/ c;. iio5.i>.'^^ MEMORIE DELLA ACCADEIIA DELLE SCIE\ZE DELL' ISTITUTO Dl BOLOGNA TOMO I. BOLOGNA MDCCCL. TIPOGRAFIA DELL ISTITUTO DELLE SCIENZE CON APPROVAZIONE / Novi Comment ARii pubhlicatl dalV Ac- cademia;, dall epoca di sua restaiirazioue alia fine deW anno scorso ^ essendo giunlt al nuniero de' volund degli antichi Corn- men fari: 1l Accademia siessa. per facdi- lare 1l accjuislo delle varie seriejia stuna- to conveniente^ seguendo pure f esenipio d'alfrl sclendficl Istituli, di por termine a f/uella seconda serie^ e col volume presen- te dar principio ad una ferza, contraddi- stinla col nuovo titolo di Memorie. *\' BM,&. ^ALEAEEl ELOGIO Dl DOilENlCO lURU CTSIIINO GMIZZI DA MICHELE MEDICI ; Lciio nelle sedutc delli 25 iiovcmbre, e 3 dicembre 1847. ) VJoir ultime parole , le quali chlusero il rozzo mio discor- so tenutovi il passato anno intorno la vita, e gli scritti di Giuseppe di lacopo Pozzi, contrassi in voi, o Accademici Dot- tissimi , ed Umanissimi , 1' obbligo di favellai'vi d' altro illu- stre anatomico, e medico bolognese, a lui compagno, ed amico , il Galeazzi . Eccomi , secondo il modo della poca mia possibility, pronto a sciogliere la promessa. Domenico Maria Gusmano Galeazzi nacffiie in Bologna li 4. Agosto del 1686. Compiuti con sommo profitto gli stiidi elementari sotto la disciplina de' Gesuiti, fu con eguale suc- cesso ammaestrato in quelli di Filosofia dal Canonico Lelio Trionfetti^ uomo dottissimo, e celebratissimo , Presidente primo del nostro Istituto, e clie per piii di 40 anni continui insegno pidablicamente le migliori dottrine filosofiche de'suoi tempi, avendo sempre una scuola oltie modo numerosa, e tiorita , da cui uscirono inolti illustri uomini, de' quali voglio, a cagione d'onore, nomiuare uno sn\o, Domenico Guglielmini. Dallo studio della Filosofia innoltrossi a quello della Medicina, in cui ebbe a maestro Matleo Bazzani, il quale di quanta sapienza fosse, altra volta fu per me detto, si die debbo oi'a passarmene . E se e buona ventura per un giovine bramoso d' instruirsi , avere precettori di molto sapere forniti, ottima tocc6 al nostro Galeazzi, cui avidissimo d' acquistar cogni- zioni nutrirono alle scienze uomini egregi , e dottissimi . E ben presto de' raccolti frutti fece egli bella mostra. Percio- che lodatissime furono le conclusioni, o tesi pubbliche soste- nute da lui: tanto la prima filosofica, ove fu assistito dal 4 MicHELE Medici Bazzani: quanto le altre due mediche chiamate allora magi- sti-ali,c cio6 senza assistenza d'alcniio. Rigore di cimento, cul volcaiisi sottoposti coloio, a'([iiali, sicconie il Galeazzi, iioii vwi loccato ill sorte, die il padic loro iiato fosse in Bo- logna; rigore il quale, se non era dispogliato afFatto di vani- ti, e d'orgoglio mnnicipale per ])arte di chi lo inqwnea, era argoniento di pionlezza d' aninio, e di valore d' ingegno in qucili. cni veiiiva iinposto: e lanto e a dire del Galenzzi, al quale iiel 1709 fn con universale applauso conferita la lau- rea dottorale iiella filosofica, e nella nicdica facolta. E non e confonne al vero ci6, che alcniii hanno lasciato scritto, e non senza qualche niaraviglia il chiarissimo Floriano Calda- ni, (il quale fu pure studioso delle cose spettanti alia nostra Universita, ed amava anzi d' intitolarsi anche pubblicamen- te bologncse ) non ts dico, conforme a verita, che il Gnleazzi fosse discepolo del Malpig/ii . Perocche mori questi nel 169i, (piando quegli non contava che otto anni di eta. Oltre che il Malpighi partissi da Bologna 1' anno 1691 alia volta di Roma, ove fini la gloriosissima sua carriera scientifica sot- to gli auspici del sno protettore, ed amico Jnnocenzo XI J. P. O. M. avendo allora il Galeazzi un solo lustro di vita . Nella veide ctadi 25 anni merito d'essere eletto a sostitu- to alia cattedra di fisica sperimentale nell' Istituto , occupata da uno de'piii dotti uoniiiii d' Italia, Jacopo Bartolomeo Bee- cari: al (juale ulHcio cost degnamente sodisfece, che I'rance- ico Maria Zanotli, non pote a nieno di non tributargli questa gran lode '='qiii iiniis ex omnibus ad physicaruin rerum ex- pcriincnta capietida aphis, natusqiie videhatur ■= Ed altrove lo chiania -= diligens j ingejiiosus , doctus , in omni cxperi- mentorntn genere versalus, is deinum, (juem physica ipsa, si loqni posset, prof cssorcm sibi peteret'=Fid in I'atti, (jnando nel 173 i il lleccnri amo di passare alia cattedra dichiniica,venne sidiito, con esultanza di tutti, innalzato a quella di Fisica il Galeazzi^ cui diedesi per sostituto il dottissimo Paolo Bat- tista Balbi: c d' altri clogi a questi conslmili circa altri studi il jnelitdato Zanotli in vari luoghi de' suoi aurei Commen- tari iiitorno 1' Istituto, e 1' Accademia delle Scienze di Bolo- gna il Galeazzi onoro. Elogio del Galeazzi 5 Ncl 1714, recandosi a Parigi /Isiorre Tortorelli , nobile l)ologncse, voile a compagno di viaggio il Galeazzi, il quale forte, com' era, in dottriiia, cd oniato di piacevolezza di mo- di, e di maiiiere, si procaccio la stima, e 1' affezione degli italiani, i quali colla loro sapienza accresceano splendore a quella famosa metropoli, un Conli , un Maraldi , uii Cas- sini, merce de' quali ehbe aperto 1' adito all' amicizia , ed a ti'attenimenti scientifici col Malebranche , col Reaumur , col Fontencllc , col Jussieu, coll' I/omherg , col Dela/iyre , col P^arignon , col Lemery, e con altri , i quali similmente era- no di tanto sapere, e di tanta celeLrita da rendere cospicua, ed insigne qualsivoglia citta italica, che in se accolto li a- vesse , come Parigi accogliea , ed accoglie i dotti italiani , e stranieri di ogui nazione , se 1' Italia conceder potesse agli al- tri cio, clie a' suoi non accorda, larghezza di jjremi, e di- gnita . A dispetto de' quali conforti , ed aiuti, pe' quali la uatura dell' uonio si nmove , ed a nobili , ed utili imprese s'acccnde, 1' Italia in qualunque tempo, e ramo dello scibile umano o fu superiore alia altre nazioni, o non fu inferiore a nessuna. Miracolo della Providenza Divina, la quale voile in- fusa negli Italiani tanta gagliardia , e tenacita di spiriti ! Me- riterebbero fors' anche oggidi , ceitamente poi meritavano di essere allora pubblicate le lunghe lettere scientificlie scrit- te da lui al Beccari: due delle quali io posseggo , contenenti descrizioni, ed anco disegni di macchine pneumatiche , di harometri , di termometri , e d' altri strumenti e fisici , ed astronomici , e varie importanti notizie circa le scoperte a que' tempi piu in voga : cose tutte , delle quali giovavasi il JJeccari , oude ampliare il nostro Museo fisico, e sua mente arricchii-e di sempre nuove , cd utili cognizioni . Intorno a clie pero il Galeazzi lo veniva confortaudo col dirgli, che in certi particolari, e massime rispetto agli struuienti mate- luatici , Bologna non era poi cosi povera da invidiare le ricchezze di Parigi. Ne solamente si mostro egli cola esperto delle cose fisicbe, ma die saggio di sua perizia neU'arte di guarire , risanando da grave morbo il Nunzio Apostolico , Monsignor Bentivoglio ; il quale poi e per gratitudine al be- aefattor suo , e per amore di se lo bramo suo medico, e gli 6 MicHELE Medici offeri comodi, e splctulitli gioriii nella sua residenza medesl- ma . Ma prevalse iiel Galeazzi la caiiti della patria. Ove ri- tonialo, fii nt'H'ctu di 30 anni , proniosso eziandio alia Cat- tedra di Filosoiia iicll' Univeisita , ciii tenne con sommo o- nor suo pel lungo corso di 40 anni , dopo i quali ottenne il piu the nicrtato riposo. E come che ciascuno de'dueora detti uffici fosse di tanta iniportanza, e gravita da richiedere tut- to lo studio d'un uoino, anche opeioso, ed iutrepido, pure in quello spazio di tempo fece egregiamente le parti d'inci- sore , e diniostratore anatomico e nella propria casa, e nelle caniere atteneiiti al teatro anatomico : sostenne per ben sei volte, e sempre col piii felice successo la publica Noto- mia : occupossi felicemcnte della pratica medica : e con molti dotti ed italiani , e stranieri frequente ebbe carteggio. Tan- ta vasta era la inente di lui! Tanto grande 1' amore al tra- vaglio! Fu Accademico Benedettino, e nel 174-3 venne ascrit- to al Collegio medico , ed al filosofico come uomo famoso . Scrisse da chimico , e fisico . Scrisse da anatomico. Scrisse da medico pratico . E scrisse ancora da naturalista. E F. M. Zanotti, dopo averlo nel sopradetto modo comendato rispetto alia Fisica , ed alia Cliimica, aggiugne. Erat insuper in hoc homine, et Medicinae quam exercebat, et /Inalomiae facul- tatis , et naturaUs historiae tanta cognitio quanta in pau- cissiinis esse solet (1). Come chimico , e fisico una materia illustro , la quale , a dir vero , oggidi non meriterebbe d' essere discussa , non che menzionata . Ma ci6 quanto rileva ? L' utilita d' u- no studio si misura dal tempo in cui e fatto: e se col volgere degli anni diviene superfluo, e argoniento , che di esse non e piu bisogno, per essersi gia scoperta la verity. Chi si torrebbe oggi di provare , le mosche non nascere da' loro cadaveri, o dal loro stereo, i granchi non dal proprio loro sale con manifattura chimica preparato, e condotto, le api non aver origine dalle carni morte del toro, o della gio- venca , o del Hone , ne da granchi sotterrati gli scorpioni , ne dall' anitra putrefatta sotto il letame i rospi, ne dalla (1 ) De Bon. Scient. et Art. Inslit. alquc Accad. Cbraraeatarii. T. 1 . p. 1 G. Elogio del Galeazzi 7 loro stessa polvere , ne dal loro stesso fango risuscitare le la- ne, e la materia velenosa della vipeia non essere il fiele, cose una volta credute , e scritte da uomini , la riputazione de' quali in dottrina, ed in saggezza per la bocca di tutti cor- rea? Eppure Francesco Hcdi e stato, e, e sempre sari riverito, e ringraziato come restaiiratore della natiirale istoria, e della fisiologia, per avere liberate queste parti deirumano sapere da' predetti , e da altri errori , clie le deturpavano . Sapien- temente disse Galileo, clie nulla tanto contribuisce a di- minuire i falsi , quanto il soUecitamente , e senz' altra mira aumentare il nuniero de' veri . Ma si giova al vero anche menomando il numero de' falsi, e s' impara molto, come scrisse Lorenzo Magalotti, col disimparar molte di quelle cose, che si credevano di sapere . Basta clie sia duce 1' espe- rienza : arma potentissima , e per cosi dire , a due tagli, con uno de' quali se arrivasi a dirittura, e senza difficolta alia sede del vero, coll' altro levansi gli ostacoli, cbe vi si frap- pongono : e le tante volte ottiensi e I'uno, e 1' altro fine. II Galeazzi adunque illustro la seguente questione, la qua- le non ea meravigliare, che si agitasse da due celebriAc- cadeniici parigini, quando si rammenti lo stato della Chimica e della Fisica al cominciamento del passato secolo : se il fer- ro, che si ricava da tanti, e si diversi corpi de' tre regni di natura, sia un composto risultante da certi principii de' cor- pi medesimi , ovvero in essi esista naturalmente , e siavi sem- plicemente nascosto : e , per usare il linguaggio delle scuo- le , se quel ferro sia un prodotto, oppure un edotlo. Sostenne la prima tesi il Geoffroy, preceduto dal Becker: la seconda il Lemery. E forse il Galeazzi invogliossi a trattare si fat- to argomento dopo averlo udito discusso nell' Accademia Rea- le delle Scienze di Parigi , alle tornate della quale premu- rosamente assistea. Per la qual cosa, ripatriato, intrapre- se, in compagnia del dottissimo suo collega, e naturalista Giuseppe Monti , copiosa mano di sensate esperienze, per le quali dimostro 1' insussistenza dell' opinione del Geoffroy, convalidando poi di migliori prove quella del Lemery- . Ond' e aperto, la dimostrazione d' un errore, siccome poco davanti e detto , potere nel medesimo tempo discoprire una verita ; 8 MiCHELE Medici lo che intervienc allora quando la veritii siede in uno de'due opposti cstreini drlhi qiiestione. Seiiza che, il Galeazzi, di- cijiaraiulo, cssere il fciro una iiiateria iiatiirale, e specifica , addiisse giudiziose, e Ix-lle lictMclie iiitonio le diverse quan- tita, clie di (juel nietallo vaiie piante, varii aiiiniali, varie parti e delle uiie, e degli altri contengono : le medesime in- dagiiii estcsc all' uinano corpo:e di tiitto fece im esame com- parativo colle piante, cogli auiniali, e cogli noniini viventi in luoghi di niiniere di ferro abboiidevoU, siccome il terri- torio brcsciano: complesso di studi, che rendono cotal suo lavoro, per que' teni[)i, pregevolissimo(l) • E ricca eziandio di pregi e la dissertazione di lui circa i termometri Aniontoniani . Quando egli era in Parigi, V Jmon- tons ^ inorto da nove anni , avea lasciato a' fisici anipia mate- ria di lavori sopra i barometri, i termometri, gl' igrometri, e le clesidre , alia miglior costruzione de' quali strumenti po- sto avea molte cure. E qui siami perinesso di toccare di vo- le, doversi a costui una scoperta, da alcuni tribuita a mo- derni tempi, ed a' giorni nostri di grande uso, e di somma iniportanza, I'invenzione, almeno chiara, e ragionata de'te- legrafi . Credeasi allora una chimera , od un paradosso , che notizie propagar si potessero ad insigiie distanza ; da Parigi , per esempio, a Roma, in poche ore. Eppure V Jmontons ne fece due volte 1' esperimento in una porzione non molto e- stesa di paese alia presenza de' Principi della Casa Reale di Francia : che I'estensione maggiore, o minore de' luoghi non muta essenzialmente la cosa : e la cosa era questa : disporre in piu piniti, o posti consecutivi persone, le quali munite di buon cannocchiale , osservassero , e ripetessero i segnali da essi veduti , di guisa che il secondo posto ripetesse quelli del primo, il terzo quello de' secondi, e cosi via discorren- do fino al penultimo: ed i segnali erano altrettante lettere d' un alfabeto , di cui la chiave , od il segreto non 1' aveano (2) De fcrreis particulis , quae in corporibus reperiuntur. V. De Bonon. Scient. et Art. Inslit. atque Accad. etc. Comment. T. 2. P. 2. p. 20 , e 6cg. Elogio del Galeazzi 9 che il primo, ed ultimo posto : e per guadagnar tempo, il nu- mero de' posti intoiniedii fosse il niiiiore possibile(l) . Una qiialche maniera pero d' intendersi a distanze grandissime e- la nota anclie in antico, e, secondo alcuni storici, rimonta a' tempi della monarchia di Camhise , e di Dario : e , come scrisse quel miracolo d' erudizioue di Daniele Dartoli ^ non accadevano novitd in quella si stenninata parte del niondo ( dair India all' EUespouto ) che le pin lontanissima , denlro alio spazio d'un giorno , non le risapessero per via difuina- te , e di fuochi , che d' in sii le pnnte de' monti si facean cenno I' iino all' allro , e si parlavano secondo i segni gia statuiti: e gl' intcrpreti della Corte, intendilori di quelle ci- fre, ne sponevano al Re il signijicato {2). Comunque sia, de'fi- sici parigiui alcuni proseguivano ad usare termometri a spi- rito di vino, ed altri, avvegnache sostituito vi avessero quel- li a mercurio suggeriti dall' Amontons, non erano gran fat- to soUeciti di correggerli de' difetti, che, a mal grado di queir utile innovazione, nascondeano . Laonde, ripatriato il Galeazzi^ diedesi a studiare le cause, anche meno avvertite, delle vicende che i termometri presentano nelle loro ascen- sioni , tuttoche esposti ad eguali circostanze esteriori : e nel 1732 comunic6 a questa nostra Accademia le sue esperienze (materia innanzi trattata dal Beccari, e da J^illorio Stanca- ri) per le quali conobbe, una cagione di quelle anomalie essere le varie qualita dell' aria ne' termometri introdot- tasi (3) . E meriterebbono pur anche considerazione altri suoi ci- menti intorno la causa delle varie altezze del mercurio ne' ba- rometri (4) , e circa il calore , ed il freddo nel vacuo (5) , se il timore di peccare di soverchia prolissita non mi consigliasse (1) V. Fonlenelle. Eloge di M. Amontons. (2) V. Bartoli. Siraboli tiasportati al morale Lib. 3. Titolo XV. La Calnmita armata. (3) De ihcrmometris Amontonianis. V. de Eonon. etc. come sopra, p. 201, e seguenli. (4) V. come sopra (5) V. come sopra T. u 2. 10 MicHELE Medici a venire alle cose , chc plu da vicino risguardano 1' Anato- mia, e la Medicina. Gasparo Jse/lio da Cremona (e voi, o Accademici dottis- sinii , iin'-ilii) di nie lo sapete ) nel 1()22 I'ece la faniosa sco- perta de' vasi lattei, e la prima volta die li vide fu il 23 Lnglio. Per lo che tanta compiaccnza provo, che, sebbenc confossasse, doverc lui qnesto trovato piu al caso che a sue consij;lio, i\\ a sua volonta, rivoltosi a' testimoni, die gli erano intonio (testimoni oculatissimi , ed espertissimi , fra quali era il Cd. Lodovico Setlala) pieiio di giubilo la cono- sciuta fV'licijsiina esclamazione d' Arcliwxede ripete : e di quel- la sua prima osservazione fu subjetto un cane. Ma, a ci6 non contento , estese le sue ricerclie a' gatti , ad agnelli , a vacche, a majali, e ad un cavallo a bella posta coniprato da lui. Volea cimontare anche ruomoj dal che pero due niotivi lo rattennero. L'uno fu ch'egli non sapea dare ad intendere a se mt'dt\simo, come natura fosse stata madre benigna a'bruti, concedendo loro un ordiiie di vasi di tanta importanza alia vita , ed avara matrigna li avesse all' umana specie negati : r altro , che , stimando egli necessario di notomizzare uomini da ])0(he ore midriti, e vivi, 1' animo mite, ed oncsto di lui rifiiggiva dal bruttarsi della niacchia, che disonora la niemoria d' Erofdo , e d' Erasistrato , i quali , come ydulo Cornelio Celso scrisse , nocentes homines a regibiis ex car- cere acceplos vivos inciderint, considcrarintque ^ eliamnnin spiritu remanenle , ea, quae nalura ante clansisset [i) . Ma cpianto e vero, che per riuscire in questa investigazione, gli aiiimali deggion essere da breve tempo pasciuti, altrettan- to e avventurosamente inutile , che a bella posta s' uccidano, bastando che per c[ualsivoglia altra cagione sieno morti di morte violenta . Intorno a che il prelodato Celso aggiugne (1) V. jldriani Spigelii Opera etc. T. 1 — Gasparis Asclii dc la- clibus , seu de vciiis lacteis. p. X , et seg. V. A. C. Celsi De Medi- cina Lib. 1. Praclat. y^crlulliano po'i , rispcUo ad Erofdo , dissc — die Mcdiciis , aut laniiis , qui septingcntos exsecuit , ut naturam scrutaretur , qui homines odit , ut nosset — Elocio del Galeazzi 1 1 Interdum eni'in gladiatorem in arena, vel mililem in acie, vel viatorein a lalronihus exceptuin sic vnlnerari , ut ejus inte- rior aliqiia pars , et in alio alia apcrialur , atcjue ita sedein , positum, ordincm , figuram, similiaque cognoscere priidenlem jnediciim , nan caedein , sed sanilatein rnolientem , idnue per misericordiam discere , quod alii dira crudelitate cogno- verint (1). Al Galeazzi per tanto il caso presento non un gladiatore spiraiite nell' arena, non un soldato trafitto nel campo di battaglia , non un viandante ucciso da ladroni nella pubblica stiada, ma un contadino morto otto' ore dopo avere riporta- to lussazione alia prima vertebra del collo, ed ingbiottito quattr'once d'olio di mandorle dolci, ed un tuorlo d'ovodi- sciolto nel brodo. Elesse egli a conipagno del suo lavoro I'in- signe Jntonio Leprotti, Archiatro di Clemente XJI. P. O. M. e le osservazioni loro corono esito felicissimo, quale da cosi diligenti, ed esperti indagatori era da aspettare. E qui ripor- tar dovrei le cose da essi loro vedute. Ma, trattandosi d'a- natomiche descrizioni, le quali mal compendiare si ponno, m' e mestiere pretermetterle. Diro bene, che, quantunque fatte nel cominciamento del passato secolo, nella cliiarezza, e nella precisione non invidiano quelle di tempi molto poste- riori , tanto circa 1' origine de' vasi lattei dagl' intestini , i lo- ro varii procedimenti , 1' ingresso loro nelle gliiandole, le mu- tazioni, clie patiscono entro, ed all' escire di esse, quanto rispetto al termine loro nella cisterna del chilo, ed alle mem- brane, ed alle valvole, di che sono guerniti. Non e pero a tacere come F." M/ Zanotti , ponendo ter- mine alia narrazione di queste indagini, recbi in mezzo, av- vegnacbe non anatomico di professione , un dubbio , il quale, anche da altri nudrito, die poscia materia a molte, e jira- vi anatomicbe, e fisiologiche disquisizioni. Ed ecco a quale proposito . L' ultima osservazione del Galeazzi , e del Le- protti in quel cadavero fu la seguente. Tre dita trasverse cir- ca sotto la cisterna del chilo videi'o ghiandole molte di varia (1) V. A. C. Celso. 1. c. 12 MicHELE Medici grandezza, circondanti le vertebre lombari, ed in s6 ri- ceventi nunicro copioso di vasi chiliferi , che dal niesenterio si dipp.itivaiio. Ma il pin singotare fii, clie sotto quelle ghian- dolo videro eziaiidio, alcuiii lascetti di que' vasi discendere verso r osso sacro , e fare piu bella mostra di s6 , e quasi direi inoltiplioarsi, e lussureggiare lil dove accade delle ar- terie, c delle vene iliache il biforcamento, ed alquanto ri- piegjati a sinistra, aderire strettamente alle ossa , e quasi pe- netrarne la sostanza. Per lo clie supposero, anche i nomati fascetti entrassero in phiandole in que' luoghi numerose, le quali inviassero il chilo, e la linta delle parti inferiori del corpo alia cisterna del chilo , ed al canale toracico ; il quale , per dirlo di passaggio, anziche dal francese Pecjuet, piu giu- staniente denominare si dovrebbe dall' italiano Eustac/iio . Ma, giusta lo Znnotti , a que' tempi credeasi, tutto quanto il chilo raccogliersi dal predetto canale, e nella vena subcla- via veisarsi ; ne fra noi era nota la scoperta del Peqiiet , la comunicazione cioe del condotto toracico con la cava ascen- dente, e con la vena emulgente sinistra (1). Orsii da tale novita trasse lo Zanotti il dubbio suo , e ragiono cosi. Poiche non tutto il chilo entra nella subclavia , e parte di esso, me- diante certi rami, passa nella vena cava, perche non si puo supporre , che que' fascetti di lattei veduti in prossimiti alle vene iliache, abbiano con queste comunicazione? (2). Sopra di che, se la novita annunziata dal Pequet ignota era al Ga- leazzi , ed al Leprotti, pare a me sensata, e prudente I'opinio- ne loro , che anche i fascetti di vasi lattei , sopra i quali cade ora il discorso, entrino, siccome gli altri, nelle ghiandole, tanto piu che la particolarita, di cui furono testimoni , que' vasi cioe attaccarsi cosi strettamente alle ossa, che sembrano in esse introddursi, non lieve conforto porge al loro pensa- mento. Conciossiache alia regione lombare aderenti sono piii, (1) V. II gran giornale d' Europa ccc. T. 1. P. IV. p. 52 , e seg. e P. VIII. p. 10. c seg. (2) V. De Bon. Scient. et Art. Inst, atcjue Acad. Comment, etc. T. 1. p. 123, e seg. Elocio del Caleazzi 13 e pill ghiandole linfatiche , dove che il ])iforcamento delle vene iliachc non lia con essa aderimento veriino. Del resto e superfluo, che io giustifichi, quel dubbio espresso dal celcbre antico Segretario di questa Accademia avere partorito molte , e gravissime question! anatouiico-fi- siologiche , insegnando Voi a me , che le comunicazioni del- r ordine de' vasi bianchi con quelle de' rossi , poste dagli ana- tomici del secolo 16°, e del 17°, e a tempi nostri da due dotti uomini , da Vincenzo Folimann^ e da liegolo Lippi , sostenute, sono fortemeiite, e non senza qualche acerbita di- sapprovate dall' attuale illustie anatomico ticinese. II quale per altro , ( e cio dico senza ira , o studio di parti ) non pure ammette comunicazione fra i due ora detti ordini di vasi, ma concede eziandio che sia essa naturale, e non mai effetto di rottura , o di lacerazione cagionata dalle injezioni. La diffe- renza per lui e, che le injezioni de' linfatici passano alle ve- ne, non perche i ramoscelli, o tronchetti di quelli sboc- chino entro le cavita di queste, ma perche, innoltrandosi pe' linfatici delle ghiandole conglobate , comunicano con alcune venuzze nascenti entro le ghiandole istesse : venuzze , tal- volta grossette^ che portano alle vene maggiori , con cui so- no in coiitinuazione , le materie injettate (1). Oltre che, seb- bene nieghi egli 1' origine de' linfatici dalle arterie, e la continuazione dcU' estremita venose colle linfatiche, non nie- ga pero un naturale passaggio da' capillari arteriosi a' linfa- tici. Tiene anzi, essere questo meno difficile di quello del- le vene a' linfatici stessi ; passaggio, cui egli spiega col dire, che le reti sanguigne (sono sue le parole) distribuite minu- tanienle siille pareti dei linfatici penetrano neW inlerno di esse pareti, e colle loro porosita si tevgono in comunica- zione col cavo de' capillari linfatici (2) . E poscia che quel- le rcti sanguigne composte sono di capillari ed arteriosi, e venosi , a me sembra , che egU venga a concedere un altra (1) V. Panizza. Osservazioni Antropo-Zootomico-fisiologiclie. Pavia 1830. p. 42-75, ed altiove. (2) V. 1. c. H MiCHELE Medici maniera di coninnlcazione fra le vene., ed i linfatici oltre «iu«'lla delle veniizze nascenti entro le ghiandole teste men- tovata . Una coimiiiicazione naturale aduiKiue , anche a giu- dizio di lui , c' e . La (jiiestione adumiiic riducesi nel mo- do di questa comunicazione. Ed e tale, e tanta la stima , che io ho della peiizia , ed abilita dell' anatomico ticinese , che credo, le cose cssere veramente, siccome egli le afferma. Qucstioiie peio, la quale, se io non cado in grave errore, e per biiona ventura una delle molte agitate in Anatomia, ed alia Fisiologia, ed alia Patologia di poca, o niuna uti- litii . Inipercioche alia spiegazioue di certi fenomeni risguar- danti 1' assorbimento e nello stato sano, ed in quello di ma- lattia puo bastare che si sappia, esistere fra i linfatici, e le vene naturale comunicazione , qualunque poi sia la ma- niera, con cui essa si faccia. Ma io ben m'avveggo, che F e- same delle osservazioni del Galeazzi sopra i yasi lattei nel- r umana specie ni' ha condotto tropp' oltre. Laonde , senza piu , passo ad altro lavoro di lui assai piu nobile , e sublime, poscia che appartiene al mirabile atto della generazione . Dappoiche dal T^an Home , dal Granf ^ e prima di essi da jyiccolb Stenone furono giudicate, e nomate uova le vesci- chette delle ovaje uegli animali vivipari (1), I'universalita de- gli anatomici, e de' fisiologi, o parteggiassero eglino per I'Epi- genesi , ovvero per la Palingenesi , quietossi in quella senten- za: gli Epigenesisti tenendo, che in quelle vescichette capisc^ una materia , da cui insieme col seme del maschio il novel- lo animale si componga, e credendo i Palingenisti in quella (1) II Cliiarissimo De Rcnzi tribiiisce questa scopcrla ad uu anti- co illustrc italiano viveiUe clue secoli innanzi Io Stenone c cioe a Giammatteo Ferrari di Gradi , o di Aerate villaggio presso Milano, e scrive cosi. Egli ( il Malteo ora detto ) // prima ha chiamato ova- je quei cnrpi , ch' eransi creduti testicoli delle donne, e la cui sco- vertn si hanno successivamente atlribuita Stenone, Granf, JVerreyn, e Littre. Dice Malteo de Gradi, die le due ovaja sono coperte di piccoli carpi glandulosi , precisamente siccome dipoi lian sasfenuto gli ulcimi dcgl' indicati anatomici posteriori. V. Storia della Medici- na in Italia del Gavaliere Salvatore de Renzi. Napoli 1845. T. 2. p. 352-353. Elogio del Galeazzi 15 vescichetta custodito un perme gii composto, ed organizza- to, una niiniatura, direbbesi, od \m abbozzo dell' aiiiniale nascituro. JNulladinieiio a cjuella seiitenza si oppose un os- servatoie in fia i primi grandissimo Marcel lo Malpighi. Noii gia che egli contiasti , o ponga in dubbio , nel genere de' vi- vipari nascere gli aniniali dalle nova. Ma per lui le nova non sono le csterne, e visibili vescicbette , piantate (pia, c la. nell'ovaja, e contenenti un umore in apparenza gelatinoso, o liniatico. Per lui le uova hanno un'origine piu remota, e segreta , e sono frutto d'uno speciale processo intervegnente neir ovaja inedesima , operato da' nioiti vasi di essa , alcuni de' quali hanno in se ini umore , o sugo di colore giallognolo- rossigno, merce de'tpiali tutti nasce un corpo gbiandoloso, nella sua tessitura anaiogo a' reni succenturiati , ed a motivo del colorito, che presenta, chiamato da lui corpo luteo, o gial- lo: dal quale, patite varie trasformazioni , e giunto a matu- rita, sporge un corpicciuolo che e il vero novo, il quale poi per r atto generativo, staccasi dall' ovaja, e ricevuto daila corrispondente fimbria , cala per la tuba falloppiana nell' ute- ro. E poiche, compiuto appieno il corpo luleo, occupa esso la maggior parte dell' ovaja, ed il numero delle visibili ve- scicbette trovasi grandemente menomato, anzi che credere essere queste le vere uova, e cosa piu simigliante a verity, che esse pure somministrino una materia, la quale, elabora- ta dai vasi , contribuisca alia segrezione , o fbrmazione del corpo /w/eo.Ne concede egli al Grnaf, che i carpi lulei faccian di se mostra solamente dopo il coito fecondo (siccome mol- t'altri do])0 il Graafhaimo sostenuto, e sostengono): affer- nia anzi d'averli veduto anco in vitelle appena nate. Caduto poi I'uovo da' corpi lulei, lascia in questi una fossetta, o ca- vita , che a poco a poco si cbiude ; ed essi vengono sempre piu prosciugandosi , e quasi per intero dileguansi, come, di- c'egli, ristrette, ed indebolite le arterie, e le vene, le gbian- dole, ed anco i visceri del corpo ingraciliscono (1). Per le (1) V. M. Malpii;liii Opera. Lug. Bnt. 1G87. T. 2. p. 215. c scg. = disscrlatio epislolica varii argumenti etc. ad Clarissimura lacobum Sponium etc. . 16 MiCHELE Medici quali dottrine del Malpig/ii il corpo luteo generatore dell' no- vo e un organo traiisitorio, ne' suoi periodi d' energia, e di lansuore paiagoiiahile con le foglie seminali delle piante, colla coda do' girini, co' icni siiccenturiati, col timo. Viceiide mira- Lili volute dalla legge imposta dall' Autore della natura a tutti gli esseri orgaiiizzati , in forza della quale, come a cer- te parti di essi prescritto e durare fiiio al totale disciogli- niento del corpo, ed anco secoli dopo, cosi d'alcune altre en- tro certo breve spazio di tempo e ordinate il cancellamen- to, e la perdita . II Galenzzi per tanto nel 1711 comunic6 alia nostra Ac- cademia due ossei'vazioni valevoli a corroborare quelle del Malpif^hi. Fii della prima subjetto una donna morta per feb- bre nel secondo mese di gi-avidanza , dopo avere avuto, per quanto sembro, una sconciatura. NeH'ovaja destra, tranne u- na , o due piccole fessure , giudicate anticbe cicatrici, nulla vide degno di speciale menzione . Ma nella sinistra, maggio- re della destra , erano due ciccatrici cospicue , l' una piu re- cente dell' altra . E avvenga che in entrambe apei'to fosse un forame, pure nella piu recente era esso cosi manifesto, che introdurre vi si potea uno stiletto, mentre nell' altra cicatri- ce questa operazione non era praticabile, essendo come in- callita, e la sostanza di essa non avendo diversita da quella del restante dell' ovaja. Differentemente da cio, nel forame della piu recente cicatrice anniccliiavasi un corpicciuolo , grosso quanto una piccola oliva, sporgente alia foggia di u- na papilla, nel cui mezzo ei"a una cavita capevole d'un gra- no di miglio : e tutt' intorno serpeggiavano molti vasi sangui- feri mediante injezioni d' inchiostro renduti piu palesi, che abbracciavano il nuovo corpo luteo , per modo da formarne co- me un nocciuolo facilmente coll' ajuto delle dita separabile dalla sottoposta, e circondante ovaja, la sostanza della quale poi avea caratteri di gran lunga diversi da quelli del corpo luteo . E di6 argomento alia seconda Osservazlone una donna, la quale , dopo avere regolarmente partorito , tuttoche nel fio- re degli aimi , miseramente si mori . La superficie della sini- stra ovaja y non lungi dal superior lembo di essa , ofFeriva Elogio del Galeazzi 17 alio sguardo un tiimoretto, di colore rossiccio, come quelle d'una parte leggermente infiammata, depresso nel centre, e formante una cavita, dalla membrana dell' ovaja ricoperta di guisa, che vi si scorgea dentro una pertngiata cicatrice. Ta- gliata poscia la membrana , trov6 piantato nell' ovaja un cor- picciuolo simile ad una ciliegia immatura , moUe , rosseggian- te, la cui superiore estremita, dell' inferiore piii ottusa, era alquanto incavata, e presentava un piccolo seno (1). E ricerche alle ora dette consimili praticaronsi dal Duver- ney , dal Littre, dal Fantoni, e da altri, de' quali merita spe- ciale onorevolissima ricordanza Antonio r^allisneri. Investigo egli diligentissimamente le ovaje di scrofe, di vacche, di pecore, di cavalle, di asiue, di cagne, di volpi, di caniozze, di gatte , di capre , di topi , e di donne , nelle quali tutte ve- rificato, e confermato avendo i ritrovati del Ma/pighi, en- tr6 nella persuasione, che dal calice, ossia dal forame della papilla esistente nel fondo della cavita del corpo g/iiando- loso , o luteo esca un novo , od un concetto , od un composto oviforme , in cui tutto il feto e racchiuso . E tanto si mostro penetrate della verita delle Malpigliiane dottrine , che non comprese la ragione (se piu'e questa ragione anche per lui non fu, che, per dire il vero, non sono espeste coUa maggiore chia- rezza) non comprese, dice, la ragione, per la quale gli anate- mici non le avessero seguitate, e rifatte non avessere con la necessaria attenzione le osservazioni, e le esperienze del Mal- pighi, perche sarebbono (die' egli) stall persuasi essersi abba- gliato lo Slenone,'\\Grnaf,'\\Kerkringio,'\\.Redi,e tanti,e tanti altri loro seguaci, die lianno preso una cosa per I'altra, aven- do ben colpito tutti questi vicino al segno , ma non affutto nel segno (2). E piu oltre aggiugne, che Jinora e bene statu cre- duta per vera da un popolo , dirh cost, d' autori moderni I' opinione , che I'uomo, ed ogni bruto nasca dall'uovo. Ma (1) De muliebrium ovariorum vesiculis. V. De Bonon. Scicnt.j et Art. etc. T. 1. p. 127. e seg. (2) V. Vallisneri. Osserv. fisico-mediche ecc. Venezia 1733. T. 2. p. 148. T. I. 3k 18 MiCHELE Medici sia detto col dovido riveritissiino rispetlo ad ogiiuno j non hanno, eccettuuto il iMalpig/ii , e Jorse pochi altri, conosciu- to, qunl sin il I'cro i>erissifno novo, mentre le vescichette linfatiche iiol sono cc.rtainertte , come abbiaino detto, e co- me anderemo scinpre piii dimostrando ; c/ie e stato una del pricipali nwtivi , die mi ha mosso a ricercare,fra lo scem- pio di tariti niiiinali , la verita (1). A nialgrado di tutto cio fu egli astretto ad una confessio- ne, la quale in parte scemar potrebbe il valore di quelle dot- trine, di cni si dicliiara pure persuaso . Ed e questa . II Mal- pig/ii alTenna d' avere veduto sporgere , ed escire dalla cavi- ta del corpo luteo in una vacca due uova : osservazione , cui altre rassomigliano latte posteriormente dal Diiverney , e dal Littre. Ora il f^allisneri , per quanti aniniali a])])ia sagrifica- to, per quanti indagamenti abbia fatto, e rifatto, per quan- ta attestazioni abbia raccolto dagli anatomici suoi eontempo- ranei, ed amici, il J^aUisneri non ba mai potuto cliiarirsene. IModestissimameute peio aggiugne le segueuti parole. lo non ho coraggio di contraddire ad iiomiiii si grandi, e di una fede plena degnissimi , e ne posso, ne voglio negar loro, c/ie non ahbiano veduto tutto cio, die hanno consegnato alia memoria de' posteri , ma solo invidio la lor fortuna , e del- la mia mi lamenio , e rimbrotto , perche non mi ha fatto mai I'cdere con evidente chiarezza questo tanto sofpirato fe^ nomcno (2) . Intorno la quale questione, veramente astrusa, e gra- vissima, io mi liinito a dire, che, sebbene la generalita de- gli Autori ravvisi le uova nelle vescicbette delle ovaje, pu- re le esservazioni del Malpighi nieritano considerazione , e studi : di che e degno di lode il Galeazzi, che ad illu- strarle si dedico. Ed in conforto alle quali aggiugnere si potria un fatto, recato in mezzo anche dal Vallisneri^ che le uova fecondate , appena entrate nella tube sono di gran lunga , e talora dieci volte piu piccole delle vescichette (1) V. Op. Cit. p. 181. (2) V. Op. Cit. p. 182. Elogio del Galeazzi 19 piantate nelle ovaje: fatto confessato auclie dallo stesso Graaf^ e da'suoi seguaci, ed ii quale c'insegiia a dubitare, che quelle vescichette sieno le vere uova; perclie, lecondate, dovreb- boiio per contrario crescere necessariamente di mole, sicco- me accade iiegli aulniali ovipari, e nelle semenze delle pian- te: nel qual caso poidiverebJxnio spruporzionatamente grandi, lie potiebbe la tuba capirle. Recenteniente ancbe il Prevost, ed il Dumas sonosi avveduti dell' estrema piccolezza del- le uova anivate al coi no dell' utcro , avendule tiovate del diametro di luio o due niillimetii al piii, mentre le vescichet- te delle ovaje lo hanno almeno di sette, od otto. Vero e, die di tale difftiienza cercano eglino la ragione nell' essere in una sola vesciclictta piu ovicini contenuti (1), direbbesi quasi a siniiglianza de' vegetabili , un grano del polline dei quali piu, e piii granellini raccbiude, chiamati ora foville. Ma quanto e dimostrato cio nella polveie fecondatrice delle pian- te, altrettanto pare ipotetico rispetto alle uova degli animali. Ad ogni modo, poste ancoia per vere, ed in tutta 1' estensione loro dimostrate le osservazioni del Malpighi^ la Palingenesi ( abneno secondo la poca mia capacita ) non incontra difficol- ta niinori di ipiello suppongasi collo Stenone, col Graaf, col J^an-Hornc ^ e con tanti, e tanti altri, che le vescichette delle ovaje sieno le vere uova, se pure non ne inconti'a del- le magaiori . E , seguitando , due importanti ricerche fece il Galeaz- zi intorno il tubo gastro-enterico . Era allora fra gli ana- toniici questione, se i viUi intestiiiali fossero altrcttanti si- fonciiii cavi, od invece pajiille spugnose perforate, oppure papille senza pertugi . Branioso della verita, esaniinando at- tentamente , e con acuti vetri la superficie interna degli in- testini, avvenne a lui cio, clie non radamente accader suole, che, cercando una cosa, altra se ne trovi. Conclossiache non mica sopra i villi, ma propriamente nelle membrane, da cui essi sporgono, vide moiti forellini , i quali dap])rima dubito, esser potessero boccucce escretorie delle ghiandole dal Pech- lin^ e dal Peyer scoperte, e descritte. Se non che, trovate (1) V. Annales des sciences nalurelles etc. 1824. 20 MiCHELE Medici anche qiieste boccuccc, e dillgentemente paragonate con quel forelliiii, s' avvide di tali, e tante differonze delle une dagU altri , die noii indugl6 a bandire dall' aniiuo il nato dubbio. Laoiide , teueiido, che presentata se gli fosse una novita, die- tro questa cammino, da parte lasciando i vilU intestinali. E poicbe ripotute osservazioni sopra Ic varie parti del tubo in- testinalc c dell' uomo , e di generazioni diverse d' animan- ti mostrarongli sempre la medesima cosa , concbiuse , es- sere gl' intestini provveduti d' una speciale niembrana , cui, a motivo del suo principale carattere, die il nome di cribrifor- vie, ed il suo lavoro corredo d' una bella tavola con tre fi- gure rappresentanti cbiaramente all' occbio de' lettori quanto avea egli vcduto (1). Ed avvegnacbe si fatta tonaca ignota non fosse al B runner, al VFepfer, al Peyer, ed al liuischio, pure, a giudizio del Galeazzi, le osservazioni loro limitaronsi a certe porzioni solamente dal tubo gastro-enterico , ne po- trebbono al certo comendarsi per la chiarezza loro. E non contento a cio, corono egli le sue ricercbe anatomiche di ap- plicazioni fisiologico-patologicbe , stimando , cbe i forellini della membrana cribriforme sieno le fonti , onde il muco en- terico scaturisce , le quali viziate da cagioni niorbifere dieno origine a'dolori intestinali, ed a' profluvj del ventre (2). (1) De cribriformi intestinorum tunica. V. De Bon. Scient. et Art. Instit. alfjue Acad. etc. T. 1. p. 359, e seg. (2) Anclic Tommaso Cornelio Cosenlino , celebre anatomico , e fi- siologo del secolo XVII conobbe la membrana cribriforme illustrala dal Galeazzi. Nel VI. de' suoi Proginasmi intitolalo De nutricntione, parlando della strullura deilo slomaco , lascio scritto . Quod autem ad rem nos/ram maxime fncit , est magna ilia foraminum frequcn- tia , qua haec tunica terebrata quoddaniodo videtur . Quippe cir- ca fundnm , ubi eamdem purpurascere diximus , velut aculco mul- tifariani compuncta observalur. Qua vero rubra pars desinit , prae- cipue piope ^ulam, majoribus, sed rarioribus tamen, atque transversis osliolis orbiculatim pcrforatnr : quod si interior haec vcntriculi membrana a caeteris avellatur (id vero facile , et nulla pcne nc- gotio fieri potest) statim sese in conspectum dabit innumcra arte- riolarum vcnarumque ad praefata Joraniinula pertinentium multitu- do . At vero in convexa super ficie , quo loco majoribus illis fora- ininibus membrana pertusa est , extant tanquam a latere lenticulares Elogio del Galeazzi 21 L' altra ricerca del Galeazzi intorno il tubo gastro-ente- rlco risguarda particolainieute la tonaca carnosa dello stoma- co, e degli iiitestini . Per universale coiiseiitiinento degli a- natoniici le fibre della membrana musculare di quel tubo so- no, alcune longitudinali, altre circolari; e riell' esofago, e ne- gli intestini , esterne le prime, interne le seconde. Rispetto pero alio stomaco il FFillis, seguito da inolti, stimo, cbe il disponimento delle fibre tenesse opposto modo, e le longitu- dinali fossero interne, ed esterne le circolari, tranne il fVin- slow, die (juesta eccezione disapprove). S'accinse a sciogliere la questione il Galeazzi, e tre cose nello stomaco scopri de- gne di coi siderazione . La prima fu un doppio ordine di fi- bre longitudinali, esterno I'uno, interno 1' altro , con questo pero, clie le circolari della tonaca istessa giaccionsi interpo- ste a' due strati delle longitudinali . Fu la seconda , le fibre longitudinali non diraniarsi sopra tutta 1' estensione dello sto- maco : alcune , nate la dove 1' esofago apresi nello stomaco , riunite in fascetti stendersi lungo la curvatura minore di quel viscere , e dal sinistro orificio di esso procedere verso il destro : altre , similmente nate nel medesimo luogo , e similmcnte in fascetti raccolte spartirsi, e alia foggia d' al- trettanti raggi diraniarsi , parte in direzione orizzontale, par- te in obliqua, e parte nello stesso ordine serbato dalle cir- colari, nelle quali alcune di esse sembra vadano a confonder- si: e niuna delle longitudinali arrivare sino al fondo dello sto- maco. E la terza cosa fu , che le anulari circondano non so- lo il fondo, ma eziandio tutto il corpo del predetto viscere; quaedam glandulac , quae leniter compressac candicantem hu- morem intra ventriculum Jundunt . Pennatorum ventricuU prae- dura , callosaque tunica nullo pane foramine pertma intus obdu- cuntur . j4esophagus vera , qua parte stomacho alligatur , valde crassus est ^ habetque intrinsecus eminula quaedam tubercula, quae, dum mulgentur , albidum succum cffundunt . Interiore autem tu- nica divulsa , apparet glandulosa caro multis patula tuhulis in ea ipsa tubercula pertinentibus. Porro ubi dicta crassitudo desinit, ibi gula incipit plurimis quibusdam veluti punctiunculis intrinsecus perforari . 22 MiCHELE Medici e sebbene approssimandosi a' due orificj dl esso , crescano in numero , ed in giossezza , pure fannosi assai piu numerose , e 'nosse ncl piloro, e nelle parti a questo convicine , pren- dendo ivi la forma di tascetti anulari . E in quanto agl'inte- stini tenui vide lo strato delle fibre longitudinali sovrapposto a quello delle circolari : ma circa i crassi non osservo nel- r uomo le loiiijitudinali se non in alcuna parte di essi : ed ec- cettuato il retto ( in cui , coUegate in lacerti carnosi , esten- donsi dall'ano al principio del colon) nel colon istesso, e nel ceco altre fibre rette non vide infuoi'i di quelle , die, insie- me stivate, fijrmano i tre fasci, o ligamenti scorrenti lungo il colon, dall' opera de' quali, congiuntamente con quella delle fibre circolari , nascono le concamerazioni . E tanto nel Cenere umano . Ma nel bovino , appunto percbe 1' anzidetto dispoiiimento delle fibre longitudinali manca, ed invece lo strato delle longitudinali si distribuisce equabilmente come neali intestini tenui, i crassi lianno un diametro circa egua- le per tutto, e non vi sono concamerazioni (1). Per le quali osservazioni e aperto , come il Galea zzi discoprisse molto piu di quello importava a sciogliere la questione fra il fVillis, ed il TVinslow insorta . Anclie r appareccliio biliare gli somministro materia a bel- le, ed utili indagini. E gia , che la cistifijllea contenga concre- zioni calcolose, e cosa della quale e frequente testimonio cbi lia colle sezioni de' cadaveri qualche dimesticliezza . Ma non sono frecjuenti , anzi rari sono per non dire rarissimi , i cal- coli iiati fra le membrane del ricettacolo della bile. Rariti d'osservazione toccata al Galeazzi notomizzando il corpo di una donna adiposa molto, e morta d' anasarca, e d' idropisia di petto. Vide la cistifellea turgida di bile densa, e nereg- giante, in cui erano immersi quattro calcoli di vavia forma, e grandezza. E maneggiando le membrane di c[uella vescicbet- ta, accortosi della presenza d'alcuni corpicciuoli sparsi qua, e li entro le pareti , incise la tonaca interna nel luogo (1) De carnea ventriculi , et intcstinorum tunica. V. Dc Bon. Scicnt., et Art. etc. T. 2. P. 2. p. 238, e seg. Elogio del Galeazzi 23 conispoiidente ad uno de' maggiori di essi, e mediante la pressioiie delle proprie dita , ne esci un calcoletto nella gran- dezza , e iiella foniia simile ad un seme di leiite , e nella so- stanza , e nel colorlto non niolto diverso da' grani , da cui ri- sullava il maggior caleolo nella cavita della medesima cistifel- lea contenuto. Estrasse gli altri calcoletti con lo stesso sem- plicissimo artiiicio, ed anche colla sola incisione dell' interna tonaca, e trovoUi tutti racchiusi in un proprio foUicolo for- mato da una speciale nienibrana (1) . Dal cjuale latto, comunicato alia nostra Accademia Tanno 1723, trasse egli argomento di piii alte, e fisiologiche con- siderazioni. Se i calcoletti in discorso avessero potato repu- tarsi concrezioni siniili a quelle, die di svariate forme, di varia estensione, ed ampiezza ingombrano non di rado parti del corpo uniano, e piii spesso le pareti de'vasi, e sono ef- fetti della cosi detta litiasi vascolare , certamente il Galeazzi cercato non aviebbe d' avantaggio . Ma il singolare e , che que' calcoletti possedeano caratteri fisici , e cbimici analoghi ad alcuno di quelli che nuotavono nella bile , e da questa ri- conosceano certa origine. II singolare e, che aveano regolare ligura, come di figura erano regolare i foUicoli , entro i quali capivano ; foUicoIi costruiti da una membrana nell' interne sue levigata, e non avente co' calcoletti aderimento veruno. Posti i quali fatti , valevoli pure a dare alcun lume intorno la natura , e la provegnenza di que' calcoletti , che meraviglia e, che il Galeazzi ne deducesse una conseguenza favoreg- giante I'opinione del Malpighi ^ che porzione di bile, o d' un umore ad essa analogo separisi da ghiandolette fra le tonache della cistifellea nascoste; opinione, cui altri non pochi dotti uomini sottoscrissero ? Sette anni dopo illustro i fatti osservati, e convalido la conseguenza, che dedotto ne avea. Noto e come nel genera bovino certi vasi, o canaletti pongano diretta comunicazione, ed immediata fra il condotto epatico , e la cistifellea : alcuni (1) De calculis in cyslifellca , et intra ejus tunicas repertis. V. De Bon. Scient. et Art. etc. T. 1. p. 354. e seg. H MiCHELE Medici de' quail , nati con plccole radici dall' ora nominato condot- to , ed in piccoli tronchi riuniti , apronsi nella cavita della ci- stifellea versandovi la bile epatica, mentre gli altri, tenen- do andaniento opposto, trasportano al dotto epatico la bile cistica: chiamati i primi canali epato-cistici , i secondi cisto- epatici . Affeimarono molti Anatomici^ lo stesso ordinamento d'orf^anica stiuttura esistere anche nell'uomo: cosa da altri assolutamente negata . Ma poiche il nostro Gaetano Tacconi in un suo scritto allora pubblicato segui la sentenza de' pri- mi , contradditori fiironvi assai , e nacquero questioni , liti , malizie, satire, ixmori di parti, da cui non andarono, pur trop- po! immuni alcuni dottissimi, e rispettabilissimi Professori vi- venti allora in Bologna , siccame io toccai parlando di Giu' seppe di lacopo Pozzi- Ma il Galeazzi , quanto dotto, altret- tanto saggio, e prndente uomo, d'altro non cnrossi se non che di sciogliere la contesa mediante V osservazione ; e con una perizia, che desiderare non si potria maggiore esamind ininutamente tutte le propagini vascolari serpeggianti per la superficie, ed anco fra le tonache della cistifellea, onde chia- ramente distinguere, come distinse , i ramoscelli dell' arteria cistica da quelli della vena porta, e gli uni, e gli altri dalle propagini del condotto ej^atico: dopo di che per quanta diligen- za usasse » per quanti tentativi facesse , e rifacesse , non pote mai vedei'e penetrata nella cavita della cistifellea alcuna ben- che menoma porzione delle materia nel dotto epatico introdot- te: non de varj liquidi colorati posti alia prova: non del mer- curio: e ne manco dell' aria. Cosi alia questione agitata allora fra gli anatoniici bolognesi bastavano ad impor fine le ricer- che accuratissime del Galeazzi . Ma questo, che era pure o r unico, od il principale scopo, cui egli aveasi proposto di giugnere , divenne cosa secondaria , od accessoria a motive d'una osservazione, che gli venne fatta mentre eseguiva il predetto lavoro . Ed e la seguente . Niuno de' ramoscelli del condotto epatico sparsi per la superficie della cistifellea ri- trovasi nella parete di essa opposta a cjuclla, che si con- nette col fegato, dove che in quella, la quale col fegato si congiugne, se ne veggono manifestamente alcuni, i quali , staccata la vescichetta dal fegato, rimangonsi uniti ad essa. Elogio del Galeazzi 35 penetrando fra le sue membrane. E poscia che per le pre- cedent! indagini erasi epll accertato, que' ramoscelli noii comunicare in guisa veruna coUa cavitii della cistifellea, si mosse a ricercare a quale ufficio sodisfacessero. E gli cad- de in pensiero , die questo fatto aver potesse attenenze col- I'altro osservato sette anni innanzi, e pin sopra da nie rifc- rito, e giovar potesse ad accreditare 1' opinione, che porzione di bile, o d' un umore d' indole biliare si separi o modifichi da gliiandole fra le tonache della vescichetta del fiele ripo- ste. E veramente, che o ghiandolette, o follicoli vi si nascon- dano, oltre che lo disvelarono le indagini del Malpii^/ii, lo comprovano , per quanto fa stima il Galeazzi , i calcoletti da se osservati fra le membrane di quel recipiente , contenuti liberamente , come dissi , in un foUicolo membranoso : fatto veduto da lui non una sola, ma piu volte, e conferniato po- scia dal Santorini , e dal Morgagni: i quali, non che calco- letti , entro quelle gliiandole videro porzioni di bile nericcia, e mucosa, ed alcuni pertugi , pe' quali essa piovea nella ca- vita della cistifellea. Argomenti dal Galeazzi confortati, col- I'aiuto d'una osservazione fatta in altro cadavei'o, in cui, seb- bene gli acini del fegato ingrossati fossero, duri, ed ostrutti, e, se non nulla, scarsissima esser dovesse la segrezione della bile, pure le membrane della cistifellea erano d' una meta piu grosse deir ordinario, ed appieno inzuppate d' una bile egua- le a quella, che entro la cavita era raccolta. E separata la vescichetta dalla parte del fegato, cui aderisce, vide un co- spicuo ramo del canale epatico entrare fra le membrane, die la compongono. Insomma, glusta il Galeazzi, alcuni ramo- scelli del condotto epatico penetrano fra le tonache della ci- stifellea, e comunicano con follicoletti ad esse interposti re- candovi un umore d' indole biliare ; e da follicoletti j)arton- si propagini , che , in piccoli tronchi riunite , apronsi nel ca- nale epatico, aggiungnendovi 1' umore da que' follicoletti o separate, od elaborate. Propagini, le quali, a giudizio di lui, a motivo del loro andamento meritar potrebbono il nome di cisto-epatiche , ma che per6 egli astiensi dal nomarle cosi per timore, che vengano confuse co' canaletti cisto-epatici proprii del genere bovine , mancanti nell' umano : i quali T. I. i. 26 ]MicHELE Medici veraincnte nascono nell' interno cavo della cistifcllea , e tra- sportaiio al coiidotto cpatico la bile cistica; mentre le sopra- descritte jjidpaiiini osservatc da lui iioii hanno coinuiiicazione veriuia coii la cavila delta cistifoUca, nascono da gliiando- lette collocate fra le sne tonache, ed al fegato conducono non la bile cistica, ina il jjiedetto umore, di cul le gliian- dolette niedesinie fiaono gli organ! separator! od elaboratori . II quale umore po!, secondo il Malpigfii, cola tutto nel- la caviti della clstifellea, ed e causa della diverslta, della l)!le cistica dall' epatica : ma , per quanto estima il Galeazzi, lion v! fluisce clie !ii parte. Differenza di pareri voluta dal- la differenza delle loro osservazioni . Conciossiache avendo il Malpighi scoperto semplicemente gliiandolette fra le tona- cbe della cistifellea, ne dedusse, die avessero comunicazio- iie coUa cavita di essa, dove clie il Galeazzi osservo in. ol- tre il passaggio di propagini dalle gliiandolette al fegato : di clie tener dovea, porzlone dell' umore da esso separato recarsi al canale epatico. So essere oggidi opinione comune , la bile provenire tutta dal tessuto del fegato, e la cistifellea, me- diante l' interna sua membrana , non somministrare clie mu- co, il clie colla bile si mesce, e confonde, e venire obblia- te , o non considerate le gliiandolette piu sopra discorse . 0- pinione peio, alia cpiale non puoi conceder fede senza pro- vare (pialclie ritrosia a negarla alle ripetute ricercbe d' un Malpighi^ d' un Santorini , d' un Morgagni, e d'un Ga- leazzi ( 1 ) . Dallo studio dell' apparecc^io biliare passo il Galeazzi a quello dell' orinario , intorno il quale fece osservazioni anato- inico-patologlclie di gravissimo momento . La prima fii d' un uomo in cui tutti i sintonii parea rendessero certa la pre- senza d' un calcolo nel rene destro, disceso poscia nella vescica . E nondimeno, aperto il cadavero, iiiun indizio di quello, ed in vece vid« con molta sorpresa, due tumori d' in- signe mole , aderenti alle region! lombari , i quali , liberati (1) De cystis fclleae ductibus. V. De Bon. Scient. ct Art. etc. T. 2. Parte 2. p. 331. e seg. Elocio del Galeazzi 27 dal peritoneo , e dalla pinguedine , di cui erano coperti, mo- stravano se essere i reiii , tre volte maggiori del iiaturale, e pieiii tutti d' innumerevoli vescichette : le piu voluniinose, grosse quaiito un avellana : le meno , al pari d' un grano di miglio: le altre di graiidczza fra questi due estremi mezza- na : plane tutto di sieroso umore , stagnante eziandio nelle pelvi , e negli ureteri , e piii copioso nel rene destro die nel sinistro, simile all'orina nel maggior numero delle vescichet- te, ed in alcune torbido, e tirante al nericcio. Le quali ve- scichette poi piantavausi a preferenza nella parte corticale , e giaceano immediatamente sotto la membrana propria de'reni, divenuta piii grossa, e piu dura: ed alcune guastavano anco la parte midollare , serpeggiando poi sopra tutte elegantemen- te innumerevole quantita di tenuissimi ramoscelli sanguife- ri. Singolare degenerazione patologica, di cui diede egli due figure molto nitide , e chiare , indicante 1' una 1' esterno del rene sinistro, 1' altra 1' interno del destro (1). E d'altri due casi analoghi al predetto fu egli testimonio: neir uno de' quali tutte le apparenze erano d' un tumore al fegato, quantunque la sezione del cadavero ponesse in vista il rene destro viziato in modo simile al sopra descritto, e pe- sante quasi undici libbre . E nell' altro caso un' infermita , giudicata da quanti medici osservata 1' aveano, tumori del mesentevio, con mutamento inaspettato di scena divenne una trasformazione d' anibi i reni in due insigni congerie di ve- scichette^ Dai quali tre fatti ammaestrato il Galeazzi conghietturo la presenza d' un vizio consimile in rnia donna, il cui cada- vero pero notomizzai-e non si pote. Negli ultimi 30 giorni di sua vita , unitamente ad orina torbida , e purulenta , depo- nea quell' inferma molte vescichette traspareuti di varia gran- dezza, non maggiori pero degli acini d'uva: alcune intere: altre lacerate e rassomiglianti alia vinaccia: e le intere, ripiene d' un liquore dotato di tutti i caratteri dell' orina . (1) De renura morbis. V. De Bon. Scient. ; et Art. Inst, atque Acad, etc. T. V. P. 1. p. 249. e seg. 28 MicHEi.E Medici E, per verita, iion era forse cosa al vero moltissimo somiglian- te, clie anco in qiiella donna gli organi renali lesi fossero da vizioanalogo al teste nanato, e clie alcune vescicliette da essi di.-igiunte. e daU'orina tiasportate , avessero escita dal corpo? Dalle qnali tuttc osservazioni il Galcazzi ricavo coroUari pra- tici di grave iniportanza. Dedusse dalla prima 1' oscuriti\, e I'incertezza de' segni earatteristici di calcoli nelle vie orina- rie : dalla seconda , e dalla terza la somma difficolta di pro- mmciare giudizi intorno la sede, e natura de' tumori interni deir addonie : c dedusse da tntte , si fatti morbi venire sem- pre aceom]iagnati da qualclie maniera d' idropisia , e finire in apoplossia. E lie dedusse pur anco che que' preternatura- li anmiassamenti di vesciclie negli organi renali sono indi- cio, la struttura iiaturale de' reni essere vescicolare (1). Nul- ladinicno poiche ranatonila, cosi detta microscopica, diinostra, essere la struttura de' reni per la massima parte tubulare, ed in essi d' elementi organici follicolari solo trovarsi i corpi Ulnlpighiani , i quali poi non essendo la maggior parte della niassa renale , non potrebbono rendere ragione delle enormi congerie vescicolari, in cui reni oltremodo ingranditi veg- gonsi interamente permutati, stiniar si potrebbe piu verosi- niile, che tali alterazioni sieno vegetazioni abnormi , o tra- sforniazioni organiche piii o meno recenti della sostanza de' reni, prodotte da variamente condotta, e lussureggiante plasticita; origine, cred'io, di taut' altre, e diverse degene- razioni organiche de' tessuti, le quali sono tanta parte degli studj dell'odierna anatomia patologica. Dalle quali osservazioni sopra 1' apparecchio orinario pas- s6 ad altre di non minore entita non tanto per se medesime, cjuanto perche insegnauo al medico la necessita di quella prudenza di giudizio, che soventi volte, pur troppo! e Tu- nica tavola di salvamento nel periglioso mare della prati- ca Medicina . Imperocche se i fatti sopra discorsi dimostrano V incertezza della diagnosi, o perche i sintomi indicano una nialattia , che realmente non e, o perche una malattia e, (1) V. 1. c. Elocio del Galeazzi 29l avvcgnacche i sintomi ad essa appartenenti non la manifesti- no, le storie, die sono per dire, f'anno conoscere, clie ad una infermita da' sintomi suoi abbastanza palesata aggiiif:;nere si jjonno complicazioni gravissime non prevedute, e iorse non prevedibili . E questo egli conferma con due storie , cui ap- pcUa niiral)ili, di calcoli negli ureteri. E, stringendo possibil- mente le parole, circa la prima la renella, i calcoletti esciti insieme coU' orina , i dolori nefritici specialmente nel manco lato, le orine torbide, sedimentose, e purulenti, gli accessi febbrili di varia durata, e forza, davano persuasione di cal- coli nelle vie orinarie . Ed i calcoli v' erano . Ma tutta la so- 8tanza e corticale, e midoUare del rene sinistro erasi ridotta ad inia membrana alcfuanto grossa, e d'una densita tendi- iiosa, di modo che quel viscere parea un saccbetto ripieno d' un umor purulento, e di granelli d' arena: e coUe mani premuto, vedeasi quell' umore sgorgare da un forarae la- sciato da un tumore apertosi alcun tempo anzi la morte nel- la sinistra anguinaglia. Ed il calcolo in grossezza, e figura si- ,mile ad una mandorla , celavasi entro la porzione d' uretere , che s' inserisce fra le membrane della vescica , ed in questa r ingresso dell' orina proibiva . Per la qual cosa 1' orina aper- tasi una via preternaturale Ira il peritoneo, ed i muscoli infe- riori dell'addome, erasi a poco a poco raccolta al lato sinistro del pube, generando il sopradetto tumore. Che se nell' ure- tere destro dell' inlermo medcsimo non avesse un altro cal- colo imjiedito il passaggio dell' orina , opinava il Galeazzi che la strada apertasi nel sinistro lato ( per la (|uale erano pel corso di nove, e piu mesi escite orine marciose) sebbene preternaturale , e giudicata dapprima bisognevole d' esser cu- rata, e tolta, avrebbe potuto contribuire a prolungare d' al- quanti anni, tuttoche inrelicemente, la vita.E rispetto alia se- conda storia, tutte le apparenze indicavano un calcolo nelle vie orinarie . E realmente si trovo nel sinistro lato ; aspro, e duro, piu grosso d'una mandorla, armato di tre punte, delle quali la maggiore chiudea affi\tto 1' uretere li dove sbocca nella vescica. Ma 1' uretere videsi smisuiatamente dilatato; e cio che piu moiita , il rene , sei volte piu voluminoso del na- turale, erasi trasformato in ima vescica plena tutta d' umore 99 MiCHELE MeTTICT sanioso, e fonnata da una iutMiil)iana senza vestigia dl sostan- za corticale, e midollare, come nella precedente storia (1). E qn'i, non die di passaggio, di volo cliiedero, se di tali dilegua- menti della materia, di clie composti sono orgaiii insigni, sia ea'^ioue la snppuiazione distruttiva , siccome negli ora adotti esempi le orine per lungo tempo saniose, e purulenti lo at- testano, ovvero, che quella materia sia solamente corrugata, depressa, e rimpicciolita: opinionedi recente spacciata dall'au- tore della Teorica del Gontrostimolo , il quale onde spalleg- giare le dottrine sue iutorno la flogosi , pretese , che questa, conio nulla geuera nel corpo animale infermo , cosi nulla di- strugga? Ma abuserei troppo della pazienza vostra, o Accademici , neir ascoltarmi , se trattener vi dovessi iutorno altre osserva- zioni cliniche del Galeazzi , degnissime pero di uarrazione . Laonde di esse tocher6 brevissimamente . II muschio da me- dici deir antichita ebbesi in conto di rimedio dotato di rare, e preziose virtu, e Zacuto Lusitano lascio scritto non darsi morbo contumace, e ribelle, che da quel medicamento non venga mitigato . Ma le sue speciali prerogative contro le ma- lattie spasmodiche pubbllcoUe nelle Transazioni Anglicane I'inf^lese fVell poco prima della meta dello scorso secolo, le cui osservazioni volgarizzo , e da Roma a Bologna trasmise Marc- Antonio Laurenti , ed alia nostra Accademia presentd Gottardo Bonzi. Di che , sollecito il Galeazzi d' esperimen- tare la decantata forza medicatrice di quel farmaco contro le malattie spasmodiche, le prescrisse a sei infermi . E 1' esito delle cure a' vantati effetti non corrispose pienamente. Con- ciossiache a tre tolse la malattia : in due fu inutile : e ad u- 110 riesci molesto , e dannoso al segno da dovere sospenderne r uso (2) . Ebbe a curare il Galeazzi un nobile malato, che, ostina- tamente bersagliato in vita da multiplici , e tremendi malori. (1) Historiae duac mirabilcs calculorum in ureleribus cxistenlium. V. Dc Bon. Scient. , ct Art. Inst. etc. T. Y. P. II. p. 139, e seg. (2}, De IMoscho. y. De Bon. ScienL , et ArL etc. T. 3. p. 177, e seg. Elogio del Galeazzi 31 gli fu siibjetto in vita di attenti, e profondi studi, tutto- che iiifruttosi, onde guarirlo, e morto, gli die argomento di belle , e gravi osseivazioui anatomico-patologiche giustifi- catrici dell' inutilita dell' operato da lui . La caterva de' mor- bi fu questa. Dapprima cardialgie, ogni anno ricorrenti, ac- compagnate da febbre quando continua , quando periodica , da iterizia, e da gravativo dolore alia cartilagine mucronata: apparenze, che nell' animo del Galeazzi ponevano sospetto di calcoli nel coUo della cistifellea. Duro tale stato 12 anni , dopo i quali 1' infermo parve guarito . Eppure infra un bien- nio ebbc a soffrire una pleurite, e I'anno appresso una scia- tica. Anche da questi morbi campo, e per alquanti anni go- de di buona sanita, quando all' improvviso, colpito da forte dolore aU'occipite, 1' uso de' sensi perde, e cadde in letargo. A malgrado di cio pote riaversi, ma non cosi, che non gli rimanesse sonnolenza continua , e memoria debole, ed incer- ta . Cosi passarono tre anni . La sciatica ricomparisce . Anche questa volta i rimedi giovano }x;r alcuni mesi . Finalniente sopravengono, e con veemenza sempre maggiore crescono, ed incalzano torpore alia meta sinistra del corpo , dolore alio gcrobicolo del cuore, che si stende in mezzo il petto, ansieta di respiro, e sincope, che troncano la vita (1). E a tali, e tanti colpi, a tali., e tanti tormenti, e strazi per piu di 30 anni durati, potea forse questa nostra macchina resistere, com- posta, al dir di Lorenzo Dellini di cervella, die appena tocche si spappolano , di pulmoni fatti a sgonfetti d' aria, che tosto schiavtansi , e scoppiano , se essa aria, benche si lieve, men che licveinente li sj'orza per forli gonfi ; di pellami che a tutto cedono; di mollami, che non si atlengono ; di grassuini, che si coUiquano ; di liquidi , che per ogni dove da se stessi ricu' scano{2)? Delle quali patite offese mostro poi essa profonde jndelebili vestigia . Temeasi di vizio occulto nel petto, e di rotturad'un interno vaso sanguifero . II fatto lo dimostr6: il (1) De morbis duobus. V. De Bon. Sient., et Art. Inst. clc. T. 4. Opuscula p. 2G. e seg. (2) V. Bdliixi, Discorsi d' Anatomia. Discorso Prime. 82 MicHELE Medici |)ulmone destio conglutinato con la pleura: il perlcardio tiugulo occupante quasi la terza parte clella cavita del torace, e pieno di saiigue, ed una fessnra noil' anterior parete del venlricolo sinistro del cuore . Ma v' era di piii. Indurito, e bernoccohUo il fejtato : tre volte majigior del naturale, di co piosa densa bile rigonfia, e di calcoli ingonibrata la cistifel- loii: e, cio clie assai pii'i rileva, un sacchetto membranoso, luugo circa tre poUici, largo piu clie uno, giacente tra il duo- deno, e la base del pancreas, a circondato da uu corpo di callosa natura . II ([uale sacchetto, contenente una ventina di calcoli a qnelli della cistifellea soniiglianti , stimo il Gale- azzi esser potesse il colcdoco da' calcoli riniosso alquanto dal- la sua natural posizione, ed ampliato, mentre il corpo di callosa natura, clie lo circondava, sembr6gli, anzi affermo, essere la porzione del pancreas, sopra la quale il coledoco scorre, in sostanza scirrosa preternaturalmente convertita(l). E cur6 pur anche un sacerdote, dedito alia crapola, e pel corso di piu mesi travagliato da infrenabile diarrea, nel cui duodeno trovo una perforazione , nella quale entrar ]X)tea Tapice d'un dito(2). Amplio le pi-eziose osservazioni di Fran- cesco Torti, aggiugnendo alle otto specie di febbri perni- ciose poste da lui , 1' asmatica , e la spasmodica , o convulsiva, sanabili al pari dell'altre colla scorza famosa, e delle quali il celebre clinico Modonese non form6 verainente due specie distinte . Ne solamente amplionne il numero , ma no niiglio- r6 la curazione . Perocclie se il Torli raccomandava , doversi preferire la peruviana corteccia pura, e sola alia mescolata con altre medicinali sostanze, egli il Galeazzi vide con ([ue- sto metodo guarite perniciose, cui quello non avea troncato: cosa, clie verifichiamo anche oggidi rispetto al preparato di china, felicemente alia polvere di quella scorza sostituito. E circa la dose limitolla il Torti a due once, o poco piu . Ma il Galeazzi conobbe parecchie volte la necessita d' estenderla (1) V. I. c. (2) Y. L c. Elogio del Galeazzi 33 alle tre, alle quattro, alle cinque, e per fino ad una libbra(l). IJ quale limite sulla dose della cliina assegnato dal Torli mi ricorda I'altro raccomandato circa i salassi daU'esimio prati- co Triller, il quale, dopo aver detto, clie nelia cura de' pleu- ritici la maggior quantita di sangue da cstrarre e dalle 30 al- le 40 once (misura all'incirca segnata anche dal Sydenham) confessa candidamente, clie per qnanto gravi casi siansi pre- sentati a lui , rarissime fiatc gli e avvenuto d' oltrepassare Ic 24, o 26 once (2), quantunque noi veggtamo tutto di pleu- riti, e pneumoniti gravissime a perfetta guarigione condotte estraendo dal corpo degl' infermi , non die 24, o 25 once di sangue, nia assai piu delle 30, e delle 40. Differenze deri- vanti, cred' io, da' climi, dalle stagioni, e dalla multiplicita delle cose operanti ne' malati, per lo che dee il medico prati- 00 proporzionare le generality alle varie circostanze ed ester- ne, ed interne degli individui : punto d' estrema difficolti nel clinico esercizio. L' ultima osservazione del Galeazzi e rara: sudore, ed o- rina neri . Lasciati i diversi inalori , che travagliavano la ver- gine inferma, la nerezza apparve dapprima nella palpebre, e poco dopo nella faccia : poscia s' estese a tutto il corpo, si che la camicia ne rimanea tinta, e maggiormente ne' luoghi di essa corrispondenti alle regioni del corpo, nelle quali il su- dore era pivi copioso. Duro 10 giorni, e cessati gli altri fe- nomeni morbosi, 1' inferma parve guarita. Ma fra breve ac- cadde, che la nerezza, la quale da principio erasi manifesta- ta nel sudore, comincid a comparire tratto tratto nell'orina: e quando compariva, lo stato dell' inferma migliorava, tal che quella maniera di segrezione fu creduta critica. Ed avvenne eziandio, che, oltre le orine nere, per due o tre giorni ricora- parvero trasudamenti neri sopra le palpebre, e sotto gli oc- chi . Dopo di che gli altri malori persistevano ancora, allor- che il Galeazzi nel 1765 alia nostra Accademia comunic6 (1) De Corlice Peruviano. V. De Bon. etc. T. V. P. II. p. 216, e seguenti. (2) V. Dan. Wilh. Trilleri Comment, de pleuritide etc. Venetiis 173G. p. 25. T. I, 5. 34 MiCHELE JMeDICI qucsta sua osscrvazione meno soUecho deU'esIto della malat- tia tli (iiullo clie di partecipare a' suoi dotti colleglii la rari- ta del fenoiiiono, che T accompagnava : seppe per6, che dopo 10 aiiiii, e piii 1' infenna, sebbene con caltivo al)ito di cor- po, aiicor vivea, ne erasi piu veduta Iratxia veruiia ue di nero smlore, ne di orina nera. E a compimento delle sue ri- ccrclie branio di conoscere possibihnente di (piella nera ma- teria la natnra: nel che giovossi della perizia di Beiiedelto Donclli nelle cose chimiche, e fisiche versatissimo. Sottopo- s^a alle investigazioni niicroscopiche quella, che escita era per sudore, e raccolta, e disseccata, si vide essere un polvi- bcolo, o specie di fuliggine, coinposto di particelle, siniili a minutissinii globetti, fra quali distinguevansi certi corpicci- uoli lucidi d'appareuza salina: e simile in tutto a questa mo- strossi I'altra materia nera ottenuta isolata dal restante del liquore merce d' un filtro . CinientoUa anche chiniicaniente . Sparsa sopra metallo infuocato , ne prendeva fiamma , ne cre- pitava: parte di essa serbava la sua nerezza; parte converti- vasi in bianca cenere, non mutandosi poi i detti corpicciuo- li lucidi. Slanciata contro la fiannna, gittava intorno piccole scintille, come la fuliggine. Tentata cogli acidi, e cogli al- cali, non eflervescenza , non soluzionc, ne manco collo spiri- to del vino rettificatissimo , e colla semplice acqua . Ed al- ti'ettanto accadde incorporando quella materia con orina di persone sane. Da' quali tentativi argui il Galea zzi , 1' orina di quell' inferma contenere un preternaturale principio abi- le a tenere in sospensione, od in soluzione quella materia ne- ra, la quale parve a lui composta in massima paite d' una terra assoclata con alcune particelle sulfuree, e di sali ani- nioniacali (1). lo non saprei ben dire, se la nera materia stu- diata dal Galeazzi tenesse la natura di quella, per la quale nereggiano i tessuti accidejitali non aventi analogia colla na- turale organizzazione del corpo, e chiamata dal Lactinec (1) Dc sudore quodani , atque urina colore nigcrrimo infectjs. Y. Dc Bon. elc. T. VI. p. 1. Opuscuia. Elogio del Galeazzi 35 melanosi. Se cio fosse, i componenti di quella non diversifi- cherehbono da' materiali, die il P^auquelin, usando gli srjui- siti iiigegiii analitici, di ciii ricca e la nioderna chimica, ha in questa scoperto: fibrina colorata; materia coloiarite ne- riccia solubile nell' acido solforico alhuigato, e nella solu- zione del sottocarbonato di soda, cui comunica color rosso; piccola quantita d' albumiiia, di cloruro di sodio, di sottocar- bonato di soda, di Ibsfato di calce, ed ossido di ferro: com- posizioiie analoga a qnella del crassamento del sangue ; il che e quanto dire nn coniplesso d'ematina, e di fibrina in istato di speciale conibiiiazione coll' aggiunta di tre sostanze gras- se (1). Comuiique sia, un sudor nero e evento raro, ma non unico, avendolo veduto Olao Dorric/iio, ed il loung; sicco- me e stato recentemente testimonio d' un rosso il dottissimo Medico Napolitano Cos/mo ^e//ora?/js, fosse poi sangue, od un umore di specifica composizione . Ed anco 1' orina si e non di rado vediita tinta di colore non suo, e verde una volta osser- voUa WBinnchi di Rimino. E parmi ragionevole, che di appa- renze sifatte dieno esempj i reni, e la cute a preferenza degli altri organi separator! . Conciossiache sono quelli le tre fonti pill copiose , ed estese , dalle quali come in istato naturale inaggior quantita, e varieta di sostanze scaturisce, cosi piu facilmente escir ponno quelle, che entro il corpo degl' infer- mi si prorreano . E fiiialmeute, toccando del Galeazzi come naturalista, nel 1719 intraprese egli un viaggio da Bologna alle Alpi di San Pellegrino, e visito gli elevati gioghi di quella catena di montagne del Bolognese, e del Modonese in rompagnia di L. Fcrdinando Marsigli. E chi bramato non avrebbe d' es- sere terzo fra si cari , e dotti compagni ? Viaggiavano per6 con diverso scopo. II Marsigli studiava la struttura della ter- ra come geologo ; occupavasi il Galeazzi delle prodiizioni na- turali, e di metereologiche osservazioni. Sail questo dapprima Pradalbino, e Monte Maggiore, ova incontro frequentissimi i (1) V. Dictionaire abrege des sciences medicales etc. Milan. T. XI. p. 115. 36 MiCHELE Medici balaiii, i pettiiii, Ic ostriclie, ed altre generazioni cli corpi marini , ed alcuui ciottoli della faniosa pietra fosforica di Bo- ]o"iui, la s6 a Monle Diancano, iicUa cui cinia, oltre le suddette produzioni, scavata la terra alia profondita di 30 piedi , scopri cosi nuinerosissinii gli ecliini, clie quasi total- meiite di ossi trovo quel moute composto, e parimenti legni, e l"o"lie d' albcri pictrificati; e con esperieuze baronietriche lie deterniino Taltezza dal mare in riscontro con quella del- la citta di Bologna . Ascese poscia le contigue niontagne Mo- donesi inipazieiite di vedere la Salsa di Sassuolo , otto an- iii innanzi descritta dal P^allisneri , e rammentata in antico da Plinio. Non lungi dalla via, clie mena al monte Zibio , e alia distanza di circa 1000 passi da Sassuoh ergesi una col- linctta, la cui piana sommita stendesi in 76 piedi circa di largliezza, ova non erba incontri, ne fronda, ma soli aridi sassi , e solo arido cinereo limo . In mezzo la quale , all' altez- za di piedi 3, sporge un poggetto, nel cui centio apresi u- na bocca larga 2 piedi circa, die conduce ad un interna ca- vita: e la dentio s'asconde cio, die tiro a se gli studj de' fi- sici, e die fama a quel luogo. E un cratere sino quasi alia bocca pieno d' una materia nerastra simile al fango sciolto, che continue mormora e boUe, « a quaiido a (juando esa- la bolle d' aria, che presto svaniscono, e si disfanno. En- tro la quale si agitano, e si volgono, e rivolgono e mar- chesite , e sassi diversi , e talora con tale inquietudine, e vio- lenza, die escono dalla bocca, e scendono giu pe' fianchi del poggetto , scagliandosi alcuni alia distanza di molti piedi con fragore , con fumo , ed anche con fiamme , come , molto pill in graiide , avviene nell' eruzione dell' Etna, del Vesuvio, e d'altri maggiori vulcaiii : apparenze, che giusta il detto di quegli abitanti, ogni 15 anni si rinnovdlano. Delle quali ma- terie tutte il Galeazzi fe' tesoro, sottoponendole a molti, e variati cinienti chimici , dappoiche fu di ritorno in citta. In- tanto sail il monte Zibio distante dalla Salsa di Sassuolo 500 passi circa : ne misuro 1' altezza, ed osservo le fonti famose di petroleo, e molti testacei, fra' quali una elegantissima con- chiglia, la quale, quanto che da tempo lunghissimo iniraersa Elocio del Caleazzi 37 tutta, e custodita nella niarna, serhava Intatti, e nitidi i va- glii, e laggianti colori della marglierita, die parea escita allora allora del mare , ed aiico parecclii I'laninienti Lellissinii di co ralli , parte de' quali depose nelle stanze del nostro Inslituto, sicconie nionunienti diluviani . Imperciocclie , supposto aiico- ra, clie i pesci, ed altri animali aggirantisi per le ininiense onde marine, e clie riuveiigoiisi eziandio nelle viscere della terra , per vie sotterranee , ed occulte penetrate avessero il seno de' monti, chi pensare, non die credere lo potria de' coralli perpetuamente attaccati agli scogli ? E non e que- sta prova d' universal cataclisma , die terra , ed acqua iii- sieme mescolo , e confuse ? De' quali corpi marini poi non vide piu vestigia , dacdie a maggiori altezze sali . Per la qual cosa entro nell' opinione del HJorsi^li, die i corpi marini nel- le vette de' piii elevati monti non aLLiano stanza, e giacciano solamente in quelli di certa altezza, ed in istrati per lo piix orizzontali . Ma cliecliessia di questo pensamento , al quale contraddicuno molti fatti posterioimente conosciuti , (de' qua- li e pure concludentissimo quello di trovarsi corpi marini pie- trificati in alcune delle primitive altissime montagne della gran catena delle Cordelliere) giunto il Galeazzi ad un luo- go detto f^olta^ situato alle radici dell'Alpi, ove il torrente Secc/iia mesce le sue acque con quelle della Hasenna, ne misuio r altezza, ed il simigliante opero a varie elevazioni ; ed all' apice di quel monte, che e propriamente V ^Ipe di S. Pellegrino, giusta il suo modo d' osservare , trovo, che alza- vasi 4^840 piedi parigini circa sopi-a il livello del mare, e4718 sopra r inlinia parte della citta di Bologna. Dopo di che sen- za indugio recossi al'aTiario, desideroso di visitare il Cimone, il piu eccelso monte di quella regione, e dagli storici, e dai poeti celebrato . Ed aiiclie di questo scaudagliar volea 1' al- tezza; ma disgraziatameiite , rottosi il harometro, che fino a quel punto avea potuto serbare illeso da frequenti pericoli, si limito alle osservazioni termometriche . Fu pero grandemente ricompensato di quella perdita dalla copia, e nobilta delle piante offertegli da quella pura, da quella vergine , da que- r aerea tuttoche terrestre natura : il muscus terrestris repens , caulihus singularibus foliosis erectis del Hay, il muscus 38 MicHELE Medici cupresslforinis squninosits del Turnefort: i\ sedum alpinum di Fabio Colonnn: V ociinoidcs inuscosa del Pona: il rapun- tittrn anc;itsli/o/iiiiii dello stesso Colonnn: I' aster montanus caerulco ma^nojlore di Gasparo liauino, per non dire d'al- tre molte, delle qnali pero e a noniinare il Meniante, o tri- fogUo fibrino , pregiato per la sua antiscorbutica virtu : buon luiniero delle ([uali gerniogliava non lungi da una fonte di fresche, e limpide acque. E poiche altra, piu copiosa ne vi- de alia cima di quel nionte elevatissimo , dubito della verita delpensamento di coloro, pe' quali imniensi recipienti d' ac- qua nell'interno de' monti nascosti, e formati dalle pioggie, e dallo scioglimento delle nevi , dieno origine alle fontane , ed ai fiumi . Conciossiache uopo saria , clie le fonti a qvie' re- cipienti fossero inferiori , il che non e a credere del Citnone , da pill alte circostanti montagne liberissimo. Disceso il Ciino- ne, studio i f'uochi di Barigazza: fiamme, che d' improvviso, e quaiido in maggior numero, ed altezza, e quando in mi- iiore scaturiscono dal suolo, del colore alle fiamme comune , di odore sulfureo, ed accendonsi allorche 1' interna materia coml)ustibile viene a contatto dell' esterno acre . E la meta del suo viaggio scientifico fu il monte Bonello, o Festino, in cui trovo fonti , e pozzi di petroleo simili a quelli del monte Zibio (1). Ed applicossi pur anco all' Insettologia, e nel 1726 lesse alia nostra Accademia un' osservazione fatta da se undici an- Jii innanzi sopra un insetto ritrovato in certi tubercoli , che iiascono ne' rami , o tronchi della vite , di figura ovale , di color rosso, e guernito, oltre che di sei zampe, di due pic- cole antenne ricurve, e di due appendici alia parte posterioi'e del corpo . Parvegli non descrito da altri , e ne die la figura. (2). Ma non era realmente nuovo, avendo il Heauinur poco dopo inviato alia nostra Accademia alcuni suoi libri, da' cf ua- li si comprendea , che egli lo avea giii veduto , e descritto . (1) Iter BoDonia ad Alpes S. Pellegrini. V. De Bon. etc. T. 1. p. 95 , e seg. (2) De inspcto quodam in vile reperlo. V. De Bon. Scient. etc. T. 2. P. 2. p. 279 , e seg. E LOG 10 DEL GaLEAZZI 39 Ma se il Galeazzi non conoscea , ne conoscer potea il lavoro del francese naturalista, vorremo per cid negargli la lode di abile , ed acute osservatore ? Dope due aiuii , e cioe nel 1728, ebbe 1' onorevole ufficio di visitare in couipagnia del Dottor Marco Maria Melega porzioue d' Italia orrendamente devastata dalle locuste . Per lo clie stese una relazione, da me posseduta, intorno la qua- le, tia percbe giudiziosa, dotta, ed erudita, e perche la credo inedita , molto volontieri mi tratterei . Ma il tempo, che mi comanda di ]X)irc una volta termiue al mio parlare, mi costringe a non dime se non che il titolo , ed i punti trattati quali notati leggonsi a'margini del Manoscritto. II titolo e questo — JiiJ'ormazione di qiianto in esecuzione de' comaudi aviiti dalV llliistrissima, ed Ecceha Jssii?iteria di Snnild si e ricavato, ed anc/ie osservato dalli Doltori Domenico Gusmano Galeazzi, e Marco Maria Melega in- torno alle cavallelte , che haiino infestato , e tutt' ora in- fesiano il Mirnndolano , Ferrarese , Manloxiano ecc. alle nova delle galline , che di quelle si sono pasciute , a pesci delle valli di detti luoghi , alle inalatlie correnti ec. I punti trattati sono i seguenti — Prima comparsa delle cavallelte — Mirandolano pile di tutti donneggiato ■ — Prin- cipio , e progresso delle cavallelte nelf anno corrente — II danno recato dalle ca\'allette comincih ad essere sensibile nel tempo della raccolla de'Jicni , e del grano — Comando del Principe a popoli per dislruggere le cavallelte — Mezzi usa- ti dai Mirandolani per la dislruzione delle cavallelte — Numcro, e peso de' sacchi delle cavallelte raccolte nella sola villa delta la Fossa: i sacchi f'urono ottanta , ed ogni sacco pesava dodici pesi — Odor callivo , che esalava dalle fosse ripiene di cavallelte — Mezzi inulili per la dislruzione delle cavallelte — / linalesi hanno trascurato i comandamenti del principe circa I' atlendere alia dislruzione delle cavallel- te — Tempo, in cui le cavallelte, deposte le prime spoglie, si fecero volanli , e cominciarono a dar maggior danno alle campagna — Ore , e giorni, in cui prendono i suoi voli — Mali delle cavallelte incerti , ed irregolari — Caduta delle cavallelte ne' pozzi , c diligcnze iisate per impedire un tale 40 MicHELE Medici disordine — Le cavalletle pigliano anche il grano cavato dalle spiche — Mutazione di colore nelle iiova de' polli, che si cihnvnno di cavalletle ■ — Ordine dato dal Principe di nan mangiar itoi'a , ne polli , e di non introdurli nelle citta , — Jiicorso de' Mirandolani alle Orazioni, ed all' implora- zione degli aiuti Divini — Cavalletle nel Mirandolano sini- nuitCj ma non del tutto disperse — Maggior estensione del- te cavalletle ne' paesi ficini al Mirandolano ■ — Prima ori~ gine delle cavalletle dalle valli del Ferrarese — Dalle uova depostc dalle cavalletle venule dal Ferrarese hanno avulo principio quelle che di presente infestano il Mirandolano — Un ultra simile inondazione di cavalletle si ehhe nel Miran- dolano cinquanla o sessanta anni sono '■ — Descrizione della forma , ejattezze delle cavalletle osservate.'& poiche da tal descrizione si puo conoscere la specie di quest' insetto, stimo opportuno riferire^ quanto fu da essi notato , a cioe. Le spe- cie delle cavalletle descrilte dagli autori sono varie , e noi pure ne vediaino tal volla ne' nostri prati di varie grandez- ze , e colori , fra le quali piii considerabili si per la mole del corpo, come per la robuslezza de' denti ^ e dell' ale sono alcu- ne di color vcrde , quali superano tulle I' altre in grandezza, e portano neW estremila del loro ventre un aculeo assai Ion- go , e duro , et alquanto recurvo . Ma quelle che danneggia- TW i descrilti paesi , sono tutte d' una stessa specie, e di una grandezza maggiore delle nostre ordinarie , e minore delle verdi mentovale . // loro colore , quando sono ancor piccole , e non hanno per anche deposta la priina spoglia, e giallo-o- scuro , variegato di nero: quando poi sono ad ul te, et hanno spiegate le ale , giallo piii chiaro , variegato di macchie oscu- re. Sono fornite di quattro ale , e di sei piedi . Le prime due ale esteriori sono dello stesso colore che il rimanente del cor- po ; le due interne sono rosse, e le une , e le altre s'estendo- no oltre la lunghezza del venire. Rosse pure sono le parti in- terne delle coscie, e le gambe maggiori, delle quali si servo- no per saltare , onde j quando spiegano le ali al volo , occul- tandosi da quesle la maggior parte de' loro corpi , apparisco- no tutte rosse, e come di color sanguigno . La testa, a pro- porzione della loro grandezza , e assai considerable , e gli Elogio del Galeazzi 41 occhi ancora , ed hanno la hocca divisa in due parti , c/ie a giiisa di forbid , 0 per dir meglio, delle hraiiche de' gainbe- ri , assai dure, e dentate, insieme si uniscono, e si serrano, e con questo corrodono , e divorano le sostanze de' cainpi, geltando ancora , nel cib fare , fuori dalla bocca una certa saliva , o utnore nericcio , dal quale restano i tronchi del- V erbe corrose anncriti , e come abbrucciati . 11 loro ventre e pill tosto molle, che altro , e diviso in varj giri, o anella a guisa degli altri insetti j e ncll' estremita sua alquanto piii duro, ed aculo , benchh nonjornito di quel lungo aculeo, che suol osservarsi nelle verdi sopra mentovate — Gli altri pun- ti considei'ati sono i seguenti — Bottarelli che si veggono nelle valli del Mirandolano — JViun Bottarello e stato tro- vato nel ventre de' pesci , ma bensi qualche cavalletta — Pesci morti ritrovati nell' acque delle valli , e loro cagione — Proibizione fatta dal Principe di portare dalle valli pe- ace nel Ferrarese , e Modonese — Dissenterie, che corrono sul Finalese originate , come vien supposto , dal pesce catti- vo mangiato — In Mantova ancora regna qualche dissen- teria — Dalle qiiali osservazioni ricavarono varie considerazioni espresse co' seguenti titoli — Donde debbasi dedurre la vera origine delle cavallettCj che di presente infestano il Mirando- lano , Ferrarese ecc. — ■ ^lle prime cavalletle , che si videro sul Mirandolano , non era preceduio alcuno sciame , che da altro paese in quello si fosse trasferito «= Perche , essendo molte le specie delle cavallette , una sola specie siasi accre- sciuta — Forsi la specie delle cavallette , che di presen- te molesta le nominate campngne , e quella, che natural- inente piii abbonda in detti luoghi — llagione , per cui si sono muhiplicati i bottarelli — Cavallette naturalmen- te sogUono in molti sciami da uno in altro luogo traspor- iarsi — Due sono le cagioni naturali , per le quali le ca- vallette da un luogo in un altro passano: la mancanza del- V alimento nel luogo dove abitano , e I'azione de' venti — Jncertezza d' alcuni presagi cavati dalV ahbondanza del- le cavallette — Le injluenze delle cavallette recano la care- stia a paesi dove sono — Ragionc, per cui sul Mirandolano T. I. 6. 42 MicHELE Medici ifrumenli si sono sal\>aU dalle cavallelle: erano quests an- cor piccole , quando quclli avenno gicl le spiche — ■ Le caval- Icttc till i'oltn ca'j^ionano c^ravissitni danni anche agli alberi , c alia vili — Lc cavallelle dc\>astaronQ neW anno 232 il Dologncse , e , pih che le hiade , le vili , si che al riferire di Poinpeo T^izzani , i cilladini celebravano loro nozze sen- za vino — Popjli , che si cibavanO' di cavallelle — Lc ca- vallelle co' loro cadaveri possono recare infczione all acqua , ed all' aria — iMezzi per liberare i cainpi dalla infeslazione delle cavallelle — Cih , che fa prnlicalo ncllc cainpagne di Roma per dislruggere I' nova dclle cavallelle — Manicra di perseguilarle gia nale praticata nelle suddelle cainpagne di Moma — Jllra inaniera di perseguilare le cavallelle ^lafat-- te x'olanli — U inverno solo con le nevij e co' ghiacci vale a dislruggere njfatlo il seininario dclle cavallelle — Se pos- sasi senza pericolo delta sanila nnlrire de' polii, che siansi pasciuti di cavallelle , o dell' nova di quclli — La Iroppa quanlild di cavallelle potrebbe essere a' polli nociva, e in tab caso nocivo anche il cibarsi di simili polli — La nmlazione di colore ne' torli delle nova delle galline , che si sono pa- sciule di cavallelle , non seinbra iiidizio sufficienle per teinere della loro calliva qnalila — Dissenlerie del Finalese, e Don- dcno non del tulto prodolte dal pesce mangiato — L' uso dei suddelti pesci pub aver rese le dissenlerie piii pericolose — La quale visita entomologica ad uu tempo, e medica ebbe luogo nel Luglio del predetto anno 1728: duio otto giorni , e la relazione di essa fu presentata alia prelodata Assuntei'ia di Sanita nel giorno 21 del mesa istesso(l). Pe' qiiali si profondi , e si variati studi non e a meravi- gliare, clie godesse il Galeazzi universale sincerissima estima- zione . E non tentavasi in Bologna un' espeiienza , ne una questione agitavasi alc|uanto grave, die pregato non fosse ad iiitervenirvi , e far dono de' suoi suggerimenti, e dell' opera sua: ed egli, non men cortese di quelle sapiente fosse, di/ (1) II Fanluzzi (Art. Galeazzi) cita la partenza del Galeazzi da Bologna in questa occasioae , e per queslo motiro , e nulla piu. Elogio del Caleazzi 43 buon grado a' desidcri altrui sodisfacea. Del che citero so- lo la parte, die ebbe ne'iavori intonio i fostbri, la trattazio- ne de' quali frutto tanta, e si mertata celebrita al Beccnri . Ne' suoi studi anatoinici, e fisiologici abbraccio le Malpi- gliiane dottrine, e con sincerita di calore le difese : e ne die luminosissinia piova nella fiiniosa Anatoniia publilica nel nostio teatro auatoiiii(X) sostciiuta 1' anno 17G0 da Leopoldo Marc' Antonio Caldani . Disputando della strnttura delle viscere gliiandolose, dicbiaiavasi qnesti segnitatore del Riii- schio: cbe le gliiandole sieno seniplici intrecciamenti di vasi. Professava il Galeazzi gl' insegnamenti del jMalpi^lii: che, oltre vasi intrecciati, esistc nelle ghiandole altro elemento organico diverse da' vasi ; nn follicolo , una vesciclietta , un tubido ec. , die e il vero organo separatore . E tanto andava egli persuaso della verita di queste osservazioni, che piu, e piu volte insorse , e con forti, ed incalzanti argomcnti pro- caccio di condurre il Caldani nella sua sentenza. Ma afFati- cossi indarno. Venuto pero il di , in cui ragionar doveasi del- la generazione, il Galeazzi stavasi in aspettazione grandis- sima dl sentire a quale dottrina dcsse il Caldani preferenza. E quando udi , che aderiva alle ricerche dell' //rt//er favo- reggianti la preesistenza de' germi ( le quali non sono che u- n' ampliazione delle Malpighiaue scoperte) oh! allora ( ripe- tero le parole di Floriano Caldani, il quale nelle INIeniorie della vita dell' illustre suo zio ne da il racconto) da unpia- cevole entusiasmo fuor di se rapito il Galeazzi si alzb dal suo se^gio , applaudi con unjorte halter di paltne , e leva a ru- more il pienissiuio teatro anatomico , die trcisnnrlato dallo giuhilo non perniise cogV incessanti evviva, die il Caldani proseguisse net suo ragionamento . Successe la calina, e que- sti allora pieno di contento , e di gratitudine insieme verso i suoi concittadini , con una iinprovvisa apostrofe indi- rizzb il suo discorso alia statua del Malpighi , che con altre adorna quel teatro , diiedendo a quell' ombra perdono , sc , parlando de' visceri, si allontanh fino allora dagli insegna- menti di lui, e protestando di risarcire quell' oj/esa col di- fendere quanta egli uvea scritto sulla preformazione de' ger- mi,giacc/iii dalle osservazioni del sommo IIallero,da luistesso 44 MiciiELE Medici confermate in gran parte, ne era stnto plenamente convin- io . Egli c ben facile iminaginnrsi V iinpressione , die sugli aninii degli ascoltanli fece quell' inaspctlato discorso, e qua- It nuove gridu di applauso si innalzassero allorchc il vec- cltio Galenzzi proruppe in qneste parole =» Decrepito come io sono (era allora nell' eta di 74 anni) ho udito molti , e poi mnlti parlare , c disputare da quella cattedra : ma qiiesti solo si e quegli, die la natara lia falto per sosl.enerla con ono- re. = Gara dottissima, e nobilissima: nella quale pero, a mio avviso, era a desiderare, che nella prima questione avesse il Caldani ceduto alle ragioni del Galeazzi, e nella seconda il Galeazzi dissentito dal Caldani., e che in quella sua apostror^ fe avesse quest! potuto fare una protesta contraria a quella che fece . Conciossiache la Malpighiana Palingenesi non e per avventura cosi vei-a , come la struttura gliiandolare scoper- ta dal Malpiglii . Ed in mezzo a tante e si varie occupazioni seppc il Galeazzi trovar tempo di curare infermi , e di sten- dere niolti consulti medici da presso che tutte le citta d' Ita- lia ricercati; passati, al riferire del Fantuzzi, alle mani di Liiigi Gali>ani, che aveva in animo di pubblicarli : il che pe- ro credo non f\cesse : siccome noto non m' e che si trovassero fra gli scritti di lui da Giovanni Aldini a quest' Accademia donati ; ne che menzionati fossero nelle ricerche presso gli eredi del Galvani praticate da quest' Accademia medesima air occasione della stampa delle Opere Galvaniane. Oltre tut- to cio coltivo le amene lettere , e scrisse prose italiane non senza iirbauita, e grazia. E quasi temesse di non avere ab- bastanza operato da per se stesso a pro della scienza, e del- I'umanita, incoraggi, ed animo altri alio studio, ed al tra- vaglio, fondando in sua casa un' Accademia , cui nom6 de- gl' fnesperti , la quale , finche visse cosi dotto , ed indefesso fondatore , liori d' uomini valorosi , e produsse filosofi, e me- dici di gran pregio. Corono poi la vita sua della piu bella, del- la pill splendida, della piu gloriosa di tutte le corone, l' in- tegrity de' costumi , per forma che si direbbe , che Dio O. M. compiacendosi del retto , e pio modo , col quale i giorni spendea quella sua creatura, ne prolungo oltre la misura comune il confine: perciocche visse quasi 18 lustri, onorato. Elocio del Galeazzi 45 e benedetto da tntti. Condusse a moglie Paola Mini d'an- tica, ricca e chiaia stirpe, da cui ebl^e j)iu figlie : una del- le quali, ornata di rare tjualita e d'iiiyegiio, e di cuore, si teneramente amo da porre per condizione al matrimonio di lei, che non si dipartirebbe dal patenio fianco : condizione con lietissimo aninio e da lei, e da chi dato le avea la fede di sposo abbracciata. Ebbe (}U(^lla il nome di Lucia: fu ([iie- sti Luigi Gahani , clie divenne quell' uomo famoso, ed il- lustre, cbe tutti sanno : del quale, finclie ella visse, fu la pill dolce, e soave delizia: e morta, cagione d' inconso- labile perpetuo dolore . E solamente le briglie d' alcuni nialevoli li costrinsero ad abbandonare dopo certo tempo, le case del Galeazzi . Percioccbe godea veramente la figlia di passar 1' ore e confortando il veccbio padre , e sopra la vita del consorte le piu affettuose cure d' amore spargendo : e go- dea il genero nel corrispondere con fedelta a si puri, e sin- ceri affetti , e nel fare ad un tempo tesoro degli ammoni- menti, e consigli di tanto suocero: ne io dubito punto, cbe il Galeazzi non sia stato pel Galvani un esempio domesti- co efficacissimo ad accrescergli 1' amore alia sapienza , ed al- ia virtu . Mori il Galeazzi li 30 Luglio del 1775. II suo corpo fa depositato nel sepolcro comune a tutti i confratelli al pari di lui ascritti alia pia Congregazione di S. Filippo JS'eri: San- to , cui egli special devozione professava : in quel sepolcro medesimo, in cui da 37 anni 1' aspettavano le ossa di Jppo- lito Francesco Jlberlini, e da 23 quelle di Giuseppe di lacopo Pozzi ^ i quali, nientre vissero, furongli compagni, ed aniici (1). Dormite pure in santa pace ceneri onorate, e gloriose (t) Ne' registri mortuari della Congregazione di S. Filippo Neri leg- gesi la seguenle raemoria. Die 3. Augusti 1775 Dominicus Gusmanus Galeazzi civis bononiensis , philosophiae , ac Medicinae doct. Colleg. Lector publicus , Anatomiae Professor , et in scientiarum Instituto Acadcmicus Bcncdictinus Sacramentis 46 MicnELE Medici per risorgere insieme all' eterna vita . Ma intanto i nomi vo- sti'i in luogo conde{;no espongansi alia riverenza de' presen- ti,ede' fiitnri , de' nostrani, e degli stranieri. Una pietra con poclio righe poco costa. Ma una pietra con poche righe vale assaissinio ad eccitare sentiment! magnanimi d' emula- zione, ed a propagarc il seme degli uomini probi , e sapien- ti , IbndamtMito unico, sopra il quale regger puote, e pro- sperarc il coiisorzio civile. iS". Ecclcsiae roboralus die 30 transacti lulii post cursum hujuscc vilae rcr ariiios nonaginta con/cctum acternitatis iter aggressus est. In t'.cclcsia nostra , et area fratruuin Oratorii prope sacclliim S. Fruucisci dc Sales cita in expcctatione magni diei reconditiir. Joseph M. Imbianl Sacrarii FraeJ'ectux. MARCIIESE MASSIMILIANO ANGELELLI DEL IVASCIMErVTO FRA GLI UOIII^I DI Nl'OIE GENERIZIONI DI JIAUTTIE E DELL' UNIONE DELLA MEDICINA CON LA FILOSOFIA SECONDO L' OPmiOIVE DI PLUTARCO (Lclta nella Sessione delli 16 Aprile 1846.) i.m LJentenza e di Ippocrate che il medico filosofo niolto s'accosta alia natura divina, perocche sono nella dottrina di medicina tutte le parti che si pertengono a sapienza. (1) Seguita di questa generate sentenza , dover essere il me- dico non solamente addottrinato in filosofia razionale, ma e- ziandio diligentissimo cercatore dei principii di tutte quante le cose che influiscono nella sanita degli uomini e dei mo- vimenti vari e mutamenti di esse, a fine di trovare, alia lu- ce di filosofia , le cagioni che gli produssero e per diritto di- scorso della mente provvedere, quanto si puo, per I'avvenire. Di queste brevi parole conoscerete di leggiei'i, o Signo- ri, dover essere il suggetto del mio ragionare pertinente a medicina : per la qual cosa , a fine che non abbiate ad ac- cusarmi di presunzione o di arroganza, convengo subito dichiarare , qui sul principio , che la narrazione di Plutarco, la quale dara materia al mio ragionamento, non ha altro fi- ne, che di conoscere, per lo sicuro vostro giudizio, se il co- mento che io faro ad essa sia probabile : di che , se io troppo di me non presumo, pu6 seguire alcuna parte di diletto ed anche di utilita : iniperocchc fa pure scienza la storia delle opinioni degli uomini, la quale in sostanza e la storia dell'in- gegno umano . E senza porre il tempo in altre parole , en- tro nel principale proposito e dico, essere narrata da Plu- tarco una bella e curiosa disputazione d' uomini dotti in (1) De decenti ornatu. V. T. I. 50 Massimiliano Ancelelli medicina da lui iiivitati ad amichevole convi'to; alia quale disputazlono diede cagione e materia la querela di un Filone, die gli anticlii medici, i quali si erano distesi in molte parole per dir rose minute e di poca rilevanza ; poca soUecitudi- ne , avevano pigliato di notare le maggiori e piu importan- ti : si che, per esempio, di poco era nota quella mauiera di malattia chiamata elefautiasi (1). A questa affermazione, Plutarco metteva incontro 1' auto- rita di Atenodoro fdosofo, il quale, nel primo libro delle ma- lattie volgari o epidemie , narra che, sino dal tempo di Asclepiade , era conosciuta non solo 1' elefantiasi , ma ezian- dio la rabbia , che detta e timore dell' acqua o idrofobia . Sopra questa autorevole allegazione di Plutarco , molto mara- vigliandosi gli altri convitati, die si fatte cose fossero state per lungo tempo si poco notorie; iiondimeno parve a loro doversi questo tribuire a naturale umana uegligenza ; non i- stimando che natura fosse vaga di mettere nuove malattie fia gli uomini , si come questi sono vaghi di novita nell' or- dine della repubblica. A confermare questa sentenza, Diogeniano, uno del nu- mero dei convitati , con mauiera filosofica si diede a ragio- nare in questa forma . Hanno le infermita dell' animo una certa via comune e naturale , come che siano infiniti i modi onde malizia opera la sua forza: e, chi ben mira, 1' anima che e donna di se medesima , intanto che puo contrastare agli afFetti non puo non sentire turbamento, il quale nondimeno dentro alcu- ni termini e ritenuto, simigliante al llusso e riflusso del ma- re. E sopra questo mirabile ordine di natura si vede, che na- scere non puo fra gli uomini alcun nuovo vizio, alcuu nuovo affetto : i quali vizi e i cjuali afFetti non furono ignorati ne inosservati da uno od altro degli uomini che gia ci vissero. E similmente e da dire delle infermita del corpo il quale, essendo soggetto alle comuni ragioni di natura e con esse at- taccato e da esse temperate , vuole tenere , nella disordinanza (1) Quaest. Conviv. Lib. YIII. 9. Del nascimento fra cli uomin/ 51 pure , alcuna misura : onde si puo assomigliare a navicell.i ondeggiante in un ragunamento di acrpie di confini terminati. Adun(|ue riiuno I'aia stinia clic possa appariie fra gli iio mini alcuna nuova infermlta senza cagione giu conosciu- ta , se altri non trovi un' aria nuova , nuove accjue e nuovi cihi entrati da altvo mondo in questo nostro . Delle cose mcdcsimo che ci mantengono in vita infer- miamo ; perclie le malattie non hanno veramente proprio se- me , ma secondo che gli effetti e il talento ci tirano fuori di strada o vero, secondo che per natnrali cagioni, riceve alciuia alterazione 1' online cho hanno fra loro tutte quante le cose; si perturba di ci6 1' ordine di natura, e gli infmiti modi di questo perturhamento pigliano nuovi nomi, i quali soli sono nuovi e fattura dagli uomini : intanto che i per- turbamenti e le cagioni di essi sono da natura. Coloro a- dunque i quali stimano che natura produca nuove infermit^, come mostri e maraviglie , ne sanno fingere cagioni probabili o anche improhabili, chianiano non dirittamente il molto e il troppo di alcune infermita, noviti o differenza . Dell' in- tensione e dell' augumento seguita grandezza e quantita, le quali non escludono la specie dal suo genere. Per6, secondo che mi pare, 1' elefantiasi e una maniera di scabbia veemente : e il timore dell' ac({ua viene da alcun difetto dello stomaco o da malinconia. E molto mi maraviglio non aver noi posto mente a quei versi di Omero dove nomina espressamente il cane rabbioso e cava quest' adiettivo da quel verbo greco, che significa propriamente quella maniera di furore morbifero dal quale, chi e compreso, si tiene di salute disperata (1). Poiche Diogeniano ebbe posto fine al suo ragionamento , Plutarco, a petizione di Filone, intese a difendere i medici dair accusa di negligenza, ingegnandosi di mostrare che I'in- tensione e I'attenuazione sono cagioni a rilevanti differenze nelle malattie , le quali anche ne mutano il genere : essere molto probabile avere le prime infermita avuto nascimento (I) Iliad. Lib. VIU. v. 299. 52 Massimiliano Ancelelli o da difetti o da calore o freddo sopei'chio : appresso da pie- nezza, da delizie, da moibidezza : alia per fine da pigrizia, da ozio e da copia di ogni generazlone di cibi; lasciando sta- re le dannoso alteiazioiii iielle ordinaiic condizioni di natu- ra, piodotte da treuuioti c da sopercliio di umido o di siccita. E perocche di queste cose tutte mescolate e avviluppate nascono infiiiito coinLinazionl , susibili ai corpi uinaiii , per modi vari e disuguali, si vedc non essere possibile a niente umana ne conoscere ne prevedere tutte le particolarita di qucsti nioviinenti e mivtanicnti: end' e ragionevole tenere possibile anzi naturale ii nascimento di nuove nialattie dai niedici ne pensate ne provvedute. Dalle cose narrate mi pare che sia da raccoglierc, che in questo si accordavano fra loro i disputanti , che le cagioni tutte delle infermita sono in natura e fra gli iiomini . Se non che , deducendo per modo diverso, venivano a di- versa conclusione; 1' uno richiedendo ai medici scienza sen- za termini : 1' altro, restringendo per avventura , dentro trop- po brevi , le ragioni dell' arte . E qui ha luogo opportune 1' osservazione che , tenendo ap- punto gli antichi medici essere da natura e fra gli uomini la cagione delle malattie , studiarono potent emente nei modi della vita degli uomini e nelle altei'azioni del procedimento di natura : di che non vi sara grave che fra h molti io vi ricordi alcuni esempj, i quali, come che siano a voi notissi- mi, non di meno parmi dover riferire, come acconci al co- mento di questo luogo di Plutarco . Trove in Ippocrate que- ste sentenze : ^= nel verno e nella primavera, gli stomachi « sono naturalmente caldissimi, talche, in queste due sta- « gioni, si conviene all' uomo maggiore nutrimento (1). •= E pill innanzi -^ meglio in primavera che in estate o in « autunno operante e lo stomaco nel concuocere : e megllo « ancora nell' inverno che in primavera (2) . -= Ne solo alia quantita dei cibi posero mente gli antichi medici ma eziandio (1) Aforis. 1.15. (2) id. 18. Del nascimento fha gli uomini 53 alia qiialitu: onde stimarono cagione alia stupidita degli atletl r uso coiitinuo di canii di hue e di majale che mangiavano con ingordigia inclluljile (1). Ne passu pure inosservato da loro il costume di ber vino largamente prima di mangiare e, cosi col corpo inzuppato e caldo, mettersi a mangiare cibi sottili , mordenti e acuti co- me disponimento ad ingliiottire, piii per ghiottornia che per bisogno o per voglia , cibo piii sodo . Nc lasciarono pure di notarc gli effetti della smisurata cal- dezza dci bagni, nei cpiali una volta per lo soave tera- peramento, pote dormirc Alessandro febricitante : ne' quali le donne dei Galati, insieme coi loro figli lavandosi, agiata- mente mangiavano (2) . Oltre a cio note vi sono, o Signori, le dillgenti osserva- zioni di Ippocrate sopra le varie condizioni delle stagioni : a per recarne un esempio diro essere da lui notato che , nella state, sono Irequenti ed ordinarie malattie le febbri conti- nue, le febbri ardenti e le tei-zane: dove Galeno a fine di mostrare 1' esattezza di Ippocrate, e sollecito di notare che il dotto medico ha qui risguardo alia state che corre secon- d.0 il modo ordinario : peiche dei vari effetti delle irregolarita delle stagioni favella altrove particolarmente (3). Ne posso e debbo anche tacere avere Ippocrate conosciuto eziandio r influenza dei tremuoti nelle malattie ; come si vede chia- ramente per un luogo del Lib. IV delle epidemic (4) . Le cose toccate mi paiono sufficienti a dichiarare 1' opinio- ne di Plutarco che, quantun(|ue le cagioni di tutte le ma- lattie siano in natura c fra gli uomini ; nondimeno, per la moltitudine infinita degli effetti che possono venire di que- ste cagioni 1' una con 1' altra mescolate e avviluppate, for- za e che nascano malattie delle quali , come che sia nota la generale cagione, tuttavia per li nuovi effetti che ne se- guono nuove si possono chiamare . (1) Plutarc. De esu carnium. 1. (2) id. Quacst. Conviv. loc. cit. (3) Coray Not. ad Ippoc. T. II. p. 14G- (4) Cap. XII. 54 Massimiliano Angelelli E chi tanto presumera dl se medeslmo da sperare di ag- aris so- bolem spectantem ostenditur. — Interim ut nervi bujus brevem bypotiposini tradamus, truncus ejus e lateribus anub majoris prodiens, interdum juxta ipsam originem, saepius tamen dura membrana prius perforata, in duos ramos insi- gnes dividitiu" . Horum primus deorsuni recta tendens per propriuni foramen calvaria egressus in descensu versus man- dibulam inferiorem ( cujus partibus praecipue destinatur ) in plures ramos dividitur, quibus musculo tempo rab, item fa- ciei et buccarum muscubs prospicitur. Porro ab iis surculi et propagines in labia, gengivas, dentium radices, fauces, tonsillas, et extremum palatum, imo et in linguam distri- buuntur, ea potissimum ratione, ut nervi ab boc inferiore pa- ris quinti ramo profecti, praeter sensionum nempe gustus et tactus diversimodi munera, motus varii generis in praedictis membris ac partibus perficiant ; quorum plerique , quales ni- mirum alimenti manducationem , item qui oris et faciei in risu ac ploratu configurationem respiciunt ( uti pridem innu- imus) cerebro inconsulto, b. e. involuntarii et cerebello (e quo hi nervi derivantur) tantum auspivie peraguntur (3) -= Hac igitur descriptione tertiae sobolis paris quinti evictum est, Willisium boc par, seu potius banc tertiam sobolem (1) De nervorum dissect, c. 4. (2) Observ. Anat. p. 733. (3) Op. cit. 1. c. 64 Aloysii Calori idcirco compositisse fibris simul sensoriis, simnl motoviis, ut ipsa suas propagines turn in partes sentientes , turn etiam in musciilos inasticationi atklictos, nonnullnsquo faciei im])ende- rctur; umuiuam vero ut ille biiias porliones, quibus cadeni constat, ad instar duoruni nei'voruni al) invicem sejiaratas de- prehendisset. Quod porro ad Vieussemum, in ejus lilno de nervis duo loca compeiiimtur, quae ad minorcni portloiiem, de qua est senno, spectare viderentur, sed talia sunt, ut is, qui nesciret an ilia existat, minime suspicaretur ad eamdem referenda esse. Istinsniodi loca sunt (juae sequuntur = Haec (niniirum quinta nervorum conjntiatio) pluribus (juidem fi- bris constat, quarum aliae sunt niolles, aliae duriores, et aliae ab aliis facile separari possunt, licet simul coUigatae sint adeo ut uterque illius candex prope oi'iginem niliil aliud sit quam fasciculus plurium nervulorum , qui in diversas partes inse- runtur ac in quibusdam sensus tantum et in reliquis sensus motusque munia execjuuntur, videlicet prout ipsis spiritum animalem afFundunt (1) =' Quod illud reddit, quod jam tra- diderat Willisius, eo tamen simplici additamento , ut facile sit radices seu filamenta primigenia quinti paris discriminare : hinc coUigere quidem profecto non erit, Vieussenium , istiu- smodi adjuncto, animo inteudisse ad portionem majorem a minori ejusdem paris nervorum distinguendam ; major enim portio ganglio semilunari superna artificiosae divisioni in plu- res fasciculos expedite obsequitur ; praeterea, licet accipiatur ista radicum sive filamentorum primigeniorum separatio tarn facilis factu, haec ipsa nobis suadere numquam poterit, ut ejus acceptionem habeamus pro auctoris intentione in per- spectam duplicis radicum generis, vel binarum quinti paris portionum existentiam, simulac animadvertamus Vieusse- nium censuisse univarsas memoratas radices in ganglium se- milunare pervadere, ramosque truncorum ab hoc ganglio profectorum esse modo simpliciter sensorios, modo mixtos prout ipsis spiritus animalis est affusus. Ast aliquis in me- dium proferet sequentem paragraphum Vieussenianum ad (1) BLbliotli. Anat. Mangel. Tom. sec. pag. G33, Gcnevae 1G99. Animadversiones etc. 65 evincendnm, quemadmoduin Vieussenius per dictam facilem separatiouem biiias origines seu portioiies paris quiiiti rc'vera attigerat. — = Quiiitae conjiigationis nervos interduin juxta ipsam originem in duos tiuncos divisos crassa meninx investit statim atque os petrosum utriuque superscanderunt, eosque in ibveola velut saccule recondit, quern ipsamet in utroque calvariae latere pone receptacula seliae equinae lateribus ap- posita effbrmat ubi insignem in plexuin ganglioformem ab- eunt etc. etc.(l) -= Etsi haec verba lidem facere videantur, Vieussenium deprebendisse quintum nervum cerebralem duobus truncis in origine constitutum, uibilominus fatendum est, istiusmodi duplicitatem ab eo babitam fuisse non ut fa- ctum generale et constans, sod quidem fortuitum, ut ex ad- verbio — =interduni = (}uo ijise usus est, clare patet; liquet praeterea ilium haudquaquam comprebendisse germanam u- triusque portionis dispositionem, cum singulos truncos in ple- xum gangliformem seu ganglium semilunare abire asserue- rit: ab eo tandem nervuui maxillarem inferiorem descri- bente nusquam de minori portione mentio facta est. Ratum itaque est de nuUis Vieussenii notionibus circa minoris por- tionis existentiam, vel potius circa radicum sive filorum pri- migeniorum paris quinti collectionem in duos caudices seu truncos perpetuo distinctos, quorum alter major simpliciter sensorius, soluscpie in ganglium semilunare abiens, alter multo minor, simpliciter motorius , dictoque ganglio prorsus extraneus . Quibus omnibus probatum est, Longetum supi- ne erravisse, cum is praesumpserit Vesallum principom fuis- se reperti minoris portionis tertiae soboli paris quinti adjun- ctae, eamdemque Willisio ac Vieussenio cognitam: justitia et Veritas historica rcposcebant, ipsum declaravisse praedictam minorem portionem a Santorinio, superiori saeculo, dctectam, habitamque primitus a Palletta, ceu nervum peculiarem om- nino a memorata tertia sobole distinctum, et solis musculis, turn speciatim masticationi famulantibus assignatum. (1) Op. cit. 1. c. T.. 1. 9. 66 . Aloysii Calori At eniiu qiiisquam objiciet aiictoritatem Soemmerlngii (1) praeceptori suo Wrishcrgio tribuentis separatiouem portionis iHiiioris a inajore , praelereaque ostensum fiiisse ab utroque istorum Anatoniicoruni, Santorliiium in suis anatomicis obser- vationibus(2) nobis baud sane accuratam singularum portio- uuni clistinttioiiem tradidlsse, quippe qui tcrgeniinas radi- ces ant origines quinto pari adscripserat. Etiunisi boc con- cedere vellenius , ( Ucet MeckeUus (3) animadverterit, de tribus bisce Santorinianis radicibus alteram quae crassior est , evidenter praeferre portionem majorem , binasque alte- ras exibores insimul coaUtas portionem minorem), cum ta- men eamus ad illud Santorinii opus, cui titulus est, Scptem- decim Tabulae a Girardi evulgatae anno ante quam in Com- ment. Reg. Societ. Goetting. pubblici juris facta esset Wris- ])ergiana disscrtatio de quinto etc. (4) incidimus perpetuo ill explicationem litter. y,y. Tab. 2, ubi portio minor adeo lucide dcscripta est, ut nemo possit , quin bonorem inven- ti minoris portionis Santorinio adjudicet; immo quisquis fatebitur conferendo bujus verba cum scriptis auctorum, qui in olu'unda quinti paris anatome eum praecesserujit , nil si- mibs, ncque ita consonum factis inveniri -=> De quinti o- rigine (sic ille ad cit. explic. litter.^ ,^, Tab. 2.) ac pro- gressu duo milii non levis sane momenti monenda sunt, al- terum ad originem spectans, alterum ad iter. Etsi a dib- gentioribus adversae fiibrae hujusce sic saepe discretae sunt, ut in binos fascicules separari facile possint, borum tamen fasciculum minorem non ab eodem cum caeteris exoriri loco certum est. Nam major e diductis transversis protuberantiae (1) Vid. in de basi encepliali et originihus nervorum cranio egrc- dienlium libr. quin. Goetling 1778, Lib. Ill sect. V. § 61 el G2 pag. 134-35. (2) Obscrvat. anat. 'Vcnetl'724, pag. G5 , 66. (3) Manuale di Anal, descrit. e patol. etc. traduz. di Caimi con nolo Milano 182G. Tom. lerz. pag. 572, 73, 7(i, 77. (4) Observat. anat. de quinlo pare nervor. enceph. et de nervis qui coclem duram nialrcm ingrcdi falso dicuntur in Comment. Reg. So- ciet. Goetling. An. 177(i. Animadyersiones etc. 67 anularis fibris emertrit, minor antem al) ulteriori loco pro- cedens majori quidem copulatur, quamquam harum piiii- cipium in ejusdom cerebelli pedunculis loiigitudinem ah la- teiibus penetraliuni cerebelli emergat; qui ubi ad inajoreni accessit copulari quidem videtur, sed revera hie adjungitur nt cum eodem procedens distinctus tamen , mox eideni suh- jiciatur atque duiam matrein iiigressus ex interior! latere adjicitur, ut diversum iter instituat et diversam naturam praeseferat. Nam fasciculus major mox post penetratam du- ram matrem in plexum conformatur non quidem gangliofor- mem sed retlformem potius, cui quaedam quasi carnosa na- tura late laxeque superinducta videtur, nostro interea mino- rique fasciculo neque huic majori immixto necjue hoc plexu donato procedcnte . Ubi autem sic discretus, sic immutatus ex ovali calvariae foramine ovasurus est in plexum vere gan- glioformem mutatur ac postmodum in fasciculos discretus in maxillae musculos, masseterem ac pterygoideos praecipue in- seritur (1) '=^ . Hisce omnibus extra duhitationis aleam posi- tiun est, nullum alium praeter Santorinium, ut jam a prin- cipio innui , inventorem minoris quinti nervi cerebralis por- tionis judicandum esse . Quamquam nonnuUi excellentium anatomicorum illius ae- vi, uti Wrisbergius^ Soemmeringius, Scarpa etc., antedictam minorem portionem attento anirao statim perpendissent, ne- mo tamen in ejus studium tarn magnos progressus habuit, momcntoque suo eamdem ponderavit, quam Palletta (2); hie enim auctor non incubuit modo in originem distinctam exaxe, ut ait, columnae medullaris,seu intimis penetralibus pedunculi- cerebelli, majoremque albedinem, majusque robur fibrarum, quibus ejusdem portionis fasciculi compinguntur, nuUumque connexum cum radicibus portionis majoris nee non cum gan- glio semilunari Gasserii seu armilla Malacarnei etc., verum e calvaria egressam per foramen ovale ossis sphenoidei una cum (1 ) lo. Dom. Santorini septendecim Tabulae etc. Parmae 1 775. pag. 1<3. (2) De nervis crotaphitico et buccinatorio auct. I. B. Palletta etc. Mediolani 1784. 68 Alovsii Calori ncivo ninxillari inferiori a dicto ganj!;lio senillunari proceden- te perscquutus etiam est, usqueijuo ipsa exporrigebatur, et nos primus docuit, earn haiul penitus miscori cum mcmorato uervo maxillari, sed simpliccs cum hoc ipso inire anastomo- ses, atque ex se duos nervos gignere, quorum uuum crota- ])luticum, ultorum huccinatorium appellitavit, quorum uter- que ante laudatnm Aurtorem nervi maxillaris inferioris sobo- les autnmabatur. Tradidit insuper crotapbiticum nonuullis fi- bris maxillaris pi'ius adauctum secedere in massetericum et biuos tenq)orales, minorem nempe ac majorem, c[ni postre- mus ei visus est nierito contiuuatio trunci crotapliitici ipsius; bucciuatorium vero duos potissimum nervos progignere, buc- cinatorio-labialem sibi stamen quaudoque insigne nervi maxil- laris inferioris adjungentem, et pterygoideum , qui ali([uando trunci bucciuaturii videtur esse propagatio , sed plerumque e- xili oritur principio et minor buccinatorii ramus est, moxque ab exortu sensim in ganglii formam interdum intumescit (1) : qua observatione Palletta viam stravit Arnoldo , ut hie gan- glium oticum inveniret, non secus ac earn jam straverant Santorinius (2) et Comparettius (3) , quidquid contra jactitet Valentinus(i). Ne dicanuis oportet ilium persecutum esse om- nes hosce nerveos ramos in musculos mauducatorios , in m. circumflexum palati, in m. bucciuatorium, atque in quosdam eorum,qui in angulis oris finem habent,in glandulas molares, in artirulationem temporo-maxillarem etc., item([ue distin- xisse difl'erentias dictis ramis insitas, quas inter magni, ut sentio, facieuda est spectans ad nervum pterygoideum, quem semel in trigiuta cadaveribus a solo nervo liuguali pro- genitum se vidisse testatur . Habita tandem ratione originis distinctae, nuUaeque portionis minoris cum ganglio semilu- nari seu armilla Malacarnei connexionis, ac dein suarum pro- pan^inum in memoratis muscuhs potissimum impensarum. (1) Vid. op. cit. Palleltae pag. XXXII. (2; Septcrtulucim Tabulae 1. c. (3) De Dure inlerna compaiata Patavii 1789. Obscrv. XVI. pag. 30. (4) Eiicyclop. anat. Tom. IV. pag. 3C1, 02. Paris 1843. AniiMadversiones etc. 69 stabilivit Palletta eamdem portionem cum majore liaud(}ua- quam confuiidendam esse , sed constituere nervum peculia- rem relationes ct nexus habeiitem cum majori, seu cum tertia paris quinti sobole, assimiles iis, quos inter nervum spinalem et vagum dispicere est: uno verbo constituere par nervorum omnijio dlstinctum ad dictam sobolem accessorium, cui ob suam praecipuani in duos ramos partitionem nomen crotaphitico-buccinatorii fecit, vimque motoriam attribuit, cum in trismo aut idiopatice aut sympathice ilhid laborare existimarit (1) . Haec intclligendi ratio Pallettae a recentioribus anatomi- cis accepta non est, si tamen excipias Foesebeckium (2). Objectum est eam absque causa necessaria res multiplicare, atque ideas potius obscuriores quam clariores reddere, ner- vique crotaphitico-l)uccinatorii appellationem cuibbet facile suadere posse , ut credatur minor portio quinti abire tantum in nervos crotapbiticum et buccinatorium , ideoque impro- priam, cum haec portio provinciam ampHorem babeat (3); proinde quasi Palletta unquani non scripsisset e duobus me- moi^atis nervis oriri temporales profimdos, massetericum, pte- rygoideum et buccinatorio-labialem. Ast vera ratio, cur se- ctatoribus vacavit Palletta, in eo, ut niea fert opinio, sita est quod ejus doctrinae officiebant, quominus similitudo minoris portionis cum antica nervorum spinalium radice a Soemme- ringio perspecta Neotericis accepta esset, qui ideo spe egre- diebantur redigere posse cerebrales nervos ad spinalium ty- pum, in quorum omnibus anatomicis conditionibus versari par quiiitum ipsis visum est tiim quia crassa radice ganglio instructa , tum quia tenui radice ganglio destituta, minime- que ad ejusdem ganglii formationem concurrente donatur. In luijusmodi autem analogia Garolus Bellius ita nt nemo un- quani pertinaciter restitit, ut stabiliret a priori facultatem (1) Palleltae op. cit. pag. XXXIV. (2) Encyclop. Anat. Tom. IV. cit. pag. 294. (3) Vid. Blandin Nouvcaux elem. d' Anat. descript. Tom. sec, pag. 611. Paris." 1838. fft Aloysii Calori motoriam miiioils portionis; quin etiam hujiis fines amplia- vit; namque ab ea non solum deduxit nerveos ramos a PaU letta adnotatos, veniin etiam ncrvum mylohyoideum, qnem anatomic! jugiter arhitrati erant esse sobolem nervi dentarii infcrioris. In Imnc poiro sentcntiam descendit Mullerus (1) una cum liellio declarans, hosce duos nervos, dentarium scili- cet et niyloliyoideum, nullum commercium aut nexum inter se ipsos habere, sed alterum ad altcruni simpliciter applici- tum decurrere ad foramen- alveolare, seu maxillare inters num maxillae inferioris, quo in loco a dentavio secedit my- lohyoideus, ut ad musculos, quibus destinatus est, defera- tur. Hanc extensionem ab bisce duobus auctoribus minori portion! statutam auxerunt inventa Arnoldi (2) noniuillas ganglii otici radices ab ea derlvantis , <[uae postea e ganglio probabiliter egrediuntur , ut ramulis conjungantur in nuiscu- los tensorem membranae tympani et spbeno-salpingo-staphi- linum absumendis. Quid plura! Swanius (3) vult, nervum lin- gualem quasdam a minori portione fibras mutuari , at ner- vum niyloliyoideum bujusce propaginem censendam non in- dicat, perinde ac Blandinius (4), tametsi admittat nei-yura dentarium inferiorem quaedam exilia fila ab eadem capere ; Swanio autem adversatur inficiatunjue nervum lingualem fi- bras a minori portione usurpare. Longetus (5) tandem scribit tertiam quinti paris sobolem, quam vocat nervum maxilla- rem inferiorem sensorium, nullam fibram a minori portione, quam vocat nervum maxillarem inferiorem motorium, sume- re, atque hos duos nervosa calvaria egressos minime per- misceri, sicuti primo intuitu (piispiam arbitraretur , sed distinctos quidem perstare : motorium solummodo nonmdla (1) Pysiol. du Sysldme nerveux Tom. prem. pag. 104. Paris 1840; Vid. insuper Manuel de Physiologic Irad. par lourdan Tom. prem. pag. 5GG. Paris 1845. (2) Icones nervorum capitis Tab. V , VII , VIII. (3) Neurologic ou dcscript. anat. des ncrfs du corp. hum. trad, de r anglais par Cliassaignac- etc. pag. 59. Paris 1838. (4) Op. cit. 1. c (5) Op. cit. Tom. sec. pag. 131, 145, G94. Animadversiones etc. 71 sibimetipsi sensorli filamenta adsciscere, atque suppeditare ex- clusive, vel ex se nervos massetericum, teinporales profundos anterioiem ac posteiiorem , pterygoideum internum, mylo- hyoideum, at([ue una cum maxiilaris sensorii staminibus con- flare buccinatorium , ex quo pterygoideus exterior prod it : ncrvum autem maxillarem inferiorem sensorium progignere exclusive, vel ex se nervos lingualem, dentarium inferiorem ac temporalem superficialem . Ut dein plenam lidem suis hi- sce placitis faciat,.per duo scliemata, quae unica sunt, quae mibi pernotescant tali super re, ob oculos ponit praepara- tionem eo consilio confectam , ut direota pateat cunctorum ramorum muscularium tertiae paris quinti soboli attributorum. origo ex minori portione, seu nervo maxillari inferiori mo- torio , nee non bujus nexus cum maxillari inferiori sen- sorio, sive , ut verius loquar, quid hie maxiilaris sensorius ad dictorum xamorum compositionem conferat. Inficiari quidem profecto non potest minorem paris quin- ti portionem gignere nervos temporales profundos, masseteri- cum, buccinatorium, pterygoideos , staniinaque pro musculis spheno-salpingo-stapbilino et tensore membranae tympani ; ast earn exclusive hosce ramos gignere , ut testatur Longe- tus, qui, ut innui, solum nervuni buccinatorium excipit, ijemo ei, sicut mibi videtur, adstipulari poterit. Figurae ab eo exbibitae naturam baud fideleni,sed suis cogitationibus ac- comodatam probe expriniiuit : illarum autem explicatio, qua iterate ab eo asseveratum est, dictos nerveos ramos propagines esse {le buccal exceple) exdash'Cinent du nerf maxillaire inferieur molcur (1), reddit placitum nimis inconsideratum maxinie post tot tantasque illnstrationes, quas anatomici prae- ter Santorinium minori portioni attulerunt. Aspicite quaeso, S. P , praeparationes vestris oculis subjectas , tum speciatim , quae ad bominem pertinent; aspicite scliemata, quae ad ba- rum postremainim exemplar effingere studui, et invenietis in Tab. 1 . Fig. 1 minorem portionem s, t , bipartitam in ra- mos seu truncos s', t', nervos crotaphiticum et buccinatorium (1) Op. cit. Tom. sec. explic, des fig. pag. 694 72 Alotsii Galori Pallettae praeferentes: videbitis truncuni t',qui crotaphiticum expriniit, suppeditare primo geminas radices nervo tempo- rail profundo postico u, deinceps adjungere sibi duo cou- spicua stamina /i,i, a plexiformi truiici f nervi maxilla- ris iiiferioris portioae venientia, atque ita auctum alteram, sive tertiam radieem praebere memorato temporali nervo Uj ac desinere in nervurn massetericum J^, ex quo prodit ner- viis temporalis profundus anterior I , nee nou ramus z^ qui in musculum pterygoidcum internum , at speciatim in arti- culationem temporo-maxillarem digeritur, quiqne per ramu- lum & cum suprema nervi temporalis superficialis radicC' A" jam antea copulatur. Inspicientes Fig. 2 Tab. I. conipcrie- mini ramum seu truncum buccinatorium 4, qui, vix cranio niinori, qua ipse exoritur, portione s, &, egressa , cum ra- nio maxillari inferiori anastomosim snbit, at([ue in liac obeun- da fila potius accipere, quam refundere milii visus est; po- stea dat ramulum t6 hie obtruncatum, qui ad ramiuu IT ramo z fig. 1 Tab. 1 respondentem pergebat, ut cum hoc ipso anastomosim iniret, et tam([uam quasi laqueum conficeret ti'uncum nervi maxillaris inferioris amplectentem. Inferius buccinatorius 4 Fig. 2 Tab. I ramulos 5, 6, gignit oticum Arnoldi ganglium pervadentes, et constituentes breves ejus- dem radices memet hocce ganglium auferente dissectas. Ad liorum ramulorum interiora obveniunt origines nervi tem- poralis profundi posterioris 18 ex buccinator io, subinde ner- vi pterygoidei interni 8, 10, et externus 11, postremoque nervus buccinatorio-labialis 14. Major nervus pterygoideus in- terims 8 duabus radici])us instructus, quas intermeat funicu- lus I a uervo linguali profectus, praefert in radice postica duos ramulos obtruncates 9^, qui cum praedicto ganglio oti- co jungebantur, simulque cum aliis probabiliter ad fila nervea pro musculis tensore membranae tympani et spheno-salpin- go-staphilino procreanda concurrebant. Tandem buccinatorio- labialis tribus funiculis sive radicibus in exortu constat, qua- rum una 13. a buccinatorio praebetur, altera 14 a plexuosa trunci uervi maxillaris inferioris portione, et praecise a funi- culo 9. Fig. 1. Tab. 1. , procedit; tertia dein, propago est fu-- niculi I Fig. 2. Tab. t. nervi lingualis. Hac igitur descriptione Animadveusiones etc. 73 ac demonstratione perspectum et clarum est, cunctos hosce ramos unice a minori portione non progigni, licet ipsi ab hac potissimum stamina ad eorum compositionem mutuen- tur, sed quidipiani ad eos stiueiidos nervvun iiiaxillarem iii- feriorem, seu teitiam sobolem majoris portionis paris quinti etiani confcrre: ideo falsitatem liaud sumus sequuli, cum nobis superiiis pronunciatum sit in errorem lapsum esse Lon- getum tradentem, excepto buccinatorio, cunctos nerveos ra- mos, da quibus hucusque fuit sermo, a minori portione me- re genitos esse: mage is vcro accessisset, si profatus esset di- ctos ramos , quamvis a minori portione derivatos, aliquod sta- minum nervi maxillaris inferioris in eorum compositione di- recte aut indirecteadmisisse. Atenim objiciet quispiam osten- sam dispositionem constaiitem non esse: concede; vaiietates procul dubio exstaut, sed ad formam, niininie vero ad ele- menta spectantes : perpetuo binos truncos, in quos abit portio minor, copulatos deprebendi cum nervo maxillari inferiori per ramos transversos magna ex parte a staminibus compin- gentibus aut lingualem aut dentarium nervi maxillaris eju- sdem exerte provenientes : in cunctis meis observationibus ob oculos usurpatus sum nonnulla stamina maxillaris inferio- ris cum crotapbitico consociata antea, vel postea quam ali- quas, interdum cunctas nervo temporali profundo posteriori radices praebuerat: dispexi stamina a maxillari inferiori pro- fecta sese ad nervum buccinatorium , et quandoque directe ad nervum pterygoideum internum majorem transferre. Cae- terum Longetus sibimetipsi, nervum massetericum praeser- tim describenti, tegere omnino non potuit concursum ma- xillaris inferioris ad praefatos ramos compingendos, talique pacto ea adversatus est, quae schematibus demonstrata, in iisdemque explicandis ab eo confirmata erant. Sed de his sa- tis: transeamus modo ad nervum mylobyoideum. Hie nervus, ut innui, a Bellio et Mullero babitus est ceu simplex minoris portionis propagatio : eamdem opinionem tui- tus est Longetus , sibique , ut inventum , asseruit : pinxit ra- mum nerveum, de quo est sermo, a nervo dentario inferiori omnino sejunctum, situm inter dentarium ipsum et tem- poralem superficialem , et recta a minori portione, sive, ut T. I. to. 7^ Aloysii Calori accuratius loquar, a buccliiatorio Pallettae vix ad exteriora exortus nervi ptervgoidei intei-ni procedentem (Vid. Fig. 15. N. 7. Tab. sec. Tom. sec. opcr. super, cit. Longeti =" Vid. etiam Fig. 5 Tab. 2. biiic disscrtationi additam,qiiae cit. Fig. 1.5 a laudato auctorc cxhibitain rcfert.). Hujusniodi oiigiuem uervi mylohyoidei ex minori portione, quantum diligentiae ac soler- tiac in nicis dissectionibus adhibueram,compiohare uumquam me licuit ; neque insuper memiui me uUam aliam tabulam a- natoniicam praeter Lougetianam vidisse, in qua memorata ori- go ad eum modum exprcssa fuerit. Perpetuo comperi in hu- Hiano cadavcic nervum mylobyoideum ita constitutum, ut vi- deretur simpliciter adjuuctus nervo dentario inferiori, a quo, quin uUa fibra obrumperetur, fere ad inferiorem nervi tempo- rabs superficiaHs radicem facile separabam ; uUra f|uod pun- ctum separationem prosequens ad superiora uanciscebar di- ctum mylobyoideum abire in non pauca filamenta intime ne- xa cum iis, quae flisces dentarii,lingualis, ac temporalis super- ficialis conflabant. Intuemini Fig. 2 Tab. 1 , Fig. 3 Tab. 2, in quibus depictae sunt radices , originesve nervi myloliyoidei , atque id Vobis, S. D. , quod affirmo, eiit sane quidem perspi- cuum. Indicat/j Fig. 2 Tab. 1. nervum mylobyoideum infer- ne obtruucatum ; p\ p', duas praecipuas radices, ex quarum concursu bic nervus fit; q ^v^ iila primigenia a fascibus nervi lingualis / proficiscentia, et cum utrarpie memoratarum radi- cum /;',/7% sese continuautia;r, s, f, fila primigenia ex fascibus nervi dcntarii inferioris m orientia ; u lilum tenue progeni- tum ab inferiori filamento infimae radicis nervi tem])oralis superficialis g\ h' . Hoc tenui filo u excepto, reliqua superfi- cialia neutiquam sunt, (juapropter necesse est, ut ea detegamus et persequamur, fasces nervi dcntarii ab invicem removcre, fasces nervi lingualis sublevare et ad interiora vertere, ac dcin aliqnem ex fascibus dcntarii, sicuti eum qui per j',y, obsignatus est, perspicuitatis gratia, secare et auferre. Non ad minorem igitur portionem, bene vero ad tertiam portionis majnris paris quinti sobolem pertinere videtur nervus mylo- liyoideus. Sed proferet quispiam : nonne fieri posset , ut fa- sces dcntarii, lingualis et tenqioralis superficialis fibras a mino- ri portione stimereut, ad originesqiie, sou memorata primigenia Animadversiones etc. 75 filamenta dictis nerveis fascibus continua adveherent? Ipse pariter in talcm suspicioncm adductus sum; et pridem tlieo- retice putabam nervuni mylobyoideuni iii omniuo, magna sal- tem ex parte a minori porlione oriri. Verum connexus banc in- ter et majorem portionem ab originil>us encephabcis ad utiius- que in ramos paititiouem invest i<;aus in bac opinione baud ampUiis baesi. Swanius in Fig. 2. Tab. X neuiologiae corpo- ris bumani debneat fibram a minori portione vix e protube- rantia annulari egressa ad majorem transeuntem ; in Ijaric di- spositionem incidere mc numquam bcuit, eam<[ue cen^eo aut babendam tanujuam anoinabam, aut ab imperfecta radi- cum minoris portiouis a majoris radicibus sejunctione conse- cutam esse. Milii obvia non fuit vuKjuam nisi dispositio, quam in praeparationibus , atque in fig. 4 Tab. 2 in vestrum obtu- tus posita adumbratam videtis. Et cum etiam majori portioni tenuissima minoris fibra adjungeretur,. quemadmodum banc fibram per ]ilexum triangularem, perque gangbum semilu- nare Gasserii, seu armillam Maiacarnei persequerenuir ? Quo- nam ex tribus principibus ramis, in quos major portio dividi- tur , baecce fibia consociaretur ? Quanam dein ratione si quis vellet, aniino praesumere posset eamdem fibram se in nervum mylobyoideuni inferre? Minoris portionis in universum nou est mos anastomosim inire aut cum plexu triangular! aut cum ganglio semilunari portionis majoris; at cum per exce- ptionem buic anastomosi locus fiat, quod rarissimum est, portio minor sibi potius filamenta adsciscit, quam cmittat : banc anomaliam semel observavi in latere laevo cadaveris ad muberem quadraginta annonun metrite defunctam pertinen- tis, et quam debneare curavi in Fig. 3. Tab. 2, iJji duo filamenta /?,^, a fibs transversis anticae faciei majoris por- tionis, seu plexus triangularis praebita veniunt conspicienda; quae filamenta cornu anterius semilunaris ganglii superscan- dunt, arcum eidem supernum describunt, et ad posteriora pergunt , ut fascibus o ,n , minoris portionis adjiciantur. In exitu de ovali calvariae foramine, aut vix egressa baec minor portio accipit, ut innui , nonnullas fibras a nervo maxillari inferior! , sed nonnuUas tenuissimarum quoque impertit, ut patet ex pauUo ante citata Figura, staminibus nervi Unguabs, 16 Aloysii Calori ( quod Swanii observationem superius relatam confirmat ) , nee non dentarii inferioris, ut jam Blandinius praenoverat. Hie , cum liaec stamina piosoquanuir , diflicilo non est cogni- tu eadem esse uervo myloliyoideo prorsus extranea: super haec tales lihiae a minori portione nervis liiiguaU ac denta- j i<> tiibutae liaud semper obveniunt . Posterius minor portio suinit coiispicuos fasces, <{Uos supra demonstravimus , a ner- vo iiiaxillari inreriori tractos, suosque ramos pnigiguit, de ♦piibus duo nervo tempoi'ali superficiali et dentario iuferio- ri exiguos surculos dispensant : revera nervus pterygoideus major 8 Fig. 1 Tab. 1. dat fiUun 9 dentario inferior! ; ramus autem z dat filum &c siq)remae radici nervi tenq)oralis super- ficialis . At HIa istiusmodi sequi non potui ad nervum mylo- liyoideum, et quamquam ea ad bunc usque setfuutus esseni , bine tamen coUigere non foret dictum mylobyoideum eorum concursu procreatum iri : accedit , quod, bisce fibris deceden- tibus ex ramis minoris portionis jam antea adauctae fibris nervi maxillaris inferioris, ambigeretur continue an ipsa istius nervi, an minoris portionis, an demum fibrarum utriusque soboles essent. Mibi igitur videor a vero non discessurus , si cojirbidam , longe abesse, ut prol^atum sit, nervum mylo- byoideum bominis esse, ut Bellius proposuit, et Mullerus accepit, ramum minoris portionis, in eumdemque conficien- dum nibil omnino, ut Longetus credidit, nervum raaxillarem inferiorem conferre: e contra hujusce nervi propagineni ana- tomicae inspectiones ilium probe commonstrant. At quiscfuam quaestionem urgebit : eritne porro ramus a dicto maxillari prorsus omnis certe derivandus? Quasnam organicas condi- tiones obsequetur baee adco momentosa exceptio, cum exis- tat? Cum satis non putarim ad allatas quaestiones solvendas anatomen humanam, ad' comparativam confugi, germanamc[ue nervi mylohyoidei compositionem scrutari in mammalibus domesticis suscepi. Ea itaque, S,D, quae in bisce meis di- squisitionibus ad rem enodandam profeci, vobis subjiciam. Fig. G Tab. 3 sistit portiones minorem ac majorem f[uinti nervi cerebralis dexteri equi caballi ab interna aut postica facie inspectas. Ganglion semilunare i, b adeo se ganglia- ris substantiae inopem praebebat, ut facilius plexui, qnam Animadversiones etc. 77 ganglio assiniilaretur. Minor portio non secus ac iji homine in duos fasces 6, 7, diducitur, ut unns 6 sit nervus crota- phiticus, alter 7 nervus buccinatorius . Crotapliiticus 6 ra- nios teniporales profundos anteriorem ac posteriorem 8, 9 , gignit , postea fila aliqua a nervo maxillari inferior! sil)i sumptus nervum massetericum 10 procreat. Nervus buccina- torius 7, dat ramum 1 1 , qui est nervus pterygoideus inte- rior major, et ramum 12, , i, bic majoris portionis caudicem adinstar zonae armillaeve circumeuiiti : graciliorem vero radicem mixtam esse; eam enim cum binae fibrae lingualis ac dentarii, turn etiam fila n, n, plane extima a buccinatorio et a pterygoi- deo interne praebita compingunt : utraque dein radix coit in trunculumy, ([ui nervum mylobyoideum repraesentat. Quam- obrem clarum et exploratum est, bunc nervum etiam in ca- ne , licet fibras a minori portione in se ipsum derivantem , maxima tamen ex parte a nervo maxillari inferiori procrea- ri. In ove ariete, quamvis paullo implicatior se praebeat res, tantundem nibilominus dispicere potui . Ex fig. 9. Tab 3. patet nervtnn mylohyoideurn hujusce rimiinantis ex fa«cibus t, II, factum esse, cjuonnn prior crassior est, et non paucis fila- mentis conq)onitur, quae sunt, fiiamenta y nervo temporali superficiali abscedentia , tenue filum / a dentario inl'eriori profectLun, filum z, cujus magna pars a minori portione /< , 80 Aloysii Calori el accuratlus a gemlnis nervi pterygoulel internl majoris ra- dicibus A- jam acutis I'llo / a lingiuilis lascibus propagato sup- poditatur , tandem fasciculus v dentaiio inferiori adhaerens , seseque recto tiamlte peiducens ad Gasserii gangiium b, cu- jus substantia gangliaris non aliter ac animadversum fmt in Icpoie cuniculo se gerit . Quae omnia fila anteqnam in de- scriptum fascem t coalescant, iiniectuntur ad modum ele- gantis plexus, qui littera 2c obsignatus est: adnotare non o- portet, discitur enini ab cxpositis, in ejusmodi picxum non inesse nisi filum s, quod minoris portionis, veriusve nervi pterygoidei iuterni majoris progenies sit, dum caetera ad nervum maxillarem inferiorem pertinent: fasces alter it qui gracilior deprebenditur , filis 2, 3, constat e linguali orlenti- bus, et se, quantum cognoscere potui, augescentibus quibus- dam tenuibus fibris minoris portionis, quae linguali ipsi, nee non exiguo iilo tympani chordiun ^ petenti adjiciuntur. Ex his omnibus liaec fere consequi videntur . Nervus my- lohyoideus liaberi nequit tamquara germana minoris portionis paris quinti propagatio, sicuti Bellius , MuUerus et Longetus proposuerant , sed in ramis tertiae sobolis ejusdem paris cen- sendus sane est ; major enim filamentorum numerus, quibus hie nervus componitur, a dicta sobole suppeditantur. Hisce filamentis crassiorem praecipuamcjue ejusdem radicem sive originem constituentibus adhaerent quaedam fila a minori portione, seu nerve crotapliitico-buccinatorio Pallettae profe- cta, non quidem distinguenda, nisi cum extima sint, ut in cane familiari , atque in ove ariete : quae porro fieri potest , ne semper a dicta minori portione mylohyoideo tradantur ; quo in casu cuncta huie nervo tertia soboles paris quinti suf- ficeret, ideoque facultate mixta sui propria gauderet. Quod in homine et in equo probabiliter contingit. Neque officeret, quominus haec mixta facultas reciperetur , ganglion Gasserii^ namque et nervi motores ganglio (fuandoque instructi com- periuntur, ut observare est in nervo faciali ganglio genicular! donate ; praeter haec conspicui fasces ad majorem quinti paris portionem pertinentes Gasserianum ganglium minime perva- dunt , sed tantum superscandunt, eidemcfue adbaerescunt , ut patet ex fig. 1. Tab. 1., ideoque nobis fere ut motores. Animadversiones etc. 81 accipieiidi exemplo MuUeri (1), qui similem observatlonem in gaiiglio jiifiiilaii sive superiori nervi vagi leporis cuni- culi a Reniackio factam adduxll ad comprobandiim vaguin ipsuni esse mixtuni ex se, scilicet quin nervus accessorius Wiliisii adsit : quod argumentuni probabilitatis notas acqui- rit simul ac animadvertimus substantiam ganglii Gasserii turn esse copiosioreni niaxiine qua nervus niaxillaris inferior or- tum subit , et intcrdum omncm majoris portionis caudiceni circumsistere , cum aliquod filoruni niinoris portionis nervus mylohyoideus inanifeste usurpet ( vid. fig. 8 et 9 Tab. 3.) ; et versavice cam mancam esse , neque imiversa dicti caudi- cis filamenta ani[)lecti, cum nulla a niinoii portione ad ner- vum mylohyoideum fila traducantur, vel certe anatomicis ar- tificiis ostendi nequeant . Tandem non paucae observationes de morbis simidque anatome patologica quinti nervorum ce- rebraliiun paris ad bominem pertinentis traditae a Bellio i- pso, a Sawio, ab Haightonio, a Leydigio, et a Gama (2), periculaque a nonuullis istorum , et nuperrime a Biffio , et Morganteo (.3) in vivis animantibus instituta praesto forent ad evincendum par quintum super vim sensoriam admoduni patentem ali([ua etiam motoria vi in universum gaudere . Hanc motus ciendi vim mibi quoque visus est agnovisse in muliere mediae aetatis pleuro-pneumonitide defuncta, quae triennio irregularibus prosopalgiae accessionibus excruciata fuerat . Symptomata praccipua, ad remque fecientia baec e- rant : dolor continuus , at levis dextram aurem et tenipora- lem regionem insidebat, qui , ingruente paroxismo , gravis, lancinans, ac vehemens fiebat, atque e vestigio I'espondens faciei dimidium corripiebat: in quibusdam locis uti supra ac infra orbitam, ad alam nasi, ad dentes, ad palati fornicem, saepe etiam ad mentum atrocior exserebatur. Dolori comitaban- tur epiphora, imminuta vis visiva oculi dexteri, abundantior (1) Physiol, du Syst. nerveux etc. Tom. 1 pag. 111. (2) Vid. Malgaigne Traite d' ant. cliirur. et de Cliiriigie cxper. pag. 200 Bruxclles 1838. (3) Annali univcrsali di medicina di Annibale Omodci Tom. CXIX fasc. di Agosto e Sctlembre anno 1840^ pag. 43. T. I. 11. 82 Aloysii Calori salivao secretio, interdnm linguae rigor et nulla mobilitas , rlcoliuio ct loquola iiui)editu«' , nou raro trismus perfectus . Musculi lacitM semper, ac sine intermissionc convulsi [de- prelieiKlehantur. Sectio cadaveris detexit tumorem fungo- sum , cuius luaguitudo avellanam praesefcrebat , exsurgen- teni diu"a matre, qua interior pars posterioris faciei apophy- sis petrosae dexterae iuduitur , qui tumor origines sive iila- rnenta priniigeuia majoris ac minoris portiouis quiuti uervi cerehralis ejusdem lateris torqueljat. Hie vero scntio , S, D, me ad alia atque alia transilien- tem jam tempus liuic sermoui concessum praeteriisse. Quam- obrem fiueni faciam Vos de hoc admoneudo , quod postremas hasce conclusioues npunisi ut cum maxime conjecturali ra- tione protuli, quuni milii compertum probe sit ad physio- logica facta stabilienda simplicem anatomiam nequaquam suf- ficere, sed oportere ut iterata in vivis animantibus pcricu- la, et multiplicatae anatomico-patologicae observationes sup- pet ias anatomiae adveniairt. Cacterum cum hoc arguraentum pertractandum suscepi , id primum animo praestitum habui in hoc spectans, quod nostratibus anatomicis inventum, quod sibi alienigeui assumpserant , restituerem , nimirum ostende- rem, quemadmodum neque Vesalio , neque WiUisio, neque Vieusseuio, nee demum Wrisbergio, sed certe Santorinio prima de existeutia miuoris portionis notio erat tribueuda ; quemadmodum primus Palletta hanc portionem ceu nervura peculiarem ac omnino distinctum a tertia paris quiuti sobo- le respexit , atque accuratam illius ramorum descriptionera exhibuit: deiude perquirere constitui quae iiuer minorem por- tionem et memoratam tertiam sobolem connexiones interes- sent, ut veriorem earum rationem proferrem, ac dein planum facerem nervum mylohyoideuin non minoris portionis , sed tertiae sobolis aut nervi maxillaris inferioris propaginem esse, cui tautum in certis circumstantiis quaedam fila portionis minoris adjiciuntur. An nieum propositum assequutus sim , nee ne, pernoscctis vos, S, D, quorum judicio , quod plurimi facio semperque feeero, hoc meum qualecumque opuscu- lUm reverenter subjicio . EXPLICATIO FIGURARUM TABULA 1. Fig. 1. Demonstrat nexus inter portionem minorem quinti nervi ce- rclHalis doxleri , ct teitiani sobolum porlionis niajoris, sou ner- vum maxillarcm inferiorcra: dcmonslrat paritcr formalionum ra- morum utriusquc , turn spcciatim eorum qui ad dictam mino- pcm portionem pertinent . Objccta ex eoruni scde avulsa , et ah exteriori parte visa sunt , corumque magnitudo tcr laiitum ad- aucta . a origines , seu radices, aut primigenia fila majoris, vel gangliaris por- tionis quinti nervi cerebralis dcxtcri . b, b, plexus triangularis ejusdem. c,c, ganglion semilunare Gasserii , seu armilla Malacarnei . Ad hoc ganglium extant stamina nervea substantiam gangliarem niinime pervadentia , sed prorsus cxtima , et ganglio , pene dicerem, ex- tra nea . d , ramus ophtalmicus Willisii , seu prima soboles paris quinti ad dcxterani. e nervus maxillaris superior , seu secunda soboles paris quinti ad dexlcram . /, nervus maxillaris inferior seu terlia soboles ejusdem paris ad dexte- ram : truiicus hujusce maxillaris infcrioiis ofl'ert suum planum su- perficiale anterius inlexlum filis sese adiustar plexus ncclentibus. g , insigne filanienlum, cujus magna pars cum rarao buccinatorio-la- biali jungitiir . h,i , duo lilanienla Irunco , autramo crGtapliilico Pallettae adhaerentia. k lila ad supremam nervi temporalis superficialis radicera perlinentia. / Gla infcrioiem ejusdem nervi radicem componentia . m ulriusque memoratarum radicum conjunctio , et origo duorum prae- cipuorum ramorum ejusdem nervi . n nervus dentarius inferior obtruncatus, qua foramen alveolare, seu maxillare internum, aut superius maxillae inferioris ingrediebatur. o nervus mylobjoideus . p copidalio nervi mylobyoidei cum inGma nervi temporalis superfi— ■ cialis radice ; seu exigua , aut tempoi'alis radix, nervi mylobyoi- dei ejusdem . (f nervus lingualis obtruncatus. r chorda ly.nipani obtruncala. s,t J origines, sivc radices, aut fila primigenia minoris porlionis quinti 81 Aloysii Calori ncrvi ccrcbralis dcxteri, scu ncrvus croiapliilico-buccinatorlus Pal- Icltac , scu manducatorius Ikllingeri , alioiunKiue . s', t'j biiii Ininci sive rami, in quos minor porlio aiiluilicta tliJucitur^ ut (|ui lilUra s' obsignalur, rcferat buccinalorium , (jui litlcra t', crolapbiticum PallcUac. n ncrvus temporalis prol'uiulus posterior , qui per qii .tiior filamenta ex crotapliilico , per unum ex buccinalorio orilur . f filuni (licli temporalis a bnccinalorio piacbitiim. r ncrvus massctcricus . Ad struendum bunc nervum, qui, ecu crota- nliilici continuatio baberi potest^ conlhiunl lilamenta h,i, a porlionc plcxuosa trunci / nervi maxillaris infcrioris profocta . = ramus nervi niassctcrici abscissus, ex quo ramulus &. orilur ad su- ]ircniam ncrvi temporalis superlicialis radiccni tendcns. 1. ncrvus temporalis profundus anterior a massefcrico proCectus. 2, 3, origines nervi buccinalorio-labialis. Originis N. 2 obsignatae pars a buccinatorio , pars a nervo maxillari infuriori ; origo auleni N. 3 obsignata prorsus omnis a dicto nervo maxillari Suppcdilatur. 4 nervus buccinatoriolabialis obtruncatus . 5 ncrvus pterygoidcus interior minor . <) nervus pterygoidcus exterior. 7 ramus ab boc nervo praebitus buccinalorio-labiali. 8 nervus pterygoidcus interior major . 9 ramulus ab lioc nervo pterygoideo ad nervum denlariuni inferio- rem missus . 10, ramulus alter superior, qui una cum fibris ncrvi lingualis conti- cit unum ex filamenlis compingentibus nervum temporalem su- perficialcm. Fig. 2. Demonstrat nexus inter portionem minorcm quinti nervi cc- rcbralis dcxteri et nervum maxillarcni supcriorem , scu tertiam niajoris portionis sobclcm ; ramos item demonstrat , qui ex u- traque nascuntur. Praeparatio ab interiori parte inspicitur. Ma- gnitude objectorum ter adaucta est. a origines, sive radices, aut fila primigenia majoris vcl gangliaris por- tionis quinli nervi cerebralis dexteri . b, b, plexus triangularis . c,c, ganglion semilunare Gasserii , scu armilla Malacarnei , quae ab bac interna facie speciatim inspecta formara potius plexus, quam ganglii pracsefert . (I nervus opblalmicus Willisii , scu prima soboles quinli. e nervus maxillaris superior, sou sccunda soboles cjusdem . /'ncrvus maxillaris inlerior seu terlia soboles cjusdem. ^' liia componentia supremam ncrvi temporalis superlicialis radicem. // iila componentia infimam cjusdem nervi radicem . S',h', ulriuscjuc radicis conjunclio, atque origo praccipuorum ramo- ruin ncrvi temporalis superlicialis. AnIMADVERSIONES ETC. 85 i ncrvus lingualis, sive guslalorius obtruncalus. Fasces hujus nervi su- periores ac inlerni dinioti sunt , et ad aiiteriora lali, ut in conspe- cliim veniant origincs nervi mylolijoidei . A cliorda tyaipani obtruncala. / fasces nerveus a linguali procedens^ atqiie unam ex radicibus , vol originibus nervi buccinalorio-laJjialis constiluens . m nervus dentarius inferior obLruncatus . n, 0, nexus inter fasces nervi inaxillaris inferioris, et ramuin truncum- ve buccinatorium Pallellac . p nervus niylobjoidcus in lila , tjuibus constat, rcsoUilus. p' , u' , iilanient.1 primoris dissolulionis in ncrvo nijlohj oidco pcraclae. q,v, lilainenla a nervi linguidis fascibus ad niylohyoideum missa, seu origines nijlobyoidei ex ncrvo linguali. r,r,s,t, fdamenta (juae myloh^'oideus sibi assuniit ab nerve denlario inl'eriori , seu origines niylobyoidei c\ lioc nervo. u origo nervi ni^ lobyoidei ex inferiori Clamento inliniae radicis ner- vi temporalis superficialis . rjjj fasciculus nerveus oblruncatus, cujus magna pars ablata est, co quod excurrebat super adnotalas nervi mylobyoidei origines, con- fusionem injicicndo. z, &, porlio minor (juinti nervi cerebralis dexteii , seu nervus crota- pbitico-buccinatorius Palletlae, aut nianducatorius Bellingeri , et alioruni . 1, dilatatio, in quam abit dicta portio, antcquam e calvaria egrediatur per foramen ovale ossis spbaenoidei . 2 constriclio , quam ipsa in exilu subit . 3,4, duo rami, seu trunci, in quos dividitur. N. 3 indicat crclapbi- ticuni J N. 4 buccijiatorium Pallettae . 5j 6j duo ramuli , qui sccti sunt in ganglio otico Arnoldii aufcrendo. 7 origo nervi temporalis profundi posterioris ex nervo buccinatorio. 8 nervus plerygoidcus interior major duabus radicibus instructus ra- diccm / nervi buccinatorio-labialis amplexanlibus. 9 duo ramuli, qui secli sunt in ganglio otico Arnoldii aufcrendo, quiquc forte referunt (ilamcnta in musculos tensorem membra- nac lynipanij et spbcnum-salpingum-slaphilinum absumenda. 10 nervus pterygoideus inlernus minor. 11 nervus pterygoideus exterior. 12 ramus ab hoc nervo missus ad buccinalorio-labialem. 13 origo nervi buccinatorio-labialis ex ramo, truncove buccinatorio. 14 origo altera, cujus minor pars a buccinatorio^ major autem a ner- vo maxillari inferiori venit . 15 ncrvus buccinatorio-labialis obtruncatus . 1G ramulus seclus, (jui jungcbatur cum ramo 17 respondente ramo s praecedentis figurae. 17 ramus a in praecedenli figura adnotatus. 18 nervus temporalis profundus posterior obtruncatus. 19 ncrvus temporalis profundus anterior obtruncalus. 86 Alotsii Calorf TABULA 2. Fig. 3, Sistit anomaliam in rarissima portionis minoiis quinti ncrvi cerebralis laevi cum plexu trianqulari majoris conncxionc sitam. Sistit iiisujicr nexus portionis minoris cum ncrvo maxillari infc- riori , origines ncrvi uiyloliyoiilci etc. Nervus dentarius inferior, lingualis , ct temporalis superlicialis magna ex parte ablati sunt . Praeparationis magnitutlo item ut in fig. praeced. aucta est. a radices, sou filameuta primigenia portionis majoris, sea gangliaris quinti ncrvi cerebralis sinislci . b,b, plexus triangularis. C, c, ganglion scmilunarc Gasserii, scu armilla Malacarnei. d prima sobolcs quinti, sen nervus opbtalmicus Willisii obtruncatus. e secunda soboles, snu nervus maxillaris superior. f lertia sobolcs , seu nervus maxillaris inferior. §■, i,', fasces ncrvi lingualis dissccli ct ad exteriora versl. h,hj fasces nervi denlarii inferioris sccti. i,i, origines nervi temporalis superficialis sectae. k nervus niylohyoidcus in suis lilamenlis rcsolutus . I, I, origines liujuscc ncrvi ex fascibus nervi lingualis. m,tn, origines ejusdcni ex nervo dcnlario inferiori. n, o, portio minor quinli, seu nervus crotapbitico-buccinatorius PaJ- leltae, a majori portione dinwtus, et super primam, ct secun- dara sobolem mcmoratas d, e versus. p-, q, duo filamentn, quae a fdis transversis faciei externae plexus tri- angularis produuut , cornu anterius ganglii semilunaris Gasscrii circumeunt , ct simul ut pcrligerint inleriora cjusdem, statim por- lioni minori adjunguntur . r, truncus , seu ramus buccinatorius Pallettae . * ramulus buccinatorii constitucns unam ex originibus nervi ptery- goidei intcrni . tj u, duo ramuli profecti ex ramulo Sj qui cum nervi dentarii et lin- gualis fascibus jungunlur. V ramulus ramulo 19 fig. 2 Tab. 1 respondcns , scsequc dividens in tenue filum r, quod cum ramo, qui est analogus ramo z fig. 1 Tab. J , anastomosim init, ct in alterum ;;, quod fascibus lin- gualis adjungilur. & pioductio ramuli s in nervum plerygoideum niemoratum . ^ 1 nervus pterygoideus intcrnus. 2 origines ncrvi buccinatorio-labialis ex buccinatorio ct parlim ox crotapliitico. 3 origo buccinatorio-labialis e nervo maxillari inferiori . 4 nervus buccinatorio-labialis. 5 nervus pterygoideus exterior. Anihadversioni:8 etc. 87 C tnincus, Scu ramus crolaphiticus Pallcttae . 7 origines ncrvi massctcrici e crotapliilico praedicto . 8 origines cjusdem niasseterici e nervo maxillari infcriori. 9 nerviis niasseloricus. 10 ncrvus temporalis profundus anterior. 11 Jiervus temporalis profundus posterior. Fig.. 4. Ilacc figura coniparala est ad demonslrandam originem por- tionis niinoris paris quinli nervorum ex cerebro , nee non re- lationes quas habct cum raajori . fl, a crura cerebri sceta. /> tubercula quadrigemina ct processus cerebelli ad testes. c laevum crus cerebclH disseclum . (i nonnuUac laminae anteriores cerebelli. e lobulus lacvus nervi vagi seu pneumogastrici respondentis. f, pons Varolii. g, medulla oblongata. Ji librae a corpore resliformi , forte eliam a nervo acustico proccden- tes , ac sese fercntes ad internam portionis majoris quinti dex- leri partem . Hie fasces mibi visus est quidquam buic portioni majori addere. I nervus facialis, seu communicans faciei, seu porlio dura seplimi pa- ris Willisii . Jc nervus acusticus , seu portio mollis scptimi AVillisii . Hie depictus non est nervus intermedius Wrisbergii eo quod pictori non ad- parebat . / radix, scu porlio major quinti nervi cerebralis dexteri. m radix, suu portio minor, seu nervus crotapliilico-buccinatoriusPal- lettae ejusdem lateris . II rndix^ scu portio major quinti nervi cerebralis laevi. ■o radix, seu porlio minor ejusdem. Fig. 5. Hae geminae figurae , quae trajectum et ramos turn nervi ma- xillaris inferioris sensorii, tum ncrvi maxillaris infcrioris moto— rii rcpraesentant , relatae fideliler sunt a duplici figura 15 Tab, 2 Tom. sec. operis de anat. et phjsiol. system. ner\". Longeti, at- que bic reproduclae, ut cum figuris memet propositis eadem su- per re conferantur . A, truncus quinti nervi cerebralis dexteri ab cxlerioribus ad interio- ra inspectus. B, idem truncus ab interioribus ad exteriora inspectus . rt, ramus opb'.almicus . i, nervus maxiliaris superior. c, nervus maxillaris inferior sensorius . d, ncrvus maxillaris inferior motorius, seu nervus manducaforius. d' idem ncrvus cancellalim sc habcns interius cum ganglio GassefiL 88 Alovsii Calori c, ganglion scmiliinarc. 1, ramus temporalis profundus posterior. 2, ramus massclericus. 3^ ramus temporalis profundus anterior. 4, ramus buccinalorius, (jui praeler praecipuam radicem motoriam sen- soria cliani ditatus est. 5, ramus pterygoidcus cxicrior a buccinatorio profcctus. G, ramus pterygoideus interior. 7, ramus niyloli3'oideus. 7', trajectus ol)]ii[uus hujus postremi ad interiora nervi dentarii. Cun- cti J quos liuc usque adnunieravimus , rami ( buccinatorio exce- pto) veniunt exclusive a ncrvo maxtUari inferiori motoric. 8, ramus temporalis superlicialis . 9, ramus dentarius. 10, ramus lingualis. Hi tres poslremi nervi veniunt exclusive a por- tione gangliari , sive scnsoria quinti paris . Admonitum lectorem volo ut figuras , item earum explicationem Longeti esse^ quam nonnisi ad verbum a gallico sermone in la- finuni Iranstuli . TJBULA 3. Fig. G. Refert portioncm majorem et minorem quinti nervi cerebra- lis dexteri equi caballi, et speciatira originem et compositionem nervi mylohyoidei. a major portio quinti nervi cercbralis dexteri . b, b, ganglion Gasscriij quod potius plexus , quara ganglii similitudi- -i'. nam habet . C ramus anterior major in ramum ophtalraicum Willisii et in ner- vum maxillarem superiorem abiturus . d ramus posterior minor, seu tcrtia quinti sobolcs, scu nervus nia- xillaris inferior. e filamentoruni fasces rationera ac nexus babens cum ganglio olico Arnoldii bic ablato . f,j, filamenta arteriam maxillarem internam 5 petenlia, ut ad compo- sitionem plexus circum ipsam arteriam ludcntis concurrant. g- arcus , seu laqueus nerveus chordam tympani amplexans. h filamenta , quae cbordac tympani 4, 4, adjiciuntur . i una ex originibus nervi mylobyoidei a pracdicto plexu veniens. k funiculus nervi maxillaris iiiferioris , qui funiculus postquam ner- vo linguali ramum m praubuit, fmditar in ramos n,n,n,p,(j. n,n,n, unus ex diclis ramis, qui primo anastomosim contrabit cimi ramo r procedente a nervo dentario inferiori , deinde gignit fila o,o',o*j quae nil aliud sunt quam totideni origines nervi mylo- hyoidei, sursum tendit arcum describens^ alque in ejus ascen- su anastomosim init cum fills venientibus a plexu arteriam Animadversiokes etc. 89 maxillnrem internam ambienli , hancque atliiigit^ in dictoque plcxu fincm habet. p,q, duo alleri rami, qui una cum fills/,/*, parvum plexum com- ponunt chordae tympani adncxum. r oiigo ncrvi mylulijoidci c dentario inferiori . s, oiigo cjusdeni ncrvi ex linguali. t origo altera ex ncrvo dentario. M, V, conjunctio originum nervi mylohyoidei in duos fasces , qui pa- riter se insimul jungentcs cllbrmant y nervum myloliyoideum. 2 nervus temporalis superficialis obtruncatus , qui fasce e rationem habenle cum nervo mylobyoidco , nee non cum plexu arleriam 5 amplcxantc, et ganglio otico augelur. 1 filamentum a dicto tcmporali profectum , quod plexum circumcun- tem arteriam maxillnrem internam petit. 2 nervus dentnrius interior obtruncatus. 3 nervus lingualis [Kirilur obtruncatus. 4, 4, chorda tympani . 5 portiuncula arteriae maxillaris internae. 6, 7, portio minor quinti , scu nervus crotapliltico-buccinatorius Pal- leltae. N. G indicat crotaphilicum , N. 7 buccinalorium. 8,9, nervi lemporales profundi anterior ac posterior. 10 nervus masselericus. 11 nervus pterygoideus interior major. 12 nervus pterygoideus interior minor. 13 nervus buccinatorio-labialis, ex quo oritur nervus pterygoideus ex- terior . 14,14, fasces transversus dissectus et versus super ramum buccina- lorium , ut in conspeclum veniat ratio , qua una ex radicibus illninenti / ad nervum myloliyoideum pcrlincntis nectitur cum mcmorato buccinatorio , seu vcrius cum ncrvo pterygoideo in- terno niajore. Hoc nexu perpcnso , liquet radiccm cjusmodi fila- racnti surculum praebere dicto pterjgoideo , minirac autcm ab hoc ipso acciperc . Fig. 7 Praefert porlionera majorem ac minorem quinti nervi cerebra- lis dexteri Leporis cuniculi , et speciaLim originem nervi mylo- hyoidei a , portio major quinti nervi cerebralis dexteri. b ganglion semilunarc Gasserii, cujus substantia gangliaris congeritur fere tota ad exortum nervi maxillaris inferioris. c,d , ramus anterior major ophtalmico Villisii et maxillari superior! rcspondens. e nervus dentarius inferior. J nervus lingualis. g nervus temporalis superficialis. T. I. 12. 90 Aloysii Calori Aj portio minor quinti, sen nervus crotaphitico-buccinatorius Palleltac. I nervus temporalis j)rol"unclus. A" nervus mnssetcricus. / nervus buccinatorio-labialis. m nervus plcrygoiileus intcrnus n,o, c\ilia fila a buccinatorio ad lingualem missa: an etiam ad my- loliyoidcuni ? p nenus mylobyoideus a nervo maxillari inferiori progcnitus. (/ cborda tympani. fig- 8 Oslendit porlionem majorem ac minorem quinti ncrvi cere- bpidis sinislri canis familiaris , ct speciatira formationem ncrvi niyloliyoidei. a portio major quinti nervi ccrebralis laovi. i, 6j gaiif^lion scmilunare Gasserii bic revera imagincm praeseferens ar- niiil;ie univcrsuiu dictae portionis caudicem circumcingcntis. c Iruiicus cornunis ramo opbtalmico \Villisii , et nervo maxillari su- periori. d nervus maxillaris inferior. e nervus denlarius inferior. / nervus lingualis. g nervus tumporalis superGcialis. h nervus crolapliitico-buccinatorius Pallettae , seu portio minor quinti. i nervus temporalis profundus. A' nervus massetcricus. / nervus bucrinatorio-labialis. m nervus pterygoideus intern us. 0, o duo fila potius exilia e buccinatorio et dicto plerygoideo orienlia, quae una cum duobus aliis a dcntario inferiori ct linguali pro- fecla graciliorem nervi mylobyoidei radicem componunt. p crassior et praecipua radix nervi mylobyoidei a nervo maxillari in- feriori. 9 nervus mylobyoideu*. /' cborda tympani. Fig. 9 Proponit in ove arietc portionem majorem ac minorem quin- ti paris nervorum cerebri ad laevam , nee non compositionem nervi mylobyoidei. a portio major <[uinli nervi cerebralis laevi. b ganglion scmilunare Gasserii, cujus substantia gangliaris fere omnis, qua nervus maxillaris inferior cxorilurj congesta dcprebenditur. c truiicus comunis primae et secundae soboli quinii nervi anledicti d tertia soboles ejusdem , seu nervus maxillaris inferior. e nervus dcnlaiius inferior. f, nervus lingualis. g, nervus temporalis snperficialis. Animadversiones etc. 9 1 h nervus ciolaj>liitico-biJCcinalorius Pallellac, seu porllo minor qiiinli. i filanienliini iiniplt'clens truncum ncivi maxilhiris inferioris , serine it) obvLTsa f'nciu junguns cum allero , cl sic liacu duo lilaineiila inter se coalita ad nervum masselericum lernntur. k duo tilainenla , cjuae una cum alio nervum plcrygoideum inlernum niajoreui componunt. / filuni liuic Dcrvo el nerve niyloliyoideo coniune , quod a lingurdis fascibus piocedit, in duoijue (bdueiUir, ut unum cum lilo / , nl- lerum cum gcminis originibns k nervi pterygoidei interni majo-- ris praedicli junganlur. m nervus j)lerygoidcus internus major. Ti nervus pterygoideus internus minor. 0 nervus buccinatorio-labiaHs. p nervus pterygoideus exterior. q nervus massctericus. r nervus temporalis profundus. s , nervus mylohyoideus. t major filamcntorum fasces nervum mylohyoideum componens. u, fasces minor mylohyoideum componens. V origo dicli fascis majoris ex nervo dentario inferiori . y origo altera bujus fascis majoris c nervo temporali superficiali. 2 origo tertia ejusdem fascis ex pterygoidco interne raajori. &. plexus ab indicalis originibus efiictus. 1 quarta origo fascis t, ex dentario inferiori. 2 , 3 origines fascis minoris m tam e linguali quam ex porlione mi- nore , seu nervo crotapbitico-buccinatorio. 4. chorda tympani. Mcnr. Tom: I. \ I' ^ m ^ 6. eUh .id ndt:a.-l: cJ^,, /. ^11 > hl/'fJ} . mi .A- ''/: \ \ I (/ ^^/# a W} r ar-^ f \ ULii^ CBoHjiii iit lap ^ol." 111. fiaipari ( Mem: Tom : 1. cX^2., ^^' G Gilli nd maI a^l C^rltxoi iu Up Jel LiL GatpAn e C Mem: Tom: I. G.GilU •&(! unl: del: c^^. '■7V ,^4 A Bettiiii III laji: lirl StrZ_ Lit- Gasp.^ri e C- C0]\FR01\T0 DEL CILCOIO DELIE Mlim DI ll-GRHGE COL CALCOLO INFINITESIMA.LE E SUPERIORITA' DEL PRIMO GIAMBATTISTA MAGISTRIIVI LETT* ALL' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELU ISTITUTO DI BOLOGNA ndla Sedula delli 19 Gennaio 1832. PROPRIETA' COMUNl della teoria delle Funzioni, e degli altri metodi di Calcolo sublime, e loro differenze. s-^»» ttt:^ '^ ^ ' il cercare in qnal modo b s' iiitroflnra nell' espressionc a" per averiie [n-^-l>)"\ oppurc se b dehba essere giaiide, o pic- ciolo , determinato , o indetermuiato ec. Di fatti nella for- mola jx+i= rx -f. //J _H J- 7 -I- < V -f. cc. la funzione p , clie e il soggetto di questo calcolo , la con- venzioue fondamentale che su di essa si propone, e I'algo- ritmo risultante rimangono immutal)ili per qualuncjue cam- biauieuto piacesse fare sulT increnicMito i . Cosl ini' cquazione J = A -4- B j: H- C X- -F D j:3 _j_ ec. ha per derivate le equazioni / = B -H 2 C X -)- 3 D j:'-f- ec. /' = 2C-HGDx-+-ec. , r"' = GD-4-ec. sotto qualunque valore s' adopri dcU' incremento della va- riabile x per esegnire ciascuna derivazione . In generale ap- pena e fatto lo sviluppo d' una funzione secondo le poten- ze d' xui incremento dato alia variabile principale , opera- zione, che appartiene all' algebra ordinaria piii che ai luiovl calcoli, cessa qui il bisogno d' ogni considerazione sopra 1' in- cremento stesso ; e la forma dei coefficienti dello sviluppo diviene I'unico soggetto della teoria delle Funzioni . 6. In ogni altro metodo oltre la variazione attnale delle quantita comune a tutti e indispcnsabile la considerazione particolare delle grandezze, e dei rapporti degli incrementi, come pur quella del modo, e della legge di generazione dei medcsimi. Sono anzi gli incrcmenti il soggetto primario, e dipendono dalle proprieta loro i principj stessi del calcolo . Nel metodo di Leibnitz e prescritta la variazione per dif- ferenze : e prescritta inoltre la condizione , che le differenze siano infinitamente picciole , e che quelle d' im ordine sva- niscano in confronto delle differenze d' ordine inferiore : in- fine il calcolo di Leibnitz s' aggira intieramente sopra que- ste quantita, ed e percio, che fu chiamato calcolo infinite- simale . T. I. 13. 98 GlAMBATTIoTA MaCISTRINI II mctotlo delle Flussioni ripete la generazlone degli in- cicmciiti dal inoviiiKMito , e noii dalla seinplice difFerenzia- zione . Nel resto pero precede colli stessi priiicipj preceden- ti , e gli incrementi soiio in esso materia egualmente essen- ziale. II principio del llmiti , o delle nltime ragioiii iritrodotto posteriormente nei due metodi di Leibnitz , e di Newton , e clic diede a questl il nonie di metodo dei limit i, lascio sus- sistere la necessita d'aver riguardo agli inci'ementi . Per es- so fu tolta r ipotesi degli infinitamente piccioli, e non si par- 16 pill di qiiantita trasciirabili in confronto di altre quanti- ta : ma obbligo a considerare negli incrementi, or delle qnan- tita niinori di qualiinque quantita assegnabile, or di qiianti- ta pervenute , o in atto di pervenire alio stato d' evanescen- za, o di totale annientamento : e '1 bisogno di qnalcuna di ([ueste considerazioni si^gli incrementi e cosi necessario nel calcolo dei limiti , come il bisogno dell' ipotesi delle quan- tita infinitamente picciole nel calcolo di Leibnitz. Si dira, die appiinto per qnesto , che nel metodo delle iiltime ragio- iii gli iiicrenienti si considerano nel limite rispettivo, i loro rapporti divengono espressioni delle sole variabili primitive , e '1 calcolo ne diviene indipendente . Ma non si tratta qui del valor delle espressioni risultanti alia fine del calcolo, ne del valor effettivo dei rapporti iiltimi degli incrementi. Quan- do si giiinge a sifFatti valori il calcolo, di ciii e quistione , non esiste ])iu: ma prima di questo termine , cioe nell' at- tualita delle operazioni proprie di questo calcolo , la presen- za simbolica. degli incrementi e indispensabile; e quantun- que nello stato, in ciii si snppongono, efFettivamente non entrino nel risultato finale esplicito del calcolo, tuttavia ne reggono essi 1' intiero meccanisrno, e influiscono essenzial- mente sui ragionamenti , e sulle operazioni anteriori. Cbi ne- gasse r influenza permanente degli incrementi nel calcolo dei limiti, s'alloiitanerebbe cosi dal vero , come cbi in una ricer- ca trigonometrica sostituendo ai seni , e coseni le note fiDr- mole esponenziali pretendesse , che il suo calcolo non si chia- masse iin calcolo d' immaginarj per la ragione , che i suoi risultati soiio reaU . CONFRONTO DEL CALCOI.O ECC. 99 Si avverta , clie cfui si v. pailato del inetodo del limiti nsa- to Gorauncnifute. Maclauriii lo ha presentato ncl suo tratta- to delle Flussioni in un modo, die vi toglie il bisoyno di molte delle solitc coiisidcrazioiii sugli incrementi. La presen- za di qucsti pero sussiste anclic nel nuovo metodo dclle Flussioni di quest' Autore. 7. Havvi pertanto questa dissomiglianza caratteristica fra '1 metodo di La-Gian{x-\-i)~-'if{x), ^(x-hO— f{^)ratte le branie per quanto epossibile, del sullodato Ac- cadeniico . Dico , per quanto e possibile ; poiche nou pare , cbe sia da pretenders! , elie un raino qualunque d' anaUsi , non che la teoria delle I'unzioni, debba ne' suoi principj la- sciar scorgere i differenti oggetti pai'ticolari , cui pu6 venire applicato . La mancanza poi di precisione nella nozione del punto, e gli altri difetti metafisici della geometria elemen- tare, bastava per La-Grange, cbe non servissero di base pri- maria del calcolo, come per F addietro 1' idea di quantita iiifniitamente picciole. La teoria dei logaritmi non perde nulla de' suoi pregi eccellenti per la ragione, cbe non si veg- gono in essa, e non si correggono le imperfezioni fisiche, cui va tuttora soggetta la misura delle altezze atmosferiche calcolate con essa per mezzo del barometro . 22. L' idea ])er6 di questa nuova geometria analitica io la debbo alia mia opera pubblicata neir anno 1809 dai fratelli Masi in Bologna col titolo = Poligonometria Analitica •== , nel quale ainio stesso io stavo componendo questo scritto . Anzi ben lontano io dall' attribuire alcuna novita a questo inio pro- getto offro air Accademia col presente lavoro 1' eseniplare, che posseggo dell' opera stessa , proponendo questa come un felice cominciamento del niedesimo. I continui discontigui , cioe i sistemi di punti isolati, i poligoni rettilinei, i poliedri, i movimenti interpolatamente variati , dei quali si tratta nel- r opera, mi sembrano 1' unico soggetto adattato, sul quale o- perar convenga il divisato perfezionameuto. Le convenzioni , e le regole, coUe quali si da principio all' applicazione del cal- colo a questi varj oggetti , sono quelle stesse , che Des-Cartes impiego per le cmve. Un elemeiito di piii, che entra nella nuova analisi coUe coordinate dei poligoni , cioe il terniine generale della serie dei numeri intieri, pel quale ogni poligo- no piano e rappresentato da due equazioni, e da tre ogni po- ligono non situato in un sol piano, costituisce 1' unica disso- miglianza dei due metodi. Qui s' iiupiega di piii il calcolo del- le Differenze finite nei casi analoghi a quelli , nei quali 1' in- sufficienza del metodo di Des-Cartes obbligo a far use del calcolo dilTerenziale , o delle flussioni . 118 GlAMDATTISTA MaGISTRINI Non mancano nell' optMa iinportanti escnipj della traduzio lie di quest' Analisi del poligoni in ([iKiUa dcllo curve, e del- I'aualisi del moviinenti iuterpolataniente varlati iielle formole del moto continuo. II priucipio, che le curve sono i limiti di tixtte le specie di poligoni in esse iscritti , e il fondamen- to di questa applicazioiie. E da riniarcarsi, die i risultati co- si ottenuti relativamente alle curve avendo gia partecipato nella poli{];;onoinetria dei soccorsi del calcolo delle differenze finite, noil luiiiuo bene spesso piii bisogno del calcolo difFe- renziale , o delle funzioni derivate , preseiitandosi gia sotto forma esplicita, e determinata. Ridotti essi in tal caso ordi- nariamente alia forma Fi — i 1, nella quale a^k sono X quantita date costanti , e — il rapporto del numero n totale ad un numeio x parziale della serie di cui F I 1 I eil termine generale , divengono della forma F (u) simile alia prima , u essendo una quantita variabile ad arbitrio omoge- nea con — , e cio pel principio dei limiti , e senza bisogno d' altri mezzi analitici . Quando poi dalle equazioni poligono- metriche non e possibile , o e troppo malagevole eliminare le differenze finite ; tali equazioni non son tuttavia inutili per le curve . Si traducono esse al pari dei risultati espliciti col- la piu grande facilita : dopo del die cio, che non pote fare in esse il calcolo integrale delle differenze a vantaggio del- la teoria dei poligoni, potra tarsi per le curve coll' inte- grazione delle funzioni derivate introdotte ora in luogo del- le differenze . In questo caso al rapporto delle differen- ^ y .. V ^y~\ - zc finite -^ sostituisco — in vece di y , e chiamo la C^x L A 3 J -^ niiova espressione non funzion derivata , ma primo termine . AT* . . dello sviluppo di — in serie per le potenze di A3. Si potreb- A z be pero togliere senza nissuna alterazione di teoria questa picciola diversitii di notazione , la quale non lascia sussistere gli incrementi die in apparenza per rainmentare 1' origine CONFRONTO DEL CALCOLO ECC. 1 IB |X)Hgonomctrica delle formolc, ma non porta seco i difetti, che arcoiiipagnavaiio gli incrementi negli altri motodi . Le curve, e le formole, che ad esse apparteiigono, lian- 110 COS! un origine fissa , e determinata , e posta fuor d' o- giii controvcrsia, e discendono come semplici casi particola- ri piuttosto che come prodotti di distiuta speculazione . E tolto in tal modo ogni ostacolo dell' applicazione del calco- lo delle fiinzioni , e questo e rimesso in pieno esercizio. Pio- posto dtinque nn qualuiique prohloma sulle curve , allorche la poligonomotria analilica sara portata al grado di perfezione, di cui si mostra suscettibile nell' opera citata ; avremo il van- taggio di trovarci in equazione sol ramnientando il proLlcma analogo spt^ttante ai poligoni rettiliuei. Si riuova qui , se si vuole , la necessita di preparare le ricerche della gcometria curvilinea sopra tutt' altri oggetti , die sopra le curve consi- derate in se stesse : Ma se ne ha largo conipenso nel poter ricorrere ad un sistema di quantita non piii arbitrarie, ne superfine , ne ipotetiche , ma reali , e necessarie , e determi- nate al par delle curve , anzi dottate di proprieta molto piu generali , ed evidenti , le quali costituiscono per se sole , un reale , e importante conipimeiito delle geometria analitica. Avverto pero, che per quanto abbondante «ia la messe delle applicazioni del calcolo delle funzioni inchiusa nei ri- sultati della poligonometria Analitica, non e da credersi, che utili , e preziose ricerche anclie geometriche non vi siano , nelle quali gli incrementi arbitral] possano rivolgere a se di- rettamente le applicazioni di questo calcolo. Tali sono van casi del probleiua dei niassimi, e dei minimi, ei due teoremi enunciati al num. 8. In queste ed altre simili questioni gli incrementi entrano come strumento sussidiario insieme, e co- me parte integrante del soggetto medesimo proposto . Cer- caiido per esempio in una data specie di poligoni il vertice di massima, o minima ordinata non ho bisogno di assumere quantita estranee , e indeterminate , e trovata qiiesta , ho immediatamente 1' ordinata massima , o minima della curva, che inviluppa tutti i poligoni stessi senza bisogno neppure del calcolo delle funzioni . Ma se per un altro esempio voglio il massimo di tutti i poligoni , che si ponno descrivere con 120 GlA.MDATTISTA MaGISTRINI date condizioni ; io credo, clio non potro, o non mi conver- ra dispensanni ne delT uso dogli iiRieinenti arbitrarj, iie del calcolo delle f\iiizioni , o alineiio non veggo mezzo di dispensarmene come in tanti altri incontri . 23. Conchiuderemo pertanto . I. II calcolo dt'lle Fuiizioiii derivate di La-Grange ha que- sto di comnne coi metodi anteriori , d' avere com' essi origi- ne dagli increment! delle variahili, di non potersi applicare alia geometria , e alia meccanica se non indirettamente , e di condiirre a risultati finali eqnivalenti ai risultati degli altri metodi . Dlferisce poi da questi in ci6 , che gl' increment! , clie eli danno orijiine, non sono sosrsetti ad alcuna condizione straordlnaria relativa alia loro grandezza, e natura , che que- sti incrementi dopo d' aver cosi dato origine al calcolo di La-Granjie senza limitazione alcuna di valore, tosto lo ah- Landonano , e la loro presenza , e continua considerazione uecessaria negli altri calcoli, non lo e in quelle di La-Grange. n. Ha percio il calcolo delle Funzioni il vantaggio d' es- sere esente da tutte le incertezze , e controversie metafisi- clie degli altri metodi dovute alia presenza di questi de- menti . Ha anzi il vantaggio d' aver rettificati i risultati er- ronei , che se ne dedussero , e d' aver arricchita l' analisi , e la geometria di nuove scoperte , e ridonato ad esse il ri- gor delle antiche dimostrazioni . in. II processo delle applicazioni geometriche , e mecca- niche del nietodo delle funzioni non e meno semplice , e spedito di quello , che si pratica negli altri metodi. IV. II ritorno all' uso degli incrementi , cui obbligano an- che il nuovo calcolo le applicazioni geometriche , fa si , che i ragionamenti preparatorj siano indiretti, ma non gia ine- satti , essendo quelli elementi ausiliarj trattati come vere quantita determinate , e assegnahili . V. Io propongo la mia annunciata poligonometria analitica come la base, e la norma della pin utile teoria intermedia fra la geometria elementare , e le curve , la quale nell' analisi di queste possa diriggere con sicurezza, e facilita nella scelta: dei mezzi di confronto, conservare il calcolo delle Funzioni, CoNFUONTO DEL CAI.COLO ECC. 121 nella sua perfetta indipendenza del soccorso di elementi i- gnoti , ed arbitrarj , e mettere nella piu gran luce 1' influ- enza, e r efficacia del medesimo in tutte le quistioni di que- sto genera . T. I. 16. SILVESTUO GIIERARDI SULLE RiMDE VARIAZIONI A CUI SOGGIACE LA CORREIVTE VOLTIANA COLLO STABII.IRE ED INTERROMPERE ALTERNATIVAMENTE , A DATI IN- TERVALU, IL CIRCUITO DELLA PILA ECCITATKICE BELLA CORRENTE , 033IA coll' alternare gl' intervalli di attivita e di riposo del- la MEDESIMA ; E PRIME ESPERIENZE SOPRA UN SEMPLICISSIMO MEZZO PER OSTARE A TALI VARIAZIONI, E SOSTENERE A LUNGO l' INTENSI- TA DELLA CORRENTE, SENZA TRONCARE IL CIRCUITO E SENZA CAMBIA- RE O RIMUTARE CHIMICAMENTE IL LIQUIDO DELLA PILA ; MEZZO CHE OPERA COME UNA SORGENTE SPECIALE DI ELETTRICITA , E MERITA DI ESSERE AGGIUNTO AL NOVERO DELLE SORGENTI DI TAL CENERE . PKIilA PARTE (I) N< on fui mal penetrate tanto del dovere d' invocare 1' in- dulgenza vostra , nell' accingermi a leggere davanti a Voi , CoUeglii umanissinii , quanto nel presente turno ; pel qua- le il j)iu inteso bisogno congiunto al buon volere non mi valsero a piocurarnii tempo bastevole da trattare il sog- getto propostomi con quella maggiore convenienza che puo stare in me. In fretta ho dovuto metterne assieme li ma- terial! , desunti dal registro di mie esperienze , in cui li serbava da parecchi anni col divisamento di non produrli, prima che non mi fosse conceduto di sottoporli a piu matu- ro esame . Dal che negli anni prossimi passati mi stolse prin- cipalmente un impegno maggiore, il quale a Voi non occor- re che accenni d' avvantaggio (2) . Ne , ridotto io alle attua- li angustie di tempo, ho saputo sostituire altri soggetti al prefisso; poiche tra i pochi, a' quali nella mia insufficienza avrei potuto rivolgermi , questo era pur quello cui mi rico- nosceva meglio preparato. Ho a discorrere di esperienze sulla pila ; tema inesauribi- le , sempre ferace ; ma per cio appunto coltivato di continuo con alacrita, e successo da tanti, die, prima di metter fuo- ri un vostro ritrovato su di esso, la diligenza dei riscontri (1) Quesla prima pnrte fu prescntata all' Aecadcmia il C. Apiile 1843. (2) L' csame dei MSS. del Galvani , e 1' Edizione complela delle sue Opere. 126 SiLVESTRO ClIERARDI da fare per assicurarvi della sua iiovitA , e per porlo in re- lazione co' rltrovati aiialoglii della srieiiza gi:\ posseduti, non e niai troppa . Ma tutta (juesta diligenza , che io sento do- versi avere da chiuiupie iniprenda a scrivere sopra materie di si grande concorrenza, io non 1' lio potuta nsare ; e di (juella stessa che ho usata mi manca ora 1' opportunita di rendere esatto conto . Per5, non arrivaiido io nel presente scritto molto piii in la dei prehniinari del vero soggetto sen- za de' cpiali non avrei saputo farlo coinprendere quale e, o a me apparisce , il soggetto medesimo sara materia d' altri scritti , in cui soddisfaro come meglio sappia al mentovato dovcre . Nel presente le esperienze sarauno nudaniente rife- rite come nacquero , e come si succedettero ; coll' indicazione de' semplici apparecchi adoperati , e delle viste teoriche da quelle suggerite, all' atto stesso dell' operare; le quali viste servirono a dirigere , ed a variare le esperienze medesime . Questa maniera di trattazione del soggetto , che non e la piu conveniente in questo loco, ma 1' unica, die m' era possibi- le, non mi spiace da ini lato; giacche lascia alle ricerche de- finitive, formanti Io scopo del lavoro, la loro veste di ori- ginalita , col po' di pregio che puo esservi congiunto , e che avrebbero foi'se perdnto rafHizzonandole ad arte di piii stu- diato discorso. Tocco qui francamente di originalita; poich6 io so bene di non avere attinto da chichessia questa sorta di ricerche . Mi diede si occasione una bellissima scoperta d' un eel. Fisico Italiano , da pin anni passata in possesso del- la scienza ; ma e appunto sui risultati ottenuti dalla ripeti- zione , alquanto variata da me , di esperienze attenenti ad essa scoperta , che si aggirano li suddetti preliminari . Avan- ti di venirvi voglio dire due parole suUe menzionate viste teoriche , che io riportero tali qnali , e con la parsimonia stessa onde nel prefato mio registro sono frammesse alle esperienze . Furono desse come un filo che secondai nella via di tali ricerche, e ponno pur servire a connetterne in qualche guisa li risultamenti : ma si vedra che, al bisogno, rompo ogni rignardo con esse , riferendone fedelmente di quelli che sembrano smentirle . Forse non mai , ma se mai, non e questa certamente 1' occasione, che io voglia cimentarmi Sulla coruente voltiana 127 ill U'orie sopra 11 feiiomeni della pila; i piu sempllci de' qua- li liaiiiio veste di tanta compostezza , nascono, o sono nio- dificati dal concorso di tante cagioni , che e una maraviglia se , a forza di prove e di raziocinii , potete giugnere a met- terne pienaniente a scoperto una . Quaiido poi vi siate giuii- ti , guai se la volcste riguardare sempre come doniiiiante ; vi si pareranno davanti numerosi fenomeni della stessa ori- gine, uei quali la cagione medesima o non comparisce, o seinbra passiva a petto di altre , e tal volta al punto , da ve- derla degradata e confusa tia li piu comunali effetti dell' am- miiando apparato . 128 SiLVESTRO GhERARDI INDAGINI SPECIALI sulle rapide variazioni che succedono nella corrente voltiana coir alternare gV intervalli di attivita e di riposo delta medesima §. 1. Tutti sanno che la corrente voltiana non e un feno- ineno che serva di aUmento a se stesso, come avviene di alcuni aUri fenomeni natnraU , e artifiziah ; consuma piutto- sto , o rintuzza se stesso , almeno fino ad un certo punto ; e non si ristora di sue perdite se non che con una sospensio- ne dal suo esercizio, proporzionata alia durata di questo : perche poi cio si avveri , o chiaramente apparisca , fa d' uo- po che la sospensione , procurata coU' interrompere il cir- cnito della corrente dalla parte del suo filo conduttore , sia r unico e solo mutamento indotto neir apparecchio elettro- motore . Tutto cio venne dimostrato principalmente dal Ma- rianini , merce una Bella serie di esperienze iistituite tanto coir elettromotore ordinario , quanto col galvanometro. Me- rito considerevole di questa scoperta fu 1' altra , del Mariani- ni medesimo, della formazione delle cosi dette polarita se- condarie nella pila primitiva , sotto la circolazione della pro- pria corrente , e la spiegazione , che ne trasse , del fenome- no della carica comunicata alle pile secondarie di Ritter , per opera della stessa corrente. Si ammise generalniente che quel- le polarita secondarie, opposte alle polarita primitive, e per cio atte a reprimerne T effetto , fossero generate da strati sottilissimi deposti sulle piastre della pila, formati da' mate- rial! del liquido di essa decomposto per virtu della corren- te . Si ammise ancora ( se non erro ) che , quahnente una tale decom^X)3izione , e il trasporto di que' materiali , e la Sulla cohrente voltiana 129 loro deposizione in istiati duravano finche ciicolava la cor- rente , cosi coll' anestar la medesima , seiiza alterare r immersione delle piastre uel licjiiido, iion solo tutti questi effetti suoi cessassero, ma di piu gli strati deposti s' andas- sero stiniggendo, e (juindi le polarita primitive ripristiiiaiido alia vigoria mostrata iiell' atto di chiudere il circuito, u jjii- uia di un tale atto. Questi strati, che furono detti elt-ttro- chimici , e le modificazioni che inducono ne' due metalli di ciascuiia copia della pila, o li cambiameiiti di elettro-inotri- cita , in ogni coppia simile, coi quali taluni (seiiza stare a cercare altro di strati elettro-chimici) si sono rappreseiitati le polarita secondarie, non si vogliono aduinjue coufondere ( e comunemente non vengono confusi ) cogli strati , colle modificazioni, coi cambiamenti qualunque che sono prodotti nelle piastre della pila per 1' azione chimica ordinaria del li- (fuido su queste piastre medesime : questi ultimi efFetti si verificano ancora a circuito aperto , e quand' anche un tale circuito non sia niai stato chiuso, e vanno scemaiido di con- tinue la forza della pila; a meno che non si usino certi arti- fizi , d' invenzione recente , uffizio de' quali e il rendere ob- stante , malgrado essi efFetti , la predetta azione chimica , e convertono la pila ordinaria a forza variabile decrescente in pila a forza costante . §. 2. Per riconoscere con ([uanta sollecitudine la correiite della j>ila ordinaria, nei prinii niomenti che circola , si sce- mi, giovera ranmientare un' osservazione che in altro incoii- tro coniunicai all' Accademia , toccando dello stesso arjio- mento (1). Se le si chiude il circuito niediante il filo d' nn galvanometro , T ago di questo descrive un certo arco di prima escursione , e suhito retrocedendo si mette ad oscilla- re ; poscia le oscillazioiii sue sono finite; ma, invece di ler- marsi al grado, a cui intanto corrisponde, retrocede visihil- mente con moto per6 sempre piu lento ; di forma che solo dopo alquanti minuti sembra assolutaniente fisso . Si noti con E la prima deviazione dell' ago; con F la seconda, quella (1) Nov! Cora. Acad. Scien. Inst. Bon. Tom. III. pag. 12G 2.1. T. I. 17. 130 SiLVESTRO GUEIVARDI cioe a cui esso termiiia di oscUlarc ; e cony 1' ultima. L' os- servazioiic clic io volcva ranimentare , e clie credo d' essere state il primo a fare, e questa : che la differenza tra E ed F e in gencrale molto maggiote che non sarebbe se nel filo del galvaiiometro fosse entrata una corrente cii forza costa/i- tc capace di dare quella stessa prima escursioue E : onde non e soltanto dal confronto di F ady , ma ancora da quelle di E ad F die si puo desumere il dccrcscere della corrente vol- tiana, in causa di <[uclla specie di rcazione sopra se medesi- nia , della quale ho cercato di dare un' idea nel precedente paragrafo . II primo confronto ci pone sott' occhio lo sminuir- si continue della corrente dope un po' di tempo die venne stabilita, dopo il tempo cioe che 1' ago galvanome trice im- piega a finire tutte le sue oscillazioni ; il secondo confronto ci fa invece scoprire lo sminuirsi della corrente anche duran- te questo intervallo di tempo per qvianto possa essere breve, (• quiiidi fine dai primi istanti di esistenza della medesima . Cio succede e nelle pile di piii dementi, ed in quelle di un demento solo. Per esempio, leggo nel mio registro: che, nd chiudere con un galvaiiometro a due aghi del Nobili il circuito di un elemento , formate con una lastrina di zinco ed una di rame , pesranti in semplice acqua , s' ettenne E = 80°, ed F = 18°. Ma se la corrente introdotta nello stru- mente si fosse serbata intatta pel tempo ddle oscillazioni del sue sistema mobile, F sarebbe state di 45" e piu, non di 18 soli. le lo provava senza bisogne di ricorrere ad altre sorgenti clettriche , in questa maniera . Appena giunto Fin- dice ad F= 18", interrempeva il circuito, e le lasciava in- terrotte quante bastava perclie si potesse avere nuovamente £=80", o poco meno, nel ristabilirlo per pochi istanti, cioe pel solo tempuscolo cui 1' indice metteva ad eseguire (juesta prima escursione . II piccolo scemamente avvenuto nella corrente , per cui non si aveva piii E = 80" in punto ; e cosl dicasi degli altri scemainenti analoghi, riconoscibili nei successivi risultati ( die riferireme poco appresse ) di questo esperimento ; e cosi dicasi di altri scemamenti simi- li, riconoscibili ndil esperlmenti che riferireme dopo questo, non sou di qudli dc' quali la corrente si possa risterare col Sulla corrente voltiana 131 sospenderla, col ridurla dall' atto alia potenza; sono invece della fatta degli altri prodotti da quella azione chimica che superiormente chiamai ordiiiaria; e fu per sceverare possi- bilmente da simile azione gli effetti che io voleva studiare, che in queste esperienze, come nella maggior parte delle consecutive , adoperai acqua schietta per liquido delle co()- pie . Verificato adimque che si otteneva di nuovo E = 80"; mediante 1' asticiuola di cui era munito il suddetto galvano- metro , spingcva 1' ago, non ai menzionati gradi 18, ma ai 25, ai 30, ecc. ; e, chiuso ogni volta per un sol momento il circuito, vedeva 1' ago stesso correre avanti di queste arti- fiziali derivazioni : per esempio , dai 40°, a' quali veime da ultimo trattenuto per mezzo dell' asticiuola , ei si condusse ai 46" circa . Si cousidci-i che 1' intervallo di tempo presso- che eguale che io lasciava passare tra il primo es]3erimento ed il secondo, tra il secondo ed il terzo, ecc, era piu che Lastevole a far che la corrente potesse ristorarsi della picco- la perdila sofferta nel precedente bi-eve tempuscolo in cui era rimasta in azione. Quell' asticiuola, quella mia Jppen- dice al Galvanomttro , dcUa quale mostrai 1' opportutiita. specialmeute nella misura delle correnti magneto-elettri- che fugaci , presta non lieve utile e comodo anche per espe- rienze del genere di queste che ora ci occupano (1): coll' u- so di essa si riduce a pochissimo, ove bisogni, se non a nien- te la durata dolle oscillazioni dell' ago sotto 1' iuflusso del- la corrente ; si ferma prestissimo 1' agx) stesso alio zero del- la scala , nol cessare qucsto iuflusso coll' interrompere la cor- rente ; si porta 1' ago medesimo ad un certo angolo dal me- ridiano dello strumento nel senso in cui una corrente , che si voglia introdurre in questo, deviera esse ago; e con |X)- chi tentativi di tal fatta pervenendosi a preparare alia cor- rente la declinazione d' ago cui essa puo equilibrare, si ar- riva a misurarla tutta quanta e nell' istante di sua introdu- zione nel galvanometro, sia mo la corrente stessa di forza costante , ovvero di forza variabile ; nel qual secondo caso e (1) Nov. Comm. xVcad. etc. Tom. cit. pag. 115 e seg. 132 Mi,\ESTno OiiEHAraii ben ilifficile col galvanoinetro onlinario pnterla stiiuaro giu- stanuMito iK'ir acceniiato istante . Per sonnninistrare an altro esenipio delT utilita dell' AppciuUce ^ e in pari tempo servi- re alle ricerclie, che formar debbono lo scopo di questo scritto„ bastera che io riporti la coiitiiina?;ione del su espo- sto esperiniento. L' ago, terminato che ebbe di osciilare sot- lo I'azione della corrente, la quale nella sua prima invasioiie jx'i filo del galvanometro aveva portato 1' ago stesso ai gradi 78 (E = 78") , segnava un po' meno di gradi 18 (F=18"). !Ma trascorsi 15' circa, ncU' intervallo de' quali il circuito riniase quasi sempre chiuso, esso ago non ne segnava piii chela nieta , ossia 9"(F = 9"), a' quali finalmente sembra- va fisso . Conduceiidogli allora a contatto 1' asticiuola in gui- sa che non potesse retrocedere nell' atto che avremmo ar- restata la corrente ; quindi arrestando qucsta effettivamente nia ristabilendola all' istante, 1' ago si stacco a pena dal suo ritegno; segno certo che 1' intensita della corrente non mu- tava in causa di quella brevissima sospensione, tanto che a noi potesse essere sensibile in questa loggia di operare. Ar- restando di nuovo la corrente, ma non ristabilendola che do- po \ di minuto, 1' ago, dai detti 9", ando ai 45; ed oscil- lando, poi, finito di osciilare, retrocedendo , ritorno pre- stissimo accanto all' asticiuola . Allora interrompendo nova- mente la corrente , e lasciandola interrotta J min. , nel ri- stabilirla 1' ago fu portato ai 'iS". Cosi lasciandola succes- sivaniente sospesa per 1', per It, per 4, per 9, e final- mente per 18, aspettando sempre, prima di sospenderla per lui esp(;rimento susseguente , che 1' ago , rimosso da' suoi 9" neir esperiniento antecedente, vi fosse ritornato, le de- viazioni a cui 1' ago stesso pervenne, e cui chiameremo ila, la corrente della quale fosse giii ridotta a stato di per- manenza. E superfluo che io aggiunga che, ripeteiido lo stes- 60 esperimento varie volte di seguito, ma con un intervallo di sospensione della corrente ognora maggiore da una volta air altra, le osservate escursioni galvanometriche furono sem- pre maggiori ; invece che di 24", si videro di 40, 60, 68", ecc. Questa, e tante altre esperienze, che non riporto per venire piii presto a quelle die ho principalmente di raira. 134 SiLVESTRO GhERARDI appaiL-ano aclnnqiio in un modo speciale e forse piu com- piuto di quello dcUe espcrienze d' altri , il decrescere, il cre- scere della corrente voltiana , per sola virtu dell' altcrnativa degli intervalli di attiviti , e di riposo della medesima , fino dai primi istanti di ciascnno di tali intervalli, i qnali istanti mostransi anzi piii effioaci doi consecutivi per l' una, e per r altra variazione . Quest' ultima particolariti e messa fuori di dubblo dalla prima , e dall' ultima delle riportate espc- rienze. Le quali esperienzo tutte insieme rendono manifesta la legge degli effetti di quella alternativa. Non mai li primi istanti d' un intervallo di attivitii sono piix efficaci per atte- nuare la corrente , clie qnaiido 1' intervallo di riposo che ha preceduto quello stesso di attivita sia stato molto lungo; e- gualmente , non mai li primi istanti di un intervallo di ripo- so sono piu efficaci per risarcire la corrente , che quando r intervallo di attivita che ha preceduto quello di riposo sia stato molto lungo . 5. 3. Queste esperienze e induzioni mi guidarono a stu- diare in altra maniera la virtu degli intervalli di riposo della corrente , ossia la virtu della pura immersione delle due piastre della pila nel suo liquido quando esse non sono me- tallicamente congiunte fra se . In ogni serie di esperimenti da eseguirsi sopra una data coppia pensai di rendere costan- ti e minimi gl' intervalli di attivita, ed invece di far variare continuamente quelli di riposo. Alia prima condizione si sod- disfaceva facilmente nel modo che segue. In ciascun esperi- mento, stabilito il circuito ed eseguita dall' ago indice la sua prima escursione da zero , la quale notavasi ; allorche esso indice, nel retrocedere dalla escursione medesima, tro- vavasi alia maggiore prossimita dell' asticiuola, fermata gia a zero, s' interrompeva il circuito, e al bisogno, coU'aiuto 'della stessa asticiuola , si cercava di restituire l' ago a zero il piu presto possibile : cosi la corrente non circolava piu di 2, o 3" per ciascun esperimento; e l' intervallo di riposo, che separava ogni aprimento del circuito dal chiudimento consecutive del medesirao poteva essere il miuimo; di 15" circa (ed era tale operando nella maniera dichiarata qui in ultimo ), o maggiore di questo a volonta. Simili esperimenti Sulla corrente voltiana 135 furono fatti con parecchie coppie di lastrine di rame e di ziuco luuglie tie poll. , larghe una lin. ; e grosse da -J^ ad ^^ di lin. . Queste lastrine non erano mai state adoperate ; poiche tagliavansi allora allora da analoglie lastre del commercio . Non venne altcrata la loro superficie ; fu lasciata a quel me- diocre grado di pulimento die e proprio di queste lastre in commercio . Con esse infilzavasi un cilindretto di sughero, il quale, inserito a mo' di turacciolo in un tubo di vetro, ve le sosteneva immobili. Le mcdesime, opposte di piatto 1' una air altra, e separate fra di se per lo spazietto d' una lin. circa, stendevansi dentro al tubo per una lunghezza di due poll. : fuori di questo , al di sopra del turacciolo , erano ripie- gate ed annodate colle appendici del filo galvanometrico . Per altro una di tali appendici troncata , li suoi due tronchi pescavano in un biccliierino di mercurio, accio il circuito si potesse chiudere cd aprire istantaneamente , senza turba- re per nulla le lastrine, e 1' intero piccolo apparecchio. Gio- va avvertire che in tale guisa eransi sempre ristabilite ed interrotte le comunicazioni col galvanometro in tutte le e- sperienze precedenti . Ma giova anche sapere, per cio che avreni poscia a trattare, clie, nelle presenti, la stessa cosa potevasi eseguire in altra guisa. II detto tubo verticale era congiunto a sifone con un secondo tubo pur verticale, e as- sai pill ampio, nel quale potevasi agevoimente inserire e fa- re scorrere uno stantuffo . Ora s' immagini die in questo se- condo ramo si fosse versata dell' acqua, non pero in copia ta- le die, livdlatasi nel sifone, potesse giungere a bagnare le due lastrine sospcse nel ramo piii stretto. Chi non vede che, appuntato lo stantuffo alia bocca del sue tubo, col depri- nierlo un po' piii un po' ineno, e indi coU' elevarlo d' altret- tanto, potevansi avere in un attimo immerse le due lastrine per una lunghezza od estensione piu o meno grande , e po- scia del pari in un attimo emergenti affatto dal liquido ? Nel primo caso , al momento stesso in cui la piccola coppia vol- tiana veniva caricata dall' acqua, la sua corrente stabiliva- si pel filo galvanometrico; mentre nel secondo, Tatto che scaricava quella interrompeva questa. 136 SlLVESTRO GhERAIIDI Ma le esperienze, che per ora passo a riferire, non furono eseguite merce questo peculiare inodo d' apiiie e chiudere il circuito, sibbene col precedente consueto. Messe all' or- dine le lastrine come si e dicliiaiato , e non istal)illta ancoia la comunicazione di esse col galvanometro, fu versata ac<[ua nel sifone fine a che le lastrine medesime vidersi immerse per r estensione d' un poll, circa . Stabilite allora le comu- nicazioni colla maggiorc sollecitudine , ( e per istabilirle non s' ebbe d' aspettare se non die 1' acqua si fosse esattamen- te livellata nel sifone , e che tutto 1' apparecchio fosse in quiete, il che avvenne in 7 od 8" al piu, dal primo versa- mento dell' acqua stessa ) 1' indice galvanometrico portossi dal suo zero a 10°; mantenute allora le comunicazioni sol- tanto per que' 2 , o 3" di sopra indicati, e quindi passati i 15", del pari su menzionati, necessarj a restituire l' ago fisso a zero , vennero ristabilite le comunicazioni stesse , e I'ago indice si porto ai 12°; poi'tossi ai 14° nel chiudere il circuito la terza volta, dopo averlo lasciato aperto ^ min. ; nel chiuderlo una quarta volta, dopo un' interruzione d' un altro mezzo minuto, 1' indice medesimo ando ai 16°; e cosl via via, secondo li numeri posti in serie qui di sotto; de' quali numeri gli inferiori disegnano le deviazioni successi- vamente osservate , ed i superiori notano in minuti e frazio- ni di minuto gl' intervalli di riposo della corrente dall' una prova alia consecutiva, essendo gia, come si e avvertito I'in- tervallo di attivita, in tutte queste prove, costante ed egua- le ai ricordati 2 , o 3" : I 1 1 'i 319x1 35 I. 10', 12^ \i] 16, 18,^20,^21, 18, 20, 21. Abbandonato a se stesso il piccolo apparecchio, a circuito a- perto, per moiti minuti, quando si venne a chiudere questo la prima volta s' ebbe un' escursione di 22° nell' indice del galvanometro ; e s' ebbero poscia le altre escursioni notate jiella II. serie qui appresso, cogli intervalli di riposo del pari notati come s' e or ora acceimato: 1liJ.5 1liJ.i- II. 22, 19", 15', Ut 11, 20,''l5'J \U lo"^ 10. Sulla corrente voltiana 137 Cavata fuori la piccola coppia dal suo tubo , asciugate e pu- litc ben bene con stoppa le lastrine, e ritornata la copi)ia alio stesso posto possibilmente di prima , quindi con molta sollecitudine , come nel caso della prima serie d' esperienze, cliiuso il circuito, si ottenne per prima escursione dell' in- dice 24°; e poscia osservaronsi le altre, che si veggono nel- la seguente serie: III. 24, 20, 18, 16, 18, 21, 14, 14, 21, 18,.... 9 1 ...17, 24, 18. S' ebbero analoghi risultati estraendo altre due volte la pic- cola coppia , e ncl resto operando come precedentemente . Molte altre esperienze sul fare di queste io istituii . Ma non soggiugnero che li risultamenti di una, che fu delle piu esatte e compiute, e richiese la mia applicazione continua ne' relativi esercizi per circa due ore . Le lastrine nella me- desinia inipiegate erano nuove , e delle stesse dimensioni al- 1' incirca delle altre suddette ; pero furono immerse piu di queste nella consueta acqua del sifone, appunto per 1 poll. ed 8 lin. di loro lunghezza . La prima escursione dell' indice tocco al 62"'°'° grado, chiuso gia il circuito con sollecitu- dine dopo r immersione della coppia . Si veggano le devia- zioni, che seguirono la predetta, nella lunga serie qui ap- presso ; IV. 2 3 9| 2i 1 1 1 1 i H 62, 65, 67 , 72 , 65, 59, 57, 53, 53, ist 3 ..50, 22 60 , 1 1 2 i 78, 63, 58, 64, J, 1 1 42, 1 44, . 1 . . 38', i 37, i i 28 1 36, 36, 38 , 79, 1 62, 1 55', 1 4 51, 1 J. 46,. ..J, 39"", i z 1 f 39, 38, 35, 42, 3 36, ct 51* i 4 41,. .A 36. Nell' esaminare queste serie fa d' uopo non perdere di mi- ra che , secondo la natura delle galvanometriche indicazioni , T. I. 18. 138 SlL\ESTRO GhERARDI Vina medesima differeiiza di escursioni dcU' iiiJicc corrispoii- de ad una diflerenza di forze di correnti taiito nia{j;giore , qnanto maggiori sono le escursioni stesse die si poiigono a reciproco confronto. Varie , e forsc non ispiegcvoii sono le conseguenze a cui un tale esanie ne scorge . Per eseinpio ci fa vedere che col ripetere niolte volte di scguito, a piccoli intervalli di riposo , la corrente di una data coppia , gene- ralmente essa va ridiiccndosi a nieno : il die ])rova clie cia- scuno de' detti interv-alli non basta a farle ricupciare tutta la forza perduta nella precedente sua circolazione ; e che si- mili pordite si vanno accumiilando con qiiella ripetizione . Cio verificasi tanto piii, quanto piu la forza con cui si pren- de la corrente nell' inconiinclarc a ripeterla, e prossinia al suo massimo . A questo niassinio valore si fa essa giugnere , <[uando anclie sia presa al suo ininimo, o tutt' ad un tratto, inediante lungo intervallo di riposo , o a poco a poco con u- na scrie ognora crescente di simili intervalli . Un dato inter- vallo di liposo e tanto meno efficace per far crescere la cor- rente . quanto piii essa e vicina al massimo : il che appalesa clie de^sa aliora, cosa naturalissima , snerva maggiormcnte se medesima ne' 2, o 3" che circola. Ma la conseguenza che po- tra fare maggiore imprcssione si e la seguente, chenasce spon- tanea nel confrontare il principio delle serie I. elV. coi termini consecutivi . Cosi nell' una , come nell' altra la prima escur- sione non e la piu grande della serie ; anzi nella I. e la mi- nore di tutte, e nella IV. e media tra le massime 72, 78, 79, e le minime 34, 48 ecc. Cio posto: se 1' intensita della corrente che ottiensi nella primitiva immersione di una cop- pia voltiana non stata per anche soggetta a simili cimenti , e le cui lastre etei'ogenee non furono mai congiunte inetal- licamente fra se, non tocclie dalla corrente propria della coppia , e ne tampoco da altra corrente qualuiujue , se una tale intensita dico e talora piu piccola di quella della cor- rente che si ottiene in progresso della medesima identica coppia nella suddetta maniera di operare , la pura immersio- ne delle lastre nel liquido , la quale ha luogo appunto ne' co- si detti intervalli di riposo, non agisce adunque soltanto co- me una forza o virtu riparatrice . Non si puo denegare ad Sulla correute voltiana 131) essa questa virtu riparalrice o ristoratrice della corronte, la quale attuata si consuma ; ma qui 1' imnieisione piu'a dona piu, che 1' attuazione non tol<;a; I' intcrvallo di riposo, nou che elidere od cquiparaie 1' cffetto dell' intervallo di attivi- ta , lo supera . Dunque essa opera piuttosto come virtu con- deusatrice di-lla carica , che animera la corrente iiel primo momento di sua circolazione . L' uflizio suo non e, o non e solamente il secondario di distrugrgere li sopraddctti strati elettro-chiniici o le polarita secondario ; e un uffizio priinario, quello cioe di provvedere o di contribuire direllamente per 80 stessa alia carica elettrica della coppia. lo pero non voglio insistere da vaiitaggio su questa conseguenza ; che pu<'» coii- durre immediatamente a confermare li principj secondo i quali la virtu elettro-motrice del contatto metallico nella pila o sarehhe nulla, od assai secondaria; e sareLbe invece uni- ca, o principalissima quella del contatto, cioe dcU' azione chimica, tra i metalli ed il li([uido della pila medesima. Co- tali principj si tengono giu raccomandati ad esperienze e con- siderazioni appetto delle quali le prcsenti mie sono forse un nulla. Soggiugnero solo non essere a mia notizia che alcuno siasi alTrettato d' interrogare il galvanometro ne' primi istanti della primitiva immersione nel liquido de' metalli , non con- giunti ancora metallicamente , fornianti la coppia voltiana, ad oggetto di poter conoscere meglio cio che alia pitra immer- sione di essi si debba e cio che alia lore immersione accom- pagnata dalla comunicazione metallica de' medesimi , e pero dalla corrente voltiana. Sommersa la coppia, e lasciato passa- re un tenqx) piu o meno considerevole avanti di congiun- gerne li pezzi col filo galvanometrico , s' e preso per cam- pione, per termine di confronto, nella deviazione osserva- ta air atto di tale congiugnimcnto, ini elFetto troppo gran- de , vale a dire un' intensita di corrente di giu a carica con- densata,e rcsa massima dalla prolungata immersione. Che maraviglia adunque se le deviazioni successive , in esperien- ze analoghe alle riferite, furono trovatc minori di questa pri- ma , o al pill eguali a questa medesima ? Vede ciascuno che , in causa della notata ommissione, alia virtu degli intervalli di riposo si e assegnalo meno del giusto, o che si e conceduto 140 SlLVESTHO GhERARDI piu del giusto a quella degli intervalH di attlvita . Con- iesso per altro che io non so bone perclie ne' casi delle esperitMize comprese sotto le serie II. e III; le prime escur- sioni non si mostrasseio minori delle sussegnenti; l' asciuga- re ed il ripulire, nel modo ivi detto, le lastre non lunga- mente adoperate, ed a pila qnasi senipre apcrta, non dovea bastare per rcstitnirle al priinicro slato di lastre nnove ? Ma cliecbe sia di cio, la coiisogucnza degli esperinienti e discorsi fin qui proposti la piu iniportante per me adesso, e snlla verita dclla quale non credo ammissibile il ben che mi- iiimo dubbio, si e questo variare conlinuo della corrente voltiana fino da'primi istanti die e attuata; questo siio va- riare fra limiti remoti , per cui in non molti minuti la veg- gianio disccsa ad ^^ e meno ancora, di sua attivlta, e in non molli minuti restituita alia attivlta o forza stessa ; questo o- scillare di essa tra un massimo ed un minimo, per la scam- Ijievole successione degli intervalli di azione e di pausa del- la medesima. E se si desse mo un mezzo per torre , o per scemare di molto cotali variazioni ; per sostenere a lungo, ed anche per ore ed ore, la corrente al suo massimo vigore, senza doverla di tratto in tratto sospendere ; un mezzo che, usato ancora nel caso d' una corrente ridotta costante , ma gik estenuta , valesse a farla risorgere in un subito , senza bisogno d' interromperla , a farle ricuperare , se Oion sempre tutta la primitiva energia, sempre pero quella e piii di quel- la che polrebbe lentameute riacquistare con molti minuti di riposo ; un tale mezzo , io mi avviso , non sarebbe s])rezzal>ile ne dal lato teorico, per le vedute e considera- zioni cui potrebbe fornire materia , n^ dal lato pratico , per le iitili applicazioni che potrebbe somministrare . Ma un cotal mezzo appunto io Io tengo da parecchi anni : le esperienze, delle quali ho dato un saggio fin qui, mi condussero a scuo- prirlo, prima ancora che si sentisse parlare delle pile a for- za costante, di cui feci cenno superiormente , e che oggi so- no in tanto onore. Questo mio mezzo nulla ha di comune , nel fatto, con quelli usati per somiglianti pile; potrebbe si avervi una qualche relazione in riguardo alia teoria . Ne io intendo giammai di paragonarlo a queUi, che furono il frutto Sulla corrente voltiana m di gravi e consumati stud] di fisici e chimici somml ; inentre il mio e una cosa semplicissima , la cui invenzione iion ri- chiedeva li recenti progressi di questi studj , e cader potea in mente al pill discreto amatore de' medesimi. In che esso consista si fara palese a chiunque ben tosto ; poiclie io , pro- segueiido lo spoglio del registro mentovato da principio, ven- go senza piu a quelle esperienze die immediatamente me lo porsero. PRIME ESPERIENZE sopra un semplicissimo mezzo per ostare alle descritte variazioni della corrente voltiana, e per sostenere a lungo I' intensitd della medesima , mezzo che merita d' essere noverato tra le sorgenti della elettricita. S- 4. Si rammentera quel secondo modo da me adopeiato per istabilire e interrompere le comunicazioni tra il filo del galvanometro e 1' elemento voltiano inserito nel ramo piu stretto del sifone; il quale modo consisteva nel tirare su e giu uno stantuffo dentro all' altro ramo del sifone medesimo Ebbene sappiasi cbe tutte le volte che io praticai non os- servai pm le suddette variazioni della corrente, all' atto stes- so pero in cui 1' abbassamento dello stantufib la ristabiliva • in ciascheduno di questi atti, ripctuti a intervalli qualunque* per un dato elemento, e, ben inteso, con una stessa immer' sione delle lastre sue nel liquido, sempre e poi sempre la corrente si mostro costante e massima . Ecco due esempi che^ chiariranno la cosa e insieme la mia nianiera d'operare e d' osservare col piccolo appareccbio . Conipiute le esperien- ze com prese sotto le serie I. , II. e III., si verso tant' acqua dal silone, quanta era necessario percbe le lastrine in esse esperienze cimentate rimanessero fuori affatto dell' acqua re- sidua. Fatto cio, e cliiuse le comunicazioni dalla parte 142 SlLVESTRO GhERARDI metallioa del circuito, e poi depresso con rapidita lo stantufFo liiio a che 1' acqua nel ranio stretto del sifone venne alzata al segno in quelle espericnze verificatosi, I'ago indice del galvanometro trascorse ai 2G", dai quali in 13' circa, con le oscillazioni e retiocessioni piii volte mentovate, venne a fis- sarsi ai 5°. Interrotto allora il circuito metallico, e vednto 1' A^o ben fermo a zero , fu soUevato lo stantufFo tanto che le lastrine ritoruassero emergenti del tutto dall' acqua ; quin- di, ristabilite tosto le comunicazioni col galvanometro, s' ab- basso nuovaniente lo stantufFo uella niisura di [)riina, e si ri- vide r ago di (juello agli stessi gradi 26 prenotati. Ilipetuto r esperiniento le niolte volte , sia che la corrente Fosse la- sciata in corso poco, sia che vi Fosse lasciata molto, ad Offui abbassamento dello stantufFo , vale a due , ad ogni ri- novazioue del compiuto circuito, si vide 1' indice galvauomc- trico a que' 25, 26, 24° per lo meuo. Ne si puo dire che la corrente tra una ripetizione c 1' altra di se restasse in ri- poso piu de' 3 , o -i" che si spendevano nel passare da un al- zaniento dello stantufFo al successive suo abbassamento ; in- tervallo di riposo (se pure puo riguardarsi come tale il detto intervallo di 3, o 4", durante il quale le lastre , non essendo pill immerse nel liquido, ue sono soltanto baguate per lo strato rimastovi aderente) piccolissimo a Fronte di quelle di 12' almeno che sarebbe stato necessario, nell' altra maniera di operare , accio la corrente avesse potuto ristorarsi delle sue perdite. Pel secondo esempio spendero poche parole : di- ro che la coppia adoperata nelle esperienze della serie IV. cimeutata a questa nuova maniera mi diede costantemente , air atto deir abbassamento dello stantufFo , un' escursione d' indice galvanometrico di 80 e piu gradi , quand' anche la corrente della coppia medesima , in causa di un lungo inter- vallo di attivita, Fosse stata ridotta a non poter sostenere r indice stesso piu in la degli 8, o 9". Ad illustrazione poi dei due esempi e della cosa addurro : che, ridotta la corrente di questa ultima coppia , come quella dell' altra , e di altre ancora, alia prenotata condizione di liacchezza, se si alzava un pochette lo stantufFo, per cui le lastre, invece di mante- uere immerse quel poUice , quel pollice e mezzo, ecc. , delle Sulla connENTE voltiana 143 loro parti Inferiori, rimaiiessero immerse meno, 1" ago del galvaiiometro, nell'atto di cjucll' alzamento, ossia , nell' atto della discesa del liquido, saltava avanti da qiiegli 8, o 9° sud- detti. E questo salto, doviito per sicuro ad un ricrescimento della corrente , noil era rnggiasco, massinie se , dopo avere alzato lo stantufTo per quel poco , tosto si rimetteva nel sue essere, e subito s' alzava di nuovo; in soinnia se lo si poneva in oscillazione, senza die le oscillazioni coniunicate al liqui- do portassero mai questo al di so|ira del priiiiiero segno d' ini- mersione delle lastre : in quest' ultimo caso Tindice, durante il descritto giiioco dello staiituflTo, restavasi oscillante intorno ai 13", per la prima coppia, e intorno ai 3G per la secon- da. Era poi bello ed istruttivo 1' osservare come esso indice ad ogni pausa del medesimo giuoco si sofFermasse dirimpetto a tali gradi , nia per pocliissimo ; giaeclie , il tutto in quiete, retrocedeva esso con sollecitudine, ma con vuia soUecitudine anclie maggiore vi ritornava, ove il giuoco medesimo fosse ripigliato . II moto, la rinnovazione , il rimescolamento del medesimo liquido a contatto delle piastre, il moto relativo in genere tra questo e quello, coiicludetti io e concludo tuttavia da somiglievoli esperienze , ma particolarmente dall' ultima , e aduiKjiie una speciale sorgente elettro-motrice , o ne fa 1' uf- fizio , in quanto che inipedisce , se pur non fa di piii , lo sce- mameiito della corrente , se esso scemamento non sia ancora avveiiuto, e lo elide o sopprime in poclii istanti, se il medesi- mo sia di gii avvenuto, silFatto moto vedendosi mantenere, o in un subito restituire la corrente alia sua maggiore intensione. Verrcbbe adesso quella parte del niio lavoro che io ri- guardo principalissima e per la quale avrei aiiinio di espri- mere una qualclie compiaceiiza , ove potessi sperare che il farlo per alcuiia mia fatica mi fosse passato senza nota di pre- sunzione. Ma io in questo scritto , prodotte alcune altre co- se sulla materia taiito da poter dire di esservi veramente en- trato , desistero dal seguitarla , coU' animo di farlo , come meglio sapro, un'altra volta : in questa non voglio perdere pill oltre , e for perdere a Voi, Colleghi umanissimi , il bene- fizio della. brevita. li-i SiLVESTRO GhERARDI §. 5. Le ultime espeiienze , eel il prlnciplo generale dedottone mi reseio subito chiara la ragione dei movimenti, per lo pill di avanzaniento , dell' indice galvanonietrico, av- veniti spesso spesso iiel decorso di tutte le esposte esperien- ze , e seguiti ad ogni ben che lieve spostaniento o scuoti- mento degli apparecchi ; circa all'orlgine de'quali movimenti lion aveva in addietro potato riposare abbastanza sopra li cambianicnti nella qiiantita dell' immersione e nella distanza delle lastre, e sopra altrettali cagioni ordinarie che occorre- vano. Facendo allora accadere apposta c\6 che era accaduto tante volte per caso, ad eseinpio, scossando la tavola su cui trovavasi il snddctto sifone , 1' indice dell' istrnmento salta- va subito avanti, fosse pure, prima dello scuotimento, per- T^ennto al minimo grado per un lungo intervallo di attivitu della corrcntcj ne si tosto esso ago, retrocedendo col finir d' ogni scossa , d' ogni oscillazione nel liquido del sifone, ri- conducevasi a questo minimo grado. Cotale esperimento mi j-ichiamava alia mcmoria quello d' una verga di bismuto ed mia d' ainiinonio congiunte col filo galvanometrico , ed im- merse nel mercurio di un sifone, secondo il quale esperi- mento ad ogni scuotimento della tavola avea veduto nascere una corrente, che per caglone occasionale, se non diretta ed immediata , alcerto riconosceva 1' oscillazione indotta nel mer- curic ; esperimento gia tempo da me eSeguito , e di cui ebbi ragione in altra Mcmoria (1). Riempito d'acqua un comune bicchiere, si prese in mano Tin pezzetto di sughero infilzato da due delle solite lastrine di rame e di zinco opposte di faccia 1' una all' altra alia di- stanza d' una lin. circa , e messe in comunicazione da un e- fitremo , mediante fili sottili e flessibilissimi , col galvanome- tro. Attuffate allora dall' estremo opposto all' anzidetto, da cui sporgevano maggiormente dallo sughero , nell' acqua presso air orlo del bicchiere , coll' appoggiare il sughero all' orlo stesso, la prima escursione dell' ago del galvanometro fu di Nov. Comni. etc. Tom. IV. pag. 135, e Nuovi Annali delle Scien. Nat. An. 1. Tom. 2. pag. 139. Sulla cohrente voltiana 145 75"; da' quali presto, mantenendo inimobili pcifettamente elemento e liquido , 1' ago stesso decliiio per venir ad oscil- lare fra i 10 ed i 20". Senz'altender altro fii messo in giro per r acqua 1' elemento, mantenendo sempre appoggiato il sugherctto, si come a gnida, sul predetto orlo per conserva- re sensibilmente costante la quantita dell' immersione delle lastrine. L' indice galvanometrico, spinto molto avanti nella scala lino dall' inconiinciamento di queste circonvoluzioni del- la piccola coppia voltiana, presto si mise ad oscillare fra i 30 ed i 40°, dando segno di doversi arrestare, ove il giuoco si continuasse, ad un grado intermedio a cotesti. Ma arresta- ta invece la coppia, lo stesso ago segnito si ad oscillare, pe- r6 il mezzo degli archi descritti accostandosi ognora piu al principio della scala , tra non molto corrispondendo al 25"'°'° grado, e poscia al 15"""°. Rifatta 1' esperienza colle stesse la- strine, prima escursione osservata 68° (prohabilmente essen- dosi agginstato il piccolo elemento mobile prima di passare al movimento, le lastrine riniasero immerse un po' meno che nella precedentc esperienza ) : ma questa volta avanti di por- re in giro la coppia s' aspetto che 1' ago avesse cessato per- fettamente di oscillare, e incominciato ad arrestarsi, con qiiella lentezza che snperiormente menzlonammo ; pel che fu richiesta una pausa d' un minuto in circa , a capo del quale esso ago segnava 1 1°. Nell' imprendere 1' aggiramento della coppia lo stesso ago avanzo notevolmente da questi 11", e colla regolare continuazione di quelle lo si vide presto oscil- lare fra i 30" ed i 40°. Divenute poi sempre piu aiiguste le ampiezze di sue oscillazioni , mostrossi finalniente quasi fer- mo ai 32". Questa declinazione sembro la maggiore consegui- bile nelle condizioni presenti ; jwiche , per quanto durasse il moto, e se ne aumentasse anche la velocita, non s' ottenne mai di vederla aumentata stabilmente . Interrotto quinci o- gni movimento, 1' ago in 2' circa torno a' suoi 11". Rimos- soallora F elemento voltiano dalla paretedel bicchiere, e con- dottolo verticale (come era stato sempre) nel mezzo di que- sto, si die mano ad altro giuoco. S' incomincio a tirar su e gill neir acqua 1' elemento istesso, si fattamente pero che non ne uscisse giammai del tutto , e che ne pure vi restasse T. I. 19. 116 SiLVESTRO GhERARDI mai attuffato di piii , die nelle ultime esperienze . Nell' in- traprendere iin tale giuoco 1' ago si trovava ai 13°; da essi immantinenti si diluiigo, procedendo; poi oscillo;ed iiifine si stabili al '21"'""' grado, per tutto il tempo del giuoco niede- simo, clie dur6 molti miiiuti. Sospeso questo, conservaudo per6 immerse le lastrine lo stesso di prima , 1' ago retroces- se coUa usata lentezza, soltanto passati alcuni minuti fu ri- veduto ai 13°. 5. 6. Molte furono le esperienze suggerite dal precedente saggio , molte le riflessioni teoreticlie ed applicazioni a cui ne scorse , tutte partenti , tutte riconducenti a questo gene- rale princijiio : clie in fatto il moto relativo tra le piastre ed il liquido delle coppia voltiana aumenta o sostiene il potere elettro-motore della medesima, fa 1' nflficio di forza elettro- motrice particolare e distinta, o sovvcnitrice di un' altra prin- cipale . Pare che cid debba unicamente , od almeno in gran parte attribuirsi alia rinovazione dello strato liquido aderen- te o prossimissimo a ciascuna delle piastre medesime ; sia che la rinovazione disegnata non solo osti alia deposizione degli strati elettro-chimici su di esse piastre , ma distacchi e sop- prinia quelli che vi fossero stati deposti ed accumulati pri- ma del movimento , od in qualunque altro modo distrugga le polarita secondarie di gia formate ed impedisca la formazio- ne di nuove polarita consimili , le quali la corrente deve pur tendere a formare anche nel caso della coppia in moto , o sia invece che quella stessa rinovazione intervenga eziandio diret- tamente nel fenomeno della corrente quale una forza elettro- motrice speciale, cioe dia luogo alio sviluppamento di una for- za di tal fatta. Certo e che anche le sole esperienze fin qui ad- dotte appoggiano assai le premesse induzioni ; ponno in oltre far credere che la modificazione , qualunque ella sia, che il moto produce nella coppia voltiana , sia profonda , e tenda a stabilita; poiche essa dura finche dura la sua cagione , e col cessare di questa non vien meno subito, ma bensi con una certa lentezza. In queste prime sperienze non s' ebbe campo di indagare se la deviazione galvanometrica aggrandita col movimento, la quale durando questo un certo tempo mostra- vasi costante, alia lunga si fosse poi mantenuta tale. Sulla correjjte voltiana 147 Si badi partlcolarmente all' ultima dclle riportate esperien- ze. Benche col tirare su e giu iicH'acqua I'elemento voltia- no la corrente sua avesse dovuto ditninuire, in grazia della diiiiinuita quantita drll' immersione, che vin slflatto giuoco evidcuteniente la diinezza, pure essa corrente crebbe. Cio fa rospignere onninanientc I'idca o il sospetto che, nelle espe- rjonze die precedono quest' ultima , 1' effetto elettro-dinamico del moto si dovesse ad un anmento non avvertito nella quan- tita deir immersione della coppia. Forse in quest' ultima e- sperienza medesima (altrettanto dicasi dell' ultima del 5- "^j che ne e confermata ) il ricresciniento della corrente all'ossi- geno deir aria, la quale le lastrine seco trascinano ad ogni discesa nel liquido , potrebbe ascriversi in parte ; non mai pero in tutto; perocclie restano sempre le altre esperienze ri- spetto alle quali 1' effetto simile , e maggiore , non pu6 attri- buirsi a siffatta cagione. Ho detto maggiore, e potea dire molto maggiore; essen- doche la differenza 32 — 11 che si verifica tra le escursioni ad indice fisso per coppia in moto e per coppia in quiete , nel caso della penultima esperienza , corrisponde ad una forza clettro-dinamica assai maggiore di quella , a cui risponde la differenza delle due deviazioni analoghe 27e 13 osservate nel- r ultima esperienza. Non e poi da dire quanto le esperienze medesime , e il principio o risultato generale a cui guidano favoreggino la opinione che ripone la vera sorgente dell' elet- tricita voltiana non altrove , che nella superficie comune o di contatto d' ogni metallo della coppia col liquido ambiente. Finiro col produrre un' altra esperienza ed un' altra consi- derazione, che saranno come lo addentellato per la continuazio- ne del mio lavoro , da effcttuarsi poi. Se il moto, ne' prepo- sti casi, e veramente una speciale sorgente di elettricita, o I'equivalente di cio, cotesto devesi riconoscere alia corrente che si generi nel mettere a prova un simile moto sopra cop- pie formate d'un solo omogeneo metallo, nelle quali alio sta- te di quiete non si da svihippamento di elettricita trasmissi- bile al galvanometro , o se si da , esso pero e accidentale ed evitabile. Or bene eseguita la prova sopra molte coppie siffat- te, col porre in moto nel hquido uno soltanto, giusta la 148 SiLVESTRO GhERARDI luiuua della cosa, dei due pezzi cousimili component! ogni coppia, la premessa induzione in apimntino verilicata. L'os- servata concnti' varia iiella dirrzione, varia iiclla intensiti pe' varj metalli ; e niostra altro spozialita riniarchcvoli che rendono questo caso , gia per se fondanientale o capitale in materia, dogno della mnggiore avvertenza e considerazione. Esso ne porta a riconosccre nei precedenti casi della perfetta coppia voltiana un fVnomcno assai piucomplesso che di primo aspetto non si giudicherebbe ; esso smentisce senza piu certe spiegazioiii del nostro fenomeno della virtiielettro-motrice del moto , die troppo facilmente si presenterebbero ; esso giusti- fica la riserva in cui ci siamo tenuti nell' esprimere alcune antecedenti proposizioni ; lo studio di esso in fine sara quel- lo cho dovra formare I'esordio di un' altra parte del lavoro , e con cui potremo ristabilire , nella trattazione del soggetto , un ordine induttivo piu logico che non I'osservato in questa prima parte. La considerazione poi a cui dianzi alludevamo e ([uesta. Non dcv' egli recar meraviglia che nel lungo periodo tuttavia vigente della scienza elettrica, il quale sembra desti- nato ad analizzare rigorosamente e fino alio scrupolo tutte le relative teorie , viste general!, ed opinion!, ed a sminuzzare tutti 1! analoghi fatti (con grande arricchlmento della scienza in quest' ultima parte ) , nel quale periodo ben venti o tren- ta sorgenti speciali di elettricita s' e creduto di dover nove- rare e distiuguere, non deve recar meraviglia, dissi, che lion per anche sia occorso di prendere in considei-azione e di porre nel novero delle ripetute sorgenti il movimento giusta il senso ed il modo ond'io precedentemente ho cercato di far conoscere che possa e debba anzi necessariameiite entrar- vi? Per me una omissione simile, massime ne'trattatisti del- I'elettricitii, e stata sempre oggetto di tanta sorpresa che, parendomi incredibile , fui di contlnuo nel timore di essere gia stato prevenuto intorno al presente mio quale che sia ritrovato. E questo e pur stato un motive per cui il ritrova- to medesimo e rimasto ne'miei scartabelli trascurato gli 8 o 9 aiini. Ma ne' corsi piu accrcditati di Fisica ; ma nella volu- minosa Opera di M. Becquerel, che e pure il maggiorc reperto- rio sulla odierna scienza elettrica che si conosca, non vedendo Sulla coruejnte \oltiana Ii9 io ancora fatta quclla ragione del movimoiito che annuiito cornsponde al ritrovato medesimo, tuttoche nell' Opera stes- sa ed in altre io medesimo riscontri moltiplici risultati stret- tamente attenenti ad esse, e che ponno esserne chiariti e chia- nrlo, soiiomi finalmente risoluto di metterlo fuori , e biso- gnera bene, quando che sia, accrescerlo ed illustrarlo se- condo le forze. SECO]\DA PARTE (i) ALTRE ESPERIENZE sopra un semplicissimo mezzo per ostare alle variazioni delta corrente voltiana , e per sostenere a lungo I' intensiia delta mede&iina^ JLiessI quattr' anni fa all' Illustre Accademia uno scrit- to su certe mie indagini iiitorno alia corrente Voltiana, il quale mi riserbai , come la materia richiedeva , di prosegui- re quando che fosse . Destinando advmque il presente ad es- serne appiinto il proseguimeiito , toriia bene dar principio col- la compilazione de' sommi capi di quello. Sono dessi li segueu- ti : 1 .° L' intensita mostrata da una corrente voltiana al me- mento che si rende attiva , col chiuderne il circuito , soggia- ce subito a considerevole diniinuzione, onde presto la si vede discesa ad ^, ad -J^, ad ^, ed anche meno del primiero valo- re , ma con lentezza ognor maeJiiore . 2° La corrente cosi estenuata viene ristabilita presso a poco alia originaria ener- gia , sol die ci contentiamo di sospenderla per un certo tem- po, proporzionato alia durata della precedente sua azio- ne, coir aprirne il circuito (2). 3." Per tal guisa alternando (1) Prescntnla all' Accademia il G Maggio 1847. (2) Forse b inuliie avvertire clie qui s' intcnde discorrere soltanlo dello scemamento della corrente unicamenle dovulo all' escrcizio di essa ( cio^ al cambianienlo di elcllromoliicita relaliva dei due melalli etcrogiMiei, o alia formazione delle polarita secoudarie , ecc), e non gia dcUo scemamcnio prodotlo dall' ordinaria azion cliimica ( quella die allacca , od altera allrimenli li due melalli, ccc. ) , il quale suc- cede quando pure la correnle non circoli , perclie il circuilo no sia inlerrotlOj e non abbia tampoco circolato giammai. Le quali co- se nella prima parte della Mcmoria risultano dal conteslo slcsso. 152 SiLVESTRO Cue ILVESTRO LrllERARDI opportunamente gl' intervalli d' attivitu e di riposo della me- desinia , si consegue di averla in ciascun di quclli , se non coUa foiza massima , nfe pur colla minima , ma con una com- prosa tia la massinia e la minima , seinprc diminucnte peio neir intero intervallo d' azione . 4-.° Si da un mezzo molto semplice (al cui litrovamento fni io condotto nel fare le espe- rienzc spccialnicnte descritte nolla mentovata prima parte della Memoria) per torre o moderare di molto la descritta diminuzione della corrente voltiana ; per sostenerla a lungo, eziandio ore ed ore, al maggior vigore, se ancora non sia stremata , cioe se cominci a circolare nel tempo stesso che si pone in opera il mezzo di cui trattasi ; o per farla in un i- stante risorgere a quel vigore, e mantenervela, se la si tro- vi di gla affievolita , in causa d' un' azione piu o meno prolungata, allorache si da mano alio stesso mezzo; maggior vigore che , in molti casi , supera quello die , nelle ordina- rie circostanze , la corrente manifesta ne' momenti piu pro- pizi alia sua forza, quali sono i primi primi in cui vienc attu- ata ; mezzo , pel quale non si ricerca la sospensione , od il riposo della corrente sostenuta, o rinfrancata, od accresciuta, facendo esso suo effetto ancorche si lasci chiuso il circuito alia medesima . 5.° Questo mezzo, in cui, agli accennati ef- fetti, ravvisasi una novella sorgente elettromotrice , consiste nel nioto rclativo del liquido rispetto alle piastre mctalliche, o di queste rispetto a quello, le une insienie coll' altro for- mando il congegno materiale generatore della ridetta cor- rente . Nella precedente parte della Memoria mi limitai a men- zionare le prime esperienze e considerazioni die mettevano in chiaro 1' artifizio, e ne palesavano 1' efficacia. Toccai de' sal- ti in avanti, cui si vede far 1' ago del galvanometro , il di cui filo formi parte del circuito della corrente voltiana, quando 1' apparecchio che la produce sofFra delle scosse. Dissi del procedere che fa il medesimo ago nella sua scala, e deir aumento, cosi dimostrato, della corrente in questi due casi: 1.° Tirando su e giii con prestezza nel liquido un elemento voltiano di due lastrine zinco e rame infdzate in un suiiheretto, che si tiene in mano; 2." Alzando ed abbassando Sulla corhente voltiaka 153 alternatamente , ossia facenclo verticalmente oscillare il livel- lo del liquido , dl maniera die la parte inimersa dl esse la- strine non sia scmpre quella , cresca anzi e call alternativa- mente. Non maiicai di iiotare che, in simiglianti casi, la quan- tita d' immeisione dellc lastrine essendo massima e costante allorche 1' elemento voltiano e lasciato nell' oidinaiia quiete , pe' suddetti nioti oscillatorj 1' intensita della corrente dovria scemare , giacche per essi varia continuamente I'immersione tra quel niassimo ed un minimo; invece la corrente cresce, sotto li moti medesimi : si comprova adunque , al di la del bi- sogno , la virtii elettro-motrice del moto , nel senso di sopra spiegato . Alia fine diedi pure un tocco delle correnti che si hanno da due pezzi oniogenei di metallo , 1' un dei quali si lasci fermo ed immerso nel liquido, mentre I'altro si tenga in moto nel liquido medesimo; correnti che sorgono con co- tale condizione di moto , quando pure manchino afiatto nel- lo stato di perfetta quiete delli due pezzi , tutto il resto del- r apparecchio ed esperimento restando lo stesso . ]\Ia qucste varie cose, onde diedi terrnine al precedente scritto, erano adunque un solo saggio di quelle, sulle quali deve appieno aggirarsi il presente. Ed io accingendomi to- sto a continuarlo come nella materia, cosi nel metodo di trat- tarla , avverto che il tutto , anclie per questo scritto, dovri ridursi a riportare le esperienze tali quali nacquero, e si succedettero , coUe semplici considerazioni e vista teoriche di cjuando in quando occorse nell' eseguirle ; considerazioni e viste che servirono ora a ripeterle, ora a variarle, ed ora a i- dearne delle nuove. In somma poco piu io dovro fare che tra- scrivere il cartolare in cui le esperienze stesse vennero regi- strate mano mano che eseguite. Alii precipui motivi allora ad- dotti per questa magramaniera di trattazione, che valgono an- che adesso, si potria forse aggiungere qualche cosa resultante dalla seguente riflessione . Dopo tanti anni ormai di continue sminuzzamento , di analisi la piu scrupolosa di tutte le espe- rienze, di tutte le opinioni e teorie suUa elettricita d' ogni spe- cie, delle quali alia voltianail maggior numero e le piiiinipor- tanti e controverse appartengono, o strettamente rifcrisconsi; dopo il doviziosissimo tesoro di fatti intanto, per simile via, T. I. 20. 154 SiLVESTRO GhERARDI in questo luiigo perlodo d'analisi, conquistati alia Fisica, teso- IX) di ciii , a veder mio, nessun altro ranio delle natural! di- scipline pu6 vantar V eguale ; dopo tntto cio il sentir pro- inuiziare , come in efTetto sentcsi oggi giorno da chiarissimi fisici , do' nonii alliidenti palcseniente aj'orze o cause occulte, nel proposito di tentare la scoperta della vera origine del- r elettricitii voltiana, c di spiegarne li svariatissinii effetti ed accidenti di sua gcnerazione, massime alio slato di moto o di corrente; il sentire, dissi, richiamare in iscena, <7«/ in Fi- sica , coteste forze di stirpe vecchia , e screditata da Galileo in qua, lx>nche 1' esempio ne sia in prima venuto da alcu- ne altie dclle scienze consorelle, questo ricorso strano a forza occulta io estimo somministrare il maggiore argomento , e quasi infallibile, della grande distanza a cui si e tuttavia di poter aspirare a comporre li relativi fatti in una teoretica sintesi ; in una sintesi qualunque , ma razionale , clie tolga almeno la farragine die qui oramai regna ; in una sintesi persuadcnte , se non cosi appagante come fu , a suo tempo , la beata sintesi voltiana del contatto tra gli etei-ogenei. A- dunque il descrivere un qualche novello esperimento che s'abhia di cotal genere, con ogni studio, quanto agli appa- recclii impiegati, ai risultati ottenuti , ecc. , ma senza studio, «juanto ai commenti teorici , sarebbe probabilmente in somi- glievoli condizioni della scienza, il miglior consiglio per mol- ti; lo e poi al certo per me; il quale non potrei mai cimen- tarmi di alzare la testa in si intricate ed ardue controversie. Ma vengasi alle esperienze . I. Furono prese due delle solite lastrine (lunghe tre poll., largbe una lin. , grosse da | ad un ^ di lin. ) di zinco uguali possibilmente in tutto , nel lustro metallico, nelle diniensio- ni, nella qualita del metallo, essendo state tagliate da una medesima lastra, ecc. Se ne era infissa una perpendicolarmen- te e nel centro di un semidisco circolare di legno, die copri- va meta della bocca di un largo biccbiere, e si raccomando r altra ad un pezzettino di legno, destinato ad essere tenuto in mano. Le due estremita del filo del galvaiionietro peseando nel mercurio di due separati biccbierini , in questi venivano a mettere ancora le estreniitd libere dei fili di rame legati Sulla corrente voltiana 155 coUe lastrine nelle parti supeiiori , alle quali non dovcva mai arrivaie il liquiclo. Questi fill eran sottili, e lunghi piu del bisogno per istabilire !e comuiiicazioni ; onde seiiza toglie- re o turbar queste Ic lastrine potessero essere cojidotte in gi- ro nel liquido del bicchieie. Versato adunque quelle, e fu semplice acqiia del pozzo, le lastrine, ambedue inimote, restavano immerse per un poll, e mezzo circa in lungbezza, una dunque coUocata al centre, e r altra all' orlo del blccbiere. Quantunque 1' immersione fos- se eguale nolle medesime, e fossero desse in tutto eguali , co- me si e detto , anche nel resto , pure vi fu corrente ; poiche 1' ago galvanometrico non si rimase alio zero della scala, devio anzi oscillo fissandosi poscia a 5°, coU'indicare che la corren- te andava dalla lastrina del centre a quella dell' orlo, cioe da quella che nei volevamo stabile, all' altra die volevamo muevere. Gioveri die noti, ancora per alti-e volte, die la co- municazione col galvanometro veniva compita, merce un de' bicchierini di mercurio, solamente qnando tutto 1' appa- recchio era in punto, e salva la maggiere quiete ncU'acqua e nelle lastrine. Pero mettendo in mote la lastrina mobile, col- le strisciare innanzi indietro rapidamente sulla metu libera deir orlo del bicchiere il lesrnetto a cui la lastrina istessa tro- vavasi raccomaiidata , 1' ago retrocede dai 5° , e venne ai 2". Dunque la corrente sviliippata in causa del inovimento era diretta dalla lastrina mobile alia Jissa (intendesi, ed in- tender6 sempre di riferire questa direzione alia via metalli- ca esterna formata dalle lastrine e dai fili ; onde per la via interna liquida la direzione della corrente sara opposta al- r antidetta , cioe dalla lastrina jissa alia mobile ) . Altre esperienze simili. II. Colla lastrina mobile in quiete V ago del galvanome- tro segno 2"; e colla stessa lastrina in inolo 1' ago ando a 0". III. 2° in quiete; — 2° in nioto, cioe 2° nel quadrante contiguo a quel dei primi 2 , ben inteso die si guardi sem- pre r ago dalla medesima estremita . In tutte queste esperienze, incluse le consecutive, quan- do si fermava la lastrina mol)ile , dopo averla tenuta in moto qualche minuto , 1' ago faceva ritorno alia priraitiva 156 SlLVESTRO GlIERARDI devlazione , osservata per la qniotc , ma assai lentamente , per cui non vi perveniva appuutiuo die in vari minuti. IV. 0° in (juiete ; 5° in moto , e sempre la corrente del rnoto dalla lastrina mossa alia Jissa . V. 0" in (jniete; 1° in moto. Le deviazioiii scritte corrispoudouo sempre, meno che non si avvisi diversamente , alle segnate dallo strumento ad indi- ce lisso , dopo la prima escursione e le succedenti oscillazio- ni ; se si stesse alia detta escursione , sarebbero molto mag- giori ; cosi in questo caso , invece di scriver 7° avremo do- vuto scrivere 15 o 20°. E poi chiaro che questo primo salto deir indice galvanometrico , che accompagna il primo primis- simo movimento della lastrina mobile, giusto per esser gran- de rende piu appariscente la corrente del moto. VI. Segnava lo strumento una doviazione di l°i circa, che rispondeva ad una corrente diretta dalla lastrina fissa alia mobile , questa venue maggiormente immersa nell' ac- qua del bicchiere, e s' ottenne di ridurre 1' indice a ze- ro, e di vedervelo per vari minuti, tutto trovandosi in quie- le. Moveiido allora quella lastrina che diciamo mobile , sia collo strisciarne il legnetto suU' orlo del bicchiere ( usata o- gni cura che non variasse per cio la quantita di sua immer- sionc ) , sia col tirarla su e giu verticalmcnte nell' acqua , in modo pero da non levarnela giammai del tutto, sia infine col farla oscillare nell' acqua stessa , a guisa di pendolo , sem- ]>remai verificossi un trascorrimento di non pochi gradi nel- lo stesso indice, rispondente a corrente diretta dalla lastrina mossa alia fissa. Nel lasciare queste esperienze fra zinco e zinco, sulle quali torneremo poscia per aggiungerne altre, e per appli- care a tutte quelle brevi considerazioni teoriche che di so- pra annunziammo, mi place notare che col praticato descrit- to modo di mettere e mantenere in movimento la lastrina mobile, la dislanza sua dalla fissa rimaneva sempre costante , questa occupando stabilmente il centro di quel circolo, alia cui circonferenza trovavasi sempre I'altra. Fu tuttavia osser- vato che non era gran fatto necessaria questa precauzione, di serbare invariabile la distanza fra le due lastrine ; poiche le Sulla corhente voltiana 15T variazioni manifestatesi nella int(;nsita dclla corrente per la variazioiie di quella, piccole molto in se , erano sempre su- peiate dall' eftctto simile del movimento della lastrina mobile dentro al liciuido. Ciascuno capiru poi a quali delle successive espericnze sia pur da ap[)licare una somigliante avvertenza: noi non la ripetercmo, ma assicurar possiamo d' averla con- templata in ogni caso che conveniva ; come possiamo assicu- rare d' avere osservate altre avvertenze per evitare certe ca- gioni d' errore , die non ponno sfuggire a nessuno un po' pratico di simili esperimenti. VII. Si passo quindi ad esperimentare gli effetti del mo- vimento sopra ima perfetta coppia voltiana ; ma non limitan- dosi, come s'era usato fmo allora, a muovere nel liquido la coppia intera. Due lastrine una di zinco , ima di ranie infil- zate in due pezzetti di sughero , e comunicanti mediante fili col mercurlo de' hiccliierini , e percio col galvanometro, nel modo spiegato per le lastrine di zinco, furono immerse nel- r acqua del bicchiere , tenendone appoggiati li sugheretti al- I'orlo di questo, ed in due punti diametralmente opposti fra loro. Fisse ambedue esse lastrine , osservossi una deviazione costante nell' ago dello strumento, e della grandezza di -40°, gia rispondente ad vma corrente diretta dal rame alio zinco. Tirando su e giu quella di zinco soltanto , 1' ago procede su- l)ito al di la de' 50", nello stesso quadrante , oscilla , ed in- clina indi a fissarsi ai 4-4" : se invece la si muove in guisa clie peschi ognora la stessa cosa , 1' ago corre dai suddetti 40" ai 60, e fermasi quindi ai 50. Arrestata allora la lastrina di zinco, e lasciato stabilito il circuito 8 o 10 minuti, I'ago s' arretra ben presto , e , con lentezza vie piii palese nel tra- scorrer di quelli, viene in ultimo al 36"'"° grado . VIII. Indi si penso di lasciar ferma la lastrina di zinco , e di muovere solamente quella di rame. Le prime disposizio- ni ad un tale scopo fecero prevedere die s' avrebbe avuto un effetto maggiore del precedente. In realta , essendo ai 40" la dcclinazione galvanometrica colle lastrine immote ( risto- rata prima la corrente della passata perdita coll' averla in- terrotta per un certo tempo), nel mettere in moto quella di rame 1' ago fu trasportato immantinenti agli 80°, e molto 158 SlLVESTRO GhERARDI ])resto mantenutala g^ia in movimeiito, Tago stcsso venne a lissarsi ai GO. Cosi in (juesta , come nelle susseguenti espe- rienze le lastrine , nulla ostante il movimento , tuffavan sem- pre lo stesso nell' acqna del biccliiere. Ogni volta poi col ces- sare ilmoto, si ristabiliva la originaria deviazione de' 40", ma a poco a poco; e ristabilita, ripctendo 1' esperimento ri- peteansi identici li risultati. IX. Movendo poscia insieme rame e zinco , I'ago procede al solito dci 40", si misc ad oscillare , e le sue oscillazioni fattesi presto di poca ampiezza, si pote stimare che sarebbesi fissato ad una deviazione poco o nulla maggiore de' prece- denti 60°. X. Pill d'un quarto d' ora s' e durato in questo giuoco: Rame da se in moto , ago fisso ai 59 , o 60"; in moto anche lo Zinco, deviazione costante dell' ago prcsso a poco la stes- sa; lasciato in moto lo Zinco, e fermato il Rame, I'ago stes- so retrocede , oscilla intorno i 50", ed inclina a stabilirvisi di contro : tornasi a mettere in moto anche il Rame , F ago cor- re avanti, ed oscillando accenna che si fermerebbe circa al 60"; lasciasi in moto il Runie da se, e quello retrocede un tantino , fa piccolo oscillazioni , e fermasi novamente presso i 60"; ecc, ecc. : risultati che, a vedere di tutti, sono la con- fermazione , ed il sunto dei descritti dianzi . XI. Si diede allora di piglio a due lastrine terse di rame . Ma per qiianto si variasse 1' immersione di esse , nello stato di quiete ; e per quanto pur si variasse il movimento del- r una o deir altra, in quel di moto, col galvanometro fine allora adoperato non si poterono rilevare segni abbastanza manifesti di corrente ; finche per altro fu adoperata sempli- ce acqua del pozzo, come in tutti gli sperimenti gia de- scritti . Ma versate in quella alcune gocce di acido solfori- co , li detti segni tosto comparvero . Nel versarne altre goc- ce scappo la mano , e 1' acqua del bicchiere , tante volte no- minato , riesci fortemente acidulata . L' ago del galvanome- tro , dopo molti trascorrimenti e oscillamenti avvenuti nel- r acidare 1' acqua (le lastrine di rame essendo gia attuffate dalle loro parti inferiori, e comunicanti col filo galvanome- trico delle superior! ), si stabili contro al grado quintodecimo. Sulla courente voltiana 159 Osservato rpiesto, misesi in moto una di esse lastrine ; e 1' a- go scorrcndo avanti, cioe nel senso stesso della prenotata declinazione, parve indi volere fermarsi a' 45°, indicando, e prima del moto , e dopo , la conente diretta dalla lastra fissa alld mossa . Cessando dal muovere quella lastrina, I'a- go al solito retrocedette , e portossi con qualche lentezza verso la primitiva declinazione . Nelle pr.?r odenti esperienze tra zinco e zinco , e tra zinco e rame , c6n acqua potabile , indizio non occorse clie la de- viazione dell' ago tendesse nel tempo del moto a diminuire, o per parlare piu esattamente , a variare in opposite senso di quel clie facesse allora clie si passava dalla qniete al moto. Ma nella presente fu visto, senza fallo, I'ago retrocedere, tuttoche lentissimamente , durante e continuante il moto del- la lastra mobile. Ecco tra 1' altre un' esperienza instituita ad hoc. XII. Colle lastrine stesse in antecedenza impiegate , e sot- to il moto di una sola delle medesime, avevasi una volta la deviazione galvanometrica di 42", clie qualche minuto prima era stata maggiore , e si cesso il moto : il tutto ridotto in quiete , dopo qualche secondo 1' ago non stabilivasi pero ai sopradetti 15° primitivi, anzi sembrava tendere ai 20. Rino- vato il moto, quello trascorre, di primo slancio, verso i 40"; ma , oscillando e retrocedendo di continuo , non tarda molto a mostrarsi in faccia ai 20. E non per fissarsi; imperocclie, quantunque con una lentezza clie apparisce ognora maggio- re, vedesi poscia ai 19°, ai 18, ecc ai 13 o 14°, e sempre sotto la contiiuiazione del movimento. Finito questo , r ago con una rapidita insolita viene a fissarsi di contro ai 7°. Peru questa stessa dev iazione va decrescendo ad occliio , piu di quel che non accadesse durante il moto ; e , lasciando co- si le cose alquanti minuti, 1' indice dello strumento alia fine riducesi a zero. Ma rimovendo la solita lastrina, succede al- I'istante una corsa delKago nello stesso senso delle passate dcviazioni , e quindi accennante, in questo medesimo caso, ad una corrente generata per sola virtii di moto , e diretta dnlln lastra fissa alia mossa. Arrestata questa, I'ago tor- iia verso zero, e poi vi si ferma. Che se allora conducesi in IGO SiLVESTRO GhERARDI moto pel liquldo del bicchiei'e quella lastrina clie eras! sem- pre lasciata in riposo , lasciandovi iiivece 1' altra , fino a quel punto stata la mossa , consegnonsi un' escnrsione galvanome- trica e Indi delle declinazioiii opposte alle osseivatc prece- dentemente. Si vcvilica dimque di nuovo clie la direzione della corrente del moviraento nel caso del rame va dalla la- stra fissa alia mossa. Nella prima parte di qucsta esperienza accadeva evidente- niente anclie durante il moto quella diniinuzione nella diffe- renza o nel rapporto delle elettromotricita delle due lastre, per la quale, nella quiete di esse, la corrente osscrvata an- dava calando. La corrente della quiete, e la corrente del mo- to erano cospiranti ; dunque la corrente risultante doveva scemare pel scemare della prima delle antidette sue com- ponenti , quand' anche la seconda di sua Hitta fosse stata co- stante. Ma il scemamento della corrente durante il moto si manifesto tropi)0 soUecito , perclie non si sospettasse forte clie non solo la prima componente , ma anco la seconda , la corrente cioe del moto, essa pure scemasse, nulla ostante la continuazione di quello. II sospetto venue confermato e dimo- strato giustissimo dal seguente esperimento ; nel quale si eb- be la facile arte di rendere la corrente della quiete , e quel- la del moto opposte fra se , onde- con maggiore chiarezza si potessero studiare , e riconoscere le rispettive variazioni , messo r esperimento a confronto col precedente. XIII. Neir immergere egualmente due lastrine di rame, possibilmente identicbe fra loro, nuove , e ben terse, nel- r acqua fortemente acidata dall' olio di vetriuolo , 1' indice del solito strumento scappo da zero a 60°, indicando una corrente cbe andava da quella clie destinavamo di muovere , air altra, cioe dalla mobile alia fissa. L' indice stesso cesso poi d'oscillare quando ritrovossi intorno al 29"""° grado; ma non sembro fermo, dopo avere lentamente retroceduto, clie quan- do segno 20" , 1' una e 1' altra lastrine gia immobili per tutti li varj minuti cbe trascorsero dalla prima escursione all' ulti- ma declinazione. Ma ponendo in moto la mobile, I'ago re- trocedc , oscilla , e pare fissarsi ai 10°, rendendosi evidente , per la retrocessione di 10°, che la corrente sviluppata in Sulla corhente voltiaha 161 occasione del inoto andava, come tutte le alti'e volte che erasi trattato di rame con rame, dalla lastiina. Jissa alia mos- sa. Pen") era una fngace aj)paienza die I'ago inclinasse a fis- sarsi ai piedetti 10". II fatto sta che contiiinando il moto del- la lastrina la declinazione dello stesso aj^o va grado grado cre- scendo, e che tra pochi minuti ai'riva a quella stessa di 20", a cni stavasi fermo nella primiera qulete di essa lastrina. Po- nendola efFcttivamentc in ([niete, Tago non si sposta; segnita a segnare li 20" colla lastrina fermata, come li segnava colla lastrina tcnuta in moto : argomento infallibile che 1' effetto elettro-dinamico del moto, non che scemato, era allora del tutto svanito. Ma la stabilitil dell' ago ai 20", tntto restan- do in qniete nel piccolo apparecchio, mostrossi pur essa tran- sitoria, o non dnrevole gran fatto. Dopo molti niinnti I' ago, per una lentissima rctrocessione, scorgesi agli 11". E rimct- tendo allora in moto la lastrina, suUe prime 1' ago rincula, al punto d' andare a segnare 7" nell' altro quadrante ; tuttavia tra non molto lo si rivede nel priniitivo quadrante , ed ai suoi 11". Fermando di nuovo la lastrina, esso retrocede len- tissimamente ; ed allorche arriva a segnare soli G", ripetuto il solito moto, la sua rctrocessione si fa subito pin sollecita e piu forte , passando istantaneamente ai — 6". Vero e che poco vi resta , e che anzi assai presto, ritornando sul proprio cammino, dopo qualche oscillazione lo si rivede ai 6° pre^ cedenti, da'quali non si sposta all' atto che la lastrina viene ristabilita in qniete. Passato un quarto d' ora F ago segna quasi un grado meno, e col rimettere in movimento la la- strina ritirasi , coll' ordinaria rapidita , e va contro al grado 7.™° deir altro quadrante, cioe ai — 7"; ma dopo un minuto, o due di oscillazione vedetelo di nuovo ai 5" circa , a' quali trovavasi innanzi dell' ultimo movimento. Questa esperienza fu proseguita fino a che ogni corrente alio stato di quiete d' ambedue le lastrine fosse del tutto svanita , avuto pero cura che esse tuffassero egual porzione di se nel liquido. An- che in tal caso il moto di una lastrina era subitamente se- guito dalhi manifestazione d' una corrente , la cui direzione andava pur senq>re dalla fissa alia mossa. Ma anche in tal caso accadeva per altro che la corrente svaniva nulla ostante T. u 21. 162 SiLVESTRO GhERAUDI la continuazione del nioto, benche forse un tale effetto fos- se meno sollecito di quel che era nei casi precedenti , in ciii si dava corrente pin o mciio forte iiello stato di cpiiete , ed opposta alia sviluppata nello stato di moto. lutorno a che la cosa che nierita niaggiore ritlessione parini questa : che la riiHiovazione del moto ridoiii sempre quell' effetto della cor- rente, che la continuazione dello stcsso moto non vale a man- tenerc. Dunque nell' intcrvallo di riposo , che segue a cia- scuna cessazione dal movimento, e che pi'^cede alia conse- cutiva rinnovazioue del medesimo , si ristabilisce nelle lastri- iie e nel liquido 1' attitudine a geuerare la suddetta corren- te del moto , che durante questo erasi svanita : fenomeno , ■come vedesi , analogo a quel che succede nell' alternare gl' iutervalli d'azione, e di sospensione della corrente voltiana ordinaria , eccitata fra zinco , rame , e li([uido ; benche non paja , ed io non credo , che U due fenomeni possano ayere le stesse cagioni. Avanti di lasciare queste esperienze tra rame e rame vo- gliamo dire : che anche il fatto di non essersi potuta osserva- re corrente del moto finche fu impiegata acqua potabile, co- me s' avverti nell' intraprendere la descrizione delle espe- rienze stesse (N. XI.), merita la sua riflessione. Ommetten- do adesso altri riguardi , perche mai quel moto della lastra di rame che e tanto efficace ad accrescere la corrente , al- lorche ad essa lastra n' -e congiunta una di zinco , dev' essere inefficace all' in tutto accoppiandovi mi' altra lastra di ra- ■me? S'intende gia che s'impieghi acqua potabile eziandio in quel caso, e lo stesso galvanometro. Non e questo un ])rimo e buono indizio che 1' incremento della corrente dovuto al moto quando 1' elemento voltiano e perfetto , cioe comprende due metalli differenti , non possa facilmente , contro cio che si crederebbe , dednrssi dal prendere in considerazione le cor- renti del moto di ciascuno d' essi metalli accoppiato con un sue omogeneo ? XIV. CoUa stessa acqua fortemente acidata delle ultime e- sperienze si voUero mettere a prova due lastrine di zinco , simili a quelle inipiegate coll' acqua del pozzo, nelle prime .esperienze riferite in questo scritto. S' e aspettato varj minuti Sulla corrente voltiana 163 a stabilire il circuito dopo avere immerse convenlentemente le lastrine ; e nel momento di stabilirlo, col filo del galvano- itietro , I'indice di questo e coiso a' 90", mostiaiido la dire- zioiie della corrente dalla lastrina che destinavamo a star fer- iiia, alia lastrina che destinavamo al movimento. Finite le oscillazioni r indice corrisponde al grade 51. Movendo dun- que la seconda delle lastrine lo stesso indice retrocede istan- taneauiente ai 20", e si niette indi ad oscillare fra i 20 ed i 50. Poscia oscillando, e insieme retrocedendo di conlinno, arriva a zei'o; lo oltrepassa; viene ad oscillare fra zero e 10" del contiguo quadrante; quindi fra 10 e 20, e successiva- niente , sempre movendosi nello stesso senso , fra 20 e 30 , fra 30 e 40 ; ai quaU 40" non perviene che con molta lentez- za. Poteva sembrare che dovesse ferraarsi a' 40° : tanto sten- to ^d arrivarvi ; ma avendo pazienza di continnare sempi'e ad un modo il moto dellu lastrina, ed a tener d' occliio Tin- dice galvanometrico , lo si vede oltrepassare i 40" ; gia ne segna 45, e poi, con lentissimi oscillamenti ed avanzamenti , passa a segnarne 50 , 55 , ed in ultimo 60 : era gia trascorso un buon quarto d' ora dacche s' intraprese il moto della lastrina allorche 1' indice pervenne a questo punto della sea- la. Cessato esso moto, s'e tosto veduto I'indice retrocedere un momento , ed indi oscillare fra i 50 ed i 60". Per cinque o sei minuti aU'occhio senibro fisso a' 55°. Ma veramente do- po 6 o 7 minuti consecutivi ne venne a segnare , con una Icntezza non piii veduta, 54. Per altri 4 minuti si tenne quindi in moto la stessa lastrina, e videsi Tago andar ad oscil- lare fra i 60 ed il 61*''™° grado ; dai quali s'arretro ai 55 nel rimettere in qniete la lastrina, venendo poscia ai 53, dopo varj minuti , coUa gia esperimentata lentezza. Si finx la pre- sente esperienza col muovere la lastrina fino a questo punto lasciata ferma, gia fermata I'altra, che innanzi era stata la mossa. Air atto stesso del movimento 1' ago retrocesse dai detti 53°, e misesi ad oscillare di continue or fra i 50 ed i 40", or fra i 40 ed i 60, or fra i 30 ed i 50. Parve qualche momento che tendesse a fissarsi ai 45° circa; ma in realta per quanto si continuasse nella prova di tener in moto quest' ul- tima lastrina, non si pervenne mai a veder I'ago fisso, cioe a 164 SlLVESTRO GhERAUDI veder spente le grandi oscillazioni antecedentemente indicate. Nessimo piio aver qui bisogiio dell' avvertenza che le retro- cessioni osservate nell' indicc dello stniinonto tanto iiclla pri- ma parte, quaiito nrlla seconda parte dell'esperieiiza, e fin dal prinio inovimouto dell' una o dell'altra lastrina, dimostra- uo del pari la stessa direzione nella corrente del moto, cioe dalla Itisirn mossa alia fissa ^ che s;ia risultava dalle prime espericuzc fatte coUo zinco. Badisi di piu : che una tale cor- rente non vien nieno colla durata del niovimento , come sem- bra avvenire in qnella eccitata tra rame e rame ; che , nel- la prima parte dell' ultima sperienza , la primitiva corrente della ijuiete, forte, opposta alia successiva del moto, venne ben presto distrutta da questa, sia mo che questa medesima andasse crescendo col tempo , sia invece che andasse calan- do quell' altra cioe la corrente della quiete; che distrutta una tale corrente, crebbe senza dubbio, per un certo tempo, la corrente del moto, in modo che divenne piu forte per 20" circa di quel che fosse stata la prima all' atto di chiudere il circuito , e tutto ancora alio stato di quiete ; che sicco- me col fermare la lastrina mossa 1' indice non ritornava piii iicir altro quadra nte, bisogna concludere che il movimento avesse gia ])rodotta una profonda modificazione nell' elemen- to elettro-dinamico, capace di rovesciare 1' elettro-motriciti relativa delle due lastre ; finalmente che dalla seconda parte deir esperienza traesi con ogni chiarezza questo : che I'elet- tro-motricita relativa generata pel moto d'una delle lastre, contiimato 15 o 20 minuti, e riuscita piu tenace a resiste- re alia corrente contraria, eccitata col moto dell'altra lastra, chp lion r elettro-motricita primitiva naturale ritrovata nelle due lastre alio stato di quiete. Altre esperienzucce di simil genere , ma alquanto variate ( ])er esempio col lasciare immobili le due lastre , e coll' in- durre il moto invece nel licpiido prossimo ad una delle mede- .sime , merce il soffiarvi dell' aria con un tubetto , o merce altri artifizj ordinarj, facili da indovinare) potrei io trascrive- re dalsuddetto mio Cartolare RIa volendo ormai impor line alia presente comunicazione delle csperienze medesime , per rimetterne la continuazione Sulla corrente voltiana 165 ad altra fiata , m' affretto a stendere un piccolo qiiadro del- le piu ragguardevoli fin qiii riferite. 1.° liame e Rame . Corrente del moto dalla fissa r f alia mossa r m r sia che avanti del moto non esista corrente , sia clie ne esista una, cospirante poi od opposta ad essa. La caratteristica piii notevole di questa cor- '/ rente e di venir nieno senza cessare il niovi- niento per cui si eccita. Ne lice credere che cio derivi dal distniggersi con un po' di tempo quella differenza qualunque fra i due pezzi dello stesso metallo che li rende elettro-mo- tori quando pure sono amhidue in quiete. Imperocche il pro- gressivo spegnimento della corrente del moto ha luogo ezian- dio se nella quiete anzidetta o non si dia corrente ( 12* e 13*), o se ne dia una apposta , minore poi o maggiorc della medesima ^13*). Nel caso che la corrente della quiete su- peri quella del moto puo farsi una riflessione , cioe : che nel venir meno la corrente del moto, durante questo, cresce I'in- tensita della corrente risultante indicata dal galvanometro ; essa dovrebhe scemare, come e manifesto, se il suo variare , anziche dipendere priucipahnente dalla causa da noi qui as- segnata, dipendesse dal su|)posto scemare della corrente del- la quiete. La altre avvertenze, che ponno secondo noi me- ritare una qualche considerazione circa questa corrente , so- iiosi di gia indicate sotto i rispettivi numeri (11." a 13.*) Zinco c Zinco . m ^_^ Corrente del moto dalla mossa m z al/a Jissa £z z r~\\ = Sembra che questa corrente non decresca col trascorrere del tempo, finche il movimento dura. Pare anzi che ove il liquido sia forteniente aci- / do essa corrente vada crescendo per alquanti mi- nuti col proseguimento del moto . Essa ancora si sviluppa , e sempre colla prefata direzione , esista o non esista la cor- rente nella quiete delli due pezzi, ed , esistendo, abbia Tu- na o r altra dcUe due opposte direzioni ( 1* a 6*, e li*). 166 SiLVESTRO GnEIlARDr Adunquc le due coirenti del moto tra rame e rame, e tra zinco e zinco assomigliano soltanto in qucsto che ciascu- na mostra una propria direzione , si diano o non si diano cor- renti alio stato di qnicto, e iiulipeiidentomonte pure dalln direzione di queste. Qiiella del rame va dalla fissa alia rnos- sa J mentre quella della zinco va dalla inossa alia ftssa . Questa e gia nna dissimiglianza fra esse, anzi un' opposi- zione. Un' altra dissimiglianza e riposta nello spegnersi della prima senza che cessi il moto che vi di origine , e nel per- severare e talvolta crescere della seconda coUa stessa condL- zione riguardo al moto ( 14* ) .. Maine t Zinco . Corrente del moto cospirante sempre con quella z/^\\ r notoria della quiete , o muovansi nel liquido li due metalli insieme , o muovasi soltanto lo zin- co, o soltanto il rame. L' intensita della corren- te e massima nel primo caso , prossimissima alia massima nel terzo, e minima nel secondo (7.", 8.*, 9.*, ma specialmente la 10.*). Sussistono queste cose anche sosti- tuendo all' acqua potabile dell' acqua acidulata; il che risul- ta da apposite esperieuze , uelle quali non son voluto entra- re col presente scritto per riservarle tutte a un' altra fiata . Ma posso ben prenunziare che, mentre coU' acqua potabile la corrente del moto mostrossi d' una mirabile costanza od invariabilita nella primiera sua enevgia , non fu cosi sosti- tuendo ad essa acqua dell' acidulata. Imperocche in tal caso anche sotto il moto la corrente dell' elemento voltiano par- tecipava di quello scemamento che vi succede sempre nella quiete dell' elemento medesimo . Era pero un scemar piii lento d' assai ; la corrente sosteneva piu a lungo I'originaria sua energia, quella cioe che appalesava nel venir stabihta per le prime volte a lastre vergini. In oltre questa maggiore energia mostrata da principio col moto, supero sempre la maggiore energia coUa quiete . L'effetto del moto, 1' incremento cio6 della corrente, du- ra qualclie poco anche dopo la cessazione di quelle (8.*),> I SULXA COURENTE VOLTIANA 167 il ctie dimostra avere l' iiicremento consistenza sopra un com- j)eteiite canibiamento d' elettromotricita nella coppia voltia- «a ingenerato dal moto . La ditticolta di comprendere o di spiegare colle teorie no- te gli effetti del moto , de' quali ci occnpiamo , suljito si ma- iiif'esta guardando anche a' casi piii seniplici . Con zinco e zinco, per esempio, perche mo la corrente deve andar sem- Y>YG dolla mossa alia Jissa? Non pariebbe che dovesse ac- cadere ap[)iuito 1' opposito , stando alia teoria chimica dell' e- lettro-motoie voltiano, oggi maggiormente favorita d' ogni altra? La lasti"a mossa, appunto j5ol rinnovamento del liqui- do a conlatto di essa , non e , delle due , I' esposta all' azion chimica maggiore ? Tuttavolta se dovesse spiegarsi unicamente 1' origine delle correnti del moto per due lastre omogenee di zinco, e per due lastre omogenee di rame , ecco cio che a mio giudizio , si potrcbhe esprimere. V ha un principio generale dedotto dalle esperienze di molti, ma singolarmente del Davy e del Marianini : ed e <;he fra due metalli omogenei, ma diversa- mente ossidati , 1' elettricita in corrente camniini dal piu os- sidato al meno ossidato. Ora nel caso di zinco e zinco la la- stra mossa diviene ben tosto piu ossidata della ferma ; quindi la corrente deve andare da quella a questa. E nel caso del rame con un lic[uido acido la lastra mossa vien subito dal li- quido stesso maggiormente disossidata dclla fissa ; perci6 la corrente deve andare da questa a quella. Ma guai se un ta- le j)rincipio applicar vogliamo all' elemento voltaico perfetto! Tanto per ossidarsi dello zinco, quanto pel disossidarsi del rame dumentati dal moto , la corrente del moto dovra an- dare in sense contrario di ([iiel che va ; dovrebbe la corrente deir elemento calare col movimento, invece di crescere, co- me fa in realta. Contraddizione pure incontri a voler chia- rire , indipendentemente da ogni teoria, 1' origine della cor- rente del moto, per 1' elemento voltiano compito, se cerchi desumerla dalle correnti del moto per ciascuno dei metalli che quelle compongono. Quando muovesi il solo rame e agevole il riconoscere che, giusta la supposta origine, la corrente ^ello zinco supererebbe Ile cliiavi per quella spiegazione possa esse- re somministrata dalla seguente gelosa particolarita , da me scoperta nel rifare con piccolissimi variamenti le precedent! esperienzuccie tra zinco e rame. Movendoli ambidue nel li- quido, o movendn soltanto il rame, l' indico galvanoscopico, fin dal primissimo atto del muovere, procede nella scala in- nanzi dal punto segnatovi nella quiete dell' uno e dell' altro metallo : ci6 e in plena conformita delle cose gia esposte. Ma cio die se ne allontana e questo ( ed ecco 1' annunziata par- ticolariti) : che movendo lo zinco solo, I'indice medesimo fa sempre iin piccolo passo addietro, per lo piu fugace o mo- mentaneo , prima dello stabile salto mr?r7;/c/ : argomento cer- tissimo che in tal caso la corrente primissima del moto T. X. 22, 170 SlLVESTRO GnERAnDl cammina a ritroso doll' oidinaria corrcnte voltiana, va cioe, nel filo congiiintivo, dallo zinco al rame. II costanlc, suhitaneo invertiinciito della correiite, del quale trattasi , forse puo scorgerc a considcrazioni di qualclie impoitanza per le capi- tal! coiilioversie del preseiite tempo suUa teoria della pila. Finiro coU' accennai-e a due cose clie nel mio Cartolare trovo registrate accaiito alle piiinitive esperienze di questa specie , e clie potieLLeio prestar materia uou indegna di stu- dio iilteriore. 1°. lo stimo che non si possa per mente a simili esperien- ze senza clie occorra I'idea di iin importante rajiporto fra la macchiua elettrica ordiiiaria, e 1' elemento voltiano rf/oa/mco : COS! in quella, come in questo il moto e effettivaraente fon- te d' elettricita ; e I'attenenza fra i due casi ad un maturo esaine manifestasi forse piu siretta , di quel che possa creder- si a prima giunta. 2". II eel. Onofrio Davy proponendosi di preservare elet- tricamente dalla corrosione deU'acqua marina il rame che ri- veste li Lastimenti , ricavo la proporzione del metallo pre- servatore al preservando da saggi istituiti per mezzo di cop- pie voltiana ordinarie , cioe stntichc. Ma il rame de' hasti- menti, armato o difeso da un metallo piu elettro-positivo di esso, con qiiesta stessa armatnra forma una coppia voltia- na la quale e evidentemente dinamica , nou slatica. Que' sag- gi non potevano adunque sommiuistrare la giusta proporzio- ne del metallo preservatore al preservando. Penso adunque di non prendere errore se ritengo a questo eziandio luia qual- che colpa potersi ascrivere dell' aver fallito, neU'applicazione, quella famosa proposta del Davy messa alia prova in gran- de , la quale tornerebbe di tanto vantaggio se potesse sorti- i« a buon fine. J. JOSEPIII BIANCONI SPECIMINA ZOOLOGICA MOSAMBICANA =•••= FASCICULUS I. Sertiio habitus in ^cad. Sclent. Inst. Bonon. die quarta Ftbruarii atmi milksimi, octingenlesimi , quadragesimi septimi. Oi disscrentl mihi unquam accidit, ut in re maxime iu- cunda versarer, id unum potissimum arbitror continue, re , cum dicere instituam de muneribus , quae civis no- ster Eques Garolus Fornasinius ex orientali Africae ora ac speciatim ex Prasso seu Mosambica paullo ante ad nos mis.t. Pluribus ab hinc annis vir hie prorsus singularis illam reg.onem incolit, et turn pro eximio, quo Bononiam suam complectitur aniore, turn pro historiae naturalis stu- dio , quo nullo praeceptore usus vehementer exardescit eas ddigenter copioseque loci illius divitias passim requi- rit et colligit, quibus vel novitate vel raritate excellenti- bus Musaeum hoc nostrum augeat et illustret. In cuius opens societatem et CamiUus Sahna Comes, sodahs no- ster, qua monitis, qua precibus, qua gratiis, ut par est, actis, per epistolas venit: quippe qui janidiu inter se of- hciorum necessitudine devincti, contendere invicem vi- dentur, uter duorum de patria sua magis in dies me- reatur. Ac utinam Bononiensium ])lurimi, qui in diver- sis terns per orbem degunt, vel cum absentibus per htteras colloquuntur, Fornasini et Sahnae vestigiis inhae rerent ! Quae, quantaque rerum naturahum suppellex Lre- VI qu.dem tempore, et nio.Hco plane sumptu comparare- tur ! sed satis sit hominum modestissimorum laudes atti^^is- 8e,ut tantae virtutis exemplum in aliis quoque, si fi^eri possit, aemulat.onem pariat : et in rem nostram illico in- gressus, omitto Insecta recensere, quae dono accepit colle- ga hic mcus praeclaiissimus losephus Bertolonius in Lyceo tti J. JoSErill BlANCONI Magno Doctor Botanicae tradendae ; ipsemet enim de illis- verba fecit eniditissinie, et sapientiae laudem liberalitate cnnuilans, liuic Mnsaoo in partem addixit et destinavit, cujus ideo Gollectio Entomologica eo auctior et rarioi* ef- fecta est. Sed bene multa sunt caeterariim classium ani- malia Mosanibicana a nobis illustranda, quarum pleraque lectissinia quidcin, aut nulli uiKjiiam , qviod ego sciam, reperta et in luceni edita. Et quoniam hodie singula sub oculos ponere mibi integrum non est, eorumque omnium proprietates ad trutinam revocare, nunc de nonnuUis tan- tum disseram , reli([ua in posterum descripturus . Ac primum sermo sit De Conchjrliis Ex Mari seu canali (ut ajunt). Mosanibicana littora alluen^ te , species accepimus ([uae sequuntui' , Cypraea inillaris. Lk.. « Lynx. Linn, a arabica. Linn. (I helvola. Linn. u undata. Lk. «. anmilus. Linn... « vitellus. Linn. « erosa. Linn. « « caurica. ijuin. rii/a. Lk. carneola. Linn.. « tigrina. Lk. « (( M. tigris. Linn. onyx. Linn. Caput- serpentis. Linn. Isabella. Linn. C. u Doliiim moneta. Linn. arabica. Linn. var. reticulata, galea. Lk. «. pomutn. Lk.. SPECIMI^'A ZOOLOCICA 175 Harpa ventricosa. Lk. 2'erebra Lainarkii. Kien. « diniidiata. Lk. Turbo mannoratus. Linn, - opercula. Triton variegatum. Lk. Pterocera chiragra. Lk. • truncata. Lk. In qiiibus cunctis eximiam quamdam coloris venustatem, ac vim lepeiies \ insuper , quod spectat ad Tritonein varie- gatiim (long. poll. 17, lat. poll. 8), et Pteroceratn trun- catam , moles , qua poUcnt , digna est quae notetur. Te- rehra vero Lainarkii , lVei[uens in littoribus Mosamhicanis dicenda est, cum plnrinias ad nos Fornasinius miseiit. Harum specierum omnium exemplaria perfectissima in col- lectione , perquam copiosa , MoUuscorum Musaei nostri habemus. De Piscihus Duos tantumodo Pisces accepimns ; utrosque antem e gene- re Ostracionum. Quorum alter spectat ad speciem jam no- tam in maribus Indicis liabitantem, scilicet Ostracion cor- nutus. Linn. Alter autem ab eo omnino difFerre videtur, novamque, ni fallor, speciem constituere. Etenim magnum in ejus dorso acideuni retroversum , nee non corporis fi- gura et dimensioncs singularem omnino piscem , nee ha- ctenus investigatum ac descriptum evincunt. Quo circa mi- hi visum est , speciem novam statuere , quam libenter di- xerim donatoris nomine Ostracion J'ornasini. Hujus de- scriplioncni pracbui nostris in Annalibus Scientiarum Na- turalium ( Vol. V. Anno 1840.), quaeque tunc tradidi, paucis hie coni])reliendi possunt ; scilicet, « Ostracion , quern Fornasinii dixi, ad Ostraciones quadran- gulares spectat, quam proximus Ostracioni cornuto, Linn. ,• etenim et hie noster , baud secus ac ille , duas spinas an- te oculos tenet et duas ad anum. Facies ventralis omni- Jjus largior, et dorsalis angustior (Tab. I. jiiscium fig. l.J. 176 J. JoSEPHI BxANCONr Numenis item radiorum in pinnis idem est in utroque; nam 11. ad Pectorales, 10. ad Caudalem, 9. ad Dorsalem et ad Analem (V. Bloch. Part. 4- pag. 111.): diffcrunt vero inter se , quoniam in Fornasiniano aculcus fortis re- troversus in dorso paulo ante pinnam dorsalem sistit: in- super, quod ad proportionem, hie noster brevior et cras- sior Cornuto est; (pii Blocliio asserente (pag. 112) cau- dam habet , et ejus pinnam ({uammaxime longain , et cor- pus quidem praesefert valde longum relate ad perimetrum, ut indicat figura N. 133. Non me latet dorsalem aculeum elatissimum quidem et in Ostracione turrilo rejjeriri ; attamen praeterqiiamquod buic pisci capitis spinae verticales, et retrocurvae sunt, incre- dibile videtur tantam hunc subire jwsse mutationem , ut magna ejus dorsi gibbositas omnino ferme evanescat, ita ut recurvus aculeus in ipsa dorsi superficie infigatur. De- mum Osiracioni turrito duo anales spinae desunt, et contra quatuor sunt in utraque crista , seu canthu latero-ventrali. Descripserat Gi'onovius ( Zooph. n. 175. ) Ostracionem qui praeter characteres Ostracionis contuti , tres etiam fortes aculeos in dorso, et duos in unoquoque niargine inferior! tenebat. Cuvierius ( R. An. 2. pag. 375.) recte monet non- dum nobis plane constare uum sint , et quae sint diffe- rentiae inter sexus , quod ad spinas , et quod ad figuram corporis. Ergo non inficiari possinnus quin haec sint se- xus vel etiam aetatis ornamenta. Bloch reapse (pag. 112.) marem , vel simplicem varietatem Piscem a Gronovio de- scriptum putaverat. Et addit (pag. 111.) in Ostracione cornuto duobus in mai-ginibus superioribus aculeum me- dium parvulum aspici, tertiumque hos inter haberi. Ta- bula 113. quam ipse tradit, unum in utroque angulo, et duos medios in dorsali piano refert. In duobus denuun piscibus hujusmodi , qui exsiccati asservantur in hoc Mu- saeo naturalis Historiae, cui praesum, indicium tuberculi in facie dorsali, et alterum in mediis marginibus latero-dor- salibus invenio. Quae omnia adjiotanda putavi , quia ex iis in suspicionem adducimur reapse varium , et indetermina- tum esse numerum, atque evolutionem aculeorum, siv© tuberculorum in facie dorsali^ Specimina Zoolocica 177 HJsce igitur de causis non audeam omnino definlre , num pi- scis hie noster sit species ab aiiis distincta ; licet quiutuni , et altum aculeum in doi-so habeat , alioque chaiactere dif- fcrat, nempe fioiira breviori corporis. Qiiando haec ad no- vam speciem statucndam siifficerent, Ostracion Fornasinii a nobis appeliaretur, phrasibus hujusmodi : OSTRACION FORNASINII? Nobis. (Tab. 1. Piscium fig. 1.) ==■ Ostracion tetragonns , spinis qunluor horizontalihus , dua- bus in fronte , duabus ad anuin: aculeo verticali retrover- so in dorso. «= Ad nostrum Fornasinium litteras misi, eum rogans, ut in aquis Mosambicanis , in quibus ipse hos Ostraciones freqiientes esse dicit, rem penitius scrutetur, investigetque num se- xui et aetati, an speciei (ut ajunt) tribuendus sit aculeus ille dorsalis. De Reptillhus Phirima ad nos animalia hujus classis allata sunt, nempe Sau- rii, Ophidia, et Batrachia. Hie attingam nonnulla : impo- sterum caetera. Ordo. II. Saurii Chamaeleo dilepis. Leach. Aduhum , juniorem , et pullum misit ad nos Fomasinius . Adultus longus est circiter 28". lunior hand differt a prae- cedente si demas proceritatem et colorem caeruleum un- dique intensum ; gulam quoque, oculos summos, et nu- cham macula albida distinctos; adde linearem maculam secus axillas, et in lumbis. T. u 23. 178 J. loSEPHI BlANCONI Fullus vero , iindique ciuereus , caret linea denticulata dorsi - ■ac ventris ; qiiarum loco series est ex squamis majoribus ■, pioniinulis alhidis; quae duplex fit umbilici loco (*). Caput puUi crassius; cerviralis, et occipitalis regio turgida ac lata, vix adumbratas cristas exhibet, quae in adulto val- de prominent. In quibus notis aliquid conspicimus commu- ne cum animalibus classium superiorura cum primum in lucem prodcunt- Ordo III. Ophidia. Muneris Fornasinii nostri pars potissima ea est, quae Serpen- tes comprehendit. Quos inter species quaedam notae sunt , (*) In Saitrontm Umbiliciim Notatio. Diligcntcr perscrutalus nriimal reccns nalum , ex specie Camaeleo dilepis , animadverli serieni illam squaraularum granosarum, colorem candidissimum pracset'ercntium , veiitremque in longitudinem discur- renlium , bifariam dividi statim ac medium abdomen alligerit, paul- loque post in unam eandemque sericm ut dixi , rursus convcnire ; qua vcio divisio ilia inducitur, spatiolum quoddam pnlcfieii in mo - dum areolae nigricanlis , quae cicaU'iccm aul foramen imitatur, quae- que reipsa foramen constiluit umbilicale , baud penitus, propter pau- culam animantis aelatcm , obstructum . Cum tamcn areola bujusrao- di circumscribcretur squamis minime caducis , bine mibi posse con- jicere visum est, vestigium illud liialus umbilicalis baud primaetan- tum aetatis proprium esse, sed idem per universum vilae cursura perseverare . Lt re quidem vera vestigium bocce nedum in animanti tenerculo , sed et in adolescente , et in jam adullo maturoque depre- liendi . Ex quo licuit afTirmare inesse etiam Rej)tilibus notam illam, quae superioribus animanfibus, praecipue Mammiferis convenit, scili- cet vestigia funiculi umbilicalis eo usque perdurantia , dum ipsa ani- malia pcrdurant — Id scmel atque iterum notavi , confirmavique in Cbamaeleontibus quibuscumque ex specie Vulgaris, qui Musaeum lioc nostrum ornant, nee non in Cbamaeleontibus Subcroceis. Non item vestigia ilia patent liquido in Camaeleoiite l^errucoso ; et ratio est, quod squamae ventrales sunt pcrexiguae omnes et uuiformes; eaeque desiderantur J quae in longum digestac umbilicaleai areolam defmiunt: perspicuum lamen est squamulas granosas eo in loco , ubi umbili- cqs liabetur, in gjrum quoddam disponi , centrumque unum omnes Specimina Zoolocica 170 quae in CoUectioiie, caeteroqui ditissima, Musaei nostri desiderabantur. Hujusniodi sunt ^mphishaena punctata. Bell. et ex serpentibus veneniferis , sunt JSaja r/iombeata. Schleg. et f^ipera nrietans Sclileg. Haec cnloruni vivacltate spectabllis , singularis etiam est quadani praevalida carina squamis super addita , nee non caudae brevitate. A pud Caffros nomine Guebini-sc/iiagani , gaudet, et a Lusitanis Cobra-alcaiiza [Serpente tappeto) respicere -^ Haud latere poterat summos illos Herpetologos Dumeri- lium et Bibronium ( quippc qui diligcntissinn) liaec squaniarum ven- tralium Cliamaeleontis duplex series, eamque revera in medium af- Cerunt Chamacleontem Vulgarem describentes his verbis — Nonnun- quam accidit ut squamae hitjnsmodi conicaa bijariam dividantur sub abdomen — At de iiliis speciobus ne verbum quidem. Videntur itaque prinnmi banc rem miiiirue constantem existimasse , quod ex Chainacleontibus Musaei nostri minimc evincitur ; dcinde rem eandem haud consiJerasse utpote ab umbilico profcctam , cujus vestigia ad primam tantum aetalem perseverare ferme statuunt: qui nempe, ubi generatim du ciasse Ueptilium agunt , ita loquunlur (Tom. 1. pag. 222.) = Cicatrix abdomiiialis in rcptilibus jnnioribus umbilicum. indicat — Dulrochetius (Memoir. pour scrvir a I' Hist, anatom.et phys. des yegetaux etc.J aninium advertens primis vitae periodis Lacerlae viridis, notaverat uml)i]icum in ea longius distare ab auo, quam in Ser- pentibus; inio baud aliter in ea Lacerta esse j, quam, in maminiferis ; nimirum paullo hepale injerius — Umbilici indicia non solum (jbamae- leontes exliibent, dc quibus hactenus ; at alii quoque Saurii coUcclionem herpetologicam Musaei nostri ditantes ^ qui nonnulla satis peculiaria pracseferunt, non immerilo hie referenda — Tupinambis clegans. Baud. Venlrem contcnunt series transversae squaraarum quadratarum : ex qui- bus S(|uaniis viginli duae, rcli(juis non nihil grandiorcs , medio abdomi- ni insistunt, geminum in ordincm digestae ad instar ellipseos oblongae trium linearuni , riniamque intra se concludunt umbilicalem , admo- dum angustam — Iguana tuberculata. Laur. similis fere praecedentii 180 J. JOSEPHI BlANCONI (licitur. Vipera haec in regioiie Mosambicana , serpentium oniuiiun venenosissinia censetur. lunior haec, nee magna. Caeteris omnibus praestant Serpentes lumbriciformes ad ge- nus Typhlops Srhneiilerii spcctantes , et hodie in faniiliam nomine Scolccopliidii (Serpentes-lumbrici) adsciti a Dume- ril-Bibron in recenti Herpetologia. Ac primum inter hos nactus sum Typhlops Eschrichtii. Schleg. Speciem jam notam , ex ora Guineae. Post banc duae aliae species sequuntur nondum descriptae , quod ego sciam . Circa quas cum ipse non mibi satis acquiescerem , senten- tiam Htteris sciscitatus sum Henrici Schlegebi, Herpetologi hujus temporis praeclarissimi , qui humanissime mibi est quod nd squamarum dispositionem , quarum quatuordecim aut quin- dccim noiiniliil latioics insidcnl singulis ordiiiibus, qui biluriam dislin- cti arclaiu loiigauique rimam inter se cohibent. — Jriolis punctata. Daud. Ejus squninae umbiiicuni obeuntes , patulae magis sunt , di- t;estaeque ordinatius , quain in ventre reli(juo. — Againa aculeata. Merr. Animal aetalis mediae, cujus venter opeiilur squamulis per- e.\iguis in quincuncem : lias in regione umbilicali obCuii nuniero lan- lum viginli octo vul triginta , inter quas bifariam distinctas rinia claudilur linearis , duas circitcr lineas producta . — Platidactylus fascicularis JVagl. Ilaud secus ac praecedens , hie quoque ad areolam lanlum umbilici habet squamas in duos ordines divisas , quorum ordinuin singuli continent scjuamas decem aut duodecim , casque aliis laliores , suquc invicem exactius resjjicicnles , rimamque conclu- denles linearem , longam lineas ferme Ires — Op/iriocaa sitperci- liosa . Bote. Ejus venlris squamae universae lanccolatae sunt et ca- rinalae: scd circum umbilicum dilatantur , et ferme sine carina ([ua- dratae fiunt et planae , singulac digestae in duos ordines sijuama- lum sex aut septeni. — CrocoilUns vulgaris. L. — Jlligator schle- rops. Licet Musacum nostrum bujus speciei utriusque babeat ani- inalia aetatis et magniludinis cujusque, tamen ne in junioribus qui- dem vesligia umbilici vcl minima depreliendere potui . Tantum in duobus recens iiatis babentur (juaedam reliquiae extimac vasorum um- Lilicalium. In Crocoddo vtdgari inlegumenta ctiamnum valde aper- ta et divaricata sunt, nonnjbilquc tumescentes e.xbibent parielcs ab- dominis muscularcs , ex quibus mcdiis pars I'uniculi umbilicaiis SrEClMINA ZooLO<;ir.A 181 littcris respondens , utram(|uc novam esse speclem censuit. Quo circa iis describendis operam dabo. Dum vero species novas me statuere assero, profiteor me loqui juxta niorem eorum , qui rebus naturaliljus student : apud quos plerunique fortasse species animales aliter se habent, ac se habeant in Natura. Itaque non niihi quae- rendum hie propono quid valeat noinen , et quid sit Spe- cies in Natura. Fieri enim potest quarnplurimas species a Zoologis descriptas nil aliud esse quani meras, simpUcesque varictates. At duae, (}uae sequuntur, certe interspecies a Zoologis niaxime proLatas eiiumerari possunt. Fainilia sen divisio Scolecopliidioruin cum copiosior facta sit in dies , et Ibrmae ipsorum sint admodum variae , claris- simi Dumeril et Bibron in octo genera distribuendam cen- suere. Schlegelius vero in OT^eve swo, cmtituXus /Ibhildungeii pendet. Quae integumenla exeunt in lineam reclam, ob vcnlrem con- veximi non nihil cuivalani : in niarginibus vero extremis sciila qua- dra la , ( liaud secus ac in rclicjuo venue) in longuni disponunlur. Qui ruargincs qua inviceni admovenlur allabre in modum lineae rectae coalescunt, locunKjue umbilici eontegunt iiullo extrinsecus vestigio , eo quod ill is super insideant duo ordines medii scutorum quadrato- runi, a pectore disciirrenlium ad anum — Alligator schlerops ha— bet tegumenta item f'ernie aperla in longitudinemj luniculum umbilica- lem obeuntia : ac in alio yj/ligafore ejusdem speciei, ac ejusdeni pene slaturac, niarginum conjunclio videlur recenlissinia , adeo ut earn di- xeris nupcrrinie contigissc : ex quo colligitur in hujusniodi Sauriis um- bilici indicia cilissime cessare — Luccrta viridis L. LIna hujus spe- cie) laccrta (a summo rictu ad anum vix longiludinem pollicis Iran- sgrcdicnSj quippe quae ex ovo nuperrime I'orlasse eilita) reliquias funiculi umbilicalis in medio abdomine ostendit. Altera vero, quae praecedenlcm dimidio pollice excedit , abdomen universum obductum habet ordinibus scutorum quadr:itorum , nullamque exbibet suturam umbilicnlem. llaec quoque conlirmat quae paullo ante asseruimus, sci- licet mature admodum in hisce Replilibus conjunctionera fieri parietum inlegunienlorum abdominalium ; in adultis vero nullum superesse in- dicium umbilici. — In omnibus autem Sauriis Musaei nostri, haben- tibus in longum scuta ventralia quadrata , baud mihi unquam licuit deprebendere cicatricis umbilicalis indicia — Mihi cupido incessit ea , quae hucusque in ordine sauriorum notavi , cum Ophidiis com- paraiidi, in qiiibus niaturara aelatem asscquulis nullum omnino, quod 182 J. JoSEPHI BlANCONI neuer oder unvollstiindig hchannter Arnphibien , servan- dual esse putavit geims Typhlops ut ut speciebiis abun- dans, ill quo tameu sectiones, sive fasciculi pro diversita- te tormainm Institnereiitnr. Nos si Dunieril et Bibroii sccjui velintus, duas species, de qui- l)us hie serrao est, non ad idem genus pertinere pcrspectum fiot. Nam altera quae caput babet scutis obtectum , non- niliil deprcssum, scd anterius valde rotuudatuin, obtusum- que, et scutis praeocularibus praeditum, ad genus Opfital- midion Biur. spectat. Quam speciem nomine illius, ut par est, insignivi, a quo illam dono acceperam, et idcir- co appellavi Opiitalinidion Fornasinii . Altera autem capite quidem gaudet scutis cooperto , et val- de depresso, exeunte a |xirte antica in marginem tenuem ac ut ita dicam ad coedendum aptum, qui f'tn-me ex inte- gro a scuto rostrali subter reflexo constituitur ; quod scu- tum cum ungulae speciem habeat , bine nomen generi fe- cit, cui nostra haec species adnectitur, nompe Onychoce- plialus. BiBR. Hanc vero speciem clarissimo Scblegelio di- cavi, ideoque Typhlops liic appcUabitur Onychoccp/ialus- Schlegelii .. sciani , apparet vestigium umbilici — Itaque unum eslo exemplum Tropidonotas natrix , cujus generis duo animalia cum ab ovo e- duxisscm , conspexi vasa umbilicalia exeuntia ab rimula quinque li- neas longa ^ apiccmque posteriorem babcnte ad scutum vigesimum- quintum ante anum . In apice autem antcriori rimula ilia tcgebatur scululis venlralibus maximc lenuibus , liinc indc ad ventrem conti- nuatis. Ex quibus cum unum exlulissem et distraxissem , anulus te- cumentorum se se nudum obtulit, quae tegumenta erant et ipsa valdc tcnuia et translucida, et superslernebantur , fossulac umbilicaii parielibus muscularibus abdominis impressae — In alio vero animan- te hujus specie! rima vix excedcbat terminos funis umbilicalis , ejus- que reliquum jam coierat omnino_, operiebaturque scululis inlegris ad. ventrem ulrinque — In scrpentibus itaque integumenta suturam um- bilicalem penitus occuUant , eamque maturissimc de medio toUunt,, statim ac scilicet animal liberam vitam agit ; tolluntque ita , ut inj aniiuali adullo umbilicus nullimode conspiciendus veuiat. SfECnilNA ZoOLOCICA 183 TYPHLOPS FORNASINII. Nobis. (Tab. 6. fig. 1.) {^Ophtalmidion. Bihr.) « Corpora iuliformi j superne alhido. « f^entre , capite , et cauda JIavescenlibus. Scuto verlicali i mi not a . » Typhlops liic minimus, albidi et sublividi undique colons, qui suhtns corpus, et ad caudam nonnihil in flavum vergit, pracsertim vero ad caput, quod obtusissimum est, et la- timi,ct aliquantukim depressum. OcuU vix levi quadam in- tegumentorum protuberantia indicantur. Scutum verticale magmini , ovale , ant^rius apertum ; nares marginales , ni- grae. Corpus oylindricum , vix paulo crassius versus extre- mitatem anteriorem, nonnihil Julitm vulgarem refert; squamis mediocribus circumdatum , postice rotundatis , at- que in series 22 aut 24 longitudinales dispositis. Cauda brevissima, conica, nonnihil acuminata. Dimensiones. Longitudo tota .... poUices 2 lin. 4 « corporis . . « 2 « 2i « caudae. . . « — « 0|^ Diametrum ferme lin. 0|. TYPHLOPS SCHLEGELII. Nobis. (Tab. 6. fig. 2.) (^Onychocephalus. Bib.) « Cauda hrevisiima , apice aculeata, » scuto verlicali ovato, antice aperlissimo. Corpore superne " viridinigrescente , injerne Jlavescente , lateribus colore « dorsi maculatis. » Corpus hujus Typhlops cylindricum, antice quidquam depres- sum, ubi minus crassum quampostica parte, quaquaversum squamis obtegitur uniformibus, transverse rhomboidalibus , « -- lin. 4. (( - « 5 « - « 7 « - « 5 181 J. JoSEPHI BlANCONI parvis , et in -iO circiter series longitnclinales dispo sitis. Cauda brevissima , conica, in aculeiiin exiens acu- tuni. Caput aeque ac corpus crassum , depressum, cum anteriori niargiue, ad caedendum ut ita dicam apto et fer- me unguiculato ; map;no obtegitur scuto rostrali , postice rotundato, antice valde aperto, et quod subter reflecti- tur, iuibi valde latum. Scutum hoc rostrale bine et inde sub mentuni quinque alia scquuntur scuta : quae, et alia omnia siiitu cepbalica minimis tuberculis in series curvili- neas dispositis obducuntur — Colore subviridi et plumbeo aeque nigrescunt omnes superiores partes , cui aliquando interseritur color pallide flavus, qui omnes inferiores partes occupat. Latera duobus illis coloribus simul mixtis tinguntur. Dimensiones. Longitudo tota Pedes 1. poll. 7 « caudae .... « — Crassitudo in regione colli « - « in regione caudae « — Latitudo capitis inter oculos « — Aliquantisper hie noster ad Onychot. Lalnnclei. Bihr. acce- dit ; at in eo diftert quod in Lalandiano scutum rostrale longius , antice angustius est ; sub mento autem tria tan- tum scuta bine inde a rostraU babentur; demum Cauda, Bibron refcrente, per tertiam partem, latitudinem capitis excedit. Differt pariter ab Onycli. iniilLilineaio , et unili^ neato , propter ligurani rostralis scuti, et propter longitu* dinem caudae. Ordo IV. Batrachia^ Unam tantummodo speciem ad hunc ordinem pertinentem, hodie perpendendam subjicio ; quae ex Hjlaruin familiaest quemadmodum ostendunt explicationes illae carnosae, quae in modum cucurbitularum digitos extremos exornant. Dividitur a clar. Bibron familia haec in sexdecim Genera. Species, de qua dicturus sum, cum pedibus magna ex parte palmatis, caret dentibns in palato, et lingnam dilatatan> in postica habet parte, ubi iucisa est ad iiistar cordis. Ergo Specimina Zoolocica 18o in genus Euchneinis referenda est. Quatuor Species ad- hue notae , quibus genus componitur, onuies continentem Africam et insulas proximas incolunt. Species haec no- stra est Euchneinis viridi-flaviis Bihr. (Tab. 8. fig. 3. et 3. a.) perelegans, et colore maxime vario conspicua. Euchnemides, quas Bibron descripserat, qnacque allatae ex Abyssinia fuerant, colore viridi adniodvnii laeto ornabantur, qui color guttulis quibusdam flavis inspergebatur cum ca- put, dorsum, extremitates attingeret. Ex quatuor indivi- duis a Fornasinio ad nos missis, uni rcnitata nuper descri- ptio optime accommodatur , quae multis maculis flavescen- tibus colorem corporis viridem inter et nigrum (alcoolohe forte gratia) distinguit. Maculae hae binae et quandoque ternae in caput, et supra oculos conveniunt, ita ut macu- las praelongas efficiant. In alio vero dum rotundae in me- dio dorso distinctae manent, nonnullae laterales simul coe- unt, ut lineam flavam in lateribus depingant. Tertium au- tem praesefert lineas tres subalbas , quarum una media , laterales caeterae, caput tamen non attingentes, maculis notatum minime confusis. In quarto tandem nonnisi tres zo- nae albo flavescentes conspiciuntur, quae supra caput con- fluunt, in unumque coalescunt. In unaqiiaque autem, pe-^ duni color relicjui corporis colorem imitatur. Ex quibus observationibus liquido patet, Speciem banc, Eu- chneinis viridi -flavus , summopere variam esse, non tan- tum in diversis regionibus, sed etiam in uno eodemque loco. Et Fornasinius sapienter cquidem eas collegit, cum Hylas hujusniodi, licet paucas, omnes tamen invicera di- screpantes miserit. Civi itaque nostro ex animo gratula- bor, cum pro singulari suo, ut dixi,in Patriam amore, turn etiam pro ingenii sui praestantia singulari; quippe qui ne- dum studia haec , nullo docente sumopere diligit, verum acutissime et solertissime ea seligendo, quae nobis esse possint utilitati, auget eadem et amplifirat . De rebus aliis, quae Fornasinius nobis largitus est, quampri- mum , Deo bene juvante , disscram. T. I. Ik. 186 J. JoSEPHI BlANCONl EXPLICATIO TABULARUM Tab. 6. Fig. 1. Typhlops Fornasinii Nob. magnitudine naturali . « 1 . a. « « (( caput superne , auctum (( 1 . i. « « « caput subtus , id. « I.e. « t( « capitis latus , id. M \. d. « « c( Cauda , id. Fig. 2. Typhlops ScHLEGELU Nob. ma^««7Mf//«e naturali. « 2. a. « « (c caput superne , auctum. « 2. 6. « « (( caput subtus , id. « 2. c. « « « capitis latus , id. « 2. d. u « « Cauda , id. Tab. 8. Fig. 1. EuciiNEMis Fornasinii. Nob. Fig. 2. EucHNEMis Salinae. Nob. Fig. 3. Eucbnemis viridi-flavus. Bibr. « 3. a. « (( varietas Fig. 4. Dendrobates Inhambanensis. Nob. (( ^. a. « <( lingua . Mt'in. Tom.T, rj:o: C.Brltini ad n.il:rt in Inp.del: lit: Oaspari e C- Mem: Tom: I. cT^. ^"?. /. t-Z^^J", ^y^^^'i. a.-y^ rJ^,.?, C.Bplhiu aa unlet in lap: del: Lil Gaspari t C. ^■'5;:%/ J. JOSEPHI BIANCONI SPECIMINA ZOOLOGICA MOSAMBICANA FASCICULUS II. Sermo habitus in Acad. Scicnl. Insiit. Bonon. die decima sexta Martii , /tnni milUsimi oclingentesimi quadragesimi octavi. N, uper primis muneribus , alia per Fornasinlum accessere , aliaque quamprimum accedent. Namque ipse per literas datas Inhainhane Vll. Kal. Apr. a. 1847, me monet duas jam capsulas Ulyssiponem esse missas, ac alteram item in Europam tendere, plenam rebus ad Zoologiam pertinenti- bus. Quibus si addamus rara ac maximi facienda Insecta, quorum mentionem in superiori fascicule fecimus, per- spicuum fiet Musaeum nostrum jam prope abundare rebus naturalibus illius regionis tam dissitae , et ad hos usque dies vix sapientibus notae. Nos ut bujusmodi muneribus illustrandis insistamus , nonnul- la alia recensebimus Animalia, initium a Reptilibus fa- cientes. De Reptilibus, yipcra arictans. Schleg. De hac specie quaedam superiori anno tradidi ; cum indi- viduum eo tempore acceperim , parvi corporis et aetatis. QiTod bodie tenemus magnum sane et colorum venustate spectabile. Ejus longitudo par est centim. 75. In Sauriorum ordine Cuvicrius genus, quod dixit Hcmida- ctylurn, instituit, ac sequentibus cbaracteribus conclusit — = Ad digitorum basim discus quidam ovalis, cfuem con- « stituimt squamae in duplicem ordinem digestae et ut <( ajunt imbricatae [en chevron); ex medio boc disco exurgit 190 J. JoSErHI BlANCONI « secimda phalanx , satis subtilis tcrtiam regons plialan- « gem , una([no ungiiem. Spocujs onincs, quas novinius, « qiiinque pollent unguibus, liabeiitque poros nonnullos « iitriii(|ue ad aimin: s([uainae sub Cauda latae, squamasque « iniitaiilur scrpiMituin. => DunieriUus ct Bibronius iu Herpetologia, quae nunc typis edi- tur, et ipsi genus hoc servarunt, lios tamen characteres assignantos « Basis quatuor aiit quinque digitoriun unius- « cuiusque pedis , dilatatur in discuni, e cujus medio duae, « postremae exurgunt phalanges , admodum exiles. Disci « facies inferna operitiu" ft)liolis in moduni imbricis , ple- « rumque formam cordis praeseferentibus. Scuta magna po- « ne caudam , in longum disposrta -= Quindecim quas no- runt, species iidem dividunt bifariam; aliae continent Heimdactylos quorum pollex veluti truncatns caret parte exili extima; aliae comprehendunt IleirudacLylos digitos quinque habentes , ad. extremum tenues , nomine Dactylo- tcles. Hi porro iterum dividimtur pro digitis plus minusve per membranam invicem adnexis , aut omnino solutis ac liberis ; divisiofjue hos postremos sub se continens , Fissi- pedum dicitur. Ad Hemidactylos - Dactyloteles - Fissipe- des pei'tinet exiguum reptile ^ quod hie exliibeo, et cujus imaginem refert Tab. 4. fig. 1. Ejus longitude duodecim circiter aequat centiraetra; quorum sex haurit cauda, et 1", 3" ad caput spectant. Partes sum- mae sunt coloris carneo-subcineracei diluti , habentcjue transversim maculas nigras, nigrioresque anulos supra cau- dam indicant; partes vero infimae subfulvae. Doisum pe- des([ue teguntur s«iuamulis granuliformibus [)aivulis, unius magnitudinis , inter quas eminent quamplurima tidjercula conica exigua, digesta per longum in octo circiter ordi- nes, hinc inde. Tum haec tubercula, turn squamulae sul- culis quibusdam distinguuntur a summo ad imum. (V. Tab. 4. fig. 1*. a). Tubercula capitis granosa omnino: veU" tri supersternuntur squamae exagonae, cujus margo po- sticus liber, et denticulatus ; squamae ad gulam multo mi- nutiores. Sub apicem mcnti duo utrinque scuta, in mo- dum ferine trianguli concludunt inter se medium, labiale .. Si'EGlMIXA ZoOLOCICA 191 Trigiiita quatuor squamae quadiangulac cryptosae inter uimni et alterum genu super I'emora discurrunt. Pollex uniuscujusquc pedis quanibrevissimus est, atque sub- tus nonnisi quatuor, vel qninrfue liabet sffuamas dilatatas in torniain cordis: reliqui digiti squamas baud dissimiles, sed numero plures (sex) ferunt. Latera autem veutris plica- tura quaedam pellis, seu ruga distinguit. Cauda rotunda, atque a medio usque ad exitum sensim subtilior, semiaiui- lis spinarum sex redimita , et duobus pracdita tuberculis ad anum, solitisque squamis inferius patulis. Hisce cbaracteribus Heinidactylus noster proxinie accedit ad Hem. liJabuya J nonnibilcjue ad Hem. frenatitm. Quod ad priniam speciem , ucgotiuni faccssere videtur regio quam Bibron nullam aliam esse ait, nisi regionem Ameri- cae continenteni. Cuvierius tamen scril)it (Ree. Anim. T. 1.° pag. 5i.) Ileinydactylum reperiri ad Pondichery , et ad Bengalam , tantamcpie ejus esse cum H. Mabuya si- militudinem , ut eo delatum a navigatorilnis fcrme credat. Biliionius de llemyd. macidato Indiam incolente loquens, autumat liosce fortasse adliuc juvenes Cuvierium accepis- se pro Mabuya veteris coutinentis, a tuberculis dorsi de- ceptum, quae in Hem. maculalis nondinn adultis minus emineut, ideuque //. JMabuyae tnhevc\i\di imitantur . Sed ut buic opinion! fides adstruatur, opus est credas Cuvie- rium non attendisse maximum discrimen, quod interce- dit inter lias duas species, quarum squamae svibdigitales tum numero, turn forma longe invicem dilFerunt. ( V. Tab. 4. fig. 1. b. c.) At de Cuvierio quis hoc affirmet, qui eo scilicet cbaractere usus est ut genus constituat, quema- dmodnm su])ra ostendi ? Nisi fijrte velimus H£m. macula- lum habere squamas su])(ligitales numero et forma diver- sas in prima et in provecta aetate ; quod nee per se vide- tur verisimile, nee Bibronio ipsi arridet , qui banc diver- sitatem certe notasset. Igitur asseri posse censeo verbis in- nixus Cuvierii, etiam in veteri continenti haberi Hemi- daclyhim I\Jabiiyam. Quae sententia ut fiat firmior nunc accedit testimonium HC' midaclyli a Fornasinio missi.. 192 J. JOSEPIII Bl.VNCONI At hie Hemidactylus nonnuUas quoque notas praesefert, qui- bus //. frenaluni imitatnr, Africam incolentem \, quas no- tas Bihronins concludit his verbis; V. pollex brevis, 2°. phcatma sen ruga pelUs propter veritrein. Sed constat ne ccr to liis notis Hem. Mahtiyain carere ? Bi- bi'onius cum Mabuyam describit de iitraque nota silet omnino ; quod silentinin pro negatione haberi prorsus ne- quit, cum ligura a Spix ailata, (*) et exemplar America- num Musaei nostri pollicem satis brevem praeseferant , cumque demum suspicari possimus rugam banc forluitam esse , vel esse conditionem , aut existendi modum pro- prium animantis. Inter ReptiUa, quae in Musaeo nostro praetio nuper adsci- vi est Hem. frenatus ab insula Timor advectus. Hie cum Mosambicliiano comparatus in eo differt 1", quod paucula tubercula ei dorsum inspergunt, eademque valde depressa et granosa : 2" carent tuberculis tum caput ejus, turn pedes: 3°. ejus pollex est perbrevis: 4.°. meatus fe- morales habet trlginta duos, Mosambichianus vero trlginta quatuor 5". denique minus hispidus toto ferme corpore est> cum et ipsae spinae, in cauda minus rigeant et consistant. Ex quibus omnibus evinco reptile Mosambicbianum inter Hem. tnahuyas recensenduni, nee tamen a Frenalis disso- ciandum, medium, ut ita dicam, inter utrumque; adeo ut, novis accedentibus observationibus, possint tandem in u- nam eamdemque spcciem et Hem. mabuyam , et Hem. frenatum referri. Itaque inter Sauria mosambicana recen-- sendus est etiam Hemidactylus mabu/a. Guv. (Tab. 4. fig. 1.) Aliud Hem. Mabuyam Mosambicanum per casiim Musaeo nostro addidi, quippe quod ab alvo serpentis (Lycodon Hebe) eduxi, qui illud devoraverat. Mutilum quidem est,, sed tamen qua integrum existit nil discrepat a pi'aecedenti. (*) Lacertae Brasilieuses. Tab. 18. fig. 3. Specimina Zoo logic a 193 Ordo IV. Batrachia. Anno praeterito verba feci de Hyla ex genere Euchneini- dum eanique constitui inter Euchnemides viridi-flavas . Genus hoc nonnisi species africanas continet, nam quatuor quas novimus , incolunt Insulas Scchcllcs, Madagascar, Abyssiniatn et Caput Bonae Spaei. Nunc duas alias spe- cies, itemque Africanas adjicio, et describere aggredior. EUCHNEMIS FORNASINII. Nob. (Tab. 8. Fig. 1.) E. supra albida : fascia dorsali obscure rubra ab oculis ad anum usque. Fascia utrinque laterali diluliori ad crura producta. Sublus fiiliginosa. Cute undique tubercniis mi- nimis nigricantibus adspersa. Forma corporis nonnihil gracilis, et postice contractior : caput latum, depressura; oculi laterales magni et prominentes . Lingua cordato-rhomboidalis, retro incisa, et libera. Digiti ad basim per membranani conjuncti : pedes palmati per ^. In margine anteriori et medio maxillae inferioris cavitas parva quaedam, cui mediae exigua appingitur protuberan- tia. Sub articulos manuum et pedum tubcrcula nonnuUa. Quod attinet ad colorem , fascia fusco rubra ante oculos cae- pta , et supra dorsum continuata desinit ad anum. Altera huic similis , sed dilutior ab apice rictus nares supergre- ditur , et secus latcra ad externa usque femora discurrit , in eum colorem denique transiens qui multo pallidior par- tes inferiores operit. Alia item fascia, sed albo sub fulva apiccm ejusdem rictus tingit, supersternitur oculis, latera usque ad aiuim tenet , internaque crura : Supremarum par- tium cutis inspergitur quaquaversimi tuberculis exiguis, subnigris qua cutis albicans est, albicantibus qua subnigru. •r. 1. 25. 194 J. JoSEPHI BlANCOKl Mensurae. Longitudo tota 2". lO'"' « capitis 1". « extremitatum antcriorum 1". 5'" « « posteriorum 3". 10'" LatitiMlo capitis 0, 11"' EUCHNEMIS SALINAE. Nob. (Tab. 8. Fig. 2.) E. Corpore turgicio: supra undique obscure viricli ; sublus ex virescente brunescens. Gula et labia dilutiora. Lingua grandis et rordiformis, liiiguam Euclniemidos viridi- -Jlavi leferens. Corpus intlatum, in coUo et humeris pa- tuUuu. Oculi grandiuscuU nonnihil proniinentes. Caput ac- clive et breve. Digiti iideni ac in Specie de qua nuper. Colores. Partes omnes supernae, nee non crura, et pedes uno eodemqiie modo virent, sed virore baud nitido: partes in- fimae brunescentes , nonnulloque virore iUitae. Gula et labia dilutiora. Subtus pedes umbra quaedam rubescens. Mensurae. Longitudo tota 3". 2'" « capitis r . « extremitatum anteriorum 2". « « posteriorum 5". Latitudo capitis ad partem posticam oculorum 1". 2'"' Speciem banc comiti Camillo Salinae, bujus Academiae sodali dicatam volui , cum res plures Mosambicanas ad bistoriam naturae pertinentes a Fornasinioprimumacceptas buic Mu- saeo addixerit, et eidem quid valeant baec dona ostendc- rit, optime de nobis et de scientia universa meritus est. Inspicienti prima fronte aliud Reptile, de quo verba facturus sum, forte videri poterit Hyla, cum digiti ejus extremi disco quodam carnoso instruantur instar omnium Hylarum. Sed illius forma Bufonem refert. Hylas , et Bufones in boc discrqiaie Bibronius putat, quod borum maxillae superiores. Specimina Zoolocica 195 tiarent dentiljus. Et novissimc scripsit Gervais (*) cliscre- pantiam lianc inter Hylas et Bufones coiijici baud pos- se, nisi ratio liabeatur maxilhiruni, tjuaruni superior den- tes habet in HyHs, in Bufonibus vero denies desunt in utra<|ue =- . Tantuni itaqne a dentibus Hylas et Bufones secerniinus , qui in bis nulli sunt, iUis extant in maxilla superiori ; ex quo factum est ut Bufonibus amumieren- tur quaedam Batracbia , licet digitos extremos dilatatos exbibeant. Hac face praelucente, referendum est inter Batrachia bufo- niformia Bibronii , reptile de quo senno est, cum ejus maxilla superior dentibus omnino destituatur. Sed in liac familia duo solum genera Bibionius statuebat, quorum nota distiuctionis essent digiti extremi dilatati, scilicet genus Jlylaedactylus et genus Dendrobatcs . Reptile nojil rum baud primo gencri adscribendum est; nam 1". lingua illius uou est integra posterius : 2" lingua eadem libera est pleraque, dempto quodam sub posticam partem frenulo. 3". nidli ad palatum deutes : 4°. inter pedum di- gitos nulla membrana. Propius accedit ad gtmus alterum, nempe Dendrohatuin ; a quo tamen recedit ob linguam , quae posterius integra non est, sed biloba. Excepta bac nota, reliquae omnes nostrum reptile Dendrobatibus assignaut. Quaestio itaque in boc est, num scilicet tanti momenti haben- dus sit liic ambitus seu forma diversa linguae , ut novum et distinctum genus necessario inducat, aut potius discri- men tantummodo speciiicum censeri debeat. Si quid conji- cere licet ex Herpetologia Dumerilii et Bibronii, dicendum est formam peculiarem linguae characterem genericum semper esse, specificum vero, ni fallor, nunquam. Sed non ego improber, si cum necessitas non urgeat, aegre adducor ut nova instituam genera , quae propter multitudinem no- vas usque in scientiam inferunt diflicultates . Quapropter caeteris per me licebit reptile boc, genus novum, si placeat {*) Ditiionn. Universcl d" Ilisl. Nat. art. Crapaud. 196 J. JOSEPHI BlANCONI instituere; sed satius mihi erit illiid coUocare utpote qiiar- tam speciem inter Dendrobates, eamqiiideni optime distin- ctam , at commune aliquid habentem cum Dendrohate tin^ ctorio, si ejus omnes notas suminatim considcres, et prae- cipue colorcm. Quae notae sunt liujnsmodi. DENDROBATES INHAMBANENSIS. Nob. (Tab. 8. fig. 4. et 4. a.) D. Biifoniformis. Lingud discoidea , postice Hlobd, et liberd^ Digitis secHiido et quarto siibaequalibus : priino omnibus mi- niino. Digitorum anticorum discus rnagnitudinis ejusdetn nc tympanum , quod videtur ^ parum dare. Disci poslerio- rum pedum inulto angusliores. Cutis levis porifera ; dorso nigrescente J Jasciis lateralibus , aliaque coccigea , alhis. Corporis forma uni versa a Biifone non valde distat. Extremi- tates admodum breves; nam anticae si retrovertantur vix coxendicem attingunt; posticae vero attingunt angulum oris digito proceriori. Digitus secundus et tertius pedum, aequant, proportione babita, longitudinem digitorum ma- nuum ; omnes prorsus Hberi , cum tubercuUs sub articulos. Colores. Dorsum et extremitates luiiversim niijricantes : sed duae maculae albohiteae a lumbis secus latera in modum fii- sciolae decurrentes, super orbitas usque ad apicem rictus transvebuntur , ibique inter nares coalescunt. Coccygi alia macula superillita. Extremitatibus item maculae transver- sae ad ipsos digitos productae. Partes omnes infimae , fu- scae , guttulis subalbis aspersae. Hos colores mihi praetule- runt duo bujus speciaei reptilia, diu in alcohol asservata. Diniensiones. Longitudo tota 5". Latitude capitis 1". 5'". Denique sermon i meo finem imponam quatnor alias profe-> rendo Reptilium species minime ignotas. Quarum duo Ser^. pentes sunt scilicet Lycodoji Hebe. Daud. Specimixa Z0OI.OCICA 107 Psammosaurus moniliger. Schl. aliae duo sunt ex Sauriis , scilicet Jgama nculeata. (Tab. 4. fig. 2) Typhline Cuvierii. Viegm. (Tab. 4 fig. 3) . Cujus speciei varietas est in Mosambico, quae oinatur dua- bus Hneis per longitudinem totius corporis, punctis nigro violaceis compositis: quarum bnearum fragmenta in juniore quodam Typ/iline Cuvierii ad latera caudae superaddun- tur, et capitis, quod nigrescente maculatur. In posterum dicam de niuneribus aHis Fornasinianis ^ quae baud minoris ponderis futura esse, quam bucusque in me- dium allata, confido. 15>8 L JosEi'in BiANCONi EXPLICATIO TABULARUM Tab. 4. Fig. 1. HemiJacfylus mabuja. Cuv. u 1 . rt. « « Cutis tubercula. 11 1 . h. « u Digitum subtus. <■<■ I.e. llcmiJaclyli maculali, digitum subtus. Fig. 2. Agama aculcata , junior. Fig. 3. Typhlinc Cuvicrii. Wlegm. Mem: Tom: I. J. ^, >^^. / ./ /y.// Jy./f. % i C.BrHiin ,1.1 ii.il r( m I a i. .1.1 Cil , («.i5|^iun r f J. JOSEPHI BIANCONI SPECL^IINA ZOOLOGIGA MOSAMBICANA FASCICULUS III. Scrmo habitus in Acad. Scienl. Instil. Bonon. die octa^'O. Februarii anni millesimi octingentesimi quadrngesimi noni. N ovas Afiicae orientalis divitias jam tertio ad nos nuper- rime niisit civis ille noster, ac tantopere de patria meritus Eques Carolus Fornasinius. Quod spectat ad ea, quae Mu- saeo mihi custodiendiini dato vir clarissimns largitus est , indubitanter affirnio donuni hoc omnibus aliis longe prae- stantius ac cumulatius fuisse. Nam Fornasinius desideriis meis humanissime satisfaciens , quod per litteras novit, a- nimalia ex omni ferme ordine coUegit , ac niittenda cura- vit ; si([uidem parva Mammifera nonnuUa , Aves complu- res, Reptilia, Pisces, MoUusca, nee non plura Crustacea, Echinos , Asterias , et aliqua Polypiaria. Delectus magnum arguit judicium ; quae identidem in res adnotavit hand communem redolent solertiam , et Naturae scientiam ; lar- gitas vero in omnibus extitit singularis, quippe omnia quovis nomine gratuita. Adeo ut quamplurimae ipsi gra- tiae a nobis sint agendae , lausque majorum nostrorum tri- buenda, qui et patriam usque in oculis tnlerunt, et scien- tiarum incrementa totis viribus prosequuti sunt. Et re qui- dem vera , nedum Musaeuni nostrum hoc Fornasinii dono augeri dicendum est, sed ipsamet Zoologia. Testes sunt no- vae species Insectorum a collega nostro Bertolonio nuper detectae, et testes quae ipse acutissime animadvertit inter Lepidopteres Africanos et nostrates; quae omnia Zoologiae lines eo magis amplificant. Species item novas ego etiam prolaturus verba facere aggredior ; quas species et aliae e- quidem quamprimae consequentur , cum quod Fornasinia- ni muneris est reliquuni studio , et observatione penitus T. I. 26. 202 J. JOSEPUI BlANCONI novero ; et nosse quam citisslme quidem curabo , ut forte adhuc ignota , statim in Inceni prodoant , nee debitus do- iiatori honos longius, (|nani par est, difi'eratur. Itaque ser- nio liic noster de nonnuUis Avibus, Reptilibus, et Goneliy- liis breviter aget. De A^'lhus Si novi orbls laus maxime fuit vennstissimi Colihri , hand or- bis vetus certe mituis gloriabitnr, (jui Cynnires sues jacta- re merito potest. Hujus generis est avicula perelegans de qua prime loco dicani . Nonien Cinnyris lingna Madaga- scariensi, interprete Comrnersonio , slgnificat Alangia ziic- c/iero, Batavi vocant Btom-suyger, succ/iia fiori ; Lusi- tani auteni Chiipa Jlores quod idem sonat . Nomen hu- jusmodi inditum est avibus his, quia ad instar Nectarhi- iiiarum et Trochilium in America, hae nectare florum ve- sci solent , ilhid praelongo rostro sugentes , Hnguaque a- dmodum eductih tubuUformi, et secta ad apicem in fila- menta. Hoc modo videtur natura aviculas omnino pnlchras et amabiles sibi creandas proposuisse , quae in Cinnyre venustati, formae , et colorum vivacitati, conjunxit exqui- sitissimum vitae cultum et innocentiam. Nil in iis nisi le- pidum : et si a veritate baud absonvxm est quod nonnulli tradunt, illas nempe Lusciniam nostram cantu aemulari , mirandas omnino aves, et rarissimas esse quisque judicabit. Cynnires omnes veteris continentis , et Archipelagi Asiatici incolae, eminent splendore quodam metallico, et rutilanti gemmarum luce, quibus pleraeque hujus generis aves de- corantur. Vivaces alacresque, nil ferme timidae , densas in- colunt sylvas aec[uinoctIales , et a quampluribus Africae floribus succos expritaunt. Cinnyris discolor? Viell. Fornasinius mittens Cynnires curavit ut inter eas juvenes nonnuUae cssent, nonnullae leminae, quae maxime a Specimina Zoolocica 203 marihus adultis difFerunt. Mas magnificas plumas, non sihj iiiduit nisi niaturus nuptiis; (jiiam maturitatem assecutns ^ extremum caput depingit virore smaragdiiio splendidissimol gulainque coloris herbei quodammodo iiiaurat, ei utrinqim latam superlinens fasciam colorem extremi capitis imitan- tem, quae sub oculos usque discurrit, alia fasciola violacea eamdcm gulam ad radices circumeunte . Collum et pectus reliqnuin sunt purpurco coccinea, circulis pluribus violaceis vivacissimis conspersa , phis minusve pro refractione hicis micantibus. Sunnnum angulum alarum macula nitidissimi liujus coloris vestit. Collum autem supcrius et dorsum nunc pauMum villosuni (vulg. veltulo) nigricantem exprimunt, nunc fusco purpurea apparent. Venter niger, violarum lu- mine hue illuc subobscure clarescit. Lumina aenea distin- guunt alas et caudam atra . Rostrum pedesque nigri. To- mia minutissime serrata. Feminae color niger et dilutus , et inspersus maculis albis mi- nime nitidis. Mas primaevus, antequam ponnas novet, feminam (ut For- nasinius notavit) quod ad partem superiorem refert, ubi color universus , neque dempta cervice niger item , sed di- lutus existit. Gutturis plumae herbam imitantur nonnullae: pennae plurimae tum rubeae turn violaceae ornant collum, et primum pectus; reliquum vero sensim rubescens nigre- scit una et albescit; subtus venter, passim in atrum transit. Haec descriptio ciun iis comparata, quas de multis speciebus Cinvyrum habemus, convenit ad amussim cimi Cinnyre discolore Vieill. ( Cerlia senegalensis , Gm. Soui-manga d poi trine rouge, Gallorum); itemque comparantes schema, ab Audeberto, et Vieillot exhibitum ( Oiseaux dores pi. 8.) cum avibus hisce nostris adco et forma corporis, et natura et distributione colorum similia invenimus, ut unius eius- denique speciei esse judicemus . Quod unum nos moratur est macula ilia pulcherrima coloris violacei nitidissimi ad summum angulum alarum, quam nee a Gmelino, nee a Vieil- lot, nee a Lesson in medium allatam video. Licet haec alarum pars sub plumas imi colli abscond! soleat, mihi tamen per- s-uadere nequeo, celebres illos Ornithologos rem hujusmodjk 20 i J. JOSEPHI BlANCONI latuisse. At item vix ere Jam characterem liunc liaberi posse in alia Cinnyris specie , quae alioqui Cinnyretn di- scolorcin quaquaversum exprimat. Opnclhus africanus. Vieill. ( Cuculus persa Linn. gen. Corithaix Illig.) Gaudet crista pereleganti , ex pennis subtilibus et raris, co- loris herbei , et apice albo , qiias rrigit dcmittitque pro li- bito. Linea alba superducitur orbitae, aUaque latlor sub- ter ducta retrorsuin ad cervicem vergit. Ante et post oculos niininiaruni pUnnaruni macula nigrescit . Caput , collum, pectus, et epigastrum colorem a pratis mutuantur. Alae et cauda desuper fusee virescunt : pennae remiges sanguine rubentes, ad extremum atrae sunt. Unum de liac avi notandum venit, Ornithologos quamdam partem nudam innuere ante et pone oculos; quae pars in Avi hac nostra ferme tota operitur plumis, quas dixi, mi- nimis et nigris. Imo apparet plumas ejusmodi nuUibi un- quam defuisse , ideoqne forte cecidisse , vel quod exiguae sint et fragiles, vel quod aetate succrescente fiant cadu- cae, nudam relinquentes partem ab Ornitbologis indicatam. Ruppelius in Fauna abyssinica affert scliema alterius speciei Corytliaix leucolis luiic nostrae simillimae quod ad for- niam et colores praecipuos; at ab Opa, africano discrepan- tis ob colorem crystae, quae fusee virescit, nee albescit ad extrema; nee non ob lineam inferiorem candidam ab auribus ad gulam retrorsum vergentem , obque abdomen dilutius aliquanto. Quas diversitates quis forte autumare posset ex diversitate coeli aut regionis tantummodo manare. De Reptilibiis Ordo II. Sauria. Quamvis pedibus carens omnino , formisque praeditum plane coluln-inis; tamen Reptile de (pio dicere instituo, Saurium SrEClMINA ZOOLOCICA 205 est ex genere yfcontias , Cuvierii . Una tantum species, quod sciani, adliiic innotescebat , Jcontias meleagris , Africae australis iucola, ac praecipuc Capitis bonae Spaei. Proportio et niensura corporis, capitis forma, squamarum series in longum digestarum, atque color, adeo reptile no- strum ab /Jconlia meleagride secernunt, ut ipsam ab colo- re ejus plumbeo ^contintn pluinheain nominem. ACONTIAS PLUMBEA. Nobis. (Tab. 5. fig. 1. etfig. 2.) A. Capile postice latissimo, depresso , ante ocnlos ad apiceni attemialo. Corpore uiidique crosso , brevi , depresso, Cauda conica , brevi , apice iruncata. Squatnarmn series IS in trunco , Color , inento cxceplo , undique phimbeus. In capite potissima est nota distinctionis. Ipsuni breve est de- pressum, valde ad basim patulum, ab oculis ad finem u- sque contractius. Scutum contegens apicem rictus porrigi- tur sub eosdem ocnlos, et labia superne attingit, at in re- gione Irontali niulto minus procinrit; duos item praesefert sulcos valde conspicuos, quorum singuli a singulis naribus incipientes , recedunt. Mentum quoque vmiversum magno includitur scuto, quod operit etiam labia usque sub oculis protenso. Reliqua tamen sunt scuta labialia superna de- cern , et inferna sex. Unius ubique formae corporis squa- mae, scilicet exagonae, duplo forme largiores quam longae, in decem et octo ordines in longum dispositae , nonniliil- que obliquae relate ad axem vit ajunt, animantis. Scutum praeanale magnum, obtusum, triangulare, indivisum. Cor- ])us crassum , depressum , idem ubique, ab ipso capite baud distinctum. Cauda item brevis et crassa, ac veluti mutila. Plumbeus idem color ubique , si demas scutum mentale , et margines labiales summos, qui sublutei apparent. Mensurae. Longitude tota PoUices 1 7. 9 « coi-poris et Capitis . . « 1.5. - « caudae « 2. D « !>. J « 1. — « 1. 1 « » 206 J. JosEPin BiAKCOKJ « capitis Latitude capitis ad basitn .... « colli , et truiici . . . « caudae ad basiin . . . Quas mensuras ex maximo reptile sumpsi, ex iis quae For- nasiuius niisit. Alia reptilia minora , uiuimrpie ex his pri- mae aetatis, uulliini satis attt^iultMidiiin discrin'ion cxliibent quod ad formam et colores : series squamarum unicuique decern et octo ; idque dignum notatione censeo , ut appa- reat numeruni hunc pro aetate non mutari, ac propterea Acontiam Pliimbeam optiine distingiij ab ^cont. melea- gride quae quatuordecim tantum squamarum series obti- net. Raptim item auimadvertam Dumeril et Bibron in sua Herpetologia (qua sinonymiam exhibet Jcont. inc/engri- dis) unum idemque banc facere cum Jngiie mcleagri- de Lin. et Schn. et cum Eryce mclcagride Daud. in qui- bus reptilibus inducuntur scuta abdominalia, et subcau- dalia, quae cum genera Jcontias minime conveniunt. Ordo in. Ophidia.. Serpentum familia confertissima, tantam obfert similltudinem- formarum , ut salebrosum valde sit eos in genera secerne- re , ac postquam secreveris^ fines cujusdam generis ad un- guem indigitare. Zoologis visum est inter Ophidia fami- lias instituere diversas , quarum nonnullas per certos cha- racteres seposuerunt, ut ex. gr. Viperas , Trigonocep/ialos, Crotalos etc. nee non illas quas vocant Tortrices , Cala- marias etc. At si de frequentissimo genere Coluber sermo sit , et de generibus aliis quae illi proxime accedunt , cor- porum formae sensim sensimque gradum faciunt, vel ab uno ad aliud genus occulte transeunt quodammodo, ita ut vix alterum ab altero separari nequeat. Waglerus et Mer~ remius , aliique permulti , permulta genera condiderunt , habentes ceu notas distinctionis tres duosve characte- res superficiales , qui cum minime utplurimum neces-^ sariam relationem teneant cum organizatione horiuni SrECIMINA ZoOLOGICA 207 Anlmalium, plerumque accidit Cliaracteres esse inconstan- tes, et disjungi quandoque animalia organis suis affinia, aut quarido(iiie eterogenea simul invicein connecti. Turn GeiuMa , turn Classificationes quae ex hac methodo pro- fliiunt, artificiales oinniiio sunt, nullatenus naturae inni- xae , ordinemque ilium natuialem perturbant , qui saepis- sinie apparet, casque facilliine evertunt nova ilia detecta , quibus in dies patrinionium Zoologiae ditatur. Alii contra (quorum princeps Scblegclius) cliaracteres omnes cunuilatim sumptos pro norma babuerunt, ac inter bos pri- mum locum tribuerunt pbysiognomiae , judicio scilicet hausto tum ex acervo , et complexu Ibrmarum onuiium pe- culiarium, tum a vivendi ratione singulorum animantium propria . Quae observatio vitae in observationem formae milii tandem recidere videtur, cum animal quodque mem- bris ad certam vitam aptis a natura instruatur, ideoque illorum membiorum structura ideam necessario illius ani- mantis excitat, idoneumque ostendit actlbus iis singula- ribus Auigendis , ad quos creatus existit . Haec methodus ut cuique patet propius Animantium naturam respicit, ea- rum ferme essentiam , si fieri possit, attingit, similiores inter se conjungit, recentesque zoologicae inventiones sen- sim suppeditant quae desunt, seriesque tandem efficiunt meliores. Tamen ut jam antea dixi, formas illas non raro ipsa natura confundit , ob vivendi aninialium modum, in cunctis non omnino diversum : sintexemplo Opbidia ex genere Coluber Lin. qui plerumque terram incolunt : ideo ventrem habent latum, et comprcssuni, corpus nonniliil crassum, baud val- de longum, caudamque baud itidem longam. Alia contra Opbidia degunt ferme in arboribus, ac propterea ventrem gerunt scutis in angubun flexis, ut superficie angustiori truncis pervadendis sint potis ; et sic dicito de corpore et Cauda , quae procerrinia sunt et maxime subtilia. Quis ser- pentes hos ab aliis non facillime discernat? Sed medios inter utrosque invenies illos Serpentes , qui terram aeque ac arbusta babitant, quique idcirco sunt corporis nee tani Lrevis et crassi ut primi, nee tam longi et exilis ut secundi 208 J. JOSEPHI BlANCONt etc. Quod cum accidit formae affines adeo miscentnr, nt arduuin jiit certislimitibus et faniilias v.t Genera concludere. In hac scilicet (lilHcnltate vcrsatus sum, conatns asseqni spe- ciem hnjus Opiiidii, cujus schema exhil)et Tal). 7. fig. 2. Prima tVonte exilitas corporis, ipsitpie analoga proceritas illico suadent serpentem esse arlioreum : at consideration c habita capitis perhrcvis et crassi , quod collo additur subti~ lissimo, continue credas ex genere Dipsarum esse. Vernm res baud ita se bal)et certe , quamvis buic generi baec forma capitis maxime conveniat: nam scuta cej^halica , quae in gen. Dipsns ob caput contractum, curta admodum et patiila sunt, in nostro earn saltem longitudinem prae- seferunt, quam Coluhres plerique ; ex quo fit ut luijus caput scutis iUis prorsus tegatur: contra quam in Dipsis conlingere soleat, quarum pars capitis postica squamis cooperitur ferme imiversa. Serpenti huic caput contrahi- tur ex alia caussa, quaecum([ne demum ilia sit, diversa equidem ab ea quae Dipsarum propria et naturaUs est. Accedit etiam Dipsarum caput acclive esse ab occipite ad a- picem rictus. Contra, caput Serpentis nostri ab occipite ex- surgit aliquantulum ad lineam, supra orbitani, indeque ver- sus apicem praeceps decrescit. Quod discrimen infcrunt oculi , in Dipsis exigui , in nostro autem serpente magni. Ex quo praeter hunc peculiarem capitis flexnm , fit etiam lit animantis adspectus sive pbysiognomia sit apertior et dulcior, quam pbysiognomia Dipsarum, torva satis et fisrox.. At discrimen praecipuum constituitur ex sqnamarum corpo- ris fiirma, quae in Dipsis generatim instar rbomlioidis sunt, et lanceolatacj in nostro autem lineares, eoque singulari modo digestae quern in generibus Dryopliis , Dendrophis, Herpetodryas reperimus; in quibus nempe squamae super- sternuntur cuti adeo distentae, ut cum ipsa contrabitur, squamae aliae aliis superimponantur, nibilque praeter mar- gines intinios , ex seriebus intermediis , conspicuum relin-- (juant. Itaque cum praetermittere nullo modo potuissem similitudi- nem hujus serpentis, cum iis e genere Dipsarum, spcciem lianc nostram Pseudo-Dipsas appellavi: sed cum ipsa baud: SPECIMINA ZoOLOCICA 209 prorsus conveniret cum hoc genere, ([uaestionem institui , cuinam ex trihus geiieribus paulo ante dictis verius ad- scriberem. Statiin cogiiovi liauJ pcrtinerc ad genus Driop/ns, cjuibus ca- put praelongum et acutum , et scutum lostiale valde poi- rcctum. R«'li(|ua ergo erant genera Ilerpelodryas et Dendrophis. At nova liic diflicultas sese exhibet, nam utriusque characte- ribus diligenter perpensis , vix alicpiid satis utrique pro- prium superesse censeo. Et re vera ipse Schlegelius, cum in eo est ut colbgat notas genus Dendrophis secernentes, certos propriosque assignat perpaucos. lliijus generis spe- cies postrema est Dendrop/iis colubriua , quam ipse ait (p. 238. Essai sur la Pliysionomie des Serpens. Haye 1837.) Ce Dendrophis s' eloigne sous beaucoiip de rapports des aiilres especes da genre: . . sa manicre de vivre cependant, I' organisation de ses ecailles , la queue ton- gue, et plusieurs aulres cnractcres suj/isent pour lui assi- gner une place dans le genre Dendrophis •= . Gervais itaque consului, si qua mihi clarior hix oboriretur j qui Gervais in Dictionario UniversaU Historiae Naturalis Lu- tetiae Parisiorum jam in parte edito, exhibet (*) summa- tim Schk'gehi sententiam. At ampUus nil ; nilque enuclea- tius haurire potui . Tamen Serpens noster mihi visus est ah Ilerpetodryis exclu- dendus , cum nil connnune cum Coluhrihus habeat , quo- rum forma in IJerpetodiyis elucet, ex. gr. quaedam cras- situde corporis et caudae, collum aliquid depressum, nee satis a capite distinctum, series squamarum dorsi perpau- cae, eaedemque lineares. Sed in Genere Dendrophis notas longe opportuniores inveni : 1.° figuram scutorum cephalicorum in longum productam : 2." corporis subtilitatem et proceritatem , ideoque agilem valde formam. 3." Scuta ventralia centum et octoginta : 4.° squamas dorsales longas, lineares, perpaucas alteram (*) Voce Couleuvre. T. I. 27. 210 J. JOSEPHI BlANCONI alter! ob cutis contractionem suppositas : 5.° caput a col- lo optime distinctum, exile admodum et compressum : 6." OciUos piaejirandes , declivitatcm capitis ad instar Den- drophioruin iiidiicentes. 7.° Scutelluin nimm praeoculare, tria postorbitalia, uniun frenale: 8.° apicem rictus muti- hun , et scutum rostrale latum ct humile : 9." uares late- rales prope apicem rictus: 10.° pliysionomia mitis. Negotiuiu tameu usque facessebat capitis forma, quae in ser- pentibus generis Dendropliis productior est, uou lata, neque crassa; louge autem diversius se babebat caput ser- pentis nostri. Sed de hacre illud primum considerandum est inter species notas Dendrop/iioriun nonnuUas esse , qua- rum caput aliquanto coutractius est. Delude animadvcr- tendum Caput plus minusve contractum inveuiri etiam in serpentibus speciei ejusdem; formam productam scutoruiu arguere similitudiuem quamdam cum speciebus praeditis capite longiori ; et notas tandem omnes simul sumptas ser- pentem nostrum inter Dendropltios collocare . Ex quibus omnibus facile arguendum puto , capitis brevitatem ex iis esse formis extraneis , quae quandoque in genus intrudun- tur alioqui omogeneum et uniforme : ideoque notam esse in praesentiarum minime attoudendam , idque eo magis , quod caput hujusmodi nuUam in organism© peculiarem modificationem inducit. Itaque Serpentera, de quo locjui- mur , dixi DENDROPHIS PSEUDO-DIPSAS. Nobis- (Tab. 7. fig. 2.) = D. Capite hrevissimo ; supra ex viridi fuscns , suhtus ex Jlavido nebulosits , gidd , et lateribus subocularthns albi- dis , caeteris capitis pnrlibus brunescentibus -- Scutis ventrnlibtis 187 subcauda/ibits- 100.? squainanun linca- riiiin dorsi series 1 4. et duo hinc inde ad latera squaina- rnm rhomboidaliuin. >= Scuta capitis baud secus quam in aliis Dendrophiis : tria Sl'ECIMINA ZoOLOCICA 211 «cutella postorLitalia . Piipilla ferme orbicularis, vix de- pressa, iioiniihil transversa. Iris lutea . Labialia scuta se- ptcin : sul) oculare (juadratum . Latcra rictus angulata, idcoque ocuii et nares ornniiio laterales. Color f'uscus et ferme ater suniina corporis vestit. Gula suh- alhida, venter subobscurus, passimque minutim nigrone- bulosus. Puncta cxigua luiiata circumeunt in ordinem mar- lines scutorum vontralium, gcneratini alterne. Caput et latera usque ad imos oculos fusco-clara, ibique limite con- spicuo gula incipit albescere. Alter Serpens, quem descripturus sum est ex genere JVaja , et apud Caffios venit nomine Fula-Fula. Cum speciem banc nemo adhuc descripserit , quod ego sciam, earn ap- pellabo NAIA FULA-FULA. Nobis. (Tab. 7. fig. 1.) ■= iV. Capitc hrevissimo tiirgido_, sciito rostrali latissimo , superne. rolundato , luteribus liheris , squainis rhomhofie- dris , antlce levibus , puslice cariiiato-tiihcrculaiis. Cauda hrevissiina inucronata , conica: maculis transversis in dor- so nigris. =• Ex ordine Opliidiorum fortasse univcrso distinguitur hie ser- pens a forma scuti nasalis plane singular! , quod maxime dilatatuni se semovet a lateribus verticalibus, nullo modo illis adhaerens : superne rotundum. E regione autem cavi- tatis satis magnae , quae in iniera ejus parte patescit , est pars productior ac semicircularis scuti median! labialis. Corpus , nonnihil crassum anterius , non excepto capite vix a corpore secernendo , conicum die! potest, cum gra- datim subtilius ad caudam usque fiat , quae mox item su- btilior evadit , pariter conica , perbrevis , acuta. Caput maxime curtum et obtusum , et satis inflatum. In parte taiitum antica verticis operitvu- scutis brevibus et patulis. Horum unum praeoculare ; tria postorbitalia exigua identical 212 J. JOSEPHI BlANCONI post temporale latum et ingens ; sex labialia superna , lUio inferiora grandia ; (piatiior tenuia posterius. Sifuamae corporis jxirvulae, in vigiiiti tres ordines longitudiuales di- gestae , laeves onuiino sunt supra corpus anticum ; sed re- trocedentes laevi carina ornantnr, quae prope caiidam et supra caudam ipsam fit quasi tuberculiformis. Scuta ven- tralia sunt longa et contracta, nuniero 115. Scutum prae- anale , iudivisum ungulirorme. Subcaudalia scuta 38. du- plicata . Praesefert snperius colorem cincreum nonnilul albicantcm, quem colorem inspergunt maculae circiter viginti quinque ad dorsum , novem vero ad caudam. Maculae duae col- lum inficientes, excedunt reliquas magnitudine . Latera ipsa parvas nigrasque maculas induunt, itenique venter subalbus maculas geminas subfuscas anterius gerit. Ater tractus permeat oculos , labiaque attingit. Monet Fornasinius serpentem bunc in Mosambico esse rarum, ac venenosum apprime. Reapse dentes venenosi satis pro- ducti apparent ; vagina de more Inclusi membranacea. Ex ojusdem Fornasinii verbis, coUigi etiam videtur hoc Reptile de junioribus esse . Comparandi modus suppetit imllus, cum ob raritatem Serpens hujusmodi unus nobis, missus sit. De Conclvyliis lis concliyliis quae in superioribus fasciculis enumeravi, haec addenda sunt. Bulla ampulla. Linn. Natica mammilla. Lk. « melanostoma. Lk.. Mitra episcopalis. Lk. n cardinalis. Lk. Tcrchra maculata. Lk. « n junior. " muscaria. Lk. « duplicata. Lk.. Specimina Zoologica 2 1 a Tcrchra crenulata. Lk. Duliuin poinum. Lk. « « vaiietas minor. Murex injiatus. Lk. « « junior. Buccinuin arcularia Linn. var. Cerithiiiin procernm. Lk. Triton pilcare. Lk. « lampas. Lk. Pyrida ciirina. Lk. Slrombus gihhcruhis. Lin. « oum Dianae Lin. decolor. Pterocera c/iiragra. Lk. junior. De hisce omnibus Conchyliis niilii notanda veniunt ea quae so>]nuutnv. Terebra iiuuiilata. Inter plurima hujusmodi conchylia a For- nasinio accepta miror aliqua inveniri, quorum volutae po- streniae satis tumidae sunt, dum alia habent easdem an- gnstiores. Hoc ex eo factum judico, quod haec animantia sint Dioica ; alias enim compertum jam est marem a foemina discrepare hac majori vel minori testae ampli- tudine . (cf. Deshayes. Enc. meth. voce Harpa ventrico- sa , etc. Dvlium poiniiin. Conchylia adulta hujus speciei habent ge- neratim poUices 2 : 4. suntque hujusmodi duo exemplaria Fornasiniana. Sod una cum istis exemplaribus duo alia ac- cepimus dimidio tennc minora, nempe pollicum 1: 3. Cae- terum haec , majora ilia ad unguem imitantur ; quodque praecipuum est callum, extremaeque orae plicaturani in hisce etiam Conchyliis tani parvis plane perfectas re- pcrimus . Quod indicium esto ea postremum jam magni- tudinis stadium attigisse, et adulta esse. Tria namque in- crenuMiti sunt genera in testis Conchyliorum unica valva praeditorum. 1". indefinitum, scilicet quando oris margo luuiquam plicatur, sive extrorsum inflcctitur, adeo ut ulti- ma voluta semper produci, angerique possit. 2". indefi- nitum item, sed non exclusa marginis plicatura, ct dilata- tione quemadmodum in Muricibns accidit, in quibus 214 J, JoSKPUI BlANCONI angmentationes annuae vetus os post se relinquunt, nee non digitationes costas cristasque indueentes : uiide quainplu- rinia ox Conohylii!; ornantnr. 3°. incrcmentum finituin, eoriim CoiKliylionun propriiiiu , ([iiao crescuiit sine ulla labri reflexione , sed cnm adoleverint crassescunt , et in- flectnntm- ad marglnem, nee ultra anipllus anqdificantur. Exemplo sint Helices plnriniae , Cypraeae , et ipsuni Do- liiini poinnm: quorum duo exemplaria jam dicta tarn dif- ferunt magnitudine, quamvis eodem loco nata, ac ideo quaestionem perpendendam exhibent, hand indignam quae ah ali([uo solvatur. Triton pilcnre. Pilosum undlque, pilisque cirrhiformibns. Sin- gulare autem est ex eo, quod ex mari Mosambicano profe- ctum simillimnm est ant identicnm cnmaliis hujus speciei, quae in JMediterraneo nostro degunt. Non ideo speciem co- smicam appellarim; cui tamen proxime accedit, propterea quod Tritonia haec turn Mosambicana, tiun Mediterranea tanidiversa maria incolentia, nuUani tamen modificationem subieiunt. Eoc Zoophylis Tuhimra musica. Linn. Species haec jamdiu nota , Indici oceani incola : freqnen- tissima est, Fornasinio referente , in era Mosambici. F^ioa terebrans. Duvernoy. Spongiarium hoc persingulare , de quo alibi verba feci (So- pra alcuni Zoofiti descritti sotto i nomi di Cliona cela- tn Grant, Vioa Nardo etc.) (*) inclusum est in testa supra memorati Strombi auris-Dianae . Conchylium hoc decolor est, ac mutilum, innuitque se ab animali in (*) Nuovi Annali di Scienze Naturali di Bologna Tom. VI. Scr. I. SPECIillNA ZoOLOGICA 215 littore destitutum jacuisse. Callositatem columellaiem per- vaduut exigua foramina, in series cancellatas digesta. Haec sunt oscula illius Spongiae siliceae, e genere /^/oa N a rdo in Mediterraneo , et occano Europaeo passim conspicuae, quae vivit in intima parte corporum calcarium, quorum suhstantiam devorat, nonnisi per oscula ilia, seu foramina exterius se se prodens. Ex hoc Fornasinii done docemur itacjue Spongiarium hoc lithophagum, in aquis Mosamhi- canis , aeque ac in nostris liaberi. Disserendi finem hie facie, in futurum de reliquis muueri])us Fornasinianis , sermonem iterum instituturus. "216 J. JOSEPHI BlANCONI EXPLICATIO TABULARUM Tab. 5. Fig. 1. AcoNTiAS PLUMBEA. Nobis. Fig. 2. « « caput supra. Tab. 7. Fi". 1. Naja Fula-Fula. Nobis. Fig. 2. Dendrophis pseudo-dipsas. Nobis. Mem: Tom: 1. C Kctljui ad nal cl lu )ap: del: Lit. Gaspari e C Mem Tom. 1. '/• r Bfftiiiu n bo , e che poteva in parte ancora derivare dallo stesso Sol- furo di Ferro travisto nelle ceneri ; nel trattare queste col- r Acqua distillata bollente , al fine che diremmo piu sotto , manifestossi nella soluzione, insieme ad un colore giallogno- lo massime negli stessi N. 1 , e 5 , in alcuni altri , e segnata> mente nei N. 3 e 4, un deciso odore d' uova putride, loche indicava la presenza di un Solfurosolubile;quindi pergiugne- re a certezza impiegai l' Acqua Regia sopra ciascun Saggio di Carbone, e proseguendo la strada indicata dallo stesso Lassai^ gne e da altri, potei riconoscere che la proporzione fra Io Solfo ed il Ferro in ciascuno non discostavasi in via approssir mativa dai due equivalent! contro uno , e conseguentemente I.NTOR'NO AD ALCUNE tiCNITI 228 !che non trattavasi die di Pirite, variabile soltanto nella quan- tita, la quale si dimostro maggiore nei soliti N. 1 , e 5, uu jwco miiiore nei N. 2,3, 4, e quasi minima nei rimanenti N. 6 , 7 , 8. Passiamo ora alio scopo , cui veramente tende 1' inspezione analitica d'un Carbone di terra, a decidere cioe la specie di questi nostri die csaminianio, e die in sulle prime, dai dati ottenuti , dicemmo apparire Ligiiiti. Si sa come sono di- vergenti le opinioni dei Chimici, del Mineralogisti , e dei Geologi nei classificare le Ligniti, i Carbon Fossili, le Antra- citi ; poiclie quelli partono dai caratteri cbe presentano e dal- la di loro composizionc , questi dalla giacitura e dai tcrreni in ch^ si trovano ; i primi riguardano 1' esistenza di un tale o tal altro principio cbimico per assegnare il posto segnatamen- te ai Carbon Fossili , ed alle Ligniti , i secondi considerano la qualita degli avvanzi organici , dei fossili , o delle impres- sioni che vi si rinvengono per decidere di questo o di quel genere di Carboni di terra; cbi dipende finalmente dalla for- mazione carbonosa, e dall' e{X)ca presumibile in che avvennc, chi si riraane isolatamente alle apparenze esterne , e congiun- ge in un solo ed unico genere le Roccie Carbonose , quindi puranco li Carboni cbe somministrano. Nei frattanto sebbene si ammettano fra li conibustibili fossili anche gli Stipiti , gli Oritosilli, le Torbe , e perfino il Terriccio, la generalitu dei Cbimici , e dei Naturalisti conviene nelle tie specie sopra in- dicate - Antracili, Ligniti, Carbon Fossile, e perche fra FAn- tracite che non e che Carbone unito a Silice , ad Allumina , ad Ossido di Ferro, e le altre due specie che contengono par- ti bituminose , v' ha troppa differenza per lasciare dubbia la classilicazione, cosi tiitta la quistione si riduce al Carbon Fos- sile, ed alia Lignite. E qui e dove Kirwan, Vouquelin, Mac-Culloch, Thom- pson , Ure , Karsten da una parte , e dall' altra Werner , Du- hamel , Brochant , Brongnart , Hericart de Tliury , Voigt tra- vagliarono grandemente per giugnere in complesso a stabili- re - Che il Carbon Fossile appartiene d' ordinario ai terreni di][sedimento, e principalmente a quella parte di essi , cui la sua presenza da il nome di Gruppo Carbonifero, il quale poi 224 Gaetano Sgarzi ^ composto di strati alternativl di Gres, d'Arji^illa Schistosa, e di Calcare - Che questo combustibile vi o |5urc a strati be- ne spesso alteriiativi , ed a piii luuncri ; di grossezza varia da qiialche centimetro fino a piu nietri ; e con avanzi organici per lo jiiii di Felci, di Equisctacee, di Cicadoe, di Conife- re, di Palme insicmc a fossili Animali qnando mariiii e di razze perdnto, - diture ; r avere qua e la frammenti di Carboni , pezzetti di Succino, alcun prodotto bitUTiiinoso, ed anche svibippi d' I- drogeno Carboiiato; I'csser non privi del tutto di stillicidj d' Acque Mineral! con priiicipj pariinenti bituminosi; se in- gannevoli non sono molte traccie che abbiamo di simili Car- boni , e segnatamente di ([uelli delle varieta dei Saggi pre>- senti , dei quali alcuno perlino fu tratto da strato di qualclie portata ; se la Toscana la Romagna , clie ci sono le piu pros- sime, banno al pari d' altre parti d' Italia di che vantarsi di cotali prodotti ; non abbiamo di cbe disperare noi della me- desima ventura, non possiaino diffidare di segnali die altro- ve si dirnostrarono forieri veridici, ed assoluti, non dobbia- mo prima di tentativi, che possano dirsi d'entita, crederci quali schiavi fuor della legge, privi del beneficio comune a fratolli e compatriotti nostri ! Per la quabta dei terreni che ci circondano , ecco cio che il Chiarissimo Collega Prof. Gio. Giuseppe Bianconi da me interpellato , colla gentilezza che le e propria , me ne scrive in una sua pregiatissima lettera, che traserivo tanto piu volon- tieri in quantoche soddisfa egregiamente alia mia dimanda, ed all' attuale scopo , e ad un ten>po somministra autorevole conferma ai risultati dell' esame analitico , non che dell' opi- namento intorno li datj per classificare i Carboni di terra , e per ispiegare in certo modo la di loro origine che disopra ho esposto , e diehiarato : « Ecconii a soddisfare , come meglio per me st puo , al suo « desiderio intorno alii terreni dei nostri Monti , per quanto « riguarda la possibile esistenza in essi di una Formaziono « Carbonifera. « Due cose si jwnno proporre in questo proposito. O st « cerca il vero Carbon Fossile Geologicamcnte, Mineralogi- « camente , e Artisticamente considerate , o un coml)ustibi- « le ({ualunque che serva in molti usi alle arti. II primo si « trova in seno ad' un ammasso di terreni che compongono « appunto ci6 che dicesi Formazione Carbonifera , il secon- « do ( esclusa I'Antracitejsi rinviene in mezzo a terreni molto « variati, e di eta relativamente piu moderni, e dicesi Lignite. 236 Gaetano Sgarzi « In quanto ai caratteri gli uni sono egregiamente distinti « dalle altre geologlcainente parlando , perclie li fossili orga- « nici del Carlton Fossile sono tutt' altro di quelli delle Li- ce gniti , giacclie in queste vi lianno ad csenipio foglie e re- ft sti di Vegetabili dicotiledonali , che mancano sempre in « quello. Rla mineralogicaniente e chimicaniente , passano gli « uni agli altri, perocche hannovi Ligniti tanto pcrfette che « tcngono tutte le contrassegne dei veri Carbon Fossili; e « s' altri esempj non s' avessero basterebbe quello del Com- « bustibile di Monte Bamboli in Toscana , che e Carbon Fos- « sile pel niineralogista e pel chimico, mentre e Lignite per « la Geologia , stante i fossili che 1' accompagnano , ed il ter- « reno in cui si trova. Per 1' Arte poi poco importa di tali « quistioni scientifiche, ogniqualvolta essa abbia un combu- « stibile die gli sommlnistri quel calore, quei principj, e « quelle condizioni di cui essa abbisogna. « Ora in quanto a noi , sembra potersi dire che frustranea « sare])])e la ricerca del vero Carbon Fossile geologlcamente « considerato , poiche i suoi terreni , o la sua formazione non « esistono fra noi, ove il terreno fossilifero piii antico, 6 « per quanto sembra il Lias o Calcare del Jura : mentre la « Formazione Carbonifera e di eta geologica assai piii autica. « D' altronde la Geognosia dell' Appennino e in generale tan- « to nota , che lascia supporre bene stabilito questo punto. « Ma deposit! di Combustibile non mancano nell' Appenni- « no , e siano ad esempio quel di Sogliano , quel di Cadibo- « na , ed il citato di INIonte Bamboli : e che qualcuno di que- « sti possa servire in molti casi a sostituire il Carbon Fos- « sile Inglese , io mi rimetto alle esperienze ed osservazioni « de' Chiarissimi Naturalisti Paolo Savi e Leopoldo Pilla. Ma « e egli sperabile che li terreni del Bolognese ne contenga- « no essi ancora ? « In ])unto a possibilita niun dubbio. Quello di Cadibona, « e di Monte Bamboli si rinviene nel terreno Miocenico, o « come dicevasi terreno terziario medio , o MoUasse , e nel « nostro territorio abbiamo, ed esteso, ([uesto terreno. Ad « esempio estesissimo e ne coutorni di Lojano ad AftVico e « Labante , e oltre a mille altre localita , esso discende sin InTORNO ad ALCUNE LIGNITI .237 « presso la nostra Citti sui vertici di Paderno , del Colle di « S. Vittore ecc. « Cinqiio formazioni o gruppi di Terrciii ponno distinguer- « si ne nostri Monti. CoiniiK iaiido dull' alto e trascuiati « i terreni odierni, come le aliuvioni di fiumi ecc, per pri- « mo s' incontra il Pliocene recente di Lycll , ossia il notis- « simo terreno terziario sub-apennino. Sotto a questo 1' in- « dicato terreno Miocenico: poi il terreno Etrurio del Pilla, « in fine il Calcare e Macigno con Fucoidi. Questi tutti so- ft no terreni stratificati, e fossiliferi : e a me non e noto die « veruno piii antico , o piu prol'ondo esista fra noi. Li ter- « reni non stratificati ponno comprendersi in un sol grup- « po , quello cioe che contiene li Serpentini , le Argille , ii « Gessi ecc. « II Pliocene non manca d' indizj di combustibile fossile . « Frequenti sono li Strobili di Pino, o in genere di Conife- « re , e pezzi di Icgno bituminizzate, o ligniti che per entro « si rinvengono . Ma io non so che abbiasi indicazione di ve- « run adunaniento di Lignite di qualche portata; e se © « permesso il dar luogo a congetture , direi che non senibra « potersi fondare in esso molta speranza , stante 1' aspetto di « tranqnillita e di ordine nel quale si conosce che fu deposto « il terreno sub-apennino o PUocene. « II terreno Miocenico, o Mollasse, di cui sopra ho detto, « racchiudendo nel suo seno li dcj)Ositi di Sogliano, di Ca- « niparola , e di Monte Baniboli, ])u6 ragionevolmente sup- « porsi che ne contenga anche ap])o noi, la ove segni ester- « iii bene sicuri ne additino le vestigia. In questo terreno « v' ha il Succino di Scanello sopra Lojano , v' hanno in « qualche luogo legni schiacciati e avanzi di piante carboniz- « zate. Forse da questo terreno derivano molti dei saggi che « vengono portati alia nostra Citta. Se v' ha terreno in fine « in cui nel Bolognese possa sperarsi di rinvenire conibusti- « i)ile di buona qualita, e in copia si e a mio avviso nel ter- « reno Miocenico , ma , il ripetero , bisogna cercarvelo con (c accorgimento e con prudenza, e lasciarsi condurre soltanto « da indizj esteriii molti, e ben sicuri. . « Pel terreno Etrurio distinto dal Pilla, questo Geologo cosi 235 Gaetano Sgarzi « si" espi ime - non v' li;i speranza di trovarc carlione in que- « sto terieno, ed ogiii ricerca fatta con questo intendimento « non potrebbe mai sortirc felice snccesso -- « II teireno del Calcaie a Fncoidi non va privo di Lig^nit?, « per qnanto dicesi in alcnni |xiesi fnor dell' Italia : ma ne « e scarso. Appo noi pern il Macigno conti(!ne in al(-nni luo^ « ghi framnienti di vegetabili carbonizzati ; ma minimi pez' « zetti , e giammai mi soiio incontrato in pezzi di qnalche « mole. « Finabnente ne Serpentini, nelle Argille, e ne Gessi sa^ « rebbc stoltezza il dire cbe sia impossibile che vi si rin- « vengano ammassi di combustibile ; ma pei Serpentini e a per le Ai-gille v' hanno riflessioni in contrario , cbe cioe « sono terreni di trabocco , e cbe sembra uscissero dal"- « la terra in istato di mollezza pel calore . Pel Gesso poi « vero e che e un terreno metamorfico , ma pure nel sue « interno e stato trovato dal Cbiarissimo nostro Collega Pro- « fessore Giuseppe Bertoloni un pezzo di legno alterato cb' e* « gli ha deposto gentilmente in questo Museo. E nel Gesso « inoltre sono le celebii Filliti , o foglie fossili di Sinigaglia, « di Forb, di Stradella ec. Dunque bannovi qui alcune carat- « teristicbe dei terreui contenenti Ligniti : ma ignoro se ve- « run deposito sia mai stato trovato ne' Gessi. Gomunque « informi ec. ec. ec. Traspira in questa lettera la prudente riserva di cbi non vuole fare passi azzardati ; ma peraltro dessa denota , e chia- ramente fa conoscere fondatissima 1' esistenza di Combustibi- li di terra nei Monti che ci fanno corona , e di quel com- bustibile precisameute cui appartengono li Saggi cbe abbia- mo esaminati , e caratterizzati per Ligniti. Che piu resta a^ dunque per compir 1' opera ? Resta il tentarne 1' esplorazione la quale ora non potendo essere perplessa dalla parte della- qualita. del Carbone di terra, abbisogna che sia aniraata dalla parte dell' esecuzione. E qui o Signori permettetemi un li- Lero sfogo che non a rimprovero ma a pregbicra diriggo a- miei Concittadini - Quando al benessere della Societi occor- rono grandi imprese, se non valgono le forze private fa d'uo- po forinare dalle Associazioni. Non c piu tempo di ristaicl Intohno ad alcune ligniti 239 ad ammirare quello che si fa in altri Paesi e da altri Popoli rapporto ail' iiidustria ancora. Vergognosa diverrebbe la nostra iiicrzia nrl nioinento che dovuncjuc intorno a noi vi e dello slancio del nioviniento industriale. Li nostri teneni solcati soltanto dair aratro , e vergini quasi del tocco di una triv«Ua , atteiidono forse V ardito ferro die ne squarci le viscere per esibiici insieme ai doni dell' agricoltura , i profondi e na- scosti tesori della mincralog'ia. Ve ne siano caparra li Marmi del Paese dei quali ora s' abbellano i Tenipli e le Case. Stan- no per imprendersi fra noi le Vie Ferrate , 1' Illuminazione a Gas, che in onta dei scarcasmi degl' inibecilli, sono pur ma- nifestazioni d' utile progresso, di pubblica prosperita; sono da impiantarsi molte interessantissime applicazioni del vapo- re e del ferro; manifatture necessarie che ci rendono tribu- tarj agli oltraiiioutani si reclamano ad alta voce fra noi ; per- sisteremmo ancora non scossi nell' impassibility pei bisogrli, neH'inunobilita per temenza , nella nullita d' industria per mancanza di niezzi? No certamente, poiclie lo spirito d' asso- ciazione gia s' insinua fra noi ; questo potente motore e stato fnialniente in alcuna guisa addottato ; la Societa Mineralogica Bologtiese e gia instituita. Lode pur sia a colore che vi si so- no inscritti ai quali si dovranno interessantissime scoperte , od ahneno sara dato un tributo di riconoscenza per aver fatto dei tentativi che le circostanze attuali del Paese potentemen- te esiggevano! Intanto nel rapporto dei Carboni di terra, per qnesto mio meschinissimo lavoro , pur si concepiscono delle vive speran- ze , e puo esserne incorragglata la sullodata Societa; mentre se gli esaminati Saggi non pronicttono del Carbon Fossile, ac- certano delle Ligniti , le quali se non per le Locomotive, per le altre Macchine a vapore , e piii poi per 1' Illuminazio- ne a Gas , j)er gli alti Forni , per le Fonderie , per le For- naci, per le grandi evaporazioni , per le Raffinerie, per le Fabbriche delf Allume e di Prodotti Chimici , e per molte altre manifatture riescono di eccellente applicazione. Anzi nel mio desiderio di coadjuvare i magnanimi sforzi di tali Be- nefattori , volli esperimentare i nostri Saggi di Lignite e col metodo di Regnault per giudicare della di loro qualita in 2 10 Gaetano Sgarzj relazione appunto alle dette applicazioni , e della di loro por- tata in relazione al Gas lUnniinante. La facoltii dei Comlm- stibili di terra viene esplorata circa il rjnantitativo proporzio- nale dell' Idrogeno , o dell' Ossigeno che , come dissi altrove, e importantissiino per la calorificazione, niediante una calci- iiazioiie di poclii nrinnti in Crogiolo di Platino, e dalla perdita di niaterie volatili che vi subiscono. Ora e provato che le Li- gniti perdono d'oi'dinario dal 50 al 70 per 100, che li Car- bon! Fossili perdono dal 20 al 40 per 100; ehbene cosi espe- rinientati quel nostri Saggi che il permettevano si viddero perdere. II N. 1 il 54 per 100 « 2 il 52 « « 4 il 63 « « 5 il 20 « « 7 il 40 « « 8 il 38 « conseguentenbente e forza dedurne che, dove sono propria- mente Ligniti, stanno al par di tutte le altre congeneri, e dove s' accostano ai Carboni Fossili non degenerano parimen- ti dai migliori di questi conibustibili per la forza calorifica. Circa il potere somministrare del Gas lUuminante, mi fit facile il misurarlo operando nel modo su descritto nella distil- lazione a secco, per cui raccolto I'ldtimo prodotto gasoso in campana graduata, mi fu dato conoscere che 100 grammi di ciascuno dei nostri Carboni erano in caso di somministrare di Gas Idrogeno Carbonato. II N. 1 Centimetri Cubici 8,640 « 2 . . « 8,600 « 3 ' « 12,680 « 4 « 14,400 « 5 « 12,000 « 6 « 14,400 « 7 « 14,880 « 8 « 14,640 Sembra adunque indubitato che per l' illuminazionc, e per le applicazioni tutte proprie delle Ligniti debbano dichiararsi queste nostra adattissime. Le quali dal sin qui dctto se non InTOHNO ad ALCUNE LIGNITI 241 sono abbastanza illustrate , sono pero a sufficienza descritte e determinate per richiamare I'atteiizione del dotti, per anima- re 1' intrapresa degli scavi , per aprir 1' adito a queiia concor- renza d' animi e di sforzi die sola manca, e che sola pu6 in- generare , soUevare ed ingrandire la Bolognese industria. Possano le povere mie parole contribuire ed aggiungnere a taiito fine , e ne avr6 ben grata ed invidiabile ricompensa ! '■■ '• 31. MATERIE TER- ROSE chc si separano in Silirc Alliiniina Carbonato di Calcc Solfaio di Calce Ossido di ferro Solfo o 1 _ 1 o I o o" O o 1 o O IT O 1 o o o i t/3 S i II O o O CO en o co" o cq_ en en o in O m o ■3 = 9 ill Q rt o T "^ i- r o CO -r o o Q o5 o CVJ o ■JO o o o c § o a g c. § ^ - - Q ci o -, - Gj ^ ^ '-^ o s c < < o o o o cm" CM o o ■o crs o O -^^^ >n o o Co" o ^ Cm in II H2 in o^ H^s ■^ J 1 < p u "c cc s 3 s ' IT; s o a O r.- 6 £ Ed a g !3 '■J CZ Oh o a 'S 'o 3 a s u 'c a •J 3" o ~3 'o 3 O s '3 *-> 'c to o u o o o "a CO NUMERO ^ 1 OJ ro 1 ^ j »--5 O 1 i:- CO DELLA COSTRUZIONE DI UN MAIVICOmiO PUBBLICO DEL PROFESSOR DOM£i\ICO GUALAi\DI {Lelta ndla Sessione delli 31 Maggio 1849.) xVllorquando nell' anno andato io vi proponeva, o Accade- mici sapientissimi , che voi stessi voleste farvi iniziatori del- r Associazione di tutti i Medici Alienisti dello Stato e della Nazione, affinche raccogliendo insieme e la dottrina e la pratica e 1' attivita e 1' influenza di ciascheduno, fosse gio- vato in grande a quella porzione non piccola dell' uma- na famiglia che disgraziatamente perdette il bene dell' in- telletto , ricoidomi che vi promisi di presentarvi in segiiito alcune mie osservazioni speciali intorno al Manicomio Bolo- gnese, le qnali ne rilevassero per minuto tutti i difetti di costruzione, d' organizzazione, di direzione e d^ ainministrazio- ne, e divisassero al tempo stesso per quali mezzi si potessero pill facilmentc diminuire , o togliere anche affatto. Essendo- mi io adunqiie fermato in questo proposito, non potei dissi- mulare a me medesiino 1' odiosita , che nel recarlo diretta- mente ad effetto mi sarcbbe scnza dubbio derivata; e che di questa guisa attuandolo, la mia fatica non sarebbe riuscita che d'utilita. speciale, cioe alia nostra citt^ e provincia. Do- veche ne io avrei ofFesa la sensivita di nessuno, ne a una cit- ta e a una provincia sola avrei studiato d' essere vantaggio- so, bensi a tutti in genere gli alienati, se il mio assunto al- largando e quasi idealizzando , avessi creato e ragionato un Progctlo di un Pubblico Manicomio-Modello. E in verita che proposta e stabilita la norma di un Manicomio il piu a- dattato alle necessita dei Pazzi , il piu conforme alle cognizio- ni odierne della scienza, eretto dalle fondanieuta, senzache nessun contrario accidente di liiogo il renda incompleto , 248 DOMENICO GUALANDI null' altro piu rcsta a fare , che riferirsi a qiiella norma in ogni caso specifico, e dl mano in mano venir diniostrando la distanza e la differenza grande che passa fra lei e la roaltik , non pur qui tra noi, ma in tntta quasi 1' Italia, pochissimi Maniconij eccetluati. M' appigliai pertanto al detto partito , e sopra un siffatto modo di vedere ordinal gli svariati e non poclii materiali da nie raccolti nellc opere de' recenti scrittori di questa parte di pubblica igiene, e ne'trent' anni di pra- tica consumati nello Spcdale di S. Orsola. E tanto pin mi compiacqui dell' uso , che il mio nuovo concetto davami op- portuniti\ di fare di (juei material! , quanto die , preseiitando una cosa , a mio giudizio , buona da sostituirc ad una cattiva, io seguitava il piu bello e il piu legittimo fra i metodi di criticare j che si rilevano per tal modo e si tolgono a un tem- po stesso i difetti , e si ha piii fede ragionevolmente a colui che non pur discopre 1' cri'ore, ma ne addita al possibile la correzione. Senza di che, quanti altri luoghi, oltre al nostro Stabilimento, non abbisognano di riforma ! ai quali io pure dal canto mio secondo la piccolezza delle mie forze veniva porgendo mano, coll' esaurire conqiitamente questa materia, oggi solo veramente studiata , e benche da pochi , certo dai piu operosi e filantropi fra i cultori dell' arte salutare. Ma a rendere e ad esporre con tutta 1' ideata estensione il mio in- tendimento , ch' io divisava di sottomettere al vostro esame sotto la forma di dissertazioni accademiche, mi fu d'uopo di- videre in piu discorsi le sue parti principali, sempre pero trattando ciascuna con quella parsimonia , che e dovere di chi parla al vostro cospetto , o Accademici , al cui ingcgno e alia cui dottrina bastano pochi tocchi a tutto comprende- re anche nelle sue parti meno sostanziali , il piu vasto te- ma. Mi fu d' uopo altresi di chiamare in ajuto delle mie cognizioni ( per quanto pratiche e minute , pur sempre e piu specialmente medirhe) le cognizioni eziandio architettoniche, ad esaurire secondo le regole d' arte la prima e fondamentale fra le quattro parti da principio enunciate, intendo la costru- zione d' un Pubblico Manicomio. II quale ajuto dell' Architet- tura bisognava, quanto ])iu si poteva, estenderlo con pazienza a tutte le piu piccole esigcnzc e strane quali tu del soggetto, e COSTRUZIONE DI UN MANICOMIO 2\9 r Architettura fbndere per cosi dire colla Medicina, come e quanto e permesso in cose si disparate. Ma a sciormi dalle difficolti di questo lavoro, che sara argomento del mio di- scorso d'og{i;i, fu per me fortuna, clie a ben pochi incontra, r avere fra Ic domestiche pareti chi pratico di compasso e di sesta, e a me figiio e a me devotissimo, m'e venuto passo passo seguendo in ogni tratto del mio Progetto, in ci6 solo modificandolo, die i dettati dell' arte sua prescrivevano. Inol- tre ebbi ancora nelle medico-meiitali considerazioni a colla- boratore assiduo 1' altro mio figiio particolarmente a cotali studj applicato. Voi umanissimi Collegbi, troverete nelle quat- tro tavole , che vi presento 1' espression concreta delle fati- che unite di tutti e tre , e in cpiesto scritto , che ora sono per leggervi , ascolterete da quali massime siamo stati con- dotti nel recare in atto il nostro divisamento. Nel trattarc quanto spetta alia costruzione , miglior consi- glio credo che sia per essere il seguir V ordine stesso che si e tenuto nel fare V applicazione 1' nna dopo 1' altra delle leggi architettoniche a questa fabbrica speciale. E percio cominciando dall' ubicazione o situazione, fatto al possibile , come ho detto , dell' architetto e del medico un uomo solo, si e data la preferenza ad un terreno nn po'ele- vato , posto cioe all' estrema falda delle colline , e percio in grazia delle medesime difeso dalT impeto dei venti e nello stesso tempo non privo per la troppa vicinanza di quelle di una moderata e salubre ventilazione. La vista dei prossimi colli per 1' una parte , per 1' altra di una spaziosa citta alia quale un tal luogo sara di necessita non molto distante , e nel resto di vaste ed ubertose pianure, ne rendera ameno e gradito il soggiorno. La qualita poi del suolo e a scegliersi perfettamcnte piano , almeno in tutto il recinto dei fabbrica- ti e dei prati e giardini adjacenti , con un sodo strato di cal- care , poco profondo , ricoperto da un altro strato pressoche sabbionoso. Si avril cura di tenere il Manicomio un po' di- stante dalla strada maestra, giugnendovi da quella per un largo viale ornato di filari d' alberi , cosicche abbia 1' aspetto piu di villeggiatura che di spedale. Osservate 1' unito proget- to grafico Tavola 11*. fig. 2'., e vedrete in un panorama T. I. 32. 250 DofllENICO GUALANDI gcnerale cspressi questi particolari di coUocazionc. I muri e le altc piante dei due giardini ai lati dallo stradone d' ingres- so noil lascicranno vedoro a chi entra fuorcho il corpo di mezzo della lacciata, il quale col suo carattere relatlvo al- r USD interno , che e di foniire le abitazioni piincipali agli addetti al Manioomio, contribuira d'assai a daigli senibianza di villa e non di veclusoiio. Indispensabilc sara infine che la localitii sia fomita di acque sorgive copiose , e di un canale attraversante sotterra tutto il fabbiicato , e che 1' esposizione della facciata sia fra sottcntrione e ponente , come puoi ve- deie nella pianta alia Tavola 9^. Poste ad esame le opinioni di molti pratici alienisti , e fra i principali quelle (*) di Pinel, di Esquirol, Ferrus, Falret, Dagonnel , Renaudin, Gii'ard, Bonacossa, Ferrarese, Jacobi, CuiioUy, Biierre de Boisinout ed altri, puossi stabilire con fondamento che il numero maggiore al quale si possono por- tarc gli alienati d' entrambi i sessi in un Manicomio pnbblico il meglio piantato ed istituito e quello di 500. Non e per6 per questo a dirsi che elevandolo di fatto a COO o diminuen- dolo fino a 400, ne riuscissero gravissimi inconvenienti ; si vuole con cio accennar soltanto f[uel numero normale-medio, che qualilica proprio lo scopo dell' architetto nel dividere e limitare lo spazio a cio destinato, e che ne piii ne meno de- ve formare la base del suo piano. (*) Pinel Scipion — Traile complet du n'gime sanitairc des alicines ou IManucl dcs Elablissenienls qui luur sonl consacre's. Biuxelles _ 1837. Esquirol E. — Dcs maladies mcnlales considerecs sous les rapports medical, liygi^nique , ct medico-legal. Bruxelles. 1838. Ferrus G. — Des alieiies. Coiisideratioi^s sur 1' litat des niaisons qui leur sont desline'es etc. Paris 1834. Falret — Visite a 1' etaljlissement d' alienes d' lUcneau , cl, conside- rations gcnerales sur Ics asiles d alicncs. Annalcs medi- co-psychologiques de Paris. 1845. Tome V. Mai N. 15. Dagonnet G. — Considi-r.-ilions miidicalcs et administratives sur les alienes. INIemoire a 1' appui d' un projet pour un asile. Clialons-sur-Marne 1838. Renaudin L-F-E. — Administration des asilcs d' alienes. Annales Mcdico-Psychologiques de Paris. 1845. COSTEUZIONE DI UN MANICOMIO 251 Stabilita la popolazione del Maniconiio no lisulta, come si vede dalla piaiita, clic 1' area occupata dai fablnicatl , coitv presi i tre cortili e i quattro prati interni, e di Metri qiiadiati ^0,000 all' Iiicirca. Qiiella del ])rati, oiti e giardiiii esterni , non clie del podere clie attoinia lo Spedale , e va- rial)ile a piacere o secondo le circostanze. E proseguendo sempre piii a mettere in pratica il me- todo sintetico adottato, coll' ordine possibilmeiite piu logi- 00 passeremo a considerare la forma piu idonea da darsi a codesta falibrica ; forma che e tanto varia ne' diversi progetti fiiiora puLblicati dagli alieiiisti , e ne' varj manicomj in alcu- ni paesi recentemeute eretti dalle fondamenta. A tutte le forme e per la sua regolarita e per tanti altri vantaggi preferi- bile quella del paralellogrammo rettangolo, sia considerando- lo nel tutt' insieme, sia cojisidcrandolo nelle singole divisioni. Pei'cio vedrete 1' adottato da iioi rappresentare una gran cro- ce , le cui quattro braccia sono riunite da fabbricati in per- fetta squadra colle medesime. Anzi, eccettuato il cortile po- steriore clio c semplicemente rettangolo, il centrale, 1' an- teriore e i quattro prati degli angoli sono perfettamente qua- drati. La forma raggiata^ clie alcuni vantano tanto, e che qualclie volta fu posta in pratica come a Glasgow, a Ginevra Girard II. — Dc la construclion el de la direction des asilcs d' alic. nes. — Annak'S tl'IIy^^iene Publiijue — Tome XL. I.e parlie. Paris. JuiJlct. i848. Bonacossa G. Stefano — Sullo slato de' mentecatti e degli ospcdali per i mcdesimi in varii paesi dell' Europa. Torino 1840. Ferrarese Luigi — Deile malattie della niente ovvero delle diverse specie di follie. Scconda edizione corretta ed accresciuta. Napoli. 1843. Jacobi Maximilian — Ucber die Unlegung und Einriclitung von Tr- ren-heilanstaiten mit ausiuhrliulier Darslellung der Ir- ren-Heilanstalt zii Sicgburg. Berlin. 1834. Conolly Jhon — The construction and government of lunatic asy- lums and hospitals for the insane. London. 1847- Brierre de Boismont. — Memoire pour 1' etablisscment d' un hospice d' alicncs. Annalcs d' Hygiene publique. Tome XVI- 1.<=I)artie. Paris. 1836. 252 DOMENICO GUALANDI a Geneva, ec. , lia mostrato che non ne deriva poi veramente per la specialita dei Manicomj quell' utilita nella sopravve- glianza, che la delta forma piio forse raggingnere nelle Case penitcnziarie. Che anzi ci ha persuasi che ne nascono incon- venieiiti non piccoli circa la ventilaziono delle parti centrali, ed alia regolarita dei passeggi e dei prati. Tutte le altre for- me poi si possono sotto gencralita qualificare per meno econo- miche nella costruzione, piu disacconce al pronto e facil ser- vire e aU'attento sopravvedere , non che, piu slegate e me- no aggradevoli alia vista nella loro clevazione. Ora passando alia distrihuzione gcnerale, terremo pi'ima la questione del numero dei piani di un Manicomio per risoluta nel seguente modo. Degna di stima e lodevole assai perche de- sunta dair iTitenzione di guarentire da molti pericoli i poveri alienati, e I'opinione clie dominava nella passata distinta scuola degli alienisti francesi, fondata ed ampliata da M. Pinel il pa- dre, e da M. Esquirol, doversi cioe adottare un piano solo. Ma come non cedera ella alle molteplici ragioni ed osservazioni addotte dagli alienisti piu recenti francesi, inglesi, tedeschi , americani , la maggior parte de' quali ne hanno stabilito due qual giusto mezzo, riprovandone un maggior numero, sola- mente ammissibile in qualche raro caso di estrema neces- sita, come avvenne del Manicomio di Genova per difetto dell' area necessaria. Pinel figlio poi nel sue progetto , oltre air aver disposto tutto il Manicomio al pian-terreno , ne ha tenute a mio parere tanto slegate le parti , che per poco che uno abhia pratica del servizio interno di simili Instituti, dee tenerlo non poco incommodo, e direi quasi inadatto a qualunque delle principali funzioni. La pianta proposta dal Dottor Brierre de Boismont non mi sembra studiata che su- perficialmente, senza scienza architettonica, poco intelligibile, ed incommoda essa pure al servizio . Quella recentemente data in luce alia fine dell' anno scorso dal Dottor Enrico Gi- rard in unione all' architetto Boivin la direi difettosa nel- r uniti, e per quelle tante curve e corridoj antieconomica , e in atto pratico disagiata. Ma e meritevole della maggior lode il piano di modificazione pi'oposto pel manicomio del Di- partimento della Marna dall' esimio Dagonnet, non ha molto COSTRUZIONE DI UN MANICOMIO 253 dalla morte rapito. E piu poi di tiittl gU altri giudico pro- foiidamento studiato, c felicemente messo in esecuzione il grande Manicomio d' Illeneau nel Gran Ducato di Baden , die per niolti altri riguardi oltre alia sua distribuzione ge- nerate, e dato come a modello dall' illustre Falret di Parigi. Esaininata per6 scrupolosamente la pianta , per qiianto si puo conoscere dal disegno che appena ci raffigura 1' insie- mo, csihito nella mcmoria del siillodato Falret, credo non dilungarmi dal vero asserendo desiderarvisi un poco piu di semplicita, e di centralizzazione , die io nel mio progetto ho cercato d' avere in vista c d' ottenere al possibile. Parvemi ben fatto il dividere in due parti perfettamente simili tutto il Manicomio, servendo cosi alia necessita di esattamente se- parare I' uno dall' altro i due sessi , i dugentocinquanta uo- niini a destra, lo dugentocinquanta Donne a sinistra, e cia- scuiio di qiiesti due direi quasi separati spedali ho suddiviso in altre due parti contenenti ognuna centoventicinque indi- vidui , posti quasi tutti nei fabbricati dei quattro angoli in isquadra colle braccia della Croce. Le due piu larghe braccia di detta Croce in una col centro della medesima formano la divisione enunciata dapprima; e le due braccia laterali piu strettc formano la suddivisione enunciata dappoi. In queste ultime si contengono i locali addetti ai servizj speciali ed e- sclusivi delle singole Sezioni o Classi, come piix piaccia chia- marle, e cioe Sale di Bagni, di Lavoro, di Refettorio, di Ricreazione, di Lettura ecc. , tutti insomnia gli ambienti che vuoti affatto la notte, sono interpolatamente nel giorno fi'equentati dagli alienati in comune : e questi locali ho col- locati parte nel piano inferiore e parte nel superiore secon- do le loro qualita rispettive. 1 letti invece , tanto nelle cel- le, quanto nei dormitorj, sono per la massima parte nei fab- bricati agli angoli; le celle al disotto, i dormitorj al diso- pra, da tenersi tutti vuoti durante il giorno, tranne qual- che necessaria eccezione. I fabbricati inservienti ai servizj generali e comuni sono tutti ordinati nel braccio anteriore, nel centro , e nel braccio posteriore della gran Croce. Nel- r anteriore , attorno ad un cortile d' ingresso ornato di logge coperte tanto al pian terreno quanto al secondo piano, 25 i DoMENICO GUALANDI trovansi le Abitazioni dc' primi funzioiiarj del Manicomio, gli Uffizj primari , e V Oratorio. Nel certtro , parimente attorno ad un cortile quadrato e foruito di logge di passaggio sol- tanto dal lato posteriore all' Oratorio hannovi le scale prin- cipali degli Uoiuini a destra, e delle Doiine a sinistra, poi il Guardaroba superiormente , inferiormente la Cucina , la Fannacia, i Parlatorj . In fine nel braccio di dietro, attorno ad un vasto cortile pei carri , fianclieggiato dalla parte dcl- r ingresso secondario da portico, vedi gli Uffizj piu comuni, i Magazzini , le Dispense, il Forno, il Macello, il Pagliajo, ecc. : e sopra e ai lati della porta il Laboratorio e Gabinetto anatomico-patologico, la Stalla c Rimcssa, la Lavanderia, e le Abitazioni di alcuni impiegati inferiori del Manicomio. Sot- terra, le Legnaje, le Cantine, la Ghiacciaja, il grande Serba- tojo delle acqnc, ecc. Nel piano superiore per5 tanto dal la- to degli Uoniini come da quello delle Donne , e luogo al Nord-Owest per le Sale di convalescenza, al Sud-Est per le Sale propriamente dette fnfcrinerie, ove si curano le malat- tie accidentali acute sopi'avveuute ai pazzi , o anclie quelle alienazioni die ricliiedono particolare ed incessantc assisten- za. (Vedi Tav. 10. fig. 1.*) AH' intorno poi del cortile del centro , prolungate in alto le scale da ambidue i lati , si giii- gne ad un terzo piano (Vedi Tav. 10. fig. 2.'') contenente le Abitazioni del Medici e Chirurghi assistenti , dei Cappellani , e di qiialche alienato eccezionale, non clie le Abitazioni d' al- cune Sorelle della Carita, o di altra consimile religiosa fomi- glia, tanto utili in Ispedali di stmil fatta, cbecche o la ma- lizia, o r avventatezza o I'ignoranza d' alcuni voglia fiir cre- dere in contrario : ma di cio si parlera di proposito dove del- r Organizzazione. Nella figura 3.* della Tav. 10. troverai da ultimo la pianta del Belvedere che forma un quarto piano del fabbricato del centro . Tra le qualita diverse di pavi- menti, bo creduto migliore avviso prefijrire quasi dovun- que il cosi detto terrazzo alia Veneziana,. volgarmente detto Battuto , tranne p. es. qualcbe Sala di Lavoro , di Lettura, di Ricreazione, alcune Celle, alcuni Uffizj, ed a- Icune Stanze nelle abitazioni degli Impiegati, dove si pc- trebbe distendere un assito di larice , o di abete . Mi sou COSTRUZIONE DI UN MANICOMIO 255 deciso al generale o assai frequente uso delle volte a pre- ferenza dei soffitti a solajo, e ad aholire dovunque ogni or- namento arcliitettonico di qualche costo. In tal guisa spe- so, il danajo destinato a sollicvo degli iiifelici, iioii produr- rebbe che limorsi. Ne terra il luogo, arizi iie compciiscra fa- cilmente la mancanza, I'ampiezza dei locali, la semplicit^ dei fabbricati, la iiettezza piii rigorosa, gli alberi verdeg- gianti, i variopiiiti liori, 1' amenita dell' ubicazione, e 1' inter- no bene organizzato regime. Basta il fin qui detto in quanto alia generality ; rifacciamoci era per cosi dire da capo per di- mostrarc come ne' suoi particolari e intesa in questo mio progetto la distribuzione di ciascuno degli anibienti , la loro forma, od il loro uso. E cominciando dalla porta principale della facciata faro osservare, clie all' infuori della posteriore, precisamente opposta a questa , nou avvi per tutto il circuito dei muri di ciiita nessuna altra benche piccola apertura , e che tanto 1' uno che I'altro di questi due Ingressi debbono senza interruzione esscre sopravvegliati da Portieri e Vicepor- tieri, di che si vedra la ragione a suo luogo dove piu spe- cialmente della Dirczione e dell' Organizzazione del pubblico Manicomio. Nel proseguire percorrendo ogni singolo locale, credo nieglio, sia per maggior brevita, sia per maggior chia- rezza , attenermi all' ordine con cui gli ho contrassegnati in Humeri ed in lettere nelle A tavole a Voi presentate, cosi nella seguente Descrizione avrete la spiegazione di tutte le delineate figure. TAVOLA 9. Pianta del priino piano 1. Ingresso principale. 2. Atrio delle Scale 3. Scale per le abitazioni anteriori. 4^. Residenza del Portiere. 5. Residen- za del Solto-Portiere. 6. Cortile d' ingresso. 7. Porticato. 8. Vestibolo dell' Oratorio. 9. Oratorio. 10. Adjacenze del mede- sinio, cioe Coretti, Sagristia, Camere di Residenza dei Caj)- pellani , ec. 11. Sala di comune ricevimento. 12. Altra sa- la per oggetti di consegna e di deposito. 13. Camere di 256 DOMENICO GUALANDI comunicazione. l-l. Residenza della Commissione di sorve- glianza. 15. Magazzini pel mobiliare. 16. Residenza del bidel- lo di Computisteria. 17. Computisteria eSegretaria. 18. Teso- reria. 19. Ecoiiomato. 20. Residenza dei Chirnrglii praticanti. 21. Idem dei Medici Pro-Assistenti. 22. Passaggi per andare nei prati adjacenti. 23. Residenza dei due Medici-Astanti. 24. Archivio medico e Biblioteca medica. 25. Armamentario Clii- rurgico. 26. Residenza del Chirmgo Primario. 27. Residen- za del Medico Direttore in capo. 28. Residenza del Guardia- no. 29. Ingresso alle sale dei malati. 30. Sale ad uso di par- latorj per le visite agli alienati. 31. Passaggio per mezzo di un porticato dalla sezione Uomini alia sezione Donne. 32. Cortile interno centrale. 33. Scale principali del centro. 34. Comunicazioni coUa Cucina , die e piu sotto del pian-ter- reno. (Vedi Tavola 12. fig. 2*.) 35. Cucina e sue adjacenze. 36. Dispensa. 37. Farmacia. 38. Magazzino. 39. Residenza del Canovajo e Vice Canovajo con scaletta di comunicazione coUe Cantine e Legnaje inferiori. 40. Passaggi per andare ai prati adjacenti. 41. Officine pei ristauri. 42. Magazzino rela- tive. 43. Panatteria e Forno. 44. Macellaria. 45. Pagliajo. 46. Lavoreria dei Materazzari. 47. Gliiacciaja. 48. Cortile po- steriore. 49. Porticato. 50. Atrio alle Scale. 51. Scale per le abitazioni posteriori. 52. Residenza del portiere. 53. Camera dei cadaveri e Laboratorio anatomico. 54. Camerone pel giardiniere. 55. Cameroni per I'ortolano. 56. Lavandaria. 57. Abitazione del Lavandajo. 58. Piccole stalle con rimessa. 59. Ingresso secondario. 60. Principale ingresso alle Sale. 61. Corridoj , Porticati che formano il passeggio coperto , e met- tono in comunicazione tutte le parti del Manicomio pro- priamente detto. 62. Prati interni. 63. Celle d' abitazione della Sezione Furiosi e Pericolosi. 64. Celle d' abitazione del- la Sezione Sucidi e Dementi Cronici. 65. Camere delle Guar- die con Latrine e Lavatoi. 66. Grandi Sale di Ricreazione. 67. Sale di Lavoro. 68. Gran Sala dei Bagni comuni. 69. Sale per bagni particolari ed adjacenze necessarie ai medesi- mi. 70. Scalette secondarie. 71. Muri dicinta. 72. Prati ester- ni. 73. Giardini Inglesi. 74. Gran viale con fila d'alberi che dalla strada maestra introduce al Manicomio. 75. Podere di CoSTRUZlONE DI UN MANICOMIO 257 proprieta del Manicomio, e che lo circonda tutto airintorno. T5y" Orti, come i giardini inglesi contornati dai muri di cln- ta. 76. Canale natuiale od artificiale, che passa sotto alio Stabilimeiito. TAVOLA 10. Fig. 1*. Pianta del seconclo piano 1. Scale. 2. Porticato. 3. Abitazione del Guardiano. 4. Idem doir Ecoiionio. 5. Idem del Medico-Direttore in capo. 6. Oratorio. 7. Sue adjacenze. 8. Corridoj di passaggio. 9. Sa- le per la Sezione Coiivalescenti. 10. Adjacenze relative alle medesime. 11. Passaggio coperto. 12. Piccole scale per an- dare al lerzo piano. 13. Corridoj di comunicazione. 14. Grandi Scale. 15. Passaggio. IG. Guardaroba. 17. Sale per la sezione Jnfcrmeria propriamente detta. 18. Celle adjacent! per separare affatto rpiaU'lie jnalato grave o contagioso. 19. Scale. 20. Porticato. 21. Gabin(>tto anatoniico-patologico. 22. Abitazione del Canovajo. 23. Abitazione del Giardiniere. 24. Abitazione dell'Ortolano. 25. Grande Salone di Passeggio e di Ricreazione. 26. Dormitorj per la Sezione Tranqiiilli. 27. Dorniitorj per la Sezione Irrequieti ed Epilettici. 28. Stan- ze delle guardie ossia infermieri. 29. Passaggi. 30. Scalette per comodo di servizio. 31. Sale di Refettorio. 32. Sale di Lettura, e di Ricreazione. 33. Sale per lavori particolari. 34. Sale di Lavoro e di Riunione in Commie. 35. Altre Sale. Fig. 2*. Pianta del tcrzo piano. 1. Scale. 2. Scalette per andare al quarto piano. 3. Corri- dojo. 4. Camere del Medico Assistente della Divisione Uomi- ni. 5. Idem di quello della Divisione Donne. 6. Sala in co- mime. 7. Appartamento delle Sorelle della Carita. 8. Sala in comune pei due Cappellani. 9. Loro camere da letto. 10. Loro Cucinaj ed annessi. 11. Quartiere per qualclie aliena- te eccezionale. 12. Stanze per gli infermieri. 13. Corridoj. 14. Sale di riunione. 15. Celle e 16. Stanze per alienati ric- chi a dozzina. 17. Cessi. 18. Piano suUa gian volta. T. I, 33. 258 DOMENICO GUALANDI Fig. 3*. Pianta del quarto piano. 1. Scalette. 2. Corridojo. 3. Camere per coniodo delle abitazioni sottoposte. TAVOLA 11. Fig. 1*. Piospetto principale. Fig. 2*. Panorama geneiale. TAVOLA 12. Fig. 1*. Sezione sulla linea A B. Fig. 2*. Sezione sulla linea G D. Fig. 3*. Sezione sulla linea E F. Fig. 4*. Sezione sulla linea G H. Descrittovi per tal guisa tutto il Manicomio da me propo- sto a modello non mi resta al fine di discorrere tutto cio che spetta alia Coslruzione , che 1' esporvi essere risultato da molte indagini e calcoli minuti e diligenti, che secondo i computi di M. Desportes la spesa di fabbricazione sta in ra- gione di 1000 franchi per ogni alienato per cio che spetta agli edifizi dove essi dimorano , e d'altri 1000 franchi per gli edifizi destinati ad altri servigi. Pinel non si contenta di questa somma, e la porta a franchi 3000 in complesso. lo per altro I'ho ferma in Lire 1,800 per testa, che approssimati- vamente fa in tutto 180,000 Scudi Romani. Eccovi , o Accademici , esaurita a parer mio con sufficien- te ampiezza la prima parte del mio nuovo assunto al quale derivera anche in pratica non piccolo vantaggio , se voi approvandolo gli procaccerete 1' ajuto che porge ad ogni in- trapresa il giudizio favorevole del Savj. lueiTrrnnifTT "■'W ^\ Vi "■ <• o -t::ii^^ X -9. ■ *^M^ - 7* _^ Ji^ = 3' SiaMlo. 3cf aiAOA^o'iic I l' "f~rt;~r~r,T;, ■ I 111 ^ i^.^'/fiditU dee Uyi^o ^i I rii ; Tom : f E — TTT r _ ' jiai- 1 I 9' 13 r litT_Tr_T I \-l^^^^^ _F— rl_ 0" Ti \ -1 V"^ \ ^ • _i J:.. I i TT -1— ^-L_l i-J-^-"- .1(1 I J fllll? «> Id..') . tlUVttLv »'«•! i1t«<\((t* 'llAllO '■-^t j4d.::f*.V)i«utia. <). o. U^'^^^'l/'r^^^^'^r"^ n r r r r r:^ ^J Q r^ .y '•N"TTTj • >. '-^ c Ao'-^ .!# -J Lit . Gaipnri r T Mem: Tom .1 //. 0 n 0 Q 0 n a D g D '~1 )r r: n _^Q, G£kC t\fCy^(C^\{i \f^p^(C%. f\f^% p'~ Tfff _C D lZZEHij a V'-'^,. /. " V^Wv^^ ,/^r/^ ///y/r r \.\\. ^^=^ ffit m^fWnlL ^^- r yy.^ ,r>.. "i^^^>'^.* -^^-^^ ^>^<^- t . d. ^^s^-^/if^'- dy/. /// A/^f'^' ti-H. lll.Gnsi.iiri <■ C Ill . (ia&pan r f Mem : I nm . I. -J.. //„ _- ^ ^ __---_ r^ rj^ ch '. _ . ^^ . ^^ r r [L ' L i-n ri n U:-X,ri:,ll,,ff Ti n n n r '^ ' r r , c r-' (!_; r (^ IL. -tl^O^D'^G^f: 7 ^ "r^G- -'O^D^G" r , (T. r r r ■ r r { '^. .,A" c^Uj/^^^'^^ y" A.'l-^' ^ ^/ v^/ r^yyrK^re^ -I 1- 0. ..,<(>,•' Gssscz &ireazcz INTORNO ALLA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA GIOVANiVI FRANCESCO COIVTRI ( lITTi kul ^CCtOEMIA I.I 1 rEBBAJO 1811. ; JLiiulovico Antonio Muratori , nella sua Opera delle Anti' chita Ilaliane in sul principio della Dissertazione XXV in cui tratta dell' Arte del tessere , e delle vesti de' Secoli rozzi , si mostra duLbioso intorno all' anticliita dell' uso della Canapa nella tessitura. Eccone i precisi termini : sempre furono in uso le tele di hamhagia, e di lino; non so dire se anche fatte di canape, come oggidi si pratica. La qual maniera in- certa di esprimersi , non ordinaria in questo instancabile rac- coglitore di ogni genere di autiche meniorie, non pote a meno di risvegliare in me qualche dubbio ancora intorno al grado di antichita da accordarsi alia coltivazione di questa pianta. Perciocche, diss'io, se tanto e antica la coltivazione della Ca- napa, come tutti ammettono ; se non e noto il tempo in cui si comincio a fame tela, per qual ragione non pu6 presumersi, clie f[uesto genere di tessuto conti la stessa remotissima ori- gine clie quello della bambagia, e del lino? Donde puo deri- vare 1' incertezza del riferito Autore , se non dall' essere egli stato incerto egualmcnte intorno all' anticliita della coltivazio- ne? Ma troppo universale eil consenso degli scrittori moderni di Agricoltura nel confondere in un pari grado di antica oscu- rissima origine tutte le coltivazioni di queste diverse specie di piante, pcrclie potessi riputare ragionevole il sospetto clie un tale consentinicnto non sia bastantemcnte ben fonda- to; e per(S a coltivare que'dubbj era ben d'uopo la rispetta- bile autorita di quell' illustre erudito. Senonche poi presa in esaine tale materia ho dovuto convincrinii , che scarsissi- me soiio le notizie a noi pervenute intorno alia coltivazione 262 Gio. Francesco Contri della Canapa in antico ; e che quelle poche le quail ho sapu- to raccogliere pin vagliono a dimostrare essere stato ovuuque quasi di niun conto il prodotto dl questa derrata non sola- mente a que' tempi , ma fin' anclic a'secoli moltovicini al no- stro, anziche a persuaderei dell' uso notevole che siasi fatto fi- no a detto tempo della derrata medesima. > Le qnali notizie per altra parte sono poi di si poco rilievo che non oserei pure di riferirle a Voi, Colleghi Sapicntis- simi , se non le ci'edessi tuttavia sufficienti per trarne una qualche riflessione economica intorno a questa parte di Agri- coltura per noi principalissinia. Sopra la quale mia opinione spero che troverete non essere cosa inutile che , appresso r esposizione di tali notizie storiche intorno 1' antichita , e gli avanzamenti della cultura di questa pianta , io venga a di- mostrare come non ostante la dispendiosa difficolta di ottener- ne bella, e copiosa raccolta, non ostante gli sforzi di molte piu gentl che oggidi la provano nolle loro terre , nondimeno si convenga a noi non diminuire Ic fatiche , e F industria in una parte di coltivazione nella quale non dubito di affermare essere la nostra terra particolarmente privilegiata da natura. Tutti convengono che la Canapa e a noi venuta dall' Asia , e pill particolarmente Linneo la dichiara spontanea nella Per- sia. Niuno pero ce ne addita in esse contrade alcuna coltiva- zione distinta, e tale da potecsi giudicare nelle medesime , O conservate le tiacce di quella die cola siasi fatta in piu re- moti tempi , o un piccolo indizio di quella che noi facciamo. E da osservare ancora come nella Storia Sacra, Storia fra tutte la piu antica , Storia di tanti secoli , Storia fedele degK usi , e delle vicende di un popolo , il quale abito molti di que' paesi in cui si reputa indigena la Canapa, Storia in cuj cost di freqnente vien rammentato , e '1 Lino , e 'I Cotone , e '1 Giunco , e la Lana , e le tele d' ogni sorta , e le funi di nervo , della Canapa non incontriamo pur il nome. Quanto all' uso fattone dai Greci piu antichi , oltreche noH si fa menzione di Canapa ne da Esiodo, ne da Omero, ne da Teofrasto, e noto d'altronde che essi generalmente ado- perarono lo Sparto, ossia la Stipa tenacissima nella fabbri- cazione delle funi , ed e anche molto probabile che da prima COLTIVAZIONE DELLA CANAPA 263 siensi giovati dl una qualche specie di Giiinco. La qual cosa assai ragionevolmente congettura Plinio (P. XIX. 2.) ( Almeno cosi deduce il traduttore Bordoni ) per la identita dcUa vo- ce, die in Greco egualinentc serve a denomiiiare il Giunco, e la Fune. E quaiito ai Greci meno antichi, le poche parole che si leggono intorno alia canapa nel Cap." 40." del 2." libro di Geoponici, e cioe die questa piaiita vuol luoghi bassi , ed uniidi, e che si seniina dagli ultiiiii di Febbrajo siiio all'e- quinozio di Priinavera , mostrano ad evidenza eh' essi pure non molto seppcro di una tale coltivazione. Similmente ben poco si pu6 raccogliere intorno a ci6 dai Rustici Latini ; tuttavia in essi ne troviamo qualche piu este- sa notizia. Non pero nell' opera di Catone, ne in Virgilio, poi- che questi non ne fanno il niiiiimo cenno ; e Varrone ancora a pena di volo iiidica il nome della Canapa col solo annove- rarla fra quelle piante che ognuno dee avere nel proprio fon- do per risparmiare la compra di funi, e stuoje. Pcrcio si arriva fin dopo la nieta del primo secolo dell' era volgarc senza poter rinvenire alcuna ben distinta prova della coltivazione di questa pianta, e Columella e il primo fra gli antichi scrittori che ci ha tramandato qualche particolare in- segnamento intorno alia medesima. Egli dice (1) che la Cana- pa richiede un terrene grasso, letamato, ed irrigabile ; ovve- ro piano, ed imiido, e profondaniente lavorato, prescrivendo- ne la semina dalla fine di Febbrajo sino all' eijuinozio di Pri- inavera , col ])orne i grani in modo che sei soli ne contenga un piede quadrate. II quale ultimo , cosi minuto , e direi qua- si scrupoloso , insegnamento panni essere un indizio certo , che molto ristretta, e probabilmente novella affatto si era al- lora pei Roniani una tale coltivazione. E fiars' anche meglio questo stesso dimostra piii avanti (2) la dove noverando le giornate di lavoro, e le opei-e occorrenti a ciascuna coltivazione dichiara essere incerto (juanto di spese, e di faccende richieg- ga la Canapa. Chiunque conosce la somma accuratezza sempre (1) Lib." 2.° Cap. 10.'. (2) Lib." 2." Cap. XIII. 26 i Gio. Francesco Contri posta da questo scrittoro ne' snoi insegnamenti, e parago- ni questa concisioue di proc.ctti col metodo da liii seguito per le altre piante, facilinente si persuadera die quindi non male si argomenta la poco estesa cultura della Canapa a' tem- pi di Columella. Pill dirtuse iiotizic , o almono piii variate troviamo in Pli- nio, ma non per altro pii^i cliiare: ne dovremo maravigliarcene, che tioppo spesso cio s' ineoutia leggendo le opere di questo scrittoie. lutoruo alia coltivazioiie egli si liinita al dire, che dee seminarsi in fine di Febbrajo, clie quauto piu fitta piii si avra sottile, die il seme maturo si raccoglie all' equinozio di autuuno , e si secca al Sole, o al vento , o al fumo , e che la pianta sisvelle dopo la veudeminia, e nelle veglie si scorteccia, e si ripulisce. Intorno alia Storia , ed agli usi egli la dice ot- tima per le funi , e die la niighore di tutte principalmeute per le reti da caccia si e quella di Alahanda , della quale distinguono tre qualita, cioe quella alia parte esterna della corteccia, quella vicina al midollo, e la terza di mezzo che e la piu jierfctta. Indi asscgna il secondo grado di perfezione alia Canapa di /Milasiaje circa la lunghezza nana che ue' cam- pi di Rosea nel Paese de' Sabini agguaglia in altezza gli al- beri . Fra le quali cose mi par degno di osservazione quell' inse- gnarsi di raccoglierne prima il seme iiell' equinozio, e poi la pianta dopo la vendemmia. E (juel dirsi che viene scortecciata, e ripulita nelle veglie senza far pure un cenno del macerar- la; ommissione tanto piu notabile in quantoche poco prima descrive con bastaute chiarezza la macerazione del Lino, del- lo Sparto , e di altre piante ancora. Come pur sembrami do- versi notare che quella distinzione, la quale vien fatta dal-> r Autore intorno alle tre diverse, qualita della Canapa di Jla- handa , mostra evidentemente aver egli confusa la materia fi- lamentosa che si trae da quest' erba con quella ricavata da alcun' altro vegetabile, e probabilmente dalla gTossa corteccia di qualche albero. Tuttavia io credo esser questa la piu antica memoria che si abbia della coltivazione della Canapa in Asia , quella da cui forse con minore incertezza gli scrittori hanno dedotto , COLTIVAZIONE DELLA CaXAPA 265 che di cok\ sia a noi venuto qnesto genere di cultiira port ioc- che le duo indicate Citta lecero pane della Caria noil' Asia minore. II tiitto poi conduce a conformare che quanto al pri- me secolo doll' era nostra la coltivazione della Canapa in Ita- lia era imperlettissima , e pocliissimo nota. Ne maggiori progi'essi trovianio nel secolo posteriore, e cjualuncpie sia il tempo in cui abbia scritto Palladio, ma cer- tame ntc non prima della meta di esso secolo, I'osserviamo nello stato mcdesimo, poiclie ([uesto autore ne tratta valen- dosi dellc stesse parole di Columella, ed anzi piii ristretta- mente. E per vero dire quaraltra ]X)teva essere la coltivazione di qiiesta derrata; quando non eraiio per anclic conosciuti i ve- ri pregl della medesima, quando i costumi , e qnindi poi i bisogni della economia domestica, non 1' avcvano per anche resa necessaria; quando specialmente per gli nsi del Mare non poteva essere in alcuna considerazione ? Tale si era al- lora r abbondanza del Lino relativamente al consnmo , che non si dovette pensare ad altre sostanze per supplirvi. Per te- stimonianza di Plinio sappiamo che estesamente era coltivato in molte parti d' Italia , ed inoltre i Romani ne ritraeano in grandissima copia dall'Egitto, e dalla Spagna, e non poco fors' anche dalle Gallic, e dalla bassa Gerniania. Alniono e certo, al riferire dello stesso autore, che le donne di quelle contrade usavano vesti di Lino. E quantunque possa riputar- si che per uno sfoggio di lusso Quinto Catulo abbia fatto uso di tele di lino per tar ombra alle genti adunate ncl Campido- glio nella dedicazione del medesimo, e Lentulo Spintere a ri- coprire il Teatro nella celebrazione dei Giuochi Apollinari, e Giulio Cosare ad ombreggiare la Piazza , c la Via Sacra sino alia salita del Campidoglio allorclie fu dittatore, ed altri mol- ti che cosi iisarono in occasioni di feste pnbbliche, e di spetta- coli, pure, quando si legge che le telo per la fabbrica dellc vole erano anch' esse tutte tessute di lino , forz' e persuadersi essere stata di que' tempi commiissima questa materia. Lo at- testa Plinio medesimo la ova se la piglia contro chi semina il lino per formarne attrezzi coi quali affrontare il mare, e andar incontro alia morte: nella quale doclamazione e curioso T. I. 3i. SfiG Gio. Francesco Contri il considerare qiianto ei si clIfFonde in parole contro I'uma- na audacla , dopo avere n«dla payiiia pvecodente notato coine jniracolo, in proposito del lino stesso, clie un erba siavi di lal valore da lavvicinare 1' Egitto all' Italia per mode die in poclii giorni si faccia il passaggio da questa a quelle. Tuttocio dimostra clic il lino di que' tempi negli usi di maggior consunio tenea interamente il luogo della Canapa, e dover anche sovrabbondare, perche non molto ne veniva ado- perato nella economia domestica, ed ovunque non era penetra- to la mollezza , ed i vizi della Capitale , vale a dire in quasi tutto r Impero , il servirsi delle tele veniva riguardato raffi- namento di lusso. Particolarmente nelle famiglie campestri , secondocbe ci viene riferito dagli scrittori delle cose rusti- che, non vedianio impiegato che lana , e pelli, e cuojo nei vestiti, ne'letti, in ogni genere di copertura. Doveva poi sov^rabbondare ancora ne'bisogni del mare, perciocclie ben sappiamo che i Romani non ebbero ne gran commercio ma- rittimo, ne grandi flotte. Sembra ch' essi credessero non potersi conciliare la loro grandezza coU' arte del nocchiero. Onde disse Cicerone = J\'oh euindem popnluni imperato- rem esse terrarwn, et portitorem. E Tito Livio lascio scrit- to. (1) JVec Graeci terra, iiec Roinanus inari hellator. Nelle guerre essi servivansi delle navi poco piu che per trasporto delle armate di terra , colle quali poi soggiogate le JN^azioni che teuevano il Mare poco a poco , senza essere na- vigatori di gran conto, s'insignorirono del mare medesimo non tanto col formarsi una marinerla, qnanto piuttosto col distrug- gere quella de' nemici. E circa 1' altre nazioni ancora, e die fu mai la loro marineria in confronto di quella de' moderni popoli ? fu all' incirca forse quel che era dicesi Cabotlaggio. Egli e poi molto verosimile che anche nella loro piccola marineria gli antidii non fecero uso della Canapa perche non ebbero troppo buon concetto della sua attitudine a reggere contro runiidita, e Phnio espressamente dice esser da pre- ferirsi il servirsene neirasciutto. Donde pur si ricava ch'essi (1) Tit. Liv. lib. 7. cap. ZG. COLTIVAZIONE DELLA CaNAPA 267 lion (;l)l)eio precisa necessitu di metterla a prova, perciocclie se cio avessero fatto la liiiiga, e costante sperienza avrebbe loro mostrato, sicconie avvenne di poi a'lnoderni, un pregio speciale di essa nel coiiservare liiugo tempo esposta alle a- cque del mare, la propria tenacita. Ma per iscoprire questo pregio d' uopo era che i bisogni moltiplicati del comniercio, ed il consumo accresciuto del Li- no costriiigessero a cercare materia con cui supplirne la scar- sezza. Percio trascorrono aiicora piii di dieci secoli senza che troviamo indizio di alcun progresso nella coltivazione della Canapa , e quantunque la mancanza di scrittori , e di memo- rie inlorno a cio non ci pennetta di stabilire un sicuio giudi- zio , pure e molto ragionevole il credere , ch' essa realmente non abbia fotto avanzamento verniio in nn tempo, in cui il decadiiiiento dell' Impero , 1' iiivasione de'barbari, le infinite calamita eoinuni ad una gran parte dell' Europa avendo speii- to ogni industria, non possono aver dato luogo al prodursi di quelle cause che sole potevano essere di eccitamento a questo geiiere di cultura. Che se pur vogliasi di questo anche una qiialche miglior prova parmi di rinvcnirla nel poco che lie ha lasciato scritto Crescenzio col terniinare del secolo decimoterzo. Niuno iirno- ra qual fede meriti questo celebre agronomo, il quale scris- se la sua Opera dope avere, come dice egU stesso, (1) im- piegato treiit' anni a percorrere le diverse provincie dell' Ita- lia, e proponendosi di esporre con chiarezza appoggiato al- le proprie sperienze, ed osservazioni , cio che dagli antichi era stato insegnato con oscurita, ed imperfettamente. Per la qual cosa il Chiarissimo Re ncllElogio di lui molto giusta' meiite asserisce ,. ch' egli si fa lo storico dell' ^Igricoltura de" suoi tempi, lo die pregio grande procaccia al sua trat- tato , pregio rilevantissiino agli occJii di chi voglia islituire parngoiii Jra la presenle , e I' antica agricoltura. Crescenzio adunque entra a trattar della Canapa propo« nondo a riguardarla come della natura stessa del Lino, ma (1) Gresc. Prefaz. 268 Gio. FnANCEsco Contri dice non abbisognare di tatite arature . Distingue; la qualita per uso dellc luiii da qiiella per sacchi , knizuola , e vestiti : iusegna do\ ersi seminar rada in terreni grassissirni pel pri- mo oggetto , onde averla lunga , e di grossa stoppa , e fitta per I'altro in luoglii di mediocre pinguedine, perche riescirc\, dic'cgli, quasi un gran lino: soggiugne esscr necessaria ai pescatori per I'arne reti, perciocche si difendc nell' acqua meglio che il lino : e circa la macerazione mostra doversi ri- durre a tale die il legno puircfatlo possa shricciolarsi se sia sottile , ma se c grosso possa esscre dipelato. Dai quali precetti e agevol cosa il dcdurre come realmen- te Crescenzio si scosta dagli anticlii nel descrivere questa coltivazlone , e ])articolarmente da Palladio , agl' insegnamen- ti del quale egli le tante volte si riterisce, come pur anclie si vede manifesto die i primi passi uell' incivilire nioder- no incominciavano ad introdurre 1' uso della Canapa nell' eco- iiomia dumestica. Non vi si riconosce pero die la comune sperienza avesse condotto quell' illustre pratico alia plena e giusta cognizione dei principj fondamentali della coltivazione luedesima. Merita sopratutto di esser notato (fuel non riguar- darsi necessario un graii lavoro, e quel prescriversi di semi- nar fitto in terreno mediocre- per aver una canapa sottile. Si vede che la coltivazione del lino era sempre riguardata coltivazione primaria rispetto a quella della Canapa. Si vede che la niorbidezza , la finezza, e le altre mlglioii qualita del- r ottimo Lino si voleano trovare anche nella canapa , e ne niisuravano la perfezione ; ne la lungliezza , e la teuacita con- giunte ad un proporzionato grado di finezza erano per anche oggetti speciali di ricerca per questa derrata, e periio pure di luiglioramento nella cultura di essa. Parmi inoltre che quel rimarcarsi della utilita che i pescatori possono ritrarre dal- r uso della Canapa in coufronto a quello del lino, oggetto ben piccolo, o almeno di non niolto rilievo in relazione a quello de' cordami, e degli altri attrezzi delle navi di cui r Autore non fa parola , evideiitemente diniostri nuova I'os- scrvazioue di cotal prcgio, e non introdotto 1' uso piu iute- ressante della marineria. E tanto piu credo ineritevole di es- sere valutatala riflessione per uno scrittore Bolognese, troppo COLTIVAZIONE DELLA C ANAPA 2G9 essendo verosimile che fra noi prima clie in altro qualun- que luogo abbia fatto iin qualclie avanzamento 1' industiia agraria intorno a questo prodotto. Clie se la coltivazione del- la Caiiapa ncl nostio territorio avesse avuto a' tempi di Cre- sccnzio alcuii poco di quella iuqjortanza che vedremo avere poi acquistato non molto dopo, nel corso di ceiitocinquant' an- ui o poco piix , non e ccrtamente credibile cli'egli avesse om- niesso di proporlo a considcrare , anche come argomento con cui eccitare T industiia de'nazionali. Oitreche f'orse ben diver- samente ne avrebbe descritto la coltivazione in piu cose, ma di certo in qnciio che riguarda i lavori, e la macerazio- iie. II (jual niodo da lui tenuto nel suo trattato tajito piu da taluno potrcbbe attribuirsi a difctto, paragonandolo alia ma- niera diffusa niolto, e precisa insieme colla quale insegna la coltivazione del lino, e con cui da a conoscere eziandio le diverse pratiche di altri paesi relative al prepararne la terra, al macerarlo, e al gramolarlo , se a punto la riputazione, e r autorita di Cresconzio non fornisse un argomento per conchiuderne, che fra '1 finire del dccimoterzo secolo, e '1 principio del decimoquarto il coltivamento della Canapa non era per anche di un grande interesse. Nella <|uale mia opinione vengo confermato dall' osservare non ramnientata affatto questa coltivazione da Paganino Bo- nafede, altro scrittore Bolognese posteriore d' alquanto al Crescenzio. Bonafede scrisse nel 1360 quel suo non so s'io dica Poema, o accozzamento di cattivissimi versi mezzo Ita- liani, mezzo Bolognesi col titolo di 77iesaiiruni Jlusticorum , il quale fu dato in luce recentemente. ( Dall' insigne Lettera- to, e mio preg". amico Ottavio Toselli Mazzoni, defunto poc' an- ni sono, Autore ed insieme Editore dell' Opera = Urigine della Lingua Italiana -= (Bologna Tip. della Volpe 1831) nella qual' Opera e inserito il detto Thesaurum.) In esso comunf|ue in ima maniera rozza, ed affatto popolare, pure tutte leggiamo ricordate le coltivazioni e dei cereali, e dei legumi, e degli alberi fra i quali anche del gelso che tutta- via era allora un nuovo oggetto d' industria ; ma della Cana- pa nej)|)ur il nonie vi si riscontra, benche pero non vi sia omniesso del Lino un piccolo cenno. 270 Gio. Francesco Contri Solainente nel secolo posteriore troviamo che la Canapa era divenuta per noi un' of!;<>etto di conimercio, ed anclie di qualche gelosia, se.condo i falsi priiicipj die fiirono per lo piu il fondamento di tutta la Econoinia Pubblica di que' tempi. Particolarmente sono meritevoli di osservazione alcuiii proces- si criniinali dell' anno l-i7i (debboalle indefesse faticlie, ed air autica amieizia del citato mio Amico la comunicazio- ne di tali processi , e di altre siffatte notizie ) iie' quali si veggono inquisite piu di 50 persono per avcro lavorato fuor di Citta, e ridotto in garznoh, e filo per servigio dei Vene- ziani , cento niigliaja di Canapa. Donde , benche trattisi di piccola qugntita, pure si argomenta quale era allora la ri- cerca di questa derrata per la marineria di quel Popolo Na- vigatore, e Cummerciante , e come i Bolognesi mettean forse niaggior cura nel trar partito dai lavori fatti colla medesi- ma , specialmente di cordami , e tele i quali alimentavano una parte non piccola doUa popolazione, di quello clie nel moltiplicarne la quantita, per venderla all' estero semplice- mente in istato grezzo. Vediamo in fatto tendenti a questo fine soltanto le dispo- sizioni di Paolo 3". dell' anno 1.513, ricliiamate poi in vigore da Sisto V nel suo breve del 24 Marzo 1586 in cui confer- niato il divieto di mandar all' estero la Canapa grezza, viene prescritto il grado di lavoro fino al quale debba essere per lo meno ridotta perche possa ottenersene il permesso dell' e- strazione. E poiclie nel Breve medesimo viene asserito cho dodici mila persone nella Citta vivevano col profitto di que- sta manifattura , vedesi eziandio che ad onta di siflPatti osta- coli la coltivazione della Canapa nello spazio di poco oltre ua secolo aveva fatto fra noi notabili progressi. Ne fra noi solamente, ma in altre parti d' Italia ancora si attendeva di gia a promuovere questa coltivazione. Gallo che scrisse le sue J^enli Giornate alia meta ciica del 1500, nella Giornata ottava espressamente dice , che nel Bresciano iion si raccoglie tanta Canepa come nel Bolognese , ed in allre parti della Lotnbardia,ma. che sarebbe lodevole di estender- ne la semina. Donde si puo dedurre ch© i Bolognesi si distii> guevano allora in tale coltivazione non gia per essere i soli, COLTIVAZIONE DELLA CANAPA 271 nin por cssere anzi cogli altri in una specie dl concorren- za. (I) _ Ne e da credersi che al tempo stesso pnr andie non siasi estesa in Francia la coltivazione medesima, perche veramen- te Carlo Stefano ne scrisse a quell' epoca ricopiando a pena gli anticlii; ma le notizie piu diffuse, ed i precetti che ne det- to pociii anni appresso Oliviero de Serres nel suo Teatro di Agricoltiu'a dimostrano gli avanzamenti contemporanei di ta- le coltivazione , e gli usi diversi in cui la Canapa gia veniva adoperata in quel paese. Per tutte le cose csposte panui adunque che si possa con fondamouto stabilire che sia divenuta prcssoche universale la coltivazione della Canapa nello spazio di tempo che passa fra la meta circa del secolo decimoquinto , e la line del decimo- sesto. Di cho si vede molto manifesta la cagione ne' progres- si rapidissimi , anzi (juasi direi istantanei della navigazione, e del commercio , che mutarono affatto la condizione genera- le della marineria, e quindi poi delle arti tutte relative alia medesima. E per dir il vero clii potrebhe calcolare 1' immen- sa differenza che debb' essere risultata nel consume della (1) Qui (in Lucca 20 Marzo del 50) non liopotuto trovare I'Edi- zionu dolle Vunti Giornate da me possedute in Bologna , e di cui non raninicnlo I'Anno. In vcce qui da poco tempo ho lallo acquisto del- la EJizione delle 13 Giornate della p^era j4gricoltura. Nella quale il citato Iratto si frova espresso in parole molto differentia c cioe — Qirtinliiixpie nel Bresciano non sc ne raccoglia se non poca somma a rispctto del Bolognese , e di altri paesi di LoniLardia , nondimeno io lodarei quando se no seminasse maggior quanlila; et massimamen- te da colore die non han terreni per seminarvi i lini ne acqua per adacquarli ; ma clie lianno ben grassi , e di Luona polpa: percioccli^ si vi.'dc quanto sono nccessarj dtvcrsamcnfc nel Paese, e clie vengo- no belli senza adacquarli. /■'^cdi la pag. 167 della Op. cilata Ediz. f^eneta di Nicolh lievilacqua hdlxji. Non avcndo , come dissi, sa- puto qui rinvenire 1' altr' Edizione , cioti quella da me indicala delle f^enti Giornate non posso compicre il conf.'-onlo dell' un passo col. r allro. Dal quale conlVonlo lornato in Palria spero di jiolcr ricavare alcunc conscgucnze molto utili per mettere in plena luce il Progrcsso della Coltivazione della Canapa nella Provincia di Bologna da" tempi di Crescenzio fiuo alia nicta del Secolo XIX. 272 GlO. FuANCESCO CoNTRI Canapa fra la navigazione clie pvecedette il secolo decimose- sto, e nella quale ristvelta sompre a poclii inari cbbe cainpo di esercitarsi con lauta gloria, v, profitto, e di sigiioreggiare Ix^n anche la sagaciti!k, e 1' industria piii che la forza de' Veneziani , e qucirampissima, sto per dire, senza limit! , che ebbe prin- cipio col secolo sussegueiite o poco prima , allonpiando Porto- gliesi , Spaguuoli , Iiiglesi, e la Francia, e rOlanda, e tutte in somma le Nazioni marittime sorsero a gara rivolgcndosi al- le grandi imprese di mare , e divenne yicr esse una uecessita assoluta il moltiplicare i navigli , e le tlotte per sostcgno , e difesa di nuovi traffic! stabilit! ovunque sopra tutta la super- ficie del Globo ? A quest' epoca rilevantissima pertanto ed a tali circostanzo convien riferire lo stabilimento fra no! di quel metodo di cvd- tura die vediamo praticato anche oggigiorno. Almeno cio parmi di poter dedurre da quelle parole , ampollose alquanto bensi, ma non pero del tutto iinproprie, con cu! entra a di- sco rrerne il nostro Tauara nella sua Economia del cittadino in Villa ; le qual! parole percio non sara inutile 1' avere ripor- tate. Nella Canapa, die' e^li, conoscesi una sjhrznla indu- stria clegli yJgricoltori Bolognesi , per la quale saranno sein- pre di eterna , cd universal gloria ^ perclic coii iminensafa- tica, e spesa si riduce questa pianta ad una esalta, e sin- golare perfezione , la quale mentre si parlccipa a quasi tut- to il Mondo , rende il nome de' Bolognesi glorioso , e nella stesso tempo arricchisce le famiglie. Dopo la. qual riflessione il citato Autore passa a descrivere tutte le pratiche di cuku- ra relative alle arature , al soverscio , al vangare , ai varj ge- nei'i d' ingrasso , alia semina , alia macerazione , alia gramo- latura, in una parola a tutte le parti distinte di questa col- tivazione che ognuno pur sa essere tante , e tante , e ch' egli insegna minutamente con tutte quelle avvertenze, che anche di presente sono a pena seguite da! piu diligent! coltivatori. Ove parmi cosa degna di considerazione ch' egli non propone gia un tal metodo , o come suo proprio » o come nuovo , ma bensi come quello, che da tutti comunemente si praticava. E poiche Tanara scrisse il suo libro poco dopo il principio del secolo decimosettimo , e ben da credere che non senza uno CoLTIVAZIONE DELLA CvNAPA 273 spccialo impulso al)l)iano poluto i Bologncsi immagliiare , e render generale iiel jirocedente secolo iiii mctodo cosi dispen- dioso , e difficile , aff'atto diverse da quelli indicati fin a quel tempo dagli scrittori , e particolarmcnte da Crescenzio. Che se non fosse riescita inutile ogni mia ricerca intorno ai prezzi della Canapa ne' tempi anterioii a quell'epoca, per fame il paragone coi posteriori, tengo per fermo, clie avrei potuto rilevare un improvviso , e notabile aumento ne' prezzi medesimi , e quindi riconoscere col fatto la reale esistenza di tale impulso. Qualunque pero ne sia stata la cagione, egli e certo che da qucir epoca si dee per noi ripeteie il principio di un' indu- stria, la quale in seguito nelle varie vicende di oltre a due secoli si osserva aver sempre avanzato con notabilissimi pro- gressi. Leggiamo nelle memorie di Antonio Masini che la pro- duzione annua della Cauapa a' tempi suoi, vale a dire circa la meta del secolo decimosettimo, ascendeva a 13 millioni di libbre , ed ora vediamo come a' nostri giorni se ne sia omai raddoppiato il raccolto , giacche una serie di anni non breve, particularmento in questi ultimi tempi, ha dato a conoscere non essere piu straordinaria la produzione di 24 , e di 26 millioni. Intorno a che sopratutto e di grandissima soddisfa- zione il considcrare quanto vien notato da Tanara relativa- mente al prezzo di questa derrata , ch' egli determina per un medio in quattro scudi le 100 libbre, e ch' e per I'appunto quel medio medesimo die auche di presente da noi si calco- la dopo trascorsi due secoli, dopo variate in mille modi le commerciali circostanze , e dopo essersi aumentata di tanto la nostra produzione, e la coltivazione degli stranieri. (1) (1) II medio dedoito dagli ullimi dieci anni moslra un risultalo an- clie piu f avorcvolc , e scnibra che i qualtro scudi ora piu si accosti- no al niininio di (jucllo clic al medio: cosicclie i'ulto il ragguaglio del preizi con (|uelli clio concvnno a' tempi del Tanara, vcdesi anclie com- pensata quella parte di dillerenza in aumento che e di sola apparen- za , e non di sostanza , e che dec semplicemcnte riguardarsi dcrivata dal diminuito valore dei melalli preziosi. 11 che si nota per dar ri- sposla a quelle cjuahin([ue oLbjezioni che da taluuo si polcssero af- facciare iu proposilo soUo queslo puulo di vista. T. I. 35. 274 Gio. Francesco Contri Ma rlassumendo parmi the si abbiano argomenti a suffi- cienza per poter conchiudere , che ne' primi secoli non si ha memoria siciira ne dell'uso, ne della coUivazione della Ca- nada, che ne' tempi di poco anteriori all' Era volgarc si ve- de manifesto non cssersi molto coUivata, ma pero essersene fatto 1111 (pialche impiego nelle funi per solo uso della eco- noniia campestre; che lo stesso pure pno asserirsi relativa- niente ai primi dodici secoli dell' Era medesinia , non tro- vandosi menzione alcuna di tele fabbricate con canape in tutto r indicato tempo; che nel secolo decimoterzo si hanno le prime notizie dell' impiego della Canapa negli usi domc- stici, e nella pesca ; che nel 15.°, e nel 16.° soltanto ebbe principio la decisa inchiesta di essa per gli usi della marine- ria, ed insieme se n' e esteso ovunque il coltivamento ; che gli effetti di tutto questo pin positivamente si riscoutrano nelle memorie del secolo posteriore in cui si vede aver pro- gredito fra noi la coltivazione stessa con particolare industria, nel qual grado di progressivo avanzamento risulta poi essersi maiitenuta fino al presente giorno. Che se da siffatte osservazioni si volesse pur trarre alcuna conseguenza economica intorno a tale coltivazione , ed al rl- conoscere qual grado di fiducia possa riporsi nell' utilita della medesima pei tempi avvenire , crederei di poter far riflette- re , che , avendo avuto orlgine questa agraria industria col- r incivilire de' moderni, ai progressi del quale va strettamen- te congiunta ; di piii fornendosi per essa al commercio una derrata la quale se e inferiore per gli usi del lusso al Lino, al Cotone, alle altre del medesimo ordine, deriva invece un pre- gio dalla sua stessa piii grossolana uatura per cui ne e mag- triore il consumo negli usi di assoluta necessita; essendo in- oltre al di sopra dell' altre foinita del sommo pregio della te- nacita, e della lunghezza, ond'e che risulta doppiamente u- tile, e come merce oggetto di traffico, e come mezzo inser- viente all' esercizio del commercio, none verosimile chela sua coltivazione sia per soffrire alcun rovescio, essendo trop- po difficife il trovare altra materia che con pari economia ser- va a tanti usi , come non solo difficile , ma impossibile sara che cessino , o diminuiscano gli usi medesimi . COLTIVAZIONE DELLA CaNAPA 275 Che se poi la quistioiie stcssa , la quale cosl non riguar- da che il coltivaniento della Canapa in gencrale , si ripropon- ga sotto nil particolare aspctto per quello dolla nostra Pro- vincia , in cui tanto ne interessa per essere uno de' princi- pali fondamenti di tntto il nostro sistema agrario del piano, e sc si domandi quali effetti sperare si possano dai progress! di questa coltivazione, quali temere dalla concorrenza di altri popoli allettati dalla sicurezza della ricerca, e della vendita del prodotto , veramente non saprei dissimulare , clic merita (jualche attenzione il sentimento riferito di Tanara , il <{ua- le fin due secoli addietro riguardava per uno sforzo d' indu- stria la nianiera di coltivare la Canapa da uoi prntirnta. Me- rita poi tanto niaggior atlenzione quantoche in si lungo tratto di tempo non si e saputo introdurre alcun miglioramento eco- nomico in essa cultura. Anzi si e forse peggiorato di condi- zione nel caro prezzo dcgl' ingrassi, e nel non accresccre in proporzione le cure, e 1' industria col tener conto delle piii utili e piu preziose sostanze le quali da noi si trascurano , co- me se non fosse a tutti nota e non si avesse quasi sott' occhio la straordinaria diiigenza, e 1' Industria singolare de' vicini To- scani , e specialniente de' Lucchesi : per cui di presente ben piu giustamente ancora si puo dire sforzata la coltivazione della Canapa. Egli e certo die tanto piu difficile riescira il sostencre la concorrenza, (pianto piu gravi spese si dovranno da noi incontrare in confronto di altri che possa o introdur- ne, o estenderne il coltivamento. Tuttavia o da considcrare che una tal concorrenza viene di niolto Uniitata dalla natura stessa della pianta, la quale non bene riesce in qualsiasi terreno, e rarissimi poi sono quelli ne' quali possa tornar vantaggioso il profondcre nelF ingrasso, e nel lavoro per conseguinie un perfezionamento pari a quel- lo della nostra canapa, da cui derivano le qualitache di molto ne estendono fjli usi , e le procacciano lui pregio particolare in conunerrio. La sperienza de' nostri vicini , e di tutta 1' Ita- lia nella quale tre , o quattro provincie soltanto sono riesci- te a gareggiare con noi in questa coltivazione, e che non- dinienti tidvan scinpre di un quarto circa niinore del nostro il prezzo della loro derrata, puo bene rassicurarci. Come ci 276 Gio. Francesco Contki rassicura di piu ancora la nostra stessa sperienza , poiche In questa provincia medesima non poche sono le terre che pur si veggono fertili in cereali, ed in legumi, ma inutilmente si tenta di sominarvi la Canapa con vcio profitto, perclic il prodotto vi riescc o mescliino tioppo, o del tutto spregcvo- le. La qual prova di fatto ne persuade assai piii di quelle ad- dotte dagli stranieri , poiche non puo allegarsi in contrario rignoranza del nietodo di cultura, ne la diversita delle cir- costanze. Rammentando pero il sentimento degli stranieri non so ta- cervi quello del Chiariss. Bosc il (piale nell'Articolo Cana- pe del Nuovo Corso Conipleto di Agricoltura mostra dl essere persuaso che le spese di questa coltivazione ben di rado la- scino al coltivatore un suflficiente profitto. E notisi che cio eglidicc mentre propone a considerare la necessita riconosciu- ta in Francia di aunientarc la produzione della Canapa , ri- chiedendovisi di provvedere di fuori per piu di un terzo di quello che occorre al consume ordinario, e prhicipalmente della marincria. Ne crede egli che gli sforzi del Governo pos- sano riescire al conseguimento di questo risparmio , perche (secondo il parer suo , e secondo quello ancora de' pratici a- gricoltori delle contrade di Francia ove la Canapa piu si col- tiva, ed ai quali egli si riferisce in questo proposito) 1' inte- resse de' particolari non puo trovare il proprio conto in tale cultura. E verainente i progress! di essanel corso di trenf'an- ni, da che cosi scriveva questo celebre Agronomo, non hanno punto smentito il di lui sentimento. Se adunque in un paese di tanta industria qual' e la Francia, e dove si grave e la nian- canza della derrata, la sola coltivazione ordinaiia ha potuto incontrarvi un cosi forte ostacolo, e da tenere per fernio, che ovunque ancora , e certamente maggiori debba incontrarne il raffinamentodeir Arte, che e pur il termine al quale neces- sariamente fa d' uopo die arrivino quelli che #on noi concor- rono in questo genere di cultura. Intorno a che giova inoltre il considerare come la Canapa di Slesia, di Alsazia, d' Irlanda e gia da lunghissimo tempo in commercio senza pregiudizio del nostro traffico; e quella CoLTIVAZIONE DELLA CaXAPA 277 di Russia paiimeiiti, che da oltre a sessant' anni introdotta ne' prinfipali poiti deH'Oceano. e del Mediterranco minaccia- va colla tjiiaiititu iion solo, ma cziaiidio colla ([iialitii di esclu- derne la nostra , si e veduto jioi col fatto non reggere al con- frouto iiegli usi piii inipoitanti ; e non avendo cagionato di- minuzione nella ricerca, e nel piezzo di essa, ha dato insie- me a conoscere e 1' inferiorita propria , e 1' accrescimento del consumo clie ora si fa di questa derrata in paragone a quello de'duc sccoli scorsi. (1) Laonde il rigiiardare questa nostra coltivazione come uno sforzo d' industria , non dovrii punto essere motive perche si disperi di continuare a sostenerlo , clie anzi anche in cio gli argomenti ricavati dalla storia de' fatti ne persnadono die, come fu fin <(ui esercitata con frutto, lo sara del pari nel- r avvenire. Serviri per altro la considerazione medesima a rendere nieglio dimostrata la nccessita di una piu rigorosa econoniia nolle spese di coltivazione , la quale potrii ottenersi particolarmente col moltiplicare i bestiami , onde acci'cscere la massa delle sostanze ingrassanti , e nel tempo stesso dimi- nuirne il dispendio. Quand' anche pero i vantaggi che indubitatamente dovran- no seguire una sifatta riforma possano essere non abbastanza soddisfacenti per molti, io non so dispensarmi dal ripetere an- cora che ledifficoltadi questa coltivazione non sono nuove, ne prodotte dalle commerciali circostanze di oggigiorno: ma con- tano almen almeno piii di due secoli, e che soltanto con mez- zi straordinari in proporzione dell'accresciuta industria si piio mantenere vigoroso un gcnere di cultura che e la base prin- cipale del nostro sistema agrario nella parte plana dclla Pro- vincia, che in essa conserva la fertilita delle terre a^siciuan- dovi colla maggiore economia e piu copioso il prodotto del Grano, che in fineeil vero fondamentodella nostra ricchezza, (1) Per argomcntare con qualclie foiidamento relalivamenle al cousu- mo (Iclla Caiinpn per la Marineria veggasi un" arLicolo iiclia (jazzetta di Bologna del 24 Marzo 1813. 278 Gio. Francesco Contri • nel conciilc anno ancoia introduce dall' estero nella no- stra Provincia oltre a un millionc di Scudi. (1) (1) Ncl tempo clie e corso dalla letliira di quesla Mcmoria alia sua pul)bIicazionc si soiio notate varie viceiide di stagioni , e di coinmei- ciali circostanzc , die han reso talvolla sensibilmente nicno utile la produzionc della Canapa. Specialmcnte Ic osscrvazioni economico-agra- rie del 1845 dimostrando qucU' anno esscre stato inlelicissimo per la scarsezza, c cattiva qualita del raccolto, e pel basso prczzo cui disccse il prodolto , polrebbc, secondo i'opinionc di alcuni, fornire un qual- clie argomento a quelli che spesse volte declamano contro la sostan- ziale utilila dolla coltivazionc della Canapa, o a quelli alineno clie si iTioslrano dubbiosi , ed incerti nel sostenerla animosamcnte . lo per altro da tali vicendej e particolarmente dall' infelice condizione di detto anno penso potersi ricavare lutt' altro argomento. Perciocclie la storia econoinico-agraria dello slesso anno mi dimostra ciio mentre il prezzo delle Canape ordinarie ribasso ai trcnlacinque , ed ai Irentadue paoli , il prezzo luttavia della Canapa veceliia , e quello ancora della Canapa nuova di miglior qualita si soslennc eziandio in delto anno ai 39 ai 40, ed ai 42 paoli, donde si puo dedurre 1.° chc il prezzo di quesla dcrrata (la ([iialc in gencrale ?iclla Coltivazionc , e ncl Com- mercio c Secundaria , c non di prima necessita, ed ^ in commercio non per opera di Mercati nostri, ma di Mercati lontaiii e di con- sumi rispetlo ai quali il nostro quasi si puo dire non esisle clie per vendita ) h, detcrminato dalla qualita, e non dalla quantita. 2° Che per- cio tauto pill inlercssa lo studiarsi di sostenere il pregio di essa qua- lita, piuttostoclie progredire nclla estcnsione. 3." Che lanto pin per questo e necessario di limitarnc streltanienle il coltivanienlo a quclla terra die vi h piu alia. 4.° Che atlcneiulosi a qucsta massiiiia si ope- rera in ogni modo secondo le regoie di una saggia Economia , per- che si ricscira ad oUenere un prodotto piii sicuro, di uno smereio piu vantaggioso c per cio piu utile, col rispanniare nel tempo stcsso il la- voro , e I'iiigrasso, e col conservare insieme alia terra quclla feracita pel grano successivo che e pura conseguenza della precedente colti- vazionc della Canapa. BELLA DEL PnOFES»Oft GIO. FRANCESCO CONTRI »^=a:<«9 {Meiih leiia all'Accad. li 4. Maggio 1843.} I, [n due Raglonamenti cli'ebbl gia I'onoredi leggeie in questa nostra Accademia iiogli Aniii 1832, e 1834 vi teiini discorso dello studio dell' Agricolttua, considerato sempre sot- to (jnel generale aspetto iiel quale si debbe riguaidaie iielle Scuule , ma per6 esaniiuaudo nel primo le relazioni di esse studio coU'esercizio dell' Arte secondo un fine diverso alquan- to da queilo projK)sto nel secondo. Nel primo le niie ricer- che erano tendenti ad investigare la natura dell' Arte Agra- ria in generale, onde meglio diriggere 1' istruzione a quello scopo cbe e primario nella medesima ; vale a dire al miglio- raniento dclla pratica , ed al procacciare ai coltivatori sode , e sostanziali cognizioni. Nell' altro le osservazioni furono tut- te dirette ad esaminare quali parti di studio , quali Scienze ausiliari, quali mezzi debbano riputarsi meglio conducenti ad un altro scopo, meno sostanziale in apparenza bensi e pill indiretto , ma a vero dire piu fondamentale , nello stu- dio mcdesimo; quello cioe di avere un insegnamento Teori- co-Pratico elemenlare, e qual si conviene propriamente al- le Scuole. Tut ta via in veruno di que' Ragionamenti non mi proposi io mai per oggetto dclle mie ricerclie il rintracciare se poi reabnente e quanto sia necessaria 1' Istruzione Agronomica, e se quel genere d' istruzione cbe iie risulta per 1' Agricolto- re neir un caso, e nell' altro ben si convenga, ed egualmen- te a qualsiasi classe , a qualsiasi ordine di persone , e se per tutti indistintamente, e sempre possa essere utile e neces- sario l' elementare scolastico insegnamento. Ecco il soggetto T. I. 3G. 282 Gio. Francesco Contui chc allora fu da me ommesso, e clie sponendovelo quest' og- gi, o Sigiiori, quasi a nianlcia di appoiulico ai due suriferiti discorsi , (|uantuiu{ue sia argoiiieiUo per se noii breve, tutta- via confido di trattarlo coUa maggior possibile brevita. Per servire alia (piale ineoininciero dallo stal)ilire che in uii Paese di Agricoltura Tistruzionc Agraria e nou solamcnte utile, ma ben ancbe necessaria a chiun([ue ; perciocche la relazioni di Societa nella vita Civile mettono cliiuncjue nel bisogno di conoscere a sufficienza quegli oggetti di cui si nutre, sui <[ua- li tralliea, coi quali si procaccia i principali comodi della vi- ta, pei quali esercita la arti secondarie, e per cui vede nia- uifestamente riprodursi cosi il generale sostentamento del popolo, come il particolare alimento all' industria , ed al com- jiiercio. In quella guisa che il Proprietario entra a discor- rare de'suoi fondi, e il contadino de'suoi lavori, ma le tan- te volte Iddio sa come, ognuno di qualunque stato, e qua- lunque prolessione egli sia ue ragioiia maestrevolmente, ogni sua ragione riferendo a quella maniera di vita che gli pro- caccia utilita. Ma per ragionarc e giudicare dell' Arte del- r Ajiricoltura, se si conoscessero non dico gia tutti i neces- sarii principii, ma se ne avesse ahneno una sufficieute notizia, come poc' anzi fu da me accennato, non s' udrebbono tanti errori tuttogiorno ripetere non ne' soli tugin-ii delvillano, e ne' trivii e per le piazze , ma piu I'ors'anche ne' sociali calie, e nelle conversazioni che diconsi colte , non che fra colore e- ziandio che tiattano dei piu alti negozii, e fra le Classi in- somma le piu elevate della Societa. E questo e difetto piu specialmente proprio de' Paesi di Agricoltura ; perciocche per la maniera di vita , e per le Sociali abitudini in essi , sendjra giustamente a tutti accordato questo diritto di poter parlare e di Agricoltura , e di Agronomia , e di Principii Economici , siccome di affare privato e proprio agli luii , perclie la loro proprieta, la loro professione , il loro mestiere, il loro traffi- co gliene da il possesso ; agli altri perche il fondamento del- la loi'o sussistenza e del loro })iii o nieno agiato vivere con- cede che sia libero il tenerne discorso, ne par giusto che ven- gano come condannati a starsi cheti intorno a quelle vicende dell' arte Agraria, le quali essi veggono avere una cosi stretta Della Istruzione AcRAniA 283 relazione col loro ben essere. Ma poiche il dlfetto di voii |)iiii(i|)ii induce in errore , ed e cagione di abbaglio, cosi la coiiuiiiicazioiio di ()|)inioni taiito male loiidate c diverse e pur niotivo di continue inquietudini , e nial contento nella So- cieta, le (piali da sola ignoranza procedono, e non si propa- gano per la sola classe degli sfaccendati, nui difondendosi per quella dci piiiopcrosi ancora, sono piii clie sulficienti ad alte- rare (pialsivoglia deliberazione o consiglio, e cpiindi a pro- durre pur anclie nella ricchezza privata e pul^blica altera- zioni' niolto dannose. La (juale inimagine per quanto sia trista, e niente confor- me al giornaliero progresso clie pur si va commendando, non- dinieno io temo pur troppo che niuno potra riguardarla esa- gerata , tanti sono gli errori che per le diverse classi del po- polo si veggono scorrere dal inaggiore de' Proprietarii all' in- iinio degli Operaj , dal colto artista, e dall' industrioso coni- nierciante fino al pin rozzo fra gli artigiani , da cbi lia mag- giore il censo sino a chi vive prezzolato dalla repubblica. Diniostrato adunque che l' istru^tfne agraria e indispensa- bile e che la mancanza di essa puo generare, ed in fatto ge- nera tiubamento nella Societa e nuoce ben anche all' ordine del pul)blico reggiinento, vorremo noi credere che onde to- gliere dalla massa del popolo la perniciosa ignoranza sia poi eguabnente a tutti utile e necessario 1' ii^egnamento ; e fra quelli pure cui si reputi necessario, vorrem noi credere che un niedesimo genere d' insegnamento eguabnente, ed indi- stintamente per tutti convenga ? Ed eccovi riproposta la qui- stione superiornieiite enunciata , riassuniendola sotto quel doppio aspetto in cui viene come a dividersi per se medesi- nia, dietro la sposizione di quanto accade fra gli ordini So- ciali di un Paese di Agricoltura, e per cui immediataiviente siravvisa, che se per tutti pure e necessaria 1' istruzione, non per tutti pero debb' essere eguale, e comunicata alio stes- so line e coi mezzi medesimi. Perciocche in cpiella generica osservazione che si e fatta superiormente delle diverse classi egli e ben facile il distin- guere che non avendo tutte coU' Arte Agraria una relazione niedesima , diverso ancora debb' essere 1' utile , o il danno che 281 do. Francesco Contri lie derlvi secomlo la varia poslzione , e grade degli individiii clio Ic nnnpongono , c socondoclie qncstl sieno piii o meno addottiiuati , piu o meiio ignoranti. E parini clie tutti si pos- sano ben giustaniente dividere come in due grandissime ca- tegoric , distingnendo qiielli clie per lo loro sostanze , la pro- fessiono, il niostiere, 1' occupaziono in sonnna, ed il posto che teniiono nclla Societa esercitano una inilnonza dirctta sul col- tivanieuto drlle terre, da (pu-lli la manicra di vita de'(|uali, e roccu[>azione non e in relazione coll' Arte Agraria clic pel solo bisogno, e per ottcnerne piu o nieno abbondanti , piii o iiieno economic! i mezzi di sussistenza , ed i comodi della vita. Pei ffuali pure se vorra riputarsi superfluo, o non tanto ne- cessario (jualunque genere d' istruzione Agronomica, conver- ra sepai'are da una tale categoria tutti coloro clie quantunque non intesi a coltivare le terre, scrbano tuttavia coll' eserci- zio pratico una relazione di non mediocre iniportanza, occu- pandosi o della Amministrazione e Direzione di qualsiasi fVa gli ordini civili e politici, o nell' esercizio di traffici sia al di deiitro , sia al di fuori , o nel regolamento delle finanze, o jiella dispensazione della giustizia. Perciocche io dico, e pcnso di non errare, che in un paese di Agricoltura non tanto esercita la coltivazione il niisero villano clie tuttogiorno col sudor della fronte spreme dalle dure zolle il suo mescliiiio sostentamento , quanto , e molto piu ancora, colui clie agia- to seggendo all' ombra sopra soffice piuina, puo spensierata- mentecon un sol tratto di peniia in uu istaiite rendere iiiutili le penose fatiche dell' operajo, e le gravi spese del Proprietario che a lui comanda, e che lo alimenta, e convertire in danno i doni della natura di un ubertoso terreno, e di un ottimo clima, ed i laboriosi pensieri di un arte, che pur va nii- gliorando. Eh! si, o Signori, non bisogna illudersi , e non si sara giammai ripetuto abbastanza clie il Proprietario, ed il Colti- vatore qualsiasi sempre opera , e non puo a meno di operare sempre, piu o meno costrettamente ed in una assoluta dipen- denza dalle circostanze in cui e posto; e se coloro dai quali dipende il variare le circostanze medesime , non abl>iano DeLI.A IsTnUZIONE ACRARIA 285 cogiiizioiie di Apricoltuia, iioii potri ragionevolmente sperarsi di avcic il iniglior sistcma di coltivazione , ({ualunque siasi la Inioiui volonta e 1' indiistiia del Proprictario , e dell' Ope- rajo. DiiiKpic: il trapassare iiella catef^oria 1.^ tutti gl' indivi- dui coMipoiK'nti le lifeiite classi , benclie apparenteinente noii intesi al ('oltivanieiito delle terre , e cosa affatto indispensa- l)ile; <>d allora ])oi 1' istiuzione Agraria per 1' altra categoria (liiaiitmupie noii si debba iiiai riguardare inutile, pure potni almeuo riputarsi non essenziale . Ma restriiigeiido ora il discorso alia categoria prima , quan- to e mai facile il ravvisare lui' eiiornie dilierenza Ira gl' iudi- vidui elie la coinpoiigciuo ; ne solaniente per coiidizione socia- le, e per nianiera di vita, cjuanto, e molto piii ancora, per senno , per inclinazioni, per abitudini , per vizii di societa ? E con tanta diversita. cosi bene osservata , cosi bene sentita da tutti , si vorra pur proclamare 1' utilita dell' Istruzione Agraria senza assegnarne le occorenti distinzioni ? Intorno a che se ben si consideri qual distanza passi ( e non rliimerica, ne fittizia , ma naturale, e voluta dalle leg- gi dell'ordine) fra '1 Piibblico Amministratore ed il semplice Operajo , fra '1 dotto esercitato e pratico, e '1 coltivatore sen- za ingegno e senza buona volonta , fra '1 Proprietario colto ed attivo, e '1 colono ignorante ed infingardo ; se di piu si pon- ga mente die non come nelle altre arti le migliaja, e.spesse volte le rentinaja soltanto, ma nell' Agricoltura sempre i mil- iioni d' individui attendono e ricliieggono 1' istruzione ; se si rifletta inoltre che in tanta moltitndine d' individui , come pur pochi sono sempre gli estremi nel bene, e nel male, co- si sempre in ragione del maggior numero d' individui piu sempre prepondera la mediorrita, io inclinerei a credere che r universale istruzione da dispensare con isperanza ben fon- data di qualche sensibile profitto, sia da ripurre fra' sogni di una fantasia troppo animata dal desiderio del bene universa- le , e poco aminaestrata dalla sperienza. Dico adunque che percio tutte le classi della 1.* categoria sieno da snddividere come in due sezioiii . la prima delle quali com|)r(iula quelle clie per coiidizione sociale , c per cir- costaiize di luogo possouo meglio approffittare degli studii di 286 Gio. Francesco CoNTRr una elementare Filosofia ; alle qnali ancora V insognamcnto Ajiidiioniico certaineiite piio tonuue di inolta utillta, e noir dovrobbe anzi esscie per esse clie conscgueuza degli altri studj. Perciocclic questi, ova fossero bene ordinati, e bene diretti , ainmaestrando il giovane ne' principii di una sana Filosofia, e comprondondo gU elemcuti di ogni Scienza ansi- liare (come credo tU avere a suHiciciiza diniostrato in ([uella seconda delle citate Memorie) riescirebbero ad indirizzarlo iiatnrahiiente , e senza sforzo nella Agronomia, la (|uale in fine altro non e che la piu bclla c la piii estesa applicazio- ne clie possa farsi di tutte quelle ausiliari Scienze. Egli e ben cliiaro poi che questa 1 .^ sezione col compren- dere le nienzionate classi , abbracciera oltre i Proprietarii , tutti quclli die per maniera o diretta, o indiretta sorve- gliano e diriggono o le proprie coltivazioni , o le altruij tutti quelli poi principahnente clie dovendosi occupare iu grande della Agricoltura, e degli aff'ari economici, e di cominercio, interessa clie ben veggano per quali vie , parte occulte , par- te manifeste , or si anima, or si avvilisce 1' industria, e come possano e la ricchezza pubblica , e la prosperita privata con- ciliarsi per mezzo di savii regolanieiiti , e come per lo con- ti-ario dair urto degl' interessi spesse volte, in mi paese di natura propria fornito di ottime disposizioni , possano le im- provvide discipline dar luogo ad un daunoso disequilibrio , ed arrestare la riproduzione , facendo ad essa sottentrarc il mal- contento e la miseria. Niuno poi dovra maravigliarsi cli' io escluda dairinscgna- niento Agronomico, e separi in una seconda sezione tutti i lavoratori, perche gli e ben chiaro che se ad essi pur con- viene una istrnzione, ella non dovra essere ne a ([uella nni- fornie nei modi, ne come qnella diretta al fine di rendere o dotto, o ahneno bastantemente colto chi ad essa iiitende. La qual cosa quantunque sia piii die manifijsta , pure siccoine fra gli Agronomi vi e una certa diversita di pareri iiitorno ad essa, c qui di recente ancora ho avuto motivo di conoscere una troppo notabile discrepanza di opinioni, soffrite ch' io mi trattenga alquanto a dimostiaila. E primieramente vi prego di considerare che per faro DeLLA IsTRUZIONE ACRARIA 287 acqniisto di una sufficiente cultura e d' uopo un' applicazione -estesa, completa ed assidua agli studii , il che distrae fin dalla prima faiuiiillczza il i avoratoio dagli escrci/.ii di al)iluiite la mia esitazione , la mia incertezza nel decidere , nel propone anche solo dubitativamente qual sia quel genera d' insegnamento , quei modi del medesimo, quale la classa di persona cui affidarlo, parche veramante riasca di quella utilita che vuolsi in tanta importanza, in co- si graiide cslciisione del soggetto. E qui neir applaudire giustamente que'ragionamenti che \ 29-1 Gio. Fbancesco Contri in un discorso Accademico furono tenuti in sul principio del Corrente anno da un nostro dotto Collega , in quel mcdesi- mo consesso da nie accennato poo' anzi , uncndomi io seco Lni neir indicare quelle difficolta che si presentano nell' ese- guimento della cosa, e principalraente intorno al potersi rin- venire precettori idonei ad iin tale esercizio, permettetemi ch' io passi oltie ancora, e vi dica che mentie tali ditlicolta egli fa mostra di crederle superabili, io per Io contrario tanto non speri , anzi le giudichi in gran parte non superabili. Egli giudica die la razioiialc Jgronomia possa essere mate- ria per un maestro di leggere , di calligrafia , di aritinelica , il quale sia ad un tempo il conduttore di un fondo inodel- lo. Intorno alia quale possibilta non so a dir vero se gli Agro- nomi intelligenti saranno tutti di egual parei'e : ma ammes- so pur questo egli crede che la diflicolta per rinvenire pre- cettori idonei verrebbe suj>erata , tollo quell' error e , die' egli, da lungo tempo invaho nella Societd di porre alle elementari islruzioni ed all' istruzione dellc classi infnne le pcrsonc cite Jianno nell' insegnamento minore ahilita , e minore dottrina. E i[ui non so dispensarmi dal far riflettcre che la maggio- re difficolta non consiste , come molti pensano, nella impossi- Lihtii di iudurre uomiui di gran dottrina ad assumere 1' inca- rico di ammaestrare fanciuUi, pcrche quando cio fosse dimo- sti'ato assolutamente necessario per poire i fondamenti di un retto elementare insegnamento, niuna cosa e sagrifizio pel vero Filosofo, o come soglion dir oggi (i pin senza sapere quel che dicono) pel lilantropo. Neppure sta a parer mio la clifficolta ncl degnamente ricompensarli , perche ove trattisi del bene pubblico , e del privato , tutti gli altri oggetti si debbono restar da parte, ed allora i mezzi per tali ricom-« pense non mancano.^ La difficolta vera , e sostanziale consiste nell' averli tali precettori , nel formarli consiste , peiciocche se 1' istruzione .indigesta delle teorie senza prove di applicazioni pratiche le tante volte imbratta, e disonora le opere degli scrittori, che vorrem pensare di una istruzione Teorico-Pratica di un pi-ecettore che , sia pur quanto vogliasi dotto , e colto , noa puo mai essere un buon pratico , e ben inteso da genti rozze Della Istruzione Acraria 295 in tcnera eta,lequali per cio non sanno connettere I'intuitiva colla riflessione , ed astrarre dalla cosa narrata loro dal mae- stro per farsene argonicnto di analofjia ncl loro campo. E se piir vogliasi amnictterc clie la materia Tcorico-Pratica del- 1' Ajiricoltura si possa cosi siniuuzzare , e render popolare co- me lo fu nel passato secolo'da un Algarotti ([uella della Lu- ce, o rjuolla dclle acqne correnti da un Mengotli a' tempi nostri, pensate voi , o Signori, clie queste due opere , co- mecche chiarissime e facilissime , messe dinanzi ad un idiota clie non sa clie leggerc , sarobbero da lui iiilese agevolmen- te ? Pero il mio dul)bio ora si volge alia difficolta di trova- re quegli uoiniiii cbe sappiano poi degnamente ed efficace- mente spiegare al villanello le dottrine in modo da esserne intesi, e da non rendere oscura la spiegazione di un trattato per se cliiarissimo. II quale mio dubbio e fondato sopra quel po di pratica da me acquistata colla lettura degli Scrittori di Agricoltura dal- I'una ])arte, col pcrcorrere non senza intendimento alia Scien- za Agraiia le canqjagne del iiostro, e di qualcli' altro paese deir Italia per 1' altra. E per dimostrarvi ancora che la mia asserzioiie ha un ioiidainento, bastera che intorno agli errori di pratica io vi rammenti quelli di Agronomi dottissimi, ed in molte parti della Scienza rispettabilissimi, siccome quelli di un Young, e di un Davy nell' Inghilterra, di un Thaer, e di un Trautman uella Gcrmania, di un Duhamol nella Francia, di un Lullin, di un Chateauvieux , e per non dire de'soli trapassati, ed accennare ancora ad un qualche viven- te aggiugiiiamo pure di un Crud nella Svizzera. Uomini tutti di un merito non equivoco, ma tutti di massima pericolosa e sospetta nelle pratichc applicazioni ; siccome ne ban dato prove di fatto colla loro diversita fra lo scrivere e I'operare. I quali sommi noiniiiali avendo per inanlera d' esempio , saro dispensato io spero dal citare quegli altri molti , cbe mi si affacciano da proporvi in prova , se pur me ne fosse da Voi dimostro il desiderio . Questo solo per altro io aggiugnero (e cio sia detto con buona pace de' dotti ) cbe fu d" ordinario da me osser- vato cssere per lo piii la prudenza agraria , e la saggia economia in ragion inversa della dottrina, e che una certa 296 Gio. Francesco Contiii chiarezza d'idee intorno alle cose della villa, un certo discer- nimento, quella tale freddezza di contemplazione degli og- getti sni quali basare iin retto sistema cconomico, taiito es- senziale al buon piatico e tanto coininendata e dimostrata ne- cessaria da Thaer ne'suoi Principii Ragionati di Agricoltura, noil fiuono ([nasi mai il retaggio dell' Agronomo piii fornito di Scieiiza c d' Istruzione. Mostrata per le predette ragioni la difficolta, e quasi im- possibiiitu di formare scuole acconcie al bisogno dei lavorato- ri, quale mai potrei assegnare utile compenso a questo di- fetto ? Certa cosa e clie la morale istruzione de' contadiui af- Adata e ai Parrochi esclusivamente , i quali per uffizio del lo- ro ministero deiririono eziandio conoscere 1' oidine delle fa- miglie, e provvedere con carita, e prudenza che non si tur- bi I'ordine stesso, o proutamente &i racconci turbato. E neir esercizio di questo sauto ministerio clii non vede come e di necessita al Parroco di scorrere talvolta le ragioni della cultnra dei canipi, del miglioramento di essa, del pro- cacciare abbondanza di frutti ? Ne gia la cognizione di tali cose e straniera agli studii ecclesiastici, come giudicar si po- trebbe se argomentar si volesse da cio soltanto che osservia- nio nelle contrade nostre. Valgami in prova del mio asserta il solo registrarvi i nomi di Malenotti, Bellani , Landesclii , Abbate , Dc Capitani, Paoletti , e cio siavi confermazione della verita di quauto ho detto. E se io deggio apertamente dichiarare d' onde hanno avu- to principio le mie idee, vi sia noto ancora clie in questo pensiero molto mi sono confortato sopra V autorita del Prelate Giuseppe Capece Latro Arcivescovo di Taranto, il quale, non a questi ultimi tempi di novita, ma sino del 1T89, volgendo. per avventura nella sua mente i dubbi da me accennati , cre- dette potergli rimuovere col costituire nel suo Semiuario la Cattedra di Agricoltura. E questo, o Signori, voglio aver det^ to io pure , non per amore di noviti , non per farmi censore , o legislatore , ma a solo fine di mostrarvi con autorevoli e- sempi , non essere ne strano ne impossibile ad ottenere che r Istruzione conveniente ai contadini si possa tenere unita alia Morale Istruzione , e per conseguente doversi 1' una , e r altra far procederc dall' esercizio del Sacro Ministerio. CAVALIERE PROFESSORE GIAMBATTISTA MAGISTRINI BREVI CE]\I\I SOPRA UN PUNTO IMPORT ANTE D' ANALISI DISOGNOSO TUTTOILV DI SCHIARIMENTO lEIORIi POSTOIA LETTA ALL- AGCADE9IIA DELL' ISTITUTO Dl BOLOGNA KELLA SESSIOSE 0RD1»ARIA DELII 16 APBU.E 1846 T. I. 38. i^oirllono le Accademie di Scienze naturali , lUustrissimi Colleghi, comporsi di due Classi di Membri attivi addetti li uni alle Scienze Fisiche singolarmente, alle Matematiche gli altri , con diritto per tutti uguale di poter aspirare agli onori e agli onorarj Accademici , con obbligo pei o uguale d' un an- nuo contributo come fra noi di un lavoro scientifico inedito, nnovo , importante , onde delle assegnate onorificenze tutti uguabnente partecipare. Ma nei mezzi, e nella possibilita del puntuale adempimento di questa ben giusta condizione vi ha un assai grande disparita tra le due classi di Accademici Col- laboratori. Ha 1' una di propria giurisdizione I'immenso cam- po , I'ofHcina, e Tinesausto elaboratorio della natura, che porge talvolta a'suoi Membri bell'e formato il loro penso, o alnieno non ne lascia mai loro mancare occasione e materia sempre dilettevole, a portata dell' intelligenza e della ciirio- sita del maggior nnmero, e sempre di generale e immcdia- ta utilitii, senza tuttavia che tanta abbondanza di materiali , e facilita di cooperazione loro pnnto vi escluda il vero me- rito e la giusta lode dell' industria, e dell' invenzione : che lie la comodita , e vicinanza dei marmi di Paro , e delle Gre- che forme elette menomarono 1' universale ammirazione del- le opere di Fidia , e Zeusi ; ne le ispirazioni dei graiuli mo- delli della classica Roma quella mai toglieianno di Rairacllo, e di Canova. Per lo contrario alii Accademici Algebristi, e Geometri nel ristretto loro patrimonio intellettuale , e della ragion pura,scarsa di gran lunga, e astrusa, intrattablle , e bene spesso inarrivabile soccorre la materia di saggi condegni 300 GlAMBATTISTA MaCISTRINI da ofFrirp a tempo debito all' Accadeinla. Laonde tocca loro assai sovoiitc il disdoro di dover lasciar vuoto il loro posto COS! nel giorno dclla prova, e cosi in ([uello delle coione Se- nonclie a questa classe iiou e disdetto nell' angustiosa sua si- tuazione il partito di suplire alia difficolta, e mancanza di argomenti iiiterameute nuovi con illnstiazioni, e miglioramcnti di metodi, di princupj , e di scopcrte gia venutc in posst'sso della Scienza : sia questa facilita lui effetto della discretezza , e condisccndrnza viccMidevolc, die non e mai 1' ultima delle Luone qualita di silFatte societa di colte persone ; sia forse perche le veritil matematiche hanno il vantaggio di tale es- teiisione , e fccondita , che il coltivarne e renderne anche so- lo pill accessibili , e piii operative le note fonti valga tuttora il prezzo dell' opera, quanto la ricerca, e la scoperta di fonti nuove ; che d' altronde nel vero buon senso Accademico non e progresso della Scienza il solo procedere innanzi suUa via delle nuove scoperte , come gia stimava F aureo Mascheroni , ma e progresso ancora talvolta bello , e biiono e necessario lo stesso retrocedere sul cammino gia fatto ; e si nobile pensiero frutto aU'Autore deU'invito a Lesbia la bella Geometria del com- passo. S' aggiunge in fine cio clie onora e abbellisce, e vieppiu stringe cosi la nostra come le altre scientifiche colleganze, che delle due classi la piii ricca non isdegna talvolta di fare in u- nione della classe povera , come tra le nobili flimiglie discen- denti da uno stesso ceppo comune suol intcrvenire, una rivista comparativa delle vetuste memorie gentilizie d' entrambe , e non ostante la superioritu, e la prevalenza della presente sua con- dizione si compiace di rinvenire , e di riconoscere tratto trat- to sopra gran iiumero di stemmi dell' una , e dell' altra classe inquartate, come suol dirsi, congiuntamente le armi, e le im- prese d' entrambe. Delia quale antichissima parentela e con- sanguineita e si per certo del primo sempre e piu stretto gra- do conscia , e sensibile la piu nobile e doviziosa delle nostre due famiglie Accademiche , e sollecita di soccorrer F altra del proprio , ond' abbia ancli' essa occupazione a sostegno del- la sua parte delF Accademica cooperazione, or dandole da ri- scontrare nuovi fatti sperimentali , e d' osservazione al rigo- re del suo coinpasso e dclla sua analisi , or accettando in Bkevi Cenni ecc. 301 eambio proposte non innopportune di verita, e di fisiche leggi da sperimentare , e di nuovi mezzi d' esperienza e di osscrva- zion«^ , non irnmer altro poco gra- ziosa risposta a ^Idoprate il nuovo calcoh, e lafcde vi verra. » Riniasta per nn sccolo in possesso delle scnole I' astrnsa metaiisica del calcolo diff'ercnziale, vonne finalniente sottopo- sta a nuova gindizio di vevisione a favore dei vinti Avver- sari presso un ben conipetente Tribnnale; e la decisione (w nientenieno che il ricliiamo inapellabile del calcolo differen- ziale al principio diretto generale evidente della semplice de- rivazione finita delle funzioni , col ([tiale son tolte di mezzo tntte le passate controversie metalisiche , e tntti son salvi i vantaggi del inetodo infinitesimale con sicurezza anche mag- giore di risultati in ogni caso di sna applicazione. Eppnre il trovato inestiiiiabile di La-Grange non ando, come dissi , af- fatto esente dalle ripnlse e censure incontrate da quello di Leibnitz. Ecco il solisnio, cui seguitano ad appoggiare tuttora la loro causa i Calcolatori Infinitarj. Tutto il fondamento, dicon essi , del nuovo calcolo di La- Grange si ridnce a quest' unica operazione . In una fnnzione y, d' una variabile assolnta x si faccia variare la x della diffe- renza indeterminata e arl)itraria / , e risolvasi la funzione co- si variata essa stessa nelle tre parti y^, ip^^ i^'Qi.iJ e sia delle quali la prima e la stessa funzione primitiva , la seconda una nuova funzione p^ della sola variabile x moltiplicata per la prima potenza dell' incremento i , e la terza il prodotto del ({uadrato r per una funzione di x, e di i; la formazione , o dcrivazione del secondo termine ip si assuma per operazione caratteristica di un nuovo sistema di calcolo e si assegni un simbolo, che posto a canto alia fimzione data y^, per esem- pio la stessa gia usata lettera iniziale del vecchio calcolo , in- dicia d.}\ r operazione, e insieme ne rappresenti il risultato. Ora soggiungono, qui si ammette gratuitamente cio, che d' al- tronde non poteva a meno La-Grange di assumere , ed era BnEvi Cenni ecc. 303 per conseguenza da provarsi innanzi tutto, che la proposta decomposizioiie della variata fiinzione )\^i sia possibile in tut- ti i casi della forma della fuiizione , e dei valori della varia- bile e del suo incremento. Ma (|uel che e peggio, sappiamo, non solo mancare generalmente una talc dimostrazione , ma ancora essere in cento casi esclusa di fatto la pretesa de- composizione della funzione variata y^^^ per incremento qua- limque libero i della variabile componente .r, cosicche tenga essa legittimamente il posto della dilferenziazione Leibniziana. Valga per tuttc la funzione yz= log. x, ovvero y^ = log. [x — a). Si provi a decomporre log. (j^H-/) nel caso di x=0, 0 log. [x — rtH-Z) nel caso di ar = rt conservandoT incremento della variabile suscettivo di valor qualunque : se ne avra in en- trambi i casi I'assurdo o almeno inconclndente ecpiazione log. 1 espresso per un polinomio di termini tutti infiniti , die non puo giustillcarsi , che mediante la particolare determina- k zione dell' incremento /= — =0, e percio senza ricorrere al calcolo infinitesimale. E dunque difettoso conchiudono, falla- ce, e insufficiente il principio delle funzioni analitiche di La- Grange a semplici differenze finite delle quantitii variabili per essere sostituito al vecchio calcolo diiferenziale. E per raggiun- gere direttamente, e senza equivoci in ogni caso tutta 1' altez- za , e r estensione delle ricerche , di spettanza di questo cal- colo e forza percorrere sino al fondo la serle delle minime variazioni della quantita continua, e indispensabile tutto il lume della metafisica infinitesimale. Facile e la risposta a que- ste quanto magnifiche, altrettanto vane obbjezioni. Domandero in prima alii Oppositori, cosa di mcglio otten- gono poi essi nei detti casi particolari con quella loro pre- tesa, ma non mai vera attualita di concetto, e presenza di differenziali infinitesinie. In quanto alia forma e modo di for- mazione, il loro differenziale ^o: (-^ | in nulla difFerisce dalla forma della nostra funzione derivata ip^ , il loro ( 7- I? e il no- stro fattore p^ sono identici. Tutto il divario consiste nelT al- tro fattore, perche il dxha unica particolare deterrainazione ; 304 GlAMBATTISTA MaGISTRINI e il nostro coefficiente i e assolutamente indeterminato ; e lo stesso dicasi delle iilteriori differenziali , e derivate , co- sicchc assumendo anche per qiicste la notazione di quelle, sara vera in ({uanto alia forma e propria anche della teoria di La-Grange la nota serie di Taylor (dr\ dxVd'-A ecc. sol die denoniiniamo il simbolo dy derivata dalla funzione j', e ci astenianio dul prescrivere alciin valor particolare all' in- cremento dx. Codesta identita simbolica, replicano li avver- sar], della forma nei risultati delle due operazioni non pu5 te- nersi clie per un' effimcra apparenza, attesa 1' enorme sos- tanziale dilTerenza dell' operare per variazioni infinitamente piccole da una parte e per variazioni finite dall' altra. Im- perciocche la decomposizione indefinita continua e nell' es- senza della quantita , qualunque ne sia la configurazione, e natui'a, vale a dire la forma della funzione, che la rappre- senta ; laddove la decomposizione suecessiva in jjarti finite per un processo uniformc d' analisi puo non essere sul bel principio praticabile, o trovarsi nel seguito in opposizione con qualche pi-oprieta della funzione. Cosi il Naturalista, se e lecito alcun confrouto fra il concrete, e 1' astratto, potrebbe trovarsi spuntato , e rotto in mano lo scalpello, se scoperta sino ad una certa profondita una stratificazione d' un mon- te , volesse ostinarsi in ogni caso a esplorarc nelli strati me- desimi , o a ulterioie profondita la stessa disposizlone , o tro- vata una prima divisione d' un minerale in parti di data fi- gura poliedra pretendesse di suddividere queste stesse parti in poliedri della stessa figura , e tutti li altri minerali decom- porre alia stessa maniera. Per lo contrario quanto lume npri ha acquistato la scienza chimica ^ e quante maraviglie non va operando , dappoiche si e data al largo della dottrina ato- mistica, e di quella sua nomenclatura iniiversale, che espri- me i principj delle sostanze col semplice allungamento del nome di ciascuna . \ nostri Minatori, e Alchimisti in siffata comparazione sin? gglar.e dell' anahsi Leibniziuna e di Lia-Grange ignorano. Brevi Cenni ecc, 305 D fiiigono d' ignorare , clie il reagente di La-Grange e di na« tura per se stesso efficace ugualmente in tutti i casi, la pun- ta, c il tagllo del suo scalpello non prende in fallo il mine- rale, e scniprc lo attacca pel giusto verso delle commissu- re di aggregaziono : voglio dire ponendo fine alia celia che in questo scnso nulla lascia desiderare la condizionc prescritta nel niiovo calcolo di dover essere 1' incremento della quantita vari;il)il, -t- 1 - 7v -t- ecc. , e clic di fatlo si trova smentita in tutti i casi di valore della variabile x, che renda inrmitoy^, *^ Px, " ile. Qui vogliam credere, clic essi non dimenti- diino, che questa singolarita di valore e nel loro calcolo inces- sante, anzi impicgata senza necessita come mezzo essenziale : ne dimenticheranno, che i valori 0,§,no sono particolari de- terniinazioni della quantita algcbrica ugualmente Icgittimi e necessarj <[uanto altri valori numerici qualunque. Sanno essi che se un punto di una curva e con essa discontinue, come un pimto di regresso, o un nodo evancscente, un punto di flesso contrario, un punto niultiplo; nei primi due casi dcbb'essei; Brevi Cenni ecc. 307 ;=0 11 raggio del circolo di curvatura , z:=r « , sebbene diffcrisca oltre ogni misura il valore coniplessivo della serie dal valore della fiinzione da cui deriva per le piu elementari delle operazioni ? Ma di tali anomalie non e menomamente da faisi carico alia metafisica del metodo delle funzioni, ne a quella del calcolo infinitesi- niale , clie al daiuio delle imperfezioui del calcolo secondario vanno eutrambi soggetti ugualmente. Ma sia fine a questa metafisica disquisizione, la cui hui- ghezza del pari e I'argomento si poco adattato ad Accademi- ca esercitazione mi fanno sentire quanto altra volta mai in questo giorno , umanissimi Collegbi , gravissimo il debito di ringraziare , come faccio con tutto 1' animo , della bonta e sof- ferenza, coUa quale mi onoraste di ascoltarmi. AiV'TOXIO .\LESSA\I>KI\'I DESCRlZIflfiE kUmm Dl DUE iOSTRI MANCANTI DI PORZIOXE BELLA MIDOLLA SPIIVALE APPAnXENElNTI AL GEN. PEROSOMUS DI GURLT, E PEIiOCOB.VUS DI OTTO " [Lctla ndla Sessione cLlli 18 Fcbbraio 1847.) .r ino dal 1829 pubblicai negli Annali di Storia Natura- le (1) la descrizione di un vitello mostruoso, Perosomus di Guilt (2), mancante di notabile porzione della midolla spina- le notando la coincidenza con questa forma di mostruosita della maHcanza ancora di tutti i nervi spvnali che avreb- l)('io dovuto innestarsi in quella porzione di midolla , non die di quella parte dei muscoli sottoposti all' impero della volonta ai quali avrebbero dovuto dirigersi i iiervi mancanti. Da questo fatto anatomico ne dedussi parecclii corolarj , clie sottoponevo all' esame e giudizio dei Cultori di siffatti studj , e die qui brevemeute ricorderu, doveudo i medesimi trovare appoggio e conferma nella descrizione di altre due specie di niostri soniiglianti che intendo oggi di sottoporre al savio giu- dizio vostro Accademici prestantissimi. Ecco pertauto le conseguenze die mi parvero naturalineiir te discendere dalla citata osservazione . 1." La simultanea uiaiicaiizii di parte del ucrvi spiiiali e dei musculi volontari ai ijuali quei nervi si distribuiscoiio dimostrare potrebbo V iiir {luenza assoluta della stessa parte del sistema nervoso suUa produzione e sviluppo del sistema dei musculi volontari : 2." Nelle stesse membra e regioni del corjio nelle quali si niani- festa la uou esi^tenza di musculi volontari e di nervi spinali (1) Tom. 2." pag. 27. (2) Lelirbuch dcr palhologisclien Analomie. Eerlin 1832. Tom. 2.° pag- 84, 312 Antonio Alessandrini sviluppandosi le parti tutte essenzialmente composte di tessu- to cellulose; espansioni aponeiirotichc, legainenti , caitilagi- iii, ossa , vasi, e questo ccrto intlizio dell' iiidipeiuleiiza di tali parti, in qiianto al lore sviluppo e formazioiic , dall' in- fluenza doi nervi della vita di relazione. 3." A niantenere quindi vive e vegete le nominate parti senibra bastar possa r attivita del uervo gangliarc, complicatissimi filamenti del (juale seguono senipre le ramificazioni arteriose, anclie in ([uelU^ parti alle quali non si estcndono nervi cerebro-spinali. 4.° Abbenclie il sistenia vascolarc sangnifero foniisca, come iniinito numero di osservazioni di eud:)riogenia lo comprova, la prima tela che disegna le forme delle diverse parti ed or- gani del corpo animale ; tuttavia rapporto al sistema mnscu- lare, se a questa formazione non vi concorre ancora la di- retta attivita dei nervi cerebro-spinali , si manifesta spes- se volte la forma del musoolo, composta di semplice so- stanza cellulo-vascolarc, ma la vera fibra, o sostanza musco- iaro , invano vi si ricerca , per cui fa d' nopo concbiudere , che alia formazione del sistema dei muscoli volontari piu che quolla del sistema vasrolare vi contribuisce 1' influenza del si- stema nervoso. 5." Finalmentc negli arti del mostro ai quali mancavano i muscoli essendosi rinvenute tutte le articolazio- jii perfettamente immobili, questo fa supporre con fonda- mento essere necessaria , anche nel feto cbiuso nell' utero , r aziune muscolare afhuche le articolazioni con movimento divengano libere, si sviluppino le borse sinoviali , si appiani- no le cartilagini articolari, ed i legamenti capsulari acquisti- 110 la morbidezza , elasticita ed ampiezza indispensabili alia liberta e sicurezza dei movimenti . Trascorsi cinque anni dalla citata pubblicazione mi si offer- se un nuovo caso di soniigliante mostruosita nella specie por- cina, che mi affrettai di comunicare a questo stesso illustre Con- sesso nella Sessione delli 2i Febbraio 1834, e che umanissi- mamente fu poscia giudicato meritevole di trovar posto nei Nuovi Commentari (1): per esso vennero appieno confermate (1) Antonii Alessandrini — An quidquam nervi conferant ad MOSTRI Perosomici 313 le paiticolaiita anatoniiclie di strutrura e formazione . nar- rate nel primo caso, e ricevettero quiiidi niiova conferma ed appoggio le conseguenze dal medesimo dedotte. Ricliiamata per tal modo V atteiizione dei cultori dell' a- luitomia, e della fisiologia suU' iniportante argnmcnto Jion tardai ad accorgermi, che in parecchi scritti pn])blicati ri- sguardanti siffiitte materie addottavaiisi le opiiiioni da me eiTiessc , anzi si confermavano con nuove importantisslme a- natoiniche osservazioni : al qual proposito mi bastera citare r autorita di imo dei piu celebri fisiologi viventi il Burdach , che, trattando della formazione dei muscoli (1), dice espres- samente « Ne' mostri nei ([uali iion si vede uk organo cen- « trale della sensibilita ne nervi alia periferia del corpo, « mancano pure i muscoli , formandosi in loro voce soltanto « del tessuto cellulare spugnoso. Cosi negli Acefali aventisol- « tanto una parte dell' organo centrale della sensibilita, an- « che i musculi sviluppansi soltanto in certe parti ; la loro « formazione percio send^ra dipend(;re dall' influenza di esso « organo centrale escrcitata mediante i nervi ; sia poi che u- « na tale formazione debba tener dietro a quella dei nervi ; « sia che i nervi ed i muscidi si separino dalla massa organica « primordiale simultancamente , ed esercitando gli uni rap- « porto agli altri 1' ufficio di causa efficiente . Anche il chiarissimo coUcga Prof. L. Galori partecipando a questa Accademia nella Sessione delli 8 Febbrajo 1838 la descrizione anatomica di uno straordinario Cidocefalo umano (2) notava egli pure la coincidenza della mancanza nell' oc- chio del mostro del terzo, quarto, e sesto pajo dei nervi ce- rebrali con c[uella dei muscoli motori del bulbo, tranne 1' ab- dutore destro , appunto perche esisteva pur anche il sesto pajo di nervi di questo late, dal che ne conchiudeva « Quare evolutioiiem fl incrcmcnlum syslcmalis musculari. Novi Comment. Accnil. Seicnt. Instiluli bonoiiiuiisis Tom. Hi. \i. 178. (1) Tral-"(i dc physiologic traduil par JourJan Tom. 3. Paris 1838. pap. 417. (2) Do Foctu liuniano monociilo — Novi Conimentarii Acad. Scient. Insliluti Boiioiiicnsis Toin. IV. pag. 355. T. I. 40. 314 Antonio Alessandrini « hoc factum inter ea quae ab Alexandrinlo observata fuere, « recensendum esse mihi videtur ; ncc dubito quin iUud ip- « sum sit comprobaturum atque coniirmaturum ad formatio- « nem substautiae et lil)ra<' muscularis plus conferre nerveum « quam vasculare systema. » Ncllo stpsso tempo pero , cioe ncU' intervallo trascorso dal 1829 all'epoca prescnte, pubblicavansi Opere insigni in- torno a questa parte importantissima di anatomia patologica, in cui troppo legcrmente trattavasi di un tal genere di mo- struosita, sul ([uale avroi jnue desiderato fossero rivolte le indagini di uomini sonnnanicnte dotti in questo ramo tanto importante di scienza, e ricchissimi di materiali opportuni a sifFattc indagini; ne al medcsimo si assegnava un posto competente nelle compHcatc classificazioni dei mostri. Infatti il Gurlt nella seconda parte della sua anatomia pa- tologica degli animali domestlci pubblicata nel 1832. (1) ncl- lo stabilire il Gen. Perosomus, die comprende i mostri con viziosa conformazione di tutto il corpo, considera quale carat- tere , die talvolta in essi si manifesta, la brevita ddla colonna vertebrale, e quindi anche della midoUa nella medesima con- tenuta. Trattando poi di una delle quattro specie comprese nel Gen., il Pcrosomus elamhis (specie somigliantissima ad uno dei due mostri che sono per descrivere ) , osserva , essere la colonna vertebrale in qnesto case come troncata all' estreniita della regione dorsale mancando percio tutta la posteriore re- gione anche della midolla spinale, per cui i nervi crurale ed ischiatico sono pure molto piccoli , ed all' ischiatico sinistro, anche piu debole del destro , corrisponde 1' arto posteriore dello stesso lato assai piu piccolo e debole del destro. II dot- to Autore descrivendo cosi esattamente quanto 1' Anatomica dilic;entissima ispezione del mostro gli metteva sott' occhio , trascura soltanto di notare da die dipendesse la gracilita e piccolezza degli arti posteriori , e massime del sinistro , che probabilissimamente era prodotta dalla mancanza od abnor- me sviluppo di quei muscoli alia formazione dei quali avrebbero (1) Opera citata pag. 84. MosTRi Perosomici 315 a dovuto influire i filanieiiti mancanti dell' ischiatico e del crurale : ed infatti nelle dednzioni generali sidle principa- li qualitii di alterazioiii dei diversi sistemi, die nella di lui opera tengon dietro alia metodica descrizione del mostri, parlaiido del sistcma muscolare (i) nota, che nel Perosoinus eluinhis i mvisculi degli arti posteriori erano sottilissimi ed ap- pena riconoscibili , per cui a rendere sifFatta osservazione perl'etlainente consona colle mie bastava solo che 1' Anatomi- co di Berlino avesse dato magiiiore importanza, nello stabi- Kre il gen. Perosomo, al carattere dell' assoliita mancanza di notabil parte dclla midoUa spinale, e dei nervi con quella par- te comunicanti, ed avesse ancora coll' ordinaria sua deligenza e bravura, spinto lo scalpello in quelle esili masse musculari del sua perosoinus elumhis^ dove certamente avrebbe trova- to sola tela cellulosa formante, quasi direi, 1' abbozzo dei muscoli , senza traccia veruna di vera sostanza muscolare. Neir anno medesimo in cui il lodato Gurlt dava compi- mento alia citata sua importantissima opera, il non men ce- lebre Geoffroy Saint-Hilaire figlio incominciava la pubblica- zione del suo Trattato di Teratologia (2) . Siccome pero del- le vere mostruosita ne parla nel secondo tomo dell' opera , che vide la luce quattro anni dopo , cosi nello stabilire il quadro metodico e generale delle medesime pote trar pro- fitto ancora dal lavoro del piii volte citato Autore, cio non ostante in questo suo complicatissimo quadro indarno si cerca uu posto dove collocare la forma di mostruosita. tanto impor- tante caratterizzata dalla mancanza di parte dellamidoUa spi- nale : soltanto nella fam. dei mostri Celosowici e compreso il gen. Sc/iistosotno nel quale, oltre la fenditura del coi-po, carattere fondanieutale del genere , si contempla ancora la troncatura della colonna vertebrale, avendo 1' Autore fonda- to ([uesto suo gen. sul mostro descritto da Finger/iul/i, e nel quale la colonna vertebrale si componeva soltanto delle ver- tebre cervicali , dorsali c lombai i in numero normale . Al (1) Opera cit. pag. 379.) (2) Hisloire geiicralc el jiarliculiere dcs Anomalies do 1' organisation clicz r llommu et Ics Animaux. Paris 1832 al 183G. T. 3. 8. con lav. 31G Antonio Alessandrini qual carattere importantissiino se il Gcoffroy avesse attribui- to il valore die gli compete, ceitamente avrcl>lie potuto rac- coMiore in un gruppo a parte iinmerose seiie di mostri , le primipali estenie dcforniitu dei quali dipeudono per lo ap- punto, ed unicamente, dall' incoinpleta formazione della del- ta parte. Ma nel 1821 facevasi di pubblico diritto dal Profess. Otto la splendida Opera sulle mostruosita (1), nella quale descri- vendo i 600 mostri del Museo Aiiatomico di Brcslavia, nel- la classlficazione loro annnctte 1' Ordine dei Peroconni , dei mostri cioe col tronco imperfetto, considcrando quale ca- rattere fondanientale del medesimo la brevity della colonna verteln-ale , dipendente dalla mancanza di parecchie verte- bre or nell' una, or nell' altra rcgionc. In questa sezione coUoca e dcscrive sedici mostri , tutti della specie bovina, di- stinguendoli gli uni dagli altri semplicemente con un nume- ro progressivo senza stabilirne dei generi e delle specie di- stinte (2). ]\Ia 1' anatomia di questi mostri e sovercliiamente breve ed incompleta, e per lo piii limitasi a parlare soltanto dei difFetti dello scheletro rapporto alia spina, dal che si rile- va non essersi egli giammai incontrato in veruno di quel ca- si nci quali una o piii intere regioni della colonna vertebrale vengono a mancarc. Soltanto al N.° CCXXII. soggiunge in fine « Preterea hoc addendum videtnr, cerebrum et medul- « lam spinalem , quantum capite et vertebris separatis co- « gnoscere licuit, non morbosa fuisse, in nonnullis tamen « horum monstrorum aliquam hydrorrhacliidem inventam ((. esse. Nervorum paria vertebrarum numero non convenie- « bant , quum vertebrae plures bina vel adeo trina forami- « na intervertebralia continerent; quas e binis aut ternis « conflatas esse facile quisque intelliget^ nibilominus nervo- « rum numerus valde imminutus erat. Nervi Sympatliici « quam longissime a norma aberrabant, quum propter spinae (1) Monstrorum sexcentorum descriptio anatomica. Vralislaviae 1841 . in fol. (2) Opera cit. dalla pag. 1 27 alia 1 33, e dal N. CGXIII al N. CCXXIX) MoSTRI PEnOSOMICI 317 « dorsalis brevitatem quasi contract! et niniis crassi essent , « et ganglia niniis magna et parum inter se remota habe- « rent. » Dal sin qui csposto pare addunque cbe non deliba tornar vano r a- dinario, e le ultime quattro poi sono per modo strette insie- me ed assottigliate nel corpo da portare a contatto i singoli processi spinosi, di guisa cbc sonosi saldati in una comune la- mina ossea sulla quale appena si possono scorgere gli indizii di questa sua coniposizione. Nel punto dove termina la de- scritta lamina ossea incomincia un breve tratto di spina bifi- da (/^, A, fig. I''- Tav. 14.) occupante la regione corrispon- dente a quattro spine di vertebi'e lombari , le sole esistenti , ma brevi ed insieme saldate in guisa da presentare nel loro corpo appena la totale lungliezza di tre centimetri. Nel punto dove comincia cosi ad aprirsi la parte anulare delle nominate vertebre si vede del tutto atrofizzata la midolla spinale , ed appena rappresentata da un fiocco membi'anoso troncato {i , fiff. cit. ) , parte degli inviluppi dell' organo. Nel fijndo poi della doccia corrispondente al canale vertebrale aperto, con- tinua si a destra che a sinistra , una parete levigatissima che non lascia apparire traccia veruna di fori intervertebrali , o di filamenti nervosi diretti ai medesimi, come pure il piu del- le volte avviene nella spina bifida , consumata che sia dall' i- drope, anche del tutto, la moUe sostanza della midolla. Quivi MosTRi PEnosoMici 319 addunque vi e stato certamente intcrrompimento nella for- mazione dell' organo per cui alle quattro vertebre lombari non corrispondcrebbe ne midolla, ne nervi spinali; la qual midolla riconipariscc poi siii piimi pczzi del sacro (A, fig. cit. ) di dove manda filamenti nervosi prolungati verso la regione caudale, regione cbe riprciide in parte I'andamento e forma sua naturalc , abbenclie risulti assai piu breve di quello coni- petere dovrebbe ad un feto di questa eti, mancando certa- mente si ncl sacro che nella coda, degli elementi vertebrali, abbenche non sia stato possibile precisarne il numero essen- do siffatti pezzi quasi del tutto cartilaginei, e per la maggior parte insieme fusi c saldati. Ad luia formazione tanto abnorme dell'asse vertebrale cor- rispondc pur anclie una analoga conformazione e sviluppo della midolla in esso raccbiusa, e dei nervi colla medesima comunicanti. - Tutta la regione cervicale , tanto per quel cbe spetta alia midolla, quanto per la condizione e numero dei nervi, non mostra abnormita veruna. Lo stesso dire si puo della prima porzione dorsale fino all' originc del secondo pajo de' nervi : quivi pero la midolla invece di assottigliarsi come avviene ordinariamente in forza della gracilita dei nervi comunican- ti , si fa grossa anche piu di quello lo sia nella regione cer- vicale inferiore: il 3.", '1.° e 5.° pajo dei nervi in essa in- seriti sono pure assai voluminosi , ma pervenuto a questo li- mite d' inqirovviso il funicolo midollare impiccolisce, conti- nuando perd a niandare fibrille che compongono altre tre paja di nervi dorsali arrivando cosi in totale al numero di otto : ingrossandosi pero in seguito notabilmente la parte a- nulare delle ultime tre vertebre, il canale vertebrale esso pure diviene quanto mai angusto raccbiudendo invece della midolla soltanto un prolungamcnto della dura madre , che si vede poi uscir libero e lluttuante dall' angolo superiore della fossa circoscritta dalla spina bifida lombare, come di gia e stato detto. Pare addunque che manchino anclie i fi- lamenti nervosi che passare dovrebbero pei fori interverte- brali delle ultime tre vertebre dorsah esistenti, mancanza estesa poi a tutta la regione lombare, essa pure quanto mai 320 Antonio Alessandrini breve e mal conformata, di guisa clie filamenti nervosi, ma esilissinii , e traccia di funicolo midoUaro s' incontia poi sol- tanto in corrispondciiza del sacio e delle prime vertebrc caiidaii . Alia quale inormalita di sviluppo c formazionedi parte del sistema dei iiervi spinali corrisponde pur anche al solito quello del sistenia dcu muscoli voloiitarii, giacche cola do- ve mancano i nervi dorsali e lombari, tutta la musculatii- ra complicatissima della spina , qnella dci lombi , e dell' ad- dome d' improvviso s' arresta : la spina e quivi ricoper- ta soltanto da cellnlosa e dai comuni integumenti deboli e sottili , e compionsi le pareti addominali nella regione po- steriore solo mediante espansioni aponeurotiche. Al riconi- parire di alcuni nervi sacrali e caudali si mostra pur anche la maggior parte dei muscoli delle regioni della pelvi e fe- morale : qnesti nervi pero non sono di tal mole e poten- za da poter bastare al bisogno dello sviluppo e formazione della nuisculatura di tutto intero 1' arto , per cui le regio- ni della gamba e del piede risultano composte delle sole os- sa , appcna coperte da poclie ed irregolari espansioni aponeu- rotiche, e da integumenti assottigliatissimi, e ridotti essi pu- re quasi a semplice tela cellulosa. Poche cose aggiugner6 sul rimanente dei visceri e parti interne di questo mostro , mcntre , considerate sotto I'aspet- to sin qui descritto, una tale narrazione puo svegliare ben poco interesse. Del cervello ne esiste appena un sottil stra- to die ricopre 1' irregolarissima base del cranio e presta in- serzione a parecchi dei nervi encefalici, mancandone anche di questi un buon numero, il che spiega la quasi totale man- canza degli occhi, e la forma del tutto inormalc e stranissi- nia delle fosse nasali : il rimanente della massa encefalica era stato distrutto dal vasto idroceflilo . Del rcsto poi ad onta della brevita del tronco i visceri addominali mostravansi aljbastanza completi e sviluppati, essendosi questa cavita in- craiidita a spese del torace. Questo infatti e molto breve in- serendosi suUo sterno soltanto sette coste invece di dieci ed il numero totale di esse coste riducendosi, come si e det- to ad undici, e le ultime cinque ravvicinate in modo da MosTRi Pehosomici 32 I toccarsi non solo coi loro lenibi ma da saldarsi insieme. L' in- serzione del diafrajinia percio dovendoseguire il Icmho poste- riore di esse coste e beii farilo compieiidfre ridiirsi I'esten- sioiie del cavo toracico in liiii^liezza appeiia alia mcta di (luello che suol essere nei feti della stessa eta naturalmente confonnati: neir addome c[uiiidi i visceri cliilopojetlci lianno sufficiente esteiisioue c coiitonnazione pressoche natuiale^ soltanto il retto termina in una larga e cieca insaccatura en- tro la pelvi, non esistendo all' esterno traccia veruna deirano. Anclie gli appaiecclil xuopojctico e penitale non si scosta- 110 molto dalla naturale condizione : soltanto ([uesti organi, in forza sempre della brevita del tronco, sono discesi verso la pelvi: i testicoli in parte coperti dai reni sono molto grossi e qnali competere potrcbbono ad ini feto ancbe al([nanto pin inoltrato in eta: il giihernaculum testis tiene aperta la stra- da per la discesa loro verso lo scroto, del quale ne esiste un indizio, in forma di due borse distinte destra e sinistra, late- ralmente al perineo. I nervi frenici , i pneumogastrici nulla ofFrono di singo- lare : il nervo gangliai-e pero , o gran simpatico, si arresta alle origini infrriori degli splancnici, i quali gi'ossissimi , e piu deir ordinario complicati anclie nelle loro comunicazioni co- gli ultimi grossi nervi dorsali esistenti , costituiscono tutto r introccio dei varj plessi e ganglii addominali, seguendo al solito le principal! ramilicazioni arteriose viscerali si dell' ad- dome, che della pelvi. Anche cola dove ricompariscono , co- me e stato detto, parecchi nervi caudali e sacrali della spina non mi e stato possibile rinvcnire pin traccia del simpatico, la forma e distribuzione del quale in questo caso sembra imi- ti quella che si vede normalmente in molti animali inverte- brati, e massimc ncgli articolati. Passando a dire del sccondo dei mostri lo denominero con Gurlt Perosoiuus e/iimbis , abbenche un tal nome non cspri- ma esattamente la forma della mostruosita, giaccbe le alv normita od iniperfezioni invece di estendersi a tutto il cor- po limitansi alia regione posteriorc del tronco, cd agli arti alia medesima uniti ; di piu della regione lombare della spina manca una sola vertebra , ed invece non s' incontra veruna T. I. 41. 322 Antonio ALEssANORmi tiaccia dclle sacre e cavidali: tuttftvia amo meglio conservar- gli quosto nome specifico perclie il lodato Autore denota col niedesiino realnientc lui niostro bovine e nell' esteriore, e neir iiitorno suniijiliantissinio al mio. Fu (jiicslo raccolto nelle vicinanzc di Foili dal valente Ve- teriiiaiio di quel paese Sifi. Tomniaso Taniberlicclii , clie gra- ziosaiueule me lo oftcisc in dono accompagnandolo con lette- ra in data delli 23 giugno 1844., e colle annotazioni d' esse- re il niedesimo nato con qnalche difficolta, ma senza die vi fosse stato bisogno dei soccorsi deir arte , da madre giovine , robusta, die durante la gravidanza non aveva date verun indizio di nial esserc , ne era stata esposta all' influenza di niorbose cagioni atte a disturbarla : il ])arto preniaturo era accaduto nell' ottavo mcsc compito, ed il piccolo animale per alquanti minuti aveva date certi iiidizi d' esser vivo. Qnantunque in questo periodo della vita uterina distante appena di iin mese dal perfetto suo compimento, la pelle aves- se dovuto cssere coperta di pcli, vedevasi invece perfettamen- te Hilda, molle e delicata, essendovene appena qualche traccia verso restremitu er delle parti nioUi soltanto, iiitegumeiiti e muscoli, ed anche assottigliati in guisa da cadere lacilmente sotto 1' esplorazio- ne la maggior parte dei visceri contenuti nell' addome , e far conoscere evidentemeiite trattarsi di uno di qiiei mostri nei quali evvi deficienza di vertebre e di niidolla spiuale. Passando infatti all' anatomica ispezione dei visceri e parti interne , rapporto al vizio piincipale e piu interessante , 1' as- se vertebrale , non compreso il cranio , si compone di venti- cinque pezzi invece di 49 numero ordinario normale. Fino alia quarta vertebra dei lombi le cose procedono quasi del tutto regolarmente, soltanto die queste prime quattro vertebre MosTRi Perojomici 323 lonibaii sono hrevi, piu strettamente unite dell' ordinario, la quinta (y. Tav. 14. fig. 2.) puo dirsi non esista che per meta, mostrando aiicora il processo spinoso del tutto cartilagiiieo e Li lido (§•§■• lij;- eit.), di niodo clie col corpo dclla vertebra il doppio processo viene a descrivere quasi un semicircolo . Da questo puiito non esiste piu tracia di colonna vertehrale ; contro a qucsta troncatura trasversa della colonna aderivano fortemente gli integumenti , e mostravano nella loro faccia esterna 1' indizio quasi di larga cicatrice circolare: nel tenta- re di sollevarli e stacoarli del tntto dall' osseo-cartilaginea so- stanza di quest' ultima scmiverlebra lombare, m' avvidi che, corrispondentemente all' esterior cicatrice, nell' interne fissa- vasi sulla ^:>elle un largo funicolo membranoso, che poscia trovai essere formato dagli inviluppi stossi della midolla (g. fig. 3.) essa pure troncata e mancante dove s' arresta il canale vertebrale. Aperta in allora con diligenza 1' ossea teca cranio-vertebra- le (Tav. 14-. fig. 2.) potei estrarne I'asse cerebro-spiuale coi tronchi nervosi comunicanti , preparazione delineata nella fig. 3. della 14.* Tavola. Come si e detto mostrarsi normale la te- sta e le due prime regioni della colonna vertebrale , la cervi- ce cioe ed il dorso , tale si mantiene pure il cervello e 1' asse midollare fin presso 1' inserzione del 2.° pajo dei nervi lom- bari: da questo punto la midolla s'assottiglia d' improvviso per terminare nel fiuiicolo membranoso, poco fa menzionato, ade- rente ai comuni integumenti. Ai lati di questa porzione im- piccolita deir organo collocasi una serie di piccoli cordoni nervosi molto ravvicinati , ma che cio non ostante si posso- no separare in cinque fascetli rappresentanti altrettante paja ili nervi lonibari, di modo che quantunque esistano soltanto cincjue vertebre lombari , possono distinguersi e numerarsi tutte sei le paja dei nervi di questa regione , per cui gli ulti- mi due fori intervertebrali esistenti servono ciascuno al pas- saggio di due paja di nervi. A|)erta la dura madre invilnppante quest' ultima porzione di midollo apparvero ai lati del funicolo midollare (c, <^, fig. cit. ) numerosi filamenti nervei disposti in serie quasi conti- nua , doppia nel destro lato, cioe coniposta di origini anteriori 324 Antonio Alessandrini e posteriori , laddove nel siuistro i filanienti forniaiiti parte del 2.", il 3.°, il 4.°, e parte del 5." dei nervi lombari pro- vengoiio soltanto dallo origini posteriori , per cui fuori della dura niadre i uomiiiati nervi soiio pure piii piccoli c meiio di- stiiiti di fpiclli del sinistro lato. La sostanza moUe poi del mi- dollo terniiiia rpiivi in uii breve cono verso 1' apice del (pia- le una piccula lacerazione (c, fig. cit. ) fa vedere un fascetto di fibre centrali quasi indizio di coda equina, rigonfiandosi poi al di sotto la sostanza niidollare in un piccolo tubercolo ovoide (/". fig. cit.) rostituente l' ottnso apice del cono: ter- mina quivi la niidolla senza sonuniiiistrare verun altro fila- mento nervoso , e si prolungano soltanto i di lei membranosi inviluppi , che formano quel breve cilindro , poco fii descrit- to , cbe si fissa snlla faccia interna dcgli integumenti corri- spondenti all' estremita troncata della colonna vertebrale. Si dimostia adunque evidenteinente mancare in questo caso colla posteriore regione della midolla spinale tutti i nervi sacrali c caudali . A tanta deficienza di nervi corrisponde pur sempre 1' inor- inale svilupjw e la mancanza dei musculi ai qnali dovrebbero i niedesinii distribuirsi : fino a tutta la regione lombaie i mu- scoli del tionco sono robusti e normali , anzi gli arti poste- riori , mancando il sacro , si uniscono al tronco solo median- te parte della mvisculatura , e per proluugamenti vascolari e nervosi derivanti dalla regione lombare. II quadrato dei lom- bi, i psoas, parte dei miiscoli addominali, prolungandosi dalle ultime coste, e dalle vertebre lombari agli ilei ed ai femori, costituiscono nella regione superiore del tronco il principale e pill robusto mezzo d' uuione degli arti col tronco stesso : inferiormente pei muscoli retti dell'addome, brevi si ma ro- busti, si congiungono gli ossi innominati, mediante la regione del pube , alle cartilagini delle coste vere ed alio sterno . Del tiitto aperta la pelvi superiormente per la mancanza del sacro, della coda, e dei robusti muscoli che nei bruti, aventi coda molto sviluppata , complicano queste regioni , quivi la parete addominale si compone di un semplice strato membra noso-apo- neurotico aderente all' estremita della spina e continuantesi coi muscoli addominali, ricoperto poi dagli integumenti molto MOSTRI PEr.OJOMICI 32!> assottij|,liati e dcboli. Ha luogo per tal modo in questo mostro una singolarlssinia forma di eventrazione addoniinale supcMio- re e posterioie, avvertendo die in qiicsta dcscrizioiie conside- ro scnipre il rorpo dri qnadrupcde ni'iraliituale posizione col tronco diretto orizzontalmente . Esistendo nervi ischiatici e crnrali esiste pnrc; gran parte della nnisculatvn-a degli arti po- steriori, ma piii deboli tali nervi dal sinistro lato, e niancan- ti in parte delle origini spinali anteriori, ossia della scrie dei filamenti denominati niotori dall' nfficio lore, molto piu defi- rienti e niciio sviluppati sono anclie i mnscoli di qnesto lato: argomento fortissimo in favore dell' opinione , oggi general- mente abbracciata dai fisiologi , intorno al diverse uso dei tronclu nervosi secondocclie si compongono di filamenti in commiicazionc coi cordoni superior! od inlerioii dell'asse mi- dollare vcrtebrale. Nulla diro dei nervi frenico e pneumogastrico naturalmen- te disposti (Tav. 15.). II tronco del trisplancnico s' arresta dove termina 1' asse vertebrale, ma corrispondentemente alia regione dei lombi i di lui ganglii ravvicinatissimi , e molto piu voluminosi dell' ordinario, formano parecchi grossi fila- menti pei plessi addoniiiiali medii, e dall' ultimo poi dei gan- glii sorgono due voluminosi cordoni le ramificaziuni dei qnali seguono quelle delle arterie addominali posteriori e della pelvi. Jpparecchio chilopojelico addominale , Tav. 15. Finoalleultime inflessioni dell' intestine colon non ofTre que- sto appareccliio inormalita meritevoli di rimarco, ma corris- pondentemente al retto intestino il canale si rigonfia in ampia ampoUa occupante notabil parte della descritta eventrazione , ampolla che, restringendosi d' improvviso presso i! punto do- ve il canale dell' uretra si ripiega superiormente alia simfisi ischio-pubica [t. tav. cit.), termina comunicando con quella mediante angusta apertura. Quivi addunque non esiste il mi- nimo indizio d' esterna apertura dell' ano, non traccia di osterno sfintere , di muscoli elevatori dell' ano, di depressori 326 Antonio Alessandrini della coda , il die era ben facile prevedere vista la mancanza dei nervi destinati ad animare silFatte parti. Dei visceri poi acccssorii del canale alimeutare, fegato, pancreas e milza , il prinio soltanto ricliiania 1' attenzione dell' ossorvatore per la sua piccolezza, e per la forma della vescichetta del fiele dir stintamente bilobata nel suo fondo. Apparecchio iiropoietico-genitale Degli organl inservienti alia secrezione e trasporto dello urine esistono la sola vescica e V uretra : mancando totalmen- te e reni e ureteri, vedonsi cio non ostante sul primo tratto deir aorta addoniinale i reni succenturiati. La vescica delle urine e V uraco hanno la forma, e la mole pressoche naturali ; abbondantissimo sgorgo, come si e detto all' atto del parto il llquido deir allantoide, certo indizio in questo case derivare il medesimo da secrezione della parete interna del nominate sacco, come gia si opina dal maggior numero dei Zootomisti, ne provenire daireni. L'uretra poi uscita dallapelvi si associa al solito ai corpi cavernosi del pene distesi nella normale po- sizione lungo la parete addominale, per cui ne rapporto a questa parte dell' appareccliio g(MiItale , ne relativamente ai testicoli e loro pertinenze, si e trovata inormalita die meriti di essere descritta , tranne la notabile piccolezza di tali parti . Arterie acldominali Ma anche il sist. arterioso addominale chiari nianifesta gli indizj delle descritte anomalle dei visceri. L' aorta, pervenu- ta air ultima vertebra lombare esistente , si continua , incur- vandosi in forma di semicercliio, nclla grossa arteria ombeli- cale destra, la sola esistente, e nel punto dove 1' aorta s' al- lontana cosi dalla colonna vertebrale j>er continuarsi nell'om- belicale manda ancora i due tronclii delle iliache primitive piuttosto piccoli, dal sinistro dei quali poi lia origine un gros* so ramo analogo alia sacra media, che si distribuisce nelle parti occupant! posteriormente 1' ultima regione dell' addorae- Nel ti'onco aortico addominale e rimarcabile 1' assoluta man- canza delle arterie renali . MosTRl PEri050MICI 327 Dissi che aJdottavo per questo mostro la denominazioiie di Pcrosoinus elmnhis pciclu"; il Guilt se ne era sorvito per indicarue uiio aiUitto soiiiiyliante : ora avvertiro, che la ras- soniigliaiiza non risguarda soltanto le esterne forme , nia si riferisce pur auche alle intcnie parti ed ai visceri (1). Ab- bouclie la mancanza delle vcrtebre nel mostro descritto dal lodato Autorii iucominci dalla rogione lombaie , la midolla pero rigonfiandosi prima di terminare nel funicolo membra- noso, aderente pure ad una specie di cicatrice integumenta- le, mauda molti fili formanti i nervi crurali ed iscliiatici , ma piccoli , e di questi ultiini il sinistro e piii debole del de- stro, essendo anche I'arto posteriore sinistro piu debole del destro: singolarissima uniformitu di sviluppo di qiiestc parti con quelle del mio Perosomo. Nel mostro dell' Anatomico di Berlino mancaiio pure i reni e gli ureteri , esistendo almeno uno dei reni sucenturiati . La coniormaziane della vescica, deir uraco , delle parti genitali maschili , 1' unica arteria om- belicale , la niancanza dell' ano costituiscono altri caratteri pei quali le due forme di mostruosita dir si possono del tut- to analoghe, meritevoli quindi di essere riunite in una me- desima specie nella quale costituiscono al piii due distinte varieta. Conchiudero finalmente, che i casi di mostruosita da me deseritti uniti ai molti altri analoghi, raccolti principalmente dal Gurlt e dall' Otto, siccome confermano, per quanto al- meno a me sembra , le deduzioni anatomico-fisiologiche fino dal principio esposte , meritano percio di fissar meglio 1' at- tenzione dei Teratologi classificatori. Abbenche io creda im- possibile 1' addattare esattamente una forma di classificazione zoologica alle mostruosita , e basti fra le moltissime difficolta il notar questa sola , del non trovarsi mai una assoluta iden- tita di forma e struttura negli individui che pvne raccogliere si vorrebbero sotto una medesima denominazione specifica, di guisa ehequanti sono gli individui mostruosi altrettante es- sere dovrebbero le specie, od almeno le varieta, in una esatta (1) Opera cit. Tom. II. pag. QQ. e segucnti. 328 Antonio Alessandrini classificazionc : tuttavia essenJo pur necessaiio mettere ordi- iie in ([uesta iniportantissima materia, il foiulamento ilella formazioue del piiiicipali j^iuppi , aiiche in quoste classifica- zioni , "on puo essere dedotto che dall' anatoinia : finche le classificazioni zoologlclie iion furono stabilite sopra questa so- lida base variarono inceite ed insufluieiiti in Jjalia della fer- vida inimagiiiazione dei piu arditi cultori di questa scienza. Se e pur vero, come e verissimo, cho in tutti i corpi orga- nici le variate forme e complicazioni degli interui organi e sistemi che presiedouo alia lormazione cd attivita delle parti diverse , traduconsi sempre anche all' esterno del corpo va- riandonc le forme geuerali, e le proporzioni ed il numero an- cora dolle singole membra, un talc priucipio devc valcre pur anche per le mostrnosita, e lo disse chiaramente, e il ripe- tc in diversi importantissimi suoi lavori intorno a questa materia V lUustre italiano Vincenzo Malacarne (1). « Che « nella produzione dc' Mostri la natura si serve della co- « stanza e della proprieta di quelle stesse leggi di cui si va- « le per la produzione degli auimali figurati piu natnraimen- « te, c pill naturalmente costrutti »: verita. gencralincnte sentita dai piii illustri Cultori della Teratologia, e posta pure a fondamento delle migliori classificazioni. Ma rapporto ai fat- ti da me contemplati mi sembra che ben poco ed incompleta- mente sieno state studiate e valutate le anomalie della mi- doUa spinale, e che se le alterazioni del cervello, e dell' ossea teca che lo contiene hanno prestato fondamento a stabilire intere classi ed ordini di mostrnosita, e son divennte fertilis- sime di utili deduzioni a schiarimento della strut tura ed nffi- cio delle parti stesse normalmente costituite; lo studio me- desimo esteso ancora alio spinal midoUo, die e parte essen- zialissima e fondamentale dcU' iiitero sistema nervoso, diver- ra pure sorgente di analoghi vantaggi, a servira a perfezio- nare, e disporre, per quanto e possibile, nell' Ordine il piu naturale le stesse inormalita dell'organizzazione. (1) Oggelli piu interessanti di Ostetricia e di Sloria Naturale csisten-. ti nul Museo Oslctrico dcUa R. Uuiversitii di Padova, ivi 1803 pag. 9. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TAVOLA XIII. II moslro cavallino mnncanle di molle vertebre , e di porzione della niidolla spinale ncUc regioni dorsale poslcriore c lombarc , mo stro die denomino Perosnmo rachitico . E rapprescntato ridotto alia mcta della nalurale grandozza , e vcdulo dal deslro lato . a , borsa amplissima Ibrmala dai coniuni inlcguraenti , c dall' espan- sione mcmbranosa dcllc ossa della volla del cranio , borsa die limitava il vasto idroccfalo . l), b, La faccia slraiiissiniamciilc dcformata . c, c' , La regione deslra della mascclla inferiorc sulla quale in alto c' , si vede la proniiiienza formala dai nioiari di lalle coperti dalle gengive . d, d', Picga integnmenlale, ossia labbro , cbe dalla simfisi della ma- scclla, d, si conlinua in alto fino al punto scgnato d' , circon- dando cosi il Icmbo tanto della mascclla inferiorc chc della su- periorc . e, e', La cstrcmitii d(;lla mascclla supcriorc partita in due porzioni cbe rimangono a notabile distanza 1' una dall' ultra a motivo della immensa spaccalura del palato operata dalla mole del sac- co idroccfalico • /, La lingua rovcsciata cd attraversante il sinistro rarao della ma- scclla . g, g, Margine alveolare dell' intermasccllare e mascellare deslri. h, id. del lato sinistro dove si vedono ancora le rugbe trasverse formate dalla mucosa del palato . TAVOLA XIV. •b- Andamcnto della colonna vertcbralc del Perocormo racbiti- co , spogliata della musculatura dal lato dcstro , e tolto ancora r osso innominalo dalla stessa parte . a, b, La regione cervicale formata al soiito di settc pezzi verlebrali controdistinti col numcro progressivo 1 al 7 , aventi la forma e la mole proporzionala alio sviluppo normale di un feto di que- sta da . c, d, La regione dorsale nella quale cnumcrare si possono sollanto 11. vertebre controdislinte colic cifre arabe progressive 8. al 18,- T. I. 42. 330 Antonio Alessandrini qiiesfc pcro mano niano clic si disccndc vcrso la rcgione lom- bare sempre piu si atrofizzano cil inipicoliscono, di inodo clie le xillime cinque saldandosi fermamcnle insiemc coslituiscono quasi iin sol pezzo , {^li clenicnti del quale pero sono ai(|uantO discernibili corrispoiulLMilcnicnte ai proccssi trasvcrsi coiilro i quaii si fissano Ic cosle . I. al XI. , le costc dello slesso lalo Iroiicalc prcsso 1' arlicolazione del loro tubcrcolo col processo trasvcrso della vicina vertebra. (l,c, rcgione lombare die sembra conqjosia di quallro pczzi , 19. al 22., ma alrofizzali, ed insienie saldali in guisa cbe appena se ne puo dislingucre la coiuposizione pel quattro rudinienli di proccssi trasvcrsi . f,g, regione Saero-cocigca ^ clie in proporzione del tronco , puo dir- si abbia una discrela lungbezza , ma nella quale pero mancano certanicnte dcgli elcmcnli vcrtebrali , essendo impossibilc il nu- merarli percbe quasi tolalmentc cartilaginei , ed in parte insic- me fusi. h, h, tratlo di spina bifida corrispondente alle vcrtcbre lombari. /, funicoio ncl quale tcrminano lacerati gli inviluppi membranosi del- la midolla. kj piccola porzionc di midolla che ricomparisce corrispondentemen- te al sacro. Fig. 2. II cranio e la colonna vertebralo del Perasomus elumbis , aperti per tutta la loro lungbezza. aj b, regione cervicale dcHa spina. C,d, regione dorsale, normali in quanlo al numero dei pczzi. e,J, regione lombare nella quale sono discerniljili sollanto cinque vertebre, 1' ultima assai incomplcta. g,g, II processo spinoso bifido di quest' ultima vertebra interamenle cartilaginoso e naluralmcnte dedotio , passando ivi gli inviluppi della midolla a fissarsi sugli inlcgumcnti. I. OK'atorio — II. oltico — III. motor coraunc — IV. e V. pa- tetico e trig-emini — M. abdutore — VII. acustico e comuni- cante della f'accia — VIII. glosso faringeo , pneumogastrico ed accessorio del Willlis — IX. linguale. h, Y arteria cerebrale media troncata. Tutte qucste pnrti conlcnutc entro la cavila del cranio sono perfettamente uguali si a destra, cbe a sinistra ^ per cui si sono iiulicatc da un lato sollanto. /, ipofisiSj ossia la glaudula piUiitaria slaccata dall' infundibolo , e ri- masta aderente alia dura madre , come suole accadcre ordinaria- mente. Fig. 3. li' asse cerebro-spinalc dello stesso niostro, portato fuori del- la teca cranio-vertcbrnlc dcscritla nella preceilcnte figura, 1 - 7. i nervi cervical i — 8 — 18 — i dorsali — 19 — 241 lombari. Abbenche, come risulta dalla precedente figura , esistano soltanto cin-> que verlebre lombari , contansi sei paja di nervi , essendo gli. MOSTRI Perosomici 33l ultimi quallro ravvicinalissimi , c collocandosi tkie a due negli ultimi due fori inlcrverlebrali. a, b, la dura madrc apcrta c dedotta ai lali per dimostrare la singo- ]are disposizionc dcgli ultimi due ncrvi lombari del sinistro lato. Cj putrlo corrispondenlc circa alia mela del sccondo ncrvo lombarc sinistro, ncl quale coiiiinciano a niancnre i fdiimcnti d' origine dai fascj aiiteriori del midollo, o dei ncrvi molori ; mancanza clic prosegue sine al panto d, corrispondentcmcnte alia meta del se- sto degii stcssi ncrvi. e, luogo niaceralo della midolla dove si vedc un fascelto di fibre ner- vosc longitudinal! nelle quali scmbra si sciolga il centre della medesima. /, globicino quasi staccato dal rinoanente, e composto di polpa mi- doUare, g, fascetto mcmbranoso col quale tcrmina la midolla. h, porzione di intcgumcnti sui quali si lissa il dctto fascetto : osser- vata eslcriormcntc la pelle corrispondcnlementc a queslo punto sembrava vi esistesse una larga cicatrice fissata contro I'estrcmi- ta bruscamcntc troncata dulla colonna vcrtcbralc. I, 1' apice dcir inCundibolo Ironcato nel punto al (juale aderiya la glandola pituitaria. I. al IX., i ncrvi ccrebrali come nella preccdente figura. TAVOLA XV. Uappresenta princlpalmentc i visceri addominali ie\ Perosomus eluni- bis figurato di nalurale grandczza , giacente sul fianco sinistro , tolto del tutto r arto posleriore destro , ed asportata, o ro\e- sciata all" inl'uori , parte della parete toracica c tutta la addomi— nale del destro lato. Onde distingucr meglio le diverse qualita di visceri, vasi e ncrvi, sonosi in parte, massimc i primi , ri- mossi dalla naturale posizione. a, porzione del diafragraa del destro lato troncata e rovesciata al- r infuori. b, la destra gamba dello stcsso muscolo lasciata in luogo. Cj parte dello sterno con trc cartilagini dclle coste vcre. d, il cuore , — e, 1' oreccliietta delle cave. f, la cava asccndenle troncata al livello del diafragma. g, h, le ultinie coste. i, parele musculare suflicientemente robusta aderente superiormente all' ultima costa, //, e coniposta in parte del quadrato de' lombi, rassodata pcro esteriormente dalla supcriorc rcgionc dei musculi addominali abbastanza robusti c distinli. A-, k, prolungamciito inieriore o posleriore della parele addominalc niollo sollile, pcrclie qui i muscoli per la massima parte si perdono c prolungansi soltanto delle sottili aponcurosi. 332 Antonio Alessandrini /, /, osso innominalo sinislro staccato dal destro, che si e asportalo coir arte corrispondcnle , alia simCsi iscliio-pubica. m, ultimo liinitc della colonna vertebrale ncUa regione posteriore. A questa sono come sospesi gli ossi innominali solo mediante par- ti moUi , e massiinc pci muscoli quadrato dci lombi e psoas. Apparecchio digerente. n, r esofago. 0,0, il rumine. p, 11 rcticolo. q, r omaso. r, r abomaso. Tiilto il tubo intestinale d stato asportato, onde piu chiaramcnie dimostrare le parti superslili. s, s' , il retto intcstino rigonfio in ampia ampolla , che fu trovata plena di denso meconio : la sua cstremita int'eriore, s' , adcrisce e co- niunica colT urctra ncl punto , t,.\\ fegato piuttosto piccolo^ e munito di cislifclea bilobata e stato tolto. Apparccchio uropojetico-genitale. u, vescica urinaria. V, r uraco Ironcato. X, X, i testicoli. /, il giibernaculum testis del Icsticolo destro , che giaceva ancora to- talmente cntro V addome. z, la vaginale rovesciata del sinistro testicolo , che in parte era di- sceso nel can ale inguinale. A, A, i dutti deferenti. B, B, le vcscichcllc seminali , parti Ic quali hanno al solito 1' apertu- ra di sbocco entro 1' uretra. C, C, la porzione di questo canale conlenuta entro la pelvi , e die segue r andaniento della fiiccia interna della simfisi ischio-pubi- ca. Verso la meta di questo tralto csiste in t, la comunicazione tra questo canale ed il retto intcstino. D, Ironcatura del deslro corpo cavernoso del pene dove aderiva all' i- schio dello slesso lato. D, E, il linigo pene scorrente al solito sull' infcriore parete addomina- le fin presso 1' inscrzione del coidone ombclicale. F, fascio di vasi della regione dorsalc del pene. Si nell' uretra che nel pene mancano i muscoli proprii, ed esiste solo 1' adduttore del prcpuzio. I , il nervo frenico destro. II , il pneiimogaslrico dello stesso lato.. Ill, III', il tronco del gran simpatico. MosTRi Perojomici 333 IV, V, i due gross! rnmi proccdcnti dall' ultimo ganglio lombarc , e diretli ni visceri della posleriorc rcgione dell' addomc. VI, Lo splancnico dello slesso ialo deslro. VII, tronco principale dell isciiialico direlto all' arte posteriore deslro. 1,1, Aorla toracica. 2 , aorla addominale. 3, unica arleria ombelicale corrispondenlc al late dcstro della vesci- ca urinaria. 4, 5, arterie sperm.Tlichc. G, iliaea priniiliva destra troncata. 7, iliaea primiliva sinistra. 8, arleria analoga alia sacra media , proveniente dalla stessa iliaea sini- stra. 9, vena meseraica mag<;iore troncata. 10, ramo della meseraica minore proveniente dal retlo. Am : To 111 : I I , ^A^^A '•':JL:^.;ai^, ■■ -*;• ~N ; i K • . ; \ K I A^TORIIl SAKTAGATA ITER AD MOINTEM VULGO DONATO D. 'e ?;ypsis. illorumqne aceivis ac inontibus multilS incon- spectu vestro sermo eiat liabeiidiis utpote ([uod omnia quae longo totius provinciae frrnnio exsuifiniit , simul([ue adnexa percurnmt scriptis et animo per])endi ac perlustrari debuis- sent : relata cuncta multornin itinenim quae inierat fiHus fuisseiit fnictns. Sed ob varimn vie issitiidimim niisum a sii- scepto consilio cnm discedondiiin decnerit, boc oniiic noces- sum liiit ad aUiul tenipus diffene. Cum autem ex bis UTium iter ipse secum et ingressus fuerim, et confecerim. quid ego vidcrim ([uid deprebendeiim quid adnotaverim nunc mibi libet (juaiii brevissinie rerene. lam pbues ut pauIo ante di- xeram asperae et montosae regioiies quae gvpsis rediuidant visae tuerant , et Gisso, et Caxaba, et Caibola perspectis ad montem pervenerat Dominicns (|ui Donati nomine distingui- tur, Castium Biitoiuim inde et Varignanam aliaque Flami- iiiae loca pi, et a reliijuis seeerni possint la- tetnemineni: illorum bases al> eo eripiuutur, et totidem i- drocloratcs apparent, ([ui cum jnuctim bquescaut, illorum eu- jusque superest mox naturain persetpii et elementa. Su[)erru- so ergo acido consequuta e-;t omnium sobuio cujus volumcu et pond us inuotcscebat : banc per ftliruin totam trajeeimus, et quod in Jlllro l\iit reiiquum, aldutum et arefactum quin- «juaginta sex grana aequal)at pondere. Gum igiti\r ab acido idroelorico duo, et quadraginta grana sobita remanserint, du- bitaii nequit quin baec sub carbonatum Forma extiterint et ad grana nonaginta octo ([uae paulo ante recensuimus perti- nuerint. Haec Idrocloratum grana quadraginta duo Amoniae inde actioni conerediui inert', fn illorum solutionem propte- rea banc superfudimus , qua addita subsedit corpus quod ex- siecatum granorum aequavit poudus vigiuti sex,atqne Oxi- dum ferri et Aluminam praebnbat , (luiinis componebatin'. Fbiido quod erat rebquum additus iuit Amoniae Oxalas ad Calcis existentiam si qua ba1)eretur detegendam. Hoc ad- dito expulsnm re ipsa fuit eorjtns Oxalas calcis nimlrum quod vasis Inndum petiit et mox in fiUro receptum, exsic- catumque ferventis ignis actione toixjueri jussimus. Hoc pon- deris erat granorum sexdecim. Snpererat explorare adluie an liuic adniisceretur magnesia, quod statim Carbonatis so- dae subsidio explere non praetermisinuis . Pveliquae tluido- ruin parti receusiti salis addidimus soliUionem , sed \ asis fundum cinn petiisset nibil satis supertjut; fuit ue de magne- sia quisquani dubitare posset. Quae cum ita essent, oppor- tunum et congruens bic loci erat ab Alumina quam antea ammoniae vi et artilicio grana viginti sex praebuere ferri Oxiduni scjungere ac penitusaniovere. CumPotassaecausticae De CYP5IS KTC. 3 41 ea sit proprictas at facile Aliiiniiiam solval. iion aiiteni Oxi- - ductum colore Ciannreimn ferri quis^[ue facile judicavisset. In dubio ergo haerebit nemo an scilicet a solo ferri Oxido grana duodecim suppeditentur planeque gignantur. Quae cum, ut puto, clarnerint, expendenda modo supersnnt quin- stalli istic efForma- ri et gigni potuissent, quin procreandi ut ita dicam causa i- psis essent proxima, inio vel ibi existeret . Hujus sulphatis qualitas, et conditio est longe alia quam in reliquis sulphatibus intueniur et noscimus. Crvstallorum fomia quam lenticula- rem dicunt, dissimilis est ab ea quam praebent alterae. Il- larum perspicuitas, mundities, color nitidus, albitudo translu- cida in lis sic eminent , ut ne vix quidem cum aliarum aliis comparari possint. Quae cum ita sint, quid quaeso de illarum formatione et fere dixerim genesi sentiendum esse arbitra- bimur ? Difficultatis quidem plena est , ut mihi videtur haec percontatio, et Geologorum expostidat operam doctrinam et studium. lllorum munus sit haec praeclara disserere et pate- facere interim dum in hoc oneris milii imponere non audeo er fillruin deinde trajecta. Quae in fillro coustitere Carbo- nas fuit calcis, uec non rulx'sccns materies. Sulpbas vero Po- tassae per fillruin se subripuit, totusque evasit. Deteuta in filtro a Carbonate nempe calcis efficta ct rubra materie Aci- do blroclorico diluto commisimus , qui suam in ea sic exer- cuit vim et actionem, ut onmia ob Acidi Carbnuiei jacturam ad fervendum compelleret. His praemi.ssis divisa inde est so- lutio in duas aequales partes . In earum unam Amoniae De cypsis etc. 345 Oxalatem superfudimus, (jin Oxalatem calcls cum praecipitem ageret, copiosum idcirco albi coloris corpus subsfdit. In alte- ram vero Potassae Idrocianatem Iiijecinuis cujus appulsu ce- rulei coloris corpus se obtulit, quod utCianuretum f'erri qui- squam habuisset. Non ergo a Manganio sed a ferro colorem rubrum exploratum corpus mutuabatur. Plura alia liic reccn- seri et rcferri possent. Scd dicendi sit finis ne vos taedio con- ficiam. Id unum addatur, me, qui ex hoc loco indulgentiam vestram pro rerum exilitate alias sum deprecatus, hodie mane nedum indulgentiam sed veniam exposcere, quam eo facilius consecuturum confido cum vestrum fortasse lateat neminem me inter dolorcs artuumque cruciatus haec exaravisse. T. r. it. J. JOSEPHI BIANCONI DE MARI OLIM OCGUPANTE PLANITIES ET GOLLES ITALIAE, GRAECIAE, ASIAE MINORIS etc. ET DE AETATE TEHRENI QUOD GEOLOGI APPELLANT MARNES BLEUES DISSERTATIO IV. Habita in Acad. Scicnt- Instil, die 26 Februnrii 18-16 QUO VERIUS TEMPORE DELTA AGYPTIACUM ESSE COEPERIT. ( Vide , Lector , notam priori disscrtationi praepositam , Tom. yiii. pag. 199.) M, [ultas inter quaestlones quas viri eruditi ac rerum na- turalium investigatores dignas axbitrati sunt in quibus ver- sarentur, ea quidem pulcritudine ac, ut ita dicam, amoeni- tate excellit, quae de Delta infeiioris Aegypti agit, et quo probabilius tempore esse coeperit statuere conatur. Ab Home- ri aetate ad banc usque nostram quamplurimi de ea terra rem poenitus perscrutantes, sermonem habuerunt; qui ta- men, licet doctissimi et peracri ingenio praediti, diversissi- ma , ac quandoque sibi invicem pugnantia in medium attu- lerunt. Multi enim cum Herodoto ac aliis antiquioris aevi auctoribus autuniant Delta illud baud multo ante, originem habuisse, ac JSili donum esse: alii contra arbitrantur ejus ini- tium omnem memoriam bomiimm excedere , et vetustissimis quidem temporibus, quemadinodum superior Aegyptus, fuis- se habitatoribus frequens. Hinc inde argumenta afferuntur; hinc inde refelluntur res ab adversariis allatae; ex quo, ani- niis pro sua singulis parte calescentibus , pugna exurgit gra- vissima. Idque omnino est admirabile, quod quisque putat eo se rationum pondere profecisse , ut caussam pro certo o- btinuerit; admirabilius vero quod non conjecturis tantum, at probatissimis bistoriis , et monumcntis , locique geologica conditione decertat. Fatendum tamen est adbuc sub judice litem esse. 350 J. JoSEPHl BlANCONI In tanta igltur sententiaium varietate, ac verltatis dete- geiulae tlifficultate iiiihi satius cquidem fuissct omuimode a di^putatiolle abstiuore , quippe ([ui et me measqiie vires opti- ma norim, nee quidquam in ea re me posse videam , in qua tot scriptoruin ingenia claruere. At num mihi hoc integrum fuerit, vos ipsi iudicare, Collcgae praestantissimi , potestis. Etenim vobis aiiimo succurret me tribus jam ab annis in ar- gumentum incumbere cum Geologia , aef[ue ac cum Historia counexum , ut ostendain antiqnitus Mare illud, quod Medi- terraneuin vocant, colunuiis Hcrculis clausum, valde altlori- bus quam nunc sit undis extitisse, ac propterea terras o- nines circum jacentes operuisse : ex quo duo haec derivasse , nempe, 1", sedimen illud, conchyliis fossilibus intermixtum , quod monies hleiics vocant, quodquc in primoribus nostri Apennini coUibus reperitur . 2°, terram vero quamlibet , mi- nus quam mare illud se se efFerentem, civitatibus omnino ca- ruisse. De prima quaestione jam statim ab initio egi, ac agere pergam etiam imposterum ; de altera duobus proxime elapsis annis fuse disserui quod ad eam urbem inferioris Aegypti, quae Tanis dicitin-. At esto , me in ea sententia adstrucnda omnem de liac urbe objectionem diluisse ; quid inde, si apud quosdam etiam nunc opinio viget Delta non minus quam re- liqua Aegyptus antiquitate praestare , imo nonnuUis persua- suni est illud eo ipso tempore gentibus fuisse frequens , quo nos sub mare latuisse judicamus ? Oportebat igitur aut rem dissimulando silentio praeterire, aut difficidtati pro viribus occurrere. At primum non satis quidem ingenuum honestum- que consilium videbatur, nee omnis nocendi aditus inter- cludebatur adversariis , quibus nos ex eo loco aggredi fas e- rat : alteram vei'o salebrosum admodum , sed ex eo non o- nmino despcrandum, quod viiorumdoctissimorum scriptasup- petebant : liinc fore conjiciebam ut quaedam lux , rationibus hinc inde accurate dispensis, tandem oriretur. In hoc itaque omnem meam operam contidi, non ea mente ut de Delta certi aliquid audax statuerem : at ut quaestionem de ejus re- centi origine probando et refellendo a multis impedimentis liberatam , vobis, pro vestra sapientia dirimere fas esset. Quapropter bifariam sermonem meum partibor, rationes De insidentia maris etc. 351 primum , quae pro re sunt, afferens, deinde eas rejiciens quae adversantur. Quaiii quapstioiicm hisce tcrrninis conclu- dam , /le^ypluin injcnorein , sive Delta , maris ne uiiclae ad helium usque Trojanwn operuere ? ct incolac , una cum, urhibus ct monumcntis ea tie aeiate sequiores censendae sunt? — Ad argunieuta quae rem confirniant, statiin ve- niamus. Vos quaeso, Academici sapienlissimi-, ut ea tempora in mentem vestram revocetis, ([uae nostra liacc respicit quae- stio: saeculis namque elabentihus, locoruni adjuncta adeo immutantur, ut minus probabilia nunc forte videri possint, quae multis ante annis reapse acciderunt. Chronologia et historia ducibus, alias ostendi illud milii esse persuasum , mare mediterraneum conterrainas occupasse regiones ad eum ferme annum, qui quinquagesimus fuit ante bellum Trojanum ; quo tempore disjectis (ut constans traditio tulit) columnis Herculis , sensim aquae interioies decrevere, sicque circumfusae regiones detectae, cjuae per quinque sae- cula post Trojam eversam urbibus mira celeritate frequenta- tae sunt. Quae vero terrae erant depressiores , non illico qui- dein eas mare destituit ; nam aquarum secessio nonnisi len- te ac per gradus accidit, cujus rei caussas ex hydraulica de- sumptas alibi suo loco exponara . Hinc evincitur celeberri- mi illius belli tempore, infimam Aegypti partem, quam dici- mus Delta, Mediterraneo mari se se subducere nequivisse, ac forte aliquantisper etiam imposterum latuisse. Haec mea est hypotesis: videamus nunc quo modo historiae et res i- psae eidem suffragentur. Quidquid nobis de Delta constat, Homeri aetatem non prae- tergreditur; inde enim initium habent notitiae omnes, quas de boc ex historiis baurimus. Homerus , quern Rossellinius noster (1) testem antiquitatis quam qui maxime gravissimum autumat, quemque Strabo{2)ait esse Geograp/iiae principem, floruit, juxta marmora yirundelliana annis nongentis ante (1) Mon. Civ. T. 3. pag. 118. (2; Geograph. lib. I. pag. 7. cd. Casaub. 352 J. Joseph: Bianconi Christum natum , ducentis vero a Tioja eversa , quod niille et centum et octop,inta annos circltor reparatam salutem an- tecessit. Ipse quidem cam geo^rapliiam uorat, quae saeculo secimdo ab ejusdem urbis direptione tradebatur. Verisimile est porro ipsum , illius belli facta narrantein , res ac loca ita descripsisse , utpote Ulyssis et Menclai tempore se se ha- bebant ; ratio enim vel poetica, auctore Horatio (1), exiji;it ut cujusvis generis adjuncta cum aetate consentiant, nisi fortas- se aliter magna aliqua postulet utilitas. Certe mdlus sibi sua- dere facile poterit Homerum levi ([uadam do caussa Menelaum terns, non undis navigantem inducere , ac lamentantem se in immenso Mari jactatum, licet reapse in mari non versaretur. Non igitur absurdum puto , si dicam crcdcndum esse nos in Odyssea cuncta descripta habere , qualia ferme fuerunt diebus belli Trojani , et Homerum Delta exhibere idem , ac fuit tempore valis Proteos (2) . Accipite nunc ipsamet Homeri verba, quae ad literam translata ita se habent =- Insula est deinde cjuaedam undo- so in Ponto ante ylegyptinn ( Pharuin autcin ipsam va- cant^ tantuin seniota, quantum tola die cava navis cenje- cit J cui stridulus venlus a tergo est (3) quae versibus ita- licis hoc niodo vertit Pindemontius = « Giace contro I'Egitto, e all' onde in mezzo « Un' isoletta che s' appella Faro , « Tanto loutana quanto correr puote « Per un intero di concavo legno « Cui strldulo da poppa il vento spiri. Juxta naturalem bujus loci sensum insula, de qua poeta hie sermonem habet , Pharos est, Alexandriae proxima, ac summa quam videtis charta (4) delineata. Haec pars extre- ma Aegypti , in apicem ferme desinens , ab Homero ad nos usque eodem semper nomine appellata est, nemine dubitante (1) De Arte poetica. (2) Lucanus 10. v. 510. (3) Odyss. 2. 354. (4) V. Tab. XXX. Tom. IX Novor. Gommcntar. ad III. disscrtalio- tioiiem £>e Mari apposilani. De insidentia maris etc. 353 locum alium hac apjiellatlone venire. At qui fieri potest lit Pharos nunc Acjjvpto adliaereat ac continons sit, ([nam Ilomerus undoso in J'unio sitam afFirmat ac iter unius ilioi vclis navigantibus plenissimis ab Aegypto distantem ? Num no per fifjuram (piamdam rlietoricam ita scripsisse arlntiahi- mnr, quuiu Strabo mil lain oinriiiio appcUntionem frustra locis adjiccre t('stetur(l)? Attenditc praeterea, Academici, quomodo in hac Homerica narratione ima summis ad amus- sim conscntiaiit . Menclaus, incpiit poota , post Trojam diru- tam in patriam cogitans, sinistro mari ad liaiic insulam appu- lit, ubi dies viginti, ventis se se negantibus, commoratus est; quo tempore ipse cum sociis penuria annonae laboravit, el proj'ecto ciincta viatica et cibarin , ut ij)sissimis Homeri utar verbis , s////f// cum viribiix huininitm ahsuoipla essent , nisi Dea rjunedam, Idotaea me miscrata respexissct. Dum illi (ncmpc Menelai comites ) erranlcs circum insulam in- curvis hamii expiscarenlur J'amis gratia ventrem cvnsumen' tis etc. (2) Unde coUigitur inediae per piscationem provisum. Quae omnia iis contingere solent, qui in insulam desertani (1) Gcogrnpli. lib. I. pag. 1G. (2) Ju\;it liic adjicerc , ijuae mill! liumanissime tr.iclidit cnulutissi- nius Mnrcliio INIaximilianus Aiigclcllius , urLis noslrae ciccus, ad pro- bandum apud llomcrum fuisse usum piscium indicium extremae ino- piac; idco(pie ccnseri posse ah Homcro boc loco id ctiam addiici , quasi ut ullrrius incs incolis i-efertae? Ho- merus itaque magnum innuit maris tractum earn insulam «[ua(|nav(Msnni circuinenntein , ac a continent! solo longissi- mc divideutcm : quam opinionem alia Odysseae loca conlir- niant, quae mox referemus, in quibus Homerus non de sua aetate loquitur , sed de temporibus trojanis, quemadmodum admonet idem Stralx)(l) •= Cognoi>it Homerus P/iarum pri- scis temporibus marl amhitam fuisse. =- At ad alia veniamus quae paulo post in eodem libro legun- tur; Menelao scilicet ibidem degeuti , nunciatum baud in pa- triam reversurum , nisi prius Aegypti nnniinibus bostias im- molasset : quapropter de nimio itinere habendo queritur bis verbis •=• Mi/ii fraclum est meum cor, eo quod me rursus juhebal per obscurum Ponlum in ^ei^jptum ire, longam vinm cli(Jlcilemque -= (2) Cum porro Homerus institutam propterea navigationem describit , res commemorat , ([uae earn baud fuisse brevem satis indicant : nam Graeci datis Y'ciis =- online considentes , spnmosum mare verberabant re- mis usque dum in Aegyptum appulsi sacrificia olitulerunt . Velorum et remorum usum iter longum et difficile postulat; quod reipsa fuisse ejusmodi idem poeta clarius affirmat bis versi])us = nunntum tola die cava navis confecit, cui stri- dulus ventus a tergo est. Memineritis autem Homerum , ju- xta Strabonem , epiteta non otiosa appingere , ac ideo mare iindosum, obscurum , et spumosum baud brevem facilem- que velificationem signiiicare. (1) Lib. 1. pag. 30. (2) Odys.s. 1. V. 570. — Forlasse verba hacc fractum est meum cor indicant velificationem, quae Menelao indigitabatur ex eo esse gene- re a quo abliorrel)ant prise! naviganles, qui terras circumibant, nee, nisi coacti, altum marc pcrlusliabant . De insidentia maris etc. 355 Sed quid plnra ? nonne versibus modo allatis spatinm u- nius (lici ajxTtc describitnr plciiis velis vcntoque secundissi- mo (>x[)l<'tuiii ? Taiitnm ijiitur Pharos al) Aegypto alj(Mat, quantum citissimae navigationis unius diei lapsu conficitur: <[iii lapsus ita sicpiidcm terraiiiatur a Plinio liistorico, ul)i ait (!) = Jn ^Ici^jplo .... a P/uiro insula noclis et did cursain fuisse Jloinero crediinus -=" Quain noctis et diei distinctionem credibile est Pliniiun, utpote eruditissinium, non mcnte sua cffiuxisse, vei luitamen ab optimoquodam fonte eiuisse . (2) Nunc oculos cbartao adverteiitcs , quani coram expbcavi, fiugite anirno, Acadcniici.^ quidquid recto tramite est a Pharo ad lucdiani Aegvptujii , a mariiiis undis occupari; totuni lioc, quautumbbet vtderi possit, scitote navim prospe- re iucedentem boris iisdein posse trajicere , sicque ad Pyra- mides usque pervenire . Quaecumque enim navis , velorum ministerio usa , in singulas boras octo inilliaria faustis vontis metitur, ac ideo niilbaria nonaginta duo su|)ra centum si diem ac noctem indesinenter progrediatur . Esto autem Homeri tenqjore nautlcam artcm minus ([uam nos, Graecos priscos calluisse; ac demus propterea boris singubs sex tantum, aut quinque, si ita placet, milba passuum expleta: babebitis tamen iter milbariorum centum et viginti, boris quatuor et viginti confectum. Nunc autem , Pyramides a Pbaix) distant, ut nostis, niilbaria circiter centum et viginti j eaedemqu(> Pyramides supra et extra Deltam positae sunt. Delta igitur totum eo spatio comprebenderetur maris, quod perlustrasset Menclaus a Pbaro insula in Aegypti terram procedens. Non me cquidem latet alios (3) aliter rationes navigatio- nis unius diei sid^ducere , Herodoti auctoritatem afferentes , qui ita scribit ■= yJb Ileliopoli ad Thchas novein diebiis snr- suni navigatur, spatio quatuor inilUuin ociingentoruin , et se- xaginta stadiorum -= (i) . Quotquot bic numerantur stadia (1) Naliir. Hislor. lib. ll. cap. 85. (2) Illud aiklciuluin , (juod .Tliijuis aulumari forle posset j Homcrum uno vcrbo cxprcssis.sc (luac Piinius tlujtlici , scilicet noctis et did. (3) Cf. St. Genis. Descript tl' Egyptc T. 5. pag. 391. — Dolomicu lo- urn. do Phys. T. 42. pag. 19G. (4) Lib. II. png. 91. 356 J. Joseph! Bianconi si in novcm partes partialis, dies singulns quingenta et qua- draginta stadia sibi viiulicabit, quae sexagiiita Romanorum passuum niiilia complect iintur : ex quo coiiclndunt nautas antiquitus, juxta Herodotuin, tantundem itineris, non qui- dem anq)lius, uiio die coiifecisse. Veriiin, nisi fallor, Herodoti locus non ita late ac gene- ratini accipieiidus est : loquitur enim ipse de navigatione Nili adverso flumine institiUa ; adeo ut fieri quidem possit ut solidum diem quingentis et quadraginta stadiis dimetiendis retrorsum incedentes insumereut. At ([uid inde, cum navis non llumen adversum, sed mare secet? Homerus siquidem maris aequor commemorat, navimque ait praterea vento actam praesentissimo , qui eam a puppi vehemcnter adur- geat. Haec igitur navigandi ratio in hoc ab alia necessario differt, quod Herodoti nauta in contrarias aquas obnitens, progredi non nisi lente poterat ; Homeri vero, ob adjuncto- rum diversitatem potcrat celerrime. Nil mirum itaque, quod eodem horarum spatio eo longius Iter habeatur mari quam Nilo , de quo speciatim loquitur historicus, cujus propterea verba ad rem nostram nou faciunt. Sed aliud est, Academic!, quod nostrae huic opinioni faveat; videlicet locus , ubi Menelaus in Aegyptum appulsus constitit. Ut qui fuerit intclligamus, non omnis omniuo dcest conjicien- di ratio. Menelaus enim cum eo perveuit, Trojanos quosdam captivos secum habebat, qui littore potiti, ac in libertatem ab eo deficientes vindicati , oppidum inibi coudiderunt, et Tro- jam patrio nomine appellaruut. Nou mea equidem mens est , ut velim pro certo haberi eodem loco Menelaum consedisse , in quo Troja haec Aegyptiaca condita est: at in id tendo, ut conjecturis non omuino improbandum videatur. Et re quidem vera , verisimile est Trojanos eo loci suas posuisse sedes ubi primum e navibus egressis consistere datum est, aut non in- de admodum procul. Novam vero Trojam voluisse potius, ad instar veteris , secus mare aedificare , quam in intima regio- ne, inter aegyptios, quorum mores et voluntatem ignorabant. Praeterea si locus ubi consederuut, ora extrema, sive littus extimum ac vetus Aegypti fuit, noune facilius intelligitur quomodo ipsis facultas ibidem considendi sit facta ? Nemo De INSIDENTIA MAniS ETC. 357 enim sibi pcrsuaclcl)it mbem ab exteris conditam in solo in- teriori, in medio populo, (|iieni scinius advenas quoscjue tan- ta severitate ab in Indicat et Homerus sic recens existcns ( Delta ) : i//iiis eri'ini loci facit mentiS- neni tainquain nonduni Memphi exislente aitt oinnino , aiit nan tnnta =- (1). Quibns verbis audistis, Acadcmici, q'ua ratiouc sumnuis liic I'liilosopbus Humeri silentium de Delta excuset, quod nempe adbuc uon erat; nee ipsa erat Mem- phis, aut uon admodum conspicua. Et revera cum poeta scri- pserit omnia tunc mare teiuiisse , non poterat , quin sibi me- tipsi contradiccret, quidcpiam de Ostiis Nili, aut de urbibus Deltae affirmarc. Cui rei animum quidem non advertit Era- thostenes, cui caeterum bene |>ersuasum erat, ut deinde re- feram,et columnas Herculis fuisse ante conjunctas, et eas- dem invicem postea descivisse, ex quo orae mediterraneae depressiores inundatae . Quod vero ad Memphim , perbelle hiccadit, quam subjicere praestat, animadversio . Si nam- que belli Trojani aetate Memphis non erat, aut quid exi- guum , tantum post Homerum grandior futura , nonne per- spicuum est ejus amplitudinis oaussam fuisse Delta, cum nempe e mari elatum, quoddam vcluti centrum extitit inter veterem, et novam Aegyptum cumque, ut melius res admi- nistrarentur, eo regni sedem transferre opus fuit, quam an- tea habuere Thebe ? In hac aetate adstruenda , nonne histo- ria, et chronologia et monumenta ad unum consentiunt? Sed locuturi fusius in posterum de Memphi, cujus augmentuni satis innuit Delta post Trojam eversam emicuisse. Hoc unum postremo de verbis Homeri animadvertcmus , quod putamus silentio non praetereundum . Fames , quae Menelai socios urgebat , et piscatio , qua ut sibi cibum quae- rerent usi sunt, satis ostendunt Homerum non insulam littori proximam nobis exhibere, sed desertum ([uodammodo sco- pulum in medio mari collocatum. At tuerit per hypothesim (1) Meteorologicor. Cap. XIV. De insidentia maris etc. 359 Aepypto proxima , aut tantiim c ic Primum in Jegypto morlalium regnasse Me- na , ac sub eo omnem Jegyptum , praeter Thebaicam prae- Jecturam, paludem fuisse: ex eaque nihil eorum qua nunc (1) Le Pere. Expedit. en Egypt. T. XI. pag. 12G. (2) lib. 2. pag. 89. De INSIDENTIA MARIS ETC. 3G 1 sunt infra sta^nitm Moerios eminiiisse .... Jique de re- ^ione bene i/ii/ti tlicere vidcbantur ; inanijestiun eiiim est ei , qui ctsi antea non audierit, tamen inspexerit , modo sit solertia praedilus , Aeg)pliiin acquisilam Jepypliis esse terrain , ac flutninis donurn => Ac iiifcrius addit ■«=^ etiain mihi ipsi esse videhatnr acquisita /legyptiis. Siqui- deni quod inter dictos monies (Arabicum et Lybicum ) supra JMcnipIiin , medium est, videhatnr mifii sinus maris aliquan- do Juisse etc. -=> Ac alio loco idem declarat apertius — = Del- ta ut ipsi dicunt Jcgyptii , et mihi videtur nuper lit sic dicain apparuit. -= (1) Unanimiter ergo Herodoti tempore Saoerdotes narrabant terram omnem a lacu MoiMios ad Delta ex tie mum , fiiisse, dum Moenes viveret, raaie coopertum, Deltaque ipsum nu- per eininuisse. Haec Herodotus utpote sibi oculis comperta iiou dubitanter exponit, cpiandofpiidem affirmat se trium praecipuarum urbium Aegypti sacerdotes interrogasse , ut numquid inter se discreparent agnosceret; tandemque con- cludit =- /laec ita referehant inter se consentienles •=• Ut vero narratioui majns pondus addat, profitetur se de bujusmo- di rebus iiiliil ambigere, factaque in medium affert , quae sibi ac cuilibet satis sint, ut sacerdotes veridici habeantur. Quod item inculcat sub finem argumenti (2): Itaque, quae circa //egyplum sunt j et dicentibus ilia credo, et ipse ita se habere valide existimo . Quo loco novam addit rationem , soli scilicet naturam, bis verbis (3) ■== Quippe cum vidcain . . . . et conchjlia npparere in montibus, ac sahugincm eJJIorescere .... e^ ... . montem , qui in Ae^ypto est super Mempliin , arenas solas habere -= Propterea missum taciens Herodotum, boo modo rem ex- pedio; Herodotus peregrans aetate ab liac nostra admodum dissita Aegyptum, in tribus illis urbibus praecipuis Aegyptia- cae doctrinae sedibus, de Delta aquis obtecto, et de recen- ti ejus apparitioue concordein traditionem inveuit. A ([uibus (1) Lib. 2. pag. 94. (2) Lib. 2. pag. 92. (3) ibidem. T. I. 46. 362 J. Jo?EPHI BlANCONI ejusmodi nolitlaiu hausit , quoslihct sui temporis scleutia et locoruni tactorumque cognitione in Aegypto siipcrahant. Hi- storiae notiliam illam posteritati commendantes notis gaudent ])ene miiitis dortriuae. atquc veracitatis. Scd hoc ipsum est illud, quod nol)is, \it jam ante dispoximus, tradidit Honunus, ergo Homeri testimonio alterum liocce adjungemiis, libros scilicet Heiodoti. Veruin nie erasse latcor, cum niissum a nobis faciendum llcrodotiun putavi: succnrrit enim ipsum alio in loco ita loipui- tum, ut verbis ejus a nobis nuper allatis vis prope omnes auf(;r- ri ipsaqiie invicem pugnare videatur. Navrat scilicet (1) Me- ncn, qui primus in Aegypto regnuin obtinuit, Memplum pon- tibus divisisse; quod prima fronte censeas absurdum, Herodoto eodem innuente territorium Mcmpbcos maris undis ea tem- pestate fuisse adhuc coopertum . Addit praeterca (2) Pari- dem cum Helena Aegyptum versus fugiens contendisse, ad Nili ostia quae Canopica appellant consedisse , ibique inve- nisse templum Herculi sacrum. Ex quibus verbis satis evin- citur Herodotmn sibi non coliaercre, et Homero poenitus contradicere. At ars critica, Lydius ille certissimus in scien- tiis evolvendis lajiis, clare demonstrat non esse ad unguem accurata ilia omnia quae Herodotus posteris tradebat . lam- que id Herodotum ipsum de se fateri paulo ante dixi , quod ([uidem est laudi ejus quammaximae tribuendum . Etenim considerate quo modo , qui nonnunquam res narratas se se ita baljeri firmiter asseverat, postrcmas basce, de quibus lo- quimur, diversa proi'sus ratione exponat. Postquam siqui- dem superiora ilia in medium attulit, continue subjungit (3) «=- Hacteiius quae vidi , quae novi , quae inierrogando per- cept dicta sunt: /line pergnin disserere sennones Je^jptios quos audivi , addens el aliquid quod ipse videriin -= En maxima rerum distinctio ; Hicta prima optime sibi explorata et comperta ait; altera, opiniones tantum , ac quosdam (1) Lib. 2. pag. 123. (2) Lib. 2. pag. 129. (3) Lib. 2. pag. 123. De INilDENTIA .-ilAIlIS ETC. 363 veluti rumorcs inincnpat, sermones ne^yplios. Quo accedlt etiam locus ille, u!)i coiiimeiita alia satis f'utilia icfeit, tau- clcinc[ue concludit (1) = JJaec qxitdein ah ./egjptiis relnta, sic cuique placennt prout creclibilia videntnr: mihi aulcni in oinni sermone con sti tutu in est ea scribere , quae aiidilu ex singulis cognovi . = Sollicitus ne quid lectorcin latcat ex lis, quae iu Aogypto hauserat, euin taineu monet quo- danimodo ut a veiis falsa discernaf, illaque tantum credat, quae ciedihilia sibi vidcautur. Valde itaque testimonia pri- ino loco allata cacteris praestaut, quae postremo audivistis : iitra({ue certe inter se pugnant; sed liacc illis postliabenda , quae in potiori, ac, ut ita dicam solidiori ejus historiae par- te, ut Herodotus ipse profitctur, recensentur. Practerquam- quod apertissimc , ut autumo , elucet quaenam ex iis majo- rem sibi fidem concilient; adeo ut priuiae firmissime stent, jiedum posterioribus praevalentil)us corruant. Nunc ad lioniinem praeclarae itidem auctoritatis venia- mus . Aristotelem liomericis sententiis et narrationibus baud levitcr suffragari jam vidimus. Praestat modo de iis, quae iu nostiam rem scripto tradidit, fusius disserere. Is, cuius elu- cnbraliones adamussiin nos edocent quae fuerint , cl quo- usque reruin naturnliuin sludia sua aelale processerint {2.) ^ loquens de mutationibus quae in Aegypto acciderunt, liaec babet in lil)ro Meteorologiae Cap. 14. -= I/ic locus semper siccior videtur fieri , et tola regio Jluvii adgregatio esse JVi- li . . . . Et antiquilus ^egyptus Thehae vocaiae. Judical autern et Ifotncrus sic recens existens f ut ita dicam J ad tales permulationes , illius enim loci facit mentioucm iam- quain nonduiii HJemplii existenle ant onmino , aut nan tan- ta. Hoc autein par est sic accidere. Inferiora enitn loca superioribus poslerius habilata Jiiere. -= Inverisimile omni- no (>st Aristotcdem , si quid eo tempore contrarium fama memoraret, hoc iguorasse, aut silentio praeteriisse. Quin imo (1) Lib. 2. pag. 135. (2) Haec de Arislolile dicit clariss. Girard. Descript. de I'Egvple T. 20. pag. 82. 36 i J. JOSEPHI BlANCONI cum ipse in medium alTerat narrationcm Homcri , utpote exem[)Iiiiu mutatiomim, (juas terrae umlis supervenieiitibus subcunt in regioiiibus siccis, hinc opus est credere ejusmo- di famam ubiquc percrebuisse , atque fuisse pleriscjue satis probataui , si vim aliquam argumenti in rem a philosopho pertractatam conferre debcat. Qui scilicet traditione usus non iuissct (juae factum exponeret de quo anibigeretur, ant quod proLatione indigeret. Sciatis, Academici, verba Aristotelis in ea j)arte libri esse, ulu agit De pcrmiitatione , et vicissitu- dine orjitnruin et coutinentis; in qua parte postquam affirma- verit teiras mari suppositas factas esse aridas, prosequitur -= Ut accidit et circa Jegyptuin cum caeteris quae audistis. Id([ue pace cclcberrimi Freret commemoratum vobii , qui putat ita io([uutum esse Aristotelcm ut Aegyptiis superbiam suam exprobraret, jactantibus se omnium bominum vetustis- simos , licet regio ipsa, quam ineolebant, eos recentissimos ostenderet. At aliud est pbilosopbum insimulandi Aegvptios occasionem ex facto arripere ; abud factum aut flilsiun aut nou satis credibile proferre, ut eos accusaret. Primum juxta mentem est AristoteUs, ita scribentis = Qiios eniin diciinus anliquissiinos esse homimiin Jegyplios , horum regio tola facta videtur, et esse fluvii opus etc.: at alterum ab eo ab- horret, qui facto bujusmodi, nibil rei suae conqjrobandae profecisset. Idem praeterea de inferiori Aegypto aquis obteeto clarius sententiam suam exerit paulo post scribens, hoc ex locis unum- quemque posse colligere, quae adjacent mari Rubro. Nam cum dixerit veteres Aegypti reges, ut navigationcm ampbficarent, Isthmum Soiies utrique mari conjungendo fodieudum susce- pisse, certum esse concludit loca ilia universa, quantumbbet patent, mare tenuisse ■= Manifesliim est igiltir quod mare ununi haec omnia continuum erant = itemque mare extitisse in regionibus Lyl)iae Ammonis templum circumeuntibus , quippe quae maxime depressae. Quae verba attuU ut usque ma^is constet Aristotelem Homero et Herodoto assentiri, non ut quaestiones instituerem quae inde efflorescunt de duorum communicatione marium, et de templo Ammonis, quas abbi opportunius tractabo. De insidentia mahis etc. 3G5 Strato physicus, Ptoh'inaoi Pliiladelphl magister, floruit saeculo circitcr post Ilorodotum; Strabo et Eratostenos ejus circa Aegyptuin opiuiones memoriae mandaruiit, cpionim pri- mus ita scribit (1) ^//f Strato ^/egyptuin priscis lemporibus mari fiiisse inunilatain usque ad paliides , quae sunt npud Pclusiuni et ad Casiuin inontein ac Serboiiidcm Uuuin «= Haec verba, usque ad paludes etc. accipienda opinor utpote inferioris Aegypti significatioiiem a sole occiduo ad orientem ; qiiippe cum Pclusium, et Casius mons, et lacus Serbonides maris Httori nunc quoquc irisideant, ejus pene undis perfusa , nil, quod ad loca ilia, nostra baec tempora ab antiquis differreiit : praeterqnani quod loca eadem extremam constituiuit oricntalcm Aegypti plagam ac oram Stratoni pror- sus oppositam , qui Alexandriae scribebat. Qui narrationem suam perscquutus affirmat, sua etiam aetate, cum sal in Ae- gypto cffodiunt, arenas ac conclias in fodinis inveniri; inde- que constare anti(piitus terras illas mare alluisse <= JSiirii- rum regione mari olitn tecta etc. post mari recedente ea fu- isse detecta loca •=• Haec Strato (2) . Videtur autem Stra- to meridiem versus cum Herodoto aquaruni inundationem provehere, usque ad lacum Moeridos ; de quo tamen non satis liquet ob (Jbscurum ac fortasse corruptum verborum tex- tum, a Casauboiio ita enieiidatum -= similiter etiam ripas lacus Moeridos litori maris quam jluvii esse similiores -= ubi alii legunt lacus salis. Quae emendatio si genuinum scri- ptoris sensum restituit, vjdetis Delta universimi a lacu Moe- ridos sub mare jacuisse, Stratonemque Homero et Hero- doto adstipulari, qui postremus, ut audistis, assercbat -= ni- hil eorum quae nunc sunt infra stagnum Moerios emi- nuisse ^ Nee aliter sensisso Eratostenem dicendum est , qui Bi- bliothecae Alexandrinae praefuit, Herodoto centum et quin- quaginta circiter annis junior. Nam, ut patet ex ejus hi- storiae fragmentis a Strabone servatis , Stratonis sententiam (1) Geogr. lib. 1. pag. 50. (2) Apud Slrabonem 2 pag. 50. 3G6 J. JosEnii BiANCONi commendabat ; ex quo non injuria cnlligo eum et latam ha- Lero, ct in illam libcnter descondere. Cui rei pondiis acce- dit ab alionim fragmentorum com pa rati one cum eo de quo loquimur, ostendentinm quam firmitcr Horatosteni persuasum e>?et maris interioris aquas olini fnisse olatiores , adeo ut bu- juilcs terras sil)i adiacentes albicrit, ac idco inferiorem Aegy- ptum. Sed hoc maxinie evincit locus (1) quern silentio mininie praetereundum sul)jicio -= ciiui apud Cades mare internum, erupissel, subsedisse id, ac terrain juxta Casiinn, Pelusium. usque ad riihruin mare detexisse etc. •= Itaque Delta ad mare tenus Eritbraeum, ut opinabatnr Aristoteles, midis ope- riebatur, nee iis recedentibus emersitnisi belHTrojani diebus, hoc Eratostene ipso affirniante , rationibus alibi opportunius a nobis afferendis. Idem autem arbitrati sunt Demetrius Sce- ptius et Democles, a Strabone citati; narrabant siqiiidem, ut ejus verbis, utar, (2) P/iarum /Jci^yptiain oliin innrc Juisr se circuindatam , quae nunc est peninsula. Qnibus scriptoribus Strabonem ipsum addere praestat, qui Aegyptum saeculo primo cbristlano ineunte invisit , copias niilitares Cornelii Galli Consulis sequntus. Hie passim snani de Delta sententiam prodit, ac magni prae caeteris verba ista facienda sunt, tum ([uia valde singularia , turn quia ra- tion! optinie cousona. Mull is traditionibus et quacstionibus antiquorum libro I. prolatis circa mutationes quas terrae ad superficiem subeunt , mari potissimum terras invadente , aut deserente, hoc mode concludit (3) -= Quo minus autem. ad- viiratio istaruni mutationum . . . dubium reddnt .... alia quoque conferenda his sunt, quae aliis in locis sunt aut fuerunt horum similia : Iinec eniin exempla conferlini ante oculos posita, tollent haesitationem ; cum alioquin ipsa Veritas stuporein incutiat, sensumque conturhet , ostendatque quam siinus naturaliuin ejjectorum totinsque vitae impe- riti : P^erbi gratia si quis re/erat quae T/ierae et Thera- siae evenerunt , .... tarn quae y4egypto , et mullis Gracciae (1) Apud Slrab. 1. 39. (2) Idem 1. 58. (3) Idem 1. 57. De insidentia mahis etc. .3(J7 parllhus.'-=- Dciii commoinoiat testimonium Demetrii Sceptii, ill medium paiillo ante a nobis allatnm -= Phnruin y/egypti otiin rnori Jiiisse circunulatain -=. Totus hie Stialjonis ser- nio id, ni flillor, significat res liujusmodi quantumlibet adini- rabiles, attamen veras esse. Ac nudta alia praesto essent ejusdem scriptoiis lota, quae vobis bbenti animo exliiljcrem, nisi mea se longius oratio pioducens nimio vos taedio affi- ceret; rnjusmodi ille est ubi Strabo cum Herodoto ununi sentit (1) «= Non injuria Herodotus totam /icgypium Jlu- vii donuin dixerit, si noii toLnm, cam saltern quae iuj'ra Del- ta sita , inferior Jegyptus nominatur. (2) . Ac item ille , ubi unum sentit cum Homcro (.3) = Cognoi'it etiam P/iarum priscis temporibus mari ambilain Juisse. = Vox cognovit nonne scientiam et notitiam arguit, potius quam opinionem, cui signiticandae faciiuit vocabula ilia censuit , putavit ? Quia etiam Strabo suspiran videtur Homeruni intervallum ampii- ficasse, quo insula a cont incut ibus terris dividitur, uec ra- tiones suppetere ut credatur belli Tiojani tempore Delta ad- luic sub a«|uls latuisse. At de his difficultatibus alibi serins lo- quar, ut hie rclic[ua coUigam testimonia , et primum om- nium Diodori Siculi , qui ct ipse in Aegyptum se contulit. In Aegyptum profectus est paullo ante Christum natum ; et quidqnid de ea regione memoriae proditnm erat invcsti- gavit, multaque scitu digna coUcgit, tum ad historian! ejus physicam , tum ad civilem pertinentia. Ibi itaque didicit =• ^egjptunij quae nunc est, non continentis partem, sed mare a prima mundi constitutione Juisse ( i) . Cui notitiac banc aliam judicio suo et observatione jrartam adjungit, quod sci- licet ea tellus extiterit aggestu Jluminis, idque evidentis- simis circa ostia signis deprchendi , ah annua nemjie limi congestlone . Propterea quatuor elapsis saeculis ah Herodoto, vigebat etiam apud Aegyptios memoria , quamvis minus di- stincta et vivax , idest maris eo locorum insidentis . Est (1) Strnbo 1. 30. (2) Cf. ct pag. 53G. (3) Str. 1. 30. (4) Diodori Siculi Bibliolli. Hist. lib. 3. pag. 101. 368 J. JOSEPHI BlANCONI auteni de quo Dlodorus silet omiuno , videlicet quantum soli , et quantispcr a(iua(' occupavcriut . Denique inter plurimas quas Plutarchus iniit pei'egrinatio- nes, fuit etiam peregrinatio Aegyptiaca, quae pcrvetusta ilia scriptoii elegautissiino reseravit. Is in suo tractatu de Iside, et Osiride (1) liaec liabot = Siquidein ^e<:^yptus mare fait. Quaproplcr JrcquCiites conchas in inclnUis , ct inonti- bus line quoquc nieinorin habere invcnilur. Ciincli fonles , ct pulei , qui crebri illic sunt, salsuin haustum el ainuruin habenl, lU inarciclas reliquias maris, quae illuc con/luxe- re i at supervenientibas iinhribus propellens ISilus pelagus campum ediilit, alluvionihusquc complci'it .... Pharum- que , quain did cursu ab Jegypto Homerus diremptam vi- dit, nunc ejus esse portionem, non quod ea subieril, aut scanderit ad Jegypluin , sed quod interjectuin mare figen- ie amne aleniiqae , continentcin cedat etc. Ob sunimani Plu- tarchi doctiinain, quam onines norunt, nemini quidem per- suasum eiit eum sic absolute et asseveranter scripsisse , Aegyplus mare fuit^ nisi validlssiinis innixum arguinentis. At quo niagis ab aiitiquis teniporibus , de bac re tcstimo- nia perquirentes, recedimus, co minus testimonia eadem et accurata , et valida invoniuiitur. Posteriorcs cnim bomi- nes nil nisi quod a majoribus audierunt litteris cominenda- runt, non res ab origine perscrutati. Haud tamen eos con- temnendos putes , imo tribus , ut arbitior , rationibus sa- tis multam sibi vindicant auctoritateni. Et ]>rimo quidem, ea quae a cujusvis aetatis sapientibus tradita sunt, patet apud omnes semper digna habita esse , quae posteris man- darentur ; non enim tradidissent , quae a veritate absona putarent. At e contra ([uinani bistoricorum Cyclopas et An- trum Aeoli commemorarunt ? Nonne autem et haec ab Ho- mero dicebantur ? istiusmodi vero fabulae in poematibus u- nice locum babent. At quae vera sunt (2) ])cr ora doctorum bominiuTi liistoriae quodanimodo patiiiuouium fieri debent. (1) pag. 57. (2) Alibi jam { Dissert. A ■ de mart) innui ex cruclitoriim auclorila- te fabulas (][uasdani aliquolies AUcgorias esse^ et verilalem incluclere, De insidentia maris etc. 369 Secundo autem quod miiltis in re una eademquo vtM- santibus, si li;u;c nota ulla t'alsitatis polleret, aut constanM alitjuem earn olim oppugnasse , fieri oiniiino non posset , quia illos omnes vel falsitas ista, vel ista oppugnatio praeteri- ret. (1) Equidom inirum videtur nostros utpote commenta ha- bere narrationes illas, quibus anti(|iii, ingciiiis tarn perspica- cibus praediti, et facta ipsa tain proximo attingentes , lidem denegare non sunt ausi ; quorum etiam scripta in diversum alieniinique sen'sum explicare nituntur, ne vetus a recenti di- screpet sententia. Tertio denique repetitiones posterorum authenticitatem tra- ditionum astriiunt, quippe quae menti hominum indesinen- ter obversatae sunt , qualcsquo ab exordio fuerunt baud se- cus aliis, et abis generationibus subeuntibus persevera- runt. At contra si longum silentium traditionem occultave- rit, et multo post tempore abquis rursum in lucem eduxis- set, quid ni bceat fabulam arguere , diu despectain et laten- tem , novissime vero excitatam ab abquo, quem longa aetas veritatis specie decipiat? Hisce praemissis, testimonia affe- ram recentiorum, c[ui veterum de Delta opinionem confir- mant , observationes brevitatis caussa omittens , quas quo- dam jure sibi tantum vindicant, qui res primi scripserunt. Et bic nihilominus praeclara mehercle nomina ! lam audi- stis qua ratioue PHnius disserat de spatio, quo insula Pliaros aberat ab Aegypto . At is quoque magnam linjus regionis partem emersam undis ad Nilum refert (2) = Congesta ma- jor pars ^egypti a Nilo ; in qitain a Pharo insula noctis et diei cursuin Juisse Ilomero credimus = Lucanus autem (3) ita cecinit =» Tunc clauslrwn pelagi coepit Pharon I't quasi artificia esse, ut res philosopliicae sensibus quoilamniodo su- hjicianlur. (1) Falsitatem ^ si qua csset, non praetcriisset Plutarclnis, (vel, si placet, quivis alius) qui in opere de Malif:;nitatc Hcrodoti acute ci obiicicnda pcnjuisivit ; nee certe praelermisissel quae hie trailit de Aegypto , si circa ilia quaedam objici possent. (2) lib. H. cap. 85. (3) Lib. 10. V. 509. T. 1. 47. 370 J. JOSEPHI BlANCONI Insula quoudam — In medio stetil ilia mari snh tempore va- tis — Protcos ; at nunc est PcIIaeis proxima muris -= Et Ovidius ill metamorphosibiis (1) -== Fluctibus anihitae J'ue- re yJntissa, P/iarosque .... quorum nunc insula nulla est. •= Et Scnoca HomtMO iiisistciis -= Tantuni aherat contincnti Pharos, quantum navis diurno cursu ineiiri plcnis lata velis -= (2) et item Hcrodoto -= debet Jegyptus JSilo non tantum foecundilatem (errarum , sed ctiam. ipsas. (3) Et Pro- rlus Diadocluis claius Platonis commentator (4) idemque ma- thematicxis, piaocedcntibus scriptoribus assentit refereiite Kiikcrio, Oedipus I. pag. 65. Nogaiola vero sequiori actate argumentum Aristotelis in- stauiat, Homenim sciUcet de Mempbi omiiino tacere, ideo quod pars ilia terrae in qua sita fuit Memphis aquis ohsi- debatur. (5) Et eruditissiinus Klilverius consideratione usus etymologica nostram tuetur opinionem, cum Aegyptus infe- rior nomine Phium veniret apud antiques, quod nomen lin- gua Coptica mare significat ; idque perbelle dictum putat , tum quia regio ilia, cum aquis operitur, mari sirailis est, turn quia oliin forte marc earn occupabat. At satis superque de testibus ; remque concludam gravis- simis Champollionis verbis, cujus doctrinam nemo non mira- tur. Is itaque ait « inferiorem Aegyptum, auctoribus omnibus antiquissimis, et geologica locorum natura adstipulantibus , nil nisi vastum maris Mediterranei sinum extitisse : ncc im- probabile omnino esse ejus maris undas sese ultra situm Mempbeos porrexisse, mediae([ue Aegypti partem sub illas la- tuisse. Namque Aegyptus superior fere tota aderat, florentissi- mis frequens civitatibus cum inferiorem nondum aquae de- stituerant. » Ita Cbampollionius (6) ab argumentis a nobis luic- usquc positis conclusionem quodammodo inducit . Magni (1) Melam. 15. 287. (2) Nalur. quacst. lib. VI. c. G. pag. 912. (3) ibid. Lil). IV. c. 2. (4) Commenlar. in Timaeo Platonis. (5) Dialog. De Nllo. pag. 38. ed. Venctiis 1552. (6) Egyple sous les Pharaons T. 2. pag. 2. De insidentia maris etc. 3T1 pondpiis equidom ipsa est, veroque fortasse proxima,utnosjarn litem olitiiiiiisse facile videaimir. At milii taiitiim, Arailemi- ci, lion ariogo; in hoc iiiio sum totus, ut firniiter ilhul stet, quod demonstrare contendi , traditionem nempe a veterihus de Delta acceptani nee levem fiitilemve esse, nee poeticum commentum, aiit folnilam , aut sonmium , iino vero opinio- nem gravissimam, consensionc auticjiioiiim omnium coirobo- ratam , novemque doctissimis viris plane probatam , qui earn in Aepvpto hauserunt, nobisqne suis scriptis commendaiunt ; digiuuiupie proptcrea de rpia duas etiam ([uaestiones institua- mus; primain nimiium, luim Gcologia inferioris Aegvpti earn tueatur, aut evertat ; alteram, num ox tot objectis ali' (piid sit, nude iiiriinieretur, ac omuino etiam conuat. Nunc a prima exordiamur. Veruutamen fateor me ad quoddam pertractandum argit- nientum valde diiu[ue tentatum et illcctum; ita ut si genio meo indnlsissem, in aliud tempus diffcrre opus fuerit geolo- gicam quaestionem. Et res equidem optime cum aliis, a me in hoc scripto perpensis, connectebatur , insuperque magni momenti erat et amoenissima. Versabatur autem in quibusdam Aristoteiis verbis qui ea coniirmans quae de Delta pronmi- eiaverat, addit Mare Rubrum cum Mediterraneo conjunctum, unum mare olim efFecisse, Delta et Isthmum Arabicum ope- riens, ideoque depressiores Lybiae partes ad templum Am- monis contexisse. Quae sententia rata a priscis scriptoribns bene multis, liaec duo in mentem mihi revocavit; Isthmum iicmpe Arabicum, baud aliteratcpie Os Ponticum, fuisse navi- gabilc, nt binis saltem navigatioiiibus comprobatur paullo an- te helium Trojanum ; et traditiones et memorias puklierri- mas in promptu esse , ut statuatur mare ea tempestate lovis Ammonis tcnq)lo rei|)sa proxiinum. Sed c[uoniam istiusmodi thesis ita bitariam distincta materiam satis copiosam suffi- cere potest, unde alius baud brevis sermo texatur, mihi a suscepto itinere non recedendum duxi, et locutnrus alias, si Deus adjuvet, de Aristoteiis testimonio, iterum ad inve* stigandas conditiones A«;gypti geolugicas me coniVram. Hanc rem peregrinatores multi persequuti sunt , quoj'um novissimus Russegger, cujus est charta geologica AegyptLanno 372 J. JOSEPHI BlANCONI 1842. edita , liicque vobis conspicua, vobisqne singulis tra- ;v]ilo, solum incrcvisse, ubi arjuis per inuncnsain plaiiitiem cUHlucnlibus velocitas cursus minor evadit , stagnautque ipsae passim , totumque limum tleponuiit, (juem secum rapidiorl fluxn terras editiores alluen- tes convexere. Hanc itaquc , vol temiiorem aliam proportio- iiem sequutus, si quis ratiocinari conclusionemque aliquam inferre velit, statuet profecto tribus millibus ab bine aunis Delta fere totum sub aqnis Mediterranei maris latuisse , ea- dem licet, qua lumc, altitudine praediti. Quapropter Geologia recentis Aegypti demonstrat Delta liaberi nou posse antiquissimum; ct Geologia Aegypti veteris osteudit locum illius (Delta) quondam mare occupasse, et mare cquidem Delta ipso longe emincntius , quippe ve- stigia trans Mempbim reliqult, Oasim Ammonis attigit, cum Erytbraeo se se conjunxit, testibus concbis , arenis, et sale. Haec scientia ita<[ue , nempe Geologia, nil adversatur bi- storiae , imo eidcm favet , et suffragatur ; ac utraque uno ore concludunt Mare , olim altius , bumilibus biscc terris super- vectum , iisdemquc potitum ad aetatem usque non admodum remotam. At a nolsis dissentiunt multi, quorum argumenta hie forent perpendenda. Sed gravius quiddam mibi , Acade- mici praestantissimi , objici sentio, scilicet me diutius bu- manitate vestra tam longo sermone abusum esse. Quapropter silentium faciens , in aliud tempus diluenda differo. DE DELTA RECENTIS AEVI OPINIO} AB OBJECTIS VINDICATUR. (1) JL ermulta itaque in promptu sunt argumenta, quibus statuere liceat provinciam illaiu Acgypti, cui Delta nomen est, non ejus esse antiquitatis, quam uonnulli eiuditl affir- mant. Atque haec argumenta liausimus ab Historia et Geolo- gia, vestro(jue perpendenda judicio, Februario exeunte hujus anni, proposuimus, Acadeniici praestantissimi. Ex quibus u- trisque fontil)Us liquet, scriptores veteres cum nostri temporis peregrinatoribus coliaerere ; traditiones suppetere popul(5- rum , et satis claras , et a doctis uniuscujusque aetatis viris conservatas ; ea denique existere monumenta Aegypti vetu- stioris , eamque esse ejus soli naturam , ut argiiant non nisi paulo post bellum Trojanum Delta a maris a(juis emersisse. Et memoria adhuc tenetis quid de hac re soripserint Home- rus, Herodotus, Aristoteles, Hipparcus, Heratostenes, Strar to , et Strabo , Diodorus et Plutarcbus , quos Plinius , Lu- canus , Ovidius , Seneca , cum aliis bene multis sequun- tur, testes scilicet pene omnes antic[uitatis. Et recordamini item nil diffcrre quae ipsi narrant ab iis quae nostii loca ilia invisentes et describentes tradunt : adeo ut quidquid Hero- dotus affirmat de IMari alluente Delta et desertas Lybiae ter- ras, ad amussim conveniat cum cliarta chorograpliica Russeg- gerii, in qua vestigia maris antiqua vcstris ipsi oculis aspe- xistis. At licet opinio nostra tot rationibus innitatur, putamus (1) Sermo habitus in Acad. Scienter. Inst. Bonon. die 28. Mai 184G. 388 J. JoSEPHI BlANCONI ne omnes earn esse deinceps amplexuros, deque recent! Del- ta neminem in posterum diil)ltaturum ? Minimc quidem , A- cademici ; jamipic idem ipse, dum finem facercm seinioni illi nieo, ubi lianc quaestionem agitandam sumpsi, vestrani attentionem revocavi in eos , ([ui nostiae linic sententiae ad- veisantur , neque paiici certe, ncque leviter eruditi. Propte- rea vestiae humanitatis erit me iterum audire, qui eorum difficidtates de medio tollere conabor. Exadversaiiisnonnnlli (piaestioncm tarn parvi momcnti ju- dicaiunt , ut eani quasi faLulam risu dignani tiaduxerint. In- ter bos quidam (1) affirmat, abquos sui temporis geograpbos ideo putasse nonduni Honieri aetate ab aquls niarinis DeUa einicnisse quod illius Poetae vocabuluni Aegyptus male inter- pretarunt; ac /lujusceinodi erroribus oinnein Jerine Geologo- ruin erudilionetn innili ~= Quorum verborum conclusionem injuriosam sane dixeris, eamdemque falsam; siquidem magni nominis geologi , ut De-Luc, Cuvier, Lyell, aliique quam- plurirai , scriptis suis , quibus nullum unquani par elogium , invcrecundiam, et futilitatem bujus insimulationis osteudunt. Porro quis credat in una Homeri auctoritate sententiam iiostram consistere, post tot et scriptorum et monumentorum, et locorum a nobis allata testimonia? lam nostis, Academici, lit quanipluvimi inter veteres, ipsique probatiores, bomericae tradition! adstipulentur. Quapropter in Make Brun verba re- torquere possem, qui cnm quaestionem vix summis labiis at- tigerit, tarn praeproperum de ea judicium tulit. Si rem pe- nitius perscrutatus esset, reperisset equideni nos non uno verbo Aegyptus fulciri , ingentemque praeterea sujDeresse ar- gumentorum acervum, quae nee ridenda plane essent nee facili labore convincenda. At quaeso videamus quomodo errarint geologi , et eruditi plurimi vocem Aegyptus male interpretantes ; ad (juem erro- rem inveniendum mibi succurret Desdouits, rerum antiquita- tis et naturae maxime studiosus, qui in opere cui titulus Les soirees de Monthlery (2) ita mentem aperit suam — = (1) Malte Brun. T. 1. pag. 39. (2) pag. 171. De IXSIDENTIA MAIIIS ETC. 389 Diu palatum est vocabuluin y^egyptus signijicare terrain ^egyplij at diu item constat inter eruilitos , nil aliud Ho- meruin hoc vocabulo intellexisse quam JSiluin .... Jlic itaque , ( pcigit ille) «o« agitur de intervallo insulae Pha- ros a terra continenti , vcruin ah ostiis JSiliacis propc Ca- nopum: quod intervullum scplem ant oclo ad sumnnim leu- cas jnctilur , idque satis proUalur convenire cuin navigatio- ne unius diei , ct unius noctis , quam Menclaus , prisons ille percgrinator, explevit. •= At in explicationem liujusmodi , saltern qua respicit inter- valluni Pharos a terra continenti, Plinius insurgit verbis alibi a me rccitatis = Congesta major pars yfegjpti a JYi/o ; in quant a P/iaro insula noctis et diei cursum Juissc Ilomero credimus (1);tat, ut audistis, kuicis septein aut octo , ([uodque Delta lejieutilnis occurrit. In ([uo peragendo cursu diem ac uoctem iute^raiu insumere debuisset navis .... Citi slriclulo da poppa il vento spin, sicque sexdcclm , aut deccin et octo tautum passuum millia sua navigatloue dimetiri. Hoc affirmat Desdouits (1) facile convenire potuisse cum temporibus Ulyssis, at nullo rem lir- mat arfrumeuto: nisi forte cursum iunuat navlum tardissima- rum, utpote ars ejus aetatis nautica ferebat. Sed ars bujus- itiodi erat ne tunc reipsa adeo imperfecta, nt docto bomini videtur ? Si qui sint calculi, rationesque ad id confirmandum, me latet; a veritate tamen a])Sonum censeo navim velis ple- iiissimis, perque medium mare, noiinisi sexdecim n)illia pas- suum, viginti et quatuor horis perficere potuisse; praeter- quamquod abest etiam a cognitionibus , quas a veteribus haurimus . Nam primum licet maxime rvides naves illae supponantur, corpora tamen erant aquis supernatantia , ideoque velorum vi lu'geri poterant, ferrique vcMitis , quibus velocitatem ad- debant renii , quorum usus erat communis . Sed naves quas describit Homerus , singulae earum partes , earumque exer- citatio et formae et figurae ipsae in priscis nionumentis con- spicuae satis probaiit. artem nauticam non ita parum ea tem- pestate profecisse , vxt tam lente incederent , ut f solum niil- liarii in singulas boras complerent, dum nostris istis diebus multo longius progrediuntur rates illae incultiores, vulgo zat- tere appellatae. Omnimode igitur baud verisimile suppositum Desdouits mibi videtur . INIemineritis praeterea. Academic!, quae In praecedenti Ser- mone attulerira argumenta , ut ostenderem antiquorum navi- gandi rationem multo expeditiorem extitisse, quam quae a (1) Soirees de Monllhery. pag. 171. De INsIDENTIA MAniS ETC. 391 nonnuUis cum Desdoults dictitatur. Quibus et haec alia ad- jungiue noil inutile in ])racscntiariim crit. Idem Homerus navim Pliaeacuin navi{;antiuin ita descrilnt -= « Come talvolla in polveroso cainpo « Qunltro inctsclii destrieri a un cocchio oggiunti « L' tulli dal fagcl pcrcossi a un tempo , « Semhrnn Icvarsl ncl vulo acre in alto « E la prescritta via compier volando: « Si la nave correa con alia poppa « Dieiro da cui precipitava il grosso « Del risonante mar flutto cilestro : « Correa sicura , nh V avria sparviere (( Degli augei velocissimo, raggiunta, « Con si celere prora i salsi Jlulti « Solcava etc. Detur Homero in liisce verslLus liyporbolae, ut mos est poetaruni, alicjuid idulsisse: verum simiiitudo sumpta a qua- tuor equis, iisdemque maribus, et flagellis uno tempore con- citis,nec non coniparatio accipitris, celenimi abtis , dubi- tare niinimc sinunt, quin veteres plus quam millia passuum decern et octo , per diem et noctem unam , niari confe- cerint. Praeterea qui buic Homeri loco mentem non advertit, idem certe non consideravit nee longitudinem itineris liujus navis, nee tempus ab ilia eidem peragcndo insumptum, quae utraque in Odyssea narrantur. Navis enim ab insula Pbaea- cum sub vesperam solvit , et sub ortum diei insequentis ad Itliacain pervciiit « Quando coniparve quel si Jiilgid' astro « C/ie della rosea aurora e inessaggere , « La ralla nave ad Jtaca approdava. Quae Itliaca sexaginta et amplius niillibus passuum recti tramitis ab insula Pliaeacum , nempe Corcyra, abest. Ergo tantum iter peractum est boris ad snmmum duodecim, cum horae ferme totidem , inter subeuntem vespcram , et lucile- rum exorientem intercedcre dici possint. Videat itaque Des- douits, num facile sibi negotiuni sumpserit, affirmans decern tantum et octo millia passuum bomericos nautas per noctem 392 J. JoSEPHl BlANCONI et diem non infenso niari alxsolvisse, cum Homerus ipse testctur sexaplnta passunm niillia lioris dnodeciiu coiifecta. Qiiibiis argumentis mlhi vitletur jam propeinoJiim coiista- re qua celeritate pollucrit navigatio aiiti(iuorum ; dignumque omnino vestra attentionc est, Academic! , qiioniodo ab huc- usqiiedictis majorein vim vcritatis accipiat ratio ilia mea sup- putaudi , (jua in alio sermonc statui naves veteres diem no- ctemque unam velificantes absumpsisse miliiaiia centum et viginti , ideoque ab Insula Pliaros potuisse Pyramidas at- tingcrc. Animadvertens aliquis incongruum omnino esse navibus Me- nelai metam illi Insulao tam proximam proponere, cujusmo- di est ostium Canopicum Nili, buic incominodo occunerc existimavit cmsum ad ostium magis dissituin prorogando , scilicet ad Bolbitinum, quod abest millibus passuum quadra- ginta : et ut rem non im[)robabilem prorsus ostenderet , au- ctoiitatem eorum in medium attulit, qui Niluin hue illuc per Delta discurrentem diligenter notavei-e, quique arbitrati sunt primum Nili tractuni , nem[Xi Canopicum , artis opus eviden- ter esse, Bolbitinum vei'o opus certe Naturae: indeque con- clusit tractum bunc unum aetateHomeri extitisse, ad eum([ue procul dubio Menelaum appulisse. At quadraginta millia pas- suum valdc usque discrepant a longa peregrinatione , quam narratio Homerica describit, nee satis itaque ad rem faciunt ut difficultas penitus tollatur. Quapropter ut in unum colligamus ea, quae ab adversa- riorum objectis sponte prolluunt , evincitur per vocem /iegy- ptus nuUatenus Nilum intelligi debere ; at si Nilus ostium- que ejus sint intelligenda, hoc ostium certissime esse illud, quod in media Aegypto inter montes Mempheos habetur, quodque tunc temporis patebat unice, cum Mare Delta imi- versum operiebat: et in hac tantum hypotesi explicari pos- se quae Homerus tradit de velificatione citissima ad Pharos instituta, dimensa centum et viginti milliaria, et quatuor et viginti horis confecta. Inter eos, qui rairos edunt risus in opinionem de re- centi Delta, celeben-iraus est Harduinius, Plinii notissimus explicator, vir plurimarum qiiidem litterarum, at non plurimi De insidentia maris etc. 393 itidem judicii. ■-= Comrncntitm hoc, ipse ait, refclhint erudili hoc argil men to ^-^ Aigumcutum vero est Inijiismodi, a Bera- nio jam primura aliato, })Ostea a Malte Brun aliisque nn- perrime instanratum : Si Pharos, inquiunt, aberat ab Aegy- pto iter iinius diei, sique iugens hoc maris spatium mille an- ni terrarum ingestione et conglomerations sustnlcrnnt, ab excidio scihcet Trojae usque ad Alexandriam conditam, eo amphus DeUa augeri , amphficarique debuisset annis tribus millibus, qui ad nos usque praetergressi sunt: at Delta, quod mctitur Herodotus, idem ferme est ac hodie visitur: eriro an- gmentum et ampliticatio ilia vetus inter fabulas amandanda. Cui argumento audite primum , Academici , quid De Luc et Cordier, magni inter geologos nomlni&, respondeant, ni- mirum caussas in mediimi afferri posse, quibus priscis illis temporibus terrarum limique magnam vim flumina invexe- rint, quae recentiori aevo vix aliquid intulerunt : baud im- probabile praeterea esse solum aliquod existere ita a natura comparatum, ut regionis alicujus emersio ad certum usfjue terminum fiat , praeter quern augeri vix queat ; hisce positis caussis, nee contra rationem, nee contra verisimilitudinem hypothesim nostram peccare . Sed si cui minus placent responsiones hujusmodi, ideoque eas velit silentio praeteriri, in hoc quaeso animadvertat, quod difficultatem radicitus evellit. Quid enim ea difficultate obti- nere contendunt adversarii, nisi ut probent non potuisse Ni- lum efformare Delta mille annorum spatio, eo quod annis tri- bus millibus nil, vel vix quidquam superaddidit ? Ita equi- dem se res habcat, ut ipsi autumant : at quid hoc ad nostram quaestionem , si nos non docemus Nilum ingesto limo undas maris repulisse; quod nee quisquam veterum scriptorum do- cet: sed affinnamus mare olim elatius, subsedisse postea, ac humilius evasisse ob isthmimi Gaditanum forte disruptum, qua- propter Delta conspicuum factum est ? Unde antiqui cum Pli- nio dicere solebant, terrae nascuntur ex recessu maris. Itaque ut in opinionem de Delta recenti aliquid firmius statuatur, probent oportet aquas maris ad Pyramidas nunquam pervenis- se, aut humiliores nunquam esse factas. Donee nobis opponent Nilum , limumque ab eo invectum , respondebimus ipsos a T. I. 50. 394 J. JoSEPHl BlANCONI (|uaestioiio descIvUse , quippe qui versantur in hypotesi, qnam llistovia, et monnmenta , et Gcoloijia plane improbant. Piopteroa eodem vitio laborat diflicullas , ([nam cum Fre- ret, nonnuUisque aliis idem opponit Desdouits , cujus ta- men auctoritatem me maximi facere profiteor. Negat is Ae- gvpti solum se se extulisse ol) niliacum limum quotannis, flu- mine exundante, accumulatum. lam alibi de iioc egi, Aca- demici , %'osque certe recordamini observationes quas attuli f\ Giraid , unde liquet solum illud in millimetia centum et viginti sex per saeculi lapsum extolti : idque tribus potissi- nuim rationibus, nempe a terris defossis, et ab earum natu- ra, a NilometroElepliantiniaco quod Girard ipse invenit, (1) et a colossis et obeliscis, caeterisqne liujus generis monumentis , quorum pars Nili sedimine obtegitur. Satis mente concipere nequeo qui Heri possit, ut Desdouits totis viribus impugnans Aegvpti elationem per Nilum lactam , prinium tantum caput exsolvcndum sumat , de reliquis vero duobus , vim potissi- mam argumenti liabentibus, omnino conticescat. Huic ita- que doctissimo viro respondemus, tripartitam banc argumen- tationem ipse prius dissipet , sicque difficultatem suam unde- quaque confirmare studeat, nee mancam imperfectamque re- linquat : quod si forte praestiterit ( in quo procul dubio val- de lalwrabit), tunc nos e salebris istis facillime expediemur profitendo eum a quaestione, ut jam innui , recessisse; nam qualiscumque demum sit Nili in Aegyptum facultas, haec ni- hil in nostram opinionem concludit, cujus Veritas ab unica maris depressione repetenda est. At alter ac recentissimus subit adversarius, quern superius obiter, ac veluti per transennam nominavi, nimirum eruditis- simus Letronne , qui in opere , cui titulus lournal des Sa- vants (2) , nonnulla liabet paucis bisce verbis contenta = Delta I/oineri actale non extilisse , negant priinum Sacrae liHerae , asserentes iirbein Tanirn fuisse jam tempore Abra- hami ; deinde jiegant reliquiae aedifcioruni Aegypti, in- ventae Tanis et Sais , ct inscriptae nominibus regum lia- messis et Sesostris , qui ea aediRcia condiderunt •= (1) Adric! el ex Nilomclro Rouiili. Descr. d' Egypt. T. XVIII. p. 555. (2) 183G p. 596; e 1844. pag. 248. De INsIDENTlA MARIS ETC. 31)5 De testimoiiio a sacris litteris desumpto locutus sum in Sernionibus a me hie liabitis anno 184i, et 1845, rjiiibus ostcudero cmavi non de Tani , scd dc Tliebis in illo Scriptu- rarutii loco nuMitiouem fieri. (1). Quod vero ad testimonium secundum, vidcamus, quaeso, cujus ponderis sit, et quo tandem reeidat. In urbe Sais (objectaut) sunt 01)elisci nomine insculpti Ra- messis ; aUi(]ue suntTanis insculpti nomine Scsostris: ergo ur- bs haec utraque aderat horum regum tempestate, multo sci- licet ante belluni Tiojanuin, ideoquc Delta, cui urbes istae insident, neuticpiani tunc lateJ)at, eratque oculis conspicuun>. Argumentum hoc propositioni imiititur quam veram arbi- tror, quippe tfuod constat ferme apud omnes erudltos Obeli- scos hujusmodi duo ilia Phaiaonum nomina praesel'ene. At si de conclusione agatur, haec mihi occasiouem praebet, ut ve- teris chronologiae errorem coriigam, novunujue quodammo- do praestansque exliibeara iuventum. Cieditum nompe u- sque est Alexandrian! Aegypti, ab Alexandro Magno iuisse conditam , ante quem civitas ilia non erat. At scitote , Aca- demiei , rem aliter omnino se habere , nee Alexandrum earn aedificasse , sed tempora ipsa regum Pharaonum originem e- jus attingere, et nominatim regis Mesphees et Nectanebis. Et argumentum quo id vobis probabo nullimode illo miper allato deterius erit. Audite . Sunt Alexandriae Obelisci , nomlnibus Nectanebis et Mes- phees inscripta (2). Ergo Alexandria horum regum tenqiestate vigebat, qui illis Obeliscis earn exornarunt. Quid? Nonne re- cta est argumentatio haec ut altera? Sane quidem. Ergo an- tiquissinui sit et ipsa Alexandria. Verum scriptores omnes, et erudites exclamare aiulio me- moriae proditimi Obeliscos hujusmodi Alexandriam Iuisse ad- vectos : nonnullos advexisse Ptolemaeum Philadelphum , non- nuUos fortasse Cleopatram . Ac propterea ajunt , quid indc concludi potest, ut antiquior ejus urbis origo statuatur? Quid valent nomina Pharaoniun inscripta Obeliscis, qui ex civi- tatibus superioris Aegvpti eo sunt adducta ? (1) De Mari olim occupanle planilies Italiae etc. Dissertalio 2. et 3. (2) Cf. Plinium Lib. 3G , etc. 39G J. JOSEPIU BlANCONI Qua voce , quibusfiue observationibus , manus dabo , ac sententiam incam nuitabo , credamque itcrum Alexandriam sub Aloxandio ortain , et urbeui esse recentem. Quae cum ita sint, propugnatores vetustatis Taneos et Sais item aggiediar. Numquid dici poterit Obeliscos Alexan- driao, (|uia schnus a longe iu urbem allatos, nihil valere ad j)iol)andani vctustatem AlexanJiinae ur])is, et Obeliscos Ta- neos et Sais , quia ignoramus eoium origlnem , valere plu- rimum ? Numquid noii cuique liquet , urbes iu Delta fere omues esse, ut ita dicam, paiasitas, quae scilicet ex re- liquiis aliarum iirbium Aegypti superioris et mediae coa- luere? Cum nimirum hae decliuantes in pejusque sensim ruentes, lapiilcs, ornameritaque sua novis urbibus in Delta extoUeudis cedebant. Quibus positis probe nostis , Academici, quauti facienda illatio ilia ex aliquibus monumentis Sais et Taneos ; qua illatioue et Roma ipsa ( si forte aliquando et hi- storiae, et omnis ejus niemoria perirent) censeri queat urbs Pliaraonum , si([uidem id ostenderet Obeliscus fori Latera- neusis . Quare num importunus censebitur si quis dicat , prol)etur prius obeliscos illos ad Tanim et ad Saim vere per- tiuere, nee inibi existere , si ita loqui fas est, utpote pere- grines et adventitios ; delude vero ad conclusionem veniatur? At primum illud probari posse valde dubito \ quippe , ut de urbe saltem una mentionem faciam , nonne inter praecipuas causas , quibus Memphis pene dcleta est , persuasum est om- nibus extitisse saxorum , et structoriarum omnis generis ele- gantiarum translationem , quae per Nilum devebebantur, mi- Jioribus exaedificandis civitatibus ? ipsaque Alexandria nonne altera, vel quasi nova Memphis ideo censetur, alio tantum loco constructa? Praeterqnamquod , si de clvitate ageretur in ea reglone j)Osita, de cujus remotissima origine nemo dubitaret, verba adversariorum quid magis facienda assent, nee eos diutius morarer: at quando praeter gravissima momenta in medium pauUo ante allata , stat numerus ingens testimoniorum et ar- gumcntorum , quorum jam plurima attuli, quibusque evin- citur Delta recentis omnino esse originis , eo magis erit ju- xta rationis et philosophiae scita ab adversariis postulare , ut De INSIDENTIA MARIS ETC. 397 Taneos et Sais Obcliscos probent pro his urbibus aedificatos , lion aliunde advectos fiiisse , in bocque ab ObeUscis Alexan- driae , et a lebquis luonunientis urbium, cjuae in Delta ba- bentur , dif'erre , quod baec e longinquo adveneiint. Res consideians prout bodie se habent, arbitror cntby- mema Letronniammi in boo syllogisnium , ut ajunt , condi- tionah; rcsolvi -= Si Obelisci Taneos , et Sais ex aliis urbibus dirutis, ut Obelisci Alexandrini, minime sunt devecti , licebit arguere Pbaraones eas urbes extruxisse ; at ex aliis urbibus dirutis derivarint nee lie , incertum est ; ergo ipsi Obelisci nil aliud plane valent, nisi ut tituli superscrijiti diligenter inve- stigentur, si quo modo constet cuinam ui-bi olini exornaii- dae fucrint elati. "=» Cujus rei inquirendae cupido in nullo ac- cendi potest, nisi quern omnino lateat argumentorum acer- vus, unde patet Delta Ramessis, et Sesostris tempore mari subjecisse. Atque ut ad reliquas difficultates veniamus , perbellum certe , ac percommodum est scriptoruin sermones a litterali et naturali sensu ad allegoricum et mysticum transferre, cum velis eos in quaestione aliqua utpote tibi assentien- tes traducere , eaque dicentes verbis , quae nunquam foitas- se animo senserunt. Homcrus innumeris in locis suorum poe- matuni loquitur de regionibus quae reipsa sunt, factaque iiarrat, quae reipsa accidcrunt, vel quae reipsa accidisse fingit, nil mysticum aut allegoricum sub intelligens. Quod a- deo verum est, ut Strabo saepe saepius ejus auctoritati et ver- bis innitatur, singulis earn significationem tribuens, qua ju- xta grammaticos et locpiendi usum naturalcm gaudent. Nee illud Strabonis ejusdem obliti certe estis, Academici , quo profitetur nee epitlieta ab Homero sine causa poni -=• o- mnino nullam frustra locis adjicere appeUationein '=• {\) Qua- propter et ipse Strabonem plurimosque veteres et recentio- res sequutus , statui Homcrum plerumque prout ejus sonant verba esse interpretandum , nee tute omnino, ac sine peri- culo posse ejus voces in sensum moralem accipi. (1) lib. 1. pag. -16. 398 J. JoSEPHI BlANCOXI Hoc poslto, videtur ne vobis probabile poetam hunc cum do Insula Pliaios loquitur, ot de navii;atioue Aegyptiaca, in- luiore \AU- hunuiiiae hujus vitae casus et vicissitudines? Quo jure eum iuduceinus asserentem , se nomine Pharos , Terram habitabilem intellexisse? \)erqu.c pontuin midosiun ^ quo Pha- ros obibatur, depinxisse vitam homiuuni, innumevis agitatam cupiditatil)us? Aegyptum vero et Niluin,e regione insulae ejusdem , significare tinem exitumque omnium, quorum mor- talis ptMegrinatio per velificatiouem exprimebatur ? Ita ta- men autumat, itaquc Homeruni cxplicat Harduinius. (1) Sci- rem porro libenter quo item jure Goropius Becanus affirmet = Longe cniin divin'iora sensa descriptio haec Jegypti oc- ciiltabat , quae ah illo deiniun end possunt , qui Protci a- nalysini sit conseculus -= (2) ? cuit[iie rationi innixus statuat nomine Pi'otei venire materiam primam et caos; diversasque, in quas immutabatur, formas, fuissc symbola quatuor ele- mentorum ? Homerus ait Proteum transisse in Leonem , Ser- pentem , Aprum , Leopardum , arborem et aquam ; Goropius vero subdit per leonem intelligi ignem aut aethera , per ser- penteni hunium , per arborem aerem ; aquam unain proprie iiominari. At si bae figurae sensus tarn sublimes exprimunt, cur Aper et Leopardus quovis carebunt sensu ? Interpretatio itaque , ut videtis , claudicat , non omnes et sigulas nempe partes comprehendit ; nilque aliud omnino est, nisi ferventis pbantasiae partus , quae sibi utilia commemoravit , contraria silentio praeterivit. Fatendum tamen est Goropium non exi- guam ob suam interpretationem acuminis laudem promere- ri, quern inter magnos posuisses viros, ut ait Huetius, si inge- nio et erudilioni par in eo judicium fuisset -= (3) Et ipse arbi- tror Homerum allegorice locutum de Proteo, at eo sensu ut -'o marinum numen induceret Menelao ignota et futui-a relatu- rum , Ulyssis praecipue errores , totius Odysseae caput ; sed nemo mihi persuadeat eum seriem ordinatissimam hujus nar- rationis interrumpere , ut Ethicam et Physicam nos doceat, (1) Hnrtluinus in Plinium 1. c. pag. 113. (2) Niloscopiiim pag. 301. (3) Huetius De Navigalione Salomonis. TJgolinus T. 7. pag. 288, De INSIDENTIA MAniS ETC. 399 Noil defuernnt tandem alii qui ita ratiocinarentur. Scripto- les omnes ab Hoiuero hauserunt quae de Delta traduiit ; er- go una ejus auc(oiitus adducitur, cum inultorum testimo- nia referuntur. Sed cum de iiac objectione diu alias ac idjcr- rime locutus sim , operae pretium puto ilia jam semel dicta lion iterare , coram vobis praecipue dissercns , qui memoria adliuc tenetis me ex liac scriplorum omnium consensione coUegisse, nullum prorsus dubitalioni esse locum cum agitur de opinione cunctis ferme veteribus probata , a nemine eo- rum rejecta. Singulare naniquc plane est, ncc pauci facien- dum inter tot difficultates a recentioribus excogitatas, ne u- nam quidem, quod sciam, proferx'i ab auctoribus priscis. Aut ergo auctores bi sine delectu ac judicio ab Homero res, fa- ctaque excerpserunt , quod nulli non absurdum videbitur; aut absurdum item et ridiculum sane erit auctores eosdem eventibus proximiores, et testes oculares reliquiarum, qui- bus mutationes maris terras ditnrunt, quasque saeculis li- cet languidiores , tamen ne bodie quidem penitus deletas videmus, unanimiter inviccm cobaerere ; eos, inquam, aucto- res , qui proximitate tum teniporum , turn locorum facile ex incolarum traditione scire poterant ea , quae narrabant : no- stros vero bomines , novissimis bisce diebus , audere insur- gere contra , et tradita ab illis negare , idque non magni pon- deris argumentis, acutisque insistentes ratiocinationibus, sed dicteriis, ut plurimum . vel conteniptu cuncta funditus ever- tentes. lis autem , qui ab Chronologia urbibus inferioris Aegypti potioreni antir|uitatem tribiiunt, respondebimus nos Historiae et Geologiae auctoritatem pro Delta recentioris acvi in me- dium attulisse ; nosque ideo non bellum caeteris inferre , sed tantum cavere al) inferentibus et negationi inhaerere : illi itaque , qui thesim statuunt diversam , suas debent pro- ferre rationes; ei enim , juxta logicae praecepta, proband! onus incumbit, qui affirmat, non ei qui negat. Multa nam- que, qnibus Delta recens esse evincitur, suspectas admo- dum et incertas reddunt assertiones, quae buc illuc, nulla continuatione et vinculo connexae, apud quosdam legun- tur de antiquitate aliquarum urbium Aegypti inferioris j 400 J- JOSEPHI BlANCONI quapropter jure ac tnerlto postulamus ut ad imguem earuiii supposita vetustas exquiratur, atqiie prohetur. Historia igitur, monumeuta , et Geologia Dolta recens na- tum tuentur ; objectionesquc ab adversariis ad hanc diem al- latae , quod ego sciam , hypothesim nostram evertere neque- luit. Quae igitur satis firme, coploseque probata videri queat, atque Aegyptum inferiorem e mari baud anti([uitus cmersis- se jam statutum esse, aliquis fortasse concludere posset. At si ne hoc quidem obtinuerimus, sique ab sermone meo de Delta id unum assequemur, ut quaestio censeatur bine inde diUgentissirae perpendenda, mibi noii modice satisfactum ar- bitrabor. Patebit enim remotissimam, quam nonnulli commi- niscuutur, de Delta originem, non tot inniti argumentis , ut corruat hypothesis ( argumentis longe aliis fulta ) de mari Me- diterraneo se se altius eflFerente, ad tempora usque belli Trojani, et de sediminibus terreni fossiliferi subapenninici , ad aetatem quam bistoricam vocant , pertinentibus . Vide Tahulam XXX, Tomi IX, Jegypti topogra- phiain , et geologiain exhibeniern. ADDENDA ad pag. 377. Licet ex Opere cui titulus —..Ferret et Galinier, Note sur le souleve- nient des cotes de la mcr rouge. Paris. 1847. — plura essent educenda ad nostrara quaesiioaem pertinentia, nunc tamen pauca quae sequun- tur adjiciani : imposterum caetera. pag. 44. — . . . dans le prolongement exact dii golfe Arabique, (( se trouve ua vaste bassin qui n' est separd de 1' extremite de la « raer Rouge que par un banc de sable de 4. on 5. lieues d' dpais- « seur . Ce bassin est celui des lacs Amcrs .... legerement incline « du S. au N. . . . ct tout port a croire qu' il a etc occupe ancienne- « ment par les eaux de la mer . — . . . Le fond est couvert d' une grande quantlte de coquilles K marines : tout autour on voit une ligne de lais.ses formee de debris u de la raer qui a un developpcment de 14 a 15 lieues; de plus, tou- « tes les ruines des villes antiques situe'es dans le voisinage se trou- « vent toujours au-dessus des plus bautes eaux du Golfe Arabique — etc. GIO. FRAIVCESCO COIXTRI SULLA COLTIVAZIONE DELL' ULIVO {Letta nella Sestione 15 Maggio 1845.) T. I. 51. E assioma in Agricoltura che si debbaiio adattare le coltivazioni alle qualita del terreno, del clima, e delle lo- cali circostanze per ricavarne piu copioso il prodotto, e mag- giore la rendita ; ed e trita sentenza che non ad o^ni terra ogni cosa conviene . Come egualmente e d' altra parte cer- tissimo che per le permutazioni , e {jer 1' opera del comnier- cio torni piii economico in qualsiasi contrada il provedinien- to di quanto le inanca del necessario collo scambio di cio che le h superfluo, meglio che collo sforzo contro natura di procacciarsi sempre da se nel suo quanto occorre ne' consu- mi . Qirindi e ancora che , nicntre si provcde utilmente alle proprie necessita, si rendono insieme piu stretti i vincoli del- 1' umano consorzio , e la civilta de' popoli . Nel qual fatto niirabilmente per 1© scambievole bisogtio la providenza ha stabilito un ordine si che si formino , ovvero di gia formati piu fermamente stringansi i vincoli della Society . A cosi saggie disposizioni pero , che ovnnque naturali so- no, e percio pure generalissime, parmi si opponga il divisa- niento di quelli che invidiano gli altrui prodotti , e troppo fa- cilmente invaghiscono delle straniere derrate, per modo da volerle far sue , e da voler preferire in questo la coltivazio- ne al commercio . Pcrciocche se V arriccliire un ])aese di nuove produzioni, e 1' agricoltura di nuove Industrie e im- presa di lodevole progresso, allorche il clima, ed ogni altra qualita del luogo non solamente non vi snno di ostacolo, 10 5 Cio. Francesco Contri ma Ic accolgano anzi come spontanci , altrettanto Liasime- volo ddvru rigiuinlarsi, o non di progfcsso, ma piii veramente dl daiiiioso ritaido, o di peidita, se vogliasi per cio andar iiicontio a natmali difficolta, die ne rendano malagevole, dispiMulioso, e del tutto mal sicuio , o ahncuo troppo iiicerto, il riiisclniento . Quosti principj sono chlarissimi , cvidenti, e da chiunque ammessi ill teorica, e tuttavia pur molti, e frequeuti trop- po soiio gli escmpj oh' io potrei ofTcMirvi da considerare nel- la pratica iiitorno a quell' accecainento clie occupa le meuti di uou poclii a' giorui uostri, die crcdono di seguitare animo- sameute , e rettameute il vero piogresso ncU' arte del colti- vare , quauto maggiori sforzi propougono , e fanno essi mede- simi onde moltiplicare le produzioui , e onde vincere quegli ostacoli , e quelle difficolta die di coutinuo si frappongoiio al- io smodate volouta lore. Ostacoli , e difficolta die non so- no deir arte, anzi essi medesimi le vauiio fabbricaiido , col riiiuiiziare alia propria, e naturale industria per audar die- tro aU'akrui. E la Vite, il Gelso , il Riso, la Canapa, il Tabacco, lo Zucdiero, cento altri prodotti bene mi forni- rebbero copiosa materia di che trattcnervi, o Signoi'i, in quest' oggi , se volessi trattare 1' argomento nella sua maggio- re estensione, e se volessi proporre alia vostra considerazio- ne quegli errori die in diversi paesi commettonsi contro i principj della Economia per la stranezza di voler ottenere dalla propria terra cio die di essa non e proprio. Ma restringeio il mio discorso al cas© pratico che si pre- seuta nella coltivazionc Bolognese per la quistione die viene agitata da lungo tempo fra gli Agronomi di questa Provincia intorno alia utilita die puo sperarsi da una cstesa piantagio- nc di Ulivi nei nostri Colli. Favoritemi della vostra attenzio- iie , perche io , mentre (dichiarate a Voi con ])reviti le ragio- ni die inducono alcuni a tentar di arricchire la nostra Pro- vincia della preziosa produzione dell' Olio) mi provero di e- spoiTe con eguale brevita i dubbj die altri muovono contro il divisamento de' primi , e que' motivi pei quali , riguardan- do come porduta 1' opera, ed il tempo in ([iiella impresa, reputano miglior partito di rivolgere 1' industria ad altre Sulla coltivazione dell' ulivo 405 coltivazioni piii confiicenti alia (^ualita del nostro olima, ed alia nostra localita. Intorno alia quale conchiusione, comunque io sia per propoiie libero a vol il mio parere relativamente a ciascuna parte dclla qnestioiie, liittavia desidcro di essere da Voi pu- re riguardato come semplice spositore delle ragioiii clie si van dicendo nel proposito , poiche io non intcndo gia di scio- glierla, ma si di proporla al savio giudizio vostro con que' ter- mini d' imparzialitii clie si convongono ad inia cosa di fatto, ed in cui i principj teorici, spogliati da qualunque dubbiodi controversia , e per quanto io potro dalle congetturali incer- tezze , possano essere di sicura guida al pratico, piuttostoche dar luogo aH'incomoda novita di una mal fbndata opinione. Due londanu'iiti principali hanno le ragioni di quelii che intendono a promuovere la coltivazione dell' Ulivo nel nostro Territorio, e cioe 1°. L' annuo consumo che si fa dell'olivo in questa Provincia, per cui ogli si noveia fra le derrate di pri- ma necessita, e tale derrata che importa una spesa non medio- cre per procacciarla di fuori. 2". La convenienza di coltivare r Ulivo ue' nostri colli, i quali per la qualita del terreno, e per esser posti nel centro dell' Italia, piii verso il Mezzogior- 110 d' altre contrade nellc ({uali questa pianta si coltiva con profitto , si lia come certezza per alcuni clie nel nostro ter- ritorio pur anche debba corrispondere con utilita di prodotto. Delle quali due ragioni la prima poco abbisogna di pro- ve , essendo manifestamente a puro discapito delle rendite provinciali 1' introdnzione di una derrata della quale e vm nulla (jucUo che qui si raccoglie in confronto di cpianto an- nualmente se ne consuma. E se egli e dimostrato che due millioni , e piii di libbre ne ocrorrano in ciascun ainio alia sola Citta , come fu due secoli addietro notato dal Masini , e lecenteniente confermato dal nostro illustre Collejfa sienor Prof. Fulvio Gozzi nella sua interessantissima dissertazione a Voi letta sopra questo stcsso argomento, ognun vede aper- tamente che, per quanto vogliasi giudicare alimentato il terri- torio col sussidio di altri olii , immense tuttavia, e per conse- guenza pregiudiciovole ncUa bilancia economica dovri sempre per iioi riguardarsi in tanta popolazione il consumo di (juello 406 Cio. Francesco Contri deir Ulivo che e sempre il principale. Per la qual cosa poi questo stesso discapito e cagione clie 1' Agricoltore trovi pron- to, e siciuo nella coltivazione dell' Ulivo 1' iiupiego di iin capitale che sara per retribuirgli una rendita certa, e per- petua; avvegnache dipendente da iin costante interno con- sumo , e non soggetto a veiiir nieno col variar de' bisogni , ovvero coir accresccrsi dell' industria agraria dello straniero. E poiche cio riguai'da un latto intorno alia sussistenza del quale tutti convcngoiio , cosi uiuu dubbio per questa parte riniane circa la ragionevolezza del primo motivo vale a dire r importanza , e la necessita del coltivare 1' Ulivo. Ma circa I'altro motivo non sono egvialmente concordi gli Agronomi , perche difficolta molte, e gravi proinuovono alcu- ni contro questa coltivazione per la rigidezza , e 1' incostanza del nostro cliraa, e perche ancora non tutti prestano un egual fede ai fondamenti storici sui quali e stabilita 1' opinione die anticamente siasi coltivato fra noi 1' Ulivo con qualche profit- to. Dunque questa si e la parte del soggetto che merita al- cuna speciale considerazionc. E qui primieramente intorno al clinia se io volessi valermi deir autorita del Tavanti , che per universale consenso il me- glio , e pill conipletamente d' ogni altro tratto dell' Ulivo po- trei dire in una sola parola che cjuesta pianta non piio alli- gnare nel Bolognese con vera utilita. Perciocche questo Au- tore in quelle sue ricerche storiche intorno al luogo natale deir Ulivo, ed alia estensione del roltivamento di essa pianta Tielle diverse parti dell' AfFrica, deU'Asia, e dell'Europa, as- segna come naturale all' Ulivo la sola regione posta fra '1 ven- tottesimo, ed il trentesimo terzo grade di latitudine borea- le. Per la qual cosa ognuno ben vede di quarito noi , posti pill oltre al quarantesimo quarto, ne siamo esclusi dalla stes- sa natura , e di un limite tanto grande , che supera del dop- pio r intera ampiezza della sopradetta regione. Ma poiche quell' assioma volgare, cio che prova troppo nulla proi'a ; ed il riflettere che, serbato rigorosamente quel naturale confine , 1' Ulivo sarebbe escluso anche dalle terra Toscane , e dalle Marche ove pur vediamo ch' egli cresce ri- goglioso, e corrisponde con profitto no labile, mi persuadono SuiXA COLTIVAZIONE DELl' ULIVO 407 che si del)l)a trovare qualclie eccezione all' asserto ; io non vorro attciiermi in qucsto all' autorita. di quel Celebre Agro- nomo. Ne tuttavia vorro poi ne anclie rifiutarla interamente, e per mode che io noii possa stabilire senz' oinbra di dub- bio che per la stessa Toscana e 1' Ulivo pianta straniera, cd originaria di un clima inolto piii dolce , e con maggior sicu- rezza favorevole al suo vegetare. Di che una prova di fatto si ha continuaniente ancora nei gravi danni cui corre cola di frequente il frutto di questo vcgetabile in una regione noa sua. Dichiara Tavanti che nell' Ulivo ( udite Ic sue precise pa- role )/?oco dopo r incominciare dell' Jprile compariscono nol- le ascelle della trama dcllc proluherauze vcrdastre, che si sviluppano in altreltante spig/ie , o groppoli di panicoli so- stemiti da un coinune peduncolo. A misura che il sisteina prendc consistenza , ed accrescimento , cjuesli panicoli si can- giano in una figura piri/ornie , ove gid si distinguono dcl- le appendici o delle stipule rivolte in basso, t! questo il hottone del fiore , che si scfiiude in giugno j e la messa di tali bottoni e cio che i Toscani dicono la migna , ovvero il mignolare dell' Ulivo. Premessa questa esattissima descrizione e a sapersi , che i Toscani istruiti dall' esperienza mettono molta importaiiza nell' osservazione di questo mignolare dell' Ulivo , e del pin o meno ritardato nioniento di esso; ed io rammento un lo- ro proverbio il quale riferendosi al pronosticar del raccolto dice Qiiando mignola in Aprilc va col IJarile, quando mi- gnola in Maggio vn col saggio , Quando mignola in Giugno va col pugno. (1). Vale a dire che il raccolto svanisce a mi- sura del ritardato mignolare , cui piix tarda poi segue sempre (1) II Proverbio u rifeiito anche dal Malenotti L' Jgricoltore Istrui- to. Colic 1810 pag. G7. Inlorno alia rjual Migna, o Mignolare die dir si voglia io ora sto facendo sperienze di confronto , le qnali ovc ricscano forse mi melteranno alia portala di conosccre qual dillijren- za passi fra '1 clima di Lucca, e quello della Toscana in genere, ed il clima noslro in quelle parti slesse ove e piii ovvio , o men arduQ alnieno il collivare 1' Ulivo con ulilila. iOS Gio. Francesco Contri in proporzione la fioritura . La quale osservazione passata in |)ro\ erbiale sentciiza di due cost; mi avvrrte, e cioe che nclhi stcssa Toscana, in uu cliina iu cui il mignolare sia so- verchianicnte litardato per naturale condizione del luogo non c raiiionevole lo spcrare giamniai copioso prodotto, e che an- che in Toscana silatto pericolo non e straordinaiio , poiche il correre fra' contadini 1' indicate j)roveibio ben lo dimostra. Vedianio pertanto se niaggiori , o niinori pericoli possa cor- rere fra noi TUlivo, perciocclie 1' esscre il paese nostro finl- timo alia Toscana stessa per modo die puo rif;uardarsi come il lembo settentrionale della medesima, ed il differirne di po- chissimo quanto al clima geografico poti-ebbe dar argomento die poco pure ne diforisse quanto al clima agronomico. Ve- dianio adunque in che sostanzialmente ne sia diverse . E qui vi prego , o Signoii , a voler meco pazientemente prendere in esame la condizione geologica di questo piede del nostro appennino in quel che dicono giacitura , ed espo- sizlone di esso , trasportandovi coUa mente sulla Carta Topo- grafica del medesimo. Alia quale considerazione io v' invito quantunque speciale, e minuta , perciocche come vi dissi da prima si agita intorno a cio una quistione di fatto, e di lo- calita; ed il trattarla con generali argomenti nulla conclude. Partendosi dal confine orientale della Provincia, ed attraver- sando questa da Levante a Ponente fino al confine Modenese io assegno alia coltivazione dell' Ulivo lo spazio in latitudine die vi occiipano due o tre Comuni al piu per tutta la lun- ghezza di (piesta zona : non potendo persuadermi che di ver- so Mezzogiorno, quando siasi trapassata quella linea in cui per esempio troviamo S. Martino in Pedriolo lungo il Sillaro e Casalecchio de' Conti fra '1 Sillaro , e la Quaderna ; in cui incontriaiiio Paderno fra Savena e '1 Reno, ed in Val di Reno Pontecchio ; in cui lungo la Samoggia si ofFre alio sguardo il rinomato Uliveto, e poco al di la Monteveglio, si possa utihnente plantar 1' Ulivo , e sperarne ragionevolmente Luon frutto. In una regione troppo di gia elevata, e per la sua elevatezza molto fredda; esposta inoltre nel suo totale al- r impeto, ed alia ligidezza dei venti aquilonari, i quali ri- percossi dalle altezze maggiori delle montagne che poste lore Sulla coltivazione dell' uhvo ^09 di coiitro alia parte del Mezzof^iomo ne privauo aiu he ia poizioiu" solatia dei hciiefifi del Sole , o almeno vi dimiiiiii- scoiio oltre misura la forza vivilicante ; iion ricreata da (|iiel- le tepide aure chc potrebbero spirarvi se il fVapposto App inal dilcso per lo phi dal vonto jintco micidialc, cd nn Mezzo{j;i()rno semprc inipcdito dalla parte lueglio livolta al Sole p<'f r altezza de' Monti elie vi stanno di coiitro, coiiveira roiicliiiidcie elie il teiitativo di estendere; iiotai)ilincntc fia noi qucsta coltivazione e iiiipresa del tutto azzardosa , a fa- vnr (Iclla quale non istanno che Ic sole prol»al)ilita economi- clie: Ilia niuiia dcllc principali piolnibilita fisidie piio ^inm- mai pcri^iiadcrla. Di 'imostrato in simll guisa se io non erro chc al prospo- rare di questa coltivazione e contrario II clima di essi Col- li per cio che si riferisce in generale alia loro posizione ; e; che questa contrarieta e quivi estesa generalmente per mo- do che r incontro di qualche posizione fiivorevole debb' es- sere riguardato piu per un caso di eccezione di quello pos- sa tenersi per oggetto di rimarco , e per regola cul debba- no uniformarsi i nostri coltivatori : e pur dimostrato , o al- meno quasi dimostrato che la Coltivazione dell' Olivo non potra riescire giammai fra noi di prim' ordine. Ma tutto quel ragionamento poco sarebbe concludente, S(i sussistesse , e fosse ben dimostrato per i documenti storici che la Coltivazione dell'Ulivo fu ne' secoli scorsi fra le ordi- narie in queste Colline , e vi si mantenne un tempo van- taggiosa , e fiorente. Questa e 1' altra parte dell' argomento la quale io vi accennai soltanto ncU' anno scorso , e che og- gi mi propongo di prendere in esame , con tutta la possibi- le brevita, non volendo abusare della vostra cortese atten- zione , o Signori , sopra un soggetto che ha troppo del con- ge tturale , e che trattato da altri in piu occasioni senza ve- nir a capo di una decisione che escluda ogni dubblo, lascia me ancora nella incertezza di poter rendere pienamente per- suaso chi m'ascolta. E qui primieramente merita considerazione che il prin- cipale se non vogliam dire piuttosto 1' unico argomento al qua- le e raccomandata 1' opinione di quelli che credono essere Sulla coltivazione dell'ulivo 415 stata in antico floiida, ed in seguito abbandonata fra noi la cultura deir Ulivo si e 1' autoritu molto grave per dir il ve- ro , deli' Abate Gio. Ignazio Molina , il quale in un suo l)re- vissimo articolo sopra questa coltivazione congettura 1' antica esistenza della medesima ncl territorio Bolognese da \m pas- so del Platina , autor crenionese del principio del Sccolo XFl , (1) il quale nella sua Opera de tuenda valetudi- HE loda (secondoclie riferisce Molina di cui queste sono le parole) yra \ altre ecccllenti iiUve d' Italia quelle, die si raccoglievano nel territorio di Dologjia. Quindi pro- hahilinente (soggiugne poi il Molina medesimo) si pub inferi- re , die I' esportazione di questo genere era estesa in quel tempo , e die per consegucnza si prestava qualdie attenzio- ne alia coltivazione di questo utilissimo vegetahile. Ma per riconoscere quanto sia ben fondato I'argomento del nostro lUustre Naturalista, e quanta confidenza mcriti la sua congettura giova qui 1' esporre testualmente il passo dello stesso Platina nel suo Capitolo de Olea^ clie di tutta 1! Opera e il solo in cui dell' Ulivo, e dell' Olio si trovi di- scorso. Eccone le parole = Exigent nunc mensarum ordo ut de conficiendis ac coquendis pulmentis ratio praeheretur. P'erurn cum omnia Jere ohsonia mixta sint, de quibusdam simplicibus ad have rem perlinentihus prius dicendum. est, ac primuin de olea , alque oleo. Olearuin genera sunt plu- ra. Conditiva , pausia , radius, orchiles , quae de olivitate optime conditur (^ut ait f^'arro) salentina , termucia: condi- tiva grandior est et csui optima , ut nunc bononicnsis . et picentina , acerba scindilur uirinque gladiolo , et in frigida aqua tandiu maceraiur j donee amaritudo cum pinguedinc evanuerint. In seriam dcinde ant in ligneum vas rcposita , superfusa aqua , cum sale, et foeniculis decocta , ad tem- pus servatur. Comeditur cum piscibus et carnibus nssis ut vet fastidium level, vel desiderium inducat. Indi poi TAutore (1) Credo die dcbba dire XV; e qui lio lasciato addielro il P. al JP. Plaliua citato da Molina , perclie credo debba dirsi B. Platina cioe Bartolomeo . •416 Gio. Francesco Contri passando a fare un breve cenno aiicora dell' Olio , c dt-l- Testrazione di esso, e della sua coiiservaziono panto nori parla di Olio Bolo^jnese , e sempre tratta di una tale mate- ria come di cosa da condimcnto non mai come di ogjjctto di coltivazionc, c di commercio. Rimane adunquo molto eqnivoco so la dove superiormen- te il Platina ha nominato 1' Oliva Bolognese , e la Marchigia- na abbia voluto indicare le Olive raccolte in qucste contrade, o al)bia piii veramente voluto con que' nomi designare la preparazione del Frutto dell' Ulivo in quella maniera di vi- vanda, e ricordare 1' abiUta che avevasi in que' paesi per siffatta preparazione. No, potrebbe recar meraviglia die un tempo avesse avuto il nonie di Bolognese 1' Oliva non raccol- ta nel nostro territorio, ma bensi quella cosi condita, e pre- parata a quel modo che insegna I'Autore come a punto han iiome di Bolognesi, e sono sotto questo nome famosi per tut- ta Italia anche al glorno d' oggi certi salati di carne , senza a- vere in cio riguardo al paese da cui provengono gli animali che forniscono ([uella carne. Ma comunque poco valore aver possa questa mia congettu- ra, egli e poi certo che il passo soprariferito non e tale da po- ter costituire autorita come di Agronomo , o come di Stori- co della Coltivazionc , e del Commercio di que' tempi , e d'altra parte lo scopo dell' Opera, ed il contesto dimostra- jio bastantemente avere scritto il Platina per sola istruzio- ne intorno alia maniera del vitto , ed al governo della salu- te, non gia per dare notizie di Agricoltura suU' esattezza dcl- le quali si debba far capitale. Ella e poi cosa del tutto evidente che quanto il Molina soggiugne intorno alia esportazione dell' Olio Bolognese , eil alia allenzione che si preslava un tempo fra noi alia coltiva- zionc deir Olivo e congetturale affatto , e non puo aver for- za di fondamento storico se non si trovi corroborato da altri documenti oltre quelli ricavati dall' Opera del Platina. Manella ricerca di questi non solamente non mi e riescitodi trovarne alciino che a quella congettura sia favorevole , che anzi troppo facile mi e stato per lo contrario il rinvenirne di tali che a parer mio pienameute la distruggono. Pietro Vettori Sulla coltivazione dell' ulivo ilT Fiorentino a tulti noto per la stia dottrina, e per la eccel- loiiza negli studi delle Gretlie, dclle Latine , e dclle Tosca- nc lettere contemporaneo, o ([nasi contemporaneo del Plati- na, perche iiato in snl terniinare del Secolo XV vait^ a di- re air incirca (piando il Platina nianco di vita: espertissimo inoltre nclle cose dclla Villa come ben lo dimostrano le snc annotazioni intorno agli anticlii Latini seriltori di cose rnsti- che , e peritissimo ancora in esse; perciocche lo studio pra- tico della coltivazione era per Lni qnel sollicvo che procac- ciavasi in mezzo alle molte sne letterarie fatiche : in con«e- guenza di ben altra autorita nella materia di quello clie il Platina riguardare si debba : Pietro Vettori, dissi, in qnel suo veramente aureo Trattatello clie scrisse in lingua volgare in- titolato Delle Lodi , e della Coltivazione de<^li Ulivi alia pag. 38 della Edizione pnbblicata dal Mainii in Firenze nel 1762 discorrendo dell' Olio ci lascio scritto le seguenti parole. « E certamente molto' e congiunto questo liquore colle ar- « ti oneste , e male par clie si possa vegghiare senza esso , « talche i paesi, dove non pruova bene questa pianta, o ve- « rameute non hanno luoghi vicini onde trarla , patiscono di « necessita molto, e con maggior iastidio, e spesa possono « attendere alle Scienze ; il che interverrebbe a Bologna . « Citta nella quale s' e mantenuto molti secoli lo studio , e « dove sono in buona copia tutte I'altre cose, clie possono de- ft siderare gli scolari, e servono a questo onesto esercizio , « se e' non lo cavassero di Toscana ; ma , come s' e detto , con « disagio grande , e non poca spesa : talche quando qua non « ne abbonda, non ne potendo eglino trarre sicuramente , ne « hanno grandissima scarsita. •=■ Nelle quali parole oltre all' essere chiaramente espresso che rUlivo nel Territorio Bolognese non prova bene, non vi si trova poi alcun cenno di biasimo, perdu* cpiesto non pro- var bene potesse allora giudicarsi diperidente da colpa, e da trascuratezza de'coltivatori. II qual biasimo sarebbe stato mol- to giustamente attribuito ai Bolognesi e sarebbe per cosi di- re caduto spontaneamente dalla penna dello Scrittore, so- pratutto per averne Egli accennato il sommo bisogno, e I'e- strema penuria di quel liquore. Ma poiche le sue espressioni T. I. 53. 418 Gio. Francesco Contri punto non sentono ne di accusa ne di rimprovero, anzi sono affatto compassionevoli per la nostra naturale coiidizione , co- si e forza il conchiiidere die anchc tre secoli addietro ne si avesse fra noi coltivazione di Ulivo , ne fosse tanto notorio che essa vi avesse esistito un tempo. Ad ogni modo poi il passo di Vettori rende sempre piii dubbiosa 1' eccellenza delle Olive Bolognesi relativamente al- r Olio , e pill dubbiosa rende ancora V abbondanza di esse , se vogliasi intendere il passo di Platina seguendo 1' interpre- tazione dell' Ab. Molina ; perciocche ne' pochi anni clie tra- scorsero fra gli ultimi del secolo XV ed i primi del XVI non dovette nella coltivazione dei nostri Ulivi segnire tal muta- mento da trapassare d' improvviso dall' eccellenza al discredi- to e dair abbondanza ad una conosciutissima permanente caristia . Ma poicbe dell' Opera di Vettori io vi ho citato la bella edizione che pill d'ottant' anni addietro ne diede il Manni, corredata di note ed illustrazioni , e di una eruditissiina vita deir Autore , non voglio pretermettere ancora una partico- larita di questa edizione che puo essere di un qualche lume nella nostra ricerca. II dotto editore dedico 1' Opera al Mar- chese Francesco Giovanni Sampieri Senatore di Bologna , e nella dedicatoria dopo aver encomiato il Signer Marchese co- me studioso della Coltivazione , e dimostrato i motivi che giustificavano la sua scelta soggiugne «= ragione ho io di cou- rt solarmi di aver fatto ottima elezione , consapevole di piii di « quanto Vostra Eccellenza ha dato impulse , che si ponga « sotto i torchi la presente ristampa , come Coliii , che tanto « amore, e propensione portate alle gentili piante degli Ulivi, « ordinato aveiido insino, che nella Vostra nobile Fattoria a « Casalecchio di Reno sul Bolognese Stato , un numero con- « siderabile se ne ponga . ■== Or io rifletto, e penso di non errare che uscita in luce questa ristampa circa novant' anni fa , ed illustrata certa- mente colle notizie aiiche recenti di un mezzo secolo anterio- re , doveva allora essere piu noto il preteso abbandono della coltivazione degli Ulivi. Anzi a parer mio in questa dedica- toria era il luogo perche il Manni prendesse argomento onde Sulla coltivazione dell' ulivo 419 accrescere con veritii i niotivi di lode al Signer Marchese , come a beiicmerito ristoratore di un' abhandonata, e tanto necessaria coltivazione. Ne credo, o Signori , clie vorrete accusarmi di sofistico se aggiugnerd un' altra ritlessione , e cioe che 1' Editore lod;i il March. Sanipieri come amoroso, e propenso per 1' Ulivo a tal segno da averne ordinato irisino una estesa piantagione nella sua fattoria di Casalecchio. E per6 parmi chlaro per quel- r insino (pii usato dall' Editore aver egli riconosciuto , nella piantagione ordinata dal Signor Marclicse, non un lavoro di manifesta utilita, e che in conseguenza doveva farsi da chiun- que, ma bensl un tentativo procedente da molto amore, e da una speciale propensione. A me sembra in certa guisa che colla sua maniera di esprimersi il Manni (che era di Prato, e che bene conosceva per pratica qual clima si convenga al- r Ulivo ) abbia quasi occultamente voluto accennare la sua maraviglia, perche il Sampieri era tanto innamorato di quella pianta che voleva insino porne molti individui a Casalecchio, ove non avrebbero mai I'atto buona riescita. Ed in effetto poi tale si fu I'esito della piantagione, e chiunque anche di presente puo chiarirsene andando per diporto a quell' amenis- sima Villa; perche in alcuni Ulivi tuttora viventi qua e la sparsi in sul CoUe trovera memoria ; ma la memoria a pena del fatto, ed osservera insieme quelle piante cosi mal vive, da doversi precisamente riguardare in esse la sola testimo- nianza di un impresa malaugurata. Dunque per tutto 1' esposto sembra potersi dedurre con qualche certezza che 1' autorita del Platina non e di molto valore, e che essa non basta ad accertarci ne della esistenza di antichi estesi Uliveti in queste nostre contrade , ne di lui utile, e copioso prodotto di olio da essi ricavato. =— Se non che a sostenere 1' opinione del Molina troviamo ne' tre secoli che furono di mezzo fra 1' eta del Platina , e del Vettori , e quella del Manni un' autorita che quantunqne sola in si lungo spazio di tempo , pure a sentimento di alcuni e molto da va- lutare . Questa si e quella di Vincenzo Tanara Scrittore di Agricoltura abbastanza a tutti noto, ed abbastanza altresi commendevole in alcune parti della Campestre Economia . 120 Gio. Francesco Contri Epili scrisse intorno a qxicste materie poco dopo il princi- pio del sccolo XVII, e col gusto dello stesso Secolo adopero t;mt;i cloquenza in quel chc scrisse dell' Ulivo, clie fa ben d' uopo mi permettiate, o Accademici , ch' io vi trascriva in- tcio il preanibolo del suo Articolo intorno ad essa pianta. « Dubito, dice 1' Autore, clic a me non intravenga quelle che succede tal volta a qualclie perito Noccbiero , il quale supcrato dell' impetuoso Oceano le procellose onde a vista del desiato porto fa naufragio . Io cbe ne' pvecedenti scritti lio sosteuuto contro la diversa opinione la ripntazione degli Agricoltori Bolognesi, nel fine quasi di questa mia fatica., mentre mi accingo a dire dell' Ulivo, dubito nella di lui col- tivazione d' inciampare nella ignorninia de' Bolognesi , poi- clie tralasciata la coltivazione di questo nobilissimo frutto , abborrendo i colli , tutti sono intenti alia coltura del piano , ovvero dicbiarandosi inesperti , mentre senza scusa o prete- sto alcuno non mostrano ne Uliveto alcuno con regola quin- conzale compartito, ne filo, ovvero piantata di Ulivi, di Granati, ov\'ero Lauri tanto tra di loro amati, tramezzati, e con un pczzo di campo, o fetta in mezzo, da coltivarsi per grano, c nello stesso tempo gli Ulivi; e in vero parmi gran cosa , che la gloria de' nostri Antenati, le Ulive de' quali da anticbissimi Autori sono coaimendate, non ci sia di spro- ne , ovvero 1' emulazione delF autica Atene inventrice di tante virtu , e fra 1' altre della cultura dell' Ulivo , non ec- citi r animo degli babitatori della Madre de' Studi a que- sta coltivazione Io per me non saprei ritrovare scusa alcuna in favoi-e de' Bolognesi , per- cbe non si devono spaventare dal detto di Teofrasto, che r Ulivo non alligni in paese cbe sia lungi dal Mare sessanta miglia perche Ulivi con frutti di nia- ravigliosa grossezza e per far olio , in qualcbe parte di que- sto nostro campo si ritrovano, e questo e il meglio segno da seguire, cbi bavesse pensiero di capar sito per fare Uliveto, perocbe se bene si vede poca quantita d' Ulive a vendere , e meno olio si mangia del Bolognese , in ogni modo da quel poco si puo far concetto , che 1' Ulivo coltivato fruttifi- cheria. » Sulla coltivazione dell' ulivo 421 Ma per giudicare della ragionevolczza di tante invettive . e di tanti riniproveri adunati dall' Autore contro i coltivatori Bnlognesi in questo ampolloso preaml)olo, e per ric-onoscere fin a qiial punto meritin fede Ic parole di Ini , credo elic con- venga richiamare alia mente le quality del Tanara come Scrittore. Intorno a che chiunque alibia aviito la pazienza di leggere la sua Opera non potra negarmi certamente die in tutto il corso di essa comunque vi si trovino ottimi pre- cetti di pratica agricoltnra, pure vi si osserva eziandio un tal uiisto di erndizione indigesta, e di volgarissinii pregindi- zj per cui chiinique e come costretto a condannarlo qiial pessimo erudite, e ad escluderlo dal novero dei critici saggi, e meritevoli di certa confidenza. Per la qual cosa acciocche il suo discorso potesse riguar- darsi autorevole sarebbe necessario clie non fosse, come lo ^ , ristretto a semplici asserzioni , ma venisse accompagnato dalle occorrenti prove di fatto. E specialmente poi sarel)be essenziale clie ove rammenta I' antica gloria c/e'nostri /inte- nati , ed ove asserisce che Julori /tnticliissimi commendaro- no le nostre Ulive, fosse accompagnato il suo asserto con op portune dimostrazioni storiche desunte dagli Archivi , e con opportune citazioni. Delie quali citazioni Egli indubitata- mente non avrebbe tralasciato di farci grazia, se non gli fos- sero mancate air uopo, tante sono quelle di cui ridouda la sua Opera, cd alle quali sempre si riporta quantunque non sempre con sana critica , ne colla dovuta temperanza. Ne dubito di sostenere che al Tanara sieno mancate le pro- ve di f[uanto asseriya, dapoicbc oltre alle ricerche da me fat- te inutilmente, me lo persuadono ancora le laboriose indagi- ni, e sempre vane di altri che senza spirito di parte, ma con ogni cura pero si occuparono per rinvenirle. Le quali inutili ricerche coi loro risultamentl diedero anzi motivo nel p.p. an- no ad una dotta dissertazione letta in uu Onorcvole Consesso Agronomico di questa Cittii da un coltissimo giovane d' Illu- stre Famiglia , il quale datosi a speciali ricerche, intorno a cio non perdonando a fatiche , e con ogni diligenza avendo rintracciato nelle opere degli scrittori di ogni tempo qualsiasi indizio di quella pretesa coltivazione , dovette per intimo 422 do. Francesco Contri convincimento confessare di non essere riescito a riiivenirnf veruna traccia. Ond' e die per averc una quulche testiinoiiiaii» za di Autori che fia noi abbiaiio scritto alcuiia cosa di [)aiti- colare intorno alia coltivazione dell' Ulivo in queste contradc bisogna rinioiitarc o ai I'crsi sceiujiiali , c i^qjji , ma di iili- U insegriarncnii ripieni , come dice il Quadrio , di Paganiiino Buonafede, il quale scrisse il sue Thesaurus liusticorum nel 1360, o poco prima; ovvero farsi piu addietro ancora, ed alquanto piu lontaiio dull' eta del Platiiia, ricorrcndo agli aurei volumi del ristoratore della nostra Agricoltura Piero de Grescenzi. Perciocche di Scrittori contemporanei al Tanara in fatto di Agricoltura abbianio tale penuria die puo dirsi egli solo fra noi avere scritto intorno a tale materia non potcndosi ri- cavare lume veruno dal Manuscritto di Moiisignor Innocenzo Malvasia esistente nella Biblioteca della nostra Universita , e che fu scritto o nella eta slessa del Tanara , o piii ad- dietro di non molto. II quale Manuscritto quantunque di pri- ino tratto sembri favorevole all' ppinione da me sostenuta , pure dico sinceramente ch' egli non pu6 fornirci di alcun lume , avvegnache il non farsi in esso parola dell' Ulivo ) e punto ne poco, non puo aversi per argomento ne favore- vole ne contrario nella questione non trattandosi in quello scritto della coltivazione del Colle, e del Monte e tutto il di- scorso essendovi ristretto a quella sola del Piano, anzi del Lasso piano. Ma quanto al Buonafede 1' unico passo da cui possa argo- mentarsi in qualche guisa essere stata a' tempi di lui fra le coltivazioni ordinarie quella dell' Uliveto e il seguente. Se tu vuoi piantare ulivi Che bensi prendino, e siano vivi Di quelli brochi che ti pare O alti, o bassi non li lasare Tutti son boni e tutti lodo Pur che tu faci a quel modo Aguzali , e falli tre cantoni In terzo come si fa ali vertoni E roversa la scorza iin poco in su Sulla coltivazione dell' ulivo 423 Come o di sopra due onze o piu E mitila dritta poi nella fossa Che sia tre dite la polvere grossa , E quel scorzato e la taiatura Recuopri di terra che sia matura Con altre tanto sabione o rena E del bon piantare quella e la vena Dico da tutto ogni piantamento E notti chia bon intendimento Poi I'altra terra gli tira attorno Come da far siisa tutto el zorno E calcala un poco col pie Come a ogni pianta far si de E sia la pianta de che esser vole Che cosi se da fare , e far si sole . Ma, oltreche questi come ognuno ben vede non sono che lievissimi, debolissimi indizj intorno ai qnali potrebbero farsi non poche osservazioni , io credo molto arduo ancora il de- cidere se in un si strano genere di poesia quel stisa tutto el zorno , e quel far si sole vi sieno introdotti per esprimere un fatto , ed un fatto egualmente giornaliero fra noi come in altrc parti , ovveio se vi sieno intrusi e tirati dentro per la necessita della rima . E quanto al Crescenzio di gran lunga , e ben ragionevol- mente senza coufronto piu autorevole del Buonafede e da os- servare che Egli nel suo Capitolo intorno all' Ulivo niuna co- sa di particolare espone che sia riferibile alia coltivazione Bolognese. E poiche nella sua Opera quantunque scritta co- me ognun sa per fi\r piacere a Carlo Re di Sicilia, e piu estesa al generale dell' Italia, che al particolare di Bologna, pure tratto tratto o nel nominare i vegetabili , o nel descri- vere le pratiche 1' Autore da qualche tocco delle cose nostre ; tuttavia trattaiidosi dell' Ulivo non vi si trova pur im cenno. Ne credo di dover tacere come a me sembra che se di quei tempi si avesse avuto una qualche buona cura , ed una qual- che utile coltivazione di ([nella pianta, avrebbe dovuto 1' Au- tore fame parola per 1' opportunity dell' argomento li dove indica quale sia I'aria ed il sito che piu all' Ulivo si conviene. 424 Gio. Francesco Contri Citero il teste dell' autore, e iion la tnuluzione: ne gii'i perche io inteiula di pieleiire il cattivo latino di Crescenzio air aurea favella del buon secolo in cui si legge volgaiizzato^ ma bensi per nou far dir al Crescenzio quel cli' egli iiou ha detto. La qual regola se da tutti ancova fosse stata scnipre se- ffuita nellc citazioiii , nou si lesserebbe nel Vocabolaiio della Lingua Italiana con bruttissimo crrore repistrato sull'autori- ta di Crescenzio alia voce .Jburo, noma di un Insetto cli'e- eli nou intese giannnai di noniinan^ a quel niodo; ne altri si sarebbe riportato all' autorita di (jucsto Scrittore trattando della Coltivazione del Rise, suUa fede di un Capitolo intorno a questa pianta cbe nou c di Crescenzio, nia fu aggiunto, non si sa come, nclla traduzione. Or dunque il Crescenzio nel suo breve Gq)itolo dell'Ulivo dice che questa pianta aerein caliduin, et tcinperaluin re- nuirit, el in inodice J'rigido vivit, sed valde frigid uin sii- stiiiere non potest ^ e poco piu avanti soggiugne loci a estuo- sis seplentrionali colle , frigidis meridiana gaudet. Poiche adunque 1' Autore amniette queste distinzioni intorno alia fri- gidezza del Clima, probabihnente dietro i precetti di Colu- mella, il quale pero indica le medesime distinzioni solamente j-er qualcbe specie di Ulivi, se io non erro questo era il luo- "•o in cui avrebbe dovuto accennare un bell'esenipio di Uli- veti in luoglii frigidi additandolo ne' colli sovrastanti a Bo- logna, se allora quella estesa coltivazione era tuttavia esisten-r te ■■, ovvero un esempio della soverchia rigidezza del luogo se vi fosse stato memoria di un' esistenza piu antica, e gli avan- zi di quella decadenza che da tanti viene allegata. Ma r abbandonarsi a tante congetture , il perdersi in esse e cosa vana, ove il frutto di tutte queste ricerche ad altro in fine non serve che a conferniare la conchiusione superior- mente stabilita , e cioe cbe h; prove di quell' abbandonata cultura affatto niancano ; e che questo diffetto risulta quindi tanto bene dimostrato da potersi avere egli medesimo per una manifesta prova di un contrario argoniento : vale a dire che ne' nostri colli siasi piu volte, ed in tempi fra lore molto lontani 1' uno dall' altro tentata questa coltivazione , ma sem- pre con infelice riusciraento . Con che si spiega 1' esistenza di Sulla coltivazione dell' ulivo 425 (|uc{
  • nte a ricercare c[uale appoggio di prove storiclie avesse una sifTatta tradizione ; e quella sola del Pla- tina rinvenuta avendo quella sola produsse. Ed e pur forza lo stabilire eziandio che se quell' uonio di si raro merito, e di cosi scelta erndizione fornito, non riesci a raccogliere altri migliori docunienti, si ehbe in cio fin d' allora un argomento indiretto per sospettare fondatamente , che quell' antica pre- tesa coltivazione fi)sse un ecpiivoco. Nondinieno il dotto Scrittore Intese di giovare persuaden- done i coltivatori sopra quell' unica prova, ed animato da queU'ottinio spirito che dissi poc'anzi trapasso a consigliarne il ripristlnamento. Ma nel fiir questo se Egli non i'n canto l)astanteniente si osservi pero come Egli si addimostro e- semplarmente sincero. Ne altrimenti poteva essere di Lui per quel candore deU'anlnio che qual dote fondamentale faceva niagglormente ed enilncntemente risplondere la sua molta dotlrina . Risovvengavi , o Signorl , delle parole da Lui usate in (pie- sto. « La nostra posizione e vero , dice Egli , pur troppo T. I. 54. 4.26 do. FllANCESCO CONTRI « esposta al rigido soflfio dei venti settentrionali , e collatera- « li, non presenta iin cliina adattato all' indole di cpiosto al- « boro, ainantc sopianiodo del caldo, o aliiieno di una espo- « sizione molto tempera ta. Se la Natura guardandoci con oc- « clii piii luMiigni ci avcssc acccrchiato dalla Itanda del set- « tentiione delle collino, die abhianio a Mczzogiorno, noi go- « deremnio degli stessi ripari che sono tanto t'avorevoli per « la roltura di questo prezioso vcgetabile ai Toscani, dai qua- « li per elevazione siamo poco lonfani.Ma la indnstria ben in- « tesa sa correggere la natura, e superare gli ostacoli anche « i pill intrattabili, come ce ne porgono esempj Iiiminosi i po- « poli pill settentiionali di noi i ([iiali fanno prodnrre alle lo- « ro terre frutti totalniente negati alia loro situazione geogra- « Ilea. » In tutto il quale discorso a ponderarne il precise sense io non veggo cosa la (|uale non sia conforme al vero, e clie bene non si accordi a quanto credo di avervi dimostrato superior- niente ceU'esame della nostra posizione, nen che a cio che pen- so pure di avere sufficientemente confermato col riferimento di cio che incontrasi di relative nelle Opere degli Scrittori. Che se r Autore dope quelle premesse , dope avere inge- iiuamente confessata la ([iialita rea del nostro clima , tuttavia discese a consigliare la coltivazione deU'lJlivo, si osservi per altro come egli adopero anche in questo con intera sincerita. Egli liberamente scrisse doversi correggere la nalura ^ e su- perare ostacoli sull esempio di popoli piii settentrionali di noi: i quali poi d' altronde ben sappiame con ([uanti sforzi, e quel che e pin con quale successo si adoprano talora per introdurre nelle lor terre le coltivazioni de' paesi piu meri- dlonali. E tale consiglio se sia poi ([uello che dall' Economo Agricoltore sperimentato e saggio debba adottarsi lascie a Voi, lascio a chiunque il decidere. E perche la mia osservazione potra per avventura sembra- re ardita troppo, e non bastantemente frenata da quel ri- spetto che a buon diritto is[)ira la sola menioria di quell' uo- nio venerando, ch' io pur coiiobbi quasi negli estremi del- la sua vita , e se pur troppo tardi il conobbi per profitta- re della sua molta dottrina , fui nulla di meno fortunate Sulla coltivazione deli.' ulivo 427 abbastanza per ammirarla esposta dalla sua viva voce , ed e- spressa con quelle manieie di sempliciti, e di modestia cb' era- no sue proprie; sofijiiu^nero ancora, die probabilmente al- tri, piu di lui animoso nel desiderio di estcndere la coltiva- zione deir Ulivo, lo indusse a scrivere qucU' Articolo, ed a raccogliere, od esporre Uitto cio die rinvenir si potesse di fa- revole, per dar nioto al desiderato riiiovc.llaniento di cultu- ra. Ma egli per effetto di vera Scienza, e per quella scliiet- tezza di cuore die non lo abbandonava giamniai , non voile in qucsto seguire resenipio di iiiolti nioderni, i quali preteu- dono di riniiovar la laccia alia terra, e non si occupanodic di biasiniar quanto esiste in cultura, e quello cbe non si ba, e non puo aversi o per naturali, o per econoinici ostacoli seni- pre esaltano a cioli per il migliore, e per il piii utile, e sein- pre ovunque introdur lo vorrebbono. Egli per lo contraiio sinceramente espose il suo sentimento, e senza ombra veruna di malizia, e di Agronomica iinpostura, lasciando poi ad al- tri di valutare la Ibrza delle sue parole , e di assegnare al consiglio per Lui dato il suo giusto valore. La qual riflessione ho voluto soggiugnere, accioccbe rico- nosca cbiunqne quanto impoiti in cio il distinguere in Molina le qualita d«"ir Agrononio da quelle del Filosofo Naturalista; e che se niuno saravvi certamente ne si scarso conoscitore del nierito scientifico, ne impnidente a modo di ricusare al Molina il titolo di eccellente Naturalista, si vegga ancora in questo fatto aver Egli rettaniente ragionato nella qualita di Naturalista; nia in quella di Agronomo, nella quale come a tutti e ben noto egli non poteva essere di suo ne quan- to e d' uopo sperimentato , ne abbastanza profbndo , non tanto erro egli , quanto pin veramente puo dirsi che la sua maniera di espriniersi non bene esaminata, ne ponderata indusse altri ad errare . Perciocche dalle sue stesse parole doveva essere cbiunqne piu che a sufficienza avvertito per non giudicare la coltivazione dell' Ulivo per noi ne naturale ne facile, e percio pur anche ne ordinaria, ne universale. Intorno a die non sara cosa inutile 1' aver notato come da me non si ammette fra i savi priucipj dell' Agronomia, e fra i giusti fondamenti di nn Economica coltivazione quello di 428 do. Francesco Contri correggcre la nalura , e di supernre gli oslacoli anc/ie i piii iiUriiltnbili. Oucsta Psoiuloiiioiioniica arroiianza di conciiirere la iiaUna iioii c certaiiicute por inc aminissilnlc; in coiito al- nuio , ave/zo a risiK'ttanic^ la forza ch' io reputo insupcrabi- le , ad istudiainu di ovitarnc i luali clie pur ci presenta fre- (jueiiti, ed a trar prolitto dai boiii di essa chc in fine poi tioii sono tanto scarsi , credo che 1' Aj^ronomo noii debba inipe- gnarsi in una lotta cos! disegiiale, e lascio ai campioni del inod(M-no proiiresso la ploria di vinccre in qncsto nuovissiino., nobilissinio gencre di conibattiniento. In quanto a nie stabi- lito come assioma un principio che e niolto piu antico, e cioe che non tutte le cose da qualunque terra ottenere si possono, e che prima di mettersi a coltivare Ventos, ct variuni coeli prediscere morem Cnra sit, ac patrios cultusque habitusque locorum , Et quid (luaetpu; ferat regie quid ([uaeque rccuset dico che a questo principio 1' Agrononio si dee sempre atte- nere prudentemente . Iinperciocche T autichita stessa di esso principio per la lunga sperienza ne ha confermato la saviez- za , e gli errori conuiiossi da colcu'o che aml)izio,Aamcnte s(! ne allontanano, per lo scapito nelle rendite , e per 1' al)ban- lono delle rigogliose, e forzate loro coltivazioni altro uon ne ofFrono che luia giornaliera, e continua riprova. E pero, qualunque siasi da riputare la sentenza dell' Aba- te Molina intorno ai nostri antichi Uiiveti , veggendo come quella fu in lin ad ora dai piix interpretata troppo largamen- te , anzi in opposizione ad una delle fondanienlali rcgole det- tate dalla Economia Agraria , e da quella prndenza che ren- de meno incerto 1' esito delle imprese , siami permesso di ad- ditare in questo un esempio che non e il primo, ne nuovo, di quel pericolo che corrono i Filosofi quando inanifestauo le loro opinioni; le quali addottale poi come ben ponderate sentenze sono cagione nell' applicarsi della Scienza ad abbagli gravissimi. Ond' h che debbono essi andar molto cauti Jiel palesarle, e tanto maggiormcnte quanto maggiore si e la fa- ma del saper loro, e quanto piii giustamente procacciata. E per conchiudere , dapaiche 1' abusare piix oltre della vo- stra sofferenza, o Colleghi Sapientissimi , nell' ascoltarmi Sulla coltivazione dell' llivo 429 intorno ;ul tin argoniento cosl rancido trapassa oramai all' in- discretezza, diio riassiinieiido : Che r esistenza di im aiitica florida coltivazione dcH'Ulivo fra rioi iioii e in vciun niodo diuiostralo dii^Vi Scrittori ; Che questi aiizi ci torniscono qualche argomento del con- traiio ; Cho il trovaisi di prest^nte aiicora nc'nostri colU alcuiii aii- tichi Uhvi qna e la sparsi altro non prova se non che quesla cultura vi iu piii volte tentata , ed ab])andonata sempre ; Che qiiesto alilniiidono non dec attrihuirsi a trascuranza hia- .sim(ivol(', ma beu.-^i) clu' in tanto lunie ed avanzamento della Scienza essa non vale a far- ne certi del coinr il peso, di cui in pin modi si vtMijra ca- ricando un semplicc scanno, dividasi fra' suoi piedi a preme- rc il suolo , se (jucsti sieno piu di due in liiica retta , o piii di tre in varia forma disposti. Che pensar dovrassi peitanto dclla ipotfsi mccranica di spesso adottata neile ap|>licazi()iu dcllc teoriche dottrine a molti generi di costruzioni : vol dir(^ che per sostegni con sim- metria , od uniformita, e a distanze diverse collocati rispot- to al peso, o alio sforzo direttovi mediante un corpo solido, risultino per ciascun di loro pressioiii uguali ; e che pari- mentc cio sussista ne' cost detti sistemi continui di spinte e resistenze fra gli el(Mnenti delle liiiee o superficie esteriori de' solidi a non interrotto contalto ? Per avventura 1' enun- ciato principio in numero frequente di casi corrisponde con approssimazion bastevole ad ovviare nella pratica gravi scon- certi ; e cio ( secondo che ne sernbra chiaro) in grazia della flessibilita , comunque tenue , delle parti solide combinalc sotto concrete forme nelle diverse opere spettanti alle arti . Ed infatti ove si ammettesse 1' assoluta rigidezza de' solidi , siccome vuolsi dall'analoghe teorie meccaniche; non verifi- candosi poi in realta fra le linee e superficie fisiche de' soli- di stessi mi perfetto combaciamento ; non potrebber rigorosa- mente venir tra loro a contatto, e premersi se non che, co- me h detto , con due o tre pnnti al pin. E se invece si so- spingono e gravano effettualmente in mi maggior numero di pimti, e con pin o meno di energia ; cio dipendera, non v' ha dubbio, da difetto di assoluta rigidezza, c quindi dai varii gradi di flessione, abbenche leggerissima , cui i corpi per r azione del peso loro , o delle forze che gli eccitano , neces- sariamente, ed in piu sensi andranno soggetti . Ora non sa- pendosi in generate con ([ual legge la pressione di nn solido si distribuisca sopra qualsiasi numero di punti, in cui siniul- taneamente si eserciti di fatto, ne come essa col tempo si modifichi ; imperocche 1' elasticit;i de' corpi in simili ca«i 4-36 Francesco Bertelli dispiega il suo effetto in modo pure sconosciuto, ed apparen- temeate insensibile e lento , onde alterazioni notevoli di for- ma e di luogo avranno a subiine mano a mano le parti a contatto e premute: a giusta ragione e da inferlrsene I'ine- sattezza dell' allegato priiicipio dell' egualita. delle pressioni coiitro i mentovati sostegni uniformi o siinmetrici, e fra le supposte linee e superficie a fisico contatto; od inoltre che in tanti casi sono percio da temerseiie con fondamento nell' u- so pratico, delle gravi e sinistre conseguenze. Ed in vero gli urti e conati, la cui azione si concepisce nel modo sopra det- to diffusa, e corrispondente a certe opere nolle costruzioni, gia ordinate a intendimento d' opporre a quelli valido con- trasto ; in vece concentrandosi essa in effetto, ed accrescen- dosene cosi di molto l' intensita in punti parziali non avver- titi , ed in progresso di tempo variabili ; vinceranno agevol- mente ed in epoche differenti la resistenza di simili ostaco- li , procedendone , com' io m' avviso , guasti piu o meno gra- vi. Laonde veggiamo non di rado talune parti di edifizii , ed in ispecie muri principali, e di rinforzo, puntellature, area- ta, e volte di robusta e regolare struttura, presentar tutta- via nel seguito, e con grande sorpresa, parziali mosse ed av- vallamenti, e quindi Icsioni e fenditure talora minacciose, e delle quali rimane comunemente ignota la vera cagione. Di che mi fu data opportunita d' entrare in sospetto , attenta- mente investigando, fra le molte e varie osservazioni ed espe- rienze istituitesi suUa rottura delle volte , le vere condizioni deir equilibrio , e della stabilita loro ; intorno al quale ar- gomento vennemi altra fiata concesso I'onore, Accademici prestantissimi , di tenervi proposito . Ma per non andar trop po in parole, mi faro piu d' appresso al mio assunto . Niuno prima dell' Eulero, per quanto si raccoglie, avea tentato di risolvere almeno con app.irente successo , la qui- stione , di cui trattasi . Questo insigne Geometra in una sua Memoria intitolata =■ Da pressione pondcris in planum , cui incumbil — = inserita nel Tomo XVIII. de' nuovi Commenta' rii deir Accademia delle Scienze di Pietroburgo, intese di soddisfarvi con un elegante metodo, dotato di tutta la ge- neralitu, si per punti discontinui, come per linee e superficie Sulla phessione de'corpi solidi ^37 di pressione: se non che il principio, il quale ne costitui- sce il foiidamento, c che cgli voile adottato in (pialita d' as- sioma , noa e cosi evidente per se da non lasciare ombra di dubbio . Astraendo dall' idea di un' assoluta rigidezza ne' so- lidi, si figura quell' Autore che i piedi o sostegni terminan- ti in uu piano, s' insinuino in esso piano preinuto, a cagio- ne del peso o sforzo del corpo premente , e cio per quantita infinitesime e proporzionali alle rispettive pressioni; le qua- li rappresentate per lineette in prolungamento de' sostegni , ritenne che le estremitu loro riescissero pur disposte gene- ralniente in un piano comune. Passo indi ad applicare ai ca- si di tre , di quattro, e di otto sostegni le equazioni general! differenziali del problema, le quali pei dichiarati supposti ri- duconsi, integrando, a forma linita . In quanto ai tre soste- gni non situati in linea retta, le pressioni emersero quali la teoria comune le dimostra; il che confermerebbe sotto tal condizione 1' ipotesi che dall' Eulero venne abbracciata : ma per sostegni in maggior numero essa non regge invariabil- mente, o per meglio dire, non sussiste se non qual caso spe- ciale , come sara poi comprovato . La riferita soluzione, portata al giudizio de'famosi Geome- tri di quel tempo , fu accolta con esitanza , e se non si per- venne a dimostrarla concludentemente erronea, ebbesi pero a ragione per sospetta , in particolare da quell' acuto ingegno del Dalembert, il quale nella Memoria 56.* de' suoi Opuscoli Metamatici , riconoscendo 1' argomento meritevole di tutto lo studio dei Dotti , se ne occupo egli pure, e dietro alcune sa- gacissime riflessioni soggiunse : La soluzione che d all' Eule- ro si e tentato di dome y e ancora incerta ed ipotetica. Di codesta opinione furon altresi molti f'ra i Matematici di pill chiaro nome , che vennero di poi : ed alcuni di loro non disj)erando della riuscita vi si cimentarono; ed avvisaron al- tri doversi di cosi importante ricerca far soggetto a program- ma di concorso, secondo che raccogliesi dagli Atti del 1821 deir illustre Societa Italiana; sebbene da tal altro Autore 1' argomento medesimo fosse gia stato preso in grave medita- zione , siccome da un Mariano Fontana nella Parte II.* della riputata sua Dinamica. Stimd egli che col giovarsi del ■138 Francesco Bertelli priiicipio meccanico della lova, figurando il corpo premenle quale sistenia di vcrghe rigide, come appuiito suol supporsv nel caso di tre sostegni non a retta linea ; si possa giugiiere a determinar ancora la pressione de' singoli piinti d' appog- gio in qualsivoglia nunieio, scmpreclio le ideali verglie inal- terabili anzidette si coiicepiscaiio nel corpo premente sotto- la debita e possibile forma , ovvero che sia nota la disposi- zione degli stnnneiiti ^ com' egli s'esprime, o mezzi di soste- gno : altrimeiiti il problema resterebbe nella condizione di indetcrminato, con>e ne fa aperto la teoria ordinaria. E, a cagion d' esempio, snjipone una tavola configurata a paralle- logrammo, e che, caricata comnnqiie di iin peso, sia retta da quattro piedi a' siioi angoli, il tntto ben saldo ed invaria- bile , e, secondo lui , equivalente ncll' effetto ad un sistema di sei verghe rigide , qnattro delle quali consistenti nei quat- tro lati della tavola, e due, che considera parallele ad essi in lunghezza e larghezza , guidate pel punto d' applicazione del peso . Ricorrendo poscia per ciascuna verga alia teoria de' momenti , ne trae in fine quattro eqnazioni , che gll for- niscon distinti i carichi sostenuti dai piedi della tavola qna- drangolare: ed in cio si ravvisa questa notevole particolarita, f]\e ha una cotal analogia al caso gia risolnto teoricamcnte , di tre appoggi ai vertici di una tavola omogenea e triangola- re: val a dire che fra il peso sovrapposto, ed i quattro cari- chi, in cui il peso stesso si distiibuisce alia maniera dell' Au- tore, fra i quattro piedi della data tavola, passa la proper- zione medesima dell' aree dell' intero parallelogrammo del- la tavola, e dei parallelogrammi parziali ed opposti, ne' qua- li essa rimarebbe spartita dalle due verghe interiori anzi- dette , intersecantisi nel punto d' applicazione del peso . Ma oltre che non saprebbesi come dare generality a tale meto- do, si niostra egli incerto e difettoso per questo , che la scelta della posizione delle supposte verghe non si ravvisa altrimenti specialc ed unica in ciascuno de' casi , seconda vorrebbe l' Autore , e come esige la natura stessa della ricer- ca^ di pill I'azione di ogni verga non puo riguardarsi coll' Au- tore medesimo indipendentemente dalle altre, dovendosi tut- t' insieme considerare qual sistema inalterabilraente connesso, Sulla pressione de' corpi solidi 439 dappoiche cosi ritiensi della tavola. S'arroge ancora non es- eer indifferente nella attiial (juislioiie con generalita riguar- data, il suppor ripartito il peso dcUa tavola ne' soli puiiti di sovrappoiumento dellc inimaginate verghe , anzicche ritener- lo dilluso , come lo e , per tutti gli elemcnti materiali , che costituiscon la tavola stessa; abbciiclie tal coiislderazione ammettasi in teoria , senza inconer in enore, nell' iniico ca- se del Pioblema alia solita maniera risolvibile, conciossiache |)er esso soltanto le pressioni rendoii^i iiidipendenli dal priti- cipio fisico della elasticita, da cui nella Statica de' sistemi rigidi si prescinde, ed il quale per tutti gli altri supposti di pressione molteplice , ne rende praticamente deterniinata la distribuzionc per qualsivoglia niimero d' appoggi . Meglio poi dalle sperienze da addursi appariru manifesto in clie la rife- rita soliizione del Fontana non consenta col fatto . E qui mi passero. Collegia sapientissinii , dal trattenervi pure come dell' altre su ricordate, cosi della recente inge- gnosa soluzione del celebre Problema in discorso, recata dair illustre Fisico Signor Dottore Ambrogio Fusinieri negli Annali delle Science del Regno Lombardo-Voneto ( Anno 1832 ) ; imperocche quantnnque essa presentisi sotto nuo- vo aspetto, pecca pero de'difetti medesimi della precedente, e deir altrc tiitte , siccome per qneste in particolare con mol- ta sagacita venne provato dal Paoli (Torn. IX. della Societa Italiana), e per 1' ultima, dall' egregio Signor Dottore Pacifi- 00 Barilari, secondo che leggesi in un sue Opuscolo (Pesaro - 1833-), il quale erami ignoto, e di cui il cbiarissimo no- stro Presideute Sianor Protessore Glierardi m' ha fatto ojenti- le comunicazione . Ma da ultimo non e a tacersi e per affinlta di argomento, e per profondita e giustezza di generali vodute, della Disser- tazione dell' esimio Poisson data fuori nell' VIII." Volume del- le Memorie dell' Accademia delle Scienze del Francese Isti- tuto, nella quale tratta aualiticamente, con originalita di metodo, dell' equilibrio e del moto de' corpi elastici. Ini- prendendo il commendato Autore un pin ampio ed attento studio di quanto in antecedenza si fosse fatto circa la elasti- city de' corpi solidi ; intese con la sua Memoria a vie piu 440 FuANCESCo Bertelli ravvicinarsi alia manifestazione del vero carattere o legge d' azione tnttora ignota , dflle forze molecolari , da cui di- pende non pur lo stato ordinario costitutivo della materia , ma ancora carte modificazioni di esso, attribuibili al peso de'corpi, od aiiche a forze eveutnali estrinseche ; le quali modificazioni , tuttoche menomissinie , ponno apportare non di meno in ]iiii casi, effetti assai ragguardevoli : cio die si e daprima notato col Poisson doversi attribuir in particolare alia elasticita nclla distribuzion dcUa pressione de' corpi soli- di sopra un numero di sostegni al di la di due in linea retta, o di tre a maniera qualunque collocati. Nel considerare 1' elasticita de' solidi per qualsivoglia dire- zione in cui puo esser messa a prova dall' azione simultanea delle forze soUecitanti , adottata dall' Autore 1' ipotesi di Gio- vanni Bernoulli, e dietro tal'altre fisiche condizioni presumi- liili , ma non ben comprovate , dedottene le equazioni del- r equilibrio , procede a fame soltanto applicazione ad una lastra circolare, omogenea, appoggiata orizzontalmente col centro, e nel suo perimetro : e riuscendo in tal caso le dette equazioni integrabili , trova che la cinva di uniforme piega- mento della lastra all' intorno del suo centro , e del genera de' paraboloid! , e che il peso della lastra mcdesima conipar- tesi fra il di lei centro a la periferia premendo quello e que- sta nella ragione di tre ad uno ; le quali proprieta sono in- dipendenti si dal diametro , come dalla grossezza , e dal gra- de di elasticita della lastra. E cio si noti , die ad ottenere dalle formole definitivo risultamento , ricliiedesi , die la ela- sticita della lastra non sia assolutamente nulla : in altro mo- do la ricerca s' appresenterebbe , secondo le formole , inde- terminata ; il che s' accorda colle piu volte riferite dottrine gia cognite della Statica . In tanta disparita di metodi, e di soluzioui ipotetiche del problema , natural cosa si era a ragionevole I' assicurarsi se v' abbian fatti in numero e varieta sufficienti a renderne certi quali di esse, o qual parte sia in realta sussistente, e quale no: ma le indagini a tal fine usate, sono rimaste vane, non incontrandosi verun' osservazione di questo genere, o tentativi di sorta ; e cio probabilmente attesa la difficolti , Slli.a pressione de'corpi SOLIDI 4*1 die in vero si pare grandissima , d' appiestar conp;pgni acco- niodali a siniil maiiiera d' esppiiiiu'iito. Ora diclro replicate j)n)ve stinio (sc iioii lui faccia velo alia niciite il desidcrio della riuscita ) dover rendere per avventura officio opportuno aU'iiitento, 1' nppareccliio che mi faro qui a descrivere . AB(Tav. 16. Hg. 1.) e una spirale di fiio metallico ed elastico, in fonna di doppio couo, toiniiiiata alia sua estre- mita superiore A da un disco a b alqiianto incavato dalla pe- riferia al ccntro c, e quivi rilevato a punta ; e nella estreniita inferiore la spirale appoggiasi al fondo di luia scatola cilin- drica a b\ nella quale la spirale stessa , coniprimendola da alto, puo tutta raccoglicrsi. II detto fondo e circolarmente pcrtugiato iicl centre B, ove trovasi sostenuto dal cilindro cavo BC, alto alrata Sulla pres3ioxe de' coupi solidi 413 cade su d' uno de' Piesimetri , e la pressiono indicatane ag- giuijilia r iiit«'i() jteso, iiiciitri^ il sec(iiidt) Picsiiiiotro iioii psjuI- iiu; vcraiiR'iite J)^('s^ioll^' aUuiia : o il cciitro di jjiavita dcUa verga riesce fia i sostegiii A, e C ; e le due piessioiii mani- fcstatc dai Picsiinclri risidtaiio invcrsanicnte proporzioiiali al- le distanzc de' pniiti A e C dal delto centio; e la soinrna loro si trova equivaleiite al peso della veiga. Si verifica poi la proporzioiie iiiedesirna, f|naiid' anche, movendo all' iiopo le viti de' Piesimetri, la inciiiiazione della A'crga all' orizzoii- te diveiifia sensibile, e vada crescendo : uia lispetto alia soni- ma delle due pressioni , si la g;rado a grado niiiiore del peso della verga , varia pei o in rafjione diretta del coseno del- r indicate) angolo d' inclinazione : le quali tntle jxiiticularita sono consentanee alia coninne teoria . Ora si posi la verga in A e C, ed il Piesinietro intermedio B, clie e sitnato rettaniente co' prinii s' innalzi a nianiera da peivenire con la sommita di lui a contatto della faccia in- ferioie della verga j indi per gradi insensibili conlinuandosi il nioto in elevazione, della vita del Piesinietro stesso, trag- gansi a Lrevi iiitervalli si da cpiesto come dagli altri due, le rispettive contemporance indicazioiii; e si prosegua cosi il movimento del terzo Piesinietro B tanto che uno deoli altri due A, C lasciati immobili , non dia piii segno di pressione . Dai risultameiiti clie se ne ottengono deducesi : 1.° die per tutto r acceiniato periodo dell' esperimento , la verga per se appoggiasi realniente e ad un tempo sui tre punti A,B,C in liiu;a retta; 2." die cio lia pur liiogo sebbene la verticale condotta pel centro di gravita della verga , passi per uno dei sostegni ; e se pel terzo sostegno scelgasi una posizione non intermedia agli altri due, p. e. in D o in E ; 3." die maiio a maiio die il terzo Piesinietro soUevasi , tpiello degli altri due sostegni, die e situate relativaniente a questo, dalla par- te niedesima del centro di gravita della verga, ed a niiiiur distanza da esso, resta progressivaniente alleviate; laddove s' accresce invece la pressione nel sostegno opposto; ed in- terviene il contrario se la detta distanza sia maggiore : nella seconda delle quali supposizioni il Piesinietro mobile e inter- medio agli altri due , e non lo e poi nella prima ; i.° die i-ii FiiANGESco Bertelli continuando il terzo Piesimetro ad clevarsi ulteriormente, e riinatieudo quindi due soli gli appoggi, le prcssioui loro du- rante questa condizione, si conservau invariaMli , a meno che r inclinazione della verga all' orizzonte iion divenga sen- sibile , per cui una parte d(d di lei peso uoii graviti sugli appoggi ; 5." che la soniina delle due prcssioui corrispon- deuti ai due Piesimetri restati fissi nel tempo del triplo ap- poggio, e seinpre niiuore dell' iutero peso della verga ( pur- elie molto non pieglii all' orizzonte) per una quantita eguale, ad ogni istante dell' esperimento, alia pressione che si osser- va nel Piesimetro mobile , ovveroche la somma delle tre pressioni variabili, cui soggiacciono i tre Piesimetri, e costan- temente eguale al peso della verga ; 6." per ultimo che tali particolarita. hanno ancora effetto, comunque fra tre date posizioni scelgansi quelle dei due Piesimetri senza nioto , e 1' altra del Piesimetro mobile ; o se vi si colloclii sopra la verga variandone il modo in senso longitudiiiale , e per qual che sia numero d' appoggi in retta linea : cio che analoga- mente conferniasi inoltre per iin peso che s' aggiunga , eve piarcia , a quello della verga medesima . Era appresso da contemplarsi il caso di tre e piii sostegni a disponimento arbitrario non retto. Scelti i tre A, A', C (Fig.* 2/), ed appostavi a volonta una lastra o tavola qua- lun(]iie;ne viene che il peso di lei, secondo 1' indicazione de' Piesimetri , trovasi distribuito in conformita a quanto ne suggerisce la teoria : e parimente se la lastra sia triangolare omogenea, e coi vertici in A, A' e C; nel quale supposto le tre pressioni prodotte dal peso proprio della lastra , riescon eguali fra loro , come ne insegno 1' Eulero. Ma se mettasi in azione un quarto Piesimetro C, e si pioceda dal semplice contatto di esso con la base della lastra soprastante, a dar nioto di elevazione alia di lui vite persino a che uiio degli altri tre punti A, A', C resti senza appoggio; accade: l."che per il detto intervallo non cessa mai la lastra d' appoggiarsi contemporaneamente ai quattro sostegni , e cio quand' anche ad uno di cssi corrisponda la direzione del peso della lastra; 2." che rendonsi progressivamente variabili le pressioni tan- to dei tre Piesimetri A, A', G lasciati immobili , come del Sulla PREssroNE de' corpi solidi 445 quarto C, cui si dii moto continuato di basso in alto; 3.°che dopo nil tal limite piosi'fiiiendo ad iminlzarc il Piesimetro nio- bilc , le pressioni sui tic soli puiiti limasli, come so[)ra , a sorrcfiger la laslra, si conscivaiio inaltcrabili, a nieiio die noil !^i laccia scnsibilc 1' iiiclinazione all' oiizzontc , del piano dclla lastia iiicdcsinia ; i." che durante Taj^poggio su (|uattio puiiti, come pur sussegiu'iitcmcntc sopra t re soli puiiti, ed anche prima che agisca il quarto Piesimetro, la somma di tutte le pressioni risulta scmpre eguale al peso della lastia , eve il piano di lei molto noii devii dalla posizion orizzoiita- le; 5." die le cose stessc riscontransi per qualsivoglia scelta di posto de' Piesimetri fermi, e del Piesimetro mol)ile, e p(n- q'.'.al che sia inaggior ninnero d' appoggi ; e uon pure riguai- do al solo peso della lastia, ma relativamente ancora al ca- se, in cui essa venga caricata o comunque preniuta contio i sostcgni . Dopo i jiii'i ovvii tentafivi sopra dichiarati, pe' quali frat- tanto riniaiicndo ct.iiKniti d' approssliiiazioni, si e potuto far uso di lui apparecchio e procedimento assai piu seniplice del descritto, non altro da prima essendomi proposto se non che d' accertarnii intorno alle particolarita fondamentali del lat- to ; e agcvole il comprendere di quanta estensione e varieta sia capace questo genere di sperimentali ricerche : nelle qua- li in vero non e per importanza ultimo scopo quello altresi di rintracciare come si misuri e modilichi in ogni scnso la e- lasticita de' solidi ; la quale pure si e parte ragguardevole deir efietto delle forze molecolari, la natura e legge d'azio- ne di cui forma di ]>reseiite soggetto gravissimo degli iiide- fessi stiidii di ^omnii Vhlri e Chimici, non mciio che de' piu valenti Geometri . E a tale intendimento giovera la vite mi- crometrica CG della Figura 1/ nel niodo che sono per di- re . Per le cose spicgate intorno alia struttura dell' apparec- chio in discorso , egli e palcse, die qualora i corpi sovrappo- stivi fosser assolutamente rigidi , sospingendovi contro la spi- rale A B mcdiante la vite micrometrica CG; il circoio gra- duate DE dovrehhe nel punto supremo C della spirale, ri- ferito alia base, indicare una discesa precisamente ugualc e coiitemporanea alia elevazione nel punto intimo C del ■4i{» Francesco Bertelli Picsiinetro, segnata dall' altro circolo o/j; e rliiaro pure si scovgera, clie so abhia\ i iliilcrenza scnsibile, come d' ordina- lio s' incoiitra , qiiesta ospiiinera la misura della flessione del dato corpo riguardo al panto d' applicazione , e alia diiezio- nc della prcs^ione eseicitatavi ; della tpiale saia dal Piesime- tro roniito il valore , clie rappresentera per I'appuiito il gra- do eonispoiidcnte di elasticita del < orpo . E circa al poter nmtarsi come ne sia in g rado , il modo e la forma all' esperimento; sara in particolare da far.senc co- tal scelta , die valga ad istituire i promessi confronti fra la realta dell' efFetto , e le soluzioni ipoteticlie gia citate , del- r Enlero, del Fontana, del Fiisinieri, del Poisson, e di al- tri ; di chc, ove io non mi sia male apposto, e se pur tanlo varranno le mic deboli forze, mi sara grate, Colleglii uma- nissimi, lo sdebitarmi ncl susseguente Corse accadcmico. PARTE II. Lctta all' Jccadcmia il 28 Maizo 1 844. anta, e tale si reputo essere 1' imporlanza clella dcter- miiiazione accurata delle pressioni sostenutc dagli appoggi , sii'qiiali reggasi iin corpo grave, che specialmciite no' tempi pill a noi vicini molti e molti iiigogni si sono con tntlo I'a- ninio esercitati alia soluzioiic di qiiella questione . E di veto clii non ne vede il bisogiio ([uolidiaiio in tiitte 1' opere d' Ar- cliitctlura ? Chi non vede quanto iniporti conoscere come si distribuisca il peso di un tetto sidle armature, il peso di una volta sii' piedritti ? Gia sin dal 1773, siccome io vi narrai lo scoiso anno, Ac. Sap. , Leonardo Eiilero tento j)rima d'ogni altro di determinare la pressione, che fa un grave sopra quat- Iro aj)])oggi, che lo sostentano: la quale parve incerta, ed ipotetica al D'Alembort ( Opusc. T. VIII. 1780. Mem. 56), inct>rta, cd indeterininata al Delanges (3Tem. di ]Matem. e Fi- sica della Soc. Ital. T. V.° 1790), insussistente a Pietro Pao- H (Soc. Ital. T. VI." 1792). Asseii Dclanges parcrgli gratui- tal'ipotesi assunta dall' Eulero, che gl' incrcinenti inlinite- simi delle pressioni, ad esse propoizionali , abbiano le estre- niita in un piano comune, cui le direzioni di essi incrementi si considerino pfMptMulicolari . Maura secondo il I'aoli d' ogni fondamento la ipotesi del- r Eulero , che , espressa la pressione solferta da ciascun ap poggio con una rotta pmpeiulicolare al piano degli apiioggi, le estreinita delle lineette rapprcscntanti le variazioni delle pressioni sieno tutte in un piano; che ci6 avverrebbe , se gli appoggi fossero tutti staccati gli uni dagli altri ; nia essendo 448 Francesco Bertelli essi coUegati insieme in iin sistema di forma invariabllc, cia- scuii appogjiio si risente dell' azioiic dogli altii ; ondc il cain- iniiio fatto da esso in lui date tenipuscolo non e piu propor- zioiialc alia piessione clie soiTrc . Dope Eukno il Delanges (Soc. Ital. Mem. di Matcm. e Fi- sica T. V.° 1790) si studio di dare una solnzione al ProMe- ma . ImmagiiK) per qnesto tanti assi di rotazione , qnantc so- no le equazioni richieste per la plena determinazione delict singole pressioni ; e colic formole d' equilibrio pervienc a sta- bilire i seguenti canoni. « Poggiando nn corpo sopra qualsivogUa niimero di punti « situati nello stesso piano ; se nno si trovera nella dirczlone « delta pressione totale , sara da esso portata interamente, e « tutti gli altri punti rimarranno inerti, e superflui . 11." « Cadendo la direzione della pressione totale dentro il poli- « gono costituito da lui qualunque numero di punti d' ap- « poggio, si distribuira essa in tutti, e sara ciascuno caricato « dipendentemente alia rispettiva posizione che avra verso » gli altri e verso il centro di gravita del corpo sostenuto . III." « Cbe se il pnnto, in cui la direzione della pressione in- « contra il piano del suddctto poligono , sia il centro di gra- ft vita de' punti di appoggio, considerando in essi collocati « de' pesi uguali , ciascun appoggio porta quella pressione , « cbe risulta dal dividere la totale per il numero loro. » (Cio dipende dal noto teorema del P. Guldino ) . TV." « Se, essendo tre gli appoggi, e la direzione di due Sulla pressione de' corpx solidi 449 « venga intersecata da quella della pressione totale, questi ne « soffriranno tutto il carico nclla proporzione gii nota, ed il « terzo non avri influenza alcuna . V.° « Ma se siano piu di tre, quantnnque la direzione di due « sia intersecata da quella della pressione totale, nondimeno « tutti gli appoggi saranno soggetti a carico . VI." « Un numero pari di appoggi situati nelle estremiti di va- « rii diametri di un cerchio , comunque tra se inclinati , nel « di cui centro cada la direzione della pressione totale, ver- « ranno aggravati ugualmente . VII.° « Se quanti si vogliono appoggi disposti sieno in una linea « retta, in cui capiti la direzione della pressione totale; i so- ft li due opposti e piu vicini alia direzione medesima la so- ft sterranno, come accade nel vette ordinario a due appoggi. Ma ne la soluzione del Delanges parve al Paoli sussisteute. Mostro questi, die se invece di tre assi di rotazione se ne prendessero quattro, od un maggior numero, siccoine I'equa- zioni date dal quarto asse, e dai seguenti sono comprese nel- le prime tre, cosi considerando quattro, o piu equazioni , si avianno valori delle pressioni indeterminati, della forma cioe - ; com' e noto dalla Teoria dell' eliminazione . Per la qual cosa si fa manifesto, vanamente pretendere Delanges die ac- crescendo il numero degli assi di rotazione, se ne riportino generalmente tante equazioni, quante sono le pressioni da determinarsi . A questo giudizio del Paoli assenti pure il ce- lehre Cav. Lorgna ( Soc. Ital. Mem. di Mat. e Fisica T. VII.° 1794.) Ed il Paoli ancora nel luogo citato entro nell' arringo, T. I. 57. 4-50 Francesco Beutelli nminettemlo coirEulero la rigidezza assoluta de'corpi solidi, e valcndosi del priucipio delle v(?locita virtuali ; di quel prin- cipio, che fu segiiito dal somnio Lagrange nella sua Mecca- nica Analitica , e che oltre ad altri pregi , ha quello siiigo- larmente di ofFrire tutte le equazioni del Prol)lenia, e le sole necessarie . Dalla sua Analisi, siccoine afferina egli stesso, risulta che il Problema e indeterminato, quando gli appoggi sono pin di tro, o quando tre, ma in linea retta ; e nel ca- so de' tie appoggi non in retta linea, che le soluzioni del- r Eulero, del Bossut, del Delanges sono csatte . Estese poi il Paoli le sue investigazioni al caso, che il corpo si appoggi sopra un piano iiiclinato; e snpponendo applicata al centro di gravita del corpo una forza, che ne impedisca la discesa pel piano inclinato, dimostra che questo problema si riduce al primo . Indi suppone che il corpo sia appoggiato a varii piani diversamente inclinati e trova che il problema e in tal caso generalniente determinato per sei appoggi , indetermi- nato per un numero di appoggi maggiore . E facilmente ne deduce la soluzione del problema quando il corpo e appog- giato (non continuamente) a superficie curve. Erano appena passati due anni dalla pubblicazione della Memoria del Paoli , quando nel Volume VII. ° della medesima Societa Italiana comparve alia pul)blica luce un Tentativo del Lorgna ; che cosi chiamo egli alcune sue ingegnose ricer- che suir azione di un corpo retto da un piano immobile , e- sercitata ne' punti di appoggio , che lo sostentano. II Lorgna opino, che senza un nuovo priucipio non fosse mai possibi- le di venire a capo della soluzione di cosi difficilissimo Pro- blema; seguendo in cio il D' Alembert, il quale non dubito di dire su questo proposito , che manca tuttavia alcun che ai principii della Meccanica , c che in alcuni casi le leggi sin qui conosciute sembrano insufficienti. Percio domando il Lor- gna , che gli venisse conceduto quanto segue : Qualunque sia il numero dci punti d' appoggio non costi- tuiti in una linea I'etta, su' quali e sostenuto un corpo da un Sulla pressione de' corpi solidi 451 piano orizzontalc immobile, si considerino sempre detti pun- ti come vertici di un poligono rettiliiieo; il qual poligono sara di tanti lati , quanti sono i medcsirni puiiti. Percio la dirczio- ne verticaie del ceiitro di gravita del coipo si supporra sem- pre compresa nell" area di questo poligono. ir. Se pertanto venga diviso in triangoli il medcsimo poligo- no, siccome i punti d' appoggio riescono sempre agli angoli di questi triangoli, cosi ciascuno di questi triangoli sia detto sistema di tre ap[)Oggi ; e tanti saranno qnesti sistemi , quan- ta sono le combinazioni a tre a tre che risultano dal numero n di angoli del poligono, cioe «(m — 1)(ra — 2) 1. 2. 3. ' iir. Cadendo percio la direzione verticaie del centro di graviti entro il poligono , sara sempre la direzione col piano immobi- le, compresa in uno o piu triangoli secondo il numero de- gli appoggi. IV°. E siccome tre appoggi bastano per sostenere il corpo , al- lorclie detta direzione cade fuori della linea die congiunge due appoggi ; cosi nel caso di piu che tre appoggi non costi- tuiti in linea retta, essendo tutti gli appoggi egualmente im- mobili , ciascuna combinazione di tre appoggi rappresentata da uno de' predetti triangoli, quando la direzione del centi-o di gravita del corpo cada nel triangolo , si chiami sistema ot- tivo ; e sistema inoperante quella combinazione di tre appog- gi , in cui il centro di gravita del corpo , o per dir meglio la sua direzione cada fuori del triangolo, che la rappresenta. 452 Francesco Bertelxi Essendo letto un corpo da iin piano immobile , in piix di tre punti non posti per diritto, possa considerarsi , che I'a- zione della gravitilsi eseicitidistribuita uouahnente sopra tut- ti i sistemi attivi di tre appoggi , tra i qtiali cioe cada il cen- tro di gravita del corpo, risultanti dalla posizione degli ap- poggi tra di se relativamente a detto centro, e percio atti u- gualmente a sostcnere , ciaschcduno per se , 1' intera forza di pressione del corpo , cioe ad opporre all' azione della gra- vita , ciascuno da se , una medesima simultanea resistenza. Fermate le quali cose , scende 1' Autore ad esporre la se- guente regola generale : qualunque sia il numero di sistemi attivi, in cui puo essere risoluto un sistema di appoggi co- stituiti in lui piano, sostcnenti una forza di pressione qua- lunque , si consideri sempre che la medesima forza sia prima sostenuta da un solo sistema attivo di tre appoggi , come se gli altri non avessero luogo, poi da un' altro e cosi succes- sivamente, e si determinino le pressioni esercitate sopra i tre appoggi di ciascun sistema respettivamente . Rimettendo po- scia insieme i sistemi , si definiscan per tutti i punti di ap- poggio opcranti unitamente, le pressioni vere combinate, do- vute rispettivamente e propriamente a ciascun di loro , giac- che e palese subitamente a quanti sistemi attivi appartenga un medesimo appoggio. A cotali supposizioni del Cav. Lorgna non mancarono op- positori. II Paoli le chiamo cosi capricciose da parer impos- sibile , che sian per essere da chicchessia abbracciate ( Mem. di Mat. e di Fisica della Soc. Ital. delle Scienze Tom. IX. 1801. pag. 92) Giudico il Delanges necessario dimostrarle siccome teoremi, o provare che le ipotesi assunte convengono al Problema da risolversi, allora che sostenne nelle sue JVuove Considernziimi ( Soc. Ital. Mem. di Mat. e Fisica T. VIIF. Part. r. 1798.) le proprie dottrine gia pubblicate su questo argomento ; dove si studia dimostrare, che il problema degli appoggi e da distinguersi da quello di un sistema di forze pa- rallele congiunte al corpo da sospendersi in equilibrio. Ma Sulla tressione DE'conri solidi 453 neppurc lo stesso Delanges seppe assegnare il princlpio fisico (lella (lifferenza die v'lia tra le forze, e le pressioni in oqnili- hrio : principio, die secondo il Poisson consiste nella elasticita. Ma toriiaiulo alle sn])p()sizioiii del Lorgna , il signnr Francesco Mallatti (Soc. Ital. Mem. di Mat. e Fis. T. VIII". Parte ir. 1798.) ne parlo di qnesta guisa: « II Lorgna non ha soddis- « fatto ai Geometri colla sua soluzione stahilita sull' ipotesi « affatto arbitraria de'suoi triangoli operatori, e del peso tan- « te volte replicato (pianti sono questi triangoli, e pol dolla « nduzione al peso semplice e alle pressioni conipetcnti colla « regola del 3. die relativamente al problema nostro non e « fondata sopra ncssuna legge di natura. Ne corscro miglior sorte le Nuove Considerazioni del De- langes in conferma della sua risoluzione pubblicata 1' anno 1790 . Imperocdie il Paoli provo ad evidenza , die le sue for- niole ncl caso de' qnattro appoggi essendo le stesse di quelle del Delanges, mal poteva reggere la pretesa determinazione del Problema ; die la soluzione nunierica data dal signor De- langes nel caso di quattro appoggi nella sua seconda Memo- ria era erronea, e corrette le formole di lui, ritornava inde- terminato il Problema ; finalmente che non sussisteva la so- luzione determinata del Delanges dei tre appoggi in linea retta, trascurando egli di considerare , sicconi' e necessario, la rotazione attorno 1' appoggio al di la del centro di pressione. L' ultimo tentativo di soluzione, che s' abbia nolle Memo- rie della Societa Italiana si e quello di Francesco Malfatti (Soc. Ital. Mem. di Mat. e Fis. T. VIII. Part. II. 1798.); ten- tativo tre anni dopo combattuto e lodato dal Paoli nelle Me- morie di quella stessa Societa . II Malfatti pone questo prin- cipio, o assioma fisico: « le operazioni della JSatiira per o- gni verso e^uali , sono cguali » che si fonda sulla ragion suf- ficiente , e che egli combina poi colla teoria de' momenti . Prende a guida i detti principii, e in niodo vago 1' analo- gia, valendosi de' supposti vetti primarii (che passano pel centro di pressione ) e di vetti secondarii all' uopo scelti ; e premessi diversi Lemnii, e Teoremi di geonietria analitica, i quali riescono interessanti , nuovi , e forniti d'elcganza; pas- sa a lisolvere il problema delle configurazioni regolari degli jl5i Francesco Bertelli nppoggi . nut assuniendo iiii ceutro di pressionc cliverso dal ceiitio di lif;iiia; in fiiic procede al caso degli appoggi distii- l)iiiti ill lonua poligoiia qualunqne. II princi|)io d" analogia usato dalTA. iion e rigoroso ; la iiia- ni( ra d" assognare le posizioni de' vetti primarii, e piu quelle dei sec-oiuiarii iioii semhra riKorosaiiiciitc nnifonne e CPJi^ra- le ; e d'altra parlc luaiiilcstasi arhitiaria. Iiioltro sciiq)re s' iii- corre nell' iiiconvcniente di venir in traccia d' 0([uazioni in nuinei'O egnale alle qnanlita da dcterminaisi, e le ([nali han- no una dipendcnza geoinetrica, secondo il principio arbitra- rio stabilito della distiil>uzione de' vetti , ma mancano di le- game comune . — Quivi pertanto scorgesi una cotal analo- gia col inctodo del Lorgna, se non che non cnra il Malfatti di diniostrare 1' egualiauza dclla somnia delle pressioni al pe- so del corpo premente , ne crede necessaria questa equazione alia sua soluzione . Ma piu che il nostro gindizio, valgano le seguenti verissi- me parole del Paoli . La soluzione del Sig. Malfatti « per « quanto contenga riflessioni molto acute, e calcoli assai pra- te gevoli , mi semhra pero che non oltrepassi di niolto i con- « hni di una ipotesi ingegnosa . Primieramente non so, se « possa ammettersi senza prova quel sistema di vetti , col « mezzo dei quali ei determina le pressioni sui diversi punti « d' appoggio Quando esiste un dato sistema di vetti, « e evidente , che la Natura debba distribuire le sue pres- « sioni secondo la legge di questi vetti . Ma allorche questi « vetti non esistono , il supporne un sistema, e immaginarsi « che la Natura debba regolarsi nella distribuzione delle sue « azioni, come se un tal sistema esistesse, e cib che ha bi- « sonno di diinoslrazione. « In secondo hiogo mi semhra che il sigiior Malfatti ab- « bia attribuito alT analogia infniitaraente piii di quello che « le sia niai stato accordato . « Per quanto in oggi si procuri di ottenere dimostrazioni « generali e rigorose , pure in mancanza di esse non di ra- te do succede , che dall' aver dimostrato , che la medesima « legge regna costantemente in molti casi particolari, si de- ft duce per induzione , che essa abbia luogo per tutti i casi. Sulla phessione de' corpi solidi too « sppcialmente quando apparisca, ohc la dimostrazione u- « sata per i casi cont(uiipl;iti, possa applicarsi aiiche a ciascur « no dfgli altri casi . Ma cli«i da iiu solo caso diniostrato si « dediicano per analogia tutti gli altri, e questo uii nictodo « di ragionare del tiitto inusitato in Matematica, e di catti- « vo esempio, perche i)Otrel)lje condnrre a gravissimi erro- « ri . In latti si osserva , chc un case solo di rado conduce a « quella legge, che si cerca, la quale per lo piii accade di « rinvcnire dal paragoiie di varii casi . « Tale e il metodo del signor Malfatti : avendo egli dimo- « strato il valore delle pressioni nel caso di tre appog"i , a « somiglianza di esse, senza alcnn'altra dimostrazione com- « pone le funzioni, die rappresentano il valore delle pressio- « ni nel caso di quattro, e piu appoggi . Quoste fiuizioni si « riducono alle forniole dimostrate, quando gli appoggi sono « tre, e soddisfainio per altra parte ad alcune condizioni de- ft dottc dal princi[)io della ragione sufficiente. Ma e facile il « coniprendere , clie la ricerca di qneste funzioiii e un pro- « blenia indeterminato, e che se ne potrebbero formare infi- « nite altre , le (piali avessero le medesime proprieta, e sod- « disfacessero alle medesime condizioni. Ora per qual moti- « vo se ne dovra ammettere una forma a preferenza delle al- « tre ? « Del resto confesso clie per 1' esame clie lio fatto , non ho « trovato nellc di lui formole (del Malfatti) alcuna contrad- « dizione coi principii ricevuti; onde potrebbe darsi che fos- « sero esatte, e che fosse ad esso riuscito d' indovinare il se- « greto della Natura : dico soltanto che fin qui non vedo al- « cuna ragiouf!, che me lo dimostri. Tali furono nel breve corso di dodici anni gli studii degli Italiani intorno a questo Probhuna. Dall' anno 1801 sino al 1819, per quant' e a nie noto, niuno piii sperimento le for- ze del suo ingegno in sifFatte ricerche. Nell' anno poi 1819 il signor Bonnycastle lesse alia Societa Reale di Londra una sua Memoria intitolata: JJes pressions , qui exercc un corps pesant en equilibre, lorsqae les points pocr(itc, dice il Dezeimeris (1), inerito lilolo di padre del- la niedicina , pnncipdhnenlc per aver separata lo studio di essa da qiicllo della fdosofia. 1/ agricoltura aspctla un Ip- pocrale capace di rivcndicare la di lei indipcndenza conlro le pretese delle scienze, le quali sollo titnlo d' accessoric ed aitsiliarie non cessano di sovercfiiarla. E cosl prosegue quel- la dissertazione sul per/'ezioiiaimnto dell' Agricoltura: disser- tazioiie colla quale avra inteso il signor Dezeimeris d' essersi proferito egli per quel desiderato Jppocrate campagnuolo. A stima di lui uelle recenti opere piu pregiate d' agricoltura si ravvisa ([uesta non piu 1' Arte di ricavare dal suolo vantag- giosi prodotti, ma si quella di scrutinare il meccanismo inter- no della produzione. Muore un pesco a dieci o quindici an- ni di vita: se in quel posto si coUodii altro pcsco, xnvrd mi- sera iila : un poino invece riuscird. Or se volete saperne il peru/i'e, la scienza i>i dird dieci ragioni per una , nave del- le quali non sono dunque la vera -=• Un pratico invece del pcrc/te non si cura, conosce il fallo , e all' uopo se ne vale . JSclle successioni di colture o rotazioni agrarie la (1) Comptes Rendus de I'Acnd. des Sciences 24 Fevrier 1845. 468 Berti Pichat coiwcnevolczzn di non seincutnr ccrcali , clove aJtr'i sonosi tnietuli , si diinoslrnva dalla Scicnza con una spiegazione : in (juesto arino (1845) Id Scicnza /in dimoslrato crronea quelln spicgazione sosfituendone uu' a/lrn. Cosi procedendo la discone il iiostro Autore per coiuliiuilere : C est done a r experience , a I' experience Skulk qu' il en J ant revenir. Dopo cio avrebbe dovuto cessare ogiii sue dire: conciossiaehe in I'alto di sola esperienza n' liaiino sempre piu d' altri i lavo- ratori, nia o<;li ne ha taiita da potoie spacciare qnest'altra sen- tenza. OruMjuE e skmpiik i prodolli e i p/ioikjvti sono propor- zionali alia rjnanlitd degV ingrassi , in conseguenza air £• srKxsioyE dci cainpi consacrnti a nntrire il besliame in con- fronto dei canipi a collivazioni estenunnli. K iioi 1' esperien- za ricorda che il sistema dal celebre Crud praticato nel ter- ritorio di Massa appunto sulla base della prelata sentenza die- de Proventi negativi, onde e molto dubbio se fia per essere ovuNQUE e SEMPRE Vera. Dove e poi da considerare , non esse- re nel case da stabilirsi la proporzione sul dato dell' estensio- ne del terreno a prato, ma della qnantitd de\ foraggio pro- dotto. Ed cgli passa piii oltre. La Gerniania , ire qiinrli di seco- lo addielrOj produceva appena un po' di segala e di spella. Sen u B.I /IT inlrodnsse il trijhglio ^ Tii.ier i principj e le prati- c/ie dell' agricollurn fnglese j e le nnzioni Germanichc sonosi meravigliosaniente arricchite . Eppure, si potrebbe osservare, il triregno Brittanico intan- to e forse 1' unico paese in Europa, dove con tutti i suoi inrneps e raygrass una parte di popolazione quando a quan- do si muore letteralmente di fame : e 1' esperienza , tanto dal nostro Autore commendata , 1' esperienza lia insegnato ai Francesi di non fare quello clie agl' Inglesi conviene , perche 1' esperienza insegna magistralmente die a diverse contra- de spettano e convengono diverse coltivazioni. Nella stessa Memoria si assevera poi che nella nostra peni- sola i raccolti erano in antico d' un' abbondanza prodigiosa : nel territorio Romano il frumento aver prodotto le 15 e 20 gementi ; un secolo dopo solamente le 7 e le 8 ; un altro se- colo pill tardi e sino al presente le 4 per una essere da Sull' Agricoltuha 469 riguardare come prodotto degno di menioria. Non e qui luo- go di fare aperto il difctto di cotali asserzioni , e di rileva- re come delle aifcrnintf dimiinizioiii avveimte ne' secoli ad- dietro non siciio a teiiorsi colpal)ili le scienze del secolo pre- sente . Mi basti aver toccato di volo qiianto 11 Sig. Dezeime- Ris nella sua guerra alle cognizioui teoriclie poco esatta- mente si faccia saldo nell' csporienza ; la quale intesa come e' pare inteuderia, riduirchhelo a (acere : sciido jiiiui mezzo migliore di servire all' esperienza quanto quello di lasciar Ic cose come sono, dopoclic il sono da tanti secoli . Ne so com- prendere come quesla Memoria sia stata portata a cielo , quasiclie il proclamare e scongiurare 1' aumento dei foraggi non sia, in ispecie dal principio del nostro secolo, il costante predicamento di tutti gli scrittori agronomici : essendo aiiche meraviglievole die quel celebre corpo scientifico di Francia abbia plaudito a simigliante lavoro del Sig. Dezeimeris, il ciii fine si e non di tcmperare, bensi di ripudiare affatto il coii- corso delle scienze dall' agricoltura . Per contrario lio io fermo coi migliori , non reggere nella campestre industria la teorica non fondata suUa pratica, ma la pratica eziandio senza la teoria rimanersi tenace de' suoi ditetti , nella via del perfezionamcnto non mai vantaggiare. La quale verita veggo oggimai dimenticarsi da molti agro- nomi , conciossiaclie molti si volgono , se non all' empirismo, ad un' agricoltura affatto sperimentale o come dicono positi- va , sempre appunto per non imbarazzarsi delia sua parte scientifica per 1' enunciata ragione di mostrarsi questa trop- po lussureggiante di non ben chiari ne facili principj . Ond' e da credere cbe la piupparte s' acquetiuo meglio dell' osser- vanza dei fatti invece d' indagare la ragione dei medesimi in quantocbe questa, per la sregolata intervenzione di scienti- fiche ipotesi , quasi come se fosse per sovercbia luce , sia- si maggiormente circondata da tenebre. Ora, mi pare egli questo un indietrare, un ripudiare alia parte piii degna dello intelletto . Ma pur troppo e ancor quella parte molto trattata oggidi dai sapienti per illuminare 1' agricoltura senza cbe qua- si gliene incolga verun prolitto. Proposizione questa mia in vero ardimentosa,se non poggiasse sovra sentenza delcbiaiiio. tTO Berti PicnAf Professor d' Agricoltura, onore di questo Consesso, e matesti'o mio ossequiatijsimo, il (jiiale diceva gia in questo stesso ve- iierando luogo il 10 INlaggio I83i, non csservi quasi parte della Scienza /Jgraria c/ic non nbbisogni di filosofici ajuti ma ill htogo di quei>li non ha Irovato /' agricoltore die notizie dubbiose cd incerle e jiarolc vane in liiog;Q di rai^ionale spericnse (1). Dalle cose forse troppo luiiganieute fin qui discorse vi e manifesto, dubitare io grandeniente di tiuanto Iia fatto sino- ra la moderna scienza per gli agricohori , onde in me il desi- derio die per 1' una parte teniperasse il suo concorso esclii- sivamente speculativo, per 1' altra die in diversa gnisa vi pro- cedesse affine di vantaggiare 1' arte, e non preripitare gli a- gronomi ad emanciparsi del tutto dalla srieiiza. Breve, la chi- inica agraria e fisiologia vegetale mi pare dehbano modifica- re i metodi con cui vengono modernamentc disputate, [)ci- che r agricoltura se ne giovi. Argomento certamente d' im- mensa rilevanza, e d' altri onieri soma, intorno al quale potrti oggi appena toccare alcuni dubbj generali , ristrettivamente air attuale modo di concorso dispiegato dalle scieiitilicbe di- scipline , riserbandomi a parlare altra volta della diversa di- rezioiie da seguirsi , se le meschinissinie forze varranno a si grave subbietto. Tali mie dubitazioiTi lianno fondamento dal- r osservare ne' molti recenti scrittori d' Economica nirale considerata ne' suoi rapporti colle scienze , battuta opposita strada da quella quae vera est et intentata , diceva il filoso>- fo da Verulaniio, e la quale a sensu et parlicuhirihus exi^i- tat //xiomata, asccndendo continenter et gradatirn, at ulli- mo loco perveniatur ad maxime generalia (2). Applicato da parecchi lustrl alia coltivazione , io traejf (1) Memorie d" Agricoltura ecc. stampate in Bologna Tom, 1. (2) Francisci Baconis Nov. Org. Sclent, aplior. XIX. Sull' Acricoltur\ 471 filiigolar diletto ncl lepgrre in alcune opere le spiegazioni ra- zionali , ondc mi >i ;i|)i iva la ragion dei fatti e delle prati- clie agraiie, aji|)r(it(l(ii(lo In die difcttassoro, in the po- tessero aninietlcre prolittevole increniento, e quali nuove ibssero da iiiliodune. Avezzo a contemplaic quei prodigj del gerniogliare del crescere del fecondarsi 1' infinita scliie- ra di esseri vegetaiiti , soddisfatto da indicil)il(! compiacen- za, diiei (juasi oigogliosa, nel faticare neii' operare di cer- ta guisa insieme coUa natura nel coadiuvarla a produrre i suoi portejiti eoiracxoiiciare i terrcni, col lavorarli , col soc- correrli di concime , col potare o innestaic le piante , nel trovarne le sapienti e giudiziose indicazioni negli scritti dei Chaptal, dei Carradori, dei Pollini, nelle investigazioni d' In- GENHouTZ, di Hales, di Saussurk ed altii non piii recenti scrit- tori , io ne traeva sonniio dilettaniento e profitto. Ma quan- do in seguito ebbi ad aprire qualche pagina della chimica a- graria del Davy, allora celebratissima, se scontravanii in nn passo, ove lutto il miracolo della vegetazione rappresentavi- si quasi semplicissinio effetto di agenti affatto materiali fisici o cbimici, io non potea ristarmi dal chiudere quel libro-, quasi umiliato e compieso da indefinibile scoraggiamento. Questa legge fisica, io dicea, questa legge chimica ha per ve- rita la sua influenza, ma non deve essere la legge che coman- da a quegli esseri di vegetare. Quella sovranita, per ispie- gare il mio concetto , delle forze figiche e chimiche puo es- sere intera assoluta su quegli esseri, solo quando esseri piu non sono, quando hanno cessata la loro esistenza vegetale. Dunque la fisica e la chimica eccedono, quando vogliono ri- solvere in sole azioni fisiche o chimiche la ragione di quel- r esistenza. In qualunque parte del solco fosse gettato un seme di gra- 1)0, o nel colmo o ne' lati inclinati della porca , io vedeva spuntare snello e diritto il nascente germoglio : all' opposite la radichetta volgere verso il centre della terra. Io cercava la ragione p. e. di tale direzione della radice , ed ecco io leg- geva doversi attribuire alia forza della gravita. La notissima sperienza di Knii^lit a conferma di siftatta spiegazione mi senijjrava, e piii mi senibra adesso materialissimo e insufficientQ 472 BeRTI PlCHAT concetto , ad onta di si veiiturosa accoglieiiza dei dotti da vedersi in quasi tutte le opeic di botauica descritta e ripro- dotta. I semi di fava attaccati alia periteria d' una ruota in movimento geroiogliando spinseio le radici all' esteino in U- nea ilcl proluiiganiento del rag};io di essa ruota. Si e voluto considoraie qnesto t'atto siccomc dipcndeiitc dallu lorza c rn- triluga cagionata dal veloce aggiiarsi della ruota trascinata da (]uella congiuntale da un niolino : c si e concluuso die le radici non potevano dirigersi in senso vertlcale verso la ter- ra perclie la lorza di gravita era sopravvinta dalla centrifuga. La concliiiislone rigorosa si e die cotal forza centrifuga an- luilla gli effctti di quella per cui le radici assumen-hbero una direzione discendcnte verso il suolo, nia non vale per spiegare la sua natui^a. E gia Mulder ponendo semi di flcia Jaba minima, e di Polj goinim/agopfruin germoglianti sopra inercurio coperto di uno strato d' acqua rilevo die la ladice della f'icia penetro nel mercurio, ([uella del I^uligoiiitin si distese sulla sua superficie senza penetrarlo (1) . Ma di qnesta sperienza non si tenne conto. II Dutrociiet in un rapporto letto air Accadcniia di Parigi il 28 Aprile trapassato (2) in- torno sperienze aualoglie fatte dal Paver e dal Durand espo- ne non aver niai potuto rilevare ripetendo le esperienze del Payer cbe le radicliette, (juelle in ispecie del Ldlcpnis odo- rnliis, abbiaiio potuto penetrare al di l;i di quanto era dovuto alia pressioiie esercitata suUe radichette dal peso dei semi : e ripetendo le sperienze del Durand, per dieci grani di Lcpi- diiitn sativum una sola radicbetta si fiss6 entro il mercurio, Ic altre nove crescevano lambendoiie la superficie. Senza cita- re le sperienze ancora piu acconcie a parer mio di Gioachino Carradori Ictte il .5 Maggio 1802 dinanzi alia Societa dei Georgofili di Firenze (3) mi liniitero a considerare nel gran- de laboratorio del campo le migliaja di semi gettati sul suolo dal coltivatore. E agevole riconoscere, cadere eglino qnali in (1) Ann. (les Sciences Naturcllcs T. XXI pag. 129. (2) Compt. Rendus de 1' Acad. .Ips Sciences — 28 Avr. 1845. (3) Atti della Soc. d«' Gi-oi-gofili Vol. VI. pag. 205. Sull' Aghicoltuha 473 Una posizione quali in uif altra. Quanti trovansi caduti tome a rovescio colla piumetta in basso , e verso 1' alto la radi- chetta, spingono qucsta e (|iiplla akiuaiito nol sonso in cui si trovano, poi si 1' una clic lallra cuivantlosi (iolccnicntc a po- co a poco tendono e rivol{i,onsi nella direzione ciii la natiira le invita. he radici se dovessno piogare verso il centro della terra unicanient*; per forza di gravita non assumercbbero le forme particolari alle specie di piante cui pertengono: con- ciossiaclie talune crescano e moltiplicliino per ogni lato di guisa da ralTigurare una ])ella cliioma a simiglianza di quclla sopraterranea del rami: altre invece prolungliinij la loro radi- ce maestra pressoche orizzontalmente : altre inline ( ove con- corrano adatte circostanze di terreno) rimontino ad altezza superiore al cosi detto nodo vitale ove hanno esse radici inco- niinciamento. Piix volte passeggiando per un campo vi ho ri- marcato serpeggiare alia superlicie radici di olmi e gelsi , e sendosi fra questi e la parte di canqjo ove serpeggiavano la cosi detta scolina, o altro fosso piii profondo assai di quella superlicie, mi e sembrato da quelle radici apcrtamente smen- tirsi la sentenza di Knight. La smentiscono eziandio per mio debile avviso, le boscaglie in pcndio ove non di rado trovasi nel terreno al di sopra di quello, da cui sorge un cespuglio o una querela , molta parte di loro radici , benche quel terreno sia pill alto del punto d' onde nascono esse radici. Chi avesse attaccato alia ruota di Knight, agitata da nioto velocissimo un animale col capo all' estremo della sua periferia , si sareb- be veduto cred' io sortire il sangue dagli occhi e dalla bocca, e rimontare fors'anco gli escrementi alia gola. Or sarebhe egli da inrerirne per questo, che il sangue e le dejezioni die nella posizione noi'male si portano quello anclie agli arti iii- feriori , queste al fondo dell' intestine , il facciano per sem- plice azione di gravita ? Eccovi adunque , s' io non erro gra- vemente , diinostrato il caso dell' applicazione di una legge fi- sica, per soverchio modo assegnata come causa di un feno- meno , cui concorre invece altra piu possente ragione che una soltanto niateriale non e. Omettero di rilevare come il Boussingault asseveri deri- vare la direzione anche dei rami dalla gravita. Kyic.iiT a T. I. GO. 474 Berti Pichat montre par des experiejices ingenieuses que la directioTij que suivcul les rncines et les hrancfies , provient en gronde pnr- tic de cctte force (la gravitu) (t). Mi staio a quaiito lio rile- vato suUe radici, e solo indiclieio quanto mai saggiamente delle medcsime discorresse quel graiide sciutatorc della natu- ra il iiostro ;17./ir/G/// ; JIae (^radices) itaquc varie a trunco terrac ajjiiii producuntur: nam in aliquibns perpcndicula- riter elongatae radiculas liinc inde prormint: in plerisque I'cro proditctns truticus in niultiplices dividitur insignes ra- dices, quae fere /lorizontalilcr , deorsuni tainen propagatae in ulteriores radiculas solutae rotundani periplieriain non ahsiinilem ei, quae ah extremiiate ramoruin describilur , gra- place eff'orinnnt. Diffatti non altrimenti potrebl)cro servhe al loro fine, pel quale /;er snbiccluin solum alimoniam quaeri- tant et immohilitatem planlne stahiliunl (2). Sentenza troppo generale e pur l' altra del Uoussing.wlt « La vegetation qui est seuleinent interrompue pendant la saison froide , sc ranime de nouveau au retour des circon- stances qui la favorisent (3) . Ainmettendo essere la vegetazione interrolla soltanto dalla .»itagione IVedda, lasciando anclie da parte 1' osservazione gior- naliera e lien conferniata dalla diretta sperienza del Prof. Savi onde provasi 1' atto vegetativo , assai intenso in primavera , diminuire ncl calor dell' estate almeno per molte piante ar- l)oree, come si potrebbe spiegare il vedere tante piante dei nostri paesi , sempre verdi , conservare qvxell' apparato di ve- getazione diniesso dall' altre a foglie caduche? Ernesto Mayer esaniinando il crescimento dell' orzo e del Immento, lo lia bensi rilevato maggiore di giorno anzicbe di notte, ma non disconosce certi periodi di rallentamento anclie nel giorno (4) e Mulder da analoghe osservazioni suU' urania speciosa (1) Boussiiigaull. Economie Uuialu consiilcrcc cc. Paris 1843 Tom. I. pag. 11. (2) Malpiglii. — Opera Oinii. Lond. 1G8G. Tom. sec. pag. 54. — edit. LugJiini Batav. 1787 T. I pag. 144 ecc. (3) Bonssingault loc. cit. pag. 8. (4) De Candolle Physiologic vcgclale. T. I. pag. 445 (Paris 1833) , Sull' Acricoltura 475 ha riconosciuto esservi assal di ('i(>f|iu'nte, iielle ore prosslme almezzodi, sospcnsione nello alluiijiaiiu'nto della pianta, il quale allungamento continua solo se la temperatura discen- da (1). Esoin]ii cpicsti ])pr diil)itare dell' asserzioiie per la quale modenii eliiiiiici e lisioloi;! agricoli attribuiscono alia temperatura la ragione principale degli atti della vegetazio- ne. Ne nu diluugo a recanie altri di piante vegetaiiti anche iiella stagioue invernale , siccoiue la rosa iiotissinia del Ben- gala, e le tante piante ortensi le quali si giovano assai ine- glio della stagioue autunnale che dell' estiva. Diro solo una osservazione die ho fatta replicate volte. Avcndo veduto in case rustiche de' iiostri colli, travi e panconcfiii di cipresso, m' invogliai di roltivarne presso a un centinajo, i quali da seme riuscirono si da dimostrarmi suscettibile questa pianta, contro la volgare credenza , di crescimento rapido quanto gli altri alheri coltivati. Ora in moiti individui d' anni 6 ai 10 e 12 ho misurate niesse lunghe da 30 centimetri cacciate fi-a il 15 Novenihre, e il 15 Fehljiajo successivo . Non piii tar- di d' ieri ho riinarcato la floridissinia vegetazione dell' arum maculatuin , non che de' muschi vegetanti sulle cortecce del- le Quercie, e sensihilmente piu rigogliosi nella parte del tron- co volta a settentrione. Esaniinando ancora la cosi detta ro- gna dei gelsi, e curiosissimo il vedere a questi giorni come egregianiente si distinguano le sue parti vegetanti assai piii ligogliose che in estate . Ho poi citato quell' opinione del Boussingau/l c d' altri nio- d«rni, perche alcuni vorrchhero attribuire la caduta delle fo- glie unicamente al rigore del freddo. Dove e da credere che la Natura sapientissimamente adoperando ahhia forniti i pae- si dell(> zone temperate , ove cadono non di lado copiose ne- vi , di vegetahili a foglie caduche , o altrimenti, se sempre- verdi, dotati di forma piraniidalc come il cipresso e di foglie assai minute come il pino, I'ahete, ecc : che se persistesse r adornamento del folto e largo fogliame dell'olmo, della querela, della vite ec. , per lo peso di esse nevi si fiaccherehbero (1) Dc Caudolle loc. cit. 47() Berti Pichat i rami con grave danno della pianta , sicconie accade talora, (juando iieve molto precoce sorprenda la querela ancor ric- ca di foglie. Molti attrihuiscono alia elettrieita grande influenza nella vegetazione . Ma che diremo del Du Petit Thouars il quale considera ogiii funzione vitale delle piante come giuoco di due pile voltaiclie ? (1) III. Trapasso altre considerazioni sulle attinenze della fisica coir agricoltura per dire alquante parole su quell' altra seien- za la quale volendo spiegare molti misteri della vegetazione alia sua maniera, e dettare conseguenti principj e precetti di coltivare, empie di ansieta per non dire di confusione i discreti aijrofili che non sono , ne vonno essere agronomi trascendentali : voglio dire sulla Ciiimica. Scienza per verita meravigliosa, in ispecie perche in breve ora toltasi dall' in- lanzia ed ascesa tanto da pretendere seggio in quasi tutte le uaturali discipline: Scienza feconda di molti vantaggi al- r agricoltura se non avesse troppo dimenticate le orme del Chaptal e del Carradori, orme per verit4 meno ardite, pero assai piu adatte alia scienza agraria, e se nelle mani abilissi- me de' moderni troppo non agognasse a disvelare e spiegare il segreto della natura vivente coUa sola analisi della natura niorta. L' Agricoltura puo certamente ritrarre sommi van- taggi dalla Chimica nella cognizione delle terre, degli in- grassi , ne' processi di fotturazione del vino, dello zucchero , della fecola , nel concorrere alle investigazioni della fisiologia vegetale ; ma non per qnesto puo la Chimica pretendere di rifare a nuovo la scienza agraria = Antica piu della Chimi- ca e r Arte del coltivare , e quella di servirsi dei prodotti della coltivazione . Antichissimi popoli, come oggi anche al- cuni selvaggi , in posto di graminacee nudrivansi di radici (1) De Caiidollc loc. cit. Sull' Acricoltuiva 477 assai tempo prima ohe i cliimici vi trovassero la fecola. Sino al tempo di IMos'c V uso del lievito «ra noto . Scptem diebiis azyma coinerletis qiiicumqiic comederit fennentatum, peribil aiiiiua ilia clc hracl ecc. (1) cosi nel XII dell' Eso- do, ove sta scritto pin sotto, gli Egiziaiii averc sollecitato si vivamente gll Ebrei da toigli agio di mettere il lievito nella pasta (2) Tidit igititr populus conspersnin farinnm anle- quain Jenncntarclur . Seiiza parlare del vino desciitto anclie da Osiride come si ha da Diodoro Sicido citato dall' Hoefer (3), quando Tacito ci nana usarsi dai Germaiii una specie di vino ex liordeo f'actus et in quamdain siinilitudincin vini corntptits (i), non da cgli evidentissimo cenno della birra chianiata giii dai Greci :iv;,- zpic.:,- vino orzaceo? Se non cbe non avendo in adesso a fare sposizione di nna chimica agraria degli anlicbi, ripigliando il mio dire, repli- cbero cbe quella, dai Carus cbiamata (nella sua VI Lettera sulla vita della Terra) morta vedula de' cliimici inoderni (5), quando vuole da sola spiegare i fenomeni della vegetazione , mi pare poco atta a comprendersi ne con profitto da cbi e destinato in ultima analisi ad occuparsi e diriggere in suo pro r opera stessa della vegetazione. Fo stima inoltre cbe in molte applicazioiii all'arte agraria la Chimica si comporti come in altre p. e. alia fisiologia, e patologia animali, se vero e quan- to e detto nel fhtllctin general de Theropenlique a propo- sito deir Opera di Paolo Gaudert intitolata Hygiene de la Digestion, ove si legge « diinostra I'mttore che la digestione non rlsulia da quelle leggi cui si vorrelhe soggetta : ma che appartiene ad una categoria di fatti fuori della fisica, e della cliimica . . , . le quali invano cercano usurpare il diritto di spiegare i fenomeni di cui il corpo organizzalo vivente e il ioggello e I' agenle (6). (1) Exodus XII 915. (2) ibid. p. 39. (3) Ilisloirc sur la Chimie par le Doct. Ferdin. Iloefer. Paris 1843. T. 1. Pag. 34. (4) Tacilo De niorib. gcrman. (5) Carus sulla vita della Terra Fir. 1843. Lellera VI. (G) Bull. gen. de Thernpcutifjne Fev. 1845 •i"8 Berti PIchaT Due grandi scuole si coiiteiidono oggi la palma nella chi- niica orgaiiica applicata ^lla iisiologia vegetale ed alia colti- vazione. La schiera de' cliiinici Alt'inaiiui di cui e piincipe il celebre Liebig , il cui sistema in una parte essenziale e stato conibattuto dal Prof. Gazzeri . La schiera dei cliimici Fran- cesi, a capo dclla (juale il uou men cclchrc Dumas, in varie fondanicntali sentcuze uou concordt; colT ultra. Trascelffo al- cune lore opinioui , onde si vegga come distano dall' indicata maiiicra di lilosol'are insegnata da Bacone, e si argouieiiti co- me sieno piii presto attc a coulondere le menti degli agro- noml, i quali hanno poi diritto di concliiudere duLilando di cattedraticlie asserzioni clie con vicendevole contraddizione sono di spesso dalle due scuole proclamatc. II regno vegetale secondo il prograinnia della famosa lezio- ne di Dumas, che s' intitola Essdi de Sialic] ue C/titnic/ue cles Elrcs organises (1), e un appareccliio di riduzioue ove il grande laboratorio della vita orgariica, ove la formazione del- le materie vegetali ed aniniali , ed ove questa si conipie a spese dell'aria. Le quali materie passauo appleno formate, dai vegetabili negli erbivori, e da tjuesti ne' carnivorl . E durante la vita e dopo la morte degli aniniali esse mat,- fintelligenzaj aveva detto (1). Noi man- giarno pane e hcviaino acqua . Qiiesti eleinenli nutrono i inuscoli il sangiie le ossa in una. parola lutlc le parti del corpo . Sarebbe cib possibi/e se non vi fossero nel pane e nel- l' acqua degU atomi o dclle mo/eiole 1;j.ccix) identic/ie a quel- le di cui si cornpongono i muscoli il sangae e I' allre parli? (2) Identicitii di sostanze dalla modeina chimica non solo pioclamata , ma dalla scuola francese voluta cosi completa che il grasso tal quale trovasi negli animali risieda nell' ali- nicnto prestatogli dai vegetabili insieme coU' altre mateiie ]iia nobili onde si conipone quella meravigliosa opera della natura che chiamasi animale: identicita dalla quale discende- rebbe per diretta conseguenza essere il nostro corpo un ag- gregate di parti tutte composte nel laboratorio delle piante , imico capace di fabbricarle, sia la fibrina, o I'albuniina, o la caseina o sto per dire le ossa, la sostanza cerebrale, ed il li(juore prolifico ecc. intantoche poi le funzioni animali si epilogherebbero in quell' unica d' imitare un crogiuolo sovra fjuattro bragie senz' altra destinazione se non quella di di- struggere quanto dalle piante erasi elaborate ! Ma pensino i fisiologici a rivendicare 1' onore dell' umana macchina il cui sublime e complicatissimo congegno servi- rebbe soltanto a funzioni molto meschine in confronto degli (1) Iloefcr loc. cit. pag. 80. (2) V. Ilocfur loc. cit. Tom. II. pag. 21. intorno a Paracclso. Sull' Agricoltura 481 efFetti conseguiti dal congegiio laiito piu seniplice della mac- chiiia vegetale. Tornando a questa, e veraniente singolare, cho conteiiciido 1' aria in mille parti 792 d'azoto, le piante abbiaiio soltanto da iiialare 1' acido caiboiiiio per teiiersi il carbonic rigettaudo 1' ossigene seiiza preiidere minima parte di tanto azoto, volendo il LiEnio tutto 1' azoto trovato nelle piante derivare unicaniente dall' animnniaca portata dalle ])iog- gie , e prima gcnerata dai fnhiiini e dai vuhani. E quando il Faraday in una lettera al Dumas (1) cliiede: L' azote sera-t-il un metal ou bicn conservern-t-il sa place parnd lea corps non inetalUques? la teoria dell' azoto rispetto al regno vegetale non appare essa in pericolo di doversi rifare a nuovo? Intan- to io non so come i chimici non abbiano finora sospettato d'nn'altra sorgentc dell' azoto trovato ne' ve":etabili. Ouel- I'altro universo, condonatemi I'espressione, cosi immenso di animali pressocbe impercettibili , viventi non solo come di- ce il Redi in altri animali viventi, ma ne' piu piccoli e se- greti recessi de' tessuti vegetali ed animali, qnegli eserciti ii' infinitesimi esseri contati da Ehrenberg su pochi centime- tri di materia, i quali inoltre devono lasciare ne' vegetabili , ove albergano, si nutrono, e si prodigiosamente moltiplicano, innenarrabili traccie di escrementi ovuncoli o gernii, se tutta questa siccome mateiia animale e azotata , quando il chimi- co si pone a macinare un vegetabile ed analizzarlo alia sua maniera , non so se intelletto e poter d'uomo valga a cer- iiere quell' azoto die veramente da que' minimi animaletti provenga, rimanendo dubbio eziandio se possa anche tutto soltanto dai medesimi provenire. Certissimamente attenendosi alia sola cbimica manipolazio- ne , le magnificbe scoperte del Guen, del Malpighi , dell'Ajii- ci, quelle tutte le quali si ottengono col soccorso del micro- scopio e dallo scalpello anatomico , adoperati da sapienti fili> sofi clie sanno resistere alia tentazione di abusarne, o sareb- bero pressocbe oziose , o rimarebbero ancora da farsi. (1) Compl. Rendus de 1' Acad. d. Sc. 24 Fev. 1845. T. I. Gl. 482 B ERTI I'lCIIAT Ma quoir azoto , oltrecche se vero ci ammoniscono Waren- TRAPP e Will (1) sa occultavsi ontro i tul)i di vetro d' oiide poi si caccia e commisclua collo sostanze analizzate in fjuc'tn- bi , quell' azoto preso dai chimici a base per calcolar la qua- lita Icrtilizzante delle materie apprcstate allc piante come coiicinie , lia esso poi generalmente tutta (|iiella pieponde- rante cfficacia per iecoiidai' il terreno, quell' iiiUiicnza qua- si esclusiva per far prosperare i vegetabili coltivati ? Fra i documeuti annessi alia citata Lezionc del Dumas nel- la 3". edizioue ( 18 ii) si rilcriscono spcrienze di germiuazio- ue e vegetazione di diverse piante (2) le quali hanno dimo- strato: Qu en germant , le tre/Ie et le froment ne gagnent ni tie penlent line qiiantiU d' Jzote qui soil indiquce par V analyse: inoltrc clie in suolo f75jo/?i/rt/?ie«7e privod' ingras- si sotto la sola influenza dell' aria e dell' acqua il trit'oglio coltivato ha guadagnato dell' Azoto, ma 1' avena piuttosto ne ha perduto, il frumento infine ne guadagnato ne perduto. Ora queste esperienze mi pajono piuttosto escludere il biso- gno d' azoto per le piante piu necessarie all' uomo siecome il fnunento. Dunque come si possono allcgare in qualita di do- cumeuti per argomcntare il testo quando afferma : les plan- tcs consommenl done sans cesse de r oxide d' atnmoniuin j de r azote ecc. ? (3) Ma siecome d' altronde si trova azoto nel frumento, la conchiusione da trarre dalle indicate spe- rienze era che questo azoto il frumento lo trova nel terreno, conchiusione pero ommessa perche non andava a martello co- gli altri precetti dettati nella piii volte citata Lezione. E qui tralasciero di parlare d' altre mie dubitazioni intor- no ad altre applicazioni della moderna chimica, e preferiro che parli in mia vece un chimico celebre il quale nasceva ap- punto nell'anno in cui moriva il grande cancelliere Bacone, ed era quel RonERTo Bovle delle opere del quale non sapeva un Boeriiave qual fosse la piii degna di encomio. Se gli (1) Qucsncvillc Revue scicnlifique T. 7. (2) Essai de Stat. cli. pag. 84. 85. (3) ibid. pag. G. Sull' Agricoltura i83 uomitii ^ lasciava scritto Boyle nel discorso preliminare delle sue opere, se gli uoinini, e parlava dei chimici, avessero piit a cuore il progresso clcUa ucrn scienzn anziche la loro glo- ria ^ potrebbesi loro far coiiiprcttihrc che il />iii gran scrvi- zio farebbero al iriondo collo spendere ogni cura nelV isti- tuire sperienze e raccoglicre osicrvazioni , scnza ccrcare di stabilire teoric prima d' aver data la soluzione di tiitd i Je- noineni die ponno presentarsi (1). lo stimo la cliiinica agra- ria di Daw, quella organica aj)plicata all' agricoltura del LiEBic, r Economica rurale di Boussingaui.t, la statica chimica sua e del Dumas, il recente corso d' agricoltura del Gasparin, opere degnissime della moderna eta, ma dubito che abbiano alcun poco deviato dalla prima succitata sentenza del Bacone, e dair ultimo riportato avvertimeiito del Buvle . IV. Dopo cio mi pare d' avere abbastanza abusato dcUa tolle- ranza vostra. Ma per soddisfare, comunque io il possa, il de- siderio di proferire cosa praticamente utile all' agricoltura , mi varra d' eccitamento a I'arne alquante parole il nostro Ja- copo Bartolomeo Beccari il quale a quel suo memorevole Commeutario De Lacte preludeva con questi sensi : Optabile in primis, et omni cominendationc dignissiinum semper ha- litum est genus illud philosophandi quod cum specie utili- tatis aliqua sit conjunctum (2) . Da molto tempo i Botanici riconobbero doversi attendere da piante troppo innaffiate o troppo nutrite, piii presto ab- bondanza di foglie che di frutti . Per questo motive i nostri alberi fruttiferi ed i nostri legumi trapiantati ne' tropici lus- snreggiano di fogliame, rade volte di Irutti secondo 1' osser- vazione del Wydler citato dal De Canpolle. In una Memoria suir innesto il De Tehudy racconta di aver costretto una (1) Hoclcr loc. cit. T. II pag. 15G. (2) Comm. de Bon. Scicnt. T. V Opusc. pag. 2. 484 Berti Pichat piant.i di popone a frultificare sia toi;;liend()le alquanlc radlci sia nionoinandole parte del siicchio ascendente col soppi'ime- I'e una poizioiie ciliiidrica del suo stelo . Jeunesse et vigueiir, dic'egli, ne produissent que de F fierhe et n' nccordenl pas de fruits ou les inurisserit mal (1). Si citauo le pervinche pervenchcs mcglio pronte a fruttiticaie costrctte in vasi , chc lihere in plena terra . Gli alberi fruttiferi nellc Indie Orien- tal! lianno d' nopo d' una specie di verno artiliciale per fiori- le „ del (pial verno e del modo di crearlo lascio la responsa- bilita al De Candolle, uon essendo tale 1' arlilicio di porre alio scoperto le loro radici nel tempo de' grandi calori per rafFrenare la soverchia vegetazione , Ijenche per tal mezzo possa anche cagionarsi la cadnta delle foglie. E poi costante osservazione clie i nostri fruttiferi trapiantati dal vivajo so- gliono sbucciare prontamente i loro fiori . Ma la concliiusione logica di questi fatti sta in rpiesto = clie quante volte una pianta non ha ancora coinpiuto il suo totale sviluppo di cre- scimento, ovvero e di sovercliio nutrita la sua vegetazione, si profonde di certa guisa in una inutile lussuria, e per de- terminarsi all' atto piii importante commessole dalla natura , alia riprodnzione della specie d' uopo ha di normale salute ne eccessiva ; nel caso poi speciale di recente trapiantamento si ha mostra di fiori ma d'ordinario senza successivo frutto . Dunque se la pianta non fruttifica pno dirsi non abbastanza adulta o non perfettamente sana. Oggi invece il Braconnot pretende diniostrare il contrario . A stima di lui per ottene- re aumento di produzione dagli alberi conviene indurre in essi uno stato patologico, e lo argomenta dalla potatura pre- tendendo disporsi il vegetabile a maggiore fruttificazione col- r opera dei tagli e colle conseguenti piaghe ; dallo scoprire parte delle radici ; dallo scarseggiare d' inaffiamenti siccome ha sperimentato in un cotogno indico cydonin jnponicn.Ej sin qui se questa teorica non e esatta e tollerabile. Mail proporre di forzare gli alberi a produrre frutti con opera di bastonate ? Purtroppo nel campo ho veduto talora alcun die di analogo (1) Dccaiulolle Pliys. vcg. p;ig. 469 ctlii'^ cit. Sull' AnnicoLTURA 48 D a qviesto metodo. Ncl ponultimo decorso anno le nostre Quer- cie poitavano infinite gliiande ed i nostri villici le rimerita- rono di liastonate : ma nel surcessivo appena avreste rontato una jfliianda in dieci Quercie. Convien peio dubitare se al- le poiTosse del Sig. Buaconnot le sue piante abhiano corrispo- sto come non di rado il pazientissimo somarello il quale pin e tempestato dall' imimnno rnstico di stcmporale botte e piii cammina a rilcnto, giaccbe si appiglia a prrscrlvcie il sale: nso raccomandato dalla Societa orticola di Berlino, secondo la quale e da coprire di sale ai primi d' otlobre tutio il ter- i-eno compreso sotto i rami della pianta , e sc; ne ottiene me- ravipliosa fVultificazione. E siccome quest' addizione del sale non parrebbe da tenersi in conto di offesa recata alia sanita deir albero, per confortare la sua ipotesi d'induire uno sta- to d' infcniiita nclla ])iaiila pietcmle il Braconnot bastevole pero 1' enunciata quantita di sale per disturbare le normali funzioni dell' albero a segno di sceniarne il vigore e quiiidi sviluppare la prodnzioue. Rammentando poi avere Columella e Palladio commcndato 1' uso delle orine per frultiferi e viti, onde averne piu saporosi ed abbondevoli prodotti, vuole il no- stro Autore sostituita I'orina al sale; notate non per riguar- damento di evitare la spesa di salare del terreno , si bene per 1' eccesso d' acido e sali contenuti neU'orina, sali parimente atti secondo lui a scemare la vigoria del vegetabile. Rimane solo che dopo dimostrato il bisogno d' uno stato morboso nelle piante c'insegnino d' avvelenarle a dirittiwa. Ed intatti egli il cbiarissimo ehimico Braconnot raccomanda di provare i veleni percbe, per le cose da lui dette, devono acconciamenle amministrati „ prodiure eiTetti non manche- voli, non dovendosi dinienticare , prosegue egli, che nei fieri di tutti i vegetabili appena volgono alia frnttificazione si verifica uno stato di malattia: onde opina , tenersi savia- mentc dagli odierni ])otanici le brattee e le coroUe sirco- rae degenerazioni di foglie ; e dal Lamarck ammettersi giu- staniente ne' fiori luio stato morboso pareggiahile a (piel- lo delle foglie nella antnnnale loro colorazione prima di cade- re a terra. lo per verita non ho potnto rinvenire questo pas- so del Lamarck, ma mi lusingo avra detto ed egvegiamente che 486 Bekti Piciij AT qnegli organi florali tlopo coinpiuta la fecoiidazione, e cosi le Ibglie dopo csaurite le loio fiuizioni, devoiio staccarsi dalla pianta, piu a lei non servendo : ma cio non significa che nel- r atto di eseguiie le lunzioni, cui sono appositamente de- stinate dalla iiatnra, per nieglio conipierle debbano essere in- lerino, come lo sarebbero ([iiaiulo si procacciasse all' albero lino stato patologico. E poi inutile dimostrare quali effetti in pratica coiiseguitcrel)bero da cosi fatte teorie. Uno de' principj soverchianiente gcneralizzati dalla cliimi- ca sta nel prctondere che le piante traggano tanto nutrimen- to dair aria di non aver quasi uopo del terreno per sorregger- le. L'opinione di Tull di riportare il perfezionamento della coltivazione nella sola meccanica divisione del terreno tini per rovinare i suoi seguaci , ne so qual sorte migliore potesse toccare chi aspettasse die 1' aria sola fertilizzasse i proprj cam- pi. E inutile riferire gli assurdi della prosperita del frumento scminato sopra lastre di vetro , ne so quanto saviamente se ne prendesse cura il Congresso degli Scienziati a Torino. Di- ro solo dell' inganno in cui mi sembrano coloro eziandio i quali senz' amniettere quell' unica nutrizione d' aria pei vege- tabili, la reputano pero bastevole sino all' epoca della loro fioritura, ricattando poi le piante a loro stima da quell' epo- ca in avanti F alimento dalla terra. Pregovi, Accademici Uma- nissimi , di adJoppiarmi 1' indulgenza vostra sofferendo cli' io vi esponga succintamente la singolare mia opinione : vera- mente singolare dappoiche io dubito che avvenga anzi, entro certi limiti , 1' opposito. Columella e dei piu saggi e solid i precettori nella cosa ru- stica. II suo precetto e chiaro. Si tainen cam viridem de- sectain confestiin aratruni suhscqunliir j et quod falx reli- nuerit, prills qnain inarcscal , vomis rescindal iantarle altrove, d' altretanto impoveriscono il terreno oltrc lo smimiire gli effetti ntili atlesi dal sovescio. E cosi al- lorcbe seminando nello enlrar dell' autunno grano turco o melicbe negli stessi canapuli credono non ismagrirli percbe fannolc in erba pel bestianie, nocciono a quei canapuli , bcn- che questa pratica in alcuni anni di scarsi Ibraggi si possa tol- lerare in quantoche da ultimo quelle melicbe consumandosi dal bestianie se ne riciqx'ri conrime. Le prefate consideiazioui portano anclie a dubitare se la ma- lattia delle pataterilevata in quest' anno ne'paesi settentrionali T. I. (J2. iOO Behti Pichat (V Europa, anziche veraniciite caiisata da fiinnhi parassiti ve- iliiti dal Payen (1), possa j)er quaiito ebbi io stesso ad osser- varc ne' niiei campi desuinersi da altra causa la quale io farei consistere probabilinente in questo. Le alternative di caldo e di umiditii lianno leso attivissinia la vegc^tazione sopratei- rauea di (|uclle piaute : poi nianilestatasi negli steli 1' alTezio- ne patologica , volgarnieiite nota sotto nome di inclume si e fatto luogo ad una specie di rinovellamento di vegetazione , pur noto ai campagnoli sotto iioine vcrnacolo di raguniinare. Allora la uuova niesse sopraterranea ha ricliiesto dei nuovi tubori, quanto il prime stelo ammorbato richiese dal vecchio tubcro adoperato alia piautagiouc. Come bo notato sopra per le barbabietole, e I'acile vederc quanto complctamente si struggano i tuberi dei pomi di terra cedendo di ccrta guisa, come cotiledoni , la sostanza loro ai nuovi germogli. Questi ultinii nascenti come a rim])iazzo dei prinii ammorbati, non incoutrano per la stagionc troppo avanzata eleinenti flivore- voli al loi'o sviluppo. E piii poi per Io stato patologico in cui la pianta si trova, il processo dcdla vegetazione rimasto alte- rato, i tuberi come disturbati nel loro crescimento volgono a (]uello stato di degenerazione palesatosi estraendoli dal terre- iio. In vcrita. portando esatta attenzione quasi quotidiana ai miei campi ov' erano pomi di terra, in un solo m' avvenne rintracciare la malattia tanto diffusa oltremonti, e prinii ad accusarla furono gli steli maccbiandosi di nero e guastando- si come bo detto : onde potei riconoscere due fatti : 1' nno del precedere il morbo del fusto a quelle dei tuberi : F altro di accadere cio solo in un campo di natura come dicono fresca per qualita di terrene , ed umido per la depressa ubicaziene , vicina in oltre a un fiume di alveo sensil)ilmente piii elevate. La sconqjarsa della fecola nelle parti, eve il tubcro cemincia- va a decomporsi per servire a quella rigenerazione delle par- ti erbacee, e avvenuta siccome avviene nel tubere die si piauta in primavera. Quel vegetabile parassito pero del Payen nel potei scorgere bencbe avessi la ventura somma di (1) V. Comples R. du 1' Acad dcs Sc. 8 SLaicnihre 1815 pag. SCO. SuLL* Agricoltura 491 £in\;irnii del microscopio e, quel Hie j)iii vale, del soccorso nipo ne giiinse in una tavola annessa al faseico- lo di Noveinbre 1846 deirli /Iniialcs de V /li^ricuhurc fran- gaise segnalati dal Guiuun-Menevili.e col nonie di Tyroi^lj - phus feculcie (1). Ma io non soggiugnero altro intorno questi animalueci, ne intonio Popiiiione oiide si vogliono causa, anziche seguito del niorbo, ne intoino altri esempi pratici per dimostrare ulteriormente con quanta sobrieti si dehbano proclamare pro- posizioiii scientiriche non a1)bastanza fondate sull' esperienza. Ben mi duole di non far ceinio intorno alia celebre opinio- ne del Gazzeui e del Liedig proferita anche dal Dumas sui concimi non ferinentati, tenendo io opposite parere sempre- clie la fermentazioiie non sia troj)po violenta e avanzata. Qne- sta ed alt re eonsidcrazioni troveranno luogo qnando (acendo passo dalle influenza semplicemente fisiche e cliimiche di cui fin ora ebbi 1' onore d' intrattenervi, m' ingegnero in altra oc- casione di accennare per qnal modo io crederei potesse, piii proiicuamcnte p(d coltivatore, applicarsi la scienza della fisio- logia vegetale all' agricoltura : a dir meglio per qual via la fisiologia stessa potesse meglio concordare coi fenomeni prati- ci della vegetazione : concordanza non niolto manifesta nelle recent i teoriclie di parecchi moderni chimici , o almeno non abl)astanza conqtleta. Allora, 51 Dens opiimiis maxiinus opem tulerit (2), mi provero d' argonientare clie la scienza agraria pno ritrarre immensi ed utili chiarimenti per la pratica coltivazione qnan- do la fisiologia vegetale sia riscliiarata da una fisiologia ve- ramente coin/)nratn diversa da ([uella Botaiticn toinpnrnfa (1) Note sur Ics acariens clc. par Guerin de JMencville. Coinpte Ueii- du de r Acad. d. Sciences 13 Octobre (j>ig. 876), e Annalcs de V A- griculliirc Franraisc Nov. 1845. (2) Bcccari loc. cit. pag. 8. in fi ERTI flCHAT del chiiio Piof. Parlatore modellata suUa precedente di Aii- aiisto Saint' Hilaihe. E iiclla (jualo e principale concetto c p(M'iio (jucl concolto pill presto poctico die rilosoUco del Goe- the, diietto a spiegare il ineraviglioso niecanisiuo dell' orga- nizzazioiie vegetale con s(Mn|)liee piocesso di niorfologismo , clic voloiitieri eliiamo semplice ipotesi dacclie il veggo com- mcndato da ])riina dal soiunio Linneo, e di poi dalle stesso pressoche diinenticato. Allora r idea d' una fisiologia vegetalo , coinparata com' io Tintendo, cioe per la quale il vegetal regno eoU" aiiiinale sotto condizione della debita temperanza si confrontasse , non vi soiubreiu vestire le loggie di paradosso, come a me non ap- pare, dappoiche vidi contiiiiio il nostro grande Malpicih nel- la sua iucomparabile aiiatoniia delle piaiite quasi passo a pas- so qnella classica storia dei vegetabili raffrontare con qnella degli aiiimali ; e dapolcbe ([uesto uostio viveiite priino fisio- loc'O italiano nolle sue auree Prime lince di Pal()lo"ia ve- gcta/e (1) discorse con tanta luce 1' analogia Ira i due re- gni degli esseri organizzati. Allora eitando il nostro lacopo Bartolommeo Beccari nel suo Commi-iitaiio Dc Lncle ove ha queste parole : Qiieinad- inoduin eriiin in Iriticcn Jaruin , quae vei^ct(dis indulis io- ta esse crcdcbatur, duns partes invcnerain, quaritm altera i'cgctalis quidcin altera- aniina/is esset naturae, ita in la- cte, cuius pariter indoles tota penitus ad vegetahilem. natu- ram pertitiere censebatur , jionni/til inesse aninialis suhsfan- tiae cotnperi, potro rilevare come questo sapieute iie' tempi, in cui la chimica era puo dirsi bambina, avea presentito non gia la ristretta sentenza de'moderni che tutto sia elaborate dalle piante per essere alimento dell' unica facolta attribuita all'animale di distruggere, ma come ad amendue sieno do- nate dalla natura funzioni e proprieta di eomposizione e for- mazione di special! sostanze, benclie non poclie di esse si tio- vino comuni ad ambedue i regni. Pi-oposizione questa clic si (1) Mem. dclla Socicta Agraria V. 2. p. 277. ecc. Sull' Agbicoi.tura -493 rilevera cvidente qnaiido sinsi pciietrati rlie dalla sola mani- polazione cliimica si ottenpoiio risultati juiramente chimici. Alloia r iiitcrvciizidiK* (It'll' animoiiiaca nella vegctazioiie , scopeita triljiiila dal Dumas al Uavy ed al Schatte.mann e c.ir io potro dimostrare nieglio dovuta a Gioacchino Carrado- Ri , saru per nie, iie lio fiducia, argomentata intorno al mo- do con ciii lui Inogo e rendesi scnsibilmcnte profittevole all*' piaute. Le quali cose ho voluto oggi di certa guisa anticipare , sla pfrcln- abbiate prova cpiaiito io tenga obbligo d' ogni buoii iiato di questa non ventiirosa frastagliata pciiisola Io studiaie modi a ricordare a far risorsrere ainiciio iicllo scienze le due virtu dcir iiuioue e della iudipendenza per farle entrare per lutli i sonsi iK'gli aninii italiani, o per tutti i sensi importu- narne gli straiiieri (1), sia pcrclie iion tanto iielle esposte dii- bitazioni , comeccbe incomplete e manchevoli , quaiito nella mia ferma speranza e proniissione di meritarmi comunque il possa la vostra benevoUniza troviate motivo per concedere , siccome ve ne prego , indulgentissimo riguardamento al mio Liion volere. (1) Cesare Balbo Cap. XI, 8. y PROCESSO i/eacuio aac ^rcJ. FRANCESCO RIZZOLI IN UN CASO DI PARTO PREMATURO ARTIFICIALE E COMUNICATO ALL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA m'Ua Scssionc dclli 4 Mnrzo <8i7. Oe negU ant ichi tempi I'aborto procurato e per motivi disonesti , e per rispetti sociali , e per istrane superstizioni lion era ritenuto un delitto , se ando iinpunlto presso colti, e civili popoli , quail furono specialmente i Greci , ed i Ro- niani , e se anzi iiel prodiirlo molto celebri si resero , Agno- dice, Cleopatra, ed in siiigolar modoAspasia, non manca- roiio peio uoniini sointni e iilantropi , come Ovidio , Seneca, e Giovenale, die testimoni di questa nefanda pratica alta- mente la biasiinarouo , e fecero voti perche fosse del tutto proscrltta . E cio clie piii nionta lo stesso Ippocrate nelle cui opcro sta riunita alia molta di lui sapienza, qiiella dei suoi pill illustri prcdecessori , ordino con modi imperiosi ai suoi discepoli di giammai addottarla . Ad onta di ci6 i governi non se ne fecero calcolo, e non fu clie sotto 1' impero di Severo,di Antonino, e specialmente di Costantino il Gran- de, che di gravissime pene, fu minacciato colui, clie 1' abor- to stesso avesse ad arte procurato ; anzi nel XV secolo in Francia ordinavasi di abbrucciare vive qiiollo niadri die e- rano scoperte ree di un tale delitto; il die arreco inimenso vantaggio alia umaniti in quanto die il timore d' incontra- re gravissime pene, e la stessa morte fece desistere da simi- le micidialissimo tentativo , e d' allora in poi ove il rigor delle leggi a tal riguardo si fece sentire, non venne piii 1' a- borto artificiale impunemente praticato. E ben ci duole, che questi rigori non siansi estesi per tutto il niondo, giacche fra quei popoli ove mancano, 1' aborto artificiale e anche oggi giorno frequentissimo. In Turcbia di fatti , e specialmente in Egitto, la demoralizazione lo lia reso comunissimo. In Siberia T. I. 03. i98 Francesco Rizzoli le donne so lo procurano per coiitiiiuare a piacere a! pro- pri sposi. Air Isola di Ceylan, ed all' Isola Formosa non e die a 35 anni che le doniie hanno il diritto di divenir ma- dri , per cui prima di questa epoca rimanendo incinte ei fa- vorisce in loro 1' aborto da dclle sacerdotesse. Alia Nnova- Galle del Sud qucsto medesimo vifficio viene prociirato al- io donne gravida dai loro conoscenti. I Giapponesi, i Cliinesi , gli Iraqiioriesi fan perire pure cosi, quando lor place, i friitti dei propri ainori. Ma (juesta pratica per noi detestabile e criminosa, usata che sia coi lini riprovovoli sopra indicati, ricliiamo 1' attenzione dei piu distinti Chirurgi allorclie nel 1750 Guglielmo Coo- per, la propose all' Hunter, in quel casi, in cui rilevandosi luia straordinaria ristrettezza della pelvi in donna incinta, niun altro scanipo rimanea onde salvare a questa la vita , die sottoporla a gravidanza compita alia piu orribile dalle oste- tiiche operazioni , il taglio Cesareo. Un tale coiisiglio fu ed e tuttora in Inghilterra frequenteniente abbracciato , ed e pure sanzionato dal Neegele in AUemagna, dal Deguerre, dal Dubois, dal Velpeau, dal Cailly, dal Cazeaux in Francia, nel Belgio dal Van Heuvel, e dal Simonart, in Italia dal Raffaele, e da altri. lo pero candidamente ve lo confesso , die sebbene ritenga assai proficuo qualche volta il procurare ad arte 1' aborto, non mi sento in un con altri Ostetricanti inclinato a consigliarlo nella circostanza or ora indicata , voglio dire di grande ri- strettezza nella pelvi, giacclie di tale guisa operando la perdita del figlio e irreparabile , essendo possibile invece di salvar la madre ed il feto eseguendo in fine di gravidanza il taglio Casareo . Credo poi conveniente , anzi necessario il favori- re r aborto stesso , quando per qualsivoglia cagione la vi- ta della madre non puo essere salva, se non che liberan- do prontamente 1' utero dal prodotto del concepimento , sen- za di che la genitrice ed il figlio sarebbero spenti . Che se il consiglio dato dal Cooper nell' indicata circostanza non potea per le addotte ragioni ottenere la generale san- zione; 1' idea pero di fiir partorire la donna a gravidan- za non compita conduceva i Chirurghi direi quasi di neces- sita , a procurare non gia 1' aborto , ma sibbene il parte Parto PREMATURO ARTIFICALE 499 prematuro, alloraqnaiido il vizio di conformazlone della pel- vi lo potesse permettere . II quale parto nel tempo stesso che lassicura la vita del figlio, risparmia alia niadre i dolori, ed i pericoli che sono inereiiti all' operazione Cesarea. Per altro questa pratica salutare trov6 anche essa i suoi av- versari. II Baudclocque iiifatti dicliiaro il parto prematuro ar- tificiale nn delitto : il Capuron giunse a dire die quest' opera- zione era iin attentato alle leggi divine, ed umane, e 1' Ac- cademia di Medicina di Parigi a ci6 richiesta dal Dottor Co- sta nel 1 827, rigetto la diinanda come sconveniente ed im- niorale: lo Stein, I'Osiander, il Joerg, consimili pensamenti csternarono. E in realta appena venne questo mezzo proposto, parve che I'esperienza niostrasse doversi gli Ostetricanti dal medesimo allontanare. Accadde in f;\tti che procurato artifi- cialmente il travaglio del parto nel 6. o 7. mese di gravidan- za, presentandosi il feto di un voliune alquanto maggiore di quello che siiol mostrarsi a quest' epoca, non pote il feto fitesso attraversare la pelvi, perchfe di ampiezza alia di lui mole non proporzionata ; accadde qualche altra volta che il feto non pote essere naturalmente espulso perche la madre cre- dendo di non aver ancor tocco il 7 mese di gestazione, era in- vece questa niaggiormente inoltrata, e quindi tale era il volu- me del feto stesso da non potere superare gli ostacoli che nel- la viziata pelvi incontrava ; avvenne in fine che si procurasse artificialmente il parto, prima che la gravidanza fosse giunta alia fine del sesto mese , supponendo che la medesima fosse a quest' epoca pervenuta, e si desse quindi luogo alia espulsione di un feto incapace di vivere, e di svilupparsi. Ques^ti sfortunati incontri per altro , non trattennero i piii moderni dal pratica- re nelle circostanze opportune il parto prematuro artificia- le, non li trattenne il riflesso che non solo i mediocri ma ben anco gli Ostetricanti piii illustii si ingannarono nel mi- surare i diametri ,0 1' ampiezza della pelvi , non li tratenne il pensare che lo stesso Baudelocque, il quale era I'ostetri- cante pin celehre che conoscesse a' suoi tempi la Francia, sot- topose al coltello Cesareo una donna, che giudico cosl male conformata da non potere in alcuna altra maniera partorire, la quale donna poi dojx) un aimo si sgravo naturalmente 500 Francesco Rizzou d' un feto a termine, c ben coinplosso, alia ]>rpsenza di molti allicvi iiell' antitcatro di Capuroii. Ma fatlosi i Chiruigi mag- gior calico doi modi migliori per esoguire la pelvinietria, rin- venuti i niezzi di assicurarsi con inaggior precisione dalle va- rie epoclie della gravidanzn , e del volnnie a cni puo esser ginnlo ilfeto, riuscirono ad evilare i predetti incovenienti , e poterono operando cos\, a niolte donne in unione ai lore figli conservare la vita. Lodi per tanto, anzi molte lodi tri- bntianio a nn Macanlay, a un Kelly, ad im Barlow, ad nn Meriniann, ad un Marshall, ad un Deninann clie in Ingliil- terra tale operazione adoprarono, ad un May, ad un Weidrnan, ad un Wenzel, ad un Mende, ad un Betteclieler, ad un Kluge , ad un Harras , ad un Reisinger, ad un Outrepont, ad lui Wintkler che in Alleniagna la praticarono , ad un Lova- ti, ad un Cisinelli,ad un Billi,ad un Ferrario, ad un Bresciani che in Italia non la rispanniarono, ad luio Scheel, ad uno Sa- lomone di Leyde, ad un Vrolik ad un Velpeau, ad uno Stolz ad un Dubois, ad un Dezeimeris, ad un Bnchardat, ad un Figuei- ra che o in Francia, o in Danimarca, o in Olanda 1' usarono. Varii pertanto furono i mezzi che questi Cliirnrgi insieme a molti altri proposero ed adoperarono onde dar luogo alia e- spulsione prematura del feto , alcuni di questi agendo suU' or- ganismo per effetto secondario promuovono le contrazioni u- terine, altri invece le risvegliano operando meccanicamente e direttamente suU' utero stesso. Come e ben noto appartengono alia 1*. classe in ispecial niodo i salassi , i bagni , 1' uso interno della segala cornuta ; ma siccome 1' influenza di questi mezzi, e molto incerta, egli e percio che i medesimi vengono trascnrati in quei casi in cui abbisogna agire con sicurezza , e prontezza. I mezzi che appartengono alia seconda classe sono le fri- zioni esercitate sul fondo , e sul coUo dell' utero , il tampona- mento della vagina , la perforazione delle membrane , 1' intro- duzione d' un corpo estraneo nel collo dell' utero. II D' Outrepont e quello il quale ha consigliato le frizioni spesso ripetute suUa faccia anteriore del ventre alle quali il Ritgen propone di aggiungnere il vellicamento fatto sul collo uterino merce di uno o piii diti introdotti in vagina : ma Parto prematuro artificiale 501 r irillazlone che in simil modo si prodnre e tanto debolee di cosl hreve durata, da noii riesciie (juasi niai a risvegliare coil sicurczza il travafilio del parto. Sclioeller di Berliiio iiel 1839 avendo osservato che il tarri' pone iisato iicllc doiiiie incinte in caso di metroragia e ca- pace di dar Inogo al parto prematuro, lo ha consigliato in quelle circostanze , nelU^ <|uali appiuilo il parto prematuro ar- tificiale viene indicato, ed in cincjue casi in cui 1' ha tentato, qnattro feti sono nati vivi. Ma la lentezza colla po del travaglio del parto. Al di cui scopo il Meis- sner stesso lungi dal peifoiare le membrane dell' uovo nel piinto corrispondente al coUo uterino, le punge invece ver?o il fondo della matrice : in tal modo non potendo uscire che quelle poclie acque le quali si trovano al di sopra della pun- tura , rimane cosi , diffeso il feto da quelle acque che si tro- vano al di sotto della puntura medesima. Ma quantunque la cannula a quest' uopo iuventata dal Meissner sia molto inge- gnosa , tuttavia 1' introduzione di essa a tanta altezza dentro 1' utero deve presentare non poche difficolta , ed esporre al rischio nell' atto che si vuol pungere il sacco , di ledere col perforatore in essa contenuto, o le pareti uterine, o qualche parte del feto. Oltre di che in simil modo operando puossi col- la cannula staccare la placenta , in qualche tratto, ogni qual- voita questa si trovi aderente all' utero in quel punti lungo i quali la cannula stessa viene insinuata : e puo pure rimanere ferito dal punteruolo qualche grosso vaso placeutare e deri' varne cosi emorragie piix o meno gravi per la madre, e pel fi- glio. I quali scogli tutti potendosi con facilita evitare , valen- dosi invece della dilatazione del coUo dell' utero , fu per que- sto che celebri Ostetricanti le diedero la preferenza, usando a quest' uopo piu generalmente di introdurre nel collo uteri- no un cono di spugna preparata, e di ivi mantenei-lo finche si dichiara il travaglio del parto . Ma questo metodo e egli poi sempre eseguibile anche quan- do il collo deir utero e in istato fisiologico? Ecco cio che sem- pre non e , ed ecco anzi nno dei motivi pei quali alcune volte non puo essere posto in pratica. Nelle primipare infatti il collo deir utero conserva una figura fusiforme fino verso il termine della gravidanza, 1' orifizio esterno del collo dell' utero pochis- sinio si aliarga, motivo per cui al 7. od all' 8. mesc riescc, PaRTO PnEMATURO ARTIFICIALE 503 sebbene, in pochi casi molto difficile, od anche impossibile, l;i introduzione di quei corpi, o di qupgli istrumenti che possono favorire la dilatazlorif! del coUo dell'utero, e quiiidi 1' iriconiin- cianiento del travajflio del parto. La quale iinpossibilita es- sendoinisi presentala in un caso in cui la necessity mi obbli- gava di eseguiic il parto prematuro artificiale nel quale vo- lea pur risparmiare 1' anniionixi : non vi sia discaro A. S. che io ve ne dia ragguat- 1 1.2 n(ra_1)r«— 2) . . . in—m — 1 ) " "-«" 1 .2.3 m dove per la caratteristica d intendiam designar le derivate di Lagrange , e la qual vale tanto per n negative quanto per n 516 DOMENICO PlANI positivo , facciamo u t= .r '' , v=.x '' il primo menibio diverra a-i-l) 1 1 "-'-l' 11 — Itl — n n I li — — u d X l> ={ — h) ("-+-''') -r '' 1 i'" n— ni J . ^ e nel seconao iiKMnbro ciasciin prmlottn d v d u (tivena m ll n-m " -ra 111 1 li _-'..„, — n-t-ni n-m 1 li _ 1 -"-»-'" (/ .r '>(/ jc h=i{—h) b X I' {—h) a X 11 • I II .1-1-b — D n— ni I 11 m I h _ __ — n ==^— //) a b X h , OTide dividendo 1' uno e l' altro tnoTiibio per (-'0 h X h si avra tanto per n negativo che per n positivo , ,,nlh nlh " n-1lli,1lli "(" 'l ) D-21l.,2n. (a-f-6) =a -t--a b -+-- —a 6 H ,i(n_1 ' («— 2) fn—m—1) ■— -" 1 i- ". 1 1. ._i_ -^ a o -t- ■ 1.2.3 m 2. Come Lehesgue ha fatto varie trasformazioni di questa formola per n positivo (Journal cle Liouvillc T. VI ) , cosi se ne potran fare nel caso di n negativo. Di clie pongo un esempio . Per — n abbiamo , , ,_n I h -D 1 h n _„_i I h , 1 I h n(^M-1 ) n-2 I h 2 I I (rt-t-i) ^ ^a ' —-a b -4-_j— ^a m(«-4-1 )(n-H2) («_t-m— -1) ^-n-m l h , m 1 1« ^*' — .., _:_ « " H J 1.2.3 /« ossia 1 1 n &'"■ „(„_+-1) b 1 -2 („_;;:;:2/,)°-2i»' ossid SuLLE FUNZIONl FATTORIALI 517 . n(n-i-1 )r«-t-2) ■ ■ . ■ (n-t-ffl— 1 ) i™"' _ -••^-^ '« ~ia-^^:^f.r-^^^ 1 {a^/> — n /i){ci-i-h—'^r^ h) («-Hi — //) 1_ {a—nh){a — nl^Mi) («—/<) M b 1 (a_«^_1 /,)(a_„/,) {a — h) -\ ^ ' ^ — ^ . ^•2 (« — ,;_(_2//)(rt_n-Hl/z) {a—h) _^n(n-i-1)(n-f-2)-.(«-t-/7i— 1) bili^h) (b^m—^h) ''•^■^ '" (rt_«_HmA)(fl— nH-m_1/i)...(«_/,)"* Moltiplicando per (rt — nh){a — n — 1 /2) {a — h) verra (a— 7rA)(rt — n— 1 h) {» — h) {a-hb — nhXa-+-b — n — 1 //) (a-^-b — h) n b n{n-^1) b(b-{-/i) n'n^^ )(«-f-2).../n+m— 1 ) b{b-*-/i) {b-^m—^ h) E cangiando h in — /i , verra (a-^-nh) {a-^-r^ — 1 b) . . .(a-^b) (a^~i-nb){a-k-b-^n — 1 /,) ... (a-\-l)-^h) ^A_'± * n("-t-1) b{b—h) _^ n(ff-f-1 )(>/-^-2) ■■■ (/t-f-?/i— 1 ) /^i— /O .... {b—^iT^h) '' ■ ^ ■ ^ "* (rt-wi^1/0(a-l-«^^2/0...(a-l-^^^JA) 518 DOMENICO PlANr E poncndo a-\-ii-^ \ h=p ^ avremo {p—h){p—2h)...{p—nh) ^ __ « b {b-k-p — fi\b-hp — Vi)-..[p-ir-p — nh) 1 p ti{ii^\) h{b—h) ■^1.2 p{p^h)~ _^ ^(»-Hl)(?i-+-2) (//-4-OT_i) b{b—h) ...(b — m— 1 /;) _ ^ • 2 • ^ "* p{p^h)...{p-k-^iii^\h) ossia (A) n b n(«-Hl) b{b—h) niTi^\Yn^2) b(l,—h){b—2h) Tp ~~ TTZ p p-Jr-h)^ 1.2.3 p(p-^h){p-+2b) ~~ n(n^^ Xrt-t-2) {ri-t-m—1 ) b{b—h) (Z>— m— 1 A) _ " 1.2.3 >n pfp^h) ip-^HZI'lh)^ ^. {p-h){p-U) ip-nh) (b-i-p —hXb-hp—2/i) (b^p—nh) ' Questa formola (A) contenendo quattro indeterminate b , h, n jP, dara la soinma di niolte serie infinite. Essa pero si tron- ca , ([uando // e nn siibniultiplo di b . Per n = 1 la (A) divcrra /, b{b -h) b{b—h){b—U) __ _ 1 _ P"^' — ^ J) pp-i-li) p'p-^hyp-ir-lh) b-\-p — h b-i-p — // Dividendo questa per b{p — /i) , verra i b—k {l,—h){b—2h) 1 {p—h)p {p—h)p p-^h) {p—h)p(j,^hXp^lh) {p-h){b^p—k) e fatto p — /i = a, avremo I b—h {b—h)[b-2h) _ _1 _ a(a-t-A) a(a-t-/0,,a-+-2//) a(a-+-//)(a-i-2//)('x-H3A) a{a-t-b) ' e se fra a e b si stabilisca la relazione a-i-b=^/i ^ sara II 1 "" _ '' a^a^-A) (a-4-//)(a-(-2A) {a-^ZIi){a-k-'ili) (a-t-3/;)(a-i-4/i) a A Prendendo per esempio a = h = \ ^ sara 1 1 _1__ ^ _L. 1 _. r~2"^2~7^"^m"^4^"*'5~~G"^G . 7"*""" SuLLE FUNZIONI FATTORIALI 519 , . 1 . Poiche in —-si puo permutare a con /; , avromo I'cfiui- ah ' ^ ' valenza 111 1 h{h-i.a) (fi^aXfi-t-2a) (/z-t-2«)(/i-^3a) {U-^'ia){/i^4a) 11 1 1 a(«-H//) (a-t-/0(«-i-2/i) (a-^2/0(a-H3//) {a-^3fiXa-t-4/i) 3. Adottando le idee di Liouville sui difFerenziali ad in- dice qualiuKjuc, anche immaginario , si estenderebbe ad ii fjualunque la formola n I h n I li fi 11—1 I h 1 | Ii (rt-H*) ^a -+-r-« b -t- trovata di sopra per n intero : poiche la formula di Leibnizio d (iiv ):=:((/ i^ -f- r/ V -+. )" sussiste in quel concetto di Liouville per qualunque valore di n , anche immaginario f Journal de I' Ecole Polvt. T. XUl, Call. XXI). DI UN CASO NOTEVOLE L) I CON ALCUiNE CONSIDERAZIOM SUL YALORE CUE ATTRIBUIRE SI DEBBE AGLF AMERAflEMI CUE rSE' 3IORTI PER ESSA d' ORDINARIO si OSSERVANO Ne' FOLLICOLI INTESTINAM MEMORIA POSTUMA ULISSE BREVEi\rAi\I {Prestnlttia U 31 Maggio 1848 t lelta U i Genna/o 18-19.) T. I. 66. X ra i vaiii aigomenti clie piu hanno ne' tempi nostri sve- gliato 1' iiigegno e proniosso 1' investigare de' Cultori della Medicina, epli e seiiza diibbio qiu-l moltifornie maloie da pa- recchi appellate Sinoco e dal maggior nunieio dc' Medici in generale Febbre tifoidea. E che ci6 dovesse avvenire rimansi di leggieri persuasi, allorcbe si voglia consideraie codesto niorbo csserc di molta frequenza e secondo alcuiii maggiore anche di qnella fosse nel tempo andato , molte volte ribelle ai prcsidj dell' Arte apportare grande moitalita, e questa es- sere tanto piii seiitita in qnanto die di prefcrenza ne vcneo- no colpiti soggetti giovani ed adulti, la perdita de' quali ahi ! troppo spesso e di irreparabili guai la sorgente. Ma fra le molte investigazioni da moderni Patologi institni- te a qiiesto rispetto ninna sembranii , se non vado enato, di maggiore importanza ed avere bisogno di piii protondo stndio e di nuovi lumi, quanto quelle che risguardano le materiali alterazioni oggidi bene riconosciute piu costantemente e ([na- si in modo esclusivo in tali casi rinveniisi , voglio dire f[uel- le che il Bretonneau meglio d' ogni altro ha dimostrato esi- stere all' intestine tenue ne' follicoli aggregati del Payer ed in (pielli anrlie sparsi del Brnnner, snll' influenza e derivazio- ne dellc c^uali regnano tuttora non poche incertezze e con- trariety. Laonde avendo su tale sul)bietto da non poclii anni aviita opportnnita di istndiare, ed esscndomi nello scorso Antunno del 184-7, mentre sostituivo nello Spcdale Maggiore il cele- bre Prof. Gav. Michele Medici , incontrato fra molti casi di 524 Ulisse Breventani Febbre tifoidea ch'ebbi a curare in uno clic rispetto a do c per varii altri rigiiardi ritengo meritare graiidemente la vo- stra attenzione, mi fo im dovere coUa maggiove schiettezza e diligenza narrarvelo, ed a siffatta narrativa aggiugnere pure alciine ronslderazioni intorno a' gnasti in ispecie clie osserva- ronsi nel caso nostro, cd osservansi generahnente ai follicoli intestinal! nella Fcbbrc titoidea, cd ad essi poi ancora in rap- ])orto a qnesta piii particolarmente istudiati \ le quali consi- derazioni dal detto caso e da qnanio nello stato prcsente del- la scicnza ea repntarsi di pin positivo, sembrami natural- niente derivaro . Nelle ore vespertine del di 11 Settembre 1817 in quin- ta giornata di malattia la Francesca Sinioncini di Paganino, giovinetta trilustrc a])pena , di condizione servente venne ac- colta nello Spedale Maggiore e posta al letto N. 24.. Mi fu presentata la mat(ina dol giorno 12 sicconie inferma, senza causa manifesta, di Siuoca, e per tale era stata riconosciuta dal Medico che la vide in prima presso la famiglia a cui pre- stava r opera sua, e per tale curata con due salassi ed un purgante . Attentamente esaminata riscontrai questa giovinetta bene conforniata, di buona costituzione , di tempra nerveo-sangui- gna, avente fc^bbre assai discreta, poca sete, pellc e lingua non aride , male di capo clie mi assicuro essere stato assai inten- se , ma in allora alquanto moderato , e niun sintoma al petto io rinvenni die fosse rimarcbevole. Osservai per altro il bas- so ventre un p6 teso, massime alia regione ileocecale , e mi si assicuro avere passate le feci , bencbe lontana dall' azione del purgante, piii di frequente e disciolte. I quali ultimi sintomi, non die la forte cefalaliiia con cui aveva incominciata la ma- lattia mi fecero didiiarare il sospetto anziclie di semplice Si- noca si trattasse piuttosto di Sinoco o Febbre tifoidea, aven- domi r esperienza fatto persuaso, i detti sintomi al basso ventre in ispecie, i quali sogliono esprimere le alterazioni die d'ordinario si osservano iie' follicoli intestinali in codesta ma- lattia, rare volte mancare ne' casi ancora, e non son pochi, in cui r andamento di essa , massime sulle prime sia subdolo ed ingannatore. Avuto riguardo per altro alia cura pregressa, Fedbre Tifoidea 525 alio stato gcnerale dell' iiiferma crcdei in allora opportuno null' altro prescriverle die una semplice bevanda tamarin- data. Nel giorno dopo , settimo di malattia, 1' infer ma ohbe ad assicurajiiii di sentirsi assai nu-glio, c.d in piova diceva ri- nato in lei 1' appetite ed istantemente chicdevami oltre le tre minestre clie le avea concesse , lui ovo a here con pic- cola poizione di pane. Nell' ottavo e nono <;iorno ella mi di- chiaro essere assolutamente guarita , e presto volere escire dallo Spedale. E di vero, alcun sintoma febbrile piii non e- sisteva , niuna molesta sensazione avea in qnalsiasi parte ; muovevasi iiberaniente , era di buon umore ; e iniU' altro di morboso io rinveniva, che la lieve tensione al basso ventre, la quale tutlora si maiiteneva, al pari die la scioltezza delle materie iecali e la loro maggiore Irequenza a passare. Come- che inclinato per ripetute osservazioni, siccome sopra dissi, a temere sempre in tali circostanze di codesti sintomi , nulla- dimeno non avoiido con essi mai trovato il senso di ben es- sere degC infernii cosi pronnnziato siccome nel caso nostro, fui indotto a persuadernii, dovere reputarli accidental! e di poco conto, e nel giorno nono di malattia, 15. Settembre, concessi le fosse di piii ancbe aunientata la dieta siccome el- la vivamente dosiderava. Verso sera del detto giorno e nella notte seguente ebbe a soffrire di imbarazzo gastrico, il quale imparai essere na- to in consegueuza die, non contcnta del vitto da me prescrit- tole, mangio inoltre non poco polio e pane che alcuni pa- renti di lei per una mala intcsa affezione clandestinamente le aveano portato. II che pur troppo, come ben sapete, suo- le spesso render vane le cure meglio intese de' Medici cu- ranti negli Spedali, incerti i risultamenti di esse, e quel ch' e peggio rovinare dc'malati la salute e la vita. E comeche rin- veiiissi r iiiferma alia niia visita del giorno seguente si ri- composta nella salute da non credere necegsario che dimi- nuirle la dieta, e prescriverle di nuovo la pozione tamarin- data, nulladimeno ebb' ella sventuratamentc ben presto a pa- gare il fio del mal frenato appetito ; die nella notte dell' i- stesso giorno, 11° di malattia, fu colta da violento acutissimo 526 Ulisse Breventani dolore di ventre in un punto circoscritto di esso verso la re- gione ileocecale, per cui 1' Assistente signer Dottore D. Peruz- zi crede dovere prcscriverle un' oncia e niez/.o di olio di rici- no. IMa il male incalzo di guisa die nella niattina sussegucn- te la trovai immobile con lislonomia contrafatta , con il polso piccdlo iVequente, (piasi freddc lo estremita, ^^ die di quando in quando caccnava acntc; lagrinievoli strida pe' dolori atrocis- sinii ch' ella dicca solFrire al basso vent/e. Questo esploran- do per quauto potei colla mano , trovai teso, meteorizzato ; ad ogui pill lieve pressione di esso 1' inlVrnia altamentc gri- dava , e non v' era piu passaggio di inaterie fecali. Pe' qua- li sintomi e pel modo pronto con cni si nianifestarono torn6 in me a risv*'gliarsi il dubbio , csistesscro in pr(v,edenza le alterazioui ai loUicoli intestinali , cd ebbi a tcmcre inoltre ehe per essere alcuna dclle chiazze da essi composte profon- damente gia ulcerata, in causa del disordine dietetico anzi- detto, si fosse tavorito il perforamento intestinale che in ta- li casi snole pur troppo fatalmeiite non di rado avvenire ; d' onde 1' acuta peritonite che ailora si manifestava. Staliilita anzi codesta diagnosi , siccoine la piu probabile , la intensione del male , lo stato abbastanza vigoroso prcce- dente dell' infei'ma m' indnssero a prescriverle tosto un salas- so. Fu ripetuto piu tardi I'olio di ricino e le fu prescritto ini clistere con olio. Nel dojX) pranzo verificai il sangue estratto appena cotennoso, ed alio stesso grado mantenendosi il male prescrissi 18 sanguisughe all' addome. Nclla mattina del gior- no 19, avendo a quanto pareva per la locale sottrazione ope- rata dalle sanguisughe ottenuto qualche alleviamcnto ne pre- scrissi altre 24, e merce il sangue da qneste dettratto si eb- be anche piu deciso vantaggio. Poteronsi poscia praticare ancora fomentazioni all' addome che prima erano intollerabili, piu tardi applicarvi de' leggieri empiastri. E vieppiii persna- so dell' esistenza del perforamento intestinale ordinai , che le bevande , le quali d' altronde non molto ricercava (consisten- ti in acqua del Tettuccio, od in acqua con siroppo di tama- rindo ) le fossero date a sorsi soltanto e non di frequente , e la dieta si serbasse rigorosissima , che tale gia naturalmente r inferma la manteneva, non prestandosi ella a prendere che pochi cucchiai di brodetto. FeBBRE TrFOIDEA 527 E ("u scguendo codesta cura, die videsi man mano nascere j>iu deciso il iiiirainpoi tntto iiitero disogiiato sicconie vedete nella Tav. 17., la quale lo rappreseuta da me nel modo che se- gue accomodato : Stretto cioe un laccio nell' intestine ileo in vicinanza del suo shocco nel cieco , ed un altro pure nel- lo stesso ileo al di so])ra di alcpianti centimctri dalla for- te aderenza che vedeinmo avere esso contratto, e cioe sopra e sotto al luogo ove erasi riconosciuto merce 1' acqua inietta- ta esistere 1' aperlura , il riiiianente dell' iiitcstino venne di- steso da aria onde far meglio vedere le piii notevoli altera- zioni esterne , che qui apparivano ed erano state osservate . Difatti quivi si rappresentauo delle tracce infiammatorie recenti , sono cioe indicati i luoglii dove esistevano i vivi rubori come pure i lievi trasudanicnti fibrinosi in fi,n, fl , rt ; e meglio poi le tracce infiammatorie antiche siccome quelle macchie che si ])resentavano di color rosso-cupo in b , b , b , b , ed i cordoncini di tessuto membranoso c, c, c, c, c, e la forte aderenza dell' ansa intestinale in cui evvi il perforamento , la quale appianata vedesi indicata dalla lettera r/, in vicinanza dell' altra forte aderenza dell' omen- to segiiata e , ove pure chiara mostrasi 1' uiiione de' va- sellini dell' omento con quelli di nuova formazione del pro- dotto pseudo-membranoso y , quivi aderente, siccome pin sopra indirai . Sono in questa figura rappresentate ancora alcunc delle glandole mes^enteriche gig, le quali erano un po' tumide , di color rosso-cupo , aventi cioe que' caratte- ri che si sono riconosciuti indicanti le reliquie di quelle stato infiaminatorio in cui codcsti organi sogliono rinvenirsi nelle Febbri tifoidee. Dimostrate cosl nel modo che credei il migliore le princi- pali esterne alterazioni , stavami a cuore esaniinare poi quale fosse lo stato delT interno dell' intcstiiio. Per il che aperto questo pel lungo , avendo l' avvertenza di tagliare il teuue 53 i Ulisse Breventani nella curvatura minorc in vicinanza al sno mescnterlo, onde meglio osservaie lo stato delle cliiazzo (orniate dai foUicoU aggregati del Pcyer, le quali, coinc. ben sapoto, di preferen- za esistono iiella niaggiore sua curvatura , ed erano quelle che in tal caso ragionevolmente ritenere dovcansi le sede del- le pill notevoli altorazioni ; apertosi dico di tal guisa 1' inte- stine, siccome vcdt»si ncl pczzo patologico clie vi presento e nella Tavola 18. Figuia 1."' (ov'? dissegnato 1' ultimo tratto deir ileo aperto e disposto in niodo clic rappresenta a colpo d'occhio cio che in esso degno era di niaggiore attenzionc ) si ebbe bene a verificare V esistenza dell' apertura che nierce Tacqiia in esso iniettata erasi potuto addiraostrare , e questa si riconobbe trovarsi all' incontro di una rliiazza distante dalla valvola ilco-cecale di 12 ccntimetri circa, esscre di fi- guia ovale di G in 7 iiiillinietri nel suo diametro maggiore, e di inillinictii i nel minorc siccome vedesi in a nella detta Fig. 1.*. Osservai pure codesta apertura co' suoi lembi piuttosto sottili, uiiiti, regolari, noii aveiitc alTintorno di essa alcuna traccia infiammatoria. Negli ultimi 29 o 30 ceiitimetri del- r intestino ileo poi qua e la all' incontro di parecchie chiazze iiicoiitrai traccc piii o meno niaiiileste di ulceri in via di cica- trizzazione o gia cicatrizzate, delle quali due piu notevoli tro- vansi parimeiiti indicate nella detta Tav. 18. fig. 1.*. In b ve- dete cliiara una cicatrizzazione di ulcera che a quanto appare puossi dire profonda e quasi perforante , la quale esiste al- I' incontro di una chiazza distante poco piu di i centimetri dalla valvola ileo-cecale poco meno di 8 dal perforanitMito. Di figura pressoche ovale, nel suo diametro niaggiore di millime- tri 9 , nel minore di 5 , presenta un leggier infossamento al- r intorno e nel mezzo un rialto solcato ed in se contorto for- mato da una sostaiiza giallognola fibrosa c indicante con tutta probabilita, per quanto sap]namo, la riproduzione della mem- brana muscolai-e; la vasculare o mucosa non sono quivi per anco maiiifestamente riprodotte sembrano solo ne'contorni ap- pena abozzate . Ed in prova fisrse del mantenersi qui attivo ancora il lavoro di cicatrizzazione trovavasi tutt' all' intorno esistere un Have rubore. In d si vede , corrispondente pure ad una chiazza , ma questa distante dalla valvola del Bavirro Febbre Tifoidea 535 di 26 centimetii circa, una cicatrice quasi affafto conipiuta di figura irrcgolarc a diametri di 7 in 8 millimetri ove la mucosa e gia riprodotta, ma non interamente, essendo man- cante ancora dc^lIc villosita clie le soiio proprie, ed avcndo anclio tnttc le aj)parenze delle membrane sierose . Donde abbiamo (pii esprcssi ad un tempo varii gradi di cicatrlzzazio- nc delle uleeri piu o meiio profbiide ciie nelle tifoidee iiascer soglioiio nclle cliiazze del Peyer cui rare volte e date potere osservare. Nel primo caso mostrasi per cosi dire il mecca- nismo con cui le dette uleeri profonde si cicatrizzano, nel secondo il come la cicatrizzazione si conipie. II che se nel caso nostro era di molta importanza a sa- persi , non lo era nieno pero il conoscere cziandio in cpiali rapporti il perforaniento intestinale trovavasi colle parti e- sterne vicine , e quali i guasti cbe in esse eransi prodotti. Li- berate per cio 1' intestine tenue da alcune briglie, e staccata gran parte del colon, ove nulla trovossi di notevole, e messa bene a scoperto la porzione esterna dell' intestine perforato , e questo in mode da vedersi ne' suoi rapporti colle parti addiacenti, si riconobbe (Ved. la Tav. 18. fig. 2.") il detto perforaniento a distante dalla forte aderenza dell' intestine h di poco piii di due centimetri, e tutt'all' intorno con tracce di inliammazione pregressa si anticbe cbe recenti ; ma ci6 cbe e piu notevole al di sopra e al di sotto del detto perforaniento veggonsi depositi fibrinosi o pseudo-menibrano- si tonientosi , i quali erano di colore rossigno, a superficie ineguali c, c, c elie estendendosi posteriormente si fan- no ancbe piu tonientosi direi in alcuni punti pultacei : e si- fatte materie pscudo-menibranose presentauo confini l)ene determinati alia curvatura maggiore dell' ultimo tratto del- r intestine ileo, al di sopra del perforaniento di 3 a 4 millimetri, air appendice vermiforme del cieco , su parte di questo , posteriormente sull' utero a dcstra in ispecie ove si estendouo anche nella regione anteriore , e quivi mo- stransi con lembi frastagliati d , d .) d ^ d : e queste mate- rie pseudo-menibranose colle dette apparenze coi detti lo- ro confini circoscritti erano poi di guisa ancora disposte da 536 Ulisse Bueventani farci fondatamentp credoro cssere state le loro superficie iin di assitMUO rhinitc, o qiiindi distaccate . Sulk; quali altcrazioni tutte se ci facciamo oni a conside- rare vedrassi di leggieri come la diagnosi del male che nel caso nostro venue iiistituita, si e potuto merce di esse per quanto e possibile a pieiio verificare , ed in esse trovino del pari soddisfacente spiegazione 1' andamento e le accidentalita clie in codesto morbo f'urono osservate . Le varie tracce di cicatrizzazione rinvcnute sullc cliiazzc del Peyer ci additano infatti essere qnivi nato certaniente lui processo ulcerative piu o mcno j>rol'ondo; anzi qucsto essen- do oojiidi dimostrato nascere quasi csclusivamente ue'casi di Febbre tifoidca , ed in particolare ncl caso nostro , aven- do avuto manilesti i sintomi tutti di cotale malore, le del- ta tracce di cicatrizzazione sono a reputarsi dell' esistenza e realta di esso una prova la piii evidcnte . E dinotando queste inoltre il lavoro di cicatrizzazione avanzato o compiu- to, e per cio che il processo ulcerativo che lo precedette e avvenuto a tempo lontano , e per quanto sappianio dall' Ana- tomia patologica in relazione circa a quello in cui manifestos- si il grave malore da cui veinie affetta la nostra inferma ; ed in pari correlazione trovando le tracce morbose die osser- vansi tuttora alle glandole mesenteiiche ne risultano patenti altre prove. Se osservasi poi attentamente 1' apertura nata nell' intesti- no mentreche per vnia parte a motive della sede , si ricon- ferma quanto si e detto superiormente, raccolgonsi per I'altra riguardo alia sottigliezza de' suoi lembi, alia sua regolarita, al- r intima unione che qui presentano le membrane componen- ti r intestine ec, bastanti argomenti onde dimostrare cb' essa non e al certo di formazione recente , e che i sintomi di pe- ritonite ch' ebbe a sofFrire 1' inferma nell' 1 1° giorno di male furono conseguenza del })erforamento quivi nato di cui essa e chiara espressione. E cio dimostrano anche direi quasi ad e- videnza le tracce di flogosi peritoneale antica , le macchie rosso-cupe cioe , ed i su descritti trasudamenti fibrinosi piii o meno orgaiiizzati , non che le forti aderenzc che tuttora veggonsi esistenti ne' suoi contorni. Fedrre Tifoidea 537 Ma c|ursto ppitiipio nato ncll' intestino all' 11.° piorno di malatlia coinc |)otr (|iiiii(li rimanerc per tanto tempo inocuo air infeniia (' pcrincttcrci aiizi cho taiito iniglioiasse da cre- dorsi gia ridcmata a saiiita?(,)iieslo, Accadcinici Prestaiitlssimi, e tale ([ucsito la di cui soluzioiio parmi noii potorsi reputare possihile se non clie arnmetteiido, per la flogosi poritoneale che qiiivi insorse , pe' trasudamenti fibiinosi che ne segiiiro- no si protlnressero intorno a defta apertura tali aderenzo cFio per essa piii non si potesseio effondere nel peritonco le nia- tciie contenute nell' intestino. E che qnesto avvenisse parmi mostiailo in modo soddisfacente tutte le prove immediate e mediate che ci e dato raccogliere dimostranti essorsi quivi in realra operato mi distaccamento. Questo infatti oltre le ap- parenze delle materie pseudo-membranose effuse intorno 1' a- jiertnra niorl)osa dell' intestino , in isperie i lore confini cir- coscritti, il IVastagliamcnto di questi, siccome pin sopra indi- cai, lo dimostrano eziandio 1' apertura intestinale con caratte- ri decisi di antica formazione che libcramente trovossi comu- nicare col jicrilonco, non clic i sintomi di peritonite che cir- ca scttc yiorni prima della morte insorscro, di cui manife- ste tracce erano lo siero torbido-purulento sanguip;no e la molle fihrina che per entro il peritoneo alia dissezione del cadavere si rinvennero e le niacchie di pin vivo rubore e le iniezioui qua e la pure osservate nel del to peritoneo e mas- sime ne' contorni dell' intestino perforato. E come meglio si puo spiegare, volendo pure conforme a ragione valntare quanto i sensi ci appalesano, come me- glio si puo spiegare, dico, 1' innocuita del foro gia esistente deir intestino di quello che ammettendo ingenerate all' in- torno di e?so le adcrenzc indicate? Come meglio spiegare la comparsa dclla seconda peritonite, di quello che ammetlen- do , venissero tolte le dette aderenze merce il distaccamen- to delle materie fibrinose ivi effuse e trasudate e per cio di nuovo messa a scoperto l' apertiu'a iutestinale, e l;itta libe- ra la via a disceudere nel peritoneo le materie contenu- te entro gl' iiitestini? II quale distaccamento, di cui so- pra indicanmio le prove piu concludenti egli e assai proba- bile nel caso nostro venisse poi , siccome vedemmo, favorito T. I.. 68. 538 Ulisse Breventani dal disordlne dietetico die I'inferma ripete mentre quasi af- fatto piiarita potcasi coiisiderare. Diioiiioltre clie la detta spiogazionc del fattodoU' iiiiiocnita dcir apeitura intestinalc parnii si coiifoiino al vcro, ch' io non credo mi si possa impiitare la taccia di troppo ardito nel di- ciuarare, daj^li aigonicnti addotti trarsi prove cziandio del meccaiiismo con cui talvolta avvcnire possa nclla pciitouite da pciforaniento la guarigionc, la quale ne' casi di tifoidea credesi d'ordinario quasi iitq)0ssi bile ottenere; trarsi prove cio6 del come i detti trasudameuti fibrinosi, mettendo a contat- to le superficie del peritoneo die copre V intcstino perforato a quella parietale che vi e contra , e piu oltre queste assie- me meglio aderendo e riunendo impediscano 1' effusione del- le materie intestinali , e mantenendo forme Ic pareli perfora- te ne possano favorire fors'anco, qiiando che sia, dclla detta apertura il perfetto chiudimento. II die nel nostro caso per quanto vedemmo , e massime io credo per essersi suscitata r iniiammazione peritoneale inun momento in cui le forze del- la malata erano anche vigorose e pressoclie integre, si era po- tuto in gran parte ottenere e, non avvenendo il detto nialau- gurato distaccamento, era pure assai probabile, massime stan- di a cio che di analogo in casi di perforamenti intestinali da altre cause dipendenti suole avvenire, questo lavoro, sicco- me era inconiinciato , si fosse potuto fors' anco per intero ef- fettuare. Laonde vede ognuno chiaro che 1' Anatomia patologica av- valorata dalla Clinica osservazione ci ha dimostrato nel mo- do il piu soddisflicente, essersi in tale caso trattato dclla cosi detta Febbre tifoidea, dalle alterazioni ai follicoli intestinali costituenti cio che viene appellata dotinenterite essere nato il perforamento die diede occasione ai fenomeni di peritoni- te che per due volte insorsero in qnesta inferma , e mostra- to diro eziandio li argomenti dalla natura adoperati onde per la prima volta impedirne le conseguenze die quasi sempre sono in tali casi a reputarsi fatali. Ma non solo codeste cose r Anatomia patologica sempre nel modo anzidetto avvalorata ci ha fatto conoscere, ch' Essa pure a me sembra abbia contri- buito nel presente caso a vieppiu persuaderci che le alterazioni Fedbue Tjfoidea 539 tlotincntcriche non costituiicono di per se la morbosa coiidi- zioiie di'lla Febbre tiloidea , no lampoco una couseguenza di qiiesta, siccome da taluiii si e preteso. E valga il vcro : nel caso nostro aljbiamo raccolte prove cbe le allcrazioiii alie chlazze eraiio al certo avanzate , e tanto da apportare in una di esse ii perioraniento dell' iute- stino e niun sintoma deciso di Febbre tifoldea era per an- co insorto ; anzi , siccome ricordercte , i feiiomi di jjcrfora- niento iiacqutM^o sultaiito niende raiiiinalata sciiihrava coii\a- lescente di Sinoca non grave, ed i siiitonii tifoidei altro che nel terzo setteiiario appieno manifestaronsi. E con cio viene ben pill cliiaiamente auclie dimostrato cpianto da molti oggi- di non di rado l"u dicliiarato, ed io pure ebbi ripetute occasio- ni di bene verificare , die i fenonieni cioe della Febbre tifoi- dea non stanno quasi mai in relazione della estensione e pro- fonditii de' guasti chc ne' follicoli intestinali si trovano , sicco- me essere dovrebbe se in questi fosse la morbosa condizione di detta febbre : d' onde poi logicamente debbesi ritenere , I'apparato dc' fenomeni clie la costituisce non essere da essi imtnediatamcnte e riecessariainente derivante. II fatto da me narrato concorre poi del pari, siccome dissi, a dimostrare le alterazioni de' follicoli intestinali, dette anche dotincnteriche, non doversi credere conseguenza della Febbre tifoidea ; perocche i fenomeni di questa nel caso nostro non si sono manifestati, siccome vedemmo, altro cbe dopo la prima peritonite prodotta dal perforaniento , e per cio dopo cbe le dette alterazioni erano con tutta sicurezza di niolto avanzate. E che queste non sieno conseguenza della Febbre tifoidea parnii fatto anche palese a sufficienza non tanto dall' osser- vazione di altii casi che si conoscono riferiti dal Bretonneau dal Louis ecc. di perforaniento nato nel prinio stadio della malattia , quanto anche dai sintomi che comunemente osser- vansi ne' priinordj di codesto malore, e che a rcputarsi sono anzi talvolta quasi suoi precursori; il passaggio frequente cioe di inaterie fecali liquide malamente formate, la tensione al- ia regione ileo cecale , 1' ondulamento di matcrie liquide che in codesta regione ficilmente colla mano si promuove , i« quali sintomi tutti sono riferibili alle dette alterazioni doti-- neuteriche •• 540 Ulisse Breventani II clie in ispecie addiinostrato , non parnii poi sostenibile r oi)iiiioiie di ptirecchi egiegi Autori, i quali considerano le altcrazioni ai rollicoli aggrrgati del Pcyer ed agli isolati del Bniiiner clie iiicontiausi (piasi costantemeute n(>lla Feb- bre tifoidea, non csprimere che una eruzione iutestinale ana- loga a qiiella del Vaiiiulo suUa entc. La quale opiiiioiie anzi piacenii dicliiaraivi, mi lipugiia r aniino ad abbraceiaie non solo per la ragione potissinia anzidctta di vedere li altera- menti cbe diniostreiebbero la supposta eruzione, od i sinto- nii loeali cbe 1' accompaguano prima de' fenomcni cbe osser- vansi uell' universale ad essa aUriljuii)ili,al contrario di <{uan- to a\ viene nel Vaiuolo, ma bensi anche per non trovarsi, co- me dicemmo, questa creduta eruzione intestinale in rapporto coUa gravezza do' sintomi generali, il clie se pure avviene pel Vaiuolo non e cbe rara eccezione, e piii poi per avere sifi'atte morbose alterazioni un corso indeterminate, termi- nazioni variabili, al contrario di quanto coinuncmente accade nel Vaiuolo e negli esantemi in gencrale, ove il tempo di loro durata e piu o meno ben misurato , e 1' esito (piasi sempre costante necessario : mi ripugna 1' animo ad ammettere siffat- ta opinione risguardando eziandio la sede di dette alterazioni esclusiva sui follicoli ed in quelli piia vicini alia valvola ileo- cecale; il non costituire mai le alterazioni indiscorso una ve- ra pustola ne manco le apparenze, massime ne' follicoli aggre- gati ove non veggonsi clie le cbiazze da essi formate plii o me- no estese di figura ineguale apparire pressocbe ipertroficbe od infarcite senza che nasca in esse di necessita la suppurazione, siccome avviene nelle pustole : e mi vi ripugna 1' animo da ultimo, sapendo che soiiovi buoni argomenti per credere che codesti follicoli si aggregati die isolati , ove sviluppasi la cre- duta eruzione sieno organi anzlcbe secernciiti, assorbenti, siccome risulta da accurate iiidagini instituite dal Bretomieau di Tours (1), i di cui risultati piii oltre avro occasione di ricordare. (1) V. Joiirnnl dcs Coiinaissanccs M(;dico-Chirur;;i(:alcs al Vol. \II. p. 185. 1839; e Bullcttiiio dclle Sc. Med. compilato per cura dclla So- cieta Med. Cliir. di Bologna Serie 2. Vol. Mil. p. 21. 1839, FeBDRE TlFOlDEA 541 E queste cose io tlicliiaro qui volontieri , e ci6 sembrami venire anclie opportuiio oi<)cesso. Ma queste bencbe qua e la nei follicoli sparse e indubitato cbe csseudo di una certa estensio- ne cagionar debbano non solo sintomi locali ma generali ezian- dio; cd in tali casi influir denno sicuramente nella produzione dcir afTezione fcbbrilc in discorso cd a rendere forse in tal caso pill inanifesta 1' indole sua infianiniatoria. Ma questo non essendo poi sempre noi autorizzati ad ammettere, stante che e le dette alterazioni sono , siccorae sappiamo , molte volte (1) Scrrcs. Trailcnient de la Fievre typhoidc ou cnlcTO-mesentf^ri- quc par le Sul(jluir noir tie Mercure. Ved. Gazette Med. de Paris A. 1847. N. 33, 34. 3-:. 5 12 Ulisse Breventani spioporziomite alia gravezza del male, talfiata senza traccis alcuna ben decisa di flogosi , tal altra esistendo tutto 1' appa* rato tifoidoo qiieste veggonsi iiisignificaiiti o mancaiio affatto. e giuoco foiza poisuadi'isi, iiclla niaiiiri'slazioiic di qiicsto ma'* le la flogosi qviivi suscitat'a non avere parte essenzialc ; d' on-' de e a ritenersi ancora clie improprianiente di troppo valui taiido Ic dott(^ alt(Mnzioni intostinali siasi da parccchi la Feb- bre tifbidca Fcbbrc entero-mcsenterica , enteritc follicolare Febbre dotinenterica , Dotinenterite ecc. appellata. Ma dolle alterazioni follicolari in discorso clie ova esiston* . ben manifest© , estcse e profonde con decise tracce infiamma- torie , ora assai limitate od appena pronunziate , e licvi < senza anche tracce flogisticlie e qualche rara volta sem- brano mancaie , quale e poi la derivazione ? Ecco 1' ultima ri- cerca clie iKituralmente mi si e presentata onde conoscere pui-e i rapporti che le dette alterazioni hanno colla produzio- ne della Febbre tifoldea , ricerca che piii e piu volte dovetti intraprendere, vcdendola di molte tenebre avvolta, e ricono- scendo ([uanti ostacoli avessi io a superare onde ottcnere lo scopo che con essa si propone . E dai ripetuti tentativi va- lendomi delle cognizioni piii positive che su cio possediamo, essendomisi aperta una strada che se non conduce alle meta parmi sia nondimeno atta a porre le cose in tal punto di vi- sta che piu agevolmente si prestano a spiegare il fatto non solo delle morbose alterazioni di cui cerdiiamo la sorgente , ma meglio valgono eziandio a spiegare la produzione del mor- bo che sogliono accompagnare , mi fo ardito di quivi pure in breve additarvela. Tutto ben ponderate sembrami assai fondata 1' opinione del Bretonneau che superiormente accennai , e cioe che i foUi- coli aggregati del Peyer e quelli pure isolati del Brunner an^ ziche essere organi secernenti sieno assorbenti. Ed a confor- to di tale opinione viene in acconcio annoverarvi r seguenti argomenti i quali parte dal Bretonneau mediante il signor lacquart ci sono indicati (1), parte sembranmi risultare anche- (t) Vedi il Journ. des Conuaiss. Med, Chir. e Bullettino su indicatk Fedbre Tifoidea 543 da piu recenti verificate osservazloni , e ciot- : -- V. die que- st! follicoli sono compost! di otricelli sprovist! di condotto escretore clie !mmediataineiite dopo la cli!l!ricazioi>e si trova- no pien! e gonfi, e die prima di rpiesta, e digiuni per lun- go tempo gli animal! trovansi sempre vuoti ed avvallati. — 2". Che i detti follicoli, e quell! piu notevoli del Peyer in ispecie trovansi tiitt! nella grande cnrvatura dell' intestine e per cio nella parte sua piu declive e dove in maggiore quan- tita si raccoglie il chilo, e per cio le materie intestinal! na- turalmenle qnivi assorhihili. — 3°. La corrispondenza che vcdennno nella Febbre tifoidea esistere d' ordinario fra le alterazion! de' detti follicoli e quelle delle glandole mesen- teriche — 4". fmalmente 1' essersi rinvenuto nierce moder- iie indagini istologiclie del chilo fra le materie cosi dette ti- ficlie che trovansi dcpositate o di cui sono infiltrati i detti follicoli nella Febbre tifoidea (1) . Dimostrato con cio direi quasi ad evidenza essere codesti organ! assorbenti, ed amnies- sa inoltre la Febbre tifoidea , essere tale stato morboso atto a produrre la cagione che in altri puo eguale malore sii- scitare, od in altri termini possa prodursi per contagio, sic- come un osservazione esatta ed imparziale oggidi sembra a- vere fuor di dubbio addimostrato; e ne sono valide prove, le comuni pure agli altri morb! contagiosi e cioe la facile comunicazione di questo malore a queglino che avvicinano coloro che ne sono affefli, ed il non manifestarsi d' ordinario nello stesso individuo che una sola volta , !o sare! inclinato a credere le alterazion! a! follicoli intestinal! che abbiamo nel- la Febbre tifoidea sieno 1' effetto immediato ovvero anche mediato di detto contagio; immediato essendo per tali organi assorbito questo direttamente , mediato favorendo csso in qualsias! mcdo 1' assorbimento di materie esistent! nell' inte- stino che naturalmente essere non debbono assorbite. Ed am- messo per tal modo agire ne' detti organ! quali corp! estra- nei il contagio o siffatte materie, agevohnente si spiegherebbe (1) \c(li. A ogcl Jul. Trnitc d" Analomie palhologii|ue generale Trad, del Jourdan p. 250, Paris. 1847. 5ii Ulisse Breventani il perche le alterazioni in discorso trovinsi limitate a detti fbllicoli; cd a secoiida poi T azione iiritantc de' pr(>(l('tti agcn- ti fosse pill o meno da essi sentita, si spieglunobbe il perche le dette alterazioni sieno piu o meno pronunziate , piii o me- no profoiide ed estese, talvolta pure sieno lievissime o man- chino. E per tal modo agevolmcnte del pari verrehbe addi- mostrato, come per ([ucsta via nascer possano que' sintomi d' infezione, adinamici od atassici che vediamo piii o mono aravi il majririor numero delle volte nella Febbre tiloidea manifestarsi, anzi chiaiamente ad nu pcriodo piu o mono inoltiato del male costituirla. E cio ammesso vedrobbesi poi chiaro come le locali alterazioni esisterc dovrebboro siccomo con tutta probabilita vodemmo avvenire prima dolla manife- stazione doll' apparato de' fenomeni pioprj della Febbre tiloi- dea ; diro in fine come le stesse alterazioni, massime se d' in- dole infiammatoria possano impedire ancora per un dato tem- po che nascano i detti sintomi, siccome di spesso si e verifi- cato e patentissima una prova I'avemmo nel fatto da me su- periormente narrato, ove codeste alterazioni erano al corto avanzate, rpiando F informa credevasi giu convalescente di Siiioca noil grave. In somma, se male nou m' appongo , cio ammettendo si avrebbe spiegazione delle moltiforme ap- parenze della Tifoidea, della sproporzionc do' sintomi col- le materiali alterazioni clie in essa si osservano in guisa ta- le da non potcrsi per ora di meglio deslderare ; e con cic) pu- re, se del pari non m' inganno, avressimo una prova assai pa- tente dell' essere bensl in parte conforme a verita il iconside- rare questa malattia d'ordinario d' indole piu o meno floglsti- ca, siccome lo dimostrano le tracce infiammatorie die qua e la sparse non di rado si rinvengono , ma in fbndo doversi considerare al pari dimoltialtri morbi, siccome la Poste , tut- te r altre Fcbbri dette essenziali, quelle da assorbimento , le eruttive ec. mantenute da una infezione dell' universale sic- come le piu recenti indagini anatomico-patologiche e zoochi- miche, e patenti ragionl tratto in ispecie dalla Patologia spe- rimentale e dall'analogia, coiiduooiio oggidi piii comunoinen- te ad ammettere. Conciossiache le alterazioni a' detti follicoli espriniendo 1' effetto dell' irritazione che piii o meno hanno FeBBRE TiFOIDEA .'3J."> esercitato li agouti d' iiifczione introdotti iicl iiostro (Mi:aiii- smo, hi Febbn? tiloidoa tiovorchhesi allc stcsso coiiJizioiii de' prcdctli niorbi, n<;' ([iiali tutlo heiio cnnsidcrando trovare si possono ill gciicrale piii o nicno facilmeiitc lo vio per cui con tutta probahilita c nato 1' assorbimento dolln matcrin chc iiifettaiido dappoi 1' oi-oanismo producono la inaIattia;o gl' iii{ior{;lu glandolari nclla Peste , i! piis o pli umori ostra- nei iifdlo v«mic c ik;' liutatici nella F«'hbrc pucrpcrale ed in quelle di assorbimento , gU effetti dogl' innesti ed i sintomi irritativi precursori allc mucose in paroccbic Febl)ri eruttive ec. a parer mio dimostrerebbero cio, direi quasi, ad evidenza. Ma so tutti gli argonienti cbe provar possono il mio assun- to volessi qui esporre , oltreche mi abuserei grandemente di vostra sofFeronza , non essendo qui luogo molto opportuno, nascerebbe il pericolo di entiare in uu campo ove molti c molti di ben altra potenza d' ingegno cbe la mia , avendo nel sostenere le proprie opinion! perduto di vista quanto a no- stri sensi ci si addimostra a fondamento di esse smarirono il cammino. I quali inconvenienti e pcricoli volendo io pure e- vitare porr6 fine, dicbiarandovi per altro cbe se il sentimen- to di mia pocbezza mi fa ragionevolmente dubitarc di non aver potuto corrispondcre alia gravita ed importanza dell' ar- gomento propostomi , l' amore ardente e sincero per altro ch' io porto al vero ed all' utile vero mi lusinga di non esser- mi ingannato nel credere , cbe le pocbo cose fin qui luula- mentc espostevi non sieno immcritevoli di vostra ben piu profijuda considerazione , e siami per ci6 da Voi presentata opportunita a ricredermi, se avessi errato, od a vie meglio di- mostrare il valore degli argomenti da me addotti , affincbe per tal via con maggiore stabilita e piu agevolmonte ri- conoscere non solo la natura delle dette alterazioni cbe piu <'ostant(Mnentc si riscontrano nella Febl)re tifoidea, ma ben ancbe quella di sifflitto morbo su cui non pocbi lianno tutto- ra idee vaghe pregiudicate , d' ondc risultano poi incertezza e mala applicazione di cura, che non sono al certo a repti- tarsi senza grave danno della Umanita. T. I. 69. Sj- 9 N. A-J Mem: Tom: 1. c^.^,,"^ '^^ ^'^^^yi'*9^ n-i C BettiuL aduai.etiu U|i ditl c^,3. cXyf. % i \ 'MSW'^fFmmt:. ^J .^"^ "y^'^^WTTT J>it (norduu r rjAjnnxi COi\SIDERAZIOI\I SULLE GENERALI EQUAZIONI DELL' IDRODINAMICA CHE SE NE SONO FATTE FINORA MEMORIA DEL PROFESSORS IIAURIZIO BRIGHEIVTI {Letta all' Accademia il 27. Gennaio H848.) « Mais cc n' e&t jamais par les routes Ics « plus simples ct les plus diiectes, que 1' cs- « piit humaiu pan'ient auK vcriles , de qucl- ci (|ue genre ipi' elles soicnt ; ct la miitiere « que nous tiJitons en fournit un excmple « liappanl . « Lagrange Mcc. Aaal. Tome II pag. 282. Di 'iscorreio brevemente della questlone gravissima , cite da poclii aiiiu si agita IVa dottissimi italiani intorno alle equa- zioiii dell'idrodinamica. Le quali, poste dal D'Alembert nel 1752, furono rese piu semplici e generali tie anni dopo dal- I'Euloro, e sono giunte sino a noi per fondamento a tutta (juanta la Idraulica razionale. Ma conviene confessarlo ; se non vi ha difficolta sul rigore di queir equazioni , abbracciano esse un concetto troppo a- stratto dei fluidi , e secondo che io credo , non tutte le con- dizioni lislclie del problema ; onde sono state sin qui ritrose a tiitti gli sforzi degli analisti piu potenti per derivarne le leggi del movimcnto dellc acque. Dico ritrose, perche ridot- to il problema ai casi piii semplici, non si e potuto deternii- narle, senza ricorrere ad ipotesi o incompatibili coll' assunto, o manifestamente inconciliabili col fatto. Primo , die io sappia , a dare un passo fra noi, nel 1781 , verso la soluzione di quelle equazioni, fii il Cocoli, riducen- do le considerazioni al movimento in un piano. Ottenne 1' in- tegrale della coiitiiiuita, ma non riusc'i a deterniinare le fun- zioni arbitiaric die Io rapprescntano : e trovo tali difficolta in questa determinazione, che dichiaro : doversi disperarc di poter giiin^cre al caso di applicare nlla pratica queslo mc- todo rii:;oroso. II Lagrange nella meccanica analitica nscita nel 1788 ap- plico le formule in discorso al caso di un vaso strettissimo, 550 Maurizio BaiGHENTr e spian6 la via al Tadini per isciooliere ncl 1816 il proLle- ma del moto in un piano, chc iiel 1810 era state risolutO' dal VentiuoU, determinando le funzioni arbitrarie cIk^ arre- starono il Cocoli (1). Poi lo stesso Venturoli nel 1821 allargo ta soluzione al caso delle tre coordinate nel vaso conicor r Ing. Bruschetti , e i Professori Mossotti , Turazza e Giulio per la stessa via tentarono in seguito altre soluzioni di casi particolari, e finalniente il Piola, che si era provato anch' es- sti priina di loro in qiialche forma particolare di vaso, prese nel 18i0 a rondere piii rigorose le precedenti soluzioni a due coordinate , indi si accinse a determinarle nelle tre di- mensioni col magistrale lavoro, di cui diedo un sunto alia no- stra Accadeinia 1' cgregio Collega signor Dottore Magistrini. Non so, che prima del 1828 fossero pubblicati dubbi sul rigore delle soluzioni del Venturoli e del Tadini. Comparvero bensi nel 1810 quelli dei Professori Turazza, e Vincenzo A- mici , e sebbene il primo tentasse allora di declinarli renden- do pill rigorosa la soluzione dei vasi conici, pure nel suo trat- tato d' Idrometria iiscito 1' anno scorso , riconobbe tutte le suaccennate soluzioni , comprese le proprie , basarsi sopra i- potesi particolari, e non confornii al vero. Nelle discussion! dei congress! scientific! di Napoli, e di Ge- nova quel dubbi furono agitati ed estesi ; a Genova segnata- mente fra il Piola, e il Prof. Vincenzo Amici la discussione riusci di grande momento, e al primo diede occasione di con- fermare le teorie professate nelle due memorle suddette, al- 1' altro di pubblicare, son pochi mesi, le proprie considera- zioni. Dal 184.5 al 1847 viddero la luce anche le due memo- rie del Prof. Bellavitis suUo stesso soggetto , l' una negli atti deir istituto Veneto , 1' altra del nostro. Per ultimo il Prof. (1) 11 Prof. Tardy lia mostrato, die si deve al Lagrange la prima soluzione del moto dei liquid! in un piano; veggasi per questo, e per lo ditTicolta f:Ute alia soluzione del Piola da lui e dal Signor Pa- dula , non che per le profonde deduzioni analitiche sull' argomento , la sua memoria sopra alcuni punti delta teoria dei liquidi stampa- ta in Firenze dal Mazzoni 1847. SuLl' EQUAZIONI nCLI.A IDRODrNAMICA 551 Tardy riepilogando la storia del Piol>loina , nella quale fio;m;» anchc il sifjnor Padula di Napoli con iiiiu scritto del 1845, lo lipifilia da capo e ne discute l^rt) la forma generica della F puo venire sconvolta da tin particolare valore del paramctro a; c pno bastare 11 bell'esemplo del Bordoni A-t-(1-a)B nella quale fatto rt = 1 , si avrebbe F ( xy « ) = A perden- dosi le altre parti, e la F diverrebbe tutta speclale di quel valore particolare di « = 1. A quail rlsultameuti di fatto sulla legge del movimento deir acqua conduca 11 teorema del signor Piola nel velo pia- no e nel vaso conlco, 1' abbiamo veduto. Sono pol essi con- formi al vero ? Lasclero le osservazloiii proniosse dal signor Bellavltls die vi sono note , e bastano per quanto a me sem- hra, a porre in aperto che quel risultamenti sono incompati- bill cogU assuntl stessl del probleina , o col fatto : e tocclie- ro di una sola, da esso tacluta, a conferma dell' insuflicenza del teorema medeslmo. La veloclta assoluta dl due strati dlscendentl nel velo piano e in ragioiie Inversa del raggl degli archl clrcolarl , nel vaso conlco in ragione liiversa del cpiadrato del raggl ddle calotte, da cul vengono quegli strati ad essere costituiti. Posto cio la 556 Maurizio Brighenti misnra drlla velocita assoluta nel vaso piano e nel vaso coni- co riosce la medesiina lunjio la linea cent rale , ol'asse dei due vasl. Ne oecoire clie ve no ponga sott' oc(-liio il calcolo del Professore Venturoli pel vaso conico, e quello clie io feci pel velo piano, essendo amlxHlue pul)l)licati. (1) Chi nou vede la contraddizione apcita in quest! risulta- nienti ? I punti degli archi circolaii del velo piano sono luia serie di pvuiti delle calotte sfericlie del vaso conico ; do- viebbero quindi avere la stessa velocilil nell' nno e nell' altio caso ; invece le velocita in discorso, per due strati disceuden- ti, sono in ragioue inversa dei raggi negli archi circolari, nientre nclle calotte sono in ragione inversa del quadrato di cssi raggi ; e solo ne' punti costituiti suU' asse conunie la ve- locita e la medesima. II calcolo non poteva diversamente ri- spondere. Avvegnacche introducendo la legge fisica della con- tiuuila fra lince , come nel vaso piano, e fra superficie come nel vaso conico, posto che riescono simili in ambo i casi le figure degli strati discendenti, la velocita dovea seguire la ragione inversa della estensione degli strati medesimi ; i qnali essendo archi di circolo nel prime caso, e calotte sferiche nel secondo sono proporzionali ai raggi, o ai ([uadrati dei raggi , com' e noto dalla geometria elementare : e sol , (juando questi strati si riducono ad im punto snll' asse connnie, dove- va riuscire uguale in ambedue i casi la velocita. Vuol dire , clie questa teoria considera il moto di un punto solo, e lo e- stende arbitrariamente alio strato lineare o superliciale , che e normale alia curva descritta da quel punto, vuol dire che il prescindere dalla considerazione delle forze nello stabilire il teorema del signer Piola e il soddisfare nnicamente alia condizione della contiuulta nel modo suindicato, riduce il problenia ad un concetto ipotetico troppo loutauo dal vero, (1) RicercJie Geometriche e Idrometrichc falle vclla Scr/n/a dc- gl' Ingegricri Ponlijici d' Acque e Stradc I' anno 1821. Rlilano 1822 per Paolo Eniilio Giusti. Nola sul movimenio delle acqiie a due coordinate di Maurizio Brighenti. Pesaro pel Tipi di Anesio Nobili 1828. Sull' equazioni della idrodinamica 557 c sforza ad una conspguenza geometricamente irrepugnahile , fisicamciite coutradditoria. E j)oi di fatto, wton non aveva immaginato il gorgo, o la caterat- ta per darsi ad intenderc la contrazione della vena? lo credo necessario, che noi casi di moto pcnnaneute di nn fuime , passi ]>er due sezionl diverse la stessa quantita d' acqua, come il Castelli pensava, e tutti con lui pensano; ma cre- do ancora, clie quando le sezioni sono estremamente dif- ferenti di ampiezza, 1' acqua presso le sponde sia quasi sta- gnante nella sezioue amplissima, e corra nel mezzo con ve- locity poco diversa da quella della sezione angusta , nella quale e pressocche uguale in ogni suo punto. Chi presume- rehbe in questo caso di poter dcterminure col calcolo la for- ma dcgli strati discendenti con uguale velocity, i quali pro- ba])ihnerite fra gli stahiliti limiti delle pareti non vi sono? Non incontra minori ddficolta, secondo il signor Bellavitis, r applicazione del leorema del signor Piola al corso dell' ac- qua pei canali aperti, sia che si consideri il moto a due, o a tre coordinate. Alio (puili aggiungero quella, che a mc semhra sorgere spontanea dalla stessa conciusione pratica di quell' insigne a- nalista da noi riportata di sopra : che il pelo ct acqua essen- do una curvn , In (junle non pno richirsi ad una rclla per mulazionc del paraniclro , il Jorido non pub essere rcttili- nco J c si forma un deposiio di Jluido staccato dalla cor- rentc principale , il quale o rimane /ermo, a prende un moto parlicolare . Ma se rimane fermo, non jierde mica la facolti di premere sulla parte fluida che sopra vi scorre , la quale dovra comporsi a modo che quella prcssione resti elisa. II 538 Maurizio Brighenti che dioasi ancora, se quel cicposito piendo uii nioto paitioo-' lare. Ora per la trajettoiia detenniiiata dal sip;nor Piola non si mette nel coiito, clie la pressiono atinosferica, e queila che nasce dalle forze sollecitanti, e passive del covpo d' ac- (]iia die scorre fra Ic trajeltorie estreine; qnliuli la tiajetto- ria da esso detenniiiata pel loiido , e eosi le aitro do\ launo essere di necessita alteratc dalla pressioiie tiasciirata di (|iiel deposito. E poiclie la forma e la posizioiie di qne.-;lo depo- sito non possono determiiiarsi, sc non c nota la linea del fondo vivo, o la trajettoiia iiifiina del nostio Geoinetra, co- si riniane anche questa iinpossibile a determinarsi col di liii teorema. Le sue lonnolc appllcate da lui con tanto studio sopra ini innnenso numero di valori all' esperienze del Prof. Pia- ncggiaiii sul canalo dell' Ombrone , darebbero la strana con- seguenza « che il pelo d'acqua in plena si accelerava fia due punti distanti M. 175. niolto nieno che in niagra, quantun- que la pendenza rilevata fra quel due punti fosse un terzo niaggiore nella plena , che nella niagra . La qual cosa se fos- se vera (che certainente non e, e non poteva dedursi iflal- l' esperienze del Planeggiani che danno unicamentc la vel^)ci- ta media) rovescerebbe da capo a fondo tutte le osservazlo- ni della idraulica pratica, che ci assicurano precisamente del contrario . Ommettero dopo queste considerazloni , le difficolta anali- tlche, promosse al teorema del Plola recentlsslinamente dal Fadula e dal Tardy , dlchuirandolo soggetto ad eccezlonl per la forma non abbastanza generalc della F [x ,y) = C; le qua- il servono a conchiudere, che nulla puo dedursi dalle forme delle pareti per le trajettorie interne, senza aggiungere nuo- ve condizioni al problema . Ben e vero, che nell' equazioni della idrodinamica non si assume per condizione della massa invariabile , o della conti- nuity, senonche l' ugualianza fra le mutazioni del volume ; ma quando si e voluto trarre a qualche utile applicazione questa condizione, e convenuto ricorrere espressamente o ta- citamente all' idea delle trajettorie dipeiulenti dalla forma delle pareti , considerando il movimento dell' acqua ridotto ad Sull' equazioni dell' idrodinamica 559 (111 jiiinto sopra una curva , e quiiidi al concetto delle sezioni otlc^li strati, i ciii punti tiitti discenclimo colla stessa velocity. DalTaltra parte la condizionc deirugnafilianza dei volimii dellf inulccole in luoto , non potra mai condiure ad alcuna utile conseguenza di fatto, perche iion puo fisicanicute ve- rificaisi ch' entro angustissinii liniiti. E egli possibile, che una molerola elemontaro arquea di forma sferica o cuhica, assoltijiliaiiddsi in due diiiieiisioiii , acquisti una hingliezza indefiiiita nella terza per conservare lo stesso volume, quan^ do si tratta deU'eflusso da vasi amplissimi per fori strettissi-. mi, coine a cagioii d'esempio nel vaso conico dovrchbe suc- cedere per mantenere costante la deiisita ? Per qiial modo si concilierebbe 1' idea tisica della infmitesima grandezza della molecola , clie ar(|uister('b!)e allora una dimensione fmita? E quando la mutazione della forma della molecola e nulla o infi- nitamente piccola, 1' equazione della continuita non e di tale natura da considerarsi lisicamente una equazione identica, e pero una condizionc insignificante nella soluzione del proble- ina ? Clio se in quella equazione il differenzialc del volume deve geometricamente servire all'integrale del volume d' ac- qua contenuto nel vaso, e cbiaro die nel molo permanente il problema e ridotto a quello delle cubature; alia ricerca cioe del solido contenuto fra limiti o pareti conosciute, e pero la questione diviene tutta speculativa, e muta affatto natura. Ecco, se mal non mi appongo, la cagione se non unica, al certo suflieente, percbe sono corsi ormai cento anni, dacche furono stabilite le generali equazioni della idrodinamica, e gli sforzi de' pin graudi e potenti analisti riuscirono inutili per cavarne le leggi del moto delle acque . Non so dirvi, o Signori, con quanta trepidazione io mi sia arriscbiato la prima volta nel 1823, cd ora abbia ripreso a metter voce terra terra in si alto argomciito. E se non dis- simido , die mi pare notabil prolitto dell' idraidica razionale il vedere orainai tutti i geometri convenire suUa insufficien- za delle soluzloni sin qui ottenute , e dell' equazioni del D' Alembert; credo nondimeno die a perfezioiiarle , o a crearne di uuove sia opera lorse possibile, ma seiiza dubbio di suprema difficolta. Ne alcuno meglio del celebre signer 560 Maurizio Brighenti Piola, che nomino con affctto di profonda riverenza e ammi- razione, ha messo in cliiaro colle niagistrali oporo la giaviti dell' assnnto, stando nc' liniiti del concetto dci fluidi, che ci siamo fatto finora. Anche la fisica molocolare , pi<2;liando le mosse dall' intlnia costltnzione dei ihiidi, avra nianipoli ben copiosi di supposi- zioni da mietere prima di giuiigerc al vero per qnesta via. Onde io penso, che pin breve, e sicura sara quella delle os- servazioni. Per le quali se potranno stabilirsi dei fatti co- stanii nelle stesse circostanze, ne nsciru linalmente la legge , che li abbracci tutti in quelle circostanze , e cioe la vera teo- ria di quei fatti. E poiche fra tutti i fatti, i piu coinuni sa- ranno certaniente i pin importanti, e per ordlnario i piu sem- plici in se e ad osservarsi , la tcoria loro sara ancora la piu utile. Laonde quand' anche la teoria di tutti i fenomeni pos- sibili fosse riconoscinta impresa dis])erata , sareb])C a prova , e non a danno della circoscritta misura dell' umana potenza. Son lieto di annunciarvi, che In questa classica terra delle acque lo studio de' fatti sul nostro Reno, che le governa, e gia stato intrapreso, collocando gT idrometri occorrenti alia Chinsa di Casalecchio, e di la lungo tutto il suo corso fino alia foce; i quali sono in tutto N.° 83 sopra la totale lunghez- za di Metri 130871. E gia. si fanno le notazioni giornaliere sugli stati del fiume. Questa Chiusa e un emissario di libera cascata a fior d' ac- qua , che da a sapere con suflicente approssimazione la quan- tita deir influsso dell' acqua ad ogni istantc nel tronco infe- riore. GF Idrometri di questo tronco mostreranno nelle pie- ne , come si disponga in esso 1' acqua entrata , e il tempo im- piegato a percorrerlo. Essendo nota per la generale livella- zione recentemente eseguita la forma, e la posizione del- r alveo rispetto all' orizzonte , non che la sua capacita totale, e la parziale fra sezioni frequenti , si ha gia in pronto una preziosa quantita de' fatti occorrenti a stabilire coll' esperien- za gli accident! tutti del moto. E se le indicate osservazioni saranno, come mi confido neir instancabile signor Ingegnere in Capo, diligenti e diu- turne, ci condurranno alia plena c reale cognizione del fiume SuLl' EQUAZIONI DELl/ IDRODINAMICA 561 in ogni sua condizione, e delle sue dipendenze colla quantita dcUe pioggie. Qiiesto clio si e coiniiif lata a praticare fra noi, si pratica da ([luilclie tempo in altii Huinl piiiicipali di Euro- pa. Onde io ardisco predire, che si stanno preparando alia forza maravigliosa dell'analisi i veri dementi, su cui fondare una teoria ail' Idraulica razionale ben piu sicura, e nieno astratta e intiattabile di t|uella che ora possediamo . "I, SUI RAPPORTI ESISTENTI FllA LE PIU C08PICUE DIRAMAZIOIVI ARTERIOSE E VENOSE DIRAMATE PER LA IIILZA DELL'UOlOEDEHIilHIFERlDOHSTKlI ED OSSERVAZIONI ANATOMICHE LUIGI CALORI Menu>ria letta all' 4ccademia delle Scienze dell' Istitutu di Bologna nella Scssione delli 24 Ftbbrajo 1848. Nc on i' laio avvenga, die pregievolissime osservazio- ni anatomiclie dimenticate e per cosi dire morte entro i clas- sici volumi dcgli Aiiticlii vengano suscitate, e pubblicate per nuove dai moderni seiiza die questi facciano la piii picco- la nienzioue de' loro priini Autori. Se questa proposizione ab- Lisogiiasse di prove, non avrei ad affaticarmi, perche ovvie e moltissinie, ma voi, o Signori, gia le conoscete, onde volontie- ri mi ritraggo da una nojosa ed inutile enumerazione. Limi- tero il mio discorso ad una, che mi ha dato I'annunzio re- centissimo di una pretesa scoperta intorno ai rapporti tra i ra- mi veiiosi ed arteriosi satclUti entro la milza dell' uomo, e dei mamniiteri doniestici. Al die mi sono accinto non gia per la- ceraie la fama altrui , o per altra malnata passione, ma per I'amore che porto alia esattezza della storia anatomica, al giusto , al vero. Onde spero che non si vorra dare una sini- stra interpretazione a cio , che in questo mio scritto verrd Lrevemente esponendo . II Malpiglii nclla sua celohre csercitazione -= de Viscerum Structura = staiiipata in Bologna 1' anno 1G6G. venendo a parlare della milza, e descriveiidone i vasi sanguiferi entro di- ramati, presa per tipo la milza bovina , che pin di ogni altra ebbe arroncia per cio, ci fece avvertiti, die I'arteria spleni- ca sottilis^iina a coinparazione della vena, internata nel pa- ranchiiiia lienale, e nascosta dalla vena satellite, subito di- scoprivasii apreiido dal lato opposto codesta vena per lo lun- go ; iniperorche r arteria sottostante solleva la porzione cor- rispondente della parete venosa, e deiitro vi fa una notcvole 566 LuiGi Calori prominenza , la quale , se 1' arteria fu previamente injettata , diventa cos\ forte, che a prima giuiita credereste 1' arteria essere conteiuita nel canalc dcUa vena. Giova per cio che andro discorrendo dippoi, riferire il testo Malpigliiano -== Lienis igitur vasa in bove nicmbranea quadam portione cir- cmndueta, vena scilicet et arteria, et bini nervorum rami unitim intcriora lienis intrant ila lit antequam ipsum su- beant levi divulsione separentiir : ut autem jam ingressa manifestius pateant immissis , in vena per longum forficibus aperialiir oblongus et ampins ille venosus sinus qui totum excurrit lienem ; in diducto bine inde canali (si fiat seetio in parte graciliori ubi inter bunc ductum et exteriorem membranam parum substantiae lienis intercipitur) iliicoemer- jrit exiiiua ciuaedam arteria, si iiraecipue jam atramento re- pleta fuerit, quae cum nervis a siinstris, vel Innc nide excur- rentibus per longum exporrigitur, et licet baec primo ocu- los incurrat, et prae caeteris proximior videatur, attamen super banc extenditur venae tunica (1) = Basta essersi fat- to ad osservare una sol volta , ripetendo la Malpigbiana dis- sezione , questo protuberare dell' arteria nel lunie dell' am- pia vena , o seno venoso cbe 1' accompagna , percbe ci accor- giamo subito , ch' esso non h solo di quell' arteria , ma anche de' suoi rami, i quali, massimamente se sono injettati, appa- riscono sporgentissimi tanto nelle largbe vene inosculate in quel seno aperto , quanto nel seno stesso. La quale partleo- krit^ non e pero stata indicata dal Malpigbi, non gia percbe ad un tanto osservatore fosse sfnggita , ma percbe sapeva be- ne, cbe avendola notata nei due vasi precipui bastava per ar- gomentare cbe essa doveva ripetersi nelle loro divisioni fin- che rimanevano associate ; conciossiacbe e norma alia qua- le la natura e solita ad attenersi nella costruttura degli orga- ni, riprodurre nella distribuziou dei sistemi cbe entrano a comporli , non solo la forma , ma la disposizione , ed i rappor- ti delle parti piu cospicue , e per cosi dire primarie nelle (1) Vedi in de Vise. Struct, exercit. Anat. Marcelli Malpighi Bono- niae 1GG6, dc Liene Cap. III. pag. 112. Sui VASI SPLENICI ECC. 567 secondarie o minori. Dopo il Malpigbi non so che altri abbia atteso al dctto dispoiiimcnto dei vasi sanjiuiferi splenici. Svol- gendo il magnifico Atlaiitc Aiiatomico e cbirurgico del Bour- gery soiinii avveimto in una ligura , die fa parte di una Tavo- la deir Anatoniia microscopica; la quale figura rappresenta un fiamnicnto di niilza bovina copiato alia camera lucida : si vede in esso disegnata una larga vena aperta per lo lun- go, nella interna superficie di cui hannovi alqnante pieghe trasverse ed un notevole rillevo nel mezzo formate dall' arteria 6otloj)nsta niolto sottile comparativamente alia v(^na : in cer- ti piuili il disegnatoro T lia ritratta , quasi fosse dentro 1' ul- timo vase nominalo : tanto doveva egli vedere quest' arteria sporgente (1). Dalonii subito a cercare nel testo, so 1' Auto- re avvcrtila e valutata aveva di qualcbe momento una tale disposizione di vasi, ne rimasi dcluso, imperoccbe il testo che rigiiarda la milza, era mancaute : ma ebbi tosto onde supplire al diflbtto e soddisfare alia mia curiosita, la memoria del 13our- gery stesso intitolata -== anatoniie microscopicjue de la rate etc. = stampata a Parigi I'anno 18i3, nella quale memoria sta riprodotta la citata figura. In questa memoria ne pnnto ne poco viene considerata quella vascolarc disposizione, ond' e a credere die il cliiarissimo Autorc 1' abbia trascurata siccome cosa puraniente dipendente dallo stretto contatto di due vasi dissimili per solidita e costretti da una guaiiia fibrosa comune. Dopo tulto cio clii crederebbe, die il protuberare dei ra- mi arteriosi entro i venosi nella milza si volesse oggigiorno vendere per merce nuova, nuovissima, e quel che e piii, per una rilevante scopcrta di Anatoinia umana? Eppure , o Signori , la e cos\. La vendita n' ebbo luogo 1' Agosto del- lo scoiso anno 1847, e si dipintamente riusci al venditore signer Atto Tigri (2), che i compratori si ebbero a lodare di (1) Vcdi Tom. V Livraison 75-7G. Plon. 4G , fig. 1. pub. a Paris an. 184G du Tmilc complet de I'anat. dc 1' liom. compren. la MeJ. opcrat. p(;r Ic doct. Bonrgcry. (2) Vcdi Bulleltino dclle Science nicdiclic dclla Socicta medico-clii- rurgica di Bologna, I'asc. di Luglio 16-17 , pubblicalo il 30 Agoslo deir anno medcsimo. 568 LuiGi Caloui un acqiiisto sopra opn aldo utilissimo per la Fisiologia e la Patolugia dolla iiiilza (1). Vero c, clio 11 Malpi^hi si limilo a descrivere la suddotta particolare disposizione dei vasi sangui- feri n«^lla milza del bovc , e che in questa sola il Bonrgery la deliueo. IMa con avcrla dcscritta nella sola milza bovina, io nil penso, il Malpighi non abbia voluto far credere, che escliisiva sia dei vasi splenici di questo grosso rumiiiante, ma die possa aver luogo cziaiidio nci rnedeslmi vasi di altri mammiferi, e deiruonio, come rilevasi da cio che scrisse po- co sopra il testo siiriferito, preiideiido soltanto per tipo la milza bovina ad imitazione di Highmoro per la ragione che — nnllns est lien qui minorem involvat snarnm partinm obscu- ritatem qualis est bourn =~. Con che non voglio pensiate, che io intenda tacciare di plagiario il signor Tigri ; tanta buona fede spira dalla maniera con la quale espone questa sua sco- perta del particolare disponimento dei vasi sanguiferi inter- nati nella milza, che si entra pluttosto nella persnaslone, oh' egli non abbia letta la citata Malpigliiana esercitazione , ne tampoco veduta la figura data dal Boiu'gery. Non vuolsi poi defraudarlo di una lode , che se in lui non possiam rico- noscere il merito della scoperta, vl dobbiamo ben riconoscere quello di avere richiamata 1' attenziouc degli Anatomic! e dei fisiologi intorno siftatto particolare generahnente trascu- rato, o non conosciuto, di averlo descritto circostauziata- mente nell' uomo, di averne per primo data una interpreta- zione fisiologica, e di averne fatta egualniente pel primo un' applicazione alia Patologia , Abbiatevi, o Signori , una conferma della veracita delle mie asserzioni nel modo , con che ei Io descrive . Nella sua memoria intitolata -=- Nuova disposizione del- r apparecchio vascolare sanguigno della milza umana (2) «=- ci fa sapere, che le diramazioni arteriose e venose spleniche, gia internate nella milza, ed accolte insiem coi linfitici e coi nervi nelle guaine fibrose continue colla tonaca fibrosa del viscere, non solo camminano di pari 1' una accanto all' altra, (1) Bullett. cit. fasc. cit. pag. 52. (2) Vedi ncl Bullet, cil. fasc. cit. la pag. 5 Gno alia 17. Sui VASI SPLENIGI EGG. 569 ina di piu Ic arterie fanno promlncnza nel lume delle ve- ne che vi corrispoiulono , per due terzi o per la meta circa di loro circonferenza , la ([uale disposizionc maiiif'fstissima nei tronchi principali e nellc successive diraaiazioiii fino a due terzi circa eiitro la spcssezza della iiiilza , va coinpajiria con iin notevole assottigliamento della parete venosa, die si riduce a poco piu dello strato interno aderentc alia j^uaiiia fi- brosa, disposizione noii dissimile a cjuelia della giugulare in- terna col principio del seno lateralc cefalico. Le arterie situa- te da un lato della circonferenza delle vene satelliti, e com- prese tra la parete sottilissima di questc e la faccia interna dello guaiiie lihrose, si f'ainio pur esse sottili nelle loro pare- ti non pero al punto che queste si addossino , e perdano gli strati giallo-elastici. DiflPatti se si faccia un taglio perpendico- lare alio andamento dei due vasi in una inilza sana, e sen- za artificiale injczione, si vedranno le aperture dei due cilin- dri arterioso e venoso, il prinio dei rjnali abbastanza solido si offrira aperto con foro circolare , 1' altro benclie assai nieno solido si offrira audi' esso apcnto, perclie sostenuto dalla guai- na fibrosa , alia quale aderisce , ma non avra un apertura cir- colare, bensi conformata a modo di mezza luna crescente , nel concavo della quale verra ricevuto per meta il tubo arterio- so. Una figiira teoretica, che da di ciu 1' Autore, corrispon- de appuntamente alio esposto, e dimostra innollre come la guaina fibrosa eccentrica ai detti due tubi vascolari li ab- braccia cosi uniti insieme senza inviare prolungainenti fra lo- ro, non coprendo quindi che quelle porzioni di parete veno- sa ed artcriosa che sono in contatto con la sua faccia inter- na. Qiiesta disposizione come 1' ho fin ((ui ritiatta, e confor- me alio stalo fisiologico; ma nella ipertiolia della milza si esprimc vieppiu, imperocche le arterie aumentano di calibro a scapito della capacita delle vene di modo che il diametro di queste che normahnente sta al diametro di quelle co- me 4 , o 5 ad 1 , nel prcdetto stato patologico potr;i ri- dursi come 3 a 2; donde sarebbe lecito iui'crire, die nel- r atrofia accade il contrario . Ad ultimo il Tigri fiicendosi interj)rcte della natura va indagando il fine per cui ha dessa voluto questo speciale disponiniento di vasi ; e pensa che sia, T. I. 72. O I 0 LuiGi Cai.oiii perche alil)i;i luogo iin' azione mntua fra rartcria e la vena, eseiritata *lal liqnido, clie ci;iscli(Hliin vase contiono, c llmi- taiulo il discorso alia sola vena noii dubita di stabilire , die la replezione sanguigna con distendimento della parcte veno- sa indiiee efFetti di conipiessione siil vase artcMioso , ondc in questo ralientasi il corso del saiigue. Tale nieceaiiisiiio lisio- logieo viene eliianiato da Ini coinpcnsatorc del circolo sa7?- giiinio; meccanisrno, clie toriia iitilissimo negli ingorglii ve- nosi, speeialnien((^ teinporaii della niilza; iniperocehe allar- gandosi il lame delle vene per il soveicliio sangue chc deb- bono rieondurre dal viscere, ed essendo le loro pareti molto distendibili, avviene in virtu del siidescritto rapporto anato- mico una compressione laterale sidle arterie, donde sc non iin eliiudiineiito , alineno iiii ristriiigiineiito notevolissinio del lume loro; donde il diminiiito, e fors' anclie in ccrti casi im- jiedito aflflusso di nuovo sangue nella niilza . Con cbe ver- reb])e in questo viscere eziandio comprovato quell' uffizio , cbe alcuni Anatomici e fisiologi gl' lianno attribuito , di di- vertieolo del sannrne. Non vi lia dubbio, clie qnesta descrizione non si presenti coi tiatti della niaggior evidenza, e cbe T iuterprctazionc del fatto non venga spontanea, e colpisca. Cio non ostante gio- vera gnardare se la cosa e precisamente cosi, se e costante, se la suddetta interpretazione sta con la sana fisiologia. Le osservazioiii a tale scopo istituite mi banno condotto ai se- guenti risultati. In buon nuniero di milze umane appartenen- ti ad individui di diversa eta, e tutte sane, nelle quali bo talor premessa una injezione dei vasi sanguit'eri e per lo piii delle sole arterie, ho rilevato, cbe queste facevano realmen- te prominenza nel lume delle vene compagne , ma questa prominenza non era sempre ad un grado, ne sempre ben ma- nifesta. In alcuni casi I'arteria sembrava dentro la vena, co- me apparisce dalla preparazione N. 1 , e die una ])arte di (1) O' In questa figtira corrispondente alia preparazione citata — 1. indiua la guaina fibrosa — 2. la vena — 3. 1' arleria. Sui VASI SPLENICI ECC. 571 p arete arteriosa o quasi la metu di sua circonferenza facesse un tutto continuo con la parete descritta dalla circonferen- za del tiibo venoso : in altri casi come nella preparazione N. 3, r arteria protubera meno nella vena, la quale fa una leggier concavitu nel punto che 1' arteria stessa le scorre vi- dua come per concedervi posto : in altri casi 1' arteria nou fa a propriamente parlare sporgenza nel cavo della vena , la quale nonostante si sposta in corrispondenza di quella , e le ofFre un piano aicpianto ol)liquo; di che si ha esempio nella preparazione N. 4. : non manca fniahncnte il case nel quale i due ciliudri vcnoso ed aitcrinso si dispongono in niodo, che veduti per le loro aperture ti danno la ligura dcU'otto di ci- fra a siinilitudnu^ di (|uauto osservasi rispetto all<; arterie e vene satclliti di altri visceri e degli arti; lo che ci vien comprovato dalle preparazioni N. 5, N. 6, e dalla milza, che avete sott'occhi, tagliata perpendicolarmente alio incesso dei vasi splenici in discorso. Tuttavolta un qualchc sposta- meuto laterale della vena, e un corrispondente protuherare deir arteria e il fatto che si verifica piu generalmente. Tutte queste varietii di disposizioue poi si possono trovare in una milza medesinia , come alcuua di esse puo mancare , e man- ca nella milza tagliata che avete veduta poc'anzi la dispo- sizioue presentata dalla preparazione N. 1 , la quale esprime il maggior protuherare dell' arteria nel lume della vena. La- onde e chiaro, che lo stabilire, come fa il Tigri, per legge, che le arterie fanno proniinenza nel lume delle vene per due terzi , o per la meta circa di loro circonferenza , non e con- forme a verita, rare non essendo le ecrezioni che a tal leg- ge contraddicono ; ma piii secondo il fatto sara, se porrai , che le arterie diramate per la milza fanno piu o meno pro- minenza nel lume delle vene , vaiiando gl' iudividui e i pun- ti nei quali si esamiuauo. Queste osservazioni sui vasi sanguigui splenici dell' uomo In queste figure corrispondenti alle preparazioni cilate — • 1. indica la guaina fibrosa — 2. la vena — 3. 1' arteria. 572 LuiGi Caloui ho estese ai manimifoii tloniostici fral quail lio scelto i pin co- muni, c i pill colossali ail un tempo. La milza del hue avuta dal Malpighi per la piu acconcia siccome quella die iuvolge uiinore oscuritu delle sue parti secondo clie rilerii s()[)ra, fu la prima che mi I'eci ad esplorare. Previa una injezionc resinosa neir arteria splenica , che hen presto passo nella vena omoni- nia, apersi per lo lungo questa vena corrente da un cstremo air altro della milza , e non appena alloiitanati i due lembi della parete venosa cosi tagUata, che mi api)arve l' arteria promincntissima non che i suoi rami che si internano tra- sversalmente al diaxneti'o longitudinale del visceie, i quali si vedevauo sporgenti e ncU'anzidetta parete e nei larghi rami venosi imhoccati nella vena principale aperta, vuoti pero che fossero, o sgombrati da alquanta materia d' injezionc che en- tro vi era penetrata. Ho osservato il somigliaute nella milza pecorina. Scrive il Tigri che uella milza del cavallo manca- no quci rapporti che sono propri nella milza umana fra le arterie e le vene, conciossiacche invece di flu- prominenza I'arteria nel lume della vena, 1' arteria e situata suUe prime ad una piccola distanza dal tronco venoso , cui presto ahban- doua per decorrere insieme coi nervi isolata dal medesiino di modo che faccndo un taglio nel viscere si vede la vena in un punto e I' arteria in un altro. Solamente nel tronco prin- cipale venoso , il quale egualmente che l' arterioso si esten- de c{uasi da un capo all' altro del viscere , se sia longitudinal- meute aperto, si vedono trasparire le secondarie diramnzioni deir arteria, ed anche rimanere per esse un poco soUevata la membrana della vena. Nel che prevedendo egli una ob- bjezione di grave momento alia sua fisiologica maniera d' in- terpretare la disposizione esistente nei vasi sanguigni spleni- ci deir uomo , si e affrettato a prevenirla mettendo a pro- fitto una particolarita , della quale il Muller (1) ed il Tigri stesso (2) voghono inventore E. H. Weber, ma che per (1) Manuel lie Physiol, par I. Muller trad, de 1' Allemeud par A. — I. — L. Jourd.in Paris 1845. Tom. pram. pag. 14G. (2) Bullet, cit. fasc. cit. pag. 13. Sui VASI SPLENICI ECC. 573 avventura I'Higlimoro (1) accenno due secoli sono; intendo dire dell' esistenza delle valvole nella vena porta del cavallo, e giusta il iiostro ])articolare iiella voiia s|>l<'iiica ; con il (jua- le provvedimenlo la Natuia vcrrthhe a conipcnsare la nian- canza della disposizion vascolare delia milza dell' uomo e di altri animali , e prodiirrehbe i medesimi effetti , valcndosi di espcdienti divcrsi . E per verita nel cavallo il protuberare delle arterie nel lume delle vene non e ben manifesto, anzi si trovano queste due specie di vasi talora molto distant! fra loro coiiiparativanient(^ a (|uanto osservasi nciruomo, nella pecora , nel bove. In una milza di cavallo sana, spinta pre- viamente una injezione nell' arteria , ho aperta per lo lungo la larga vena clie scorre lungo la fessura del viscere , ma non bo potuto vederc attraverso la ]>arete di essa 1' arteria sottostantc : latto un taglio paralello a detta fessura, alia di- stanza di poco piix di mezzo poUice dalla medesima, e com- presa nel taglio quasi tutta la grossezza della milza , bo ve- dute le diramazioni venose ed arteriose le une vicine alle altre , ma non addossate , anzi separate per un tessuto cellu- lo-fibroso interposto. Levando la tonaca sero-fibrosa dalla fac- cia concava del viscere , e distruggendone il parancbima , e mettendo con cio alio scopcrto cospicue diramazioni venose, apertele secondo la loro lungbezza,mi sono non raramcnte ap- parse le diramazioni arteriose sottoposte cbe sollevavano la porzione corris[)ondente della parete venosa estesissima a con- front()d(!lla sottigliezza di calibro delle arterie, a cbetalor pro- tuberavano quasi a quel modo che aveva osservato nella milza del bove. Bellissima vista faceva cosiffatto protuberare in una milza assai contratta e ridotta a men della metii della sua grandezza, appartenente ad un veccbio cavallo, nella qua! milza le diramazioni arteriose sopratutto terziarie, quartarie erano tortuosissime , e facevauo un notabile rilievo col con- vesso delle tortuosita o spire, die descrivevano, nel lume delle vene satelliti , che aveva aperte . Questo serpentine (1) Corp. Iiiim. flisq. nnat. Natlnn. lligliinorus Hagae coniilis cx off. Browoii Bibliop. Angl. MDCLI. pag. Gl , 65. 574 LuiGi Calori incesso delle dlramazioiii arteriose spleniclie, piii iiiteniate nel- la milza, e stato iiotato audio ncH' iioino dal Dii[)uytieii ; e riiiisclike (1), citauclo 1' osscrvazioiic Dupiiytreiiiaiia iiel par- lare dell' andamento ordinario del tronco dell' arteiia spleni- ca, e delle sue diramazioni s\ deutro clie fuori del viscere lo ha per una seniplice varieta. dello stato fisiologico. In una quarautina di niilze umane che dal princlpio di Novembre lino ad ofjoi ho tagliate per osservarne la disposizione dei vasi sauiiuiferi non mi sono mai imbattuto in questo flessno- so incesso dei rami arteriosi eutro la milza : 1' ho bcnsi ])iii di una volta osservato nella milza del ])ue. lo pin- credo che a stato fisiologico apparteuga, e lo considero come lui effet- to funzionale della milza, viscere che, come ognnn sa, puo enormemente dilatarsi e restringersi a somiglianza dei tes- suti erettili della natura dei quali partecipa, cosi che essen- do esso in contraimento, le arterie dovendosi addattare ad u- no spazio minore, vengono ob])ligate a quella tortuosa anda- tura. In quanto poi alle valvole della vena splenica equina non si puo muovere alcun dubbio suUa loro esistenza , e tro- vausi pure nel restante della vena porta. E certamente deb- bono avere 1' uffizio di sostenere la colonna del sangue che le vene conducono , ed agevolarne il corso ; ma potrebbero essere state date da natura al sistema della vena porta di questo solipede per tutt' altra ragione che T allegata dal Ti- gri . E in realta debb' essere diversa , inq>erocche quando quella fosse la vera , converrebbe che ogni volta che il rap- porto trai rami venosi ed arteriosi splenici si riproduce tale qual si offre nel cavallo , si verificasse valersi la natura del- lo stesso magistero, o di altro equivalente. Ma non e cosi cer- tamente, e chiaro apparlra sotto. Osservando i vasi splenici in- ternati nella milza del canis fiimiliaris, si vede quantunque penosamente per 1' esiguita degli oggetti che un certo protu- berare delle arterie nelle vene satelliti non manca. Ad ulti- mo esplorata la milza del sus scropha ho notato che le (1) Encyclop. Anat. Trad, tie 1' Alleniend par A. — I. — L. Jour- dan. T. V. pag. 1G7. Paris 1845. Sui VASI SPLENICI ECC. 575 arterie molto esili poco o niento protuberavano nel lume del- le vene (Vedi le prepaiazioni) assai capaci e notevoli per una estrema sottifjliezza della loro parot(! iioii iikmio cIm* del loro inviluppo llhroso avvciitizio , al (|iialc eraiio adereiilissime co- si clie tagliata la iiiilza in direzioiie trasversale all'andamen- to (lei iioniiiiati vasi , le aperture venose si mostravano non dissiniili da qnoUe die olTron le vene pur tajiliate dei tiiino- ri fibrosi. II ranio principale dt^lla vena spIcMiica eorrente lun- ge la scissura lineale non era cosi vicino, o addossato all' arte- ria, che qnesta auclie iujettata trasparisse, apreudolo, co- me nel Love, per tutta la sua lunghezza dal lato opposto al- I'arteria; auzi stirando hinc inde la vena aperta, questa al- quanto sollevavasi e scostavasi di piii dal suddetto vase sot- toposto. I cospicui rami innestati nella vena andavano ad ac- coiui)agnarsi coi rami arteriosi, ai ffuali tauto piii si accosta- vano quanto piu erano prossimi ad entrare nella sostanza ' dclla miiza, dove faiendo uu taglio alia distanza di sette od otto liuee dalla noiuiuata scissura, parallelo a ([uesta , c com- prendcnte anclie tutta la spessezza del paranchima, rnetten- dosi ad osservare la supcrficie del taglio, ben subito ti appa- rJA ano i larglii fori dei cilindri veuosi , i (juali fori erano or rotondi , or tendenti alT ovale, ma molto malagevole era vc- dere gli arteriosi ancbe guardando per entro il cavo delle vene con tutto die queste avessero pareti esilissime e traspa- rentissime ; c cio era ogui ([ual volta gli arteriosi non fossc- ro stati prima injcttati. Ho cercato se (juesta disposiziouc an- dava compagua , come nel cavallo , con la esistenza delle val- vole nel tronco della vena splenica, ma per quanto mi vi sia adoperato non bo potuto giuguere a scoprirne un bencbe minimo indizio; esse mancauo affatto, lo che prova indubi- tatamente f[uanto affermai sopra, che la ragione dell' esisten- za delle valvole nella vena porta equina e partlcolarmcnte nella s])lenica non sta nella mancanza di quei rapporti tra vene ed arterie osservati nella milza dell' uomo , del bue , della pecora e del cane. E dovendone specificare alcuna cosa. diro parermi non improbabile, che la ragione dell' esistenza delle prefate valvole nel sistema della vena porta equina stia nei cambiamenti, che durante la respirazione subisce il 576 Luici Calori corso del saiifrue venoso nolle: cave, e nel cospieiii rami, die le soil vlcini, od aiiessi, considerato clie la ])orta ha uel ca- vallo dirette coniunicazioiii con la cava posteriore, e clie per consequente tali cambiamenti trovano piu spedita la via di propngarsi alia vena porta ed ai principali rami onde risiilta : i (juali cambianienti siccoine consislono in nna specie di ri- gnrgito , di stasi sangiiigna momentanea , cosl potrebbero col lore incessante ripetersi essere cansa d' ingorglii nei visceri, ai qnali il sisteina della vena porta apparticne : onde per ov- viare a simile inconvenicnte la iiatnra avrebbe operato con il solito magistero, di clic nsa nell' altra pin este^a provin- cia del sistema venoso , vale a dire col nieccanismo delle valvole. Ma clie clie sia , io cio non esibisco clie come cori- gettnra. Intanto dalle fin qui narrate osservazioni dedurre si pno, clie il protuberare dei rami arteriosi nel lume del- le vene satelliti entro la milza e nn fatto od una circostan- za, clie oltre die varia di giado anclie in una milza mede- sima , come gia fu mostrato , e eziandio incostante , mas- simamente quando si cerca di verificarla nella milza degli animali . Ma snpposto , die costantemente esistesse , com' e stato descritto nella milza iiniana , si potrebbe egli ammettere , die tnrgente la milza per sovercliio afflnsso di sangne, le ve- ne die debbono ricondiirlo fnori del viscere, ricevendone in maggior copia dell' ordinaria , e gonfiando oltre I'usato, pos- sano con la loro distensione comprimere le arterie compagne al punto d'impedire un nuovo afflnsso di sangne nella milza, o dimlnnirlo notabilmente, divertendosene il circolo negli al- tri rami dell' arteria splenica diramati alle parti vicine , e ne- gli altri due rami dell' arteria celiaca : donde poi un salntare efFetto, die i turgori splenici non aumentino, ma diminnisca- no , e si dileguino ? II Tigri sel crede , e pensa , che nel cor- po umano non sia questo l' unico esempio di una compressio- ne esercltata da nna vena distesa da sangue sopra un arteria, ma che altri ve n' abbiano, frai quali cita il seno cavernoso per rapporto alia carotide cerebrale. I relator! della Tigriana scoperta ven ravvicinano altri , ed opinano , che le reti miri- bili che abbracciano certe arterie negli uccelli , le reti che Sui VASI SPLENICI ECC. 577 fanno le arteiie intercostali nei cetacei , sieno disposizionl da- te da natura per un consimiie scopo (1). Da (|H(;1 poco cho trovasi registrato nel Diaiio del iiono coiigresso scu'ritifico Italiano in Veiiezia (2) pare clic il siidescrllto uffizio altriljiii- to ai vasi sanguiferi splouici c specialineiite alle vciie piene di sangue iiei turgori della milza sia stato accettato, non pero come principale finizioiie del viscera: lo clie pure t'li avvcrtito dal Tigri. E poiclie a sostegno delle opinioiii I'lsio logiche non bastano i concetti che ti nascono dietro la consi- derazione del disponimento anatomieo delle parti , cli«; d' uo- po e di ragioni desiiute dalle niigliori lisiologiche dottrine , e di esperiineiiti, che te li convalidino, cosi il Tigri e stato soUecito istituime deterniinando con un appareccliio aj)posi- taniente inveiitato dal peritissiiiio signor Dottor Peri nei va- si sanguigni splenici due correnti di rupiicio, una per 1' arte- ria, andante verso il viscere, ed entro il medesinio traspor- tantesi, altra per la vena, retrocedente dal viscere. I risulta- ti finali di questi csperimenti furono, clie una distensione couuuKpic leggiera ed efiettuata sulle pareti della vena dal liquido contennto e scorrevole si era fatta risentire al ci- lindro arterioso in modo da produrre una sensibile diniinu- zione nel getto del liquido da cui era traversata. CoU'an- mentarsi di questa distensione 1' indicato efFetto era sempre pill divenuto apprezzabile , fujchc procurato essendosi il re- flusso nel liquido della vena, ed iniitato con cio quello che si di frequente puo avvenire nel meccanismo uniano, I'ar- teria rimaneva talniente compressa da essere come trascura- bile la quantita del liquido che ne usciva. In qucsto caso au- mentando la velocita del liquido che entrava nell'arteria, la quantitu die ne usciva era notabilmente piccola. So bene, aggiugne 1' Autore a questa esposizione, che non si deve trascurare dal lato dell' arteria una certa resistenza per I'at- tivita propria delle sue pareti; per altro si ricordi esscr (1) Bullet, cit. fisc. cit. pag. 52, 53. (2) Vedi il N. 10 del Diario del nono congrcsso scicntifico Il.Tlia- i»o in Venezia pag. 79-80. ( giorno 24 Sellcmbro 1817.) T. I. T3. 578 LuiGi Calori queste non poco assottigliate nello strato giallo-clastico e pre- mute da una coloniia »li liqnido taiito siipciiore a qncUa in esse coiiteiiuta ; !^i nlletta in line alio scopo chc scinhra ave- re avnto la natura, e credo non si avra difficolta ad annnet- tere cio che i citati esperimenti hanno si cliiaramente san- zionato (1) . Codosti esperimenti tutto che non sicno descritti, si pos- sono aano peiu iiolahiliiu'iitc il IIncIIo del piano della corona dei niolari, sporgendo dagli alveoli per Len undid niiliinietri : la loro Ibrina rassomi<;lia perfettanieiite a quella niello struniento clie i nostri coloni aduprano a lalcia- re le erbe ; 1' orlo londeggiante legeniiente inarcalo c rivolto anteriormeiite, il lagliente, alcun poco incavato , posterior- niente ; la laccia eoncava all' esterno , la convessa guarda inlenuuuente. La testa vcduta cosi di fianco , descrive col suo lato superiore , dall' occipite alia spina nasale una curva quasi del tutto regolare, mostrandosi alcun poco sporgente soltanto il tubercolo , o cresta occipitale, e legermente de* pressa 1' inleriore porzione del frontale. La colonna vertebrale si compone di 40 vertebra, sette cer- vicali, 13 dorsali, 6 lonibari, 14 sacro-raudali : 1' osso innomi- nato collocandosi quasi in linea paralella alia coloinia, e niolto ristretto nella regione iliaca, si unisce ai processi trasversi di un solo pezzo vertebrale. L'atlante e munito di cavita artico- lari ]ier 1' occipite molto prnfonde, addattate alia forma dei condili assai promiuenti e nuuiiti di una spina sul terzo poste- riore della loro facciaarticolare. L' asse od epistrofea assai ro- busta lia un processo spinoso largo ed elevato; il processo spi- noso nclla 3.^ ccrvirale molto dcbole e breve, si va grado gra- de svikippando di piii Hno alia settima. Anche i processi tra- sversi delle stesse vertebre cervicali dalla terzaalla sesta sono assai robusti, e gradatamonte crescenti dall'avanti all' indie- tro mostrandosi cnornii nclla sesta, e tutti pcrforati al solito alia radice onde permettere il passaggio all' arteria vertebrale. La settima poi, che ha il processo spinoso piii alto che non in tutte le altrc, niostra iiivece i trasversi affatto rudimentarj , e del tutto impcrtorati. Nella regione dorsale i processi spi- nosi sono molto alti ma stretti, aciuninati nell'estremita, ed 598 Antonio Alessandrini inclinati all' iiidletro fino, e compresa la nona ; nelle ultimo quatti'O dorsali si ahbassano, ma si allargano uotaUilmoiitc , presentanilo ancora il margino aiitpriorc a foggia d' arco di circolo, terminato superiormente da una punta iiiclinata al- I'avanti, disposizione che meglio apparisce nei processi spi- nosi dello vortohrc lombari. Quoste ultime veitebrc liaimo i processi tiasvcisi inolto ampj ed inclinati all' avanti ed in basso . Le coste sono in genere molto dcboli , strette , poco in- curvate all' infuori, di guisa clie il tronco dell' aniinale e niolto compresso ai lati ; otto arrivano colle loro cartilagini al- io sterno, cioe sono sternali o vere , cinque asternali o spurie. Lo sterno manifestamente si compone di nove elementi, o centri di ossilicazione ed e molto ristretto anche nella regio- ne posteriore , a differenza di quanto si suole osservare nella ma<^crior narte desfli altri ruminanti nei crnali anzi la brevita deir osso porta gli elementi posteriori di esso a coUocarsi in linea parallela due a due, inducendo cosi un notabilssimo al- largamento nell'osso, ed invece l' abbreviamento del torace. La lune;liezza totale della colonna spinale, dalT atlante al- r ultima caudale e di 385 mill, ripartiti nei scguente mo- do : regione cervicale 65 mill., dorsale 102, loinbare 97, sacro-caudale 121. In opposizione a quanto concordemente notano 2,li Autori nei moscbifero, la coda del quale e brevis- sima, in ([uesta specie invece le vertebre caudali oltrepas- sano di ben 42 millimetri la posteriore estremita deirischio. Per quel die spetta alle estremita od arti dello scheletro, oltre la sproporzione di gia notata nella lungbezza tra le to- raciche e le addominali , queste ultime superando di molto le prime, si trova ancora che gli arti addominali sono pro- porzionatamente molto piii robusti di quelli del torace , le ossa poi delle singole regioni in ambi gli arti mostrano le seguenti pi-oporzioni e singolarita. Arto del torace . La scapola dal lembo della cavita glenoi- de della testa alia parte piu prominente della base , com- presa la larga cartilagine, misura 58 millimetri. E da notar- si in quest' osso il singolare suo allargamento nella base (33 mill.), e la straordinaria estensione e prominenza della spina, SCHELETWO DEL MuSCHIO 599 la <|uale, abbenche inaiichi la clavicola, arriva quasi coUa sua estreniitu , ossia colla puiita del processo acromiale , al li- vello del lembo dcUa fossa articolarc omerale . La fossa o regione sopiaspiiiosa poi c )i>liettissiina, esseiido la maggior parte dell' esterna faccia dell' osso occupata dalla regione in- fraspiuosa. L' oiiiero dalla parte piii ])roiniiu'rit(; delT ester- na tuberosita, al lembo iiiferiore del eorrispondente condilo e luiigo 65 mill., e non presenta perforamento aiiteriore in- tercondiloideo . Nell' antibraccio ambe le ossa sono ben svi- luppate (" fra loro in proporzione , 1' ulna oltrepassando il raggio superiormente per 1' estensione del processo anconeo e di tutta la faccia articolare omerale, ed allungandosi al- cun poco di piii aiiclie nell' estremita inferiore. La totale lungliezza di quest' osso, e quiiidi ancbe dell' antibraccio, e di 67 mill.. Relativamente al piede il carpo pel numero e la forma dei pezzi clie lo compongono e analogo a qiiello dei ruminanti eonuuii , la i)rlncipale differcnza consiste nel pre- sentare i metacarpi rudimentarj sviluppati in guisa da per- correre tutta la lungliezza del metacarpo principale , soste- nendo ciascuno di essi un rudimento di terzo e quarto dito composto di due falaugi, 1' estrema delle quali inviluppata da ungliia debolissima. Carattere questo evidentissimo ancbe neir intero animale , e della massima importanza qualora si istituisca il confronto colle parti simili del moscbifero , nel quale i diti laterali sono robusti e sviluppati in guisa da toe- care faciimente il terreno in certe cii'costanze. Le due dita medie , o principali , banno la falange ungueale raolto allun- gata e rivestita da ungbia robusta, terminata in punta acu- ta leggermente rivolta in alto . La totale lungbezza del pie- de, dal lembo della faccia radiale del carpo al piano inferio- re della falange ungueale, e di 62 millimctri. Estremita addominali . L' osso innominato e molto lungo e ristretto, giaccbe dalla sommita della cresta delfileo al lem- bo della tuberosita iscbiatica si contano 81 mill, laddove la maggior largbezza, die corrisponde alia regione iscbiatica. e di soli 16 millimetri. Queste ossa poi, cbe non banno come si disse , una superficie di contatto molto estesa e robusta nella regione ileo-vertebrale, fennamente si uniscono fra loro 600 Antonio Ai.essandrini aWa simfisi , che si csttMule noii solo al piibe , ma all' iscliio ancora. II tVmore, robiisto, ha la testa articolaie coiigiunta al coipo mediante un coUo abbastaiiza distiiito, e la pnnta del trocaiitere mag<;"iore non oltrejxissa il ILvello della testa aiti- colarc : nell' estremita iiiferiore i coiidili ortVono aiit(nior- inciite una luiiga e piofoiida faccia articolare sulla cjiialc scor- re la rotiila robusta, e coll' apofisi inl'ciiorc pel legainento rotiileo-tibialo straordinariamoiite lun;j;a , ([ualo generalnuMitc si riuvieiic negli aiiimali eiiiincntcmcnte saltatori . La luii- iibezza del ieinore e di 77 millimetri dalla estremita. del tro- cantere maggiore alia i(>igioiie piii promiiicmte dell' esterno coiidilo. Lc ultimc due rcgioni dell' arto j)osteriore souo !(^ pill luiiglie, giaccbe la tibia si estende per 88 mill., ed il piede, ascendendo fino alia pnnta del calcagiio, 109 milli- metri. II carattere pero die piii distingue le specie del gene- re muscliio da quelle di tutti gli altri gen. dell' ordine dei rii- minanti si e 1' esistenza di nn osso ilbiilare abbastanza svi- luppato, occupante i due terzi snperiori della tibia, ed il consolidamento del cpiale incomincia dalla legione inferiore , mantenendosi per Inngo tempo di sostanza fibro-cartilaginosa neir estremita siiperiore , che si unisce alia testa della tibia. Quest' osso, la fibula, manca quasi del tutto negli altri ru- minanti, rimanendo appena nn indizio dcUe sue estremita , o teste , siiperiore ed inferiore. Nei musclii invece il corpo del nominato osso mostrandosi abbastanza svilnppato non vi e traccia della sua testa inferiore , che nei runiinanti comuni costitiiisce un ossicino distinto, coUocato nella posizione del- r esterno maleolo, e da taliino rigiiardato come appartenen- te al tarso. La grande estensione, e la robustezza delle ulti- ma regioni descritte degli arti addominali ; la straordinaria lunghezza della parte libera del calcagno ; la maggiore legge- rezza invece di tutta la regione anteriore del corpo sono ca- ratteri che denotano la grande attitndine di questo animate al saltare ; ed invero tutti i natiiralisti che del medesimo ban- no parlato convengono nell' ammettere ad alto grado in lui siffatta proprieti\ , da taluno anzi esagerata in guisa da sup- porre pcrsino, cosa veramente non crcdibile, che inseguito possa slanciarsi in alto in guisa da afFerrare coi lunghi canini i rami degli alberi e rimanervi sospeso. SCHELETRO DEL MuSCIIlO GO 1 A compimento della succinta clescrizione di questosclicletio resta a dirsi ancora della testa veduta dalle sue facce anterio- re e posteriove , {;iacche congiunta alio schelctio non e stata descritta che vcdiita di fianco. La ligura 1.* della Tav. 20. rappresenta la testa veduta nella sua regione anteriore. Quivi chiarameiite apparisce 1' estensione e la forma dei paiietali (a, a) molto piii grandi e gibosi di quelle die comuuenieiite s' incontrano nei ruminanti , e nel centio dei quali , trattan- dosi di individuo giovine, esiste ancora la traccia della suttura interparietale, che il Pallas nota mancare uel moscliifero , vale a dire die molto per tempo si oi^litera, il die auche piu facilmente awiene neile famiglie dei ruminanti a corna . II frontale {c,c) esso pure e ampiissimo, generalmente ap- pianato, ed appena giboso presso la suttura coronale. E an- cora in parte inanifesta la suttura media [d) die unisce le due meta destra e sinistra: singolarissimi poi sono in que- st' osso i due solchi laterali (e,e) profondi , suU' incomincia- mento dei quali, verso il centro dell' arco sopraorbitale , ed a breve distanza del di lui lembo libero, sono patenti piu fori pel passaggio dei vasi e nervi , che dalla cavita or- bitale ascendono alia fronte, analogamente a quanto si ve- de nei ruminanti muniti di corna ; nel musc/iio pero , man- cando queste solide armature, il solco nominato si prolun- ga non solo fino al Icmlw nasale del frontale , ma lo oltrepas- sa ancora lambendo la linea d' unione dei nasali coi mascel- lari ed intermascellari, di guisa che questo fascio di vasi e nervi si vede destinato pel chiloma, o parte prominente del muso, die in questa specie ha, massime ui proporzione del- le altre parti della testa, un notabile sviluppo. Le ossa nasali nella loro estremita libera sono munite ciascuna della pro- fonda incavatura angolare, gia notata dal Pallas anche nel moschifero . La figura 2." Tav. 20 rappresenta il teschio senza la ina- scella inferiore veduto dalla base . Si pu6 notare in questa fi- gura I'ampiezza del foro occipitale ((^'fig- 2. Tav. 20), di for- ma quasi perfettamente circolaro, e del diametro di 11 mil- liinetri ; la singolare prominenza dei condili articolari, il loro ravvicinamento nell' estremita anteriore , il quale pero non T. I. 76. 602 Antonio Alessandrini jirriva al giado iiotato da Brandt e Ratzeburg nel moschifc- lo, in cui distano in qiiesta regione i condili 1' nno dali' al- tio soltauto pel tratto di un ([uarto di linea del piede pari- gino; nel pignieo tale distanza airiva ai 4- mill:. In questo di- segno, rapprosentante la testa vodnta per la base, delincansi in tutta la lore estensione i rigontlamenti , o le grosse bolle ossee timpaniche, ricordate ancora, percbe veduta la sinistra di fiance , nella descrizione dello scbeletro . Ma piu di ogni altra cosa nierlta di essere descritta in qnesta, e nclla se- gnente figura la lornia e la disposizionc dei denti . I niola- ri superiori , dieci di numero non essendo ancora spuntati gli ultinii dne, ofTrono nel primo una singolare rassomiglianza coi fiilsi molari delle fiere , massinie del gen. canis: come in que- sti la corona e compressa , munita nell' estremita libera di tre punte molto accuminate e taglienti ai lati, la media del- le quali e piu alta delle lateralis il secondo conserva pure forma analoga a quella del primo , ma corrispondentemente alia punta , o ciispide posteriore , comincia a complicarsi , s' allarga , diviene bilobo , e fra i due lobi presenta la fosset- ta sii;moidea , che e il carattere quasi costante dei molari della maggior parte dei ruminanti . I trc die seguono , di fi- gura pressocbe cubica , e gradatamente ciescenti dall' avanti air indietro, sono tutti bilobi a somiglianza di quelli del ca- priolo, solo per la gioventii dell' individuo i quattro cuspidi o punte del piano triturante , non ancor logori dall' uso , so- no molto prominenti ed acuti , massime gli esterni . Un rudi- mento del sesto molare in formazione e contenuto nella tu- berosita mascellare {c, c fig. 2), e mostrasi a tale grado di sviluppo da fiirne credere prossima 1' apparizione fuori del- r alveolo. Nella volta ossea palatina e da notarsi ancora I'am- piezza dei fijri palatini posteriori [cl^d fig. 2), i quali ante- rionnente si prolungano in un solco abbastanza distinto , che arriva sin presso I' estremita della serie dei molari da ciascun lato , ed indica essere quivi contenuto un grosso fiiscio di va- si e nervi diretti verso l' estremita del muso, come si e det- to molto lobusto e prolungato, massime a spese delle parti molli . Disposizione che trovasi in perfetta armonia colla sin- golarita notata nel fiontale relativamente alfijrl sopraorbitali. SCHELETRO DEL MuSCHIO 603 La dentatura della mascella inferiore (Tav. 20. fig. 3 ) per quel die apparticne agli incisivi e ideiitica a cjuella dei ru- minanti comuiii : dcgli otto denti depress! ed inclinati in l)as- so clie la costitiiiscono, cjuelli del centro soiio incjlto piii lar- ghi, ristrettissiini ed incurvati ad arco gli intermedj, si al- largano di niiovo alcun poco gli esterni iniitando cosi la figu- ra della corona d(u centrali . I molari poi soiio alipianto di- vers! da qnelli descritti nella mascella superiore , mentre non solo il primo , ma il secondo ancora sono compress! , accuminati , a tre cuspidi , atti ad incidcre il ciho ; il tcr- zo e trilobo; gli ullinii due assomigliano agli analoglii del- la mascella superiore, ma akpianto piii deboli, allungati , e compress! , come si vede generalmente nella dentatura in- feriore massime dei runiinanti . Presso il quinto dente mola- re, giacche anclie la mascella inferiore ha soltanto cintfue denti di questa qualita , vedonsi molto patent! le aperture degli alveoli contenenti il sesto dente molare , gia notabil- mente inoltrato uel suo sviluppo, e prossimo a sortire. In questa generale enumerazione dei denti s! e omesso di par- lare dei canini, giacche veduti in iscorcio nella figura 2.* di questa tavola non presentano esattamente ne la loro lun- ghezza ne la conformazione , ma di quest! denti se ne tenne parola, ed estesamente si descrissero parlando della testa uni- ta alio scheletro dove, veduto il sinistro canino di fianco , se ne puo misurare esattamente la luniirhezza. e descriverne compiutaniente la forma. Gli anatomic! che si occuparono della storia estesa del mo- schifero non diedero esatte figure, ne complete descrizioni della dentatura di questa specie \ meno ancora si conosceva quella delle piccole specie nelle quali al piu si e indicata I'e- sistenza dei canini tanto patent! . Soltanto Federico Cuvier neir opera sui denti dei mammiferi (1), riguardati come ca- rattere zoologico, all' articolo C/ieitrotains iiidica il inunero dei denti di questo genere di animal! , e la loro disposizione nelle due mascelle , senza pero disceudere ad una esatta de- (1) Des dents des Mamraiferes. Paris 1825. pag. 230. 604- Antonio Alessandrini scrizione dei medesimi asseiisce di averli osservati iiella te- sta di nn moschifero, della dentatiira della quale da piir- anche le figure uella tav. 93 . I deuti in (|uesta tavola rappresentati sotto diversi aspetti iu varie figures inostrano u- ua singolare analogia di forme con (juelli fin cpii descritti della specie del pigmeo ; ma dubiterei molto che questa te- sta avesse realmente appartonuto , come pure lo asserisce I'autore, alia specie del Moschus Moscliifcrus, principalnien- te sul riflesso della forma, e della piccola mole dei deuti ca- nini . Addotte le mascelle la loro punta , nclla citata tavola del Cuvier, arriva appena alia meta dell' altezza dell' ester- na faccia del ramo mascellare , di guisa che supposto intatte le parti moUi , verrebbero facilmente ricoperti del tutto dal- le labbra : sono insomnia piu piccoli di ipielli del pigmeo che ho descritti e rappresentati nelle figure , abbenche la testa delineata dal Cuvier avesse apparteuuto ad individuo adulto, il che si desume tanto dal perfetto completamcuto delle se- rie de' molari , quanto dal logorameuto, piuttosto inoltrato, del piano triturante della loro corona. Invece nelle piu esat- te figure che si hanno del moschifero, in qu(!lla aucora re- centissima dei piu volte nominati Brandt e Ratzeburg, i ca- nini sporgono dalle labbra per la estensione di piu pollici: la forma ancora dei canini rappresentati dal Cuvier non e quel- la che ffeueralmente si assesina , e si delinea nei denti simi- li del moschifero nel quale sono meno compressi, e piu s' ac- costano alia figura rottondegiaute . Reputo quindi molto pro- habile, che la testa rappresentata dall' illustre citato zoolo- go francese , piuttostoche al moschifero , abbia appartenu- to ad una delle piccole specie non ancora ben nota e ben de- finita . Tacero delle altre particolarita meno important! visi- bili nel teschio fin qui descritto , giacche sono abbastanza manifeste per la semplice ispezioue delle figure, che si e cer- cato di rendere il piii che fosse possibile somiglianti all' ori- ginale, e conchiudero riscontrarsi esattamente in questo sche- letro le note principali per le quali viene dimostrato essere certameute del genere de' muschj F animale cui il medesimo appartenne,e dover costituire nel genere stesso una specie distinta nella sezione di quelle che sono osservabili per la SCHELETRO DEL MuSCHIO 605 piccolezza della loro statura , e la mancanza della borsa o fo- licolo della sostanza odorosa. Ed iiivero dcvc costituire un ca- rattere di gonero inolto valiitaliile, o lacilmentc apparisconte, r esistenza del robusto caiiinu supeiiore, congiuiila alia to tale mancanza degli incisivi nella stessa mascella , pel qual carattere (juesto genere fa strada, per cosi dire, dai canieli ai ruminanti coinuni ; V esistenza di un peioneo gracile, man- cante in tutti gli altii ruminanti ; lo sviluppo notabile dei diti e delle ungbie lateral! o rudimentarie; la grossezza e prolungamento dell' estremita del naso , corrispoiidentemen- te alia mascella superiore ; la sottigliczza delle estremita in proporzione della mole, e della forma del tronco. Ma le spe- cie appartenenti a rjiiesto genera possono essere ficilmente e fondatamente separate in due sezioni, la prima delle rjua- li, clie comprende la sola specie moschus mosc/iifcrus , e di- stinta dalla seconda per la presenza della borsa del muscbio, per la mole maggiore del corpo, per le analogic di esso col- le forme generali proprie di quello dei cervi, dai quali pe- ro facilmente si distingue il muscbio per la totale mancanza delle corna , si nel mascbio cbe nella femmina , pel niun in- dizio delle fossette lagrimali al canto interno delle orbite . Nella seconda sezione , cbe comprende pareccbie specie di- stinte , non tante per6 quanta na sono generalmente amnies- se dai zoologi, e notal)ilc in tutte 1' assoluta mancanza dal- r organo preparatoie del muscbio ; la piccolezza del corpo ; il minor sviluppo delle dita e delle ungbie rudimentarie; la figura piu compressa, ed al lembo interno piii tagliente, dei canini ; la rassomiglianza generale del corpo a quello dei ca- prioli e delle antilopi, dalle specie dei quali generi poi facil- mente li distingue 1' assoluta mancanza delle corna . SifFatti caratteri pero a mio avviso non sono sufficicnti a stabilire due distinti generi di animali, come pure taluno opino negli andati tempi, e nemmeno due sottogcneri , come recente- menta face il De Quatrefages (1) nel Dizionario universale di (1) Dictionnaire Universcl dllistoirc Nalurclle. Tom. III. Pans 1843 pag. 592. 606 Antonio Alessandrini Storia Natnrale, e perche repute vizioso e,d iniharazzante qucsto mode di suddividere i generi, ed anclie pcMclic uel presente case 1' addottare il nome di Traguliis pel sottoge- nere in ciii sono comprese le piccole specie , piio faeiliiiente esser causa di maggiori equivoci , esseudocclie uu tal uome fu pure iutrodotto da Brisson a denotare tutte le specie com- prese ncl gen. rnoschus . Per ultimo nella sczione dei muschj privi di borsctta, il Pigmeo puo essere f'acilmente distinto da tutte le altre specie per 1' estrema leggerezza e piccolezza del corpo; la forma compressa e svelta del tronco, la mag- giore proporzione di esso colle estremlta; la disuguaglianza uotabile di altezza tra le estremiti\ antcriori e le posteriori, e per essere quasi del tutto nascosti dalla pelle i diti laterali , ridotti a manifestarsi appena mediante 1' ungliia afFatto rudi- mentaria. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TAVOLA 19. L.1 figura (li quesla tavola inppresenla lo schclctro intero del Mo- schus Pygmaeus Linn, vctluto dal sinistro Into,
  • colo di raggio P B ^ r , 1' equazione ossia FD^=BF(2PB — BF) x'*=(a-j')(2A--«-H/) Cosi da un pnnto G dell' altro arco C R O s' abbassi sopra AC la perpendicolare GH, e fatto AH=:x", GH=^", s'avrit per I' altro circolo di raggio QG:=r\ V equazione GH^=CII(2QC — CH) ossia /'^= {b — x") {2r'—b-i- x") . Le quali due equazioni , quando si vcrifichino contempora- neamente, determineranno le coordinate del punto R, in cui i due archi s' incontrano . 3. Da questo punto R si conducano ai due centri P,Q le lette PR, QR, e si abbassino sopra gli assi le perpendicolari RM, RL; ed e manifesto, cbe per soddisfare alia seconda condizione, le due rette PR, QR dovranno coincidere nella loro direzione , e confondersi in una medesima retta . Sara dunque necessario che siano uguali i due angoli RSC, RQC, che le suddette due rette PR, QR formano da una stessa parte coll' asse A C ; e percio dovra essere tang.RSC = lang.RQC. 4. Indicando con x^y le coordinate del punto di concorso R , e fatto percio A L = j: , L R =y , s' avra 616 Giuseppe Fagnoli tang. R Q C = -— : ^ tang.RSC= tang.MRP= 5^^ = QL""r'— 6-+-X PM r — a-Jr-y RM^ X E quindi , perche i due arclii B R N , C R 0 soddisfacciano ad eutiambe le condizioni stabilite , sara d' uopo che pel punto R di loro unione, si verifichino coatemporaneamente le tre seguenti cquazioni, (1) x'=(a_jr)(2r — a-4-7) (2) j'=(6 — x)(2r'— i-H^) (3) xy = (r ^ a -H 7) {r' — 6 H- x) . 5. Mediante le equazioni (1) e (2) potremo ora eliminare 1 raggi r^r della (3); e ne otterremo 1' equazione 4 orj (a _ r) (6 - ^) = [x^- {a -yf\ \f— (b - xf] la quale, eseguendo le opportune riduzioni diviene [r (« —r) -\-x(b— x)f=: [xy — {a —j) {b — x) ^ onde estraendone la radice quadrata si ha jr {a—y)-^x {b —x)=i±[x y — {a-~y){b —x)^ la quale equazione, per 1' ambiguita del segno di cui e af- fetto il secondo membro, si decompone finalmente in que- ste due (4) {a-ii-x)(b — x)=:jr{b — a-i-j) (5) (a — x){b — x):=r(b^a-—Y). 6. Queste equazioni (4) e (5) , indipendenti dai raggi r^r' esprimono generalmente le relazioni che devono mante- nersi fra le coordinate spettanti a qualunque dei punti di contatto analoghi ad R; esse rappresentano adunque il luogo geometrico di tali punti. E poiche appartengono entrambe al Circolo, potremo concluderne che: I punti ne quali si tocca- no gli archi componenti la meld di qualunque delle Curve a tre centri , che ponno descriversi co' semiassi dati AB, AC, sono tutli contenuti nelle peri/erie di due Circoli deter minati.[\) (1) L' equazione (3)^ che esprlme l' uguaglianza fra le tangenti COSTRUZIONE DELLA CURVA ECC. 6 1 7 7. Per descrivere il Circolo espresso dall' equazione (4) fac- ciasi j: = 0, e s'avranno per^' i duo vaIori^:=rt, y^= — h\ degli nrclii RSC , R QC , (Fig. 1.) slabiliscc hcnsi 1' uguaglianx:! (an- to dei sciii , (juanto dei coseni dcgli angoli medcsimi , ma ne lascia ambiguo il segno. Ed e percio die elirainaiido da qucUa i raggi r, /•' ne nascono due equazionij una dclle quali si riferisce agli ango- li , clie hanno taiito i scni quanto i coseni di segno conforme, 1' al- fra agli angoli che hanno tanlo i seni, quanlo i coseni di segno contrario . Ed una simile duplicila di equazioni s' inconlra , qualun- que sia la linca Irigonometrica ^ che si prescelga a stabilire 1' ugua- glianza dcgli angoli RSC, RQC. Si pongano infalti separalamente le i[iiatlio seguciili iiguaglianze sen. R S C = sen. R Q C , cos. RSC^ COS. R Q C, sen. R S C = — sen. R Q C, cos. R S C = — cos. RQC; cd eliniinandone i raggi r, r' , come s' c falto per Ic tangenli , se nc ot- terranno otto equazioni , le quali cssendo conformi due a due, si ri- ducono a quallro sole , c sono le equazioni (4) e (5) trovale di so- pra , e le due seguenli (9) {a~y){y-^b —x)=^—x{y — b^x) (10) {b—x){x-\-a—y) = —y{x — a-\-y). E si vedra che 1' equazione (4) corrisponde tanlo all' uguaglianza dei seni presi con segno conforme, quanlo all' uguaglianza ile' coseni pre- si essi pure con segno simile; menlre 1' equazione (5) nascc dall as- sumere tanto i seni , quanlo i coseni rispellivamente di segno tliver- so . E cosi r equazione (9) si riferisce ai seni, che hanno segno con- forme , ed ai coseni che hanno segno divcrso ; e 1' equazione (10) li- nalmente , si riferisce ai scni che hanno segno diverso , cd ai coseni die hanno segno conforme . Quimli 1' equazione (9) esprimc il luo- go gcomclrico dclle unioni an;ilog!ie a <)uella rapprcsenlata in R (Fi- gura 3), in cui I'angolo RQC 6 supplemento dell' angolo RSC; e r equazione (10) esprime il luogo gcomclrico dclle unioni analoghe a quclla r.'ippresenlata in R', in cui gli angoli R'Q C , N S' O risul- tano uguali , ma situati uno al di soUo , 1' allro al disopra dell' as- se AC . Le equazioni (9), (10) rappresenlano due Iperbole. Nelle unioni che vi corrispondono, gli archi iion saianno gcneralmenle fra loro tan- genli , ma s' intersecheranno , tollone il caso in cui i due angoli RSC , RQC siano retii , o 1' altro in cui uno d' essi sia nullo; i quali casi hanno luogo , quando Ic unioni degli archi cadono nelle inlersezioni dclle Iperbole coi Circoli esprcssi dalle equazioni (4) , e (5). Gli assi AB, AC vcrranno poi inlersecali dalle due Iperbole (9) (10), ne' punti medcsimi in cui veugouo inlersecali dai due Cir- coli (4) (5) . T. I. 78. GI8 GiusEi'PE Fagnoli |>iii factiasi ^ = 0^ e s'aviaiino per x i due valorl x = — tr, x = b. Dal clie apparisce, chc prohingato il semiasse niagglo- re da A in C della quantitu AC'=rt (Fig- ^•) ed il semiasse niinore da A in B' dclla quaiitita AB':=b^ i quattro puntr B. C, B', C appartcrranno alia circonleronza del Circolo da de- sciiversi. Quiudi divise le due corde C C, B B' per meta in G,F; e ne' punti G,F innalzatevi rispettivaniente le perpen- dicolari GO, FO, il pnnto O nel quale s' iiicontreranno sa- ra il ccntro, da ciii col raggio OB = OC potra descriversi il circolo cercato BCB'C'. Essendo poi BF=_,OF=_ sara il raggio E finalmente , condotta la retta B C , sara onde r angolo BOG, formato al centi'o dai due raggi con- dotti agli estremi de' semiassi, sara. retto. 8. Nello stesso modo potremo descrivere 1' altro Circolo espresso dall' equazione (5), il quale pure passa per gli estre- mi B,C de' semiassi, (Fig. 5.), e li taglia inoltre in altri due punti B',C', che si determinano col porre AB'ssJ, AG'=fl. Anche per questo circolo il raggio e e r angolo formato al centro O dai due raggi condotti agli estremi B , C de' semiassi , risulta retto. 9. I due Circoli delle equazloni (4) , (5) differiscono adun- que fra di loro soltanto nella posizione del centro, avendo in tutto il rimanente grandissiina analogia; e le proprieta che troveremo per uno d' essi , potranno , con facili modilicazioni, essere ajiplicate anche all' altro. Pertanto onde evitare una inutile coniplicazione , abbiamo ritenuto ojiportuno di pren- dere in esame uno solo de' Circoli suddetti , ed abbiamo 0B = /? Co3TRUZIONE DELLA CURVA ECC. 619 prescelto quelle relativo all' equazione (4), poiche a questo solo appartengono i pniiti di contatto di (pu'lle Curvf a tie centri , clie sono applicabili al traccianiento degll Aiclii di sestoscemo, le quali formano il principale subbietto di questc ricerche. I risultanienti che saremo }>er otteiierne, li riterrc- mo poi riferiti ugualmente all' altro Circolo spettante all' c- quazione (5), introducendo peio quelle lievi, ed ovvie modi- ficazioni , che saranuo necessarie . 10. Co' centri P, Q (Fig. 4 e 5.) si descrivano era i due arclii BR, CR componenti la meta di una delle Curve a tre centri, e si conduca la retta PQ, prolungandola finclie in- contri la periferia del luogo geometrico nel piuito R, in cui gli arclii si uniscono toccandosi. I due punti B, R saranuo co- muni ai due arclii B/iR, B/R, die hanno per centri P, O; e percio unendo i due centri colla retta P O , ne verra diviso in due parti uguali I'angolo BPR. Condotta dunque la retta OH perpendicolare a PR s'otterranno due triangoli OFP, O H P uguali , e simili , e s' avra OH = OF; e se col centro O , e col raggio 0 F si descriva un circolo, questo passera per G, e per H, e sara in pari tempo tangente ad A B prolunga- ta , ad A C , ed a PQ. 11. Viceversa se una retta PR qualunque, tangente al Circolo FGH, tagliera gli assi AB, AC, o i loro prolunga- menti , ne' punti P,Q ed il circolo BCB'C in un punto R; i punti P,Q saranno centri, e le rette PR,QR raggi di due arclii componenti una dclle curve a tre centri che possono descriversi attorno i semiassi A B , AC. Imjierocclie le due corde RR", CC, equidistanti dal centro O, tagliandosi nel punto Q, verranno divise in segmenti rispettivamente uguali, e percio sara QR = QC. E cosi le due secanti PB,PR con- dottc dal punto P ad eguale distanza dal centro O , daranno PB=-PR. E ([uindi gli aichi descritti co' centri P,Q e coi raggi PR, QR, passeranno rispettivamente pei punti B,C, saranno fra loro tangenti in R, e costituiranno una delle Cur- ve a tre centri suaccennate . 12. I due circoli concentrici BCB'C, FGH, (Fig. -4 e 5) mediante le tangenti condotte a quest' ultimo, ci forniscono adunque ima facilissima costruzione per ottenere i centri . ed 620 Giuseppe Fagnoli i raggi di (lualunque delle Curve a tie centri richieste, fra le quali limaiic solo di scegliere quella o quelle clie soddis- i'aociano alia condizione arbitraria che avrenio assunta, come iiidicliiMriuo piii avanti . 13. INIa prima ci conviene notare , (ed anclie la semplice iiispezioue della figura ce ne fa accorti), die i suddetti due ciicoli coucentrici possono essere derivati , c dai due semiassi AB, AC, e dagli altri due AB', AC. Perciocclie tanto 1' e- (juazioue (4), quauto il raggio del circolo FGH, (Fig. 4-. ) ilie e iiou variauo punto, se in luogo di t/, si pone — b ed in luogo di b si pone — «; con die si assuniono per semiassi della curva le due rette AB', AC, invece delle due AB, AC considerate da principio. 14-. E dunque manifesto, die i risultamenti che potranno ottenersi dair indicata costruzione gconietrica, dovraniio ri- spondere contemporaneamente alle questioiii risguardauti tan- to le Curve a tre centri relative a' semiassi AB, AG, quan- to quelle relative a' semiassi AB', AC. Ed invero la tan- gcnte P R , la quale mediante i centri P, Q , ed i raggi P R , QR determina, come abbiamo veduto, una Curva a tre cen- tri attorno i semiassi A B , A C , ne determina ancora un' al- tra attorno i semiassi AB', AC, mediante gli stessi centri P,Q, ed i raggi PR", QR"; poiche gli archi componenti de- scritti con questi raggi, soddisfano (;gualmeiite alle condizio- ni richieste, essendo fra loro tangenti in R", ed avendo nei puiiti B', C' per normali gli assi stessi della Curva. 15. Dei due punti R, R" ne' quali viene interseccato il circolo BCB'C da una retta tangente al circolo FGH, e d' uopo adunque poter discernere (piale indichi 1' unioiie degli archi della Curva BRC, e quale quella della Curva B'R"C. Per lo che osserveremo che, se la retta PR tagliera l' asse CC in (^ualche punto q fra G, e C, come farebbe la /y', allora sara q C = qJ\ p^-=pf ■, e l' unione degli archi relativi ai semiassi A B, AC cadra in/. E potremo concluderne che, se il centre Q cadra fra G, e C, il punto R sujieriore all' asse \ CoSTnUZIONE DELLA CURVA ECC. 621 CC, appartera a' semiassi AB, AC; 1' inferiore R", a' semi- assi A B', A C; e clie il contrario avverra se il centro Q ca- da fra G e C. Avvertendo che per punto superiore alia CC inteiidiamo qucllo corrispondente ad iin valore d' y positivo, ed inferiore quello corrispondente ad un valore d' y ne- gativo . 16. Poste le quali cose, vediamo come 1' esposta costru- zione possa essere adattata a condizioni speciali , ed arbitra- rie; scegliendo quelle di piu frequente uso, ed assumendole con maggiore gcneralita . 17. E priiuieramente ci sara facile di desumerne il modo di costruire una Curva a tre centri attorno i due semiassi AB, AC, ovvero A B', AC, (|uando ne sla dato uno de' rag- gi r,r', od uno degli angoli BPR, CQR fonnati da ciascuno degli assi colla retta che congiunge i due centri. Imperoc- che, descritti i due circoli concentrici BCB'C, FGH, se sari dato uno de' raggi, p. es. r'z=QC, s'otterra immediata- mente il corrispondente centro Q,e da qucllo si condurra una tangente al circolo FGH, che prolungata come occorra in- tersechera 1' altro asse, ed il circolo BCB'C, rispcltivamen- te ne' punti P, R,R", e ci dara in P 1' altro centro cercato , ed in R, R" i punti in cui gli arclii com])onenti si toccheran- no ; uno de' quali piuiti si riferira a' semiassi AB,AC, 1' al- tro a' semiassi AB',AC', come abbiamo preredentemente in- dicato. Se poi sara dato uno degli angoli BPR, CQR ( dei quali uno e complemento dell' altro ) , non s' avra che a con- durre al circolo FGH una tangente che faccia col corrispon- dente asse AB, o AC un angolo uguale al dato; la quale mediaute le sue intersezioni cogli assi , e col hiogo geometri- co , dara i centri degli archi , ed i loro punti d' unione . On- de apparisce, che in due modi si puo soddisfare a que- sta condizione , due essendo nel circolo le tangcnti RR", ^^ parallelc. Ed i due punti d' unione R,/", che si riferisco- no agli stessi assi A B , A C , saranno in questo caso fra loro diametrahnente opposti. Questa applicazione coniprende poi, come caso speciale, la Curva a tre centri, i di cui archi sot- tendono angoli uguali ; per costruire la quale sono gia noti vari metodi, e che ritiensi pi-oposta dalChiarissimo Huygens. 622 Gjuseppe Fagnoli 18. Dalla stessa costruzione de' circoli BCB'C, FGH, de- durrenio ancora un facile metodo di tracciare una Ciirva a tre centri attorno ad assi dati, quando sia stabilito il rappor- to, che debbono avere fra loro i raggi de' due archi compo- nenti ; e renderemo con ci6 piu generale la soluzione data dal celebre Abate Bossut, la quale e limitata al solo case, in cui i due raggi abbiano fra loro un rapporto minimo. 19. Sia dato il rapporto de' raggi r'.r '.'p'.n^ e sara r — r \r' Wp — n'.n, e fatto n .= /» , p — n avremo P Q ', Q R ; '. 1 ! 'n . E per le cose sopradctte bastera che indicliiamo qui il modo di condurre al circolo FGH una tangente PQR, la quale tagliando gli assi della Curva, o il loro prolungamento in due punti P,Q, ed il circolo BCB'C' in un punto R , soddisfaccia alia suddetta condizione di ren- dere PQ'.QR:: llm. 20. Ritenuti i semiassi AB = rt, AC = i, (Fig. 4.) ed il circolo FGH, come precedentemente , si conduca una ret.ta PQ, che gli sia tangente in un punto qualunque H, e inter- sechi gli assi ne' punti P, Q; e si prolunghi da Q in R, finchfe sia PQ ; Q R 1 1 1 ! m . Supponendo che la tangente PQ assuma succcssivamente diverse posizioni, col variare il punto di con- tatto H , e che in ciascuna si prolunghi nel modo indicate , ne otterremo una serie di punti analoghi ad R, i quali appar- terranno ad una curva, che determinera la parte Q R di cui ciascuna tangente PQ deve essere prolungata, perche sia P Q : Q R : : 1 ; HI , e sara il luogo geometrico de' loro estremi R. Cerchiamo 1' equazioue di questa curva , e determiniamo i punti ne' quali taglieri il circolo BCB'C; e conducendo per ciascuno di quelli una tangente al circolo FGH, avremo risoluto il problema. 21. Dal punto R s' abbassi sopra AC la perpendicolare RL ; e per la condizione proposta sara PA ; RL '. : PQ ! QR : : 1 : m ; onde s' avra R L = m . P A . E cosi pure AQ:QL::l:m, ed AO- AL : : 1 : 1 -i-7«, da cui si raccoglie AQ = ;; . Inoltre il circolo FGH essendo inscritto nel triangolo rettangolo COSTRUZIONE DELLA CURVA ECC. 623 PAQ, e tangente a'suoi lati rispettivamente ne' punti F, G, H, s' avra AG = AF, PF=PH, QH = OG. E perci6, posto A G = c s' avra (c -H P F)2 ^ (c -t- G Q)2 = (P F -t- G Q)' onde sviluppando le potenze , e riducendo s' ottiene c2-f-c(PF-HGQ) = PFxGQ da cui GQ. e finalmente Essendo poi PA=c-hPF = GQ = A Q — AG = GQ_c 2c. GQ GQ — c AL 1 -*-!»"" sara onde \AL_2c(1-f-m)^ ' da cui si ricava RL(AL- 2c(1-hto)) = 2c;/» (^AL— c (1-f-/»)) ed aggiungendo, e sottiaendo al secondo membro la quanti- ty 2cY7i .c(l-Hrn), si ha (■RL — 2cwj)(AL — 2c(H-m)) = 2c''/7»(1-»-m). 22. Si assumano ora, per assi delle coordinate, le rette OL", OG,clie passino pel centro O, e siano parallele agU assi della Curva, e si faccia OL"=s, L"R = /. Sfira AL = .f-+-c, RL = ^ — c sostituiti i quali valori nella precedente equazione , s' ottiene (^f >_ c (1 ^- 2 nO) (-s — c (1 -t- 2 ot)) = 2 c'm (1 -h m) e latto c(1-f.2m) = -, si ha 62 i Giuseppe Fagnoli • c lcm=ig — c , e c(1-f.m) = e la precedente equazione diventa {t-g){s-s) = '""~ ' [2 E finalmente fatto t—g=:f, s—g — s si lia r ('([uazionc (G) «' 5' = 5 2 equazione semplicissima di una Iperljola equilatera, alia qua^ le sono assintoti gli assi medesinii delle coordinate. 23. Condotte fe rette VN, NM tangenti al circolo FGH e rispettivamente parallele agli assi AB, AC, cosiche si com pia il (juadrato ciicoscritto AMNV, si taccia NV .YS':\:m e s'avra VS=fn . NV = 2cm, e OS=GY -hYS=c-h2cm=g Poi nel punto S s' innalzi sopia A G la perpendicolare S T e dal punto T , nel quale incontra la diagonale M V prolun- gata , si conduca parallelamente ad A C la retta T L' la qua- le intersechi in L' la retta R L . Sanl TL' = OL"_GS = ^— g- = *' RL'=RL" — L'L" = f — §■ = «' ; e quindi il piuito T saru il ceutro dell' Ipeibola espressa dal- r equazione (6) , e le rette T L' , ST prolungate da ambo i lati ne saranno gli assintoti . 24. Riferiamo quest' Iperbola a'suoi assi, uno de' quali sa- ra diretto secondo la retta MV, diagonale del quadrato AMNV, e r altro secondo una retta condotta pel punto T perpendico- larmente alia M V. Dal punto R s' abhassi sopra la retta M V la perpendicolare RD, e si faccia TD = .r, DR = r. L' angolo ETL' essendo seniiretto, s'avra TL'=L'E=/, ED = DR=/ e percio fE^=2j'2, ER^=2j». Ma ER = RL' — EL' onde e cosi onde GOSTRUZIONE DELLA CURVA ECC. 625 t'—s' 1/2 TD = TE^-ED « = j' |/2 -♦-/ = — rr Dai quali valori si ricava x-^y _ X — r ~ l/2 ' ~ \/2 clie sostituiti nell' cqiiazione (6) la trastbrmano in questa (7) x'^-f=s'^-c'. 25. Per avere poi i punti d' intersezione dell' Iperbola cnl circolo BCB'C, riferiamolo alle stesse coordinate, ponendo per questo TD = a:', DR=/'; e sard 0D = TD-t-0T = x'-Hgl/2 onde avremo 2 A2 (8) 0D%DR^ = i^=i(x'-t-gl/2)--f-r-'^ che e 1' equazione richiesta del circolo B C B' C' ; la quale combinata coll' equazione dell' Iperbola , ci dara le coordinate de' punti di loro intersezione. E pcrcio, fatte comuni le coordinate , e posto nell' equazione (8) il valor d'/ tratto dal- la (7) avremo '!!±^^(^^_ „^2)- -+.x^ -«- -+-C- ossia 2 e posto in luogo di c il suo valore _b — a si ha T. I. l"' 626 Giuseppe Facnoli da oiii finalinente s' ottiene, pei punti d' intersezione, p/2 26. I quali valori si potranno facilmeiitc costruire rainmen- tando die GS=«",GC=:_GC'=-p onde si ha GC — OS SC 1/2 [/2 _ GG-hGS_SC' ~~ i/r i/f Quindi innalzate ne' punti C,C' le rctte indefinite Ca, C a, perpendicolari a CC, e fatte Ca = C'a'=2cm = S T; se dai ])unti a, a si abbasseranno sopva ]M V prolungata Ic perpen- dicolari aD, a'D% sara .r = TD, a: = TD': poiche s' avra T^' = S^'r=2fD^ e quindi SC TD= =:.r 1/2 e cosi SC TD' = — —X 1/^2 E se dai punti R,R', r,r', nc' quali le rette aD, a D' tas^lia- no la circonferenza del circolo BCB'C, si conducono delle rette tangeuti al circolo FGH, queste mediante Ic loro in- lersezioiii cogli assi , determineranno i centri delle semiovali cercate, in ciascuna delle quali i raggi avranno fra loro il da- te rapporto ^> ; 7i . Senonche potendosi da ciascumi di tali pun- ti condurre due tangenti al circolo, converra distinguere qua- le delle due debba sceglicrsi , perche soddislaccia alle COSTRUZIONE DELLA CURVA ECC. 627 richieste condizioni , essendo chiaro die non potranno tutte due soddisfaivi cgualmente . 27. E per questo ci sara d' iiopo coiiosccre i valori delle rettc GQ, PF conispondeuti ad ogiii specialc valor d' x; o almeno il segno della retta GQ; poiclie da quello rileve- renio so la tangente coiidotta dal corrispondente pnntoR, debba passare a destra, o a sinistra del punto G, con die verra pienamente determinata . Abbiamo trovato di sopra (§.21.) AP = . ossia CH-GQ = 1 -t-/7» dove posto in luogo di s il suo valore s = s' -^g , si ha e quindi g-+-c g-i-c sostituito il quale valore nell' altro avremo E poiche dall' equazione (7) si ha g — c ~x—x avremo ancora x-t-7 g — c e potremo valerci dell' uno , o dell' altro valore secondoche tornera piii comodo . 28. Per discernere poi il solo segno di GQ senza calcolarne 628 Giuseppe Fagnoh il valore, riprendiamo 1' equazione (G) , dalla quale ab- biaiuo . t' clie sostituito nel valore di GQ ci da c cxRL „„ , GQ=-(«'-t-ff-c)=-— -, (§22) Peicio il se"^no di GQ saia positive se t\ ed RL avran- 110 lo stesso segno; sara negativo se Z' ed RL avraniio se« ovvero ovvero < c ; ed essendo f'=i±Z^ (§ 24) 1/2 avra t' segno simile a quello d' x quando sia g>c-, e se- gno simile a quello d' y , quando sia g c , e cioe quando 1' asse primario dell' Iperbola e di- retto secondo la MV, avra GQ lo stesso segno d'o: per tut- te le unioni comprese nell' arco C B C , e segno contrario ad X per quelle comprese nell' altro arco C B' C. E quindi le unioni derivate da u^i valore d' j: positivo ap})arterranno a' se- miassi AB , AC; qdelle derivate da un valor negativo a' se- miassi AB', AC' (§. 15). Quando poi sia g'-^,e g', r'=K'9' corrispondono poi e^attamente a quelli indicati da Gavithey nel suo Trattato della costruzione de' Ponti , e riportati dal Ch. Cavalieri nelle sue Instituzioni d' Arcliitettura (1) . In- fatti pel punto K riferito a' semiassi A B, AC abhiamo trovato 2 |/2 e quindi (5- 27) c{x — r)[/2 c(a-+-b — h) be GQ = CH •■ = \rC =r «•-(-(; n — a n — a (1) Cavalieri — Instiliiz. ecc. T. II pag. 205. § 727. CoSTRUZIONE DELLA CURVA ECC. 635 Pt=C-^ = l-C=7 . g — C h — b h — b Ed essendo a-^-b ^^ , a-\-b r = -^-t-PF, cdr'=-^ GQ sar^ (a^){h—b).+^(b.-a) _ {a^)li^a-'-—b-'- _ h {a-ifi'—a-) _ h{h-b.^) '"" 2(/i^— a'O ~ 2 6 Pel punto K' riferito parimente a' semiassi A B, A C, si ha poi a-i-b , a-i-b -^h ff = r h, .r= ^ , j = 0 2 |/2 onde 6 c . „ „ ac GQ = , PF= e quindi in modo analogo a quelle usato qui sopra si troveri k(^h-ha — b) __h{h—a-\-b) '— 22 ' '■' 2b • E sono appunto i valori trovati mediante il Calcolo Difl'ereu- ziale , ed espressi cosi k(k±(a — b)) __hQi^{a—b)) ''=' ~Za ' '' 2b ' •41. II metodo qui csposto per trovare i centri P,Q degli archi component i una semiovale , ed il punto R di loro nnio- ne , potra sembrare inibarazzante nella pratica , quaiido le G36 Giuseppe Fagnoli J~?/. y..y: «-=' B, _^ D I /o ^ •'( e r / Jf ^.S•S<5 E,l.ll(E(Gi^EII ELOGIO DI JACOPO BARTOLOMEO BECCARl DA miCHELE MEDICI NELLE ADUiNANZE DEL 9 , E DEL 16 NOVEMBRE 184S DELL'ACCADEHU DELLE SCIENZE NELL' ISTITITO Dl BOLOGXA CON APPENDIGE Jl oiche Domenico Maria Gusmano Galeazzi, del quale, o Accademici umanissimi , v' ho 1' anno scorso favellato , con- trasse intima aniicizia, ed ebbe lunga consuetudine di studi, e comunanza di pubblici uffici con Jacopo Bartolotneo Uec- cari , a qnesti le mie parole d' oggi naturalmente conduconsi. Nacque il Beccari in Bologna il 25 Luglio del 1682, anno, in cui comincio a vivere anche Gian Battista Morgagni, del quale in gioventu fu compagno, e condiscepolo, mentre poi in avvanzata eta acquistarono entrambi, se non eguale, gran- de rinomanza. Gil fu padre Jioineo , niadre Flaminia Vitlo- ria Maccarini ; ambidue d' onesta , e civil condizione. Fece il corso degli studi elementari nelle scuole de PP. Gesuiti, dando segni d' acuto intelletto , di felice memoria , di viva brania d' instruirsi , e singolare diletto prendendo della Poc- sia, e particolarmente de' versi latini, alcuni de' quali al- I'Accademia degl' Indivisi recito (1). Giovine di 15 anni in- noltrossi al coltivamento delle filosoficlie discipline sotto la (1) Quest' Accademia fu erelta nel 1G90 dal Doltor Lucio Antonio Santamaria nelle case del Doltor Conveuti , e dopo passo a quelle d' Jc/iille Fabri . Elibe per inipresa un niazzo di vari tiori col motto iiniis odor. Solea tenerc un adunanza publjlica ncl colle detlo di San Ono/rio fuori di porta S. Mammolo , in cui recitavansi un Orazione, e poctici componimciiti in onore di S. Filippo Neri. Ma non durd oilre il 1711 : dopo di clie intraprcsero a celebrare la stessa fcsta gli Arcadi della Colonia del Reno. V. II Fantinzi , \ Orlundi , il Qiia^ drio ccc. G 10 MicHELE Medici direzioiie del celebre Lelio Triorifetti. E comech^ ciascuna parte della Filosoiia dolceniente lo allettasse, pure intese a prcferenza alle cosi dette scienze naturali , e massimamente alia Fisica, ed alia Cliiniica , al j)rogresso dcUe quali scienze poi tanlo contribul da meritare d' cssere ascritto fra i priu- cipali lisici, e cliimici del suo tempo. Dopo di die fu am- maestrato nella Medicina da Jacopo Snndri , dottissimo di- scepolo , e seguace del MaJpigfn , e iiell' eta di 22 aiiiii gli venue onorevolmente conferita la dottorale laurea cd in Fi- losoiia, cd in Medicina. Nell' anno vegnente appresso sosten- ne le cosi nomate Conclusioni , o tesi pubhliclie nel nostro Archiginasio : cimento difficile, e pericoloso, al quale era al- lora inestieri esporsi , chi volea teiier luogo fra pubblici Let- tori, nelle quali agito una materia a que' di subjetto degli universali stndi de' medici : i sali, non tanto considerati in se medesimi , ([uanto come principi naturali degli vimori , e de- gli organi del corpo umano, e come cagioni, e sorgenti di malattie . Ma, appena entrato nella scuola del Snndri, questi lo co- nobbe degno di sedere nell' Accademia degl' Jiifjuicti, che neir abitazione di quel Professore tenea in quel tempo le sue radunate, e germe ben nudrito , e fecondo di pianta rigoglio- sa , cd cccelsa : d' una delle principali Accademie d' Euro])a : deir Accademia delle scienze nell' Instituto di Bologna (1). Ne quel precettore s' inganno. Gonciossiache 1' ingegno del Beccari , sebben giovanile , avea ali cosi pronte , e robuste da tentare voli arditi , e sublimi . E veramente in una disser- tazione letta da lui a quell' Accademia tratto dell' elettricita ponendo una sua ipotesi giudiziosa onde rendere ragione del- l' attrattiva virtii de' corpi elettrici : argomento arduo oltre modo, ed oscuro anco pe' lisici i pin consumati , ed esperti . Ed in altra discorrendo del fuoco la dottrina combatte dello (\) Rispctto allc niolle cose clogne a sapere dell' Jccademia degli Innuieti. V. Gli aiiliilii Conientaii del nostro Instituto^ V Orlandi , il Oiiadrio , il Farifiizzi , ed il niio Cenno storico intorno le Acca- Jcmie scicnlijiche di Bologna . Elocio del Beccaiii 6-41 spirito nitro-aereo, od igneo-aereo piiMilicata da Giovanni Majow illustre medico, e cliimico Londiiiese. Vero e, che s' oppose ad una dottriiia, la quale diveuno poscia faniosa, ed universale. Perciocclie il tempo iii»ejiiin, 11 detto sj)iiito, sco- perto nell' aria , e nel nitro, essere il gas ossigeno : le cui sin- golari pro])rieta, 1' azione sua cioe , ed il suo consumamento nelle caleinazioni , nelle combustioni, e nella respirazione de- gli animali seppe il Mnjow couoscere, i suoi peiisamenti con- fortando con istrumenti, e con macchine di sua invenzione, ed , ill moite parti, sostanzialiiieiite conformi alle u*ate dai modenii cliimici, di guisa clie del)ito e di giustizia ravvisare in lui il beuemerlto precursore della cliimica Lavoisicriana , o pneumnticn. Ma e vero altresl, che, tranne un dottissimo italiano, Lodovico Maria Barbieri Iinolese, degno di mag- gior lama (il opialc nou solo comento il lihro del /\Jnjow, ma ne estese le dottrine alio spiegamento di molti fenomeni del- I'animale economia , e piugoUe da aleune vane ipotesi dal- I'autore iiiglese mescolatevi ) tranne, dissi, i\ Darbicri , dal- r universalita de'Fisici, e de' Cliimici furono le scoperte del Majow se non dispregiate , poste in obblio. E videsi invece nascere, propagarsi, e le menti di tutti signoreggiarc il si- stema dello St/ial., rovesciato poscia dagli stupendi travagli , e nobilissimi d' un Cavenciisc/i, d' un Priestley, d' uno Scheele , d' un iMongc, d' im Berl/mllct , d' un Lavoisier, e di altri illustri uomini : pe' quali travagli veimero confennati , variati, ed in molte guise applicati alle scienze, ed all' arti i ritrovamenti un secolo innanzi dovuti al Majow (1): uno di que', pur troppo! non rari eventi, i ((iiaii insegnano, non sempre bastare, clie un raggio di verita ai)parisca perche gli uomini ad esso rivolgano attento lo sguardo : sorgere tal fiata la nebbia dell' errore , che 1' offusca : ed altri , e piii ga- gliardi,e piii costanti studi richiedeisi per disgombrarla, e render cliiaro, e lampante il lume del vero. Ma sc al giovine Beccari nel cominciamento del passato secolo avesser potuto (1) V. Ragionamonli Chimici lelli ncU' Univcrsitii ili Bologna da 81. Pellegrino Salvigni ccc. Bologna 181G. 612 MicHULE Meuigi agevolare questo scientifico camuiiiio i preJclti lavori subli- niissimi operati verso il mezzo del :^c^olo niedesiino, niun duhbio e, ch' epli iioii j)ur abhnicciato , ma secoiido il modo d' oj^iii sua possilnlitii coiiformato avrehhe Ic scopeitc di quel celebre iuplese. Impeioche tutta la sua luiipa vita porj^c te- stimonialize amplissime, e continue dello zelo indefesso, cui al reale progresso delle seienze dedieo. Se noil elie d' altri , e piii lilevanti servigi 1' Aecademia degli Inquieli ebbegli obbligazione. Sopia di die e da ricor- daie , come , pas-;ata ({uella Congregazione di dotti dalle ca- se di Jacppo Saiiiiri a quelle di Lnii^i lu'rdinniiclo flJnrsi- gli, sopravcnnero molte, e diverse contrarieta, clie ne minac- eiarouo lo scioglimento, e la perdita. Peroche obbligato il 3Inrsii;/i ad abbaiidonare il pateruo palagio, ed a eollocare iiella sua nuova dimora la ricca suppelettile scientilica (dcila quale poi fe' generoso dono al noslro Instituto), ne continua- re potendo ad accogliere presso di se quell' Aecademia, clie stavagli pure grandissimamente a cuore, ad essa incerta di sua sorte, e smarrita providamente occorse il gentile animo di f rancesco Siinoiii professore egregio di Medicina, che nel- la propria abitazione ricovrolla, sin tanto clie W I'tfarsigli , riordinate le cose domesticbe , potf' darle novello ospizio , e procacciaile poseia piri degna, e piii luminosa sede nell' Insti- tuto. Ma altri mali eziandio quell' Aecademia affligevano. Ed oltre le inquietudini , e le dissensioni fra gli accademici in- sorte, nou poclii ne avea rapito la niorte , de' quali partico- larmente piagneasi 1' illustre Vitiorio Francesco Stancari pe- rito iiel 1709, e nell' anno seguente 1' anco piii illustre Z)o- menico Guglic/inini . Abbandonarono altri la patria, e segna- tamente Fcrdiiiando ^Intonio G/iedini, che n' era il Segre- tario, naturalista dottissimo, e rigeneratore del buou gusto nelle lettere italianc (1). E se ne allontano eziandio nn (1) II Ghcdini Inlto assorto ncllo studio spcculativo dello sciunzc, e dello Ifllere Iraseiuava il giiadat;no neccssario a piovcdeie dcccnlc- incnle alia sussisli'nza |)ropriaj ed a quclla di sua fnmiglia . Per Io- dic gli amici a lui I'eccr di tutlo per Irarlo dalla sua sloica , e per- niciosa indillerenza, ed indusscrlo ad accettare 1' uflicio di PrcceUorc Elogio del Beccahi ()i.'} iiu'dico valentissimo sostituito a lui iiel posto di Sepretario (IcirAccadcrinia, (11(111 luitlisln Mdzzdcorali. N('' |)('riii('!tvole , e che an- clie in seguito diiro, non avessero gli Accadeinici teniito pres- so di se le recitate dissertazioni . Per lo che poi, oltre ve- nirne defrandati gli Atti accademici, alia niorte de' loro autori ad altre mani passavano, parte disperdendosi, e parte per biio- na Ventura trovandosi in luoglii, ove non sariasi mai crcdii- to , cd appo persone per niun titolo , o conto attenenti al- r accademia : copioso numero delle qiiali ho io potuto rac- cogliere , giovandomene per inipingiiare alia meglio queste mie povere scritture , siccome adoperai rispetto al Cugliclini- ni , al Irazzani , al Pozzi , ed al Giileazzi. Contribui poi a ridonare ordiiie , e vigore all' Atxademia l' agjiregazione ad essa di molti dotti uoniini, infra i quali e a nominare, a ca- gione d' onore, un Gian Maria Lancisi Archiatro dell' A'/. Clem en te (2) . Intanto al Dcccari crescendo gli anni, e, piii che gli anni, il merito, e la rinutazioiie, venue conferita una Lettura pubblira al figlio priiiingnnito del Principe Caraccinlo di Santoliono ambascia- tore del Uu di Spngria in Veiuzia . V. FiiiitKZzi Art. Gluulini . (1) V. De Bonoii. Scicnt. et Art. Inslil. alque Accad. Comment. T. 1. p. 44. (2) V. De Bonon. ec. I. c. 644- MicHELE Medici lii Logica , e poco dopo la facolta di dare anco lezioni pri- vate, veggendosi poi ogli sempre circondato da nuiiieroso stuolo d'atteiiti, e beiicvoli iiditori . IMa il teatro di sua glo- ria s'ainplio allora quaiuio nel ITli, iiiaugurato solenuemen- te il iiostro Instituto, e locata in esso Y /Iccadeinia degl' In- quieli { la quale da quel puuto il nome d' Accadeinia delh •Sc/cHrt'acquisti)), trattandosi d' crigere una cattedra di Fisi- ca sperimeutale , gli occlii del fondalore del Instituto, Lnigi Ferdinando iMnrsipili , e quelli de' Senatori Assunti al nostro Studio si rivolsero verso il liazznni^ ed il Hcccari. Se non die niutato in parte pensiero, ed al primo di essi creduto piii con- veniente il posto di Segretario dell' Instituto, e dell' Accade- mia, r insegnamento dcUa Fisica fu tutto addossato al secondo, cui diedesi a .sostituto un uomo valentissimo amato, stimato, e desiderato da lui il Gnleazzi ^ il ([uale poi, anzi die sostituto, fugli veramente compagno . E (juanto il h'eccari idoneo fos- se a reggere 1' impostogli peso, da' suoi contemporanei lo sap- piamo, e specialmente da uno di loro, giudice competente, ed autorevolissimo, Francesco Marin Zanotti . P/iysici lo- cum j dic'egli, obtinuit Jacobus Bart/wlomaeus Beccarius , mcdicus clarus, a Geotnetria satis inslructus, in omni Phi- losoplna tain excrcitalus , et doctiis , quani qui niaxime . Etcnini metaphysicas res, et praesertim quas rccentioris Philosophiae principcs, Cartesius j MaUebrnnchius ^ Leibni , tins, aliique tradiderunt ^ sic tenebnt , ut explicare docte- si vellet, et proftteri facile posset. Physicarum vero intelli- gentia ita praestabat , ut neque indusiria ad experienduin deesset, neque ingeniuni ad conscctnnduin: quod raro sa- ne videmus accidere, ut unus in duabus tain diversis Ja- cultatibus siinul excellat (1). Ne solamente da quella catte- dra spiegava egli le migliori , e piu accreditate dottrine fisiche allora note: non solamente ponea in uso le macchi- ne di quel museo per fare esperienze , ma ne a travagli , ne a fatidie , ne a spese perdonava per costruirne delle nuo- ve , ed arricchirne la Marsigliana suppelletile , valendosi (1) V. De Bonon. ec. T. 1. p. 15 16. I Elocio del Bbccari 645 deir opera dell' ingegiiosissirao meccaiiico Don Francesco P^it- tuari : riel clie giaiulcuieiite j;li <;iovo il Cnfeazzi, il fpiale, siccome altrove iianai, esseiulo alloia iiiParijj,!, c frcciiicn- tando quelle scuole, e con que' Professori conversando, ren- dea coiisapevolc il Deccari dello priiuipali iuvenzioiii, e sco- pevlc,clie in quella metropoli f'aniosa agilavansi. Cosi indefcssanicntc per 20 aiiiii oontinui adoporo il Dec- cari. Ma dopo i prinii ipiattro per le nostre coiitiade ser- pcggio ficia epidcmia di tV-hbrc pctccchialc, clie, mietuta di mohi la vita, anche a lui s'appiglio. Ma, la Dio mcrce, non ne fu egli vittima, avvegnache volesservi sette niesi a risto- larsi do' patiti travagli , e ricuperare la pristina sanita : tra- versia , clic grandemenlc gli nocque, massiine porche gl' im- pedi di prepararsi al grave ufficio dclla pubhiica Notoniia , cui neir anno seguente dovea sodisfare. NuUadimeno si ric- co era 1' arredo dellc cognizioni , di cui fatto avca tesoro, si vivo in lui il desiderio d' esporsi al cimento, clie, sebbene gli mancasse il tempo di scrivere tutte le lezioni , ed alcu- ne di esse costretto fosse ad ideare , e recitare all' improvvi- so , pure corse quel scientifico arringo con universale com- mendazione : successo ottinio in grandissinia parte dovuto al- I'istruzione anatomica, cui in eta giovanile aveasi procaccia- to intervenendo alle frequentissime sezioni di cadaveri dal Morgagni eseguite nel nostro spedale di S. Maria dclla Mor- te , ov' era allora medico-assistente Eraclito Manjrcdi ^ mi- nor fratello a' celebri Eiistac/iio , e Gahriello, e clie perven- ne egli pure a bcUa ed onorata riputazione quanto clie, cre- sciuto negli anni, e nel sapere , tratto vari punti di Notoniia fisiologica : la quantila del sangue da' vasi capito : la forza del cuore ncUa circolazione del sangue : la velociti del nioto di quest' umore entro le arterie , c le venc: la sistole . e la diastole de' vasi aitcriosi : argomenti tutti, cirea i qnali di- stese altrettante dissertazioni , cui lesse a quest' Accademia amando illustrarli colle dottrine )atro-matemaliche. Dopo di clie il Deccari miito la scuola privata di Filosotia ncUa pub- blica di Medicina ak[uanti anni addietro assegnatagli , nrlla quale tanta lode si guadagn6, e fama tanta, che il nnmero degli studenti , niassime forestieri, accorsi per ascoltarlo f> \ (i MiCIIELE MeUICI rilonio alia menioria Je' Bolognesi que' prischi tempi all' Uiii- versita di Bologna gloriosissimi, in cui non trovandosi atrio, non sala , non ricinto capevole dolla moltitudino dellc genti qua vonnte per bisogno , o per volonta d' iiistriizione , i Let- tori insegnavano nelle pubbliclie piazze, come narrasi del ce- lehratissimo Lcggista y/zzone, clie al dichinare del XII se- colo deir Era Cristiana dettava nella piazza di S. Stefauo : tenqio, in cui fania e si contassero in Bologna dieci mila stndcnti (1). Lo cbe se non e vero, e cosa al vero siiniglian- te. Conciossiaclie , dissipate appena le tenebre dell'ignoranza, e della barbaric, ed appena Ic lettere , e le scicnze risorte, il retaggio della sapienza era di pochi : e dove essi viveano, la era mestieri andare : e Bologna allora , come albeigo di sapienza , primeggiava in tutto il niondo. Oltre die, mentre il UcLCori era la delizia , e 1' amniirazione della sua fioritissi- nia scuola , da coloro , die e nella citta, e fuori d' essa in- fcnnavano, era cbiamato al loro letto confidati d' avere in lui il debcllatore de' loro morbi : innuinerevoli poi sono i suoi consulti medici da ogni parte d' Italia desiderati. Nel (juale esercizio della Medicina serbar seppe tal modo , e tale niisnra , cbe il tempo non gli togliesse , il quale alle specula- zioni scientificlie volea consacrato. E tanto egli opero iiel tempo medesimo che le lezioni di Fisica sperimentale gran- dcmente lo occupavano ! Passati i 20 anni spesi da lui nell' insegnamento di quest' ul- tima scienza nell' Instituto , il dottissimo Marc-Jntonio Lau- renli rinunzio alia cattedra di Cbimica. In questa bramo di mutare quella di Fisica il Beccari : e la brama di lui fu subito sodisfatta, mentre a quella di Fisica, siccome altrove dissi, sO' stituito venne il Gnleazzi. Intorno a che e a rammentare, che, sel)bene nella fondazione del nostro Institute si decretasse una cattedra di Cbimica , ed un luogo all' insegnamento di questa si assegnassc, pure I'officina cbimica d' allora (e correa il 1734) ottenuto non avea il suo compimento, ne era abba- stanza fornita delle macchine, e degli strumenti all' esperienze, (1) V. Fantuzzi Art., Azzo , o Azzone, Elocio del Beccahi Gi7 e alle dimostrazioni praticlie iiecessari : bisogni, e difetti cui provide il Ue.cari con noii iniiiori sollccitudiiii di qiiello, the usato avea lispctto al Museo di Fisica. E per tal inodo pote e};Ii iutrappreiideie regolari corsi di lezioni < liiinit lie, c^jcu- dojjjlisi dato a compagno i 1 prelodato Arat/z/o Maitfrcdi , cd a Sostituto d' ciitraiiibl ./f/co, od intestino delle particelle de' corpi tluidi amniesso comunemente da' fisici , E dico dnbbi sensati, percbe non da sottili, ed astratte spe- culazioiii iiacquero in lui , ma dal non vedere appieiio vcrifi- cati gli sperimenti , da cui prove a quel moto fovorevoli si trassero: o se li vide, altre cagioni scopri , da' fisici non ab- bastanza avvertite, prodncitrici degli osservati elletti. E d'al- cune solo favellando, uno degli argomenti da' fantori del moto intestino posti in campo e, che le particelle d' un corpo solido separate, e disgivnite mediante nn flnido spargonsi pel fluido istesso da ogni ])anda, ed anco salgono a certa altezza , quan- tunque piugravi,comunicando a ciascun punto di essoil colo- re, il sapore, ed altri loro caratteri : fenomeiio, cbe non avver- rebbe, se 1' interno del liqnido animate non fosse da un mo- vimento proprio , cbe quelle particelle in moltiplici direzioni gittasse . NuUadimeno 1' esperienza gl' insegno le cose di tal guisa procedere , percbe altre cause intervengono operatrici di quelle apparenze, e cioc 1' estrinseco moto o del fluido, o de' vasi , cbe lo capiscono, ed un' intrinseca mutaziono nata dalla miscela de' corpi, per la quale sviluppansi, e spar- gonsi boUicine d' aria, od altre materie valevoli per se a co- municar movimento. E riguardo all' altra prova adotta da' fi- sici , cbe due fluidi insieme mescolati abbracciansi , e con- fondonsi insieme cosi intimamente da formare , direbbesi, un fluido solo , egli considera , esperimeuto cotale non esser- si praticato con tutte le cautele ad allontanare qualunque e- sterno agitamento necessarie. Al cbe se posto avessero i fisici attenzione, non cosl di leggeri fiMinato avrebbono 1' assioma, r intima mistione di due licjnidi accadcrc stalim , inoinen- to , ictu ociili : sentenza , cui egli s' oppoue e con cimenti suoi propri, e con quelli del famoso Padre Lana: opposizione (1) V. Dc Bonon. cc. T. 1. p. 288, e scg. T. I. 82. 650 MiCHELE Medici affacciata eziandio da Gioi'anni Jlfonso Dorelli ^ fisico, e ma- tematico, cui tntto il nioiido conosce , c stima(l). La qua- le scrittura del Dcccari tanta riputazioue g;li fnitto, che il Jotlo. e per inoltc opere sue linomalo Coiile Francesco Eoncnlli Paroliiti , (il quale di persona nol conoscca) altissi- ma stima ne conce])i, e nell' Opera iutitolata Europae Me- dicirin gliene maniiesto congratulazioni pul)l)liche (2) . Ed ingegnosi pur anco furono i ciiiienti del Jjcccori direlti a sciogliere una bella , e grave questioue a que' tempi con- troversa, se erano difFerenze tra le soluzioni de' corpi nel viioio Boylcano^ e le praticate a eontatto dell' aria. Sopra di che vid' egli i metalli nell' acqua forte (acido nitrico) scio- gliersi piu presto nel pieno , che iicl vuoto : la canfora nello sipirito del vino, e gli occhi de'gamberi in quelle del vetriuo- lo (acido solforico) plu presto nel vuoto die nel pieno: i sa- il nelle soluzioni Iredde comportarsi come i metalli , ed alia guisa della canfora, e degli occhi de' gamberi nelle calde . E non contento a queste esperienze , innanzi lui a' chimici sconosciute , tento la spiegazione delle osservate diflPerenze mediante congetture giudiziose, massime avuto riguardamen- to alio stato delle fisico-chimiche cognizioni quasi un secolo, ed un quarto addietro (3). Ne ramuientar si ponno senza laudazione le acutissime sue ricerche chimiche sopra i vari sedimenti dell' acque di Re- coaro, con le quali die conqjimento all'egregio lavoro innan- zi fatto intorno ad esse dal jiarinienti nostro Giovmini /Jnlo- nio Gnlli, e le molte, ed elaboratissime nuove analisi, che ripeter voile di quc^lla tanto giustamente celebrata acqua me- dicinale (4) . Ma r argomento fisico-chimico , cui a preferenza d' altri fece materia de' suoi studi , e che gli procaccio degno gui- derdone d' amplissima celebrita , furono i fosfori . Certo, che (1) V. De Bonon. ec. T. 1. p. 483. e seg. (2) V. Europae Medicina ec. p. 233. (3) V. De Bonon. cc. T. 2. Part. 1. p. 112, e seg. (4) V. De Bonon. ec. T. 3. p. 374, e seg. Elocio del Beccari 65 I la mirabile proprieta d'alcuni corpi di risplendere nelle tenc- bre tiro a sc , aiiclic in aiitico , I' attt'iizii)iic dc' dolli. Aii- che iiiiianzi al /leccari, V L'/inorizio, il KraJ/'t , V Iloinbery; , il lialduino, cd altri aveaiio scoperto chi un corpo fosforico, e chi un altro . Mn niiino, cred' io, prima di lui erasi alza- to alia (.■oiitenipiazioiie geiicrale , e inotodica della fosfore- scenza . I corpi loslorici , noti a' tempi di lui , distingucii in ispontanei, ed in eccitali . De' primi Io splcndore e irinato, qucllo delle vai;li«' luccioli'tte : de' secoiidi awentizio ^ (picUo de' legni putrel'atti. Rilucono i secondi , o per varie manie- re d' attrito, o pel calore , o per 1' esposizione all' acre libe- ro,o per esterior luce, o per altri ingcgni : teutativi, die vasto cam|)0 gli aprirono, pel «piale spaziando incontro mol- tissimi fosl'ori per Io addietro ignoti , cui divisc m Jialurali ^ ed artijiciali , suddividendo i primi injbssili, in vegetabili, ed in aniinnli ^ meutre i secondi ottcngon-ii coll'ajuto di va- rie preparazioni, ed anco merce del sem|)licc calore, col qua- le poi rendette fosforica la carta, veggendo intorno ad essa nuovi, curiosi, ed eleganti fenomeni fotologici : ricercbe tuttc, in una parte delle quali confesso egli medesimo nel suo Coinuicnlario d' avere speso piii fatica , clie ricavatone profitto, avendo poi compenso da altri , che furongli gene- rosi di risultamenti cosi felici , che le speranze concepite da lui lungamente sorpassarono (1) . Ed, oltre il precitato Gonnnentario , pubblico egli altri scritti , i quali manifestano, avere lui a tre fosfori consecrate piix estesa, e piu circonstanziata trattazionc : i cosi chiamati datleri rnarini, o initili, cui Lui^i Feidinamlo Mdisii^U nel 1724 seco portato avea ripatriando, onde porgere argomento di studi alia nostra Accademia, e che trassero a se anclie Tat- tenzione di Giuseppe IMonti ^ del Galea zzi, d^ Lraclito Man- frcdi, del filluari, dello Za«on/, di Paolo Uallista Balbi ^ di Francesco Maria Zanotti, e d' altri, di guisa che non (1) Beccari . De quainplurimis pliosphoris mine primum dctectis. V. Commentarius Bononiae etc. 1744. — De Bonon. Scient. et Ar' Inst, alque Acad. etc. T. 2. Part. 2. p. 13G, c scg. 652 MiGHELE Medici ebbcvi forse a que' tempi scienziato in Bologna, il quale di si fatte ricerche non prendesse cura, e diletto (1): il prezioso diamante, del quale conobbe la fosforica ])iopiieta nello stes- so tempo, die la })iima voUa vidcla in Parigi il Fay (2): e la famosa piclra Imii/a di Bologna, rispetto alia quale fece egli ini viaggetto scientitico al nostio monte Paderno nel 1711 in conqiagnia del i\Jarsl^li , del Laurenti, ed anco del Galeazzi, clie molto s' adopro seco lui nelle espciienze, e nelle osservazioni : occasione questa al 3Jarsigli di porge- re escmpio bellissimo d' amore alia verila sagrificandovi ima propria ancbc pubblicata opinione . Impercioche avea egli, tredici anni innanzi, impresso in Lipsia una sua epistola, in cui afFermava esistere nel detto monte luia miniera della nostra pietra fosforica , dalla quale si veuissero distaccando , e precipitassero que' ciottoli , cbe a' pie del monte medesimo s' incontrano . Ma dappoiche da vari scavamenti a varie pro- fondita riniase convinto , uiuna miniera discoprirsi , confesso r errore , in clie era caduto , e delibero di ripararlo . E ripa- rato r avrebbe egli stesso in una seconda edizione di quel- r epistola , se molte , e varie cure non glielo avessero im|je- dito. Raccomando per altro vivamente a Francesco Maria Zanolti di notificare al pubblieo cotal confessione . E que- sti non nianco di farlo, dice ndo del Marsigli tanli est Ve- ritas apiici eiiin . Del rimanente (e cio di passaggio) clie que' ciottoli non abbiano origine nel monte Paderno, oltre la mancanza della miniera, o di ricca vena, o di filone, vuol- si dimostrato dall' essere altri rotti , altri corrosi , calcinati altri , ed altri in altre guise viziati, e guasti : alterazioni nei pezzi fossili da vicina sorgente provegnenti non soliti a ve- dersi, tanto piu, die gli abitatori di que' luoglii testilicano, la copia di que' ciottoli venire ogni anno scemando : di clie e' si pare sianvi da altre parti trasportati, siccome avviene de' testacei, clie vi si trovano qua, e la disseminati, e dispersi (3). (1) De luce Dactjlorum. V. Dc Bon. etc. T. 2. Part. 1. p. 248, e seg. (2) De aJamanle. V. Dc Bon. cc T. 2. P. 1 . p. 274. e scg. (3J De lapidc bouoniensi . V. de Bonoii. ele. T. 1. pag. 181, e seg. 1 Elogio del Beccaiii 653 E poiche vedea il Beccari sotto le sue mani crescere, per cosi dire, a dismisura il numero de' corpi fosforici, congliict- turava acutaniente, la capacita dc' corpi a conteneio, cd a trasnietter la luce esser grandpiiicnte estesa neli' iiiiiver»o, ac quemadniocluni { soiia parole di lui ) miillorum opinio est, nequc iinprobnbilis corpus i'cre J'rigic/uin rnispiam esse, ita non minus vcrisiinl/is cril /lacc altera , nullum rcperiri , quod omnino sit obscuruin. Id si quo in loco, in iis certe quaerendum crit quae nunquaiii lucem aspexcrunl: atque idcirco in ttac rerum universitale , quae lucis , ct umbrae vicissitudinibus frauntur , perpctuuni crit exilium teiu-bra- rum (1). Pcroche quando si considera, die la prima opera, o a meglio dire, il priino miracolo della Crcazifnie diviiia fii la luce, clie la luce, o sia una materia sottilissima sempre, e poi sempre prorompente dal sole , come avviso Isacco JVew- ton, ovvero la vibrazione d' nn etere universale, pensamen- to di Lionardo Eulero, sparsa e per tutta la natura, e tutta la peiielra, e la ricerca, ed ha attcuenze col calorico cosi strette da crederla , se uon una cosa identica con questo, al- nieno compagna ad esso intinia , ed indissolubile , e simi- gliante al vero , clie , siccome i corpi tutti lianno in se alca- na porzione di calorico, o manifesto, od occulto, altrettan- to creder si possa della luce : opinione , cui porgerebbe con- forto 1' analogia, sapendosi , ogni corpo possedere eziandio elettricita , e |)rol)ahilmente fluido magnetico, se pure que- sti imponderabili non sono nella loro sostanza, ed origine u- na cosa sola: quella cosa di suprenia, ed inroinprensibil vir- tu , alia quale Dio commise 1' ordine dell' Lniverso , a cui allude 1' iinmortale scrittore dell' Eneide ne' seguenti mira- bili versi del libro sesto . Principio coeluin , ac terram , camposque Uquenles Lucenteuique globum Lunac, titaniaque astra Spiritns intus alit , totamque injusa per artus Mens as^itat molem , ct magna se corpore miscet. Inde /lOininurn pecudumque genus , i'ilaeque volantum (1) V. De quampluriniis pliosphoris etc. come sopra. 65i MicHELE Medici Et quae marmoreo J'ert inonstra sub aequore pontiis : Igneus est ollis vigor , et coelestis origo Seminibus qunnlnin non noxia corpora tardnnt , Terrcnique hcbclant artns , inonbnndaijiie membra. E se nelle ricerche ora discorse circa la pietra lucicla di Bologna inostro '\\Beccari di possedere, oltre le dottrine fisico- chiiniche, coonizioiii iiiineralogichc , e geologiche, pin mani- festo lo rendecol suo lavoro intorno certa arena bolognese^ di color giallo , frequente nel nostro contado, della quale sono per la niassinia loro parte coniposti i colli , die al merigglo riguardano . II giallore a tutta la massa non s' appartiene, ma le vien comunicato da una terra particolare , che e porzione di quella, ed in cui scopri il ferro. E voglioso pure di cono- scere , se fra ([uell' arena animaluzzi marini annidassero, pote mediante il microscopio scoprire pel priuio innuinerevoli spo- glie di testacei di varia forma , e di genera vario , prevalen- do pero all'altre quelle de' cosi detti corni d' Jmmone: pic- colini cosl , clie i maggiori non oltrepassavano i tre quarti di linea del piede parigino: i medi eguali appena a mezza linea, cento de' quali pesavano un grano : i minimi appena visibili col microscopio . E che fossero realmente marini , ne dava maggior persuasione il non vedere dift'erenza veruna da essi a qnelli , che si trovan frammisti all' arena gittata sul lido dal mare Adriatico in prossimita al porto di Rimino : nel che convenne pur anche il giudizio di Lu'tgl Ferdmando Marsi- gli consultato sopra cio dal Beccari : il quale poi teneali per antidiluviani prima fosse nota fra noi 1' opera del IVoodwardt che si altamente scrisse in favore di quella sentenza (1) . (1) De Bononiensi arena quadam. V. De Bon. Scient., et Art. last, ec. T. 1 . p. G2 , e seg. Poclii giorni da che io ebbi lelto questo mio scrilto all' Accademia, il Ch. mio collcga signor Doltor Gian Giuseppe Bianconi (presente a quella lettura) P. Professore quanto dotto, altrcltanto genlile tli Sto- ria Naturale nella nostra Univcrsita mi diresse in data del 23 No- vembre 1818 la segucnte lettcra in conferma , ed ampliazione di quanto erasi per me toccato rispetto a queste osservazioni del ^eccar/. ElOCIO DEI, BeCCARI 635 E lion solo iielle predettc scienze , ma n nella Meteorolo- gia , e neir Idronietria, e nella Cosmografia mostrossi ver- satissimo cpiando nol 1739 fu prcpalo a profcrirc il sno pcn- sanioiilo circa una qnestione giavissinia tuccantc 1" igicne pubblica : se, atterrando la maccliia di Viaregy,io , selva per la niassinia parte di Iccci, antica, folta, e distesa lungo il lido del mare Tirreno, sperar si potcsse il vantaggio, clur il libero varco aperto a' venti migliorasse I'aere renduto in- saluhre dalle convicine paludi, e non fosse poi a temere, che ([nella vcntilazione nuocesse alia citta di Lncca, e agli ulivi , di che ricclie sono, cd ornate le coUine Lncchcsi. Ne e a di- re come insorgessero niolti ad esporre diverse, ed anco Chiariss. Signor Professore. Goc/o di poterle confcrmarc , che il licccari fu per quel che sap- piasi , il prima , cite sciioprisse alia scicnza una razza d' esseri , piccoli altretlanto juimerosissimi, cioe li ForaminifL'ri . D' Orbignjr , il maestro per qnesta parte di Zoohtgia a lui rcude qucslo ornag- gio iiclla illustrazione del ForaniinilLii dell' i sola di Cuba a pagAZ diceudo — Lps pic'inicrs nolions sur Jour existence sont dues a liec- cariiis, qui en 1731 Ics siguaJa dans I' Adriatitjuc sans les decrire , ni les figurcr — Intervenne in tale questioue aiiche HJarsigli, c poclii aiini appresso ne tratlb , c ne Jigiiru Jano Planco ( D<; con- chis minus nolis)^ // quale menziona le osservazioni del licccari. In appresso Gualticri ne figuro altrc specie : in fine il Soldaiii, che ha Jatio I' opera Jor^e piii grande , che ancora esista in questo gene- re : tal che sono tutti ilaliarii quelli che han data in luce , nutrita, ed allegata qucsta bella parte dclla Znolugia . Jiisogna peril Con- venire , che gli esteri r Jtanno oggii/i moltissimo migliorata, ed ac- cresciutu. In bencmerenza della scopertujatta da lieccari, il D' Or- bigny gli ha dedicato una specie comunc nelle nostre arene , la l\o- lalia Ik'ccari J che abbiamo in museo , c alio state natnrale j ed in modello ingrandila . Ho in harlume qualche cosa ancora riguar- do al lUileazzi , ma non rammcnto , ni ho tro^'ato alcun luogo, in cni egli ne parli . Gradirb pertanto s' ella potrii chiarirmene . Ho I'oluto ancora jrugare qualche poco in Aldrovando sembrando- mi impossibilc , che questi oggetti tanto frequenti abbiano potuto sfuggire «' suoi occhi di lince , ed al sua fervore per la scicnza : ma sinora indarno . Mi conservi ec. 656 MiCHELE Medici contrarie opinioni. Ma il Bcccari stese il suo Parere intor- no al taglio delta macchia di Viareggio suggerendo con ot- time dottrine, e con argomenti fortissimi 1' opportunity di (juel taglio, e facendo conoscero la ragionevolezza di cpiel- la speranza, c di quel tiniore la vanita: parere similnicnte maiiitestato da altri dottissimi uomini, e specialniente da uno Zendriiii, c da nn Poleni: sapienti autorita, chc mos- sero il Senato Lncchcse ad entrare nella deliberazionc, che la massinia porzionc di quoUa selva si atterrasse (1) . E mediante la Chimica illustro molt' altri punti alia Me- dicina perliuenti. Ju ton- Maria f-^alsnlva, ornamento, e splendore del nostro Ateneo, solea dire , che fra' rimedi an- co semplici , e blandi , ed in una medesima catcgoria locati si danno certe differenze dal medico pratico degnissime d' es- sere conosciute , le quali piu agevolmente mercc dellc chi- miche indagini ponno discoprirsi. E nel 1722, tenendo e- gli il seggio di Presidente in questa Accademia , in una tor- nata di essa, a due Accademici, al Bcccari^ ed a Giuseppe Monti ^ propose un tale lavoro rispotto a' brodi medicinali cosi chiamati dolcificauti . Perciocche usando alcuni mcdici indifferentemente o il brodo di gamberi fluviatili, o quello de' marini, o quello di testuggine, o quello di rano , era d' utilita accertarsi o dell' ideiitita loro, o della loro diversi- ta , onde potere ragionevolmente o adottare , o dismettere quelle sostituzioni. Per la qual cosa colla maggiore diligen- za possibilc composero eglino brodi con quelle sostanze , ci- mentando eziandio quelli di carni di giovenco, e di vitello al fine d' instituirne piu larglii confront!. Notarono accurata- mente i caratteri fisici di tutti, il colore, 1' odore, il sapo- re,la trasparenza, la densita, la gravita, e ne formarono una tavola, od un quadro, die a colpo d' occhio presenta- vane le differenze. Tentaronli tutti con vari ingegni chimici : di tutti scoprirono i prevalenti principi , e ne ricavarono per conseguenze , i brodi de' crostacei essere degli altri piii op- portuni a correggere le acidita degli umori, o sla che le (1) V. Beccari . Consulti niedici T. 3. p. 149 , c seg. Elogio del BECCAni 657 assorbiscano, o sia clit- lo iieutralizziiio, e gli allri, «[iiasi in- coinpenso di ({uesta in essi piu scnisa virtu, mapgior cojiia di niat(Miali nntritivi soniministrai-c. E cosi nit-dianti' lini'M It • . . ^ niano d fspericuzc giusto si nconohbe, ed utile; il pctisa- mento del F'ahnlva (1). Conipinto (piesto lavoro in compaguia del Monti, il liec- cari infra non hieve spazio di tempo altro ne intiapresc da se solo intorno uu brodo a que' glorni oelebrato in Mediarazione del glutine le particelle del cacio dispongansi, e Ibgginsi di guisa, clie, mediante 1' azione del fuoco, dieno origiue a' sali alcalini volatili, di inodo tale, clie ne' corpi misti , o coniposti issimis . L\t- enim quiclquid praeter consuetudincm accidit praetor natu- ram pulant e.xistcre (1). Preterniesso aduncpie, die (pie! ve- scovo sapientissimo, lispetto a certi fuochi apparsi iiel cielo, interpello i jiostri Astroiionii, alia risposta de' quali nimia parte cbbe il Ueccari , leggendo qnegli iie' libri di Mediciiia racconti d'uomini, che per lungo tempo aveano potuto aste- nersi da ogni maniera di cibi, e di bevande, bramoso pur di sapere, se que'fatti meritasser f'cde , e, posto die la meritas- sero , fossero naturali, oppure miracolosi, consulto (piesta no- stra Accademia, la quale si geloso, e grave ufficio a due dei suoi valentissimi componenti , al Dazzani, ed al Beccari affi- do. Ma, caduto il primo in inlermita, tutto il difficile del- r impresa rimase al secondo. Con qiianto ingegno, eon quan- ta dottrina, con cjuanta erudizione, con quanta prudenza trat- tasse egli questa materia troppo lungo saria venirlo ora di- chiarando . Ma non tacero, com' egli premetta un principio di sanissima filosofia : in due modi potersi conoscere la pos- sanza di natura, coH'osservazione, e col raziocinio. Concios- siaclie, se Posservazione rassicura d'un fatto, dubitare non lice, potere la natura fare qiu;llo, che fatto ba : e se il ra- ziocinio discopre il modo, con cui il fatto e avvenuto, tanto pill creder dovrassi alia natnrale possibilita di esso. E tale principio a'digiuni, che d'uomini, e d' animali leggonsi, ;_1^ V.De proiligiosis soHs defeclibus Sirmocc. Neapoli 1791. p. 1 . 6(»i MiCHELE Medici accomodando , estima , che sebbeue moiti d' essi siano menzo- gneri, iicgar non si deggiono quelli, cbe, per quanto abbia- no di stiaordinario , e di nieraviglioso , tengono i caratteri della veiita: ed anzi cbe ncgati, vogUou essero con ammira- zione crediiti. Lo cbe per6 non basta a quaUficaili miracolo- si, potcndo natuia discostarsi dalla sua ordinaria niaiiiera di procedore, e ad aUra appigliarsi : e lo studio dello cose na- turaU eseinpi ne poige senza numcro . Qui per altro il medi- co incontra un ostacolo, cui non e in sua balia superare; il puuto estremo, od il tcM-minc, fiuo al quale possa I'uomo na- tuialineute patire 1' astinenza dal cibo . E per verita, se uno ha sofferto la fame quattro mesi , percbe non cinque, percb^ non sei ? Intorno a che il Beccarl , astenendosi dal ricer- care fino a qual segno arrivar possano le naturali risorse, si limita a por meute in cio, die finora 1' osservazlone non ha dimostrato essere in potesta di natuia: e cioe cbe di- giuui aiicbe lunglii vengano tolerati senza pregiudizio del corpo. Ed avveguacclie alcuiii scrittori afFerniino, die asti- nenze cosi protiatte niun detrimento recato abbiano alia sanita, nondimeno egli dubita forte della veracita de' lor det- ti, da' quali, a giudizio di lui, apparisce, non averc loio con sufficieutc accuratezza osservato , e descritto lo stato di quei pazienti. E poiche medito egli profondamente sopra i casi principali narrati dagli autori, e niuiio trovo, cbe esso me- desimo una malattia non fosse, o con certe malattie non s' acconipagnasse, o prodotto non avesse iiell' aniniale ecouo- mia turbameuti, concbiuse, non essei'e in balia di natura, cbe lunglii digiuni si conciliino colla buona sanita , e quan- do cio sia veramente provato , la prudenza umana, (avuto rl- guardamento a' luoglii, alle peisone , ed alle circostanze tut- te) suggerire d' annoverarli fra digiuni iniracolosi . E circa il raziocinio ( cbe lio detto essere , oltre 1' osser- vazlone, I'altra muniera di scuoprire cio, cbe possa natura) con acute , e sensate fisiologicbe discjuisizioni spiega come il corpo vivo coiitiuuamente perda la propria materia, e conti- nuamente ne acquisti: come la congrua proporzione di questi due atti necessaria all' integrita della vita , mutare si possa : e come le perdite menomar possano, durando tuttavia il corpo Elogio del Beccari (•<)."» iiell' esser siio : con cIk; spio>ra la naturale possihilita delle |)rolunj;ate astincii/.c da' < ibi, e dalle bevaiulc. Ma se la vita dura, la [)cri"e/i()iie delia saiiita diirare non puote, noii po- tendo la diminuzioiie delle perdite ire dispiunta da certo laii- guore di ([nefili or[)idemici , pel quale alia salute non d' li- no, non di due individui, ma a tfuella d' inteie popolazioni si piovvede? Difficolta cui possibilmente superd, e viuse, u- tilita, clie possibilmente dalle sue cure raccolse il llcccriri. Del clie porge testinionianza bellissiina la storia del morbo epidemico , o a nieglio dire , della caterva de' morbi epide- mici, che 1' inverno del 1729 fra noi serpeggiarono : caterva analoga a quella, clie 35 anni dopo desolo Napoli , egregia- mente descritta da Micltcle S arcane . E dico caterva di nior- J)i anziche niorbo. Perocbe apparvero da prima febbri terza- ne intermittenti : le ({uali , avvegnacbe per lo piii semplici, e benigiie , assalivano luimeio prcssocbe iimunierevole di persone : ed erano ostinatissime , e di tardissima sanazione , sopravenendo poi intasamenti, e tumefazioni de' visceri ad- dominali , tossi , pustole per tiitta la cute seguite da esulce- rameuti, e da scabbioso esantenia, ed idropi , e consunzioni. Ed essendo le malattie di lunga durata, e cbi }Kirea sorge- re da esse risanato in infermita ricadeiulo, il novero de' ma- lati crebbe al segno, clie poclii furono gl' illesi : i niorti , quasi il vigesimo della popolazione, e per la massima parte nell'etfl puerile. Abbandonati i tempii! Vuote le officine! Spo- polati i mercati ! Ed in tanta desolazione , ed in tanto lutto molti appena toccbi dal male cercavano campar se da'|)erico- li sotto altro cielo riparando : nia ci6 non valea, ne facea profitto . Sopragiugnea poco dopo il temuto nialore, c tosto 668 MiCHELE Medici li travagliava di tiava<;lio per altro men duro , clie sotto il cielo averso . 11 riiuedio pin d('{2,li altri giovevole fi'i la pe- ruviana corteccia . E quasi le cose non camminassero abba- stanza male, pel nostro territorio insorsc nella citti il vaiuo- lo arabo sovcnti volte conlluente, e mortale ; e dopo esso il morbillo frequentemente esso pure maliguo, e trascinante al sepolcro : ed oltre tutto ci6 numerose pleuriti . E cangia- tosi dell'aria il temi>eramento , e da veiiti settentrionali spi- rauti dalle transalpine regioni disgombrate le nebbie, e pro- sciugati i terreni dell' nmidita da' traripamenti de' canali, e de' tinmi lasciata, apparve una serenita di cielo ingannatri- ce . Gonciossiache , sebbene il sopravenuto freddo non fosse intenso, riesci cosi acre, e molesto agli uniani corpi, che in- fra pochi di comparve una special maniera di catarro, il quale in breve tempo tanto si propago, che non fu quasi casa, cui lisparmiasse : e se ad alcuni perdono, furono i fanciulli , e cio, che pill strano e, i poveri, e massimamente coloro, che giorno, e notte viveano a cielo scoperto espos'ti a tutte le in- giurie dell'aria: malattia, che sebbene accorapagnata, e se- guita da turba proteiforme di pin, o uieiio gravi siiitomi, non apporto, la Dio inerce, grande mortahta. E, trascorso un mese , afflitto ch' ebbe le nostre contrade , ampliossi ver- so le convicine citta, e conturbo lloma, e Napoli: e, valicati i mari , invase la Sicilia , le Spagne , il Messico , e segnata- mente la citta di Veracroce con accompagnamenti , e con e- sito non diversi da quelli , di cui i bolognesi furono dolenti testimoni. Pochi i rimedi : qualche emissione di sangue, blan- di sudoriferi, gli emollienti, e sopra tutto Folio di mandor- le dolci, del quale fecesi tanto consurao, che gli speziali a- veano appena il tempo di prepararlo. E qui finisce questa narrazioiie , che il Beccari indirizzo air illustre siio amico Gian Gincoino Sc/ieuckzer dottissimo medico, e naturalista di Zurigo, che degna la giudico d' inser- zione negli /Jul fisico-meclici dell' Jccadeinia Ce.uireo-Leo- poldino- Carolina de' Curiosi dc/la ]Salura{\). Ma nella (1) V. T. 3. p. 142, c seg. Elogio uel Beccari 669 edizioiie posteriore fatta in Boloo;iia a^ig^unse il Beccari una appcndice, in cui vienc ricercando a quale de' morbi popo- laii daj;li Anticlii descritli rassoniijili il catairo epidciiiicd , che cliiuse la sctnia de' nioltipiiti morbi, die ncl 172*J ci trava{;liarono. Ovc coniinciando dull' antiche dcscrizioni la- sciateri da T'olenco di Tarauta del calarro, che nel 1387 tutta la citta di ]Moni])ellieii sbi<;otti, e pcrveneiido fino ai tempi suoi, alia storia cioe scritta da Federico Ilvffinann del- la malattia , cui questi die il nome di sinoco catairale, e che per luia parte di Laniai;na serpepgio, concliiud(! il IJeaari ^ che il niorbo a quello da se osservato pin siniij^liante si vi- de nel 1580, e largamente si diffuse, non che in Europa, nell'Asia, e nell" Africa, del quale, a preferenza d'altri, dot- taniente ragiono (•iro/oino AJcrciirialr ^ cui piacipie iiiviarne la narrazione a Cratviie. in Padova : il quale pero seppe per- suadcre al Merciiriale , che in quel morbo ravvisar si doves- se eziandio indole contaggiosa : persuasione, in cui parinien- X\ Gwiib \\ Beccari rispctto a quello, di che fu egli tcstimo- nio, condottovi da alcuni fatti, de' quali e chiaro, e bello il seguente avvenuto in un nostro convento di monache. Cessato quasi del tutto il niorbo, I'ortolano del convento, e la donna sua (iorse deila patita inlermila non per anco perfettamente guariti) onde esercitare di nuovo il loro mestiero, entrarono in qiu'l sacro recinto. La prima di quelle vergini , ch'elibe col- loquio, ed uso con que' conjugi fu una conversa, la a!?so , ma nori si tcnt-a talvolta dal riprcudf^re colore, che dell' elo nclla vita del Vallco scrisse, qui niminni sUidii, niiniinn opcrac Unguis impendunt , raro solere sci'criores disciplinns capcrc sulide, et in eas profunde peneirnrc. Linguae superhne aunt, solac co/i volunt, nee nlidruin scicntinruin servilio discenlis a- niinuin paiiuntur occupari : lantuni in niemoria consistunt, nee ullam cum rebus simililudinein liahent, ut initinln en- gnilio possit promoveri (1). Ma un nso temperato dell' ele- ganza, dell' erudizione, c dell' amcne letterc e couilinu-nto dolce, e soave ad ogni conipoiiimeuto scieutifico, v, tanto pill opportuno, quauto piu le materia trattate aspre sono, e severe: simiglievole a linipido rio, cui a quando a quando si disseti, od a fresco praticcllo, sul quale s' adagi chi \ iaggia perarido, e scoceso sentiero. Lo che pone il siiggc I lo del- la verita alia sentenza d' Ornzio Flacco , riunire tutti gli e- stremi lo scrittore, che istrui§ce insiemcmente, e diletta.AII;i quale poiclie seppero giudiziosamente uuiformarsi , procac- ciarono a se, ed all' opera loro lodi , a fama non peritura pa- recclii scienziati, de' quali meritano la spcciale nostra grati- tudine un Hcdi, un Magalolli, un Lionardo da Cnpua^ un jRaniazzini, un J^allisneri^ un Cocc/ii, un del Papa, uno Za- not ti ^ un Pozzi , un Pnlcani , ed un iJotta. E qui cadrebbe in acconcio parlare eziandio dclle disser- tazioni inedite , die il Beccari in vari tempi all' Accademia nostra comuuico. Ma solo d' alcune da me possedute tocche- ro di volo . (1) V. Copronimus Jriovlsti Diapentinus Tritcmio Mcnf^onin Cae- retano . Diapenti Prid. Non. Feb. 1727. Leltera anonimn pubhlicata air occasione delle dispute iiisorlc Ira '1 Bianchi di Torino, il Tac- coni, ed il Pozzi circa i controversi dotti cpalico-cislici . T. I. 85. ()7i MiCHELE Medici A' 12 Decembrc del 1719 presentu an lavoro speiimcu- tale intorno la dilatazione dell' aria mediante il caloio dcl- l' acqiia boUeiito : ed a' 29 Novcnibre del seguentc anno al- tro lavoro consimile risguardanto il fnoco , ove studio diver- se parti della lianuna, e mediante I' artirtcio di coniuniearvi vari colori, meglio pote esaminaiie, v la varia loro forza ca- lorifiea , e coinlmrente, o le diverse loro nnUazioni, ed atfe- nenze reciproche diseoprire . In una tornata pubbliea del 16 Gennaro 1722 lesse una dissertaziane circa la calamita, ed il magnetisnio corredata d' una tavola con figure a dicliiara- zione delle cose ragionate. Altra ne recito a' 18 di Febbra- ro del 1723, nella quale corressc 1' invenzione allora recente del Manometro , o strumento misuratore della rarefazione delParia, proposto dal f^arignori : e dnpo non molto suggeri una miova maniera per distingucrc con maggior precisione, e sicurezza di quello innanzi faceasi un corpo acido da un alcalino. A' 16 Dicembre 1728 discorse il rafFreddamento pro- dotto dalla soluzione de' sali , e specialmente del sal marino, e del nitro nell' arqua. I snoi studi rivolse al famoso liquo- re etereo del Froben cui qnesti spacciava come segreto di sua invenzione , qnantunque ignoto non fosse del tutto ne al Jiojle , ne al J\'ewluii . Ed era gia iiata nel Bcccari la bra- ma di scoprirne la natura, quando le ricerche nel 1734 im- prese dagli Accademici Parigini per conoscerne la composizi- ne invoeliaronlo piii efficacemente ad operare : con die con- lermo, quel tanto decantato spirito risultaie dalla combiua- zione dell' olio di vitriuolo (acido solfoi'ico) coll' alcool , ed es- sere, giusta il noma ora datogli, 1' etere solforico. La cui fama e oggidi molto pin ragionevolmente cresciuta per la stnpenda virtii in esso scoperta d' intormentire 1' animale sensitivita , e risparmiare spasmi, ed angustie a clii , per salvare la vita, e nella durissima necessita di lasciarsi s([iiarciare , o troncare le proprie membra : prerogativa , di cui per altro sembra ora a- ver maggior vanto il cloroforine . Aggiunse poi egli altre, ed altre ossei'vazioni circa i mutamenti reeiproci di quelle due diverse sostanze insieme commiste , giovato dell' opera del- r egregio suo parente, ed amico, piii volte menzionato Jnco- po Zanoni chimico espertissimo : cose tutte, delle quali il Elocio del Beccari 675 Jieccari compose una bella di'^sr-itazione letta da lui a ^ne- st'Accafleiiiia il 20 Maizn 1738. ISt-l {rioriio 10 Marzu 1746 riprese 1' argoiTKuilo del f'uoco , 20 aiiiii prima trattato. rol- ragfjiunta di iiuove esperieiize . A' 21 Novembre del 17i8 spose uno scritto iiitorno I'utilita della fabl)ricazioiie dell'ac- que medicinali artificiali, od, aiinoverati i priiicipi si volatili , clie fissi delle cojiiiitc alloia , coiicepi la spcraiiza d' imitarle coU'arte meno int'ebccmente del fVillis, del Gcoffmy. di-\V //{>/- mnnn, e d' altii, die posto aveano iiieiite, ed opera a cosi lodevole fine. Ed a' 17 Gennaro del 1760, essendo Presiden- te, trattenne rAccadcinia con sua scrittura intorno V aequo de' nostri pozzi , e da analisi , a que' tempi accuiatissime . concbiuse , clie sebbenc di non ottiiiia qnalit;\, non meritava- uo lie maiico d'essere discreditate, siccomt; ("uiono da tabini, e nominatamente Asl Andrea Baccio nel suo Trattato dc Tficr- mi.i . E rispetto a certi pozzi, le cui acqiie teiif^ono speeinii qualita, come sono, per esenipio, od erano quelle di Borgo Orfeo, le quali comunicavano a' cibi sapore amarognolo, ne esse pure giudico alia sanita perniciose, a meno clie copio- samente, e continuo bevute non fossero: ricerclie delle quali altra volta s'occupo, e cbc, non ha guari,liaiino chiamato a >e gli studi del Cb. collega nostro Signor Professore Gaetnnn Sgnrzi, cbe le ba grandemente illustrate. Tatxio poi d'aliri numerosi suoi manoscritti sopra varie materie: la soluzioiie delle terre neH'acqua: leepizoozie: i morbi epidemici: le vipe- re: le lucciole : I'impotenza coningale, e massimamente ([iiel- la del Principe Don Giovanni AJarin Doria ^ che diede luo- go ad una causa celebre , intorno alia quale scrissero, e di- sputarono i pin dotti medici d' Italia. E passo pur in silen- zio le sue effcmeridi , ed osservazioni metereologicbe , nelle quali duro fiuo alia sua morte, e cioe pel corso d'anni i6. I quali studi tutti del Beccari sin era discorsi fanno aperto. com' egli desse la preferenza a quelli , che banno per base le esperienze, e le osservazioni : consiglio ottimo, cui altri dei nostri s' attennero e prima, e dopo di lui, e possiaino an- che dire 1' universa scuola bolognese ; effetto salutare della tendenza esperimentale impressa alle scienze dalle antiche Accademie Italiane , le prime del mondo . 676 MiCHELE Medici l\tr la quale anipiczza, e proloiulita di dottrina non e a iiie- ravigliare, die cd in patria, e fiiori {^odesse il Beccari soinnia riputazione . In patria, se parliamo di Medicina , era coii- siderato, direbbosi, I'lppocrate bologiicse : e se delle scien- ze fisico-cbii,iicli(>, niuuo era, clie iiol coiisultasse, iiiuiio che presente all' esperieiize iiol volesse, niuuo che di consiglio, e direzione nol ricliiodesse , niuno che del suo giudizio non si tenesse appieno soddisl'atto . Ed oltre i niolti ed onorevoli uffici sostenuti da lui, e piu sopra mentovati, oltre 1' avere ajipartenuto al collegio medico , ed al filosofico , come uomo iainoso, oltre 1' essere iicH'ordine degli Accademici Benedet- tiui, piu, e piu volte I'u eletto Presidente e di questa Ac- cademia, e di questo Instituto. E la prima volta, che all' Ac- cademia presiede (e cio fu I'anuo 1724) succede al defun- to illustre F'ahalva : e fermo utili provvedimenti , de' qua- li e a notar questo, che ne' tratteniinenti scientifici delle pri- vate adunanze fosse ciascuno in liberta di inanifestare i suoi pensamenti anche nella volgar lingua senza tanti artiflci di favellare , e senza soverchie disputazioni , iusegnando cosi nioderazione a coloro, che della sottigliezza dell' ingegno pro- prio abusando , dilettansi delle gare , ed a forza di premedi- tate iuezie, e di studiati cavilli vorrebbono pur sempre e- scirne vinci tori ; e cosi pure stimo opportuno, che alle pri- vate sessioni niuno s' ammettesse , il quale od Accademico , od alunno non fosse: misura, la quale generalmente consi- derata, buone, e prudeiitissime ragioni giustificano, superflue ora a dire . E quando nel 1730 rimase vacante il posto di Presidente dell' Instituto per la morte del Bazzani ^ niuno fe- ce motto, niuno mostro desiderio , ne piacere d' occuparlo, persuasi tutti, che il meritevolissimo di quell' onore fosse il Beccari . Fuori di patria poi fu tenuto in tanta estimazione , che ol- tre i consigli, ed i lumi, che da ogni parte venivangli do- mandati , la lleale Societa di Londra nel 1728 I'aggrego ai suoi componenti: e nel 1738 fu invitato a sedere nella pri- niaria cattedra di Medicina nell' Uuivcrsita di Padova con o- norevolissiine , e vantaggiosissime condizioni. Ma prevalse in lui I'amore al luogo natio, ne aspetto, che i Senatori Prefetti Ei/Kiio DEI. Beccahi 677 al nostro studio, ed il XII. Clernente, allora Pontefice le- gnante con eccitameiiti , c con pifgliirnr a nou abhandoiia- le la nostra Univorsila, ed il nostro Instiiuto 1' csortassL-ro. E Denecielto quarto dccimo A prclodato Ciemente successo re non ccss6 di manifcstargli dall' etcnia cittA sentinienti cliiaiissinii , ed amplissimi della sua affezione, e stima. Iiitor- 110 ache basti ricordare, clie, niorto Vhi&\gnc Jntoniu Liprdii sue Archiatro, rivolse sul>itaniente il pensiero al Bcccari. E se non voile compiiito il buo disegno, fu perclie all' ainorc di se ant('pos(^ nobilmente la benevolenza , clie portava alia sua natale citti , aniando meglio di rinianer privo di tanto medico , di quello clie dispogliaie lo studio di Bologna di si laro , e splendido ornaniento . Carteggio il lieccari con dotti italiani Gian Baltista Bee- carin, Guido Grandi , Gian Ualtista Morgagiii , Francesco ^ilgarotti, Antonio /,e/7ro//t sopranientovato , Giavanni Fan- toni , Mard yfntonio J\'icolini, Paolo Maria Paciaudi, Gio- vanni Bianchi di Riniino, e col Roncalli Parolini, e col P^an- del/i, e con Gaetana yJgnesi, e con Clelia Borromei, e con Ga- sparo Cerati, e con Francesco Serao, e con altri molti , dei quali non e a trapassar con silenzio il valentissimo medico Gian Maria Bicetti de' Buttinoni , il primo ad introdurre in Lombardia, ed a propagare 1' iiioculazione del vajuolo arabo (1). Carteggio con dotti inglesi, col Derc/iom, col JVeedarn ^ (1) Le ossorvazioni del Bicetti loilo il gran Pariiii nclla sua stu- petulissinia Ode inlilolala V Innesto dello j^'ajuolo, la quale comincia : O Genovesc ove rie vai ? Qiial raggio Drilla di spcme su le audaci antenue .' Indirizzo il Bicetti ]e j)riiicipali sue praticlie osscrvazioni a' piu il- lustri mcdici Italian! di (piol tempo, il Pasta, il /'alchcrcngfii , il Ghisi , il Careno , il Custellani , il Moscati , il Gandini , il Ma- netti: e 1' undecima di esse voile egli coniuniiala al Bcccari median- to Icttcra , il primo jicriodo dalla (jiiale nianifosta in quale, e quan- to concetto di sapicnza , c d' autorila lo Icncsse. Se gli oltramon- tani^ di si: so/i csttmaturi , tanto riveriscono il name di V. Signo- ria lllustrissima, e beata chiamario 1' Italia, che Lei possiedc, c se felici se lor vien data d' iidire pcrsonalmente i di Lei oracoli , io aino meglio d' incontrar la taccia di ardito in prescntarle questa 678 MiGiiELE Medici e con altri Accademioi ili Londiu. Garteggio con dotti Fran- ces!, col Reaumur, col De Mairan, col Nolle I, col Macquer. E qni pretennetter non posso il suo epistolare commercio col prelodato Beccaria: qnel Beccaria^ die por \p. scoperte e teoriche , ed csperimentali , di clin l' Elcttiologia aiiicchi , e nobilit6, potrebbs a ginsto titolo appcllarsi il /-^olta del XVllI secolo: del quale priinato se puo alcano contiMidorgli la palina, non potrebbo questi essere se non colui, del quale fu dctto , strappo il fulinine al cielo. Intorno a che io pos- seggo 19 lettere del nostro Bcccari scritte a quel celebre Piemontese , dalle qiiali e aperto in quanta estimazione que- sti lo tenesse : come resperienze, die vcaiva facendo, gli coinunicasse : del giudizio di lui lo richiedesse: e lo rendesse arbitro nel reputarle degne d' essere presentate alia nostra Accademia: e come pubblico testimonio, e solenne di sua osservanza gli porgesse dedicandogli le sue famose lettere sull' Elettricisrno atinosferico . Nel quale carteggio leggonsi parimenti Ic idee , ed osservazioni , die il Beccari nelle sue risposte comunicavagli circa 1' argomento da entrambi predi- letto deir elettricita, direbbesi quasi a giustificazione del- le lodi , di che veniva dal Beccaria ricolmo. Sopra di che a due punti soli mi stringo . A' 24 Febbraro del 1756 il Beccari gli scrivea cosi. JSfon posso iiegare , che per po- CO m insuperbirei per I'onore, ch' ella degnasi di fare al- ia mia predizione , cioe che il vapore elctlricn p:)tesse una volta divenirc un menstrua capace d' operare cose nuove in chimica . Ma la sola perspicacia di lei , e la sola sua de- slrezza poteva fare, che quel mio presagio si avverasse. Non veggo V ora di vedere cogli occhi proprj cotesli ainmirabili effetti , e a quest' ora gli a\>rei i>eduti, se il pouero Veratti , a cui privatamente appartengono le esperienze deir elettri- cisrno non fosse incomodato da una JIussione agli occhi; e mia osservazione chc quella d' ignorare la storia de nostri lette- rati net rimanermenc : resta soltanto ch' Ella perdoni la mia tcme- rith J e mi riceva nel numero de' suoi ammiratori . V. Osservnzioni sopra alcuni iniiesti di vaiuolo di Giovan Maria Bicctti de' Bultino- ni cc. Milano 1765. p. 75. Elogio del Beccari G79 non lo fosse cguatrnente la sua Signora ( la celebre Lau- ra Maria Caterina Bassi), c/ie serizn qiiesto avrebbe futto assai bene le sue veci : Ma finiru quest' incoinmodo: e furse la I'istn (li questi/erwmeni _, cd il riflettervi soprn potru cc- citarci a pensare a qualc/ie ullericre applicazione di cotesto nuovo ngentc ad altre c/iimic/ie operazioni . Se I' clcllrico i'apore ha potulo accelerate ne' vegelabili la vegctaztouc, pcrc/ie non potru egli prninuOi>ere , o altramente uiodificare le sohizioni , le fcrmentazioni , e altre si Jnlte (pcre inten- tate da' Cliimici! E (jui m'astciigo tla" coninieiiti, assai iiie- glio di me sapendo voi , o Accadeniici , come ogni anno , e sto per dire ogni giorno che passa, que' pensamenti gravissi- mi del Beccari veugano in sempre nuove, e piii belle, e piu ammirabili maniere confermati . Ed in altra risposta al Ueccaria in data de' 14- Settembre 1757 d'lcea. li ice vo un piego,in cuilaVostra Paternita lievc- rendissima mi favorisce della duodecima Lcttera compagna alle altre antecedenti , e piena di nuove bellissime dottri- ne . I J'enomcni de' nui>oli niirabil/nente le confermnno. j4r- direi lusingarmi , die nissuno piii di me possa esscre a por- tata di cunoscerne la veritci , c rendere alle sue osservnzio- ni , e alle conseguenze , cli Ella ne deduce quella giustizia, che merilano . Fin dal principio delle mie osservazioni me- tereologiche fui curioso di notare le dijferenti j'orme de' nu- voli , e tutto cib , che ad esse ordinariamente va congiunto. E tutto appuntino si accorda coi J'atti da Lei esattomcntc descritli . Cominciai fin d^allora a c/iiamare quei primari nuvoli tcniporaleschi nuvoli marginati, dijD'erenti dagli al- tri , che io chiamai nubes disceiptas , e altre fumosas . / marginati poi gli osservai coi margini arcuati, radenti, ter- minatissimi, e litcidi ^ frapposti un sopra l' altro, e tali nu- hi furono delle barbaramente da me nubes marginatae super aggestae . Da qiieste poco dijferenti notai altre nubi simil- mente marginate , che s' alza%'ano all' insii molto altamen- te , meno lunghe delle prime, che s' accosta%'ano piii al glo- boso in Inlfa la loro eslensione . Coteste nubi le chiama- va fastigiatas, e le trovava segni quasi certi di prossimo temporale : il quale per lo piii suole da noi succedcre quando 680 MicHELE Medici i detti nuvoli acquistano sopra i vicini inonli un corpo molto nero, e denso , ed e allora , che di Id siiol eslender- si verso di not la procel/a . In soinina hn avulo un graii- dissiino piacere in riconoscere traltala da Lei con tanta di- stinzione un' apparenzn , c/ie io av>ea notata grossolaitamen- te , c alia manicra de' villani . Le cagioni poi ch' Ella ne assegna sono assolutninenta le vere . JSfon mi pare che una veritd fisica possa con piii e^idenza diinostrarsi . Me ne ral- legro per tanto con csso Lei, e la ringrazio , ne cesserb mai di ringraziarla , e d' esserle sonunamente ohhligato ., per- ch' ella ni abbiaj'atlo queslo grande onore d' indirizzare a me tali cose, che poteano rendere amhizioso con si fatlo in- dirizzo lo stesso Franklin . Ne trascnrero altra notizia ricavata dallo stesso carteggio, la quale, avvcgnacche non iscientifica pei- se, non puo non rl- escire oltre modo gioconda a tutti noi componenti questo Cor- po Accadeniico, ed anclie a coloro, i quali, senza professare lo scienze, lianno a cuore il patrio decoro . A' 20 di Maggio a- dunque del 1755 annunziava egli al Deccaria, che la nostra Accademia d' unanime, e festoso consentimento acclamato Tavea suo socio nello stesso giorno, e nella stessa tornata, in cui acclamava il Buffon , ed il Formey . Quale triumvirato ! Ed oh! se avesse potuto sorgere dall' onorato avello, in cui giace, ed essere presente alia solennita di quel giorno Ensta- cliio Manfredi , da quanta letizia non sarebbe stato conqjre- so r aninio di lui, veggendo a tanta gloria, ed a tanto splen- dore salita un' Accademia , della quale 65 anni prima avea e- gli in compagnia d' alcuni suoi condiscepoli posta la prima pieti'a fondamentale ! Ed anche morto il Beccari , continuo il Beccaria a manifestare la venerazione in che lo tenea, ed a' 3 di Settembre del 1777, e cioe undici anni dopo la mor- te del Beccari^ scrivendo alia nostra Laura Maria Catteri- na Bassi J^eratti , la pregava ( sono parole di lui ) a far di- ligenza per vedere se si possano trovare i manoscritti net quali, come si dice in cotesti /Itti dell' Accademia , il Si- gner Beccari notava lo stato deW atmosfera avanti , e do- po le aurore horeali . Mi pare , che vi si dovrehbe trovare alcun tesoretto , ed io riunirei cib alle poche (due) osservazioni Elocio del Beccabi 68 J inie , ed alio altrni . Ne fu solo il Ucccarin ad offerire pubblicaineiite i jjarti di'Il' iii;i<'jiii() propiio al Deccari , o|)e- rato avendo il siinigliaiite altri duo illiistri uoiniiii, Gio. Uatlista Uorsitri , e Giusrppe Benvennti: il primo col dedi- cargli la sua bt'Uissima e[)istola De anthelininlica ar^cnti vivi facultalc : il secondo la dissertazioiie istorico-epistolare De epidt'inicis fcbribus in Luccnsis Doiiiinii quibusdain pa- gis grassantibns . Cos! in patiia, cosi in tutta Italia, cosi oltre 1' Alpi , e le marine liverito, ed onoiato il llcccari trasse i suoi ffiorni sine alia notte de' 18 a' 19 Gennaro del 1766, dopo 83 an- ni, 5 mesi, e 2i giorni di vita. Desiderabile, e rara longevi- ta! E tanto era 1' aniore di hii all' istruzione della gioventu, chc duro seniprc ni-llo studio, c nella falica: e tiii([u<' di in- iianzi sua morte diede lezione in sua ^casa , sicconie da teni- po lungliissimo, e con iscrupolosa puutualita, e diligenza so- lealurc; alia guisa del suo antico conipaguo, ed aniico G. Uatlisla Morgnr^ni , il quale ottuagenario dettava ancora A- natoniia in Padova: estremo di compiacenza, cui pervenire lion puo la Ijrama, tuttoclie aidente , d'e-^^er utile agli altri , se non le da londainento robusta, e lelice coiuplessione del corpo. Col quale Morgagni poi , dopo 30 anni di separazio- ne, rannodato avrebbe la prisca consuetudine, se agl' invi- ti di coprire una cattedra di Medicina in quell' Universita, anteposto non avesse (siccoine davanti e dctto) f aniore al luogo, in cui nacque. Ma sebbene distanti di luogo, erano d' animo congiunti , e davansi entianibi |)iove di beucvolen- za, e di stiiua reciprocbe. Entianibi sprezzatori magnaniiiii delle faticbe : entrambi zelatori dell' avvanzaniento delle scienze indefessi : entrambi negli anni giovanili , e quasi nel- la medesima eta assisi in pnl)l)!i(:lie cattodre: entrambi inse- gnanti lino a tarda v(?cciiiczza : entrand)i ornanieuto, e splen- dore delle University, ch' ebbero la foitiina di possederli, della Padovana r uno, I'altro della Bolognese : entrambi c- sempi illustri della sapienza Italiana . Snperiore il Morga- gni al Ueccnri nella Notomia niassimamente patologica , in cui finora non ha avuto, chi rnguagli, non che vinca. Sn- periore il Beccari al Morgagni nella Cbimira. e iii>lla Fisica : T. I. 86. 682 MiCHELE Medici scienze, nellc quali per universale consentimento dei dot- ti fii esimio , e soleiuie maestro. Entrainbi nati nel niede- simo anno cbl)ero niiniiiliarita d' aniicizia, e comimanza di studi lino all' adnlta iiioventii , ed avrivarono entrainbi agli anni senili : piu liuiglii pero nel IMorgngni , die visse quasi 18 lustri . Oh! d' uomiiii veranientc benemeriti dell' umana faniiglia coppia elettissima ! E fosse pure in piacer di Z)/o, che tali esenipi iVequente si rinnovassero ! (1) Giiuito il /jeccari al temiine del suo mortale cammino , a- vea gia scritto 1' idtima sua volonta, dimostrando, che 1' a- mor suo alia citta di Bologna durato avrebbe oltre le ceneri di lui . Perciocclie la sua preziosa snppelletile d' opere di belle arti, di nicdaglie (di cui era intendcntissimo) , di ma- noscritti , e di libri testolla a beneficio, ed a maggiore ric- cbezza de' niusei del nostro Institulo : ed altrettanto fece di aleuni strnmenti di Fisica, e del niicroscopio niedesimo, mer- ce del quale Marcello l\JaIpighi disvelo tante in pria ignote meraviglie dcU' organizzazione degli animali , e delle piante . Ed alii ! perclie sen ando esso per mala ventura sniarrito ! Che io per me 1' avrei veduto , e toccato con la stessa rive- renza, con cui custodisco, ed ammiro dodici strnmenti, i qua- li fama e il Malpighi adoperasse ne' suoi immortali lavori a- natoniici . Visse il Deccari una vita sempre esemplarissima , ed orna- ta delle piii belle soclali , e religiose virtii . La salma di lui accompagnata da Professor! pubblici, dagli Accademici del- r Instituto, da' discepoli, e da' confratelli della Compagnia di Santa Maria del Baraccano ebbe sepoltura nella cliiesa del- Tora delta confraternita , cui era ascritto, apposta al sepolcro (1) Sembra non a piira sorgenle avere il Cli. Signor DoLtor Fran- cesco Freschi atlinla la noiizia , che il Morgagni fu maestro al Beccari (V. Storia prammatica delln Medicina cc. T. 6. Dislrib. 5. p. 454. Nota G. ) a mono clie alluo, come soiio ccrti diuretici risolvcn- ti , e siinili , die pur seinbrerebbero indicati nel caso nostro, riescirehbero assolutatnenle nocevolissimi . Pertanto sliinereb- besi opporluno , die il Sii^iior infenno prendesse ogni inat- tiria un siero ben dcpurato col bianco dell' ovo , nel anal siero , nelV alto di depurarlo , fossero bollile le /oglie di por- tulaca . F'eggasi , die sia ben falto di prima iiiano , e poi ben preparato sicdii; riesca sotlile , pnssanie j e grata a dii lo dee bere . Ne prenda. ogni nialtina quella maggior quanti- ta, die gli sard dallo slomaco periiiessa , e co/itinui in es- so per quindici giurrii , poi si passi all' uso dell' acqua di JVocera. Si vorrebbe , die l' injcrino ne prendesse vent'oucie Ogni mattina per venli giorni , soprabbevendole ad una mi- stura f'ltta con una drainuia di roob di sambuco iinpasla- ta con died grani di nilro ben depnraio, e cinque di cina- bro d' antlnioniOj/dcendo di tutlo alcuni piccoli boli^ e qiian- ti snranno comodi ad ing/tiollirsi . Con questi semplicissimi rimedj si preparerd I'infenno, quando il Signore Jddio voglia preservarcelo da ulteriori disgrazic, si preparerd^ dico, all' uso del latte di somarella da prendersi ncH' aulunno, e di cui b superjluo il parlare prcsenteniente, c in si grande incertez- za . Intanto si concedano gli assorbenti , e fra gli altri gli ocelli de' graiiclij salurati coll' acidild del cedro. Se fara d' uopo lubricare il venire j la manna si dovrebbe prefcri- re ianto lodala dal Sydcnaino negli affetti re/iali. Delia dic- ta non occorre parlare , lasciandone al dotto Professore tut- to il pensiero , a cui eziandio si viiole soltomesso qiianto fi- nora si e detto . T^oglia il Signore Jddio, cite sia stato del- ta con pieno vantaggio del nobilissimo Signer Jnferino. Fin qui il Fresdii , ed il Beccari . II Fresdii poi soggiugne. Cih non pertanto noi dobbiamo confessare , die il name di Beccari Jormo una de' piii begli ornainenti della scuola mcdica di Bologna nella seconda tne- td del secolo passato (1), e la sua fama se nan superb. (1) Potea dire anclie nella prima. Conciossiaclie se il Beccari fu uno Elocio del Beccari 687 ugiuiglib certamenle quella de piii insigni medici,che alio- ra fiorisscro i/t Italia (1) . Da' quali detti tk-l I'rrschi compiendc di loggicri ciascuno, due gravissimc taccie apporsi al Beccari, scicnlifica 1' una, morale 1' altra : le (|uali in brevi, e chiari termini suonano co- si : il Deccari cliuico triviale, e couiimc, e (pt'r dirlo riel senso dt'llo Ziinmcriiiajm ) avcnte pratica anzi clie eapcrivn- za: il Ueccari uomo astuto, adulatore, aml)izioso . Veggiamo ora, sc il sopra riferito brano di Consulto e tale, che provi, e giustificlii cosi fatte imputazioni. E gia potrelv bono cert' uni anzi tratto , e forse n»; fastidiosi, ne cavillusi uomini, tacciare il critico, se non d'aperta contraddizione, d' essero [)oco consentaiico a se medesimo . Percioclie ineiitre da un lato gli rinl'accia diietli gravi , e molti, dall'altro gli prol'onde niolte, e singolari laudazioni, e cio che nionta as- saissinio, rispetto ad un solo, e medesimo subjetto di stndi, considerandolo semplicemente come clinico. Ne cadrebbe qui in acconcio il dire, che s('l)bene godesse il Deccari di gran- de celebrita, pure la fama d' nn uomo e talvolta ingannevo- le, e mentitrice , non corrispondendo sen)pre al mcrito reale di coloro , il cui nonie nella bocca di molti, c molti risuo- na. Conciossiache risguardo al Deccari il Critico aiTcrma, che la celebrita del Ueccari in tiitta Italia gli venne pro- cacciata dalla sua prajonda dollriua cliuica , dal sno erni- nente criteria, dalF esserc iin'Ccc/iialo neW arte spcriinenta- le ecc. Fu adunque 1' acconsentimento libero , ed universale de' sapienti, che glielo concedette: fu dunque pura, e sin- cera : dunque la merito . Ma lasciamo ogni altra disputa, e venianio direttamente al punto soslanziale della quistione. II prime riniprovero, cui il Critico deduce dal riportato brano, e, che il Deccari fece scialacquo di teoric/ie iiinorali de' pill bfgli ornamenti della scuola bolosnese ilnl 1750 al 17CiG(an- no di sua morlc ) , lo fii allrettanlo niollo teinjpo addielro, cd in- nanzi che vcnisse ncl 1723 aggrcgalo, come diss), all' Accadeniia Reale di Londra . (1) v. Fresclii. Continunzionc della Storia Prammalica della Medi- cina ec. Vol. VII. I'arl. 2. Fasc. 55. p. 995 , c seg. 688 MiCHELE Medici anlic/ie , e Bohernvinne troppn comiderevole . E qui rileva assaissimo por ineute atl una distiiizione. Avvi una Medicina pratica, d' osservazione, sperimentale, od empirica, consisten- te nel uotare i shitonii delli^ inalattie, farno la diagnosi , ri- couoscerne le cagioiii, seguirne il corso, ed i poriodi, consi- diMare le spravegnenti inutazioni , aver occhio alle tendeuze di natura rispetto alle loro sohizioni, o tenninazioni , e rego- larne le indicazioni curative. E questa e la Medicina positi- va, fondamentale , e, come suol dirsi , Ippocratica. Ma avvi eziandio una Medicina teorica, o speculativa, meice della quale si cerca di lendere ragione de' fatti nell' infermo osser- vati - investiiiare la tnaniera d'aiiire dalle cause morhifere, le qualitu de' nuitamenti da esse prodotti nclle parti solide, e nelle fluide del corpo del nialato, spiegare la genesi de'sin- tonii, ed il niodo d' opci'are de'rimedi. E ([uesta Medicina e incerta, conghietturale , e variabile . Gonciossiache, escendo da' liniiti della pura, e seniplice osservazione sopra gl' infer- mi, e costretta a chiedere alle cosl dette scienze ausigliarie della Medicina cio, ch'essa brama sapore, a quelle per lo piu rivolgendosi, che vantano in quel tenqjo inaggiori Inini, e progressi. Le quali poi ( oltre che per natura loro esse pure variabili) o nou ponno a quelle applicarsi , o potendo, non si conosce abbastanza fino a qual punto, e con quali, e quan- te niodificazioni applicare si possano : onde nati sono in Me- dicina, ed il sistema jatro-matematico , ed il jatro-chimico , ed il jatro-meccanico , e lo Sthaliano ecc. Due Medicine per altro , o, per dir meglio, due parti di Medicina, le quali av- vegnache fra se grandemente diverse, ponno stare benissimo insieme , tenendo ciascuna , diro cosi , il proprio carattere, e la propria qualita. Ondeche veggiamo clinici espertissimi, fe- licissimi, ippocratici in molti di coloro, die o dell'uno, o deir altro de' mentovati sistemi furono seguaci . Veniamo ora al Beccnri . Che foss' egli esperto, ed emi- nente nella clinica sperimentale, o d' osservazione , non e a discutere , concedendolo anche il critico . E se nella parte teoretica, o speculativa abbraccid le dottrine chimico-umorali Boheraviane (delle quali pei'o a me sembra, non avere lui usato cosi strabocchevolmente , come il critico asserisce ) , si Elocio PEi, Beccari 68 9 diporto come tutti coloro, che la pretta, e niida osservazio- ne ein|)irica concdar vollero d' mia toorica razionalo patolo- gica . E s' atteiiiu! oj^li a' Bolicrax iaiii iiisegtiaiiH-iiti pcrcli**. allora uuiversalmente reputati i ini;j;liori, e ricevuti, tanto piii che vivea ancora il loro aiiton;, iiifdico d'iminensa dottri- iia, e celebrita, i I quale poi (;ra Ippooratico per eccelleiiza (1). E che diremmo di tanti ahri ilhjstri cUiiici, a' quali toccar dovrebbono i riniproveri mtxlesiini (e forse map^^iori ) dati dal critico al Heccari? E per limitarini a e)^ giusta il quale piovono dal cielo sopra la terra spiriti volatili , e da questa tra[)elano suglii mi- nerali pregni di particelle acide, e gli uni, e le altre introdot- ti nel corpo partoriscono non solo acide discrasie , ma ezian- dio alcaline. E risguardo a'cibi, ed alle bevande di guasta, e (1) Ermanno BoliL-rnve n.icque a' 31 Dicerabrc del 1GG8 , e mori a' 22 Sellerabre del 1738. T. I. 87. 690 MicHELE Medici viziata natura , cho contrihuirono essi pure alia genesi di quel morbo epidemico, opiiio il Jlninazzini, che per essi si forinasse luia cnissa, e visciila pituita, accoinpagnala da fer- iii(?nto arido, o diiuoraute ucllo stomaco , od ostruentc i con- dotti laterali del pancreas, la quale dalle vene assorbita, e coUe parli spiritose del sangue commista, eccitasse efferve- sceiiza iVbbrile. Iinperciocche per <[uanto csausta sia , e sva- jiita la innssa del ^aiigut', riiuaiivi seiupre alciiiia cosa d' o- leoso, e di sulfureo bastevole ad aliineiitare la fiamma vita- le . E come spi(^ga egll il liaiiinzzini il fenomeno accompa- giiante quell' inferniita, c cioe 1' esacerbazione febbrile ve- spertiua, ed il lorpore di forze notli.rno seguito da minor feb- bre, e da accrescimento di forze nel vegnente mattiuo? In (juesto modo : die dirbinando il sole verso I'orizzonte, e se- co traendo gli spiriti volatili per 1' aere dispersi , gli spiriti vitali del sangue si condensano per opera d' uu acido coagu- lante : onde il torpore in tutte le funzioni : i quali spiriti poi del sangue veiigono da' raggi inattutiiii del sole disciolti, lion altrimenti di quello accade allonpiaiido pel freddo, e pel gelo s' arresta nel verno il corso dell' acqua, il quale pel calore del sopravvenuto sole si riniiovella . E finalmente resperienza gl' insegno , in quella nialatlia nuocere general- mente il salasso. E perclie? Perche, depauperandosi per esso il sangue di sale volatile, e di spiritose particelle, ne verreb- bono e preponderanza maggiore di acido, e depressione di bile. Queste dottrine cbimico-unioiali piofessava il Rninazzi- ni : e non mica giovinetto escito allora allora dalle scuole , nia bensi maturo d'anni, d' esperienza , e di senno; percio- che stese quella sua celebre CosLiluzionc nell' eta di 57 aii- ni (1) : dottrine domiiiatrici assai piu larglie della Medicina di quelle dal critico rimproverate al Ueccari . Eppure fu il ~Rainazzini medico Ippocratico per eccellenza. E lo stesst) Ippocralc colla sua dottrina de'quattro uinori regolatori della vita, e con quella delle cozioni, delle crisi, e delle critiche (1) Bernard no Rnmazzini nacque in C.irj)i T unno 1G33,. c mori in Piidova I'anno 1714. Elocio del Beccahi fif) J evacuazioni circa le lisoluzioni de'moil)i pose nel siio fisiolo'ji- r,o-patoloi;ico cdirn-io, se iioii il foiidainoiito, ccito uiiii parte cospicua di cliiiiiica iimoralc. St; noii clic il Beccnn\ ed il inas- simo numero de'suoi coetanei , c tutti i migliori piatici del precediito secolo XVII, nell' adottare le idee chimiro-iimora- li , soiharono corta inodciazione daiido cjilino la jMcrciciiza ed aflidandosi alia |)Ura, v. casta osservaziuiic dcllc iiialatlie; ben divcrsi in cio dal Pnracclso , dalV Elinotizio, e dal Syli'^ e da altri jatrochiniici sconctti, e liccnziosi . Ne spicgiaro- no le idee fisico-mcccaiiiche: s\ die lice afFermarc, die la Mcdicina, cui professaiono, fii veramente V ecdeticn. La qua- le ove sia composta giudiziosamente, e per modo die il servo non divenga padrone, ed il padrone servo, voglio dire, die le cose prese in prcstito dalle sciciize ausiliarie non abbia- no , che certe particolari applicazioni , e sieno suggette alle forze specifiche reggitrici primarie della vita , pare a me la pill scnsata , e prudente: conciossiadie molta sapienza, e ve- rita sia nel dettato Pitagorico conteniita, il corpo uniaiio vi- vente essere un picciol niondo . E come sentenziaie potrassi , die il medicare del Becca- ri fii vario , puraincnle sinloinatico , e contradilorio non rare volte ^ quando il soprariferito brano, recato in mezzo dal critico come prova di tiitte l' accuse dategli, dimostra apertameute il coiitrario? E non e forse vero, die il gcncrc de'rimedi in ([uel consulto pioposti e semplice ,ccl ?//?o, t; tut- to consiste in sostanze tempcranti, eininolUenli , anlijlagisti- che., e cosi esattamente, e con talc rigore da esclndere i medicament!, die pur seinbrercbbcro in quel caso iiidicati, e cioe certi diurelici, perche aventi in se iin po' del pic- canle, o del riscaldativo, riescirebbero nssolutaincnle nocc- volissiini? E potrassi dire polifannaco? Lasciamo i rimcdi , cui il Deccari suitfrerisce coiidizionatameiitc, e cioe se abbia- vi, o sopravenga particolare circostanza, die li ricliiegga: ri- medi da non riporre , alia giiisa dogli altri in modo assoluto prescritti, nel numero de' medicamenti adoperati, stante die, se le circostanze non si vcrifuano, non vengono posti in o- pera : altrimenti sarebbono medici polilarmaci, a cagion d' e- sempio, il Sydennin , il ([uale iielle sue faiuose storic dellc febbri continue rcgnanti in Ingliiltcrra gli anni 1662-1663- C92 MiciiELE Medici 1GG4- sovente ripote, couvenire un riniedlo, se accad(^ tal cosa, ed altro se ultra: e per citarc un medico da' tempi no- stri meiio distante , il Harsieri in molte cure suggerite da lui nolle sue Inslituzioni di Medicina pralica tiene lo stesso lin- guaggio, e lo stesso nietodo : ed il S) dcnain , ed il Uorsieri I'urono clinici sommi , e tali, che auco gli odierni dinamisti piu rigidi non disdegnano tributar loio f'ede , ed ossequio. In die adnn([ue la polifiuniaeia al Ueccari rinfacciata e ripo- sta ? Nell'aver consigliato alT iidermo 1' uso del siero depu- rate , e medicato con ])ianta rinfrescativa , la portulaca , e jK)Scia cjuello della semplicissim'ac(jna di Nocera da sojHab- bere a pochi grani di nitio, ed a pochissimi di cinabro d' an- timonio incorporati col roob di sanibnco? E sara questa Po- lifaimacia, avvegnacbe aggiugnesse gli occlii di granchi sa- turati coH'acidita del cedio , vale a dire un citrato di cal- ce, assorbente blandissimo paragonabile coUa magnesia? Ah! n6. Ben altra cosa erano quelle farraginose, e fx"a se contra- rie , e ripugnanti composizioni di sostanze medicinali detur- patrici dell' arte salutare con tanto senno, e con tanto frut- To e con la voce , e coll' esempio dal Hcdi , e da altri bene- meriti proscritte . Ed in confbito de'miei detti giovarai qui liportare quanto lia recentemente scritto circa questo pro- posito il Cli. Signor Professore Cavaliere SnlvaLure de Ken- zi . I Consulti medici di Darloloimneo Deccari di Bologna sono indicati nel Diclionnaire des sciences inhdicalcs <■ per una sorgente tanto preziosa , quanto feconda, alia (juate i pratici debhono aliignere di continuo i prccetti i piii savii , e le Oiservazioni le piu giudiziose » Con I' animo scevro da qualunque preoccupazione Beccari segniva il inetodo Tppocra- tico , e per credere voleva vedere , esaininare , e conosccre. La sua Terapeufica piu ricca, e piii efficace di quella di Cocclii, e di Pasta niostra , c/i' cgli aveva niaggior confi- denza nella medicina efficace. Ma cih non lo face\>a allon- tanare da quella giudiziosa scelta di poc/ii , ed ejjicaci ri- incdii adoperati in inaniera di secondare, e non di (^)nlra- riare , o di doininare i poteri delta natura(\). (1) V. De Rcnzi^ Storia ddla Medicina in Italia T. 5. p. 720-721. Elocio del Beccari 693 E che dir6 io dtAV accusa data dal critico al carattere morale del Beccari? Rilcfif^ianio pure il siuldetlo hrano, che b come il proccsso di tutte le colpe tribuitegli. In duo luo- ghi soli di esse cercar si potrebhe, diro cosi, 1' uuciuo lui attaccarsi . II primo c iiel comiiiciamento del brano stesso, ove il IJcccari scrive . /;' priinicrainetile non si chihita , c/ie il valeiite Proji'ssure iiori sia per stare ^randeincnte avver- lito J sc inai ne vasi del signer injcrmo apparisca pienez- za soi'erctna, se cc. ec. E questa e forse arte fiiia, astuzia. adulazioiie , onde comprare bcnevolenza , e favore dal medi- co, clie lo consulto, o non piuttosto un annnonimento, un suggerimento, un consifjlio dalo(|,li? L'altro luogo e. Delia dieta non occorre pnrlare lasciandone al dollo Pro/cssore tullo il pensiero , a cui eziandio si vuole solloinesso qiianlo finora si i dello. E come no! E cio non e appunto quello, che sempre s' e fatto, e si fa, e far deesi da lui medico sag- gio, e prudentc ? E (pial e medico cosi arrogante, e preson- tuoso, il quale, lontano dall' iuf'crmo, pretenda d' esscre il solo assoluto signore, ed arbitro dell' applicazione de' rinie- di da se prescritti, ed a chi 1' ha sott'occhio, e vede, e co- nosce, e tocca con mano le nuitazioni tutte, che sopravengo- no, nieghi licenza di sospeudere, o di modificarne 1' uso? Che se i suoi consulti moltiplicavano, molfiplicavano perche scm|)rc cresceano in lui 1' espcrieuza , e la perizia: perche i mcdici , che lo considtavano, entravano sempre piu in per- suasione delle curazioni proposte da lui : perche gl' infermi se ne trovano senqne piu giovati , e non mai moltiplicavano per effetto di male arti, dalle quali 1' animo del beccari gran- demente abhorriva. Ne io so comprendere sopra quali fonda- menti abbia il Critico poggiato, onde sorgere contro tanto uomo, e denigranie in si fatte guise la rij)ntazione, mentre tutti coloro, che ne scrissero (e furono molti) d' ogni ma- niera di lodi lo cimiularono . Io per me non posso averlo co- nosciuto personalmente . Nacipie egli proprianiente un seco- lo prima di me, e mori sedici anni avanti che io crescessi di uno il numcro de' viventi . Ma ho ben conosciuti molti. che usarono con lui o come discepoli, o come amici, un fl/ondini, un Utlini ^ un Laglii, un Jzzogindi, medici dottissimi, ed 69i MiCHELE Medici oiiestissimi, ed altri ancora, dalla bocca de' quali ho le mille volte udito, chc il Beccari, come fu medico cccellente , e superiore a moltissimi , ad alcuno non cedea nella specchia- tezza de' costumi, e nelF intc'iiita della vita: che fu vera- nionte vir inoribits antiqids, e che i;li si potea in certo mo- do appropriare cio, che scrisse Plinio Consolo lodator di Trajano , Prai>uin , malignumquc est non adinirnri homi- neni ndmirntiojie di<^nissiinuin , quia videre , alloqui , aiidi- re , coniplccti , nee laiidare tanluni , vcrum etiani amare con tin git . Del riinauente io ho steso quest' Appendice unlcamente pcrche, scritto avendo in onore d' uu illustre mio concitta- dino, ho reputato debito mio difenderlo da iinputazioni , di cui lo credo immeritevole , e non mai per offendere il dottis- simo critico , al quale anche in quest' occasioiie mi piaccio di protestare sinceri sentimenti d'amicizia, e di stinia . INDICE M1CHE1.E Medici. Elogio di Domenico Maria Gusmano Ga- Icazzi , Col liitratto pag. 1 Af.issDiiLHivo Akcelelli. Delia probabilith del nascimento Jra gli iiomini di nuove gencrazioni di malattie e dell' unio- ne delta medicina con la filosojia secondo I' opinione di Plutarco . . . 1G png. 431 C.4RW Berti Pic/r it. Delia sobrictil neW applicazioric delle scien- ze air ap;ricoltura « 4G3 Frjkcesco RizzoLr. Processo in un caso di parto preinatiiro artifcinle « 495 DoiiEMCo Pi.iM. Suite fnnzioni Jatloriali « 511 UussE BREVEyTjyi. Di un caso notei'ole di febbre tifoidca con alcuiie cnnsiderazioni siil valore die attribiiire si debbe agli altenimenti die ne' morli per e. 19. 20 « 587 GivsBPPE F.iGKOLi. Costruzione Gcometrica del sistema d' archi n'rcolari del to comunemente siinio^'ale o curva a tre cen- tri desunta da alcune propriela generali della curva me- desima. Ta\>. 21