/ //Oj^J^j^ JLJl -EL JE H DELL'IMPERIALE REGIO ISTITUTO DEL REGNO LOMBARDO=YENETO, YOLUME QUARTO. MILANO DALL'IMP. REGIA STAMPERIA i833. # mmm^ ISTORIA DELL- IMPERIALS REGIO ISTITUTO. '■W M PARTE PRIMA. # ELENCO DELLE MEMORIE SCIENTIFIC HE E LETTERARIE EECITATE NELLE ADUNANZE DELL' IMPERIALE REGIO ISTITUTO DOPO Q17ELLE DELLE QUALI SI nESE CONTO NEI PBECEDENTl VOLUMI. GIORNI dclle adunaaze. TITOLI DEI MANOSCRITTI. A U T 0 R I. i8i3 16 26 Gennajo Febbrajo filarzo Aprile 16 »; •4 Maggio a8 >' II Giugno „ ti s5 ,f 3 Luglio ft '< 16 ft 6 Agosto „ t; ft i; >9 Novembre ft 3 Diceinbre Soi giiiochi d' equ'ilibrio SiiUe lunccliine idrauliclie. Memor'ie due . . . Meniorie spettanci a Galileo Sopia una stoiia incdita di Andrea da Prato. lilustrazioae di an frammento di Siinroaco Sopra un miovo acido Osservazioni sulle pile a secco Suir illnminazione a gas Siii parafulmini Sulla simultanea combustioae dell' idrogeno e deir ossigeno Sopra le dottrlne ottiche di Leonardo da Vinci. Estratto del trattato di meccanica di Borgnis. Misura del diamctro del sole Descrizione d' iin apparecchio a vapore ap- plicato a diverse arti Sui mulini a vento Storia di Scandiano Sui vasi raurrini Sugli usi inedici del sal di saecino Sui sale di soda Sui cambiamento delle foreste sotterranee in carbon fossile Storia della malattia di una puerpera . . . . Estratto delle osservazioni meteorologiche . . Sugli estri del cavallo e del bue Intoruo alia Corona ferrea esistente nella Basilica di Monza Sui petrificati Sopra alcuni principj idraulici del Galileo . . Elogio- dell'astronomo Cagnoli Deir ossidulo di stibio solforato Brunacci Vincenzo. Idem. Venturi Giambattista. Bossi Luigi. Idem. Brugnatelli Luigi. Conligliaclu Luigi. Aldini Giovanni. Racagni Gins. Maria. *Crivelli Antonio. Venturi Giambattista. Carlini Francesco. Idem. Aldini Giovanni. Morosi Giuseppe. Venturi Giambattista. Bossi Luigi. Carminati Bassiano. Brcislnk Scipione. Bossi Luigi. *Farnesi Tomaso. Cesaris Angelo. Mangili Giuseppe. *BcIIani Angelo. Breislnk Scipione. Venturi Giambattista. Carlini Francesco. Carminati Bassiano. ELENCO DEIXE jMEMORIE GIOUNI delle adtiiiaiizc. 1819 I Sao 7 Gennnjo ai " w •' 4 Fcbl)r.ijo 18 '/ »; Marzo I Aprile 31 3 I i5 16 i3 a? 10 •9 14 ai 3o '4 Maggio If It Ciugao Loglio II Agosto 11 Dicembre Genoa jo Febbrajo Mnrzo It Aprile Ciugao Novembre Dicembre TITOLI DEI MANOSCRITTI. Snlle p'oggc colorate EsiiMtto >li iiEi'opein stilln storia della pittur.i. Sull.i ilccoiiiposizione del vefro Sui vctri periscopici del WolUstoii Siii priacipj ccrti della scienza gcologica . . Elogio del dottor Giaanini Sulla geologia dci inouti di Biinnza Analisi di due ineiiiorle contemite nellc tran- sazioni filosojitlic di Filadellia Descrizione di diversi stromeati Hsici osser- vaii in Scozia Salle Intriae mobili iaodorifere Sill life contagioso Sui inucclii di matei'ie scpolcrali esisteiiti nel icrritorio di Modeua Discorso sull" ai'cliiledura gotica Noiizia sulle comcle apparsc iu quell' nnao . Yiia del Bojardo Espericnze colla mnccliina del Chrisliaa . . . Sui taglio ipogasirico per T eitrazione della pieira iiclla vescica Sulla tilatura del lino in Oland.i Notizie scienliliclie raccolte in ua viaggio in Gerinania Applicazione delta niaccliina di Cliristian alia preparazioiie della canapa Suir ilUiintnazione dei teatri Sulla fonnazione della coda delle comete . . Sui nietodo di estrarre i calcoli dalla vescica oi'inaria Riflessioni sulla forniazione del bezoar . . . . SulTeclisse solare delT anno 1820 DeU'acido boracico scoperto nel cratere del- r isola di Volcano Notizie sui viaggio del Malaspina Sui diversi fenomeni del fulniiue Descrizione d'un termometro capillare. . . . Introduzione alia descrizione geologica della provincia di Milauo Storia del processo del Galileo Notizie sulla vita del Moatecnccoli Prefaziooe nd una nuova edizione del PrO' dromo d' antiiomia del celcbre Mascagni . Sulla iiiioeralogia del territorio di Scaadiano. Sui scirro e sui cancro A U T 0 R I. Configliaclii Pietro. Bossi Luigi. Moscati Pietro. Cesaris Angelo. Breislak Scipioue. *Acerbi Enrico. Breislak Scipioae. Idem. Aldinl Giovanni. Moscati Pietro. Rullini Paolo. Venturi Giambattista, Stratico Simone. Carlini Francesco. Venturi Giambattista. Cesaris Angelo. Scarpa Antonio. Morosi Giuseppe. Aldini Giovanni. Idem. Idem, *Bellaai Angelo. *Farnese Tomaso. Moscati Pietro. Carlini Francesco. Breislak Scipione. Idem. Racagni Gins. Maria. Moscati Pietro. Breislak Scipione. Venturi Giambattista. Idem. *Farnese Tomaso. Venturi Giambattista, Scarpa Antonio. SCIENTIFICIIE E LETTERARIE. CIORNI clelle adunanze. TITOLI DEI MANOSCRITTI. A U T 0 R I. I82I 4 " it „ 18 n iS ft , >, i5 It 5 1; 26 i; 24 >; J >t ■9 tt 2 it tt it It it 16 if 22 it It u 6 it 20 " " 182a a it '7 " 7 if 28 " >t >f 7 ft 21 If 2 5 it It It 2 a " tt 23 Ceannjo tt tt Febbrajo Marzo It Aprile It Magg'io Gini;no It Liiglio Agosto It tt Novembre It Dicembre tt Gennajo tt Febbrajo Marzo It Aprile Esperieiize eletlro-magnetiche Sopra iiaa nuova sostaiiza snbiicabile generaia diill^ azione ilei lujuidi siiU' acido cerico Sulln giacidira di alcune recce porfiriciche . Sulla inuiiiiia della ricerca delta quadratura del c'licolo Osservazioni c calcoli di una nuova coineta Sidle argille del Milanese Sidr illuiiiinazione dei fari Suirai'te di fabbricare le sciabole Ulteriori ricerclie sulT eletiro-uiagnetismo . Descriziooe del faro di Salvore nelTIstria. Sopia le cause nioventi delle azioni umane Usi niedici della cliinlua Suir esiirpazione delta bocca e del collo del- r utero iiei casi di scirro o caacro di queste parli Deir iiso medico dell' iodio Descriziooe d' una uuova sega pei legni . . . Sopra alcuni feaoineni magaetici Sulla coUivazioue dei castagni fruttiferi . . . Notizie dei manoscritti dello Spallanzanl. . . Livellazione del terriiorio di Scandiano . . . Suir estrazione della cliinina Elogio del cavaliere Giusejjpe Morelli . . . . SuUo siabiliinenio delle scoole d' agricoltura . Sulle proprieta vitali delT utero gravido e sui pnrii die avvengono dopo la morte della pregnante Notizie scieatifiche raccolte in un viaggio in Toscana Sui fanali di mare Uelazione di un viaggio astronomico ia Sa- vcja Sulle battute del polso Suir agricoltura dello Scandianese Osservazioni mcteorologiche fatte al monte Cenisio Sulla vegetazione nelle Calabrie Sui colli Iblei in Sicilia Sugli usi della ninfea a fiori bianchi Di alcuni mass! di lava usati nella costru- zione delT arco di Alboino in Pavia . . . Notizia di alcuni nuovi scritti di Leonardo da Vinci Descriziooe del faro di Alessaadria secondo Abulieda Configliaclii Fietro. *Brugnnte!li Gaspare. Brelslak Scipione. Cesaris Angelo. Garlini Francesco. Breisl.ik Scipione. Aldini Giovanni. *Crivelli Antonio. Conligliaclii Pietro. Aldini Giovanni. VenluriGiambattista. Cnrmiuati Bassiano. *CanneIIa Giuseppe. Carminatl Bassiano. Aldini Giovanni. Stratico Simone. Bossi Luigi. Venturi Giambattista. Idem. Carniinati Bassiano. Zendrini Angelo. *Casti2lioni Lui"i. *MeU Domenico. Aldini Giovaunl. Idem. Carlini Francesco. Moscati Pietro. Venturi Giambattista. Carlini Francesco. Brocclii Giambattista. Idem. Carminati Bassiano. Brocclii Giambattista. Venturi Giambattista. Brocchi Giambattista. « ELENCO DELLE MEMORIE GIOUNl Jelle aduiiaiiri', TITOLI DEI MANOSCRITTI. A U T 0 R I. i8aa ^7 4 Giiigno Configliachi Pietro. *Marzari Giambiittista. Suirimiiirimento cellulare de'' bambini .... If ] 4 A^osto Otiobrc Sull' arcliiccttiira delle scale . . Slratico Simone. Discorso letto alT occasioiie della piibblica distrihuzionc dei pi-emj d' iadustria .... Cesarls Angelo. i8a3 3 Geannjo Siilia misura di mi arco di parallelo Carliui Francesco. if " tf Estiatto di un'opera nuiiioscritta suUe pecore Castiglioni Luigi. Brocclii Giambattista. tt lO n Prima noti/.ia del suo viaggio in Egitto . . . >t .1 n Su alcuai lenomeni del vetro e del niercurio. *Bellani Angelo. 6 lO Feblirajo Mario Snir arte della tintura Bossi Luigi. Descrizioae di un globo terrestre di grande diiiiensione Carlini Francesco. n •, '/ Sulla classilicazione delle viti in Lombnrdia . Castiglioni Luigi. n 10 Aprile Sui metodi pr.nticati in diversi paesi per la tt a+ ,^ Morosi Giuseppe. Introduzioue alia versioiie della storia di If ,, Bossi Luigi. Breislak Sciploue. Sullc detonazioni dell' isola di Meleda .... » I Maggio Descrizioiie d'un uuovo trcbbiaiojo Morosi Giuseppe. If 31 tt Sulle dillicolta die s' iocoiitrano nelle mac- chine per trcbbiare i grani Idem. It " >i Sulla natura del territorio compreso fra il Ingo Maggiore e quello di Como Breislak Scipione. n 5 Giiigno Descrizione dei proJotii e delle manifalture It 3 Liiglio della Loiiibardia Bossi Luigi. Alduii Giovanni. SiiU'arte d'iaargeniare la terr.tglia It '7 >/ Sulla coltura del sesanio orii-ntale Caruiinati Bassiano. " 7 Agosto Sullc Jptonayioni dell" isola di Meleda .... Bossi Luigi. If ft /' Suir azione elettromagneiica dei nietalli . . . Conligliaclii Pietro. If tt n Sulle detonazioni dell" isola di Meleda .... Idem. ft tt It Suir induriinento del tessulo cellulare .... Palletta Giambattista. It 10 Novembre Sulle formazioni esistenti alia base meridio- nate delle Alpi Breislak Scipione. II 4- Dicembrc Su alcuni fenouieui geologic! del Tirolo . . . Idem. It i8 i# Sui vaniaggi delle maccliine sosticuite allo- i8a4 8 Ceaoajo pera desli uoinini Bossi Luigi. Aldini Giovanni. Descrizione d'una bilancia egiziana II »9 " Sulle osservazioni asironumiclie degll anticbi " '9 36 Febbrajo Cesaris Angelo. Palletta Giambattista. Sui nuovi fenonieni osservati all' isola di It If If 1 1 Marzo Bossi Luigi. Breislak Scipione. Conligliaclii Pietro. C.irminati Bassiano. Palletta Giambattista. Suir induriniento cellulare Sulla stessa malauia .^^. SCIENTIFICIIE E LETTERARIE, GIORNI dclle aJuiianzc. 1824 1825 i8a6 6 30 3 18 i5 5 19 16 Marzo Magglo n Giugiio I Luglio ^ Agosto I, J Seltembre 4 Ottobre a Dlcembre 16 „ i3 Gennajo 27 n 10 Febbrajo 10 INIarzo 34 }; 31 Aprilc 5 Maggio 16 Giugno >l j; 7 Luglio Agosto Dicembre Gennajo Febbrajo TITOLI DEI MANOSCRITTI. Intorno alia storia dei mall venerei Scguito dclle osscrvazioiii astronoaiiclie degli antichi Egiziani Siii piinc'nij della solidiia delle fabbriclie . . Descrizioiie di diverse lucerne ad ariiand. . . Annlisi di un pezzo iiiinerale spedito dalla Valcamonica Sulla coinbiislione delT idrogcno in contatto coi metalli Delia venusia delle fabbriche Descrizione di una sega pei mai-rai Sill sutcedanei alle foglie dei gelsi Esanie delP opera sulla meccauica analitica di Lagrange presentata dal signer Gabrio Piola Discorso letto all' occasione della piibblica distribuzione dei premj d' indnstria . . . . Esanie coinparatlvo dei solfati di cliiaina e di chinconina Siille nialattie dei grani Sopra una base trigonometrica Sulla china bicolorata Estratlo di un opuscolo geodetico del capi- tano Delia Casa Sui principj del calcolo difTerenziale SuU'uso del zolfaio di cliiaina Sulla base salilicabile della Valeriana Classificazione geognostica delle rocce . . . . Sunto di due opere agronomiclie del signer Lewenau UUeriori notizie sulla china bicolorata . . . ■ Sulla societa inglese delT illuminazione a gas. Sulla compensazione dei pendoli pel variato peso deir aria Esame di una nuova lega metallica Sull' uso del mercuric dolce Introduzione ad uq' opera suUe macchine a vapore Tcntativi per migliorare la fabbricazione del pane Nuovi teniatlvi sull' arte di fabbricare il pane. Sulla stenografia Sulla causa dello scoppio delle macchine a vapore Istriizione teorico-pratica sui parafulmiai . . Notizia delle scoperte archeologiche del si- gner Mauliant A U T 0 R I. Falletta Giambattista. Cesaris Angelo. Straiico Sinione. Aldini Giovanni. Configliachi Pietro. Idum, Straiico Sinione. Aldini Giovanni. Carminati Bassiano. Orianl Barnaba. Cesaris Angelo. Carminati Bassiano. Bossi Luigi. Carlinl Francesco. Carminati Bassiano. Oiianl Barnaba. Caccianlno Antenie. Carminati Bassiano. Idem. Brelslak Sclpione. Bossl Laigi. Carminati Bassiano. Aldini Giovanni. Carlinl Francesco. Cesaris Angelo. Caruiluatl Bassiano. Morosl Giuseppe. Carminati Bassiano. Idem. Bossi Lulgl. Mores! Giuseppe. ■*J\Iajocclii Glo. Aless. Bossi Lulgl. Vol. IV. P. I. lO ELENCO PELLE MEMORIE SCIEXTIFICIIE E LETTERARIE. GIOKNI dcllc adunaozc. TITOLI DEI MANOSCRITTI. A U T 0 R I. 1816 1817 3 3 30 i5 8 3i 30 i3 Marzo Lnglio Agosto Selteuibre Ottobre Cennajo Fcbbrajo Magglo Novembrc Dicenibre Marzo 10 >/ Aprile 8 Magg'io 31 " 13 Ciogtio n » 7 Agosto Ottobre Sopra un nuovo slstema lU ineccanica fisica iiiiiversale Siil!e iiniiiiinie egizianc Sulle rccenti opinioni intorno al morbo pe- tecchiale Sugli usi oconomici dcll' ib'ieco roseo Sulle iiinlattie iLiHaiiimatorie Sugli usi meclici ilelT olco europeo Sostituzionc ilei iciui alle ruote nei battelli a vapore Discorso letto nil' occasione della pubblica distribuzionc i)e' premj d' iadustria . . . . Sulle niaccliiae fumigntorie SulPecouoinia die si oltiene nelP illuiniaa- zioue dei faii per mezzo del gas Sulle lucerne di sicurezza Seconda memoria sulle lucerne di sicurezza . Sul modo di difendcre i pompieri dal fuoco . Suir cstinzlone delle fiammc colle reti rae- talliclie Ciudizio pei inanoscritti dei corsi di geome- tiia prcscutati al concorso Notizie sulle memorie della Societa Indiana. . Analisi J' una corteccia recata da Santa Fe di Bogota Sulle variazioni orarie del barometro . . . . Sulla maniera di salvar le persone in caso d' incendio Sulla teorica del debito pubblico Sopra alcune acque minerali Sul volo dei pipistrelli Sulla fabbricazione della polvere Sulla gotta Serena Sulla fabbricazione della polvere da scliioppo. Discorso letto all' occasione della pubblica distribuzione de'premj d'industria . . . . Morosi Giuseppe. Pallctta Giaiubattista. Idem. Carniinati Bassiano. Idem . Idem, Morosi Giuseppe. Cesaris Angelo. Pallctta Giambattista. Akiini Giovanni. Idem. Idem. Idem. Idem. Oriani Barnaba. Bossi Luigi. Carmiuati Bassiano. Cartini Francesco. Aldini Giovanni. Luosi Giuseppe. Carminati Bassiano. Mangili Giuseppe. Bossi Luigi. Carminati Bassiano. Morosi Giuseppe. Cesaris Anjjelo. ELOGIO SCIENTIFICO DI ALESSANDRO YOLTA ^^^ SCRITTO DAL PROFESSORE DI FISICA NELL' L R. UNIVERSITA DI PA VIA PIETRO CONFIGLIACHI MEMBBO ONORARIO DELL'iMPERIALE REGIO ISTITUTO DI SCIENZE , LETTERE ED ARTI , eCC. Studeam ut paucissimis verbis plurimas res comprehendam. Dion. Aucaknass. im Tucie. iVJLuore il capitano nelle battaglie , suggellando col sangue la santita dei giuramenti: I'incorrotto ed illuminato magistrate, oppresso dalle difficili cure per la prosperita dei popoli: il filosofo, cui troppo breve fu la vita pei progress! dello spirito umano; e prirao ufficio della patria devota e riconoscente e I'implorare dal Die delle raiseri- cordie eterna beatitudine a quegli spiriti eletti. Di puri zaffiri e di tersi cristalli sono le miira della celeste Sionne; e I'oro stesso nel crogiuolo si affina e si purifica! Santa religione ! tii sola ci conforti nelle perdite irreparabili, i mezzi sicuri porgendoci al tempo stesso (*) Fu recitato dall'autore aU'aprimento delle di fisica. L'l. R. Istituto, clie poco dopo ae senu sciiolc nell'I. R. Universitii di Pavia ai primi la lettura in una sua adananza,ne decreto la del mese di noveiitbre del i83i, in occasione stampa ne' suoi Atti accadeniici. die s'inauguro il busto del Volta nella Scuola 12 ELOCIO DI ALESSANDRO VOLTA di sodclisfine ai piii sacri tloveri di gratitudine e di ammirazione ! In appresso gli sculti marmi , le dipinte tele, le medaglie, i monumenti, le feste, la storia tramandano alia posterita il iiome dei grandi, ed attcstaiio la venerazione e la gratitudine dei conteraporanei. Qui giunsc appcna il tristissimo annunzio della morte di Alessandro Volta : annunzio di Intto per ogni colta nazione , ma d' inesprimibile cordoglio per quest' Accaderaia , che da gran tempo menava vanto di averlo per uno de'suoi luminari e moderatori, onde decretata da lei solenne funcbre pompa, prima raccolta ai pie degli altari offri I'ostia di esplazionc, afiiiiclie a qucllo spirito sublime di nn solo istante non fosse ritardato il bearsi del Creatore , nclla contemplazione delle cui operc tutta aveva irapiegata la vita, e voile che dal labbro eloquente di uno de'suoi maestri, a conforto non meno di dolore che a nobile imitazione, come la santita del tempio il richiedeva, le morali e reli- giose virtii del Volta si ricordassero , che piii compianta ne resero la morte c piii cara la memoria (*). IMa sc in lui non si ha a separare I'uomo dal filosofo; se la subli- mitii deir ingegno di quel grande non fu mai disgiunta dalla soavita dei costumi; se I'assldua e felice ricerca delle cose naturali fu sempre nel Volta diretta dalla sincerita della fede ed accompagnata dalla san- tita della religione : tempo e per6 che quest' Accademia lo present! anche di una corona di lauro sul campo stesso dei maggiori suoi trionfi, e che attesti alia repubblica letteraria ed alia posteiita quanto il Volta ne sia di lei benemerito e quanta gloria le pi'ocacciasse. Si, o Rettore magnifico, prestantissimi Direttoi'i, illustri Decani, esimj Colleghi , Allievi nostri studiosi e carissimi, e questo appunto il deside- rato gioruo che destinaste alia inaugurazione dell' effigie in marmo del nostro Volta : ne tale accademica funzione puo celebrarsi sotto migliori auspirj. Graziosaraente approvata e favorita dall' Augustissimo nostro Sovrano , dal Padre de' sudditi suoi e specialmente della studiosa (*) Ciunco appena all' I. R. Univcrsita di nllora il signer Zuccala , professore di filologia Pavia il tristo annujizio della morte del Volta, latina e di estetica, recito un eloquente discorso quel Corpo accadeinico cclebro una solenne morale in onore dcU' illustre defuuto. pompa fuuebre nella chiesa dell' Universita, ed DI riETRO CONFICLIACnr. l3 gioventii, munificeiitissimo restauratore in ogni tempo di questo Ateneo; preseduta da uno de' primi magistrati dello Stato , mecenate de' buoni studj cui fu fumigliare non meno la conversazione del Parini clie quella delVoltaC); onorata dalla prescnza del nostro Pastore, in cui risplen- dono virtu e sapere; e resa piii solenne pel cortese intervento di personaggi ragguardevolissimi per dignita e dottrina; nel giorno stesso in cui si apre questa scientifica palestra alle nostre scolastiche eserci- tazioni, e nello stesso luogo in cui il Volta colse tante palme. Ma in questo giorno si avventuroso e festevole dovendosi ricordarc i meriti principali del Volta nelle scienze fisiche, a perpetua meraoria dei quali quel niarmo ci presenta la di lui imraagine, perche me sce- gliere , di voi tutti il piu inetto a tessere 1' elogio di quel sommo , e gia da troppe cure distratto ? Forse la tenera e schietta amicizia , di cui per tauti anni mi onoro, mi accarezzo, mi distinse; sebbene av- venturato non fossi di potermi numerare tra' suoi scolari ? Ah ! se cio e, non vi dissimulo die la brama di parlare di lui degnaraente, dal dovere di una rispettosa amicizia resa piii focosa, combatte per modo colla mia pochezza, die vie piii incapace mi sento a reggere al grave incarico die mi affidaste. Che se la scelta a parlarvi del Volta come scienziato e filosofo cadde sopra di me, come quegli che gli succedetti iiella cattcdra, con tanto lustro di essa e con tanto aggrandimento delle fisiche discipline per 2 5 anni da lui coperta, e dove piii volte le pa- reti stesse di questa scuola par die mi rimproverassero la temerita e I'insufficienza di sedervi: vi confessero che questo lii appunto Tim- perioso argomento pel quale non mi vi rifiutassi, quantunque non minori la mia trepidazione. Sostcnetemi adunque , o signori , coll' umanita vostra. La venerazione di voi tutti pel Volta, la riconoscenza di alcuni verso di lui, I'amo- revolezza di altri che fortunati gli furoiio compagni nelle naturali ri- cerche, nelle scolastiche fatiche e nel vivere domestico, indulgenti vi rendano al mio dire, che alia grandezza del subbietto non puo rispon- dere, ne alia vostra aspettazione e dottrina. (*) S. E. il signer Marchese Febo J'Adda , Vicepresidente dell" I. R. Govcrno di LoinJjarilia. 14 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA E perche con poche note ricordar possa almeno i principal! monu- nienti che stabiliscono il merito del Volta nelle scienze naturali , me- rito per vicende di tempo inalterabile , e che fondarono all' eta nostra una nnova epoca nella storia della fisica , gloriosissima per 1' italiana filosofia. mi studiero di adoperarmi in modo che meco abbiate a con- chiudere che, come scrisse un dotto fisico e d' oltramonti (*) e che il precedette nella breve carriera della vita cc fra tntti i fisici del nostro J) tempo, e forse di qualsivoglia epoca, il Volta e quegli il cui nome » e cinto della piii brillante corona nei fasti della scienza » : ed io soggiungo, primieramente per la quantita delle sue scoperte, in secondo liiogo per le circostanze in cui furono fatte , in terzo luogo per le important! consegucnze che ne derivarono. Favoritemi, o signori, di cortese attenzione : studeam ut paucissimis verbis pluriinas res comprehendam. § I. La storia e la filosofia c'insegnano che non hanno a dimen- ticarsi i primi passi che raossero i grandi o per valore o per dottrina in quella nobilc carriera in cui salirono a non raentita fama. E per gli uomini di studio i prodotti del loro giovanile ingegno sono come i lineament! del volto i piu pronunciati che contrassegnare 1! debbono in provetta eta; sono fiori di ridente primavera che promettono uber- tos! frutti ; sono la bella aurora di lucentissimo sole. 2. Quando peixio si rammenti che il Volta, varcati di poco i primi tre lustri , applicato a! primi studj letterarj , scelse a soggetto di sua musa latina que! fisici e chimici fenomeni che a quella eta per le fine indagini di un Priestley e per la strepitosa recente scoperta di Mussciiembroek e di Cuneo alto menavano romore, ed un altro carme poco dopo ci intesse sulla salita di Saussure al Monte Bianco; si scorge nou tanto quali rare qualita d' ingegno avesse egli sortito e con quanta assidnita le coltivasse, quanto che nato egli era per la contemplazione dei naturali fenomeni , e che a discoprirne de! nuovi ed a spiegarli la meta sarebbe di sue meditazioni in eta matura. 3. E come avviene naturalmente, imperciocche il tempo e le parti- colar! circostanze in cui 1' uorao vive esercitano su di lui potente (•) II celebre Pictet di Giaevra. DI PIETRO CONIIGLIACIir. 1$ impero, il Volta a quella eta si deterraino priniiei'amente ad investigare i fenomeni dell' elettriclsmo : fenomeni che pel famoso esperimeiito di Leida, per la semplice e soddisfacente ipotesi imraaginata ad ispiegarlo dal filosofo americano, ed assai piii per la felice applicazione delle fisiche cognizioni che seppe fame per restituire la calma all' uomo atterrito da un cielo di fuoco e tonante, tutta signoreggiavaiio 1' atten- zione dei dotti , che poco prima alia fisica newtoniana consacrarono vigilie, ricerche ed osservazioni. In Italia poi le sottilissime investiga- zioiii elettriche del Beccaria nuovo sproiie aggiunsero ai primi tenta- tivi del iiostro giovane fisico. 4. A cjucir etu a un di presso in cui pel Galileo non ando perdiua r oscillazione di una lampada per discoprire le prime forze cui piaccjue al Creatore far soggetta la materia, a 19 anni cioe il nostro Volta si presento nel fisico aringo, indirizzando col modesto titolo di lettera al Beccaria le sue ricerche sulla forza attrattiva del fuoco elet- trico e sui fenomeni che ne conseguono. Ma quel primi passi nella iiuova dottrina dell' elettricismo non furono incerti , non lenti , non brevi: furono passi da gigante. Di quello scritto gloriar si potevano i primi fisici di quella eta. La scelta dell' argomento che nelle "viscere del soggetto ricerca la legge fondamentale di quelle che allora pare- vano bizzarrie di natura, ed il modo sagace ed inventivo col quale sin da quel primo lavoro scientifico seppe appoggiare alle esperienze i suoi ragionamenti il caratterizzarono per canuto filosofo e per valente esperimentatore. I piii saggi pronunziarono il sodo pronostico, che al Volta in breve tempo alcuno non disputerebbe il primato nella scienza elettrica ; pronostico che non solo si avvero, ma ancora piu eminen- temente di quanto a gloria di lui potevasi sperare. 5. In forza di cio e da quelle prime mosse del Volta nel fisico cammino, e perche innumerevoli corone seppe cogliere nei tentaiivi elettrici di un valore di mano in mano crescente, ovvero perche quand' uno in fama e salito di una dottrina, par quasi che per tribu- targli il meritato onore basti il dirlo sommo in quella ( limitata invero e r umana mente, sia pur sublime a confrouto di piii deboli intelletti; e brevi giorui sono concessi a investigare le terrene cose ) , molti l6 ELOCIO DI ALESSANDRO VOLTA crrano fra gll stcssi scienziati, o s'infingono, graiule giudicandolo solamentc per le nioltiplici elettriche scoperte; e passano sotto silen- zio; nou diro per mire spregevoli, die neppur viveiite offuscata \enne la luce del siio sapere, ne obbrobriosa calunnia o vile invidia ardl inolestarlo; passano sotto silenzio moke sue scoperte, o come tali non le considcraiio di tutto suo diritto. 6. Sia il Volta, e chi oggidi ne dissente? il principe finora degli elettricisti; ma egli e grande per moltiplici scoperte in varj rami delle naturali discipline. E chi non dovra con noi come tale acclamarlo , quando, sia pm'e die a pochi tratti, si ricordino i suoi tcntativi e ritrovamenti? Distinguiamo quelli che piii dappi-esso si connettono colla chimica filosofica-pncumatica , alia nostra eta rigenei-ata; gcrmana scienza della fisica, delle cui glorie a vicenda partecipano, come reci- proco ed indispcnsabile e il soccorso die ne' loro avanzamenti si prestano ; dalle altre sue scoperte intorno ad oggetti che prima del Volta stesso si credettero csclusivi della fisica ed indipendenti dalle chimiche ricerchc : qucste 1' elettrico sapere del Volta e la parte prin- cipale comprendono di sua gloria, raentre poi ai nostri giorni, mirabil cosaf lo stesso fondamento gettarono di piii sodo chimico edificio. 7. Quando in vasto campo le spighe biondeggiano , vi si miete a manipoli, e non si va spigolando. Debbo ricordare e brevemente quelle prime scoperte del nostro fisico ed anche solo le principali. Al bio- grafo adunque si ceda l' incarico di avvertire quanto pregio tornasse air italiana traduzione del riputatissimo Dizionario di chimica presen- tatoci dalle Scopoli pei molti articoli che il Volta ad istanza di quel celebrc naturalista vi rifuse , ed in ispecie per quelli sul calorico e sui gas, aggiunti quali tippendici al testo originale. Nella vita del Volta non si dimenticheranno le sue riflessioni sul magnetismo e sulla fiara- raa, forse troppo diraenticate dai moderni, anteriori a quelle di Sym, di Davy e di altri fisici di gran nome ; e le sue vedute sulla genesi deir alcali volatile , sui process! per ottenere il fosforo , e tant' altre sue ricerche di tal genere ; come le proposizioni e le esperieiizc di aerologia, nelle quali tutta era trasfusa ed ampliata la dottrina dei Priestley, dei Cavendisch, dei Black, dei Bayer, e che mostrano quanto DI PIETRO CONFIGLIACIir. I7 queir iiigegno mirabile, investigatore di sole verita, sino dal 1776 fosse addeutro nella cliiraica pneumatica nascente, e quanto in Italia contribuissc al di lei sviluppo ed increniento. 8. E iiessun cenno faro della relazioiie scientifica del suo viaggio neir Elvezia, die nel 1779 benignamente accolse e dottissima giudico il Ministro plenipotenziario di S. M. I. R. A. in Lombardia Conte di Finnian, splendido mecenate dei dotti e coltissimo promotore di ogni letteraria cUsciplina , il quale voile clie a lui s' indirizzasse : relazione ricca anche di cognizioni di mineralogia e di geologia, le quali a queir epoca e presso noi riputare si devono pregevolissime; e die i germi altresi raccliiudouo di niolte future scoperte del Volta , o le scoperte stesse , se Y avvedutezza sua nello esperimentare congiunta ad esemplare modestia di nulla riferire, di cui non fosse da ripetuti tentativi fatto certo, non ne avesse ritardata la diretta manifestazione : relazione che altresi contiene un saggio allora importantissimo di ba- rometrica livellazione fatta dall'Alpe di Fieudo sul lago di Lucerna : relazione in fine che fortunatamente venne in luce in nuraero di poclii esemplari, come strenna onorevolissima di ragguardevoli nozze. 9. Un fatto naturale , o fenomeno qualuiique esso siasi, passi pure inosservato non nieno al volgo che all' uomo colto , diceva Franklin , non mai si ha a disprezzare e dimenticare dal naturaUsta. Questo giusto filosofico principio era fitto nella meiite del Volta come pro- prio, e nelle naturali sue disamine le ripetute volte fu principio di importanti conseguenze. Per piccolo seme giganteggiano e pini ed abeti! Poche boUicole di aria che scaturiscono dalle acque, raassirae se sta- gnanti e limacciose , o naturalraente ovvero frugandone il fondo , sei- virono di traccia nel 1776 alia prima importante scoperta del Volta dell'aria infiammabile nativa, come I'appello, delle paludi : e coU'ori- gine di quel fluido espansibile ne scopri egli di getto la causa de- rivante dall' alterazione e dal disfacimento di sostanze organiche , ne stabili i caratteri, ne rilevo le varieta, e tutte lesse le circostanze pill o meno favorevoli a quello sviluppo. Di tutto cio fanno plena fede le selte lettere die nel seguente anno diresse al maestro suo di umane lettere, il Padre Campi somasco, le quali coU'annunzio della scoperta Vol. IV. P. I. 3 1 8 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA coiUens;ono le profonde teoriche e le esperimcntali ricerche dallo sco- pritore stesso istituite. E perche poi con iiigiusto silenzio da molti oltramontani si tace del Volta , allorche trattasi del gas idrogeno car- burato ? Sino al 1 776 la genesi dell' aria infiaraniabile era avvolta nelle oscurita stlialiane, ne certo quella si conosceva ne dai Pringle, ne dai Priestley, ue dai Lavoisier proveniente dalle sostanze organizzate. Le supposte meraorie transalpine sono vili menzogne, coniate per fraudarlo del nierito della scoperta, quando quello togliere non gli si poteva del filosofico esame dallo scopritore stesso istituito, e che fra poco ve- dremo di quanta utili conseguenze ed applicazioni 1' ingegno del Volta medesimo 1' abbia resa feconda. 10. Ma egli non rivolse le sue ricerche alia sola aria infiammabile o al solo gas acido carbonico, arie fattizie cosi dette di que' tempi di chimica caligine; sulibietto di maggiore importanza e veramente con- facente alia estensione de' suoi fisici concepiraenti, strettamente legato coi caratteri della fisica costituzione flnido-elastica o espansibUe della materia in genere , era la discordia che regnava a quel giorni tra i fisici suUa dilatazione dell' aria comune : se proporzionale o no alle variazioni di temperatura, e quanta fosse per ogni eguale aumento di questa. Quistione da cui principalraente dipendeva 1' applicazione della legge faraosa di Boyle e di Mariotte in tante ricerche pel fisico ope- rare dei fluidi espansibili, e particolarmente pel calcolo delle terrestri elevazioni relative od assolute suUa superficie della terra stessa per mezzo delle altezzc barometriche. Pel primo il Volta nel 1798 com- pletamente sciolse quel difficile tema : pel primo riconobbe uniforme quella dilatazione : pel primo no determino la grandezza per ogni grado di temperatura; e pel primo finalraente la cagione discopri, che co- niinciando dai valente Amontons indusse i fisici in errore, che prima di lui sudarono per determinare quelle relazioni. Quindi e che egli ripete le stesse indagini, prima di ogni altro fisico, sugli acquei vapori; e prima di ogni altro percid stabill la legge cui obbediscono ed arie e gas e vapori nel dilatarsi pel calore o contrarsi pel freddo. II prin- cipale risultamento ottenuto dai Volta genera ancora maggiore sorpresa in materia si dilicata ed in esperimenti su corpi cosi sfuggevoli , DI PIETRO CONFIG LI ACHI. J 9 iraperciocche il coefficiente di quella dilatazione d'assai poco si scosta dalle misure che ci fornirono i celebri fisici viventi Dalton in Iiighil- terra e Gay-Lussac in Francia, ma il primo nelle memorie di Man- chester del 1804, r alti'o negli atti della societa di Arcueil iii epoca a noi ancor piii vicina. 1 1 . I\Ia chi il crederebbe die questo vanto del Volta , che solo basta per cingerlo di aureola splendentissima nella fisica , gli si neghi da mold stranieri non solo, ma dagli stessi Italiani , da quegl' Italiani per6 che mercano la scienza solo dai giornali , e che tutt' al piii son destinati alia nullita dell' eco di cio che altri ignorantemente declama? Di questi, e son di nostra famiglia, basti; ma non cosi degli stranieri che ci rapinano, e forse perche la scoperta voltiana svelo gli errori di Duvernois e di Guyton-Morveau, recentissimi fisici entrambi e di molto merito. Se occupando da 27 anni la cattedra del Volta ho si ad arrossire di qiianto da Imigi io 1' abbia seguito , non mai pero di aver taciuto su quest' argomento e di non averne scritto : come v' invito a tributar lode ad un presente nostro egregio coUega, che giovme ancora con provetto intendimento seppe anch' egli sapientemente rivendicare al Volta quelle mirabili scoperte coll' estesa annotazione all' articolo Vapori , apprestando la traduzione italiana dell' applaudito Dizionario di chimica de' valenti Klaproth e Wolf. 12. Al chiarissimo sig. De la Rive di Ginevra , che nei cenni bio- grafici del Volta confonde la quistione di priorita di quella scoperta con quella della maggiore estensione che io convengo gli diedero molti anni dopo il Dalton ed il Gay-Lussac , contrapponiamo il suf- fragio di un altro illustre fisico ginevrino. Son sue parole le seguenti : « II lavoro del Volta suU' unifornie dilatazione dell' aria nelle diverse » temperature era senza dubbio ignoto ai signori Dalton e Gay-Lussac » allorche nove anni e piii dopo la pubblicazione del Volta intrapre- » sero, I'uno non sapendo dell' altro, un lavoro analogo, i cui risul- » tamenti confermauo appieno quelli del fisico italiano , ignorati del » pari da tutti gli autori che citano le ingegnose esperienze di quei « due senza ricordare il Volta , primo di tempo in questa importante » ricerca. » Fin qui l' illustre Pictet. 20 F.LOGIO DI ALESSANDRO VOLTA 1 3. Un' esatta per6 e filosofica biografia del Volta che verra presto in luce a conipimento della storia della flsica sino alia sua morte , come ardenteniente lo spero , dira ancor piii su quest' oggetto , met- tcndo in chiaro giorno come la modestia del Volta spesso del merito il privasse della priorita non meno nella scoperta di molti fatti, che nella facile spiegazione di iiuovi fenomeai ; dira cib che in questa solennc letteraria pompa ho 1' alto onore di ricordarvi a trionfo piii della verita ed a gloria di questo Ateneo , di quest' aula stessa , che a fama del Volta , alia quale ben pochi non dispereranno salire. II Volta non si accontent6 di confermare I'importante trovato di Saus- sure giusta 1' opinione del di lui concittadino De Luc , che la quantita di vapore che puo capirsi in un dato recipiente o spazio^ e che pr^- venga da uno stesso liquido, e solo in relazione alia temperatura dello spazio medesiino , con una serie piii numerosa di esperienze ed a temperature estese a un maggior numero di gradi : trovato che rove- sci6 la seducente teoria di Le Roi suUa evaporazione , ricevuta in allora da tutti i fisici; ma raolto prima del piii volte nominato acutissirao ed espertissimo Dalton esegul egli con apparati di tutta sua invenzione il processo per determinare ben anche la pressione che i vapori eser- citano a diverse temperature in un costante recipiente; processo assai piii facile e sicuro di quello che adoperassero lo Smith ed il Bettan- court a quella stessa eta: e distinto e sottratto con fino accorgimento r effetto termometrico da quello dipendente dall' aumentata elasticita e per temperatura insicme e per quantita di vapore, il che altri prima di lui trascurb , e dopo lui pratic6 imperfettamente non appoggiandosi alle esperienze; seppe quella del pari determinare in una progressione geometrica crescente al crescere uniforme della temperatura. Fu allora ch'egli prima di ogni altro fisico, cioe nel 1793, scopri 1' altra bella leggc che al fisico scozzese le tante volte nominato d' ordinario si attribuisce, della mirabile relazione cioe che vi ha fra le pressioni che esercitano i vapori di diversi (luidi a temperature diverse* col' grado a cui ciascuno di essi rapidamente sotto la normale pressione deir atmosfera si trasforraa in vapore. DI PIETRO CONFIGLIACIII. 2r 14. Qneste ricerche e queste scoperte sono di sommo prcgio, per- chfe quasi innumerevoli vantaggi ne derivano non meno alle scienze naturali che alle arti ed all' industria manifattrice. E voi , o signori 4 colti in ogni genere di umano sapere, mentre di quelle utili applica- zioni o ne avete piena cognizione, o gia coUa forza del vostro retto immaginare le travedete, permettetemi almeno che qui non vi taccia che le prove della verita di quanto a gloria del Volta nella scienza dei fluidi espansibili vi ho abbozzato sono presso iioi irrefragabili. La suppellettile fisica di questo Ateneo, ricca merce la munificenza dei Cesari Austriaci, possiede quegli apparati stessi che il Volta fece co- struire sino dagli anni 1791-92, coi quali e scopri e determino quelle meravigliose leggi di fisica. Qui si venerano con mold altri moriumenti di quel genio nelle naturali investigazioni ; e qui il forestiero di buona fede alia sola vista di questi congegni puo convincersi della priorita del Volta a ben meritare della fisica anche nella scienza delle arie e dei vapori. L'apparato che il Dalton e il Gay-Lussac prescelsero e identico con quello del Volta, non debbo tacerlo; quantunque non dubiti che la natura di quelle pratiche ricerche favorisse 1' incontro fortuito dei raezzi per eseguirle. nu i i5. lo poi , qual gemma preziosa, qual contrassegno di grazia del grand' uomo verso di me finche visse, e di mia devozione per lui, serbo e venero il solo manoscritto ordinato nel quale descrisse quegli apparati e registro quelle sue scoperte fatte in quest' Accademia; ma- noscritto che egli medesirao lesse nel 1798 in occasione di scolastica funzione, e pel quale solamente supplicai I'illustrissima ed arnica sua famiglia, affinche me ne facesse dono, e affinche non si smarrisse il monumento pivi autentico di uno dei principali suoi trionfi, e nella sua biografia potesse pubblicarsi. 1 6. Quantunque il mio discorso non abbia fin qui ricordate le glorie elettriche del Volta , nondimeno mi avveggo che troppo abusai di cortese vostra attenyione. Buon pero per me, che dovendo soddisfare a quel debito impostorai, di molte parole non ho mestieri se tanta e la riputazione acquistata dal fisico di Como per elettrica dottrina , che fece quasi obbliare le altre sue scoperte. Come luce di sole il aa ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA suo sapere elettrico per ogni dove rapidamente diffuse, e soirprese ed abbap;li6 gl' intelletti piu veggenti non mcno che quelli che per sem- plicc dilctto gustano le fisiche conversazioni, dope che videro le rane: » Quasi risorte ad improvvisa vita^ » Rattrarre i nervi , e con tremar frequente » Per incognito duol divincolarsi. Appena poi mi sara permesso scegliere fra le tante elettriche scoperte voltiane, come t'ra gemme di prezioso monile, le piii lucenti, dovendole a voi presentare, cui gli studj del Volta sono conosciud , e mold di voi da maestri avreste a discorrerne, ed in quesfAccademia, in questa stessa citta dove culmin6 sua faraa. IT. Contratto percio a poche cose il mio dire, vi prego a meco osservare che agli albori della fisica carriera del Volta Y elettrometria al dire del Saussure era scienza da crearsi. Ai semplici indicatori di elettricita dal Bennet, dal Canton, dall'Henly e da Cavallo stesso con poca scientifica precisione il nome venia dato di eletti'ometri. Che sa- rebbe la scienza del calorico senza il termometro? che quella dell'elet- tricismo senza strumenti misuratori degli effetti di quella causa che in se stessa considerata e per noi un mistero ? Senza esatte misure e comparative degli effetti naturali non si ha, ne si puo averne scienza. Ecco perche 1' ingegno penetrantissimo ed ordinate del Volta di buon era rivolse i suoi studj alia elettrometria : e si feliceraente che la creo. Le lettere sue al celebre Lichtenbcrg di Gottinga sono il principal e deposito di sue ricerchc elettrometriche. Con quale solerzia, con quale accorgimento e con quale profonda cognizione seppe egli calcolare le diverse elettriche azioni, affinche gli elettrometri allora in uso fossero veraraente tali da essere comparabili a se stessi per darne esatte mi- sure deir elettrica azione , e comparabili agli altri, perche fossero a quelle di questi comparative! Ma a quelle dilicatc ricerche va inoltre la scienza elettrica debitrice di un nuovo elettrometro, che a squisita sensibilita tutti i pregi riunisse che negli altri el^ttroscopj a parte a parte si rinvenivano, e che mirabilmente si prestasse alle atmosferiche elettriche osservazioni. E che cio sia ne fanno prova raanifesta i molti usi a ciu rinvcntorc il destine, e I' essere ormai divenuto 1' elettrome- tro di tutti gli elettricisti. DI PIETRO CONFIGLIACHI. 23 1 8. La bilaucia elettrica dal Volta inveutata, cui meritameute si adatta quel nome piix die a quella di torsione iramaginata da Cavendisli per determinare con non comuiie ingegno la densita media della terra, e che air infaticabile Coulomb, il quale la destino alia misura delle forze elettriche e magnetiche, si attribuisce, e pure un dilicato con- gegno per le piii fine ricerche, che in seguito alle elettrometriche il Volta istitui suUa misura dell'attivita elettrica in relazione alle diverse distanze, e che la chiave gli prestarono a penetrare ne' piii reconditi segreti elettrici. 19. Arbiti-o di questi, eccoti che dalle sue mani vedi uscire un iniovo meraviglioso strumento , se il vuoi , di poca mole e di minor costo , portatore di elettrico , col quale con lui ripeti tante curiose ed istruttive sperienze con maggior comodo e con maggiore facilita e precisione che colle dispendiose macchine elettriche fino allora adope- rate ; e portatore perpetuo di elettrico , perche , vera fenice elettrica , in se stesso trova nuovo alimento e nuova vigoria. E qui tacciano i dubbj ed i pensieri poco savj di chi ardi di accusare il Volta di pla- giario dell' elettroforo. Si 1' Epino ed il Wilke prima di lui fecero un beir esperimento, su cui fondare si poteva la costruzione e la teorica deir elettroforo, esperimento che il Volta stesso a quei fisici non nego, sebbene a lui , come alia maggior parte dei fisici fosse ignoto ; ma essi non ne trassero il frutto che il Volta seppe cogliere studiando quanto il Beccaria ed il Cigna aveano osservato: non costruirono mai un vero elettroforo, emulo non solo nella sua semplicita degli ordinarj congegni elettrici , ma che li vince per la durevolezza dei segni. Chi in fatti insegno a renderlo redivivo ? Chi 1' amministro in tante ricerche e con tanto successo prima del Volta , che come figlio del proprio ingegno tutte ne conosceva le tendenze e le attiviia ? Che piii ? Se r elettroforo non e invenzione dovuta al Volta, mi si risponda perche air annunzio che ne diede a Priestley nel 1776 eccito tanta sorpresa fuori d' Italia ? E si che il fisico inglese era piu che 1' italiano in re- lazione coi dotti di Stocolma. Ciie se anche questo argomento di cri- tica non ancora convincesse i piii difficili delle cose italiane , li pre- gherei a por mente che 1' invenzione dell' elettroforo e per principj 24 F.LOGIO DI ALESSANDRO VOLTA teorici si strettaincnto collegata a quella di altro strumento elettrico , che, coino iiella visioiie il niicroscopio, portando ad uno straordinario ingrandinuMito i segiii elettrici, fa si che osservabile divenga e cospiciia quella virtii clu! altriinenti per I'estrema sua debolezza sfuggirebbe ai iiostii sensi , clie 1' inventore , io dico , dell' elettroforo quelle pure avrebbe ad essere del descritto nuovo congogno. 20. Ben coniprendete, o signori, che gia io parlo di qucU' istrumento elettrico che eccit6 nei fisici entusiasmo per la rnirabile sua iuveiizione e per Y ingrandimento che alia scienza elettrica ne venue : parlo del condensatore elettrico che cost piacque all' inventore con metaforico simbolo contrassegnarlo. E questa corona di primo ordine chi si attento di togliere al nostro Volta , il cui stupendo ritrovaniento consegiiato da lui nello scritto che invio aU'Accademia reale di Londra merito che per la singolarita della scoperta e per rara distinzione all' autore fosse come testo in italiano starapato nelle Transazioni filosofico-anglicane in uu colla traduzione inglese? 21. Queste scoperte di un ordine tanto sublime, alle quali si ran- nodano come coroUarj tant' altre , che basterebbero a celebrare chi ne fosse r inventore , ma che in un breve elogio del nostro professore di fisica e persin bello il tacerne, ci farebbero quasi credere che toccata egli avesse la meta nell' elettrica palestra. II campo della natura non e per6 raai mietuto , e la natura ben altri arcani e piii strepitosi ser- bava a disvelarc al Volta in premio di sua virtii, e pei quali il primo seggio occupasse e ti'a i fisici de' suoi tempi e tia quelli di ogni eta; ed il suo nome fosse perpetuaraente nella memoria degli uomini ad aumento della gloria italiana. 22. L' elettrometro , la vera bilancia elettrica, l' elettroforo , il con- densatore elettrico erano armi colle quali lui valente elettricista poteva alTrontare nuovi cimenti si , ma non bastavano senza la possa del Volta. aS. In fatti Luigi Galvani fa note al mondo letterario da valente fisiologo ed anatomico come egU era le nuove e mirabili sue osserva- zioni sugl' inaspettati contorciinenti delle rane scorticate , lacere, uccise e fatte a brani, e le raccomanda ad una seducente, ma troppo vaga ipotcsi. DI PIETRO CONFIGLIACHI. 25 II Volta, cui dal Cielo era riserbato il disvelarne 1' alta cagione che rinnovellar dovea la scienza tutta , e aprire sicuro il varco a nuove prove ; imperciocche se a lui e non al Galvani fosse toccato in sorte lo scorgere i soli primi subitanei movimenti di quegli aiiiniali, lo stesso suo sapere cliiudevagli I'adito alia piii grande di sue scoperte , ade- quata sornniinistraiidogliene la spiegazione ; il Volta, dico, colpito esso pure dai nuovi galvanici, ma variati esperiraenti, sempre schivo delle supposizioni e nemico se insufficienti all' uopo , sottoponendo r ipotesi del fluido animale al piii accurato sperimentale esarae , ben presto dalla perplessita in cui ondeggi6 dappriraa passo alia certezza che ne muscoli, ne nervi amministrassero 1' elettrico, cagione di quelle contrazioni ; ma che i metalli di diversa natura coi quali 1' arco com- ponevasi di cornunicazione fra quelle parti organiche fossero i veri eccitatori dello stimolo , e che quegli animali percio pel residuo di lore tenace vitalita altro non fossero che il piii squisito elettroscopio. 24. A tante e si variate curiose esperienze e sugli esseri organici e sui non organizzati appoggio egli la sua tesi , che a non molto si avvide che quella facolta che gli piacque dire elettromotrice , esclusiva non era de' metalli , ma che a tutti i corpi apparteneva, non esclusi i vegetabili e gli animali, quantunque prevalesse nei piii conduttori ossia propagatori gia conosciuti dell' elettrico. 25. Gli argomenti del Volta incalzanti per chi al pari di lui sentisse in elettricita , tali non erano pei superficiali elettricisti. Inoltre non blandivano le vedute fisiologiche di quei tempi , e a prima giunta sembrava che non aprissero il campo a piix importanti scoperte. Ven- nero perci6 o non posti a giusto calcolo , o ribattuti con nuovi fatti. Da esperto capitano il Volta con poclii costretto a combattere nume- rosi nemici ed agguerriti , come un Vassalli , un Humboldt ed altri , finse talvolta destramente ritirarsi dalla pugna , ma per trarli in ag- guato con nuovi non sospettati esperimenti per plena ottenerne e du- revole la vittoria. Fiera dur6 la lotta dal 1 79 1 sino all' ultimo anno di quel secolo ; ma alia luce della verita chiudere non si possono le sane pupille. La lotta termin6 , rovesciate 1' ipotesi galvanica e le pseudo- galvaniche, proclamata Tidentita del fluido elettrico animale coll' elettrico Fol. lY. P. I. 4 a6 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA dagli effetti suoi gia conosciuto : e la nuova elettrica raole voltiana si innalzi) degli olettroniotori. 26. L' apparire del nuovo sccolo fu distiiito da una delle piii grandi scoperte die onorano 1' umana specie , dall' invenzione cioe della pila , solo fmtto deir ingogno , del talento , della pazienza , della sagacita , della penetrazione del Volta , il quale seppe col piu fine ardfizio e coUo studio indcfesso di otto anni interrogare, impietosire dir6 la na- tura , pcrche gl' insegnassc come far concoi'rere 1' azione parziale di quei corpi die abbinati coiuponevansi in istato elettrico a produrre un offetto totale; e 1' elettrico si svolgesse come una corrente incessante, la cui piena e velocita si potessero a volonta accrescere o scemare, e la cui azione eguagliar potesse non solo, ma superare quella della stcssa forza altrimenti fiu allora amministrata. 27. L' organo elettrico, I'apparato elettromotore a corona di tazze, a truogoli, il piliere elettrico soddisfecero completamente alle ben con- cepite speranze dell' inventore ; anzi , com' egli modestamente le piii volte mi ripeteva, di gran lunga le superai-ono. La fisica, la chiraica, la fisiologia, la mediciiia, le arti stesse se ne impossessarono : la sup- pellettile delle umane cognizioni si accrebbe in breve spazio di tempo a dismisura. Lo stupore, die primo invase tutti i coltivatori delle na- turali discipline, cambio in entusiasrao nel tentar la natura con quel nuovo quasi magico apparato ; e si die i portenti si raoltiplicarono ! In somma al dire di un moderno fisico, quel sorprendente ritrovaraento rivalizza colic piii celebri scoperte di un Galileo , di un Newton , e quel nuovo apparato sparse piu di luce nelle parti oscure della fisica e della chimica, che non il microscopio nello studio della storia na- turale , ed il telescopio in qucllo dell' astronomia. 28. La taccia adanque non temiamo di amplificare le lodi del Volta per santo amor di patria , per gloria di quest' Ateneo, per eguaglianza ne^li studj , per riconoscenza all' amore die ci portava, proclamandolo grande, sommo fisico di ogni eta per le moltiplici sue scoperte ed in varie parti delle naturali discipline. Anzi temiamo, ed a ragione, di non rendere che scarso tributo al suo sapere, il quale maggiore se e possi- bile folgoreggia, quando ognuno di noi per poco si raccolga a meditare DI PIETRO CONFICLIACHI. 2J le circostanze sotto 1' influenza delle quali arricchi le scieiize di quelle tante scoperte. 29. E primieramente si consideri lo stato in cui trovavansi le scienze naturali dal Volta predilette, allorche verso la nieta del secolo passato inconiincio la sua scientifica carriera; e sara facile cosa il persuadersi qual foiza d' ingegno, quale lodevole insistenza nello sperimentare fosse necessaria per piccola parte di quelle inveuzioni. La chiraica era ancora involta in strane ipotesi, che in vece di rischiararc la via alia scoperta del vero, alia notte strascinavano i meno forti ingegni. Le dottrine di Stliaal erano sul declinare, ma signoreg- giavano ancora le scuole, ed i soli fatti non istabilivano il fondamento inconcusso delle naturali verita. I processi di esperimentare non erano ne abbastanza variati, ne ben condotti , ed iniperfetti gli strunienti piu necessarj. Vicina si , ma non ancora sull' orizzonte era la desiderata aurora della cliimica pneumatica. In tale condizione era la chimica quando il Volta comincio a primeggiare co' suoi talenti nei trovati che a quella scienza si riferiscono e che giovarono al di lei ingrandiniento, Non piu fortunato per la fiilosofia era lo stato della scienza elet- trica. Molti fenomeni si conoscevano bensi , ma troppo slegati , e pel cattivo metodo di esperimentare talvolta apparivano contraddittorj. Al- lora appena pei lavori di Franklin e di Epino si tentava una ipotesi per avvicinarli e per aprire la strada a piu ragionate indagini. Quella immaginata dal celebre Americano, raccomandata dalla semplicita perche concordasse coi fatti, avea bisogno di emenda, come il Kinnersley pel primo ne rese i fisici avvertiti. L' esperimento dei naturalisti di Pekino avea aperto, a dir vero, il nuovo campo alle ricerche del Beccaria e del Cigna sull' eletti-icita vindice; ma la dottrina dell' azione elettrica in distanza non era abbastanza sostenuta dalle esperienze, ne abbastanza sviluppata. L' elettricismo in fine mancava dei mezzi di misura e di comparazione : non era ancora una scienza. Le relazioni scientifiche a quella eta erano difficili , e tardo giungeva il soccorso di quelli che tendendo alio stesso scopo potevano facilitarne il conseguimento. 3o. Tale era lo stato della chimica e della fisica elettrica quando il Volta si apri la strada alle tante sue variate ricerche ed a quelle a8 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA si nuraerore scoperte. Solo un robustissirao ingegno , im caldo amore del sapere , uiio studio intenso , un esperimentare assiduo , un fino criterio poteva supeiare quelle difficolta e concorrere all' edificio della chiniica pneuniatica, alia creazione della scienza dei vapori, al per- fezionaniento della scienza elettrica , all' invenzione d' indispensabili istrunieiiti per interrogar la natura, ad accrescere i fenomeni e spie- garli con chiarezza d' idee e con un appropriate linguaggio ; ad arric- chire in somma le scienza naturali di fatti strepitosi che eternano il nome dello scopiutore. 3 1 . E come mai quelle del Volta non avrebbe a risonar glorioso alia pill tarda posterita, se rammenterete , o signori, in secondo luogo che nessuna di quelle ricordate scoperte , comunque fatte da lui in epoca non la piii propizia, nessuna nondimeno e figlia del caso^ e prodotto di fortuite conibinazioni o accidentali circostanze , per le quali molti ebbero il vanto di ritrovatori? Egli si fu felicissimo scopritore di naturali eflfetti , di fisiche leggi; ma lo fu per forza d'iramaginare, per profonda intelligenza che sa congiungere i fatti tra loro, per retto raziocinio nell' approfittare delle analogie e delle induzioni , per saga- cita nell'ideare strumenti, per speciale abilita nel porli alle prove, per giusta logica in sorama nel dedurre le conseguenze. Non mai ,■ come disse di lui un valente fisico, si abbatte alia ventura, ma come chi mette in opera un effetto gi^ indovinato sulla sua cagione, Ammaestrato alia filosofia di Bacone, formato alia scuola italiana di Galileo c dell' Accademia del Cimento , parco nelle ipotesi e non mai scliiavo di quelle, indago senipre la natura di passo in passo; la voUe studiare, non offenderla, e solo ai fatti racconiando le fisiche dottrine che celebre lo resero senza che il caso lo abbia in nulla favorite. La verita di questa esservazione , che torna a nuova gloria del Volta, e manifesta; imperciecche ogni sua scoperta non si presenta isolata, ma la si ricenosce una seiie centinua di trovati, ossia una teorica intera dedetta dai fatti. Valga I' esempie della pila che seppe quasi a prodigio inventare, studiande I'artificio di natura nell' organo elettrico della torpedine, imitatore ed emulo della natura istessa. DI PIETRO CONFIGLIACHI. 29 32. Quale sorpresa percio che twtti i lavori scientifici del Volta e le insigiii sue scoperte fossero feconde del piii utili ed importanti ri- sultamenti per le scienze , per le arti , per gli usi ed i bisogni della vita ! Ferma avea in mente la sentenza , che Nisi utile est quod faci- tnus , stulta est gloria : non se ne diparti ; e gloria vera , iion effiuiera ha egli anche per questo titolo conseguita. E qui, o signori, le quante cose mi corrono al pensiero tutte meritevoli di attenzione , tutti argoraenti irrefragabili di quest' ultima parte del suo elogio ! Ommettiamo in tanta farragine , sebbene tutte importanti, di parlare dei curiosi strumenti che T immaginazione fe- race del Volta invento come conseguenze di sue scoperte sui gas idrogeneij la lucerna cioe che servir puo di clessidra, il moschetto e la pistola ad aria infiammabile; passiamo sotto silenzio come tanto da buon namralista, quanto da fisico valoroso, esaminati i terreni ardenti di Pietramala e di Velleja , I'origine scoprisse di que'fenomeni straor- dinarj , e che al petrolio ed al bitume piu che all' aria sua infiamma- bile venivano attribuiti, e come applicasse quelle cognizioni alia spie- gazione dei fuochi fatui , delle spontanee accensioni e di molte ignee meteore. Non ci e per6 permesso il tacere del servigio ch' egli rese alia nuova chimica , ponendole nelle mani 1' eudiometro , allorche prese a determinare le esatte proporzioni del gas tonante. Prezioso strumento che fa discoprire le piii piccole porzioni d' aria vitale negli aerei miscugli, e che percio mirabilmente serve all' analisi dell' aria atmo- sferica ; uno de' fondamenti della moderna chimica e che rassoda quelle delta sintesi dell' acqua : prezioso strumento pel fisico , pel chimico , pel naturalista e pel medico che il Volta immagino , non contento di avere utilmente modificato quello a fosforo del nostro Landriani ; pre- zioso strumento che fii dai piii valenti fisici e chimici dell' eta nostra riconosciuto preferibile ai tanti processi eudiometrici, che piii che non e a credere si moltiplicarono ; non avuto pur anche riguardo che quello del Volta e piuttosto un gasonietro e gascopio , ossia un apparato , come egli scrisse « universale per tutte le esperienze suUa infiamma- » zione delle diverse arie » , facendoci discoprire un millesimo di gas idrogene conteimto nel volume di un miscuglio aeriforme. 3o ELOGIO DI ALESSANDUO VOLTA 33. Ma cresce a disinisura I'importanza delle coiisegueiize di sue viccixlie e scoperte, se quelle coiisideriamo intoruo ai vapori. Ne esa- ••■ero , o signori, ne occorre a dimostrarlo lungo discorso. Quelle sco- perte, ponderatelo, soiio il principio della perfezione o piuttosto niinore irapcrfezione del termometro : i lavori di Gay-Lussac , di Duloiig e Petit , per tacere di tanti altri illustri fisici , ne fanno testimonianza : sono in secondo luogo la base dell' igrometria ; soddisfeccro ai i"ipe- tuti desiderj di De Luc e di Saussure : sono il fondamento in terzo luogo della parte piii iraportante della meteorologia, della trasformazione cioe dei vapori nei varj stati di fisica costituzione : in quarto luogo sono il mezzo piii sicuro per determinare il peso specifico degli stessi acquei vapori , e quindi calcolare 1' influenza che esercirano sulle ba- rometriche misure: in ultimo furono indispensabili perche le macchine a vapore pervenissero a quel grado di perfezionamento che forma il vanto e la meraviglia dell' eta nostra : per esse si calcola 1' efficacia della forza motrice, la resistenza dei recipient! e persino Y econoraia dei combustibili. E queste utilissime conseguenze non sono ancora elettriclie applicazioni : frutto non sono dell' eminente elettrica dottrina del Volta. 34. Ci smarriremmo in un oceano se tutte riandare volessimo quelle che scaturirono dai ritrovamenti elettrici. Molta indulgenza imploro per toccare di volo almeno le piii importanti. II Volta abbraccio I'ipotesi frankliniana solo qual mezzo esplicativo degli elettrici fenomeni piii chiaro, pin semplice : ma ben presto i fatti da lui raccolti o scoperti il fecero avvertito che abbisognava di una correzione e quale essa fosse perche nessun fenomeno le si opponesse. AI solo fondamentale principio dell' elettrica attrazione , ossia alia sup- posta tendenza continua all' equilibrio dell' elettrico coUa materia la ridusse e colle piu dilicate esperienze ne sostenne I'assunto. • 35. Come I'ostinazione del fisico americano nel sostenere il princi- pio della ripulsione dell' elettrico fra se stesso combinato con quello deir attrazione coi corpi fu la cagione che Symmer vi contrapponesse I'ipotesi dei due fluidi, cosi grave fu il danno pei progressi dell'elet- tricismo che le belle vedute teoriche del Volta su questo argoraento DI riEXnO CONFIGLIACHI. Si non siano, ne so indovinarne la cagione se non ricorro alia poca importanza ch' egli dar soleva anche ai piii felici suoi coiicepiraenti , state studiate o forse anche leite dai Francesi; imperciocche allora non si sarebbe dall' Inghiltena trapiantata in Francia I'ipotesi dei due flui- di, dove senza scienlifico bisogno ed a scapito per lo lueno di senipli- cita getto pertinacemente profonde radici. 36. Che se il Volta da giovane elettricista si misuro con vantaggio con Franklin, die ei non pote operare in appresso in forza dell'in- gegno suo piii addestrato , allorche il Beccavia gli cedette il campo deir elettricita vindice ! Tutta ne rifuse quella dottrina die disse di attuazione o d' influenza di elettriche atmosfere, volendo solo con quella espressione indicare 1' azione dell' elettrico in distanza o la sfera di attivita elettrica, senza reale trasfusione da corpo a corpo,percui lo stato elettrico dell'uno e reale, raentre quelle dell'altro e accidentale : dottrina tutta d' italiana proprieta che mi pregio dire caratteristica di questa scuola pavese; mentre i Francesi, e i soli, troppo ligj alia ipo- tesi dei due fluidi per smania non meno di novita di parole che per r errore in cui furono tratti o da clii male interpreto quelle espressioni coniate dal Volta, o perche essi stessi non ne compresero il giusto significato, con un tratto di penna la sentenziarono come non ammis- sibile , per sostituirvi quella ch' essi cluaraano elettricita di pressione, vocabolo che urta assai piu di quello di atmosfera elettrica. 87. Ma poco curandoci delle questioni di parole, perche non com- prese nel significato che loro diede il Volta , sentiamo De Luc che numera le glorie di lui provenienti da quella dottrina. « Luminosa » teorica , egli dice, suU' influenze elettriche, dalla quale ha dedotto » con tanta sagacita e verita i fenomeni della boccia di Leida, dell'elet- » troforo e del condensatore ( questi due da lui ritrovati ) e il feno- » meno delle punte. » Fin qui De Luc , ed io soggiungo , fenoraeno delle punte che prima del Volta fu il vero paradosso elettrico. 38. Le vaste sue cognizioni di elettrometria e suU' elettricita infissa, I'uso dcir elettroforo e della sua bilancia elettrica il posero in gi'ado di determinare il momcnto elettrico ossia la grandezza della carica elettrica , analizzandone gli dementi , tensione e capacita , tecniche 32 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA espi'essioni da lui introdotte per I'analogia fra il calorlco e 1' elettrico, e che a torto non ha molto il Biot vagamente chiam6 vaghe. E quelle mi-sure applic6 non meno ai conduttori semplici che ai coibenti armati. So. Pote il Volta muovere dubbj fondati che la legge archetipa new'toniana possa applicarsi ai fenomeni di elettrica azione, come ri- belli ad essa sono cjuelli dell' affinita : questione che agita la mente dei lisici piu distinti, mentre lo stesso Poisson, e solo per semplicita adott6 quella legge nelle sublimi ricerche matematiche sulla distribuzione deir elettrico nei coi-pi. Misur6 egli in fine la relativa facolta dei con- duttori deir elettrico con filosofia distinti da lui in due classi, tutte analizzando le condizioni e le circostanze per le quali variabile e quella lore facolta, ed approfitt6 di queste ultime cognizioni per la costruzione de' suoi nuovi apparati elettromotori, Che se i galvanisti le avessero da lui apprese , 1' inutile guerra che gli niossero molto piii presto sa- rebbe terminata; ed i sostenitori dei paragrandini prima in Francia e poi per contagio in Italia non avrebbero scritto tante fole, ed i piu veffsenti non si sarebbero in";annati. Che se il Volta vide il fulmine gia incatenato dal fisico di Boston, nondimeno con quelle sue scoperte giov6 al perfezionamento della pratica costruzione delle spranghe elet- triche , ed insegno in mille guise a temprare innocuamente il fulmine stesso. 40. La meteorologia elettrica, che tutta e a dirsi di suo diritto, non e forse ala-a conseguenza di sue ricerche elettrometriche e sull' in- fluenza elettrica in distanza ? Chi ebbe piu perizia di lui per quelle osservazioni e con quanto giovamento ? Sia pure che poco conto egli facesse del progetto suo di far servire lo stesso elettrometro atmosfe- rico air igrometria : sia pure che di poco valore giudicasse le sue ve- dute suir influenza dell' elettrico nelle aurore boreali: supposizione che in questi di e pel trovato della pila il celebre Arago pote numerare ira le fisiche verita ; di grandissimo raoraento sono le sue ricerche sulla elettricita che accompagna le metaraoi-fosi dei vapori : ricerche anteriori ad analoghe istituite da Saussure e Lavoisier. 41. E quand' anche al recentissimo fisico Pouillet si conceda che otto deWaiUore. Difesa della lettera supposta del signor Conte Volta al signor Marzari, Presidente dell' Ateneo di Treviso, con una digressione suUa pretesa utilita dei paragrandini , di Angela Bellani. Milano 1828. Dono del- I'aiuore. Intorno la scoperta di due nervi dell' occhio umano , ragguaglio del dottore Giuseppe Trasmondi. Roma 1828. Dono deU'autore. Memorie suUa vita e sugli scritti del sacerdote Cosimo Galeazzo Scotti, professore di storia universale e particolare degli Stati Austriaci noiri. R. Liceo di Cremona. Cremona 1828. Dono deU'autore. Deir istoria d' Italia antica e moderna, del Cavaliere Luigi Bossi. Mi- lano dal 1 81 9 al 1828, torn. 19. Dono deU'autore. Deirantichissima origine dell' italiana ostetricia, Prolnsione letta nel dar principio alle lezioni d' ostetricia in Ravenna il di 5 dicembre 1822 da Domenico Meli. Ravenna 1828. Dono deU'autore. Osservazioni fisiche sul^ costruzione di varie lampane anticlie e mo- derne del Cavaliere Giovanni Aldini , inserite nel tomo XIX degli Atti della Societa Italiana delle scienze di Modena. Modena 1822. Dono deU'iuuore. PRESENT ATE IN DONO ALL I. R. ISTITUTO. 5 1 Coinpendio della storia deH'astronomia dettato dal Marcliese di Laplace, tradotto nel volgare italiano da Antonio' Cattaneo. Milano 1828. Dono del traduttorc. Componimenti per la dedicazione del busto eretto al Canova nell'Ate- neo di Treviso il priiuo aprile 1823. Treviso 1823. Sulle complicazioni della vaccina , Saggio di F. M. Marcolini. IMjla- 110 1823. Dono delVautore. Delia storia romana di Dione Cassio dal libro LX fino al LXXX, Epi- tome di Giovanni Sifilino, di nuovo tradotta dal greco e corredata di note critiche da Luigi ^owi. Milano i^Q.?),torQ.i ^\\e. Dono dell' auiore. Nuove esperienze ed osservazioni sul modo di ottenere dal pepe nero il peperino e I'olio acre, e su I'azione febbrifuga di queste sostanze, del Cavaliere Domenico Meli. Ravenna 1823. Dono delUautore. Sulla storia de' mali venerei , Lettere di Domenico Thiene , medico in Vicenza. Vicenza 1823. Dono deWautore. Considerazioni suU' abbassamento straordinario del barometro nel di 25 dicembre 1821, del signor professore Enrico Guglielmo Brandes, inserite negli Atti della Societa Italiana delle scienze residente in Modena nel 1823. Spedite clalla Societa suddetta. Risposta al tema proposto con prograrama 22 luglio 1821 dalla So- cieta Italiana delle scienze residente in Modena esposto iii questi termini : « Determinare se le idee die dalle moderne scuole mediche » si danno dell' eccitabilita e dell'eccitamento, e quelle quindi che si » stabiliscono della diatesi si iperstenica che ipostenica, degli stiraoli » e controstimoli , non raeno che le idee dell' irritazione e delle » potenze irritative sono abbastanza esatte e precise , e in caso » che non lo siano determinare quali variazioni se ne debbano » eseguire » , Memoria del signor dottor Luigi Emiliani corona ta dalla Societa medesima. Modena 1823. Dono della detta Societti. Altra Memoria sullo stesso quesito, del dottor Maurjzio Bufalini, pre- miata coW accessit dalla detta Societa. Modena i823. Dono della Societa stessa. Le Haydine, ovvero Lettere su la vita e le opere del celebre maestro Giuseppe Haydn , di Giuseppe Carpani, dedicate al R. Conservatorio di rausica di Milano. Padova 1823. Dono deWautore. 52 CATALOGO DELLE OPERE Trageclie del Conte Cirolamo Orti Veronese. Roma 1828. Dono del- I'aiitorv. Sulla totalc estirpazione dell' utero carcinomatoso , con ulterioi-i precetti come quest' operazione puo venire eseguita, del dottore Gio. Nep. Sautcr, traduzione dal tedesco del dottor Giuseppe Cannella. Mi- lano i8i3. Dono del traduttore. Delia plena e giusta intelligenza della Divina commedia, Ragionamento di Filippo Scolari. Padova 1828. Dono dell'autore. Tractatus de vulneribus pectoris penetrantibus , auctore Carolo Mayer. Petropoli 1828, pars prima. Dono auctoris. Nuove ricerche suUa teorica e sulle pratiche applicazioni della percossa idraulica, di Cio. Batdsta Magistrini. Bologna 1824. Dono dell'autore. Sulle detonazioni dell'Isola di Meleda , Lettere del dottore L. Slulli. Ragusa 1828. Dono dell'autore. Laomcdonte, Starno e Didone, Tragedie di Giovanni Martina. Cremo- na 1828. Dono dell'autore. Vita di Paolo Sarpi, teologo e consultore della Serenissima Repubbli- ca di Venezia. Milano 1824. Dono dello stampatore Silvestri. Trattato dei canali navigabili , dell' abate Antonio Lecchi , matematico delle LL. MM. II., seconda edizione. Milano 1824. Dono dello stam- patore suddetto. Sulla coltivazione delle pecore padovane, Memoria del dottore Ago- stino Fappani. Spedita dall'I. R. Governo. Saggio di economia pubblica degl' immobili , di Gregono Chiarini. Fi- renze 1822. Dono dell'autore. D' un nuovo coltro da sostituirsi alia vanga, Memoria del Marcliese Cosimo Ridolfi. Fircnze 1824. Raccolta di teorie diverse esposte sotto 1' enunciazione di quei pro- blerai che son dati a risolvere nelle lezioni di matematiche dell'abate Marie , del Cavaliere Sammartino. Catania 1 808 , tomi due. Opuscolo filosofico-analitico sul nuovo algoritrao del calcolo differen- ziale , di ylgatino Sammartino. Catania 181 4. Introduzione alio studio della mate' latica suhlime, di A gatino Sammar- tino. Catania 18 16. PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISlITUTO. S3 Lezioni alia cattedra di calcolo sublime della R. Universita di Catania, di yigatino Sammartino. Catania 1820. Dono dell'autore. Le Rossiniane, ossia Lettere musico-teatrali di Giuseppe Carpani. Pado- va 1824. Dono delVcaitore. Deir inccrtczza nel determinare il punto del ghiaccio sui termonietri derivante da una nuova imperfezione scoperta nei medesimi, di j4ngelo Bellani. Pavia 1 82 3. Dono dell'autore. Memoria sulla traspirazione polraonare, di Z>. Paoli. Pesaro 1824. Dono dell'autore. La divina commedia di Dante Alighierl giusta la lezione del Codice Bartoliniano. Udine 1828, i primi due volurai. Dono degli editori. Saggio sopra un nuovo sistema pratico di lavori econoraici in fascinate per frenare le corrosioni dei fiumi correnti specialmente in letti di ghiaje ed arene. Milano 1824. Dono dell'autore ingegnere Fdippo Ferranti. Giornale di agricoltura , arti e coramercio compilato da Antonio Cat- taneo. Milano 1828, tomo unico. Dono dell'autore. Supplimento alia guida alio studio della chimica generale, del dottore Caspare Brugnatelli. Dono dell'autore. Descrizione di un vegetabile anticonvulsivo, di un trebbiatojo, di un seminatojo, di una barca innaufragabile sulle acque, del dottor fisico Giovarmi Finazzi. Milano 1824. Dono dell'autore. Memoire sur une nouvelle determination de la longitude de Geneve , par Alfred Gautier. Geneve 1824. Donne par rauteur. Reflexions sur les avantages que la Russie peut tirer de Tetablisse- ment des banques particulieres dans les differentes provinces de I'Em- pire, Tpar Nicolas Mordwinoff. S. Petersbourg 1824. Donnees par I'auteur. Hortus ripulensis seu enuraeratio plantanim qufe Ripulis coluntur ab Aloysio Golla. Augustas Taurinorum 1824. Dono auctoris. Fisica in i-iguardo alle nuove scoperte per la spiegazione de' fenomeni ordinarj del mondo corporeo , Opera postuma dell' abate Giuseppe M. liacagni. Milano 1824. Dono del signor Don Antonio Citterio editorc. Memoria sulla rendita rurale , di Salvatore Scuderi. Milano 1824. Dono dell'autore. 5a catalogo delle opere De niedicainentorura virtutibus recte dijadicaiidis , dissertatio Mauritii Biifiilini. Ticini iSaS. Dono auctoris. Confroiito critico delle due Memorie premiate dall' illustre Societa Italiana delle scienze di Modena dei signori Emiliani e Bufalini, istituito dal dottore Giuseppe Bergonzi di Reggio. Parma 1824. Dono dell'autore. Le Majeriane, ovvero Lettere sul bello ideale di Giuseppe Carpani in risposta al libro dell' imitazione pittorica , del Cavaliere Aiidrea Majer. Padova 1 8 1 4 , edizione terza. Dono dell'autore. Elogio del Cavaliere Giuseppe Gioeni dei Duclii d'Angio, recitato uella gran sala dell' Universitu di Catania dal canonico Giuseppe Alessi. Palermo 1824. Dono dell'autore. Prospetto de' risultamenti ottenuti nel corso degli anni scolastici 1821- 1822 e 1822-1823 nella clinica medica dell' I. R. Universita di Padova dal professore Valeriano Luigi Brera , compilato dal dottore Zaccaria Tennani. Padova 1 82 3. Dono dell'autore. Discorsi intorno ad alcune parti della scienza della legislazione , del Coute F. Vigilio Barhacovi. Milano 1824, tomi due. Z)o/io cZeZZo 5fam- patore SUvestri. II propagatore dei paragrandini convinto da se stesso della loro inu- tilita , ossia confutazione della difesa dei paragrandini. Milano 1824. Dono delVautore. Memoire sur divers points d'analyse, par GutZZaume Libri. Turin 1828. Donne par I'aiUeur. Prospetto nominative di tutte le lingiie note e dei loro dialetti, Opera del Cavaliere Federico Adelung, tradotta e corredata di una nota sui dialetti italiani. JMilano 1824. Dono del traduttore Francesco Clie- rubini. Componimenti drammatici del dottore Antonio Cattaneo. Milano 1824. Dono dell'autore. Della prospettiva e sua applicazione alle scene teatrali, di Francesco Taccani. Milano 1 82 5. Dono dell'autore. Lettere famigliari di celebri Italiani antichi e moderni , raccolte da Francesco AntoUni di Macerata. Milano 1825. Dono dell'autore. PRESENTATE IN DONO ALL* I. R. ISTITUTO. 55 Raccolta di lettere sulla pittura , scultura ed architettura scritte dai pill celebri personaggi dei sccoli XV, XVI e XVII , pubblicata da M. Gio. Bottari e contiiuiata siuo ai giorni nostri da Stefano Ti- cozzi. IMilano iSaS, volunii otto. Dono del tipografo Sdvestri. Dcscrizione della macchina per la pigiatura delle uve o pigiatore, del dottore Ignazio Lomeni. Dono deWcaitore. Nuovi cenni sul rapporto presentato all' I. R. Istituto di scienze , let- tere ed arti in Milano dai chiarissimi signori professori Carminati e PaWetfa incaricati deir esame d'una china bicolorata. Padova 1825. Dono deWautore. Soluzione del probleraa proposto dai patriota di Dublino, esposto dai Cavaliere Carlo Bianchi D'Adda. Milano iSaS. Dono dell'autore. Experiences sur la chaine aspirante tendantes a demontrer ses avan- tages snr les machines hydrauliques connues. Turin 1825. Donnees par M.^ Castellani. Notizie sulla vita e sugli scritti di Paolo Ruffini, scritte da Antonio Lombardi. Modena 1824. Dono dell'autore. Del governo politico-medico del morbo petecchiale die regno epide- micamente nella Lorabardia negli anni 1 8 1 7 e 1 8 1 8 , di Annibale Omodei. IMilano 1 824 , tomi due. Dono dell'autore. Elementi di storia naturale generale , del dottore Ciuseppe Brugnatelli. Pa via 1825, vol. l." Dono dell'autore. Dizionario generale de' sinonimi italiani , dell' abate Ciovanni Romani. Gasalmaggiore iSaS, tomi due. Dono dell'autore. Teorica de' sinonimi italiani, dell' abate Giovanni Romani di Casalmas- giore. Milano 1825. Dono del tipografo Silvestri. Osservazioni sull' uso di coUocare modiglioni o dentelli nei frontespizj , del professore architetto Carlo Amati. Milano 1825. Dono dell'autore. Memoria sullo stato dell' architettura civile del medio evo , traduzione libera dai francese con aggiunte del professore Carlo Amati. Mi- lano 1825. Dono del traduttore. Del discernimento della vera religione, Opera del signor abate De la Mennais. Milano i825, tomi due. Dono dello stampatore Sibestri. 56 CATALOGO DELLE OPERE Influenza fisiologica e patologica del suono e del canto , e della declama- zione sixll' uomo , Dissertazione del dottore Giuseppe Ferrario. Bono deU'autore. Osservazioni critiche del dottor Giovanni Capsoni al libro intitolato « della prudenza necessaria alia prescri/ione dei salassi, ecc. » Milano i825. Dono dello stanipatore Sdvestri. Nuovo computista dei commercianti, ovvero conteggi preparati in lire niilanesi, austxiaclie ed italiane, ecc, sesta edizione. Milano i82 5. Dono dello stanipatore suddetto. Cento epigramnii di Antonio Gerli milanese. Milano 1825. Dono del- VaiUore. Syphilis Ilieronymi Fracastorii libri tres, vita ejus, ejusdemque res gestae a doctore Antonio Cattaneo descriptfe. Mediolani i82 5. Dono editoris. Catalogue of the library of the American Philosophical Society held at Philadelphia for promoting useful knowledge. Published by or- der of the Society. Dono della Societd suddetta. Rapport sur le concours de 1828 relatif au prix des raontagnes de I'Europe , fait au nom d'une commission composee des MM. Co- quebert de Montbret , Girard et de Ferussac rapporteur. Saggio suUa vita e sugli scritti del professore Anton Maria Vassalli- Eandi scritto dal di lui nipote Secondo Berrutti , prefetto nell' I. R. Collegiio di medicina. Torino l825. Dono deU'autore. Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al vocabolario della Crusca. Milano 1 826 J torai 6 con uno di appendice , di Vincenzo Monti. Dono deU'autore. Annali musulmani di G. B. Rampoldi. Milano 1826, vol. 12. Dono deU'autore. Prolusione letta dal signor professore Caldani per la solenne apertura degli studj dell' anno 1828. Spedita dall'I. R. Governo. Agricoltura pratica della Lombardia , ossia osservazioni ed esperimenti fatti per migliorare i prodotti delle terre e delle acque , Opera del ragioniere Carlo Giuseppe Sisti. Milano 1828. Dono deU'autore. Idraulica fisica e sperimentale del Conte Francesco Mengotti. Milano 1828, quinta edizione, volumi due. Dono deU'autore. PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. Sy Processo per estrarre la morfina dai capi secchi de' papaveri indigeni. Dono del signor Antonio Nani speziale in Milano. Observations sur les maladies auxquelles sont sujets les ouvriers em- ployes dans la manufacture royale des tabacs a Lyon , par /. P. Pointe. Lyon 1828. Donnees par Vauteur. Memorie degli scrittori e letterati parraigiani raccolte da P. Ireneo Affo e continuate da Angela Pezzana. Parma 1827, torn. 6.° Dono delVautdre. Tableaux synopticjues , ou abrege des caracteres chimiques des bases salifiables , par IVOI. Edouard Lcuiger et A. De Kramer. Paris 1828. Dono del saddetto sig. De Kramer. Inno al sommo amore nell' auspicatissimo giorno natalizio di S. M. r Imperatore e Re Francesco I. Dono delUautore. Apcrgu adresse a I'Academie de medecine a Paris sur la question , si la fievre jaune ou fievre d'Amerique est contagieuse ou non contagieuse, et si Ton doit abolir les quarantaines , par Ceresa. Vienne 1829. Donne par Vauteur. L'Archeografo triestino, raccolta di opuscoli e notizie per Trieste e per ristria. Trieste 1829, vol. i. Dono delUautore. Atti deirAccademia Gioenia di scienze naturali, di Catania. Catania 1829. vol. III. Dono della suddetta Accademia. Del vino, sua fabbricazione , conservazione e degenerazione, Trattato teorico-pratico del dott. Ignazio Lomeni. Milano 1829. Dono dell'autore. The travels of Ibn Batiita translated form the abridged Arabic Manue- script Copies , preserved in the public library of Cambridj^e with notes, illustrative of the history, geography, botany, anticjuities, etc. occurring throughout the work , by the Ru. Samuel Lee , B. D. London i 829. Aloysii CoUa , novi scitaminearum generis de stirpe jam cognita. Tau- rini i83o. Dono auctoris. Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del IMila- nesc, di Giuseppe Bruschetti. Milano l83o, volumi due. Dono dell'autore. Sopra un nuovo processo di praticare la perforazione della membrana del timpano e suUe malattie che la esigono , Memoria di Paolo Fa- hrizi. Livorno 1827. Qono dell'autore. Vol. IV. P. I. 8 58 CATALOG O DELLE OPERE Dizionario di cliimioa e fisica applicata alle ard, di Giovanni Pozzi. Milano ilal 1820 al 1827, tomi 7. Dono dell'autore. Raggnaglio universale dei pesi , di Antonio JRossetti de Scander. Trie- ste 1829. Dono dell'autore. Lo sorgcnti salutifere Hagozi e Pandur in Kissingen considerate spe- cialinente pel loro vantaggio e per Fuso delle loro aequo , tradu- zione dal tedesco. Milano i83o. Dono del traduttore. Stiifa alia Meissner, o apparecchio per riscaldare gli appartamenti coir aria atmosferica, del dottore Antonio Cattaneo. Milano i83o, con tavole in rame. Dono dell'editore. Tavola iconografica de' segni e caratteri chimici e fisici , e dello zo- diaco , loro spiegazione, del dottore Antonio Cattaneo. Milano i83o. Dono dell'editore. Aloysii CoUa illustratioiies et icones rariorum stirpium qufe in ejus horto Ripulis florebant annis 1827-28 addita ad Plortum ripulen- sem appendice IV. Dono auctoris. Sui piaceri dello studio , Discorso inaugurale letto nell' I. R. Universita di Padova in occasione del solenne apriniento degli studj nell' anno l83i, del signor abate pvofessore Meneghetti. Spedito dall'I. R. Govemo. Mauuale bibliografico del viaggiatore in Italia , del dottore Pietro Lich- tenthal. Milano l83o. Dono dell'autore. Biblioteca di medicina e chirurgia pratica, classe medica. Milano i83o, volumi 12. Dono del dottore Giambattista Fantonetti. Corso elementare di fisica esperimentale , di Giuseppe Belli. Milano i83i , i primi due volumi. Dono dell'autore. A sliort account of experiments made in Italy and recenthy repeated in Geneva and Paris , for preserving human life and objects of value from destruction by fire, by Chey. Aldini, etc. London i83o. Dono dell'autore. IManuale di asti'onomia, del dottore Pietro Lichtenthal. Milano i83l. Dono dell'autore. Deir origine di alcune fontane , Riflessioni del signor canonico Angela Bellani. Blilano i83l. Dono dell'autore. PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. 59 Istruzione sul cholera pei non medici, e de' rimedj piii efficaci da applicarsi coutro questa malattia sino all' arrivo del medico , con inoltre uu ragguaglio storico terapcutico del cholera morbus sino alia mctii di ottobrc i83i, secondo fonti autentici cd atti governativi , del sicinor dottore Pietro Lichtenthal. Milano l83l. Dono dell'autore. Saggio sui gelseti e sopra una nuova specie di gelso , del sigiior Bo- nafous. Torino i83l. Dono dell'autore. Storia della citta e diocesi di Como , del professore Cesare Cantu. Como 1829 e 1 83 1, volumi due. Dono dell'autore. Sui condotti delle acque dei tctti, niiglioramend proposti da Angelo Bellani. Milano i83i. Estratto dagll Annali universuli di agricoltura. Dono dell' autore. Omaggio di alcune osservazioni che non favoriscono i soUevamenti , offerto ai due ^enerosi mineralojiisti austriaci Cavaliere De Pantz e Majer comunicato da Giuseppe Marzari-Pencati. Vicenza i832. Dono dell'autore. Della pazzia , Saggio teorico-pratico di Giambattista Fantonetti. Mila- no i83o. Dono dell'autore. Ratio medendi in clinico Instituto medico ticinensi anno scholastico t83o-i83l a Joanne Baptista Fantonetti. Mediolani i832. Dono auctoris. Almanacco agronomico per I'anno i833. Spedito dull' I. R. Societd eco- nomica di Praga. Annali dell' Istituto politecnico di Vienna. Vienna i832, dal 4.° al 17.° volume. Spediti dall'I. R. Goverrvo. Giornale di farmacia, chimica e scienze accessorie, di Antonio Cattaneo. Dair anno 1824 al i832 inclusive. Dono dell'autore. De vaccinationis necessitate per totum orbem rite instituendse , Disser- tatio ab Aloysio Sacco. Mediolani l832. Dono auctoris. Lezioni sui cholera morbus di F. Magendie , tradotte dal dottore Carlo Caldarini. Milano 1 832 e l833. Dono del tnuluttore. La Donna dcgli Aghi. Milano 1829. Nuovo nietodo di operare con sicurezza la cistotomia, Memorie due. Padova i83i. Marito e moglie asfissiati dal vapore del carbone. Milano i832. ()0 C.VTALOGO DEIXE OPERE PRESENTATE IN DONO CCC. Avvoi-timeiito al popolo sui mezzi sicuri di distruggere i contagi, iiuzioiii e cura del cholera morbus e metodo di vita. Milano i83i. Delia vita di Gianihattista Palletta. Milano i833. Meworie del dottore Giuseppe Ferrario , donate dull' autore. Delle inonete cufiche dell' I. R. Museo di Milano , del Conte Ottavio Ctisciglioni. Milano 1819. Spedko dall'I. R. Coverno. Allegati geognostici del signor Ciuseppe Marzari-Pencati Yicenza. i833. Dono dell'autore. Memorie dell' Accademia delle scienze di Torino, Torino l833;, dal tomo 25 al 36 inclusivo, Dono deW Accademia suddctta. MEMORIE DELL' IMPERIALE REGIO ISTITUTO. PARTE SECONDA. ***************************************************** INTRODUZIONE. J_jsercitato da lungo tempo nell'arte d' incidere in rame, eletto ad insegnarla pubblicamente , non senza felice suc- cesso , e prima die nelle arti , educato nelle filosofiche e Ictterarie discipline da me non mai abbandonate , ho cre- duto senza presunzione di ben conoscere teoricamente e praticamente la mia professione , e di potere a pro dei giovani artisti manifestare cliiaramente ed ordinatamente le mie opinioni, formandone un trattato sufficientemente este- so , di cui finora manchiamo. Mold invero prima di me scrissero di quest' arte direttamente od indirettamente, dai quali puo 1' incisore e 1' amatore di stampe attignere utili cognizioni; di tal numero sono Vasari , Cellini^ BalcUnucci , Malvasia , Le Comte _, Bossc , Cochin figUo , Mariette , Ma- rolles , Junio , Bossi , Orlandi , G er saint , Christy Sanclran , Struct, Tver, B'Argenville, Basan, De Heinecke, De Mart, Walpole, Candellini, Tiraboschi, Watelet, Levesque, Huber, Milizia, Lacombe, Carli, Lanzi, Bianconi, Zani, Fuesslin, Caleani Napione , Bartsch , De Angelis , Jouben padre, e recentissimamcnte A. M. Perrot. Alcuni fra questi ricerca- rono le piu minute ed insignificanti notizie biografiche di varj intagliatori, contesero suH'epoca e sul luogo della lor nascita, e sull' interpretazione delle loro cifre, logogrifi, monogrammi , ecc. , impinguarono con lunga fatica i gia IV IXTRODUZrONE ALLA CALCOGRAFIA voluminosi loro dizionarj , reglstrandovi moltissimi nomi ed infinite produzioni gid condannate dall' insufficienza loro ad eterna obblivione , senza riflettere, che in ogni ramo delle belle ard la massa dei meschini artefici , stando in propor- zione incomparabilmente superiore a quella dei valenti, an- che quella delle opere loro ordinariamente piu numerose, perclie meno studiate , e di tal quantita , che raddoppian- do pure , anzi quadruplicando i dizionarj stessi , non si potrebbero tutte registrare ; altri all' opposto si limitarono al catalogo ragionato delle stampe o d'un solo incisore da varj pittori , o di varj incisori da un solo pittore , indican- done le piu belle o le piu rare, e ben sovente queste con quelle confondcndo , ne trascurando di notare ad istruzione dei collettori le seguite variazioni sulla medesima stampa, i ritocclii, i rintagli e tutti i segni materiali per cui indi- pendentemente da ogni pittorica intelligenza sono facilmente riconoscibili ; altri poi meno utilmente e meno fondatamente s' ingolfai'ono in futili e rancide quistioni sull' origine della stampa calcografica , scambiando stranamente con questa I'origine dell' intaglio in rame ; arte , che figlia del disegno e deir orificeria risale non gia ai tempi di Finiguerra o di Schoen , ma senza dubbio alia piu rimota antichita ; arte , senza di cui 1' impressione calcografica non si conoscerebbe , ma che da se medesima stette gran tempo, e star potrebbe ancora. E da osservarsi che , tranne pochi artisti , e fra questi pochissimi incisori di merito, i quali appoggiati alia pratica deir arte poterono nieglio istruire in questa materia, i piu non furono , che letterati estranei alia nostra professione ; parlarono pertanto di calcografia in quella guisa medesima. DI GIUSEPPE LONGHI. V che avrebbero pailato di nautica senza conoscere il mare. Giova pure osservare, che questi pochi incisori, i quali piu giustamente degli altri scrissero dell' arte loro , non hanno gran fatto convalidate colle opere le asserzioni, ne ottennero che modica celebrita nella storia calcografica. Abramo Bosse ha certamente indicata assai bene la ma- niera di formare 1' acquaforte d' aceto , di stendere la ver- nice dura sul rame , d' afFumicarla , di farla cuocere ne piu ne meno , la diversa forma delle punte , 1' uso di queste per ingrossare a talento il taglio ed assottigliarlo gradatamente senza 1' njuto del bulino , poiche il buon uomo credea toc- care 1' apice dell' arte , giungendo a formare colla semplice acquaforte un tratteggio, che a quello del bulino somiglias- se. Vana fatica ! quasi il bulino si difficile fosse a maneg- giarsi, o si pericoloso, che importasse tentare i piu penosi artificj dell' acquaforte per fame senza. Ma il bulino per quanto diflicilissimo sia a trattarsi , come lo trattarono un Edelink , un Drevet figlio , un Masson , un Nanteuil , un Balechou, un Ficquet, uno Schmidt, un Wille, un Bervic e molt' altri ; pure la mia lunga sperienza nell' ammaestrare giovani incisori mi ha mostrato non esservi alcuno si gros- solano , il quale piu presto o piu tardi^ con piu o meno di facilita e di sicurezza non giunga a bene adoperarlo quanto alia nitidezza ed all' equidistanza del taglio : la maggiore difficolta neir uso di tale stromento non consiste gia nella speciale sua qualita , ma bensi nella giusta applicazione dei suoi tagli ben calcolati alia diversa natura degli oggetti rappresentabili ; consiste nel conservare nerbo di forme , intelligenza , espressione , rilievo , trasparenza , leggerezza , vivacita di tocco ed apparente facilita d'esecuzione in mezzo VI INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA alia pill liinga e nojosa fatica tendente a rendere il lavoro sten- tato, metallico, pesante; consiste finalmente nello sbalordire in certo qual modo lo spettatore con si mirabile aspetto di verita , die lo distolga dal riflettere all' immensa fatica dal- r artefice sostenuta. A tutto questo il metodo d'Abramo Bosse non pud ser- vire in alcun modo , ne pud tutt' al piii considerarsi in lui , die molta destrezza nel maneggiamento della punta. JMa con tale operazione dell'acquafoite s' iniita almeno per- t'ettamente il taglio del bulino ? Non gia, poiche non v' e ne il tuono del bulino, ne la fluidezza, ne la nitidezza. Si fara almeno piii presto? Neppure; poiche il bulinista appena ba- stantemente esercitato fa lo stesso in minor tempo ed assai nieglio col suo stromento a cio piu adattato. Perche dun- que ha preferita I'acquaforte al bulino ne'suoi intagli? Perche non fece precedere ai proprj lavori bastante e continuato esercizio iiel maneggiamento di cjuesto ferro , e lo reputo per lui iiitrattabile; perche prese ad imitare il process© di Callot , il quale incideva sulla vernice dura e con punte consimili facendo mordere il rame coll' acquaforte d' aceto _, e nello stile di Gallot questo metodo riusci mirabilmente ; perche finalmente la voglia di rendersi in qualche parte singolare per superata diflicolta, negli artisti ingegnosi nasce fiequentemente ed e ben di rado compressa. I suggerimenti di quest' artefice , il quale nel modo suo di pensare pose ogni cura per escludere dall' intaglio in rame I'uso del bulino, non solo riescono del tutto inutili ai gio- vani incisori , ma sono assolutamente dannosi ; poiche capo- volgono il sisteraa gradatamente trovato dai piu celebri DI GIUSEPPE LONGIII. VII calcografi, ed ora per intima convinzione basata suU'espe- rienza di piu secoli adottato generalniente. Dopo r uso del bulino, col quale i nostri primi padri per lungo tempo intagliarono, altri inezzi ed akri stromenti furono ritrovati,, perche piu facili e piu conformi al vero risukassero le operazioni calcografiche , dei quali mezzi pailero a suo luogo diffusamente (*). Diro per ora, clie Y intaglio per mezzo deir acquaforte ha naturalmente certa qual ruvidezza e certo qual moto alquaato serpentino che bene s' addice alia rap- presentazione dei corpi di lor natura ineguali, scabri o fra- stagliati, come per esempio ai terreni incoki e selvaggi, ai pezzi d' antica rovina , ai rozzi tronchi annosi, alle frondi , agli sterpi , ai peli , alle barbe ed ai capelli irsuti, a tutto in somma cio che presenta d' irregolare la natura soggetta all' edacita del tempo. Nelle quali cose il bulino , per la sua stessa conformazione e per la sua lentezza nel procedere sotto la mano dell'artefice, o non riesce all'intento, o quando pure vi riesca, essendo fatto pei tagli nitidi ed eguali, appare sempre stentato , pesante e faticato. Abramo Bosse nulla ha suggerito per indurre 1' incisore a prevalersi dell' acquaforte pel fine cui veramente e destinata , e sforzossi in vece di farla servire stranamente a simulare il bulino con moko piu grave fatica e con esito assai inferiore. Fortunatamente questo novatore calcografico non ebbe proseliti ; ma dal canto suo egli aveva insegnato col suo esempio e col suo trattato di tagliare gli alberi con un rasojo, e radersi la barba con (*) Sara trattata a lungo questa materia molte stampe a migliore intelligenza dei nel volume II , il quale versera intorno precetti che vi si troveraano in grau alia pracica dell' arte, e sara corredato di copia. Vol. IV. P. U. B VIII INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA un' accetta. E gia tanto dillicile per se stessa I'arte nostra , clie il cercare nuove dillicoltd non lichieste dalla migliore indicazione delle cose rappresentate e veramente licenza imperdonabile. Che importa saper suonare sul violoncello con indicibile fatica e destrezza qualche pezzo di musica in chiave di violino , quando un violinista appena medio- cre lo eseguisce assai piu facilmente ed assai meglio sul conveniente suo stromento ? I circostanti loderanno a cielo la straordinaria abilita di tal sonatore , ma non saranno per questo meglio soUeticate le orecchie loro , ne pi{i scosso il loro cuore. Meglio scrisse dell' arte nostra Cochin fi^Uo nelle sue ag- giunte al trattato di Bosse. Egli s'estende bastantemente sulla pratica della vernice moUe , ossia di cera , e sulla maniera d'usare 1' acquaforte nitrica; ne indica per propria sperienza gTinconvenienti ed i mezzi di scansarli; parla assai ragione- volmente di molti fra i migliori calcograti, e della necessita di ben conoscere il disegno ; ma dedicatosi preferibilmente air incisione in piccolo , ossia di vignette , del qual genere r acquaforte e la base principale_, dice poco e non sempre giustamente del bulino e delle infinite modificazioni del suo taglio ; non parla die di punta sclierzevole e spiritosa , ne v' ha incisore per lui , presa complessivamente tutta la storia calcografica, clie agguagli il valore di Stefano Della Bella suo primario prototipo. Giorgio Venue rispettabile incisore alia maniera nera, alia punta ed anche a bulino , formo un catalogo degT incisori nati o stabiliti in Inghilterra dal principio dell' arte fino a' suoi giorni , e ne diede molte c scnsate notizie , compi- late poi e pubblicatc in buon ordine da Orazio Walpole. DI GIUSEPPE LONGHI. IX Concorrevano in lul grandi numeri per giovare in alto grado agli artisti calcografi ed agli amatori di stampe, e vi sarebbe riuscito pienamente, se non avesse ristretto il suo catalogo alia sola sua patria. Pietro Francesco Basan, mercante di stampe in Parigi, di cui abbiamo un dizionario bastantemente esteso di tutti gl'incisori d'ogni nazione a lui noti, fii riputato uno de'piu grandi conoscitori di stampe , ed era egli stesso incisore attivo e laborioso , avendo lasciate moke stampe , se non tutte, almeno in gran parte di sua mano , ed alcuni lode- voli rintagli dalle stampe piu rare di Rembrandt; ma quan- tunque riuscisse graditissimo ed anclie giovevole agli amatori di stampe , nol fu del pari agl' incisori. Egli stesso ebbe a confessare, clie troppo presto avea lasciata la professione d' incisore da lui incominciata presso Fessard e Daulle, non avendo per essa la necessaria pazienza, e si diede al com- mercio. Non pote dunque coll' appoggio della propria spe- rienza entrare in tutti i misteri dell' arte nostra, come avrebbe potuto , se avesse continuato esclusivamente nell' intrapreso esercizio. Scrisse giudiziosamente ; ma coi principj allora vigenti in Francia, e segnatamente con quelli di Mariette, ne molto penetro nella teorica e nella pratica dell' arte. Pill copioso , ma non per questo piu vantaggioso agli artisti calcografi, e il dizionario biografico degl' incisori d'ogni tempo e luogo di Giuseppe 5f/aff inglese, buon incisore nel genere d'acquercllo e di punteggiatura. Anch'egli non potea ( limitato a questi due generi d' intaglio ) spingere con fon- data e pratica cognizione le sue osservazioni sopra altri ge- neri assai diversi d'incidere ed assai piu ditBcili, come sul taglio regolare o libero del bulino e dell' acquaforte. JMolto X IXTRODDZIONE ALLA CALCOGRAFIA si trattenne sulle stanipe antiche e rare , delle quali ha presentato a' suoi leggitori alcuni rintagli non ispregevoli. Mostrossi pago d' aver potuto impinguare il suo catalogo di gran quantita di nomi non prima dagli altri storici registrati, e cosi pure d' altre minute ed insignificanti notizie , eh' era forse meglio pretermettere. In sonnna dal suo procedere emerge meno 1' artista, che il semplice amatore dell' arte. JMolto sensatamente scrisse pure dell' arte nostra Adaino Bartsch, ed avea di che farlo; perocche, oltre I'essere ispettore deiri. R. Gabinetto di stampe e disegni in Vienna, era ad un tempo abile disegnatore, ed incisore facile e spiritoso in varj generi d' intaglio. Ma quanto espongono gli scritti suoi pud animare bensi da molti lati i giovani incisori a svincolarsi dai legami d' una troppo metodica esecuzione per coghere la natura in tutta la sua energia ; non vale pero a scortarli grado grado per trionfare delle infinite difficolta, che la qualita del cammino frappone ai loro passi prima di giun- gere alia meta. In mezzo poi alle varie maniere d' incidere da lui praticate sembra aver egli data la preferenza ai generi piu speditivi , come all' imitazione degli schizzi a matita ed all' acquerello, ed al tratteggio pittoresco dell'ac- quaforte quasi nello stile di Rembrandt, nel che diede assai pregevoli saggi. Percio le sue riflessioni , quantunque giudiziose, sono piu fatte veramente pel pittore incisore, o a meglio dire dilettante d' intaglio , che per 1' incisore di professione. Da pochi anni stampossi in Parigi un' opera di tre volumi in 8.° intitolata AInnuel cle Vamateur cVcstampes : n e autore il signor Joabcrt padre ^ il quale, come Basan, fu prima in- cisore , indi si diede al commercio di stampe. E questo un DI GIUSEPPE LONGHI. XT nuovo dizionario scelto ( a suo dire ) dei migliori incisori finora conosciud d' ogni luogo e d' ogni etd , di quando in quaiido conedato di moke sagge riflessioni in cui si ravvisa ad un tempo e 1' artista ed il mercanie di lunga sperienza. Oltre la rivista in ordine alfabetico dei valenti incisori in copia assai superiore a quella dei maestri da me presi ad esame e qui registrati, 1' indicazione delF epoca e del luogo della lor nascita e morte , delle scuole che fre- quentarono , delle stampe che pubblicarono, e bene spesso dei prezzi cui salirono in varie vendite publ^liche e private tanto in Francia che fuori , egli entra in ragionamenti sulle bell' arti in generale e sulla nostra in particolare ; si prova a definire troppo metafisicamente forse, ed al certo troppo sentenzievolmente il vero significato della parola genio presa nel senso del suo idioma ; parla a lungo sulla scoperta del- r impressione calcografica, e per quanto finisca col lasciare indecisa la questione, piu ingegnosamente che giustamente si mostra propenso per attribuirla alia Germania; porta quindi le sue osservazioni sullo stato generale dell' incisione in Eu- ropa ; fa rivivere la questione , se 1' intaglio preso da un quadro ed eseguito a tratteggio per mezzo dell' acquaforte o del bulino , o dell' una e dell' altro insieme , debba dirsi copia ovvero traduzione , e conchiude non essere veramente ne r una , ne 1' altra , ma pura imitazione ; non riflettendo , che in tal caso una copia esatta e la piu fedele imitazione deir originale , e che per conseguenza questo vocabolo imi- tazione^ strettamente parlando, non esclude ne la copia , ne la traduzione ; tocca in seguito di volo i vantaggi della cal- cografia ; riguarda piia dannosa che utile la siderografia , ossia B* XII INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA r invenzione di Perkins per moltiplicare non solamente le stampe, ma i dpi medesimi di modica dimensione; istituisce giudizioso paragone tra 1' incisione propriamente detta e la litografia, e loda finalniente la raacchina di Callet per iii- tagliare piu facilmente e con piu di precisione il ciel serenO;, r architettura , i fondi unid, ecc. Tutto questo con bel modo e bel garbo; ma fedele al dtolo dell' opera sua non mai si ferma, se non per incidenza intorno ai precetd teorico-pra- dci dell' arte nostra e delle arti ad essa necessariamente col- legate; per conseguenza anch'egli (com'altri molti scrittori) riesce utile non poco agli amatori di stampe , pochissimo ai giovani incisori. Non parlero d' alcun altro scrittore calcografo o a me non ben noto , o non meritevole , qual si -vorrebbe , d'essere qui ricordato : diro soltanto che rimane piu d' un lato nell' arte nostra tuttora dagli scrittori intentato , o per lo meno non abbastanza discusso e ridotto a solido principio per migliore intelligenza tanto degli ardsd, quauto degli amatori, e questa lacuna conviene innanzi tratto riempire rispetto agli artisti nella considerazione, che giovando a questi , si viene per neccssaria conseguenza a giovare indirettamente anche agli amatori dell' arte , i quali vie meglio s' istruiscono e s' aff'e- zionano ad essa leggendone i precetti , e conoscendone le dilTicolta superate. Era dunque opportuno, qualunque io mi sia per merito incisorio, che un uomo consumato nell' arte in varj generi, ed avvezzo per proprio isdtuto ad istruire altrui, esponesse candidamente le pro[)rie opinioni, esaminando le gia espo- ste, adottandole o riformandole ed aggiungendovi quel piu, che non molto prima era sconosciuto, e che per nuovi DI GIUSEPPE LONGHI. XIH tentativi e nuovo uso degli stromenti rec6 all' arte facilita e perfezione. E prima di tutto era d' uopo difendere questa mirabile professione dalla bassa opiriione, per non dire disprezzo, in cui si sforzano tenerla alcuni sedicenti aniatori e coltivatori della pittura, onde i giovani incisori non si lasciassero sco- raggiare dalle frivole e ripetute loro asserzioni, il die ho fatto nel capitolo I, in cui parlo deireccellcnza di quest' arte. Importava parimente di porre in piena luce la di lei som- ma utilita per la generale istruzione , per gli artisti tutti , per profitto e per decoro della patria, per diletto degli amatori, per guiderdone de' suoi medesimi coltivatori , onde coUa spe- ranza di largo emolumento raddoppiassero di lena a fine di vincerne i piu penosi ostacoli , e questo pure ho dimo- strato nel capitolo 11. Era ben giusto che gl' incisori conoscessero 1' antichita ( se non I'origine ) dell' arte loro, e per quanto si puo, come e quando seguisse la felice scoperta dell' impressione calco- grafica , e chi piii probabilmente ne fosse 1' inventore , e quanto la stampa abbia contribuito a perfezionare 1' arte d' incidere in rame , e cio forma brevemente il capitolo III. Si rendeva quindi indispensabile a loro norma e per di- retto loro ammaestramento passare cronologicamente dall'uno air altro de' principali maestri,, dividerne le diverse epoche , classificarli, esaminare le migliori loro produzioni, mostrare i pregi ed i difetti di quelli , se non altro, die piu contri- buirono da qualche lato ai progressi dell' arte fino ai nostri giorni, investigare la cagione di qualche loro aberramento, rivendicare I' onore d'alcuno poco valutato dall'Encidopedia metodica , e susseguentemente con pari trascuranza negletto XIV INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA. ne' dizionarj posteriori per 1' abitudine inveterata degli scrit- tori di copiarsi 1' un 1' altro senza verificare 1' esposto , de- trarre al merito di taluno oltre ragione encomiato per ag- giungerlo a tal altro troppo severamente colpito ; e tanto ho esposto nel capitolo IV. Ho trovato poi coiiveniente che gV incisori e gli amatori di stampe riconoscessero le gravi difficolta, che seco porta r esercizio di quest' arte, perche i primi nulla ommettessero per superarle col sapere, col coraggio e coUa pazienza, ed i second! si rendessero meno esigenti e meno severi ne' loro giudizj suUe opere calcografiche, condonando di buon grado certe niende piu imputabili alia natura dell' arte che all' ar- tista , piii al pittore die all' incisore; su di che versa il ca- pitolo V. Conseguentemente il capitolo VI indica il modo piu si- curo di trionfare d' ogni ostacolo, mediante preliminare e continuato esercizio nel disegno, e quale esercizio piu con- venga all' incisore ; spiega la necessita di conoscere fonda— taraente le proporzioui e le forme del corpo umano ( che e il piu difficile a rappresentarsi), I'osteologia, la miologia, le immutabili regole del moto e dell' equilibrio , la prospet- tiva lineare ed aerea, i segni esterni delle passioni, il giuoco del chiaroscuro e 1' armonia generale. Fiiialmente il capitolo VII spiega 1' iraportanza di ben co- noscere non solo il vero , ma il vero scelto ed il bello , il che e la perfezione del disegno medesimo ; quanto giovino a questo fine i confronti ; quanto 1' esame deUe greche scul- ture ; e come poi dagli estrerai opposti difetti del vero si }>ossano cavare le pure linee della bellezza in ogni parte del corpo uniano, nelle varie eta e nelle varie circostanze. DI GIUSEPPE LONG HI. XV Sembrera forse ad ogni persona sensata essere si evidente la necessita per un incisore di ben possedere il disegno, che superduo sia lo stendere lungo raglonamento per compro- varla ; ma sfortunatamente la mia lunga pratica in tale pro- fessione mi fece comprendere, che non pochi fra grincisori ed anche fra i piu distinti per meccanica abilita nel trattare gli stromenti o si credono abbastanza forti nel disegno in mezzo alia quasi totale deficienza loro, o giudicano vana fatica e peiTino dannosa alia buona riuscita nell' intaglio I'occuparsene a lungo. Chi mai crederebbe, che un incisore italiano noto per moke sue produzioni dicesse francamente ad un mio allievo , il quale trovandosi in Roma disegnava attentamente e diligentemente da un quadro di Raffaello a se » cosi fate, non riuscirete mai buon incisore »? Da quest' er- roneo principio ne viene che gV incisori di tal fatta adottano uno stile d' intaglio a loro modo , e quello mantengono invariabile per tutta la vita , sicche veduta una stampa , quant' akre ne vedi , tutte le trovi della medesima tempra e rivestite dello stesso monotono artificio, qualunque sia il diverso carattere degli autori ch' essi prendono a rappre- sentare. Percio, tranne il diff'erente stile di comporre dei varj pittori, che a loro malgrado in quelle stampe rimane, quanto all' esecuzione si confondono Corregglo con Miche- langelo , Raffaello con Rubens , Guido con Ribera , Dolci con Rembrandt. Ogni lor cura e rivolta all' equidistanza del tratteggio ed alia disposizione del tratteggio medesimo in guisa da poter incrociare il secondo col primo taglio , e quindi il terzo col secondo uniformemente ad angolo acuto di 45 gradi , ridotto pertanto il tratteggio incisorio alia minore sinuosita possibile anche dove il rilievo e la XVI INTRODUZIONE AULA CALCOGRAFIA prospettlva delle parti esigerebbero il contrario ; paraliz- zato ogni principio d' energia , di gusto e di vivacitii , mo- notonia insotlVibile , stento , freddezza , ed in luogo d' arte puro mestiere. La facilita acquistata nel processo imrautabile da essi praticato li rende spcditivi ne' loro lavori totalmente meccanici , e producono cosi gran numero di stampe non pill die mediocri. Non e mai cli essi consultino le stampe dei migliori maestri , che anzi le disprezzano , dicendole mancanti di stile , perche non vi riscontrano il loro usato sistema ; ne die prima d' incominciare , oppure dm'ante il lavoro stiano meditando sul metodo die piu convenga te- nere , giacche nel loro alcorano e gia stabilita per qualun- que intaglio la distanza , la grossezza e la direzione del tratteggio, fin dove si debba far mordere 1' acquaforte , fin dove debba agire la punta secca ed il bulino; ne final- niente die disegnino essi stessi dagli originali elie vogliono pubblicare, mezzo tanto vantaggioso per ben intenderli in- cidendo; ma si valgono sempre all' occorrenza di qualche diligente pittore o disegnatore , commettendogli perfino il liicido die dcbbono calcare suUa vernice, e ricorrendo pure a quello per ripassare colla matita o colF accjnerello le prime prove deir intaglio, onde poterlo meglio terniinare. Per tal modo questi presuntuosi operai giustificano dal canto lore la bassa opinione in cui, come si disse poc'anzi, si sforzano tenere Y arte nostra alcuni pittori o sedicenti amatori della pitiura o ignari dell' arte medesima , o troppo male preve- nuti. Ma di questo non piu. Dichiaro essere niia intenzione con questo trattato di giovare, se il posso, direttamente ai giovani incisori , agli amatori indirettamente. Quindi sara imputabile a grave mia DI GIUSEPPE LONGHI. XVII colpa , se in queste niie osservazioni ed in questi miei pre- cetti teorico-pradci da me per lungo tempo concepiti e matu- rati saro caduto in errore, a rischio di trascinarvi I'inesperta gioventu aflldata alia mia direzione ; ma saro benignamente assolto, se per caso in qualche parte della storia calcogra- fica , e segnatamente nella breve rivista dei piu valenti in- cisori avro mancato ( il che non credo) intorno allc~epoche, ai luoghi , alle scuole ed alie varie circostanze , suUe quali gli antecedenti scrittori opinano spesso diversamente. E giova qui sapere , che nella scelta di tali maestri ho se- guito il solo mio sentimento , separando, com' era dovere , nelle produzioni loro il merito pittorico dal merito inciso- rio , almeno fin dove era possibile , le quali cose sogliono sempre e deggiono anzi confondersi presso gli amatori, cui basta di trovare nelle stampe moke bellezze , ne loro im- porta sapere a quale delle arti piu appartengano ; ma non presso gl'incisorij i quali amano prenderle ad esempio per r arte loro. Egli e percio, che poco mi sono fermato sugli incisori dell' eta prima tanto graditi non meno a molti pit- tori che a moltissimi amatori ; pochissimo poi sopra tanti pit- tori , i quali in modo piu pittorico che incisorio intagliarono con semplice acquaforte ed a foggia di schizzo varie loro composizioni, stimabilissime da molti lati , ed istruttive per chi professa la pittura , quasi nuUe ( poche eccettuate ) per chi si dedica alia calcografia. Si troveranno sparse in quest' opera alcune voci non re- gistrate nel codice degli Accademici della Crusca , i quali nello stimabilissimo loro vocabolario, posando sempre sul- I'autorita de'nostri classici scrittori in fatto di lingua, e re- putando pienamente esaurita da questi tutta 1' italiana favella. XVIII INTRODUZIOXE ALLA CALCOGRAFIA DI G. LONGIII. (il che non e, ne puo essere), come adottarono mold anticlii vocaboli caduti allatto in disuso , cosi ne rigettarono alcuni altri moderni, priiicipalmente concernenti le scienze e le arti liberali, ch'essi pure, se voglion essere intesi, sono costretti d' adoperare. L'arte nostra, tanto perfczionata in Francia per cura del famoso Colbert sotto gli auspicj di Luigi XIV, ha dovuto necessariamente per nuovi stromenti e nuovi artificj introdotti , mentre 1' Italia era da questo lato quasi ancora neir infanzia, accrescere (come si vede nell' Enciclopedia me- todica) il dizionario di niolti vocaboli nuovi, i quali non pote- vano essere noti ai classici nostri ; ma notissimi sono adesso agli artisti italiani: vocaboli tecnici, de' quali non andera guari, clie qualche nuovo dizionario a pro dell' arti nostre dovra fame raccolta, se e pur vero che le parole siano il suggello delle idee. lo quindi in tale aspettativa nel raccogliere si fatti vo- cal)oli gia riccvuti dagli artisti della nostra penisola, o nel tradurli da straniero idioma, ho procurato di mantenervi il piu , che per me si poteva , 1' indole dell' italiana favella. DELLA CALCOGRAFIA PROPRIAMENTE DETTA OSSIA DELL' ARTE D'INCIDERE IN RAME PER CAVARNE LE STAMPE GIUSEPPE LONGHI. PARTE TEORICA. Eccellenza delV arte. X rendendo a ragionare dell' incisione in rame, alia quale da ben otto lustri ho dirette le mie cure, e ch'io professo con sempre nuovo diletto in mezzo alle spine end' e circondata , fii mio primo pensiero lo spogliarmi di quella connaturale prevenzione die favorevole o contraria suole fiapporsi alia verita , alterando e corrompendo ogni umano giudizio. II perche , comunque in qviesta bella professione, quale fu ti'attata dai principali maestri, io riconosca rarissimi pregi, non ne sar6 pertanto panegirista indiscrete, ne vanter6 il mio santo sovra tutta la gerarchia celeste. E tanto piii mi asterro da si in- giuste vanterie , quanto die alia pittura , alia scultura ed all' arclii- tettura non e ancor contrastato il titolo di primarie fra le arti liberali , e quest' ultima segnatamente ( non so se a plena ragione ) fii gia da antico scrittore proclamata deU' arti reina ; ond' e die piu non mi riraarrebbe fuorclie confessarc 1' arte raia minore ben 4 DELLA CALCOGRAFIA anclie di quegli stuJj die al dir di Vitruvio sono gia vassalli della sua architettura. Se non che tali quistioni di preminenza, per cui fra r architettura e la pittura, fra questa e la scultura nacque contesa, ed intorno alle quali uomiiii di non lieve portata I'olio e I'opera loro pci-derono , sono in fatto si iniitili e meschine, che I'esclusivo triun- virato sulle arti cui furono quelle innalzate nulla oppose alia grande riputazione, e a vero dire perfino eccedente , in cui I'incisione, nierce di tanti illustri operatori , sali gia tempo e si mantenne presso ogni colta nazione. Dissi riputazione eccedente, ed ingenuaraente il ripeto , moltissimi essendo a' nosti'i giorni i quali non si vergognano di preferire le opei'e del bulino a quelle del pennello: sconsiderati a segno d' alienare per ogni verso le ereditate o paterne pinacoteche , in senso loro oscure e meste , per sostituire ad ornamento piii gajo deir abitazione le moderne stampe si nazionali che oltramontane , e pill volontieri oltraraarine : il che non dubito io stesso d' affermare come cosa contraria al buon gusto ed alia ragione, ed alle arti, alia patria, non che a loro medesimi sommamente nocevole. Egli e pero con eguale ingenuita ch' io debbo soggiungere, che se gli appassio- nati amatori dell' incisione la prepongono talvolta scioccamente alia pittura, similmente fra i caldi ammiratori e coltivatori di questa molti vi sono non meno sragionevoli , i cpiali hanno le piu belle stampe in non cale, valutandole non piu che copie e copie per mancanza di colore imperfette, e 1' arte difficilissima che le produce dicono subalterna, e quasi ancella della pittura, ed e ben molto se arte si degnano chiamar- la, o non piuttosto un tedioso meccanico mestiere; al quale improbo esercizio sono a loro dire dannati quegli artcfici pazienti e manuah, cui la natura niadrigna infuse acqua nelle vene, soffocando in essi ogni scintilla d' immaginazione e del divino estro creatore : ne manco re- centemente un Lanzi ( scrittore per altro commendevole , se non per fondato giudizio pittorico , die anzi di questo nelle sue decisioni e frequente penuria , alraeno per istorica verita e ben ordinata sposi- zione ) di chiaraare il secolo decimottavo secolo di rame pel favore accordato all' incisione ; e ben con piii acuto motteggio potea forse intitolarlo secolo di carta, se era sua intenzione I'indicare la leggerezza , DI CroSEPPE LONGIII. 5 cd il meschino gusto de' coUettori di stampe ; ma fortunatameiite e r una e 1' altra antonomasia sono in sostanza si ridicole , quanto ridi- colo sarebbe 1' appellar secolo di tela o di legno ii mediceo pel van- taggio che derivonne alia pittura, oppure secolo di marrao quello di Pericle per le infinite mirabili statue che ha prodotte. A siffatti dileggiamenti porse motivo la scoraggiante penuria di pit- toriche comraissioni , per cui non poclii fra i pittori languiscono nella inerzia e nel bisogno, e la mal fondata opinione di questi, che ove le stampe cadessero di stima, tornerebbero le pareti a ricoprirsi dei loro quadri. Percio i pittori sono d' ordinario poco favorevoh all' inci- sione: non gia quelli che eccellenti nell' arte loro abbondano d'in- cumbenze e ne traggono largo e meritato compenso , ma quelU che delle proprie ristrettezze amano incolpare la depravazione del gusto , non la loro insufficienza : quelli die arditamente ragionano dell' arte altrui non ben conoscendo la propria: quelli finalmente le cui opere non avranno la sorte mai d' essere divulgate ed eternate da valenti bulini. E per verita costoro s' ingannano a partito , quando credono che il comraercio delle stampe pouga ostacolo alia prosperita della pittura; che anzi e manifesto, che che si dica in contrario, non mai essere stati portati i bei dipinti si antichi che moderni a si gran prezzo come air eta nostra, in cui crebbero 1' un venti e gVincisori e gli amatori di stampe (*). Altre volte, e vero, si ricoprivano tutte di (*) De'qaadri moderni bastera citame alcuni dall'ora defunto Conte Sommarlva, e rappresen- dal principio del secolo decimoaono fino a questo tante una radunanza di greci artisti per giudi- giorno comperati in Lombardia. Di quattro ripe- care della bellezza uraana sopra varie feramine tizioni fatte da David (o per meglio dire fatte Ignude, e stato valutato dall'autore al commet- nel suo studio e da esso poi alquanto ripassate) tente cinquantaniila franchi , ed a grave stento da un suo ritratto equestre rappresentante Bo- ne fu ridotto il prezzo in franchi trentacinque naparte sul monte S. Bernardo, una fu compe- mila; eppure il quadro non e piu che mediocre rata dalla in allora repubblica iuliana per ed fe tuttora visibile nella villa Sommarlva sul duemila luigi, e non e Topera migliore di quello lago di Corao. Quanto ai quadri de' tempi an- insigne artista. La copia del Cenacolo di Leo- teriori e nota la somma esorbitante pagata in nardo da Vinci eseguita dal defunto plttore Ca- Olanda recenteraente per un ritratto di semplice valiere Bossi fu pagata, compreso il cartone, busto dipinto da Rubens e conosciuto sotto la Ginquantaquattromila franchi , e questo pari- denominazione del cappello di paglia. £ nota mente non fe il capolavoro del pittore. Un qua- pure la forte somma pagata in Inghilterra pel dro d' Errajue ordinate a quel pittore siciliano quadro di Sebastian© del Fiombo esistente ora 0 DELLA CALCOGKAFtA , q\iatli-i Ic gallerie dei ricclii , e purche nessun angolo dellc vaste sale nudo rimaiiesse, e serbata vi fosse la voluta simmetria, era indifferen- teraeiue accetto il biiono, il mediocre, il pessimo. Allora, raentre erano assai meno compensate le piu belle dipinture, iin prezzo pure si con- cedeva alio iiiferiori , queste non men di cpielle tornando all' uopo. Credo ben io che si stolida usanza, quando ripullulasse , al maggior numero de'nostri pittori anderebbe a sangue; ma se i tempi cangia- rono in meglio; se raffinatosi il gusto per le arti, la mediocrita pittorica non trova piu compratori, e rara d' altronde e 1' ecceUenza , e tanto costosa, che li rattiene dall' acquistare ; se ai deboli moderni originali vengono preferite a minor costo le belle stampe tratte dalle opere dei gran maestri della pittura, qual colpa ne ha 1' incisione ? Ne e da dire che meglio si apporrebbero gli amatori, se in vece di procacciarsi stampe , cominettessero agli artisti copie dipinte di quelle stesse opere insigni, mediante le quali, oltre I'imitazione dei contorni e delle ombre, avrebbero pur quella del colorito ; poiche rarissimi sono anche i buoni m qtrella pubblica rcgia pinncoteca. Che dir6 poi dei prczzi eccessivi a cui saliroao le piccole uvole di Gernrdo Daw, di Paolo Potter, di Metzu, di Terburg , di Teniers , di Van Ostade e d'altri niolti ' CIic diro di tant' altri pittori dl vario carattcre e di varie nazioni ? Clie degP Italiaai di prira' ordine, alcuni de'' quali vengono riputati iaapprezzabili ? E pare 1' incisione in qucsto fratlempo si ditTuse e prospcro piii die mai. E dunqnc prova di fatto che la calcogratia ben lungi dal portar nocumcnto iflla pittura, o per uieglio eipriiucrmi, al ben esscre dei pittori , ha anzi moUo contribuito a uiigllorarne la condi- zioncj e La ragionc parini evideatc. La calco- j^ralia dissemiaaado in ogni parte per mezzo dell' iutiuita sua riprndnzione e moliiplicazionc, e qiiindi a mite costo Ic opere delParte pittorica^ lia potulo iudnrrc piu tacitiuentc le persone duviziosu d' ogni nnzione ad acquistare alcune sue produzioni : la comodita d' osscrvare a pro- prio lalento le sumpe coiupcrato c la iiaturalc propantMNie jwr cio tljc si possic-de I'ccero si che grade grado que' medesiml , i quali poco o nulla sentivano del vcro e del bello nelle arti imitatrici , comiaciassero col confrouto a distln- guerne il pregio ed a gustarlo. Da questo passo il novello amatore dovca necessariamente venire all' altro , d' anteporre cioe le belle stampe alle mediocri, sebbene le prime gli riuscissero piu costose , ed ecco un altro passo in favore della pittura , ed e quello dl non avere difBcolta a sborsare qualche non piccola sommn in oggetti non di niera necessita o di mero comodo, ma di solo diletto. Siccorae poi sotto ogni stampa per Io plii sta il nonie del pittore prima di quello deir incisore , cosi questi nascenti amatori coniinciarono a stimare la pittura , stesero i loro viaggi per auimirare gli originali di quelle stampe , li gustarono e si trovarono inclinati a possedcrne a seconda de'loro mezzi, se loro ve- niva il destro di poterne acquistare, ovvero in caso diverso ebbero cura in vece d'ordinare nuovi qiudri ai pittori viventi. DI GIUSEPPE LONGHI. 7 copiatori (e ben lo sanno grincisori medcsimi, allorche per la distanza attaccato e sciolto dal fluido caustico, e in " poclii minuti la laminctta rimasc intcraniente " delersa , come se allora fosse uscita dalla »/ mano dell' orefice intagliatore. A convinci- •> mento poi die il lavoro di bulino non aveva •/ mcnomamentc sofferto in cjiiesta dccomposi- " zione, e die i tagli erano tutti vuoti unifor- » memenle e suscettiltili d' cssere iinprcssi in " carta, feci tirare un numero d'esemplari ba- " stevole a dare la prova evidente die un niello " antico puo vuotarsi perfettaraente e stamparsi " come avrelibe potuto cii) operare il siio autore >» prima di rieuipire i tagU della nera sostanza " metallica. » Piii die degno di fede per se medesimo V illustre scrittore cita varie persone distiiite per caiattere e per sapere, le quali coailjuvarono co' loro consigU o col sommini- strare i nielli da decomporsi a questa importante operazione ; dice importante per le nostre os- servazioni, giacclie coiiiprova pienamcnte la no- stra asserzione clie la data anteriore a quella ora conosciuta della scoperta della stampa di rami, die si puo trovare in qiialdie antica stampina , non e prova bastante per far risalire la sco- perta attrilmita al Finiguerra ad artefici ed a tempi piii rimoti. DI GIUSEPPE LONGIU. 29 picciola lastra cl'argento p;ia incisa e non ancora niellata, ma coU'usato olio e nef^rufuiiio nc' soli tagli , stava sopra 1111 tavolino coperta o accitleutalmeiite o per evitare la polvere da un bianco foglio cli carta; quando sopravveniita una lavandaja vi posa sopra in gran copia del pauiiilini ancora uiuidi , e quindi piii pesanti : I'limidita die grado grado si coniuuica alia carta la rcnde suscettiva di riceverc I'impres- sione : il peso e la ditnora de' paiiiiilini fanno le veci del torcliio, e air indomani 1' arteficc nel ricercare il suo lavoro con graiidissima sorpresa lo ritrova stampato. In questo od in quel modo e ben verisimile che nascesse la stampa dall' incisione ; ma non come alcuni asscriscono, e tra gli altri il buon Vasari, die fosse costume de'nicUatori e dello stcsso Finiguerra d'im- proiitare colla creta di mano in mano T incisione da niellarsi, onde meglio conoscerne lo stato, e die di la venisse 1' idea di fare lo stesso colla carta , di che non vedo ragione. Poiche so bene die piu d'uno di simili impronti sulla creta, come pure sullo zolfo improntato dalla creta mcdesima si conserva tuttora presso accredltate coUezioni. Ma die perci6 ? Era questo ua mezzo di provare la perfezione del lavoro, o non piuttosto di vuotarne facilmentc il tratteggio per niellarlo ? Era forse un tentativo felice precursore della stampa, o non piuttosto dopo r invenzione di questa un modo mal sicuro di giudicare prontamente al rovescio suU' esattezza di ini intaglio gia destinato al tordiio ? Le incisioni di bulino a tratteggio , quali si eseguivano pel niello, non erano gia come quelle dette d' incavo in pietra dura od in altra qua- lunque materia , dove 1' artefice per assicurarsi del suo lavoro c co- stretto di quando in quando ad improntarle con cera o con finissima creta: ad iscoprire le mancanze, e ad antivedere I'effetto die il niello vi doveva produrre, era piu die bastanie il solo ncro coll' olio, di cui anclic gl'incisori vivcnti empir sogliono ad ogni tratto i soldii del bulino, giacche il niello colla sua tinta nericcia non faceva poi die subentrare ne piu ne meno all'anzidetta mistura, ne poteva quindi presentarsi altrimenti (*). (*) Troppo in questo capitolo si e pnrlato di queste particolarita non si debba una chia- mello , perche agli amatori meno versati in ra sposizioue intorno all' arte di niellare. Fu 30 DELLA. CALCOGRAFIA Ma troppo io mi dilango in osservazioni piu dilettevoli forse die utili : laoucle conosciuta per quanto si pu6 1' oiirevet nell'unione e morbidczza; Flipart, Strange e Bartolozzi nella porosita delle carna2;ioni; Ficquet nella finitezza; Balecliou, Wille ed altri molti nella nitidezza del taglio; Woollett ed altri pure nel modo piii acconcio cU trattare e teiTcno ed alberi ed acqua e montagne e fiuno e nuvole e cielo ; nessuno pero riuni in se tanti pregi, quanti se ne riscontrano in quest' uomo straordinario. Perocche nessuno, non dirb il \inse, ma nemmeno adeguoUo nella parte piii importante dcU' arte nostra, nel ben calcolato prospettico 96 DELLA CALCOGRAFIA movinicnto del trattcggio, die e qiianto dire nella piu profonda intel- ligenza della tornia e del rilievo de' corpi. II qual movimento per o";!!! altio difficilissinio, appare in ltd si nalurale e spontaneo, clie per iiitricata coniplicazioiie de'piu straiii accidenti mai 11011 iscema o si confonde, e come termometro clie ad ogni minima alterazione dell'at- mosfera da segno, il suo taglio ad ogni incontro di benche lieve con- vessita o concavita tosto si piega , ne piu ne meno allargandosi o ristringendosi niirabilnicnte. Per tal giiisa pare ch'esso taglio dolcemente vada lambendo ogni cosa clie rappresenta, come il poUice dell'esperto scultore s' adagia e s' aggira maestrevolmente sulla molle creta per dar aiiima e grazia al suo modello: non mai ardito oltre il dovere o biz- zarro, ma costantemente moderato giusta il bisogno, ora declina in soave puntcggiatura , ora s' arresta a grand' arte , ora progredisce e si gonfia da solo, ora s'incrocia col secondo e col terzo, e sempre con "quella difficilissima apparenza di facilita, e con quell' equilibrio d'arti- ficio clie costituiscono il vero bello nelle opere d'ogni genere. Quindi le stampe di questo sommo artefice sono abbastanza vigorose di chia- roscuro, non nere , raccolte di liime, non vitree, pure di taglio, non lucide , ferine e risolute a tempo , non esagerate , morbide , non bam- bagiose, variate di tuono, non disarmoniclie. Fra queste, che pure son molte, si citano per miglioi-i la Sacra Famiglia da RafFaello d'Urbino, il liitrarto di Champaigne da esso stesso, Crista in crocc circondato dagli Angioli, la Maddalena nel momento della sua conversione, ed Alessandro alia tenda di Dario da Carlo Le Brun. Quest' ultima , come gia dissi, sembro a molti non pareggiare quelle di Audran cui va unita, e cer- tamente lo stile d'Edelink, piu regolato essendo, e direi quasi com- passato, mai rispondeva alia foga d'una battaglia, ove tutto e slancio e disordine ; e se 1' incisore d'Anversa si fosse posto a confronto del Lioncse intagliando il passaggio del Granico, e le sconfitte di Dario o di Porro, sebbene pieno d' intelligenza e di gusto, il suo lavoro sa- rebbe rimasto senza nerbo, e senza fuoco bastante ; ma il saggio artista conscio di se stesso lascio alia punta ardita del suo rivale le mischie, le stragi ed i romori del ti-ionfo, e riservo pel suo bulino dolce del pari e severo il commovente spettacolo della famiglia di Dario, che 1 \ DI GIUSEPPE LONCni. 97 '■ . ... oppressa dal destino e menipossente si prostra ai pietli del magiianimo vincitore da lui visitata e rincorata nella propria teiida : argomento in cui diil)ito forte, so lo stile d'Audran potea si bene convciiire. IMa quaiuVaiiche cedcsse cpiesto aH'altro Gcrardo in una sorta di rappre- sentazioni che ammette, anzi richiede pittoresca libcrla e sagace tras- curatezza d'artificio, ed in cui I'accpiaforte domina con buon successo; non e cosi d'ogn'altra specie fatta per osservarsi piix da vicino, ove gli stessi grandi pittori sostituirono saggiamente la fusione alia liberta del pennello, e non dimentichi del tutto scgnirono la natura fin nolle niinime parti: ivi trionfa il buliao ed ivi Edelink impiego cjuella non puerile diligenza e quella non dura precisione, che formano la delizia de'veri conoscitori. lo non saprci abbastanza encomiare la sua Mad- dalena, die, tranne qualclie difetto nel giro della testa (*), e qualche noncuranza nel fondo piii lontano , e un complesso ammirando di pit- toriche e d' incisorie bellezze : il panncggiamento della Santa e tale che in verun altro stile d' intaglio puo risultare si bello; veduto dappresso e diligentemente e saporitamente inciso, pin da lungi e dipinto con grassezza di colore e con mirabile facilita; la direzione poi del trat- teggio e qui piii che altrovc sovranamente intesa : ma l' opera che piii mi va a sangue, e di cui a ragione si compiaceva egU stesso, e il ri- tratto di Champaigne. Prima io moriro, che cessi di contemplarlo sovente con sempre nuova maraviglia. Ivi si conosce quant' egli fosse egualment^ gran disegnatore, che incisore; poiche in quella testa tutto e sapere, tutto verita: chi la copiasse in grandezza naturale, nulla avrebbe ad aggiungere pei varj piani ed accidenti del vero; vi trovi I'ossatura, la pelle, I'adiposita; gli occhi sono vivi e veggenti, umettate le labbra, il mento coperto d'una barba non rasa da piii giorni, ed espressa in modo singolare; nascono bene i capelli sulla fronte, bene alle tempie; si stendono -in belle masse variamente ondeggianti ; scherzano qua e la modcratamente, staccandosi, isolandosi e leggermente pcrdendosi fia le masse stesse o nel fondo, cosa oltre ogni credere malagevole ed in (*) II sopracclglio e r occliio dalla parte si- naso, e per coadjuvare all' espressione di tutta nistra della faccia dovean essere alquanto ab- la iigura rappresentata dal pittore nella piu baasati per secondare le llnee della bocca e del aaimaca compunzione. Vol. IF. P. II. 1 3 ^8 DELLA. CALCOGRAFIA. cui fu egli so\Ta quant' altri furono eccellente. Per le qiiali cose, sebbene da mold siiperato e superabile iii qualche parte, riniane egli tuttora per coniiin voto il principe dell' iiicisione. Duolmi soltanto ch' egli abbia ne- gletto il sussidio (allora gia conosciuto) dell'accpiaforte per mold oggetd indispensabile , e che a' suoi tempi non ben si conoscesse 1' uso della punta immediata parimente per mold oggetti, se non indispensabile, utilissima. Tanta era in lui I'attitudine a quest' arte, che non solo complessivamente , ma ben anche partitamente ne a\Tebbe segnato I'apice inarrivabile (*). FRANCESCO CHEREAU nato a Blois nel i6gj, mono a Parigi nel 1 739. JT ra gl'incisori di ritratti nel gran genere si distinse pure Francesco Chereau, segnatamente ne'bei ritt-atd di Luigi Pecoun e del CarcUnale di PoRgnac per la flessibilita e la nettezza del suo taglio, pel brio delle dnte , pel vigore dei tuoni , per 1' intelligenza delle forme e per la piu giusta indicazione calcografica delle tinte locali pittoriche. Quanto si disse di Nanteuil rispetto al suo ritratto di Luigi XIV, cioe che seppe col solo nero di stampa far sentire il vermiglio delle gote e delle labbra, si puo dire eguahnente di Chereau intorno al ritratto di Pt>lignac, il cui volto sembra veramente rubicondo. II nierletto non cede per nulla (*) Ho parl.-ito qui di punta immediata, detta anche punta secca; e quantunque di questo incisorio stroraento dovro parlare diffusamcnte Bella parte pratica , pure a quelli fra i miei leggitori, i quail non sono della professione, trove necessario di spiegare in poclie parole clie significhi questo vocabolo, di cui dovremo anclie in appresso far uso. La punta secca pertanto, o punta immediata, o punta a rame niido, e stata cosi cbiamata per distin- guerla dalle varie punte delle qnali si ser- vono gl'incisori per segaare i contorni ed il tratteggio snlla vernice, prima di far mordere il rame coU'acquaforte. Questa punta dicesi dun- que punta secca, perclie e tale, che ferisce bastantemente il rame indipendentemente dal bagno deir acquaforte. Per incldere la regione deU'aria, certi pannilinl nelle parti cbiare, e pill di tutto le mezze tinte di certe cai-nagioni tenere e dilicate e stromento opportunissimo in una mano bene esercitata. L' egrcgio inci- sore vivente, il signor Raffaello Morglien, non teme confronto in questo genere di lavoro, e si possono consultare per chiarirsene le sue stampe. b DI GIUSEPPE LONCni. 99 a quell o cli Drevet nel suo Bossuet, sc noa e anzi piii spiccato; cosi il collare e anche perfiiio piii trasparente di quello, e la sbarra della seggiola pei tagli fliiidi, lucidi c serrati, con cui e intagliata, pei colpi di luce inagistralniente serbati, pei tocchi piii scuri e pei riflessi maravigliosamente distribuiti appare di tutto rilievo, e par che toc- candola s'abbia a'sentire il liscio gradevole al tatto dell'oro brunito. Quest' artefice da mold lati diede incremento all' arte. Ha gustate al sommo grado ed ha fatte gustare agli amatori le attratdve del bulino, e si direbbe essere stato discepolo d'Edelink o di Nanteuil, eppure si vuole discepolo di Ger. Audraii (*). PIETRO DREVET FIGLIO nato a Parigi nel 1697, mono L'i nel ijdg. Xyi questo cognome due altri rispettabili incisori, cioe Pietro il padre e Claudio il cugino, si distinsero per molte belle produzioni; ma come all'apparire del sole cessa lo splendore delle stelle piii fid- gide, cosi Drevet figlio coUa sua superiorita nell'arte nostra ecliss6 gli altri due di sua famiglia; quantuncpie isolatamente considerati, me- riterebbero anch'essi onorevole posto in questa scelta serie calcografica. Disegno ed intagli6 del pari sapientemente ed accuratamente : il suo tratteggio e puro, abbastanza variato, pieghevole, spiritosamente mosso, anzi talvolta, per tema d'inconere nella naturale inflessibilita del bulino, ondeggiante piu del bisogno. Le sue carnagioni nelle mezze tinte chiare sono a punti codati suU' esempio di Nanteuil , di Masson , d' Edelink e di qualcli' altro ; ma conservano pero mia fusione , una morbidezza ed (*) Lo dice Hiiber nel suo manuale-, se non distanza che passa fra lo stile incisorio di Ge- clie tanto potrebbe inteadersi Gerraaao, qoanto rardo Audran e quello di Francesco Cliereau, Gerardo Audran, avendo egli posto avanti il ch" io non so indurmi a prestar fede a tale as- cognome un solo G. In anibo i casi quest' in- serzione , non potendo essere che uno sbaglio cisore nulla avrebbe di coinune col suo maestro; evidente. nui se quel G. volesse dire Gerardo, c tanta la 100 DELLA CALCOGRAFIA uu iiiipasto siio particokrc. K da osscrvare che in mold de'suoi ritratti questi punti, scendendo al niento, cessano d'essere codati, e prendouo ill voce certa quale rotondita , cspriniondo cosi per approssimazioiie la puiiteggiatura visibile della barba rasa di Iresco : quelli segiiataincntc del Cardinale Bossuet e di Samuele Bernard manifestano col piii felice suc- cesso questa scabrosa e tutta sua operazione, la quale in simil genere potrebbe servire d' ottinia norma a qualunque iiicisore cui desse raniino di bene iniitarla. Nella rappreseutazione poi degli accessorj pid difficili a trattai-si, mentre non ha chi lo superi, ei supero tutti quanti per la maniera leggerissima, finissiina e morbidissima con cui imito Termel- lino nel ritratto del Cardinale Dubois, superiore in questa parte a quelle di Bossuet. Oltre il genere de' ritratti ch'egli intagUo mai-avigliosaraente, si distinse anche in quello della storia, ed e pregevolissinia fra le altre sue la stampa della Presentazione al Tempio da Luigi di Boullogne. Se avesse scelto un dipinto di migliore stile, e vi avesse impiegato in al- cune parti un tratteggio piu largo e coufacente alia ricchezza della composizione ed alia dimensione della stampa, dubbia sarebbe la fama, se valesse piii come ritrattista o come storico incisore : certo si e che se altro non vi fosse, die la testa del sacerdote, basterebbe sola a darle sommo valore. £ quanto di piii finito, di piu morbido e di piu gran- dioso nella sua piccolezza si puo cavare dal bulino. La canizie de'ca- pelli e della barba vi e espi'essa con sorprendente veiita ; la faccia sembra non gia incisa, ma dipinta col massimo calore; anzi non dipinta, ma vivente, veggente, respirante ed animata da profetico gaudio. £ un vero giojello, visto il quale non si pensa piii ad ogui altra mancanza di qucir intaglio pittorica od incisoria. Drevet figlio mostrossi nelle sue opere fedele traduttore dei dipinti che prese ad incidere ; poiche avendo piu che bastante ingegno per conoscerne e minorarne i difetti, nol fece. Un poco meno stracciati i libri posti ai piedi del Bossuet, ed altrettanto meno incartocciati e sparsi di luce dappertutto i panneggiamenti di Ber- nard, non poco aggiungevano al merito di que' due ritratti; ma egli voile dar giusta contezza dei pregi e dei difetti di Rigaud, ed io, benclie sia d'avviso che si possa all'incisoi-e concedere qualclic modico e sensato arbitrio nella trasfusione dell' arte pittorica nella sua (come dii-6 altrove); lOI DI GIUSEPPE LONGIII. pure non saro mai per riprovare in simili opcre la piii scnipolosa ed iagenua fedelta; molti esscndo i casi in cui cjuesta licenza diverrebbe nocevole, e poclii quclli in cui potrcl)l)e divenire vantaggiosa senza tradire il carattcrc deH'originale. L'arte nostra lia molto accjuistato dal bulino di Drevet figlio dal lato della finitezza, della morbidezza e di qualche novita d'artificio (*). GIORGIO FEDERICO SCHMIDT nato a Berlino nel 1712, mono ivi nel lyyS. r J_/ artefice clie prendiamo ad esaminare e nno de' piu grandi clie vanti la storia calcografica. Egli seppe accoppiare la maggiore nitidezza e fer- raezza del bulino ad un moto di tratteggio ardito, variato, talvolta espres- samente slegato, e pieno sempre di sommo gusto e sapere. Dal taglio regolare, in che emulo i piii severi buUrusti, pass6, cjuando gli piacque, al tagUo llbero colla scherzevole punta de'piii spiritosi acquafonisii, lasciando incerto il giudizio, se pin nell'uno o neiraltro genere siasi distinto. Ma non e niaraviglia ch'ei riuscisse del pari in questi generi d' intaglio tanto fi'a loro opposti, quando la piu sentita cognizione del disegno e del (*) Drevet figlio e veramente nato incisore, poichc airctii di treilici aniiL (dice Watelet) lia incisa una stampa clie in raolte parti puo far disperare gl' incisori piii consiimati. Se e quella rappresentnnte la Itisurrezione di Crista da Gio- vanni Andre , mostra ceriaraente T attitudine sua a riuscirc, coin' e riuscito, sommo incisore; ma in complcsso non merita graa latto Tatten- cione dei coUi nmatori. Contemporanco suo, sebbene piu giovane se- condo Iliilicr cd altri di sei anni , fu Giovanni Daullo, il quale nel maneggiare francamente e nettamente il bulino gli sta bene a confronto, e qnanto all' arditezza del tratteggio gli e certa- mente superiore ; ma non lia ni; il suo vigore di cliiaroscuro , ne in certe parti la sna finezza e dtlicatezza. Per sua sciagura impiego fre- quentemente la sua abilita intorno ad alcuni pittori luauieristi suoi connaziouali , de' quali Boucher era in alto grado il corifeo , e con- diva la nianieia pittorica con altrctlanta ma- niera calcografica. Gli amntorl pero valutano il suo ritratto di Clemeruina Principcssa di Polonia e liegina d' IngluUerra , ed anche la Mcuidxdena del Correggio. Parlando intorno a questo sog- getto da me pure intngliato, dir6 candidamcnte d'averlo, se non erro, superato nella morbi- dezza e nella fusione proprie di quel sommo pittorc; ma non certamente nel brio e nella nitidezza del taglio. I Oft DELLA CALCOGRAFLV chiaroscuro, il piu fiiio raziocinio ed uno spirito illimitato gli servirono costantemeiite di guida. Nel prime geiiere prefer! dedicarsi ai ritratri, sebbene abbia pure incisi alcuni soggetti di storia: tutti quelli die in- cise sono belli; ma quelle di La Tour dal dipinto, che quel pittore ha fixtto di s^ stesso, e ammirabile pei pregi che si riscontrano iu tutti gli altri, e piu per ranima e la giovialitu si bene espresse in quel volto; assai bello e pure il ritratto di Mounsey, e bellissimi quelli dei conti Rasumowsky ed Esterhazy, non che dell' Imperatrice di Russia Elisabetta dai dipinti di Tocque, ove gli accessoij segnatamente sono trattati con sorprendente maestria; ne meno pregevole 6 quello di Mi- gnard txatto da Rigaud, ch'io per6 non saprei valutare, come altri vol- lero, il suo capolavoro. NeH'altro genere tratto egualmente bene i ritratti e le storiche rappresentazioni , alcune delle quali sono di sua compo- sizione, dal che gli torna gian lode. Imitb, ma non segui servilmente il saggio disordine pittoresco di Rembrandt e di Castiglione, e colla punta a rame nude seppe a%^'icinarsi bene spesso alia leggerezza spi- ritosa ed incantatrice di Stefano Delia Bella. Tutto e sapere in lui, tutto fuoco, e quel che piu importa , tutto iinpronta di verita. Si pu6 dire di quest' uomo singolare, che due valentissimi incisori fossero in un solo. In mezzo a qualche iinitazione dell'artificio altrui, secondo sempx'e il suo geuio straordinario , e sempre eraerse originale. Se avesse trattata la storia nel gran genere, come tratt6 il ritratto, e se la sovrabbon- danza del suo spirito non lo avesse talvolta tradito, egli poteva salue al primato dell' arte nostra. Se pero non e tale, e certamente, come dissi, uno de'piii valenti maestri, ed auclie il piu esperto hicisore; clii prenderr^ a consultare sovente le belle stampe di Schmidt, guadagnera molto da molti lati della sua professione (*). (*) Fra le stampe dl Sclimidt nel genere di congiunta colla voglla di fare I' impotenza di Rembrandt sono preferlte dagli amatori le due riuscire. Nasce questo da cio, che vedendo le di pari grandezza, intitolate la Jlglia risuscitala stampe di Rembrandt svincolate da qaaluaque da on dipinto di Rembrandt e la Prcsrntazione legge puramente incisoria, sembra ai dilettanti al Tempio da Dietricli , la prima delle quali se- di calcografia, che, appena istrutti della maniera gnatamente e d' un efTetto stupendo. Molti, come di dare la vernice sul rame, e di farlo mordere dissi airarticolo di Rembrandt, hanno tentato dalP acquaforte , sia ovvio I'operarvi sopra li- questo genere d' intaglio ; ma nei piii si vede berameate , e coa pocUi tocchi a punta secca I DI GIUSEPPE LONGIII. Io3 GIAN GIACOMO BALECHOU nato ad Aries nel 171 5, mono ad Avignone nel 1764. J? ra i pill distinti per nitidezza, fermezza ed eguaglianza di taglio e incontrastabilinente da annoverarsi Gian Giacomo Balechou. La piii volte citata Enciclopedia quanto fu iiigiusta nell' encomiare olU'e il do- vere Pitau e Wisscher, lo fu altrettanto nel biasimare troppo severa- mente cjuesto pregevole maestro. Non solo vi e descritto come sprov- visto d' intclligenza e di gusto nel disegno, ma inferiore ben anco agU altri bulinisti, se non quanto alia meccanica abilita del taglio, clie gli si accorda moltisslma, almeno quanto alia piu convenevole applicazione d'esso taglio a que'molti accessor] die sono quasi esclusivamente pro- prj del bulino. lo nol proporr6 certamente a modello dal lato del di- segno, che pur troppo in moke parti pecca d'eccesso o di mancanza; dir6 bensi che le sue stampe non sempre e non in tutto gli meritarono siffatto rimprovero. In quella della S. Gena^ieffa tratta da Vanloo, la testa ( quando si eccettui la bocca e la puuta del naso un po'caricate, non pero fuori del vero ) spiega per eccellenza quell' aria di semplicita che ben le si addice: la massa ombrosa deU'occliio a licca palpebra ^ largamente sostenuta, e ne risulta gentile e simpatico il profilo. Cosi avesse egU trattati que' Serafijii e quelle pecore, che pur troppo sembrano nelle parti cliiare, e cjualclie graDiatura di bu- rispettive linee lascia sempre molti piccoli spazj lino nelle oscure, otlenere buoa efletto. Ma In di rame o nou coperti di lavoro, o noD quanto cosa fe ben di versa; giacche lo Ecoprire sal rame basta. Quindi Schmidt nelle sue stampe alia fog- il valore dellc tinte, quali verranno sulla stampa, gia di Rembrandt, sebbene introdncesse, come fe frutto di lungo cscrcizio, cd e diflicile cgual- questi, quel disordine d'artiCcio proprio del fuoco mentj nel geoere del taglio libera, clie in quello pittorico sempre restio ad ogni servile pazienza, del taglio regolare: il ridurre poi le time in pure nella riJuzione de' suoi lavori, fin dov'era buona gradazione ed impasto e anzi piu difii- d'uopo, non manco di portarli a quella pia- clle nel primo generc, the nel secondo , e cio cevole unione ed armonia di tinte non lisce, per la ragione scmplicissima, cbe nel taglio re- ne rozze die ricordano il vero, ed in che gplare Tequidistanza dei segni tende gia di superd tanto lo stesso Rembrandt, qunnto ia sua Datura a produrre unione di tinta, mentre altre parti gli riiiiase inferiore. Tanto gli valse nU'opposto nel taglio hbero la variazione qua- la preventiva sua abitudiue a ben maueggiarc ei fortuita della forma e della distanza delle il bulino. 104 DELLA CALCOGIlAriA di bronzo ; cosi men liscio avesse fiitto e men vellutato il tronco dell'al- bcro adjaccnto, men grossi i tagli del ciclo, men oscura racqua, mono stentato il tcrreno, meno duii i panneggianienti; avesse in somnia imi- tata la trasparenza e la leggerezza del tocco originale, come ne con- servo, pill clie non iinportava, il biasimevole stile di quel tempo. Nel suo intaglio poi della tempesta da Veriiet non solo e da ammirarsi la scpiisita imitazione delle onde agitate e spuinanti, da cui WooUett appiese probabilmente a trattare quelle della battaglia alia Ilogue; ma lo sono egiialmente le tetre nubi procellose, I'indizio della pioggia, il molo, il faro, i ncri scogli e le piccole figure illuminate dal lampo con tocchi circoscritti e vibrati, simili a quelli del pennello. In questo capolavoro ben poclie parti potrebbero meglio eseguirsi cogli odierni van- taggiosissimi mezzi della punta secca e d'una pin inoltrata prepara- zione all' acqiiaforte. Terminero quest' articolo coll' esame della sua stampa pill grande, cioe del ritratto d'Augusto III, Re di Polonia dal dipinto di Rigaud. L forza confessare cbe il cielo e d'una tinta pesante e fer- rigna; die I'albero laterale e per disegno e per intaglio e veramente scipito; clie I'erraellino e ben lontano dalla finezza e morbidezza di qiiello dei Cardinali Bossuet e Dubois di Pietro Drevet il figlio; ma la testa di quel ritratto, se non eguaglia cjuelle dello stesso Drevet, d'Ede- link, di Nanteuil e d'alcuni altri, non lascia d'essere eseguita con bel- I'artificio incisorio, bastevolmente coiretta e d'un effetto assai vivace; il velluto, se non vale quello di Wille nel ritratto del Conte S. Florentin, e pero rappresentato a dovere, con molta nitidezza e con movimento di taglio ben adatto e spiritoso. Ma se nuU'altro vi fosse di pregevole in cpiella stampa , la sola tersissima armatura basterebbe a meritargli la palma in una parte, quantunque accessoria, importantissima per I'arte nostra, il clie non e poco. II pittore si contentera di trovarla g\jista e conforme alia natura: il calco";rafo investiaiandone I'artificio e cono- scendone la difficolta, la trova maiavigliosa e perfino scoraggiante. Essa e formata d'un solo taglio ora parallelamente ripetuto, ed ora ad ecpii- distanza perfetta restremato pel lungo d'ogni pezzo clie la compone, e nella direzione precisamente clie il fabbro ebbe a tenere Usciandolo. Questa e la maniera piii acconcia per ben indicare la durezza insieme DI GIUSEPPE LONGHI. 106 e la lucidezza d'una materia nou tliafana: vi ho posto a confronto altre armature incise coH'intrataglio (*), altre a due taf!,li nella colomia del- I'orabra, e fui convinto che si iieH'uno che ncU'altro modo viene al- qiiaiito intcrrotta quell' unione e fluidezza continuata di tinte, che ofFre la uatura sulla bnuiita superficie di simili corpi. Avverta pero il gio- vane iiicisore, cui propongo Balechou a modello da questo lato, che tale suo artificio riesce ingratissimo, se non e accuratamente e seiiza stento imitato; il che nelle parti scure segnatamente e assai malagevole, ed esige molto gusto ed intclligenza degli effetti dclla luce, somma pa- zienza nel rientrare e nel lambire ( diro cosi ) dolcemcnte i tagli a piu riprese, e lunga abitudine nel maneggiare con fermezza lo stromento. Tale mostrossi I'abilita di Balechou in questo pezzo, che nessuno prima di lui, nessuno dopo, anche seguendo il suo metodo, pote fare altret- tanto: i postcri potranno forse emularlo, superarlo non mai. GIO. GIORGIO WILLE nato a Konisberg nel 171 5, morto a Parigi nel 1808. Jl er la nitidezza ed equidistanza perfetta del taglio, nessun inci- sore pareggi6 I'abilita straordinaria di Gio. Giorgio Wille. Se il vero merito dell' arte nostra consistesse miicamente in questa prerogativa , difficilissima per altro e rara, egli sarebbe assolutaraente il principe degl' incisori. Chereau , Drevet figlio , Nanteuil , Balechou , Daulle ed altri prima di lui aveano date prove luminose di questa bella proprieta del bulino, applicabile particolarmente alle cose molto unite e Usee, come ai cristalli, ai metalli bruniti ed ai serici drappi; ma nelle stampe di questi si trova sempre qualche parte meno accurata, in Gio. Giorgio non mai ; e anzi tale sopra di cio la tenace perseveranza di lui , che ad (*) Anclie deW intratagUo ragioner6 diffusa- perfcttamente in mezzo ed al luago di due ta- mente nella parte pratica. Basti per ora sapere gli piu grossi; il die produce un effetto gra- clie uurataglio significa ua taglio piu sotlile posto devolissimo. Vol. IV. P. II. 14 1 o6 DELLA CALCOGRAFIA eccezione d' introdurre il terzo taglio, per sagrificare alqiianto a vantao- gio dellc tinte migliori le inferiori, egli trattd con egual cura gli o""^etti piu e mcno importanti , presente senipre a se stcsso , ne lasciandosi inai tediare dalla indicibile lentezza di questo genere d' iiicidere , ove ogni taglio A-uol essere dolcemente rientrato dal bulino, ed accarezzato, per COS! dire, a piix riprcse, ne punto alterando il suo polso per effetto di quell' estro pittorico, che e pur comuiic agl'incisori medesimi, quando s' investono dello spirito de' loro prototipi. Per tal modo il tratteggio di questo artefice singolare c cosi eguale, misurato e costantc, die quelle linee iiou sembrano gia fatte colla mano ad una ad una , come lo sono ; nia per mezzo della piii esatta macchina disposte. Per quegli araatori ed artisti, i quali confondono il difficile col bello, quest' artefice e por- tentoso, divino. IMa nclle arti il bello e sempre difficile, il difficile non e sempi-e bello, e siccome uno de'piu grandi dementi della bdlezza e la varieta, ([uella inalterabile purezza e misura di tratteggio, die nelle stampe di Wille si ravvisa, tciide naturalmente alia monotonia, die n'e il vizio opposto. Nulla di piu artificioso, e nulla ad un tempo di piii vero e di piii bello dcU' abito di raso , che si ammira nella di lui stampa tratta da mi dipinto di Terburg, ed intitolata Ylstruzione paterna; ma per mala soite in quella stampa gli abiti pure, i capelli, le carnagioni, tutti in somma gli oggetti rappresentati sentono pur troppo qualdie apparenza di raso. Egli aveva dato speranza di qualche cangiamento di stile, con- dito da maggiore varieta nella sua Cleopatra di Netsclier, in cui riserbo alia sola veste di raso la maggiore purita e lucentezza del bulino, trat- tandovi la parte nuda a taglio interrotto quasi nel genere di Strange, e lasciando trasparire negli accessor] un'avanzata preparazione all'acqua- forte , e sarebbe questa la sua stampa forsc migliore , se meno duri i contorni e piii inipastate vi fossero 1' ombre della caniagione ; ma la brama di manifestare in ogni parte la superiorita sua nell'uso del bu- lino lo ricondusse ben tosto alia prima abitudine, e nella Morte di Marcantonio produsse I'altra sua Cleopatra, mirabile invero per I'eviden- tissima padronanza dello stromento; ma d'un lavoro cosi pesante, re- ticolato e ferrigno, d'uno stile cosi contrario al pittore italiano da cui fu tratta, die agli amatori di fino gusto riesce insoppor labile. Seiubra DI GIUSEPPE LONCHI. IO7 per6 cli' egli stesso abbia con'osciuto il suo sbaglio ; giacchc nessun'altra stampa produsse di quelle stile, e limitossi a rapprescntare ritratti e soggetti fiaiiiminghi piu adattati al suo gusto, nelle qiiali cose ottcnne una ben ginsta celebiitii : il ritratto del Marchese di Marigny, del Conte di S. Florenlin, la Leggitrice, la Innaspatrice ed i Musici ambuland hanno vanto sovra le altre sue produzioni. Nulla diro delle ultime sue opere tratte dai disegni di suo figlio, sebbene, quanto alia fermezza e nitidezza del taglio, siano esse piu'e ammirabili : al paterno amore ed alia cadente eta tutto si dee condonare (*). (*) Una stampa di Gio. Giorgio Wille lo- ilata , non so come , ncl manuale d' llubcr e Rost col titolo di superhe gravure e quella de- nominata le MariiscluU des logis, invenzione di suo Cglio P. Alcssaiidro Wille: ed io, sebbene caldo anmiiratoie di si graad'uomo, la reputo in vece poco mcno clie pessima. A parte la ncttezza del trattcggio, tutto vi e moscio e goiifio, il tuono generate per le mezze tinte troppo alterate e sordo e piombino, le figure tozze e seuza nerbo, gli alberi e le foglie senza forma , stentate e bambagiose , quali si fanno d' ordinario dni paesisti principianti. La com- posizione stessa & poco felice : in somma per I'afFezlone ch'io porto alia sua mcmoria (come suo disccndentc nell'arte calcografica, essendo egli stato maestro del mlo maestro Viuceazo Vangclisti), vorrei per la migliore sua fama the quella stampa noa fosse incisa da lui, es- sendo ([ucsta assai peggiore, quanto alia rap- presentazione pittorica, di quella sovrindicata della Mortc di Murcantonio trntta da Ponipeo Battoni, gin da me dicliiarata insopportabile agli amatori di fino gusto. Poche pero sono le stampe di Wille riprovevoli, e molte in vece sono quelle in tutto od in parte sparse delle piii seduccnti kellezze calcografichc e pittoriclie ; alcuue di queste, oltre le gla nominate , sono la ilenagere HoUandoise, piccola stampa da Gerardo Daw, die Huber per isbaglio dice compagna della Liseuse, le Petit physicien da Netsclicr, stampa d' una finitezza c freschezza di lavoro quasi inimitabilc , e nclla forma totale compagna della Menagere, e vi si pud ragionevolmente aggiun- gere le Concert de famille , stampa di beU'elFetto e di beU'artlficio , quantunque nella cnpellatura d' una figura sul davanti, volendo iniinre Mas- son, abbia tenuti troppo rotondi in ogni parte i fill dei capelli, e non abbia riflettuto che in una testa assai piii piccola del ^Wsfidcr I'arti- ficio di Masson non era piii applicabile. Essendo raio precise dovere in questi raglo- namenti sulle opere de' migliori calcografi il dimostrare non Tincremento soltanto, ma ben anche il dccremcnto portato sovcnte all" arte dai lore tentativi , m' e forza qui d' asserire che questo somnio incisore, il quale ebbe in Parigi numcrosissimi allievi si francesi die stranieri , fu uno di quelli che piii nocquero agl' incisori ed agli amatori di stampe. Molti amatori furono ben presto adescati dalla pu- rezza estrema del suo taglio, e dai fulgore se- ducente delle sue tinte j vi accostumarono Tocchio insensibilmente, e le gustarouo quasi esclusiva- mente, rigettando ogn' altra stampa, per bella che fosse, dove un lavoro piii pittorcsco la- sciasse alquanto visibili i ruvidi scgui dcll'acqua- fortc. Molt' incisori poi spinti dai loro utile a se- condare il gusto di cotestoro si diedero (come dissi parlando del caratlere dell' epoca terza ) a curare come parte piii importante la purit.H del taglio, vincolarono sempre piii I'esercizio deir arte loro e la resero piii diflicile, piii lunga e piii nojosa. Le opere di Wille sono io8 DELLA CALCOGRAFIA ROBERTO STRANGE nato alle hole Orcadi nel 1728, mono a Londra nel 1796. X er giungere a bene rappresentare coll' arte nostra que'dipinti nei quali il colore e succoso e ben impastato, le belle starape di Strange sono lui modello inapprezzabile. Nessuno meglio di lui ha saputo esprimcre col tratteggio incisorio la porosita e la morbidezza delle carnagioni senza affettazione , senza stento , senza servile regolarita , senza eccessivo lavoro, ed e percio die nessuno meglio di lui ha potuto tradurre da questo lato il principe de' coloristi , il gran Ve- cellio. Fra I'altre stampe ch'egli incise da quel sommo pittore, si ti'o- vano in alto grado gli anzidetti pregi nella cosi detta Venere di Ti- ziano, in vedendo la quale subenti'a tosto 1' idea del vago c sanguigno suo pennello. La preparazione ch'egli solea fare assai inoltrata del- I'acquaforte, portando nelle carnagioni il primo segno interrotto fino al lume, ch'egli poi impastava col bulino e colla punta secca, alternando varie lineette intermedie e varj punti oblunghi e rotondi, contribui non poco a produrre sulle parti illuminate la naturale porosita della pelle per mezzo della piu acconcia granitura. Questa granitura per altro s' estende anche alle parti ombrose , il die non sembrerebbe a prima giunta molto favorevole per indicare la trasparenza dei ridessi di luce; ma essendo i primi due segni incrociati assai diagonalmente , e riempita cssendovi I'amandola con lineette alquanto sottili, e ricoperto il tutto da un terzo segno egualmente sottile , e sempre bella e diafana la tinta certaniente da molti lati ed \a molte parti sti- niahilissime; vi si trova II piii delle volte bea regolato il chiaroscuro; vi si trovaoo pure al- cune teste ed alcune maai bastevolmente ben segnate; qualche raso, qualclie velluto e qual- clie accessorlo, die il dipiato ditTicilmente po- trebbe craulare; ma in complesso mancano trop- po di gusto, e sono veraraente antipittoriche. Ebbe molii discepoli , fra i qiiali Scbasciano Ignazio Klauber, Carlo Weishrod (sebbene que- sti noti niaiieggiasse il bulino, che per rin- forzare ed accordare T acquaforte e la punta secca), Giovan Gottardo Mailer, Carlo Gutten- berg, Egidio Verhelst , Cristiano De Meckel, Ciu- sto Chevillct, H. N. Sclunitz, Gio. Eiirico liode , P. Alessandro Tardieu, ed altri due, de' quali parleremo in due articoli separati, cioe C. Cle- mcnte Bervic e Giacomo Schnmtzer. m GIUSEPPE LONGHI. IC9 che nc risulta, Anche nelle capcUature, le cui masse solea prcparare airacquaforte, egli introdussc pel primo un tratteggio misto cli grosse e di sottili lince, ora serrate, ora alqiianto distanti, con gradevole moto e gradevolissima varieta. lo quiiuli lo propongo da questi lati alia sensata iinitazione de' giovani calcografi ; ma non cosi dir posso del suo pan- neggiare, il quale sovente e du lui rappresentato come se fosse com- posto di varie pezze diverse , mutando tinta ad ogiii piccolo spazio del medesimo panno contro le piu foudate leggi incisorie : non cosi del modo suo di trattare il cielo, ordinariamente nelle sue starape ruvidet- to e pesante: non cosi del suo disegnare, nel che ha difformate e sner- vate le migliori opere de' maestri italiani ; mcntre pretendeva tanto alia fama di buon disegnatore, che non voleva incidere che dalle copie in disegno fatte da lui stesso con matite di varj colori. Senza questa imperdonabile mancanza egli sarebbe stato forse il primo iiicisore di storia; poiche, oltre alle lodate qualita incisorie, avea trovato nella parte piu importante, cioe nelle carnagioni, un genere medio tra la ruvidezza e r ineguaglianza di Audran, e la Uscia equidistanza di Edelink piii con- facente al ritratto, che alle composizioni di largo stile e grandioso (*). (*) A Strange prepararono la via alcnni altri il quale fu il primo a servirsi della puata secca suoi predecessor!, ed alcuni conteniporanei ; nia pei tagli interrotti nclle carnagioni, e ne ottcniie per6 con modo alqiianto diverse. Fra questi le piii dolci e tencre tiute, lia creduto ( a quanto si possoQO annoverare Flipart il figUo nella rai disse ) vedendo le stampe di Strange die prima sua luaniera, Lorenzo Cars, Nicola Do- fossero eseguite anch' esse colla punta secca e rigny, Ciacomo Frey, Giuseppe Wagner e Fran- non preparate all' acquaforte , come lo sono e cesco Bartolozzi, di cui ragioncremo fra poco come ho potuto evidentemente riscontrare sopra partitamente. Lo stilc d' intaglio pero (del di- alcune prove di sola prcparazione ch' io pos- segno noa parlando ) die tenne Roberto e piii seggo ; quindi anche il celebre Morghen deb- bello e piu adatto a rappresentare i vigorosi b' essere corapreso da questo lato fra gl' imita- dipinti, die qucUo degli altri calcografi qui no- tori di Strange. Piu di Morghen pol furono pure minati. Dopo di lui gP incisori di storia haaao imitatori suoi in cio che v' ha di raeglio Wool- potuto convincersi tanto pienamente della con- lett e Sharp e molt' altri recenti incisori d'ogni vcnienza d' usare il taglio intcrrotto nelle niezze nazione. Oltre la g!.\ citata Vcnere e molto ri- tintc delle carnagioni, che tranne alcuni, i quail cercata la Danae della mcdesima forma e gran- passarono dal taglio contiuuato ai punti codati, dezza , e cosi pure le due mezze figure AeWAn- come praticarono i migliori calcografi ritrattisti, gelo e della Annunziata da Guide, il ritratto di quasi tutti s'attennero piii o meno all' ottimo Carlo 1 da Vandyck, e lo stesso Cor/o / sceso etempio di lui. II giii lodato RaiTaello Morghen , dal suo cavallo con uno scudiere ed un paggio. no BELLA CALCOGRAFIA RICCARDO EARLOM nalo a Londra circa il 1728. V^onteraporaneo e connazionale di Roberto Strange fu Riccardo Earlom, il migliore fra tutti gF incisori nel generc detto dagl' Italiani a fumo , dai Frances! a maniera nera, e dagl' Inglesi mezzo tinto. Qual sia il processo di questo genera d' intaglio sul rame , dir6 ncl secon- do volimie di quest' opera , il quale versera sulla parte pratica. Per ora basti il dire clie l' invenzione di questa maniera d' iiicidere , nata in Gormania per opera di Luigi De Sieglien, e portata in Ingliilterra dal Principe Palatino Roberto di Baviera sotto il regno di Carlo I, fu cola ridotta alia niaggior perfezione. Riccardo gia eccellente disegna- tore e buon incisore a tratteggio in acquaforte , a granito ed aWacque- rello , si distinse ancor piu sovra quanti lo precedettero nell' intaglio a maniera nera. Le sue stampe dei fiori e dei frutd da Van Huysum , la Bersahea da Van der Werff, VAccademia del nitdo da ZofFany ed il ritratto del Cenerale Elliot da Reynolds sono ricercatissime dagli ama- tori, e le prime prove segnatamente sono portate ad alto prezzo; perche gl'intagli di tal natura svaniscono assai presto sotto la mano dell'ini- pressore. Molte brutte e grandi stampe in questo genere furono dapprima pubblicate in Germania e particolarmente in Augusta a prezzi cosi tenui, che si sparsero in un moraento per tutta Y Europa ; perocche volendo fade grossolanamente , non v' ha intaglio piii facile e piu pronto di questo : quindi gli artisti e gli amatori crcdendo difetto dell' arte 1' ignoi-anza degli artefici , per qualche tempo ne stomacarono ; ma dopo vedute quelle di varj Inglesi anteriori ad Earlom, e le bellissime di quest' ec- cellente calcografo, le accolsero avidamente fra le piii belle del bulino, quantunque al pari di queste ed anche assai piii costassero quelle, come clissi, per la fatica non minore e non piii breve, che seco porta il ridurle a quel punto, dovendosi togliere ad ogn'istante e rimettere in DI GIUSEPPE LONGHI. Ill raolti luoglii la granitura colla piii scrupolosa attenzione e pazienza, come vedremo a suo luogo (*). FRANCESCO BARTOLOZZI nato a Firenze nel lySo, mono a Lishona nel i8i3. N< 'ominantlo Bartolozzi, non v' ha coltivatore ed araatore della cal- cogvafia , il quale non sia corapreso da ammirazione per la quantita e qualita delle sue belle produzioni. Ebb' egli i primi rudimenti incisorj da Wagner, e le prime sue opere a taglio ne conservano lo stile con qualche maggior garbo, sebbene anche il maestro di certa qual grazia non fosse destituito. Recatosi in Ingliilterra , vi si stabili , dacche tro- vossi compensate assai meglio delle sue fatiche. Cominci6 allora non per solo gnadagno , ma per nobile brama d' onore a spiegare la sua grande attitudine all' arte, e benche fosse natin-almente incisore facile e spedito, mir6 nulladiraeno a far piii bene che presto. Stretta quivi amicizia colla KaufFniann e con Cipriani suo connazionale, ed allcttato per analogia d' inclinazione dal grazioso comporre dell'uno e dell'altra impieg6 lungamente la sua mano sulle opere lore, ed aggiungendo^■i le grazie del suo bulino o della sua punta, diede ad essi una celebrita superiore forse al vero merito. Erano in gran voga a que' tempi le stampe nel genere di granito imitanti la matita e le stampe col orate, le quali richieggono il granito e mal riescono nel taglio. Bartolozzi, secondando il gusto generale del secolo, produsse in questo genere (*) Ad imittizione d' Earlom moltissimi In- VAccademia di Vienna per compagna della sud- glesl cd alcuni Francesi si distinscro ia que- detta Accademia di Londra d'l Earlom, GiOixinm sto genere, fra i quali ebbero lode Ciomnni Fichler , Francesco ffrenk, Andrea Geiger , Gio- Dixon , Giovanni Smith, Jnigo Wright, Roberto vanni Francesco Clerk e Giovanni o Giacomo Duttkarton , Guglielmo Dickinson, Giovanni Mur- Leon quasi tutti forinati airaccademia di Vienna, phy, Filippo Dawe, Giovanni Saunders, Tomaso e di poco inferiori in questo genere (escluso Park ed altri piii rccenti , fra i quali merita Earlom ) agli artisli inglcsi. lode Giovanni Jacobe, di cni i molto ricercata Ha DELLA CALCOCnAFIA coir ajuto de' snoi discopoli quantita di opere prodiglosa ; perocche 1' in- taglio a granito, noil essendo vincolato ad alcima special direzione, ne al calcolo, n6 all' equidistanza , ne alia nettczza, ne all'eguale incro- ciamento, ne ai varj artificj del tratteggio iniprescindibili nel taglio regolare , riesce assai pin pronto , perche meno obbligatorio , ed am- mette senza pericolo 1' ajuto dell' altnii mano nella preparazione di molte parti ed anche quasi del tutto, il che facilita oltre ogni credere air artista il piii soUecito compimento de' suoi lavori. Ho detto senza pericolo, giacche in qnesto genere d' intaglio, quando il lavoro gia pre- parato ed avanzato dagli allievi viene alle mani del maestro per essere ridotto alia voluta armonia , egli non ha bisogno , come nell' altro ge- nere, di rientrare diligentemente e pazientemente col bulino in ciascuno de'tagli gia preparati, ma aggiunge nuovi punti o piu grossi o piu sottili, o pill stretti o piii larghi secondo la circostanza, e puo riduiTe cosi a buon punto la meno esatta preparazione. In sifFatti lavori riusci superiore a quanti prima e dopo di lui hanno trattato quel genere; poiche sebbene molti lo abbiano eguagliato ed anche superato nell' u- nione, nel brio e nella varieta della gianitura, nessuno pero pote emu- larlo nella bellezza delle teste e dell' estremita , nella morbidezza, nel- r apparente facilita di lavoro , ed in un certo che di vaporoso tutto suo , che in quel genere riesce gradevohssimo. Non bisogna confondere coi suoi veri lavori quel numero di stampe indegne di lui, sotto le quali. Glide approfittare dell' alta sua riputazione , alcimi artefici piii inclinati al guadagno che all' onore , sopprimendo il loro nome, seppero indurlo a sostituirvi il suo. Le stampe od in tutto, od in gran parte di sua mano sono distinte da vezzi tali , che torna superfluo 1' enumerarle. Ma questo sommo artefice , il cjuale aveva cominciata 1' arte sua coir incisione a taglio, continuo di quando in quando a riprenderla in modo tutto suo. Fu piu felice invei'o nelle piccole che nelle grandi proporzioni. Molte delle sue vignette sono maravigliose per la venusta e r economia d' artificio con cui sono cseguite. Nella stampa del tem- porale di Woollet, dov'egli incise le figure ^Enea con Didone in atto di rifugiarsi nella grotta, il sembiante dell' innamorata regina e tanto av- venente e si dolcemente espressivo, che quel piccolo volto vale da solo DI GIUSEPPE LONCHI. I I 3 tutto il rimanente della rappresentazione , cjuantunque trattata da quel celebre incisore paesista con sorpiciKlentc niaestria; e nella Cliz'ut d'Aii- njbale Caracci il sottoposto putio, portaiite lo steinma, per gentilezza e facilita di tocco nou e minore in merito di tutta quanta la stanipa. E poiche parliamo della Clizia, la quale dagli ainatori e reputata una delle niigliori sue opere , lo scopo di queste riflessioni esige che se ne faccia un diligente esame. II prirno oggetto che s'affaccia alio sguardo e la figura d'Amorc, poiche la luce vi e si bene ripartita, che ne risulta il piu bel rilievo ; la parte ilhiminata del torso sembra perfino piu bianca della carta sulla quale e impresso; i tocchi piii scuri sono si bene riservati a poche parti , che il rimanente dell' ombra ha vera- mente la trasparenza della carne, ed i riflessi di luce sono posti a quel grado clie fa valere le mezze tinte chiare : morbidi sono i con- torni , dilicati i passaggi delle ombre , grasso il lavoro ; in somraa questa figura e quanto di piu tenero e carnoso si puo fare nell'arte nostra senza apparenza di fataca^ e basta cpiindi da se stessa a giusti- ficare il sommo pregio in cui quella stampa e tenuta. Non e pero da tacere, che i capelli sono d'un taglio povero e stentato, ne hanno il lustro de' naturali ; la faccia troppo lunga per un fanciuUo ; gli occlii troppo ravvicinati ; troppo esteso e discendente il pettorale sinistro pa- ragonato col destro; ed alcuni punti poi troppo visibili sulle parti illumi- nate sono ftior d'armonia col circostante lavoro. Quanto alia figura della Clizia, e assai meno felice : la fisononiia non e punto graziosa, mentre solea farle graziosissime ; 1' occhio e troppo lungo per un profile , la bocca (parte cli'cgli trattava con tanto vezzo e soavita) e di forma disgustosa : quella testa in somma in quanto al disegno non sembra fatta da lui. II piede poi di questa figura, quantunque ben segnato, e troppo bianco, e si direbbe di gesso; le mani sono alquanto gonfiette in propoizione delle dita, e I'abito finalmente, ora piu stretto, ora piu largo di taglio , ora con punti intermedj , ora coll' intrataglio senza lui perche, non da 1' idea della continuazione del medesirao drappo e del medesimo colore, e quindi siffatto lavoro con termine incisorio si chiama pezzato. Un' altra stampa assai ricercata dagli amatori e quella intitolata il Diploma accademico da lui inciso dal disegno di Cipriani; ed anche roi. IV. p. II. 1 5 I 1 4 DELLA CALCOGRAFIA in questo 1' occhio educato ed imparziale ravvisa molti difetti fra mol- tissime bcllozze. La fis>;ura d'Ercole e pesantissima cominciando dai piodi , i quali sono assoliitamente troppo larglii ; la testa e veramente ignobile , senza carattere e del piu basso stile , i capelli poi e la barba sono d' un lavoro inccrto e mescliino , tanto pel disegno , cp.ianto per r intaglio. Anche il Genio delle arti e nel complesso alquanto corpu- lento ; nia le esti'eniita vi sono benissimo indicate, e la testa, sebbene il giro degU occhi sia piu forzato di quello del naso e della bocca, e fatta da gran maestro, e nulla si puo vedere di piu armonico , di piu gentile , di piii gioviale. La carnagione di questa figura per la facilita e varieta del tratteggio, per la grassezza della tinta, per la morbidezza de'contorni, per la conservazione delle masse e per I'ar- monia del cbiaroscuro puo servire di modeUo a qualunque artista, e da questi lati pochi nudi nelle stampe de' migliori calcografi reggono al confronto. Anche uello scudo di mezzo vi sono alcune estremita ed alcune teste graziosissime, e vi e poi conservata eccellentemente al suo solito I'aerea prospettiva. In generale pero, tranne I'Amore di cui par- lamrao , ed in alcune parti questo Genio , le sue stampe sono d'una tinta dominante alquanto giigia e fredda e d'un tratteggio nividetto e gra- nite dappertutto, per cui danno serapre I'idea d'un disegno a matita, ed anche non preparato collo sfumatojo, non gia d'un dipinto: e danno a vedere per conseguenza, che non avrebbe mai potuto col suo taglio incidere fedelraente le opere di que' pittori d' ogni nazione , e special- mente Fiamminghi, i quali curarono al sommo grado la proprieta, il brio e la fusione delle tinte. Qual diverrebbe il lucidissimo raso di Wille, oppure il terso acciajo di Balechou sotto la mano di Bartolozzi? E per seguire il giusto, conviene inoltre confessare che nelle sue tx'adu- zioni calcografiche ei fu 1' incisore piu infedele agli archetipi suoi di quanti figurano in questi nosti'i ragionamenti. Nelle sue mani, ne'suoi piedi , nelle sue fisonomie e segnatamente ncgU occhi e nelle bocche, quahmcjue fosse 1' originale che intagliava, egli e sempre lo stesso Bar- tolozzi. I molti schizzi del Guercino da lui incisi mostrano, e vero, a prima vista il carattere di quell' autore ; ma cjuesto carattere e si pro- nunciato , si diverso da ogni altro , si facile ad imitarsi , che non v' e \ DI GIUSEPPE LONGHI. I I 5 pittore, i cul abbozzi alia matita od alia penna siano stati meglio fal- sificati. Quindi non possiaino far eco ai grandi encomj clie a quella serie d' intagli furono prodigati, quantuncjue in complesso siano assai pregevoli, e tanto meno ii possiamo, quanto che in quelle teste me- desinie , sebbene lo stile del Guercino sia in massa conservato, non e del tutto celato quello di Bartolozzi. Se non che queste mende prodotte in lui non da mancanza, ma da sovrabbondanza di gusto e di sapcre, aggiungono sovente e non detrag- gono mai al nierito de'suoi prototipi; e se lo tacciano di qualche tiascuranza od infcdelta, lo sollevano poi al grado di que'rari artefici originali, cui riesce impraticabile qualunque imitazione troppo servile. Amo piu un intaglio alquanto rozzo , ineguale e senza pretensione d' ar- tificio, ma ben inteso e ben condotto rispetto al disegno, che 1' intaglio piu nitido e fuso, ma privo d' intelligenza di forme e di chiaroscuro. Amo pill la parziale infedelta , quando interessa ed anima , che la fe- delta piu scrupolosa, quando riesce fredda ed insignificante. Messi a bilancia i pregi ed i dlfetti, Bartolozzi e tale incisore, che occupa meritamente uno de'primi gradi nella storia calcografica. Si puo chiamare antonomasticamente 1' incisore delle Grazie : titolo che appar- tiene esclusivamente a lui : titolo che solleva ogni artista sopra la sfera degli altri di sua professione: titolo bastante a coprire ben altri tUfetti pill, che Bartolozzi non ebbe. L' intelligenza piii profonda deH'umana struttura, la cogiiizione piii estesa dell'aerea prospettiva, del chiaroscuro, deir espressione e di tutto quanto puo condurre alia giusta imitazione del vero, non bastano a conseguire la grazia. Jl questo un sentimento ingenito , che 1' esercizio dell' arte puo bene avvalorare , instillare non mai. Fu il vero distintivo invariabile del nostro Bartolozzi (*). (*) Pnrve a talnno, cui lessi queste mie os- occasioni d' esaininare ad una ad una le tante servazioni per essere meglio illuniiaato nelle niie sue produzioni, fra cui la tanto celebrata Morle opinion!, ch'io sia stato troppo severo nell' e- di Lord Chatam, ed lio potato con qualclie di- sarae di quest' illustrc artefice. lo pero non saro ritto stabilire la mia opinione sul merito di lui, 0iai per riirattare su di cio le mie asscrzioni , quale ora respongo. E vizio troppo frequente ne saprei in alcun modo scemarne la critica, quello di tutto biasimare, se il piu e biasi- non potendo assolutamentc minorarne 1' enco- mevole; odi tutto loJare, se il piii e lodevole ; mio. Nel giro di moli'aani ebbi frequeatissime ne si rifletle, che nelle produzioni deU'ingegno ii6 DFXLA CALCOGRAFIA GIOVANNI VOLPATO nato a Bassano nel 1780, mono a Roma nel 180 3. V^uesto distinto calcogiafo , se non e da collocarsi fra i piii valenti dal lato deir intaglio e del disegno, e pero assai stimabile , ed ha recato air arte nostra non poco giovamento. Approfitto nella sua gioventu degli ammaestramenti di Bartolozzi, il quale prese a proteggerlo, e gli aperse la via della celehrita. Nelle belle produzioni calcograficlie , quali da molto tempo sogliono farsi , cioe non dalle proprie composizioni , ma da quelle de'migliori pittori, non tutto il merito e dovuto all'incisore; poiche I'amatore di fino gusto, qiiando vede una stampa, non suddi- vide mai la parte incisoria dalla pittorica, ma viene spinto ad acqui- starla dalla bcllezza del tutto. Quindi e che molti intagli, stupendamente ti-attati quanto all' artificio incisorio , sono tenuti in non cale , perche tradotti da poco felici composizioni pittoriche o da soggetti poco in- teressanti, ed altri molti all'opposto, sebbene inferiori d' artificio, hanno fovorevole accoglienza , perche tratti da piu belle rappresentazioni o da pitture universalmente celebrate. Di tal natura sono in alto grado i di- pinti del Sanzio nelle stanze Vatlcane, che il nostro Volpato con fino accorgimento prese a pubblicare col suo bulino. Non sono tali invero umano nulla vMia di perfetto; e quell' opera die qui non vale nominare. Ma si nel genere e pm bclla, nella quale v' ha niolto meao di di taglio, che in quello di granite uuo dei brutto, come piii brutta e quell' altra , nella migliori suoi iniitatori e il vivente Francesco quale v'ha raolto nieno di bello. Seguendo il niio Rosaspina, professore dell' arte sua nelfaccade- principio di rcnderini utile per quanto posso niia di Bologna, il quale incise suUo stile di ai giovani calcografi, non potea dispensarmi dal Bartolozzi quel suo Amore saettante dal Fran- fare a pro e contro di Bartolozzi le predette cescliini, gia lodato giustamente nel catalogo di osservazioni piii da artista che da scrittore. Basan e negli altri cataloghi posteriori ; cosi I suoi discepoli ed iniitatori nel genere di pure incise a granilo il 5. Francesco dal Do- tagUo sono molti, moltissimi poi nel genere di luenicliino^ stampa per tutta 1' Europa ricerca- granito. Fra questi si distinguono parecchi In- tissinia; e piii recentemente la Z)au;a Jfg/i Anorj glesi ed alcuni Francesi; segnataniente liyland, dall'Albani, grande stainpa a taglio, in cut se forse piii suo emulo, die suo imitatore, ZJurAe, non c del tutto conservato lo stile dell'autore Ryder, TomKins , Dearie, Ogborne , Marcuard , quanto alia frcsdiezza e trasparenza delle tinte, Nutter, Fiedling, Michel, Gode/roy ed altri, lo e pienamente nelle forme e neU'espressioue. I DI GIUSEPPE LONG III. II7 quelle stampe da precludere I'adito agl' incisori futiiri di farle miglio- ri (*); il suo tratteggio e troppo ruvidetto dappertutto e d'unatinta al- quanto fredda e ferrigna; le mczze tinte al([uaiUo gravi ed opache, ne abbastaiiza sostenute dagli scuri; i contorni stessi non del tutto modi- ficati sul carattere ora dolce , 01a sentito di quel divino autore ; non credo vero per6, o se e vero, non e giusto, quanto lo Spagnuolo Azara fa dire a Mengs nel vedere quelle stampe, cioe che Raffadlo era tradotto in veneziano ; giacche non vi si scorge ne il tocco libero del Tintoretto o di Paolo Veronese, ne il succoso colorito del Gior- gione o di Tiziano. Nelle censure dell' arte vuolsi fondato raziocinio, e nulla valgono gli scherzi : ed io porto opinione, per quanto resti a desiderare in queste opcre, che non pertanto siano molto stimabili, die possano meritamente aver luogo in cpialunque scelta collezione, e che forniino insienie uno de' piii begli ornamenti delle civili abitazioni. L tanto difficile d' incidere fedelmente RafFaello, che se anco I'incisore non lo colpisce perfettamente , nierita senipre gran lode per non averlo travisato, come avvenne quasi sempre (**). STEFANO FICQUET nato a Parigi verso il 1781, morto iui nel 1 794. k3e la somraa finezza d'un tratteo;";io nitido e ben ordinato costi- tuisse unicamente il vero merito dell' incisione, dalla mano di Stefano Ficquet riconoscerebbe cjuest'arte I'apice insormontabile della sua per- fezione. Alcuni fra i molti piccoli riti-atti da lui incisi a solo bulino (*) II inio valente nllievo Pietro Anderloni nondiiueao in gran parte alle araorcvoU istru- $t« ora incidendo YMlila e I'Eliodoro dai disegai zioni di Volpato quel primo fomento, per cai die ne fcce in Roma di grandczza alquanto crebbe di poi a si alta e nieritata fama; ne maggiorc , ed il buon csito non puo niancare. qiiesto e 1" ultimo ccrtamente dei merici del (**) II celebcrrimo suo genero e discepolo suo degno maestro, sebbene dal discepolo sia Raflaello Morghcn, quanlunrjue prima d'essere stato di lunga inaao superato. in Roma trattasse gia bene V incisione , dec I I 8 DELLA CALCOGRAFIA allettano 1' araatoie , stiipefanno 1' intelligente e sgoraentano 1' artista imi- tatore. Maraviglioso sovra d' ogai altro per I'estrema sua finitczza, e direi quasi sovrumano e il ritratto di La Fontaine. Portato a dopnia ed aiiche quadrupla grandezza per mezzo di lente convessa, il tratteg- gio vi coraparisce ancor fino e fermamente condotto : ad occliio nudo che assai miope non sia, per quanta acutezza vantar possa, riesce in molte parti assolutamente impercettibile. Evvi una testa coperta giusta I'uso di que' tempi da un parruccone accademico, in cui le folte cioc- che de'capelli ed i I'icci cadenti suUe spalie e sul petto sono della piii natiu'ale moUezza e lucidezza. Dal collo pende una cravatta di finissimo lino spiritosamente toccata in mezzo alia quasi invisibile sottigliezza dei tagli, ond'e formata, quasi combaciati I'un 1' altro. La faccia poi (non pill grande deirunghia del mio indice ) e disegnata, anzi modellata a meglio dire coUa piu schietta verita: le mezze tinte chiare sono a punti codati suUo stile de' migliori calcografi ritrattisti , le scux'e a tagli con- tinuati ed equidistanti , ne' cui strettissiuii interstizj gl' indicati punti posti r un dopo 1' altro in linea servono d' intrataglio. Ma un miracolo dell'arte che sfugge all'attenzione di clii non tratta il bulino sta negli occhi di quel ritratto per la veramente inciedibile diligenza e destrezza con cui sono intagliati : tu trovi nelle stampe di Woollet dei punti d' acquaforte piu grossi di quelle pupille , eppure in si piccolo spazio ebbe Ficquet il coraggio d' intromettere sei tagli intorno alia nera parte visiva , la cui larghezza occupa gia piii d' un terzo della pupilla mede- sima, e questi tagli giro egli fluidamente, e ristrinse gradatamente , e troncolU verso il piuito luminoso, rientrando nel medesimo solco ap- pena visibile, senza punto addoppiarli. Cose si microscopiche , al cui paragone diventano colossali le dita imiane, quanta difficolta non doveano costare all' artista esecutore, se tanta io ne provo nella semplice descrizione ? E parra forse a talimo anche versato nelle arti, cli'io scenda a troppe minuzie in queste mie osservazioni; ma non gia a colui, che abbia al pari di me provato una volta ad incidere, se non con quella, almeno con approssimativa finezza. Ei solo puo vahitarne il pregio. Ei sa qual occhio di lince si richiegga per tali sforzi anche coU'ajuto della lente, e come questa riesca incomoda DI GIUSEPPE LONCHI. II9 operando, se troppo convessa, ovvero addoppiata ella sia. Sa che una mano , appena men clie ferniissima , non pu6 impostare la punta del bulino alia voluta equidistanza dall'un taglio all'altro, ne molto meno scavare equabilmente que' solclii incomprensibili , ne' quali ,esso bulino intacca appena la superficie del rame, e nella forniazione de'quali I'ar- teficc, per evitare ogni sussulto della mano, sospende perfino il respiro, e direi quasi momentaneamente la pulsazione del cuore. Sa clie la tempra e I'afFilatura dell'acciajo bastanti per ben tagliare ne' solid delicati lavori incisorj non bastano per una finezza di taglio portata a si alto grado; essere pertanto necessario di riduiTe il bulino a filo assai piii acute e tagliente, e quindi a tempra piii tenace (il che sempre non ottiensi), oude la punta in tal guisa assottigliata non si pieglii ad ogni istante o non si spezzi. Da cpiesta indicibile finezza e purita di lavoro emerge nei bei ri- tratti di Ficquet, e segnatamente in questo, ma non so che di grade- vole air occhio dipendente da ci6 che noi chiamiamo tinta vellutata (*), cui niun altro genere incisorio , ne di maniera nera , ne d' acquerello , ne di granito, ne di taglio libero, ne molto meno di litografia potra mai aspirare. £ il trionfo del bulino, e del solo bulino. Un taglio d'acquaforte in mezzo a siffatto lavoro sarebbe come un nnido filo di lana in mezzo a leggerissima tessitura di seta sopraffina. La pmita secca tanto adattata per segnare sul rame nudo i tagli piii sottili po- trebbe emularne ed anche superarne la finezza ; ma agendo questa sul rame non per iscavazione, come fa il bulino, ma soltanto per com- pressione, non pu6 segnare tagli cosi ravvicinati e serrati, giacche chiuderebbe il taglio gia fatto colla formazione del successivo. Ripeto adunque, che se nella finezza del ti-atteggio consistesse tutto il merito dell' incisione , Ficquet avrebbe ottenuta di lunga mano la palma. Ma da una parte i suoi ritratti non essendo che riiitagli (*) TinU wHutata chiamano gl'incison qiiclla in guisa da senibrare alio spettatore, die vo- che risulta ia qualche parte d'una stampa dalla lendola toccare, sentirebbe sotto le dita la dolce qualiia dcll'artificio incisorio, dal grado e dal- sensazione die siiol produire il velluto. Ma di r inscnsibile progressione del diiarosciiro , e piii cio pure piii diffusamente parleremo nella parte di tutto dalla dolce unioae ed impaslo de' tagli seconda. 120 DELLA CALCOGRAFIA acciiratissimi in minor proporzione delle stampe de' precedent! maestri, non hanno il prcgio dell' origiualita calcografica ; dall' altra quel mi- nutissinio tratteggio si conveniente a' suoi piccoli busti, mal risponde- rebbe alle ^gure di maggior dimensione piii praticate nell' intaglio. Se pero non e prirao per valore incisorio complessivo, e unico, insupe- rabile , sorprendente da lui lato dell' aitc malagevolissimo (*). (*) II ritratto di La Fontainp, lU ciii lio parlato a liingo ia quest' articolo, e assoluta- mente la migliore produzione inarrivabile di Ficqucc, sebbene gli amatori ricercbino avida- mente ancbe qiiello di Mad. di Maintenon e qnelli piii piccoli di Rtihcns e di Vandyck. Ma quel ritratto di cui parlammo e vernmente la pietra di pnr.ngone coo cui distinguere la superiorita dell' iut.iglio a bulino sopra quanti altri generi d' intaglio fiu'ouo peseta iiiventati. Coir intaglio a bulino si comiucio a stanipare, indi venne quello d' acquaforte assai giovevole alio stesso bulino per niolte preparazioni di cose ruvide o frastagliate , ma incapace di figurare in ogni parte da solo. Poi si penso ad imitaie la matita, mescolandovi 1' acquaforte, il bulino e la punta, e fu questo cliiamnto in- taglio a granito: ne uscirono in vero stampe graziose sotto la niano d' nn Bartolozzi e d'al- tri ; nia ncppur qucste paragonal)ili alle belle stampe di taglio dolce , cioe di bulino , per va- rietji d'artificio e per esattezza di pittorica rappresentazione, perclii; piii fatte per imitare i disegni die i dipiati. Non parlero del genere d' intaglio a maniera uera, applaudito un tempo dagli amatori sopra d' ogii'altro, come piii so- migliante alle opere del pennello, e die fu por- tato da Earlom alia maggior perfezione ^ ne deU'altro genere d' intaglio detto aWacquerello; genere, da cui per altro uscirono in Parigi rc- centeiucnte per opera di Jaset graudi e belle stampe ; giacclie anche queste paragonaie colle migliori opere del bulino, risuliano sempre mo- notone e seuza quel brio calcogralico die si bene condisce le belle incisioni a taglio. Kesta ora a parlare del genere lilografico invcutato da poclii lustri, ed ora dilTuso in ogni parte d'Eu- ropa , stante Tapparcnte sua facilita, per cui qualunque disegaatore si reputa gia litografo senz' altro previo esercizio, il die veramente non e, rendendosi anzi necessaria per la di- versitii die passa fra la carta e la pietra, e fra la matita coinune e la litografica, una partico- lare abitudine. Questo nuovo genere, il quale nella formazione del tlpo s'accosta a quello del granito calcogralico, se fatto colla matita; oppure al tratteggio d" acquaforte, se fatto colla penna , e quanto all' impressioae somiglia a quella del- r intaglio in legno , lia fatto in breve tempo lodevoli progressi. Sono essi dovuti jiiii die air abilitii dei disegnatorl , alia perseveranza degl' impressori nel fare nuovi tentativi per ben riuscire; ma le piii belle stampe litogra- ficlie lianuo toccata la maggior perfezione, cui possano aspirare, quando giuiigono a produrre r efFetto d' una buona stampa calcografica nel genere di granito , e siccome il granito non puo mai enuilare le belle stampe a taglio dolce di Wille, di Balechou , di Drevct e meno an- cora i liaissimi ritratti di Ficquet; cosi parrai avcre ben detto die alle qualilii del ritratto di La Fontaine niun altro genere incisorio dei gia nominati, e moko meno quello di litografia potra mai aspirare. Si molto meno, e cio non gia per imperizia degli artefici , ma per difetto del modo imprescindibile di stampaie; giacche (e gl'incisori m'inlenderanno ) nelT impressioae calcografica, allorclie, dopo d'avere einpiti i ta- gll col ncro di stampa si ripulisce colla mano la superCcie del rame, rimane sempre fram- mezzo ai tagli nelle mezze tinte ombrose, e piu negli scuri una leggiera tinta , la quale rende DI GIUSEPPE LONGHI. 121 GIACOMO SCHMUTZER nato a Vienna nel lySS, mono ivi circa il 1808. J? iglio d' Andrea e discepolo di Willc fu Giacomo Schmutzer, il quale debb'essere annoverato fra i prinii incisori per la fermezza, iiiti- dezza ed arditezza del suo bulino, e non meno pel sentimento e pel uerbo della sua niatita. Come il suo condiscepolo Bervic , ammiratore egli pure del bel taglio del suo maestro, pose ogni cura nel farlo va- lere in ogni suo lavoro , e vi stette ben presso, se nol raggiunse to- talraente. Le due stampe da lui incise da Rubens, cioe Muzio Scet^ola davand a Porsenna, e S. Cregorio ( o forse S. Ambrogio ) vietante V in- gresso nel tempio a Teodosio, sono a buon diritto le piii stimate dagli intelligenti , ed e pure stimata la Nascita di Venere parimente da Ru- bens; ma in questa alcune parti sono migliori di quelle, alire inferiori; tutte pero mostrano ad evidenza la sicurezza straordinaria di lui neH'uso del bulino. Le forme sono intese assai bene, avuto riguardo alia ma- nicra del pittore, ed il chiaroscuro vi e sostenuto vigorosamente. Pero il giovane incisore male provvederebbe alia buona sua riuscita, se stu- diasse esclusivamente quello stile d' intaglio, giacche, se anche per na- turale disposizione e per assiduo esercizio giungesse a fare altrettanto, piii dolce e piii armoaico il tratteggioi men- bulino qualclie punto grosso piii del bisogno, ag- tre aeir impressione litogralica gl' intersiizj fra giungere non maij per cui riesce quasi impossibile Ic linee o fra 1 punti risuliano sempre di puro il condiirre Topera sua alia necessaria armoniai bianco di carta del tutto scoperta, e nel modo quindi e costretto a supplirvi con infiniti ritoc- por appnnto in cui risultano linpresse le stampe chi sopra ogni stampa, per cui le stampe lito- calcograficlie , quando venga pulito il ranie non graficlie finite sono piii costose di quello clie a palma di mauo, ma a lisciva, il clie le rende la natura dell' arte dava a sperare. Quando il crude, e toglie al lavoro tutta 1' arnionia. Un citato ritratto verrh copiato litograficamente in altro difetto non dei litografi, ma dell' arte li- niodo, die vcdendolo da vicino io possa per tografica si e, clie dove il calcografo, quando un istante crederlo originale di Ficquet, pro- cava le prove del suo lavoro, si giova di queste metto di consigliare i iniei discepoli ad abban- per bene ultiuiarlo, o diminuendo od accresccn- donare tosto la calcogralia, per darsi interamente do le sue tinte; il litografo in vcce, tirata la alia nuov' arte , e prometto io stesso di lasciare prima prova di stampa, non puo die diminuire T arte raia prediletla per fare Io stesso. qualclie poco, suddividendo coa alcaai iucavi di Vol. IV. P. II. 16 122 DEIXA CALCOGRAFIA riuscircbbe sempre il suo lavoro troppo lucido e pesante in ogni parte. Nolla traduzione dei dipiuti di Rubens il metodo praticato da Schmutzer non disdice punto; ma diveiTebbe iiisoppoi'tabile, se venisse applicato alle incision! tratte dai classici dipinli italiani. Puo nondimeno riescire di non poco giovamento a quegl' incisori di lor natura freddi e stentati, i quali temono d' avventurare qnaluncjue ardito niovimento nel loro trat- teggio, qiiand'essi per6 consultino le opere di lui ove meglio torna; ma non le prcndano esclusivamente a modello; poiche sarebbero facilmente trascinati nel suo costante difetto dalle niolte bcllezze incisoric e pitto- riche da lui sparse in tant' altre parti della sua professione, e clie gli danno posto ben meritato fra i pin valenti calcografi. Egli si e formato nno stile tutto suo e ben diverse da quello del suo maestro e dei mol- tissimi suoi condiscepoli ; stile, se pur si eccettui Goltzio e Wisscber, il pill animato e focoso di tutti qiianti i bulinisti. Egli c per tal modo che ba sapiito onorare la sua patria e giustificare la munifica prote- zione accordatagli dall' Imperatrice Maria Teresa di sempre grata ri- cordanza (*). GUGLIELMO WOOLLETT nato a Maidstone nel lySS, mono a Londra nel lySS. N, uova spinta da nuovo lato verso la pcrfezione die all'arte nostra ringlese Guglielmo WooUett, avtista giustamente celebratissimo. Applico dapprima all' incisione del paesaggio , ed in questo genere non solo sor- pass6 con istile d' intaglio tutto suo quanti I'aveano preceduto, ma pose nelle sue opere tanta maestria d'artificio, tanto brio ed ardimento di (*) Schinutzcr ha forniati parecclii alllev! , Quirino Mark , Cristoforo Guglielmo Bock ed inferior! ccrtamente a lui, ma pure meritevoli altri. Fu detto pcrcio giustaoieate cli' egli era di lode ; sono di questo nuraero Fedcrico Ait- per molti riguardi in Vienna cio clie il suo guslo Brand, Giovanni Vito Kaupcrz, Giovanni maestro WiUe era in Parigi: bella prova di Giorgio Janota , Giacomo Adam , Clementc Kohl, filantropia, di schiettezza e di vera liberalita. DI GIUSEPPE LONGIII. 123 tocco, tanta forza ed armonia di chiaroscuro, tanta vaneta di tinte col solo nero di stainpa, tauta iiUeliifi;cnza deiraorea prospettiva, tanta verita in somina c tanta illusione pittorica, chc fu per tutti i calco- grafi conlcmporanci, ed e tuttora per noi d' esenipio e di maraviglia. Tratto con eguale facilita i solchi d'acquaforte piii serpentini e ro- husti, i pill .nitidi e fluidi del bulino, i piii fini e dilicati della punta a rame nudo, adattando sagacemente 1' uno e 1' aliro di questi mezzi alia divorsa rapprosentazione dcgli oggetti, sccondo che piii o nieno convenienti li giudicava al fine. Cosi puo dirsi che a ciascuna delle tre principali operazioni incisorie egli pel primo giusti limili asse- gnasse, e ne forniasse un jirecetto d'arte si giiisto e si consentaneo alia natura, che inverterlo, o non si potrebbe volendo , o troppo scon- cio riuscirebbe potendolo. Con si Telici disposizioni era ben naturale che non rimanesse fra i confini di semplice paesista; ma a piii difficile palma agognasse, incidendo le uniane forme ne'ritratti e nella storia. Nel che, a vero dire, ebbe pure gran lode; se non che applicando egli per istinto o per abitudine a questo genere quell' azzardata grossezza e tortuosita di tratteggio , che trov6 si conveniente all'altro, v'indusse certo che di troppo sentita gra- nitura e slanciata varieta di tocco, che nella traduzione dellc battaglie di West non e del tiitto disadatta; ma tornercbbe assai male in rap- presentazioni piii semplici di carattere , piii severe o piii graziose di stile, piii castigate d'esecuzione, come in quelle di Leonardo, di Raf- faello , di Correggio e di tant' altri illustri italiani ed anche oltramon- tani. Perocche non v' ha nelle arti perfezione , se la varieta non e congiunta all' unita , e di questi due primarj elementi del bcllo non e possibile dar piii risalto all' uno, senza detrarre all'altro. Nel genere di paesaggio , dove la natura poco presenta di morbido e di liscio, molto in vece d'ineguale, d'aspro, di suddiviso e di frastagliato; dove la casti- gatezza de'contorni, I'inviolabile proporzione delle membra, I'esprcssione degli affetti , la boUezza che riscalda son nomi ignoti per chi non tra- vede il campanile nella luna : in questo genere, dico, e ammessa a ra- gione , anzi voluta grande liberta e differenza di tocco , ora arditaniente grasso e rilevato , ora fluido e leggiero : e la seducente varieta e meno 124 DELLA CALCOGRAFIA stretta dai vincoli deU'unita. Ma nel genere di storia si richiede indi- spensabiliiicnte piii o meno , secoiido le diffei-enti composizioiii , una giiuliziosa sobrieta, e T^^ooUett, il quale seuti piu d'ogni altro, ed espresse mirabilmente , incidendo , il tocco spiritoso e frizzante de' pittori paesi- sti, mal si fren6 trattando rumana figura nelle storiche rappresentazioni , e non v'ha dubbio die per troppo amore di varieta pecca talvolta di troppo. Nella sua stampa della Morte di Wolff evvi appie d' un gra- iiatiei'e un bcrrettone si iiividamente ti-atteggiato aU'acquaforte, clie par essere sculto in un pezzo di granito , e la figura seminuda di quel cana- diano rannicchiato sul suolo per la grossezza de' punti con cui e fatta la carnagione, e per la tinta die ne risulta, sembra di pietra molaja; il suolo stesso e un miscuglio di grosse linee sei-pentine e di grossi punti, il die produce Teffetto, ben piii die d'un terreno incolto, d'un amniasso di gliiaja : cosi pure neU'altra stampa d'eguale grandezza, in- titolata la Battaglia alia Hogue, i segni del vascello piu vicino e dei circostanti battelli sono si pronunciati e scabri, clie si direbbero quei legni esser giaciuti da cent' anni in porto a tutte le intemperie delle stagioni. Tanto espongo a solo fine di comprovare la tendenza di questo grande artista ad introdurre nell' intaglio di figura i principj medesinii da lui adottati in quello del paesaggio. Del resto in queste pregevolissime sue opere 1' esagerazione di certe parti serve in singolar maniera a dar ri- salto a molt'altre; poiclie nella sua prima stampa, senza quel terreno, lion parrebbe si leggiero e vaporoso il funio della moschetteria , e nella seconda, senza quelle bardie, non parrebbe si fluida e trasparente I'onda del mare. Tanta novita di stile e tanta ridondanza di gusto gli procu- rarono in tutto od in parte iraitatori senza numero. Ormai non compare pill un pezzo di paesaggio in qualunque stampa, se non rivestito della sua divisa. Woollett e incontrastabiliiiente il prototipo dell' arte in questo genere , e puo anclie servire di norma nell' incisione di storia ; ma vuol essere imitato con molta circospezione e con molto riguardo al carat- tere dell' autore die si traduce. Senza di cio per di lui mezzo e gia predisposta la via all'eccesso, vizio nelle bell' arti peggiore del difetto, vizio sempre crescente, perche riguarda la licenza sotto I'aspetto della DI GIUSEPPE LONGIII. 125 bellezza, vizio finalmente incorreggibile , perche riconosciuto da tutti, ftiorche dall'artista che ne e invaso (*). CARL' ANTONIO PORPORATI nato a Torino nel 1741 , morto ivi nel 1816. C. -(hi ama nelle produzioni dell' arte nostra precisione, nettezza di taglio, vcrginita di lavoro, fusione e trasparenza di tinte, armonia di chiaroscuro, equilibrio d'artificio, costanza di stile, cose tutte da te- nere in gran pregio , ferrai lo sguardo sulle opere del nostro Porporati. Chiamato egli a quest' arte dalla natura, prima che sapesse trattare il bulino e la punta, esercitavasi a copiare cUligentemente coUa penna le stampe de'migliori bulinisti. Mandato dalla niunificenza del suo Re a Parigi , citta , la quale fu sempre per 1' incisione in rame cio che Roma per la pittura, la scultura e 1' architettura , cominci6 a trattare leggia- dramente il bulino sotto la direzione di Wille, indi allettato dalla moi- bidezza e finezza del taglio di Beauvarlet voile conosccre da vicino i tnezzi da lui praticati nell' incisione. Di questi due maestri per6 poco o nulla traspare nelle sue opere, essendosi egli formato uno stile tutto suo ed anche nuovo particolarmente nelle carnagioni. Scmbra ch'egli fosse il primo ad introduire il metodo scguente, che venne imitato da piii d'uno, e segnatamente dal mio maestro Vincenzo Vangelisti nel suo Piramo e Tishe. Egli introdusse nelle mezze tinte piii vicine alia striscia dell'ombra "o pii maggiore e ne'riflessi dell'ombra medesima I'intrataglio, o, come dicono gritaliani, lo spacco, in luogo de'punti oblunghi d'impasto nell'amandola (*) Oltre Ic giii iailicate stainpc dl 'Woollett, sembra veramente dipinto, perclie col piu fino sono motto ricercati fra i pacsaggi Celadone accorgimento I'artefice seppe coprire tutti i lutni td Amelia , Ceice ed Alcione , la Villa di Cice- di quel paesaggio , per riservare la carta ver- rone, la Solitudine, Fetonte, la Niobc, il JUac- gine sulle parti bianche del cane.equello die belli, il Mattino , la Sera, il Ponte ed il Cane piii e, seiiza troppo sagrillcare lo stesso pae- s/Htgimolo, il quale, oltre la piii giusta espres- saggio. A qucste si possono aggiungere il Ca- •ioae della sua attitudine e dclla sua testa, stello ed il Bosco selvaggio da Gaspare Poussin. 126 DELLA CALCOGHAFIA delle incrociature, ingrossando sovente il detto intrataglio fino al valore del taglio doininante, o per evitare il mal efFetto clie prodmrchbero i secondi tagli troppo distanti fra di loro rispetto ai priini, vi aggiuiise uu terzo segno di minor grossezza del secondo, ma pure sentito. Anche i punti d'inipasto nelle mezze tinte chiare fatte a taglio interrotto furouo da lui disposti non mai obliquamente, ma sempre coU' andaraento dei primi segni a guisa d' intrataglio con piu staccata interrnzione. Questo metodo e adatto per ecccllenza alia rappresentazione di certe carnagioni di pelle fina, delicata e liscia, le quali non hanno visibile poi'osita ed abbondano di quelle mezze tinte in cui traspajono le vene, e clie i pittori chiamano oltramarine, perche molti passaggi di tinta non pos- sono essere mcglio iraitati, che servendosi in parte di quel colore azzuno che dicesi oltramare. Questo artificio riesce all' occhio gradevolissimo , producendo nell" intaglio tinte lluide e tenere oltremodo; ma non c fatto pei cpiadri di grasso impasto. In fatti la sua stampa della Vergine del coniglio e I'altra della Leda , prese entrambe dal Correggio, quantun- que giustamente pregiate dagli amatori per molte bellezzc che le di- stinguono, da questo lato non danno giusta idea del dipingere moibi- damente succoso di quel sommo autore. In vece la Fanciulla col cane da Greuze, e la Donna che i>a a letto da Vanloo gli sono benissimo riuscite. Mentre pero quest' uomo e da amrairarsi in certe sue carna- gioni, lascia desiderare non poco in altre parti moltissime. I suoi ca- pelli sono sempre d'un taglio povero e ruvidetto, come all' incirca li fece Bartolozzi : se non clie in (juest" ultimo, essendo spai'sa dappertutto alquanta ruvidezza, urtano meno che in lui, il quale in altre parti us6 d'un taglio nitido e puro; timido poi e il movimento del suo tratteg- gio, freqnentemente debole il chiaroscuro, e 1' artificio suo in ogni opera, che ha prodotta da ben diversi autori, appare quasi sempre lo stesso. Cio sia detto, lo ripeto, per I'obbligo in cui sono di ragionare pro e contro. Non e men vero pero, che alcunc sue stampe denno entrare a buon diritto in qualunque scelta coUezione , e possono servire d' ot- tima norma in certi casi a qualsivoglia incisore. £ un artefice rispet- tabilissimo, e fu il primo incisore italiano, il quale s' occupasse della purita del lavoro e dei vezzi del bulino : prima di lui non si pubblicavano DI GIUSEPPE LONGIII. 1 27 fra noi che schizzi d'acquafortc, e non mai stampe finite, oppure le pill condotte erano d'uii taglio alquanto gretto, rozzo e malinteso (*). GUGLIELMO SHARP nato a Londra nel 1746, mono i^>i ncl 1824. VVuesto valentissimo artcfice, di cui I'lnghilterra non solo, ma I'Eu- ropa tutta corapiange la recente perdita, merita nella storia calcogvafica particolare osservazione. Secondo il inanuale di Huber apprese il disegno da West, F intaglio da Bartolozzi, due grandi maesm in vero, ma ch'ei non segui molto da vicino, prendendo da cpianto mostrano le sue opere a studiare da una parte Reynolds, e Strange e Woollett dall'altra, e forman- dosi COS! uno stile suo proprio, die a nessun altro direttamente somiglia, stile ridondante di spirito e di gusto sovra quanti comparvero nel genere d' intasilio rejrolare, ma non esente da "iravissimi difetti d' esajrerazione e di trascuranza. Cosi , mentre per opera sua T arte nostra omai giunta al suo apice per una parte sali ancora d' un passo , retrocesse non poco per r altra. Intaglid assai bene la storia , meglio il ritratto. Nella prima tradusse per eccellenza il carattere de'suoi pittori compatrioti e con- • temporanei, riproducendone con pari fedelta le bellezze ed i difetti, e si distinse d' assai colla sua stampa intitolata i Dottorl della Chiesa da un dipinto di Guido. Nel secondo fra le altre sue produzioni sono maravigliosi a vedersi i ritratti d" Hunter e di Boulton. Mentre gli sto esaminando, ho pure sott' occliio 1' altro di egual niisura e d'altissimo pregio inciso da Bervic, rappresentante Gahriele Senac di Meillian. Al confronto de'volti, quelli sembrano non gia incisi, ma succosamente (*) Oltre le dette stampe, sono molto stimate gia per la composlzione la Susanna al bagno Ventre ed Jmore da Poinpeo Battoni, la Morte da Santerre. dJbele da Van der Werff, e per 1' intaglio^ noa 128 DELLA. CALCOGRAriA. dipinti, non dipinti, ma direi quasi viventi; questo ha qiialchc cosa di inetallico o di legno colorato e verniciato. AH' opposto il vestito dell'iino e giusto, A'ero , iiisuperabile ; quello dcgli altri duro, stentato ed a giiisa di trascurato abbozzo. Siccome peio ne' ritratti il priino merito sta nella verita e nell' espressione della fisonomia ; cosi in tal confronto la palma c devoluta a Sharp. In generale quest' artefice spiega in quasi tutte le sue opei-c grande iatelligenza di chiaroscuro, profondo sentinicMito d' espressione e di colore , arditezza di tocco singolare , e quel clie e piu, dopo tanti maestri die lo precedettero , niolta novita d' artificio incisorio. Con focile ripiego ha egli troncata liberamente nelle carnagioni la direzione de'prinii segni, sostituendone un'altra, che non era pure la continuazione de' secondi , e seminandovi punti e contrap- punti senza che ne sofFrissero menomamento la fusione ed il carattere dominanti della tinta. Alcuni segni inossi piu del dovere e non ri- chiesti dalle inflessioni del vero, alcune direzioni di trattcggio antipro- spettiche, che in altri artefici sarebbero intoUerabili, in lui aggiungono bene spesso e spirito e nerl)o. Tu vedi sparse iji quelle teste certe piccole masse isolate di tagli, le quali da vicino ti sembrano assolu- taniente fuor di concerto; osservale a modica distanza, e scoprirai quanto servono magistralmente alia piu esatta e piii facile indicazione de' piii minuti accidenti del vero. Questo pregio pero non e tutto suo, ma e dovuto in gran parte alia piu scrupolosa sua imitazione di tutte le mo- dificazioni e giri ed urti di pennello che riscontrava ne'migliori dipinti de'moderni ritrattisti inglesi, i quali formati siiUe opere dei Rubens, dei Rembrandt, dci Wandyck e dei Velasquez, a malgrado di qualche eccedente lihcrtu di tocco e di qualche alterazione di forme, per facile impronta del vero ne'piii opportuni moraenti passeggieri, per espi^es- sione, per chiaroscuro e per colorito, non temono confronto coi mi- gliori ritrattisti delle altre nazioni. Fcdele a quest' unica sua mira d'imitare col bulino il giuoco del pennello, e prefercndo per naturale inclinazione i dipinti piii franchi ed arditi ai piii diligenti e fusi, per- che da qiiclli il suo sistema d'intagliare traeva piii chiai'a norma per la direzione de' segni, da questi in vece nessuna, fii nemico di tutto ci6, che lascia I'uigrato sentore dello stento e della fatica sostenuta dal DI GIUSEPPE LONGHI. 1 29 calcografo, il die nelle operazioni del buliao accade frequcnteraente , e quindi evit6 come paste ogni curva di tratteggio troppo regolare , ogni liscio inoppoituno prodotto da scrupolosa equidistanza e nitidezza di taglio, riservandole, e neppure quant' era d'uopo, ai soli oggetti di lor natiira levigati e lucenti. Scuotere cosi il giogo, che alcuni moderni bulinisti aveano iraposto air arte nostra, valutandone tutto il merito nel ben tagliare il rame, giogo , che gli amatori a forza d' oro niantenevano , fu veraraente iinpresa d' altissinio ingegno e difficilissiina ; per buona sorte non e del tutto tornata in vano; ma avrebbe vantato assai migliore suc- cesso, se in certi limiti di moderazione si fosse 1' artista contenuto. Tutt' air opposto per troppa fedelta agli scherzi del pennello s'abban- dono a licenze veramente stravaganti, die per la loro originalita e per r efTetto die ne risulta amo pure io stesso , mentre non posso approvarle. Le pupille degli occhi nostri sempre tonde, dacche la razza umana si riproduce, nel ritratto di Hunter s' accostano piii al quadrato , che al tondo non solo nella forma, ma ben anco nel giro de'tagli che le compongono, e non pertanto quegli occhi diretti verso la luce, e quindi alquanto socchiusi, sono vivi, veggenti ed animati da forte pen- siero. Certainente per quanto rotonde in natura siano le pupille, nella posizione di quella testa , ristringendosi le palpebre a coprirne sensibil- meiite la parte superiore e 1' inferiore , si presentano a qualche distanza in tutt'altra forma, che circolare, ed il celebre Reynolds nel dipingere quel ritratto, usando del suo tocco di pennello scenico e di primo getto, e mirando saggiamente a rappi'esentare le cose, non quali sono, ma quali appajono alio sguardo , le avra indicate nel quadro, come stanno nella stanipa; ma I'incisore, al quale ogni semplice pennellata costa I'operazione di parecchie linee, ne puo essere scusato dalla rapiditii del suo operare , non poteva deviare nel giro di queste dall' ordine della natura , seiiza cadere , come egli fece, iiello sconcio di rappresen- tare quelle pupille scliiacciatc, anziche sottosopra alquanto copertc dalle palpebre. Siniilmente i capelli sotto il suo bulino non hanno quasi mai il giusto nascimento ed andamento de'naturali, ma cjuello bensi d'un pennello scherzevole, e talvolta manierato. Vol. IF. P. u. 17 l3o DELLA CALCOGRAFIA Dalle preniesse osservazioni emei'ge, clie questo sommo artefice s'era nrefisso neirarte sua d'imitare piii la pitiura che la natura, forzando per cosi iliie un' arte , come la nostra dotata di mezzi suoi proprj per espri- inore il vero, a scrvirsi de' mezzi d'mi'altra totalmente dilYerente, e per tal luodo giusta la sentenza di Leonardo da Vinci si mostro nipote, non figlio della natura. Senza dubbio e stretto dovere dell'incisore, quando non pub- blichi soggetti di propria composizione, di rapprcsentare i disegni o dipinti altrui colla piu scnipolosa fcdelta al carattere dell' autore : fu questa la massima di Sharp, ed io pienamente I'approvo; ma non al punto d'ob- bligarc Parte nostra ad imitare oltre lo stile del pittore anclie i mezzi meccanici della pittorica esecuzione, scendendo alia servilita di piegare il bulino a quegli andamenti del pennello, i cpiali d'altronde non pos- sono mai esattamente rappresentarsi , i quali non si veggono in natura, ne il pittore stesso puo lasciarli visibili scnza taccia di trascuranza, sq non se nella pratica sicurczza clie svaniscono interamente alia voluta distanza fia lo spettatore ed il qiiadro. Evvi un genere d' intaglio assai pill spiccio, cliiamato genere libera (*), ove 1' artista non vincolato da alcuna legge incisoria , niirando solo alia qualita del dipinto cli' egli intende rappresentare , nulla ai vezzi dell' arte sua, mescendo per ogni verso i tagli dell' acquaforte con que' del bulino e della punta a rame luido, ed evitando in ogni parte qualunque regolare ordinanza di trat- teggio, la quale farebbe comparire ingrato all' occhio tutto il resto del lavoro , puo farsi carico d'esprimere anche le varie pennellate original! costituenti il carattere costante d' alcuni autori , e fino 1' indecisione ed il tocco slanciato de' loro schizzi estemporanei. Dove la facilita calco- grafica s' annuncia gia per se stessa , sta bene che si riscontrino pure gl' iiidizj della pittorica facilita. Non e cosi del gran genere detto a taglio regolare, che e pur quelle di Sharp, ed in cui I'incisore non puo considerare il dipuito, che come speccliio permanente della natura: cjuesto genere e severo : ama le cose finite , ama dar conto di tutto e delle qualita naturali d'ogni cosa; la direzione del tratteggio non vi e (*) Nella parte pratica parlcremo estesa- puo bene rappresentare. Abbiamo gia detto mcnte di questo genere d' incisione , de' snol qualclie cosa agli articoli Rembrandt e Sclimldt. pregi e diretti, e quail composizioai puo, o noa DI GIUSEPPE LONGIII. l3l mai arbitraria, ma calcolata senipre sul rilievo delle forme; un tocco di pennello piu saliente neirarchetipo die I'incisore ha davanti, non h per lui die Y avviso d' uii iiicavo o d' un rilievo piu appariscente nel vero, e li piop;a o tronca il sue taglio con artificio tutto suo e ben differente da cjudio del pittore. In una parola ei pensa a tradurre, quanto puo meglio, il risultaniento dell' artificio pittorico, non lo stesso artificio, come il traduttore d'un libro cerca di riprodurre nella propria lingua il raziocinio, I'ordine e I'espressione del suo originale, ne si cura del modi e dogli acceuti della lingua straniera, in cui fu scritto, die non potrebbe iniitare. Ne pu6 farlo compiutaniente I'incisore medesiino nel genere di cui parliamo, mentre lo stesso Siiarp, il c[uale pote seguire col bulino randainento del pennello in alcune parti della carnagione e de'capelli, nol pote nei fondi, ne' panneggiamenti ed in altre parti acces- sorie, in cui dovette attenersi al metodo praticato dai calcografi anteriori. Confermiamo dunque il gia detto : che quest' artefice di prim' ordine voile essere iiuovo ncU'arte sua, e per istraordinaria attitudine a ben fare* riusci da cpialclie lato a darle incremento, fin dove forse non era da sperare: che pote farlo suUe opere de'pittori arditi e liljeri della sua nazione , o sul pennello facile e sentito di Guido ; ma non poteva ben incidere da un Uolci , e molto meno da RafFaello o da Leonai'do ; che in mezzo a tanti pregi sparsi nelle sue opere vi ha gettato un germe di calcogi-afica licenza , che potrebb' essere funesto a'suoi imitatori. L'incisore freddo, monotono e troppo geloso della puritu e nitidezza del suo taglio consulti pure le stampe di questo genio dell'arte, ei non potra che ritrarne considerevole vantaggio, come il disegnatore timido ed iiTesoluto acquistera nerbo ed ardire copiando le opere del Buonarroti. Ma ne cjuesto inclinera al Buonarroti, ne quello a Sharp; bensi coloro i cpmli hanno gia dalla natura vivacita, aidore e gusto ridondanti, ed a questi, come dissi, I'imitazione di tali stampe potrebb' essere pericolosa. £ troppo facile gxistando assai quello stile trascoiTere nell' intcmpcranza. Gl' imitatori suoi compatrioti trattando analoghi soggetti , e da simili pittori, sebbene talvolta piii manierati di lui , vi riuscirono feUcemente. Non e cosi de' suoi seguaci stranieri e specialmcnte ilaliani. Piii d'uno di costoro volendo applicare quello I 3a DELLA CALCOGRAFIA Stile alia traduzione calcografica de' nostri classic! dipinti , balbett6 sciaui'atamente I' italiano coUa frase e coll' accento inglese (*). CARLO CLEMENTE BERVIC nato a Parigi nel 1756, mono ivi nel 182a. D< 'opo Gio. Giorgio Wille nessuno porto tant' oltre la fermezza , Tequidistanza e la nettezza del trattcggio incisorio, qiianto 11 celeberrimo Bervic suo allievo, niorto non ha gaaii a Parigi, ove tenne merita- mente iiell' arte sua la prima riputazione. Pareggiando il suo maestro nella meccanica abilita di maneggiai'e lo stromento, lo sorpasso di niolto nel gusto e nell' intelligenza del disegno. Fra le sue stampe , le quali nou sono moltissinie , perclie d'un genere difficile, lungo e te- dioso, vcngono prescelti i ritratti di Senac de Meilhan e di Luigi )fVI, V Educazione d'Achille, il Ratto di Dejanira, e I'aiuico gruppo del Lao- coonte. Nel primo ritratto e mirabile I'artificio con cui seppe imitare per eccellenza il carattere delle pieglie ed il giuoco del chiaroscuro, die suol produrre un velluto, la cui superficie non e tagliata che in alcuni punti equidistanti : varie falangi di tagli pasciuti e ben rav\^ici- nati r un I'altro iraitano precisamente le canne visibili di quel tessuto, varj tagli piii fini e piu serrati ed in opposta direzione rappresentano i raoscherini rilevati di vero velluto. fl indicibile l' esattezza con cui i tagli costituenti il fondo dell'abito s'arrestano ad ogni piccolo spazio per lasciar luogo ai detti punti vellutati , e ripigliano la loro direzione cosi bene infilati , come se fossero continuati prima, indi suddivisi, ed e pur rara la pazienza con cui nelle parti illuminate riserv6 ad ogni (*) Alcune .litre stninpe di Slinrp sono te- ma quasi tutle le opere di quest' artefice ri- nute in gr.in prcgio dagli amatori. Tali sono spett.ihilissimo sarebbero qui da nomiaare, es- I'Assedio di Cihilterra da Trumbull, Alfredo U sendo quasi tutte e con pochissinio divario grande da West, Carlo II a Toiver dallo stesso condite di nioltissime bellezze tanto pittoriclie, e 1' Ombra di Samuele parimente dallo stesso ; quanto cilcograiiciie. DI GIUSEPPE LONCni. I 33 moscherino il siio piccolo tocco di luce con sorpi'enclente verita. OuelTabito 6 cjuanto di piii pcrfetto si puo dall' arte ottenere. II se- condo ritratto , clie e di fi'!;ura intcra , per disposizione e varieta di tratteggio e veramcnte un eseniplare dell' arte : quaiituiique il tiiono generale risulti alqiianto argentino , e per6 bastantenicnte vigoroso : il nianto di velluto sparso di gigli ricamati in oro, rermellino, le calze, le scarpe, i guanti, il cappello, gli accessor] circostanti, il fondo, tutto vi e trattato con singolare jnaestria e con una perseveranza d'attenzione alia purita del lavoro tutta propria del suo maestro. Nella trina d' oro delle maniche ha circondato i piccoli tocchi di lume con un segno d'acquaforte die li fa spiccare frizzanti conformemente al vero; I'elsa della spada, lo scettro ed il bastone del comando par che si prestino al tatto. In complesso pero bisogna convenire , che per lo stile d' inta- glio alquanto largo da lui adottato , cpiesto grande lavoro e troppo fermo e pesante dappertutto , che nulla v' ha di leggiero , non escluse le piume, la cui precipua qualita e per appunto la leggerezza; che il merletto della cravatta potrebb' essere meno grave e meno grossolano, e die rermellino, sebbene a qualche distanza sia benissimo indicate, pure sarebbe meglio riuscito e da lontano e da vicino, se ad esempio di Drevet figlio vi avesse impiegati tagli pin fini e piu seiTati; giacche veduto dappresso imita nelle mezze tinte , piii che il morbido pelo , le bianche papille coniche , onde e coperta la parte superiore della lingua di certi animali; che finalmente la testa, primo oggetto della rappre- sentazione, e troppo lumeggiata, e vi sono alquanto forzate le mezze tinte, per cui diventa metallica. I In mezzo a tante bellezze sparse nelle sue opere, il vizio di tutto precisare fermamente sembra che fosse ingenito in lui, anzi ridotto a massima, come lo e per falso principio in altri molti abilissimi artisti della sua nazione. Dico per falso principio; e qui mi e forza di ripe- tere , che la natui'a debb' essere imitata dall' arte non qual e , ma quale si vede; cioe in alcune parti assai decisa, in altre alquanto indecisa , sia per 1' azione dell'ombra, sia per I'efFetto dell' aria intcrposta, siccomc operarono i piii classici pittori dal risorginiento dell'arte in poi. L'ar- tista, che inclinato a mostrare in ogiii parte la sua intelligenza mal I 34 DELLA. CALCOGRAFIA soffie cH trovare nel suo modello qualuiiqiie indecisione cli contorno, suole, per mcglio scoprire cio clie vonebbe, staccarsi dalla sua posi- zione, e couosciuta piii da viciiio la direzione del detto contorno, torna al suo posto persuaso di vedere fisicaniente cio che non vede die intel- lettuahneate , ed e contento per tal mode di poterlo cliiaramente indicare nel suo lavoro; ma non s'accorge che tanto manca alia giusta imitazione circoscrivendo quelle parti che vede incerte nel vero, quanto sfumando quelle altre che vede nel vero medesimo distinte e circoscritte. Se poi ( cio che si fa ben di rado ) porra a confronto le parti da lui vedute senza stento con quelle che dura fatica a vedere , s' accorgera facil- mente di quanto queste da quelle difFeriscano in precisione ed in cvi- denza. E questo e il solo difetto che gli si possa attribuire nelle due in- cisioni deW Educazione cYAchille e del Ratto di Dejanira, le quali nel resto sono condotte con una diligcnza , fermezza ed intelligenza che di pin non si pu6 desiderare. Nella prima , a dir vero , gli artisti ri- scona-arono troppa impronta statuaria non sempre confacente alia pittura; ma questa e colpa di Rcgnaidt : ei non puo essere accagionato che del tuono alquanto ferrigno che vi domina, segnatamente nella rupc. Non e cosi deir altra da lui eseguita in appi'esso da un dipinto di Guido. Quant' e piu cainoso , piii inossato e piu hello dell' altro il torso di quel centauro ? Come meglio serpeggia 1' ombra ora piu , ora meno sentita fra gl' intercostali e fi-a i dentati ? Quanto migliore quel coUo ? Quanto piii vero ed espressivo quel volto di carattere faunino ? Resta solo a desiderare che il pittore avesse usata maggiore economia nella massa dei panneggiamenti, e che I'iucisore avesse dato un aspetto piii scducentc alia bella rapita, in che Guido non mancava giammai. In questi due stupendi lavori Bervic ha usato nelle carnagioni d'un metodo affatto nuovo. Egli ha preparato esattissimamente il primo e secondo segno continuato quasi alia forza voluta fino al lume, indi con punti piu grossi e rotondi , forraati coUa punta secca compressa e girata perpendicolarmente alia superficie del rame, entro nelle incrociature de' tagli gia fatti , e per tal modo facendo rialzare il rame intorno ai detti punti, e levandone il rialzamento col raschiatojo, vi guadagno DI GIUSEPPE LONCIII. I 35 un interstizio bianco, con cui divise i tagli in tante linee inteiTolte pill appariscenti nellc tinte chiare , pochissimo nolle oscure , tlal clie ottenne una piacevole gx-anitura. L questo un artificio di piii clie I'arte ha trovato per sue mezzo, c fu niolto il trovare nuovi artificj all'eta nostra. lo per6 non oserei consigliare i giovani incisori ad imitarlo da questo lato : ncllo stile generalmente da lui tenuto, tale artificio riescc al certo gradito; ma divcrrebbe troppo Incido in mezzo alia sua granitura per rappresentare la carnagione combinato con istile diverso nel rimanente deir opera. Egli stcsso per dare piii dolcezza e morbidczza al peito deila Dejanira fu costretto d' abbandonarlo in gran parte, e n'ebbe migliore successo. Potrebb'essere piii adatto alia rappresentazione d'alcuni drappi, segnatamente a guisa di maglia, come tento felicemente Mauro Gan- dolfi nella sua Ciuditta dell'Allori. La stampa a mio senno, clie sola basterebbe a raostrarlo incisore mas- simo, e quella del gruppo di Laocoonte. Da ciraa a fondo e tutta uerbo e sapere : stretto dalla piccolezza delle figure , non ha potuto servirsi di quel taglio di bulino largo e nodrito, cui inclinava, e per cui riusci- rono pill o meiio pesanti le sue opere anteriori. Egli ha rappresentato quel gruppo non di gesso, ma di marmo, e conserve nell' intaglio quel scniitrasparente del marmo, di cui il gesso non e suscettivo. Egli ten- deva a precisare il tutto, e qui sta bene la precisione piii ferma; giacche disdirebbe nella statua qualunque sfumatura di contorno. Un fondo molto oscuro c non lisciato, come al suo solito, fa valere da una parte i ri- flessi , senza portar nocumento alle masse chiare , e dall' altra chiama r attenzione suUe figure , il cui lavoro si fa piii nitido e puro. II trat- teggio e dappcrtutto ben calcolato e diretto con quel moviraento che puo soltanto suggerire la piii profonda intelligenza del vero e del bello. Fu questa Tultima sua produzione, ma la piii sensata, la piii corretta, la piii bella che gli uscisse dalle mani; fu veramente 1' ultimo canto del cigno (*). (*) Ebbi la sorle Ji conoscere personalmente gli furono discepoli due itali.ini Isac e Toschi ; quest' cgrcgio artista in Parigi, e tratlnnilo con it prlnio, die ora piii non esiste, mostrava molta lai ho doviito convinccrnii, che non era mcno abilita ncl nianeggiare il bnlino, ma troppo ftimabile pel suo carattere, di quanto il fosse m.ancava d' intelligenza e««li gusto: il secoado per la sua abilita. Noa 80 se altri prima , ma ( ora direttore dell' accademia di Parma ) si I 36 BELLA CALCOGRAFIA FEDERICO MiJLLER nato a Stuttgard nel 1782, mono a Sonnenstein presso Pirna nel 1816. xn eta fiorente venne rapito alle arti questo rispettabile axleficc figlio e discepolo del celebre Gio. Gottardo Miiller, tuttora viveiite a Stuttgai'd. EgU era per salire a ben alta meta nell' arte nostra, se dobbiamo giudicarlo dal raro merito di alciine opere da lui lasciate. Fra queste souo degne dei piu graudi eucomj la mezza figura da un dipinto di Domenico Zampieri rappresentante S. Gioi>annl Emngelista, e la Madonna di S. Sisto dal quadro di Raffaello die si ammira nella galleria di Dresda. Nou ti'ovo nelle opere de'migliori maestri una testa cosi bella di forme, cosi vigorosa e dolce insicme di chiaroscuro, cosi fina d' espressione, cosi fusa di tinte, cosi morbidamente condotta, cosi netta di taglio senza durezza, e cosi sobria d'artificio incisorio, come quella del detto Evangelista. La tinta clie ne risulta e tale, die par di vedere in ogni parte del volto cpella fina laiiugine impercettibile, la quale investe come leggerissimo velluto la morbida cute della gio- ventu. Resta soltanto a desiderare die meno retti fossero i tagli sul labbro inferiore , e meno forte e lunga F ombra degli occlii sotto la palpebra inferiore, il che li rende troppo protuberanti ; questo pezzo nondimeno a modo mio di vedere e da moiti lati un modello dell' arte. Nella stampa di S. Sisto, la quale fece gran rumore in Europa, ed e quindi salita a gran prezzo, e bellissinia, graziosissinia e tutta raffael- lesca la figura della Santa posta a manca della Vergine, si per contorno, come per chiaroscuro , se pero si eccettui la mano assolutamente piccola rispetto alia testa: sono pure assai piacevoli que' due Angeli vivacissimi posti in calce della composizione ; ma non e si felice la testa di S. Sisto , la quale fra le altrc cose scnibra avcre mi berretto che non ha, e nella Madonna e nel Putto le mezze tinte sono alquanto forzate, difetto die distingue scmpre piii e col biilino e coUa raatita. e I' Jngresso in Parigi d' Enrico IV, graiidissima II ritratto da Ku inciso del gia niinistro De stampa dal grandissimo quadro di Gerard , gli Cazes lo colloca tra i primi calcografi ritrattisti, da posto oaorevolissimo fra gl' iacisori di storia. DI GIUSEPPE LONGIII. iSy frequentemente s'incontra ne'cjuadii all' olio della seconda e della tei'za manicra di quel somino pittoie, iion f>;ia per sua colpa, ma per 1' au- mento posteriore dolle tiute. So clie I'abile diseguatrice, nella copia die ne trasse, volic esserc fedcle in os;ni parte al suo arclietipo; ma senza avvedcrsene fu egualmente fedcle alle alterazioni portate dal tempo, e die nou sono di Raffaello. La vera fedelta del copiatore, come allrove dir6 pill chiaramente, e quella di conoscere prima coll' ispezione di piu opere d' un dato antore il vero caratterc di lui , e per tal mezzo sa- per immaf>;inare quale doveva essere il quadro appena terminate^. II giovane incisore, fedcle ancli'egli al disegiio da cui dovette incidere, indusse negli occhi della Vergine una massa ombrosa, fen-igna e fosca, clie le da fisonomia troppo severa, e direi quasi iiidispettita, e divise il tenero torso del divino Infante con tinte si pesanti, die danno idea di pettorali molto rilevati, e reggerebbero appena in un Ercole bambino, die ha gia forza bastante di strozzare i serpenti ; ma queste mende nou sono del tutto incisorie. Un piccolo difetto incisorio e tutto suo fu quello di conduire frecpientemente il tratteggio nou gia obbliqiiaraente alia lun- gliezza del corpo die raffigurava, ma quasi orizzontalmente, il die quando la parte non sia di scorcio, riesce d'uno stile alquanto diiro e stentato, ne si presta facilmente agl'incavi o rilievi della superficie. E questo difetto appare piii evidentemente nelle mani di S. Sisto e nelle braccia dei due angioli al di sotto, e si riscontra pure visibilissimo nelle mani del S. Gio. Evangelista ; difetto per6 del quale, se piu viveva, sareb- bcsi liberate. Del resto quella stanipa manifesta una rara nitidezza, ferraezza e robustezza di taglio, intelligenza non comune, stupendo ri- lievo, e giustifica senza piii il somnio pregio in cui 1' ebbero e ravranno gli artisti e gli amatori calcografici (*). (*) Giovane infelice ! tu liai impinguato con nel tuo passagg'io per Milano, ed ebbi campo questo lungo e penoso lavoro lo spcciilatore clie d'ammirare in te non solo distinto iogegno, te ne diede la coinmissione , cd appena Thai ma gentilezza, soavita, bel contegno e buona condocto a terinine , oppresso d.iUa coniinua fa- salute. Chi avrebbe mai detto allora clie tu tica perdesti le facoltii inentali cd indi a poco dovevi per morte iminatura chiudere la serife la vita, simile a que" bruclii , i qua li sono con- cronologica di queste mie calcograCclic osser- dannati a dare altrui V csistcnza , pcrdendo la vazioni ? propria. Non molto prima tu fosti a visicarmi Vol. IV. P. II. - 18 1 38 DELLA CALCOGRAFIA Dijfficolta. J\\ possesso cli quest' arte, di cui ho esposti i pregi, i vantaggi ed il pevfezionauiento , nou si giunge che per lungo calle e disagevole: ogni altro, che artista pur sia, di chi la professa in fuori, non saprebbe giu- dicarla mai ne si huiga nel suo tii'ocinio , ne si lenta nel suo stesso esei;cizio. Quanto espongo suUa difficoha dell' iucisione in rame non riguarda gia tutti i modi praticati per incidere , de' quali diro a sue luogo, ed alcuni de' quali sono anzi di facile e spedita esecuzione; bensi il pill nobile, ma altrettanto laborioso genere detto a to^/to regolare, e diretto alia rappresentazione dell' uonio ne' ritratti e negli storici argo- menti. Per questo genere di lavoro vuolsi primieramente nell' iniziato fortissima inclinazione , anzi vera passione , ond' abbia a perseverare neir esercizio contro la ritrosia della mano , della materia e degli stro- menti. Per6 la sola inclinazione lo tradirebbe, se non venisse in soc- corso una conveniente organica disposizione : vista cioe acuta e resi- stente, polso fermo, robusto temperamento. Seiiza queste naturali qualita, avess'anco la piii profonda cogiiizione del vero ed anche del bello, o rimarrebbe inoperoso per fisica deficienza, o non produrrebbe che opere stentate ed imperfette ; ma poi con queste medesime qualita fisiche , gia raro done della natura e costituenti la prima difficolta da superare, che sarebb' egli senza le altre qualita raorali di sano criterio, d'amore alio studio , di costante attenzione e d' illimitata pazienza i* E quanto difficil- mente quest' ultima prerogativa indispensabile si combini colla robustezza del temperamento, non v'ha chi nol vegga per lo stesso principio, per cui il debole ronzino suole stare a lungo paziente ed immobile , mentre il focoso puledro concitato dalla sua forza stare loco nescit. Debbe adun- que il giovane voglioso d' applicarsi alia calcografia conoscere prima, se, ed in cjual grado abbia sortite dalla natura le indicate disposizioni. Quando nell'esame di se stesso possa credere fondatamente di pos- sederle quanto basta, allora prima di slanciarsi nella carriera, che per tutta la sua vita dovra percorrere, venga meco riflettendo su qual mare DI GIUSEPPE LONGIII. 189 va egli ad inibarcarsi, e c[uali scog;U e quali procelle o calme ango- sciose si dispone ad iacontrare nella speraiiza malferina di poter giun- gere alia meta. E primieraniente, poiclie ho parlato poc'anzi di ritrosia della niano, della materia e degli stromeati, sappia che nella pratica incisoria qiiesta ritrosia e tale da ricordare troppo sovente all'operatore la maledizione del peccato d'Adamo sopra tutta rumanita. La niano gia avvezza, scrivendo o segnando liuighe linee, a muoversi da manca a destra, come pure per lo piii disegnando o dipingendo, si trova da principio renitentc al movimento costante del bulino in senso opposto. Scrivendo, disegnando o dipingendo, la penna, il matitatojo, 11 pen- nello stanno sempre fra le dita; ed il poUice, I'indice, e per aggiunta il medio ne danno I'impulso e ne dirigono i movimenti; ma nelle ope- razioni del bulino la spinta parte dalla palma alquanto sotto il dito mi- gnolo, e le alire dita non servono che a ben contenerlo; percio I'ad- destrare il corpo della mano ed in gran parte 1' antibraccio a tutte le inflessioni del tratteggio, proprie delle sole dita, costa all' iniziato nou poca difficolta. Passiamo alia ritrosia della materia sulla quale s'incide. L'incisione di cui parliamo dicesi incisione in rame, perche questo metallo si riconobbe finora il piu adatto a tal uopo : gli altri metalli o sono troppo duri e crudi, o ti'oppo moUi, o troppo costosi, o refrattarj alle diverse o]?erazioni incisorie, segnatamente dell' acquaforte. In mezzo pero alia dimostrata convenienza di prescegliere questa materia, egli e cei-to ch'essa pure sotto I'azione del bulino presenta non di rado gravi difficolta. In prinio luogo e pill difficile, che non si crederebbe, il trovare un rame di pei- fetta qualita, ben purgato, ben malleabile a freddo, che sia dappertutto d'eguale grossezza, ben unito e compatto, senza pori, senza renella, senza tigna, senza strati o fenditure nascoste sotto la superficie, le quali emergono poi durante 1' intaglio, e costringono talvolta I'artefice ad ab- bandonare un lavoro gia molto inoltrato. E quando poi lo stesso artefice , merce della sua attivita, circospezione e ripetizione di spexnmenti, giunga a ritrovare una lastra , quale appunto la desidera , non e per cio to- talmente liberato dagl' incomodi e dalle difficolta inerenti a questa ma- teria. Perocche 1' umidita deU' alito e 1' insensibile traspirazione delle 140 BELLA CALCOGRAFIA niaiii sc2;natamente nella calda stagione, pei sali che piii o meno vi si contengono , se non 1' ossidano in guisa da intaccarne visibilmente la superficie, le tolgono alineno la iiecessaria chiarezza con sempre cre- scente osciuita di tinte prima giallastre, indi rossastre, indi violette, indi verdi cilestrine, tinalniente bige scure, il che impediscc all'ope- ratore di vedere 1' effetto del suo lavoro con sua pena inesprimibile , oppure lo forza a ripulire troppo spesso il rame coH'acquaforte e poi coir olio , la quale opcrazione frequentemente ripetuta snerva non poco il lavoro e ne toglie la freschezza e la purita, quando segnatamente la dimcnsione dcU' intaglio e grande, c cpiindi piu lunga ad eseguirsi. Ne meno della materia, sulla quale s'incide, sono ritrosi all'incisore i suoi proprj stromenti. II bulino essendo di forma piu o meno lunga, ma sempre diritta, inclina di sua natura a procedere in retta linea, e quando il tratteggio debba essere curvo, cio che avviene il piii sovente, per poco , che si volga a destra od a manca senza la necessaria abi- tudine di farlo destrauiente e gradatamente , la sua punta, per essere incastrata nel rame, si rompe ad ogn'istante, ed obbliga I'artefice a ricorrere le cento volte alia mola per aguzzarla con molta perdita di tempo , e noja infinita. Talvolta , se questo stromento non ha al- quanta restremazione dal fondo alia cima, oppure se il manico e piu grosso (tel bisogno alia sua iraboccatura, inclina tagliando a sprofondarsi nel rame piii del dovere, ne puo continuare il suo andamento senza rischio , che la punta si spezzi in un baleno , e sfuggendo sotto la mano vada a graffiare per qualche spazio il gia fatto circostante lavoro. Lo stesso buhno presso i fabbricatori o venditori ben rade volte si trova abbastanza bene conforraato da potersene servire senza precedente ri- duzione pur troppo incomoda, lunga cd incerta per parte dell' incisore. La tempra poi dell' acciajo e quasi sempre ( e debb' esserlo ) assai piu dura del bisogno , dal che viene la necessita di ridurlo a tempra piu dolce, ed e molto difficile il cogliere quel punto, ove questa ne man- chi, ne ecceda. Che dir6 poi del luccicare della lastra, che aU'occhio non avvezzo porta incomodo abljaglio, ed iiiipedisce di ben vedere la distanza de' tagli, e I'eguaglianza della loro sottigliezza o del loro gon- fiamento? Che della difficolta di rientrare a puntino, e spesse volte a DI GIUSEPPE LONGIII. 141 pill riprese ne'tagli gia fatti, senza mai addoppiarli? Che deU'altra ancor pill forte di tagliare e ripassare con fluidczza e nitidezza ne'piccoli giri di tratteggio inevitabili ne' capelli , negli occhi ed in molte altre parti della carnagionc , de' panncggianieiiti e dcgli accessor) , senza clie il file acute e tagliente della parte iuferiore del bulino guasii rientrando il margine del taglio? E queste difficolta non riguardano clie un solo stromcnto calcografico, cioe il bulino. Aggiungi quella di ben preparare e di bene adoperare la punta a ranie nudo, detta punta secca, particolarmente ove si tratti di linee curve, come avviene sovente ne'capelli, ovvero di linee rette oriz- zontali crcscenti inscnsibilmente per distanza e per grossezza nelle rap- presentazioni d'un ciel serene. Aggiungi del pari la non mene incomoda riduziene delle altre punte di varia forma necessarie per ben disporre il rame verniciato all'azione dell'acquaforte. Aggiungi finalmente, poiche abbianio parlato dell'acquaforte, la difFicoltii di ben usarne, le gelose e continue prccauzioui da praticarsi intorno alle vernici. perche Tazione deir acido nitrico o dell' acete saturate dai sali non le faccia staccare dal rame; la scrupolosa e bene spesso nociva attenzione alia morsura di questi liquidi ed alle necessarie e ripetute coperture tante per evi- tare i traferi , quanto per ettenere digradamento di tinta , la sempre scabrosa opcrazione talora quasi indispensabile di far rimordere alcune parti ripetcndo I'applicazione della vernicc suUa sola superficie del rame, e lasciando intatti i tagli gia fatti, perche 1' acido possa meglio scavarli. Tutte queste difficolta append qui indicate (*) e puramente raeccani- che basterebbero sole a rimuevere dall' esercizio calcografico chiunque non sia veramente appassionato per quest' arte , e tenacomente fermo nel sue proposito. Ma quanto maggiori non sone le difficolta concer- nenti alia parte intellettuale dell'arte mcdesima? lo supponge il giovane incisere per assiduo esercizio di ben due lustri o poce mene gia melto addestrate nell'uso de'suoi stromenti, e gia munite delle necessarie cognizioni per vie meglio progredire senza 1' altrui direzione in ogni (*) Nel secondo volnme , concernente alia che quanto appena bastava m prova delle dif- parte pratica, parler6 (lilTus.imcate dl tutte ficolta incisorie , delle quali non pochi amatorl queste operazioni , noa avcado qui esposto ed arlisti d' ogni classc sono del tutto ignari. 142 DELLA CALCOGRAFIA parte della sua professione (*). Eccolo seduto innanzi al suo rame gia da lui scelto con tale precauzione da non temerne in seguito alcun iiiconveniente : ne ha giii preparato csattamente il contorno suUa carta trasparente , vi ha gia appUcata con tutta cura la vernice affumicata per la pnma operazione dell' accpiaforte , vi ha gia calcato il contorno si e\identemente , che tutto invita a dar principio all' opera. II disegno che gli sta pure a lato d ben purgato nelle forme, vigoroso ed armo- nico nel chiaroscuro, e da qucsto lato ha gia superate le prime difficolta. Sopraggiunga in quell' istante il piii abile pittore o disegnatore, che dira egli ? All' aspetto di cjuel disegno ei giudichera vinte non le prime soltanto, ma tutte quante le difficolta. Tutt'al piu, secondo il modo suo di vedere, suggerira in cpialche parte o alquanto piii d'energia, o al- quanto piu di sobrieta , o qualche leggiero sagrificio di lume negli og- getti di second' ordine, o qualche maggior vigore d'ombra in quelli del primo, un po'piii di fermczza, un po'piii di morbidezza, qualche linea di contorno o piii dentro o piu fuori ; ma nel complesso ei si congra- tulera con lui sulla preziosa finitezza del disegno, sul dolce passaggio delle tinte , sull' intelligenza delle attaccature e delle estremita , sulla conservazione delle masse luminose ed ombrose , sulla varieta e verita delle pieghe, suU' espressione de'volti, sull'armonia generale; e siccome questo e tutto pel pittore, e vive persuaso che nulla import! I'artificio con cui verra trasportato sul rame, purche vi risulti identico il contorno ed il chiaroscuro , cosi aggiungera con tutta sincerita alle fatte congi-a- tulazioni il pronostico assai gradevole del piu felice esito della stampa. II pittore parte soddisfatto; ma I'incisore, il quale sa quanto rimane a fare prima di prendere in mano la sua punta, non partecipa gran fatto alle congiatulazioni ed agU augurj di chi non conosce per pratica la (*) D.I piii d! trent' .innl insegno pubblic.i- mente Y .irte mia , e nella quaatith del giovani allievi die si succedcttero nel frequentare la mia scuola in questa I. R. Accademia delle belle arti, ed alcimi de'quali, aarimolti, sortirono la piii felice disposizione per quest' arte, e soao ora tali da far parlare della loro .nbilit.a tutta r Eiiropa , non mi venae fatto di trovarne alcutio, il quale sla venuto al punto d' uscire dalla scuola e ben operare da se medesimo, senza aver prima impiegato almeno un noven- nio d'assidiio esercizio nel disegno e nell' inta- glio. Clie se talimo vi stette poco nieno , egli e pcrche venne da me gia dirozzato per altrui cura, e piu a fine di perfezionarsi nell' arte , che d' esservi iniziato. DI GIUSEPPE LONGIII. 14$ calcografia. Egli e sbigottito dall' antiveggenza di tant'altre difficolta incisoric bene spesso insormoiitabili , Ic quali cominciaiio appunto da quel momento ad accumularglisi incontro. Sa che dalle prime di- sposizioni del tratteggio incisorio dipende niolto nel gran genere d' in- taglio la buona o mala riuscita d'un lavoro lungo e faticoso. Sa che nell'arte calcografica cancellare il gia fatto per sostituirvi un altro la- voro e quel di peggio clie aH'artefice possa accadere; iinportaiido grave perdita di tempo, incomoda ed ingrata fatica, pazienza del tutto ma- nuale : essei-e quindi necessario innanzi tratto ( ainieno sopra il lucido che ha servito per trasportare il contorao sulla vernice ) di ben disporre il conveniente andamento del tratteggio tanto pel primo segno, quanto pel secondo, onde non cadere in sezioni o troppo quadrate, o troppo foi'zate a rombo, e disgustose entrambe. Sa che e soramo pregio dell'arte sua il variare 1' artificio del tratteggio secondo le varie tinte e la varia superficie degli oggetti rappresentabili ; che nondiraeno tale variazione d'artificio vuol essere sempre combinata piii o meno collo stile generale d' intaglio da lui adottato nel suo particolare lavoro. Sa che la mag- gior grandezza dcUe figure esige un taglio piii largo e nodrito, la mi- nore in proporzione uno piu fino e serrato; che un dipinto di tocco energico e slanciato richiede corrispondente arditezza di tratteggio ed una preparazione aU'acquaforte piuttosto libera e pittoresca, che total- mente regolare, e spiritoso moviniento di tagli ora ad arte continuati, ora troncati senza riguardo, indi ripresi col secondo o col tei'zo segno in tutt'altra dii"ezione: che aU'opposto uno piii dolce, piii finito e piii fuso non comporta che raoderato movimento e moderata larghezza di tratteg- gio. Sa che un colorito piu grasso che fluido, come d'ordinario ne'quadri di Tiziano, di Giorgione, del Tintoretto e d'altri di quella scuola non pu6 bene rappresentarsi nelle carnagioni incidendo, die con un taglio interrotto e piii largo che no , il quale ammetta alcuni punti subalterni d'impasto o rotondi od oblunghi press' a poco sullo stile di Strange; uno in vece piu fluido e trasparente , come in Gerardo Daw , in Ter- burg, in Metzu ed in altri eccellenti pittori della scuola fiamminga, sara meglio tradotto per mezzo del segno uitido e liscio del bulino sullo stile di Wille e d'altii celebri bulinisti. Tutto questo ei sa, e guai 144 DELLA. CALCOGRAFIA a lui sc nol sapesse, poiche sarebbe pel suo mep;lio risparmiare la fatica alia quale sta per sottoporsi : ma pei' saperlo fondatameute , quante stampe de'iniglioii maestri iion ha egli dovuto vedere ed osservare ? Quanti confronti istituire ? Quante prove tentare ? Qiiesta massima difficolta, tutta propria dell' incisione , non solo e po- chissimo considerata dai pittori, dai disegnatori e dagli amatori di stampe, ma perfiiio dalla maggior parte degrincisori medesimi, molti de'qiiali sogliono abbracciare lo stile d' intaglio cui furono iniziati, e lo mantengono iiivariabile per tutta la vita, quaUmque sia il carattere degli autori da cui traggono i varj loro lavori calcografici. Per questa classe d'incisori la difficolta di beu calcolare e disporre il tratteggio, di cui si disse , e certamente nulla. Vcduto il disegno chc intendono trasportare sul rame, lianno veduto altresi nella fantasia loro la stampa, quale senza dubbio risultera, perocche a scanso di fatica sbno gia sta- bilite per essi certe regole convenzionali e meccaniche, dalle quali anzi che dipartirsi , mancherebbero piuttosto ai precetti del decalogo. Ogni lor cura e rivolta all'eqnidistanza scnipolosa de' tagli ed al loro eguale incrocicchiamento , quindi movimento di tratteggio quasi insensibile , costante preparazione d' acquaforte nelle masse scure tanto de' panneg- giamenti, quanto delle carnagioni, come se il bulino farle non potesse migliori a primo colpo; progressione degli stessi tagU interrotti fin c|uasi al lume per mezzo della punta secca con regolari punti oblungbi negli interstizj fra I'un taglio e I'altro; non mai grossi tagli vigorosi avvi- cinati ai sottili, nessuna liberta pittorica, monotonia e freddezza con- tinua, nauseante. Ma non sono gia questi gli eserapi che il nostVo giovane incisore prendera ad imitare, mentre sta per dar mano al nuovo suo lavoro; confrontei'a con occhio imparziale le stampe di cotestoro con quelle dei migliori maestri dai sccolo decimosesto in poi , le quali forma- rono e formano tuttoia Tammiiazione e la delizia dei veri conoscitori : s'accorgera per tale confronto die le direzioni di tratteggio d'un Ede- link modificate a tenore di varie pratiche posteriori dell' arte sono serapre le migliori da imitarsi in questa parte importantissima della calcografia per ottenere ad un tempo e rilievo e dolcezza ed evidenza: amera meglio DI GIUSEPPE LONCIII. 14.5 lottare colle rinascenti difficolta, che Seco porta rimitazione di questo nostro corifeo, che di tutte evitarle, applicando un metodo snervato, insignificante , antipittorico e scmpre eguale a qualunque rappresenta- zioue di stile diverse ed anche del tutto contrario iiel siio arclietipo : lie vorra, per secondare le massinie arbitrarie di questi moderni sca- varami disi verso k fine il pcimo capitolo sull' eccellenza dell' incisione in rame. DI GIUSEPPE LONGIir. 1 55 sprezzatori cV ogiii diligente imitazione , improvvisatori di quotidiane rappresentazioni ejpaglu della sorpresa passeggiera, die il primo aspetto di que'loro abbozzi segnati rapidaniente sulla nuda carta suol destare ne'circostanti, i quali non hanno il tempo d'csaruinaiii partitamente : abbozzi cpiasi sempre iaservibili per una pacata esecuzione, posti al cimeuto della prospettiva , dell' equilibrio , delle proporzioni , del cbia- roscuro, in una parola della verita (*). E non s'accorgono costoro che la smania di schizzar con bravura e sempre stata la fonte d'ogni (*) In un abbozro di varie figure fatto di pura fantasia, avvalorata soltanto da qualclie non ben sicura reminiscenza delle cose vedute c disegnate, come pu6 il pittore senza Tajuto del vero o di piccoli modelli improntati sul vero niedesiuio e luessi al rispettivo posto sotto la stessa luce, come puo , dico, segnare con giusta prospettiva le ombre portate dall' una sopra I'altra figura, o di tutte sul piano? come senza il modello vivente serbare T equilibrio e le proporzioni c gli accavallamenti dc'muscoli negli scorci inevitabili ? come senza T autonia pittorico disporre i panneggiaraenti in raodo, die non vi appajano ripetizioni e scmbrino po- tersi dispiegare e distendere ? Puo bene Tarclii- teito colle prefisse norme prospetticlic, senza copiare direttamente dnl rilicvo la scena archi- tettonica clie vuole rappresentare , dalla sola pianta e dalla fronte o dallo spaccato georne- tricamente disegnati, ridurre a giusta visuale, come apparirebbe alio spettatore, I'edificio com- piuto : puo misurarae i profili ne' loro aggetti od incavi, ed indicare per rcgole iafalliblli me- diante una stabilita diagonale de'raggi illumi- nanti, dove abbiano a cadere, e di qual forma le ombre portate da ogni corpo architettonicoi perocclii; tutte le forme di questi corpi appar- tengono al regolo e al compasso , e sono quindi nelle forme loro costantemente regolari. Ma nella rappresentazione delle figure umane, non che dei loro panneggiainenti , varia tanto ad ogni tratto la superficie, che I'operazione pro- •petiica si esatta per rarchitcttura, si fa nulla per la pittura. Qual e di fatti il basaraento d'un uomo stante? Due piccole piante di piede. Quale se «" in atto di correre' La pianta d'un solo piede, ed anche di poco piii della sola fa- lange delle dita e de' loro nodi inferior!; dun- que d' un terzo circa del piede ; giaccbe in queir attitudine nppena posa il calcagno die tosto lo rialza, e cosi di tant'altrc umane at- titudini ragionaado. Ora io ripeto, come puo mai dalla pianta delle sue figure alzare il pit- tore la sua scena prospettica , se non se gros- solanamente quanto al digradamcnto d'altezza delle sue figure, digradamento ascendentc , se r orizzonte e posto al disopra delle teste sul davanti , disccndcnte, se al disotto; e sempre nel fallace supposto che le dette figure siano tutte ritte e d' eguale altezza , il che in qua- lunque rappresentazione sarebbe inverisimile. Tutto il resio non puo fare il pittore, che at- teutamente consultando la natura coUa guida dei principj prospettici generali; ma sempre a puro occhio. La qual cosa essendo somma- meute diflicile anche per clii v' impiega tutta la cura e tuito il tempo necessario, cancel- lando e rifonnando secondo il bisogno, e la- sciaudo appensatamente il lavoro per riprender- lo ad occhio fresco, e poi impossibile ad otie- nersi da chi vuole aCfettare I'abilita d'eseguirla quasi scherzando a primo colpo. Raffaello ( c quest'esempio vale per tutti ) non lia mai ese- guita alcuna sua opera totalmente coiiforme al primo sno pensiero sdiirzato di seuiplice re- miniscenza. 1 56 DELLA. CALCOGRAFIA pittorica maniera preternatiirale ; die coUe rigorose e vincolate linee del bello nou si pu6 schizzare liberamente , ma soltgnto con risentite e suddivise forme di convenzione sempre iniprontate ad un raodo, talche si dii'ebbcro inveiitate in tali schizzi piu le forme clie le azioni iimane; die finabnente qneste forme, appena tollerabili in uii priino pensiero per utile reminiscenza del pittore, a forza d'essere ripetute, riguardate e gustate diventano all' occhio loro si naturali e si giuste, che quaiido poi copiano il vero traveggono nel vero medesimo gli adottati con- torni , c appena iniziati nell'arte peccano d'eccesso: vizio, come la sperienza c' insegna, clie la calma della provetta eta non cbe niinorare conferma ed aunicnta. Imperocche non accade gia al pittore in simil caso ci6 che frequenteraente accade al poeta , il quale nel boUore della gioveiitu, sdegnando ogni freno, mette a contribuzione in ogni suo com- ponimento e cielo e terra e mare e meteore e spettri ed abissi, e le animate cose colle inanimate confonde e coi presenti i posteri ed i trapassati, addoppiaiido mctafora a metafora, e fermandosi con pom- pose descrizioni sugli accessor] del pari die sugli oggetti principali, e dicesi poeta licenzioso. Giunto all' eta matura lega i suoi voli alia ragione ed all'ordine, sagrifica le piu belle immagini all' incremento e alia bellezza del tutto, non abusa dell'allegoria e della similitudine, riserva il maggior nerbo dell' espressioiie a' luoglii piu opportuni , e dicesi poeta formato. Finalmente col declinar dell'eta calmato I'impeto delle passioni , e con esse il fuoco della fantasia , egli ama piii di par- lare alia ragione die all' immaginazione , sostituisce ai voli poetici il raziocinio e la sentenza, antepone al figurato lo stile piano e costante, e dicesi piii prosatore che poeta. II poeta opera colla mente sola, e la bocca per articolare il suono de' versi , oppure 1' occhio e la mano per vergarU, non lianno alcuna influenza sul merito delle composizioni di lui; ma iielle composizioni del pittore I'occliio e la mano hanno alraeno tanta parte, quanta ne ha la concezione mentale, e la mano in lui coU'esercizio va sempre crescendo di slancio,il che suole chiamarsi liberta e facilita di tocco , ma trascina facihneiite 1' artista all' esagera- zione , e 1' occhio poi piii ancora , presa mia volta falsa maniera di ve- dere, da sempre piii in falso col tempo e coU' abitudine , il che viene DI GIUSEPPE LONGHI. I 67 comprovato tuttogiorno coll' esempio dclle donne use a tingersi di belletto le guance , ognuna delle quali comincia sempre coU'applicariie pocliissimo , e sembrale mirandosi nello specchio d' averne posto di troppo, poi nel giro di qualche anno la stessa donna avanti lo stesso specchio ne sovrappone assolutamente di troppo, e crede averne messo pocliissimo. lo non oppongo clie il disegnatore calcografo conosca teoricaraente e praticamente le buone regole dell' invenzione e della composizione , I'unita deir azione , i riguardi al protagonista , rcconomia della scena, la qualita piii o meno esprcssiva delle attitudini , 1' opportunita del luogo , la convenienza degli accessor] , il contrasto e 1' armonia insie- me delle linee, la varieta de'caratteri, I'eloquenza del gesto, le giuste leggi del nioto e deU'equilibrio, 1' antiveggenza del risultante chiaro- scuro ed i liniiti finalmente prescritd alle pittoriche rappresentazioni suir indicazione delle passate o delle future azioni col mezzo delle presenti. Anzi un modei'ato esercizio di ravvivare di quando in quan- do la propria fantasia componendo lo portera a meglio distinguere e pregiare le composizioni piii degne dell' opera sua, e sara ottimo anti- dote contro quella metodica freddezza antipittorica, cui la diuturna e lenta azione del bulino tende a ridurlo. Guardisi pero dall' incorrere ne'vizj sovrindicati, si contenti di saper bene inventare e comporre , ne pretenda alio schizzare franco e repentino, ed a pronunciare le umane forme senza 1' ajuto del vero , o senza modelli a cio disposti a ripartirvi il cliiaroscuro , non ne faccia del comporre un giuoco se- gnando le attitudini per ripiego, o riducendo a dati punti fortuiti le estremita delle sue figure , come que' poeti i quali innanzi al concetto preparano le rime ; non si curi d' improvvisare coUa matita o coUa pemia , giacch^ il merito d' una composizione non consiste nell' esser fatta a piede alzato , ne tenia di lasciar trascorrere ben molti penti- menti, e di addoppiare contorno a contorno, purche ottenga lo scopo cui dee mirare I'abbozzo: cosi per lo piu si veggono espressi i primi pensieri de' nostri grandi maestri e dello stesso Raffaello. Lo schizzo non e che un embrione d'un' opera pittorica appena concepita, e non importa che r embrione sia informe, purche sia d'un uomo e non d'un mostro. I 58 DELLA CALCOGRAFIA Mi sono alquanto dilungato con queste mie riflessioui per guarentire almeno i giovani incisori da qiiesta febbre gia tanto diffusa in Italia ed oltramonti a grave pregiudizio particolarmentc della pittura, per cui contiamo in oggi inventor! a prolluvio, e molti fra questi spiritosissimi, esecutori a dovere ben pochi, e che, a parer mio, e una delle cagioni, e forse la principale, per cui quest' arte non pu6 vantare quell' incre- mento che ai lumi del secolo corrisponda. Torniarao al nostro incisore. Siccome egli e costretto a ridurre le sue figure incidendo alia pro- porzione non maggiore per lo piii d'un quinto del naturale, e spesse volte ancor minore , cosi debb' esSere sua cura d' avvezzare 1' occhio e la mano a disegnare in questa raedesima ed anco piu piccola propor- zione. Non e per6 cli'egli debba trascurare di prima esercitarsi a se- gnare in grandezza naturale molte parti del corpo umano, e segnata- mente le estremita, senza di che non riuscirebbe mai a segnarle in piccolo, come il calligrafo non puo giungere mai a stendere un minuto carattere alfabetico, se prima non ha addestrata la sua mano ad ese- guirlo in molto maggior dimensione. Ma quelle stesse parti che con accuratezza ed intendimento avra trattate in grande, con molto mag- gior diligenza e finitezza deve eseguirc in piccolo, come se da quei disegni egU dovesse incidere, il che sarebbe inutile al giovane pittore, se pure, come parecchi Fiamminghi, non avesse perpetuamente desti- nata al piccolo la sua mano. Ne creda gia, com'e universale opinions fra i pittori, che quello il quale riesce bene nel grande , a piu forte ragione anche nel piccolo riesca, come chi maggior peso solleva, agevolmente ne porta un mi- nore ; perocche senza particolare esercizio ne operera si bene nel pic- colo chi e avvezzo soltanto al grande, ne all'opposto, diversa essendo la meccanica operazione , diversa 1' azione della mano , diverso 1' uso degli stromenti (*). E cjui premetto ch'io nel dir piccolo intendo (*) Trovandorai in Roma nel 1790, oiule faceva nella cappella Sistina in piccola pro- perfezionarmi per quanto m' era possibile nel porzione, quale conviensi all' incisore, mentre disegno, un provetto pittore non destituito di si compiacque lodarne 1' esattezza e la dili- vero merito per que' tempi, ma d' uqo stile in geaza, mi consiglio di fare i miei studj in oggi proscritto , vedendo gli studj accurati cli' io grandezza almeno di due terzi del vero, come DI GIUSEPPE LONGllI. 1 59 parlare di quella dimensione meno assai che naturale, ma tale per6 che lasci vedere coii grand' arte espressi tutti quegli accident! della natiira iion eccessivamente niinuziosi, che uu dipiiito di natural gran- dezza coniporta, sicche nulla resti a desiderare portata artificiosauiente qiialuncjue estremita deH'uman corpo all'estensione del vero per mezzo di lente couvessa. Ora disegni piccoli di tal sorta traggono seco diffi- colta infinite, non conosciute e noii considerate da chi si escrcita abi- tualmente nel grande e ben diverse da quelle che nel grande s'incon- trano. Certamente nel grande e piu difficile il conservare la giusta proporzione delle membra, poiche lo spazio maggiore inganna I'occhio assai facilmente suUa rispettiva distanza delle parti; mentre nel piccolo il ravvicinamento d' esse parti fra di loro ne rende piu agevole la re- golare distribuzione. Cosi e piu difficile nel grande essere disegnatore fermo e precise seuza riuscir secco in distanza, e niolto piix difficile e poi il conservare con opportuni sacrifizj di lume ed ombra 1' armo- nia generale, essendo anzi costume de'pittori, o per dir meglio in essi necessita di conteniplare ogni lor quadro a tal distanza, che impicco- lito dalla naturale prospettiva, e tutto cadendo per cosi dire sotto un solo punto di vista, niostri piu chiaramente e gli errori di proporzione proprj del contorno e le parti troppo salienti o rientranti per difetto di chiaroscuro. Ma d' altra parte 1' esecuzione in piccolo esige tal di- ligenza e precisione, che non va disgiunta da nuove spine e nuovi ostacoli assai duri a superarsi. Uscire, per esempio, oppure entrare col frequentemente opero Kaffaello, ed ia appoggio del suo consiglio pronuncio la solita sentenza pit- tOTxcR-.pitlure picrole, difetti piccoli; pitlure grandi, difelti grandi. lo allora dal posto ove stava di- segnaado preso in maao il mio disegno e stea- dendo quant' e luiigo il braccio, gli feci os- scrvare clie vedute da quel punto le figure dell' originale non erano piii grandi di quelle del mio disegno veduto alia distanza del mio braccio steso, distanza piii die sufliciente per vederlo in pieno. A tale evidenza di prova I'uomo dabbene tacque e si congedo, conviato, ma non persuaso delle mie ragiooi : taata h la forza deir inveterata prevenzione anche ne' plii sani ingegni. Seppi quindi per mezzo d'un suo allievo che lo accompagnava, aver egli detto , non senza disapprovazione , ch' io ragionava troppo sulle arti-, la qual colpa a dir vero io tenni in conto d' involontario elogio, dolen- domi anzi di non potcrla meritare in tutta r estensione i perocche io reputo che nclle arti, come in tutte le cose v'i la sua raglone, e non e che la nostra cecita che ce le fa attri- buire al caso o ad un genio particolare inde- finibile. l6o DELLA CALCOGRAFIA. contorno o coll' ombra una liuea piu del dovere in una proporzione die sia la quinta parte del vero, e lo stesso precisamente come en- trare od uscii'e di cinque linee ncUa proporzion naturale. Ora ognun vede die 1' alterazione di cinque linee essendo piii visibile , e anchc piu facile ad evitarsi da un occhio bastantcnicnte esercitato, dove al contrario 1' alterazione d' una semplice linea o per la grossezza della matita ne' disegni , o per la spessezza del colore ne' dipinti , o per al- cuna debolezza di vista, o per poca fermezza di polso piii facilmente puo accaderc ; cosi pure certe parti gia minute nel vero , facendosi in piccola proporzione minutissime , necessariamente diventano di piu difficile esecuzione, perche non risultino trite e stentate: appena si voglia ricercare c circoscrivere il contorno, si fa duro; appena vogliasi ammorbidirlo , si fa bambagioso, ed il tenere fra questi scogli cosi vicini una via di mezzo, non e di lieve scabrosita. Per conseguenza ciascuna delle dette proporzioni ha le sue particolari difficolta, e chi si trova forte in una, non senza nuovo esercizio pub riuscire nell'altra; die se Pirgotelo e Dioscoride non poteano scolpire le statue divine di Fidia e di Prassitele , nemmeno questi potean incidere le sorprendenti lor gemme. Le bellezze nelle opere delle arti e le inerenti loro difficolta non si misurano col metro; altrimenti il colosso d'Arona, siccome il piii grande, a quanto dicesi, die in Europa si conosca, sarebbe assai piii bello del- TApollo di Belvedere , e 1' immensa Sfinge d' Egitto superiore ad ogni busto della piu squisita greca bellezza. Noi lasceremo all' ignoranza volgare la sorpresa cagionata da quelle opere gigantescbe credute di merito piii elevato, perche obbligano lo spettatore ad elevare la fronte per vederne la sommita, e riflettercmo die tutte queste grandi masse sono sempre, e necessariamente stucUate prima e ricorrette in modica proporzione , e ridotte poi con mczzi del tutto meccanici e sicuri a piii forte dimensione, e cessera finalniente ogni illusione in noi con questa semplicissima considerazione , die per mezzo dell' angolo pro- spettico tanto e grande per 1' occhio nostro la figura d'un metro d'al- tezza veduta un metro distante, quanto quella di cento alia distanza di cento metri. I DI GIUSEPPE LONGIII. l6l Pertanto I'incisore per le acklotte ragioni ponga in pratica il genere di disegno piii confacente alia sua professione, quello cioe che in pic- cola proporzione da conto bastante di tutto, precise senza durezza, elaborate senza stento, vigoroso ed ardito senza affettazione, ne rico- nosca le speciali difficolta , non trascuri alcuno studio per supcrarle vit- toriosamentc , o pcnsi die la fatica bene imj)iegata pu6 nieritargli anclie in piccoli lavori fama grandissima. In tenui labor, at tenuis non gloria. Serapre intento al fine per cui disegna, procuri d'istniirsi quanto puo meglio neir artificio del cluaroscui'o , cosa al pari del contorno impor- tantissinia. Dico al pari del contorno, sebbene presso non poclii artisti prevalga una contraria massinia ripetuta le niille volte dai precettori ai loro discepoli e tenuta, non so come, qual sentenza pittorica d'Anni- bale Caracci : Un bel contorno cd una sgorbio in mezzo : espressione sciocca e triviale, che mai non poteva uscire dalla bocca di cpieH'in- signe artefice, le cui opere mostrano anzi ad evidenza quant' ei mirasse a questa bella proprictu dell' arte, avendo preso ad imitare ed a copiare Correggio, clic ne e il vero prototipo. D'altronde il chiaroscuro che altro e mai , fuorche una continuazione e raodificazione progressiva dello stesso contorno? Nella natura, come nella statua tutto e contor- no, se non che la linea, che sotto qualunque aspetto circoscrive e termina all'occhio nostro i corpi, fu per migliore intelligenza chiamata con cpiesto nome , il complesso di tutte le altre linee continuate ed in- divise, le rpiali ci si mostrano rinchiuse ne'detti termini, e della cui forma giudichiamo mediante la maggiore e minor azione o privazione della luce, ebbe nome di chiaroscuro. Ma nella natura e nella statua, variata la posizione dello spettatore, ci6 die prima" formava parte del chiaroscuro, si fa contorno, o vice versa; e cpiella fronte, quel naso, quel mento, che in profilo avevano il lor rilievo dal contorno, lo hanno di faccia dal chiaroscuro. £ dunque dimostrato, che peccare nel chiaroscuro 6 precisamente lo stesso, che peccare nel contorno, e chi seguendo I'er- ronea massima attribiiita ad Annibale se^nasse csattamente il contorno d'una figura, e ne strapazzasse il chiaroscuro, farebbe lo stesso, ne pill ne meno, come se meta della figura medesima contornasse esat- tamente , male il restante. Vol. IV. p. II. a I I 63 DELLA CALCOGRAFIA L' intclligenza del cliiaroscuro ( che die si dica in contrario ) ^ piix difficile ad acquistarsi , che cjuella del coutonio. Leonardo da Vinci e ii solo, a mia cognizionc, clie manifesti ncgli aurei suoi precetti cjuesta giustissima opinione : perocchti, schbene il contorno appaja talvolta al- quanto sfiimato ed indeciso, ha pcro sempre certa qual precisionc, che noil isfiigge si di leggieri aU'occhio imitatore ; in vece il chiaroscuro ci si presenta ( traiine 1' ombre portate ) cosi inccrto e fuso nelle im- percettibili sue desinenze , che 1' artista non trova limite precise su cui ferraar misura per regolarne 1' imitazione. Quindi il compasso, la rete, il tiMguardo, il pantogi'afo ed altri simili sussidj inventati per comodita di chi coiitorna sono del tutto inutili per chi ombreggia; poiche I'esecu- zione niigliore del chiaroscm-o dipende tutta unicamente dalla piii dilicata sensazione ottica e dalla piu profonda intelligenza dell'arte. Esso regola la prospettiva aerea, il rilievo de'corpi, Tai'monia generale, e contribui- sce pill che la liiiea all' espressione de'volti piii fina e piu coniplicata O. n difetto di chiaroscuro non solameiite disdice in un bel con- torno , ma lie altera perfino stranamente le forme. Ho veduto piu volte apparire simigliantissimo un ritratto ai primi segni , e perdere ogni siraiglianza a lavoro avanzato od ultimato. S'inquieta 1' artista, (*) Un qiiadro, cui per fiiiezza d'esprcsslone e da leggiere inflessioni di chiaroscuro, poste non saprei qual altro coratrapporre, e quello uo- a grand' arte ne' luoglii piu opportuni. Fu inciso tlssimo di Gio. Francesco Barbieri di Cento, questo dipinto da Strange non senza merito detto il Guerciuo, gia csistente in Bologna pres- incisorio, ma senza la dovuta fedelta : e fu so la famiglia Zanipleri, ed ora aniiiiirato nella pure da non niolto inciso dal mio bravo allievo gatleria di quest' I. R. Accadeuiia delle belle Saranele Jesi, il quale ne trasse egli stcsso un arti, rappresentante y^^ar ed /smaf^e discacciati buon disegno e quindi una buona stanipa , la da Abramo ad istigazione di Sara. Tutte le at- quale ottenne presso gli amatori grande appro- titudini c le teste lianno per ecccUenza rcs[jres- vazioue , benclii; sia una delle prime da lui pub- sione loro conveniente ; uia quella deU'Agar in blicate sotto la mia direzione. Ebbi campo d'os- alto di lanciare 1' estremo sguardo al sevcro servare che nel diligente contorno , ch'egli dap- patrlarca per intenerirlo nianifesta oltre ogni prima avca preparato, la faccia deU'Agar era credere quel profondo accoramento che tronca giusta quanto alle forme ed alle proporzioni , sul labbro la favella, ed impedisce perfino lo e non pertanto riusclva quasi del tutio insi- sfogo alle lagrime. L'espressione di questo volto gnificante, poi nel disegno ombreggiato e finito, e tutta, si pub dire, indipendente dal contorno, se non ebbe tutta l'espressione dell' origlnale, poiche col solo contorno , se venisse lo stesso espressione troppo dlflicile a riprodursi in una Guercino, non potreljbe ripeteria ; ma risulta copia di sola matita , almeno vi si accostava di ia vece dal colorito d'alcuue mezze tiate local! niolto. DI GIUSEPPE LONGIII. 1 63 e va cercaiulo lo sbaglio nella misura delle linee , e questa misura emerge ineprensUjile ; ma imperito nel chiaroscuro egli ha illuminate troppo alcune parti, c risultano piii i-ilevate, troppo oml>rep;p;iate alcuiie altre, e risultano piu depresse. Ne altrimeuti addiviene nelle opere cal- cografiche, intorno alle quali credono alcuni , die date ad im incisore qualunque uu hello e diligente diseguo, piii non gli resti die il mec- canico uso degli stromenti per eseguirlo esattamente sul ranie; e cer- tamente , se tutta la difficolta stesse nel solo contorno, anche 1' incisore meno esercitato nel disegno potrehhe produiTe ottime stanipe col solo procurarsi per altiiii mano un buon contorno, e c}uello per mezzo del torchio calcare esattamente sul raine verniciato; ma appunto perche il contorno non bas'ta, un incisore di simil terapra non potendo lucidare e calcare sul rame il chiaroscuro , non solamente non puo rappresen- tare il rilievo, la morbidezza e I'armonia del disegno che ha sott'oc- chio , ma giunge a snervare e difformare il contorno medesimo. A queste considerazioni sull' iniportanza del chiaroscuro due altre ne aggiunga 1' incisore, che lo rigiiardano dire ttamente. La prima, che co- strctto essendo egli a servirsi della sola tiiita neia per I'impressione de' suoi lavori ( giacche le stampe colorite non potendo esserlo quanto basta, sono vere puerilita), non ha in suo favore la magia del colorito, ne altro gli rimane , fuorche la saggia distribuzione de' lumi e delle ombre per allettare lo sguardo degli amatori : la seconda, che il ri- parai'e alle mancanze del chiaroscuro prodotte dall' incertezza e dalla conseguente timidita d'operare molto maggior fatica costa all' incisore, che al pittore ; poiche quest' ultimo con alquante velature bene appro- priate puo facilmente e prontamente rinforzare il valore delle sue ombre , aggiungendovi ad un tempo e brio e ti-asparenza; e quello al contrario, se vuol conservare la nitidezza e venusta delle site tinte, si trova ob- bligato a ripassare tutto il tratteggio costituente la massa ombrosa ch'egli intende aumentare d'oscitrita in modo, che se lo stabilito au- mento fosse d' un terzo o d' im quarto di piu , debbe rientrando col bulino in ciascun taglio allargarlo diligentissimamente d'una terza o quarta parte del diametro. Lunga e nojosissima operazione, da cui la sola abituale conosceiiza del chiaroscuro puo liberarlo. 164 DELLA. CALCOGRAFIA Un altro studio assai giovevole per 1' incisore si c cjiicUo de' nanne"- giamenti: debb'egli non solo conoscere le varie ed infinite forme ed inflcssioni delle pieghe e le differenti loro increspature e raddoppia- lucnti secondo i diversi drappi e le movenze delle figure diverse, e fra quelle saper distinguere le migliori, sceglierle ed appropriarle al caso; ma tal pratica dee formare col molto copiarle, clie anche lon- tano dal vero ei sappia, occorrendo, segnarle di proprio talento e d' ai-clietipa reminiscenza assai verisimili; giacche, se per caso non in- freqnente i panneggiamenti di quelle opcre classiche, ch'ei va incidendo, si trovassero oscm-ati dal tempo o scolorati , invano egli ricorrcrebbe alFautoma pittorico per applicarvi tal partito di pieghe, che fosse con- sentaneo alio stile di tutto il rimanente dell' opera , e camminasse sul- 1 orme, che Toriginale serba ancoi'a visibili. Impcrocche la prima dote deir incisore, e la massinia prima regolatrice d' ogni sua traduzione debb' essere la fedelta piu scrupolosa al carattere dell' autore per non tradire su di esso il giudizio del pubbUco, e per non correre il riscliio di scemarne dal canto suo la fama, imputandogli errori non suoi; il che quanto sarebbe sconcio ed ingiusto non e mestieri che il dica. Quindi e necessario che 1' incisore sia nell' arte un vero Proteo , il cjuale sappia trasformarsi in mille guise disegnando, secondo il vario e talora opposto carattere de'classici pittori. E per giungei-e a tauto, procuri in primo luogo di tenersi ben scevro da cjualunque singolar maniera di segnare, altrimenti (come avvenne di molti, e negli ultimi tempi anche del. nostro Bartolozzi , disegnatore d' altronde sapiente e graziosissimo ) egli indurrebbe non volendo nelle opere altrui il pro- prio gusto ; e sara privo d' affettazione e di maniera , se accuratamente e senza pretensione copiera la bella natura, la quale non presenta mai maniera di sorta; poi cosa molto utile sara per lui il visitare le molte gallerie ricche d' opere insigni, istituire confronto fra I'uno e 1' altro autore, ed imparare a conoscerli, per cosi dire, alia fisonomia, e da certi dati sicuri o nella forma e proporzione delle membra , o nel getto delle pieghe, o nella raorbidezza delle carnagioni, o nella forza del chiaroscuro, o nel carattere de'volti, o finalmente nel modo di comporre e colorire cliiamarli a nome; ne sara vano, ch' egli apprenda k DI CroSEPPE LONCIII. 1 65 coU'uso a ben distiiiguere gli originali dalle copie per introdurre nei suoi disegni , e quindi nelle sue incision! 1' ardua imitazione di quel tocchi magistrali, di quella costanza di stile, e talvolta anclie di quella non timida fniitezza donde trainee la pura originalita. Quell' incisore , il quale sa per propria osservazione in che consiste positivamente il carattere d' un tale o d' nn tal altro autore , non pu6 mancare di ma- nifestarlo chiaramente nelle sue traduzioni. Soprattntto , allorche non gli vien fatto d' incidere direttamente dal- r originale , il che puo nasccre o dal rifiuto del proprietario o dalla qualitii e dimensione del dipinto, ne tragga almeno egli niedesinio il disegno , sicuro, che gliene tornera moltissimo giovamento, e perche leggera poi vie meglio la propria che raltrui scrittura, e perche sco- prira meglio disegnando, o ricordera incidendo tutte le particolarita del suo autore. Se poi impei'iose circostanze non gli permettessero di recarsi in persona a disegnare presso 1' originale, e si trovasse costretto a procurarsi I' opera altrui, non esiti in simil caso a preferire un abile disegnatore, ed anzi giovane che no, ai provetti pittori, minore essendo in questi per lo piu la diligcnza imitativa , quanto maggiore la tena- cita esclusiva del proprio stile. Ad ogni modo o 1' incisore disegni da un dipinto che vuole inci- dere, o qualunque altro vi supplisca, non dee mai limitarsi a cieca- mente rappresentare ci6 che vede ; ma delle cognizioni dell' arte ap- profittando riconoscere le consuete mutazioni del tempo e di tant'altre vicissitudini, indagare i profani ritocchi posteriori per disavventura dell'arti non rari a trovarsi, di^oprire il brio delle tinte e la forza del chiaroscuro a traverso dell' alterata supei-ficie o per 1' azione del tempo , o per le annerite sottoposte imprimiture , o per le ingiallite sovrapposte vernici; debbe in somma non ritrarre servilmente il suo archetipo quale e , ma quale esser dovea uscito appena dalle mani del suo autore, poiche le ingiurie dell' eta, del caso, delle circostanze sono sconcerti del dipinto , non qualita del dipintore. E qui e necessario molto discernimento per non confondere le time oscurate dal tempo oon quelle che diconsi tinte locali, poste giudi- ziosamente dal pittore sopra alcune parti illuminate per ottenere 1 66 DELLA CALCOGRAFI.V varieta e distacco; sulle qiiali tinte nasce questione se il disegnatoi'e calcografo debba rappreseiitarle nel loro grado d'oscurith propi'ia del solo colore, o coU'escmpio dcgl' intagliatori autichi prescindere da ogiii riguardo al colore, e cousiderarle dal solo lato del chiaroscuro. I pittori avvezzi a fare i loro schizzi ed i loro cartoni colle sole ombi'e cagionate dal rilievo dc' corpi, e senza indizio alcuno di simili tinte locali , male comportano quest' uso introdotto dai calcografi po- steriori di volerle manifestare incidendo e disegnando: cssi riguardano le stampe quali dipinti monocroniati , ne trovano alcun csempio fra tanti dipiiiti di tal genere, ove appajano siffatte localita; credono anzi poter opporre con ragione , che una tinta oscura qualunque , la quale copra una parte illuminata , tende di sua natura a sccmarne il rilie- vo; che pero I'abitudine di trovare frequentemente simili tinte nel vero c nei dipinti ci fa tutto attribuire al colore e giudicare del rilievo, corae se il colore oscurante non esistesse ; e per lo contrario ne' disegni o nelle stampe mancando ogni colore, si puo facilmente scambiare la tinta locale con quella delle ombre, ed il rilievo delle jiarti potrebbe sembrare mancante; ma ben pivi forti ragioni militano in favorc del metodo praticato dagl'incisori moderni. E certamente, se io prcndo a pubblicare uno scliizzo , un cartone od un dipinto cpia- lunque monocromato , male opererei introducendovi di mio proprio talento delle tinte locali non esistenti nell' originale , poiche ne mute- rei per tal modo tutto 1' effetto del chiaroscuro ; ma per la stessa ra- gione volendo io tradurre un dipinto, in cui le dette tinte esistono non senza perche , tradirei le mire ddTl'autore, se non mi facessi ca- rico di rappresentarle nella mia stampa. Imperocche I'oscurita mag- giore o minore di simili tinte cquivale per 1' armonia generale del chiaroscuro alia maggiore o minore oscurita delle masse ombrose, le quali, dipendendo interamente dalla posizione delle figure, non sempre vengono a cadere ne' luoghi piii opportuni per quanto studio impieghi il pittore, ed e allora che la tinta locale gli riesce di grande sussidio, potendo essere distribuita appensatamentc , ove meglio torna, senza grave difficolta e senza alcun cangiamento nella'coraposizione. Quindi e che molte pitture spogliate di questo artificio si farebbero fredde DI GIUSEPPE LONG III. 1 67 ed inarmoiilche, senza equilibrio di luce e d'ombra, senza distinzionc d'oggctti, senza varieta e contrasto di tuoni. La dilicata cariiagione di Venere confonderebbesi nelle stampe con cjuclla deU'adusto Vulcano, la bionda chioma di Proserpina col ncro crine di Plutone, e la rosea veste dell'Aurora col nianto azzurro della Notte. Raffaello nel prime sue stile, ad esempio del Perugino, fu tenacissimo nel conservare questa proprieta dei colori ; pel nel secondo siio stile per lungo studio sulle gi-eclie sculture, temendo forse di niiocere al rilievo ed alia continuazione delle masse chiare col tingere certe parti illmninate , ha talvolta forzate ( siccome avverte saggiamente il celcbre Mengs ) le ombre de' pannilini fin quasi al nero, ed i lumi de' panni azzurri fin quasi al bianco. Percli^ mai 1' incisore debb' egli rapprc- sentare da questo lato i quadri della prima maniera di Raffaello colic particolarita della seconda ? Que' primi intagliatori dopo la scoperta della stampa hanno, e vero, lasciata sopra ogni parte illuminata, qua- lunque ella fosse, il bianco della nuda carta; ma non e nelTinfanzia dell'arte, die noi cercheremo i modelli della nostra imitazione : d' al- tronde (come altrove ho detto), se per altre particolarita, e piu di tutto per la severita de' loro contorni non fossero commendevoli tal- volta sopra gli stessi moderni, le loro stampe nel resto non sarebbero oraraai, che un oggetto di mera curiosita: menlre temevano essi d' av- venturare rie' loro intagli alcuna tinta di cui parliamo, giudicando che tolto il colore , tolta fosse anclie ogni proprieta da esso dipendente , si trovarono poscia imbarazzati nel trattar come bianco un panno assolutamente nero , che troppo era 1' urto di si ardita ommissione , e troppo mancante, anzi capovolta la rappresentazione del soggetto. Si coniincio allora dal coprire, se non quanto basta, almeno alcun poco timidamente le parti illuminate de' panni piii scuri , e tanto bast6 perche questa differenza del colore locale si estendesse poi grado grado dalla rappresentazione de' colori piii carichi e cupi a quella de' piu dilicati e gai, dal nero, dal turchino, dal bigio al bel verde, al pavonazzo, al porporino, al celeste, al rancio, al giallo con pro- porzionato sagrifizio od aumento di lume o d' ombra. AUorche gli antichi intagliatori non si curavano di cjueste particolarita , mentre l68 DELLA. CALCOGRAFIA • trattavano col medesimo valore le chiare come le oscure tinte, trat- tavano eziandio collo stesso monotoiio lavoro oggetti fra loro difFe- rentissimi, quasi fossero di gesso o di niarmo, poiche non era ancor conosciuta qiiella mirabile modificazionc del trattcggio, per cui si bene vienc esprcssa la tanto varia superficie delle cose, e se non dimostrata precisaraente la qualita del colore, conservata almeno la sua proprieta in ragione della niaggiore o minora sua vivacita e purezza : ora che I'arte e portata da questo lato a tanto raffinamento, male a proposito s" impieghcrebbe questa specie d'imitazione del colore, dove si om- mettesse totalmente il correlativo grado d'oscurita del colore medesimo. Ne e mai da temere, che simili tinte locali, sprovviste del colore die le produce, possano in alcun modo confondersi coUe masse oscure deU'onibra, giacche questc sono semprc sordaniente illuminate da luce indiretta e rillessa, e quindi dal lato opposto, e quelle in vece lo sono direttamente dalla luce medesima die riscliiara tutto il rimanente della scena; oltradiche la varieta dell' anzidetto artificio del tratteggio le di- chiara evidentemente derivanti dalla forza del colore e non deU'ombra. Se dunque 1' incisore vuol dare un' esatta e compita idea dei dipinti cli'cgU intende pubblicare coll' arte sua, non debbe in vcrun conto trascurarne il valore delle tinte di qualunque natura elle siano; senza di die non potra mai ridurre il suo disegiio alia forza ed all'armonia precisa dell' arclietipo , alia quale esse contribuiscono in tanta parte , e che e voluta in oggi ben giustamente nelle stampe dall' uso e dalla ragione. Dopo queste utili awertenze non saprei abbastanza raccomandare air incisore cio die altrove lio indicato gia di passaggio, cioe la scelta pill giudiziosa nelle opera da illustrarsi col suo bulino. Abbiamo gia osservato qiianto 1' arte incisoria, quale si vuol trattata a' tempi nostri, sia lenta a penosa in ogni parte della sua esecuzione. Ora aggiungo, die limitata essendo I'umana vita, e piii limitato il tempo in cui le fisidie e le morali circostanze permettono all' artista il li- bero ed assiduo esercizio della sua professione, le produzioni di cia- scun incisore non fatte pittorescamente c per isclierzo, ma di lavoro bene studiato a digerito, sono sempre nuraerabili. Nasca da ci6 la somma DI GIUSEPPE LONCIII. 1 69 convenienza di non pcrdere a luiip;o uu tempo quanto breve, altrettanto pill prezioso intorno a cose iiidegne cli tauta fatica, e di tutto impie- garlo in operc mcritcvoli doU' universale approvazione. Considcri 1' in- cisore, che Ic sublinii come le triviali composizioiii , le belle come le briitte forme, cpianto all' artificio del bulino, costano egualc il tempo e la fatica; die aiizi ne'panneggiamenti segnatamente eseguiti dai bvioni maestri dal vero, gli verra assai piii facile e natiirale Tanda- mento prospettico del tratteggio, clie non in quelli segnati ad arbiirio dai pittori mnnieristi, il che bo provato io stesso le cento volte; esscndo die in quelle pieglie naturali e giuste, le quali se vere fossero, fin dove la forma dell'abito il consenie, si potrebbero dispiegare e di- stendere , supposto il paniio leggerraente coperto di rette liiiee paral- lele ed ecjuidistanti, gli prescnterebbe quasi di sua natura la giusta ordinanza de'tasjli piii o meno ravvicinati, o discosti piii, o meno retti, o sinuosi a seconda del bisogno. RafFaello da cpiesto lato e assai pill facile ad incidersi nel gran genere d' intaglio , che lo stesso Cor- reggio, Tintoretto, Calliari, Pietro da Cortona, Rubens cd altri molti, i quali ne'loro panneggiamenti assai piii che in altre parti della pit- tura, o sagxificarono la verita al beU'effetto del cliiaroscm-o, o troppo fitlando nel loro ingegno e nella facilita loro, li trattarono, non dir6 pure di rcminiscenza, ma di mero capriccio. Considcri inoltre , die i di- fetti del dipiiiti riprodotti nelle stampe sono sempre attribuiti all' im- perizia dell' incisore , e dove gli amatori e gli stessi iiitelligenti dell' arte a fronte dell'originale, o sia per rispetto al iiome dell'autore, o pel fa- scino del colorito, o per favorevole posizione del quadro, o per tutt'altro motivo incensano gli stessi errori, o per lo meno ammutoliscono; si ergono poi in giudici inesorabili coUa stampa alia mano, e potcndola a tutt' agio scrupolosamente esaminare , vaiino cercando il nodo nel giuiico, e condannano 1' incisore (come dissi) aU'ignominioso titolo di meccanico artigiano, e digiuno d'ogiii buon gusto e d'ogni intelligcnza del disegno : a cio poi si aggiuiiga, die estesissima essendo la diraina- zione delle stampe, la maggior parte degli amatori non puo per la di- stanza de' luoghi confrontarla coll' originale , ond' e die 1" incisore tcn- terebbe in vano scolparsi siiU'inesattezza ddl'ardietipo da lui prescelto. Vol. IV. P. II. a a lyo DELLA CALCOGRAFIA Ma dov'e quel dipinto cosi perfetto, il quale, conslderato con occhio disappassionato, non niostri fra niolte bellezze iuavverteutemente sfuo^- 2;iti alia niano piu sevcra alcuni evidonti errori ? Noi li troviamo non die iu Leonardo, in Michelangelo, in RafFacUo, ma negli stessi greci artefici maestri del piii alto sapere. Come dunque potra 1' incisore , anclie in mezzo alia scelta piii sagace, evitare la taccia di scoiTezione, die dagli originali fcdelmentc in ogni lor parte tradotti puo ricadere inevitahilmcnte sopra di lui? Ecco il mio consiglio. Se in un' opera da incidcrsi la massa dci difetti e superiore a quella delle bellezze ( il die non succcde mai ne'classici dipinti), sara prudenza abbando- narne tosto il pensiero ; se al contrario pochl difetti sono coperti da moltfssime bellezze , allora e da distinguere nuovamente : o tali errori sono di coraposizione e gravi, tralasci pure d' occuparsene, giacche tradirebbc la verita, se ascrivesse all'autore del quadro i cangiaraenti da lui fatti iu una parte tanto essenziale; o i poclii errori sono di semplice esecuzione, e con poche mod ificazioni correggibili, allora cal- colate prima le sue forze, ed appoggiato alle teoriche e pratiche cogni- zioni del disegno , non tema d' accingersi all' intaglio ponendo mano ad una giusta correzione contro il divieto di que' fanatici , i quali il tac- ceranno sicuramente di profanatore, e quasi di sacrilego; ma die rico- noscendo poi nella stampa que'difetti, die neU'originale non s'attentano d' indagare , sarebbero i primi a ritorcerli con disonore sopra di lui. Ho gia detto piii sopra , die la prima dote dell' incisore , e la raassima prima regolatrice d'ogni sua tradnzione debb'essere la fedelta piu scrupolosa al carattere dell' autore ; ma al carattere dico , non ai difetti accidental! e parziali , die lo stesso autore avrebbe forse emen- dati , se ne fosse stato avvertito e convinto. II falso giro prospettico di una testa, la troppa grossezza o piccolezza d' una mano o d'un piede, 1' inesatta inserzione di un muscolo, I'eccessiva profondita di una piega posta sul rilievo delle membra, e simili cose, quando non siano errori costanti in un dato autore, non ne costituiscono mai il carattere e lo stile. Che si direbbe, se un traduttore di un' oj^era letteraria trovando nel suo archetipo un errore accidentale di gram- matica o di sintassi, per non mancare di fedelta ne sostituisse a bello J Di GIUSEPPE LONcnr. 171 studio un altro nella propria lingua ? £ un vero assurdo il pretcudere che un disegnatore abitualmente corretto debba far doppia forza a se raedesinio per farsi espressamentc scorretto; tanto sarebbe in lui I'urto al buon seiiso ed ii disgusto, ch' io non so, se ancbe voleiido vi po- trebbe riuscire. Havvi ii caso in cui la stessa servilita e nccessaria, e ed quando si tratta di mostrare i progressi d'uu autore in particolare, o dell'arte in generalc; allora importa di attenersi scrupolosamente ai difetti proprj del tempo; ma nessun incisore valente si occupa di simili opere, le quali gcneralmente si fanno a seniplici contorni. Quando 1' incisore prende a pubblicare un' opera meritevole in coniplesso del suo lavoro, intende egualmente d'illustrare 1' opera stessa, e di eseguire una stampa esente per quanto puo da ogni macchia, il cbe non pu6 ottenere senza qualclie modica riforma. Io voglio bensi ch'ei sia traduttore fedele delle opere classiche, ma Io voglio saggio artista, non servile copiatore. Tale fu tra gli altri Gerardo Audran , dalla cui mano per comune giudizio i bei trionfi d'Alessandro nulla perderono dello stile di Carlo Le Brun , ed acquistarono ad un tempo c|ueir energia d' esecuzione che rinsigne pittore lascio desiderare. Potra dunque colla scoria del vero riformare quegli errori parziali, i quali non di rado nelle opere anclie de'classici maestri s'incontrano, diffi- dando saggiamente delle lodi ampollose, profuse su di esse dagli scrittori entusiasti, e della cieca prevenzione del volgo passata quasi in retaggio, e riflettendo, che quantunque ammirabili , furon uomini che le produssero. Ponga mente pero, non quelle apparenti alterazioni siano piuttosto bellezze a lui sconosciute, poste a grand'arte, e correlative al tutto, ed il caso non sia quelle del contatto degli estremi , per cui talvolta a prima giunta sembra timidezza la maggior purita del contonio, licenza 1' energia del- I'espressione, stravaganza la subliraita del concetto. Avverta essere vizio degli artisti frec[iientissimo tutto veder difettoso cio, che non e conforme al modo loro d'operare. Dubiti pertanto del proprio giudizio, non isdegni Taltrui parere, ne passi mai alia coirezione , se prima consultata non abbia la natura, ed in piii d'un individuo; c sappia poi tutto condonarsi a quell" artcfice , il quale spinge la fedelta fino a riprodurre i difetti del 8U0 archetipo ; ma nulla esservi di piii ributtante , quanto 1" ignoranza I7i DELLA CALCOGIIAFIA sfrontata, che volge in pegp;io, prctendendo migliorarc. Tale sia in soninia la sua riforrna, che gli aiitori stessi cli quelle tele preziose, se pur vivcssero , volendo esscre giusti, gliene dovcssero sapcr grado. Non a caso ho qui detto volendo essere giiisti : poithe ben di rado puo r incisore sperare , che alcun faniigerato pittoi'e viveute nou che niosti-arsegli grato, tolleri siflattc eniende senza amai-a riinostranza, e fio non tanto pel naturale orgoglio nial soffercntc delle altrui cori'e- zioni, che non seniprc e non in tutti prevale alia ragione ed al con- vinciniento, quanto per forza d'abitudiuc, la quale convalida gli crrori, e fasi, che aH'occhio doll' operatore il difetto niedesimo prenda perfino Faspetto della grazia e della bcllezza. Sara pertanto non vano consi- glio air incisore d' impiegare meno ch'ei possa il suo bulino intorno ai dipinti degli autori \iventi ; poiche non solo per le antedette ra- gioni incontrerebbe ford rimproveri per qualunrjiie, benche modico c rispettoso cangiamento v' introducesse ; ma volendo pure essere scru- poloso iniitatoi'e, se anche ottenesse il pubblico suffragio, non evitereb- be cp.iasi mai I'ainara loro disapprovazioiie. Imperocche, come il fami- gliare diflicihncutc trova esatta somiglianza ne' ritratti delle domestiche persone creduti identici dai semplici conoscend, perche serapre vi ravvisa qualche paite mancante di quelle infinite modificazioni costi- tuenti la loro fisonomia, che il continuo conversare con esse ha im- presso nella sua iramaginazione ; cosi I'autorc d'un' opera pittorica avendo presentc alia sua fantasia ogni minuto accidente del suo lavoro, non puo non riscontrare nella traduzione calcografica notabili differenzc. Non t d Ariitelica Kauffman , scrisse indispettita quella celebre pittrice sotto la prima prova d'un incisione di Ilaffaello Morghcn , tratta da un suo dipinto, sotto la quale era gia posto il suo nome : eppiu'c r incisore non avea osato di farvi la benche minima correzione : ep- |>ure chiunque vede la stampa, ed abbia veduti alcuni quadri d' Ange- lica, non esita punto a riconoscervi lo stile di lei, prima di leggervi il nome: vi si scorgc chiaramcnte il saggio, ma freddo suo comporre, rarinonico, ma freddo chiaroscuro, le care, ma fredde grazie, i giusti, ma timidi contorni, i Icggieri, ma triti panneggiamenti, lo stile in somma tulto suo , Icggiadro in vero , ma commisto a un non so che di f DI GIUSEPPE LONCHI. 178 imiliehre, clie sempre eguale all' iiicirca elia port6 da' suoi primordj fino alia toiiiha. Ouella stampa, se iion 6 il capolavoio del valentis- sinio calcoj^ralo Uittor viveiite , e pt-ro senipie assai pregevole ; ne nieiitava da lei certameiite cosi umiliaiUe ripudio. Ma nel nieutre che tiitti vi riconosceano T Angelica, 1' Angelica sola ad onta dell' indole sua dolcissima s" inquietava di non specchiarvisi tutta. Accolga peitanto il giovane incisore quest' opportuno suggeiimento, estraneo in vero al- r oggetto di perlezionarlo nell' arte , ma tendente a guarentirlo dalle spiacevoli consegtienze d'lina critica nioidace e spesse \olte ingiii- sta n. Munito di queste niassinie, e convinto che il disegno, come d'ogni arte liberale, cosi c I'aninia dell' incisioiie, si slanci pure il giovane artista nella difficile e lunga carriera da tanti illustri calcogiafi per- corsa, siciu'o, die quando alia naturale disposizione d'ingegno, d'occliio e di niano unisca I'escrcizio costante nel disegno e nell' intaglio, nou vi sara difficolta cli' egli non giunga a superare. Avverta bene pero die molti \i sono di scarso ingegno, i quali credono possedere quella disposizione die 11011 lianno, ed altri niolti ingcgnosissimi i quali gua- stano la niigliore loro disposizione per falso esercizio. Ad iscansare sifTatto inganno giova prima conosccre alcuni indizj infallibili della buona disposizione pel disegno di cui parlo, cd alcune iiorine sicure per ben regolarnc 1' esercizio. Se riniziato s'arresta voloiuieri a con- templare le opere d'arte; se per vederne quaiite puo incglio non ri- spaimia tempo e fatica , ci6 nou diinostra in lui die una lorte incli- nazione compagna sovente , ma non sempre , della vera disposizione naturale; ma ben disposto all'uopo e colui, die non dirozzato ancora (*) Avverto pero cli' io qui non intencio aliro) , converrebbe die T incisore prefiggesse di parlare die del qiindri storici o luitologici non voler Intagliare alcun ritratto, e rinun- composti ed eseguiti dal pittori viventi, sul ciasse cosi a quanto v'ha di meglio per far quali pur troppo le niie ritlessioui posano giu- valere i vezzi del bulino, essendo die no- stamence: quanto ai ritratti, io stcsso ho deviato vantanovc rltratti sopra cento che s' incido- piil il'una volta dalle indicate precauzioni; poiche no, sono dipinli da pittori viventi, e rappre- volendo estendeie tali massime auchc a qucsto sentano persone 0 tuttor vive , o da poco tempo genere di pittura (gcnere in cui Tincisione riesce defunte. piu vantaggiosa alia societa che in qualunque 1 74 DELLA CALCOGRAFIA soffermasi piu sni biioni die sui mecUocri dipinti, clie trova facilmente la corrispondenza dell' imitazione col vero , ne scopre le sproporzioni , lie indica le naturali bellezze ; die pronunzia il rappresentato di uii riti'atto anclie poco sorniji;liaiite , die liconosce 1' aiitore di uii quadro di cui nc abhia vediito qualdic altro , die senza squadia o pcrpen- dicolo giudica sulla niiiiinia declinazioue d'una linea orizzontale o ver- ticale , e senza conipasso segiia con poco divario le divisioni d' una linea per mcta , per terzo o per quarto (*). Quando il principiante, consultando se medesimo, trova d'avere in tutto od in gran parte tali dementi, non ha ( come gia dissi ) die a ben dii-igere I'esercizio dell' arte per avere ( giusta 1' espressione di Miche- langelo ) le seste negli occhi , cioe per ottenere quella sicurezza d' oc- chio, die 6 la prima base indispensabile del disegno pittorico. A tal fine un metodo ecccllciite da me in niancanza di buon maestro im- niagiuato, e ne' niiei primordj e dopo vantaggiosamente sperimentato , ^ quello di procurarsi qualclie buon contorno tratto dai migliori mae- stri ; lucidarlo dapprima con carta trasparente per iiitero , indi traspor- tare una piccola porzione del detto lucido sulla carta sopra la quale si vuol disegnare, e copiare il rimanente a puro occhio senza I'ajuto di misura alcuna ; poi contro il lume sovrapporre al fatto contorno il primo lucido , sicche le prime linee rilucidate colle sovrapposte coincidauo perfettamente. £ chiaro die tosto denno apparire nd loro grado mag- giore o minore i seguiti deviamenti , i quali , I'ipetuta piii volte la stessa operazionc , potranno dal giovane disegnatore essere evitati, se non del tutto, almeno con istrotta approssimazione. Ei trovcra con questa pratica, die d'ordinario dove pin si pecca la prima volta , si pecca eziandio la seconda e la terza, eccedendo o mancando, o piii a destra, o piii a sinistra, o piii per largo, o piu per lungo, difetto che una volta riconosciuto costante , e gia per meta emendato. Con (*) £ provato clic quelli, i qnali non lianno vemlosi anche del conipasso, o d'altra cjualunque •ortiu nascendo tale disposizione d'occliio, per mlsnra, sogliono cadere in crrore, come clii non quanto ingpgno vaatar possano inaltre parti dcllo e nato per sentire al niomento qiinlunquc piccolo scibile umano, non solamente non possono riusci- squilibrio, non potra niai danzarc suHa corda re a similt prove di giustezza d''occliioi ma ser- tesa, anclic con Innga asta pesante fra le niaai. i VI GIUSEPPE LONGIir. lyS questo mezzo ei sanx piix sicuro cU non cader neH'inganno, die se lo stesso Raffaello redivivo amorevolissimarncnte il correggesse. E quanto (lico intoino a questo mctodo seniplicissimo per avvezzare r occhio a copiaie in giusta propoizione i contorui, sia dai discgiii dei valenti pittori, sia dalle stanipe piii esatte, vale aiiche pei contorni dei dipinti e delle statue. Se nou die pei dipiiiti piccoli poco giovando la carta diafana ( particolarmente quaiido soiio sopra foiido sciiro ) , il disegnatore vi applichera uii cristallo leggermeiite velato con acqna di gomnia, sicdie la inatita rossa vi possa lasciare facilincnte rimpronta, e per le pitturc di maggior diniensione, come pure per le opere sta- tuarie, potra far uso del traguardo pittorico, unico mezzo di lucidarle, 11011 servendosi pero ( come dissi ) di questo sussidio, die per rettifi- care il resto del coiitonio, cli'ei dee fare a puro occhio disegnando nella posizione medesinia in cui ha posto il traguardo. Ora io suppongo il disegnatore calcogralo evidentemente dotato dalla iiatiira di tutta la buona disposizione per le arti iniitatrici, e per assidua e ben regolata pratica giunto finalmcnte ad una giustezza d' occhio ed ubbidieiiza di mano irreprensibili. Ma e egli ben certo di coiiservarsi a luugo in quella linea media tra I'eccesso ed il difetto in die consiste il vero bello pittorico? Pur troppo si c vcduto piii d'un sole delle nostre arti sfolgorare di vivissima luce sul niattino, e velarsi d'ingrati vapori prima di giugnere all' occaso. Ne mal fondata e Topiiiione di molti, die se imniatura morte iiol preveiiiva, tanto era forse per avveiiire alio stesso principe della pittura , il quale in breve spazio di vita gia ben tre volte avea cangiato di stile con sempre crescente energia. £ anzi provato die al vizio del troppo vanno assai piu soggetti i grandi che i mediocri ingegni. Perocche 1' incessante sniania per 1' ottinio in- genera in essi certa qual nausea per I'usato, e certa quale tendenza al nuovo, che avvalorata dalla mohilita ed irritahilita della lor fibra intoUerante di sempre eguali oscillazioni , li porta insensibilmente a tentare diversi modi, die piii atti siano a rianiniare la loro eccitabi- lita. E si frequente variare in questi ingegni prcdilelti dalla natura e ben cagione die salgano talora ad aha meta, sintaiuo die (com'esser denno i giovani artisti) sono timidi e diligenti i ma se giuuti a buon iro DELLA. CALCOGRAFLV punto, noil sanno a tempo ristare, c cagione altresi clic trascorrano inawecUitameiite d' ecccsso in eccesso , e , qnel clie e peggio , uella persuasione di sempre pid migliorare. Aggiungasi 1' iri'efrenabile viva- cita della loro inimaglnazione predominante niai scmprc sulla fredda ra- gione, per cui piii fucilmente abbracciauo erronee massinic sotto I'aspetto di filosofiche verita, altra cagione di stravaganzc pittoriche assai peg- giore della prima. Ne basta a guarentirneli la piii felice attitudine a ben fare ed il piii assiduo esercizio neU'arte, senza il soccorso di sanissima logica riluttante, ove fia d'uopo, airautorita di alcnni scrittori estranei alia professione, ma ingegnosissimi , sui quali posa a' tempi nostri la quasi generale opiiiione. Le belle parole d'ideale, di sublime, di grandiose, di scvero , di fcrmo, di robusto, e le altre di nobile, di leggiero, di morbido, di trasparente, di focilc, di spiritoso e taut' al- tre ancora o mal intese, o troppo ampiamente accolte, quanti non hanuo spinto alia pin ardita e straua liccnza , i quali gia trattavano con mano sapientcmcutc timida il bello scliietto della natura ? Non ripetero io qui quanto piu sopra ho detto sulF impotenza delFoc- chio nostro nel discoprire i difetti, in cui esso stesso ha parte, toUerando e prediligendo anzi per cffetto d'abitudine cio, che al guardo comune riesce insoppoi'tabile : I'addotto esempio delle donne che s'imbellettano basta a porci in avvertenza. Diro soltanto, che la pecca per difetlo, pro- dotta ordinariamente da timldezza, puo negli artisti ingeguosi e riflessivi facilmente emendarsi mediante ben reaiolato studio sulla natura e sulle opere de' migliori maestri , e mediante la facilita d' operare die dalla pratica stessa deli'arte deriva^ ma il vizio per eccesso, non mai disgiunto da presunzione, se e invcterato, riesce inemendabile, crescendo anzi col crescere dell'eta; non esscrvi per conscgueuza altro rimedio, fuor- clie neU'esame della propria iuclinazione riconoscerne i primi segni. II primo sintomo si manifesta sempre ncUa noncuranza, indi per- fino nel disprezzo che spiega 1' artista per quelle opere classiche ador- ne di vaga semplicita, che gia venerava tin tempo e prendeva ad imitare : clii avvezza il palato a' piccanti manicaretti trova neccssaria- mcnte insipide quelle vivande prette e naturali, di cui lodava dappri- ma il dilicato sapore. Ora a questo indizio funesto sia egli attentissimo, DI GIUSEPPE LONCIII. I 77 se gli cale cli rimediare in Inioii piinto a peggiori disordini. Cominci egli pertanto dal ricordai'e alcuno di que'dipiiiti, die da secoli otten- iiero r ammirazione costante dcgl' intcUigenti dell' arte, e ch'egli stesso ad occliio cd a mente vcrgiiie ha esarninato lui tempo e pieiiamente approvato ; ritorui di rjuando in quando anche per largo intervallo di tempo a contemplarlo, e dica allora a se medesimo: il quadro finclie non sia svaiiito per ingiuria del tempo, o ricoperto da mano profana non muta stile sicm'amente ; dnnque tutto cio die a me parra scoprirvi d'inesatto e di spiacevole, die prima non ho scoperto, vcrra dal cangiamento in me seguito ncUa maniera di vederc ncll' arte ; e siccome dal consenso de' secoli e da me stesso un tempo fu reputato di sqnisitissimo gnsto e di corretta esecnzione; cosi il non trovarlo tale adesso mi e prova indubitata d'aver io cangiato in peggio. Ecco la bnssola per riconoscere in si vasto mare la giusta direzione ed il proprio traviamento. Ma vuol egli accertarsi di piii da qnal lato e di quanto abbia traviato? proscgua a specchiarsi nel suo prototipo. Se le figure gli sembrano troppo svelte, dica pure ch'ei pecca nel tozzo, e viceversa ; se troppo timidi i contorni , nell' esagerato ; se troppo morbidi , nel dm'o; se troppo dccisi, nel bambagioso; se troppo forte il chiaroscuro, nel debole ; se troppo trasparenti le ombre, nell'opaco, e cosi tant'altre parti dell' arte onumerando. Condiiuda in fine die quanti difetti ei vi travede , soiio allrcttanti difetti suoi proprj in senso con- trario, e tali opposti difetti in lui sono precisamente in quel grado maggiore o minore, in cni gli sembrano essei'e nel suo eseraplare : bilancia sicurissima, la cui elevazione da un lato segna iii pari grado I'abbassamoiito dall' altro. Con questo gencre di confronto potra ciascuno diiarirsi da se mede- simo sulla vera sua situazione ndia carriera delFarte, senza ciecameiite sottomettersi agli autorevoli giudizj de' precettori preoccupati non di rado essi stessi da vizj particolari , e senza afTidarsi ai consigli degli emuli non sempre sinceri e benevoli. Tropp'altre cose mi rimarrcbljero a dire intorno all' importanza del disegno, di questo principio c sostegno d' ogni arte libcrale non mai abbastanza conosciuto in tutte le sue modificazioni; ma i molti libri ra. IV. p. IL a3 lyS DELLA. CALCOGRAFIA di pittorica istruzione, incomiiiciamlo dagli aurei precctti dl Leonardo da Vinci, possono servire di guida all' incisure non nieno die al pittorc. Una parte interessante il solo incisore, e non per anco trattata, e quella clie riguarda la meccanica esecuzione d'un disegno finito e destinato air incisione. Molti sono i mezzi praiicati a tal uopo. Se ne fecero colla matita rossa, colla pionibina, colla pietra di Spagna, coi pastelli neri di Francia, coll' acqnerello di bistro, coll' incliiostro della China, semi- coloriti, c coloriti del tutto a guisa di ininiatura. E fra qucsti varj mezzi s' adoperarono eziandio diversi modi tcndcnti ad im medesimo fine^ quindi alcuni prefcrirono il tratteggio, altri la granitm'a; questi usaro- no la preparazione collo sfumatojo, quelli il tocco vergine della matita; gli uni stettero per la cai'ta alqnanto tinta, coprendo con biacca le parti illuminate, gli altri per la carta bianca, riservando ad essa i maggiori tocchi di luce , come stanno prccisamente nelle stampe. Premesso die il disegno di cui si parla sia cseguito colla dovuta intelligenza, al die fare i mezzi meccanici nulla influiscono , e fuor di dubbio die, quanto alia meccanica operazione, quel disegno sara preferibile per la calco- grafia, il quale sara condotto e per diligenza, e per fusione di tinta, e per valore di chiaroscuro a quel grado almeno cui dovra essere por- tata la stampa. Ora e evidente, die la matita rossa e la piombina non potendo giuugere alia forza degli oscuri d' uii quadro all' olio , cui la stampa puo benissimo aspirare, nou possono essere impiegate vantaggio- samente, die in rappresentazioni tenute espressaraente leggiere di tinta, spaziose di lume, e sopra fondo di nuda carta, o appena coperta da leggier tinta in qualche parte. Ho veduto in Roma alcuni disegni a matita rossa di Poiliy, e molti pure ne ho vcduti del vecchio Frey, dai quali trassero le stampe loro, e so anzi die quest' ultimo giustificava la scelta di questo suo procedere, adducendo, die siccome le tinte d' ordinario risultano sempre piu forti nella stampa di quanto appajono sul rame, era d' uopo die 1' incisore regolasse il suo lavoro sopra un disegno piu leggiero di chiaroscuro , perclie non venisse poi troppo nera la stampa: ragione apparentcmente giusta, ma nel fatto smentita daUe sue stesse produzioni, le quali, sebbene assai valutabili per I'esatta conservazione del carattere originale de'suoi prototipi; pure raancano DI GIUSEPPE LONCIII. 1 79 appunto della forza necessaria del chiaroscuro , perchd pesanti sempre vi sono le mezze tinte, e nou sostenute, com'cra d'uopo, da scuri piu vigorosi. Quaiito ai discgni di matita piomhina ue ho vediiti inohi in Lione, con mia non poca sorprcsa, di niano del cclebre Boissieu, le cui stampe d'altronde sono piuttosto eccedeiiti che niancanti di nero; se non die que'disegni essendo tutti di sua coniposizione, non e da stupire, se fatte le prime prove d' un ranie , cgli non vincolato alia giusta imita- zione d'un dato originale si uniforniasse al tiiono che gli prescntava la prova, e riducesse il lavoro incisoiio ad una forza di tiiitc ben diversa da qucUa del suo disegno : cjuindi soggiacque a due operazioni, dove bastava una sola. Migliore mezzo per avvicinarsi , se non giugnere al tuono d' una stampa vigorosa, e quello della matita nera di Spagna, chiamata oltra- monti pictra d' Italia ; ma questa pui-e , quantunque se ne trovi di sufficientcmente nera , iion e mai tale da sostenere il confronto dei maggiori scuri d'un quadro all' olio , e torna assai meglio per dise- gnare dei dipinti a fresco , i quali riescono sempre di lor natura meno vigorosi. Prima che si trovassero da Conte di Parigi i suoi pastelli neri di gradazioni differenti , questa matita di Spagna era la sola di cui giovar si potcsscro gl' incisori ne' loro disegni, rinforzando i toc- chi d'ombra piti forti con acqnerello di nero furao preparato senza gomma. Ora che I'uso della matita artificiale di Francia per I'ubbidienza sua alia mano e per la stia nerezza divenne quasi generale , anche quella di Spagna pe' disegni calcogi-afici e quasi del tutto abbandonata. Perocche, olti'e all'cssere men nera dell'altra, ha il pessirao incon- veniente, che cpiando si voglia preparare il disegno coUo sfimiatojo, a fine di coprire nelle ombre il bianco della carta, si presta bensi a questa operazione, ma per tin certo che di saponaceo che in se con- tiene , toglie poi alia carta la facolta di ricevere facilmente i tocchi posteriori iiecessarj alia riduzione ; quindi o bisogna lavorare coUa punta della matita sulla carta vei-gine, ed allora sottostarc alia tinta ijigrata e grigia che risulta nelle tinte scure dai non coperti bianclii l8o DELLA. CALCOGRAFIA interstizj tlella carta fra la gianitura od il tratteggio; oppure volenclo evitaie tale sconcio, preparaie prima la massa ombrosa con acciucrello, o con proporzionata sfiunatura cU matita iVancese , indi continuare Fesecuzionc colla matita di Spagna , nel qual caso tanto fix di termi- nare anche il disegno co' mezzi stessi adoperati nella preparazione , cioe col pastello di I'rancia , il quale stnpendameiite riesce. Non e pero da escludersi totalmcate ia simili disegni la matita di Spagna. Questa in alcune mezzetintc , segnatamcnte delle carnagioni , riesce opportunissima producendo una granitura piii tenera e pin traspa- rente a guisa di miniatura, quaudo pero vi sia giu una proporzionata sfumatui'a fatta con quella di Francia, e quando le punte di quella di Spagna siano scelte fra le piii dui'e e non cenericce, il clie di rado si combina. Importa pero clie I'uso di questa matita sia limitato alle dette mezzetintc cliiare, giacche in quelle pin scure, oltre ad un tuono pill freddo , produrrebbe facihnente un lavoro pisto e stentato. In generale sara di grande sussidio al ilisegnatore il far iiso di quando in quando di pennelli morljidi di varia grandezza, e con quolli cosi asciutti , come si trovano , passare leggermente sopra il fatto lavoro : cosi si vengono ad unire \iemcglio le tinte, e vien tolto quel di piii della granitura non aderente alia carta , che suol lasciare la matita di Francia. Qiiesto mezzo pero vuol essere praticato sobriamente, mentre I'abuso renderebbe il disegno moscio e snervato; quindi gli ultimi tocchi da noi detti risolutivi denno lasciarsi vergiiu ed intatti da ogni poste- riore operazione del detto pennello. Molti vi sono i quali preferiscono il tratteggio della matita alia granitura, edipittori, segnatamcnte quando hanno incarico di far di- segni per gl'incisori, si recano a dovere di farli tratteggiati neU'opi- nione, che I'incisore possa meglio trovarvi I'andamento del suo trat- teggio. Ma il tratteggio pittorico ben rade volte, ed in pochissimi casi piio servire di norma alFincisore, essendo tutto libero ed arbi- trario e non mai calcolato ; anzi diverrebbe stentato e disgustoso in un disegno quel tratteggio di matita, il quale camminasse colle regole imprescindibili pel tratteggio del bulino. E la ragione sta in cio, che nel disegno, se anche il tratteggio non sia perfettamente equidistante , DI GIUSEPPE LONCIir. l8l o sia incrociato ora ad angolo retto , ora troppo obhliquamente , per la naturale granitura della matita puo facilmente essere ridolto in modo da noil variare scnsibilmente la tinta die ne risulta; dove all' opposto il taglio del hulino, essendo infinitaniente piu netto e precise, se non e regolato a fine d'ottencre sullo stesso oggetto rapprcsentato la stessa incrociatnra ed equidistanza , produce tinte differenti e talvolta ingrate, inipossibili a ripararsi senza cancellar totalmente e rifare. La migliore qualila d'un disegno fatto per incidersi e 1' intelligcnza, la finitezza , la precisione e rarnionia, sia poi all' acquerello o alia niaiita, a trat- teggio od a granitura poco monta per 1' incisore. E poiche cadde parola sui discgni all' acquerello, non ciedo inop- portuna intorno a questa pratica dell' arte qualche osservazione. In quanto a me, sebbene famigliare mi sia I'uso del pennello ne'piccoli e grandi lavori di minialura, pure ne'varj disegni da me stesso ese- guili per le mie incisioni ho preferito servirnii della matita per due ragioni : in primo luogo , perche ne' disegni alia matita occorrendo qualche successivo cangiamento, riesce piii facile il cancellare e rifor- mare ; in sccondo , perche le cose di tocco espressamente ruvido , quali sono i terreni di primo piano, gli alberi, i massi di pietra , ecc. , risultano piu vergini e d'originale impronta coUa matita, die col pennello. Non tacero per altro die per riduiTe in certe paiti alia maggior fini- tezza i miei disegni ho costumato di farvi rultima operazione coi pen- nelli di miniatura servendomi dell' acquerello d'inchiostro cinese, onde evitare la noja di ridurre acutissima ad ogni istante la punta della matita. Non e men vero pero die , anche ne' disegni a tutto acquerello , si possa con diligenza togliere parte del gia fatto, e rifare a dovere, quando la carta sia bene scelta ed abboiidante di coUa in modo, che si possa raschiarla dolcemente senza pericolo di sollevarne il pelo, come avviene nella veliiia di buona fabbrica inglese ; per le qu>.ii cose non dubito, che un esperto disegnatore possa prevalersi con eguale successo d'ognuno dei mezzi, die 1' arte gli somministra, a seconda del suo gusto, e piu della sua abitudine. E sono sceso a tali osservazioni, le quali per avventura sembrar po- trebbero di poco momento; ma per condurre un buon disegno calcografico I 8a DELLA CALCOGRAFIA sono in sostanza importantissime, a fine d'agevolare vie rae»lio a chi si dedica all' aite nostra la via di prima riuscire anche per buona pratica diligente e corretto discgnatore, onde, come di molti avvcnne, ed anzi della maggior parte di que' die trattarono il bulino, non si getti un tempo infinito ed un'immensa fatica, facendo pompa soltanto di nitide linee calligrafiche il piu delle volte mal applicate all'uopo, e trascurando o sfigurando nel tempo stesso ogni pittorica bellezza. Ed a meglio convincere I'incisore della somma necessita di questo preli- minare escrcizio, basti quest' ultima iiicontrovertibile proposizione da me stesso troppo sovente comprovata, cioe che nel gran gcnere d' in- taglio inceppato esso nel suo operare dalla piu lenta e nojosa esecu- zione e dal continuo calcolo del suo penoso e difficile artificio, debbe mcontrastabilmente possedere in molti gradi vera intelligenza e squi- sito gusto pittorico, per lasciarne un grado solo nella sua stampa. I DI GIUSEPPE LONGIII. l83 Idea del hello. X ill qui nel raccomaiulare ai giovani incisori I'esercizio imprescin- dibile del discgno, e nel suggerire in cjuali parti preferibilmente con- venga ad essi studiarlo, ho presa specialmente per norma Tiniitazione del vero, prima base del disegno niedesimo; ma sara sempre iraperfetto quel discgnatore, il quale, oltre Ic forme del vero individuale, non co- noscera fondataraente anche quelle del vero complessivo , da cui si cava la scelta, e dalia scelta il bello. In quail purgate liuee di contorno, ed in quail modlficazioni di cliiaroscuro questo bello si raccliiuda, la massima parte dei piii va- lenti pittori cesso d'esistere senza saperlo, e senza pure curar di saperlo. E se tanto avvcnne ai pittori, i quali piu direttamente haimo bisogno di questa importantissiraa cognizione per vie meglio allettare i loro commettenti od i compratori dei loro dipinti; clie non doveva accadere agl' incisori, gia da gran tempo destinati a non esscre per lo piu, die semplici traduttori delle opere pittoriche ? E veramcnte sotto questo aspetto sembra clie 1' incisore ncU' attuale sua posizioiie dovrebb'essere dispensato dallo studio di questa sublime parte del discgno, la quale esige lunghissima fatica d'osservazioni, di misure e di coiifronti , bastando per esso il possedcre la necessaria giustezza d'occliio, attenzione ed obbedienza di raano per trasportare fedelmente ne' suoi disegiii disposti per 1' intaglio lo stile di que' pittori ch'egli s'acciiige ad illustrare. Ma tale raziocinio, in apparenza giusto, si fa erronco in sostanza e pericoloso. Perocche 1' incisore non potra mai riprodurre esattaraente il suo originale senza prima penetrare ben addentro nello spirito dcll'autore, ne mai identificarsi con lui, se prima non acquistera in tutto od almeno in gran parte le medesirae cognizioni. E sappia a tal proposito, che nelle arti del disegno, per qiianto sia egli dotato d'ottima vista, non potra mai vedere che grossolanaraente ed imperfettamente quelle cose, delle quali non conosce quauto basta 184 DELLA CALCOGRAFIA. teoricamente e praticamcnte T indole, ruffiicio e la conformazione; non trasfondcre iicl suo disegno 1' espressione dell' originalc , se ioiiora i tratti che la costituiscono ; non dare cleganza , se non lia istituito ri- petuti confront! del vero col vero, e del vcro scclto coUe piu belle greche sculture. Sappia che quantunque la massima parte dci classici dipinti non sia formata snlle rcgole del bello , pure per la naturale avversione al brutto, questo bello niedesimo in moke parti di tali opere, quasi non sapendolo i loro autori, frequentemente si manifesta; clic per conseguenza igiiorando in qnali forme si racclunda, troppo dilficilmente colla sola e quasi meccanica imitazione di cio che vede potrebbe esprimerlo incidcndo. Che poi sarebbe di lui, se dovesse di- segnare ed incidere le niigliori opere di RaiTaello, di Poussin, di Mengs c d'altri, i quali o per naturale inclinazione, o per fondato principio niirarono sempre al bello? Che, se dovesse intagliare le piu sublimi statue greche, nelle quali tutto e natura, ma natura scelta complessi- vamente colla piii grande sagacita, le cui forme non si trovano mai combinate in ogni parte nel vero individuale? £ dunque indispensabile che il disegnatore calcografo non meno del pittore e dello scultore conosca quanto piio meglio le forme costituenti il bello uraano, quali ci pcrvennero dalle divine greche sculture, e come assai probabilmente que' sublimi ingegni con perspicace operazione di mente dalle forme pill alterate del vei'o traessero quelle del bello. Le quali cose, per non ridire in diverse niodo il gia detto, si troveranno esposte nel seguente discorso da me pronunciato (molti anni sono) nella pubblica adunanza della nosti-a Accademia , in occasione dell' annuale distribuzione dei premj C). Eccolo. « Altra volta in simile circostanza ho ragionato contro alcnne erronee massime, non ha guari introdotte a pregiudizio delle arti piu direttamente imitatrici del vero, e segnataraente della pittura, e con- futatcle il meglio che per me si potesse, io terminava il mio discorso raccomandando agli studiosi piii freno che stimolo , calcolassero le (*) Qiicsto fu nel 1814; se ne stamparono allora non niolte copie, ed al presente pocliissime le ne trovano in commercio. DI GIUSEPPE LONCHI. 1 85 forze cleir arte e le loro propric , di ccrti scrittori entnsiasti difTi- dassero ed avvertissero bene, iioii forse la ricerca snianiosa d'uii bello pill chimerico die ideale li deviassc dallo studio e dalla indispensahilc conosceiiza del bello uaturale, unica base d'ogui altro geiierc di bellezza (*). Non vi pesi, diceva loro, iiidagar la uatura (*) Questa p.irola ideale, sul declinare del passato secolo introclotta nel lioguaggio delle belle arti ila Wiatkelman , fu ripetiua energi- camcnte da Lcssing, da Sulzer, da Mcngs, dalle Enciclopedie e quindi da Milizia e da inoU'aliii artist! ed altrettaati scrittori d'arte fino a'nostri giorni. Qnelli clie la inlescro ncl siio proprio signidcato rispetto alle arti ne trasscro graiide vantaggio : un Mengs, un Canova, un David, UQ Appiani ed altri parccchi scppero per tal modo frenare la naturale tcndenza all'esagerato, indtissero col loro eseuipio gli artisti a ragio- nare , e pnrgarono 1' Europa da tiuello stile niaaierato die a quel tempo era portato alPec- cesso. Quelli all'opposto clie la presero ia senso piii strctto e metafisico, credenilo miseraiiicnte che tutto it rapprcscntabile pittorico cavar si potessc dal loro cerebro, e dalle idee die in se racduude seiua rnn«iilr.ii->> il >uio nc iudivi- duale , ne coniplessivo, fecero cose tanto stra- vaganti e dun niiovo gencre d' insulsa uianlera, che neir intenzione di trovare il bello pinsero r inaniraato ed il niostruoso. Qucsti, dissi, cer- carono un bello piii chimerico che ideale. Strettamcnic parlando, questa voce (intcndo dire dell' ideale ) da luogo all' interpretazione di cio che vorrebbe dire , ma non lo dice ; anzi applicata alle arti imitatrici e presa nello stretto suo scnso divcnta iusignificante ed assurda, giacche fa rinasccre la ranclda questione gia spenta dellc idee innate , non ammettendo per siinili idee alcuna preventiva sensazione. Meglio pao chiamarsl qnesto bello, che si disse ideale, col tilolo di bello sceltoi scelto prima sagace- niente ed accuratamente nella varia natura, poi scelto nella scelta stessa, e niodificato giusta la qualita dclla rappresentazione. L'Apollo di Vol. IV. P. II. Belvedere non fu modellato e scolplto di pura fantasia, ne creato dalle idee innate j ma stu- diato prima siil vero, formando un tutto delle parti piii belle die rarteficc scopriva nella piu bclla greca giovcniii; dunque e forniato sul bello non ideale, nia scelio. Lo stesso dicasi delta Vcnere Jledicea. Al certo non si trova indivi- dualmente un coniplesso di taiite Ijcllezze in una giovanci ma nella quantllii d'ignudi d'ambo i sessi che mi vcnne fatto di copiare ho pur trovato molte parti in piu d'una femmina simili alia Venere , coiiie in piii d'un masdiio ne ho trovate siniili airApollo; anzi, sc deggio credere al giudizio d'altri valenti artelici , da nie chla- mati all'esarae, talvolta migliori; poiche I'opera diviua delPuniana conformazione quaudo e bella in qualdie sua parte , lo e assai piu di qua- luuque umaaa imitazione, Se mai questo bello scelto c coniposto si volcsse chiamare ideale per la reminiscenza , la riflessione ed il criterio che dec porre I'ar- tlsta nella scelta delle parti e nell'applica^ione di queste al tutto costitucnte il bello (nel che senza dubbio ha molta parte la uiente), rispon- dero die le piii forzate roinposizioai pittoriche e le piii arbltrarie forme dei manieristi sareh- bero so'.to qnesto aspetto piit ideali d' assai , siccome parti della guasta loro fantasia e fuori del naturale. Altro e che una pittura od una statua siaao ragioiiate, altro che siano ideali. Fra quanti parlarono d' ideale intorno alle opere pittoriche o statuarie, M. Quatremere de Quincy scrisse, non ha molto, su di cii) piii moderata- inente e scnsataiiieute. L' ideale inteso in questo modo puo stare benissimo nel linguaggio delle arti, e poiche questa voce e giii in corso, lasciaiuola. I 86 PELLA CALCOGRAFIA iie'suoi niedesimi difetti c nclle esti-eme caricature; da questi estrerai fra loro opposli vi segna essa quel puiito medio, in cui sta la bel- lezza, come la linea retta fia la concava e la convessa. Questa mia proposizione , in allora per ohhligo di brevita soltanto indicata, e quella appunto ch" io prendo in oggi a diniostrare. Ed altvi forse prima di me pu6 avere concepita ed anclie manifestata simile idea , cir io non so ; ma so bene die da molt' anni immaginata , sperimen- tata od applicata da me in tutte le occorrenze alle varie raodificazioni del JjcUo , rispose scmprc soddisfacente a segno, cli'io inclino a cre- dere che lion altro principio movesse i Greci stcssi a stabiiirc sul bello iimano que' loro canoni inconcussi , i quali fnrono rigidamcnte ed in tutto osservati dai loro sommi artcfici, e perfino dai meno esperti fra questi si trovano in alcune parti scguiti costant«mente. » Non v'ha persona vivente , se non e affatto stupida o cieca nata, la quale o presto o tardi, con maggiore o minor forza, giusta la varia tempra , I'eta, le circostanze , non senta 1' impero delta umana bellczza. Quest' idolo affascinante , innanzi a cui sembra die tutta si pieghi rumanita, noi coltivatori delle belle arti Fincensiamo, per cosi dire, a doppia mano e come uomini e come artisti. Ma qucsto do- minatore portentoso de' nostri affetti come puo mai definirsi o come si dee rappresentare ? Analizzato dai filosofi risulta ora una lontana immagine della Divinita , ora una semplice esclusione del brutto, ora un'esterna mostra del buono, ora effetto ed ora cagione d'amoi'c, ora la linea serpeggiante della varieta , ora il centro dell'unita, ora ( e con piu ragione ) la proporzione armonica delle pai'ti col tutto. Misurato poi dagli artisti in varj tempi , presso varie nazioni , per varie abi- tudini c prevenzioni , e sotto il giogo della volubile mocla, die altro e luai , se non se uii nuovo Proteo inoltiforme ? Da Giotto al Perugino ebbe nome di bellezza tale semplicita di forme , die durezza era piuttosto e vera mesdiinita. L'ingegno trasceudente di I\Iiclielangelo non poteiidosi fra quelle timide linee conteiiere, trattolle piu ardite e ricrescenti, e parve collocarc il bello nel fiero e iicl muscoloso. Cor- reggio all'opposto, ardito del pari, ma d' indole dolce e graziosa, miro al bello per liiiee sinuose, ove il convesso ed il concavo si bilanciassero; DI GIUSEPPE LONGHI. iSy ma sebbene colla vaghezza delle tinte , col soave dcclinar delle ombre e coir anuoiiia \igorosa cli cjueste e di quelle p;iau parte no otteiiesse, il fe' consistcrc troppo spcsso in una cccedeutc graiidiosita di alcune forme, in attitudiiii leziose ed in iscorci forzati e bizzam. Tiziano, il "Veronese ed altri raolli trovarono bello qualuiK|vie fosse il vero. Rubens 10 pose nel polputo, il Parmigianino ncl lungo collo e ncllc lunghis- sime figure, Rembrandt e Ribera nell' ispida salvaticliezza e nella piii rugosa vcccbiaja, e cosi di tant' altri, i rjuali lo confusero di leggieri col gigantesco, coll'erculeo, col difTicile, col nuovo, collo stravagante. 11 grande Uvbinate vivace per natura e leggiadro, corretto nel con- torno, espressivo nelle fisonomie c nelle attitndini, castigato nello stile, vi s'accosto piii d' ogni altro; ma fu ben lungi dal poter emulare in cfuesta parte que'sommi greci maestri, i quali soli diedero nel segno, e dai quali egli medesimo quel pin, die seppe , attinse. » Perclie mat tanta disparita d'opinioni e di gusto sopra una qua- lita che agisce si vivamente sui nostri sensi e suH'animo uostro? Per- che que'filosofi non esaminarono il bello dal lato dell' arte, ne quegli artisti dal lato della filosofia; perci6 i primi, volendo ridurre ad mi solo principio tutte le cose le quali diconsi belle , cercarono oltre na- tura nn bello astratto, esscnziale, assoluto; i sccondi, privi di norma stabilita per conoscere il vero bello, e pagbi di secondare il loro gusto individuale, ch'essi credevano forse universale , si limitarono ad un bello puraniente ad cssi relativo. Col doppio soccorso delT arte e della filo- sofia tentiamo, se ci vien fatto, di trovare una soddisfacente nozioue di quanto si va cercando. » Fu gill questione, se un oggetto piacesse perche era bello, o fosse beUo perche piaceva. Imbarazzati i filosofi dall'assurdo in cui cadevano giudicaudo il piacere come causa e non effetto della bellezza, rigettando la seconda proposizione , stettero per la prima. Eppure entrarabe sus- sistono del pari. Perocclie, se piace un bell' oggetto, egli e senza dubbio perche ha in se le qualita proprie a dcstaie in noi tale piacevole sen- sazione ; il che vuol dire , piace perche e bello ; ma non puo dirsi mai bello , se prima non ha prodolta in noi tale piacevole sensazione ; in una parola bello e per noi perche piace. La prima parte suppone im I 88 DELLA CALCOGRAFIA bello assoluto dotato delle prerop;ative necessarie per piacere ; la se- conda dii luogo ad uii bello rclativo e dipciideute dal maggiore o minor piacere di cui 1' uonio c suscettivo. In appoggio di che cade Taltra giustissiina proposizione, che ne a tutti piace cit) die e bello, lie tutto e bello quel die piace, ed e provata con ci6 la fallacia e la varietu del gusto degli uoniini ne'giudizj si negativi che positivi sulla bellozza ; giacche , se tutti avessero squisito gusto ed ottima disposizione a sentire, e piacerebbe a tutti cio che e assolutamcnte bello, e cio che loro piacerebbe sarebbe verameiite bello. Troppi souo i Mida che pre- feriscouo I'aspro llauto di Marsia alia melodiosa lira d' Apollo, e ben pochi i Paridi che porgoiio il pomo d' oro alia vera Dea della bellezza. L'artista filosofo noa cura il gusto grossolano e guasto di costoro, i cjuali giudicaiio del bello, come il cieco de'coloiu ed il sordo de'suoni, e nulla quiudi e per lui 1' idea d' un bello iu questo senso relative. » Ma il bello e relativo in altro senso , cioe alia specie ed alle cir- costanze deU'oggetto, e questo bello varia all' infinito, e quaiito e bello neir uno , si fa mostruoso corabinato nell' altro : questo bello s' estende dall'alto cielo agli abissi del mare, dall'uomo all'insetto, dall' aquila alia farfalla, dal platano rigoglioso all' umile erbetta : comprende tutta la natura visibile, non eccettuate le produzioni dell'ingegno umano, e secondo alcuni le stesse azioni morali. In tanta cougerie di cose diffe- rentemente belle si perderebbe la mente del filosofo e I'occhio dell'ar- tista, se alia prima confusione non subentrasse un semplicissimo razio- cinio: non poter essere tutte belle in pari grado quelle cose, le quali sono dilferenicmente belle , e per conseguenza dover esservi una bel- lezza fra queste coniparativamente superiore alle altre. Cerchiamola ad esempio de'Greci nella specie nostra, e la troveremo tipo e fonte d'ogni altra relativa bellezza, bellezza priraaria. Sospenda il filosofo la sua approvazione , 1' artista me V ha gia accordata. » I greci artisti rappresentarono con forme scelte complessivamente nella specie uniana le loro divinita, e fra queste la stessa Dea della bellezza : giudicarono dunque nulla esservi di piii bello della bella umana struttura. Non cosi pensarono alcuni di cj[ue' filosofi in cio ap- punto scostandosi dalla verita. In un dialogo platonico dice Ippia DI GIUSEPPE LONGIir. 1 89 esscve una bella verginc cjuanto v' ha di piu bello, anzi lo stesso bello per cui le cose son belle. Non era gia il sofista die cosi parlava, era I'uomo sincero neU'csame tlolle proprie afTczioni. Socrate non consente, e gli cUmostra, clie una bcUa puledra e bcila essa pure, quantunque di belta a quella vergine iiifcriore : poi volto allc cose soprannatmali , vicne provando, dover essere una Dea tanto alraeno piu bella d'essa vergine, quanto la vergine della puledra. Noi clie riguardianio ora le Dee di Socrate e di Platone non piii clie un parto 0 della grcca politica, o del- r umana fantasia , conccdercnio di buon grado ad Ippia la malcontra- stata verith della sua proposizione , converremo per lo meno clie la bellezza umana si mascliile clie femminile nell'eta perfetta e la mag- giore clie da noi si conosca , se niaggiore per noi e quel bello , il quale produce maggior inipressione suU' auinio nostro. » E die sia in noi niaggiore 1' inipi-essione del bello della nostra specie sovra d' ogni altra cosa die pur bella si dice, e manifesto, non per gV infiniti esempi d' ogni tempo die inutihnente addurrei dove niuno lie diibita , ma per cliiarissimo argomento die ne fa legge naturale im- prescindibile. Imperocche la natura per foniite delFumana riproduzione ci diede Tamore, per fomite dcU'amore ci die la bellezza. Quindi e che, sebbene le stesse dilferenti eta dell'uomo offrano alcune bellezze lor proprie ed anclie piacevoli assai , non sono mai paragonabili alle at- trattive seducenti di quella eta fiorente e vigorosa predisposta al grande scopo della natura. Gl'istessi prodigi d'amore, onde la storia ridonda, sono, strettamente parlando, prodigi di questa primaria bellezza, non applicabili in vei'un caso alle bellezze d'ogni altra specie o circostanza. Piace nell'innocente fanciullo la soave ilarita delle grandi (*) pupille, quel • (*) Per rnbltudine da me contratta di fare diminuendo auche qu.indo le altre membra an- sempre nuove osservazloni sol vero, ho sco- mentano. Chi osservera una madre col suo bam- perto in mille casi , che nei fnnciulli le pupille bino in braccio , e confrontera le pupille del- sono piu grandi di quanto dovranno esserlo, Tuna con tjuelle deiraltro, verificlier.i Tasser- quando saranno adulti , couie in questi , di zione. Che se in qualche caso cio non seguisse, quanto lo snranno in vecchiaja. Perocchc le come rare volte m' e occorso di vodere, sara nostre pupille (e per pupille intendo non solo prova che le pupille di quel bambino denno il centre visivo, ma ben anche quel cerchio rioscire assai plccole , quando sara giuato al- colorato clie lo circouda) vanno inseusibilmente 1' eta della madre. I go DELLA CALCOGRAFIA naso ritondctto e uon ancora sviluppato, la i-osea freschezza delle <>ote e dcUe labbra, ringenuita del sorriso, la candidczza de'primi deuti , la corta chionia Icgocmiciue inaiiellata e dorata, la traspavenza delJa cute e la tenera adiposita delle piccole meml)ra, 1' inccrto camininare e perfino lo strano c rapido movimento. Place all' opposto ncl vecchio sano e venerando la maestosa lentezza de'suoi passi e de'siioi gesti, r imponente canizie della scarsa chioraa e della lunga barba , il volto universalmente rubicondo, il folto sopracciglio, ond' e coperta quella parte che piii soffre le ingiurie del tempo, I'alta e lucida I'route sede del consiglio, il naso rilevato e cartilaginoso , I'aspetto non vivace, ma serene, e quel tutto che spira calma e gravita, cd imponc rispctto e riverenza. Ma quanto v' ha di bello nel primo non k che il presa- gio di ci6 che debb'essere, nel secondo e F indizio di cio che e stato. Tutte dunqne le bellezze relative alle altre eta dell'uomo non sono , diro cosi , che rifrazioni di quella bellczza adulta, le cui lornic diffici- hssime a rappresentarsi col pcnnello o coUo scalpello, invano io ten- terei descrivere con parole, che la favella nol presta. » Fu certaraente all'aspetto di tali fomie, che nella pienezza della soddisfazione e nell'entusiasmo della compiacenza pronuuciossi la prima volta questo norae di bello, il quale fu poi applicato piii o mcno ired- daniente ad altri mille oggetti , secondo che si rifei'ivano piii da vicino o da lontano a quel primo tipo maraviglioso, donde parti la scossa pre- potente, che poi fu detta amore, ed al qual tipo solo appartiene propiia- mente il titolo di bello, come il titolo di lummoso appartiene propria- mente al sole, benche prodigato a tanti altri oggetti i cjuali risplendono per lui, o ci ricordano in qualche raodo il suo immenso splendore. « A questa mia proposizione scmbra opporsi il giustissimo detto d'Eraclito: che la piii bella delle scimie e tuttavia deforme : e potrebbe alcuno soggiungere , che anzi dovrebb' essere la piii bella dopo la specie umana, stauti le prcdcttc ragioni; mentre nessun animale si ravvicina piu di questo all'uomo e nella struttura e nel movimento, e nella stessa intelligenza. Ma la piii bella delle scimie e taiito piu loutana dal riferirsi al tipo dell' umana bcllezza , quanto ricorda piu da vicino l' umana deformita. Ne dico io gia, che dalla maggiore o DI CIUSEPPE LO>'CIII. 191 uiinore somif^liaiiza colla uniaua Btruttura cmerf^a ncgli aJtri oggetti niaggiore o miiiore hellezza; die in allora I'uoiuo piii hrutto, cssendo per icleutita tU specie ])iu simile all'uonio hello iroji,iu altro estranco oggetto, sarebbe piii bello nella sua tleloniiita, clie 1111 bel cavallo od Hjii bel caiie: dico sibbene quelle cose essere piii o men belle, le quali si riferiscono piii da viciiio o da loiitauo alia bellezza umana, non alia 6ola uniana coiiformazione, ed in cui e piii o nieno da noi sentita quella cjualitii costituente il bello, die per I'anzidetta legge di natura sentiamo pill vivaniente die allrove nella bellezza della specie nostra , cioe la pill esatta convenienza delle parti col tutto e del tutto col fine. » Questa duplice convenienza per cui le cose son belle, se va unita alle produzioni dell' ingegno umano, per affinita di principio abbella la pittura, la scultura, Tarchitettura, la nuisica, la poesia , T eloquenza , le quali felici produzioni sono esse pure tanto piii belle, quanto piii o clirettaniente per la via de'sensi, o indirettamente per mezzo deU'irama- ginazione rappresentano o ricordaiio il primo tipo dell' umana bellezza. » I pittori e gli scultori possono piii direttamente rappreseutare questo modello, c il deggion anzi, se pure lor cale di suscitare negli ocelli e neU'animo dello spettatore quell' estatica compiacenza, die lo sforza ad ammirare le opere loro, desiderarle, ricercarle. ]\ta come trovarlo niai nella natura, la quale, onde evitare forse la troppa somi- glianza per cui fra di loro confonderebbersi le genti, se ognuno fosse perfettamcnte bello, modifico in niille guise 1' opera sua, sceraandone od alterandone la venusta delle forme ? Nella natura soscietta a tante infermita die la scompongono , alle passioni die la deturpano, alle abitudini die la trasmutaiio ? Si scorge, e vero, in gi-aii parte come operasse la raano divina per dare alia maccliina umana questa mira- bile convenienza. In tutte le linee perpendicolari indusse varieta con- tinua, nelle orizzontali continua sirametria. Seppe variare la simmetria, ordinare la varieta (*). Le membra destinate ad egual fine fece eguali, a (*) Varinre la simmetria , cioe fatte due parti poi questa varieta verticale vuol dire disporla orizzontnlinente simmetrichc , variare di forma in tal ordinc, clie una forma succcda all'altra lungo la linea verticale tutte le altre orizzon- gradevolmente c con una specie d' affinita. taUncDte duplicate ed eguali fra di loro ; ordinare 192 ■ DELL\ CALCOGUAFIA fine diverso , diverse. Ne mai piii di due cssendo le membra ad eoual fine destinate , voile che 1' umana simmetria non eccedesse il doppio. E pcrclie i raoti eccentrici e concentrici servono a fine diverso, iiou simmetiizz6 fra di loro le linee componeiui il coiitorno di ciascuno delle doppie membra isolate ; ma bensi la linea esterna dell' uno col- I'esterna dell'altro, 1' interna coll' interna; ed anzi essendo i detti moti fra di loro opposti, fin dove la varietu verticale il comporta, al con- torno concavo da una parte oppose dalF altra il convesso. Tanto lice all'artista filosofo scoprire iicU" csame dell' umana struttura, ed e ovvio il dedurre che quel corpo sara indubitatamente piu bello, dove sa- ranno piii ideutiche le lince della simmetria, piii armoniche quelle della varieta. » Facile a concepirsi, sebbene assai difficile a praticarsi, e questa identita di simmetria. Chi pero mi scgna il giusto limite di quella armonica varietu che e uno dei primi elementi della bellezza? Ad una voce gli artisti tutti mi rispondono : i greci esemplari. Ne io m' op- pongo. Ma piegheremo noi ciecamente la fronte alia servile imitazione delle opere di que'maestri, noi seguaci malfermi dell'orme loro, non emu- latori del loro profondo raziocinio, e del preventivo loro escrcizio? Non cercheremo ragione di quanto ban fatto , ne ci faremo ad indagare i principj dond'essi partirono, e la via che li condusse a tanta perfezione? » L noto come il pittore d' Eraclea traesse la bellezza della famosa sua Elena ( la cui belta fu origine di tanti guai e di tante prodezze ) da cinque fra le piu avvenenti donzelle di Crotone : tale era senza dubbio la costante pratica di tutti i migliori artcfici di quella nazione maestra non ancor superata d'ogni sapere; prima pero concorrevano in Sicione per apprendervi sul canone di Policleto le regole inelutta- biU della vera bellezza, e muniti di questa norma tornavano con si- curezza di non errare nella scelta delle parziali bellezze sparse nell'im- perfetta natura: senza di cio, abbandonati al loro proprio gusto inco- stante e fallace, avrejjbero talora prescelto il men bello e fors'anche il brutto , come dei moderni s' e detto , e la Venere Anadiomene d'Apelle non altro era forse per riuscire, che la muta effigie della sua amata Campaspe. DI GIUSEPPE LONGIir. IqS » lo ignore pienamente qiiesta lor norma qual fosse , poiche gli storici ed i poeti, content! di magnificarc encrgicaraente la bellezza , Tespressione e gli effetti straordiiiarj di que'dipinti o di quei marrai , trovarono sterile argomento lo scendcre a quelle rcgole minuziose, die tanto nondinicno coiitrihuirono alia pcrfezionc dell'arte; una pcro ne conosco seinplicissima, la quale, ben osservata, ci conduce age- volmente a trovare la bellezza umana sotto le forme stesse che ri- scontriamo nelle piii belle statue anticlie. » La natura quanto avara di bellezzc, tanto fu prodiga d'imperfe- zioni. Nella moltiplicita di queste ( tranne le mostruosita portatc dalla nascita, o ca2;ionate da moi'bi e da altri estranei accidenti) non v'ha forse difetto, di cui non siavene un altro in varj gradi opposto. Ve I'uomo svelte ed il tozzo, il magro e I'adiposo, lo scarno cd il mu- scoloso; foccia lunga e larga; occlii piccoli e grandi, socchiusi e spa- lancati , ascendcnti e discendenti , sporgenti ed incavati ; sopracciglia folte e scarse; oi-eccliie sraccate ed aderenti; naso aquilino e rinca- gnato; labbra grosse e sottili ; mento appuntato e tondo , rilevato e rientrantc; e cosi tutte le nmane membra trascorrendo. Or io cosi ra- giono: due opposte iraperfezioni non puonno sussistere, che per ecce- denza o per mancanza. Togliamo all' una ci6 die eccedc, aggiungiamo alTaltra cio die nianca , ed equilibrandosi entrambe, ccssera in esse ogni deformita. E per non estendere a niolte cose il nostro argomento, die troppo strigne il tempo, prendiamo ad osservare quella parte che sta nel centro dell' umana fisonomia, e tanto contribuisce al carattere di lei. » L cosa nota ai lippi ed ai tonsori, come i Greci fra le si varie e talor pure gradevoli forme di naso, di cui la natura abbonda, prc- scelsero la retta per rappresentare in ambo i sessi la bellezza adulta. Se in una estesa quantita d'individui adulti csamineremo gli estrcmi opposti difetti dei loro nasi, ci si presentera in egual copia il naso aquilino, cioe colla canna gibbuta e colla punta adunca, ed il naso rincagnato, cioe colla canna incavata e colla punta rimontante. Or segni I'artista da un lato il profile del naso aquilino , dall' altro lato quelle del naso rincagnato, e segui questi profili in tutta I'alterazione Vol. IF. p. II. aS 194 DELLA CALCOGRAFIA. di forma non fuori del natiuale, clie suol trovarsi in parecclii indivi- dui adulti : vi frapponga tant'altti profili di naso, quanti bastino per passaie gradatamente dairaquilino al rincagnato, e trovera aver segnato nel mezzo il rctto profilo del iiaso grcco. E questa operazione si bene risponde ad ogni raodificazione del hello, clic applicata aU'etii fanciul- lesca non presenta gia il naso retto , ma in quella eta moltissimi essendo i nasi rincagnati ed appena sporgenti, poclii i retti, aquilino quasi nes- suno , o ben leggerraente , ne risuka per media proporzionale e come bellezza di circostanza un naso modicamcnte rincagnato :, e per lo con- trario neU'eta senile, in cui si veggono assai copiosi i nasi fortemente aquilini , poclii i retti, quasi nessuno rincagnato alia foggia dell' eta puerile, la linea media ci da un naso moderatamente aquilino. » Quanto s' e detto del naso pu6 lacilinente applicarsi alle altre parti deir uniana struttura (*) e ad ogni altra specie e circostanza di tempo, di luogo e di fine in tutto cio clie concerne alle dimensioni ed alle forme de'coipi: potrebbe pure valere pei colori di essi corpi, se gli estremi opposti fossero entrambi difettosi; ma se la tinta bruna nelle carnagioni e difetto , non lo e punto la bianca ; se lo ^ il pal- lore delle guance e delle labbra , non lo e il sanguigno ; se il bianco (*) Esercitaadosi I'artista a trovare queste scuq disegnatore ne tragga quattro disegni sulla lince medle fra 1' eccesso ed il difetto nelle medesima azione, e nel medesimo punto di singole parti del corpo uuiano, avvezzera tal- vediita, s' accorgeranno tutti nel disegnare il Dieale Toccliio al bello, clie colla sola ispezioue secondo modello in qnali parti sia migliore dW di pill disegni, presi nella stessa attitucline da primo, in qiiali altre peggiore , e cosi conse- varj modelli viventl, ne trarra facilmente un cutivainente disegnando gli altri due. Se poi bello naturale complessivo. Se riuniti alcuni dai quattro niidi , clie avraano dlsegaato, ne artisti ( giacclie le pubbllche accademie, per la faranno un quinto lontani d.il vero, e prendendo sola ragione che cio non si e niai praticato , non le parti migliori di quelli , non che consultando amraetieranno mai questo metoJo ) si procure- in niolte parti i gcssi delle piu celebri statue ranno tre o quattro modelli viventi scelti il piii antiche , ne fornieranno un bello, che dise- possibilincnte fra i migliori die si possano tro- gnando , come si fa, il nudo per tutta la vita vare, ed air incirca della medesima eta e co- nelle accademie, non era loro possibile d' otte- stituzione di membra, e piu particolarmente nere. Tanto pud il confronto; e questo con- della medesima altezza , e ne porranno uno in fronto ripetuto sopra nuovi modelli di nuova azione per un tempo deterrainato, indi nella scelta, ed avvalorato dalle proposte norme di medesima attitudine, e staado il disegnatore al cavare il bello dal brutto, condurra Tartista a sue poslo, se ne porra un altro, poi si fara lo pcrfezione. •tesso col terzo e col quarto ia modo die cia- 1 DI GIUSEPPE LONGIII. IqS crine o le pnpille grige son brutte, non lo sono le nere pupille e la nera capellatura. » Solo riraane ad osservarsi, clie da simile operazione eraergerebbe precisa la bellczza delle statue greche, se venisse praticata fra Ic greche contrade , nel supposto clic quella nazione non abbia fisicamente trali- gnato: non pu6 uscirne die il men brutto fra gli Etiopi od i Calmuc- chi ; n6 pu6 derivarne una bellezza in ogni parte perfetra fra noi , i qnali portiamo tuttora segni visibili delle vandaliche incursioni. Se non che qneste nostrali imperfezioni rimarrebbero nell'anzidetta operazione si pocbe e si lievi , cbe di buon grado verrebbero condonate in quelle opere, in cui la risultante somma delle nazionali bellezze fosse dagli artisti nostri scrupolosamente conservata. » Tutta la difficolta di questa regola consiste nello stabilire piu che si pu6 giustamente i due estremi difetti nella maggiore loro opposizio- ne fra la modesima specie e colle medesime circostanze, avendo riguar- do non alia sola cpjalita, ma alia qiiaiitita comparativa dei medesimi, scomponendone i composti, ed ammctteudo qualunque, bencbe forte alterazionc, la quale stia nell'ordinc naturale, e sia in conisponden- za con altre parti dello stesso carattere, escluso sempre ogni scon- certo o mostruosita. E sara cosa opportuna d'incominciare I'operazione sulle sole dimensioni , indi progredire alle forme, e per raagr .or sicu- rezza sopra i risultamenti delle premesse istituire nuova operazione, come I'abile chimico ripete le sue operazioni sulle materie gia decom- poste per isceverare onninamente dalle sostanze eterogenee la purissima sostanza cli'egli intende ottenere. Stabiliti cosi gli estremi, e regolata I'operazione, ^ facil cosa trovare quel puuto medio, ove (gia dissi ) sta la bellezza, come la linea retta fra la concava e la convessa. » Tale e la norma che io vi presento in oggi, giovani artisti, come bussola che pu6 guidarvi direttamente a rintracciare il bello nelle in- finite sue modificazioni ; ma la bussola e del tutto inutile a chi non conosce la nautica e la geografia , e similmente sara superflua per vol questa norma , se non vi porrete in grado di ben conosccre le varie specie sulle quali puo caderc il bello, e segnatamente la nostra e le sue varie circostanze , il che importa sanissimo criterio ed osservazione 1^6 DELLA. CALCOGRAFIA indefessa sulle infinite variazioni cd akerazioni delle forme. Ah forse non a caso ne per bizzarra fantasia segno il Vinci quelle tante che noi diciamo sue caricature ! » Gli csposti principj esigerebbero lunga e circostanziata spiega- zione , e ben pin assai che la propostarai brevita e 1' indole stessa di questo mio ragionamento non permettono. Voi potrete a tutt'agio, premesse le necessarie investigazioni, applicarli partitamente ai singoli casi, verificarne gli elTetti, classificare, eccettuare, aggiungere. A me basta cosa utile certamente, e a mio credere nuova , per lo zelo delle nostr' arti avere messa in campo. » L' incisore nodrito di queste massime non solo sentira piu d' ogni altro disegnando ed incidendo quanto v' ha di piu bello nel suo pro- totipo; ma se per caso il prototipo stesso (come sovente avviene an- clie nci classici dipinti) fosse bello soltauto per ingegnosa composizione, per forza ed armonia di chiaroscuro, per facilita e liberta di pennello, e mancasse poi di gentilezza o di severita di forme, troverassi in grado, anche volendo serbare la piu scrupolosa fedeUa, di meglio rappresen- tarlo ne'suoi medesimi difetti. Perocche succede generalmente agl'imi- tatori , che s'affidano senz'altra norma agli occhi proprj , di mancare alle bellezze che I'archetipo presenta, ed all' opposto d' accrescerne sciaurataniente i difetti. Ma quel disegnatore calcografo , il quale per sicuro principio conosce le belle forme che siano , e le trova alterate nel suo origiaale , prova tanto disgusto che non puo procurarselo mag- giore, forzando di piii I'alterazione del dipinto. Siccome poi e ricono- sciuta r impossibility di fare un disegiio, e molto meno un intaglio perfettamente in ogni sua parte simile al dipinto da cui s' incide ; poiche r autoi'e stesso del quadro puo bensi migliorarlo, ma non ri- peterlo strettamente identico; cosi per quanta accuratezza 1' incisore v' impieghi , dovendo a mal suo grado scostarsene piii o meno, e ben conveniente che approfittando delle acquistate cognizioni sul bello i DI GIUSEPPE LONCin. 1 97 Volga queste piccole differenze inevitabili piuttosto in meglio che in peggio, e rappresenti per tal modo, piii che il dipinto, lo stile cd il carattere del dipintore. Egli e incontrastabile che non puo ben distinguere fino a qual grado siano alterate le forme d'un dipinto, se non chi sa per certa scienza da quali moderate e rigorose linee emerga il bcllo ; conseguentemente non pu6 ben conoscere sifFatti aberramenti , se non chi saprebbe giu- stamente coiTeggerli. Quale sia pertanto 1' importanza d' acquistare a tutta possa questa cognizione del bello , che e V ultima ad acquistarsi dair artista , se pure per ripetuti confronti fra gli estremi opposti di- fetti della natura, e per lungo studio sui migliori greci esemplari giunge ad acquistarla, parmi abbastanza dimostrato. II consiglio di Flacco in- torno alia poesia e qui pienaraente applicabile al disegno nel genere di storia. Vos exemplaria grceca Nocturnd versate manu, versate diurnd. /I SUGLI USI MEDICINALI BELLA VAINIGLIA DI BASSIANO CARMINATI. iNcl riferirvi, chiarissimi colleghi e signori, negli scorsi anni gli esiti delle riccrche e i frutti cU niano in mano raccolti dagli stud) con cui cercava di corapiere I'ardua imprcsa di trovare alle sostanze ve- getabili esotiche, fornite cioe da altre parti del mondo all'Europa, siccorae proficue all' uomo sano o raalato , equivalenti indigene , voi conosceste che per discovrire alia vainiglia un idonco succedaneo im- piegai non poche cure, diligenze c spese. Ne siniilracnte dimenticaste quanto mai queste crebbcro pel simultaneo assunto impegno di cercare e scoprire le cause per cui la stessa vainiglia, appena esplorata talvolta qual rimedio, rimanesse mezzo secolo poscia negletta. Impcrocche voi medesirai in questi ultimi anni mi avete animate a pubblicare il lungo mio lavoro suUe qualita e sugli usi medici di essa in guisa che penso di comunicarvclo nel presente discorso compcndiato e premesso alia sua pubblicazione. Dacche alle cose nella mia indagine , in tre differenti tempi divisa, da me trattate ed espostevi nelle nostre radunanze , ho stimato spe- diente di aggiungerne altre mie e di giovarmi altresi delle novelle dottrine botaniche , fisiche e chimiche insegnate da celebri autori , voglio prima su loro sentire il vostro gludizio. Da voi cortesemente lo ottcnni quando vi narrai le cure di varie malattie intraprese coUa vainiglia sino dal 1782, e da professori miei compagni a Pavia in appresso approvate , ascoltandole essi in una orazione detta per ima 200 SUGLI USI aiEDICINALI DELLA. VAINIGLIA. medica laiu-ca; quando \i esposi i risultati dopo il 1798 a me offerti da un fisico-cliimico esame, e gli effetd delle farmaceutiche prepara- zioni d'ogni sorta veduti ne'malati, e dctti a'miei coUcglii ranno 1804 in una pari occasioiie nella grand' aula dell' Universita; e quando, nove anni sono, vi parlai delle sperienze d'ogni genere nel corso di quattro preceduti rinnovate particolariucnte coll' opera dei cari e rinomati si- gnori dottori Enrico e Paolo Acerbi, e coll' idea di terminare colle de- dotte osservazioni ogni ricerca. E pero attendo die ugualmente cortesi vogliate udirmi in questo discorso, in cui tutte le cose da me eseguite in trent'anni a fine di rendere la raedica storia della vainiglia compiuta, in breve riunisco, e dirnii, giunto cli'io sia al suo terinine, se aldjia o no conseguito il doppio scopo prefissomi di determinare i veraci usi di essa nelle umane inforniita c le supposte sue indicazioui nello stato eziandio di salute , e di porgere ad essa un huono ed espediente succedaneo. Due oggetti, a dir vero , die interessare dovettero ogni mio studio; pcrocche all'ese- cuzione del primo era stato mosso dall' autorita su di me somma del- r insigne maestio Borsieri che nel 1782 cliiedevami il manteniniento della parola datagli da due anni di sperimentarla ne' casi in cui si adopero una volta e paresse praticandola da cimentarsi; e alia sco- perta del secondo vedevarai spinto dal dovere di antivenire le conse- guenze di un eccessivo incarimento e di una temporaria mancanza di essa droga , che sino nei magazziui delle citta raarittirac pur troppo successero anni fa a cagione del suo libero trasporto anco qiiasi per un triennio impedito. Notate dunque meco che la pianta o I'arbusto da cui si ottiene il prezioso frutto del quale trattiamo ha cessato di appartenere alia fa- miglia delle Orchidee e al genere AcW Epidendro che quel grand' uomo di Linneo avevagli assegnato : e dottamente derivando I'una dalla figura delle radici , e 1' altro che significa sopra aibero dall' ascendere , attac- carsi e trarre nutritizio umore come ogni parassitico frutice dagli alberi dell'America meridionale e delle isole dell' India occidentale , le sue ra- dichette introducendo nelle loro cortecce , ha in vece ricevuto luogo nelle flore botaniche recentemente ordinate tra le piantc speitanti alia DI BASSIANO CARMINATI. 201 seconda divisione della famiglia delle Epidendree , cd ha conseguito I'onore di formarc uii gencre da se col nome generico di VainUla e coU'altro spccifico di Aromadca, onde preiulon insieme i carattcri di- stinti, folds ovato-obLongis, nervosis , petaLis undulatis, labello acuto, capsuUs cylindraceis , longissimis. Dalla picciola pianta dunque ora indicata, di cui si conoscono niolte varieta cagionate dai luoglii dove nasce e si coltiva, e si distinguono varie sorte in commercio prodotte dalla dissimile bonta del frutto , converra attendere il dono del preziosissimo aroma ogni qiial volta i frutti di essa presentano i caratteri fisici da'nostri scrittori ricliiesti, e i proprj all' interiore loro sostanza da'nostri chimici fissati. Sara per vero dire niigliore d' ogni altra la pianta clie ne'piu caldi paesi d'Anae- rica nata o culta, attaccandosi a maestosi alberi cresciuti in terrene irriguo s'innalza, difesa dal sole, ricca di germogli, in priraavera fiorisce, e in autuuno porge in abbondanza cassulette siliquiformi da raccogliersi alquanto prima della perfetta loro maturita e da porsi, dopo averle mate con olio , a seccare lentamente all' ombra. Di cui ciascuna diritta, a figura allungata rotonda, alquanto compressa, grossa quanto una penna da scrivere, lunga circa mezzo piede, di color fosco rossigno, pieglievole e tegnente a gulsa di cuojo, die contiene una polpa di sapore fervido piccante , con qualche dolcezza di odore fra- grantc aromatico , quasi muschiato, e piii del balsarao peruviano soave, seco avente un numero grande di minutissimi semi neri, rotondi e lucenti in maniera da comparire piccioli cristalli brillanti anclie allora ch'essa diviene, come dicono, ghiacciata, merce I'uscita e fioritura della parte interna in cui sta 1' aroma alia superficie , e in virtu so- prattutto dell'acido benzoico che da lungo tempo si conosce essere il maggiore suo componente dopo 1' altro dell' olio essenziale , che in quantita grande esiste nella migliore vainiglia. Di tante e tanto cccellenti qualita appunto fornita e delle or dette genuine e shicerc parti composta fu quella die negli spazj di tempo dalla soprindicata triplice distanza lasciati liberi alle disposte ricerche e prove mi somministro sempre mai la materia ad ogni istituita spe- rienza sia terapeutica , sia di altra sorta. Della perfezione al certo dei Vol. IV. p. U. a 6 202 SUGLI USI MEDICINALI DELLA. VAINIGLIA molti c molto bene uniti niazzi delle vainiglie belle e fresche dal Messico c dal Peril direttaniente trasmesse ch' io comperai , e della conservata loro intcgrita siiio al pmito clie ne usai, ho in Pavia e in Milano viventi non pochi illustri testimonj per ingenuita, dottrina e fama ripntatissimi. Potranno eglino dirvi , qualora lo stimerete neces- sario al convincimento di qualchc incrcdulo , die iie' tre niiei acqiiisti dclle vainiglie nci tre tempi della medicatiira con loro eseguita, le once settantasei comperate I'anno 1782 a lix-e sette e mezzo milanesi per ciascuna, le centocinque nel 1798 a lire sei, e le ottantatre nel 1814 a lire nove, e cosi in tiUto le once duecentosessantaquattro, costatemi lire di IMilano mille novecentoquarantasette, non potevano essere mi- gliori. Ebbi quindi la soddisfazione di vedere i primi tentativi coronati da prospcro successo, conciossiache potei ne'sei malati, a cui porsi a principio la vainiglia in modo semplice e non alia maggior dose pre- fissami , notare spiegati i segni sin dal terzo o quarto giorno della sua azione nei loro coi^pi dai cambiamenti apparsi nelle diverse funzioni e naturali escrezioni , e vedere in appresso ai sintomi della malattia succedere i fenomeni assai presto della ristabilita salute. Per il che mi feci coraggio a preparare coUa scelta di sei altri infermi dei due sessi ricevuti nello spedale di Pavia altrettanti novelli sperimenti; non vedendo comparso sotto I'nso anche ardito della stessa vainiglia alcun incomodo , e in ispecie quel vertiginoso insulto di cui nell'uomo sano si avevano avuti non rari e ben notabili esempi. Dalla fina polvere ottenuta col taglio in minuti pezzi della scelta vainiglia triturata con doppia parte di zucchero in pane , e renduta col passaggio da fitto staccio molto sottile, si formarono dosi di mezzo scropolo ciascheduna , di cui il malato ingliiottendone una tre volte al di nelle ore mediche , veniva a sperimentare gli effetti di dodici grani deir aroma sulle parti interiori del corpo. I quali divennero di mag- giore evidenza col successive raddoppiamento, scorsi dieci giorni, della polvere sottilissima sempre e quasi impalpabile ne'suddetti dodici am- malati , sei maschi e sei femmine , soggetti tutti alia piu spiegata influenza delle morbose loro affezioni e cause decisamente asteniche. DI BASSIANO CARMINATI. 2o3 II cambiamento prodotto in generale daH'operante cflTicacia del rimedio doveva ridursi , conic in realta si ridusse, in ultimo risultato a ricon- durre al naturale grado di forza Y eccitamento , e al giusto equilibrio r esercizio delle funzioni. I polsi deboli , ineguali e fieqnenti al giusto grado ridotti di forza, egualita e numero; il color pallido e macilente del volto, e il giallastro e brutto del corpo mutati in rosso e florido e in candido e naturale ; I'attitudine pria scemata ai moti ed agli esercizj della persona quasi ristabilita ;, le secrezioni e debite evacuazioni della cute, della vescica e del ventre rinvigorite e insieme incitate; le mestruazioni femminee per avventura sospese e deficienti , non che le maschili dalla natura tratto tratto operate col mezzo degli organici cilindri furono segni, prove e risultati dell'azione impressa dalle vainiglie e fatta evidente sulle fibre scnsibili ed irritabili e sugli umori fcrnii e correnti. A ciii presto tennero dietro tanto nei dodici malati , quanto in altri dodici in capo a due settiraane i sintomi parte alleviati e parte tolti delle rispettive infermita, e singolarmente di febbri lente continue, di ca- chessie e di clorosi , d'isterismo, d' ipocondria , di dispepsia, d' indi- gestioni e flatulenza , di residue paralisie e di mali alle vie urinarie eccitati e mantenuti da rilassatezza e mancanza di stimolo e di forza. Per modo clie due altre settiraane trascorse potei conoscerne dicias- sette guariti per virtu della vainiglia, prendendone ciascuno nelle solite polveri avvallate piu volte al di grani ( dedotto lo zucchero ) dodici e fino sedici. Nei sette non risanati dal rimedio si conobbe al contiario essere la benefica sua azione e facolta limitata per modo da non pre- stare notabile ajuto in quelle stesse circostanze del male e del malato, le quali ne indicavano convenevole e sufficientissimo I'uso; conciossiaclie tutti sette successivamente trattati da me con altri medicamenti rice- vessero da questi alleviamento e salute. La giovane clorotica, a cui le polveri di vainiglia non provvidcro , risano pcrfettamente usando le preparazioni marziali rendute amare e di maggior attivita coif amara radice di genziana. L'isterica donna, la quale senza frutto e non senza qualche rara vertigine prese il rimedio, risano col succinato ammo- niacalc unito alia tintura di castoro in acqua di matricaria stillata. II 204 SCGLI LSI MEDICINAL! DELLA VAINIGLIA quliKjuagcnaiio ipocondriaco e melancolico, die pur esso, malgrado cU appariie alTazione delle polveri sensibile coi mod talvolta sentiti e niaiiifestati loggermcute vertiginosi al capo e convulsivi alle braccia o alio luani, noii tiasse da loro vantaggio, riebbe intera la perduta sanitii dalla lunga e ardita pratica deU'elisire aromatico e dclla tintura eterea spesso digeiita sul Icgiio limato dclla quassia amava. Egualmente la femmina alHitta dalla dispcpsia trovo la guarigione uogalale dalle polveri nel muriate baritico e negli estratti pi'csi alia lunga di mirra e di Valeriana. 11 paralitico senti notabile soUievo dall'etere vitriolico unito all'estratto del fiori di arnica moutana, e rinvigorito potc sostituire il bastone alle grucce. I due in fine per ma- lintesa o per negletta cura di previe malattie agli organi orinosi, am- lualati di paralisia alia vescica, infruttuosamente trattati con abbondanti dosi di vainiglia, giunsero in vece coll'estratto spiritoso di chinachina combinato coU'acquoso fatto con foglie d'uva ursina (arbutus uva ursi Linn.) a libcrarsi I'uno dal ricorrcnte molesto ritardo delle orine, I'altro dair incomodo di estrarle di tempo in tempo colla siringa. Dalle narratevi sperienze e osservazioni conoscerete verosimilmente, o signori , cli' io poteva ormai lusingarmi di avere abbastanza conosciuto delle vainio;lie I'azione e I'effetto nelle malattie in cui si ebbero una volta o si potevano supporre all' eta nostra le meglio indicate proficue e incapaci di agire senza i temuti sconcerti de'sistemi nervoso e san- guigno. Fu tale di fatto Y opinione emessa da que' due somrai colleghi ScopoU e Tissot ch'io mi trovai d' avere fortunatamente allora all'Uni- versita. Da clie il primo sino a principio della ricerca occnpatosi- per mio conto ed uso d' una novella cliimica analisi ( di cui dir6 in ap- presso ) vide e seppe gli esiti del clinico mio lavoro ; e il secondo ne fu istruito colla lettura dei relativi miei ricordi medicinali. Non per tanto essendosi a me in seguito offerti sei nuovi casi di mali astenici, in cui pareva datami 1' occasione di sperimentare con una maggiore opportunita e convenienza il rimedio delle vainiglie, e in una dose altresi sul bel principio generosa, qual fu di sei grani (indipendentemente dallo zucchero frammisto ), tre o quattro volte al di, cercai di trarne partito. Voglio dire in due febbri lente nervose. DI BASSIANO CARMINATI. 2o5 una continente , e 1' altra continua remittente , in due casi di asma convulsivo e in due anastesie o deholezze portate al piii alto grado , una in femniina pellagrosa, I'altra in un sessagenario debolissirao ancora dalla superata emiplegia sierosa. Ne fu poi senza profitto tale studio mio; perocche vidi la vainiglia riuscire nolle febbri eccitante , analet- tica e cardiaca, ma pero meno dell'acido succinico e della canfora; nelle due lesioni di respiro giovare sulle prime e non in appresso, e a fronte della tintura tebaica clie vinse il male; e nelle ultime morbose affe- zioni la perduta forza erigere alcjuanto e per alquanto tempo e coii qualche timore di vertigine e confusione d' idee. E queste poi furono, o signori, le risultanze do' miei tentativi dal 1782 continuati per due e piii anni. Nel qual tempo prescntandole al mio incomparabile maestro, il celebre Borsieri, le accolse coU'usata benevolenza, e non lascio di ricordarmi le due circostanze per cui era stato niosso a bramare da me istituita e compiuta la ramraentata spe- rimentale medica ricerca. Una fu la compiacenza ch'egli ebbe di potere col suo giudizio confermare la proibizione da me fatta della vainiglia ad un sacerdote vivente in Lodi co'suoi correligiosi, e fratello ch'era del consigliere ed uffiziale maggiore del supremo dipartimcnto d" Italia in Vienna, don Gaetano Balbi. II quale religioso sessagenario, alto, adusto , pieno d'ingegno e di fuoco andava soggetto a ricorrenti ver- tigini per effetto d' un larghissimo, cotidiano e quasi non credibile use di essa vainiglia : poiclie in un consulto tenuto collo speriraentatissimo medico signor doltor fisico Morandini (*) suUa continuazione di tali (*) Prove non lieve soddlsfazione nel qui e 11 secondo nel dirigf re colla migliore nianiera goggiiingcre die questo accrcditatissloio medico lo Spedale maggiore. Divcnuto questi direttore mjo concittadino ormai giunto ai cento anal generale del luogo pio in vece del chiarissimo vlve sereno di mente, e mena una vita pro- signor dottore Gemello Villa ( che I' I. R. Go- spera e vcramente invidiabile ia seno alia pro- verno nomino pel molti snoi pregi e raeriu pria famiglia e in mezzo soprattutto ai due nelle diverse parti della raedicina e della storia stlmatissiini snol figli amendue medici distiuti naturale medico delegate della citlii e provincia e miei an tempo discepoll ed era amici , il di Lodi e Crema ) , ne adempie ora le fanzioni (ignor dott. fisico Giovanni e 11 signor dottore con particolare vantaggio degP iofermi e dello Enrico. DI cui il primo si distingue nel regolare stabilimcnto e della stess'arie salutare, col maggiore zelo I'assisteaza medica de''poveri, 206 SUGLT USI MEDICINALI DELLAl VAINIGLIA vertig;ini talvolta caduche gli disse die invano avrcbbe cercato di liberarsene se non avesse il savio mio pareie seguito. L'altra circostanza fu il caso dclle mie sperienze pur veduto d'una talvolta comparsa vertigine, die veniva a proposito di conferinare quello a lui narrato dal celebre Maresciallo Antoniotto Adorno Botta, per virtii militaii e politiche c per grand! caridie sostenute degno allievo ed eniiilo del farnoso Principe Eugcuio, mentr'egli ogui sera lo visitava iionage- iiario r ultimo anno della sua vita. II quale caso era d'un cameriere bravo e fidatissirao che preso veniva da caduca vertigine ogni volta che di nascosto avea bevuto qualche tazza della cioccolata die pre- parava e porgeva al padrone : caso tanto piii memorabile , quanto questi confessandolo al principe, die scusando il suo ardire , con un tratto veraraente nobile e reale, lo regalo di niolti unglieri dicendo, che gli erano dovuti per averlo avvertito di astenersi in appresso dairuso d'una sostanza capace di rendere vertigiiioso e con pericolo della vita. IMa e ormai tempo die di plu notabili cose intorno all'attuale ar- gomento della vainiglia v'inforrai, narrandovi le ricerche e le scoperte fatte dall'anno 1798 al 1804, avvegnache 1' indagine , quale neU'in- tervallo di questi due termini riassunsi e mi studiai di estendere ad ogni genere di esperienza, parve ad alcuni nostri sapienti e primi maestri die colla qualita e copia delle analoglie utilissime osservazioni largamente rimunerasse la qualunque indiistria e fatica niia e de' niiei cooperatori. In fatti insoliti avvenimenti e motivi nati dalle viceiide politiche di quegli anni, in vece di opporsi a nuovi tentativi ed esami, fecero die in ciascheduno di que' sei anni mi trovassi aperto il campo ad una particolare ed espediente ricerca. La direzione dello spedale di Pavia e degli uniti luoghi pii a me restituita col rcingresso nella Lombardia austriaca 1' anno 1799 delle vittoriose annate austro-russe fece die, mediante la scelta permessami de' malati , la vainiglia come rimedio da me si adoperasse alia cura di certe infermita , in cui per anco tentata non si era, o non abbastanza. NeH'anno dunque successivo 1800 rimanendo cliiusa TUniversita, potei, dispensato co'miei colleghi dal peso della cattedra, sperimentare la DI BASSIANO CARMINATI. 207 vainiglia In sette casi cliiruigici c medici a me ofFerti da railitari per gradi distiiui stazionati allora in Pavia, e di cui alcuni erano prigio- nieri. Ora data di accordo col cliirurgo a questi ufficiali di stato mag- giore feriti alia dose, non coniputato lo zucchero, di grani dieci, due o tre volte al di, eresse in due evidentemente le forze, aniino la sup- purazione e miglior6 1' indole della puriforme materia, e all' incontro negli altri due giov6 cosi poco da dovere tosto usarc la china inte- riormente per ottenere, come si ottenne, I'aumento delle forze e il miglioramento del pus. Tre ufficiali esausti di forza per le gravi fatiche , da un pari metodo curativo ebbero realmente vantaggio , ma non bastante e non continuato quanto fu poi quelle lore compar- tito dall'uso per cguale spazio di tempo ossia di due settimane della chinachina. Ebbi sirailmente in sei soldati I'occasione di estendere piu oltre le prove della virtii medicinale dell' aromatica sostanza, sottoponendoli air uso cotidiano di essa legata in pillole colla mucilagine di gomma arabica , e in peso di sedici , venti e sino trenta grani , coll' idea di liberarli dalla cachessia , ederaazia e leucofleraraazia , delle quali mo- stravano i segni, e coi sintorai pativano le raolestie, derivate in lore da mal curate febbri intermittenti. Impcrocche , se due si eccettuano die a tale medicatura non parvero sensibili , gli altri quattro manifesta- mente provarono un aumento di forze e di orine tanto pronto e no- tabile da non temere il pronosticato ritorno delle sofferte febbri, e da conseguire cjuello anzi di inia buona e ferma salute. Nc r anno 1802 inutilmente trascorse pe'mieistudj e lavori interne alle vainiglie, mentre anzi tiaendo partito dalla rinnovata nomina in maestro chimico-farmaceutico e capo della spezieria dello spedale del chiarissimo signer Francesco MarabeUi, ri tomato in patria per la se- guita soppressione della repubblicana Universita di Brescia, gli affidai r esecuzione di due importaiiti oggetti , quali sono la piu minuta ana- lisi chimica e la piii variata preparazione farmaccutica di essa vainiglia. Separando i componenti della sostanza assai meglio e cen maggiere particolarizzazione clie praticato non si era per le addietre, si sperava di aprire la via ad una sintesi censecutiva di leggieri conducente ad 208 SUGLI USI MEDICINALI DELLA VAINIGLTA uii'artificiale composizione per ogiii uso medico succeclanea alia mede- sima naturale vainiglia. Preparaiulola altresi in modi diversi si cercava noil tanto di servire al genio particolare degli ammalati di prenderla piuttosto in una anziche in altra maniera , quanto di scoprire coUa scorta delle sperienze qnal fidacia e pratica meritassero i singoli me- dicamcnti con essa preparati e composli. Pose dunque il bravo sperimentatore in opera le diverse maniere dalla gia riformata chimica insegnate ed istitui simili dilicatissime ana- lisi convenevoli, onde nel corso dell' anno merce loro ottenni se non quanti frutti sperava, alcuni almeno. Se non giunsi allora a vincere r intima adesione di certe parti, ad ovviare alia perdita delle odorose e fiigaci, ad aver altre con una divisione netta e precisa distinte e semplici in modo da poterle tutte conoscere e poscia cercare d'imi- tarle con qualche indigeno o artificiale supplimento, ebbi non pertanto la soddisfazione pi-ima clie Tainio finisse di coglierc altri e non ispre- gevoli frutti. Si ottenne in fatti di scoprire i difetti de'preceduti altrui esami , non die i segni della materia zuccherina che alia polpa con- cilia dolcezza; si riconobbe maggiore essere la copia dell'acido ben- zoico, e si venne a cbiarir meglio e vedere essere d' indole singolare o di suo genere 1' olio chiamato da' nostri autori essenziale. L'anno poi consecutivo i8o3 interamente fu occupato neU'esaminare con adattate prove farmaceutiche , regolate sempre dai chimici accorti precetti, le diverse formole di prescrivere la vainiglia onde deterrai- nare le preferibili rispetto ad ogni speciale riguardo della malattia e deH'ammalato. Quella delle polveri, per la sua semplicita non alterante la naturale sincera virtii del frutto siliquiforme , da principio a qua- lunque prcferita , sebbene nelle cure mostrata si fosse co' suoi effetti abbastanza efficace, si pratico non ostante di nuovo variandola con so- stituire la gomma arabica alio zucchero, e qualche volta con triturare gli estratti semi della polpa con quelli di anici o di cedro, ovvero con radici di liquirizia o di gramigna. Una eniulsione si cerco di avere eziandio dalla polvere di vainiglia unita alio zucchero colla giunta di gomma arabica e di qualche oiicia d' acqua. La quale inoltre qualche anno appresso servi all'uopo di preparare colla giuuta di raoUissimo DI BASSIANO CARMINATI. 2O9 zuccliero chiarificato e ridotto alia debita consistenza quello sciroppo clie comunque imitato e riteimto in estere farraacopee assai celebrate, ne in Pavia, n6 in Mdano ebbe accoglicnza e fortuna. Una tintura quindi si ottenne da una parte di vainiglia e dieci di alcoole mediante una intrapresa digestione, e per una settimana a fuoco lento continuata diligcntemente ; ed emerse anclie da once tre di vainiglia con poco sottocarbonato di potassa tenuta in macerazione in tre libbre di acqua e alia distillazione comune sottoposta lo spirito assai ricercato di vai- niglia. In fine si preparo quell' estratto coll' alcoole che per I'eccellenza sua e per la scrupolosa diligenza del suUodato cliiruico merito giusta lode in appresso e consegui non lieve fama. Ora tutte queste manicre di amministrare agl' infcrmi la vainiglia porsero materia ad una novella serie di pratiche esperienze I'anno se- gitente 1808-1809 nella scuola a me affidata di medicina clinica col raaggiore impegno da me intraprese , con pari zelo sostenute da gio- vani studiosi e osservate con vivo interesse da dottori e professori nazionali e stranieri , i quali udite le mie lezioni di medicina teorico- pratica all' Universita , e riducendosi meco nello spedale a visitarvi i malati d' anibi i sessi iii separate infermerie e all' uopo della medica istruzione raccolti , videro di mano in mano gli effetti nascenti dalle mentovate preparazioni. Quindi videro da ciascmia medicina adoperata ne' casi di malattie che dicono asteniche , nel genere e nel grade simili ai sopra narrati , risultar quasi sempre alcuni effetti sensibili di un' azione commovente , cardiaca e riscaldante in proporzioni corri- spondenti alia quantita dell' aroma couteniuovi e alia diversa qualita e copia della sua prescrizione. In conseguenza negli undici malati a tal sorta di cura prescelti e sottoposti, o per raeglio dire escludendo i tre da niuna preparazione delle vainiglie scossi in modo manifesto ed utile, negli otto ci riusci di osservare un' astenia da pregresse menorragie passive e dipendenti raoti convulsivi, ed una clorosi con accidenti nervosi indotta da cause debilitanti non vinte dalla emulsione di vainiglia presa in copia e a Jungo, e anzi con vantaggio superate e tolte dalle frequenti ordinazioni della spirito vaiuigliato fornitomi da un bravo distillatore di Lodi; di Vol. IV. P. IL i-j 210 SUGLI USI MEDICINALI DELLA VAINIGLIA. vedere iii due cniaciaziooi e cachessie , Tuna in persona adulta venuta da croiiica salivazione mercuriale, Taltra in giovane esausto da venerei eccessi, il ritorno da ultimo, cliiesto a compimento della procurata gua- rigione con idonea medicatura farniaceudca e dietetica, del maschile vigore, recato loro dalla nuova polvere composta dei semi della polpa ad altri uiiiti, sostituita alia solita coUo zucchero conosciuta insufficiente. Alia quale sostituzione mi mosse Topportunita di averne in pronto qiialche copia residua da una fortunata anteriore esperieuza, e di ot- tenere la conferma dalla successiva osservazione fatta fuori dello spe- dale e poco prima, di quella virtu per cui alia dose di uno scropolo al di e nello spazio di tre settimanc prepar6 a due deboli e dolenti sposi la fecondita del talamo. In quel modo che a riparo della lunga inerzia quando della tintura semispiritosa e quando della stessa avva- lorata con vin generoso dalle venti sino alle trenta e piii gocce al giorno in un emiplegiaco e in un impotente a ritenere le orine valse il vero ed ottimo estratto alcoolico. La cui energia nell'emendare e togliere affezioni nervose nate o mantenute da irritabilita e sensitivita deficienti essendo inoltre apparsa maravigliosa per I'udito ridonato ad un uomo che lo aveva da dieci amii quasi interamente perduto , e per la vista restituita ad una donna da tre anni quasi cieca, mi obbligb a darne a qualche medico determinato di ciraentarlo in alcun caso acuto o cronico di nervosa astenica malattia. Ebbe qui fine il propostomi medico esame delle virtii e degli usi della vainiglia , sembrandomi di averlo spinto fin dove conveniva e di poter quindi passare all' ideata ricerca di alcuna sostanza vegetabile in- digena, sia naturale, sia fattizia, espediente a supplire ad essa come ri- medio, quando mai ci mancasse o quando per ragioui dette piii volte si amasse alcuna nostra cosa sostituirle. ]\Ia nel frattempo i cangiamenti oc- corsi air University e alio spedale mi tolsero i comodi e i mezzi di rende- re anche questo importante servigio alia medicina pratica e alia materia medica, e fino la speranza di mai piu riaverlo. Per lo che impedita vedendomi la via di pervenire alia meta , avrei pur amato che altri avesse fatto le raie veci , e che perci6 qualche professore stranier(k noa si fosse limitato a ripetere alcuna delle sperienze vedute a Pa via, DI BASSIANO CARMINATI. 211 e il cliiarissimo signor MaraJjelli diveiiuto meritevolmente successore alle cattedre, nel rispondere ad alcuiii miei quesiti risguardanti le ri- cerche dopo il mio passaggio a Milano da lui o da qualche altro pro- seguite , avesse potuto foriiirmele piix ricche di osservazioiii iiuportami e nuove. Egli in una sua lettera mi fa sentire come dopo la mia partenza da Pavia ebbe piu motivi di maravigliarsi « del poco conto in cui e te- » nuta dai medici una droga tanto importante , mentre le preparazioni » di essa furono ( da me ) amministrate col piii folice successo in varie » malattie d' indole astenica, e in ispecie I'estratto coU'alcoole corri- » spose nella pratica alle sensibili sue qualita e spiegate prerogative: » eh' esso estratto diveniva assai efficace e comodo per contenere sotto » piccolo volume i principj piu attivi della vaiiiigUa e potersi ammi- » nistrare con maggior prontezza e precisione della stessa in sostanza, « ed essere altrcsi maggiormente prezioso per la scoperta facilita di M conservarsi senza perdita de'suoi pregi e di sue virtii molto a lungo ; » e che una massa di esso riposta in un vaso di majolica coperto con » semplice carta al sue orlo attortigliata riteneva anche dopo quattor- » dici anni la sua grata e intensa fragranza e la sua da noi allora » veduta forza ed efficacia medicinale. » Continu6 in fatti a dirmi in quella scrittura che gli era riuscito di replicare in consimili casi le mie sperienze con pari fortunate esito; « ch' ei credeva 1' aroma delle vainiglie durevole , intenso e diffusibile » e sotto questi rapporti molto analogo a quello del muscliio , e 1' e- » stratto specialmente spiritoso meritevole del nome di muschio vege- » tabile in grazia di una couforme azione e virtu in varie infermita » nervose e asteniche »; e che avrebbe pur voluto a me offerte occa- sioni favorevoli di riprendere questo argomento e di condurlo a quel- r ultimo termine che, incominciandolo a trattare, mi era per vantaggio e per onore dell' arte prefisso. Per la qual cosa anche questo benemerito chimico concorse con quei professori di Pavia suoi compagni e nostri colleghi, che mi spin- sero riuniti ad alcuni di voi a cogliere la prima datami opportunita di procurare al farmaco di cui discorriamo un idoneo succedaneo, col mezzo 2 12 SUGLI USI MEDICrNALI DELLA VAINIGLIA di clinici spcrimentali confronti ncllo spedale a cagione del morbo peiocchiale apcrto a S. Angclo istituiti tra csso e ti'a sostauze diverse supposte le piii adattate a foruirlo. Per vcrita tale concorso di comodi e di circostanze mi si present6 allora per 1' esecuzione immediata e sicura dell' impresa da render vana ogni mia scusa e da escludei'e ogni reraora. Gli accorti e valenti medici si erano preso I'incarico di pre- staimi aU'intento la ricluesta loro opera ricordandosi di essere crcsciuti nella mia scuola e vedendosi tuttavia da me , protomedico del regno , apprezzati e distinti. I dotti ed esperti padri speziali dell' officina far- niaceutica dei FatebenefratelU poco distante da S. Angelo erano disposti a prepT'.rare per mio conto ogni medicina occorrente ai divisati cimenti e mandarla giusta la ricetta a qualunque ora alio spedale. E volontieri avrebbero presa cura generalniente delle sperienze oude nulla mancasse al loro buon esito i rinomati direttore e vicedirettore dello spedale maggiore di Milano signori dottori Crespi e Buccinclli, i quali avevano eziandio la direzione medica dell'altro ospitale provvisorio summen- tovato. Valendomi pertanto di occasioni cosl belle e di mezzi cosi acconci a cercare in fine e scoprire la sostanza surrogabile alia vainiglia presa nel senso di mecUcamento, non tardai a procurarmi i risultati del va- riato confronto delle solite polveri coUa vainiglia e lo zucchero e i semi di materie ricavate da fiori ed erbe spiranti la sua fragranza. Di cui pero non ebbi a compiacermi siccome in altri saggi di cose aventi alcune qualita della vainiglia prcparate con chimici mezzi dai Fatebe- nefratelU ed ivi tentate negli animali volatili e in piccioU quadrupedi. Non perche veramente sospette o nocive temessi le disposte coraposi- zioni da cimentarsi negli uomini, ma perche dal chiarissimo dottore Enrico Acerh'i assistente indefesso ai chimici e farmaceutici lavori si era voluto sotto i miei occhi e di que' padri spedalieri scorgere anche in alti-i viventi quali effetti nascessero dalle preparazioni di essa vainiglia e delle sostanze ad essa surrogate. Ma queste non risposero come si aspettava. Contemporanee a cjueste esperienze furono le cliniche istitnite nelle infermerie di S. Angelo, e particolarraente affidate, come si accenno I DI BASSIAN'O CARMENATI. 21.3 a principio ( pag- 2), all'altro Acerld doitor Paolo, ingegnoso ed ec- cellente medico, colla facolta di farsi secondare in analoghi cimenti da qualunque altro, oltre al collega e degno suo compagno dottore Fossati con superiore permesso passato a Parigi da qualche amio per ivi esercitarsi nella scuola del celebratissirno dottore GcUl, e per avere poi il consecutivo onore , di cui ora gode , di tenere dopo la di lui morte con applauso aperta I'anatoniica e fisiologica scuola. Tra i ma- lati diinque di arncnduc i sessi nuraerosissimi scelsc VAcerbi quanti casi opportuni a cimentare la vaLniglia gli poterono venire offerti dal ca- rattere del male scevro da flogosi e veracemente asteiiico , e spesso divenuto tale ncl declinai'e del morbo petecchiale, che dissipata ogni ombra d' infiammazione , voleva anzi per lo stato di languore e di de- bolezza Y efficacia della diffusibile ed eccitante vainiglia. Da molte dunque e moke serie di raccolte osservazioni fatte colla vainiglia, di cui non trascrivero qui le storie superflue, cjuando di esse e tutte cotidianamente cadute sotto gli occhi del Crespi e del BuccinelU, e da me trovate giuste e concludenti , non riman dubbio e non occorre arrecare le particolarita. Basta dire che daW Jcerbi e da ogni altro con lui si tenne la regola di adoperare la vainiglia nelle solite dosi di pol- vere semplicemente preparate, di non oltrepassare i diciotto grani circa al di , e di adoperarla in tutti i generi e specie di malattie in cui si erano previamente in altri tempi e casi prescritte eguali ricette al sol- lievo c alia cura de' malati , e di passar quindi a cimentare in egual raodo e in cguale stato d' indisposizione quell' mia sostanza finalmente che, escluse tutte le altre trovate inutili, prometteva (per qualche sag- gio ch' io ne aveva fatto altrove in distinti soggetti ) di fornirci il ri- cercato succedaneo. E per6 mi trovo fortunatamente abilitato in conseguenza di trenta e pill sperienze e osservazioni mediche , e soprattutto di quelle istituite dal sullodato dottore Paolo /Icerhi, cU porgervi, chiarissmii colleglii, la grata notizia che la medicina ebbe dalle nostre indagini e fatiche un farmaco equivalente, rispetto ai principj, all'azione e alia virtii, all'acido coi noti metodi estratto dal croton benzoe. Da cui appunto o dato a gocce 0 subUmato in fiori alia dose di quattro o cinque grani, le due. 214 SUGLI USI MEDICINALI DELLA. VAINIGLIA ecc. le tre o le quattro volte al di, si videro in geiierale effetti non solo eguali a qiielli della vaiiiiglia, ma seuza dubbio siiperiori nella pron- tezza, nella costanza e nella forza. Per la qual cosa ho la soddi- sfazione di potere ( senza cercare le cause per cui riusci sia la vai- niglia, sia il benzuino incapace di manifestare nei tentativi reiterati del mio Enrico Acerhi negli animali alcun segno d' impressioue sui loro sistemi corporei ) conchiudere la presente Memoria , dicendo die la medicina non ha piix bisogno della vainiglia per gli usi suoi parti- colari, e che considerata questa nella sua qualita di rimedio, debb'es- sere contenta di avere trovato nel benzuino un farmaco succedaneo economico , innocuo , grato , soave e fragrante. SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO DI BASSIANO CARMINATI (*). I ja dichiarazione fattavi, chiarissimi colleghi e signori, la scorsa estate, e ripetuta in gennajo che i molti suicidj clie sventuratamente nello spazio di due anni andarono succedeiido a Milano , derivarono , ad eccezione di pochi, da una encefalitide incominciante e determinata dair iiiQuenza di cause fisiche e morali riferibili agli sprezzati doveri re- ligiosi e sociali e ai cattivi costunii , m' induce a forninene le prove in questo discorso , in cui , cortesemente ascoltato , scorgera ciascuno negV indicati casi , come la malattia i colpiti da lei rendendo smemo- rati e lesi nella mente, conducesse a ordire la lore perdita e rendersi vittime infelici di un orrido suicidio. Conoscera similnaente che al co- minciato infiammamento del cervello e del cervelletto d' ordinario par- teciparono la midoUa allungata e la spinale e alcuna volta le vicine parti, e per qualche accidente le stesse lontane. Udirete in appresso che i mezzi e i soccorsi dell' arte , quando a togliere dell' encefalitide la predisposizione e allontananie le cause , e quando a prevenire il di lei sviluppo, progresso ed esito, indicati nella storia di questa malattia che nell'anno scolastico i8o3 e 1804 dalla Cat- tedra di patologia e di terapeutica speciale esposi in tre lezioni, furono i proposti ad opportunamente prevenirla nei soggetti in cui per anco apparsa non era. Da questa in fatti , che fu corapilata su nuove scoperte e dottrine svelate dalla frecfuente ricomparsa della malattia, che da una (*) Memorla letta nella radunanza deiri, R. Istitnto del di 11 giugno 1819. 2l6 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO idea divcrsa dalla comune riguardo al difeso rapidissimo suo corso perpetuo, e die ne niigliora la parte patologica e curativa, presi fon- dati motivi di riferiile 1' eziologia , ossia di fissare la prossima causa di que' suicidj , come tolsi altresi gli avvisi a prevenirli e a rirnediare iu genera sia alle prime impressioui , sia alia conseguenza del male- fico moi-bo. Vedeva in vero nei tentati e a priacipio colpiti da esso i caratteri di una malattia priinaria ad estesa pure a carto tempo, per cui appaja talora celere o lenta, acuta piii o meno, incipiente e spiegata, spora- dica od epidemica, pericolosa serapra, assai grave e di leggieri mortala, comune ad ogni eta, sesso e condizione , non mai contagiosa, e per molti riguardi dissimile dalle descrizioni ordinarie degli autoii: mentre die avvczzi questi a trattare cd esporre i caratteri a i fenomeni del male giunti alio stato ossia al colmo dell' infianimazione a inclinati digia air uno o all' altro de' suoi esiti per lo piii funesti a irremedia- bili o almeno non totalmente riparabili, fanno cha i medici, negletto o nqn osservato il suo preludio, lascino scorrere il raoraento oppor- tuno cli antivenire il pieno sviluppo a troncarue il corso. Notissime pertanto essendomi e conosciuta la suddette differenze del morboso sconcerto cerebrale a le cagioni di peccare con facilita nalla cura, non potavano elleno distogliarmi dalla tosto concepita idea e dair estcrnato analogo parere al primo udire dei suicidj die fossero essi imnicdiati effetti di una incominciante encefalitide. E per6 ebbi motivo di non lieve compiaccnza nel ti'ovarmi poco dopo in questa diagnosi e in questo giudizio d'accordo col diiarissimo signor dottor Macchi a col degiiissimo capo signor Mancini , delegati ambidua all' Uf- ficio municipale di sanita e pieni di sapere e di esperienza , allorche dai loro rec-istri a dalle note comunicatemi , le notizie otteueva concer- nenti i primi casi , siccome ottenni cortesementa le consecutive con mio profitto risguardanti , oltre al tempo, al luogo, al modo , al nu- mero a alle qualita degli uccisi, le circostanze precedute al suicidio, la mortali lesioni osservate nella visita legale del cadavere e d'ordina- rio couformi alle particolari mie ricercha e alle informazioiii assunte da persone istruite a fededegne. DI BASSIANO CARMINATI. 21 7 Ne dlssentirono altre narrative e testimonianze raccoke da qualche caso di suicidio occorso fuori di Milano , di cui i medici e chinirghi del paesc m' istruirono dopo avere i corpi degli estiiiti tolti dalle aequo esaminati colle regole da me apprese a Pavia. La cui relazione mi porse altresi colle notatevi gravi alterazioui al cervcllo e conge- stioui sanguigne nuove ragioiii per non ascoltare i dubbj da certuni mossi sulla da me presunta causa dcU' encefalitide. Nella cpiale avreb- bero pur eglino dovuto meco convenire sentendola pure gia ammessa dai rispettabili pratici i signori dottori Locatelli, Omodci, Biai e Macchi. Le osservazioni tutte sui corpi degli estinti , le ridessiom sui fenomeni preceduti alia lore morte , e i paragoni eziandio istituiti da me tra i mali che dal cerebro dipendono e 1' encefalitide danno alia proposta conghiettura quella certezza die come parte della fisica puo e vorra darle la raedicina. Ma ritornando agl' infelici uccisori di se stessi con morti violente , e cosi ai casi di suicidio registrati negli atti municipali della Commis- sione di sanita e negli elenchi mortuarj , vorrei pure ommettere di significarvi adesso, miei carissimi colleghi, il loro numero, poiche udirete con rammarico non minore del mio ch'esso sorpassa cjuello di 41 , se non che posso un conforto fortunatamente recare alle sen- sibili e compassionevoli anime vostre, sostituendo alia trista la lieta notizia che ad una quantita piu grande di persone vemie a tempo impedito il disposto suicidio. La fisica causa delle occorse disgrazie, portata a cognizione degli abitanti d'ogni classe coi precipui indizj del suo primo apparire e del prirao suo malefico raodo di operare, produsse il vautaggio che i pa- rent! , i congiunti , gli amici chiamassero i medici a soccorere gli en- cefalitici in tempo che appena si spiegavano i prodromi della esube- rante raccolta del sangue al capo e della varia cagionatavi compressione e spiegata flogosi , e che si tenessero altresi di vista quegl' indocili sprezzatori d'ogni cura, che comunque dal male tentati, resistevano a qualsivoglia consiglio e ajuto, e si vedevano confiisi d'idee, alienati di mente e spesso incapaci di riflessione e di raziocinio. E per6 non man- carono esempi di tali uomini di ogni ceto e di ogni eta da domestici , Vol. IV. P. U. a 8 2l8 SOPRA LE CAUSE DEL SUICDDIO da vicini , da villici e da viandanti tratteniui nell' atto stesso die stavano con armi da fiioco per uccidersi, per appendersi ad un laccio, per lanciarsi da una finestra , per precipitarsi in un pozzo, per tagliarsi col rasojo la gola o con un pugnale svenarsi , o die si disponevano a trovare la niorte nella sommersione soffocante nelle accpie, nella caduta da una rupe o nella bevauda di un veleno. Fu poi da me e dai sopraccitati clinici esperti e sagaci rimosso ognora piii il dubbio die il suicidio consumato o solaniente ordito nascesse da una causa fisica teste inducente male al cervello e al cer- vellette, merce delle riunite prove e avute cenfessioni da celoro die sotto il raortale celpo iion esalando le spirito, poterono ritornati in so nelle poclie ore residue di vita provvedere alia propria cescienza, lion die pentirsi e riparare aU'onore coU'ingenuo racconto di essere stati spinti aU'orrendo eccesso da strani violenti impulsi, da sinisti'e insolite inclinazioni, da sognate apparenze, da rappresentazioiii di non pill vedute cose innanzi agli occlii e da vane fantasie e larve ricorse alia mente. Per la qual cosa vedra ciascuno di voi, illustrissimi signori, iiuovo e forte motivo di approvare il partito da me preso di tacere degli sventurati suicidi i nomi , giacclie secondo me la lore manifesta- zione non e necessaria; sarebbe iudiscreta col ritornare sugli altrui falli e niiserie, e rinnoverebbe il raccapriccio di molti e il raramarico delle famiglie sia dei periti , sia dei preservati e tuttora viventi. Mas- sime die verso il fine di questo discorso spero di mostrare tanto mag- giore la convenienza di coprire di eterno obblio la memoria delle no- stre miserabili vittime , quanto sono riuscito a trovare e meglio stabilire la pratica di rimedj e di mezzi valevoli a impedire il rinnovaraente delle qui vedute scene di sangiie , di cordoglio e di lutto. Concorsero del resto a conferraare la proposta causa e la formata diagnosi gli avvertiti sintomi della incipiente malattia, die giusta la nostra opinione sone i proprj dell' encefalitide , il calore, T ardore del capo , il bisogne di portarvi alcun refrigerio , il restringimente delle pupille , il rossore degli occhi , gli errori diversi nella vista , Taccendimcnto del volte, la pulsazione e il gonfiamento delle arterie, la dimenticanza di qualche nome proprio, la difficolta di esprimere DI BASSUNO CAMnNATT. 219 una cosa tutto che alia mente presente , la vertigine rlcorrente o i timori alraeno di vacillare e cadere , la perduta memoria de'piu im- portaiiti e solid affari e studj, le interne inquietiulini, la veglia e la sonnolcnza alternanti tra loro, la vibrazione, la durezza e la celerita de'polsi, I'ardore della pelle, la scarsezza delle escrezioni o la fre- quenza delle orine , 1' ira , la coUera , la raelancouia cd altri sintomi che omraetto per brevita. Venne inoltre una ragione piii forte a dichiarar giusta la profcrita sentenza, qual e la qualita delle cagioni predisponenti e occasionali che prepararono e determinarono il suicidio, le quali non diffei-iscono punto dalle solite a preparare e produn-e una encefalitide vera e infianima- toria , la pletora , la sovercliia esercitazione del corpo , 1' intenipe- ranza nel here e nel mangiare , I'abuso di Venere, F eccessiva appli- cazione della mente , la melanconia , 1' idea fissata in un oggetto inducente gravissimo patema d'animo, veglia, timore e simili alterni moti di eccitaraento e di languore e di debolezza, I'ardore del luogo, del clima, il viaggio sotto la sferza del sole, le malattie esanteraaticho retropulse, i llussi di sangue di qualunque sorta soppressi, e soprattutto gli abituali e copiosi non richiamati in tempo e abbastanza, e in ge- nerale i gravi disordini nelle sei cose non naturali. Cosi il confronto di cui diceva istituito tra i fenomeni delle malattie del capo e gli avvertiti negl' immolati da colpo \ iolento fini di rendere vittoriosa e accetta generalmente la nostra opinione a que'medici stessi che a principio I'avevano impugnata: dacche nella encefalitide sola trovarono la somiglianza o la medesimezza della raalattia produtti'ice dei riferiti fiinesti accidenti. Non era, io diceva loro, una epilessia, perche niuna pei'sona manifestd i segni de'moti tonici e clonici ed altri suoi fenomeni; non una apoplessia di qualsivoglia specie e grado, perche niuno mostrb il di lei carattere essenziale, la paralisia; non una frenitide, perche niuna persona delir6 con audacia e furore; non una mania, perche nissuno degli uccisi raostr6 coUa demenza i sintomi di un minaccioso ardire, di movimenti violenti e di enorme aumento di forza corporea; non un forte tetano che abolisce i sensi, perche, sebbene insorto il male nel cuore del- I'estate e in alcmao per colpi di sole, mancava della rigidita delle membra. 120 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO In virtu di siffatti motivi ridotti a non molti i nemici principali della nostra opinioiie, ccrcai dopo di convincere anche questi contraddi- citori porgcndo alle loro difficolta ed eccezioni ragionevoli e soddisfa- centi risposte. Alia prima clie si desume dalla rarita dell' encefalitide ncl nostro paese provata col lungo silenzio degli scrittori, col voto di escrcitad pratici vivcnti , da cui non si vide o di rado , e coU' inse- gnamento dello stcsso Borsieii , risposi clie questi col dirla di rarissima menzionc quantunque da taliini benissimo espressa, e solo dopo il 1776 colle opere di Scuwages , di Sagar e di Carrere recata a comune 110- tizia, non venne a dirla raramente da lui veduta o medicata. Ne per essersi valso descrivcndola di una storia comunicatagli da un allievo si dcbbe attribuirgli difetto di proprie osservazioni ; perocche aperta- mente dicliiaro valersi delle altrui e delle sue insieme (meis ipsis); e pote di fatto ogni anno a Pavia in piii casi mostrarla a'suoi discepoli. AU'altra clie nacque dalla dichiarazione di esercitatissimi medici di non essersi tre o quattro anni incontrati nella suddetta malattia op- posi la presenza di lei non conosciuta da loro ; mentre clie nelle intra- prese cure di una giovane moglie, di una nubile donzella di trent'anni e di un gentiluomo di cinquanta per mali di capo , vertigini , vani- loquj , confusioni d' idee , mancanze di vocaboli , errori nel parlare e turbamento de' sensi colle replicate emissioni di sangue generali e par- ziali, non ne trassero per6 a sufficienza per non avere avuto dell'en- cefalitico latente infiammamento il menomo sospetto. Onde nei tre riraasero le reliqiiie di esso assai dolorose in piu modi alteranti le funzioni animali , vitali e naturali , e ostinati a segno di esigere tutta I'abilita del chiarissimo Omodei per essere tolte con una medicatura, da me pure veduta , di alcuni mesi simile alia ricbiesta e praticata nelle lente e croniche infianmiazioni interne di alcun nobile primai'io viscere. Delle cui non rette diagnosi , imperfette cure e superstiti vizj non mancarono veramente anche in passato a Pavia e a Milano moltiplici esempi, di cui il Borsien medesimo si valeva ad istruzione de'suoi discepoli , siccome ben mi sovvengo. Di alcuni offertisi a lui nell' atto di essere consultato a pro di supposti apopletici , e per raancanza di DI B/VSSIANO CARMINATI. 221 bastevolc cura, e in ispecie per non sufficiente missione di sangue rimasti Icsi nelle fuiizioiii intellettuali e perduti di memoria, di giudi- zio e di scniio, tenni io stesso iiota ne' miei ricordi medicinali. E soiio del gioviiietto primogenito di una grande faniiglia die assunto I'abito di cliierico , credendosi vescovo , si occupava tutto il giorno ncl palazzo in cui era tenuto di vista e nobilmcnte servito a imitarne i doveri e fame le funzioni ; del marchese assai ricco e sacerdote insieme assai religiose che dimentico ad un tratto di esserlo, avrcbbe voluto ad ogni costo diveuirlo ; di un rinomato maestro di rettorica die dimenticata la sua qnalita di cliierico regolare, I'incumbenza, I'obbligo di compierne i doveri e la reminiscenza d' ogni relativa dottrina, fu preso dalla fan- tasia di essere divenuto un potentissirao Sovrano, e si occupo per anni ed anni molti a rappresentarne la digiiita col trar partito dalla vasta sua erudizione c dal possesso delle lingue straniere; del prete die avendo diraenticato il le> molti degli antichi, ma vi torneremo per una strada degna di questo » secolo , cioe per quella delle osservazioui. » § 5.° Conciliazione delle due ipotesi. Allorclie si riflette die tra le molte ipotesi geogoniche (*) proposte si dagli antichi , come ancora dai moderni , c[ueste due hanno resistito alle ricerche continuate per tanti secoli , e dalle scuole de' Greci (i quali le ricevettero dagli Egiziani, che forse ne erano debitori ad altre na- zioni pill aiiticlie ) souo giunte a noi sostenute dagli uomini piu illu- minati di ogni epoca , si afFaccia alia mente il pensiere che ciascuna di esse, per quanto sembrino opposte, abbia qualche parte di vero e qualche parte di falso. I progressi ben grandi die tutti i i^arai delle scienze naturali hanno fatto nei tempi a noi piu vicini, e specialmente in questi iiltimi anni , ci fanno risguardare con disprezzo o almeno con una certa non curanza tutto cio die e stato detto da<>;li antichi e che si puo riferire a taluna delle nostre ricerche, benclie molte delle loro idee siano state trovate di poi conformi alia verita. Per quello che risguarda la geogonia , I'errore non potrebbe forse consistere nell'es- sersi attribuita ad un solo principio la costruzione del globo , menti'e ambidue quel principj avrebbero potuto esercitare la loro influenza in opoclie ed in circostanze diverse (**) ? Questo e stato 1' oggetto che ho preso di raira nelle Istituzioni geologiche , e non ispetta a me il giudi- carne dell'esito. Dir6 solo che se T ipotesi della fluidita acquosa non e applicabile , come si esprime il signor Humboldt , ai graniti , ai (*) Nel S.° torao tlella seconda edizione della nel tomo i8.° della Bibliotcca britannica, pag. T)iiorie de la terre di La Metherie e nel i.° 86: « Nella questione tra i nettuaisti ed i vol- tomo, 1. 40 del Precis de la geograpliie univer- » canisti mi persuade facilmente che le dae selle di Malte-Brmi si cspougono ia coiiipendio » parti abbiano torto solo perclie si vogliono i sistenii geogonici degli autori piii cclebri v escludere a viceada ; ma se le medesime si de' quali ci e giunta la notizia. »> coalizzassero, ambedue avrebbero rngione. >» (**) II prime , per quanto mi e note , clie II nome di volcanisU dato ai segiiaci del sistema abbia proposlo questo progetto di trausazione igaeo lia bisogno di essere rettificato , come si i; state il celebrc professore Pictet , di cui tutti vedra. i dotti coropiaagono la perdiia , aveado scritto DI SCIPIONE BREISLAK. 25 I gneis, alle sieniti ed ai porfidi, ecc. ; una ripugnanza non minore si prova qualora si voglia siipporre the ahbiano avuto origiue iiel seno di una fluiditu ignea raolte sostanze pietrose , le quali contenendo tracce molto bene caratterizzate di corpi organici o vegetali o animali, for- mano grandi catene di montagne e cuoprono vaste estensioiii , quali sono alcune formazioni calcarie o schistose o di aggregazione. Se dunque vi sono delle formazioni le quali pare die appartengano al fuoco , ve ne sono delle altre che si debbono attribuire all' azione o alnieno air influenza dell' acqua. L questa una verita al presente riconosciuta ed ammessa da tutti i geologi , anche da quelli che danno la maggiore estensione al sistenia igneo , in guisa che possiamo dire col signor Boue nel suo interessante Saggio geologico sidla Scozia , pag. 462 che « la crosta del globo e composta di una successione di rocce non » stratificate di forraazione ignea e di rocce stratificate che 1' acqua » ha formato raeccanicamente o chimicaraente con i primi prodotti o » con le sostanze provenienti da animali , da piante o da sorgenti an- w cora sconosciute. » Ma quali saranno le masse pietrose alle quali avra potuto convenire lo stato di fluidita ignea? quali quelle , la pro- duzione delle quali e stata subordinata al potere dell' accpia ? Ne vi potrebbero essere ancora delle formazioni alle quali avessero cooperate il fuoco e I'acqua? A suo luogo si vedra che tale combinazione non e cosi assurda come potrebbe sembrare a prima vista. § 6.° Distribuzione delle rocce in due clcessi, e caratteri di queste. Sono trascorsi circa due secoli da che Stenone dando mia maggiore estensione alle osservazioni di Palissy ebbe la felice idea di distin- guere le rocce anteriori all'esistenza delle piante e degli animali sul globo dalle rocce sovrapposte a queste, e piene di fraramenti di corpi organici. Questa distinzione e stata trovata giusta e corrispondente ai fenomeni dai geologi posteriori, i quali avendo verificato che in al- cune rocce non si veggono giammai le tracce di corpi organici, mentre in altre sono piu o meno frequenti, pensarono che la formazione delle prime avesse preceduto 1' apparizione della vitalita sul globo , e quella 252 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. delle secoiide fosse accaduta quando 1' organizzazione animale o vege- tale aveva corainciato gia a svilupparsi : osservarono ancora che dove queste due specie di rocce s'incontrano associate, le prime sono sot- toposte alle altre; che nelle prime sovente si veggono gli effetti della forza di cristallizzazione , cioe di qnella forza die determina la materia inorganica a prcudere le forme de' poliedri regolari e geometrici , e taluna derivata da questi ogni qual volta vi concorrano le circostanze necessarie, cioe spazio, tempo, riposo ; mentre le altre geueralmente haiino r apparenza di sedimenti; che nelle prime o mancano veri strati, o qiiesti sono soUevati ed inclinati , laddove nelle seconde quasi sem- pre si ravvisa la stratificazione orizzontalc ; che le prime finahnente non contengono giammai , almeno in grandi cstensioni , banchi formati di frammenti di altre rocce, che non di raro si scorgono nelle seconde: siccome per altro le rocce appartenenti a ciascuna classe non sono state formate simultaneamente , come si dira a suo luogo , cosi e pos- sibile il caso che quelle che si sono consolidate in un' epoca conten- gano frammenti di altre gia precedentemente giunte a tale stato (veggasi ci6 che il dotto geologo D'Aubuisson ha scritto su quest' oggetto nel § 146 del suo Trattato di geognosia). In vista di queste osservazioni le masse minerali die compongono la corteccia del iiostro globo sino a quella profondita alia quale hanno potuto giungere le iiostre ricerche, furono distrlbuite nelle due note grandi classi , cioe di primidva o pri- mordiale e di secondaria , e furono assegnati alle rocce primitive i carat- teri di non contenere giammai ne impronte di corpi organic!, ne banchi o depositi di frammenti di altre rocce ; di essere sottoposte a tutte quelle alle quali si potessero trovare unite nello stcsso luogo , e percio di un'origine pill antica delle medesime; di non formare strati, o nel caso che questi vi si riconoscano , die siano o verticali , o inclinati ; di avere una struttura o una giana cristallina, o di racchiudere so- stanze cristalHzzate. Alle rocce secondarie poi si asseguarono i carat- teri di presentare sovente le tracce di qualche corpo organico o ani- male o vegetale ; di contenere sovente frammenti di altre rocce ; di essere sovrapposte alle primitive quando s'incontrano associate ad esse nel medesimo sito ; di essere disposte geueralmente a strati , e DI SCIPIONE BREISLAK. 253 questi il piu delle volte orizzoatali ; di avere Y aspetto e la struttiira pill di uu sediniento o precipitato nieccanico , die di una cristallizza- zione. Si e osservato inoltre chc quando in uno stesso luogo si tro- vano rocce primitive e secondarie , e die ambedue siano stratificate , la direzione e I'indinazione degli strati e sempre diversa, in guisa che le seconde non solo sono sovrapposte alle prime, ma le ricuoprono con una giacitura che si e detta discordante , cio clie dii un niotivo ben fondato di congetturare una diversita notabile si nel modo , come nel tempo della loro prima origiiie e formazioae. § 7.° Introduzione della classe di transizione. Questa classificazione era ammcssa gcneralmente quando i geologi deir illustre scuola werneriana in alcune parti della Germania ( nella Sassonia e nell'Hartz ) osservarono delle masse minerali che possede- vano se non tutti, almeno molti caratteri orittognostici delle I'occe della classe primitiva, ma die o coprivano o erano legate ad altre di aggrcgazione , o ad alcune die presentavano impronte di sostanze or- ganiche : in altri luoglii si videro de' baiichi pietrosi che avevano molti caratteri della classe secondaria , ma che ne mostravano ancora alcuni della primordiale; ed in qualche contrada finalmente rocce che avevano I'appareiiza di secondarie, ma che coprivano le primordiali ill una giacitura detta concordante , cioe formando strati nella stessa direzione od inclinazione ; dal che si poteva dedurre 1' uniforraita del tempo e del modo di formazione in ambedue. I geologi che si sono distinti in questo genere di osservazioni furoiio il signor Brochant nella sua classica Memoria suUa Tarantesia , inserita nel Giornale delle miniere di Parigi , n.° 22, ed i signori De Buch, Omalius, Brongniart, Raumer, Hausniann, ecc. : quindi molti geologi pensarono che fosse necessario 1' inserire tra queste due classi una nuova classe che denomi- narono di transizione , e die da altri e stata detta intermedia (*). Le masse (*) Questa espressione mi e scnibrat.i scm- un' idea precisa ed un fatto il quale puo esscre pro piii conveniente , poiclie se si riferisce alia o conferniato o smentito dall' osservazione ; se posizione e giacitura di una roccia , esprime poi si voglia esprimere coa essa la somigliaoza 2 54 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. ininerali che o partecipaiio de' caratteri di ambedue le classi , o per la loro posizione non possono appartenere a quella alia quale si do- vrebbero riferire pei loro caratteri orittognostici , furono considerate come rocce di transizione , ed ebbero posto in questa nuova classe, la quale va sempre dilatando i suoi confini con invadere quelli delle due classi liniitrofe. § 8.° Riflessioni sulla transizione. Non ardisco giudicare della necessita o convenienza d'introdurre iiella geologia una nuova classe di cui non si possono assegnare con precisione i confini , e se la medesima abbia contribuito verainente ad una maggiore esattezza d' idee. Sino dal 1 8 1 1 nella Introduzione alia geologia, parte i." , cap. 5.° bo esternato la mia opinione contraria, ed ora non rai pare lontana 1' epoca nella quale si tornera alia prima idea di Stenone , e nel regno inorganico non \i saranno clie due classi, delle quali la prima conterra tutte le sostanze pietrose , 1' esistenza delle quali ha preceduto quella della materia organizzata; nella seconda sa- ranno riunite le altre che si consolidarono dopo che il grande feno- meno dell' organizzazione animale o vegetale aveva cominciato ad abbellire la superficie di questo pianeta. Con tutto cio , siccome questa classe e ancora aramessa dalla maggior parte de' geologi , e rispetto r opinione dalla loro pluralita , mi uniformer6 al linguaggio ricevuto piu generalmente , anche per la ragione che si tratta di un oggetto che dipende unicamente dalla nostra maniera di pensare. Le classifi- cazioni non sono opere delle natura , ma della nostra mente, la quale per non essere oppressa dalla moltiplicita simultanea degli oggetti li divide in gruppi ( che abbiamo chiamato classi) deterrainati dalla so- miglianza di alcuni caratteri che fissano maggiormente la nostra at- tenzione. di alcuai caratteri che possono appnrtenere alle ia qualche circostaaza si potra ammettere nel altre due classi, Tideasara piti indeterminata, linguaggio geologico , e certo che soveate ha ma quella deaomiaazione sempre sar.H pieferi- prodotto una somma confusione. bile air altra di transizione , voce la quale se DI SCIPIONE BREISLAK. iSS Nella Classificazionc dei terreni o materiali dclla crosta minerale delta terra secondo U ordine di aruichiut del signer P. L. Cortlier , professore di geologia al Museo di storia naturale di Parigi , esposta nel suo Corso di lezioni neiranno 1822, \a. prima crosta della rcrra costituisce il ter- reno primordiale apparteneiite alia i." classe, nella quale figurano le rocce dctte primordiali ; la seconda crosta si divide in quattro ordini , de'quali il primo forma il suolo iiitermedio che abhractia le rocce dette dai Werueriani di transizionc ; il secondo ordine e quello del suolo secondario die contiene le rocce indicate coraunemente colla denomi- nazione di secondarie ; nel terzo ordine e posto il suolo terziario , nel quale le formazioni sogliono essere diverse nolle diverse comrade ; nel quarto ordine e il suolo moderno composto di terreni di cdhwioni antiche o moderae , marine o di acque dolci , di produzioni di volcani attivi o spenti, ma de'quali si riconoscano ancora i crateri, ecc. Si aspetta con molto desiderio la pubblicazione del sistema di cpiesto celebre geologo fatta da lui stesso : le poche idee che abbiamo accennato fanno vedere che egli ha preso per base la prima classificazionc , e che togliendo la classe di transizione ha trasportato alia secorula crosta del globo le sostanze che sogliono comporre la transizione , facendole figurare come le piii antiche nel i.° ordine. Ora veggiamo come alia classificazionc la piii generalmente adottata si possa applicare I'ipotesi geogonica che concilierebbe ambcdue le ipotesi , come si e detto nel § 5.°: 1' ho gia proposta altre volte , e siccorae tra i suoi oppositori si distinse il dotto professore Ermenegildo Pino nel suo opuscolo Rijlessioni analitiche sopra i sistemi geologici , cosi coi riguardi dovuti ad un uomo che aveva reso molti servigi im- portanti alle scienze che professava mi permisi di rispondere nel cap. 18, 1. 2 delle Istituzioni geologiclie. Questa medesima ipotesi ora sotto- pongo di nuovo all'esame de'geologi con maggiore coraggio, giacche le esperienze ed osservazioni posteriori al 181 1, epoca nella quale ne presentai il primo abbozzo , se non si vuole che la confermino, parmi che nemmeno la iudeboliscano : non vi attacco alcuna importanza , e la mia intenzione e solo di esporre il modo col quale arao di rap- presentarmi i due grandi fenomeni che secondo tutte le probabihta 256 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. debbono essere accaduti , cioe lo stato di flaidita ignea di qucsto pia- neta che abitiamo, ed il passaggio della di lui corteccia, almeno sino ad una certa profondita, alio stato di consolidazione e di raffreddamento. § 9." Si pud spiegare la fluiclitd ignea primidva del globo supponendo il calorico diffusa nella massa terrestre. Volendo risalire pertanto a quel punto al quale ci possono avvici- nare le nostre osservazioni, sembra die una volta questo nostro pia- ncta abbia partecipato alio stato di fluidita ignea (¥.§4."). Ma quale origine e quale alimento si potra assegnare a questo luoco genei-ale ? Quale sara stata la sua natura , cpiale la sua maniera di agire sopra una massa cosi grande di materia come e quella del globo? Tali do- mande si poti'anno fore sopra il nostro fuoco materiale e comune ed estenderle ancora a quello de' volcani : ma molto diverso e il genei'e di ricerche , quando si tratta del fiioco che diro e/cmeratare, che e quello che non possiamo sottoporre ai nostri sensi se non quando condcnsato in un coi'po si raanifesta co' suoi effetti in quello stato della materia che indichiamo con taluno de' nomi d' ignizione , combusdone , fusione , ecc; die e quel fuoco finalmente al quale i chimici hanno dato il nome di calorico e die considerano come cc un fluido imponderabile, die distri- » buito in proporzioni diverse tra le molecole della materia pondera- » bile modifica 1' attrazione di coesione in modo da produrre le trc » forme generali , gasosa , liquida e solida » ( V. Ure , art. Calorique ). A questa dottidna, la quale serabrava stabilita con molte valide ragioni nella chimica pneumatica , non mancano grandi oppositori , fondati ancor essi sopra forti argoraenti , che non e questo il luogo di discu- tere. Osservero solo che 1' iUustre Davy , il di cui nome basta per ec- citare le riflessioni de' fisici e de' chimici, nella sua Filosofia chimica, divis.*= !.=» , art. 5.°, n.° 14, trattaiido tale cjuestione si esprime in modo da far intendere ch' egli e inclinato a porsi tra gll oppositori suddetti, il die si conferraa ancora piu veggendo cio che soggiunge nella divis.^ 2." , art. 2.° sopra Veffetto della materia eterea owero raggiante sulla produzione del calore. Si dovra dixnque rigettare Tesistenza isolata di DI SCIPIONE BREISLAK. sSy uiia materia calorifica , ed ainnu'ttere clie il ccdorico non e una sostanza di suo gcnere , ma die i fciiomeui de' quali si rcnde ragione con cjucsta ipotesi del)bansi atti-iljuire ad un molo vibrator'io o intcsdno delle mole- cole della materia ordiiiaria e commie? I gradi di probabilitii in favore, come ancora la difficolta coiitro ciascuna di quelle due ipotosi e le autoritii de' celebri chimici si bilanciano talmcnte clie 11 distinto clii- mico inglese signor Ure , dopo di averie riforite ucl suo beU'articolo Calorique stampato in Paiigi iiel 1821, concliiude con dire « clie an- » cora non siamo autorizzati a pronunziare decisioni dogmaticlie sulla » iiatura astratta del calore. » In breve si dovra aggiungere cpialche altra riflessione su questo articolo : per ora concluder6 con dire non essere un' assurdita il supporre solo come ipotesi cio clie ( sarei per dire ) sino a poclii giorni indietro molti tra i piii distinti chimici e fisici di tutte le nazioni hanno considerate come una verita confermata dalle esperienze ed osservazioni , e clie non e ancora dimostrato falso, cioe r esistenza del calorico come sostanza di suo genere. Prescindo per altro dalla questione se tale sostanza sia specificamente diversa dalla luce : questo e ancora un problema , di cui le nostre cognizioni pare clie non siano in istato di dare una soluzione superiore ad ogni eccezione. Quando il calore giunge ad una certa temperatura senibra che sia accompagnato sempre dalla luce ; ma si hanno temperature molto elevate senza alcuna traccia di luce , e si puo avere una luce anclie intensa senza alcun grado sensibile di calore, come si osserva nella luce della luna , in quella di pareccliie fosforesceiize prodotte da corpi oi-ganici , ecc. Nelle opere de' moderni fisici e chimici si possono vedere le molte e belle esperienze fatte per dilucidare questo oggetto , delle quali nel Sistema di chimica di Thomson , edizione di Parigi del 1818, vol. i °, pag. 82 , si da il prospetto. Ma o la luce ed il calorico siano due sostanze distinte , o due modificazioni di- verse di una stessa sostanza , sussisteranno sempre i fenomeiii della teoria del calorico , bcnclie la loro spiegazione possa soffrire qualche modificazione. Suppongasi dunque clie il calorico disseminato tra le molecole terrestri comunicasse alle medesime quella manicra di esistere, cioe quello stato clie iiidicliiamo col termine di Jluiditd. Vol. IV. P. II. 33 258 SULLA. COPUIISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC. § I o." La terra poteva avere diversi grad'i di fltdditd. Non voglio indag;are il grado di questa fluidita ; il rnassimo sarebbe stato quello della Jluklkd gasosa, e die tale fosse quella del nostro globo e stata uii'idea vagheggiata da parecchi disdnti matematici, come La Grange e La Place (V. Giornale di fisica di Parigi , marzo 1 8 1 2, e la terza edizione del Sistema del mondo di La Place ). Dopo le os- servazioni di Herschel e di altri astronomi non e al certo un'ipotesi iuverisimile il supporre che il nostro globo cominciasse a figurare tra i corpi celesti nella forma di una nebulosa, cioe di una congerie di materia lucida , soraraamente rara e sottile , che a poco a poco si and6 concentrando , e vagante nello spazio , fu inviluppata nella sfera di attrazione del nostro sistema planetario , e costretta a descrivere in- toriio al sole un'orbita determinata dalle leggi dell' attrazione; allora il globo divenuto cometa passo alio stato nel quale mia porzione sovente conserva un residuo di nebulosita lumiuosa, mentre (*) qualche parte diviene solida , e finalmente , avendo perduto ogni aspetto nebuloso , giunse alio stato di pianeta. Se nella celebre cometa di Enche si con- sideri solo la durata della sua rivoluzione di 1204 giorni circa, non dovTebbe aver luogo piuttosto tra i pianeti che tra le comete, o non si potrebbe forse pensare che questa cometa di periodo corto e de- crescente a poco a poco vada divenendo pianeta ? La storia di questa cometa non e ancora terminata , e col tempo dara luogo a grandi vedute sulla fabbrica dei nostri mondi visibili ( scrisse il sign or Ba- rone di Zach nella Corrispondenza astronomica , vol. li.°, pag. 878). (*) Le coniete sono corpi cosmic! piii o meno alle quali talora s' iacontrano a passare. Si ag- solidi e cliiri , dice il signer Barone di Zacli giiinga die dalle osservazioai del Piazzi sulla nella Corrispondenza astronomica, vol. 7.°, pag. cometa del 18 19 si potrebbe dedurre die la di aSa , dove riferisce diversi esempi di comete, lei frapposizione piuttosto accrescesse 1' inten- nclle quali non si e distinto alcnn nocciolo so- sita della luce di due stelle che si osservavano lido , e la loro materia e cosi rarefatta die noti da quel celebre astrouomo. dimiauisce punto la luce delle stelle, innanzi I DI SCIPIONE BREISLAK. nSg § 11.^ Si suppone ncl gloho quel grctdo di fluidka che basti alia cristalUzzazione. Se mai la prima apparizione della nostra terra fosse stata quella di una nebulosa , sicconie per giungere dallo stato gasoso o da quello di materia sommamente rara e sottile , cioe dallo stato di somma ilui- dita a quello di corpo solido , avrebbe dovuto passare per tutt' i gradi intermedj , cosi non curando la fluidita gasosa mi limito a quella che si richiede per la cristalUzzazione. Le parti della materia non si possono cristallizzare sino a che esistono nello stato di fluidita gasosa, perche la frapposizione del calorico le ritiene cosi distanti che sono fuori della sfei^a dell'attrazione di cristalUzzazione; come ancora non possono prendere le forme regolari che questa produrrebbe se sono nello stato di solidita, poiche essendo in una reciproca aderenza non hanno quel grado di mobilita che sarebbe necessario per obbedire alia stessa attrazione : quindi possiamo partire con sicurezza da quel grado di fluidita , nel quale la forza cristallizzante della materia non avendo alcun ostacolo da vincere si puo sviluppare e puo produrre i suoi ef- fetti , disponendo le particelle della materia bruta in taluna di quelle forme geometriche che sono determinate dalla natura delle particeUe medesirae. Le prime rocce pertanto che si sono consolidate furono quelle nelle quali la cristalUzzazione si presenta con maggiore inten- sita, come si vede nelle rocce dette primitwe (V. § 6), e che, essendo state le prime a consolidarsi , debbono ancora essere sottoposte alle altre. Osserver6 di passaggio che questo grado di liquidita e sufficiente a rendere una ragione della forma sferoidale del globo. Si e detto nel § 6.° che uno de' principali caratteri delle rocce pri- mordiali e quello di non presentare giamraai alcuna traccia di orga- nizzazione animale o vegetale , dal che si puo congetturare che la loro consolidazione ha preceduto 1' apparizione della vitalita. In fatti la na- tura de' corpi organici ( almeno di quelU de' quali possiamo formarci un' idea ) esige alcune circostanze assai diverse da quelle che debbono avere accompagnato , nell' ipotesi proposta , 1' esistenza di questo pianeta 26o SULLA COIUIISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. allorquando si di^ principio alia consolidazione della sua superficie. Nello stato preseiite di cose le circostanze necessarie alio sviluppo, alia propagazione ed alia conservazione della vitalitii animale e vege- tale sono principalmcnte la prcsenza ed una data costituzione fisica dcir atmosfcra ; una teraperatura , la quale, benclie possa essere niolto vaiiabile secondo la diversa natura de' corpi che partecipano alia vita- lita stessa , non ecceda i due limiti del massimo e miiiimo , che per altro non possiamo determinare ; finalmente 1' esistenza dell' acqua nello stato o liquido o gasoso. Questa ultima circostanza e quella die da luogo a maggiori considerazioni ; essa nel caso di cui si tratta ha molta connessione colle altre due ; la combinazione poi che se le rocce pri- inordiali sono prive di tracce di corpi organici , generalmente nella loro coraposizione nianca ancora 1' acqua , raerita qualche riflessione. Una delle ragioni sulle quali si fonda il distinto chimico inglese signor Tennant (V. vol. 64 della Bibl. brit. , pag. 168) per provare lo stato di combustione priraitiva del globo e appunto quella che 1' acqua manca del tutto nelle sostanze cristallizzate pietrose, molto frequenti nelle rocce primitive, come quarzo jalino, feldspato , mica, grenato, anifibolo , ecc. , e che nelle stesse rocce primitive non si trova che pimto o molto poco di questo licpido. Una difficolta a prima vista la potrebbero formare quelle gocce d" acqua che talora s' incontrano in alcuni cristalli di quarzo jalino che forse appartenevano a rocce pri- mitive , fenomeno del quale si trattera a suo luogo. Intanto si osservi che se la raancanza di ogni traccia d' organizzazione e un motivo ra- gionevole per credere che la consolidazione delle rocce primordial! abbia preceduto 1' apparizione della vitalita, ad una conseguenza presso a poco simile ci dee condurre ancox'a la mancanza dell' acqua, e sem- bra molto verisimile che questa cominciasse almeno ad avere la forma di liquido, dopo che essendosi gia consolidata la superficie del globo, le rocce prunorcUali avevano gia cominciato ad esistere. § 12." Riflessioni sail' esistenza deW acqua nello stato di liquido. Sino a che il nostro pianeta era nello stato di fiisione ignea , dalla di lui superficie, come da quella di tutte le niaterie fuse potevano DI SCIPIONE BREISLAK. 26 1 sgoi'gare immensi torrenti di fluicli aerifoimi, ed accadere tutte quelle cluniiche combinazioni die i suddetti iliiidi possono forniare rra loro in una temperatura niolto elevata. Da tali sostanze gasose e dalle loro combinazioni parmi the si possa ripctere 1' origine si dclla nostra atmosfera , come ancora dell' acqua , come si dira quanto prima. Per era supponiamo die i due priiicipj, I'ossigeno e 1' idrogeno contcnuti nei gas die si svolgevano nella fusione della massa planetaria, si com- binassero in quella generale niolto elevata temperatura , nelle propor- zioni die si ricliiedono per la coniposizione dell' acqua : questa non poteva rimanere sulla superficie della tena in forma di liquido , spe- cificamente piii leggiero del liquido terrestre, ma se non tutta, almeno una parte grandissima, ridotta in vapore, lo doveva circondare a guisa di un' atmosfera. Questa opinione e stata ancora sosienuta dal sig. Ba- rone Cagnard-de-la-Tour , dalle di cui ricerclie si puo dedurre che tutta la massa dell' acqua che circola nel nostro pianeta, ad una tem- peratura nella quale le nostre raontagne primitive si suppongano fuse, non ha formato che un fluido elastico , ii quale dove era in contatto colle medesime, era moltissimo condensato per la pressione della sua propria massa ( V. Annali di chimica e di fisica di Parigi, ottobre 1822). Secondo i calcoli di La Place , la profondita media del mare dev' es- sere circa 96,000 piedi , cd e note che la pressione di una colonna deir atmosfera e eguale a quella di una colonna d' acqua dello stesso diametro e dell' altezza di Sa piedi. Ora suppongasi col sig. I\Iitscher- lich (V. gli Annali poc' anzi citati, t. 24, pag. 87 1 e seg. ) che soli 3, cioe 72,000 piedi , della massa dell' acqua siansi ridotti in vapore : la pressione che si produrra sara presso a poco eguale a quella di 22 5o atmosfere. Sotto una pressione cosi grande non sembra verisiraile al sig. Mitscherlich die la quarta parte residua si riduca in vapore ; pare pin probabile die debba rimanere fluida , ma die sia un fluido eccessivamente caldo, o, come egli si esprime, un fluido roicnfe. Parmi per altro die sarebbe necessario il poter conoscere la temperatura della superficie del globo iiell' epoca della quale si ti-atta , poiclie avrebbe potato essere tale da vincere anclie la pressione. Questo dotto fisico si prevale della rarefazione dell' acqua non ridotta in vapore 262 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. per rendere una ragione di alcune osservazioni , le quali inducono a supporre il livello del mare una volta molto piu elevato, giacche I'ac- qua non gasificata poteva dilatarsi in modo da coprire le montagne piu alte. Questa idea potrcbbe convenire alia spiegazione di alcuni fe- nomeni geologici , ma riniarra ad esimiinarsi se la pressione suddetta permetteva clie nella quantita d'acqua non gasificata avesse luogo una dilatazione cosi grande, quale sarebbe necessario il supporre per ispie- gare con questa ipotesi come le spoglie de' corpi marini si possano trovare ad altezze di 12 in i3 mila piedi sopra I'attuale livello del mare. Cio cbe possiamo dedun^e con molta probabilita dalle conside- razioni esposte e die in quel primo periodo nel quale la corteccia del globe cominci6 a consolidarsi non vi poteva essere acqua nello state di Uquido ; ma clie c< se tale sostanza gia esisteva » , la maggior parte almene doveva avere la forma gasosa. In una temperatura cosi elevata da produrre un simile efFetto non pare probabile clie potessero vivere e propagarsi i corpi orgauici, se non vogliamo supporre un organismo animale e vegetale affatto diverse dal presente, e sopra il quale non possiamo ragionare per mancanza di dati. Le circostanze clie accom- pagiiano il fenomeno de' corpi organici fossili sono tali che dobbiamo attribuirne la sepoltura ad epoche diverse, ma tutte molto piu recenti di quella della quale era ci occupiame. § 1 3.° Rajfreddatnento della superficie terrestre. Giunse finalmente un' epoca nella quale , secondo 1' espressione di Eraclito e d' Ippaso da Metaponto ( V. Plutarco , De placitis philoso- phonim , 1. I .° ) , ripetuta da Giustino , 1. 2 , c. i .° , il fuoco qui cuncta genuit , cuncta possedit .... pauladm extuictus sedem terris dedit , cioe cominci6 il raffreddamento , e per conseguenza la consolidazione della superficie del nostro pianeta. Che se si domandi quale sia stata la cagione che produsse questo cambiaraento nella massa planetaria, in quale modo e con quale legge andasse progredendo questo nuovo state del globe , comincero dal rispondere che se mai non se ne potesse assegnare una spiegazione eseiite da ogni difficolta, cio non ostante la DI SCIPIONE BREISLAK. 263 considerazione de' fenomeiii rende molto probabile clie ci6 sia acca- duto. La figura della terra dimostra il suo priniiero stato di fluidita : iiel § 4.° si e accennata la soniina probaljilita che vi e in favore del- r ipotesi della liquiditii ignea , e chi vorra conoscerne le ragioni , ba- stera die consulti le operc degli autori che ivi si citano : dall' altro canto la temperatura della superficie della terra e molto diversa da quella delle materie fuse, neU'ordinc pi'esente di cose; una gran parte deir acqua che circola nella natura non e nello stato gasoso , ma liquido , e si pu6 pensare con La Place ( V. Conoscenza de' tempi pel 1822 ) che la ten-a sia giunta a qucllo stato permanente di tempe- ftatura nella superficie die conviene alia sua posizione nello spazio e relativamente al sole, trascurando quella diminuzione infinitamente pic- cola die risulterebbe dal raffreddaraento progressivo dell' interno : dico infinitamente piccola, poiche lo stesso autore asserisce che in seguito a' suoi calcoli si puo stabilire in un modo sicuro che la diminuzione della temperatura nel nostro pianeta e insensibile da duemila anni a questa parte. La storia conferma la proposizione di La Place , poiche con una serie di fatti , qualcuno anteriore alia nostra era e ricavati dalle opere degli storici piu veridici ( giacche si puo dire esserc pochi giorni che abbiamo 1' ajuto di buone osservazioni termometriche ) , si dimostra la falsita dell' opinione generalmente ammessa che in ogni latitudine il clima alia superficie della terra sia divenuto piii freddo. Si pu6 vedere 1' esposizione cronologica di c[uesti avvenimenti in una Memoria del dotto fisico sig. Arago sullo stato tcrmowetrico del globo terrestre riferita neW Jnnuario delV Ufflcio delle longitudini di Parigi pel 1825. Merita di essere letta 1' interessante Memoria del sig. Fourier sopra le temperature del globo terrestre e degli spazj planetarj , riportata negli Annali di chimica e di fisica di Parigi ( ottobre 1 824 ) , nella quale si da im prospetto della teoria generale relativa alle tempera- ture terrestri che quel distinto autore aveva esposto analiticamente ne' suoi precedenti scritti. Nel nostro caso ecco come si esprirae nella citata Memoria alia pag. i38 : « II calore primitivo del globo non produce piu effetto sensibile nella superficie , ma pu6 essere immense neir interno della terra. La temperatura della superficie da principio a64 SULL.i COnniSPONDENZA delle ipotesi ecc. si e diminuita con molta rapidita, ma nello stato attuale questo cam- biaiuento coutinua con una somma lentezza » , e per dare un' idea di questa somma lentezza alia pag. i6o soggiunge che cc passeranno pivi di trentaniila anni prima che la toniperatura dipcndente dal calore centralc si riduca ad csserc la meta di quclla che e al prcsente. » Se due distinti fisici e calcolatori sono ginnti ai mcdesirai risultati , ci6 dee formare una prevenzione assai favorevolc alle conseguenze che se ne possono dedurre. Forse non sara inutile il prevenire che tutto ci6 si dee intendere in un significato generale , cioe relativamente a tutta r estensione della corteccia tcrrestre : poiche qualora si tratti di alcune parti determinate, allora diverse circostanze locali possono influire nella temperatura cd indurvi delle variazioni. Si vegga la bella Meraoria del sig. Poisson inserita nel volume della Conoscenza de' tempi per 1' anno 1827, pubblicato in Parigi nel 1824, nella quale si espongono le ca- gioni che possono produrre tali anomalie, e se ne riducono a calcolo gli effetti. Prendo con piacere questa occasione per avvertire il lettore della necessita di rettificare cio che nel cap. 2 5 delle Istituzioni geologiche ho scritto relativamente al calore centrale del globo in un' epoca nella quale le osservazioni de' fisici ed i calcoli dei matematici lasciavano ancora problematica la dottrina di un accrescimento generale, cioe in- dipendente da qualunque circostanza locale, nella temperamra del globo, progredendo dalla superficie verso il centro; e le osservazioni di Peron ( V. Annali del museo di storia naturale di Parigi, t. 5 ) davano motive di pensare che le piii grandi profondita del mare, come le cime delle montagne piii alte anche sotto 1' equatore , siano eternamente occupate dal ghiaccio. § 14.° // raffreddamento del globo potei>a essere un effetto del caloiico libero che dii^eniva latente. Ora venendo al problema proposto , mentre riconosco la difficolta di darne una soluzione la quale non dia luogo ad alcuna eccezione , parrai che se ne possano assegnare di cjuelle che siano abbastaiiza DI SCIPIONE BREISLAK. 265 plausibili. Consitlerando il calorico come una sostanza di suo genere , si pu5 spiegare la fluidita ignea primitiva del globo, supponcndo, come si e detto , la mcscolanza delle parti calorifere colic altre parti della materia ed il raffrcddamento del medesimo , con aramettcrc che il calorico entrasse in diverse successive combinazioni cbimiche con quelle sostanze alle quali aveva una maggiore affinita : quindi, secondo la nota , e dir6 ancora gencralmente ricevuta dottrina del calorico Ubeio e latente , pare clie non sia difficile il concepire come cpicsta sostanza, la quale iiello stato di liberta comunicava a tutta la massa della ma- teria la forma fluida , passando ad essere latente nelle combinazioni chimiche con molte basi solide, alle quali aveva ima maggiore affinita e die ridusse alia forma gasosa , producesse un grado di raflredda- mento ncl globo e desse principio alia consolidazione della sua su- perficie , la quale ando progredendo a misura che cresceva la quantita di calorico che diveniva latente. Si conosce da tutti i fisici il freddo prodotto dall'evaporazione , la quale non e altro che il passaggio di un corpo dallo stato liquido alio stato gasoso, e che succede per I'as- sorbimcnto di una dose di calorico. Se, trattandosi di gi'andi fenomeni, fosse permesso il fare dclle congetture fondate sopra cio che sovcnte accade in piccolo , farei menzione di un fatto assai frecpiente , quale e quello del freddo talora intense che si produce cpiando in uno dei piu caldi giorni estivi cade in qualche luogo non molto distante da noi una copiosa grandine o una neve abbondante , e che dura sino a che la neve o la grandine abbiano assorbito quella cpiantita di calo- rico che, essendo necessaria alia loro fluidita, diviene latente nel nuovo stato , freddo che va cessando a misura che si ristabilisce 1' ecpiilibria della temperatura per mezzo del calore che accorre dalle altre parti deir atmosfera. A\ contrario se s'iramagini che tutte le sostanze liquide e gasose passino rapidamente alio stato di solidita , il calorico che si sviluppercbbe parmi che sarebbe sufficiente a fondcre il nostro globo, come ho esposto piu difFusamente nelle Istituzioni geologiche , rispon- dendo alle difficolta che mi erano state fatte. Consideriamo per un istante le quantita immense di calorico combinato chimicamente in molte sostanze e che non diviene sensibile se non che nella loro Vol. IV. r. II. 34 266 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC, decomposizione. Quali incalcolabili quantita ne saranno divenute latentl ucUa sola produzione dei gas ossigeno, azoto, idi'ogeno, carbonico, ecc. che dovevano svolgersi dalla niassa tcrrestre ancora fluida, che for- luaiono r atmosfera primitiva , e da alciuii de' quali ebbe origine la grande massa dell' acqna che sotto raolte e diverse forme circola uel iiostro pianeta ? Egli e vero che se vi e assorbimento di calorico nella formazione dei gas ossigeno ed idrogeno , v' e ancora sviluppo di esso nella loro combinazione, dalla quale e risultata I'acqua, ci6 che darebbe luogo ad un compenso ; ma si dee calcolare ancora la quantita di ca- lorico che diviene latente nel nuovo composto, e che, supponendolo ben anche nella forma di liquido, ha dovuto cssere grande; ma gran- dissinia si dee credere nella forma gasosa atteso cio che si e detto nel paragrafo precedente; e se mai tra il calorico divenuto latente e qucllo che si e sviluppato non vi fosse molto eccesso per pai'te del primo , cio produrrebbe solo un ritardo nel rafFreddamento generale del globo, il quale e passato per una serie infinita di combinazioni chimiche prima di giungere alia teraperati\ra attuale. AUe quantita sud- dette di calorico combinato aggiungiamo le altre forse non minori dosi , dalle quali se non dipende la natura , dipende almeno la forma apparente , cioe lo stato o liquido o solido de' corpi , e le altre che la eondensazione, la percussione, Fattrito rendono sensibili in moltis- simi corj^i , e troveremo che aveva ben ragione quel poeta che scrisse : Ignis ubique latet , naturam amplectitur omnem ; Cu?icta parit, renovat , dwidit, urk, alit. § 1 5.° Rijlessiord sopra il fenomeno delle gocce d'acqua e bolle d' aria racchiuse nei quarzi. ' Ci5 che si e detto somministra la soluzione al probleraa die si e annunciato soltanto nel § 1 1 .° delle gocce d' acqua che talvolta si tro- vano racchiuse nell' interno de' cristalli di cpiarzo che forse appartene- vano a rocce priinordiali. Le circostanze principali di questo fenomeno sono r esistenza di qualche piccola cavita nell' interno di un corpo DI SCIPIONE BREISLAK. 267 duro e compatto come il quarzo ; la presenza in queste cavitu ili sostanze clotate di gravita specifica diversa : tali sostanze sono ordinaria- mente acqua ed aria: cpalche volta in vece dell'acqua vi e un liquido giallognolo, e talora insieme all' acqua cd all' aria si scorge una ma- teria nera, solida, compatta , galleggiante sulla superficie del liquido. Sono piu di 3o anni die il distinto natural ista inglese sig. G. Thomson con alciuie delicate esperienze fatte in Firenze , delle quali rcsi conto nel cap. 87 delle Isdtuzioni geo/ogiche , trovo die il liquido giallastro e una vera nafta , e la sostanza nera , solida , ecc. un antracite. Ora poi dobbiamo al celebre Davy una cognizione piu esatta di questo curioso fenomeno. Avendo egli scelto molti cristalli di quarzo die pre- sentavano delle cavita con gocce d' acqua e bolle d'aria, comincio dall'assicurarsi die le pareti delle cavita non erano permeabili ne al- r aria , ne all' acqua , ci6 die ottenne ponendo i cristalli mcdesinii o isolati o neir acqua sotto il recipiente della macchina pneumatica nella quale si era formato il vuoto. I risultati de' suoi saggi chimici fiurono : i.° die r acqua era quasi pura o conteneva appena una piccola dose di solfati alcalini ; 2.° il fluido aeriforme, per quanto era possibile il deciderc operando sopra quantita molto piccole, era puro azoto; 3.° il globetto d'aria uscendo si restrinse e divenne sei in settc volte piu piccolo. In un cristallo, die si crede procedere dalJa Gardette nel Delfinato , Davy ancora in vece dell' acqua osservo la nafta. Un rag- guaglio pill minuto di tali osservazioni si pu6 vedere nella IMcmoria dello stesso autore inserita nel tonio 21 degli Annali di chiniica e di fisica di Parigi. Ora supponendo die tali cpiarzi appartengano vera- mente a rocce primordial! , esaminiamo se i suddetti fenomeni si op- pongano alio stato di fusione delle medesime. Non sara inutile I'osser- vare in primo luogo che quel fenomeni coUe stesse circostanze si presentano ancora in quel globetti calcedoniosi che si conoscono sotto il nome di agato-enidri del Vicentino , e die si trovano entro rocce considerate generalraente come di origine ignea: la sola differenza die il sig. Davy ha notato e che il gas azoto ha una maggiore rarefazione. £ difficile poi lo spiegare lo stato di rarefazione nel quale si trova la sostanza gasosa nelle cavita del cristallo di quarzo o delle calcedonie, 268 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. se non si supponga clie tali cristalli siaiisi formati in temperature ma"- giori cli quelle che ha presentemente il globo nella sua superficie. Noil ho potuto giammai persuadermi che 1' infiltrazione avesse eser- citato alcuna influenza in questo fenomeno, che scmpre ho considerate come prodotto da cagioni contemporanee alia formazione del cristallo e della roccia che lo raccliiude : le osservazioni di Davy confermano la mia congettma , poiche egh si assicuro dell' impermeabilita all' aria ed al- I'acqua delle pareti del cristallo, ci6 che e diraostrato ancora dalle stato di rarcfazione del gas. Ammettendo pertanto la formazione di questi cristalli in una temperatura molto elevata, quale doveva essere nello stato di fusione e ben anche di moUezza della superficie terre- stre , parmi che nella diversita e nella quantita delle sostanze gasose c delle combinazioni che si dovevano svolgere non sia difficile il con- cepire delle particelle si delle une , come delle altie che riraanessero racchiuse in qualche cavita accidentale del cristallo nella forma che avcvano nella temperatura molto alta, ma che cambiarono, prendendo quella che conveniva ad una temperatura diversa : il cambiaraento per6 che succedeva nella forma poteva non aver luogo nello stato di rarefazione ; poiche se quelle sostanze o liquide o gasose si fossero ristrette al volume che a loro converrebbe nella temperatura ordinaria, cio indicherebbe die il voto formato nella cavita dalla diminuzione del loro volume fu riempito dall' aria esterna ; cio che non poteva accadere attesa la resistenza e 1' impermeabilita delle pareti. Quindi le sostanze racchiuse conservarono in mia minore temperatura la rarefa- zione acquistata in una temperatura piu alta ; ed e molto probabile che la rarefazione del gas azoto sia cosi grande da compensare la di- minuzione di volume dell' acqua che dalla forma gasosa e passata alio stato di liquido. Qualche difficolta si potrebbe incontrare suU' origine della nafta e deir antracite ; ma si dee riflettere che la produzione delle materie carbonose ed infiammabili ( qualunque sia stato il processo della na- tura , che non e qui il luogo d' investigarlp ) non fu del tutto estranea anche al primo periodo della consolidazione terrestre , come lo dimo- stra la presenza deiramfibolo, del carburo di ferro, ecc. j sostanze I DI SCIPIONE BREISLAK. 269 che contengono il carbonio e clie si trovano nelle rocce primordiali. La spiof^azione del feuoineno cU cui trattiamo e clie ne dii il sig. Davy nella Mcmoria sopra citata non solo non si oppone alia mia, che anzi e fondata suUa stessa base, cioe sopra le combiiiazioiii che hanno luogo nolle temperature molto elevate , e che si distruggono dimi- imendosi la temperatura medesinia. Egli pensa che conyenga ammet- tere che I'acqua e la silice fossero primieraniente in uno stato di unione chimica, e che la loro separazione losse una conseguenza del- r abbassamento di temperatura. Nella fusione generale del globo la temperatura era tale che unendovi ima certa pressione si rendeva possibile la formazione di lui idrato di silice liquido, il quale, simile in cio a tutt' i coi-pi liquidi, contenesse piccole quantita d'aria atmosfe- rica. Diminuendosi la temperatura , la silice si e separata dall' acqua , e nel consolidarsi in cristalli, se nell' intcrno di questi vi erano delle cavita , ha potuto ritenere qualche piccola porzione si di essa , come deir aria. Si pu6 dunque concludere con Davy che il fenomeno delle gocce d' acqua che talora si sono osservate nei quarzi, e che era stato considerate come somraamente contrario all' idea che tali corpi ab- biano un' origine ignea , puo presentare un argomento decisivo in fa- vore deir ipotesi che si vorrebbe combattere. § 1 6.° Non pare prohahile che il globo siasi raffreddato per la dispersione del calorico negli spazj planetarj. Se niai non piacesse a talmio il modo col quale si e detto potersi concepire il raffreddamento e la successiva consolidazione della super- ficie terrestre, si pu6 ricorrere alia dispersione del calorico negli spazj planetarj : diro ancora che qiiesto e il mezzo che con un aspetto di maggiore probability si affaccia alia monte : ma il motivo principale che m' indusse a preferire la prima alia seconda spiegazione fu il ri- spetto per la legge generale dell' attrazione , la quale mi sembrava violata se avessi supposta la diffusione del calorico nello spazio mon- dano. Non ignore che il celebre chimico e fisico Berzelius ( V. Ele- mend di chimica, i." parte, pag. 58 dell' edizione di Reutlingen ) pensa 27c SULLA COPxRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. essere possibile I'esistenza di materie le quali non siano attrattc dalla terra e che siauo prive della forza di gravita propria degli akri corpi : la sua opiiiione e che il calorico , la luce , 1' elettricita , il maguetismo ossia i fluidi detti imponderahili siano sostanze di tale natura che le loro pai-ticelle non avcndo alcuna coerenza si debbano diffondere per lo spazio mondano, e che percio si dicono ancora incoercibili. Lo stesso pare che sia il modo di pensare adottato dal sig. Fourier, il quale alia pag. i5o della Memoria gia citata nel § iS." dopo di avere am- messa una teniperatura fondamentale delle regioni planetarie , ne ripete la cagione dalla irradiazione de' corpi dell' universo. Una difficolta la potrebbero fonnare le ingegnose esperienze de' sigg. Leslie e Rumford dh^ette a dimostrare che la rarefazione dell' aria diminuisce sensibil- mente 1' energia raggiante della superficie de' corpi riscaldati , ci6 che farebbe pensare che al di la dell' atmosfera terrestre, la di cui altezza, supponendone dappertutto eguale la densita , secondo La Place e di 780.5 mctri ( V. Esposizione del suiema del mondo , 1. i.°, cap. 14), sa- rebbe impedita o almcno resa difficile ogni dispersione di calorico per mezzo deir inadiazione ; ma siccome sarebbe in pronto 1' etere ed in di hii soccorso verrebbe ancora il tempo, cosi non insisto sopra questo oggetto , ma non ostante 1' autorita di filosofi cosi distinti , come Ber- zelius e Fourier , e di altri che hanno ammesso la stessa dottrina , mi permettero di soggiungere , sembrarrai piu probabile che tutte le so- stanze appartenenti al sistema del nostro pianeta siano sottoposte alia legge deir attrazione generale verso di esso , dalla quale deriva il loro peso. La Place nell' opera teste citata , pag. 848 della seconda edizione di Parigi , staljilisce che un astro luminoso, la di cui den- sita fosse eguale a quella della terra, ed il diametro 260 volte maggiore di quello del sole , in virtu della sua attrazione non lascerebbe giungere sino a noi alcuno de' suoi raggi : dal che egli deduce essere possibile che i piu gi-an coi-pi luminosi dell' universo per la stessa ragione siano invisibili. Se dunque , riconoscendo vere le conclusioni di quel celebi'e matematico, si ammetta la luce soggetta alle leggi dell' attrazione, non si vede una ragione per la quale i tre altri fluidi imponderahili si debbano esimere dalla dipendenza di questa forza generale della natura , DI SCIPIONE BREISLAK. 27 1 e sembra piu probabile il pensare che se vi sono delle sostanze nelle quali non possiamo liconoscerc 1' efletto di questa attrazioae , cioe il peso , piuttosto che fare un' eccezione ad un principio , la generalita di cui sembra abbastanza comprovata , si debba attribuirlo a raan- cauza di mezzi acconci che la Fisica , anche ajutata dalla Chimica (*) , non ha potuto ritrovare per sottoporlo ai nostri scnsi , e coiivicne confessare che dopo le piu ingegnose e delicate espcrienze fatte da fisici cosi esperti, come Lavoisier, Fordyce, Morveau, Chaussier, Rum- ford, Fontana ed altri, il risultato meno incerto e che I'aggiunta o la sottrazione del calorico non iufluisce in una maniera a noi sensibile sul peso de' corpi. § I 'jF Si pud spiegare la fusione ed il rajjreddamcnto del globo anche nell' ipotesi delle vihrazioni. Non debbo dissimulare che quegli stessi fenomeni che da molti fisici si spiegano coll' ipotesi delle emanazioni de' fluidi imponderahili ed incoercibili dai corpi che diciamo lucidi, caldi, elettrici, magnetic!, da altri si spiegano egualmente, supponendo diversi fluidi esistenti nello spazio, o anche un solo fluido sommamente raro e sottile che penetri tutti i corpi , che sia difFuso nello spazio mondano , e che produca i fenomeni della luce , del calorico , dell' elettiicita e del magnetismo secondo il diverso moto di vibrazione che gli e comunicato dai corpi detti lucidi, caldi, elettrici, magnetici. Questa ipotesi, di cui dobbiamo a Cartesio la prima idea , e che e stata sviluppata e promossa dal- r Eulero, e seguita ancora al presente da parecchi distinti fisici : quindi il sig. Davy preferisce 1' espressione di sostanze eteree a quella di 50- stanze imponderahili. Poiche e certo che nello spazio tra il sole , le stelle ed il nostro globo esiste rjualche materia , ma non e egual- mente certo che questa risulti da pariicelle che succedendosi eraanino (*) Tra le diverse esperienze tentate da' &- do solforico : ma la somnia variabilita de' risul- sici per dilucidare quest' oggetto , quella che tati che si ottenevano tutte le volte che si ese- da principio sembro dare la lusinga di qualche guiva 1* espcricnza obbligo i fisici ad abbaa- cogaizioue sicura fu 1' esame del calorico che donare una strada la quale non conduceva die si svolge nella mescolanza dell' acqua con Taci- all' incertezza. 272 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. sempre da corpi celesti , o se tali corpi coraunichino il moto ad una materia vicina , le particelle di cui lo trasmettano alle altre con sucr cessive impulsioni. Le difficolta pare clie si bilancino in amhidue i sistemi, e se vi e qiialche preponderanza, in oggi pare che sia contro quelle delle emanazioni ed in favore del moto vibratorio, o diversa- mente modificato se si ammotte un solo fluido, come sembra cosa piu semplice , o di sole uniformi vibrazioni qualora si preferisca supporre fluidi diversi , ciascuno de' quali e posto in moto dal corpo , die nel- r altra ipotesi e considerato come il centre dell' emanazione. Quindi tutto ci6 che si e detto del calorico ai paragrafi precedenti, e del ca- lorico e della luce nel § 9.° si dee estendere agli altri due fluidi im- ponderabili, elettnco e magnetico , giacclie ambidue sono soggetti alle medesime leggi , e le recenti esperienze di Oerstedt , di Ampere , di Arago, ecc. indicano 1' identita degli effetti prodotti dalle correnti elet- triche e dalle forze magnetiche. ]\Ia siccome nello stato attuale delle nostre cognizioni non possiamo decidere quale de' due sistemi sia quello della natura (ed e possibile ancora die non lo sia ne I'uno, ne I'altro), seguiro a fare uso di quello col quale ho cominciato, cioe delle ema- nazioni , ed a considerare le sostanze impoiiderahili quali sostanze di loro genere soggette alia forza d' attrazione ed alle leggi delle affinita chimiche come le altre sostanze inorganiche e che appartengono al nostro pianeta. Ad oggetto pero di adattarmi anche alle opinioni degli altri aggiungero che trattandosi dello stato di fusione primitiva del globo e del sue progressive raffreddamento , se non e difficile il ren- dere una ragione di questi due grandi fenoraeni , supponendo il calo- rico essere una sestanza di sue genere imponderabile ed incoercibile , che unita ad alcune parti della materia dia ad esse la foi-ma liquida o gasosa , e separandosi dalle medesime per entrare in combinazione con altre, perda i suoi caratteri sensibili, divenga latente , e sia ca- gione dello stato di solidita in quelle che ha abbandonato, non mi sembra ancora difficile il rendere una ragione de' fenomeni stessi nel- r altra ipotesi, cioe supponendo che si debbano attribuire alia modifi- cazione della materia, le particelle di cui siano poste in moto vibra- torio e di oscillazione , come si e acceunato nel § 9° , sia stato pure DI SCIPIONE BREISLAK. 2J^ quale si voglia essere il modo dcU' esistenza priniordiale della materia terrcstre : cio clie possianio pensarc ragioncvolnieiite e clie prcseutaii- dosi essa alle nostre osservazioni sotto molte ed assai vainate forme , non sia stata una massa di parti omogenee , tutte avraiino posseduto le proprieta generali e comuni della materia , come impenetrabiiita , inerzia , estensione , ecc. , ma saranno state diverse pei loro caratteri fisici e cliimici , come uel prescnte ordine di cose Ic sostanze saline , raetalliche , combustibili , ecc. sono divcxse tra loi'o , benche abbiano le stesse proprieta generali della materia. Tra i caratteri particolari delle diverse sostanze non si vorra negare un posto distinto al grado delle affinita chimiche , il quale detcrraina molte combinazioni e de- composizioni. Lasciarao ai poeti I'imaginare la natura giovane o vec- cliia : le di lei forze sono state e saranno sempre uniformi , e percio poste le medesime circostanze, ritornano i medesimi effetti, e cio clie accade attualmente, sara avvenuto ancora altre volte se le circostanze non saranno state diverse. Quindi quelle stesse combinazioni e decom- posizioni che i diversi gi*adi di affinita producono al presente nelle sostanze de' nostri piccoli laboratory o del grande laboratorio del globo, debbono ancora aver avuto luogo nella prima esistenza della materia terrestre , avendo sempre riguardo alle modificazioni clie potevano ri- sultare dalle diverse circostanze. Ma tali combinazioni e decomposi- zioni non possono accadere senza un moto intestino (*) nelle parti della materia che le ricevono , moto che sara piu o meno intense secondo il grado di energia dell' affinita , e che doATa diminuire a misura che compiendosi le combinazioni e decomposizioni suddette, le affinita re- ciproche si saranno saturate a vicenda. Non possiamo deterrainare il grado di questo moto intestino , ma niente vieta il supporlo quale e necessario a produrre lo stato di fusione accompagnato da quel feno- meni che sono proprj dell' ignizione , ed a misura che nelle nuove combinazioni saturandosi le affinita reciproche , viene a diminuirsi o (*) Cio che si h per soggiungere non si dee Paoli nella sua bella opera Ricerche sui moto mo- tikrire aWa qnestione del moto intestino de' soUdi , lecolare de' solidi stampata in Pesaro nel i8aS, oggetto che e stato trattato con molta erudizione e nella quale si ha un prospetto delle nostre e forza dl argomenti dal dotto fisico sig. Conte atCuali cogniziooi su questo importante articolo. Vol. IV. P. II. 35 274 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. anche a cessare 1' azioue della causa che produceva il moto intestine svanisce lo state di liquidita, cessano i fenonieni die lo accompagnano, e la massa acquista lo stato di solidita. Queste combinazioni e decom- posizioni nella superficie del globo pare che nella massima parte al- nieno abbiano giii riccvuto il loro conipimento, e che le diverse affi- nita delle sostanze conipouenti la corteccia del nostro pianeta siano giunte al loro grado di saturazione : percio , prescindendo da alcune straordhiarie circostanze, non veggiamo accadere grandi fenomeni. Ma lo stesso non si pu6 dire delle parti piu interne , nelle quali e pro- babile die lo stato della materia terrestre sia assai diverso : vee;o;asi ci6 die si e detto nel § i3.° La stessa maniera di vedere si pu6 applicare alia luce ed a parec- chi altri fenomeni, de' quali si rende ragione nell' ipotesi delle emana- zioni ; p. e. saranno giusti cd esatti i calcoli di Laplace ( non vi e alcun dubbio), de' quali nel § i6.° si e dato il risultato, ma e probabile che il corpo celeste da lui preso per base del suo calcolo non sia visibile, non gia perche la luce non possa giungere a noi in forza deir attrazione della massa del corpo celeste dal quale emana , ma perche il moto di vibrazione che questo corpo produce suUa materia che gli e contigua e che riempie lo spazio mondauo non si pu6 pro- pagare sino alia distanza che sarebbe necessaria per fare un'impressione sensibile sopra gli abitanti del globo terrestre. Non mancano dunque de' mezzi per ispiegare come sia scomparsa alraeno dalla superficie del nostro pianeta quella quantita immensa di calorico che si dee supporre, amraettendo il di lui stato primitive di fluidita ignea , ed e assai probabile che i progressi della fisica e della chimica C) uniti alle osservazioni astronomiche ne possano sommini- strare delle altre anche piu soddisfacenti. (*) Nel vol. S4 della Bibl.brltannica (ottobre sidazione delle basi metalliche esistentl nelle i8i3 ) si da una breve esposlzione delle idee materie terrose. Nel § 79 delle Istituzioni geo- geogoniche proposte dal sig. Smithson Tennant logiche ho esposto le ragioni per le quali non alia Soc. R. di Londra. Secondo questo distiato ho adottato questa applicazione ingegnosa della chimico, la nostra terra fu originariamente un teoria di Davy, e clie dimostra 1' influenza che sole o una comeu, e passo alio stato attuale la fisica. e la chimica possono avere nella geo- per una combustione generale prodotta dall' os- logia. DI SCIPIONE BKEISLAK. ijS § 1 8.° Congetture sulle nehulose. Se non rlpiigna Tammettere dell' analogia tra lo stato primitivo del nostro globo e qiiello delle iicbulose, come si e detto nel § io.°, e molto probabile che osservazioni ripetute 'sulle medesime , sopra la loro concentrazione, suUa natura della loro luce e sopra i lore suc- cessivi passaggi alio stato di corpi planetarj conducano ad un nuovo genere di congetture; lie sarebbe straiio che il ciclo ci desse la cliiave di niolti feiiomeni terrestri. Non si potrebbe supporre che la luce delle nehulose fosse prodotta dalla materia stessa del calorico libero, me- scolata colle altre sostanze componenti le nehulose, e che la concen- trazione cU questc ed il loro parziale oscuramento, ossia il loro pas- saggio alio stato di cometa, procedano da una quantita del calorico che di mano in niano divenga lateiite iielle combinazioni chimiche , cio che dee indurre delle variazioni nella figura della cometa e nel suo volume, e che quando finalraente la quantita del calorico divenuto latente giunge ad un certo punto, allora cessi ogni apparenza nebulosa e la cometa si trasformi in pianeta ? Le nehulose, divenendo comete, perdono la liberta di andare vaganti nello spazio, e sottoposte alle leggi dcU'at- trazione seguono un corso che potendosi calcolare , non ostante le perturbazioni alle quali e soggetto (*), si dee dire regolare: le comete, divenendo pianeti, cambiano ancora il loro volume e la loro esterna figura, cio che dee produrr^ una modificazione nel periodo della loro rivoluzione, attesa la diversa influenza dell' etere diffuso nello spazio nel quale si muovono e che aveva cominciato ad essere sensibile nello (*) Quests regolarita nel corso delle comete , preceduta da tre altre che non si aspettavano , dalla quale dipende il loro ritorno pcriodico, si presento agli astronomi nello stcsso puoto del sino ad ora si puo dire certa solo per due, cielo die gli era stato assegnato. Le osscrva- cioe per quella dcIP Hallejo, il di cui periodo zioai non lianao verificato ancora il riiorno pe- di 75 anni e stato gia coniprovato quattro volte riodico di altre comete, benche di molte siano dalle osservazioni, e per I'altra detta di periodo state calcolate le orbite, e di alcune siasi an- corto di tre in quattro anni (§ 10) , della quale cora assegnato il tardo ritorno clie potranno il distinto astronomo Encke due volte aveva cal- verificare i postcri se 1" esattczza de' calcoli sara colato e predetto il ritorno, e che nel i8a5, stata congiunta a qaella delle osservazioni. 276 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc, stato di cometa (V. Corr'ispondenza astronomica del signer Barone di Zach, vol. IX, pag. 189)^ nia dal cielo torniamo alia terra. § I g." Prima origine delle montagm e della configurazione de' continend. L' epoca nella quale la superficie del nostro globo non ancora giunta alio stato di consolidazioiie , nou esscndo sulficienteinente raffreddata, aveva quel gi-ado di moUezza die non si oppone alia cristallizzazione, fu quella nella quale ebbero la loro origine le rocce conosciute dai geologi sotto il norae di rocce di cristallizzazione , quali sono i graniti , le sieniti, i gneis, euriti, ecc, e che hanno il loro luogo nella classe pri- mitiva. Se la cristallizzazione si presenta in esse in un grado di fre- quenza e d' intensita raaggiore che nelle altre piii recenti, a misura che ci allontaniamo dall' epoca primoicUale , la cristallizzazione general- mente diviene piii rara (dico genercdmente alludendo ad una classe di fenomcni della quale si parlera di poi ) ; cio parmi indicare i ° che le parti della materia erano ravvicinate in raodo ch'erano poste entro la sfera d' attivita delle loro rispettive attrazioni, e che per conseguenza si era separata dalla massa una porzione del fluido ( nel nostro caso del calorico ) che teneva le une dalle altre lontane le molecole della materia, e quindi si era gia dato principio al raffreddamento ; 2.° che la materia aveva quel grado di raobilita e per conseguenza di fluidita che non si oppone al giuoco delle affinita, dalle quali dipende il gran fenomeno della cristallizzazione. Ambedue queste circostanze si trovano unite nello stato di mollezza, e perci6 nel § ii.° trattando della flui- dita della terra siamo partiti dal medesimo. Ma se si attribuisce la formazione delle rocce primordial! a quel periodo di tempo nel quale la superficie della terra non era ancora interamente consolidata, ne segue che alia stessa epoca ancora si debba riferire la prima origine delle montagne composte di rocce primitive , ed ammettere die la corteccia di questo nostro pianeta allora cominciasse a ricevere i primi lineament! di quella configurazione generale di cui si ravvisano le tracce non del tutto spente, benche molto cambiate o da cata- clismi repentini e violenti , o dalla lenta , ma continuata azione di cause DI SCIPIONE BREISLAK. 277 decomponenti. In fatti non e fuori cli ogiii verisimiglianza il concepire die la prima origiue delle masse montuose die haiuio avuto si grande influenza nel determinare la forma de' nostri conlineiiti si debba attri- biiire a torrenti gasosi, die sviluppati daU'interno della massa ancora fluida si portavano verso la superficie , la quale atteso il suo stato di moUezza ha ceduto aH'impiilso, e secondo la maggiore o rainore in- tensity cd efficacia de'medesinii si e sollevata piu o meno sopra il livello generale di tutta la massa. Lc distanze die tra loro lasciarono queste diverse elevazioni, formarono ora valli piii o meno estese, ed ora grandi e profoncU bacini, nei quali si raccolsero le acque. Non facdo die accennare I'abbozzo di un'idea, alia quale e facile il dare lo sviluppo die possono esigere le circostanze. Una difficolta potrebbe incontrarsi nella teoria di Buache, nella quale le grandi catene di montagne della terra legate alle eminenze sottomarine formano nn solo sistema, die si considera come Y ossatura del globo. Ma questa connessione delle montagne esiste veramente nella superficie terrestre ? Potra r imaginazione vagheggiare 1' idea di un' ossatura ed occuparsi con piacere a rintracciarne e combinarne le parti, ma la ragione di- retta dalle osservazioni dee esaminarne le prove e fissare il valore giusto di quell' espressione allcgorica. Un esame piii accurato de' luoglii ha dimostrato la debolezza di tali prove, e si e conosciuto die dove si sono concepite molte catene sottomarine, le quali servissero di anelli, non vi sono die vere separazioni di continuita. Quuidi i geografi piu recenti hanno preferito di riferire le montagne de' nostri continenti a diversi gruppi o sistemi separati tra loro da pianure molto estese o da bacini di mari intenii : le diverse ramificazioni die compongono cia- scuno di questi gruppi o sistemi, si uniscono ad un punto culminante, detto percib il nodo del sistema. Si veggano le osservazioni e riflessioni su questo importante articolo di Geografia fisica riferite nel Precis de la geographic imn>erselle , torn. 2, lib. 40 del signor Malte-Brun, come ancora il rapporto del signor Barone de Ferussac sopra il concorso del 1825 al premio per la soluzione di alcuni quesiti proposti dalla Societa parigina di geografia e relativi alle montagne d' Europa. 278 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. § 20." Riflessioni sidle diverse ipotesi fatte per ispkgare I' originc deUe montagne primitive. Parmi die le altre ipotesi pi-oposte per ispiegare la prima origine dellc montagne composte cli rocce priniordiali soggiaciano a difficolta maggiori. Vorremo noi attribiiirle all' azione de'volcani, come pare clie fosse r idea di Lazaro Moro , di Pallas e di alcuni altri ? Credo die nell'epoca priniitiva, come diro in breve, i volcani noii avessero co- minciato ad agire , ed inoltre le montagne composte di rocce appar- tenenti a quell' epoca prescntano una certa regolarita di struttura die non e facile il conciliarla con quegli sconvolgimenti die risultano dalle azioni volcaniche conosciute. Vorremo piuttosto considerare queste montagne primordiali come tanti cristalli colossali? Questa ipotesi molto favorita dal dotto La Metlierie ha certo un bell' aspetto , poiche anche nelle cristallizzazioni ordinarie de' nostri laboratorj veggiamo talvolta alcuiie serie di cristalli partire dagli angoli o spigoli di un cristallo analogo sovente piu graude, in guisa die formano intorno ad esso in diverse direzioni un sistema analogo di cristallizzazione pro- dotto dalla stessa polarita cristallifica. Conservando ancora 1' idea della cristallizzazione, gli strati die, se non sempre, almeno sovente si ri- conoscono nelle montagne primordiali, si possono considerare come le lamine die coUa loro sovrapposizione compongono i cristalli, ne sarebbe necessario il ricorrere a cataclismi e rovesciamenti posteriori per ispie- gare alcune loro posizioni, come verticale, inclinata, ecc. Ma se vi sono de' punti d'analogia, parmi die ve ne siano ancora di quelli die di- mostrino una struttura affatto diversa; per esempio ilfii sembra difficile il combinare la regolarita nejrli angoli d' iiicidenza di una faccia con r altra contigua die si richiede nelle cristallizzazioni , con la disposi- zione degli strati nelle montagne, i quali secondo le osservazioni dei geologi seguono una direzione parallela a quella del grnppo , o come suol dirsi della catena a cui appartengono. Sembra dunque die in origine ogni sistema di montagne sia stato prodotto dallo sviluppo di una forza diversa da quella di cristallizzazione, e die diretta DI SCIPIONE nilEISLAK. 279 principalmente ad iin punto abbia propagate la sua influenza sulle parti vicine entro alcuni confini , come ho esposto piii niinutamente nel § 386 clcUe Istituzioni geologiche. La stessa diflicolta sussiste ancora quando si voglia supporre che gli strati terrestri consolidati in una situazione regolare ed orizzontale fossero sollevati e sconvolti da rivo- luzioni accadute posteriormente. Sono persuaso che queste sono state numcrose , estese e molte anche di una gi-ande intensita , ma mi sembra difficile il concepire una o piii rivoluzioni di tale carattere, che il loro effetto si possa combinare con quel parallelismo che si e accennato. Al contrario tutti quelli che hanno occasione di vedere i fenomeni prodotti dallo sviluppo dei gas nelle correnti di lave , il modo col quale i medesimi si fanno strada sollevando e sovcnte rompendo la superficie, fonnandovi una lacerazione, le diramazioni laterali della parte sollevata nel prirao caso , della lacerazione nel secondo , i rap- porti di tali diramazioni colla parte principale da cui sono procedute e dalla quale si veggono partire , le posizioni che prendono le parti sin dove ha potuto giungere 1' intensita dell' azione gasosa , il paral- lelismo finalmente costante tra la direzione generale della massa e quella delle cavita si grandi , come ancora piccole , quelli dico che avranno occasione di vedere questi fenomeni si persuaderanno facil- mente di avere sotto gli occhi una miniatura del modo col quale po- tevano aver origine i sistemi di montagne primitive, in guisa che non debbono fare altro che ridurre ad una grande scala ci6 che la natura pone sotto i loro occhi in uno spazio ristrctto. Mentre pero escludo 1' azione della forza di cristallizzazione o di altra analoga nel determinare le forme delle grandi masse di montagne pri- mitive, non intendo rigettarne 1' influenza nelle loro interne parti, le quali si dovranno riunire secondo le rispettive polarita cristallifiche sino a tanto che si conservera nella massa lo stato di mollczza, puixhe non sopraggiunga qualche circostanza che ne disturbi Y effetto. 28o SULLA. CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. § 2 1." Formazione del mare primidvo , sviluppo de' germi organlci, rocce di transizione. Mentre il raffi-eddamento , qualunquc ne fosse la cagione, si propa- gava nella corteccia del globo , il vapore accjuoso , di cui si e pailato nel § 12.^ dallo stato aeriforme comiiicio a passarc a quello di liquido , iiel cjuale si disciolsero raolte sostanze gasose contenute nell' atmosfera primitiva , ed il fluido stesso raccogliendosi nelle parti piii basse e piu profonde della superficie terrestre comincio a formare il mare, le di cui acque partecipavano alia temperatura medesima della massa del globo, la quale diminuendosi progressivamente , e forse dopo diverse oscillazioni prodotte da circostanze particolari , in fine discese a quel grado pel quale poterono cominciare a svolgersi i germi de' corpi or- ganici. Allora la vitalita comparve sulk superficie del nostro pianeta, ristretta da principio a poche specie ( probabilmente moUuschi e zoofiti), ma che aiido sempre crescendo e propagandosi , cjuanto piii la tempe- ratura divenne favorevole al di lei sviluppo ed alle sue funzioni. £ da notarsi per altro che quelle stesse osservazioni geognostiche, le quali inducono a credere die 1' organizzazione animale abbia cominciato a maiiifestarsi coi zoofiti, molluschi, entrochi, ortoceratiti, ecc, ci fanno pensare ancora che 1' organizzazione vegetale abbia avuto principio dalle piante monocodledoni , come le arundinacee , ecc. , le quali forse , secondo I'espressione del signor Humboldt, sono anteriori agli animali pill antichi. Ma quella diminuzione di temperatura che contribuiva a rendere piu facile la propagazione degli esseri organici , pregiudicava molto alia cristallizzazione della materia brutta, la quale di mano in raano che col raffreddamento si andava consolidando , perdeva quello stato di mobilita ch' era necessario per obbedire all' impulse della po- larita cristallizzante. Le rocce consolidate nel mare per cosi dire pri- mordiale , e che furono le prime a soggiacere all' influenza dell'acqua, cioe le rocce dette di transizione o anche intermedie , hanno dovuto adagiarsi sopra le altre piu antiche consoUdate nel raffreddamento della materia terrestre, hamio partecipato ad alcuni caratteri delle primordial]. DI SCIPIONE DREISLAK. 28 I poiche alia loro formazione vi era concorso non solo il liquido acquoso, ma ben anche il calore dal cjiiale il globo era ancora aniinato : alcune volte presentano la struttura cristallina e la grana minuta saccaroide, e si avvicinano piix all' aspetto delle rocce die diciarno di cmtallizzar- zione che a quello delle rocce die siamo soliti indicare col nome di sedimentarie , poiclic I'acqua resa attiva dal residuo del calore pritnitivo poteva sciogliere in parte le loro terre elementari ed unirle in luia cristallizzazione confusa: non vi mancano del tutto le tracce de'eorpi organic! , ma generaltnente non vi compariscono (*) , ed allorcjnando vi si ravvisano , sembra die appartengano a specie o perdute del tutto, o esistenti solo in climi diversi, poiche la temperatura che aveva gii comiiiciato a diminuirsi non era ancora tale da opporsi alio sviluppo d' alcune specie organiche , le quali esigono una temperatura piii calda di quella che regua dove ora si trovano le prove della loro passata esistenza. Qualora dunque si creda conveniente il conservare la classe delle rocce intermedie, pare che la loro origine si debba assegiiare a quello stato del nostro globo ncl quale la superficie si era in gran parte consolidata, la temperamra della raassa terrestre era molto di- minuita, I'acqua aveva ahneno in gran parte perduto la forma gasosa, ed era passata alio stato di liquido; la vitalita finalmente aveva gia cominciato ad abbellire il nostro pianeta. § 22." Prima apparizione de' volcaru che hanno continuato nelle epoche posteriori. L'epoca conosciuta dai geologi sotto il nome di transizione o iiuer- media pare che fosse quella nella quale ebbero principio le operazioni de'volcani. Mentre il globo era una massa di materia liquida, e molto probabile die daU'interno, come accade in tutte le grandi fusioni di (*) Humboldt nel saggio geognosiico, § aa di Berger) il calcare di transizione i tutto im- Calcare di transizione , riporta raolti esempi di pastato di coacliiglie. £ questa una conferma questa roccia intermedia con concliiglie , ed t di cio clie si dira die non conviene accordare da osservarsi ci6 che dice alia pag. i66jcliein on'' intent fiducia al carattere zoologico. Germania qualche volta (come in Eiffele, ducato Vol. IV. P. Il 36 28a SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC. sostanze eterogenee, sgorgasscro torrenti piii o meno voluniinosi di gas, die trasportad iu alto dalla loro minore gravita specifica, nel loro passaggio avraniio formato delle separazioni di continuita nelle parti della niassa anoor liquitla , ma queste ccdendo al proprio peso ed attesa la loro mobilita , saranno ricadute ben presto sopra loro stesse , e le parti liquide dell' interuo trasportate fuori dalla violeiiza dei gas si saranno rimescolate coUe esterne dotate della stessa liquidita. Quando , cominciato il raffreddamento , la superficie dallo stato di liquidita passo a quello di mollezza, avra potuto accadere cio che si e detto nei §§ 19.° e 20."^; ma se era gia raffreddata, e per conseguenza consolidata, sani stata rotta e lacerata dairimpulso e dalla dilatazione di qualche parte dell' interna massa ancora liquida : le tracce della lacerazione saranno divenute permanenti sino a che non furono scancellate da combiiiazioni posteriori , la sostanza fluida interna si sara diffusa sopra la superficie gia consolidata, ma non avra potuto identificarsi con essa, raffreddaiidosi non solo in diverse epoclie, ma ben anche in circostanze diverse: in una pai'ola gli effetti prodotti dai rigonfiamenti delle parti interne ancora fuse sono stati raodificati dall' intensita ed energia dei gas sviluppati , come ancora dal grado di resistenza che poteva opporre la massa che dovevano traversare in ragione della sua grossezza e dcUo stato di liquidita o di mollezza o di consolidazione. Tra le com- binazioni possibili non dobbiamo dimenticare quella che talvolta lo sforzo de' fluidi elastici , non potendo vincere interamente la resistenza della massa sovrapposta, avra dovuto limitarsi a soUevarla, e che tale innalzamento si sara esteso a tutte le parti che si trovavano entro la sfera d' attivita della corrente gasosa, avuto pero luguardo alia loro maggiore o minore omogeneita, maggiore o minore distanza dalla di- rezione principale della corrente gasosa ed alle altre circostanze che possono influire in questo fenomeno. Dopo che i volcani hanno cominciato a manifestarsi sulla superficie del globo, le loro operazioni sono state sempre, come lo sono ancora al presente, ora piii, ora meno frequenti non solo nei grandi conti- nenti, ma nel seno ben anche del mare, ora in mi puuto ed ora in uii altro, sovente rinnovandosi nello stesso luogo, e perci6 noii esitai DI SCIPIONE BREISLAK. 283 punto ad asserire nel § 584 tle'le htituzioni geologiche clie i volcaiii appartenp;ono a tuttc le eta del iiostro fi,lobo, posteriori alia consolida- zione della sua superficie, opinioiie sostenuta ancora dal sig. Baroiie di Iluinljoldt, il quale nella pag. 822 del Saggio geognostico, ecc. ha as- serito die il luoco de'volcani ha agito in tutte le epoche dopo \a prima ossidazione della crosta del gloho a trai>erso le rocce di transizione , i terreni secondarj e terziarj. Mi si permetta il prendere questa occasionc per ri- spondere ad una critica die sovente mi e stata fatta, cioe di avere attribuito ai volcani I'origine di tutte le rocce che compongono la su- perficie terrestre, benche abbia scritto diiaramente nel § 619 ddle htituzioni geologiche: « i volcani talora lianno potuto contribuire a » cambiare lo stato di cpialche parte della superficie della tciTa, ma non » si dee attribuire pcrcio ad essi un' influenza gencrale suUo stato at- » tuale del globo. » Se si tratta della presente configiirazione della sua superficie considerata in grande, e prescindendo da combinazioni locali, credo ch'essa dipenda da cagioni molto piii efficaci ed energiclie di quelle che conosciamo neU'ordine attuale di cose e che possiamo conce- pire in qualclie stato del pianeta diverso dal presente ( V. §§ 1 9° e 20.°). Le operazioni volcaniche non potevano produrre effetti sensibili se non dopo la consolidazione della crosta della terra. Per qiiello poi die ri- sguarda le rocce, se si tratta di quelle che diconsi di cristallizzazione, come granitose, porfiritiche, sieniticlie, ecc, se la loro giacitura ad evidenza le esclude dai teiTeni primitivi, le considero come volcaniche; dove poi le circostanze geognostiche non ne fissano con certezza il posto, non le dlro volcaniche, ma bensi pirogene ; poiche se niai appartenessero al periodo primordiale , avranno avuto origine non gia da materie fuse ed eruttate da volcani, ma da sostanze cristaUizzate nel passaggio della superficie del nostro pianeta dallo stato generale di fluidita ignea a quello di consolidazione: qualora poi si considerino le alti-e rocce alle quali snol darsi il nome di sedimentarie, non ho giammai escluso 1' in- fluenza dell'acqua e la cooperazione dell' antico mare, benche i material i di aicune abbiano potuto essere soraministrati da volcani. Parmi dunque assai probabile che le rocce dette di cristaUizzazione, quando occupano uno spazio di qualche estensione, e non sono ristrette a c^epoiiti locaL, 284 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. iiella loro origine abbiano partecipato alia liquidkJl ignea, e che il loro stato primitivo fosse cjuello di fusione. Se appartengono all'epoca pri- niordiale , la loro fluidita era una coiiseguenza della fluidita generale del globo; se poi si rifcriscono a taluna delle epoche posteriori, allora con- sidero la loro fluidita come I'efFetto di qualche operazione volcanica, beiiche non sia talora possibile il vederne le tracce. Le osservazioni suUa giacitiua e sopra i rapporti coUe altre rocce coesistenti sono quelle che poti-anno decidere le question! nei diversi casi die potranno pre- sentarsi , giacche sino ad ora 1' orittognosia non somministra un sicuro carattere distinto : per altro vi e luogo a sperare che i cliimici non tarderanno molto a trovare qualche criterio per sepax'are i prodotti della fusione primitiva dai prodotti della fusione volcanica. I primi si sono consolidati sotto una pressione enorme (V. § 12."), la quale ha dovuto raodificare le affinita rcciproche de'loro element!, pressione alia quale non sono stati esposti i second!, e che per conseguenza presen- teranno gli stess! fenomeni de'nostri laboratorj e delle nostre operazioni metallurgiche. Non e dunque improbabile che un diligente esame di questa diversa circostanza, o qualche altra strada che la loro sagacita sapra trovare , conduca alia soluzione di un problema di cui si e gia segnalata I'importanza e conosciuta 1' influenza nelle ricerche geogoni- che (V. Aiinall di chimica e ell fisica di Parig! , tom. XL, pag. 872 ). S 23.*" Progressi del rajjreddamento del globo e suoi effetti, Dopo che si era dato principio al raffreddamento della massa terrestre, il medesimo , prescindendo da qualche circostanza particolare , sempre ando progredendo con raolta rapicUta da principio (V. § i3.°), di poi con lentezza ; la temperatura che si rendeva piii mite , diveniva piu favorevole alia propagazione degli esseri organic!, de'quali alcune specie si modificarono, adattandosi a! cambiamenti della temperatura; altre nuove se ne svilupparono , ed altre se ne distrussero ; ed e da osservarsi che fjuantunque tra i corpi organici marini che conosciamo essere in vita non si trovino alcune specie analoghe a quelle che si rinvengono fossil!, e che percio si credono distrutte, cio non ostante pare che il nuraero I DI SCIPIONE BREISLAK. 285 de'gencri e delle specie dcgli attualmente viventi corpi marini sia mag- giore di qiicllo clie e stato nclle cpoche preccdenti ( veggasi reccelleiite opera del signer Dc France, Tableau des corps organises fussiles). A questi diversi gradi di una temperatura senipre decrescente appartcngono le rocce dette secondarie, e nelle cpiali sono cosi frequenti le tracce dei corpi organici. Ma si dee riflettere che se abbianio attrihuito il raf- freddamento iniziale del globo al calorico libero divonuto latente nelle diverse combinazioni cliiniiche, non s' intende d'applicare in tutta la sua estensione la stessa idea alle diniiiiuzioni successive di temperatura, quando, prodotta I'acqua, formata ratniosfera, cominciata I'azione dei venti , divenuta sensibile la differenza de' clinii , sviluppata 1' organiz- zazione animale e vegetale, e cambiate molt' altre circostanze, si die principio ad un nuovo ordine di cose, nel quale infinite combinazioni e decomposizioni chimiclie somministrano tutti i niezzi che si vogliono per consumare la dose di calorico die rimaneva, e che probabilmente rimane ancora nel globo dopo la prima consolidazione della sua crosta (V. § 1 3.°). Fra questi mezzi e probabile che continui ancora ad esservi quello delle formazioni gasose, giacche un sommo naturalista dcUa nostra eta ha gia estcrnato I'idea che forse un giorno le aurore bo- reali ed australi avranno luogo tra le eruzioni de' gas contenuti nel- I'interno del nostro pianeta (V. la ]\Iemoria del sig. Barone di Hum- boldt su la struttiura e gli effetti de'volcani, colle riilessioni del sig. Malte-Brun inserita ne^JVuovi annali de'viaggi, aprile iSaS). La super- ficie terrestre gia consolidata presenta al certo una resistenza all'uscita libera de' fluidi aeriformi che procedono daU'interno, 1' elasticita dei quali potra limitarsi il piu sovente a produrre de' terremoti, ma h molto probabile che in qualche luogo possa ancora vincere ogni ostacolo. Forse che nella direzione dei poli la mmore massa, atteso lo schiac- ciamento del pianeta , presenta ancora una resistenza minora ? § 24.*' Costituzione Jisica del mare ptimordiale e suo letto. Trattando delle acque dell'antico Oceano nel quale ebbero luogo le formazioni intermedie e secondarie, sino ad ora si sono considerati 286 SULLA. CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. principalmente i diversi gradi di temperatura , ma nella costituzione fisica di quel mare si debbono coiitcraplare alcuiie altre circostauze. La prima b la presenza di molte sostanze chimiche, le quali vi erano disciolte, poiche tra i gas die componevano I'atmosfera (§ i5.°), tutti qucUi die crano solubili nel vapore acquoso dovettero riraanere unid alle acque die, separandosi dall' atmosfcra coUa quale erano unite nello stato gasoso, formarono I'Occano primitivo, e combiiiarsi quindi con le recce prodotte in csso ed agli dementi ddle quali avevano una maggiore afiinita. La seconda, il violento e continuo moto della sua massa. Se nel presente ordinario stato del globo il mare e soggetto a forti commozioni prodotte da cagioni perturbatrici , alcune regolari, altre accidcntali , queste conibinazioni dovevano essere ben piu fre- quenti nei prmii periodi della sua esistenza, quando le sue acque erano animate ancora da un calore intenso, quando non era cessato sotto il suo fondo lo sviluppo dei gas, e I'atmosfera sconvolta dall' elettricita e dal moto cU mtte quelle sostanze che o si separavano da essa, o per mezzo di nnove corabinazioni si forraavano nel suo seno, comu- nicava le sue agitazioni alia massa ddle acque. Un'altra difFerenza tra Tantico ed il presente mare e quella del suo letto. Combinando le osservazioni che naturalisti assai distinti lianno fatto nelle montagne piu alte de' due continenti , possiamo considerare come uno de' feno- meni meglio verificati nella geologia I'esistenza de' corpi marini fossili neir altezza di 12 in 1 3 mila piedi sopra il livello attuale del mare , ci6 die lia dato origine all'opinione generalmente ricevuta che il mare una volta abbia coperto il globo fino a qudl'altezza, e die di poi sia disceso nel letto che occupa attualmente: ma ammettendo questa ipo- tesi che ho seguito ancor io ( V. cap. 91 e 92 delle Istkuzioni geol. ), s'incontrano delle difficolta che obbligano a ricorrere ad altre ipotesi, le quali rendono sempre piu complicata la soluzione del probleraa. § 2-5.° Ipotesi de sollevamenti. Lo stesso fenomeno geologico per altro si pu6 spiegare, ammet- tendo il sollevamento delle montagne dal fondo del mare, ipotesi che DI SCIPIONE BUEISLAK. 287 adottata da mold aiuiclii filosofi (vcggasi il tonio 5.^ della Teoria clella terra di Lametherie , cdizione seconda) , ripiodotta cd illustruta da Hutton e da Hall , ha ricevuto un nuovo grado di probabilita e molta estensione dopo le belle ed origiiiali osservazioni fatte uel Tirolo rae- ridiouale dall'illustre ed indefesso signor Barone Leopoldo De Buch, dalle quali risulta clie i porfidi pirossenici in alcune contrade si rav- visano sollevati dairintcrno, « facendosi strada in mezzo a banclii di » dolomia smossi dalla loro situazione originaria, e soUevando gli stiati » di gre rosso e di pietra calcarea conchigliare, die si veggono in » una posizione cosi dirupata, e nello stesso tempo in altezze cosi » diverse die non sarebbe possibile il ridurre tali porzioni separate » ad un livello generale. » Questo celebre gcologo estende le sue con- getture fondate sopra alcune osservazioni positive alia catena delle alpi calcarie, e ne attiibuisce rdevazione alia formazione del porfido pi- rossenico ( si veggano le sue lettere scritte, ima al signor De Pfeundler in data del 10 maggio 1822, e I'altra al signor Barone di Humboldt del 4 febbrajo 1823, pubblicate ambedue in Parigi nel 1826 dalla stamperia Feugueray ). Tale dottrina in alcune contrade presenta i caratteri di una somma probabilita, ed i fenomeni riferiti da un os- servatore cosi esperto, come De Bucli, sono tali die obbligano a ri- conoscere i sollevaniend in diversi luoglii del Tirolo meridionale ; ci6 non ostante parmi die questa ipotesi non si debba generalizzare in modo da dover escludere la prima, cioe 1' abbassamento del livello del mare. Sono inclinato a- pensare che anclie su questo articolo vi sia luogo ad una transazione, e che se alcune parti del globo sono state sconvolte da sollevamenti , altre abbiano cessato di essere inon- date dal mare pei cambiamenti accaduti nella situazione o uell' esten- sione del suo letto, il quale se per alcune combinazioni in qualche luogo e divenuto piu profondo, si dove ristringere in una superficie mhiore, e dove per altre combinazioni diverse ha acquistato mia su- perficie maggiore, ha perduto in proporzione nella profondita. Nei capitoli citati nel paragrafo precedente sono accennate alcune di queste combinazioni, delle quali con molta probabilita possiamo riconoscere le tracce. l\ signor De Buch applica il principio del solkvamento alia /' 288 SULLA CORRISPONDENZA. DELLE IPOTESI ecc. catena delle alpi calcarie, e ne attribuisce la causa al porfido piros- senico, di ciii con sorama diligenza e fatica ha seguito le tracce e riconosciuto la presenza ed i fenomeni geognostici in molti punti alia base della medesinia catena calcai'ea. £ da notarsi poi la frase di cui egli si serve nel Hire quest' applicazione , dicendo nella pag. q : « Sono » giii molti anni clie io non dubito che la catena delle alpi, alnieno » quella delle alpi calcarie, non debba la sua elevazione alia forniazione » pirossenica » , parole le quali indicano ch'egli in forza delle sue osservazioni era convinto di cio che asseriva relativamente alle alpi calcarie, ma che non aveva eguali prove per le montagne piu interne del sistema delle alpi, cioe per quelle montagne die sianio soliti chia- mare primordiali. II modo col quale nel § 20.° si e detto di poterne concepire I'origine e identico al principio Ae sollev amend che ricliia- mano sempre I'idea della fluidita, nella quale possiamo avere rigon- fiamenti atti a produrre effetti proporzionati alle masse fluide: trattan- dosi poi di terreni primitivi, parmi che si debba escludere F influenza di qualuncjue roccia appartenente alia formazione pirossenica, la quale sino ad era sembra non aver luogo nei medesirai. Per altro o le mon- tagne secondarie siano restate scoperte perche il livello del mare siasi abbassato, o perche le medesime siano state sollevate e portate fuori dell'acqua da una forza impellente, e che si sviluppava sotto la loro base , sara sempre vero che la loro origine e stata nel seno del mai'e primitivo, il quale, o si consideri la natura delle sue acque o I'altezza del suo livello, pare che fosse molto diverso dall'attuale. § 26.° Camhiamend rapidi nel letto del mare e progressivi nella sua natura. Qualunque sia I'ipotesi che si voglia adottare nella spiegazione dei diversi fenomeni geologici, cioe o I'ipotesi de' sollevamend, o quella delle variazioni nel letto del mare , ambedue suppongono rivoluzioni e cataclismi piii o meno grandi, giacche al presente sembra abba- stanza confutata I'opinione di un trasporto successivo del mare da una parte all'altra della superficie terrestre prodotto da una cagione lenta e progressiva, quale sarebbe stata quella del cambiamento nella DI SCIPIONE BREISLAK. 289 poslzione deH'asse del globo. Pcrci6 nel cap. 91, 1. 6 delle ht'uuzionl geologiclw ho asserito die il Meditcrraneo e rAdriatico sono discesi dalla cima delle alpi ncl letto che occupano al presente in diverse epoche e come per grctdiiu: ed alia stessa opinioiie veggo iuclinato il distinto geologo Boue, giacche nel suo Saggio geologico sidla Scozia alia pag. 462 fa nienzione deirabbassamento graduato o piuttosto a scosse del mare. Ma lo stesso non si dee dire delle variazioni nella costituzione fisica e nella namra delle acque deirantico Oceano. Nel § 21.° si e detto che queste dovevano partecipare alia temperamra die il globo aveva in quei primi period! della sua consolidazione e contenere raolti priiicipj chimici ed i risultati delle loro combinazioni formate nel seno dell'at- mosfera primitiva e solubili nell'acqua ch'era ancora nella forma va- porosa. Ora il passaggio del mare da quello stato al presente pare che sia accadato con una certa se non regolarita, almeno progressiva diminuzione. La temperatura ha potuto abbassarsi con taluno di quei mezzi che si sono indicati nel § 24.°, ed una gran parte de' principj chimici c delle loro combinazioni hanno pomto formare nuovi cora- posti (V. § 25.°). Che il cambiamento nella natura e costituzione fisica delle acc[ue del mare sia stato lento e successivo, parmi poterlo de- durre da diverse considerazioni. Il celebre Cuvier nella terza edizione francese del suo Discorso sopra le rivohizioni della superficie del globo, alia pag. i5 parlando degli strati pietrosi format! nell'antico mare, delle conchiglie che vi furono inviluppate e delle variazioni nella natura del liquido, soggiunge: « le conchiglie dcgli strati antichi hanno » forme che sono proprie ad esse e che spariscono gradatamente .... » nella natura animale vi e stata una successione di variazioni occa- » sionate da quelle del liquido nel quale gli animali vivevano, o al- » meno corrispoudenti ad esse, e tali variazioni hanno condotto a » gradi le classi degli animali accpatici al loro stato attuale. » L pos- sibile, come si dira di poi, che qualche specie torni a coraparire di nuovo, ma oltre che poche eccezioni non pregiudicano alia generalitu della regola, gli esempi che si potrebbero addurre piuttosto sareb- bero favorevoli al nostro assunto, poiche se vi sono delle specie, i germi delle quali hanno potuto conservarsi e riprodursi resistendo a Vol. IV. P. II. 37 290 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. tutti i cambiamenti del liquido nel quale erano destinate a svihip- parsi ed a vivere, ci6 farebbe pensare die questi cambiamenti non sono stati molto rapidi e violenti. L'altra considerazione risulta dalla sonmia difficolta clie incontrano i geognosti quando vogliono distribuire secondo Tordine di antichitu le rocce che sovente si legano tra lox'o con passaggi cosi insensibili die non si puo stabilire una linea di de- marcazione, e tanto le sottoposte qiianto le soprapposte sembrano formate per cosi dire di un solo getto. Sono frequenti i casi nei quali si provano tali ostacoli non solo per distinguere le diverse formazioni appartenenti ad una stessa delle grandi classi, ma ancora le classi medesime, come si avra occasione di esporre. Questa considerazione e connessa con la precedente ; poiche in generale si puo dire die le medesime specie di animali fossili si trovano negli strati di rocce analoghe. Da tutto ci6 parmi poter concludere con qualdie fonda- mento die le variazioni accadute nella temperatura e nella costituzione fisica del mare primitivo lianno aviito un carattere diverso da quello die pare dovessero avere Ic variazioni del suo livello e del suo letto, poiche se queste molto probabilmente erano prodotte ed accompagnate da rivoluzioni e da cataclismi , le prime accadevano con una certa progressione e lentezza. § 27.° II mare presente non forma piu strati solidi. Allorche, trascorsi questi cambiamenti, il mare giunse al presente state, le sue acque perderono quella facolta che una volta possedevano di forraare quegli strati solidi e compatti die non veggiamo prodursi nel suo stato presente. Le osservazioni fatte da Olivi e da Fortis sul fondo dell'Adriatico , quelle di Lord Mulgrave nel suo viaggio al polo Nord e di altri naturalisti che si sono occupati di questo genere di ricerdie in moke parti dell' Oceano concorrono a provare, come e stato scritto dai due distinti geologi Cuvier e Brongniart (V. Descri- zione gcologica de' contorni di Parigi, ediz. del 1822, pag. 38), die da due mila anni a questa parte il fondo de' mari, se si eccettuino i banchi che sono opera de' vermi raarini, e quelle masse pietrose che DI SCIPIONE BREISLAK. 29 1 possono formarsi in qualclie luogo per la presenza accideiitale di un ossido metallico, non e stato coperto da alcuno strato solido. £1 dun- que variata molto la costituzione fisica del mare, e le circostanze die si sono esposte parini che siano sufficicnti ad assegnarne la cagione. La temperatura ancora calda del globo e la quaiiiita de' principj clii- mici che abbondavano nelle sue acque potevano dare a quelle stesse acque Tattivita di rendere cocreiui e di consolidare in masse quelle terre che sopravanzate alia cristallizzazione generale ed alia consoli- dazione delle rocce anteriori formavano le parti piix fragili della su- perficie, e che il moto violento delle onde aveva ridotte ad un grado maggiore di attenuazione ed accumulate in alcuni luoglii. II distinto geologo sig. J. Hall, che si e reso celebre per molte belle esperienze in conferma della teoria di Hutton, ha cercato di spiegare la consoli- dazione degli strati delle rocce di aggregazione nelTantico mare, suppo- nendo che il calore del fondo potesse vaporizzare 1' acqua e volatilizzare il rauriato di soda contenuto in essa, e che in tale stato penetrando nei banchi di sabbie, di arene, ecc. facesse le veci di un flusso , il quale rendeva unite quelle sostanze che non avevano alcuna aderenza. Negli Annali di chiniica e fisica di Parigi, torn. 29, maggio 1826 si da una piii minuta esposizione di questa ipotesi, e si accennano le difficolta alle quali soggiace : tra queste non e certo 1' ultima quella che sino ad ora sembra non esserci traccia di sale marino o di alcuno de'suoi elementi nelle rocce di aggregazione. Ignoriarao dunque ancora il metodo col quale la natura ha proceduto in questa opcrazione, pos- siamo pero lusingarci di conoscere che poteva disporre di due grandi mezzi , cioe del calore e della presenza di molti principj chiraici. Non si perda per altro di vista che menfre nel mare primitivo si formavano le rocce e le montagne secondarie , continue 1' azione del volcani che gia aveva cominciato a manifestarsi ( V. § 22.°), e se sopra la corteccia primitivamente consolidata del globo si erano gia formate altre rocce o intermedie o secondarie prima che succedessero le eru- zioni volcaniche , queste potranno presentare diversi fenomeni non solo negli sconvolgimenti della superficie per la quale hanuo dovuto aprirsi un passaggio , ma ancora nelle modificazioni delle vicine rocce 29a SULLA CORRISPONDENZA DELLE EPOTESI ecc. preesistenti, e coUe quali i loro prodotti si sono posti in contatto. Potremo dunque avere rocce volcaniche nei terreni di transizioue e secondarj, e siccome il loro primiero stato fu cjuello di fluidita ignea , cosi i loro caratteri si av\acineraniio piii a quelli delle rocce di cristallizzazione, quali furono le priinordiali , che a quelU delle rocce sedimentarie , quali soao state generalmeiite le altre rocce piu recenti. § 28.° Difficokd per fissure i confini della transizione. La classificazione geognostica , corrispondente all' ipotesi geogonica esposta sino ad ora , esige die nella consolidazione della superficie terrestre si amraettano tre diverse epoche, alia durata delle quali 11 on possiamo applicare alcuna delle misure conosciute del tempo ; ma se nessuno conti-asta agli astronomi la liberta di disporre dello spazio e del tempo, perche si vorra negare ai geologi la liberta di disporre solo di uno di questi due elementi? La prima piu remota epoca fu qucUa nella quale si formarono le rocce primordiali, e questa fini allorche cominciando a comparire la vitalita o animale o vegetale, si die principio all' altra denominata di transizione o intermedia. Sembra die lion possa cadere alcun dubbio sopra il carattere che costituisce quest' epoca diversa dalla precedente e piu recente della medesima , ma quando si voiTa fame uso nelle osservazioni , sovente accadra il caso di trovarsi nell' incertezza, poiclie avendosi in vista le sole tracce deir organizzazione , e frequente il caso che si trovino grandi estensioni senza alcun vestigio di corpo organico, e die ci6 non ostante appar- tengano a terreni anclie piii recenti della transizione. Un' altra diffi- colta spesso nasce da cio che si e detto nel § 22.°, cioe che nell' e- poca intermedia cominciarono a comparire i volcani, ed ebbero la prima origine le loro rocce : 1' intervento di queste , che sovente non hanno caratteri evidenti del loro originario stato di fluidita , ed al contrario presentano 1' aspetto e la composizione delle rocce primordiali, forma dell' imbarazzo ; cio che forse ha fatto dire al signor Barone di Humboldt, pag. loi del Saggio geognostico ecc, essere piii facile il fissare i limiti de' terreni intermedj verso I'alto, cioe dove cominciano DI SCmONE BREISLAK. 298 i terrcni secondarj, die verso il basso, dove finiscono i terreni pri- mitivi. Ma se banchi di pietra calcarea ncra con ortoceratiti in rjxialche contrada sono sottoposd o legati a bandii di i-occe di struttura grani- tosa , parmi che non per qiiesto si debba assegnare ad anibidue lo stesso modo di formazione. Mentre nelle acque deU'antico Occano si produceva il calcarco, o anche dopo la sua formazione poteva aver liiogo cjualche operazionc volcanica , per la quale sorgesse dal fondo del mare una roccia orittognosticanientc simile a taluna delle primor- diali , alia classe delle quali per altro non si puo riferire attesa la prossimita a quella specie di calcareo conchigliare sulla quale si adagi6, o colla quale si pose in contatto. Ma supponiamo che il concorso di qualclie circostanza , come sarebbe la presenza di rocce framraentarie, faccia conoscere con fondamento die dal terreno primordialc si e passato air intermedio , quale sara il fine di questo , cioe dove termi- neranno le rocce della classe di transizione , ed avranno principio quelle della classe detta secondaria ? Qui 1' imbarazzo non e minore : 1' incer- tezza che si e detto esservi talora nel fissare il principio della transi- zione, si rinnova anche qnando se ne vuole stabilire il fine: le rocce sovente si modificano le une nelle altre con passaggi quasi inseiisibili, in guisa die non e possibile il trovare una linea costante di demar- cazione, e (come e stato gia asserito da altri geologi ) una volta che siamo entrati in questo periodo di transizione, la successione e tale die non sappiamo piu dove fermarci sino alia superficie, in guisa che s'incontrano delle rocce le quali oscillano, per cosi dire, tra queste due classi , e sovente i geologi piu esperti non sono d' accordo , se debbano riferirsi all'epoca intermedia o a quella delle rocce seconda- rie. Siccome questo imbarazzo dipende il piii delle volte dal non po- ter determinare la vera posizione e giacitura delle rocce, cosi si sono ricercati altri mezzi onde supplire a tale difetto, ed i geologi sono ricorsi a quei medesimi caratteri de' quali si erano ser\ iti per ista- bilire le classi primarie con quelle modificazioni che richiedeva il nuovo problema. 294 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. § 29.° La stratificazione non somiruiiistra un carattere certo per disdnguere le rocce cli transizione dalle secondarie. Alcuni fissarono la loro attenzione sulla stratificazione, ed avendo considerato come secondai'ie le rocce che in inia grande cstensione presentano strati presso a poco orizzontali , coUocarono nel period© di transizione le altre nelle quali non si ravvisa alcuna stratificazione, o se vi si veggono strati, questi sono o verticali o inclinati, supponendo per altro che per la giacitura e loro connessione con altre fossero state di giu escluse dalla classe delle primordiali. Tra i geologi che hanno dato maggior forza ed estensione a cjuesto carattere della stratificazione orizzontale, considerandolo come distintivo ti-a le rocce di transizione e le secondarie, si e segiialato il dotto Oraalius d' Halloy in una Me- moria assai interessante sul Colle di Tenda e sopra i terreiii intermedj (V. Ciomale delle miniere di Parigi, settembre 1810); ma parecchie os- servazioni hanno dimostrato che questa regola e soggetta a molte ec- cezioni , e che se in alcuni casi 1' inclinazione degli strati cresce quanto e piii antica la formazione alia cpiale appartiene una roccia, sono fre- quent! ancora le combinazioni nelle quali si trovano strati quasi oriz- zontali in mezzo alle rocce riputate le piu antiche, e spesso veggiamo in tale posizione i gneis ed i gi*aniti. Al contrario non di raro tro- viamo rocce di terreni certamente secondarj e che non hanno alcuna stratificazione distinta. Tale e quel calcareo descritto dal signor Boue nella sua bella Memoria sopra i terreni secondarj del rovescio settentrionale delle alpi della Gerniania (V. Annali delle miniere, torn. 9, anno 1824), che da Escher e da Uttinger era stato chiamato calcario delle alte mon- tagne; da altri, come da Karsten, Freiesleben, Humboldt, De Buch e Keferstein, e stato denominato calcario alpino, e nel quale manca ogni iiidizio di vera stratificazione , presentando solo molte fenditure che al primo aspetto illudono e sembrano separazioni di strati , mentre sono prodotte o dal ritiro della massa nella sua prima consolidazione, o dal lento , ma non interrotto progresso della decomposizione. Di un calcario analogo a questo e composta in gran parte la catena di monti DI SCIPIONE BREISLAK. 296 die dal lago Maggiore si propagano a quello tli Como , passando al nord di Varcse e tagliando il lago di Lugano. Noii dobbiamo poi di- menticare i rovescianienti che possono essere accadiiti in alcune parti del globo o per terreraod o per altre violente cagioni, e che avendo cambiato la situazione origiiiaria delle rocce, possono. aver data una posizione orizzontale a strati che prima erano o verticali o inclinati. £ ben vero per altro che tali fcnomeni, circoscritti ad alcune localitii, non hanno quel grado di estensione che si ricliiede per costituire una formazione. § So.** Incertezza de'caratteri zoologici Altri geologi per fissare con minore incertezza il confine tra la transizione ed il secondario riprodussero e diedero molto sviluppo al principio proclamato da Listero, sono piu di i So aniii , che ogni roccia e caratterizzata da conchiglie fossili differenti, e che molte sono spe- cificamente diverse da quelle del niondo attuale. Nelle rocce di tran- sizione si comincia a trovare le loro tracce, che divengono molto piu copiose nelle formazioni secondarie, e cio che e piii notabile, alcune specie pare che siano caratteristiche solo della transizione , in guisa che conviene ammettere che la costituzione fisica di quell' antico Oceano e la teniperatura del globo in quell' epoca abbiano favorite lo sviluppo di alcuni corpi organici , i quali di poi non poterono accomodarsi a circostanze diverse. Parecchie osservazioni favoriscono questa regola, che per altro non e senza eccezioni; poiche il ccl. Schlotteim, che moltissimo si e occupato di tal genere di ricerche , cita il belen- nite penicellato nel calcare di transizione , ed in cpiello detto jurassico , che appartiene ad una delle piu recenti epoche delle formazioni se- condarie. Inoltre quando si tratta di far uso di tale criterio , pur troppo sono frequenti le combinazioni che imbarazzano i geologi piii esercitati. Non si vorra negare ti-a questi un posto distinto al signer Brongniart; e cio non ostante nella sua interessante Memoria sulla giackura del serpentino , dope di avere descritto le rocce che dalla citta di Como si estendono sino a Nobiallo sulla riva occidentale del 296 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. lago, conclude con questa riflessione : c< ecco un terreno il quale pel" » mold geologi presenta una gran parte de' caratteri die si atlrihuiscouo » ai terreni di transizione, e sc si aggiunga che presso la Cadeuabbia » si ti'ovano de'punti di zinco solforato e delle madrepore, come » nel calcario di Namur e di Bristol, sarebbesi quasi compita I'umone » de' caratteri del calcario di transizione. ]\Ia se dall' altro canto si os- » servi che questo medesirao teri'eno racchiude un numero ben grande » di conchiglie fossili, come ammoniti e specialraente turbini, e delle » bivalve che somigliano alle isocarditi, conchiglie tutte malissimo con- » servate per essere deterrainabili , che non vi si veggono ne entro- » chi, ne ammoniti, nc ortoceratiti , molti geologi non vorranno piii » amuietterlo negli antichi terreni, i quali secondo essi non presentano » alcuno de' corpi organici nominati. » Sino ad ora dunque manca alia geologia un carattere col quale si possa stabilire un confine certo e facilmente riconoscibile tra il periodo di transizione ed il secondario , e separare le rocce che si debbono riferire a queste dvie classi : dal che ne dee seguire che quando il geologo vorra procedere a tale se- parazione, sovente si trovera abbandonato ad una incertezza dispiace- vole. Questa connessione de'teri-eni di transizione coi secondarj per mezzo di passaggi, tra i quali non e possibile lo stabilire una linea fissa di demarcazione , e un fatto che si connette col modo col quale abbiamo supposto il raffreddamento progressivo del globo. Possiamo immaginare una scala e concepire in essa un punto, nel quale I'acqua, abbandonata la forma gasosa, passo alio stato di liquido, ed un altro, nel quale comincio a comparire la vitalita (§ 21°.); ma se dopo accaduti nel nostro pianeta questi due grandi fenomeni che nella nostra ipotesi diedero principio al periodo di transizione ( § 2 1 .°) vorremo continuare la scala fino alia temperatura presente rappresentata dallo zero, non e possibile che i punti intermedj, i quali dovrebbero distinguere i diversi gradi di raffreddamento, abbiano avuto corso regolare e progressivo, ma saranno stati soggetti a diverse irregolarita per 1' influenza di cir- costanze locali e cU altre cagioni che si esporranno secondo che cadra in acconcio. DI SCIPIONE BREISLAK. 297 §31." Suddivisione delle tre epoche in d'wersi periodi , e diffkolcd di talc suddivisione nclla i.* epoca. £. nccessario poi I'osservare che conscrvando la classificazione csposta e riducendo ad essa le diverse rocce conosciute, se quelle classi sup pongono tre diverse epoche di tempo (§ 27°), non e verisimile che le rocce appartcnenti a ciascuna di esse siansi prodotte simultanca- mente, c per cosi dire di un solo getto, ma scmbra piii probabile che vi sia stata una serie successiva di foi'mazioni, in guisa che ogni epoca si debba suddividere in tanti periodi quante sono le formazioni che la compongono. Questo e appunto cjucU'ordine di successione che con tanto impegno si va rmtracciando a forza di osscrvazioni ripetute in diverse parti del globo. Ma questa specie di notomia ( se cosi mi e permcsso di esprimermi ) e molto complicata, cd i suoi risultati nou sono sempre uniforrai. Trattandosi di una quantita di materia cosi grande quale e quella di cui si compone il nostro pianeta, e di un numero inimcnso di circostanze diverse , le quali debbono aver avato luogo nella consolidazione delle sue diverse parti, sembra difficile che queste, soggette ad alcune leggi, abbiano potuto disporsi ncUo stesso modo c coUa stessa uniformita in tutti i punti della sua massa. Ed in vero se si tratti de'terreni primordiali, sono cosi frequenti le alterna- tive che si osservano nelle loro rocce, e cosi mtmerosi i passaggi di una neiraltra senza alcuna visibile interruzione della massa, che molti geologi sostengono nou potersi assegnare un ordine costante di suc- cessione ; opinione che ho seguito ancor io nel cap. 29 delle Istituzioni geologiche , risguardando i cambiamenti di una roccia in im' altra non gia come formazioni di epoche distinte, ma quali combinazio"' acci- dentali di una cristallizzazione piii o mcno confusa, comspondcnte ad un raffrcddamento piii o mcno rcgolare ed a circostanze che non e possibile il determinare. Se il raffrcddamento del globo avesse progre- dito sempre e da per tutto con regolarita, poste tutte le altre circo- stanze eguali, i diversi gradi della cristallizzazione potrebbero corri- spondere alle diverse epoche di quel periodo primitivo e servire in Vol. IV. P. II. 38 298 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. tixialchc modo a contrassegnarle; ma non e possibile die non abbiano avuto luogo molte anonialie dipendenti da parecchie cagioni perturba- trici , come sarebbero i diversi gradi di affinita di alcune sostanze tra loro con il calorico, giacche mia stessa quantita di questo elemento poteva conservare fliiide alcmie parti della massa piii lungamente di altre e disporle ad una cristallizzazione piu regolarc , in conformita della teoria conosciuta della diversa capacitd de' corpi relativamente al calorico ; 2.° dalla diversa compressione che le sostanze , le quali dalle loro affinita erano determinate ad unirsi e che erano poste entro la sfera delle loro attrazioni, dovevano soffrire dal peso della materia sovrapposta , che poteva non essere da per tntto accumulata in masse eguali ; 3.° dal moto irregolare a cui dovevano partecipare molte pai'ti della massa per lo sviluppo de' torrenti gasosi che si separavano dalle raaterie ancora fluide, ecc. Non ardisco dire essere impossibile il ridurre a calcolo 1' influenza di queste ed altre cagioni perturbatrici del corso regolare della cristaUizzazione , ed il determinare la natura delle com- binazioni accidentali; ma parmi assai difficile il poterlo eseguire nello stato attuale delle scienze fisiche e chimiche. Conviene confessare per altro die non mancano parecchie osservazioni , le quali fanno pensare che vi sia stato un ordine generalmente osservato iiella consolidazione di queste rocce di cristallizzazione, benclie tale ordine sia stato alte- rato probabilmente da taluna delle cagioni poc'anzi accennate. Quelli che brameranno conoscere la distribuzione fondata sopra un numero maggiore cU osservazioni per le rocce primordiali o di cristallizzazione, potranno leggere cio che sopra i terreni priraitivi e le loro formazioni e stato scritto dal sig. Barone de Humboldt nel Saggio geognosdco , ecc. § 32.° Difficolta delta saddbisione della seconda epoca, ossia dell' epoca di transizione in diversi periodi. Non mhiore e la difficolta nell' epoca intermedia, iiella quale se al- cuui terreni di transizione presentano una certa successione di forma- zioni che darebbe luogo a distingucre diversi periodi di quell' epoca, ve ne sono altri molti, creduti egualmentc di transizione, nci quali non DI SCIPIONE nnEISLAK. 299 si pu6 ravvisare alcuna Successione regolare. Senza uscire dalla nostra Italia, riferir6 cio che il dotto geologo cli Gottinga sig. Ilausmann ha scritto nella sua dissertazione De Apenn'monim consdtudonc gcognoscica inserita nel vol. V de' Commentarj dcUa Soc. Reale di Gottinga. Dope di avere esposto le osservazioni fatte nella parte settentrionale del- TApennino, ch'egli coUoca nella classe de' terreni di transizione, con- clude con dire : Ex ohseivatuonibus quce inter Apcnninorum saxa transitoria consistimt. fuicusque relatis sequkur, imllani seriern genercdem certam caque constantem esse, qiid judicari possit saxa singula cetadbus diversis formata esse, sed omnem saxorum transuoriorum varwtatem, ad formadonem unam eandemquc pertinere , cujus partes contemporanece sint. Ci6 che Hausmann ha scritto in particolare sull'Apennino corrisponde a quello che Bonnard ha asserito generalmente nel suo Traaato sopra i terreni, ove dice che nei terreni priniordiali e probaliile un ordine generate di formazioni per le rocce che li compongono , ma che quest' ordine non si puo ammettere per la classe intermedia, e tutti i suoi terreni sembrano far parte di una stessa formazione , in quanto che non si puo osser- vare tra loro alcun ordine costante di antcriorita che quasi tutti alter- nano insieme indifferentemente, e quelli che si osservano sottoposti in alcuni luoglii, in altri si mostrano sovrapposti; dal che conclude quel dotto geologo, non essere possibile lo stabilire in questa classe formazioni distinte o specie geognostiche , ma conviene considerare I'intcra classe come una grande famiglia , di cui tutti i merabri sono confusi insieme. Le osservazioni per altro fatte posteriormente da Humboldt si nelle Ande di Quito e del Peril, come nelle montagne di Venezuela e del IMessico, unite a quelle di altre contrade deU'Ungheria, della Svizzera, della Savoja, della Francia, Inghilterra, Norvegia e del Caucaso, fanno pensare clic vi possa essere un ordine di successione anche nelle di- verse formazioni di questo periodo. Merita di essere lettn cio che il sig. Humboldt ha scritto sulle rocce di transizione nel suo Saggio geo- gnostico, dove rende ancora la ragione de'fenomeni che hanno potuto presentare agli sguardi di alcuni geologi I'apparenza di una sola grande famiglia nei terreni intermedj. Veggasi cio che si e deito sopra questa classe nei §§ 7.", 21.", 28.°, 29.° e 3o.° 30O SULLA CORRISPONDENZA. DELLE IPQTESI ecc. § 33.° Difficohd della suddmsione in diversi periodi della terza epoca, ossia deir cpoca della stradficaziom o del secondano. Oi-a passando alia terza epoca , ossia alia classe de' terreni secou- darj , ill questa Ic formazioni diverse sono molto piu numerose e ta- lora si succcdono con uniformita, ma qiiando si vogliono distinguere le loro epoche , s' iiicontrano due ostacoli : il primo e che se 1' ordine di successioue segue cou uniformita, in vece di vedere mia separa- zione u-a le formazioni, si osservano passaggi insensibili di una nel- r altra , e non si puo determinare la linea dove finisce un' cpoca ed inconiincia 1" altra. II sccondo nasce dalla somma ineguaglianza colla quale si sono sviluppate le formazioni secondarie , in guisa che se vi sono delle contrade nelle quali alcune occupano spazj grandissimi , in altre o mancano del tutto , o sono liraitate ad estensioni assai ri- sti-ette. II calcare detto alpino e quello del Giura o giurassico sono duo termini talmente distanti nella serie delle formazioni secondarie , che tra Vcdp'mo, il quale e il piu antico, ed il giurassico, il quale ap- partiene ad un' epoca assai piii recente , lianno avuto luogo altre di- verse formazioni. In fatti in alcuni luoghi si trova 1' arenaria variegata ( gres higarre ) , il calcare conchigliare conosciuto sotto il nome di nmschelkalk , ed il gre bianco da taglio, detto quadcrsandstein : ci6 non ostante due distinti geologi , i sigg. Humboldt e De Buch , iiegli Apen- uini tra Fossombrone, Forli e Foligno hanno osservato il calcare alpino ed il giurassico legati intimamcnte piii di cpjello che si suol ammettere dai geologi (V. Humboldt, Saggio geog. , p. 179). II sig. Boue ancora in una lettera al dottor Webster, della quale si da un estratto nel Qiorncde del sig. Barone di Ferussac nel mese di giugno 1826, asserisce che lieir Apennino non ha veduto principalmente che rocce intermedie antichc e moderne, e calcario del Giura. § 34. Valore che si pud attiihuire cdle impronte de' corpi organizzad , frequcnti ne' terreni stratificad 0 secondarj , per contraddisdnguere I' una dagli cdtri qucsd terreni medesimi. Siccome nelle rocce secondarie sono frequenti le impronte de' corpi organici, cosi molti sperano di trovare qualche sicuro appoggio nelle DI SCIPIONE BREISLAK. 3oi ricerche relative alle loro diverse specie , e sareljbe un IjcU' accfuisio per la geologia se gencralizzandosi la proposizioiie cli Listero (V. § Sc.'^), vi fossero e si trovassero specie caratteristiclie delle diverse forniazioiii. « L' attenzioiie ( dice il sig. Brochant nella sua Menioria inserita negli i) Aruiali delle miruere , t. 2, p. 258 ) die si h portata sopra le con- j) cliiglie ed in generale sopra i frammenti de' corpi orgaiiici fossili , » e la cura che si e posta a dcterminarc piii rigorosamcnte i generi » e le specie hanno aperto una iiuova sorgentc somniamcnte feconda » di osservazioni esatte sopra i terreni secondarj, c vi e luogo a spe- » rare che tali spoglie di animali possano fornire ai geologi carat- » teri sicuri per distinguere questa classe di terreni » , ma pare che tali caratteri non siano ancora determinati , ed il sig. Boue nella sua Meraoria sopra i terreni delle alpi ( Y . ylnnali delle miniere , t. 9, anno 1 824 ) asserisce positivamente che lo stato delle nostra cognizioni nelle petrificazioni e nella storia natiu-ale non ci permette ancora il fondare lo studio geologic© de' terreni secondarj unicamente sopra le loro spo- glie fossili. In fatti, lasciando da parte la considerazione che pur troppo sono frequenti i casi nei quali non possiamo far uso di tale mezzo, attese le grandi estensioni di terreni secondarj che non presentano alcuna traccia di organizzazione, si dee avvertire che per quanto possa essere utile nella classificazione geognostica delle rocce secondarie 1 uso di questo carattere zoologico , non conviene accordare ad esso una fiducia assoluta , poiche , come si esprime il sig. Humboldt , gli stessi tipi di organizzazione si sono ripetuti talora in cpoche diverse. II sig. Sclilotteim gia citato nomina il belennite paxUlosus nel cakare alpino , nel calcare conchigliare ( muschelkcdk ) e nella creta : gli ani- moniti s'incontrano in tutte le formazioni calcarie secondarie, e se la zoologia possedesse una monografia completa di questo aniniaJ<: cosi frequente tra gli abitanti dell' antico Oceano , probaljilniP'J'e si cono- scerebbcro ancora delle specie comuni a calcari di formazioni assai diverse : poiche se i cambiamenti nella costituzione fisica del mare die hanno influito nella diversita delle formazioni si sono eseguiti con molta lentezza, non e difficile che alcunc specie orgauiche a poco a poco siansi motlificate in niodo da potersi adattare alia loro nuova Boa SULL.V CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI CCC. situazione , come lo hanno dimostrato le ingegnose esperienze del sig. Beudant riferite nella Memoria sulla possibiliui di far vivere i mol- luschi flaviatili nelle acque scdse , e i moUuschi manni nelle acque dolci , consklercua sotto il rcyipono della geologia. Si veggano Ic riflcssioni molto interessand die sii questo ardcolo sono state fatte dal sig. Humboldt nel Saggio geognosdco dalla pag. 48 alia pag. 53. § 35." Terreni terziarj. • AUe classi delle quali abbiamo parlato ne e stata aggiunta un' altra, ed e quella de' terreni denominati terziarj, die coraprende le rocce formate e deposte nel mare prima che questo, abbandoiiati i coiitineiiti , si ritirasse nella grande e profonda valle die occupa al presente. Al- lorcho si vuole ammettere uua scconda classe di transizione o intermedia , noil si possono trovare conveiiienti le denominazloni numericlie di secondana e di terziaiia ; ma siccomc i geologi 11011 sono d' accordo sul principio e sopra i coiifini di queste classi , cosi faccio uso de' voca- boli gia conosciuti e generalmente ammessi. Se vogliamo stabilire die il periodo delle formazioni terziarie termini col soggiorno del mare sul continente ora asciutto , quale ne sara stato il principio ? I geo- logi risguardano appartenenti ai terreni terziarj quelle sostanze ter- rose e pietrose die sono sovrapposte , e quindi posteriori alia forma- zione cretosa, la quale e riputata T ultima tra le secondarie, o a qual- che altra equivalerue nelle coiitrade nelle quali noii si trova la forma- zione cretosa , come c il nostro caso in Italia , dove iion essendosi ancora osservata una tale formazione analoga a quella che e stata descritta iu Francia, in Ingliilterra ed in altre molte regioni, si con- siderano come equiualenti i banchi di una pietra calcarea die pei suoi caratteii orittognostici , eccettuato quello della durezza, pei fossili che suole racchiudere e per le situazioni die occupa e molto simile alia creta de' mineralogi. Questa e quella pietra che in Lombardia si dice majolica, nel Vicentino e Padovano scaglia, in altre parti dell' Italia biancone , e la di cui presenza negli Apennini di Foligno c stata osser- vata ancora dal Brocchi (Y. la Conchiologia fossile subapennina, p. 24). DI SCIPIONE BREISLAK. 3o3 Merita dj essere veduto cio chc sopra la scaglia ha scrilto il Mara- schini (*) alia pag. 1 20 del Sagglo geologico sidle formazioni dclle roccc nel Vkentino. II Buckland ancora nella sua Memoria sulLa uruuura geo- gnostica delle alpi inserita nel Ciornale di fisica di Parigi, luglio 1821, considerando la formazione crctosa come la piii recente del suo ccdcare alpino nuoi'o , dice clie iiellc montagne subalpine del Viceiitino, di Ve- rona e di Monsclice la crcta prcndc la forma di un calcare dure , compatto , chc passa dal rosso di mattone ad uii bianco puro , e die contiene arnioni di selce neri. Mentre pero la majolica o vogliamo dire la scaglia, considerandosi , giusta il parcre de' due suddetli geologi , come un equivalente della creta, dovrebbe aver luogo nella scrie delle formazioni secoudarie, il distinto geologo Marzari nella sua leitera alia R. Accademia di Francia asscrisce die nel Padovano presso Barljaraii passa insensibilmente al calcare a cer'ul, e citando 1' autoritii di Fortis e di Da Rio dice che nel Vicentino alterna con il calcare terziario e con il basalte : pare dunque che non sia flssato con precisione il posto della majolica, e se la medesima debba aver luogo tra le secoudarie piii recenti , o nella classe delle rocce terziarie. Ma di questa roccia , molto frequente nella provincia di Como, mi riservo a tratcare pard- colarmente in altra occasione. § 36.° Lign'ui carattcristiche de'tcrreni terziarj. Nei terreni terziarj figurano principalmente i depositi di ligniti , talora con ambra^ di aienarie terziarie {molassc, voce la quale dice il sig. Siuder (•) Nominando questo inio dolto amico, non posso dispeasanni dallo spargcre qualche Core sulla tomba di un uorao die nel pleno vigore della sua eta una niorte inimatura Iia rapito alle scicnze naturali , e specialmente alia gco- logia , alia quale si era consacrato interaoience. L'ultimo suo sci'itto, die qui si cita , dimostra quale fosse la precisione delle sue osservazloni, la diiarezza delle sue idee e Tesattezza de'saoi raziocinj. Legato ad esso coi vincoli di una ve- race stiina , di un' antica amicizia , di una con- forniita di studj cd il piii sovente ancora di principj , lo avcva coasiderato sempre come destinato a far rinascere lo studio della geologi.i in Italia , paese che ( per servirmi delle parol* dell' illustre Humboldt , V. Bulletin unit.'' sel , juin. iSiS, p. 204) da cinqite JC'^'* ''" '"'° pane coei gloriosa a tutii i j\ogressi delle scien- ze, delle Uuere, delle am. II Maraschini mo- rendo non ha voluto distruggcrc le nostrc spe- ranze, ma ci ha lasciato un compenso in al- cuni allievi, che. .juantunque esente da ogni incarico, ha formato per puro amore e zelo per la icienza , tra i quali si distinguono i si- gnori Pasini , Trattenero ed altri. 304 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc. nella sua interessante Monografia della molassa e passata recentemente dal linguaggio volgare nella nomenclatura geologica ) : questa roccia talvolta concliiglifera in alcune contrade, come nella parte settentrionale della Francia ed in particolare suUe sponde del Reno, contiene, secondo le osservazioni di Bone, ossa di paleotei'j c di rettili (V. Annali chile scicnze naturati^ febbrajo i825): ne si debbono dimenticare tra i ter- reni terziarj i banchi di pudinghe poligeniche , i calcarj grossolani o sabbiosi, detti ancora calcavi a ceriti, o parigini; alcuni calcari silici- feri, le argille e marne sovente conchigliferc, come ancora i gessi cal- cariferi die raccbiudono ossa di uccelli, di tartarugbe e di mammiferi sconoscinti. Siamo debitori aU'illustre Cuvier di avere dimostrata non solo I'esistenza dcgli oi'nitoliti, contrastata con molto vigore da Fortis, ma di avere arriccliito la zoologia di molte specie di mammiferi e di qiiadriipedi ovipari. Vcggasi 1' eccellente suo Discorso sidle nvoluzioni della superficie del gloho , cdizione del 182 5 alia pag. 107 e seguenti, ove si riportano le diverse giaciture delle ossa fossili e le conscgnenze che il sagace autore ha saputo dedurne suU' eta relativa della passata esistenza degli animal i ai cp.iali le medesime potevano appartenere; come ancora alia pag. 3oi e seguenti, nelle quali 1' autore, dopo di avere riferito le scoperte fatte su quest' oggetto dai celebri inglesi Home, Conybeare , Buckland , Soemmering e Mantell , riferisce le proprie ed espone i nuovi generi che ha stabilito, coUe loro rispettive specie di aniraali perduti; ed e da osservarsi che tra le ossa fossili, sia de'ter- reni terziarj , come ancora di quelli che si conoscono sotto la deno- minazione di alluvioni aiidche , non si sono trovate giammai ossa umane : tntte qnelle che erano state risgTiardate come tali, o appartenevano ad a\tri animali di specie diversa dall' umana , o erano semplici incrosta- zioni, fenoraeno che giornalmente si ripete (veggasi la pag. i3i del discorso poc' anzi citato ). Una contrada molto istruttiva per osservare i fenomeni de'terreni terziarj, e che e stata esaminata con somma esat- tezza ed intelligenza, e il bacino della Senna, nel quale e situata la citta di Parigi. Le molte cognizioni preziose alia scienza che quel luogo ha somministrato ai signori Cuvier e Brongniart sono esposte nella loro descrizione de' contorni di Parigi, pubblicata nel 1822. Che se poi si Dl SCIPrONE BUEISLAK. 3o5 consideri 1' estcnsione die lianno talora i terreni terziarj , questa ncl- ritalia si puo calcolare daU'estrcmita seitcntrionale della penisola sino alia Calabria, formando alia base degli Apennini una liiiea la quale dalla parte deirAdriadco e coiuiimata dal Picmonte sino agli Abruzzi , nia dalla parte del Mediterraneo e talora interrotta , secondo le osser- vazioni del Brocchi rlferite nella sua pregevole opera Conchiologia fossile subapennina. A questo grande terreno terziario appartengono le coUine parmigianc e piacentine clie tanti fossili pregevoli iianno som- ministrato all' instancabile sig. consigliere Cortesi, e clie sono stati illu- strati dal medesirao ue' suoi Saggi geologici su gli Stati di Parma e Pia- cenza, come ancora quelle della Stradella, che sono una continuazione delle precedenti, ed alle quali si dee legare la collina di S. Colorabano, the ne e separata solo dal Ictto del Po. Non dobbiamo pensare per altro che le diverse formazioni indicate nel principio di cpiesto para- grafo si trovino nei terreni terziarj raescolate confusamente e senza alcun ordine : rapporto ad esse ancora si dee ripetere cio che si e detto per le altre classi di rocce piii antiche, cioe che in ciascuna dello grandi epoche vi e stata una serie successiva di formazioni , le quali corrispondono a diversi periodi di tempo. Combinando il numero mag- giore di osservazioni , il sig. Barone di Hiunboldt ha proposto la se- guente distribuzione de' terreni terziarj , cominciando dal piii antico , cioe da quello che cuopre immediatamente la creta : i ." argilla cd are- naria tei'ziaria a ligniti ; 2.° calcare grossolano, detto calcare a ceriti; 3.° calcareo siliceo, gesso od ossa che alternano con marne; 4.° sabbie ed arenaria superiore al gesso od ossa, come sarebbe il noto gre di Fontaineblo. Ci avverte per altro il dotto autore clie il terreno ter- ziario uuisce delle formazioni clie si confondono in tutte quelle con- trade nelle quali non hanno ricevuto un accrcscimento eguale, o dove la frequente alternativa delle marne tcnde a mascherare i limiti dei diversi banchi. Vol. IF. P. II. 39 3o6 SULLA CORIUSPONDENZA. DELLE IPOTESI ecc. § 37.° Utilud d' una livellazione de terreni terziarj da ripetersi coa diligenza a grandi distanze , come uno de' mezzi che ci rimangono per determi- nare I' ulcimo gradino occupato dal mare sulla terra prima di ristringersi neW attuale suo letto. Una livellazione esatta de' terreni terziarj ripetuta iu distanze grandi del globo sarebbe importante per la geologia, poiche ci farebbe co- noscere 1' altezza dell' ultimo gradino dal quale e disceso il mare prima di ridursi nel letto che occupa al presente; potrebbe ancora influire nel risolvere il problema se il mare una volta ha formato uno strato continuato intorno alia terra, circondandola a guisa di un' atmosfcra, come ha supposto La Cepede ( V. Annali del museo di storia natarah di Parigi, n.° 62), o se era separate in diversi mari, come veggiamo esscrsi conservati il mar Caspio, il lago Aral, il mare che forse esiste neirinterno deirAffiica e forse altri uon ancora conosciuti, mentre molti si resero comuni^anti e formarono il grande Oceano, di cui I'Adriatico, il Baltico, il Mediteraneo, ecc. non sono che porzioni unite in epoche piii recenti. Secondo le osservazioni del Barone di Ferussac , i punti piu elevati de' depositi marini nei terreni terziarj uon oltrepassano in Francia i 3oo metri sopra il livello attuale del mare (V. Giomale di fisica di Parigi, luglio 1821 ): i terreni terziarj de' contorni di Vienna s' innalzano a 220 metri, quel dell' Ungheria a 100 o i5o metri, quel di Torino a 23o metri, e quel della Svizzera a 5oo o 700 metri (V. Bulletin universel , fevrier i82 5). Potrebbero fare un' eccezione le rocce che formano le piii alte punte della mon- tftgna detta les Diablerets sopra Bex, che Brongniart, fondato sopra le speck di fossili marini che racchiudono e di quelle delle quali sono prive, unis Co ai terreni terziarj, benche la loro posizione, secondo la raisura di Wild riportata da Ebel, sia di 9600 p. p. (SiiS""); ma lo stesso autore riconosce possibile che tali strati appartengano piultosto alia formazione cretosa ( V. la Descrizione geologica de' contorni di Parigi , ediz. del 1822, pag. 188). Inoltre siamo noi certi che questa non sia una di quelle montagne calcarie delle Alpi , alia quale si estenderebbe r»I SCIPIONE BRE1?LAK. 807 la teoria de' sollevamenti cli De Buch gia esposta nel § 26.°? Siccome noi nel iiumero ben grande di conchiglie fossili the si trovano sparse nei terreni terziarj ve ne sono parecchie, delle quali le specie aaaloghe esistoiio ancora nei nostri mari, cosi e molto probabile die il mare dell'epoca in cui si formavano tali terreni fosse gik diverse da quelle in cui si produssero i terreni precedenti, e che si avvicinasse alia co- stituzione fisica del mare presente per quelle che risguarda si la tem- peratiu-a , come ancora la quantita c qualita de' principj chiraici , cio che si rende ancora piix probabile qualora si consideri che le for- mazioni di rocce solide e compatte nelle epoche anterior! sono state senza paragone piii frequenti ed estese che nell'epoca de' terreni terziarj. § 38.° FamigUe intiere di conchiglie fossili che si trovcuio distribuite per banchi, e loro perfetta consetvazione , provanti che i terreni terziarj si sono deposd con quiete e senza cataclisma. Tra le molte osservazioni importanti da farsi sopra questi depositi conchigliacei vi e quella che molte volte le conchiglie fossili sem- brano distribuite in famiglie e con una certa uniformita, in guisa che le medesime specie si trovano negli stati analoglii e corrispondenti in estensioni anche grandi; osservazione la quale miita all'altra del loro perfetto stato di conservazione , non ostante la fragilita e delica- tezza de' gusci e delle loro punte , si oppone a qualunque idea di ca- taclismi passeggieri e violenti, ed obbliga ad aramettere che quegli esseri organici hanno vissuto, e le loro specie si sono propagate nei luoghi medesimi ove si trovano sepolte le loro spoglie, come si ossena an- cora al presente nel mare, nel quale alcune specie talmente si pro- pagano e si moltiplicano in qualclie sito, che sembra che ne nLftiano escluse le altre famiglie diverse. Ne si dee tralasciare dl notare che quantunque la composizione generale de' terreni terziarj sia di fonna- zioni marine , cio non ostante queste alcune volte si trovano altenianti con formazioni terrestri carattcrizzate dalla presenza di conchiglie o terrestri, o che vivono soltanto nelle acque che si dicono dolci, quali sono quelle de'fiumi, de'laghi e delle paludi, fenomeno il quale ha 3o8 SULLA CORRISPON'DEXZA DELLE IPOTESI CCC. dato luogo a pensare che il mare sia toi'nato ad invadere alcuni luo2;hi die aveva una volta abbandonato. Questa opinione , proposta gia e so- stcnuta daU'Arduino , da Targioni e da Fortis , ha acquistato un grado notabile di probabilita dopo le belle osservazioni fatte dai due giii citati geologi Cuvier e Brongniart, dalle quali si potrebbe dedurre che nei contorai di Parigi coUe formazioni marine abbiano altcrnato tre formazioni di acqua dolce : tra queste la piu interessante e la gessosa, di cui si e fatto menzione al § 36.°, e che ha presentato tanti nuovi oggetti alia notoniia comparata. Bcnche per altro questa opinione sia assistita da parecchi fatti , soggiace a molte difficolta quando si vuole gencralizzarla , applicandola a tutte quelle contrade nelle quali si veg- gono mcscolauze di corpi organici marini e terrestri, e nelle quali di- verse circostanze locali la possono rendere molto iiicerta. § 89.° Tcneni d'cdliwione 0 di trasporto. Le speranze che la geognosia nutrisce di giungere a trovare Tor- dine col quale sono disposti i termini delle serie nelle classi precedenti, pare difficile che si possano estendere a quella de' terreni di alluvione o di f?as/po7to , denominazione coUa quale s'indicano alcune estensioni, ta- lora grandi , formate da materie non coerenti, come sabbie, marne, ciottoli di grandezza e sovente ancora di iiatura diversa , la forma de' quali, se non dimostra (*), fa pensare almeno ad un rotolamento precedente. Siccome 1' origine di tali terreni e stata 1' acqua unita in grandi masse, ed il suo modo di agire e stato sempre violento e piii o meno rapido, secondo le circostanze del suolo, cosi pare che non si possa trovare alcuna regolarita dove non si veggono che tracce di confuiione e disordine. Per altro in queste medesime tracce si ravvisa talvolta qualche regolarita : cosi p. e. la diversa gravita specifica delle sostanze fara si che i corpi piii pesanti siano deposti piii vicino al (*) La forma tondeggiata de' frammenti delle decoraposizione prodotta dagli agenti atmosfe- rocce puo procedere talvolta da cagioai diverse rici, ecc. : in ambidue questi casi le punte, dal rotolamento, come p. e. dal passaggio per ossia gli angoli solidi e gli spigoli, sono le pn- lungo tempo coatinuato di un fluido , dalla we a distvuggersi. DI SCIPIONE DREISLAK. 3c9 luogo donde e proceduta 1' alluvlonc , mentre i piu leggleri saranno trasportati a distanze maggiori : forse si troveranno altre tracce aiitora piu istruttivc, c la notomia di questi tcrrcni non sara meno importante di cjuella de'preccdenti. Che se poi si vogliono stabilire 1' epoche di tali alluvioni, allora parrai die si debbano avere in vista le segucnti cousi- derazioni : r .° osservare la natura de' ciottoli e quclla dcUe moiitagne vicine : se la prima e analoga alia secouda , si potra pcnsare die il terreno di trasporto di cui si tratta e recente , cioe e stato forraaio dopo die quella parte della superficie tcrrcstre ha prcso la configiira- zione presente , ed h lavata dalle acque che attualmcnte vi scorrouo ; ma se la maggior parte de' ciottoli e di ima natura diversa da quella delle moiitagne per le quali passano le attuali accpie, cio sarii un in- dizio di alluvioni piii antiche ; 2° siccorae la cagione delle alluvioni e I'acqua, cosi le medcsime lianno potuto aver luogo tosto die qucsto liquido ha cominciato a figurare nel nostro pianeta , cioe nell' epoca intermedia ( § 21.'') : quindi in tutte le forraazioni posteriori alia prirai- tiva hanno potuto deporsi I'occe di trasporto ; ma i molti cambiaiuenti accaduti di poi nella superficie del globo debbono avere scancellato. le tracce di tali alluvioni in moltissimi luoghi , e siccome nel pcriodo delle formazioni secondarie il globo , se non tutto , almeno nella sua massicoa parte era cc^ierto dalle acque del grande Oceano, cosi queste attesa la loro natura in quell' epoca non solo (§25.°) possono avere prodotto modificazioni fisicUe e chimiche nelle matcrie trasportate dalle alluvioni, ma debbono avere influito ancora nella loro distriljuzione e consolidazione. Inoltre i terreni di trasporto delle classi di transizione e secondaria debbono essere stati coperti da tutte le formazioni che ebbero luogo posteriormente. § 40.° Ripano indispensaUle delle alluvioni in antiche c modeme. . i Benche per alu-o si trovino rocce di trasporto in tutte le classi po- steriori alia primordiale, i geologi avendole indicate con diversi nomi, secondo la nomenclatura che ciascuno ha crcduto conveniente di adot- tai'e, hamio riservato il nome di terreni di allwione o di trasporto a 3io surj.A connispoNDENZA deli.e ipotesi ccc. fjuelli che sono i piii recenti, e die cuoprono tiUti gli altri : ma non soiio d'accordo nella loro divisione ; molti dividoiio le alluvioui in andche e modeme , come abbiarao detto nel paragrafo precedente. Le prime sembra che siano state prodotte da forze piii intense di quelle che veggiamo agire nel corso ordinario di cose. Una tal divisione parmi preferibile all' altra di alluvioni delle moiuagne e delle piamire, si perche questa e meno precisa , come ancora perche le alluvioni delle pianure non sono sovente che alluvioni de' monti, le quali sono state rimesco- late , strascinate e deposte di nuovo dalle acque ( veggasi Bonnard nel suo Trattato sopra i tcrreni). Alcuni geologi inglesi recentemente hanno voluto introdurre la distinzione delle alluvioni in dilui>j ed allmj : col termine diliu'j intendono i depositi formati dallo scolo violento de' laghi , mentre riservano il termine di allui>j alle grandi inondazioni marine : ma il distinto geologo americano sig. Maclure giustamente, a mio pa- rerc, ha confutato questa dottrina,si perche quelle denominazioni sono puramente ipotetiche, come ancora perche tutte le alluvioni sono pro- dotte dalle medesime cagioni piii o meno intense ( V. Bulletin universel d^ sig. B. di Ferussac, giiigno i825, parte geologica, p. 167 ). § 41.° Confusione eventucde delle cdluvioni andche e modeme. Ritenendo la suddetta divisione delle alluvioni in andche e modeme , come la piu acconcia, non si dee tralasciare di osservare che vi sono delle circostanze nelle quali i prodotti delle antiche alluvioni si sono mescolati talmente con quelli delle moderne che riesce difficile il se- pararli. Ne abbiamo un esempio nella nostra pianura della Lombardia, della quale ho trattato nella Descrizione geologica della provincia di Mi- lano. Questa bcUa e fertile pianura, la di cui superficie si puo valu- tare di i Soo miglia quadrate ( di 60 al grado ) , ha per confine al nord i monti della Valassina e del Comasco, che sorgono alia base meridionale delle Alpi, all' est I'Adda, al sud il Po, all'ovest il Ticino. Oltre questi fiumi che corrono ai di lei confini , la sua superficie e bagnata da due altri minori fiumi, cioe dal Lambro dalla parte di levante, dall'Olona da quella dell' occidente. In tutta questa estensione DI SCIPIONE BREISLAK. 3ll sino allc piu grand! profondita conosciutc, siano artiflciali, siano na- turali , non si veggono die matcrie di trasporto, cioe banchi di inarue, di argille plastiche piu o meno calcarifere, di ciottoli, di arenarie e di pudiiighe poligeniche : ne vi mancano ossa fossili di mammiferi , depositi di arena titanifera e di sabbia aurifera , e letti di torbe, come ho esposto pill diffusamente nclla citata Descrizione geologica clclla j/ro- vlncia di Mdano. 11 fcMiomcno ancora clie merita molta attenzione e qucllo della prodigiosa quantita di ciottoli, tra i quali predoininano i frammenti tondeggiati di rocce appartenenti alia prima classc, cioe a quella delle rocce die si dicono primordiali. A quali alluvioni si dovra attribuire il loro trasporto ? L' Adda scende dalla VaUclliiia , cioe da una delle valli longitudinali dell' interno delle Alpi ; ma prima di giuii- gere alia pianura di Milano dee riempire la graiide c spaziosa valle del Lario, detto in oggi lago di Como, nella quale rallentando il suo corso depone tutte le materie pesanti die puo trasportare dalle Alpi : lo stesso dee dirsi del Ticino die procede dal S. Gottardo, e prima di sboccare nel piano e obbligato a confondere le sue acque cou quelle del lungo e spazioso bacino del Verbano, ossia del lago Mag- giore. Se poi osserviarao il corso del Lambro, questo e ancora piu istruttivo, poiclie avendo la sua sorgente nelle montagne calcarie della Valassiiia , sino a die corre tra quelle gole di monti , trasporta sassi generalmente calcarj ; ma giungeiido al piano , cominciano a comparire nel di lui letto e presso alle sue sponde i pezzi rotondati di rocce analoghe a quelle die con tanta profusione si trovano sparse nella pianura. Evvi ancora un' altra considerazione da farsi, ed e quella del modo col quale e distribuita questa iraraensa quantitii di frammenti di rocce primordiali, die in una superficie quadi'ata di circa i5co mi- glia , come si e detto , eccettuata qualche piccola ondulazione e, espressione la cp.iale richiama alia mente una sostanza rigettata nello stato fliiido da taluno di quel monti clie conosciamo sotto il nome di volcani. Una somma difficolta per altro sovente s'incontrava nel combinare questa idea, alia quale siamo abituati, con r origine di quelle rocce alle quali si voleva attribuire, e che o coesistono con altre clie presentano evidenti caratteri di un' origine diversa , quali sono quelle nelle quali si veggono tracce di corpi or- ganici 0 animali 0 vegetali, o che sono situate in contrade che non presentano alcun indizio di montagne ignivome o di quegli sconvol- gimenti irregolari che sogliono accompagnare le vicinanze de' volcani. DI SCIPIONE BREI5LAIC. 3l5 Qnindi le note e sovciue troppo animate contestazioni tra le due sciiole dette de netcunisd e de' volcanisu , contestazioni per altro che liaiino giovato moltissiiuo ai progressi della geologia per le molte os- servazioni alle quali hanno date occasione e clie sono state dirctte principalmente a conoscere meglio ed esaminare i fenomeni ignei. § 44.° Aziona dc' volcani. Non e questo il luogo di trattare i grandi problem! suir originc e siiir alimento de' volcani : gia in altra occasione ho esposto la miu maniera di pensare sopra tali oggetti, e forse dopo le recenti osser- vazioni del sig. Giorgio Knox riierite negli Annali di chimica e fisica di Parigi, t. 25 per 1' anno 1824 non si trovcra strano il sospettare che il hitume llaido vi abbia mia parte ben grande , come ho scritto nelle Isdcuzioni geologkhe ; ma era nuove dottrine danno luogo a nuove congetture, che forse saranno rirapiazzate da altre diverse in uii campo aperto da lungo tempo alle congetture ed alle ipotesi, per usare I'espres- sioni del sig. Gay-Lussac. Non e certo iniprobabile , cio che si e giii sospettato, clic i fenomeni relativi ai volcani procedano da una sola cagione , cioe da una comunicazione era permanente , ora passeggiera tra r interno e 1' esterno del nostro pianeta. Poiche se con Davy con- sideriamo la corteccia del globo composta di niatcrie giii ossidate, come sono le terre , dovremo risguardare gli strati interni come for- mat! di sostanza di natura metallica, e che dotate di mia grande afii- nita con Tossigeno si combinano con esso quando possono essere in contatto con I'avia o con I'acqua, decomponendo questi fluidi, cio che non puo succedcre senza uno sviluppo di calore sufficiente per coinu- nicare lo stato di fusione agli strati non ancora ossidati. Le osserva- zioni fatte in questi ultimi anni con molta esattezza in tutte le zone dimostrano , come si e gia detto nel § 1 4.*^, che i diversi punti di una stessa linea verticale prolungata nella solidita della terra sono tanto piii riscaldati quanto e maggiore la profonditii alia quale si estende , e siccomc tale accrescimento si puo valutare di un grade centesimale per ogni 3o in 40 metri, cosi dee esservi nelf interno una teuipcratura 3l6 SULL.\. C0RRI3P0NDENZA DELLE IPOTESI ecc. elevatisslma ( veggasi la Memoria gia citata nel § 14.° del sig. Fourier). Non e dunqiie inverisimile die 1' interno del nostro pianeta sia ancora una massa di matei'ia fusa, la di cui tendenza a dilatarsi px'odotta dalle masse gasose clie si sviluppano in tutte le fusioni dee incoutrare una resistenza niinore verso la superficie dcUa terra clie nelle altre dire- zioni : quiiidi il prirao effetto di tale tendenza sara il soUevare gli strati superiori c dare ad essi una posizione diversa dall' originaria : qualche volta la forza espansiva potra limitarsi a questo effetto ( soUe- vamento plutonico ) , altre volte lo potra eccedere , e la materia fusa prosegucndo a soUevarsi potra penetrare negli strati sovrapposti, apren- dosi una strada per essi , o sgorgare a guisa di un torrente clie ha rotto i suoi argini, o riempire lo spazio clie la raccliiudeva e scorrere per le parti piii basse degli orli. In tali casi dobbiamo prendere in considerazione gli accidenti del suolo , le circostanze sempre variabili del raffreddamento , la natura delle sostanze coUe quali puo essere in contatto la materia fusa, e le modificazioni che vi puo produrre. Qua- lunque sia per essere la cagione de' volcani, questo parmi che sia il piano generate di quella loro operazione che si riduce ad una eruzione di materia fusa. § 4^-° Numero grande di volcani conosciuti , e possibilitd di una tal quale loro concatenazione. Grande al certo e il numero de' volcani attivi della nostra eta , e va giornalmente crescendo a misura che si moltiplicano i viaggi de' natu- raUsti nelle parti non ancora esplorate del globe. Nel Prospetto delta mineralogia stampato in Francfort nel 181 7 dai signori Leonhard, Kopp e Gaertner si fa ascendere a gS il numero de' volcani nel continente di Europa , Asia ed America , ed a 92 quello de' volcani posti nelle isole, in tutto 187. Ma ignoti erano allora i volcani delle isole ardend presso la terra di Sandwich scoperte dal sig. di Billingshausen, come tutti gli altri che si sono conosciuti dopo il 1817. Non si aveva al- cuna notizia esatta dell' interno dell' Africa; soltanto Kircker, citato di poi dair Ordinaire ( Histoire naturelle des volcans , pag. 223 ) , suUa fede DI SCIPIONE BREISLAK. 817 de' Missionarj dii una confusa indicazione tU alcuni : ora pero sianio obbligati alio zclo per le scienze namrali del dotto e coraggioso sig. Rup- pel di avcrnc trovato nel Kordufan, provincia dell' iiiterno delT Africa ( si vegga la sua lettera scritta da Arabukol il 3 maggio 1 824 al sig. Ba- •rone di Zach ed inserita nel vol. II , p. 269 della Corrmpondcnza astro- nomica ecc. ). £ poi uii fatto molto iniportante qucllo sul quale il sig. Malte-Bma ha richiamato rattenziono de'gcologi, c die prohabil- raente dipcnde dalla costituzione fisica del nostro piaucta , ed e 1' im- mensa serie ( intcrrotta per altro in mold punti ) de' volcani die, pas- sando per il Chili, il Peril, ilMessico, la Costa N. O. , le Isole Aleu- ziane, il Kamtdiatka, il Giappone, 1' Isola Formosa, le Filippuie , le Molucche e la Nuova Guinea, circoiula con una striscia di fuochi sot- terranei 1' enorrae bacino del grande Oceano ( V. Nouvelles annates clcs voyages, t. 18, p. 102 ). Che se poi vogliarao prendere in considera- zione le tracce de' volcani estiiiti , queste ancora si troveranno niolto frequenti. Limitandomi alia sola Europa, cioe alia parte piii piccola deir antico contiuente , i soli volcani attivi ( e se altri ve ne fossero, la loro cogiiizione non sarebbe sfuggita alia civilizzazione europea ) sono il Vesuvio, I'Etna, qualche isola intorno alia Sicilia, ed i volcani deirislanda: ma quanto sono estese le contrade coperte da residui di volcani spenti nelle Isole Britanniche, nel Portogallo , nella Spagna, Francia, Germania, nell'Arcipelago, nell' Italia ed isole adjacenti, come Sardegna, Ponza, Ischia, ecc. La quantita de' prodotti di questi aniichi volcani , la maggior parte de' quali , se non tutti , sono siati antcriori ai tempi storici ed alle nostre tradizioni , e stata proporzionata all' esten- sione, intensita e durata della cagione die agiva, ed i prodotti mede- simi sono stati alcune volte modificati dalle circostanze particolari del luogo e generali die in quell' epoca potevano accorapagnare Tesistciiza del globo, come sarebbe I'essere coperto o in tutto o in parte dall' an- tico Oceano. Non dee dunque recare maraviglia se le antiche rocce volcaniche, cioe quelle che hanno preceduto lo stato presente della superficie in alcune parti del globo, sovente presentino un aspetto di- verso notabilmente dalle moderne, cioe da quelle de' terreni craterileri, e se la deconiposizione , la triturazionc ed altre cagioni o chiuiiche o 3l8 SULLA. CORRISPOXDENZ.V DELLE IPOTESI CCC. nieccaniclie le abbiano modificate talraeute die non vi si ravvisino piii i caratteri primitivi : come ancora non dee sembrare strano se molte volte le vestigia degli sconvolgiraenti causati da quegli anticlu volcani siano state scanccUate da altri carabiamenti posteriori accaduti nello stesso sito per effetto di taluna di quelle cagioni die cosi sovente fanno cambiare I'aspetto di una piii o mcno estesa contrada, secondo il loro diverso grado di energia , come sarebbero terremuoti , allu- vioni , ecc. § 46." Volcani spenti. Non e certo verisimile die tutti i volcani ora spenti siano stati con- tcmporanei ; ed e molto piii probabile cio clie si e detto nel § 43.", cioe che la loro attivita e le loro produzioni appartengano a diverse epoche geologiche : quindi in una classificazione geognostica , fondata cioe suir eta relativa delle rocce , non si debbono confondere in una sola classe , ma conviene distribuirle , quanto e possibilc , secondo Y or- dine della loro rispettiva antichita indicato dalle circostanze della gia- cittura, ed associarle alle altre, alle quali se sono diverse nel modo della loro nascita , sono eguali nell' epoca. Percio con ottimo provve- diraento. I'egregio professore sig. Luigi Cordier nella sua Classificazione de teireni o materiali della crosta mhierale della tena secondo l' ordlne di antichUd avendo unito nella prima classe, che nel suo sistema costi- tuisce la prima crosta della terra , tutte le rocce die diciamo prinior- dicdi, comincia a porre le formazioni volcanidie nella seconda classe, die corrisponde alia secondu crosta del globo. Egli divide questa se- conda classe in quattro ordini, die suddivide in molti generi , ed e da osservarsi die, trattandosi di classificazione geognostica, si dee applicare al nuraero progressive degli ordini e de' generi la stessa regola delle classi : quintU il primo online sara il piii antico, e cosi di seguito. Al primo ordine pertanto della seconda classe I'autore riduce le rocce die generalmente si dicono di trcuisizione , ed il quinto genere di tale ordine e composto delle rocce volcanidie piii anticlie, genere ch'egli caratterizza col nome di formazione volcanica sttperiore indipendcnte. Nel secondo ordine, al quale appartengono i terreni detti comunemente DI SCIPIONE BREISLAk. SlQ si'condaij , figurano due formazioni volcaniclie : la prima delta dall'autore fomiazione volcanica sccondaria inferiore indipendente , ed e cjuella del suo quarto genere ; 1' altra furmaziunc volcamca sujjeriore sccondaria indipcn- dcnte costituisce il genere ottavo. II terzo ordine della stcssa seconda classe abbraccia i terreni clie sono dctti terziarj , cd il quarto genere di tale terzo ordine risulta da un' altra formazione volcanica piu mo- derna delle precedent!. II quarto ordine fuialmente e il suolo recente, ed il terzo genere di tale ordine conlieue le rocce prodotte da vol- cani o attivi o de' quali si riconoscono ancora i crateri. Questo cambiamento nelle idee sisteraatiche rendeva necessaria una riforma nel linguaggio : per alcuni termini conveniva deterrainarne e restringerne il significato troppo vago ; per altri , ai quali corrispon- devano idee riconosciute erronee, c stato bene rabolirli, cd era ne- cessario il servirsi di nuovi termini per csprimerc nuove idee, per evitare i frequenti equivoci clie si sarebbero commessi continuando ad usare le voci alle quali eravamo abituati. 11 sig. Cordier nella sua clas- eificazione ha prOcurato di escguire questa riforma, chc aveva gia co- minciato ncll' eccellente Memoria sopra le sostanze minemli dccie ui nioisa , letta air Accademia R. delle scienze il 3o ottobre e 6 novembre i8i3. Avendo egli eseguito la sua ingegnosa analisi meccanica in piii di 200 varieta di rocce volcaniche di diverse contrade, osservo che tutte erano composte delle raedesime specie mineralogiche , cioe pirosseno, feldspato, peridoto, fen-o titaniato , amfibolo , mica, amfigeno e feno ossidato oligisto; che tali sostanze intrecciate, come nei graniii, ma in rainutissime particelle microscopiche, costituiscono quella che dicesi pasta delle lave Ikoidee , di apparenza quasi omogenea aU'occhio nudo, e forraano diverse associazioni ternarie ed anche quaternarie , in cia- scmia delle quali predomina o il feldspato o il pirosseno , sostanze che si risguardano come caratteristiche. A questa distinzione puramente crittogiiostica si riducono le rocce volcaniche di tutte le epoche, luentre poi I'epoca rispettiva di ciascuna e detcrmiuata dalle circostanze della giacitura. A tenore di tali circostanze e per nominare alcune delle contrade piii conosciute , le rocce volcaniche appartenenti all' epoca piii antica sond quelle del Messico, dell' Ungheria , di Christiaiiia , di 320 SOLL.V CORRISPONDEXZA DELLE IPOTESI CCC. OI)ei-stein, della Turiiigia, dell'IIartz, della Svezia, ecc. ; ad un cpoca piii recente appartcrrebbero qiielle della Scozia, della Valle di Fassa, del Capo di Gates e degli Euganei , ecc. ; e ad un' altra posteriore <|uelle della Sassonia , Assia , Puy-de-D6me , delle Ande , di An- dernach, di SciafTusa, ecc; finalnicnte quelle dell' Etna, del Vesuvio, dcir Aiivcrgna , di Teneriffe , dell' Isolc d' Ischia , Vulcano , ecc. sareb- bero nel suolo raodcrno, ed alcune in terreni ancora crateriferi. E da osservarsi per6 che so le rocce volcaniche di tutte I'epoche si pos- sono ridurre ad uno de' tre sistemi orittognostici , cioe al feldspatico o al pirossenico o al misto di ambidue , vi sono alcune modificazioni le quali pare die siano state proprie di alcune epoche , cib che ab- biamo accennato al fine del § 40.° Cosi I'ossidiana, die come roccia accessoria si trova in molti terreni volcanici del sistema feldspatico o pirossenico , quando s' incontra nei terreni volcanici piu antichi ha r aspetto resiniforme porfiroideo , mcntre nei terreni crateriferi il suo aspetto e vetroso : cosi il quarzo , die non di raro si vede nelle rocce volcaniche piii antiche , come sono quelle de' Monti Ciniini nel Viter- bese ( V. Brocchi , Catalogo di rocce , pag. 1 69 ) , le altre del Velese in Francia ( V. Fan jus de Saint-Fond, Mineralogie des volcans , p. 149), quelle del Monte Ammiata ( S. Flora nel Senese , vedi Santi , Viaggio al Moiue Ammiata ) in forma stalattitica, e piuttosto raro nei terreni volcanici piii recenti , ossia crateriferi Per altro non si puo dire che sia estraneo ad essi. Nella Topografia jisica della Campania stampata in Firenze nel 1798, e piii diffusamente nei Voyages physiques et litholo- giques dans la Campanie che pubblicai in Parigi nel 1800 ho trattato del quarzo in piccoli globetti bianchi che rinvenni nei vuoti di alcune lave del cratei-e dello spento volcano di Astroni nei Campi Flegrei , in forma ora di croste o di piccole stalattiti nelle lave della Solfatara, deir Isola d' Iscliia e del Vesuvio. Nel Prodromo delta mineralogia i>esu- viana de' signori Monticelli e Covelli ( opera che forma epoca nella storia orittognostica del Vesuvio ) alia pag. 89 si da la descrizione delle forme si determinabili come indeterminabili, nelle quali il quarzo nei prodotti vesuviani si e presentato alle ricerche di quei due diligenti osservatori, che nnendo le cognizioui chiraiche alle niincralogiche hamio DI SCIPIONE BREISLAK. 32 1 accresciuto Y orittoj^nosia con pareccliie nuove specie. Bcnche si il sig. Cordier, come il sig. Humboldt siano d'accordo nella massima, cioe the ill una classificazioiie geognostica non convenga I'unire in una sola classe tiute le vocce volcanithe, ma die si debbano distribuire nolle diverse epoche allc quali appartcngono , cio non ostante pare clie non siano del tutto confonni le opinioni circa i posti da assegiiarsi in tale distiibuzione. Ma si dee riflettere die la riferita classificazioiie del sig. Cordier e cpiella die egli scgui iiel suo Corso dl lezioni di geolngia dato in Parigi nel 1822, e die ci ha fatto conoscere il sig. Maraschini, mosso dalla passione die aveva di propagare in Italia Taniore per gU studj geologici : il piano dell a Clasdficazione del sig. Humboldt ci e state accennato da lui stesso, ma compendiosamentc, nel Sagsio ' geognosdco pubblirato nel i823, e del quale ci viene detto die si prepari una nuova cdizione. Speriamo die il sig. Cordier ancora vorra pubblicarc egli stesso la sua con quelle modificazioni die credera opportune per mettcrla in armonia coUo stato attuale di una scienza die aiornalmcnte fa nuove conquiste , e della quale e cosi benemerito. § 47.° Conclusione della presente Memoria. Da tutto cio die si e esposto nel corso di questa Memoria si puo dedurre che quando si vogliono distribuire le rocce secondo le lore diverse eta, s'incontra una grande incertezza, specialmente nelle sud- divisioni dcUe graudi classi. Le dottrine delle formazioni subordinate ed indipendenti i semplici e complesse ; generali, circoscritte e locali , e cpiclla delle formazioni equ'walend e parallele possono somministrare spiega- zioni a diverse anomalic, ma in molti casi sara difficile che lo spirito vi trovi una vera acquiescenza , e rimarra sempre il timore che quelle siano invenzioni ingegnose per ridurre le operazioni della natura alle leggi die vogliamo stabilire , piuttosto che vcre conseguenze dedotto da fatti non isolati e die comprovino la concordanza delle leggi nie- desime coii quei fenomeni die nc sono le eccezioni e che molliplican- dosi le potrebbero distruggere. Non dissimulo die tali eccezioni per lo passato mi avevano fatto un' impressioiie forse ti'oppo grande , nui Vol. IV. P. It. 41 3^3 SILLA C0IIRI5P0NDENZA DELLE IPOTESI CCC. t< audata sempre tliminuentlo a misura die si sono moltiplicate Ic os- servazioni geognosticlie. Nelle opere degU antichi veggiamo de' lampi, talora anclie luminosi, di pareccliie cognizioni geologiche , dalle quali risulta che le osserva- zioni sulla strutmra della terra hanno eccitato sovente la curiosita delle persone piii istnitte ; ma quelle cognizioni o sono unite ad opinioni volgai'i ed erronee, o niancano della connessione necessaiia per formai'e nil corpo di scienza. Se paragoniarao le nostre cognizioni geologiche coUe loro come sono giunte a nostra notizia , e certo clie sianio an- dati pill avanti ; nia i nostri mezzi sono ancora maggiori. La difficolta delle comunicazioni si opponeva alia frequenza de' viaggi e delle per- lustrazioni 'geologiche , ed altri ostacoli risultanti dalle organ izzazioni politiche delle societa , dalle loro idee religiose e cosmogoniche impe- clivano i progressi della geologia. Ora quest' ordine di cose e cangiato : tutte le nazioni civilizzate de' due continenti forniano una sola famiglia che va crescendo a niisuva che si propagano i lumi, ed il di cui pa- trimonio coniune e la massa delle cognizioni scientifiche , patrimonio die ogni iiazione si dee fare una gloria di accrescere. Tra i diversi generi di queste cognizioni, quello delle geologiche e stato general- niente trascurato , e 1' uomo si e occupato degli oggetti pin lontani , ha disprezzato i piii viciui ; ma a misura che si e propagata la col- tura dcilo spirito, si e coniinciato a conoscerne 1' importanza , e quelli che lianno abbracciato la carriera delle scienze si sono persuasi che I'esaminare la struttura di quel pianeta che e la nostra dimora , il modo col quale e stato costrutto, la successione degli stati pei quali e passato prima che giungesse alio stato presente , le leggi che Jianno preseduto a questi passaggi , e le cagioni che hanno potuto produiTe delle eccezioni iion debbono occupare Y ultimo posto nelle nostre ri- cerche. A questo bello scopo si rivolgono i talenti , le cognizioni e r attivita di molti in ogni nazione colta. Viaggiatori coraggiosi ed istnitti sono in giro nelle diverse parti del globo , e sopra molte cime del- r Himalaya (*) hanno gia coniinciato a farsi udire le percosse de'martelli (*) La piii alta cinia Ui questa grande ca- drllc loitgitudini di Farigi pel iSaS e calcolata tena di monl'i del Tihel neW Anmtario dell' ufficio di 7821™- (2395* p. p.). Ignoro che a qucsia i DI SCIPIONE BREISLAK. SaS tie' gcolo{r;i (V. Nuovi annali cle' vixif:^ del sig. dc Maltc-Brun, t. 19, anno 1823). La chiinica, la fisica, la zoolopa (*) , la notoinia conlpa- rata, la hotanica, la geografia fisica ed il calcolo pare che gareggiuo nel contribuire ai progressi della geologia. Ne lascerb da parte Tasti-o- nomia, alia quale se la geologia va debitrice di parecchie cognizioni ( V. §§ 4° e 9.° ) pu6 ancora essere utile in alcuni oggetti. 11 celebrc astronomo sig. Barone de Zacli ( V. vol. 5.^ della Cornspondcnzu astro- nomica , geop-ajica, ecc., pag. 127), parlando dolla difficolta che sino ad ora si prova per ispiegare in un modo soddisfacente Ic differenze straor- dinarie die si sono manifestate tra Ic latitudini astronomiche e le geodo- siaclie, fonda niolta speranza suUa geologia dell' Italia, dove tali diffe- renze sono piii fVerjuenti c piii grandi, c dove sussistono ancora le tracce di molte rivolnzioni goologiche. Se la teoria elettro-cliinnca di Bcrzc- lius c le scoperte di Davy seguono ad estendere la loro influenza nella geologia, molti che ora ci senibrano misteri non saranno che conse- guenze dedotte da fatti confermati dall' espcrienza , e forse la pila del- r illustre e modesto Volta , come e stato il filo di Arianna in molte ricerche de' fisici e de' cliimici , cosi lo puo divenire ancora in c|ueilr de' geologi che sono relative alio stato priiniero del globo ed a niohi grandi fenonieni die anche presenteniente vi succedono. Per quello poi che risguarda le rivoluzioni alle quali e stata soggetta la di lui superfi- cie , si comincia gia ad avcre de' punti fissi coi quali si pu6 riconoscerc la serie cronologica di alcune grandi catastrofi , soggetto nel quale hanno recato tanta luce i molti lavori dell' illustre Cuvicr, che hanno fatto nascere la speranza di vedere gli annali della storia fisica del .nltczzn si.T ancora giunto alcim vl.iggiatore; tormaliac e grenati , ei\ in tuito lo spazio die poiclic la iiiassiiiia a ciii pote nrrivarc il sig. Ge- visilij senihrnva die il graaito, il gneis , il rarcl fii di 19411 plecli inglcsi (17794 p.p., mica-sdiisto, il quarzo ed il calcario alleraas- 578o'°' ). Nclla sLazione ovc dove arrestarsi os- sero gli uiii coq gli altri. servo il calcario granulate ed il granito con (*) Tra le diverse prove deir iJeatitii dcllc analoga , disse il sig. B. di Humboldt nel suo t'orniazioni nelle rcgioni piii lontane del globo, Rapporlo all' Accailcinia J!eak lU J'raiiria nel inaj- uiia die iiiaggiormcnte colpisce e die si dee gio i8a5 suH' opera del sig. De France. Ttihenii al soccorso della zoologia e Tidentitii de'corpi des corps organiKs. organic! sepoiti negli strati di una giacitura 3-14 SLLLA CORniSPOND. DELLE IPOTtSI ecc. DI SCIPIONE BUEISLAK. globo noil solo pill auticlii , ma ancora piu csatti di alcuni della storia civile dell' uonio , e bandita dal linguaggio filosofico la denomi- iiazioue assurda che da molti si da alia geologia, di scienza ipotetica. Intauto so noii possiamo conoscere con precisione le leggi che lianno rcgolato la costruzione della terra , lie ci e perniesso il calcolare le cagioni delle anonialie con quell' esattezza coUa quale gli astrononii caloolano le perturbazioni de' corpi celesti , contcntiamoci di esaminare le combiuazioni che piii sovente soiio accadute, cio che e molto iiite- ressante noii solo per la scienza, ma ancora per gli usi civili allorche si tratta di sostanze o terrose o metalliche o saline o combustibili nascoste sotto la supcrficie della terra che possono formare la ricchezza delle nazioni che le posseggono, che in moke circostanze concorrono ad accrescere i comodi della vita, e la ricerca delle quali esigerebl)e considerevoli spese e fatiche, talvolta inutili , se le dottrine geologiche fondatc sopra le osservazioni non ci mostrassero in quali teiTeni prin- cipalmcnte si dcbbano ricercare, quale ne sia Tordinaria giacitura, ed in quali circostanze la prudenza permetta il conccpire lusinghe ragio- nevoli di felici risultati. NOTA AGGIUNTA AGLI ELEMENTl DELLA TRIGONOMETRIA SFEROIDICA DI BARNABA ORIANI. iN ei primi tomi delle Meraorie dell' Istituto vi souo gli elenicnti delta trigonornetria sferoidica, ed i problemi ivi proposti hanno due so- luzioni clie servono a verificarsi vicendevolmente. Una piii ovvia ve- rificazione trovasi nelle Effcmeridi astronomiclie di Milano per gli anni 1807, 1827, 1828 e 1829, e questa si ottenne applicando il calcolo numerico d' un grande triangolo sferoidico alle principali for- mula di quelle soluzioni. Le correzioiii degli errori clie ne risultarono sono registrate nell' appendice dellc citate Effcmeridi dell' anno 1829. Per rendere meiio difettosi i detti eleniemi riprodurremo in questa nota r indice degli errori colle dcbite correzioni , e siccome del pro- blema II, che e uno dei piii importanti nella geodesia, si e data so- lamente una soluzione, e questa alquanto prolissa, ne darcmo ora una seconda, che servira a confermare quanto si e asserito nelle ultime parole del § 1 44 dei citati elemcnti. Sieno >-,

2^3^4^ [I 3 ,-.2 1-3 3-5 „, I-3-5 3-5-7 j~.C, ^ 1 o I 3-4 1-2 3-4-5 I-2-J J n" ' !•! r44r 3 5^ 3-5 5-7 r\i, 3-5'7 5'7-Q yJi "1 R = D^\ I — -=--D -t-;-r-— ^Z?' — T-r^' — *-^ ^ -^ ecc. 2 2-4 L 0 1 0-6 1-2 5'6'7 i-2-3 J e generalraente W'") I l'l-3-0-"2m-j rjamP 2OT — I 2;n-'-i^2 L 2m -t- 1 1 m 2-^.-6'0'"2W im — I a/ra-t-i 2WJ-4-I 2m-»-3 im -t- I im -t- 2 1 am — I 2m-»- I 27nH-3 am-t-i 2m-*-3 2m-t-5.y. am-t- I 2m -+-2 2m-t-3 i 2 3 ecc. DI BARNABA ORIANI. 827 Slccome nel prohlema II si tratta cli trovare (f)' per mezzo dei tre dati elenicnti P , ^ , x' , bastcra dall' cfjuazioiie prccedenie ricavarc il valore di V, dal quale si ottcrrii poi (f)' niediaiite la fonmila 5m 4>' = cos p sin V. Dividansi tutti i termini dell' equazione per \-*-Q, c facciasi per b re vita — • a = -: 1 a = t: •> a = 7c ' ecc. I -*-Q i-^Q ^-*-Q i-*-Q e per qualunquc iiumero i sia [i] = sini{V- V) cosi{V^ V). Qiialora si teuga coiito delle quantitii fmo aU'ordinc quinto di a', ossia air ordine decimo dell' cccentricita , 1' equazione sara uj = V~ F'-t- 2a'[l] -*- 2a"[2] -4- 2a"'[3] -^ 2a"[4] -t- 2a' [5]. E se poniarao t = w -^ V' 4) F = 2a'[l] -*- 2a" [2] -*■ 2/' [3] -»- 2a" [4] -4- 2a' [5] , avrerao o = t-V -^V. Servendoci del famoso teorema di Lagrange O, di cui si e fatto tin continuo uso nella trigonometria sferoidica, nc risulterii 1' equazione V = t — ^t 2dt 2-Zdt^ 2-3-4(/f' a-3-4-5rff'' nella quale si e posto t in luogo di T', onde risulta [t] = sini(t — V')cosi{t-+- V) , e quindi ne viene *£ = 2 I a'[l] M- a"[2] -^ a'" [3] -*- a"[4] -^ a' [5J \ (*) Memoires de TAcad. R. des sciences de Berlin, anncc 1768, pag. 175. 32 8 NOTA AGGIUNTA AGLI ELEMENTI eCC. ^t' = 2^|a"[ir-*-2a'a"(;i][2]-H 2aV"[i][3]-»-aa'a"[l][4] -^a"^[2r-H2aV"[2][3]| '^t' = 2'|a'^[ir-t-3a'V'[ir[2]-3a'V"[in3]-*-3aV''[l][2ri Essendo poi dt ~ dt = m 1 5m i{t- ry-'cos i{t-^ F')'""' [co5 i{c- r)cos i{t-*- V')-sin i{t- r)smi{t-*- T)] = mi [f]'"~ ' cos 21 1 , a\Temo successivamente ^^' = 2^\cc"[i] cos 2t -4- a! a." ( [2] cos 2t -t- 2[l] cos 41) -t- a.'a."'( [3] cos 2t -t- 3[l] cos 6t) -4- a'a"' ( [4] cos2t -*- 4[ I ] 005 8t) • t- 2a"^ [2] C05 4£ -4- a"a"'(2[3] C05 4t -+- 3 [2] cos 6t) | !t^= 2^3 x\lf cos 2t-^6x'\"{[l] [2-] cos 2t^ llf cos ^t) -4- 3a'V"(2[l] [3]C05 2« -^ 3[l]'c05 6t) -1- 3a'a"" (4[l] [2] cos 4t -^ [2]*C05 2t)| '^^=2^'l ^'^[1^005 2tH. a'V(3[in2]c05 2t-H2[l]^05 4f)j •^^ 2'-5/[irco5 2r dt *- -^ DI BARNABA ORIAXI. Big -4-r- = a''- 3 I »'■'([ I ] COS it^ — [ i]^m 2f) H.a'V"(6[i] COS 2tco5 6^-^ [3]cos 2£'- 2[i][3]sin 2t-g[ipin 6t) ■*• a.'a"^ (a[^] C05 2tcos 4t-«- 4[ i] cos 4c'- 8[ i] [2] sin ^t - [ifsin 2[)\ —jjr-= 2 I a^(i[ij C05 2£ — 2[l] sm 2t) •*-2a' a" (3[ 1] [2JC05 2£V6[ I ]'cos 2tco5 4t-3[ I ]'[2]sin 2t-4[i J^sm 4r)\ if- t^ 6 r ;> / r n3 a r- -n . \ -^-r- = 2 -Sa (2[l] C05 2t — [l]'sm 2t) ^^ = 2'^ |a'''(3[l]cOS2t^— 9[l3* 5m 2«C05 2t— 2[l]^ C052r) •*-2a' a"(3[2] COS 2t-^ 1 8[i] COS 2t*cos 4t- l8[i] [2] sin 2tcos 2t ■-i8[i]"sJn2tcos4t-36[i]^sm4£cos2£^6[i]^[2]cos2£-i6[i]^cos4t){ , 3 = 2 ''•5a' (3[l]*cos 2£^— 6[l]^sin 2tC0S 2t — [l]^COS 2 A — ^^p- =■ 2 -Sx (3[l]cOS2t''-l8[l]^i/l2JCOS2f'-2[l]\c0S2tV3c0S4t)+[l]''sWI2<). Sostituendo uella citata equazionc i valori di , d-^e d'-^t^ d^-^t'^ d*-r ^" -dT ' -H^' -d^' -rfF"' ne verra V = t-2(x' [,] H- a"[2] -^ a"'[3] ■*■ a"'[4] ^ a'[.5]) -+- 2V' [l] cos 2C -^ 2 V* [2] COS At -t- 2Va" ([2] COS 2t -»- 2 [l] COS 4f) M- 2Va"'([3] COS 2f -^ 3[l] COS 6r) ■+■ 2Va"'([4] COS 2t -i- 4[l] COS 8') Vol. IV. p. II. 4i 33o NOTA AGGIUNTA ACLI ELEMENTI ecc. * 2W'(2[3] COS 4t -^ 3 [2] cos 6t) - aV ( [ijc05 2t"- [if sin 2^) — 2 VV (4[ 1 ] COS 2C COS 4c + [2] COS 2t*- 2[ 1 ] [2] sin 2t - 4[ I Jsm 4t) - 2 VV" (6[ I ] C05 2t C05 6t -^ [3] cos 2i'-2[l] [3] 5m 2t-9[ I ]«ra6t) — 2Va"^ (4[2] cos 2t cos 4« + 4[ I ] COS 4£^-8[ I ] [2] sin 4£ - [2]'sm 2«) -*-~cc"^ (3[i]cos2t^— 9[i]^sin2fcos2t - 2[if cos 2t) -♦- — a' V(3[2] cos 2 t^-H l8[i]cos 2t''cos4£— i8[l] [2] sin 2t cos 2t) -6[l]"[2] cos 21- i8[i]''(sin2tcos4f-t-2sin4tcos2«)-l6[ij cos4t) _ ^a'^(3[lJcos 2t'*- 1 8[lj'sin 2tcos 2t^-2[l]^(cos 2tV3 cos 4t)+[l]''sin 2t). Ponendo co -*- V' in vece di t, eel ommettendo i termini dell' orcline f|ulnto di a , cioe quelli moltiplicati in r I ir It III n in 1 in . ^'3„" . „'S a; aa; a. x ; a. a. ■, (xa. , a. a. , a, si ottiene lo stesso valore di V gia descritto nel § 5i della trigo- nometria sferoidica. II solo termine die sembra diverso e il coefficiente di a'V; ma se ne vedra la coincidenza notando ch'esso e — 4 I 8[i] cos 2t COS 4t -H 2[2] cos 2t^ — 4[i] [2] Sill 2t — 8[iJ"sin 4t I = — 4|8[i]co5 6£-+-8[i](sin2t — [i])sin4£-*- 2[2](cos 2£^— 2[i]) sin 2tj. Ora essendo 2[i] — sin 2.t — sin 2V' 2[2] = sin 4J — sin 4F' , si avra in piimo luogo 8[i] (sin 2t — [1]) sin i\fi — 2 sin ^t{sin 2t — sin aV) {sin2t -t- sin 2V') = 2 sin 4t {sin 2t^ — sin 2 V'^) = sin 4t (cos A.V' — sin ^t) , DI BARN ABA ORIANI. 33 I e poi 2[2 J cos 2C* — 2[ 1 ] sin 2tj = a[2] ( cos 2t* — sin at* — sin 2C siniV) = 2[2] {cos 41 -+- sin 2t sin 2F') = 2[2] sin 2tsin 2V' -t- cos ^{sin 4/ — sin 4F' ) , cd avvertcndo die si ha sin 4tcos 4F' — cos 4£ sin 4F' = sin ^{c — V') = sin 4cu , il (letto termine sara — 4 j 8[i] cos 6t -V- 2[2] sin 2t sin %V' -+- sin 4(u | , cioe appuiito quello trovato nel citato § 5 1 . Confermata in tal modo la soluzione del problenia II, noteremo per ultimo gli errori tipografici e quelli trovati nel verificare le soluzioni degli alti'i problemi della trigonometiia sferoidica. FINE DEL VOLUME QUAFxTO. CORREZIONI DI ALCUNI ERRORI NEGLI ELEMENTI DI TRIGONOMETRIA SFEROIDICA STAMPATI A BOLOGNA ED INSEMTI NEl PBIMI TOMI DELLE MEMOBIE dell' ISTITDTO ITALIANO DELLE SCIENZE. EiTori Conezioni § 47 liil. 6 sen p' sen V cosp sen V 97 n /^A cot F' tang V 4 A cot F' tang V sen p' 99 14 A{V— V) A{V-V')senp' 99 i5 A\V— V')senp' A^[y— V')senp" no 3 soluzione 2 soluzione 1 119 22 sin V = tangp' cotO cos V = lung p' cot 0 i3o 12 cos L' cotL' sen w cos zr sen -a cos v i39 i3 I-*- 2^* sen G 139 nota (') cotH cutG 140 pcriultima •+■ 4A^ cot G tangp" — 4^4* cot G tangp" 140 ultima - cot V cos 2 V ^ cot V cos 2V' 141 nota (*) cos Vf COS {i -*- 1) sen 1 cos V COS {' ■*■ i) cos ^ 141 8 cos : ^ sen w -♦- sen ^ cos v sen ?,' cos i sen w -4- sen ^ cos n sen X' sen G •44 cos 10 ■>^' cos{P — t) — tang X'sen{P — t) scn^ scnX 'cos{P- T) + cosi cos Xscni^P- r) 145 17 cos P tang ^ cos P tang 0 INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL QUARTO VOLUME. ^ • » PARTE PRIMA. E,. ilertco delle Mcmoric sciendfiche c leuerarie recitate nelle adiinanze dclL'I. 7?. Jsdtuto dopo quelle dellc quali si t' rcso conto nel precedend volumi pag. 5 Elogio scicndfico di Alcssandro Volta letto dal socio profcssorc Pieiro Configliachi » 1 1 Catalogo delle opere presentate in dono aW I, M. Isdtuto di scicnze^ Ict- tcrc ed aid in Mdano daW anno 1818 in avand » 4' PARTE SECONDA. Introduzione alia calcograjia ^ del socio Giuseppe Longhi » 111 Deil'a calcografia propriamente detta , ossia delU arte cP incidcre in rame per cavarne le stanipc , parte teorica , del socio sucldetto » '6 Sugli usi medicinali della vainiglia ^ del socio Bassiano Carraiiiati .... » 199 Sulle cause del suicidio , del socio sucldetto » 2i.5 Sulla corrispondenza dellc ipotcsi geogoniche colla claisijicazione geogno- stica delle rocce , del socio Scijsione Breislak » 2^S Nota aggiunta agll dementi della trigonometria sferoidica di Barnaba Oriani » SaS "i