^. //^ 3B /7 MEMORIE DELL' ISTITUTO NAZIONALE ITALIANO . C L A S S I DI SCIENZE MORALI; POLTTICHE; ec. DI LETTERATURA; BELLE ARTl; ec To MO PRIMO. PaRT£ SECOND A wV>;.rc^-'.',X.,,^ BOLOGNA. MDcccxiiT; P E' F R A T E L L 1 M A S I E C O M P. lieOGRAFl DE.LL' ISIITVTQ M E M 0 R I E DELLE DUE CLASSI DI MORALE, POLITICA ec. E DI LETTEKATURA E BELLE ARTI V I A G G I 0 Dal Mare Atlantico alPacifixo per la via del Nordove&t fat to duL Capita no LORENZO FERRER MALDONADO l' anno MDLXXXVIII Tradotto da un Manoscritto Spagnuolo inedito della Biblioteca Ambrosiana di Milano Da. Caklo Amoretti ricevQto il di 14 d'ottoLre. 1809 erlustrando , com' e dover mio , i Manoscr/tti del- la nostra Biblioteca , e fjuelli specialniente che versano su oggetti di scienze naturali , onde puhblicare , giusta il prescritto dal Fondatore della medesinia, cio che vi trovassi di nuovo e d' istrurtivo , m' incontrai in nn li- hrcfto scrirro in idionia spagnuolo , die contiene delle imponnnti notizie intorno ad una navigazione fatta sul /in ire del sec. XFJ° dal mare atlantico al pacijico T. L P. IL I a Amoketti pel nordovest: navigazione generalmeiite rlputata im- possibitc. Lo csa/ninai , e scorti nvendo in esso I caratterl dclla geriui/iita , risohei d'l trasportado in nostra lin- gua e pubblicarlo , aggiugnendovi , olir' alcune brevi note, tin Ragionameuto diretto a mostrare, col con- fronto de' ragguagli degfi altri Navigatori, la veraci- ta ilella Kelazione del Capitano Lorenzo Ferrer Mal- doiiaclo. L' nccoglimento cli ebbe il Viagglo di Pigafetta fa) mi fa sperare die sin per essere aggradiio questo rnlo nuovo lavoro analogo al precedence , sebhene per la mole del libro , e per /' esposizione delle cose , co- me per I' importanza della navigazione , sia lontano da I parcggiarlo . (a) Primo Vjaegio inumni al Globo terrarquco, ossia Raggiiaglio del- la navi^azione faiia dal Cava!. Antnnin Plaafetta . . . tratto da tin codi- ce deila Bd;lioCcca Ambiosiana di Milano . Alii. PreBso Caleazzi : in 4.. fig. iSco. RELAZIOJSE Dello scopriniento dcllo stretto d' Anian fatto da me Capitano Lorenzo Ferrer Maldoiiado neLL' anno J 588, iieila quale feggesi I'ordinc dclla- nnvigazio- ne, la disposizio/ic del luogo e 'I inodo di forti- ficaiio. VI si traita pure de' i'anraggl di questa navigazione , e de' danni die ne risuhaao dal no a aicrla. I _t rii Ima d' ogni cosa convien sapere quali van- taggi possono conseguirsi dalla navigazione dello stret- to d' Anian al mar del Sud. Avendo io presa in con- siderazioiie la navigazione die sin ad ora si e fatta per andare alle Filippine, alia Cina, e al Giappone, e alle altre parti di qnel mare , vedesi per mezzo drllVsatta Geografia, ed Icografia, die, navigando per lo strcito d'Anian, s' accorcia quasi per meta il cam- niino; il die ben si conosce in un globo, ovvero in una mappa la quale ajjbia il polo nel centro (a); ma non si vede a dovere in quelle Carte piane, nel- le quali tanto graude e largo e il punto del nord quanto la linea eqninoziale {b}, per la qnal co:?a un (a) Una IM.ipp^ ill qu-ista inaniora ha (iisP';;ii:ua 1' Antore , e con p-v\- tiiii ha inHicata la ^trada clie teneasi per arnliie dalla Spasna alle Filip- pine, e tifu-i ttiitavia, e quilla clie tcrieljbjsi per lo siretto d'Anian. Vcdasi la Tiivolit III. {h) Cio^ i inerldiaiii sono tauto fra loro di^tanti prcs-io al nord quan- to sulla liuea cipiiuo^iale . 4 A M O K r. T T I viag2,io non jiuo coiiijiarirc piii breve dell' altro. E })oiehe cio cliiaiameiite veJesi, e inutile il qui lun- j;aineiiie traitarne; e basta il dire che passajido per quesio stretto s'abbrevia quasi d' una rneta il cammiiio. II. Olne cio ba lie' vuntac^gi moko inaggiori; e graiidissimo e quello cbe, iin!)arcandosi una volta so- la, si puo dalla Spagna andare alle Filippine; il cbe lion avviene nella strada cbe si tiene ora, percbe le persone devono niettere pie a terra nella Nuova-Spa- gna (a), e fare per terra cencinquanta legbe; il cbe c cagione cbe molti, cola mandati per presidio o per sostegno delle Colonic, si fermano nella ]Nuova-Spa- gna, o percbe incomodaii dalla Navigazione , o per- che invitati dalle delizie di quel paese. III. Un notabilissimo vantaggio n'avra pure Sua Maesta facendo venire per mare tutti gli aronii del- le Moliiccbe, di tutto quelFArcipelago, e delle altre ])arii; e potra per mezzo di questo Stretto farsi uni- co signore di que' prodotti: onde, riponendoli ne'ma- gazzini dclLi citta di Siviglia, potra averne lui gua- dagno annuo di cinque milioni, obbligando molte na- zioni a venire in Ispagna per averb; e qnindi appor- tarvi abbondantemente per cambio tutte le derrate necessarie a questi regni; e si cessera cosi dal man- dare fuor di paese tutto 1' oro e Targento cbe viene (a) America , di ciii ora alcuni GeograG cbiamano Colombia la parte settentrionale in onore del primo scopritore , lasciando il noaip d'A.nierica alia parte meridionale . Cosi cliian>ano Polincssia ( Moltcisole) le Isole del inar del Siul , dividendo per tal ruodo la Terra ia sei Parti. Vcdi Crabcrg. Ana. di Geograf. e di Statist. Tom. II. VIAGGIO Dl MALDONADO PEL MAR GLACIALE 5 ogni anno dalle Indie: yier la qual cosa il regno e seinpre in si gran peniiria di danaro. IV. Aggiungasi clie, ove si reuda navigabile lo stretto di cuii trattasi , verra a cangiarsi tutto il traf- fico che la Cina fa coUe Indie, e questo passera al- ia Spagna; il che sara di gran risparinio per le isole Filippine, e per tutte quelle parti. Di fatti dannosis- sinio per la Spagna e era il commercio delle Indie coUa Cina, avendoci questa impedito 1' acquisto e '1 trasporto della inaggior parte delle derrate che solea- no trafficarsi. Per questa ragione si e diininuito il com- mercio fra la Cina e le Filippine, e le Indie a se- gno che le popolazioui di cpielle regioni non possono piii mantenersi iiel vigore necessario per resistere ai niniici, che molti sono; e qnindi anclranno sempre pill diminuendo a segno da non potervi ])iii regge- rev« Per 1' opposite, ove s' apra il cammino da nie proposto, e facciasi questa navigazione, potranno quel- le popolazioni, divenendo ricche, crescere in numero e in forze; poiche cola andrebbono a trafficare llotte numerose al par di quelle che vanno alle Indie, ar- recando alia Spagna le produzioni della gran Cina e Tartaria, e delle altre parti, che avrebbonsi a l)uoii mercato; onde di solo oro potrebbono ritrarsene (hie niilioni ogni anno, e faremmo con cio un lucrosissiuio commercio; oltre le altre derrate che in questi regni compransi ora dai nostri stessi nimici, i quali con cio s' arricchiscono, e acqnistano maggiori forze per far- ci guerra. V. E' altresi necessario provvedere quelle regio- ni di truppe per la loro difesa; e cio farassi cou fa- 6 A M O ]l E T T I ciliui somma per la progettata strada. Si otterra cost che i niinici non possano fame la conqiiista, come agevolmciuc I'arla pouebboiio per inancaiiza di gen- te, e di sussisteiiza. VI. Ove a Dio piaccia che simil navigazione ab- bia luogo apresi una nuova porta per piocurare la conversione delle anime di que' Gentili, de' quali po- polaiissinie sono quelle parti; e non sara questo il minore, se pur non sara il maggiore, de' vantaggi che sen ritrarrauuo. \ il. Potrei qm annoverare mohi akri beni, che alia Spagna ne verrebbono; nia qui solo faro osscr- vare che il punto essenziale di questo alTare si e di evitare e prevenire i gravissimi danni che ne risuke- rebbono, non riconoscendo lo stretto d'Auiau, e non fortificandolo. Imperciocche, esistendo questo vera- niente, come io attesto d' averlo veduto, grandissimo progiudizio cen verrebbe, se fosse poi scoperto, e for- titicato deli niniici, i quali sono avidissinii di trovar- lo; e sa[)piamo in fatti che 1' anno scorso alcune navi partirono d' Inghilterra per andarne in traccia (a). Qualora i nimici se ne impossessassero potrebbono ar- recarci danni iminensi a motivo della vicinanza che v' ha fra quello stretto e i paesi loro; onde potreb- bono agevolmente mandarvi un' arniata ripartiia in trenta navi, colla quale verrebbono a impadronirsi de' porti della JNuova-Spagua, e del Peru, ove, pub- (n) Qiicsta rinii/.ia lia lappoito a\ tcrzo Viaciio ili Davis nol ij'iy. ypili il Rai^ionnnicnto num. 4., e Fontcr Hist, dcs Decouvertcs , et Vo- yages dans Ic nord. Tom. 11. pag. 78. VIAGGIO DI MALDONADO PEL MAR GLACIALE 7 blicandoagli Indian! la liI)erazione dalla schiavitu, e la liberta di cosrienza, potrebbe avvenirne che mol- ti, se pur non tutti, a loro si dcssero. Per tal guisa saprebbon' essi rendersi nel mar del Sud forti a se- gno, che, non avendo noi una strada comoda per niandarvi de sussidj, essi sen farebbono irrepara})il- mente padroni: onde, quando pnre non fossimo sicn- ri, come lo siamo per averlo io veduto cogb occbi proprii, che da quello stretto si entra nel mare del Sud, tuttavia dovremmo impadronircene per fortifi- carlo; almeno sinche siamo disingartnati, e sappia- mo di poter essere su di cio tranquilli, senz' aver te- nia degli esposti pericoli. VIII. Avendo pertanto ora a trattare di questa navigazione, e del modo di furiificare lo stretto, con- viene indicare la strada da tenersi, la situazione, e 1 porti die sono in quella parte, dando al tempo stes- so un ragguaglio del mio viaggio. Cominciando dal- la navigazione, facciasi attenzione alia seguente istru- zione; e si vedra che ogni buon marinaio sara in ista- to di eseguirla. IX. Si parte dalla Spagna, snpponghiamo da Li- sbona (a); e di la mettesi la prora al nordovest, na- Vigando pel tratto di 4.50 leghe. Si giugnera cos. a 60. di laiitudine boreale (6), ove s' avra in vista («) Vedi la Tav. i . (b) I gradi di latitiidine e Ic distance sono inesatti in tutti i Geo-rafi d. quel tempo . Vedasi il num. 3iS del Rajiionamtnto . 8 A ->r O R £ T T I r isola di Fiislancla aiiticamente chiamata Tyle (a). E' qiiesta un' isola giancle, noii pero tanio (jiianto r Islaiitla . Aveiulola licoiiosciuta si volg^e la prora air ovest, e in quella diiezione si naviga seinpre sul 60.^ di latir. bor. pel tratto di i3o leghe sino alia Terra di Labrador, nel luogo ove appunto comincia lo Stretto di Labrador (6). La bocca dello stretto ha cin:a 3o leghe d' ainpiezza . La terra dalla parte del Labrador, die sta alia sinistra, e bassa; ma il lato opposto che forma lo stretto presenta alte inontagne. X. Queste staiino fra due caiiali, de' quali iiiio piega al nordest, e 1' altro al nordovest . Conviene pertasito lasciar da parte il primo, che trovasi alia destra di chi e rivolto al nord , essendo questo ca- nale formato da alcune isole, alle quali girando iii- toriio si ritorua al mare di Frislauda; oiide fa d' uo- po mettere la prora al nordovest , e correre per 80 leghe, sinche giungasi a 64.°, o poco ineno. XI. Qui lo stretto piega, oude coiivieii mettere la prora al nord, e i>\\' cosi 120 leghe di caminiuo, sinche si giugne a 72." di Idt. boreale, ove lo stretto (a) Non h ancora hen dccifo quale isola fosse la Thule , o Trie de. gli Aiitirhi . Secondo Maldonailo non 6 1' Islanda, come molti tultavia opinaiio, ma bensi la FrisLuida, isola ora perduta. Buache^ che crede ri- coiiosccre la Frislanda nel <;iiipi)o d' isole di Feroe , pcnsa rhe Tide sia quell' isoletta piii settcntrionalc , die chiamasi Dhilo nella Mappa degli Zeni. (b) Vffiasi la Tav. i rnpiata dalla Carta gRneral;ran travasilio ed incomodo' per la oscurita, pel freddo, e per le pro- celle: imperocdie breve era il giorno in tntto il tem- po cbe navigammo per lo stretto; e si grande era il freddo, die le acque del mare spruzzate da'flutti ne' fiandii della nave, aveanli coperti, diro cosi, di cri- stallo, onde luaimo necessitati di ronipere il diaccio die troppo ingrossavasi, di modo che talora lo tro- vammo litto piii d' un palmo. XVlll. La sbagliano pero coloro che opinano po- teifs'i interamente aggliiacciare quel mare; impercioc- che, attesa la sua ainpiezza, e a motivo delle forti correnii, e de' grandi tlutti, che lo tengono in conti- nuo moviinento esso non puo gelarsi. In que' luoghi pero, ove il mare rimane tranqnillo, credo che que- st© possa agghiacciarsi; il die argomento da cio che vedeinmo nella nostra nave, ove gelava V acqua che vi sprnzzava. Sapemmo altronde (e ci fu detto dagli abitatori delle Islandiglie) che resta tutto 1' inverno gelato cpiello stretto di mare che sta fra la Frisian- da, e la Groenlanda; e tal rimane per la maggior par- 12 A M O tl n T T I te dcir anno per essere collocaro fra 2;rancli monti, e per essere aUissinii (juelli della Frislanda, onde d'in- \erno non dan no Inogo ai raggi del sole, e i monti niedcsimi lo riparano da'venti , che ne agiterebbero le acqne («) , e percio la continua sua calma, secondo che ci fu detto, lo fa star agglilacciato in modo die non e navigabile. XIX. Quando pero funmio di ritorno, cioe nel glngno, e parte del luglio, godemnio d'nn giorno per- peruo costantemente, e dacche costeggiamtno il cir- colo artico, posto a 66." i di latitndine, cominciam- mo a non niai perdere di vista il sole; ne lo vedem- nio mai coperto dalV orizzonte, se non quando per la seconda volta tornammo a costeggiare lo stretto di Labrador. Quindi e che^ pel continuo stare del sole sopra r orizzonte, tanto riscaldata s' era 1' aria, e tan- to caldo noi soffrinimo quanto sen prova ne' piu cal- di paesi della Spugna {b). Cio non ostante quando stavamo al sole non molto incomodavanci i suoi rag- gi, perthe sempre avenimo i venti aperti del nord , i quali eziandio ci aintarono ad uscire presto e facil- niente dallo stretto di Labrador. E' certo altresi che le grandi correnti del (lusso e rillusso molto aintano si per entrare nello stretto che per uscirne, sebbene cou- trarii siano i venti. Percio^ continuo essendo il vento (a) Qiiesta osservazione conferma I' oi>inione del cli. P. Zurla ( Vcdi il n. i^. ili'l Hagioiianicnto) rontro Buaclic, fun-£ggcrs , e Forstcr; poi- cb'- se la Frislanila fosse nolle Oread i , o iielle isolc di Feroe , o in Faira non potrebhe es^a co' suoi inoiiti ripararc dal sole e da' venti il mare po- sto al Slid ) vedi il num. 27 del Rugionamento . 14 Amohetti dissiina terra con grand! giogaie di monti, ed una co- sta hmga e continua da cui ci tenemnio lontani, co- me conveniva al nostro scopo. Navigavanio in ako mare ora al nordest, e ora al nordovest, ed ora al nord; e parveci che la costa per lo piu corresse da norcLe?t a sudovest. XX'I. Pson potemmo ben conoscere le cose par- ticolari di quella costa, perclie, come dissi, ne siava- nio lontani; ma hen posso asserire che v'ha della po- polazione, pcrchc in moke parti di essa vedemnio de- gli uomiiii {a). Quindi, attenendoci alia huona Cosnio- grafia, argoinentammo esser quelle le terre de' Tarta- ri, o del Cataio; e cfuindi necessariamente doversi trovare alia distanza di poche leghe la gran citta di CamhaJu (b), metropoli della gran Tartaria. Finalmen- te, segnendo la stessa costa, ci trovammo nuovamen- te nella hocca del medesimo stretto d' Anian , dalla quale eravamo usciti fpiindici giorni prima entrando lU'l mar grande, che riconosceninio essere il mare del snd, ove sono posti il Giappone e la Cina, le isole IMolucche, r India, la nuova Ghinea colla scoperta del Capitano Quiros (c), e tutta la costa occidental del- la Nuova Spagna, e del Peru. XXII. Nella hocca che fa lo stretto, per la qua- le si passa al mare del sud, havvi sulla costa un por- to capace di Sco navi, qnantun([ne in una parte sia (ii) Prr>l)abilinentc i Kutsckoi veduti da tiitti i Navigatoii , e special- menu- ila Cook . (b) CanibalCi h Pekioo. L'Antore fu ingannato dalle caitive Carti- ppo- praficlie rredendosi vicino alia Cina, ma e scusevole . Vedi il num. 32 drl Ragionaniento . (c) La Nuova OlanJa • VIAGGIO DI MALDONADO PEL MAU GLACIALE 1 ') iiial siciiro, e di cattivo ancoraggio, a cagione dcllc correnti, le qiiali, nella marea che va dal nord al Slid, entrano per la l)Occa del porto, vanno in un setio del porto stesso, e v' entrano forniando nn vor- tice. Giudicarnmo che nessun uomo fosse niai stato in quel porto, j)erclie in una parte di esse v'ha uno stagiio sulla cui sponda trovanuno un' infinita di 2;u- sci d' uova d'uccelli marini, i quali so2;liono annida- re alia riva del mare; e parveci che que' gusci f'os- sero stati cola portati dalle correnti del nord; e tan- ta n' era la copia che formavano un argine o un mu- ro alto piu d' una vara (a), e otto passi largo. Tro- Yasi ill questo porto un fiume d' acqua dolce assai largo, e si profoudo, che potemmo entrarvi colla no- stra nave; e potrejjbe pur entrarvi un vascello di 5oo tonnellate (b). 11 porto ha per lo piu un fondo are- noso, specialmente al luogo del mentovato fiume. Nel luogo istesso ove battono le correnti dalla parte del nord v' ha un seno difeso da scogli tagliati a picco alti piu di due pertiche, sopra i quali trovasi una pianura lunga e stretta circondata dal mare, se non che e unita alia terra dalla parte dell' est (c). Ivi potra stabihrsi una cousiderevole popolazione; e per era potrebbe costruirvisi un forte che diverrebbe di molta importanza. XXlll. La terra, ossia il Continente in cui sta questo porto, e molto piacevole, poiche v'ha delle (o) La taia spagniiola corrispoudt^ a un dipresso aj nn metro. (b) La tonnellata di mare , o botie , si calcola 42 piedi cubici . (cj Vedi il num. 27 del RagionamenCo . l6 A M O U E T T I piaiuire estese dalla parte del sudest;, cinte da un bas- so colle in ciii trovammo de' rosmarini. Ove queste piamire veiigano dissodate possono divenire ainene cainpagne e prati, poteiido anche , per la maggior parte almeno, irrigarsi. Vero e che questa regione e posta a 59.° di lat. bor., ma tuttavia gode d' uii cli- ina temj)erato, perche la parte esposta al sud e ripa- rata e difesa da monti posti al nord; e altronde qui il freddo dell' inverno dev' essere moderate anziche aspro: il che argomentammo dalle frutte che cola tro- vansi di molte specie. Si coiisideri altronde che que- sta terra, comunque posta ad una gran latitndine, non puo non essere abitabile, dacche lo sono niolti al- tri paesi, come, a cagion d'esempio, Ediml^urgo nella Scozia, le provincie piu settentrionali della Svezia, liaxfelia e lliva di Livonia, Dnblino d' Ibernia, e Ni- drosia di Norvegia, con gran parte della JMoscovia, e molte altre terre. In questo paese il piii lungo giorno della state c di ore 18 i, e la minor notte e di ore 5 ^; ed eguale e il piu breve giorno dell' inverno. XXIV. Lungo il fiume ch' entra nel porto, e presso lui altro fiume piu al sudest, vi sono numero- si e grandissiini alberi, molti de' quali daimo delle buoue frutte. Alcune somigliano a quelle che abbia- mo in Ispagna, e altre ci erano ignote, e di forme diverse dalle nostre; onde, per non correre pericolo nel mangiarle, ordinai alle mie genti di non man- giare frutto che non si vedesse dianzi pizzicato col becco e mangiato dagli uccelli; dal che argomenta- vasi che esso non poteva essere pernicioso. Tutti i frutii che trovammo stavauo su gli alberi appassiti, VIAGOIO 1)1 MALDONADO PEL MAU GLAOIALE I 7 rimasti esseiidovl quei dell' anno antecedente, perch^, quando vi giiigneniino , e llnclie vi restammo , non v' era ancora tVutta mariira; essendo i niesi d' apri- le, di maggio, e parte di giugno. Quindi dall'essersi conservati sii gli alberi i frutti da un anno all' altro argomentossi die V inverno esser ivi non dovea niol- to rigoroso. Trovaronsi pure dolle viti d' uva salvati- ca; e in alcune parti (specialtnente in una valle for- mata dal fiume piu meridionale faj, la quale e tem- peratissima) trovaronsi delle lecchie, frutto molto sa- porito delle Indie che nasce ne' climi temperati. XXV. Dal fondo del porto, guardando fra '1 nord e Test per tutto quel quarto di bussola v' ha alcuni nionti non molto alti, ma Tion facili a saliivi e pe- netrarvi, abbondanti d'ogni genere di cacciagione. Ivi trovannisi delle pernici, e de' conigli, e una specie di cervi grigi, che eovra il grigio aveano delle mac- cliie bianche e nere, e nelle corna una palmificazio- ne assai grande fbj, che alcuui pero non aveano. Vi- dersi due specie di porci: gli iini simili a quelli delle Indie, aventi I'ombilico sopra la schiena fcj^ ma an- cor piu grandi, e gli altri simili ai piu gross! maiali di Spagna. Trovaronsi alcuni bufali , e moiti altri ani- mali; ma nessuna bestia feroce. II mare e ivi abbon- dantissimo di pesce; e tutti i crostacei vi sono molto buoni e saporiti , benche piu grossi assai di quelli che conosciamo, poiche v' ha de' granclii larghi una raez- (a) Forse il fiume Kaiiereo indicato nella Carta xv di Milling. (b) I rangiferi. Cenus Tarandus L. (c) Sus dorso cisrifero , o sixi Tujassu L. T. I P. IL 3 i8 Amoiietti za vara , la(idove sulle nostre coste non sono piu gran- di del nalmo della mano. II Continence die sta rim- petto al porto, e che e parte dell' Asia o della Tar- taria, presenta de' inonti aUissimi; e ne' piu alti con- servasi la neve per tutto 1' anno, specialrnente nella parte ch' e esposta al nord: e sono si scoscesi e ripi- di che sembra impossibile il salirvi. Gli alberi che vi si veggono sono altissimi pini, e questi si stendono sine alia sponda del mare. XXVI. Nella stessa parte dell' Asia, in faccia al- ia bocca del porto, v' ha uno stagno d' acqua mari- na (a) presso cui vedesi un graii canneto vegetante neir acqua istessa, nel quale avemmo la piu copiosa pesca che trovisi in qnelle parti. Cola prendemmo una gran qnantua di pesci e molto grossi, come co~ riuni (b), gongri , linguatole, e altri simili, se non che sono maggiori di quelli che altrove si pescano. Vidersi pure alcune volte passare de pesci grandissi- mi, che dal mare del sud passavano al mare del nord; onde vedeinmo delle balene , de' capidogli, e altri grossissimi mostri marini ; e ci parve che la ragione di questo passaggio fosse, perche al tornare della sta- te fiiggiano le acque calde del sud per godere le fre- sche acqne del mare del nord . XXVII. Lo stretto e esteso quindici leghe , e percio facihnente s' imbocca e se n esce nel tempo della marea che dura sei ore; e notisi che le maree (a) Probabilmcme la baia o%e ancort* Cook, o quella di s. Lorenzo. (b) Nod ho potuio trovare qnal pesce sia questo , onde v'ho lasciato il nouie s[)agDuolo . VIAGGIO Dl MALDONADO PEL MAR CLACIALE I9 qui sono eccessivainente deboli (a). Vi si veggotio sei voliate o soni; e le due imhoccature per entrar- vi ed uscirrie stanno in retta linea dal noid al sud. La bocca dalla parte del nord ha meno di rnezza le- ga d'ampiezza^ {by, e da ambe le parti ha due rocce tagliate a picco; ina lo scoglio che sta dalla parte d' Asia e piu elevato, e piu pendente dell' opposto, di modo che sotto di esso v' ha una specie di grot- ta; onde se alcuna cosa precipitasse dall' alto non po- trebbe cadere a pie del monte. La bocca che va al mare del sud dalla parte del porto ha una larghez- za di poco piu d'un mezzo quarto di lega , ed ha ui mezzo un grande scoglio o isoletta di tre stadj d' al- tezza (c) a un dipresso; ed e rotonda avendo circa 2co passi di diametro. Questa poco dista dal Continente d'Asia; e lo spazio compresovi e tutto di bassi-fon- di, e di scogli, onde non puo navigarsi se non con piccole barche; ma lo spazio che v' ha fra 1' isoletta, e la terra-ferma posta in faccia, cioe la terra d' Ame- rica, e minor ancora d'un quarto di lega; ma e pro- fondo in modo che due e anche tre navi possono pas- sarvi di fronte. Basse pero ne sono le sponde; e so- pra esse lacihuente possono erigersi de' baloardi, ri- siringendo il canale sino al tiro della moschetteria. Sulla mentovata isoletta, e sui bassi fondi, che alze- rebbonsi, possono formarsi tai baloardi, dai quali (e cercano di farsi padroni di questa navigazione (a) . . . Ne mi si dica, come so dirsi da alcuni, cbe S. M. non ba danari per siffatte spese: imperoccbc, ove pur cio fosse, il Governo dovrebbe impiegarvi parte de' (a) cringles! , e gli Olandesi aoii caitolici . VIACGIO DI MALDONADO PEL MAR GLACIALE 2J proprj beni e possess!; e ben converrebbegli consumar- ne ora una parte, anziche permettere che il nimico abbiasi il tutto. E akronde, per quanto esso arriscbi, esporra a pericolo sempre meno di colui, che ne ver- ra incaricato; perche io, come uomo di mare, ben so quanto ardiia e pericolosa sia per essere questa im- presa . V 29 RACIONAMENTO intorno alia precedence Relazione. 1. v^uando i Portoghesi, varcato avendo il Ca- po di Buona Speranza, navigarono alle Molucche, distruggendo il conimercio degli Italiani e deirOrien- te; qiiando Co/o/»6o , credendo d'andare a quelle iso- le direttamente, scoperse T America per gli Spagnuo- li; e pe' niedesiini Magagliaiies, oltrepassandone la parte australe, ando alle isole istesse, oggetto di ri- valita delle naziotii commercianti : allora venue a que- ste tuite il pensiere, il desiderio e la speranza di tro- vare un piii breve tragitto pe' mari del nord; giac- che tutte piu al polo artico die all' antartico erano vicine. 2. Fondavasi la speranza non tanto sull'analogia, e la probabilita di trovare il mare del nord simile a qucllo del sud, quauto sui racconti di varie epoche; poicbc il riuascimento delle lettere avea fatto esami- iiare le geografie e le stone di Strabone, di Toloineo, di Pomponio Mela, di Plinio, di Plutarco, e d'altri che fanuo menzioue di popoli iperborei, viventi in un clima, ove per sei mesi il sole non tramonta, e aluettanto dura la notte: avea fatti attentain^nte leg- 30 A 31 O R E T T I gere i racconti del marsigllese Pltca, die 338 anni avanti 1' era volgare avea navigato al settentrione di quella Tiile, ove in alciini giorni estivi il sole sta le intere ventiqiiattr'ore suU'orizzonte; e quindi le crona- che de' popoli settentrionali, dalle quali rilevavansl le navigazioni de'Norveglani oltie il Capo Nord nel ySo, degli Svedesi ncll' Islaiida, de' Normanni a Frislanda e a Groenlanda nell' anno 834; ^^' Danesi alia Terra di Labrador nel looi; e dei Veneziani Zeni, e Qiii- rini, ai qnali le procelle, e le conseguenze loro fece- 10 percorrere que' mari nel secolo xiv. 3. Probabilniente le avventure di qiiesti Italian! nou ignorava Crista foro Colombo, quando nel 1477 ando cento leglie oltre Tile, che crede essere la Fri- slanda; e sebbene erroneamente la collocbi a 73°. di latitudine boreale (perclie forse allora nou ancor co- nosceva 1' uso dell' astrolabio, che di tanto vantaggio gli fu nello scoprimento delTzYmerica), pur c rimar- clievole die, andato essciidovi nel febbraio, non v'ab- bia trovato congelato il mare (a). E senza dubbio la navigazione de'concittadini suoi, e di Colombo istesso era nota a Cioi'anni Cabotta, allorche egli, poco do- po il ritorno di questo, propose al re d' Inghilterra di navigare nel mare che 1' America dall'Asia divide per un tragiito settentrionale. Egli parti con tre de' suoi figliuoli a quest' oggetto nel 1497; fu egli die ando al Banco di Terranova, e, al dire delT amico suo Pietro Mariire d' Jngera (bj, diegli il nome di (a) Vira ili Crisco/oro Culonibo , scritta da Don Fcnlinando suo H- glio. Cap. IV. (b) Novus Oibis. Decad. III. Pag. 232. Edit. Paris. iSS?. V R.VGIONAMEN TO SUL VIAGGIO Dl MALOONADO ) f Bctccala (nome die serbo lungannente) a motive del- la coj)ia de' pesci cosi chiamati, che ivi vide. Le cir- costaiize politiclie delP Inghilterra, e T opinione allor doniiiiaiite clie le miove scoperte non fosseio valiita- bili se non se ne lipoitava immediatamente delToro, fecero a quella potenza trascurare queste ricerclie , sinche nel 1548 s' istitui cola una societa per la in- dagiiie di nnovi paesi, alia quale presiede Scbastiano Cabotta figliuolo di Giovanni, dopo che, separatosi dal padre, avea servito lungamente la Spagna. 4. Dopo la meta del secolo xvi molto tento il Governo Inglese per aprirsi ne' mari del nord una via, affine d'anrlare piii prestamente al mare del sud, ove faceano gli Spagnuoli iin lucrosissimo commer- cio,ora tragittando Testremita dell' America, ora var- cando 1' istmo di Panama. Che se non ottenne il suo intento, e' fu probabilmente, come osservano molti scrittori delle navigazioni del nord, perche 1' interes- se private sempre piu forte fu e piu ingegnoso che r amore del pubblico bene. Fillougby ando nel i563 per quest' oggetto alia Nuova Zerabla, e vi peri. Fof- hisher tento nel iSyo il cammino del nord-ovest, ri- conobbe la Frislanda degli Zcni^ incontro quelle for- ti ed opposte correnii che dai Geografi di que' di, e' de' precedenti secoli erano riputate fiumi , che pre- cipitassero in un abisso al polo (a); ma spaventato da' ghiacci non prosegui 1' intrapreso viaggio. Davis (o) Qlle^te coridui, the ilai (|iiat(ro punti cardinali CDrrono in un ahisso, vpggonsi su un gran planisfero ciolla Terra inriso a niello snl ra- nie nel secolo xv del fii Card. Borgia, sulla Tav. \. d' Uibano Monti di cui jjailerassi , e su ahie veiuste carle geograliche . 32 A M O R E T T I nel iSSy trovo fra la Groenlanda e 1' America iiao stretto clie porta al nord, a cui diede il proprio no- me, entro nella baia di Disco, teiito di lii un pas- saggio air ovest, ove vide tendere una grossa baleiia, indizio d' aperta navigazione; e forse meno dalle in- contrate masse di ghiacci e dai veiiti del nord, che dalla iiisubordiiiazione de' marinai, fu costretto a tor- nare indietro. la quello stretto fu nel 1593 Lumley senza passar oltre; ed e rimarcbevole che i Naviga- tori posteriori trovaronlo, e lo trovan ora ostruito dai ghiacci. Un altro stretto, che dopo alcuni giri por- tollo in un' ampia baia, trovo Hudson nel ]6io, nel quale pro])al)ihiiente, come vedremo, fu preceduto da ^uc\ Maldonado , il cui viaggio ho qui pubblicato, e da altri Navigatori. Egli scrisse che lo stretto avea 20 leghe di larghezza, d' avervi veduti de" begli al- beri, e incontrate delle forti correnti; e dai flnsso ve- guente dall' ovest argomento esservi un passaggio da quel rombo. Cosi Niignez nel i5i3 argomentata avea r esistenza dello stretto in cui Afagagliancs passo do- po sctte anni (a); ma Hudson il passaggio non isco- pri; e iradito e al)bandonato da' suoi peri miseramen- te. SuUe tracce d' Hudson andaron altii, ma non ne riportarono maggiori lumi. Baffin ne\ 1614 audo inu- tihnente a cercare il passaggio desiderato sulle coste dello Spitzberg, e nel 1616 spinse oltre lo stretto di Da\i-9, ove al ritorno narro d' aver trovata una l)aia pin spaziosa e piii settentrionale che quella di Hu- dson, ma non passo oltre, e conchiuse non esservi (a) Prituo viagj^io intorno al Globo . Iiitioduz. Num. xii. KAGIONaMENTO SUL VIAGGIO DI HALDONADO 33 per qiiella parte nessun passaggio al mar glaciale. Esaraineremo piu sotto 1' asserzione di Baffin^ e di que' tutti die all' opinione sua sottoscrissero. Non de- vo pero qui tacere che le Compagnie di cornmercio della baia d' Hudson e dell' America settentrionale, otteiiuti aveano ampli e lucrosissimi privilegj esclusi- vi colla condizione di far cercare il desiderate pas- saggio; ma il Governo non s'avvide allora die quel- le stesse Compagnie troppo interesse aveano j come vedremo, di far si che non se ne avesse mai sicura contezza. Negli ultimi tempi tentossi dagli Inglesi il cammino al mar glaciale per la via opposta; e per lo stretto di mare che divide I'Asia daH'America set- tentrionale passarono l' immortale Cook, e '1 suo illu- stre successore Clcrke; ma non compierono il giro, di la venendo nell' Atlantico; giro cli' era 1' oggeito prin- cipale di quella spedizione, e die essere dovea lo scopo del cornmercio britannico. L'ultimo Navigatore inglese di que' mari fu Pliipps, che tento d' andare alio stesso stretto accostandosi al polo, ma fu costret- to dai ghiacci a tornarsene nell' Atlantico dond' era partito. Di Cluny parleremo a suo luogo. 5. Grandi navigatori divennero gli Olandesi quan- do poterono sottrarsi alio scettro di Filippo II re di S})agna. Pare, secondo Forster faj, da cui traggo so- vente le notizie qui epilogate, die gli Olandesi solo nel 1593 abbiano tentato il passaggio alle Indie pel nord, e non abbianlo trovato, sebbene abbiano talora (n) Histoire ties dccouvertes et des voyages fails dans le nord. Vol. a. Pag. 2:^0. T. J. P. II. 5 34 A M^ 0 R E T 'I' i vccliito il mare libero da ghiacci siiio a 40 leglie al nord dello stretto di Waigatz, e uii caldo assai sen- sihile abbiano provato presso 1' isola di questo nome. Pur v' ha notizia, come piii sotto vedremo (a), die navigassero poco dopo quell' epoca nel mare glaciale al nordovest. Che se que' viaggi piii non ripeteronc? poi, fors' egli e perche possedeudo essi il Capo di huo- na speranza, e soltanto alcune isole meridionali del- la Poliuessia (die ora cosi coa greco nome vuolsi chia- rtjata quella parte del Globo detta dianzi Isole del mar del Sud ) piu comodo trovarono Y aiidarvi per la via del mezzodi non ingombra mai da ghiacci, ed op- portiuia per ogni stagione, anziche pel setteutrione, eve bastava loro la lucrosa pesca de' cetacei. 6. Come del ligure Colombo erasi valsa la Spa- gna, e del veneziauo Cnbotta l' Inghilterra, cosi la Francia peiiso a valersi del fiorentino Verazzani (giac- che allora prinii e maestri delie altre nazioni erano gl' Italiani nell' arte di navigare ) per fare delle sco- perte al nord, e andare iu traccia della tanto im- portance strada settentrionale, onde giugnere piu pre- sto al mar pacifico. Parti Verazzani nel 1624. Audo a Terranova, entro nel fiume di S. Lorenzo; ma non si sa die sia andato oltre, e miserainente peri. Mol- ti Navigatori con disjiendioso corredo spedi la Fran- cia di poi; ma, sebbene alcuni siano stati alio stret- to che I'Asia dall' yVmerica divide, pur nessuno an- dovvi attraversando il mar glaciale, o almeno non ce n' e pervenuta la notizia. (a) Al num. i 9. RAGIONAMENTO SUL VIAGGIO DI M.VLDONADO 35 7. La via percorsa da 3Iagagliancs nel i520 lu- Singo per iin momento le viste della Spagna, che cre- dea di possedere le Molucche, come parte deU'emi- sfero occidentale concedutale dalla famosa holla d'A- lessandro vi; ma il ragguaglio di quel viaggio le ne fe' sentire le difficolta e i pericoli: onde studiossi pu- re il Governo spagnuolo, che della navigazione mol- to occupavasi allora, di trovare un piu hreve e pid comodo cammino per la parte del nord. Stefano Go- mes^ rivale e nimico di Magag/ianes, quantunque lo avesse iniquamente ahhandonato nello stretto colla sua nave (aj, riusci nel 1624 ad otten^re alcuni vascel- li per tentare il passaggio al nord, onde andare di cola alle isole del mar pacifico nuovamente scoperte, ma non andovvi fbj. Lo stesso passaggio invano ten- tarono ULloa e Cortez. Vero e che Giovanni de Fuca nel 1592 riferi d'aver fatto tragitto pel nord dal mar atlantico al pacifico; ma dai piu non fu creduto. Lo stesso probahihnente avvenne a Lorenzo Ferrer Mal- donndo, che di quattro anni avealo preceduto. Cosi favoloso fu riputato simil vitiggio fatto da Bartolo- meo de la Fuente nel 1 708. 8. Piix fortunati, se crediamo ai loro storici, fu- rono i Portoghesi. Correal^ o Cortcrccd nel i5co, viag- giando pel mar glaciale, trovo lo stretto fra V Asia e r America, e diegh nome di Stretto d'Jnian, dan- (a) Pi^ufetra . Primo viai;j;io ec. Pag. 3~. (b) S<-inl)i'a rhe Gomes non abbia oUrepassnto il gr. 5o di lat. borea- le , poicli^ in una Carta dolineata nel iSsQ da Diego Rihero Cosniografo di Carlo V, e pul»blirata da Gnsseireld a Veimar nel 179.3 trovo a questa latitn(iine srritto =z Ticrra de Ette^an Gomez : a gr. 60 =: Ticira de los uacallaos; c piu addentro = Ticrra del Labrador. 36 A 31 O R L T i' I do il iiome stcsso alia contigua terra orientale. Ma come, e a quali gradi di latitiidine e loiigitudine il trovasse noii fii scritto allora; onde molti dtd-iitarono e dubitano aiicora se favolosa fosse quella scoperta ; o se, essendo vera, venlsse per politiche viste alior celata e negata. Non setnbra che i Portoghesi abbia- 110 piu oltre spinte quelle ricerclie; ma le notizie di quello stretto serbaronsi certamente in Portogallo , giacche da portoghese piloto le ebbe e sen valse il nostro Maldonado (a). In ogni modo e cerlo che quel- lo stretto esiste, e piu a ragione gll si deve il nome d' Anlan datogli da Correal che di Bering, il quale passovvi due secoli dopo di lui. 9. I Moscoviti aver poteano piu degli altri Na- vigatori interesse a cercare un passaggio dai loro ma- ri settentrior^aii al mare del Giappone e della Cina; e forse sin da' primi tempi il trovarono (b). Certa- mente vi fu Dcschnew , come rilevossi dagli archivj di Jakoutz, nel 16^8 (c). Nelle opcre di Coxe, di Mid- ler, e di altri citati da Forster e da Cook, si puo vedere quanto essi fecero per quest' oggetto . Voile la gran Catterina II che si continuassero con tutta 1' ala- crita le ricercbe: ma dagli scritti a tal occasione pub- blicati rilevo essersi bensi verificata F esistenza dello stretto; non essersi pero mai agevolata la navigazio- ue in modo da preferirla alia via di terra per ia Si- beria: seljbene dalle sponde e dai fmmi del mar gla- ciale i navigatori russi dicansi passati al Kamshatka (a) VriJi il Num. xxx della Rdazionc. (h) Veili al Num. xxxiii della Ralazione del Viaggio . (c) Hist. mJn. des voyag. Tom. -xxii. Pag. 28G. Edit, de Ilolljnde. RAGIONAMENTO SUL VIACGIO DI MALD0N\DO 87 per lo stretto d'Anian; e Bering; fra essi nel 1728 abhiagli clato il suo nome. Di Billing^ pailererao. 10. Tutto cio, ben lo sento, render deve sospetto il ragguaglio del Vlaggio di Lorenzo Ferrer Maldo- nado. Come inai ( dira chi n' ode, o ne legge 1' an- nuiizio ), se un tal viaggio ei fece, resto sin era pres- sodie ignoto questo ragguaglio, e poco meno che il nome stesso dello Scrittore? Come mai pote egli age- volmente compiere quel viaggio che niun altro forse far pote prima ne poi, malgrado gli sforzi delle piii ingegnose, e piii coke nazioni? Aggiungasi, si dira da clii '1 legge, che alcune cose egli racconta eviden- temente false, o almeno non combinabili colle noti- zie di fatto che abbiamo da altre piu sicure sorgen- ti. Sono questi i tre j)rincipali argomenti pe' quali accusar si potrebbe d' impostura TAutore della Rela- zione di cui trattasi; e questi esaminar e d' uopo sen- za nessuno spirito di partito. 11. Osservar si dee prima d' ogni cosa che il no- stro manoscritto non contiene gia il Giormde della na- vigazione; ma che di questo Giornale Y autore aver dovea sott' occhio almeno 1 punti priiicipali quando lo scrisse. Questo scritto non e che lui progetto pre- sentato al r. Conslo;lio di Lisbona ( mentre il Porto- gallo era una provincia della Spagna ), il quale giu- dicava delle cose del mare e delle Indie. In questo Maldonado, dopo d' aver esposti i vantaggi che ne verrebbono alia monarchia e alia religione, se per la A'ia del nord i sudditi del re Cattolico andassero di- rettamcnte alle Filippine, e i mali gravissimi che ne risulterebbono se i nimici suoi, che molti erano alio- 38 Amoretti ra, qiiella via tenessero, insegna il cammino die de- ve farsi per gingnervi, e '1 modo agevole di chiuder- lo agli altri. Nell' indicare con ordine geografico la strada da tenersi, narra cio che vide nel i5o3, cio che fece, e cio die avvenne a lui, e al suoi coiiipa- gni" ne' luoghi diversi pe' quali ebbe a passare, e ne' quali fe' soggiorno: niostra come facil sia quel viag- gio, entrando oltre la Terra di Labrador per uiio stret- to ( che sembra essere quello die fu poi diiamato d' Hudson), uscendo di la nel mare aperto, e navi- gando aH'ovest, indi al sudovest, e veleggiare lungo la costa settentrioiiale dell' America sino alio stretto d'Anian ( che ora chiamasi di Bering ), okre il quale trovasi alia sinistra la costa occidentale dell' America medesima, e alia destra quella dell' Asia e della Ci- na, o piuttosto della Siberia. Narra com' egli questo viaggio compiesse, in quali mesi dell' anno (senza pe- ro accennare con quali mezzi, e con qual progetto r avesse intrapreso ); e come incontrata abbia una na- ve die dalla Cina venia, tornandosene per quella via ne' porti della Russia o del Mar-bianco (^a^. Per ul- (dj X meglio dlinobiiare cjuanto asseriscc , cJ isciuhe rlii esegnir vo- Jesse il siio progetto, ha corredato di qiiattro piccole mappe il sno scrit- to . Nella prima (Tiiv. ///^ present a 1' intero Globo teiraoqueo diviso in due einisfcri, clie lianno per centro i poli j e segna con puiitiiii si la stra- da che allora percorreasi , e per cni si va tuttavia aile Filippine varcan- do Tistmo di Panama , die la nuova strada da lui progettata . Nella sccoiida presenta la veduta dt-llo ttretto d'Anian guardato dal nord ; nella terza ne da la prospettiva del snd ( Tav. IV )\ e nella quarta da la pianta del- lo stretto medesinio (Tav. V). Qiicsti disegni , comunque inesatti , io ho fatti scrupolosamcnre copiare ; e percliJ veggasi qtianto in essi I'Autore b' avvicini alia vera topogralia di que' Uioghi , o se ne allontani , v' ho aggiunti in un" altra Tavola ( Tav. II ) i diiegni di quello stretto tratti da altii Navigator! . RAGIONAMENTO SUL VIAGCIO DI MALDONADO ^Q tinia cosa, onde maggiormente animare il siio Sovra- no a seguire il suo progetto, espone minutamente qnaiiti soldati e marinai, quali barche e come co- struite, quali j)rovisioni, si per vivere e vestirsi che per difendersi, abbisognerelibono, e ne calcola il va- lore, che ben teiiue sarebbe stato in confronto del vantaggio che se ne sarebbe ritratto. L'opera sua, scrit- ta senza elrganza e senza pretensione, spira sempli- cita, e verita. I a. lo deggio confessare che non trovo fatta men- ztone di questa Relazione ^ e di questo viaggio, in nes- sun libro fuorche nella Bibllothcca hispana di Nkolao Antonio (di). Ivi pero leggo che = Lorenzo Ferrer Mal- donado^ entrato esscndo nr-lla carriera inilitare, fece pure quegli studj che ad iin Militare convenivano , on- de divenne henenicrito deW arte nautica, e della geo- grafia. Scrisse un libro intitolato = I ma gen del M un- do sobre la Esfera, Cosmografia, y Geografia, y Arte de navegar. Compluti ap. loannem Gar- siam. J626. in 4° = Rclacion del discubrimiento del Es tree ho de An inn hecho par el autor = La qual Relazione (prosiegue il Bibliografo) io vidi nia-^ noscrifta presso D. Gerolaino Mascnregnas de' r. Ordi- ni mUitari., poi Senatorc del Cons/glio di Portogallo^ ed era vescovo di Segovia. Egli scrive d' aver fatta rjue" sta spedizione I' anno j588. Qiiesti , per testimonianza d' Antonio da Leone nella Biblioieca Indica, fu ncl novero di coloro che fccero sperare ai nostri Senatori che reggeano gli offuri delle Indie, e di trovare una (aj Parte 11. Toui. u. Pag. 2. 40 A M O R E T T I bussola o calamita non soggetta alia solita varlazione , e'L modo di deterrninare, mediand certc inisure ed os- sen'azloni, i gradi di longitudinc nella navigazlone ; ma it risultato non corrispose alle fatiche e a lie spc" se =. Vedesi pertanto daH'asserzione di Nlcolao An- tonio^ che non solo opera di Lorenzo Ferrer Muldo~ nado e questa Belazione, ma ch'egli era altresi ver- sato nella Geografia, e nella Nautica. Vero e che Jn- tonio da Leone lo annovera fra coloro che propo- neansi di formare una Inissola senza deviazione, e d' indicare il nietodo di conoscere le longitudini in mare, al che non riusci; ma di cio non farassi mara- viglia chi sa, che nemmeno oggidi, malgrado tutti i progressi dell' Astronomia, della Fisica, della Chi mi- ca, e della Meccanica, e i ricchissimi premj offerti, non si e riuscito ancora ad ottenere la prima, e non senza qualche incertezza e con molta difficoka si de- terminano in mare le longitudini. 1 3. Come il vescovo di Segovia avesse quel ma- noscrilto e facil cosa il conghietturarlo. Egli era sta- to membro del Consiglio delle Indie, e aver lo po- teva o dair archivio, o da alcuno de' suoi predeces- sor! , ai quali Miildonado deve aver presentata copia del suo progetto . Donde il manoscritto nostro sia venuto alle mani del nostro Fondatore il benefico e dotto Card. Fcderico Borromco , nol trovo notato. Os- servo solo ch'esso e scritto con carattere di quel se- colo; e che sia stato scritto in JMilano lo rilevo dal- la filigrana della carta in cui v' e la marca del Pel- legrino comune alle carte adoperate qui sul finire del secolo XVI, e sul principio del xvii. E' scritto in lin- RAGIONAMENTO SUL VIACGIO DI JIALDONADO 4 I gua spagnuola, noii senza molti errori, specialmente d' ortografia, dovuti senza dubbio al copista anzichc air autore; e v' ha pure qualche mancanza di paro- le, alle 'quali mi sono studiato di supplire colia ne- cessaria parsimonia, soltanto per dar seiiso a qualche periodo, die uou ne aveva. 14. Perche unito al progetto non siavi il Gior- nnle del Fiaggio credo esseriie cagione 1' obbligo di ogiii Navigatore di consegnare i Giornali all' ufTicio deir Ammiraglita: ojjbligo a cui piu d'ogni akro era- no assoggettati gli Spagnuoli, perche quella corte con somnia gelosia tenea segrete le scoperte fatte da' suoi; nel che, dice il eel. Geografo Delide^ e si ben riu- scita, che gli Spagnuoli le ignoran ora essi medesi- mi (a). Che se Pigafetta nel i522 pote ritenere il suo Giornale che io pubblicai (6), cio devesi ,, cred' io, all'esser egli stato al servigio del Papa, come genti- luomo della corte del suo Nunzio, e quindi esente da perquisizioni; ma tutti gli altri Giornali di quella fa- mosa navigazione furono presi e sepolti nell' archi- vio. Se tempo verra, e presto verra, io spero, in cui, conosciuta la stolidezza della gelosia, si comuniche- ranno agli uomini que' Innii che giovar possouo ad accresrere la somma de' beni, e diminuire i mali e i pericoli prodotti dalT ignoranza, allora troverassi il Giornale di Maldowulo, di cui nel suo progetto egU non da (he un Transunto. 1 5. Veggiam' era, se v' hanno ragioni per crede- (u) Vrdi Hist, ^knl-r. ) Forstrr . 1. c. Ti)!ii. i. Pa:r. i^j. (b) Kane. Ccogialia fisica . Jlilano . Tom. I. RAGIONAME>fTO SULVIAGCIO Dl MALDONADO 43 non vi niatura certamente V uva. Forhlslier trovo al 67°. di lat. bor. una terra coperta di vcrdura die piu non trovossi di poi (a) . Di questo accrescimento di ghiacci , e della diniiiiuita vegetazione s'avvide Hear- ne, die a piedi percorse rAmerica settentrionale, si- no al mar glaciale, e narra die dianzi le foresee sten- deansi ben venti miglia piu al nord, ove ora non veggonsi die tronchi d' alberi prostesi e fracidi ^bj. E' certo pure die lo stretto, per cui i Danesi anda- vano nella Groenlanda occideucale, e per cui passo Davis nel i583, libero allora, adesso e ingombro da ghiacci, che negano d' inoltrarvisi; e tale era gia al tempo d' Hudson (c). Fra le raolte colonic Danesi stabilite in Groenlanda una ve n' era a Ice-bai (ba- ia del ghiaccio), ove le navi altre volte trovavano un porto aperto, il quale ora e da ghiacci intera- mente cliiuso. Oinetto cento altri esenipj d' agghiac- ciato mare ove dianzi libera era la navigazione; e ba- stera leggere su questo proposito Mailer (d) e Kant (e). 16. Ne solo r aumento de' ghiacci, ma piii an- cora la dimin^zione della profondita nel mar glacia- le, gia poco profondo per se niedesimo (f)-, chiude de' passi pe' qnali navigavasi ne' tempi andati: ossia (a) Fiirsrcr. 1. c. Tom. I I . P. 2C). (h) Viai;(:in nell' America settentrionale. Transunto n.'gli Opuscoli scel- ti di Milann. Tom. xxi. P. 129. Cito qiiesta Collezione si percli& la lio al- ia in.ino, si perrh'^ avenilo fattn io mcdesimo i transiinti ile' libri de' qna- li trairasi , sono siriiro die (piaiito asserisco trovasi nclie opere stesse . (c) Fnnter . 1. c. P. l3l. (d) Hist. gdn. d;iun<2:ono on o o ne i fliitti, ne il llnsso; e piu ancora dagli sco2;li, ove le foche soleano riposarsi, e ora piu noii possono sa- lire: ossia perche i fiumi, traeudo da' moiiti incessaii- temente, e depoiiendo sul fondo del mare le terre e i sassi, lo alzino, come vuole Kane fbj, e come os- servasi fra gli altri liioghi alio stretto di Waigatz, e alle foci di tutti i gran fiumi del nord. Nella gran mappa di Fra Manro il Baltico e disegiiato assai p'U ampio die non e attualmenie; e, senz' andar lonta- ni, non veggiamo noi lo stesso nelT Adriatico? Dun- que, dal non potersi oggi percorrere c]uella via, per cui Maldonado scrive d' aver navigato, mal si con- chiude die menzognero sia il suo racconto. 17. Ma e egli ben vero die i ghiacci e i bassi fondi siano tali oggidi da opporsi ad ogni navigazio- ne? Barrington, in due memorie lette alia societa r, di Londra fcj, ha dimostrato, con niokiplici raggua- gli di Navigatori, die si navigo e si naviga sin pres- 80 al jiolo. Pliippa nel lyBS ando sin oltre gli oo".; Souter iicl 1780 pervenne siiio agli 82°; e IViarch nel 1786 sino air 89". ove trovo terra e un volcano ar- dente (d). Dalle carte de' Ilussi, da una delle quali Cook trasse parte della sua dello stretto di Bering, (a) Act. Acad Holm. y'Of^. (b) 1. C. P. 4''""- (c) Sreltn ft Opuscoli di Milnno. Tom. i. Pag. 2i3. 392. (ilj OpusLoU scelii . Tom. i.\. P. o.'j'j. RAGIOXAMENTO SUL VIAGGIO DI MALDONADO /p veclesi che dalT Oby, dall' Indigirka , e dal Kolinia si va alia haia d' Anadir; e i Rnssi vanno pure oggidi da Arcangel alle foci del Kolinia, o Koviina. JNella Carta di Srhncliiig tal viaggio e indicate con puntini e con queste parole = Strada frc(]uentata per I' ad- dict ro. Strada dc tre vascelU russl nel j6^8^ de' qua' li una (irrno at Kamsliatka (a). Pagis chiaramente dice die navigabil crede con grosse navi il mar gla- ciale dallo stretto di Waigatz a quelle di Bering (bj; e '1 Redattore del vol. xxv della Storia Generale de' viaggi scrive „ essere cosa certa che i motiti di ghiac- „ cio galleggiaiiti sui niari del nord rendono la na- „ vigazione difficile, ma molto meno di quelle che „ c'immaginiamo „. Cio per la via del nordest, che e la piu lunga e perigliosa. Pel nordovest il cam- mine s' abhrevia d'un terze almeno, come vedesi dal- le Carte de' paesi circonpolari; e pare che ghiacci stabili non dovrebbono ivi opporsi alia navigazione; poiclie que' ghiacci, che entrano nella baia d' Hu- dson per la baia Repulsa portativi dalle onde e dal flusso, mentre mostrano la sua coraunicazione col mar glaciale, provano pure che queste non e gelato; e piu lo provano le correnti che sempre vengono dal nord nel iUisso, e le balene che vi passano; poiche questi aniniali, come osserva Ellis, non possono vi- Tere se non pochi minuti sotto il ghiaccie fcj. 18. Tuttavia qualche argomento per dubitarc del- (n) Scclta d'Opuscoli. Tom. 1. P. 182. (u) Kant. I. c. (cj Hist. gcii. tics voyag. torn. xxii. P. ai2. 46 A M O U E T T I le asscrzioni di Mnhlonado vl saiebbe, se il viaggio dair Atlantico al Pacifico ne prima, ne dopo di liii, altri avesse fatto mai, ma cosi non e. Gia acceimai die il portogliese Co/rcaZ passu nel i5oo per lo stret- to d'Anian. 11 monaco Urdanictta lascio scritto che ill una niappa del i568 vide delineate lo stretto me- desirtio faj. Francesco Cucdle narro d' esservi stato egli stesso nel 1682 (b) . Giovanni de Fuca. ci die il Giornale della sua navigazione da Acapulco al mar glaciale, e ritorno per la stessa via nel 1592. De la Fiicnte asseri pur egli pubblicando il suo Giornale, d' cssere stato alio stretto d' Anian (c) . Molti dubi- tarono, il so, della buona fede di questi dne ultinii iNaviiratori; ma verace il loro racconto crederono El- Us (d) Buache e Dalrymple (e) . II cap. Mclguer por- togbese nel 1682, partendo dal Giappone e costeg- giando la Tartaria, entro nel mar glaciale, andovvi sino a gr. 84, e passando poi fra lo Spitzberg, e la IS'uova Groenlanda, sen torno ad Oporto sua patria (fj. Trovo pure cbe il danese Uhlefeld nel 1774 na- vigo dalla baia d' Hudson alia California (g). II ca- pitano Cluny inglese nel 1746 ando per la baia Re- pulsa nel mar glaciale, descrisse il suo viaggio, nar- ro cbe oltre quelia baia uno stretto canale piega ver- (n) Forster. Tom. 11. P. 3(;2. (b) Ivi . (c) Vedi il num. 7. (il) Hist. gen. des voyag. Tom. xxii. P. 284. (e) Prpsso Kant. 1. c. (f) Forster. Tom. 11. F. 326. (g; Ivi. Pag. 337. RAGIQNAMENTO STJL Vli-GGIO DI MALDONADO 47 80 nord slno a gr. 68. 3o'. di lat. bor., e quindi va quasi in retta linea pel tratto di circa 200 miglia: e osserva die la costa dell' America piega cola quasi aflatto al sud-ovest. Vedremo piu sotto quanto Cluny nel suo ragguaglio sia d'accordo col nostro Maldonado- Sicuro egli d'aver sodisfatto alle ricerche del Gover- 110 inglese, domando il promesso premio, ma non I'ot- tenne (a). Kcempfer vide al Giuppone una carta geo- grafica in cui al di sopra di lesso v' ha uno stretto con due punte, e presso a queste due isolette (b) . Muckenzie, die nell' anno 1789 fece per terra il viag- gio dalla baia d' tludson alia foce del fiume Unigag nel mar glaciale, narra die questo mare dagli Indi- geni chiaaiasi Binallaella-T/iou, die vuol dire Lago dell' uoino bianco; e die cosi lo chiamano, perclie piu d' una volta vi videro delle bardie die loro pareano grandi come isole con uomini bianclii, e una pur ve n' era stata poclii anni prima fc) . Sono dunque an- datl cola, anclie in questi uUinii tempi, de' vascelli europei. Nella iiiajipa uuita al di lui viaggio, fra 1 capo Lisburn e lo stretto di Davis, leggesi = Alar ge- lato per cut forsc dull' oceano atlandco si passa al mar pacifico. Cosi nella JNIappa u\iita al Viaggio di Caner (Travels through the interior parts of North- America. London. 1778) vedesi lo stretto del Labrador coniuni- cante col mar glaciale; e vi si legge die supponsi passa- re gli Lsdiiinali per (juella via al mare del sud (dj. (n) Hist, fi^fi. (les voyag. Tom. xxii. P. 3i3. (h) Ivi. Torn. xxv. P. i!>'i. (c) Opuscoli scelci . Tom. xxii. Pap;. 217. ((I) Vedasi la Tav. 11. Lett. A. 48 - A M O R E T T I 19. Oltre quesr.i Navigator! che passarono da uno air altro de' teste mcntovati mari, altii iiidicheronne sinoia ignoti. Preinettero che con qiiella slacerita e buona fade con cui Mogaglianes avea confessato al nostro Pignfctta d' aver veduto in una Carta di Mar- tina Beliaini lo stretto per cui passo al mar pacifico, Maldonado scrive che dello stretto d'Anian aveva avu- ta notizia da una Relazione del portoghese Giovanni Martinez vecchio piloto (a)-, onde prima di lui era noto ad altri Navigatori. Narra poi, nel ragguaglio di cio che gli avvenne (b)^ d' aver incontrata presso lo stretto summentovato nell'anno i588 una nave ch'egli crede moscovita, o appartenente agli Anseatici (c) commercianti in Arcangelo, la quale venla dalla Ci- na ; e non ne parla punto come di cosa nuova che gli facesse sorpresa; anzi que' marinai fecero si poco mistero del loro viaggio, che donarono agli Spagnuo- li de' prodotti e deile manifatture delle Indie orien- tali, e soggiunsero che altra nave v' era disposta al viaggio medesimo. Cosi v'e notizia d' un antico viag- gio degli Olandesi per quella via; poiche nella Geo- grafia manoscritta di Urbano Monti, della quale ab- biamo nella biblioteca nostra I'autografo, leggesi al- ia pag. 36 che = gli Olandesi nel 1696 essendo nel foi Rplazione. Num. xxx. (b) Ivi. Num. xxx 1 1. (c) Gli Anspatiri erano i Commercianti stabilitisi sin dal tempo delle CrociatP nelle rittn lihfre tlella ro liiainato da attri co'soli nomi d' Ettore Ausoiiio, anrhe ne' soprasnitii dclle letleie. Eali era padovano, e in patria s<\agior- nava e insegiiava . La Mateiiiati<-a j I'Astrolooia gindiziaria e rAlcIiimia niolto I'octuparoiio. Nel i562 passii da Mdano per andare a RivolL pres- 90 Torino, ove scrisse un Trattato di quest' ultim' arte pel Diiea di Savoia . Sopra tutto pero si oci-npava ilell.i Geografia, e iiioite sue lezioni autoj^ra- fe abbiaajo sia per corrcggere il greco tcoto di Toiomeo, sia per comineo- RA.GIONAIMENTO SUL VIAGGIO DI MALDONA.DO 5 I alToccasione clie di correggere proponeasi e commen- tare Tolomeo^ ebbe a scrivere: „ lo penso colle mie „ ricerche su Tolnmeo di potermi molto approssima- „ re alia verita dai Piincipi tenuta nascosta ., ; e cio egli piu volte ripete nel codice istesso e in altre ope- re sue. Rlleviamo dal Viaggio di PIgafetta, che nel I $20 i Fortoghesi gia da sedici anni aveano scoperte le Moluccbe, ove cinquanta anni prima si erano sta- biliti gli Arabi o Mori; e cio si ignorava dalle altre nazioni , e sarebbesi forse lungamente ignorato, se peir avarizia della Corte di Portogallo non si fosse in- dispettito Magaglianes . In seguito , le relazioni de' viaggi al sud, ove i mari e le terre erano frequenta- te da Navigatori d' ogni nazione, liberamente pub- blicaronsi; ma alto silenzio sempre si tenne sulle iia- vigazioni al nord. Giii parlammo (N. 14) della gelo- sia degli Spagnuoli nel custodire il segreto delle lore navigazioni. 22. Cbe la Corte di Pietrobnrgo vieti la pubbli- cazione de' viaggi fatti per conoscere le coste del mar glaciale, lo scrive cbiaramente Crnelin, dicendo che commetterebbe un' imprudenza degna di punizione» se pubblicasse cio cb' egli sa su quest' oggetto senza la permissione della sua Corte; e previene che gli tarlt). Appaie tialla preliiioiie "AMENTO SUL VIACCIO DI MALDONADO Sy Del'nle aver un tempo esistlto quella graiicVisola. A.I- cuni peiisano che questa abbia ora altro nome. For- ster la crede I'isola di Faira una delle Orcadi: altri opinano che anticamente si desse qiiesto nome alle Scetlandie; Buache (a) e Van Eggers (b) collocano la Frishinda nell' isola di Feroe; ma il ch. D. Placido Ziir/a (c)^ che ukimamente ha ripubblicato il viag- gio degli Zeni, corredaiidolo d'uti'erudita dissertazio- ne, ha dimostrato che la vera Frislanda, ove que' ce- lebri Veneti furono per ben 24 anni, e daddove pas- saroiio alia scoperta dell' America Settentrionale, ora pill non esiste, inghiottita forse da volcaiii, e disfat- ta da' tremuoti e dalle onde; cosa non insolita in que' mari. Ed io qui osservo, che, collocandola ove la posero nella loro Carta gli Zeni con varie isolette dal- la parte d' ovest, si combina a maraviglia col raccon- to del nostro autore, il quale parla delle Islandiglie (Islande degli Zeni), isolette che son presso alle co- ste, probabilmente Ilof, e Ledovo della Carta Zenia- na, ove fece delle provisioni per la nave, come fatte le aveva Zkhmni, o Sinclair Sovrano, cui gli Zeni servivano. 25. Maldonado dice che parti dai Baccnld, cioe dair isola di Terra nuova, ma nella sua istruzione propone di partire da Lisbona, e d' andare all' altu- ra di Frislanda, e quindi navigare all' ovest, tenendo seinpre la laiitudine di 60 gradi, sino alia Terra di Labrador. Prerso Frislanda ando egli pure per far pro- (a) Wtai, (Jc 1' arad. jIcs sciciic. pour 1' an 17^4. (b) Diss, sirir aniica posizione dell' Ost-Grocnlanila . iiiel. 1794- (c) Vi.icni c s. r.ncite do' fratelli Zeni. Veueeia. i53c8. T. L P. IL 8 58 A 31 O 11 E T T I vigione dl vestlineiua; e di la portoi^si alia mentova- ta Terra di Labratlor, ove si trovo fra due terre in un canale largo '6o leghe. E qui di fatti v' e lo stretto, die Ilndson ritrovo nel i6io, e die e largo a un di presso So leghe fra la Terra di Labrador, e T isola Buona Fortiina ( Vedasi la Tav. I). Dice die aiidan- do di la al nordest si torna uel mare di Frislanda; e cio e vero, perclie si gira intorno all'isola teste men- tovata, o alle altre isole niinori poste al nordest dello stretto: oiide, dic'eglir si deve navigare al nordovest sino a 64.°, cioc sino alia punta nordovest del Labra- dor, e vi sono a un di presso 80 leghe, com' egli dice. Di la vassi al nord; e appunto il canale piega al nord, si fra r isola Mary e I'isola Sterile, die fra questa e la terra-ferma presso la baia Repulsa. In moke Car- te trovasi al nord la baia di Baffin, che pretendesi chiusa; ma vedemmo che essa non esiste, onde dob- biamo supporvi delle isole, che formino uno o piii canali al nordovest, p. e. al luogo ove si vede lo stret- to o canale di Lancaster. Cosi chiusa pretendesi, e tale generalmente si disegna, la baia Repulsa; ma v' e al nordovest un canale , che vuolsi far credere impraticabile, mentre per esso e passato Cluny, e for- se prima di liii il nostro Maldonado, portandosi al mar glaciale non molto lungi dagli Lidiani del rame veduti da Hcarne (a). 26. Dice Maldonado che quando si e fuori del- (ii) Vedasi nrlla Tav. i disei^nato il viaosrio di Maldonado iiellu siretio del Lal)rador in due inanieie. Qnesta Tavola h copiata dalla Carta gene- ralr de' Viap'^i di Cook; essendovisi pcro aggiuiuo il canale della baia Ecpulsa, c lattivisi altri piccoli cangiamenti per segnarvi il Viaggio intero. RAGIONAMENTO SUL VIAGGIO DI MALDOXADO 69 lo stretto si torna indietro, cioe si passa ad una mi- nor latitLidine navigando all'ovest quarta di sndovest; e die cosi appiinto avvenga lo niostrano le Carte nau- tiche, specialmente se lo crediatno passato dal cana- le di Lancastro. Navigo Maldonado in mare aperto sino a ii." pel tratto di 35o leglie. Ivi trovo una ter- ra akissima, die vide senza poter determinare se iso- la fosse o terra ferina: probabilmente quelle isole o que' monti, die sono presso alia foce del fiume del rame veduti da Hearne^ o del fiume Unigag veduti da Mackenzie (a). Da quel punto, mettendo la prora al sudovest, giunse, dic'egli, sino a 60.°, ove trovo lo stretto d'Anian. Come, e perche siasi sbagliato ne"" gradi di latitudine, e nelle distanze, e perche non parli delle masse di gliiaccio incontrate dagii altri Na- vigatori, lo vedremo piu sotto (b). Narra pero clie nello stretto di Labrador il mare s' aoohiacciava sui CO fiauchi della sua nave e per tutto ove spruzzavano i flutti, e die talora avea la grossezza d' un palnio, on- de convenia spezzarlo: il the pur a Cook (c)^ a Bll- ling (d) e ad altri rammentati da Forster fej avven- ne alia medesima latitudine nello stretto di Berinc;. Cio die scrive delle liuighe notti nel veruo, e de' giorni senza notte nella state, ben s' accorda coUe os- servazioni geografiche e astronomiche; e le relazio- ni di tutti i INavigatori ci ripetono cio ch' egli prima (a) Op. Sc. Tom. XXII. Pag. 223. (I>) Numtn. '62. 33. (r) Irois. Voyag. Tom. 4. Pag. 121. (il) Voyag. Tom. i, P. i32. (c) 1. c. Tom. II. P.ii-'g. t>7. 92. 6o A IM O R L T T I cli loro osservato aveva, cioe chc tanto caldo si ha cola nella state quanto se n' ha in Ispagna; del che f^llis adduce pur la ragione addotta gia da Maldo- nado^ osservaiido die il sole nella state cola mai non tiauiouta; onde la terra riscaldata da' siioi raggi non mai si raflredda. 27. Dice il nostro Navlgatore che lo stretto d'A- nian non trovavasi, quantuuque gU venisse iudicato dalla relazioue del piloto Maninez, attesoche un ca- po copre Taltro, e lo stretto sembra chiuso; e tale appunto deve semhrare a chi dal nordest va al su- dovest. Di fatti nella Carta di Wlsclier la punta asia- tica dello stretto d'Anian e chiamata Capo escondidoy e da altri Paenta cuvena de I'Estrecho de Aniaii (a). — Narra che essendo uscito dallo stretto, ed entrato nel mare del sud non trovo nelle coste d' America nessun canale che conducesse dal sud al nord. Cosi non ne trovo Cook, ne alcun altro Navigatore, co- munque Robert de Faugondy avesse immaginato un canale che dalla haia d' Hudson audasse al fiume di Cook, ov' egli lo stretto d'Auian volea collocare. — Scrive d' aver trovato un porto presso la bocca dello stretto nella parte delT America; e senza dubbio il porto suo e quel seno, che vedo notato nella Carta del terzo viaggio di Cook (b), segnato alia pimta del Principe di Galles; e se avessimo di quel luogo una mappa in grande vi vedremmo senza dubbio il porto da lui iudicato, corrispondente alia baia dell' oppo- (a) Hist. fien. des Voy. Tom. xxii. P. Zon. (b) Vedi la Tav. 11. Num. 4. RAGIONAMENTO STJL VIAGGIO DI MALDONADO 6 1 8to capo, ove Cook s'ancoro. Forse questo porto sta alia fooe del fuiine Kaiieren segnato nella Carta di Bdling fa); e cio ben s'accorda col disegno ch' egU ne da nella Tavola v, collocando tal porto alia boc- ca meridionale dello stretto. Pur ivi devono trovarsi nel seno che guarda il nord quelle correnti, die for- mando vortici rendono men comodo e men sicuro il surgitore, come nora il nostro Navigatore. 11 fiume Kaiieren trovasi esser cosi quel fiume navigabile, in cui egli entro coUa sua nave. — Cosi combinano i rapporti di Maldonado con quelli degli altri Navi- gatori, e di Cook specialmente per le terre basse d'A.- merica, e i monti altissimi d' Asia , dov' e rimarche- vole r osservazione degli scogli perpendicolari veduti da chi si trpva al nordest dello stretto, cosicche Cook gli assomiglia or a colonne, ed ora a campanili (b)\ ed e mirabile sopra tutto qiiello scoglio perpendico- Lire ed isolate, che Mdldonado descrisse e disegno (c) , e Cook pur coUoco nella veduta del capo Est dell' A- sia (d). I monti altissimi in Asia presso lo stretto, bas- si e arboreggiati in America, disegno pure Urbano Monti (e)\ ma dond'abbia tratte le notizie eT disegno nol dice. — Rimarchevole e pure 1' osservazione di Cook, che trovo deboli, e quasi insensibili le maree nelio stretto (fj, come trovate le avea Maldonado fg). (a) Ivi. Num. 2. (b) Trois. Voya?. (c) Vedi la Tav. iv. N. i. D. (io del ,, srcolo XVII, sul cosi detto stretto pel quale Lo- „ renzo Ferrer Mtddonado pretendeva esser passato „ nel 1 588 dalle coste del Labrador al grand' ocea- „ no. Una niemoria letta dal sig. Baache alia r. Ac- „ cademia delle scienze di Parigi, fece rinascere la „ speranza di ritrovare questo passaggio; e '1 mento- VIACGIO DI MALDONADO TEL MAU GLACIALE yS „ vato Malasp'ina fu scelto a ricercailo risalendo ad „ alte latitudini sulla costa nordovest d' America, ed „ esamiiiando tutte le baie the interroinpevano la „ contiiiuira della spiaggia, fra i gradl 5o, e 60 di „ lat. boreale. - Egli, dopo d' aver soggiornato entro „ il porto di Miilgrave nella baia di Bering ( lat. bor. „ 59°. 34'. 20" ), e dopo d'avere ivi fatre delle ricer- „ die inf'ruttuose, ripiglio la via del sud (a). Ripete „ |:)iVi sotto clie „ Malaspina al liiogo del canale di „ Maldonado non trovo che dei culi-di-sacco, o iin- „ pasti. „ 37. Veggo dal contesto della narrazione, che il sig. cV fluniboldt avea cercate su (piest' oggetto le no- tizie de' piii recerui Navigatori, e specialiiiente degli Sj)agnuoli, ai quali troppo I'acilmente avea cretliito, perche igiiorava che jMaUloiuido fosse passato per lo stretio che divide T Asia dall' America . Imperocche, sapcndosi per le recenti navigazioni, a liii cenamen- te non ignore, di Bi/ling^_ di Cook^ di Clarke e d'al- tri, essere qiiello streito a 06". di lat. bor., avrebbe tosro veduto, che sarebbe stata \\\\ insensatezza di Malaspina il cercarlo fra i 58^, e i 60"; e piu ancora r asserire che quello stretto noa esiste, perclie a quel- la latitudine non l' avea trovato. 38. Taluno potrebbe sos[)ettare, che, non essendo- (a) Malaspina eiuraco nella baia di Miilj;rave, s' intro Insse nel cosi detto Fiuiiie ili Cook, pcnetrando quaiii'oltre poi^ al norJest : il i fece rinascere la speranza di trovare il passaggio di Ma/donado. lo p«^r6 qui coinincio ad osservare, che Buaclie , il qua- le inolte dissertazioni lesse a quell' Accademia fra gli auiii 1745 e 1766 su oggetti di geografia, non fa mai menzione di Lorenzo Ferrer Maldonailo , di cui certamente non conoscea la Rclazione , p^iclie sen sa- rehbe valso , ne forse il nome. Ne saprei indovinare qual di lui meinoria abbia potuta far rinascere la speranza di trovare un canale, del quale anzi, come or ora vedremo, dimostra impossibile V esistenza. lo rilevo bensi da ima sua niemoria. o piuttosto estrat- to delle sue Coiisidcrazioni iieogra/ic/ie inserito nel tomo dell' anno 1760, die Delis/e ceb bre per le sue ticercbe geografidie, sui rapporti, probabdiuenie mal VI\CGIO DI MALDONADO PEL MAR GLACIALE 79 fatti, e pfggio intesi, cV alcunl Selvaggi, crede esser- vi iin mare, o almeno mi gran lago al nord del Ca- nada alle sorgeiui del Missouri , e del Missipipi • Qiiando poi questo Geografo trovo in Russia la rela- zione del viai^gio di Bdrtolonimeo Fonte, o de Fueii- 'tes, die dicea di aver navigate per fiurni e laghi dal mar pacifico all' ailanticOj, ben coniento di riempiere con essi, e con nonii di citta e popoli quel voto ini- menso the v' ha fra la baia d' Hudson e la Califor- iiiii , comunico le sue Carte, le sue opiuioni, e le sue congetture al sig. Buache, il quale volontieri ac- colse quelle idee, die nioko combinavano colle sue proprie deU'equilibranieuto, e quindi della soniiglian- za de' due emisf'eri boreale e australe, nei quali com- piaceasi di vedere le gran catene de' mouti anche subacquei, die cerchiavano il globo in piu direzio- ni, e i ghiacci ne' niari niediterranei posti presso i due poli; e piaciuto pur forse gli sarebbe di vede- re neir America settentrionale un interno canale ana- logo al magdlanico. 42. Di questo Canale pero Buache non solo non mostra puuto di credere I'esistenza, ma ne dimostra r iinpossibilita. Le2;gasi su di cio la sua memoria in- serita nel vol. dell' anno \~l^i^ delhi mentovata r. Ac- cademia. Jvi, anziche animare i Navigatori alia ri- cerca d' un canale interno fra i gr. 5o, e 6c, di lati- tmline boreale, osserva non esservi nessun documen- to di fatto ond' inferire die tal canale esista , e nes- suna probabilita fisica , non trovandosi niai die la stess' acqua vada a metter foce parte a ponente, e parte a levante, come dovrebbesi dedurre dalla na- 80 xV M O R E T T I vigazione dl Bartolomnieo Fonte, se per fiiimi e la- glii fosse veramente anclato dalla spiaggia sopra la California alia baia d' Hudson. Buaclie noii nega il di lui passaggio da un mare all' altro, nia vuole die la navigazione per fiumi e laghi non siasi fatta sen- za trasporti di battelli o canots detti i porcaggl, come si fa anche oggidi; e varii esempj adduce d' antiche navigazioni che suppongono necessariamente questi portoggi, sebbene gli Storici non ne facciano menzio- ne. E' opinione del sig. Bunche, come piu diffusamen- te vedremo in appresso, che il solo passaggio navi- gabile dal mare atlantico al pacifico pel nord sia a tra verso del mar glaciale, e che per esso siano pas- sati tutti i Navigatori de' quali troviamo fatta men- zione, e d' altri de' quali la politica ha celati i viag- gi, e i nomi istessi. „ La comunicazione attiva e pas- „ siva del mar o;laciale cogli altri mari, die' egli nel- „ la citata memoria, dee riguardarsi come un fatto ,, costante; ma non devono considerarsi collo stess'oc- „ chio le comunicazioni che sono state supposte sine „ a' nostri di di varii fiumi, e dee conchiutlersi me- „ CO che a questo proposito non si e ben inteso il „ linguaggio di quelli che hanno parlato di questa „ specie di comunicazioni fatte dai Viaggiatori sui „ fuimi senza che questi siano fra loro uniti. Si sa „ che i Canadesi viaggiando per fiumi portano i lo- „ ro cnnots ne' tragitti che devon fare da un fiume „ air altro i (piali corrono in senso opposto, e che „ nou coinunicano fra loro se non per via di portiig- „ gi, che i Selvaggi non contano per nulla. Di fat- „ ti, a misura che si e conosciuto il Canada, sono VIXGGIO DI MALDONADO PKL MAK GLACIALE 8l „ State abollte tante comunicazioni fra fiumi.,, Cosi penso Buacfie cle' canali pr'cjuali pretendasi navigare neirinterno dell'Ainerica setttMitrioiiale. - Come dun- que sa una di lui meinoria letta alia r. Accadeniia delle Scienze di Parigi pote T Ammiragliato spagnuo- lo lusingarsi di trovare fuori del mar glaciale il ca- nale pt:r cui passo Maldonado? Di piu: come pote 1' Ammiragliato sull' asserzio[ie di quel Geografo pen- sar di trovarlo fra 58". e 6o.°, se egli osserva che lo stesso Bartolornmeo Fonte entro in un fiume non a 53.°, come leggesi nella relazione stampata , ma a 63.°, com' egli lesse in una piu esatta relazione manoscrit- ta di quel viaggio, ch' egli avea sott' occhio? 43. Ma se non avea per fondamento la memoria accademica di Buache qual altro averne poteva chi diede le Istruzioni a Malasjnna ? Forse ebbe in cio qualche parte 1' asserzione del duca d' Jlmadover, di cui parlossi al num. 38. Egli, che dicea d' aver ve- dura presso il duca de I'lnfantado la relazione del viaggio di il/t/Zf/owacZo; avra forse assegnato alio stret- to d' Anian il 60". di lat. boreale ; e supponendosi sempre V esistenza d' un canale iiuerno qual si desi- derava per viste politiche, l' Ammiragliato V avra fat- to cercare sino a quel grado . Ma dal contesto di quella lettera ( giaccbe, non trovandosi qui l' opera del duca di Mmadover, non posso altrimenti giudi- carne) v' e da argomentare che I'Antore avesse bensi veduta ma non letta attentamente quella Relazione di Maldonado . Imperocche se letta l' avesse, per ri- spondere a chi dopo le inutili riccrche di Mnlaspina obbieitavagli che il canale non esiste nel luogo da T- L P. II. IX 82 A M O K E T T I liii Indicato, non sareblie ricorso a strani avvenimen- ti di coinete , volcaiii, e terreinoti che I'abbiano di- gtriirco, ma detto avrt-bbe che lo stretto da Maldo- nudo chiainato d' Aniaii, tuttavia esiste e si iiaviga sotto noine di Bering o del nord, e accordato avreb- be che il nostro Navigatore n' avea mal segnata la latirudine. 44. Che se mi si chiede perche Maldonado ab- bia scritto cbe lo stretto d' Anian e a 60°. quan- do veramerite e a 66°. , rispondo die al num. 32 del Bagionainento soggiunto alia ReLizione mi lusin- go d' aver abbastanza mostrato come sia scusevole questo Navigatore per la mancanza degli stromenti e per T inesattezza de' raetodi, per le quali cose gli errori di questo genere erano allora frequetiti; e a queir apologia or io posso aggiugnere qualche altra osservazione . La prima e che Maldonado non dice d' aver osservato che lo stretto d' Anian era a 60°. , ma che ivi dovea trovarsi secondo le relazioni e le carte de' precedenti Cosmograii, Tutti di fatti, prima del secolo xvui, e ben anclie oltre la meta di que- sto stesso secolo, lo collocarono a gr. 60. Vedansi le Carte di Ortello, di Gerardo 3fercatore, di Gerardo de Vera che disegnaronle nel secolo xvi; e dopo qiiesti il grand' Atlante di Bleau stampato nel 1647 ove al- ia Tav. I del Tom. I El streto de Anian sta a gr. 60, Ivi nel planisfero artico trovasi il medesimo stretto alio stesso grado colle parole Fret dAnian\ e h pres- so sul Continente d' America Anian, liegnum , come leggesi ne' mentovati pin vecchi Geografi Or/p//o e Mercatore. 11 Geografo NoUn, che sotto la direzione riAGCTO DI MALDONADO PEL MAR CLACrALC 83 del nel. Delahire, piibblico nel 1767 le sue grandi car- te, ha disegiiato nel planisfero uno stretto che dal 55.° stendesi al 66.° 3o', dal mar pacifioo a! glaciale con queste parole: Detroit d' /Itiiiin ijue I' on crolt coin- muiii'(/uer d la baie d' Hudson: e sulla sua carta del- r America presso al medesimo stretto fra i 55.° e i 60." leggesi : Detroit sur le nij/jjoit des Sauvages... qui con^ firmctit (ju'll communique de la nier glaciale a la mer du sad . Jleputo vano il citare altri Geografi . Ma posso aiicor meglio giusuficare Maldonado. Esamiiiia- mo le sue parole. Egli dice (Num. xxx exxxi) che, avendo una huona relazione di Gio: Martinez, (a) sapeano che lo stretto dovea trovarsi a 60.^ di lat. bor.j e che al piloto pareva che mancassero ancora piu di JOG leghe secondo il panto ( cioe la misura dell' altez- za del polo) all' egli tenevn: ma a me , soggiunge, par- ve che gid vi fossimo , e saltando in una scialuppa per caste ggi are la sponda , la medesima corrente mi fece entrare nello stretto. Ecco dunque come Maldonado, che, venendo dal nord al sud, stava, secondo le os- servazioni del piloto, fra i 65.° e i 66.°, nel cercare lo stretto, che credea doversi trovare a 6o.°, trovoUo a pill di lOO leghe, cioe a piu di 5." piu al nord; e quindi , cio narraudo , dimostra d' aver trovato col fatto proprio lo stretto di cui trattasi a un dipresso nella sua vera posizione . Ora , chieggo io , se egli non avesse fatta quella navigazione, come avrebb'egli (a) Di questo Get>;>rafo , oltre la Carta esistente iii-lla imp. Acradc- mia (U Torino, lui' altra ne ho vednta nel 1802 nella biblioteca del fii dottissimo Card. Borgia in Roma , disegnata in Messina nel i5!J6. In essa v'e ia Friilandia , ma 00a estendcsi stno al mar glaciale. 84 Amoretti mai potiito indovinare la vera latitudlne dello stret- to di Bering, ignota ai Geografi sin oltre la meta del «ecolo XVI 1 1°? 45. Ecco pertanto scusevole Malaspina, il quale doveva ubbidire alle istruzioni avute; che non doveva inokrarsi sulla costa appartenente agli Iiiglesi, per la quale fu sul momento di scoppiare una guerra ma- rittiina; e che, non avendo letta la Relazione di Mai- donado, non potea cercare la via da lui percorsa se ^ non nel luogo, che dalle istruzioni gli veniva indica- te. Scusevole e altresi il sig. bar. di Humboldt^ se ha creduto al sig. Cevallos il quale era stato compagno di Malas/Hna, ed avea fra le mani il giornale di quel- la navigazione; e non avendo egli altronde della Be-' lazione di Maldonado notizia da alcuno che 1' avesse letta, dove sull'asserzione sua riposarsi. Ma se Tuno e I'altro avessero avuto soltanto il sospetto del passag- gio di Maldonado pel mar glaciale, e per lo stretto d'Anian, avrebbero tosto verificata 1' esistenza di que- sto stretto su i Geografi de' tre precedenti secoli, e la sua identita coHo stretto di Bering. Scusero faj pur volontieri quelli che a Malaspina dierono le istruzio- ni, quando sapro su quale antorita s' appoggiarono, non essendo possibile che si foudassero suli' opuiione di Buaclie (bj. (a) SarebLxJiio in rt-ico inoilo scusevoli sc ;tvessfro piestnta irde a qni-lli rhr credono veritiero il viaggio di Gio: de Fuca ( Vedi il mirn :,>■))•■, »e ni>n be la haia , ove cjuesti vuoibi enirato, vieue segoaia a ii,'6.° e uoii a 38°. (b) Essendovi iin altro Buachc tuttora vivente , clie si e pure niolto occiipato della geografia, potrebbe a questo , anzichJf al priino, aitribuirsi " U iflcmoria di cul lu parlato al sig. bar. d' Humboldt ; ma avendo io , cou VIAGGIO DI MALDONADO PEL MAR GLACIALE 85 46. Gia dissl che questo Geografo-fislco, ben lun- gi dal far nascere o tlalT appoggiare 1' idea d' un ca- nale inter no nell' America seitentrionale, si e studia- to di mostrarne I'insussistenza, e la impossibilita che vi sia. Di fatti egli ha spiegata tutta Terudizione per mostrare che il mar glaciale e sempre stato ed e na- vigabile, e che per esso navigarono moki. Egh ne da le prove nella mentovata memoria dell' anno lyS^; e, perche cio meglio si vedesse anche all' occhio, nella Uditavi Tavola rappresentante I'emisfero settentriona- le ha disegnata a puntini la strada tenuta nel 1660 dal cap. Melguer dal Giappone a Lisbona pel nord. Egli osserva tali essere i rapporti fra lo stretto d'Anian de' Geografi del secolo xvi, e '1 moderno stretto di Bering , che forza e crederlo lo stesso stretto sotto nomi diversi; e ne conchiude che gli antichi Geografi questo soepetto , scorsi tutti i volumi delTAccad. delle Scienze di I'arigi tino al 1790, cio^ sin dopo 1' epoca di cui parla il Fisico di Berlino, ho bensi trovati alcuni scritti del piovane Biiache relativi alia geografia , ma non v' ho trovatu nulla che abbia rapporto al snpposto canale interno deir America . Anzi, dimostran'lu egli nell' erudita ed ingegnosa memoria inserita nel vol. delTanno 1784., che tuttavia esiste 1' isola di Frislanda, concorre a render nulla 1' obbiezione di cui pailo al num. 24; e ne risnl- ta al tempo stesso ch' egli non avea alcuna notizia del viaggio di Mald, sione loro si fosse estesa di piu, e fossino stati pro- VJAGGIO DI MALDONADO PEL W\K GLACIALE 89 „ visii (li niiiiiizione, avre])bono passaio inanzi si no „ alia C>hiua. „ E conchiiiJe lo scrittore della Lette- „ ra. „ Di questa maniera si e trovato, che qutlla „ p^irte non e alirirnenti Coiitineiue, ma roceanocir- „ coiula da ogni banda tutta V Europa , 1' Asia, e „ TAfrica. „ Questo ragguaglio die coincide in parte con quello che scrisse agli siessi tempi Urbano Monti (a), mostra maggiormente che gli Olandesi navigan- do air est pel mar glaciale erano passati per lo stret- to d' Anian al mar pacifico. 49. De' Russi e degli Inglesij, che secondo cjue- sta lettera hanno precednto gli altri ne' viaggi del mar glaciale, ho gia detto abbastanza ai num. 469; e i ragguagli degli ultinii viaggi intra presi a quest' og- getto possono leggersi presso Mearcs (b). lo qui solo aggiugnero alcune notizie tratte da altri nostri Codi- ci relative a sifTiitte navigazioni analoghe a quella di Mdldonado (c). Nel Codice seguato Q. 1 1 5 v' ha una (a') Bagionamcnto; num. 19. (hj V()yai;es du Cap. /. Meares a la cote Nord-ovesr de 1' Ain/-ri- que dans les amiees 171.!!- 17^9. Observacions siir la probability d' im pas&a^e an nord Ton). 1. p. 101. (c) Aneddoti iiitere*sai)ti bu quest' argomerjto forse troverebbe chi avesse 1' ozio e la pazienza di leiigere le Cionache nionasticlie, giacchi sappiamo rlie i Moiiaci britaniii e scozzesi. traiti da una smoderata incli- nazione alia solitiidiiie, s' inilMrcavano, e las che tiovasi iu alcune antiche carte . e suecialiueate tiel laaioso uiappauioudo di Mar- T. I. P. //. 12 f)0 A M O U R T T I lettrra ell Ac^o^tiho Saiitonino circa la navigazione de' Zelaiulcsi uel 1597 ^^*' ioro paese alia Cina in data di Pailova del 17 Marzo 1698, colla quale quel va- lente Piofessore richiesto a spiegare come si potesse cio fare, rispose che „ ia quattro cnauiere potean'es- „ scrvi aiid.ui, cioe i.° pel Capo di buona sperauza; „ 1." per lo stretto magellauico; "3.° pel nordest costeg- , giand ) la Moscovia, ove pur vanno gl' Inglesi e al- „ tri, che, uavigando pel mare setteiurionale, se 'I „ ghiaccio lo permette, arrivauo al Cataio; 4.*' V ul- „ tima strada potrebbe essere stata questa: da Ze- „ laiida navlgaie verso Iberuia (Irlanda), e andare „ alia Nuova Francia (America settentrionale);, e I'er- „ ra de' Baccalai, ove si dice, essere stato trovaio uuo „ stretto che conduce oltre V oceano immenso orien- „ tale, benche questo stretto si dica essere molto a „ gettentrioue; ma uscito da quello si piega a man „ mauca, e si uaviga tanto che si puo giuugere alle „ dette isole, e Guinea nuova, passato prima Tequi- „ noziale: e di tale stretto potra 11 nostro sig. Micliele tiiio Behuim V isoln di San Brumlunu lia 1' AfriL-a e I' Asia; e ne' pU- nisfeii teiresiri di Abraino Oiteliu , e di Girurdo Mercatore vi sono in- dicate due isole di san Brandano, 1' una a ^r. ii , e 1' altra a gr. 5S di lat. boreale . Di questa navi^azione si fa pne menzione nella vita di san Maclovio (Mubillon. Ann. BcneJicC. Tcjia. I; pai,'. 2i) ) . Cosi iiflla vita di san Coloniba Irsgesi che I' anno S65 il monaro Connaro, tcroaiido nn luogo alFatto separate dagli uonnini , inibarcossi ; e ahbandonandosi al vento di sud ndvi';6 per qii:ittordici giorni verso nord , ed era di^pusto a proseguire , n)a sorsc un forte veiito di nord, rlie ricarciollo in Iscozia . La Btessa navigazione intraprese in quell' epoca Frate Beracho con aicnni CDinpagni , c narro al ritorno d' aver vednra navigandn si grossa balena, che ioro parvc una inontagoa. Vedi Flordcj^iuui Iinulx HiUvritix et. Paris lis. 1604.. VIAGGIO DI MALDONADO PEL M All GLACIAL E 9! „ Lock darne piu certo conto a V. S. , perche io cre- ,, do cir egli stt^sso abbia navigato in quelle parti . „ 11 qui mentovato sig. Lock era certauieiite quel LuAe, a cui, secondo le notizie pubblicate da LJac/iluit, s'ia- dirizzo in Venezia il greco piloto Cio: dc Fuca, ac- cio gli ottenesse largo premio per avere nel 159a scoperto sulla co^ta occidentale d' America un ca- nale fra i gr. 47 e 48 di lat. bor. , pel quale dal mar pacifico per finmi e lagbi, e akri canali auda- vasi al mar ariantico; essendo egli allora disposto a tornarvi per insesiuare quella via agli Inglesi. 11 na- vigatore Mtares (loc cit. ) crede vero il suo racconto in modo pero che il viaggio siasi fatto fra le moke isole (da lui dette Arcipelago del nord ) esisieuti die- tro la baia di JNootka; indi pel lago estesissimo d'A- tapaskow, e pe' fiumi che n' escono sia andato al mar glaciale veduio da Hc.mie, e da questo pel ca- nale di Chesierfield della baia di rtpidsa, ovvero dal- la pane sud dflla baia di Baffin, sia entrato nelT a- tlantico. L' ultima parte di questo canale ben s' ac- corda cou quello che AJuldonado chiaina Scretto di Labrador. Puo ben esservi il canale o stretto di Fu- ca di cui Maldonndo non pote vedere la bocca occi- dentale, perche non ando a quella latitudine; e noti ne vide Io sbocco nel mar glaciale alle foci de' fiii- nii vedute da Hcarne e da Mackenzie^ perch' egli navigo colla sua nave sempre a (pialche disianza dalla costa; ina tntto qnesio, senza toglu^re I'esistenza, e la navigabdita dello streito d' Anian, di cui oggidi ])in non si dubita, mosira 1' esistenza e la navigabi- lita dello streito di Labrador per cui Muldonudo era 9^ A M o 11 m T r I passato qiinttro anni prima di Gio: di Fuca. 5o. V ha iif'l Codice stesso uii'altra lettera, che air epoca tnedrsima scrisse iin Missioiiario Gesuita al siio Padre Generale , daiuloglt il Ragguaglio del viaggio suo da Roma in America, alia Cina, alle Fi- lippiiie PC. Egli lo avvisa che „ vaimo gia le eresie „ settemrionah in quelle colonic, e si feme che i po- „ poli settentrionali scoprano lo stretto , che dalla „ Terra di Labrador va nel mar paciHco, onde per ,, cammin breve andrebbono al Giappone e alle Fi- „ li[)pine. „ JNemmeno quesio Gesuita parla chiara- inente della navigazioue p.-l mar glaciale; ma vedesi dalla sua lettera che noto era lo stretto per cui ;iuiolo, il quale, aveiido al suo „ ricorno presentato il suo Giornale a Carlo 111 re „ di Spa2;ua, questi ne fece bruciare le Carte, e im- „ pedi che se ue parlasse, perclie le nazioni dtl nord „ tion si avviassero in qiiella sirada lasriando quella „ del Slid. „ Ecco da cio atiche coiiferinato quanto altrove lio detto della premura e dell' interesse dfgli Spagnuoli a tenere celate le notizie che quello stret- to e quella navigazione riguardavano. 62. Ritorniamo al Giornale di Sonzogno donde partimmo. Ivi leggo al proposito nostro un' altra as- serzione un po' stravagante, e a me certamente nuo- va, della quale noii trovo indicato 1' Autore; e mi fa ancor piu raaraviglia il vedere la stessa cosa fran- camente e senza bisogno asserita nel Journnl rle /,' Em- pire (27 Aout 1810), ove s'annunzia il teste men- tovato viaggio di Lewis e Clarke nell' America set- tentrionale . Dice il Giornale di Sonzogno, che an- ticamente lo stretto d' Hudson cjiiamavasi stretto d'A- nian, e nel Journal de 1' Empire dicesi ancor piu chiaramente, che,, lo strefto d' Hudson, scoperto nel „ iSooda Cortereal, che chiamollo stretto de Anian, „ fu portato alcune centinaia di leghe all' ovesc. I „ Geografi, sapendo che T Asia e circondata du ma- „ ri, v'aggiunsero la Cina e'lGiappone: ecco come „ si formo 1' idea-madre di tutte le carte geografiche „ del secolo xvi. Qiiando si cerco il passacgio al nord » si sparsero tosto delle Relazioni de' prettsi viag'ri „ di fuca, di Fonte^ e di Maldonado, persone le „ quali non e ben certo che abbiauo esistito. Pare 94 A M () K E T T I ,, clie tiitti convengano che n^ in Europa, ne al Mes- „ pico v' abhia una relazione alquaiito auieiuica di ,, que' pretesi viaggi. Per isciogliere la quistioiie de- „ finitivamente s' a-^peita die Amoretd abbia pubbli- „ cato il IMauoscritto relative al viaggio di Mnldona- „ f/o, ch' egli assicura d'avere scoperto; ma che an- „ che suppoiieridoio autentico, non potra meritare „ che se gh creda, se non vi si troveranno delle os- „ servazioni piu positive, e piu conformi alio stato co- „ nosciuto di que' luoghi, che quelle che leggonsi „ su un erndito Giornale letterario come estratte da „ quella Relatione. „ 53. In tutta qnesta Innga diceria, che, non aven- do nessun rappoito col viaggio di Lewis e Clarke, sembra scritta unicamente per eccitare de' dubbii sul- la Rc'/a-ione di Maldonado , di cui il Giornale del sig. Milliii (a) avea data una breve notizia, v'ha b-n (It-gli abbagli. Vi si dice che Cortereal ha dato alio stretto d' Hudson il nome di stretto d' Anian; ma non dice dond' abbia cratraqtiesra notizia; altronde il no- me di stretto d' Anian non trovasi sui Geograh che assai piu tardi (h). Trovo bensi nei planisferi di (a) Miipasiii Piicyclop^HiquP, i8n. Torn. 2; p. 2-9. (I>) II si<>;. Sprciificl che nel 179S ripnbbli(6 una Carta fatta >la Drroo Jfihpro nr\ 1.5.29, acpom()a2:nani)ola ron iin' eriidira disserrazionp ( Ubrr J. Jtihern 'i nlrat.c Wclc cliarfe von M. E Spren^cl . VFeiinar. 1 ^i)5 ) , mastra fliO prima <|.'l I'riij non coiiosreasi ne lo stretto il' Aiiiau , ne il nuiae , e clic (piesii veil iii-i per la prima volta su una inappa d Ortelio del i.i7o; omle fon'liiiKJc c In- >.ia s.[ati) siopeno (jucll' snetto fr-i "I iG.^) e '1 1070. Vi"nsa altri'si flie aiihia aviiio il iiouie da qua!' he italiaiio, percli^ nelle ]t:u aiiiiilie Cine di Afcrcatore rhiamasi Lt Streto de Anian \ nia eln , a loio parore , non n'e ha^tante prMva , poioh<^ il mentnvito Ortelio sno cuiueiiiporaoco , Uopo d' aveie scriito a lianco dullo Stictto Rcgiiuin Aniun, VFAGGTO DI !\IALDON\nO PEL MAR OLACIAf.E ()S Ce.rardo Mi'icntore^ e A" Ahramo Ortelio rhiafnata Terra dl Cortereal fjii' lla clve ?ta sopra la Terra di I,abr;i- dor; ma qiit-sti Ge();^rafi, ben luiigi ilal collocar ivi lo stretto d' Auian, lo collocano i5o gradi piii all" o- vest — . Asserisce il Giornalista che lo siretto d' Hud- son e stato portato alciiue centinaia di leghe all' o- vest, mentre tiiire ie Carte del stcolo xvi lo collocan a uti di presso nel luogo che occu|)a realinente; e altroiide per confondere in un solo cjuesti due stret- ti converrebbe togliere di mezzo tutta 1' America set- "tentrionale _. Soggiunge die dubbiosa puo dirsi Ve- sistenza di Maldonado; ma come dubitare che abbia esistito un uomo, di ciii parlano gli scritton contem- poranei, di cui si narra la storia militare e letreraria, di cui esistono le opere stampate e manoscritte? 11 dubitarne e un pirroriismo insensato. — Tiitti cc)iiveii- gono, dice il Giornalista, che no in Europn, ne in America v' ha del Viaggio di Muldonado una rela- zione auteiuica. Ma cio e falso; o si rifletta a cpiel- r esemplare che vide Nicolao Antonio uella bibliote- ca del vescovo di Segovia (o)^ o a (juello che pres- so il duca de T Infantado vide il duca (X Alnmdover , o si abbia riguardo al Codice nostro, che io ho ora pubblicato. Sendjra qnindi che la cpiistione debba considerarsi cf)me definitivamente sciolta. — ,. IMa que- „ sto manoscrittOj soggiunge il Giornalista, non me- v'ha jjosci) yoco \>ih sotio R. dc lus Lmc^lmt, li ulic 1m irplicalo iiil- la tana diirAmerica . &la , chiuiKjiie sia qucllo cho lo scoper-e :l prinio e a del Signor la gloria; E r ordin, la bellezza Gli fia di sue grandi opere Sorgeute d' inell'abile allegcezza^ VOLGAUIZZAMENTO DI SA.LMI E CANTICI I T I Egli alia terra volge il guardo ; e trepida Qiiesta si sciiote; tocca i monti, e fuinano . fin ch' io respiro i sui Pregi io diro; le glorie Fin ch' avro vita cantero di lui. Le niie lodi, i miei canti a Dio deh! piacciano, A Dio supremo mio diletto ed unico. Pera la rea genia Degli einpi; e piu non siano. Tu il Signor benedici anima mla. S A L BI o I I 3 In exitu Israel de Aegipto. Allorche dall' Egitto usci Israele , E dalla man d' un popolo Stranier la casa di Giacob fedele; Dio scelse Giuda, e d' esser Io fe' degno Suo santuario: stabile Pose il Signore in Israel suo regno. Egli appari; Io vide 1' oceano; E diessi a fuga subita : Addietro rivolto Y acque il Giordano. Allora come arieti saltanti Gli alti rnonti si scossero, E le collme come agnei lattanti . Che t' avveiine ocean? Perche ti desti "J u allora a fu2;a subita? L' acque addietro o Giordan perche volgesti? I I a V E N I N 1 Perche allor come arieti saltanti Doveste o nionti scotervi ? E voi coUiiie come agnei lattanti? Fu commossa la terra dalT aspetco Del suo Signor terribile; Del gran Dio di Giacob tremo al cospetto, Dio, die puo d' un sol cenno in stagni acquosi Le pietre aride volgere; E dalle rupi trar fonti ubertosi. Nostra la gloria, o Dio, nostra non sia; La verita, la tenera Tua bontade a te sol voglion si dia. Che non dican le genti: ov' e la stanza Del Nume lor? L' Altissimo Sta in cielo, e al voler pari e sua possanza. Fabbrican gV infedeli i Nnmi loro; E dalla man degli uomini Son quelli argento effigiato, ed oro. Hanno una bocca, ch' aria non conduce, Che voce e suon non module: Han gli occhi, e ignari son dell' aurea luce. Orecchi ban pure, 6 i tremiti sonori Non sentono dell' aria. Lor nari mai non vellican gli odori. Di mani e pie non mancan; e palpare JNon ponno, o passo movere. Tace lor go1a inetta a favellare. Non sia da' suoi diverso idoli vani Lo stoko, che li fabbrica, E gli uomini, che in lor sperano insani. TOLGARIZZAMKNTO DI SALMI E CANTICI Il3 D' Israel la progenie nel Signore Le sue speranze colloca; Ed egli e scudo suo, suo protettore. D' Aroinie la progenie nel Signore Le sue speranze colloca; Ed egli e scudo suo, suo protettore. 11 mortal, die Dio teme, nel Signore Le sue speranze colloca; Ed egli e scudo suo, suo protettore. Noi, popol suo, non ha posti in obblio; D' Aronne la progenie E d' Israello benedice Iddio. Quei tutti, che lo temon benedice 11 Signor nostro: il piccolo Come il grande e per lui lieto e felice. Delia terra, e del ciel voi benedetti Dal creator benefice Siate co' figli a prosperare eletti. L' onnipotente creator sua sede Pose neir alto empireo; Ed a' figli deir uom la terra diede. Non Sonera n su' labbri degli estinti Signer r alte tue glorie; TSe gl' inni dal sepolcro a te fien spinti. Ma noi r aure di vita ancor spiranti Or li cantiamo; e i secoli Ripeteran renioti i nostri canti. T. I. P. IL ,5 114 V E N 1 N I S A L M O 129 De profumlis clamavi ad te Domine. Dair abisso profondo a te i miei snpplici Clamori alzo o Signore. A lor deh! piacciad Volser gli orecchi attenti. riacciati accoglier facile Ed esaudir le mie preghiere ardenti. Se le inique dell' uomo opre tu rigido Guardi, e misuri; chi alia tua giusdzia Puo resister suprema ? Ma tu sei pur pieghevole; E puo il rispetto in noi piu che la tema. lo sto aspettaudo il mio Signer: con auuno Anelaijte T aspetto. In lui sol coUoco Mia speme; e impaziente L' attendo, come guardia Notturna il raggio del mattin splendente. Speri Israello in Dio fonte di grazia E di pieta; si speri, e con fiducia Aspetti il suo riscatto. Per lui sara dal baratro Di sue colpe profondo Israel tratto. S A L M o l32 Ecce quam honiim, et quatn jucunduni. . . Quanto e giocondo il vivere Coi fratelli diletti VOIXAIUZZAMENTO DI SALMI E CANTICI ll5 Dal nodo indissolubile D' un amor dolce stretti! II prezioso balsamo ]Non olezzo si grato Sul capo del poiitefice Aronne un di versato; Che nella venerabile Barba flagrante scese ; E ad irrorar la tunica Sacerdotal si stese. Non mai sul monte Ermonio Tanto gradito cade, E di Sion sui vertici L' unior delle rugiade; Ove largo al suo popoio E' Dig de' doni suoi; E immortal sede, e grazie Piomette eterne a rioi. S A L M 0 14^ Doniine exaudl orationem meam. Le mie preghiere, o Dio piacciati accogliere Con orecchia propizia; E me esaudir di tue promesse memore, E della tua giustizia. Deh! uon librare inesorabil giudice Quanto svio dal retto 11 servo tuo. JSulTuomo e, che glustifichi Sua vita al tuo cospeito^ Il6 V E N I N I II niio nemico chime 1' alma mi strazia; Egli il mio corpo aiterra, E superbo il calpesta: ei nelle tenebre Deali estiuti mi serra. ... In nie eia svieiie il cor, manca lo spinco: IMa pure il pensier volgo A' tempi antichi, e di tua destra 1' opera Nella mente raccolgo. A te, Signor le mani supplichevoli lo stendo: il tuo favore A me da' mali oppresso, e come all' arida Terra del ciel l' umore. Vola al mio scampo o Dio: salva quest' aniraa Coir immensa tua possa. lo, se mi lasci, a quelli ahi! saro simile, Che scendon nella fossa. - Non sia la tua pieta tarda a soccorrermi; Poich' io spero in te solo. Tu m' addita il cammin retto; e con animo Pronto per quello io volo. Me, che t'imploro, dai nemici libera JMio Dio: tu ne' sentieri Delia giustizia guidami; tu a compiere M' insegna i tuoi voleri. Del santo nome tuo me per la gloria Signor tu salverai; E del sepolcro per la mia giustizia Dal bujo mi trarrai. La tua pietade struggera i miei barbari Nemici; ne perdono VOLGARIZZAMENTO DI SALMI E CANTIOI II7 Qiipgli avran, che il mio cor strazian, perch' umile Servo e fecial ti sono. C A N T I C O D I ]M O S E Audite caeli quae loquor. Deuteronoinio . Capo xxxii. Mie voci ascoka e serba 0 terra; e voi non men Cieli le udite. Sceiulan come gradiie Gocce di pioggia in sen dell' arid' erba 1 miei concetti; e mia facondia cada Come sui grani stille di rugiada. Cir or deir Eteriio il santo JNome invocare, e celebrar vogl' io; £ voi r alte di Dio Magnificenze ripetete intanto. Fedele e giusto egli e: tutte perfette Son r opre sue; tutte sue vie son rette. Sotto i suoi occhi stessi Ahi! si son guasti i suoi popoli eletti; E indegni d' esser detti I cari figli suoi si rendon essi Coir assiduo peccar; perversa, prava Generazione d' ogni vizio schiava. A tanti doni suoi Cosi dujique cosi rispondi ingrato Popol stolto, insensato? ISon sai, ch' egli e il tuo padre? Obbliar puoi. Ho V E N I N I Cli' ei ti creo, che suo ti fece? Ai tempi Prischi, e degli avi tuoi pensa agU esempi. liuenoga 1' antico Tuo padre, e il vero udrai. Se ancor nol credi, A' tuoi rnaggiori il chiedi; E qiiello ti diran, ch' or io ti dice. Quando divider Dio voile i viventi Figli cV AdaniOj e separar le genii. Segno i confini a queste; E a' figli d' Israello ampia concesse Terra, che rispondesse AI numero lor grande. La celeste Sua grazia gli adotto: per la sua fede Giacobbe del Signor fu scelto erede. II pietoso Signore La sua gente trovo, ch' errando incerta Per terra iva deserta. Terra di solitudine, e d' orrore . Ei la guido, 1' istrnsse, e custodilla Come degli occhi suoi cara pupilla. Qual aqnila, che al volo I suoi giovin pulcini addestra, e 1' ale Su lor dibatte: tale Pel suo diletto popolo del polo L' arbitro, e della terra i vanni stese; Lo raccolse, e sui vasti omeri il prese. Ovunque incerto ei corse Di lui sempre il Signor fu condottiero ; Ne mai nume straniero Fu seco. In una terra alfin lo scorse VOLGAUIZZAMEXTO DI SALMI E CANTIGI I Jft Lieta, elevata, e fertile; ove tutti Per suo cibo gli die de' carapi i frutti. Da pietra il fe' succhiare Arida il iiK^le, e trar 1' olio dai massi Di durissimi sassi: Cogli arinenti in butirro il fe' abbondare, Coi greggi in latte, e dei monton cibarsi CoU'adipe, e degli agni in Basan sparsi. Diegli in copia il capretto, E il niidollo finissimo del grano; Diegli con larga mano Deir uve il sangue generoso, e scliietto. Ma s' ingrasso, si dilato Israello, E contro Dio ricalcitro rubello. Pingucj satoUo, enfiaco, Al suo divino creator spergiuro S' e fatto; e il fonte puro Ha della sua salute abbandonato. Fatto ha geloso Iddio col culto indegno D' estranei numi; e acceso ha in lui lo sdegno. I Denioni adoraro JNon il Signor quegli empi. A Dei non noti Vittime offriro, e voti; E novelli, e recenti li locaro Suir are d' Israel : Dei senza senso; Cui de' lor padri mai non arse incenso. Tu abbandouasti o stolto Popolo il tuo fattor: ponesti il Dio, Ond' bai vita, in obblio. Lo \ide egli, e di sdegno arse pel molto 120 V E N I N I Teccar cle' figli, e dclle figlie tiie; Da cui gla tanto provocato ci fue; E disse: a quest' iiigrati Nasconrlero il mio volto: al tempo estremo Quel die sara vedremo De rei padii, e de' figli da lor nati: Pazza per gP idol vatii, empia genia; Che giusta ira in uie sveglia, e gelosia. Ed io faro gelosi Lor pure un novo popolo adottando: Gli irritero versaudo Su geute or stolta i ben piu preziosi. Tanto nel mio furor fuoco s' accende, Clie siuo al ceutro delT inferno scende. Pivorera il mio fuoco La terra tutta, e fara i monti ardenti Fin da' lor fondamenti. Quegli empi struggero con quanti ban loco Ne' tempi piu funesti atroci mali ; E su lor tutii scagliero miei strali. Di fame estenuati Cadran: divoreralli or febbre ardente^ Or peste atra: dal dente Periran delle fiere lacerati , Ch' io mandero: g!i uccidera il veleno Delle serpi striscianti sul terrene. Saranno dalle spade Euor dfvasiati; e dentro aspro torinento Avranuo da spavento fier le douzelle tenere, e d' etade VOLGARIZZAWEKTO DI SAIBII E CAKTICI 121 I giovani inimatura, ed i lattanti Bambini, e i vecclii per gli aiini tremanti. In angol sconosciuii Saraii disjjersi della terra, io '1 dico . Del norne loro aiitico Celeraii la memoria i secol inutl. Io cosi vo'; nia ad altri tempi il serbo Percbe il neniico lor iioa sia superbo; E nofi esclami altero: Io '1 feci, io sol; non del lor Dio la mano . II mio popolo e insano, E chiusi ha gli occhi. Ah! potess'egli al vero, Ch' or stupido non scorge, aprirli alfine, E veder qual 1' atrende acerbo fine. E d' onde vien 1' ardire D' un sol, die mille ne persegue? E quale Forza occulta, fatale Dieci mille ne fa da due fuggire? Won e perche il Signore ha gl' infelici Yenduti e dati in man de' lor nemici? In un eterno sotmo Qual vano idol non torpe il nostro Nume; E anco i nemici al lume Chiaro de' fatti giudicar ne ponno. Lor vigna, dice Iddio, suiiile e a cjuelle Di Sodotna e Gomorra. Amaro felle Dair uve triste viene; E i grappoli amarissiini son pure. Lor vino e fiel, che impure Di squallido dragon siillaron vene. T. L P. IL i6 1^2 V E N I N I Insanabil , mortale egli e veleno Fermentato degli aspidi iiel seno. A n)e forse nascosto Nulla e di que-sto; e nei tesor non tegno lo dtl divin inio sdegno, Delia giustizia mia tiur,o riposto? A me i delitti di punir s'aspetta; E a suo tempo io iaro la mia vendetta . Di tjiiegT incaiui i passi Ne' lacci spiiigero. L' ora e vicina, III cui r ira diviiia Sii' figli infidi trai)Occar vedrassi. Disse: ma nel rigor del suo giudizio A' servi siioi fedeli ei fia propizio. Allegrerassi il buono Iddio con questi. Con sua gioja estrema Vedra di forze scema La man de' rel; vedra, che tutti sono Puniti alfin: che alcnn non puo salvarsi, Alia ginsta non puo pena involarsi, E dira: dove andati Que' vostri Dei son ora, in cui speraste? Di cui ghiotti ingojaste E le vittime pingui, e i vin li]:)ati. Vengan essi ; e se braccio ban si potente, Sal vino, e traggan voi dal mal presente . O stolti alfin vedete, Ch'io sol son Dio; del mondo io sol sovrano. Da, qual voglio, mia mano La naorte, o 1' aure della vita liete. VOLGARIZZAMENTO DI SALMI E CANTICI 123 Ella percuote, e sana; e dalla possa Somma di lei non v' ha chi salvar possa. Le mani alzando al Cielo Diro: r Eteriio io son. Per si tremendo Nome il giuro: se prendo Ad aguzzar come fulmineo telo Mia spada; e delT iniqua scoiioscenza Dell' empio, che m' ollbse, a dar sentenzaj Su' miei nemici grave Faro cader di mia vendetta il peso; E contro me chi acceso Fu d' odio, il premio avra che cerco egli ave. Miei dardi inebbriero di sangue; e il brando Mio scorrera le carni divorando. Vo', che satollo ei sia Degli uccisi nel sangue, e de' cattivi, Tosto che il giorno arrivi, Jn cui coiniiici la vendetta mia. Al suo popol fedel genti v' unite. Date a lui lodi; e le sue glorie dite. Che invendicato resti 11 sangue ei non vorra de' suoi fedeli: A punir i crudeli JNemici lor gli sdcgni suoi son presti. Ei la sua gente espiera, e la terra Profanata, che in sen 1' accoglie e serra. 124 V E N 1 N I Cantico di Balaa.m Numeri . Capo xxiv. Oh! come grate splendono Le tue teiide Giacobbe agli occhi miei! Quaiito Israel piacevole 111 tue baracche belliche mi sei! Ferme son esse e stabili Qual se la man d' Iddio le avesse alzate. Son degli occhi delizia, Come le valli da grand' elci ombrate: Come bt'gli orti irrigui De fiumi verdeggianti sulle sponde; E come cedri vegeti Dair amico nutriti umor dell' onde. Non temer fido popolo, Cli'acqua manchi al tuo seme. A mille e mllle I figli vedrai crescere, E in numero del mar vincer le stille. Trionfator sacrilego D'Agag, e obbietto del divino sdcgno Perdera, dall' Altissiino Riprovato d tuo re, la vita, e il regno. Te dalla terra Egizia II braccio trasse dell' Eterno; e al fiero Rinoceronte simile Crescer ti fece di gran forze altero. I'u quante osino ollenderti A te nimiche e a Dio straniere genti VOLGARTZZAMrNTO DI SALMI E CANTICI 125 Feroce, invulnerabile Divorerai, siritolerai co' denti . Dormirai qiial terrihile Leone in suo covile, e qual rabbiosa Lionessa JNuinidica; Cui r uom dal sonno risvegliar non osa. Quei, che con cor benevolo T' anieran, dal Signor fian benedetti; E qnelli, cbe te in odio Avranno, dal Signor fian maledetti. Gantico di Debbora Giudici. Capo v. 0 figli d' Israello, o voi, cbe intrepidi E volontarj osaste a gran pericoli Offrir r anime ardite, II gran Dio degli esercid Celebrate cogl' inni, e benedite. Ascoltatenii o Re; m' udite o Principi: Son io, son io, ch' or col mio canto il celebro. Quando di Seir lasciasti O Dio la terra misera, E pei canipi d' Edome tragittasti; 1 nionti sct)ssi fur da grave tremito; Ed in acqua le nubi , e il Ciel si sciolsero. Tslel veder Dio la fronte, E le basi del Sinai Inie crollaro: vacillo oc;ni monte. I2i6 V E N 1 N I Come ai gloriii di Sangar ai di furono Pur di Giael le vie deserte e tacite; ii chi camiiiin facea, In luoghi solitarij Per ascosi seutieri il pie movea. Desolate le ville, e nude piansero Di difensor, fin che non sorse Debbora Guerriera e madre. Eletti Novi allor duci al popolo Fur dairEterno. Dei nemici i letii Le porte, i muri rovesciaii caddero . Eppure i figli d' Israel puguavano Privi di lancia , e scudo; Ed il ncniico olfendere Sol potfan colla spada a petto ignudo. Principi amati d' Israel, che intrepidi £ volontarj osaste a gran pericoli Ofl'rir I'aniine artlite, Il gran Dio degli eserciti Celebrate cogl' iimi, e benedite. Voi, cbe salite su giumenti nitidi, E a dar sentenze v' adunate o giudici; E voi tutti, cb' or state Securi ovunque piacevi, Di nostr' arini i trionfi, e Dio cantate. U' furo i cocchi iufranti, u presso ai liquidi Fonti di saettar cessaro i perfidi Nemici, dell' Eterno S' esaltin le giustizie, E la clemeuza del suo cor paterno. VOLGAniZZA^IENTO DI SALMI E CAXTICI I27 Per questa dalle porte or escon liberi I servi suoi. Sorgi, dehl sorgi o Debbora; E inrnona allegri canti. Sorj>i Barac d' Abinoem Figlio; e i cattivi or guiila trionfanti. Del })oj)ol suo pugno colle reli(]aie; E il fier nimico rovescio 1' Akissimo. ElVaim , Heniamino, Zabiilon, jNlachir scesero; E deir armi caiigiarono il destino. I Diici d' Issacar furon con Debbora; E di Barac seguendo le vestigia Con petto ardito, e forte, Come in profondo baratro Si scagliaron ne' risclii della morre. Ma i prinripi di Ruben cheti giacquero Tra i fiuuii, cbe dagli altri li dividono. 0 Ruben ne' tuoi prati Perche giacesti immobile? Per udir delle pecore i belati ? Quieto oltre il Giordan dorniiva Galaad: Tutti nelle sue navi eran del vigile Dan i pensieri assorti; E sul lido marittimo Diniorava tranquillo Aser ne' porti. Ma coraggiosi Zabulone e Neftali Le nobil alme a morte olTriro in Merome: Del Maggeddo alle sponde Allora in Tanac vennero 1 Cananei: con alme sitibonde 128 V E N I N I Di preda e' giierreggiaro, e non 1' ottennero. 11 Cielo annossi coiitro lor: pugiiarouo Dair alto aiico le stelle Sthiorate contro Sisara, E contro le sue geiiti a Dio rubelle. I flutti del Cison (per la vittoria Nostra torreiite nobile) i cadaveri Travolser degli estinti; Ed io coil viril animo Le forze inimani conculcai de' vinti. Dei veloci corsier nella precipite Lor fuga fiiron 1' ugne infrante, e logore. Or per la voce niia Del Sigaor grida P angelo: Tua terra o Meroz maledetta sia; Sian rnaledette le tiie genti perfide, Che Dio, che i suoi guerrieri nel pericolo Esiremo abbandonaro; Ne coi forti a repriinere Venner gli assalti del nemico acciaro. Ma benedetta ognor sia tra le f. inuune Ciarl d' Aber Cineo sposa magnanima; E il nonie benedetto Di hi si canti, e celebri Del suo felice ardir iiel conscio tetto. Latte ella diede alTuom, ch' acqua chiedevalCy Diede pingne bntirro in vaso spleiidido. Colla sinistra prese V\\ grail chiodo; e la valida Destra a f'abbril martella ardita stese: VOLGARIZZAMENTO DI SALMI E CANTICI 120 Lo strlnse; il chiodo conficco di Sisara Nel capo; e d' una tempia all' altra spiiiselo. A' suoi pie senza vita Cadaver miserabile Ei giacque; e 1' alma usci per la ferita. Trernando intanto alia finestra aflacciasi La madre; ed empie d' ululati I'aria. I cocchi ora clie fanno? Grida; perclie non giungono? Perche si leiite le quadrighe vanno? Delle piu sagge spose una alia suocera Risponde allor: le spoglie egli a dividere Sta forse: una donzella, Che con noi parta il talamo, Forse scegliendo ei va leggiadra e bella. Vesti si danno a hii di color vario E auree coUane in preda. Ah! cosi perano Quanti a te son Signore IMemici; e quei, che t' amano, ]1 sol nascente uguaglin di splendore. Cant I CO di Davide per la morte di Saul e di Gionata Libro II. Capo I dei Be Al destino crudele Di qnei ch' estinti giacquero Su' tuoi monti il peiisier volgi Israele. T. I. P. IL 17 l3o V E N I N I I guerrier prodI e forti, Cir alle ferite ofiTrirono Per te il petto magnanimo, son morti. E come i forti in guerra Periro? 11 fero annunzio Ah! non sia chi di Get reclii a la terra. D' Israello non sie Clii narri il grave eccidio D' Ascalona nei fori e nelle vie; Perche fra canti e risi Le figlie non esultino De' Filistei, degli empj incirconcisi. La pioggia e la rugiada O deir infausta Gelboe Monti fatali sopra voi non cada. Dal terren vostro ignudo Piu non spuntin primizie; Ove i forti gettarono lo scudo: Ova da se il rimosse Saul con atto ignobile, Quasi ei dell' olio sacro unto non fosse. Digiuni non tornaro Del sangue ostil di Gionata, Gli strali mai, ne di Saul 1' acciaro. Onor di regia corte Saul, Giouata amabili Visser; ne fur tlivisi anco alia morte. Deir aquile veloci Nel corso arnbo piii celeri, Piu poderosi dei leon fcroci. VOLCAJUZZAMENTO I>I SALMI E CANTICI l3l Voi fislie sventmate D' Israello, voi lagrline Suir estinto Saul nieste versate. Largo de' doni sui Ei vi vesiia di porpora; E r oro i vostri ornati avean da lui. Ahi! come i forti in guerra Periro! Ahi! come Gionata Fu gettato sui uiouti ucciao a terra! O dolce fratel mio, O raio compaguo Gionata Per te piango, e dal duol vinto son io: Per te d' amore assai Piii deguo d' ogni femmina Piu bella, che si vegga al inondo mai. Col puro ardente afletto I)' una madre per 1' unico Figlio i' t' amava Gionata diletto. Come le forti schiere JD' Israello ohime! giacquero! Come le sue periro armi guerriere! Cantico d' Habacuc Habacuc . Capo III II suono udii Sijxnor della terribile Tua voce; e ne tremai. Tu la grand' opera Vuoi, ch' ora chiudi in mente. In mezzo agli anai compiere. Compila in mezzo agli anui o Dio potente; E tu 11 faral: ma nella tua f;iusti8sima Ira della pieta sarai pui" memore. A noi verra dal canto Dfir aiistro un di 1' Altissitno. Di Faraii ne verra dal monte il Santo. I Cieli ei copre tutti di sua gloria; Pien di sue lodi e della terra ogni angolo. ]| sol vince e le stelle Lo splendor suo: ne raggiano Sue uiani, e ascosa la sua forza e in quelle. Va innanzi a lui la Morte: i suoi terribdi Passi precede ardente fuoco. Arrestasi ; E d' uno sguardo solo La terra ei tutta penetra; E d' uno la misura all' altro polo. D' un guardo sol mira le genti e atterrale. Gli eterni monti abbaire; e solve in polvere JMinuta i lor gran massi; 1 colli neir origine Del mondo eretti curvansi a' suoi passi. La vana pompa delle tende Etiopi Veggo e disprezzo. Gia qnelle di jMadian Son piene di terrore. E die? Sui finmi e il pelago Volgi tu Dio sdegnato il tao furore? Ah! sui cavalli tuoi tu ascendi; e recano Salute a noi le tue quadrighe. Compiere Tu i giuii vuoi, die festi Alle tribu; e la valida Man percio stendi all' arco; e i dardi appresti VOLGARIZZAMENTO DI SALMI E CANTICI l33 Gia t' apri in sen de' fiuml il varco libero; Al sol vederti per timor vacillano I tnonti : gia s' aljl)a«sa Dell' acque il gorgo aliissimo Di taiue terre inondator: gia passa. Sua voce il grande abisso alza con freinito; E la ptofondita vasta a te 1' umide Mani solleva, e stende. La luna e il sol s' arrestano; E in Ciel 1' uii astro e V altro immobil pende. Ma la tua gente anco fra dense tenebre Securi i passi movera dell' ignee Tue frecce al radiance Splendore, ed alia vivida Luce della tua lancia sfolgorante. La terra conculcar nella tua collera, Nel tuo furor tu vuoi le genti struggere: E tal sarai qual visto Fosti allor che il tuo popolo Sorgf'sti per salvare ed il tuo Cristo. Tu rovesciasti una magion colpevole, Stesoue il capo al suol freddo cadavere; Col scettro suo la testa Tu spezzasti de' barbari Suoi guerrier, che a noi morte, e strage infesta Recando ne veriian qual fiero turbine; E di feroce in cor gioja esultavano, Qual esulta lalora L' uomo crudel, cbe il povero In parte ascosa tacito divora. l34 V E N I N I Tu sommergestl pi)i negli acquei vortici Di quegli stolii le sprranze luiuide, QuaiiJo IVa doppio ondoso Muro i desiricr luoi corsero Dfir acque sopra il foiido limarcioso. JMa la tua voce o Dio, si la terribile Tua voce udii . D' alto terror mie viscere Comprese si turbaro; E sulla lino;iia timida Le parole confuse mi tremaro. JNeir ossa mie deli! venga la putredine; E da lor coli e dalle carni fracide; Si cli' io lion vegga il duro Tempo; ma- a quei congiiingami, Cli' or pill noa soiio, e peregrin qui furo. Suoi fiori il fico non dara in que' miseri Giorui; e alle viri mancheraiino i grappoli. Mendaci allor saranno Gli ulivi; e i campi sterili Non piu r usato all' uom cibo daranno. Fien agli ovili allor tolte le pecore; E le stalle d' armenti saran vedove. . Ma intanto col Signore Io staro pien di giubilo; Con Dio m' allegrero niio Salvatore. Egli la mia sara forza invincibile; E a me dara del cervo i piedi celeri. In alto ei me cantante La divina sua gloria Ergera viiicitore e trionfante. i35 DELL' AGRICOLTURA ANTIGA E DELLA MODERNA DiALOGHI DUE Di Benedetto Del Bene presentati a' i8 ,ii ottobie del 1811 D ilungatosi Virgilio per breve tratto da un drappel- lo di letterati del secol d'Augusto, che oziosamen- te questionavano sopra raniio della morte d'Enea, tacito e solo passeggiava per un sentier degli Elisj , tra gli anieni verzieri, e i fortunati boschi, dall' ae- re spazioso, e dalla vermiglia luce abbelliti. Quivi si scontro con un uomo, che poco dianzi venuto di costassu, ne praiico ancora de' luoghi, il richie- se del soggiorno de' Filosofi, ch' egli andava cer- cando. Esso e, rispose Virgilio, cola olrre a quel- le macchie piu folce; ma di grazia ditemi, chi fo- ste voi nel mondo, e in qual parte viveste? lo, ri- piglio r altro, mi chiainava Rozier; vissi nelle Gal- lie, die or si chiamaiio Franria; coltivai con ono- re le scienze fjsi(;he, e le applicai spezialmente al- V Agricolfura. VlrsL. J^olce mi suona il nome di quest' arte delizio- fiissima, e m' inviia ad amarvi, come compagno in 1 36 D E L B fi N E uno studio, nel quale ancor io mi occupai qnal- che tempo, couipoiieiulo un' opera, che forse avre- te aucor voi veduta, o iidito parlarne, se pure ui) lungo corso di secoli non la distrusse. Boz. Ditenii il titolo, e '1 vostro nome. V'lrg. Le Georgiche di Virgilio. Boz. O chiarissimo nome, o me avventuroso nello scontrarvi! Ancor vivono si, ed iiiimortali vivranuo le opere vostre; ne spenta pur e 1' Eneide stessa, la quale voi troppo severo avevate ordinate, die siccome non del tutta perfetta, dovesse esser data alle fiamme. Virg. Piu m' e caro I'lidire, che vivono- le Georgiche. ]Ma ditemi: e tuttora intesa la luigua, ciii parla- vano i Roniani al mio tempo, e nella tjuale io le scrissi? Boz. La vostra lingua, dopo 1' eta in cui viveste^ non conservo a lungo la sua purezza; ma a poco a po- co guasta da falsi vezzi, e poi da vocaboli e no- mi stranieri, imbarberi di^l tutto, e si trasformo in altre hngue, che ora sono parlate da diversi popo- li, di modo che la latina non e pin hngua comnne d' alcun paese. Essa e coiifinata ne' libri, e in alcu- ne scuole di giovanetii; dopo la fanciullezza pochi la studiano, poclii la scrivono, piu pochi la parlano. jT/Vg. Dunque i miei poemi , che siccome voi dite , vivono con onore, servono a poco. \i pup le Geor- giche furono da me lavorate con tanto studio, che piacqiiero molto anche a' Romani miei coetanei, alcuni de' quali erano assai schizzinosi. Kqz. Ho forse detto , che non piacciono in questa dell'agkicoltura antica e moderna 187 tempo? Sono anzi ammirate, da clii per fama, da chi per giudizio proprio, come una delle piu bel- le opere delT anticliita . Ma oggidi que' poclii, dai quali s' apprezza e si gusta il latino, se prendoiio le Georgiche in inano, cercano in esse tutt' altro, che agricoltura. Virg. Che cercan essi di grazia ? Boz. L' a urea eleganza, 1' incaiito deH'armonia, I'or- dine delle parti e del tutto, le imtnagini, le digres- sioni, che tratto tratto rapiscono. f^irg. Cio e lo stesso, che cercar gli ornamenti, e non curar la sostanza. Ben e vero, che mi siudiai d'ab- bellire con la poesia i precetti dell' agricoltura, per se stessr non molto ameni; ma non avrei creduto di far dimenticare i precetti, col vestirli d' abbel- limenti poetici . JRoz. Di grazia non vi sdegnate, o cantor sovrano: la vostra poesia e celeste , ma i precetti sono assai piccola cosa, massime in questi tempi. Firg. Per poco mi fate trasecolare. Sono dunque in questi tempi cangiate le leggi della natura, quelle oh' io gia chiamai aeterna foedera? Roz. Non gia sono cangiate, ma vie piu conosclute, merce di lunghissinii e profondi studj, di svariati e soitilissiini espcrimenti. Piena e 1' Europa di cat- tedre d' Agricoltura, nessnna delle quali fu istitui- la dai vostro August©, ne da' suoi successori; pie- na di compagnie d' uomini doiti, chiamate Acca- demie , che non cessano di scrutinare i migiifri inetodi della coltivazione; piena di libri su qual si sid piu minnto argomento georgico, e su tuna I'arte, T 1 P. II. ili l38 D E L B E N E qiiali in compendio , quali a clisteso. Ancor io , soprastando ad altri scriitori, e mettendo non poco del inio, piib!)licai un' opera di molti e grossi volu- nii, col titolo di Corso comjuuto tV Agricokura , e perclie niente niaiicasse al suo compimento, ci ho anche iiitroen)pio prtrosa, arejiosa, o cretosa, tanto fosse fa- cile r einendarlo, purgandola dei sassi, condncendo d'altrove e nirscbiando terre di qualita opposte, or ascmgando i fondi troppo lotosi, or uinettando i sectlii; se, come si sono scoperti i principj, de' qua- li le piante si nudroiio mcrce dei concimi, cost fosse 140 D r: L B E N E agevole il procacciarne quanti fa d' uopo; se dar il iionip ad una razza d' insetti, e distruggerli , fos- se tutt' uno. Virg. Credere di saper piu, e saper senza effetto, mi sembra poco vaiuaggio; ma sottosopra, le messi, le vendemmie, i bestiami, i foraggi abbondano n^lle vostre campagiie? Boz, Per r abbondaiiza non s' e trovata mai una re- gola certa, perche le stagioni talvoka secondano, talvolta combattono 1' opera dell' uomo, anche del piu industrioso e sagace. Flrg. Dunque con tanti progressi nell' agricoltura e nelle scienze affini, ne sono piu istruiti colore, al- le cui mani e affidata la coltivazione delle campa- gnc , ne la fecondita di queste e messa piu che dianzi in sicuro. A che giovano poi tanti studj, ed una si ampliata dottrina? Boz. Dovreste sapere ancor voi, che spesso gli sfor- zi degli uomini riescono vani. Virg. iMa so ancora, che ai primi tempi di Roma, quand' era V Italia popolatissima, benche ardessero quasi continue guerre tra i Romaui cor)quistatori, e gli altri popoli che cercavano di difendersi, ella nudriva benissimo i suoi abitauti ed i suoi eserciti colle proprie ti^rre; il che prova, come quegli an- tichi discepoli di Saiurno, quantuuque zotici, trat- tavano egregianiente T agricoltura. Le pratiche da essi trainandate alia posterita sono una cosa stessa con ([uei precetti, ch' io dettai nelle mie Georgi- che, i quali percio sono avvalorati da un' autorita di gran peso. nELL ACKICOITURA ANTICA. E MODEKXA 141 Roz. D'autorita mi parlate in materie fisiche? Ci vo- gliono esperimenii . Virg. Questo e cavillar di parole. Dite, se volete, esperiineiuo, sara qui lo siesso. Roz. Sia piir cosi, ma voi stesso diceste: Felix qui potuit reruni cognoscere causas. Queste cagioiii del- le cose da noi si conoscono, da noi, merce dei no- stri psperinieiui, si rende ragion di tiitto. Firg. Ma nessuno potra promettervi, die le dottrine, con le quali ora si spiegano le opere della natura, non siano derise dalla posterita, come forse 1' eta preseiue si beifa delle opiuioni antiche. Roz. Qualunque sia la sorte che attende le nostre dottrine, sara sempre vero, ne vorrei offendervi col ridirlo, che superano di gran lunga quelle dei tem- pi andati, e che i vostri precetti georgici sono pic- cola cosa in confront© dei voluminosi trattati mo- derni. Virg. Questo sara difetto, se agli ammaestramenti bre- ' vi e succosi vogliansi preferire le lunghissime di- cerie, che ributtano, anzi che invitar i lettori. Ma in oltre vorrei che poneste mente al tempo ia cui scrissi , ed al fine che mi proposi nello scrivere il mio poema per comando di Mecenate. Delia pub- blica autorita, contrastata in lunghe e sanguinose guerre civili, erasi insignorito, come gia voi sapre- te, Oitaviano Augusto; ma benche fossero posate I'anni, non era ben raflVeddato 1' ardor marziale, pill inchinevole alle prede, che alle tranquille oc- cu^dzioni della campagna. Erano le terre mezzo di- serte, mancaudo i lavoratori, ne molto curandole i I4a D E L B E N E lor padroni. A questi priiicipalmente bisognava non solo insegnare, ma far amare ragricohura; ed a tal doppio scopo io mirai col diletto della poesia , e colla brevita d<;i precetti. Gia df' libri sulla colti- vazioiie ce n' erauo di Magoiie Carragiiiese, niolto iimanzi per decreto del St^iiato tradotti in lingua latina , del censor Catone , dei due Saserni , di Scrofa Tremellio, di Marco Terenzio Varrone; ma libri non molto atti ad invogliare delle cose di vil- la clii non ne fosse invogliato prima. Io tenni altra via da loro, per meiter nell'animo di chi leggesse il mio libro, uo caldo amore della campereccia vi- ta ; ma non tralasciai d' ammaestrarlo, sit che volen- do, potesse di venire un buon campajuolo. B.OZ. E non vi sembra d' aver nei precetti scarseggia- to pill del dovere? Virg. In fede mia non mi parr, se trattasi d' agricol- tura solranto; anzi forse oltrepassai questi liuiiti. Roz. Clie dite mai ? Vir>^. G!i armenti e le gregge non appartengono, stret- tamente parlando, all' arte di coUivar le terre; moU lo meno il governo delle api. Sono afPari vdleschi, iiol niego; nia se quei tutti, in ciii j)u6 I'uomo oc- cuparsi nel soggiorno campestre, dovessero farsi en- trare neir agricoltura, ci entrerebbe la pesca, Tuc- cellagione, la caccia, i'escavar marmi, il cercar me- talli, e (juant' alfro si voglia . Ma i pri)|>rj oggeiii della coliiva/ione sono le biade e gli alberi; gli al- tri sono accessor], qual piii, qnal meno. Boz- ^e io avessi guardati qner.ii conlini, il mio Cor so d' Au^ricoUura sarcbbe staio poco utile a me, che dell' AGRICOLTURA ANTICA E MODERNA 1^5 n' avrei otteiiuto scarsa mercede, ne cnolto comodo a thi vuol istruirsi leggeiido. Ben e vero, che uon e troppo comodo nella compera. Virg. Ci vuole inolto per acquisiarlo? Roz. Credo cht* raggiiagliiiido la nostra moiieta con tjuella che presso voi era in uso, noii ci vorrebbe ineno di mille dugrnto sesterzi. Virg. Oiine! Per apprendere a coltivar un campo, se non e inoIto spazioso, bisogna che \\ padrone spen- da la rendira d' un anno incero, e si nudra intanto con la speranza de' ricolti avvenire. Ma clii dun- que conipra, chi legge 1' opera vostra? Roz. La comprano i ricthi per coilocarla nelle lor bi- blioteche, e per non leggerla mai, com' e lor co- stume, riguardo a tutti i libri, particolarniente ai voluminosi e serj. Virg. Se cosi e, io per esser letto, Vho indovinata nie- glio di voi, tomponendo un piccolo libro, in cui per altro nulla niaucasse di sostanziale ail' argo^ mento proposto. Boz. Purche questa condizione sia stata da voi adem- pita, uon so darvi torto. Virg. D' averia adenipita sono ben certo, e ne sare- te ancor voi persuaso, se di nuovo avremo a par- lar insienie. Or io ritorno al mio crocchio; voi po- tete passar piii oltre per trovar i filosofi. D I A L O G O S E C O N D O . Dopo le oneste e liete accoglienze, con le quali fu auiuiesso il llozier nella compagnia de' filosofi, non 144 D E L B E N E aiulo lungo tempo, ch' egli comincio a nojarsi del- le lor dispute e dissensioni continue. Ogmmo iiinal- zava a cielo il proprio sistema, ed or comhattendo gli alfrni, ed or dileggiandoli, sforzavasi di signo- reggiare sul corpo intiero. In cotali gare non tro- vando egli il suo conto, e per altra parte bramoso di riveder Virgilio, e di proseguire con lui I'inter- raesso discorso, mosse in traccia del gran poeta. II trovo, che sedeva al pie d' un alloro, e distratto, come in aria di dolce melancolia , ripeteva seco stesso alcuni suoi versi. L'altro nell' avvicinarsi in- tese il soave metro, e domando a Virgilio, qual parte de' suoi poemi andasse allor saporando. Virg. Lo scontro d' Enea e d' Andromaca , e le paro- le di lei nel terzo libro della mia Eneide. O Tamor paterno m' inganna, o questo e un tratto de' piu felici del mio poema per tenerezza d'affetti, e per fedele ritratto della natura. Roz. Grandissime lodi ho udito fame ancor io da'miei precettori di belle lettere. Ma di grazia, se non vi sono molesto, lasciate per poco V Eneide, e torna- te a parlarmi delle Georgiche. Ho ardito dirvi, che in esse traitasi I'agricoliura troppo in succnito; voi alTermaste, che niente manca di sostanziale: a voi sta il piovarlo. Vug. Ponete mente a cio, che 1' altra volta vi dissi, cioe che le biade, e gli alberi sono gh ogg^-tti pro- prj della coltivazione. Or vedete, se la mia istiuzio- ne, quant unque breve, sia intera. Perch^ Tagncol- tore non si avventuri con temerarj lentativi e con fol- li speranze, 1' ammoiiisco di bcu esplorare 1' indole deli/ AGUICOLTUKA ANTICA E MODERNA I 45 della terra e del cielo nella campagna , ch' e^^li , non conosciuta prima, mettesi a coltivare; e la qua- lita dei ricolti, a' quali puo essa, o iion puo va- lere. Gli descrivo I' aratro, e gli accenno gli altri strometiti necessarj alia coltivazione. Prescrivo le replicate arature dei grassi campi, coniinciando dal- la primavera, e lasciandoli a cuocere sotto i Soli estivi prima di sementare, alUnclie le tenere biade non siano inffstate dall' erbe: tutt' altro per le ter- re arenose e deboli, che da taiito svaporainento sa- rebbero via pin spossate. Raccomando le aratnre a traverse de' primi solchi, lo sminuzzar delle zolle; assegno la stagione per seminar il frumenro, il li- no, i papaveri, le fave, il miglio, i legumi, la JMe- dica; non ometto V erpicamento, non la ciira del- le biade ne' solchi, non 1' adacqnamenio delle ter- re, o r asciugamenio, second© i bisogni. E siccome per rinvigorirle giovano i riposi, i letami, le cene- ri, il bruciar le stoppir, 1' alternar la coltura e va- riar la spezie delle ricolte, non ometto di suaoeri- I ■• . . . oo re alcnno 'TICHI iSy Quella che chiainasi da noi propriamente Prospet- tiva , die forma oggi un ramo separato nell' Ottica , ed e il fondamento principale dell' arte del Dipiiuo- re, appoggiasi tutta interainente a questa prima ma- niera dello apparir degli obbietti alia Vista . Si con- siderano in questa parte di Scienza i Kaggi visuali come tronchi e spogliati d' una buona porzioiie di quella lungliezza, clie li suggerimeuti del Tatto ag- giungono loro nella nostra iramagiuazione . Che tali Raggi sicn tronchi da un Piano di Prospettiva piu o men vicino airOcchio, \ Apparenza degli obbietti alio sguardo e sempre la stessa; le parti varie del campo vi-jibile serbano sempre fra loro, nell' Apparenza , al- nieno per un press' a poco, quelle proporzioni di grandezza, che hanno i loro corrispondenti AngoU visuali neirOcchio. Basta solo, die sul J*iano segan- te, il quale nell' Arte diviene poscia la tela del Pit- tore, i colori sieno distribuiti secondo quella stessa degradazione di forme e di tinte, die tsi^f V Appa- renza visiKile deir obbietto. Tutte queste sono Appa- renze, che 1' Occhio apprende colla virtu sua pro- pria, senza ajuto o consiglio del Tatto. Esaminaia sotto questo aspetto V Ottica di Eu- elide ( die sembra essere pervcnuta a noi secondo la tradiziorie ossia la esposizione di Teone), ed oni- messo cio che v' e in quest' opera di puramente geo- metrico; non contiene essa die le prime piii ovvie e dirfi quasi grossolane osservazioni della Prospettiva . Quaraniotto fra i Teoremi ivi enunziati s'appoggiano unicamente ai due seguenti Postulati. i " Che l' An~ i^olo ottico ossia la divergenza de' due Raggi coudotti i58 Venturi dair Occhio a due obbietd diversi, determina la di- stanza visibile apparente fra i due obbietri. 2.° Cbe quando uno dei due Raggi visuali e piii alto o piii basso, piu a destra o piu a sinistra dell'altro, i due obbietti eziandio conservaiio fra loro all' aspetto una niedesirna situazion relativa coi Raggi corrispondenti a ognun d' essi. Questi due Postulati suppongono per necessiia, cbe 1' Occhio non senta la lunghezza de' suoi Raggi visuali, ma cbe vegga tutti gli ol)bietti come in un piano; la quale supposizione e appuato il fondamento della Prospettlva. Frattanto ne Euclide ne Teone di lui interprete non producouo in mezzo alle loro dimostrazioni il Piano di Prospettiva , il qua- le pure le avrebbe rese piu chiare e piu semplici . Evvi per vero dire uno Scolio, dopo i due Teo- remi 9.°, e 10.°, il quale reca in prova una linea , che si puo dire il profilo del piano suddetto . Nf^lla Figura 1." {Tav. prima) posto T Occhio in O, e 1' ob- bietto in BE; per provare che il Raggio O E e piii alto di O C , in quello Scolio si fa alzare la per- pendicolare B X, e si osserva che il punto N e piu alto d) K. Ma evvi ogni ragione di credere che que- sto Scolio e una giunta, posteriore forse a Teone, e certamente posteriore ad Euclide: Si perche 1' Auto- re del Teorema 1' avrebbe fusa nella dimostrazione , se non avesse ritenuto come evidente, „ che il Rag- „ gio O E e piu alto di O C „ ; si perche in altri si- mili Teoremi come nel 6.', nel 12.*, e in tutti gli al- tri, dove era egual ragione di servirsi della BX, non se ne fa menzione in verun modo. Codesta ristrettezza e, diro cosi, meschinita del- OTTICA PKESSO G1,I ANTICHI iSq rOttica, o come I' lia noniinata il Danti, della Pro- spettiva d' Euclide , divieiie per chi hen vi rifletta una forte Presunzione a persuaderci, che gli Antichi non hanno mai conosciuto per princi[)j rigorosi TArte di disegnare con mano sicura le forme dcgli ohijictti visibili sul Piano di Prospettiva. Delia qual Arte e- satta se alcuni Scrittori haii voiuto spogliarne la Gre- cia antica, non sono a questa mancati , in Sallier , Caylus , Galliani, Difensori zelanti per sostenere , „ che siavi stata fra i Greci questa Scienza, ardisco- „ no dire, pari ai di nostri „ ; ai quali ultimi hanne aggiunto recentemente il loro voto Valenciennes o Lev^que. La piu seducente ragione, che siasi finora ad- dotta da Coloro, i quali dell' Arte esatta di Prospet- tiva han voiuto far dono generoso agli Antichi , e il seguente passo di Vitruvio. „ Primo, die' egli, Aga- „ tarco fece in Atene una scena, e ne lascio Me- „ moria. Da questa eccitati Democrito ed Anassago- „ ra scrissero sullo stesso Argomento; come conven- „ ga alia direzione degli Occhi, ed alia distenditura „ de' loro Raggi, stahilito un dato luogo per centro, „ alle linee suddette corrispondere d' una maniera „ naturale ; talche da un lavoro incerto nascano im- niagini certe a produrre forme di Edifizj nella di- „ pintura delle scene; e gli obhietti disegnati sopra „ tavole piane e poste di faccia , altri compariscano „ andarsene indietro , altri sporgere innanzi „ (a) • Dato il punto ossia Centro da cui lo Spettatore deb- it (a) Vitruv. PrKfat. Lib. VII. l60 V E N T U U I be guardare una Fabbrica , ogni Pittore destro un poco a rillettere vedra, cbe nelle parti dell' Edifizio, le quali s' allontaiiano obbquamente dallo Spettato- re, la base sembra ad occhio ascendere verso 1' al- to , il tetto discendere verso il basso, i niuri de- stri piegare a sinistra ed i sinistri a destra ; e cbe pero s' ei vuole in nn piano posto di faccia alio Spettatore medesinio dipingere un" Edifizio , gli e dnopo disegiiare secondi:» uu tale andatnento ie li- nee delle varie sue parti ; le qnali linee , coniun- qne sieno tirate a sforzo d' Immaginazione , pnre guurdate dal Lnogo stabilito, fanno coinparire nA sno stato natnrale la Fabbiica . Qneste ilillessioni per la novita loro avranno formato un soggetto di meraviglia, quanJo fu dipmta la prima Scena ; ed Anassagora e Detnocnto avran preso occasione di scriverne un qnalsiasi Trattato condotto alia manie- ra de' Fdosofi del loro tempo; ed Euclide pin Geo- meira di essi ne avra raccolii e meglio ordinati gli insegnamenti nel sno libro d'Ottica, die rutte real- mente comprende le ritlessioni snddette. Se i sud- detti Autori , i qnali non sono mai stati niolto rino- niati in Geometria , avessero ne' loro scritti avan- zato , pin oltre del detto sopra , la Scienza della Prospetiiva ; non avrebbe Euclide mancato d' inse- rirne nel suo libro le ulteriori scoperte . Ne gia le parole di Vitrnvio sono eqnivoche od intralciate, co- me a voluto farle comparire Meister (a); ma pure esse non notano espressamente i Punti di Veduta e (a) Commentar. Gotting. Vol. 5. OTTICA TRliSSO CLI AXTlCllI l6l di Dlstanza siilla Tavola , come sembra che abbia vobito nella sua Tradiiziotie far loro destramente si- giiificare il Galliaiii. Esse non dicono niente piii di quanto bo j)arafrasato pur ora . Cbe se INIeiodo geometrico e precise vi fosse stato in Grecia di mettere nn Disegno in Prospetti- va, ogni stndioso di Pittura ne avrtbbe, come oggi- di costuinasi, inijiarate innanzi tutte le regole, qual Noviziato indi?pf-nsabile, prima di accingersi all' e- sercizio delT Arte. Or cio sicuramente non si costu- mava fra i Greci; altrimenii sarebbe stata ridicola e fuor di maiio la Confrssione di x\pelle „ cb' ei la ce- „ dfva ad Asclepiodoro nelle misure, e quanto ua ,, obbietto si del)ba disrostare dall'altro,, in un Qua- dro (a). Non vi era fbinc[ne allora un metodo infaUi- bile di porre nella Pittnra al loro luogo le Figure • ma cio era ahbandonato all' ingegno ed alia destrezza di ciascuno Artt-fice. E quindi e cbe nei Monumenti superstiti di Pittnre Camei Bassirilievi e Medaglie, altronde estimabili, soventi fiate incontriamo errori tali di Prosptttiva quali oggi non si perdonerebbono al piu mescbino Artista principiante [b). Ve ne sono bensi altri condorti secondo la prescrizione delT Arte (c) ; ma qnesti non sono moltissimi, e non eccede le facolta d' un' uomo , cbe sappia governare la propria Fantasia, il separare colla sola forza dell' Astrazione le immagini visibili da cio cbe il Taito a loro communi- (a) Plin. Lib. xxxv. c. lo. (b) Meister nbi supra . (c) Cavliis Mem. ilei Inscript. Vol. i3. T. I. P. IL ai 102 V E N T V n I cato di estraiieo, e il poter copiarle cosi pure come se Uom le vedesse distese sopra una semplice Tela. Questo secondo Argoiuento coiitro la Piospettiva degli Autichi e giu scato addoito da altri; ma posso aggiungerne due nuovi, ciascuiio dei cpiali basta per mio avviso a metteie fuor d'-ogni duhbio la Icsi die ho preso ad esaminare. 11 primo lo traggo dalPOt- tica di Tolommeo, della quale parlero fra poco di(Tu- samente; dove propone egli un Principio, che, se ve- nisse aminesso, a ben poco restringerebbe la speranza di poter deludere i Riguardanti con figure dt'gradate in Prospective. Secondo lui, nelle moderate distanze 1' Occbio sente naturalmente la lunghezza de' suoi Kaggi visuali, e sente di propria forza la convessita la concavita P obbliquita il luogo vero dei Corpi. Questo Principio lo costrinse a non ammettere in in quel suo comunqne assai esteso Trattato, se non pochi assai Teoremi dell' Ottica d' Euclide ; percbe questi cadono la piii parte a terra, se I Occhio di propria facolta naturale conosce negli obbietti la loro reale situazione e distanza. Stando a questo Princi- pio, r illusione della Prospettiva non puo piu aver luogo, se non ne' due Casi seguenti : i." QuandoT Oc- chio per distrazione od errore argomeiitar vuole la distanza e la positura degli obbietti , non dal natio potere cli esso ha di sentir la lunghezza de' suoi Haggi visuali; ma bensi e piuttosto dal loro vario lume e colore: „ Con che, die' Egli, i Dipintori „ c' ingannano, colorando con tinte piu nebbiose e „ piu deboli quelle parti che vogliono farci comparir „ piu lontane „ . II a.' Gaso e quando la distanza OTTICA TRESSO GLl ANTICIII 1 63 degli obbletti da noi cliviene cosi eccedente, che la forza deir Occliio non giunge a comprciiderla : In qiiesto caso accorda Tolouuneo, die le Figure rile- vate coinpariraniio piaue alio sguardo, la Superficie plana clie passa presso die a filo per Y Occhio com- parira una linea retta , le Figure quadrate o circolari conipariranno bislunghe e sibrniate in mille diversi modi, secondo la situazione delle varie ioro parti re- lativamente alia Vista. Eccoci fuialmente, almeno in questo Caso, alle dottrine della Prospt^ttiva ; ma die? „ Ma tenterebbe V impossibiie dii con la piii sottile „ indagine volesse coinporre una Regola , che tutte ,, comprenda queste varie Apparenze „ . Dopo una tale sincera confessione di Tolommeo , cbe pure co- nosceva in pieno tiitti quanti erano stati fine a suoi di i progressi della Greca IMatesi, e die ci ha date Egli stesso la Projezione dtlla Sf'era sopra d' un Pia- no, la quale ne e propriamente la Prospettiva, dopo una tal confessione, chi oserebbe assenre pur solo il Problema della Prospettiva piana essere stato sciolto nella sua generalita dai Geotnetri antichi? 11 secondo Argomento lo traggo dalT Ottica di Eliodoro di Larissa. Nel Capitolo XIV. del primo Li- bro di questa sua opera I'Autore (sia questi Eliodoro, o Pamiano poco importa) volendo dare un' idea delle va- ne parti deir Ottica, pone per terzo la Sccnografin ; la quale Vitruvio nomina altresi, ed alcuni banno preteso che fosse appunto la Scienza della moderna Prospetti- va. Or ecco la Descrizioue datacene da Eliodoro («) {a) Mi sfivo di;ir Eduioii di Parjui A. lOay , cl\e c la pii'i coinplcta l()^ V E N T U U I „ La Scenografia cerca come conveiiga disegnare le „ forme degli Edifizj . Perche siccome le cose non tali „ comparlscoiio quali soiio, percio non le formano „ secondo la proporzion loro etTettiva, ma bensi le „ eseguiscono qtiali dovran comparire. Scope dt-lT Ar- „ chitetto si e di far T Opera simmerrica a vedersi, „ e di rin venire per qiianto e luogo uii rimedio agli „ inganni dell' Occhio, non guardando la reale cor- „ rispondenza ed armonia, ma secondo ch' elleno si „ preseiitano alia Vista . Quindi una Colonrux roton- „ da , perche guardandola obbliqno gli comparireb- „ be piii sottile verso il mezzo, egli percio la f>rma „ verst) il mezzo piii grossa. E talvolta accade cli' ei „ disegna il Cerchio, non come Cercbio ma Elissi; „ ed il Quadrato, bishingo; e moke Colonne di varia „ grandezza pone in altre proporzioni di nnmero e „ di grandezza. Simile e pur la ragioiie del fabbri- „ catore d' un Colosso, che da al suo lavoro la sim- „ rnetria delT i\pparenza , affinche riesca ben propor- „ zionato alia Vista : vano sarebbe qui il voler se- „ gnire la proporzion vera; giaccbe tali opere , quan- „ do sono portate in grande altezza, non comparisco- ,, no piu qnali sono in reaha „ . Se si esamini a do- vere questa descrizione della Scenografia ;, si vedra che tale Scienza non s' avvanzava piu oltre dell' Ot- tica d' Enclide, salvo che per estendersi in quella porzione la quale cerca di correggf*re negli Edifizj le sconciature che 1' inganno dell' Occhio puo indnrre nella simmetria e forma delle loro varie Parti. Delia quale Arte appunto mi propongo di favellare nel seguente . OTTICA I'ULSiO GLI ANTICIH l65 ARTICOLO SECOiNDO Dl alcune Begole della Greca Arcliitettura dipendenti dalL' Ottlca. Vi itruvio nella Prefii7ione al libro settimo yirote?ta rV avere coniposte le sue Istimzioni col deMivarne i material! tlai Greci S*iittori „ come acqua dai fonti, „ e trasportarii al sue proposito ; avvanzaiicio per „ quelle tracce di lore, ch' ei vide conducenti alio „ scope,,. Oude evvi ragione di credere tlV egli abhia dagli Auiorl medesirru desunto le varie regole ch'egli propone alT Architetto , per nftinnire e correggere nella costruzion delle fabbriche gl' inganni e la im- perfezion della Vista . Le quali Regole avendo ecci- tato luiigbi dispareri, e quistioni fra moderni Archi- tect i , ho creduto che la miglior via di termmare de- finitivamente ogni disputa sia di richianiare il tutto al confrouto di Principj comprovati e cerii delT Oitica. Potra questo Articolo venir considerato come un Com- mento sopra alciini passi dell' 7\utore sovraciiato, presi sopra tutto dal Capitolo 2.° e 3." del Libro IIL L La priiria regola che prendo qui ad esaminare e quella, con cui Vitruvio stabilisce, che le membra di um' Ordiue architettonico le quali debbouo essere portate ad im' altezza maggiore di i3 piedi sopra la base della Colonua, sieno costrutte coii un Modulo maggiore di quello che porta la legge dell' Ordine stesso ; sopra uu INTodido tauto piii eccedente la re- gola comune, quanto maggiore e la lunghezza della I 66 V E N T U R t Coloiifia: riinanendo pur sempre ferme, secondo 1' or- dinanza e la natiira df.W Edifizio, le rnisure e la distribuzion de' suoi inembri alia base . Sicche per esempio dovcndosi in una Coloiuia lunga 13 piedl , al diametro superiore secondo la regola dare i - del diametro iiiferiore; esso diametro superiore dovra cre- scere fino ai z delP inferiore in una Colonna lunga 48 piedi. E similmente i membri tutti superior! alia Co- lonna vorranno essere proporzionatamente ingrossad al di la di qnanto prescrive TOrdinanza, ingrossati d' un' eccesso tanto maggiore quanro la Colonna e piu lunga. Di questo suo Temperamento Vitruvio da per ragione: che le maggiori Colonne „ per la lontanan- „ za della loro cima ingannano lo sguardo dell' oc- „ chio che vuole ascendere fin la. .... . Quando il >,, Raggio deir occhio monta si alto , difficolta incon- „ tra a fendere la spessezza dell' Aria; e quindi sve- „ nuto a cagione della grande altezza e spossato di „ forze, incerta rende ai Sensi la misura delle gran- „ dezze . Pero si deve senjpre aggiungere un ragio- „ nato supplemento ai membri che formano Simme- ,, iria Imperciocche 1' Occhio va in traccia „ del Bello; e se uon carezziamo il suo gusto colla „ proporzione e colTagginnta nei INIoduli, onde cio „ in che egli s' inganna sia ingrandito dal Tempera- „ mei)to, guasro *? disadorno giugnera ai riguardaati „ r aspi'tto deir Edifizio „ . Era i moiti Antori dai quali e stato scritto in- torno a questo Temperamento, alcuni hanno male in- Oll'lCA I'UESSO GLl AM'ICHI 167 terpretato, altri hanno inal combatciito, ed altri, oso diilo , mal difeso Vitruvio. Per nutter la Cosa nel SLio vero aspetto e fuor d' ogni duhbio, mi e duopo deviar qui in un' Esame ukeriore, e piii miniito di que' clie diconsi comunemente Ciuilizj ed J/iQannl deirOcchio. Le oppaicnze delle quali ahbiamo parlato nelT Ar- ticolo p>recedente, clie abbiam veduto forrnare la Scieii- za della Prospcttna ed una Geonntiia Supcrficiale , appartengono esclusivamente all' Occhio j)r»fso da se solo, e desiituito o separato da ogni Coniprensione estranea ed accessoria alio spettacolo del iVlondo pu- raniente visibile. Ma sino dalla fanciullezza ci siarno avvezzi a chiamare il sentimento del Tatto a sussidio e sostegno di quello della Vista: e il primo entra tuttodi in societa col secondo, sia comniunicandogU qualcbe sua aituale osservazione od indnstria, sia for- nendoci la ricordanza di combinazioni lungamenie re- plicate neir uso giornaliero della vita; le quali osser- vazioni e ricordanze non e qui luogo a descrivere. Basti avvertire, cbe per tal mezzo le percezioni del Tatto si congiungono e confondono con quelle dell'Oc- cbio: il quale con tale soccorso sembra acquistarsi la facolta di conoscere la Geometria solida , la Profon- dita: e i varj colori della Prospettiva visibile vanno a prender posto, ciascheduno a quella disianza da noi ed in quel luogo, che il Tatto loro destina; al- largandosi alcuni di detti colori e rin)anendo altri pill o nieno ristretti, nella nostra maniera di perce- pire, secondo cbe esige la maggiore o minor lonta- nanza alia quale il Tatto caccia ognun d' essi. Questa i68 V £ N T U U I distribuzlone e distenditura diversa delle Forme visi- bili originarie non e gia opera ne raziocinio dell' lii- telletto che argomcnti , ma sembra essere piiutosto uii semplice cougegno della nostra Immagmativa ; la quale seiiza che ce ne accorgiamo, e talvolta an- clie a uosiro dispetto, fonde insieme e contempera li fantasmi dell' Occhio con quelli del Tatto . E quindi nasce una secouda maniera di apfiarire de- gli obbietti all' Occhio, all' Occhio cioe istrutto e mo- dellato dal Tatto. J^er disavventura le istruzioui for- nite dal Tatto, sopratuito quelle d" Ahitudlne, sovente neir immaginazion di Chi guarda producono un sen- timeuto ed una apparenza tuctavia discordaiite dalla realta del Mondo fisico esteriore . Pero e duopo ave- re altresi riguardo a questa secouda maniera dello ap- parir degli obbietti alia Vista ; e sopratutto importa di non confondr-re , come per disavventura hau fatto Scrittori di grido, questa secouda colla prima appa- renza sopradescritta nell' Articolo prime. Imperciocche la fusione de' due Sentimenti della Vista e del Tatto fra loro , come bene ci serve e quasi a rigor geomerrico, per giudicare ad occhio ne' brevi spazj a uoi familiari d'una stanza, d' una Piaz- za, d' una non molto estesa Campagna ; altreitanto rimane difettosa e mancante, ove si tratti di ricono- scere lontananze maggiori ; e manca piu presto ezian- dio, se vogliasi per uoi d-^-cidere ad occhio dello al- lontanamento d' obbietti elevati da terra , ed in una regione per la quale non siam soliri cammiuare . E' Fenomeno costaiite che, in pari circostauze, gli ob- bietti assai loiitani, quelli sopratutto che non abbia- OTTICA PRKSSO GLI ANTICIII 169 mo familiarmente conosciuti sul luogo, compariscono d' ordinario alT Occliio, comuiique educato dal Tatto , piu prossirni del dovere: e i posti in alto noi li cre- diamo viemeno clevati di quello die sono in lealta : e fra gli egiialmente remoti restringiamo anclie viep- piii Ja lontananza di quelli die sono piu splcndicli. Da cio poi nasce per nccessaria conseguenza, die noi guardando gli Obbietti lontani niolto, i sollevati alto da terra, e quei sopratutto fra essi die sono riscliia- rati da maggior luce, diamo loro una Grandezza mi- nore di quella die abbiano in realta. JNon parlo qui della Grandezza che apparisce all' Occbio solo , e die si suppone essere in proporzione dell' Jngolo otdco . Parlo della Grandezza degli Obbietti , cbe sorge nella nostra JNIente dalla mescolanza del Tatto coir Occbio; dalla sensazione attuale della Vista com- binata e fusa coll' idea della lontananza su2;2;eritaci dalla irntnaginazione del Tatto. La stessa forma visi- bile, per un segreto artifizio della nostra Fantasia, ci presenta una Grandezza corporea inaggiore o niino- re, secondo cbe 1' Imniaginazione ci presenta 1' ob- bietto piu o meno remoto da noi . E pero quando r Occliio e il Tatto insieme ci suggeriscono una lon- tananza minore del vero, noi siamo illusi e costretti nostro malgrado a figurarci quel Corpo piii piccolo di quanto esso e realmente . ]Mon e di mio istituto esaminare con critica se- vera gli Equivoci nei quali sono cadnti eccellenti Fi- losofi anclie degli ultimi tempi, per non avere h*^n distinto fra loro gP indicati due generi di grandezza apparente. Rispetto ed onoro la loro memoria; ma per- T. I. P. 1 1. 22 I 70 V E N T U U I die altrl non si lasci plu illuclere in tale argomento, stimo conveniente cli citare qui alciine Osservazioni , comiinque in parte gia note, le qiiali forniranno pro- va insieme ed illustrazione del Principio stabilito pur ora . 1." Fissi taluno con coraggio lo sguardo nel Sole non troppo ardente ; si sa die 1' occhio ne riiragge viva per qualclie tempo una macdiia lucida, ossia V imniagine visibile di quell' Astro . Or vada cestui, mentre persiste viva nell' occhio la macdiia lumino- sa, in una camera poco illuminata, e porti cjuivi lo sguardo su d' una Tavolozza assai vicina all' occhio : trovera su d' essa un cerchio luminoso ma piccolissi- mo; ne sinche riflette alia gran vicinanza, riuscira mai a vedere quel cerchio altrimenti die piccolissimo. Allontani aclesso poco a poco la Tavolozza dall' Oc- cliio: vedra in essa la macchia piu e piu successiva- mente ingrandirsi da se medesima, e senza ch' ei sia valevole a cio impedire. E se poi affacciandosi alia finestra, guardera verso il Zenit , scorgera sul Cielo la delta Forma visibile cresciuta in grandezza pari al Sole die fosse cola; e raaggiore eziandio la riscontre- ra , abbassando 1' occhio ver 1' estremo Orizzonte. 2.° Trovandomi ozioso ad una finestra in faccia al Crepuscolo della sera, piu volte ho creduto vede- re Uccelli da lontano volanti per I'aria. Ma tutto improvviso mi s' annunziava il suono dell' ali di mo- scherini prossimi al mio occhio; e tutta improvviso r imniaginata grossezza d' Uccelli svaniva nella mia Fantasia, restriiigendosi alia picciolezza di moscheri- ni. Siniilmente accadendoci in fosca notte di vedere OTTICA PRESSO CLI ANTICHI I7I contro il basso Cielo o qualunque altro reinoto Fon- do, un' Albero iin' Aiiiniale a noi vicini , li giudi- chiamo lontaui assai e ce li figurianio grosse enormi Faniasime: ma se giungiaino a distinguere la prossi- inita loro, fjuella spavcntosa mole rimpicciolisce ad un tratto, e si riducono a parerci mediocri e comu- ni, quali sono in realta. 3° Uscite nel Campo una sera di bel sereno, irt cui risplenda la Luna alta sul Cielo: giunto cola fi- guratevi un'Accia, che partendo da Voi come cen- tre, vada tesa sino alia Luna; e figuratevi che quel- r Accia , fissa un' estremo a Voi come centro , de- scriva coU' akra sua esrremita l' Arco verticale, il quale misura I'Akezza apparente della Luna snl Pia- no. Vedrete che T altro estremo dell' Accia, il quale vi sembro toccare fmo alia Luna, discende descri- vendo 1' Arco a percotere il Terreno poco in la del- la siepe che chiude il vostro Campo, e bene assai piu presso a Vol di quel che sia l' estremo Orizzon- te . Ognuno sa che la Luna sembra a noi piu pic- cola suir alto del Cielo che non verso V Orizzonte ; quantunqne verso il Zenit essa imprima sulla retina dell'occhio un' immagine piu grande, che non quan- do sorge o cade all' Orizzonte. Questi tre Esempj dimostrano, che una medesima Forma puramente visibile ingrandisce o dimiimisce nella Opinione di chi guarda, secondo che la Imma- ginazione riporta la suddetta Forma visibile ad una niaggiore o minor lontananza . Li seguenti dimostreran- no , che d' ordinario la Immaginazione presenta le lontananze in misura piu scarsa di quello che sieno 172 Yen t u i; i efFettivamentc; e (|uiiidi poi, a norma del detro so- pra, giiidichiamo d' ordiiuirio che gli obbietti sieno pill piccoli in natura di (juello che son realniente. 1/' Se ci poniaino in nn Ciurdino a capo d' un Viale piano, il qnale non sia molto lungo, e vada corredato d' una ilia di sei , o sette Alberi per cia- scuna banda; non vi sara diflicolia di figurarci il Via- le piano, e le due file di Alberi andarscne paral- lele fra lore. Ma se li due ordini di Piante ed il Viale continuano per un lungo tratto d'occhio, pnr senipre a distanza eguale 1' una banda dall" altra, in piano orizzontale; non possiamo difenderci dall' im- maginare che il Viale andando assai lungi successi- vamente s' alza sull' Orizzonte , e che cola le due file d' Alberi s' accostan fra loro tanto piu presto quanto il Viale fugg€ piu e piu discosto da noi. Va- lenti Geometri hanno intrapreso a determinare , su quali due linee divergenti convenga disporre le due file d' Alberi, perche esse pajano in tutta la loro lunghezza parallcle Ira loro, alia vista di chi si met- te in capo del Viale a riguardarle. Siccome la parte del Viale vicina a chi lo guarda comparisce quasi affatto nel suo stato vero e naturale, le due Linee suddette non possono- gia esser rette, come ha stabi- lito il Sig. Bouguer: ma qualunque riesca la soluzion del Froblema, il tentarla pur solamente suppone che nella grande estensione del tratto, non comprendia- mo bene tutta la reale lun2;hezza del Viale e la vera lontananza delle ultime sue parti. Se la immaginas- simo nel suo pieno, vedremmo la parte del Viale Ion- tana un miglio , cosi piana e cosi larga , come la OTTIOA I'UCSSO Gl.I ANriCIII lyS vediamo iiicominclarido dai nostri Piedi fin a trenta o quaranta passi di disianza da iioi. Ma perche man- chiatTio nel figurarci la vera lontananza, rnanchiamo altiesi nel figurarci la vera grandezza. E cosi le illu- sioni del!a Prospettiva puranieiue visibile la vincoiio alia fine, almeno in parte, suil' educazione del Tat- to; il cpiale non riuscendo a correggerle interamente, ne nasce quindi un secondo genere di apparenze di- verse dal primo, e par tuttavia discordante dal vero. 2.° Quando osservianio da lungi iin gruppo di montagne per mezzo alle quali non abhiam fatto lun- ga diaiora e familiari passeggi, ci conipariscono le piu alte e piu lontane quasi toccarsi coUe piu basse ed anteriori; e cio massinie quando avviene che que- ste prime son fosche e quelle ultime nevate. Quindi poi ci e quasi iinpossibile in vedendole cosi da lungi, comprendere colla Jmmaginazione la Mole enornie che hanno le piu lontane; e le nevate sopratutto com- pariscono sempre di gran lunga niinori e piii basse di quello che sono in natura . Un vasto Edifizio di marmi rimbruniti dai licheni e dal tempo eccita un' idea di magnificenza e grandiosita; che sviene e sparisce in gran parte, se lo coprite di un color chia- ro e bianco; perche questo ce lo fa comparir piu vicino. 3.° Chi stando fuor di Citta ne guarda le Fab- briche sporgere 1' una sopra dell' altra come in un Teatro, avrii pena a figurarsi che le sporgeuti in alto sien cosi lontane come pur sono da quelle sopra le quali sembrano soUevarsi. E chi stando la fuori con- fronta una di tali Eabbriche mediocri con qualche a 174 V E N T U R I liii vlcino Casolare, clnrera fatica a persuaders! che sia pin grande di quel Casolare. Li Bestiami veduti dal basso della valle pascolare sulla vetta d' un Col- le sembrano niinori del naturale, sopratutto a Chi non e abitatore di quel Colle; e i Muratori suH'alto d' una grande Fabbrica , a vederli da terra, si rim- piccoliscono nell' opinione di chi li guarda. Conviene adunque riconoscere come indubitato e costante ; che nell' esercizio del vedere il medesimo Corpo , oltre la Grandezza reale e vera, quella cioe the il Tatto ci fa immediatainente sentire o per se stesso , o soccorrendo quanto e duopo nelle brevi e faniiliari distanze la percezion della Vista ; oltre di quella, due altre Specie se ne presentano, ambedne di semplice apparenza . ] .° La Crandezza puramente visibile, quella cioe di cui abbianio parlato nell' Ar- ticolo primo di cjuesto scritto. 2." La Grandezza visi- bile mista con una Immaginazione di lontananza di- versa dalla realta, come si e spiegato pur ora . La Grandezza reale rimane sempre la stessa, qualunque sia la distanza o reale o immaginaria dt-l Corpo da nDi. Delle due Grandezza apparenti, la prima cresce e cala in senso inverso alle lontananze reali , e non cambia per cambiare di lontananze immaginate. La seconda al contrario cresce e cala in proporzione di- retta colle lontananze immaginate: e qualunque volta la distanza ideata e minore della vera, questa secon- da grandezza apparente prende un medio fra la reale e la puramente visijjile , avvicinandosi piii all' uno o all' altro dei due estremi, secondo che la lontananza immaginata manca piu o meno dalla reale. Cio che OTTICA PUES50 GLI ANTICHI I75 aumenta ancora piu la confusione nel ragionare di qiifsti varj generi di Graiulezze , si e che l' una c cagione dell' altra: imperciocche la Grandezza reale produce nel senso dell' Occhio il primo genere di Grandezza apparente. E questa eccita col mezzo d' u- na lontanaiiza ideale nella niente il secondo genera di Grantlezza pure apparente .... Ma e tempo di por fine a queste bensi vere , ma forse omai troppo sottili e metafiiiche discussioni , e di ritornare a Vitruvio. Facile sara vedere V applicazione dello stabilito secondo genere di apparenze al Suggeriraento del Komano Architetto . I Greci hanno dato ad un' Or- dine architettonico , quella Simmetria di parti che eccita in noi il sentiinento ed il piacere del Bello , quando tuite le membra dell' ordine stesso si presen- tano a distariza press' a poco eguale daH'occbio. iMa se la Colonna e assai lunga, le membra superior! portate lassu alto debbono comparire piu ristrette delle basse poste in faccia e prossime all' occhio. Fa d' uopo adunque dare alle parti piu alte un tempe- ramento di grandezza reale maggior della Regola, se si vuole die conservino in mezzo all' errore nostro quella proporzione che nell' occhio e madre della Bellezza. Sarebbe ora inutile il trattenerci a formare un lungo esame di tutti Coloro, che hanno pro e contro discusso codesto Argomento , e bastera solo alcuni acceimarne di volo. Serlio, Gallacini ^ Bosse hanno creduto che il temperamento delle membra superiori debba regolarsi colla misura dell' Angolo ouico, per- 176 V E N T U K I che han rlferito T illusione di cui parla Vitruvlo, al prinio genere di apparenze visibili quando essa ap- partieiie propriameiite al secondo. Perrault (a) taccia in massinui parte d' inopportuno ogni rimcdio; e pre- tende die il Senso coinuae e la lunga esperienza ci abbiano insegnato bastaiitemente a correggere gli er- ror! della Vista. Ma noi abbiarn dimostrato, che que- sta correzione riinane di sovente imperfetta, special- meiite ove si tratti di riguardar verso V alto; e che si fa luogo quivi ad uu nuovo errore, al quale e pur duopo atidar contro. Blondel (6) s' imbarazza un po- co deir aver Vitruvio prescritto, che di piu Ordini sovraposti l' uno all' aliro il superiore tenga una mi- sura piu bassa dello inferiore . JNon a veduto che questo e un regolamento conforine anzi alia Natura , e totahnente estraneo alia Quistione presente ; nella quale si tratta solo che ciascuno degli Ordini posio in alto od in basso, grande o piccolo ch' ei sia, con- servi ad occhio, cola dov' e posto, la Sirnrnetria del- le sue proprie membra fra loro. Del resto Blondel si e accostato piu d' ogn altri al vero , addu<:endo in esempio insigni Edifizj , e la storia nota delle due statue d'Alcamene e di Fidia ; e presentendo che il Temperamento deve percotere un non so che di mez- zo fra la semplice prospettiva, e la realta. Ma le sue ragioni appoggiate piu all' autorita di Fabbriche ri- nomate , che ad una distinta analisi degl' inganni , (a) Architecture de Vitriive lol. Paris iCfJ^. Livr. 3. Cliap. 2. , e Livr. 6< Cliap. 2- (fc; Cours d' Arcbitectnre fol. 1C98. Livr. 4.™® OTTICA I'RESSO GLI ANTICIII 177 dell' Occliio non hanno ritenuto i plii dei Moderni dal piegare all' opinion di Perrauk, Courtonne fra gli altii e sopratutti JMeister; il quale in una lunga Meinoria inseriia nel Tonic Vf. della Classe Mate- matica dei Corninentarj di Gottinga, maltratta a lun- go questa e le altre regole delle quali parlero dopo; concludendo a gran torto, die sieno pniamente dlJlJl- ciles nugce. II. Vitrnvio reca una seconda Regola dipendente dall' ottica degli Edifizj ; per cui vuole, „ clie tutte ,. le membra superiori ai capitelli delle Colonne, cioe „ Architrave, Fregio, Cornice ec , si facciano piegare „ innanzi , ciascuno un dodicesimo dell' altezza della „ sua fronte „ . Di questa Regola avendo il Galliani {a) detto, s' io ben Vfggo, il piu sensato die poteva dirsi , non faro parola ulteriore. HI. Oltre ai due generi di apparenze descritti finora, avvi una terza Illusione che non appartiene esclusivaqiente ne all' Occliio solo, ne aU'Occhio com- binato col Tatto : ma appartiene in generale alia na- tura del nostro Giudizio, qualunque sieno le due idee che noi vogliamo ravvicinare e paragonare fra loro. Se la prima di tali idee supera di molto in grandezza od in vigor la seconda, questa per la pros- simita ed il confronto della maggiore perde ancora pill nella nostra maniera di concepire , e sembra di- venire vieppiu esile di qiiello che sia in realta. Que- sto Fenomeno si estende per tutto il nostro JMotido sensibile ed intellettuale; ma osserviamone pur qui (a) Arrhiteitiira di Vitruvio fol. Napoli 17SG. T. I. P. I/. 23 1 7o V t N T U 11 I j)oclii esempj sol iiella Vista. Giiatdate da vicino la Barca entro un Canale basso fia terra, di cui quella rade quasi le due sponde; vi parra vedere una Barca di qualche importanza. Fate poi ch' essa vada ad uscire in vm gran Fiunie o nel Mare ; e guardatela era , pur senipre in una distanza eguale a quella da cui la vedeste entro il Canale: paragonata adesso col- la vastita del Mare o del Fiume, come la stessa Bar- ca vi sembrera mescbina e disparuta ! Un' Albero un' Obelisco, i c^uali veduti comunque da vicino in vasta e rasa Campagna sernbrano di una moderata mole, divengono poi colossali ed enormi , se li por- tate presso a minori case in un' angusta Contrada . Per ovviare a qnesta illusione , le Statue, le Palle, gli Ornamenti, cbe debbono esser riposti su d' un' al- ia Colonna, in testa d' una gran Cupola, sopra le cime d' una Fabbrica insigne , vogliono esser formati sopra un Modulo niaggiore eziandio di quello cbe esige il Temperaniento dato come sopra per riinedio al secotido genere di apparenze . Impercioccbe tali Ornamenti non solo perdono ad occbio in forza della distanza cbe loro atrribuiamo inferiore al vero, ma perdono inoltre perche son veduti coiitro al campo dfU'Aria, la quale per la sua vastita li sbatte e li rimpiccolisce vie maggiormente . Da questo motive nasce una terza Regola data da Vitruvio : Cbe nel Porticato esteriore d' un Tempio , quando gl' inter- colonnj sono assai larghi, in pari altezza debbe darsi alle Colonne un diametro maggiore . „ Poicbe se nel „ Portico a largbi intervalli la grossezza della Colon- „ na e solamente uu decimo dell' altezza , magra c OTTICA PRESSO GLI AKTICIII 1 79 sottlle comparira; atteso che nel gran vano degli , intersiizj I'Aria consuma e scerna la grossezza ap- parente dei fusti : ed all' incontro nel Portico di „ stretti iiitercolonnj se la grossezza sia un ottavo, la „ freqiienza ed angustia degl' interstizj rendera gon- „ fio e defonne 1' aspetto (\e fusti E cosi pii- „ re le Colonne aiigolari ( in ogni Sorte di J^ortico ) „ van faite nel loro diametro un ciiiquantesimo piu „ grosse; percUe sono recise intorno dall' Aria, e sein- „ brano piii sottili ai riguardanti. La onde cio in che „ gli ocelli s' ingannano, vuol essere pareggiato col „ Calcolo „ . Questa Prescrizione di Vitruvio parte dalla pur ora enuiiziata natura de' nostri Giudizj; che e principio vero, e non meritava di essere rnesso in dubbio: ne meritava d' essere abbandonata la ragio- ne, che Vitruvio ne adduce, per mendicarne altre men vere; sia dalla iuiperfezione delle Viste miopi 1 sia dair apparenza obbliqua degli angoli esterni d'una Fabbrica, sia dal bisogno di aiaggior Solidita nelle Colonne angolari . IV. Ma ecco una quarta Finezza ottica degli Antichi intorno ai Porticati medesimi . Nel lore in- terno, dove il vano delTaria sbatte meno, si potran- no costruir le Colonne pin sottili di fusto. E se mai dopo si vedesse in prova , che queste Colonne inter- ne compariscono esser riuscite un po' troppo sottili alia Vista, rimedio vi sara, dando loro un maggior numero di scanalature che non alle Colonne esterio- ri. Un Corpo nel quale distinguianio un maggior nu- mero di parti, coinparisce egli per cio solo piii gran- de alia Vista ? Plotino ne era cosi persuaso , che da i8o V L N T V U I cio solo lece dipcndeie la ragione per cui gli Ob- bietti lontani compariscon piu piccoli della realta (a). Se due Obbietti son siniili, e ambidue contengono parti simili , e non molto diverse fra loro in gran- dezza, avverra forse che un maggior numero di tali parti neir Obbietto minora vagiia a compensare ad occhio qnel poco di che esso nianca in grandezza . Inoltre, poiche la niisura delle grandezze ntUa nostra Mente e sempre un' affare di paragone o con altri obbietti all' intorno, o con le parti componenti quel- la grandezza ; in quest' ultimo caso eziandio potra aver luogo r industria dell' accrescere il numero delle sca- nalature, per far comparire la Colonna piu grossa. V. Dipenderebbe mai dalla stessa ragione ottica spiegata sopra nel §. 3.", che le Colonne vhdano in- grossatc verso la meta della loro lunghezza? Vitruvio propone questa regola nelT occasione stessa in cui parla degli Artifizj descritti finora : e che un tale in- grossamento lo facessero gli antichi dipendere dai prin- cipj deir Ottica, ben lo dimostra 1' averlo Eliodoro annoverato sopra fra le prescrizioni della Scenografia . Intanto non e se non troppo vero, che la piu parte de' Moderni haniio qui non rettamente interpretato r idea dei greci Precettisti ; come se questi avessero voluto che il diametro di mezzo della Colonna riesca maggiore del diametro di fondo. Avviso gia e lungo tempo, Auzout, che non era questo il loro intendi- mento ; ne di tali Colonne si veggono rnolti esempj nelle buone Fabbriche antiche. La Colonna nella sua (a) Ennead. II. Lib. 8. OTTICA rUESSO GLl ANTJCHl l8l costruzion priinitiva fu gia un Cono tronco; il quale se sia condotto da fondo a cima coi lati lettilinei, in una si grande lunghezza riesce magro e sparuto alia Vista, sia per lo vano dell' aria die lo sbatte piii die altrove nel mezzo ; sia per lo troppo uniforme anda- mento, privo di quel sapore di grata Varieta die poi desta il piacere del Bello. Era convenience adunque il dare alia Colonna conica un' aggiunta un ringros- samento verso il suo mezzo; ma gli Antichi non han- no mai detto die tale ringonfiatura debba eccedere il dia metro inferiore. Paoli (a) ha trovato nelle Colonne deir Atrio di Pesto questo rigonfiamento od Entasi non maggiore del diametro di fondo. Percbe poi in queste Colonne il diametro di cirna era estremamente ristretto sino a rimanere i - del basso, egli crede quindi, die un ingrossamento minor della base non abbia potuto trovar luogo nelle Colonne greclie , le quali hanno un restriugimento alia cima assai minora di quello delle Colonne di Pesto. Eppure supponen- do anihe in una Colonna greca la grossezza di cima i sette ottavi di quella della base ed i lati rettibneiB il suo mezzo riuscirebbe ai —? del basso ; vi e dun- que luogo tuttavia ad ingrossare quel mezzo d' un sedicesimo, senza die vada a sporgere fuor del suo fondo. Nel Disegno die Desgodets (6) ne a dato, le tre belle Colonne del Tempio di Giove Statore in (a) Bovine di Pesto. Dissert. V. §. i6 e segu: {Ja) Edifices antiques de Rome p. 55. l82 V E N T u n I Campo vaccino, sono nel loro mezzo press' a poco rigonfiate della sopradetta iriisura; eppure dalla base ascendendo sminuiscono continiiamente . Li Maestri dell' Arte vedramio su quest' esempio se nori fosse piu elegante abbandoiiare in primo luogo tutt' af- fatto r idea della Coloniia ciliudrica al basso , con- ducendone invece mai senipre i lati per una Curva continua e seguira da fondo a cima : indi e inolto piu rigettare la diminuzione della Colonna verso il fon- do. Per tale intento bastcrebbe conservare beiisi 1' uso della Concoide nella aflilatura delle Colonne; ma in- vece di situarne il Venice al terzo, metterlo piii al basso del fnsio : e si potre])be applicare con la do- vura restrizione ad ogni specie di Colonne la curva- tura trovata dal Paoli in quelle di Pesto. Nell' ua modo o nelTaltro, si eviterebbe la magrezza dei lati rettilinei da una banda, e la deforniita del ven- tre sovercbiamente pregnante dall'alrra. VI. Forse non otterrei perdono, se abbandonassi questo Articolo , prima d' aver fatto menzione dei tanto celebri Saibelletil diseguali , cbe son pure in Vitruvio uti rniiedio alle illusioni ed apparenze del- r occhio. Dove parla dei Fortici da costruirsi intor- 110 ai Tempj, con colonne elevate sui Piedestalli ; „ fa duopo, die' Egli , spianare il Piedestallo in mo- ,t do, die abbia nel mezzo un' aggiunta per scabel- „ letti diseguali ; poiclie se fosse tirato a livello , „ sembrera incavato alia vista „ . Debbo io confessa- re la mia semplicita? o compiangere piuttosto il de- stine di tanti Uomini insigni, i quali si sono dati pena per istorcere a forzate spiegazioni quel passo , O'lTlCA VUKSSO GLI ANTICHI 1 83 dopo r iiiterpretazione recatane dal Baldi ? (a) La tjujle sembrami pure la sola naturale e la vera. Iin- perciocche i." Vitruvio ainniette che qualclie volta si ponga da tre baiKJe del Tempio un parapetto, e qualclie volta no; anzi nella parte davanti nou lo pone mai : ma V aggiunta al Piede^tailo non e da Jui ristretta al caso del Parapetto. Duiujue essa non puo essere uiio sporto del l^edestallo relativaniente al parapetto, come pensa il Sig. iVIarijuez lb). 2." L' ag- giunta viene prescritta farsi al Piede^tallo in genera- le, e nel suo mezzo: dnnrjue essa non e un Cuneo , die fosse destinato a far piegare un pochino verso il Tempio le sole colonne dei fianclii, come amerebbe il Sig. Meister (c): nel qnal caso inoltre 1' aggiunta non cadrebbe per mezzo del Piedestallo, ma solo da una banda del medesimo. 3." Vitruvio non vieta di tirare a riga od a /ilo il piano del Piedestallo, ma vieta di tirarlo a Livello . Or qual e il piano del Piedestallo, che puo tirarsi o no a livello , fuorclie il srtperiore? Su questo adunque debbe porsi 1' aggiun- ta, e non sidla faccia anteriore e vertirale, come sospetta il Sig. Galliani. 4." Poiche nel caso del pa- rapetto le sue corniri debbono combinare con quelle del Pirdesiallo, questo dunque era innalzato sul pa- vimento del Portico; onde se alia sua altezza si ag- giunga quella della scalinata da montare al Tempio, il piano superiore del Piedestallo rimaneva sempre (a) Pnleui Exerritationes Vitruvianae tertix. (6) Delle Case deglj Antichi . Roma 1795. E Dellc Ville di Plioio . Ivi 1796- (c) Comuaeot. Gotcing. Vol. vi> 184 V E N T U R I in tale costruzione piu alto delT occlilo di chi stan- do fiiori volgevasi a riguardare la Fabbrica . Ed in tale positura il Baldi a chiaramente provato , ciie senza 1' aggiunta d' iino scaljelietto in ciina al Piede- stallo , questo coniparira, ponendovi sopra la colon- na, incavato alia Vista. 5." Perclie cUseguali gli sca- bellttti ? si percbe secondo la maggiore o minore elevazione del Piedestallo al di sopra dAV occhio , piia o men alti debbono essere , come ne ha recato esempj il Baldi medesimo ; si perche rimane btnsi spianata a livello quella parte del loro dorso , dove portano la colonna, ma poi si assottigliano poco a poco air intorno lino a morire suirorlo del Piedestal- lo , secondo gli esempj veduti dal Temanza e dal Piranesi (a). 6.° I Capitelli altresi non debbono ave- re del loro abaco il piano superiore spianato a livel- lo, ma vuolsi cola pure aggiungere uno Scabelletto corrispondeiite a sostener 1' architrave ; come vedesi eseguito in molte Fajjbriche antiche, sopratutto in cima ai Capitelli del Tempio di Giove Tonante , e deir Arco di Tito {b) . 7.° JNe tali scabelletti erano gia disegnati al bisogno di pareggiar le colonne dise- guali , di inclinarne alcune, di impedire la rottura della base o del capitello , come inierpreta il New- ton (c) ; ma erano secondo V intenzion di Vitruvio proporzionati all' uopo che il piano superiore del Pie- destallo e del Capitello non sembrassero incavati . (a) Della Magnilicpnza ed Arcliit. dc' Rornani J. 72. (h) Des Godets p. »H. , e 82. (c) Nclle Nocc alia Traduzione Inglesc di Vitruvio . OTTICA. PRESSO CLI ANTICIII 1 85 ARTICOLO TERZO Ouica dl Tolommeo. V^uesto Libro che gli Storici della Letteratura Gre- ca e della Scienza ouica riguardarono come smarrito, esiste realrnente in piu Biblioteche, ridotto da una Versione Araba in un cattivo Latino, per opera di un certo Ainmirato Eugenio Siciliano. lo lo trascrissi nel 1797. dal Codice 7.310. della Biblioteca Imperiale di Parigi ; ed avendo trovato il Codice scorretto, e in piu luoghi inintelligibile, 1' anno seguente ne con- frontai e corressi la Copia sopra un miglior Codice, die e il ]N.° F. D. 451. della Biblioteca Ambrosiana . Daro qui di tale Versione un' Estratto fedele, che spero soddisfera bastantemente la curiosita dei Filosofi insieme e degli Eruditi. 1. L' Opera e divisa in cinque Libri ; de' quali il Traduttore avverte clie il prirno non si e trovato nell'Arabo. Tolommeo nel principio del secondo Li- bro dice d' avere S[)iegato nel primo „ tuttocio che „ riguarda la Vista e il Lume; qual comunicazione, „ somiglianza e differenza abbiano insieme riguardo „ alle Facolta e al Movimento loro ; e quali diffe- „ renze specifiche ed accidenti abbia ognun d' essi „, Dal contenuto de' susseguenti Libri si vede, che que- 8to primo intendeva sopra tutto a stabilire 1' Opinio- ne coinuiie ad Ipparco, Platone, Euclide, Galeno ed alia piu parte de' Geometri, e Filosofi antichi; Clic la Vista si fa per eniissione di Raggi visuali fuori de/r occfiio; i quali vibrati lungi da esso per liuea T. I. P. 11. 24 li)6 V E N T U II I retta coti rapiclitii sorprendente, secontlo Tolommeo, se giimgono ad urtare in nn corpo rischiarato dalla Luce, ripercotono quindi suH' occhio 1' azioii loro e vi eccitano la sensazion del vedere . Sembra clie Eliodoro di Larissa nel compilare la sua ottica te- iiesse ill mano questo primo Libro: ei debbe certo avere da esso ricavata I'esperienza, con cui dice es- sere stato dimostrato per mezzo d' istromenti mecca- nici da Tolommeo, die il Campo visibilc dell' occhio e compreso dentro iin Cono rettangolo aveiite il ver- tice neir occhio stesso. L' esperienza riportata poco dopo da Eliodoro si e: che noi veggiamo ad occhio immobile la quarta parte del Cielo, e dell' Orizzoii- te ; e se poniamo 1' occhio suUa circonferenza d' uti cerchio, noi veggiamo d' un tratto solo il Semicircolo intero. E' probabile che da questo Libro altresi ab- bia tratto Eliodoro il parallelo che fa nel suo Capi- tolo duodecimo dei pretesi Raggi visuali lanciati fuori deir occhio coi Raggi della luce vibrati dal Sole. E siccome nel medesimo Libro ora perduto trattavasi del movimento rettihneo dei Raggi visuali, convien dire che in tale occasione vi si favellasse altresi del movimento rettilineo deali Elementi in aenerale, giac- che Simplicio (a) ricorda un tale proposito, come trat- to dair Ottica di Tolommeo. II. II secondo Libro e un Trattato metafisico piuttosto che geometrico, per mezzo al quale escono soveute Osservazioni vere, intorno alle idee che ci vengono per mezzo della Vista , e agli errori che (u) In pricnum de Coclo* OTTICA I'llESSO OLI AIJJTICUI 187 commettiamo in rigiiardando . Faro per tiitto questo secondo Libro parlare in compendio 1' Aucore scesso, senza frapporvi di niio rillessione veruna . La Luce ed i Colori sono 1' obbieito proprio ed imniediato della Vista. II Colore e una parte dei Corpi; esso e la loro crosta csteriore; e seb!)ene ab- bia duojX) della Luce per poter reagire contro i Kaggi visuali che 1' occhio vibragli contro, pure e desso il Colore die attuato dalla Luce nel vcdere eccita 1' afT'ezion principale e propria di questo Sen- timento; in modo die tutte le altre percezioni della Vista sono secondarie, e dello stesso genere che quel- le del Sentiniento del Tatto . Noi veggiamo meglio e piu forte un' Obbietto : 1.° Se e rischiarato da inaggior luce; a.° se lo guar- dianio con ambidue gli occhi; 3." se ci presehta la sua faccia direttarnente; 4.° se e assai denso, e non diseguale di superlicie; 5.° se e ad una raoderata di- stanza; 6.° se trovasi contro alia direzione del nostro Asse ottico . Conosciamo le Tenebre dalla mancanza di colo- re, ill quella guisa cbe conosciaoio il silenzio dalla mancanza di voce. Sei son le Idee, che nascono nella Yista insiem col Colore, come Qualita secondarie, che la Mente ritrova farsi compagne alia sensazione primaria di esso Colore: e son tali Idee quelle di Corpo , di Luogo , di Grandezza, di figura, di Moco e di Qulete. L' Occhio si forma 1' idea di Corpo, perche sen- te nei Kaggi ch' ei lancia fuori una opposizione, per cui essi trovando resistenza assoluta o dillicoka a pe- 1 88 V E N T u i; 1 netrare piu oltre riportaiio iudietro all' occhlo il con- traccolpo che provano da tale opposizione. Percio la Vista giudica piu solidi e corporei quegli Obbietti che hanno Colore piu carico . L' Occhio si forma 1' idea del Luogo d' un dato Corpo; perche sente la direzione dei Raggi visuali, i quali esso manda a percotere quel Corpo clie sta ri- guardando, e sente insieme la Lunghezza dei raede- siini Raggi, quaiiuique volta essa non sia eccedente. Gil Occhi son due; e ciascun d' essi ha una sen- sazione di Luogo corrispondente alia direzione del suo Jsse ottico , e de' Raggi laterali all' Asse raedesi- mo. Qnindi 1' obbietto guardato con due Occhi coni- parisce in uno o due Luoghi, ossia comparisce sein- plice o doppio, secondo che i Baggi visuali che si corrispondono nei due Occhi vanno a coincidere o no sull' obbietto. Nascono quindi varie singolari appa- Tenze di obbietto diiplicato, le quali si osservano al- zando sopra una Tavola due bastoncelli, in posizioni o distanze diverse riguardo ai due Occhi . Ma noi abbiamo innato 1' impulso di far coincidere i nostri due Assi ottici sopra 1' obbietto che vogliam riguar- dare , girandoli ciascuno quauto occorre a destra o sinistra, con rapidita estrema; e cosi vediamo 1' ob- bietto nel suo vero Luogo , L' Occhio misura la Crandezza d' un Corpo dal- r ampiezza del diametro della base de.lla Piramide visuale ch' ei getta su quel Corpo, paragonata da lui colla distanza che sente delle varie parti della raede- sima base. La distanza maggiore o minore d' una li- nea retta, la sua posizione piu o meuo obbliqua OTTICA PRESSO GT.l ANTICHl 1 Oq all'occhio, e 1' angolo visuale ch' essa forma nelT oc- chio gtesso: quesii sono i tre lllemenit, dai quali sen- titi od immaginati e poi combinati insirme , la Ha- gione deduce praticameiite la misura della linea sud- detta. Quando maiichi all' occhio la cogaizioiie dei due primi Elementi, (come suol accadere nelle trop- po forti lontananze) allora noii ci limane piu die la semplice grandezza deiraiigolo visuale, per argomen- tar la Grandezza dell' ohbietto Insussistenti sono le prove addotte nella diniostrazione del primo e secon- clo Teorema dell' Ottic^a d' Euelide. La Figura si conosce alia Vista per inezzo della forma, che a la base della Pirainide visuale la quale esce dair occhio, e va ad urtar nell' obbietto: in que- sta base l' occhio sente il Contorno , 11 Concavo , il Convesso , il liilevato , il Declinante ec; poiche seute la lufighezza e la direzione di ciascuno dei Raggi visuali che costituiscono come in fascio la Piramide suddeita, e che vanno a battere su d' ogni puuto della medesima base . Se poi la lontananza dell' ob- bieito sia tale, che i Raggi della vista nel lungo cammino aflievoli?cano, e gli angoli otrici delle mi- nute parti dell' obbietto svaniscauo; 1' occhio non di- stinguera piu ne le parti angolari del contorno della sopranominata base, ne la diversa lunghezza dei di- •yersi Raggi visuali che vauuo a terminare su d'essa: e in tal caso le Figure retiilinee compariranno alia vista essere tondeggianti; e le Superficie convesse o diseguali sembieranuo esser piaue. Quesia e la ragio- ne per cui il Sole e la Luna compariscouo a noi la figuia di semplice Desco. 190 V E N T U U I La Vista dice moversi un'obbietto, qnando ri- nianeiulosi ferino 1' occhio , 1' ohbietio in uii tempo breve ma sensibilt* passa successivamente dirimpotto ad altri ed alui Uaggi visuab; o quando rivolgendo r occhio il suo Asse ottico altrovc, 1' obbietto iioa corrispoiule piu a qnei Uaggi visiiaH, ai quab do- vreJjbe trovarsi in faccia , se fosse stato fermo nel tempo cbe 1' occbio a girato altrove. 11 Tatto e, che sente questo rivolgersi dell' occliio intorno, com' ei sente il ciirare cbe lacciarn della IMano intorno a IT o- scuro . Se il Moto si fa in breve tempo, riesce in- comprensibile alia Vista; cosi accade alle parti d' una Rotella cbe giri rapidissimamente intorno al proprio asse. Se all' incontro il tempo e sovercbiamente lun- go, il Moto riesce del pari invisibile ; percio non comprendiamo ad occbio direttamente il movimento delle stelle sul Cielo. Passiamo ora a parlare dei Difetti Errori ed Ab- bagli della Vista. Alcuni di quest! SO!l coiyiuni pure agli altri Sentimenti. Cbe per esempio talufio vegga meglio o peggio d' altre Persone un'obbietto, cio di- pende dal temperamcnto della sua Maccbina. I Raggi visuali escon dall' occbio ingombri da una non so quale Umidita, la quale nei Kaggi d" alcune Persone si dissipa tosto usciii , e queste veggono ben da vici- no : in altre i Raggi debbono trascorrere piu oltre , prima d' essersi liberati da tale Umidita, e queste veggono bene un po' piu da loniano. Se un' obbietto piccolo messo vicino ad un grande impiccolisce viep- piii; se un color debole posto a lato d' un vigoroso jlianguidisce vieppiu : negli altri Sentimenti eziandio OTTICA PllESSO GLI ANTICIII I9I certe sensazioiii inconiraiidosi da vicino con altre si conibattono eel oflendono scainbievolinente. Aliri lr)ganni occupano la Vista, noii per colpa o difeito deir Occliio , itia per cagion delT obbietto o della luce. La Luna ecclissata piesenta un colore, ell' essa non mosira riegli altri tempi , „ percbe nel „ tempo delle Ecclissi la Luna e in una specie d' ora- „ ])ra , atteso die la Terra cbe le copre il Sole e „ molto lontana da lei; ma negli altri tempi la par- „ te oscura della Luna trovasi nel bujo, atteso clie „ tocca d' apjiresso quella meta del suo Globo , per „ cui le si toglie la luce del Sole; onde la Luna piu „ luine riceve nel primo Caso clie nel secondo „ . 11 colore d' un' obbietto cambia per la riverberazione del colore d' altri corpi vicini a lui : cambia per la lontananza, la quale facendo sparire i varj color! delle minute sue parti, li mescola e trasforma in un solo . Cosi pure in una Rotella , cbe gira veloce in- torno al proprio asse , le varie tinte cbe si trovano sul circolo della rotazione venoono fuse insieme in o una sola; percbe dura tuttavia nel senso T impression d' una tinta quando giungonvl le altre. Per simil ra- gione le Stelle cadenti , aitesa la velociia del loro trascorriraento, sembrano lasciar dopo se una lunga siriscia di Luce. ]Molti Errori intorno al Moto sono difetto del Raziocinio, e non della Vista. Se un Desco ^ rota veloce intorno ad uno de' suoi diametri , veggiamo costante la lungbezza del diametro intorno al quale esso si ravYolge; ma gli altri suoi diametri li vedia- mo quasi sempre piu brevi, percbe nel girare si met- li)2 V E N T U R I tono per lo pin obbliqui alia Vista; e qiiindi rotan- do i\ Desco, sebbene sia circolare, ci apparisce di forma ovale e bislunga. Quando facciam viaggio, la Luna e le Stelle sembrano venire in nostra compa- gnia; inipercioccbe lo spazio clie trascorriamo camini- nando e un nulla in paragone della lore grande lon- tananza ; e quindi non troviamo cbe per nosiro andare esse abbiano cambiato luogo riguardo a noi. Dei corpi equiveloci il piu piccolo sembra andare piu presto, come per es. una Barchetta die va in compagnia d' un grosso Vascello ; la ragione di cio e , die siam soliti misurare lo spazio percorso, cousiderando le quante volte il Corpo ia movimeuto a cambiato il luogo che occupava . Gr Inganni appartenenti in proprio al sentimen- to della Visia risguardano in pruno luogo la sensa- zion principale dell' occhio , vale a dire il Colore. Quando un color troppo vivo impritne si forte 1' as- petro di se medesimo nell' occbio, che questi lo con- serva e lo trasporta poi sugli akri obbietti da lui guardati in seguito : quando vediamo , 1' uno attra- verso r altro , due Corpi diversamente colorati , il primo de' quali sia qualche poco trasparente: e quan- do finabneute su d' uno Speccbio colorato guardiamo assai obliquameute per riflessione alcun Corpo: iti tiitti questi Casi noi confondiamo due colori in uno, dandogli cosi conq)OSti insieme ad iin' obbietto il qua- le , a reabueiue un icolor semplice suo proprio. Se guardiamo la Snperfic.ie d' un Lago increspa- ta da un legger vcnticfUo , dirirnpcifo al Sol gia cadente: ciascuna ddle piccole Oude, die giace soiio OTTICA PUESSO GLI ANTICHI IqS la linea tirata dal Sole a noi, rimarulaci un' imma- gine cli quel T Astro; e rorinasi quindi siil Lago una riga di tali iinmagiui , la quale presenta all' aspetio di clii la vede una lunga lumiuosa Trave distesa suUa faccia dell' Acqua . In '1.^ Luogo la Vista va soggetta ad Errori suoi proprj rignardo alle idee secondarie e conseguenti al Colore. Sul vero Luogo dell' Obbietto s' inganna la Vista: quando i Raggi visuali corrispondentisi nei due ocelli non coincidono sul medesinio obbietto, come abbianio spiegato sopra : o quando per rilles- sione o rifrazione il Raggio visuale distorce dal suo rctto camniino; nel qual Caso gli obbietti o ci ap- pajono in una direzione, e spesso ancora in una dl- stiinza non vera; o si mostrano moltiplicati in piu Luoglii; o ci sembrano travoiti in modo cbe le Cose piu alte pajon piu basse, le situate a destra pajono a sinistra ec. La riflessione e la rifrazione sono pure cagione che la Vista s' inganni riguardo alia vera Grandezza e Figura dei Corpi : Se per es. i Raggi visuali son rotti da una superficie con- vessa o concava , I'Angolo ottico cresce o cala; on- de la distanza dell' obbietto rimanendo sempre la stessa , questo pare a noi ingrandirsi o diminuirsl . Altre volte i Raggi rotti ci presentan 1' obbietto gua- 8to e sforinato della sua vera figura, di nianiera che una linea retta ci senibra curva, il Reino mezzo im- jnerso nell' acqua comparisce rotto ec. S' inganna fi- nalmente la Vista riguardo al Moto; quando I' occhio vacillando per vertigine od altro, fa ciie noi traspor- tiamo il di Lui moviuiento sugli obbietti ; o quando P. I. T. II. 2i 194 V r; N T u n I attraverso un Ruscello , die fugge tremolando , ci sembra vedere il di lui fondo tremolo egualmente, perche ne veggiamo le parti con altri ed altri Raggi diversi per salto. Queste sono le Illusiorii che nascono dal sense della Vista direttamente. Un' altro genere d' Errori proviene dalla Ragione, la quale non rifleite a do- vere suUe qualita visibili; ma si fida a considerazioni non conveoienti alio scopo ed insegnatnento della Na- tura . Invece di giudicare la lontananza d' un Corpo dalla lunghezza dei Raggi ottici da noi sentita^ cbe e il giusto criterio di essa lontananza, noi vogliarno talvolta argomentarla dal colore piu o men vivo; e diciaino piii lontane le parti che banno tinte piu laiiguide; lasciandoci per tal mezzo ingannare dai Dipiniori. Montati sopra d' un eminenza e non os- servandoue Y elevazioue , ci par di vedere le basse carnpagne sottoposte all' intorno di quell' eminenza essere nel medesimo piano con noi, perche badiamo alia sola direzione de' nostri Raggi visuali , senza considerarne la lunghezza . Dall' imprudenza nostra di giudicare delle Lontananze col mezzo d' un improprio Criterio nasce poi altresi un falso giudizio intorno alia Grandezza del Corpo veduto; la quale misuran- dosi dai due elementi dell'Angolo ottico e della Lon- tananza , se quest' ultima viene desunta invece dal colore, dovra un' obbietto di piu debole tinta compa- rire maggiore della sua vera misura. Dalla stessa im- prudenza nasce falso giudizio circa la forma vera del Corpo. Se per esempio, avendo il Sole alle spalle, guardiamo sul mare la Vela gonfia da un vento il OTTICA. PllESSO GLI ANTICHI ig^ quale spiri uscendo dalla banda del Sole; le parti di mezzo della Vela ci appajon piu splendide, perche ricevono il Sole e la Vista nostra direttainente; quin- di badando noi solo alia tinta delle varie parti della Vela, e non alia lunghezza dei Raggi visuali, giu- dicbiamo le parti piu splendide essere piu prossitue a noi , e crediamo percio che la Vela ci presenti un convesso, mentre in realta essa presentaci un concavo. I Pittori coloran piii splendide le parti del Quadro cbe ci voglioiio far credere piu rilevate e sporgenti. Circa il Moto osservato colla vista , la Ragione pur talvolta c' inganna . Per eseinpio se un' obbietto in movendosi sparisce dall' occhio prima di averne passato r intero Campo visibile; come fanno le Scin- tille cbe scoppian dal fuoco, e i corpi cbe attraver- sano neir oscurita una non grande apertiira; credia- mo tali obbietti moversi con rapidita estrema , percbe ill breve tempo non vedendoli piu giudicbiamo cbe abbiano in quel breve tempo trascorsa 1' ampiezza tutta della comprensione dell'occbio. Se sopra una Nave ferma in mezzo ad un Fiume cbe corra equa- bde, guardiamo T estensione dell' acqua , crediamo r acqua stagnante, pprcbe non troviamo in essa ve- runa parte distinta , die pnssiamo confrontare colla varia direzione de' nostri Raggi visuali: ma se guar- diamo il sito dove la Nave tocca I' accjua , veggiam pure cbe queste sono in movimenio relativo fra lore: percio avendo stabilito gia d' anticipazione, cbe I' ac- qua e immobile , noi trasportiamo in senso contrario il suo moto alia Nave . 8e poi questa confrontiam colle sponde^ troviamo allora la Nave in quiete, e 196 V E N T U K I coneggendo il primo nostro giudlzio , dlciam che r acqua si move. Se sul Vascello che trasportaci ia n)are non sentiaino il di lui movimento, diamo nella nostra Immaginazione al Lido iin moto contrario a quello del Legno. Fissi taluno 1' occhio diiimpetto alia Pittura d' un volto, i di cui due occhi sieao ac- teggiati come se diriggessero le loro linee visuali sul Kiguardante ; dira questi che il Rltratto altresi lo ri- mira: Or se lo Spettatore passato di fianco, rivolgesi di nuovo al Ritratto, le parti di questo saraniio an- cora, in questa seconda situazione, press' a poco di- stribuite, come prima, di qua e di la del punto, iu cui r Asse ottico dello Spettatore incoutra il mezzo di'Ua Faccia dipinta; ei percio dovra credere ch'essa rivolgasi pur sempre a riguardarlo, comuuque ei va- da a destra o sinistra. £ qui giova osservare, che non e sempre colpa della Ragione, s' ella s' accinge a giudicare delia di- stanza, grandezza o figura degli obhietti visibili per mezzo di Criterj meno opportuni . £ssa e costtetta sovente di avfr ricoiso a tali vie indirette e fallaci , p^rche mancagli la diretta e piii propria Come ab- biamo gia notato prima, negli ol^bietti molto lonta- ni, il senso della lunghezza de' Raggi visuali divie- iie oscuro ed incerto ; e ci e duopo di tali obbi^^tti argomentare la grandezza e la forma dal Colore o dair Angolo ottico; li quali due m«'zzi ritnangono d' ordinario assai chiari e distinii, anche nelle gran- di lontananze; quantunque sieno mezzi equivoci ed incerti. L' Occhio incontra nella profundita deirAtmo- OTTICA TRESSO GLI ANTICni 1 97 sfera un colore, il quale e proprio dell' aria, ed es- eendo tutt' all' intorno vivamente illuminate c' impe- disce di vedere nel giorno le Stelle . Nou avendo r Iltere superiore, die e piu raro dell' aria, veruna tiiita sensibile, noi crediamo die il colore dell' aria sia couuKie a tutto il Cielo , e crediamo die il Sole e la Luaa come corpj piii risplendeuti sieiio piu vi- ciiii e piu piccoli di quel colore, die riportiamo nel- la nostra idea fiiio al profoudo estremo del Cielo. III. Nel terzo Libro Tolommeo tratta la Cattotri- ca negli Specchi piani e convessi ; riserbando i con- cavi al quarto. Incomincia a stabilire i tre noti Prin- cipi . 1." Che negli Sprccbi I' iuimagine dell' obbietto si vede nella direzconc del Ray;o;io ottico tirato dalT oc- cliio al puuto della riQfssione . 2." Che 1' immagine suddetta compiuisce in quel lun^o , in cui il Raggio visuale iiicontra la perp^-ndicolare coudotta dull' ob- bietto alia superlicie dello Specchio. 3.° Che l' ango- lo d' incidenza pareggia qucllo della riflessione ; e die sono ambidue in uti piano comuue e perpendi- colare alio Specchio. Questi Principj dimostra l' Au- tore coir Esperienza, fin dove essi possono dimostrar- si : ma non cosi fvlicemente riesce a provarne la con- venienza con Ragioni astratie e nietafisiche; le quali per lungo tempo non sono state meglio racconciaie da' siioi Snccessori . le tsperien^e sono i." Un ostacolo, il qtiale co- pra it punto della rlHession sullo specchio, copre al- tre?! e nascond*" I' immagine. i.' Una Riga posta [nr- pen(lic»)lare alio specchio presenta la sua immagi'ie coatinudia nella sie^sa Linea reita con se medebiuia : 198 V n N T U R I c questo anche negli Specchi convessi e concavi , purche la Riga sia Jireve. 3/ Se due Uomini si guar- dano r un Taltro nel medesimo specchio, 1' occhio d' uno vede V occhio dell' altro per lo medesimo liio- go dello specchio per cui ne e veduto. 4.' Per lo centro d' un Cerchio piatto di rame si tirino due diametri fra loro a squadra, oade partiriie la circon- fereuza in quactro Quarti, ed ognuno di questi divi- dasi in 90. gradi. Al lungo d' uno del detii due dia- metri si applichi , perpendicolare al piano del Cer- chio, una lamina di ferro piana e polita a specchio. Poi nel contorno d' uno dei due Quarti che guardari lo specchio dispongasi una Dioptra diretta al Centro sullo specchio ivi applicato ; e lungo il contorno deir altro Quarto movasi avanti indietro un piccolo scopo, finche la sua immagine veduta per riflessione venga ad incontrar V occhio che guarda per la Dio- ptra . Si trovera che i gradi indicati dalla Dioptra nella sua banda sono eguali ai gradi segnati dal pic- colo scopo neir altra banda. 5.' Si formino due altre laminette di ferro polite a specchio, s' incurvino a mo' d' un arco di cerchio; e T una mostri il polito sul suo convesso, l' altra sul concavo: Ciascuno di tali due Specohietti s' addatti al centro del Cerchio, come si era fatto della lamina piana: Si ripeta con questi 1' Ksperieiiza precedente, e il risultato ne sara il medesimo. Posti i tre Prin^^ipj sopradetti, come Assiomi , e prima di procedi-r oltre; Tolommi^o ritorna ad esami- nare il liiooo d' un' obhietto veduto direttamente con o i due occhi iu uii tempo . Qnesie sue osservazioni , OTTICA PRESSO GLl A^^TICHI 1 99 egiialmente che le accennate nel libro secondo, tro- vaiisi esposte in Alhazeno; al libro ill. §. 12. e segu: Ma r Arabo Scrittote non ha ben descritta la seguen- te osservazione. I due occhi A, B {Tav. p" fig ^•'' ) diriggano i loro Assi ottici AC, BC suU' oggetto C; questo, come si sa, coniparisce unico nel Luogo C. Ora poiigansi due aliri obbietti M, N, uno sulla retta A C, e T altro sulla B C; delle quattro imrna- gini che rendono i due obbietti M, N, due si dirig- gono bensi contro V obbietto C; ma cadono sull'Asse comune F C; 1' una in Q, 1' akra in R. E se chiu- dete un' occhio B, non percio 1' immagine R cambia di luogo, ma essa comparisce all' occhio aperto A, comunque sola, sulla retia F C. Donde Tolommeo argomenta che ciascuno dei due occhi riporta la li- nea del suo Asse pioprio non gia alia direzion del' niedesinio, ma bensi a quella dell' Asse F C comune ad ambidue . E quindi poi I'xiutore conchiude, che nella Teoria degli Specchi e inutile aver riguardo ai due occhi ; bastando prendere in considerazione il loro Asse comune F C . Previene qui inoltre i suoi Leggitori : che il Rag- gio visuale nella riflession degli Specchi perde suo vigore a distiiiguere le lontananze assai piu presto che nella Visione diretta, e quindi guardando negli Specchi, sovente accorciamo di troppo le lontananze, ed avviciniamo troppo il luogo delle immagini : che negli Specchi concavi sopratutto la conoscenza del luogo deir immagirje diviene all' occhio in molti casi o difficile assai od impossibile affiUto: che anche nel- la Visione diretta 1' occhio distingue meglio la vera 200 V E N T U 11 I distanza e grandezza di quegli obbietti, che e solird guardare e percorrer piii spesso con ainl)idue gli Assi ottici : e cio crede Egli essere una cagione „ per cui „ degli ohbietri celesti vediui sotto un' eguale x\i)golo „ ottico, ci pajon piu grandi cpie' che sono vicini „ all' Orizzonte, dove i nostri Occhi hanno 1' abiiu- „ dine di guardare piu spesso; mentre di rado e iioii „ senza fatica si alzano a mirar verso 1' alto „. Succedotio ora i Teoremi. 1 quali per lo Spec- cbio piano non progrediscono niolio olire la dottrina contenuta nel 4.° Teoreina , e nella 2.' e 3/ parte del 19.° degli Specchi d' Euclide. Per dare un' aspet- to di maggiore unita alia Teoria, Tolommeo pone mai senipre 1' obbietto in faccia alio Specchio , ed alle spalle dello Spettatore. JNello Specchio convesso i." II Raggio visuale non si ripercote all' obbietto che da un luogo solo dello Specchio ( Euclide Teor. 4° ) (a), pero 1' im- magine qui pure e luiica; e comparisce inferiore alia I'angente condotta dalT occhio a radere la superficie dello Specchio ( Alhazen V. 16, 21, 22): e final- mente 1' itnmagine pare sempre essere sotto la super- ficie dello specchio, sebbene essa qualche volta si trovi fuori del la superficie non veduta dalT occhio (Vitellone VI. §. 27.): E' questa la risposta al Dubbio proinosso dal Siguor d'Aleinbert, Opuscules Tom. j. (o) Qiiaiido a(>|)(ingo a qualrlie FroposiziDtie
  • ID. Dun- que anche HZ>IT. E pero se 1' obbietto HZ fosse portato nel Luogo della sua immagiue I T, vi- sto ivi ad occhio nudo da E comparirebbe piu gran- de della sua immagine IT. L' Estiemita T della immagine I T e a destra dello Spettatore E , come lo e pure la corrisponden- te estrernita Z dell' obbietto . E parimenti i due pun- ti I , H trovansi ambedue insieme a sinistra dello Spettatore. Se il punto H passa in L, la sua imma- gine I passera in M ; cioe movonsi ambedue insieme alia medesima banda. Frattanto cosi negli Specchi convessi come nei piani accade un' errore rigtvardo alia situazione delle immagini; il quale e prodotto non gia dall' occhio direttamente ne dallo Specchio , ma bensi dalla no- stra Abitndiiie. Se 1' obbietto H Z sia un' uomo il quale rivolga la sua faccia alio Specchio , avra esso la destra in Z , e la sinistra in H . E la sua imma- gine parimenti mostrera la destra in T, e la sinistra in 1; disposte cioe in situazione pari a quella dell' Uo- mo stesso. Ma quando guardiamo un' Uomo posto in faccia a noi , siam soliti sempre a veder la sua mano destra situata contro la nostra sinistra, e la sua si- nistra contro la nostra destra : Onde sedotto dal co- stume lo Spettatore E giudichera, che T sia la mano sinistra, quando e realmente la destra. A persuadersi che non e cio coipa ne dell' occhio ne dello Specchio ma della consuetudine ; basta invece delle mani sup- porre in Z il Capo dell' Uomo, e i Piedi in H; si OTTICA rUESSO CLI ANTICHI 2o3 yedra che 1' immagine ha il suo Capo in T e i pie- di in I, situati precisamente come nell'obbietto. Que- sta dottrina forma una opposizione alia prima parte dei Teoremi 19° e 20." d'Euclide, copiato in cio dai Moderni . IV. 11 4.* Lihro e in massima parte consecrate agli Specchi concavi. Tolommeo vi considera il cer- chio generatore di tali Specchi, e segna geomeirica- mente sulla circonferenza di esso cerchio uno o piii punti, nei quali i Raggi si possono riflettere dall' oc- chio air obbietto secondo la varia posizione dell' uno o deir altro. Ne in questo le sue Sokizioni vanno oltre a quanto leggesi in Vitellone Lib. VIII. §. 4 , 14, i5, 16, 17, 19, 24, 40. Dopo aver deterininato negli Specchi concavi il Luo^o dt'lla immagine, coiiforme a Vitellone VHI. §. 1 1 , 44, 4.'), non dissimula Tolommeo il caso, che a daio per lunga eta di che pensare agli Ottici, vale a dire ove dibba riporsi il Luogo de lie immagini , quando il Raggio incideiite o non incontra la per- pendicolare condotta dalT obbieito alio Specchio , o 1' incontra sol dif^tro le spalle del Rignardante; ed ecco com' esso lo scioglie. Quando il suddetto punto d' incontro sen va lontano di soverchio, 1' occhio, il quale neppure nella Visione diretta non a forza di sentire ne' suoi Raggi una tanta lunghezza, si riduce a porre semplicemente l' immagine sulla snperficie dello Specchio . E quando poi secondo la Teoria il luogo dovrebb' essere dietro le spalle del Rignardan- te, r occhio ritira bensl 1' immagine di qua dello Specchio , ma siccoioe impossibile e contro naiura 2C4 V E N T U K 1 sarebbe vedersela dietro, la ripone cosi all' incerto , fra se e lo Specchio. Piantate, die' Egli, un baston- cello Z B ( Tav. p." /^/g." 4" ) perpendicolare sullo Specchio in B; lo Spettatore H ne vedra l' immagine alloiitanarsi prima dallo Specchio in linea retta BM continuata con la BZ; indi la vedra poco a poco in- curvarsi in MEFLSQ. Perche quando le distanze H N, HO cominciano a divenir troppo forti, Y oc- chio, non sentendone tutta 1' estensione, le abbrevia, e ritira i punti N, O in E, F. Quando finalmente il Raggio visuale diviene in H L parallelo a DB, I'oc- chio trova incomprensibile una distanza che sarebbe infiuita; e se non avesse che il punto L da contem- plare, esso lo porrebbe non alirove che sullo Spec- chio in K. Ma perche la parte L e pure contigua alle precedenti M E F gia poste a luogo; null' altro puo fare 1' occhio che incurvare vieppiu T immagine, ravvicinandoup, per quanto la continuita permette» piu presso alio Specchio la porzione LSQ; gli estre- mi della quale se fossero soli e separati dal restante simolacro, 1' occhio li ritirerebbe sino di qua dello Specchio. Cosi 1' occhio corregge e contempera colle circostanze i casi nei quali il luogo delle immagini gli si presenta d' una nianiera o strana o vaga o im- percettibile afFatto. Paragonando la distanza apparente dell' immagi- ne dair occhio e dallo Sp^^cchio colla distanza reale deir obbietto , Tolommeo forma i due Teoremi che sono riportati da Vitellone Lib. Vlll. §. 44. 45. La Grandezza deU'immagme, se il luogo di questa sia al di la dello Specchio , riesee sempre OTTICA. runsso gli antichi 2o5 inaggiore; se di qua, ora e maggiore, ora egiiale, ed ora minore di quello che comparirebbe la grandezza dell' obbietto, portato nel luogo dell' immagine. Qui pure nascono due Teoreini die Vitellone espone un po' diversamente, per avere in questa parte consul- tato piuttosto Alliazeno. La Forma dell' immagine d' una linea retta con- vessa o concava, nello Specchio concavo riesce di- versa dalla forma originale secondo le varie sue po- sizioni. Intorno a che Alhazeno e dopo lui Vitellone hanno considerato un maggior numero di casi , di quanio faccia Tolommeo. Finalmente il N. A. determina la positura di- retta o rovescia delle immagini nello Specchio con- cavo, precisamente come Vitellone Lib. Vlll. §. 65., e 66. Dopo gli Sperchi concavi Tolommeo accenna In breve la leoria degli Specchi cilindrici e conici, sia convessi sia concavi; facendo osservare, che lali Spec- chi consideraii secondo la loro lunghezza vesiono la natura stessa dt-i piani , ma presi nel loro circuit© rendono effetto eguale agli sferici : dalla qual niesco- lanza di proprieta diverse ne viene che le immagini si sformano con una determinata legge ; ma il loro Ziuogo rimane incerio ed indtlinito. Dimostra inoltre come piu Specchi piani dispnsti nella concavita d' una Sfera o d' un Cono mohiplichino 1' immagine di un solo obbietto. E per ultimo come possa con due o pin Specchi vedersi V immagine d' un' obbictio, al- tronde nascosto all' occhio; copiato in quest' ultima parte da Vitellone V. §. 62. 2o6 V E N 1" U II I Conchiudo il Ristretto cli questo quarto Libro con due osservazioui bibliografiche. 1/ Risnero editore dell' opere di Alhazeno e Vi- tellone, a notato a ciascun §.° d' uno di questi due Autori il §." corrispondente p direm cos'i coucordante neir akro. Ma presso die tutti i §.' di Vitellone da me sopra citati mancaiio del corrispondente in Alha- zeno; bensi combinano, per fino nel disegno e nelle lettere delle Figure, con Tolommeo; prova evidente, die Vitellone ne avea T opera alia mano , quando formo la sua piuttosto conipilazione die lavoro d' in- gegno. Nella Prefazioiie accenna „ la verbosita degli „ Arabi, la coniplicazioue de' Greci , e la scarsezza „ de' latini Scrittori „ . Alhazeno comunque assai dif- fuso , e sebbene a detta anche di Rogero Ba<;one ab- bia seguito le tracce di Tolommeo , pure tiene un passo pill libero, piu originate, e piu coerente con se inedesinio, di tpiello die mostri Vitellone. 2.' La Catopti'un di Tolommeo , citata alcune volte da Risnero in capo alle proposizioni di Vitel- lone, e un Opuscolo di circa cinque pagine, che leggesi verso il fine d' una Raccolia assai rara d' Au- tori sulla Sfera , stampata a Venezia nel i5i8; di- veTso affatto dalT Opera che abbiam per le mani. Bernhard nel suo Prospetto de' Matematici antidii Tan- nuftzia „Ptolema3us, vel veterum alius de Speculis,, . Aveiido esaminato quest' Opuscolo con attenzione , credo di poter fondatamente asserire, ch' esso non e lavoro di Tolommeo, ma bensi d' Erone il Meccnnico. Perche i.°: nell' Introduzione 1' Autore divide I'afTare ddla Vista in tre parti, Ottica , Diottrica, e Catot- OTTICA. PRESSO GLl ANTICHI 207 trica, poi soggiunge . „ L' Ottica e stata opportuna- „ mente descritta da altri prima di noi specialmente „ da Aristotele. Delia Diottrica abbiamo noi detto „ altrove quanto ci parve convenience Qui „ stinio necessario parlare della Catottrica, profittan- „ do degli Scritti di coloro, die furono iunanzi „ . La Diottrica presso gli Antichi non trattava gia della luce rifratta, ma bensi della Dioptra, ossia del Tra- guarclo; e non si conosce fra gli anticbi Scrittore che abbia composto espressamente un Trattato di tale ar- gomento altri che Erone; 1' Operetta del quale e tut- tavia inedita: la tengo presso di me nella sua lingua originale, ed incomincia : Poiche I' Operazione Diot- trica fornisce molti e necessarj usi alia vita ec. Erone visse poco dopo Euclide, e non sembra che abbia voluto fargli onore col nominarlo espressamente ; da Diogene Laerzio poi sappiamo che Aristotele avea composto un libro sull' Ottica. 2.° Eliodoro di Laris- sa nel suo Capitolo i3.° citaudo la Catottrica di Ero- ne il Meccanico ne tragge il Teorenia : che „ posta „ r eguaglianza degli angoli d' incidenza e di rilles- „ sione, la via del Raggio ridettuto daU'occhio all'ob- „ bietto e la piu breve possibile ., . Questo Teorema non si riscontra ne nell' opere di Euclide ne nella nostra di Tolommeo, le quali pure Eliodoro avea sott' occhio ; ma c il primo Teorema appunto del Trattato , che io giudico appartenere ad Erone . 3.° !Neir Opuscolo di cui parliamo, si stabilisce da pri- ma V extramissione dei llaggi visuali dalT occhio come presso gli antichi : poi seguono quattro Teoremi, e nove Problem! . Dei Teoremi 1' unico estimabile si c 208 E N T U 11 I r enunziato pnr ora . I problemi riguardano tutti r arte di costruire o combinare Specchi piani o ci- lindrici convessi o concavi, in modo di niostrare un'ob- bietio nioltij)licato, deformato , rovesciato , segreto, fuor di mano ec. : tutto vi spina il gusto dell'Autore degli Spiriuili, delle Mucchine da Cuerra, e dei Se- rnoventi. Come in quest' ultima opera Erone meite innanzi le maraviglie degli Automati per dar credito al suo Lavoro; cosi nell' iiitroduzione alia Catottrica ne vanta il piacevole e 1' utile „ Poiche per essa si „ formano Specclii clie mostrano gli obbietti ora de- „ stri e sinistri come in natura, ed ora in contrario; „ altre volte si fanno comparire rovescj, e coUa te- „ sta in giu, e con tre occhi , e con due nasi, e il „ volto allungato in atto di piangere E chi „ non trovera vantaggio a spiare gli abitatori del ,, basso d' una vicina casa quanti sieno e cosa fanno? „ O veder di e notte le ore per mezzo di faniasime 1, apparent! in uno Specchio ? O non veder nelio „ Speccbio ne se ne altri, ma solamente cio che al- „ tri vuole „ ? Se a colui die non avesse alia mano quella vecchia Raccolta del i5i8. , nasca voglia di sapere i Problemi contenuti nelT Opuscolo d' Erone, puo leggerne la miglior parte in Viiellone Lib. V., S- 56., 57., 58., 59., 64.; e Lib. IX. §. .35. Manca neir Opuscolo P Artifizio di veder le ore nello Spec- cbioj ma e facile immaginarlo; poiclie Ctesibio mae- stro di Erone ne' suoi Orologi ad acqua , fia gli al- tri congegni , segnava le ore col mezzo di Statuette; or queste potevano disporsi in Uiogo nascosto , don- de ne comparisse poi rimmagine solo eutro lo Spec- OTTICA PKESSO GLI AKTICHI 209 chio; a norma del pur ora indicate §. 56. di Vitel- loce. V. La Rifrazione de' Raggl che usclti dall' oc- chio andando incontrano un corpo diafano piu o men deiiso del trascorso prima, forma V argomeiito del quinto libro cli Toloinmeo. Comincia dallo stabilire , che, come negli Specchi, qui pure il Raggio visua- le ,- il rifiMtto, e la perpendicolare coiidoua per lo piinto della rifrazione, sono sul medesimo piano. Descrive quindi il fenomeno della moneta che gia- ceva al forido del vaso nascosta alio sguardo dalla spcuda di esso vaso; la quale sembra venir alto e fjssi vedere quando, versandovi acqua , si mira per obbliquo alia supf-rficie delT acqua stessa : fenomeno riportato gia nella Catottrica d'Euclide {phcenoni. 4.) e da Archimede { Olym/>io(i. in 3. Meteor.) Mentre il Ra;j;2;io visnale entra dalT aria nell' ac- qua, r Autore ne mlsura la rifrazione con quello stesso Cerchio di rame cnl quale avea negli Sp( cchi iriisurato larigolo di riflessione. Lo unuiergeora, con uno de' suoi due diametri a squadra fra loro per- pendicolare air orizzonte , lo iinn)erge dissi cntro r acqua sino a toccarne la supeificie colT altro dia- nit^tro : indi move opportuiiamenie sott' acqna il pic- colo scopo lungo il contorni) del Quarto di cerchio opposto a quello, in cui sta [)er disopra la vista di- retta al centro. £ cjnando proponesi di osservare la rifra/inne del vetro , adatta al Cf^rchio stesso, con- centrico ad esso un solido seniicilindro di vetro pu- re. ForiT^a cosi, di dreci in dieci gradi , le Tavi)Ie di rifrazione fra I'aria, T acqua ed il vetro; sono P. /. T. IL 2-1 ^10 ^ Ventuki queste le medesime tre Tavole, che Vitellone a riu- nito insieme nella prima delle due da esso riportate Lib. X. §. 8. II Raggio incidence ed il rifratto si leciprocan fra loro; sicche a detta del N. A. le Tavole suddet- te servono egualmente ma in senso contrario, quando il Raggio visuale passa dal mezzo piu denso nel piii raro . Rifrangesi pure , secondo Tolommeo , allonta- nandosi dalla perpendicolare il Raggio visuale lan- ciato da noi sul Gielo , mentre ei passa nel Confine in cui si toccan fra loro la Sfera dell' etere e quella deir aria , ambedue concentriche alia Terra . E cio dimostrasi colle Srelle poste dalla banda dell' Emi- sfero boreale, le quali nell' Istromento con cui si os- servan le stelle mostrano declinazione masisiore dal- V Equatore quando son vicine ail' Orizzonte, die non quando son vicine alio Zenit. linperciocche sia priniieramente {Tav. fj" fig- ■5" ) H il centro del tutto ; la Terra A B: GD la Sfera di confine fra l' aria e 1' etere ; E Z K la Sfera delle Stelle; lo Spt^ttatore in A, lo Zenit in E; la liuf'a deir Orizzonte ADZ; HDT la perpendicolare alia superfjcie rifrangente in D . 11 Raggio visuale A D frangesi in U K allontanandosi dalla perpendicolare. Percio se siavi una Stella in K, essa comparisce nel- la direzione ADZ, piu vicina alio Zenit E di quello che sia realmente. Ma quando la Stella e in E , il Raggio non soflre rifrazione ed essa comparisce nel 8U0 vero luogo . Cio premesso sia ( Tav. p." fig. 6.") ABG 1' O- OTTICA. PKESSO GLl ANTICHI 211 rlzzonte , AEZG il Meridiano ; E lo Zenit; Z il Polo setteturionale; B 11 D un parallelo all' Equato- re ; sul quale sia viciiia all' Orizzoiite una Stella T; e per questa conducasi il Cerchio verticale KETL. Ill forza dello spiegato sopra , la Stella T comparira in un punto INI piu vicino alio Zenit, onde essa coin- parira in un parallelo piu vicino al Polo di quel die sia BUD. Ma quando la Stella si trovera in li vi- cino alio Zenit, la rifrazione non la rimovera sensi- bilmente dal suo luogo vero . Inoltre se intorno al Polo si descriva il Cerchio N S , il quale non vada sotto r Oi-izzonte e di cui la parte N sia assai vici- na alio Zenit: supponendo die giri in esso una Stel- la ; quando troverassi questa in S comparira piii vi- cina al Polo, per eseinpio in O; ma quando e in N rimane sensibihuente al suo luogo. Se fosse nota ( continua sempre la Dottrina di Tolomineo) la distanza del limite die separa la no- stra Atmosfera dalT Etere: allora prendendo per base le rifrazioni apparenti di Stelle die abbian distanza cognita da noi, comi e il Sole e la Luna, si potreb- be formare una Tavola esatta delle rifrazioni dall' a- ria neir etere secondo i varj gradi d' incidenza del Raggio visuale. Ma la distnnza del limite suddetto e sconosciuta; sebbene sia minore di quella della Luna. Nella Rifrazione il Luogo dell' immagine si tro- va pure nelT incontro della linea del Raggio uscito dair occhio colla perpendicokre condotta dall' obbiet- to alia Superficie rifrangente. Talvolta questo punto d' incontro non v' e, o si trova in situazione non na- turale all' occhio, ed allora la Vista ripone Y inima- 2 13 V K N T U II I gine semplicemente sulla Snperficie rifrangente, come 111 siinili casi si e dctio agir essa iiclla nllession de- gli Sj)ecchi. iVende Tolommeo tre Vasi di vetro sottile pu- rissiino; T uno cubico, Taltro cilindrico, il terzo aven- te una faccia semicilindrica la quale volge all' infuori la sua concavita. Empiuti i tre vasi con acqua; il priino e destiriato a tnostrare i fenoiueni della vista rifratta da una snperficie piana, I'akro da una snper- ficie convessa , il terzo da una concava: andando pur sempre i Kaggi visuali da un mezzo raro in un detiso, vale a dire dall'aria nelT acqua, die e il caso piu fiici- le da osservare. Frattamo Ei ci avverte, che da qnesto caso, rovesciando il calcolo, potremo argomentare cosa apparirebbe alia Vista, se qnesta andasse da un mezzo denso in un rarO;, dall' acqua per es. nell' aria. Parlando in primo Inogo della Snperficie piana: se dentro il Vaso cubico pieno d' acqua s iinmerga perpend icolarmente una Riga la quale sporga in alto fnori del vaso, si vedra 1' immagine della parte ini- mersa comparire sulla stessa dnittura della parte spor- gente veduta ad occhio undo; ma la prima parra piu vicina a noi e piu grossa della seconda . L' 7\ut. de- duce questo stesso geometricamente dai Princlpj so- pra stabiliti , con metodo non dissimile da quello di Alhazeno Vll. 39. e segn. Siavi in secondo Inogo il Vaso cilindrico pieno d' acqua, e venga questo rappresentato dal cercbio di sua Sezione orizzontule. DalT occbio si mandi ua Raggio visuale al centro di quel cercbio, e dentro r acqua si esponga ua' oggetto rettilineo perpendico- OTTICA PRESSO GLI ANTICIII 2l3 lare ad esso Raggio; gli altri Raggi lateral! rifratti nella circonferenza del Vaso faraiino sempre compa- rire ingrandito Toggeito. Foi le parti di qiiesto, che soijo sul Raggio visiiale del centro, il cpiale non sof- fre rifrazioiie, si vedranno sempre al loro vero luo- go. Non cosi le parti dell' oggetto situate a destra od a sinistra del medesiino Raggio; poiche queste do- vranno part^re piu vicine o piii lontane della realta, second© che si irovano di qua o di la del centro ri- guardo alio Spettatore; pero 1' oggetto seinbrera con- cavo se e di qua, e convesso se e di la del centro. L' occluo in pratica non distingue troppo bene tali storciture di forma; contutto cio Tolommeo s'accinge a dimostrarcele col noto principio dell' immagine po- sta sempre cola dove il Raggio visuale incontra il Cateto d' incidenza jMa qui rimane interrotta e mancante la sua Opera , avendc^la il Traduttore in- contrata cosi imperfetta nelTArabo. Ne piii oltre con- ducono quest' argomento Albazeuo, ne Vitellone ; se non che quest' ultimo sembra avt re subodorato quan- to r Autore dovea dire riguardo al terzo vaso coa- cavo . Lib. X. §. 45. Aggiungo qui pure due Note, che porranno fine air Articolo Terzo delle present! Considerazioni. 1." Rogero Bacone nella sua Opera («) piu di trenta volte cita l' Ottica di Tolommeo; e i passi, ai quali si riferisce , esistono difatti nel Codice di cui abbiam veduto l' Estratto . Anzi il discorso, ch' ei dice di trascriverne alia pag. 89 linea 14 3o, (a) Opus ma jus. Fol. Londin. 1733. ar4 Ventdui • vi ^ riportato con parole si poco varianti dal Codlce suddetto, die divi«;iie assai veroslmile aver egli avu- to preseiite la Tiaduzioiie inedesima ; la quale pero doviebbe essere stata fatta verso il 1200. La Pio- spettiva di Bacone e uu abbozzo mal digerito, cli' es- so formo, dando coiti' ei dice in compendio la Mi- dolla di Euclide, Tolommeo, Alkiiidi , Tideo , ed Alhazeno. Ma egli non giunse neppure all' esattezza di Vitellone: ne della Visioiie ebbe mai una cono- scenza cosi precisa e geonietrica, qual ti' ebbero i suddetti Autori; tamo e lungi cb' e« fosse in grade di spingerne piu oltre i limiti, come la sua rnaniera vaga di esprimersi ha fatto sospettare a taluno. Edu- cato nella Filosofia del suo Secolo , considera come importantissima sopra l' akre la parte, cIV ei tratta diffusamente ed affatto scolasticamente, della genera- zione propagazione azione e corruzione delle specie ossia forme di ciascun raggio visibile , e crede, cbe senza una tale dottriua nulla di pregevole possa in- tendersi nella Scieuza dell'Ottica. Con tutto cio ei merita lode, perrbe in mezzo alia barbaric del suo tempo ed alia violenta Opposizione die incontro , seppe levare lo sguardo verso la Fisica sperimentale e matematica. Parlando di Tolommeo e d' Alhazeno: la pienezza, die' egli , dvlla sapienza di questi due Fllosofi dimostra 'he non illcon niente di falso, e pero sono di cjuegli Autori die dcbbuno a dottorsi in tutto, perche spleganu il /tore della filosofia senza errore. ( pag- 41') 2." Potrebbe taluno pietendere, die la caglone del comparire il Sole e la Luna maggiori all' Oriz- OTTICA TRESSO GLI ANTICHI 210 zonte, riportata poc' anzi nell' Estratto del Libro 3.", non coiicordi colla ragioiie che Tolomineo ne addu- ce al Lib. I. Cap 3.° dell' Alinagesto, dove fa dipen- dere un tale ingrandimento dai vapori accumulati air Orizzonte , come le cose sott' acqua soinmerse „ appajon piu grandi,,. Qui pure si vedra la soinina impurtanza di ben separare i due generi di grandez- za apparente, come 6 insisiito sopra nell' Articolo second©; infatti applicata qui una tale distinzioue, ve- dremo svanire ogui incoerenza . Nell' Almagesto V e- sempio delle cose vedute sott' acqua e il Commenta- rio Greco di Teone sopratutto, dimostrano die vi si parla unicamente d' ingrandito Angolo visuale , cioe del prinio genere di graudezza apparente. Ma nelT Ot- (ica Tolommeo suppone espressamente un' eguale an- golo visuale, e percio vi parla del secoudo genere di grandezza apparente. Le due Spiegaziotii , quando fos- ser vere ambedue, non si oppongon fra loro ; anzi r una viene in compagnia dell' altra; di modo che Alhazeno e Vitellone ne' loro Scritti le congiungo- i)0 insieme. Nel poc' anzi noniinato Commentario sull'Alma- e;esto , Teone vi cita al propnsito un Trartato di 6a- tottricn composto da Arc himede ; dove non si par- lava gia sol degli S[)ecchi, come credesi comune- meiite, nia ben anche dei Raggi rotti in passare at- traverso le Superficie rifrangrnti : imperciocche Teone riporta;, colla dimostrazione di Arcliimrde stesso , il Teorema tlell' insirandito Angolo visuale delle cose vedute sotto la superdcie piana dt-ll' ac(]ua; lo che Tolommeo pure diuiostra ucl Vase Cubico pieno d'ac- 2l6 V E N T U R I qua. Proclo (n) dividendo la Matematica ne' varj suoi rami, secondo il divisamento drgli Aiitichi, compreii- de sotto norue di Catottrica presa nella sua genenilita la Dottrina di ogni qualsiasi frazioiie dei Raggi ; ed indica poi col iiorne di Diottiica quella parte deU' A- strononiia, che insegna a misuiare con Istromeiiti le distanze delle Sttlle fra loro. ARTIGOLO QUARTO Esperienzs relative alia Tcoria della Vista. s iccome in iino Stato , di cui il cambiamento nelle opinioni politiclie ha rovesciato il Govenio, e duopo ricrearne da capo e quasi interamente rifondenie le Istituzioni : Cosi aveiido i Modern! combatriito e di- strutto gran parte dei Principj adottati nella Scienza Otiica dagli Anticlii ; divien necessario o stabilirne dei uuovi, o riinettere in vigore i vecchi , sin dove essi possano convenire . Da qnesta ragione mosso il Sia;. d' Alembert oso asserire, che in (luesta Scienza presso che tutto rin)ane oggi da farsi ; e giova (juin- di esaniinare per cpial via si possa V Edifizio ottico erigere di nnovo sopra solidi Foiitlameiiii . Al rhe liii e semhrato che possano, in qnalche part:? almen.o, contribuire le segnenti mie quaUuique sieno Osser- vazioni ed Esperienze . I. Spogliaio r occhio della facolta di veder le (a) Nel Coiuuieiito al prima Libro d' Cuclide c. i3. , 14. OTTICA. PRESSO GLI ANTICHI 21 7 DIstanze-, la prima Teoria clie presentasi alia ]\Iente, si e : die la retina dai varj Raggi , i quali vanno a percoterne i varj punti, riceva il sentiinento d' una Snperficie coloraia simile in tutto all'espansione dd- la retina stessa nel f'oiido deirocchio; come la mano in toccando un Corpo composto di parti aventi di- versa forma e natura, ne seute la Snperficie divisa in varie parti, dure, calde, umide, rilevate, e tutte dis- poste in corrispondeuza colT espansioii della mano applicata sul Corpo: Se il parallelo fosse esaito, noi avremmo veduto originariameute gli obbietti entro r occhio, e li avremmo veduti da principio in una posizione rovescia. Or in'accingo a dimosirare coil'Es- perienza, che cio non e vero. I pivi saggi han detto che V educazione e l' abi- tudiue non giungono mai a sodbcare 1" Istinto natuiale interamente. Ma qui non ho bisogno di tanto: basta, che mi si conceda poter noi con un ostinaio studio e con r aitenzione convenientemente applicata, sos- peiidere alcnn poco le Abitudmi dal lungo uso con- tratte, in modo di ripristinare, per qudlthe momen- to alrneno, la Natura nel suo pritnitivo andamen- to . Avendo molt' anni mcditato sulle Cose otiiche , sono riu^cito coll'esercizio a togliere per qualciie me- mento nella mia immaginazione dagli obbietti visibi- li, anche familiari, la distanza che i\ Tatto loro ag- giungp; e se adopero un occliio solo, non mi e im- possibde , vedendo le Min-a e i JVlobiii della mia Stanza, d' immaginarli turti distesi e come dipinti in una Tela assai vicina all" orchio stesso. Da qnesta facolta, di separare dagli obbietti visibili la Distanza T. L P. IL a8 aiG E N T U R I aggiunta loro dal Tatto, dipende in massima parte la piu o roeno felice riuscita di un Pittore nell' eserci- zio deir Arte. Volfiido raffinare plu oltre, ed applicare i me- desimi sforzi di mia Fantasia sino a rimettere il Campo visibile entro 1' occhio ed in situazione rove- scia, come si dipingono le immagini sulla retina: ho stimato di dover instituire V Esperienza in circostanze le piu favorevoli, e le piu decisive. Si sa, che vol- gendo r occhio verso una banda qualunque della ca- vita ossea che lo rinchiude, e quindi premendo leg- germente col dlto o col porno d' una spilla la banda opposta e posteriore dell' occhio stesso; una tale pres- sione communicata per mezzo degl' intonachi esterni sino alia retina vi eccita T imraagine d' una fiaccola, chiara sopratutto e distinguibile nella oscurlta : sia perclie V Azion della luce sulla retina non e altro che una pression semplice, simile a quella del dito; sia perche 1' urto del dito sviluppa nel fondo dell' oc- chio una fosforescenza operante quindi come luce sul nervo; sia per qualunque altra vogliasene la cagione; a noi ora basta il fenomeno. Se girate successivamen- te r asse dell' occhio per tutto il contorno della sua cavita ossea, e premete sempre come sopra quel po- co della sna parte posteriore che sporge alia banda opposta dell' asse, voi vedrete successivamente la fiac- cola fare altresi il Contorno della cavita suddetta. La parte posteriore del globo dell' occhio non sporge mai fuori , se non coll' estremo suo orlo ; onde la fiaccola non comparisce mai per urto se non suUe parti della retina totalmente lontane dall' asse ottico, OTTICA I'RESSO CLI ANTICHI 219 dove la Vista per noi e sempre confusa, e delle quail non ci serviam mai nell' esercizio del vedere. Talche se parte d' occhio vi sia, dove 1' abitudine del Tatto abbia aviito o niuna o minima influenza a modellar- ne il sentimento, ella e certamente questa dell' orlo estremo della retina, da cui comparisce, premendo, la fiaccola. Ho tormentate per moke notti successive ed a piu riprese, in anni corjsecutivi, il mio occliio, pre- mendone come sopra il contorno della retina ora col dito ed ora col poino d'una Spilla. £ mentre la pun- geva cosi, cercava in ogni modo, che la mia Imma- ginazione s' abitnasse a congiungere la fiaccola coH'ur- to , che n' era la cagione , e die il tatto sentiva ben chiaramente : riflf-itendo pur sempre , che al mover del dito , si moveva nello stesso tempo la fiaccola e al soflermarsi di qiiello restava immobile anche questa; e prrriva al cessare dell' urto, e si riproduceva al rinnovarsi del medesimo. Mai, nep- pure un momento, non ho potuto con turta la ri- flessione e con tutto lo sforzo, pervenire a far si, che la Fiaccola mi comparisse al sito della sua ori- gine. Sempre ed ostinatatnente mi coinpariva al la- to opposito ; e girava sempre ed ostinatamente in senso contrario al movimento del diro . Per qual ra- gione, in circostanze si favorevoli, dove V u^o e I'a- Litu/* Fig. 8." ) A B, A C si uniscono a battcre sul fondo dell' occhio nei solo punto Q. Se noi riferiamo l' Obbietto alia di- rezione ultima dei racigi inti rni B Q, CO, noi do- vremmo in quebto caso veder due immaguii U- , 11 234 V E N T U K I del punto A: locche pur non avviene, vedendosene di fatti una sola sulla direzione QA; ne questa cara- biasi al chiudere d' uno dei due fori B, C. Checchessia dunque del raziociiiio del Sig. d'A- lembert: e d' uopo siabilire , cbe noi non vediamo r obbietto sulla direzione interna che lia il raggio nel momento che arriva a toccar la retina. 2. Esclusa questa Ipotesi , presentasene una se- conda, die seinbra egualmente e forse piu naturale della prima: ed e, die 1' obbietto sia veduto da noi sulla linra perpendicolare alia superficie della retina la dove essa viene eccitata dal raggio corrispondente air obbietto . Contro una tale Spiegazione il Sigtior d' Alembert insorge piu forte eziandio che contro la precedente, e calcolando trova che in questa seconda Ipotesi r obbietto comparirebbe con un diametro un terzo maggiore di quauto importi la sua vera pro- spettiva. Qui fa duopo osservare, che come abbiamo tro- vato sopra, il campo della visioue niediocreineute di- stinta non si esiendp, di qua e di la che tuit' al piii lo. gradi intorno all' asse dell' occhio. 1 utto il resto air infuori rimane confuso , iudefinito, sparuio: una solo a cagione dei fascicoli luminosi , die entrando lateralmente ed obbiiquampnte uell' occhio, souo mal riuniti m-l dovuto foco: ma eziandio perche la nostra mente avvezza a concentrare la sua attenzione tutta sugli oi)bietti viciiiissimi all' Asse, sente molta pena c fatica se vuol riflcitere ad un obbietto un po' di- stante dalP asse medesimo: e volendo pur riflfrrervi, si sente quasi suo malgrado strascinata a rivolgere su OTTICA rUESSO CLI ANTICIH 22% d' Esso r asse visuale, j)er poier contemplarlo diret- taiiieiite . Cio preinesso: lio delineate nella Tav.' p.* Fig.* 9.* la forma piu vera clcU' occhio, e cle' suoi Umori, secondo il disegno datoiie dal Sig. Soeiuinering («) uella Tav.- V.' Fig. 3." della sua Opera. Pongo davaiui all' occhio \ni piccol Foro A, per cui raggiano entro 1' occhio due j)uuti B, C, Turio B per I'Asse BAD; V ahro per la linea C A H; r angolo BAG e di otio gradi. Suppougo nell' Umor acqueo e nel vitreo una forza ntVangeiite un j)o' mag- giore
  • zione del Sig. d' Aleinbert , jjresentata in (jualunqne Vt'gliasi asprtio, cade S(^prii erron non percettibdi alia Visia, e pero da non tenerne gran conto . A c bi non a b'lie esominato il sno Campo visi- Lile, tenendo TOcc bio imniobilinente fi*() in iiii dato tcnpo , sfMubrera strano per avventura il sentirsi di- re, cbe trainie gli obbh tti vicinisjuni all' asse ottico, ttitii gli altii romp, riscono conliisi, sparuii , e nide- firiiti; vestiaij piutt(i?to rlie in)uiagiiii vere d'obb.etii. Ma svanira ogni nieravigna , se si [)onga mente alTar- 228 V E N T U U I tifizio, die tiene V occhio per formarsi una Sensazio- ne chiara cli tiute le varie parti d' uii obhietto: I'ar- tlfizio consiste in cio, che noi portiamo successiva- inerite I'asse ottico sulle varie parti cleU'obbietto me- desimo, onde acquistarei di tutte successivameiite una pittura fedele e pura: dopo dl che la nostra Imma- ginazione, sostenuta da que' confusi vestigj , conserva r idea una volta acquistata di quelle parti eziandio che pill non veggiamo direttaniente, per poco non cosi viva e distinta, come se tuitavia le guardassimo in faccia. E 1' occhio trascorrendo su varj punti dell'ob- Lietto, rivolge difatti il suo asse per movirnenti ango- lari, che noi distinguiamo egregianiente, e che sono esattamente eguali agli angoli ottici compresi fra i varj punti suddetti. Talche per ultimo 1' intero campo visibile componesi, parte dalla Sensazione attuale di cio che e vicinissimo all' asse visuale, parte dalla iin- maginazione di cio che si era veduto direttamente un momento prima , ravvivata e sostenuta dai Vestigj laterali, comunque languidi e confusi; ed e poi rego- lato finalmente dagli angoli di rivolgimento dell' asse ottico. Con che un tale campo riesce tutto senslbil- niente proporzionato alia geometrica Prospettiva del Mondo esteriore. Laonde riesce inutile il darci trop- pa pena, per cercare nelle interne rifrazioni delT oc- chio il Segreto, con cui mettere al loro vero luogo le irnmagini degli obbieiti laterali un po' discosti dair asse. Questa industria dell' occhio, e qupsta maniera con cui formasi il Campo visibde, era nora agli An- tichi; e Vitellone la descrive al Lib. 2. §. 65. Gia OTTICA. rUESSO CLI ANTICHI 229 prima di Lui, Euclide avea osservato: „ che noi non t, veggiamo mai tutto iiitero un' olibietto ; e se ci „ par di vederlo, cio avviene per cagione della ve- „ lociia estreina con cui la Vista ne percorre di mo- „ to continuo e successivo le parti, senza ometterne „ alcuna „. La Vista, dice Toloinmeo „ di sua natu- „ ra acuta e vivace , con movimento rapido esamina „ tutte le parti dell' obbietto, diriggendo su ciascuna „ d' esse gli assi otlici , con una rapidita, a cui po- „ che altre son pari: Cosi nasce nel senso complt^ta „ e vera V iminagine dell' obbietto „ . Veggasi Haller Physiol. Lib. j6. Sect. IV. S- 8. FINE DELL OTTICA PRESSO GLI AKTICUI. a3i DEL TRAGI! A II DO OPUSCOLO SINORA INEDITO DI ERONE IL MECCANICO TR ADOTTO D A L C RECO £X> ILLVSTRJTO CON NOTE DAL C AV A LI E RL G 1 A M B A T r I S T A V £ N T U K 1 . Fresentato in Liiu|iu i8ia. L ^ Autore , i\ cui presento un' Operetta fiiiora inerlita , h conosciuto eziandio sotto il norne di Crone l' Antico ; del quale Monsignor Baldi ed altri dopo lui hanno gia favfllato; ond' io mi restriiigero qui ad accennarne 1' epoca della vita» ed il catalogo delle opere . Gli antichi Scrittori noii dicoiio 1' eta in cui sia vissuto il nostro Erone ; nia Io fanno discepolo di Ctesibio , rhe un greco autore presso Ateneo (Lib. 4-) asserisce esser fiorilo sotto il regno di Tolommeo Evergcte secoudo . E sebbene \\ Poeta Edilo celt^bti dedicato nel ten>pio d' Arsiiioe un vaso arcbitettato da Ctesibio, non ne segue percio , come banno concluso con altri il Sassi e Rei^ke , che debba Ciesibio trasportarsi ai tempi di Tolommeo Fiiatlelfo , per ordine di cui fu costruito quel tempio ; imp-^rcioccbe ba potuto uno de' successori di Filadelf'o, anche cent' anni dopo, riporre entro quel tempio e consecrarvi il vaso congeguaJo da Ctesi- bio . Nou vi e dunque ragioue per alloiitauarci dal seuti- 23a V E N T U U I nento del Baldl ; e dobliiamo, sulla (estimonianza di Agatocle riportata da Ateneo , far precedere all' Era coinune di poco pill die un secolo il viver d'Eione; il quale pur cita nelle sue Opere Filoiie Bizantino Scrittore di Macchine di Guerra, ed Eiatostene , ed Archimede . Sono state pubblicate a stampa , ed inserite poi tutte nei Mat/iematici veteres di Parigi 169^, le quattro seguenti Opere di Erone . Costruzione della Balestra a mano . Costruz'wne delle Slacc/iine da lanciar dardi . Cli Spiritali , ossia Macchine niosse per gioco d' aria . Cli Automati , 0 vogliam dire semoventi . Nella Dissertazione precedente ho provato appartenere ad Erone uu Opuscoio stampato sulla Cattottrica ^ ossia su- gli Specchi, il quale venne linora comunemente attribuito a Toloaimeo . Perdute od inedite del nostro Autore sono 1« opere se- guenti . Tre Libri di Meccanica , di parte del quali Pappo reca un eiitratto nel libro ottavo dt-lla sua Collezione, e s'impegnadi contiiiuarlo; ma o Pappo non com()ie la sua opera, o dessa e giuota a iioi iDaricanie del fine, come lo e del principio . Quattro libri degli Orolo^j ad acfjua . Erone li ricorda .nel- la Prefazioue a suoi Spiritali, dicendo cbe (|uesti li d^ come consecutivi di quelli ; ed anche Teoue li cita nel commeuto sopra Tolommt-o . Elementi di Ceometr'm . Prorlo , ne' suoi commenti sopra Euclide , riporta alcune ditnosf razioni non inelegaiiti di Ero- ne ; ma non approva rlie (|nesti avesse ridotto a tre soli gli Assioini di Euclide . Se inlerpruto bene le parole di Pruolo, DEL TRAGUARDO 253 il N. A. area conservato solamente i tre : \ * Le cose eguali ad una terza &c. a." Se a cose eguali s' aggiungono o leva- no rose eguali &c. 3." Se a cose disuguali &c. Di fatti pren- dfiido a tutto rigore il noiiie A' Assioma , si concedfiru clio Erone non avea gran torto ; e Pioclo stesso poi corivieiie , altneno in parte, con Lui . Forse di quost' Opera stessa , commentando Arcliimede sulla misura del Cerchio, avra Eu- tocio ricavato ii metodo per estrarre la radice quadra. Dell' Opera d' Erone stil Trnguardo, -re^l S/oTT^a:, tre sole Biblioteclie sono state, ch' io sappia , aituunziate possederne un Esfinplare; T Iinperiale di P<«rigi , cjui^lla di Vienna, e quella drll' University di Strasljurgo . II Kollario avverte che r esemplare di Vienna e mancante di presso ad un terzo , Dello Strashuigljfsft parlo il Sig. Soliweighauser in un Pro- gramma del 1789, cliianianJo I' Opuscolo rarissinio fra i te- 8ori di tal genere , e proponevasi di esaininarlo piu atlenta- mente ; lo die non ha poi eseguito , a cagione d' essersi oc- cnpato con meritato applauso in edizioni d' autori greci di primo ordine . Avendo io , anni fa, tirato Copia di tale ope« r^tla dal Codice di Parigi , ed avendola recentemente con- frontata con (|nello di Strasburgo, ho jjreso speranza, che possa non riu*cire 116 inutile, ne di*aggradevole il daria Ira- doHa interamente dal Greco . Poith6 i Greci Geoinetri con- fiideravann le operazioni dt'l Tragnardo come nn raino dt-H'Ot- tiea ; co*i qnando I' hiitulo onoti di sua ap(Hovazione qne- sto mio quilsiasi lavoro , esxo potra venire considf-ralo cotno un seguito alle Con^iderazioni ch' ebhi gii I' onore di man« dare due anni la in/orno all' Ott/ca degli Aiitichi . Che sia op^ra di Erone il Mrccanico, mi j^Hrnbra fnor d' ogiii (liibliio ; si perche egli stesso la cita iifH' Opera de- 7. y. p. If. 3o •^^f V E N T U K 1 gli Specchi; si perclje , quaiito al proemio ed alio stile di tiitto j1 resto, essa coinbina a meraviglia colle altre Opere di hn; e si perche Erone il jmiiore nella sua Ceodesia pub- blicata dal Barocci confessa d' avere in essa compilato roz- zamente le cose dette con suhlimita di dimostrazione dagli Antichi, fra gli altri da Archimede ed Erone; afTine die' e- gl»,, di dar mano ai principianti , e come suol dirsi , dalla costruzion di un Mattone insegnar V Arte del fare i Vasi . Vedremo in seguito che il Juniore, nell' anzidetta compila- zione , trascrive , eve non sono dimostrazioiii , interi pezzi deij opera sul Traguardo : ed altri indizj scopriremo , che I'assicurano parto d' Erone il Meccanico. ■Fubblicare il testo originale, sarebbe forse gindicata Im- presa superflua ; non presentando esso n6 fiori di stile , n6 grammaticali singolariti . E non siavi , chi s' aspetti di riu- venir qui neppure lampi di matematica sublime o di recon- dita scienza : vi si troveranno semplicemente descritte e di- niostrate le operazioni d' un' Ingegnere pratico , ([uali costu- mavansi in Egitto , un secolo prima dell' Era volgare ; vi si incontreranno diinostrazioni esatte di Teoremi non compresi lielle opere d'EncIide; e notizie che servir possono a stabi- lire TAntichit^ di certi metodi e di alcuni instromenti . Chi leggera questa e le altre opere di Erone , converri , credo , nel formarne il carattere, dicendo ; ch' Egli era istruito nel- le bcienze fisico-meccaniche, esatto nelle Dimostrazioni geo- metriche, minuto fors'anche di soverchio nella descrizione dei Metodi e degll Istromenti ; sempre intento a nietterne in mostra 1' utilita : e se non giunse all' acutezza matema- tica di Apollonio, al talento inventive di Ctesibio, alia su- tlirait^ di Archimede j pure cedendo a qiiesti tre la palma DEL TRAGUARDO 255 del primato, seppe tuttavia meritarsi I'attenzione di varj scrittoii dei Secoli sussegueiiti . Ho posto cura die la ttaduzione riuscisse cosi fede- le , come permettevano il getiio della nostra lingua, lo stile de' nioderni geonietri , e g!i erroii della niia Copia , egual- mente the del Manoscritto di Strashurgo . Soiio essi in buon iiutnero, sopratutto dove citansi le Lettere delle Figure; le quali ultime, per colmo d' imbarazzo , sono inoltre la piii parte iiiteratnente sformate e guaste . Gia sin da suoi giorni Pappo , con tutto che vivesse in Alessandria , si lagnava di non essergli venuti alia mano , delle opere di Erone , se non esemplari luutilati e scorretti . Ma la natura stessa dell' ar- gomento e il filo del raziocinio insegnano ad ernendare gli eriori e i difetti de' Manoscritti . Ivi dove il giro delle de- scriziuiii potrebbe parere soverchiamente verboso al gusto dei moderiii Geometri , mi sono permesso di restringerlo , conservandone tuttavia con la dovuta fedelta il sustanziale , Ed ho poi soggiunto alia fine di alcuni Paragrafi varie Note conducenti ad uti maggiore suhiarimento dell' Opera insieme , e dell' Argomentu . a36 V JE N T u ii 1 ERONE D' ALESSANDRIA DEL TRAGUARDO I. P oiche V operazion del Traguardo moki fornisce e necessarj usi alia vita e moko e stato detio iuiorno alia medesima: reputo che sia daopo ed illustrare in iscritto le cose lasciate da quelli che furono inanzi me, le qiiali come sopra servono all'uso, e condur- re ad emencia cio the e stato detto men destrameii- te. JNe gia stimo necessario recare in campo le cose noi bene esposte o sbagliate da coloro che m' han precednto; Chi lo vogha, potra giudicare della dif- ferenza fra essi e me. Oltreccio tutii cpielh che tale operazione descrissero, non fauno sempre uso dello stesso Istromento, ma con molti e diversi, pure uno scarso numero di problemi riducono a compimento; mentre noi abbiamo preso anibizione appunto in cio, di soddisfare col medesimo Traguardo a tutti li pro- postici Quesiii. Tuttavolta se siavi chi ne immagini un' altro, non gli sara tolto per lo Traguardo costrut- to da noi di operare eziandio col proprio . BItone Scrittor delle Macchine da ^uerra , ragianandio del prendere 1' altezza dei muri delle Citta che si vogliora battere, dice „ di questa speculazlone essersi da lui favel« „ lato nei libri dell' ottica j avendo ivi spiegato uaa spe- DEL TRACUARDO 2Z^ „ cie di Traguardo „ ( Mathematici veteres p. io8.) . Esso e probabilmeiite fVa quelli , die Erone accenna aver tr^t* tutu prima di Lui questo xnedesimo argouiento . II. Che poi r operazlone del Traguardo molti usi fornisca alia vita, si piio diniostrare con poco. Im- perciocche serve essa uiilineiue alia derivazioiie delle acque , ed alia costruzione delle Mura e dei Porti e d' ogiii inaniera di Edifi^j : Indi a niolto di cio die riguarda la conlemplazione del Cielo; misuraiido sia gli iiuerstizj delle stelle fra loro , sia la loro gran- dezza e lontanauza, sia la qiiantita degli ecclissi del Sole e della Luna : Poi serve alia delineazione dei Luoglii e delle Jsole e dei Mari ; e in generale a tutti gl' intervalli che si vogliono raisurar da lonta- no. Vi e di spesso un qualclie impediinento die vieta di avvicrnarci, od attesa T occupazion dei Nemici, o per r incotitro d' un Fiume che tragge rapidamente. Mohi eziandio, che intraprendono di attaccar le Cit- ta, preparate le scale e le altre macrhine all' uopo , qnando poi le avvicinano alle Wiira si rendono soc- coinhenti in faccia al nemico, per essersi sbngliati iiella inisura dei JMuri, a cagione di loro inesperieii- ra nella of>erazion del Traguardo; giacciie si e co- stretto mai seinpre di preudere tali misure standosi fuori del tiro d' un dardo. In primo Luogo adunqne esporremo la costruzion del Traguardo: poscia ne iudiclieremo gli usi. a38 V E N T u R I HI. La costruzlone del Traguardo e come segue. Ev- vi un sostegiio a foggia, di picci)la coloiiiia, il quale a iiella parte superiore un rotondo pcrno; iiitoruo al perno sia un piattello cin olare di rame ; avente \o stesso ceiitro col pertio. Pouesi- pure intoruo al per- no un cannoucello di rame ; tale die possa girare speditameiite intoruo al mcdt'simo: codtsto cannon- cello, iiella sua parte inferiore tiene aftaccata una rotflla deutata appoggiata sull' anzidetto piattello; e nella sua parte superiore a un plinto, ossia pezzo quadro, in maniera di raffigurare per eleganza uq capitello Dorico. Alia suddetta rotella dentata si ap- pone una piccola vite, i veiuii della quale combina- iio coi denti drila rotella ; Li piccoli sostf-gni della vite souo fissati sul piittello, die e piu grande della rotella. Se dunque gireremo la vite, moveremo in- toruo eziandio la rotella deutata e il cannoucello adereute alia mrdesiiua; questo e aderente alia ro- tt'lla per mezzo di tre piuoli die discendono dalla base di esso entro la rotella e si movon con essa . La vite a al lungo di se un soico incavato sino al foudo de' suui vermi; onde se giriamo la Vite, sicclie il SoIco predetto vada riuipetto ai tlfuti della rotella , que'sta sara libera a moversi . Ponendo allora la ro- tella ove diiede il bisogno, giriamo poi di uuovo un t)Oco la vite, in guisa d' implu-arue i vermi coi drn- ti, e cosi rendiamo immobile la rotella. Sia dunque AB {Tav. 2" Fi)^. p." ) il piattello iutorno al perno, ed attaccato fisso al sostegno; G D la rotella allissa DEL TIIAGUAUIJO sSq al cannoncello ; E Z la vite agglacente alia rotella medesima; LK il cannoncello aderente alia rotella, il quale porta, come si e detto, un capitello Dorico HK. Sul plinto di (]ursto Capitello stanno due soste- gni simili a due piccole righe , distant! fra loro in manit-ra di potervi adattare frammezzo la grossezza d' una rotella; e sul plinto stesso fra le due righe evvi una vite aggirantesi, i piccoli sostegni di cui . . . Qui trovasi nei Manoscritti un vuoto , che dovea con- tenere la descrizione iutera dt.l limaneiite delta Maccliina. Ma cio die manca , possiaino iiiduvinarlo da ([uaiito ne dice rAiitore, nell' atto d' applicaria alia solu'.ione dei varj Problemi . Irnperciocch^ il Traguaido aveva una Riga, per mezzo della quale si prendeva di mira I' obbietto cFie volevasi misurare . Questa Riga girava , radendo la super- ficie d' un piatto graude abbastanza per poterne dividere r orlo in 36o. gradi , ed in parti di gradi (XXXM.). II Piatto dovea aoclie esser piu grande, se con esso dovea- no risolversi con qualclie tolerabile esattezza i problemi dei 5. XVllI. XIX. e XXI. Esso disponevasi in qnaliinque Piano intlinalo, od aiiclie peipendirolare all'orlzzonte (XVIII. XIX. XXXII.). Con ci6 potevasi mr^ttere la Riga altresi in qualsiasi posljura inclinata, e fifsarlavi (X.XIV. XXI.). La Riga poteva levarsi facilrnente dal piatto e poi rimettervisi (XXXII.). Eravi finalmente un Semicircolo, per mezzo del quale la Riga portavasi a miiaie alto o basso, movendosi in un piano perpeiidicolare all'Orizzonte (VIII. IX.); e qupsto semicircolo dovea esser mobile fra i due sostegni alzati sul plinto, dei quali I' Autore paila un momento prima della interruzione dei Manoscritti- Da una Figura poi deforrae affatto , che e nei Manoscritii 240 V E N T U R I medesiml, argomento ; the la Colonna portantc T Istro- m^nto pojigiavasi a tie pit- di ; die come le Riglie le quali vedirm destiuate fra poco all' operazii>iie del Livello, Kssa avea un peso pendente, affiiie di metteria in siiuuzioii vertinalei e clie i lori d«Ua Riga, attraverso df.' quali si tiaguardava , erano tagliati a mo' di croce . Da tali dati si vede che. I' Istromenlo di Eione avea molta soiniglianza coi tnoderni Teoduliti; ed era press' a poco come 1' ho dispgnato iiclla Fig/" 1 .' Ho poi coiiservato nella Fig." a.* alcuni disegni grossolani del medesimo, ([uali si veggono nei due Manoscritti . Forse quando trattavasi di livellare, allora toglievasi il Caniioncello L K e tutta la parte superiore delta Macchi- na ; mettendo in sua vece con un altro Cannoiicello , la Riga descritta nel §. su^seguente . Ma poiclie Erone si • di. liiarato sopra dt eseguire tutte le operazioni con un so- lo Istromento ; lio preferito nella Fig* 1.* di poire sul Piatto superiore la slessa Riga dt-l Livello , die I' Autore passa era a descrivere ; e die, versata I' acqua funri dei CMiinonrelli di Veti'o , puo eguulincnte bene tervirc alls •Itre operazioni . IV. comblnnno toll' enunzlato perno, e qne- »ti liin<>,hi e concemrici al pt-rno spDijiono in aUo qiiisnto e quattro dita. NtlT iiutrvailo che e fia li due 6j>orti s' iuta'itra una Riga ni traverso, avt-me la luiip;li<"77.a di (juattro cuhiii, larga e gro8«a cosL che romhiiii ooli' anxideito «j)azio , dal quale sso misurare alia Pertica la A G; onde posso sa- y)Hre eziaudio quanto sia la A B relativamente alia Ptriica . Di>ve traduro Pertica^ W Grrro ^ STnpre tflc haSt^-tiv^ clit* e >/na cosa ripiegata a mo' di Cotnpasso Forse i Gre- ci preiidrivaiio le hrevi liingliezze col compasso, roiifion- taiido poi (|uesto col Campion di nii'^ura . Dico le ^reiv ; perclie qiiando si tratta di iunglH'Zze nntahili , Ernup le mi. 3." fig. jj. ) AB, (^V>. Fongo il Traguardo sulla spoiida (^V)^ per es. in E; volgo la Riga, siiuhe per essa apparisca un punto D sulla medesuna sponda; e girando poscia in- tonio la -Riga, condiico la £Z perpendicolare ad ED; indi piego il seinicircolo , finclie sulla sponda oj)posia si vegga luugo la riga il puuto Z ; e j)oiche si con- cepiscouo parallele fra loro le due sponde, la E Z pi^rpendicolare alle medesime sara la larghezza del Fiume. Prendasi duuque, come abbiamo iinparato so- pra (Vlll), la distanza EZ relativamente alia Per- tica; e diremo esser questa la larghezza del Fiume. Questo facile Probiema scioglie ezlandio Giu!!o Africano ne' suoi Ricaini ( Mat hem. Veteres p. 296). Lo scioglie pure ed anclie piu smiiplicemente Gimiio Nipso , o chic- cliesiasi altri fra gli Scrittorl Anrarj (pag. aM5 del Goesio); dove inspgna come si possa colla linea agrimeusoria saltare di la del Fiume . Forse iion e statu sittora compreso iotc- ramente (juel Fragmento ; dall'Edltore poi lo e stato me- no che da tutt' altri : onde lo riporfer6 qui, aggiuugen- dovi soltanto del mio , per renderlo piano e cliiaro, la Figura e le Lettere : Servir^ esse tutt' iiisieme a far coiio- scere la dicitura de' Romani lugegneri . Vedreino a suo Luogo rosa fosse il Ferramentum e la Groma (XXXII); per era basti sapere , che era una specie di squndro . „ Varatio Fluminis . Si in agri quidratura tibi dictanti „ occurrerit flumen quod riecesse sit varari , sic facies . „ Rigor AC {Tav. 3.^ fig. ia) qui iinpingit in Fluvio , DEL TRAGUARDO sHl „ exJnde versuratn lacies in B . In quam partem verteris , „ totrantein ABE pones. Deinde transieres fcirapientum „ in enm rijfoiem B E <|uem dictaveris;, ex eo rigore ABC, „ i|ui ill Flumen in)p('gfrat . Deinde trasleres ferranieii- ,, turn in E , et coinprelienso rigore EB quern dictasti, „ versuram facies BEF in partem dexteram . Deinde exi- „ ges medium ilium rigorem EB a tetrante B, et divides „ ilium in dtias part«"9 BD, DE, et signum D [lones . ,, Deinde fij;es perpensum Ferramentum ad signum D , „ (|nod dividit duas partes BD, DE quas divisisti . (cosi ), legge Rigalzio). Ex fixe Ferramento et perpenso com- „ prelienso rigore ad umbilicum soli ( la linea compresa fra „ ii centro dcllo squadro ed il punto D dovea essere a „ piombo sul suolo oiie si suppoue Orizzontale) , emissura „ perpendiculnm cum super signum D ceeiderit, percutis „ gromam , donee conipreli^ndis signum H quod posueras „ trans FInmen . Cum diligenter comprelienderis , transit „ ex alia parte Ft^rramenti , et manente groma , dictabis „ rigorem D F . Ubi se conseruerit norma tua E F cirm „ eo rigore DF quern dictaveris , signum F pones, et exi- ,, ges numerum FE a signo F ad tftrantem FEB . Sed „ quia linea B E ([uam secueras medium D duo trigona „ ostendit D B H, D F E, et quia Cathetus B D Catbeto „ DE par est, erit et basis B H basi E F par. Quantus „ ergo numerus basis EF, jujjctis trigonis quae exegisti „ fuerit , tantus rigor B H alterius trigoni BHD, cujus J, rigor B G impactus in fluvium . Salmasio avea rettamente compreso , cbe nell' articolo pur era esposto oarare significlii passare il Fiitme; ma Goe- sio pretese che vi si trattasse piuttosto di prenderne la Curvatura, ed k r.ondotto poi seco in errore sopratutto i Lessicografi . Coiiviene quindi assicurare di quel vocabolo in pit^no la parentela e la interpretazione . Convengono gli Eruditi essere f^ara uno stromento bl- forcuto, che Orazio chiamo Amiteiti} e Vi rgi I io /«rca« bi- 252 Vent ir ii i cornem . Scljneider meglio di Forcellinl lia veduto clie Vara in Columella e una Forcella vfstita di paglia . I'arce. presso Vitriivio debbono iiitendersi Tiavi aggiogate iiisiptne a mo' di uu A gieco, onde sosteneie con esse il tetto del- la Testudine militare . Varus adjettivo si applica ad uii Oggetto divergente da un altro, ed e sii)onimo di various. I Lottatori spitigevaiio intianzi varus manus, brachia vara, cioe divergenti ; della forza in tenerle cosi per lungo ten)po spinte innanzi e distese Dione Giisostonio loda I'Atleta Meiancoma ; ed Eustazio altresi ne parla (Iliad, fol. i3ia, 13^4; ed OJiss. fol. 1839). Secondo Varrone , un bel Cane dcibbe avere crura vara; i Geoponici tradussero o-xa.a/Jortfj: ; dal grfco e-Kxij.j2oi noi abbiamo derivato sgJiembo e sghimbescio nella stessa significazione di varus, volgente cioe in, traverse ed a schisa, tk^.w. E quand' anche le gaml)e d' un uon)0 fos- sero fVa lore divergenti dal basso all' alto, potrebbono tut- tavia , come presso Celso , cbiamarsi varce , ossia poste a sghembo . Dal neutro varum { raddolcita la r) Jeiivasi Pa/- lutn „ vel quod ea varicare n<>ino possit vel quod extrema „ bacilla fiircillata sunt ad moduin literae V„; cosi etiino- loffizza Varrone. Similinenle [''ara cornua presso Ovidio sono corna dilatate e divergenti ; Vara ingenia presso Persio sono Ingegni disparati ; e Regiila varo pede presso quest' ultimo Autore e uno squadro f'allace percl)e ha le ganibe diver- genti fra loro in angolo ottuso . Various e oolui cbe a le gambe o le cosce slargate . (Ovid, de arte . Apuiej. lib. i). Analogo ai precedent! b il senso dei due Verb! varare e varicare. Enniodisse consiliis ohvarant; discord.ino, di- vergono d'opinioni. La meri'[r\rp divaricat pedes suos omni transeunti . Presso Plinio I'AratorH «siam niisurare, esseudo dalla no- stra handa. Sia BE>G\; preudo EZ— BIl — GA; sara ZB eguale e parallela a G A; oude auche AB e eguale e parallela a GZ; la quale uliiina possiam mi^urare . £ sappiaino eziaudio la posi/ioue di AB, giacclie le ahiiiam trovaio una paralitla . Si puo anchf preudere altriinenti T iiitervallo AB* Ponco d Trasiuardo d«)ve vt^jxlio, per es. iu G [lav. 5." Fr^. J4)\ tu'O col uK'desiuio le due GA, GB, e le misuro ( VUl). Piendo GD the sia una cciia par- 254 V E N T U K I te di GA, per es. la deciina; e prendo CE, che sia la stessa parte di G B. Congiunia la DE, sara essa pure la decima parte di AB, e parallela a Lt-i. Ma posso misurare la DE, che e presso ine. Duiique ho eziandio la misura e la posiziotie di AB. Lo stesso si otterra funiiaiido in siniil maniera col Traa;uardo il Trian^olo GZIl alia baiida opposta di AB. Erone it Juniore a copiato senza Diiriostrazlone , cotne far suole, la .soluzione di (juesto Probleiua nella a.', 3.% e 4.' Propdsizione d«lla sua Geodesia tradotta dal Barocci . Lo strsso Problema secoiido il primo metodo d"' Erone •cio^litt pure Igirio nei suo Gromatico . ( Eilizl/)(i dt^l Goesio p. io8). Ma bisogna , coereiitc inf ute alia soluzione di Ero- ne, correggervi le lettere, e (juaiito alia Figiira , e (|ajtito fil testo ; altrimeuti , prase come stamio , il passo e iniu- teiligibile . Eccone a mio avviso la Figuia vera e le Cor- rezioni . ( Tav. 2/ Fig. 3.' ) ,, Sit ergo forma Conspectus A B C D . Nunc linea pri- ,, mum constituta quae est inter BD , conspiciamus signuin „ A ; ex B prolate per exiguum rigorem BF Ferramento , ,j normaliter pauras dictabis metas ex signo F (per FG). „ Prolato iterum exiguurn Ferramento in signo E, signum „ A conspiciemus , ita ut rigorem ex E missum (ad A) „ secet signum G. Et quicumque numeri fueriut, sic ob- „ servabimus: quomodo fuerit EF ad FG , sic; EB ad BA „ tractabimus, erit (luec) longitudo conspectus inter B, A . „ Eadem ratione et alteram partem D G conspiciemus „ (ex. gr. ex MNO). Quanto deinde CD longior fuei\t „ (quam A B ) ., signo H notabimus . Ex signo hoc in B ^ rectaoi liueam injungemus UB, quae erit ordinata AG. DEL TUAGUAKDO SSS XL Data una Retta; lirare al punto estremo di essa una perpendicolaie, senza approssiniarci ne alia da- ta retta, tie al suo punto estremo. Sia la Retta A B ( Tav.'' 3." fig. j5. ) e si tratti di trovare la perpendicolare tirata dal punto A . Si trovi presso a noi la posizione di A B (X); e sia qnesta G D. Porto il Tragnardo lungo la G D con- servanclone senjpre la Riga diretta a astatiza chiuro ; sia perche tale Ibsse il caratlere del suo Iijgtgiio . XVI. Forare Pozzi sul monte, che vadino giu perpen- dicolari a trovare T escavazion precedeute. Sieno A, B ( /'.It-." 4-" fi'i- 20. ) le due Estremiri della escavazione; e sieusi trovaie, come so()ra , le due TA, XB suila direziou dello scavo. In T ed A pougo riite sul suolo le due Biglie IE, ed AZ; por- 260 V E N T U Jl I to sul monte il Traaiiiardo ad una convenlonte ell- stanza per es. in U ;, in inodo che [)c'r la sua Riga KL si veggano insieme le due TE, AZ. E stando ferma la K L, trasferisco una delle altre due, per es. TE piii in la del Iraguardo, portandola iniorno seni- pre ritta sul suolo, ciuclie messa per es. in MN si trovi in mira di KL. 11 punto M sara a pioinbo sopra lo scavo. Cosi proseguendo, prendero sul mon- te piu aliri punti; p'^r i quali conduc^Mido una linea, tutta giacera a |)i(>mbo snllo scavo. E la troveremo egualuiente, inconiiuciando di XB. Dd essa linea forando i pozzi , andremo a trovare lo scavo; die qui si suppone tuito in una sola linea retta. II seguente 5- XVII. trovasi nel MS.'"* dopo il 5- XIX. lo 1' ho trasportato (jui , per essere argoniento analogo ai due ^.' precedenti . XVII. Essendovi una Cava sotterranea (tortuosa), entro la quale sia accaduta una rovina: trovare nella Cam- pagna il punto da cui forando un pozzo vadasi ad incontrare la rovina ; sicclie per cjuel pozzo possano trasportarsi fuori li materiali della rovina, od anche della costruzione . Sia ABGDE ( Tarallelo alia base. E poiche suoi lati sono le due ZGA,ZEB, pero I'ar- 00 A F B e simile a GDE, Similmente, se volessimo che la AFB sia piut- tosto una pufzioue d' Elisse, od un intcra Llisse , od DEL TRAGUARDO 265 anrhe una Parabola od iiii Ipcrbola, ocl altra linea qiialun(|ue; nc descriveremo una simile sopra d' un assicella, e questa adattandola sul |Diano, in mauieia die vi stia (issa, e die la linea tagliaia sulT asse spor- ga fuori del piatto, opeieienio tiel resto, come quan- do si e trattato di descrivervi un arco di cerdiio. Clie se> si vopjliano desciivere lalt Linee non so- pra un Trrreno orizzoiiiale, ma sopra un altro piano; porremo il piaito parallt^lo a (ju^l piano , sul quale dehhe de^rriversi la Linea ; e faremo il resto, come sopra. Qui pure nasce un cono segato da un piano paralldo a quello, sul quale si vuol disegiiare la li- nea. In siniil guisa delineerenii) un. Ponte . II piatto G D E lo ridurrenio parallelo a un dato piano cosi. Sia \\ dato piano K L AI N { Tav." 4." fig. 23). Si trovi la p>)sizioiie della K L in sito presso a noi (X e Xlll ), e sia questa O P; similmente si trovi la posizione d» L iVJ in PR. Sara il piano OPR parallelo a K L j\L Dunque incliuaudo d piatto ii» modo die il suo |)iano passi per le due O P, P R r avro messo paralldo al piano K L M. XIX. Col mare 11 n Terreno, sicdie es-so prenda la for- ma di una data porzione dt superficie sferica . Sia il luogo dato A BCD {Tav." 4.." fig. 24.); e il suo punto di mezzo E. Per questo si conducauo col Traguardo sul Terreno quante si voglia rette AG, B I), F 11 Sic; liingo le quali si piantino bacchette riite sul suolo . Quauto diremo d' uua di esse hnee 264 Vent u r i BD, s'intendera d'etto siinilinente delPaltre. Si plan- tiiio lungo lu B D le bacclieue KL, iM i\ , O P, Q (1, 1 Y, e siu sill platto dfl Traguardo 1' arco S T V si- mile alia sezioiie della colmata . II piatto si meita peij)endicoiaie all' orizzoiite, e si disponga (jiii pine una Riga X Z, sicche i ilaggi X S, X V vadaiio ai putui B, D. Poi dal punto X per I' arco S T V si mirino sulle bacchftte 1 j)iiiiti K, M, (), Q, I; qiie- sti saiaiino nella sezioiie che si vuol dare alia col na- ta. Facciasi lo scesso riguardo alle reite AG, Fil, &c. Applicando con la dovuta cautela altre Figure al Piatto , conforine a quatito e di*tto ii<»| ^-XVIII., si potranno dare qui pure alia Golmata altre furine rotonde oiire la sferica . XX. Incliiiare il Terreno in un dato Angolo, sicche r inclinazione del mf'desiino diriggasi all" angolo d' uti rombo posto in sito orizzontale ( Tav.'^ ^.^ Jig. 2.5. ) Sia il rombo A B G D ; e T angolo d' inclinazio- ne che vogliam dare al Teireno da A verso G sia r angolo E F H. Dai tre puiui A, B, D si alzino perpendicolari all'orizzonte le AK, BL, DM. Pren- dasi F H= A G; si aizi la perj)eiuJicolare 11 E; e si fciccia A K = II E. Coiigiunta la KG, I' angolo KG A sara T inclinazione voluta. Da B si tiri la BD; sara essa perpeiulicolare ad A G in O . Prendasi F N = G O ; si tiri N P parallela ai miiiore, converra agginngere I'area MHPZ, fniche il tiitto insieme pareggi o superi il settimo. Lo siijieri ; occorrera in tal case tirare la RS, che dal Trapezio INJZPIl levi la porzione HZ PS egiiale all'eccedente. Come cio si eseguisca, lo dimostreremo in seguito (XXVJII). Sara cosi T area ARS una delle porzioni £ s' iutenda farsi lo stesso per le rimaueuti porzioni. XXV. Essendo scomparsi i termini d' un Podere, salvo due o tre, e avendosi il disegno del Podere, trovare i termini restanti. ( 1 av.'^ 5.'^ Jis,. 29.). Abl)iasi il disegno fatto secondo il metodo del §. XXllI., ed a|)pari5cano sul campo i soli termini B, II. Si tiri col Traguardo la B li che sara data di posizione e di quaniita. Si prenda in essa una data porziofie B T. Dal disegno abhiamo il valore delle due BS, SH. Possiamo dunque avere il valore det due Cateti TU,L)B sul C^ampo facendo Bn:BT:= II S : T U = S B : U B. Prendasi una cord.cr^lla X Z die non possa allnngarsi , egnale ai valori trovati di T U -»- U B e si segni in essa il pnnto Y, die la di- vida in dne parti X Y = T U, ed Y Z = L U. E^e- guito tio ; meitiamo sul campo il capo X della cor- ayo V L N T U R I da in T, 1' altro Z in B, e prendendo il punto se- gnato Y, lo lirianio, esso andra nel canipo a cadere sul puiuo coriispoiideiite ad U . Tirando ora sul Carn- po la B U, porteremo su d' essa la niisuia della BK { indicata dai disegno); e dal punto K alzando la perpendicolare KA, e su questa poiiendo la sua Mi- sura ( dataci dal Disegno ) , avremo determinato il punto A . Or poi iroveremo anclie gli altri puiiti ( del Contorno ) , teuendo dietro alle rette perpendi- eolari del diseguo, ed alle misure notatevi . II diseguo, di cui paria Krone, e un semplice scliizzo delle linee agrimensorie , colla loro rispfttiva lunghezza notatavi coiitro neH'atto di rnisurare il Gampo. Se i due termini sussistenti ancora, fossero per es. D, M; s' iutenda proluiigata la DP siuo a ric<^vere la perpen- dicolare MO. Calcolando sui numeii scritti nrllo schizzo , si trovera facilinente il valore di DO, e di O iVl . Oiide eiamo di nuovo nello stesso caso delle due BS, ed S H . Qualche Analogia con questo §. XXV. , ma piii ancora col 5- Vn., a il Problema , die scioglie uiio degli Autori de Re Agiaria ( pag. i86 ) in seguito della Varazione del Fiume . Lo riporto qui , aggiungendovi del mio la Figura 3o , e le sue Lettere; per mancanza delle quali sono per- suaso che quel Fragmento e rimasto siiio al di d' oggi un mistero . Trovato nei Gampi assegnati ad unaGoIoriia, un terinine autico A . trattasi di scoprire it Liinite A G . L' Anoniino suppone che dal termiiie trovato A non possa a cagione d'oitacoli intermedj, vedersi T altro assai lon- tano G . Egli in tal caso presc.rive di piantar quattro can- ne o mete in linea ai lati del Termiiie A gia scoperto ; e coir ajuto d'esse vuol che si tenti di tirare la linea del Limite AC: „ Incipies, quattuor metis coniprehensis di- „ Glare limitem in quaai partem iturus es. Si Lapidem G D E L Tn A o u A R D o ay I „ invenerls, scias te liniitein teiiere . Si vero varatus ( di- „ vergctM/o (ltd limite) iiiveiit;ris , nude tibi veiierit DC , „ vtTSUrain f'acies , ita ut jjpf piiiictuiii dccisi lapidis G „ rigor CD tibi occurrat in D. Cum ita feceris , tetran- „ tein pones ADC; et deinde reverteris ad Lapideni A „ nndft priiiiiiin cteperas , et ciiltellabis usque ad tetran- ,, tciii D , et a tetrante D uscjue ad puiictuni C lapidis „ aiaiu deviato divergendo „ 12, o 17 Piedi (inanca iiel testo ii XII), fareino cosi . „ Divideieino seiiipre il totale del liinile trascoiso A B , J, oude avenie la ragione all' intera divergeiiza , come uel J, case S75 lo dividi) all'occorrenza per 12, e nasce 3o ^ , ,, o per 17, e^viene 22, colla differenza di uno uel to- „ tale . Di (|uesto calculo ci se.rvirerno a qualuncpie porzio- 5, lie di limite e di divergeiiza da riinettere , aiidando sia ,, indietro sia in avanti di B; onde sapere (piaiito per cia- „ scuna rimessa dobbiamo agginngere ai uumero della de- „ viazione da correggere se andianio in avanti, o levare „ se andianio indit'tro. „ Nei Carnpi divisi (fig. G.') Q, R, S &c. talvolta non „ si trovano lungo le centurie in M, N, O i termini, ma „ beusi sulle linee divisorie, come in Q, R &c. Se questi „ fanno vedf^rii in D essere deviato dal termine P per la „ (piantita P D , ti scrviiai del limite estretno EPD, cal- „ coiando ivi la pmpoizione di GP a PD. Con (juesta „ regolerai le Ipoteimse corrispondenti CQ, CR, C6 &c. ,., e piantati ( secondo il calcolo. suddetto ) i segnali M, „ N , O tirerai i liiniti d.-i Campi C M N O R . „ Ma se il 'I'ermine A (Jig 7.*) sia in un angolo , o J, r altru C in un anguio lo . Si co(nporra cosi . Sia AB=i3; BG = i4; G A= i5. La loro semisomma verra =21. Si)tirag- gone 1 3, resta 8; poi 14, rests 7; poi i5, resta 6. Moltiplicando fra luro aix3x7x6, nasce 7066; di cui la radige H^ sara T area del triangolo. DEL TRASUARbC 2-J() Abhiamo qui finalmente antica e semplice la dimostra- xioiie di un Pioblema diveimto celehre fra le curiosita geo- metriche . Delia storia del quale dal tempo di Luca Pa- cioli in poi , averido parlato Kliigel nel suo Dizionario matematico , io mi restiingero a darne qualche notizia presa nei secoli anteiiori a Pacioli . Nella Bibliofeca di Berna conservansi due Codici scritti r uno del 1004, I' altro circa un Secolo prima, diversi fra loro ; i quali conteiigono la Cfometria di Botzio stra- volta ed interpolata con Fragmenti presi da Columella , Cassiodoro , Isidoro , e dai Romani Gromatici . Fra questi Fragmenti uno risguardante la misura prafica delle Figure •uperficiali e scritto d' uno stile meno tortuoso e piii natu- rale di quello della Geometria di Boezio , onde pu6 vero- similmente conuietturarsi lavoro d' alcuno dei Bomani Gro- matici . Contiene questo fra le altre pratiche operazioni ancbe la seguente . Omne trigonum una ratione podismare , ut puta orfho- gonium, oxigonium , et ambligonium . Sic quaeritur . Cu- juslibet ex tribus triangulis tres numeros jungo in unum ; ut puta orthogonium , cujns nnmeri dantur, catlietus (|ui- dem pedes sex, basis ped. Vllf, liypotenusa ped. X. Hog tres numeros jungo , fiunt XXIV . Hiijus semper sumo di- midium , idest XII . Hoc sepono ; et de hoc nurnero idest de XII tollo singulos numeros pono sub XII . Item basim ped. VIII tollo de XH , relii)nnm pono sub VI, Hypotenusam ped. X tollo de XII, relincjuuntur II, po- no sub IV. Deinde ninltiplico VI per IV fiunt XXIV; hoc duro bis, fiunt XLVIII; boc diico per XII, fiunt DLXXVI . Hujus sumo l.itu? , idest XXIV ; erit embadum . Oserei asserire, die Boezio a preso dai Fragmenti so- pracitati molte delle openizioni di pratica cb' Ei riferisce, traducendole nel suo stile degenere dalla purezza e sem- plicita degli Anticbi . Fra moiti esempj cbe potrei addur- ne in pruva , mi regtringo al scgueutc . ' 2o0 V E N T U R I Presso l' Anonimo, Pre«so Boezio , iSei Codici Bernesi . Edizione del 1070, pag- I'JaS. Omiiis forma normaliter Omnis tetragonus normali. ♦piatuor liiieis comprt-lien- tcr constitutus , latiludinera sa , si longitude ejus per lotigiludiue muliiplicanle , a- latitudinem meliatur, ut si realem coiistiluit planitudi- XV per XV ducas , facient ncin, et podisuium sine dubio CCXXV, (|ui sunt cbiistrati ahsolvit . Ponalur tetragonus pedes subjecta; foruise . pari nuinero cousignalus, idest 8,cjuos perse, latitudinem per longitudinem multiplicans 64 efficiani , einbaduin videlicet subtui descripti tetragoni . Tre Geodesic diverse fra lore s' incontrano col iiome d' Eroue il juuiore . La prima tradutta t. pul)biicata dal Barocci. La seconda rislretta e breve, della quale posseg- go una copia matioscritta . La terza diversa atfatto dalia prima, e piu diff.na assai della seconda; il Dasipodio lie pnbblico alcuui tratti in 8." del 1579; il Montfaueon dal- ia medesima estrasse il Fragmento sui Campioni delle mi- sure inserito negli Analfcta grcsca 4-'" 1688; e [)rima di que' due Letterali Giorgio Vyll;i ne avea tradotto le ope- razioni praticbe, I'ormandone quasi per intero il suo XIV Libro de expetendis et fngiendis rebus . La prima delle Ceodesie suddt-tte non ronliene il Problema nostro; bensi Jo lianno le due altre , ma senza dimostrazione , se(u)iido 1' uso dri loro Aiiiore . E pu6 ognuno legjrrlo , tradotto come sopra dal Valla, rogli stessi nnm» ri i3, i4i i'>, t-"he abbiam veduto recnti in esernpio da Krone I' antico ; del quale il Juniore teneva I' Opera sul Traguardo alle mani . Egiialnieiite senza diinostiaziotie viiiie sriolto lo stesso Problema ncHa inedita greca geomelria di Ciorunni Pedia- simo scritta sul gusto di quella del Cioviue Eroue . 1 DEL TRACTJARDO a8i L* Accar!emia di Basilea possiede iin Codice manoscritto antico , nel quale tradotto da ({unlclie lingua orietitale in uii barbaro latino si l''gge uii Liber triiim fratrum tie Geo- metria . Comiiicia : Verba filiorutn Moysi filii Sehice, iilest Mahiimeti, Hameti , et Hason . Li tre Fratelli recano al- curie diriiostrazioni prese da Arcliimenide e da Mileo ( co- si , iriv«c« di Arcliimede e Menelao ) sulla inisura del cer- cliio, della Sfera, e del Coiio; sulle due medie proporzio- nali ; sulla trisezione dell' angolo : „ Et posuimus praeter „ id moduni conveiiieiitem <|uo scitur embadum omnit „ trianguli ; et isto modo quanivis jam usi sunt multi ho- „ mines et sciverint ipsum , tamen ipsi omnes usi sunt „ eo, aut plures eorum , secundum modum credulitatis, „ prsetercfuam quod sciverint demonstratiotiem super ejus „ veritate,,. La dimostrazione cli' Essi danno del Metodo di Erone combina , e quanto alia figura e quanto all' es- senziale del raziocinio, con quella di Luca Pacloli . Ma la dimostrazione di Pacioli e tradotta quasi lette- raliiiente dalla Geometria di Leonardo Pisano, la quale ho veduto manoscritta presso il Cbiar. Sig. Prof. Cuglielmini mio CoIIega , ed io pure la trascrissi nel 1797- dal Cod N." 7i^3. della Biblioteca di Parigi . E uoto che Leonardo aveva preso le sue cognizioni niatematiche dagli Orieutali . Ramo , alia fine del le 5cAo/i.rti. Allorclie aduii([ue vogliamo investigure, quauii gradi 284 Vent if 11 i sia r intervallo fra due stelle, sieno queste erranti o fisse, od una (issa e 1' altia eiraute, toglierem via dal piatto la Riga con cui rragnardiamo, e quindi inclineremo esso piatto, sinche sul piano di lui si veggano auibedue insifme le sopraenunziate due stel- le. Poi ripongovi la Kiga secondo il consueto, e stan- do fermo il resio, la giro in nianiera di veder con essa una delle due stelle; e potato su qual grado e parte di grado cada uno dt-gl' Indici, giro la Riga sinclie in essa comparisca 1* altra sttlla. Notando in- di similmente il grado sul quale trovasi ora il mede- simo Indice, conoscero la quantita dei gradi che si comprendono fra i dne punti noiati; e diro che al- treitanti gradi sono le due stelle distauti fra loro. XXXIII. Perche taluni, a ben poche operazioni del Tra- gnardo , fanno uso della cosi denominata Sielleua ( Astcrisco), giudichiamo percio convenieute di avvlsa- re colcro che prendono a servirsene, che cosa avveuga neir uso di essa; affinche per ignoranza non sbaglino senza avvedersene. Gia penso che coloro i quali ne fanno uso, avranno provato 1' incommodo che nasce j^M dal non fermarsi speditainente le fila onde pendono ^M i pesi; contiiiuando esse a nioversi del tempo, sopra- ^* tutto se spiri venro force. Percio volendo certuni ri- niediare a quest' incommodo, tentano di applicarvi tubi vnoti di legno , e fannovi cader entro i pesi , afHnche non sieno percossi dal vento. iMa se i pesi toccaao ai tubi, le fiia non rimangono esauaniente DEL TRACnAUDO 2o5 pprpendicolari all'orizzonte. Poi quand'anclie si rie- sca ersure e i tetranti , mirando sul piano degli altri due fili . I Glossarj anticlii interpretano Grama il Traguardo da misurare. Gli Agrimensori Roinani nomi- nano promiscuamente la Groma e il Ferramentum\ ma tenibra che in significazione piu stretta, il Ferramento fosse il sostpgno della maccliina piantato in terra , e die da Lni fosse bilanniata {perpensa) la Groma co' siioi fili pendenti per traguardare : tuttavia il Ferramento era pre- so soveiite per la maccliina intera . Ecco le prove di cio ; le quali serviranno anche a di- ciferare alcuni passi oscurissimi degli Scrittori de re Agia- ria . L' Anoniiiio alia pag. 2i>{. vuole die se una linea Agri- mensoria e assai Innga , es?a si faccia a piii riprese ; sic- cbe dopo averia cominriafa con una posifura di S(|iia(lro , dobbiarno „ ffrramento primo mutato , omnia iiidomita „ perpenso dirigere, ft linjus ex omnihiis cornrcuUs ex- „ pensa ponderihus et intfr se comparata fila seu nen-ia „ itaperspicere , donee proxima , cousumplo alterius ( ddia DEL TRAGUAKIJO aSy „ posltura precedeiite ) visu , sola metiatur : turn dictare „ metas , et easdem transposito inter extrenia metae feira- , inento reprehendeip ; et eodem moinento quo tenebatur, a ccepto ligore ad interversiiiain aiit liciem perdiicere . , Omiiihus autetn iiiteiversuris tetrantis locum [)erpeiidi- culus ostendat ,, . Ed alia pag. a86. „ Perpenso ferra- mento compiehendis signa , quae posuisti in li- ,, mitem , aUhijue corniciiUs tenebis aliutn liinitem „ . Igi- iio , fra gli Scrittori di cose Militari , dice die il sito di mezzo degli Accampamenti si cliiaina Groma eziandio per- che „ in dictatione met£E , adposito in eo loco ferrarnento „ groma superponatur , ut poitse castroruin in conspectu „ rigoris sni stellani efficiant ,, . Ciduinella cliiama Stella due riglie clie si tagliano come un X (IV . i3) ; e nelle pergo'e della vigna chiama Stella la croce foimata dalla pertica orizzontale , dove aggiogata si tiaversa coi pali ritti sul suolo (IV. 17.27 ). Li Copisti e Critici Anticlii segua- vano alcune parole coti un Asterisco ■> il quale altro noa era clie una Crocetta con quattro punti negli angoli . II sostegno di tale Maccbina piantato in terra dovea portare neiia sominita un becco o rostro sporgente fuori in traverse, dalT estremo del quale pendesse la Groma; altrimenti se il sostegno fosse state sottoposto , come una colonnetta, al centre della groma stessa , avrebbe impe- dito di poter mirare per i due fili oppesti . Quindi alia 6opracitata pag. 286. si legge „ Figes ferramentum ad la- „ pidem Fixe ferrarnento convertes ad uinbiiicuiu „ supra pvinrtum lapidis, et sic perpendis ferramentuni „ . Lo die significa : „ Pianterai lo sqnadro in terra presso la „ pietra di confine; indi ne girerai il rostro sincbe venga J, a corrispoiidere perpendicolarinenfe sopra il mezzo della „ pietra; ed allora porrai in equilibiio la sua stellctta „ . a 88 V E N T u u I X X X 1 V. Ci sembra che sia come nn seguito all' operazion del Tragnardo il prendere le distaiize siilla Terra per mt^zzo del cosi nominate) Odometro; onde non si deb- ba , servendosi della catena o della corda , misurare lentamente e con pena; ma viaggiando in coccbio si possa dal rivolgimento delle llote conoscere le di- stanze suddette . Altri a dir vero prima di noi e-spo- sero alcuni metodi per esegiiir cio; ma ogouno potra decidere fra 1' istromento da noi qui descritto, e quel- li dei precedent! . Facciasi una commettitura a mo' di cassetta qua- dra , nella quale tniia dovra contenersi la maccbina spguente . Dentro della cassetta ( ho supplito qui una riga, o forse j)iii , che nianca nel testo) rasenie il fou- do e parallfla ad esso adattasi una rotella di rame» cbe porta aflissi nell' orlo otto bastoncelli. Nel fondo medesimo della Cassetta apresi ima fendiiura, per la quale un punteruolo, |>iantato sul mozzo d' una del- le Rote del Coccbio , ad ogm rivolgimento entrando nella fenditura spinge innatizi uno dei bastoncelli che e rasente la fenditura stessa ; di modocbe il baston- cello susseguente viene a prendere il posto del pre- cedente; e cosi in infinito. Laonde avverra, cbe quan- do la Rota del Coccbio avra dato otto rivoluzioni , quella dei bastoncelli ne avra fi\tto una . Sul centro della rota dei bastoncelli si afligge piantata in isqua- dro una vite , la quale a 1' aliro suo estremo in un traversante fermato alle pareti della cassetta. A que- 8ta vite si applica di contro una rota dentata, i denti DEL TJIAGUAKDO ^liij (lella (|iiale combinano coi vcrini clella vite, essa ro- ta e perpendicolare al f'ondo, fd a sirnilmente iin- piantato uii asse, le esirernita di ciii si icnniiiaiio nelle pareti della cassetta; una jjarie dol iDcdesiino asse porta spire in esso incise, di niaiiiera the esse pure e una vite. E di nuovo a tal vite si applica una rotella dentata parallcln al fondo della cassetta; . questa pure a iinpiautato iiu asse , del quale una e- streniita gira sul f'oudo della cassetta e I' altra \i\ tin traversante cominesso colle pareti della cassetta. Quest' ultimo as^e a pure una vite che combiua coi denri d' un altra rota in situazione perpeudicolare al Fondo. E cio si faccia finche a noi piace, o fuiche vi e luogo nella cassetta; perche quante piv'i saranno le rote e le viti, tanto j)iu lunga via si potra misu- rare. Impercidcche ciascuua vite girando una volta move uu dente della rotella die le e applicata ; di rnodo (lie la vite attaccata alia rotella de' bastoncelli girando una volta indica otto llivoluzioni della Rota del coccbio , e move frattanto un dente solo della rota applicatale contro. Se dunque accada, che la rota applicatale contro abbia 3o denti, questa mossa in giro una volta intera dalla vite, indichera 240 ri- volgimenti della Rota del coccbio. E di nuovo tno- veudosi in giro la suddetta rotella dentata una volta, volgerassi pure una volta intoruo la vite itnpiantata in essa, e della rotella che le e applicata un solo dente si movera. Quindi se anche quest' ultima ro- tella abbia 3o denti (e potra forse averne piu) gi- rando essa una volta indi( bera 7200 rivoluzioni della Rora del coccbio. La rjuale se abbia dieci cubiti di T. J. P. 11. 37 29» V li X T U R I circorifercnza, saranno 72m. ciibiti, ossia loo Stadj. Cio e detto della secoiida rotella deutata; se ve ne sono piu , e se sia aunientato il numero dei deuti , taiito maggiore sara la luiigliezza del viaggio die si potra misurare. Ma convieiie servirsi d' una costru- zion tale , the 1' istromeino valga ad iiulicare una strada non molto maggiore di quella che si puo com- piere in un giorno col cocchio; perche ogui di si pno, Hiisurato il viaggio della gioriiata, riineiter da capo per la Strada susseguente. Ma poiche ciascun giro di vite non move sem- pre con esattezza e misura i denti nei qnali imbocca; noi in prova gireremo la prima vite, fiiiche la rota in faccia ad essa abbia compiuto un giro; e contere- mo le quante volte si e girata intorno la vite , e sia per caso 20 volte, mentre la rota in faccia a dato un solo rivolgimento. Ma questa avea 3o denti; dnn- que 20 giri della rota dei bastonrelli corrir-pondono a 3o denti della rota deritata aggiacente alia sua vi- te. Ora i 20 giri movono 160 bastoncelii, ed aliret- tanti sono i rivolgimenti della llota del cocchio, che fanno cubiti 1600; e pero un dente della sopracitaia rota dentata segna cubiti 53 - . Cosi^ quando comin- ciato da capo il movimento, la rota dentata si trovi essersi mossa per i5 denti, indichera 800 cubiti, os- sia due Stadj . Noi scriveremo suU' anzidetta rota dentata Cub. 53 -. E facendo nella stessa guisa il calcolo per le altre rote dentate , scriveremo su cia- scuna i suoi numeri; in modo che in ciascuna d' es- D E L T K A G U A R 00 tHJl »e esst'ntlo avanzati un certo niimero dt demi, sap- piasi il Viaggio che abbiain fatto . AfRnclie poi, quaiido vogliam sapere il viaggio fatto, non ci occorra di aprir la cassetta, per visita- re I denti di ciascnua rota, dimostrero, come col gi- rare d' alciiiii Indici sulle facce df-lla cassejta si pos- sa trovare la luogbezza dt*l viaggio . Le suddctte ro- te dentate sieiio disposie in maniera di non toccare i laii dclla cassetta; ma i loro assi sporgano fuori delle pareti, e gli sporti sieuo riquadrati per ricevere In- dici traforati essi pure in quadro. Sicche girando la rota col suo asse, girera T Indice ancora; e la sna punca descrivera suUa faccia esteriore della stessa pa- rete un cercbio, il quale divideremo in an nuinero di parti eguale al numero dei denti della rotella in- teriore. L' Imlice sia cosi lungo, die la circonferen- za dd es30. descritta contenga una divisione di parti pill distant! fra loro die non lo sono i denti. E que- sto cerdiio porti la stessa iscrizlone che e sulla rota interiore. Per tale maniera, sulla faccia esteriore del- la cassetta esaminerenio la lungbezza della percorsa ^ia. Che se le rote toccassero per necessita le pareti della cassetta, sia perche s' imbarazzaiio insieme, sia per cagione delle viti a loro aggiacenti, sia per ahro motivo; a cia-scuna d' esse toglierem tanto che nissu- iio impedimento vi resti. E perche delle rote dentate altre sono pirallele al fondo, altre a squadra su d'es- so; i cerchj eziandio descritti dagl' Indici , aliri sa- ranno sulle pireti laterali della cassetta, ed altri sul coperchio della medesiina. Laomle sara diiopo fare, che una delle pareti laterali, quella the non a i 2()2 V K N T U R I cerclij, serva da coperchio, it) guisa die il coperchio sia una parete. Avrei ristretto volentieri la clescrizione di questa mac- china., the gli Artefici moderni formano sugli stessi priii- cipj d' Erone , ma d' una manieia piu comoda all' uso . Vilruvio al Lib. X. c. 14. desciive a! medesimo fine un ordiguo , die ei dice avtr preso dagli aiiticlii ; e sara sta- te forse uno di queili dei quali Erone paria nei principio della sua descrizione , preferendo loro il proprio . Elfetti- vainente quelle di Vitruvio presenta bensi una cert' aria di eleganza, ma indica solimente all' ingrosso le niiglia , e non segna i cubiti partitamente ; come fa 1' Odonietro del N. A. Alia fine del Manoscritto litrovasi un fragmpnto sulla maniera di misurare la via corsa da una nave sull'ar(|ua; il quale lio stimato di dovere trasportar qui, come d'aua- logo argomento . XXXV. Sia una vite AB {Tov." 6." Fig. 3g.). volgerite- si In alcuiie boccucce sia comu'ssa una rota di 4 denti. A quesra sia parallela una Z di ico denii , e connessa a cjupsia una H di 18 denti. Dirimpetto vi sia una I di 72 denti ; e siiuilniente connessa a questa ima K di denti lo. E rimpetco similnienie una L di 3o denti; dalla quale esca un Tndrce pf>r mostrare la quantita degli stadj . Si costruisca una Kota alata M avente il contorno delie ale di la qual Rota alata si move col suo asse in lenijjo e- gnale a quel della nave. Pongasi, die ad un rivol- ginjento della Rota M si muova un dente di D. E DEL TRAGUARDO 09 3 cliiaro adunque, die cammiiiancio la nave cento mila , la rota L fara una rivoluzione. Co-^icche se un cer- cliio clescritto'iiitorno al centro della L si divida in hiille parti; un Indice attaccato ad L, girando sul prelodato cerchio, segnera a ciascuna divisioae il pro- grtsso del niovimenio. Noi possiamo supplire bastantemente le mancanze del Fiagnieiito, sf diciaino : clie la vitK AB e incavata sull' as- se (lella rota IM ; e rlie con una sua rivoluzione move un dfiite solo della rota D di «|uar:inta denti , die la rota D porta al suo centro affissa la rota E di quattro denti . A questa sia parallela &c. Allora su|)ponendo clje la Ruta M in uno de' suoi rivolginu-nti corra colla nave per i5 cubiti di viaggio; essa ne far^ looin , mentre la rota L coinpie una rivoluzione, come vuole il Manoscriltu . Su questi dati hu combinata la iig. 39. XXXVI. Si trova dunque la lunghezza degli spa?] che possiain ca»uniinare, sia col 1 raguardo gia costruito, sia coir Odometro sopraenunziato. Ma poiche riesce comodo il sapere eziaiidio quanta kingliezza di viag- gio sia fra due Clinii lontani, tra i quali cadono isole e mari e siti forse iuaccessibili; e uecessario qui j)ure avere un nietodo , oude il Tratiato che diam tuori veuga interameute coinpleto. Per caso propouga-i di inisurar la distauza fra Alessandria elloma, presa in diritto sulla Terra, e sopra un cerchio massuno di sua circouferenza : conveuuto prima, die il contoruo della Terra sia 262 ni Stadj, come Eratosteue, quegli che a operate con piu esattezza d' ogni altio,duuo- 294 V E K T U U 1 stra nel Libro iutitolato, della misura della Terra . Si osservi in Alessandria e Roma la niedesiriia ccclissi della Luna. Se trovasj nelle pubblicate , ce ne serviremo : se no, possiamo noi stessi predirla , osservando; giacclie 1' ecclissi della Luna arriva ogni cinque, ed ogiii sei mesi. Siasi dunque osservata nei detti due Climi la stessa ecclissi, ma in Alessandria air ora quinta , e la stessa n(nte in Roma all' era ter- za. £ sia quella notte distanie dall' Equino/io, verso la banda del Tropico iemale, di*^ci giorni. Si descri- va r Eraisfero die passa per i Tropici , se siam in Alessandria, secondo l' inclinazione d' Alessandria; e se siamo in Roma, secondo 1' inclinazione di Roma. Suppongasi che siamo in Alessandria; e si descriva secondo V inclinazione di quesia Ciita 1' Emisfero per i Tropici. Sia A13GD ( 7W.- 6- fig. Sj. ). il Cer- chio che passa per l' orlo dell' Emisfero, il Meridia- no in esso sia BEZHD; l' Eqnatore AHG; il Polo dei paralleli E; e Z il Polo del cerchio condotto suir orlo deir Emisfero. Su questo si adatti il cer- chio corrispondente a quello per cui movesi il Sole nella suddetta notte all' ora quinta, quello cioe che e dieci giorni distante dalT Equino/io di primavera verso il Tropico iemale. Sia esso il cerchio IKL; la circonferenza IKL si divula in dodici parti, e la quinta di queste sia I M . Poiihe duncjne 1' ecclissi si e osservata in Alessandria all' ora qninta, sara M il punto corrispondente a quello dov' era il sole quan- do accadde l' ecclissi . Si descriva ora TAnalemma di Roma, e in esso il cerchio diurno corrispondente ad IKL. Sia qui DEL TKACUAItDu 295 {Tav. 6." Fig. 38.) il diainetro dell' Orizzoute (tb, il Gnotnone cil; il diainetro del cerchio dmriio m n , la sua perpeiulicolare gh. E come V arco /irn cor- risponde a sei ore, cosi prendasi 1' arco hr corrispoii- dente a tre ore ; giacclie T ecdissi si e osservata in Roma alle tre ore. Or ( nella Fig. Sy.) prendasi 1* ar- co M V simile ad hr; e il ()uiito V sara nell' Oriz- zoiue di Roma . L' asse nell' Analemma sia ef, ed all' arco nrh si prrnda simile l' arco VK; sara il pnnto K sul ineridiano di Roma. E poiche era E il Polo dei j)aralleli ; per i due punti E, K si descri- \.i im Cerchio massimo QKE, sara questo il Me- ridiano di Roina. Si assuma 1' arco E N simile ad cc, e sara N il p do dell' Orizzonte di Koma; come Z lo era dell' Ori/zonte d' .\lessandria. Prendasi, per la linea d' un cerchio massimo, la distanza Z N , si porti sul Cerchio ABG, e si guardi ivi a quanti gradi corrisponde . Poniamo che si trovi essere per es. di gradi 3o; sara la distanza presa sulla Terra, fra Roma ed Alessandria, trenta di quei gradi dei qnali T intero cerchio massimo ne contiene 36o. Ed \\n Grado contien sulla Terra Stadj settecento; posfo che r intera circonferenza e di aSam. Li .So gradi adunqne corrispondono a 2im. Stadj; e tanta dire- mo essere la lunghezza del sopradetto viaggio. Ho delineato la Fi?. 87. (che nei CodicI h guasta), in niodo die rappresenti il concavo dell' Emisfero che pas- sa pt"r lo Nadir di Alessandria ; sembrandomi clie cosi esi- ga I' intenzioiie ed il testo medesimo di Erone . Vitrnvio e Toloinnieo descrivono 1' Analemma , del qua- le facevano uso gli Aaticlii . EsbO e la projezion della sfe- 296 V E N T U II I . ra snl Coluro del Solstizj ; e la gh (fig. 38.), nel moto gioriialieio del Sole, separa la porzioiie sepolta solto V Oriz- zonte da quella che riman sopra . Dove tradiiro : si tagti I' arco E N simile ad ec- ; i Ma- nnscrilti , ( applicandovi le Lettt-ie latitie die lio sostituite alle giT(;he) dicorio : All' arco hf si ponga simile In; e da re A si ponga 1=1 AM; di che non 6 saputo tirar senso . Ma nella niaiilera che iio iiiterpretalo, la soluzione proce- de «"tan> ze e le giandezze dei corpi rt;lt"sti , foise avea divisa la sua Opera in piii lihri , uiio dei quali trattava in partico- lare dttlla niisura della T<*rra . Teone ne' suoi Commentarj sopra Arato dice, che da Metone in poi gli Astronomi uelle Citt^ esponevano Ta- vole , dov' eran de-scritti , per gli Anni (uturi, gli avveni- menti delle stagioni e del cielo ; Geiuino e Vilruvio le chiamano parapegmata . Erone si serve di ore , che variano secondo le varie stagioni J com' era usanza a suoi di . XXXV 11. Coil lina data Potenza movere iin dato peso, per mezzo della coinbinazioiie di piu rote dentate . Si forini un intelajatura a ino' di cassa bi?li!n- ga; nelle lunghe spoiide della cpiale parallele fra lo- ro si dispoiigano piu assi paralleli , e distaiui I' uiio dair aliro in guisa, che le rote dentate inserite in es- si si trovino conriesse iosieine a dirimpetto , come siamo per ispiegare {Tav.'^ 6." fi<^. 40.). \ l>IiL TKACUARUO 29-7 Sia la predetia Tassa ABCD, dentro la quale sla disposio I'asse EF nella inani«*ra sopraenuiiziata, il quale possa liberamfute nvolgersi. Al uicdesimo sia affissa la rota dniiata C li avcnie il diauutio, cosi a caso, quiutuplo del diarnetro di EF. E per formare la nostra costruzione su d' uii inodello; po- niaino che il peso da niovrre sia mille talenti; e che la Potenza motrice sia di cinque lalenii, sia cioe uu Ragazzo che da se senza inarchina vincer possa cin- que talenti. Se pero vi sien corde, le quali dal ca- rico vadano per qualclie apertura della parete A B ad avvolgersi intorno all' asse E F, esse tireranrio a se quelle del Carico che a il peso. Ma per niovt re la rota C H si richiedono piu di 200 talenti a ca- gione d' essere , conie ahbiain supposto, il diainetro della rota quintuplo del diarnetro delT asse: cio si e provato nelle diniostrazioni delle cinque Potenze. Or iioi noil abbiaino la forza di 200 talenti . Ma sia presso ad E F un altro asse ZY avente affissa la rota dentata I L ; ed e pure la rota G H guernita di denti, che combinano coi denti della ro- ta I L . Al niedesimo asse ZY e affissa un altra rota M N , la quale a siinihnente il diarnetro quintuplo del diarnetro di IL. Posto cio, converra che colur il quale vuol mnovere colla rota MN il peso, abbia la forza di 40 talenti , che e la quinta parte di 200. Di nuovo adunque rimpetto alia rota M N si ponga un altra dentata OP; e questa pure ne abbia attac- cata un altra QR, avente questa eziandio il diarne- tro quintuplo del diarnetro di O P . Cosi la Qii sa- ra mossa da una forza di otto talenti, mentre la for- P. I. T. IL 38 298 V E N T U II 1 za data c solo di cinque taleiiii. Sifnilineiue si pon- ga 1] presso lui altra rota dentata ST che coiubini con Q 11 ; e sullo stesso asse di ST si affigga una VX, il diametro della quale stia al diametro di ST come otto talenti stanno ai cinque della data Po- tenza . Pieparate le sin qui dette cose: se iinmaginiamo, che la Cassa A BCD sia posta in alto, e se appli- chiamo il peso all' asse EF, e la forza alia rota VX; ne r uno ne 1' altra cedera, sebbene siavi buon ac- cordo nella combinazione delle rote e degli assi, in rnodo die si movano liberamentc; ma come in una bilancia vi sara equilibrio tra la potenza ed il peso. Se poi aggiungiamo all' uno dei due qualch' altro pic- colo peso, se per es. alia Potenza dei cinque talenti ne aggiungiamo uno di piu, questa vincera il peso e lo tirera per cagion della giunta. Pero alia rota V X si apponga una vite, aveiite i suoi vermi che combinino coi denti d' essa rota, e die si giri liberamente in rotondi fori, intorno a suoi perni. Uno dei quali sporga alia parte esterior della cassa verso CD; e qui squadrato si cambj in una manovella KW. Questa se taluno prenda in inano e la rivolga , volgera insieme la vite e la rota VX; e quindi anche la S f attaccata con VX, e per mezzo di questa si volgera andie I'adjacente QR, e la sua aderente OP; e quindi T apposta MN, e I'aderente IL, e poi r adjacente Gil, e 1' asse affissole E F. Intorno al quale awoke le corde che vengono dal carico ne moveranno il peso. Che questo debba mo- versi e evidente, dall' aver noi aggiunta 1' altra Po- DEL TRAGUARDO 2()f) tenza della inan»velia , i circuiti clella quale so no maggiori del contorno della vite. Irnperciocche i cer- chi maggion vincoiio i ininori, quando rivolgonsi in- torno al medesimo centre. Qiiesto Articolo non appartienR al Trattato del Tragnar- do; nia taluiio ve lo a aggiiuito come parto iiidiiMtato d'Erone: Ed io non lio creduto di dover ommeltere la tiaduzione fedele , die ora abbiamo per la prima volta dal Greco, di un operetta celebre nella Storia della Mec- cariica . Pappo ne 4 dato un estratto alia propDsizione X. del Libro VIII., della quale non faro qui che riportare il principio . „ Movere un dato peso con una data Potenza . Questa f, e la 4o-"'* Invenzione meccanica di Arcbimeda, per la „ quale narraiio aver rgli detto : damrni su di che ap- i^ poggiare , e moverb Cielo e terra. Erone Alessandrino „ spieg6 cbiaramente la costruzione di questa macchina „ nel Libro int itolato fiarw/co {Tirapesi) , dove tratta del- „ le cose Meecanicbe ; tra le quali parla eziaiulio delle „ cinque Potenze , cioe del Cuneo , del Vette, della Vite, „ delle Taglie , e dell' Asse . Nel Libro delle Rotelle mo- „ vesi un dato peso con una data forza , per mezzo di „ ciascuna d' esse Potenze. Ma in quello cbe e intitolato ), Barulco movpsi colla unione di piu rote dentate, posto I, il diametro della rota al diametro dell' asse ill propor- „ zione di cin '\ A |\ H \ \ ^ \ 1 \ DM O /krr a "^tiLJi'3- ■fu.- A^.cy. ^ o[. I I I T I i i i I j I J L.. R B P n />'v.y4. (,. I 4- - S J ' 3— S.— St. J- Acr. ^'f. .\ A /u / // />f/ /6. I ^" 7 J :i: 3. 33. 33. y\ n X n C/yJ eniJe/zti /u, /r V^ C/f/f/n. l-'en/i./j^i 77/r. /• iJtA.i .A.vi. ". /'Ot/Zi /e/ifu^i Vur 17 ^'..- So3 I N D I G E V iaggio dal maio Atlantico a1 Pacifico per via del Nordovejt, £atto dal Capitano Loicnzo Ferrer Maldonado 1' anno i,S88. tradotlo da un manosniitu spauimolo inedii* delU Biblioteca Ambrosiana di Milano Da Carlo Amorecci pag. I Baf^ionamento intorno alia precedence Belazione . Del medesimo . 29 Appcndice alia Belazione del viaggio di Lorenzo Ferrer Maldonado Del medesimo • 7J Salmi e Cancici tradotti in oji di vario metro Da Francesco Ve- nini 97 Dell' Apricolinra antica e della moderna, Dialoghi due Di Bene- detto Del Bene i3( Considerazioni snpra varie parti delT Ottica pres&o gli Antichi Di Giarjibalisia f'enturi i5S Art. I. Delia Pro»pettiva depli Antichi ivi. Art. II. Di alcune rrgole della Greca Architettura dipendenti dal- r Ottica i65 Art III. Ottica di Toloinmeo i85 Art. IV. Esperienze relative alia Teoria della Visia ai6 Del Tragnardo : Cpuscolo sinora inedito di Erone il Meccanico, tra- dotto dal greco, ed illusirato con Note Da Ginmbaritta Fen- turi 33i J. I. Inirodiizione a36 2. Utilita del Traguardo 287 3. Descnziune della parte inferiors del Traguardo 338 4. Costruzione della Riga da tragnardare 1240 5. Altre Righe che accompagnan la Maccliina 342 6. IVlisurare la dilTerenza d' altezza fra due Piinti daii sul Ter- reno , 1' ono invisibile all' altro 244. 7. Tirare una linea retta fra due piinti dati, I'nno invisibile all'al- tro 247 Z. Trovare la distanza da noi d' un puiito loiitano senza avvi- cinarvisi 2'»9 9. Prendere, ttando su d'una sponda, la larghezia «!' un Fiuaie . aSu 3o4 §. lo. Misurarp la distanra fra due punti vedntl dalontano, e la loro posizioiie rispettiva 253 II. Data una Retta distance da noi , tirare al puiito estiemo di essa una perpendiooUic a55 la. Daco un Pnnto loiitauo pra il iiostro piano oiizzoiK.ile ivi. i3. Trovaie la ditTerenza d'altezza fra due puiiii lotiiani da iioi . 267 14. Pieiidf-re col Tra^juardo la piofoinlitA di iiiia buia . . . ^58 15. Foraic un Monte per iinea reita fia due hocclie siuiate nel- le parti opposte d<-l Mont* ivi. 16. Forare pozzi sul inonte the vadano a trovaie la Iinea della esravazion precedi-iite 289 17. Essendn entro il Monte una Cava loitiiosa, tiovare sul Mon- te on punto (he sia a piuinbo ^oprM un date punto di essa Cava 260 18. Disecnare col Traguardo iin Porto in Iinea circolare o rurva qudlunque . 262 19. Dare ad un Terreno la farma d' nn dato segaiPiito di sfera . 268 ao. Mettere una Caiupagna iu una data iiKlinazioiie verio un dato punto 264. ai. Mettere col Traguardo sul terreno una lontananza di inisura data 265 3:2. Da nn punto lontano tirare una Iinea di misura data . . 266 a3. Misurare un Carnpo 267 24. Lu stes80 in altro modo :268 a5. Trovare i terniini perduti d' nn Campo 2(^9 26. Dividere un Campo in date poizioni , che si teroiinino tutte ad nn puuto dato entro il aiedesiruo Campo .... 274 27. Misurare un Campo senza rntrare in esso 175 28. Tagliare da un Trapezio una data poizione 276 2ne. Ivi p. 215. Misura delle altezze per mezzo dfll'angolo di dl•prp5^ione . Ivi/) 2,1; Jli- sura delle altezze per mezzo della ilr()rcssione dtH'onzzonie mariiio os- servata dalla loru cima . II calcolo ^ y\u spedito , ma U quantity della rilraziotie piii dubbiosa , e la misura piii iiicerta , the ucgli altri mciodi . Ivi p. 22ii. Alvli de' finini come natiirabnente si formino , e si stabiliscano . F. Til. T. lb r. II. png. 261. Figura di diverse sezioni del Po . {v\ p. 266. 32o. Opinioni degli srriuori di cose idrauliclie sopra le cagiotii e uli ellVtti della diversa inclinazioiie delle sponde ile' (iuuii . Ivi p. 26H. Come la pen- denza delle ranipajiiie deterniiiii la peuderiza degli alvei de' (luini , laiito SPCniido la lunahezza loro, quant'anclie scrondo la largh'-zza . Ivi p. 274. Ell'etti (Ji qiiesta di)[)pia peiidciiza . Ivi p. 277. 282. 2<;7. 3f-o. 307. Ammuniaca li(pii(l.i , o alcali volatile fluore -, sue utilitA otediclie con- fermat>- . F. M. T. 11. P. 1. pag. xxxii. ANtunisaii operati col metoilo A6, JjELLtTTi. V. Cosmetica' c Cantici di Mos(^ , di Balaam, di Dcbbora , di Davide, di .4bacuc , tradoiti in OJi di vario metro . L. T. I. P. II. p- 117. 3it CiRBONE. Nuovi caratterl ilel Carbone identic! con quelli de' mctaU li . F. M. T. I. P. II. pag. 2yt. II Carljnnc s'associa all' idrogeiio . l\\ , e V. Gah-anisino. S'associa pure all' ossigeno . Ivi p. 292. Prnpricia del carbone associato all' ossiffeno; es-io 6 il primo tia gli elettroniotori soli- di . Ivi p. 294. Pila con dischi di carl)one ossi^enato , e di . So-?. I fcnomeiii de' Ccrvi vo- lanfi nnn provaiio clie sia giiista la Teoria di Juan sulU resistenza de'flui. di . F. JVl. T. II. P. ir, p. 328. CiRcoLo di pioporzione , nuovo strumento di geometria pratica . F. W. T. I. P. II. p. 63. Sno fondamento geometrico. Ivi p. 65. Sua co- stiuzione. Ivi p. 06. Come si dividario le linee in esso segnate . Ivi p. O7. Siioi principali usi aritmetici. Ivi p. 72. e geometrici . Ivi p. 74. Come da esso si cavino aH'occorienza altii utili stronienti . Ivi p. 77. CoLicA nervosa come curata da' Morlacclii . F. M. T. I. P. II. p. 877. CoLoni della pittura e della cosaietica antica. Qu.il losse il colore adoperato ne' monocromi . L. T. I. P. I. pag. 166. De' quattro colori del- r antica pittura. Del Meliuo. hi p. 170. Del Siletico . Ivi p. 177. Delia Sinopide . Ivi p. 178. Dell' Atrainento . Ivi p. 179. De' sei colori floridi o preziosi poscia introdotti nella Pittura. Ivi p. 182. Dell' .\r(nenio . Ivi p. 209. Delia Ciisocolla. Ivi p. 23i;. Dell'Indico e degli altri cerulei degli anticlii . Ivi p. tS.j. 211. Del Porporisso . Ivi p. i83. Del Cinabro , detto anclie Miiiio dagli anticbi , Ivi p. 169. 230. Percb^ i colori preziosi fos- sero ddl padrone dell.i pittura souiministrati al pittore . Ivi p. 236. De' co- lori ailiipcraii nella cosmetica . Ivi p. 190. Dcllo stibio , e della Cerussa. Iii p. 2f^l. Dr altri colori. Del Veide Appiano . Ivi p. 240. Delia Cerus- sa usta , o uiiuio di piouiba . Ivi p. 2 + 1. Tavola de' colori dell" antica Pittuia . Ivi p. 2.5o. CoNFLUENZE de' fiumi , come si convenga dirigetle . F. M. T. 11. P. II. pag. 29.'). CdRROsioNi alle sponde de' fiumi si liparano col ritiro degli argini . F. M. T. II. P. II. p,,g. 3.)S. colle opere muuienti . Ivi p. 3io. colle ope- re res|)i!ipeiiti . Ivi p. 3ii. V. i'eitiiclli . CosMbTicA antica . Uso della Cosmetica da anticliissimi tempi conti- ruato tino ai di nostii . L T. I. P I. pug. 190. Lenoriuj alle gnauce ej alle labbia. Ivi p. 193. alle pab'cbre ed ailc ciglia . Ivi/). n-/). ai capel- li . Ivi p. 197. alia cuie . Ivi p. 199. V. Culoii . CiCATU,'->.\ del snli;lo cliiuso dalla supeiliiie in cni giacciono le per- pendicolari condotte da riascun punto d' uoa cut va qnaluuque ad uu as- se retiilineo. F. M. T. I. P. I. p. Hi. quadratura della superlJcie che cbtu- de questo solido . Ivi p. O9. 3i3 D D\T!TriN. Confutazionc de' principj metafi^ici della Zoonomia di Era- •mo Darwin . L. T. I. P. I. pag. t^'j. Opinione di qnesto fisiologo clie lo tpiriio umano sia composto d'liiia fina materia, e rlie le idee, pcrcczio- ni e son^azioni con5i>tai)o in un movimenio dellc fibre dell'orjiano sen- sorio . Ivi p. t\'j. Uoiti e senipliritA dell' Esser pensante , prova della fna iramaterialita . Ivi p. r>5. Rispoudesi all' argori)ciito di Darwin tratto dal- la reciproca azione dcllo spirito e dvl corpo . Ivi p. 57, Assiirdita dclic nozioni di Darwin siille idee , sulla I'acolta di giudicare , e di ricordar&i , eulla ra^ionc . Ivi p. 60. Confutazionc dcUe prove arrecate da Darwin della sensibilita de' vegetabiii . Ivi p. 64. e dei loro luoti spoutanei e volontaij . Ivi p. 66. Dustuti-Tiiacy". Anali?i degli Elementi d' Ideolog ia di Destutt-Tracy . 1.. T. I. P. I. pag, 117. Sue "particolari opiniont esaniinace e coiubattuca: che tutto il jiensare e seniiie. Ivi p. 118. Che il giudizio consists ncl seniir de' rapporti , e la volizione net seniir desiderj . Ivi p. 114. Clie la sensibilita, e qnindi anrlie il giudizio e la volizione ^ un seoiplice risul- tato della nostra organizzazione . Ivi p. 126. Che in una pura e sola sen- eazione possano trovarsi , e si trovino realmentc uniti il giudizio e il de- siderio . Ivi p. 140. Che non si puo concepire un Eisere inesteso . Ivi p. J43. Che la Ftiflessione non b una facolt^ nelle piene colraepgi . F. M. T. Jl. P. II. pag, 279. Ferch^ talvolta la liaea del filone sia diversa nelle piene, e nslle magre . Fvi p. 281. FossiLi marini dissepoltl ne' colli Piacentini ed Astigiani . F. M. T. II- P. I. p. 421. FnisLANDA Isola ora scomparsa . L. T. I. P. II. p- 56. FuNzioNi Analitiche . Applicazione della Teoria dtlle funzioni ana- litiche a diversi problerai di meccanica . F. M. T. I. P. 11. pog 79. Prin- j ai quali 6 appoggiata quest' applicazione . Ivi p. 84. CoUa Teoria 3i5 delle fiinzloni spiepasi la natnra del moto utuforme e Jel nioto vari.il)ile« Ivi p. 87. si (liiiiostrano lo formnle del centro di gravic^ . Ivi p. 92. ti 8cio|jlie il I'lobloma cU-ll' equililinn delle Volte. Ivi p. tf8. e ({uello dolle vibraziuni dell' aria in 1111 tul)o rlliiijrico orizzontalc . Ivi p. ico. c qiiel- lo (lella furza ccntrifii^a dclTacqua corrciite in uii caiiale curviliiieo di uiiifonuo Ur};liezza . Ivi p. ii2. f uoeo s&cno come curato da' Morlacchi . F. M. T. I. P. II. p. 3-3. Gallrccunte composto; struraento per misnrare la velocity delle arqiie correnii al di sotto dclla superlicio . F. M. T. I. P. II. pag. a35. Sno uso pratico seiHplicissimo . Ivi pag. a(?6. Foriuole ad esso relative. Ivi pog. 2'Jo. Galvanismo. Sperienze chimicogalvaniche . F. M. T. I P. I. p. ltv. Geometrh PB.tncA . Fragiiienti de' Eonjaiii scrittori d' agiiinensura spiegati ed illusirati. L T. I. P. II. p. aSo. 234.. 267. 270. 2!;o. Antichi struQieiiii anriinensdrj . V. Gromn , Tmguanlo , e Niiovi striimenii geo- njetiici . V. Ciico'.o dt proporziune , Goniinetro . GfioMETRiA soTTEBiiANtA Priiiii eleriiciitaii probletui della geonnetria sotteriaiiea scioiti da Eroiie Tantico. L. T. 1. P. II. p. 258. iitruiueiui atti a' bisojjni della peoiuctria sotterranea . V Goninittro, Crujomccro . GoNiMi^TBo , s(iuuii.Mito per ricoiioacere spcditainente la posiiura d' una retta o d' un pi:iiio . F. M. T. I. P. II. pug. i. Elementi pei tjua- li si determina ncomitiicaimiice U positiira d una retta o d' un piano. Ivi p. 4. Desciizioiie dt^l gonion'tro . Ivi p. 16. Colla giunta d' alcuui pezzi il Gonimetro prcsta -anilie 1' uticio di teodolite , e soddisfa a tutti i bi- sogrii della geoinetria sotterranea: descri^ione di qiicsto Pantoinetro . Ivi p. 17. Usi del Gonimetro spiej^.iti e dimostrati . Ivi p. 23. Errore cl»e puu commettersi gnidicando della pusitura degli strati da qnclla delle loto coininessiire lincari . Ivi p. 36. GuTTA.. Uebiile elT-itto de'vapnri deU'acqiia boUcnte contro riucsta malattia . F. M. T II. P. I. pag. xxxvii. Gbafometro sotteir.ineo di Komarsewski non h atto a determinaro la pnsirnra di ([iialnncpie piiiio. F. M. T. I. P. II. pag. 38. GnANL'iNii. Spifjjiiiiono lisiia ilclla grandine. F. M. T. I. P. 11, pag. 123. Onde sia prodotto il freddo cl»i5 ai^^liiaccia le niibi grandinose . Ivi p. 127. esso n.isce da nna copii'sa e rapida evapora/.ione nella f.ircia »u|peii(ire della nub*, evaporii/i.ine ajutata da molte circostanze . Ivi. Esenipj di aguhiacciamento iieH'a'-qna per cvaporazione . Ivi p. i32. On- de il restar lun^amenre so^pesi in aria i uranelli ilella jirandinc . Ivi p, l3S. Sc la nube ^randmosa e sola , qucsta sodpcuaioiie si spiega iitcrcd 5i6 la forte rcpiilsione flcttrlra clie il coipo della nnlie esercita sopra t graiielli . Ivi p. 140. Sc sopra la nube i;randiiioia steiulosi nno stiato ili nuvoli elettrizzati contraiiamente , i granelli oscillanti Ira qiiesti strati rimairanno aiiclie piu lungamente sospesi . Ivi /). \^'i. La fi(:f|uiMiza di codesti strati nuvoiosi sovrapposti pli uni agli altri , e Hotati di elet- tiicita contraria , 6 iiiostrata dalle osservazioiii mctereolouiclie . Ivi/7. r4.4.. Ragion probahile della loio formazioiie . Ivi p. 14.7. Foriiiaziotie della Keve. Ivi /». 148. Forinazione ed incremento de' granelli di grandine ac- torno il liocco nevoso centralc. Ivi p. i53: percli^ talvolta riescono trasparenti , tal altra opachi . Ivi p. i55. Formazione de' grani di gran- dine prlvi del niicleo . Ivi p. i6n. Onde nasca 1' avvlcnndarsi de'segni elettrici contrarj negli elettroscopj esposti a' temporali . Ivi p. i63. 175. Perch^ ne' temporali grandinosi rade voUc scoppirio i fulmini . Ivi 'p, 166. Onde lo scroscio che. talvolta si e sentico precedere la caduta del- la grandine. Ivi p. 170. Onda i fiocclictti nevosi , e i granelli agghiac- ciati incontrati Ira le nubi dagli Aeronauti . Ivi p. I7f. Peiche gli stra- ti nnvolosi elettrizzati contrariamente si mantengano per lungo tempo a distanza . Ivi p. 173. Pciclie nelle nostra region! siano rarissirai i tem- porali neir inverno . Ivi p. 182. Perclife i temporali grandinosi siano ra- ri . Ivi p. 106. Ferclit; la grandine non si formi quasi mai nell' inver- no , e percli6 la neve non cada mai iiell' estate , Ivi p. 182. 1S9. Crou& antico strnraento de' Romani agrimensori • Essa era lo stesso clie r Asterisco de' Greci . Sua descrizione . L. T- I. P. II p. 206. Suoi difetti notati da Erone . Ivi p. aij^.. I loEOLOciA . Facolta ed opcrazioni dell' animo urTiano , L. T. I. P. I. png. \'o2.. Come si distingiiano inoilillrazinne , rapprcsentazione ; sensa- eione , percezione ; nozione , idea; conceito, inimaginazione; luilita di queste distinzioni . Ivi p. 120. Analisi degli Elementi d' Ideologia di De- siutt-Tracy . V. Destutt- Tracy. , lor.ocELE osservato e curato in due donne adiilte. F, M. T. I. P. 1. p. ID I. Idrofobia . Bifiutatj 1' opinione di taluno, clie I'ldrofohia non si comnnirlii pel morso . F. M. T. II. P. I. pcip. xxxiv. Alcuni casi ne'qua- li lammoniaca lifjnida preserv6 i morsicati dall' idrol'ibia . Ivi ^). xxx vi. iNriAMMAZioKi di gola come curate da' MorlaecLi F. M. T. 1. P. JI. p. 384. Laweicco economico per distiilare 1' acquavite . F. M. T. I. P* II. p. 2.7. 3i7 Lhmniscata del Si;:. Fluzinnc cicl proLlodia inveiso die qncsta propiieiS coiivieiie alia sola lemnUcata . Ivi p. 5o. Altre affe- zioiii del moto d' un grave iuiigo l' arco dclla lemriiscata. Ivi p. 53. LiToTouiA praticata col raeiodo dcscritto da Celso : prove fattene sui cadaveri , e su' virenti . F. M. T. I. P. I. p. ub- qiial dchba essere la posizione delle dita iiitrodotte nell'ano , c quale il liiogo del taglio. Ivi p. 109. Dikicidazinne del testo di Celso. Ivi p. iii. LnoTCMiA coirapparcccliio laterale ; coiilini entro i qiiali ilev' e$scra circoscritto il taglio della prostata e della vescica . F. M T. II. P. 1. p. Sq. Coiulnttore tagliente iuiraa-iitato da Hawkins per assicurare il taulio . 'Ivi p. 66. cambiaiiienti infiuttiiosi rlie v' Iiauno fatto diversi cliiriirolii • Ivi p. 68. Nuova forma data a (picsto conduttore . Ivi p. 69. Maniera di adoperarlo. Ivi p. 71. Rag;ioui delle misure e della forma assegnata alle di lui parti. Ivi p. ^i. Suoi vaiuaggi sopra il coltello di Chf solJen , e sopra il litotomo a gnaina di Fra Cosinio. hi p 75. Nuova forma data al Coltello di Cliesclilcii [irr lo ste»so effetto di a^sic(lralc il tnalio laterale. Ivi p. 299. Rl.iiiiera di adoperarlo . Ivi p. 3oi. Altre modificazioiii at;';iun- te per impedire F aberrazioo del coltello. Ivi p .^(6. e per oseiinite con esso anclie il priiuo taglio degl i itcguiiiedti I". M. T. II. P. II. pao n^i, CaiO not.ibile ncl quale noii si pme pene'iarc rnllo si.i'ini;oiie in vesci- ca , e mttavia fu of>erat') il s.w.^etio rcill' a|>;.arcrrliiii laterale . Ivi p. 2^4. LiVLLLAZiuNG . Avverteiize pcithi- riesca e-aita . F. M. T. II. P. II. pog. a.lf). LiVELLAzioNE DAnoMETRiCA . Princiij ai qnali ^ appo^rciata . F. SI. T. I. P. \. p. '>M. KeldZioiie tra le dcnsil.i dill aria c del iiieirurio . Ivi p. 3.^8, e F. M. T. II. P. I. pag tiy. Ccnic si dilaii il ii;errnrio pel taloie. F IM. T. I. P. \. p ,^49. j^ry Cii-.iie si lidiicdiio alia sjess.i lempeiatU'a Ic ullez- ze baromciiiche o seivaie nolle due staziuni . \\\ p. .^64, e F. M. T. II P I. png. y2. ('nme si dil.ui I'ana pel calore. F. M T. I. P. I. p. ^-l. 4ra , e F. M. T. II. P. 1. pag. If ."i.Codie varj il calore a divers' wltczze ncll'atnmslVra : ipo- tesi pill ^em|•lici del caloie decrescerue nclli i.igione ariiineiira, e iirl- )a ragione arn'ouica delle aliezze . F. M. T I P 1 /). .nde assai bene a piii osscrvazioiii. Ivi p. .Si>8. Foniinla applicata all'ipoicsi del dccrenirnto in jagione aruioiiica . Ivi p. 402. Foruiola calcolaia sulF ipotesi del calur 3i8 meflirt uniforme . F. M. T. II. P. 1. pag. 124. Le altezze determinate se- condo qiiesta ipotesi riescooo vere per approssimazione , allor((uando si verificlii clie il i~alore dccre»ca iiella progiessioue aritnietira delle altez- ze . Ivl p. i35. Riescono esattaniente vern, se il calore decresca in pro- gressirttie armonica. Ivl p. 142. Regola di Halley per la livellazione ba- rometrica . Ivi pag. Si. Recola di Taylor . Ivi p. 87. Prot'onditJ sot- tei ranee per le qnali I' aria esterna non circola non ponno deterini- narsi col metodo baronietrico . Ivi p. 144. Bensi quelle die libera- mente coinunicano coil" atniosfera : esempj di vaiie profondiii per tal guisa determinate . Ivi p. 146. Forinola gt-nerale per dcterminare le al- tezze , qiiaiido si considera la jjravita decre«.ceiite secondo i qnadrati del- le distanze dal centro della terra. Ivi p. i52. Applicazione di questa for- inola air ipotesi del ralor medio nnit'orme . Ivi p. i55. 3y3. ed a qnella del calor variante nella progiessione aiitmeiica doUe altezze . Ivi p. iSJ- i^H- ed a qiielhi did calor variante in proi^ressione armonica. Ivi p. 161. 396. Mntazione da faisi alia forniola , qiiando si considera la variazione della gravita nelle diverse latitudiiii . Ivi p 164 Consenso di queste for- mole con quelle df] Sijj. Laplace . Ivi p. 169. Regula e forinola di Deluc, ricavata iiiimeili,itamente d^lle osservazioni . Esposizione ed analisi di tut- to il procpsso del S\^. Deluc , ove diaiostrasi 1' esattezza della regola , anclie avendo rigiiardn alle atiniualie de' tennonietri osservati vicino a terra, riniarcate da Pi let . F M. T. II P. II. pug. ,341. Ohjezioni di Hen- nert alia regola di Deluc. Iii p. Mio. Rispondesi a queste obiezioni . Ivi p. 38t. La regoia di Deluc consente con uiolie osservazioni . Ivi p. 393. Pvappresenta fedelmente le altt-zze misurate dal Cav. Slnukbuig al monte Saleve, quando si corre<;ea T errore clie d corso nella iiiisiira geonietrica . Ivi p. 397. Non cosi quelle niisuiate al monte Mole; queste 8ono le sole die non combinano colla rr-fiola ; nia foise (^ coiso qualdie abbaijlio nel fare o nello scriveic le niisure digli aogoli d' clevazione . Ivi p 421. LoNOociRDi . Polizia del R^gno Lunei^batdico . L. 1. 1. P. I, pag. r. Cone Loogobaida . Grandi UfEziali della Corona e del Regno . Ivi p. 5. LfRziali nelle pro\ inrie ; dnrhi , conli , baroiii , gastaldi , sruldasci , scab- bini etc. Ivi p. 6. Cambiaiuenii n'-gli uffizj dopo la conqnisla dc' Franchi . Ivi p. II. Non trovasi sotto il Rrc'io de' Longobardi legitima rajipresen- tanza del popolo , o de' comuni . Ivi p. i3. Enirate itgiej multe, gabel- le , pedagci , Corti , e Ville reali , coniaii li e reijui^izioni ordiiiarie e Etraordinarie . I."! p 10. Li-imi Longob.ude . I,i p. 20. 1 Lfingobardi ve- nuti in Italia prescro i cosmnii degl' indiceni lialiani • Ivi p. a3. E la lingua : tre liomie allora usJte in Loiubardia , latino letterato, latino ru5tico, e volgarc: il Volgare Loinbardo e d' origine Celiica portato in Italia dai Galli Senoni . l^'i p. i-]. ^cien^e ed aiti pressoclie nnlle tra LoDgobardi . Wi p. .34. Agncohura sotto i Longobardi Ivi p. 36. Religioae 3i9 Cattolica tollerata e pvotetra dat Re Lonijobardi , eziirnllo Ariani. Ivi p. 33. e molto piii clai Cattolici. Ivi p. 41. Camlii.inicnti dojjo Carlo Magno riguardo all' iscruzioiie e alia catidi?:iono del Clero . Ivi p. i^'i. M Malattie inflammatorie come curate da' Morlacchi . F. M. T. 1, P. II. p. 3!Ja, Malattie vebminose come curate da' Morlacchi . F. M. T. I. P. 11. p. 379. Maluonado Ferrer , rapitftiio Lorenio . Eelazione dello scoprimcDto dello stretto d' Auian , fatto iiell' anno iSSS. ec. tradotia da iin manu- scritto Spagtiuolo. L. T, I. P. 11. pag. 3. Raainnanicnto apolocetiro della veracitd di questa Relazionc I i p- i>;. Appendicc. Ivi p 73. V. Viuggio . M Altec POLO. Alcune notizic della sua vita e de' suoi viaggi . L. T. I. P. II. pag. 67. Massimi e minimi della forraola integral e y4< c/ a;, dove vp e funzio- rc di X, y,l — I, e ip , essendo (p data dall' equazion differenziale \^\ = Z,e Z funzione anch' essa di .r , j , Oil\ e 3. Labliro che forma racqiia da- vanti al solido . Ivi p. 70. Le speiienze di Dalcmliert , Condorcet c Bo»- sut niostrano Taitezza del labbio maggiore di qiiello clie vorrebbe la Teo- ria di Juan. Ivi p. 72. Misura deilc pressioiii 8(»stenuto da qnelia pane del solido proniinente flie 6 ricoperta dal labbro. Ivi p. 7J. Sperienze che la diniostrano erronca. Ivi p. 77. Pressioiie comro la faccia posterio- re del soli. 237. Solido caricato da pii^ di due pesi . II inoiiiento de' pe- si contro qiulsivoglia sezioiie del solido vieii lo stesso clio sarebbe so tutti i pesi posti da una banda del la sczione fossero riuniti nel loro cen- tre di gravita , e cosi qiielli dall' altra banda . Ivi p. a38. Trovare ui» tal solido , die carlcaiidolo di dati pesi in dati luo;;Iii , il nionieiito de' pe- si contro una qiiajuncjue sezionc del solido ahbia una ragion costante al- ia resiscenza di quella sezione . Ivi p. 24.1. Solidi tucci pesanti . Momento del loro peso contro una sczion qualunque del solido. Ivi p. 34.6. Trova. te UD solido pesante di tal forma che il momento del siio peso per ispez- zarlo in qiialsivoglia sczione abbia una ragion costante al momento della resistenza di quella sczione ; ossia trovare il solido rlie in ogni sua partes ugualinente resiste alia rottnia Ivi p. 248. Osservazioni sulle sokizioni de' Problem! dclla resistenza rispetiiva de' solidi , nelle quali si considera la distensiune che pati^con le Hbre prima di rompcrsi , c la loro elastici- cita . Ivi p. 254. La teoria Euleriana ilelle curve elastiche non h applica- bile a deter(niuare 1' infl.ssione delle travi caricate . Ivi p. 255. Neppur non lo ^ la teoria di Giacopb Bcrnulli . Ivi p. 260. DiiHcolta di deteruii- nare a dovere una tale iiiflessione: qursto pero non toglie Tutilita della dottrina delle resistenze rispettive de' solidi . Ivi p. 261. RtsiSTENZE che ritardano le acque correnti . F. M. T. II. P. It. png. 284.. Sperienze fatte in Londra suU' atirito dell' acqna strisciante lungo al- cune tavole di legno . Quest' attrito b a un di presso proporziouale al qua- drate della velocita . Ivi p. 287. Adcrenza delle paiticellc dell' acqua ira lore, e coi corpi contigui . Ivi p. 29(j. Rettikjli _de' fuuui . Avvertenzc nel disegnarli . F. M. T. II. P. II. pag. 299. Relmi come curati da' Morlacclii. F. M. T. I. P. H. p. 389. EiFKAzioNi terrestri . F. M. T. II. P. II. p. lyi. Piopnizione tra 1' an- gojo di rifr,izione e I'ani-olo al eentro, secondo Lambert . Jvi p. 192. se- condo Giovanni Tobia Mayer. Ivi p. 195. secon.lo Laplace. Ivi p. 197. secoodo moke osservazioni raccolte nel giornale del Sig. Zach . Ivi /J. tQS. secondo Delambre . Ivi p. 202. s Salmi di Davidde tradotti in Odi di vario metro . L. T. I. P. If. POg- 97- SiMiCLiANzA meccauica differente dalla simiglianza geometrica . F. M. T. II. P. II. pag, 25i. e non solamente a risguaido della robustezza de' pezzi d' una macchina , ma eziandio a risguardo delle resistenze cba contiastano al movimento di essa . Ivi p. 253> Cio si fa palese con uU esempio . Ivi p. 255. 325 SiuPATiA fra le p^rtl dol corpo animalc. F. M. T. I. P. I. p. xlix. Nota . SoLFATo di Mdtrnesia nativo nell' ap;ro Bolojncsc in una grotta pres- so Pianoro . F. Rl. T. I. P. I. pag. xix. Quesite «>nJe si prodiica l' acido solliirico costitutivo di qaesto sale . Ivi p. xxi. Con^hictture suU' influ- enza dcir elctiriciia nella luroiazionc e nclle rnodilicazioni del princi- pio saliiio . Ivi p. xxii. SoRDASTRi come possano giovarsi mediants una triitaiba acustica . V> Troinba acusiica . Stjjlle FissE. Loro movinienti proprj . F. M. T. I. P. I. pag. i. Ca- talogo di 3o.). stelle coUe loro posizioni pel i8(;0. e loro movimcntt piopij . Ivi p. (4. Sthbtto d' Anian . V. Viaggio . SuoNO , sua velocita . F. M. T. II. P. I. pag. 3ii. Coiu« da'Signori Laplace e Biot si spieghi il pcrcli^ la velociui efifettiva del suono sia mag^iore di quella chn si dfterniina per la tcoria di Neuion . Ivi p. 3i3. Si dubita se la cnmpre>siuiie dell' aria sia vaievole ad innalzarne la teinperatiira . Ivi p. 314. 445. E se an he ci6 posio, debba scguir- ne arcresciinenio di veloi iti nel snono . Ivi p. 3i8. Dictro la scorta di Giordano Riccati si ilifeiide dagii obbietci il processo tcniito d«> Neut(Ui uel deteruiiiiare la velocita del surxiu . Ivi p. 3ii. IiiiufEriea- za delta ragione renduta da Ilaiiy del cnnie i siioni nell' aria s' iocrocino tenza tui baisi . Ivi p. 352. Suono reudiiiu dalle lauiine elasiichc . V. ^t- brazioni . T Tatto . Le sen^azinni del tatto sono distinte dalle pfrcezioni dcllo qnalita tattili ; ncl clip il taito si comporta come gli altii scosi , n^ ba verun privilcgio snpra gli alcri . F. M. T. L P. II. p. 47S. TtMPo. IVlacibina per misurare le nienoine (lationi del tempo. F. M. T. I. P. II. pog. 487. Dfsrrizioiii' delta maccliiiia . Ivi p. 4^19. Rlaniera di adoperaila. Ivi p. ;t93- Modilicazioni fatte o propone per as»icnr.ire la precisione de' risultaii . Ivi p. 49'). Uso ili qiicsta macdiina per verilica- re le leggi fisiche sulla resisieuza de' mczzi . Ivi p 5( o. e sogli eflliissi do' fliiidi dalle luci de' vasi . Ivi p. 804. e sulla caduta de' gravi . Ivi p. HfS. Tlmporali: onde nasca 1' alternar freqnente de'senni elettrici contra- rj negli elettroscoj.j atmo'^feiiri espo'ti a' tenipotali . F. M. TIP. II. png. i63. 175. rpr< h^ siano cosi rari nell Inverno . Ivi p. i8i. Teroporali grandinosi . V. Cmndine . Tini'uha. Cenni <. 197. Teo- remi . Ivi p. 2co. Libro Quarto • Catottrica negli specchi concavi ; e ne' ci- lindrici o couici . Ivi p. 2o3. Liliro Quinto . Delia rifrazione della luce. Ivi p. 209. Rifrazione atiiiOblVrica . Ivi p. 210. Luogo delle ininiagiiii ve- dute per rifrazione. fvi p. r^ii. Iiigiandiiuento apparente del Sole e del- la Luna presso 1' Orizzoute in due uiodi spiegato . Ivi p. 21^. To«BA, suoi usi e vantaggi . F. M. T. 1. P. II. pag. 329- Puo sosti- tuirsi alle Legiia in quasi tutce le manif'atture . Ivi p. 3'io. siiigolannen- te ne'fornelli delle lilande da seta. Ivi. ne' forni di svaporazione . Ivi p. 33i. nelle foniaci a calcina , ruattoni e terraglie coinuni . Ivi p. 333. in tnolte operazioni metallurgicbe , Ivi p. 335. neile distilla^ioni . Ivi p, 337. neir econoiuia douiestica e seguataiuente ne' forni a pane, nelle cu- cine, nelle stut'e , e nelle serre degli orti . Ivi p. 338. Prodotti uiili drlla toil).«; sue ceneri , sue scorie , atqua stittica die se ne distilla . Ivi p. 3^3. Cosro teiiuissimo della torba . Ivi p. ^i^S. Vdlore de' terreni tor- Losi . Ivi p 3/t6. Pregiudizj contrarj all" uso della torba. Ivi p. 348. Mo- do di rimraiciarla , di cavarla , di prosciugaria , di custodiria . Ivi p. 352. Modo di adoperaria . Ivi p. 358. Modi diversi di spogliarla del cat- tivo odore . Ivi p. 362. ToHBiEKii dt-lla Loiwbardia . F. M. T. I. P. II. pag. 309. Iiidicazione de' luoghi ove si irovauo . Ivi p. 3ii. ludizj di toibiere in altre parti d' Itdlia . Ivi p. 327. TnAGUAnuo, Strumento Ge itn^trico descritto da Erone . Descrizione dello Struiiieiito. L. T. I. P. II. pag 239. Usi del Tragnardo nella Geo- nietria Pratica . Ivi p. 244. , e segg. Vedine I'indice qui sopra a cart. 3o3 Usi astronoinici , e geograhci del Traguardo . Ivi p. 2b3. 293. Tbiangolo . Trovare I' area del tiiangolo per via de' tre la(i . Solu- zione di Erone. L T. 1 P. II. pag. 277. Sioria delle soluzioni pid anti- che di qiiesto Probieuia . Ivi p. 279. D' uq Tiiangolo, o d' un Trapezio rescindere una data parte. Soluzione di Erone. Ivi p. 276. Tbioonometria sferica . Nuove formole di Trigonometria sferica . F. M. T. II. P. II. pag. 227. Triconohetria sferoidica a qual punto sia stata coadotta da Clairaut , 327 Eulero , Sejonr, Calnso , Lc<»enclre e Delambre . F. M. T. I. P. I. pag. iiB. Si propone il Probleina Generale : in un trianpolo sferoiilico ellittico a- vente un angolo al polo, essendovi sei dementi, cio^ le due latitiidi- ni, e i due azimut (\e«\\ altri vertici , la via brevissiina rlio gli iinisce , e la lore diffcrenza in longitndine ; dati tre eleinenti , ritrovarc pli altri tre. Le coinbinazioni diverse si lidncono a dodici . Ivi p. 122. Forinoltt ed equazioni fondainentali della Tiijjonometria sferoidica , portando le serie a qualunque nuniero di termini . Ivi p. 12 )• Le ctpiazioni si rendo- no pill secnplici, qiiando si trasciira la sesta e le piii alte potenze del- I'eccentriciti . Ivi p. 1(^6. e quando uno degli azimut h di noyanta gra- di . Ivi p. 147. Ec|uazioni piii coraode rhe si oitciigono col ridiirre lo latitudini date nello sferoide ellittico allc latitudini corrispondenti iiclla sfera iscritta . Ivi p. i53. Primi tre Problemi della Trigonometria sferoi- dica . Ivi p. 163. 191. Data la via brevissiraa fra due punti , la latitudt- ne e 1' azimut dell' uno di essi , ritrovare la latitudine dell' altro : solu- zione di questo problenia , trascurando la quarta poteiiza dell' ecceiitri- cita , e le piil alte- Ivi p. 16^, Soluzione generale. Ivi p. iC*". Se ne deduce la dimostrazione della formula di Legendre , nella quale si tiea cento della quarta poteiiza dell' eccentricitJ , e si trascur.ino le superio- ri . Ivi p. i8f. Si ridurono le equazioni fondamcntali ad altra f irnia piii comoda. F. M. T. II. P. I pag. 1. Si scinlgono pli altri nove Problemi della Trigonometria sferoidica . Ivi p. i3. e segii ; F. M. T. II. P. II. pag. I. e segg. Qiiesti dodii^i PioblPini ba^tano a risolvcic i venti ca»i che offre il triangolo sfeio dico ellittico . Ivi p 47. Tavola analitica di qnesti casi . Ivi p. ,+U. V.irie soluzioni eh'" d" alcnni casi poiino darsi . Ivi p. 49. Avv'rtenza necessaria n- 1 calcdare le formole precedent!. Ivi p. 5r>. Element! d'un triangolo sferoidico ellittico, cbe per esercizio di calcolo potranno vrilirarsi olle date soluzioni Ivi p. 56. Relazioiie del- la trisodonietria sferoidi''a alia sferica . Ivi p J'!'- Tkomda acustica a sollievo de' sonl^stri . F. M. T. H. P. I. pag. 227. Stromrnti acunici di L.'cat , e loro difeiti. Ivi p. 2i»- Trooiba a cor- po ellittico provata e colla ragione e colla spcrienza molto piCi cibca- ce a quest' nnpo. Ivi p. 23(. Aggiuuta a qucsta tromba per renderla vieppiu opeiativa . Ivi p. 2^4. Vapori vejcicolari. loro esistenza sostenuta contro le opposizioni di Monge . F. M. T. II. P. I. pag. 344. 438. Varus adjettivo , e Farare vorbo , cbe cosa significbiiio , e che tia varare fliimen . L. T. I. P. II. png. 25o. Vasi LJNFATici se esistano nella placenta e ncl cordone ombebcale . J» 23 F. M. T. I. P. II pn§. 209. IiK^a^ini anatotniclie per rinvenirli . Ivl p. ill, hidizj e coDuliietture verosiinili dclla loio csiscciua . Ivi p. 2l:^. Veoltabili . Vane appareiize di $eiisil)ilita , e dl uioviaienti spouta- nei e volontarj nelle piante . L. T. I. P. I. pug. 64.. VEsciciitrrA oiubelicalc . F. M. T. II. P. I. pag. 873. Scato della ve- Bcicherta oiubelicalc esplorata ne' feti piCi o ineno matiui . Ivi p. 874. Essa ^ naturale , ed i costaiite negli eiiibrioni sino al terzo mese dal concepimento. Ivi p. 877. Osservazioni di Malpighi e di Haller bulla hol- la ombclirate del pnlcino covato. Ivi. Nuove osservazioni sullo stcsso soggetto . Ivi p. 3ao. Processo oiiibt-licale del peritoneo, il quale se noa si litira entro Taddarne, o &e noii si restringe e chiude T oiilicio del bellico, da liiogo alle Ernie oiiibclicali . Ivi p. 884. Vetei . Con!;liiettiire siilla cagione del feiidersi certi vetri in certe •itigolari circostanze. F. M. T. II. P. I. pag. 3,^3. ViAccio dal Mare Atlantico al Pacifiro per In via del b?ordovest fac- to r anno i5fi8. dal Capitano Lorenzo Ferrer Maklonado . L. T. I. P. 11. pag. I. Vantaggi di questa navigazionc . Ivi p. 'i. Itinerario . Ivi p. 7. Descrizione dello stretto d' Anian ( ora detto di Bering) e niodo di t'or- tihcarlo. Ivi p. i!}. Progetto per assicurare I'esito di questa navigazione. Ivi p. 24. Teiitativi de' Navigator! di varie Nazioni per iscoprire un pas- saggio dal Mare Atlantico al Pacifico per la via del Nordovest . Ivi p. av- Altri vi rimcirono , e prima , e dopo IVl.ililonado . Ivi p. 46. 85. Percli6 il viaggio di Maldonado sia stato sino ad ora sconosriuto e diibbioso . Ivi p. 87. Cagioni fisiche per 1-e quali questa navigazione si h rendiica piu difficde , e fi>rse impratieabile . Ivi p. 4a. Cagioni politiche per lo quali questa navigazidne or non si pratica , e vuuiai persino negarne la possibility, l^i p. !io. Le particolarita raccontate nella Relazione di Mal- donado ne attestano la siiiceritJ. Concordanza del suo viaggio co' viag- gi posteriori, e siiigolarmente eon quelli di Cook. Ivi p. 50. Giuslilica* zione degli sba^ili presi da Maldoiiado nel racconto del suo Viaggio • Ivi p. 05. d-i. e nelle sue uiappe . Ivi p 70, Si va incontro alia difEt'olt^ de' ghiacci non trnvati da MaliJonado . Ivi p. 69. Per qual ra- gione Malaspina non trovas»e il passagi;io di Maldonado. Ivi ys. 73. Si dileguano i dubbj esposti nel Journal de I' Empire sail'' auteniicit^ del Viaggio di Maldonado . Ivi p. 93. Grosso errore di clii coufonde lo str«tto d' Anian collo siretto di Hudron . Ivi p. 9^. Vjr.iiAzioNi delle laniine eU«ticlic . F. M. T. I. P. II. pag. 393- Spe. rienze sulle vibiazioni d' una lastra rettan^olare di vetro teniita ferina in un date punto , e in un altro strisciata coll' arco d'uii violinoi Ivi p. 396. Cospcrsa di minuta poivere U las:ra , la polvcre si dispo- ne in certe curve determinate. Ivi . Geni'si di queste curve pulvifere. Ivi p. 397. II puiico nel quale si suotia la lastra c ua ceatro di vibra- 3^9 ftione; insieme con esso si formano ne'lat! della lastra piu altri centri Ai vibrazione secondarj . Ivi p. 399. Come si propagliino le vibrazioni in una fibra elastica . Ivi . Come in una lastra. Ivi p. 401. Come »i rurniiiio e si allargliino le oncle neli'acqtia E'tairbelei che 1' occhio solo in vernn oaso non pu6 accnrgersi ddle distanze . Ivi p. 470. E che le pej^^io- Hi visibili n(in lianno alcnna real connessione colle percezioni che per esse si lisvcgliano nella mente . Ivi p. 471. La prima nsserzione di Bar- clielei non e provata al'])astanza dalla storia del cieco di Cheselden . Ivi p. 480. Rifiutasi la seconda asscrzione di Baiicliplei . Ivi p. 472. Le leggi della visione sono prcbabilmente diverse nelle varie class! d' ani- uiali . Ivi /). 4!>2. ViTBuvio . Spiegazione e comento d'alcuni luoghi dfll Libro ni. Cap, a e 3. t delle regole d' Architettura in essi iuoiihi prescritte . Auniento del modulo nelle maggiori altezze . L. T. I. P. II. pag. i65. Bagioni sul- le quali e fondata qucsia regola. Ivi p. 175. Membri snpcriori ai capi- telli^ delle colonne inclinati all' innanzi . Ivi p. 177. Iiigrossamenio delle coloane in alcuni portici . Ivi p. 178. Scanalature moltiplicate in al- cune colonne . Ivi p. 179. Ingrossamento della coloana verso la eua me- ta . Ivi p. i8o« Scabelletti diseguali. Jvi p. 182. 33i Volte Problem, di Bossut snlP .q„llibrW> .1.11. Volte sciol.o col- Ja Jeoiia dcUc lunzioni analiticlie F. M. T. I. P. II. „„" 08 La mr va d' equilibrio ddle Volte s,,cdita,ne..te .i detcnmna m^dia .tc il pTo* cpio delle velocity viriuali . F. M. T. II. P. I. pu^. 4,3 ^ 33a ERRATA DI QUESTO VOLUME Errori CoRREZIONl pag. 67. lin. i3 Camballc 75. lin. II impasti 81. lin. 2 pretendano 82. lin. ult. sotto la direzione a 1 4. lin. 27 a dottarsi 319. lin. 8 Ho tormentata *2o. Un. 25 occico Cambal'it impassi pretendeano secondo la projezion* adottarsi Ho toriuentato dire c to Z./