolarita curiosissima e, die tagliando via dalla incta posteriore di essa Scolo- pendra , o a questa decapitata corrente retrorso una poi- zioncella di tronco dalla parte del taglio, si la porzione posteriore die il troiico senza testa si mettevano subito a correre alio innanzi ; cio che mi e intervenuto piii volte quando anclie fosse passato tin picciolo spazio di tempo dalla prima tagliatura. E la porzioncella tagliata via, se e bastanteinente lunga, poni 8,0 10 linee, prosegue es- sa altresi a camminare in avanti. Finalinente divisa luia di queste Scolopendre in piu pezzi , quando essi abbiano una sufficiente lunghezza, p. e. , 1' assegnata alia porzioncella anzidetta, tutti i singoli pezzi camminano in avanti come fossero taiiti animali interi , ed evitano gli ostacoli torcen- do al lore incontro la via , e proseguono vivacemente il loro cammino 10, o 12 ore, talora anclie piii, talora meno , poi fanno sosta , e muovonsi con lento nioto pro- gressivo se li stimoli ; moto che poco dura , ed essi pezzi tornano alia pristina quiete. Cosi possono vivere fino a due giorni, e quel di essi che muor prima , e il pezzetto cui e annessa la testa. Succede in questi pezzi uno incur- vamento a concavita superiore , vale a dire che i due estremi di ciascuno corrispondenti a ciascun taglio ahjuati- to soUevansi. Quello cui e unito il punto estremo del corpo , opposto alia testa, solleva solo quest' ultimo : so- migliantemente avviene ndie due meta suddiscorse ; che esse erigono e portano alta 1' estremita tagliata , massime la meta posteriore. Questa specie di Opistotonos e certo un effetto di tensione nervosa. Noter6 ad ultimo che quan- to pill lunghi sono i pezzi onde fu divisa la Scolopendra , 550 LuiGi Galori tanto inaggiore e in loro la vivacita e la motilita e la durata della vita, e cfie i narratt esperimenti mal riesco- no o noil riescono punto nel verno , ina solo nelie tem- perate stagioni e soprattiitto nella calda.' Ho esaminato 1' asse ceiebio-spinale di questa Scolopcndra , ed ho tio- vato die i ganglii sotto e sopra-esotagei o cerebrali sono iioii niolto piu grossi di quei della midolla addominale. Questi poi sono ovali, e nurnerosissiini contandosene 148, e fra lor distano alquanto piu della lungliezza di un gan- glio dai pill posteriori in fuori , che sono assai ravvicinati e quasi contondonsi. II Newport (1) ha studiato specialmente ne' Julidi la struttura di codesto asse nervoso, e in esso ha ravvisato due serie di fibre longitudinali superiore ed iuferiore attraversanti i gangli della midolla, e senza pa- tire interriizione di sorta recantisi ai ganglii sottoesofagei e cerebrali : ha scorto altresi delle fibre trasverse che passano dall' una all' altra meta de' gangli, e servono di conimessure, ed in fine delle fibre lateral! ch' ei chiama fibre di rinforzo , estese dalla parte posteriore di un gan- glio air anteriore di uno o due de' retroposti , fibre che formano parte de' due cordoni della midolla intermedi ai gangli. In fine ogni nervo che esce da questi , componesi delle quattro divisate sorte di fibre , cioe di quelle del- le due serie longitudinali superiore ed inferiore, le qua- il serie come fu detto, mettono capo ne' ganglii sotto- esofagei e cerebrali; di fibre trasverse o commessurali . che non solo riuniscono le due meta de' ganglii , ma fiin- no altresi comunicare il nervo di un lato con quello del lato opposto ; e di fibre laterali , che non comunicano che coi ncrvi di un altro ganglio del medesimo lato del corpo. Oltreche il medesimo Newport ha fatto una serie di esperimenti sul Julo a sul Litobio forficato quando di- videndo e distruggendo , anche su molti punti, la midolla mediante incisioni sottocutanee, quando distruggendo i (1) Yedi transactions philos. etc. an. 1843. Soi'RA UN MOSTRO EXENCEFALICO 551 ganglii ceiebrali, (jiiaiido decapitando (jue' iniriapodi. Trop- po lungo saiel)be il riferire questi esperimenti , fra' quali si ha per coiicliideritissimo il quinto praticato su alcuni Juli , lie' qiiali la inidolla addominale sola fu con un ago divisa e guasta in quiiidici o venti j)unti, e fu lasciata iii- tatta la parte anteriore e la testa. Nota 1' autore die que- sta e la parte corrispondeiite di tronco diedero i piu ina- uifesti segiii di sensibilita , e di inuoversi volontariamcMite. La porzione di tronco clie aveva la midolla integra esegui la loconiozione evitando gli ostacoli , e trascinandosi dietro quella clie aveva la midolla lesa , la quale ultima porzio- ne riusciva poi al millipede di alcun impaccio e fatica nel camminare, addimostrandolo egli col rivolgere sj)esso indiotro la testa ; e la medesima porzione trascinata niove- va irregolaiinente e debohnente i piedi, il nioto de' qiiali alia perfine poi si accie]>be, ed invase tutto il corpo die violeiiteniente si piego in cerchio , siccome sogliono i Juli. Conclude il Newport da' suoi esperimenti che la sensibi- lity e volonta risieggono ne' ganglii sopraesofagei o ccre- brali , die queste due facolta, si certamente 1' ultima, sono estranee ai ganglii della midolla addominale, i 3 X V* ■;'» .«Jr t ■■->-^) 1^ H' « . .^^/^■it-> K 4 I 4 H t. E ■■'^;'.A r' -y I S^ ]x_ j^" 4«f. vJl l^?!?fl. ^ \ \ \ t M.M.l'l (Mil \ ■■.:* h ._ -'!■*'■* ^_ -*^ ■^•^ ~ ^r A ^ ■-^ -^■"Ire^R C^ c&. :XrZ c^yy. i^./ /A ^ ■ i v-\ li fnili J,. ,|j| vrr. » C B>-ttim Inc Ut Ajii^ialii.. ^'•'A'*'. .v80 Paolo Predieri e da altri studiosi di cjuesti argoinenti di luedicina legale e psicologica , deniio comprendeisi la Kleptomania, e la Piromaiiia , cioe la teridenza iriesistihile al t'lirto, ed agli incendi ; la D'ipsoTtian'ia, e la ErotonKinia, i[\.\ii\\a. cioe che spiiige takini alio sinodato use delle Levaiide alcooliciie , o al conato avidissimo dell' aniore, e del piacere lascivo. Gli attiiali piogressi dclla medicina legale piu non peimettono, a inio avviso, disposizioni goiierali , dubbie , eqiiivoclie, ed indeterniiiiate ; ma vogliono iuvece, die per alcuui speciali casi, si proceda in oggi con disposizioni cliiare ed appropriate, e con nonii di malattie bene defi- nite. Lo stato mentale degl' Idrofol>i al terzo stadio di malattia, si grandemente alterato, e sconvolto dalle con- vulsioni e dagli altri fenomeni surricordati (che era lo ab- battono, ed ora lo esaltano grandemente) debbe a mio avviso, coUocarsi nel novero in genere degli stati dubbiosi della mente , pei quali occorrer debbono avvertenze speciali, e regolari perizie , onde accertarsi della libera coscienza, e rendere per tale metodo validi gli atti fatti , e le cose sta- bilite o prescritte \ senza delle quali parmi sia necessario divengano questi atti come nulli e non avvenuti. Quindi e, clie bene disponeva il codice Austriaco nell' art. 567, al- lorche per evitare i dnbbi, i quali potrebbero insorgere in proposito di alcuni stati dubbiosi della mente, stabiliva che « quando alcnno pretenda die un testatore, il quale » aveva perduto 1' uso della ragione, fosse pienamente in )) suo senno, al tempo in cui dichiaro l' ultima voloutA » sua, dee cio dimostrare con certezza per mezzo di pe- )) riti neir arte, e di persone rivestite di autorita pubbli- » ca, die abbiano esattamente esplorato lo stato di mente » del testatore, o con altrc prove degne di fede , ottenute » contemporaneamente all' atto pratico». Cosi,o Signori, co- me qnesto, disposero pure saviamente altri codici esteri ed italiani. Ora dunque se alcuni prudenti leggisti stabi- lirono e prescrissero il bisogno dei periti , e 1' esame dei medesimi con persone rivestite di autorita , allorche si tratti di individui in istato di perfetta luoidita , soltanto perche questi erano stati alcun tempo addietro maniaci Dei.l' Idrofobia 581 od infiniiii ili ilelirio , ben piu a raiiioiie io credo si cleb- ba dalle leggi civili prescrivere , che qiiaiido uii iiidividuo trovasi preso da Idrofobia dichiarata , debba subiie la vi- sita dei Medici Periti, per slabilire il iiioinciito opportune ad eseguire uii atto pubblico, assistendo a! inedesitno . ed in particolar niodo al Testainento , semprecbe sia giudica- to bene consapevoie di cio che intende eseguire : senza della quale perizia ed assistenza, da notarsi nell' atto stes- so , crederei fosse molto lodevole e secondo ragione, che r atto o testainento sia dichiarato nullo, e come non av- venuto. Se tali fossero state in passato le nostre disposizioni di legge , e la Idrofobia dichiarata fosse stata coinpresa nel novero di quegli stati inorbosi e dubbi della mente, dei quali parla il predetto articolo, io credo che la seria questione del Giannini , per la quale scrissero dei Voti dodici rnedici , fra' quali il Bufalini, il Malagodi, ed il nostro illustre Presidente Prof Alessandrini , non si sareb- be fatta, o sarebbesi presto risoluta. Eppure ! in oggi dopo tanti {)areri, e dubbio se i Giudici abbiiuio potuto essere accertati dai inedici (die non videro V infermo, ne pote- rono essere esattamente iiiformati del vero stato inorboso del Giannini ) della libera sua volonta e coscienza? Iinpe- rocche il ragionare di fenomeni nervosi stiani e gravi, senza die siasi potuto inlerrogare I' infermo avvetlutameiite , ed esaminarne a dovere Io stato suo nientale all' atto del Te- staniento, non include di necessita, che giusta possa esse- re stata la einanata Sentenza ; ma soltanto si voira creder- la appoggiata dal parere di persone, che avrebbero potuto darne un retto giudizio, se il Giannini avessero potuto vedere e seco conferire, allorche trovavasi alFetto dai gravi fenomeni della Idrofobia. Queste niie considerazioni, die in causa della novita dell' argomento, e delle difiicolta grandi, che si incontrano per dilucidarlo pienaniente , non ho potuto che additar- vele come un Saggio r'lfer'ib'ile alio Stato mentale degV Idro- fobi considerate nel rapporto medico legale , gioveranno pe- ri a chiainare I'attenzione dei niedici filosofi, e dei psicologi .")82 Paolo Prkdieri pill ripiitati intorno al medesinio; e chiameianno pur all- elic i liflessi giudiziosi e sapienti di voi altri, o Sigiiori, clie vi siete conipiacciuti di ascoltarnii con inolt' atten- zione, e con si vivo interessaniento, da lendermi peisuaso iin da oggi, noii essermi male apposto, allorclie pel pri- iiio assunsi di tenervene questo mio , fbrse tioppo breve, ragionamento. DETEUMINAZIOINE Ai\ALITICA DELLA ROTAZIONE DF; CORPl LIBERl SECONDO I CONCETTI DEL SIGIVOR POI^SOT lIElDISIi DEL PROF. DOMEiMCO CIIELINl (Letta uella Sessiooc del 22 Dicenibre I8S9.) u, 11 corpo solido die per impulso ricevuto volteggia per ogiii verso iiitorno ad un punto fisso , da qiial legge inai e governato in quel suo variare all' iiiliiiito di posi- tiira e di aspetto? Qiiesto problema e stato materia di studio a pressoclie tutti i moderni piii riiiornati cultori delle scienze esatte. Quegli pero che ha penetrate piu a fondo nell' oscura quistione , e die vi ha portato al piu alto giado la seni- plicita, la chiarezza e 1' eleganza, e, senza contrasto, il Sig. Poinsot iiella sua teoria nuova della rotazion de cor- pi , di cui offri il suiito all' Accademia fraiicese delle scienze nel 183i, e die publ)lic6 per esteso nel 1851. Nello studiare quest' opera veramente nuova ed originate, mi sono avveduto che la parte algehrica si potrebbe svi- lupparc in un modo piu breve e diretto, ed assai piu 584 DoMENico Chelini facile a seguirsi e a ritenersi ; ed inoltre mi e senibrato die non sareblie seiiza importaiiza il ricorcare , dietro i concetti del Signor Poinsot, cio ciie ioriiia la soluzion defmitiva del problema, ed a ciii liaiiiio mirato piiiicipal- inciite gli altii geometii, voglio dire, la espiessione in funzioiie del tempo de' nove coseni pe' quali si determina ad ogn' istante la posizione del mobile. Le foimole cbe ho trovato in tale ricerca sono cosi semplici , e derivano cosi spoiilaneaineiite dalle iminagini sotto cui si preseiita la rotazione, cbe fa quasi maraviglia come abbiaiio potu- to sin cpii rimanersi nascoste ed inosservate. Ecco in bre- ve r oggotto di questo niio scriito. A fine pero di proce- dere con ordine e cbiarezza mi e necessario di riprendere il problema dal suo principio, tanto piii die in cio fare mi diparto alquaiito dalla via consueta. PRELIMINARI 1. Immaginiamo nn corpo sobdo (5) cbe, soUecitato da forze date, volteggia per ogni verso intorno ad un pun- to fisso O. E noto cbe ove siffatto movimento, quantun- que cosi vario e multiforme , si coiicepisca diviso in moti successivi di una durata infinitesima, ciascuno de' moti parziali si pu6 riguardare come una semplice ed equabile rotazione. Questa rotazione sara lapptesentata, in asse ed in velocita angolare , da quel raggio 06 intorno a cui si fa e die variera da un istante all' altro in lungbezza e in di- rezione ; ed il senso delta rotazione sara determinato per questa convenzione , cbe la rotazione avvenga dalla destra alia sinistra della retta 06 considcrata come una perso- na coi piedi in O e la testa in 6. L' estreniita [6) del- Deixa hotazione de' gorpi liberi 585 r asse istantaneo 00 si diiu il j^olo istantaneo della rota- zione 0. Siaiio/7, <7 , r le coinponenti ili 06, rappresentate so- pra (re assi Ox, Oy , Oz cooidiiiati in O ad angolo ret- to. Ncir atto che il solido (S) effettua neil' istante dt la rotazione ^ ddt , un siio puiito materiale di niassa =z m , e di coordinate x, y, z, si movera con una velocity u composta delle tre dx <^^ ^-dt^'^-p'' dz -=py-qx. Le quantita di moto di tutte le rnolecole m del corpo . quale mu , equivarranno ad una forza ^ Fapplicata in O- e composta delle tre ^ dx ^ dy ^ dz dt dt" dt e ad una coppia di moto , z=. Q , composta delle tre dz dy\ dt ^ dt] dx dz\ (2) \M=^m(z--x-\ ] \ dt dt) \ dt -^ dtl dt dtl Se la coppia G si rappresenta, in asse ed in ijrandezza . coUa retta OG , il punto [G] ove tennina questa retta c che lia per coordinate L, M , N, si dira il polo del- la coppia G. II polo (C). od (L , M, iV) , si movera T. I. IK 586 DOMENICO GllELINI quindi iiello spazio assoluto con una velocita coniposta del- le tie dt V dt" dt-f 'N ^ / dy d\\ it V (le ^ de) E siccome queste quantita esprimorio pure evideiitemente { iritorno agli assi Ox , Oy , Oz ) i inomenti delle forze at- / d'x dy d'z\ ^ tuali o d' inerzia \ m — , , f?i -—, m — I che animano il V dt^ dt^ dt^f corpo (5),cosi debbono essere uguali (pel principio dinamico di D' Alembeit ) ai momenti oniologhi delle forze sollecitanti il corpo, momenti che indichero per L^ , M, , A/, . L' equa- zioni adunque del moto del corpo (5) intorno al punto fisso O saranno dL dM , dN Dinotiamo , come d' ordinario, per A, B , C \ momen- ti d' inerzia del corpo intorno agli assi Ox, Oy , Oz , va- le a dire poniamo r A = y.m {y'-^z'), \ B =Zm (z'-i-x^), [ C=^m (x'-hy^). Portando 1' attenzione sui secondi membri , si fa manife- sto che: Ciascnna delle tre quantita J, B, C e minore della somma delle altre due, ed e niaggiore delta loro differenza. Inline le rette Op , Oq , Or segnino nel corpo (5) le direzioni de' suoi assi principali d' inerzia ; e mentre , nel DeLLA ROTAZIONE De' CORPl LIBERI 587 tempo infiiiitesiino = dt , si sta per effettuare )a rotazio- ne = ddt^ iininagiiiiamo che al piiucipio di questo tem- po gli assi aibitiarii Ox, Oy , Oz coincidano cogli assi Oj> , Oq , Or. Ill quest' istaiite sari 2/ra/z = 0 , ^mzx = 0 , 'Znixy = 0 ; e le (2) e (3), a causa delle (I), si muteranno nelle dL dp L =Jp, ,\dM dq (2)' M= Bq, (3)' ,- = B~]^^{A-C)rp, 2. Nel problema speciale che ci occupa , si suppone che le forze sollecitanti , se esistono, equivalgano ad una for- za unica F^ la cui diiezione passi pel punto fisso O. In tale supposizione si ha L. = 0, M, = 0, iV, =0; e per conseguenza dL ^ dM ^ dN ^ -7 = 0, ^-=0, 7- = 0, dt dt dt vale a dire : // polo ( L , M , N) delta coppia di moto G si conserva imr/iobile nello spazio assoluto ; od in altri ter- mini: U asse OG della coppia di moto si conserva costante in grandezza e in direzione per tutto il corso del moto : G = costante. La coppia G si puo quindi riguardare come la coppia 588 DOMENICO ChILLINI primit'wa d' impulso , cagioiie del nioto attuale. E poichc le coinponenti di G soiio L = Ap , M = Bq , N = Cr , cosi avremo jy -+- BY -+- Cr"" = G* = costante. Neir esposta proposizione si contieiie la prima leggc fondanientale del moto di rotazione de corpi liberi. 3. Si osservi die il piano della coppia G, invariabile nello spazio col sue asse OG , se si riferisce agli assi Op f Oq , Or mobili col corpo (5), avra per equazione Lp -+- 3Iq' -4- iVr = 0 , ove p •) q ., r sono le coordinate correnti del piano. dL dM dN ^ 4. Le tre equazioni -— = 0 , ~j- = 0, -— = 0, ossia r equivalenti di Eulero : Jdp -I- ( C — 5) qrdt = 0 , Bdq -^{A — C) rpdt = 0 , Cdr -f- (B — A)pqdt= 0, moltiplicate rispettivamente ^er p , q , r, e sommate danno Apdp -H Bqdq -H Crdr = 0 ; e da questa , integrata , nasce la seguente Ap^ -+■ B(f -H Cr" =: costante , che contiene in se due proposizioni distinte. Infatti sia 5 il momento d' inerzia del corpo (S) intor- no air asse istantaneo 06 , ed Oh = h sia la projezione DeLLA ROTAZIONE De' CORPI LIBERI 589 di 06 sopra 1' asse iinmubiie OG della coppia d' irnpul- so ( Tav. 34. fig. 1 ), cioe sia h= 0 cos (hd). Dalla tcoriu de' luoiiienti d' iueizia si lia (*) SO' = yip' ■+- Bff -H Cr = Lp -h Mq -h Nr; e dalla leoiia delle projezioiii Lp -^ Mq -i- Nr= 06 cos (hd). Dunque, se si conservaiio costanti i valori del trinomio -4/>^ -H Bq' ■+■ Cr' e della quantita G, sara necessariamente ( S6' = costante \ 6 cos {h6) ^ h = costante. Ma la quantita S6'' rappresenta la sorruna delle forze vive di tiute le molecole m, ossia la tbrza viva del eoipo (S), e la quantita h espriine la velocita angolare della rotazio- ne 00, stimata intorno all' asse OG della coppia d' itn- pulso. Possiamo aduuque dire clie : In tutto il corso della rotazione del corpo , si conservano costanti ( !.° La forza viva del corpo; 2." E la sua velocita angolare 6 , stimata intorno al- V asse OG della coppia d' impiilso. Queste due proposizioni si debbono riguardare come due altre leggi del moto che si considera. La teoria della ro- tazione de' corpi liheri e tutta conipresa , come si vedra , neW esposte tre leggi o proposizioni fondamentali. (*) A scliiarinienio di qnesti preliniinaii giova consiiltare i tniei Elemenli di Heccanica razionale, Bologna 1860, Giuseppe Legnani edilore. 590 DoMENico Chelini § 1.° Immagine geometrica e dinamica della rota- zione de corpi liberi. 5. L' equazione Ap^ ■+- Bq' -I- Cr^ =z Gh-= costante rappresenta uu' ellissoide P Q r A - — \- - — I = 1 a^ b' c^ clie si muove insieme col corpo, e di cui i seini-assi priii- cipali a, b , c sono determinati dall' equazioni Gh ^_Gh .,_Gh vale a dire : / quadrati di tali semi-assi sono eguali alia forza viva del corpo , = Gh , divisa rispettivamente pe' mo- nienti principali d' inerzia A , B^ C. Onde, se conveniamo che le tre quantita A, B, C si succedano secondo la gradazione A Z* > c, e ciascuna sara minore della somma delle altre due , e maggiore della lor differenza. De' tie semi-assi principali a . b , c , il maggiore a ed il minore c si diranno i raggi estremi dell' ellissoide , e raggio medio il semi-asse b. 6. II piano die tocca la superficie di quest' ellissoide nel punto {p, q, r) dove termina 1' asse istantaneo OB ^ DeLLA ROTAZIONE De' CORPI LIBERI 591 cioe in quel punto (6) che si e ciiiauiato polo istauta- neo di rotazione , ha per equazione L {p —p) ^ M iq' — q) -i- N {r — r) = 0 ossia Lp -^- 3Lj -^- Nr = Ch, ilinotando p, q , r le coordinate conenti del piano. Questo piano tangente e adunque senipre parallelo ai piano della coppia G d' inipulso (3) ; e , situato alia di- stanza OJt ( fig. 1 ) dal centro O di rotazione , sara ( al pari del piano della coppia ) invariabile e fisso nello spa- zio assohito. E siccome una coppia puo esser trasportata in un pia- no parallelo al suo , senza die l' efFetto sul corpo ne sia cangiato , cosi possiamo supporre che il piano della coppia d' inipulso , invece di esser condotto pel centro O, sia condotto tangenzialmente alia superficie dell' ellissoide che si considera , chiamata dal Signor Poinsot ellissoide cen- TRALE. II piano della coppia G nella nuova posizione ri- marra in perpetuo contatto coll' ellissoide centrale. 7. Ne pill si richiede a fare aperti i concetti luininosi del Sig. Poinsot , da esso vivamente espressi colle seguen- ti parole : « II moto destato in un corpo dall' impulso di una cop- pia, ovvero ( cio che torna lo stesso ) il moto dell' ellis- soide centrale , e di tal natura che quest' ellissoide riniane continuamente in contatto con un medesimo piano fisso nello spazio assoluto, mentre a ciascun istante gira sul raggio vettore 06 che va dal centro O al punto di con- tatto , e gira coUa velocita rappresentata da questo raggio medesimo ». » Inoltre 1' ellissoide centrale non fa che ruzzolare sul detto piano fisso. Imperocche come tutto il suo moto (ove si consideri nella durata di un istante ) consiste a gira- re sulla linea condotta dal centro al punto di contatto, 592 DOMENICO CuiilJNl r ellissoide tiae ( al tennine di quest' istante ) un iiuovo punto della sua supeiHcie in contatto del piano lisso ; e questo nuovo punto , divenuto alia sua volta polo di rota- zione per 1' istante seguente , resta iuunohilc nella durata di quest' istante; e cosi di seguito all' iulinito. Dal clie apparisce clie niuno de' punti pe' quali 1' ellissoide viene a mettersi in contatto col piano tisso, trascorie mai ne sdrucciola su questo piano ». « Tale adunque si e I' idea chiara e nuova die ci pos- siamo fonnare del moto si complicato e si oscuro di un corpo di figura qualsivoglia die gira liberamente , sia in- loiiio al centro di giavita, sia intorno ad un punto fisso qualunque, in viitii di una coppia di cui ha ricevuto pri- mitivamente 1' iinpulso in tal piano die si voira. « Considerate il centro di gravita del corpo, ovvero, se il corpo nou e libero, il punto fisso die fa il centro della sua rotazione. Intorno a questo punto, e suUe dire- zioni do' tre assi principali d' inerzia die vi corrispondo- no, immaginate un' ellissoide costruita con tre senii-assi a, b, c di cui i quadrati siano eguali alia forza viva del corpo divisa rispettivamente pe' momenti principali d' iner- zia A, B , C, e poscia fate astrazione dalla figura del cor- po per non vedervi piii die quella dell' ellissoide cen- trale ». « Se voi supponete che quest' ellissoide, di cui il cen- tro e ritenuto immobile alio stesso punto dello spazio , ruzzoli , senza sdrucciolare , sopra un piano fisso col quale si e messa in contatto , voi avrete la lappresentazione esatta del moto geometrico die segue il corpo in virtu della coppia che lo ha colpito nel piano fisso che si con- sidera. E se voi aggiungete die la velocita angolare on- de gira a ciascun istante sul raggio condotto dal centro al punto di contatto, e rappresentata da questo raggio medesiino, voi avrete insieme il moto geometrico e di- NAMico di questo corpo , vale a dire voi vedrete con chiarezza non solamente la serie continua de' luoghi che il corpo dee venire ad occupare, ma eziandio la propor- zion de' tempi che mette a percorrerli : cio che e 1' idea DeLLA ROTAZIONE De' CORPI LinERI 593 completa del inoto del corpo nel coiso iiiHtiito della sua rotazione ». « La seiie de' piiiiti pc' tjnali I' ellissoide centiale del corpo vieiie a iiicttcrsi in C(jiitatto col piano fisso deila coppia d' impulso, considerati sulla siipeificie dell' ellis- soide, segnaiio la via del polo istaritaneo nell' iriteino del corpo; e considerati sul piano fisso , segnano la via dello stesso polo nello spazio assoliito ». 8. Queste due curve sono state contradistinte dal Si- gner Poinsot la prima col nonie di roi.oiDE , e la se- conda col nonie d' eki'oloide. Esse si possono riguarda- re come le basi delle superficie di due coni dello stesso vertice O, de' qnali il primo , mobile col corpo, rnzzolan- do suir altro clie e fisso nello spazio assoluto , darebbe al corpo il moto preciso che 1' anima. II raggio vettore della poloide, rispetto al punto O, e manifestainente 1' asse istantaneo 00, e se si dinota per v la projezione di Od sul piano fisso della coppia G , cioe se si fa ( fig. 1 ) v=^m = e sen{he), la retta v sara il raggio vettore dell' erpoloide rispetto al punto (//). Dair esser poi i due raggi vettori 6 e v vin- colati dair equazione e- = v^ -4- /i\ si raccoglie che essi variano insienio cosi, che quando l' uno e massimo o miriimo , anche 1' altro e massimo o niinimo ; e die pert) quando l' uno e nonnale od obliquo alia sua trajettoria, anclie 1' altro e nonnale od obliquo alia sua. § 2. Formole per determinare la posiz/one del corpo ad ogni isiante del tempo. 9. Sara in appresso dimostrato ciie la poloide, siccome curva descritta sulla superficie dell' ellissoide centrale dal T. X. 7.5 594 DOMENICO ChELINI polo istantaneo {p, q, r), si pu6 rappresentare espri- ineiido \q p , q, r ( componenti della rotazioiie attuale d) in fiinzione di un angolo (^, e quest' angolo (p in Innzio- ne del tempo t. Neir equazioni che si ottengono tanto per la poloide qnanto per l' erpoloide convien distinguere tre casi cor- rispondenti a GBh, G = Bh, ossia ad h > b , h < b, h = b. 1." Nel caso di h ";> b , sussistendo la gradazione A B> C. 3.° Nel caso di h ■=: h , ossia di G^Bh, risulta evi- denteinente k =. \ ^ Iq^ = h, y(C-B){B-A) -, = - = ^y __ , e q uindi (.1 :=: /it 7* d(p 1 1 ■+- sen (p nt M cos if' 2 0 cos

h [cos{xr)=~i, G — Ah p \ , G — Bh q\ , ^ G—Ch r [cos{yp)= ^~. -^Jcos{yq) = — - . ^Jc^s{yr)= ^ . -^ , B — C qr I C — A rp , ^ A — B pq cos{zp) = ——-.--Acos{zq)———-.~-Acos{xr)=i G v'\ ' " G V X l-r V 598 DoMENico Chelini dove , cle' tre assi rettangolari Ox , Oy , Oz , il primo e diretto tiel senso delta retta fissa Oh ( fig. 1 ) ^ il secondo e parallelo al raggio mobile v dell' erpoloide , ed il terzo e perpendicolare al piano dell' angolo hOd. DiiM. Queste forinole son tutte niesse in aperto dalle note proprieta delle projezioni. Inlatti : 1.° L' asse Ox essendo diretto secondo 1' asse OG della coppia d' impulso, e le projezioni di OG sugli assi Op, Oq , Or essendo L •=:■ Ap ^ M-=Bq^ N= Cr, si ha im- mediatamente cos [xp] = — , cos [xq] = — , cos (xr) = —. 2." L' asse Oy essendo parallelo al raggio v = hO (fig. 1 ), per avere cos (yp), cos {yq) , cos (yr) , bastera projettare questo raggio hO sugli assi Op, Oq , Or, e poscia divider le projezioni per hO , ossia per v. Ma le projezioni della retta hd sono identic! le a quelle della linea contermina hOd, coniposta delle due [hO , 06) = [06, — Oh) = (6, — h) , e la somnia delle projezioni di queste due suir asse Op e dunque G — Ah p — h cos (xp) =z p . G-Ah p cos (yp) = G V Di qui, per ragion di simmetria , i valori di cos (yq), cos (yr). 3." L' asse Oz essendo perpendicolare al piano del pa- rallelogramnio costruito sulle due rette OG , 06 prese per lati, se sul medesimo asse Oz si prende un segmen- to = G6 sen {x6) = Gv, sappiamo die le projezioni di siffatto segmento sugli assi Op, Oq, Or, sono Mr— Nq, Np — Lr, Lq — Mp. Della rotazione de' corpi liberi 599 Dunque , dividendo queste projezioni per Gv , si avri H-C qr C-Arp cos (zp) = — -- . ~ ,cos {zq) = — - — . -^ , U V Lr V A-Bpq COS (zr) = — — -. --.. Lr V lliniane ora a vedere come si perviene all' equazioni ( qui sopia riportate ) della poloide , o dell' er2)oloide. Ma prima giova determinare: 1.° la qualita del cono mobile che ha il vertice in O e per base la poloide; 2." le/>, y, r in funzione di Q\ 3.° e le varie velocita relative al moto de' raggi vettori 6 e v. § 3.° Equazione del cono mobile che ha per base la poloide. II. Quest' equazione si trova considerando che il polo istantaneo {Q) , o {p-, q-, r) , si muove simultaneamente sulle due ellissoidi rappresentate dall' eqiiazioni (2,5): jy ■+■ BY -^- C-r' = G\ Ap^ -H Bq^ -H Cr- = Gh. Se dalla seconda moltiplicata per G si sottrae la ])rima moltiplicata per A, si ottiene suhito (1 ) A{G — Ah) p^-h B{G — Bh) q'-i- C{G — Ch) r^= 0 , equazione della superficie del cono mobile, il quale per conseguenza e an cono di secondo grado. Affinche quest' equazione possa rappresentare una su- perficie reale, e necessario che i coefficienti di p^, q'^, r* non abbiano tutti e tre lo stesso segno , e pero e neces- sario che la quantita G non riesca ne minore di Ah, ne 600 DoMENico Chelini maggiore di C/i, cosicche dee verificarsi la gradazioiie Jh < G < Ch, essendo per supposizione A < B < C. Secoiido i casl potr^ poi risultare Alle quali I'elazioni corrispondono, tra gli assi principali 2a, 2^, 2c dell' ellissoide centrale, le segueiiti : ( h> b. a > b > c, \ , ^ r } h <, b ^ \ h =: b. 12. Colla scorta dell' equazione (1) procuriamo di sco- prire i cangiamenti estremi che puo subire il cono mobile di cui si tratta. Quando 1' asse OG della coppia d' impulso (fig. 1 ) coincide con uno de' tre assi principali d' inerzia Op, Oq, Or , talclie sia h = dcos{hd) = d , il cono mobile si chiude affatto , e si riduce all' asse prin- (■ipale corrispondente , tramutandosi la sua equazione in una delle tre A{G — Jh)d' = () , B{G — Bh)6'=0 , C{G—Ch)d'=0, secondoclie 1' asse coincide con 0/j , o con Og , o con Or. Viceversa. Se risulti G ^ Ah, ovvero G = Ch, Della rotazione de' corpi liberi 60 1 il cono mobile si restringe necessariamente in unode'due assi estrcini Op, Or, esseiidoclie se in ffucsti duo casi si coiisidorano 1' equazioni corrispondenti del cono, lidotte alle seguenti B{D—A) hq-^ C{C—A) hr''= 0 , A[C—A) Iqr^ B{C—B) /uf= 0 , si vcde subito che non possono venir soddisfatte rispetti- vamente che dai valori : ^ = 0 , r = 0 ; yj = 0 , q = 0. Non avviene pero la stessa cosa quando risulta G = Eh. In questo caso il cono mobile potiebbe non ridursi al- r asse Oq , ma aprirsi in due piani , simmetrici intorno a ciascuno degli assi estremi Op, Or. Infatti la sua equa- zione per G = Bh si risolve nelle due A{G — Ah) D V c(Ch [Ch— G)' rappresentanti due piani che si segano in Oq, e dividono in quattro parti o fusi la superficie dell' ellissoide centra- le , segnandovi sopra due ellissi iiguali , atte a divenir poloidi. Si osservi : 1." Che qualunque sia la poloide incisa sul- r ellissoide centrale della superficie del cono mobile, essa e contenuta sempre in uno di que' fusi, e disposta in simmetria intorno ad uno degli assi estremi Op, Or; 2.° Che r asse medio Oq , essendo la intersezione delle due ellissi singolari sopraddette, non pud mai venire at- tornlato da alcana poloide. 13. La rotazione del corpo intorno ad uno degli assi T. X. 76 602 DoMENico Chelini principali puo dirsi stabile^ quaiido per una piccolijsi ma scossa la poloide non sofFre che una piccolissima a I tera- zione. Si potra stimare quanta sia la stabilita del'a rota- zione intorno ad uno degli assi principali, paragonando r anipiezza della poloide con quella del fuso che la con- tiene. Di qui apparisce che, generalmente parlando, la rotazione e stabile quando si fa intorno ad uno degli assi estremi , ed instabilissinia intorno all' asse medio. In ogni caso , ova sia data la quantita della scossa , 1' alterazione del moto si potra conoscere con precisione dalle alterazio- ni die avvengono nell' equazioni della poloide e dell' er- poloide, gia di sopra riportate. § 4-.° Espressioni delle coordinate p , q , r del polo istan- taneo in funzione della rotazione 6. 14. Per determinare le quantita p, q, r in funzione di Q si hanno le tre equazioni (a) Ap" -H Bq- -H Cr" = Gh , ( ^y-H i?V'-^- C'r''= G\ Paragonando la prima con ciascuna delle altre due per eliminare r% si ottiene (C— ^)/-H {C—B)q''= Cd^— Gh, ^C^— A-)p''-^ {C-— B') q' = CW — G- ; e sottraendo quest' ultima dalla precedente moltiplicata per B -^ C , nasce (C—A){B — A)p^=BCd'—{B-hC)Gh-i-G\ Della rotazione de' corpi liberi 603 dalla quale , usando il principio di simmetria , si ricavano le lie seguenti f {yl — D){A — C)V BC J' CA r _ {C^A)Gh-G'h — A A CA \ ■IB r, [A-^B)Gh— G'' r' (B-C){B-A)\ — (^C—A) {C — B)[ AB \ Poniamo per abbreviare {B-^C)Gh—G'' a' = BC .^ _ {C-^A) Gh-G' _ (G — Ah)(G-Bh)(G — Ch) ^ CA ' ABC ' {A-¥-B) Gh—G^ ^ AB e notiamo le relazioni seguenti ' ]^-a'= iG-Bh){G-Ch) BC " h^—y^= {G — Ah){G — Ah) AB {/r-0-^{/r-y'^=^iG-Ah), U^-f=^^G(G-Ah) , [K'-y^{h'-a^=.^J,G-Bh). ]f-a'-=i^G{G-Bh) , {h'-a'){K'-&')=^^{G-Ch)\a^-&-'=^^G{G-Ch). 60-i DoMENico Chelini I valoii di y;^^ q', r' divenanno {A-B){A-C) AB {C-A){C-B) [d'—a-) , (f= {B-C){B-A) {&'-?'). a). Poiclie questi valori debbono rendere identiche 1' ecjua- zioiii (a) r-Hy--Hr=^, Ap'-^Bcf^Cr^=Gh, jy-^ BY-^C'r=G\ cosi , fatte le sostituzioni , si dovra avere BC = 1, BCa^ (A-B){A-C) 2 = 0 , {A-B){A-C) E ± = 0; {A-B){A-C) = 0 [A-B){A-C) — a^ _ Gh \a-b){a-c)~ab~c'- — Aa' _ G^ {A-B){A-C)~~ABC' iielle quali formole si deve sottintendere che il simbolo 2 rappresenti la somma di tutti i termini diversi che nasco- no da quello che ha sotto dise,facendo subire la pennu- tazion circolaie alle lettere che vi entrano, permutazion indicata da' gruppi seguenti {A, B, C) , (fi, C,A), (C, A, B). Per esempio 1' equazione BC ec[uivale a BC (A-B){A-C) CA = 1 AB {A — B){A — 0 [B-C){B-A) [C—A){C-B) Della rotazione de' coni'i mbeki GO.") Nel rnedesimo sigiiificato si useranno i simboli 2^, 2a/?, ec. 15. Proposizione. II valor massimo di 0 e = /?, ed il valor minimo e uguale alia piu graiide delle due quariti- ta y, a, la quale sara y od a secoudoche abbiasi e per G < Bh, o G> Bh; C = Bh , sari a = y = h. Dim. Infatti a 0 = /? corrisponde ^ = 0,/7*>0, /■">0; e a 0 >■ ^z? corrisponde ijr^ •< 0 , e pero un valore immagi- nario di q. Ad un valore di 0 cbe sia minore della piu grande delle due quantity y , a, corrisponde un valore im- luaginario di una delle due quantita r, jk Infine secoudoche sia G < Bh , G> Bh, G = Bh, risulta dalle formole riportate qui sopra f— a- > 0, f— a^< 0, h — a = y. GoROLL. II raggio vettore d della poloide varia dunque tra due liiniti, de' quali il superiore e =: /? , e I' inferiore e uguale alia maggiore delle due quantita y , a. In corrispondenza il raggio v dell' erpoloide varia pure tra due altri limiti , de' quali il superiore e = i/i^"^ — h"^)-; e r inferiore e uguale alia maggiore delle due quantita 16. Si osservi che, a causa della gradazione AhG{A^B)>GC. § 5.° Espressione della velocitd onde il polo istaiitaneo {d) si avvicina e si allontana alternamente dal centra O dell' ellissoide centrale. BC 17. Se deir ecruazione w"= \ ^ {A-B){A-C) diamo la derivata rispetto a /, si avra [6'^ — a*) pren- dp BC 6 dd dt (A — B){A — C)' dt dalla quale, a causa (4) di - = ■ ( 2a' — 2/?' ) = /' -f- ot'^ — /3l e peio riuscendo sempre (2a'— W-) > 0, si ricava che : 11 moto del polo istantaneo sale alia massi- ma e discende alia minima velocita in qnei piinti , dove r asse istantaneo 6 prende la massima e la minima lun- ghezza. § 7.° Espressione della velocita con cui si niuovono intorno ai loro centri O ed (h) i raggi vettori 6 e v. 20. I due raggi vettori 0, v trascorrano, nell' istante dt, dal punto {p ^ q, r) al punto [p-^dp^ q-^dq^ r-\-dr)^ e tra le loro posizioni consecutive (0 , d-i-dd), {v, v-i-dv) comprendano gli angoli rM, d^ , e per conseguenza le aree Ora sc 1' area 0V/1 , die si compone delle tre qdr — rdq , rdp — pdr, pdq — qdp, si projetta sul piano della coppia d' impulso , la projezio- ne, espressa da uV|U , dovra essere uguale alia som- Della rotazione de' corpi i.iberi 609 ma delle projezioiii omologlie delle componenti. Si aviu quindi Siqdr— rdq) cos{ph ) l[r cos{ qh ) — q cos[ rli )] dp {rdp —pdr) cos{ qh) = \ [pcos{ rh)— r cos(ph )] dq ipdq— qdp) cos{ rh ) [ [q cos{fh ) —p cos{ qh )] dr. Sostitiiendo qui i valori de' coseni cosiph) = -^ = ^ , cos[qh) = - =— ^, i l^ ^ ^' cos{ rh) =^ = ^, e dividendo per dt , si ottiene dji _^B-C dp (B-cy ,, " dt-^~G-'^'dt=^—Gl-'^''' donde, richiamando le note relazioiii (14), dt [A — B){A — C) Ma G =(,,2^2//— 2a>Va\--^-HA/- - //) : T. X. 77 CIO DOMENICO GlIELIM dunque , adoperando le solite identitu ( 1 i , a) , — a'v- G dt {A — B) [A — q = ABCv'^'L '^ GAS {A- -B){A- -c) = v^Gh- -GA, ue ± = k. dt A iA-B){A-C) ed infiue Ora , essendo _{G — Ah){G — Bh){G—Ch) ~ ABC " secondoche abbiasi C < Bh, G > Bh, G = Bh, risultera A>0,A<0, A = 0. 21. Cio posto, dall' equazione dfi A dt ~ v^ . . . dfi . . apparisce cue: La velocita -- , con cui si muove il rag- gio vettore v dell' eipoloide intorno al punto (/i), cresce ovvero diminuisce, crescendo esso raggio , oppure si man- tiene costante ed = A, secondoche sia GBh, G=Bh. Della rotazione de' corpi liberi 611 ^M , . ., 22. Per conseguire la velociti 7- , onde si muove il " dt raggio vettoie Q della poloide intorno al punto O , si os- servi clie il tiiangolo rettangolo che ha per lati ds ^ dd ^ OdA , sonnniiiistra e^dA,'' = ds- — dd\ e quindi dZ 1 /Ids'" dd'- dt _1 //d^ da\ - eV \di'~ di'J' . ,. ds dd la quale , sostituiti 1 valori gia trovati di — , -j- , e latte le ridiizioni, si converte nella Ji ~'dV V ABC \~e)\ § 8." Equazioni generali della poloide e dell' erpoloide. 1 ° Equazioni della Poloide. 23. Basta trovar 1' equazioni della poloide e dell' erpo- loide nel caso di G />//, valgono le stesse equazioni solche si altemino le denominazioni relative agli assi estre- mi Op , Or , onde nasca la gradazione -/>/?> C. 6 1 2 DOMENICO GhELINI 2i. Si e trovato die il coiio mobile, determinato dal punto 0 e dalla poloide, ha per equazioiie (11): J{G — Ah)p- -H B{G — Bh)q' -H C {G — Ch) r^ = 0. Quest' equazione, a causa delle ineguaglianze Ah < G ^ = ''i (^os

W-'(?5). Cio posto , r eqnazione fra Z e 0, cioe _ — ddQ fatto n^ = li-^ -a} = ^^ Q[Ch-G), DeLLA ROTAZIONE De' CORPI I.IBERI si inuter^ nella seguente seinplicissiiiia (./) cU = \. ^^^ n [/{\ — A" seri'^ ■> ^^ Marco Paolini. Elogio di Michele Medici . . . ,,109 LuiGi Calori. Sopra un Sirenomelo ( Sirenomeles Isi- dore Geoffroy Saint-Hilaire ). Tav. 11, 12, 13, U, 1.5, 16 „ 1-43 Cesaue Belluzzi. Tumori addominali profondi , condot- ti felicemente a guarigione , mediante I' apertura artificiale -, 1"! Maurizio Bkighenti. SuW effetto del diboscamento e dissodamento dei monti , rispetto alV altezza delle piene inaggiori dei fiumi arginati . . • . ,,197 Paolo Predieri. Intorno la variazione die sembra ve- nuta nel clima bolognese „ 213 Marco Paolini. Degli effetti delle acque termali solfo- rose , in ispecie di Porretta , nella cura della Si- fdide e sue compUcazioni ..,....„ 329 vVlessandro Palagi. Identita di origine delle correnti d' induzione volta-elettrica e magnetica. Tav. 17, 18 ,,349 LuiGi Calori. Sulla riproduzione di una doppia coda nelle Lucertole , e sullo scheletro del Platydacty- lus muralis Dumeril e Bibron. Tav. 19, 20 . „ 3.57 6-22 LuiGi Galori. SitUo scheletro dello Stellio vulgaris Daii- clin. Tav. 21, 22, 23 Pag. 369 Giuseppe Bertoloni. Delle inalattie e dei danni che soffre V alhcro del Pero nella Provincia bologne- se. Tav. U ,,377 DoMENico PiANt. Sulla graudc Piramide . . . . ,,391 Alfonso Gorradi. Delia odierna diminiizione delta Po- dagra e delle sue cause ,, 409 Lorenzo Della Gasa. Osservazioni suW Induzione elet- trostatica , . ,, i(>l Lorenzo Respighi. Sidla declinazione magnetica asso- luta di Bologna „ ^-77 Gio. Giuseppe Bianconi. Specimina zoologica Mosam- bicana. Fasciculus XII. Tav. 25 . 26 , 27 . „ i97 Lorenzo Respighi. Sui fenomeni Cometari . - . „ 507 LuiGi Galori. Sopra una nuova specie di Mostro uma- no exencefalico vissuto t.rent' ore. Tav. 28 , 29 , 30, 31, 32, 33 , . . . „ 525 Paolo Predieri. Dello stato mentale degV Idrofohi con- siderato nel rapporto medico-legale . . . . ,,557 DoMENico Ghelini. Determinaziojie analitica della Ro- tazione de' corpi liberi , secondo i concetti del Signor Poinsot. Tav. 34 „ 583 '^D^T vi»rt ■ -■'•'■:rii'<,'\ .■■i .\"'- •■., ... ■.•■■:'■ * li..,,.- -i>.-^- .-;,■■:.;■ 'vv^ ■-•. ». ^:-.aV-',; >".\-';j^.; ,.-:v;'-\ •/ .; ■ • \ ,>■ ■^:* " ■■'^*'-.*^T' •/' ' '^^ ■" V ~ '"^ ""'-''^V*^-- .,'''\ ^T'-, '''■' '^•:^5i INDICE liio. Giuseppe Biasconi. Specimina zoologica Mosambtcana. Fasciculus Xfl. Tav. 25,26,27 . . .' . . Pag. 497 Loiti;.\xo fiESPiGBt. Sui fenomeni Cometari „ 507 /.//'./ Calobi. Sopra una nuova specie di 3toslro umano exen- cefiilirn vissiilit Irani' ore. Toi 29, 30, 31, 32 ••^•■^ ■ , . „ 5i"i I'.wi.o I'nF.niEHi Dellt) .^iuio menlale degF Idrofobi considern to net rapporlo medico-legale ,, DoMEffico Chelisi. Delerminazione ancUilica delta Rolazione de' corpi tiberi , seaondo i concetti del Signor PoinsnI. Tav. 3* . . iS.J mi^^^^mmm0^:k^-m^mm:hm^y: ', ;^"' ;>< * J w^ { I \