1 1 ' ill 1 ,'/ 'h MENOKIE DELL L R. ISTITITO V Ei\ETO 1)1 SCIKVZE, LETTERE ED ARTI. ^'. II lO.^-^- MEMORIE DELL L R. ISTITLTO VEINETO DI SCIE^ZE LETTERE ED ARTI VOLUME SETTIMO VE^EZIA PRESSO LA SEGRETERIA DELL' I. R ISTITl'TO .>EL PALAZZO DLCALE 4857. A VV E R T I »1 E IV T 0 In esec^izioue dell" articolo 134 degli statuti iiitcnii si dichiara che ogni autore e particolarmente lisponsa- hile delle opinioni e dei fatti esposti ne" propiii scritti. VENEZIA, iSEL PRIV. STAB Dl GIUSEPrE ANTONELLI D E L L A FORZA DELLANIMO DISCORSd DEL m. E. GIISEPPE BIA>XHETTI X arecchi anni addletro ebbi 1' onore di sottopor al vostro giudizio, o signori, un mio Disrorso swWu/orza iimana (1). Ne parlai in generale ; poiche. come allora dissi, era niio intendimenlo ch esso non mi valesse se non in certa guisa di proemio a Ire altri sul medesimo soggetto, che mi proponevo quindi di leggervi ; in ciascun de' quali mi sarei falto a considerare particolarmente la detta forza in uno del tre aspelti soUo a cui si manifesla, e puo soltanto mani- festarsi : qucllo dell' animo, forza morale ; qiiello del pensiero, forza intellet- tiiale ; quello del braccio, forza fisica. Or comincio dal prime. E confesso, che in questo tempo, quando tanti e de' maggiori e piu continuati studj si volgono intorno aglj svariatissimi modi onde apparisce ed opera la forza della materia, traendo seco i desiderj, gli eccitamenti, le compiacenze, gli applausi delle molti- tudini, a cui e dato di godere qiianti sono i vantaggi pronti e sensiblli di cosi fatti sludj ; in queslo tempo, dico, iotrovo bello di ritornar un poco colla mente vicino ad una forza tutta spirltuale, tutta propria dell umanita ; a queila ap- punto dell" animo. I. La considero ancora, prima di tutlo. in riscontro colla forza del pen- siero. Certo, da questa deriva la luce e lo splendore della vita umana : ma (i) Delia forza umana. Discorjo Icllo all'I. R l.^llluto nel i845, cd inserilo dcI »oI. Illdcllc sue Memorie. VII. \ q* 2 DKI.l.V FORZA DELL ANIMO (|iianlo lu'lhi \itn miiaiia si puo compiere di elevato c d' imporlaiile, e opera di i|iitlla. Merce la forza del pensiero enlrano nell' umanita le piii profondc e le iiiij;Iiori Idie ; ma la potenza di amarle, e quant' e possibile, di alluarle, d' onde le vien essa se iioii da qiiella dell' animo ? La prima da le rcgole ; 1' eseciizione dclli' |iin malaj^cvoli tra di esse noii dipendc die dalla seconda : dalla prima ci provengono i bei discorsi. i begli scrilti ; dalla seconda le generose azioni ; e, (in (he in certi liioglii e tempi puo tornar piii difficile ancora, le ommissioni. La forza del pensiero e tanta quanta si manifesla negli effelti suoi ; molta, se questi appariscono assai utili o mirabili ; poca, se ste.rili, o non degni di nota ; ma la forza deir animo ha un non so che di piii proprio a se stessa, di piu intimo, di pill indipendente dagli offetli medesimi. Puo essere fortissimo chi cede ; non e mestieri die uno sia vile, perch' c disprezzato ; non e mestieri che uno sia vinto, perdu' abbia perdnto. lo non saprei, in tulta quanta la storia, quali soldati si merilassero per qiiesla forza lodi maggiori di quelli che furono sconfitti e nutrti alio Termopili : dico non saprei, e pure il so ; ma voglio rimanermi tra i fatti meno ignoti, e piii lontani. Quando un uomo possede una forza non ordinaria di pensiero, c puo con essa uscirc dagli accidenti e dagli usi comuni della vita, c collocarsi, a dir cos'i, in un' atmosfera tanto piu pura di quella che ci circonda, per immergersi ivi tutto ed inebbriarsi nella gioja che gli e prodotta dallo spettacolo di nuove e grand' idee, di belle e straordinarie immagini ; senza dubbio, egli e quest' uomo degnlssimo d' ammirazione e d' invidia. Ma io ainmiro ed invidio piu chi pos- seda una forza non consueta d' animo ; poich'e con questa, non con quella del pensiero, che ciascun uomo assiste e partecipa maggiormente al dramma della vita. >H>ir animo sono gli afFetti, nell' animo le passioiii : e adunque in esso che egli prova cio che di piacere, cio che di dolore puo derivare dal suddetto dram- ma ; e ad esso che spctta il quale ed il quanto della parte ch' egli vi puo pren- dere ; e piu che tutto questo, e ad esso, ad esso unicamente, che appartiene la potenza, troppo necessaria, di saperlo tollerare. Che dico ! ... la possibilita di mutarlo gli appartiene ; e non gia nelle cose di poco o di mediocre momenlo ; ma in quelle che a tutti appariscono, e devono apparire, le maggiori. Non esa- gero : le storie sono la per dire che vi furono degli uomini, i quail abbraccia- rono la poverla come ricchezza, accolsero i disprezzi come lusinghe, udirono i fischi come apjdausi, andarono in esilio come ad una nuova patria, entrarono in carcere come in una reggia, monlarono sul palco come su d' un trono. DEL M. E. GIUSEPPE BIANCHET TI 6 Qiiesli onori straordinarj del genere umano bisogna ricordarii, e li ricor- do, perche appunto son tali, e pcrche dimoslrano sin dove puo giungere la forza di cui parliamo ; ma so bene che non gioverebbe gran fallo di fermarsi sopra di essi che riescono quasi inconcepiblli, e pero non credibili, al massimo numero. Piu agevolmente sara concepito, e quindi creduto, the la forza del pensiero, non polcndo operare se non a piu o men lunghi intervalli di tempo, e in generalc non volgendosi che a cose piii o meno lontane dall' esercizio della vita, non puo essere di un uso si frequente e si necessario come quella dell' ani- mo. La forza dell' animo e un arnese ( mi spieghero in tal modo ) che guai a chi nol porti seco nel pellegrinaggio che deve compiere sulla terra. Molti e molti lo Irascorrono, c vero, senza averne un gran bisogno : ma il bisogno grande puo venire a tulti, dal piu cencioso del bifolchi al piu potente dei re ; c guai, ripelo. a chi non 1' abbia in pronto da usare ! La forza del pensiero, inveco, e bene una comodita, un abbellimento, una ponipa, oserei dirla, un lusso del viaggio ; rende bensi notevoli i viaggiatori che la possono mostrare ; ma piu che alcuni si resero notevoli anche con sola quell' altra ; e tutte le im- mense moltitudini non possedono la prima, e vanno lor cammino senz' accor- gersi di sua mancanza ( gia a voi, signori, non e mestieri dire, che parlo qui della ybr-^fl del pensiero, non dellayaco//a di pensare, poiche parlo d' uo- mini ). Da cio derlva che la forza dell' animo e smisuratamente piu utile al ben essere dell'uomo che quella del pensiero. E gia a queslo ben provvide natura, che le condizioni stesse nelle quali la forza del pensiero non potrebbe attuarsi, o e assai diminuita e perturbata in chi la possede ; quelle stesse condizioni, io dico. sieno invece le piii opportune a dispiegar libera e grande la potenza della forza deir animo. Le necessita non soddisfatte della vita, i dolori forti e lunghi del corpo, le vicende sciagurate della fortuna, e quelle piCi tremende ancora pro- dotte dalle ingiustizie e dalle ingiurie degli uomini, quanto non impediscono, se pur non tolgono alfatto, I' energia del pensiero ! . . . E bene : egli e questo, per rontrario. uno dei due campi nei quali e dato maggiormente di esercitarsi a quella dell' animo. Ho dctlo uno dei due campi ; mentre. procedendo ora nel discorso. e rac- cogliendolo piu strettamente al mio soggetto, mi e necessario distinguere nella forza deir anirao due modi che. (piantunque congiunti con Infiniti legami. e pern 1' un I' altro di continuo ajutantisi, come quelli che procedono dalla slessa 4 DKLLA FORZA DELl/ AMMO Itlentua caiisn ; nnlladimpiio presentano due aspelti lanto diversi, che di ragio- nanie bene iioii «■ sperahile, se non avendo sempre dinanzi una tale dislinzione. Nt- in (io la forza dciranimo ha niente, signori, di suo proprio ; ma va di! pari con tutle le forze conccpibili dal nostro intellelto ; in riascuna delle quali ci e necessario di aniniettore, gia ben lo sapele, una potenza di operarc ed una di duiare. una di azione ed una di rcsistenza ; ci e necessario di ammellerle que- sle due potenze tanto in un alomo, quanto nel globo terrestre, e quanto nel uiaggiore di tutti i globi possibili. II. Or, che si deve pensare di quest! due aspetti della forza dell'anlmo? qual di essi ainmirerenio di piu ? quale preferiremo ? . . . Certo vedete che le rondizioni varic de' tempi, de' luoghi, de' casi e degli uomini non possono man- care di aver un dominio grandisslmo nella risposta. Onde, una risposla giusta c generale ad un tempo non parmi possibile. Ma in generale posso ben dire, che io al pari d' ogn altro lodo e vcnero gli effetti di quel modo della forza dellanimo in cui e la potenza di operare ; ma lodo e preferisco piu volentieri quelli che provengono dal modo della forza stessa, in cui e la potenza di resi- slere. Li lodo piii volentieri ; perche son certo che quesli derivano dalla pro- pria ed inlima natura dell' animo stesso ; mentre, chi mi da un' eguale certezza per gli altri ? Quando l' animo si manifesta nel suo aspetto operante non pno non essere agitato ; quando nel resistente, se ne sta in una specie di calma. e fermo. Or, 1 agitazione dell animo dura piu o meno, ma cessa ; e cessata, non sappiamo se ritornera all occorrenza un' allra volta. Per conlrario, la fermezza di lui, essendo la sua indole stessa, od almeno la sua acquistata abiludine, non puo mancare giammai. L' agitazione dell' animo nasce non di rado da soli acci- denti esterni, e termina con essi, estinguendo ad un tempo la forza che aveva prodotta ; ma la fermezza. poich' e nella natura dell' animo medesimo, e una causa perenne di quel modo della forza che da essa si genera. L'agitazione del- r animo. e quindi la forza che ne deriva, e spesso proveniente da cagioni del tutto corporee, e sparisce con queste, lasciando 1' animo stesso forse in maggior debolezza di prima ; come vediamo accadere della forza fisica in alcuni indivi- dui : ma la fermezza deli' animo e nella maggior indipendenza che possa aver queslo dal corpo ; e in essa pero una causa costante di quella forza che vale a produrre, e che si accresce coll' uso ; come dura e si aumenta la forza fisica in quegl' individul, nci quali e originala non da accidentali e transitorie condizioni del corpo, ma dalla propria complessione di esso. lo preferisco poi in generale DEI. M. E. GIUSEPPE BIANCHETTl O "li efTflti (li tal forza ; prrchc, sc vi sono sopra la terra occasion! molte che richicdono opere degne di animi forli ; vi sono ben ma;;giori bisogni di resi- slenze degne di animi forti ; se le prime si presentano di tempo in tempo in alcuni luoghi, ad alcuni iiomini ; i secondi sono continui ; si trovano da per tiitto, e sono provati da molti piu. Anco r atto stesso in cui si spiega la resistenxa, s' e meno mirabile agli occhi delle moltitudini di qiicUo in cui si manifesla 1' azione, no '1 credo tale agli occhi dci filosofi ; i qiiali deggiono spesso ammirarlo tanto piri,quan1o dcve apparir loro piu difficile. Certo. io non so qual forza d' animo in antico uomo greco operante possa venire al paragone di quella dell' animo di Socrate resi- stente fra i trenta tiranni di Atene. Ben so che non discordo in qnesto dalla sentenza di que' vecchi sapienti, i quali volendo dire il medesimo, si valsero a dirlo del congetturare qual poless' essere lo spettacolo piu grato agli Dei vol- genti r occhio sopra il genere umano : e non immaginarono gia quello di un eroe conquistator di popoli, fondatore di regni, sterminator di malvagi, spe- gnitore di tiranni ; ma quello di un uomo posto alle piu dure prese colle vicen- de della piu avversa fortuna. colie ingiustizie, colle ingiurie maggiori degli uo- mini, e che se ne resta imperturbato. Possiam volgere a' popoli quel che ragioniamo degl individui. Chi Ifgga la storia delle imprese di Uoma ; non ostante la manifesla parzialita de' suoi storici, sforzantisi ad esaltar sempre in tutto i Romani, vi trovera nulladimeno materia piu che molta d' ammirazione grande anche pegli altri ; e gia bastereb- bono i fatti de' Cartaginesi e de' Sanniti a provare cio che dico. Ma, tra quanto di magnanimo e di glorioso e. nscito dalle uazioni conquistate da Roma, io nientc per me conosco che superi od e|i;uagli quello rlie seppe mostrare un po- polo, il quale vive tuttavia numeroso, quanlunque disperso, un popolo che or il secolo meno ingiusto costringe qua e la ie leggi a rialzare alquanto ; ma che abbiamo tutti s\ obbrobriosamenle vilipeso per tanto volgere di tempo, imilan- dolo pur sempre, e logliendo pur sempre da' suoi annali molti de' piii begli esempj alia nostra condolta, come molti de' piu efficaci soggetti a'nostri canti : togliendo pur sempre da' suoi libri le piu alte e proficue sentenze che uscissero dtiUe nostre borche dopo quelle del Vangelo. Certo. e mirabile di trovarc uella storia del popolft ebreo racconlale le vicende della sua lotta suprema con Ro- ma ; certo, qualunque uomo d" elevate idee e di nobili affetti dee compiacersi %lla lettura di quella sua disperata ed eroica difesa di Gerusalemme. 3Ia dei g DELL\ FORZA DELL ANIMO ponoli chc perirono da valorosi piii che alcuni ne sono ricordati : solo e per anco r esempio del popolo ebrco ; il quale, gia soltomesso, prima dell' ultima catastrofe, da piu che duecent' anni, al Iremendo giogo di I\oma, oppose ai co- mandi, ai capricci, alle violenze, alle rapine, alle seduzioni de'governanli roma- iii. oppose costantemcnte una fortissima, una generale resislenza, per conser- varc intalto quanlo porlava di piu alto ne' suoi pensieri, quanlo teneva di piu intimo ne' suoi sentimenli, e pero di piu caro nella sua nazionalila. Trionfo di lui Roma, non vinse ; s' jmpadrom della terra, non degli abitanti •, ebbe in suo polere i corpi, si provo invano ad cstenderlo sugli animi. E tanto ancor terri- bile mostravasi il conquistato nella sconfitta, che i conquistatori non osarono mai alterare d' un punto la sua legge ; e le legioni romane, con tutto il fasto flelle loro vittorie, non avrebbero osato varcare i confini della Giudea, senza aver toltc prima le immagini degl' idoli dalle loro insegne. Questa difesa, a dir cosi, passlva, tulta ritraente dalla interna e propria natura degli animi, che duro e riuforzossi da se tra mille e mille ostacoli d' ogni guisa, e si mantenne per due secoli ; io confesso, o signori, che mi apparisce piu maravigliosa di qualunque siasi difesa d' azione, fatta da qualunque siasi popolo, e di quella pur anco che fece da ultimo il popolo ehreo medesimo. Ma togliendo il discorso a' popoli, e riconducendolo agl' individui, dove gli e dale di procedere con tanlo maggior efficacia, e lanli minori impediment i; io ritorno un istante a quel che dicevo, e non compievo ; cioe che le occasioni di mostrare i' animo nel suo aspetto di forza rcsistente sono molto piu frequenti che non sieno quelle nelle quali occorra di manifestarlo nel suo aspetto di forza operante. Non compievo allora il mio detto ; perche mi sarebbe stato luestieri di aggiungere, che per ogni uomo di pensare acuto, non meno ch' clevato, e di un sentir vivo non meno che giusto, le occasioni a porre in esercizio la sua forza d' animo resistente, non sono soltanto frequenti ; ma si succedono 1' una all altra per modo, e tanto si collegano le une alle altre, che assumono la vera forma, ed acquistano la tremenda potenza di una quasi continua necessita. For- tiinati i moltissimi, i quali non avendo il desiderio o 1 iugegno o 1' occasione di affaticarsi a penetrare nei meno palesi ordigni che mossero gia sempre ed ovun- que. ed or rauovono forse piu che mai la macchina del mondo umano ; fortu- nati. che non si dan pensiero di questo ; e si avvisano che tutto o quasi tutto vi proceda come dovrebbe ; e dal grado giudicano generalmente il merito, e dal surcesso il modo, e dal potere il volere, e dall' apparenza il fatto!. . . Fortunati, DKI, M. E. GIUSKPPE BIANCHETTI ? rhe si soltraggono per cio solo ad una conliniia e terrihile baltaglia I . . Ma chi pu() sapcre e vedere quel che sempre e ovunque (e ripclo il sempre e ovun- ince ogni haltagUa, come dice Dante nostro, se col sua grave corpo non s accascia. Ma vi e un coraggio che ha bisogno per attuarsi dell' ajuto espresso e grande del corpo stesso ; e un altro che non 1' ha, o, per meglio dire, che non I' ha di un ajuto cos'i fatto. Distin- guono il coraggio hi civile e militare. In questa distinzione vi e di giusto, ma non meno di confuso ; come dev' essere necessariamente In tutle le cose, che uscendo da un princlpio il qual sla uno, non possono dividersi In parti sepa- rate da termini certi e ben precisi. Quegli che pericola sua vita gettandosi tra le onde per salvare un naufrago, o nelle fiamme per togliere una vittlma all in- ccndio, esercila egli un' azione di coraggio civile o militare ? Fu di un genere o pur dcir altro quello della Corday? Se guardiamo agli effetti, lo dovremo dir civile ; se al modo, ci sara mestlerl di chlamarlo piutloslo militare. E gla tante altre azioni coraggiose generali o particolari cl faranno entrare nel dubblo sotto a quale dobbiamo collocarle di queste due insegne. Dove mi sembra che non vi possa essere incertezza alcuna, pcrche la di- stinzione mi riesce abbastanza chiara, egli e tra il coraggio relative all' uffizio loro ill quelli la profession dc' quail e nell' uso della spada, ed II coraggio, pur relativo all' uffizio loro, che si dispiega In quelli che professano 1' uso della penna. jNon mi si presenta caso alcuno In cui si possa confondere II coraggio proprlo al soldato con quello dello scrlttore. E quantunque provengano ambi- due, come gia tutti I modi del coraggio, dalla stessa radice ; e quantunque 11 vero, r alto scrivere sla dato di chlamarlo anch'esso, quasi In senso proprlo, un combattere ; nulladimeno, questi due generi di coraggio hanno mestlerl di mezzl s'l differenti a manifestarsi, si manlfestano In forme tanto diverse, e val- gono a farsi cagioni di effetti tanto disslmlll, che 1' uno e Imposslblle di scani- blarlo mal con 1' altro. Non si possono scamblare : ma appunto per queslo si DKI- M. E. GllSEPPE niANCHETTl i { puo ben chit'dere, quale di cssi sia maggiorinente ammirabile, quale preferibile. Domanda, a cui per rlspondere, bisogna rimanersi, come vedete, anche qui tra i general!, poiche vi sono molti casi parlicolari che vorrebhono una risposta propria a ciascuno di loro. Hispondero dunque in generale. Ne perch' io mi sia stalo un buono o catlivo, ma cerlo non timido scrillore, mi aslerro per queslo di dire liberamcnte, die ammiro di piii, e tengo in maggior pregio il coraggio dclla pcnna clie non sia quello dclla spada. Se guardo a' mezzi necessarj per attuare efficacf-mentc 1' nno e 1' allro. quell i che occorrono al primo mi si pre- sentano e piii lunghi pel tempo, e piu aspri per la fatica, e dipendenli meiio dalla benevolenza della natura, che non sia dal voler fermo delluomo. Se guardo a'pcricoli, I'esser quelli che affronta il coraggio della spada piu prossimi alia per- sona, e alia persona sovente piu nocivi, non mi togliera dall' affermare, che piu lerribili furono spesso quelli a cui ando incontro il coraggio della penna ; poi- che, ohre alia persona, che gia poterono offendere anch' essi, e tanto 1' hanno certe volte offesa da spegnerla ; si volsero pure alia parte immateriale dell' uo- mo, ed ivi cercarono di pianlare lo strale del dolore : onde a chi dispiego una gran forza d' animo operante nel coraggio della penna, fu ben mestieri non di rado che ne possedesse una pur grande di resistcnte nel suo animo stesso, a voler durare, a voler vincere. Se guardo inline agli effetti, di notevoli e mirabili valse certo a produrne la spada. quanto il sono i mutamenli nei destini delle citta, delle provincie, dei regni : ma non meno notevoli, e mirabili non meno, quantunque piu lenti e piu nascosli, c pero poco o nulla agitanti le immagina- /.ioni dei;li uomini, fu sempre capace a produrne anco la penna. La durala poi e tutta in favore di questi. Che ci rcsta omai piu di tio che operarono le corag- giose spade dei Greci e dei Romani ? Gia le aquile di Alessandro, di (>esare, di Carlomagno, di Federico, di Napoleonc hanno perdute tulle o quasi tulle le conquiste che fccero : quando mai perderanno le loro i libri di Aristolile, di Tacito, di Montesquieu, di Kant, di Chateaubriand, dellAlfieri, e generalmente quelli degl' ingegni piu coraggiosi che scrissero in qualunque tempo, e ne' lor tempi stessi ? Ouesle considerazioni ebbero, senza dubbio. molta polenza a dettrminar- mi : ma non furono le sole, e forse ne pure le piu potenti. Consideravo che dal coraggio della spada e derivato assai di bene, e puo derivare ; ma anco assai dl male. Un tal coraggio ha in cerla guisa il principio in se medesimo, e il termi- ne neir azione in cui si manifesta. II massimo numero delle volte non opera che i2 DELL.\ FORZA DELL* ANIMO obbedcndo ; e qiiando pure gli e dato dl determinarsi a suo grado, e utile se si volge al bene ; nocivo, si; al male : ma come roraggio resla pur scmpre quel medesimo ; e coraggioso ci bisognera pur dire egualmentc il soldalo che mostri una slraordinaria for/.a di animo in difesa della legge o della patria, come uno che ne dispieglii altrettanta, per aprire la via alia violazion della prima, o air oppressione della seconda ; un soldato agll ordiui di Petrejo, come uno a quelli di Catilina. Cerlo, io non sono qui per dire, che ne pur il coraggio libero della pcnna siesi generalo sempre o si generi da una causa buona : non son qui per dire che non vi sia stato, che non vi sia, che non vi possa essere talvolta del pericolo nel predicar il male ; e pero in alcuni scrittori il funesto coraggio di f'arlo. Ma dico, che osservando la natura umana qual e in se stessa ; e quale, pur troppo, si e manifeslata in tuUi i luoghi e in tutti i tempi, i pericoli veri, grand! e frequenti furono incontrati da quelli che, scrivendo, impresero a con- trastare contro a' pregiudizi, alle superstizioni, alle ambizioni, alle cupidita, alle prepotenze, alle tirannidi, vengano esse dall' alto o pur dal basso ; e che pero il massimo numero delle volte il pericolo, essendo in questo, e mestieri che il massimo numero delle volte il libero coraggio degli scrittori proceda da un buon motivo, ed intenda ad un buon effelto. Consideravo come rarissimamenle la storia abbia avuto cagione di registrare grandi ed utili opere che provenissero dal coraggio della spada di uno o di pochissimi ; essendo cio volulo dalla neces- sita stessa delle cose, che a questa forza d' animo non concede generalmente il poter manifestarsi con effetti dcgni di nota, se non quando sia secondata da un numero piu o men grande di altre forze consimili. Ma il coraggio della pcnna puo sempre operar solo ; e il puo con effetto grandissimo : se ha de' compagn'i, tanlo meglio ; ma questi operano pure separali da esso ; ne esso. ripeto, ha bi- sogno di compagnia alcuna. II coraggio della spada ha molli stimoli interni ; poiche si genera in una forte agitazion dell' animo ; no ha molli di eslerni, poi- che si dispiega tra un numero grande di sensazioni, tiitle atte ad eccitarlo, a mantenerlo, ad invigorirlo ; tanto atte a questo, che di IVequente valgono esse medesimc a produrlo : si comincia non di rado la lotta con paura, la si prose- gue con indifferenza, la si lermina con ardire. 11 coraggio della spada si vede prossimo e sicuro il compenso ; poiche s' e sfortunato, ha pur la gloria o par- tecipa alia gloria ; se fortunato, a questa o alia participazione di essa, aggiunge i premj conceduti a' vittoriosi. Ma quanto diversa non e la condizione del corag- gio della penna ! Esso nasce anch' esso in una forte agitazion dell' animo ; ma DEL. M. E. GIUSEPPE BIANCHETTI 13 the ha raiiso liitte intfrno. come qiiella rh'e prodolta iiel silenzio del gablnetto, dalla liiiiga e conliniia falica del meditare. (^ual scnsazione la eccita? quale la risveglia? quale la luaulieiiei' quale la invigorisce?... (^uanle cause, per conlrario, non operano ad inipedirla, a rad'reddarla ! . . Clo poi che si possa allenderc in ricompeiisa iin tai coraggio, gla quasi lutti gli scriUori coraggiosi il seppero a prova ; c ognuno puo saperlo dalle hiografie di quasi lulti gli scriltori coraggiosi. La gloria . . . oh, la gloria (dico la gloria vera, non la voga, non il chiasso, non il romor vano) quanlo difficile la gloria a guadagnarsi in cosa che non va dritta a colpire le inimaginazioni degli uoinini, che genera effetti per lo piu s'l lenli e si nascosli! Quanto contrastata in cosa che desta un s"i gran numero di odj, d in- vidie, di gare, di malevolenze ! Chi ignora che queslo premio stesso fu sovente tardo, e non rade volte negato anche dopo il sepolcro ! Onde, il coraggio della penna non puo trovarsi in un animo dove non sia pure quello di saper tolle- rare la privazione non improbabile anco di questa ricompensa, ch' e pur la mi- gliore e la meno incerta del suo coraggio medesinio. Ala, Ira varj modi, onde si manifesta la forza dell' animo nel suo aspetto operante, vi e pure il coraggio della lingua. Ed esso, molle fiate, e per molli rispetti, puo assomlgliarsi quasi piii al coraggio della spada che non sia a quello della penna. E prodotto anch' esso di frequente da una simile agikizione ; e nou di rado cosi istantaneo anch' esso ; ne certo, in generale, ha di fronte minor! pericoli, ne certo quindi richiede minor potenza nella forza dell'animo ; quando anzi spesso ne vuole dl piii ; ed il pericolo, senza essere talvolta men grande, e quasi semprc piu sicuro. Qual soidato romano, e si svolganopurc tutti i fasti delle armi romane ; qual soidato romano manifesto un coraggio che superi quello di chi, fattosi in mezzo alia turba dei satelliti di Nerone, andn a scagliargli in lac - cia : Mostro, io li abborro I . . E poiche ho condotto il discorso a toccare del coraggio della lingua, non tacero gia affatto di quello che puo apparire nelluso piu solenne della lingua slessa ; intendo nelle pubbliche arringhe. A niuno sa- rebbe perdonabile di non aver ne pure accennato ad esso, trattando di coraggio ; e tanto meno potrcbbesi perdonarlo a me da chiunque sappia che dettavo questo scritto per leggerlo vicino al luogo, anzi pur nel luogo stesso. in cui furono udito nei trascorsi secoli tante lingue di coraggiosi oralori; e basterebbe ben per tntte quella di cui risuona quasi ancora I'eco. quella di un (iriorgio Pisani. Oh. io li ammiro. li ammiro assai. questi uomini che hainio comune cogli scriltori co- raggiosi I'andar Iranchi contro le ree passioni e le distorteopinioni, nel dominio 14 DELLA FOUZA DELl'aNIMO delle qiiali e spesso, pur Iroppo, la tlispensa del gradi, delle riccliczzc, degli oiiori ; die hanno comunc con loro lo svelare c daiinar aperto di quelle cose 11(111 buone die piacciono o giovauo sovente a' pochi die sono potenti a dare ogni bene materiale, e nuocono al pubblico, quasi sempre Impolcnte a dar altro che la sua propria simpatia ; die baiino in fine coniune con loro I'andare coniro il pub- blico medesinio, e rinunziare al suo affetto, quando sia csso, il pubblico, che si trovi, come non di rado accadc, nella rea passioneo nella distorla opinione. Cio hanno di comune cogli scriUori coraggiosi : ban poi pin di essi che sovente adem- piono r opera loro co' neniici, a dir cosi, in faccia, scorgendo il lor danno o pe- ricolo nella stessa espressione dei volti di questi, Irovandovi scrilta la loro pro- pria sentenza, e combattendo per tal guisa una viva e spesso istanlanea balta- glia. Leggevo molto di quello che teste usciva da alcune lingue di tali uomini periti nel dire in Francia ; vo leggendo di quello ch'esce in Ingbilterra, in Ger- mania ed altrove ; e tutlo esullo in me stesso di Irovare qualcbe volta conti- nuata s'l bene 1' immagine di quegli esempj stupendissimi che pure in s'l fatto modo della forza dell' animo ricevemmo da' Greci e da' Romani. IV. Ritorno di frequente a questi esempj medesimi, per ammirare e vene- rare. quanlo plu posso di frequente, anche solto di una tal forma del coraggio. il meglio della natura umana. Lo ammiro e venero; e nulladimeno anche sotto di una tal forma del coraggio, come gia farebbbe in tutte le altre, il meglio della natura umana mi porta infine necessariamentc apensare, quanto sia difficilissimo ad un uomo di comporsi un animo compiutamente forte. Poiche, qual e mai che si possa confidare di superar nel coraggio della lingua i due piii sommi oratori di Atene e di Roma ? Chi essere di essi piu inlrepido e scoprire e corabattere le secrete mene de'malvagi potenti ? a slanciar parole di fuoco contro alle malnate passioni. alle invadenti tirannidi ? E bene: qual forza d' animq moslro De- inostene sul campo di Cheronea? quale contro loro d'Arpaloe i doni dei re? Di quanta se ne puo lodar Cicerone nel suo esilio ? Di quanta in alcune precedenti azioni della sua vita:' Di quanta in lutla la sua vita slessa, allorchi- il troviamo tanto proclivc a parlare di se medeslmo? Di quanta infine, quando ci cade sotto gli occhi la calda preghiera die fece alio storico Luccio, perche volessc rappre- sentarlo ornato molto piu di quello ch'egli stimava essergli dovuto, e trasandasse in cio le leggl ddla sloria? Queslo pensiero inlorno alia imperfezione la qual trovasi sempre nella miglior natura umana in quaUinque uomo la si consideri, e sotto qualunque aspelto venga considerata ; questo pensiero che inevitabilmente DEL M. E. GIUSEPPE BIANCIIETTI 15 dec interporsi a tutti i nostri pensieri ; certo io noii polevo impedire die vciiisse ad occupiire uii poco la mia rnenle anchc tra quelll dalimi dall' arguinento che discorriamo. 3Ia non oslanlc la Irislezza che porta dl necessila con esso un s'l ratio pcnsiero, e pur graude tiittavia la Ictizia che provo allorche, piii e piu inleriiaiidonii nellarj^omento medesimo, vo ronsiderando, da una parte, quel che di hello e di degno c di mirabile csce dalla natura umana o si manifesta in essa generato da quesla forza dcllaniuio; e considero, dallaltra, gli elFelli iinportanli e stupeiidi che tal forza puo produrre qualche volta a bcuefizio degli uoniini, quando si congiunga alia potenza di Carlo. Per ricordare alcunl dei quail, com- piacelcvi, o signori, di volger meco un istante, un solo istantc, la mente ad un tempo gia remoto da noi, ma ad un uomo che nacque e visse moiti de'suoi anni nelle Venezie, di cui mi e or caro di poter risvegliare qui la memoria, come altra volla mi fu piu che carissimo di tenerne discorso, non tanto breve, nel suo luogo natale (1) ; ad uu uomo ben degno di attirare i pensieri di moltl, onde stimas- sero, sia o non sia vero, che Dante nostro, alludesse a lui la dove tocca del veltro distruggitor della feroce lupa. Quanli nobili concetti indarno fin'allora maturati ed espressi, quanti alti e generosi sentimenti fin'allora inutilmcntc nutriti, (pianli giustissimi desiderj per lungo volgere di tempo vanamente sofFerti, non furono effettuati o post! in via per esserlo, nel giro di pochi mesi, dalla forza dell'animo di quest'uomo a cui accenno, dico di Nicolo Boccasini, fatto papa !... Ed e stata ben la sua forza d'animo che gli valsc a questo; mentre, a che gli sarebbero giovate le ottirae intenzioni, quando non avesse possedula I'imperturbabile fer- mezza di sostencrle contro a tanti gridi di malvagi. a lanti timori di pusillanimi, a tante astuzie d' ipocriti, a tantc ambizioni di polenti : deggio aggiungen; di sostenerle in faccia al pericolo a cui sapeva di esporre la sua propria vita mede- sima, la quale fu terminata, pur troppo! da un bicchier di veleno: Or questo solennissimo csempio, il qual volli trar fuori apposta da ua tempo che, quantunque tanto abbondante in opere degne che il filosofo le mediti t- tuttavia s\ poco o si male studiato, e da nn uomo che, quantunque posto sugli altari. e tuttavia s'l poco conosciuto; queslo solennissimo esempio mi aprirebbe magnificamenle la via a toccar aiiclic niruna cosa di quel coraggio. la rui mani- (i) Nicolo Boccasini, papa Benciietlo XI. Discorso lelto all' ateneo di Treviio (Pjdova 1846 e Tre- viso i847). 4{g DELLA FORZ\ DELL* ANIMO festazione non conslste nell'iiso della spada, della penna o della lingua, in a in altri alti : i quali comballendo e siipcrando opposizioni di vario genere, e non ciirando periroll di varic guise, riescono utili in qualclic modo alia cosa pubblica. Certo. non polrei dare un solo passo in tal via die non mi lornassero dinanzi alcuni lalli vencrabill di lanti greci e romani anlicbi ; madi essi sarebbe in vcro sovercllio che mi fermassi ad accennarne or alcuno ; e piu clie soverchio, se mi pensassi di andar ragionando alia vostra presenza inlorno alle cause che doveano renderli s'l frequenli tra que' popoli magnanimi. Degglo contentarmi se, per I'onore dei principi, ricordo qui di fuga le tanto contrastate e tanto benefiche quanlo allor nuove riforme cbe vollero, e fermamente voUero, introdolte Callerina in Russia. Giuseppe e Leopoldo in Lombardia, in Toscana ed altrove. Deggio contentarmi, se per I'onore di tutli, ricordo pur qui di fuga, cbe in niun tempo, in niun luogo, nc pur tra' popoli piii lungamenle depressi ad avviliti, ne pur tra popoli pill lungamente degenerati, la storia fu mai tanto grelta o misera, che non le fosse dato di confortarsi con qualcheduno degli alti di cui parlo. Polrei invo- care il leslimonio dell' Irlanda un secolo piu addlelro; quello d' altri luoghi po- lrei invocare : voglio che mi basli quel della Grecia moderna, prima di quesli ullimi Irenl'anni. V. Se non che, noi non vorremo osservar sera pre, o signori, la lorza del- laniino, sia che si spieghi nell'uno o nellallro degli aspetli suoi ; non vorremo sempre osservarla in condizioni d'uomini e di cose che le possino dare in cerla gui- sa la sembianza di un piu o men grande spellacolo, e le atllrino quindi gli sguardi delle moltiludini. Conceduto a quesle di lenerll volti sollanto dove siavi splen- dor grande di luce, od imporlanza solenne d'elFelti. Ma chl fa professione di sludiare allenlo e continuo la nostra nalura, non deve cerlo aggirarsi princi- palmente inlorno alle apparenze, ma alle cose ; non dee cerlo guardare princi- palmente agli effelti, ma alle cause. Egli sa che il governo di una famiglia puo pssere non di rado lanlo difficile e piu cbe quello di uno slalo : egli sa, che in qualunque modo I'anima noslra sia impedita, essa vi e lulla ; che gli affari, per quanto rislretti alia persona, per quanlo inulili al pubblico ; che il vivere, per quanlo povero, per quanlo nascoslo, non rendono alcuno incapace ad opere generose. ne il pongono fuori delle occasioni d'effettuarle ; e meno ancora supe- riore il rendono ai lormenli della nostra vita : egli sa, che I'alterigia, la concu- piscenza. la paura, 1' irresoliizione non fanno grazia ad uomo alcuno. E pero il vero filosofo si compiace di andar cercando ovunque la lorza dellaninio; e DLL. M. K. GIUSEPPE BIANCHETTI Hfl ovuiique la trovi, non I'ammira meno, ne men la venera, perche la vegga a far prova (11 se nelloscurlta di una privata e povera condizionc. in quella di ini piccolo ed ignorato paese, nellinlerno o nel sccrcto dclle pareli domcsliche. Non dubiteni anzi di aflermare che in tali casi ei gode forse di aininirarla e veneraria tanto piu, quanto ved' ossa piu lonlana da ogni prestigio di rinomanza, (pianto egli e piu cerlo della sua purczza, c qiianlo si fatti casi valgouo piu e mrglio per aiularlo a conoscere I inlima essenza di quesla forza medesima. Ed in vero, egli e specialmenle nelle moltiplicate e varie osservazioni a cui dangli occasione conlinua i delti casi, i qnali Cicerone chiamava domesliche fortitudini, che puo il filosofo essere condoUo a seguire in tulti i suoi modi, e gradi svariatissimi, specialmenle quando si manifesti nel suo aspetto di resistenza. la forza di cui parliamo, a fine di formarscne quindi il piu giusto ed ampio concetto che valga ad averne. La potra vedere nella lolta a cui e obbligata dalla batlaglia che le prcsentano tanli accidenti esterni all'uomo, sotto tante forme, prodotti da tante cause : potra vederla nella lotta ancora piu tremenda contro gli accidenti interni all'uomo stesso ; e qui notare quanta maggior difficolta, essa incontri ad ottener la vittoria allorch'e costretta a combattere le passioni, la cui sede e cosi vicina ad essa medesima, che slanno soltanto nell'animo, come p. e. I'ambizione, che non sia quelle, all'origine delle quali partecipa piii o meno anche il corpo, come p. e. I'amore. E non solo nella lotta potra vederla; ma terminala questa, vedralla dopo la sconfitta, quando fa sue prove estreme per riaversi ; vedralla dopo la vittoria, quando, cessato il pericolo, e con esso il tiraore, rimane sovente luomo in quello stato che polrebbc assomigliarsi in certa in guisa al mal di mare, il quale viene ad alcuni, e ad alcuni dura per qualche spazio di tempo dopo la burrasca. Le osservazioni sopra i fatti altrui gioveranno, senza dubbio, per conoscere le vicende della forza deH'animo, e penetrare molto addenlro in quella parte si importante della psicologia che la riguarda : ma non gli sara possibile, senxa I'aiuto dellesperienza sua propria, di conoscer bene i modi piu certi ad acqui- stare, a conservare, a rimettere questa forza medesima. \i fu chi ne trovo fra tutti potentissimo uno, di cui voglio fame qui un cenno; perch' c in cosa gene- ralmente fuggita, come generolmente tenuta anzi per nociva. in particolare in certi casi. Egli e neir.ibituarsi alia vita interna: abito rarissimo. perche da assai pochi tenlatone I'acquisto, e difficilissimo a farsi : Ma clii una volta siasene impadronito, chi abbiasi forniato 1 uso. e quindi il bisogno di pas- Vll. 3 i 8 ' DF.LLA FOUZ.V DELL" ANIMO sare ciasciin glorno iin ccrlo tempo, non solo lontano da qiialunque consorzio (lp;;Ii uoniini. nia piir auco da qncllo dei lihri, non solo lonlano da ogni occn- pazione di qiialsivoglia grncre, ma pur anco, per qiianlo pun, dalle sensazioni stesse chc vengono dagli oggetli estcrni ; chi valga, in breve, a restringere per alcuna era ogni d'l la sua yila negl'intimi recessi di se medesimo; oh, vedra quanta potenza e in quest' atto, per meltere vigore nella moUa deir animo suo, per nianlenerla vigorosa, per rialzarla depressa. L'animo, come Anleo, perde la sua forza di niano in mano che si allontana dalla sua sede, la riacquisla di mano in mano che le si ravvicina, la ricupera affatto quando la tocca. IIo provato anche io (e se \ io qui vi entra, perdonatelo, o signori, che di necessita si registra; e come potrei non farlo, quando il mio discorso e di vita interna ? ) ho provato anch'io quel che valgano i luoghi, le persone, gli stud] slessi;e posso dire quanlo poco in confronto della vita interna, per I'acquisto di quel nobile orgoglio che fa guardare dall'alto al basso tante cose ansiosamente desiderate e stupidamente venerate dalle genti; di quel nobile orgoglio che rende l'animo non curante delle non curanze, disprezzator dei disprezzi, che Io mantiene in elevati pensieri, che Io fa pronto sempre, quand'occorra, alle generose azioni, e ancor piii pronto alle magnanime ommissioni. Non neghero che il distrarlo per diversi luoghi, o nelle compagnie di varie persone, o in occupazioni di negozj o di studj, non giovi al- cuna volta nelle disavvenlure ad assopire e ad estinguere anco il dolore ; ma come tardi in confronto della vita interna, che puo farlo tanto meglio, e tanto piu sollecitamente ? Si va attorno, portando assai tempo infisso Io strale, a guisa della belva ferita che fugge dal cacciatore ; si va attorno, strascinando al collo assai tempo luiiga parte della catena, a guisa del cane ch' e pur riuscito a spez- zarla. E perduto anche Io strale, e consumata anco la catena, qua! potenza procurava I'uomo all' animo suo con questi rimedj, per renderlo capace di forti azioni? o quale avra egli soltanto guadagnata o ricuperata, per contrastare a nuovi travagli, a nuovi dolori ? Non quell'ammalato che lascia il letto per sola opera de' farmachi, bensi quegli che pur aiutalo un poco da questi, si rifa prin- cipalmente per I'opera interna della battaglia sostenula dalle naturali forze del suo proprio corpo, quegli puo dirsi veramente guarito ; e piii che guarito ; mentre uscendone purgalo dal male stesso, e quindi meglio disposto, si e gia reso piu forte contro nuovi assalti. VI. Ma non sarebbe questo ne il luogo ne il tempo che procedessi piu oltre in SI fatto argomento ; e meno ancora il sarebbe ch' enlrassi in altri particolari W.h M. r. GIUSEPPE BIANCHETTI 49 sopra cio che ha formalo il soggetlo di tutto il presenle disco rso. Estesissimo tenia! taiito esleso che deve occupare la maggior parte nel campo della filosofia morale; mentre clii parli della lorza deiraniino. mossa da biioni intendinienti, e diretta a biioni fiui, noii ha materia iiiente diversa che se parlassc della virtu. Forza d aiiimo alluala in opera non virtiiosa, la concepiamo, e vediamla anche, pur troppo, non di rado : ma opera virtuosa, ove non entri forza d'animo, h tanto impossibile ad esistcre, che non e ne pur concepibile. \ i potra ben essere bonta ove non sia contrasto, ma non gia virtii ; e quando vi ha contrasto, quella che lo comballe fuiche lo vinca e la forza dell' animo ; ed in questo combatti- mento e appnnto la virtu : onde, sara dato di esser buono, ina non virtuoso, a chi non sia forte.E qui. prima dirhiudere, senlo il bisogno di pregarvi, o Signori. a considcrar nicco di qual privile^io, f'ra tuttc (piante lesistenze. sia stata dotata r umanita ; e quanto degnissimo di universale c profonda venerazione debba essere I'uomo virtuoso, s'egli si acquisto un titolo, a cui non possono partecipare r.e pure gli angeli ; un titolo, che Dio medesimo non pub avere, e voile che fosse unicamente possibile a guadagnarsi dall'uomo. Non vi e sublimita di parola, ne si polrebbe inventare, che non convenga a Dio, e che poi ridotta al minimo grado di sua significanza, non sia applicabile in qualche modo all uomo ; poiche Dio lo creava appunto ad immagine sua ; ma la parola di virtuoso e soltauto propria delluonio; chi chiamerebbe^ e come saria possibile di cliiamare Iddio virtuoso, se nella sua volonta ed omnipotenza egll non soffre contrasto alcuno ? Consideriamo, per ultimo, altres'i la giustizia con cui, nel corso ordinario del vivere, e stato concedulo I'uso della forza dell'animo alle due parti, nelle quali e distinta 1' umanita, 1' uomo e la donna. Senza dubbio, i piu frequenti esempj della forza dell'animo operante li abbiam tra gli uomini ; ma quelli della resi- stente non li troveremo piu frequenti che tra le donne. Quante di esse non soffrono dolori, non si rassegnano a sciagure, non sopportano miserie, che riu- scirebbero intollerabili al massimo numero degli uomini. La donna e tanto piu forte nell'operare quanto piii si approssima all'uomo ; ma, nei casi consueti della vita, I'uomo e tanto piu forte nel resistere, quanto piu si approssima alia donna. (Lettail26 Itiglio 1837.) mnm riGNEKiLE di mmwimi MKMOKIA DEL I, I CO. FRyCESCy mSISClLCHI ERIZZO JVe guts i^ifur tanquam parvaJiiAtititut i;tam- matices etemeitta : iton quui magnae sit opfrae. como'ianlei a ^'ocalibus titsreruere. ipsastjue eas itt semivocattum iiumerum niu- tarumque parliri ; sed quiii tnlcrioru vetut sacri liiiius adeitntibus upparebtt rnulla re- rum sttbttittas^ quae iton motto acuere in- gertia puenltn^ sed exercere aUtssimam quo- que eruditionem *id icientiam possif. Jl in dal maggio i844 M. Mohl nel suo rapporto letto alia seduta gene- rale della Societa Asiatica di Parigi richiamava 1' attenzione di quel dotto conses- so ad un subbietto, che occupava allora moltissimi eruditi, e che a buon dritto riputavasi ben degno d' una societa dedicata agl' interessi delle lettere oriental!. Era questo la varieta dei sistemi usati oggid'i per trascrivere i caratteri orien- tal! in lettere latine. « Lo scopo a proporsi, diceva egli, si e di stabilire » un sistema di trascrizione abbastanza esatto per riprodurre fedelraente i » nomi d' uomini, e di luoghi, cosi mino all' uso ordinario dell' alfabeto latino » da non ribnttare a' piu de' lettori e degli scrittori, ma nel tempo stesso cal- )> colato in guisa da non esigere, se non delle modificazloni insignlficanti nel- » 1' uso loro presso le varie nazioni d' Europa. Ognuno converra con noi che » r adottare un sistema che risponda a codeste condizioni sarebbe un vero bene- » ficio per la letteratura. e tulti riconosceranno non esservi societa piu dell'Asia- » tica adatta a provocarne e dirigerne la discussione, su tutti i punti che la » riguardano, e per arrivare ad un risultato, che potesse ottenere 1' assenso, se » non generale, il cbe non e a sperarsi in cosa si fatta. ma quello almeno della >' maggioranza degli autori (1). » (i) Journal Aiiatif/ue. Troisieme scrie, p. 5a e seg. 22 SISTEMA GEN. Dl TRASCR. DEL M. E. CO. FR. MIMSCALCHl ERIZZO Codpsto argoinc'iito disousso dal dotto professore con fina critica e saperc profoiuio mi aveva occiipato gia da qualche tempo, ed io m' era studialo da pri- ma d iinagiiiare un sistema di trascrizione de' nomi orientali per gli italiani ; ma pensandovi j)oi pin matiiramente m'avvidi, chc in questi tempi ne' quali ]' iimano consor/.io tende per ([uanto e possibile all' unita, ed alia fusione, pora iililila ne verrebbe da un sistema applicato ad una sola lingua, e limitalo ad una sola nazioue. Le osservazioni del professore iMohl mi suggerirono molli cambia- menti, essendomi proposto coslantemente di modificarlo cosi da poter essere usato generalmente da lutli i popoli, e per tutte le lingue. Lo esposi allora il piii brevemente, chc la chiarezza dell' argomento lo permetlesse, al congresso scientifico di Venezia nel 1847: ed ora, secondo il prudenlc consiglio del Venosino nonumque prematur in annum, dopo nuovi studi, e non lievi aggiunte, ve lo presento accompagnato da un riepilogo del rapporto del professore Mohl, e da una sloria critica c conq)leta dei diversi sistemi de' dotti, i quali ci precedettero in quest' arringo. Le vostre osservazioni mi serviranno a retlificare quello che avesse bisogno d' essere modificato, e la vostra approvazione, ove riesca ad averla, mi sar.i di conforto, che venendo adol- tato possa tornare di giovamento a quegli sludi, che da oltre vent'anni formano il piacere e 1' occupazione della mia vita. i ' i Si quid novisfi reclius ijiif Candidas imperii^ si non his utf.rt mecum. Hob. VJili anlichi Greci, i qiiali di buon grado sacrificavano la forma natia dei suoni alia dclicatezza delle loro orecchie, sembra che a bclla posla alterassero quasi tutti i nomi oriental!, che introducevano iielle loro eleganli ma roman- liche istorie : e gli stessi geografi posteriori di quella grande nazione Iiingi da portar rimedio a colale dannoso costume ne imitarono 1' esempio, e svisarono cos\ stranamente i nomi propri delie regioni, citta e fiumi d' Asia, che senza la guida del dotto ed infaticahile D' Anville sarebbe tomato tanto difficile il se- guire Alessandro nel Pengiab sulla carta tolomaica d' Agetodemone, siccome il viaggiare oggidi per quella stessa contrada, nello stato di rozzezza e di disordine, nel quale trovasi attualmente. Nc paghi di foggiare i nomi stranieri alle forme greche, avevano pure il cattivo costume di torturarli in modo, che avessero una etimologia greca : per lo che tramutarono Gogra in Agoranis, Uchah in Oxy- drac(e, Pienas in Aornos (I). I Uomani poi, che si curavano meno dei Greci dell'eufonia, ed erano sempre guidati da grandi interessi politici, piuttosto che dalla delicatezza delle loro orec- chie, alterarono assai meno la trascrizione dei nomi stranieri. Quando poi il cristianesimo congiunse d' un nuovo e possente legame I'oc- cidente roH'oriente, e quando un gran numcro di nomi finallora stranieri alle lingue d' Europa dovettero necessariamente divenir famigliari, e passare nell'uso quotidiano, si riprodussero le voci oriental! sovente assai grossolana- mcnte, ma qualche volta pero fedelmente cosi, come lo concedeva la poverta comparativa dcgli alfabeti greco e latino, come si pub vedere nelle versioni della Bibbia. negli atti de' concili, e negli scritti de' padri. Ne raeglio se ne venne a (i) Sir W. Jones. A Diss, on the Orthography of Asiatick fVordf. Asiatick Res. T. I, p. i. 24 SISTEMA OENERALE DI TRASCRl'/lONE capo qiiaiido iin' infliieiiza politica c scienlifica mise una seconda volla a contalto nel medio evo lEinopa coil' orioiitc. Da codcsto accozzamcnto ne risiillo la crcazionc dim certo luiiuero di nomi mostniosi. alciini de' qiiali si conservauo aucora in tntlc le lingue d' Eiiropa, come Maometo, Moschea, Tamerlano, Gen- giscan, Alchimia, Alcofa, ecc. e molti allri, clic non solo presenlano del suoni ciTonei, ma possono ben anco condurei a confondere nomi different!, o farci riputar dilFfrcnti qnelli, i quali non hanno altra diversita fuor die la variela (IcH'ortografia. 1 viaggi di ^larco Polo e di parecchi altri viaggialori ilaliani del XIV se- colo. la tradnzionc del Corano dell' Arrivabene, e molli altri lavori intorno al- I'oriente, ben liingi dall' offrirci un miglioramcnto non ce ne fecero iieppure presagire 1' aurora. Fu solo nel XVII secolo, clie le versioni latine del Maracci, i Lessici del Giggeo, le Biblioteclie del Bertolotli e dell' Imbonati, per tacere di molti altri, introdussero mi'ortografia meno inesalta, trascrivendo alia meglio i nomi stranieri coi caratleri lalini. Dopo la meta dello stesso secolo Meninski, Pocoke, Golio, e poscia Galand, Herbelot, Assemani, Adler, Frate Paolino da S. Bartolammeo, e molti allri la vennero alquanto migliorando. Per buona pezza lurono paglii a cotesta loggia di trascrlvere, se non che per lo sviluppo preso dallo studio dcUe lingiic indiane, e precipuamente della sanscrita, ampliandosi la sfera degli stndi orientali, si scnfi il bisogno d' un metodo piii rigoroso, e si lento d' arrivare ad Tin siffatto grado d' esattezza, da poler trascrivere nei carat- teri originali quanto erasi gia scritlo in caratleri latini; ma i varl metodi di tra- scrizione usati fino allora nol consentivano, e chiunque abbia mai tentato di scrivere nuovamente in arabo qualcuno del versi citati da d' Herbelot se ne sara facilmente convinto. Sebbene a prima vista la sua ortogratia possa sembrare molto meno dllet- tosa di qucUa d' altri aulori, che si occuparono di tale argomenlo, e lo prece- deltero, ciu nuUameno esige una conoscenza piii che mezzana di persiano, di arabo, e di turco, affinche si possano inlendere tutti i luoghi citati da qucsto dolto ed interessante scrittore, che ci presenta scritli in caratleri europei. lo stimo non inulile di ricordare qui quanto avvenne a Sir William Jones, come egli stesso ce lo narra (1). D' Herbelot (2) nel darci conlezza d' !bn Zeidun, ( 1 ) Asiaticlt. Res. T. I, p. 3 e seg (2) Bib. Or. Art. ZeiJoun. ni:L M. E. CO. I UANCtSCO MlMSCALCllI EIUZZO 25 ^.54)0^ ^^1, cek'bre pnola dcU' Andalusia, clla la prima strofa, o^o , d'una elegia 'iiXjyoj .(laba assai sliinala per la sua clcgaiiza, ch'egli cos'i trascrive in Icttere lalitK! : Jekad lieVii lenagikom dhamairna Jacdha alaViia alassa laula tassina. // tempo, traduce d' Ilcrhelot, i>erra bentosto, quando ci libererete da tulle le cure : il ri medio e assicurato, purche abbiaino un poca di pazienza. Sir William Jones prego il D/ Huat a scrlvere queslo distico in caralteri arabi ; ma quand'cgli, e due o Ire altri si miscro alia prova, tiiUi lo scrisscro in modo diverse, e tulli, secondo 1' avviso di Sir W. Jones, erroneamente. Sicco- nie egli aveva appma mossi i primi passi ncllo studio delle letlcre oricntali, cos'i non gli vennc fatlo allora di potersi faiilmente procurare il testo del poeta arabo. Lasciata pol l' Inghillcrra per andare alle Indie, non pote piu verificare nei caratteri original! quel distico cos'i ammirato, ed egli francamente confessa d' essere impacciato a Irascriverlo con certezza. Ambedue i vers! sono scrilti da d' Herbelot senza fare attenzione ai segni, 0 punli vocali, cioe a dire in una gui- sa, die niun arabo istruito userebbe recitandoli. La traduzione francese e evidenlemente crronea, ma pero egli non trovava facile correggerne gli errori. tullavia crede cbe il distico dovrebbc essere scritto cos'i : Lijy»,Lj yj ic*"^' ^-^s''^ 1^°^- Yeca'du khina tanajicum demayeruna Yakd'i aiaina 1' asay lau la taassina. Quando il nostro cuore ^i fa parte de' suoi segreti, I' angoscia pronuncie- rebbe quasi irrevocabilmente la nostra sentenza, se noi non ai'essimo a consolarci reciprocamente. E ben aveva egli ragioiie, poicbe avendo noi ricercato ii distico, trovammo che la trascrizione proposta da Sir William Jones era quella, che meglio d'ogni altra corrispondeva al testo (I). (i) Ihn Khalican, p. 77, eJ. di Gollinga dl VS'uslcnfelJ i835, c p. 63 cd. di Parigi di M.' Slane. Sono co- «lrcllo a cilarc qiicslr »:njO scroodo die si Ifggc presso Ibn Khalican, poichc ccrcai inulilinentc qucsta famosa ijt>vn« ncl Divano i' Ibn Zcidun, die possiedc la Bibliolera Iinpcrialc di Parigi. In quel codicc ncl luogo ove VII 4 26 SISTEMA GENEUALE DI TRASCRIZIONE Certamente non vi sarchbe slata tanla incertezza, sc d' Hcrbclot, ovvero Jl suo etlitori' Galaiul, avcsscro formalo un sistenia regolaro di Irascrizlone delle lellcre arabe in caratlcri latiui, e nc avessero informati i leltorl nella dissortazione (he precede 1' opera, giacchc 1' eseinpio che noi abbiamo cilalo dimostra a siif- ficlenza, come quel poco che ne dice Gaknid, non basli neppurc per quelli, che conoscono profondamente le lingiie oricntall (1). D allora in pol i sislemi si succedellerolun lallro con un' eslrema rapidita. Erano essi fondali sopra principi assai diffcrenti, e calcolali ad evitare difficolta di varie specie, e produssero i risullamenti i pin svariali. Gia fin dal d788 Sir ^ iliiani Jones dolcvasi che quasi ogni autore avesse un' orlografia sua propria ; ma che direbbe egli mai vedendo il nnmero grande di sistemi nati dope d' allora, e quello, ch'e ben peggio, I'immcnsa varieta d'ortografie senza sistcma alcuuo, che si vedono oggid'i ! Gli slorici, i geografi, ed i viaggiatori, che non istudiarono le lingue dei popoli, de' quali trattano, sono obbligali di prendere alia rinfusa delle orlografie, che frammischiano in guisa da tornar impossibile il risalire all' origine, dal che ne viene una confusione ineslricabile. Eccone alcuni esempi presi da nomi i piu facili, che mi si presentino ora alia mente, come quello di Ali, che si Irova slampato in libri pubblicali a noslri glornl in Ircdici maniL-re , All^ Al)\ 'Ali^ Al'ee, Aali, Ulee, Ullee, Alii, Allie, Hali, Alyy, Ahli, Alee. Trovo olto modi di scrivere la voce Koran , Kur-an, Ckoor-an, Alcoran, Alcoraivri, Qorar?, Coran, Koran, Ckoran : sei pel nomc d'Abulfcda; Aboul/eda, Abuljeda, ^Jboiiljada, Aboivlfida, Abowljeda, ed Aboulfiddi : e finalniente nove per quello del Icgislalore degli arabi , Blahomet, Mehemet, Mouhammad, Muhammed, Mohammed, Muhammad, Mohhammad, Muhum- mud e Maometo (2). ilovrcbbc csscre quest' elegia Irovai invoce la nola sej5iienlc : LijJ.i>L'Oo. JCjo ^1 ^ r\r^^ sO^ff. L^L^Iyx^iXiiJI liXgJ (5*^J ii^Xt^xj (J.=>JI Jol->dJ^ s.ks. xaac ^i*j|^Lo L-^ t!o)^ JU^i)^] Il pocma e iroppo cclebre, perchc sia neccssario di cilarlo qui. Egli e sulla bocca di iulliy € vi si aggiunsero ptirr dri ver.^i, de' i/uali po/cva /iir senza, poiche il merilo del suo au/orc i ben slabilito. Bastino adunque f/ues/r parole coUe qltitli comincia. (i) " Toiichanl I* Ortogra£)!ic dcs mots arabes, perslens ct turcs, on esl oblige d'en dire quclqiie cbostr, non pas pour 1' amour dc ccux qui s^avcnl ces langut's parce qu' il Itur ACi'a lacile dc i' observer, niais poui- lairc plaisir a ccux qui ne Ic s^avenl pas, afin qu'il prononcenl ces iiiols de la manierc qu'il doivent ctre prononcecs. » Discour pour senir de Preface a hi Bibliolkequc Orienlnle [)ar Ga'and. Ed. dc Paris 1697, in 1." (2) Cbi nc dcsidcri vederc un e^empio curioso legga la lettcta a M. Garcin de Tassy Sur la vraie pro- nonciation dii p^rhez les Arabes. Journal As. V. Scric T. IX, pag. 425. ni:L M. E. CO. FUANCKSCO MINISCAI.CHI ERIZZO 27 Tnillniulosi di iioini com cclcljri. coiik' quclli che ;il)|jia'"r; -^itati. non liavvi luogo a tcmerc (he da fiueste divorsila (Y oilografia iiascano dcgli errorl, ma e facile poi imaginare quanle difficolla c coufiisioiii possano cagionare qiiando sieno nomi d' iiomliii, o di Iiioglil poco conosciuli. M. Prinsep cita una carta iifficiale 0 rccente del Doab. iiella quale la sirada da Akbarpour a Rlianpour, die frequeulatissima, venue Iracciata due voile, perche ruflicio topografico di Calciilla avendo trovall due ilinerari scrilli con nomi cotanio diirerenli, non aven- done ricouosciula 1' idenlila, couclusc die si liferivano a due slrade paraielle (1). Sardjbe stato miglior consiglio di non alloutauarsi niai dairanli soprarcaricata da tante h supplenienlari, ed allre li'Uere parassile ; qiiesta ortograha infine s' avviclna molto a (juella, che si pro- pone solo di riprodurre i suoni scinplici, senza volerne imitare tutte le modifica- zioni, in giiisa die torna facile 1' identificare le \oci scritle da uii dollo, con quelle che scriveva un viaggialore seguendo solo 1' orecchio. 11 gran male fino ad ora si c la diversita dei sislemi fondati sopra qiiesto melodo, poiche non si puo sperare, che il pubblico si avvezzi a queste modificazioni dellalfabeto, quando i segni non abbiano un valore gcneralmente adoltalo. II. Ouanto alia scconda difficolla, che gli orientali non pronunciano sem- pre secondo 1 orlografia, questo avviene soprattuUo per le leggi eufoniche, le quali cagionano questa differenza fra la maniera di scrivere, e la pronuncia. Si scrive per esempio, E/-Rascid, e si pronuncia Er-Rascid (i). S' imaginarono due metodi appoggiati a principii quasi opposti per trascri- vere colle noslre leltere le voci asiatiche. Ciascun metodo ha i suoi avvantaf^tri, Do ■ e I'autorila di nomi rispellati nella scienza. II prime di questi si propone pre- cipuamente di dare la pronuncia delle parole che vuole esprimere. Con queslo melodo d orlografia sparisce ogni analogia grammalicale, dei suoni semplici sono rappreseiilali da plu caralleri, ed una vocale si mclle In luogo d'un'allra. Sir William Jones ce ne dii un esempio evidente (2). Supponiamo, dice egli. die i Francesi avessero adoUato un sistema di leltere inleramente differenle dal nostro, e del quale noi non avesslmo i caralleri nelle noslre stamperie. Imagi- niamoci un iiiglese, il quale conoscendo II francese, e piacendogli 1' imilazione ben nola d' Orazio falta da Malherbe, volesse citarla in un'opera di critica. Egli leggercbbe cos'i : La uiort a des riguers a iiiille autre pareiiles. ma volendola Irascrivere delurperebbe il suo libro con una cilazlone, che rasso- mlgllerebbc pIuUoslo ad un dlalelto di selvaggi, che alia lingua d' una nazione (i) Journal As.^ I. c. p. 56 c scg. (2) Sir W. Jones, it., pag. 5 c seg. 30; SISTF.MV GF.NEKALE Dl TU VSCi\l/.lO\E civilizzala. La proiuiiK la di qiicsto verso buona o calliva sarebbe forse rappre- scntala cos'i : Loif more aw (lay reeggewrs aw nool olruh purellyuh. Quoslo luctodo fu Ira gli allri seguito dal ^laggior Davis ne'suoi Institute oj Timour slaiiipali ad Oxford, c dal D.' Brlicke (I). II sccondo sistcma si e, di rendere scrupolosameiitc leltera per letlera senza darsi nessun pensiero di conservare la prommcia, e fine che questo metodo segiia delle rcgole invariabili sembra aver dirilto alia prefereuza. M/ Ilalbed, e ;M.' Willvins radollarono molto ingegnosamenle. M/ Halbcd (2) fu il primo il »iaal»' ci diede con esattezza l' alfabelo Nagari, Devanagari, e Bengalese nclla Iradnzione del codice delle leggi Hindu redatta per ordine di Warren Hasting nel 1775. Egli frammiscliio sovente i caratleri italic! coi roinani, ed uso doppie leUere per le vocall lunglie (3). Le sue consonanti corrispondono quasi con quelle dell'alfabelo di Sir W. Jones, cccetlo che Halbcd nonfa differenza alcuna tra il J, /•, dh^ e th, aspri e dolci, e che per riguardo ai dittonghi non sono forse cspressi secondo I'analogia dei suoni de'quali sono composti. II sistema di M/ Wilkins consiste principalmenle nell' usare delle lettere doppie per esprimere le vocali / ed u degli Inglesi, e dai segni ordinari della prosodia per indicare le vocali brevi e lunghe. A questo sistema manca un' es- pressione piii complela delle lettere asiatiche, nia e perfetto nel suo genere (4). M/ Weijcrs propose di distinguere le lettere soggette a cambiamento stam- pandole in corsivo ; ma codesto espediente e disagradevole all'occhio, e non indica al lettore, come debha pronunciare. II problema e evidentemente insolubile, e conviene scegliere tra il suono e 1' ortografia. L" uso pero delle nazloni europee ha stabilito sopra cio un principio, che sembra saggio, ed e di uniformarsi alia ortografia. In tutte le lingue d'Europa si scrive Shakespeare, Bordeaux, ecc. sebbene il suono delle varie lettere riunite sia non poco diverso dalla pronunzia reale. II seguire I'ortografia e I'unico mezzo di non cancellare I'etimologia d'una voce e di conservare una probablllta almeno d'unita nella trascrizione ; raa ri- (i) Gnindzuge der Physiologie und Systematic dei- SpraMoul,- fiir Limiuixti-n iind Taubsfummenleh- rer bearbeitcl. ^^i' rnio (lotto collega) che ripudiano sifTalto mezzo, come I'araba, mlla rpiale la ■> scrittura esprime non solo i suoni, ma ben sovente delle particolarila gram- •> niaticali ed elimologiche, che non colpiscono I'orecchio, e sarebbero perdule » ndla trascrizione; cosi che non penso che qualsivoglla combinazlonc di « leltere latinc polesse rendere 1' orlografia della voce Koran. Fortunatamente » non abbiamo bisogno di sostituire i caratteri oriental!. Vi sarebbe un cerlo .. avvantaggio d' economia ndla stampa dei testi, ma questo guadagno sarebbe (i) The Appl. of the lom. Ali>h., p. 34 in n. (a) La liMsci-isionc del Sanscrito in Iclleie lalinc sniebbc alliellanlo dilTicilc di quella dell'aiabo, sc non si avesse a precisar prima bene la corrispondenza dcllc Icllcrc sanscrilc colle letlere lalinc che i\ adollano. 1 II. s 34 SISTEMA GKNERALK UI TKASCRIZIONE )' iiilinilamcntc niiiiore ilcgli inconvL'uienli d" oj^ni specie, che si aHircrcbbe die- » tro qiu'sto cambiaiucnlo •> (I). Certamente iioi sianio dcH'opinione di quel dollissinio orientalista, e ripii tiamo non meiio di liii opera vana cd assurda il cercare di sosliluire ai caral- teri orij^inali 1' alCabeto latino iiclla stanipa dei tesli inleri, e di volerlo imporrc agiiiuligeni di tutti i paesi del mondo ; ed ogmmo per poco versalo die sia nello studio delle leltere orienlali dovra sentirne altrettanto. Pure con tullo il rispetto ben dovuto al parere d'un dotto cos\ sagace e profondo non possiamo a meuo di dicbiarare francaniente, cbe crediamo possibile imaginare un sistenia di trascrizione, a mezzo del quale si possano rendere inlelligibili anche i tesli arabi. ove vengano trascrilti secondo buone regole di Irascrizione; e che lo sli- niiamo piutlosto cosa neccssaria che utile, purche si llmili al solo ufficio di riprodurre i nomi propri d' uomini o di luoghi, e qualche citazione, quando si manchi dei caralleri arabi, sieno esse di qualsivoglia argomento. Non havvi infatti nell' alfabeto arabo una sola lettera, la quale non presenti una diversita di suono ad un orecchio esercitato, c che ne conosca esatlamente la pronuncia, per averla appresa da maestri nativi, ed anche per quelli che non ebbero que- st' avvantaggio la lavola comparativa dell' alfabeto bastera ad indicare sicura- mente con qual lettera siasi trascritta. Se la nostra opinione sia una lusinga piultosto che una realta, e un giudizio che chiediamo a Voi, ove vogliale attcn- tamente considerare quanto siamo per dire. Una lingua perfetta sarebbe quella, nella quale ciascuna idea che si atfaccia alio spirito umano potesse venire espressa in modo chiaro da una parola spe- ciale. semplice se 1' idea fosse semplice, complessa se fosse complessa. Per lo slesso principio un sistema di lettere perfetto deve avere un simbolo specifuo per ciascun suono usato a pronunciare la lingua, alia quale appartiene. E assai probabile che codesto principio abbia servito di regola a diversi sistemi orto- grafici, poiche se suoni differenti fossero rappresentati dalla stessa lettera, se si fossero adoperate per rendere il suono piu lettere che non fossero necessario, ovvero se ciascun suono non venisse espresso da un carattere corrispondente, allora la lingua scritta non sarebbe piij una rappresentazione perfetta della lingua parlata. Non si puo assolutamente supporre che nei primi saggi grossolani di scrit- (i) Journal As., I. c, p. 6i. 1)1.1. M. K. CO. FR.\NCF.SCO MINKSCALCHI KRI/.ZO 3J> tiira .ilfabetica siensi segnili questi principi con molta csaltezza ed uniformita, (' anclie se si fosse pur fallo, »> probabilc rhc dopo alcune generazloni molte taiisc vi aviThbcro portali (h-i camhiamenti. IJii rairinaiTicnto progrcssivo inl- 1 iidilo. plu atlciixioiie all' ciifoiiia, Ic conlrazioiii c Ic clisioni inlrodolte dalla non- ciiraiiza, o dalla rapidila del convcrsarc, (jiialclie volta 1 indiienza esercilata da oralorl popniari, c sopra liitto la mcscolanza di liiignc di diverse nazioni dovelle iiilrodiirre dei cambiainenli innuinerevoli nella promincia. do nulla- meno coloro clie .scrivcvano la lingua potevano conservare 1 orlografia origi- nale per luantenere inalterabile quanto vi aveva di radicale, e si legava forte- nieule all' elimologia delle voci. e per non cangiare di Iroppo II meccanisino delle inflessioni. Da questo venne quella dilFerenza, die si osserva tra 1' orlo- grafia e la pronuncia. Si giudico quindi nccessario di modificare la prima per adallarla ai ranibiamenli die aveva slabiliti un lungo uso. Con queslo mezzo si riiisc'i a conservare la corrispondenza necessaria fra la maniera dl parlare, <; quella dl scrivere la medeslma lingua. In luUl gll IdlomI quando la lingua par- lata venne molto modlficala, lo fu anche in modo considerevole 1' orlografia, sebbene assal meno della lingua volgare. La lingua scrilta de' Greci soggiacque a molli cambiamenli dal tempo nel quale parlavasi 1' antlco pelasgo, e 1 epoca di Demostene, e le dlfferenti parlicolarila delle varle provincle della Grecla sono indicate dalla differenza d' orlografia. La stessa cosa si osserva presso 1 Piomani fra I't'Ta dei decemviri ed 11 secolo d'Augusto. I libri inglesi, tedeschi, e francesi del noslro secolo ci mostrano nn' orlografia ben dilferente da quella cbe si rin- \iene nel libri dei due o Ire secoli precedenli. D'allra parte si potrebbero citare molli esenipi In tulle le lingue vivenli, per dimoslrare cbe la lingua scrltla non si piega sempre ed in modo assolutamcnle unlforme ai suonl delle articolazloni della stessa lingua volgare, si scrlvono differentemente delle vocl pronunclale nella stfessa maniera, lo stesso concorso dl lettere in diversl luogbi rappresenla dei sHoni dlfferenti. Si conservano scrlvendo delle lettere cbe non si pronunciano pin, e che servono solamenle ad Indicare la derivazlone della parola. Dopo tutto questo scmbra naturale 11 condudere, cbe le lingue scrltle seguono le lingue parlale nelle loro varle rivoluzioni, ma sempre ad una cerla distanza. \on re- stano tanto indletro da perdere di vista le forme anterior!, mentre in pari tem- po non le seguono cos'i da vlcino da essere trasclnatc ed avvolte nelle loro de- vlazionl fanlastlche (1). (i) Asiat. Res. T. I, p. 12. Slewai-, Gr.imni.ir of llie Gaelic language. 36 SISTEMV GKM.IWLE Dl TUASCRl/lONF. Or:i per avcre un slslcma esallo di trascriiionc uopo l\ die 1 alfabelo da iisarsi sia rigorosamenl»'yo//^'//6"0. cioe a dire the lappresenti rosi esaHameiile. rom'e possibile. riasnin siionii elie vogliasi riprodiine in isnillo, e le lettere non sofTrano inai cambiameiilo iiella promincia d' un europeo di (pialunque nazione egli sia. Ciascliediui snono elenienlare deve avere un caraltere suo proprio per esprimeilo. Egli e per questa cagione oh' io slimo necessario, come fece gia Sir William Jones, d'adollare 1' alfabelo latino coUa pronuncia itallana, aggiungen- dovi solo la leltera tv, perclie quest' alfabeto e quello clie presenta minori irre- golarila. rli' e conosciuto da tulli 1 dotti, ed ha ravvanlaggio prezioso d' essere il piCi dilFuso (i). Ammesso una volta queslo prinripio e indispcnsabile di correggerne le irregolarila, che fortunatamente si riducono a due, cioe del c e del g, die si pronunciano ora con suono moUe, ed ora con suono duro. Di amendue queste difficolta si puo facilmenle venire a capo, convenendo che la pronuncia del c debba essere sempre molle, e che quando si debba pronunciare duro, s' abbia a sostitulrvi il k. Per egual modo il g dovra essere sempre pronunciato dolce, e vi si aggiugnera un puiilo sopra quando si vorra avere il suono duro (2). Con questa piccola regola di convenzione 1' alfabeto diviene rigorosamente jonetico. poidu' in Italiano tutto quello che si pronuncia e scritto, e lulto quello ch' e scritlo si pronuncia. Per questo Sir William Jones diceva, che 1' ortografia ita- liana e quella, la quale di tutti i sistemi grafici d'Europa s' avvicina pin di tutti alia perfezione (3). Ora se i suoni che si vogliono trascrivere esistono nella lingua italiana, non e necessario aggiugnervi nuove lettere o segni ; ma se man- cano, bisogna introdurre dei segni, i quali partendo da una rigorosa aiialisi dci (i) Si calcola die sia usato Ja Eton incuo di i3o iiiiliuiii degli abilanti ilel gloho. (2) Si polrcblie forsc da alciiiii slranicri fare qualche ol>ljicUo ali'uso costatilc del p col stiono dolce, come lonlauo dal costume di parcccliie na/.ioni d* Europa. Ma mi sia concesso osscrvarc^ che non tornerel)bc dilficile agl' inglesi ed agl' Italiani, che [n-onunciano cosi qucsla Ictlera quando c seguita da un (; ovvcro da un /. Non si tralla adunque, se non di ahhaudonare gli cslremi tleita pronuncia, e qualclie conccssionc reciproca e indispensa- hile, conic 1' abhianjo gia nolalo di sopra. Ma supponianio pure che un tedesco rgnaro del nosiro mctodo Irovasse scritla la voce He^ral^ come noi proponemmo, certo e ch' egli la pronuncicrebbe come se i'ossc scriUa Hegral, cioe col ^ tedesco. Che surcetleribbe allora? Non farebbc se non ripeteie quella divci'sita di pronuncia che vi sarcbbe nclla Icltura della slessa voce tra un arabo d' Egitto ed un di Soria. (3) Asialkk Res. T. I, p. i6. DEL M. E. CO. FUANCFSCO MIMSCAIXMI EUIZZO 37 siioni (1) c (Icllc arlicolazioiii valgaiio a remlcrci qiiolli the mancaiio; c (V a}!;giugner in pari tempo alia tavola degli alfabeti Ic lelterc o griippi di Ictlerc (li liiigiie conosciiile die vi corrispondono, cost che si sappia cd ;i (pial Icllera cnnisponda, e quale ne debba essere la proiiuncia. L' iiitrodiirre, o pinltoslo ladoUare caratteri nuovi, e rosa diinostrata daU'espericn/.a cos'i iiii[)Ossibile, {lie tonierebbc opera perdiila 1' otTii|)arseiie : siccoine pure T usare gruppi di lellere, loine abbianio gia diiiiostrato, e pieno di gravissimi inroiivenienti. Xon ci resta adunquc se non di ricorrere ai segiii da aggiugncrsi alle lellere, come lo fecero gia 1' abate Ani, lo Sclileiermacbcr, ilSii- nic (2), ed in parte il P/ Lepsius (3), per non dire di niolli altrl. ] pin sem- |tliri sono i punli, che non mancano, ne possono mancare in nessuna stamperia del mondo : per questo proponlamo di valersi di qucsti segni, seguendo in qual- clie modo 1' esempio di quelle nazioni d' Asia, che adotlarono 1' alfabeto arabo. \j in quesla guisa, che lellere arabe C l50 ^^^ t servono a mezzo d" una seni- plicc aggiunla di due o Ire punli a rendere le arlicolazioni persiane e malesi di V'LJ (p) f'' ^ (<■ italiano) dij (j francese) di ^ (n spagnuolo ) arlicolazioni che yennero, direi quasi, inneslale sopra quelle gia csistenti di '^ (1)) di ^ (g) di ; (z) c £ (ain). I Maroniti ed i Caldei seguono lo slesso processo per iscrivere 1' arabo in caratteri siriaci, e gli Abissini usano un sistema analogo per csprimere colic lellere eliopiche i suoni propri all amharina ; ed in vero ci scmbra niollo razio- nale che i suoni clementari, i quali sono radicalmenle gli stessi, sebbene alquanto niodificati nel tuono, o nel tempo, o nella pronuncia, non debbano essere rap presenlati da caratteri di forma affatto diversa. La tavola che sla alia fine di quesla nostra disserlazione dimoslrera la cosa pin chiaramente, piacemi pero di darne qui alcun esempio (4). (i) E in qucslo anzi ogni cosa clic ci scmbrano aver pcccalo i sislcnii di Volncy, Ji Sclilcii-rmaclicf",
  • ^ Sukun non avra bisogno d'alcun segno, non indi- ( ando altra cosa clie la separazione, ossia il riposo tra la sillaba precedente e (jiiella che vien poi, cagionala dalla soppressione d'una vocale, e per conseguen- xa sopprimendo la vocale lo scopo e raggiunlo. Quanto all iJ-^j Uesla, siccomc indica die la parola cominciata da un I El'iJ hamzalo deve essere unita alia vo- ce che la precede, useremo 1' apostrofe, che compie lo stesso ufficio presso di noi. e Irascrivero t^-^'^' '>-^* Abdu'-l-Megid. Finalmenle segneremo d'una lineetta qrizzontale sopraposta tutte quelle lettere che si devono raddoppiare, come e il costume di tutte le nazioni d' Ku- ropa, derivato probabllniente dal sicilicus degli antichi grammatici latini. Avre- mo espresso cosi il ''^■r) p^H degli Ebrei, ed il t>j.t>-<^ (*-) .yce|it(', die lion sono altro se uon una nindifuaxionc dcllc greclie, c gll idiomi della Talaria nci segni derivali dall alfahelo ad essi porlato dai Nestoriani. Noi vcdiaino pure a nostri giorni i Maronili ed i Caldei scrivere 1' arabo in lellere siriaclic, e chia- mare queslo genere di srrillura Garsciuni (1) nel niodo slesso, die gli Arineni. ed i Greei {il) serivono il Uirco. i Greci nielchili il greeo in lellere arabe, c gli indiani deir India cenlrale rappresenlano indifferenlemenle i suoni della loro lingua coi caralleri arabi, o nagari. Finalnienle qucsl alfabelo si e piegalo a rap- presenlare le voci arabe e persianc, nienlre i Bcngalesi e quelli delle varie pro- vincie delle Indie li preferiscono per la slanipa dei libri sanscritli al caralleri slessi (h'lle citla iJi'^li Dei (3). L' alfabelo lalino limilalo al sno principio enlro i confuii slrellissimi del La- zio ebbe uno sviluppo coslanle, e progressivo come la stessa polenza roniana. Benloslo prese il luogo delle lellere elrusclic, ed in poco lempo divennc I'unico alfabelo dell' Italia da llonia allc Alpi. Alia conquisla delle Gallic falla da Ce- sare i segni grafici del corKiuistalore furono adottati dai vinli seiiza cambiameiilo neir cssenza, modificali solamenle iiella forma, poithe gli alfabeli europei del medio evo non sono a mio avviso allro, che una corruzionc dell' alfabelo roma- 110. Verso la fine del II secolo prese 1' apparcnza barbara delle lellere franco- (i) " Codices Arabicos Syriacis liltcris exaralos, qui vel a S\ro quo Jam nomine Carsium ex INIcsopolamia oriundo, ()ucm post invcctam in maritinias Syria Provincias a Saraccnis Arahicam linguam primuni hoc scri- bcndi ralionc usuni fuissc adfirmal Gabriel Scionila, cl Fauslus Naironus in Pracfalionc. N. Test. Syriaco-Aia- bici. Romx l>|)is L. Pong dc Propaganda Fide, anno 1703 editi, vel, quod nobis vero similius csl a voce Gar- scion, qua; advcniilium sonal, Garsionici seu Garxiiinici idcsl Exolici ac perrcgrini vidgo nuncupanlur, Assc- roani. Bibl. Ap. Vaticana Codd. Mass. Calalogus, T. II, p. XXIII. (2) I Greet leggono il Nuovo Teslamcnlo cd i salmi in lurco, srriltopero in caralleri grcci, i quali sono incno adatii d'ogni allro a rcndcre le arlicolazioni orienlali niancando delle lellcrc A' ^ • r" "^ P" Alcuni di qucsli libri si slamparono in Vcocsia, e chi desidera di conosccre il sislema di (rascrizionc in essi seguilo polra consul larc il Sallerio pubblicalo da Scrafino Pissidio nel 178a per le slampe del Gliki col lilolo: H'aXTHpioi' ilx^l flxTiyjitx ^i rixyafnifiv Tia-jTLxxTywfiO-.tv n«p«p(p. (3) Dcvanigari, Scril/ura delta citta degl! Del, c la voce colla quale i Brabmani chiamano i caralleri propri al .tanscrilo. Bournouf j^/iid. sur la langue, el lex/is rends. Journal Asial. Tab. 1846. N. i38. Wilson An. Int. to the Granmar of the Sanscrit lant;., p. i. DEL M. E. CO. FUANCESCO MlNlSCAr.CIII KKIZZO 43 galliche, o merovingie. Due secoli dopo fu migliorato da Carlomagno secondo la forma gernianica, ma degenero iiel XIl e XIII secolo. Al risorgimento delle lettere I'alfabeto romano riprcse il siio ascendenle. Successivamenle alcmaiino, sassone e gotico in Inghilterra ebbe presso a poco la stessa sorte. Anlichissimamente in Ispagna si iisarono caralleri, che avcvano qiialche rassomiglianza ai greci, ma alia conqiiista romana vi furono introdotti general- mente, 1 Visigoli li abolirono, e sostituirono le loro leUere,fino die un decrelo del sinodo di Leon (1020) nell' undicesimo secolo rislabiri i diritli delle lettere eleganti di Roma. Ebbe lo stesso destino in Italia, dove fu guasto dalle rozzc forme della scriltura longobarda, o gotica, ma fini qui pure, come in ogni luogo, ad cssere sempre vincilore de' suoi barbari avversari, e quello cli' e piu singolare prese il luogo anche dei caratleri greci nella parte meridionale della nostra penisola. in guisa che si puo dire, cli'egli guadagnava il suo impero colla vittoria della civilizzazione. Alcune volte in Irlanda, ma sempre in Iscozia, nel paese di Galles, siccome nelle provincie bascbe, qucsti caratterl furono adottati universalmente per iscri- vere i vari dialetti colli parlati fino a nostri giorni. 1 Tedeschi, ed i Danesi ne tisano in parte ; i Boemi, i Polachi, i Moravi, i Vendi, ed i Dalmati abbandonarono successivamente sebbene assai a rilento 1' alfabeto tedesco detto gotico, ed i caralteri di S. Gerolamo per iscrivere gli idiomi loro coi caratterl romani; come pure gli ungheresi, che li conservarono sempre da quando li adottarono la prima volta per iscrivere la loro lingua. Passiamo ora alle linguc dell' Oceania, le lingue delle isole di Tonga, Sandwich, quelle della Malesia e dell'Australia, quelle deU' America cosi diverse di suoni, e d' inflessioni, furono rappresentatc con molto successo con quei caratteri latini, i quali dopo aver fatto il giro di tutt' Europa, dell' America, e dei rari possedimenti inglesi, francesi, olandesi , spagnuoli, porloghesi, e danesi, e delle parti settentrionali finirono per regnare sopra piu della meta del globo, ed essere cos"i i rappresentanti della diffusione dei lumi e della civi- lizzazione, Se I'esperienza adunque ci dimostra la possibilita di risolvere praticamente questo problema, quale e mai la cagione, che ci ha impedito fmo ad ora di pro- gredire?! cangiaraenti deisegni grafici che noi abbiamo dcscritti presso le varie nazioni del globo furono sempre imposti da una conquista politica o religiosa. 44 SISTEMA GEN. DI TRASCRI/.IONE DEL M. E. CO. F. MIMSCXLCHI ERI7.Z() «■ questa forza appunto die cl manca, ed c per queslo, die liitte le prove die si tentarono fino ad ora mlseranicnte fallirono. Ma questa forza noi possiamo e »l()l)l)iamo atlingerla aUamore della sdenza e nelT inleresse della dvilizzazione. Uiiiiiianiod adunqiie in uno sforzo comiine. c niirando alia meta ripetiamod .soventf quel die diceva Volney : « ^^gni imiovazione corre 11 risdiio di cagionarc » uno scisma, d'essere considerata come un' eresia, e non e die col tempo, die » Irascinata danna maggioranza crescentc rinerte niinorita entra, e s'avanza pel » sentiero della verita (i). » (i) Voliiey, ib. p. 65. (Letla U 28 gennajo 1856.) SOPRA i; mn wm mmm m\ i imi STUDIl CRITICI DEL PROF. ROBERTO DE \ ISIAXI J_ja voce Acanlo, parola di greca origine e che significa ^^/'«a, fii appllcata dagli anllchi scrittori a iioniinar molte e diverse piante pungenli, nel modo slesso che a varle di tali piante si acconcia ilnome di spina degl'Italiani e /' e'pi- ne dei Francesi. Si scrisse pure ora Acanto ora Acanta, per 1' appunto come scriviamo noi ora spino, ora spina. Qiiindi scorgiamo la voce Acanto adoperata primaniente da Ippocratc (De morb. mul. s. p. 614) ad indicare qnegli arbo- scelli che slillano la gomma arabica (Mimosa nilotica, L. ), da Teofrasto (Hist, plant.., lib. 4, pag. 3) oltre qiicsti, quelli pure die gemono la gomma dei Senegal c la Catechu (Acacia Senegal, W. A. Catechu W.) nonche lAcanli) spinoso (1. c. lib. I, p. 16); da Teocrito (Idyll, s. p. 55), da Dioscoride (Mat. med. lib. Ill) e da jNicandro (Ther., v. 645) 1' Acanto molle detto da noi Branca orsina. La voce Acanta all'invece la uso Teofrasto (1. c. lib. 4, p. \\) a nominare il Cardo de' campi (Carduus ari>ensis, L. ) ; Dioscoride (1. c. ) r Acanto spinoso, il Cardo picchiettato di bianco (C. leucographus, L. ) e I'ara- bico (C. arabicus, Jacq.). I latini la usarono soltanto nel genere mascolino per nominare due piante erbacee, 1' Acanto molle e 1' Acanto spinoso, ma cbiamarono Acanto altres'i un arboscello egiziano spinoso sempre verde, che per alciini potrebb' essere una specie di Acacia. Quest' ultima pianla lultor mal nota seni- bra quella medesima che indico Virgilio nelle Georgiche con quest! versi : Qi/id tibi odorato referam sudantia ligno Balsaniaque, el baccas semper frondentis acanthi? Georg. II, 118. 46 SOPRA l' AC-VNTO degli scrittori greci e lvtini L' He>iic, (loUissimo commeiitatore dl Virgilio, crede esser quest' albero la Mimosa nilotica di Limieo. ma ne la parola bacca adoporala qui da Virgilio per quanlo se ne voglia allargare il significalo puo applicarsi al fruUo proprio delle Mimose, ne la Mimosa nilotica tiene alcun che di odoroso per poterla porre di conserva colle piante balsamiche, come fu falto ne' citati versi, ned e sempre verde come dovrebb' essere 1' Acanto che in quesli e descrilto. Le piante piu comunetnenle chiamale Acanto dai Greci e poi dai Latini e che tuttora serbano anche in botanica siiFatto nome, sono 1' Acanto molle c 1' Acanto spinoso. Sono cUeno due piante erbacee a radice vivace, a foglie nitide ed inta- gliate, altre delle quali distese al suolo e maggiori, altre appajatc su per un gambo rillo che termina in una folta c grossa spica di fiori, cinti da foglioline acuminate e pungenti. Fanno nei luoghi slerili od incolti, e i luoghi ombrosi preferiscono ai solatil. Due specie ne conobbero gli anlichi, 1' una delle quali chiamarono molle, perche ha foglie morblde, pieghevoli e senza spine, I'altra spi- nosa, perche i frastagli delle sue foglie finiscono in punta acuta e in denticelli spinosi. — II primo antico scrittore che desse all' Acanto molle codesto nome si fu Teocrito negli Idilii, chiamandolo "Axai/Sa? vy^ic, epiteto che significa non solo iimido e accjUatile, i\ ancora molle, tenero, pieghevole, i>erde. Questo nome che si faceva si acconciamente ad esprimere le qualila piu notcvoli dell' Acanto gli fu serbato pure da Virgilio, che il freglo ancora d' altri epiteti non meno proprii, come si parra da' seguenli versi: Narclssum autfexi lacuissem, vimen acanthi, Georg. IV, 123. Ille comam mollis jam turn tondebat acanthi, 1. c. 137. Et nobis idem Alcimedon duo procula fecit, Et molli circum est ansas amplexus acantho. Eel. Ill, hh. Mistaque ridenti collocasia fundet acantho. Eel. IV, 18. Ora tultl codesti versi convengono perfettaraente all' Acanto molle de' mo- derni botanicl, ossia a quella pianta, che per una cotale rassomiglianza in di- grosso che si avvisarono di trovare nelle sue foglie intagllate coUa spiegata zampa dell'orso, sorfi il nome volgare di Branca orsina. La stcssa parola i'imen usata da Virgilio nel primo verso teste citato Narcissum autjlexi tacuissem vimen acanthi, DEL PROF. ROBERTO DE VISI AM 47 non viiol (sscr qui prcja ncllo slretlo senso di \Irgullo vincido ed alio a legar checihessia, ina sollanlo ad indicare la pleghevolczza di qucsla pianla a pigliare qiiella forma o quella posUira die ad alcuno piacesse di darle e che usavano di farlc prciulfrc i giardinicri roinani. Ornameiilo dclle mine serge rolesto Acanlo a rallcgrare con folli rcspl d'ampie foglie vagamenle frastagilate e lucenli, e con islelo rilto e liorilo la niestiiia dclle niaccric, i rnderi di edifizii che piu non sono, 0 le vestigia indelebili dci grandi sconvolgimcnli della naliira. E la cupa vcrdezza del siio fogliame (per cni Plinio il chiamo gia ]\Ielamphyllutii, e piii lardi il Miller Acanlo neroj distese a coprir quasi d' un brnno velo i rotlaini cli'esso nasconde, ed i suoi fiori affoltati in ispica ritta e serrata come i rami del funereo eipresso, s'accordano coUe melanconiche fanlasie, che quei luoghi desolali c' ispirano, e gli valgono il poctico nome di pianla delle rovine. Cono- sciuto dall anliclilla piu lontana, fisso per tempo lo sguardo dei cullori delle arti decoralrici. per cui eglino intcnti sempre ad imitare e ricopiar la na- tura nelle produzioni sue pin leggiadre per crescere varieta e vaghezza agrindu- stri lor lavorii, fecero dell' Acanto una delle pianle lor favorite. jSarra Plinio. che i giardinicri romani cogli eleganti cespi delle sue foglie fornivano i margini de' rigagnoli, i seggi erbosi degli orti, gli orli delle viuzze fiorite, procacciando con opportuna potagione di dar loro quella forma che meglio tornasse acconcia a tal fine (Yed. Plin. hist, nat., lib. XXXIV, p. 38). A quest' uso accennapure \ irgilio in quel s'l ingenuo brano delle Georgiche, ove racconta di quel vecchietto di Taranto, die di poca terra contento, e questa pure ned alia al pascoli, ned opportuna alle viti, avendo pur sempre. merce le assidue sue cure, in ben culto orticello erbaggi e fiori a dovizia, non invidiava alle ricchezze dei re, e sulla sera rifacendosi al povero casolare imbandiva di non compre vivande la parca mensa. e miele aveva pria d' allri. e rose priniaticcie, e quanti fiori in primavera, tanli frutli in aulunno. E quando il Iriste verno spezzava i sassi col ghiaccio e sta- gnava il corso delle acque ed egli le ore ingannava a tondere le chiome asseccate del molle acanlo, sgridando quasi il lento incedere dcUa stagione, ed alTrellando coir opera il pigro arrivo del tcpore e dell' aure primaveresche. Cr inlaglialori dei Lazio scolpivano le foglie di questa pianla suUe tazze, sui vasi, e 1' Alcimedonle lodato dal poela di ^lanlova ne inlrecciava il frondeg- gio ad ornare 1' ignuda semplicila de' lor raanichi. Le ricamatrici greche e ro- mane fregiavano di Acanlo trapunto in oro la porpora di che splendevano le vesti pill doviziose o 1" orlo dei ricchi veli. per cui Virgilio descrivcndo quello 48 SOPR.V L AC\NTO DEGLl SCRITTORI GRECI E LATINI rii'chlssimo die Enca porse a Didone, e die, ilono iiieraviglioso di Leda, cd arrcdo uii gioriio della bellissinia Ira le grcche, era slato da qiiesta recato di Miceiie a Troja, seguendo il nuovo amante e gl' inconcessi imenei, ne caiil(') : Et circum textum croceo I'elamen ocontho Oniaius ArgU'iie Helenae. Aen. s. V. 653. >ion igiioro pero, die 1' Acaiilo da Virgilio qui delto croceo, fu appunto per (juesto epiteto, die mal s' avviene al colore dell' Acanto molle, dall'autore di una Flora Virgillaiia, il Paulet, tenulo altra cosa da questo, e riferito anzidie alle I'oglie di esso, ai fiori aurei della Dlimosa nilotica, e die andie piu di recente r illuslre scritlore della Flora italica il di. Berloloni in quclla parte di essa die deir Acanto ragiona, avviso del pari e per quella stessa ragione non potersi la pianta detta crocea dal cantore di Enea, riferire all' Acanto molle di Teocrito e di Virgilio medesimo. jMa qui, se mal non veggo, il poeta non die gia il nome di croceo all' Acanto verde e naturale, si solamente ad una imitazione o rappre- sentazione del medesimo tessuta in oro intorno al velo di Elena Et circum textum croceo velamen acantho; e croceo per aureo fu gia usato dagli scrittori della pura latinita, come a questo passo medesimo iioto il Forcellini, die interpretandolo nel modo da me narrato. vi aggiunse a rafforzarne 1' aggiustatezza quell' altro esempio dello stesso Virgi- lio, la crocea chlamys di questo, die significa del pari clamide tessuta in oro. E mcglio ancora lo prova 1' altro verso, con cui Virgilio riparlando dello stesso velo di Elena descritto prima, il dice : Pictiim croceo velamen acantho 1. c. V. 715, adoperando la voce pictiim nel senso di ricamato a colori, come disse Cicerone stragulum textile magnificis operibus pictum, e come solea cliiamarsi toga picta quella die indossavano i trionfatori, i pretori ed i consoli, (^uod acu elaborata esset et opere phrygio distincta (V. Forcell., Zfx.,alla voce pictusj. Ne meno il prova quel verso di Ovidio : Summus inaurato crater erat asper acantho. Melam. 13, 701. DKL PROF. UOREKTO DE VISIWI 49 Tiitti ([iiesli csiffnpi mostrano roncordemento I'liso grcco o rom'ano dl fre- j;iare i veli con acanto tcssuto in oro o le tazze d' intagli dorati rappresentanti r Acanlo, il quale pel colore di quel metallo poleva tliiamarsi croceo, qiiantun- quc la pianla naturale nulla tenga di tal colore. Per tutle quesle cagioni io penso col Forcellini, e col dotlo illustratore della prima Flora Virgiliana e commen- tatore accurato di Piinio, il prof. Fee, che anclie nei sopraddclti vers! ^ irgillo non abbia avuto in mente allra pianla, che 1' Acanto da esso stesso chiamato moUe, e s*i frequentemente nominalo ne' suoi maggiori poemi. Virgilio pure diede in altro verso all Acanto 1 epiteto di ridenle. c cio si lu nelle Egloghe, ove canlando la nascita del figlio di Poliione. imaginu che la terra esultante per si fausto avvenimento ofierisse in dono al fortunato bambino e senza cultura alcuna, erranti ellere, c nardo e colocasia ed acanto. A/ tibi prima puer nulla mumiscula cullu ^ Erraiites hederas passim cum baccare tellus Mixtaque ridenti colocasia fundet acantho. Eel. IV, 18. Qui pure il Paulet si avvisa aver parlato Virgilio non gia dell' Acanto molie, • si bene della Mimosa nilotica, L., per la sola ragione che a parer suo non potreb- be convenirsi all' Acanto moUe 1' epiteto di ridente. Ma s\ vago e vario e il signi- ficato di questa voce, che puo essa darsi senza sconcio ad una mollitudine di piante diverse, e i Latini la usarono eziandio a significare figuratamente bello, grazioso, lucente, le quali espressioui potrebbero pure affarsi con verila, se non ai fiori. alle foglie d' Acanto, locche confessa pure il Paulet, come quelle che essendo lustre c sempre verdi e in grazlosi intagli leggiadramente spartite, po- trebbero meritare alia intera pianta, di cui formano il piu costante ornamento, r appellalivo datole dal poeta. E ch'cssa per sua vaghezza sel meriti lo prova pill che tutt' altro il conto fattone dagli scullori fino dai prirai tempi dell' arte, ed il sapersi come la slessa abbia porta occasione all' archiletto Gillimaco d' In- ventare il capitello corintio. Un' afi'ettuosa nutrice perduta per morte la giovi- netta, cui tenea vece di madre, e volendo qual ultima prova di tenerezza sacrart ai mani della diletta alcuni giovanili ornamenti. di cui questa piu si piaceva. li acconcio in un canestro, e povcretta ch' ell' era li ricoperse d'un corrio, e questo amorevole monuniento di sua piela adagio sopra un verde ceslo nil acanto. che per vcntura sorgeva sul tumulo della fanciulla. Germogliando vigorosa la pianla \II 7 50 SOPRV I.'aCWTO DF.OLl SCRITTOUl GUF.CI K LATINI aH'nprir.Ni tliUa slngione. td iiii|K'«liUM\c Ic fct^lic ncl loro cicscere dal sovraji- poslo caiiesiro, lo cinscro d'oj;;!!! lato v salscro rlgoj^lidsr fin soUo al coccio die il riiopriva, (laj;;li orii del quale novellaincnte Inipaccialc, s' liicurvarono, si arro- vesciarouo siHallanieiiti' da comporf:;!'! lull all' inlorno di'llt: ripi('}:;alc lor piinic disposle 111 j:;iio non mouo vaj^a die singolare corona. Ora voile lorliina, die di la passaiulo I'ardiiteUo Calllniaco venisscgli vediito il {ijraxioso fregio conipostn a raso da qiitlle loj^lie arrictiale, e si •:;liene jilaapic, die Iraeiidoiie im hel par- lilo per 1 arte sua, volselo ad onianicnto della colonna corinlia, iuj^liirlaiulan- done il capilello. Fu d alloia, al dire di Vilruvio, narralorc di questo aneddoto, die le i'oglie d" Acaiilo si anleposero a quiHc di paliiia, di niiifea, d'lilivo die frcgiavano prima i inonunienti d'ardilleltura. Piu lardi pero gli scullori golici, nii/.idie 1 Acanlo niolle si piacqiicro di pigliare a modello dei loro ornati Ic in'^Vw dell Araiilo spiuoso; ma gl inlagli di qneslo piu rigidi, piu slrelli, pin serrati ed agiir/i. non lianno di fermo la sinuosila, la picglievolezia, la rolondila e la grazia dell allro. Se non die le foglie niedesinie dell' Acanlo aniniirato gia da Callimaco e da lui inlrodollo nelle arli, passando a cos'i dire di mano in nia- no per quei mille disegnatori, die da piCi secoli 1' usano nelle loro decorazioni, perdettero assai della nativa lor leggiadria, e gV inlagli di esse peggiorarono sif- fatlamentc iiella forma, nella disposizione, ncl numero, nell' andamenlo da non potervisi sovente ravvisarc die a slcnlo la pianta die dovrebber ritrarre. Ned e solo r Acanto, rui sia loccala la mala sorte di scorgere mutate in altre le molli e gentili sue forme, ma e la quercia ed il lauro e \ ellera e il loto c il papavero quante sono le piante e i fiori adoperali come simboli od ornamcnti nelle arti, polrebbero ad egual dritlo lamenlare il goffb gnaslo recato alle ingenue loro fatlezze dal mal gusto e dalla esagerazione di colore, die, sformandole, s' avvi- sarono di migliorarle. Gli e percio, che farebbc al cerlo opera utile all' arte chi si avvisasse di rifare dal vcro il disegno dclle piante piu opportune allornato, piihblicandone imagini veritiere e fedeli, le quali per quella preminenza che o toslo o lardi si ac(|uislano le rappresenla/.ioni esalte di cio di' e vero suUe bii- giarde o convenzionaii. darehbero ben presto il bando a quelle die ora sconcia- nieiite imbratlano i Irallati degli ornatisti, facendone scorgere di prima giunla la sgraziata diversita. Trasse 1' Acanto il nomc suo pin probabile, come loccai sul principio, da una parola grefa ciic significa spina. Pero alcuni milologi e lessicografi scrissero originare il medesimo da quelle di una ninfa, e, secondo altri, da uii regie fan- DKL PROF. ROBl.RTO DE VISIANI 51 ciiillo cliiaiiiato Acaulo, die per noii so quale vendetta o capriccio d'alcun niime sforliuiato nei proprii amori od invido dcgll allrul, furono trarautali nella pianta deir egual iiome. E qui ponendo fine a quel tanlo, che mi venne dato di raccorre e di com- mentare su quella pianta si celebre e di nobilta si anliquate, qual e I'Acanto di Teocrito, di DIoscoride, di Nicandro, di Yirgilio, di Columella, d' entrambi i Plinii e di Vitruvio, che tutti intesero piii comunemente sotto siffalto nome la Brancaorslna, mi faro da ultimo ad osservare, die se 1' amore di un argomento die liene un cotal poco e di letteratura e d' arte e di scienza e le annoda come che sia fra di loro, facendo ancor qui conoscere come tutli si giovino e si sor- reggano con vicendevoli ajuti, non mi fa gabbo al giudizio siffalto genere di ri- cercbe, sto per dire archeologiche, non va al tutto scevro d' utilita. Che anzi potrebbe credersi impresa molto giovevole ad ajutare la giusta e facile intelli- genza dei classici latini e greci (che vanno pure per le mani di teneri e ineruditi fanciulli), se alcuno a cbiarire i nomi degli esseri naturali indicati nelle immor- tali lor opere, si pigliasse il paziente lavoro di scoprire e notare i nomi volgari e scientifici, con che quelli nelle varie lingue si conoscono presentemente, e questi nomi si annotassero a' loro luoghi nelle edizioni dei testi destinati all'in- segnamcnto. Dicessesi, per esempio, come or si chiami 1' insetto che Yirgilio ha chiamato Asilus, quello che Plinio chiamo Buprestls; qual possa essere il Pi- tone descritto da Ovidio, 1' Anfesibena di Lucano ; qual pianta possa credersi il Moly ed'il Nessenthe d'Omero, quale la Baccara, h Panacea, la Casia, la Cal- ta, il Citiso di Virgilio, il Calamo odorato, \ Araco, il Penlicio e cenl'altre di Plinio ; quali le piante in cui Ovidio converte Adone, Siringa, Piramo, Dafne, Giacinto. Egli e facile apporsi quanto un simile libricciuolo di nomi agevolerebbe ai discepoli 1' intendimento del testo, torrebbe d' imbarazzo i maestri obbligati spesso ad avvilupparsi in ambagi enigmatiche dinanzi all' implacabile curioslta degli alunni, e canserebbe errori ed inesattezze infinite a quei traduttori, com- mentatori e lessicografi che ignari dell' oggetto significato da alcuni vocaboli. noti solo al naturalista, e volendo pur dichiararli, danno spessissimo anche i plii dotti in solenni e ridicoli strafalcioni. (Letti il 25 agoslo 1857.) ■^. •% % SULLA EDLCAZIONE DEI POVERI DI VENEZIA DEL M. E. DOTT. GIROLAMO \E\A\ZlO Ju una Memoria da me letla, iimliii anni gia corsero. all' i. r. Istituto intcsi a dimostrare clie la poverla di Yenezia e per la maggior parte una poverta transitoria, nata cioe da cause slraordinarie non proprie del paese ne alle condizionl di esso inerenli ; clie abbandonato il pensiero che possano (juesli povcri guadagnarsi la sussistenza col loro lavoro, la cura di raantenerli esser deve accettala ed assunla come un obbligo imposto dalla provvidenza alia umanlla di quelli che sono in grado di adempierlo ; che pero le solleciUidini della patria c dei niagistrali esser devono rivolte ad impedire che questa pover- ta, di transitoria ed accidentale ch' clla e al presente, divenga stabile e perma- nente, e che una necessita da particolari fatli derivata si converta in un' abitu- dine od in un mesliere ; che il solo mezzo di ovviare a cio quello si e di edu- care i figli dei poveri, e di educarli in quel mode e con quegl' intendimenti che alle speciali cause della loro povert;i bene rispondano, poiche la sola educazione con tali avverlcnze direlta puo fare che, se non la ine^itabile indigenza, almeno la turpe mendicita sia dal nostro suolo bandita. Deve pertanto la educazione, di cui prendiamo a trattare, rigenerare queste razze invilite, deve ritrar i figli dall' abblezione nativa e distoglierli dal porre il plede nelie orme dei padri loro, deve rinovare il loro spirito e ricrearne il pen- siero, deve, in una parola, suscitare in essi la coscienza di se medesimi ed il senso della umana dignila ; quel senso ch'eil principio di tutte le forzc utili ed il germe di tutte le virtu. E prccipuo ufficio della educazione quello si e appunto di de- 54 SULLA EDLCAZIOSe DEI POVEUI EI VENEZIA stare le forze, di proimioverne lo svolgimcnlo regolaro, di guardarle da ogiii guastamento c da ogni pericolo, di vegliare che un esercizio troppo vlolento non 1p sgagliardi, o non infiacchlscano per incrzia, o non si sperdano in vane opere ed in inutili prove ; iu una parola di prcpararlc e custodirle in modo che la islru- zione possa qiiindi giovarsene libcramentc ed applicarle a nobili iisi ed all' arqni- sto di quelle cognizloni die siano accomodate all' indole ed alle attitudini parti- colari di ciascnn individiio. Parlero pertanto della educazione dei nostrl poverl in qiiesta 3Ienioria ; e se la lena diirerammi e 1' aggradimento vostro cortese, parlero in appresso della loro istruzione. ' Le forze dell'iiomo, come ognim sa, sono quelle deH'organismo, della volonta, p della mente ; forze fisiche, morali, intellettuali, forze predestinate a combinarsi non a dispcrdersi, a francheggiarsi a vicenda, non a pugnare fra loro, ad accor- darsi, non ad opprimersi. Poiclie Dio le pose nel mondo affinclie producessero felicita ed armonia ; ed il progresso, che da un capo all' altro dell' Europa e dlvenuto 1' oggetto di tanll voti, di lante speranze, di lanti studii, il progresso in sostanza non in altro consiste che nel pieno svolgimento e nel libero e ordi- nato uso di tulte le forze di cui gll uomini sono dotati e ch' essi portano nella sociela a comune beneficio. Non parlero dei mezzi daporre in opra, affinche nei noslrJ fanciulll I'orga- nismo rettamente si sviluppi e si mantenga valido e sano, poiche su cio spetta alia igiene prescrivere regole praliche, sicure, opportune e sopraltullo adattate alia indole di quelli che devono osservarle. Questa ultima condlzione pero e a parer mio importantissima, e per adempierla egli e mestieri por mente alle avvertenze soguenti. In primo luogo e d' uopo considerare in qual modo i figli dei poveri, par- lando in generale, siano trattati, alimentati, vestiti nei primi loro anni ; in quegli anni appunto nei quali il temperamento si forma e tutta la vita si prepara. E pur troppo, per la maggior parte di que' poveretti, cominciano assai per tempo lo dure prove alle quali e ftuale che dcbbano soggiacere. Poiche ad essi non cure, noil asslstenze sono largile, non sicure e tranquille stanze, non cibi sani e nu- tritivi ; la miseria, lo squallore, la solltudine circondano la cuUa del povero bambino, prcsso alia quale viene talvolta ad assidersi la madre o trista, o dispet- tosa, di rado rallegrandosi di quel caro sorriso inflmtile che pur fa beati i geni- tori, spesso piangcndo e piu spesso imprecando. E non appena le tencre mem- bra si sviluppano e si reggono e si muovono, tosto intendono g!i aspri parenti ■ ADKL M. i:. nOTT. GmOL\MO VENANZIO 55 a Irarnc lucrn e :i lar del misero fanciiillo, dc suoi mali e df suoi difetti tiirpe e invcreconda inoslra.por (;c(itarc nc}^li allri rihrczzo e picla. Allora al mesclii- nello (he cencioso e st'iniiiiido va lapinando per le piaz7,e e pei tmil O'^i intem- perie viene addosso, la procella invernalc co' suoi sfdlj impetuosi, colle sue nevi. colle sue piogjjie dirolte, la canicola co' suoi ardori, 1' aulunno colle sue nebbie e colic sue perniziose nmidila ; c se fra tanti palimcnti la fragll natura si sgo- meiita e fassi Irepidanle e reslla, 1 incsorabilc amor del guadagiio la spiiij^e e la slorza coi rabbiiffi, colle minaccic. colle percosse. Qiiindi ricondotla al patcrno abiluro la niiseranda prole, dopo un cibo grossolano e scarso, e geltata sopra un iinmondo giaciglio dove il sonno che viene per alcun tempo a sopire il senso dei sofferli dolori e conlurbalo sovente ed interrotto da romorl e da paure di ogni sorte, senza che mai il derelilto faiitolino senta una voce che lo assicuri e Irovi una mano die amorosameute lo cerchi. Poiche pur troppo, o signori, nella distretta di Uittocio che a soslcnere la vita e mestieri, la famiglia che per I'uomo un porlo di Uilta pace, 1' unione di quanlo vi ha per lui di piu dolce e di pin consolalo sulla terra, la famiglia stessa diviene una sociela selvaggia, dove non si pensa e non si ama, e le menti e la volonta sono signoreggiate da passioni astio- se ed irrefrenabili. Xe si creda ch' esagerando io mi dilunghi dal vero e quasi intenda a calunniare 1' umana natura; cio che dico io stesso udii e vidi, e meco stesso ne piansi; e ben altra penna vorrebbesi che la mia per dipingere al viva le tribolazioni dalle quali i figli dei poveri son nella loro infanzia lormentati. Ben e vero che non poclie eccezioni si trovano e che havvi eziandio una pover- ta che nella oscurila naliva si adorna di costumi mansueti, di una vera religione. di una rassegnata pazienza, di una alacrila desta ed operosa ; c certo fra cotali virtu, in una s'l bene ordinata convivenza, i figli non possono non essere cara- mente diletti e con cure sollecite sopravvegghiati ed assistiti, poiche non vi ha certo virtu vera senza I' amore de' suoi. Ma cio avviene presso que' poveri che appresero a sopportar la syentura, che sanno esserlo senz' abbiezione e senza ira, e che adoprano con generosa costanza a serbar fra le miserie onorati il nome e i costumi ; ed invece i mali teste descritti nascono pur troppo fra coloro che privi di ogni mezzo di sussistenza, irati alia fortuna ed al mondo, ed ogni cura fastidendo ed ogni lavoro, si abbandonano col corpo e coll' animo al niestiere della queslua. Pertanto nei figli di questi 1' organismo alterato dalle cause gia esposite ed irapregnato delle tristi influenze delle stemperate stagioni, dei pessimi cibi, delle dimore insalnbri non puo che svilupparsi male e con istento ; quali 56 SULLA EDUCAZIONE DEI POVEUI IM VENEZIA piantc chc noii confoiiate iie dal clelo, ne dalla terra restaiio langiiide ed inviz- zite ; onde sc 1' altrui plela le prende in cura, deve iiinanzi a tutto esser prodij^a ad esse di sole, di aure, dl pure slilli", di salutari succhi, affine di promuovenip la vegelazi'one, di sanarle, di rinvigorirle. In secondo lin)ji;o nella ediicazione fisica dei noslri lanciuUi ej^li e d' iiopo considerare die sono fij^li dci poveri e dei poveri di Venczia. Non intendo con queste parole accennare alle influenze del clima e del suolo, che sono gia sog- getto ordinario dellc osservazioni e degli studii dei medici , intendo bensi par- lare delle abitudini e delle costumanze di una grande capitale, le quali, sebbene siano proprie delle classi superiori, si appigliano pero quasi per contagio anche alle inferiori, e ch' estendendosi fino a queste prcndono nuova qualila e produ- cono effetti diversi. Per esempio 1' abitudine di prolungar la veglia fino a nolle avanzala induce 11 mendicante ad esercitar la queslua ancbe in quelle ore estre- me; e cio e nuova causa di palimonto ai fanciuUi cbe devono accompagnare i loro padri in tale esercizio obbrobrioso. E eerie pralicbe a certi glorni collega- te, i festeggiamenti coi quali un domestico fatto, od un pubblico avveniinento, o qualclie anniversario religioso o civile suolsi celebrare, hanno una specie di prc- stigio anche pei poveri, i quail vi congiungono una non so quale nozione di dovere che 1' anlmo impaziente e cupido a suo modo compone. Ora sifl'atte co- stumanze che poco o nulla alterano il tenor della vita degli agiali, destano nei poveri crucciose memorie, voglie ardenti, rabbiose inquletudini ; e se qualche obolo talora si accumula, se qualche cencio rimane, tutto si consuma per sod- disfare ad esse. Queste miserabili lautezze, queste improvvide oblivioni, queste ore di gozzoviglia che succedono a mesi di fame sono micidiali alia salute dei fanciuUi e divengono causa di morbi ; tristi traviamcnti ch' e duopo deplorare e compatire; poiche chi potrebbe non essere indulgente a chi fra lanti dolori si procura tai meschini sollievi? Ma e certo che il medico dee tener conto di cio, se si vuole rigenerare i figli dei poveri, e se quesia rigenerazione coUa fisica loro educazione devesi iniziare. Ed e ben necessarlo che tal principio a tale impresa si ponga. Dio creando I'anima umana la congiunse ad un corpo, aflinche questo le servisse*91 ministro e la facesse comunicar colla materia. E se I'anima c la primogenita delle creature di Dio e la prestantissima di tulle perchevede e intende la vorila, pcrche sent(! la bellezza, perche somiglia a Dio, perche sa innalzarsi all' infinito, perche in una parola racchiude in se lulli tesori dell' intelligenza c dell' amore, opera in DEL M. F.. DOTT. G11\0LVM0 VI.NANZIO Oi allr ordlnc noii mciio niirahile e ceilo il corpo iioslro; e chimiqiie con mento (lesla e con aciilo sj^iiardo 1 ossorvi, di li'g^eri si convince clie lungi the lo si possa lencre a vile, si deve anzi giudicare che sia ad alti minisleri ed a nobilis- simi ufficii deslinalo. Onde per quanto una cerla classe di filosofi inlenda a di- moslrare 1' irapotenza e 1' abbiczione della materia e adoperi ad inculcare che 1' aniina deve roinperne i vincoli e vincerne gl' impiilsi e spregiarne Ic influenze, egli b un falto pcro, ed un fallo non rivocabile in diibbio, che la vita morale del- r iiomo s' inizia dalla vila fisica, c che solo i sensi forniscono Ic primizie di rio die poscia FassI dcgno dell inlelktlo. Percio parnii grande e deplorablle 1 errorc di quel genilori die solleciti troppo del progrcsso dei lore figli e troppo desido- rosi che batlano rapldamente la carriera sorlita li tengono in eta ancora tenera applicati a studii severi e diuturni ed a lunglii o faticosi esercizii di mente, non rilletlendo che i fanciulli in alcuni momenti, come le allodole nei carapi, hanno bisogiii di allegri svagamenli ed in alcuni altri invece di quiete profonda e di prolungati riposi ; cosicche alia fine del corse improvvidamcnte accelerato, quel genilori non si trovano avere che un povero saputello con alcune cognizioni apposliccie, coll intellelto appena aperlo e col corpo intisichito. Noi certo ado- preremo con ogni cura affinche i figli dei nostri poveri un tanto danno non pa- tiscano; e con tanto maggior cura adopreremo, in quanto che i ricchi e gli agiati coi mezzi lore largili dalla fortuna possono supplire a molli difetti, rimediare a niolti mali, trasandare alcune avvertenze, non cnrarsi di alcuni vantaggi; laddo- ve per rcdimere i figli dei poveri e toglierli dalla miseria e dall' invilimento in cui giacciono, e mestieri soprallutlo ch' essi abbiano una menle sana in un cor- po sano, poiche sp.?rar non possono di migliorar la sorte loro, se valide ed intere non conservano le forze inorali e fisiche. Dopo cio, siccome abbiamo detto, lasceremo che 1' igiene stabilisca pei no- stri fanciulli e il melodo dieletico, e la regola di prender I'aria ed il sole, e gli esercizii ginnaslici, solo desiderando che ogni disciplina a cio relativa dai fatii riferiti e dall' esposte rifltssioni tragga norma e ragione. Siccome abbiamo lasciato ai medici la cura di dirigcre la educazione fisica dei figli dei nostri poveri, cos'i lasceremo ai ministri della religione I ufficio di dare ad essi quella parte della educazione morale che alia religione stessa rignai- da. II quale ufficio e senza dubbio iinportantissimo, e piu ancora che iinporlanle essenziale. Poiche rcputo essere impossibile che senza il fondamento di chiari e positivi principii sopra 1' csistenza di Dio e sopra i suoi altributi ele sue leggi. VII 8 58 SULLA EDfC.VZlONE DEI POVEKl DI VENE7.IA qualsivoglia sistema di etlucazione morale riesca a biion fine. Solo, come feci teste per f ediicazione fisica, acccnncri) alciine avveiienze die credo iiecessario che siano osservate iiella ediicazione rellgiosa dei figli dei poveri. Poiche lo scopo prime e principalissimo della ediicazione di cui trattiamo qiiello si e di sciiolere 1' anima assopila di qiiesli poveri figli e di redimerla dal- lo inviiiiiienlo in cui Irovasi prostrata, rileva piii di liiUo di far ad essi conosce- re quest' anima e di inostrar loro quanlo grande e. prestante ella sia e di quali nobili e potenti facolla sia privilegiata, e quanto gravi siano gli uflicii che adem- pier deve nella vita presente; in una parola, di ridestare in essi il sentimento della propria dignita ; sentimento che, siccome gia dissi, da se solo e valido a riiitegrare le forze spente ed abbattute ed a far sorgere novelle ed elettissime virtu. E tanto piii i dettami della religione sono alf uopo efficaci in quanto che r uomo gran parte della propria dignita ritragge dalle sue religiose credenze e dalle sue relazioni coUa Divinlta. « Conosci, o cristiano, « scriveva uno di queifa- mosi ilaliani che divennero gran santi in cielo dopo essere stati grandi iiomini . in terra, « Conosci, o cristiano, la tua dignita, e folio partecipe della divina na- tura guardati dal ricadere con opere degeneri nell' antica abbiezione. Ricordati da qual capo dipendi, di qual corpo sei membro, ricordati che liberato dalla podesla delle tenebre fosti innalzato al regno ed alia luce del Signore. » Quesle ])arole mi sembrano comprendere un intero sistema di educazione religiosa or- dinata al fine che teste indicai. Parml in sccondo luogo che siCFalta educazione dar dcbba intorno alia Provvidenza ammaeslramenti piii esatti di quelli che comunemente si danno. La Provvidenza e Y ordine del mondo, e il pensiero e 1' amore di Dio incarnati nelle leggi dell' universo. Secondo queste leggi e quest' ordine I'uomo e un esse- re eminentemente produttivo : stromenti di qiiesla produzione sono per lui la mente e le braccia, modo il lavoro, scopo il bene di se stesso e della societa, la quale pill o meno si estende a seconda delle rispettive condizioni. Qulndi la pri- ma legge che fu imposla da Dio alf uomo, ed alia quale percio tutti i decreti della Provvidenza devonsi rilener subordinati, quella fu che 1' uomo si abbia a procacciar il pane co' suoi sudori. « Lavorerai per sei giorni, disse il Signore, e nel sellimo mi adorerai ; >> e questo comprendere in un solo precetto 1' opera e 1 adorazione par che dimostri esser del pari obbligatorio il lavoro ed il culto. K con bellissima sentenza e scritto nel libro di Giobbe, che 1' uomo nasce a la- vorare come f uccello a volare. Percio la Provvidenza sin dal principio del tem- DEI. M. i:. DOTT. GIROLAMO VENANZIO 59 po hit prt'purato per 1' uomo i mczzi di riparare ad ognl iiccessila, i quali inezzi .sono il lavoro e ;^li slroniL'nli per escguirlo; cd egli e chiaro chc colic parole tibo e pane vuolsi signlficare ogui nianicra di provvedimeiilo dl cui possa I'uoino In qualsivoglia case o condizione dcUa vlla abbisognare; e che quando si dice lui'uru, s'intende sempre un lavoro adallalo aliesingole altiludini e propor/.Ionalo alle forze rispeltive, un lavoro cioe a seconda dei casi o d Inlellello o di mano. un lavoro applicato alia ricerca della verila od al cullo della bellezza, alle inven- zioni dell" arte od ai calcoli del comniercio, ai progressi dell Industria od alle speculazionl della scienza. Ouindi un uoino ch' essendo fornito di fatolla c di iorze non ne faccia uso e aunegluUisca c voglia vivcr a spese dcgli altri e consn- mi senza produrre, quest' uomo contraddice all' ordine stabilito da Dio e lo tur- ba e r offende. Ora il dire, come pur s' ode lalvolla, che la Provvidcnza soccor- re a tuUi indistintamente senza por differenza fra I'eta, le condizioni e i varii gradi di salute e di forza degl' individui non e dire esattamente il vero; e il sog- giungere, come fanno taluni, che quando un povero domanda 1' elcmosina si deve repulare che sia la stessa persona di Gesu Cristo clie la doniandi, e mani- festare un pensiero che alcune volte e fallace ed anche irriverente, poiche Dio non puu larsi raai proteggltore e meno ancora fomentatorc e complice della cu- pidigia e della infingardagglne dcgli uomlni. Bisogna anzi vedere in qual modo la divina Sapienza, mentre esalla la carila e la beneficenza sopra lutte le allre virtu, danna apertamente quelli che ne abusano e con quai forti parole e ion (|uali energiche figure inculchi di vivere una vita operosa e feconda, e come si mostri contro gli oziosi acerba ed iraconda fino a chiamarli in un luogo slollls- sinii, fino a dire in un allro che meritano di csser lapidati col fango e coperli d'immondizie. Non credo rjuindi di andar lungi dal vero e fuori del relto seii- tiero raccomandando che 1 educazionc religiosa dei figli dei poveri, sullo speciale argomento di cui parliamo, si uniformi a massime cos\ sante cd a cos'i reverend! consigli. La mia propria sperienza mi ha piu volte dimostrato che gl' inconsulli ammaeslramenti da me poco fa accennati danno incremento alia queslua e bai- danza ai questuanti, i quali avuta da essi sicurta, facilmente converlono I'ozio in un vanto e la queslua in un diritto. Per tal modo e con tali ammonimenti la educazione religiosa pre para la morale e pone ad essa fondamenlo fermissimo. Poiche se nell' ordine della Pn»\- videnza il lavoro dell' uomo e assolutamente necessario, e se quindi la mendicila e una turpe e rea costumanza, ue segue che la poverta e uno stalo onorando, GO SULLA EDUCAZlONE DEI POVERI DI VENKZIA purchc si tol^ano da essa I vizii clie la tlebole uinanila pur troppo vi associa, e vi si aggiiingano inoderazione di pciisieri, oiicsla di seiilimenti, alacrila di opera. In qiK'slo principio a parcr mio luUc si coiitengono le ragioni della educaziont' iTiorale dei figli dei povcri ; giacche in qiianto allc iiormc del giusto e dell' in- giiislo, alle nozioiii del dirilto e del dovcrc, della viiiu e del vizio, alle regole del costiunc, alle avvertenze praliclie per condiirre una vita onesta e decente, esse sono le stesse cos\ pei figll del poveri, come pegli altri, ne per esse e me- slieri di un' apposita c speciale trallazione. Bcns'i vi sono alcunc vlrlii che piii particolarmente son proprie dei poveri, ed altre che a questi non si confanno, non gia per 1' intrinseca loro naUira, ma perchc ai poveri slessi mancano comu- nemenle le occasioni di esercilarle. Ora quelle prime virlu, che formano per cosi dire i tesori della poverta, deve 1 educalore innanzi lutto flir conoscere ai noslri fanciulli. Esse sono piu principalmenle : una pazieuza che da animo forte e sommesso ai supremi voleri egualmente deriva, e che a fronle delle avversita, delle molestie, dei dolori diviene un coraggio sublime; un continuo sacrifizlo di ogni desiderio, di ogni speranza, di ogni soddisfazione, un' annegazione di tutto; un proposito saldo di non declinar mai dalle vie della virtCi e della giuslizia ad onta degli stimoli del bisogno, della forza delle passioni e dei prestigi delle illu- sioni ; una vereconda modestia che abborrisce cos'i dal recare oltraggi agli altri, come dal riceverne; una magnanima fiducia nel cielo, in se stessi e nell' avveni- le ; una istancabile perseveranza per raggiungere un fine utile e retlo ; un amor vivo e solleclto verso i genitori, i fratelli, i parenti che, per quanto puo, si fa ad essi generoso di conforli, di cure, di soccorsi. E ad istillare negli animi questa ultima virlij, deve in parlicolar modo intendere la educazione morale dei figli dei poveri, e perche da un lato nulla certo puossi sperar di bene da chi non ponga in cima a tutti gli allrl gli affetli domestici, e perche dall'altro molto facilmente in povero stato questi affetli s indeboliscono e vanno in dileguo. Trista oltre ogni dire e penosa e la condizione dei padri in quello stato : sebbene essi il piu delle volte trattino assai duramente i loro figli e ne facciano slrumento di spe- cidazione e di lucro, chi sa quanta angoscia essi provino prima di giungere a tale estremo ? Chi sa quai lotte si combattano in quelle anime derelitte tra il bisogno che urge, e 1' amor che resiste ? Chi sa che fra tanti atti brutali, fra tanti dolori moltiplici e diversi, forse anche fra i miseri ricreamenti di una mo- mentanea lelizia, fra gli stessi tripudii delle immemori gozzoviglie, chi sa che quci poveri padri non piangano in secreto sulla sorte dei figli loro, e con quei DF.L M. i:. DOTT. G1I\0L\M0 VENANZIO 61 voli ardrnli dm sor<:;ono dal fondo dcH' anima e non si esprimono con parole, lion invocliino sii di essi le bent-dizioni del cielo? Gran mistcro pur troppo e 1 iiinanila! E cio che al di fiiori clla mostra assai spesso e ben diverse da cio rhe denlro si trova. Perciu la educazione inciilcando ai figll dei poveri di rispet- tare ed amare i loro genilori e parcnli non solo adopera a fare che sia osscrva- ta ed obbcdita la piu saiila b'gge dolla iialura, ma forse eziandio riparera ad una non giusla scntcnza e certo preparera al figli stessi le piu dolci ed elette consolazioni. Poiche la sorte loro puo nuilarsi, ed essi possono un giorno essere in grado di far cessare od almeno milij^are le sventure di quelli die lor diedero la vita. E beato quel figlio cui fosse dato riaccendere la spenta fiamma sul foco- lare domesticol Beato quel figlio die nell' angosciata mente del padre potra can- cellare la riniembranza dei mali a lui procurati, mostrando di averli egll slesso dimenlicall! E piu beato ancora, se nell ora suprema potra chiuder gli occhi al padre suo e dire a se stesso : egli e morlo in pace, ed io ho ben adempiuto il dover mio! Se perlanto una saggia educazione aprira tali vedute ai giovani nella primavera della loro vita e quando le tenere anime h'ro s\ Aolentierl ac- colgono le bnone impressioni, non si puo dubilare che la maggior parte di essi non si esaltino per un generoso commoviniento c non si sentano vivamente ec- citati a rinnovellarsi di novelli pensleri e di novelli costumi e a dedicarsi al la- voro ch' c r unico mezzo con cui sperar possono di conseguire un giorno s'l no- bili e s^i pure soddisfazioni. • Queslo lavoro pertanlo e uiio dei plii principali oggelli della educazione di cui si tralta. Si e gla veduto come la religione lo raccomandi ed anzi lo impon- ga a tutti gli uomini. Mi sembra per?) die finche dura la loro educazione e fin- che le loro forze organiche non siano sviluppate picnamente, i figli dei poveri debbano apprendere ed amare il lavoro, apprendere il iiiodo di esercilarlo, ma 11011 lavorare. Ed apprenderanno quel fanciulli ad amar il lavoro se 1' educalore con saggi consigli e con accorte insinuazioni gl' indurra a slimare il lavoro sles- so non un dovere ma un diritto, non una necessita ma una speranza, non una azione die avvilisca ma un mezzo di procacclare a se stessi un sicuro soslenta- inento ed il sommo beneficio della indipendenza. Ed a tal fine sapra 1' educatore, quando ne abbia il destro, paragonare la vita dell' artigiano onesto e laborioso a quella del questuaiile ch' e gia a tralli di fuoco e di sangue scolpita nella me- inorla di quel poveri figli. e rnppresenlare al vivo da una parte bisogni senza trcgua, giorni senza speranza, nolti senza rlposo, perpetue querele, duri contra- 62 SULLA EDUCAZIONE DEI POM 1\I DI VENEZIA , sti, 1 anima coiilaminala da abbielli peiisieri, da passioni brulali, da ogui iiia- Hiera di vizio, 1' umaiia dij;nila prosliluita e quanta vergoj;na piio in nmana iVonlf ciiniularsi; e dall' altra paiie que' semplici ed ordinali coslumi, quelle ore Iraseonenti in una placida consuetiidine di opere e di riposi, quella cara faniiglla di cui luUa la speranza e Uilti gli alFelli si appuntano in un solo capo dilelto, quelle ore passate al domeslico focolare cosl piene di moralila e di gau- dio, que conforli della prole pel qiiali la vila senibra rinnovarsi e proUingarsi, ed il presente si lega all' avvenire. Queste immagini die, se non sempre, sono pero il piu delle volte fedeli rappresenlatici dal vero, farebbero una impressione leggera e fuggevole sngli uomini logori ed affievolili, cui le passioni, i dolori, i niolti disinganni e la varia fortuua agilarono viohmtemente; ma ben la faranno lorte e profonda e durevolc sulle anime ingenue dei nostri fanciulli, ed escrci- teranno su di essi un valido potere, un potere non accidentale ne arbltrario, ma ibndalo su quel primi ed originarii sentiment!, su quei principii solenni die la natura prescrivc, die la religione approva, e cbe la societa rispetta. Alio scopo pero che si ha d infondere nei figli dei poveri 1' amore del la- voro nulla a raio avviso piu diretlamenle si oppone dello stesso lavoro. Senxa dubbio e necessario che quel fanciulli lavorino perche imparino il modo di farlo, perche acquistino l' abitudine della occupazione, perche il lavoro e una parte principalissima della disciplina a cui si vuole colla educazione assoggeltarli. Ma e duopo in tal bisogna andar a rilento e procedere con particolare avverlenza; poiche se si oltrepassa il glusto limite, i fanciulli, invece di atlendere al lavoro di buon grado e con profitlo, cominciano a provare per esso un fastidio che non tarda a converlirsi in avversione. Ne il male a cio si ristringe. II tenere come si fa in alcunc sciagurate officine i fanciulli per lunghe ore immobilmente fissi col corpo in un' opera sola e colla mente in un solo pensiero, il ininacciarli di ca- stigo ad ogui nienoma licenza, e l' alzare ad ogni islante sul loro capo la sferza, e quel perpetuo rinnovarsi di atti senipre uniformi cbe il braccio eseguisce senza che r intelletto concorra ne intervenga la volonta, tultocio opprime le fisiche e le morali facolta e le soffoca e le annichila, e produce un tedio della vita amaro e disperato cosl che poco piu e morte. Fra noi veramente silfatto disordine non e frequente ; pure in qualche gran fabbrica ho veduto io stesso starsi fanciulli per molla parte del giorno distesi a terra supini e colla braccia erette per rego- lare acconciamente alcunl fili che sopra di essi passavano, altri starsi ritti a so- slenere, a guisa di viventi carialidi, qualche congcgno, altri intendere a qualche Di.L M. r.. nOTT. C.11\0L\M0 VKNAN/IO 63 niaU'iialc c niimila prirle di lavoro c fissnnmUc cos'i da iion poler per tin istante solo mandare lo s};;uaido in corca di qiialclie sensazione rlic 1 aiiima deserla e inariditn ronfortassc. Sono questi spcltacoll chc commnovono it cuorc d' im- inensa picia c conlristano chiunfuu! scnta I' amore e il rispctio clio in qua- lunqiie eta, in qiialsivoj^lia forluna alia spcrio umana e dovnto: onde ronfidia- nio non gia die nelle istiluzioni noslre tali spetlaroli si rinnovino, che ci?> iieppnr piiossi pensare, ma bensl chc in esse sara inlrodotla e tenuta ferma la regola die i fi^li dci poveri abhiano ad esser assogj;ettati a quel lavoro soltanto clie sara ripulalo neccssario al niantenimenlo dclla disciplina ed al progresso dell istruAionc. Dair inlima iinione che havvi nelTuomo fra le facolta intelligent! e le sen- zienti, fra gli atli della menle e i moli della volonta nasce che la educazione e r istruzione sono fra loro cosi strettamenle coUegate, die si puo dire che in ogni punlo quella rasenti questa, e che 1' una non possa esser conipiuta e ragginnger non possa il suo fine se 1' altra con pari passo non procede. Percio sebbene V argomenio delle idee al mio discorso non appartenga, pure debbo fame ccnno non per dir cosa sieno e come si formino, ma per dire qual parte aver debbano nclla educazione dei noslri fanciulli. E certamente i mezzi piii validi a suscitare negli uomini il senlimento della loro dignita eda farii consapevoli dei loro do- veri, dei loro diritti e dei loro dcslini sono le idee; poiche nelle idee trovasi il principio di ogni forza e di ogni azione, e da esse i fatli sono generati e per esse il dominio della umana ragione si esercita. Chi puo dire infatti qual luce diffon- dano e qual vigore pongano nelle menti degli uomini le idee di Dio, di patria, di liberta ? Nc dall' umana fiacchezza e dalla frequente iguoranza e dalla preva- lente vilta si deve dedurre che questa luce sia languida c tenue questo vigore, poiche e pur forza ritenere che innumerevoli individni vivono l' intera vita senza aver le idee che abbiamo teste indicate, content! di alfibbiare una nozione, sem- pre insufficiente e talvolta diversa a quelle parole. Tutti sanno, p. e., che vi e un Dio signore del cielo e della terra, ch' e mestieri obbedire e temere; lo sanno perche cio fu loro insegnato, ma il maggior numero non sa di piu. Tutti sanno die la patria h il paese native, ma raro c il caso che si vada piii oltrc. La mag- gior parte credono che la liberta consista nel far cio che si vuole e non cercano di piu. Fate invece che gli uomini reltamcntc concepiscano siffatte idee e ne apprendano Y intima nalura, apritene loro gli arcani. mostrate quanto di eccel- so. di maraviglioso, di recondilo, direi quasi, di magico in esse si comprcnda, e G4 SULLA EDUCAZIONE DEI POVEI\I ni VENEZIA vedrele toslo sorgere come per incanlo, una nuova vila, una nnova forza, una nuova InlcUigenza. Percio e meslieri die nella edncazione dei figli dei povcri, per raggiungcre 1' importanlissinio scopo dl rediuierli dall' abbiezione nail va, un' istiluzione vi sia la quale prcndendo gli esempii c i modi da Socrate, soccor- ra a quel figli ncU' opera di concepire le idee e adempia questo grave uffirio non assumendo la severita e 1' apparato di una scienza, ma accostandosi ad essi quale aiutatrice confidente e benevola che in ogni tempo, in tulte le car- rierc, in tuUl i casi della vita gli accompagni e gli assista. Di tale islituzione piu di proposito trattero quando avr') a discorrere della istruzione dei nostri giovanetti. Riteniamo intanlo che quanto giova a render ad essi e facile e regolare e pronto il conceplinento delle idee, giova altres'i ad agovolare la morale loro rigenerazione, poiche le idee faranno che negli animi loro il pcn- siero sia energico e generosa la volonla. rivelando ad essi un mondo di cui pri- jna ncppur imaginavano 1' csistenza. Siccome gia abbiamo notato nella prima parte di questo discorso, alcuni vi sono che revocano in dubbio 1' utilila della educazione dei poveri, dubitando che quel toglierli dalla condizione nativa, quel porre in essi novelle idee ed af- fetti novelli possa trasportarli in una sfera ad essi non sortita e destare negli animi loro inclinazioni e voglie, inquietudini e speranze che non abbiano ad essere soddisfatte glammai ; onde ad essi derivi un nuovo genere di mali ed una nuova occasione di errori, e se ne abbia una gente molesla, torbida, faziosa. Questo dubbio pero, anziche distogliere dal procurare ai tigli dei poveri 1' ine- slimabile beneficio della educazione, dcve piuttoslo richiamar la mente a pre- figgere alcune norme ed avvertenze che possano in siffalta educazione tener lon- tano il terauto pericolo. Percio e mestierl che la educazione stessa provveda ben- si che bene si sviluppino le forze fisiche e morali di que'giovanetti c che ad essi si prepari una vita onorata ed operosa, ma che vegli in pari tempo affinche essi non aspirino con inconsulla fiducia a mete troppo remote e troppo per essi ardue a raggiungersi. Ed a tal fine dovranno gli educatori con somma diligenza e con pari accorgimento mostrare ai loro alunni la nuova condizione ad essi preparala, ma non lasciare che perdano di vista 1' aulica, addltare la copia dei beni che loro la Provvidenzariserva, ma rammentare altres\ la miseria e lo squal- lore in cui nacquero per dedurne quindi ammonimenti di moderazione e di tem- peranza ; dovranno bens\ redimerii dalla schiavitu dei sensi e richiamarli all' al- tivita dello spirito ed alia sublime di lui liberta ; ma porre eziandio i debili ri- IIEL M. E. UOTT. GIKOLVMO VEN.VNZIO 65 pari afiiiiche noii siano in seguito assog-jellall a (iiicU' allra scliiavilu dei deside- rii unonui e dclk- sinodalt.' illusioni, ch' e la pcssima di tiilte. Per raggiiingerc qiicsti fini e per operare tali conciliamcnli prima e prin- cipalissima cura dellediicalore dei nostri fanciulli quella sara d' inspirarc negli animi loro e di far che in essi forle c saldo mantengasi il senlimenlo del do- vere. Poichfe il dovere e 1' espressione del giusto e delloneslo ; e quando, merce una salutare educazione, sia rettamenle conosciulo e profondanienle sentito, il dovere e 1' a'ncora sola a ciii fra le nebbie dei scnsi e le lempestc delle [lassioni r umana moralita. a giiisa di sbaltuta navicella, puo sicuramente apjtigliarsi. Esso, a seconda dei casi, assnrnendo 1' ulTicio e la favella della nalura, della ra- gione e della religione corregge le perverse inclinazioni, combalte rimprovvide voglie, ricusa le faliaci speranze e dissipa le illusioni seducenti ; e lasciando agli infermi ed ai farneticanti i sogni e le chimere, induce 1' uomo a star contento ai princlpii, ad apprezzarne la forza e rispettarne 1' autorita. In fine, queste cure, queste awertenze, queste solleciludini avranno un pieno e felice esito se 1' edncazione sara informala dalT amore. e se i consigli c gV intendimenli degli educatori si appunteranno nell' amore e saranno da esso avvalorati e francbeggiati. Ed a queslo magistero tulle le cose sono mirabilmeu- te ordinate. Poiche in lutti gli entl creali splende una luce di bellezza, e questa muove gli animi e li fa piegare a se; e, secondo il gran maestro, quel piegarsie amore. 11 quale avvia e lega al bene naturalmente, onde 1 amore e la origine e la sostanza prima di ogni nobile inclinazione e di ogni afFello generoso, e rad- drizza le traviate volonla, e frena le indocili e proterve, e le inutili ed accidio- se sospinge, ed e nel tempo stesso impulso e diletlo, bonta e sapienza, vinco- lo e llbertii, e diffuso dapperlutlo e per lutlo 1 orbe dominando, produce nel mondo morale quelle forze, quelle virtu, quegli effetti che nel mondo fisico produce 1' attrazione. Oltima e quindi pei giovani la disciplina dell' amore : e con gran senno quegli anticbi filosofi ricordati da Plutarco aflermavano esser r amore un ministero eletto dagli dei alia cura ed alia salvezza della giovenlii. La qual disciplina precipuamente consisle nello iniziare quella gioventu ingc- nua nel cullo della bellezza. nel mostrare ad essa gli oggelti da quel lalo in cui apparisrono belli, nel preparare e quasi nell' addestrare le facolla sue a riceverne I' impressioni, nello scbiuder per essa quelle fonti incsauribili di bel- lezza e di amore che sono in Dio, nella nalura e nell' uomo, affinche dalle pure onde rifatte quelle tenere anime, quasi piante novelle si rinovellino ros'i. VII. 9 66 SULLA EDUCAZ, DEI POVERI DI VENEZIA DEL M. E. DOTT. G. VENANZIO che 1 loro pensieri e i loro senlimenll sleno sempre mossl da quello stesso amore che muove il sole e le altre stelle. Per tal modo la bellezza diventa una poleiua educatrlce e 1' amore il principal ministro di questa potenza, e 1' una e r altra si fanno concorrere d' accordo ad operare la redcnzione morale dei figli dei poveri. {Lelta il25 agosto 4857.) D E L L A TEOKICA DEI DETERMINANT! C0MP1LA.TA DAL M. E. PROF. GIUSTO BELLAVITIS Xj imporlanza della leoria del determinanti, e \' uso, che suol farsene dagli odierni malemalici, mi sembrano dare opportunha ad una sposlzione eleraenlare, che renda accessiblli ad ogiii studioso le opere che trattano tale argomento, o che ne adoperano il calcolo od ahneno le segnature. Crederei di far cosa utile se ad alciino rendessi piu facile liutelligenza della Teorica dei determinanti e sue principali applicazioni, che il prof. Brioschi pubblicava or sono tre anni, e che dai inatemalici fu accolta con mollo e mcritato favore. Ebbi cura di separare i varii argomcnti successivamente trallali, acciocche, se in alcuno non riuscissi abbasianza chiaro, potesse il giovine proseguire alio studio degli altri. I. Funzioni risultanii. Funzioni alierne. Determinanti. § -1 . Origine dei determinanti dalla eliminazione. Perche due equazioni (1) fl..r-+-^., = 0 . a^x-^b^ — a ad una sola incognita possano sussistere insieme. e palese che tra i loro coeOi- cienti deve aver luogo 1' equazione (0 aX-a,b,~0, 68 SPOSIZIONE ELEM. BELLA TEORICV DEI DETERMINANT! clie risulta eliminaiido rincognha. In simll modo se tre sieno le cquaxioni a due incngnile 1' ellminazione delle xy da la condizione necessarla per la loro slmultanea esi- steiiza, the e Dicasisimilcosaper ogni sistema di n cqiiazioni di i° grado fra (n — 1) in- rognite. Le funzioni(l), (2),eo., che risullano dall' elimiiiazione fiirono dal La- place f^//«7. Acad, des Sciences, d772, II) chiamate funzioiil risultanti; presentemenle si suol dare ad esse il nome di determinanti iutrodotto (come diremo nella IV parte di qiiesla sposizione) dal Gauss. — Faremo vedere in appresso che alle funzioni risultanti dall' eliminazione appartengono le proprieta che ora stablliremo per definizione. § 2. Definizione del determinante. II dctcrminante del grado «.'"""' dipende da nn nnnitro n^ di quantita (alcune delle quali possono esser nulle) che si di- cono i siioi elementi ; il determinante comprende n {n — 4) (« — 2) ...3.2.'! termini, ognuno dci quali e il prodotto di n elementi. — Per meglio intendere la formazione dei termini del determinante distribulamo gli elementi in n righe ed in n colonne, come qui si vede pel caso di firz4 «. *. ^. d, «, *, ^, < «3 *3 C^ ^3 ogni termiue conterrii un solo elemento per ciascuna riga ed un solo per ciascu- na rolonna ; cosi sono termini del determinante di 4.'° grado «< ^, c, rc\..-^h' (2) p ^zzi a -\- b -^ c ...-+■ h p^ziz ab -h ac . . . -^ ah -{- be . ..-\-bh-\-. p^znabc-\-abd.. .-\-abh-\-bcd .. .bch p^ zzz abed ... // . . ec. ec. Invece si dicono funzioni alterne quelle che ad ogni alternazione tra due quantita conscrvano lo stesso valore ma cangiano di segno ; tale e la (3) n — {b—a) (c—b) (c—a) (d—c) (d—b) (d—a) (e—d) . . . .... (e — a) .... {h — a) . Infatti se, per esempio, si alternano tra loro le due quantlla a , d l llittori {b — a) (d — b), (c — a) (d — c) , (e — a) (e — d), ecc. si cangiano nei loro cguali (b—d) (o — b) , {c — d) (a — c) , (e — d) (e—a), ec, mentre il fattore (d—a) diventa (a — d) , cioe cangia di segno. Quesla funzionc allerna n puo con- DEL M. E. PROF. GIUSTO BELLA VITIS 73 diirre ai (Iclcrminanii ; ci scrva di csenipio il caso di tre sole quanlila, che si sviliippa in n =: {b — a) {c — b) (c — a) i= be'' — />V — ac'' -t- //« 4- aca — aba , e j)uo anclic scrivcrsi n:=a"b'c' — a"b'c' — a'b''c'-ha'b'c''-\-a'h\' — a'b'c" e conliene 9 ::= 3' simboli a" b" c a^ . . . . c^. Ora se supponiaino che qucsli simboli, anziche inilicare le potenze di tre sole quanlila, rappresenllno nove quanlila affallo arbitrarie e disposte in tre ri- ghe e in tre colonnc, la funzionc alterna IT divcnta rio che diccsi il determi- nantc di 3.° grade a^b,c^ «o^f. — ec. Cio si accorda colla definizione data al § 2; infatli prendendo il primo termine di ciascuno del binomii della (3) si oltiene il prodotto bc'd" h"-'. e tulti gli altri termini dello sviluppo di n si ottcngono alternando in questo primo una o piu volte due lettere tra di loro, e ad ogni alternazione nuitando il segno. — La funzione alterna potra segnarsi con (4) n a"b'c\ .. h"-' I conservando agli esponenti il loro ordinario significalo. § 8. Molliplicazione di tin determinante per una o piii quantila. Teore- nia. Se si moltiplicano tutli gli elementi di una riga per una s/essa quant ita si i>iene a molliplicare anche il determinante ; giacchc ne risultano moltiplicati tutti i termini. Percio se a[ziira^ , b^'^rb^ . c^ ziz rc^ sara I a/ A, Cj I rr /■ I a, ^j Cj I . — Corollario. Moltiplicando gli elementi di cia- scuna riga per una stessa quantita, e gli elementi di ciascuna colonna per ultra quantitci, il determinante i>iene a moltiplicursi pel prodotto di tutte quelle quantita. Cio e espresso dalla formula r.aa, ,/-,/S^, ,A,>c. VII. r^aa^, r^/Sb^,r^yr iO 74 SPOSIZIONE ELEM. BELLA TEORICA DEI DETERMINANT! §. 9. Proponiamoci per esemplo di dimostrare I'eguaglianza del due detcr- minanti 0 d i 1 1 0 c- b"- i c* 0 a- \ b" a" 0 0 a b c a 0 c b b c 0 a c b a 0 cerchiamo se col mezzo dclle moltiplicazioni indicate ncl precedente corollario ii primo determlnante moltiplicato per r^ r^r^et/3y possa ridursi idcntico col secondo ; a tal fine bisognera die abbiano luogo le equazioni rctzzza r^a: r,^ — a rBe — c r,y- ^.y^ — C rib' la' — r,d a a alle quali fortunatamente si puo soddisfare ponendo a ' a ' K /S , y- a-bc^,r--^, r^-^, r. K cioe i molliplicatori delle righe sono a 6c/S' c/S ' ^« \ e quell i delle colonne sono a — bc^, /S, y — ~l^, ^=T'^' e siccome il loro prodotto e uguale all' unita , cosi i due determinanti proposli sono eguali. — II che puo verificarsi collo sviluppo (§ 4) e si trova che queslo determinante preso negativamente e uguale al quadralo del quadruple dcU'area del trlangolo coi lati a,b, c . § iO. Riduzlone di un determinante ad altri di grado inferiore. Segne- remo con D^ \a^b^c^. . . \ il coefficiente di «, nello sviluppo del determi- DEL M. E. PROF. GIUSTO BELLA.VITIS 75 nante | a^b^c^. . . \ . Siccome il determlnante e di M' grado rispetto all' cle- mcnto Oj , cos'i e palese che la caratlerisllca D„ indica la derwata rispelto ad «, , e che D„ \ a^b,^. . . \ non conliene ullcriormente a, ; come non puo cou- tenere alcun allro elemento b^ c^ . . . a^ a^ . . . della stessa riga e della slessa colonna di «, . E pur palese, die tulll i termini del determiiiante | a, b^c^ . . | dovendo contenere uno degli elemcnli a^ b^ c, . . . della prima riga, si avra idenlicamente (d) \a^b,c,.. |=(«.D.-f-^.D,^H-f. D_..)|fl.^c,...| dovC' il determlnante \ a, b c . . . \ deve intendersi unito a ciasciina delle ca- ratlcristiche D contenute dcntro delle parentcsi. Abbiamo gia avvertito al § 3 die qnanto si dice di una riga vale per ogni altra ed anche per ogni colonna, sicche si ha eziandio ed anche (2) \a^b^c,...\- (a.D„^-i-«^D„^-ha3D.3 • • .) I «.*,• •• I « ec. § •11. Quando si ponga mente al modo con cui si sviluppa un determi- nanle (§ 4), si vedra che D^ \a^b^c^. .. \ e precisamente il determlnante di un grado inferiore \ b^c^. . . \ . h\ quanto a Dj | a, *, c, . . . | essp dlfferi- sce da \ a^c^. . . \ soltanto nel segno, sicche I'equazione (1) del § precedente diviene (1) \a^b^c^d^... I —a^ \Kc^d,... I -*. I a^c^d,... \ -^ -+- cj fl,*3fi?, . . . I — ^. 1 «,^3 f, . . . I H- ec. cos'i pure I a^b^c,... I = — o, i b^c^... 1 H-^, | aj.^... \ — c, | a^b^... \ -Hec. (2) I o^blc^... |=a. I b^c^...\ —a, | b^c^...\-^a^\b^c^d^...\—tc., ecc. Le ragioni dei segni si scorgeranno facilmcnte osservando che nel determi- naiitc I a^b^c^. . . | sono compresi i termini a^b^c^ . . . , — a^b^c^. . . , -ha^b^c^..., ec. , —a^b^c^..., -\-a^b^c^.. . , ecc. , e con po' d' atten- zione si scorgera che Teorema: Ogni determinante e iiguale alia somma degli 76 SPOSIZIONE ELEM. DELIA TEORICV DEI DETERMINANT! elementl di una sua riga molliplicaii rispettlmmente pei determinanti, che si ottengono camellando dal detennlnante proposto lulta la colonna e tutta la riga, alle quali apparliene I'elemcnto considerato, purche al prodotto si dia il segno -f- 0 — secondo che quelF elemento e distante di un nume.ro pari o dispari di posti dalla diagonale. § 42. Spartizione di un determinante. Se gli dementi di una riga si sepa- rano in un egual numero di parli, lo stesso puo farsi del determinante, ritenen- do tutte le altre righe di elementi. Infatti la (1) del § 14 mostra che se «. = «/ -f- o/' , I a. b„ c. a:b^c,\ + \a:'b^c,\ SI i ha ritenendo che gli apici rimangano applicati alle letterc del la prima riga, cioe a quelle che hanno I'indice l.Cosi, per esempio, spartendo gli elementi della prima riga orizzontale in trc parti si ha 7, 5,^6 2,3,4 1,2,0 4,0,2 2,3,4 2,3,4 H- 2,3,4 -h 2,3,4 1,2,0 i,2,0 1,2,0 1,2,0 Vedremo tra poco che i due primi determinanti del secondo membro si annul- lano. — Dalla spartizione risulta viceversa che: Teorema. Due a piii determi- nanti che abbiano identici gli elementi di tutte le righe eccettuata una sola possono sommarsi in un solo determinante. — In via d' esercizio presento la 1 3 4 4 2 3 4 5 6 2 2 5 H- 3 2 4 -f- 2 4 0 3 4 6 6 5 4 3 2 4 4 2 3 4 2 3 2 4 0 4 5 6 3 2 4 -t- 3 2 4 + 3 2 4 3 2 4 4 5 6 4 5 6 4 5 6 4 5 6 avendo scorto che I tre determinanti contenevano due righe comuni, ho mutato nel prime le colonne verticall In righe orizzontali, nel secondo ho alternate le due righe orizzontali, poscia ho mutato 1' ordine delle colonne, finalmcnte nel i)i:r. ^r. e. prof, giusto hellavits 77 3." dclcrminante ho proso le rij^lie ncll ordiiie : scconda, tcrza c prima (in lutti qucsli cai)j;iaiTieiili ho posta atleiiAioiie al scj^iio del dclenninantc cd lio vcduto (he esso non cangiava ; polche nel primo determinanle ii tenriinc diagonale 1.2.6 si mantiene diagonale ; nel secondo determinanle il terniine diagonale 4.2.4 diventa 4.2.4, cioe (§ 4) ancora posilivo; cosi pure nel terzo determinanle il tcrmlne diagonale 4.1.4 diventa 4 A . 4 ; ) dopo cIo avendo ridotti i tre delerminanti colle due ullime righe idcntiche, ho sommati gli elementi delle prime righe cd oltenni 1 ultimo determinanle, che hen presto vedremo esser nuUo. § 13. La spartizlone the abbiamo fatta in una riga puo ripelersi suUe altre e si otterranno tanti delerminanti quanle sono le combinazioni dcUe parti delle righe. Cosl, per esemp 0, «.-+-«. *, + /S, C^^y^ «. K^^ <-.-+->. a, -h «, K + ^, f, H- ,., — «, b.-^^ c,^y. -h «3-^«, K-^^^ f^-^-^s «3 K-^f^. f. + ^s «. ^-4-/3, f.-+->. «. K ^.-+->. «. /3. f. + >. 4- «, *,-+-/3, ^, + x «. K c.-^y. -h «. ^ '■.+X «3 ^-+-/S3 c^-^y, «3 K c.-^y^ «. ^3 <^^-^y^ -|- ec. zr ec. Compiendo queslo sviluppo si oltiene la formula a. •«, . ^. + /5,. c^-^y. \<^Ay. «. ^„ <■, I 4- U.A 3 I .y. «i *. 5-3 I «, /3„ c. che e facile da tenersi a memoria per la sua perfetla analogia collo sviluppo del prodollo di tre binomii ; essa esprime un leorema dato dal Chio in una Me- moria pubblicata a Torino nel 1853. § 44. Delerminanti che identicamente si annullano. Un determinanle che abbia due righe uguali in tiiUi i lore elementi e nullo ; poiche se sia « , ziz a^ . h^znh^^ c^izi c^, ec. ogni termine tontenente il prodollo a, h^ sara distrut- to dair altro che contiene — '^^b^■, c^^f- Combinando questo leorema con quello sulla moltiplicazlone diun determinanle (§8),econ quello sulla spartizione {^ 12) si riconosce che : Teorcma. E nullo ogni determinanle, in cui gli elementi di 78 SPOSIZIONE ELEM. DELLA TEOIUCA DEI DETERMINANT! una riga risiillano ad uno ad uno dalla somma degli elementi corrispoudenli delle allre righe moltipllcati per numeri costanti per ciascheduna riga. Cos'i, per esempio, e I 2 3 u iO 0 4 2 - -2 = 0 ])crche gli elcmenli dclla scconda riga risullano dagli allii nicdiante le equazioni U=z3.4+2.'l, 10 = 3.2-^2.2, 0 = 3(— 2)-+-2 .3. Infatti quel determlnanle si spartisce (§ i2 e § 8) nei due 1 2 3 12 6-6 -4- 4 2-2 i 2 3 2 4 6 — 3 4 2-2 \ 2 3 4 2-2 4-2; d \ 2 3 2 3 4 2-2 4 2-2 ognuno del quali e nullo. — Veggansi gli altri esempii al § 42. § 45. Viceversa : Teorema. Quando un determinante e nullo, gli elementi di una riga sono ordinatamente uguali alia somma di quelli delle altre righe molliplicaii per coejficienti costanti per ciascuna riga. Infalli se sia I u^b^ c, I zi: 0 sussistono insieme le tre equazioni (II) del § 4, e percio gli elementi c^ c„ c^ risultano da quelli delle altre due colonne a^ a^ a^ b^ b^ b^ moltipllcati pei coefficienti xy z costanti per ciascuna colonna. Abbiamo gia notato (§ 3) che quanto si dice per le rigbe vale anche per le colonne. § 46. CoroUarlo. Vn determinante non cangia di valore se agli elementi di una riga si sommano ordinatamente quelli di un'altra riga moltiplicati per un coejficiente costante. Cio risulta dai §§ 4 2 e 4 5. E un' immediata conseguenza di queslo coroUarlo un teorema di Sylvester (Philos. Magaz. 4852) riportato dal Brioschi (Teorica., pag. 28). § 17. Giova notare una conseguenza di questo corollario. Se nel determi- nante I a^b,^. . . I gli elementi di ciascuna riga, eccettuata soltanto la prima, sieno legati da una medesima equazione omogenea ^o,-i-B^^-i-Cf,-hec.=rO Aa^ -I- Bb^ -t- Cc^ -^ cc. rz 0 , ecc. potremo soslltuire (§ 16) a ciascuna a respressione ^H-^ ^H-— -c-H . . . DEL M. E. PROF. GIUSTO BF.LLAVITIS 79 nel qual caso gli clonicnti 2.°, 3." . . . della prima colonna si annuilL'ranno tiitti, etl il (letcrmlnantc si ridiirra percio (§ lU) ai soli termini moltiplicati pel 1 ." elemento, cioc a (<-f- 1' ^-t-f^. -+-•••) I Kc,... § \ 8. Somme nulle dei prodotti degli elemenli per le derivate di iin de- terminante. Se le quantila, die nello sviluppo di un determinante moltiplicaiio (§§ do, •! 1) gli dementi di una sua riga si moltiplidiino invece per gli dementi di un' altra riga la somma c nulla; doe se nelle (1) dei §§ dO, 41 mutiamo fl, i,c, in a^ b^ c^ oppure in a^ b^ c^ si ottengono le (^) ossia (2) »AKc^\-K\^.cA^c^\a^b^\ rrO. Infatti se nella (i) del § iO mutiamo le a,b^c^ ndle a^b^c^, do nou cangia le derivate D„ | a^ b^c^ | , ec, che sono indipendenti dalle a, d, c, , percio il primo membro diventa | a^b^c^ \ , die e nullo (§ 1 4) avendo gli ele- iTienti delle due prime righe rispetlivamente uguali. § -19. Applicazione alia risoluzione delle equazioni. Le equazioni (II) del § 4 sussistono insieme soltanto quando sia ] a^b^c,^ \ z=0 ; infatti in que- sto caso la (4) del § 40 e la (4) del § 48 danno {aJi^-^-b,iy,-^c,D.^) \a,b^c,\-i) paragonandole coUe (II) del § 4 si vede che queste rimangono soddisfatto da 80 SPOSZIONE ELEM. DELL\ TEORICA DEI DETERMINANT! "l 1 0, l>^ C3 1 - V "•■ 1 «. ''. <^3 1 c 1 0. k C3 1 •y D, l«.*.C3l 5 c(l e pur nalesc the questi valorl delle x y non soddisfareLbero alia prima delle (U) se non fosse | «, i^ f ^ ] =z 0 . Ponendo in Iiiogo delle derivate -i determinanti di un grado infcriore (§ 1 1) i valori precedenli dlvengono r— I ^^ '^S I ..— — I ".^3 I dove 1 secondi mcmbri si veggono dipendere dai coefficienti di due sole delle (11). ^ 20. Per nianlenere la siinmetria delle formule, le equazioni soglionsi rendcre omogcnee incdianle 1' inlroduzione di un' allra incognita •, prendiamo per esempio a (onsiderare le Ire equazioni a quallro incognite (III) a^ X -\- b^y -^c^z-hd J z=:0 immaginiamo il delerminante | a^b^c^d \ (che comprende le quantila abed, le quali spariscono nel prendere le derivate, rimanendo cos\ i soli coefficienti delle (III) ) e vedremo clie le incognite xy z i saranno proporzionali alle deri- vate D„ Di D^ D,; di quel determinante ; infatti sostituendo tali valori le (III) divengono identiche, perche 1 lore primi membrl sono i determinanti | ap^c^d^ \ , \a^b^c^d^\ , 1 a, b^ c^ d^ \ tutli nulli ; giacche 1' ultima riga e uguale ad una delle precedenti. Ne viene che le incognite xyzi sono anche proporzionali (§ ii) ai determinanti § 21. Equazioni che hanno gli ultimi termini, eccetlo mo solo, tutti nulli. Ci giovera in seguito aver fatto le seguenti considerazioni. Date (/? — 4) equa- zioni fra altrettante incognite a^x-^bj. . . .-Irh^ — O ,...., o„_.-'^-+-^„_./- • • + ''^.= 0 si ha pel § precedente DEI. M. K. PROF. GIUSTO BELLAVITIS Ora «e lutli gli ultimi termini h sieno niiUi, tranne che A, =: — \ sara =r D Ig I a^b^...g^_^ indiraiido con Dl;,' la dcrivata del logarilnio iperholico, cioe la derivata divisa per la quanlita. Che se invece lutti gli ultimi termini sieno nuUi tranne che // zn — \ sara § 22. Ulteriore riduzione di un determinante alle sue derivate. Analoga- inenle al § 40 indichiamo con D'^^ \ a^b^c^ . . . \ il roefficiente di a ^ nello sviluppo del determinante, esso c per conseguenza la derivata seconda del determinante prcsa una volta rispetto ad a^ ed una volta rispetlo a b . Siccome ad ogni termine contenente a^ b^ vi corrisponde uno di segno oppo- sto contenente a^ b^ , cosl sara (1) D\Ja.<^,.3...!zr-D%, \a,b^c^...\. Quesla derivata seconda 1)1,4, , fhp mnltiplica a^ b^ — a^b^:zz \ fl, b^ \ po- trebbe eonsiderarsi come la derivata del determinante | a^b^c^. . . | rispetto al determinante minore | o, ^^ | ; simllmente la derivata terza ^"('s'-s I ^i ^1 '^i ■ • ■ I moltiplica nello sviluppo di \ a^b^c^ . . . \ i sei termini del determinante di 3." grado \ a^b c^ \ . § 23. Considerando che ogni termine del ] a^b^c^. .. | contiene due de- menti delle due prime righe, sara facile persuadersi che I coefiicienti dei \ a^b^\ , ossia le derivate seconde sono determinanti di due gradi inferiori del proposto, sicche si ha Ifl.*,.,... \-\a^b^\.\c,d^...\ - \a^c^\.\b^d,... I+... + I ^. f J . 1 «, J, . . . I — <'C. ad ogni termine del secondo membro si da il segno, che nel primo membro ha VII. 11 8:2 SP0S1Z.I0\E Kl.KM. UKIIA TlIOUICA DKl Dl.Tl-.KMlN \N 11 il tiTiniiie iormalo dalla sua diagonale; cos'i al sccoiulo Ifnnine si K '^^ .r' «, b^ c. .r^ 84 SPOSIZIONK ELEM. DELI.A TF.OUICV 1)1.1 DETERMINAMI la prima riga, il cui ultimo termine (il solo che cntri nei termini noii luilli ) e r unita, ed il delerminante si riduce a grade iufcrioro, cine a «. — «o -f ' b-b„.r, '". — '•«■'• «.— fl, -r, K-K^^ '\ — f..r a, — a^x, b, b^x, <^3 c,.t Col mezzo della sparlizione generalc data al § 13 qiiesto (2) si spartisce iw- diante il § 8 nei qua tiro (3) I «. ^ f , 1 «o^,fj I •'^-+- 1 ^o^^s I •^■'— I «„^<; (giacche gli altrl qualtro determinanti si (§ 14) annullano). Se ora fosse pro- posto di sommare insieme i quattro determinanti (3), osserveremmo rhe essi sono forraali colle sole quattro righe unendole insieme ed aggiungendovi una quarta colonna, ci sara facile pervenire al determinante (i), da cui siamo partiti, e che puo scriversi \a^b^c^x'\ intendendo che nella x 1' indice passi sempre ad esponente. § 28. Folume di un tetraedro espresso col mezzo delle coordinate urlo- f^onali dei suoi vertici. Se x^ y^ z^ sleno le coordinate del punto A^ x^ y^ z^ quelle del punto B, ec. il volume del tetraedro OABC, die ha un vertice nel- r origine 0 delle coordinate e ( vcggasi il § 63 ) -" . ' _^ -■• -.; -s i J^.7, ^3 I • -..,-.'■ Ora un qualunque tetraedro ABCD eguaglia la somma algebrica ( veggasi la Nota § xj) dei tetraedri OBCD ^ AOCD -{- ABOD -^ ABCO ~ — OBCD 4- OADC -4- OABD -^ OACB ; percio il sestuplo del volume ABCD e la somma dei quattro determinanti I ^,y^^^ I ^- 1 ■'^J\^^ I + I -^.J,-. I + 1 •'^. 7^ ^, I • 1)1.1. M. K. PKUF. ClUSIO r.KLI.AVlTIS 8S* i quali ossomlo lormali con sole qualiro ri^^hc differenti di (doinenti si riimi scono lU'll iiiiicd i 1 ■^'ifi'^i intcudendosi clic 1' unila con qualunqne indicc sia ^n 1. § 29. Prodotlo (lei volumi di due poUedri espresso col mezzo delle di- staiize dei loro fertici. Fino dal 1834 io dimostrai (Anriali delle scienze del Regno L.-V. T. //^, pag. 256) con facili considerazioni j^eonictrichc parec- clii teorcmi, alciini dei quali sono conosciuti sotlo il nomc di Standi, che li j)iibldicava soltantct ncl 1842 {J. Crelle T. XXi\). Sccondo uno di qiiesti teo- remi il prodollo dei volumi di due poliedri e espresso dalla somma di tutii i deferminanli {Aa)\ {Ah)\ {AcY (Bay, (Bb)\ (Bey (Cay, (ay, (d-y che si oltengono combinando ciascuna faccia, o porzione di faccia, triango- larc ABC del primo poliedro con ciascnna faccia, o porzione di faccia, triango- lare del secondo poliedro; avvertendo che le tre leltere ABC girino nello stesso verso delle abc qnando si osservano dalle parti esterne dei poliedri. Ora, se nel primo poliedro vi sia la faccia quadrilatera ABCD, die risulta dai due trian- goli ABC, ACD, i due corrispondenti dcterminanti si somniano (§ d2) nel- r unico (Aay (Aby (Ac)' 288 ; (Bay — (Day , (Bby — Dby , (Bcy — (Dcy (Cay (Cby (Ccy E se anche nel secondo poliedro slavi la faccia quadrilatera abed , i due deler- minali relativi ad abc ed acd si sommeranno ancora (§ 12) in uno solo, sic- che la combinazionc di ABCD con abed dara — 1 "288 (Aay (Aby — (Ady (Acy (Boy — (Day , (Bby — (Dby — (Bdy -+- (Ddy . (Bey — (Dcy (Cay (Cby—(Cd)' (Ccy 86 SPOSIZIONE ELEM. DELLV Ti:OI\lCA DEI DETERMINANT! § 30. Teorema. La derwata seconda molliplicata pel determinante egna- glia 'il determinante di quattro derivatc prime ; cioe ' (») PD:^,^P=:\1\P,D,^P\ essendo Pzn \ a^b^c^... \ . Infatti le cqiiazioni (1) di-i § 10. ^8 ^={a,K-^K\),,^c^\).,^...)P 0 = (fl,D„.-4-/|,D;-hc,D,,-^...)/\ea-. moltiplicate rispettivamente per If,,, j^P, W,^,^P, 1)%/,,^, ecc. poi som- niate danno giaochp nel secondo membro la D^, P ritsce molliplicata per a,ly\,.,P-^a^D\,.,P-^a,l)\,,,^P^ (he per una formula analoga alia (2) del § 10 si riduce (o. D„.-^ «; D.,H- «, D„, ) I\P = D,,P ; il moltiplicalore di Dj, P si ridme mediante la (1) dtd § 22 poscia la (2) (li'|.i § 10 a finalmente i moltiplicatori di D,, P, D,,^P, er. sono niilli, giarche pel § 18 si ha • ^ 1 (c.D„.H-r:3D„3-f-c:,I).,-f-....)I>N^=:0. i Corollario. Se un determinante e nullo, lo ^ pure ogni determinan- te \Da P ^ ^b. P 1 formato con quattro sue derii>ate prime. '' § 3i. Teorema. II prodotto di due determinanti dello stesso gradu e ! uguale ad un determinante, i cui eh-menti sono le somme dei prodotti degli elementi di ciascuna colonna del primo determinante pei corrispondenti ele- menli di ciascuna colonna del secondo ; 3 ' '".^ '^.Z^. <'^y^ I «,^ «./5. "s?-, ! , ^^ ^'^t *3>3 I -+-•-•'•• ' '^S^, '^,-, ^3^3 ' ". ^< «.^3 «. >, ' ^. «. -^3 /53 -^^ y, • I <^.«. ^^3^3 ^.y^ ' dai (piali pel § 8 possono cslrarsi i mollipllcalori ill ciasnina colonna; si ha per lal maniera la somraa I ^.^,>3 1 «. ^^^3 I -i-«./33>, I «.^<, I -^^J^y, I o,b,c, I -HOC. i cui dclorminanti sono pel § 6 tnlli eguali a ^ \ a^b c^ \ . ed e facile sc(ir- j;cre che il moltiplicalore di | a, b^ c.\ e precisamente i «, /S, 5-3 - «, /S, >, — «, /S, ;.^ H- ec. =r I a, ^,7.J . § 32. Men sara inulile notare che se nel determinanle del § precedenle ogni eleraenlo conlenesse un nuniero di termini inferiore al grade, il determi- nanle sarebbe nuUo ; tale e per esempio b,.,-^b^.^ bj,-i-bj^ ^>.-f-A.:., =:0 t '■, *, 4- '\ «3 <^, /^, -^ >\ ^, '■. y, -+- '■» ?, i 88 SPOSIZIONE ELEM. DELLA TEORICA DEI DETERMINANT! Vale la stessa dimoslrazione ; e ii deternilnante puo anche conslderarsi ( onic il prodoUo dei due delerminaiiti niilli *. /5. y. \ ^^ y, 0 00 § 33. Somma ili prodotli di determinanti. Se per lo conlrario il iiiinic- ro m dcgli indici sia maggiore del nuraero n delle leltere, e si abbia per esempio il determinanle «. *. c. «, K ^. • 0 00 (1) dove sia A, "E a a. , H a 0 , '£ ay Tb ct , X b /3 , X by T c ct , X c /3 , Xcy A^B.Cy a... ct„ (i,„ /3,„ , cc. • esso si spartira (§43) in m"z^m^ determinanti, dei quali non si annullano soltanto quei m(m — 4) (m — 2) .... (m — n-{-i) , che corrispondono ad una delle permu- tazioni, che si hanno sccgliendo (tra gli m indici) « n: 3 indici tra loro disu- guali. I determinanti in numero di 4.2....nzi:i.2.3, che risultano dalle permutazioni formate coi mcdesimi n indici hanno la somma eguale ( § 31 ) al prodotto di due determinanti ; percio il determinante (1) \ Xact , -Z b 0 , -Ecy \ " , , ■ ■. ^ " m(m — i) . . . {m — «4-4) si riduce a i .2 prodotti di due determinanti corri- spondenti a ciascuna delle combinazioni ad ri ad n che si possonn formare cogli n indici, cioe a , +- 1 o,b/.^ I ■ , a^/3^y^ I -f- I a^b/.,^ I I «,/S,>^ I -i- ec. DEL M. E. PROF. GILSTO IIELLAMTIS 89 «. K ^. -, ^ y. «. K f , ^ \^y. Om K. Cm */n Pm i m Cift lorin:! im imporlante eslensioiie al leorema dfl § 3i. § 34. S(! nella formula (1) del § 3d, che da il prodollo dl diir (Iclcniii- iiauli. (• die iioi scriveremo per brevila cosl cssendo fl, ^, c . . . I . I «, /3, >, . . . I I A^B^Cy ec. , ec. iioi prciidiamo ad arbitrio due colonne verlicali del primo deterniinanle •■ due colonne nel secondo, ne formiarao tultl i possibili determinanti di 2." gradd. c inolliplichiamo Ira loro i corrispondenti, la somma di tutti qucsti prodolli e^iiaj^lia. in forza del teorema del § 33, il determinanle di 2." <:;rad(i formalo (■oj;li elemeuti del terzo delermlnante, che risultano da quelle qualtro colonne, cos'i per esemplo love il primo niembro esprime la somma di lutti i prodolli Kd. -A bA ^/3, Kd, -^^ bj, -A -H b.d. -./S. b^d^ -A.\ bA -A. bA -A b,d. «,^,l + ec, Serva di altro esempio 2 MI «. c. ^. «. /S. >. «,^,^, \ K y. a, c, e. ''>^y. = \A^G, Ey 12 90 SPOSr/.IONK KLKM. DI.I.I.V TKORICA DEI DETERMINANTI' § 35. Qiiando i due delerminanli soiio ideiUlcl in ogni loro parlo la lor- imila (J) (livenla ", K's nt'l secondo inpmbro I termini della diagonale sono somme di fiuadiali cioe 1(1 i li'iiiiini ("iiori dclla diagonalc sono a due a due uguali, cioe B,::z.Ai,-:^a^b^->ra„b^-h- , cc. Una qualunque derlvala del delerminante | A,,B,,... | presa rispetlo ad alcu- 110 degli elemenli dclla sua diagonalc e pel § prcccdentc 1), UKB,C,^D,,\ — IB.C.B.l =s KcA b. c. d. *. '^i (h b,c,d, - \b,rj/J°-+\bjA\'^\^cA\'^\^^\d. D c.d^ cA. cA. c,< cA. <^A^ cA, fA, -.^, I A.,B,CJJ„\ - I C,.D„\ =s' IV.^, i A,,n,C,B,, I =D„ — d;-^d;-hd;-hd: , dunrpie: Tcorcnia. II delerminante die si otliene (§ Z\.) formando il quadruto di iin delerminante ha le sue deri^^ate rispelto agli elemenli della diagonale lutlc iiguali a somme di quadra ti ; e percio positive. § 36. Teorema. II prodolto di due delerminanli P Q dell' n"""" grado i- uguale alia somma degli n prodolti dei delerminanli, nei quali si cangia P sosliluendo alia sua prima riga ciascuna riga di Q, pei corrispondenli Q, nei quali la riga trasportata in P rimane sostiluila dalla prima riga di P . 1)1.1. M. v. PKOF. r.iiisTO r.Ki.i.Avins 9i La (liiuoslra/.ione fondala sulla ridii/.ioiic dci (letciminanti dala al § 10 c siil §18 appariscf ahbastanza dal raso
  • ».''3 1 ■ ! «.*.>3' + i ''^Kc^ I ■ : ^-./s,^ ' = = («.l)„./>-i-/2,D„P + ^.D,,7>)(«.D,(>4-^«>M(?-K^,i>,(^)^ |)cit1k' il cocfficiente di D^^ P t- composlo delle parii *. («. Dr.. C> + «. 1>,^. ^ ^- «. l):>3 C> ) = 0 (• cosi dcgli allri. Corollario. Se i secondi Jullori si olleiigauo puiifiulo in Q una riga di P di^rrsa dal/a prima, la somma dei prodotii sara nulla; poiclic' a CIO si ridiice il priirio memlno dclla (d) quando il dL'tcrmiiiaiiU- P ahbia un' altra riga egiiale alia sua prima, ucl qual caso esso e (§ 44) millo. § 37. Se rt| h^ i\ soiio le coordinalc orlogonali del piinto M^ , a^ /S^ y^ (pielle del piinto 7V , ecc. la ecpiazioiie del precedenle teorema, posto attenzioiie a ((uaiito si disse al priiiripio del § 28 da la segiiente relazionc Ira i vnliiiiil dei letraedri ron iiii verlice nell' originc O delle coordiuale oa; m^ \l . OM^ a; a; h- on., m„ m^ . on\ d/, n -+- -h ON, />/, m] . ON^ n'^m^ — oi\i\ ar^ m^ . on, a; a; . - § 38. Calcolo numerico di un determinante. Invere dello sviluppo dalo al § 4 o delle ridu/.ioni insegnalc nei §§ id. 23. tornera piu comodo ridurre siie- eessivainente il delenniiianlc ad altri di gradi infcriori come ora vedremo. Se nelle equa/.ioni (II) del § \ col mez/o della prima eliminiamo 1' incognita .r dalle successive equaxioni olleniamo le 92 SPOSIZIONE ELKM. DELLA TEOKICA DEI DETERMINANT! (•(I il delcrminanle "A y-^ «. '•. — 0 «.^ y-^ «.^3 = 0 I«.*, ' «i ^-3 1 , che iignagliato a zero costlluisce la condizione di simiiltanea sussistcnza di qiiesle due equazioni, dovra cssere iin multiplo del delerrninanle | «, ^„ Cj | , che da la condizione di siinullaneila delle (II); ed infalti pel § i6 il delcrminanle non cangia se agli elemenli della seconda colonna sollriamo quelli della prima mol- liplicali per — , e alia terza colonna sollriamo la prima molliplicata per — , ii che da c, b^ c, «, 0 0 ^A'\ aA<^. «3 . *s a «s . ^3 „ «3 «. 3 a, 5 ' 3 a, 5 (I. b„ aX «. r, o.f, essendosi pel § 8 molliplicati i termini di ciascuna riga per a^. E facile vederc che in generale si ha il teorema espresso da a^b,_c^....h^ I =- «.*3 1 «, ^. h • fl, C3 . . . «.*„ » «.^« ... . . . all 1 n § 39. Se i numeri a^ sono espressi approssimativamente in decimali, giovera adoperare le prime formule, cioe dividere gli elemenli della prima riga pel prlmo elemenlo, poscla medianle mollipliche e sollre calcolare 11 secondo del seguentl delermlnanti, 1 cui elemenli disegniamo poi colle lellere ^,'f,' ec. i)i;r . M. E. I'l^OK. Gil STO BELLA vrriS 1 i a, «. K <■, • ■ K «, «3 ^ ^3 „, «3 • • a h ^3 • • i 3 b.'c' K< Similincntc ralcolorcmo K < cr... ^,' ^s , <^3 — 77 ^3- < d. d: ■ „ «, , cc. (•(1 avremo \a^b^c^d,...\ —a^b[cl'd[".. 9.'i § 40. Se invf'ce gli elcmenti del deterrainante sleno numeri inleri esatli. \^w- vera meglio fare iin majjj^ior numero di inollipliche ed evilare le frazioui, il • he si ottiene colle formule fl.C3 ah \\——\ b' c' ...h ' 12 '1 dove le /i/= \a^b^ \ zzza^b^ — a^b^ . '^/= I «, <^J i A/= I o,^ I , <= I «< ^3 1 ' ec, ec. hanno valori dilFerenli da qnelli del § 39. Oporando nello stesso raodo siil se- condo determinante | b'^c^... \ giovera dlviderc per o, liitti gli element! del terzo dcterminanle ( il chc si fara senza rcsidiii) cioe calcolare *.' <•■• '^„-. I = /TTH^. I' Ji " L '' C, fls • • • A „ facendo r," zii K<\ ' '^Z' Kd: I , >; SPOSl/IONF. KLKM. DF.I.l.A TEORICA DEI DETERMINANT! qiicsla e una fraziono siminelrica dcllo a , h , c d (he \\\w csprimcre con — {n-^h-^c — tf) (a-\- h — c -h d) (a ~ b -h c -i- d) (— a^ b -h (■ -h d) f col segno cangiato cguaglia il quadralo del quadruple dell' area del quadrila- tero inscrlvibile nel circolo coi lali a , h , c , d . Se r/zzO il predetio de- lerniinanle diventa qucllo del § 9. § 44. Teorcnia. Se si cerca la quantita che dece sommarsi tigli elemenll delta diagonale di un determinante simmetrico di n."""" grado, acciocche esso di^'enga eguale a zero, si pcrviene ad un equacione che ha tutte le sue ii ra- dici reali. Infalli, se fosse possihlle che 1' equazionc avesse una radice della forma p + q r- I , soltraendo p da ciascun elemento della diagonale del proposlo determhiante rimarrebbe un' equazione della forma •^ ,b, c„ , b,,-h.v , Ct b, ., c, H- ^- , ... (lie avrebbe una radice x^qf''^r\ , il cui quadralo sarebbe negativo. Ora uioltiplicando il primo membro di un' equazione per ci(') che esso divenia niu- lalo .r in — x si otliene la sua trasformata in x"' ; posto ' ;•' I aj,c,... I ^=l^„5,C.... 1 =Q il teorema sul prodolto di due determinanti (§ 31) da fl„ H- .r , b„ c„ at ^ , b,,-i-x , C/, Oc , b, , c, -h X , a„ — ■ X , b^ «« , b,- a, , b, , (■„ •r , O, , C,: X DEL M. K. PROF. GIUSTO liELLAVITIS A^-x\B^ ,C A, , Bi—x", C,,..,.. A^ ,5, ,C-jr' Q-x\\>.^Q^\yu,Q-^..)-^x'{^.:,,Q-r\i.:c,Q^...) 97 :^(D ^a^b C, ^-l-...)-Hec. zr 0 la qiial eqiiazionc ha pel teorema del § 35 i termini coi segni alternativi, e per- (io non pun avcre radiri negative. § 45. Deicrminaiile sinunetrico formato colle somme delle potenze di (il- cune quantita. Sc le n qiiantita a , b , c .. . h sono le radici dell' equazione (i) x"— ^, x'-'^p„x"-\ . . ±p^^ — 0 ; basta porle successivamente in luogo della x. poseia sommare le n equazioni per vedere che tra le somme delle potenze di tali quantita (veggansi le (1) (2) del § 7) ha liiogo la relazione (2) •^„— A *■„-.+ AA-o. •••• ± A/o 0 la quale sussiste pure se a tutti gli indici dcUc s si aggiunga un numero co- stante, come si trova adoperando la (I) moltiplicata per .r"". — Se tra le n (juantita ve ne sicno dl eguali, in guisa che i valori differenti sieno soltanto / avra luogo anche la relazione piii semplice (3) ^i+r—q^ i',+._,+<7, s ,+,_, . . . . + y, iv = 0 . Infatti se, per fissare le idee, le nmG quantita abbiano 3 valori eguali ad a , 2 eguali a b . ed uno eguale a c sara s^=Sa'-h2b'-hc' , td allora pel § 32 ogni delermiuante della forma •^0 ^\ \ -^s '\ -y, ^Z -^4 \ -^3 -^4 -^5 ^S "^A ^\ *6 s, s^ s^ s^ ■^.. -^3 -^4 *5 •*"3 ^\ ^\ '>\ ■^4 -^5 -^6 ^, ec. VIF. i3 ta SPOSIZIONE KI.V.M. DKl.LA TEOUIC.V DKl DLTIUXMINANI'I I' di grado (i-\- ■[)"""" zzi A." (o superiorc) sara cguale a zero, c (|ulmli |)(l § iS esistt'ia una mcdesima relazione lineare dclla lorma (3) Ira gli clemenli di ciascuna riga di tulli questi detcrminantl. § 46. I'eorema. Tra i predetti delerminanii simmetrici Jonnall colle soiiiiitf delle polenze, (juelll (he sono del grado I."""" sono eguali id ijuadriito dt'llti junzione alterna Tl-zz{b — a) (c — b) (c — a) . . . (§ 7) rr/atlva iii i>a- lori disugnali a, b,c . . . inolllplicuta per una potenza del prodotlo (j.'zz abc . . . di tali lalori^ e pel prodotlo dei loro mimeri di moltipHcita. Inlatli siipposto, come sopra, chc a-^zh 3«' -I- 2^''-I-f'', la forinula del prodolto di due determinanti (§ 3i) dimoslra che esscndo .s- =w = 6,.v, = 3o-|-2^-|-c,.s, = 3«'+2^'-I-c\ ec. si ha •*'« ^\ \ ^^, S. ^^ S, S^ S, 3 3fl 3r/ 12 c c i a a' i bb°- =3.2.1 n' 1 c c Cosi pure, per esempio •^5 -^C -y, •*6 -^7 -^S ^, '>\ \ 3 3a ^a^ j 6 7 a a a 2 U ±b' . U b" V \ c e C" C' 6-' ■.%q\n' Gli altrl delerminanii di grado inferiore possono ridursi (mediante il leti- rcma del § 33) ad una somma di quadrati di funzioni allerne relative a combi- nazioni dei valori a , b , c . .. § 47. L' equazione che ha le n radici a b c . . . h h (.1- _ a) (.r - b) (x - r) . . . = .r"— /., .v'-'-\-p, .V'-\ . . . ±/.„ = 0 , i (oetficienli p essendo le funzioni simmelriche dale al § 7. Molliplicando il primo membro per la frazione allerna (§ 7) U = (b — a)(c — b)(c~a)....z:z \ d'b'c\..h'-' ni.L M. K. PROF. GIUSTO r.I'.LI.AVlTIS 99 osso diviciic una fraxione allerna Ira Ic (// H- 1 ) (luautita a ,b, h ,x . \m:i- cio 0 0) I fl" b' c\ . . . //"-' .1" I — (.1" — /^, .1"-. . . . -fc /},) n . Col mezzo (k'lla riduzionc di mi dcterminanlL' ad altri di j^rado inlciiorc (§ -l-l), si pun svihii)pare il primo incmbro sccondo Ic poleuze dclla .r. dope di (lie paraj^onando col sccondo nicmliro si ha a"b'c\...f'-Y-'h" I —/J,n (2) I ub'c\...h" I —p„_,n I fl"^V^...//" I =/^„_,n I a'b'c\...h" I —p,n (JiiL'slo (■; iin tcorcnia dato dal Mainardi {A/iri. Tortolini, febbr. 1850 1. pa^^ 76) clie ora avremo occasione di adoperarc. — Le (i2) possono anche (limoslrarsi mcdiante Ic formule del § 27 ; infalti, se gll indici ddle a b r ^i passano ad csponenti le coloime i.' 2/ e 3/ della (2) di quel § sono rispelli vamente divisibiii per a — x , b — .r , c — .r , sicche essa diventa — I a" b' e I (.r — n) {x — b) {x — c) = - n (.r^ —p^ r^p^x —p, ) (lie parag;onata rolla (3) I a'b'c' I — I a"AVM .1-4- I cfb'c' 1 X— \ a" b' c" \ x' da le precedenli (2). § 48. I rovcremo dei leoremi analoghi ai precedenli moltiplicando la (1) per ri: nel secondo niembro n" sara espresso da un determiuanle sinnnelrico lornialo colic soinnie delle potenze, come vedemmo nel i; 46 (ora siippoiiianio (lie tiitte le a,b,.../i sieno disuguali ) ; per moltiplicare il primo membro i i ... 4 a b ... X a" b" ... X' 100 SPOSIZIONE ELEM. DELLA TEORICA DEI DETERMINANT! daremo a IT la forma i 1 ... 1 0 a b ... h 0 a"- b"-' b"-' 0 , 0 0 0 i e la solila espressione (§ 3i ) del prodolto di due determinanli ( mollipliiaiulo ciascuna riga dell' uno per ciascuna riga dell' altro ) ci dara . .S' 1 n— 1 rt 'n+i- • 2n — ^ A- , X" in— I — ix"^p^x"-....+p_) •^"o •*'. • . S s , s n— i n Questa formula del Joachimslhal (J. Crelle 1856, T. 48, N. 25) pun dare, nello slesso modo della (1) del § 47, i coefficienti p espressi da rap- porli dl determinanli di n."""" grado. § 49. Supponiamo di nuovo die le « rr 6 quantita sicno a .a ,a ,b .,h ,c per delerminare 1 coefficienli q delle (3) del § 45, paragoneremo le equazioni per /i^ 0 , i , 2 alle ( HI ) del § 20, e vedremo che q^ , q„ , 7, sono rispelli- vamente eguali ai determinanli \ •*". ^\ •^0 ^. -^3 ■^0 ^, -^3 \ ^^ -^4 ? ^, -^a •^4 1 •*. ^\ *4 ^\ ^\ ^s \ ^4 ^"s ^\ ^\ -^5 divisi pel •^0 ■^. \ ^i \ ^\ \ ^3 ^^4 6tf essendo (§ 46) n = | a" b' c" \ = (^^ — a) (c — b) (c — a). Col solito teorema sul prodotto di due determinanli come si dimoslro (§ 46) che il primo determinante e z^Gabclf , cosi pure si trova che il se- condo e ■ '. ' ' " - ( 1)1,1. M. K. PIVOK. GIUSTO IJELLAVITIS '-10^ 6 3a' H- W + c- 3«' -+- 2//' + 1^ I 3fl-h2A + <: 3fl'-l-2/!»^-|-c' 3fl'4-2^'-hc'!= 3fl'-|-2A' + c' 3o' + 2Z»^ + c^ 3a'H-2iH-c"! 1 a' «' 3 3 a 3a' 2 2* 2A' . 1 c c^ (• j)t;r la peiniltima delle (2) del § 47 esso e n: 6 n' {iib-\- uc-\- he), (liiii(|(ic q^z:zab-\- ac-\- be . Egii.ilmcntc si trova q^i^n a -\- b-\- c . Dclprniinali in lal iiiodct i (oelli- riciitl della (3) del § 45 si ha ((2) del § 45) 11 teorenia : Le somine delle puleiize di quante si vogliano quantita, di cui alcune sieno Ira loro ugiiali. joriudiio una serie ricor rente, la cui scala di relacione e. quel I a stessa cite compete alia somma delle potenze de.i soli valori differenti di quelle quantitu. § 50. Facciamo un' applicazione alle radici dell' equazione X • 4x' iO-r' — 4j: — 8 = 0 Le sonime delle potenze di tali radici si calcolano nel seguente iiiodo. Scrilli i coeffiricnti dell equazione ( dei qiiali il primo dev' esscre -|- 1 ). poi- reino al di sollo in una riga obbliqua discendente i coelfitienii del 2." del 3.'. . . del 6." termine moltiplicati rispeltivamente per i , 2 5 ; poscia nella prima riga orizzontale scriveremo 4 clie col — 4 gia scritio da la somma 0; que- slo 4 moltiplicato pei coefficlenti dell' equazione ci dara _~I6H-4 + 40 — 46— 32 , che scriveremo in una riga obbliqua discendente; nelh seconda riga orizzon- tale scriveremo 14 rhe roi — 16 -+-2 gia scrilti da la somma 0: i prodolli di questo 44 pei coefficienli dell equazione 11 scriveremo in una riga obbliqua discendente ; e continuando sempre nello slesso ordine, i numeri della prima colonna ci daranno :4,.v,ii::14,.v3=z22,.v^=50,.-,=r94. 102 SPOSIZIONF. II.KM. DKLLA TF.ORIC V DEI DETERMINANT! 1 — 4-H d + dO— 4— ''"3 ^4 4 44 5 4 14 4 44 22 44 22 50 — 54 5 54 54 54 54 = 0 d;iU anniillarsi di qucsto (lediirrcino (15 4 5) die la serie •*„ •*', ^^j -^ ', ''>', e ricor- rcnte colia scala di relazione dl tre soli Icrniini, die facilmente si trova (§45) essere (^) .V. .V, 2.V = 0. Siccome alia stessa legge sono sottoposti anclic i mimeri s\ i\ s^ s^ , S''"' die s^ — 50 — 2 . 22 iz: 0 , ecc, cos\ concliiuderemo ( § 49 ) die le radici della proposla eqiiazione, qnanliinqiie in nnmero di diique, pure liaiino diir s(di valori diffcrciili. e die questi sono le radici dell' eqiiazione (2) x' — X — 2 = 0 (i eiii eoelfidenti 4 e — 2 sono (§ 49) quelli della relazione (4)). \e dedur- remo pnre (§46) die il prodotto dei numeri di molliplicita delle radici del- r equazione proposla e 6 , lale cssendo •^n-^. \\ zr 54 diviso pel quadralo 9 della diff'erenza del valori 2 e — 4 . die sono le radici della (2), il qiial nu- inero 9 c dalo dal delorniinaiUe DRL M. K. PKOF. GHJSTO I5F.LLAVITIS 103 I 2 -1 'Mo s s n 1 \^\ 9 corrispondeiilt' al- re(|iiazione (2). Essendo 6 11 prodollo de' nunieri di molliplicila, Ic; ladiii ikju possono esspie clic 3 di uii valore e 2 di un allro. § 51. Delerminanti emisimrnetrici. Essendo niilli (§ 41) {^li elemenli della «lia}:;oiial(', iiello sviluppo dalo al § 42, riinarranno sollanto quci Urmini. iici (|iiali dalla scrie dellc letten; a b c . . . h alia serie del loro indici vi e una so- sliliizione ( veg^asi la nota ), the abhracria liilte le // lellere ; questa sostitii- /.ione potra essere composla di \\n rerlo nuniero di sosliluzioni senipiici ; ora ,s(' niia di quesle abbraccia un numero disparl di Ictterc, qual sarebbe la a^b^c^, \i sara un altro lermine a,, b^ fj , nel quale le leltere supeiiori saranno mutate negli indici v. vicevcrsa, i due termini hanno segni eguali perche le allernazioni dal termine diagonale a^bi,c^... possono eseguirsi lanto sulle letterc quanto sugli indifi, ed a motivo di a^^z — b^.b.in — Ci,.c^^ — a,, cssi si di- slruggeranno; dunque rimangono sollanto i termini dipendeiiti da sosliluzioni binomie, quadrinomie, cc. — Cos'i il determinanle emisimmelrico di 4." grado si riduce ai termini a^ b„ c,, d^ -f- a, b,, c„ d^ -\- a,, b, c,, J„ =: b,,' d°' -f- c„' d^' -+- -\-d°'Ck , the nascono dalle sosliluzioni ((ab) (cd)) , ((ac) (bd)) , (ad) (be)) ed ai termini — (ii,b^c,id^ — a^bjC^d^. — a,.bjCbd^zziai,b^c,,a,,-\-a^d^a^c.i-\- •4- a^di,b,a,i , che nascono dalle sosliluzioni {{abed)) . {{abdc)) , {{acbd)) . ai quali si riuniscono i loro eguali — ajb^c^d^ — a^b^Cjdi, — a^b^c„d^, rhe nascono dalle sosliluzioni {{adcb)) . {{acdb)) , {{adbc)). § 52. Siccome un numero dispari non puo separarsi in parti tulle pari. ros\ risulla dal § precedenlc flie : Ogni determiminlc emisimwrtrico di f^rado dispari e niillo. § 53. Teorema. Ogni determinanle emisimmelrico di f;radi) pari ^ zr: 1 a„btC^d,, j e im quadra/o perfello. VrcmciUumn cha D, Q es- sendo un determinanle emisimmelriro di grado dispari e (§52) nullo, e rbe D,0^z — D. Q , non essendo difficile riconoscere che i due delerminanti che in Q molliplicano a,, c b„ hanno gli slessi element! (permntate sollanlo le righe in colonne c vicevcrsa) coi segni cangiati. — Dopo cio prendianio {^ 10 (2)) la solila formula di riduzione (d) Q- («,D„^-4-«.D,^-f-a,D.„-4-. . ..)Q d04 SPOSIZIONE 1.LEM. DKLLA TEOUIC.V DKI DETERMINANT! fnlloue il (iiiailr.Tlo Q'^z di' (D„J)y + 2a^a^l)^,JJD„Q-\-cc. , osservianio clic pel § 30 ( avendosl D,,^ Q— — D,,^ Q ) e Q D. ; . ^ = - D,,^ Q D,, Q - ( D,,^ Q f , cc. pertio possiamo divitlere il socondo mcmbro per Q cd avrcmo iiella quale 1 coelficienti delle O/,^ , Sflj a^ , ec. sono tali in grandezza ed in segno da potersi eslrairc la radicc del secondo niembio ognlqualvolta D„ "j^ Q , D^°' , Q , cc. sicno quadrati perfelli. Ora queste dcrivate seconde (rispetto a due elemenli della diagonale) sono delerminanti emisimmctrici del grado (« — 2)"""°; in tal maniera la dimostrazione del leorema annuncialo al principio di questo § e successivamente ridoUa fine al caso di nzn'i . § 54. Per procederc all' eslrazlone di radice di Q poniamoci sollo gli occhi i dcterminanli 0 b. c„ d„ Q O;, 0 c, di, a, be 0 d, Od ba Cj 0 K\ Q 0 d, c, 0 , rc,^ - b. d, b, 0 0 d, \ b, 0 ' ^..\^ ^^ b, 0 ba Ca ,!>.. .Q 0 c, K 0 essendo a^ il secondo elemento della prima colonna di Q prendercmo anche nei ^alb^,Q1 ^^c. gli element! corrispondenti f,, , ^,,, ^^. , e cos\ avremo pel de- tcrminonte di 4." grado (I) fQ -zz. a, c, 4- a, d^ -\- a,, b. J)1.L M. K. I'KOF. GIUSTO UKI.I.AVITIS 105 (si c.-mgio hj in d,, ondo ridiirrc tiilli i lermini col segno +). Oucsta I'r.izio- lu'. e 1(! allrc clic oia Irovercmo, fiirono delle PJiifJiaiii' ( perclie s' inconlrano nel inetodo del PfafTper 1' intej^razione delle equazioni dlfli-renziali) e possiamo se^narle con Vi {ahc(l) , inl(;ndendo che siille 3 ultimo lettere si escf^iiisca e si ripela la soslilnzione trinomia (^egg. la ^ota). sicdie si ottcngano It- tie disposizioni abed , acdh . adbc , nelle (piali si abbassino ad indiii le lettere in poslo pari e si soniniino i tre lermini ai,c^, a^d/, , a,ib^ elie ne risullano. Con qncsta rcgola se Q c del 6.° grado si ha tosto f^D^;^ = Pf (cde/) - c, o + cj, + cjd.^ , A^i5j7^ = Pf {bdef) — b.ej-^ bj„ + b,d, , A^Dj:;^ = Pf {beef) - b^ e, -+- bj.^ + b^c^ , ^D:77^ = Viibcdf) - b^ d,A- b,j\ + b,c, , f^'^^l'Q — '^iibcde) — b,d,^b,e.,-i-b,c, . Sosliluendo nella (2) del § 53 ed avendo riguardo ai segni quali risulta- no dalla (1) e poi dall' analogia e dalla simmelria ( perleche giova nuitare — Pf(W^;/) nella sua eguale Vi (de/b) , e cos'i delle altre ) si ottiene (II) /Q — a, V{{cdeJ) H- «, V{{defb) -f- a, ^^{ejbc) ^ -h a, Pf ifbcd) ^ a, V((bcde) = Pf (abcdef) ; per isvihippare i 3.5 lermini di quest' ultima Pfaffiana Lisogna da prima ese- guire e ripelere la sostiluzione quinquinomia nelle 5 ullime leltere bcde/ , po- scia per ciascuna disposizione eseguire la sostiluzione trinomia sulle tre ultinic letlerc. § 55. Deterininanll lunjiif^oti. AUe equazioni del § :20 dianu. la forma a, X -h *, > -I- f , ^ -+- A-, = 0 fl, .r -\- b^y -^ c, c -f- ^3 = U '^'' P — I '^*, '"3 I e il determinante formato coi coeffuienti delle inro-Mii- te; queste saranno date in funzioni delle A", col mezzo delle equazioni risol- \enli '06 SPOSIZIONE ELKM. DKLL.V TKOKICV DKl DKTERMINANTl ^J\ -+- «, A'o -^ «3 k^ -h Px- :0 (3) ^K + K K + ^ h^ -h Py 0 >. K -+- y. ^. + y. K -t- Pz — :0 ciii am ITicienii SOllO k' derivale del dctermin ant( • P infalti sostitiuMulo nellc (III) i valori delle xjz dali dalle (3) esse per le re- lazioni (1) dei §§ 10 e 18 diverranno identiche. Ncl caso di P=l h anche n =: I a, /3^ >3 I 3r i (come si riconosce formando colla solita formula (§ 31) il prodoHo Pu) ed e pcrfetta la reciprocanza tra i due sistemi di equazioni (111) (3), sicche gli elementi dei due dcterminanti possono dirsi tra loro conjugati ;]}^r ispedilezza di linguaggio diremo conjugati i due determinanli. In due detenni- nanti conjugati le derivale prime d' uno sono egua/i agli elementi corrispon- denti dell' a/tro, cioe § 56. Pel teorema del § 30 essendo Pz^Uzni si lia tra i due deter- minanti conjugati anche D..:,,P— I «,/2j ,eD..>^n= \a^bj. Simili relazioni hanno luogo per le derivate d' ordine superiore, cioe D /, P— I a /5 > 1 , ecc. Quantunque Ic precedenti derivate si sieno prese rispetto agli elementi della diagonale, pure e palese che i teoremi valgono comunque gli elementi sieno scelti nelle varie righe e nelle varie colonne, giacche e sempre in nostro arbilrio di trasportarli nella diagonale. § 57. Se il determinante P avesse un valore p differente dall' unita, il determinante formato colle sue derivate-prime D„,P , cc, cioe coi coefficienli delle equazioni risolventi, non sarebbe pin un suo vero conjugato (lo si puo dire il determinante associatoj ; pur sarebbe facile trovarne le propricta, suppo- nendo che tulti gll elementi di P fossero divisi per /^^ il che dividerebbe ogni derivata-prima per p ^ , ec. ; cioe bastera rcndere omogenee le lormule medianle 1' introduzione della p , che si considera di n/""'" grado menlre gli DF.L M. K. PROF. GUJSTO RF.LLAVITI'; iOl clcmeiili a^ . . . sono di grailo i.", le dcrivalc a^^ D^^P vc. sono dl (// — 1)""' j^rado . cc. U zzz \ «,/?,... | i- di (iir/ — //)'■"'"" gmdo. Per l.il manicra M lia 1 a^b^.... \-p,\ 1).,.P, D,.P, ... 1 = 1 «,/S,... i =:uz:zp"- § 57 bis. Oiiando il delermlnanlo P= ] u^bj^ \ l- =0 It- (Ml) d -4- «3 D..3 P= 0 , «. D„ P H- «„ D„ P^a^ ^,.P— <» /;, l)„, P -^ /;„ D,„ P-\-b, D„3 P— 0 . b^ 1),„ P^b^ D,, P -i- ^-3 D,3 /> = 0 r, 1 ) „ P + i{ D,^ i^ + C3 D„3 P = 0 . . , \\ P + c^ D,, P + ., D,3 /> = 0 le Ire prime a molivo di \ a^b^c^ \ ziz^ sono in soslanza due sole relazioni Ira le D„,P , 1)„,P , l)„j-P , cioe ne stabiliscono i rapporti ; e le tre ultinu- equazioni avendo gli stessi coefiiclenli delle tre prime moslrano die (jnei rap- porti sono eguali a quelli delle Dj^JP , \^i.^P , IK^P- II teorema e anihe dimo- slralo (lalla (I) del § 30, il cui primo membro e nel presente casozzrO. — Se oltre il dcterminante P si anniillassero anche tutle le sue derivatc-prime. ie due relazioni, die deggiono aver luogo Ira le k, acciofclii' le (HI) non im- [)lidiino fontraddizione, sarebbero dale col mezzo delle derivale-secondc di P, cioe los SP0S17.10NE KLEM. DELI.A TEOKIC V DKl DETERMINANT! § 58. Sc I (i^/\c^ I , I \c\ I soiio due ilctcrminauli dello slusso ji;rado ambediie ej,aiali all' unila e siciio | «, /Sj}, | , | ct\$\y\ \ i loro roujii- ^atl (§55) vedremo die: II delerininaiite conjugaio del prodollo di due de- terminanti e identico in tutli i suoi elementi al prodollo dei cori/ugali di (juesti determinanti. Infalti pel § 31 e ", ^ ^3 111 I (I .or vt\ till clenieiito del siio coiijuj^alo e (^ 55) I Ub\ Xcc' I = rhe pel teoreina del § 33 e Xad, Xblf', 'Zee' Zhb\ Zbe Zeb', Zee Kc. b\ c\ Kc. ■ K c\ Kc. b\ c\ ot, a. -\^.c^\- y ,c\\-^\h,c,}.\y .e! ,\^\b^e,;\ .\V J .^\-. rioe ugiiale all' elemento corrispondente del prodollo !5 59. Pei detenninanli emisimmelrici le funzioni Pfaffiane, che ue daniio (§ 54) il valore, servono pure a delerminarne le derivate prime, che sono [,'11 elementi del delerminante assoeialo, ossia i coefficienli delle equazioni risolvenli (§ 55). Se ^ e un determinante emisimmelrico di grado pari Qz=.(^V{{abedef...))' si ha (§ 54) li.,Q=yQ\)^:„^Q\~Vi{edef....) rQ similmente 1)1.1. M. 1.. PROF. GIUSTO IIKLI.WITIS 109 D, ^ = — pr ( bdef. ...) f'Q, D , C* = Pf ( f^^-f- ■■)''Q 1),^ Q— — V\{ IndJ. ...) f'Q, D,,/^ = I'f ( bcde ...)f'Q cc (love si sono (Iclcnnin.ili i segiii in niodo da soddisfarc alia (2) del § iO a, \^{\cde/. . . ) + «,. Pf ( dbf'j: . . ) -4- a, Pi( bee/. . . ) + -+- a, VI { cbd/: . . ) + «, Pf ( bale, ..)-]-... = Pf( abed/. ..) . Si ha pure ^kQ— ('*<( ^"A/ ■ ) ^ Q ■ «- ''C- § 60. Rflioderii>azione delle equazioni differenziali prime (cioe del pri- mo ord'ine) de/ prima g^rado (cioe coi differeiiziali al solo priino grado). Se r eqiiazione (1) AM.iH-^dj-|--^d^....r::0 (la caralteristica d iiidica i differeiiziali, ossia le derivale rispetto ad una / di ciii tulte le variabili si suppongono fiinzioni affatlo indeterminate) tra un nii- mero pari di variabili non soddlsfaccia ai criteril di retroderivabilita (§ 89), per trovarne il sistcma primitivo il Pfaff procede nel seguente modo. Alie^' , z. .. si sostituiscano delle funzioni della x e delle nuove variabili « , f' , le quali si determineranno (come or ora vedremo ) in guisa che il primo mem- bro della ( I ) che e idenlicamente eguale a (2) XJ.v^U^i\u-hl\dc-h.... si riduca alia forma (3) e^UAu-hrd^-h...) poi lolto il fattore e^ rimanga un equazione tra (n — i) variabili. una di questc u si porra eguale ad una costantc, e suU equazione si operera precisaraente come si fcce per la (1), e si proccdera fino a giungere ad un' equazione fra due sole variabili, che si retroderivera. In tal modo la (1) rimane soddisfatla dal sistcma di t equazioni (4) ?/ = C . p, — C, , nf 3 ~ C, , ec. no SPOSIZIONK KI.KM. DKLI.A TKORICA DEI DETERMINANII I);i lui si lia poi altro sislt'iiin espresso dalh) * ( y , r^ , Mt'^ , . . . ) =i 0 e dalle sue derivate. — 1 coelTieieiili della (i) sono fimzioni qiiali si vogliano dcllc va- riabili : se fossero <3) Zi= flj .r -f- ij J -h f^ 2 . . . 4- Aj , eec. Ii' //, /^i , . . r/„ . . . ee. ne sarebbern le derivate prime ; supporremo rhe in of^iii caso sia «, = D.^ , ^,z=D,Z, .... ,«„ = !), r ec. sicclie le (i^ b^... . saranno fiinzioni delle variabili. — L egiiaglian/.a Ira la (1) e la (2) da X=A-^rB^f-^ZD^ u.— rD„>+ZD„c . . , ee. ove A^U^... sono fimzioiii della x e delle u,i>, mentre A\ Y sono funzioni della x e delle y z , le qiiali ultime sono funzioni ignotc delle X . u , i) . . . Avremo percio + (D.,,...,rD„j-D„,,,..,rD.j)-+- + (D,,,...,ZD„.--D„,,...,ZD,.-:)+ecc. dove con D^,,, , indico la derivata presa rispelto alia x nella supposizioni cbe le y z . . . . sieno funzioni di essa x , sicche D.,„..., r=a„-^b^ l\y 4- f, D, 2 -^ . . . , ^ D,,,,,.., Fzi: b^D^y-hc^Jy^z-h ... ,cc.c- latto lo sviliippo del caleolo si trova D. C\ -D" A^~ [a, - b^-^(c^ - bj D, z-h-.-. 01 -h a,-c,-h{b,--i\)iy.y^... l)„.r I)„ z 4- -'(•. DF.L M. K. I'UOF. GIUSTO P.KLl-.W lIlS "l 1 1 — Pcrche la (2) si ridiica alia (3), nella ([ualc ^ e fiinzlone dclla sola .r , e If U y^ . . . non coiil('n;;oiu) la x . hisoj^iiera clu; sia X^ iz; U , c D. t^. ir: r t^. = r ( ^ D„ J H- Z D . c -h . . . . ) sosliluendo nclla (6) vedremo die per determinare Ic iiuognilc ^' , u , r , . . . . ahbiaino posto (K — ^, = «4 , <•, — b^^zci, , h^ — i\ zr h, , ccc. Ic cqiiazioiii , (7) ^' Z—a.M-KD^r -^.... ec. ec. la prima dellc quali fu oUcnuta sostituendo tuUc le successive nella Q = A\ — X-^Y\)^y+Z\)^z-^... osservando die 04 iz: — b„ , b^:i^ — Ci, , ec. Qnesle medesime (7) rendono andie D^ V^ zn ^' V^ , D^ VF^ zzz ?' TV^ , ec, come e facile prevedere per la loro simmelria. e come si verifica sviluppando i valori di D^. V^ ec. come si fece per D, L\ . Percio col mezzo delle (7) si oUiene la trasformazione del- la (1) nella (3). I roefficicnti delle (7) sono gli element! di un delerminanle emisimmetrico di grado pari, percio si trovano facilmcnle (§49) le equazioni risolventi, i ciii priini termini sono -7- ' 4" ^^^' ' ~F '^^ "^ ' •"*• ' T''"''' '"^^^ si derivano trallandole come equazioni a due sole variabili. e le coslanti arbi- trarie inlrodolle dall' inlegrazione sono le u , i> . w . . . § 61. Sia proposta per esempio la {\ ) {a^ X -h //,) d.r -H (jb^y _}- A ) d/ — yAz — xAz z=z 0 (dove le «, a^ h^ //., sono coslanti) si trovano le (7) ^'(b^x^hj z=D^z — r -r = — i ii2 S1>0SI/10^E ELEM. DEI.LA TEOHICA DEI DETERMINANT! quests lion hanno bisogno tV essere risoltc c ilaniio ^' in -^ , e le retrode- rivate .- := r/, .1- -H // Jg .r -H Mf^ (dove Ic // , t', nf Icugon luogo di coslaiUi arbilrarie) ; sostiliiendo nella (1) si ha (3) .1 ( //, d « — M d (^ — d w ) = 0 Qiiesla lion soddisl'a al crilerio di retroderivabilila , porromo adunqiie (4) uznC , w -T-in>-zz.C^ ' . doe yzuCx -_ , i — fl, .r — A, Ig X 4- V- ^ — -^ J — -;-_>' Ig .V = C^ . l*OSt() z — «, .f — //, Ig.f -t- -^ ( ^ — ^>,7 — //„ Ig a; ) = (p ( -^ ) si trova sostiUiendo nelln (4) che la funzione arbitraria dev' essere sotloposta alia condizionc . cioe sia i>^^i{) , mt'^ :zi 0 , w^zziO sara evidenlemeute -'- ii^ f^ la base, e -^ «, t'j Wj il valore del letraedro OABC , e percio lo 0 0 6. OJBC— I «„ i>^ 0 ", ^, ^3 t (lie per le (I) del *J precedenle e pel § 31 e VH «, ^o Mf^ 45 114 SPOSIZIONE ELEM. DELLA TEORICV 1)1.1 DETERMINANT! § 64. Una fiinzione omogenea di 2." j^rado fra Ire variahili (c '^\\ slcssi ra-^ionamenti si estendono ad ogni allro luimero di vaiiabili) , rz a„ «' -+- 2^„ ui> -i- bi, f' -|- 2r„ i/w -+- ^c,, i^w -\- c, w° 1)110 coii.sidei;irsi come la somm^ di tutti gii elemenli del determinanle siinine- trico a. K Cu ih h Cu a. b. c. doj)o aver molliplicati gll elemenli della prima culonna per u , qiielli della se- conda per c, quelli della terza per nc' , e poi ancoia qiielli della riga \.\ 2.", 3.' per // , t' , (V ; egli c per qiiesto che segniamo la funzione con c Ill tal funzione facciamo le sostitiizioni del § 62 (1) w:^ia^x-\~b,y-\- c\ z olterremo \a„ («, .r -t- *, J H- <■, z) -4- Oj (a^ x -f bj -j- c^ ^) -H -Ar a, {(I, X -\- b,y -r- <:, z) | («, .r -t- b^y -+- i\ z) + -^ \l>u («. .1- + . . .) + l>, («, .1- + . . .) -(- b,. (a^ x-h...)\ {iK^ .iM- . . .) H- H- |c. («, .r -4- . . .) -^ '•/. ('/„ .1- -I- . . .) -1- '"c (", .1- + . . .) I («3 -i' -f • • •) = = (^i, .r -I- 1{. / + C. z) 0/, .1- -i- /.. J -4- r, c) + •. • " -h (^J„.r-i- . . .) 0/„.r4- . ..)-^{A^x-ir.. •) («3-«'' + • • •) = =: A„ X- + 2 IJ„ .r J + J5, j^ + 2 C. .9' + 2 C, .f.- ^- C .-^ =

    , w... scelle ad arbilrio Ira le // lunzio- nl // , P' . . . , si deducano i valori di allrettante variabili y , z..., e quesli si sosliluiscano nella funzione rimanente, sicche sia «rr: U{x , v ,w ,. . .) dove la L e lunzione esplicita delle quanlita posle tra parentcsi. Ne viene Ouindi sollraendo dagli elemenli della prima colonna di | D, m, D,t^... | gli altri element! molliplicali sempre per le quanlita D.. £^, Yi.,V ecc. avrerao (I) I D,«,D,P, U.^v... I —\)^U\ 0,^^,0, a> rice : // delerwinanie delle detwale-prime di n funzioni si riduce a quelh relativo ad luui funzione e ad una variahile di meno. § 67. Ora se il primo membro della (I) sia nullo dovra essere o D^ £/zzO . il die porlerebbe dl conseguenza che tra le n funzioni sussistesse «n' equa- zloiw della forma * =Z « — f^ (p' , M(^ . . .) 1= 0 , 418 SPOSIZIONE ELKM. IJKLLA TE0R1C\ DEI OKTEUMINANTI oppuie I D^c, D. n'... I zizO . In queslo secondo caso da (a/ — 2) funzioni (scelte ad arbitrio tra le f , nc . . .) dedurremo i valori di altreUante variabili. ("he sostitiiiti nella funzione rimanente la ridurranno dclla forma (■ dimostreremo preclsameutc iicllo stesso modo che dcv' essere o D^ f^^ 0 . cioe u :zr. P' (i^' . . .) , oppure | D^ M' Baslera adunque fare in guisa che 1' iillima funzione conlenga f ultima varia- l»ile per esser certi che deve siissistere una dellc uz:z V {v , w . . .) , t' zz ^ ((V ,...), cc. Dunque : La condizione (3) del § 65 ^ necessaria e sujficiente per la dipeii- denza tra le funzioni « , v . . . § 68. Si possono dimoslrarc nello stesso modo altre relazioni analoj:;li(' alia (I) (§ 66). Dalle n funzioni se ne scelgano arbitrariamentc {n — m) (siip- pongo per fissare le idee clie sia mz:z2). dalle qnali si dedncano i valori di altrettante variabili, che sosliluite nelle rimanenti m funzioni daranno a questc le forme u^r. U (.i\,y ,n' . . .) , ^^Z f^ix ,y w . . .) dalle quali si deduce (§ 66) (II) |lX«,D,.,D..v... 1=: \D^U,D^/'\ . \ D,^,... ( . Queste relazioni possono considerarsi come casi parlicolari della seguenle. § 69. Delerminante delle derivaie-prime di n eijiiazioni identiihe. Sieno

    =:« — U(.v ,j ,(^\..) ,x =:^— f^(-^',J ,i^...)A — ^— fV{x,y,tv, . . .)ex. luA dclcrminantc j D„ ?> , D., ;t ; t).v 4- • • • I saranno iiiillc liille If D„ 4 1 • • • i D^ I . . . eccellualc le D,,, 4- =^ 4 , . . . , cos'i pure D„p = i ,D„;,=0,D,? = 0,D..;.= 1 , sicchc q lie! dcterminanle si ridiice air iinila : il delerminaiitc poi del secondo menibro dclla (111) si deconipone nei due del secondo membro della (II) perrhe sono iiulle tulle le D,

    ; q dalle due u . *• si de- , w . . .) la (III) si eangera nella (IV) I D.M.D,.('... I =zD,«D,.t',D,^»',... Infalli D„ w . . . sccgliamonc ad arbitrio un mimero ///, clif per fissare le idee suppoiigo sieno le due u i' ; facciamo allrettanlo Ira Ic variabill; poscia combineremo ciascuna delle rimancnli (n — m) funzioni (V w . . . . con ciascuna deUe rimanenti variabili c z . . . , e cos'i formereipo il deterniinante del grado (« — /»)"""" , D,« , D, <^ , D.t*' I , I D,H , D,v , D,(f I , . . che ha per element! del determinanti di (/Tz+i)"""" grado; applicando la (1) (§ 66) a ciascuno di tali determinanti si avra I D,«. , D, f , D,^' I = D, ^^ I D,« , D,-p I purche dalle u f s' inlendano dedotte le xy e sostiluile nella w =: TV (u ,<-• , z , z , ■ ■ ■) pereio sara r=: I D. W, D, ^^ . . 1 . I D.M , D^H """' Come la (II) (§ 68) si riferisce alle U , F , cos"i possiamo coUo slesso metodo dimostrare una formula analoga relativa a quanto si vogliano VF FF . . . ; il valore di I D. f^' , D; FV . . . | che se ne ricava sostiluito nella precedente dara . (V) T= I D.« , D, r , D. ^ . .'. i . I D, « , D, (^ I "-'"- § 72. Molte conseguenze possono trarsi da questa (V) anche nel caso par- ticolare, in cni le m , p . . . sieno funzioni lineari dale dalle (1) del § 65 :, al- lora essa diventa (5) 1 «. K i\ h I «. ^8 < h = I cr b c. d. . . «. K \ - (11 Brioschi la attribuisce al Sylvester (Phil. Mag. 1851)). Se « =; w + 2 la (5) diventa la (i) del § 30. Se invece di prendere w=i2 si fosse preso m:zzl la (5) diventerebbc la formula del § 38. bEL M. li. PROF. GIUSTO liELLAVlTIS i2i § 73. Supponendo die le (p rr 0 , ;t ^: 0 , . . . sieno le equazioni idcn- tiche J («, p, Hf ...) — jTzrO , j(w, p, (f .. .) — yirrO tlove inlendo con j: {u ,i> , w . ..) quella funzione (Idle funzioni « p . . . che e iigiiale alia variabile x , ecc. la (III) (^ 69) diventa (VI) |D.«,D,^... I . (D„j;,D./,... | zr-I . Daremo a quest! due determinanti il uome dl delerminanti con/ugati, che abbiamo gia dato (§ 55) ad altri che ne sono casi particolari, cos! : / delermi- nanti conjugati formali colle derivate prima hanno il prodolto eguale nl- t xiniia. § 74. Chlamiamo P— I D,«,D,P.. I , n= I D„j:,aj,... I i due determinanti conjugati, e segniamone gli dementi con a. = D. « , ^, = D^ M , . . . c^ rz D^ (^ , ^^ = D^ t^ , . . . , ec. «. = D„ .r , /S, 3Z D„7 , . . . «, = D., .r , /S; z= D.7 , . . . , (-c. Gli sviluppi delle considerando Ic u , v , w ... come funzioni delle xy z... e poi queste come funzioni delle uv w . . . danno «.«.-^*.^, +t-. >.•■•= 1 a, «, -H ^. /3, + c^ ^, . . . =: 0 dalle quali si deduce (Vegg. il § 21) (VII) ^, — \y„x~ D.. Ig P , /S. 1= I)„ J = D,, Ig P . . . . Similmente si dimostrano le analoghe «, = D..tr=D,JgP,...,ec. E pd determinante conjugalo si ha ndla stessa maniera VII. 46 1 22 SPOSIZIONE ELKM. DELLA TEORICA DEI DETEUMINANTI (VII') a, = D, « = D,. Ig n , ^, = D, M = Dp, Ig n , . . . , cc. cioe : La derii>ata di un determiiiante rispetto ad mi suo elemenio e vpiale al delerminante stesso moltiplicato pel corrlspondente elemenio del determiiiante conju^ato. I 75. Preiidendo gli elementi a^a^... della prima colonna di P (e, se- rondo il solllo, simil cosa direbbesi di ogni altra colonna) e dcrivandoli rispetto alle u , V ,... , di ciii le x ,/,... sono funzioni, si ha ' • D.,., , «, = D. a, U. X + D, a, D. J + . . . . ed a niotivo delle (\ H) D.,.„., «„ = D. a„ D„, Ig /> + D, u^ D,, Ig P -h • • • -D,JgP.D,«,-f-D,JgP.D.^^ -+-... "iacche D, o„ rz D^ ^^ , ccc. Sommando questa eqiiazionc coUe sue ana- loghe D„„,..,«.=:D.,lgPD.«.-hD„lg/>D,^. + ...., ec. ed osservando die P e funzione esplicita delle «.) 4- D,(/>/S,)H-... (• mediante Ic (Vll) le si puu dare la forma (X) 0=:Di„.i>+D;,./>-4-... scrivendo D^„ in liiogo di D^^^ ossia di D, D^ . ^ § 76. Applicazione all' equazione differenziale-parziale dove le X , Y ^. . . sono fimzioni qiiali si vogliano di tutte le n variabili in- dipendenti x,,y ,z... Se si conoscono (« — i) primitive dolla (I) Ir.'t loro distinte i> , w , . . . si avranno le (ji — \) cqiiazioni X D, w^ YD w-^ . . . == 0 . pf . e quindi pel § i 7 sara che paragonata colla (§ iO) Pz=D„.i>D.« + D,,/>D,«-4-... da D„,'P:z: I D^ f' , D, US' . . . | die porremo ^ MX . poscia sara lii,P—MY,\)^^P—MZ,..., pcrcio la precedente (X) dara (2) D. {MA) 4- D, {MB) -h . . . =r 0 § 77. Applicazioni al sistemi di eqiiazioni differ en ziali ordinarie. Si abbia il sistema di (« — d) equazioni /gv _^ jly ^ •124 SPOSIZIONE ELEM. DELLA TEORICA DEI DETERMINANT! che ha una stretta relazione colla cquazione differenziale-parziale ( 4 ). Es- sondo d« zz D^ « d.r -+- D^ u d^- + . . . , dt' rr D^ <^ d.i- -f- D^. v i\y -\- . . . . er . le (3) si trasformeranno nelle ,,, (lit di» ilw , ecc. Supponiamo che hi queste ?> A: • • • sieno tolte le x y . . . introducendo in- vece le loro funzioni ?/ , t" . . . ; si prendano le derivate, si ponga attenzione alia (VIII) ed al significato delle o, h^ ec. (§ 74) e si olterra ,,, D„p-|-D.;t+D,„-|-h = ■ - . = ^D„ «, + FD,. ^'. ... -h A'D, fl^ 4- TD, ^>^ -+-... + ec. -t-«, D„,,^.,,Z-f- d, D„(^,..., -Th- . . . -I- a, D„,,^.., A'4-. . . + ec. (6) — XD, lg/> -+- y D, IgP + . . . + D. X H- D, r + . . . D' altronde le (4) danno qualunque sia ,« funzione delle up... (7) 9D„^4-;tD. ^.4-...=ZD,,„,,.,^.4-jrD,,„..„, ;"-t-... A questa (7) si sorami la (6) moltiplicata per (i , e mutato Ig P nel suo eguale (§ 73) zzlgll si avra D„ (?^)-f-ec. = D,,„.,..,(^X) 4- D,, „„..,, (^r)-^... — — ^^D.,„., ,lgn— ^rD,,„...,,lgn — ... poniamo fxZZzMu , poi riduciamo M a funzione delle xy...., e la pre- cedente equazione'diventera D„ i^Mu) -h D„ (xMn) h- D.. (4.M n) ^ . . . = (8) =n(D.(MX)4-D,(Mr)4-....). Sc si conoscano le (n — 2) funzioni w w , che soddisfacciano alle (n — \) equazioni differenziali (3), esse renderanno identicamentc nulle Ic ^{, 4 . . . e se M soddisfaccia alia (2) del § 74 la precedente DEL M. E. PROF. GIUSTO RELLAVITIS i^2B (8) DA^Mn)-hDAxMn) — 0 mostrera clif Mu c 11 nioltiplicatore rhc rcndc differenziale esatta la (fiu — ;teliore r , cd anche i limiti dell' integrazione si riferiscano alle coordi- nate central!. Supponiamo clie 1' integrazione si eseguisca prima rispetto alia r. poscia alia v e finalmente alia u ; da una {£) delle zvu %\ tolga il valore di r e lo si sostituisca nelle altre due, che percio divengano x, y funzioni delle z V u\ poscia dalla y^ si deduca il valore della f , clie si sostituisca nella x^ , che divenga per tal modo .r^ funzione delle zy^ u ossia delle zy u\ si avra r <7 d .r d J d ^ =: fd x^ fd J, r w in r u v zy x, abbiamo (i) Drz D..7. D„.r, -\D^c, D^y ,D^x \ , ii cui secondo membro non cangerebbe ( eccetto che nel segno ) se in qualun- que modo si mntasse 1' ordine con cui si son prese le variabili. E poi facile tro- vare che, essendo ^zzrsent' , j ziz /• cos t* sen « , xzzrcosfscnu, il secon- do membro della (I) e zizr'cosf ; dunque finalmente sara (2) C' qiixdyizziz f ' ate seconde di una funzione intera omogenea. Se (p h funzione omogenea del grado /«."""" delle n variabili xy . . . il determinante simmetrico i'26 (1) SPOSIZIONE ELEM. DEIXA TEORICA DEI DETERMINANT! (essendo D^^ ip :z: D^ D^,

    . . . mediante le .r rr tfj M H- a^ t' H- . . . (2) Jrr/S^«-^/3^^'-|-...,ecc. i ciii coefficient! oostanti formino il determinanle (che ondo le (2) sieno tra loro indipendenti non puo esser nulio) la funzione , che e la (p ridotta a funzione delle ui> . . . avra il determinanle Hessiano (3) Ji:= I D„D„ , D.D,... I 'P che sara z=:Y\' H . Infatti .D„a.— «,D.?) + /5^D^?> + ... , D/f = «, D.

    x(.„...)D„ , ec. ; r)l.I. M. E. PROF. GIUSTO DELI.WITIS 127 iiello slesso modo Ic D: = «. D„,, ,.., D^ate-seconde consen>a lo slesso i>alore. § 80. Essendo ?> fuiuione omogenea del grado /w."""' si hanno ie equa- zioni .r Dt ?)-hrD;(?)-f . . . — {m—{)\), ip , .rD^., ?>-h.>'D> + . . .r=(w— i)D, ?.ec. nelle qnali i niolliplicatori delle x y . . . sono gli elementi del determinante H. percio indicandoli con a, := D^ (p , ^, ^ D'^ ?> , ec. le eqnazioni risolventi sa- ranno (§ 55) Ora se i valorl delle costanti «, , /S^ , . . . contenute nelle (2) sieno tali cho nella <^ non sia compresa la «, c nulladimeno non sia n::z:0 (cioe le (2) ri- mangano tra loro indipendenti, vale a dire si possano determinare le « , f . . . qualunque sieno le .r ,/,... ) il determinante K della ^' sara nidlo, perclie sono mille tiitte le derivate di D„OzzO , ed a motivo dell' equazione (3) sara anclie //=z:0; in tal caso le (4) sono (§ 57'"') tutte tra loro idenliclie, ed esprimono la relazione che dec aver liiogo tra le D^ ? , D^. ?> , . . . acciocche la ?> sia ridurihile alia 'f di (n — 1) variabili ; siccome la D„*I> =: 0 da (5) «.D.izi0, cioe sieno sottoposte a due equazioni tra loro differenti (5') a.D^(p + /S,D^?-f-...z=0,«,D.?>H-/3^D^^ + ...=zO, prendendo le costanti a^ /3, . . . a^ /3^ . . . come coefficient! delle (2) ne risultera D„ 't> = 0 , D„ >f =: 0 , cioe la $ sara ridotta a sole (« — 2) variahili ; le pre- cedenti paragonate colle (4) mostrano pel § 57*" che in tal caso si annulla non solo H , nia eziandio tutte le sue derivate-prime; viceversa e da credersi che se si annullino H e tutte le D„ /? , D^ // , . . . la ip sia sempre riducibile li- nearmente ad (n — 2) variahili. § 81 . Delle chiavi algebriche. II Cauchy chiamo chia^>i alcuni coeffi- cienli simbolici, il cui prodotto riceve un particolar valore convenzionale, che puo cangiarsi secondo la differente disposizione delle chiavi, sicche bisogna porre attenzione di non mutar tal ordine. Le chiavi c' c' c\ . . che qui abbia- mo da considerare sono sottoposte a queste condizioni : 1." II prodotto di due chiafi eguali e sempre nullo. 2/ 11 prodotto di tutte le chiai>i disposte nel loro ordine naturale c' C^ c' . . . e zr i . 3.' II prodotto di tutte le chiafi disposte in qualunque altro ordine e zz: + i , secondo che e pari o dispari il numero delle alternazioni colle quali si passa da tale disposizione alia naturale. § 82. Ammesse queste supposizioni non e difficile intendere che : Un de- 3 0 1,-5 4,- -2 2 0 1 2 0 3 0 2 0, 3 DEL M. E. PROF. GIUSTO BKLI.AVITIS 429 lermlnantc e ugiiale al prodolto dci polinomii clic si oltenj^ono preponcndo agli clemenli dclla prima colonna la chiave c' , a qiielli della soronda la chiave c', er. poscia riiinendo insieme gli clemenli di ciascuna riga, c molliplicando le riglie coir avverlenza di conservare ai fattori 1' ordine stesso (he hanno nol doter- niinante. Cosi per esempio = (c'.3 -h cM — c\5) (c'.4 — c'.2 -h c\2) . (c'.4 -+- c^2 + c\3) (cl2 — rA3) . Possiamo eseguire parte di quesli prodoUi (seiua pero mutare l' ordine dei tat- tori), nel die ommettercmo ogni termine die conterrebbe due volte una stessa chiave; cos\ il prodolto dei due primi polinomii e — c'c'.6-+-c'.c^64-c'c'.4 — c'c'\2 — c'c'.20 + c'cM0 — c'cMO = — — c' c\6 -+- c' c'.2 -I- c' c'.2 + c' c\20 — c°- cM 0 + c^ c'. 4 0 . Abbiamo mutato il segno al termine C' c'.4 , ondc dare alle chiavi 1' ordine iialurale, poscia — c'c\4 si uni con -f- c' c\6 , ecc. Similmente il prodolto dei due uitimi fattori e c'c\2 — c'c\3 — cxM2. Quest! due polinomii moltiplicati insieme (ommellendo tutti i termini che con- terrebbero una chiave ripetuta) daranno — c' c' c' c\24 — c"- c' c' c'.G h- c' c' c' c\20 — = c'c'c'c'.(24— 6 + 20)=z38 § 83. Col mezzo delle chiavi si rendono evident! parecchi teoremi rclalivi ai determinant! ; cosi posto il teorema della molliplicazione (§ 8) e espresso da rP— (C'.r, . . . .) (c'.r/„ 4- c'-b ....)• m. 17 130 SPOSIZIONE ELtM. BELLA TEORICV DEI DETERMINANT! cd anclie da « P=r (c'.« o, -f c'.i. . . .) (c*.« o, H- c\*, ...)••• f^iacche in tutti i lermini, clie non Isvaniscono, la chiave c' , e quindi anche il siio molliplicatore a.^ entrera una sol volta. — II deterininante P si sviluppa (§ ^0) in P zz C'.o. (C'.ft, 4- . . .) (c' A -*- • • •) ^- + C\b^ (C'.«, -h C^f^ -+-...) (C M, + c'.C3-f- . . .) + ec. dove dalla quanlila die raoltijdica c' si tolscro tutti gli elementi, che contene- vano la stessa chiave c' , giacchc c' c' ii: 0 ; ecc. E pur palese la spartizione (§ 12) (c'. (fl, + «;) + c.^(^ 4- /V) +-.... )(cX + c'.i3 + ...)...-^ = (C'.fl, + c\^. -t- ...) (c'.«, -H c'.^, ....)•••• 4- Si annuUa (§ 15) ogni detenniuante con due righe uguali pcrche ((5 81) (c'.fl, + e.b^ . . .) (c'.a, H- c\b^ +...)=: 0 § 84. '1 corcma. // differenziale di un determlnante, di mi ogni riga e il differenziale delta precedente, si ottiene sostituendo all' ultima riga il sua differenziale. Cioe d I X , Ay , d' c I zz I .f , d J , d' ^ | . Inlatti il diiferenziale del prodoUo (C'.J- +- c\y + C.z) (r'.d .r + c\i\y -\- CA z) (c'.d^ x + c'.A'y + c'. d" z) e la somma dei prodotti, che si ottongono differcuziando soparatamente ciascun fattore, di questi prodotti si annullano tutti quclH che contengono due righc uguali (' rimane il solo (C'..r -h C^.y + e.z) (C'.d .r + cAd 7 -1- c'.d z) (c'.d' .r 4- c'A' y 4- C^(^ z) . § 85. Deterniinanti simmetrici, le cui riglie risiiltano dalla prima con una sostiliizione scmplice (Veggasi la nota). Adoperiamo le chiavi a sviluppare ni:L M. E. PROF. GIL'STO lilXLWtTlS 131 il detiTminanlc, die rassomlglia a quello del § 43. ma non c doppiamciitc sim- melrico a b c d h c d a c d a b d a b c si hn c'.a -f- c'.^ H- c\c + c\d) (c'.b -f- c\c -^ c\d -+- c\a) = — c' C\ {ac — b") -j- c' c\ {ad — be) -I- c' c\ («' — bd) -h + C^ C'. {bd — O -h C^ c\ {ab — cd) + c' c\ {ac — d') cosi pure (c*. c + cl J+ c\a 4- C.'*) (c*.^-4- c'a -f c^^ 4- c'. c) = — c'Q.\{ac — F)-\-c'c\{cd—ab) + c:-c\{bd—d')^ -f- c' c\ (c' — M) 4- c' c'. (k- — «^/) 4- c' c'. {ac — d') finalmenlc molliplicheremo, cd osservando che c' C°' c' c' r= d , c' c' C' c' =z — 1 , ecc. sara P — {ac — by — 2 {ad — be) {cd — ab) — {bd — aj - — {bd ~ cy + {ac — (T-y . Inveie il prodolto delle righe prima e terza (• c' C. {ad — be) -+- c' c'. (a' — c') -4- c' c'. {ab — cd) -f- -f- c' C^ {ab — cd) H- c' c\ {b' — /f ) -f c' c\ {be — ad) c quclio delle rij;he scconda e quarta c C' c\ {cd— ab) -^ c' C\ {c' — « ) -H c' c'. {be — ad) -+■ c' c\ {be — ad) 4- c' c'. {b' — d')^c' r/. {ab — f-i-/iD.^ — iJD,/>:=0 — Se colic duo fiuuioni (p(.f,j,^) , ^ (.r , j , ^) formiaino i dctermiiianti Hi 2.° grado X— \ r\?,D.^ 1 , ^'=: I D.?,D.4 I ,Z— \ D.. Risulla (la qiianto prcccdenlemente si disse anclie 1' altro Tcoreina : // niimero delle alternazioni, con cui una disposizione pub mutarsi in un'altra e pari 0 dispari insieme col numero di tutte le sostituzioni binomie, quadrino- mie, sestinomie, ecc. che occorrono per passare da una disposizione alTaltra. Cos'i ppr decidere se dalla disiiosiiionc abcdefghi si pervenga aJla ei ghafhcd con un numero pari o dispari di alternazioni, invece di nume- rarc (§ ii>) i 21 rovesciamenti d' ordine, si potra osservare che la soslituzione e composta di Ire scmplici {{ae) {bid) {cgh)) , delle quali una sola (la bino- mia) conliene un numero pari di termini ; dunque anche il numero di alterna- zioni e dispari. ij. Ouanto abbiamo dimostrato giustifica pienamente la definizione, che abbiamo data del determinante, poichc il segno da atlribuirsi ad un qualunque suo termine c d a, e, b, e determinalo quando si dice che esso sara + o — 15 3 4 5 1 secondo che sara pari o dispari il numero delle alternazioni, che deggiono esigersi suUe lettere del termine diagonale a^ b^ c^ d^ e. , acciocche prendano rispetto agli indici la disposizione c^ d^ a^ e^ h^ . (La cosa non cangia menoma- mente se si tengano ferme le lettere e si mutino gli indici.) Per detcrminare il segno di un termine, se gli dementi sieno espressi nel modo generale, la ma- niera piu spedita sara quella che risulta dal teorema del § »^ , e notando che da «. K ^i (h e, ad «3 ^5 <^i < ^4 ha luogo negli indici la soslituzione ((13) (254)) vediamo subito che il segno del secondo termine dev' essere — a motivo dcl- r iinica soslituzione binomia ((13)). Ma se gli elemenli sieno dati in altro modo credo che la maniera meno imbarazzante sia quella del Cramer che ho data al § 4. e che si appoggia al teorema del § /V ,• cioe osservare che 1' ele- mento <;, k superiore in riga ai due che lo precedono, d^ e pur esso superiore a due, ed e, e superiore ad uno, sicche in tutti sono cinque rovesciamenti d or- dine, e percio il segno sara — . DF.I. M. K. PUOK. GIUSTO liELLAVlTIS 141 y'ij. Sc sopra una disposizionc ahcd si fseguisce lipeUilaincntc una me- (lesima sosliluzione si ricadra o preslo o lartli sulla dlsposizioiif |)riiuiliva ; il minimo nnmcro dclle ripetizioni a cio necessaric, ossia il nuinero (It-llc disposi- zioni diircienli (he possono oUencrsi Tncdiautc cpiella sosliluzione, dieesi il grado della sosliluzione. E facile persuadersi die: 11 graJu di una .suslituzione semplice e ugiiale al numero del termini che essa contiene ; ed il grado di una sosliluzione composta e il minimo mulliplo dei gradi di tulle le sostituzioni semplici in essa conlenute. cii/'. Direnio pol grado di un complesso di sosliluzioni il ninnero delle disposizioni dilTerenti, die possono oltenersi medianle quelle sosliluzioni in qual- sivoglia modo tra loro comhinate o ripclule. (]osi \wr esempio il complesso delle sosliluzioni {{ab)) , {(ac) {bd)) (cosliluilo da una sosliluzione binomia, e da una sosliluzione coraposla di due Linomie) e del grado 8." perche medianle quelle due sosliluzioni si ollengono (adoperandole alternalivamenle) sollanto le 8 disposizioni differenli abed , bacd . dcab , dcba , bade , abde , edba , edab . Un complesso di sosliluzioni difFerisce da una sosliluzione composla, in quanlo che le parli di quesla deggiono lulte eseguirsi insieme, ed invece le sosliluzioni del complesso deggiono separalamenle ripelersi tanle voile quanle occorre per trovare tulle le possibili disposizioni differenli. Cos'i unendo insieme le due so- sliluzioni del precedente complesso, sia in un ordine die nell' allro, aab))^{iuc){bd))-{(adbe)) {{ac){bd))A-{{ab))-{{aebd)) si olliene una sosliluzione del solo 4." grado. ix. II precedente complesso di sosliluzioni (una semplice ed una composla) e identico col complesso di sosliluzioni semplici {{ab)) . {{acbd}) •142 SPOSIZIONE F.LEM. DELLA TEORICA DEI DETERMINANT! perche {{acbd)) -f- {{ab)) zz ((«() (bd)) . — Unendo al prccedcnle complesso di 8." grado la sostiuizione ((abc)) si oUiene il complesso ({(lb)) , {(abc)) , {(acbd)) die e del grado 24.", cioe die serve a formare liille le i. 2. 3. 4. disposizioiii posslblli. Qiieslo complesso piio decomporsl iiel complesso del 4.° grado {(abed)) e iiel complesso del 6." grado ((ab)) , ((abc)) . X. La funzione ab-\-cd die non cangia di valore per nessuna delle so- slituzioni, die nascoiio dal precedenle complesso ((ab)) , (ac) {bd)) dell' 8.° grado noil piio ricevere die '—^ — =: 3 valori differenti, quali risultano dalla sostituzione ((abc)) e soiio ab-h-cd , bc-\-ad , ca-^bd. Invece la ac — bd , die non cangia colla sostituzione ((ac) (bd)) sara suscet- tibile di 6 valori quali risultano dal complesso ((ab)) , ((abc)) . x/. La separazione di tutte le possibili disposizioni In due gruppi distinti da questo caratterc, die un numero dispari di alternazioni fa passare da un gruppo air altro, e necessaria anclie per distinguere il segno dell' area d' un triangolo o del volume d'un tetraedro. Se e positivo il triangolo ABC lo sono anclie BCA , CAB ed invece dee considerarsi come negativo il triangolo stesso indicato in uno dei tre modi ACB , CBA , BAC die dilFeriscono dai prece- denti per una sola alternazione. Similmente le 24 disposizioni delle lettere ap- poste ai vertici di un tetraedro si separano in due gruppi, le une indicando il volume positivo, e le altre il negativo ; ed infatti se consideriamo per eserapio le disposizioni ABCD , CABD , die appartengono alio stesso gruppo (per- che la seconda nasce dalla prima mediante la sostituzione triiiomia ((ACB)) , cioe mediante le due alternazioni ((AC) -\- (AB)) ), riconosceremo die un os- servatore posto nel vertice A vede girare le lettere BCD intorno alia faccia opposta del tetraedro per lo stesso verso con cui un osservatore posto in C vede il giro ABD suUa faccia opposta. Sia E un punto posto dentro del te- DEL M. E. PROF. GIUSTO RELI.AVITIS 143 liaedro, i qiiallro tetraedii avranno lo slesso sc|;no di /4BCD , qiiando si so- stituisca la Icttera E a ciascuna dl qneste, quliidi sara JBCD — EBCD + AECD h- ABED -h ABCE ; e questa cquazione valera qiialnnqiic sia la disposizione dei puuti nollo spazio. piiichc si tciiga conlo dci se|^iii. II letracdro AECD puu indicarsi amhe con EADC , porcli(! fra queste due disposizioni hanno liiogo due alternazioni, ec. sicche h anclie ABCD = EBCD + EADC + EABD + EACB . I N D I C E AlloiiiiuioiK' § iij. — Altfinc § 7. — Associati B7. 59. — Azzimutto 78. — Brioschi § i. 10. li. — CAicin § 81. — Cavlev 44. — Chiavi 81. 86. — Cuio -13. — Colonne 3. — Conjugati 55. 58. 73. — Cooidlnate 02. 78. — Cramer, vj. — Deteniiinaiui § 2. — Deiivate-prime 05. 6!». — Diagonale 3. — DifTL'renziali CO. 77. 84. 89. 90. — Dillerenziali-paiziali 70. — Disposizioni § ;. (Griippi (li) § vij. — Elementi § 2. — Elevazione 78. — Eliminazionc 88. — Emisimiiietrici 44. Bl. 59. — Hessiani § 79. — Integrali nnillipli § 78. — Joachimsthal 48. — Laplace §4. — Maovrdi § 47. — Pfaff. — Pfafiiane § 54. 59. — Poliedri 29. — Pseudosiminetrici 41. — Retroderivabilita § 89. 90. — Rijlie 3. — Risultaiiti 4. — Siinbolici § 89. — Simmetriclie 7. 91. — Simmetrici 41. 45. 83. — Sostitiizioni § i, // (Coinplesso di) vij. (Giado delle) vij. — Staidt 29. — Svn ester 40. 73. — Tennine § 2. — Tetiaedco 28. xj. — Vettore (Uaggio) § 78. (Lctta il 21 (/iii(/no 18.H7.) SULLA ROBUSTEZZl DELLE CllDUE \ UPORE MEMORIA DEL M, E. ANTONIO CAPPELLETTO Anche nella coslruzione delle caldaje a vapore, come in ogni altra specie di lavoro meccanico, si giiinse a ben alto grado di perfezionamento : le leggi che per riguardo alia pubblica sicurezza ne regolano 1' uso sono state estese a quanto di piu laiilo pno ricavarsi dalle teorie e dalle buone pratiche che vi lianno rclazione : ed i felici risiillali dell' esperienza confermano tutto cio, e giustificano la lidiicia e 1' indifferenza con cni cjiialunque oggidi anche fra noi cimenlasi a far uso di caldaje a vapore a forti prcssioni. Ed c pure un fatto che in addielro si pubblicavano continuamente sludi ed invenzioni risguardanti la sicurezza delle caldaje a vapore, c che presentemente e ben raro il caso di sen- time far parola, per il che sarebbe a concludere essere ormai esaurito un tale argonienlo. fo pero credo altrimenti, credo cioe che la costruzione delle caldaje sia snscettibilc di ulleriore perfezionamento, che le prescrizioni a cni sono sog- getli i fabbricatori lascino libere alcune essenziali condizioni di sicurezza, e che quindi possano aversi delle caldaje a vapore mal sicure e minaccianti esplosio- ne. E se per buona sorte sono pochi i disastri che abbiamo a deplorare. non e a tacersi che non ne andiamo pero esenti del tutto : e nei casi avvenuti. per quanto io ne potei raccogliere, non si avrebbe a riniarcare alcuna mancanza nelle condizioni che di regola sono prescritte, ma 1' origine del disordine si sa- rebbe palesata in quegli elementi appunto, la di cui determinazione e lasciata libera al fabbricalore. e la cui robustezza non e ad altro appoggiata che alle VII 19 146 NUOVE CONSID. SULLA rxOISUSTEZZA DELLK CALDAJK A VAPORE biionc pialiclie scguite dal fabbricatore stcsso. Potrebbcsi siipporre chc quan- ilo ancbc le iiorme prescrille pella costriizione delle caldaje a vapore oinmeltano di considerare qualche elemenlo, vi fosse poi siipplito coUa cosi delta prova a freddo a cul viene assoggettata ogni caldaja prima di darla all' uso, ma ommet- teiulo di entrar ora nclla questione sulla convenienza ed lUilila di questa prova, osservero die con essa si fa senllre alia caldaja per brevissimi istanti una pres- sione doppia di (juella a ciii deve continuamcnte usarsi da poi, e che la gros- sczza delle parti usata in pratica, c corrispondente alle prescrizioni, e determi- nata assumendo per coefficiente di resistenza il declmo di qncllo produccnte la rottura : ed essendo sotto tali condizioni c non meno che possiamo vantarsi dei biioni risultati finora ottenuti, si vede che per avere una buona riuscita la cal- daja dev'essere da principio ben piu robusta di qiianlo occorra per resistere alia prova a freddo. lo non tendo pero ad introdurre nuove regole e discipline che impongano maggiori vincoli ed inciampi agli esercizi industriali, ma sollanto cerco di ren- dere a norme fisse alcune praliclie nelle quali vaga libero e talora inccrto il fabbricatore di caldaje. E se mi avanzern a proporre qualche nuova pratica di costruzione tendente a sopprimere le accidenlali eccezioni sulla robuslezza delle caldaje, lo faro spinto dal desiderio di portare ogni posslbile giovamento alia cosa, ed eccitatovi dalle particolari circostanze dell' epoca presente, in cui ognuno ben vede come vadano aumentandosi e diffondendosi anche tra noi le caldaje a vapore, e come sia ormai d' uso il vapore ad alta pressione, avendosi ncl bel mezzo delle citta delle caldaje operanli a quattro ed a cinque atmosfere elFettive, e presso le strade ferrate, sia vaganti nelle frequentate stazioni, sia alia testa di numerosi convogli, trovandosi delle locomotive contenenti il vapore alia pressione effettiva di sette e di otto atmosfere. Due sono gli element! che io trovo piu o meno trascurali nella determi- nazione delle condizioni di robustezza delle caldaje a vapore; cioe le pareti pia- ne, 6 le giunzioni nelle pareti cilindriche : ed e pur certo che queste sono le parti pill deboli d' una caldaja, e che quindi la robuslezza della caldaja dipende assolutamenle dalla robuslezza di quelle. Per le pareti piane rcgge pienamenle la gia accennala mancanza di qua- lunque prescrizionc sulla loro costruzione. La legge che regola presentemente 1' autorizzazione all' uso delle caldaje a vapore non cessa di mettere in avvertenza le commissioni esaminatrici onde sia DEL M. E. ANTONIO CAPPELLETTO 447 ben osscrvato c riconosciuto se Ic parcti piane si trovlno convonevolmcnle raf- forzate, ma le commissioni mancando ili qiialunque norma in proposito non pos- sono far meglio che riportarsi alle praliche cognizioni e all' esperienza del fab- bricatore. Per bnona sortc 1' iiso dcllc pareti piane in caldaje ad alta pressione si limita. piio dirsi, escliisivamente, alle locomotive; e la fostruzione delle loco- motive non e sorlita nc sortira mai dalle mani dei pin abili roslrutlori mecca- nici, i qiiali osservano le migliori j)raliclic di costruzione per proprio istitnto. Cio nullaostante sarebbe pur desiderabile die la cosa si riducesse a regola fissa e determinata, sia per eomprendere le generalita dei rasi. sia per dare una si- cura norma di giudizio suUa pressione alia quale possa usarsi una caldaja, sia in fine per avere in tutte le caldaje un egual grado di resistenza relativa, cioe un egual grado di sicurezza. Se si calcola la grossezza da darsi ad una data parete piana perche sop- porti sicuramente una data pressione. sia rlie la si consideri eserritante la resi- stenza rispettiva come un solido prismatico fissato invariabilmente alle sue estremita, sia che egualmente disposta la si supponga leggerissimamente incur- vata sotto la pressione, ed opponentesi colla sua resistenza all' allungamento, ad una maggiore inflessione, si ottengono a prima giunta dei risullati da giudi- carsi inattendibiii, perche discosti troppo da quanio vedesi praticamente usato con buon esito nelle caldaje delle locomotive, ed a cui devesi necessariamente riportarsi onde metier d'accordo la regola coi risultati dell' csperienza. Chi volesse darsi la pena d' istituire e svolgere siffatte calcolazioni trovc- rebbe come nella seconda ipotesi, limilando Tincurvamenlo ad una freccia di un centcsimo della corda, il che produce un allungamento della lamlcra linii- lo ad y^ di niillesimo della sua lunghezza, e che nel ferro equivale a /,^ deilal- lungamento corrispondente al limite di elasticita, si ricavino pella lamiera delle grossezze che per le basse pressioni avvicinansi sufficientemente a quelle della pratica, ma siccome la grossezza della lamiera secondo una tale calcolazione au- meuterebbe proporzionatamente tanto alia sua lunghezza, qiianto alia pressione sull unlla di superficie, cos'i per le piu elevate pressioni ne risnilerebbero delle grossezze straordinarie, quando invece nella pratica non osservasi che un leg- gero aumento di grossezza per un sensibile aumento nella pressione. jNe si potra dire che in cio la pratica sia male regolata. mentre in mezzo alle condizioiii particolari in cui trovansi le caldaje delle locomotive, sia pegli accidentali aumenli di pressione, sia per 1' esposizione a rapidi cambiamenti di 148 NUOVE CONSID. SULLA ROBUSTEZZA DELLE CALDAJE A VAPOUE temperatura, sia pei sussulti dcrivantl dal carreggiamento, sparisce la ragione (li proporzionare la grossezza della parete unicamcnlc alia pressione cui e sot- loposla. Neir altra ipotesi della lastra considerata come ua corpo prismatico in- cassato stabilmenle alle due estremita e che eserclta la sua resistenza rispeltiva, ottiensi per la grossezza della lamiera una quanllta proporzionata alia sua lun- ghczza ed alia radice quadrala della pressione, ma se si assume per coefficienle di resislenza il terzo del coefficiente di rollura, come sarebbe di ordinaria pra- lica nelle costruzioni nicccaniche, si ricavano delle grossezze pella lamiera di ferro ben inferiori a quelle che 1' esperienza ha moslrato occorrere nelle caldaje delle locomotive. Se non che variando opportunemente il coefficiente, e ridu- cendole ad un dccimo di quello di roltura, si giunge alia segucnte semplicissi- ma formula, trascurate le minime frazioni, e — —^'" {A.) 5 nella quale e data in millimelri la grossezza e della lamiera di ferro, quando pongasi per D la lunghezza ossia la distanza fra le due estremita fisse espressa in centimetri, e per n la pressione espressa in atmosferc : e la grossezza cosl ricavata e tale che corrisponde assai bene a quanlo venne finor praticato dai migliori costruttori di locomotive. Quesla corrispondenza della formula colla piii attendibile pratica sussisle in quanto per la distanza D si assuma il diametro d' una lamina plana circo- lare, fissata invariabilmente nel suo perimetro, senza alcuna differenza pel casn che la lamina sia fissata in alcuni punti soltanto del suo contorno. Cos'i per esempio se una parete piana e sparsa di punti di ritenuta disposti in modo da suddividere la faccia in tanti quadrati cguali, si prendera a considerare uno dei quadrati, ed in esso si avra per la distanza D la diagonale, come quella che demarca il diametro della contemplata porzione di parete, risguardata quale un cerchio che sia rattenuto alle estremita di due diametri perpendicolari fra loro. In quanto alia lamiera di rame, di cui si fa pur uso nelle pareti piane delle cal- daje delle locomotive, corrisponde tanto ai dati di pratica, quanto al rapporto fra la tenacita del rame e quella del ferro, come in fine al debito riguardo per r esposizione al fuoco cui sogliono esser soggette le pareti di rame, un aumento di grossezza di una meta in confronto di quella determinata pella lamiera di DEL iM. ]•:. ANTONIO CAPPELLETTO 149 ferro, dielro di che la formula pelle pareli plane di rame nelle caldaje delle lo- comolive sarebbe 2 ' Qiieste pareti plane sono ordinarlamente dlsposte a doppio, cioe vlene de- terminala una capaclta Interna coll' inlervallo clie resta fra due pareti plane pa- ralelle, messe fra lore in contrasto a mezzo di alcune traverse che oltrepassano le due pareti e sono contro di esse ribadlte alle due cime. I slti dl applicazione delle traverse costltulscono quel puntl dl rilenuta che si sono accennatl come determlnantl le varle porzionl circolarl dl parete plana, ed ora resta a vedersi che tali rilenute sieno irremoviblll, ossia die le traverse siano abbastanza resi- stenti, c che la lamlera non sla per istaccarsi dal puntl dl ritenula, squarcian- dosl intorno alle teste formate al capi delle traverse. E qui pure confrontando le dlmenslonl in uso pelle dette traverse con quelle che rlsiilterebbero dalla cal- colazione basata sugli ordinarii coefficient! di resistenza del metalll apparlsce seguito in pratica un grande eccesso nella grossezza delle traverse, tanto rap- porto alio sforzo di trazlone a cui le traverse stesse sono assoggettate, quanto alia lunghezza del perimetro delle loro teste e qulndi alia lunghezza di ([ucl bordo clrcolare della lamlera che vorrebbe essere stracciato pel rilassamento d' un punto dl ritenuta. Anche per le traverse occorrc qulndi riportarsi ai ri- sultatl deir esperlenza, e siccome per queste non solo reggono gll stessi ele- mentl e le stesse avvertenze fattesi rispetto alia grossezza delle lamiere. ma di piu conviene che la loro grossezza sla in un certo rapporto colla grossezza della lamiera perche 11 lavoro della loro inserzione e ribadltura riesca di conveniente solidita, cos"! si potra stabilire che le dette traverse abbiano un diametro pro- porzionalo alia grossezza della lamiera a cui sono applicate. E se per diametro delle traverse, siano queste di rame o di ferro, si assumera 11 doppio della gros- sezza fissata colla formula | ^. | pell(! pareti plane di lamiera di ferro. si sa- ranno con questa regola abbracclati 1 principal! casi pratiri di comprovata sod- disfacente rluscita. Queste regole non sarebbero poi applicabili alle grandi caldaje a pareti piane che sono di uso pressoche generale nei battelii a vapore. Queste si allon- tanano molto dal limiti entro i quail stanno le forme e le dimensioni delle cal- daje delle locomotive, trovansi in circostanze ben different!, e si adoperano a -150 NIOVE CONSID. SULLA ROBl STKZZA Dl.LLE CALDAJE A VAPORE prcssione assai modlca. Per qucsle e piCi conscntanco all' cffettlvo modo dl fiiii- zionare il supporre clic le parcli pianc soffrano una leggerisslma curvatiira, de- tcrminando poi la grossezza dclla lamiera in niodo da liniitare 1' incurvamento a quel grado rhe si reputa conveniento. Conservatc le dcnominazioni adoperate nelle altre formulc, se si volcssc limitato 1' incurvamento alia freccia di un millesiino della corda si avrebbe pella lamiera di ferro enz— . . . (C) , i risultati della qual formula collimano be- ne coUe praticbe piu gcneralmente in uso. L' allungamento a cui sarebbe sog- gelta la lamiera in causa di tale incurvamento non risulterebbe cbe circa /^ di quello corrispondcntc al limitc di elasticlta del ferro, dietro di cbe si vede co- me resti libera, senza inconveniente, una diminuzione nella grossezza cosi de- terminata, tanto piij che in pratica non riesce in alcun modo pregiudizievole un incurvamento delle pareti plane portato anche al doppio od al quadruple di quello superiormente assuntosi per limllc. Non si dovra peraltro trascurare lo sforzo prodotto contro le pareti dal peso deir acqua contcnuta nella caldaja, cbe risulta d' ordinario ben riflessibile nelle caldaje di cui trattasi. Le esposte regolc pella determinazione della grossezza delle pareti piano, per quanto apparlr possano vaghe ed incerte, potranno sempre servire di guida: e non rimarra in ogni caso chc stabilire alcune modalita nella loro applicazione per renderle bene adattate ai vari casi pratici. Tale sarebbe la condizione di non poter portare la grossezza delle pareti plane al di sotto d' un dato limite costan- te, quand'ancbe la formula lo additasse, e cio in riflesso alia buona riuscita di lavoro nella costruzione della caldaja. Inollre vista 1' effcltiva esuberanza delle grossezze determinate dalle suesposte formule si potrebbc lasciarvi libera una diminuzione enlro un limite fissato, alia quale si farebbe luogo quando fosse re- sa conveniente da partlcolari circostanze, a giudizio di chi avra ad approvare I'hso della caldaja. Le giunzioni nelle pareti cilindricbe delle caldaje a vapore, cioe le riunioni delle varie lamiere componenti una caldaja, formano un argomento molto piu importante di quello delle pareti pianc, perche quanto in quest' ultime si trova adottato in pratica un eccesso di solidita, altrettanto in cerli casi le giunzioni sc ue mostrano in difelto, ed a segno tale che in qualcbe caso particolare possono aversi delle caldaje mal sicure e minaccianti esplosione come dlcea da principio. DI;L M. K. ANTONIO CAPPKLLETIO -151 Di qiioste glunxioni alciine sono longiliidinali che servono a comporrc (Idle zone amilari, altro sono trasversali che servono a congiunger fra lore r una appresso aU'allra Ic zone anulari per lomporne 1' inliero invohicro cilin- drico. Ill iin recipiento cllindrico assoggettalo ad nn' interna pressione uniforme ogni unila di lungliezza d' una giunzionc longiludiiiale resta lesa con uno sforzo equivalente al prodoUo della pressione sull' unita di superficii; molliplicata jier la meta del diamelro, ed ogni unita di lunghczza d' una giunzione trasversale soffre una tensione equivalente al prodolto della slessa pressione sull' unita di superficie molti[)licata per un quarto del diametro del recipienle. Quindi le giunzioni longitudinali devono resistere ad uno sforzo doppio di quelle a cui sono soggette le giunzioni trasversali, ossia, pcrclie il recipiente cilliidrico pre- sentasse la stessa robuslczza in tutte le sue parti, converrebbo che ogni giun- zione longltudinale fosse altrettanto resistente quanto lo c la lamiera piena, ba- stando poi che le giunzioni trasversali offrano la meta di tale resistenza. Ora siccome le giunzioni ben costruite sono resistenti per oltre una meta di (pianlo lo sia la lamiera piena, come vedrerao in seguito, cos'i nelle giunzioni trasver- sali, costruite com' e di costume, k assicurata la robustezza della caldaja, e ba- stera quindi occuparsl delle giunzioni longitudinali. In quanto alia resistenza d' una giunzione e da osservarsi che dessa pui'i sciogliersi in due modi, cioe o col troncamento delle bullelte con cui sono fra lore inchiodate le lamiere, o collo stracciamento delle porzioni di lamiera che restano fra una bulletta e I' altra. Conoscendosi i coefficienti di resistenza delle bulletle, e delle intermedie porzioni di lamiera, si avrebbe nel minore dei due risultati la resistenza della giunzione, ma tali coefficienti di resistenza non sono ben conosciuti, ed anzi in quanto alia resistenza della bulletta presenla (juesla un argomenlo di meccanica esecutiva che quantunque di molla importanza, pu- re venue fino ad ora poco o nulla trattato : ed a tale riguardo mi permelto di fare una breve diversione dal soggetto principale. La resistenza d' una bulletta al suo troncamento per trazione trasversale e del tutto diversa da qualunque dei quattro modi di resistenza che la meccanica contcmpla nei corpl solidi, c che sono la resistenza alia compressione, all' allun- gamcnto, all' inflessione ed alia torsione. Di queslo genere di resistenza non si oc- cuparono in generale glistudiosi, ed il Naviereforse I'unicoche nefaccia un quai- che cenno, chiamandola resistenza laterale dei corpi. occupandosi a dimostrare i52 NUOVE CONSin. SULLA ROBIJSTEZZA DELLE CALDAJE A VAPORE con un processo dl calcolo, cli' io avrei creduto superfluo, esscre una tale resislcii- za proporzionalc all' area della sezione di rotlura ; e daiulo 1 risullati di qiialche parziale esperimento fattosi suUa rottura lateralc di alcune poche specie di le- gno, c nulla piu. Vane riuscirono tutte le altre ricerche da me falte per avere il coefficiente di resistenza laterale dei soiidi, cioe di quella resislenza di cui s' in- ( ontra un uso il piu generale nelle coslnizioni architettoniche e meccaniche. Se non clie un dato parziale e precisamente relative al caso ch' io contem- plava delle giunzioni di lamiera a mezzo di buUette mi venne fatto di ricavare da alcune relazioni sulla costruzione del grande ponte tnbulare erettosi al passo di Menai in Inghilterra. Mi riportero quindi a questi dati nel valutare la resi- stenza delle giunzioni, ma dappoiche fin dalle prime io voUi lentare su di cio qualche esperimento, cos'i non ommettero di accennarne i risultati, i quali quan- tunque scarsi ed incompleti, in ragione dei mcschini mezzi dei quali potei dispor- re, pure non cessano di presentare qualche osservabile particolarita. Mi servii di tre grosse laniiere piane di ferro tcmpcrato soprapposte 1 una allaltra, e delle quali le due esterne erano fra loro stabilmente unite in forma di cassetta men- tre r altra potea scorrere a dolce fregamento fra quelle due. Alcuni fori di dil- ferenti diametri servivano ad inserire dei fili metallici di varie grossezze attra- verso tutte c tre le lamine ; c quindi appesa stabilmente la casselta, si attaccava un peso alia lamina intermedia scorrevoie, e si andava aumentando queslo peso fino a produrre il troncamcnto in due siti del filo metallico. Il peso occorso di- videvasi per 1' area sommata delle due sezioni di rottura, onde dednrne il coeffi- ciente della resistenza laterale relativo all' unita di sezione. Oltre ai piccoli iori pei fili metallici erano praticati nell' istrumento due fori maggiori, I'uno quadro e r altro rotondo, per assaggiare la resistenza laterale dei legni; ma con quesli per quanto siensi moltiplicati gli csperimenti non si riusci mai ad avere clie dei risultati molto fra loro disparati, anche con pezzi di legno ricavati dalio stesso ceppo, e cio in causa forse delle dimensioni dei pezzi assaggiati, che non erano sufficienti per dare un medio delle varie densita e tessiture di fibre che incon- transi nei legni. In quanto ai metalli vennero sperimentati dei fili di ferro, di rame c di ottone, dei diametri di uno, di due e di tre millimetri, e se n'ebbero in medio i seguenti risultati : A." La resistenza laterale e molto piu forte nei fili sottili che nei grossi, ma. oltre una certa grossezza, rimane costante in modo che non presenta valuta- DEL M. i:. ANTONIO CAPPELLETTO 1 53 bile differciua fra i fill (11 due milHmelri c qiielli plu grossi. Cio sla in analogia loi ben noti risnitali della rcsislenza assolula ossia della resistenza alia trazione longiludiiiaie, e qiiindi parlando dcU' una o dell'altra noniincro sottili i fili del diametro di un millimetro, e grossi quelli di due millimetri e piti. 2.° La resistenza lalerale del ferro risullo in medio di chil. -110 per mil- limetro quadralo nei fili sottili, e nei grossi di thil. 47,70. 3." 11 rame presenlo la resistenza di chil. 89 nei fili sottili, e di chil. 36 nei fili grossi, 4." L'oltone si ruppe sotto il carico di chil. 106 in fili sottili, e negli altri sotlo quello di chil. 36. 5." II rapporto fra la resistenza laterale e la resistenza assoluta risulto di i. ^y,j|,, nei fili di ferro sottili, e di ^"/^^^ nei grossi. 6." Nei rame tale rapporto fu di i, ''/^^^ pel fili sottili, e pel grossi di "/^^. 7.° Neir ottone la resistenza lalerale fu i, "/^^^ dell' assoluta pel fili sottili, cd '°/|(,^ di quella nei fili grossi. 8.° Le suindicate risullanze si ottennero sopra fili metallici trafilati ; e ri- petutl poscia gli esperimenti sopra fili assotligliati colla lima si ebbero del ri- sultall cos\ svariati fra loro da non poterne far conto ; in tutti pero si ebbe una forte diminuzione sui dali ottenuti cogli altri fill. 9." Finalmenle furono ripetuti gli esperimenti con fili ricotti, e se ne trovb aumentata del 20 per 100 la resistenza laterale nei fili di ferro s"i grossi che sottili, e diminuita egualmcnle per ognl grossezza di filo del iO per -100 nei rame, e del 22 nell' ottone. Quesll risultati potranno riguardarsi come datl dl semplice approssima- zione, mentre per servir di base all' esatta determinazlone del coefficienti di re- sistenza, vorrebbero esserc eseguiti gli esperimenti in plu grande scala, osser- vatl assai diligentemenle, e ripetuti molte volte e sopra pezzi metallici svariati di provenienza e di fabbricazione, meglio dl quanto io abbia potuto fare. Nulla- ostante mi sembra raeritare alquanto di osservazione alcune emerse particolari- ta, cioe : che nei fili sottili di cadauno degli esperiti tre metalli la resistenza la- terale e magglore della resistenza assoluta, ed inversamente nei fili grossi: e che colla ricuocitura la resistenza laterale si aumenta nei ferro e si diminuisce nei rame e nell' ottone. Tornando ora al soggetto principale, e supposta conosciuta la resistenza delle bullette e quella delle frappostevi porzioni di lamiera. e certo che per avert VII. 20 154 M'OVK CONSll). SCLF.A KOBUSTEZZA HELLK CALDAJE A VAPORE nella giunzioiic la ma{!;j^ior resistenza occorrera proporzionarne le parli in modo (■lie queslt! due rcsisleiize sicno ej^iiali fra loro, menlrc 1' aumcnlo dell' una an- drebbc a diininiizione dell' altra, rcstando la minore di esse a rappreseutare la resistenza della giunzione. E pol da osservarsi che ritenuto costante il rapporto fra la sezione delle bnllelte e la sezione delle interposle porzioni di lamiera. sembrerebbe a prima giunta di potcr aumenl^ire a volonla 1' una e I'allra di tali fjuantila. e qiiindi anclie la resistenza della giiinzione, perche per un dato au- niento nella distanza fra le buUetle, occorre un aumento proporzionalaniente minore nel diametro delle bullelte stesse, a molivo che la sezione di queste nl- lime cresce non in ragione semplice del diametro, ma in ragione del suo qiia- drato. A cio pero non si adatta la pratica, la quale per una data grossezza di lamiera non concede di aumentare oltre un certo limite la dislanza fra le buUet- le. sia per la buona riuscita del lavoro, sia per evitare le fughe d acqua o di va- pore negl' intervalli delle bullette. L qui cade in acconcio di rimarcare come le proporzioni fra la grossezza della lamiera, il diametro delle bullette, e la distanza fra di esse siano lasciate intieramenle libere ai fabbricalori, e non formino mai soggetlo di osservazione nell'esame ed ammissione d una caldaja a vapore. Ne su di cio si puo sempre fidare nell'abilita dei costruttori, come si disse per rapporto alle caldaje delle locomotive; mentre se ne occupano ormai tulle le dassi di artigiani ferrai, ed io ebbi a vedere plu d'una caldaja a vapore costruita in lamiera di rame da uno dei pill mescblni fabbri-ferrai di villaggio, scnza alcuna norma, e solo prenden- do ciecamenlc ad esempio qualclie altra caldaja per nulla paragonabile a cjuelle da lui alia meglio coinposle. Ed e pur certo che le proporzioni fra le varie parti d'una glunzione possono cssere tali da ridiirne facilmentc la resistenza alia terza ed anclie alia quarta parte della resistenza della lamiera plana. Ora e ben vero che nella formula adoperala per !a grossezza delle pareti delle caldaje, quale e prescritta dalla legge, e assunto per coefficiente di resistenza il decimo del coeffi- oienle di rollura delle lamiere di ferro; ma se si considera che la legge autoriz- za ad usare la stessa grossezza di pareti anche pelle lamiere di rame, la di cui tenacila non e che i due lerzl di quella del ferro, e che nella giunzione puo aver luogo la snpposta riduzione della resistenza ad un tcrzo o ad un quarto di quella della lamiera piciia, chiaro si vcde come mal possa fidarsi nella robustezza delle caldaje, in cui sia trascnrata una convenlenle proporzione fra le parti coslltuenti le giunzioni longitudinal!. I)i:i, M. K. ANTONIO CAPPKLLF.TTO 455 Ora faceiiflosi ad analizzare la resistenza d'una {^iunzione, abbiamo primle- ramonte iin dalo sulla rcsislenza iaterale delle bullclte riportalo nolle sopracti- tale Memorle sul j^rande ponlc tiibulare inj^lese, c\oh die per troncarc laleral- mcntc una bulicUa del dlaiiulro di inillimt'tri 25, "/(^ occorse uno sforzo di rliiloj;. i6250 quando la biillctla iiiiiva due fogli, ed uno sforzo doppio quando ne univa Ire disposli a forcella, il clie in un caso c ncll' altro importa una resi- slenza lalerale di cliilog. 3l2, "/^^^^ per millimelro quadrato di sezione. In quanto alia lamiera di ferro, dellc grossezze usate pelle caldaje a vapore risulla per medio dei varii dali che si conoscono la resistenza alia trazione di chil. 35 Vj per millimelro quadralo, ma questo coefficienle non e applicabile al caso ora contemplato delle porzioni di lamiera che reslano inlermedie allc bul- lette d' una giunzione. Quesle porzioni di lamiera non sono ratlenule per tulla la loro larghezza. e sotlo una prevalente tensioiie ccdono con una squarciatura progressiva, che in- cominclando ai due lati procede verso il mezzo. Da cio risulla nella resistenza una diminuzione che non si conosce, c che dilficilmente potrebbesi analizzare. per cui non resta che riportarsi anche in cio alle pratlche dei migliori fabbrica- lori. Ic quali praliche nel Periodico industriale dell'Armengaud trovansi raccolte ed abbracciate sotto alcune formule danti Ic proposizioni fra la grossezza della lamiera e le altre misure delle giunzioni. L'essenziale di quesle proporzioni consiste nella determinazione del diame- tro delle bullelte, e della dislanza Ira loro, e questa e data assegnando al dia- metro del gambo d ogni bullelta una volla e mezza la grossezza della lamiera coll aggiunla costanle di quattro millimetri, ed all' intervallo fra due bullette successive una volla il diametro della bullelta aumentato di dieci millimetri, o, cio che torna lo stesso, assegnando alia distanza da cenlro a centro delle bul- lclte il Iriplo della grossezza della lamiera aumenlato di 14 millimetri. Con que- sle proporzioni. applicate alle grossezze delle lamiere che sono in uso per le cal- daje a vapore cioe a quelle che stanno fra i cinque ed i quallordiri millimetri di grossezza si otlienc. salve pictolissime differenze, la sezione delle bullelle eguale a quella delle inlerposlevi porzioni di lamiera. cosicclie in nueste ultiine si con- sidera coll' indicata regola una resislenza alia trazione eguale alia resistenza la- lerale dellc bullette. In tale manicra resla convenienlemente compensala la gia rimarcala diminuzione di resistenza, ossia maggiore facilila di squarciamenlo a cui sono soggellf le contemplate porzioni di lamiera in conlronto della lamiera 1 56 NUOVR CONSin. sulla robhstezza deli.e caldajr a vapore pieiia. dappoii'he il coefiiciPiite di tale resistenza va ad cssere diminuito dl un (loclmo. I n inconvcnienle a ciii condurono le indicate regole si e che la propor- /.ioiie fra la sezlone di lamiera che resta noUa giunzioiie (o la sezione delle bul- lette che le c eguale) e la sezione della lamiera piena, varia col variare della grossezza della lamiera, in modo che la prima corrisponde a "/ ^ della seconda pelle lamiera grossc 5 millimetri, ed a '*/ioo P^'^^ lamiere grosse i4 millimetri; ma per togliere qnesla disparita converrebbe che 1' espressione del diametro delle biilletle e della loro rispettiva distanza fosse data in ragione semplice della grossezza della lamiera senza 1' aggiunta di qiiantita costanti, dietro di che si cadrebbe in un pifi grande inconveniente, in quello cioe di aver le bulleUe troppo fra loro vicine per le lamiere sottili e troppo lontane pelle grosse, in modo da non potersi pralicamente oltenere le caldaje di buon lavoro e di buona tenuta. Fra gli esperimenti fattisi pello studio del grande ponte tubulare inglese fignra (jiiello pure della prova di resistenza alia trazione nelle giunzioni di lamiere, o si trova registrato che rappresentando col numero 100 la resistenza della la- miera piena, risulto di 56 la resistenza d' una delle ordinarie giunzioni eseguita con un rango di bullelte, e di 70 la resistenza d' una giunzione formata a due ranghi di bulletle, come talvolta si pratica pei lavori di maggiore importanza. Non e detto quali rapporti si fossero tenuti nelle sperimentate giunzioni fra la grossezza della lamiera, ed il diametro e distanza delle bullette; ma puo ben ritenersi che si saranno seguiti in quell' occasione I metodi dei migliori co- struttori. Ora confrontando queslo dato coUe risultanze della regola Armen- gaud, si ha che dielro quella regola la sezione delle bullette varia dai ^'/^^^ ai *'/|^g della sezione della lamiera piena, ed essendo la resistenza lalerale delle bul- lette equivalente al V^^ della resistenza assoluta della lamiera, risultera una re- sistenza nelle giunzioni che stara fra i ^"'/^^^^ ed i ^y^^^ di quella della lamiera piena : e sta appunto fra questi limit! (cioe di "/j^j^j della resistenza della lamiera piena), quella trovata coi suaccennati esperimenti nelle giunzioni formate con un rango di bullette. Si ha pure, come fu detto, che nella formula delerminante la gros- sezza delle pareti secondo la prescrizione della legge e preso per coefficiente di resistenza il decimo del coefficienle di rottura per trazione della lamiera di fer- ro : quindi rappresentando coll' unita lo sforzo di trazione sofferto dalla parele della caldaja, sara rappresentata da iO la resistenza alia rottura della parete nel campo delle lamiere, e variera la resistenza della giunzione longitudinale da 5 '/,y a 5 7,y secondo che la grossezza della parete varia dai 14 ai 5 millimetri DFX M. E. ANTONIO CAPPELLETTO i 57 pelle lamiere dl ferro, e da 3 "/.oo '"* ^ "/.oo P'^"'-* Jamiere di rame. Da cio si vede come usando le grossezze prescriltc dalla Icgge pelle pareli delle caldaje, si ot- Icnga anche nolle giunz-ioni un eccesso di resistenza ; e qiiesto deve poi ritenersi sufficienle a far fronle a tiilli gli accident! cui possono andar soggclte le caldaje a vapore dieiro i buoni risiiltati della ormai lunga esperienza. Ma qiieslo eccesso di resisten/,a sara piu o meno diminuito, e ridoUo an- che insufiiciente al sicuro ufficio della caldaja, se nelle parli componenti le giiinzioni longitudinali si useranno delle proporzioni diverse da quelle indicate ; e si polra da questo e da quanto si e prima esposto concludere : i° Che ammessa nelle caldaje cilindriche a vapore la grossezza delle pareti qual' c prescrilta dalla legge, nolle giunzioni longitudinali ad un solo rango di bullette dovrobbe scguirsi I' indicata regola di toner il diametro del gambo delle bulletto eguale ad una volta o mezza la grossezza dolla lamiera coll'aggiunta di 4 millimetri, e la distanza fra le bullette da centro a centro eguale al trlplo della grossezza della lamiera aunientato di iA millimetri. 2.° Che qualora nelle giunzioni longitudinali d'una caldaja clHndrica non fosse slata osservata la detta regola, sarebbe da calcolarsi quale sia in essa, nel- r unita di lunghezza della giunzione, la somma delle sezioni delle bullette, e quale la somma delle sezioni delle interpostevi porzloni di lamiera. La minore di queste quan'ita dctermlnerebbe la limitazlone della resistenza della giunzione : quindi II 'apporto fra essa e quclla quantlta che sarebbe risultata a tenore della regola jarebbc pure il rapporto fra la grossezza della parete ed una grossezza rido'ta, e quest' ultima dovrebbc prondersi per norma onde giudicare della pres- sione a cui polra permellersi di usare la caldaja. 3." Che se le giunzioni longitudinali fossero escgulto a doppio rango di bul- lette, calcolalo prima come or ora si e dello di qual grossezza sarebbe a cousl- derarsi la parete della caldaja secondo le proporzioni tenule in cadauna linea dl bullelte, sarebbe poi da aumontarsi la cakolata grossezza nel rapporto di 70 a 56, e giudicare sulla grossezza cos'i risultanle la pressione di cui la caldaja puo ritenersi susceltlblle nell' uso. Fissate in tal modo le avvertenze e le norma che io crederei necessarie per ben assicurarsi della robuslezza delle caldaje a vapore, restera sempre a dirsi che in causa delle giunzioni longitudinali nelle ( aldaje cilindriche si dove adope- rare una lamiera la cui grossezza e per se slessa di un'eccedenza inutile; cioe che se non fosse per riguardo alle detle giunzioni longitudinali sarebbe sulli- 458 NUOVK CONSID. SULLA UOBUSTEZZA DELI.K CALDAJK A VAPOUK ( lentf una lamiera molto piii sottile. Ora la minor grossezza delle pareli d' una (aldaja prcsenla varii vanlaggi rhe prcsi insleme risultano di molta impor- lanza. Si ha primieramenle die il peso e qiiindi il vaiore delia caldaja sarcbbe proporzionatamentc diminnito. In secondo luogo la caldaja sarobbe di maggior durala comiinqiie a primo aspelto sembrasse il contrario, e cio sia pcrclie il metallo ridolto in lamiera riesce piu compatto e scevro da difetli quanto pin la lamiera c sottile. sia perche la faccia esposta al ftioco va meno soggelta a dete- rioramento il quale e assai rapido nelle caldaje a grosse pareti. In terzo luogo la raldaja riesce d'uso pin economico come puo dedursi leoricamente, e viene chiaramentc confermato dalla pratica. Difatti ricavasi dalle formnle del Peclet, che tenute costanti la superficie riscaldata, la quanlita di calorico trasmesso, e la temperatura della faccia interna della parete, la lemperatura della faccia esterna eccede quella dell'altra di una quantitii proporzionale alia grossezza della lamiera; donde si deduce che la caldaja a pareti piii grosse per dare la slessa quantita di efFetto esige un fuoco piii intense, e lascia fnggire il fumo a piii alta temperatura : e I'effetto e ben comprovato dalla pratica. non solo nell' nso delle caldaje a vapore. ma eziandio, e come tutti conoscono, nell nso delle caldaje co- muni adoperate nelle arti e per nso domestico, ove per ottenere e mantenere r ebollizione in un vase o caldaja si consuma lanlo piu combustibile per durata ed intensita di fuoco quanto piu grossa e la parete del vase. • ' ■ Sorge quindi il quesito sul modo di evitare nelle pareti delle caldaje a va- pore r inutile e dannoso eccesso di grossezza, o in altri termini sul modo di ot- tenere delle giunzionl di lamiere die ofFrano una resisteiiza alia Irazione eguale a quella della lamiera plena : ed io chiuderii questi brevi ceniii indicando come crederei di soddisfare a cio. Un modo che non e difficile da immaginare sarebbe quello di far costruire le lamiere con bordi o liste ingrossate ai due lati destinati pelle giunzioni longi- ludinali, in modo che la giunzione a bullctte si facesse sulla grossezza di lamiera quale per legge e prescritta relativamente al diametro ed alia stabilita pressio- ne, e che il campo della lamiera avesse di grossezza, secondo le circostanze, dai 52 ai 59 centesimi di quella dei bordi per offrire una resistenza eguale a quella della giunzione. Deve pero osservarsi che sarebbe assai difficile di ottenere delle lamiere cos'i conformale, e quanlunque i grandi e continui progressl nell'arte di preparare il ferro da opera possa dar lusinga di piii o ineno sollecila riuscita DEL M. H. ANTONIO CAPPEI-LETTO i59 anche in lale qualila di lavoro, inillaostanle, c pel duhbio della cosa, e perche sarcbbe desiderablle di ottcncre reirdlo coi mczzi di costruzione di cni siamo in possesso, mi soiio accinlo a stiidian; c. scmbrami d aver trovato un modo di giiiiizloiie d('ll(! lamicre comiini soddislaccnh: alia condizionc di averc in t-ssa una lesislen/.a alia Irazione egualc a (iiiella cbc od'rc la lainiera nel suo cainpo. Tale giunzione sarebbe (ormala nel modo seguente : Siiir Olio della lamiera deslinato pella giunzione dovrebbe prodursi un ingrossamenlo a forma di cordone sporgenle ollre le faccie della lamiera, ed al- quanto appianato sulla ironic. Ouesto si otliene senza dllTicolla colla ricalcaUi- ra, che sta fra le praliclie piii usuali del fabbro ferrajo, 11 quale, coadiuvalo da opporUini allrczzi, da all' ingrossamenlo la forma cbe si desidera. Siipposlo un ingrossamenlo di dimension! sulfuienti, se si prende ijuesto in una lanaglia abbastanza slringenle e robusla, alia quale si appliclii lo sforzo di trazione, stando la lamiera stabilmenle fissata allallro estremo, e certo che la lamiera resislera alia trazione egualmenle in lutla la sua estensione senza pre- sentar difetto di resistenza al sito di presa della lanaglia. Quindi se si raccostlno r uno all' altro due bordi di lamiera come sopra apparecchiati, ed abbiasi mezzo di obbligare solidamenle fra loro i rispeltivi ingrossamenti o cordoni. si avra la giunzione che si desidera. 11 rollegamento dei due ravvicinati cordoni non e dilficile da ollenersi co- gli usuali mezzi di costruzione, avuto anche riguardo alia condizione, che pure e essenziale nelle giunzioni, della perfetta tenula d' acqua e di vapore solto forti pressioni, e cio ricoprendo la giunzione con una lista di ferro opportunemenle incavata cioc conformata a canale di sezione retlangolarc, cntro il quale siano allogatl forzalamente i fianclii ravvicinanti dei due cordoni, e tenuti fra loro riu- niti e strcltl come in una morsa. Contro a questa cioe alia faccia opposla della lamiera si follochi una lista cguale per riunire gli altri due fianchi dei cordoni. e si slringano pol 1' una contro laltra queste due listc facendovi passare lullo a dilungo un rango di bulletle, con che la giunzione sara compiuta. Le liste in- cavate si possono avere facilmente perche ricavabili colla cilindralura come lo e dei ferri d angolo, delle rotaje c simill: e quanlunque colla cilindralura non si possano ricavare dei pezzi la cui sezione presenli dei vani rientranti. pure si po- tranno avere senza difficolta le sopra indicate liste, anche colla cavila a sponde convergenti \erso la bocca. come sarebbe pur utile onde le sponde adunghiasse- ro i cordoni delle lamiere. e sollo lo sforzo di Irazione la giunzione Icndesse d60 NUOVE CONSIf). SULLA ROBUSTEZZA DELLK CALOAJK A VAPORE piutlosto a ehludersl clie a sciogliersi. Cio di fatti puo ottenersi in due modi. ( ioi' o formando da prima la lisla leggermentc carlocciala colla convessita dalla parte del tanale. e raddrizzandola poscia con una seconda cilindratura ; ovvero lasciando da prima le sponde un po' piu elevate del bisogno, e schiacciandoli poscia sotto il cilindro ; coll una o coU' allra delle quali operazioni le sponde ihe prima erano fra loro parallele, acquisteranno la desiderata convergenza verso la bocca del canale. Una giunzione cos'i formata, sotto uno sforzo suffi- ciente potra cedere in tre modi, cioe o collo squarciamenlo delle liste scanalate lungo la linea dei centri delle bullette, o colla piegatura o squarciamento delle sponde di dette liste, o finalmenle col distacco dei fianchi dell'orlatura o cordo- ne delle lamiere. Al primo modo di cedere si oppone la grossezza delle lisle nel fondo del canale : al secondo la grossezza delle sponde del canale, e la grandezza e frequenza delle teste delle bullette che impediscono il rivoltarsi delle sponde suddette : al terzo la grossezza dei cordoni ai lembi delle lamiere misurata tra- sversalmente alia giunzione. Ora siccome le dimensioni di queste parti possono variarsi liberamente senza alcun ostacolo, cosi resia in piena facolta del costrut- tore di dare alia giunzione quel grado di resistenza che si desidera. Non rimarra quindi che determinare li piu convenienti rapporti fra la grossezza della la- miera e la misura delle varie parti componenti la giunzione, al che io credo ne- cessarii degli esperimenti sopra saggi di giunzione eseguiti in grandezza effettiva: esperimenti pei quali occorrono dei mezzi piu che mediocri, e che rimangono quindi fra i miei desiderii. (Letta il 24 ayosto I8S7.) SULLA TUBERCOLOSI DELL' UTERO E DEGLI ORGAM AD ESSO ATTIINENTI OSSERVAZIOM DEL M. E, DOTT. GIACIA'TO XAMIAS cos l.\A TAVOLA 11 Kokil;insky uel suo Trattato di anatomia palologica (1) nola come un Jatto di non liei>e importanza^ clie il testicolo soggiaccia non di rado alia luber- colosi e per 1' opposlo ne sia immune I' ovaja nella quale, secondo le propria osservazioni, ei nega (2) assolutamenie la produzione dei tubercoli. Alcuni esempi da me riscontrati nel cadavere, contrarii a quella recisa ne- gazione, io teniii sulle prime per dubbii, altesa la ragguardevole di lui aulorlta. Essi pero in breve sonosi moltiplicali nella frequenza di tisiche venienli a finire i lore giorni nel civico nostro spedale, cd ebbi occasione d' iterare le ricerche c pienamente convincerrai che sopra tale proposito le idee ricevute non eran giu- sle per difetto di studii anatomici. I nuovi fatli, che qui espongo, bastcranno, io spero, a mettere in evidenza quanta parte prendano gli organi genitall muliebri nelle malattie tubercolarL Le quali posciache comparisrano piu frequenti che in ogni viscere nei polmoni, alle cui ofFese e generalmente dovuta la morte dei tisici, le indagini spesse fiate a quegli organi unicamente si rivolgono, trascurando gli altri meno necessarii alia vita. Nelle adunanze mensuali chetengono imedici echirurghiprimarii alio spe- dale civile, ho rlferilo in luglio 1854 (3) essere mancata nelle mie sale una fan- (i) Prima (rad. ilaliana. Vcncjia i853, Tom. Ill, pag. 6oi. (2) Ivi, p. 727. (3) V. le rrlaiioni Ji quelle adunanze nel Giornah f^cneto dt scieme mediche. VII. n 162 SCLLA TUnEUCOIOSl DElj/l)'ll.I\0. IX. liulhi d'anni 47, vissiila in quelle soli 5 giorni, entratavi coH'oppressione di re- spiro c !;> prcilpilosa frcquciiza di polsi preminciatrici di niorte iininlncnle. Ncl rndaverc lio trovato, ollrc graniilazinni minulissime liibercolari nci jtolmoni. r i(l(Mitica inalcria di quelle nella pleura, iiel periloneo, iiella interna superficie intestinale sotto forma di boUe, e sparsa nella soslanza delle ovajc rhe aveano raggiunto il volume di mezz'uovo di picclone. Kra essa addensala in grumelli per figura e grandezza simili a grani di frumento enlro la cavlla ulerina. Leggesi nella dispensa di maggio 1855 del liuUellino delle scienze medi- clie di Bologna die il prof. Brugnoli pel museo palologico di quell' I niversita rarcolse un ulero nella cui intercapedine risrontraronsi griinii liibercolari di- scendenti dalle tube falloppiane die nc crano assal distese. I polnioni, le pleure. le meningi e il peritoneo vedevansi gremili di tubercoli migliari. Dove quest ulti- mo ha nome di niesenterio apparivano piccole masse dsticbe della stessa mate- ria alquanto rammollita. « Come, soggiunge il narratore di questo case, puo » trovarsi lale sostanza e nell' ntero e nelle sue appcndici ? Vi e ella stata gene- n rata r ome avvicne al dissollo delle sierose e nei parendiimi, ovvero apportatavi » dal di fuori? Qualora si ponga mente che alle mucosc non e dato di secernere )> tubercoli, fa d' uopo ammettere la seconda supposizione. Ma quali, chiede- >' rassi, saranno stati gli strumenli eiferenti di quel prodotto eterologo nellin- )' terno della matricel' A quesla inchiesla crediamo non sia agevole il rispon- » dcre ; pure non potrebb' essere die le tube avessero assorbito colle loro fim- s brie dal peritoneo (come dalle ovaje gli ovuli) alcuni granuli tubercolari di » cui quesla sierosa era s\ sopraccarica, alcuni di quel tumoretti di sostanza 0 lubercolare rammollita, involli da sottilissima cisli die in copioso numero « quasi liberi e attaccati solo ad un lungo e tenue filo esislevano nella cavita » peritoneale? Quantunque questa spiegazione non sia suscettibile di tale dimo- >< slrazione che la renda certa, pure perclic non e in urto colla ragione, ne in » contraddizione col modo difunzionarc delle tube medcsime, la riteniamo molto » simile al vero ; d' altronde non sapremmo in che altra guisa dar si potesse » conto di tale fenomeno. » Non so con quale appoggio si dica alle mucose non esser dato di secernere tubercoli. Senza opporre le mie osservazioni delle quali faro tosto cenno, mi ba- stino quelle del Louis nelle sue Piicerdie (1) sulla lisi. (i) Paris 184^1 P' '4°- DEL M. E. GIACINTO NAMIAS 1G3 Narrando 1111 nolevolissimo caso (liliibcrcohirc piodiixione nt-llc vcscidifUe seminali. avvertc die si manlenevano regolari le iiilerloricondiiioni anatomic he di qiiesle. jSoii vi era Irasforinazione

  • arie direzioni. La cauita dell utero contiene pus tubercoloso, il quale di sofenle vi si accumula per I'otturamenlo dell' orifizio interno, e raccoglien- dosi ifi in certa copia e causa che I' utero si dilati ed acquisti una forma glo- bosa. Fra gli esempii che io bo addotti quella interiore membrana non prc- sento trasformazioni o screpolature. JNella fig. 2 sono segnali i gruppi di gra- nulazioni tubercolari alio stalo di crudita enlro la cavita dell' ulero, rivcslito della propria tonaca mucosa in condizione nalurale. Naturali erano del pari le membrane componenti le assoltiglialissime pareli ulerine della sopra indicata fanciulla, dislese da molta copia della medesima materia. 4. Gli studii del prof, di Vienna si accordano coi mlei nelln staluire che la tubercolosi delle tube, ordinariamente associala alia lubercolosi ulerina, puo (i) Op. cil., vol. cit., p. 670- (a) Ivi, p. 710. 166 SUI.LA TUr.ERCOLOSI DELL UTERO, EC. svihipparsi anche senza di questa. In talc malatlia ei IrovoUe (1) rigonjie, tenenti ijfi decorso tor/uoso, simile alle circonvoluzioni intestinali^ e \eramenle imi- tano r aiulainenlo cVinteslini Itimidi, attaccati al meseiitcrio, c tali lo le rappre- sentai lu'lla fij^. \, tralla dal cadaverc. Tagliaiidolc Irasversalmente uscivane materia tubercolare o rinianeva vuota una spaziosa cavita, ma non riscontrai t infiltracione delta menibrana mucosa indicata dal Rokitansky, o altra dege- nerazione delle pareti che olturasse, com'egli dice, il caiiale della tuba, in ciii tollane la materia contennta e la grande ampliazione del lumc tulto slava con- forme a naliiia (fig. 3 ; 2, 5). 5. Contraddice il fatto alia dottrina che le mucose membrane non secer- nano materia tubercolare e che, trovandosene nella cavita dell' utero e delle tube falloppiane, dehbasi supporla assorbita dal peritonco per mezzo delle fim- brie di quelle. 6. Nella lubercolosi delle tube io vidi costantemente la materia eteroge- nea manchevole nella loro parte piu vicina all' utero. di che accagionai il lume ivi per natura angustissimo, allargandosi il canale nello scostarsi dall' origine. 7. Nelle ovajo, in cui il Rokitansky mai non vide tubercoli, io li riscon- trai iteratamente in tale abbondanza che, staccandoli. rimaneva di quelle la sola tonaca csteriore, come staccando la polpa d' una castagna ne resta soltanto la buccia. Deducesi da tutte queste osservazioni, negli organi genitali interni mulie- bri polersi, del pari che in ogni altro luogo del corpo uniano, raccogliei'e mate- ria tubercolare, la quale in essi non venne finora ricercala colla solerzia che si uso neir ispezione anatomica dei polmoni. Eppure con turbamenti delle fun- zioni uterine incomiciano molte tisi, ne la cessazione del flusso mestruo e sem- preeffetto dell'impoverimento disangue cagionato daU'alterazionepolmonare, ma precede talvolta ad ogni segno di questa ! Potranno determinare i futuri studii analomici in quali casi i tubercoli dell' utero e delle sue appartcnenze abbiano posto impedimento alia mensuale secrezione di quelle, e forse moltiplicandosi le osservazioni avremo i sintomi differenziali del tributo lunare deficiente per questa lesione degli organi genitali o pel naturale procedimento della tisichezza polmonare. Deducesi inoltre con evidenza di fatto non essere la materia tubercolare, siccome parecchi scriltori di alia rinomanza erroncamente pensavano, una dege- (i) Op. cit., vol. cil., p. 671. DEL M. 1.. C.IACINTO NAMIAS i 67 nerazione del lessiiti, ma una soslanza derivata dal sangue per alto di secrezione. lianno lo scirro cd il fungo cnccfalolde questa idenlica orlgine, di che poige esenipio la soslanza encefaloide da me veduta nella cavita e aderente alia liscia superficie del peritoneo. Su tnle impoiianle caso di sopra menlovato ora io qui noil mi liallengo, perclie nelle mic riccrche sullo scirro e sul cancro. piibbli- rale a l*adova ncgli anni addlclro, ho posla in evidenza rodcsta gcnif^'^^:"^' / /Wf ;?. */<}'..? 1,1 Ml T. \ !. r\ \ \ '-. CONTIiNLTK NELLA PARTE I Dl OUESTO Vll VOLL'MK ,-^^^fK Bella Jorza delf animo. Discorso del m.^e. (Giu- seppe I)laiiihelli "yg- Sisleina generale di trascrizionc. Memoria del m. e. CO. Francesco Miniscalchl Erizzo . . « m Sopra I'acanio degli scriitori greci e latini. Slu- dii cril'ici del prof. Roberlo de VisiaTii. . » Sulla educazione deipoveri di Venezia. Mcnioria del m. e. dolt. Glrolamo Venaiizio . . » Sposizione elemerdare della ieorica del detenui- nanti, del m. c. prof. Giuslo liellavitis . » Nuoi'e considerazioni sulla rohustezza delle cal- daje a vapore. Memoria del m. c. yVnlonlo Cappelletlo » Sulla tubercolosi dell' utero e degli organi ad esso ailinenti. Mcnioria del ni. e. dolt. Gia- cinlo Naniias ..." > 2i 45 53 i45 i61 />/;x VBKEZIA - KEL I'RIVIL. STAlllL. »l C. AMOSELLI - 1858 ^yxy ■-^yry P?-i&-A ■■<><>\;<><><><3<><>C0-<><><>O<>^^ c<:<^<><><><><>Ch(><><><>-o<><>^^ i^ql^' I N T O R N O ALL A TEORIA DELLE MACGHINE A VAPORE COXSIDERAZIOM DEL M. E. PROF. DOIWEMCO TURAZZA Ja macchina a vapore, questa maravigliosa invenzione de' nostrl giorni, manca forse tuttora di una esalla teoria, la quale, sottoponendo al calcolo i varii elementi da cui dipende I'efFetlo utile delia medesima, valga a porgere alia pra- tica una guida abbastanza sicura nella valutazione delle dimension! de' varii suoi organi costilutivi, cosi die si possa con sufficiente esattezza fare giusta sti- ma del lavoro di una data macchina in date circostanze, o inversamente pro- porzionare la macchina a lavori precedentemente assegnali ; imperocche non e forse giuslo il dire teoria quel complesso di regole che guidano ora la pratica in tali ricerche. Ho creduto di una qualche ulilita il prendere in accuralo esame le ordi- narie teorie suggerile a quest' uopo, nonche i fatti sui quali s' appoggiano. per vedere se e quanto rispondano ai biso^^ni delia pratica, e quali modificazioni potrebbero ricevere per accomodarsi piii vicine al vero, e prestarsi con raag- glore esattezza alle pratiche applicazioni. E questo lo scopo delle seguenli con- siderazioni che, con ogni riserbo, sottopongo oggi, o chiarissirai coUeghi. al vo- stro giudizio. VII. 22 170 INTORNO ALLA TEORIA DELLE MACCHINE A VAPORE Considerazioni generali. 1) II problem a della teoria dcUa macchina a vapore mi pare ncllamente posto cosi : « Date le circostanze della generazione del vapore e del sue passaggio per onlro al cilindro, assegnare la resislenza utile che puo essere superata dalla mac- china, e la velocita che puo imprlmere alia medesima ; donde si deduce il lavoro utile della macchina stessa. « Gli elementi del problema sono essenzialmentc a) La vaporizzazione della caldaja ; cioe il numcro di chilogrammi d' acqua che la caldaja puo convertire in vapore in un tempo determinato. Indicheremo in seguito con S il peso dell' acqua vaporizzata in un minuto primo. bj La pressione del vapore in caldaja. Indicheremo con p il numero di chi- logrammi corrispondenti alia pressione sopra un centimetro quadrato. cj Le resistenze utili e le dannose che devono essere superate mediante I'azio- ne del vapore. A semplificazione di ragionamenlo e di calcolo supporremo le resistenze tutte applicale direttamente allemholo, e valutate per unita di super- ficie deir embolo stesso, come se fossero uniformemente distribuite sopra tutta la superficie ; locche sara sempre assai facile di fare in ogni caso, noto che sia il sistema degli organi trasmeltitori. Indicheremo con R I'insieme di tutte que- ste resistenze. d) La velocita media che assumera 1' embolo motore. Useremo della lettera i> ad indicare lo spazio percorso dall' embolo in un minuto primo. e) Finalmente le dimensioni dell'organo motore, o primo mobile, e le condi- zioni sotto le quali il vapore passa dalla caldaja in cilindro. Diremo a, r area dell' embolo valutata in centimetri quadrati ; /, la lunghezza della corsa dellembolo durante 1' ammissione, valutata in metri ; //, la corsa totale dell embolo, valutala pure in metri; c, la liberta del cilindro ; cioe quello spazio che resta libero fra la superficie deir embolo e il fondo del cilindro stesso, compresivi i passaggi d' ammis- sione, valulati questi in lunghezza del cilindro. DFX M. E. PROF. DOMENICO TURAZZA Hi A suo luogo poi acccniKTcnio le allre condizioni chc regolano il passaggio del vapore e le relative notazioni. 2) Per valnlare la reciproca inlliienza del predetti elementi h meslieri in primo luogo di esaminare qui gencralmenle il inodo secondo cul gli uni dipende- ranno dagli allri quando la macchina e gia ridotta alio slato di permanenza, e quindi ad uniformita di lavoro, esscndo questo lo stalo normale della macchina, (! quello nel quale deve cssere sempre considerala. Per maggiore chlarezza di- stingueremo Ic macchinc a vapore in due classi, in quelle cioe che sono senza espansione, e nelle raacchine ad espansione ; e cercheremo di Irovare le condi- zioni di permanenza del lavoro, dalle quali dedurremo i principii generali che valgono a meltere in linguaggio algebrico il problema che ci siamo proposti. Nelle macchina senza espansione e evidente che qualunque possa essere la tensione del vapore in caldaja, ed il modo del suo passagglo dalla caldaja al cilindro, ridotta che sia la macchina ad uniformita di moto, la pressione media che avra il vapore nel cilindro stcsso sara precisamente eguale alia media resi- stenza lotale che aglsce suU'emboIo, imperocche I'embolo infine non e che una valvola la quale cede tutte le volte che lo sforzo che fa II vapore suUa raedesi- ma comincia a superare la resistenza che essa oppone al movimenlo. A costante resistenza 1' uniformita del moto si stabilira poi, anche indipendentemente dai regolatori, in forza della vaporizzazione della caldaja ; perche, essendo la vapo- rizzazione indipendente dalla tensione, se nel cilindro la pressione del vapore diventasse maggiore della resistenza sull' embolo, accelerandosi il moto di que- sto si avrebbe nello stesso tempo un maggior numero di corse semplici, e quindi un consumo di vapore maggiore di quello che puo gencrar la caldaja. nella quale, diventando per cio la perdita maggiore, diminuira la densila e quindi la pressione, la quale si sbassera fino a che sara condotta a quella che e necessaria per r eguagllanza della resistenza e della pressione sull' embolo. Che se invece la pressione avesse a farsi minore, il moto dell' embolo si ritardera, si avra nn minor numero di corse, raeno dispendio di vapore, il quale accumulandosi per cio nella caldaja, crescera in questa la densita e quindi la pressione, fino a che giungera a quella che si riciiiede in cilindro per eguagliare la resistenza. e I'uni- formila del moto si stabilira allora che il cilindro consumera tanto vapore quanlo ne genera la caldaja. Qui abblam supposto che i passaggi lasciati liberi al vapore non mutino, che se questi mutassero allora 1' uniformita si stabilisce per r azione dei regolatori c della vaporizzazione insieme ; ma restera sempre 172 TNTORNO AI.LA TEORIA DELLE MACCHINE A VAPORE che la pressione in ciUndro eguaglia la rrsistenza sulF embolo, c che tanto va- pore si consuma dal cilindro quanto genera la caldaja. Se la macchina c ad espansione, ridotta che sia alio slato di permancnza di lavoro, durante il periodo dell' espansione, conlinuando uniformcmente il foco, si accuraula vapore in caldaja, cosicche ncl periodo d'ammissione, avendovi eccesso di vapore in caldaja, esso si precipita nel cilindro acquistando ben pre- sto nel cilindro stesso una tensione superiore alia resistenza dell' embolo, il quale prende per di) un movimento medio accelerato, movimento che continua ancora nel principio dell' espansione, e fmo a che la pressione diventa eguale alia resistenza, per ritardarsi poi fino al tcrmine della corsa e riprendere in senso opposto un identico andamento. In tal caso la tensione del vapore in cilin- dro durante il periodo dell' ammissione, non sara piu eguale alia resistenza, ma il lavoro del vapore in una corsa semplice non potra essere nc maggiore ne mi- nore di quello della resistenza vinta, senza che il moto della macchina non si acceleri o si ritardi col tempo, nei quali casi riproducendosi un andamento simile a quello accennato nelle macchine senza espansione, il moto della mac- china fmira col ridursi permanente, e allora cadremo nel caso ora discusso. Nelle macchine rotatorie 1' embolo prende una velocita media costante in forza del volante, ma questo non toglie I'eguaglianza del lavoro del vapore e di quello delle resistenze. Egli e poi evidente che tanto vapore consumera anche in tal caso il cilindro quanto gliene viene nello stesso tempo somministrato dalla caldaja. Quanto ora siamo venuti brevemente accennando, dietro la scorta del Pam- bouv, mostra evidentemente che il calcolo degli effetti di una macchina a vapore qualunque poggia essenzialmente suUa stima delle seguenti quantita : lavoro del vapore durante la sua azione in cilindro ; quantita di vapore che viene consu- mata dal cilindro ; finalmente lavoro che tutle le resistenze utili e dannose as- sorbono contemporaneamente. Discende pure dal detto che, ridotto il movimento della macchina alio stato di permanenza, dovranno sussistere le due relazioni seguenti. i." Lavoro sviluppato dal vapore in cilindro in un tempo assegnato eguale a lavoro assorbito nel tempo stesso da tutte le resistenze. 2.° Massa del vapore consumata in un dato tempo dal cilindro eguale a massa del vapore contemporaneamente generato dalla caldaja, dedottovi quello che non agisce direltamente sopra l' embolo, ma va perduto per le fughe ecc. DEL M. E. PROF. DOMENICO TURAZZA -173 3) La tcoria gciKiale tlif siiolsi ordiiiariamenle dare della niacchina a vaporc si limita a ronsidcrare il caso in cui la macchina agisca nelle condizioni le piu vaiUaggiose per otteiiere il massinio di effello, e allora animettc che durante il periodo d' ammissione si slabilisca iiel cilindro, pressoche nei primissimi istanti, una tensions costante, c cos'i poco differtnlc da quclla sotto la quale il vapore si genera nella caldaja da polersi Irascurare il piccolo errore che da cio ne pro- vicne ; ammeltc che nella espansione il vapore segua la legge del Mariotte, c riduce poi il lavoro del vapore in cilindro cosl calcolalo mediante un coefficiente nunierlco, diflerente secondo la varia natura della niacchina a cui si deve appli- care, e, dentro liniiti non molto larghi, anche secondo la varia forza della mac- china stessa. Queslo coefficiente e ordinalo a tener conto in qualche modo delle resistcnze nocivc, ed a correggere gli errori che provengono dalla particolare stinia che si fa del lavoro del vapore duranle la sua azione in cilindro. Sebhene poi non sia forse sempre esplicitamentc detlo, egli e per se stesso evidente che qui pure e incluso di nccessita il principio che tanto vapore si ge- nera in caldaja quanlo ne consuma il cilindro; solo, perche si ammette la pres- sione in cilindro eguale a quella della caldaja, si determina 1' eguaglianza dei voluml invece dell' eguaglianza dei pesi. A questa teoria si oppongono dal Pamhour alcune taccie giuste, ma altre pure eh' io reputo non egualmente vere. Fra le prime e certamente grave incon- veniente quello di non poter dare F eifetto utile della macchina che nelle circo- slanzc di lavoro corrispondenti al massimo ; di non tener separato conto delle resistcnze, locche rende la detta teoria nialamcntc applicahile ad alcuni casi, cre- dendo di poter fare stima ahbastanza prossima al vero dei differenti effeiti delle va- ric macchine, cos'i differenti nei deltagli e nelle particolarita di loro costruzionc. mediante un coefficiente di riduzione, vario si ma fra llmiti forse troppo larghi. Non credo pero egualmente giusto il dire che questa teoria determina la carica della macchina senza mettere in conto la velocita, poiche la velocita entra nella formola, essendo implicitamente inchiusa nei numero delle cose semplici dell'em- holo in un tempo determinato, e perche c gia tacitamente supposto che questa resistenza e questa velocita corrispondano al caso di massimo, nei quale la re- sistenza stessa e la massima. Non e vero cli'essa soslenga che la vaporizzazione necessaria per effettuare il movimento sia indipendente dalla resistenza che si deve vincere. iniperocche essa calcola la vaporizzazione per la resistenza massi- ma. e per la velocita corrispondente al massimo di effetto, e che e la minima 1 74 INTORNO ALLA TEORI.V DELLE MACCHINE A VAPORE posslbilc, quanilo appiinlo 11 vapore consumato dal cilindro ha assai prossima- mente la tensione che ha nella cahlaja; e ben vero clie non si cura di calco- lare gli altri stadii d'azione delta macchina, perche presuppone che la macchina deva proporzionarsl semprc al caso di massimo. Dopo CM concede assai facilmente non doversi 1' ordinaria teoria avcre in conlo che di un' approssimazione piu o meno giusta e non piu, laddove il me- todo tracciato dal Pambour polrebbe solo veramenle condiirre ad una leoria che tornerebbe di grandissimo vantaggio per lo studio di questa macchina, qua- lora si potessero superare le pratiche dlfficolla che si oppongono ad un esatto stablllmento delle equazloni che ne derivano, dlfficolta sulle quail avrerao occa- slone di solFermarsi qui appresso. Ma, se non m' inganno, io credo pero che 11 principale vantaggio stia nell' isolamento delle varie resislenze, e che a queslo debbasi principalmente se la teoria stessa e piu comunemente seguita nello stu- dio della locomotiva, nella quale, per opera princlpalinente dello slesso Pam- bour, si puo fare stima abbastanza completa ed abbastanza prosslma al vero di tutte le resistenze. Nel capi seguenti cercheremo di fare una stima dell' influenza del varii ele- menti di questo problema, e di tracciare I'andamento di una soluzione, colla quale si possano schlvare molti degli obbiettl nel quail incorrono tanto la teoria ordi- naria quanto quella del Pambour. II. Stima del laforo del vapore durante la sua azione in cilindro. 4) Se la macchina non e dottata di espansione niente e piu facile della deter- mlnazlone del lavoro del vapore In cilindro, imperocche mostrando 1' esperienza che fino dal primlssiml istantl si slabllisce nel cilindro una pressione costante, che si conserva invariala durante tutta la corsa, dctta p una tale pressione e K 11 lavoro del vapore in una corsa semplice, sara (i) K — a.p. L^^ "■ Le dlfficolta nella stima di Iv si presenlano quando la macchina essendo ad espansione, la pressione in cilindro varia al variare dello spazio percorso dallerabolo, ed e mestleri che nol cl facciamo a considerare in dettaglio le cir- DEL M. E. PROK. DOMENICO TURA/.ZA -175 costanxf liiltc di quoste variazioiii, alio scopo di vedere se e per qiial modo si possa giungcre ad una cerla precisionc iiclla slinia di qiicsto essenziallssimo ele- mcnlo delle noslre ricerche. Neir ignoranza in ciii siamo dell' influenza die nell' interno del cilindro lianno 1' cspansione, il rafTreddamenlo, 1' acqua di sospensione e la velocita pre- concepita dall' embolo ed influenzala dall' azione degli organi regolalori, e evi- denle non potcrsi a quest' uopo clie consultare 1' esperienza confrontando molli diagramini ottenull coll' indicalore di Watt da varie macchine, in varie rirco- stanze di pressione c dottate di varii gradi d espansione. Per cio ho preso in accurate esame i diagrammi dati dal florin nelle sue lezioni d'lMeccanica pra- tica parte 3.' Parigi 1856, per le macchine del Canada c dellaVedetta che sono a bassa pressione, ed altri diagrammi da me stesso ottenuti nell' occasione di aver dovuto, quale ingegnere, irapartire i collaudi alle grandiose macchine di asciugamento istituite nelle nostre Provincie, appartenenti tutte a macchine a media pressione c ad espansione variabile; diagrammi esistenti o negli atti di laudo 0 presso di me. Le conseguenze di qucsto esame spero non ricscire del tulto infruttuose nclla teoria delle macchine stesse. I diagrammi del jMorin si potranno trovare alia tavola II dell' opera citata ; dei miei esibisco una copia fedele colla scala di graduazione dello strumento nelle tavole che accompagnano questo scritto, e del piii importante lo stesso originale a questo Istituto. Comincicro dall' esaminare le leggi che si ammettono per calcolare la pres- sione del vapore durante I' espansione. 5) L' ordinaria teoria suppone che nello espandersi il vapore, non variando di temperalura segua la legge del Mariotte, cioe che le pressioni stieno nella ragione inversa dei volumi. II Pambour invece suppone che il vapore variando di volume nel cilindro, ma non variando di massa, si raffreddi contemporanea- mente, e serapre cosi da conservarsi al maximum di densita, come se fosse in presenza del liquido generatore. Nella pratica applicazione poi, per ischlvare dif- ficolta di calcolo troppo grandi, suppone che il volume sia legato alia pressione nel case di massimo dalla formula n ^ n-hP rappresentando con f/. il rapporto fra il volume occupato dal vapore e quello di un egual peso di acqua, e prendendo /7/z=2100, nzz:0A2 per le macchine a con- densazione, nelle quali la tensione del vapore puo essere inferiore ad un atmo- 176 INTORNO ALLA TEORIA DELLE M\CCHIIVE A VAPORE sfera, ed /«:iz2123 ed «=r 0,302, per le macchine senza condensazione, nelle quail la pressione e sempre maggiore della pressione atmosferica. Delta qiiindi p la pressione del vapore durante 11 pcriodo d' ammissione, oppure quando I'embolo dista daU'origine della corsa dl /; y la pressione quando dlsta X, si avrebbe nelia prima siipposizione yz:z.p — nella seconda y-\-nziz{p-\-n) — L' ipotesi del Pamboiir si riduce dunque a supporre die nello espandersi ii vapore segua la legge di Mariotte, purche si suppougano aumentate tiitte le pressionl di una quantita costante «, per es. nelle maccbine a condensazione dl circa iin declmo d' atmosfera : bastera poi soltrarre dal lavoro del vapore nel periodo dell' espansione 11 lavoro della pressione n che si e agglunta. Non e dunque la conservazlone del massimo che si ammette, ma bensl questa ultima legge, die in molti casi si tiene forse troppo dalla prima discosta. Per abbreviare in seguito la fatica dei confronli rimarclieremo, che la pres- sione data dalla regola di Pambour e sempre Inferiore a quella risultante dalla legge di Mariotte; imperocche essendo sempre x maggiore dl / ed y:=.-p — n{\ ) •' x'^ ^ x' si scorge che da quello che darcbbe questa bisogna sempre sottrar qualche cosa. Tutte le volte dunque che la stessa legge dl Mariotte da una pressione minore deir osservata, sara Inutile d' Istltuire il paragone coUa regola dl Pambour, la quale condurrebbe ad una pressione ancora piii piccola. Ecco i risultamenti oltenuli dalle dirette misure delle pressionl desunte dal dlagramml accennatl, e ridolte tutte In chilogramini per ogni centimetro quadrato della superficle dell' embolo. DKL M. K. PKOF. DOMENICO TURAZZ.V i77 I. Diogramma del Canada (Morin, Tai>. II. fig. i.) 1 DIST.kNZA deir embolo (leir indicatore dair origiue della corsii PRESSIONE CORRISPONDENTE ALLE CURVE d/ 2/ 3/ 4/ 5.= I 6.^ Cent. 4 2 . . . eh. 4,268 4,266 4,258 4,248 4,244 4,223 4,496 4,485 4,478 4,473 4,168 4,453 4,452 4,095 4,088 4,008 0,948 ch. 4,268 4,265 4,258 4,248 4,241 4,223 4,490 4,485 4,478 4,453 4,445 4,443 4,070 0,908 0,900 0,833 0,758 ch. 4,208 4,205 4.258 4,248 4,244 4,223 4.190 4,485 4,475 4,095 4,033 0,944 0,883 0,823 0,784 0,721 0,674 4.268 4,265 4,258 4,248 4,244 4,223 4,496 4,408 0,983 0,896 0,831 0,758 0,708 0,663 0,646 0,008 0,508 eh. 4,233 4,233 4,233 4,208 4,444 4,000 0,883 0,808 0,740 0.070 0,034 0,583 0,558 0,528 0,508 0,474 0,454 ch. 4,203 4,198 4,033 0,914 0,808 0,733 0,071 0,043 0,571 0,534 0,508 0,458 0,4*1 0,448 0,403 0.383 0.358 3 4 ] . 5 0 7 8 9 40 44 42 13 44 •5 • . , 46 47 1 II diametro dell' embolo e M.' 4,927 La corsa » 2,305 II termine dell' ammissione lia luogo per ciascuna curva alle dislanzc dal- r origine della corsa dcU' embolo dell' iiulicatore e di qiiello della niaccliiiia qui segnate, e 1' espansioiie principia colle pressioni nolate. INDICAZroM C I R V E {1 d.' 2/ 3.' 4/ 5.' 6.^ , Distanza dall' origine della corsa dell' em- bolo della iiiacchina . id. deir indicatore . . . Pressione in cilindro . m. 4,952 0,452 ch. 4,083 m. 4,670 0,434 ch. 4,030 m. 4,317 0,403 ch. 4,408 0,927 0,072 ch. 4,483 m. 0,647 0,048 rh. 4,463 0J321 ; 0,027 ch. 4,458 , VII. S3 178 INTORNO AI.LA TEORlA IJELLE MACCIIINE A YAPORE II. Diagruuima (k'lla I'edella (Moriii, Tai'. //,//,'• 2.) 1 j DISTAJiZA PRESSIOKE CORRISPOiVDENTE DI STANZA P RESSIONE CORRISPOINDEIVTE dell'embolo KELLA CtRVA dell'embolo NELLA CURVA deir dell' iiulicatore indicatore ' dallorigine dall origine dellii coi-sa i.» 4.' 7." della corsa 1.' 4." 7.' Cent. cli. ch. Cll. Ci-nt. ch. ch. ch. 0,5 4,254 4.333 4,333 6,0 4,261 4,299 0,865 4.0 4,251 4,333 4,333 5,5 4,254 4.234 0.809 4.5 4,254 4,333 4,333 0,0 4.264 4,447 0,753 2.0 4.254 4,333 4,333 6,6 4,254 4,038 0,708 2,5 4,251 4,333 4,333 7,0 4,229 0,966 0,007 3,0 4,254 4,333 4,257 7,5 4,099 0,899 0,612 1 3.5 4,251 4,333 4,422 8,0 4,033 0,725 0,470? 4,0 4,254 4,333 0,999 8,5 0,879? 0,445? 0,446? 4,5 4.254 4,343 0,927 II diametro doll' embolo e M.' 0,80 La corsa » 4,20 II lerniine dcUaiTimissione ha Iiiogo per ciascima curva alle ilistanze dal- I origine della corsa dei due emboli qui segnate, c Tespansione comincia coUa pressione clie gli sta di riscontro. 1 IKDICAZIONI CURVE \.' 4.^ 7.^ 1 Distaiiza dall' origine dell' embolo della 0,982 0,0704 4,228 m, 0,620 0,0444 4,315 0,354 0,0254 k. 4,333 id. dell' indicatore Pressione Nella maccliina attuale una disposizione particolare pei-melteva di variare a volonta la durala dell' animissione ; ma si originava un accrescimcnto della precessione cos'i dell' ammissione come dello scarico, lanlo piii grande quanto era raaggiore 1' cspansione ; accidente che e neltamente mostrato dal corrispon- denle diagramma. In tulle le curve la pressione corrispondenle alia dislanza 8,5 e induen- zata dalla precessione dello scarico ; nella curva 7." cio succede anche per la distanza 8. DKL M. I".. PROF. DOMKMCO TIRAZZA 179 111. (1) Diagiaiiima uttcnuto dalle iitucchine Bossi-V alien prima degli ullimi adihdlainenti Cjig. i, 2, 3, 4, 5). VOLUME PRESSIONE CORRISPOSDENTE VOLIME 1 PRESSIO>E CORRISPONDENTE j i '" all' AMMISSIOIVE in diciottc- all'amhissioke \ (liciotte- siiiii siini 1 1 del totale 1 /* cli. '/. '/, '/e del totale /. '4 A \ V 1 6 cli. ch. Cll. ch. rh. ch. ch. ch. ch. 0 2,734 2,720 2,720 2,734 2,720 40 2,649 4,595 4,089 0,963 0,787 1 4 2,733 2,720 2,720 2,727 2,720 44 2,635 4,462 0,998: 0,924 1 0,7381 2 2,733 2,720 2,655 2,705 2,706 42 2,635 4,335 0,963' 0,843; 0,747 3 2,720 2,691 2,650 2,691 4,947 43 2,396 4.237 0.892 0,845 j 0,682 4 2,720 2,670 2,551 2,157 4,426 44 2,464 4,438 0,850 0,780 0,664 5 2,720 2,650 2,284, 4,672 4,244 45 2,047 4,075 0,822 0,752 0,647 .6 2,655 2,607 4,841 4,434 4,096 46 4.862 4,047, 0,787 0.734 0,632 7 2,649 2,509 4,525 4,258 0,969 47 4,736, 4,026 0.785 0,724, 0,042 | 8 2,649 2,122 4,370 4,447 0,908 48 4,644 4,005 0,780 0,747; 0,642 | 9 2,649 1,834 4,484 4,033 0,857 1 11 Uiainelro dell' embolo e M.' 0,66 La corsa >> 4,58 La comiinicazionc colla caldaja viene iolta gradiialamentc ; le aiumissioni iiotatc sopra corrispoiulono al termine ilelle animissioni stessc. Le comiinicazioni rominciano ad interccttarsi alle parti dei voliinii ([ui sotto nolale, e allora le pressioni osservate sono quelle che slanno loro d! faccia. PRIKCIPIO pressioe 1 A.MHISSIOFiE della nl priacipio amraissione deiranimissione 1 ch. X 'V. 2,635 H '4 2,509 1 X v., 2,551 '/, V. 2,694 Ve y.s 2,720 (4) NB. Non son ben certo di aver ottenuto il presente diagramma delle macchine Dossi-Valieri, ma siccome cio non fa alcuna difierenza per 1' uso che voglio fame, lo chiameri) senipre con questo nome; ed e percio appunio clie lo deposito presso questo Istituto. 180 INTORNO ALl.A TEORIA DELLE MACCHINE A VAPOHE lY. Dlagrainma otlenulo dalle macchine (I asciugamenlo del Consorzio valli d' Adria. Ammissione '/„ (fig. 6). 1 VOLUME 1 1 in diciottesiini PRESSIOKE VOLtME PRESSIOKE VOLtME PRESSIOIVE del totale 1 1 cl>. ch. ch. \ 2,368 7 2,017 43 4,473 2 2.368 8 4,806 44 4,124 3 2,368 9 1,665 45 4,068 4 2,333 •10 1,490 46 4,033 5 2,263 \\ -1,349 47 0,857 ! 6 2 228 42 4,244 Diametro dell' embolo M.' 0,685 Coisa ■ I) 0,84 La coniunicazioue comincia ad intercellarsi circa a y^, dove la pressione e ch. 2,228. La lensione in caldaja era ch. 2,720. L'emholo compiva regolarraente 76 corse semplici al minuto. Forza noininale della macchina 40 cavalli. \ . Diagranwia ottemito dalle macchine d' asciugamenlo del Consorzio Tartaro e Oselin. Ammissione '/j (fig. 7). ' VOLfME in diciottesinii PRESSIONE VOLIME PRESSIOE VOLUME PRESSIONE del totale I 1 ch. cb. cli. i 4 2,790 7 2,167 43 4,403 1 2 2,755 8 4,806 44 4,033 1 ^ 2,720 9 4,595 45 0,994 \ 4 2,684 40 4,449 46 0,963 ! 5 2,644 44 4,279 47 0,893 1 6 2,474 42 4,173 48 0,684 1 Diametro dell' embolo Corsa M.' 0,786 » 0,945 DEL M. E. PROF. DOMEMCO TURAZZA 18i Comincia ad inlercellarsi la comiinicazionc colla caldaja a V^^ dt-lla cor.sa, ovc la pressionc e ch. 2,684. Pressione in caldaja ch. 3.099. L' emholo complva rpj^olarincntc 56 corse senijilici al niimilo. Forza iioniinale della macchina 50 cavalli. L' csame dei precedeiUi diagrammi, e di molli altrl che (iiii iioii si ripoi- tano per hrevila, conduce facilmentc alle due conclusioiii scgueiill : i.° Nelle picciolissime espansioni la legge di 3Iariotte soniniinistra pres- sione alcun poco maggiore del giiisto ; ma nelle espansioni un po' piu grandi e fino a Vj circa della corsa, la legge stessa oscilla ora in piu ora in meno, nia scmpre fra limiti sufficienlemente rislrelti. generalmcnte comincia dal dare pres- sionc maggiore del giuslo e termina con pressione minore della osservala. La legge del Pamhour condurrebbe a risullamenti molto piu lontani dal vcro. Que.sto fatlo, ollreche dai diagrammi riportati dal Morin nella tavola pri- ma della sua opera sopracitata, si ricava anche dai precedenti, comeviene dimo- strato dai seguenti confronti. La pressione di partenza e sempre presa alia prima divisione che imme- dialamente sussegue quella dopo la quale principia I'espansione. Diagrammi del Canada. 1 CURVA -1.' CURVA 2.' cuRv.^ 3.' Distanza deU'embolo da 0 Pressione Distnnzn deU'embolo da 0 Pressione Distanza deU'embolo da 0 Pressione Tata" -'-l"^^ osser- vata caleolata osser- vata caleolata 1 16 47 I el.. 4,008 0,918 ch 4,008 4,024 44 45 46 47 cl.. 0,968 0,906 0,833 0,758 ch. 0,968 0,902 0.847 0,797 n 43 44 46 ' 47 ch. 4,033 0.941 0,883 0.823 0,781 0,721 0,674 eh. 4,033 0,947 0.874 0,812 0,757 0.710 0.668 182 INTORNO ALLA TKORlA DELLE SIACCHINE A VAPORE Diagrammi della vedella. c U R V A 1.' c u R V A 4.' 1 Distanza deir embolo da 0 Pressione Distanza deir embolo da 0 1 1 Pressione osservata caleolata ossei'vata 1 caleolata 7,5 8,0 ch. 1,099 1,033 ch. 1,099 1,031 5 6 7 8 ch. 1,299 1,117 0,960 0,725 ch. 1,299 4,082 0,928 ' 0,812 1 Diagrammi Dossi-V alien • AMMISSIONE h AMMISSIONE Vi 1 AMMISSIONE Vs Parti Pressione Parti Pressione Parti Pressione 1 del volume del volume del volume 1 osservata caleolata osservata caleolata osservata caleolata ; 44 ch. 2,464 ch. 2,164 10 ch. 4,B95 ch. 1,B95 6 ch. 4,841 ch. 1,841 45 2,047 2,019 11 4,462 1,450 7 4,B25 1,578 46 4,862 1,893 12 4,335 1,330 8 4,370 1,381 47 4,736 1,782 43 1,237 1,227 10 1,089 1,105 48 1,644 1,683 44 1,138 1,141 12 0,963 0,920 45 1,075 1,063 14 0,850 0,789 46 1,047 0,997 16 0,787 0,690 47 1,026 0,938 18 0,780 0,613 48 1,005 0,886 Diagramma Valli tl Adria Ammissione '/j. PARTI del volume PRESSIOiVE PARTI del volume PRESSIONE PARTI del volume PRESSIONE osservata caleolata osservata caleolata osservata caleolata 1 ! 40 1 41 ch. 1,665 1,490 1,349 ch. 1,665 4,498 4,362 12 13 14 ch. 1,244 1,173 1,124 ch 1,249 1,153 1,070 15 16 17 ch. 4,068 1,033 0,875 ch. 0,999 0,936 0,882 DEL M. i:. PK01-. UO.MENICO TURAZZA 483 Diagramma Tartaio-Oselin — Ammissione '/j. j PARTI del volume PRESSIOME PARTI del volume PRESSIONE PARTI del volume PHES SIONE osservata calcolata osservata calcolata osservata calcolata 6 7 8 cli. 2,474 2,457 4,806 cli. 2,474 2,420 4,855 40 42 44 cli. 4,449 4,473 4,033 ch. 4,484 4,237 4,060 46 47 cl>. 0.963 0,893 .ii. 0.927 0,824 ' 2.° Ncllc grandi espansioni la presslonc determinata in base alia leggi' di MarloUe, almcno iiclle oidinaric rostriizioni delle noslre marchinc, .si llenc senipre al dl sollo della vera, c cio tanto jtlii qiiaiito 1' cspansioiie i: niaggiore. A piu forte ragione iiotabilmcnle al di sotto del vero, si liene la regola del Pamboiir. Alcune volte cio siiccede da qualunque pressione si parta; altre volte invece si trova prima del lerminc una pressione, partendo dalla quale le pressioni .suc- cessive calcolate colla regola di Mariotte si trovano invece piii grandi del giusto. La curva 7." deila vedetta ci presenta appunto un tal caso verso il suo terniine; allri eseinpii si troveranno nella tavola I del Morin. Diagrammi del Canada. CURVA 6 .1 C U R V A 5. R Distanza deU'embolo da 0 Pressione a Is Q Pressione M Q Pressione a Pressione osser- calco- vata lata osser- vata calco- lata osser- vata calco- lata osser- vata calco- lata 4 5 6 . 8 0,914 0,808 0,733 0,613 0,911 0,729 0,607 D,455 40 42 44 46 0,531 0,364 0,458 1 0,304 0,418 0.260 0,383 0,209 6 7 8 40 4,006 0,883 0,808 0,676 4,006 0,862 0,754 0,604 12 44 46 1 0,583 0,503 0,528 0,431 0,471 0,377 1 1 , 184 INTORNO ALLA TEORIA DELLF: MACCHINE A VAPOKE Diagiamma del la ie(k//a — Curva 1.' PARTEKDO DALLA PRESSIONE ALL'ORIGINE PARTEINDO DALLA DISTANZA 6 Distanz.i i deir embolo ! da 0 1 Pressione Distanza ecc. Pressione Distanza ecc. Pressione osservata calcolata osservata calcolata osservata calcolata { 3,5 4 6 4,422 0,999 0,865 4,422 0,982 0,785 6 7 8 0,753 0,607 0,470 ? 0,654 0,561 0,491 6 7 8 0,766 0,614 0,470? 0,766 0,655 0,674 D iagrammi Dossi- Valieri. AMMISSIONE '/s AMMISSIONE '/4 Parti Pressione Parti Pressione Parti Pressione Parti Pressione del volume del volume del volume del volume osser- calco- osser- calco- osser- calco- osser- calco- vata lata vata lata vata lata vata lata ch. ch. ch ch. ch. ch. ch. ch. 3 4,947 4,947 42 0,747 0,486 5 4,672 4,672 42 0,924 0,697 4 4,426 4,459 44 0,661 0,447 6 4,434 4,394 44 0,780 0,595 6 4,096 0,972 46 0,632 0,365 8 4,147 4,045 46 0,734 0,523, 8 0,908 0,730 48 0,642 0,324 40 0,936 0,836 48 0,747 0,465 40 0,787 0,584 6) Prima ill procederc avanli, io debho qui chiedere il permcsso di csporre una mia congeltura, rclatlvamente alia spicgazlone del fatto, indubbianiente di- moslralo da tuUi i diagrammi precedent!, e da molti altri, per es. da quelli coii- segnali dal Morin nella sua tavola I ai numeri 2, 7, 9 ; congeltura die pongo qui con ognl riserbo, ma sulla quale m' e di necessita enlrare in qualcbe detta- glio, perche dalla stessa dipcnde un essenziale obbietto alia teoria di Pambour, ed una modificazione ch' io crederei dover recare alia stessa. II fatto e cbe la pressione realnicntc osservata in cilindro durante il periodo dell' espansione e superiore a quclla cbe darebbe 1' applicazione della Icgge di Mariotte, legge che suppone la costanza delle temperature, locche non puo certamente essere nel cilindro, dovendosi questa e per I'effetto dell'espansione, e per leffetto dell'irra- diamento del cilindro stesso sbassare successivamente nel progredire della corsa DEL M. K. PROF. DOMF.NICO TURAZ,Z,A iS& deir embolo, il che dovrebbe di necessita originare una diminuzione ndla pres- sione. Ora, pare a me, che iin tal ialio ci obbiighi a dover conslderarc 1' influenza del vapore umido, cioe dell'acqua di sospensione edl deposito che si trova essere Irascinata sero dal vapore, e, o tenula in sospcso, o deposilata lungo le pareti dei tubi di condotla. della scaltola di distribuzione ec. e dello slcsso cilindro. Ne credo che quesla acqiia sia asportata tuUa eff'eltivamente come tale dalla caldaja ; ma egli e che formandosi quivi il vapore ad una pressione e ad una temperalura piu elevata di quella che si trova avere poi nei tubi di condolta, nel dislributore c nel cilindro, una parte del vapore stesso si convcrte in acqua c nel cilindro e lungo i tubi. la quale ultima viene portata poi in cilindro dal vapore sopravvcgnente. L'acqua quindi che diremo di sospensione e di deposito si comporra e di quella asportata veramcnte dalla caldaja, e di quella dovula al costiparsi del vapore, la quale ultima sara lanto piu grande quanto e mag- giore la differenza fra la tensione di lormazione in caldaja, e quella dcH'ammis- sione in cilindro. Allora mi pare che il fallo cosl nettamente dimostrato da tutti i diagrammi possa ricevere una plausibile spiegazione nel modo seguente. Fino a che vi ha acqua di sospensione e di deposito il vapore in cilindro e certamente al mas- simo, come fu osservato dal Pambour nelle replicate esperienze da lui istltuite; ma non e giusto I'asserire che conservandosi il vapore nel variar di volume al massimo non muti di quantila, e quindi scgua la legge delle temperature e delle pressioni die viene data da una tale supposizione. Ecro, secondo quanto io ne penso, quello che realmente succede. Ridotlasi la macchina, dopo qualche tempo di lavoro, alio st.ito di pernianenza, si stabilisce nel cilindro una determi- nata legge di temperature dipendente dalla pressione dell'ammissione, dal grade dell espansione, dalla velocita dell' embolo ; e questa legge una volta stabilitasi, purche siavi a sufficicnza acqua di sospensione e di deposito nel cilindro, si sta- bilira anche la legge delle pressioni del vapore, dovendosi queslo ronservare al massimo si, ma accomodarsi a quella legge delle temperature, e non gia quesle a quella come vorrebbe il Pambour, riportando la variazione della pressione alia corrispondente variazione di volume del vapore, supposto che queslo resti sem- pre della massa medesima. Xon e pero che le variazioni di volume non debbano avervi parte, dipendendo da queste la legge delle temperature, e perche il va- pore per accomodarsi a quella legge ha bisogno di tempo, e nel tempo varia VII. i4 186 INlORNO ALLA TEOUIA DELLE MACCHINK A VAPOKE appunto il voliime. Allora col progredire tlellpmbolo, pognamo pure che la tem- peratura si sbassi, avremo a quella temperatura vapore in maggior quantita. per qiiella parte dell' atqua di sospensione e di dcposito die si va successiva- niente coiivertendo in vapore per entro il cilindro, locclie produce una pressione plu aha non solo di quanto darcbbe la regola di Pambour, nia di quelle ezian- dio che porterebbe 1' applicazione della legge di MarioUe. Sebbene argomenio negative, pure il bisogno di considerare il vapore umido si puo anche dimostrare cosl. Se si vuole che nel cilindro il vapore non muti di quantita, esse si dovra considerare essere o al massimo o no ; se e al massi- mo, prendiamo per es. il caso dell' immissione '/^ delle macchine Dossi-\ alieri. potendosi lo stesso ripetere di tuHi gli altri, essendochi: al termine dell' espan- sione il volume e sei volte quello dell' animissione. la pressione osservala per centinietro quadrato ch. 0,6242, c quindi la conseguentc temperalura SS^SS, bisognerebbe, per soddisfare alle leggi termiche del vapore stesso, che durante r animissione avesse avuto una pressione di ch. 4,5 circa ed una temperatura dii 57": pressione e temperatura di molto superiori a quelle stesse della caldaja. Se il vapore non e al massimo, stando ai dati delle pressioni osservate, si do- vrebbe avere 5,672 274+/' 2,72 274-l-t , cioe t maggiore di /. il che e assurdo, perche il vapore si sara raffreddato si ma riscaldato non mai. Nella grandissima variability ed incertezza dei dati, e evidente non potersi assoggettare questa spiegazione alia prova di un calcolo preciso ; ma possiamo pern cercare nelle esperienze riporlate sopra, quanta acqua di sospensione e di deposito dovrebbe esservi stata in cilindro per aggiustare al iatto osservalo la data spiegazione : ed ecco qui i rclativi confronti. aj Macchina Dossi-Valieri, ammissione V^. Si considera il volume corrispon- dente ai "/,, perche subito dopo comincia lo scarico. Dai dati riportati superiormente. e dalle tavole che danno la relazione fra le pressioni. le temperature e la densita del vapore al massimo risulta Periodo ( Pressione assoluta in cilindro eh. 2,72 della ( Temperatura " dSO^S ammissione ' Peso di un metro cubo di vapore » 1.46 DEL M. K. PKOK. DOMENICO TURAZZA 187 Tprmine { Pressione in cilindro ch. 0,6i (lella ) IVmperaliua . 85",2 espansione ( Peso di un metro cubo di vapore » 0.35 DcUo f^ il volume dclla parte del cilindro corrispondeiitc aH'ammissione, valutata in mctri cubi, sara il Volume occupato dal vapore al termine deH'cspanslone 5,67.V. Ammettendo che i' acqua di sospcnsione c di deposilo insieme sia 0,35 della massa del va- pore ammesso dalla caldaja nel cilindro durante il periodo dell' ammissione, avremo Peso del vapore d' ammissione cli. '1,46.V Peso deir acqua di sospensione e deposito ... » 0,54.V Peso totale . ch. l,97.^ Peso del vapore al termine dell' espansione 5.67 X 0,35V =::d, 98. V . Se ammeltiamo che il vapore sia venuto in cilindro come si e formato in caldaja, e siasi costipalo parte in acqua, allora, essendoche in caldaja aveva assai prossimamenlc Ire atmosfere di pressione, avrebbe pesato i,62.V, e sarebbe stato sufficiente che avesse asportato dalla caldaja 0,22 di acqua ; coefficiente questo non straordinario ; ne straordinario mollo sarebbe neppur I'altro 0.35 quando si guardi alia quallta dell'acqua. alia tensione di formazione. e forse alia troppa ripienezza della caldaja. bj Dossi-Valieri inimissione '/^. Periodo r Pressione assolula in cilindro cli. 2,72 della ) Temperatura g. 130°.2 ammissione / Peso specifico del vapore , ch. 1.46 Termine I Pressione in cilindro ch. 0,78 della / Temperatura g. 92" espansione \ Peso specifico del vapore ch. 0.44 Volume occupato al termine dell' espansione :zz 3. \ . Kapporto dell acqua come precedentemente 0,35. Peso del vapore d' ammissione ch. 1.46.V Peso deir acqua di sospensione e deposito ... » 0.5i.V Totale . ch. 1.97.V ^88 INTORNO ALLA TEORIA DELLE MACCHINE A VAPORE Peso del vapore al termlne dell' espansione 3x0,44 V. = d, 32. V sicche vi sara stata ancora dell'acqua in istalo liquido. c) Canada — Curva 5." Periodo ( Pressione in cilindro ch. 1,23 della { Temperatura 105° ammissione I Peso specific© del vapore ch. 0,69 Termine i Pressione in cilindro ch. 0,45 della < Temperatura 78" espansione ( Peso specifico del vapore ch. 0,27 Volume occupato al termine dell' espansione 3,4.^ Amnieltendo il rapporto 0,33 avremo Peso del vapore d' ammissione ch. 0,69.V Peso deir acqua ,, 0,23.V Totale . ch. 0.92.V Peso del vapore al termine dell' espansione 3,4 X 0,27.V — 0,92.V . d) Vedetta — Curva 7.'' Periodo I Pressione in cilindro ch. 1,33 di ( Temperatura d07* ammissione [ Peso specifico del vapore ch. 0,75 Periodo I Pressione in cilindro ch. 0,47 della ; Temperatura 80° espansione ( Peso specifico del vapore ch. 0.28 Volume occupato dal vapore al termine dell' espansione 3.1 5. V Ammettendo il rapporto 0,20 avremo \ Peso del vapore d' ammissione ch. 0,7 5.V Peso deir acqua » 0,i5.V Totale ch. 0,90.V Peso del vapore al termine dell' espansione 3,'15x0,28.V = 0,88.V . Se qui pure si ammette che il vapore sia venuto in cilindro come si e for DEL M. E. PROF. DOMENICO TURAZXA 489 malo in caldaja, e rafFreddandosi siasi in parte convertito in arqua. avendo il va- porc in caldoja la Icnsione di ch. 1.40. <' pesaiido quindl cli. 0.78 per metro cubo. baslerebbe ammettere the 1 acqua trasportala dalla caldaja fosse 0,13 della massa del vapore. Ho creduto poi opportuno di mostrare nella seguenle tavola ii fenomeno in tutlo il suo dettaglio per 1' espansione '/^ delle macchine Dossi-Valieri. Se ia data spiegazione e giusta si scorgc die il vapore entrato in cilindro si e in prin- cipio tornato a costipare in acqua principalmenle nel periodo di comunicazione incoinpleta, e poi e successivamente ritornato vapore col progredire dell' embo- lo. per areomodarsi alia legge delle temperature del cilindro spettante al caso altuale. PARTI del PARTI del ■volume PRESSIONE TEMPERATtRA corri- P E S 0 del deir acqua volume di osservata di lotale flmmissione spondente vapore sospensione ■ e deposito 1 — — cb. S-c. cb. i 'A 2,72 430,2 4,46 0,52 4 4,33 4,43 409,6 4,07 0,90 5 4,67 4,24 405,3 4,47 0,80 6 2,00 4,40 404,8 4,49 0,78 7 2,33 0,97 97,6 4,28 0,69 8 2,67 0,94 94,8 4,33 0,64 i.- 9 3,00 0,86 93,7 4,44 0,53 ! 40 3,33 0,79 92,4 4,53 0,44 U 3,67 0,74 90,6 4,67 0,40 12 4,00 0,72 89,9 4,67 0,30 43 4,33 0,68 88,4 4,72 0,25 14 4,67 0,66 87,6 4,80 0,47 45 5.00 0,65 87,2 4,90 0,07 46 6,33 0,63 86,2 4,96 0,02 1 ^"^ 5,67 0,64 86,2 1,97 0.00 1 i JNc guari piu difficile riesce la spiegazione di altri fatti. Per es. i diagram- mi 3 e 6 del Morin, il diagramma della Vedetta mostrano che la pressione reale e maggiore di quella somministrata dalla legge di Mariotte nel principio dellespansione, e poi termina invece coll'esser minore, cio puo provenire o per la legge particolare delle temperature, oppure perche potrebbe surcedere che in principio, fino a che potesse convertirsi in vapore. la pressione si mante- nesse superiore. ma poi vaporizzatasi gia tutla 1 acqua. e raffreddandosi il vapore per r espansione e per 1' irradiamento del cilindro la lensione si sbassi al di 190 INTORNO ALLA TEORIA DRI.LE MACCHINE A VAPORE sotto di qiiella die risullcn-bbc appmUo dal mantcnimenlo (lell'eguaglianza *\c\\o teniperaluro, ec. Qiialaiiqiii" peso possa darsi alia prcsente spiegazione, mi pare indnbitalu pero (he una nolabile innuenza sulla legge delle pressioni in cilindro vcnga eserrilata dall' acqiia di sospensione e di deposilo, ossia dall' esserc vealmente nel cilindro il vapoie uniido e non sccco. Queslo rende maggiormente incerta 1 applicazionc delle leggi suggerile alia stima delle pressioni diiranle il periodo (1 espansione, e assai probabiimente di qnalunque altra legge generale the po- tesse esser proposta a quest" uopo. In una tale incerlezza, osservando che nelle medie espansioni la legge di Mariotte e sufficientcmente esatla, e die non si tratta di un calcolo rigoroso ma beiis'i di un calcolo di approssimazione, cosi riterrei di doversi adottare la legge stessa, come fece il Morin, e come fa ancora la magglor parte degli au- tori che trallano della teoria della macchina a vapore; perclie infine I'acqua di sospensione vaporizzandosi rimediera alio sbassamento della temperatura. Cion ho credulo spiugere piu in la il calcolo. non essendo cho rarissimo il caso di dover considerare in cilindro pressioni superiori a quattro atmosfere. rerrhe si possa giudirare dell approssimazione raggiunia dalle precedenti espressioni pongo qui la seguente tavola di confronto. DF.L M. i:. PROF. DOMENICO T URA/./A TAVOLA DI CONFRONTO Jra il volume speclfico i>ero del vapore e quello calcolato colle formole (3). 197 cb. ell. <\a p 4 a 2 ch. cb. da /> 2 a 3 ch. ch. da /; 3 a 4 Pressione Volume Pressione Volume Pressione 1 Volume osservato calcolato osseryato calcolato osservato calcolato ch. 4,0 4,4 4,2 4,3 4,4 4,5 1,6 4,7 4,8 4,9 2,0 4748 4604 4477 4373 4282 4203 4433 4072 4047 967 923 4744 4001 4479 4375 4283 4204 4434 4072 4046 965 920 ch. 2,0 2,4 2,2 2,3 2,4 2,6 2,6 2,7 2,8 2,9 2,40 923 882 845 844 780 752 726 704 678 657 637 924 884 846 842 784 752 726 701 678 657 636 cb. 3,0 3,4 3,2 3,3 3,4 3,6 3,6 3,7 3,8 3,9 4,0 637 648 600 583 568 553 539 625 643 604 489 636 648 600 583 568 553 539 625 543 504 489 j IV. Delia stiina delle resistenze, e dello stabilimento delle equazioni generali. dO) Le resislcnze che operano in una niacchina qiialnnque dividonsi essen- /.iahncnte in due classi ; Ic prime sono quelle che oppone il lavoro che la mac- china deve eseguire, e qucste sono le resistenze vcramonte utili ; le altre pro- vengono dagli attriti e dal servigio stesso della macchina. e sono le resistenze dannosc. Neir ordinaria tcoria delle macchine a vaporc suoisi tener conln di queste ultime col ridurrc, mediante opportuno coei'firiente. il lavoro teorico a quello che dicesi lavoro pralico, cioe lavoro veramente utile della macchina ; coefli- riente vario secondo la varia natura e conformazione della macchina, e cre- scente alcun poco al crescere della forza. Cos\ si opera perche. quando le pro- porzion! principali delle macchine sieno conservate, locche ha luogo pressochi sempre nelle macchine coslruilc secondo i precelti dell' arte e dell' esperienza, sla d lavoro utile al lavoro teorico in un rapporto scnsihilniente costante, solo i98 INTORNO ALLA TEORIA DELLE MACCHINE A VAPORE rresrente alciin poco al crescere della forza, altesochc gll attrili crescono meno di quelle che cresce la forza della macchina. La leoria stessa non pretende gia. e lealmente il confessa, di voler dare le sue formole rome una regola matema- tica, ma solo come regola dl sufficlente pralica applicazione. In fondo una lale leoria viene implieilamente a supporre che la pressionc in cilindro slia in un rapporlo costante colla pressione in caldaja, e che le resi- stenze dannose stieno pure in un rapporto prcssorhe costante colle resistenze utili. In cocfficientc comuiie credesi quanlo basla a correggere 1' insieme delle due supposizioni. Queslo ha prossimamente luogo a stato normale della mac- china, quando la pressione in cilindro e di poco differenle dalla pressione in caldaja; cioe quando la resistenza vinta e la massima ed e la minima la veloclta deU'embolo; condizioni quesle del massimo di effetlo utile. Cosi stando le cose, r ordinaria teoria non e propriamente applicabile che a questo caso dl lavoro, il quale pero dovcndo essere il lavoro regolare della macchina, e anche quello che esige particolare considerazione, e quello a cui deve accomodarsi la costru- zlone della macchina stessa. Come abbiam delto in principio, questa teoria ha veramente un essenziale difetto, quello cioe di non polersi addattare, cos'i com' e, alia stima dei varli effetti delle macchine a vapore nelle varie condizioni in cui le medesime pos- sono lavorare ; perche le ipotesi fondamentali della teoria stessa non si verifi- cano con snfficienlc approssimazione che nella condizione particolare del mas- simo di lavoro. A togliere questo inconveniente, e a diminuir 1' altro di dover considerare le resistenze dannose come proporzionali alle utili, venue in campo il Pambour colla sua teoria, di cui piu sopra abbiamo tracciati i londamenli priiuupaii, »• della quale abbiamo anche fra via accennate le principali difficolta. Ma se que- sta teoria, secondo quanto io nc penso, non puo schivare 1' uso di coefficienti di riduzione, potrebbe pero dare il mezzo con cui costruirc delle formole, le quali fossero in caso di considerare il lavoro della macchina anche quando, per essere lontana dalle condizioni di massimo lavoro, non loUererebbc 1' applica- zione delle formole romunemente adottate. S' aggiunga, che essa sola puo forse prestarsi ad una giusta teoria delle macchine a semplice efl'etto c di quelle a pressione atmosferica, alle quali non si puo che malamente ed incompletamenle applicare la teoria la piii comunemente abbracciata. Ecco le formole che risultano dalla realizzazione dei concetti fondamentali DEL M. r. PROF. DOMENICO TUKAZZ.V i99 del Pambour, e dall' applicazione di qiianto abbiamo precedentemenle doUo circa il lavoro del vapore in cilindro, la pressione media durante il periodo del- r ammissionc, ed il consumo del vapore. lo non voglio qui che tracciare somma- riamente la strada che deve esscre battula, rimandando ad altro tempo, quando sieno per permelterlo le molliplici mie occupazioni, i maggiori dettagli, ed i necessarii confronti coUa pratica. "H) Supporremo tulte le resistenze applicate direttamente all' embolo e va- lutate per unita di superficie dell' embolo slesso, la quale superficie sara sempre da noi stimata in centimetri quadrati. Esprimeremo con r la reslstenza utile, cui daremo il nome di carica della macchina; con q le resistenze dannose nel loro insicme; ed indidicremo con §.r, essendo o un coefficiente numerico, I'au- menlo di resislenza cbc proviene dalla carica della macchina, supposlo questo aumenlo proporzionale alia carica stessa. Avremo quindi (4) V,— {\-^l).^^-q; e siccomc il lavoro dclle forze moventi nello slato di permanenza della macchina deve eguagliare il lavoro dclle forze resistenti, cos"! per le macchine rotatorie a doppio effelto, nelle quali almeno pel corso di un intiero periodo. non avvi allra lorza movente che il vapore in cilindro, sara (5) a.p; (/4-f)j^ + log.^|-«^, \.-a 1(1 +S) r^q\ L essendosi, nella stima del lavoro del cilindro. voluto tener conto anche della liberla del cilindro. Da questa ricaveremo la prima delle due equazioni fondamentali delle mac- chine rotatorie a doppio effetto, cioe dove per semplicita di scrittura si e posto (5) K = ,-L,+log.i±-; Una seconda equazione si potrebbe avere medianle le forinole date da! iVIorin nelle sue lezioni 7.* e 8.', le quali permettercbbero di calcolare la pres- 200 IN rORNO ALLA TEORIA DELLE MACCHINE A VAPOIVE sione/?' in cilindro data la pressione in caldaja e le condizioni del passaggio del vapore dalla caldaja al cilindro ; se non die nel dubbio che quesle equazioni non possano veramenle applicarsi con sufficiente approssimazione a Uitti i casi, cos\ ripulerei che mettesse conio di approfiUare invece del principio che lanlo vapore si consuma dal cilindro quanto ne viene al medesimo somministraio dalla caldaja ; cd e la slrada a cui io credo qui di dover dare la preferenza. Conformemenle. quindi. a quanto abbiam detto piu sopra, supporremo che nel passap;gio della caldaja in cilindro convertendosi una parte del vapore in acqua, della quantita S ch. d' acqua vaporizzata dalla caldaja in un minuto prinio, giunta nel cilindro non ne resti in istato di vapore che la quantita a.S. essendo a. un coetficiente numerico di riduzione : questa occupera in cilindro uno spazio che, per quanto abbiam detto al § 9, sara rappresentabile con a. m. S prendcndo per in ed n i nuraeri dati pei varii casi al paragrafo stesso ; e siccome ad ogni corsa seniplice il cilindro consuma un volume di vapore espresso da lltri 10. a (/-!-<;) e quindi in un minuto primo un volume >!»■ cosi farendo dovra essere --40.0 {/-he) M-l (7) ///'=r lo./w m' S (B) ^a(/-Hr) = «^ -/' ....■, Se la macchina non e ad espansione, allora baslera nella formola (A) fare L /i=L;Kz= LH-c ed essa diventera Eliniinando p Ira le equazioni superior! avremo I. Carica che puo essere superata. DEL M. K. PUOK. DOMENICO TL"I\A/./,\ :201 Per le macchine ad espansione Per le macchine senza espansione ,r^. a m' L S I i 1 (E) '•^Tqrs E^, „-7— nr^l"-^'/-^/''; II. Kffclto utile nzrt. /■. r. in un minuto primo cd espresso in chilogrammetri. Per le macchine ad espansione Per le macchine senza espansione (G) E = -^g^ -— S— p:^|«-i-V+^,| L' effelto utile in cavalli vapore sarebhe (0 TTfT^^ ' 60 . /o Tranne la modificazione provenlente dalla differentc maniera di stimare il lavoro del vapore durante 1' espansione, queste non sono in fondo rhe le for- mole del Pambour, in cui si e introdotto il coefficiente a per le ragioni piu so- pra indicate. Credo che a. sara comunemente minore di uno, e cin tanto piu quanto e piu grande la differenza fra la pressione in cilindro durante 1 ammissione. e quella che contemporaneamente lia luogo in caldaja, cioe assai prossimamente fra R e p. \\ limite piu basso di a si avrcbbe valutando che avvenisse il costi- pamento del vapore uscito dalla caldaja lungo i condolti c nel cilindro per modo fhe la parte che resta vapore, alia nuova pressione occupasse lo stesso volume che occupava prima quando era tullo vapore, cioe il valore di a che risulta dalla (8) u-''-:^: cos\ nei casi discussi piu sopra i liraiti di ct sarebbero 0.89 per 1 introduzione 'A nelle macchine Dossi-\alieri, e 0,93 per la curva 7.' della Yedetla; ma e assai probabile che in tali casi 1' acqua originaria di sospensione fosse piii, e quella VII. 26 202 INTORNO ALLA TEORIA DELI.E MACCIHNE A VAPORE (lovuta ;»1 rostipamento nicno, e clie quindi a. fosse maggiore : c mnggiore sem- pre io lo riputerci di quello die porta il limite siiperiorc, non credcrei pero che fosse uno se non nel laso die la niacdiina lavori a stato normale, con val- vole della niasslma apertiira, con velocita regolare deU'enibolo, cioe non molto superiore ad un metro al secondo, e per fondotii e cilindro bene dlfesi, nel qnal caso andie // differisce assai poco da p : allora solo crederei polersi assume- re azz 1 senza tenia di valutabilc crrore. Risulta dalla (F) die \ cffetlo ntile crcsce al diminuirc di p, e siccome v diminuisce al crescere di /;, perdie o. crcsce s\ ma con minore rapporto, cosl il massimo effetto utile si avra ^&v pznp e consegucntemenle a^zi : siccome poi non potra mai essere assolntamente /s'uz/j cos'i un tale valore della velo- cita e del conseguente effetto utile non sara cbc il limite minimo e massimo a cui si accosteranno sempre piii i predetti dementi. Avremo quindi pel caso di massimo di effetto utile I L m' S (H) p = a l-\-c n- (L) a.r:^-^\^K.p-(^^p,)\ Queste formole corrispondono al caso in cui sono applicabill anche quelle della teoria ordinaria ; pero riputerei che confrontate al caso pratico queste do- vessero tenersi dentro limlti di errore assai piu ristretti ; ed anche piu appros- simate dovrebbero ricscire le superiori, purche si potesse delerminare a do- vere il coefficiente a, nel quale potrebbe anche introdursi il dannoso effetto deir acqua di sospensione. 12) A macchina coslruita si potra dcterminare (/liberando la macchina dallo vStrumento, ossia dall' organo operatore, e misurando coll' indicatore di Watt il lavoro in cilindro, ridotta che sia la macchina stessa, mediante lo sbassamento della pressione in caldaja, a vincere unicamente le proprie resislenze nocive ; solo bastera avcre la prccauzione che la velocita media delf embolo sia quella stessa che si ha lavorando regolarmente a macchina caricala. Una parte del valore di q comprende le resistenze dovute alle pompe di acqua fredda, d' aria, e d' alimentazione, la qual parte dipendendo dalla vapo- rizzazione della caldaja, e dalla tensione del vapore nella caldaja stessa, assai miL M. v.. pnoF. DOMi.MCO ri RvzzA :2U;3 prossimamcnU', si potra prcndore cniiie prnporzionalc al lavoro totale dclla marcliina, ossia al lavoro del vapore in ciliiidro, c (piiiidi (/ point csscre posto sotto I'aspeUo (9) 7 = (/..M-hv. rappresentando con 31 il lavoro del vapore in cilindro, ossia qucllo rhe si dice il lavoro teorico, lavoro di ciii potremo fare stima approssimala indipcndcnlc- raente da r/, ed esscndo a o a " « E £ ° '^ 1: 3 1== = o o w B g. 1 -a! w « o. ■ 0 3,67 0,10 4,6 443,28 54,30 62,50 + 0,033 ! \\ 3,58 0,10 4,2 445,23 54,30 63,82 H- 0,008 43 3,06 0,10 4,3 446,22 64,30 64,45 — 0,004 5 3.69 0,40 3,8 423,42 56,35 68,46 - 0,037 i -1 3,70 0,09 4,3 419,55 58,42 57,09 + 0,022 22 4.12 0,40 4,3 434,56 63,77 63,95 — 0,002 25 4,82 0,445 4.2 456,28 79,03 79,27 — 0,003 26 5,00 0,420 4,2 462,07 82,64 82,86 — 0,002 29 5,16 0.220 3,3 487,25 98,42 98,45 — 0,000 30 5,42 0.24 3,2 487,85 400,00 98,76 + 0,043 Error medio _^(/2^_ n — 1 : 0,01 88 L' accordo die qiiesto confronto raostra fra 1 risultamenli della formola e quelli cffeUivanicnte dati dalla diretla misiira del lavoro della macchina me- diaiite il freno di Proiiy iion si potrcLbe spcrare maggiore, qualora principal- mente si dia il dehilo peso alia difficolla di avere con grandissima esallezza ii lavoro al freno, e gli elementi fondamenlali del calcolo. In base ad alcunc osservazioni del Pambour sembra cbe la (j segiia la ra- gione inversa dei diametri ; allora nelle maccbine del sistema ora conlcmplato, valiitando il diametro del cilindro in metri, c il lavoro in cavalll vapore sarebbe o,oo;5 ,» . 0,24 M Applicando le formule alia macchina del medesimo sisUma preccdente stabilita pure a Mnlhous presso i sig. DoHus Mieg eComp. accennala nellopera del Morin in prinio biogo al § i07 si avrebbc D=:0,56; L = i,26 ; ^ = 48x1,26 ^zz eh. 4,6485 ; />,zi:ch.0.l033 ; 4=S i)i:l m. k. prof, domenico turazza 207 quiudi y = 0,U08.M -4-U,428G M=:(av. v;ip. 73,95 <■ calcolando E colla formola scguenlc (die iioii e altro die la ('MJ in ciii si e poslo — o./ Ill Iiio^o di — — noil avendo la vaporizzazionc, ridotta m tavalli vaporc e trascurata la liherla del cilindro) si avra E. ralcolato=:cav. vap. 37,82 I/(;ffelto reale misiirato al freno fti E. reale::z:cav. vap. 37,27 con divario insensibile. (Lctla il 25 agosto 1837.) / Ilc//////7r r/rl/7// /.s/i////a Ih/r/o Vol VII T.iv c^caltv 0^1 Ji*u-XL*v I> I Z A IN A R D I > I E XL VrRIi INST. VE!\. fcuin tabnlis XII ah auctore ilelineatisj » Tam parvd ibi distal lan'.a » rerum diversitas. » Plinius. JL riusquam ad finera pcrducatiir jam illiid niiper excogilalura perarduae luolis opus, quo meridionali Asiae atque Oceaiiiae Europa conjungerctur. nobis curandum est, ut quo magis fieri possit, maris rubri vegelatio innotescat. Jnmdiu compertum est inter plantas, quae hoc in raari et in quavis vel remotis- sima Oreani indici parte gignuntur, majorem interesse affinitatem. quam euni illis. quae crcscuiit in Medlterraneo etsi per exiguum ac breve terrae spalium a mari rubro sejuncto. (Juapropler si quando fiat, ut hujusmodl impediraentum tollalur, ila ut utrumque mare cursitet confusum. plures ex hac aquarum pcr- mixtione eliam in vegetationis ordine exoriri possent mulationes. quas ad geo- graphiae botanicac sludioruni utilitaleni diligenter observandas proponimus, quasque asserimus nullo modo detegendas nisi prius quoad nunierum et quali- tateui definiantur species, quae nunc in utroque mari progcrminanl. Ex aucto- riim numero, qui species maris medlterranei srriptis illustrarunt, inl'erri potest eas satis cognilas esse: quod vero attinet ad species maris erylhraei, ncc unum quidem opus extfit aul lypis editum iuit, quod earum vcgetationcm singulariter ac proprie perlractet. Pauca. quae hucusque nota sunt, Iribui potius debent curis homiuum de hac re bene merilorum, qui suis itineribus longinquas illas oras VII 27 210 PLANTARLM IN MARI RUKRO, ET( hand tall plerumque animo circumeuntcs, parvos cjuidem lol peregiinaliomini in Eiiropam fnulus altulerunt; sed tamen laiili pondoris, lit paucis speciebus, quae in operibus Forskalii et Delilel videri possunt pleniorem numerum addi- derint. Quos inter peregrlnantes omni laude dignissimos principem, ut opina- miir, obtinet locum quamvis temporis ordine ullimus Portlcrus gallicus, qui firmiori proposito, diuturnisque laboribus pcrscrulatus est atque collegit cujus- cumque generis turn vegetabilia, turn aninialia, quae in ea regione reperieban- lur (1). Postquam non sine multa difficultate, ac soUicitudinum perseveranlia datum tandem nobis fuerit prae oculis babuisse, atque diligenter inspexisse maximam, nt arbitramur, ex Porlieri collecllone partem marinorum vegetabiliuni, quorum ab ipso, posthabita quacumque nomenclatura, loca tanlum uniculque propria adsignantur, operae pretium ducimus, argumentis compulsi paullo antea expo- sitis, quidquid exinde lucubralionibus nostris excerpsimus publico jure mandari ; eo quod pracsertim propter numerum specierum aut novarum aut rariorum quas invenimus, majus semper in dies momentum buic operi, quod naturae cu- riosorum benevolentiae commendamus, accedat. Cum anlem impraesentiarum, (1) De Porliero, quern Alexandriae ct Cairi beiiigne excepcrunt praestantissimi equiles Lauri- nus et Champioiius jam ibi consules austiiaci, ex ipsoruin notitiis referri potest: Portierum anno 1846 ad visendum adisse orientalem cram usque ad Moehhain, ubi septuaginta dies conimoratus est ad plura ordinatim coniponenda quae trcdieini menses in ca regione transactos collegit. E Mochha iter navigio fecit ad Dhalac insulam litus occidentale respicientcm, ut exinde relecto usque ad suen- sem sinum mari rubio, visitaret praecipuos iliius orae situs. Incoluit deinde Massouah, Suakin, Kosseir, et post novemdecim menses rursus petiit Cairuni, ubi Augusti mense anni t848 dira occi- sione in sue cubiculo perpetrata occubuit. Collectiones miserandi Portieri multae erant variaeque, quippe quae, fidem faciente eq. Laurino, constabant ex crustaceis, conchyliis, piscibus, spongiis, zoophytis, plantisque marinis, etc. Haec vcro omnia cum aliis pturibus fuerunt multimode disjuncta et divisa, quo facilius venundari possent ; quorum emptio habita est Cairi mense Januario anni -1849. Portierus, teste codem eq. Laurino, recensuit in diario propria nianu conscriplo numerum rcrum coUectarum fere ad 19000, quarum tantummodo dimidium post ejus mortem invenlum fuit. Laetandum tamen in tantajactura est, quod nobilissimi viii, quos superius commemoravimus magnam ilKus col- lectionis partem pretio comparaverint, ut Imperii austiiaci Academiae et Musea decorarentur; quae nos anno 1850 ea mcnte visitavinius, ut singula plantarum pertinentium ad mare rubrum exemplaria majorem nostris studiis lucem et matcriem suppeditarent. Sed ad nostra uiagis contulit cl. eq. Figa- rius, qui rerum naturallum doctissinius Cairi professor, quum ingentem speciminum seriem possi- deret non niodo a Portiero, sed suis ad suensem istbmum itineribus acquisitam, nostris manibus novo fiduciae et liberalitatis exemplo totum quod habebut herbarium marinum, ut determineretur exhibuit, obtulit, commisit. Qua de causa nobis ipsis videremur deesse, ingratique animinota merito afficeremur, nisi hujus nostrorum laborum fautoris nomine hie in prima fronte libellus honestcretur. AUCTORE J. ZANARDINI 2H lit iiioniluin csl, praecipue reqiiircrflur generalis de maris rubri vegetalionc desiriplio, idcirco ut univcrsa vegclabiliiiiu ad idem mare pertincntium enume- ratio exliibercUir, satins jiidicavlmus simul cum specierum a Portiero coUecta- rum illustrationc conncclcndas esse caetcras omnes jam antea ab auctoribus divulgatas. Primum itaque officium erit recensere cbronologiro ordinc quodvis de biscc plantis scriptum huciisque in liicem edilum, nee non de unoquoque breviter adjicerc, quae proposito noslro magis idonca videbunlur. Viro illi iuler primores enumorando, qui in celeberrima peregrinationc, borlatore Linnaco incboata, partem babuerunt, primae de sinus arabici plantis notiones debentur, Petro inquam Forskalio, cujus flora aegyptiaco-arabica im- prcssa est anno 1775 cum jam e vita decessissel. In hac flora, ubi quas invenit in Aegypto inferiori et Arabia fclici descripsit plantas, extant nimirum nonnullae species marinae, fere omnes ne exceplis quidem aliquot Zosteraceis, usque ad id tempus novae, quas in suis excursionibus secus litus suense. Tor, et Mochbae (ollegerat. Admodum rarae sunt, quae ab eodem dicuntur propriae suensis sinus qualuor videlicet; Fucus denticiilatiis (Sargassum denticulatum), F. cris- pus (S. crispum), F. raccmosus ( Caulcrpa davifera ). F. arliculatus (Hor- mosira articulata ) ; ilemque quatuor propriae Tor scilicet ; Vh>a cuiieata (Cau- lcrpa Cbemnitzia), Fucus conoides (Turbinaria decurrens). F. subrepandus (Sargassum subrepandum), F. trinodis (Cystopbyllum trinode). Plerasque species arabicas reperit in aquis Mocbbae, idest ; Vlvam reticulalam, U. ca^'er- nosam (Aspcrococcum sinuosum), U. ifesiculis ora/is ( Caukrpam Cbemnitziara var.), U. latissimani, V. granulatam (?), Confen'am planarn (?), C. seticulo- sam (Laurenciam seticulosani ), C. capillarcnt (?), Fucum serrulatum ( Cau- lerpam Freycenelii var.), /^. of ero^HW (Gelidium corneum var.), 7^. acinariain (Sargassum Boveanum), F. pavonium (Padinam Pavoniam). F. papillosum ( l^aurenciam papillosam), /^. //rt^orfOT (Dictyotam fasciolam ?). F. caespi- tosuni (Laurenciam sellculosam) , F. seticulosum ( Cjstoseiram mjricam). F. frafiilQjn ( Liagoram fragilem), F. plumarem (Caulerpam plumarem), F. de- bilem (Gracilariam 'SSu^\\\\'),F.laminosum (Gt. cor\ka\:\m), F. folh'ferum (Gr. corlicatam var.). F. uviferum (Laurenciam seticnlosam ). Cacleri fuci a Forskalio commemorati spoclant potius ad mare mediterraneum ab eodem lamen Icviter exploralum. Anno 1804-1819 Turnerus in classica sua Historia fuconwi descripsit et 212 PLANTAKUM IN MAUI RUBRO. ETC. inciilere ciira\it .spocies a vicecomite de Valenlia et Saltio coUettas. quorum itinera, licet coutendercnl ad dclcgeiulos in intimis Afrioae et Abyssiniae parli- biis pro Aiiglonim commercio adilus. nihilominus ut decet homines bono in- genio praedilos, occasionem arripientes attulerunt in Europam naturales illariim regionum prodiictiones eousque pariim cognilas. Quoad vero marinas plantas perspicuum est, maximam earum partem longe differre a praecedentibus, quarum reporter fuit Forskalius. Hujusmodi species, nullo tamen certo locorum indicio ubi degcbant, juxta Turncrum ad sequentes rediguntur ; Fucuin acinariam (Sargassura Boveanum), F. iiatantem ( S. subrepandum), F. dentijolium (S. dontifolium), F.JaiijoUum (S. lalifolium), F. telephy folium (S. tebipbifolium), F. Saliii (S. Saltii), F. inyricam (Cystosciram myricam), F. acanlhophorum ( Acantbojihoram Delilei), F. thyrsoidem (Laurenciam papillosam). 7"^. pinna- tlfidum (L. pinnatifidam), F. Lycopodiuni (Digeneam simplicem), F. aerugino- 5'«TO (Gracilariam oorticatam), jP. VFriglitii (Or. Wrightii), F. Valenliae (Hvpneam Aalentiae), F. hamiilosiim (Hyp. bamulosam), F. 17'sc/dum (Liagn- ram Turner!), F.J/oresiuin (Halyineniam iloresiam), /^. /?/'/?/m/z//« ((^aulcrpam taxifoliam var. crassifoliam), F. taxljoliuin (C. plumarem), F. selaginem ( C selaginem), F. clavijerum (C. davlferam), F. uvijerum (C. claviferam var. iivi- feram), F. Lamourouxii (C. claviferam var. Lamourouxil). Anno \ 824 prodiil curis Pankuckei opus insignc Description de I' Egypie nuncupatum, cujus in volumine XIX refertur quod Delileus notavit de plantis in Aegypto sponte crescentibus, ubi delineantur sicut propriae maris I'ubri : Fucus liitifolius et F. crispus (Sargassum cris{)um), F. denliculotiis et F. tetragonus (S. dentifolium), F. (intennulatiis (Cyslos'ira myrica), /"'. trinodis (Cystophyl- lum trinode), F. turbinatus (Turbinaria decurrens), F. triqueter ( Hormosira arliculata), F. mijadiformis (Acanthophora Delilei), F.papillosus (Laurencia papillosa), F. diaphanus (L. obtusa?) Diclyota imple.ta (D. dirliotoma var. implexa), Fucus laxifoimis (Asparagopsis Uelilei). Delileus latins inviseral Ale- xandriae portum at multo minus arabicum sinnm ; quinimo lanlummodo suen- sem, cui species hie recensitae pertinebant, quae etiamsi cognitae magni erant momenti quoad locum ubi reperiebanlur, posleaquam Forskalius mentionem fecerat de defeclu plantarum marinaruni in suensi sinu. Quae assertio, ut vide- bimus, magis magisque infirmatur ingenti specierum numero ab ipso Portiero postremum ibidem coUectarum. Anno 1834 Decaisneus in Ann. sc. nat. torn, //edidil florulam sinaicam. AUCTORE I. ZANARDINI ^13 videlict'l plaiilaruin eiuimcraliniicm quas Boveus in ntraqiic Arabia, Palaestiiia. Syria el Aegypto iiivcnit. Cryptogamae a Montagneo sludiose inspectae sunt, e quibus nuimcranUir novcmdccim marinae apud siiensc litus et apud Tor a l*ovoo ropertae, quae jam singulae ad noliliani ante perveneranl una cum Zu- nnria mar^inata (Slocchospermo marginato) ab Agardhio in eadem collectionc Forskaliana inspcrta. Anno 1833-1837 innotuerunt |)lantac exsiccalac aegyptiaco-arabicao tnio- iiis ilinerariae Schiniperi. Cryplogamis marinis nonien iiidilum est ab Heringio et .^lartcnsio, qnarum nunicrus elsl parum notabiiis, tamon ob majorem speci- niinum cxsiccatorum diffusioncm maxime contulit ad excitandam vegetationis maris rubri melius dignoscendac cupiditalem. Species quae ordinatae sunt, quaequc partem constituebant Unionis ilinerariae nuncupanlar : Sargas- suin dentifolium, S. subrepandiim, S. crispum, S. turbinatum ( Turbinaria triquetra), Cystoseira trinodls (Cystophyllum trinodc), Cystoseira myrica, Sphaerucoccus implexus et Zonaria didioionia inlricata (Cbnoospora ? imple- xa). Padina Pavonia, Zonaria patens (Stoechospernium marginatum), Aspe- rococcus siniwsus, Mesogloia vermicu/uris var. gracilis ( Cladosiphon ery- tbraeum :') Sphacelaria cervicornis (Spb. rigida), Amansia jungermannioides, Digenea Lycopodium (D. simplex), Hypnea Valenliae, Galaxaura Zoophy- litii ((V. Scliiniperi), Liagora liscida (L. Turneri), Ceramium aciilealnm (Spy- ridia aculeata). Halimeda muUicauUs (H. opunlia), llalimeda (H. ma- croloba), Caulerpa chwijera. var. uvifera. Cudinni (omentostini. C. adhaen-us ((>. arabicuni). Uha reticulata. I . latissima. Anno 1837 j. Agardhius in ;l///.s. Senh. produxit in vulgus species ulga- runi, (juas in itinere ad oras maris rubri collegit E. Hiippelius. Hujusmodi ocio solummodo t'nerunl species, quarum quatuor ab eodem prinium descriptae txhi- benlur ut novae idest : Sargassum cuneijoliuni. S. Fresenianum,Spliaerocuccus distichus ((iracilaria dislicba), Caulerpa lentillifera. Anno 1840 kummerus in A. Sclierik. nnvruh plantan/m species, quas in itinere per Aegyptuni. Arabiam et Syrian/ collegeruni ik Schubert. Erdl. <'t Roth. Percxiguus est spccierum marinarum numerns. qu;if singular ponendae sunt inter comniuniorcs atque melius cognilas. Anno 1841 Deiaisneus in Arch, du Mus. d' hist. nat. f ol. 11 sub titulo Plantes de I' Arable heure.use recueillies par M. P. E. Botta cum in medium proferret specierum marinarum calalogum. indigitavit nonnullas elapsa.s inve- 2-14 PL.VNJAUCM IN MAUI UUBRO, ETC. stigalionibus corum, qui usque aJ id tempus perscrutarl maris rubri vegetalio- nem pertentaveraiit. El re quideni vera Bolta non satis habuil monlium arabi- corum juga percurrere iibi vejjctalionis tropicae luxuries expanditur, sod liinc usque ad lilorales partes progrcssus, arabicas oras quaquavcrsus bac de causa visitavit, ul omnes marinas etiam plantas colligeret, enumeratis praelerea dill- genter locis, unde exemplaria deprompta fueraiil; quae adeo bene servabantur, ut commode se se insplcienda et describenda praeberent. Ipse juxta Decaisnei enumerationem collegit quinquaginlatres species ex quibus, ulpote rarae, aul ])rimum rcconsitac, mcmoratu dignae vidcntur: ISllcrodictyon Agardlilanum. Caulerpa denticulata, C. peltata, C. Webbiaria, C. Freycenetii, Bryopsis plu- moso. Galaxauia rigida (Actinolrichia rigida), Hydroc/a/hrus cancelhittis (Asperdcoccus cancellalus), Sargassum virgatum, Corallopsis salkornia ( C. cacalia). Anno 1843 Montagneus (Ann.sc. nat.) in oc.lava decade quartae cenluriae plantarum ceUularium, descripsit Batrachospermum Requienii (Trichogloeam llequienii ), quod sicut maris rubri proprium ab ipso Requienio acccpit. An- no 1849 in oclava scxlae cenluriae decade auctor idem qualuor alias maris rubri stirpes a Lallemandio communicatas iilustravit nempe : Chordariam erythraeain (Stiiophoram arabicam), Dayam Lallemandii, D. Hussonianam, Spyridiam Berkeleyanam (Sp. aculeatam). Eodem anno 1849 in ^ ol. VI Actorum Academiae imperialis scienliarum Pelersburgi legi possunt quae Piuprechtius de maris rubri vegetatione, atque de ejusdem relationibus cum universali plantarum geographia commemorat. Ru- precbtius itaque sinui arabico omnino singularem tribuil vegelationis cbaraclc- rem, qui prorsus discrepal a syslemale maris mediterranei proprio. Hujus vero discrepantiae causas, cum adeo breve ulrinque intersit spalium, assequi suis in- vesligationibus conalur, atque summo studio nititur ut via paleat, qua res pro- gressu temporis ad pleniorem lucem perveniat. Quum calor prima sit vilalis conditio, ideoque sit babendus ul motor praecipuus ad diffusionem corum, quae organis praedita sunt, induslrius ille perquirit quantum momentum hac super re istbmus facial. Marc rubrum, inquit ille, desertorum aestuantium angusllis circumscriptum in conditione longe dissimili ac mare mediterraneum versatur. Quaeril deinde utrum fundi marini dlversilas in causa esse possil cur spe- cies quamplures exislanl vel desint; ac nolal liloris conformationem in iis partibus, quae propius duo maria rcspiciunl, nonnibil reipsa differre. AUCTORE J. ZANARDINI 215 Quod vcro spcftat ad vim fluxus el refluxus, cujus in mari riibro magna ratio est habenda, nihil audet auctor conjicere, quiim ncscial iitrum adsint, qiiot, fjiialesquc sint species, quae aquis rccedentibus, malint in aperlo consistere. Denique ronciudit quiim ex sua quidcm sententia quacdam intercsse debeal concordanlia inter leges genoralcs, quae coUocationem seu disseniinationem plan- tarum terreslrium ct marinarum moderantur, ex hac concordanlia causam repe- tcndam esse lanti discriminis inter utriusque maris vegctationem. Oslendit isthmos, quoad marinas planlas pcrinde esse ac altisslma montium juga quoad plantas infimae planitiei. Fatetur tamen si quis vcllet terrestribus plantis aliquara cum suensi isthmo analogiam asslgnare, nullam prorsus invenlurura, quum nee superioris Italiae alpes, nee Caucasus aliquid inter se praeseferunl comparandura. Al nobis hae clarissimi auctoris sententiae non ita firmae videntur, ut cum lis omnino convenianl, quae hucusque de geographica cellularium marinarum dispositione docuit observatio, quinnimo opinamur propositum problema facilius ac melius posse resolvi via plane diversa ab ea, quam ipse est sequutus. Siplan- lae terrcslres, ac praesertim superiores sugunt per radices ex humo necessaria principia suae nutritlonis, plantae submarinae baud profecto nutrilionem re- trhaunl ex funclionibus inhaerenlibus fulcro, quod eas marinis scopulis vincit. Ex Desvauxii observationibus palel Fucoideas giganteas, quae jure maris Quer- cus possent appcllari, evulsas saxo, cui mordicus per radicale fulcrum adbacrcnt. adhuc luxuriosas vegelarc, si funis lantum eas ibi firmas detineat. Species ipsae delicalulae ac membranaceae, ubi dimidiae tanlum aquis immcrgantur, non post multum temporis ea parte, quae aeri exponltur, exsiccantur: pars vero quae na- livo elemento est immersa, nulla intcrruptione facta, pergit vcgetare. Constat jam non geognosticas humi conditiones, sed diversam naturam ac proportionem ele- menlorum in aqua solutorum maximi esse momenti in submarina vegetalione: major aut minor salsitudo potissima causa est, quae diversum characterem di- versis in locis constitult; alque hinc fit ut maris Ballici vegelatio ob Florldea- rum copiara valde discrepat a vegetatione sinus Codani, qui e contra Fucoideas magis abundat. Temperatura, fluxus et refluxus, major minorve maris pro- funditas, pigrilia aut frequens undarum motus prorsus minoris momenti sunt unde pro diversis ejusdem geographicae stationis zonis differentia productioniim potius effingitur ; idcoque in quovis mari deprebcndi potest L Ivaccas, Fucoideas el Conferveas ut plurimum in vadosis degere, dum contra Florideae penitiores generatim incolunt abyssi rccessus, ubi in earum vitalem oeconomiara minores M6 I'l.VNlAKl'M IN MMU RUKUO. KTC. lux exerit vires. Formae tiibulosae optant superiorcs zonas, iibi teinperalura ad altiorem gradum pervcnil : quae veromagis mucilaginosae densoqiie villo vcslilae sunt vlgenl In locls inari vehementius affluenti magis cxposilis. llisce praeinlssis, duinmodo nobis libcat considerarc maris nibri aquas originom trabeie ab Oceano indico. quae vero per Mtdilerraneum ovolvuuUir deduci ab Oteano atlanlico nibil protecto admiraiidiim est quod adeo discre- pantes In utroque mari vegetationes fiant. Quum vero major in dies inter maris Nigri.Mediterranei et Adriatic! producliones deprehendalur affinilas, quacrendum praesertim crit utrum idem inter maris rubri el Oceani indici vegetationem cve- niat; idemque evenire nostris in species a Portiero postrcmum rollectas studiis magis magisque confirmabimus. Isthmus itatjne suensis nullo alio sub respectu perpendendus est, nisi ut munimen aut septum, quo constans nullisque varia- tionibus obnoxia servetur in tanta propinquilale diversa elementorum proporlio aquas maris rubri ronstituentium, ita ut quodvis aliud pro islhrao imps'dimen- lum manuiactum, quominus aquae convenirent atque miscerentur, omnino aequales effeclus, ut opinamur, conspiciendos praeberet. Piuprechtius finem suae dissertation! faciens exbibcl calalogum spocieruui ad maro rubrum juxta auctorum sententiam eousque spectantium, simulque species designat, quae in utroque mari promiscue germinant. Species omnes ad sexagintaquatuor rediguntur, quarum vigintiseptem inter mediterraneas quoque secundum auclorem adscribi possent (1). Anno 1830 Montagneus iterum de maris rubri plantls perlractavit, atquc in Ann. sc. nat. torn. XIII sub \\\\.\\o piigilliis algarum yeniensiuni trigintaduas species in hicem protulit, quas ad Ilodeidam legerunl atque in Europam tran- stulerunt Arnaudius et Vaysierus ; quarum decern primum descriplae prodeunt. scilicet : Sargassuni Arnaudianuni, S. I aYsierianiiin, S. acinacijonne, S. botruo- sum. Plocariafurcelluta (Gracilaria furcellata), Plocamlum circinnaluni (Desmia coccinea ), Iridaea Yemensis. I.'' relic ii lata, Cal/ynienia papulosa. Coujeivu (Cladopbora), prolix a. Anno 4831 in vol. Xlll, scrie secunda Actoruni realis Acadcuiiae scienlia- rum Taurini scriptum pro re nostra pluris existimandum legilur sub titulo : Nuovi materiali per l algologia del mar rosso raccolti e censiti per ciira di (1) Auutor cl Actlabntafiiim mediterianeam inter algus maris riibri recenset ex synonynio Forskniii Furitut (allfijiilopliorvin ; quoil ^ero vahlc incertuni et anceps rcor. AUCTORE J. ZANARDIM 2i7 A. FIgari De G. e Nolaris. Hoc in srriplo, (|iiod solas Fucoidcas iiiiincro Irl- <;inlasc|)leni (•ompleillliir, iiomiiillas sjx-cics dcscriplas repcries, quae cum novi- late maximi sunt moinenti, ul infra vidcbiinus. Eodom tempore vel paullo ante, meiise scilicet Januario ejusdcm aiiuid851 in Regeiisb.Jlora n.° 3 nos ipsi quarundam novarum specierum ad coUectionem Porli< rl pertinenlium diagnosticas phrases typis vulgavimus, in melius tempus differenles explicatioris operis editionem (d). Kx hoc hibliographico excursu palel de his vegctahilibus noliones, nuper- rinias praesertiui, in variis ephemeridibus operibusque periodicis passim repe- riri. Ruprechtius quidem disjunctas has notiones in unnm congerendas curavit, ut ex lis generalem cataloguni redigeret, sed slquis ejus catalogum huic nostrae enumerationi conferrc velit, videbit profecto quanta opus illud imperfectione laboret, quanlnmque absit, ut satis amplam ideam Nereidis arabicae exhibeal. Enumeratio nostra plus centum speciebus praecelllt catalogum ilium, quarum major pars sedulis infortunati Portieri invcstigationibus debetur. Credo tamen ulli'rioribus adhuc curis opus esse, ul omnes productionum vegetabilium ery- lliraei maris diviliae dignoscantur. Portierus in suis excursionlbusnonjam directe botanicas inquisitiones, sed multo ampliora sibi proposuerat, omnia nempe col- ligere ijuae in historla naturali alicujus essent moment!. Quid igitur mirum, si ipsum lot cumulandis intentum, multa praeterire potuerint, ac praecipue ea, quae nisi diligenli atque accurata investigatione detegi nequeunt.' Adde quod Portierus aut nihil aul parum hac in nostra scientia versatus. nequldquam ea perspicentia. quam res postulaj scrutari poterat minutiores species secretiores- ve ; quod monituni volumus, ut omnes sciant semilam salis amplam adlnic per- currendam, ac messem valde copiosam superesse colligendam. Ouapropler si nostrum hoc qualecumque sit opus ad novas solertioresque investigaliones exci- tare alque inflammare animos valcret, cumulatlssimum nostrorum laborum fruc- tum consequi judicabimus. Mare rubrum (mare Iduinaeum apud antlquos. Jam-Siiph in sacris Scrip- luris) porrigitur a meridie orienlem versus (Sud-EstJ ad scplenlrionem versus (1) CI. proT. De >'ot;irisiiis stntitn ac de iiieis circa lianc enuineralioiiem inqiiisitiunibiis certior factus, spccimiiia omnia, quae possldebat, ut niea studia juvaret, ullio ad me misit: cujus rci publi- cas ei gratias agcro nunc mihi est perirrntuni. VII 28 'i I 8 PLANTARUM IN MARI HUBUO, KTC. occidi'utem (Nord-OuestJ, riempc ab ostio Bab-el-mandeb sub 12° 35' b>tiUi- (linis septenlrionalis usque ad islhmuni sueiiseni per Irigesimum gradum bititii- dinis supra h)ngiludiuem 525 circiter in leucas, ct 20 supra niediani aniplilu- dinem. conclusum ad orientem supereminenlibus Arabiae montibus, ct ad orci- deutem montibus Aegvpti ; acstui ct venlis regularibus obnoxium. Fluxus, ul perblbcnt gallici vialoies, quo impelluntur in siiuim suenscm aquae ad qulnqne prope sex pedes, In Tor ad duos, ct in Kosseir vel maxime ad unum, varius tamen est pro convcrsione ac impetu ventornm, et affluentia aquaruni, quae secus litora cffuiunt bine promonloria, illinc concavas ad inslar valliuni prolun- dilates. Nulhis in niari rubro aniplus portus : nullum hue se exonerans flumen: orae frequentes scopulis, arenosis cumulis, coralllis ct madreporis. Plures tamen obveniunt staliones, facilesque navibus aecessus, parvi denique portus, quorum juvat ad topograpbicam cognitionem strictim rcferre situs, unde bujus enume- rationis species singulae coUectae sunt ; ut etiam intelligi possit, Porlierum omnia, ne nno quidem exrepto, majoris momenti loea suis exploralionibus per- lustrasse. Istbmus suensis (Suez aut SoueysJ portum babet ad extremitatem bracbii orcidentalis sinus arabici. Tor situs est super oram arabicam seu orientalem sinus suensis. Ras-el-Mohamed caput est quod marc rubrum in duo bracbia dividit. Bracbii occidentalis aecessus (olim sinus Heroopolitus, bodie vero Bai-el-Qol- zoum, Bar-SoueysJ arctatur insulis et scopulis aquam superallambentibus; ideoque aegrc adeundus. Bracbium orientale (apud veteres sinus Aelanites, bodie Bar-el-Kabah, AkabaJ minus quam bracbium suense ad septentrionem patet, ad cujus extremitatem antiquus portus (in divinis Scripturis Asiongabet\ apud Graecos Berenice) summopere celebratur, ut locus ille, unde Salomonis classes divitiis Ophiriis onustae redierunt. Continens duobus his brachiis com- prehensa constituit terram seu deserta Sinai ; et sub eadem fere ac Tor latitudine conspicitur Not^'eba ad occidentalem oram sinus Akabae. Yambo seu Al Sahrm primus obvius est portus citra orientale bracbium secus oram arabicam. Djedda seu Geddah portus Meccae, apparet supra oram scopulis et locis vadosis scatentem. Hodeida seu Loheya accipi potius debet ut valde angustus situs navibus accedentibus opportunus. AlCTORF. J, ZANAKDIM 219 Mochha parvus Heel porUis, valde tainini frcquenlalur pro magna coffea- nim ycmeiisium exportationc. Bab-el-Maiideb ostium est. ubi desinens mare rubrum cum Oceano indico (oiirundiliir. Procedentibus juxta cram occidentalem seu afrlcanam ex praecipuis ()r( nri unt : Dhalac sen Dnho/ac/t'/Kehyr {m\u\u'\im insula Or/riaJ sub cadem lati- ludlne atque Hodeida ex adversa ora. Nulla major hac in sinu iuvenitnr insula, quam baud procul sequitur alia nomine Massuah vel Malcua, tujus porlus locum tenet antiqui Adulis. Suakin aut Souakem juxta litus occidcntale ultra insulas jam modo com- memoralas, cujus portus ut tiitior habetur. Denique Kosseir, Qo^eir totius orae occidentalis locus maxime conside- randus; cujus portus ob Aegypti commerciiim cum \ambo, Djedda et 3Iochha liodie majori freqiientia pollet. Oui ad orientalem plagam pertinent portus dicuntur ex indole sabulosi. parum profundi, congerie arenarum, et coralliis operti ; qui vero ad occiden- talem speclant exhibentur ut arenis et scopulis expertes, ideoquc profundiores : ea fortasse de causa, quod venlorum hunc sinum percurrentium afflatu. cursus aquarum perquam cilus fiat, atque ad orientalem plagam arenae gerantur. quas a praeruptis occidentalis orae montibus acciplt mare. Caeterum maris rubri vegetatio prorsus singularis imprimis efficilur admo- dum mira Sargassorum copia. quae vel ab ultima anliquitate innui videretur. (Juinimo ne a suspicione quidem abborremus, quod el Jam-suph in sacris Scrip- Itiris verli possil, ut perinde sonet ac mare Sargassorum (d) Slrabo CGeo- graph. lib. 16) scribcbal: /// lola Rubri maris ora arbores in prof undo nascun- tur Lauro et Oleae persimiles, quae in Rejluxibus ex toto deleguntur. in AJflu- xibus nonntimquam ex tolo obruunlur. Si multis visa haec fuerunt ceu fabulosa. nos crcdimus nee hodie quidem tanta veritate, tantoqiu' colore exprimi atque aptius repraescntari posse maris rubri vegetationcm tol speciebus Sargassorum uberriuii. quarum nonnuUae se seinduunt nempeioliis pcrbune imitanlibus Laurl (I) Suyili, ut iionnulli arbitranliir. pro jimco aut canna accipereliir : ast in mari riibro liquet hiijusmodi plantas deesse. IMelius itaqur ex aliorum seiitentia Jam-Siipli vertcretur in mare algosumj quod nostrae interpretationi propius accedit 2:20 PLANTARUM IN MARI RUBRO, KTC Oleae. aliorumque arbonim folia. Non onines tamen quae ibi reperinnlur, hd- slrisqiic tliebiis niimeranliir species, possent leapse hiiic marl tribui veliili illiiis propriae sen in ruiulo pullulanles: aliquot enini, el lortasse non paucae eo feruii- lur venlis et procellis una cum motu aquarum affluenlium ab Oceaiio indico ejnsmodi congeueribus perabundanli. Triginla in nosira enumeratione rccensentur Sargassa hucusquc in eo mari collecla, quorum plura sunt primum descripta; sed apertefatemur de tanto acci- piendo numero in dubium baud pauca a nobis adhuc revocari. Quum nobis pro ralo ac firmo semper habeatur genus, tamelsl ex praestantioribus ob suam axil- larom organorum evolutionem, adscrlbendum esse inter ea, quae se ostendunl lormis magis versatilia, maluerimus in extrema duarum rerum disparitale seclari conlraclionis quam separationis systema ; adeo ul opus aggressuri multos ad hunc finem assequendum experti simus labores. Verum enim vero ab incaepto propositoque nostio desistcre oporluil, propterca quod nobis firmller persuasum sit, liujusmodi experimcntum iis solummodo relinquendum, qui sua in natali plantarum loco studia exercere, earumdemque progredientes vegetationis phases pone sequuti inspicere possent. Quamobrem in omni biologicarum ralionuu) defeclu, nequaquam a nobis fieri potest, ul certis limitibus circumscribamus, el ad severiorem trutinam aestimemus species ab aliis dcfinitas; rjuibus singulis semel necessario admissis, nobis pariter necessario el aliae quoque distinguendae erant ; illae nempe, quae non satis cum auclorum descriplionibus convcnirenl. Ad id tamen manus invite admovimus; nos enim coegit quidem necessilas, non vero animi levitas aut cupiditas, qua creenlur species in libris forsitan, minime in natura reperiendae. Si per errorem igilur, quod est timendum, lapsi fuerimus, in nos primum lapidem jaciat qui sibi conscius sit in hosce errorcs nunquam cecidisse. Qui praestant caetcros experlentia clarius norunl difficultates, quae tunc obstant, quum agitur de nolis essentialibus certe definiendis, ut haec inter se congenera distinguantur ; in quae, licet j. Agardhius prae caeteris studium monograpbicum [)rovexeril, non erubuit tamen asserere ; Nee a me aJhibitas notas sIbi semper constare perbene scio ; et pauUo post sapienter addidit ; Polius in tendentia partium adhanc i>el illainformain, quam in forma quadam ahso- luta characteres Sargassorum quaerendi sunt (Sp. alg. I, p. 290 el seq.J.^nX- libi melius quam hoc in genere conspicua evadit transformatio partium, quae a simplici folio originem omnes trahunt. Haec vero transformatio ex causis nolis aliis, aliis ignotis obnoxia est multis mutationibus pro gradu plus minusve alto. VUCTOUE J. ZANAKDIM 'I'l I vol plus minusve typiVo sou perfecto in quo evenit morphosis, quae proinde va- rio sub adspectu potest in eadem specie ita se patefacere, ut sistat formas vario- rum organoruui satis dislinrtas. In hac itaque formarum versatililateperidoneuni foret explorare ac rerte decerncre quae pars prae caeleris minus polymorphlac patiatur, minusqne ambiguos porrigal cbaracteres. Quoad vegetalionis organa, plures magnnni tribuerunt foliorum formis momentum, dum nos contra judita- mus in eadem specie, in eodem interdum individuo nil foliis inconstantiiis, nil mutabilius. Si ex studiis ad ingentera speciminum maris rubri numerum accu- rate conversis senlentiam aliquam hue in medium profcrre liceret, nos quoad vegetalionis organa, potius cbaracteres ex forma, magniludine, crassitie, prolu- berantia, numero ac dispositione glandularum super folia desumplos, caeteris minus ambiguos arbitreremur. Cbaracteres, quos numeravimus, nobis saltem in difficili specierum determinalione opem aliquam suppeditarunt. Mare rubrum Sargassis imprimis conspicunm proxime distinguitur SIplio- nearum copia inter quas, principem locum Caulerpis babentibus, accedunt Hali- medae, quarum species sunt nonnullae Oceani indici et Antillarnm propriae. Quo facilius evinceretur diversa utriusque maris brevi istbmo vix sejuncti vege- tatio, id unicum satis esset indicium, unam videlicet in mcditerraneo Caulerpa- rum speciem inveniri fCuu/erpam pro/i/eramj, quam desiderat mare rubrum, etsi caeteroquin novem alat species ab ea discrepantes jam fere omnes indicas, atque plurimas ostendat varietates, quas incauti vel separationum magis cupidi pro totidem distinctis speclebus accipere possent. Nos vcro prorsus contrariam sequuti sententiam eo contendimus, ut ad breviores limites redigantur typicae I'ormae, quae ni fallimur, variis subjiciuntur mutationibus pro situ ubi crescunt. proque ratione, qua plus minusve immersae vel demersae germinant ceu plantae ampbibiae. Minutioribus investigationum curis. quibus peculiaris erythraei ma- ris vegetatio pleno in lumine locaretur, suppetat quam inferius ponimus enunie- ratio, unde evidenter constat bac vegetatione cbaracterem exbiberi omnino tro- picum ; dum contra proximi medilerranei melius cognita vegetatio eadem est ac In zonis temperatis. Turbinariae equidem non nisi intra aut prope tropica con- spiciuntur, unde neque in Oceano indico, neque Antillarnm rarescunt, dum vero Delesseriae in Europae maribus frequentes, desunt in mari indico ideoque in rubro. Altera species, quae bujus maris vegetationi tropicum afferl cbaracterem est Polyzonia, proptereaquod Amansiae undique admodum rarae. numquam tro- pica praetergrediuntur. Jam in botanica geographia plane liquet quaedam occur- 222 PLANTARUM IN MARI Rlil'.RO, ETC. ipro icntralia luca. iibi forniae turn generum, turn specierum obtinenl slngulares. Quo longins rcccdimiis a contralibus illis, ubi haec genera et hae species lotam pukliriliulincm suamqiic luxuricm expandnnl, eo magis formae quosdam prae aliis salicnlibus diaracteres amiUunt ; hinc deleriores fiunt, dciiiqne cum caeteris confusae, atque ex oculis sublalac locum ccdunt novis formis novisque cbaracte- ribus prorsus dissimiliuiis. Hinc fil ut duarum regionum florae tunc dicantur vcre distiiiclac, quum formis quidem analogis consentiani, sed dislent tamen cha- racteribus, qui lypiim primigenium quodammodo demonslrantes, imprimunt easdem aliqua adspeclusdiversilate. Nos haec tantum observari volumus easdem. quae inter floras regionum maxime disjunctarum, quaeque auctorcs minime la- luerunt. easdem inquam muluas rationes constare in mari mediterraneo el erythraeo, easdemquc magis magisque in causa esse, cur diversa utriusque ma- ris Nereis determinetur. \ identur ilaque inter Fucoideas Cystoseira cliscors sur- rogari, ill ila dicam, a Cystophyllo triiiodi ; Mesogloia permicularis a M. ra- tnosissinia ; Spaloglossuin Solierii a Sp. variabili; Stilophora papilloma a St. arabica; inter Flor ideas Alsidium tenuissimum ab A. i^ago; Dasya arbuscula a D.focculosa; Gracilaria mult i par lit a a Gr. corticata; Hypnea nmsciformis ab Hypn. Valentiae ; Liagora distenta a L. Turner! ; Bhodymenia pa Imata a Rh. erylhraea; Loiiicntarla parvula a L. irregular!; et inter Chlorophyceas Halimeda Tuna ab H.papyracea; Udotea Des/untain//' ab Ud. argentea ; Co- d/urn adhaerens a C. arahico etc. Quum vcro nonnullae ex speciebus qualibel regione gaudeant, immutabilesque suos retineant characteres, nihil inde miran- dum quod cosmopolithae ahquot in utroque mari indistincte reperiantur. Codia cnim ac praesertim Codium tomentosum a septentrione Europae usque ad eras V an-Diemen propagatur ; itemque ex Ulvaceis quaedam in maribus ad aequato- rem ac super maritimos Groenlandiae scopulos nullo parlter discrimine vigent. Digenea nee non Laurenciae aUquot, Centroceras clapulatum, Padina Paco- rn'a, etc. incohint quoque Oceanum indicum. Obstupescendum utiquc erat, quod Fuiiim taxiformem (Asparagopsim Delilei) in Occano indico apud insulas Phi- lippinas frequentem cl. Delileus potius in Alexandriae porju, qiiam in mari ru- bro coUf'gisset. Sed rem adeo admirandam reddidit captu faciliorem Portierus. qui suis coUeclionibus nos docuit de istius speciei in mari rubro existenlia. cujus specimina nullo negotio certe determinanda, inscriptionem praeselerunt enunciantem haec jam collecla fuisse in sinu suensi et Akabae, nee non in aliis orientalis orae locls. Nobis consideranlibus banc indicam speciem nunquam ultra AUCTORE J. ZANARDINI :223 in 3Iediterraneo progredi Alexandriae poiiura, irrcpere dubltatio potest ulniiii ipsamet naliiraliter exotica iliac causis mere fortuilis fueril olim Iranslala. Ecqiiid ? Argumciilum ne leslimoniiimve inde eriii posset interliiissc, ut quidani opinantiir, longiiujua aldiinc aclalo rcctatn inter iiiriimque mare communionemi' Non eqiiidem ignore iilationeni lianc undiqiie o[tpiignatani iri, ii(([iic ego is snm. ut serio tantnm cerlamen inire velim. Quoniodocumqne vero res se liabeat liaiid supervacaneum erit asserere, maximum ad sliidia geo^rapliiae botanlcae accedere pondiis ex hac specie in mari rubro comperta. Tropico ilaqiie erylbreae florae cbaraclere omnimode luculenter definito, reliquuni est, ut animadvertamus Faunam ipsam satis cognitam post lucubralio- nes a Savygiiio, Ehrenbergio. Ilempricliio et Kiippeiio vulgatas, eundem pariler exhibere characterem. Nostrates et ipsi Fornius et Brochius CBibl. ital. 1 8:2 1 ) in sua catalogi explaualione docuerunt concbylia eadem in mari rubro esse ac in Oceano indieg. roth, meer., p. 8) hue synonymon Ehren- bergii pertinere pulo. Auclores qui de hac slirpe sermonem leeerunt, quamvis florem tantum masculinum noverint, eam ut dioicam descripserunt. Erehn- bergius suae planlae capsulas magnas mulliloculares, ulplurimum quatuor semina foventes, tribuil; ex quo de individuo foemineo locutum esse auctorem augurari licet. Dolendum vero quod speciminis, ut videtur rarissimi, de- scriptionem fusiorem non dederil, ut res extra dubilationis aleam posita foret. AUCTOUK .1. ZANAKlJlM 227 Tolo ij^ilur aninu) aiictorcs contoiKlanl ad planlam fooiiiineam tleniio iiuniiren- (lain lit veruiu tandem emidealiir. 10. Marsilea aegypUaca (fJ'ild.). Delil. E(/. torn. XIX, pug. 378, tah. 50, fig. A, 4'. Hal), ill oiyzelis Dcltac ct in locis liumciilibiis IJoul-jq — Ue//7e — siiu l(»ci iiulicatioiic Portier! \\. Riccia crystallina (Lin.). Delil. Eg. torn. XIX, p. 112. Hab. in liuincntibus Deltac. — Delile. Portier ! ;2:28 PLANi vuuM IN jMari uubpvO, etc. FLCOIDEAE OUDO I. FUCACEAE J. Jg. I. Sargasstoi /. ^g. sp. alg. \, p. 268. \. Sargassum flavicans (Mert. Mem. p. 8). J. Jg. sp. alg. 1, p. 304. Mon- tagu, ptigil. alg. gem., p. 1. Hab. Suez, Akaba, Kosseir. — Portier! (Hb. FIgari !J \]\ palriam biijiisce spi'cici mare rubnim Mertensiiis jaiiiprideiii imlicavit. Postremo vero j. Agartlblus I.e. boc in diibiiim revocari crediilil, sed, praeeiinte Montagnco, ex speciminibus, quae coram ociilis babeo frnclibus ornalis, speciem ejiisdcm marls ineolam esse extra dubitalionis aleam posiUim cxistimo. 2. Sargassum calopbyllum. De Not. Mscr. S. caule fililormi lereliusculo, foliis lemilbus oblongo-linearibiis oblusiu- sculis acute serratis evanescenli-costatis minute glandulosis, vesiculis in petiolo pbano ipsis breviore sphaericis muticis ; receptaculis supra-axillaribus compresso- ancipilibus acute serratis subracemosis. Sargassum cuneifolium. i^/^. etDe Not. alg. mar. /vs., p. 10 (uoii j. Ag.J. Hab. Suez, Akaba. — Portier! (Hb. Figari !J Frons 3-4 decim. aha ramosissima circumscriptione eximie lanceoiata. Caules debiles teretiusculi laeves, brevibus intervallis ramosi, ramis valde loliatis axillis compressiusculis. Folia membranacea subtilissima diapbana basi vix obli- que cuneata ; 2 decim. longa, 2-3 millim. lata lineari-lanceolata, quandoque ovato-oblonga margine dentibus plerumque acutissimis spinulosis subrepando- serrata, subduplici serie minute glandulosa. costa supra medium evanescente AUCTORK J. Z.VNARDIM 229 percursa. Vesiciilac maj^iiiluilinc pisi minorcs pcliolo jtlauo cuncalo ipsis bro- viore suffiiltac, spliacricae, imiticac, jiiniorcs tamcn hand raro apiciilalao, parcc ^landulosae. lieceptaciila supra axillani folioniiii vcl c vcsiculanini pctiolo oriuiula subracemosa foliilcra complaiiala, toria, iiiarj^inc acute scrrata, folio fiil- ciente breviora. Subslaulia iiiciiil)raiia(ca Iciuiissima. (]oIor olivaceo-llavescens. Nisi obslaicnl reccptacula, cpiae diversllalem speciei cvidciitcr docent, caeterum praccedciili onuiiiio simillima, quia foliis, vesiculis el habitii qiio«[iie maximam cum S. Jlavicuute prodit similitudinem ; glaiidulis lauien folioruiu exceplis, quae parviores suiil. De iSolarisIus spcciem cum S. cuncijolio. J. Aj^. ideuticam esse suspicalus est, sed, sprcimine sterili Agardbiauo ne quidem in- speclo, nescio quibusnam baec sentenlia fulcialur. Quapropter novum nomen, in lilleris ab illo inditum, lubcntius retineo. 3. Sargassum Arnaudianuni. Montagu, pug. alg. yem., p. I. Hab. circa Hodcida fsec. MonlogneJ. Mihi plane i^uola. 4. Sargassum dentiloliiim (Turn. Hist. 1, p. 65, lab. 93!). J. Ag. sp. alg.. p. 319. Montagn. in florul.sinaic.,p. 10. Decaisn.pl. arab.,p. [A'i.Rupr. veg. roth, meer., p. 9. Fig. et De Not. alg. mar. ros.. p. 12. Fucus deiiliculatus. Forsk.Jl. aeg.-anib.. p. 19 (jide Mertens). Delile. Ef(. tab. 551 F. telraf^onus. Delile Eff. tab. 56 I Exsicc. Schimper Un. ilin. n." 460 ei 958. Hab. Suez, Akaba, Tor. Djcdda. etc. — Forskal, Delile, f^alea/ia, Bo^'e., Schimper. Botla. Portler ! (Hb. Fi^ari!) Species omnium iu mari rubrn conunnnissima cosla foliorum ulrinque pro- minenli alalo-serrala eximie dislincta. De Notarisius I. c. duas formas rile di- slinxit;typicam nenipe alteram, et alteram nomine S. (W//f/7nnsignilamomiiiuiu parlium parvitate discriminalam. Folia fere semper elongata anguste iinearia et discreta. in nonnullis speciminibus sunt multo breviora, latiora magisque appro- 230 PLAM'AUCM IN MAUI UUBUO, KTC. Minala. Vcsiciilai' sacpius mutitac, aliquando imirronalae inilii apparuLTiinl. qiiemadmotlum Tuinerus ipse vidil et descrlpsil. 5. Sargassum parvifoliiim (Turn. Hist. IF, p. 34, /ff6. 211 ! ). J. Ag. sp. dig. I, p. 313. S. ucglcctimi. 7^/]?-. el De Not. alg. mar. ros., p. i2 (fule speciin.) Hah. Suez, Akaba. — PoHler! (Hb. Figari !J Specimina in mari rubro Iccta cum iconc Tiiineriana bene conveniunl. Speciem ad S. Jeutifolium proxime accedere el Turnorus el De Notarisius aperle declararunt. IMihi vcro lam simillima videlur, ul dubius adhuc haeream ulrmii ipsius varietas tanlum consideranda essel. Dignoscilur ab ilia ob glandulas veslcularum grandiores, elevalas, et praeiipue ob costam foliorum ad basim prominenlem mimqiiam vcro alato-serratam. ^lonendiim tamen, quod cl in ipso S. deuti/olio folia nonnulla aliquando ala costali carcnt. Glandulac foliorum in utraquc ad costam contiguae. 6. Sargassum subrepandum (Forsh. fl. aeg.-arab, p. i92) J. Jg. sp. alg. I, p. 319. Decuisn. pi. arab., p. 142 fexcl. sijn. F. acinariae Forsk. monente j. Ag.). Biipr. veg. roth, meer., p. 9. Fig. et De Not. dig. nutr. ros., p. 9. Fucus subrepandus. Forsk. I. c. , , F. nalans var. y. Turn. hist.Juc. J, p. 99. Sargassum Uiippelii. /. Ag. alg. Rilpp., p. \1\. S. vulgare. Montagn. in Jlorul. sinaic, p. 10. Becaisn.pl. arab., p. 142 (e.vcl. syn.J. Exsicc. Scliinip. Un. itin. n.° 459. Hab. Suez, Akaba, Tor, Djedda, Kosseir, etc. — Forskal, de lalentia, Boue. Riippel, Schlmper, Bolta, Portlerl (Hb. Figari! J Species in mari rubro vulgatissima quoad formani, magniliulinem el subslan- tiam foliorum nunc membranaceam ( S. Piiippelii /. Ag.J nunc coriaceam. sum- mopere variabilis. Vesiculae nunc solilariae el rariores, nunc numerosae el in ramulis conferlim racemosae ; nunc spbaericae el mulicae, baud raro ellipsoideae apiculatae. Quanlumcumque vero planta variare possit ex foliis grosse glandu- losis cito dignoscilur. AUCTOKK J. ZANARDIM 231 7. Sargassuni Figarianuin. Fig. et IJe Not. ulg. mar. ros., p. 20. S. caule fililoniii, lacvi, pnrcc ramoso, foliis oblongis obliisis cvanpsrcnli- • osl.ilis grosse glaiidulosis siihrcpaiulo-dcnialis, vesiculis in pcllolo piano i|)sas siiljacquanlc obovoiileis j)lcrumque niutlcis parce glandnlosis ; receplaciills cylln- (liaccis pedicellatis simpliclnscnlis in rainnlo siihracemosis. Hab. Suez, ALaba ([sec. Be NoturisJ. Caiiles, perquam ex nniro speciminc viso conjircrc licet, breves, filifornies, : el De Not. alg. mar. ros., p. 8. Ilab. .'^uez, Akaba. — Porller! (Hb. Figari !) Caulcs gracilcs in nostris 4 dcciui. alii lerelinsculi inrcrne et supcrne ion- go tractu niuli, mcdiotcnus tantum ramosi. Fiam! ineguiarilcr excuntcs sacpe vero approximati baud raro allernatim sccundati clongalo-bracbiali simpliclu- sculi. Folia vix centim. longa 5 ad 7 millim. latitudinc varianlia omnia basi cuneata sursum dilatata et fere obovata, nunc subiolunda, nunc elliptica apice semper oblusissima, cosla parum supra medium evanescente percursa, glandulis paucis minulissimis sparsis ornata, margine subsinuala repando-denllculata exi- mie undulato-crispa tandem plicala. Vcsicidae magnitudine pisi semper niinores in petiolo ipsis longiore alato dentato immarginalae, mulicae. Substantia folin- rum tenuis membrauacea. (]olor in exsiccatis fuscescens. Licet speciniina slerilia speciem dubiani vel non omnibus numeris absolu- tara reddant, tamen, praeeunte De Notarisio, eam ab antecedente cbaracteribus allatis dlversam considerare coactus sum ■, ita ut primi descriptoris nomine insi- gnitam voluerim. dO. Sargassum Portierianiim ?> allernis brevi Intervallo subaequi-distantibus. verticalibus, patulis, minute glan- » dulosis, jugamento tereti-compresso subflexuoso. infimis 1. 2, lineari-lanceola- » lis, costatis, crassiusculis, indivisis, reliquis lenuioribus, dccrescentibusque, >> plerumque in peliolum teretiuscuhim longe contractis, \e\ in vesiculas mutatis » vel ramentiformibus, e petiolo ramulum ipsis longiorem. folia, vesiculas, recep- » taculaque gercntem emitlenlibus ; ramulis inferioribus 2, 3, sterilescentibus, » foliis filiformibus, vesiculis, ramentisque spiniformibus distlchis plus minusve » numerosis onustis, superioribus fertilibus ; receptaculis compressiusculis, al- » terne iurceliatis laeviusculis, plus minusve divisis in ramulo altcrnis dislichis. « inlerioribus e basi folii, vel folii in vcsiculam mutati, oriundis. sessilibus. fasci- » culato-cymosis; supremis simplicioribus dislichis, approxiniatis, nudis. race- » mosis, paniculam compositam folio primario fulciente longiorem sistentibus ; - foliis ramulorum filiformi-compressis, enervibus, decrescentibus ramulis ipsis 238 PLANTARUM IN MAUI HUBRO. ETC. >• longioribus, vol in vesiciilas al)eniitil)iis, vesiculis cllipsoidcis mcdiocrihus. co- >• riaccis. aristatis, eglandulosis peliolo longioribus. » J)e Not. I. c. Specimen in collectionibus Porlierianis inspectnni a descriplione aurtoris qnodaniinodo abhi- dit ; de idenlitate lanien ulriusque planlae nullns dubito. In noslro caulis maxima parte foliiformis frondem Fucorum costatani aeniulatur in majori latilndinc 3 centini. et nltra adaequans, 3 decim. alius, snperne in duo segmenla divaricata divisus, ita ul forma et dimensione Acrustictium ahicorne baud male fingat. Ex axilla segmentorum, boc est e costa mediana denudata prodit caulis brevissiimis compressus 4 millim. lalus, vix cenlimeliuni altingens, valde contractus, seu foliis, ramulis, vesiculis magnis receplaculisque elongatis densissime onuslus. Forma tam singularis, ul potius lusum quam speciem sui juris esse credere fas sit. Specieruui in boc genere limitalio quam anceps res sil alque lubrica lucu- lenter docel haec forma insignis, cujus iconem quam descriptionem fusiorem, forsan irrilam, sistere aulumavi. De ea vero posteritati judicium ex tripode re- linquo. An anlecedentis forma abnormis? Fieceptacula quae inspexi sterilia milii apparuerunt. 2i. Sargassum polycarpuni. Fig. et De Not. alg. mar. ros.. p. 17. S. caule piano ancipite laevi e marginibus disticlie ramoso, foliis lanceolatis repando-dentatis superioribus inlegriusculis cvanescenti-costalis subsingula serie Dtrinque glandulosis^ vesiculis in peliolo piano ipsarum longiludine spbaericis mulicis: receptaculis axillaribus furcato-ramosis cymosis cylindraceo-verruculosis inermibus demum in paniculam elongatam interruptam subnudam terminalibus. Hab. Suez, Akaba, Tor. — Portierf ( Hb. Figaril) Caules e radice scutata plures pedales plano-contorti, ancipiles obsolete costati 3 millim. lati e marginibus distiche ramosi. Piami inferiores patenles baud raro reflexi. Folia inferiora latiora elliptico-lanceolala repando-dentala, re- liqua lanceolala integriuscula 4-5 centim. longa vix centimetrum lata, carnosula, cosla versus apicem evanescentc exarala, glandulis mediocribus in serie subsin- gula utrinque dispositis notata. Vesiculae parce glandulosae spbaericae muticae magniludinem pisi superantes, majores minoribus intermixlae peliolo piano ple- rumque ipsarum breviore suffullae. Fieceptacula teretiuscula abbreviate, verru- culosa, inermia, furcata,cymosa, foliola vesiculasve gerenlia vel nuda in ramis AUCTOKK J. ZANAUDINI 239 inferioribiis siinplirior;i, caelcris gradatini decomposito-ramosissima, (Icmiim in ramis Icrminalibus, foliis vesiculisquc dcsliUitis, spicam elongalani, inlcrruplani siibnudam sislcnlia. Siibstanlia firma caniosiila; color c.tsiccatae h\sco-o\i\nce\\s. Spncinilna iinmuilla foliis vcsiciilisqne omnino careiit. raiiles nempc rcsi- duis laiiUim parliiim dc[»('r(litariiiii vcsliti (•onspitiiinliir. undc babitiis pcrqiiam diversiis. Haec spcciinina a loco nalali divulsa cl uiulanim vi iiltcrius lacciata inler rejectanoa ad lillora iiivenla fuisse siispicor. 2:2. Sargassuin aspeiHolium ^//e/v><«/ e/ iVe?7. //J.yfV.y, y. J(j. sp. uUj. I, p. 334. Rupr. veg. roth, meer., p. 9. vS. llnitolium. Decaisn. pi. arab. p. 143? (excl. syn.) S. asperifoliiini var. fiinbriaUim. Fig. el De Nol. o/ff. mar. ros.. p. 19. Hab. Suez, ALaba (sec. De NotarisJ. Vai'ial foliis plus ininnsv(! lalioribus aliquando inargine piofuiide esciso- dentatls. Species ob glandulas elevalas conico-lruncalas iindiquc proveiiientes ab omnibus nullo ncgolio dislinguilur. Hoc respeclu planta qiiamdam habct si- militiidinem cum Cystoseira myrica. 23. Sargassum virescens. Fig. et De Not. alg. mar. rus., p. 21. S. caule compresso laevissimo, foliis obloiigis apice lotundatis argute re- pando-serralis cvancscenti-coslatis minute glandulosis, vesiculis raris in petiolo compresso ipsarnm breviore sphaericis miiticis; receptaculis compressis bi-trifidis obtuse crcnnlatis. laevibus. Hab. Suez, Akaba, Kosselr (sec. De NotarisJ. Dcscriptionem spociei oniillo eo quod specimen inspecUim nimis sil iniper- feclum et mancum. Quoad babltum ad S. lalijolium accedit. substantia tamen foliorum membranacea Icnui, colore viridi-ollvaceo, et parvltate glandnlarum facile dignoscenda. Auctor specie! vesiculas descripsit pjriformes vel ellipsoideas. quod a nostro alienum, cum vesiculae bene evolutae exacte sphaericae conspi- ciantur. Species inter eas quae denuo sunt inqulrendae collocanda. 240 I>r,ANT.\RUM IN MARI RLURO, ETC. 24. Saigassuia densirolium 7iov. sp. S. ranle compresso laevlsslnio, foliis roliiiulato-ellipticis crenalo-deutatis obsolete costalis sparsim };IaiuliilosIs, vesic.ulis in peliolo piano ipsis sublonglori obovoidcis mulicis vel brcviler apiciilatis; receplaculis axillaribus dicbotonio-ra- mosis cylindraceis verrucosis inermibns. Ilab. Suez. — Portier! Pars inferior pianlae in noslris desideralur, caelero caulis evidcnler coni- pressus distiche ramosus, ramis approximatis densissinie foliosus. Folia basi longe cuneala rotundalo-elliptica vel oblonga 15 millim. longa, vix cenliinetrum lata nunc tantum crenata, nunc denliculata, numerosissima congeslim imbricala, madefacla fere semper mediotenus incurvato-canaliculata enervia, cxsiccalione tantum inferne costata, glandulis minutis sparsim instructa. Vesiculae petiolo dilatato sufFultae magnitudine pisi, plerumque obovoideae baud raro apiculo brevi, crasso et compresso terminatae. Receptacula in axillis aggregala folio ful- fiente breviora. Substantia foliorum carnosula. Color exsiccatae olivaceo-fuscns. Quoad formam foliorum S. telephifolium aemulatur, fructificatione vero bmge diversa. Species ab omnibus congerie densissinia foliorum dislincta. 23. Sargassuin laiiroliiun (Tarn. hist. fuc. II, p. 66). /. Jg. sp. alg. I, p. 336. Montugn. in fhriiLsinaicpag. 10. Decaisn. pi. arab., p. 143. Riipr. veg. roth, meer., p. 9. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. i8. Hab. Suez. Akaba. Tor. Berenice, Kosseir. — Jafentia. Bovi'. llolta. Portier ! (Hb. Fl^ari !j \ ariat foliis nunc integriusculis nunc acute et spinuloso-dentatis. Vesiculae juniores ellipsoideae, tandem sphaericae piso majores, muticae baud raro apiculo bifulo coronatae. 26. Sargassiim Decaisnei. j. Jg. sp. alg. I, p. 3^9. Riipr. veg. roth, meer., p. 9. V Hab. in mari rubro. — Bope (sec. J- Agardh.J. AUCTOKE J. ZANARDINI 241 Species raihi plane ij^nola el, ni Tailor, nuillis dubiis adhuc vexala. Auclor specie! plaiUain a praecedenle clUrcrre vesiculis spliaerico-ellipsoideis apici denle obtuso subeniarginato coronalis nolavit, quod el in ipso S. latlfolio ipse qiio([ue vidi lit superius momii. De fructificatione nee verbum (luideni fccil auclor cum specimina slerilla tanlum coram oculis babuissel. Donee vcro fruclus innoluerinl de divcrsilate liarum specicrum quacslio in anceps liaeret. 27. Sargassiim Tclcpbifolinm (Turn. hist. fuc. II, p. &S).jJg. sp. ah/. I, p. 337. Decaisii. pi. arab., p. 143. Rupr. veg. roth, meer., pag. 9. Fig. et De ISot. alg. mar. ros., p. 1 9. Hab. Suez, Akaba, Tor, Djedda. — Valentia. Bo^e. Botta, Portier! Folia nunc crcnata, nunc acule denticulata. quandoque fere Integra semper lamen firma et carnosa, colore baud raro viridi-berbaceo, (pia nota species ab omnibus distal. Species inquirendae. 28. Sargassum Sallii (Turn. hist. fuc. n.° 213 ),j. Ag. sp. alg. I, p. 345. Hab. in mari rubro. — Salt (sec. Turner. J. 29. Sargassum Fresenianum ^y. ^(7. alg. Riippel,p. 172 ), sp. alg. I, p. 345. Hab. in mari rubro. — Riippel (sec. j. Agardh.). 30. Sargassum cuncifolium (j. Ag. alg. Riippel, p. il^), sp. alg. I, p. 345. Ilab. in mari rubro. — Riippel (sec. j. Agardh. J. Species fruclibus adbuc ignolis valde incertae. Inter species erytbraeas S. liniJoUum Ag. De Nolarisius 1. c, p. 20 cnumeravit, asl pro crrore, ut cre- dere fas est fide ipsius Herbarii Figariani, quod ad manus babeo. Enim vcro in scbedula speciminibus buc pertinentibus annexa, in portu Alexandriae ea omnia lecta fuisse indicatur. VII. 34 242 PLANTARLIM IN MARI RUBRO, ETC. II. TiRRiNAUiA (Lamour),j. Ag. I, p. 1^65. 31. Turbiiiaria decnrrens (BonjJ.Decais7i. pi. arab.,pAAh.Fig.etDe]\ot. dig. 7nar. ros., /). 23. T. vulgaris /3 decurrens, /'. Ag. sp. alg. I, p. 267. T. tetraedra. Bupr. i^eg. roth, meer., p. \0. Sargassuni tiirbinalum. Monlagn. in Jlorul. sinaic, p. 10. Fiicus conoides. Forsk.Jl. aeg.-arab.., p. 192. F. turbinalus. Delil. Eg. torn. XIX, p. \\Z. Hab. Suez, Tor, Akaba, Noweba ct Djedda. — Forskal, Belile, Bove. Bolla, Portier! (Hb. Figari'.j 32. Turbinaria triquetra (3. Ag.). Decaisn. pi. arab., p. 145. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 24. T. vulgaris -y triquetra, /. Ag. sp. alg. /, p. 267. T. membranacea. Rupr. i>eg. roth, meer., p. \ 0. Sargassum turbinatum. Schimp. Un. itin. n? 955. Hab. iisdeni in locis ut praecedens. — Schimper, Botta, Fontanier, Por- tier! (Hb. Figari!) Species hujusce generis hue enumeratae num sint sane distinclae vel potius ejusdem typi tantum varietates, quemadmodum j. Agardhius autumat, rationum biologicarum expers decidere non audeo. Prima fronte tamen non pa- rum inter se difFerunl. III. Cystophyllum, /. Ag. sp. alg. /, p. 233, 33. Cystophyllum trinode (Forsk.fl. aeg.-arab., p. -192), y. Ag. sp. alg. I, p. 230. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 24. Cystoseira trinodis. Monlagn. in Jlorul. sinaic, p. iO. Decaisn. pi. arab., p. 145. Rupr. veg. roth, meer., p. 81. Fucus trinodis. Forsk. I. c. Delil. Eg. t. 54,/! \. Exsicc. Schimp. Un. itin. 462, 854. Ifab. in mari rubro ubique communissima. — Forskal, Delile, Boi>e, Schimper, Botta, Portier ! fHb. Figari! J AUCTOUE J. ZANAUIJIM 243 IV. Cystoskika, /. Ag. sp. alg. 1, p. 213. 34. Cysloseira Myrica (Gmel. hist, fttc, p. SS),j. Ag. sp. alg. I, p. 222, Monlagn. in florul. sinaie.,p. iO. Decaisn.pl. arab., p.iAo.Rupr. veg. roth. meer., p. II. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 24. C. Myrica lenella. Ihring et Mert. in Schimp. Un. itin. n.° 953. C. Myrica muricata. Schimp. Vn. itin. n." 93.^. Fucus seticulosus. Forsk.Jl. aegypt.-arnb., p. 190? F. myrica. Turn. hist. fuc. HI, p. \ 37. tab. 192. F. anlennulatus. Delil. Eg. tab. 55. Hab. in mari rubro viilgatissima. — Forskal, de Falentia, Delile, Boie. Schimper, Botta, Portier ! (Hb. Figari !) V. HoRMOsiRA (Endl ). j. Ag. sp. alg. I, p. 197. 35. Hormosira articulata (Forsk. fl. aegypt.-arab., p. 191). Zanardmscr. Cysloseira articulata. J. Ag. sp. alg. I, p. 216. Rupr. i>eg. roth. meer.,p. 1 1 . H. triqiietra. Decaisn. Essai in ann. sc. nat. 2, ser. 17, p. 330 (excl. F. triquetro ex j. Ag.) Fig. et De ]\ut. alg. mar. ros., p. 25. Cysloseira triquetra. Montagn. iujlorul. sinaic p. 10. Moniliforinla triquetra. Decaisn. pi. arab., p. 145. Fucus arliculatus. Forsk. I. c. F. tri(jueter Delil. Eg. torn. XIX. p. 113. Hab. Suez, Akaba, Noweba. — Forskal, Delile, Bot-r, Botta. Portier ! (Hb. Figari!) Cel. j. Agardhius de fruclilicatlone nee verbum quiderii faciens, stirpeia banc ad Cyslosciras aniandavit. at minus apte, si recte video, ut ex ipsis charac- teribus generi Cysloseirae ab illo dalis eviuci potest. In Cysloseira receptacula plus minusvc discrela, in nostra receptacula nulla propria, sed vesicularum alae fertiles evadunt, quo cbaraclere species ad Hormosiram nodulariam magis ap- propinquat et genera Fucacearum inferiora quodammodo langil. Vesicularum evolulio quam in Cyslosciris adbuc diversa. qiiippe qnod foliorum lamina hand intcgra dilalatur, sed pagina una tanlum sub costa indaliir. et e costa intacla, nova ala prodit qua vesiculae denium Iriilalae obveniunt. ^44 PLANTARCM IN MAUI UL'BKO, ETC. ORDO II. SP<)1U)CILN0IDEAE,/. Ag. M. CiiNOOspouA, /. Ag. sp. alg. /, p. 70. 36. Chnoospora? implexa (Ilering. mscr.),j. Ag. sp. aUj. I, p. 172. Rupr. veg. roth, nieer., p. 11. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 25. Spliaerococcus implcxus. Hering. in Schimp. Ihi. ilin. n." 474. Zonaria ilicholoma inlricata. Schimp. Un. ilin. n.° 934 (sec. De NolarisJ. Hab. Suez, Akaba, Tor, Kosseir. — Schi/nper, Portier! (Hh. Figari!) Species, friK'tii aclhiudiim ignoto, generis iiicerta novae illustrationis eget. Doleo, quod ex innumeris speriniinibus accurate inspeclis, nee ullum quidem fructificalionis vestigium detegere poluissem ; quapropter verum in medio relin- qucre coactus sum. ORDO III. DICTYOTEAE. J. Ag. VII, Padina (A dans.) J. Ag. sp. alg. I, p. 412. « 37. Padina Pavonia (Lin. Syst. nat. II, p. 719), j. Ag. sp. alg. I, p. i 13. Decaisn. pi. arab., p. i38. Rupr. veg. 7'oth. meer., p. H. Fig. et De Not. alg. mar. ross., ;o. 26. Fucus Pavonius. Forsk.Jl. aeg.-arah., p. CXXV? Exsicc. Schimp. Un. itin. n." 463. Hab. Suez, Akaba, Tor, Djcdda. — Schimper, Riippel, Botta, Portier ! rllb. Figari!) ALCTORK J. XANARDIM 245 VIH. ZoNAuiA,/. Ag. sp. alg. I, p. 106. 38. Zonaria varicgata (Lamonr. Diet., p. 1 1),/. Jf/. sp. ah/. I, p. 108. Monlagii. pug. (tUj. tjcm., p. 8. llitb. ad oras yemenses circa Ilodcida. — Portier! fllh. Figuri !) Spccimina eryllirapa cum illis ad Floridam Sand Key lectis, quae !n iio- siro Hcrbario cxlanl ab Ashincadio sub nomine tamen Z. lobalae benevolo com- nuinicata, omnino conveniunt. A sequente cilo dislinguiUir substantia fere cor- nea et colore exsiccatione niKresccnte. "n" 39. Zonaria Schimperi. hiitz. sp. alg., p. 565. Z. fronde erectiiiscula imabasislupposamembranaceo-lenuissimaflabellato- rcniformi multipartita ct lobata, lobis cuiicato -flabellatis concentrice zonata, soris ill lineas concentricas approximatis. Padina Scbimpcri. Bachinger (sec. K'dtz. I. c.) Zonaria ambigua. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 27. Hab. Noweba. — Schimper (sec. Kiilzing) — Suez — Portier I (Hb. FigarHJ Frons magis lata quam longa, in majoribus usque ad 2 '/„ decim. expan- ditur et i '/„ decim. elevatur; juvenilis snbiudivisa, adulta in lacinias nnmero- sas fissa omnes cuneato-flabellalas el lobatas, lobis conformibus marline intcgris ' Do vel incisis. Substantia membranacea tenuissima, fragillima, aetate provecta fit densior et firmior, qnippe quod sordibus et Melobesiis utplurimum cooperiatur. Tali statu baud raro litic illuc perforata et sub lente conspicue reticulata appa- rel. Color in juvenilibus olivaceus. Ad. Z. mullipartitam Sulir niagis quam aliis accedil, irondis vero tenui- latc el fragilitate distinguilur, laciniisque magis dilalatis et flabellatim expansis. Quoad forniam majora el magis divisa specimina Padinae Pavoniae omnino fingit, sorique, ut in ilia, in lineas concentricas disponuntur. Synonymon De No- tarisii allalum milii cerium ob specimen ab auclore benevole communicaUim. Pbrasis Kiit/.inglana cum nostra parum quadrans ex unico specimine imperfecto el veluslo deprompta fuit, ut ille moniiit. 246 PLANTARUM IN MARI KUl'.RO, ETC. IX. Sl'ATOGLOSSUM. Ku'lz. sp. a/g., p. 560. 40. Spatoglossiim variabile. Fig. et De Not. alg. mar. ros , p. 28, fig. IF. S. fronde dccomposila subdicholomo-palniatifula segmentis elongato-cunea- lis supenie bilidis imillifidisvc fasligiatis, spoils discrclis ad medium frondis rreberrime sparsis. Sp. lubricum. F/g. et De ISot. I. c. Jig. I. Hab. SiRZ, Akaba. — Portier! (Hb. Figari!) Frons basi brcviter slupposa, 1-3 dcclin. alia circumscriplione exlmie fla- bellala, membranacea, ollvacea, maculisqiie obscurloribus sparsis notata, ex fills clavatis aplculalis materia grumosa replelis, constitutis. Segmenla primaria eloii- gata basi parum angusliora, superne plus minusve dilalata, ilerum dicbotome dissecta freqiienlius palmalifida, secundaria abbreviato-fastigiata, axillis omnibus rolundalis. Sporae ellipsoideae discretae in medium frondis utraque pagina cre- berrime erumpenles sub lentc puncliformi-nigricanles. Stratum cpidermaticum cellulis parallelogrammicis, interius duplici serie cellularuin tenuissimarum qua- drangnlarium contextum. A Sp. Solierii, cui affine, prima fronte distinguitur divisione frondis magis drcomposita, segmentis angustioribus magis elongatis, ultimis eximie fastigiatls. Cellulae epidermaticae in nostra potius parallelogrammicae quam quadratae ut in ilia. Nomen a De jNolarisio inditum egregium, co quod varia divisione et la- titudine segmentorum, marginc nunc integro nunc obtuse dentato, frons formas inconstantes induat. Aliquando apices segmentorum mutilali novas proles ligu- latas gerunt ex quo forma omnino diversa prodit. De identitate cum Sp. lubrico ejusdem aucloris vix dubitaverim, cum notas differentiales, leves siquidem assi- gnatas, ab aetate diversa pendere crediderim. J. Agardhius in speciebus genus Kiilzingianum non adoplavit, ncc is sum qui negem genus a nonnuUis speciebus baud sit expurgandum, ut diversis limitibus circumscriptum maneat. In nostra specie sporarum dispositio a genere Taonia cerium diversa, et ipsa paranemalum praesentia in soros a sporls discretos coUeclorum, quae in Taonia desiderantur, diversilatem generis confirmare valent. AUCTORE .1. ZANARDIM 247 X. Stoechosperml.m (Kiilz). j. Ag. sp. uig. I. p. 98. 41. Stoechospermum marginatum ( Jg. Syst., p. 266),;. Jy. sp. alg. I, p. 99. Rupr. veg. roth, meet:, p. 11. Zonaria marginala. Monlagn. in Jlorul. s/'na/c, p. 10. Dictyola marginata. Decaisn. pi. arab., p. 438. Zonaria patens. Heririg in Schimp. Un. ilin. n° 473. St. patens. J. Ag. I. c. Rupr. I. c. Fig. el Be Nol. alg. mar. ros..p. 30. Hab. Suez, Tor, Djedda. — Forskal (sec. AgardhJ. Bot'e, Schimper, Botia, Portier! (Hb. Figari !J Ex innumeris speciminibus a me visis nullum de synonymia hue allata mihi reslat dubium. Zonaria patens Hering. nil nisi ejusdem plantae specimen sterile habenda est. XI. DiCTYOTA (LamourJ, j. Ag. sp. alg. /, p. 86. 42. Dictyota fasciola? (Roth. cat. I, p. 146) J. Ag. sp. alg. 1, p. 89. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 30. D. implexa? Decaisn. pi. arab., /?. 438 e.rcl. syn. Delilei. Fucus linearis. Forsk.fi. aeg.-arab., p. i90. Hab. Suez, Tor, Akaba, Mochha. — Forskal, Botta, Portier.' (Hb. Figari! J Quoad formam ad D. linearem, quoad frondis structuram magis ad D./a- sciolam appropinquat. Cum melius fruclus innotuerint ab ulraque forsan distin- guenda. In nostra areolae conspicuae nullae. 43. Dictyota dichotoma var. implexa. J. Ag. sp. alg. I, p. 92. Zonaria dichotoma var. intricata. Montagn. infiorul. sinaic, p. 40. Dictyota dichotoma var. intricata. Decaisn. pi. arab.. p. 437. Rupr. ^ae compre.'isac ant poliiis Strlariam fragl/ein vcl » Stilophoram Lyngbyei aemnlat. » Hisre verbis auctor I.e. ideam planlae cxi- miam perbibnit. In mari indico ad Maniliam prlnnim inventa in niari rnbro baud desidoratiir. VII. 32 250 PLANTARUM IN MARI RCBRO, ETC. 51. Asperoooccus intricatus. J. Jg. sp. alg. I, p. 77. Hab. eodem in loco ut praecedens. — Portier! An praecedentis tanlum varielas? Agardhiana descrlptlo in specimina quae coram ociilis habeo exacle quadrat. ORDO IV. CHORDARIEAE. Har^. XIV. Mksogloi\. J. Ag. sp. alg. I, p. 56. 52. Mesogloia ramosissima sp. nov. Tab. IF, fig. 1. M. fronde cylindracea aequali fuscescente virgato-subdichotoma ramosissi- ma. cellulis infraperiphaericis cylindracels approximatis, articulis filorum irra- diantium diamelro subaequalibus. iM. vermicularis. Fig. el JDe Not. alg. mar. ros.. p. 34 ( e.vcl. syn. fide specim.J Hab. Suez, Akaba. — Portier! (Hb. Figari!) Frons in nostris speciminibus sesquidecimetrum alta, basi in statu sicco sesquimillimetrum crassa, per totam longitudinem crassitiem fere eandem servans, subdivisionibus ultimis exceptis, ubi paullulura attenuatur. Rami ramulique fre- quentes irregulariter exeuntes, hinc inde brevissime ramellulati apicibus ut plu- KJmum furcatis interdum multifidis, axillis omnibus maxime obtusis. Color oli- vaceo-fuscescens. Fila periphaericalongissiraa (usque 20 articulos constantia) basi furcata, caeterum simplicissima, recta, aequalia, articulis spbaeroideis diametro baud superantibus parumve brevioribus. Cum M. i>ermiciilari comparata melius ab ilia diversissimam quam dlver- sam diccres. Quoad cbaracteres esteriores ramificatione citius distinguitur po- tius subdicbotoma quam pinnata. Fila peripberica magis conspicua ad apices ramulorum fere libera seu muco vix involutaj quam in M. uermiculari graciliora ArCTORE J. Z.VNARDINI 25i et duplo longiora, arliciilis brevioribus per lotam longlludinom fere eandeni formam servantibus. 53. Mesogloia flavescens sp. nov. Tab. IV, fig. 2. M. frondc fillformi flavesccnte ramosissiina, ramis clongalis crebrc ramii- losis, filis infraperipbericis grossis, articulis filorum iiradiantium diauielro ses(iui- longioribus. M. vermicularis gracilis. Fig. et De Not. alg. mar. ros., p. 34 (non Hering.j. Hab. Suez, Akaba. — Porlier! (Hb. Figari!) Frons maxime lubrica et gelatinosa colore ochraceo 2-3 decim. alta vix millimetrum crassa virgato-ramosissima. Rami elongati raniulis numerosissimis undique obsessi, axillis rotimdalis. Fila peripherica longinsciila basi furcata baud rare segmentum unum in filum confervoideum crassura, articulis e basi ad apicem magis magisque elongatis ultimis longissimls, transiens. Fila moniliformia lis triple graciliora baud raro incurva, articulis diametro sesquilongioribus. Sporae obovoideo-oblongae in axilla filorum irradiantium sitae. M. i>irescenti Berk, simlllima, tamen distat statura majori, colore in exsic- catis flavescente quam viridi, ramificatione densiore, filis infraperipbericis et radianlibus crassiorlbus longioribusque, sporis magis oblongatis. XV. Cladosiphon (Kiitz). J. Ag. sp. alg. I, p. 54. 54. Cladosiphon erytbraeum. /. Ag. sp. alg. I, p. 55. Riipr. veg. roth, tneer., p.ii. Mesogloia vermicularis var. gracilis. Heririg in Schimp. Un. /tin. n." 475":' Cnon Decaisne nee De Notaris). Hab. in mari rubro Sargassis inbaerens. — Portier! Quoad synonyiniam species pluribus dublis vexata, ita ut baud certus sim num Mesogloia i>erniicu/aris i^ar. gracilis Hering. buc verc tralienda sit. Planta sub boc nomine a Dccaisneo pi. arab. tab. F,J. 12, 13 icone expressa, ob pa- 252 PLWTAHUM IN MARI RUBRO, F:TC. liiiiemala inarliciilala, atl Cliordarlcas nfquaqnam perlincre potest, et ilia sub coilem nomine a De Notarisio cnumcrata ad spccieni pracccdcnlem prociil dubio rcfeitur. ORDO V. SPHACKLAIUEAE,/. Ag. XVI. Sphacelaria (LyngbJ, j. Ag. sp. alg. 7, p. 29. 55. Sphacelaria cervicornis (A[}. in bot. sett. 1827, /;. 640), j. Jg. sp. ahj. I, p. 33. Fig. et De Not. alg. mat: ros., p. 36 (excl. syn. Decaisn.). Hab. in mari rubro ad Turbinariam parasitans. Propagula illis Sph. tribuloidis subsimllia in hac specie occurrere suspica- tns est j. Agardliius, quod vero poslremo a De Notarisio 1. c. et a memetipso ratum habetur. 56. Sphacelaria rigidula. Kiits sp. alg. p. 463. Sph. cervicornis. Bupr. feg. roth, meer., p. Id. Sphacelaria F/'g. et De Not. alg. mar. ros., p. 38 in notula. Hab. in mari rubro ad Hormosiram affixa. Praeccdenti affinis. tamen diametro filorum minori et ramificatione rariori adpressaqiie quodammodo diversa. An melins ejusdem varietas? 57. Sphacelaria rigida^//e/'m<7 in Flora 1846,;?. 313)./i//7j. «p. a/^.,/). 465. Ejusd. tab. phycol. torn. V, tab. 96, f. \. Sph. cervicornis. Schiinp. Un. itin. n.° 476. Decaisn. pi. arab.., p. 427 (non Aganlh.J. Hah. in mari rubro. Sargassis inhaerens. Dncenle Meneghinio alg. It. el claim,, p. 339 cum Sph. tribuloide ab aucto- ribus forsan confusa, sed, me judice, ab ipsa satis distincla. Sph. tribuloicles Me- AUCTORE J. ZANARDINI 253 negh. species esl nipicola, species vero Heringiana in Sargassis conslanler para- sitat et omnium parlium tcnuitale hand aegre dislingiiitur. 58. Sphacelaria lurcigera. Mts. tab. phijcol. torn. V, p. 27, tub. 90, /: //. Sph. cirrhosa minima. Fig. el Be Nol. alg. mar. ros., p. 37. Hab. in mari rubro ad Dictyotam fasciolam parasitans. Hanc speciem, secundum Kiitzingium in sinu persico primum leclam, Sph. cirrhosam miiiiniarn De Notarisii esse, nullimode dubitamus, iil ex ejusdem de- scriplioue cum icone Riitzingiana comparata aperle liquet. Ipse quoque nonnuUa speciminula in Diclyoia Jasciola maris rubri inveni, et stuppae radicalis absen- tia a Sph. cirrhosa ejusdemque varietatibus baud dubie recedit. Propagula mi- nutissima, cornua bina ramulorum ad instar elongata ferentia, speciem sui juris constituere viderentur. ORDO \I. ECTOCARPEAE,/. ^i^. XVII. EcTOCARi'us (Lyngb.).j. Ag. sp. alg. I, p. 14. 59. Ectocarpus siliculosus (Ag. Disp. alg., p. 18),/. Jg. sp. alg. I, p. 22. Hab. ^u('£, Akaba, kosseir. — Portier ! (Hb. Figari.'J Licet specimina erythraea non ad unguem cum speciminibus curopaeis convenianl. nullos tamen cbaractcres firmos detegere potui ut species rite distin- guatur. 60. Eclocarpus arabicus. Fig. et De Not. alg. mar. ros.. p. 39, fig. V ! Mtz. tab. phijcol. torn. V, p. 21, tab. Ill, f. II. Hab. in mari rubro ad Chnoosporam (sec. De NolarisJ, ad Sargassa (sec. Kiilzing). 254 PLANTARUM IN MARI RUBRO, ETC. Species parvula adnata primuin a De Nolarisio, dein a Kiitzingio 1. c. eodem nomine pro nova descripta et icone cxprcssa. CI. De Notarlsius pro charactere diagnostico anlheridia geminata adiiibuit, quod utrum semper occurral valde dubito. Aliam speciem ad Suez lectam possideo, quoad faciem Ed. nitenti De Not. maris mediterranei subsimilera. Quum vero specimina, licet quam maxiuie evo- luta (3 decim. alta) sint sterilia, speciem antecedentibus baud dubie diversam, in medio relinquere coactus sum. AUCTORE J. ZANARDINI FLOUIDEAE 255 ORDO I. RHODO^IELEAE. J. Ag. XVIII. PoiAZOMA (SuhrJ. J Ag. symh. J. p. 24. 61. Polyzonia jungermannioides (Hering). J.Ag. sijmb. I, p. 25. Rupr. vey. roth, meet'., p. 8. Amansi:! jmigerraannioides, Marl, et Hering in Bot. Zeit. \ 836, p. 485 c. icone. A. Scliimperi. Decaisn. in ami. sc. nat. i839, p. 373. Leveillea Scliimperi. Decaisn. pi. arab., p. 161, tab. Vl-,fig- A. eximie. Exsicc. Schimp. Un. itin. n.° 472. Hab. in marl rubro, Fucaceas praeserlim Sargassum latijolium perrepens. Plantula more congcnerum elegantissima. a Decaisiieo ad novi generis dignitatem evecta. Diice vero J. Agardhio earn ab aliis Polyzoniis baud divel- lendam esse crediderim. XIX. Rytiphlaka (Ag.). KUtz. sp. alg., p. 844. 62. Rylipblaea tiucloria (Ag.). Hiitz. sp. ulg., p. 845. Bupr. veg. roth, meer.. p. 8. llab. in mari rubro Csec. Turner hist.Jui. If . p. 67). 256 PLANTARUM IN MARI RUCRO, ETC. XX. AcANTiiOPHOR V (Lumour.J, Kiltz. sp. alg.. p. 858. 63. Acanlhophora Dcliici (Lamour.), Ixi'dz. sp. alg. p. 858. Decaisn. pi arab..p. 185. Rupr. veg. roth, meer., p. 8. Fiiciis najadiforinis. Delil. Eg., p. i48, tab. 56, /! \. F. acanlhopliorus. Turn. hiit.Juc. I, p. 69. Hab. Suez, Akaba, Berenice, Gebel Tor, Djetlda, Ilodeida. Kosseir. De 1'alentia, Delile, Butta, Portier! (Hh. Figari !J XXI. Alsidium C^g.J, Kiitc. sp. alg., p. 843. 64. Alsidium vagiim ". A. fronde carlilaginea setacea inferne subdichotoma intricata, segmentis vage ramosis, ramis divaricalis inordinate approximalis, ramiilis ramentaceis aculeiformibus palentissimis creberrimc sparsis basi parum altenuatis, majoribus minoribusque intermixtis; spliaerosporis ad apices tantum ramulorum sitis. Laurencia vaga Zaimrd. in Begensb. Flora 185i,;9. 33. Hab. Suez. — Portier! (Hb. Figari! J. Frondes caespilosae 2-3 decim. altae basi vix millimetrum crassae in te- nuitatem fere capillarem superne attenuatae, inferne subdichotomae decomposite ramosissimae, ramis ereclo-patenlibus plus minusve approximatis sen distantiis variis egredientibus. Rami per totam longitudinem ramulls conformibiis, ramen- lisque iis varie intercalatis quoquovcrsum exeuntibiis, ornati. Ivamenta creberrimc sparsa fere horizontalia tenuissima basi \ix alteniiata, fcrtilia ad apicem incras- sata ob spbaerosporas illuc tanlum coacervalas. Substantia cartilagiuea llaccida. Color pallide rubescens in cxsiccatis baud raro flavesceus. Tota planta villosula ob fila byalina dicholome ramosa persistentia, quae exsiccatione chartam tingunt, ila lit rami nubecula rosea obvallati apparcant. In coUectionibus algarum maris rubri pro Laurencia tenuissima haec spe- cies vendilatur. et revera etsi huic affinis. tamen diversa mihi videtur. Prima AUCTOP.i: .1. /ANARDINI 257 fioiite villositale totius frondis ;il) Ilia distiiiguitur, item ac rameiUorum forma, (lispositioiu; eX mullitiidine. Sphaerosporae iii hac sporle ad apicem tantiim ra- meutonim coacervanlur. Sub microscopio frons celliilis siiperfuialibiis Icmiissi- mis valde clouf;alis cousliUita, el hoc rcspectu magis L. strlolatae quam L. te- nuissunae Ag. proxima est. XXII. PoLYSiPHONiv CGrei>.). Kiilz. sp. all!:., p. 802. 65. Poly.siphonia iilricularis. Zunard in Regensb. Flora 185i, p. 34. P. caespilc rigidiusculo, filis primarils a basi arliciilatis inferne setaceis subdidiolomis sursum lateralltcr ramosis, ramiilis brcvibus erectis utrinque atlenuatis, arliculis diam. parum longioribiis qiiadrisiphoniis, siphoiiibiis latis- siinis; s|>haerosporis in ramulis siipirioribus laxe disposilis. icon nostra Tab. VllI, fig. 2. Hal>. Suez. — Portier! (Hb. Flgari!) Caespes decimelrura altiis subfastigiatus fusco-purpiirens. Fila primaria crassitie fere setae porcinae, inferne aliquando radicantia subdicbotome ramosa rigidiuscula. superne lateraliter ramosa, ramis ramulisqnc spiraliter egredienti- bus, articulis 6-7 plerumque intercedenlibus. Rami ramulique ntrinque leviter attenuali apice brevissime fibrillosi, omnes erecto-adpressi, axillis acutissimis. Articiili diam. parum longiores quadrlsiplionii, siphonibus duobus tantum sub lenlc c()usi»i(:uis. utricularibus. Spliaerosporae paurae vel singulae in ramulis ultimis sitae. Exsiccationc chartae parimi adhaerel. 66. Polysiphonia Figariana, nov. sp. P. caespite flaccido. filo primario a basi artirulato inferne setaceo, ramis latcralibus palentibus pyramidato. ramulis vage exeuntibus subdichotomo-fasti- giatis, superne lateraliter ramulosis attenualis. articulis inferioribus diam. aequa- libus. mediis duplo et ultra longioribus quadrlsiplioniis, siphonibus magnis : sphaerosporis in ramulis lateralibus terminalibusque versus apicem silis. Halt. Suez, Akaba, Tor. Kosseir. — Ce.v Hb. Flgari !j Vll- 33 258 PLANTARUM IN MARl RUr.RO, ETC. Caespites niniorcs, quos coram ocnlis liabco, 6-7 rcntim. metiuiUur rolore griseo quam purpurco circuniscriplionc pyramidal!. Fila primaria a basl arlicii- lata setacea et crassiora mox in ramiilos tcmiissimos altemiala ita ul caespites superne in crassitiem arachnoideam solvanlur. Rami, ramuliqiic patenles flexiiosi distantiis inconstantibus egredientes, nunc 5-6 pluribnsvc arliculis distantcs, nunc raagis approximati, quandoqnc niillo articulo intercedenle, alternatim exeunles vel secundali. Arliculi inferiores in filo primario diara. aequales, medii duplo longiores, gcnirulis parum clevatis intensius coloratis. Siphones ut in specie praecedente sunl cpialuor lalissimi, sed ab ilia loto caclo distal ramificatione diversa, ramis ramulisque divaricalo-flcxuosis in crassitiem aracbnoideam atte- nuatis. Color pallidc griseus ncc fusco-purpureus, et substantia lubrica quam rigidiuscula chartae arete adhaeret. Nomine collectoris stirpi indilo, tributum meritis debitum ( minimum id quidem sed uniciim quod penes me est) pendo. CI. Eq. Figarius plantarum ma- ris rubri ditissimam coUectionem, species nonnullas nondiim dcscriptas et plu- res antehac pauUum cognitas, includentem summa cum bcnevolentia pro studio fidenter mihi tradidit. XXIII. DiGENEA C^g-J- Kiitz. sp. alg. p. 481. 67. Digenea simplex. Ag. sp. alg. I, pag. 388. Decaisn. pi arab., p. 129. Ricpr. veg. roth, meet:, p. 8. D. Wulfeni. Kiitc. sp. alg., p. 844. D. Lycopodium. Hering in Schimp. Un. itin. n.° 931. Cladostephus Lycopodium. /. Ag. .sp. alg. /. p. 42. Fucus Lycopodium. Turn. hist. fuc. tab. \ 99. Hab. Suez, Akaba. — De Valentia (sex. Turner) Botta. Portier! CHb. Figari!) J. Agardhius qui plantam maris rubrI a Turnero descriptam lunnquam vidit, et colore viridi, quern tabula Turneriana sislit, deceptus, pro nova Clado- stephi specie habuit et descripsit. AUCTORF. J. /ANARDINI 259 XXIV. Dasya. Ag. sp. alg. II. p. die. * fronde contiiiua fitis undique egrcdientibus. 68. Dasva Hiissoniana. Montagu, in ami. sc. nut. -1849. p. 290. D. divaricata. Zanard. in Regeiisb. Flora 185i, p. 34. Hab. Suez. — Portier! (Hb. Figari !J Stirpem banc pro nova I. c. adscivl. Nomen vero a Montagneo inditum, iitpote prius datura, adoptandiim. '* fronde arliculata polysiphonia demum corticata filis alternatim egredientibus (Eupogonium Ktz). 69. Dasya flocculosa, nov. sp. Tab. Fill, fig. i. D. fronde corticata subcontinua tereti alternatim decomposito-pinnata, pin- nulis floccoso-penicillatis densissime obsessa, filis parce dicbotomis brevibiis crassis; slicbidiis niimerosis elongatis apice tantum fertilibus. Hab. Berenice ad alias algas. — Portier! Frons teres filiformls circumscriptione generali lanceoidea plus quam de- cim. aha, pennara merulae crassa, scilicet basi niillimetrum et ultra diametro aequans, superne vix attenuata, crebre pinnata, pinnis alternis pinnulisque peni- cilligeris tarn dense vestita, ut omnino lloccoso-spongiosa appareat. Caulis rami- quc dense corticati, vix apices solummodo ramulnrum juniores ecorticati. polv- siphonii. Fila crassa brevissima ter quaterve squarroso-dirliolonia, segmenlis maxime divaricatis. Articuli inedii filorum diani. diiplo longiorcs. caeteris diam. aequales vel breviores, geniculls conslrictis. Slicbidia loco segmentorum evoluta numerosissiina baud raro fasciculata et clongala versus apicem tantum fertilia. ideoque clavaeformia. Color totius plantac obscure purpureus. Substantia carti- lagineo-mucosa, exsiccalione chartae forliter adbaeret. i260 PLANTARLIM IN MARI RUURO, KTC. Species hand duble distinctissima habitu omiiino Callithamnii arbusculae, Til pro specie ejiisdem generis initio habuerim, donee stichidia fertilia videre mihi contigil. Sticbidia jiiniora, anlberidia fere nientiiintur, et boc sane pecu- llare in specie nostra, quod spbaerosporae versus apicem tanlum slichidiorum nidulanUir; stichidia perfecliora aliquando bicornia vidi. Species fere tota corti- cata inter ulraraque sectionem quasi in medio stare videtur, ita ul et Eupogo- ninni kiilz in Dasyam confluere lucidenter demonstret. 70. Dasya Lallemandi. Montagti. in ami. sc. nut. 1849, p. 289. Polysipbonia birsuta. Zauard. in Regeiisb. Flora \^o\,p. 34. Hab. in mari rubro — Lallemand (sec. Montagn. ) . — Suakin, circa insulam Diialac. — Portier ! (Hb. Figari !) Habitu item ac slructura convenient] deceptus, fructu ignolo, ad Polysi- phonias banc speciem 1. c. retuli. Ultimo, novis speciminibus inspectis, earn lo- cum inter Dasyas sibl certe vindicare, nee non ad speciem Montagneanam omnino respondere cognovi. Description! vero auctoris clarissiml addatur, quod fila monosipbonia ad geniculum quodque frondis egredientia ordine spirali orian- tur, ita ut quinto articulo spira perficiatnr. Hoc sane notatione dignum credide- rim, cum in nulla alia hujusce generis specie, quantum novi, res ita se babeal. Color pallide roseus, exsiccatione in viridem Iransiens. OKDO H. CHONDKIEAE. J. Ag. XXV. AsPARAGOPsis (Montagu.). J. Ag. sp. alg. 11, p. 774. 71. Asparagopsis Delilei (Montagn.). J. Ag. sp. alg. II, p. 776. Fucus taxiformis. De/i/. Eg. p. 131, tab. 37. Hab. Suez, Akaba, Tor, Hodeida. — Portier! ( Hb. Figari .'J Species Oceani indici jam incola mare rubrum quoque inbabilare ex col- lectionibns Porlierianis nunc certi facti sumus, Primum a Delileo in portu Ale- Ai;CTORK J. /.ANARIJINI 261 xandriac leclani, illiic poilus invectain fiiisse suspicari licet. Enim vcro, in nullo alio maris Mediterranei loco adhucdiim inventa, in eodem portu Alexandriae hacc stirps sporadice tanlum crescit. XXYI. Laurkncia (Lamour.). J. /1g. sp. alg.!!,/). 740. 72. Laurencia pinnalifida (Grn.J. J. Ag. sp. alg. II, p. 704. Fuciis pinnatifidus. l^urn. Hist. fuc. I, p. 42. Hab. in niaii rubro de Valentla, (sec. Turner) circa Hodeida. — Purtier ! 73. Laurpneia oblusa (Ihnls.). J. Acj. sp. alg. II, p. 750. Rupr. veget. roth, meet'., p. 9. Montagu, pug. alg. ijem., p. 12. Cliondria oblusa. Montagn. injlorul. sinaic.,p. 10. Decaisn. pi. arab., p. 184. Fiicus diaphaiuis. Be/i/. Eg. XIX, ^. H3? Hab. Suez, Akaba,Djedda et in insula Cameran. — Boi>e, Schubert, Botla. Portier! (Hb. FlgarHj 74. Laurencia divaricala. J. Ag. sp. alg. II, p. 754. Hab. in mari rubro (sec. J. Agardh.J — Suez. Akaba. Portier! 75. Laurencia i)ai)illosa (Forsk.J. .J. Ag. sp. alg. II, p. 756. Rupr. veg. roth, meer., p. 9. Motitagn. pug. alg. tjem., p. 12. Cliondria papillosa. Montagu, iiijlorul. sinaic. p. 10. Decaisn. pi. arab., p. 185. Fucus papillosus. Forsk.Jl. aegypt.-arab., p. 190. F. ihyrsoides. 7 «/•«. liist. fuc. I, p. 39. F. cyanosj)crnius. Delil. Eg., p. 152. tab. 57. Hab. Suez, Akaba, Tor. Djcdda. — ForskaL de f^alentia, Bove, Bolta. Kumnier, Portier .' (lib. Figari.'J 262 r'l.VNTARUM IN MARI RURUO, ETC. 76. Laurencia seliculosa (Forsh.). J. Ag. sp. alg. II, p. 758. Rupr. veg. roth, nieer., p. 9. Conferva seliculosa. Forsk.Jl. aeg.-arab., p. 188 (sec. ^g.J Fuciis caespitosus. Forsk. I. c, p. \^K ? (sec. Ag.) F. iivlfer. Forsk. I. c.,p. i92 (sec. J. Ag.) Hab. Suez, lierenice. — Forskal (sec. Ag.)., Portier! XX"VII. LoMEiNTARiA (Lyngb.). J. Ag. sp. alg. 11, p. 724. 77. Lomentaria irregulaiis. Zanard. hi Regensb. Flo?'a 1854, p. 34. L. fronde vage ramosa, ramls ramiilisque irregiilariter egiedicnlibus oppo- sitis, alternisve quandoquc binalis, ternatisve, horizontalibus vel deflexis, arli- culis diam. subaequalibiis moniliformibus ; sphaerosporis undiqiie sparsis. Icon nostra Tab. X, fig. 2. Hab. Suez, Berenice, Hodeida, Mochha. — Portier! Caespites majores decimelrurn et ultra alti. Frondes tubulosae e basl ad apicem fere itidem crassae, fili emporetici crassitiem fere aequanles, ramosissi- niae, circumscriptione pyramidatae. Fiaraificatio summopere irregularis, ramis nunc alternis, nunc oppositis vcl secundatis, distanliis variis quoquovcrsus egre- dientibus, aliquando ita approximali ut bini ternique fere ex codeni loco prove- nire videantur. Ramuli patentes basi attcnuati obtusi baud raro deflcxi. Articuli fere ejusdem ubique longitudinis, sed inferne obsoleti, in rainis rainulisque con- spicui, diam. aequales aut breviores in medio aliquantulum venlricosi, utrinque truncati, ramulos sub Icnte monillformes reddentes. Keramidia non vidi. Sphae- rosporae sparsae triangule divisae. Color pallidc rospus in viridem mutabilis. Chartae arete adhaeret. Lomentariae parvulae ramificatione proxima distinguitur fronde crassio- ri, arliculis brevioribus nee non spbaerosporis undique sparsis. An L. Kotschya- nae sinus persici affinis vel eadem? AUCTORE J. /.ANAnOlNI 263 OllDO HI. SPHAKROCOCCOIDEAE. /. Ag. XXVin. Desmia (Lyiigh.).J.Ag. sp. alg. II. p. 639. (Poilieria Zanard. in Regeiisb. Flora 1851,/?. 33). 78. Dcsinia coccinea. " D. Iroiitlc coniplanala infcrne siibcoslata dichotoina dpconiposilo-pinnata. pinnls irregiilariler allornls liaud raro oppositis, pinniilis a basi vix latioie atte- miatis, aciitis, vernicis infra apices pinnularum evolutis. Plocaminm circinnalum. Moritagn. pug. alg. jeni., p. 8. Portieria coccinea. Zanard. in Regensb. Flora 1851, /?. 33. Icon nostra Tab. Villi, fig. i . Hab. Suez, Hodi-ida, jMochha. — Portierl (Hb. Figari.'J Frondes in ramls Zoophytorum, Peyssonnelia mox describenda obvolutis, cacspitosae,decimelrumet ultra allae, inferno subdicbotomae densissimepinnatae. Rachides majores vix miilimetrum lalitudine superaiites in inferiore parte costa parum consplcua percursae, sursum omnino complanatae tenuiores. apicibus junioribiis, inullarum Rbodomcleariim ad instar, involutis aetate porrcctis. Kami inferiores longiores sensim sensiinque abbreviati, ita ut omnes eodera fere piano terminentur. Pinnae pinnulaeque brevissimis intervallis sejunctac alternae saepe vero oppositae, pinnellae ultimne scminiillini. longae acutae. Yerrucae bemispbaericae, majores millim. aequanles infra apices pinnularum insidentes. Color pulchre cocciueus. Substantia inferne subcartilaginea superne gelatinosa rbartac adbaeret. Tubus centralis articulatus frondem percurrens articulos tri- plo diam. longiorcs babet. (ienus quoad frondis structuram, ni fallor, a me priraum (anno 1851) cnu- clcatum, landem ab J. Agardbio (anno -1852) fusius descriptum. Nibilominus nomen ejus (orsan rctincnduni. quia speciem unaiu a Lyn^byeo sub nomine Desmiac jampridem sabitolam comprebendit. Quoad fructificationcm multa dubia solvenda adbuc manent. Verrucae in fronde prominentes filis nematbecioideis 264 PLWTARUM IN M Vi.I 1\UI',R0, ETC. coiiipositac liabcntiir, scd in noslra specie milii tanliim congerie stipalissima glo- buloiiim ill fiiis termlnaliiim conflalae appanienint (an generis antheridia 1' ) ; nee corpora globosa intra fila strati pcripherici obvenientia minus obscura vidcn- liir. Ea enim semper indlvisa observavi, marginc diapliano omnino dcstituta. colore lutesccnte, ita ut guttulas oleosas per frondem sparsas mentiantnr. jMon- tagneus facie deceptus, structura frondis liaud absolute inspecta, pro nova Plo- camii specie candem plantam descripsit, ut specimen ab illo amicissime commu- nicatum me certiorem lecil. XXIX. Sarconema, noi>. gen. Frons teretiuscula carnoso-membranacea solida decomposite dicholoma, fa- sllgiata et subflabellata, triplici strain contexta: axi filis tenuissimis continuis (?) densissime stipatis constante; strato intermedio ceUulis maximis oblongo-rotun- datis peripheriam versus decrescentibus ; peripherico cellulis minutis verticaliter in fila abbreviala subscriatis. Cystocarpia Sphaerosporae in strato corti- cali immersac zonatim divisae. 79. Sarconenia furcellalum, nov. sp. Tab. X,fig. i. Hab. Berenice, Suakin. — Portierl Frondes gregariaea radice callosa 2-3 poUicares, teretiusculae, inferne cras- silie fere pennae passerinae, superne parum angustiores, dicholomiis numerosis decomposilae, segmentis basi patenlibus dein erectis, terminalibus parum atte- nuatis breviter furcatis quandoquc trifidis, axillis rotundalis. Frons basi baud raro verruculosa vel prolifera, ob substanliam carnosam exslccatione fit com- pressa rugisque longitudinallbus notata, madefacta vero pristinam formam facil- lime recuperat. Color carneus in luteo-virescentem facile abiens. Stratum medul- lare e filis tenuissimis constat densissime stipatis, parietibus tamen crassiu- scnlis instructis. Haec fila cellulis proximis multoties tcnuiora numquam articu- !ata mihi apparuerunt. Cystocarpia non vidi ; tamen genus sui juris crcdiderim Eucheinnati et Dicurellae proximum, ab illo liabitu et frondis struclura, ab hoc sphaerosporis in strato corlicali immersis distinctum. AUCTORE J. ZANARDINI 265 XXX. Gracilaria (Grcf). J. Ag. sp. alg. II. p. 584. * fronde plana dicholonia 80. Gracilaria corticata. J. Ag. sp. alg. II, p. 602. Gr. multipartita. Hupr. ^eg. roth, meer., p. 9. Piliodymenia multipartita. Montagn. pug. alg. yem., p. 8. Fucus aeruginosas. Turn. hist. fuc. tab. d47. F. laniinosus. Forsh.Jl. aeg.-arabica, p. \^\ '.' F. foliifcr. Forsk. ibidem. Ilab. Suez, Akaba, Tor, Kosseir. — De Vahntia (sec. Turner ). Por tier! (Hb. Figuri.'J Si ex spcciminum abundantia aliquid conijcere liceat, in mari rubro species vulgatissiraa vidclur; plurimum vero ludil fronde plus minusve lata, segmenlis integris vel margine proliferis ligulisque ornatis, colore in his glauco-viridi, in illis prasino, in aliis fiisco-purpurascente. A Gr. muUipartila maris mediterranei, cum qua confusa fuit, diversam esse credldcrim. vSpecimina e mari rubro oriun- da potius ad illara quam ad banc pertinere posse jam suspicatusest J. Agardhius. fronde crassissima camosn tereti aut compressa. 81. Gracilaria Wrightii (Turn.). J. Ag. sp. alg. U, p. 599. Kiirheum.i \\' rigblii. lii/pr. i>eg. rolh. /neer., p. 9. Plocaria Wrightii. Mon/agn. pug. alg. yem.., p. 8 (excl. syn.J. Fucus Wrightii. Turn. hisl.Juc. tab. i48. F. dcbilis, Forsk. Jl. aeg.-arab., /?. iOl ? (sec. J. Agardh). Ilab. m mari rubro. — Forskal (sec. J. Agardh). De I alentia (sec. Turner J. fi'onde succulcnla tereliuscula. 82. Gracilaria arcuala. 7iov. sp. Tab. V. fig. 2. VII. 34 266 PL.VNTARUM IN MARI RUBRO, ETC. Gr. frondc crassa ex lereti compressa membranacea arcuatlm reflexa irre- gulariter ramosa, ramis ramulisque subdisliche secundalis, ultimis dichotomis apici aciitiusculis fiircalis vel multifidis ; coccidiis Hah. Akaba. — Portier ! rHb. Figari!) Frons decimetrum alta crassilie fere pennae columbinae exslccatlonc col- lapsa, ila ut longiludinaliter rugosa apparcat, arcuatim reflexa, ramis brevi in- tervallo interjecto extrorsum a margine convexo exeuntibus. Rami ramulique iVondis primariae, eandem crassiticm fere servantes, baud raro dicbolome subdi- viduntur, segmenlls dislantibus vel fere palmalim approximalis, apicibus parum attenuatis nunc simpllcibus, nunc iterum furcalis vel multifidis. Segmcnta omnia divaricala llcxuosa. Substantia membranacea. Color bepaticus vel fuscescens. Gr. compressae proxima, et nisi obstaret frondis structura ad eam luben- lius retulerim. In Gr, compressa frondis sectio transversalis cellulas interiores granulis amylaceis farctas monstrat, quod a nostra alienum, cum cellulae omnes inanes flaccidae, parielibus lenuissimis instructae appareant. Locus ipse natalis banc speciem diversam esse suadet. Quoad habitum, melius faciem fere praece- dentis refert. 83. Gracilaria disticba. J. Ag. sp. alg. II, p. 594. Riipr. veg. roth, meer., Spbacrococcus dislicbus. /. yJg. alg. Riipp., p. 172. Hab. in mari rubro. — Rilppel (sec. J. Agardh.) — Berenice, Kos- seir. — Portier! "" fronde tereti carnoso-cartilaginea. 84. Gracilaria furcellata ( Montagn.). J. Ag. sp. alg. II, p. 605. Plocaria furcellata. Montagn. pug. alg. yem., p. 8. Hab. Suakin, insula Dhalac. — Portier! CHb. Figari!) A Gr. conjenoide babitu et structura procul dubio diversa. Descriptioni aucloris speciei addatur quod frondis segmcnta baud raro ramenlis brevissimis AlJCTORF. J. ZANARDINI 267 (scmilineam longis) valde approximalis uno latere tantum luic illuc exasperata conspicianlur. XXXI. CoRAi.LOPSis (Grev.). J. Ag. sp. alg. II, p. 581. 85. Corallopsis Cacalia. J. Ag. sp. alg. II, p. 583. C. Salicornia, Decaisn. pi. arab., p. 184. Riipr. peg. roth, meer., p. 9. Hah. in mari rubio (sec. J. AgardhJ. — Tor, Djcdda. — Botta (sec. Decaisne). Mihi plane ignola. Duce J. Agardhio synonymon auctoris planlarum ara- bicarum Imc referendum esse censui. ORDO IV. COPiALLINEAE. Becaisn. Tribus I. Corallineae rerae. XXXII. Jama (Lamour.J. J. Ag. sp. alg. II. p. 553. 86. Jania lobata, nov. sp. Tab. Ill, fig. 2. J. frondc minutissima cacspilosa parce diclioloma axlllis patrntissimis, ar- ticulis inferioribns subtorelibiis diamelro 2-3plo longioribus, superioribus com- planatis cunealo-dilalalis, bilobatis, lobls insigniter divaricatis arliculo tereti ple- rumque terminalis ; keramidiis .... Hab. in mari nibro — ad Sargassum Yernense pellalim affixa. Spccimina lineam longa, quae ad raanus habeo forsan non inter magis cro- Inta rercnsenda. Caespltulus decurabens codem piano in orbiculum expansus e frondibus bi-lerve tantum dlrbolomis constilutus. Tota frons qualuor sexve ar- ticulis componilur, articulis infcrioribus tcrctibus. ullimis romplanatis cunealim dilatatis, el in lobos quam maxima divaricalos biparlltis, arliculo superimposito 268 PLANTARl M IN MARI RUBRO, ETC. oninino tereti plus miniisve eloiigalo teriniualis. Crassities frondis quani in J. ru- benti pariim major. Fruclificationein iiullam Inveni, niliilominus, hisce nolis, speclpin oplime distimlain esse crediderlin. 87. Jania micrarthrodia (Lamour.). J. Ag. sp. alg. II, p. 555. Hab. in mari rubro — ad basini Sloechospermi marginati. Specie! sequentl valde affinis, scd articulorum brevitate salis distincta. 88. Jania rubens (Lin). J.Ag. sp. alg. II, p. 557. J. gibbosa. Lamour. polyp. Jle.v., p. 269 ? Kupr. veg. roth, meer., p. 9. J. adhaerens. Kiilz. sp. alg., p. 7i0. Hab. in mari rubro — turn species, Uuii varielas (CoraUina spermoplio- ros. Ell.) ad algas majores praeserlim in Fucoideis. Frons aliquando quadam Melobesia minulissima obducla occurril, quae arliculos gibbosos reddit; ex quo vix dubium mibi manet, quin J. gibbosa La- mour. hue vere pertineal. 89. Jania pumila (Lamour. J. J.Ag. sp. alg., p. 559. Rupr. veg. roth, meer., p. 9. . Hab. in Fuco turbinato maris rubri el indici (sec. Lamouroux J . Tribus II. Melobesieae. - • , XXXHI. LiTHOTHAMNiON (Phil.). J. Ag. sp. alg. U, p. 5d9. 90. Lilholhaninion polyniorphuni (Lin.). J. Ag. sp. alg. II, p. 524, Nullipora polymorpha. Rupr. i>eg. roth, meer., p. 9. Hab. in mari rubro (sec. Ehrenberg, Korallenth.J. \LCTOI\I-: J. ZANARDIM 269 XXXI V. MKLOr.F.si.v CLnmour.J. J. Jf;. sp. o/g. JI. p. 510. 91. Melohcsia menibranacea (Esp.). J. Ag. sp. ahj. JI, ;>. 512. Hab. in inari riibro. — Fucoidcis membranaceis innasccns, in Sloecbosper- nio frequcnlius. 92. Melobe.sia farinosa (humour.). J. Ag. sp. alg. II, p. 542. Hab. in mari rubro — in foliis Sargassorum frequens. ORDO V. SQUAMARIEAE. Zanard. XXXV. Peyssonnelia (Decaisn.J. J. Ag. sp. alg. II, p. 499. 93. Peyssonnelia involvens, nov. sp. Tab. VIUl, fig. 2. P. Crustacea minutissiina subtus substantia calcarea obducta, corpora qui- bus insidet obvolvenle ; fruclibus Ilab. in mari rubro — ad rainos Zoophytorum socialiter cum Desrnia coccinea. Frons juvenilis videtur reniformis, ramis Zoophylorum innata, quos sen- sim sensimiiuo marginibus conllncnlibus prorsus inveslit, ila ut formam corum rylindraccain sumat. Pagina inferior crusla calcarea crassa obducilur, nulla stu- p;\ obsila. Pagina superior nuda sub Icnte verruculosa. Color alro-sanguineus. Substanlia magis quam in coiigeneribus carnoso-gelatinosa. 270 PLANTAIVUM IN MARI RUBRO, ETC. ORDO VT. G1:L1D1EAK. J. Ag. XXXVI. Gelidium. J. Ag. sp. alg. H p. 466. ' : ; ' • 04. Gelidium rigidiim ( VaJil). J. Ag. sp. alg. II, p. 468. Hab. in marl nibro — ad Fucaceas sp(!clmlna nonniilla affixa iiivfni. 95. Gelidium corneum var. sclaceum (Ag.). Kiitz. sp. alg., p. 765. Rupr. veg. roth, meer., pag. 9. FiiCHS acerosus. Forsk.Jl. aeg.-arah., p. 190. Hal), in mari rubro (sec. Kiilzlng). Suez. — Portier! ORDO VII. HYPNKACEAE. J. Ag. XXXVII. Hypnea (LamourJ. J. Ag. sp. alg. II, p. 438. 06. Hypnea Valenliae (Turn.). J. Ag. sp. alg. II, p. 450. H. musciformis, Decaisn. pi. arab., p. d82 (excl. syn.J. Rupr. i>eg. roth. mrer., ^.9. Fucus Valenliae. Turn. hist. fuc. tab. 78! ■ • Exsicc. Schiinp. Un. it'in. ii° 925. , . . . : ,, , ■ > , Hab. Suez, Tor, Akaba, Berenice, Rosseir, etc. — I)e Valentia. Schimper, Boita, Kummcr, Portier! (Hb. Figari.'J 97. Ilypuea hamulosa (Turn.). J. Ag. sp. a'g. II, p. 447. Rupr. veg. roth, meer., p. 9 (excl. syn. Ag.). Montagu, pug. alg. yem., p. 9. H. Valenliae var. hamnlosa. Decaisn. pi. arab.. p. 183. Fucus hamulosus. Turn. hist. fuc. tab. 79! Hab. Djedda, Hodeida. - De Valentia. Botta, Portier.' ' •''-• AlCTORF, J. ZANARDIM 271 OKDO VIII. IIKLMINTHOCLADIKAK. J. Jg. Tribus I. Galaxaureac. XXXVllI. (lALAX.vnw (Lamour.J. Decaisn. Ess., p. 102. Xi/lz. sp. alg. , p. 529. 98. Galaxaura rugosa (Lamour.J. Kilts, sp. alg , p. 530. Hab. Akaba, Kosseir. — - Portier ! Species yVntillarum incola in mari rubro band desidcratiir, fide speciminis maxime evoluti ibidem lecli, qiiod oculis nunc inlueor. Contra auclorum senten- liam genus inter Florideas collocaiidum esse censeo, ut alio loco (in Giorn. hot. ital. 1846,^. 48) jam fusius disserui. Colorera viridem fere omnes aucto- res Galaxauris Iribunnt, nee infuiandum boc in pluribus speciebus exsiccatione occurrere, in aliis vero apices frondis juveniles nondum incruslati colore purpu- reo lingunlur ; sic porro in speciebus villosis purpurascunl fila callltbamnioidea, quae ex crusla calcarea prolrudunt, quemadmodum in sequenli facillime vi- dere est. 99. Galaxaura lapidescens (Lamour.J. Kiits. sp. alg., p. oSO- Decaisn. Ess. p. 104. Rupr. veg. roth, mecr., p. 42. Ilab. in mari rubro (sec. Decaisne) — Suez, Akaba. — Portier! (Hb. FigarilJ 100. Galaxaura Scbimperi. Decaisn. Ess. p. 104. Jiiits. sp. alg.. p. 530. Riipr. veg. roth, tneer.. p. 12. G. (Zoophylon). Schimp. Un. itin. n.° 478 (sec. Decaisne J. Ilab. in mari rubro — Schimper (sec. Decaisne J — Suez, yVkriba. — Portier! ( Hb. Figari!) A G. dichotoma Lamour. distinguitur ramificalione magis irregulari, ramis baud raro ex eodem punclo pluribus fasciculalis, arliculis longioribus laeviori- busque. 272 PLANTARUM IN MARI RUBRO, ETC. XXXIX. AcTiNOTRiciiiA. Decoisn. Ess., p. dOG, KUlc. sp. a/^.. p. 531. iOl. Acliuolrichia rigida. Dccaisn. I. c. Mtz. I. c. Rupr. veg. ruth, meer., p. 42. Galaxaura rigida. Decaisn. pi. arob., p. \ 28. Hab. Suez, Akaba, Djedda. — Botta, Portier! (Hb. Figari!) ■ ' ■ '""'.».-.- } _» ' 1 Tribus II. Liagoreae. XL. LiAGORA (Lamoar.J. J. Jg. sp. alg. JI, p. 424. * fronilibus cnista calcarca conliDua obduttis. 102. Liagora fragilis. Zanard. in Regcnsb. flora i85I,jo. 36. L. fronde It-rcli subacquali irrcgularitei- dichotoma, ramisque lalfralibus brcvissiniis prolifcra, crusla calcarea conlinua crassa obdiicta, apicibus brevissi- me furcalis, juvenilibus virescentibus. Turns fnx^Wis. Forsk.^. aeg.-arab., p. \20? 1 Icon nostra Tab. VII, fiK- 2 »• Hab. Tor, Berenice, Kosselr. — Portier! (Hb. Figari!) Caespiles 5-6 centim. alti inlricato-ramosissimi circumscriptione subglobosi. Frondes tereles millimetrum crassae e basi ad apicem parum altcnuatae irregu- lariter dichotomae spinoso-ramulosae, sen ramenta brevissima siniplicissima hue illuc baud raro gerentes. Apices juveniles vix furcati, flaccidi, exsiccationechartae inaxime adbacrentes aeruginosi. Articuli filorum irradianliuni diametro duplo longiores. Crusla calcarea crassa, conlinua, candidissima el fragillima. Ob sumniam cruslae calcareae fragililalem, quae nostrae speciei notam cxiniiam perhibel, hue Fucum fragilem Forsk. ab Agardhio cum Fuco viscido ejusdem aucloris dubilalim conjunclum, referendum esse suspicor. Htinc vero in mari medilcrraneo ad Conslantinopolim, ilium in mari rubro ad Mocbham se legisse jam notavit Forskalius. ATCTORF. J. 7..\N\RDIN( , 2.73 103. Liagora rugosa. ZaiKird. in Regensb. flora 185 i, p. 36. L. fronde lereli crassluscula, aequali. tlecomposilc dicholomo-fasligiata, irusla calcarea conliiuia obducla annulatim rugoso-vcrrucosa, aplcibus oblusls, juvenillbus rubescenlibus. Icon nostra Tab. \l, fig. 2. Hab. Akaba, Tor. — Portier ! Caespilcs 3-4 cenliin. alii exiinie fastigiali. Frondes diam. 1 '/, milliin. et ultra, L. I'iscldae Irlplo crassiores, e basi ad aplrcm fere itidem crassae densis- sime dicboloinap, segmentis vix 5 millim. inter sp distantibiis. Axillae omnes oxiraie patentes. Paries juveniles firmae et carnosulae pallide rubenles, adullio- res crusta calcarea continua colore snlphurco obductae, minime vero laevigata, sed Gula.raiirae nigosae more, zonalim verrucosa. Microscopio subjecta fila corticalia irradiantia teniiissima apparent, arliculis diam. multolies longioribus. Praecedcnli proxima dislingnllur fronde crassiori, substantia firmiori. ra- niificationc exacledlclioloma ramenlis destitiila, colore et cruslae calcareae rugo- sitate, unde facies fere Galax aurae. frondibus crusta calcarea jiuIvcrulcDta obduclis. 104. Liagora Turneri. Zanard. in Regensb. flvra 1851, p. 35. L. fronde inferne compressa,hinc canaliculata, dicbotoma. rainisqne latera- libus crebre instructa, crusta calcarei farinacea obducta, ramulis minoribns tcretibus, apicibus furcatis maxime divaricato-reflexis, juvenilibus purpurasccn- libus. Liagora viscida. Montagn. in Jlorul. sinaic, p. 10. Decjisn. pi. arab., p. 119. Jii/pr, ^. 240? Icon nostra Tab. VF, fij;. \. Hab. in mari riibro ubiquc coinmunisslm.'i. — Poilicr ! (Hb. Figari .'J Frontles 2 dccim. el ultra altae, tereles, inferne 2 millini. lalae, supcrne valde tenuiorcs, dicbotoino-ramosae siibfasligialac, dicholomiis quam in praece- denlibus longioribus. Segmenta ulpliirimiim niida, quandoque ramiilis paucis lateralibus ornata. Fila peripherica corticem frondis constitnentia crassa parum ramosa irrcgiilarilcr dicliotoma. segmrntis crectis. Arllculi diam. sesqiiilongiores subcylindracci. Organa (an anleridia aiil melius propagula?) terminalia deri- sissime floccoidea in arliculo filoriim ultimo singula, raro biiia, rarissime terna vidi. Crusta calcarea levissima frondem flexilem reddit, in nonnullis tarn levis- slma, ul tota frons e basi ad apicem colorcm purpurascentem servel. In vetu- stioribus crusta farinaceo-pulverulenla superficicm frondis verrucosam colore cinereo -flavescente obnubilat. Dubius liacreo num L. farinosa a Delileo in mari rubro lecla et a Lamou- rouxio 1. c. phrasi nimis brevi dcsignata hue pertineal; rem ullerius dijudicent qui specimina autoptica conferre possunt. Fila corticalia irradianlia sub micro- scopio quam in congeneribus crassiora et subcylindracea. XLI. Trichogloea. KUtz. sp. alg., p. 544. Frons filiformis pinnatim ramosa gelatinoso-mucosa, substantia calcarea farcta, axi slraloque peripherico continuo composita ; axis lilis clongalis articu- latis dicholomis inlricatis constans; stratum periphericum filis arcuatis sim- plicibus clavato-inonillforuiibus conslitutum. Fruclus milii ignoli (sec. kiitzin- gium et Montagnenni illis generis IJalracliospermi similes). 106. Trichogloea Re(|uioni (Montagu.). KUtz-. sp. alg.. p. 544. liatrachospermum Requieni. Monlogii. in ami. sc. rial. 1843, /j. 48. Icon nostra Tab. Ml. fiir. I, llab. ill mari rubro. — lieijuie/i (sec. MonUigneJ — ad scopulos circa Tor. — Porlier! 276 PLANTARUM IN MARl RCBRO, ETC Genus a Kiil7,ingio quoad frondis slructuram minus exacte enuclealuni, sui juris tamen dislincluni. Montagncus sub nomine Batrachospermi speciem primum egregie pro more dcscripsit, sed a Batrachosperinis prima fronte distln- guilur stralo periplierico conliinio. Addatur quod Batrachosperina omnia in aquis dulcibus lanlum reperianUir. In Tiichogloea axis cake carbonica obrutus lilis dicbolomis longissimc arliculalis constat; fila haec periphcriam versus obli- que cxcurrunt, scgmenia ullima magis libera incrassantur et clavato-monilifor- mia stratum externum constituunt. Ktitzingius genus Mesogloiae affine cxisti- mavit, et inter Fucoideas illis proxime collocavit; Florideis vero pertinere nee locus quidem inter Florideas mibi incertus vidcrelur. Habitu cum Liagora non parum convcnit, et structura non admodum differl, nee immo substantia calcarca desideratur. Fruclus non vidi, sed cbaracteres fructificationis a Monta- gneo et a Kutzingio allati scntentiam banc firmare quam infringere valent. Quoad stirpis colorem aeruginosum, baud compertum est, num in vivo color idem, vel, quod crediderim, diversus sit ; sic porro in Liagoris nonnullis apices frondis exsiccatione virescunt, et organa ipsa antberidiis (?) Liagorae analoga videre crcdidi, seu articulos filorum corticalium cellulis minulissimis globulosis cir- lunicirca evolnlis inslructos, quemadmodum in icone sistere curavi. ORDO IX. RHODYMEMEAE. J. Ag. XLII. UiiODVMiuNiv (Grei.J. J. Ag. sp. alg. IT, p. 375. i07. Rhodyaienia erylhraea, nov. sp. R. fronde membranaceo-coriacea a stipite distinclo cnneatim dilalata pal- matim divisa el dicliotoma, margine nuda, denliculala, vel prolifera, segmentis apici saepe multifidis ; spbaerosporis per totam superficiem densisslme sparsis ; ( ystocarpiis bomispbaericis minutis in disco segmentorum singulis vel laxissime sparsis. . " " Rliodymcnia palmata. JMontagn. pug. alg. y em., p. 8 (e.rcl. syii.). llab. \\ii^t\\^. —Portier! (Ub.Figan!) At;CTORE J. ZANARDINI 277 Fades omnino lihod. palmatae^ l.imcn spcciem esse ab ilia diveisam hand dubitaveriin. Siibslaiilia (Voiidis magis firma et coriacea nndc chartae minus adhaerct. Characleribus raicroscopicis species melius inter se distinguuntur; in nostra cellulae interiorcs pauciores, oblongiores. parielibusque firmioribus in- struclae. Sphaerosporae minima in soros subdefinilos coacervalae, sed per tolam frondem densissime sparsae confluenlissimae. Cyslocarpia in eodem individuo spbaerosporas ferente observavi, pauca vero et fere* singula, in ulrafjue segmen- torum pagina hemisphaerice elevata. ORDO X. Dl.MONTlEAE. J. Ag. XI.III. CiiAMPiv (Des.'.J. J. Jg. sp. a/g. II, p. 368. 108. -Chanipia'i; tripinnala. Zanaid. in Ilcgensb. flora 1851, p. 34. Cli.? Ironde ex lereti comprossa tripiuuata, pinnis pinnulisque subopposilis approximalis, diapbragmalibus obsolelis, inlerstitiis diam. duplo brevioribus, spbaerosporis in parte superiore frondis sparsls. Icon nostra Tab. XI, fig. 2. llab. Suez, Akaba. — Poiiii'i! Frons caespilosa 4-5 decim. metiens, 2 millim. lata, paruni supra basim ra- mosa, circumscriptione triangularis, plus minusve conspicue tripinnata, jtinnis pinnulisque patentibus oppositis vel disliche alternatis raro subvertirillalis, ulli- mls magis irregulariter exeuntibus, omnibus vero valdc approximatis apice obtu- sis,basi vixallenualib. Diapbragmala obsoleta, etob stratum corticale compailuni. fere inconspitua, polius levi frondis lurgore divinanda, inlerstitiis diam. duplo longioribus. Spliaerosporac in pinmilis superioribus, nee non versus apicera ra- (bidis sparsae. Color fusco-purpureus in viridem facile abicns. Substantia gela- tinosa membranacea, rbartac adbaeret. Frons madefacta manet lompressa; an el recens verc compressa sit baud liquet. 278 PL\NTARCM IN MAni RUHRO, ETC. RamifualioiiG qiiasdam formas Gelidii cornel liaiid mak- rcfcrl. Cyslo- carpia non vidi ; idcoquo dubliis haereo inim sit hujusce generis vel Loinenla- riae species. Quoad liabitiim el frondis slrucluram melius inter Champias pro tempore enumerandam esse cxislimavi. XLIV. I\nARno:^i\ CHan>.J. J. Jg. sp. alg. II. p. 353. 109. Rhabdonia dura, nov. sp. Tab. XI, fig- i- R. fronde crassiuscula, tubnlosa subcompressa, irregulariter ramosissinia, ramis patentibus basi exiniie attenuatis, apici acutiusculis vel truncalo-prolifican- tibus ; cystocarpiis in singulis rarais numerosissimis subzonatim disposilis. Hab. ad oras yemenses, Hodeida, Mochha. — Portier! Frondes plures e basi callosa exsnrgunt et altitndinem 15 cenlim. in no- slris atlingunt, crassitiem pcnnae columbinae fere aequantes, decomposite et valde irregulariter ramosae. Kami patcntlssimi vage exeuntes, nunc opposili vel subvcrticillali, nunc altcrni vel secundi, basi vero constanter attenuati, ita ut Frondes hue illuc constrictac appareant. Ramuli eodem ordine dispositi versus apicem frondis brevissime ramentacei aculeiformes, utplurimum numerosi et valde approximali. Apices ramorum normaliter acutiusculi baud raro Iruncati occur- runt, tunc novas proles gerunt plerumque binas vel plures circnmcirca egredien- tes in ramulos elongatas vel brevissimas ramenlaceas, onini in casu basi eximie altenuatas. Substantia frondis firma, in exsiccatis valde compressa, cbartae parum adhaerct. Color roseus vel livide purpurascens. Facies Gracilariae, slructura vero el fruclu loto coelo diversa. Cum liliabd. rohusta Novae Hollandiac collata, quamdam simililudinem pandit, sed nuUus dubito, quin specifice dislinguatur. Distal species erylbraea, raniificalione laxiori el magis irrcgulari, substantia firmiori el cystocarpiis non nt in ilia paucis, sed numerosissimis et fere in zouas reguiares hue illuc coacer- vatis. AUCTORE J. ZA.NARDINI 279 OllDO XI. GIGAUTINEAE. J. A}'. XLV. Kallyimenia. J. Ag. sp. olg. II, p. 284. 1 10. Rallymenia papulosa. Montagu, pug. alg. yem., p. \l. Kal. exasperala. Zaiiard. in Hegensh. flora 1831, /a 35. Hab. Akaha. Yanibo, Djedda, IloJeida, Mocliha — Porlkr!(Uh. Fi- gari.'J Kodem fere tempore nova generis species a Monlagneo el a memetipso di- slincta fiiil. Nomcn vcro ab illo inditum lubcnlius relineo. XLYI. GiGARTiNA. J. Ag. sp. alg. 11, p. 260. 111. Gigarlina Teedii (Roth). J. Ag. sp. alg. II, p. 266. Ilab. ad oras yemenses et Kosseir Csec. Hb. Figari!) XL VII. Ii\iD\EA (Bory). J. Ag. sp. alg. II, p. 250. 112. Iridaea Yemensis. Montagu, pug. alg. yem., p. iO. Ilab. Hodcida (^sec. Montague J. Mlbi plane ignota. Nisi obstarct frondis slructiira a Monlagneo expressis M'lbis illuslrata, quae diversilatem generis evidenter docet , species noslrae Ualymeniae dilatatae infra dcscribendae, quoad cbaracleres exterioreshabilum- que simillima videretur. 1 13. Iridaea reliculala. Montagn. pug. alg. yon., p. 1 1. Hab. nbi pracccdens fsec. MontagneJ. 280 PLANTARUM IN MARI RUBRO, ETC. ORDO XII. CIWPTONKMEAE. /. Jg. XLVllI. IIalymkma. J /ig. sp. alg. IL p. 197. ii4. Halymeuia floresia (Clem.). J. Ag. sp. alg. II, p. 205. Rupr. veg. rolh. meer., p. 9. Fucus floresius. Turn, hist.fuc. tab. 256. Hab. Akaba, Hodclda, Mocbha, Massouab, Kosseir. — Portier! (Hb. Fi- gari.'J Haec species in mediterraneo salis frequens, fide solius Turneri enumera- balur lit incola quoque maris rubri ; quod nunc speciminibus a Porticro ibidem lectis eliam atque etiam confirmatur. ■115. Halymenia dilalala. Zanard. in Regensb. floi'n 1851, p. 35. Hal. fronde j^elalluoso-membranacea plana breviter stipilata e basi maximc dilatata. vage sinuosa, ad marginem dentato-ramenlacea vel prolifera. Icon nostra Tab. V, fig. 1. Hab. Massouab. — Portier! (Hb. FigarilJ Frons in majoribus 2 decim. alia itidemque lata, e stipite brevissimo sed valde crasso teretiusculo maxime expansa, forma summopere variabilis nunc In orbem explicata, nunc fere flabelliformis aut oblonga, ambitu constanter irregu- laris dentato-sinuosa, e margine baud raro prolificationes emitlens segmenta frondis demum aemulantes, quandoque in disco perforata ct nova ramenta cir- cumcirca gignens. Favellae minutissiniae contra luccm Icnte inspcctae punctifor- mes pellucidae et prominulae per totain frondem crebcrrime sparsac. Sphaero- sporac in individuis distinclis rotundatac cruciatim divisae inter cellulas peripbe- ricas evolutae. Substantia gelatinoso-membranacca, in stipite carnoso-carlilaginea. Frons colore roseo vel sanguineo maculis saluratioribus sorlformibus baud raro notata. \UCTORF. J. ZANARDINI OUDO XIII. CFLRAMIEAE. J. Ag. Tiibus I. Ceramieae. XLIX. Spvridia (Han.). J. Ag. sp. alg. II, p. 338. M6. Spyiidia aculeata (Schimp.). J. Ag. sp. ii!g. II, p. 342. S|). Bcrki'levaua. Montugn. in ami. sc mil. 1849, p. 290. S(). horrida. Zanard. in Hegensh. Jloni 1851, p. 37. Uindfra sp. an insi;^iiis. liupr. veg. roth, meer., p. 9, non Ag. Ccramlum aculeatum. Schimp. Un. ilin. n? 966. Decaisn. pi. arab., p. 1 79. Hal). Suez, Akaba, Noweba. Kosseir. — Schimper, Botta, Portier ! fHb. Figari !J Hamificalio plus niinusve densior varlat aliqiiando densissima, et novis spcriminibiis soricm formarimi perrurrentibus visis. millus dublto quin Sp. hor- rida polius ad liisum quam ad speciem sane distinctam pertineat. 117. Spyridia filainentosa (Wulf.J. J. Ag. sp. alg. II, p. 340. Sp. villosissima el confervoides. Zanard. in Regensb. flora 1851, y9. 36. Hab. Suez, Akaba, Kosseir. — Portier ! (Hb. Figari '.) In marl rubro forsan pro loci diversitale iibl crescit variat magis raniosa, articulis ramellorum scsquilongioribus opaciusculis (Sp. villosissima). vel pa- nim ramoso-siibdirbotonia. ramellls longlssimis obsolete zonatis, hyalinis. arti- ( ulis diam. 4plo longioribus (Sp. confervoides). Glim pro speciebus dii^linitis habiii. nunc vero. suadentc J. Agardbio. eas ut formas tantum vel varictates ejusdem lypi considerandas esse lubentius censeo. VII. 36 282 PI.ANTARUM IN MAUI RUDUO, FTC. L. Centrocf.kas (Kiitz.). J. Jg. sp. alg. II. p. 147. H8. Centroceras clavulatum (Ag.). J. Jg. sp. alg. II, p. 149. Ritpr. veg. roth, meet'., p. 9. C Cliampioniauuin. Zanard. in Regensb.fora 1851, p. 37. Hab. Suez, Akaba, Tor. — Portier ! (Hb. Figarl !J C. Championianum nil nisi forniam esse taiiluni pioliferam ejiisiicni specie!, nova speciminiun serie ad triitiiiam revocala, cerlior facUis sum ; ideoque errorem corrigendum non praetermitlo. LI. Ckramium (Lyngb.). J. Jg. sp. alg. II,p.\'21. di9. Ceramiuni rubrum (Hiids.J. J. Jg. sp. alg. II, p. i27. ^ Hab. in mari rubro ; ex speciminulis in algis majoribus a me visis. 120. Ceramium tenuissimum (Lyngb.). J. Jg. sp. alg. II, p. 420. Hab. Suez, Berenice, Kosseir. — Portier! ( Hb. Figari !) I2i. Ceramiuni gracillimum (Kiitz.). J. Jg. sp. alg., II, p. US. Hab. in mari rubro; ex speciminulis in Kallymenia papulosa el in Haly- menia dilatata affixis. - . . " Tribus II. Callithamnieae. LIl. CALLiTHAMisiOiS (Lyngb.). J. Ag. sp. alg. II, p. 3. 122. Callilbamnion seciindalum (Lyngb.). J. Jg. sp. alg. II, p. 13. Hab. in mari rubro; in Spatoglosso (^^/-/VzA///' parasltans. AUCTORE J. ZAN.\RniNl CIILOROPIIYCEAE 283 0 R D 0 I. S I P H O N E A E. Grec Tribus I. Caulerpeae. LI 11. Caulerpa CLamourJ. Kiitz. sp. alg., p. 495 et Chauuinia, p. 497. ' ramis fronrlosi< planis serratis, incisis, pinnatifidis\e. 123. Caulerpa Freycinelii (Ag.). Kiitz. sp. alg., p. 495. Ejusdem tab. pfiyc. torn. FII, tab. 4. fig. III. Decaisn. pi. arab.. p. 122. Rttpr. veg. roth, meer., p. 42. Montagu, pug. alg. yem., p. -13. Hah. Siu'z. Akaba. Kosseir. — Botta. Porlier ! (Hb. Figari!) var. /S serrulata. — fronrlc plana margin! aeqnaliter sorrnlata. Caulerpa serrulata. /. Ag. alg. Uiipp.. p. 171. Decaisn. pi. arab., p. -122. Rnpr. veg. roth, meer., p. 12. Montagn. pug. alg. yem., p. 13. Fucus serrulatus. Forsk.Jl. aeg.-arab.. p. 189 (sec. J. Ag.). Hab. ad oras Abyssiniac. — Riippel (sec. J. Ag.), Botta, (sec. Decaisne). — Djedda. — Portier! var. y integerrima. — fronde tereti-compressa, dicholomo-abbreviata. mar- gine continuo vix ile\iioso. Icon nostra Tab. Xllll, fig. 2. Hab. Suez. — Portier! 284 PLANTARUM IN MARI RUBRO, ETC. Praeoiinte Dccaisneo C. serrulatam J. Ag. pro varielale vol forsan pro forma tanluni junior! C. Freycinctii habeiulam esse creiliderim, qucmatlmodum px speciminc quod oculis nunc intueor suspicari licet. Habitu magis distal va- riclas nostra integerrima, in qua rami frondosi fere tereliusculi apparent, exsic- catione collapsi, longiludinaliler striati et rugosi, segmenlis crassioribus repetite furcato-divaricatis, hie illic gibboso-flexuosis, ad angulos vero numquam aculeato- serratis nee contortis. Frons quam in C. Freycinetii robuslior evadil, et ob scgmenta dicbotomiarum multo breviora et divaricata, formam magis contrac- lani sunlit, unde pro specie distincta prima fronte facillime baberetur. 124. Caulerpa scalpelliforniis (Aij.). Kiitz. sp. alg., p. 496. Montagn. pug. dig. yem., p. 12. C. denticulata. Decaisn.pl. arah.,p. 120, tab. VI, fig. B. Ri/pr. i>eg. roth, meer., p. 12. Montagn. pug. alg. yem., p. i2. Hab. Tor, Djedda — Botta — Suez, Akaba, Kosseir. — Portier ! (Hb. Figari.'J Decaisneus suam C. denticulatam a C. scalpelUformi diversam pracdicavit lalitudine frondiuni, pinnisque superne ad margines denlicubitis; quae omnia et in C. scalpelUformi baud raro occurrunt. ut in speciminibus in Africa occiden- laii Angola lectis el a Bindero benevole communicatis videri mibi conligit. Insuper adde quod et in ipsa C. denticulata frondium lalitudo summopcre variat. ut maris rubri larga spcciminum copia nos edocuit, nee margines semper denti- rulati conspiciuntur. Hisce omnibus perpensis, utramque plantam unum idem- que esse vix dubitaverim, (!0 quod extrcma in formas intermedias utrinque confluanl. 425. Caulerpa taxifolia var. crassifolia (Ag.). Kiitz. sp. alg. p. 495. Eupr. veg. roth, meer., p. 12. Fucus pinnatus. Turn. hist. fuc. tab. 53! Hab. in mari rubro. — De Valentia (sec. Turner J — Yambo, Djedda, Kosseir. — Portier! AUCTORK J. ZANARDINI 285 Kiitzinglus in tab. phyc. torn. VII, 4857, tab. "o.Jig. Ill sub nomine C. Han'eyanae imaginem sistit, quae cum forma quoiumdam speciuiinum stirpis erylhreae maximam hab(!t simililudincm. • d26. Caulerpa plumaiis (Forsh.). Kiilz. sp. dig., />. 496. Ejusd. lab. phyc. torn. VII, lab. 6, f. IV ! Rupr. veg. rolh. meet:, p. 12. ... Fucus plumaris. Forsh. JI. aeg.-anib.. p. 490. F. laxifolius. Turn, hisl.juc. tab. 54! Hab. in mari rubro. — Be Valentia (sec. Turner) — Akaba, Berenice, Djc(kla, Hodeida. — Portier ! (Hb. Figari.'j " Ramis tcrotibus foliiferis. — Cliauvinia. 127. Caulerpa Sclago fJg.). Kiltz. sp. alg.. p. 496. Ejusdem tab. phyc. torn. VII, 1857, tab. 11, fig. I.J. Ag. alg. Riipp., p. 11 A. Rupr. veg. roth, meer., p. 12. Furns Selago. Turn. hist. fuc. tab. 55! Hab. in mari rubro. — lie Valentia (sec. Turner) — ad oras Abyssiniae — Rilppel (sec. J. Agardh) — Djedda, Hodeida, Mofhha, Kosseir. — Por- tier! (Hb. Figari!) 428. Caulerpa clavifera (Forsk.). Riilz. sp. alg. p. 498. Kjusdeni tab. phyc. torn. VII, tab. 44, fig. VI. Decaisn. pi. arab., p. 424. Rupr. veg. roth, meer., p. 12. Montagn. pug. alg. yetn., p. 4 2. C. clavifera var. turbinala. J. Ag. alg. Riipp. p. 4 73? Fucus raccmosus. Forsk. fl. aeg.-arab. p. 494. F. clavifer. Turn. hist. fuc. tab. 571 Hab. in mari rubro. — de Valentia (sec. 'Turner) — Suez, Akaba, lie- renice. Djedda. Kosseir. — Forskal, Botta, Portier! ( Hb. Figari.') var. * uvifera (Ag). Kiilz. sp. alg., p. 498. Ejusdem tab. phyc. torn. III. 1857. tab. \A.Jig. d. Decaisn. pi. arab.. p. 424. Fucus uvifer. Turn. hist. fuc. tab. 230 ! 286 PL\NTARUiM IN MARI RUBRO, ETC. Exsi'cc. Schlmp. Un. illn. /?." 470 ef 930. Il;il). in niari riibro. — Sa/i (sec. Turner) — Suez, Akabn, el ad oras yemenscs. — Schiiiiper, Boita, Pot tier ! (Hb. Figari.'J var. /3 Lainoiiroiixii ( Ag.J. Kiitz. sp. a/g., p. 498. Ejusdeni tab.phyc. i torn. VII. 1857. lab. 14. fig. c. Montogn. in forul. .vinaic p. 10. Decaisn.pl. arab.. p. 121. Fucus Lamouiouxii. 7y/-//. hist.fuc. tab. 229 ! Hab. in mari nibio. — Salt (sec. 2\irnerJ — Suez, Akaba. — Boi^e. Bona. Portier! (Hb. Figari.'J . . var. y nudiuscula. Zanard. in Regensb. Flora 1851, p. 37. I C. clavifera forma nuda. Kiitz. tab. phyc. torn. VII, 4857, tab. 14, fig. a! C. Hequienii. Monlagn. et De Not. in litteris (ex specim. a De Notarisio benevole communicato). ■ Hab. Suez, Akaba. — Portier ! (Hb. Figari.'J '■■ • ■" var. I gracilis. Zanard. in Regensb. Flora 4851, p, 37. Icon nostra Tab. XIIII, fig. 1. Hab. circa Tor. — Portier! \\' ■ Species perquani variabilis in mari rubro vulgatissima. Varietas a formain lantum sistit contractiorcm ; varietas /3 formam magis elongalam ; et varietas y formam foliis (ramentis si mavis ) fere omnino denudatam. Varietas S prae cae- leris distinguitur omnium partium summa gracilitate et colore dilute viridl-her- baceo, unde habitu a typo primario magnoperc diverso gaudet; scd formis in- Icrmediis mihl notis, eam ad speciem distinclam evebere non ausim. Iconem tamen ejusdem varietatis dclineari consulto duxi, quo melius imagine, quam verbis habitus differentia nateat. •■ , - .■ ./ ... :-: ... 129. Caulerpa Chemnilzia (Forsk.). Kiitz. sp. alg. pag. 499. Ejusdem tab. phycol. torn. VII, 1857. tab. 16, fig. I. Decaisn. pi. arab., p. {"li. Rupr.veg. roth, meer., p. 12. AUCTORK .1. ZANARDINI i ^ 287 IJlva cuiieala. Forsk.Jl. aeg.-arab.. p. 188. Hab. in inaii nihro — Forskal (sec. AgardlO. Suez, Tor, Djedda. — Bulla, Poriier! (lib. Fij^ari!) var. peltata — lolils jx'ltalo-iotuudis. C. peltata. Bccaisu.pl. urab., p. 12i. Kiilz. tab. phyc, lom. I 11, 1857, lab. \^,fig. JI! Hal). Suoz, Tor. — Poriier! (lib. Figari ! ) In eodem spociinine rami noiunilli interdiim foliis densis davalis, alii follis sparsis peltalo-rolundalis veslili occurrunt; quod Iransilum specie! ad varlelatem aperte demonslrat. Inlerdum folia pellala magis cvolula disco lalo piano instru- cla obveniuni, ex quo num C. macrodisca Deraisn. species sui juiis sit, an ejusdeni typi varielas dubitari licet. 430. Caulerpa lenlillilera. J. Aq. alg. Riipp., p. i73. Hab. ad oras Abyssiniae. — Riippel (sec. j. Ag.) — Suez, Tor, Djedda, Rosseir ad madreporas. — Poriier! 431. Caulerpa Webbiana (Monktgn.). Kiltz.sp. alg., p. 499. Ejusdeni tab. phyc. torn. Vll, 4837, tab. 46, fig. 111! Decaisn. pi arab., p. 122. Hab. circa Djedda. — Jiotla (sec. DecaisneJ. In colleclionibus Porlierianis a me visis banc specicm nou invenl. Tribus II. Codieae. LIV. H.\LIMEDA (Lamour.J. Kiilz. sp. alg., p. 504. 432. Halimeda maoroloba. Decaisn.pl. arab., p. 4 18. Kiilz. sp. alg., p. 504. Ejusdeni Kd). phyc. torn. J II, 1857, tab. 22, fig. I! Halimeda. — Schiiup. Uii. ilin. /?." 854 (sec. DecaisneJ. Hab. Suez, Akaba, Yambo. Djedda, Kosseir. — Bolla. Poriier ! f lib. Fi- gari! J 288 PLANTARUM IN MARl RL15R0, ETC.. Cellulae cortitales, quam in congencribiis laxius conjunclae, elongato-cla- vatae in superficie frondis loUindalae raro angiilosac, malerle intense viridi densissime farctae. 133. Halimeda papyracea. Zanard. in Regensb. flora 185i, p. 37. H. fronde di-trichotoma levissiuie incrustata, arliculis planis diarlaceis, subcuneatis. obscure lobatis vel repando-crenatis. Icon nostra Tab. XIII, fig. 2. ' - Hab. Suez, Tor. — Porlier! Frons basi slupposa, dicbotoma baud raro trichotome ramosa, in nostris decim. fere alia itidem expansa. Artlculi forma magnitudineque variabiles, juve- niles fere semper lobati, serins repando-crenali, rarlus ad marginem integri. basi plerumque cuneati; bine polius flabelli quam renum formam sumunt, con- sistenlia cbartacei, strato calcareo pulvcrulento levissime sulTusi. Color glauco- virescens. Substantia coriacea lamen flexilis. Halimedae Tuiiae maris medilerranei certe affinis distinguitur frondis lenultate, forma et consistentia articulorum, qui minime crusta calcarea valida. ut in ea. obducuntur. sed lantum pulvere cinereo conspurcati apparent. Sub mi- croscopio cellulae stratum corlicale constiluentes parietlbus tenuloribus donatae videntur. 134. Halimeda triloba f Decaisn.). Eutz.sp.alg.,p. 505.Ejusdem tab.phyc. font. Vll, 1857, tab. 22, fig. III! Hab. Suez, Akaba, Tor, Kosseir. — Porlier! (Hb. Figari!) Haec species, primnm in marl indico Manilla lecta, in mari rubro hand deslderatur. A sequente distinguitur articulis medio crassioribus magis incrusta- tis. el profunde Irilobatis ; ex quo H. tridentatae magis appropinqual. 135. Halimeda opunlia (Lamour.). Mtz. sp. alg., p. 504. Ejusdem tab. phyc. torn. VII, 1857, tab. 28, fig. I! Decaisn. pi. arab., p. il8. Rupr. veg. roth, meer., p. \% AUCrOI\E ./. ZANAKDINI 289 H. imillicaulis. Schimp. In. ilin. n." 932. 1I;i1j. Djcdd;), Kosseir. — Schiniper, Botta, Porlicr! (^Ilb. Fi^iori !J ^36. Halimeda ncrvala, nov. sp. Tab. XII, fig. 2. H. arliculis inferloribiis torctibiis gracillljiis, superiorihiis subslipitato-ioni- Inrmlbus, plaiiis, iriargine integris, medio nervatls, flabcllallm siibvenulosis. Hab. Kosseir. — Portier ! Frons inferne gracilis tereliusciila melius pinnatim dicercs,quam tricholome rnmosa, ramis clongalo-fastigialis. Tola frons alliUidine decimclrum cl iillra mc- tiliir. Articnli fere slipilatiin superimpositi explanati, sed costa mediana promi- niila perciirsi ct venulis vix conspiciiis e basi ad marginem radiantibus iiotali. (]nisla calcarea tenuis, tamen compacta et laevigata, ita ut arliculi exsiccatione nileant. Color pallide luteo-virescens. Substantia in exsictatis fragillima. LIcel unicum specimen coram oculis habeam, niliilominus speciem a prae- cedente diversam proclamare vix diibilo. In //. opunlia articuli magis contigui, sublobali, vel repando-dentati, flexuosi, et contorli plures inter se se imbricatim adducunlur; in nostra omnino complanali ad marginem Integri in uno eodcmqnc piano disponunlnr, unde planta faciem ab ilia dislinclissimam sumil. Addr. quod articuli ob costam medianam, veluli filo trajccto connexi, cbaracterem di- stinclum atque insignem suppedilant, ita ul species novam elegantiam sibi vin- dicet. 137. Halimeda monile (Lamonr.). liiUz. sp. alg. p. 505- Hab. Suez, Akaba, Kosseir. — Porlicr ! ( Ub. Figari.'J Species Anlillarum iiicola, si ex speclminum copia aliquid conjicere liccl, in mari rubro qwofpie copiose obvenirc videretur. Frons basi. nt in //. iiidcro- htbii bulboso-stupposa, magis vero quam in congeneribus irregulariter raniosa, band raro polycholoma, scgmenlis ereclo-adpressis exiniie lastigiatis, arliculis omnibus teretibns, inferioribus mullo crassioribus vix compressis. VII. 37 290 PLANTARUM IN MARI I\U15R0, ETC. LV. UnOTF.v (Lamour.). Killz. sp. alg.. p. 502. ^ 138. Udoloa argeiilea. nov. sp. Tab. XII, fuj. I. U. vix slipilala, froiule tenui subrcnirormi-llabellala longiludinalitcr slriato- plicata, obsolete zoiiata, mari;Ine snperiore crosa (>t prolifera, crusta cab:are3 candidisslma obducla. Hab. Suez in sabulosis profundioribus. — Portier ! ■>■- .-^ ' -i Stipes brevissimus basl bulboso-stupposus mox in frondem singulam cxpla- natus, vol in lacinias plurimas irregulariter divisiis. Frondes, licet cake carbo- nica incruslatae, teniiissimae, flabolii ad inslar dilatalac, longitudinaliter striatae et plicatae, zonis parum conspicuis notalae, margine snperiore erosae, novas proles conformes cmittentes. Substantia nicinbranacea, exsiccatione fragilis. Co- lor pallide viridi-cinerascens. Ab XJ.JlaheUata Lamour, cujns specimina ad Floridam Key IVestX^imX^ et ab Ashmeadio missa coram oculis liabeo, cei'le distincta. Species nostra ab ilia distat fronde multo lenuiori, sulcato-slriata, stipite brevissimo, margine fron- dls eroso, zonisque vix conspicuis. Sub mlcroscopio notae differenliales magis eminent. In IJ. flabellota fila frondem constituenlia in eodem piano nnmerosa superimposita valde ramosa, stratum corlicale compaclum materie colorata farctum ; in nostra fila pauciora et simpliciora in eodem piano simplici serie disponuntur parallellter excurrentia strato cortlcali hyalino laxe religata. LVI. ClII.OROPLEGMA, /?0t'. gcn. Frons stipitata sursum in mcmbranam flubelliformem ecorticatam concen- trice zonatam dilatata, substantia calcarea pulvereo-ocbracea leviter suiTusa, ex fills numeroslssimis pluria strata efformantibus denslssime implicatis decussatim interjectis consliluta. Fila parum pellucida bumore colorato fusco-succineo re- plela, granulis amylacels lutescentibus praedlta, varie ramosa, flexuosa et glb- bosa parielibus rigldiuscidis Inslructa, inter se se libera, nullo scilicet epider- AlXTOFvE J. ZANARDIM ' §94 mldc religala, nee arcle ronjimcta, ul sub microscopio lexlum fere clathralum apparcat, ad iilramque supcrficiem froiidis tomcnlum spongiosum aemulantia. Fructificatio ignola. d39. Chloroplegma sordidum, now. sp. Tab. XIIL fif)- I- Ilab. Suez, Tor, basi Zoophytorum innascens. — Portier I (Hb. F'lgari!) Frondes ex una basi bulboso-sUipposa plurcs vel singulae, slipitatac, in majo- ribus cum slipite fere decimetrum motientes. Stipes phis minusve longus leretiu- sculus mediotonus saope incrassaUis, hinc fusiformis, simplex vel furratns. afi- quando magis raraosus in laminam crassiusculam flabellatim explicatus. Lamina spongioso-tomentosa obsolete zonala, striisque longitudinalibus vix nolata, juve- nilis obscure viridis, nuda, serius sordibus conspurcata et substantia calcarea colore fusco-olivaceo leviler suffusa, ambitu integra vel erosa nee raro laciniata, laciniis ilidem flabellalis. Fructus ut in pluribus aliis Siphoneis inquirendus. Charlae nequaquam adbaeret. Ilabilu maximam prodil similitudinem cum Ihloiea Dpsfonlaiiiii (\\\m\mi.) non infitiandum novum genus (um illo maximam habere affinitalem, ut pro- xime in systemate sit coUocandum. Dislinguilur vero inprimis fronde ecorticata insigniter spongiosa, nee non filis frondem consliluentibus diversissime mterte- xtis. In Flabellaria fila strato corticali religata longiludinaliter exeurrunt, quod in nostro alienum. An hue U. sordidam Montagn. pi. cellul. Philip., p. i, re- ferri posse valde suspicari deeet, quamobrem in dubiis nomen ejus specificum scrvare censui. Auclor ipse suam speciem ab U. Desfonlainii siructura differre cxpressis verbis dixit. LVII. CoDiiJM (Jg.J. Kiilz. sp. al^., p. 500. 140. Codium tonicnlosum (AgJ. Jiiit::. sp. al(j.,p. b00.Decais7i.pl. arab., p. 427. Lamarkia tomentosa. Rupr. teg. roth, meer., p. 42. Kxsicc. Schimp. Vn. ilin. n." 468. Hab. Suez, Akaba, Tor, Rosseir. — Sihimpcr. Bolta. Porlicr ! CHh. Flgari !} i9-' PLVNr.VUL'M IN MAUI UUIIKO, KTC. lil. Codiiim olon?:aluin fJg.). liiitz. sp. aly., p. 501. Hal), ill siiiii arabico — sec. Kiitzinff. < ' 'r> • 14iJ. Codiuin nrahiciiiii. liiitz. tab. phijc. torn. FI, 1857, p. 35. tab. 100, fifj. II. Spongodiiim adliaercns. Decaisii. pi. arab., p. 126. . , x. , . ■, Lamarki.n adhaerens. Ilupr. veg. roth, meer., p. 12. ' Exsicc. Si/limp. in. iliii. n.° 469. < .. Hab. Tor ad saxa. — Sch/'/nper, Botta (sec. DecaisneJ — ad raiidi.0mcx\0^. Decaisn. pi. arab., p. Wo. 146. Microdiclyon Agardhianum (VeUetj). Decaisn. pl.arab.. p. ilo. Kiitz. sp. alg.. p. 5i2. Rupr.veg.roth. meer., p. 12. Hab. circa Djedda. — Bolla (sec. DecaisneJ. In collectionibus Porlierianis banc speciem non vidi. Specimina vero in mari adrialico ad nras Dalmatiae lecla possideo, et sec. Uuprecbtium species in mari meditcrraneo quoque crescil. Tribus V. Vaucherieae. , LXl. IJuvOPSis (Lainour.J. Kiilc. .<;p. alg.. p. 490. 147. Bryopsis bypnoides (Lamour.J. Kiitz. sp. nig., p. 493. 15. plumosa. Decaisn. pi. arab., p. 125 excl. syri. Rupr. veg. roth. meer.. p.\i. Hab. Suez, Akaba, Tor. Djedda. — Botta. Portier ! rllb. Figari!) 294 PL\NT\RrM IN MARl RUBRO, ETC. ORDO II. IJLVEAE. /.V/V//. , / LXII. Ulva (Lin.). J. Ag. alg. medit. p. 16. 148. L^va reticulata. Forsh. fl. aeg.-arab., p. 187. Montagn. in florul. si- jiaic, p. 10. Decaim. pi. arab., p. 117. Rupr. veg. rotfi. yneo:. p. 12. Moti- lagn. pug. alg. yem., p. 43. Exsicc. Schimp. Un. itin. n? 929 (sec. DecaisneJ. ' ' '•■ • Hab. in mari rubro frequens. — Forskal, Schimper, Bofi', Bolla, Pol<~- ller! (Hb. Figari.'J d49. Ulva latissinia (Lin.).Ag.sp. alg. I, p. 407. Decaisn.pl. arab., p. 117. Rupr. veg. roth, nicer., p. -1 2. Exsicc. Schiuip. Un. itiii. ri.° 265 (sec. DecaisneJ. Ilab. Suez, Akaba, Tor, Djedda, Kosseir. — Schimper, Bolta, Portier ! (Hb.FigarHJ 150. Ulva imcialis (Surh) Phycoseris. Kijtts. sp. alg , p. 475. Montagn. pug. alg. yem., p. \Z. Hab. in mari rubro fscc. Monlagne). 45 1. Ulva compressa (Lin.) Enleroniorpha. Kilts. sp.alg.,p. 480. Decaisn. pi. arab. p. 117. Montagn. pug. alg. yem., p. 13. Hab. Akaba, Tor, Djedda, Kosseir. — Botia, Portier! (Hh. Figari.'J var. crispa — fronde maxiine undiilalo-rrispala. Hab. Suez, Kosseir. — Portier! (Hb. FigarHj var. crinila. Ag. sp. alg. /, p. 421. Bupr. I'eg. roth, nicer., p. 12. Solcnia compressa var. crinlta. Montagn. injiorul. sinaic, p. 10. llab. Suez, Tor. — Bove, Portier! (Hb. FigarHJ AUCTORK J. ZANARUINI 295 ■- "■ I. i } LXIII. Bangia (Lyngb.J. J. Ag. alg. medil. p. 14. . il 152. Bangia Delilci ". Araciinophylluni Delilei. Mo/ilagn. in ann. sc. nal. 1857, p. 141. Hah. in mari rubro. — Delile (sec. MuntagneJ. Speciminulo, quod sub nomine Arachnophylli Delilei auctor benevole mihi commuuicavit, accurate inspeclo, nil nisi Bangiae spcciem, forsan pro aelate dccoloralam, me vidisse confiteor ; quemadmodum et habitus, ct frondis •slnirliira rcclius suadent. 153. Bangia elegans (Chauv.J. Goniotrichum. liiitz. sp. alg., p. 358. llab. in mari rubro ; sec. spcciminula ad algas majorcs a me visa. ORDO III. C()>FEri\EAE. /. Jg. LXIV. Conferva (Lin. J. Ag. syst. alg., p. 86. Clis raniosis. 154. Conforva (Aogagropila) Forskalii. Eiitz. sp. alg., p. 416. C. aegagroj)ila. Forsk. ? (sec. KiHzing). llab. in mari rubro. — Forskal (sec. Kiilz.) — Kosseir. — Portier ! Forskalius (Jl. aeg.-nrab., p. LXXf^IlIJ siiam C. aegogropilam in man medilerranco sc legisse monuil; insupor addc quod color bruncus, quern suae plantae Iribuil auctor ad aliam speciem certo certius pcrlinet. Specimina vero a Porliero in mari rubro lecta, quae ad manus habeo phrasi Kiitzingianae bene respondent ; quapropter synonymon a Kulzlngio citatum esse alienum potius ircdidcrim. 296 PLANTARtJM IN MARI RUBRO, KTC. 155. Conferva (Cladophora) prolixa. Montagu, pug. alg. gem., p. i',]. Hab. in iiiari rubio Csec. ^loiitagnej. Speciminuliim al> auclorc missiim In quasdam formas C.peliuiidiie llabrnc radii, ut specicm propriam esse vix siispicarer. Speciniina C.pdlmiilae in porlu tamen Alcxandrlae lecta in herbario Figariaiio vidi. . \ 56. Conferva (Cladophora) fasciciib-iris (Mert.). liiltz. sp. alg., p. 393. C. (Cladophora) crislala. Zariard in lie gensh. flora i851,/7. 38. Hab. Suez, Kosseir. — Poriier ! (Hh. Figar'i !) , -; , , . .. Meam C. cristaiam esse C. fasckuJarem Mert. jam suspicalus snm ; quod luinc extra diibilalionis aleam posituin censoo, adniienle Monlagneo. qui specimen, quod ad ipsum apposite misi, cum specie Merlensiana coUatum, in candim spe- cicm Indiac occidentalis lucolam rile quadrare asseruil. i57. Conferva (Cladophora) sericea (Lyngb.). Kiilz. sp. alg., /). 401. Hab. Suez. — Poriier! (Hh. Figari!) 158. Conferva (Cladophora) albida (Dilhv.J. liiitz. sp. alg., p. 400. Hab. Suez, Akaba, Tor. — Poriier I (lib. Figari ! J Clis siinplii'iliiis. 159. Conferva (Chaeloniorpha) chlorolica. (Montagti.). Ixulz. sp. alg., p. 377. ;. . • . ' ■ WAy.^WL, kV^\iA. — Poriier! (lib. Figari! J ,' iGO. Conferva (Chaetomorpha) indica. liillz. sp. alg.. p. 37G. Hab. Suez. Tor. — Poriier! (Hb. Figari !J I AUCTORE J. ZANARDINI 297 ()l\I)f) IV. LYNGBYEAK. Duhy. [^XV. DiciiOTHRix, noi^. gen. Frons filiCormis dicliotonia ex filis lon^^ituiliiialitfr concrells vagina laxa inrliisis appnsilioiip raiiiosis constiliila. Fila inliis ainiiilnta, aninilis ramnnun basi inlcrrii[)lls. i61. Dicliollirix ponicillala, nov. sp. Tab. XIIIL fig. 3. Hal), in mari iiibro; Spyridiu Jihuneiilosa iniiascoiis. Frondus minulissimac, statura vix lincam acqiianlcs solitaiiac, iiUensf vlrides, parum mucosae, pluries dichotomo-fastigiatac, parvulum peniculum fere aemulantcs, basi V^, lin. crassae versus apicem ad 'z^,^ lin. altenualae. Fila annulata froiidem ronslituenlia intra vaginam laxam longitudinalitcr conrreta excurrunl. Filoriim rami, nova fila si mavis, Rivulariarum more fere globule insidcnt, primum inclusa, landem vaginae divisione solula, ita ut ortus novorum filorum luiic divisioni ansam praebere vidcalur. Fila'/j^j, lin. crassa annulis diam. 2plo brevioribus. Vaginae mucoso-gelalinosae hyalinae ad apicem longe alte- nualae. Novum genus, ni nimis fallor, ab allis slrucUira aiTinibus, fronde solitarie rvoluta praeserlim dislinguitur. LXVI. LvNGr.vA (Jg.). Ku'tz. sp. alg.,p. 279. 162. Lyngbya rigidissima, nov. sp. L. filis crassis rigidissimis, porraceis, flexuoso-iniplexis, longissimis, in cae- spileui dcnsissimum aggregalis, obsolete articulatis. arliculis diam. 8plo brevio- ribus. vaginis aniplioribus, byalinis. Hab. Suez, Kosseir. — Portier! (lib. Figari !J VII. 38 298 PLANTARUM IN MAUI RURRO, ETC. CacsjH's latissimo cxpansus, spongiosus riidis, filis llcxnosis longissimis stride iiiiplicalis composiliis. Fila rigiilissima cxsiccatione iiitcnlia, c. v. '/^^^ s. V. '7,^ lin. crassa internipta obsolete articulata. Articiili brevlssimi dlamelro filorum vix octavam parleni attingentes. Vagina crassa, lamcUosa, pluribus stra- tis evidcnter conflata. Color viridis facile in aurciim vergens. Substantia con- icrvacca rigidissinia, cbartae non adbaeret. Ad L. anguinam IMontagn. insulac Toud quodammodo accedcre videlur, scd ab ca, aliisque omnibus congeneribus cilo distingiiitur maxima rigiditate, nt'C non filorum nilore, unde facies primo intuitu a genere aliena. i63. Lyngbya protensa, nov. sp. L. filis tenuibus obscure aerugincis contorto-fasciculatis, longissimis, di- stincte articulatis, articulis diam. 3plo brcvioribus dimidiatis, vaginis tenuissimis, arctis, byalinis. Hab. circa Suez in rupibus arena coopertis. — Portler! (Hb. Figari!) Caespes late expansus e filis longissimis in funiculos saepe contorlis coni- positus. Fila rigidiuscula, recta, oscillariformia V^^,, lin. crassa. Articuli diame- tro filorum tertiam partem aequantes, baud raro dimidiati; bine duplo brevio- res. Vai'ina tcnuissima, vitrea, articulos strictissimc amplectens ex eorum inter- ruptione tanlum conspicua, laevissima. Color obscure viridis in aeruginosum transiens. Substantia parum mucosa, cbartae tamen adbaeret. LXVII. Calotiirix. Ag. syst. alg., n° 36. 164. Calolhrix confervieola. Ag. syst. alg., p. 70. Hab. in mari rubro ad gcniculos Ceniroceratls ctavulati verticillatim affixa. 465. Calothrix Caulerpae. Zaiiard. in Regensb. flora 4851, p. 38. C. filis brcvibus crassiusculis, rigidnlis saturate aeruginosis, intricato-fle- AUCTORE J. ZANARDINI 299 Miosis (lislincle aiiiculalis, arliculis diam. 4-6plo brevioribiis, vaginis ampliori- l)iis crassis, liyaliuis. llab. ill mari rubro; snrculos Caiilerpae Freycinelii \'\W) dcnsissinio in- vestiens. Caespes circumscriptionc irre;^iilaris vix lincam alius, fills crassiusrulis ri;:;i(lulis iiilricato-flexiiosis compositus. Fila c. v. V^. lin. crassa voisiis apicem attciiuala, aculiusciila. conspicue arliciilala. Articiili diametro plorumqiie scxtu- plo Itreviorus. Vagina firnia, crassa, lacvissima, pelliicida. OllDO V. OSCILLARIEAE. Bory. LXYIII. TpviciiODESMiUM (Ehr.J. Killz. sp. alg., p. 286. 166. Trichodesmium Ebrenbergii (Montagn.). Kiitz. sp. ah/., p. 286. Hab. in mari rubro periodice nalans. — ■ Ehrenbrrg, Diipont. (sec. ISIon- taf^nej. Species licet percxigua, certis ut videtur anni temporibus tarn late, tanta- (juc manii progerminat, iil totam aquaruin superficiem colore sangnlneo lingat. Nomen maris rubri vel erythraei ab hoc originem ducere nuperrime autiimatur; Hac in re conferendum est absolutissimum scriptum Jlontagnci « sur la colo- ralion des eaiix de la mer rouge >> in Ann. sc. nat. torn. 2, i844. p. 347, el seorsim imprcssum. Dabat audor die 26 Aprilis ^858 i ■ 1 ICONUM EXPLICATIO TABULA 111. Fig. i, S(ir(iassi Femeusis lusus, seu forma singularis. -1, a, raimiliis foliis, vcsiculis receptaciilisquc sterilibus('?) onuslus simplici lente adaiiclus. Fig. 2. CoralUna lobala eodcm Sargasso inhaerens. > 2. a, eadem simplici lenle conspecta. 2, b, pars mici'oscopii ope observata. TABULA IIII. Fig. -1. Mesogloia ramosissiina. 1. a, sectionis verlicalis portiuncula, qua cellulae frondis exleriores nee uon fila peripherica ad augmenlum 38U diam. exhibenlur. Fig. 2. Mesofjloia flavesccns. 2, a, fila peripherica quadringenlies circiler aucta, quorum alterum filo confer- voidco. alterum spora praedilum repraesentalur. TABULA V. I Fig. 1. ilahiinciiiu dildtald. 1; o, pars frondis horizonlaliter dissecta ad augmentuiu (io diam. •J, h, ejiisdem porliuacnlu dupio circitcr adaucla. i, r, porlio slrali superDcialis cenlies amplifieata, in qua sphaerosporac cruciatiin divisae in conspeclum vcniunt. i, d, eadcm diiplo circitcr aucia faveilam gignens. I''ig. 2. GiaciUtrid arrualu. 2; a. frondis scctio Iiorizonlalis ad augmenlum Go diam. 302 PLANTARUM IN MARI RUBRO, ETC. TABULA VI. Fig. i. Ijiafjom b]on(jalu. \, a, Cluin peripliericuni trccenlies auc'um propagulis (?) tenninalibus orualuiii nunc singulis, nunc in ramulo opposite binalis. \, b, propagulum (?) quingenties auclum horizonlalilcr visum. Fig. 2. Liacjora I'lKjosa. 2, a, ramus simplici Icnte amplificalus. 2, b, Oium periphericum trecenties auctum. TABULA Ml, - . . Fig. 1. Trichofjloea Reqiiieni. i, a, Clum dicholomum strati iiilerioris frondis trecenties magnificatum in arti- culos l)reviores colorantes desinens stratum frondis periphericum consti- luentes. \. h, portio extrema filorum frondem constituentium quingenties adaucta, qua organa (an anlheridia?) ad articulos circumcirca evoluta exhibentur. Fig. 2. LixKjoru frarjilis. 2, u, ramus simplici lente obscrvatus. 2, b, filum periphericum trecenties auctum. ' ■ . , ,_ TADLLA MH. , ' - f Fig. 1. Dusxja florridosa. Ij «. frondis portiuncula ad augmentum 150 diam. in qua fila callithamnioidea el stichidia ad apicem tantuni fertilia conspiciuntur. Fig. 2. Pohjsiphonia ufricularis. 2, a, ramus saxagies adauctus. 2. b, portio cjusdem ducentics ampliflcata sphaerosporam gignens. 2. c, frondis sectio horizontalis ad augmentum 2UU diam. TABILA VIIU. .. Fig. 4. Desmin coccinea. \, a, frustuluni simplici lente inspectum verrucam infra apices insidentem mon- strans. ■ ■ ■ • ; '. AlCTORR J. ZANARDINI 303 Fig. 1, fi, portliincnla scctionis horizontalis ccllulam centralem cxhibens ad augnien- luin 180 diam. -I, c, filum centralc arliculaluin a cellulis circumstanlibus solutiis itidcm aniplifi- caluni. i, d, appx fiondis duccnlics aiiclus, in quo corpuscula globosa colore siiccineo inlcr colliilas strati pcriplierici cvoluta conspiciuntur. 1, e, corpuscuium quingcntics niagiiificatum. i, f, portiuncula vcrrucae ad augmenlum 420 diam. Fig. 2. Peijssonneliu iuvolveusj ramum Zoophyti investiens in quo Dcsmia insidet. 2, a, portio cjusdeni siinplici lentc adaucta. 2, b, pars frondis superficio inspecta ad augmentuni -180 diam. 2, r. scctio vciiicalis ilidem amplificata. TABULA X. Fig. 1. Sarconema fiircelkttiun. 1, a, scctio frondis horizontalis sexagies adaucta. 4, h, seclio verticaiis ducenlies magnificata, qua flla axim frondis constituentia. nee non sphnerosporac in strato corlicali immcrsae conspiciuntur. -1, fj sphaerosporae zonalini divisac ad augmentuni 380 diam. Fig. 2. Loincntaria irrefitiluris. 2. a, frondis portio spliaerosporis ornata centies adaucta. TAni LA XI. Fig. 1. RImldoniu dura. \, a, pars rami fructifcri simplici Icnie inspecta. 1, b. portiuncula frondis fruclil'crae horizonlalilcr dissecla sexagies amplificata. i, c, portio c cystocarpio deprompla stratum piacenlale nee non sporarum dis- positionem nionstrans. Fig. 2. Champia ? tripitniata. 2, a, fragmcntum spliaerosporis onustum sexagies amplificatum. TARILA XU. Fig. 1. Ldotea arfjcntcn. i, n. cjusdcm speciei exemplar alteruin niagis coniposilum. i, b. fragmcntum frondis centies auctum. Fi<:. 2. Halimcda ncrvata. 304 PLANTARLM IN M\RI RUDRO, ETC. AUCTORE J. ZANARDINI TABULA Xlll. Fig. i. Chloropkgma sordidum. i, a, cjusdein specie! exemplar allerum forma dislinclum. i, h, fragmeiituin froudis lenle amplificalum. d, f, fila nonnulia frondem conslituenlia centies el uUia lenties el iillia magni- ficata. Fill. 2. Halitneda papijracea. TABULA XIUI. Fig. i. Caukrpa claviferu var. (jrariJis. Fig. 2. Caulerpa Freijcinelii var. iulerierrinia. Fig. 3. Dichothrix penicillata ad Spuridiam adnata. 3, a, eadein a Spuridia avulsa cenlies amplificala. 3, b. portio ejusdem ad augmenlum 180 diam. 3j c, pars fili quadringenties amplificala. . llciin'rii' t/cll' I H. lull lull) I 'cficlii T;,!, HI rr/jrf/f." LTrjT.rt'rf^fUTt^f/T ro^ y T;.i, in /.^^-rA« /,/A .// /„„/„„„ „, l/r/ru'/"' t/'dl'lR Ult^ui/j }ine4/j. lui /it T.,1. rnj B '© lie- ••% Wi^ §1 ■'■■ ?. ■•■ .^■ /•y, >rr^,fyj^ fg^^ m- Vol.VII Tal.V. 1 ^ I ■SJ~- i> A p // ■/ Fuf ft n:. , /. Jlefmru- dcU'JA Js/ilii^/) Ven^/) TolAir.TaT. VJ Fig / a^ m VA^^^/ Ven^-ijis Zi/Jt^llff^nfMn/t- Iltvitnu' fl/'l/ 1 H./sfilili/^ rtiii //. v«r.vfi. i.ii.. Ml ,.><'vj^*^,> l-'ifl \' a . >. .) * -f^ Fif/ /,/ Kt.-' ( I ». * 'f > ■*A ¥wu/r//' /■leU'/R. JsUlalfi yemto WA .VII . Tal, Vir /v^/, ■.t^;^v*^,. i ^QO" Av/ ? f- I'i tl rr If =c 1 LI '\?iyr/f^ ^?^ . //•'////•////- //<■//'/// Ar///i/U 7ry//'/iy Vol .vii. Tab Vim v/ / ./ ^^// f^ .•;!?^^0^•A•.^.'•^'40:•i•'.•^'' ^li^a "^ "•'•*<» 'o ^--'~'u>ric (IrU I f{. Isfifiih) Ir/ti/o Vol A 1 1. Tab /ll hii '! %!/> ^.- H> c.> -v ,/./ l.,i.l,ul,,H,.lf/, i',a|_ ^M'^ ttwrif flcU T.B.fsfibifa Ihiclo VoI.VIl.TabZIII Bg. Ti'/ J ij %a ■"^^. //.//. leni'Hijr LilA. . 1fFrnt,ni,i r*^'?'^^ irn ■if 284 260 Sclago 1) 283 2i9 serrulaia. J. Ag. n 283 230 taxifolia var. crassifolia n 284 2-59 Wcbbiana .... » 287 249 Cavlinia ovalis. R. Blown . . s 223 295 Centroceras Championianiim. Zan. n 282 295 clavulatum . . . >J 282 225 Ceramium acnleaiiim. Scliimp. . u 281 225 gracillimum . . . » 282 275 rubriim n 282 281 tcnuissimum . . . u 282 293 Champia ? tripinnata .... » 277 295 Chloropl cgiua sordidum . . . )) 291 282 Chnoosp )ra ? iuiplexa .... » 244 298 Ckondria ohliisa. Montagn. . . ■• 261 298 papulosa. Montagn. 0 261 286 Chordaria crylliraca. Monlagn. . 0 248 285 Cladosiphon ciylhraeum . . . » 251 286 Cladostephus Lijcopodittm. J. Ag. 1) 258 285 Codium arabicum n 292 39 306 PLAMAUCM CoJiuni clongiiUiin pag. tonientosiini » Conferva acgagropita. Forsk. . . » alliida 1) clilorotira » f)(s/rt/n. Zaiiard. ...» fascicularis » Forskalii » iudica n prolixa u sericea » seliculosa. Forsk Corallopsis Cacalia « Salicornia. DecaisD. . » Cyraodocoa aequorea •> Cystopliylluui trinode « Cystoseira articulala. J. Ag. . . » iMyi'ica » myrica muricaUi. Scliimp. » — tenella. Bering. . « Irinodis. Montago. . . » trujuelra. Monlagn. . . u Dasya divaricala. Zanard. ...» flocculosa ) Hussoniana n Lalleniandi » Desmia coccinea « Dicliolhi'ix pcnicillata » Dictijnspltacria fnvulosa. Dccaisn. . " Diclyola acuminata » ciliala « dichotonia var. implexa » dUholoma var. inlricala. Decaisn « fasciola? n implexa. Delil » implexa? Decaisn. ...» viarginata. Decaisn. . . « Digcnca Lijcopodium. Ilering. . . n simplex » Wulfeni. Kiitz . . . . » Eclocarpus arabicus » siliculosus . . . . » IN MAUI UUIJRO, KTC. 202 Eucliettma Wriyhtii. lUipr. 291 Fuctis acantliophorvs. Turn. 203 acerosus. Forsk. . 200 ncinaria. Forsk. 200 aeruyinosiis. Turn. 290 antennulatus. DcllI 290 arlicitlalus. Forsk. 295 laespiiosus. Forsk. 290 clavifer. Turn. . . 296 conoides. Forsk. . 296 crispus. Forsk. . 202 cijanonpermiis. Dciil. 207 deliilis. Forsk. 207 denticulalus. Forsk. 220 diaphanus. Delil. . 242 floresius. Turn. 2-',.- foliifer. Forsk. 245 FtirsLalil. Merf. 245 (ray'dis. Forsk. 245 hamulosiis. Turn. . 2 ',2 laminosus. Forsk. . 245 Lamouroii.rii. Turn. 259 luUfoliiis. Deld. 259 linearis. Forsk. 239 Lijcopodiiim. Turn. 200 myrica. Turn. . . 205 najadiformis. Delil. 207 nalans var. Turn. . 202 papillosiis. Forsk. . 2 IS Pavonius. Foi'sk. . 2i8 pinnaliftdns. Turn. 247 piniiatus. Turn. plumaris. Forsk. 247 racemosvs. Forsk. . 247 Sclayo. Turn. . . 247 serrulaiits. Forsk. 247 sciicutosus. Forsk. 247 siibrcpandus. Forsk. 238 taxifoliiis. Turn. . 238 laxiformis. Delil. . 238 tetrayonus. Delil. . 255 thyrsoides. Turn. . 235 irinodis. Forsk. PJ'S AUCTORE I'licus Iriquclcr. Dulil pag. 243 liirliiiKiliis. Ki'lil 11 2-52 i'alcnlin/;. TiiiMl » 270 viscidit.s. Turn » 273 Wrif/lilii. Turn » 2Gj vvifcr. I'oisk » 202 vrifer. Turn » 283 ('i:il;i\:iuru lapidescens » 27 1 riyitla. Dccaisii. ...» 272 rugosa 11 27 1 Sfliini|M>ri » 27 1 Zoojilnjlon. Scliiuip. . . » 271 GcliJium cornouni \m\ selaceum . « 270 riifiduin 11 270 Oi^ailina Tcedi » 279 firacilaria arciiata n 203 corliiata « 203 disticha » 200 fuiccllala » 200 mulliiiartUa. Rupi". . . u 203 Wriylitii ,1 203 Ilalinieda niacroloba n 287 inonile u 289 mullicaulis. Scliinip. . . » 289 ncrvata » 289 opiintia 1) 288 papyracca > 288 triloba 11 288 Ilalopbila o\ala ■> 223 Ilalymenia dilatala » 280 floresia » 280 llvritiijihijUum liullatum. Zanard. . » 223 Ilormosira articulala i 243 lri(jnclra. Dccaisn. . . » 2 i3 Jhjdroclatltrus cancellaHis. Savign. « 2i9 Hypnoa haniulosa u 270 musciformis. Decaisn. . . « 270 Valoiiliae » 270 \ nlrntidc var. hamulosa. De- caisn » 270 Iridaca ri'ticulala i 279 Ycmcnsis « 279 Jania adhaerens. Kiilz i 208 J. ZANARDINI 307 Jania gibbosa. Lnix pag. 208 lobata ■> 207 niierarliirodia .,...» 208 puniila » 208 lubens i. 208 ICall\mcnia cxasperata. Zanard. » 278 puiiulosa 0 278 Lamarkia adhaerens. Rupr. ...» 292 tomenlosa. Ki\\n\ ...» 291 Laurcncia divaricala "201 oblusa 11 201 papulosa n 201 piniialifida « 261 soliiulosa " 202 rafja. Zanard » 23l) Lcveiltca Schimperi. Decaisn. . . « 233 Liagora coarctala. Zanard. ...» 27-5 elongata » 27-5 farinosa ? Lm\ » 273 fragilis » 272 rugosa u 273 Turneri « 273 viscida. Monlagn. ...» 273 Lilbulbamnion polyniorpliuni » 208 Lonientaria irregulaiis . . . . « 202 Lyngbya protensa » 298 rigidissima » 297 Marsiica aegypliaca » 227 ^Mesogloia flavescens » 231 raraosisslma . . . . » 250 vermicutaris. De Not. . » 230 — vai\ graci- lis. Bering. » 231 — var. graci- lis. Be ^ul. >• 231 Mclobesia farinosa » 269 niembranacca . . . . » 269 Miorodiclynn Acardbianum ...» 293 Monilifoniiia tri'juetra. Decaisn. . » 2-i3 Najas niuricata » 224 Ntitlipiira pnhjmorplta. Rupr. . » 268 Padina Pavonia " 2-54 Scliimprri. Bucb. ...» 243 3U« PLAN1 rARUM IN Peyssonnclij involvens . . . • I'i'S 2C9 Phucagros is major. Cavol. . n 226 Plocamium circinnatum. IMoolagD. » 203 riflcaria fiircellata. iMontagn. . » 2G6 I liglitii. Montngn. . . » 20o PolysipLouiu Figariana . . . " 2o7 Iiiisiila. Zanard. . • 200 ulricularis . . . « 257 Polyzonia jungerraannioides . . » 233 Vorlieria loccinca. Zanard. . » 263 Potamogelon crispum .... » 224 Rhabdonia dura » 278 Rhodymenia erylhraea . . . )) 270 iniillipaiiila. Moutag 3. » 203 palmata. Montaga. . » 270 Riccia cryslallina » 227 Ruppia maiitima n 224 Rytiphlaea tinctoria .... w 233 Sarconemc furcellatum . . . » 264 Sargassum acinaciforme . . . u 237 acinaria. Decaisn. . n 230 Arnaudianum . . » 229 aspcrifolium . . . » 239 ttsperif. fimbriahim. 1 3e ^"ot » 239 botruosuni. . . . » 237 Boveanum. . . . 1> 230 calopliyllura . . . » 228 crisiHim .... 1) 231 cuneifoliuiu . . . D 241 cuneifoUum. De Not. I) 228 cylindrocysluiri . . » 234 Decaisnei .... » 240 densifolium . . . D 240 denlifolium . . . » 229 Figarianum . . . » 231 flavicans .... » 228 Fresenianum . . . » 2;i ■ ', latifoliuni .... » 210 linifolium. Decaisn. » 239 negleclum. De Not. . » 230 nigrescens . . . » 233 Notarisii .... . )» 232 IN MARl RUBRO, ETC. Sargassum parvifoliuiu . . polycarpiiru . . Porlieriaiuim. plerocysluin . . Riippclii. J. Ag. . Sallii .... subrepandiim . . Telepbifoliuui. turbinalum. Sch\m\) lurbinalum Montagu Vaysieiianimi . verrucosum . virescens . virgatum . . . vulgare. Montagn Yemense . Scliizothcca Bcmpricliii. Ehr. Solenia compressavar. crinita. M Spatoglossum lubricum. De Not variabile . . Sphacelaria cervicornis . cervicornis. Schirap. cervicornis. Rupr. cirrhosa minima. De furcigera . . . pag on- Not. rigida .... rigidula. . . Sphacrococcus disliclius. J. Ag. implexus. Bering. Spongodium adhacrcns. Decaisn Spyridia acuieata .... Berlieleyana. Montagn. confervoides. Zanard. filaiuenlosa horrida. Zanard. villosissima. Zanard. Stilopbora arabica rliizodes sinuosa. Decaisn. Stoechospcrmum marginaluna palens. J. Ag. Tkatassia sliputacea. Kon. . AUCTOUE rricliodi'Siniiim Ebrenbergii . . pag. 299 Tricliogloca Roquieai » 275 Tiirliinnri;i (Iccurrcns • 212 mcmlir/inacea. Rupr. » 2 !2 Ictrnedrii. Rupr. ...» 242 lii(|iK'tia ii 242 viili/uris l5 decurrcns. J. Ag.» 2 42 vul'jarisytriquelra.J.A^. « 212 Viiloiiia favulosa » 292 utricularis » 202 t'dolca argenlca » 290 I'lva cavernosa. Forsk » 249 oompressa » 294 nincata. Forsk • 287 lati.ssima d 294 J. ZANARDINI Ll\a roliculala . . . uncialis . . . L'iriculiiria iiiflcxn . Zonuria amliirjiia. Dc Not. dichotomu /H/;/r(;^fl.Schimp dichotoma intiicata. Montag mar(jinala. Monlugii patens. Hering, Schimperi . varicgala . . Zoslcra bitllata. Deli!. . ciliata. Forsk. stipulacea. Forsk uninervis. Forsk. 309 pag- 294 n 294 1) 224 0 245 n 244 )} 247 » 247 n 247 ■ 245 u 245 » 225 0 22G R 225 0 226 COUKKIENDA Pug. 217, liii, I, Ue G. e iVotaiis . . . lege e G. Ue Nolaris » :J20, lin. 28, pluribiisque nliis in locis usque ad pag. 253 ubi j. .Agardli » .1. .4.gatdli » 222, lin. 0, di.'^siitiiliiiii^ » dissimiliimis vf POSIZIOM IIEDIE III 2rOG STELLE PKL 1.' (iENN'AJO ISGO DISTRIBUITK ^•ELL\ ZONA COMPltESA FR\ 10" E lL*'3ff DI DECLINAZIONE AUSTfiALE, DEDOTTE DAU.E OSSERVAZIONI FATTE NEGI-I ANN! ISne -o7-;;8 NEIX'I. li. OSSEI'.VATOltlO DI I'ADOVA. MEMOIUA DEL M, E, GIO\Ai\M SANTIM iVllorche nel 1836 fu coUocato nell' Osservatorlo dl PaJova il clrcolo meridiano costruilo nell' i. r. Istituto Politecnlco di Vienna con ogni cura dal diligenlissimo arlefice di quello slabillmento sig. Starke, in cui la poslzionc dei conlrappcsi era gia stala accuratamcnte reltificata dal ch. sig. prof. Stampfer per modo die fosscro in esso ridoUi al niinimo gli altriti negli appoggi, e le flessioni nel tubo formante il suo cannocchialc, opera egregia delle officiue di 3Ionaco, formal il progello d' iinpiegare qiiesla ercellenle maccliina alia coslruzione di nn calalogo di slelle fino all' 8.' ed anclic 9.' grandezza, distribuilo in zone di due in due gradi di declinazione procedenti dallerjualore ncU' emisfero boreale, e neir auslrale colla niira di slabilirc in ogni punto del firniaincnlo delle stelle bene delcrniinale, abbaslanza prossinie in declinazione, perclie rivolgendo un cannoccbiale verso un nuovo pianeta, od una nuova coineta nellintervallo di 7' ad 8' fosscro dal moto diurno condolte ad altraversarne il campo delle stelle conosciute, le quali ne rendessero piu facile e sicura la osservazione mediante r uso degli ordiuarii micromelri. TJn primo saggio di queslo lavoro venne da me prcsenlato, ed inserilo nel V volume del Nuoi^'i suggi dell Arcademia di Padova in seguilo ad una descrizionc abbaslanza particolarizzata dell' anzidella 312 POSIZIONl MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. macchina, in cui venivano contenute in sei zone le slellc fnio al iO." gratlu d'l (lerllnazione borcale disposle al modo seguente, i" e -h 1° . . . num." dellc sidle ... 276 i . . . 3 286 3 ... 5 274 5 ... 7 274 7. .. 9 312 9 ... 11 325 ona I fra Ilfra III fra IV fra Vfra YI fra Numero lotalc . . . 1744 Un secondo saggio di tale esteso lavoro fu pure da me presentalo alia slessa Accadeniia, ed inserito nel VI volume dei suoi saggi, il quale conleneva in cinque zone le slelle osservate neU'emisfero auslrale distribuite nel modo se- guente : Zona I fra Oe— 2". . num." delle sUlle . .438 II iVa — 3 e — 4 489 III fra — 4 e — 6 454 IV fra — 6 e — 8 470 Vfra — 8 e — 10 503 Numero totale . . . 2354 per modo che nei due riferiti saggi si contiene la posizione media per il prin- ciplo del 1840 di 4098 stelle aH'incirca uniformemente distribuite intorno alia sfera celeste comprese fra il 10° di declinazione boreale, ed il 10" di declina- zione australe. II modo da me costantemente seguito per la formazione di un tale cata- logo fu il seguente : Dalle zone del celebre Bessel (lavoro gigantesro esegnilo con una diligenza ed esattezza superiore ad ogni elogio, in cui si comprende fra il 15° di declinazione australe, ed il 45° di declinazione boreale un numero di slelle superiore a 50000 osservate per lo piu una sola volla ad un solo filo, e tuttavia di meravigliosa esattezza), da quelle zone io andava sceglicndo sera per sera le stelle di 7.' 8.^ ed anche lalune di 9.' grandezza soddisfacenti a! prefissomi programma; di essere cio^ distanli di 3 a 4 minuti ad oggetto di DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 3-1 3 polernc fare di tlascheduna un' osservazione completa ; tali che in pari tempo aiidassero oscillando intorno alia declinazione media per modo da poter pre- senlare intorno ad ognl punto della zona entro 1' intervallo di 7' in 8' delle stellc bene delorminale per servire di ronfronlo nelle osservazioni del nuovi corpi celesti. Apparecchiate cosi Ic loro posizioni prossinie in serie di una a due ore di AR. veniva osservata complclamenle ciascheduna nel suo passaggio pel meridiano almeno per due sere prossime; da queste osservazioni si deduce- vano le loro posizioni apparent!, applicandovi le equazioni deli' orologio, c le posizioni del polo instruraentale della macchina dcdotte dalle osservazioni delle stelle fondamentali, le posizioni delle qiiali venivano desunte dalle effemeridi astronomiche di Berlino calcolate con ogni cura (sircome a tiitti e noto) dal rhiariss. direltore di quell' Osservatorio sig. cav. Encke. Per ultimo, mediante i dali delle tavole Regiomontane dello stesso Bessel, si deducevano le posizioni medie di ogni singola stella pel principio dell anno 1840, aggiungendovi i loro annual! increment! dipendenti dalla precessione degli equinozii, e riferivasi il confronto delle posizioni cos\ ottenute con quelle risultant! direttamente dalle zone del Bessel, riducendole esse pure all' anno 1840 ; il quale confronto dimo- strava al tempo stesso la sorprendentc esattezza di quelle zone e ne additava gli eventual! error! in rarissirai casi. Ben si comprende, che lavori di questa specie, per loro natura penosi, molest! e Innghi, richiedono tutta la forza e costanza giovanile, ed una certa tranquiilila di animo, perdie non venga distratta la necessaria attenzione. L' eta crescente, afflizion! domestiche, che sopraggiunsero per via, ed altre occupazion! apportarono una lunga interruzione all' intraprcso lavoro, e ne avrei abbando- nato interamente la idea senza il soccorso e la cooperazione dell' attivissimo e diligenlissimo mio collega sig. Trettenero, nostro socio corrispondente. di cu! e a vol ben noto lo zelo per 1' incremento delle scienze, e dell' astronomia in parti- colarc. Vennero pertanto riprcse le osservazioni sul finire del 1855 colla mira d! continuare 1 interrotto calalogo partendo dal 10° di declinazione australe, ove io lo aveva lasciato nel 1846; ma ben tosto dovetti convincermi. che lo slato della mia vista, e le forze fisiche gia indebolite non crano piu corrispon- (l( 111! ad uKicio si laborioso. a cu! ben piCi opportuna riusciva la cooperazione del niio amico e collega, il quale coH'ajuto del sig. doll. Legnazzi dalla Sovrana Clemenza accordatomi per assistente si assunse il grave incarico delle osserva- zioni delle sttlle e delle relative riduzioni alle loro posizioni apparent! coll'ap- VII. 40 314 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. plicarvi le equazioni instriimentali dedotte dalle osservazioiii delle slelle fonda- mcntali. lo adunque, dotli e corlesi colleglii, vi presento iin lavoro socialc, in ciii la parte fondamcnlale e dovuta al mio coUcga, assunlo avendomi il passaggio dalla posizionc apparente da esso osscrvata alia posizionc media per im' epoca fissa, per la quale ho prescelto il principio dell' anno 1860, come prossimo air epoea delle osservazioni originali ; il calcolo delle variazioni annuali lanlo delle AR, die delle declinazioni, ed il loro confronto con le posizioni risnllanti dalle osservazioni del Bessel. Per ciu die rigiiarda la disposizione del lavoro, rimase all'iiicirca la stessa; se non die essendo stato in questo intervallo pub- blicato dair i. r. Accademia di Pielroburgo un ingeiile lavoro del sig. Weiss astronomo di Cracovia, il quale dalle zone originali del Bessel estrasse, ed ordi- 110 a forma di catalogo regolare tutle le slelle contenule in quella vasta colle- zione fra il 15" grado di declinazione australe, ed il 15° boreale formanti I'in- ■rente numero di 31895, riusci col suo ajulo piii facile c piu completa la fornia- zione delle serie particolari da riscontrarsi sera per sera, e da delerminarsi con nuove osservazioni. E qui a lode del sig. Trellenero devo aggiungere, che il numero delle slelle nella zona, die vi presenlo, eslendenlesi fra il dO° ed il 12" 30' di declinazione auslrale, fu di mollo aumenlalo, e converlilo in una revisione quasi complela di lulte le slelle conlenule fra quesli due paraldli nel citalo catalogo, per modo che (ove possa venire conlinualo negll anni fuluri) si verra a conseguire un prezioso calalogo di slelle bene delerminale in tulle le declinazioni, col quale non solo saranno di gran lunga facilitate le osservazioni del nuovi astri, ma polra ancora somniinistrare dali preziosl per insliluire nuove ricerche inlorno ai movlmenti proprii delle slelle, e ad allri argomenli di astronomia pratica. Devo ora brevemente accennarvi la via tenuta lanto nelle osservazioni, come anco nelle loro riduzioni all' epoca slabilita. Ciascheduna Stella veiine osservala (iranne poche eccezioni per incoslanza di tempo, od im- prevedule circostanze) almeno per due sere ad oggelto di evilare gli errori delle nolazioni lanlo nella lellura del tempo all'orologio, quanlo nella lellura dei nonii per le distanze zenitali. L'AR di ogni singola slella viene delerminata medianle il suo passaggio al meridiano osservalo dielro gli appulsi a cinque sollilissimi fill equidislanti tesi nel foco del cannocchiale, le distanze dei quali furono gia in diversi tempi determinate con numerose osservazioni e riscontrate coslanli. La declinazione poi fu delerminata dietro la osservazione delle distanze zenitali letle DKL M. E. GIOVANNI SANTINI 315 soltanlo ncl i° e 3.° nonio tralosciaiido la letlura del 2.° c 4.° nonio per abbre- \iare il tempo necessario all' osservazlone corapleta, ed aimientare il numeio dcllc stelic da osscrvarsi in ogni sera. La correzlone dell' orolo^io e del polo iiistrumenlalc della maccliina si detcrminavano dielro Ic osservazioni di niolte slelle fondamentali falle avanli, e dopo le osservazioni delle serie, delle qiiali prendcvansi le posizioni apparenli daH'Almanarco naiitiro di Londra con somnia dilij^cnza calcolate a ciira dell Uffuio delle longitudinl. Dohbiamo notare a questo proposilo, clie la posizione del polo instrumenlale si appoggia alia lettura di Intli qnattro 1 nonii del circolo, mentre nelle osservazioni delle stelle si leggevano soltanlo il i.° ed il 3.° La correzione, che qulndi potrebbe insorgerne. e trascurabile per la somma squisilezza delle divisioni, come se ne accerto il sig. Trettenero con 249 confronti, tulti oscillanti in ristrettissimi limiti, dai quali sarebbe risultato tutto al piu una correzione costanle nelle de- clinazioni zz; — 0."2. Pel calcolo delle rifrazioni s' impiegarono le tavole del sig. cav. Carlini. per le correzioni dipendenti dal molo progressivo della luce, e dalla nutazione deir asse terreslre s'inipiegarono le forniule Besseliane, assumendo i costanti /, g, h, /, G, H dair Almanacco nautico di Londra, ove trovansi annualmente di cinque in cinque giorni. Le variazioni poi delle AR e delle declinazioni di- pendenti dalla precessione degll equinozii furono dedotte con facili interpola- zioni da tabclle manoscritte a tal uopo calcolate coUe note formule (i) var. in AR rz: m-\-n. tang.S. sen. a (2) var. in decl. n: n. cos.a ove per i costanti m, n si assunsero i loro valori dalle tavole Regiomontane del Bessel pel d860, come segue : m = W'M2 ;«=20",054. Queste tavolette proccdnuo di minulo in minuto di tempo per I AR ; la prima inoltre suppone la declinazione iz: — 41", e si deduce da essa la varia- zione annuale delle AR per le singole declinazioni niediante una piccola tavola di correzione che ne porge 1' incremento corrispondente ad una variazione di 100' di arco nella assunta declinazione. Cio premesso, la coniposizione del catalogo, ed il suo uso facilmente rendesi palese dalla semplice inspezione delle sue colonne, che portano in testa le oppor- 316 POSIZIONI MEDH<: DI 2696 STELLE, ECC. liiiH.' loro spiegazioni, bastando sollanto di osservare, che nella colonna segnata W-S (• regislrala la diirerenza fra la posizlone di ogni singola stclla dedotta dal sopraccitato Calalogo di Weiss, ed il preseiitc calcolata soltato levi c alamo |)er scoprire pifi facihnonte gli errori, che si possono essere insimiali, e rilevarc; qiiali sono le stelle, che meritano maggiore fiducia, e che neirullima si e riferito 11 mimero delle osservazioni suUe qiiali sono iondate le medie posizioni tanto delle AR, quaiito delle declinazioni, e quando s'incontrano due numeri sepa- rati da uu punto, il primo e riferibile all' Ali, ed il secondo alia declinazione. Fiiroiio soppresse (come occorrenti soltanlo in casi rari) le variazioni secolari della precessione, le qiiali potranno desumersi dal Catalogo pii!i volte cilalo del Weiss, ove trovansi reglstrate per ogni stella, qiiando ad esse convenisse avere riguardo per qualche remoto confronto. DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 317 o .2 K o Grall- dezza A.R. media ])el 0 geii- naio 18G0 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 18G0 Vaiiazione aunuu I w— s ill A.R. Declin. 4 8^9 a 9.10 3 9.10 4 8 6 9.10 6 8.9 7 7.8 8 7.8 9 9 iO 7 U 8.9 12 6 U 9 U 10 45 6.7 16 9 i7 8.9 18 9 19 9 20 9 21 9 22 9 23 9 24 8.9 25 9 26 8.9 27 9 28 7.8 29 9 30 7 31 8.9 32 9 33 9 34 9 35 8 36 7.8 0 0 13,41 0 13,58 0 21,53 0 38,89 1 44,22 2 21,20 2 63,03 2 53,16 3 13,88 4 30,83 5 24,60 6 61,64 6 61,97 7 33,14 7 45,60 10 33,70 11 39,70 12 58,60 13 9,30 13 10,56 13 54,54 14 14,24 14 49,61 15 35,64 15 41,37 17 43,44 19 1,62 20 0,22 21 4,50 21 26,19 21 31,71 21 41,52 23 1,90 23 2,02 23 53,41 0 23 54,14 +3,071 3,071 3,070 3,070 3,066 3,068 3,068 3,068 3,067 3,066 3,064 3,062 3,062 3,062 3,063 3,058 3,054 3,058 3,055 4,058 3,057 3,054 3,054 3,054 3,055 3,048 3,047 3,049 3,046 3,044 3,048 3,045 3,047 3,047 3,044 -t-3,044 -12 23 29,6 1148 43,7 112854,0 1164 31,6 11 53 52,1 10 58 0,3 9 45 13,5 9 45 16,0 12 33 64,7 10 28 40,9 12 28 19,8 12 6 8,6 12 4 56,8 10 42 43,2 10 20 53,2 11 59 35,4 1143 31,9 9 50 1,5 11 56 45,2 9 40 63,6 9 6315,6 11 27 42,0 10 41 4,6 10 23 57,8 10 3 20,4 12 29 13,2 12 9 3,4 10 38 55,1 1116 32,4 12 0 42,8 1010 47,6 11 39 59,8 10 0 38,0 10 012,9 10 51 32,7 10 61 30,5 + 20,054 20,034 20,054 20,034 20,034 20,033 20,062 20,032 20,032 20,030 20,049 20,046 20,045 20,043 20,043 20,033 20,029 20,022 20,022 20,02 1 20,018 20,017 20,016 20,009 20,008 19,990 19,985 19,977 19,969 19,967 19,966 19,964 49,933 19,933 19,943 -(-19,943 4- 0;39 + 0,22 4- 0,97 -f 0,04 — 0,03 — 0,02 -f- 0,03 -f 0,70 +■ 0,03 -f 0,07 -f 0,12 — 0,82 -I- 0,60 + 0,7 + 5,5 - 0,1 + 0,2 -0,4 -f 2,8 -f 3,3 +10,3 -2,9 + 22,6 + + 1,8 + 3,5 -t-18,7 — 0,16 - 5,8 + 0,03 + 0,2 + 1,04 -4,0 — 0,24 -1,0 + 1,13 - 7,3 + 0,94 — 3,9 + 0,24 + 5.3 + 0,92 -5,3 + 0,78 + 0,04 + 4,7 — 0,07 + 2,3 + 0,72 + 1,6 — 0,14 + 4,3 — 0,39 + 3,6 + 0,69 —11,0 + 0,10 -1,0 + 0,88 - 5,9 + 0,94 + 4,5 + 0,21 1 + 2,3 2 2 2 2 2 3 3 2 1 4-3 2—1 2 2 2 2 6 2 2 2 2 3 1 2 2 6 2 6 2 2 2 2 3 318 POSIZIONI MKDIK DI 2696 STELLK, ECC. =1 p. - A.R. media A ?"•«"- pel 0 ge- '«"" m.jol8(i0 ariazio- ne annua Dcclinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua \V- S in A.R. Declinaz. IV.° delle J osservazioni 37 , 1 9 C » 24 44,59 +3,045 -10° 9'45,'2 ■f 19';937 + 0,08 - 6,1 2 38 9 24 56,96 3,045 1011 1,1 19,935 + 0,61 —11,6 2 39 9 23 30; 39 3,045 9 48 28,4 19,930 -1- 0,60 —20,0 3 40 8 26 1,53 3,042 10 45 35,1 19,925 — 9,67 + 6,1 2 44 9 27 18,58 3,037 12 3 22,2 19,912 —10,18 + -1,2 4 42 9 29 46,08 3,034 1154 0,8 19,884 -f 0,14 + 6,2 2 43 8 31 28,33 3,034 11 27 39,1 19,865 + 0,16 - iJ 6 44 7 32 40,02 3,031 1154 36,0 19,830 — 0,24 + 3,0 1 46 9 33 42,33 3,029 12 818,6 19,837 -f 0,40 -5,5 4 1 46 9 33 49,18 3,034 10 43 47,0 19,836 + 0,56 -1,5 2 47 7 33 10,34 3,023 12 34 21,8 18,819 — 0,28 + 4,9 3 1 3 48 7 35 46,60 3,032 10 41 19,2 19,810 + 0,76 — 6,8 49 8.9 35 57,94 3,029 11 13 47,4 19,808 — 0,27 - 3,0 50 5.6 37 7,70 3,028 1122 21,6 19,791 — 0,02 + 6,2 Q 51 8.9 38 22,41 3,030 10 18 44,2 19,773 + 0,66 -4,5 4-3 B2 8.9 38 30,49 3,024 11 31 26,3 19,771 + 0,12 + 4,5 1 B3 8.9 39 27,17 3,029 10 20 20,5 19,737 + 0,84 — 4.8 4 54 8 40 47,07 3,022 11 40 10,5 29,737 + 0,38 - 2,6 2 55 8 40 51,46 3,029 10 712,6 19,730 + 0,84 -10,3 3 56 9.10 41 0,81 3,022 11 37 57,0 19,734 — 0,07 — 0,6 2 1 57 8 42 31,59 3,020 11 43 14,0 19,710 — 0,03 —16,0 2 |58 8 42 31,66 3,020 1143 31,1 19,710 — 0,10 + 1,1 2 ' 59 6.7 43 7,01 3,020 1123 56,1 19,700 + 0,62 + 8,3 2 60 9.10 43 50,21 3,027 9 51 27,1 19,689 + 1,02 + 0,6 3 61 8 44 15,97 3,023 1010 5,3 19,082 + 1,13 -6,0 2 62 7.8 44 16,00 3,025 1010 5,2 19,682 + 0,50 - 5,1 2 63 7.8 43 0,49 3,022 10 35 39,3 19,666 + 0,83 — 8,3 3 64 9.10 45 12,36 3,012 12 37 65,8 19,665 — 0,14 + 0,1 2 1 '^^ 9 45 56,64 3,024 10 2 30,4 19,632 f 0,77 + 30,8 2 66 10 46 32,24 3,011 12 3719,1 19,611 — 0,09 - 0,6 1 67 8 48 30,92 3,014 1130 6,8 19,006 + 0,16 + 0,3 2 68 9.10 48 48,24 3,014 1122 53,6 19,601 — 0,06 + 4,6 2 69 6.7 49 0,14 3,010 12 132,7 19,397 + 0,08 + 1,3 5 70 9 49 5,43 3,009 1217 30,1 19,593 — 0,11 - 1,2 3 71 8 50 30,57 3,013 1114 1,9 19,330 + 0,07 + 1,9 2 72 9 0 31 4,73 -f 3,009 -1132 3,2 -j- 19,338 + 0,03 + 2,2 2 DLL M. K. GIOVANNI SANTIM 319 3 t« Gran- (Iczzu A.R. media pel 0 gen- ii a iu 18G0 Variazio- ne Declinazione niedia pel 0 irciinuio 1800 Variazione annua w — s in A.R. Declinaz. 73 6.7 74 9.40 75 8 76 9 77 9 78 8.9 79 40 80 9 81 8.9 82 8 83 9 84 7 85 6 86 7 87 8 88 6.7 89 4.5 90 9 91 7.8 92 8 93 9 94 8 96 9 96 9 97 9 98 9 99 9 400 9.10 101 9 102 9 403 7 404 7 405 9 406 9 407 9 408 8 0 64 43,43 62 26,30 53 47,94 54 26,74 54 34,75 55 46,41 55 47,66 65 65,76 56 46,66 66 48,76 57 43,39 88 36,43 59 3,66 59 6,40 0 69 25,58 4 0 43,93 4 32,69 2 27,62 546,74 5 25,62 5 31,40 7 39,34 7 58,43 8 46,84 9 61,58 40 43,52 40 59,02 4149,21 42 4,92 42 52,28 43 3,61 43 30,69 46 29,62 46 52,87 47 40,93 4 47 50,72 +3,007 3,003 3,046 3,044 3,010 3,006 3,006 3,010 2,999 3,014 3,007 3,007 3,007 3,000 3,007 3,006 3,002 2,997 2,993 3,005 2,997 2,997 3,003 2,997 2,993 2,993 2,994 2,982 3,001 2,992 2,992 2,984 2,984 2,976 2,082 -1-2,983 -42 8 44,2 42 38 26,0 40 7 45,2 4014 3,9 40 59 -1,2 4125 3,9 4447 43,3+ 40 36 50,3 42 25 24,4 9 52 52,4 40 48 29,4 40 43 44,9 40 35 22,2 4144 6,8 40 31 1,8 40 32 6,4 40 55 32,4 44 34 49,3 44 44 40,7 9 58 4,0 44 2 44,5 40 42 36,8 9 62 38,5 40 34 41,7 41 0 25,3 40 55 34,6 40 40 46,9 42 45 56,7 9 39 31,2 40 42 41,6 40 37 2,9 4168 17,7 14 20 23,0 42 8 44,4 1 1 20 43,4 -II 9 40,1 -f- 49,646 49,531 49,504 49,494 49,488 49,473 49,403 49,459 49,442 49,441 49,424 J 9, 402 49,392 49,391 49,383 49,354 19,336 49,314 49,246 49,243 19,240 19,180 49,479 49,158 19,129 49,420 19,400 49,091 49,072 49,049 49,044 49,031 48,975 18,936 [48,913 -I- 18,908 4- 0:44 — 0,38 + 4,0i + 0,88 -f 4,05 + 0,10 — 0,04 + 0,25 + 0,30 + 0,75 + 0,44 + 0,52 + 0,44 + 0,53 -f 0,89 + 0,44 4- 0,24 + 0,51 + 0,33 — 0,08 + 0,46 4- 0,05 + 1,25 + 4,04 + 0,26 + 0,47 + 0,63 -h 0,01 + 1,38 + 0,55 -f 0,40 + 0,41 + 0,25 4- 0,16 + 0,22 + 0,09 4- 2;9 + 3,3 — 3,5 4- 0=9 — 0,8 4-2,0 + 0,1 + 2,3 — 0,5 _ 4,8 4- 5,6 + 0,0 -4,2 4- 2,3 4- 2,6 — 5,3 4-6,3 4- 4,5 + 3=2 — 1,4 — 2,7 + 0,8 — 3,5 — 5,3 + 3,5 — 1=0 — 2,4 — 0,7 +45,7 + 0,8 + 3,0 + 0,9 + c'2,' : + 4,8 + 3,8 — 2,1 6 2 4 3 2 3 4 2 . — 2 3 2 2 4 3 3 2 3 2 2 2 3 2 2 2 3 2 2 2 3 2 4 2 2 2 2 320 POSIZIONI MEDIE Dl 2696 STELLF,, ECC. i o o .'- = 5j 2 £ a. Grnn- dezza 4. R. Media pel 0 geii- naio 1800 Variazio- 11 e annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua W A.R. — S n Declinaz. = CS -109 i 7.8 h 1 20 29,32 -I- 2,990 —10° i;24,'0 -f 18,830 4- o;68 -i;3 2 no 7 20 47,87 2,976 11 37 44,4 18,821 — 0,08 -1,9 2 iU 9 21 6,34 2,983 10 45 57,7 18,811 + 0,44 -3,7 3 ii2 8 21 40,56 2,970 1215 31,6 18,794 + 0,31 + 6,0 2 113 9 22 21,33 2,979 11 0 32,7 18,773 4-1,02 -2,4 4 444 8.9 22 57,54 2,977 1117 3,1 48,756 - 0,07 4-6,2 2 445 9 23 39,29 2,973 11 33 62,7 48,733 + 0,44 — 0,6 3 446 8 24 42,09 2,986 10 1,56,8 48,716 + 0,85 + 3,3 2 447 8.9 24 51,02 2,977 10 68 43,2 18,696 + 0,87 + 4,6 4 418 8.9 25 34,48 2,976 11 1 4,6 18,674 + 0,69 -4,0 2 449 7.8 26 4,91 2,987 9,44 6,1 18,656 4- 0,80 - 0,4 2 420 9 30 32,61 2,970 11 2 41,4 18,509 — 0,14 — 0,6 2 424 9 30 37,74 2,979 10 7 21,4 18,507 + 0,02 -1,3 3 422 8 31 8,35 2,970 11 3 4,4 18,489 + 0,21 + 3,6 2 423 9.40 3142,91 2,966 1124 0,4 18,470 — 0,65 - 1,4 1 424 8 32 65,98 2,971 40 4113,8 48,428 — 0,19 - 3,7 2 425 8 33 19,50 2,978 9 67 7,7 48,445 4-0,42 - 1,0 2 426 9,40 33 20,10 2,953 12 33 42,4 18,414 + 0,01 -0,9 2 427 5 33 41,00 2,972 10 32 44,0 18,402 4- 0,00 -3,5 2 428 9 34 12,83 2,970 10 40 36,0 18,384 4-0,19 + 0,4 1 : 429 1 9 35 16,92 2,958 1 1 48 22,0 18,346 — 0,23 + 9,3 2 430 9 36 26,17 2,957 11 46 68,1 18,305 + 0,24 -1-0,9 2 434 9,40 36 37,64 2,953 12 710,9 18,297 + 0,07 + 4,1 3 432 7.8 37 30,69 2,954 12 0 22,7 18,266 + 0,16 4-2,1 2 433 9.40 37 45,46 2,954 1138 37,0 48,257 + 0,31 4-3,4 2 1 434 8 39 36,61 2,938 1117 68,6 48,190 + 0,08 - 0,7 2 ' 436 9 40 10,55 2,968 1018 2,6 18,169 — 0,14 + 3,2 2 436 1 9 40 28,70 2,969 10 11 31,5 18,157 — 0,04 — 2,9 2 i 437 8.9 41 17,54 2,971 9 30 22,7 18,127 + 0,11 -5,0 2 438 40 1 41 51,81 2,964 113163,3 18,106 — 0,33 -1,9 4 439 7.8 42 30,97 3,954 1123 51,6 18,082 + 0,79 + 2,0 2 140 6 42 42,57 2,954 1122 48,7 18,074 + 0,62 + 4,0 2 444 9 42 49,36 2,957 11 412,0 18,070 4-0,27 - 1,2 3 1 442 9 44 28,94 2,934 111166,1 J8,005 + 0,15 + 2,1 2 443 4.5 44 33,11 2,956 11 141,2 48,003 — 0,06 - 0,2 4 444 9.40 1 45 8,71 -)-2,964 —10 16 29,4 4-47,780 -0,32 + 2.1 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 32i o o .i 2 t = 5b i ° a. Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 1800 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennuio 4860 Variazione annua W A.R. — S in Declinaz. 1) rz « Zl en 445 9 h 4 4520,78 -I-2,'962 — 1025'24;4 -f-17';972 — 0,15 + 0:3 2 446 9 45 38,56 2,954 44 9 42,8 17,901 3 147 8.9 46 45,44 2,953 44 6 24,4 17,918 + 0,45 -5,6 1 448 8 47 23,49 2,939 42 49 2,9 17,892 — 0,04 + 2,7 2 449 9 47 34,86 2,946 44 43 3,6 17,884 — 0,13 -1,7 2 4 BO 9 48 2,35 2,940 42 42 3,3 47,867 + 0,18 + 2,3 2 454 8.9 48 48,48 2,958 40 30 57,7 47,836 - 0,17 - 0,6 3 452 7 60 49,56 2,951 40 55 4,4 47,775 + 0,74 + 4,7 2 ; 453 9.40 50 36,99 2,941 14 52 4,9 47,764 + 0,20 + 3,3 2 454 9 51 4,30 2,931 42 38 37,9 47,745 4- 0,20 -1,4 2 ' 455 9 51 42,45 2,937 42 2 56,9 47,749 -f- 0,33 + 9,-l 2 1 456 7.8 54 53,87 2,938 44 58 48,0 47,740 — 0,20 + 3,9 1 467 9.40 62 66,46 2,962 9 49 7,9 47,668 — 0,15 -6,1 2 458 8.9 54 43,02 2,938 44 43 33,8 47,643 -f- 1,34 - 1,9 2 469 8.9 64 57,53 2,926 42 4114,0 47,584 + 0,22 -1,3 2 460 8.9 56 3,84 2,928 42 29 56,3 47,580 4-0,42 + 1,0 1 464 7 57 22,45 2,925 42 32 2,3 17,482 — 0,08 + 0.3 2 ! 462 9 58 40,00 2,936 44 3122,9 17,447 + 0,60 -3,8 2 463 40 59 43,23 2,943 40 52 37,8 17,401 — 0,01 + 0,9 2 464 7.8 59 47,82 2,942 40 56 47,4 17,398 — 0,04 + 4,1 2 465 9 69 33,46 2,946 40 39 36,6 17,387 — 0,05 -0,2 1 i 466 9 4 69 49,95 2,943 40 46 3,2 17,374 — 0,09 -4,3 2 467 9.40 2 0 46,54 2,940 11 9 7,1 17,333 + 0,32 — 3,5 2 468 7 4 26,83 2,943 10 42 30,9 17,303 — 0,36 + 4,4 4 469 9 4 48,32 2,942 10 45 16,5 17,288 -0,17 + 1,5 2 i 470 9 2 52,78 2,938 11 5 2,2 17,240 + 0,27 -0,7 1 1 474 9 3 45,35 2,922 121515,9 17,201 + 0,30 + 4,5 2 472 6 4 30,54 2,938 10 42 22,6 17,167 — 0,14 + 8,0 3 ! 473 9 6 40,56 2,942 10 2418,5 47,068 — 0,24 + 0,7 3 474 9 6 49,45 2,937 10 49 7,3 17,061 -0,17 4-4,3 2 475 8.9 6 50,50 2,938 10 43 46,1 17,061 + 0,41 -2,8 3 476 7.8 6,59 96 2,951 9 43 18,7 17,053 — 0,03 + 4,0 2 477 9 7 31,06 2,930 1119 29,6 17,050 + 0,46 -0,3 2 478 6.7 9 24,44 2,939 10 2816,7 16,944 — 0,66 -0,4 1 479 9.10 42 21,94 2,925 111817,9 16,801 + 0,72 4-16,8 2 480 8.9 2 42 35,27 -f-2,925 —11 15 30,6 -f. 46,794 4-0,86 + M 3 i MI. 41 322 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLF., F.CC. 1 o ^ 2 Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 4860 \ariazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 4860 Vaiiazionc annua A.R. - S in declinaz. — N . 1- 481 9 h 2 43 2,76 -f-2,'928 —41° 4 48,4 -f- 46,769 -f o:4i + 2;o 2 182 8 43 55,75 2,911 4215 5,2 46,726 -f 0,35 + 5,7 3 183 9 44 54,42 2,929 40 50 23,7 46,681 4 \U 9 44 57,43 2,939 40 4 32,4 16,676 — 0,20 - 1,6 2 •185 40 44 59,47 2,905 42 33 51,9 16,676 -f 0,03 + 0,6 2 186 6.7 45 40,65 2,921 44 24 64,2 16,666 — 0,48 + 4,6 2 •187 9.40 45 52,44 2,928 40 60 30,3 16,632 + 0,44 + 0,2 2 -188 9 47 4,65 2,926 41 0 45,8 16,675 — 0,38 + 2,4 2 489 7,8 48 40,88 2,926 40 49 66,4 16,618 + 0,44 + 0,3 2 -190 9 48 53,38 2,938 9 5134,6 46,483 -1-0,10 + 0,5 2 491 8.9 49 0,51 2,919 41 46 37,2 46,477 -1-0,16 + 4,4 2 192 8 49 4,25 2,938 9 52 27,4 46,474 — 0,38 — 2,8 2 493 9 49 64,66 2,901 42 30 46,8 46,432 + 0,07 + 3,4 2 494 9.40 20 38,45 2,898 42 40 7,9 46,396 — 0,53 — 6,5 2 495 9 20 58,98 2,898 42 36 33,2 46,378 — 0,36 + 3,5 3 496 9 2145,42 2,929 40 24 45,1 46,339 — 0,25 + 4,0 2 497 9 2147,09 2,917 4145 8,3 46,337 + 0,28 —46,9 2 498 9 22 33,75 2,909 4143 36,9 46,297 + 0,21 —64,6 2 499 9 22 54,82 2,933 40 4 33,2 46,280 — 0,19 -4,4 2 200 9 23 6,50 2,902 42 42 38,4 46,270 + 0,24 + 4,6 2 204 9 24 29,93 2,895 42 35 20+ 46,498 . . . . . . . 4 202 8 26 2,65 2,904 42 157,8 46,118 + 0,19 + 4>1 2 203 9 26 19,78 2,892 42 38 34,7 46,403 + 0,48 - 2,8 3 204 8.9 28 43,00 2,922 40 30 9,7 46,006 — 0,29 + 4,2 2 1 205 7 28 33,87 2,929 9 67 61,4 46,987 — 0,21 -5,2 2 206 40 28 62,97 2,894 12 32 27,7 45,969 — 0,66 + 6,3 2 207 8 28 13,38 2,892 10 3011,8 45,952 — 0,67 + 3,3 4 208 9 29 0,54 2,890 12 38 27,5 16,963 + 0,20 + 1,2 2 209 7 29 29,47 2,902 1146 42,0 15,937 + 0,69 + 4,3 2 1 210 8 30 21,65 2,898 14 48 36,8 16,891 + 0,07 + 7,2 2 1 211 9 31 14,50 2,892 12 21 9,4 46,846 — 0,68 + 6,9 2 212 8 34 23,77 2,896 1159 36,3 16,836 — 0,08 + 4,0 3 213 40 34 40,12 2,892 121617,0 16,821 — 0,35 + 5,5 4 214 8 32 31,52 2,890 42 2117,7 16,775 + 0,26 + 6,9 2 215 6 32 47,67 2,888 42 28 4,9 45,760 — 0,24 +40,3 4 1 216 i 9 2 35 43,66 -f-2,901 —11 23 31,4 -f- 46,599 -0,11 + 2,0 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTIM 323 o o .- c u 3 be ^ 2 1 a. Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 4860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennuio 4860 Variazione annua W A.R. — S in Declinaz. Num. delle osservaz. 1 217 9 h 2 35'53;43 -f2,907 —44° 0'22,'3 + 46;o90 — o;46 + o;4 3 1 218 9 36 58,84 2,884 42 29 39,6 45,631 + 0,27 + 3,6 2 i 219 8.9 38 28,28 2,878 42 45 44,2 45,447 + 0,44 + 0,3 2 : 220 9 38 54,84 2,894 44 44 47,4 45,424 + 0,48 +40,2 3 22-1 9 39 47,05 2,887 42 6 65,9 46,374 . . . . . . . 2 222 7.8 42 32,43 2,899 41 7 57,6 45,220 + 0,31 -4,9 4 ! 223 9.10 42 47,92 2,945 40 6 35,5 46,203 — 0,54 -4,5 2 224 8.9 43 38,14 2,883 42 6 39,5 45,456 + 0,08 + 4,0 2 225 6.7 46 4,09 2,914 40 4 7,7 45,019 — 0,22 - 4,6 * \ 220 7.8 47 24,07 2,897 41 0 57,2 44,941 + 0,46 + 4,3 2 1 1 227 1 8.9 47 29,42 2,887 4139 45,4 44,933 + 0,24 + 1,8 2 j 228 9 49 2,45 2,912 9 59 36,+ 44,842 . . . . . . . ^ i 229 8 50 9,40 2,896 40 56 26,3 44,776 — 0,40 + 4,9 3 230 9 60 53,99 2,873 42 48 34,3 44,732 — 0,08 + 5,4 2 1 231 7.8 51 30,38 2,868 42 34 6,5 44,696 + 0,08 + 2,0 2 232 7 52 0,45 2,905 40 2049,4 44,667 — 0,04 + 4,4 1 2 1 233 9.10 52 9,73 2,885 44 30 50,2 44,657 — 0,43 + 0,3 2 234 8 52 40,23 2,896 40 50 8,8 44,626 — 0,30 -2,6 3 235 8.9 54 7,96 2,899 40 35 23,4 44,538 + 0,14 -4,9 3 236 9.10 54 30,04 2,893 40 53 8,6 44,516 — 0,32 + 3,6 2 1 227 6.7 55 9,23 2,899 40 30 57,9 44,477 + 0,40 - 4,4 2 238 7.8 66 48,44 2,884 44 3146,0 44,377 — 0,34 4-6,1 4 : 239 9 67 24,94 2,889 44 0 9,5 4 4,340 — 0,42 -3,4 2 240 8.9 57 48,94 2,880 4133 20,1 44,314 + 0,34 + 0,6 2 I 241 40 57 51,98 2,881 4127 51,0 44,314 — 0,40 + 7,9 2 242 7 2 69 48,07 2,894 40 47 43,0 44,492 — 0,25 - 0,4 3 243 8.9 3 4 49,23 2,862 42 24 55,5 44,098 — 0,09 —601,9 2 . 244 8.9 4 40,63 2,902 40 5 3,1 44,076 — 0,23 - 5,4 3 !245 8 2 54,83 2,900 40 6 37,6 43,999 — 0,29 + 1,- 3 210 0.7 4 7,82 2,873 4139 45,0 43,923 — 0,23 + 6,8 4 ' 2i7 9 4 46,39 2,873 4138 0,3 43,914 + 0,07 -0,6 2 218 9 5 47,40 2,862 42 8 37,6 43,817 + 0,40 + 0,7 4 249 8 6 37,07 2,890 40 3125,3 43,765 — 0,05 -3,5 3 1 250 7.8 7 46,63 2,895 40 42 35,8 43,692 — 0,46 -3,8 4 j 251 9 9 33,61 2,867 44 43 57,2 43,577 — 0,04 - 1,8 j 2 252 6.7 3 9 35,45 +2,853 —12 30 47,4 + 43,575 + 0,40 + 0,2 3 . 324 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. o =3 bo Gran- dezza A.R. media pel 0 geii- najo 1860 Variazio- iie annua Declinazione media pel 0 geiinajo 4860 Yariazione annua A.R. -S n Declinaz. Num. delle osservaz. 253 9 < h i 40'34;C3 ■ f2';867 -44°44' 9;'4 -}-43;544 4- o;o4 — 2;'o 2 254 9 40 38,59 2,869 44 34 4,4 43,507 + 0,00 — 6,1 3 255 7 44 44,89 2,879 40 67 23,3 43,468 — 0,20 + 0,1 1 256 9 44 46,68 2,877 44 6 6,7 43,466 + 0,28 — 3,6 1 257 9 42 48,83 2,896 9 69 32,8 43,399 — 0,08 + 2,5 2 258 8 42 54,03 2,860 44 55 8,2 43,364 — 0,09 — 0,1 3 259 1 9 44 3,33 2,879 40 54 9,4 43,284 + 0,44 -6,0 4 260 9 44 56,47 2,888 40 49 21,6 43,227 — 0,25 + 1,5 2 261 9 45 46,44 2,894 40 917,7 43,205 — 0,05 + 3,3 2 262 9 43 39,37 2,897 9 49 48,6 43,479 + 0,48 - 0,2 3 263 8.9 45 56,76 2,854 12 12 13,0 43,462 + 0,30 + 4,4 3 264 8 46 34,40 2,859 44 60 68,3 43,449 — 0,43 + 6,6 2 2G5 9 46 38,22 2,879 40 44 39,7 43,444 + 0,44 -4,9 4 266 9.40 47 58,48 2,875 40 64 68,5 43,027 — 0,82 + 2,9 4 267 9 49 44,65 2,892 9 56 42,4 42,943 — 0,24 -4,5 4 268 9 49 69,29 2,890 40 0 40,9 42,891 + 0,40 + 3,6 2 269 5.6 24 20,67 2,856 44 46 28,2 42,800 — 0,76 + 5,7 3 270 8.9 22 6,46 2,877 40 39 34,8 42,750 — 0,31 - 0,3 2 274 40 22 22,69 2,892 9 48 54,5 42,730 + 0,01 -0,7 2 272 8 22 36,24 2,869 44 2 26,0 42,746 + 0,06 + 3,4 2 273 8 23 48,87 2,858 44 37 31,6 42,667 + 0,19 + 2,3 2 1 274 7 23 56,04 2,884 40 42 46,2 42,624 — 0,59 - 3,7 4 276 9.40 23 67,02 2,853 44 50 34,3 42,623 + 0,59 -4,7 3 276 9 24 4,46 2,854 44 55 34,9 42,648 + 0,71 + 0,5 2 277 9 24 34,67 2,852 44 64 49,8 42,584 + 0,27 + 4,8 2 278 9.40 24 60,28 2,844 42 47 67,4 42,564 + 0,20 + 3,4 2 279 9 25 48,47 2,840 42 26 29,2 42,498 — 0,31 + 2,1 2 i 280 3.4 26 20,67 2,887 9 66 0,3 42,460 + 1,78 -4,8 3 284 8.9 26 34,38 2,835 44 39 0,9 42,445 + 0,43 -2,3 4 282 9.40 26 64,22 2,889 9 49 25,0 42,425 — 0,08 -1,6 3 ; 283 9 27 38,09 2,837 42 32 21,2 42,372 + 0,07 + 2,1 2 1 284 9 28 4,06 2,878 40 22 25,7 42,344 — 0,36 — 0,3 2 1 28E ) 8 29 42,73 2,872 40 39 27,0 42,203 4 28f ) 6.7 29 47,69 2,852 44 39 50,2 42,256 + 0,02 - 2,8 3 28- r 9 30 44,41 2,884 40 7 32,3 42,456 — 0,67 + 1,1 2 28! i 9 3 34 44,83 +2,844 —42 0 24,6 -f 42,422 + 0,34 + 7,2 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 325 1 e 1 I «s .- 1 = S G.nn- P dezzu u A.R.iiiciliii pel 0 j:on- iiiiio 1800 Vurinzio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variaziune annua W — S in A.R. Declinaz. 28! ) 9" h 3 31 3i;08 -f-2,831 — 12 42 10';0 +-12;i03 -)-o:io + i:'5 ( 3 ; 29( ) 8 31 40,63 2,851 1139 50,4 12,092 — 0,23 + 2,7 3 29 6 32 44,06 2,866 10 53 27,1 42,016 + 0,02 + 1,7 2 292 7 33 42,26 2,855 1124 7,9 41,985 + 0,12 + 0,0 2 293 8.9 33 64,53 2,848 1 1 43 50,6 11,935 + 0,02 + 0,5 2 294 ' 7 34 35,31 2,837 12 15 23,9 44,888 — 0,31 -4,1 2 296 8 35 8,37 2,859 11 817,6 11,849 -3,74 + 4,8 2 296 9 35 28,57 2,875 1046 36,5 11,824 + 0,28 + 0,0 3 297 9.10 35 30,51 2,872 1011 4,2 11,822 + 0,10 - 4,2 1 298 9 36 6,74 2,862 10 67 44,9 11,780 — 0,06 + 0,8 2 ' 299 3 36 32,75 2,875 1014 26,5 11,749 + 0,11 —25,9 3 300 6 36 52,64 2,861 10 65 51,6 11,726 + 0,22 -6,2 2 301 8 37 1,36 2,879 10 2 68,4 11,716 — 0,20 + 0,9 2 303 8.9 37 52,87 2,830 12 30 7,3 11,653 — 0,28 -0,2 2 1 303 8 38 2,20 2,855 1113 3,3 11,642 + 0,00 -3,1 3 304 6 39 31,63 2,828 12 32 36,3 11,536 — 0,25 -1,3 3 305 8.9 39 61,63 2,857 11 4 7,2 41,512 . . . . . . 2 I 306 8.9 39 52,79 2,882 9 52 47,1 11,510 — 0,06 O 0 J"* 2 307 8 40 29,27 2,839 1155 34,6 11,467 + 0,32 -0,8 2 308 8.9 41 51,08 2,833 12 12 20,3 11,370 — 0,57 -2,8 2 309 9.10 42 36,09 2,836 42 2 4,9 11,315 — 0,45 + 0,3 2 1 310 8.9 43 25,59 2,844 4134 40,0 11,250 — 0,43 + 2,2 2 311 8 43 44,64 2,861 40 44 45,4 11,232 + 0,05 - 5,7 3 312 8.9 44 19,40 2,873 10 9 45,7 11,191 — 0,02 + 2,4 3 313 9 44 22,66 2,829 12 47 44,3 11,187 — 0,07 + 3,6 2 314 8.9 45 13,32 2,856 40 56 54,2 11,126 + 0,41 — 3,8 2 315 7.8 46 18,92 2,826 42 23 33,4 11,119 — 0,30 + 4,6 2 316 7.8 46 43,95 2,854 10 57 50,9 11,015 — 0,20 + 0,7 2 317 9 47 34,41 2,856 10 50 61,1 10,953 — 0,21 + 4,0 3 ! 318 7 47 52,08 2,875 9 56 10,4 10,932 + 0,20 -1,2 3 319 9 48 7,61 2,851 11 6 32,7 10,912 — 0,13 - 3,5 2 320 8.9 48 44,47 2,827 12 13 42,6 10,908 + 0,03 + 0,5 2 321 6.7 48 41,41 2.822 12 30 39,6 10,872 + 0,05 + 2.2 2 322 9 49 20,27 2,857 10 44 60,1 10,821 — 0,31 -177 ,2' 2 1 323 8 49 32,43 2,851 11 4 7,2 10,810 + 0,03 -1,4 2 324 7 . J 49 51,77 ■ f 2,840 — 11 15 48,3 - f 10,785 — 0,28 -1,1 326 POSIZIOM MKDIE Dl 2696 STELLK, FCC. o ? •- 1 ^ in 1 '^ Gran- dezza A.R. media ■■ pel 0 gen- naio 4860 ^ariazio- ne annua Decliiiazione media pel 0 gennaio 4860 Variazione annua W — S in A.ll. Declinaz. ■ = to Z ? a. Gran- dezza 1 A.R. media ^ pel 0 gen- naio 4860 k'ariazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua W-S in A.R. Declinaz. IVum. delle osservaz. 397 7.8 i h 1 21 36;73 -f 2,806 — 1219 2,6 ■f 8;336 — 0,25 -o;'5 6 398 8.9 21 53,04 2,838 10 50 53,5 8,326 + 0,07 + 1,2 4 399 9 22 43,08 2,839 10 47 21,3 8,238 — 0,21 + 3,4 2 400 8 23 40,56 2,814 1152 0,3 8,183 — 0,23 - 6,3 3 401 8.9 23 50,68 2,831 10 13 18,2 8,170 — 0,06 + 0,8 3 402 9 24 13,90 2,801 12 2818,0 8,139 4-0,34 -2,8 2 403 8.9 24 54,13 2,846 10 25 32,1 8,085 + 0,13 + 2,2 3 404 40 23 33,20 2,857 9 54 28,7 8,033 — 0,26 + 1,7 2 405 9.10 25 37,15 2,850 1013 20,1 8,027 — 0,01 — 2,7 2 406 6.7 26 35,33 2,791 12 50 23,2 7,950 — 0,17 + 0,9 3 407 9 26 38,43 2,860 9 46 1,0 7,946 — 0,08 + 2,5 2 408 8 26 41,28 2,829 11 7 38,6 7,940 — 0,42 — 181",0 2 409 6.7 26 45,56 2,830 11 6 4,8 7,936 — 0,23 -2,0 2 410 9 27 7,28 2,810 11 58 48,0 7,906 + 0,04 - 3,3 1 411 9 27 46,18 2,792 12 48 26,8 7,895 + 0,11 — 2,0 2 ! 412 8.9 27 53,73 2,809 12 0 46,2 7,844 + 0,07 + 2,6 4.5 413 8.9 28 6,73 2,811 11 55 48,8 7,828 — 0,22 + 3,6 2 414 7 28 34,11 2,833 10 1 38,1 7,790 — 0,21 — 6,0 2 1 415 9 28 53,09 2,812 11 51 52,2 7,764 — 0,17 + 1,4 1 416 10 29 47,26 2,847 40 16 19,8 7,691 — 0,12 + 0,4 3 417 8 29 49,25 2,818 113315,3 7,689 — 0,23 -2,4 2 i 418 9 30 18,79 2,849 1010 51,4 7,650 — 0,14 -1,3 2 419 9 30 46,32 2,850 10 8 9,6 7,612 + 0,35 - 3,2 2 420 8.9 30 53,68 2,803 12 9 3,4 7,602 + 0,14 — 1,6 6 421 9 31 20,43 2,803 12 9 50,2 7,666 — 0,05 -0,7 1 422 9.10 32 19,19 2,830 10 3818,8 7,483 - 0,20 -2,5 3 1 42a 5 32 22,11 2,798 12 2414,0 7,482 - 0,06 + 2,2 2 424 \ 8 32 53,69 2,789 12 48 28,3 7,439 . . . 1 42E ) 8.9 33 10,82 2,830 10 58 22,2 7,417 — 0,29 — 7,2 3 i42( ) 8.9 33 63,13 2,831 10 34 11,3 7,360 + 0,04 - 0,2 4 |42' r 9.10 34 8,94 2,834 10 47 3,4 7,338 -t-0,14 -4,2 2 42i ? 9 34 13,05 2,844 10 20 32,6 7,332 — 0,29 - 5,0 2 42 ) 7.8 33 11,32 2,789 12 44 54,1 7,253 — 0,29 + 6,0 3 43 } 8.9 33 16,53 2,806 11 58 67,0 7,246 + 0,04 -0,9 2 ] 43 1 8.9 33 24,71 2,809 11 61 64,4 7,234 — 0,17 -4,3 2 43 2 9 4 33 35,73 -)-2,808 — 11 64 60,7 -1- 7,219 + 0,18 + 0,2 3 t)EL M. E. GIOVANNI SANTINI 329 Numero 1 progressive Gran- dezza A.R. media pel 0 j,'en- naio 1860 Variazio- ne an nil a Deelinazione media pol 0 gcnnuio I8U0 Variazione annua A.R. — S in Declinaz. s z = s 2: = 1 1 433 7 h 4 37 9>1 +2,829 — lO" 50 52,0 + 7"092 — o;'2o -1,8 2 43i 40 38 40,24 2,818 112518,7 6,936 + 0,22 — 6,1 2 435 8 39 18,95 2,798 1212 24,3 6,915 — 0,00 — 1,1 2 436 7.8 39 35,88 2,808 1149 5,6 6,892 — 0.17 — 0,5 3 j 437 9.10 40 66,11 2,819 1 1 20 20,3 6,782 — 0,23 + 0,2 2 438 9 41 24,89 2,822 111051,2 6,743 — 0,20 + 0,6 4 430 7.8 41 34,51 2,856 9 43 27,4 0,730 — I,0i -2,1 1 440 9 41 36,19 2,817 1125 28,9 6,727 — 0.09 + 0,6 2 |44, 9 41 51,00 2,823 11 7 12,9 6,706 + 0,14 + 1,9 3 : 442 9 42 41,93 2,831 10 iS 38,6 6,0.37 + 0.12 + 4,2 2 443 9 42 4!»,36 2,829 10 50 20,3 0,622 + 0,28 -0,7 3.4 j 444 8 43 9,74 2,796 12 17 21,6 6,399 — 0,01 + 0,5 2 445 8.9 43 15,10 2,803 41 69 33,4 0,591 + 0.31 -M 4 446 8.9 43 30,46 2,789 42 33 64,1 6,362 + 0,01 + 8,0 2 . ,447 8 44 4,25 2.853 9 47 33,8 0,323 — 0,70 — 0,2 3 j 448 9 44 29,35 2,791 12 28 54,6 6,488 — 0,26 + 2,6 * 449 j 8 45 9,54 2,798 121110,3 6,433 + 0,11 — 2,3 4 ; 450 8 45 58,24 2,831 10 43 33,6 6,363 — 0,57 — ij 4 ' 451 8 46 23,50 2.832 9 47 31,1 6,328 — 0,37 -1,2 3 452 9 47 11,70 2,826 10 52 32,1 0,263 — 0,40 - 2,5 4 453 8 47 29,47 2,816 1121 4,0 6,239 — 0,04 + 0,0 2 454 9 47 55,39 2,825 10 37 0,6 0,201 — 0,22 + 2,0 3 455 9 48 19.80 2.810 1130 23.7 6,170 — 0,23 + 2,7 2 45(i 9.10 48 48,50 2,832 10 37 44,5 6,130 1 j 457 9 48 59,03 2,821 11 6 35,0 6,116 — 0,33 — 2,9 2 ! 458 8 50 21,32 2,782 12 45 58,8 5,997 — 0,13 + 0,6 3 ' 459 9 51 20,09 2.846 9 38 47.6 5,910 — 0,88 + 1,5 4 460 9 51 32.03 2,848 9 53 35.4 5,902 — 0,53 - 3,7 3 461 7.8 53 48,26 2.832 10 31 6.9 5,796 — 0,22 -2,4 2 462 9 52 54,12 2,782 12 43 31,3 5,787 + 0,12 -0,9 2 463 8.9 52 59,82 2,633 10 32 0,5 3,779 — 0,54 + 2,3 3 I 464 5.0 53 13,13 2,834 10 28 20,0 5,761 - 0,61 + 7,2 3 ! 465 5 63 25,58 2,781 12 44 49,1 5,744 - 0,10 + 4,2 4 400 8 53 27.S;i 2,784 12 38 23.3 5,711 . . . 4 , i 467 6.7 53 54,42 2,781 12 43 37.2 5,704 4 408 7.8 4 5i 28,88 +2,811 — 1125 5,0 + 5,635 — 0,06 + 1,8 1 ' ViL 42 330 POSIZIOM MKDIE DI 2696 STELLli, ECC. 1 ° o . 1 2-S Gran- .4.R. media Variazio- Declinazione W — S (U CO =^ ?; Variazione -^ > £ t SO p. dezza pel 0 L'eii- liaio iS60 11 e annua media pel 0 gL'imaio 1860 annua A.R. n Declinaz. K ° 4C9 8 li 4 54 32;73 +2,817 — \\ 9 66^4 -f- 5;'651 — o;()8 + 2,1 4 470 9 53 12,92 2,818 11 8 24,9 6,595 — 0,34 -6,8 4 474 9.40 63 20,03 2,817 1110 6,1 5,575 + 0,44 - 0,9 2 472 9 53 33,09 2,814 1118 1,9 5,565 — 0,09 — 2,3 2 473 8 56 4,07 2,778 12 51 3,7 5,522 -f 0,06 + 9,5 2 474 9.40 56 16,90 2,795 12 6 23,6 5,504 - 0,11 + 0,6 2 475 9 66 27,83 2,782 12 38 27,9 5,489 — 0,29 + 0,6 4 476 7.8 67 23,73 2,824 10 60 6,0 6,410 — 0,30 - 1,6 3 477 9 57 25,58 2,788 12 22 40,1 6,408 — 0,09 + B,5 4 478 9 58 4,64 2,812 1122 27,9 6,363 .+- 0,28 + 1,9 3 479 8 68 14,58 2,800 1153 20,0 5,338 — 0,18 +12,1 4 480 9 58 39,58 2,784 12 3139,6 5,303 + 0,01 -3,1 2 481 8.9 58 50,60 2,843 10 118,1 5,288 — 0,27 + 0,1 2 482 9.10 69 21,04 2,836 1018 34,8 5,245 — 0,27 + 1,6 2 483 7.8 59 34,89 2,829 10 36 47,1 5,226 — 0,37 + 1,3 3 484 8.9 4 39 64,79 2,800 1150 27,7 5,197 — 0,13 + i,9 5 483 40 5 0 24,59 2,798 41 54 57,5 5,156 + 0,11 + 1,6 3 480 6.7 0 54,09 2,780 12 40 32,9 5,113 — 0,31 + K& 3 487 7 1 20,77 2,777 12 46 32,5 6,077 — 0,10 + 3,9 2 488 9 2 47,50 2,781 12 39 3,3 4,996 — 0,04 + 3,9 2 489 8 2 48,21 2,812 1118 38,2 4,953 . 2 490 9 3 0,11 2,790 1212 40,1 4,936 + 0,15 + 0,3 6 491 9 3 42,88 3,803 1139 43,0 4,876 + 0,29 + 1,6 1 492 7.8 4 2,09 2,799 4149 33,7 4,849 — 0,02 + 0,0 2 493 9.10 I 21, li 2,776 12 47 34,2 4,823 + 0,00 + 3,6 1 494 6.6 4 29,30 2,794 12 134,1 4,810 2 493 7 4 51,00 2,794 12 4 34,1 4,780 — 0,28 - 4,3 2 490 9 5 42,81 2,790 1 1 68 20,7 4,706 + 4,07 — 7,0 4 497 9 6 45,30 2,823 10 48 12,0 4,617 + 0,23 + 4,2 3 498 8 6 54,47 2,800 1129 23,5 4,604 + 0,03 + 3,0 2 ! 499 8.9 8 33.47 2,783 12 2158,8 4,'i64 + 0,14 + 2,2 2 500 8.9 8 49,63 2,773 42 3319,8 4,441 + 0,34 + 0,2 "2 501 8.9 0 10,iO 2,781 12 31 43,6 4,403 + 0,20 — 2,9 4 502 9 9 33,i'i 2,831 10 24 8,9 4,379 — 0,40 + 0,1 3 503 7 9 37,48 2,805 1 1 30 44,8 4,373 + 0,13 + 2,2 2 504 8 5 9 68,69 f2,807 — 112514,8 4,343 — 0,14 - 4,7 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 331 1 o ! = .C 5 To K = Gran- (JCZZII A.R. media pel 0 geii- naio 18G0 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaiu 1860 Variazione annua W — S in A.R. Declinaz. 4> ^ — 505 8 h 5 11 20,00 -f-2,783 — 12'25'47;i -I- 4','227 — 0,28 -1,0 2 500 8,9 12 5,29 2,825 10 39 22,2 4,103 — 0,34 -1,6 3 607 8 12 23,27 2,834 10 14 41,7 4,137 — 0,10 -3,0 2 508 9 42 27,08 2,810 41 17 17,9 4,131 -f 0,24 -0,4 3 509 8.9 12 45,66 2,819 10 53 45,1 4,104 — 0,38 -2,1 2 510 7.8 12 46,52 . . . 10 53 50,5 4,104 — 0,38 -1,2 2 511 8.9 13 6,72 2,812 1110 54,4 4,073 4- 0,30 -0,7 2 512 9 13 27,04 2,836 10 8 62,1 4,045 + 0,57 4-2,7 i 513 8.9 44 4,45 2,824 10 4013,4 3,992 — 0,08 -1,1 2 514 9 15 35,66 2,786 12 13 59,3 3,946 -1- 1,10 -1,3 2 615 7.8 16 58,85 2,826 10 3311,1 3,742 — 0,01 - 2,0 2 510 8 16 59,20 2,808 11 20 15,8 3,742 + 0,44 -2,7 2 517 10 47 3,27 2,789 12 6 44,5 3,736 + 0,10 - 0,2 3 618 9 17 31,19 2,786 1214 58,7 3,698 + 0,44 - 2,0 2 519 9 18 0,51 2,813 11 7 20,7 3,046 — 0,01 -2,5 2 520 6 18 25,49 2,828 10 27 27,3 3,C19 — 0,54 -4,3 2 521 9 18 39,87 2,805 1126 39,2 3,597 + 0,25 4-2,5 1 522 7 18 51,29 2,775 12 40 32,7 3,581 + 0,11 4- 3,2 2 523 7 20 33,03 2,791 42 418,1 3,434 4-0,23 4-2,7 3 524 8.9 20 42,24 2,819 40 48 61,7 3,421 4- 0,36 -1,8 2 525 9.10 21 13,36 2,832 10 17 1,6 3,377 — 0,75 -4,9 2 520 9.10 21 60,30 2,824 10 36 16,7 3,315 — 0,30 — 3,2 a 527 8 23 11,84 2,837 10 2 60,4 3,207 - 0,28 4-2,6 3 528 7.8 24 21,51 2,83 4 10 10 40,9 3,193 — 0,87 4-10,2 2 629 9 25 23,88 2,835 10 6 10 9 3,010 — 0,30 -2,4 2 . 530 9.10 26 47,41 2,830 9 29 39 5 2,893 — 0,20 4-1,6 2 1 631 1 8.9 27 22,39 2,776 12 34 0,7 2,816 4-0,18 4- V 3 532 9 27 35,34 2,826 10 28 49,7 2,820 3 ; 533 8.9 27 43,49 2,834 40 911,4 2,813 - 0,35 -2,6 3 631 9 27 44,18 2,777 12 3139,9 2,815 — 0,09 4-0,7 1 535 9 27 49,92 3,793 11 5160,0 2,806 4-0,27 4- 5,9 3 536 8 27 53,22 2,823 10 33 57,2 2,800 — 0,09 4-0,3 3 537 8 28 13,46 2,792 1133 41,7 2,772 4-0,69 4-^,4 1 ; 538 8 29 7,22 2,822 10 39 10,4 2,694 . . 1 539 8 30 2,47 2,823 1035 23,8 2,016 . 1 ' 540 » 5 30 4,94 -f2,792 — 11 53 33,5 ^ 2,611 4-0,17 4-0,6 2 1 332 POSIZIONI MEDIE Dl 2096 S TELLE, ECC. " o 2-5 at = to Gian- dezza A. R. media pel 0 gen- naio 4860 Variazio- ne aunua Dcclinazione media pel 0 gennaio 4860 Variazione anuua 1 A.R. -S n Declinaz. Num. delle osscrvaz. 541 9 h 5 30 22,43 -f 2,833 — 40 40 0,8 + 2;586 — 0','42 - 5;3 1 2 i 5t2 7 30 37,42 2,702 44 54 48,7 2,564 — 0,23 + 2,2 2 543 9 31 6,93 2,770 42 47 9,4 2,624 -\- 0,36 + 0,6 2 j 544 9 34 48,43 2,833 40 40 27,6 2,505 4- 0,04 + 0,6 4 545 9 31 46,23 2,776 42 31 58,6 2,409 + 0,47 - 2,8 2 1 ; 646 8.9 32 51,94 2,806 4147 28,3 2,455 + 0,34 + 0,0 2 64-: 9 33 23,97 2,837 40 0 0,7 2,335 — 0,50 -0,3 3 548 9.40 33 29,97 2,844 40 48 43,9 2,313 + 0,42 + 2,4 4 549 9 33 44,34 2,805 44 49 43,3 2,293 + 0,34 -4,9 2 550 7.8 33 65,39 2,824 40 30 37,0 2,275 + 0,06 - 2,8 4 651 9 34 3,65 2,826 40 27 9,0 2,265 — 0,24 + 0,5 i 552 7.8 34 21,03 2,806 44 46 20,9 2,240 + 0,05 -5,6 2 ' 553 9 34 38,30 2,814 44 3 54,9 2,244 — 0,48 -4,6 2 1 i 654 9 34 43,84 2,786 42 4 55,6 2,204 + 0,21 + 2,3 4 1 i 555 j 9 35 53,28 2,776 42 3137,2 2,106 + 0,30 + 3,8 3 : 656 7.8 35 68,64 2,820 40 44 54,5 2,099 + 0,07 -4,4 2 ' 657 9 33 59,97 2,826 40 26 22,7 2,096 — 0,08 - 0,7 2 558 8 36 .13,45 2,778 42 26 41,9 2,077 +40,26 + 6,2 2 559 9 36 29,94 2,791 44 53 38,3 2,038 + 0,44 + 0,4 4 560 8 37 3,84 2,804 44 21 49,9 2,002 — 0,45 + 6,7 2 564 7.8 37 39,93 2,833 40 4 29,3 4,937 — 0,24 + 0,6 2 502 9 38 36,78 2,835 40 2 4,6 4,869 — 0,30 - 4,6 2 663 8.9 38 33,10 2,810 40 49 36,4 4,842 — 0,22 — 4,6 2 564 8.9 38 36,72 2,776 42 29 23,9 4,840 + 0,47 + 7,3 3 565 8 39 33,03 2,776 42 28 54,9 4,787 + 0,48 + 3,9 2 j ■ 566 8.9 39 39,93 2,780 42 20 6,3 4,770 + 0,09 + 0,5 2 i 567 8.9 30 56,00 2,810 41 4 63,3 4,753 + 0,30 - 4,4 2 568 9 40 8,80 2,814 40 64 0,2 4,735 + 0,46 + 2,9 2 569 8 40 49,84 2,839 9 53 33,4 4,718 - 0,44 - 4,3 2 \ 570 1 571 9 42 4,23 2,838 9 34 30,6 4,571 — 0,28 — 4,2 2 8 42 5,67 2,828 40 49 20,7 4,505 — 0,41 + 4,8 4 1 ^72 9 42 44,90 2,830 40 42 47,6 4,531 + 0,71 + 0,4 4 1 \ 573 8.9 42 20,43 2,778 42 22 56,7 4,542 + 0,22 + 2,7 ' 574 9 42 39,36 2,827 402051,5 4,646 — 0,17 -0,9 2 1 675 9 43 2,36 2,784 42 46 45,4 4,483 — 0,06 + 0,0 2 1 576 9 5 43 29,98 +2,790 — 44 62 43,4 -f 4,442 + 0,33 -3,3 2 ' DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 333 c E. Gran- tlezza A.R. mp ■c ■- o (A 649 8.9 h . 6 8 41,29 +2,790 — 41° 52 34',9 — 0>60 4- 0;'53 — 2;4 2 CBO 7 8 52,90 2,790 4154 49,8 0,777 + 0,42 + 0,5 2 651 9 9 41,12 2,816 40 47 34,4 0,803 + 0,35 + 2.8 2 052 9.^o 9 13,37 2,798 4132 35,6 0,806 — 0,05 + 0,4 2 C53 8.9 9 45,40 2,838 9 53 27,4 0,853 -f 0,23 + 7,4 2 1 C5i 9 9 51,70 2,809 41 5 54,3 0,860 — 0,00 -2,1 2 C55 7.8 40 41,22 2.787 44 59 59,0 0,893 4- 0,45 -0,2 2 1 CB6 8.9 40 42,42 2,835 40 4 40,3 0,893 4-0,21 -8,0 3 ! 657 9 40 45,33 2,819 40 40 44,6 0,944 — 0,09 -4,2 2 658 8 40 50,27 2,803 44 49 50,0 0,948 + 0,20 - 0,8 4 659 7.8 44 0,39 2,819 40 40 33,9 0,003 — 0,44 -4,5 3 660 9.10 41 48,84 2,825 40 25 33,4 0,994 + 0,03 + V 2 661 9 41 30,86 2,834 40 4143,9 4,007 — 0,45 + 0,6 2 062 9 41 67,00 2,786 42 3 3,7 4,047 — 3,57 -0,5 2 663 9 42 41,47 2,798 44 32 37,4 4,000 + 0,16 + 4,6 2 604 9 42 30,00 2,775 42 28 40,4 4,094 + 0,49 +62,0 2 665 9 42 48,49 2,834 40 4140,0 4,420 + 9,90 — 4,8 3 i 666 8 42 49,85 2,775 422841,8 4,122 + 0,04 + 00,7 2 067 7.8 43 42,52 2,816 40 49 22,5 4,498 . 2 068 8 44 47,23 2,824 40 27 54,2 4,292 — 4,30 -2,9 i i 669 0 44 53,30 2,794 44 42 45,0 4,301 — 0,02 + 5,3 2 670 8.9 4t 58,64 2,785 42 5 7,7 4,310 + 0,36 -4,2 2 j |671 9 45 3,74 2,842 44 0 24,8 4,347 + 0,36 + 64,5 3 672 8 45 9,71 2,834 40 3 46,4 4,320 — 4,22 - 2,3 2 673 9 46 24,92 2,826 40 2644,6 4,435 — 0,99 + 3,5 2 ! 674 9 47 8,62 2,797 44 36 25,0 4,498 + 0,42 + 4,3 2 • 676 9.10 47 40,65 2,796 4139 40,4 4,540 + 0,29 + 4,6 2 , 676 9.10 47 20,92 2,797 44 36 8,0 4,516 + 0,25 — 0,3 4 ' ! 677 7 47 38,54 2,804 44 27 27,4 4,542 + 0,78 -4,2 ^ 678 9.10 48 37,84 2,780 42 48 20,4 4,028 + 0,20 4-2,4 2 679 9.10 48 52,46 2,783 42 40 30,5 4,049 — 0,04 + 4,4 3 080 9 19 41,41 2,806 44 44 42,2 4,078 + 0,28 -4,8 4 681 8.9 49 44,90 2,808 4140 24,3 4,683 + 0,13 + 1,0 2 ■ 1 682 8.9 49 40,00 2,837 9 57 46,0 4,720 - 1,25 H- 0,4 2 ! 683 9 49 51,50 2,807 4112 42,8 4,736 + 0,23 + 4,4 2 684 9 6 20 47,84 +2,809 — 44 7 38,7 — 4,774 — 0,44 -h 0,7 2 336 posiziOM MKDu: m 2696 stf.llk. ixc. [o.i i s bii &, Gran- dezza A. R. Media Variazio- pel 0 gen- ne naio 4860 annua Declinazione media pel 0 geniiaio 48G0 Varinzione annua A.R. — S in Declinaz. N." delle osservaz. ( 685 i h 6 20 43';75 4-2,791 — 1145'42,'6 — 4;8M + 0;'35 + 4';7 2 ■ 686 9 20 45,14 2,770 12 45 24,0 4,813 + 0,40 -0,4 2 I 687 40 21 22,42 2,827 40 23 21,8 4,807 + 0,01 -3,4 2 688 9 21 53,49 2,769 42 46 25,4 1,912 -f 0,39 + 3,2 2 j i 689 7.8 23 43,74 2,782 12 15 38,5 2,072 -t- 0,42 -1-0,2 2 1 690 9 23 50,26 2,824 40 30 4,0 2,082 + 0,28 + ^,3 2 ' 1 091 8 24 4,79 2,778 12 23 32,5 2,101 + 0,49 + 1,8 1 692 9 24 27,40 2,778 42 24 52,0 2,136 — 0,02 + 4,6 2 ! 693 9 24 27,48 2,770 12 44 38,0 2,136 4-0,47 + 1,4 2 694 9 24 36,83 2,829 10 18 57,8 2,149 — 0,18 -1,6 2 695 9 24 40,78 2,815 10 54 48,4 2,164 -f 0,41 + 1,2 2 696 6 24 53,15 2,781 -12 17 42,2 2,473 — 0,32 -4,2 3 697 8.9 24 54,43 2,785 12 7 53,0 2,174 — 0,08 + 0,4 2 1 j 698 7.8 24 55,43 2,777 l2 27 50,1 2,476 + 0,12 + 0,8 2 1 699 7 26 43,34 2,811 H 3 57,9 2,289 + 1,26 -0,1 2 700 8 26 49,72 2,790 1157 18,1 2,299 + 0,30 -3,6 2 70i 9 26 19,15 2,837 9 59 24,5 2,298 + 0,09 - 4,0 2 702 9.10 26 25,77 2,814 10 55 41,9 2,307 + 0,20 -r 5,6 2 , 703 8 27 9,91 2,795 4145 15,5 2,371 + 0,19 + 5,2 2 704 40 27 29,35 2,838 9 50 38,1 2,399 — 0,14 + 3,5 2 705 9 27 30,22 2,804 4122 18,6 2,401 — 0,30 ■+■ 6,9 2 i 706 9 27 64,25 2,780 42 22 4,4 2,436 + 0,37 -f 0,9 2 707 9 28 20,14 2,786 42 717,0 2,473 + 0,18 -2,5 2 ! j 708 8 28 32,95 2,777 12 29 36,4 2,492 — 0,02 + 4,9 2 j 709 8.9 28 48,39 2,825 10 28 32,0 2,514 — 0,22 + 0,2 2 710 9 28 55,00 2,792 41 52 48,4 2,524 + 0,00 + 0,2 2 711 9 29 10,20 2,829 10 21 1,3 2,546 — 0,02 + 0,5 2 1 1 7-12 1 9 29 44,09 2,816 10 5139,8 2,552 — 0,19 -4,6 3 ! 1 713 7.8 29 21,11 2,807 14 45 49,0 2,562 — 0,40 -0,1 2 j 1 714 40 29 37,26 2,820 40 43 22,5 2,585 + 0,06 + 7,1 2 715 9 29 37,39 2,700 42 49 48,5 2,585 — 0,34 -1,2 2 ; ; 716 9 30 2,89 2,816 10 5154,8 2,022 — 0,39 + 1,8 4 ; 747 8 30 17,22 2,806 1148 43,2 2,643 — 0,02 - 4,4 2 1 718 9 30 36,90 2,808 11 14 27,0 2,072 + 0,10 + 0,7 2 ' 749 9.40 30 56,93 2,819 40 47 29,0 2,702 + 0,07 — 2,0 2 720 9 31 4,08 2,800 — 44 33 64,4 — 2,712 — 0,03 -f-1,7 2 DF.L M. E. GI0\.\NNI SANTINI 337 Numeio [j progressivoj Gnui- dezzu 1 1 A.R. media pel 0 ^'cn- najo 1800 1 Variazio- nc aunua 1 Deelinazione iiuMlla pi'l 0 ; gennajo 1860 Viiriazioae annua W A.R. - S n Declinaz. 1 s 721 8.9 li 6 34' 4;79 -1-2:772 _12°42'50;iS 1 _ 2,712 -1- 0,33 + 2,2 2 722 7 3112,93 2,709 42 5148,4 2,724 + 0,05 + 2,7 2 723 7.8 32 56,42 2,792 41 54 43,4 2,873 + 0,25 + 3,0 2 724 9.10 33 49,83 2,790 4 1 58 56,0 2,930 + 0,73 — 2,4 2 725 7.8 3126,80 2,789 42 3 14,9 3,003 + 0,23 - 0,8 2 726 9 34 65,09 2,771 42 47 24,2 3,044 . . . 4 727 7.8 30 25,41 2,799 1137 51,3 3,163 — 0,08 + 0,2 2 728 9 30 37,22 2,844 9 to 19,7 3,191 4 729 9 30 38,42 2,793 4 I 34 28,2 3,192 + 0,51 + 0,0 2 730 9.10 30 18,03 2,839 9 57 24,2 3,207 — 0,33 + 0,8 2 731 9 36 50,53 2,77-i 12 45 45,5 3,210 + 0,09 - 0,4 2 732 9.10 30 55,00 2,834 40 10 60,8 3,217 - 0,11 - 1=5 4 733 9.10 37 40,81 2,774 42 41 50,5 3,249 + 0,43 + 1,0 2 734 9 37 38,74 2,830 4019 33,9 3,280 — 0,24 + 4,3 2 735 9 37 39,95 2,823 10 38 2,5 3,282 — 0,28 - 7,4 2 736 9 37 43,09 2,774 12 40 38,4 3,288 + 0,22 + 5,9 2 1 737 9 38 9,00 2,773 42 42 58,0 3,323 + 0,36 + 0,0 2 1 738 9.10 38 41,43 2,815 41 0 3,8 3,370 + 0,20 -4,0 2 739 10 38 44,66 2,822 40 42 0,0 3,374 + 0,28 + 8,9 1 740 40 39 40,18 2,827 40 3024,0 3,411 — 0,29 + 2,9 4 741 9 40 21,08 2,838 40 4 35,7 3,312 — 0,14 _ 0,8 ' 742 8 40 30,47 2,790 12 2 39,4 3,534 + 0,30 — 1,0 2 743 9 40 59,57 2,818 40 53 14,3 3,367 + 0,32 -0,3 2 i \ 744 8.9 4123,15 2,816 40 37 25,8 3,601 — 0,08 + 4,8 4 1 745 8 4140,93 2,779 423047,1 3,035 4 740 9 4147,41 2,813 41 7 22,1 3,030 + 0,39 + 2,3 2 1 j 747 : ^.B 42 40,82 2,779 12 30 43,6 3,723 + 0,07 -4,8 4 748 9.10 42 56,70 2,785 42 17 31,4 3,737 + 0,03 + 2,0 2 749 1 8 ] 43 32,59 2,773 42 48 20,2 3,788 — 0,04 + 4,2 2 750 78 43 38,68 2,782 42 25 30,8 3,797 + 0,06 + 0,4 4 1 |751 ' 8 44 52,89 2,810 4144 23,5 3,904 — 0,09 + 2,7 2 ,752 7.8 1 45 28,87 2,815 41 2 23,2 3,939 + 0,06 + 1,6 2 2 753 1 ' 9 1 45 45,40 2,807 4122 24,5 3,977 + 0,44 + 2,1 754 1 1 8.9 46 4,40 2,818 40 50 9,3 4,004 + 0,32 — 3,1 2 Too 9 1 46 20,05 2,812 9 54 4,0 4,027 -f- 0,44 -2,7 9 . 75( ! __^ 7 1 6 47 13,80 1 +2,814 — H 5 35,3 — 4,104 + 0,48 -3,2 2 ■ VII 43 338 POSI/IOM MEDIK DI :2G9G STEI-LK, ECC. 1 s> \p.t ' H — < .= 1 c. Gran- dczza A. R. media pel 0 iicii- iiiiio 1860 Viiruizio- ne nniiuu Dc'cliiinzione media pil 0 gcmiiiio 1860 Variazicinc A.R. -S in Dccliiiaz. Num. delle ' osscnaz. 757 8.9 li 6 47 36,43 +2,839 — lo" 2 36,4 _ 4;i63 " 1 2 738 8 48 0,07 2,812 11 13 4,5 4,170 + 0,33 + ■1,5 2 ' 759 9 48 7,13 2,819 10 34 32,8 4,180 + 0,06 + 0,9 2 7G0 8,9 48 23,63 2,80'* 113231,7 4,207 — 0,03 + 0,0 2 j 761 9 48 30,97 2,841 9 58 34,3 4,215 — 0,01 -3,0 2 762 9 48 32,64 2,709 1144 44,1 4,216 + 0,42 -0,8 2 763 8 48 43,27 2,840 40 0 47,0 4,233 + 0,35 -0,6 4 764 8.9 49 10,91 2,801 114113,1 4,270 + 0,28 + 3,4 3 766 8.9 49 42,86 2,801 114061,5 4,273 + 0,27 + 4,6 1 76C 9 49 18,26 2,831 10 24 44,6 4,274 — 0,44 — 53,8 2 767 8.9 49 23,52 2,804 1132 33,7 4,292 . . . 1 768 8.9 49 29,81 2,801 1133 43,3 4,299 . . . . 1 769 8 BO 20,37 2,822 10 48 29,2 4,370 — 0,30 - 3,0 3 770 9 30 28,72 2,822 40 43 39,0 4,383 — 0,06 + 1,9 2 771 7.8 50 33,81 2,826 10 38 33,6 4,300 - 0,12 - 3,0 2 ■i7-2 9 50 46,29 2,819 10 50 7,0 4,408 + 0,58 + 2,8 2 773 7 51 23,47 2,827 10 36 2,1 4,469 + 0,14 -2,8 2 774 8.9 31 51,23 2,830 10 27 38,7 4,300 — 0,49 + 0,6 2 1 773 8 51 3i,42 2,812 1114 40,3 4,503 — 0,18 -1,8 2 776 9 52 9,60 2,803 1130 49,3 4,523 + 0,10 + 2,0 2 777 9 52 9,73 2,802 1138 32,0 4,523 — 0,21 + 0,3 2 1 778 9.10 52 23,03 2,825 10 4144,6 4,347 — 0,13 + 6,6 O 1 ■^ 1 779 9 62 30,87 2,827 10 33 43,7 4,536 — 0,09 - 0,9 2 i 780 7.8 52 48,06 2,810 1118 8,5 4,581 + 0,04 + 1,2 3 i 781 9 52 50,87 2,819 10 58 8,0 4,585 + 0,30 + 5,0 2 1 782 9 33 8,14 2,819 40 58 4,8 4,608 — 0,03 + 3,4 1 783 9 63 44,81 2,805 113158,1 4,661 + 0,20 - 1,9 2 784 9 64 3,21 2,817 11 3 8,7 4,686 + 0,14 + 0,5 2 i 783 10 64 23,53 2,842 9 39 61,8 4,716 — 0,28 + 3,0 2.1 j 786 9.10 64 29,68 2,806 1131 31,6 4,723 + 0,01 + 2,4 2 i 787 9.10 54 47,50 2,840 10 4 30,0 4,751 — 0,55 + 1,0 2 788 8 53 3,05 2,820 10 36 8,4 4,771 . . . 2 ' 789 89 55 38,49 2,788 1218 24,0 4,823 + 0,37 + 0,4 3 790 9 63 43,88 2,783 12 24 58,6 4,834 + 0,13 - 0,1 2 1 791 8 56 19,93 2,774 12 33 42,0 4,881 + 0,34 - 1,0 3 1 792 7.8 0 57 24,99 + 2,774 — 12 53 33,8 — 4,972 + 0,39 + 3,5 1 1 DEL M. E. GIOVANNI S.\NTIN! 339 p — J- 1 Graii- ilczz.i ! K.Vt. niptlia I)el 0 jren- iiaio 1860 ( Variazio- ne annua j Declinazione nieilia |iil 0 gcniiaio 18()0 Variazionc annua W — S in All. Declinaz. - -Ji 2 => 793 8.1) ( h j 57 31,21 ■f2,774 — 12" 50 2.6 _ 4;98l + o;i7 + o;3 2 794 0 58 4,77 2,844 9 57 20,0 5,028 — 0,38 — 2,7 2 795 8 58 7,10 2,708 11 5511,0 5,031 + 0,28 + 2,.2 2 790 9 58 31,10 2,820 10 57 52,0 6,070 2 797 8.9 58 38,92 2,840 9 53 13,0 5,077 — 0,06 — 3,0 4 j 798 8 68 45,8 i 2,793 12 7 3,6 5,088 + 0,13 + 2,0 2 1 j 799 9 58 52,55 2,845 9 54 27,2 B,097 — 0,20 — 1,0 1 j 800 9.10 59 2,0 i 2,821 10 50 42,6 6,110 + 0,31 - 0,9 2 801 9 50 17,26 2,822 10 53 2,2 5,131 + 0,02 — 0,i 2 802 9 59 37,03 2,819 11 3 15,3 5,160 — 0,06 + 0,5 2 803 9 6 59 51,16 2,810 H 2 30,3 5,180 + 0,17 + 1,4 2 i 804 9.10 7 0 4,92 2,844 9 56 36,5 5,197 — 0,09 + 2,8 2 805 6.7 0 6,27 2,818 11 4 53,4 5,198 + 0,38 + 0,6 2 806 8 0 29,88 2,796 12 1 17,8 5,232 + 0,12 - 3,3 2 ' 807 8 0 42,65 2,797 1 1 58 44,5 5,250 0,00 0,0 2 1 808 <) 1 14,07 2,795 12 4 10,0 5,294 + 0,27 + 0,8 2 ; 1 800 9 1 20,25 2,801 11 4146,8 5,303 + 0,26 — 0.5 2 810 7.8 1 25,72 2,811 1122 43,0 5,311 — 0,26 + 0,5 1 i 811 7 1 31,08 2,804 1 1 42 19,9 5,327 + 0,21 — 11 3 812 89 2 25,08 2,795 12 5 50,7 5,30 i + 0,04 — 0,2 2 ; 813 9 2 27,76 2,843 10 2 5,7 5,398 — 0,32 + 0,3 2 814 7 2 42,43 2,841 10 7 31,7 5,418 + 0,04 + 2,9 2 815 9.10 3 2,90 2,825 10 48 50,0 5,148 - 0,14 + M 2 ' 81G 8.9 3 16,87 2,777 12 51 46,3 5,466 + 0,53 + 0,6 2 \ 8i7 9 3 47,83 2,820 11 1 5,2 5,510 + 0,93 - 0,8 4 818 8.9 3 35,25 2,807 11 3145,0 5,493 + 0,05 -+1,9 2 819 89 4 12,07 2,813 1120 52,8 5,515 + 0,71 - 3,7 3 820 9 4 14,13 2,809 1 1 30 58,7 5,318 -f 0,19 + 598',0 2 821 7.8 4 45,28 j 2,802 11 48 30,1 B,591 + 0,03 - 0,2 2 822 7.8 4 59,20 ! 2,778 12 50 29,0 5,611 + 0,07 - 3,7 4 1 82-1 9 5 47,96 j 2,847 9 55 25,7 .">,G79 — 0,14 + 0,5 2 1 *' n 5 56,72 2,802 115118,2 5,091 — 0,08 -0,2 2 82: . 9 6 13,99 2,802 1150 41.6 5,711 + 0,01 4- 4.1 9 82( I 0.7 C 32,33 2,8-21 11 1 8,2 5,741 4- 0,01 4- 2.3 2 82" S 7 11,00 2,786 12 31 19,7 5.838 — 0,01 j -4,2 9 82) 1 S 9 7 7 47,16 +2,793 — 12 17 13,9 — 5.846 1 + 0,07 1 - 5,4 1 3 340 rosi/i(i\i MiDir. 01 2696 stf.li.f. kcc. o .i "1 Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 1860 Variuzio- ne aiiuuu Declinazione ineilia pel 0 gemiaio 1860 Variazione aiiiuiu — S -C != i" = . t Decliiiaz. 5 ;» 829 9 h 7 766,18 ^-2;799 — ir59'20;i — 6>o8 -f 0,07 + o;i 4 830 9 8 19,93 2,847 9 33 50,4 5,891 — 0,13 — 0,7 2 831 9 8 50,31 2,831 40 38 33,5 5,933 + 0,36 — 3,0 2 832 6.7 9 5,97 2,838 40 20 29,3 6,933 — 0,89 + 1,0 4 833 9 9 34,03 2,811 4130 i4,4 3,994 -f- 0,39 + 1,7 2 834 8.9 9 33,22 2,831 10 37 36,8 6,996 + 0,42 + 4,2 3 835 9 9 40,64 2,832 10 33 42,9 6,012 — 0,03 — ^-2 4 836 9 9 17,37 2,820 10 31 13,1 6,0 12 + «,io — 0,8 o 837 9.10 9 49,20 2,803 4 S 30 4G,3 6,013 +■ 0,34 + 1,3 2 838 8.9 10 3,48 2,817 41 14 30,5 6,034 — 0,27 - 1,1 2 839 9 10 26,80 2,812 4128 42,3 0,068 + 0,47 + 2,0 4 840 9 4113,84 2,807 1 1 42 32,3 6,130 -1- 0,24 -61,2 2 8H 8 4136,51 2,820 41 8 41,0 6,16 i — 0,23 - 2,3 4 842 9 1137,61 2,830 10 13 34 3 6,467 -f- 0,02 + 5,1 2 843 9 i 1 38,50 2,788 12 32 13,0 6,168 + 0,23 — 1,» 2 844 8.9 42 40,68 2,833 1039 29,6 6,233 — 0,07 + 0,6 3 845 9 12 42,63 2,834 10 34 26,0 6,253 — 0,20 + 3,6 4 846 9 ■12 45,S4 2,»44 10 13 44,4 6,261 — 0,10 + 1,-1 2 847 9 -12 51, S3 2,795 4216 7,0 6,209 +■ 0:19 - i,0 2 848 9 43 18,44 2,846 40 3 4,0 6,303 f 0,31 + 2,0 2 849 8.9 4341,41 2,800 42 2 9,S 6,338 — »,os + 4,3 4 850 9 44 36,87 2,801 42 4 38,5 6,4 !3 + 4,39 - 0,1 2 831 9 44 44,08 2,786 42 40 19,3 6,425 + 4,40 + 7,7 2 852 9 45 44,76 2,819 9 57 8,7 6,309 + 0,00 -f- 2,3 2 863 8.9 45 48,49 2,808 4143 52,0 6,511 + 1,26 — 1,8 4 854 9 45 50,80 2,849 0 3S29,4 6,523 — 0,24 + 4,6 2 865 8.9 46 28,48 2,796 12 15 61,4 6,369 + 0,98 - 6,8 3 856 9.10 46 46,20 2,793 4218 50,4 6,693 + 1,17 - 0,7 2 857 9 17 10,04 2,833 40' 4051,0 6,626 - 0,11 + 3,2 2 838 •■» 17 31,67 2,791 42 20 33,1 6,653 + 0,25 - 0,3 2 ] 1 850 » 47 46,43 2,823 41 4 49,3 0,673 + 0,07 + 1,2 2 860 8 47,56 31 2,803 4163 33,3 6,689 + 0,12 -f 1,7 2 861 8 48 27,21 2,802 12 3 48,9 6,731 — 0,05 - 4,9 2 802 7.8 IS 47,96 2,823 11 2 11,8 6,760 + 0,15 - 2,5 3. 863 9 49 18,81 2,839 10 2631,9 6,801 + 0,l» -4,2 2 86 i 9 T 49 24,03 -f2,8IO —11 43 15,0 — 6,809 + 0,23 + 0,6 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTlN'l 34 i e Gran- dezzu A.R. media l)cl 0 gen- ii uio ISCO 1 Variazio- 11 e umiua Declinazione media jiel 0 gciiiiaio 1800 Variazione annua A.R. ■ — S in Ueclinaz. V ii 865 6 h 7 19 3i;83 4-2,'843 — 10''l0 23,i — 0';820 1 — 059 + 2,i 2 SCO 9 19 37,45 2,808 H 17 32,7 0,827 + 0,20 + 2,5 o 807 9 20 5,31 2,819 11 18 37,7 G,S76 — 0,03 + 1>6 1 2 868 8.9 20 25,46 2,823 11 5 7,9 0,893 — 0,04 — 2,0 2 869 8 20 29,48 2,817 11 20 31,4 0,900 + 0,50 + 0,1 2 870 8.9 20 45,75 2,822 11 1243,4 6,921 + 0,34 + 0,0 2 871 9 20 37,06 2,831 9 30 23,4 0,037 + 0,08 + 2,1 C9 872 7 21 16,96 2,821 1 1 16 32,8 6,965 + 0,11 — 0,8 2 873 8 2148,13 2,817 1126 32,2 0,900 + 0,05 — 2,9 3 874 9 22 10,93 2,808 4152 18,5 7,037 + 0,43 + 1,3 2 ; 875 9.10 22 27,17 2,809 4148 34,6 7,000 + 0,30 + 2,1 3 ' 876 9 22 30,85 2,803 12 4 5,2 7,003 + 0,07 + 5,2 2 877 9 23 7,10 2,800 42 43 51,1 7,115 + 0;20 -3,7 2 878 0 23 23,92 2,801 42 4 17,8 7,138 + 0,34 + 8,6 2 ! 879 8 2121,72 2,780 42 52 37,8 7,210 -f- 0,38 -0,5 1 2 ' 880 9.10 24 34,11 2,831 9 59 30,0 7,233 — 0,33 -0,3 2 881 9 2141,10 2,795 42 29 7,8 7,243 4- 0,50 -0,1 3 882 9.10 24 57,61 2,832 9 59 25,2 7,205 — 0,22 -0,2 2 :' 883 8 23 4,87 2,795 42 29 3,9 7,271 + 0,23 + 0,7 o 884 9 25 40,37 2,817 10 12 20,9 7,323 — 0,02 + 5,4 2 885 9 20 3,03 2,794 42 35 0,6 7,334 -f 0,63 -0,6 4 886 8.9 26 8,34 2,793 42 34 40,0 7,361 + 0,38 + 6,8 5 887 9 26 19,39 2,812 4144 46,4 7,387 + 0,18 + 4,9 2 888 8.9 26 33,86 2,822 4148 32,5 7,399 + 0,70 + 4,0 1 889 9.10 26 37,37 2,835 40 43 38,6 7,400 + 0,22 + 0,5 2 ! 890 9.10 20 38,76 2,848 40 10 49,7 7,403 + 0,07 + 0,9 2 891 » 27 20,12 ' 2,835 1014 48,1 7,460 -1- 0,29 + 2,3 2 892 8.9 ' 27 31,36 2,831 40 36 21,4 j 7,173 — 0,13 + 0.8 1 1 893 9 27 U),I9 2,821 41 13 2,0 7,197 1 -f- 0,21 + M 1 mi 8 27 53,87 ' 2,800 42 3 23,7 7,304 + 0,36 — 2,2 »> i 893 9 28 8,00 2,834 40 49 28,0 7,522 ' - 0,31 + 4,9 O 896 9 29 12.38 2,827 11 8 45,7 7,010 + 0.58 -3,8 1 2 897 89 29 35,74 2,854 9 57 36,7 7,042 — 0,01 + 1.8 o ' 898 1 9 29 45,80 j 2,820 4 1 28 23.7 7,033 — 0,15 + 4,5 o 899 9 30 10,88 2 804 42 10 38,9 7,633 — 0,20 ' + 0,9 e» 900 8.9 1 7 30 11,23 +-2,790 —42 32 33,7 i - 7,692 1 1 -1- 0,09 -4,2 ■ 1 342 P0S17.I0M MKDIE DI 2606 S I liLLF, ICC. i o 11 s ? a. Grnn- dezza 1 \.Vi. hieilia ^ Ih\ 0 '^'(>ii- i iiaio I'SOO 1 \ariazio- ne annua Dcclinnzione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua All. - S n ilecliuaz. 1- 901 , 1 9 1 7 31' 0,67 + 2,794 . -12°38 30','6 . _ 7,763 -f 0,38 — !> 2 902 7 3133,ri9 2,847 10 17 54,9 7,800 — 0,07 -5,4 2 903' 9 32 6,31 2,819 4013 54,7 7,844 — 0,08 4-4,4 C) 904 8.9 33 13,60 2,806 42 11 14,6 7,934 — 0,24 + 1,9 2 903 9 33 23,44 2,812 i 1 53 5,0 7,948 -f 0,34 + 0,8 2 906 8 33 39,81 2,815 44 45 34,5 7.969 -f 0,04 + i,i 2 907 7 33 4G,nl 2,823 -1 1 25 52,6 7,978 + 0,18 — 2,5 2 908 8.9 33 2,54 2,832 41 2 21,1 8,080 + 0,19 -2,6 0 909 9 35 9,10 2,834 40 33 56,2 8,089 -)- 0,23 4- 3,0 2 910 9 3531,37 2,834 40 58 22,6 8,119 -]- 0,63 -f4.-7 2 911 9 33 36,77 2,833 1 1 1 27,7 8,126 +• 0,42 + 2,0 2 912 7.8 33 39,77 2,843 40 33 11,4 8,130 — 0,49 — 4,6 3 913 8 35 43,28 2,842 -10 36 47,7 8,133 — 0,45 - 8,3 1 914 8.9 36 0,74 2,814 4132 0,4 8,158 -f 0,38 4- 0,0 2 915 9 36 17,78 2,813 40 34 12,1 8,181 — 0,01 - 3,4 2 91G 9 36 28,73 2,846 40 26 42,5 8,192 — 0,07 -2,4 2 917 9 36 41,46 2,810 12 4 48,0 8,212 -f- 0.38 4-2,5 2 918 9 36 30,76 2,813 1150 29,7 8,224 -f 0,53 - 2,4 2 919 9 37 8,52 2,802 42 20 29,7 8,247 + 0,03 -f 4,4 1 920 9 37 14,66 2,856 10 26 36,7 8,250 — 0,58 4- 0,8 1 921 9 37 33,83 2,817 10 24 20,5 8,281 -f- 0,02 4- i,o 2 922 9.10 38 18,07 2,847 10 25 53,2 8,340 -f- 0,03 + 4,3 2 923 9 38 23,05 2,795 12 48 33,8 8,3 '1 5 . . 2 924 8 38 35,40 2,846 10 29 13,8 8,361 — 0,00 — 1,0 2 923 8.9 38 39,23 2,845 10 3134,7 8,368 — 0,04 4- 1,0 2 926 9 39 11,89 2,833 41 4 20,2 8,507 — 0,69 + 3,5 2 927 8 39 43,63 2,812 42 4 29,5 8,434 + 0,32 + 2,8 0 928 i ° 40 5,83 2,826 1124 51,8 8,483 •f 0,31 — 0,3 2 1 ()2f 1 0 40 32,13 2,819 10 24 8,1 8,518 -j- 0,06 + 4,4 2 1 93C ) 8 40 44,34 2,817 113134,6 8,533 + 0,49 -f- i,2 2 93 8,9 41 4,65 2,858 9 58 27.9 8,560 -f 0,48 + 0,1 2 935 ! 8 41 14,99 2,818 4 1 48 49,2 8,573 + 0,16 + 2,0 3 93 5 0.7 4 1 23,57 2,817 4151 7,2 8,383 + 0,17 + 4,» 3 93 5 9 4141,23 2,844 10 39 13,0 8,609 -f- 0,06 + ^,3 0 93 i 8 4 1 50,32 2,817 113221,2 8,027 -f 0,38 + 0,8 2 93 1 5 9 7 42 23,67 1 2,812 — 10 46 7,3 — 8,065 4- 0,05 + 2,2 2 ni.I, M. E. GIOVANNI SANTIM 343 I o — be Gran- dezzii 7 a 9 8.9 6.7 8 8 7 9 9 8 8 9 8 9 9 9.10 9 8.9 8.9 9 9 8 8 8.9 9 7,8 9 9 9 7.8 8.9 9 8.9 9.10 9 A.n. media prl 0 UiMl- imio 181)0 Vai iiizio- iie annua Dpclinazione media pel 0 ''iMinaio 18()0 h 7 42 29,37 i2 47,73 43 39,12 44 15,13 41 17,41 4i 40,30 4 4 40,54 43 8,08 43 10,91 43 18,13 45 18,54 45 4i,99 43 57,93 4G 28,73 4G 51,00 47 23,9J 47 3'k92 48 3,12 48 6,26 48 49,11 48 22,78 48 26,02 4S 39,31 IS 32,78 19 18,64 no 7, \ I 30 12,00 30 56,73 30 29,11 50 37,99 31 2.3,58 52 11,09 52 21,37 32 30,8 V 52 36,91 7 52 41,22 ^2,840 2,793 2,832 2,798 2,842 2,812 2,810 2,800 2,803 2,809 2,813 2,832 2,820 2,833 2,833 2,813 2,833 2,808 2,811 2,843 2,806 2,798 2,8 H 2,833 2,835 2,836 2,807 2,S.'G I 2,818 2,828 i 2,8! 8 ' 2,839 2,833 2,Si>0 -I 2,845 — 1(1 30 3,1 42 53 27,2 41 13 10,4 42 4917,4 10 46 28,1 10 19 8,6 1215 20,9 12 27 49,5 12 3641,1 42 20 32,7 10 4013,1 1117 55,4 1133 49,2 11 15 52,7 11 10 5,1 10 47 3.3,7 1117 2,2 12 27 52,7 1218 57,1 10 49 39,0 12 34 4,5 12 55 2,8 10 47 9,3 10 !7 38,7 10 18 20,4 10 I3 4.n,7 12 33 30,3 114131,7 12 3 54,3 11 36 28,0 10 30 31,9 10 39 33,8 11 8 17,1 1 1 25 26,2 1 1 43 2,2 -10 30 23,1 Yaiiazionc annua - 8,672 8,096 8,702 8,811 8,813 8,8it 8,811 8,880 8^892 8,893 8,89 i 8,928 8,946 8,995 9,018 9,037 9,071 9,108 9,112 9,128 9,133 9,138 9,150 9,173 9,206 9,270 9,276 9,331 9,299 9,308 9,371 9,430 9,113 9,454 9,161 9,168 W — S in A.R. Declinaz. — 0,24 — 0,30 -f 0,11 + 0,23 + 3,91 — 0,46 + 0,13 -f 0,10 -f 0,02 -f 0,36 -f 0,03 — 0,77 — 0,47 — 0,71 — 0,03 — 0,01 4- 0,38 + 0,31 — 0,20 -f- 0.20 -f 0,12 — 0,31 — 0,19 — 0,03 — 0,01 -[- 0,31 + 0,43 + 0,01 + 0,32 + 0,03 -f 0,3! + 0,16 + 0,27 -1,5 + 3,0 + 3,4 4 32,1 4 '>',7 +137,2 + 4,9 -1,5 - 0,9 + 0,9 + 3,0 + 0,0 — 0,8 - 0,2 — 0,9 + 6,7 + 1,9 — 0,1 + 2,9 + 2,0 + 2,4 + 3,3 + 0,9 + ^,^ + 2,3 + 0,1 - 0,8 + 4,4 4-1,6 + 0,2 -10,7 — 0,9 + 3,4 c> S u %* K c 2 2 2 2 2 2 2 2 1 2 2 2 2 2 2 2 o 0, 1 1 I — 0,8 2 2 2 2 2 <» 344 P0S17.I0M MKDIE IM 2696 STELLK, FCC. c - > z - — tm = SB I _ s. Graii- dezza ] A.R. media pel 0 gcn- naio 48G0 Variazio- ne annua Deeliiiazione media pel 0 gennaio4860 Variazione annua W— S in A.H. Declinaz. o) 'a = o £ i n"3 8.9 h 7 B2 55';47 ■f 2^818 — 42° 8 8,4 — 9,'486 -)- o;27 + 2,2 2 j 974 9 B3 51,67 2,850 40 39 41,9 9,557 — 0,07 4-0,0 2 975 8.9 53 B2,93 2,819 42 7 42,3 9,539 -\- 0,58 4-0,5 3 97C) 8.9 54 43, -18 2,823 44 50 44,8 9,625 . . . . . . 2 977 9 53 7,43 2,813 42 20 42,2 9,656 4- 0,15 -0,3 2 978 8.9 55 32,74 2,813 42 24 31,4 9,688 4- 0,50 + 4,3 2 979 9 53 46,06 2,813 42 23 5,6 9,704 -f 0,47 -0,4 2 980 9 56 46,40 2,812 42 30 49,9 9,780 -}- 0,29 4- 0,9 2 ; 081 9 56 51,29 2,806 42 48 44,3 9,787 + 0,24 + 3,4 2 i 9S2 8 57 27,70 2,865 40 2 4,5 9,834 — 0,44 -3,8 2 983 8.9 57 42,24 2,867 9 55 50,1 9,852 + 0,01 + 2,6 2 984 9 57 44,00 2,812 42 33 0,6 9,853 + 0,44 + 4,4 2 983 8.9 57 55,56 2,808 42 44 32,2 9,869 4-0,04 + 4,8 2 98G 9 58 7,31 2,831 4138 4,1 9,883 4-0,42 + 4,5 2 987 9.40 58 54,36 2,843 44 5 23,6 9,943 -f0,29 + 4,2 2 j 988 8 59 4.80 2,861 40 40 20,3 9,933 4-0,01 + 2,9 2 989 8.9 59 39,87 2,837 4126 2,0 40,002 + 0,44 + 3,8 2 990 9 7 59 51,20 2,842 4140 29,6 40,016 - 0,40 -4,4 2 1 991 9 8 0 43,48 2,827 44 34 24,5 40,044 + 0,29 -4,5 2 992 9 0 39,53 2,806 42 55 24,0 40,403 + 0,25 -2,4 2 993 8.9 4 0,99 2,841 414521,5 40,404 - 0,41 --1,3 4 1 994 9 4 12,03 2,814 42 13 4,8 40,108 + 0,28 + 2,4 2 ' 993 9 4 43,26 2,842 4113 8,3 40,156 + 0,38 + 2,4 2 j 996 6 2 48,33 2,848 10 55 39,0 40,201 + 0,27 - 4,0 2 1 997 8 2 34,68 2,844 41 10 29,5 40,222 — 0,12 + 0,9 4 1 998 9 2 43,00 2,831 4147 43,8 40,233 + 0,13 - 0,2 2 999 9 2 43,65 2,810 412123,7 40,233 + 0,97 2 1000 8.9 3 24.49 2,830 4149 49,9 40,285 + 0,39 + 0,4 4 1001 9 3 54,99 2,813 44 8 3,6 40,323 — 0,43 -0,5 2 ;i002 9 4 7,38 2,827 42 2 2,8 40,338 + 0,34 + 4,3 2 :-1003 9 4 37,63 2,817 423121,4 40,373 + 0,59 +43,0 4 •1001 5.6 4 42,28 2,817 42 30 53,0 40,382 + 0,44 +22,0 3 'ioo:5 9 5 4,17 2,823 42 13 34,1 40,409 + 0,43 + 0,2 2 4006 9 5 43,20 2,823 42 15 48,1 40,421 + 0,09 - 4,7 4 4007 9.10 5 58,61 2,867 40 7 46,2 40,476 + 0,02 -4,4 2 400f ( 8 8 6 32,09 +2,823 — 12 47 59,4 — 40,518 + 0,08 -3,1 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINl 345 3 bD Graii- (lezzu A.R. media Yatiazio- pclC geri- iie naio •1860 annua Declinnzione media pel 0 gennaio -1860 Variazioiie uniiuu w- s in A.R. Declinaz. •3 S -1009 iOiO liOU -1012 4013 \iOU 'l015 ,1016 1017 •1018 ;i019 1020 1021 1022 1023 1024 1025 1020 1027 1028 1029 1030 1031 I 1032 lOS.-i 1034 1035 riOSG 1037 1038 1039 1040 1041 1042 1043 1044 9 9 9 8 9 9.10 9 9 8 9 9 9.10 9 9 6.7 8.9 9 8 8.9 7.8 9 7.8 7.8 <) 9.10 !».I0 8.9 !) !» 9 8 7 9 7 8 8 Ml' 7 27,42 7 55,11 8 33,18 6 45,69 8 59,34 9 4,72 9 41,03 10 16,10 10 25,77 10 33,05 10 41,16 1 1 5,95 11 20,12 11 43,58 11 45,26 12 33,83 12 38,76 12 51,20 13 2,55 13 18,88 13 38,07 14 65,69 15 15,65 15 31,53 15 44,59 15 53,47 16 13,40 16 20,63 16 35,10 16 63,67 17 47,49 18 24,23 19 2,52 19 18,97 19 26,85 8 20 1,64 + 2;843 2,848 2,840 2,854 2,831 2,834 2,849 2,828 2,863 2,872 2,802 2,833 2,872 2,866 2,829 2,852 2,8 't9 2,844 2,850 2,825 2,869 2,863 2,869 2,870 2,855 2,839 2,836 2,856 2,836 2,838 2,876 2,831 2,838 2,877 2,847 4-2,852 •1120 22,0 11 6 33,6 1130 21,4 10 52 2,3 115918,6 1149 10,9 11 8 1 4,3 12 9 42,2 10 26 6,2 10 2 8,8 10 29 45,7 1155 45,3 10 3 24,5 10 2 50,2 12 9 33,5 11 515,2 1112 27,0 1126 44,1 1110 6,7 12 2510,5 101514,8 10 36 9,4 101817,9 101541,7 11 0 45,9 11 48 6,7 11 56 44,9 11 312,2 11 57 55,3 11 55 54,7 10 3 25,3 12 18 40,1 1 1 58 39,4 10 3 43,0 113146,0 -11 19 6..'? _ 10,588 10,021 10,678 10,683 10,700 10,707 10,752 10,795 10,806 10,816 10,826 10,860 10,881 10,902 10,904 10,963 10,969 10,984 10,998 11,018 11,042 11,130 11,160 11,183 11,196 11,206 11,230 11,239 11,256 11,278 1 1,344 11,388 11,434 11,453 11,463 — 11,504 4- 0^30 + 0,18 0,14 + 0,26 + 0,79 f 0,31 + 0,09 f 0,33 — 0,21 f 0,42 — 0,05 + 0,24 — 0,10 — 0,16 — 0,31 + 0,07 ^-o,o4 + 0,04 + 0,39 + 0,27 — 0,22 + 0,16 4- 0,03 — 0,09 + 0,12 + 0,30 + 0,70 — 0,28 + 0,48 + 0,46 — 0,12 + 0,42 + 0,35 4-0,05 4- 0,44 4- 0,24 - ij 4- 2,4 - 2,6 - 5,0 + 1,7 4-3,2 4- 2,9 - 0,8 - 0,8 - 1,4 f 0,4 -2,1 - 5,0 - 3,7 + 28,8 -I- 5,8 -\- 3,1 4- ^,6 -i,A 4- 0,2 - 2,8 - 5,8 - 7,1 - 0,1 4- «,o - 8,4 + 0,5 - 1,5 - 2,3 -f- 5,0 - 3,2 - 1,1 + 0,3 - 1,8 - 0,7 + 1,7 2 1 2 1 2 2 2 2 1 2 2 2 2 2 2 2 2 1 2 2 2 2 1 2 2 2 3 2 2 2 2 2 44 346 POSIZIONI MEDIE 1)1 2696 STI.l.I.K, IXC. 1 o - (b 1 o .i 1 U 1/} E t: 3 to 1 a. Graii- dezza .\.R. media pel 0 geii- naio 4860 Varlazio- nc annua Decllnazione media pel 0 gennaio 4800 Variazionc annua W A.H. -S in Declinaz. 5 s ii ' 1045 8 h 8 20 42;07 -f2;8i2 — ir47 53,4 — 41,310 — 0,15 + 2,3 2 1040 8.9 21 36,69 2,824 42 40 26,2 41,616 + 0,48 + 0,3 2 : 'l047 1 9 22 42,83 2,848 41 37 20,6 41,696 — 0,42 + 3,6 * i :1048 9 22 48,20 2.832 42 25 48,0 4 1,702 -\- 0,33 - *,-! 2 1049 7.8 22 50,00 2,833 42 22 56,6 41,705 + 0,07 - 0,0 2 ,4050 8 23 37,77 2,877 40 8 57,3 41,760 + 0,03 - 5,8 2 1054 9 23 49,40 2,805 40 47 7,9 41,774 + 0,25 — 4,0 2 i J4052 9 23 49,87 2,853 4122 47,6 11,775 + 0,31 + -1,6 1 2 ,4053 8.9 23 51,39 2,838 42 9 59,8 14,777 + 0,36 + 2,9 2 4054 8 24 7,37 2,854 44 49 59,6 11,795 + 0,41 + 0,8 . I {4055 9 24 46,14 2,837 42 11 0,7 1 1,806 + 0,40 + 3,2 ■5 4056 9 24 30,04 2,801 40 59 31,5 44,830 + 0,07 - 4,9 2 4057 9 25 42,64 2,847 4145 55,0 4 1,908 + 0,48 ■^ 0,6 4 1058 8 25 48,65 2,863 40 55 54,4 41,915 + 0,03 — 3,6 - 14059 8.9 26 43,39 2,838 42 45 43,3 44,979 + 0,35 + 0,1 2 4060 9 27 9,29 2,873 40 29 16,8 42,010 + 0,51 - 4,0 2 ! ;4061 8 27 45,48 2,849 4144 6,4 42,047 + 0,66 + 4,9 1 ! 4062 1 9 28 43,47 2,874 40 26 52,2 12,085 + 0,02 -3,8 2 i 4063 8.9 28 30,38 2,853 44 34 27,6 42,404 + 0,30 - 4,0 4064 j 9 28 52,80 2,877 40 48 31,0 42,431 + 0,34 - 4,0 2 :4065 8.9 29 21,58 2,862 41 7 44,8 42,164 + 0,49 + 0,9 2 1 '4066 9 29 39,61 2,847 4 1 66 58,2 42,164 + 0,46 - 4,4 1 2 4067 8 29 46,89 2,832 42 40 9,4 43,493 + 0,44 + -i.o 2 jl068 9 30 54,04 2,876 40 27 21,3 42,270 + 0,23 -3,4 f 2 4069 7 30 B6,36 2,844 42 6 6,9 42,272 + 0,22 + 2.5 2 1070 7.8 31 15,38 2,842 1213 7,8 42,295 + 0,09 — 2,5 2 4074 8 34 9,79 2,845 12 2 59,7 42,288 + 0,43 -3,4 2 1 4072 9 34 25,96 2,873 10 38 20,9 42,307 + 0,40 -2,2 2 1 4073 9 31 43,24 2,879 40 2013,9 42,347 + 0,42 - 1,0 2 4074 8 32 20,21 2,844 42 20 30,6 42,309 + 0,46 -2,6 2 4075 8.9 32 21,61 2,834 4 1 37 49,3 42,374 + 0,40 - 0,8 2 i 4076 7.8 32 37,13 2,843 42 44 48,0 42,385 + 0,42 -4,5 2 4077 8.9 32 59,46 2,886 0 59 6,8 42,414 - 0,47 - 4,8 2 4078 6 33 23,57 2,848 44 59 0,9 42,442 + 0,29 + 2,9 1 * i 4079 8.9 34 4,98 2,855 14 40 34,6 42,486 + 0,08 -2,6 1 2 '4080 9.40 8 34 54,07 +2,843 — 42 17 32,0 — 42,545 + 0,99 -2,0 2 ! I DHL M. E. GIOVANNI S.VNTINI 347 1-9' ; i^ w ;s t 3 to a. Gran- dczzii A. K. Media pel 0 pen- iiaio 1800 Variazio- ne iiiiiiua Dcclinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazionc annua A.K. — S in Declinaz. 2 S i081 7.8 h 8 35 29,91 +2,800 - 11 28 0,4 — 12;586 + 0,38 — 3.3 9 1 1082 8.9 35 4i,26 2,835 12 47 35,9 12,002 -r 0,21 — 4,4 3 1 1083 9 35 45,97 2,877 10 3129,9 12,603 + 0,31 + 2,2 2 1 1081 1 7.8 36 28,83 2,852 115512,9 12,653 - 0,08 - 0,9 2 -1085 1 9.10 37 26,16 2,877 1036 12,5 12,720 -f 0,09 - 5,4 2 1 1086 8.9 38 29,35 2,835 12 63 48,6 12,790 - 0,06 - 1,0 3 1087 9 39 2,61 2,878 10 36 46,9 12,826 -t- 0,64 - 4,1 3 1088 0.7 39 24,10 2,881 10 29 53,5 12,850 + 0,48 - 6,7 2 1089 7.8 39 25,95 2,884 101915,8 12,852 -t- 0,27 - 3,3 2 1090 9 10 23,10 2,886 101017,7 12,917 + 0,18 - 6,0 2 i 1091 8.9 40 33,49 2,843 12 33 7,1 12,927 — 0,60 - 0,2 2 ! 1092 9 41 12,09 2,876 10 50 9,9 12,971 + 0,21 - 2,5 2 ; 1093 9 42 21,30 2,885 10 20 58,9 13,047 — 0,03 - 5,2 2 1091 8.9 42 22,66 2,849 1218 49,5 13,019 — 0,03 - 4,7 2 1 1095 9 42 25,56 2,853 12 8 0,8 13,049 4- 0,05 + 0,5 1090 7 42 38,96 2,885 10 22 13,5 13,067 — 0,07 — 2,2 1 ' 1097 8.9 43 1,54 2,857 1150 9,3 13,092 — 0,05 + 0,2 2 j 1098 9 43 32,13 2,881 10 37 8,9 13,126 — 0,20 - 2,7 3 1099 9 44 1,05 2,800 11 48 51,9 13,158 -0,14 -2,7 2 1100 9.10 45 33,55 2,881 10 43 33,9 13,259 -1- 0,61 -2,2 2 HOI 9 45 39,00 2,813 12 49 20,5 13,265 — 0,26 - 2,0 2 1102 7 45 52,33 2,845 42 42 31,4 13,279 - 0,03 + 0,6 3 1103 8.9 46 0,33 2,848 12 3136,2 13,288 — 0,01 -1,4 3 llOi 9 46 24,27 2,846 12 40 40,6 13,315 — 0,13 -1,6 2 1105 9 46 30,71 2,882 10 4150,9 13,322 + 0,06 — 3,2 3 ! HOO 8.9 47 11,54 2,846 12 45 23,0 13,367 + 0,00 4-2,4 2 1107 8 47 24,13 2,888 10 23 36,6 13,380 + 0,10 - 3,5 2 1108 7.8 47 55,26 2,880 10 50 60,3 13,414 4-0,04 -5,9 3 1109 8 48 14,71 2,888 102715,0 13,435 — 0,03 - 7,5 3 1 no « 48 31,04 2,881 10 5119,8 13,453 — 0,22 — 3,8 9 : 1111 7.8 48 34,06 2,881 10 50 20,1 13,456 + 0,15 — 2,5 9 1 1113 9 48 36,28 2,868 1133 54,9 13,458 + 0,18 -3,7 2 1113 9 48 43,44 2,806 114012,4 13,466 — 0,15 4-0,7 3 ', llli 8 49 48,41 2,887 10 33 40,7 13,536 + 0,17 -3,5 3 i 1115 9 j 50 41,52 2,856 12 20 27,0 13,613 — 0,03 - 3,5 9 1116 •J , 51 9,72 1 2,853 — 12 33 21,3 — 13,623 — 0,21 + 0,3 2 ! 348 posiziONi MUDiii ni ^696 stelle, ecc. c i t it Gian- dezza .4.11. media pel 0 gen- naio 4860 Variazio- iie annua Declinazione media pel 0 geunaio 4860 A'ariazione annua W A.R. - S in Declinaz. Num. dolle i osservaz. 1 8.9 h 8 51 54;'l7 -1-2,884 — 40 47 27,9 — 43,674 — 0,03 + o;8 2 1118 9 52 2,22 2,852 42 37 32,3 13,680 — 0,04 - 1,0 2 1H9 8.9 53 24,63 2,866 1 1 55 2,6 43,707 -f 0,03 - 2,7 2 1120 89 54 1,04 2,854 12 37 24,7 43,805 -f 0,05 + 9,0 2 1121 8 54 42,49 2,888 10 4130,6 43,848 — 0,18 -4,4 2 1122 8.9 54 48,49 2,880 11 9 25,6 13,886 — 0,01 - 6,4 2 H23 8.9 56 64,38 9,868 12 0 20,9 13,988 — 0,03 - 3,9 2 4124 9 56 56,48 2,878 112153,4 13,989 — 0,18 - 1,4 2 1125 9 57 40,36 2,863 1216 58,6 44,036 — 0,31 -f 2,4 2 112C 8.9 58 0,54 2,856 12 42 0,2 14,067 — 0,44 - 4,0 2 H27 9 58 37,97 2,862 12 2158,1 44,095 4- 0,50 — 6,8 2 H28 8 59 15,83 2,890 10 47 6,6 44,434 + 0,13 - 4,7 2 H29 9.40 8 69 54,56 2,882 W 17 2,5 44,474 + 0,19 - 2,7 2 ! 4430 8.9 9 0 32,19 2,902 101016,3 44,213 +10,09 - 6,4 2 4131 7 0 34,79 2,858 12 44 48,7 14,216 — 0,25 - 4,6 3 4132 9 0 55,70 2,869 42 6 68,2 14,236 -f 0,29 - 4,0 3 ! 4133 8 1 0,84 2,880 44 27 34,4 14,243 — 0,70 - 3,4 0) 1 1134 7 2 7,08 2,903 40 4 1 23,2 14,310 + 0,87 + 3,3 1 1 4435 fi 2 28,88 2,876 1147 30,3 14,333 — 0,69 - 4,8 2. 4136 8.9 3 39,08 2,863 12 36 4,5 14,404 — 0,07 - 0,9 3 4437 8 4 14,96 2,872 42 611,6 44,440 -f 0,06 — 0,4 2 4138 8 4 50,70 2,892 10 54 32,3 14,476 ^ 0,00 -4,6 2 1 \ 4139 7.8 5 48,34 2,887 1115 32,6 14,504 + 0,49 — 4,9 2 4140 9.40 5 47,39 2,890 11 6 7,5 14,534 -f 0,23 - 0,9 2 [ 4444 8.9 5 49,92 2,893 10 66 20,2 14,636 -f 0,02 + M 4 ! 1 1442 9 6 28,90 2,905 10 13 24,2 14,575 + 0,51 - CO '4333 0 h 10 59 7,89 -j-3,'b03 — 10 69 33,2 — 19','350 -f 0;65 -2,5 1 1334 9 11 2 43,68 3,009 10 33 37,6 19,430 — 0,14 -0,9 2 d335 9 3 7,99 3,000 121419,1 19,439 -1-0,26 + 0,0 2 <33C 8 3 9,97 3,009 10 36 52,7 49,440 4-0,27 4-2,6 4 1337 9 3 23,31 2,999 12 24 41,9 49,445 -f 0,50 -2,1 2 1338 7.8 3 49,06 3,000 12 21 16,9 49,454 — 0,03 -1,3 2 1339 8 4 2,53 3,011 10 30 27,1 19,469 4-0,41 + 3,2 2 -1340 9 6 40,65 3,016 1016 47,4 19,613 + 0,17 4-2,2 3 1341 8 7 0,94 3,006 12 154,7 19,620 4- 0,65 -2,7 2 4342 9 7 51,98 3,015 10 2815,5 19,537 — 0,01 + 1,0 1 1343 8.9 8 2,25 3,009 113151,7 19,541 4-0,13 -2,4 2 1344 9.10 8 13,29 3,006 12 1 1 39,6 19,644 4-0,30 — 0,6 2 1343 7.8 8 20,88 3,014 10 49 32,1 19,547 — 0,05 4-1,2 1 'l346 9 9 28,50 3,004 12 63 27,8 49,574 -f 0,29 -1,4 2 1347 9 9 34,36 3,016 10 43 8,2 19,572 4- 0,60 -0,9 2 1348 9 10 21,08 3,020 10 6 16,8 19,588 4- 0,33 -1,8 1 1349 8.9 10 31,90 3,019 10 2012,1 19,588 -1-0,37 -3,7 2 1350 9 11 0,01 3,009 1215 27,1 49,697 -f 0,48 — 0,9 3 1351 8 11 60,86 3,017 11 0 9,7 49,612 4- 0,57 -0,2 2 1352 9 11 58,04 3,019 10 39 6,6 49,616 + 0,47 + 0,4 2 1353 9 42 37,52 3,018 10 69 57,5 49,626 + 0,73 + 3,0 2 1354 9 12 59,03 3,021 4019 49,2 49,634 + 0,40 - 3,1 4 1355 9 13 29,94 3,014 11 54 29,7 49,643 4-0,61 — 2,0 2 1356 8 14 66,20 3,013 12 26 38,0 49,668 4-0,54 -4,9 3 1357 9 15 34,53 3,024 10 24 9,6 49,679 4- 0,50 - 0,4 2 1358 9 16 11,34 3,016 12 7 40,4 49,689 4-0,94 - 3,9 4 1359 8.9 16 19,62 3,020 11 19 53,8 49,691 + 0,21 + 2,7 2 1360 8 17 6,31 3,025 10 21 20,8 19,704 -h 0,10 — 2,2 2 1361 5 17 32,46 3,027 10 6 31,4 19,711 4- 0,26 -3,0 3 1362 8.9 17 69,36 3,020 11 46 43,7 19,718 + 0,41 -1,4 2 !1363 9 18 14,59 3,023 11 11 25,0 19,722 4- 0,38 - 4,8 2 1364 7 18 51,26 3,016 12 58 59,1 19,732 -1- 0,09 -f 4,5 4 1365 6.7 20 6,52 3,023 113517,8 19,750 4-0,19 -1,6 3 136G 8 20 32,60 3,019 12 20 3,2 19,757 -f 0,30 — 3,2 2 1367 8 21 36,71 3,026 44 3214,8 19,773 4-0,20 + 0,6 2 1368 8.9 11 21 62,73 -1-3,031 — 1016 8,8 — 19,777 -f 0,08 - 0,4 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 355 IVuniero | progressive! Gran- dezza A.R. media pel 0 jxen- naio 4860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 4860 Variazione annua w— s in A.R. Declinaz. ' 1 Num." dcUe osservaz. 13C9 7 h . , 44 23 34,46 -|-3;025 — 12°16'37;2 - 49;801 -f 0,22 -67;3 3 -1370 9 25 3,74 3,033 10 35 24,2 49,822 + 0,61 -6,0 2 1371' 7 25 41,34 3,029 4137 30,2 49,823 + 0,31 -4,4 2 ' 1372 9.40 25 43,73 3,029 44 47 44,3 49,829 + 0,54 - 0,4 2 1373 9 2B 45,85 3,031 11 15 24,3 19,830 + 0,23 + 5,0 2 i 1371 8 27 40,90 3,030 12 5 30,0 19,848 -f 0,72 -4,5 3 4376 9 27 38,37 3,031 4143 37,8 19,853 + 0,07 + 0,2 2 1376 7 27 60,05 3,033 4148 53,6 49,857 -f 0,44 - 0,6 2 uir 8 28 27,84 3,032 11 37 54,1 49,864 + 0,53 + 0,7 2 4378 9 29 44,08 3,035 1134 28,0 19,879 + 0,14 + 2,7 2 ' 4379 7.8 30 13,93 3,035 1134 8,9 49,884 +10,07 + 4,4 3 4380 9 31 2,20 3,034 42 24 58,8 19,894 + 0,49 - ^,3 2 1381 8 34 20,69 3,041 10 921,6 19,897 + 0,27 -0,3 2 ; •1382 5.6 34 33,55 3,034 42 25 53,5 19,899 + 0,07 + 1,8 2 , 4383 7 32 23,54 3,036 12 24 13,6 49,908 + 0,43 + 6,3 2 4384 9 32 48,48 3,039 4123 47,4 49,913 + 0,05 + 0,0 3 1 'l385 9 33 61,32 3,040 1126 50,6 49,923 + 0,97 + 3,7 2 i '4386 9 35 43,60 3,039 12 26 43,4 49,937 + 0,38 -2,4 2 4387 9 35 24,29 3,042 11 24 27,2 49,939 + 0,39 + 4,6 3 J4388 9 36 8,37 3,041 42 0 7,8 19,945 + 0,39 - 3,9 2 i 4389 9.40 36 22,25 3,042 14 47 8,9 49,947 + 0,27 + 3,2 2 i '4390 9.40 37 42,64 3,041 42 56 20,5 19,959 + 0,61 + 2,2 2 4394 1 39 45,53 3,049 40 63 33,7 19,972 . . -• 1 [4392 ' 8.9 j 39 51,56 3,060 10 40 43,8 19,976 + 0,78 + 3,4 2 i '4393 1 8.9 39 68,32 3,047 11 2 36,9 19,977 + 0,64 + 4,7 2 ,4391 9 44 23,29 3,018 14 40 39,B 19,988 — 9,34 -2,8 2 '4395 1 9 41 67,50 3,049 415011,2 19,992 + 0,54 -2,5 3 4390 4397 9 43 29,27 3,051 11 55 42,4 20,002 + 0,63 - 0,4 2 7 43 32,26 3,050 42 5 49,1 20,002 + 0,61 - 4,4 2 :4398 7.8 43 54,87 3,050 12 32 40,6 20,004 + 0,14 -4,4 2 ' jl399 9 1 43 59,01 3,053 10 31 35,7 20,005 + 0,27 + 3,7 2 ,4400 8.9 40 36,09 3,054 1147 1,6 20,020 + 0,49 + 2,3 3.2 'moi 1 8.9 47 32,54 3,058 10 16 12,8 20,025 + 0,37 + 3,7 2 ; 4402 4403 ■ 8.9 47 44,07 3,056 1158 B,7 20,025 + 0,27 -1,7 3 : 1 9 49 10,62 3,058 112914,2 20,031 ; + 0,43 ' +0,8 2 4401 9.40 i '4149 30,99 4-3,058 —14 35 50,9 1 j— 20,033 : + 0,47 -2,7 1 356 POSIZlONl MEDIK DI 2696 STELLE, ECC. Nuniero |l progressivo] Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- najo 1860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 genn.ijo 1860 Variazione annua W A.R. — S in Declinaz. 1 « -1405 i h 11 49 47^64 -f3;'069 — 11°19'39;3 — 20;b34 -j-0;74 + b:3 2 \m6 8 60 14,36 3,060 11 129,0 20,036 + 0,25 + 6,4 2 4407 9 62 20,60 3,062 10 49 36,1 20,043 + 0,18 + 7,6 4 |i408 8 53 38,77 3,063 11 22 36,1 20,046 +-0,65 + 3,0 2 1409 9.40 54 46,09 3,065 44 615,8 20,049 + 0,35 -3,2 2 UiO 8 65 16,65 3,066 11 915,6 20,049 + 0,04 + 3,3 4 1414 8.9 55 45,76 3,066 11 2 0,1 20,030 + 0,66 + 3,1 2 4412 8.9 57 37,76 3,068 12 68 6,0 20,053 + 0,28 -1,6 2 4443 8 68 50,40 3,069 12 3214,4 20,054 + 0,15 + i,7 2 4314 7 i 1 69 37,69 3,070 1127 38,4 20,054 -f 0,42 -1,6 4 4446 9.40 42 2 4,72 3,074 1215 2,7 20,033 — 0,92 -4,3 4 4446 8.9 2 10,83 3,074 12 9 37,1 20,053 + 0,66 + 4,0 2 4417 7 2 44,31 3,073 11 417,6 20,053 — 0,69 + 8,3 4 1418 8 4 2,51 3,076 1119 0,3 20,060 + 0,18 + 1,4 2 4419 8.9 4 46,66 3,076 11 311,6 20,049 — 0,03 + 2,2 3 4420 9.40 4 68,74 3,076 40 46 62,4 20,049 + 0,10 + 8,4 2 4424 8.9 5 46,06 3,078 42 0 41,9 20,048 -1- 0,11 + 2,0 2 4422 8 6 13,23 3,078 40 52 47,2 20,047 . . . 4 1423 9 7 44,11 3,080 42 14 9,2 20,044 — 0,10 + 8,2 3 1424 9 7 31,86 3,080 41 51 16,4 20,043 + 0,06 + 6,9 2 1425 9 8 23,98 3,081 44 40 54,7 20,041 — 0,42 + 5,7 1 1426 9 10 8,15 3,083 44 29 46,8 20,035 + 0,13 + 2,2 3 1427 9 10 38,35 3,082 40 13 62,3 20,033 — 0,01 + 3,7 2 4428 8 41 47,40 3,088 42 45 49,4 20,027 — 0,03 + 3,7 1 4429 9 41 57,88 3,081 40 44 40,3 20,026 + 0,43 + 5,0 2 4430 8.9 43 37,97 3,088 12 4 38,4 20,020 + 0,17 + 0,4 1 4434 9 43 55,80 3,088 10 4150,9 20,018 + 0,14 + 2,3 5 1432 9 44 46,62 3,090 12 63 4,4 20,012 — 0,10 + 1,4 2 1433 9 14 55,45 3,091 12 2311,2 20,012 + 0,68 + 7,1 4 4434 9 15 29,84 3,088 10 5153,5 20,008 + 0,46 + 6,5 4 4435 7 16 5,87 3,089 11 2 7,3 20,004 + 0,41 + 7,2 2 4436 9 17 18,44 3,091 11 30 20,8 19,997 + 0,23 + 4,6 2 4437 9 18 44,69 3,092 11 6 61,4 19,987 + 0,04 + 5,4 1 4438 8.9 1917,52 3,097 13 1 8,9 19,983 + 0,27 + 4,1 3 4439 8.9 21 22,88 3,094 1014 47,8 19,967 -f 0,42 + 2,7 1 4440 8.9 12 21 50 45 -1-3,099 —12 3131,7 — 19,963 + 0,34 + 4,9 2 DEL M. E. GIOVANNI SVNTINI 357 o •- trt C i. s to Graii- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 1860 Variazio- ne annua Deelinazione media pel 0 gennaio -1800 Variazione annua W — S in A.R. declinaz. 2 "1 uu 9 Ii42 7 1443 9 ■1444 7.8 i445 8 4446 9 4447 8.9 4448 6.7 4449 8 4450 9 4451 9 4452 7.8 1453 8.9 4454 8.9 1456 7 1456 9 1467 8 1458 8 1469 8.9 1460 9 4461 9 1462 9 4163 7 1464 8 4466 7.8 1466 8.9 1467 9 1468 7.8 1469 9 1470 8 4471 8.9 1472 7.8 1473 8 'l47J 8 1 |1475 1 9 1 1476 9 42 22 44,78 22 51,96 24 9,09 24 22,50 24 37,48 25 29,33 25 55,79 26 18,69 26 22,10 26 56,79 27 32,32 28 47,67 28 29,14 28 29,43 28 37,39 29 34,89 31 1,46 31 4,58 31 12,01 31 18,15 32 56,84 33 50,01 34 0,31 34 55,37 35 37,98 35 56,50 30 35,33 36 37,89 37 3,39 37 47,72 38 29,93 39 16,34 40 0,36 40 25,56 40 58,98 42+1 8,17 -1-3,097 3,101 3,100 3,097 3,101 3,402 3,099 3,104 3,100 3,100 3,402 3,104 3,104 3,104 3,106 3,108 3,106 3,105 3,105 3,408 3,108 3,113 3,108 3,118 3,116 3,113 3,148 3,420 3,110 3,116 3,115 3,118 3,420 3,414 +3,120 -1117 26,5 12 37 4,5 1 1 42 27,7 1017 52,8 115417,7 12 0 36,7 10 21 36,9 12 3 34,8 10 51 6,8 10 40 50,1 11 0 22,0 1114 54,1 1114 46,6 111514,0 4117 61,4 1136 30,4 1 1 36 56,0 10 44 48,0 10 45 28,5 10 45 59,7 41 3 51,3 10 48 55,0 42 14 45,8 10 24 54,8 12 51 47,6 12 17 25,1 1116 57,1 12 22 27 2 12 56 8,2 10 13 58,1 1127 15,9 11 2 53,2 1130 48,2 1 1 48 45,4 10 12 42,0 -II 10 1,8 - 19,956 19,954 19,943 19,941 19,039 19,930 19,928 49,922 19,921 19,916 19,909 19,901 19,899 19,898 19,887 19,870 19,869 19,868 19,867 19,847 19,835 19,833 19,822 19,819 19,808 19,797 19,797 19,792 19,782 19,781 19,760 19,749 19,743 19,734 - 19,732 + 1,02 + 4,08 + 0,15 + 0,60 + 0,23 + 0,19 + 0,52 + 0,42 + 0,78 + 0,05 + 0,02 + 0,12 + 0,29 + 0,30 + 0,20 + 0,16 + 0,07 — 0,10 + 0,43 -f 0,05 +-0,82 -f 0,49 — 0,14 — 0,26 + 0,39 + 0,35 +- 0,05 + 0,30 — 0,09 4- 0,73 — 0,16 + 0,62 +- 0,38 -I- 0,32 4- 4,9 + 5,1 + 1,6 + 3,6 + 5,6 + 6,1 + 4,6 -+3,7 + 2,4 + 8,4 -+ 4,4 + 7,4 + 6,0 + 4,0 + 1,3 + 2,6 + 1,2 + 2,5 + 4,2 + 0,6 -1,1 + 1,1 3 2 1 3 1 3 2 1 1 2 2 3.2 1 1 2 6 1 2 2 2 3 + 6,0 2 + 2,9 2 + 3,4 3 + 7,3 2 + 4.7 1 + 6,1 2 + 1,3 2 + 3,2 2 + 2,9 3 + 7,0 2 + 4,6 1 - 5,1 1 358 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. Numero | progressive j Gran- dezza .4. R. media pel 0 gen- naio 1860 Variazio- ne anoua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Tariazione annua W A.R. -S n Declinaz. — N 2 2 'IBOl 1 8 64 53,90 3,135 11 2122,3 19,480 4-0,30 4-2,9 2 1502 9 60 1,29 3,141 1213 41,8 19,468 4- 0,17 + 177,9 2 1503 9 56 15,38 3,144 12 37 31,2 19,456 4- 0,20 + 3,9 2 1604 8 56 17,79 3,133 10 49 34,5 19,452 + 0,30 + 6,7 2 1505 9.10 56 36,74 3,130 10 12 49,6 19,445 4- 0,51 + 7,0 2 1506 9 53 9,33 3,139 H 7 31,5 19,412 4- 0,20 + 7,8 2 1507 9 58 13,53 3,142 12 215,6 19,411 — 0,18 + 4,4 2 1508 9 58 21,99 3,140 1137 5,9 19,407 — 0,06 + 9,7 2 1509 9.10 58 42,93 3,132 1016 38 4 19,400 4- 0,51 + 6,4 1 1510 9 59 27,77 3,138 10 59 28,1 19,381 + 0,59 + 5,2 2 1611 9 12 59 51,64 3,137 10 52 2,8 19,373 + 0,12 + 5,1 2 1512 8.9 13 0 44,62 +3,148 — 12 22 8,2 — 19,364 — 0,30 + 3,8 2 DEL M. E. GIOVANNI SVNTINI 359 j Nuinero progressivo Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 1860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gcnnaio 1860 Variazione annua W A.R. — S in Declinaz. 1 = C m = S 1513 8 h , 13 1 7;45 _(-^',139 — 11 0'38',8 — 19,'346 -f o;38 + 5,-7 a 'l514 8.9 1 35,69 3,151 12 41 38,0 19,334 -h 0,14 + 6,5 2 !l5t5 9 1 40,17 3,145 1148 57,6 19,333 -f- 0,23 + 5,6 1 1516 8 3 12,10 3,136 10 4 1,0 19,296 + 0,07 + 2,6 2 1517 9 3 36,48 3,149 115919,2 19,287 4-0,34 + 3,8 2 1518 9 3 57,09 3,144 11 10 50,8 19,278 4-0,16 +176,1 2 'l519 1 7.8 4 20,32 3,139 10 28 34,8 19,269 4- 0,98 + 6,6 2 1520 9 4 39,92 3,148 11 39 25,6 19,261 4- 0,37 + 3,9 1 1521 8.9 6 20,56 3,143 10 50 16,0 19,245 4- 0,64 + 4,2 1 1522 8 5 59,53 3,156 12 43 31,3 19,228 4- 0,40 + 0,2 2 |1623 9 6 30,84 3,144 10 48 34,8 19,215 4-0,45 + 3,3 2 1524 9 6 30,88 3,148 11 26 54,6 19,215 4-0,20 + 1,7 2 1525 7.8 7 36,33 3,144 10 36 55,3 19,188 4-0,77 +16,8 2 ,1526 8 7 39,34 3,144 10 36 22,8 19,186 4-0,44 + 3,1 1 1527 7.8 8 31,57 3,152 11 36 28,9 19,165 — 0,05 + 0,9 2 '1528 8 8 50,53 3,154 11 52 48,0 19,156 4- 0,06 -^ 7,7 a '1529 9 9 29,11 3,149 11 145,7 19,139 4-0,29 + 4,0 2 1530 8 9 35,31 3,159 12 25 6,0 19,137 4-0,28 + 3,6 1 1531 7.8 10 0,68 3,147 10 44 37,0 19,126 4- 0,68 + 0,4 2 1532 9 10 46,61 3,152 11 22 19,9 19,106 4- 0,61 + 1,3 2 1533 7.8 11 27,76 3,153 1116 37,7 19,087 4-0,31 + 2,9 3 1 1534 8 11 36,31 3,158 1154 36,2 19,084 — 0,08 -1,6 2 1535 8 12 14,01 3,157 1144 46,8 19,006 4-0,11 + 2,3 2 1536 8 12 21,99 3,151 10 50 7,1 19,063 4-0,47 + 6,8 ^ 1637 7.8 12 59,06 3,149 10 34 1,9 19,045 4- 0,53 + 5,1 2 1538 8 14 13,22 3,154 11 0 42,7 19,012 4-0,25 + 4,9 2 1539 7 14 44,53 'J,161 11 50 42,0 18,997 -f 0,09 + 2,2 a 1540 S 15 21,16 3,166 1227 7,2 18,980 4- 0,34 + 1,5 * 1541 9.10 16 3,37 3,171 12 55 47,1 18,960 4-0,49 - 0,5 1 1 1542 8.9 16 15,22 3,171 12 54 58,3 18,954 + 0,34 + 7,0 3 1543 8 16 34,73 3,149 10 816,2 18,945 4- 0,31 + 1.5 2 i 1544 8.9 17 46,22 3,170 12 35 6,6 18,911 - 0,14 + 4,6 a 1 1545 9 18 56,50 3,169 1219 24,8 18,875 -f- 0,00 + 9,2 a I 1546 8.9 19 16,32 3,170 12 17 33,7 18,866 + 0,19 + 7,5 a ; 1547 9 20 3,39 3,170 12 14 39,0 18,843 4- 0,34 + 2,6 2 : 1548 9 13 20 15,05 +3,173 — 12 34 5i,l — 18,837 4-0,20 + 5,5 1 ; 1 360 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. = Gran- dczza A.R. media pel 0 gen- naio 1800 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio4860- Variazioiie annua A.R. - S n Declinaz. 1549 9 1) 13 20 34,85 + 3;476 — 42 50 54,5 -48,827 — o;'24 + 3,9 2 15B0 7.8 23 47,89 3,479 42 43 33,3 18,728 + 0,42 + 8,3 2 jlSBl 9 24 44,49 3,474 42 7 4,2 48,746 + 0,26 + 3,7 2 [l5B2 9 24 44,26 3,104 40 34 60,6 48,700 -f 0,69 + 40,0 2 ;i3B3 8 24 39,56 3,473 44 66 28,3 48,694 + 0,27 + 5,3 2 Il554 8 25 2,38 3,473 44 30 48,3 48,690 + 0,36 + 4,4 4 4565 7.8 23 40,49 3,479 42 28 47,2 48,070 -f 0,49 + 6,9 2 4556 9 26 23,96 3,464 4026 7,7 48,646 4- 0,60 + 2,4 2 4557 7.8 20 53,97 3,465 40 48 58,3 48,629 f 0,53 -I- 4,8 2 4558 8 27 4,44 3,482 42 37 36,3 48,626 + 0,43 + 4,6 4 4559 8 27 4,32 3,483 42 42 49,9 48,624 + 0,94 + 6,6 5 1560 8 28 20,44 3,485 42 43 40,6 48,583 + 0,40 + 3,4 2 14 664 9 30 44,48 3,462 40 4 57,5 48,524 + 0,46 + 6,4 2 4562 8.9 34 0,02 3,489 42 60 34,4 48,494 + 0,48 + 7,4 2 4563 8.9 34 5,70 3,460 40 23 22,8 48,494 + 0,42 + 0,8 2 4564 9 31 46,33 3,469 40 45 40,6 48,485 + 0,00 -0,3 2 4365 8 31 61,72 3,476 44 22 40,0 48,463 f 0,49 + 6,4 3 1566 9.40 32 49,25 3,483 44 59 35,0 48,432 + 0,49 + 4,3 2 j4567 7.8 33 32,50 3,484 42 4 49,4 48,407 + 0,04 + 2,8 2 4568 9 33 46,85 3,470 40 36 9,8 48,399 + 0,78 + 9,8 2 4369 7.8 35 40,40 3,479 44 22 44,2 48,360 + 0,37 + 0,7 4 4570 9 33 31,77 3,484 44 46 57,4 48,337 + 0,51 + 5,3 2 !4574 8 35 32,94 3,472 40 35 37,2 48,336 + 0,44 - 0,5 2 4572 9 36 49,44 3,479 44 42 8,4 48,309 + 0,27 + 2,2 3 4573 8.9 36 44,87 3,488 42 718,1 48,293 — 0,01 + 6,0 2 1674 8.9 36 49,49 3,175 40 43 62,2 48,290 — 0,43 _ 9,0 4 4875 9.40 37 43,42 3,180 41 8 3,9 48,268 — 0,01 + 5,3 2 4576 7.8 38 9,90 3,486 44 40 63,0 48,243 + 0,57 + 3,0 2 4377 8.9 38 22,54 3,492 42 45 38,3 48,235 + 0,20 -0,2 2 4378 9 39 34,28 3,493 42 42 5,0 48,245 + 0,23 +40,6 2 4579 9 40 36,34 3,479 40 46 47,8 48,453 + 0,40 + 4,2 2 4580 9 44 6,36 3,478 40 36 23,7 48,436 — 0,02 + 4,4 2 4581 7.8 42 54,93 3,498 42 24 47,4 48,068 + 0,08 -4,6 2 4582 8 43 22,36 3,484 40 39 44,8 48,049 + 0,37 - 4,2 2 4583 9 43 32,37 3,484 40 43 49,6 48,042 + 0,26 - 4,7 2 4684 j 7.8 43 43 36,45 +3,205 — 42 58 86,9 — 48,040 — 0,03 + 0,9 2 DEL M. E. GIOY.\NM SANTIM 36i Namero 1 progressivo Gran- dezza \.n. media ^ jel 0 geii- luiio 1860 k'ariuzio- ne annua Declinazione media pel 0 jennaio 1860 Yariazione annua W— S in A.R. Declin. N." delle osservat. 1 14685 8 13 4i 6;97 ^-3,199 — 121912,0 — 18';020 + o;72 + 2;'4 1 U586 10 46 16,69 3,194 11 37 23,0 17,937 -f 0,31 4-2,9 2 1587 8.9 46 40,49 3,187 11 019,0 17,921 — 0,03 + 4,9 2 1588 8 47 42,42 3,197 11 45 32,7 17,880 + 0,40 -0,3 2 1589 8 48 3,04 3,195 11 32 3,1 17,866 — 0,04 -0,5 2 1690 9.10 48 17,66 3,192 11 13 46,9 17,856 + 0,06 4-2,4 1 1691 9 49 20,63 3,180 10 5 6,9 17,844 — 0,03 + 0,6 2 1692 9 49 27,00 3,179 10 1 3,7 17,810 4- 0,02 4-1,9 2 1693 9 50 17,80 3,183 1014 20,9 17,776 4-0,09 -1,0 2 1694 7 60 56,74 3,196 1122 8,6 47,750 4-0,08 + B,7 2 :1595 9.10 50 58,21 3,186 10 28 27,4 17,749 — 0,11 + 0,0 2 Il696 9 62 34,59 3,195 41 6 1,4 17,683 4- 0,17 4-3,6 2 1597 9.10 62 34,81 3,205 12 132,0 17,683 4-0,57 4-2,0 2 |1698 9 63 32,54 3,190 10 37 43,1 17,643 — 0,29 — 3,8 2 1699 9 53 42,84 3,197 1115 2,7 17,636 — 0,05 — 3,6 2 1600 8.9 64 61,21 3,200 11 21 33,6 16,630 f 0,19 4-1,1 2 1601 8.9 64 61,61 3,189 -10 24 43,5 17,630 4-0,15 -2,7 2 1602 9 65 46,65 3,198 44 7 44,7 17,549 4-0,36 4-3,6 2 1603 7.8 56 4,04 3,185 40 3 49,2 17,537 4-0,20 4- 0,4 2 [l604 S 56 25,80 3,193 40 35 53,4 17,522 — 0,03 + 0,2 2 1605 1 9 66 30,08 3,210 42 4 39,2 17,518 4-0,11 -1,2 2 1606 8 56 42,89 3,203 44 27 20,9 17,510 + 0,01 + 2,4 1 1607 9 66 54,36 3,195 40 49 45,0 17,501 4-0,39 -0,9 2 11608 9 58 21,47 3,211 12 4 54,4 17,439 4-0,16 4- 0,4 2 1609 9 68 25,80 3,215 42 24 9,6 47,436 + 0,18 -»- 3,6 1 1610 8.9 13 68 43,68 3,202 41 9 40,9 17,422 4- 0,27 + 3,1 2 1611 9 14 016,94 3,207 4129 37,2 17,364 4-0,12 -2,2 2 1612 9 0 24,25 3,196 4029 4,1 17,349 — 0,09 -8,0 2 IMS 8.9 0 31,04 3,216 12 15 22,6 17,345 i - 0,36 4-4.7 2 1644 t 7 0 59,16 3,204 11 9 43,0 17,324 + 0,10 — 2,5 2 161t ) 9 1 1,72 3,496 10 32 60,7 17,323 4-0,13 -2,1 1 161( 1 ) 9 1 17,98 3,201 10 53 49,7 17,310 — 0,05 - 3,7 1 ' 161' r 9 2 25,76 3,209 11 29 62,0 17,260 + 0,21 - 3,4 3 ; i6n 5 9 2 37,65 3,224 12 40 53,9 17,251 i + 0,35 4-8,1 1 • i&ii I 9 3 10,61 3,201 40 58 26,0 i 17,226 4- 0,26 - 2,8 1 i 162( ) 8.9 14 4 16,81 4-3,217 — 11 56 34,8 j— 17,177 4-0,99 4-66,3 1 '■ VII 46 362 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. Numeio progressho Gran- dezzu A.R. media pel 0 gen- naio 4860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua A.R. — S in Declinaz. 1^ . ^621 9 h 14 4 48,01 +3,244 — 11°39 37,'6 — 47,154 — o;'o9 + 0 3 : 1622 8 6 44,06 3,228 12 40 59,3 47,088 - 0,05 + 1,8 2 1623 8 7 61,58 3,216 41 35 16,5 47,013 -H 0,24 -1,4 3 1624 8 8 22,47 3,216 11 32 13,4 46,990 — 0,30 -1,0 4 162B 9 8 20,21 3,203 10 33 2,4 46,987 + 0,41 + 0,0 1 -1626 9 9 52,82 3,210 10 57 6,1 16,918 -f 0,22 - 6,4 2 4627 9 44 44,42 3,214 14 9 8,2 16,864 -f 0,65 + 6,7 4 4628 40 41 44,67 3,224 44 56 6,9 16,854 — 0,40 + 0,1 4 1629 9 44 45,86 3,224 44 44 22,8 16,864 4-0,50 - 0,4 •1 i -1030 8 41 47,45 3,217 44 24 63,0 46,852 -H 0.02 - 2,4 3 1631 8 43 13,52 3,223 4143 49,8 46,760 + 0,01 +59,7 2 4632 9 43 39,74 3,217 11 11 62,6 16,739 — 0,14 -4,4 4 ,1633 8 13 45,33 3,211 40 4518,6 46,735 + 0,02 + 2,3 3 1634 9 44 15,98 3,233 12 2414,4 46,711 -h 0,00 — 0,6 4 1 1635 8.9 44 46,80 3,236 42 32 24,3 10,710 4- 0,38 + 0,6 1 4636 8 44 49,39 3,201 40 126,6 16,708 + 0,18 - 3,7 2.4 ^4637 9.40 46 5,57 3,224 42 16 45,0 16,620 — 0,34 + 0,4 2 4638 8 46 8,48 3,234 42 20 29,9 16,618 + 0,01 — 3,6 4 4639 9 17 4,44 3,210 10 27 36,1 16,573 + 0,21 — 2,9 3 1640 7 47 9,66 3,218 44 4 53,2 16,669 -f 0,24 — 0,6 4 ,4644 9 49 5,79 3,219 40 69 22,9 16,472 4-0,19 - 4,4 2 ! 4642 9 49 49,65 3,237 42 16 6,7 16,400 4- 0,14 -4,9 2 1 j4643 9 20 7,26 3,244 42 45 29,8 40,421 + 0,00 + 0,9 3 4644 7 20 40,23 3,244 42 43 39,7 16,418 — 0,17 -480,4 4 4645 8.9 20 45,76 3,216 40 44 48,4 16,414 + 0,41 + 0,6 2 '4646 9 23 29,30 3,249 42 50 35,2 10,250 + 0,25 -2,4 3 46i7 8.9 23 45,81 3,227 4114 45,0 10,236 - 0,03 _ 0,2 2 4648 9 23 48,93 3,252 12 69 3,3 16,235 — 0,19 + 7,1 4 '4649 8.9 27 32,26 3,243 12 718,8 16,041 + 0,24 + B,3 2 i 46S0 9 27 36,43 3,226 10 54 57,4 16,037 + 0,31 — 2,0 2 1 4654 1 9 27 50,14 3,229 41 7 51,6 46,025 + 0,58 —21,5 2 4652 9 29 2,24 3,241 44 52 48,6 45,961 — 0,11 -2,6 2 4653 8.9 29 9,70 3,229 41 4 61,2 15,955 + 0,27 + 0,1 3 1654 9 29 47,76 3,245 12 412,8 45,921 + 0,08 - 3,7 2 4655 9.40 30 45,70 3,252 12 3115,2 15,896 — 0,57 + 2,3 2 1656 8 44 30 32,97 -1-3,248 — 1217 66,2 -16,881 + 0,85 -1,6 a DEL M. E. GIOVANNI SANTINl 363 o s .Z S £ 3 be Gran- ilezza A.R. media '^ pel 0 gcn- iiaio 18G0 i'ariazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua W A.R. -S n Declinaz. Num. delle osservaz. 1657 8.9 i h 14 30 34,46 - f3,251 — 12 27 14,6 - 15,'880 — 0,04 +12,1 1 1 e 1658 8.9 31 42,32 3,230 10 69 12,1 15,819 — 0,09 + 3,4 3 i 'l659 9 32 9,07 3,240 1130 50,1 16,795 - 0,60 1 — 3,5 3 1660 8.9 32 10,38 3,242 1145 45,5 15,794 — 0,35 ; -5,2 2 1661 8 33 45,55 3,229 10 45 37,2 16,707 4- 0,16 1 + 0,2 2 1662 8.9 33 56,06 3,249 12 7 2,7 16,707 + 0,22 -1,2 3 'l663 9 34 19,73 3,243 11 40 23,4 16,676 — 0,15 -1,9 2 jl664 7.8 34 26,92 3,243 1138 2,1 15,671 — 0,18 -3.1 2 il665 8 34 46,06 3,242 1133 9,1 15,653 — 0,01 — 5,9 3 ;i666 8.9 35 47,52 3,219 9 59 22,1 15,590 + 0,19 - iJ 2.1 1667 9 36 14,57 3,256 12 26 6,1 16,671 + 0,15 -1,4 2 1668 8 36 43,30 3,235 11 114,5 15,645 + 0,29 + 2,4 2 1669 8.9 37 17,83 3,224 101619,8 15,513 + 0,22 + 1,5 3 1670 9 37 19,61 3,230 10 37 25,5 15,511 — 0,18 - 0,2 2 1671 8 38 4,79 3,233 10 49 28,4 15,470 — 0,13 + 3,0 2 I ( 1672 8.9 38 7,97 3,232 1043 31,7 16,467 + 0,12 -2,9 2 ! 1673 9 39 31,14 3,237 10 67 40,3 15,389 — 0,06 -0,6 2 1674 8 39 31,81 3,234 10 46 45,0 15,389 — 0,23 + 4,1 2 1676 1 8.9 40 1,03 3,269 10 20 43,1 16,361 — 0,19 -M 3 1 1676 8.9 40 7,44 3,250 11 46 56,7 15,355 — 0,03 -1,2 2 1 1677 9 40 47,19 3,229 10 24 29,1 15,317 + 0,15 -2,7 2 1678 8 41 37,11 3,227 1014 28,4 15,271 + 0,34 -3,2 2 1679 8 42 20,34 3,270 12 65 28,8 16,233 _ 0,03 -1,3 2 1 1680 7.8 43 0,44 3,247 4126 7,9 16,192 + 0,26 + 0,0 3 1681 9 43 15,79 3,269 42 45 56,6 15,177 — 0,03 - 4,0 2 i 1682 7.8 44 33,04 3,273 12 56 36,8 15,104 + 0,13 - 0,2 2 i 1683 8 4i 46,25 3,240 10 53 41,2 16,091 + 0,08 - + 1,6 2 i !l684 8 44 52,75 3,236 10 37 32,0 15,085 + 0,05 1 + 2,9 2 168l 8.9 45 41,18 3,253 113913,9 15,037 — 0,18 -1,5 3 168( , 6.7 46 47,19 3,249 11 19 29,9 14,973 — 0,02 - 0,3 2 jl68' 9 46 47,40 3,232 10 15 26,1 14,973 — 0,43 + 0,3 2 j •168i $ 8.9 48 7,81 3,271 12 38 10,0 14,895 — 0,06 — 0,3 2.1 ' 168< 1 ) 9 48 47,18 3,273 12 43 6,0 14,856 — 0,04 + 5,0 3 ;i69{ t 9 49 27,08 3,246 10 66 23,0 14,818 + 0,40 -2,1 2 169 1 8 49 58,51 3,264 12 419,0 14,786 + 0,23 + 0,4 2 ■ jl60 2 7.8 14 60 8,28 + 3,261 — 115216,6 14,777 + 0,25 : +^1,1 o 1 , 364 POSlZlOm MEDIE DI 2696 stelle, ecc. o E t 3 to Oi Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 4860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 4860 Variazione annua W A.R. — S in Declinaz. Num. delle osservaz. 4693 7 h 44 50 38,67 -f3,240 — 40° 35 24,3 — 44','747 — 0^33 -2;9 2 ji694 8 51 3,46 3,267 42 42 45,0 14,723 — 0,11 -1,9 2 -1695 6.7 61 49,52 3,244 40 34 44,9 14,707 -f- 0,53 + 2,3 3 4696 9 52 47,27 3,242 40 37 56,0 44,660 + 0,00 + 8,4 3 4697 8 52 54,86 3,254 44 48 54,9 44,644 -f 0,29 - 0,6 2 4698 9 53 8,50 3,242 40 33 25,4 14,598 + 0,04 +43,6 2 4699 9 54 6,61 3,263 11 45 44,0 44,639 — 0,60 -0,4 3 4700 9 64 28,23 3,253 44 40 46,6 44,518 + 0,24 -4,6 2 4701 8.9 54 42,56 3,253 44 44 44,0 14,503 — 0,05 - 2,4 2 4702 7.8 65 28,46 3,273 42 18 17,9 44,457 + 0,48 -4,5 2 4703 8 56 48,69 3,243 10 27 5,3 14,406 + 0,45 - 4,4 2 4704 9 56 47,86 3,274 12 20 5,0 14,377 — 0,07 - 1,2 2 4705 8.9 57 3,38 3,254 11 6 67,0 14,361 . . . . . . 3 4706 9 57 48,27 3,267 11 50 44,8 14,346 — 0,03 -4,3 3 4707 40 67 50,74 3,286 12 57 5,6 44,312 + 0,39 — 1,9 2 47C8 9 58 29,70 3,247 10 39 5,7 44,273 — 0,23 + 0,2 2 4709 7.8 44 68 53,87 3,277 12 2142,0 14,249 + 0,49 + 1,4 3 4710 8 45 0 40,48 3,288 12 54 49,0 14,439 + 0,24 - 1,0 3 4744 9 4 2,62 3,259 4111 9,9 44,445 + 0,38 -3,6 2 4742 8 4 8,26 3,285 12 39 56,1 14,410 + 9,46 -4,0 2 4743 8 4 48,33 3,261 41 15 3,7 14,098 — 0,45 -4,6 2 4744 8.9 2 24,94 3,252 10 43 34,2 14,033 + 0,11 — 2,8 4 4745 9 2 23,23 3,267 44 36 44,5 44,032 + 0,41 -1,1 2 4746 9 3 44,23 3,269 44 43 24,0 43,979 — 0,12 + 3,1 2 4747 7.8 3 32,47 3,284 42 3115,2 43,960 + 0,12 + 0,0 2 ;4748 7.8 3 43,41 3,256 10 56 14,5 13,949 + 0,26 — 0,4 2 4749 9 4 22,64 3,288 42 43 12,4 13,907 + 0,20 + 3,4 2 4720 9.40 6 4,20 3,273 44 54 21,7 13,867 + 0,17 -0,9 2 4721 7 6 39,09 3,250 10 28 38,4 13,826 + 0,04 + 0,5 2 4722 8 6 7,24 3,274 115112,6 13,796 + 0,18 -4,0 2 4723 8 7 46,59 3,259 10 55 24,5 13,091 + 0,03 - 5,7 2 4724 9.40 8 7,64 3,246 40 9 22,8 13,669 + 0,06 - 1,6 2 4726 89 8 49,44 3,292 42 4149,2 13,624 4- 0,12 + 0,6 2 4726 7.8 9 6,43 3,289 42 3112,5 13,606 + 0,20 -0,2 2 4727 9 9 42,52 3,244 9 59 8,1 13,600 + 0,27 + 7,5 2 4728 7.8 45 9 57,42 4-3,244 — 9 58 67,2 — 13,651 + 0,30 -0,7 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 365 o 1 ■ > 2 s A.R. media 1 Variazio- Declinazione m ' — s S £ Gran- Variazione C> > = u 1^ pel 0 j,'en- ne media pel 0 in T3 U a. dezza naio 48C0 annua gennaio 4860 annua A.R. Declinaz. 4^ 1 i729 8* h 45 40 43,05 +3,288 — 12'24'32',7 _43;'502 — 4!25 1 -4,3 3 4730 9 44 45,74 3,266 44 6 33,9 43,433 + 0,40 - 5,4 2 4731 8 42 26,77 3,295 42 40 50,0 43,390 + 0,49 - 4,5 2 4732 8.9 43 50,98 3,276 4134 53,9 43,298 — 0,34 + V 2 4733 8 43 57,90 3,265 40 58 52,4 43,294 -h 0,54 -4,0 2 '4734 8 43 59,76 3,267 41 3 34,0 13,288 - 0,16 -4,2 2 4736 8 45 8,88 3,264 40 42 4,6 13,212 -f 0,40 - 2,2 2 4736 8 45 27,46 3,266 10 57 3,9 13,193 — 0,20 -3,0 2 4737 8.9 45 36,20 3,248 9 58 43,4 43,183 + 0,41 + 4,3 2 4738 8 46 47,98 3,293 42 24 22,9 43,404 — 0,45 -0,5 3 4739 8.9 47 58,40 3,294 12 22 24,3 43,026 — 0,49 -2,4 2 , '4740 8 48 26,54 3,272 111210,9 42,994 + 0,00 -2,6 2 j '4744 9 49 45,99 3,278 44 28 59,3 42,949 — 0,49 -4,3 2 ! 4742 8 49 53,40 3,260 10 28 10,0 12,898 + 0,38 -0,3 2 ■ 4743 7.8 20 34,44 3,269 10 57 31,6 42,852 — 0,01 - 5,6 2 ■ '4744 9 24 41,65 3,294 12 14 13,1 12,810 — 0,20 -6,3 2 4746 8.9 21 45,59 3,274 44 44 38,2 42,773 - 0,03 -0,8 2 , 4746 8 22 47,47 3,296 42 47 29,5 42,736 — 0,03 -4,6 1 2 4747 9.40 22 37,83 3,286 41 4139,9 42,715 + 0,03 -3,8 2 ' 4748 9 22 52,28 3,296 12 15 22,1 42,697 + 0,49 — 3,0 3 4749 8 23 36,83 3,301 12 30 18,7 42,647 — 0,19 - 3,6 2 4750 9 23 49,64 3j284 44 27 36,8 42,632 — 0,26 -2,3 2 ; ,4764 9 24 30,23 3,309 42 52 53,0 42,586 — 1,21 -1,0 1 2 4762 7 24 41,47 3,253 9 57 29,0 12,573 + 0,10 -4,8 2 4753 7.8 25 31,65 3,303 42 32 44,6 12,516 — 0,15 -4,6 2 4754 9 25 45,89 3,299 42 49 44,2 42,500 + 0,23 + 0,3 2 4756 7.8 27 35,96 3,296 42 2 5,9 12,374 — 0,03 — 0,6 - 1 4756 9 28 3,93 3,302 12 23 49,9 42,342 — 0,25 —11,0 ' 4767 8 29 34,39 3,313 42 54 25,6 42,232 + 0,39 - 4,6 1 2 i 4758 9.40 29 41,12 3,260 40 8 53,3 12,230 + 0,18 - 0,5 2 4759 9.40 31 57,72 3,270 10 3313,8 12,071 + 0,13 -2,9 2 ■ 4760 9 32 45,46 3,292 11 44 20,7 12,051 + 0,13 —33,4 2 4764 8.9 32 63,44 3,268 40 25 36,8 12,006 + 0,00 -7,0 2 4762 9.40 33 3,04 3,295 44 48 44,8 44,996 + 0,02 + 1,0 2 '4763 9 33 28,51 3,287 4 1 24 50,3 41,965 + 0,22 — 3,3 2 ,4764 . 8.9 45 34 9,49 -1-3,305 — 12 18 24,4 1 — 11,913 1 + 0,07 -4,6 9 366 POSIZIONl MEDIK Dl 2696 STELLE, ECC. c s Si 3 So 1^1 „ A. R. Media ^ **"^'' naio 1860 "ariazio- ne annua Declinazione ,, . . J. , „ Variazionc media pel 0 gennaio4800 «°""" W — S in A.R. Declinaz. 0) N e S 1 'i765 9 h 15 34 49>4 f3;274 -40°44'46;0 - -4l','905 -\- 0','05 — 5;'3 3 ^1766 9.10 35 21,37 3,304 12 2 35,6 11,833 — 0,09 - 0,9 9 'l767 9 35 43,25 3,314 42 40 40,2 11,807 — 0,07 -0,3 2 1768 9 36 25,37 3,293 4136 64,8 11,757 + 0,46 -4,5 2 1769 9 36 33,78 3,292 4131 0,1 11,748 — 0,19 -4,9 4 4770 8 39 36,90 3,299 44 47 0,2 41,631 — 0,26 + 0,8 2 4771 8.9 40 5,46 3,310 42 47 50+ 44,496 — 0,18 + i>+ 3 4772 9 43 8,36 3,272 40 47 32,6 44,276 _ 0,14 -1,3 2 4773 8.9 43 48,48 3,277 10 33 48,8 41,264 -+ 0,10 — 2,9 2 4774 8.9 43 36,48 3,310 121141,9 41,243 4-0,21 - 0,7 2 4776 9 43 61,15 3,275 10 25 38,8 41,226 -j-0,29 - 0,2 2 4776 9 44 3,43 3,281 10 43 8,6 44,210 _ 0,24 -4,1 2 4777 7.8 44 12,69 3,309 12 6 44,7 44,499 + 0,15 -4,0 2 4778 9.40 45 23,39 3,307 4158 50,7 41,413 — 0,10 -3,7 2 4779 7.8 49 27,94 3,279 40 28 41,1 40,819 _ 0,09 _ 4,2 2 4780 8.0 61 9,86 3,327 42 45 53,6 40,690 + 0,19 -1-4,3 2 4784 8 51 32,15 3,284 40 32 22,9 40,662 + 0,21 -6,4 2 4782 9.40 51 55,36 3,288 40 5136,5 40,633 + 0,21 -(-3,6 4 4783 8 62 40,20 3,334 43 3 21,0 40,578 + 0,17 -5,1 2 4784 9.40 53 14,20 3,323 42 28 31,8 40,535 + 0,19 - 2,5 2 j4785 9.10 53 52,53 3,290 40 52 51,6 40,487 + 0,17 -2,5 4 4786 9 64 18,70 3,291 40 53 51,8 40,456 + 0,07 -f 0,2 3 4787 9.40 54 39,63 3,300 112129,1 40,429 + 0,16 -4,2 4 4788 5 56 40,30 3,294 10 69 0,5 40,279 + 0,46 — 2,9 4 4789 8 56 44,07 3,296 11 3 40,4 40,275 + 0,25 -5,3 4 4790 8 68 21,31 3,314 1 1 55 10,7 40,452 -+0,24 + 0,4 2 479) 9 58 34,44 3,315 1165 41,3 40,135 + 0,30 + 0,8 2 ;479S • 9.40 59 0,24 3,277 10 8 27,0 40,103 +11,77 —31,6 4 479; ( 9.40 59 46,88 3,315 4156 6,9 40,072 — 0,13 -+0,6 4 479' I 8.9 15 69 50,04 3,300 1111 3,3 40,040 -+ 0,06 -3,4 3 179 5 9 16 0 0,78 3,307 44 32 25,5 40,027 -f 0,28 + 4,5 3 479 3 8 1 17,97 3,317 4158 1,0 9,928 -+0,26 +36,8 3 479 7 7.8 4 37,40 3,318 12 0 8,1 9,904 — 0,14 + 4.9 3 479 S 8.9 2 9,01 3,292 40 45 30,8 9,864 + 0,15 - 2,3 3 j479 9 9.10 2 6,86 3,347 4156 50,4 9,866 -+0,09 + 6,3 3 ^480 0 9.40 46 2 26,97 3,303 - 44 45 4,0 — 9,842 + 0,03 + 3,3 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTIM 367 o ' o .i ] i. in s t 3 tu ill. Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- iiuiu 4800 Variazio- ne annua Declinazione meillii pel 0 genuuio 1800 Vaiiazione annua A.R. -S in Deciinaz. mi • 9 h 46 3 9;54 -|-3>42 — 44°44'49,'9 _ 9','786 4- 0,23 + 0,6 4 1802 8.9 3 43,26 3,324 42 5 32,6 9,744 -h0,29 + 2,5 2 1803 8.9 4 38,69 3,295 40 50 7,8 9,673 — 0,09 + 2,3 2 •1804 8.9 4 48,01 3,280 40 7 22,9 9,600 -f 0,44 -3,4 2 1805 9.40 5 6,44 3,320 44 59 49,6 9,633 + 0,47 +479,5 2 •1806 8.9 5 33,56 3,277 9 58 35,3 9,604 + 0,42 -4,9 2 4807 j 9 6 0,05 3,283 40 42 54,2 9,564 4- 0,34 - 2,5 2 4808 9 7 49,09 3,340 42 62 7,4 9,468 — 0,42 + i,7 2 4809 7.8 7 43,96 3,294 40 4126,0 9,436 -H 0,60 - 2=1 2 4810 7.8 7 40,08 3,328 42 49 30,4 9,432 4- 0,40 + 0,3 3 4814 9 8 58,37 3,328 42 41 32,1 9,342 4- 0,09 + 2,6 2 4842 9.40 40 49,39 3,317 4142 28,2 9,235 4- 0,44 — 3,3 2 4813 1 9.40 40 23,71 3,336 42 35 5,4 9,229 4-0,35 + 2,8 4 , 1814 9 41 0,41 3,301 40 56 38,5 9,481 -f 0,81 -4,9 ^ 1 4815 8 41 4,00 3,305 44 9 42,0 9,480 — 0,06 + 4,9 ■ 2 4810 9 il 52,96 3,319 4147 20,4 9,443 — 0,26 + 4,5 2 4847 1 7 42 40,39 3,337 42 34 48,4 9,052 4- 0,01 -i,2 2 1 4818 8 43 32,36 3,344 42 46 44,5 8,984 4- 0,44 -4,8 i 2 i 4819 9 43 38,73 3,337 42 35 28,9 8,975 — 0,16 + 4,0 2 1 1820 9 44 8,82 3,338 42 35 45,3 8,937 - 0,13 -0,1 3.2 1821 9 44 20,60 3,281 9 56 42,5 8,924 4- 0,37 — iA 4 1822 9 44 45,62 3,328 42 6 30,3 8,890 4- 0,75 -4,2 4 4823 1 1 8.9 44 58,40 3,344 42 5151,3 8,873 -0,27 + 2,3 2 4824 7.8 46 21,13 3,298 40 44 43,3 8,703 — 0,18 -4,9 4 i 4825 7.8 46 26,30 3,347 4134 6,0 8,756 4-0,53 + 0,9 2 I 4820 9 47 48,31 3,347 41 33 19,1 8,689 + 0,34 + 4,4 2 4827 i 9 48 42,49 3,325 4152 31,9 8,617 + 0,20 - 0,2 3 4828 8.9 48 34,43 3,309 41 9 52,4 8,588 + 0,25 + 0,9 2 4829 9 49 44,45 3,327 4157 6,7 8,535 + 0,40 + 4,8 2 4830 8 20 2,82 3,304 40 52 6,5 8,472 — 0,11 +1 16,8 9 4834 8 20 ^3,46 3,346 42 47 8,6 8,459 + 0,20 - 4,7 3 1839 9 21 42,12 3,285 40 4 8,4 8,380 4- 0,36 — 4,3 2 I 4833 9 21 22,01 3,323 4 1 42 34,5 8,367 4-0,41 + 0,7 i 2 1 1834 8.9 21 43,63 3,305 40 54 33,4 8,335 — 0,43 + 4,6 9 ; 1835 7 22 5,27 3,303 40 49 6,0 8,309 + 0,42 -0,4 2 ;' '1836 1 _ 9 46 22 7,05 -1-3,323 — 4143 2,7 — 8,307 + 0,07 + 3,4 2 1 368 POSIZIONI MEDIE DI 2696 STELLE, ECC. c o X. E i = so » t a. Grran- dezza .4.R. media ^ pel 0 gen- iiaio 4860 t'ariazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 4860 Variazione annua W — S in A.R. Declinaz. 4J . 1 14837 8 h 16 22 4646 -f3,288 — 40 7 44,4 - _ 8>56 -f 0,35 -4;9 2 4838 9 22 52,44 1 3,347 42 48 47,6 8,247 + 0,25 + 4,8 4 2 4839 9 24 47,44 3,327 114854,9 8,134 4-0,00 + 0,3 4840 7 24 20,50 3,334 42 7 38,9 8,430 -f 0,38 + 2,9 2 4844 8.9 24 46,60 3,323 44 39 42,0 8,096 -f 0,05 + 4,2 2 '4842 7.8 25 13,74 3,293 4015 42,7 8,069 + 0,26 -2,5 2 14843 7 25 42,97 3,337 1216 38,2 8,021 -1-0,64 + 4,3 4 4844 9 26 8,95 3,297 40 27 29,0 7,986 -f 0,04 -5,4 3 4845 8.9 26 28,99 3,291 lO 41 19,0 7,967 — 0,48 — 0,3 2 4846 9.40 26 36,05 3,289 40 4 21,3 7,950 -t- 0,67 - 6,3 4 4847 3 29 27,13 3,296 4016 47,4 7,719 — 0,49 - 5,4 2 4848 8 29 30,72 3,312 11 310,5 7,714 — 0,16 -4,6 2 '4849 8.9 29 31,36 3,344 4229 7,9 7,743 -f-0,04 + 6,6 2 4850 8 29 43,93 3,324 44 34 61,8 7,696 + 0,42 + 0,4 2 4864 9 30 39,62 3,335 42 3 44,2 7,624 -f 0,04 + 2,6 2 4852 9 30 44,07 3,347 44 45 22,7 7,616 ■f 0,04 + 0,4 3 4853 9 30 54,25 3,302 40 33 53,4 7,602 -f 0,05 + 7,0 2 4854 9 34 46,30 3,321 14 24 6,3 7,533 + 0,44 + 35,9 2 4855 9 32 36,67 3,345 42 29 43,6 7,463 + 0,19 + 4,2 2 14856 7 33 24,47 3,326 4133 46,6 7,402 -f 0,23 + 3,2 2 |4857 9 33 45,60 3,324 44 30 25,4 7,369 4- 0.25 -^ 2,9 2 i4858 8 34 51,22 3,311 40 54 8,5 7,280 + 0,30 -2.0 2 |4869 8.9 36 40,30 3,337 42 0 33,6 7,432 4- 0,08 -2,2 2 4860 9.40 36 43,94 3,335 44 67 60,3 7,427 4- 0,09 + 4,2 2 4864 9 37 22,42 3,342 42 44 3,6 7,075 4-0,45 - 8,3 2 4862 8 37 38,52 3,301 10 24 3,9 7,053 4- 0,24 -3,4 2 4863 8 37 64,74 3,307 40 39 43,8 7,034 -^0,44 -4,7 2 4864 9 37 69,08 3,340 42 7 0,2 7,024 + 0,44 + 5,7 3 4865 8 39 42,30 3,312 40 52 56,8 6,924 + 0,40 -4,8 2 I4866 9 39 42,83 3,323 4120 49,4 6,924 — 0,12 + 3,2 2 4867 9 39 54,06 3,298 1015 58,3 6,874 4-0,26 -0,9 2 I486J ! 5 42 5,63 3,306 40 3152,3 6,686 — 0,25 -2,6 2 486t 487( » 8 42 16,95 3,342 42 8 9,9 6,670 4- 0,49 + 2,9 4 ) 9 42 43,02 3,315 44 4 8,4 6,656 -0,17 -0,2 4 487-1 I 8 43 35,29 3,349 42 27 24,4 6,563 4-0,44 + 3,6 S 487S 8 8.9 46 46 23,88 +3,327 — 44 26 5,7 — 6,413 4. 0,27 -2,4 4 i)i;l m. f:. Giovanni santini 369 ' = - 3 to Gran- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 18C0 Varlazio- ne annua Declinazione media pel 0 gcnnaio 1800 Variazione annua W A.R. ■ — S in Declinaz. 2 ° -1873 8.9 Ii 16 45 47;i4 -f3;329 — 11°30'47;'5 — 6>80 -f o;2o -o;7 2 1874 9 43 49,81 3,300 10 31 7,7 0,377 + 0,02 - 6,5 1 1875 7 46 62,90 3,331 11 33 35,6 0,290 4-0,41 +122,5 2 ,-1870 8 47 27,22 3,320 11 4 26,3 0,243 + 0,42 -1,5 2 1877 9 47 41,09 3,333 11 39 43,2 0,222 4- 0,09 + 3,3 2 1878 8 47 47,84 3,320 41 712,6 0,214 4- 0,29 -f-1,6 2 1879 9 47 55,80 3,323 1112 2,9 0,203 + 0,02 -2,9 1 1880 9 49 59,66 3,312 10 43 37,2 6,114 + 0,27 - 7,7 3 1881 9 49 38,68 3,342 12 0 45,1 0,000 4- 0,28 + 0,1 4 1882 8.9 49 40,84 3,332 12 27 43,9 0,037 4-0,20 + 3,3 2 1883 7 49 41,30 3,312 10 4413,1 0,030 + 0,28 — 3,9 1 1884 9 5013,84 3,339 115137,6 0,011 4-0,33 + 1,8 2 1885 8 50 28,89 3,303 1019 30,0 5,990 + 0,42 -0,4 1 1886 9 60 67,44 3,339 11 52 57,1 6,950 4-0,28 -0,1 1 1887 8.9 52 50,31 3,310 10 5147,4 5,793 + 0,10 -1,7 2 1888 8.9 54 35,99 3,336 114113,8 6,640 + 0,61 -4,3 1 1889 8 64 38,09 3,314 10 44 43,4 5,030 4- 0,29 4-1,6 1 1890 8.9 63 55,40 3,300 42 39 36,9 6,535 — 0,03 + 6,0 2 1891 7 66 39,38 3,335 12 28 24,5 5,473 + 0,23 + 8,7 2 1892 7 56 48,23 3,318 10 33 13,1 6,460 + 0,11 - 4,3 2 1893 10 68 29,89 3,352 1217 47,5 6,317 4- 0,32 -0,3 1 1894 8 68 32,20 3,330 1213 4,2 5,314 + 0,44 - 0,9 2 J1893 8 69 39,71 3,338 12 32 59,2 5,219 4- 0,34 + 4,1 2 1896 9 16 59 48,66 3,314 10 39 10,4 6,206 — 0,03 - 3,4 2 ' 1897 7.8 17 0 37,16 3,342 11 50 47,4 5,138 -f 0,22 + 4,0 2 1898 9.10 1 54,22 3,364 12 43 23,4 5,029 + 0,47 4-4,9 1 i 1899 6 2 3,68 3,307 10 2010,4 6,016 + 0,13 -1,5 2 1 1900 7 2 51,99 3,316 10 4147,6 4,947 4-0,32 - 1,9 2 1 1901 7 2 52,83 3,338 12 31 9,6 4,946 + 0,13 + 0,9 2 ! 1902 9.10 3 1,68 3,330 1 1 34 20,7 4,934 4-0,34 4-3,9 2 •1903 9 3 53,35 3,311 10 27 35,2 4,859 4-0,10 - 1,7 2 1904 9.10 4 33,30 3,333 1126 8,1 4,805 -f- 0,02 4-2,6 2 1 1905 8 4 47,36 3,302 10 616,6 4,785 4-0,06 -5,2 1 'l906 8.9 5 16,26 3,312 10 30 42,7 4,744 — 0,13. - 4,6 2 :i907 7.8 6 22,93 3,300 12 33 27,0 4,735 4-0,28 + 2,6 2 ^ 1908 7 17 7 61,56 ■4-3,304 —10 8 6,5 — 4,623 — 0,07 -3,8 2 yi\. 47 a70 POSIZIOM MEDIE DI 2706 STELLE, ECC. c n Gran- dezza A.R. media ^ pel 0 gen- iiaio 1800 'aiiazio- 11 e annua Declinazione media pel 0 gennaio 1800 Yariazione annua A.R. - S n Declinaz. 1909 a 8 h 1710 1,86 . f3;332 — 42° 9 26^6 _ 4,338 — o;'i9 + o:6 o 1910 7.8 10 48,04 3,369 12 27 22,2 4,272 — 0,23 + 6,0 2 1911 8 10 57,63 3,302 10 0 67,4 4,259 — 0,04 -4,2 2 •1912 7.8 11 14,49 3,356 42 20 5,9 4,236 — 0,40 -3,4 3 •1913 9 12 5,03 3,330 1412 43,4 4,164 — 0,37 -7,0 2 1914 8.9 12 23,79 3,314 40 33 3,6 4,136 + 0,52 +478,9 2 1916 9 12 31,86 3,368 42 47 42,4 4,125 — 0,36 + "'^ 2 ;i916 4.5 42 57,11 3,366 42 42 4,3 4,088 + 0,12 *^4,8 2 1917 6 13 7,30 3,344 40 33 0,0 4,074 — 0,30 - 1,9 4 1918 7.8 43 22,69 3,347 4164 31,6 4,052 + 0,06 + 4,4 2 1919 8 43 33,13 3,344 4148 6,9 4,037 — 0,29 -2,3 2 1920 1 8 14 63,03 3,364 42 36 6,2 3,922 + 0,34 - 2,i 3 1921 9.10 43 6,71 3,313 40 34 57,8 3,902 — 0,39 +478,5 2 1922 9 43 23,98 3,308 40 46 6,9 3,876 — 0,03 - 7,2 2 'l923 8 46 44,72 3,339 44 34 0,7 3,806 + 0,12 - 1,2 2 i924 7.8 48 31,74 3,323 40 54 68,1 3,609 _ 0,04 + 0,4 2 1925 9 49 3,80 3,337 44 32 57,9 3,563 — 0,23 - 1,4 2 1926 9.10 49 20,67 3,331 42 4 22,4 3,539 -f- 0,03 -1,0 2 •1927 7.8 49 58,05 3,362 42 3 53,3 3,486 — 0,40 -0,6 3 1928 1 9 20 42,44 3,310 40 48 39,2 3,404 -f 0,20 - 4,3 2 1929 8.9 21 12,07 3,349 44 55 23,7 3,379 — 0,08 —16,8 2 1930 9 21 23,66 3,319 10 39 38,8 3,339 — 0,02 + 0,8 2 1931 7.8 21 33,93 3,300 9 52 24,2 3,347 — 0,32 -4,6 2 1932 9 22 36,64 3,309 40 44 28,4 3,257 f 0,83 -0,7 4 1933 9 22 39,99 3,323 40 49 26,4 3,252 + 0,01 + 1,8 2 1934 8 22 46,09 3,303 9 58 54,6 3,243 — 0,13 -2,8 2 1935 7 23 31,73 3,324 40 5129,7 3,178 — 0,21 -0,4 4 1936 9 23 47,00 3,345 44 43 46,6 3,166 — 0,13 + 0,9 2 1937 8.9 24 9,72 3,312 40 20 44,8 3,123 + 0,13 - 3,4 2 •1938 8 24 23,21 3,348 44 60 28,3 3,103 + 0,32 +64,4 2 'l93£ 8 24 23,66 3,318 40 36 42,0 3,103 + 0,03 -4,7 2 194( ) 7.8 25 4,23 3,331 44 9 2,6 3,049 — 0,03 -0,6 2 194^ 0.10 25 26,46 3,363 12 2810,0 3,013 -1- 0,08 -2,1 2 194i 1 > 9 26 40,88 3,327 40 55 58,9 2,948 — 0,45 -4,3 2 194; } 0.7 26 69,45 3,331 44 8 34,7 2,879 — 0,39 -4,0 4 194' sass I 8 47 27 36,64 +3,338 — 41 26 9,0 — 2,826 — 0,32 - 0,6 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 37i s > = ■■; It s bo Gran- dezza ^2 B. A.R. media pel 0 gen- naio 1860 Variiizio- ne annua i945 9 1946 0 4947 9 1948 6 1949 8 4960 9 495^1 8 4932 9 4933 8 4954 8 4933 4.3 1936 8 4937 7.8 4938 8.9 4939 9 4960 9 1961 8 1962 8.9 4963 6.7 1964 7 1963 7 4966 7 4967 40 4968 8.9 4969 9 4970 8 4974 9 4972 8 4973 8.9 4974 9 1973 9 1976 8.9 1977 7.8 1978 9 1979 7.8 1980 i 9.40 47 28 44,36 28 49,36 29 33,28 30 23,33 30 41,07 34 34,92 31 44,00 34 46,62 32 6,04 33 0,43 33 32,90 36 30,61 38 6,53 40 34,79 41 47,22 42 4,33 42 33,40 44 47,84 4o47,ai 43 26,58 46 49,68 47 7,92 47 21,03 48 43,27 48 30,03 49 48,53 49 54,83 50 30,74 62 9,40 63 48,05 53 41,01 53 46,47 54 34,44 54 40,77 56 34,16 47 66 48,14 3,369 3,350 3,363 3,323 3,339 3,320 3,333 3,330 3,338 3,373 3,373 3,312 3,343 3,313 3,337 3,316 3,337 3,304 3,327 3,314 3,338 3,343 3,333 3,340 3,332 3,343 3,347 3,351 3,343 3,370 3,336 3,342 3,363 3,309 3,329 +3,325 Declinazione inediu pel 0 gennaio 4800 -1244 47,0 44 54 54,5 42 25 49,3 40 50 47,3 42 46 47,4 40 36 54,8 44 44 0,6 44 4 34,9 4123 3,4 42 30 43,4 42 47 47,3 40 16 12,7 10 47 30,1 4043 9,0 4147 21,5 40 23 29,9 42 6 33,8 9 36 44,3 10 3140,8 1019 38,1 111814,7 1136 7,0 12 2 22,6 10 9 45,4 4153 33,4 41 30 36,0 4139 42,8 44 34 21,2 44 3133,2 42 39 0,0 42 4 34,1 40 43 23,2 1218 46,9 40 6 23,2 40 34 43,3 -10 47 12,3 Variazione annua 2,770 2,763 2,037 2,584 2,538 2,484 2,472 2,464 2,433 2,337 2,309 2,023 4,913 4,669 1,036 1,571 1,323 1,373 1,287 4,274 1,197 1,123 1,107 0,987 0,977 0,902 0,884 0,800 0,687 0,674 0,352 0,344 0,480 0,465 0,300 0,231 w — s in A.R. declinaz. -f-0,23 -f 0,00 — 0,13 + 0,52 -f- 0,32 -f 0,00 + 0,46 + 0,37 + 0,43 + 0,34 4- 0,68 — 0,36 — 0,06 + 0,14 + 0,04 — 0,11 +- 0,28 — 0,11 — 0,06 -f 0,78 4-0,28 — 1,63 — 0,03 — 0,09 + 0,14 — 0,47 + 0,44 + 0,20 -t- 0,03 + 0,06 — 0,04 — 0,29 — 0,30 4- 0,31 — 0,02 4-0,01 4-0,4 - 0,3 -2,4 -2,6 -2,3 + 4,i - 2,0 + 33,8 + 7,9 - 2,9 + 1,0 -2,9 - 3,8 - 1,9 - 2,9 -1,3 -4,2 -2,0 -2,4 - 4,0 - 1,3 - 8,3 4-3,1 -0,2 -2,2 -2,3 - 3,3 - 1,0 - 1.-3 - 4,3 - 7,0 - 4,6 - 2,0 - 4,2 - 1,3 - 4.3 2 2 4 4 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 3 3 2 2 1 372 POSIZIONI MEDIE DI 2706 STELLE, ECC. 2 = Gran- ilezza A.R. media Variazio- pel 0 gen- ne najo 1860 annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Yariazione annua W — S in A.R. Declinaz. 0? . 1 S ll981 8 -1 h 17 6714,64 ^_3,'343 _1130'40;'4 ■ - 0;241 -f o;b3 — 5;6 2 1982 7 67 44,54 3,331 11 127,9 0,197 — 0,10 -3,5 2 1983 9 68 16,41 3,364 12 2130,2 0,153 — 0,39 + 3,0 2 1984 9 58 23,89 3,370 12 38 23,7 0,140 + 0,01 -2,3 2 il985 9 ' 17 68 49,69 3,314 1017 47,5 — 0,103 — 0,22 - ^,9 2 1986 8 18 0 32,16 3,320 10 33 54,5 ■f 0,047 + 0,16 -0,4 2 1987 8 1 10,80 3,349 11 45 35,9 0,104 — 0,06 -2,3 2 1988 8.9 1 47,26 3,327 10 60 24,6 0,158 + 0,11 + 0,1 2 1989 7.8 4 56,16 3,349 11 44 37,7 0,169 + 0,36 — 0,5 3 1990, 9 2 3,07 3,349 114615,3 0,179 + 0,19 -0,4 2 1991 9 2 58,32 3,332 11 2 41,6 0,260 + 0,26 -2,7 1 1992 7 3 40,48 3,338 1120 3,9 0,321 + 0,00 -1,9 2 1993 8 4 38,85 3,325 10 45 37,8 0,406 + 0,25 -1,6 2 1994 9.10 4 39,77 3,340 11 22 47,6 0,408 + 0,37 - 0,2 4 '1995 9 011,85 3,369 12 34 35,2 0,542 + 0,16 -2,4 3 1996 9 0 50,89 3,337 1115 8,8 0,599 + 0,02 - 4,5 1 1997 8 7 20,20 3,368 12 32 20,7 0,641 + 0,20 — 3,2 1 1998 8 7 21,27 3,368 12 34 30,3 0,643 + 0,04 + 1,8 1 1999 9 8 9,49 3,332 11 3 25,6 0,712 + 0,24 - 1,3 3 2000 8 8 17,46 3,336 111312,0 0,726 4-0,32 + 0,3 2 2001 8.9 8 32,32 3,303 9 51 3,8 0,747 + 0,00 — 3,9 3 2002 8.9 9 8,40 3,319 10 29 49,4 0,799 + 0,00 + 4,2 2 ;2003 7.8 9 36,12 3,373 12 46 9,7 0,840 — 0,37 - 2,2 3 2004 8 9 55,20 3,368 12 32 46,0 0,868 + 0,29 — 3,0 2 200a 1 9.10 40 2,49 3,374 12 46 35,3 0,879 — 0,30 -4,0 2 2006 9 40 50,47 3,358 12 9 23,8 0,948 — 0,24 -1,5 3 2007 8.9 10 59,01 3,367 12 3015,8 0,961 + 0,10 -1,4 3 ',200? ! 9.10 11 12,47 3,359 12 9 42,8 0,980 + 0,36 + 0,3 2 ':200{ ) 8 11 51,36 3,368 12 34 4,6 1,037 + 0,06 -1,2 2 '201( ) 9 1157,90 3,367 12 3318,3 1,046 — 0,29 -4,1 3 201^ I 8.9 12 6,56 3,319 10 31 22,6 1,058 — 0,25 -6,6 3 201' 2 9.10 12 52,29 3,338 1120 8,0 1,120 — 0,34 - 3,3 2 [201 3 8 14 0,13 3,354 11 58 49,8 1,224 + 0,39 — 2,9 3 201 4 8.9 14 46,87 3,315 10 23 19, 1 4,292 + 0,08 -4,1 3 201 5 8 14 48,01 3,352 1155 21,2 1,294 — 0,09 -6,2 2 201 6 7 181518,07 +3,313 —1016 57,8 -f 1,338 — 0,15 -2,6 3 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 373 3 a. Gran- dczza A.R. media pel 0 pcn- naio 1800 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua A.R. — s n Declinaz. S N 2017 ■ 6 h , , 4815 22,11 -f8,3o6 — 12° 4'44;8 -I- l';334 -f o;b4 - 4;o 2 I 1018 7.8 15 27,88 3,303 12 21 59,5 1,351 + 0,00 + 4,7 2 2019 8.9 16 20,13 3,301 12 17 58,3 1,428 -f 0,99 + 0,1 2 2020 8.9 16 45,07 3,318 10 28 55,6 1,464 + 0,38 - 1,5 2 2021 8.9 17 0,26 3,3 il 1126 6,7 1,486 + 0,10 -1,1 3 3022 8.9 18 0,72 3,302 9 49 35,4 1,574 + 0,46 - 7,5 3 2023 10 18 48,51 3,362 12 2126,0 1,644 — 0,42 — 3,0 1 |2024 8.9 18 54,79 3,340 1126 1,5 1,653 — 0,24 -3,0 2 2025 9 22 2,23 3,362 12 21 8,8 1,925 + 0,25 + 4,6 2 2026 9.10 22 3,87 3,366 12 28 38,6 1,928 4-0,17 - 3,4 2 2027 9 23 27,22 3,370 12 40 49,4 1,961 4-0,16 - 3,7 2 2028 7.8 22 46,20 3,328 10 57 17,3 1,989 - 0,01 — 3,3 3 2029 9.10 23 21,54 3,353 11 58 56,2 2,040 — 0,10 + 2,1 3 2030 7.8 23 35,00 3,370 12 41 10,6 2,060 4-0,14 - 3,2 2 ;2031 7.8 23 36,30 3,356 12 6 25,1 2,062 4-0,71 + 4,9 3 2032 6.7 23 39,52 3,327 10 53 18,8 2,066 4- 0,65 -4,4 a 2033 7 23 39,83 3,327 10 53 21,3 2,066 4- 0,34 -1,9 i 2034 1 10 24 31,20 3,338 112311,0 2,141 + 0,07 + 0,1 1 3035 1 9 25 17,84 3,324 10 4810,7 2,209 + 0,13 -4,3 a 3036 8 25 40,90 3,372 12 48 19,8 2,242 + 0,21 -4,0 2 '3037 1 8 20 51,35 3,320 10 37 43,9 2,357 — 0,08 + 8,2 9 2038 5 27 16,47 3,331 11 4 55,9 2,380 — 0,12 - 2,1 2 2039 2040 1 8.9 27 30,57 3,300 121718,6 2,402 — 0,21 + 0,5 3 8.9 28 21,93 3,329 10 59 30,9 2,476 — 0,18 -1,8 3 2041 8 28 40,59 3,355 12 5 27,7 2,503 - 0,15 -0,4 a '2042 '2043 8 29 40,00 3,372 12 47 42,3 2,689 4-0,01 - 4,8 2 7 29 42,23 3,364 1227 41,4 2,592 4-0,13 -3,4 a '2044 8 30 55,19 3,356 121016,7 2,698 + 0,15 + 2,9 2 2046 8 31 35,97 3,361 12 22 2 2 2,757 — 0,22 - 3,7 3 2046 7 32 10,21 3,334 11 13 31,7 2,807 + 0,31 -2,7 2 '3047 8.9 33 53,89 3,340 1129 36,3 2,955 + 0,49 -2,7 2 ; 3048 9 34 39,08 3,341 113318,2 3,021 4- 0,08 -1,1 a 1 2049 8 35 44,03 3,339 11 28 14,4 3,115 + 0,13 -6,8 9 2050 2051 9 35 61,02 3,343 1137 44,8 3,124 + 0,10 - 5,0 3 8 35 57,42 3,324 10 5158,1 3,133 4-0,23 -2,1 3 2052 1 9 18 36 15,91 +3,311 — 1017 35,7 -i- 3,160 — 0,02 -2,2 2 374 POSlZlONl MEDIE DI 2706 STELLE, ECC. 1 3 = .t , zj in "Z 1^ - tc ,^ 2 a. Grau- dezza A.R. media pel 0 gen- naio 1860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaiol860 Variazione annua W All. — S in Declinaz. Num. delle osscrvaz. 2053 8.9 h 18 36 64,87 +3,315 — 10" 34 68,6 H- 3,216 + o;47 -2;4 2 2054 8.9 36 66,04 3,321 10 44 69,9 3,218 — 0,28 -\A 4 2055 7 37 16,42 3,341 1 1 35 33,5 3,247 — 0,08 - 4,6 2 2066 7.8 38 6,68 3,318 10 38 1,3 3,319 + 0,01 -4,4 2 2057 7.8 38 19,17 3,313 10 25 56,4 3,337 + 0,65 - 2,0 2 2058 8 38 40,82 3,314 10 28 23,9 3,368 + 0,64 -2,2 2 2059 9 38 45,47 3,369 12 47 29,7 3,376 — 9,90 -2,0 2 2060 6 39 0,18 3,309 1016 8,4 3,390 — 0,37 — 6,0 2 2061 9 39 8,60 3,363 12 3146,3 3,408 + 0,22 -2,7 2 2062 7 39 54,34 3,362 12 28 35,6 3,474 — 0,26 — 6,6 2 2063 8.9 40 17,08 3,310 1017 16,5 3,606 — 0,09 + 4,8 2 2064 1 7 40 32,78 3,339 1132 22,7 3,529 + 0,31 - 4,0 2 2065 8 41 28,90 3,330 11 7 38,3 3,610 + 0,14 - 2,7 2 2066 8.9 41 38,05 3,349 11 56 30,3 3,623 — 0,05 -2,6 2 2067 9.10 41 41,29 3,334 1119 36,5 3,628 - 0,11 -1,3 2 2068 9 42 42,16 3,330 11 9 48,6 3,715 — 0,10 - 4,2 2 2069 8.9 44 28,27 3,345 11 47 43,6 3,807 — 0,07 - 1,8 2 2070 9 45 11,95 3,340 113610,2 3,929 + 0,05 -1,1 2 2071 8.9 45 27,39 3,338 1131 3,5 3,952 — 0,16 -2,9 2 2072 8 45 31,10 3,311 10 23 9,4 3,956 + 0,16 - 5,8 2 2073 9 46 8,03 3,312 10 25 51,4 4,010 + 0,10 — 3,3 2 2074 9 46 30,06 3,318 10 4113,8+ 4,041 + 0,18 -4,8 2 2075 8 46 38,17 3,344 1146 7,5 4,053 + 0,06 00 4 1 2076 1 9 47 7,78 3,323 40 63 28,9 4,094 — 0,12 -6,2 3 2077 7.8 47 10,44 3,318 10 41 13,5 4,099 — 0,22 - 5,4 2 2078 8.9 47 46,93 3,304 10 7 39,7 4,151 — 0,32 -107,4 2 2079 9 47 49,55 3,326 11 217,9 4,154 — 0,04 - 1,9 1 2080 7 48 36,50 3,337 11 29 56,6 4,222 + 0,10 — 5,6 2 2081 9 48 64,16 3,339 11 36 43,1 4,248 — 0,19 -0,1 2 2082 8 49 44,45 3,350 12 3 59,9 4,277 + 0,08 -1,4 2 2083 9 61 4,09 3,319 10 46 45,1 4,443 — 0,15 - 0,7 2 2084 1 7 51 10,07 3,366 12 46 20,3 4,440 + 0,18 - 9,8 2 12085 9 63 1,40 3,331 1117 60,0 4,698 — 0,10 - 7,7 2 2086 9 53 44,74 3,305 10 13 23,5 4,660 + 0,00 - 6,1 2 '2O87 9.10 63 51,07 3,321 10 53 52,5 4,669 + 0,25 -6,1 2 '2O88 9 18 54 9,46 +3,309 — 10 2147,6 + 4,695 + 0,18 -1,3 1 DEL M. K. GIOVANNI SANTINI 37o i t is ? c Gnin- dezza A.R. media pel 0 {Tcn- miio 1860 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Tariazione annua W A.R. -S n Declinaz. •- ,- 2 9 54 23,86 3,339 12 30 29,6 4,710 — 0,17 -1,2 2 '2091 7 54 49,37 3,321 10 53 7,0 4,752 + 0,13 -2,9 3 '2092 8.9 55 21,13 3,329 1114 1,3 4,797 + 0,42 + 5,1 2 2093 8 53 30,76 8,368 12 54 30,4 4,810 + 1,02 - 3,7 2 2094 10 56 21,89 3,331 1211 8,4 4,883 4 2095 9 56 29,10 3,364 12 43 53,3 4,893 -}- 0,35 -2,4 i 2096 1 7 57 49,25 3,331 4212 50,1 6,005 + 0,14 -3,8 2 2097 9 58 6,05 3,322 10 39 36,9 5,030 + 0,36 -1,3 2 2098 7 58 29,57 3,293 9 50 27,2 5,063 - 0,08 -2,1 4 2099 7.8 58 30,25 3,342 11 51 29,4 5,004 + 0,13 — 0,6 1 i 2100 7 58 38,40 3,348 12 5 27,1 5,075 + 0,67 4-6,9 2 2101 9 18 5912,04 3,333 1217 38,5 5,123 . . . . 4 2102 9 19 132,82 3,352 1218 33,7 5,321 + 0,51 -3,6 2 2i03 8.9 1 50,81 3,343 12 0 28,2 5,346 — 0,08 -4,2 1 2104 9.10 2 37,52 3,331 1126 34,8 5,411 - 0,21 -6,6 2 '2105 8 2 51,81 3,361 12 42 2,1 5,433 — 0,22 -2,7 2 1 2106 7.8 3 1,51 3,353 12 22 3,1 5,445 4-0,09 -1,1 4 2107 9 3 18,19 3,298 40 1 7,5 5,469 4-0,20 4-1,6 2 '2IO8 1 8.9 3 44,00 3,303 1015 5,1 5,503 4-0,27 -2,3 2 |2109 8.9 4 14,65 3,316 10 48 39,4 5,549 4-0,64 -1,9 2 2110 8 4 36,15 3,339 11 46 52,6 5,607 4-0,19 -2.1 2 2111 4.5 5 23,82 3,335 12 30 48,9 5,648 — 0,25 — 4,7 2 2112 j 9 5 37,07 3,308 10 28 53,8 5,664 4- 0,05 -4,7 2 2113 9 6 49,40 3,331 1 1 27 46,9 5,681 + 0,11 -fl,5 3 1 2114 1 8 5 52,70 3,310 10 33 0,1 5,669 — 0,10 -1,5 4 1 2115 j 8 6 7,34 3,330 11 26 14,6 5,706 + 0,+l -4,1 2 2116 8.9 6 19,36 3,350 121913,3 5,723 -1-0,02 -0,7 2 j 2117 8 7 9,41 3,319 10 57 32,0 5,793 — 0,01 -0,3 2 1 2118 9 8 25,73 3,344 42 2 43,5 5,899 — 0,25 -7,3 2 1 2119 0 8 31,52 3,342 11 58 37,6 5,907 + 5,11 -5,7 2 i 2120 7 8 40,26 3,338 11 48 43,7 5,919 + 0,06 -0,3 5 ; 2121 1 8.9 9 1,20 3,306 10 24 59,7 5,949 — 0,04 -2,4 * ; ^2122 7.8 9 6^40 3,324 1112 58,7 5,955 — 0,08 -3,2 2 ,2123 9 9 57,08 3,322 11 8 34,0 6,026 4-0,24 — 5,0 2 , 2121 9 1910 0,35 3,384 -1113 41,5 -f 6,030 -4-0,19 -1,1 2 : 376 POSIZIONI MEDIE DI 2706 STELLE, ECC. o . = .i - 0 **> S 0 2197 8.9 h 19 45 49,03 +3,292 — 10 27 55,9 -t- 8,934 — o;oi - 3,9 2 2198 8.9 46 40,50 3,340 124321,0 9,001 — 0,04 - 3,9 3 '2199 8.9 46 49,90 3,292 10 28 21,7 9,013 + 0,28 -4,3 2 12200 9.10 46 58,21 j 3,341 12 45 8,3 9,024 4- 0,74 - 3,2 2 ^2201 10 48 13,08 3,310 1139 11,7 9,114 — 0,22 - 5,7 4 2202 9 48 35,98 3,318 1 1 41 30,1 9,151 — 0,09 - 2,3 2 2203 9 49 22,41 1 3,323 12 0 9,1 9,211 — 0,03 -1,3 2 2204 9 51 23,92 3,324 12 6 10,5 9,369 + 0,00 — 2,2 2 2205 7 51 49,53 3,324 12 5 29,9 9,402 — 0,03 — 46 2 |2206 6.7 52 10,61 3,280 101911,4 9,428 -f 0,76 + 8,4 3 2207 8 52 59,15 3,318 115140,9 9,491 f 0,12 -4,6 1 '2208 9 53 9,33 3,319 1153 36,7 9,503 + 0,60 -2,9 2 2209 8.9 53 23,80 3,326 12 13 39,5 9,325 -1- 0,39 - 1,9 2 '2210 9 53 38,81 3,331 12 28 29,6 9,538 -f 0,62 - 5,6 2 2211 9 54 33,26 3,327 12 20 23,0 9,011 — 0,04 -8,2 2 2212 9 54 42,32 3,325 1213 7,8 9,623 — 0,04 - 7,1 2 2213 8.9 64 53,13 3,319 1157 6,8 9,640 —10,08 -6,6 3 2214 8.9 56 39,16 3,324 1213 36,7 9,772 — 0,06 -3,6 i 2215 8.9 57 17,50 3,326 12 2123,7 9,822 — 0,14 — 4,0 2 2216 9.10 57 19,18 3,297 10 58 24,1 9,823 4- 0,24 - 5,3 4 2217 6.7 67 21,38 3,318 1159 30,4 9,826 + 0,41 — 9,3 3 2218 8.9 58 37,20 3,332 12 40 39,1 9,922 -f 0,27 - 5,4 2 2219 8.9 19 59 4,14 3,335 12 3017,9 9,936 + 0,11 -4,6 4 ,2220 9 20 0 18,39 3,270 9 45 22,3 10,030 ■\- 0,16 - 0,6 2 2221 7 0 49,41 3,293 10 42 57,3 10,090 + 0,00 - 7,3 2 2222 6 0 51,92 3,284 10 27 51,2 10,093 + 0,34 -3,7 3 2223 8.9 1 12,04 3,290 10 44 8,9 10,118 — 0,03 - 1,8 2 2224 8.9 2 25,93 3,294 10 56 38,3 40,210 + 0,03 + 1,6 6 2225 9 2 37,01 3,319 12 10 11,5 10,225 -t- 0,08 -0,9 3 2226 9 3 0,48 3,320 12 4616,8 10,255 -f- 0,23 — 0,9 2 2227 8 4 1,96 3,324 12 29 21,8 10,331 + 0,26 — 3,0 3 '2228 1 9.10 4 56,10 3,273 10 7 9,7 10,399 4- 0,32 + 2,1 2 2229 9 5 2,74 3,303 1134 49,9 10,407 + 0,15 - 3,7 3 223C 7.8 5 3,39 3,298 1115 20,8 10,408 + 0,28 +30,6 2 ^2231 9 5 37,58 3,296 4 1 10 12,2 40,430 + 0,52 -1,5 2 2235 ! 9 20 6 11,09 |-f-3,292 — 10 57 31,1 — 10,491 + 0,88 -4,4 = DKL M. E. GIOVANNI SVMINI 37'J Gian- (li'zza A.R. media pel 0 g en- iiaio 4860 Variazio- ne aniuin Declinazione media pel 0 geniiuio 4800 Varinzione uiinua W — S in .4.R. Deciinuz. 1 2233 9 h 20 7 4;55 -(-3,298 — 44° 47 54,0 -f 40','555 — 0,28 -4;6 2 223i 7.8 7 7M 3,298 14 48 42,7 40,564 + 0,49 -2,2 2 2235 8 7 7,90 3,314 42 3 29,8 40,562 + 0,37 4-0,6 2 223C 9 7 48,19 3,259 9 26 2,9 40,012 4-0,48 - 2,2 3 2237 9 8 41,59 3,344 12 7 45,3 10,641 + 0,49 - 4,7 2 2238 8.9 8 33,01 3,271 40 0 40,2 10,668 4-0,33 -6,4 2 2239 89 9 15,85 3,299 44 23 52,2 10,720 4- 0,53 4- 5,8 2 2240 8.9 9 26,79 3,273 40 7 32,7 40,734 — 9,67 -4,2 2 2241 8 40 22,88 3,290 41 4 40,4 40,803 4-0,31 - 4,3 2 2242 8.9 44 9,88 3,276 40 49 2,3 40,861 4- 0,22 - 9,5 2 2243 9 41 40,60 3,319 42 27 16,7 40,862 + 0,04 - 4,4 2 2344 8.9 44 24,47 3,294 41 14 2,2 40,878 4- 0,23 -4,2 2 W45 9 42 47,34 3,300 4134 20,8 40,944 4- 0,43 -0,8 2 2246 8.9 42 49,79 3,309 U 59 50,9 10,946 + 0,38 -ij 2 2247 9 42 40,73 3,309 42 0 7,8 10,971 4- 0,54 4-2,5 ^ ! 2248 9 42 47,20 3,310 42 3 39,4 10,980 4- 0,50 - 3,2 2 2249 9 43 3,64 3,264 9 48 53,5 10,999 — 0,03 4-479,2 2 2250 8.9 43 48,02 3,270 10 719,9 11,017 — 0,05 -6,5 2 3251 7.8 43 19,95 3,294 14 25 18,5 11,020 4-0,06 -4,4 2 2252 9 43 45,84 3,299 4132 52,6 11,051 4- 0,37 -4,2 3 2253 7 43 50,98 3,279 40 35 5,4 14,058 -+- 0,29 -3,2 2 2264 9 45 0,76 3,282 40 44 34,4 11,141 — 0,22 4-1,3 2 2255 9 45 4,34 3,280 10 37 57,9 11,443 4- 0,44 -3,9 1 2256 9 45 30,44 3,278 10 33 16,2 41,478 4- 0,66 -2,8 2 2357 8.9 45 34,26 3,293 4149 42,9 11,479 4- 0,37 -2,4 2 2358 8.9 46 3,68 3,289 44 7 7,0 44,248 4-0,28 -4,7 2 2259 9 46 35,23 3,307 42 3 42,7 41,257 4-0,03 -4,4 1 3 2260 9 46 58,51 3,305 44 56 52,5 11,284 4- 0,40 - 5,6 2 2264 7 17 25,40 3,308 42 9 20,2 41,316 4-0,60 -M6,4 2 ■ 2202 9 47 44,28 3,304 14 46 54,7 41,340 4-0,27 --1,3 2 2263 9 48 28,56 3,302 4152 35,0 41,393 + 0,57 4- 0,8 2 2264 8 48 33,65 3,348 12 40 40,8 11,399 4- 0,31 — 8,3 2 2265 9 48 36,63 3,298 44 44 27,0 11,403 4- 0,44 - 0,7 2 2266 8 19 26,39 3,304 42 0 44,4 44,462 -I- 0,04 1 — 0,7 2 ■ 2267 9 19 27,25 3,310 42 46 54,4 44,463 -f 0,04 — 0,4 2 2268 9 i 20 19 33,92 ■f3,301 - - 42 5 25,9 - 1-44,471 -h 0,49 - 1,3 M 380 posiziONi mi:diil di 2706 stelle, ecc. Numero 1 .progressivo Gran- dezza 1 4.R. media Variazio- pel 0 gen- ne naio 1860 annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Vniiazione annua W A.R. -S a Declinaz. ■= . n S 0 .2269 9" h !0 20 13','98 -1-3,278 — 10° 35 21,2 -f- 11,519 -f 0',16 4- 1,1 2 2270 7 20 50,28 3,260 9 49 48,2 11,562 -f 0,24 -6,3 2 2271 7 20 50,47 3,308 12 15 20,5 11,502 4- 0,14 4-1,8 2 2272 9 20 66,05 3,294 1132 55,2 11,569 + 0,34 - 6,5 2 2273 8.9 21 3,76 3,297 11 40 58,8 11,579 -1- 0,28 -2,5 2 2274 7.8 21 6,78 3,306 1211 7,6 11,381 -\- 0,38 + 0,7 2 2275 9 21 26,70 3,290 112311,6 11,582 4-6,06 —23,7 1 2276 9 22 27,68 3,287 1113 4,0 1 1,678 4- 0,41 - 0,2 3 2277 9 22 34,22 3,294 1133 41,9 41,680 4- 0,22 4- 6,0 2 2278 8 22 39,67 3,307 1215 50,9 11,692 4- 0,20 -1,5 2 2279 7 23 17,87 3,272 10 30 2,6 11,738 4- 0,68 - 1,9 2 |2280 9 23 25,55 3,264 10 717,6 11,746 4- 0,02 - 1,1 2 2281 9 23 27,54 3,297 11 49 28,8 11,750 — 0,20 - 0,7 2 2282 9 23 36.20 3,303 12 6 36,9 M,759 4- 0,00 -3,0 2 2283 9 23 46,88 3,303 12 6 19,0 11,772 — 0,01 - 1,3 2 2284 8.9 24 27,14 3,301 12 2 43,7 11,819 4-0,40 -3,8 2 2283 7 24 43,74 3,208 1019 41,7 11,839 — 0,36 4-6,2 2 2286 9 25 48,93 3,298 1155 9,2 11,910 4- 0,38 -1,1 2 :2287 8 26 6,37 3,303 12 1 1 32,8 11,936 4-0,39 — 2,3 2 2288 9 26 50,13 3,294 il 45 36,9 11,987 4-0,18 - 3.4 9 2289 8.9 27 38,83 3,294 1149 22,2 12,064 4- 0,27 4- 0,9 3 2290 9.10 28 45,23 3,272 10 42 43,4 12,122 + 0,43 4-1,6 2 J2291 8.9 28 61,45 3,255 9 48 49,6 12,129 4- 0,62 -0,6 2 2292 9 29 1,22 3,280 11 6 49,1 12,140 4- 0,60 4-3,1 2 2293 9 29 8,47 3,279 11 6 19,3 42,149 4- 0,27 - 5,i 2 2294 8 29 13,32 3,252 9 4013,8 12,154 4- 0,27 - 5,3 9 '229s 8.9 29 22,51 3,304 12 23 26,8 12,164 4- 0,38 -1,7 9 ',2296 9 29 30,96 3,288 1133 18,8 12,181 4- 0,60 -5,1 2 2297 9 29 44,43 3,303 12 20 46,0 12,190 4- 0,41 4-2,3 1 229S 8 30 10,33 3,306 12 30 6,7 12,220 4- 0,11 + 0,1 3 !229£ » 7 30 16,41 3,287 1131 3,4 12,226 — 0,06 -2,1 2 ,230( 230 ) 8.9 31 16,32 3,306 12 34 8,7 12,295 4-0,40 - 4,2 9 I 8 31 41,34 3,300 121512,2 12,325 -^0,29 -6,6 2 '23O' 2 9 32 53,35 3,269 10 4114,0 12,408 4- 0,32 -1,0 2 [230 230 3' 9 32 57,71 3,234 9 53 68,9 12,413 4- 0,37 + 2,1 3 4 8.9 20 33 6,14 -1-3,269 — 10 42 43,9 4-12,422 + 0,34 4-2,2 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 381 1 ? -. (« 1 ^ '^ = u i 3 tC so a. Gran- (lezzii A. R. media pel 0 geii- iiuio 1800 Variazio- ne annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua W A.R. — S in Deelinaz. Num. deilc osscrvaz. 2305 1 8.9 h 20 33 12,22 -f3,307 — 12" 4 144,8 -f 12;'429 + 0,35 - 2,4 2 2306 8.9 33 27,99 3,256 10 1 0,9 12,448 + 0,26 4-2,7 •i ! 2307 8.9 33 30,92 3,258 10 812,9 12,450 + 0,22 + 0,7 2 2308 8 34 0,23 3,282 1126 29,2 12,491 + 0,50 -1,5 2 2309 9 35 10,98 3,302 12 3011,6 12,504 + 0,48 -0,5 2 |23i0 9 35 37,31 3,296 12 12 48,0 12,594 + 0,03 -0.8 3 23H j 9 35 40,74 3,297 4216 6,1 12,6<)8 + 0,15 — 2,3 2 2312 7 35 54,12 3,294 12 8 29,8 12,013 + 0,02 -4,0 2 '3313 8 36 42,20 3,245 9 33 6,6 12,668 + 0,34 -0,7 2 2314 9 36 52,46 3,292 12 4 48,6 12,679 + 0,35 — 3,3 2 2315 9 36 58,66 3,272 10 59 35,9 12,686 + 0,05 — 0,6 2 2316 1 8.9 37 33,51 3,283 11 37 10,9 12,726 + 0,35 -4,6 2 j 2317 1 8 37 51,32 3,246 9 38 34,0 12,776 + 0,17 + 2,2 2 2318 9 38 26,21 3,281 11 31 39,9 12,785 — 0,03 - 3,5 2 2319 9 38 29,75 3,292 12 6 43,2 12,790 — 0,23 -6,1 3 2320 9 39 4,51 3,253 10 3 4,1 12,828 + 0,52 -0,7 2 pn 4 40 5,43 3,251 10 0 20,1 12,896 + 0,60 -1,4 2 2322 7 40 32,90 3,256 1015 41,9 12,927 + 0,13 + 0,4 2 2333 ] 9 40 41,92 3,289 12 3 40,8 12,937 + 0,19 -1,2 2 2324 8.9 40 53,14 3,254 1010 44,3 12,949 + 0,04 -0,4 2 2325 9 41 34,67 3,266 10 52 21,1 12,996 — 0,07 + 2,8 3 3326 9 41 57,65 3,249 9 58 9,3 13,021 + 0,60 -1,0 2 2327 7.8 43 7,18 3,249 9 59 55,5 13,098 + 0,47 -4,0 4 1 2328 9.10 43 42,80 3,265 10 60 32,8 13,137 + 0,07 -2,8 2 2399 8 44 11,05 3,264 10 50 19,5 13,109 — 0,13 -2,9 3 ■2330 7.8 44 20,84 3,284 1157 41,0 13,180 + 0,09 - 4,8 2 2331 7 45 25,63 3,286 12 6 1,6 13,250 + 0,29 -5,3 2 2332 9 45 48,47 3,247 10 016,6 13,275 — 0,07 - 4,1 3 2333 1 9 46 0,07 3,287 12 10 53,2 13,288 + 0,16 -2,8 4 2334 7 46 25,73 3,273 1127 6,7 13,316 + 0,03 — 3,8 2 '233s 7 47 13,61 3,236 92441,9 13,309 + 0,38 -1,1 2 2336 9 48 1,00 3,271 1124 4,7 13,420 + 0,90 -5,0 2 i 2337 1 10 48 13,17 3,273 41 33 59,2 13,433 + 0,08 - 4,3 2 ' 233S 9 48 21,40 3,284 12 7 39,5 13,442 + 0,47 — 6,3 2 233f 1 9 49 17,91 3,260 10 51 22,9 13,503 + 0,38 + 0,9 2 : '934c 1 ) 0.7 20 49 20,08 +3,249 — 1013 51,6 4-13,505 — 0,02 -1,7 2 '■ 382 POSIZIONI MEDIE DI 2706 STKI.LE, ECC. 1 o 2-5 '1 E Gran- dezza A.R. media pel 0 gcn- uaio 1800 Variazio- nc annua Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variazione annua A.R. -S in Declinaz. Num. (ielle osservaz. 1 ,, h 23 il ■10 20 49 24,06 +3,281 — 12 0 20;7 -(-13,610 -f-o:o7 — 3> 2 ! 2342 9 49 30,58 3,249 10 12 45,9 13,516 -f- 0,66 -2,6 ^ ! 2343 8 60 22,41 3,289 12 29 29,4 13,572 + 0,45 - 3,6 2 ' 2344 9 51 0,77 3,233 9 22 31,3 13,614 -1- 0,42 + 0,8 2 2345 9 61 47,24 3,241 9 53 18,6 13,632 -f- 0,22 - 1,9 2 2346 9 51 20,70 3,241 9 6113,0 13,635 -f 0,41 4-1,7 2 i 2347 9 51 22,03 3,280 12 145,8 13,637 + 0,63 -1,3 2 2348 1 9 51 23,23 3,242 9 63 SO, 7 13,038 + 0,40 -1,6 1 2349 8 51 37,33 3,266 111513,4 13,652 + 0,55 - 1,0 2 2360 8.9 51 62,51 3,244 10 213,4 13,070 — 0,04 — 3,3 3 2351 7.8 52 32,42 3,263 11 1014,5 13,711 -1- 0,09 - 6,3 2 2352 9 53 23,35 3,277 12 0 19,2 13,766 4- 0,44 - 0,3 2 2353 7 64 21,22 3,281 12 14 33,3 13,826 + 0,35 4- 2,5 2 2354 9 54 47,36 3,243 1013 25,1 13,835 4- 0,08 — 0,5 2 2353 8 64 56,01 3,241 9 59 44,8 13,862 4- 0,22 - 3,0 3 2336 8.9 53 12,28 3,254 10 46 22,2 13,881 + 0,55 -9,7 1 2337 9 55 25,96 3,269 1 1 36 54,9 13,891 + 0,27 - e,7 2 ^2358 8 56 31,51 3,269 1135 52,0 13,901 -f- 0,02 — 3.0 2 1 2359 9 56 13,22 3,270 1143 22,1 13,945 4- 0,20 -4,2 1 ' 2300 8.9 66 18,23 3,248 10 2714,2 13,960 -t-0,65 -1,9 2 ' 2361 8.9 57 21,90 3,268 11 38 28,7 14,017 + 0,71 — 6,0 2 2302 9 57 23,11 3,258 11 4 43,4 14,019 4-0,23 - 3,2 2 2363 8.9 68 16,93 3,239 1110 4,4 14,072 — 0,08 -2,0 3 2364 9.40 88 45,24 3,233 10 5619,9 14,103 4-0,41 - 2,3 2 2363 8 59 31,78 3,243 10 20 21,0 14,154 —18,70 -4,0 t) 2366 9 59 38,10 3,243 1021 0,3 14,157 4-0,13 -1,1 2 2367 8.9 20 59 50,77 3,209 1149 4,7 14,170 4- 0,18 - 3,9 2 2308 9 21 019,46 3,276 42 14 60,2 14,201 4- 0,38 4- ^,6 2 2309 8.9 0 27,53 3,243 10 20 9,1 14,208 4-0,41 ~ 2,9 2 ! 2370 9 0 37,02 3,246 10 20 46,4 14,219 4- 0,29 -0,7 2 2374 9 0 41,87 3,281 12 36 23,3 14,223 4- 0.37 4-M 3 j 2372 6 1 67,49 3,269 1150 8,5 14,300 -1- 0,32 - 4,6 2 2373 9 2 22,30 3,271 12 619,0 14,326 4- 0,28 — 6,3 2 1 2374 8 3 10,58 3,277 1217 40,3 14,376 4-0,25 — 0,2 2 2375 7 3 13,73 3,234 9 53 11,3 14,379 — 0,29 +23,7 2 2376 8.9 21 3 64,82 3,270 — 12 617,8 -f- 14,420 4-0,72 -0,7 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 383 c £ t a to 2 £ a. urun- de^zu i. R. Media pel 0 gen- nnio 1860 Variazio- ne annua Decllnazione media pel 0 gennaio 4860 Variazionc annua W— S in A.R. Declinaz. — c S o ^1 2377 8.9 h 21 4 20,54 -f3,269 — 42 4 50,0 - ■f 44;446 + o;'i4 -3,'6 .... 3 2378 0 5 10,88 3,254 44 12 59,5 44,496 + 0,27 — 3,5 2 2379 9.10 C 7,43 3,230 40 4210,9 44,553 + 0,24 -5,4 3 2380 9 6 14,33 3,255 4120 53,1 44,560 + 0,26 -4,8 2 2381 9 0 23,56 3,262 4145 23,1 44,572 + 0,26 - 5,7 2 2382 9 6 33,89 3,277 42 40 2,2 44,580 — 0,4 4 -3,6 2 2383 9 7 49,68 3,270 42 39 50,3 44,656 + 0,24 + 4,2 3 2384 8 8 17,76 3,226 9 42 4,0 44,685 — 0,00 -4,1 5 2385 7 8 46,41 3,228 9 47 41,4 44,714 + 0,65 - 5,4 2 2386 7 8 58,20 3,227 9 44 49,9 14,724 + 0,37 -4,4 2 2387 9 9 11,47 3,242 10 43 24,1 4 4,737 + 0,43 -5,0 3 2388 7 9 24,81 3,242 40 42 58,1 44,751 -f 0,66 - 4,6 2 3389 9 40 24,59 3,253 4 1 23 53,2 44,807 + 0,40 - 1,2 3 2390 9 41 38,21 3,226 9 45 28,2 44,882 -f 0,50 - 6,8 2 2391 8 42 24,45 3,207 42 24 24,7 44,927 + 0,31 - 3,8 2 2392 8.9 42 32,09 3,245 41 3 44,3 44,934 + 0,24 + 0,0 3 2393 9 42 34,47 3,241 40 48 23,9 14,936 + 0,13 + 0,1 3 2394 8.9 42 41,24 3,231 4123 34,3 14,943 — 0,01 - 4,7 3 2395 8.9 43 43,28 3,259 4 1 56 25,2 44,974 + 0,29 -4,8 6 2396 9 43 40,61 3,264 42 43 34,7 44,977 . . 4 2397 8 43 49,48 3,223 9 44 28,1 14,979 + 0,11 -2,8 2 2398 7 45 25,66 3,225 9 34 30,9 43,403 + 0,42 + 0,9 3 2399 9 45 37,07 3,245 41 11 2,3 45,408 -\- 0,38 -4,7 3 2400 9 46 10,33 3,246 4147 40,6 4.3,145 f 0,63 - 3,9 3 2401 9 46 40,30 3,244 41 42 36,7 45,473 + 0,26 + 0,9 2 2402 9 46 44,81 3,229 4016 31,4 15,174 + 0,04 — 12,7 4 2403 0.7 47 41,39 3,230 40 20 32,7 45,231 + 0,21 + 4,8 4 2404 7.8 48 48,50 3,266 42 4126,3 45,295 + 0,05 + 6,1 3 2405 8 48 52,47 3,247 413111,1 45,299 + 0,36 — 2,6 ' 3 340( 9 48 33,42 3,264 42 37 48,7 45,300 + 0,43 — 1,0 2 2407 r 7.8 20 2,70 3,257 42 46 8,9 15,364 + 0,34 -3,3 2 240f ? 8.9 20 28,83 3,261 42 32 2,8 43,389 + 0,48 - 3,4 4 3401 ) 8.9 20 33,84 3,239 42 22 49,2 15,393 + 0,24 -3,6 4 344( 1 ) 7 20 38,69 3,253 421022,0 45,398 + 0,36 -4,0 2 241 1 0 21 27,37 3,233 10 44 38,4 45,443 + 0,36 — 4,2 3 244' i 9 |21 21 44,78 1 3,234 — 40 52 26,6 -f 45,460 + 0,41 - 3,0 1 384 POSIZIONI MEUIi: DI 2700 STELLE, ECC. 1=1 ! 9 47 49,41 3,174 40 8 40,1 48,073 - 0,03 - 3,6 2 251!: ) 9 22 47 22,48 -1-3,495 — 42 5 40,0 4- 48,077 4- 0,28 4-2,6 2 DEL M. E. GIOVANNI SANTINI 387 o o ,t M (A Gran- 1 dezza A.R. media jiel 0 ^.'iMi- iiaio 1800 Variazio- 11 e annua Dccliiiazione niuilia pel 0 genuaio 4860 > ariazione annua W .A.R. — S in Declinaz. 1° 2520 9 h 22 18 3,01 -[-3',199 — 12°37' 3,4 -}-18','l03 -f- 0,53 + 0:4 2 252i 8.9 48 30,41 3,168 9 40 10,7 48,120 + 0,23 — 5,2 4 2522 7 10 15,17 3,192 4150190 48,4 47 -f 0,00 - 0,1 2 2523 8.9 49 22,09 3,192 42 3 30,8 48,431 + 0,37 -2,2 2 2624 9 49 35,94 3,477 40 39 19,4 48,460 4-0,17 - 3,4 2 ;2525 8.9 20 41,44 3,496 42 36 43,4 48,201 -f- 0,42 -j-4,3 2 ! 252G 9 21 38,-32 3,175 40 39 2,9 48,233 -^0,4G -4,4 4 2327 9 21 39,03 3,173 40 39 38,4 48,233 . . . . 4 2328 7.8 21 40,70 3,474 40 27 7,4 48,236 + 0,04 + 1,3 4 2529 9 2134,70 3,173 40 22 37,7 48,244 -f- 0,29 - 3,2 2 2530 9 22 15,42 3,191 42 44 40,5 48,237 f 0,72 - 2,9 2 2331 9 22 18,88 3,170 40 43 31,9 48,259 -f- 0,39 - 0,6 2 2332 8.9 22 49,23 3,192 42 23 44,9 48,239 -f 0,29 — 0,7 2 2333 5.6 2.3 14,17 3,181 41 23 34,7 48,293 -f 0,44 + 0,2 2 2534 9 23 27,30 3,480 4120 34,9 48,300 — 0,09 + 3,0 2 2335 8.9 23 40,93 3,180 4119 20,4 48,309 + 0,25 - 0,1 2 2330 7 24 13,68 3,182 4137 47,3 48,329 — 0,45 + 0,2 2 2337 9 24 57,70 3,180 41 30 26,4 48,335 + 0,09 + 0,8 4 2338 8.9 25 1,88 3,180 41 39 34,3 48,337 + 0,15 - 0,4 2 2339 9 23 31,30 3,165 9 59 30,6 48,376 +- 0,02 — <«.-2 2 2340 9 23 45,81 3,104 9 55 64,5 48,383 + 0,49 — 3,3 2 2541 9 23 56,31 3,403 9 46 51,9 48,389 — 0,58 -4,4 2 2342 9 20 16,77 3,176 4144 26,6 48,401 + 0,03 + 0,4 2 2313 7 20 4 1,0 4 3,107 40 49 43,0 48,417 + 0,20 -4,8 2 2344 8 26 58,24 3,164 40 4 33,2 48,423 -f 0,26 -4,5 2 2313 9 28 32,46 3,484 42 49 25,5 48,478 + 0,32 — 0,9 2 '2510 9 2915,14 3,171 44 0 48,0 48,502 + 0,06 -2,3 2 2347 2548 1 8.9 29 24,76 3,103 40 7 4,9 48,507 -f 0,06 -6,9 2 8.9 29 33,48 3,163 40 6 50,3 18,513 -h 0,39 - 2,8 2 2349 7.8 29 40,47 3,184 42 27 44,7 48,516 — 0,36 -0,9 i 1 2330 9 29 50,60 3,170 40 59 42,3 48,524 + 0,67 - 2,8 2 2331 9.10 30 30,19 3,402 40 7 47,0 48,347 4- 0,30 + 0,4 2 2532 8.9 3134,40 3,107 10 49 49,4 ! 48,584 + 4,04 -4,4 2 2353 8.9 31 53,73 3,166 40 45 46,6 48,594 + 0,40 -4,5 2 ' 2534 9.10 32 5,72 3,162 40 18 52,8 48,597 — 0,25 ' - 1,2 2 2555 > 1 • • 22 32 50,07 -f3,179 — 12 20 1,0 -1-48,624 -f 0,49 — 0,9 2 .' 388 I'OSl/.lOM Mi-.DIE DI 270G STtLLE, ECC. 2."^ - 1 A.U. media Vaiiazio- ^^ toll-'""- '- = ^ "'^^^"' 1 uajo 18C0 annua ; Declinazione media pel 0 gennaio 1860 Variiizionc j annua 1 W — S in A.R. Dcclinaz. Num. delle osservaz. 1 . 255G 7.8 i " 1 !2 33 44,S9 - f3;'l76 . -12" 5'23;'4 -|-18;650 " '■ 1 2 Ml 9 33 8,54 3,162 10 38 59,1 18,093 -f 0,30 + 0,4 2 :2o58 8.9 33 38,83 3,153 9 53 8,1 48,711 + 0,14 +58,2 2 2oo9 8 9 36 20,21 3,174 1213 3,3 18,733 -f 0,06 -2,8 2 2360 9 36 52,48 3,162 9 43 21,9 18,748 + 0,02 + 1,0 2 2361 9 36 34,44 3,133 9 47 47,8 18,730 + 0,18 + 1,2 2 2362 8 37 59,16 3,156 10 22 43,4 18,783 -1-0,06 - 2,0 2 23C3 8.9 38 43,03 3,172 12 16 24,4 18,804 -)- 0,46 - 2,8 1 23C4 7 38 51,23 3,168 1154 2,0 18,810 + 0,03 + 0,5 2 2365 6.7 41 7,98 3,161 11 17 37,6 18,878 + 0,04 - 1,6 2 2566 9 4133,09 3,147 9 40 80,9 18,892 — 0,03 - 5,9 1 2367 8 42 3,34 3,166 12 6 10,9 18,906 + 0,26 -2,1 2 2368 9 42 23,24 3,163 1148 23,2 18,916 — 0,15 + 1,1 2 2369 9 42 43,13 3,138 11 8 49,3 18,926 + 0,62 + 1,1 2 :2370 8 43 61,99 3,148 10 3 55,3 18,937 + 0,38 — 2,6 2 2371 8.9 44 48,30 3,160 114162,9 18,984 — 0,23 + 1,5 1 2372 9 43 7,83 3,149 10 17 5,9 18,994 + 0,31 - 4,2 3 2373 7.8 43 23,18 3,132 10 48 4,9 19,001 — 0,11 -6,6 3 237 i 9.10 45 38,52 3,133 1110 23,9 19,008 + 0,47 + 0,0 2 2375 9 43 32,42 3,139 1146 58,4 19,014 + 0,30 + 1,2 3 ,2376 9.10 40 2,88 3,143 9 30 13,0 19,019 + 0,03 — 5,0 2 2377 7 40 6,18 3,164 12 21 37,4 19,021 + 0,03 + 2,3 2 J2578 9 47 33,53 3,146 10 7 0,9 19,032 + 0,31 i — 1,3 2 2379 9 48 5,83 3,150 10 3132,2 19,076 + 0,28 + 6,4 3 |2380 9 48 44,09 3,136 1148 38,3 19,092 + 0,20 + 0,3 2 2581 9 49 30,76 3,151 11 8 83,5 19,113 + 0,54 + 2,3 2 2382 9 40 43,66 3,153 1152 40 + 19,140 + 0,27 — G± 2 2383 9 31 37,97 3,153 1148 39,3 19,167 — 0,18 + 0,8 2 12384 9 52 47,21 3,151 1142 53,5 19,198 + 0,39 + 2,2 2 2o8o 8 63 48,94 3,140 10 18 3,2 19,223 + 0,28 + 0,7 2 238C 9 53 56,14 3,151 1139 15,9 19,226 + 0,20 + 0,5 2 2387 9.10 54 2,43 3,161 1164 51,9 19,229 — 0,08 + 0,2 2 238? ! 9 55 0,73 3,161 12 3 49,0 10,233 + 2,39 -0,5 1 238f ) 8.9 53 2,82 3,151 12 3 48,2 19,254 + 0,66 + 7,1 2 239( ) 40 55 6,37 3,151 12 0 69,0 19,253 . . 2 239 1 I 8.9 22 65 12,03 4-3,180 —12 1 1,7 -f- 19,258 + 0,43 — 0,2 1 DLL M. E. GIOVANNI S.VMLM 389 o s t c V . Gi'an- dezzu A.Il. media pel 0 geii- naio 4860 Variazio- annua Declinazionc media pel 0 gennaio 4800 Vaiiazionc annua W A.K. -S in Dcclinaz. . U 2592 9.10 li 22 35 20,47 -f 3,4 50 — 41° 59 31,0 + 49;204 + 0:23 -^4:b 9 !3593 1 9 57 43,07 3,436 40 20 44,4 49,318 -1- 0,55 — 0,2 2 2394 8 58 31,42 3,444 40 14 32,0 49,338 4- 0,29 -0,2 2 2595 9 58 51,20 3,434 40 8 34,8 49,345 -f 0,51 - 8,3 2 2596 7.8 58 57,84 8,433 40 2134,4 49,347 + 0,08 -t-59,4 2 2697 9 59 53,32 3,448 42 36 43,9 49,368 + 0,72 + 0,9 2 2598 8 22 59 58,97 3,129 9 34 9,0 49,370 -f- 4,32 - 4,0 2 1 !2399 7.8 23 0 4,41 3,448 42 33 13,0 49,371 + 0,13 -F4,3 2 2600 9 4 0,79 3,445 42 2146,4 49,393 — 0,00 - 4,6 2 260d 9 4 48,03 3,139 4127 3,8 49,44 1 -f- 0,23 - 5,4 4 1 2602 9.10 4 57,59 3,432 40 48 47,1 49,444 4 2603 1 8.9 2 38,38 3,137 44 46 32,3 49,429 — 0,23 - 4,3 4 2604 1 9 3 52,84 3,428 9 57 52,9 49,455 -f- 0,29 - 4,3 4 2605 9.40 4 37,56 3,426 9 46 43,3 49,474 -f 0,35 + 4,4 2 2606 9 3 48,80 3,433 44 5 47,7 49,486 + 0,52 4- 0,4 1 2607 8 0 40,80 3,424 9 40 7,3 49,504 4- 0,43 -3,9 3 2608 9 6 41,55 3,430 40 44 28,5 49,504 + 0,10 -7,2 2 2609 8 6 23,74 3,432 41 4 30,1 49,308 4- 0,09 4-5,3 2 2010 9 6 41,66 3,132 41 15 53,1 49,314 -f 0,23 — 2,1 4 2014 9 6 45,43 3,123 9 4128,1 49,513 +• 0,44 - 5,3 2 2612 1 8 6 43,44 3,423 9 41 0,8 19,313 -}-0,02 — 3:2 2.4 2613 1 40 7 42,08 3,431 44 43 23,5 49,624 — 0,09 + 2,0 4 2614 1 8 8 17,80 3.137 42 23 40,0 49,548 + 0,44 4-M 4 j 2613 5 8 33,40 3,123 9 30 37,7 49,531 — 0,34 + 5,8 2 2616 8.9 9 9,70 3,128 40 38 47,9 49,363 — 0,49 4-4,2 2 2647 12618 1 8.9 9 47,00 3,129 41 8 4,3 49,563 -f 0,48 -0,8 2 1 7 40 24,33 3,433 42 28 38,1 49,383 — 0,32 -h 0,3 2 i 2619 8.9 40 33,93 3,432 12 4 40,7 40,389 + 0,43 — 1,7 2 1 2620 4.5 40 37,34 3,421 9 36 47,3 49,390 + 0,53 + 0,0 2 , 2621 1 9 44 35,83 3,433 42 33 55,2 49,608 4-0,23 + 2,7 ' i 2022 5.6 14 40,49 3,422 40 22 30,7 49,009 4- 0,33 -2,8 2 ' i 2623 1 9 42 22,52 3,422 40 20 32,5 49,622 -j-0,73 -0,4 4 2624 8.9 43 9,79 3,420 4133 7,2 49,037 f 0,12 + 4,7 2 1 2623 1 8 43 35,34 3,124 44 47 51,4 19,644 -1-0,04 -2,3 ' i 2626 9 4i 26,60 3,123 44 37 33,8 49,659 + 0,03 - 1,3 1 ^ 1 2627 8 ,23 43 43,86 -f 3,4 23 — 4132 33,7 -1- 49,084 — 0,84 - 7,4 2 390 POSIZIONI MEDIE DI 2706 STELLE, ECC. o Gran- (lezza A.R. media pel 0 ?:en- naio 1800 Aaiiazio- ne annua Declinaziune media pel 0 geiuiaio 4800 Variazioiie annua A.U. - S in Declinaz. 2C28 8.9 h 23 16 1,33 43:117 — 40 9 40',8 4-49,687 4- 0,52 4- OJ 2 2C29 8.9 46 8,99 3,44 4 9 39 2,9 49,688 — 0,24 + 0,6 2 20.30 8.9 48 31,30 3,422 44 55 30,5 49,726 — 0,20 + 4,1 2 2031 9 49 20,37 3,116 40 48 15,5 49,739 +- 0,28 + 2,4 2 ,2032 9 49 29,49 3,420 44 48 9,2 49,741 4- 0,07 + 4,6 2 2633 9 49 37,74 3,119 4142 3,2 49,743 + 0,19 + 0,3 2 '2034 7 20 47,90 3,120 42 43 0,7 49,701 [ + 0,12 -4,0 2 2035 9.10 21 30,75 3,1 li 40 52 19,0 49,773 -f 0,24 4 0,2 2 12636 7 21 40,14 3,110 40 2 7,9 19,770 -f- 0,25 -3,4 2 2637 9 22 45,03 3,149 42 40 3 '1,0 49,791 +- 0,07 — 2,0 2 |2638 9.10 22 59,29 3,113 41 13 15,6 49,793 -f 0,34 + 4,6 2 2039 9 23 30,24 3,112 40 55 40,0 49,801 4 0,24 + 2,8 2 2640 9.10 24 34,41 3,113 4138 12,4 49,843 4- 0,30 + 0,8 4 2641 9 24 40,82 3,113 4 1 45 58,0 49,817 4- 0,06 _ 1,9 2 2042 9.10 25 5,91 3,114 44 55 30,9 49,822 4- 0,62 - 2,1 2 |2643 7 25 40,50 3,413 4140 14,7 49,823 + 0,31 -3,7 2 |2644 8 25 41,63 3,106 9 55 56,6 49,829 4- 0,48 -2,5 2 '2645 8.9 25 42,88 3,116 42 45 35,3 49,829 + 0,37 + 4,6 2 2640 9 25 49,60 3,100 40 8 2'<,8 49,831 4- 0,58 - ^,4 3 |2e47 9 25 55,92 3,107 40 44 22,7 49,832 + 0,21 + 1:5 2 2048 9 27 4,49 3,100 40 28 36,4 49,847 4-0,72 — 3,7 2 2049 8.9 27 35,70 3,109 412142,1 19,854 — 0,08 + 0,3 4 2650 9 27 35,89 3,109 4121 15,0 49,834 — 0,08 + 0,3 2 2651 8.9 27 37,54 3,109 44 22 44,4 49,854 — 0,48 -0,7 4 2652 8 27 60,79 3,112 42 21 2,3 49,858 4 0,37 + 0,5 2 2653 8 28 42,90 3,108 4149 42,3 49,861 — 0,07 -1,3 2 2054 8 28 42,57 3,108 4127 40,4 49,867 — 0,08 - 2,4 2 J2655 8.9 28 45,50 3,408 44 28 28,0 49,867 -)- 0,22 -2,7 2 ;2656 40 30 8,98 3,409 42 49 47,5 49,884 - 0,13 + 8,9 4 2057 8.9 ' 30 28,47 3,103 40 44 50,9 49,888 + 0,21 + 0,4 2 '2658 9 34 54,94 3,108 42 49 24,7 49,903 — 0,40 + 3,2 2 2659 9.10 32 4,05 3,402 40 4534,9 49,904 4- 0,10 + 4,9 2 2060 9 33 45,50 3,404 12 44 48,8 49,923 H- 0,09 + 4,9 3 2601 7 33 54,09 3,104 42 27 20,5 49,924 - 0.00 + 2,2 2 2602 7.8 35 34,35 3,101 42 0 16,4 49,941 4- 0,15 + 2,0 2 12663 9 23 36 44,51 -f3,093 — 9 49 3,1 +■49,940 4- 0,22 — 3,5 0 DLL M. r. GIOVANNI SANTIM 391 o I Gran- e ? i L A.R. media iVariazio- \ir\ 0 ircn- ne nuio 1800 annua 2664 2665 2666 2667 2668 2669 2670 2671 !2672 2673 2674 2675 2676 2677 2678 2679 2680 |2681 '2682 2683 ■2681 2685 2080 2087 2688 2689 2090 2091 2692 2693 2091 209o 2000 2697 2098 2099 10 9 7.8 7.8 9 6.7 9 8.9 8 9 8 0 9 8.9 9 8.9 9 8 7 9 8 8 7,8 9 8 9 9 9 8 9 9 8.9 9 9 ^0 8.9 23 30 22,02 37 30,61 39 19,79 39 37,99 39 10,05 40 3,15 10 7,05 40 23,73 41 13,00 42 17,43 42 31,41 43 1,11 43 29,11 44 67,40 43 11,07 43 33,10 43 33,81 43 35,43 43 38,16 43 42,32 40 0,27 40 50,80 47 31,76 48 20,32 48 32,49 48 44,69 49 12,73 49 30,01 50 18,04 31 3,i;5 5128,77 5313,10 53 43,C2 53 48,94 5121,87 23 53 0,00 3,098 3,094 3,092 3,091 3,097 3,097 3,092 3,093 3,093 3,090 3,092 3,090 3,092 3,090 3,087 3,083 3,086 3,090 3,083 3,088 3,088 3,081 3,084 3,083 3,082 3,084 3,082 3,082 3,081 3.(182 3,082 3,079 3,079 3,078 3,077 r 3,070 Declinazione iiifilia pel 0 srcnnaio 1800 Variazione annua W— S in A.R. declinaz. Oi a -11 7 58,0 40 7 33,5 9 10 13,0 9 40 23,5 42 31 44,8 42 11 4,0 40 34 58,1 4012 31,3 4217 41,4 40 20 24,7 4152 50,3 40 45 22,9 42 23 12,0 42 29 54,9 10 19 30,1 9 10 22,4 40 20 21,9 42 47 39,0 9 46 20,4 4 1 33 10,8 11 17 2.3,7 40 4 0,9 10 14 23,1 1134 9,2 9 30 17,8 11 38 12,4 10 10 32,3 40 48 23,3 40 25 13,0 12 14 10,9 42 28 0,8 44 14 33,3 12 30 1,3 41 42 40, 1 10 12 37,8 — 9 37 13,1 4- 49,948 19,937 49,972 49,974 49,975 49,977 49,978 49,980 49,987 49,987 19,998 49,999 20,002 20,011 20,012 20,015 20,013 20,015 20,015 20,010 20,018 20,022 20,025 20,028 20,029 20,029 20,032 20,033 20,030 20,039 20,040 20,015 20,010 20,047 20,018 4- 20,049 + o;b9 + 4,00 + 0,43 — 0,09 + 0,26 + 0,58 + 0,00 •f 0,33 + 0,40 — 0,41 + 0,47 — 0,46 -f 0,46 — 0,22 + 0,09 + 0,33 + 0,01 -f 0,44 + 0,42 -f 0,34 — 0,23 + 0,33 -f 0,00 4- 0,20 4- 0,89 -f 0,23 4- 0,10 4- 0,46 — 0,07 + 0,33 — 0,40 + 0,36 — 0,99 -\- 0,01 -f 0,02 — 0,49 + 2:6 — 3,9 — 4,4 — 4,4 + 3,6 — 0,8 + 2,3 +473,0 — 2,6 — 0,6 + 0,3 — 2,0 + 3,0 + 4,3 -f 2,6 — 3,2 — 0,2 — 1;4 — 3,9 + 0,4 — 7,0 — 2,9 — 4,1 — 0,8 — 4,4 — 3,3 — 1,3 I 1,9 + 0,3 + 2,8 — 0,5 — 1,7 + 3,5 + 4,3 + 0,8 — 2,0 2 2 2 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 2 2 2 392 POSI/.IOISI MEDIE DI 2706 STELLR, ECC. ,K - 3. Gran- dezza A.R. media pel 0 f^on- iiuio 1800 Variazio- ne annua Declinaziimc media pel 0 gennaio 1800 Vai'iazione annua W AU. — S in Declinaz. Num. delle osservaz. 2700 9.10 h 23 B6 5';83 -[-3;'076 — 1146 27,7 H- 20^050 -f- o;25 -f 2,9 I 2 2701 9 57 17,71 3,074 11 58 3,4 20,032 4-0,37 4- 2,5 2 2702 C.7 57 20,05 3,074 111719,9 20,052 + 0,28 - ^,0 3 2703 9.10 58 17,42 3,073 12 37 14,3 20,033 — 0,08 - 0,7 2 j270i 7 58 20,29 3,073 10 23 39,5 20,033 + 0,15 4- 1,1 2 2705 9 58 22,91 3,072 10 54 23,4 20,053 — 0,25 -1-0,6 2 2706 8 23 59 7,01 4-3,072 — 1133 30,7 -f 20,054 -f 0,09 - 1,6 2 ANNOTAZIOINI N.° 29 ; cplla ste?sa AR. allra stella - 2' in decl- » 56 ; segne di 6" hlira stello ncll" stess" pai alcllo. » 221 ; precede di 8" altra siella piii boreale. » 222 ; d.ippia sUetlissima. » 2S7 ; altra stella piii boreale di uguale AR. » 504 ; ro5sa. » 5o4-ooi) ; duppia. » 580 ; segue dopo 6" allra stella piii australe. » 597 ; gi uppo di 5 piccnie stelle; segue una di 8'. » 407 ; segue alti a Stella piu liurcale di 9". » 414 ; diippia; si osserv6 la segiieiite. » f;09-5IO ;dnppia. » .'J2I ; doppia stretta; la pill austiale. » 764-765 ; d'lppia. » 775 ; dijppia. » 801 ; segue altra stella piii australe. » S69 ; e preci duta da stella dn|ipia stretta. » 872 ; dnppia. » 811 ; rossa. » 886 ; diippia la seguentp; segue altra stella dopo 9". » 912 ; rossa. » 9")3 ; dop|Ma stretta. « 1079 ; dnppia strelli.ssinia ; la precedente. » 1171 ; dnppia strettissiina ; la piii boreale. n \'JS\ ; dnppia. » 1300 ; precede di pnclii secondi altra stella piii australe di 7', 8'. » 1417 ; Iripla. » 1451 ; doppla ; la piii boreale. » 1444 ; doppia ; la piii boreale. » 14S3-I454; doppia. >' 14.58 ; doppia ; la seguenle. » 1463 ; doppia stretli.-sinia di uguale splendorc; la seguente. Al N.° 2398. Segue altra stella di 8" giandezza non esistenle nel Catalngo di Weiss la cui posizione media nel 1860 dielru due osservazioni recent! e la seguente: h I N.° 1. =525-1526; doppia. 1) 15.55-1554; doppia. » 1559 ; fioppia ; la precedente. » ISOl ; doppia stre:tissima ; la seguente. » 1609 ; doppia ; la piecedente. \ » 1615 ; doppia ; la seguente. n 1614 ; dnppia strettissiina ; la seguente. » 16''i9 ; doppia la precedente. » 1695 ; doppia strettissima la precedente. » 1742 ; doppia ; la precedente. » 1765 ; dnppia ; la precedente. » 1788 ; doppia ; la precedente. I) 1789 ; doppin ; la precedente. » 1951 ; doppia strettissima » 1945 ; precede ad essa allra stella. » 2019 ; segue altra stella piti boreale. » 2052-2055; doppia. » 20"-6 ; doppia strettissima. » 2109 ; du|)pia ; la precedente. » "214.5-2146; doppia. » 2189 ; fnrse doppia. » 2327 ; doppia ; la precedente. » 2361 ; doppia strettissima ; la piii boreale. » 24i7 ; doppia ; la piii boreale. » S'i(8-2'(69; doppia. n 2i78-2479; doppia. B 248'i ; fnrse doppia. » 2,508 ; doppia ; la seguente. » 2526-2527; doppia. » 2r88-2589; doppia stretta. » 2611-2612; doppia. >i 2li49-2B50-2651; gruppo di tre piccole stelle. )) 2690 ; doppia sli ettissinia. 25. 1.51,93 I 0,128 | —9,55.57,0 | 419,405 ( Leila il 23 aprile 1 8b8.) mm mm M^^i ^^K><><)<><><;CH>CK>C-0- O<>>O<>-CH>{><>-<><>-C> INDIGE DELLE MTIiRIE CONTEXUTE NELLA PAUTE li Dl QUESTO VII VOLUME 469 209 Intorno alia teoria delle macchine a lapore. Considerazioni del m. c. prof. Domenico Turazza (con una Tavola) .... Pag, Plantarum inMariJlubro hiicusque cblledaium enumeratio (juvanie A.FigariJ. Auclore J. Zanardini (con i2 Tavole). ...» Posizioni medie di 210& s telle pel prim o gen- jiajo \ 860 distribuite nella zona compre- sa fra W e 12° 30' di decllnazione australe, dedotte dalle osservazloni jaite negli anni 1856-57-58 nelF i. r. Osseri>a- lorio di Padoi'a. Memoria del m. e. Gio- vanni Sanlini » 311 Y L VEKEZIA - SEL P«1V. STABll. DI G. ANTOPLLI - 1 858 'xYxy r^^/t'5> mm i!l INTORNO ALLE OMBRE COLORATE OSSERnZIONI E SPERIENZE DEL M. E. PROF. B. BIZIO tliu'l campo delle fisiche, fhc abbraccia la scienza della luce, e cos'i gajo, gentile cd allettevole, die altira soavemenle 1' attenzione degli studiosi, percioc- che cosa assai piacevole e vedere quella nitida purezza, ch' e la luce in se, atluare dolccmenle 1' occhio al grande ufficio della visione, si che egli scerna precisamenle la cosa datagli innanzi in lulte le sue \isibili determinazioni, senza che il mezzo, onde si vede, ne ancbe per poco, quanto e da se, ne alteri I'effige ; talche quello cb' e veduto, se nol guasta il giudizio, e veramente la realita ve- duta. A fermare adunquc il pcnsiero neila idea della luce indeterminata, cioe senza confine cbe la limiti, ne cenno di tinta cbe la colori, onde per cio solo vale a lutle le visibili determinazioni delle cose, non puo stare che una soave meraviglia non occupl lo spirito, e, per cosi dire, nol rapisca, quando un fascio invisibilc di luce ferisce il prisma, e n' esce risoluto in quelle mirabili determi- nazioni, che sono i sette colori del Newton. Quel discbiudersi a un Iratto U fonte di tutte quelle tinte eleganti, onde va ad essere abbellita la natura, e un fatto dci pill eletti e stupendi, cbe vantar possa la fisica. E non e mica al solo prisma, cbe sia fatto privilegio di rallegrare lo sperimcntatore con s\ nobili e vaghe manifestazioni ; altri modi e non pochi ci sono di sperienza, in cbe la luce svela le sue eleganze, le sue bellezze, e sovra altra luce, prodigiosa In cio si rende la luce polarizzata. Ma come fosse che questa nobilissima creatura, vn. BO 394 INTORNO ALI.E OMBRK COLORATE ovunqiie si gitta e slancia, anche non soggetta al dominio della sperlenza, ba- dasse a dilettarci spontaneameiile colle rlcchezze, die chiude in seno, trovo modo di destarci lo splrito all' ammiraziono allres'i nelle ombre, voglio dire, nelle ombre colorate, ch' e pur fenomeno in qiianto all' apparita sensibile de' colori, ch' emula lo speltro solare. lo mirava a far capo in questa specialila per lamen- lare, che di queslo gentile fenomeno della luce non sia fatta quella slima e ri- cordanza, che per mio avviso parrebbemi dover esser falla. Veggo troppo chia- ramente ch' esso non ha quella rilevanza, che hanno gli allri rami piii cospitui deir otlica ; ma nol credo cosi povero di attinenza verso le nalurali cose, che voglia essere dimenticato. Anzi se a noi allella il bello della natura, che veg- giam bella in quanto lale ce la rende 1' operazione stupenda della luce, non e a credere che poca parte, in dipingercela seminata di peregrine meraviglie, non tengano le ombre colorate in ogni ora del d'l, ma piu particolarmenle nelle ore maltutine e vespertine, cioe, quando il sole spunta sopra 1' orizzonte, e quando piega verso l' occaso, ed anche quando per poco si e tollo intieramente agli occhi nostri. §2.' Occasione del lai'oro, Anche a lasciare da parte in questo luogo le rilevanli considerazioni mora- li, che cadrebbero in concio, e pur vero che de' beni ci sono altres'i nelle grandi avversita della vita. Caduto io, com' e noto universalmente, in una atroce infer- mita, di che non melte ricordare il tempo troppo lungo della durata, veniva in fine fitto in un lelto per oltre due anni e mezzo. In questo stato miserevole, per trovare un alleviamento negli ardori estivi, mi traduceva in una stanza, posta al preciso risguardo di tramontana, Stando quivi le lunghe ore del giorno, mi venne veduto cosa non mai veduta, ne udita dianzi, cioe dipingersi in suUa pa- rete opposta a due grandi finestre, che si aprivano al clelo di settentrione, le ombre tinte in bellissimo colore azzurro : Questo fenomeno, al mio intellello nuovissimo, mi valse a divolgere la mente troppo occupata nella piena de'mali. In fatti annunziata allora a un mio amico, dottissimo nelle fisiche, questa mia osservazione, per sapere, come forte diibilava, se ad altri prima di me si fossero date a vedere queste ombre; n' ebbi in risposta, che I'amico predelto trovandosi DEL M. E. PROF. B. BIZIO 395 a una lezione del Volla, un quaranl' annl addielro, aveva imparato, che il cele- bre Leonardo da Vinci, nelle ore maUutine v. vespertine, osservava quelle om- bre azzurre, e ne determinava le condizioni dell' apparita. Sapnto rlie il fenomeno era osservato, avvegnache le ombre, in ogni gior- nata sercna, mi tornassero dinanzi agli occlii, non ci prestava piu altenzione. Anzi posciaclii; un anno appresso, lo slesso fenomeno allirasse 1' altenzione del mio coUega doll. Nardo, io di buon grado lasciava inlero il rampo di quello studio alia sagacia di lui. Ma, come se le ombre da me abbandonale non si vo- lessero parlir da me, condoUomi in allra stanza a mezzod'i. quivi mi vennero innanzi le ombre tinle in color verde, e, comeche io errassi a prima giunla uel fermarne la cagione, mi trassi ben presto di errore al lume di quegli sperimenti die 1 osservazione mi condiisse ad instiUiire, anzi i risultati mi sembrarono for- niti di sufiiciente novita. perchc non volessero esscre dimcnticati : di qua ne venne ch' io mi ricondussi alio studio delle ombre colorale. Ma come pole avvenire, che un uomo educalo alle scienze nelle pubbliche scuole ; che datosi con amore alle fisiche n' ebbe corse le opere principal! ; che visse e tratlo faniigliarmenle con ingegni distinti in quelle discipline, toccasse ci() non ostanle la vecchiaia senza avere ne anche un menomo sentore delle om- bre colorate ? Cio non pole seguire che per la troppa non curanza a che fu con- dannato il fenomeno, massime nelle opere de' moderni. lo consento bene che di poco rilicvo sia il fatto ; ma posciache spetti all' ottica, e quindi tenga un dirilto nel campo delle fisiche, non vorrei che agli studiosi incogliesse il danno di ri- manerne digiuni, sicche tornasse cosa nuova a chi dovrebbe esserne maestro. Percio bramerei che nessun Traltato di fisica si passasse del fenomeno, e nes- sun pubblico insegnatore ommeltesse di spender sovr' esso poche parole : tanto piu adesso, ch' io alleghero una mano di facili sperienze da polersi instituire in qualunque ora del giorno. §3." Cenno storico. Quanlo io sono qui per ricordare degli studli, che prima di me ebbero luo- go circa il fenomeno delle ombre colorate, il trassi dal commendato opuscolo del prof. Petrini di Pistoia. Nella ignoranza in che allora io mi trovava, che i 396 INTORNO ALLE OMBRE COLORATE lavori del Petrini fossero registrati nel volume XIII parte 11 delle Memorie della societa italiana, 11 venire in possesso di queslo piccolo libro mi costava le sollecitudini di oltre sei raesi ; ne per tanlo sarei riuscito ad averlo, se non era r impareggiabile premura e corlesia del cav. Taddei, tanto, fuori di quegli Atli accademici, e fatta rara questa operetta ; ma la preziosita sua, come grave di fatti originali e di notizie peregrine, valeva la pena d' insistere a ricercarla. I Francesi consent ivano la palma ad Ottone dl Guerrich di avere prima di ogni altro messa attenzione alle ombre azzurre, che appariscono al primo larsi del sole suU' orizzonte, e quando volge all' occaso ; ma il JSollet, leale amatore della verita, vendicu il primato al celebre Leonardo da Vinci, mostrando pro- vatamente che un secolo prima che Ottone aveva gia fermato il fenomeno, e il suo insigne Trattaio della piltura ne fa testimonianza irrepugnabile in queste parole : « Le ombre dei corpi generate dal rossor del sole vicino all'orizzonte sono « sempre azzurre, perche le ombre pigliano lume dal cielo (1) . . . . e il campo » di essa ombra veduto dal sole partecipa del color rosso. » Quando il sole fa rossegglare i nuvoli dell' orizzonte le cose che per la n distanza si vestivano d' azzurro fieno partecipanti dl tal rossore, onde si fara ') una mistione tra 1' azzurro ed il rosso, la quale rendera la campagna molto » allegra e gioconda, e tutte le cose che saranno alluminate in tal rossore, sa- 1 ranno molto evident! e rosseggeranno (2). » Dunque e provatamente certo che la prima attenzione stata rivolta alle ombre colorate si dee all' Italia. Tuttavia queste belle osservazioni di Leonardo erano al tutto cadute nel- r obbho, se non soccorrevano a richlamarle all' attenzione de' fisici gli studii del Buffon e del Mageas, onde appresso si vldero piu largamente fatte argomento agli amatori delle naturali cose. Tuttavia il piii forte e principalissimo impulse venuto alio studio di questo elegante fenomeno il dobbiamo al Rumford, quan- do occupato neir investigare la quantita relativa di luce, che gli fosse per venire dai diversi corpi luminosi, pose mano all' esperienza che segue. « Volendo con- 1 frontare, egli dice, la luce di un giorno sereno verso quella di una candela » accesa, feci scura la stanza, e praticato un foro nelia imposta di una finestra. (\) Fu creduto allora dal Vinci, ed anclie appresso altri osservatori credettero che il colore az- zurro veduto nelle ombre, fosse la luce azzurra riflessa dall' atmosfera, che non e vero come vedre- mo appresso. (2) Yegg, il Petrini, Dei colori accidentali della luce, ecc, pag. 61. DEL M. E. PROF. B. BIZIO 397 » di qua derivai la luce diurna, portata a baltere nella parete opposta, e sopra '> la superfirie di nn porta-og^etti, dove sotto lo stesso ango!(t d' incideiua si » avveniva ne raj^gi della liamma della candela soprammcntovala. Allora. come » interposi ai raggi dei due lumi, in direzionc parallela alia superfirie illuiuina- ») la, e alia distanza di due o tre pollici dalla slessa, un cilindro opaco del dia- » raelro di mezzo poUice, vidi apparirmi suUa parete due ombre, ma non senza ' mia grande meraviglia, non the scure, secondoche io mi atlendeva, una tinta n in bel giallo carico, come quella che rispondeva alia luce diurna ed era illu- >' minata da' rai della candela ; e 1' altra nel piu elegante color azzurro, rispon- » dente al lume della candela e rischiarata dai raggi diurni. Come io feci di accoslare al porta-oggetti la candela, 1' ombra azzurra si » rese via piu intensa, e la gialla grandemente piu sbiadata ; ed ove operassi in >> opposto, cioe facessi di allontanarla, si affbrzava di piu 1' ombra gialla. e il- >> languidiva 1' azzurra. Ove servata immobile la candela, facessi di aumentare, » o diminuire il lume del foro, d' onde procedevano i raggi diurni, ne seguivano ') le medesirae variazioni d' intensita*^ie' colori delle ombre. E adopcrando ad » un tempo cosl I'uno che I'allro mezzo si vedevano le ombre passare per tutle » le gradazioni immaginabili dei piii scliietti colori giallo d' aurora ed azzurro. » sino a scomparire inlieramente alio sguardo, e indi ricomparire nella prlmi- •■> tiva vivacila. » Come avvicne dun(pie die, poste (pieste condizioni, le due ombre appari- » scono costantemente tinte in azzurro 1' una, e in giallo carico 1' altra ? Che » r ombra corrispondente al lume diurno, e rischiarata dalla luce giallastra " della candela, riesca gialla anch' essa, par cosa da non fame meraviglia : lua » ond' e che viene azzurra 1 ombra prodoUa dal lume della candela, e rischia- '» rata dalla luce diurna che a giudizio nostro ci par bianca.' A principio iuima- » ginai che cio venisse dal colore azzurro del cielo; ma fui costretto di abban- » donare questa opinione, quando osservai riprodursi gli stessi lenomeni, anzi » mi si die innanzi 1' azzurro piTi vivo ed elegante in quelle ombre, prodolle )> dalla luce di un chiaro giorno riflessa nella mia stanza dai vicini tetli, coperli » di candidissima neve allora allora fioccata. » Persuaso da cio, che il candore diverso delle due luci fosse una condizio- » ne essenzlale alia manifestazione del fenomeno. avvisai di ottenere le slesse « apparenze, adoperando due luci artificiali convenientemente modificate. » Messe adunque due candcle di cera accese di rimpelto ad wn porta-ogget- 398 INTORNO A.I.I,E OMBRE COI.ORATE • //, in guisa da averne due ombre oguali mediante Y interposizione di un cllin- » dro opaco, le ombre die iie vennero mi riuscirono al tiitlo scolorite. di qua- » huique modo i luml si coUocassero. Ma, come io feci di porre un vetro di » colore rancialo dinanzi alia fiamma di una delle due candele, e di presente » una delle due ombre si tinse in colore giallo carico, e 1' allra in vivissimo az- •' zurro. E come in luogo delle due candele mi valsi di due lucerne a cilindro, " le ombre si resero via piii fortemente colorate, volgendo la gialla piii verso il > ranciato, e 1' azzurra verso il verde d' oltremare. " Vednlo adunque che le due ombre, corrispondenti ai due lumi, si tinge- » vano Tuna in giallo. I'altra in azzurro, solo ch'io frapponessi ad uno di essi un >• velro colorilo in giallo carico, mi avvisai di soslituirne a questo allro linlo » in colore azzurro e me ne segui il fenomeno stesso di un' ombra azzurra ed <> allra in color giallo d'aurora ; sc non che, per dir cos'i, i colori si erano arro- « vesciali essendosi messa un'ombra azzurra nel luogo della gialla e la gialla in " iscambio della azzurra. 0 Ora divisai co' medesimi vetrl di cimenlare la luce diurna; e a questo fine • pralicai due aperture nella imposla della fineslra di una camera oscura in > modo che la luce diurna illuralnasse uniformemente la superficie di an porta- » oggeiti contrappostovi. Fiorirono del pari i due colori delle ombre, i quali, " cangiando a seconda del vario colore predominante in uno dei due lumi, ve- » nivano presenlandomi una successione di vaghe e inaspellate apparenze. In « una giornata serena, menlre alcune nuvole staccate vagavano rapidamente » pel cielo, nel passare di ciascuna sovra il campo dell' osservazione portava in » amendue le ombre una serie di colori variali, e di tinte le piu armoniche. Se >) qualche colore poleva dirsi predominante, queslo era il porporino. Colori » pero di ogni maniera mi si moslrarono, ed alcuni mi parvero altresi affalto >' nuovi. » Tuttoche r illuslre Rnmford spignesse cos'i innanzi le sue ricerche inlorno alle ombre colorale, pur tutlavia non gli fu dato di pervenire a conclusion! ge- nerali ; conciossiachc egli ignorasse le investigazioni del cav. Menville scozzese, coUe quali egli provo onde venisse la colorazione delle nubi. quando il sole e al tramonlo. Al lume di que'deducimenli avrebbe veduto il fisico irancese che, quando ha una luce rossa illuminante una superficie bianca, 1' ombra gittata dallo schermo afFrontato e azzurra, perche luce complementaria del rosso, e di queslo modo sarebbe salilo a quella generalita, che gli avrebbe data ragione DEL M. E. PROF. P.. BIZIO 399 de'fenomeni osservati ; ma il valciile fisico scoxzesc moriva in eta dl anni 27, «; quindi troppo presto rapilo agli sliidii, pcrclie riccvessoro quell incremenlo ed estesa divulgaziouc chi! avrehbono voliito. Altri sapient! fermarono 1' attenzioiie loro sovra le ombre colorale, tra'(iuali il Priestley, 1' Hassenfratz, il Veiiliiri, il Prieur, e fra'meiio lontani, il Grotthus. lo ZiSchocke, il Pohlman, il Tortual, il Muncliove, il Plateau, lo Chevreul e il (lliiroiidi. Quanto poi all'Hassenfratz veniva eziandio a qucste speciali delermi- nazioni, cioe, che nel solstizio d' inverno, alia latitudine di Parigi, le ombre (he apparivauo sovra superficie bianche Irovandosi il sole all' orizzoiite, eraiio di un color verde, pendente all azzurro, quando negli cqninozii lazzurro spiccava gran dementc ; e finalmente nel solstizio di estate 1' azzurro era al lulto elegante ed immiscbiato. lo non inlcndo di derogare punto a queste eommendevoli osserva- zioni dell Hassenfratz, ma posciache molte ne sieno intorno al precisare quesll limiti di variazione nel colore dell' ombre, mi place aggiugnere per le osserva- zioni mie propria che, quando si tratta delle ombre prodotte dalla luce solare, avviene sovente d' incontrare notevoli moditicazioni, le quali io credo derivare dalla incoslante condizione in che si trova 1 atmosfera in rispello ai vapori per- miscbiati. Ne dee venire da cio che la luce solare valicando nn mezzo quando pill e quando meno linipido e sereno, i raggi sovra i quali cadono le nostre os- servazioni, non essendo quivi sempre identici, non possono essere identiche le ombre che da essi ne derivano. Al Pelrini sono dovuti gli studii piu eommendevoli che alcuno facesse raai sopra le ombre colorate. E dovulo alia perspicacia del suo ingegno 1' avere de- terminate che nel colore dell' ombra ha sempre il complementario della luce rischiarante il campo dell' esperienza, ond' e venuto che il celebre da \ inci ve- dcsse le ombre azzurre quando il sole moriente vivacissimo rosseggiava all'oriz- zonte. 1' u allres'i il primo a divisare la duplicazione delle ombre esserci data, quando sono due i fori che iliun)inano ; se non che erro a credere, che 1' appa- rita delle due ombre venisse dalla diflferente forza della luce adoperata ad un tempo (1), il che potendo slarci a rigore di conseguenza, non tiene pero nel fatto che ci abbisogna immancabilmente adoperare, come vedremo indi innanzi. Del pari non pervennc mai a conoscere la precisa cagione, onde le due ombre sorgono. (1) Vegg. I' opuseolo citat., pag. 26 e seguenti. 400 INTORNO ALLE OMDRF. COLOUATE La cosplculta maravigliosa di queste appareiize doveva allresi acuire I'in- fjogno de fisicl a invcstigarne la cagionc, ed in fatli lo Scherffcr, il Laplace ed allri se ne occiiparoiio. 11 prlnio osservava che, se di due impressioni simulta- nee, che feriscono i noslri sensi, e sieno della natnra stessa, I'una vantaggi I'altra di Innga mano, la fievole cade spenla, e resta solamente la sensaiione prodotta dalla pid spiccata e gagliarda, e il Prieur parteggiava per la dichiarazione dello Scherffer. Tuttavia quesla spiegazione, per inio avviso, cade al Inlto qiiando avrenio. per le mie sperienze, un'ombra. esempigrazia, di un elegante color az- ziirro. sparlita nella corrispondente di color rosso, ed amendue vediUe dall' oc- (liio dislinlamenle nel tempo stesso. 11 Laplace in opposto suppone, ch' esista nell' occhio una speciale disposi- zione, onde i raggi rossi, che si contengono in quelli, che si riflettono dal campo deir ombra, quando pervengono all' organo visivo, restano, come altirati da quelli che compongono il rosso predominante per tutto intorno il campo; onde delle due impressioni ne torna una sola; sicche quella del color conseguente o complemenlario trofasi in liberta di operare come fosse una sola. Di questa maniera il celebre Laplace dichiara il fenomeno ; ma senza che la sua spiega- zione incontra la stessa difficolta dell' ombra azzurra e rossa, vedute nel tempo stesso, mi sembra esserci troppo del soggettivo per potcrle essere accordata anche inaltro tempo una fiducia. II sempre lodato Petrini siadopero ametterein chiaro con uno sperimenlo (i) 1' insussistenza delle spiegazioni date al mirabile feno- meno dei soprammentovati due fisici; ma non credo che migliore confutazione possa aversi di quella che ci e fornita dal fatto delle due ombre diverse vedute distintamente nel tempo stesso. II lavoro del Petrini e per la copia grande delle osservazioni, e per gli spe- rimenti csatlamente condolti, e per le conseguenze aggiustatamente dedotte, e per la dovizia dell' erudizione, e per avere, prima di ogni altro, fermata bene r origine del fenomeno, vuol essere collocato in cima di quanlo fu scritto sopra quelle ammirate apparenze. Quando, dopo le predette lunghissime ricerche dianzi ricordate, giunsi ad avere in mano il prezioso opuscolo del fisico Toscano, io era gia pervenuto a tutte le principali conclusioni quivi contenule, le quali gli sono pero intleramente dovule, come fortificate da una priorita che mi entra innanzi quasi di un mezzo secolo. Se non che la natura e s'l ricca che, eziandio (\) Vegg. op. cil. pag. 44. ■ : ' ' • ! ? DEL M. E. PROF. B. BIZIO 40i dopo avere largilo molto, ha sempre con che guidcrdonare tutti quelli chc pas- sionatamentc la stiidiano; ond'e die la giunla con the, dopo allegatl i falti prin- ripali del Petrini, verru a sopraccresccre quanlo c sin qui saputo delle ombre colorale, sara un manipolo forse non al tiitlo spregevole. §4." Allegaziont di alcurii principali sperimenli del Petrini. Posclache sia mio intendimento, se al volere risponde 1' opera, che, in que- sto mio piccolo lavoro, si contenga qiianto di piii rilevante concerne le ombre colorale, acciocche il lettore possa qui addoUrlnarsi di tutto quello, che sopra le predelte vaghe apparenze e slato detlo e scoperto fino al presente ; cosi mi par bene di portare a questo luogo per disteso alcune delle principali sperienze del Petrini, come quello che prirao ha fermato i canoni, in che posa la ragione fondamentale del fenomeno ; dico le principali, perocche troppo gran cosa sarebbe a voler porgere un' idea dell'ampio lavoro del fisico Toscano, e forse da non po- tervisi raai aggiustatamenle pervenire. Egll ha allargato, e, direi quasi, sminuz- zato per piu modi le sperienze da non essere sempre facile a ritenerne i minuti particolari. A chi, acuendo forte lo sguardo, si facesse a cercare un difetto in quell' assai commendevole lavoro, sarebbe forse di una soverchia minuziosita. che tuttavia in piu parti accoglie ragguardevoli pregi. Esempigrazia, egli non si e contentato di cimentare per piu modi la luce solare, e in istagioni differenti, ma eziandio quella inviataci dalla luna nelle notti meglio serene. Sottopose in oltre alia sperienza le luci forniteci dalla combustione di sostanze diverse, come cera, olio, alcoole, etere, ed all'ombra di ciascuna luce segno il temperamento. i limili 0 la varieta della colorazione; non senza tener conto delle differenze, se- condoche la combustione era piu lenta o piu rapida. ovvero nudrita dall'aere comune, o dal puro gas ossigeno ; ma tutte queste particolarila, comeche valgano a render copioso e ricco il lavoro, non servono presenteraente alio scopo nostro, e quindi cl sembra sufficiente fame menzione. Egll In oltrc si faceva a battere altra via dl rlcerche. Faceva cadere 1 raggi solarl sopra drappl tesl dl seta finissimi, quando in uno e quando in altro co- lore, ed aveva sempre per risultalo nelle ombre, che alia luce riflessa rispondeva 11 complemenlarlo nella luce trasmessa. lo non ho veduto che una sol volta que- VII. 51 402 INTOUiNO ALI.E OMBRK COLOR \TE slo falto elegante, mediante nn drappo fino di seta verdc, dal quale riflessi i raggi verdi, mi furono Irasmessl i rossi nell' ombre; risultato clie si affralella, o al- meno si accosta a quelli die ci vengono dalle lamine sottili. Ne reslo qui coUe sue ricerche, cioe alia sola semitrasparenza delle sete, ma le cstese eziandio ai liquidi variamente colorali, messi in rccipienli di crislallo, e meglio in prismi paiallelepipedi pur di crislallo. Trovo sempre che alia luce trasmessa da quesli diversi mezzi colorali, rispondeva nelle ombre il compleracnlario di quella che aveva gia valicalo il mezzo ; ond' e che dato di questa guisa un piccolo sbozzo di quanlo abbraccia il grande lavoro del Pctrini, passo a riferire per disleso alcune sperienze di lui, che mi pajono chicder luogo in queslo scrilto. « Che se, egli dice, con la luce almosferica concorrono ad illuminare 1' in- » terna parelc di una stanza i raggi solari riverberati da una superficie colo- « rata, o trasmessi per un mezzo trasparente pur colorato, ne risulleranno le » pill vaghe e piu graziose apparenze nelle ombre generate dall' intercetlare » sulla parete i raggi riflessi da quelle superficie, o emergenti dai mezzi colo- " rati frappostl al loro libero corso. Cosi menlre una superficie di color rosso « riverbera la luce solare sulla parete, se oppongasi ai raggi ch' essa riflette, » un corpo opaco, in modo che 1' ombra che ne risulta non tramandi alio spel- » tatore altra luce che la diurna, 1' ombra vedrassi del piu bell'azzurro verdeg- » giante nel tempo che la parete si tinge di un chiaro color rubicondo ; con un o piano rifleltente di color di arancio che rimandi i raggi solari sulla parete, " le ombre saranno di un vivace color d'indaco aperto; con un piano rifleltente 0 giallo, le ombre appariranno di un color d'indaco cupo pendente sul violetlo ; » con un riflesso di color verde le ombre si avranno di un rosso cremisi pal- " lido, con un riflesso di luce porporina (1), si avranno di un pallido color di " aurora ; in fine con un riflesso di color violetlo si avranno le ombre di un le- » nue color giallastro pendente sul verde. » Uguali apparenze tornerebbero a manifeslarsi, ove in luogo di superficie » colorate disposte in modo da rifleltere la luce solare suUinterna parete di una » stanza, in concorso colla luce atmosfi^rica, si opponessero ai liberi raggi del sole » dei mezzi Irasparenli colorati, in modo che la luce emergente da essi illuminasse • la parele medesima ad esclusione di qualunque altro lume, tollone quello del- » V almosfera. (I) Questa luce in color porporino^ com' io ho potato accorgermi da piu luoglii del suo scrilto, e una cotale niescolanza di rosso e di tuichino, che verrebbe a rendere una maniera di violetto. DKL M. E. PROF. B. BIZIO 403 » tJn esompio osservabile di questo gcnerc puo avcrsl dal frapporre ai raggi » solari die illimiinano un cartone hiaiico, csposto insicme alia piu viva luce » (leir aria, una laslra di vclro coloralo, per esempio, in un rosso cupo ; la su- 0 pcrficie dil cartone lingerassi in un delicalissimo color rossastro ; e se s'inter- » celtino sopra una parte di essa i raggi emergenli dal velro colorato oppo- » iiendovi un piccol corpo opaco, 1' ombra die ne risultera, e che non riflette 0 alio spettatore altra luce ollre quella che riceve dall' atmosfcra, apparira del B piu bel azzurro-oltremare, vale a dire, del colore complementario corrispon- » denle a quelle che Irionfa nel campo all' intorno illuminato dalla luce che » emerge dal vetro. » Si potra cos'i a qualunque ora del giorno riprodurre a piaciraenlo qual » che si voglia dei colori prismatici nelle ombre, sol che oppongasi ai liberi 0 raggi del sole un mezzo semitrasparente colorato, come, per esempio, una len- » da colorata di taffetta, che atlenui insieme e modifichi il lume per essa tras- n messo. Cosi se vogliansl oltenere delle ombre di color indaco, ossivero di co- n lor azzurro verdastro, bastera nel primo caso frapporre ai raggi del sole una n tenda di taffetta di color aranciato pallido, o di color rosso cupo, mentre il » piu vivo lume diurno rischiara le ombre generate suUa parete medesima da » un corpo opaco, che interceltl sopra una parte di essa i raggi trasmessi pel » taffetta. Queste apparenze emulano quelle che si osservano nelle ombre sul » nascere o sul tramontare del sole. » E curioso a vedersi come con un artificio consimile possano ottenersi » successivamente tutte le varie apparenze dei colori prismatici nelle ombre ge- " nerale nella parete o sopra una superficie bianca qualunque, illuminata in- » sieme dalla piu pura luce dell' aria, e dalla luce diretla del sole. Perche se ai " raggi solari oppongasi un mezzo trasparente di color arancio in raodo che il » campo air intorno dell ombra tingasi di un color d' arancio delicatissimo. le » ombre appariranno di un vivace color d' indaco, o porporino ; e reriproca- " mente, se oppongasi ai raggi solari un mezzo trasparente di color d' indaco » per rui tingasi di un lume porporino 1' area all' intorno dell ombra, vedrassi » questa di un languido color d' arancio, invertendosi per tal modo i colori del i> lume e dell' ombre dati dalla precedente esperienza. Cost se il lume che in- " veste il campo contiguo all' ombra lo colori di un bel verde declinante all'az- » zurro, r ombra apparira distintamente rossastra ; come il color accidental » deir ombra era di un bell' azzurro oltremare o verdastro. quando tendeva 404 INTOR^O ALLE OMBKE COI.ORATE » ad ml rosso acceso il color del lume cadente sul campo all' intorno delia nie- » desima. )) Ora come avviene egli, dice il Petrini, the secondo il diverso luono di » colore del lume che il campo conligiio all' oinbra rlflette alio spettatore, qiie- » sta si mostri costantemenle del colore complementarlo corrispondente ? La )) debole luce che parte dalle ombre, non e ella in tutti questi casi la stessa, » vale a dire una porzione del lume ch' esse ricevono dall' aria ? E anche ove » in luogo della luce atmosferica concorresse sul porta-oggetti la luce diurna » riflessa da una vicina parete bianca, o da un oggetlo candidissimo qual ch'egli » siasi, si otterrebbero pure, se ella fosse abbastanza vivace, suU'opposto piano » bianco, delle ombre tinte dei piii vaghi colori, che si troverebbero sempre i 0 complcraenlari corrispondenli di quelli che trionfano nella luce riflessa dalle )) contrapposte superficie colorate, o trasmessa dai mezzi colorali opposti ai H- n beri raggi del sole, da cui s' illumina il campo all' inlorno dell' ombra. » In questi esperimenti allegati mi sembra contenersi tulto quel piu che puo rilevare a formarsl una bastevole idea delle belle ricerche del fisico Toscano eziandio in rispetto alia legge fondamentale del fenomeno ; ond' c ch' io qui fac- cio termine e passo a discorrere di quello che in proprio fu per me vedulo. Tuttavia prima di entrare nella descrizione delle mie osservazioni e delle spe- rienze, ml place qui sofFerraarmi per poco sopra una difficolta, che mi si attra- versa e peno a spianarmi, e tor di mezzo per la nllida intelligenza. E delto poco dianzi dal Petrini : La debole luce che parte dalle ombre, non e ella in tutti questi casi la stessa, i>ale a dire una porzione del lume cli esse ricevono dal- V aria? & in tutti i luoghi del lavoro, come al modo stesso sente il Piumford, le ombre sono sempre vedute per un' altra luce che le illumina. Capisco che il dire ombra e dire privazione relatlva di luce ; e quando le ombre sono scure io le vedro principalmente pei coilfini chiari che le limitano : ma quando le ombre sono colorate, e sovente in quella vaghezza lustrante, onde ci vengono veduti i colori del prisma, non mi so capacitare esserci meslieri di una luce sussidiaria per vederle , e mi par proprio ch' esse medesime arrivino all' occhio. Nol sara; e posciache un raggio di luce, per dir cosi, tragga seco 1' immagine del punto onde parte, sara vero, che la luce tolta a impreslanza e che batte nelle ombre mi trasfonda e stampi nell' occhio in tutta la sua vivacita il colore dell' ombra. Ma anche ammesso questo veicolo per vedere le ombre colorate, mi par che non sia da pretermetlere questa considerazione, che le ombre colorate non sono mica DEL M. E. PROF. B. lilZlO 405 illiiininato da liico dirctta, ma s'l da una luce diffusa che si riferisce all'atmosfe- ra o ad altra fonle, cioc una luce clic non mi sembra molto acconcia a produrci la sensaziouL- del colore, che noi proviamo. lo non mi trovo idoneo a decidere queste dubbiezze, per cui mi c piaciuto esporle qui, perocche potendoci stare occullo qualche mistero allri invitato al dubbio possa sospingersi forse al di- scoprimento. Anzi mi place ag^iugnere un falto, che mi sembra meritevole di non lieve considerazione. E detto dal Piumford, dal Pelrini, dal Gazzaniga e da altri che quando uno si faccia a vedere le ombre col mezzo di un lubo Inlerna- menle annerllo in guisa, che 11 lume accolto dal piccolo foro non esca dal cam- po dell ombra ; 1' ombra scompare al tutto, e non riappare se non quando 11 tubo ci dia a vedere anche una plccola parte del campo lutorno all" ombra. Tcngono cio avvenire, perche 1' ombra viene da una lace accidentale^ che, a giudizlo degli autori predetti, e niente, onde quanlo al nostro occhio apparlsce e un mero Inganno in che il trae la relazione dell' ombra verso lo spazio scolo- rato che la circonda. Questo dlscorso, che accoglie la sentenza de' predetti dl- stlntl uomlnl, non basta punto a capacitarmi, perche non veggo chiaro nel mlo occhio la ragione dell' ombra, e molto piii perche alle iterate mie sperienze non risponde 11 rlsultato de' fislci soprammentovati. Mi faceva costruire un tubo in- ternamenle annerito, e tale da poterne aggrandire, o implccollre 11 lume glusta 11 blsogno. Dava di plglio ad osservare con esso le mie ombre colorate in guisa che punto non usclsse dallo spazio occupato dall' ombra. lo vedeva benlsslmo, avvegnache talvolta un pochlno sbladato, 11 colore dell' ombra ; ma, posciache questo rlsultato si tenesse dlrlttamente in opposto da quanto era avvenuto al predetti oculallsslml osservatori, forte dubltal di me medesimo, ed invltai plu e piu volte altri occhl a vedere il fatto veduto da me ; c, non senza mla mcravl- glia, tultl colla luce corsa per entro al tubo annerito accerlarono I'ombrc colo- rate : talche, se le ombre di Francla, di Toscana ed altronde, non sono altre da quelle che ci appaiono a Venezla, bisognerebbe concludere che nelle prime ri- cordate osservazlonl sia corso qualche errore. E tanto piu ci sembra che sia da tenerci in questo sospetto ; conciosslache la cortesia distlnta del cbiarlsslmo prof Rossetti mi facesse via alia conoscenza di un fatto Identlco agli allegati. Per gentile, spontanea bcnevolenza si adopero in soccorrerml di notlzie nellar- gomenlo, e qulndl tolse a tradurml dal tcdesco un lungo brano dellaFlsira del- r Eisenlohr (i), in che si dlsrorre dellombre colorate, le (piali pochisslme stan- (i) Vegg. edizione settima, Stuttgart 1857-1284. 406 INTOUNO ALLE OMBRE COLORATE no (jiiivi alia riiifusa con le molle, che noi diciaino luci accidentaU, e neH'opera pri'delta colori soggetlli'i o fisiologicl, che non ispetlano alia specialila dell' ar- gomcnto nostro. Tuttavia in queslo luogo del fisico alemanno c' e cosa, che as- sai rilieva al presente mio bisogno. Ci sono cioe queste poclie parole, che raf- fermano intieramente il risullato da me ottenuto co'tubi intcrnamentc annerili. E detlo cosi : Se una delle due luci e bianca, solamente lo spazio illuminato dalla luce colorata, p. e. rossa, mostrera questo colore, e iin>ece /' ombra cor- rispondeute a quesla luce e illuminata dalla luce bianca, apparira del colore compleinentario, cioe verde in questo caso. Se si guardi quest ombra cerde appressando all' occhio un tubo annerito nella superficie interna si vedra co- stantemente il verde .... Egli anche qui prosiegue entrando a indagarne la ra- gione fisiologica ; ma per me basta il fatlo, che la luce verde dell' ombra, che sara slala certamente azzurra verdeggiante sail il tubo annerito e ando a ferire r organo senziente, onde 1' intelletto porto giudizio sopra la qualita del colore neir ombra con 1' idea che ne venne, e il disse verde ; e, senza una entila che il tocchi, r occhio non puo muovere la mente all' idea : dunque le ombre colo- rate sono luci reall dalle quali traggono origine, e non illusioni dell'organo pel semplice raffronto tra il colore del piano e quello dell' ombre. Finche i tubi in- ternamente annerili non avevano dalo a vedere i colori delle ombre che solo in questa citta, comeche io ne fossi certissimo, perche da molti veduli e sem- pre al modo stesso, tuttavia mi rimaneva il desidcrio di una piii lontana con- ferma, ma ora che gli osservatori dclla sapiente Germania videro quel medesl- mo che ho veduto io, ogni mio voto e interamente compiuto. §5." Osservazione dell ombra verde e come desse origine agli sperimenti che seguono. Come diceva dianzi, saputo che le ombre azzurre avevano dato argomento alle belle osservazioni del celebre da Vinci, ritirata da esse ogni attcnzione, non fornivano piij argomento a' mici pensicri. Quando nella successiva stagione au- tunnale, ricondottomi nella usata mia stanza a mezzod'i, senzache idea alcuna corresse alle ombre, eccomi stampata sulla parete, atleso uno schermo acciden- talmente affrontato, un' ombra verde. Sapeva oggimai esserci le ombre azzurre, DEL M. E. PROF. B. BIZIO » 407 ma delle verdi, compchf; d' altri fossero gia prima state osservate, non aveva udito [)ailar(', c qiilndi etro di iiuovo aciiila la mia curiosita. Questa mia ca- m<'ra ha lume da due fiiieslre, die si aprono al risguardo di mezzo giorno, e quaiido io osservava I'ombra verde un bakone era cliiuso perfettamenle e I'al- tro aperlo di una imposla, e con la rispondcnte messa cos\ da fare alio incirca un augolo di 40 gradi collo slipile, sicclie una faccia di essa, ch' era colorala in verde, quando ci dava il sole, riverberava i suoi raggi coatro la parete opposta della camera, nella quale io vedeva 1' ombra verde. Questa osservazione mi con- duceva al giudizio erroneo, che 1' ombra verde venisse dalla luce verde riflessa dalla imposla, e die quindi. ove io obbligassi un' altra luce qualunque a riflet- tersi a quel modo, avroi avuto tante ombre variamente colorale, quanli fossero slati i varii colori riflessi dalle superficie adoperate. Per seguire in queste ricerche un ordine che si tenesse al lume della scien- za, trasceglieva per queste mie investigazioni la scala de' colori prismatici. cioe pigliava a guida i colori newtoniani. II primo cimentato fu quindi il color rosso, coprendo esattamente 1' imposta, tenuta sotto quello stesso angolo d'inclinazione, con un drappo in tale color rosso, che si accostasse grandemente, e quasi iden- tificasse, colla tinla del fiore del rosolaccio, o papavero de' campi (Papaver Rhoeas, L. ). Trasceglieva qucsto colore, pcrclie parevami tale che sovra gli altri meglio si attagliasse al rosso del prisma ; e come il sole venne a battere sovra la superficie del drappo (la quale, quando era tutta illuminata dall' astro, rendeva una superficie riflettente di un metro e 21 centimetri quadrati) e quindi venne a portare il riflesso contro la parete opposta, o meglio sopra uu piano bianco mobile, fattomi costruire a posta, e quivi siluato in posizione verticale (il quale dicono malamente porla-oggettij, vidi cosa di cui era le mille miglia lontano dall' aspettarmi. Xon die all' affrontare dcUo schermo contro il piano bianco, o contro la parete, mi si fosse data innanzi 1' ombra verde, mi venne con apparita inattesa dipinta una lista lunga quanto era 1' altezza del piano, forniala da due striscie contigue tinte dei piu eleganti colori prismatici, una verde, rossa I'allra ; con questo che, tenuto fermo il piano in quelia situazione. la verde sta sempre a sinistra di chi osserva, e a dritta la rossa. La larghezza di queste striscie, tenuto Io schermo ad una competente distanza dal piano, ch'e air incirca di un dccimetro o poco piu, risponde sempre al diametro o al lato dello schermo ; sicche avcndo io adoperato dapprima un cilindro del diametro di due cenlimrtri, ed un parallciopipcdo di lato nguale al diametro del predelto 408 INTORNO ALLR OMBRE COLORATE filindio. le lisle colorate die si produssero furono ciascuna larglic prossima- ineiile due centinielri. Se non die aveiido lo adoperato sdiermi parallclcpipedi di niaggior lalo, gimisi ad avere le zone longiliidinall colorate larghe per fino riascuiia olto ceiitimetri. La vaghezza mirabile de'colori e tanto plu luslranle e magnifica qiianto il clelo e piii limpido e sereno. Ndlo avere dl questo modo sparthi i due colori, doe il complemenlario ed il colore messo all' esperienza, ha gran parte la forma e le dimensioni dello sdiermo ; conciossiaclie avendo io adoperato a principio iino scliermo quadrato del lato di quattordici centimetri, ne segui un' ombra verde anipia quanlo lo schermo, orlata a diritta di dii osserva, da una lista larga quattro, o cinque centimetri di un bellissimo rosso prismalico. Indi innanzi verra mostrato col- r esperienza il perche uno schermo quadrato in tali dimensioni non dia lo sdop- piamenlo (1) intero de' due colori. Ora, la novita che ci e data da questo sperimento e da tutti gli altri analo- ghi, che verro appresso descrivendo, consiste nella divisione del colore messo al riraento nel colore suo proprio e nel coniplementario corrispondente ; fatto che sin qui non fu notato da alcuno de' ricercatori di questo elegante fenomeno, e percio non dal medesimo Petrini, che tanto innanzi si spinsc in queste nobili investigazioni. Anzi gli sperimenti di lui, che poco dianzi ho allegali, coincido- (t) Datomi quivi innanzi il fatto specialissimo, e, per quanto io ne so, non mai incontratu da altri in queste singolari ricerche, di avere cioe pinta sul piano una immagine rappresentante il colore messo al cimento con insieme il suo complemenlario, posciache questo fatto fosse al tutto nuovo, mi trovai posto nella necessita di trascegliere un segno, che valesse a significarne I' idea. Non so se la scelta del verbo sdoppiare con tutti i suoi derivati, tornasse bene a proposito, e percio alleghero qui le ragioni, che mi condussero a valermi di quella voce, perche meglio si vegga se voglia essere csclusa o ritenuta. Io diceva col mio pensiero: qualunque raggio dello spettro solare io mi faceia a considerare, trovo avere il suo complementario ; sicche mentalmente in ciascuno di que'raggi, qua- lunque ne sia il colore, io veggo inchiuso il suo complementario : talche, ove io trascelga, esempi- grazia, il giallo, e questo giallo fosse portato a battere in una lamina sottile, vedrei riflettersi il giallo e trasmettersi il violetto, o viceversa. Laonde con questo pensiero, veduta la mia immagine consi- stere ne' due colori, cioe il complementario, e il colore a cui 11 complementario appartiene, dissi que- sto colore unico sdoppiato ; e, attendero dal ponderato consiglio del benigno lettore, I' approvazione o disapprovazione della voce scelta. E anche da considerare che, quando veniva a' miei sperimenti collaluce trasmessa da' vetri colo- rati (ved. § 6.") io, colla mia luce obbliqua artificialc, ch' era adopei-ata a mano e quindi a tutta mia volonta, realmente e visibilmente risolveva il colore deU'ombra unica nel suo complementario, quasi fosse tolto dalla sovrapposizione dell' uno all' altro ; sicche, quando fosse erronea la scelta del segno a signiflcare 1' idea, io fui tirato a forza nell' errore dalla visibilita de' fatti. DEL M. E. PROF. B. BIZIO 409 no pcrfcllamente con quesli mlel ; sc iion che egll parla di riverberi senza indi- carci la nalura del mezzo riverberaiUe ch' egli adopcro, e che per me, a raglone di (Tonomia, fiirono drappi di colone. In fatti egli dice cosl : Menlre una su- perficie di color rosso ru'erbera la luce solure snlla parete, se oppongasi ai raggi ch' essa rijlette un corpo opaco in modo che /' omhra che ne risulla non tramandi alio spettalore altra luce che la diurna, l' ornbra uedrassi del piii bell' azzurro i>erdeggiante, che ne' miei risullali e il colore della lisla che si di- slende e corre a sinistra di chi osserva ; sicche la novila dell' avvenimenlo e fcrma ed inconciissa. Qui io torno a raffermare che nelle mie ombre la lisla in colore azzurro ver- deggianle sla a sinistra di chi osserva e quindi la rossa a diritta ; ma a queslo liiogo fa d' uopo ch' io dichiari (come sperimentalmente ho potato a evidenza provare) le condizioni che si richieggono nella direzione de raggi, perche i co- lori mentovati dell' ombre si tengano ne' posti teste indicati. Occorre che a di- ritta, dove ha la lista rossa, giungano i raggi piu direlti, ed a sinistra, dove sta la striscia azzurra verdeggiante, baltano i pii'i obbliqui, brevemente nell' ombra il colore che spetta a' raggi meno rifrangibili si trova sempre a fronte della luce pin diretta, e quello che appartiene a' raggi piii rifrangibili si rinviene alia volta della luce piu obbliqua, e questo fatto e generalissimo e si verifica in ogni spe- rieiv/.a. Anzi di qua ne vienc che, se, trovandosi i due colori dell' ombra collo- cali, come dissi dianzi, si muti di luogo il piano in guisa, che la direzione dei raggi in rispetto al piano venga ad arrovesciarsi, sicche dove feriva prima la luce obbliqua, dia ora la diretta, e viceversa, nell' operare questo permutamento di luogo, si veggono le due liste elcgantemente colorate, quasi in vista passas- sero una di sotto all' altra, andarsi a collocare nel sito opposto, sicche la rossa risponde a sinistra di chi osserva e la azzurra verdeggiante a diritta. Che cio proceda veramente dalla direzione della luce il vedremo piTi innanzi con prova- tissime spericnzc (d). Tullavia bramando di por qui, per quanlo mi e fattibile, ogni pill sicuro additamenlo a cui piacesse ripetere queste mie sperienze, diro cos'i : Si supponga che dinanzi al drappo riflettente ed abbracciante uno spazio abbastanza ampio sia tracciato in sul pavimento un triangolo rettangolo cosi che il drappo riflcltentc si trovi nella direzione dell' ipotenusa. Ora il piano bianco mobile sia rizzato verticalmentc e posi sovra un cateto, e diamo che in (I) Yegg, il punigrafo sesto di questo lavoro. VII. 53 410 INTORNO AI.LE OMRRF. COr.Or.ATF. questa posizione la lisla rossa stia a diritta di chi osserva e a sinistra la verde azzurreggiante. Adosso si posi il piano, nello stcsso modo die dianzi, sopra I'al- tro catclo, badando die sia bene affronlato al drappo rideltente. Vedrele le due liste vagamente colorale essersi mutate di Inogo, e quindi la rossa stare nel luo- go della verde, e la verde azzurreggiante nel posto della rossa. cioe questa a di- ritta di chi osserva, e la rossa a sinistra, e lo scambio di posizione de' colori in questo caso di permntazione di luogo del piano c sempre costante ed immanca- bile, salvo qualche eccezione specialissima. , . Cimentato nel modo detto teste il raggio rosso, avendo fermato di seguire, come dissi, in qneste investigazloni I'additaniento de' colori newtoniani, passava quindi al rancialo, e quantiinque io (acessi stima a priori dovermene tornare due liste una rossa e 1' altra gialla, il colore mi venne sdoppiato in una lisla di color giallo e in altra tinta in azzurrognolo elegante. Vuolsi notare ch'eziandio in quest! sperienza il colore meno rifrangibile, cioe il giallo, si tcnne nel luogo del rosso della sperienza precedente, e I' azzurrognolo in quello del verde, se- guendo 1' arrovesciamento de'posti al mutare di posizione il piano, come e delto prima. Indi posi al cimento il drappo giallo e in un cotal giallo che si accostava abbastanza bene al giallo detto prismatico. Questo colore usciva sdoppiato, co- me dava la previsione, in un bellissimo giallo cilrino, e in un violetlo molto elegante. Adesso giunsi in tcrmine di porre al clinento il color verde, mediano dello spellro del Newton. Teneva anclie in questo esatlamente la via seguita in tulle le precedenti sperienze, ma, come fui ad averne dinanzi agli ocrbi i risullali, ebbi forte a maravigliare, perche trovai di pianta arrovesciato quello, cbe la pii"! fondala previsione mi conduceva ad aspettare. Sapeva essere complemenlario del verde il purpureo, ch' e compreso nnlla scbiera de' rossi, e fra'rossi uno dei pill gentili ed eleganti. Dunque io mi aspettava di avere questo rosso comple- menlario del verde nel poslo del rosso, cioe com' esso di lulli il meno rifran- gibile nel luogo de' meno rifrangibili, vale a dire, dove ando prima il rosso del riflesso rosso, il giallo dell' arancialo e il giallo cilrino del giallo. Non fu vero. Qui eravamo nel mezzo dello spcltro del Newton, e i risultali dovevano segnare a questo luogo un limite della piu spiccala e grande diversila, cioe dovevano volgere lulto a ritroso del moslratoci dianzi, e quindi quel rosso, die qui ci venne in un elegante color di rosa, porsi a sinistra di clii osserva, e il verde a diritta. Io penava a consentir fede a miei occhi ; ma c' erano altri occhi che DEL M. E. PROF. B. BI7.I0 4d 1 vedcvano (lucllo stesso : (jiiiiidi ml fuel a mnovure il piano ; accoiiciarlo meglio: avviciiiarlo uii pocliino |)iu, uii pochino pin dilungailo a fidanza di vedere quel mio rosso torsi di la e andarsi porn; in quel luogo che la previsione gli assegna- va. Nienle ne fu. Resto Immobile. Porlava il piano soj)ra 1' allro catelo, e le li- sle colorate cambiarono al solilo di luogo, serbandosi pero il mio elegante ro- seo nel luogo de' piii rifrangibili. Dunquc altro partito non rimaneva a' miel dedncimenli, cbe solo di coneliidcre, esserci nello spettro del Newlon due rossi, uno il mcno rilrangibile di tiiUi gli altri raggi luminosi, e 1' allro pin rilrangi- bile cerlamcnte del giallo, del verde, dell azzurro ; couciossiaclie, avendo messo I'ndi appresso all' esperienza allres\ 1 azzurro, mi lorno sdoppialo in un roseo languido e in un nilido cileslro, colle slesse parlicolarila del roseo venutomi dal verde di essersi messo al luogo de' raggi piu rifrangibili. cioe a sinistra di chi osserva e a dirilla il color cileslro, serbando i luoghi eletli nel primo poslo di osservazione collo scambiarsi fedelmente, recando il piano sopra 1' allro cate- lo. Dunque nello spetlro sonovi due rossi, I'uno in rispelto all' altro dolalo di grandissimo divario nella rilrangibilita ; talche oggid'i sappianio allro essere il rosso, cbe pigue la soave e delicatissima rosa, e il fragranle garofano incarnalo da quello die accende 1 aflbcato papavero de'campl c il fiore del melagrano (i). Questo discoprimenlo cl t'a Iroppo chiaramenle comprendere il poco consigliato partito di que' fisici, cbe si lecero a sempllficare i colori dello spettro del New- Ion, come del Brewster che voile ridurli a tre, e del Fusinieri e di altri che reputarono non oltrepassarc il nuniero di qiiallro. Eglino anziche, in questo caso speciale, avanzassero la scienza, la costrinsero a dare indielro ; perocche (t) Quest! (leducinienti potranno parere alia mente de' fisici forse troppo siibiti c ardimentosi, c non sarei punto renitente del far lore ragione ; conciossiache basti negarc il fattn, per me appellato generalissimo, che i racjgi piii rifranqibili slitiio setnpre alia volta chlhi luce piti obbliqiia, perche il mio rosso ricada nel rosso ordinario prisraatico : e cosi potra anch' essere. Tuttavia si badi che que- sto rosso, dopo n\erlo trovato nel verde, si palesa quel medesimo ncll' azzurro e nel cileslro, ecc. IVon basta; ed e quello die altresi piii rileva, perche cambiato al tutto il modo dell' esperienza. lo veniva alle ombre avute dolla luce trasmessa da' vetri colorati, nelle quali io sdoppiava a volonta r onibra complcmcnlaria colla luce artificiale obbliqua. Vcnuto in questi sperimenti posi mano alia luce trasmcssa da' »etri verdi, e quindi avutane I'ombra coniplcmentaria in elegante color rosso questo rosso si tenne immobile allaffrnntarsi della luce artificiale obbliqua ; sicche anche questo mo- stro volersi tencro nel luogo del rosso prccedentc: e valse a fermarnii meglio nel sospello prima en- tratonii in animo. Tuttavia le niie crcdeuze si tencvano ancora chiuse nella ccrchia de' sospetti , e pcrcii proponeva che quelle luci coloiate fussero sottoposte al cimento de' prisnii e di altre sottili, necessarie investigazioni, come verra reduto piu innanzi in questo luvoro. 4i2 INTORNO ALLE OMBRK COLORATE « la sclenza ci perdc scmpre qiiando e sospinta allerrore. Blsogna quindi tenerci alio spettro del Newton, chc in se accoglle esscnzialita che non polremo mai rinvenire negli stiidii ulterior!. Questo fatto di im nuovo rosso trovato nel verde e nell' azzurro, e certo nel turchino od indaco se lo avessi sperimentato, comeche contenga in se spe- cialita che il rendono distinto ; tuttavta scnza veriin intendimento a queste, era per me aspettato, conciossiache io sapessi come tutti sanno, che, complemcnta- rio del verde o il pnrpureo, e dell' azzurro il rosso, e quindi io vedeva anlicipa- tamenle nell' ombra, che mi fosse venuta da que' colori, 1' accompagnatura del rosso, che pero credeva dover essere quello gia universalmente conosciuto. Ma venuto a questo termine colle mie ricerche, dissi da me a me: Che vorra essere del violelto, il piii rifrangibilc di tutti i raggi, il quale sappiamo avere il giallo a complemenlario ? L' esperienza quindi me ne doveva chiai-ire : Laonde posi al cimento questo colore, il quale, come suggeriva la previsione, toruo sdoppia- to in giallo e in un viola molto elegante : ma ora, bisogna cliiederc che latla giallo fosse quello pintorai sovra il piano ? Speltava certamente alia schiera dei gialli, ma era in una colale gradazione, che non saprei meglio divisare che di- cendolo un colore di nanchino sbiadato. Sin qui lutto il particolare di questo sperimento si limita alia specialita di questo colore, e ad avere 1' elegante lista viola come filetlala in sul morire estremo da un lucente color roseo. A fidanza che il successo dovesse corrispondere a quanto era seguito negli antecedent! sperlmenti, traduceva il piano sopra 1' altro caleto ; ma quale non fu la mia meraviglia al vedere che le due lisle colorate si tennero immobili nel posto oc- cupato! Girava i due schermi in modo (perche sovente ne affronlava due ad un tempo) che le due ombre si confondessero in una e, venule cos'i, ml adoperava a dilungarle, nel che riuscilo sino a corrervi frammezzo un breve spazio bianco, ebbi due lisle larghe in Ire centimelri circa, una nel color giallo menlovalo, e r allra in bel violelto, fileltata all' estremo, come e gia delto, in roseo ; ma en- trambe ferme ed immobili nel luogo prima occupalo. Ora, senzache il povero sperimenlalore sia mosso da verun talenio di spe- culare, perche sa che alia irrepugnabilc malerialila dei falli e sempre obbligato I'assenlimenlo, e non cosi ai dirilti supremi della inlelligenza, di qual modo dee ronlenersi a fronle di colali risultati ? Dee forse passare innanzi senza donar loro un' altenzione ? Non credo che nessuno mi voglia cos'i scortese da non preslare orecchio alia nalura quando essa parla. Mollo probabilmenle fallero ♦ DEL M. E. PROF. B. BI7.I0 41 3 a intpnderla ; tna il iiilo franlcntlerc verra indi innanzl rorretto da' sapienli iio- ininl, (lie non isdc^^iieianno qiicstc inie j)over(! ricerdie. A vedere che que' due tolori si tengoiio iiniiiobili ne' posli loro occupali al cangiarsi la direzione de' raggi in rispcUo al piano, io affermo (he la difTerenza di rilVanglbillta di quelle due luci e lanto tenue e menomissima da non risentlrsi al poro svariodi obbli(|uita de'raggi dal riverbero inviati al piano. Ne verrcbbe da ci() csserci al- Ircs'i un rolor giallo, la cui spcciale rifrangibilila si terrebbe in eccesso vicinis- sima alia rifrangibilila del violcUo, il piu rifrangibile di tulti i raggi. Tutlavia la novita di quesli fatti mi melte nell' animo una grande trepidazione sopra i miei deducimenti ; e quindi mi accende il dcsiderio che iiomini pcriti del- r ollica piglino a rivedcre il gravissimo subbielto. Io non sapeva dichiarare per allro modo 1' immobilita delle due lisle. Tullavia il falto mi venne vedulo si rilevanle e, a queste ricerche, s\ decisive che, abbandonale le tele di cotone linte, diedi di piglio alle lane, coUe quali ripelere 1' esperimenlo. Trascelsi drappi di lana linissimi, uno in bel violelto chiaro, e I'allro in violetlo piu carico. Copersi successlvamente la mia imposla co'panni mentovali, comincian- do da quello in colore pIii gaio, e i risullati che ne vennero, furono di una lista violelta bellissima a sinistra di chi osserva, cioe nel poslo de' raggi piii rifran- gibili, orlata nell' estrcmo termine da una strisciuola, com' e detlo dianzi, in elegante color roseo, con 1' ombra gcmella a dirilla in colore giallo di nan- chino, non forte nella inlensione, ma vivo c luslranle. La immobilla delle due ombre, di qualunque modo si affronlasse il piano al riverbero, fu quella stessa di prima. Nel modo medesimo fu spi'rimentalo il panno lano finissi- mo in color di viola piu carico, e i risullati, jter ogni rispetto, furono que- glino -stessi che dianzi, se non fosse in questi ultimi una vivncila plii lu- slranle nelle ombre che ne uscirono, c sempre il piii sicuro suggello portato alia imniulabilila de risullati, perche ileratamenle ripetuli e sempre con suc- cessi idenlici, avvegnache c(m mezzi riverbcranti diversi posli in opera. (Jiiando glunto nel mezzo dello spetlro del Newton mi era dalo innanzi un color roseo, cioe un rosso a mio credere piu rifrangibile del verde e cos'i via via, io osava levare il dubbio esserci nello spetlro del Newton due rossi, ed allro psser quello che pigne la soave dclicatissima rosa, altro quello che accende I'af- focalo fiore del rosolaccio o papavero de' campi. Doveva quindi a questo luogo essere invocata 1' esperienza a smentire, o a convalidare quesla mia affermazio- ne. Laonde metleva al cimento un drappo in elegante colore di rosa. hra 414 INTORNO ALLE OMBKE COLORATE sdoppialo nt'lle due lisle, una verdc a diritla, 1' allra a sinistra in bel color rospo, cioe il verde audo a metlersi dove era il rosso della prima sperien- za. e il roseo dove prima era il verde, cioe luUo a rilroso di tpiel primis- simo avvenimenlo allegato. Dunque anche queslo fatlo tollo a confermare i primi noslri deducimenli, ove non includa fallacia, direbbc esserci nello spet- tro del Newlon due rossi ; ma questa e una via tanto nuova e remota dal- 1 usalo investigare i colori della luce da inspirare dubilaxioni e incertezze, e quindi da bisognarle il suggello di allri modi spcrimenlali per la sua ac-' celtazione. TuUavia, pcrcbe troppo nuova non credo mica clie alcuno avrebbe credulo clie fosse da condannarla all obbbo, percbe di lal modo lolla allcsame, niuno avrebbe mai saputo della sua nessuna o molta imporlanza. Deggio ancbe qui in sul fine aggiugnere di quest' ombra venutaci dal drap- po roseo che, come del violetlo, le due listc si tennero immobili ; talclie questo rosso parrebbe contenderla in rifrangibilita col violetto ; onde, cominciato dal verde a piegare a quella volta fosse altresi quel desso cli' entra innanzi ad or- lare la lista in colore di viola. Ma queste parole non vogliono essere inlese in altra significazione da quella in fuori che di espressioni valevoli a dipingere net- lamente il fatto sperimentale. Sarebbe forse, io dico finalmente, che questo nuovo modo di analizzare la luce vantaggiasse il prisma ? Sarebbe che ci fossero nella luce raggi di una ri- frangibilita tanto fra se propinqua che valicando il prisma, non dessero un scnsibile dilungarsi dalla perpendicolare, onde sfuggissero al poterli prcci- sare, e die quesla via (malamente delta dcUe ombre) ci avesse dato modo di costringerli a svelarsi ? Dico tulte queste cose, quali presupposli, che doman- dano di essere o certificati, o smenlili dalla sapienza degli ollici. I fatli sono provalamente certi, e quindi altro non resta che niisurarne il valore in rispello alia scienza. A quesla mia maniera di sperienze, come aveva prima assislito il distiulo professore doll. Rosselti, cosli in altro giorno vi assisle il zelanle professore dolt. Zanon, il quale, porlato 1' occhio dopo il piano, in che erano dipinte le ombre, e vedulo che, per una colale trasparenza della tela, avvegnache fitla, si pinge- vano anche al di dieiro, mi suggeri d' incollarci in ischiena una carta grossa in colore turchino molto carico, la quale avrebbe bellamenle servilo a lener la luee tutta raccolla in seno dell' ombra. Siccome allora io mi stava rivedendo gli spe- rimenli al modo, onde furono istituili prima, cos'i lascial il piano com'era, per- DEL M. E. PI\OF. R. RI/,10 4i 5 che non venisse (lilTcronza nella cospimita de' risiillali : ma ora che ho fermato di ripelcrli liitti m diappi di seta e di lana per averne cfl'cUi pITi rilcvanti. il piano vcrra fodoralo siccome il Z,anoii mi suj^j^eriva. Mi sembra clu- le novila qui allt'gate domandino necessariamenle iino studio allenlo dcllo speltro del ^ievvlon ; cd io il faro per quanlo concerne alia riproduzione de'colori nel niodo piu vivo e splccato, ma semprc deiilro i limili dclle ricerclie sin qui mostrale : conciossiache, quanlunqiic io mi sia di una volonla fresca, e per cosi dire giova- nile, sono pero veciliio e iorle indcbolilo delta persona, e quindi non acconcio a soslenere il peso dello spnrimentare, quando bisogni avere iin po' alia lunga la mano all' opera. Terrei, esempigrazia, che fosse da bucare il piano ne sili In che eadono le ombre (i quali fori potrebbono a volonla essere accecati) e di qua derivare la luce da soltoporsi al cimento de' prismi, ed a tulte quelle altre soltili indagini, che fossero per essere suggerite alia perspicace mente dell' otti- co. To a quest' ordiiie di nuove investigazioni non mi posso condurre ; e sar.'i quindi lleto se le tenul mie faliche potranno aver dato la mossa, s\ che allri pervengano a raffermare quanlo sin qui io ho mostrato, e quindi, colla speria- lita di ben sicuri e provatissiini risullati, a meglio fermare la (jiiidJita dcllo speltro del Newton. Fin qui guardava in silenzio, alfiiiclie riuscisse piu netta la esposizione, un miniito partieolare, che pur si accompagna costantemenle a queste ombre, ed e una lista longitudlnale in colore diverso, che parlisce le due liste vagamente co- lorale, quali fiirono divisate nelle particolari sperienze gia descrilte. Questa lisla mediana deriva dalla soprapposizione de' colori, che sono nelle due liste colo- rale esprimenli il colore messo al cimento e il suo complementario. Nel falto della soprapposizione de due colori, in queste particolari sperienze. non avviene mai che ne torni il bianco, ne la ricomposizione del colore cimenlato, o mollo raramente, come vodremo ind iunanzi, la risurrezione di quest ultimo ; ma sem- pre un colore diverso poco fornito di vaghezza luslrante. La ricordala lisla mediana adunquc viene dalla soprapposizione de'due colori, ed i- in color verde. quando sperimentiamo il rosso; in castagnino fosco, allorche cimentiamo I'aran- cialo. in verde oliva. quando il sole batte n<'l giallo ; in verde fosco se da nel riflesso verde, e poco diverso e nell' azzurro ; e in un chiaro verdeporro nel violelto. neir ombra del quale sono pervenulo a dissiparla sino a comparirci il bianco del piano. Quesia sirlscluola di soprapposizione, divldeute i due colori dell immaglne, puo renders! piu ampia od esigua, secondoche piu o meno si av- 416 INTORNO ALLE OMBRK COI,ORA.TK vifina lo schermo opaco al piano, e talvolla si puo cziandio dissipare al luUo. mcilianle nn congriio allontanamenlo, come ml avvenne senza sconcio del vio- letlo teste mentovato ; masiccorae in questo allontanamento si puo avere per successo costante, che le due liste colorate nello amplificarsi dilungando di piu in piu lo scliermo, valicato un posto limile, cominciano a diradarsi, a sparpagliarsi, e quindi non si teugono piu serrate ed unite in quella elegante vista in che io le ho descritte poco dianzi, cos\ torna meglio non isforzarsi a purgarle della lisla mediana, perchfe restino nella integrila e bellezza in che ci sono date. Delle ombre venuteci dalla luce artlficiale trasmessa da vetri piani colorati. Siccome in queste ricerche non sono sempre sicuri i prevedimenti de'risul- tati, che saranno per esserci forniti, cosi queste particolari sperienze furono, pii'i che le prime, parecchie volte ripetute, ed eziandio piu di una volla col con- corso grazioso di persone illuminate della scienza e sperte nell' opera speriraen- tale. Quindi de' risultati avutl da un cotal vetro colorato pigliava quello verso il quale piu clmenti concordavano. Le sperienze erano fatte a questo modo : Ri- dottici di notte in una stanza chiusa, quivi al piano bianco messo in posizione verticale, era affrontato ad una competente distanza, che puo essere a talento accresciuta o diminuita, un sostegno, portante in clma un piccolo desco, sopra 11 quale posa un congegno acconcio a scrhare i vetri in posizione verticale, e quindi sempre paralleli al piano. Dopo 11 vetro era coUocata una candela di cera accesa, la cui fiamma rispondeva all' Incirca nel mezzo del vetro colorato, e intanto era allumata nn' altra uguale candela, guardando la sua luce celata cos'i, che non si spargesse ad llluminare la stanza. Mediante 11 detto lume, po- slo in ischlena al vetro, la luce per esso trasmessa lUumlnava del suo colore 11 piano, e quindi all' alFrontarsl dello schermo opaco avrebbe sempre dovuto ve- nircl un' ombra colorata, esprimente 11 complemenlario del colore del vetro po- sto al clmenlo, come in fattl nel magglor numero degll sperlmenti avvenne. Avuta quest' ombra in quel cotale colore, si dava mano all'altra candela accesa, e posata sopra un tavolo, che valesse a serbare alia stessa allezza di quella dopo 11 vetro anche la fiamma di questa, si cercava in quest' ultima quel grado DEL M. E. PROF. B. BIZIO 4d7 dl obbliquila in rispcllo al piano, die baslasse a sdoppiare perfellamenle I' om- bra gia avuta e pinta sopra la tela. Con breve ricerra ci veniva trovata 1' obhli- quita acconcia, ed era assai bello a vedere al muovere di quella fiamma allon- tanantcsi pianamcnte in direzione obbliqiia, uscirc in vista, come disotto alloin- bra complcmentaria, 1' altro colore a forma di una lamina in eccesso esilissim^ che corresse a liscio scorsoio, la quale, come mancava ancora poco tratto all'in- tera uscita, ci dava a vedere il rimanente celato per la tiiita di soprapposizione che allora appariva. Portata 1' obbliquita al termine occorrcnte, I'ombra gemella ci torna compiutamente staccata dall' ombra madre complcmentaria, anzi sem- pre con un inlervallo bianco framraezzo, e costantemente nel colore del vetrn cimenlato ; sicche par proprio che la prima ombra consista nelle due : ed ove ci bisogni vedere a miglior agio gli effelli di soprapposizione, basta minorare r obbliquita, non solo fiiiche scompaia lo spazio bianco di mezzo, ma finc.he le due ombre si soprappongano, o si compenetrino per quel tratlo che piace. In queste particolari sperienze andero qulndi notando, nel modo il piu succinto, non solo le tinte speciali delle ombre sdoppiate, ma altresi i colori che ne tor- narono nella loro soprapposizione. i.° Vetro in color rosso. L' ombra complcmentaria che ne use! fu in un colore verde molto elegante. Sdoppiata in rosso vivo, che torno in verde carico mediante la soprapposizione. 2." Vetro in bel colore roseo. Gli effctti tutti si trovarono conform! agli antecedent!. 3.° Vetro in color giallo. Ombra complcmentaria in color verde azzur- reggianle. Sparlita in giallo, c quindi portala a soprapporsi all' allra diede un colore verde oscuro. 4." Vetro in color giallo carico. Ombra complemcnlaria come dianzi ; spartita in giallo carico, e soprapposta diede una tinta vcrdegialla. 5." Vetro in color giallo sbiadato. Ombra com[)|{'nicntnria in colore tur- chino rosseggianle. e quindi pendente mollo al nIoIcIIo. die sarebbe il vero complemenlario. Qucsla sdoppiata diede il giallo, c soprapposta 1' azzurro. 6." Vetro in color verde. Ombra complcmentaria in bd colore rosso ele- gante, come doveva essere il complementario. Sdoppiata ci diede 11 verde, e soprapposta un gaio color di viola. 7." Vetro in color verde languido. Ombra complemcnlaria in vago color violetto : come fu spartita ne usci il v;.'rde, c soprapposta un violaceo carico. VII. 63 418 INTORNO ALLE OMBRE COLOR ATE 8." Vetro ill colore azzurro. Ombra complemenlaria in color giallo ros- soggianle, e iion rosso come avrebbe tlovuto essere. Sparlilo form il consiicto colore azzurro ch' era dovuto aspeltarsi, e sopprapposta torno in colore vio- lello carico. 9." Velro in color violelto. Ombra complemenlaria in color verde ; sparlita rlusci in color violetto : e soprapposta torno in color di viola carico, iO.° Vetro in color violetto languido. Ombra complementaria in color verde azzurreggiante ; sparlita form un gentile color violetto, e soprapposta riuscl in verde. In queste particolari spcrienze crediamo di dover notare che I'ombra com- plementaria non e sempre esattamenle quale dovrcbbe essere giusta il colore della lure Irasmessa, e cio molto probabllmente a cagione di que'temperamenti ch' essa incontra nel vallcare il vetro, che non conslste mai in una composizione csatlamente identica. Mi sembra poi meritevole di grande attenzione il fatto, die neir ombra avula per isdoppiamento siaci sempre il colore in che e tinto il vetro. Al quale proposito notero soltanto che, di quattro sperienze instituite col vetro azzurro, in una sola, coUo sdoppiare I'ombra complementaria a mano della luce obbliqua, ne usci un'ombra in colore azzurro, e tulte le altre costan- temenle in elegante color violetto : talche all' ombra spartila avrei dovuto asse- gnarc il color violetto, e tenni I'azzurro a solo fine di serbare la conformila coi risultati di tutti gli altri sperimenti qui descritti. E anche da ricordare che tal- volta sdoppiata 1' ombra complementaria, essa smonta alquanto di vivacita nel colore, quasiche 1' ombra uscitane traesse seco parte della luce che 1' abbelliva. Anzi, a proposito di quest'ombra gcmella, parrebbe esser da chiedere se ci con- venga chiamarla ombra ? In fatti lo schermo resta fermo sopra 1' ombra com- plementaria, e quindl la copre e difende dalla luce trasmessa ; ma 1' ombra che si spicca, forzata dalla obbliquila del lume, esce dispacciata al sereno, e non ha obice che le si affronti, e quindi, a vero dire, non puo appellarsi ombra : circo- stanza che mi parrebbe non dover essere da trascurare, perocche inchiude una significanza notevole. Ora abbiamo in mano il vero perche io fossi primo ad avere 1' ombre colo- rate ne' due colori, il proprio della luce riflessa e il complementario. Abbiamo in fatti poco dianzi provato coll'irrepugnabile argomento dell' esperienza, ch' e il lume obbliquo che partisce 1' ombra complementaria ne' due colori. Ora, essendo gittati nella stanza i raggi solari in direzione obbliqua, attesa la postura DEL M. E. PROF. B. BIZIO 419 aiigolarc, com'c delto innanzl, in che e scrbato 1' ampin rivcrhero rifleltcnte, ue conscgulla che parte de' raggl riflessi doveva pcrvenire a dare ncl piano piu direllamente che altri ; c qiiiiidi avere una luce dirclta bastevole a delerminare il posto delle hu i secoiido la loro rifrangibilita, e tanta di obbliqua da operare in ogni casn lo spartiincnto del colore coinplementario, e qiiindl averne le ombre in due lisle colorate. Questa mia osservazione, ragguardevole per le sue conscguenze, sfngg~i allc namerose e diligenti indagiiii del Petrini solo perche ebbe coUocali i riverbcri in niodo (qualunque ne fosse la lor nalura) da non essere tramandala nella stanza se non che luce diretta. Ho volulo eziandio tener conto c qui rapporlare gli efFetti di soprapposi- zione de' due colori, perche intaulo sapessimo ehe non ne torna il bianco, ed assai raramenle colla composizione loro ci fosse data la tinta in che e colorito il velro c quindi la luce che n'esce. Questa annolazione non Iho pretermessa in nessun' altra Qsscrvazione delle ombre o mi fossero proiacciale dall' esperienza, o fornite dalla natura. E vero ch' io non comprendo a che sieno per valere; ma io so di non snperne troppo no' delicati negozii dell' ottica, e quindi non doveva ommettere di portare que' risultali a conoscenza de' nobili e sapienti col- tivatori di un ramo cotanlo ricco ed ameno delle fisiche, i quali colla penetra- tiva esercitata del loro perspicace ingegno ponno veder luce in qucllo ch' e buio agli occhi miei. § 7." Ombre colorate messed innanzi dalla natura. Se non fosse per allro da ricordare le ombre azzurre, che ci si pingono qua e cola sopra le superficle bianche al levare del sole e quando volge al Ira- monlo, e per me, nella stanza in che abito, in ogni ora del du vorrcbbnno es- serlo a doverosa ricordanza del celebre da Vinci, cbe primo fermo I'occhio sopra qucste gentili apparenze. Nella stanza mia estiva adunque, che sla al risguardo preciso di tramontana, la comparita delle ombre (■omincia prima del mezzocfi, e continna sino al tramonto, con certe gentili canibianze, che partono dall'azzurro piu vago e spiccato e vanno tramutandosi in un gentile violelto, e talvolta in vio- la assai languido c sbiadato. L'azzurro solo non si vede se non quando sla apcr- to un solo balcone, ma come sieno dischiusi tulti e due, v' ha sempre 1 accom- 420 INTOUNO ALI.E OMBRK COLORATE pagnatura del tomplementario, perche essendocl fornita allora una luce in rls- petlo all'altra piu obbliqua, I'azzurro e sdoppiato. II complemenlario die n'esce ci viene vedulo pressoclie scmpre in colore giallo, che lalvolta comincia da un {^iallognolo assai lanj^uido, e va monlando su siuo al fi;iallo e all' aranciato, e raramenle perviene ad un roseo elegante ; e queslo afforzare nella inlensione della linla ncll' ombra, com' e allres'i dell' azzurro, dipendc dalla serenila del cielo ch' e la sola ed unica fonte di bellezza nelle ombre natural!. Ora quando si faccia di soprapporre quesle due ombre, secondoche sono piii o men vaghe e lustranli, n' escono colori che diversificano. Se belle veramenle, il colore che si produce e in azzurro carico; se meno vive e gaie, il colore che ne torna e un verdegiallo. In qucsla mla medesima camera, dove sulla parete che sla di fronte alle due grandi iincstrc che si aprono a seltentrione, si pingono, com' e detto, le ombre azzurre ; sopra la parete angolare a diritta, in sul farsi della sera o poco prima, appaiono due ombre, cioe tutti e due i complementari, uno a sinistra di chi osserva, in nn languido azzurrognolo e a diritta in un rosso di fior di pesco. Fatto s'l che queste due ombre si soprappongano, ne torna un elegante color violetlo. Questo color violetto mi conduce a ricordare le osservazioni fatte in questa medesima stanza a settentrione nel verno, quando per ogn' intorno i tctti erano ampiamenle coperli di neve e 1' aere fittamenle nebbioso. Tuttavia la propizia poslura della stanza faceva s'l che durasse nella sua attitudine a pinger ombre colorate. Non poleva esserci date che dalla scarsa luce bastata a valicare le grosse falde della nebbia, ma volendoci pur dar ombre, erano in colore violetto smorto, con la gemella complementaria a lato, di cui non saprei precisar la tin- ta, e tutt' al piu potrei dire che fosse in un cinereo languido, che pur nondi- meno fatto di soprapporla ne usci un colore paonazzo. Mi e piaciuto notare anche questi particolari molto insoliti, affinche si sappia per quanti modi e in quante circostanzc ci possano naturalmente venire dinanzi agli occhi le ombre colorate. Non bisogna ch' io mi passi in tacere la cagione dell' origine di quell' om- bra verde apparitami nella stanza a mezzodl, anche per la gratitudine ch' io le devo di avermi richiamato alio studio delle ombre colorate per me gia poste in obbfio, e quindi di avermi data la mossa al povero lavoro ch' ebbi 1' onore di presenlare a quesla sapiente adunanza. E quindi da sapere che a venticinque DEL M. E. PROF. B. BIZlO 424 111 Ctrl c mezzo di dlstanza dalla paretc in clie mi fu pinla 1' ombra verde, stan- do apcrta una sola finestra delle due chc si aprono a quella volta, cioe a mez- zodl, si alza 11 muro a tramonlana del grande e torrcgglante palazzo Nanl. Sic- come queslo muro per la sua posUira e fieramenle battuto dal nevoso e rlgido Iramonlano, cos^i a dlfcnderlo che nol consuml e nol roda ha un Inlonaco par- licolare In color rosso. Queslo intonaco, comeche per la veUisla grommato di criUogame, salvo in alcunl pocbi Iratti, che bisogno rimetlere, e quindi ancora iicUi e pulill, iuvia tanta luce rossa nella mla camera, quanlunque non veduta da' micl occhi, ne da quelll degll altrl, che fu cagione deU'apparimento dell'om- bra verde che, come allora unico 11 foro illuminante, era complementaria della luce rossa qui riverberata dalla parete. Glunsl a comprendere questo vero, quando la fallacia del prlmo deducimenlo mi trasse ad Institulre gli sperimenti precedentemenle descritli, e quindi a conoscere tutto 11 governo razionale dl quelle mlrabili apparlzioni. Allora avendo sotto lo schermo la mia ombra verde, feci aprire Taltro balcone che, in rispelto al sito dell'ombra portava nella stanza luce obbllqua, e di presente I'ombra fu sdoppiala in due, una a dlritta dl chl os- serva in un languldo color rosso, e a sinistra in un elegante color azzurrognolo. E vano mettere parole dl delerminazlonc meglio clrcostanzlale circa 11 tempera- menlo nel colore dl quest' ombre, conciossiache esso si renda o piu vivo e spic- cato, 0 piu languldo e smorlo secondo le parlicolarl condizioni di serenita del cielo ; possiamo fingercele in tutte le gradazloni, che non falliamo. Basil dire che in questo luogo le ombre sono vedute anche dopo colcato 11 sole, cioe fin- che nella slnir/.a e tanta luce che basta a darcelc a vcdere. Non nilllvano di mostrarsi ne anche ne' d'l nebblosl ; la quale particolarita mi consenllva dl sperlmentare sopra di esse ezlandio di glorno laluce arlificiale. Mettcva quindi una candela accesa dopo lo schermo, e 1' ombra azzurrognola lornava molto ingrandlta, salendo ad un colore azzurro piu vago ed intenso. Faceva quindi di sdopplarla mettendo un'altra candela accesa poco da lungi in direzione obbllqua. Ne usciva 1' ombra gcmella in color rosso languldo ; c, se lacciamo per un presupposto clie la luce obbllqua fosse inviata allombra a sini- stra di chi osserva, 1' ombra rosslgna passava a dlritta; e traduccndo 11 lame a quests volta, essa, quasi scorrendo dlsolto allaltra. glva a coUocarsl a manca : e questa danza dl scamblo puo ripetersi a talento dello sperimentatore quante volte gli placcia. La soprapposlzione dl queste due ombre azzurrognola e rossl- gna, se veraraente belle c vlvacl, danno sempre un colore verde cupo ; se tinte 422 INTORNO ALLE OMBRE COLORATE in colori piii smorti e languid!, un vertlegiallo, le cui gradazloni variano scnza possibile determinazione. Anclie il Petrini, nel ricchissimo suo lavoro, nolava alcuni cffelti di ombre derivate, come quest' ultima venuta a me, da fiibbrlchc lontane co' muri messi a colore, e persino da una siepe verdeggiante ; c in tutti questi casi, come ncgli allri allegati, il colore dell' ombra sempre rispondente al complementario del colore della luce inviata. lo qui faccio fine alia esposizione delle mie sperienze e delle mie osscrva- zioni senza ardirmi dl por verbo, ch' eziandio da lungi accenni ad un intendi- mento di dichiarazione del mirabilissimo fatto. lo non comprendo nienle della sua recondita origine, e quindi cosa non vedula dalla mente, non puu ne ancbe aver lurae di razionale spiegazione. A questa si acclnse il grande intelletto del Laplace, e tra quelli che si diedero alio stesso tentativo c' e lo Scberffer e il Prieur, ma le idee loro non tengono per modo alcuno al riscontro de' nuovi fatti, onde io ho arricchito questo ameno campo di alleltcvoli studii : dunque mi e forza lasciarc il lavoro manchevole di questa rilevantissima parte speculativa, che non sarebbe certo da me ; anzi oso presagire che il prezioso argomento ri- marra sterile e buio al lume dell' intendimento finche 1' umile soggetto delle ombre colorate non sia degnato degli studii di taluno de' profondissimi ottici, che signore di quel fiorito e vasto campo delle fisiche, coH'acutezza dello sguar- do basti a penetrare ne' riposti piu segreti della scienza. (Letta il2^tugHo 4 8b8.) RACCOLTE ED ILLUSTRATE DAL HI. E. PROF. ROBERTO DE VISIAINI Ijo sliidio dcllc Flore del mondo antico, coltivato con amore perseveranle e crcsccnlc da bolanici e gcologi dl chiarissimo nome, va diffondendo le proprie indagini a quanle son le region! della superficie lerrcslre, per ciii ben pochi sono oggigiorno i paesi, di cui non si conoscano almeno alcune di quelle piante, che altra volla soUo forme ben diverse da quelle dell'aUuale loro vegetazione ne adonibravano il suolo. Uno di tai paesi, che piii lardi si attrassero 1' attenzione degli scienzlati, e pill di fresco furono falti segno alle loro ricercbe, si fu la Dalinazia, la quale anilie in qiicslo rispcUo, come in quello di tuUe le altre parli della storia na- Uirale, solo da pochi anni comincio ad esscre conosciuta. Eppure la postura geografica di questo lenibo orienlale dell'Adriatico, che, riguardo ai prodotli naturali che gli son proprii, fa il passaggio dalle Faune e dalle Flore occldentali a quelle vicinissime del Levante, e ne mostra le modifi- razioni originate dal gradualo ralliepidirsi del clima, e fa conoscere negli esseri inlerinedii a quelli delle due rcgioni contermini ove cessino alcune forme, alcnni lipi, alciinl caratteri, e piglino a svolgcrsene altri, che il concorso di condizioni pin favorevoli ed alluose compira poscia sollo cieli piii fortunati, se aveva in pas- salo fallo indovinare la variela e numero dogli esseri naturali organici or viventi in Dalmazia, poteva per analogia fame presagire eziandio la riccliezza delle Fau- ne e Flore del mondo antico. Sc non che la ricerca degli avanzi fossili presenta assai maggiori difficolla che non quella delle specie viventi, e se non si impren- dano lavori cstcsi, profondi e pcrcio assai dispendiosi, per opera o di private consociazioni o dei govern!, che v! sperino il loro pro, rcslano ess! per illimitato ^24 PIANTF. FOSSILl DELLA DALMAZIA tempo sepolti sotto i prodotti della nuova vegelazionc, che serve quasi di lapide sepoloralc all' antica. E cost fu della Paleontologia dalmatica. Poclii fossili animall disscpolli dal caso fiirono dcscrilti dal Fortis nellc due opcrc del medesimo sulla Dalmazia c suUe Isole di Clierso ed Ossero. Ma le cave di liguite poste dentro alle falde del monlc Promiua, cosi nomato o dal rilevar sopra gll altn* dclle campagne tir- conjacenti, o meglio dal nome dell' antica citta di Promona che sorgeva fino al tempo delle ultime guerre dalmaticlie coi llomani sul dorso orientale del mede- simo, coiralletlare anni sono I'inleresse degli speculatori ad estrariie ed usufrul- luarne il prodotto, porsero la prima occasione al rinvenimento di alcuni fossili ve- getal!. Di questi toccn pria d'allri lillustre de Buck nel suo prezioso scritto sulla stratificazione delle lignili in Europa ( Lagerung der Braunkohlen in Europa : Ber. d. k. Akad. d. Wissensch. zu Berlin i85d, pag. 686). Dopo d' allora la prima specie fossile che io abbia* trovata descrilla e figurata secondo i deltami della nuova scienza si e la Goniopleris dalmatica, cos't chiamata dal ch. /tl. Braun (Ueb. foss. Goniopleris Art. in Zeitschr. d. dcutsch. geol. Gcsellsch. d852) e scoperto dal consigliere montanistico sig. Ehrbreich nel Promina insieme con niolli altri fossili, che or si conservano presso il Regio Ufficio montanistico di Berlino. Ma poco stanle, gli scavi della lignite manifestarono ben altre fiUIti, le quali cercate e raccolte per cura del benemerito sig. Sch/ean, direttorc de' lavori per la Societa che possedea quelle cave, e mandate dallo stesso, nonche dal sig. Rosier assessore superiore montanistico, e dal professore dl Storla naturale a Spalato sig. dott. Fr. Lanza all' I. r. Istituto geologico di Vienna, sommlni- strarono opportuna materia all'egregio lavoro, che, lelto nel febbrajo del 1854 all i. r. Accademia delle Scienze in Vienna, pubblico poscia nel i855 fra le Me- morie della medesima col nome di Flora eocena del monle Promina i\ch. prof. C. Ettingshausen ( Die Eocene Flora der Monte Promina aus d. VIII B.""^ d. denkschr. d. math. nat. CI. d. k. Akad. d. Wissensch. in Wien, 1854). Tralasciando a disegnn di occuparmi, come estranea a miei studii, della parte geologica di questo scritto ch' ebbe il merito di rivelare per la prima volta alia scienza I'esistenza d'una Flora tcrziaria che vuolsi indubbiamente eocena (1), io (I) II prof. Ettingshausen reputa decisaniente eocena la Flora del M.'= Promina, nientre altri lu crede miocena. Volendo ammettere la opiuione di liii, bisognerebbe almeno riferire questa Flora agli strati superiori della formazioue eocena, agguagliandosi essa perfettamente a quella del M>' Pastello nel Veronese, mentre differisce essenzialmente da quella del IM.« Bolca, ed ancor piu da quelle di Sinigaglia e Stradella che son mioccne, c dalle oligocene di Chiavon, Salcedo, ^ovale, ecc. DF.L M. E. PROF. R. DE VISIANI 42 5 non ripctcro quanto ivi e tlello ne dell' altezza del monle die sale a 5683 pie- (li. ni' della sua composizione gcoiof^ica formata da strati alteriii di conj^lome- rato calcare e d! mania, ne della luassa o potenza della lignite; ivi accolta, ne dello schisto niarnoso calcareo ora az/.iirro, or hiaiiro-gialliccio che vi s incontra. e inolto meno dei resti animali die vi fnrono rilrovat!. Ma noil voglio dissimulare come la pubblicazione ed il merito della Flora eocena dell' Ettiiigshausen va abbiano fatto nasccre il desiderio di possedere io pure Ic reliqiiie fossili vegetali della Dalmazia, e questo desiderio fu largamente soddisfatlo dal sopra lodato sig. Schlean con un generoso dono di tali piante, n(.'l (jiiale, ollre piu specie non registrate nella Flora anzidctla, mi venne fatto di rilrovare alciini esemplari piu perfetti di quelle descritle e figurate in essa. per cui lio jioluto didiiararle e rappresentarle piu compiutamente e con mag- giore probabilita di coglier giusto nell' assegnarne il nome scientifico. Colgo con gioia quest opportunita per atlestarne al sig. Schlean la mia piu viva rico- noscenza. Altre piante fossili dalmate in' ebbi allres'i dal mio egregio connazio- nale prof. Fr. Lanza. Arricchito appena di una tal suppellettlle mi venne in animo di occuparmene parendomi ne strano ne biasimevole, se dopo d' aver de- dicato 1 pii'i begli anni della mia vila alia ricerca ed illuslrazione delle piante vive del mio paese. ne spendessi alcuno dc' piu maturi a descrlvere gll avanzi fossili di quella Flora tropirale, cb(! un d\ copriva le noslre terre. Nel quale di- visamenlo mi raffermo la condiscendenza a lutti i naturalisti nota e provata, ma non mai lodata abbaslanza, perche condita coll' amabilita piu graziosa, del ch. consigl. G. Haidirif^er, fondatore e direttorc dell' Istituto geologico del nostro impero, che ponendo a mia disposizione gll stessi esemplari adoperali nella compilazione della Flora eocena del Promina, ed altri ancora che mandati piu tardi da' hioghi stessi non erano stall in questa coinpresi, mi porse ogni comodo per esaminarii e sludiarli. Ne accolga qui I'Uom veneraiulo i miei piu vivi rin- graziaiuenti. Ajulato da questi mezzi. confortato dnila speranza di procacciarmi anche in appresso altri fossili con esplorazioiii iiidirizzate a tal uopo, e col proposito di concorrere io pure alia illustrazione della Flora antica della Dalmazia, posi mano al lavoro, del quale in questo scrllto comunico un primo saggio. In esso descrivonsi le nuove specie da me trovate, si porgono dilucidazioni maggiori di alcune di quelle descritte gia nella Flora fossile del Promina e si da un pro- spello di quanto fu ancor Irovato di fitolili in Dalmazia. ed io terrommi ben VII. B4 426 PlANTli FOSSILl DELl.A UALMAZ.1A compcnsnlo tlelle cure die mi |)ropnii<5;o di dedicarvi se il medesimo snra da- 'fV inlendenli giudicato noii imiiicrilevolc di tar scj^iiilo e siip|)lemenlo all'oppra prej^evolc dell' E/l/'r/^s/iause//. Slccome poi la esallezza e verila delle tavole, die rappresenlano 1 nuovj esseri die si vogliono descrivere, e parte esseiizialissima di lai lavori, perdie r ispezione d' una figiira dice all occliio esercitato assai piu c assai ineglio die qualsivoglia descrizioiie a parole, mi e caro di didiiarare come di queslo pregio die aver polessero le raie figure io sia debilore all' amicizia del ch. prof. Mas- sa/origo, il (piale facendosi pazieiite guida al desigiialore colla molta sua pra- lica di piante fossili, voile dirigerne egli slesso 1' esecuzioue, e, quel die e piu, curarne ei medesimo i cospicui iugraiidiinenti die le accompagnano. Or di quan- ta imporlanza essi siano per rilevar(! la distribuzione dei iiervi nelle filliti, ben se 1 sanno colore, cbe si conoscono di tali sludii, i quali nei caratteri della iier- vatura ripongoiio uiio de' piu siciiri e sovente I' unico mezzo, con die ravvici- nandole e raffrontandole alle pianle or viventi giungere con maggior probabilita di successo a determinare il luogo die occupar debbono nel sistema, ed il genere cui apparlengono. Per cio che spella ai principii die mi prefissi e seguii nella compilazione di queslo saggio mi passo dal dichiararli, essendo qucglino stessi die mi guida- rono nella compilazione della Flora fossile di Noi>ale, la quale, colla coopera- zione del prof Massalongo, fu da noi pubblicata nel 1856 fra le Memorie della reale Accademia delle scienze di Torino, serie IF, loino XVII. Ma a proposito di principii o regole fitograficlie noii voglio lasciarmi sfuggire questa opportu- nita, onde rlcliiamare I'attenzione de' paleontologi sopra una slrana irregolarila ed incostanza cbe incontrasi nella nomenclaliira dei varii scritli di paleonto- grafia vegelale, c cbe vuol per fcrmo essere notata, riprovata e corretta. Gli e convenuto fra essi che alle pianle fossili, di cui non furono scoperti ancora gli orgaiii riprodultori, e che perciu nou possono essere riferite con pienisslma sicurezza ad un genere atlualmente vivente, si applichi s\ il nome del genere che plii alle stesse si accosla, ma per dislinguernele si prolunghi in ites \ ullima sillaba del medesimo, e cosi fecesi Acerites da Acer, Taxites da Taxus, Pinites da Pinus, ecc. Or questa desinenza in ites Impone, secondo alcuni, all inlero nome del fossile il genere mascolino, secondo allri il femmi- nino, e secondo allri ancora iudifferenlemente e promiscuamenle or 1' uno ed or r allro genere. E ben evidente la necessila d' inlrodurre una costanle uni- DEL M. E. PROF. R, I)K VISIAM 427 formita nel valore generlco da applicarsi alia desinenza siuldetla cd il bisogno di cessare la sconvciicvolezza di rijiortare sonza ragione lo stesso nome a due gcneri diflcrenti. Alciini palconlologi scmbrano adotlare la desinenza lenimlnina in iles per que' noiui di fossili vegclali che provengono da un nome femminino di pianle or viveuli, e la mascolina in ites pel caso contrarlo, ma resta sempre un imbarazzo pel nomenclalori nei generi d' origine neulra, che certamente nou farebbc buon suono il ^w^ Emhoihriies priscum, Asplenites renatum, Achrostl- chiles aureiiin. \ olendo pcrcii) fissare una regola costante e invariabile, pare a me che come i mineralogi dicono pin roncordemenle la Dolomile^ la Sienite. la J^erncrile, ere., anziclie il Doloviile, il Sienite od il VP ernerite, e come i me- dici dicono la Gaslrite, la Flebite, la Meningite, e sarebbe ridicolo chi dicesse il Gastrite, il Flebite cd il Meningite, sia per analogia da adoUarsi il solo ge- nere femminino anche per le filliti, ne si tolleri pin oltre 1' arbilrio erroneo di riporlarne il nome, capricciosamente e scnza ragione alcuna che lo giuslifichi, al mascolino o peggio ancora ad entrambi i generi indislintamente. La botanica, che a merilo del Linneo dono pure alle scienze natural! le prime regole e il pri- me esempio della nomenclatura scienlifica, rigorosa ed esatta, vorra purgarsi della macchia e sconcezza teste nolata, assegnando una maggiore slabilita e ra- gionevolezza alluso e valore generico della desinenza adotlata pel nome di que- gll esseri vegelali fossili, di cul si conoscono i soli organi conservatori. Fra le opere, che per la somiglianza della costituzionc geologica del paese che presero ad illuslrare, e per la conformila dellanlica vegetazione che gli fu propria, hanno piii affinita col paese c colla flora antica che forma 1' oggetto di questo scritto, meritano di essere consullatc parlicolarmente queste che se- guono. Unger. Fr. Chloris protogaea. Leipzig 1847, foi. (per le pianle dei lerreni calcareo-marnosi della Croazia). Flora i'oii Sotzka a us d. II. Bd. d. denkschr. d. math. nal. CI. d. k. Akud. d. Wissensch. Wien. 1850. Iconographia plaiitarum fossilium aus d. IF Bd. d. denkr. d. iiuilli. nat. CI. d. k. Akad. d. IVissensch. Wien. 1852 (specialmenle per le piante dei terreni calcareo-marnosi della Sliria e Croazia). FTTiNGSHAiiSKN C. Terlilire Flora van Ilaering in Tirol (Ahhandl. d. k.geo- log. Reich. Bd. II. Abth. Ill, n. 2). 428 PIANTE FOSSIU DELI.A DAI.MAZIA Ettingshausen C. Proteaceen d. Von^ell (Silzunsgbcricht. d. k. Akad. d. Wissensch. B. II. CI. maUi. nat. Wlcn. dSoi). Die Eocena Flora des Monte Promina (Denkschr. d. math. nat. CI. d. .. v . k.Akadd Wissensch.Bd. II.'WKn). Nachtraf^ c. Eocenen Flora des Monte Promina in Dalmatien (Sit- :■ zungsb. d. math. nat. CI. d. k. Akad. d. Wi.ssensch. XI. Bd. Wien. d854, p. 180). MvssALONGO A. Sopra le piante fossili dei lerreni tcrziarii del Viconlino. Pa- do va 1851. Prodromus Florae fossilis Senogalliensis. IMilano 4854. Sulla Flora fossile di Siiiigaglia, leltera a (t. Scanlelli. Verona -1857. Plantae fossiles noi>ae informationibus tertiariis regni Veneli. Vero- < :. . nae d855. - ^ Pieliqiile della Flora fossile eocena del M. Pastcllo (Aui dell' i. r. Isliln- to d856). Synopsis Florae fossilis senogalliensis. Veronae 1858, in 8." VisiANi R. e Massalongo a. Flora fossile di Novale nel Vicenlino (Mcmorie della K. Accademia delle scienze di Torino. Ser. II, torn. XVII, 1856). A rendere meno incompiuto il presente lavoro indirlzzalo, come s' e detto, a far conoscere tulte le piante fossili finor trovate in Dalmazia c a me note, slimai utile far seguito a fpielle da me illustrate col prospetto generale di tutte, aggiungendo precise indicazioni degli altri luoghi di Europa in cui finora (urn- no scoperte le stesse piante. Da ultimo posi un indice sistematico della Flora attuale del Promina v. della campagna fertilissima che lo circonda, onde balzi piu presto all' occhio la differenza grandissima dell' antica dalla nuova vegetazione. DEr, M. K. PROF. K. 1)K VISIANI 429 FILICES M<:VR()I>'IE1\IDKAK. 1. Nevropteris Schleani Vis. tab. II, l\\^. 2, magn. nal. f. 2, a. ami. ct rcncdil. N . fi unde [)innala. foliolis coriaceis sessilibus ovalo-oblongis basi cordulis, margine snb-dcnliculalo revolutis ve.l crassiusculis, nervo medio inf er- ne crassiore indiviso, superne in ramos parlito, fenis furcato-dichulo- rn/'s, aliis secus infimam nervi partem^ aliis ex ejusdem ruinis orien- libus. \\:\\). in calcareo margaceo montis Promina, unde misii egr. Schlean, cujus nomine novam filicem decorare gaudeo. Oss. K una impronta larga scdici mill, liinga venlidue mill, circa, profoii- damente impressa nella roccia. La forma della sola fogliolina che ho potulo sliidiare e ovale, profoiidamente iiicavata alia base e leggermeiile smarginata ai due lali, per ciii sembra quasi panduriforme ; 1 margini souo rilcvati ed oscii- ramente dciitellati. Ricorda a prima giunla \ Adiantites Schleani Y^tw^cai. FI. prom. p. 9, tab. XIV, fig. 3, ma ne dilferisce essenzialmente per la nervatura, che in quella e formala da molte vene sotlili, che partono tulte dalla base della foglielta, e divergendo si portano verso il margine, come dev' essere nelle vere specie di Adiantites, ed ollre a quelle da due nervalure piu grosse, che parten- do unite dalla base mcdesima si suddividono divergendo in sottilissime vene, come rilevasi dalla figura citata, della quale non ho vcduto I' originale : nolla nostra, al contrario. havvi un ncrvo mediano distinlo, che e proprio delle Ne- vropteris e manca nelle Adiantites. con base alqiianlo larga e profonda. Da que- slo nervo, che continua grosso e indiviso fino a poco meno d' un terzo della foglielta, partono laleralmente delle vene che si biforcano : ma dal ter/.o in su il nervo slesso si ramifica e sparpaglia in vene di prirao e secondo ordini% che bipartendosl ripetutamcnte arrivano fino al margine. La somiglianza di questo fossile colle pinne dellc Nevropteris e specialmentc dimostrata dalla grande affinita di esso, quanto al carattere della disposizione dei nervi, colla A. rohin- difolia RuONGN. hist. pi. foss. pi. 70, f. d, e N.Jlexuosa, Bi\on(;n. 1. c. pi. 58, f. 2 ; quanto alia forma ed alia nervatura insieme esso si approssima alia TV. 430 PIANTE FOSSILI DEI.LA DALMAZIA Soretii Bi\o\gn. pi. 70, f. 2, e piii di luUe alia N. gigantea Siernb. in Gei- iiilz Stcinkohl form. tab. 28, f. 1. FILICES PFXOPTERIDEAE. FORTISIA n. gen. Froiis composita,foliolis oblongis laiiceolaiisi>e. Neivi pinnati, nen>is secuti- dariis e nervo primario ad apicem excurreute usque ad marginem prudu- cl/'s parallelis rectis simplicibus, venaram ope sub angulo redo oblusove exorientiuin in areolas (juadrilateras lineares conjunctis. — Genus Viro celeberrimo AuiEiiTO Fortis, qui primus de naturali hisloria dalinalica eleganier docleque disseruit, dicatum. 2. Fortisia Haiilingeriana Vis. lab. I, f. d, 3, 4 magn. nat. fig. 2, auct. el reacdifir. F. jionde (pinnaia ?) foliolis integris oblongo-lanceolatis coriaceis, nen'o medio valido exslante canaliculalo. , - Syn. Sagenopteiis Haidingeriana Vis. mscrpt. llab. in schisto margaceo calcareo albido mantis Promina. Oss. Questa impronla ha una forma allungala, ma ristrelta ad ambe I'eslre- mila, e coiivessa ed un po' accarlocciala, lunga dai 6 agli 8 cent., larga nel mezzo dai 2 ai 3. II nervo medio ha un millimelro e mezzo di larghezza e due di al- tezza : i secondarii sono tenuissirai rettilinei paralleli ravvicinali, riuniti insieme da vene trasversali, che partono da cssi ad angolo or retto ora ottuso, c tor- mano cou cio delle maglie (juadrilatere o piu di rado pentagone, due o tre volte piu lunghe che larghe. Le figure 1,3, 4 rapprescntano diverse porzioni di questa specie : la fig. 2 ne presenta invece la impronta intera riedificata ideal- mente ed ingrandita per fame meglio scorgere le nervature ed imaginare la forma. L' esemplarc originale sta nelle coUezioni dell' Istituto Geologico di Vienna sotto il n. 162 ; e mi fu comiinicato dalla cortesia di quel benemerilo direttore sig. consigl. G. Haidinger. DEL M. E. PROF. U. I)E VISIAM 431 ;i. Forlisia Lanzaeana Vis. lab. I, fig. 8, tab. II, f. i. F.Jiundi' (pinnaUil') foliolis iritef^rls latissimis ohloii^is oblusis, rirrvo medio validisaimu exstaiilc cornexo. Syn. Sagenopleris Lanzaeana Vis, mscrpi. Taeniopteiis niaranlacea Lan/.a in lill. non Sloriib. Hab. /// striitis (ir., pag. 33). Nota. Posseggo un esemplare assai grande di quella impronta, die nella Flora eocena del M.' Promina e descrilta e figurata col nome di Chondrites dal- maticus Ettings., la quale essendo frammista a rachidi di Lastrea dahna- lica Heer. {Goniopleris h.. Bl\.) mi fa sorgere il diibbio, che quella Chon- drites non altro sla die la radicc di questa felce. 5. Bleclinuni Braunii Ettings.^. d. Mont. Promina, p. 15, lab. XIN . f. 2. Vis. tab. I, f 5. Oss. Ne presenlo un'altra figura, perche Iralta da un esemplare piu svilup- pato e piu adulto di quello rapprescntato nella lav. XIV, f. 2 dell" Ettings- hausen. e con una seconda figura di un frammento della prima ingrandito n." 5. a w chiarisco meglio la ncrvalura. Vll 65 434 PIANTE FOSSILI DELLA DALMAZIA GRAiMliNEAE. 0. Bambusiiim sopultuin Ung. Fl. r. Sotzk. p. 156, tab. XXII, f. 5-8. Vis. tab. Ill, r. 5, tab. V, f. 5. B. laule Imuissime striata, Jistuloso (?) pollicem lato, internodiis pedali- hiis el ultra, panicula diffusa, Ung. 1. c. . . Oss. Si porgono clue figure del culnio dl questa piauta perche iioii legi- strata ancora fia le dalmatlche, quantunque propria della vicina Croazia, ed or trovata nello sdiisto marnoso del Promina, ecolla leltera a in ambedue le tavole se ne indica il iiodo che al pari del culmo misura 3 cent, di grossczza. La no- stra somiglia plu alia pianta di Sotzka che dall' Ettingshausen e distinta da quelia figurata nclla Chluris protogaea p. 128, tab. XL, f. d-2, e pcrciu la rhia- nia Culniites bambusioides Err. 7. Poacites Lanzaeana Vis. tab. II, f. 4, magn. iiat. et f. 4, a. auct. E. foliis quinque-sex milliin. latis grarnmodromis, nervis tennuissimis pa- rallelis rectis creberrimis plurimis. Oss. Questa impronta di foglia gramlnacea, che prescnta dai cinque ai sei tnillimctri di larghezza, e tutta fniissimamente striata da nervi capillari assai spessi e molto numerosi, quali vennero espressi colla figura molto ingrandita 4 fl. Trovasi nello schisto marnoso calcareo del Promina. NAJADEA (dubia). , - ' ; ' ' 8. Sphenophora Elliiigshauseni Vis. tab. I, f. 7, el tab. II, f. 3, magn. nat. ; fig. 3, a. auct. et reaedif. Massal. reliq.Jl. /oss. M. Pastel, in yjtt. 1st. Fenet. T. Ill, ser. Ill, disp. 3.' p. ^81, tab. IV, f. 4, tab. VII, f. 3. S. caule simplici, cicatricibus foliorum delapsoruin transverse annulato, foliis Uneari-spathulalis inibricatis subsecutidis. Syn. Flabellaiia raphifolia ErxiNGs.y?. d. M. Prom. tab. Ill, f. 4 (ex in- spect, specim!) non tab. XIV, f. \. Sphaerococcites flabelUrormis Ettings. 1, c p. 8, tab. I, f. 2, 3 (ex inspect, specim ! ) DEL M. E. PROF. R. DE VISIAM 435 Oss. La pianla doscrilla nella Flora cocena del monle Promina (ol noiiic (li Fhihellaria ropliifolla, c 1' allra che in fiuplla Flora poria il nome di Sphaerococcites Jlahclllforniis, mi scmhrano cssere la stcssa spccii-. cd a cio mi persuascro gli esami lalli sii^li I'scmplari stessi duscritti dall ill. aulore dt'lla medesima. Non posso poi rilencrla una specie di Fhihellaria pcrche le foglio- line in ambeduc Ic piantc non nascono dalla sonimita d' una rachide, ma da differenli punli dcUa sua lunghezza. cd oltre a questo sono cadnche lasciando snlla rachide slessa le traccie circolari del loro attacco visibili nella mia tavo- la II. f. 3 allc h'ltcre « « e che scorgonsi pure chiaramentc nella tav. II. fij^. 4 della suddcUa Flora. Queste cicalrici medesime si veggono pure nella llgura data AaW Euingshausen della sua Sphaerococciles Jlahelliformis, tav. I. fig. 2, 3, e ineglio nell' altra figura da nic tralla dall' originale medesinio, lab. I, f. 7, che si conserva ncll' Islilulo geologico di Vienna, e bastauo a comprovare il presen- te fossile non poler essere un' alga, perche in queste piante a foglie continue c non articolate non vi sono ne possono essere cicatrici di questa fatta. La figu- ra 3, a della mia tavola II, offre riedificata ed ingrandita la pianta stessa per fame meglio scorgere la fi)rma del caule, e le cicatrici annulari, da cui nacquero le foglie cadute. Di questa figura la sola parte idcale si e 1' apice delle foglie. il quale negli esemplari supersliti non e cos'i ben conservato da potersene dise- gnare con sicurezza il contorno ; per cui quegli apici furono nella f. 3. a di- stinti coir ? La pianta fin qui descrilta fu trovata pure nel monte Paslello del Veronese, ed illustrata e figurata da quel felice ed indefesso esploratore dei fos- sil! italiani. che e il ch. prof. Massalongo, nel libricciuolo sopra citato. Ma pria d allora io 1' aveva rifcrito a quel genere di ancor dubbia famiglla da lui chia- mato Sphaenophora, o piiiltoslo Sphenophora. e descritto nelle sue Piante fos- sili I'icenline. Pad. i851, p. 92. P A L i\I A E. 9. Palmaciles promonensis Vis. lab. I, f 6, magn. nal. ct 1. G. a and. Stipes striis inaeipialibiis longitndiiialiter sulcatus, cicatricibus semilunari bus exslufit/bi/s crassis, striis iisdein snlcatis, el in ipiincuncem disposi- tis noiafus. Oss. In questa singolarissima impronla, che riferisco alle Palmacites per non sapervi trovare collocamento piu certo, le strie sono molto ineguali, e pin 436 PIANTE FOSSILl DELLA DALMAZIA che noil apparisrano nella figiira. Qucsle tlal troiico scorroiio sulle cicalrici me- ilcsiine, che per cii') non possono esserc considerate tome Iraccie (V inserzione ili lb[;lie. Le cicalrici sono Innglie dai 13 ai 15 mill., larglie dai 2 ai 3 mill., alte 1. Per questo carattere diversifica da tiitle le Palinaciles finora descritte, e solo si approssiina alia Palmacites canaliculata Heer, ma quesla e scgnala da slrie piii fine e piu eguali. Fii trovala nello schisto calcareo del monte Pro- mina. . CONIFEPiAE. iO. Piniles dalmatica Vis. lab. Ill, f. 6, magn. nat. f. 6, a auct. P, slrobilis . . . ., squamarum apophysi rhombea utrinque acutissinie atte- r/uata, exquisite carinata, exuinbonata, laevi. Oss. Ignoro la forma precisa di questo cono non avendosene trovate che le due porzioni qui figurate. L' apofisi della squamma e lunga Irasversalmente dai 7 ai i 0 mill., larga dai 3 ai 4. Fra le specie viventi ricorda le squamme del Piiius halepensis e del P. maritima. La fig. 6, a rappresenta una por- zione di cono ingrandita per far meglio scorgere la forma caratleristica delle squamme. Si Irova nello schisto calcareo marnoso bianco del monte Pro- mina. GNETACEAE. 14. Ephedrites Sotzkiana \)^Q..foss.fl. i'. Sotzk. p. 159, tab. XXVI, f. 1-11 Vis. tab. Ill, f 8-4, magn. nat., et f. 3 a, 4 a, auct. E. rarnis articulatis aphyllis, articulis cylindricis striatis, ramulis opposi- iis alternisi>e, vaginis articulorum obsoletis. Oss. Si approssima alia Ephedra J ragil is Desf, Ho credulo utile il dare nuova figura di questa specie tratta dagli original! di una pianta fossile dal- mata, che non trovasi nella flora dell' Ettiugshausen. I rami variano opposti ed allerni (f. 3, a, 4, a), locclie modifica alcun poco la frase specifica data dal- r ill. Unger alia sua pianta. II prof. Etlingshausen esclude da questa specie la fig. 5 deir Unger, che per esso rappresenta un frammenlo di Casuarina, e lo chiania C. sotzkiana I'JTT. DEL M. E. PROF. R. I)E VISIAM 437 PROTEACEAE. 12. Diyandra panaoifolia Vis., l;ib. VI, f. 4. D.Jolils ohoi'alo-spalhuhilis, remote serratis, pennirieniis, has/ cuneatis in- ti'f!fr/s, apice obluslusculis, cosla i^'ulida, neri'/s allernis. tenuibus, ra- niulosis, (listanlibus, marginem versus arcuatim conjunctis, rete venoso inconspicuo. Oss. Qiiesta ini|>ronla c mollo simile alia fig. 23. tab. XXIV della Flora di Solika del prof. Unger rappresentante una foglia del suo Panax lotiglssi- mum : pure ne diversiiica perche in quest ultimo le nervature sono semplici ed arrivano al margine distinte, cioe senza congiungersi. e la foglia e attenuata air apice ed acuminata. La sua lungliezza passa i iO cent., dei quali piu di 9 spcttano alia lamina, ed e larga cent. 3. Trovasi nello schisto marnoso bian- ro-giallognolo dclle falde del monte Promina. ERICACEAE. 13. Andromeda prologaea L'NG.y/. i<. Stock, p. 173, tab. XLIV, f i.-9. Vis. tab. V, f 4. A.foliis lineari-lance^olatis, clongatis, longe petiolatis, ohtusiusculis. inte- gerrimis^ coriaceis, nervo medio solo conspicuo. Ung. 1. c. Oss. Quest' impronta, che e perfeltamente rappresentata dalle fig. 5 e 9 della Flora di Sotzka, viene qui figurata perche la forma da me vedula difleri- sce abbastanza da quella figurata nella Flora del Promina tab. IX, f. i j, che rorrisponde invece alia fig. 8, tab. XLIV dell' Unger. E propria dello schislo marnoso griglo del monte stesso, ed e lunga 5 rent., larga 5 mill. HESPERIDEAE. HESPEHIDOPHVLLUM Massxl. i8o4, in hit. Ferd. Roem. JSeupulaeontol.Entd. am M. Bolca d857. Folia coriacea, lamina in pptiolo vtrinque alato articulata. 14. llesperidophyllum dalinalicuin Vis. tab. VI, f 2, magu. nat. f. 2, a. auct. 438 PI ANTE FOSSILI DELLA DyVLMAZIA H.J oil Is ohlongo-spathuhitis inlegris hyphodroiiiis, peliolo cuneato angusle aloto articulato, lamina obovata obtusissirna, cos/a conspicua, nen'is obsoletis. Oss. Di (jucsto nuovo gencrc scoperto dal prof. Massalongo, tro specie egli ne noiiiino nella citala comiinicazione piibblicata dal prof. F. Roemer in- torno alle miove scoperte paleonlologiclie del Massalorigo nel Bolca, e soiio r H. Etlingshauseni. H. Scalpelluin, H. cUroides, ed un' altra da lui Irovala nelle gessaic sinigagliesi, clie cliiamt) H. senogalliense, la quale apparira de- scritta e figurata tra poco nella ricca Flora fossile di quel paese, die il Mas- salongo pubblica col prof. Scarabelli. Una quinta specie propria pure dei ter- reni eoceni, come le prime tre ehe vi abbondano, si e questa dello schisto calcareo bianco del Promina, die e forse la piu cospicua per 1' evidenza del ca- raltere proprio delle Auraniiaceae, mentre la quarla e la sola, che siasi ancor rinvenuta nel mioceno. — Simile per la forma della lamina al Citrus austra- lis HORT. tab. VI, f, 5, c per quella del picciuolo al C. sinensis Pers. ib. f. 6. MALPIGHIACEAE. -15. Hiraea Hermis Ung. gen. el sp. plant, foss. p. 456 et//. v. Sotzka p. 476. lab. XXIX (L) i0-i6. Yis. tab. Ill, f. i. U. saniaris . . . .foliis rhombeo-ellipiicis petiolatis integeniwis obtusis, costa i>isibili, nervis inconspicuis. Oss. La grande somiglianza, cbe passa tra la fiUite da me figurata, e quella della Flora di Solzka, specialmente nella f. 46, m' induce a riferirla alia Hi- raeo Hermis UiNG. in questa rappresentata, quantunque la pianta dalmatica lion prcsenti tutti i caralteri iiidicali dal prof. Vnger nella frase specifica della sua pianta. E lunga 5 cent, circa, e nel suo diametro trasverso maggiore larga cent. 3. Trovasi nello scbislo marnoso cinereo del Promina, per cui vuol esse- re aggiunta alia flora fossile di quel monte. SAPINDACEE. 16. Sapindus dalmalicus Vis. tab. V, f. 4, i, «. el f. 2. A. foliolis hasi inaequalibus petiohilatis, oblongo-lanceolatis., acvminatis, DEL M. E. PROF. R. DK VISIANl 439 ron'aceis, intef;ris, pcnninerviis, cosla valida, neri-is camptodromis sub- simplicihus, sub unpilo 45" exorieritlbus, arcuatis, siibjlexuusis, allernis, margin fin I'ersi/s anuatiin conjtinclis, nenulis percurrenlibiis ramusiu- scu/is, i>enis crebrls transi>ersis sub angulo fere redo egredientibus (ireolas irregulares quadrilaleras ejjormanlibus inter se junctis, rete ve- noso insculplo minutlssimo. Oss. Qucsta illlitc ricorda la ronna di-llc lb{;lioliiie j)ro|iri(' di qualclic Sa- pindus e spccialmente del S. Saponaria L. : tra le fosslli di (jucsto j^encre (• piii simile al S. Peiicatianus iMassal. Sapind. foss. monogr. p. 10, lab. I, f. 1, 2. che ad allri, ma nc dilTcrisce pei iiervi piu arcuati, piii distanli e nascenti ad angolo molto piii acuto, nonche per 1' apice dellc foglioline appiiiitato. La fig. 1 , a della lav. V ne rappresenla una porzione ingrandita, per indicare colla lelt. a la costa o iiervo mezzano ; b, la direzione e ramificazione dei nervl ; c, le maglie maggiori della relicella venosa, e d, le maglietle piu piccole rincliiu- sc ncUe maggiori. E lunga 12 cent, circa, larga 4 e Irovasi nello scliisto mar- noso bianco di Yaros alia base del monte Promina. i7. Sapindus Epliiallae Vis. tab. YI, f. 3. S.foliolis basi mlde inaequalibus.petiolulatis, elliptico-lanceolatis, acutis, inlegris, penninerviis, subbullatis, cosla ualida, nervis camptodromis pa- rullelis, rectiusculis, approximatis, sub angulis 60-70° egredientibus, venis luxe reliculalis. Sjn. Arlocarpidiuin Ephialtae Ettings. Fl. v. monte Promina, pag. 14. lab. YII, f. 10. Oss. Avendo poluto esaminare un esemplare completo del fossile slesso descritto dal prof. Ettiiighsausen sotlo il nome tesle indicate, sono stato in grado di porgerne una figura perfelta. da cui apparisce la vera forma della base di questa foglia. La massiina somiglianza di essa con una specie di Sapindus dcirisola di Francia, che Irovasi innominala nell' Erbario di L. Bosc, conscr- vato in quesl'Orlo botanico, e di cui ho figurato lo scheletro nclla lav. Yl. f 1 . a, mi fece conoscere come qucsl' impronla apparlenga piulloslo ad una fogliolina di foglia composta similissiuia a quelle di alcuni Sapindus, che non ad una fo- glia semplice quale dcv' essere qiiella degli Arlocarpus ; per cui non ho esilalo di Icvarla da queslo per riportarla a quel genere. 440 Pl.VNTE rOSSILI DELLA DAI.MAZIA POLYGONACEAE. i8. Coccolobiles Massalongiana Vis. tab. IV, f. 4 tl i, b. C Joliis suhroUindo-oi'alis, coriaceis, undoto-bullatis. ppnninen'lls, margine repando-sininitis, costa i'alida, nervis camptodroniis, oppositls alternis- t'e, simplicibus, pnrallelis, apice suo seciis marginem excurrentibus el arcuatim conjunclis, neivulis percurrentibus Jlexuosis, venis iransversis anastomosantibus sub angulo fere redo exorientibus el areolas irre- gulares quadrilaleras efformantibus inler se junclis, rete veiioso laxo irregulnriler peiilagono oul polygono. Ilah. In schislo ccilcareo margaceo cinereo M. Promina. Oss. Quest' impronta rapprcsenta una gran foglia quasi rotonda a superfi- cie ondata e bollosa, lunga nellesemplare qui figurato flai 18 ai 20 cent., larga dai 42 ai 43, sinuosa nel margine. 1 nervi ora opposti, ora alterni, nascono solto un angolo di 45" a 60", srorrono leggormente arcuati ed abbaslanza pa- ralleli fra loro, e sono distanti 1' uno dall' altro dai 2 ai 3 cent. Le vene sono un cotal poco flessuose, e formano magllc assai lasse ed irregolari, ma general- mente quadrilatere a lati curvi ; la rete venosa frapposta a queste c per lo piu pentagona, talvolta poligona. Per 1' ampiezza della lamina e per la distribuzio- ne dei nervi e mollo simile alia Coccoloba macropbylla Sw. Somiglia ancora alia Terminalia lalifolia Sw., ma ne differisce pel margine sinuato e forse an- cora per la forma della foglia, che nella fossile non pare obovata, come scor- gesi nella vivente. Pure la somiglianza con quest' ullima e molto cospicua. La fig. 4 b, dimostra in c la costa, in d i nervi secondarii, in b le maglie mag- giori, in a la reticella venosa, ed a questo oggetto fu ingrandita e disegnata una porzione del fossile per meglio poterne apprezzare i caratteri. HALORAGEA ( dubia ). 49. Myrlophyllites (?) radiciformis Vis. tab. III. f. 2. M. ferticillis folioruni (?) creberrimis, laciniis capillaceis. Ilab. in schislo margaceo cinereo M. Promina. Oss. II caule di quesla impronta e grosso da 4 a 3 millim., le appendici capillari che lo rivestono sono mollo ravvicinate, ne se ne possono chiaramentc DEL M. E. rl\UF. I\. 1)E YISIANI 441 (lisllnguere i vertlcilli, nc anco la forma e la distanza dei nodi o il numero di di'tic aj)[)cndici, che parrcbbero foglic sussili fraslagllatc in lacinie filiforrai. La soini^'llanza sua con alcuni Myriophyllites fossili m' induce a collocarla niollo dubbiosamonle in queslo gcnere, chc non e per anco fondalo sopra cliiari caralleri. Sarebbe invecc un frammenlo di radice coperto di barbicelle o fibrille, quale osservasi ncllc Tjphae ?lLTii\A^\ nello schisto marnoso cinereo del Pro- mina. LEGUMINOSAE. 20. Phaseolitos orbicularis UnCx. gen. el sp. pi. foss. p. 488 et/ f. Sotzk. p. i84. lab. LX (XXXIX) f. 3-4. Vis. lab. V, f. 3. Ph.foliolis peliohlalis , rliombeo-urbicularibus, penninemis, nervis simpJi- cibus. Ilab. in schisto margaceo cinereo M. Promina. Oss. La nostra impronta e assai simile per figura e grandezza alle foglio- line della Scholia lalijolia Jacq., cui potrebbesi riferire ; pure ne difTerisce perche i ncrvi della nostra impronta sono semplicl ed appcna visibili. mentre nella Scholia sono ramificati in nervi secondarii formanli delle maglie. cntro cui trovasi una fitta rete venosa. E lunga 4 cent., larga 3. COCIILIOCARPUS Vis. Fructiis discoidevs. cochleutus, septalus. 21. Cocbliocarpus seorpiuroides Vis. tab. II, f. 6, magn. nat. el 6, a, magn. auct. Hab. in schislo margaceo cinereo M. Promina. O.ss. E un frullo orbicolare, formato da una spira di quattro giri, del dla- melro di 42 a 13 millim. Ogni ciclo e grosso 2-3 millim., ed e diviso a distan- xe che variano dai 2 ai 4 millim. con selli verticali. Somiglia al frulto degli Scorpiurus.Vi)\\'(A)\i(i sospeltarsi che quest'impronta appartenessc aqualcbe specie di Planorbis, od anclie ad una Nummitliles spaccala, e di cui percio fossero visibili gli anfralli. Ma questo sospetto viene dislrutlo dalla nalura carboniosa della sostanza, di cui componesi quest' impronta, la quale rimuove ogni dubbio. che la stessa esser possa di origine animate. 22. Squama ? Fruclus? indeterminabilis Vis. tab. HI, f. 7. VII. 5G PROSPETTO delle Pinnte fussili fmor trovate hi Dalmazia (' specialmonte ncl Monte Promina. FiMIGLIE, Altri luo^lii fiior di Dalina zia Specie Genori e Specie viventi analoghe Algae Confervites cnpillifdrniis Ett. Haering. Chiavon ? Confervaesp. aq.dulc. Delesserites sphaeiocioiiles 1 Delesseria alala et D. Eit. siDuosa Lanix. Eqliseticeab Equisetites Elirbreichii Elt. Equiseti sp. FiLICES Splienoptcris eocenica EU- Ailiantiles Schleani Elt. Adiantum subcorda- tiim Sw. ex Brasilia. , IVevropteris Schleani f' is. i Foilisia Ilaidiiigeriana Vis. Acroslichum aureum — Laiizaeana lis. L.et Ilemionitis con- ' cava Presl. Laslrca dalrualica Ueer. Ciili in Styiia, Rochette. Aspidium Eckloni Rze. ' Cap. B. sp. — polypodioides Vis. GoTiiopteris prolifera Presl. i Blechnum Braiinii EU. Blechnum striatum R. t Br. >•. Hull. Gramineae Banibusiuiii sepulUini Vng. Oeiiiii'^pn. S. Gallrn. Hodano, Paudeze, Chusquea levella >'ees - Eriz,Moii(i(l, Cioalia. Slyiia, Uochette, ex Brasil., Bambusa Chia^on,Salcedo,i>'ovale, Sinigaglia,ce. arundinaceaL.exInd. Poacites Lanzaeana lis. Gramina plur. Najadeae Caiilinites articulata Ell. Haering. I Zosterites teniiirolia Ell. Haering, IVovale. Zosterae sp. (Z. aflinis Ell.) ? Splienopliora Euiiigsliauseni M.'e Pastello (Veron.) Vis. TVPHACEAE Typhaeloipum Haeringianum Hacring. Elt. — mai'itiiuum Vng. llaering, Radoboj, Sagoi', Billin, Oenin- gen. 444 PIANTE FOSSILI BELLA DALMAZIA FamigliEj Gcneri e Specie Altii luoglii fuor di Dalraazia Specie viventi analoghe Palmae Flabellaria raphifolia Stcj-itb. — Latania llossm. Palmacites promoiiensis /'«. Haering, Sotzka, Losanna, Winacourt. Allsattel. • COPIIFERAE CUPRESSIKAE Araucarites Sternbergii Goepp. Haering, Sotzka, Bilin, Wittigau, Hung., Boliein., Slradella, Chiavun, Salcedo, M.l-aceae 1 Apocynopliyllum pliimeriaefo- ! liiiin Ell. Plumeriae etAllaman- dae sp. Sapoticeae ! Buinelia idilonijifdlia Ell. Oreaduni I'lirj. Sapotacites Daphnes Ell. vaccinioides Ell. ambigua Ell. Haering, Sotzka, Sagor, Radoboj.Fohn- sdorf, Bonn, Gleichenberg, Roll, Orb- sberg, Biliii, Oiieggstein, >'ovale, Sal- cedo, Chiavon, Sinigaglia. ParsclUug, Chemnitz. Haering, Sotzka. ibidem. B. nervosa W. (Amcr. trop.). Sideroxyli et Achrns sp. Bassiae et Bumeliae sp. Mimusups calTra E. Mey. (Cap. B. Sp.). 446 riANTF. FOSSII.l DELI-A DALAIAZIA Famiglie, Generi e Specie Altri luogbi fuor di Dalmazia Specie viventi analoghe Ericaceae Andromeda protogaea Vng. Gautiera eocenica Elt. Vaccinium acheronlieum Ung. Rhododendrun Saturni Elt. Ilaering, Sotzka, Sagor, Monod, Ral- lingen,Rott, Orsberg, Ik'iligen-Rrcuz, Tokay, \VIUingen, iVovale, Salcedo , Chlavon, Sinigaglia. Sotzka, Radoboj.Oeningen, Pptit-Mont, Monod, Parseiiliig, Gallia, Sinigaglia, Salcedo. A. encalyptoides DC. ex Brasilia. G. acuminata Scblecht. (Am. bor.). Rh. punctatum Andr. (Am. bor.). Nymphaeaceae Nelumbitiin Buchii Ett. Nyuiphaea Charpeiilieri Ueer. Paudeze in Helvetia, ibidem. N. speciosum W. (Asia). BUTTNERIACEAE Dombeyopsis Philyrae Elt. giandifolia Vug. Bilin, Leoben, Willdshut, Bonn et al. Sterculuceae Sterculia Lubrusca ling. Sotzka, Sagor, Bilin, Sinigaglia, Bolca. Stereulia divorsifnlia G. Don. ex N. Holl. Hesperideae Hesperidophyllum dalmaticum f'is. Citrus aiistralis Ilort. et C. sinensis. Pers. ex China. Malpigbiaceae Malpighiastrum dalmaticum Elt. Hiraea Hermis Ung. Sotzka. 1 Sapindaceae Sapindus dalmaticus Fis. Ephialtae Fis. S. Saponaria L. DEL M. E. PROF. R. DE VISIANI 447 Famiglie, Gcneri e Specie Altri luoghi fuor di Dalmazia Specie viventi analoghe Celastrineae Cclastrus Phlegetontis Ell. Aiidromedae Umj. OlL'OlllliluS L'iKJ. sotzkianus Ell. Solzka, Sagor. Haering, Solzka, Ctiiavon, Sinigaglia. Sagor, Sotzka. C. glaucus Salt. C. pterocarpus DC. ex Cap. 6. sp. Rhamneae Khacnnus Roesleri Ell. Rhamni et Pomaderris sp. Zizyphus Diuiduin Ell. Sotzka. Ceanothus zizyphoides Vng. Haering, Sotzka. Zizyphus incurvaRoxb. ex Nepal, el Z. sinen- sis Lam. ex Asia. POLTGONACEAE Coccolobites Massalongiana fis. Cuccoloba macrophylla Sw. el Terniinalia la- tifulia Sw. (Ind. occ). 1 Halorageae Myriophyllites ? radiciformis f'is. Myrtaceae Callistemopliyllum melaieucaeforme Ell. diosmoidej Ell. Eucalyptus oceanica Vng. Eugenia Apollinis lug. Haering, Sotzka, Sagor. Haering, Sotzka. Haering, Solzka, Sagor, Monod, Tlial- lieini, Slohciibiirgen, Sinigaglia, Sal- ccdo, Cliiavoii, Aovule. Haering, Sotzka, Sagor. Callistenion glaucum et C. salignum DC. (>'. Holl). Melalciicae el Calliste- mi sp. ex ?(. Holl. Eucalvpli sp. pi. ex N. Holl. E. sinensis (Asia, IV. Hull.). Leglminosae Dalbcrgia primacva L'ng. Sotzka, Sagor. Mezoneurnm Cummin- gianuni Fzl (Ins. Phi- Sophora europaea Vng. Cacsalpioia norira Vng. llaiJingcii Ell. Haering, Solzka, Sagor, Kadoboj, Mo- nod. Tokav, Sinigaglia. Sotzkil. Haering. npp.). Sophorae sp. Caesalpiniae sp. C. scpiaria Roxb (Ind. occ). \ 448 PI.VNTE FOSSILI DELLA DALMAZlA DEL M. E. PROF. 1)E VISlANI Famiglie, Allii luoylii fiior di Daliiiazia Specie Generi e Specie viventi analoghe i Cassia ambigua Ung. Haering, Parschliii,', Biliii, Yindobona, Cassia coluteoides Col- Radoboj, Tokay ct alibi. lad. (Chili). Zephyii Ell. Sinigaglia. C. ruscifolid Jacq. (Madera). hyperborca Ung. Haering, Sotzka, Sagor, Parschlug, C. corynibosa L. et C. Radoboj, Bonn, Salcedo, Novale. laevigata W. (Ainer. trop.). Diones Ell. Sinigaglia. Cassiae sp. Fhaseolites Hug. Haering, Sotzka, Radoboj, Rott, Orb- C. micranthcra DC. sberg, Kovale, Chiavon. Salcedo, Sini- (Brasil.). ( gaglia. C. geniiniflora Collad. j Fhaseolites orbicularis Ung. Parschlug, Radoboj. (Mexico). 1 Cochliocarpus scorpiuroides Scorpiuii sp. et Mcdi- j Fis. caginis sp. PLI^TIE FLORIE PROlNillS VIVENTES IN MONTE AGRISQl'E AU JACENTIBUS k'^ ^-c/^^ Eqcisetaceae Equisctiiin eloiiKatura H. LycoronucEAE Lycopodium dentieulatuui L. FiLICES Aspidium pallidum Bory. Aspleiiiiim Trichonianes L. — Riila niuraiia /.. — Adiantum nigrum L. Ceterach officinarum W. Polypodium vulgaie L. Ptcris aqiiiliiia /.. Grauimaceae Agroslis cauina /.. — stoloiilfcra L. Aira media Gou. — tarynphyllaca L. Alopt'iuius agrestis L. — utrieulatus Pers. Anilropogoii IsclKicinuni L. Aiitlioxanllium odoialum /.. Avcna liirsutu lioili. — falua L. Beckinannia crucacformis IIosl. Briza maxima L. HI Broraus arvensis L. — erectus lliids. — luadrileiisis L. — mollis L. Calamagrostis Epigcjos Rolh. Crypsis alopecuroides Schrad. Cynosurus f rlstalus L. — ecliinatus L. Dactylis glomerata L. Festuca ciliata LK. — pratensis Iluds. Glyccria fluitans R. B. Ilordeum pratonse Iluds. Koelcria cristata Pcrs. Lolium arvense L. — perenne L. Melica ciliata L. Panicum Crus galli L. Plileum pratense L. — nodosum L. — eitiiiiatum Host. Poa annua L. — bulbosa L. — compressa L. — Eragrostis L. — pi-atensis L. — liivialis /-. Pollinia Gryllus Spr. Psilurus nardoidcs Trin. Sesleria clongula Uost. — juncifolia Uosl. Selaria glauca Leaiiv. Selaria verticillata Beauv. — viridis Beauv. Triticuni caninum L. — pinnatum Mch. — repens L. — sylTalicuni Mch. CVPERACEAE Carex distans L. — divisa Good. — divulsa Good. — glauca .Scop. — nuiricata L. — tomentosa L. — verna 17//. Cyperus flavescens L. — fuscus /-. Heleocharis paiusliis Roem et Sell. Iloloscliaonus vulgaris LI,. Scirpus maritimus L. Jcnceae Juncus hulbcisus L. — glaucus Ehrh. Iriueae Crocus vprnus L. — Pallasii fl. dalm. 57 450 likKlioiiis segcliim (Jawl. Iris pseudoacoiiis L. AilAlULLUIEiE Leucojuiu aestivum L. Xai'cissiis pooticus L. SterubergiacoKIiiciflora W.hil. — ItiU'a Ac;'. LlLIACEAE PIANTE rOSSlLl UKLL.V DAI.MAXIA Orcuideae Salici.neae Orchis conopsea L. — fusca Jucq. — provincialis Ball/. Callaceae Arum itaiicuni Lam. — niacuiatiun L. Najadeae Vlliiun ampeloprasuni L. — talla\ Schiilt. — iiilcrnicJIuin Lam. — luontauum Sit/th. — pailens L. — siibliirsutuiu L. AnlheiicLiiii rainosum L. rriliihiria immtana llnpft. Liliiuu tandiikua L. — MarUigoii L. Muscari botryoides ^1/(7/. — comosiiin Mill. — rai'diiosum Mill. Oriiiliiogalum comosum L. — narbonense L. — mubellalum L. Nuphar iuteuiu Sm. Scilla aiitumnalis L. — bifolia L. — pratensis IK. hit. rolamogelon fluitans Rntli. — obloiiguin Viv. Alisjiaceae Alisma Plantago L. Asarineae Aristolochia Ciematitis L. — pallida W. hit. Nvmphaeaceae CONIFEKAE CoLCniCACEAE Colchicum Bertolonii Slev. — Bivonae Gitss. Sjiilaceae Asparagus atulifolius L. Convaliaiia niuiliUora L. Smilax aspera L. .luniperus communis L. — Oxviedrusi. Amemaceae Carpinus duinensis Scop. r.orylus Aveliana L. Qucrcus Ilex L. — pubescens /.. — Robur L. Populus dilatala .1(7. — nigra L. Salix alba L. — fragilis /,. — pur|iurca L. Urticaceae Ccltis australis L. Ficus Carica L. Ilumulus Lupulus L. Pai-iclaria diffusa .1/c/'<. cl Koch. Lhnus campeslris /,. Urlica urens L. — dioica L. ■ — pilulifera L. Santalaceae Thesium divaricatum Jan. POLIGONEAE Polygonum aviculare L. — Convolvulus L. — nodosum Pers. Rumex Acetosa L. — conglomerafus Muir. — ■ Patientia L. — puk'her L. CllENOPODIEAE Clicnopodium uiurale L. — urbicum L. — viride L. .\jliRAXTnAf.EAE Amarantbus relroflexus L. DEL M. E. Pr.OK. R. 1)1. MSIAM 451 AnwiMiitlnis s\lvcslris L. I'lilu'iiriniiin arvi'iisi' /. I'l.ANTAGINEAE I'luiilago argcntoa Chaix. — Iiincedlula L. — nuijiir /,. — niai-itiina /,. — lucdia L. PUMBACINEAE Aniieria vulgaris IC. Gl,(lBri. VUIEAE niolmlaiia cortlifolia L. Dll'SACEAE Astoroccplialiis r.okiiiiliaria Watlr. Cephalaria leucaotlia Sclirad. Itipsacus laciiiialus L. — sylveslris L. Scabiosa arvcnsis /? colliiia fl. dalm . Siiicisa aiistralis Rchh. \'aI ERUXEAE Valoriana nflioiiialis L. — tulicrosa /-. ValeriaiR'lla aiiiiiiila DC. — crioi-arpa Itesi'. — gilibosa DC. — lianiata Bast. — -Morisonii DC. — puiuila DC. COUFOSITAE Achillea ligustira .1//. — Millefolium L. Antheinis arvcnsis L. — Pscuilo-Cota Vh. Artemisia Absiiilliiuiii /,. camphorata Vilt. — scoparia W. Kit. — vulgaris L. Bellis percnnis. A sylveslris //. dalm. Hidcus triparlila L. Caliiuliila ai\eiisis L. Carduus carlinaefolius Lam. — candicans W. hit. Carliiia aeaiithifolia Ml. — corymhosa L. Ceutaurea alba L. — ("alcitrapa L. — Cyanus L. — montana L. — .laeea L. — rupcslris L. — tiibei-osa Vis. Centropbylliim lanaliiin DC. Chondriil:! jiincea L. Chrysantlieimini I-cuianthe- imini /.. — y muntanuin II. dalm. Cich(iriuii) Iiihbiis L. Cirsium aeaiile ,1//. Crepis clioiidrilloidos Jacq. — nei;k'cla L. Echinops llllro. L. — — /Selegans/Z. rfa/m. Erigeron canadensis /-. Eupaloriuni cannabinum A. Iledypnois crelica IT. Hchninlhia eohioides Gaerln. nieraeiuni ovuiOHinn /,. Hieracium Piiosella /-. Hyoseris radiala L. ■ — scabia L. Inula ensil'iilia L. Lacluea perennis L. — iiiuralis Gaerln. Lappa major Cacrtn. Lounloddn liastile L. — saxalilc Rchh. — — y glabruni Vis. Matricaria Chamoinilla L. Onopordon AcanlLium L. — ill\ ri( urn L. Pieridium \uL'ar(' Ihif. Picris laciniata (is. Scorzouera villosa Scop. Seneeio erueil'olius Ihids. — Jacobaea L. — nebrodensis L. — — y lacinialus fl. dalm. — vulgari;; L. Serratuia radiata Bieb. — tinctoria L. Solidago virgaurea L. Sonebus oleraceus L. Tauacetum vulgare /,. Taraxacum officinale Wiijij. Tragopogon prateosis L. Tussiiago Farfara L. Ambrosiaceae Xanlliium spinosum /.. CAMPA>rLACEAE Campanula bononiensis /.. — Erinus L. — garganica Tenor. — glomcrata L. 452 Campanula Rapunciilus L. — Speculum L. PIANTE FOSSILI DELLA DALMAZIA VEaSENACEAE Ebiceae Verbena officinalis L. CrSCCTEAE Cuscuta Epithynunu L. — major DC. Erica aiborca L. — medilerranea L. Primvlaceae Aoagailis arvcnsis L. Lysimadiia lumimularia L. Primula suavoolciis licrlol. ScROPHlLARiriAE Anlirrliinuin majus L. — Oioulium L Euplirasia serotina L. — lutea L. Liiiaria Cymbalaria I\liU. — itaiica Trevir. — litoralis W. — vulgaris Mill. MelampyruLU cristutuui L. KbinanlliusAlcctorolophus/'o//. Scrophularia canina L. — laciniata IF. kil. Verbascum Blattaria L. — densiflorum Bertol. — floccosum IK. A (7. — nigrum L. — — y oricntale ft. ilalm. — pbocniccum L. Veronica agi'csU.s L. — arvensis L. — Beccabunga L. — Buxbnumii Tenor. Cliamaedi-ys L. — liodorifolia L. — oflicinalis L. — spicala L. Lahiatae Ajuga Cbamaepitys L. — reptans L. Ballota nigra L Brunella vulgaris Lam. Calamintba Ncpcta Claim. Clinopodium vulgare L. Lycopus europaeus L. Marrubium vulgare L. Melissa oflicinalis L. Melittis Melissoplnllum L. Mentba Pulegium L. — sylvestris L. Nepela media L. Origanum vulgare L. Salvia argentea L. — glulinosa L. — ofQcinalis L. — pratensis L. — Sdarea L. Salureja subspicata Dartl. Slacbys Belonica Bcnlh. — germanica L. — obliqua IF. KU. Teucrium Cbamaedi-ys L. — monlanum L. — scordioides Schrad. Tbymus 5erpyllum L. — — /S monfanus ft. (him. CoNVOLVrLACEAE Convolvulus arvensis L. — sylvestris IF. kit. SOLANACEAE Datura Stramonium L. Ilyosciamus niger L. Pliysalis Alkekengi L. Solaiuuu nigrum L. BOEAGINEAE Ancbusa itaiica Rclz. Cynoglossum oflicinale L. Ecbinospermum Lappula Lehm. Ecbium vulgare L. Heliotropium europaeum L. Lithospermum arvense L. — incrassalum Cuss. — purpuro-coeru- leum L. Myosotis alpeslris llopp. — arvensis L. Pulmonaria anguslifolia L. Symphytum tuberosum L. Gentianeae Erylbraea Centauriuni I'frs. Genliana Cruciata L. ArOClNEAE Vincetoxicum officinale Mnch. RCBIACEAE Asperula cynancliica L. — — /Slongilloi'a ft. claim. — — j^eanescens //. claim. 1)1.1, M. K. PROF. n. 1)E VlSIANl 453 fialiiiin Apuriuc L. — Cruciiila Scop. — Mollu;;o L. pUI'lllMCllIll /,. — vernum Scop. — vpniiii L. Kubiu lliicldi'uiii L. Slicrardia urveiisis L. Vaillanlia nnnalis /,. CvrlllFOLlAOEAE l.oiiiccra otrusca Sav. ■ — Xylosteum /.. Sanibueus Kbulus L. — nigra /„ Oleineak Fraxinus Ornus L. Ligustiuui vulgare L. Syringa vulgaris L. LOUANTDACEAE Viscuiii allium L. — Ovycedri I>C. Umdellatae Anetliuin graveolens L. Antlirisc'us syivesti'is lluffm. — tricliospeinui6V/n(//. — vulgaris Pcr.i. IJifora radiaos Biefi. — tcsliculala Rchd. Uupleuruni aiistaluiii Biiiil. — protraetiiii) /.A . — rolumliloliuui L. Cnidiuni apioides Spr. Coniuui maculaluni L. Daucus Carola L. Eryngium amelliyslinuin L. — campestre L. I'alcaria Rivini Host Lascrpiliuiii Gaudiiiii Morell. Orlaya grandiflora lloffm. — idatycaipos koch. I'cucedanuni ('.lialuaci koclt. — — /S selinoidcs fi. dalm. — longifoliuni IF. Kit. — I'cUcri Vis. Pliysocaulis nodosus Tansch. Physospermum actaeuofolium I'l-esl. Pimplnella saxifraga L. Scandix Pecten L. Sescli monlanum /,. tortuosum L. — variuui Trevir. Tordylium inaximiiin L. Torilis infesta lloffm. ■ — nodosa Gacrln. Trinia vulgaris DC. Turgenia latifolia Uoffm. Hederaceae Coi'nus sanguinoa L. Iledera Helix L. Ranincilaceae Aconilum Anlhora L. — — /S veluliuuni Rchb. Adonis aeslivalis L. Anemone nemorosa L. — raniinculoides L. Clematis Flauimula L. — Viticella L. Dclpliiiiiuin Coiisiilida L. Ilelleborus viridis /,. — — /Smultifidus //. Mm. Nigella arvensis L. Ranunculus aeris /,. — arvensis L. — bulbosus /.,. — Ficaria L. — niillefoliatus Vahl. — (ipliioglossifoliusr/W. — Pliilduotis LIuli. Poltcaleab Polygala amara A. — • vulgaris L. Resedageie Reseda lulea /,. Fimariaceae Fumaria officinalis L. Papaveraceae Chelidoiiinm majus L. Papaver diibiiini L. — bybriduni L. — — /S argenionoides fl. dalm. — Rbocas L. CniCIFERAE Aelbionenia saxalile R. Br. Alyssuin argenleiiui liTm. - — ealuinuni L. — cauipeslre L. — monlanum L. Arabis verna R. Br. — nuiralis Brrtol. Barbarea vulgaris R. Br. Berleroa mulabilis DC. 454 PIANTK FOSSILI DTAAA nAI.MAZ.lA llTrKlUr.INEiE Brassica Sinapis Vis. I'liiuins Kiiuago L. Cupsollu lUirsa pastoiis Mncli. Ilypcrkum perforatum L. Caitlauiine liirsuta i. Uiplotaxis tenuifoliii DC. Dralia vcrna L. Enira saliva Lam. Ervsiiiuiiii Chciianllms I'eis. — odiu'aliiiii Eliiii. Isalis cancsceus L. — — /S k'jocarpa //. (lulm. Saxifuaceae rARONlCIUEAE I'aronychia scrpyllifolia DC. INilycaipon k'trapli\ Hum i. Lepidiuin Draba L. — gramiiiifiilinni L. Mak'olmia Orsiniaua Tenor. NasUirliuiii oflicinak'/!^ Br. — sylvcslrc if. Br. Neslia paniculala Dcsv. Peltaria alliacea L. Rapislrum rugosuiii .1//. Sisymbrium Aliiaria Scop. — officinale Scop. — Thaiianum Gay. Thiaspi arvense L. — monlauum L. — perfolialum L. Turrilis glabra L. ClCmCITiCEAE TSryoiiin dioica Jacq. Ecbaliion Elaterium Rich. CiSTIMEAE fleliaiithemum Fumaiia .]lill. — Rlioda\S(fH(/. VluLAUIEAE Viola odorala L. — tricolor L. — — /Sarvoiisis //. (/((/;«. PoRirLACEAE Toitulaca olcracea L. Caryopiivlleae Agrostemum Githago L. Alsine tc'iuiifolia WuhUxj. Areiiaria serpyllil'olia L Ccraslium mantifura L. — viscosum L. — vulgatum L. Diaiithus Armeria L. — • Caryopliylkis L. — — /5 sylveslris jl. dalm. — saxifragus L. riolosteum umbollalum />. Lychois flos Cueuli L. Moehringia muscosa L. Molandriuni pratonse Roelil. Sapoiiaria officinalis L. Silcno iiillata Sm. SIcllaria media With. Crassclaceae Sedum acre /.. — dasypliylUiiii L. — maximum lloffm. — rupeslic L. Saxifraga bulbifera L. — tridactylites L. OJiABRARIEAE Epilobium liirsutum /.. Malvaceae Althaea officinalis L. Malva sylvcstris L. (Jeraniaceae Geranium eolurabinum L. — molle L. — robortianum L. Sarmeixtaceae Vilis vinifcra L. sylvcstris. Acerineae Acer opidifolium Vitl. — platanoidcs L. ErniOUDlACEAE Euphorbia Cyparissias L. — exigua L. — falcala L. — hclioscopia L. — Peplus L. — spinosa L. Mercurialis annua L. UnAUMEAE Paliurus auslralis Gacrln. DEL M. K. 1MU)K. U. 1)K VISIANI 455 Uliainiius iilpiniis /.. — iiifoctorius L. DlC.HM\EAE Diclaiiiiitis nll)iis L. C.ASSlVlliiE IVhus Cotinus L. llOSACEAE IVosa ciiinaiuoiDcu /.. — rdlliiia Jncij. — nihririiiia I (7/. — spinosissima L. POMACEAE Aiuclaiieliier cretica DC. Cotoiicasler vul2;aris I.indt. Crataegus OxyaLaiUlia A. Cvdonia vulgaris Pvvs. Pyrus aniygdaliforniis (7//. — torniiiialis Elirli. DnVADEAE Agrimoiiia Eupaloiia L. Alcheniilla vulgaris L. ('iL'iuii uriiantiiii L. Potenlilla argcnioa L liirta L. — reptans L. Pdlriitiila suliaiauhs A. — verna /-. Poleriuin sanguisori)a L. Ilubus fruliidsus L. — idacus /,. Fragaria coliiiia KInh. — vt'sca L. Sfiuaeaceae Spiraea clianiaodiyfolia /.. — I'iilpL'iidula L. Amvodaleae Auivgdalus communis L. Prunus Cerasus L. — — ' fi Marasca fl. dalm — spiiiosa L. Legchinosae Aulhyllis Vulaeraria /,. — monlana L. Astragalus illyi'icus Bernli. Colutea arborescens L. Coroniila Emcrus /,. Cylisiis tiuclorius I /.?. — Irianguiaris 17'.?. Lalliyrus albus Jclcrm. — Aphaca L. Cicpra /-. — raonlaiuis Ileruli. — pralcnsis L. — s^lvc'stris L. Latin lus tuberosus L. — variegalus (7>. Lotus corniculatus L. — Craiitzii Vis. — — /S argonteus/Z. dalm. Mcdicago falcata L. — lii|iulina L. — minima Dcsv. Melilotus alba Desv. — ofliciiialis Lain. Onobrycliis sativa Lam. Ononis spinosa L. Trifolium anguttifolium L. — arvonse L. — fragifcrum L. — montanum L. — nigrescens Viv. — ocluoloucum L. — pallidum ir. A77. — patens Schreb. — pratense L. — procurabons L. — repens L. — scabrum L. — subterraneumi. TrigoncUa toi-niculala L. Vicia hirsuta AVjcA. — lulea L. — mclanops Sihlh. — • uarboneiisis L. — ochrolouca Tenor. — pannoniea Jacq. — — $ purpurascens /?. dalm. — saliva /.. (Leila il 20 tuglin 1838.) .^"^^^^ Lf.vi/ T-^ V. Tao/'U:, CMo b la! unxci tf.« ot I. iiio 1 ■•••i.»i.» »'■" }r/y// TXF/ Li //J/^J. 'J- '!! *■ *• k''i'">'k'I''>';>i olliii,i.>rux...^c-.i I M.S. if 1-1 I ,1 .c*^.. I I 1 ,■> 1 A. *v 1 1 X tx t- .\ 1 1 4V VIS. ..'Ko . i .'^ *.i\.>l i.'.V liv'li| p.'iJ lOiill-.' \|N iK.^.'? . .'loi'VO^'Icli.* oV-hli- hrtii I \|N. .'•■io . ^. 'ioi\ 111.-.' *.^.\ii --.M-.\ iwx Ms. \/,/. v//. y: xvu. ni)in.j^ Ii''i.J . I. .^('. .rt.-.v .H\x...,.> III"'. jR.^ :i 'i t'.'pli.di. 1.-.. c*Vl ^lli.w.x 111! CF.J ■? t'll .. Hi. .1 fl,. I I ll fO "' l.V.4l.-| Pot >•! lO > IN cftq . li. vW<»«" I'll oi n »i» C*fpit I I ii ..I I 111 •T ^ 7 \' 'T • ■■ 1 Vr/ W/. V '. y/X. raAv.y.j.. I y ■A 0^liJ. I. '2 . cKvol«.oi.4.» Jal.iinlic.il' lis. 4L Hl^ V'AV/A y^Ay. r^iFJi^. t r 1 a . \, *~Sj I 1 1 lX 1 1 cA t «.V k*» rt. 1 1 tx tf • jo I 1 «x. » I S tfi«i.6. C'iixii.' c'>;.-cii.»L» I'prs. I N T O R N O A GIOVANNI MUSLERO DA OTTINGA Gli LETTOaE DI CIVIH INSTITl'ZIONI NELLO STUDIO DI PAUOD \ MEHORIA DEL M. E. CAV. EMMANBELE ANT. CICOGNA Negli anni decorsi ho iniplorala la benigna \ostra altenzione, o illustri colleghi, nello iidire il mio Ragionaniento inlorno alio anonimo Veneziano Aulore della Leandreide, poenia nel quale molti Veneziani erano ricordati. Oggi imj)loro non men favorevole la vostra pazienza per alciini cenni bioiirafici stosi inlorno a giovainm muslero da Oltinga, giureconsiilto, scril- lore del secolo XVI, e gia pubblico lettore di Civili Instituzioni nello Studio di Padova. La lama che in Germania si era egli acquistata colle pubbliche e private sue lezioni ; le vicende ch' ebbe a sofferire in Padova ed in Venezia ; i pro- tettori che fra molt! nostri patrizii ed altri di questa citta ebbe a trovare in quella circostanza ; la lunga serie de' dolti alemanni che furono o suoi disce- poli, 0 suoi mecenati, o suoi amici: serie che fornisce non pochi lumi alia Lelteratura Li|)siense e alia rimanenle del secolo XVI: tulte ([ueste cose mi consigliarono a parlarne. considerandole quasi un episodio della veneta lette- raria storia, alia quale, come ognun sa, ho senq)re procuralo di recare quel maggior lustro, che la pochezza delle mie forze hanimi permesso. Vil. 68 458 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, EC. (jiOVANNi MUSEERO trasse i nalali nel ^1502 (i) In Ouinga, piccola cilta (lella Gprmania. Suo padre Giorgio Muslero fu iiomo di onesla condixionc, il quale del 1538 era gia passato tra' piu (2). Giovanni, scorsa la trafila de'primi studii in patria, recossi a Lipsia. Era questa citta ancbe allora bella, amena, elegante e fiorente per mercatura, per ricchezze, per nobilla d' ingegni die da tutle parli vi concorrevano. Quivi il Muslero apprese Instituzloni Imperiali sotlo gl'illuslri professori /Indrea Camiciano (3) e Pietro Mosellano (4), aven- done prese eziandio dall' altro celebre uomo Filippo Melaiitone (5). Dive- nuto baccelliere del Diritto, alia cui professione avealo giudicato idoneo anche Claudio Canziuncula (6), grande ornamenlo de' giureconsulti e regio consi- gliere, gli fu appoggialo il reggimento della Scuola di san Nicolo di Lipsia. Antichissima e rinoinata fu questa Scuola delta jNicolaitana, poiche sonvi Let- tere di Bonifacio IX ponleficc datate da Roma del 1395, colle quali da facolta al senato Lipsiense di erigerla, quand'anche i monaci Tomani, cioe di san Tom- maso, se ne opponessero, appo i quali apparisce essere slala allora la educazione della gioventu e il dirilto di aprire ginnasii. E a credersi clic il senato abbia fino da quel momento approfiUalo della concessione ; ma egli e fuor di dubbio cbe nel 1510 si penso a fondarla, c che del primi direttori fu Giorgio Breit- hops (ossia BreidekopJ^ che fino dal \ 504 avea sostenule scuole private in Lipsia. Venne poi Corrado Pirckaymero (7), il quale vi presicdelte nel 4523; <• a questo succedette il nostro Muslero nel 4524, sebbene non avesse data opera alle sacre lettere, ma soltanto al dritto civile. E qui e a riflettere che a' suoi giorni non v' era legge, che fu poscia, di ammeltere in figura di retlori del ginnasio solamente quelli che avessero apparate le sacre lettere: che nessuna DFJ. M. E. C.W. E»DIANIJELE A. CICOONA 459 manicra di sludil era cscliisa dalla rc|;gcn/.a ddla sciiola. Da ci() avvenne rhe quel si'iialo crcbbe in di^nila c fania. in inodo da supcrare d'assai gli altri ma- •^islrali. o da fare clic |;;ran parlo dclla Crcrniania ripctessc da qiicllo cscmpio c consi^lin. II IMiislero dunquc, iiomo di sveglialo ingpgno, pronto, dotto, nalo ad edii- care e reggcrc la giovenlii, sobbene di nalura riistidielto, inqiiieto, torbido, di lingua libera e franca, ollenne dalla cilia di Lipsia i primi onori, inconlrata avendo lamicizia di pareccbi illuslri, siccome erano Giovanni Eckio de' piu celebri cnntroverlisti del suo secolo (8), Vincenzo Obsopeo poeta egregio (9). Giovanni Rii>io rettore e poela (10) ed allri. Fu spesso decano dell'ordine filosofico ; 0 sircomc era costume anche in Lipsia che qnegli che veniva creato rettore dell' Accademia raccomandasse se stesso con pubblica orazione agli udi- tori, cos"i il Muslero tenne un discorso, nel quale nell' atlo di ringraziare il senato percbe nel i524 avealo creduto degno di affidargli la civica scuola, non dimentica di esporre con deslro modo i proprii meriti nell' argomento degli stn- dll. La scelta che si fece del Muslero torno a maggiore sua gloria, in quanto che, se negli anni precedenti fiorente era la scuola, egli, trovatala per varie accadule vicende chiusa e deserta, aprilla e le diede, per dire cos'i, vita novella. K in iatli nel 1535 e per numero di alunni, c per severita di discipline, e per saggezza, e per ampiezza di doltrine era delle primarie della (lermania. fale luslro le veniva spezialmeute dalla gioventu Sassone, che dal Muslero ripetea la cullura deU'ingegno, e ch' era molto numerosa: esempio chiarissiino, quanto iuiporll a conciliare il decoro e la faraa de' ginnasii la destcrita, la vigilanza e la cclebrita de' maestri. Una maggior pruova di cio, fu la circostanza che dopo la partenza del Muslero, e dopo la partenza di Wolfango Meurero. rettore anch' esso idoneo e dotto chiamato altrove, fu d' uopo che la scuola deperisse del tulto. essendosene dimlnuito in seguito il numero de' discepoli. Presiedelle il Muslero dieci anni, cioe dal 1524 al 1535 alia Scuola Nico- laitana ; c contemporaneaiuente, cioe del 1530 alia Lniversita delle Arti ; pol- che non era cosa insolita in allora, che ai rettori della Scuola civica minore, ossia della NIcolaitana, fosse libero lo aspirare alia direzione dclla Universita delle Arti, ossia alia Scuola Maggiore ; cio che nei posteriori tempi ando in liisuso. Kiportata giii la laurea in legge, egli verso gli ultimi dell anno 1535, o a primi del 1536, part"i da Lipsia, e rccatosi in Italia fermo sua stanza in Pa- dnva. II molivo della partenza sua raccogliesi essere stato si per curare la 400 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, EC. inairerma sua saliile, s\ per fuggire la imporliinila di alcuni siiol credltoii : priiuipale pern fii qiicllo di frcquciUare qnclla cclcberrima Universita e di ap- profillare maggiormente nellc Icggi, menlre nel tempo stesso insegnava egli in privato le art! liberal! e i rudinienli della giurisprudcnza. E forse uno de' suoi creditor i era un colale Giannicola o Giannicolo (ii), il quale avcndo cercalo di metlere il Muslero in cattivo concello appo i suoi preceltori giureconsulli di Lipsia neir atto slesso in die cimentavasi a soslenerc gli esanii pel doUorato, ed invidioso dell' onore che Giovanni era per ricevere, ando vociferando per le strade e per le piazze scguito da una turba di scolari, avere II Muslero spar- lato pill volte di colore ch'esserc dovcvano i suoi esaminatori. Valentemente pero Giovanni portossi nel cimento, ed ebbe trionfo dagli stessl suoi discepoli. Comunque fosse, lamentavasi il Muslero di essere stato mollo sgarbatamente ricevuto in Italia, in quella regione, cioe, che da Plinio e chiamata literarum altricem, e conobbe pur vero quel detlo : nullam calamitatem solam : imper- ciocche appena giunlo in Padova non pochi infortunii sofFersc. Erasi egli accon- ciato presso nn albergalore di studenti, col mezzo di un giovane tedesco gia scolare suo, allorquando gli venne grave malattia, che per ollre un anno lo alflissc. Non ancora di questa perfettamcnte guarito, qiicllo albergatore col gio- vane tedesco fuggi rubando i danari ancbe del maestro ; e avvisatine gl' istraeliti e gl' incaricati dal magistrato, furono tosto alle case ov' era Giovanni, e porta- ron via indistintamente e letti e libri e mobiglie, e qiianto trovaroiio, per li de- biti nei quali tanto 1' albergatore, quanto quel giovane s'crano immersi, prima ancora che il Muslero a Padova giugnesse. A cio arroge che nella occasione dello ingresso del podesla di Padova Nicolb Moceiiigo (12), che fu del i 536, un malandrino tagliaborse chiamato dal Muslero cruwenisecani, gli rubo la sua, mentrc stavasene ozioso ammirando le inscgne Mocenighe, e le immagini degli avl di questa chiarissima nostra famiglia, che in quella pompa solenne precede- vano il podesta. Ignaro altres'i della lingua italiana, e degli uomini e de' luoghi, stretto dal bisogno, andava il Muslero rintracciando protettori, quando France- sco Rupilio (13) e Giovangeorgio Paungartnero (1 4) n'ebbero compassione, 0 cos\ le calamita sue alleggerirono che, per sua confessione, non mai per r addietro visse piu soavemente. Imperciocche di quella rinomatissiraa casa Paungartnero, celebrata in alcuni suoi individui ancbe dal famigerato Erasnio da Rollerdarno (15) ebbe a discepoli Da^'ide (i6) figliuolo del suddello Gio- vangeorgio, giovane amabile per deslrezza d'Ingegno, al tutto regale, e di acuta DEL M. E. CAV. i:>C\IAMJi:LK A. CICOGNA 46d mi'mori.i 3 Daniele (i7) stio fralello, posalo, soave iiel parlare in mi era a du- bitarsi se fosse piii modcstia die candore, e del quale diceva : Gratior est piil- chro veniens in corpore I'irlus. Poscia ebbe a discepoli Ferdinando (18) c Ber- nardo (19) fij^liuoli del conle Gabricle (\' Or/enburg (20) di iion meiio magni- fica slirpe e d' indole generosa. Ncl tempo stesso otlcnne in Padova ad ammae- slrare Fi7/ppo a Mauris (21), cliiaro per lo splendore della naseila, clie venne a lui raccomaiidalo da Giovanni Fabri vcscovo di Vienna (22) ; Cristofoiu SchroU (23) nj^liiiolo di Acazio (24) ; Lucu Remo figlio di Luca seniore ciw ladino di Augusta (25), e con esso Paolo (2C) e GugUc.lmo Remi (27) ; Se- baldo Rechlingero ottimo e sludioso giovane (28) ; Leopoldo (29) ed Eustu- chio Lanjfncri o Laujfneri (30) nobili fralelli a' quali insegnava nelle ore clif inolti consacravano a! passeggio; Federico Pieschio (M) rompagno assiduo negli studii al Maugis, e oltra cio eccellente nell' arte musicale. Ma non In cos'i avveduto il Muslero per sapersi conservare a lungo nell aini- cizia, 0 a dir mcglio, nella protezione de' Paungartneri e dei conti d' Orten- burg. Narra egli stesso, quanto al suo parlire da' primi, che un colale dipen- dente dalla casa Paungarlner^ ch'egli con finto noma chiamava Petruccio (32). invidioso die da qnelli e da altri distinti personaggi fossero comraessi alia cura del Muslero i figliuoli, ando dicendo male di lui, appo i protettori suoi, ed eziandio per h. strade e per le piazze e per li ridolti di Padova, e spezialmente nelle societa alemanne, esagerando. avere Giovanni fatlo nascere familiari discor- die tra i Paungartneri, poco saperne di dirillo civile e canonico, occuparsi piii in cose di domeslica economla, che delle letterarie, e della giurisprudenza; cssere rozzo e rustlco nelle maniere, mordace, e cio che piii importa reo d em- pie scritture. Tentn Giovanni di giuslificarsi da luUe o dalla maggior parte di codestc accuse, e il fece in uno de" suoi opuscoli inlilolato Apologia riistica (aggiunto lolto dal nome di rustico che eragli stato dato) : ma cio raalgrado non pote rimettersi, per quello che apparisce, nella grazia de' Puurigartnert. L similmente e a dirsi, quanto a' Conti {\ Ortciiburg, appo i quali un JMcolbPriol- lo (33) gia scolarc del Muslero. poscia iniiiistro de' conti slessi, uomo in alcuni studii erudito, ma nescienle de' piii che dovrebbero sapersi da clii la giovenui prendc ad ammaestrarc, voglioso di essere solo nello addottrinamcnto de figliuoli del conte d' Ortenburg, opero s^ che se ne levasse il Muslero. Non ommise questi di produrre le sue difese in un Consilium scholaslicum. che forma parte de' suoi Oj)uscoIi. dicendo. che il motivo della vendetta di colui fu per avergli 462 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO nej;ato un proslilo (li sessanta coronati. lo non ammctlero certamenle ognuno di quesli inolivi. Che il Muslero sapesse il fallo suo nello insegnarc le belle Ictlere. e i principii della giurispriidenza, il provano le cose teste dette della Scuola Nitolailana da lui cou grande lama sostenuta. Che avess' egli degli invi- diosi, i qiiali procurassero di scacciar lui c collocar sc nel suo posto, e facile per la sperienza die ne abbiamo talfiala anche a' nostri giorni. Ma atlribul- sco io piuttosto la sua caduta alle aspre maniere, al carattere difficile sortito dalla natura, che puo agevolmenle aver fatte nascere le vantate domestiche discor- die; e principalinente ad alcune espressioni contenule iiei suoi scritti, le quali, a dir vero, non son consone in tutte parli alia cattolica dottrina, siccome la se- rie delle cose che qui sono per soggiungere puo dimostrare. Per concessione de' rettori della Patavina Universita potcvano allora anche gli scolari, peru senza stipendio e per solo esercizio d' ingegrio, dare pubbli- che lezioni di civili islituzioni (34). IJno di questi si fu il Muslero, il quale per favore anche de' /'rt«/?^fl/-//?m nel 1536-1537 aveva ottenula questa cat- tedra. Tenne pertanto la sua prima prolusione in lingua latina intorno all;i convenienza di unire gli studii della giurisprudenza con quelli delle liberali discipline, e ne riporto grandi elogi. E convien dire ch' egli fosse assai forte nella cognizione delle lingue greca e latina, non che nella filosofia e nella me- dicina, se propose alcune qucstioni al celebre Lazaro Bonamico (35), il quale convenne talora nel suo sentimento ; e se co' filosofi e coi medici discusse piu volte nelle cose all' arte loro pertinenli. Contemporaneamente aveva Giovanni composli pur in latino allri opuscoli, ed epistole a varii dirette, e tutte queste cose aveva negli ultimi mesi dell' anno 1537 consegnate in Venezia al tipografo Giannantonio Nicolini da Sabbio, perche ne Intraprendessc la stampa, Frattanlo un tale, che chiamavasi Magno Grubero (36), dottore in malc- matica e giureconsulto. il quale era succeduto al Muslero come precettore ai figliuoli Paungartneri, e che per questo motivo era mal vedulo da lui che il di- pingcva quale seminario d'ogni discordia (podagricosaque vini placentarumrjue pernicies GruberusJ, avendo potuto furtivamente avere nelle mani, e leggere il manoscritto del Muslero, recossi all' abitazione di esso nella prima domenica dell anno 1538, lamentandosi di essere in quel manoscritto nominato anch'egli. E sebbene rispondesse il Muslero che nulla v'era di ofFensivo a lui, pure fece girare lo scritlo, e a voce sparse dappertullo la cosa, ne scrisse anche in disrapito, ne ebbe riguardo di giudicare essere quel libro degno del fiioco. DEL M. K. CAV. KMMANUICLE A. CICOGNA 463 Quesli roilaini a mezzo (ii qiialche zelantc ptTsoiia, innanzi die iiscissero dalla stamperia >^\\ opuscoli, aiizi prima die ne fosse compliila la edlzione, perven- nero a Vicenza, e propriameiite all' orecdiio de' Ire cardinali Lorenzo Cam- pcggio^ Giacomo Serinonetta e Girotaino Aleandro, i fjuali erano slati nel i537- •1538 da Paolo HI scelti a siioi legal! al Concilio da lul iiidelto in qiiella cilia per le cose di religione (37). Essi accusarono 11 Muslero come sospetlo di eresia a Girolamo Verallo Nuncio ponlificio in Vcnezia (38). Da allri poi fii nel tempo slesso denuncialo al Consiglio de Qnaranla, e poscia ni Decemviri, e colla voce e con una memoria scritta in Padova, nella quale onoravano il Muslero de' litoli di mendace, ribaldo, pollrone, asinaccio, Jurfante, fiol di un calii;aro; non senza aggiungere il nome di famosi a' suoi opuscoli nel senso dilfamalorio, e non senza eccitare conlro il iMuslero anche 1" oralore cesareo in Venezia don Lopez a Soria (39) e i signori GrarwelU (40) figliuoli del grancancelliere cesareo. Avvisalo di cio Giovanni, chc stavasi tranquillo in Padova. ignaro di quanlo minacciavasi conlro di lui, fu consigliato da laluni a sollrarsene colla fuga ; ma egli inlrcpido rispose a costoro : cK egli padre di que' libri o voleva liberarli dalla prigione, o pcrire con essi. Balzj dunque a Yenezia, e siccome in queslo mezzo erano stale da Bartolornmeo Negro (41) capilano de' Dieci asportale dalla slamperia tulle le copie, cos'i com' erano imperfette, gli con- venne presenlarsi pin volte inlerpolatamente e al Nunzio apostolico, c agli Av- vogadori di Comun, e al Consiglio de' XL, e al Consiglio de' X e alio stesso principe, e rendere ragione su lulli que' passi de' libri slessi ch' erano gia stall segnati siccome contrarii alia caltolica disciplina, o in qualsiasi modo ofFen- denti. quanto alia istruzione, le massime della Hepuhhiica. Molli iutanlo erano i discorsi, die dagli sfaccendati andavansi facendo in causa s'l clamorosa. JNe e a maravigliarsi essendo nolissimo die le accuse e allora e poi di luteranismo parlicolarinenle conlro quelli nati o dimorali molto tempo in Germania, erano frequenlissime (41 a); e basti fra i nostri cilare il dotlissimo cardinale Gaspare Conlarini, il celebre Batista Egnazio. Ahise Priuli vescovo di Brescia, Giovanni Grimani palriarca di Aquileia, ed allri : e fra i forestieri Giovanni Morone vescovo di Modena ch" era slato nuncio in Germania, Egidio Foscherari suo successore, Reginaldo Polo cardinale. ec, i quali lulli, se non poterono fuggire le accuse, polerono pcro indubbia- meute provare la loro innocenza. Pero fondale erano quanto al ^Juslero, il 464 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, FX. quale, se non apparteneva a quella sella, ne dava pero grande sospetlo, c giii- slamenle contra le scrilture sue stavasi per procedere. Alcunl pertanto opina- vano che quesli libri non si dovessero corrcggere colla aculezza delle argomen- tazioni, ma distruggere col fuoco, e punire il lore aulore cr>l carcere e colle ratenc;e spingendo piu ollre il giudizio avrebbero allrl voluto che I'aulore stesso fosse bruciato ton quelli, e cio si facesse al piu preslo possibilc. Giovanni pro- euro di dif'endere la propria causa davanti al doge Andrea Grilti e al Senato con una orazione lalina, nella quale, siccome egli dice, giustificavasi delle dale- gli accuse, principalinenle dello avere lodati uomini neinici capitali della catto- lica religione, e di averne offese le leggi. Ma sebbene nella lavola premessa ai snoi opuscoli abbia proraesso di pubbllcare e quesla orazione e una analoga cpistola al noslro Egnazio direlta, pure non si videro alia luce ; e quindi non sappiauio veramenle con quali argomenli abbia egli preleso di giuslificarsi. Sap- piamo bens\ che poco pralico conoscendosi della lingua italiana, dovendo, piu assai che nella lalina, in quella parlare in faccia Ilaliani, ebbe ricorso a qual- che valido difensore. Era in quel tempo de' priini giureconsulli nel venelo foro Girolamo Gi- gante (43), il quale essendosi accorlo che il Muslero davanti agli Avvogadori di Comun non sapeva bene esporre le proprie giuslificazioni, gli promise di difenderlo. E il fece con tale im[)egno, che nacqne sentenza favorevole a Gio- vanni, e fu ollenulo il privllegio di permissione per la stampa rilascialo dal doge Andrea Grilti e dal Senato w.A 10 seltcmbre 4538 (43). Ma piu che difen- sore gli fu amico il Gigante, poiche era presso che continuamente con liii, adaltandosi persino (come altesta il medesimo aulore) di clbare col suo clienle le lave e i legumi porlali dagli orti alemanni ed ilaliani. Nee a passare sollo silenzio un Iratlo nobile di queU'avvocato. Finila la disputa il Muslero voleva dimostrare al Gigante colla voce e co' danari la sua gratiludine. Ma l' avvocalo dissegli: " Siccome bo rifiutati gli anelli d' oro che Iratti dalle lue dila m' offeristi >> allorijuando il capitano grande accompagnalo da una schiera de' luoi emoli • asportava dalla officina lipografica al palazzo ducale i luoi libri, cos'i voglio » che I'oro tuo appo di te rimanga. Queslo solo io chieggo che lu mi doni » queir essmplare dell' opere tue che per mio mezzo li fu restituito decoralo » del privilegio ducale; e che tu aggiunga a' luoi scritti (li quali gireranno per . liiito il mondo) la nolizia di quello che io feci per te, e la significazione del ■> grato lao .inirao verso di me. « E promise eziandio al Muslero di far men- DEL M. i:. CAV. EMMANUi:i,K A. CICOGNA 465 xlone (1! f|iie.slo avvpiiimenlo In iiii volume die iiitonio al {^Iiis-cIvile slava scrivendo (44). Noil mi coiisla se il j:;iii(li/.io prolerilo dalla aiilorila civile abbia lasciali Jiilatli i libretti, nulla avendo trovato in cssi che offendesse le leggi o la mac- sta del principe. lo credo pero rhe s'l, perche il Gi|»ante chiedeva, come si e teste ndito, I' esemplare al Miislero rcstiliiilo intPf!;ro ed asso/iilo. Ma tale gin- (ll/io non bastava certamente al Nuncio apostolico, cui piii che la parte poli- lica, la ecclesiaslica doveva interessare. II Nuncio avea gia sotto gli occhi le operette del Muslero, e sebbene occiipato in altri gravissiini argomeuli. ne andava facendo attenta lettura. Kgli non le trovo tali da doversene pioibire la circolazioiie ; pero, prima di decidere dcfinitivamente, col consenso del Con- siglio de X, demandn al suaccennato illiistre sacerdote Batista Egnazio X ac- ciirato esanie tie' libri ch' erano tuttavia integri (45). Quali clogi faccia di quel- r uoino il Muslero non e a domandare. Lo cblama colonna della giustizia, per- sonagglo di gravita senile condita con giovanile alacrlla, di sincero e non mai simulalo ciiore, eloquentissimo in Italia, aggiungendo essere studionim el pie- tatis antisiitem, cujus ease vel confodi, ac omnino perire glorlosum fuisset. E non c mica ch'egli lo encomii perclie sia stato mite nel correggere i snoi opu- scoli; clie. anzi con qnella cosciinza che devoiio adoperare in questi delicati casi gli iiominl verainente religiosi e cattolici, vl esercilo sopra gravissima ccnsura, e dalle mani di lui furono alcune cose cancellate, altre introdotte, allre levate affallo, v. di quelle ezlandio che il Muslero non avrebbe mai cre- dulo olFendere i ben dovuti riguardi di religione. Cosicche venne necessaria- mente a rendere non solo imbrattato di nerissimo inchiostro da stampa il volu- me contenente gli opuscoli, ma altres'i di pin pagine mancante come dal primo rarissimo e dal secondo raro esemplare si pun riconoscere. Quali pol sieno le cancellature, qiiall le cose levate, vedremo fra poco nclla cnntnora/.ioiic degll opuscoli slessi. Nella revisione ebbi; mano eziandio 1' altro letlerato Gioi'anni Giiistiniano cretense (46), al quale andando in villa 1 Kgnazio afiidava la revisione dc' libri da stamparsi. II (iiustiniano, csaminati attentainente gli opu- scoli musleriani, ebbe a dire allautore: Mo/ti, g/usla Orazio, parloriscono sorci ridlcoli facendo i'ista di dare alia luce de! mostri grandi : ma tit tieni nascosto eulro di te assai piii di qtiello che proinetii nella fronte. Non conlento pero ancora il legato pontificio, deferi un nuovo esame de' libri ad altri due dotli nostri, cioe Bernardo Giorgi o Zorci oratore e poela (47) e JSicolb Rossi VII. 59 466 INTORNO A GiOVANM MUSLERO, EC. soprannnminato Eri/reo, giurcconsiillo (48) ; e sembra allro non aver ossi fatto clie confiTinare quaulo ne avea dello e fatto 1' Egiiazio. Approvate dunqiic dal Nuncio quelle corrc/.IonI, nulla avrehbe piu ilovulo opporsi alb libera circolazione degli opuscoli : quando un sacerdote recossi ai Decemviri, implorando cbe si brnciassero gli esemplari ancbe correlli, e che r autore nondimeno fosse gravissimamente punilo. Chi fosse il sacerdote, non si sa, ne il Mnslero, per convenicnli rignardi, palesa il nome. Buon per lui, che nel veneto patrizio Nico/b Zeno, giovane di amabile natura, cui, come Savio agli Ordini, spettava Inlteriore conoscenza dellargomento, trovo nn vali- dissimo protctlore c difensore (49). Lo Zeno officiosaniente racconiandollo al principe e a' decemviri, e a' savi, e ad altri prestanli uomini dclla Repnbblica, cosicche non piu dotlore alenianno, ma clienle del magnljico Zeno era cbia- malo. Condusselo qua e la per le sale e per le stanze del ducale palazzo, inlro- ducendolo anche in que' sacrarii che a tutti non erano aperli. Cotanta benivo- lenza fece esclamare al Mnslero : avere lo Zeno imparato da' suoi viaggi nella Tracia e nell' altre regioni visitate non solamente il costume e Ic leggi de' po- poli, ma s\ ancho, non ignaro de mali sojferti, a soccorrere i miseri. Anche ad altri rinomati personaggi nostri erasi efficacemente raccomandalo il Muslero, fra i quail fu Andrea Francesclii grancancelllere (50), Barto/onimeo Coinino secretarlo del Conslglio de' Dieci (51), Nicolb Sagundino (5:2), Lorenzo Roccii, che fu poi grancancelllere (53), Vincenzo Riccio quegli che cbbe molto merilo nella fondazione dell' Orlo botanico in Padova (54), Alessandro Buse- nello (55) e Pietro de Franceschl, tulti e due segretarii (56). Esperimento a suo favore eziandio la solerzia di Vincenzo Malaspina celebre giurisperito (57), di Pietro Voipe (58), di Vellore Faiislo pnbblico Icttore di greca lingua, e matematico insignc (59), dl Gugliehno Filandro francese, nom dotto, assi- stente agli studii di Giorgio d' Arinlgiiac vescovo Ruteno ed ambascialore di Francia in Venezia (60-61). Ed oltre a qucsli ebbe consigli da Girolamo Ur- bani avvocato (62), da Gianfrancesco da Porto o Portano avvocalo e sindaco della comunita di Pordenone in Venezia (63), da Oltaiio Stefani asolano detto Filotimo, elegante poeta (64). E finalmente perche la cosa avesse sol- lecita fine non dubit'i d' invocare 1' aulorita di Pietro Bembo chiaraato da lui Apollo nel regno delle muse ; o Gioi'e fra gli Dei (6.5). Dnrn ollra sei mcsl tale controversia, finita la quale, pole Giovanni ricu- perare i suoi libri colic indicate cancellature. In que' sei mesi trattenutosi sem- DFI, M. F.. CAV. KMMANUELE A. CICOGNA 467 pro in Vonezia, fii accarezzato cd accollo con sommo amore da' dolli uomini di alciinc case patriiie, fra le qiiali v^Vi in genere rammenla i Giustiniani (G6), i Bernardi (67), i Loreilani (68), i Soriani (69), i TIepoli (70). i Fuscarini (74 ), i Ven'wri (72), i Cappelll (73), i Po/ani (74), i l.ioni (75), i Dandoli (76), i Camtli {11), i Nui'afreri (78), i Morosini (79), i Minio (80). i Ferro (81), i linrharifrhi (82). i ycndrnmini (83), i Valaresso (84), i Longhi (85), i /Jo/- A//// (iS6), i Taf^liaplflra (87). e quesli tulti il Aluslcro csalla qiiali Deitd, in falto di siwiezza politica e di letteratuni. A cosloro egli aggiunge i Cukerani; ma non era dcUa classe palrizia qiiesta casa (88). Parlando poi de' snoi Icde- schi, tu per liilto quello spazio ospile appo i negozianli in quella magnifua casa (die' cgll) ove i Germani tengono il loro emporeo. Intendc il Fontieo, c he poclii aniii prima era slalo fabbricato col disegno di nn loro ronnazionale (89). E grandi aiiili avea Giovanni ricevulo da" Fiiggeri, la cni liberalila verso di lui egli encomia chiamandoli lumi chiarissimi della Germania, conse.rvutori delle leltere e degli onesti studii, non altrimenti che a'suoi tempi I italico Me- dici rese chiaro il suo nome per ai'ere conservato le liberali discipline (90) ; e prende quesla occasione per ricordare e ^wzflrt.:;/o (91), e Apiano (92), celebri scritlori favoreggiati dai Fuggeri. Fa poi menzione di Antonio Kolb altro tedesco vcnerando per 1' esperienza di moltl anni e prinripalmente ragguarde- vole per cognizioni di economia. rol quale csercitavasi in filosofici raj^iona- menli (93). Avrebbc voluto il Mnslero, dopo ottennta la restiliizione de' libretti, rhe da taluni bruciati bramavansi, fare solenne vendetta contra costoro con I' acu- ho della penna : ma 1' Egnazio il persiiase a deporne il pensiero. Gia abba- stanza r autore se ne vendicu In molti brani di tiilte le opera sne, c spezial- menle nelle epistole narrando agli amici e protettori suoi tutto 1' avvenulo, e dicendo che se avea Irovati tre liligiosi (iitililigatores), cioe Petriiccio. Priotto e rirnbero, avea trovato altri tre che il dilcsero solennemenle, cioi; Egnazio, Filandro. Filotiino. Dallepoca incuiebber compimento i travagli del nostro Mnslero, die In ml setlcmbre 1 538. fino all'anno 1 540, non trovo particolari notizic di Ini. Da alcune lettere sue e di altri apparisce che lalnni, ai quali dava ragguaglio della vicenda, lo cccitassero ad abbandonare e Padova e Venezia, per soltrarsi ad ulteriori disgnsti, e recarsi a Bologna, a Koma, a Napoli. Gasparo Bornero (94). da lui cliiamato insignc non solo ncll arte di ammaestrare la giovenli'i. ma nella 468 INTORNO A GIOVANNI MUSLKUO, EC. pleta e nella coji;ni7-ioiie (lef:;li sliidii siiblimi o delle lingue, 11 persuadeva a prefcrire Bologna, nella (\\\Aii Andrea ^l/clalo (95), ornamento niassimodc'ginreronsiilti, era precellore, e die confortava il .Mnslero a niostrarsi siiperiore e coragj;;ios() nel sostenere 1 lelterarii suoi dissidii. Ma Giovanni, benciie avesse desiderio di recarsi cola, se la fortuna o la liberalila di alcuni gliene avessero somministrali i raezzi, non v' andn, conlinuando a stare in Padova per consiglio di altrl snoi amici e palavini e forestieri, fra i quali egii contava Francesco Lucio Duran- iino (96), Gioi'onni Ficardo (97), Damiano a Goes (98), Marco Manlo^'u Bena^'ides (99). iSeir anno dunque 1540 Irovo, da quanlo dice il Facciolati, e con mag- gior esallezza una erudila lellera addirizzatami in quesli giorni dal ch. profes- sore Antonio Valsecchi, die a' 24 di agoslo di quell anno Giovanni Muslero, 11 quale negii anni addielro aveva per suo esercizio insegnate Inslituzioni civili, fu eletto, collo slipendio di fiorinl 50, alia seconda cattcdra del Decreto, non dal senato veneto, nia dagll scolari, cui, come osserva 11 Valsecchi, sembra spettasse la noraina del professorl che non avevano stipendio superiore a dettl cinquanta fiorini. Soltanlo pero nel d8 ottobre dell' anno stesso coniincio a leggere pubblicamente dopo dl avere recitata I'analoga orazione inaugurale. Dal 21 agoslo 1541 al primo novembre 4 542 egli tralascio di leggere; e frattanto gli furono surrogali, prima Giannantonio de Raveslo, che per motlvo di salute depose 11 carico ; poscia Giuseppe dall' Olmo bergamasco ; da ultimo Pomponio Maranta, in luogo del quale fu di nuovo chiaraato 11 Muslero alia stessa lettura. Ignorasl per quale motlvo In quel perlodo abbia Giovanni ccssalo dallo Inse- gnamento ; ma forse fu per caglone di salute. Ptiprese la spiegazione del De- creto nel novembre 1542, cessi) dalla lettura nell' aprile 4 543, dopo avere ottenuto da' Fiirormatori dello Studio con leltera 23 aprile di quell'anno diretta al capitano di Padova (ch' era allora Giacomo Duodo) il pagamento del suoi stlpcndii. Questa lettera, se atlesta da una parte essere 11 Muslero dotto e bene- merlto di quello Studio, fa pruova dalfallra del blsogno in cul versava e della volonta ch' egll aveva di partire da Padova, e ripatriare. Ma io non avrei diffi- coltii di credere che non partlsse egll volontarlamente, ma quasi costretto fosse ad abbandonare e quella citta e 1' Italia ; e clo per la lingua sua mordace, e molto plii per le poco sane dottrlne ch'egll forse andava spargendo, per le quali molti nemici, inassimamente ecclesiaslicl, s' era procacclati. In fatti alcuno che dl lui ha parlato pone in dubbio se 11 Muslero propendesse al parllto Innova- DKI, M. E. CAV. EMMANUKLF. A. CICOGNA 469 lore, 0 se fino dal [Jiincipii) vi fosse dedilo, e che limjjo tempo cclasse c dissi- imilassL' il siio seiiliininlo in (|ueslo proposilo. Ma (pialniiqiie fosse il vero iiio- tivo della sua ccssaziom,' dalla caUcdra in Padova, e certo che rilorno la Lipsia, non lanlo per la liincnibranAa di (]uel luogo clie fn paleslra de' suoi sltidii j^io- vanili, c ciilla della sua lama, (jnanlo per le vicende in Italia solferle. Passu in Lipsia il riinanente della sua vita iielio insegnamento, e venue a morte nel di 20 novembre dell' anno 1555 (400). Da (pialclie passo delle opere sue rilev.isi flie fosse niaghero cd esile di corpo. Inlatti nclla sua orazione narrando le iiiiuicizie de' suoi scolari, e come uno di cssi avea giurato di ucciderlo, dice che Irovo in Venezia cd in Padova chi prese a difendcrlo : Corpiisculi hiijus non pprinde rohnsli tutelam susce- pluros contra qurnwis hostcm invpiii. \\ in allio silo ricordaiulo il ritrallo che gli fece nn Cristojoro iSlueUch o ]\[ulich (101) rassomigliante alia nielanconia, godeva die i suoi discepoli Paungartneri non lo avessero veduto ne furle illi coiispeclum meum honeant. Avea fratello Giorgio Muslero (102), precettore privato anch' esso, che in Padova attendeva con (Tiovanni alio studio del gius civile, e che ebbe Ira gli altri cola a scolari Leonardo ed Andrea TVelse- ri (103). Malteo era un allro fratello di Giovanni, senatore in Conebur- go (104), e Sebastiano terzo fratello, del quale dice cli e piii felice nel pro- c re are de' figVnioli die industrioso nel conservare la propria salute e le proprie SOS tan ze (1U5). Fu lodalo Giovanni da Batista Egnazio in una epistola iuipressa nell'ope- relle musleriane, nella quale giudica essere bellamente accomodato alia capa- cita de' giovani il metodo tcnulo dal Muslero nello insegnare ; dal suddello Guglielnio Filundro, che lo esorlava a non temere i suoi avversarii, dicendo con Cicerone : Nihil tarn esse sanctum quod non sit obnoxium caluinniae ; e principalmenle da Oltai>io Stefani pur teste menlovalo. con latini dislici nei quali dice in soslanza che il Muslero dimoslra la vera slrada per imparare le sacre leggi e il dirlllo civile, e con una epistola pur latina all' Egua/.io in data 13 agosto 1538, nella quale diplnge il noslro Giovanni come inlegerrimo, nel- r una e neU'allra lingua versalissimo, perilo nclle arti e nella medicina, e nel diritlo civile v. canonico. Ma, quanto alio slile nclla lingua lalina da lui ado- |tcralo, i dotti giudicarono la sua dicitura non grave ne squisila, e che sa di fango anzi che no. Pur lultavia osservarono csservi (come delle arene d oro in un gran fuime) dei luoghi che leggonsi anche dal lalo dello slile con piacere. 470 IN'TORNO A GlOVANiSI MUSLKUO, KG. I'.^ll [loi li;i II (lifoUo dl ripetcre molle c molte voile lo stesso concetlo, e di dar corpo, oslenlaiulolc, a molte bagalello : ma cio gli si piio perdoiiarc, perche c'osa comune agli scrltlori clie apitrozzano pin del dovorc Ic proprie cose, o che scrivono mossi da odio c da rancore conlro chi per qualsivoglia cagione li ha offcsi. Oltre varii cataloghi di libri clic rcgistraiio (quasi tiiUi seiiza averli veduli non che lotii) gli opnscoli musleriani, attesla la loro graiide rarila, ne parla- rono di proposito tre soli aiitori, cioe : i.° Cristiano Glotlob Hallaus, nalo in Lipsia nel 1702, niorlo del 1758, uomo bene versato nelle anlichila germaniche, e gia retlore del la Scuola Nicolaitana. 2." Gianjacopo Heiske. De rebus ad scliolain civicam quae Lipsiae ad D. Nicolai est, pertinentibus ec. Lipsiae ex ofTicina Langenhemia 1 759, 4.° 3." Giovanni Gotllob Lunze, a p. 7, 8, 15 del libretto Academia veneta seu Delia fama^ oy&T^Viv\ai della Scuola Nicolaitana (Lipsiae 1801, 12.°) .E qui e certamente necessario il ribattere un brutto giudizio proferito dal Lunze, il quale avendo conosciuta dall' opere del Rluslero la buona accoglienza fatta a lui dai Veneziani anche quando cadde in sospetto di eresia, disse, che siccome le buone lettcrc appo i Yeneti fnrono sempre in onore e di sommo pregio, cos\ anche la vera doilrina della religione (mi fo lecito ripetere le sue parole) indii'isa compagna delle letlere appeua prodolta in lace da Lulero, Zuinf!;lio e Cah'ino, trovb non pochi Irci Veneziani fautori e seguaci, e che i forestieri in Italia che quella professano non altrove piii giusta sorte e.sperirono che in Fenezia^ e spezialmente appo il principe di quella repuhhlica. Che si fosse pill volte lentato d' introdurre il luteranismo anche in \ enezia nel secolo XVI, massime per opera di Malteo Flacco illirico, di Pietro Paolo Vergerio, di Ber- nardino Ochino e di allri, e certissinio, e basla leggere lo Specimen Italiae re- formatae. di Daniele Gerdesio, le Amoenilates literariae dello Schelhornio, ed altri. Ma che slasi dal principe e da' magislrati favoreggialo, e falso, come ognun vede anche dal solo esempio del Muslero, le cui opere furono ben bene scrutinate, cancellate, correlte per ordine di chi professava e professo sempre scrupolosamente la cattolica religione. Che se pol fu bene accolto dai Veneziani, cio fu effelto di quella cortesia che massime verso i forestieri di qualsiasi reli- gione o selta, i quali qua si rifugiavano, o per aiuto o consiglio ricorrevano, 0 per coramerciali inleressi slanziavano, fu sempre connaturale a'Veneziani. Ma DKL M. E. C.W: EMMANUF.LE A. CICOGNA 471 gia intorno a qiicslo arji;om('nlo (IcH'cresia, [larlu saviaincnic, da j)ar siio, il llo- manin a pag. 329 e sej^iieiili del \(jliiuie V ddla Sloria Vcncta, riporlaiido a p. 548 e seg. i piu iniporlanli decrt'li della KopubLlica in materia d'ere- tici ; da' ([uali jiiir cliiaro si vede, com' essa iiivij^ilassc perche non si propagas- sero iiegli Stali suoi le miove dotlrine, c ueordinava e processo e gastigo conlro i novatori, sempre pero roii cpiella priidenza ed awedulezza colla quale per lanli secoli regolo nelle malerie anclie religiose il siio governo. Passo ora a descrivcre: i.° I due csemplari da me possediili degll opiiscoli dl Criovaniii !Muslcro. 2.° Gli opiiscoli die in ameiuliie si conlengono, colla indi- cazione de' passi che lurono dalla censura cancellali. 3." Alcuni illuslri dal Mn- slero ricordati, ollra quelli die sparsamente Irovansl nelle soggiunte annotazioni. I. La raccolta di^gli opiiscoli di Giovanni ISlusIern impressa in Venezia una sola volla nel 1538 da (ilovanni Antonio Nicolini sabiense, e rarisainia nel- r esemplare priino che usci dalla slainperia non ancora compiula la edizione, poiclie finisce alia pagina 464, e colle parole: modo apiid coniiles jam. Ed e pur rara nell' esemplare secondo, cioe in quelle die mutilato e imbrattato di nerissimo inchioslro da stampa fit messo in circolazione, e che ha il privilegio ducale in principio e la data in fine. II motivo di quesla rarila devesi ripelere forse dalla pochezza degli csemplari lirati, oppure dall' anatcma proferito dalla Corle Komana contro ddl'autore, ilcui nome fino dal 1564 fu registrato nell'In- dice. II prima esemplare non ha alcuno emblenia snl fVontispicio ; ma il secondo ne ha allusivi alb; viccndi- dal Muslero solFertc per queste sue operctte. Esso comincia : En tandem libcllus ex ctiptivilutis tenebris, (piasi ah orco in liicem a Venetis principibus rei>ocatus privilegiocpie aiictus. E i molti all'intorno. Ad Hebr.XIII. Non habemus hie permanentem cit'iiaiem, sed futuram inquirimus. Hostis, quid? nisi per petua t-'iriulis el g/oriae materia P L"im[>rcs3 poi incisa in legno sul frontispicio rapprcscnta due bastoni, segnale di peregrinazione, incrociati, o intersecali da una conchiglia con sollo le sigle I. M. D. (loannes Muslerns Doctor). Egli slesso spicga nell' Opiiscii/uruin liluris questo embleina, dicendo, che tiitte le cose sono ludibrio di qitcsta nionientanea tita, dalla quale come da teatro e dajavola ognuno de^e parlire ; e che come le com- 472 INTORNO A GIOVANNI MUSI.ERO, EC. pui^nii' pel/egrirnmdo a san Jacopo iransitavano scnza diinora i liioglii, le cilia e le iHle, cos) giusta /' awicendamenio di tulle le cose, dobbianio inu- tare (juesle sedi, secondoche eleganlemenle scrisse Lucrecio : Vltaqiio maiici- pio niilli datiir, omnibus iisn. ^[a alli; pag. 16 e i7 tlcUc epislole allri tluc einblcini cl sono Inlagliali in legno, (! 1 aulore spii-gandoli dice : Siccome quest! nosiri libretti lanto contaminali, laceri, mutilali, la dejoriiiita low in nessuri i/iodo possono nascondere, cos) io bisognoso igliarsi poiche questa scirila opera (cioc della istiluzionc della gioventCi augustana) proniossero coi loro pii c prudenti sludii in casa, e colle concioni ne' templi e nelle scuole gT illuslri bandi- tori della parola ei'angelica . Bucero (IH), fVol/arlo (112). Muscu- lo (113). Eldn (114), VP'orslemio (115) cd allri. Questa orazione e cor- redala di parecchi scolii da Filippo a Maugis. uno de' migliori disccpoli del Muslero, nci quali va spiegando alcune vori greche sparse dal maestro qua e la in essa, alcune maniere laline. similitudini. cc. i (piali scolii dalla pagi- Yll. GO 474 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, EC. na 1 63 alia i 73 manrano nel primo osemplare, c sono soltanto nol secondo prcmessavi una letlcra del Maugis al lettorc datata da Padova 3 gen- naio 1 538. III. Epislolae scholasticae Joannis Musleri ac suoriini discipulorum. Sono otto dalat(; tutte da Padova non poste cronologicamente, esscndo la piii vecchia del 6 genniiio 1536, e la piii recente del primo giugno d538. Sono diretle a varii, e tutte piu o raeno parlano di essi e di cose scolastiche o di cose famlgliari. IV. Ratio cur inaximae spei Davidem Paungartnerum cum condiscipulis quam solum instiluere malueril. In qucsta, die ha la data primo gen- naio 1538 da Padova, e che c dedicala a Giovanni Paungartnero, fa vedere la utilita che provlene dallo ammaestrare in compagnia di allri suoi pari un giovane, e cio per la lodevole emulazione. Non i>' i; (die' egli) tanto ecccl- lente ingegno che senca essere slimolato da esempli possa di per se solo venire animalo a grandi cose. Quindl i dottori pagani slatuiroHo: Ambitio- nem scholasticam saepe causam virtutum esse. V. Apologia Rustica, qua cuidam sua opinione i>alde aulico respondetur. E in data di Venezia 6 gennajo 1538, ed e dedicata parimenli ?l Paungartneri. Inlilolasi Apologia Rustica, per secondare scherzosamcnte il detto di alcuui aulici (cioe cortigiani), i quali fino da qiiando era a Lipsia il Muslero il chia- mavano non do/tore Muslero, ma Giovanni Rustico. Scrisse egli questa ope- retta per provare, come dissi, la sua innocenza dalle calunnie datcgli da quel- r ignoto servo di Casa Paungartnera, cui egli da il nome di Petruccio; e la scrisse ad istanza della stessa famiglia. Vantasi di non avere avuto libero dal- r officio di precettore o di magistrate, pur un mese, e di non essere stato di que' promolori che dicono: Nos sumemus pecuniam, et remiltemus asinos coronatos in patriam suam. Ma anclie qui ha la Censura cancellate nel se- condo esemplare alcune espressioni in disprezzo del sacramento della confes- sione, e in obbrobrio di quel Magiio Grubero che da cio apparisce essere stato sacerdote e confessore, il quale sottrassegli il manoscritto, siccorae si e Teduto di sopra. VI. Nova luminaria mundi sive themata disputanda contra doctorem Ru- sticum. VII. Sacrum Deo Furfuraceo ojferendum. ^ HI. Petrucii servi invisibilis ad D. Priottum suppllcatio. IX. Disputabiles materiae contra Doctorem Rusticum. DEL M. K. CAV. ElMMANUKLl. A. ClCOGNA 475 X. Testes Ires contra Doctorem JUisticum. Di qiit'stc ciiiqiu' opereltc clu.' eiitrauo ncl priino cscmplarc non fii lasciata nel secoiido se non se (juclla scgnata al nuniuro VI Nova lumiiiarid, ma anche impeilella, perclie finisce alia pag. 192 coUe parole: sibl nihil honi /»e«/(? Of, mentrc nel /JWrto esemplare continua il senlimcnlo a pag. 193. Tulte le allre Vll, Ylll, IX, X furono del tiiUo levate dal secondo esem- plare, che quindi risulla mancanle dalle pag. 193 alle pag. 236 inclusivamente. 11 molivo dl tale mancanza e il contenere quelle pagine una continua dia- Iriba, inveltiva, salira contro il Grubero, ed altri die il Muslero chiama suoi nemici. XI. Consilium scholtisticuni. E in data di Padova 4 febbrajo 1538, e diretlo al conW Gabriele d Ortenburg. Essendo slato il Muslero hmgo tempo, come ho detto, precettore de' figliuoli di csso Ferdinando e Bernardo, ed essendo state licenziato, espone la causa di cotesto sue licenziamento, c nel medesimo tempo gl' insinua quelle avvertenze che nella scelta del nuovo precettore pos- sono tornar vantaggiose. E quella causa egli ripete essere stata la invidia dei suoi emoli, non gia 1' essere stato giudicato non idoneo precettore : impercioc- chc le sue fatiche scolastiche furono mai sempre da dotli uomini approvale. Ma la Censura trovo di togliere alTatto dal secondo esemplare le png. 26d lino alle 272, e il motivo apparisce dal seguente brano, cli io traduco : Non vorrei che i tuoi figliuoli borbotlassero cose non intese, come le Ore della Vergine, i Salmi Penitensiali, le Preci Mainline, mentre San Paolo sole cinque parole detle a senso preferisce a diecimila. Io (prosegue 1' autore) sefossi rim as to cofigli iuoi, avrei tratti alcuni passi dci Prove rbii di Salo- mone, alcuni per le giornate sacre da' Salmi elegantemente Iradolli in versi, le geste e i faili dei Re, ed avreile esposte una volta in settimana dopo r Evangrlio della Domenica, e tutto cib, oltre quello che ogni giorno per cagione di pieta prima dell ora del pranzo o della cena, e prima di andure a letto, e la mattina nel sorgere, sono usi di recitare. Ed ho gia estratto per essi alcune cose da San Paolo, che pi'u serie ho riputate, ed anche holle insegnate a parecchi che, come spero, saranno d ornamento e di utilita alia Chiesa Crisliana. E chi negligera queste cose non Io giudico perfetto Cri- sliano. Io poi non temo che percib mi taglino la testa o mi metlano in car- cere. Allre cose ci sono in qncsle pagine. le quali ridondano in isfregio dei suoi nemici. e massime del Grubero e del Priotto. \i' soUanto quelle pagine 476 INTOUNO A GIOVANNI MUSLERO, EC. furon levatc; ma le 291,!293, 303 (leLsrco/zJo esemplare lianno rassali clallo slesso nerissimo inchiostro altil passi, i qiiali oirciuloiio di nuovo il Gnibero, e il Sacramento ilella conrcssione. XH. Consilium Scholasticum securuhiin. Lo scrissc a pctizlone di Luca Remo il seniorc iiegoziante, tiUadino ricco di Augusla, uiio de' siioi proleltori, in data 7 iVbbrajo 1538. PremeUe di avcre educate) siio figlio Luca per quasi due anni, ed cssendo ora giunto alia pubcrta, gl' indica quale via debba se- giiirc 11(1 niondo, cioe, se la mercatura, o la giurisprudenza, e I'aulore sosticne i.'ssere preferibile la giurisprudenza. Ma siccome Luca il padre andava ripe- lendo : Branio piutloslQ che mio figlio sia uti mercaiile eccellenie, e beu for- jiito di ricchezze, di quello che un filosojo hisogiioso e un dottore, come di- cono, speculaiivo, cos'i il Mnsloro rispondeva, cbe anche un giureconsulto mediocre, puo ascendcre a dignita importanti nella economica direzionc della rosa pubbilca, e quindi accrescere per questa via il suo patrimonio, senza opera della mercatura. Conchiude, cbe Zmco, il giovane, non si distolga da- gli sUulii libcrali, e fra tutti i professori, cui affidarlo, propone Leonardo Bade- horno (116) allora retlore magnifico di Lipsia, asseverando essere il piu idoneo, il piu probo, il piu esercitato e fedele discepolo cli' egli in venti anni d' insegnamento si ricordi di avere avuto. In gencrale, tutto questo Consiglio secondo e ripieno di erudizione. tratta dagli esempli degli antichi pagani scrittori, dalle massime evaugelicbe, dalle scritturc de' Santi Padri, e confcr- niata cogli esempli di molti illustri del suo tempo. Ma ancbe questo Consiglio secondo non ando esente da cancellature nel secondo esemplare, e sono le parole in laude del Melantone a pag. 397, cioe; Vilae sanctimonia.docendi candore ct fide Aristotelem facile superat .... Hie mores Christiano viro di- gnos. hie suspiciendam crudiiionem mirahiiur. Plus illic in una hora solidi Jundamenii ponet, sit>e in tkeologia, sii'e in artibus, sii'e in medicina, aut in jure denique, quam a quibusdam, quoque eniditionis nomine celebribus, mullis annis auferet (cioe il giovane alia scuola del jMelantone). XIII. Episiolae. Sono tie, dalla pag. 413 alia 440 inclusive. Datano le prime due da Padova, e la terza da Venezia, lutte nel 1538, e sono dirctte a diver- si. Tutte pill 0 meno ripetono le stesse cose intorno ai dispiaceri dall' autore soffcrti, non senza nuovi improperj contra cbi fu cagione dei suoi malanni. Per questo motivo, non gia per quello di Rellgione, furono del tutto levate dal secondo esemplare. nr.I. M. F.. CVV. K.MMANUKLE A. CICOONA 477 XIV. Epistola D. Priotii iiidgistraliler Cicerouiculd. X^'. Pi'lruiii Sfivl liH'isibi/is in Ciccroriizatum D. Priotti epistoluin hinniliii scho/id. W\. /iiiifulii Pelrucii Seivi in cpislohiin ipsani. (hiesll scolil finisroiio impcr- rcltaincnlc alia pag. 4G4, ch' e 1 nlliiiia, coiiu! lio tlcUo, AA prinio escmplare. E tiitli Ire (|iicsti Opiiscnli XIV, XV, XVI fiirono tolli aflallo dal srajt/Ju oscmplare. K nc e diiaro il motivo, pcrche rontenj;ono iin continiio ridicolo, (' una salira ((tntro il Priotlo, die davasi vanto di seguire nella sua Epistola (' lU'lle sue Lezioni lo slile Ciceronlano, dirciido, per esempio, Capiterf;inrn iiivcce di pileiun, praeditatus invece di praeditus. Nel secondo esemplarc si conliene (117): XVII. J^icloriae r.r captonnn libellonim apud Curiam turn veuelaw. turn illic ponlificiurn libcrulioiie tidi'er.\u\ /losies parlue, Fuggeris muguificis slu- diosorum moecenatibus dedicatio. Appena ebbe ricevuto il Muslero Tesemplare, o, a dir me^lio, gli eseniplari mulilali del suo libro. iie fere compiere la stanipa dal Mcolini, e vi aggiunse cpiesto opuscolo, il quale e dedicato ad Antonio Fuggero Cesareo Piegio Consiglierc, e a Janjacopo Fuggero suo fratello, ambidue suoi protettori. La dala e di Venezia a' 20 di agosto i538. Contiene esse la storia della ronlroversia sostenuta per ben sei mesi dall' aulore a causa de' suoi libretti. Da (pu'sta inoltre si sa, cbe il Muslero in ringraziainento al doge Andrea Grilti, avea dettala una Orazione che intitola : Oratio pro caplis libellis, lua (lie non abbiamo alle slampe, quantunque da lui promessa. XVIII. De Opusculoruin illorum lituris ratio et exposiiio. Questa e diretla ai conli d' Ortenburg, e ai Paungartneri, in dala primo oltobre 1538. ed e una coiitinuazione della precedente sloria. XIX. Epistolae. Sono dieei. diverse dalle preredenti, tulte del 1538. parte da Padova e parte da Venezia, dirctte a varii illustri suoi amiri. E sovercliio soffermarsi ad esporre il contenuto di lutte. die stanno dalla pag. 1 alia 87 indusivamente della line dello stesso secondo esemplare, percbe rimesrolano i iiicdesiini argoincnti della pcrsecuzione sofTerta, de protettori che trovo. ta- luuc in risjiosta di altrc riceMitc c liiltc poi sono ripiene di nomi d illustri suoi contemporanci (118). 478 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, FX. Allrl Opuscoli slampali di Giovanni iMuslero, che non entrano nc' predelti due escmplari, e che non ho potulo vedere. XX. Oratio ill Jiinere Petri Mosellani. Lo stesso MusUto dice che fu slanipa- ta. e la ricorda il GohUro nella Vita del Moscllano da liii scrilta. Francfoii. 4536, 4." XXI. JoariTiis Mi/s/eri libellus de schoJis rt praecepioribus delif^endis consi- liiiiii. Noriiiibergae apiul Georgium JVaclilen, \ 529, oUobrc. E ricordato dal Heiske, e lo accenna lo stesso Muslero dicendolo scrilto in latino e in tcdcsco. XXII. Oratio qua Rectores vel hulimagistri scholae et Vniversitates, quas vul- go appellant, coiiferiiutur, publice a Jo. Muslero Oltingeiise et majoris et minoris scholae turn apud Lipsienses Rectore, quo die Rector salutatus est, pronunciata. Ibid., i53I, A.° (Dai Rciske.) XXIII. Ejusdem Jo. Musleri Rectoris, Decretorum Academiae Lipsiensis in- stituto, publice ad jmentutem studiosam habita de bonis Uteris capessendis exhortatio. (Lo stesso.) XXIV. Jo. Musleri Arbor consanguineitatis. Vittemb., 1 548, 8." ( E ricor- dato dal Lipenio nel T. I, pa;^. 79, il quale errava nel chiamarlo Musteri anziche Musleri. XXV. Jo. Musleri sybula disputationis ex immensa Arbore consanguineita- tis et affinilatis, seu Rubrica de gradibus cognationum coUecta (sine loco) 4548, 8." (Lo stesso Lipenio, T. I, p. 257). XXVI. Joannes Muslerus super I. Digesti veteris de statu hominum, L. ii. Cuin igitur (Gesnerus Bibliotheca. Tiguri, 1574, fol.). XXVII. Jo. Musler. De arte notandi signa cum notis Jo. Frid. Heckelii. Ci- gnae, d68I. (Lipenio, T. II, 80.) Veggasi pero se per la distanza dell'epoca, quesli fosse un altro Giovanni Muslero, o se soltanto del 4684 circa si sia per la prima volta impressa detta opera. DEL M. E. CAV. EMMANUELE A. CICOGNA 479 Opiiscoli composti, ina iion islampati, dal Miislero. 1. Oralio pro cnplis libcUis ad Sereiiissimum Pririclpem Venetum, summosque jiiagistratiis (ipud tpios accusali iam uero prmle^lo doiiati suirius. In qua f'i dr doc/is iiris laiidntis, el Religioriis hicsae crimine, rios puif^mimus, calhollcuruin episcoporum ac procerurn, quorum iiomiiiibus, non minus ac V en fills suspectorum usurpavimus, pariajacluri. 2. Ejus item generis ad Egnalium epistula. Anibcdiie quest! titoli si trovano cnuiiciali nell' Arguinenta libeUorum premessi al secondo esemplare. 3. Orazioiic iiiaiiguratoria (probabilmente latina) nello ascendere alia seconda caltedra del Decrelo ; recitata nella chiesa cattedrale di Padova il 18 ottobre i540. (Vedi la nota iUO.) 480 INTOKNO A GlOVANISl MUSLERO, KG. ^,ji.:i^s:3'Ci:>^?:^^i^£^iico^^3-5-s (1) Da iilcnni passi dell' operc sue risiilta che sia nato in quest' anno 1502. e fia gli altri, alia pag. 305 del Consilium secundum, il quale fu scritto indubbianiente nel 1538, egU stesso dice ehe allora conlava anni tientasei. (2) Senibra die Giorgio esercitasse il niestiere di calzolajo, perche a quelli che imputavano a Giovanni 1' csser [pol di calujaro), egli risponde- va coir esenipio di paiecchi anlichi, come Denio- stene, Sofocle, Agatocle, e de' moderni, come Nicolo Picenino, figliuoli tuttl di padre esercente arte o mestiere, ciu non tornaie in loro disonore, se colle proprie virtudi e cogli studii s' innalza- \ano a piii chiara condizione. (3) Andrea Camiciano era dairAlciato tenuto quasi altro Pupiniaiio. {i) Pietro MostUano de' piu dotti del seco- lo XVI, e uno degli encomiati da Erasmo nel suo Ciceroniano. Inculcava al Muslero che un animo veramente generoso si consola co'vetusti esempli de' lodati uumini, e colla coscienza dell' onesto. Moriva giovane nel 1524. II iMuslero in niorte di (liiesto suo maestro detto una Orazione che fu anche stampata a pag. 92 tergo della Vita del Mosellano scritta da Giustino Goblero, ed inseri- ta nelle Vite d' illustri raccolte da Giovanni Fi- cardo (Franefort, ■lo36, 4.°). (5) Filippo Melanloiie { i\Ielancthon) non avea aleuna esteriore cultura nella tonaca e nell'altre vest!, siecome e agevole vedersi nella sua effigie pill volte intagliata in rame: ma t'u de' principali filosofi del suo tempo. II iMuslero loda il suo me- todo d' insegnamento, facendo ini paragone tra Melantone ed Aristotele. « IXon dii'o, dic'egli, che » il mode facile ed ingegnoso d' insegnarc del » iMelantone possa paragonarsi col niodo d' Ari- » stotele : ne diio d' avvantaggio pej' non ren- » dermi nemici i filosofi peripatetici : dird bensi » essere senza controversia che il nostro Filippo » supera Aristotele nella integrita della vita, nel >) candorc o nella fedelta dello anunaestramento, » e die in un' ora sola egli insegna con fonda- » mento 1' arli, la medicina, la teulogia, il dirit- » to, che alcuni anche celebii per erudi/.ione non » fanno in inoiti anni di scuola. » — II Melanto- ne era grande aiiiico de' Fuggeri, faniiglia fre- quentata spesso da lui, e costante nel favoreggia- re gli uoniini illustri. Scriveva Filippo ad alcuni distinii di Padova nel 1637, 1538 che « non ve- » deva niaggiore speranza per la cristiana reli- » gione, che quella di ammaestrare la gioventii » nelle ottime discipline, nelle relte opinioni, e » negli studii. » Fra quelli die piii a lungo di lui scrissero e Gioachimo Canieraiio, die ne stani- pnva in latino la vita (Hagae-Coniitum, 1655, 12." col ritratto). (0) CItiudio Canziuncula, consiglieie in Vien- na, illustre parafraste delle imperiali islituzioni, precettore del IMuslero, il quale il chiaina puris- siiiio ed elegantissimo dicitore, e rieordato anche dal Konigio a pag. 162 della Bibliolheca vetus el nova. Fuvvi pure un lUii io Canziuncula poeta che (leilico a V(dl'ango ili Saurau i versi latini di Giano I'aunouio, e di Lazaro Bonamico (Venetiis, Scottus, ^553, 8."). (7) Ija famiglia o il cognoiiie Pirckayniero, o ISirkammer, o Buikumcr, e delle riuomate di Korimberga : dalla quale usciva gia Bilibaldo nato •1470, morto 1530, chianiato il Scnofonte di i\oiiuibei(ja. 1)1.1, M. 1.. C\V. EMMAMil.!.!. A. ClCOGNA 481 (8) Giovanni Eckio o Ecliio, nolissijiio, ha una (ipoloyia conira liuccrum el pro Gaspare Conla- reno. I'arisiis, 1343,8.": c iillri libri serissc con- tra Lulero, impiessi iii\eiK'ziadalloStugiiinonel i837, 1538. (!)) I'iincnzo Obtiipi:!) cia niito nclla Franco- nia, e contiibui hidIIo a iliffondcie i Imoni studii nella Germania. Mori verso il liHO, ed e autore di niolti" opero. Lcggcsi il siio arlicolo nella Biog. I niv. soUo Opsopco. (•10)G/oon«Mi/{i(;ioAlhendoiiense, na to 1 500, niorto 1333, inscgnava buone lettere in Zwicca- via, Anneberga, Fribiirgo ec, r lascin varii coni- nienli sopra Terenzio, Sallnslio, Cicerone. lo r ho licordalo a pag. 342 del volume I delle In- scrizioni A eneziane. (-11) Giaiinicolo o Giannicohi: nonie siipposto, per qnillo che io credo. Qucsti e uno de' caliin- niatori did ^luslero e stava in Li]isia. Censore de' costumi di lui, andava dicendo che il Uluslero era stato scacciato da Lipsia erelegato in Italia. Giovanni Io ricui'da spesso, nia sempre con di- sprczzo, concliinileiido rssere dcynissiiiio di nn bastone. (12) lyicotu Mocenigo figliuolo di Francesco q. Pielro, fit uno del Consiglio de' Dieci, e del •1533 era stato Lnogotenente a Udine. flioriva del 4343. (13) Francesco lliipilio, dottore in ambe le leggi, amico del Miislero fino dal 1327, che lo chiama arliftx egregius moderandae juvenlulis, e lo propone a modello di dultrina e di jjiela : del 1338 era canoiiico tli Brixen. (14) Giooangeorgio I'aunrjartnero, o Bann- garlnero seniore, di casa illnstre di Allemagna, era spettabile per erndizione , e per candore d' animo ; per la quale erudizione fii celebrato da Erasnio da Kolerd.uno. Fii consigliere del Vcsco- v» di Augusta. (45) Desiderio Erusmo da Roterdamo, chia- rissiniu oratore. 11 Muslero diceva : non sine in- genli oniniitin dolorc nupcr admodum infetici rei- publicae literariue falo defunclo. E infatti 1' Era- smo moriva del 1320. Tutte le biografie faniio di lui ricordanza. (IC) Davidc Panngarlnero, Ggliuolo di Giovan- ni seniure, Consisliere Cesareo. fu de'piii distinti MI, discepoli del .Muslero, il quale per lui scrisse il libretto Ratio in cui da rngione del niodo che tenne ad istiuirlo. .\ hii pure aildirizzu una delle sue Lettere nel 1337. (47) Daniels Paungarlnem eia terzo fiatello di Ginngiorgio juninre : e di Jniunio che I'u Con- sigliere priniario della regina Maria nella Fiandra. (48) (49) (20) Orlenhurg, od Orlenbourg, casa illnstre della Gerinani;i che allnahnenle ha lasua resideiiza nel Castello di Tainbach nella Franco- liia, e della quale fra i cianibellani del 4858 e il Conte Erniinio. Fui ono quest! Conti niecenuti del niistro Muslero, e speziahiiente il conte Gi/fcri'e/e, noiiio facondo e versato nelle lingue. Ad esso il Muslero dedicava nel febbrajo 4338 11 Cons.ii)lio Scolaslicoj e a Ferdinuiido e Bernardo TleWollo- bre deir anno stesso il discorso De opusculontm littiris. (21) Filippo a JIaugis. cavaliere di Fresingen, affine di Adanio Hoffman, fu discepolo per quasi due anni del Muslero, il quale ne avea cotan- ta estimazione che deslinollo a far le sue veci nello animaestrare i figliuuli del conte d' Orten- burg. II Muslero esperinientollo uno dei piii fe- deli suoi discepoli ed insienie il piii benefice. Questo dotto giovane appose gli scolii alia Ora- zione detta da Giovanni in Padova nella sua pri- ma pubblica comparsa : e furono stanipati in se- guito alia Orazione. (22) Giovanni Fahro o nieglio Faber, vescovo di Aienna, liberalissinio niecenate degli studios! la cui ospilalitii avea esperinientata il .^luslern quand' era a Vienna, fu amico di Erasinu Koter- (lamo, confessore di Ferdinando, e autore del Malleus Herelicoruin dedicato al nostro veneto patrizio Carlo Cappello. (23) Crisloforo iSc/iroftechiamatodal sou mae- stro nobilem el aemulolionis studio polltnlem. (24) Acazio Schroll padre di Cristoforo era cavaliere aurato. (23) Luca Remo. Usciva egli di chiara fanii- glia imparentata colla Fuggera, avendo un Gu- glielmo Remo sposata nel 4484 /Falbiirgia Fug- gera. Questo Luca, oltre che negli studii, era instrutto anchc nell' arte del ballo ed e lodato da Ottavio Stefani nella epistola al lettorc premessa al secondo esemplare degli Opuscoli Musleriani. CI 48^ 1\ lOUN'O A GIOVANM MUSLKUll. EC. (20) Paolo Rcmo IVatello di Luca, giovinelto (lava ottiiiie speranze al siio isliUitoie. (27) Ougliflino Keiiio aveii stiidiato prima nclla Svcvia, dipoi in Fralicia; ovc stelte un triennio, da iillimo in Padova, la quale ( dice il lliislero) i dolti ihiamano /' Iltilid dcU' Itnlia. (28) Scbtiltio Rechlintjero o Ilthlimjeio (lanii- glia similmente imparentata coi Fuggeri, poiclie Anna Reehlingeio, figliuola di Giovanni, avca spo- sato nel lolii Antonio di Geoigio Fuggeio), vin- ceva i suoi eommilitoni nello stile e nella niemo- ria. 11 Miislero gli diiige una delle sue leltere, 1537. (29) (30) Leopoldo ed Euslachio Lauffiieri o Ldiijfneri fuiono ambi studiosissimi, e questo se- condo e dal IMuslero inlrodotto a pailaie in sua difesa contra il Grubero. Tutti e due lodansi da Batista Egnazio nel giudizio die diede sopra gli Opuscoli Musleriani. (31) Fedtrico Pieschio, oltre che udilore, I'u t'ervido difensore del Mnslero contra le calunnie de'suoi nemiei. (32) Pelruccio delto dal iMiislero anche suroo inuisibile. Sotto questo Dome si naseonde uno de' piu forti suoi accusatori ; per lu quale si do- vette diiuettereda lloinsegnaniento. Finge ilMus- lero alcuni scolii di Petniccio ad una epistola di Nicolb Priotto. (33) Nicolu Prioilo. Altro de' nemiei di Gio- vanni, a cui in un sito de' suoi opuscoli da per ischerzo il nome di Apelle (.ipelles nostri siiecii- /i).Iniperciocclu', avendo il Priiilto disegnato ciil- lincliiostro nelle caniere de'signori Keini un asino di aniplissinio corpo, ma con oreccliie piccole, il Muslero disse avere se medesimo il pittore effi- giato, cioe vasto di corpo e di piccole oreccliie. (34) Veggasi il Facciolati nei fasti Gymnasii Patavini, II, 400. (33) Di Lazaro Bonamico. illustre professore in Padova, parlo a lungo Giambatista > erci uegli Scrillori bassanesi. (36) Maijno Grubero, die il Muslero per ischerno cliiama talGata Negromante, sletle varie notli in Venezia a leggere ed esaminare i libii di Giovanni, e ne scrisse contro. Chi fosse mm sa- prei. Pare certamente uonio di chiesa e confesso- re. Trovo in un calalogo : C. J. Gniberi Ehijiti el epiyrujica^ qiiibus ricccilit Diaijiiosia libroniiii ab iirle typograpliiat iiweiilo iiscpie ad iinniiin 1500 li/pis ediloriiin Pusoiiii, 1805, A.° (37) Del Concilio die da papa Paolo III eia slato intimati) a Viccnza nel 1637 parlano tulti gli storici di esso e quelli di quclla citla. \edi il Riceiardi nella Serie de'Vescovi Vicentini (Vene- zia, 1780, 4.° p. 197, 108), il Castdlini ( Storia Vicentina, Vol. XIV, pag. 58,59), e ultiniamente r abate Anlonio IMagrini, a pag. 70, 77, 78, 79 delle IVotizie storidie della cattedrale di Vicenza {\\\, 1848, 8."). Ma ognuno sa che il Concilio noii ebbe luogo in Vicenza, si a Trento, cui fu da Pio IV poscia intimato. II Muslero non nomina quel tre cardinali col proprio loronome: sol- tanto gli indica : ptirpuralos udvtrsarios. (38) Girolumo ferallu nel 1538 era iVuncio pontificio appo la veneta repubblica. Egli tratto r autore con incredibile umanita e clemenza. Osservo che nel breve da me lotto, sottoposto gia alio slemma del Nunzio suaccennato nel palazzo a san Francesco della Vigna, che oggidi spetta a' Minor! Osservanti, si diceva J\IC0L.4VS VE- RALLVS ROiMAiNVS CARD. Ma questo e certa- mente errore, non essendovi stato alcuno Nicolo Verallo cardiuale. Se esistesse ancora in Venezia r Archivio della iXunziatura, che sotto il pontefi- ce Gregorio XVI venne spedito a Roma in ses- santa grandi cassoni, forse avremnio qualcheno- tizia di piii intorno alle accuse date al Muslero e a' suoi opuscoli. (39) Lopido u Sorid, Oratore cesareo in Vene- zia, fu uno di quelli che persuase la coirezione de' libri Musleriani col mezzo dell' Egnazio. Egll diiamasi don Lopes dallo storico Paolo Paruta (Vol. Ill, pag. 724), e Lopi Soriae dall altro sto- rico Andrea Morosini (Lib. V, pag. 516), il quale oratore comparve in Senato per persuadere a nome di Cesare di unire le proprie alle galere del Doria, e di dichiararsi nemiei de'Turchi, anno -1538. (40) GraiiueUi. Molte volte dal Muslero questi figliuoli del Grancelliere di Cesare IVicolo Per- renot signor di Granvelle, sono ricordati. Lnu, cioiJntonio, era protonotario della Sede Aposto- lica, poscia Cardinale di santa Chiesa, e 1' altro Tommaso avea nome, anibidue spettabili per in- DF.L M. E. CAV. l.MM.VMIKLK A. CICOCNA 483 gegno e per coidialilii, c proteggitiiri del Mus- lero. (II) flarloloiiiiiieo Negro. Qiicsti fii iiic.iri- cato (li levate dalla stniiiperiu A'icoliiii gli (ipii- scoll, e di condiino nel paUizzu diicale il loio aiitore. Del lVc?ro non lio allre notizio. (il a) rntorno a qufsto proposito sono a leg- gi're le cipcic ili DaniidL' Gcrdcs. Ilisluriii Eviin- (jelii, e apcciiiii-n lUiliiit rcfonniiliic {\7M, I7")2, 1705). (42) Oiiohiino Gi!! alia Signoria » Nostra ciiea li litoli dalle chiese di questa nu- » slra cilta, L' andeia Parte die per auturila di » qnesto Coiiseglio sia dato tal cargo all' eccel- » leiite (lollor Girolumo Zigtinle della virtu ed » esperienza a tulli mile ; si che dell' opera sua » e da sjierar il frutlo tpial si desidera, e per ri- » cognizion di cjuesto a lui siaiio dull ducali 23 » aU'anno ili (|U(lli die si coiitriliiiiscdno dal Xo- » daro delli Audituri ^ eeclii all.i Cassa di questo » Conseglio. » 1544, 8 zngno C. X. Fii dato carico per » questo Conseglio del loll all' eccellente Giro- » laino Zigante di diffendcr le ragioni della Si- B gnoria Nostra c di questo dero per eonserva- » zion della Bolla conccssa dalla f. in. di Clemen- » te VII; e gli fiirono statuiti ducali 25 aU'anno » per sua reeo'.Miizione, delli ducati 23 al niese » che contribuisce il Xodaro degli Audi tori Vec- » clii alia Cassa del dello Conseglio, ed essendo » esso Girolamoadoperato dalla Signoria Nostra, » e dalli Cajii di questo Conseglio, non solamen- >• tc in questo, ma in molte altre cose, che alia » giornata oecorrono, dal qual si riceve quel » boon servizio die si puol de.^ide^ar con ogni » fede e diligenza, e anco con\enicnte ricono- >> scerlo di sorte die il possa eonliiiiiar allegra- » ineiite nel servizio nostro, pero L'aiiilera Parte » die al detlo Girolamo siann dali oltre li duca- » li 23 all' anno il resto dei ducati 3 al iiiese che » eontribuisce ut supra di Audaro degli Auditori » Vecchi : sicclie in tiitto ahhi ducati 60 aU'anno, M come nicrilano le fedelissiine iipcrazioni c fati- » che sue. » 1560, 49 decembre C. X. Che a D. Girola- » mo Gigante dottor fidelissinio e benemerito » del Stato Nostro attente le virtuose fatidie sue i> e Inudevoli operazioni fatte per benefizio pu- I) blico, sia concesso augmento di ducati 3 al » mese da essergli pagati dalla Cassa di questo » Conseglio siccome gli sono i cinque sopradetti. » 1360, 19 luglio C. X. Occorrendo molte » volte alia Signoria Nostra aver bisogno d'uno, » che sia intelligente. e jjcrito injure canonico i> per dilTeiider le ragioni cosi Nostre publiche » come del Clero di questa citta, pero L' andera » Parle die sia data auluritii al Collegio Nostro B con intervcnlo dei Capi di questo Conseglio di » far elezion di un giurisperito ut supra, al qual » sia dato il carico detto e per recognizion dclle » sue fatidie, gli siaiio assegnati ducati 23 al- » r anno delli denari, che si contribuiscono dal » Nudaro degli Auditori '\'ecchi alia cassa di » questo Conseglio ; siccome aveva il quondam » Giridamo Zigante dottor, quando per delibera- » zion di questo Conseglio sullo il 20 decembre » 4341 gli fu dato il carico sopradetto. » 4366, 40 ottobre. Si trova mandalo degli i> eecmi Signori Capi d' elezion di domino Gio- y> vfiniii Oiijunle inveee di detto Giiulamo suo » padre. » Del 4331 come avvocato fiscale nelle materie ecclesiastiche era intervenuto nel Concordato 4331 per la Inquisizione (Mem. niss. Franceschi), e veggasi il Jlorosini (VI, 36, 37). Da queste autcntiche notizie, due cose prin- cipalmcnte si ricavano. Prima, die il Gigante del 4366 a' 49 di luglio era gia niorto. Seconda, che crrava il ]\Iazzuchelli {.VnsaeHin, pag. 329, T. I), dicendo che fino al 4370 il Gigante sosten- 484 INTORNO A GIOVANNI MUSLERO, l.C. lie i7 calico di Consulloic iiellc matcrie ecch'sia- ■sliclie, ciii successe Pieiio I'lioh) lliitili I icvnlitiit ( era veniniente da Cologna ). Iinperfincclu' l;i cosa e invpce rosi : Del 1572 a' 19 geiinaro segiii in Collejrio coll' intervento dci Cap! del Ci)ns. di X la clezione del Consiiltore in luogo di Gio- vanni Giganle figlio del quondam Girolanio, nella persona di Francesco Diuso dollore. — Del 1575 a' 29 settemhre per decreto del Cons. tills, cupiosus, insignis, el elegans, summo stu- » dio ac diligenlia per clariss. consumalissiinumq. » vir. iui-. doctorem D. Ilieronyinuui Giganleiii » Forusemproniensem elucubralus ec. Yenetiis » -1557, i."» E dedicato dall' autoie al doge Lo- renzo Priuli. Avvi il ritratto del Gigante inciso in legno con folta barba tagliata in forma qua- drata. « 3. Summa Azonis cum addit. Ilieroni. Gi- » gantis Forosemproniensis (Index Lihr. Juris » Jo. Bapt. Ziletti, edit. -1506, 4.' pag. 9). » 4. De pensionibus ecclesiasticis (iliid. p. 44 » tergo). (43) II Privilegio a stampa e inserito nel se- condo esemplare degli Opuscoli. Ne' registri Se- nato-Terra, 1538-1639 a carte 39 tergo si legge : -1538, die VII sept. Che sia concesso a Zuan Mu- xlcro (jermano di poter imprimere sua opera De (irlilms cum jurisprudcnlin conjnnrjenilis. De parte 139. - De non 3 - non sine. 8. Leggesi poi : Supplicalio est in filza: ma le fdze csistenti neir Archivio Generale non cominciano che dal -1545 in poi. (4i) II Gigante, come si e ora veduto, scrisse alcune opere legali ; ma non mi consta che in esse abbia I'atta ricordanza di cio che accadde al Mu- slero. (45) Di Batista Eijnaiio, veneto cbiarissimo sacerdote, scrisse gia la vita Giovanni degli Ago- stini minore osservante, inserita nel vol. XXXIIl della Raccolta Calogerana (Yen. 1745, 12.") e ne dissi anch' io a pag. 341 del volume I delle Inscri- zioni veneziane e altrove. L' Egnazio scrisse una lettera ad Otlavio Stelaai in laude dell' opere del iMusIero, e una ne scrisse parimenti al Muslero nella quale da giudizio sull' opei'e stesse. (40) Di Giovanni Giusliniano di Candia ho detto molto nel volume III delle Inscrizioni ve- neziane. (47) Bernardo Ginriji, ovvero Zorzi in dia- letto venezianu, iigliuolo di JVicolo, e giustamente chiamato dal Muslero uomo per unuinita e pei' libri editi preclaro. In fatti il Zorzi fino dal -1537 avea scrilto una tpistola latina al siumnentovato Ottavio Stefani intitolata : De f'ita solitaria el Iranquilla. I'enetiis. Aldus, in 4." E posterior- nicnte per le stampe Aldine diede fuori : Epitome DI-.I. !M. K. CAV. KMMANUELE A. CICOGNA 485 priucipuin f'eiietoriiiii, ^347, 4." — EpiKipliia tl EpifiniiiiiiKitii aliquot ec. -1558, c anclie: J'erio- r.hd in XlllI pithliais soltmiiilales in quibun il- Inslriasimus primepa in puhlirum prodil. 1550. Morivii (li'l I3G3. (48) Nicolu Rossi, ddllon' in innlii' Ic leu'gi, veiicziaiio, ilcUo, soconiln lusd ili Min;{,Erilico, e meiilaiiienti,' loclalo diil JMiisleid cumip (.'iin'e- coiisultd ili aiitica eloqueiiza, c clii' o per prcsla- re graiiile ajiito ajili stiiiliosi cul piibblicaie la iiitt'i'pietazioiic casligalissiina dcgli aiiloii greci !■ Inliiii, (• ciilla giimta di copiosissiiiii indici di cO-sf e di parole ; liida pai ticolarmeiUe il siii) Pannpisteinon, iiel quale i tiillori delle Art! Iro- vaiu) 1 origiiie di lutle le cose. II Mazzuclielli (vol. II, P. 1, [I. 633) acteiina al libra : l'ir(jilii Optra cam IS'ivolai Kiythrei adnulalionibus. / e- neliis. De Sabbio 1339. E pure ricordato da Mar- co Foscarini a pag. 77 ee. della Letteratura A e- nezianu. (49) iYi'co/o Zeno ligliuolo di Catterino, uscilo dagli studi, segiiild I' avo Pietro Zeno nolle varie sue ambascierie per apprendere 1' esperienza delle corti e del niondo, e per nieglio servire la sua patria. Del 4538 Savio agli ordini ebbe di- verse occasioni di esercitare la sua eloquenza ; e vi fu rieletto negli anni 1545, 4o4C, 4647 ; fu Camerleiigo del Commie, ed uno de' Savii del CoUegio, dello di Terraferma, carica ch' ebbe pill volte. In questa cssendo diede utilissiini ri- oordi alia Rcpubblica, fra i quali, quello di tener senipre all' ordine in tutto punto nell' Arsenale tento galee, per tutte le urgenze di guerra clie potessero sprovvedutamenle venire ; e quello di cultivare i beni inculti, onde fu ch' ebbe effetto il Retratlo, e la bonificazione di migliaja'di cam- pi. Venne poscia eleUo del Pregadi c del Consi- glio de'Dieci; e piij onori avrebbe avuti se morte non r a>esse colto nellanno 4503. II genealogista Priuli ricordo anclie la ricca sua libreria coni- posta in gran parte di opere che spettavanu gia alia celebre di Miittia Corvino, e che fiirono coni- perate dallo Zeno in Coslanlinopoli nienlre tro- vavasi CoH' avo nella seconda sua anibasciala (1531). Nicolii Zeno e anche nnlissinio fra'lette- rati per I' opere sue gia pubblicate colle stanipe, cioe: Dell' origine di Finesia ed anlicliissiine mcmorie de'Iiarbari. (Yen. Marcolini 4538, 8." ) : e Dei commeniariidel viaycjio in Persia diM. Cat- terino Zeno ec. Veuezia, ^larcolini 4358, 8.") ; ojicre aincndiie delle quali doUanicnle gia parla- va il prucuralore Marco Foscarini, e di.-lla se- conda anche il Cardinale Placido Zurla. (50) .-/iidreu Franceschi flgliuolo di Pietro, eia di quella faniiglia die trasportatasi da .Mo- doue in Venezia recava sullo steinnia in campu d' 010 un Leone ranipniUc linguato di rosso; il che vuoisi iiotare perdu- cinciue erano coiilenipo- I anie le fainiglie di cognoine Franceschi in Ve- nezia. >'acque del 1 'i72, ed entro nella Cancel- laria ducale del 1480. Fu dotto nelle lingue gre- ca e latina : fece studio di inedaglie e di antichi- ta; ed ebbe grande raccolla di libri. .\ruico di Tiziano Vecellio, questi due volte gli fece il ri- tratto. Eletto nel 4529 a grande Cancelliere della Ilepubblica, visse nella carica ludatissiino, e uiori del 1551 a veneto stile. Scrisse: Itinerario di Germania deijli uinbasciadori Gioryio Conla- rini Conte del Zaplio e Polo Pisani a Federico HI imp. c Massimiliano sua fiolo Re de Romani, fatlo per Andrea de Franceschi che fu a quella lega- lione coadjutore dell'eccellente D. Georijio de Fe- dericis segretario J enelo dell' anno 4492. (Codice niio num. 2474 in copia del secolo Will.) (51) Bartobinwieo Comino secretario, del quale ho parlato nelle inscrizioni della Chiesa di S. Do- meuico di Caslello. Confessa il !Muslero che a lui dovette se i suoi opuscoli fuggirono dalle fiamme alle quali dai nialevoli erano stati destinati. (32) !Sicn1i) Sagundino. iVon e il celebre nella politica e nella storia letteraria greco-Iatina, del quale Apostolo Zeno disse molto nelle Vossiane ( T. I, 333 e seg. ) : c che niori in Roma circa il 4483. K un posteriore ISicolb Sagondino segrer tario di Senato inviato dalla Rcpubblica al Mar- chese di Mantova nel 4520 ( Paruta, libro V, pag. 423) e che del 4329 entro segretario nel Consiglio de' dieei in luogo di Andrea France- schi rimusto Cancellier grande. Pi lui veggasi nei Diarii di Marino Sanuto. (33) Lorenzo Rocca, dopo avere sostenute con lode varie segretarie entro e fuori per la Repub- blica, fu nel 1351 con voti favorooli 1049 pro- mosso a Gran Cancelliere. Era doltore in leege. 486 INTORNO A GIOVANNI MUSLEUO, EC. pcrilissiino , c nssai yersato nella letteraUira. Lodo nci fnneruli Alvise Dardano, che fii pure Gran Cancelliere nel 1511, con elegante orazio- ne; e venne a niorte nol 1350. (34) f hicenzo Riccio e qiiegli di ciii ho par- lato nelle Inscrizioni della Madonna dell' Oito (pag. 272, Vol. II). (02) Di Girolamo Vrbaiii, o Urbaiio avvocato non ho notizie. Avevamo bensi una famiglia di simigliante cognome venuta da Borgosansepnlcro in Venezia fino dal 1300, e un Giulio Uibaiii t"u canonico di Paduva nol 1691 oc. (03) Di Giaiifrdiuesco da Porto o Porlniio non ho notizie. Le paiole del i^Iuslcio sono: line (35) .-/ksfdiidio /luseiiello di anlica veneziana proiiiplilufliiic in pntiliro prii::loiio tion cessit Jo- faniiglia. nato del l')89, morto del 1304 dee an- noverarsi Ira'distinti segretarii della Kepuhhlicu. Egli fu uno de' discepoli del gravissiino senalore Sebastiano Foscarini, lettore in patria: e gli de- dico, come a suo maestro, la sua opera I)e diipliri muutio; della qual cosa fa menzione il Foscarini a pag. 73 nota 203 della Lelteratura Veneziana. (56) Pieiro Frniicesclii figliuolo di Bartolom- meo, era nepote di .\ndrea Franceschi gran Can- celliere. Egli fu parimenti segretario di senato, e servi in molte ambascierie, sendosi anche Iro- vato nel 1335 cogli ambasciatori Marco Foscari, Giovanni Delfino, Vincenzo Grimani, Tonimaso Contarini, i quali erano destinati a festeggiare in IVapoli le nozze di !\Iargnrita figlia di Carlo V con .41essandro de Medici duca di Fiorenza. (37) (38) J'iiicenzo Malaspiiia. Questi coUa sua solerzia, e coUa sferza del rimprovero rin- tuzzo, dice il Muslero, le istanze de'suoi avver- annes Fniiuisciis Purl'iiui.s Poi Iniiumtc sijndicus it adoocntiif pnideiititsimiis. Hie quai^ildrit tmlii diibiis in rebus in Curia I'cncta su(j(jtssit, quae in stiiitn tociini servare praestiteril. (04) Ottavio Stefuni o Stefanio detto Filoliiiio era d.i Asolo nella Trivigiana. 11 Musleio lo dice « poeta da venerarsi per la senile gravita condi- » ta con alacrita giovanile, cigno cunoro, che con » carine divino celebro lui e i suoi discepoli, e » che vive felicemente in Asolo nel ritiro delle » muse, u II Muslero gli addirizzo una delle sue lettere nella quale gli da il prenome C, cioe Caio Ottavio Stefani, dicendo : Quid ecjo audio, Cla- rissiine Cai. E lo Stefani, come ho detto, una ne scriveva all' Egnazio alia quale non e premesso il prenome C. Quel earme diretto al leggitore consiste in ventidue distici latini, e va innanzi agli Opuscoli Musleriani. Dello Stefani fece gia onorata menzione Pictro Trieste de' PeUecjrini sarii, e studio.ssi di conciliargli gli animi di Pit- nel Saygio di inemorie degli Uomini illuslri di Iro Folpe e di altri scelti uomini. II Muslero pone tra' Veneti il Malaspina, ma non trovo che allora ci fosse tra noi tale famiglia : pero e nolissima tra le italiane. Era bensi delle ciltadine nostre la casa Volpe. (59) Veltore Fausto. Questo insigne uomo co- niunicava al Muslero i suoi pensieri intanto che occupavasi della costruzione del Galione (in jki- vi ejus arte cotisilioque extruenda ). Del Fausto Asolo (Venezia, i780, pag. 421-423 ) dicendo che visse per lo piii in V enezia, e che mori del -1557 di anni 78. Ma fra qiielli che ricordarono lo Ste- fani non pone ne il Muslero, ne Marino Becirhe- mo nella Centuria LXXXIII circa 1' anno -ioOO, ne Bernardo Zorzi che ha una lettera alio Stefa- ni intorno alia Vita solitaria e tranquilla (Vene- tiis, Aldus, 1337, 8."); e non rammenta i sopran- notati distici in onore del Muslero. lo poi crede- veggasilavitadettatadal P.Agostini(vol.II,448) . rei che attribuir si debba alio Stefani la versione (00) (04) Gugliciiw Filandro francese, eracosi eccellenti' nella greca e latina cloquenza che Geor- gia d' Aituignac vescovo di Bodes, personaggie anch'esso dianimirabile doltrina e soavitadipar- lare, voile averlo assistente a' suoi studii. Di lui la Biogr. Universale, sotto la voce Philander j e deir Jrmignac ambasciatore del Be di Fiancia in delle yile degli Imperodori Romani deU'Egnazio impressa dal Marcolini nel 4340, in 8.", tradu- zione fatta per PH. I. C. f.use PHILOTIMO IV- BISCOINSVLTO. (05) Pieiro Bembo patrizio venclo, storico, poeta, cardinale di sanla Chiesa, del quale e so- verchio il parlare, essendo notissimo anche a'nie- Venezia nel 4530, poscia cardinale, parlano tutti no dotti. II Muslero insieme co' giovani Beehinio I biografi principal!. e Carlo Filingero, e coU'amico Crisloforo Main- DEL M. E. C.VV. l.MMWUELE A. CICOONA 487 imdu II tiovnro il Bemlio del r/nd/e (diccva) /'//'/- lid (ippfiiu till (iltro simile; e questi stesii la imino promise d' essci'gli ainico, c gl' iiig'ninsf, ogni qunlvoitu gli piacesse, di toinare a lui. (6(1) A'teinpi delMiislero, cicte del 1538, celcbil eruiio della famiglia G/hs/i/ikoii Paitcrozio, Ma- rino Pielro lo stoiico, e Sebasliano. Veramente Pancrazio era iimrto I' anno anteccdcnte 4537, ma poti'va il IMiisloro avcrlo conosciuto c freqiien- tato fin da qiiaiido era venulo in Italia. (67) Alcimi della nobile famiglia ISeinardo crano del 1538 dislinli, fra i qiiali Francesco ca- valiere assai lelterato e di senno, clie seppe con- diirre la pace tra Francesco I re di Francia ed Arrigd le d' Inghilterra, lo'iT; e Niculo clie fii procnratore di san Marco, defiinto nel 1548. (08) Ponno essere fra i Lorcdani, Pietio clie fu poi doge, Domtnico clie ha tin esaslico in lode della Hyrmicomyamucliia di IVatale Conli, IBoO, ed altri senalori circa il 1538 riputatissinii. (()!)) Veggo del 1538 distinli un .inlunio Su- riaiiu doltore e cavaliere rigliiiolo di .llieliele, del quale ho gia delto nelle Veneziane Iscrizioni (Vol. II). (70) Eja del -1538 illustre Nicolu Tiepolo, del quale ho ristanipate con annotazioni alcune Rime unitamente a quelle di Jacopo Tiepolo. Venezia pel Picolli, -1829, 8." (71) Sebasliano Foscarini doltore e filosofo, fioriva a' tempi del Muslero. Di lui veggasi Marco Foscarini, a pag. 73 della Lclteratura Veneziana. (72) Cclebre fra' f'enieri erano allora Duine- nico poela, Francesco filosofo, Marcanlonio dot- tore ec. (73) Bernardo Cappello poeta. Carlo Cappello cavaliere, Giovanni Cappello pur cavaliere, tutti rinomati crano nel 1537-1538. Di Giovanni ho gia (ktto nelle cpigrafi della chiesa di santo Zaccaria. (74) rVe veggo varii dei Polani ne' pubblici Magistrati, uno de' quali fu anclie del Consiglio di X, nia non saprci dime piii particolarmente. (75) Leoni o Lion, casa vecchia patrizia. Fra iiuelli die erano del 1538 senalori si aniiovera Girulaino anibascialore, Simone bailo, Andrea procuratore di Sau Marco ec. (76) Dei Dandolo parecchi ancbe allora nota- vansi dislinli, Marco doltore e scrittore, Anlonio senalore, .llalleo ambasciatore e cavaliere ec. ec. (77) Marino Cavalli, eravi allora anibascia- liire, del ipiale tulle le storie veneziane, e le Re- lazioni jjoliiiche nostre che vannosi pubblicandn in Fircnze dall' Alberi. (78) Dislinlissimo fioriva del -153S Bernardo Navaqero scnatore, e poscia cardinale creato nel 1501. (7'J) Doinenieo Morosini ca\a\leve, Francesco, Giovanni, Pietro, Zaccnria ec. tutti a' tempi del IMiisleni chiari o per cariche senatoric, o per anibascerie, o per lelleratura. (80) Almorij, Marco, Silveslro di casa Miniu erano allnra senalori ili ripiitazione. (81) Senalore distinlo era del 1538 Girolamo Ferro. (82) Nell' anno suddello trovo senalori un Aijoslino, un Andrea, un Giovanni Barharitjlii. (83) Girolamo figliuolo di Marco, Andrea q. Leonardo, Zaccaria q. Zaixaria della casa / «»- dramin siedevano Ira senalori in quell' epoca. (84) Anche AeValaressosx conlavano senalori Federico, Nicolb, Girolamo ec. (85) Varii illustri senalori vi furono allora di casa Longo, fra cui Antonio cavaliere figliuolo di Francesco. Vedi la Iscrizioni Veneziane di S. Maria M.iggiore. Vol. Ill, pag. 431. (80) Fra i chiari personaggi della famiglia ffo- lani 0 Bollani del -1538 ci era Domenico cava- liere e ambasciatore, del quale e discorso nel volume quarto delle Inscrizioni, ove della cliiesa di S. Georgio Maggiore. (87) De" Tagliapieira in quell' epoca ci-a Gi- rolamo doltore, giureconsullo, che fu auditore, ed ebbe la reggenza di Belluno, poi di Cliioggia (1533). Morivn del 15i2. (88) Probabilinenle qui il Muslero voile I'icor- dare quel Calcerano cui Pietro Beiiibo dirige due lettere in data di Padova 15 e 28 luglio 1527, nelle quali ])arla ill una lile che Calcerano aveva alia Quaranlia. Egli lo chiama etevalissimo inrje- ijno. A qucste lettere e analoga I" allra del Beni- bo a GiammalteoBembopur da Padova 27 luglio 1527 (Vedi T. HI, 154-153, e f. V, 41 ediz. Ve- ronese, 1743, 8. '). (89) Fu gia quistionato chi fosse l' architetto 488 INTOr.NO A GIOVANNI MUSLErvO. KC. del graiide fabbiicato tlelto il Fonlico tie' Tcde- schi. Oggi pero, dopo la scoperta de' DIarii di iMaiiiU) Saiuito. e dopo gli stiidii di parocchi nei pubblici aicliivii i constatato osserne un Girohi- mo Tudesco, cioe di nazione ab-maiina. il ciii ino- dello nel 1!) giiigno 1505 fii adoUato dal senato per la sua cseciuioiie, con quelle modificazioiii pero elie si stimassero opportune. 11 cavaliere Francesco Lazzdii [nofeiiove eiueiilo di archi- tcttura nella nostra Accadeuiia lia in pronto una molto erudita iJe/u:('o>ie slorica intitolata: Del- f edificio denominalo Fotidaco da Tedesclii e del vero cm lore dello slexso. (90) Erano i Fug(jeri niercatanti ricchissinii. Aveano banchi nelle prime citta di Europa, nia la casa priiicipale era in Augusta. La infinita ricchezza lore e ricordata da niolti scrittori, Ira i quali Rabetais che li chiania i piu ricchi iner- catanti della cristianita ( Oeiivres, HI, pag. 4, edit. 1741). Per la niagnificenza di Jnlonio Fuij- tjero il celebre Desiderio Erasmo ebbe doni, re- gali, e da Raimondo Fu(j(jero padre di Jacopo ne ricevettero Giorcjio Locjo , Pietro ,4pi2, 12.' (97) Giovanni Ficardo gim-fCDiiiulto. (Jnesti esseiido stato piegato dal Uliislriii fli |)ririiiare di coroiui il i^iovaiii' Fili/ijio n MtUKjis, il IVce ))ro- fereiido cstempuraiK'aiiU'nle questo leliasticu: Hanc ego Diiphntii citiijo tun tcmpora hiuro Vl cnpias stttdiis ikbita dona liiis. Quae libi innjovi si cum delude colenlur Tunc quoque tiiujoris piaemia taudis erunt. II Miislcro Io ricorda per essere iiiio di qiielli die liaiino promosso gli studi appo la gioventn, null gia come professore in Padova, che non vi fu raai. Vedi il Facciulati, T. HI, pag. 24. Kra nato del ioH, e niori del 1581. Raccolse le Aite > leclurain Decreli. D. Tlivinas Zanechinus f i- » cenlinus. In 2." loco D. lo. 3Iiisler. Germanus. a pag. 222. Si ripete la stessa annotazione. a p. 224. Boll. Legg. 1643. II Muslero vi e in- dicato alia stessa lettura. a pag. 228. Boll. Legg. 1543. Dec. Tomaso a Zanechino in p.° loco f.' 100 pn C genu. » Gio. Muster Germuno in 2.° loco con fior. 50 p." 'Jbre succ." Crisloforo Alfeo la seguente lettcra del Riforrnatori dello Studio di Padova al Capitano di questa Citta (pag. 36fi). a CI.™ sig.' Capitanio. M. Giovanni Muslero » rtottore Germano el qual lezze al 2." luogo del a Decreto in quel Studio venuto a noi, cihafalti a certi della poverta sua, et si ha anco dimostra- » to apresso noi cossi dotto et benemerito di quel a Studio die ne ha mossi ad essergli favorevoli, (*) II Facciolati dice: Veletudinis caussa onus depu- sv.it (III, 105). DEL M. E. CAV. EMMANUELE A. CiCOGNA 49i » ft piirti (sic) ]) ([iiello clie si possa a sollevaiio u ill qiialdie paile lielli bisogiii .siiiii. E Jieio prt- » gamo lu M. V. die la siu conteiitu di farli I.'- » vaic et pagare tiitli; le sue hullete di (|iu'.sto • anno per coiilo delta lettuia, clie ne saia Idio » iiuillo grato, et siamo ccrti die la M. V. noii » iiiantliera essendo maxiinamenle il dciiaro |ioc- » CO accioclic il loio DoUore possa da poi il loiigo » Studio che ha fatto in quella citta partirsi ben » contento et satisfattu, et alia M. V. ne race.""" » Da ^eul■tia alii 23 di ai)iile 1543 » Li Hefl'. del Studio dc Padova. » » Da quest! passi e fatto chiaro » 1." Che il Musleio fu noiiiinato professore soltanlu ai 24 di agosto del 1540, essendo stato chianiatu a leggere sul Decreto, ossia sopra una parte del Corpo del Diritto canonico. » 2." Cli'egli lion fu eliiaiiiato a questu Catte- dra dal Senalo, ma elelto\i dagli Scolari, cui sembra spettasse la noniina dei Professori die nun doveano avere stipendio superiore ai 50 fiorini. » 3.° Ch'cgli fu nominato senza concorrenza, vale a dire solo in quella cattedra. La qual espres- sione ei fa connscere, non essere invenzioiie mo- derna la pluralita dei Professori della stessa ma- teria ,: a prova di che ricordo che il Veneto Se- nate agli otto di marzo dell" anno d540 chianio ad insegnare le Istituzioni ci\ili in primo luogo con parita Giuseppe Fontanella, Antonio Cataro e Paolo Antonio Leoni : altro dei fatti che dimo- strano la verita della sentenza del Poeta, che tiiulUi rena^ctntiir quae jam cecidere etc.e di quel di'tto: .Ml silt) sole nuimm. Intorno il qual uso ilella pluralita dei docenti nierita d' esser letto ciii che scrisse un dotto del secolo XVI Gian Lo- dovico Vives nel suo Trattato Ue Disciplinis. » 4." Essere anlieo il costume delle Oiazioni inaugiirali per I'apertura di lulti gli studii, e che il Mii.slero fu I' oralore in quella th' elibe luogo iiel gioino 18 di ottobre 4540. La qual Orazione di lui forse non le sara nota, non dovendosi con- fonderla con quella die ho veduta presso di lei stainpata in Venezia nel 1538 ; colla quale egli preludeva allinscgnaniento delle Istituzioni Im- perial!. » 5." Avere il Muslero tralasciato d' insegnare il Decreto dal 21 agoslo 1541 al p.' di novembre del 15i2, durante 11 (|ual perindo gli furono sur- rogati dapprima il de lia>e.-to, poi I'Oliiio, e per ultimo il .Maraiita, in luogo dil quale fu poi egli ridiiamato a quella Cattedra. » 0. ' Fiiialmente die il Muslero dopo aver ri- presa la spiegazione del Decieto col novem- bre -1542, eesso dal leggere nell' a]irile del 4543, dopo avere otteniito die gli fosseru pagat! per in- tiero i suui appuntamenti d! queU'anno, onde pe- ter ripatriare. » Ma ne dai bran! qui sopra ripoitati, ne dai Ilotuli dellu Studio dei Leggisli, ne dalla serie dei Professori che sostennero le diverse Caltedre Icgali compilata dal Minato, trova»i fondamentu a credere die il IMusleio sia ma! stato eletto ad in- segnare le Istituzioni Civili. Siccome per6,test!- monio il Facciolati (pag. 400 del vol.1), permette- vasi agli sculari il leggere sopra alcune materie del diritto per loro esercizio, e probabile ch'egli nel 1538 abbia volute far saggio, o daie prova del suo sapere e della sua attitudine al pubblico inscguamenlo, dando un corso d'Istituzioui civili, forse alia foggia de! nioderni docenti privati. » Non so se queste notiziepossanoesserle suf- flcienti ; ad ogn! modo s Ella braniasse qualchc maggiorc dettaglio, oqualche schiarimento, Ella sa quanto mi e grato di poterla servire, ed alte- starle cosi la viva stima che ho di lei, e quanto ie mi tenga onorate da' suo! comandi. Voglia Ella tcnermi sempre nella sua grazia e crederin! » Padeva 3 ?ievembre 4858. « Suo obbliij. ed affez. amico D .4>T0M0 Valsecchi. » (101) Cristofuro Miielkhio o Mnlich pare che fosse pittere o disegnatore. Ad un Criito- phoro Mielich attribuisce Ortensio Landoalcuno de'suo! Oraeoli, cioe concetti e sentenziose ris- poste (pag. 34, Oraeoli. Venezia Giolito 4550-8.') i\el Lessico Artistico d! Naijler (Miinchen, 4840, Vol. 9, pag. 201 e seg.) vi sono ^arii Mielich, o JUuelich, uia nessuno, se ho ben veduto, ha neme Crisloforo. (102) Giorgio Muslero fu private precettore in Lipsia, e !l fratelle Giovanni di eta maggiore avealo ammaeslrato nelle lettere. Era di tempe- ramento piii forte di Gio>anni, c quindi, per testimenio d! queste, sapea bene rispondere a 492 INTOUNO A GIOVAiSM MUSLKUO. EC. clii gli si fosse oppnsto ; nientrc Giovanni confes- sa, clie Hon uvea tal lorza, e cli' era costietto a cedere facilinente. (103) Leonardo e Aixlreit //'elftjri. (igliuoli di Barlolommeo, eiano in Padova discejxdi di Gior- gio Slushro. Diceva il padre loro die nulla di piu ulile poleva lasciare a' suei figli, giovani di nioderato ingegno, di una relta instiliiziojie, benche non fosse privo di ampla facolta, e di altri beni di fortuna. A questo proposito il l\Iu- slero osservava, clie gli studenli alemanni in Italia prima di apparare i rudicnenti delle disci- pline, lianno uopo di privati precettori nelle loro citta, perche consuniano molto tempo in Ita- lia se non lianno almeiio mediocrenicnte appro- flttato degli studi ne' loro paesi. (104) Malleo Miisltro, altro fratello di Gior- gio e di Giovanni, diede ospitaliUi ad alcuni Ot- tingesi die alia occasioiie della gnerra contra il Turco sosteniita da Carlo V, si erano in quello nun osciiro Castello dell' Austria rifugiati. Egli si trovava in bene iiiita re. (105) Sebastiano, terzo loro fratello, seinbra die non fosse buono amministratore delle sue facolta. Giovanni dice che per sostenerlo dovette vendere delle canipagne e dei prati, nia colla condizione: die non cerclii il rifiigio di una per- denti, vcngono nominate dal Muslero in gene- rale. (109) Enrico Till era del 1538 re d' Ingliil- terra. Dice I'autore die questa figliuola del Re era instrullissinia nelle lettere latine e nelle gre- clie ; ma ne tace il nome. Fu probabilmcnte Mario, nata -18 febbraio 1610, prodamata Re- gina nel lo.")3, e niorta nel 1558 d' anni circa 43, della quale tutte le storie d' Ingliilterra. (110) More. Donne illustri della inglese fami- glia Moro. Non v' ha erudilo (dice l' autore) che non sappia che la stessa Inghillerra ha nel sua seno le More conimendabili per isvariate cogni- zioni in ambe le lingue e nelle storie. Le Peuliiigere erano forse figliuole di Corrndo Peulingero, patrizio Augustano, natol 405, morto -1547, considerate come il primo dotto della Ger- niania che applicossi alia raccolta delle antidiita. (111) Marlino Uucero, enumerato dall autore fra i chiarissiini predicatori evangelici, profes- sore di Teologia a Cambridge, nioito nel 1551. E noto che il suo corpo, regnante la regiiia Ma- ria, tratto dalla sepoltura, fu bruciato ; e che la regina Elisabetta ristabili la sua nicmoria e lo fece annoverare fra i niartiri. II cardinale veneto Gaspare Conlarini Bucerum tuiita Iheologicae el philosopliicue doctrinae ubertale inslructnm pelua pigrizia, ma intiti la frugalilu e la memoria judicuvil, tit iinus omnibus Pontipcioruin doctori- de' parent I, e non tenga lontani dalle scuole i snot figliiioli, offerendosi lo stesso Giovanni a soslenerne la spesa. (105 a) Di questo valente tipografo ed inta- glialore leggasi I' opuscolo : Catalogo ragionuto di Opere slampate per Francesco Marcolini da Forll coinpilalo da don Gaelano Zaccaria con Mtmorie biografiche raccolte dull' avvocatu Raj- faele de Minicis. Fermo -1840, in 8.°, e I'altro Opuscolo: Letlera di Michelangelo Gualandi e risposla di Andrea Tessier intorno agli arlisti Giovanni Gherardini, l/go da Carpi e France- sco Marcolini. Venezia 1855, 8." (106) Cornelia Adrichemia bavarese, per car- mi mistici, e per varia eloquenza illustre. (\(il)]Bilibaldiche. Giovani donne coltissime della famiglia di questo nonie, ricordate in genere dair autore. bus oppoii!po'eup/.ia, Andruzzi IS42, 8." lole Adamo, chiamato dall' autore : quondam lite- rariiie uiilitiat triumpliuni. Kirc^ingio JUudcslino, esimio licenziato, che pru- ouru die f^ls^e f.itto a ccdoi'i il ritialto del Muslero in Lipsia : jamdudiim aelatim Li/psii un Cristoforo Majer da Augusta acuto e piacevole dispu- tante, morto del 1620. Mat/no, ricordato dal Muslero col solo nonie di Giasone fra i giureconsulti. Era celebre ^lila- nese nato 1433, morto 15 U>. ilela Antonio, medico, promotore anch'egli d.'i buoni studi. Maiczingero Giornnn/, Lipsiense, stava nel 1338 a IngoUtad, dottore forse in teologia. JUelscli (a) Corrado, uno de' precettori del Mu- slero in Lipsia. lUesttro Giovanni da Wratislavia. L'aulore scri- ve di lui : Non dirb cite sia tin atlro Vatia delta nostra eta, ma certamente e cettbre giuri- sptrilOj die non ebbe a srliifo di delta re e di pubbticare una Grammatica anclie greca, seb- 496 INTORNO A GIOVANNI MUSI.ERO, EC. bene fosse in mezzo ad una folia di iiffuii forensi. Morberl //'olfinijo, uiio tie' piiiiuirii soggetti di OttinKn. slei'o. S' iiiti'iide Nicohio de Tudeschis, o Ttidi- sciis, iiUerprcte in Bologna e allrove di gins Poiitilicio. Eiii Siciliaiio e nioii a Palermo nel i 445. Morch E(jidiu, console dl Lipsia niecenate degli Paolo Penirjino. L' iintoie scrivendo a Gasparo studi. Mordeisen Ldalrico, due crano alloia di tal nonie e cognome in Lipsia ; 1' uno niollo avveduto lU'Ua scelta de'preceltori alia i;io>entn; I' altro jnnioic che fii alunno del Muslero. Muchelio Sehasliano, dottore nell' arti liberali e in anibe le leggi. Ui Lipsia. Negro. Medico, die pare fosse in Padova a' tempi deir autore. A'eudeckeri Carlo e T'iUore, giovani nobili disee- poli del dottore in ambe le leggi e pubblico professore OnaUlo Eiidstrassero. Nitolais (a) olSicolis C/«»f//o,uno de'varii illnstri registrati dall' autore, siccome proteggitori dei buoni studi. Orlensii. Senibra che fossero Canonici di Wrati- slavia ricordati dall' autore, unitanientc alii Prokcndorfii. Ossa (ab) Melcliiorre. Fu de'precettori in Lipsia deir autore. Se e lo stesso citato dal Konigio, scrisse : De Principalu feliciler adminislrando. Oltoni. Questi erano cinque fratclli, ornati di pieta edisapere, figliuoli5e»erfe<(odi Oltone il senio- re, senatore di Lipsia, tutti alunni del Musle- ro, e tutti ricchi padroni di minierc. Benedetlo juniore succeduto al Badehorn in Anneberga. Luca, dottore e pubblico professore di poetica. Pietro, pur dottore a Dresda. Lorenzo, lau- leato, c Seveio il piu piccolo. A loro in Lipsia riirige una lettera il Muslero da Padova in data primo gennaio 1538. Loda Benedetlo se- iiiore il quale alia presenza de' suoi (igliuoli solca dire : Finclii mi conoseerele per padre voi figlinoUi di Lodmicu dnttiiif di le-ge. lidulnro /f'nlfdiKjo. nnliili' |ior iiiiscita e ])er co- sluiiii, I'll degli uditori dtll' autoie. Rauscliero Udiilrko, inaestio di sciKda in Lipsiii, c inagginre di cla del Ulusliio. (Jiiesli schci- zalldip diceva al Alusleio: .Imlrui (id esciiijiiu di iitolli cai'iilicre in Francia o in Jtulid ncllo s/two tuiiipo in (tti it luo scivu loniturn'i il cavdilo dal jcibbru a fcrrarc, t: (indrai ad oij- : un Vdalrico se- nioie. il quale iulenogato iiuiualistudi volesse ot(ii|)ali i Miui tie (igliiioli disse: II pnnio dd esenipio del padre surd tiegozianle e faru di- nari J il secoudo viayyiatore e porteni a ea- sa i beni acyuisluli j il terzo doUore per- che vegyo die i dunari ed i beni non sipossono conservure sen:' avei'e ricorso a' forensi. lilian Ambruyio. Preposilo Toiiiano non male de me merilo {dice 1' autore). Rietmillero // olfiingo. Uno de' primarii prefelli di Otliiiga al quale sciiveva I'aiilore nel 1538. Hipero Georgia, liidato \)er facondia ed eiudi- zione. liomel Gidvibulisid, da Noriniberga, dottorc in •egg'- liosino Giovanni, iKjnio assai eloquente c addot- trinato, del quale il Muslero narra, cheavendpru- deii/.a. Sdcclo f'enerdndu. I'u gia piceeltiiii- in l'adl)^a de' signori Gnmrelli. Sakski Giovdnni, lilosofu ludato dal Muslero per avei-e favoreggiati gli sludii della gio\eiilu. Sdlio Girohimo. E raninientato dalT autore in»ie- ine tuw Felice Cesdrio, eo (|uali si tro>o viag- glando nel Castello di Brick nel 1536. Se Salins s' intei preta per .S'n/e, a\ea\i in Yc- nezia questa faniiglia ciltadine^ca fnio dal 1330, di cui ho detto nelle inscrizioni delln Cliiesa di S. Agnese. E ce n' era una anclie in Bassano, della quale il Gamlia negli Scriltori di quella citta. Sdhaii Jdcopo, vesco\o di Wratijlavia, raninien- tato onorevolniente con alcuni Canonici di co- la dair autore. Scliillellio Georgia, dottore di medicina, da Lip- sia, lodatissiiiio. Sclioffio Crisloforo, fu degli alunni ilell' autore. Tale cognome e fra gli scrittoii del Konigio, sotto le \oci Scliopfius e Sclioff. — Abrdino Scof- jio era VVirtenibergense medico, <535. Sclnidb Siiiione, aniico e conterraneodel Muslero. iJel 1538 presicdeva a' Giureconsulti nel Col- legio di San Pietro. Severo //olfiingo, gia precettore de'figli del Ke, e di Addiiio HulJnidiino. Silva (a) Bdldfissiire, giui econsulto, benenierito per la disciplina dei giovani. Sinapio. !l Muslero lodando in geiiiiale le colte donnc Ferrarcsi, dice elic il Senapio, dotto ed integerrimo uonio, prcsiedeva inFerrara, quasi altro Apollo, al coro delle muse, e al consor- zio delle gio\ani di quella citta prestanti per nascita, per costuini, per bellezza u per col- tura dello ingegno. Quest'ora Giovunni Sena- pio alenianiio, medico dl Renata ducbessa dl Ferrara, oratore iiioltre e letterato cliiarissi- 1110. A. I535-3G, del (|uale paria il Bor.'-etli (Hist. Gi/mn. Ferror., -J 735, T. II, loli). C3 498 IN rOUNC) A GIOVANNI MUSI>EI'.0, EC. Soiiiiu. L' autore l' accenna solUiiUo Ira' giiire- consiilti. Yi furoiio di qiiesto cognome in Pa- (lovu:iW(i//((»o 1462, Barluhmiiwo \M)%,Aks- stindfo 1533, e forse a quest ulliiiio alUule. Sprembergero Giovanni, Dceano della facolla (lelle arti in Lispia, 1538. Sladion (a) Giovanni. « Ornanieiito della eccle- » siastica dignita, \'eseovo Augustano, uonio )< prestante per pieta e dottiina clie ciin salii- » tare discoiso niosso da eroico affetto ha M esortato ii' buoiii stiidii, nulla disalveando » dalle leggi ponlilicie, e dalleseniiiii) de' vec- » clii te(dogi. o Slrtiinbiinjn o Siranihiirtjio Ginvduni, dultore in legge, uno de'colleglii illustri dell'autore nella sua laurea. Slromero Enrico, niedieo insigne per profonda cognizione delle cose naturali in Lipsia. Loda le figliuole di lui per averle udite parlare elegautemente latino. II Konigio dice : Stro- nierus Henricus condidit .4l(jorilhmum lineti- lein a. 1503. SlurmioJdcupu di Strasburgo, poeta erudito nella green e nella lingua latina. iVacque 1489, niori 1533, illustre inagistrato, del quale vedi la Biografia Universale. Uegistrasi anche Giovanni Slurmio, celebre unianista nato 1307, morto 1389, cbe per anni cin{|uanta presiedette con molta lode alia Seucda di Strasburgo, e che scrisse intorno Aristotele e Cicerone. Esso qualche volta fu confuso con JiK-opo. Vedi la stessa Biografia. Snaddml Arjoslino, nobile e venerando Preposto in Ungheria, conosciuto dal Muslero nel Ca- stello di Brick. Sijbolo Goloficdo, Kettore in Lipsia. Se e Sibulus (G) Diiiipinus, questi died? fuori un cai'ine de Miisca cliiUunaea. Lipsiae, a. 1307 (Ivonigio). Tanknufijerio Giovanni, solenue teologo. Tctckhen (a) Giobhv, doltore in anibc le leggi. Tlirat (a) Ttlune, dottore, seniore della facolta legale appo i Lipsiensi, « venerando canuto » uonio, e pill candido per aninio e per santita » di vita, cbe coU'oilore della buona coscienza » e col frutto fece sacrosanta la nobilta ai )i Lipsiensi, cbe sono in grande speranza che » dopo la sua niorte, con divina apoteosi sla » posto in cielo fra" giureconsulti, •> II Muslero esagera, s|ierando die Tilone gli sia giovevole e lo soUevi de'danari pei'duti. Tilnero, rainnieutasi col solo cognoiiie in mia epislola al Bailehorn. Tirolfo, solo cognoine. Fu uno de'precettori del- l'autore. 'ioire (dall(i) Francesco, nobile barcuie, illustre ))er nascita e per %irtu, e uno degli aluuni dell'autore, il quale ricoida purinienti un Fit<> ilalla Torre regio barone Curiae rcijiiirnm li- beroruiii pracfeclu. Vudiano Gioachimo, celebre gia professore in Vienna di uinaui e recondili studi. f elilins 0 f'elilin Giovanni. A ([uosto dirige una lettera il Ulusleid da Pailuva nel 1538, il quale laeea gran conto dell acutissimo suo giiulizio. f'ifjiio Ulderico ginreconsulto, il quale sci-isse De rebus creditis. II Muslero lo annovera tra gl' illustri del suo tempo. Vilschero Sebasliano o yiscliero. Addirizza I'au- tore a lui una delle sue epistole 1538. Era uno de'prefetti di Ottinga. Un Sebasliano f'isclie- ro scrisse un Coinpendio di Teoloijia a. HVIl. Vrblno. 11 Muslero rauiinenta clarissimos medicos Urbinuin el Hieronymmn Corradinuni.'\i\eana nel 1538. Ulinijero Georgia, figlio di Girolauio. L' autore lo cbinnia cittadiuu veneto prudentissinio, cui Luca licmo padre di Luca avea at'Qdato il suo figliuolo. Questo Georgia era un agente od aniuiinistratore de' Tedescbi nel Fcuitico
  • iapolitani: onde 1 Francesi la dissero poi male napolitano, e quelli die 1' ebbero dai Francesi la nominarono mal francese o mal gallico; ed allri pur male spagnuolo. Che allora sollanto capitato ci fosse questo morbo, che fosse nuovo tra noi, si conferma da tanti storici e medici contemporanei che tale 516 SULr.A ^'ATURA E ORIGINE DE CONTAGI il dlcono, e non solo parlicolaregglala ne diedeio la descrixionc, ma 11 scgulrono ancho altenlamcnle nelle varie forme die andava assiimcndo, ne' varii sinlomi die venia presenlando. Con cio sla in pieno accordo F aver molto inficrilo nei 30 anni dal 1494 al 1525, esscndo costume di parccchi morbi contagiosi d'in- fierirc singolarmcnle nel primo tempo di loro introduzione in un luogo, e mitl- garsi da poi (N. 20.5i-g. 55.86-d). E molto pur concorre a provar la cosa il vedere, die pria di tal epoca non avea ne andie nome ne greco, ne latino, ne presso gli Arabi; mentre un modjo di tal falta fra nazioni die vantavano egregi scriltori in medicina, di diiara descrizione e di nome suo proprio non avrebbe dovuto esser privo. E plena conferma ne fa pure ilFracastoro, cbe di que' tempi fioriva, essendo nato in Verona circa il 1483, e ne scriveva il d530 ; appellando nuovo il morbo, e non mai veduto da alcuno, in sul bel principio del s\ celebre carme ad esso consacralo, e creandogli il nome, di cui mancava ancora, traen- dolo (ad evitare le ingiurie nazionali inerenti ai sopraddetti) da quelle del pastor Slfilo, die finge esserne stalo nel nuovo mondo colpilo il primo in punizione di grave offesa agli Dei. Ma sebbene la novila di tal morbo fra noi apparisse allora s'l diiara, non nianco poscia cbi credelte trovar molivi di volerlo antico, allingendone pur dalle sacre Carte, die tra le fidate storie della maggior anti- cliita portano il vanto (i). 39. E segucndo i prolegomeni, ove dicono che se la peste fosse ancbe sol endemica di qualclie luogo, sarebbe perche ivi piii accumulate sono quelle cagioni comuni, che in lunga serle essi vengono pur annoverando (N. 9) ; tre cose prin- cipalmente ci porgono da osservare. L' una, che mettendosi nascere la pesle in Egitto, ove dicesi esistere tali cagioni, se in vece, com' e probabile, vcnisse dal- r Etiopia, donde, secondo Tucidide, venne quella di Atene (N. 36) ; le cagioni di Egitto nulla ci avrebbero che fare. L' altra, che se dal concorso di lante ca- gioni qui la peste si fa derivare, non e poi cos\ vero che, con allri simili morbi, ella sen venga da paludosi miasmi e putridi vapori (N. 7.30). E la terza cosa, per noi piu importante da nolare, si e, che per molte cd accumulate che fossero tali cagioni, mai non ne verrebbe ingenerato un morbo specifico, siccome e la peste ; nella guisa che malgrado di tutte le possibili circostanze favorevoH alhi vegetazione, mai non si formerebbe un gombo sol di frumenlo, o di qiial s' e (I) Si erode rinvenirlo nella lebbra, ili cui vi si parla si spesso; o nella gonoirea accennata da Mose nel Levitico; o nelle piaghe di Giobbc ; o nel male penctrnto anclic lino alle ossa, di cui soventc si va lamcntando il Salmistn. V. Astruc. Den Maladies vincn'ennes. T. i. DEL M. K. (1. SANDKI ; l')il altra trba, senza del proprio seme. II caiione di logica s'l comiiiic, clip la causa vuoi (SSI re in giusla correlaxionc coll' cfrcllo, lia liiogo pur qui: malaltia speci- lira noil iiasce che da causa specifica. 40. K si polrebbc anche op[ionT, che ne dove si trovano le delte ca<;Ioni sempre vi(;ne la pesle, ne dove sen vicn la pesle, o inorhi ad essa consimili, le dette caf^ioni sempre si rinven;:;ono. Alia quale opposl/.ione i prolej^^onieni in parle han provvedulo dicendo die, se dove regnan continue lali ca^ioni, la pesle inluria pero solo ad epoclie Ira se distanli ; non doniinandovi epideniicamenle, vi si nioslia alnieno in niodo sporadico (N. 40). Al die ovvio e rispondere die. senza c.ercare se propriamente la pesle sempre ivi regni sporadica, qualora cio vero fosse, moslrerebbe che la malatlia da quelle cause comuni e portale al som- mo grado d' intensila, non dipende; ma pintlosto da germe proprio : impercioc- che assai piu probabile e che un male, che incoglie solo a qualche individuo, di- penda da causa specialc operanle sur csso, di quello che s\ comuni cagioni arri- vale ali'aplce di lor possanza, non avessero da spiegar anche in proporzione la loro inllueuza con estesi atlacchi. 41. \e piCi soddisfa I'essersi pria delto dai prolegomeni, che se pur alcuna di tali ( agioui. ridoUa anche al sommo grado, si trova in qualche luogo senza produr il male, e perche alia produzione di esso non basia una sola, ma vuolsi il concorso di molte, le cagioni tulle delle iimane infermila, non essendo semplici, ma coniplesse (N. 10). Di quali infermila le cagioni sieno o possano esser com- plessp lion istarem tiui a cercare; ma rispello alle contagiose, a quelle che si comii- nicano, diciamo die la sola causa efficiente acccrlala e il contagio. la sola delle spicifiche e lo specifico principio. Nessuiia delle lanle altre. insieme colle quali trovandosi il male, esso In loro allribuilo, ne separata ne unita. non ne produsse inai vcriin caso, qualor si ponesse alia prova. e il proprio contagio solo valse a produrle. Cos'i non si (^bbe rabbia che dal iirus idrolobico, vajuolo che dal vajuoloso ; e inedesimamcnte di tulle le allre contagiose o specifiche infezioni d' uomini, d animali e di pianlc. Laonde finattantoche non s indichino precisa- meiile (piali cause comuni, come Ira loro combinatc, ed a qual grado d' intensila condoUe. producnno qucsto o quel contagio. questo o quel morbo specifico, e posle alia iirova il producano. il dir che il producono non saran che parole, che tempo perduto per chi parla non meno che per chi ascolta. Non ci vuole che il fatto. e il fatlo bene accerlato, per far credere vera una cosa. cui la spcrienza finora e la ragione c tanio contraria. VII. 66 6i8 SULLA NATURA E ORIGINE De' CON'TAGI 42. Uispetlo al non intendere i prolegomeni, come laiito si slcnli a conce- der alia peste ch' ella si goneri da cagioni comuiii, mciitrc da cagloni roimini, che si veiigono pur nnmerando (N. 14), tiitli conredono provenir il lifo, die ha identita d' Indole colla peste, colla febbre glalla, potendosi dir II mcdesimo anche del vajuolo e del colera; osserviamo non esscre poi lanlo vero, che tulllconcedano origine spontanea al tifo, siccome vedremo pin innanzi (N. 50). E se la gran somlglianza Irovata dai prolegoraeni fra le delle malatlie, 1' Idenllla dl loro in- dole, che apparlsce nel porsi In tulle un'origlne comiine ed una medesima forma, veramenle esisla, lasciam decldere ai valenll medici, e da quel sopratlutlo che disllntisslml vanta qucsto illustre Corpo scientlfuo. 43. Sul fatto della rabbia notiamo prima, cosl di passaggio, essere falso r asserto dai prolegomeni (N. 12), die 11 sno virus si mlllghi si facllmente da losto rendersi Inefficace •, e Irragionevole quinci esser pure il considerarla come veleno, o come un che di mezzo tra veleno e conlagio. Essa e un vero contaglo, siccome gli altri ; e se ne dllTerlsce, egll e In cio die mal non si modlfica, e tutti uccide quelll in cul si svlluppa (N. 57). E sul princlpale nostro proposito aggiun- glamo che accurate osservazloni mostrarono, come da tempo avea provato anche 11 Bardley, che 1' idrofobia non e mai spontanea ne men ne' cani ; perciocdie ezlandio in tutti I casi In cui pareva tale, sempre si scoperse la derlvazlone da chi diedesi cura di ricercarla. II che tutto essendosi distesamente chiarilo In appo- sito lavoro Impresso fra quelll dell' Accademia agraria di Verona ( T. XXIII, p. 77), ad esse lo mi riporto per non allungare di soverchio il presente ; bastan- doml qui rlferlrne la concluslone, die cio ■ rispetto alia rabbia la spontanelta, come per gli altri contagi, si appoggia soltanto alia inavvertlta comunlcazlone, e che vanno sempre scemando I casi secondo si estende 1' Indaglne, sparendo essi affatto, ove questa si faccia corapiutamente. II perche resta vano 1' argomenlo preso da qucsla fonle per volere spontanel I contagi (^. 74). 44. L' assoclazlone di parecchi allri conlagi al doniinare di epidemic, alle- gata dai prolegomeni (N. 13), ci ricorda Innanzi trallo I'asserzlone conlraria di moltl, che altrove nol prendemmo a combaltere, che cioe al domlnare dl una epidemia tacclano tultl gli altri mall, fin anche sporadlci. Le quail due asserzioni affatto opposte mostrano che la cosa ora avvlene, ed ora no, e che l' avvenire o non avvenire e mero accidente dovuto a clrcostanze partlcolarl, e non prova nulla per r argomento presente. E se provasse pur qualche cosa, sarebbe in lavore de' gerrai preesistenti ; giacche preeslstendo gli specifici gernii pecullari, s' in- DEL M. K. G. SANDUI 5d9 loiiik', come, per essere indipendenti gli iini dagli allri, possano, spcondo porta il caso, e svilupparsi separalameiUe, ed anche ad im tempo. Lnddove se i contagi provenissero da spontanea forma7,iono in qiiol tempo stesso, difficile sarehbe concepir come dalle medesime cause comuni dominant!, avessero a nascere tanti gcrmi fra ioro si diversi ; come difficile a concepire sarebhe che dalle medesime (•ircoslan/.e di siiolo e di cielo tante diverse falle di pianle avessero a formarsi. qnando si vojessero spontanee, mcntre invece a^cvolissimo e capacitarsi come nolle circoslanw; stesse aeree e terrestri possano sorgere a un tempo diverse piante anclie molle, qnando ciasciina da proprio seme provenga. 45. II ricorrere alia chimica organica per la generazione spontanea de' con- tagi, e voler che basti a formarli la putrefazione (N. d4), senzache non accordasi Iroppo col necessario concorso di molte cause aitrove preteso (N. 4i), ella e cosa allreltanto vieta, che priva di ogni saldo sostegno. Imperciocche se materie putride penetrate nell' organismo per ferite, o (Ogli alimenti, ingenerarono gravi sconcerli e la stessa morte ; non si puo dire per questo che ingenerassero con- tagio ; e ne men si pun dire che ogni malattia condur potendo alia piu funesta putrefazione, tostoche tale divenga diventi pur contagiosa. Tutto giorno veg'Mamo putrefazioni di materie vegelabili ed animali nelle stalle. ne letamai, nelle corti di campagna, ne' cadaveri d'uomini e di bruti, anche pria d' esser sepolti, senza che per ci(t verun contagio ne venga. E veggiamo pure spesso contagi senza che vi sieno putrefazioni cui assegnarli. Vuolsi poi hen distinguere la materia scettica dalla contagiosa. La prima applicata a parti sane potra piu o meno alterarle. e turbar anche 1' intero organismo, non pero mai cagionar un male rapace di essere poi comunicato. come e proprio del vero conlagio. L' azione della materia scettica. oltracciu comincia tosto dopo 1' applicazione, il che puo non far il con- tagio. In fine ella agisce tulto diversamente ; e per cio dalla putrefazione Irar non si puo argomento per la generazione spontanea de' contagi (N. 47). 46. K snl conto della ferraentazione, die veggiamo posia in campo a spie- gar i contagi anche allrove nel Giornale veneto di scienze mediche (come in un articolo uscilo in liici- il 27 giugno 1858, pag. 157); crediamo notare apposta- tamenle i)er essa. che, sebbene ella riprodiica, siccome il contagio. materia simile al lievlto iiupiegato. avvi pero assai differenze. Imperciocche, prendendo lesem- pio della birra. considerato pur dall' articolo, la fermentazione per bene eseguirsi richiede che il lievito sia in quanlila proporzionata alia massa da fermentare; e (111 ( (Milngio la porzioiie anclie piii minima basla a produrn; il pieno cffetto. 01- B20 SULLA NATUR.V K ORIGINR DE' CONTAGI traccio, la birra fcrmenlando piio fornire da 20 a 30 cotanti del ft'rmpiiln im- piogato prima ; ed e noto in quale iminensa sproporzione coU'entrato neH'indivi- duo, sia il rontagio che poi se ne genera. E v" ha discrepanze molte anehe per allri rigiiardi. I! ferinento e materia in istalo di scomposizione, e alio a deslar in altra, non allcrala, lo slesso suo movimenlo e venlrla cos'i Irasformando. Ora, essendo il fermenlo in islato di scomposizione, e non polendo cpiinei in lale stalo rimaner che assai poco : i° non si affa punlo al conlagio in qiianlo al \)oU'r qne- sto perdurar intallo piii o men liingamenle applecalo a varii oggcUl [)rima di entrare nell'individno acconcio a dargli sviluppo (N. :2i, 59, 72) ; 2." non si affa punto al fermenlo il conlagio in qiianlo possa qneslo diirar eziandio per enlro lindividuo nella delilescenza anelie liinga, e lalor pure iudelerrainala (N. 60, 72); 3." non si confa al conlagio il fermenlo, in quanlo che, alio slalo di somma te- nuita, come siiol essere il conlagio, la cosa morta dall' organlsmo vivenle o ver- rehbe assimilala, o cacciala in breve come elerogenea (N. 59). E siccome dalla termenlazione della birra allro fermenlo si va prodiicendo e la fermenlazione non cessa se non essendosi gia trasformala 1' intera massa ; cosl, 4." il conlagio non dovrebbe cessare finche tnlto cio che vi e nell' animale, alio a Icrmenlare, tras- formato non fosse. E poiche la fermenlazione si estende a lulto il vohime del liqui- do per conlinnazione, c non va per salto, prendendo qnae cola, lasciando inalle- rall de'tratti intermedii ; 5.° anche il conlagio tramnlerebbe per conlinnita, sicchi' non vi sarebbero ne, anche eruzioni discrele. Qnesle ovvie considerazioni ci sem- brano moslrar ben chiaro, che la fermenlazione per molli rigiiardi punlo non vale a spiegar i conlagi, sebbene in iin conto, nel riprodurre maleria simile, offra qualche somiglianza. 47. Qui viene in laglio di loccare alia sfiigglla anche 1' opinione di quelli, i quali incolpano come cagione di cosi falti malori una maleria azolala iinbral- lante f aria (4), la quale, sia che ne venga da resli di vegelabili ed animali morli, pulridi o putrescenti, esalando da slagni, paludi, maremme, pozzanghe- re, ec, sia che derivi da secrezloni ed escrezioni di vivenli, le quali, lolle pur esse al dominio di vila, in balia sen rimangono della chimica dissobizione ; qua- lunque siane la provenienza, penelri poi coll' aria del respiro nell' organismo, e vi adoperi come infeslo fermenlo. Questa supposizione, quando pur fosse vero che lal materia azolala e si esalasse e sussislesse baslantemenle mil' atmosfera (-1) Giornale veneto, ec. Fasc. di dicembre <8B7. , . , I)i;i- M. E. G. SANOIU 52-1 scnza scomporvisi ; incontrercbbf, ci pare, le dilTicolta tulle della fermentazione sopracceiinate (N. 46), cd allre aiuora, quali son le sej^iienli : i." non lascierebbe capire come, essendo s'l niimerosi i moibi spceifici dell' iioino c d'ogni specie de- ;;;li allri aniniali, e cotanio fra loro diversi. tiiUi polessero venire da iiii ideiiliro lievilo ; 2.° ne come dove, o fpiando sono conlinue 1;' dette emaiiazioni, contiiini pure non vi lossero i niali ; 3." ne come non operassiro cost sinislramenle auche le malerie azolate cbe |)reiidonsi per ordinario alimenlo, le qnali sono pur lolle al dominio di vita, ed lianiio anche spesso cnminciala la dissoliizione colla Irol- latura: ne come i fabbricalori di birra die sempre sono a conlatlo della maleria azotala costilnenle il fermento, non ne venissero offesi, ne come offesi non ne venissero e Iralli a fermenlare i fabbricalori del pane, che tal maleria sempre han Ira le mani, e 1' odoroso vapore ne inspirano. II perclie cziandio questa ipo- tesi, quantunque maneggiata dalla penna de' suoi dolti sostenilori , non manchi di seon che pure s' accorda cio che succede negli animali, perciocche anche nelle sperienze che ullimamentc si fecero per la polmonea bovina. si vide die da qualunque 522 SULLA NATURA V. ORIGINK DK CONTAGI pnrlo lie venissoro gli animali sani die nulla aveano aviito in comnne di cllma, di qualila di riho, vicissitudini atmosferiche, ec, non presentavano dilForenza nel prendcr il male, posti che lossero insieme nell' infotta coabitazione. II pcrche piu propriamente egli e a dire, cho la vera disposizioiic a prender II male si e qiiella clic porta seeo il contagio enlrando nel vivenle organismo, v' incoiitrl o pur no, puU'csribil materia. 49. In generale pol sul cento della inerle sostanza, qiial ch'ella sia, da pa- recchi tenuta come formante il contagio, oltre 1' allre si presenta eziandio questa considcrazione. Udiamo essere principio in chimira slabilito, che due cose, per operare 1' una sull' altra, deono soffrire aiterazion di elementi, per cui nc risul- tano composli divers! dai primi. Cio essendo vero, ci pare che la sostanza con- tagiosa, di qualunque guisa essa adoperi, vcnuta in contatto dell organismo, a spiegar azione snr esso, a tornar elFcltiva, non si conservera pin la medesima ch' era innanzi : nella sua azione o perdera alcuno de' suoi elementi, o alcuno n' acquistera di piii, o succedera di alcuno lo scambio. Cotalche per una ragione 0 per 1 altra non si manterra piu quella di prima ; e quindi cio ch'era contagio. non sarii piu contagio dopo 1' azione, non sara piu 1 idenlica sostanza capace di operar egualmenle che la primiera sopra altri individui. Se questo argomento fosse retto, siccome sembra, non dovrebbe lasciar ad alcuno, che si conosca di chimica e di contagi. verun apjiicco a supporre che da materia morta i contagi slano prodolti. 50. E ritornando piu direltamenle ai prolegomeni, il fatto da essi allegato dei casi parlicolari (N. 45), ne' quali sviliipparonsi contagi in (pialche individuo, e indi propagnronsi ad altri, come da proprio centro; proverebbe contro cio ch' essi prolegomeni dissero in altro luogo (N. 7.9) ; proverebbe cioe che i con- tagi non vengono da cagioni comuni di azione esacerbata, se da un solo individuo per circostanze sue propric Irassero nascimenlo ; per germe, noi diciamo, in esso lalente (N. 40.72). E lasciando ai dotti medici, ben saputi dell' arte loro, il ve- dere se dalle comuni febbri maligne che ingiganliscono, derivino peslilenze con bubboni, parotidi, echimosi, ec, e se la peste debbasi riguardare come una feb- bre maligna, non distinta dalle altre che pel grade (N. 45); osserveremo sol- tanto, ritornando al tifo, al qual pur si ritorna dai prolegomeni, che non e chi:iro che sorga sponlaneamente per le cause da essi accennate, ne quelle dei campi militari, ne il navale. Che le delte cagioni da se nen valgane a produr il prime, un chiarissimo esempio n" avemmo sugli occhi nostri il 4848 in Verona. : ; ,-.» DKL M. E. G. SANDRI 523 Ivi ebbe assal graiidc iiiiioii di [)ltsoiiu: molti ricoveralivisi dalle vicine cainpa- gne nialmenate dalla giicrra ; e lutla 1' arinala austriaca d'ltalia ivi concenlrata; zcjtpi i quarlieii di soldali, e il piu di quesli coslretli a slarsene in tende sul duro siioio, e a dormir aiulic aH'apeilo in nnlli piovose e freschc dopo ardenli soli, solto i (luali pur non di rado si coinbaUeva : marcii- forzalc, fon tiitii inici patimenli che di cos'i latle operaxioni niililari sono compagni : ainmalali di niolle nianicre, e per le sofferenie c falichf, c pe' ferili nelle baUaglie, che lull! di (jua- iunqne parte si fosscro, si .iccoglieano in Verona. Pieni quindi a ribocro gli spe- dali, e i liiogbi a tal uopo ridotli; Ira cui per bisogno e/,iandio delle chiese, ed altri mal venlilali e poco salubri. PL pure con lanll duri sopportamenti, tanii ammalali, lanto grandi unioni in siti s\ angusti, lanli morli, tanli accumulati cadaveri, niun tifo in quell' anno ; poiche per buona sorte i congregali veniau tuUi da sani paesi, o almeno seco non ne aveano il mal seme. E quanlo al liio (Idle navi, come riporta il chiarissimo Emiliani, assicura Owen, che non vi si moslro mai senza ciie si potesse pol riconoscere che vi era slato introdoUo. An- che il tifo e dunque ben lungi dal vanlar prova accertata di sponlaneita. 51. 1 prolegomeni adunque ne in ribattere le ragioni contrarie da essi prcse a considerare, ne in produrne di favorevoli al loro assunlo. provano cosa che valga a convincere di cio che propugnano. E pii'i felici non sono gli altri che siffatta opinione cercano sostenere. I quali, dato pur che giugnessero a spiegar bene il ragguardamenlo conteraplalo da loro, lanti altri ne lascierebbero inespli- cabili, come apparisce da sola anche una rapida occhiata su cio che al tema dei contagi a|)partiene. 52. Imperciocche i conlagi considerati in generale. a) altri sono fissi, altri volalili ; altri partecipano dell una e dell altra di queste due qualita ; bj alcuni sono proprii di una sola specie d' animali, altri comuni a piu specie ; altri pin proprii di una, possono passar ad altre sol per innesto; cj alcuni entrano per una via, altri per altra ; ed alcuni per entrar esigono che si tolga I' ostacolo dtlla pelle; dj alcuni sono piu proprii di una parte, d' un organo o sistema. ed allrl dil- 1 altro ; ed avvene anche di (juelli che a piu si estendono quasi indislintamcnte ; ej ponno durare piti o meno avanti di entrare nell organismo ; ponno reslarvi piu 0 meno dentro senza svilupparsi ; alcuni hanno delilesccnza piuttosto deter- minata ed altri indeterminata ; <■ 524 SULLA NATURA E ORIGINK DE CONTAGI f) allri passando da specie a specie d animaii rimangono inlalli, allri con lal passaggio si modificano crescendo in cfficacia o sceniando ; allri inodificansi col tempo nello stesso luogo anche passando per individui della specie medesima ; ed altri non si modifican mai; li) parecchi nel silo loro natlo, e sui nativi di esso fan poco male. I pin ginnti appena in luogo novello, vi spiegano maggior ferocia ; h) molli nel luogo novello si slabiliscono ; allri falla la loro invasione vanno scemando. e poi cessano al lutlo; i) allri liiuino corso aculo e sladii bene determinati ; altri non ofFrono stadii cosl precisi: allri sono cronici, ed allri ponno essere acnti o cronici secondo il caso ; j) alrnni hanno ernzione allacnle; altri ne mancano; ed avvi anche di qiielli cho ne mostrano indicii internamcnle ; h) alcnni avuli prima, non sogliono ritornare, almcno per certo tempo; ed altri non hanno difficolta a far ritorno dove sono stall ancora ; I) tntli serbano il carattere di specie distinte, riproducendosi ognora identici; i:t) raolti si adattano a pressoche Inlte le circostanze; ed altri non sembrano nscire da certe determinate ; n) alcnni regnano per lo pin sporadici ; altri per lo piii epidemici; altri indi- stiiitamcnte or nelT nn modo ed or nell'altro; o) ora dominan soli, ora in compagnia con allri nella medesima specie d' in- dividui; ora ad un tempo gli uni in una specie e gli altri nell' altra ; p) anche allorche ne viene andazzo, il male suol cominciare da nn individuo, indl estendersi a maiio a mano : ondc nelle invasion! alcuni individui si prendo- no prima, altri dopo, altri dopo tempo anche Inngo ; . . . ;. q) alcuni contagi sono pin proprii di un' eta che dell' altra; altri prendono indistinlamente tntte le eta e le condizioni; benche alle volte per accidente I'una sia pill maltrattata che 1' altra ; r) alcuni si risvegliauo piutlosto in un tempo che in altro; ed altri s' adattano quasi del pari a tulli i tempi ; s) alcuni dal pin al meno fra noi regnano sempre; altri solo ad epoche fra se varlamente lontane Molli contagi die in questo o qiud luogo prima non esiste- vano, vi capilarono poscia : e qualcuno che un tempo infieriva, per opera della natura o dell' uomo e poi cessato, ec, ec. E il simile a cio che avviene per gli uomini e per gli animaii, avviene eziandio per le piante. DEL M. E. G. SANDRI 525 53. 11 qiial gencrale complesso di aspettl e ben lontano dal potersi accon- clare colla causa di qualche singola morla sost;inza, rome cercasi fare da moiti con isludlati ragionamenli; i quali quanlo pin mostrano d' ingogno e dl doUrina per altri riguardi, altreltanlo se slessi cd altrui dilungan dal vero. II che dato e vedere ancor piu chiaramente discendcndo a qualche particolare. E per fermo il mitigarsi de' conlagi li dice aperto esseri organic!, chi ponga inente che solo a quest! apparliene il mutarsi di colal guisa ; i quali avendo I'esistenza subordinata agli agenli esterni, possono dall' operare di essi soffrire modificazione: ond'c che per questo loro degenerare, vuolsi anche talvolla nuitar la semente dc' vegeta- bili coltivati, e degli animali imporlanti rinnovellare le razze. Laddove gli enti inorganici, la cui esistenza all' influsso di esterni agenti non e soggella, e dipende da sole chimiche affinita, che serapre e da per tutto sono le stesse, per tempo o per luogo mutar non ponno. 54. E in proposilo della mutazion del contagio e da por mente che puo avvenire per passaggio atlravcrso individui della medesima specie, ed anche di specie diversa (N. 52.y9 ; t' \>cr quello della stessa specie o in lungo processo di tempo, od anche in tempo brevissimo. Per lunga successione di tempo fii veduto ammansarsi la sifilide, la lebbra, il penfigo. ec. (X. 3). Di mitigazione anche in tempo fortissimo porge esempio il t^irus del vajuolo pecorino, il quale a impedir il pericolo di sviluppare ncl gregge 1' infezione, tolto prima da una pecora che abbia regolare il vajuolo naturale, s' inserisce alcune volte snccessivamente in altre pecore. e si prende poi da quest' ultime, in cui sia piii ammansato. per inne- stare tutto 1' arniento. Di mitigazione per passaggio attraverso altra specie, esem- pio si puo aver nel vaccino che si faccia passare per la pecora prima di ado- perarlo sull' uomo. 55. Ma il conlagio per via di passaggi puo non solamente mitigarsi. egli puo ezlandio rinvigorire, come vt'desi uel vaccino che dalla pecora e dall' uomo alia giovenca ritorni : vedesi ancor piii nel moccio del cavallo che nell' uomo spiega violenza maggiore ; ed anche nel cavallo cui dall uomo facciasi ritornare (N. 23). Per cambiamenlo di luogo veggiamo la lebbre ungarica bovina inficrire tra noi piu che nc sili ond' e originaria ; e anch' esso il colera. che. dopo scemata nel luogo iuvaso la sua ferocia, per cui non tanti ammazza degli assaliti. passato ad altro anche non loulano. la ripiglia in tutia la intensita sua. II vajuolo gia mitigalo in Europa, recalo dagli Europe! in America, vi si diporto da ferocissiraa pesle uienando si orrcnda slrage ne varli sili. dove ad epochc diverse venne VU. 67 526 SULLA NATl'RA E ORIGINK De' CONTAGl IntrodoUo. II falto ilella sifilitle s' c tocco allrove (N. 38). La fcbbre gialla poi, lion solo magj^iorniente inficrisce allorclie ustila del siiol iiaTio ; ma dicesi clie ivi stcsso, iiella sua patria, assai piii i roreslieri mallratli die i terrazzaui. 56. Tal niutazion poi dl vigore od energia de' contagi, prescindendo dal- r inlliienza che vi puo aveie il iiiomcntaiieo od accideiilale slalo atmosferico, il quale su tutti gll esserl organici suol Influire; la mulazioiic, diclamo, dipendeiile dai suacceniiati passaggi, pare iiiteraniente dovula al cambianieiilo di pascolo the i contagi v' incontrano. Onde se piu gradilo sia il iiuovo, iie liaiino riiifor- zaiiiento, almeno fniattantoclic vi siano accoslumall ; e dove sia men confacevole, infievoliscono; c vanno anclie al luUo mancando. Cos'i il vaccino s'indebolisce nella pecora e nell' uomo ; ma pur vi maUira, giungendo alio stato da potersi aiicora trasmellere : in allri aniiiiali, come 1' asino, il cane, ec, alligna, ma (piasi aborlilo, non giungendo a malurila ; ne puo quinci inserirsi dl nuovo con elFelto in animali della slessa o di specie diversa. E tale pur sembra il caso di alcuni mail carbonchiosi, che dagli animali passali all' uomo, da questo p'lu non vengono comunicali. E molli contagi, e sono forse la maggior parte, inoculati in animali di cui non sono proprii, non vi producono alcun fenouicno, al tutto sconfacevolc essendo loro quel nutrimento. 57. La iacolla di mutar energia a cagion di passaggi non 1' hanno pero egualniente tutti i contagi ; ma qual piu e qual nieno : ed avvi pure di quelli che non cambiano punto, come certi carbonchiosi degli animali, che si veggono sem- pre e per tutto colla stessa veemenza in breve rapirsi le vittiuie : e sopraltutlo r idrofobia, la quale non solamente da quando se n' ha memoria, e in tutti i luoghi ne' quali a diverse epoche fu introdolta, si mostro sempre identica ; ma passando eziandio in tante difTerenti specie, quante per poco son lutte quelle dcgli animali a sangue caldo, da qualunque ad un altro ne venga, allorche la mala Ventura porti che r innesto non torni vano, sempre si mostra la stessa, sempre, sviluppata che sia, egualmente mortale (\. 43). 58. Fra i caratteri proprii de' contagi vi c pur quello della rigenerazione s\ portentosa per rapidita ed abbondanza. La quale facolta di rigcnerarsi non appartiene punto a cose inorganiche. Le altre sostanze nocive agli uomini ed ai brnti, le scettiche, le velenose, operano distruggcndo, o guastando come che sia r organismo, senza rigenerar cosa capace di riprodur se medesima, non si poten- do qui por in conto cio che fu detto della fermentazione (i\. 46). La facolla riprodutlrice si vede solo negli esseri vivi ; e si rapida, s\ copiosa in quelli delle DRL M. E. Cx. SANDRI 527 infiiiic classi (criltogatne, insetti, vcrmicciuoli come son gl' infusorii) da vincere la slpssa immaginazione. Ora quesla facolta affatto cslranea agli esscri inorga- nic!, e (Icgli organici sollanto propria, la quale anche s'l bene spiega de' contagi la dilTiisione, dimoslra apcrlamcntc dover pur essi essere organici. 59. Altro caraltcrc scgnalatissimo dc' contagi e la durazione, cioe il potersi conscrvare inlatli piu o mcno tempo, non solo fuori dell' individuo atto a dar loro svilupjio, toccalo diaiizi (>i. 5-2i-46); ma eziandio penetrativi, in quclla chc suolsi dire ch'litcscenza. E quesla delitescenza vuoisi considerarc per due riguardi. Kd e 1' uno il polersene rimaner il contagio ozioso per tale spazio di tempo senza cominciare 1' azione sua; il poter egli attendere ad operare finclie gliene venga il buon destro ; il chc non e proprio di materie inerti, come veleni od altre nocenti, le quali si danno ad operare appena entrate (N. 45). L' altro riguardo, sotto cui ci si offre a considerare la delitescenza de' contagi, e il po- tersi conservar essi interi ed illesi nell' organismo, senza venire scomposti dalle posscntissime forze digcrenli e nutritive, per esseve quindi assimilati, od espulsi come cose eterogenee. Or qualunque materia minima o ridotta a sommo grado di tenuita, se non e provveduta di vita in atto od in potenza, ch'e quanto dire se non e organizzata ; introdotta che sia nella macchina animale, co' suoi umori mischiandosi, e provando l' azione delle forze vitali, si assiraila o si discaccia (46) : ed ai soli oggetti provveduti di vita, che intalta hanno 1' organizzazione, e dalo serbarsi illesi contro le forze vitali ; poiche una vita non opera ^opra un'altra ; 0, con altre parole, affinche le potenze digestive possano esercitare I azione loro sopra una cosa, fa d' uopo che questa prima sia morla. Prove molte e indubitate ne sono e le uova di tanti parassiti e i parassiti medesimi che se ne vivono deu- tro r uomo e i diversi animali, potendo quasi ogni organo loro averne di proprii; e que' parassiti che vanno a passare negli animali maggiori parte di loro vita, come gli estri nello stomaco e negl' intestini de' cavalli ; e que' pesci che per allri s'ingojano vivi, i quali non si cominriano a digerire che quando I'angustia del nuovo nibergo gli Iia morti ; e que' grani che, se non vengono colla masticazione acciaccati, dalle validissime potenze digestive anziche offesi, escono avvantaggiali. vale a dire disposti a piu jironta e pin vigorosa germogliazione. 60. Che poi i contagi abbiano delitescenza piii o nieno lunga secondo la specie loro, le generali coudlzioni atmosieriche, e le |)eculiari dell individuo assalitone, a tutli e palese : ed a qnelli, che vi posero ben attenzione, e noto ezian- dio qualmente parecchi 1' abbiano ancbc indelerminata, cioe dipendenle dal pre- 528 SULLA NATURA E ORIGINK Dk' CONTAGI sentarsi piu o men presto o tardi, 1' opportunila dello sviluppo. Dc' quali tarendo i pin voile di gia avverliti, come la miliare, la falcadina, 1' idrofobia, ec. ; nolo sollanlo die, secondo recenle osservazione, anche la polmonea boviiia sarebbesi sviluppala in una vacca oltre due mesi, in una quasi quattro, e in una cinque ed un terzo, dopo essere tulle e Ire soggiaciulc all' inlluenza medesima d'inlella- menlo. Or godendo i conlagi di tal lacolla eslranea allinerle materia, e propria sollanlo degli enli organici, che nellintcgro slalo si Irovano d' organizzazione, e prova certa ch'essi pur sono esseri organizzati. 61. Anche il non polersi troncar il corso de' conlagi aculi, puo nuH'allro signiticare, se non che il parassito che n' e la cagione, vuol compier immanca- bilmente le fasl di sua esistenza, finche non si trovi farmaco alio ad uccidcrlo senza danneggiare la macchina che lo accoglie. iMa sopra questo, ne altri caral- teri de' conlagi, proprii degli esseri organici, come Y cslinguersi molli o sia per- dere la facolta rigeneraliva a cerlo grado di calore, 1' assopiria pressoche lulti piu o meno pel freddo, il non [)ossederla che giunli a maturita, allora solo polendosi comunicare; io qui non m' arresto, e per non sembrar infinito, e per- che i menlovati gia bastano a dover far ritenere viventi le cause di questi morbi. 62. Ma se I'impotenza di cio che si oppose alia vltalita dei contagi (N.i 7-5U), e cio che si e allegalo in favore di essa (N. 53-64), mostrano come o priori che essi dcbbon essere enli organici ; avvi anche a posteriori saldissime prove che tali sono effellivamente. Imperciocche Inlli quelli che si lasciarono iinora scoprire, tutli agli esseri viventi appartengono. Ne solamenle vcgelabile si vide essere quel della tigna, ed animale quel della scabbia (N. 6), ma animale eziandio quel della lebbra, di cui al Congresso scienlifico di Venezia si dislribui la figura a slampa e la descrizione che ancora io conservo. Animale pur quello della rachilide del frumento, capace di perdurar disseccato anche piii anni, e poi rideslarsi a vita, detlo t'ibrio tritici ; le cni j)ratiche si veggono dinotate ne' fascicoli di genuaio e febbraio 1856 del Hepertorio di Agricoltura del benemerilo, che fu, prof. Ra- gazzoni. Yegetabile e quello che in piu luoghi malmeno le palate; quello che brutto grandemenle anni sono, e va bruUando alquanto anche adesso i Hmoni sulle rive dell' ameno Benaco ; quello die da morle a parecchi alberi rosacei guastandone le radici, come significa il nome suo /•/i/^of/onie / vegelabile quello della filiggine delle biade, e quello della lor ruggine ; quello della goipe del fru- mento : quello della fersa del gelso, e quello del suo falchetto. E, tacendo gli altri DEL M. K. (i. S\NDRI 529 per venir ad iin fine, vegelabile qudlo tanlo lunesto del bianco della vite; e (jiiello allresi del calcino de' filugelli. 63. Nel colera molli videro qiiello che piacque di nominare fibrio cliole- rae, di cui avvi miriadi di miriadi nel liqiiido che si evaciia, e negl' inteslini; de' qiiali i lenui inassiinamente, secondo accuralissime osscrvazioni conscgnale al fasc. del gennaio 1855 del Giornale veneto di scienzc mediche, appariscono a Iratli di varia cstcnsione sparsi di maccliie o corrosioni zeppe di lai vermic- riuoli. Infusorii fiirono pnr rinveniili nell'innor sifililico, ed altri nel canceroso, crednli dai loro discoprilori la cagion di essi mali. Anche nella materia infelli- va della polmonea bovina vidersi dal Willems, e da altri chiari osservatori ( benche altri pur chiari non li ravvisassero ), innumerevoli corpicciiioli forniti di continno movimento parlicolare. Lungi dal volar noi qui asserire che dei quattro mali ora dclti questi enti organici sieno la causa, li ricordiamo soltanto pel caso che avvenisse di loro cio che successe dell'acaro della scabbia; il quale scoperto circa sei secoli fa, soltanto a' tempi nostri giunse a \incere tutte le opposizioni, e ad cssere universalmente ritenuto la vera e sola causa di essa. E che che sia per succedere, dato e ora conchiudere, die sc la scienza, mediante r insistente accurata indagine de' suoi cuitori, fa in questo proposito qual- che passo, discopre sempre che alia classe de' viventi, dei minimi parassiti, i quali coUimmenso loro numero fanno quel male die far non polrebbe ciascu- no colla tenuissinia sua mole, spella I'oggetto della nuova conquista. 64. Mostrata la natura de' contagi, a vedenie I'origine, d'liopo non abbiam di cercare se tulli gli esseri organici ripeter si debbano da quella prima crea- zione, in cui le sacre Carle dicono aver ogni specie in se ricevuta la ragione di riprodursi poi sempre da se medesima, o pure se di alcune la creazioiie si facesse anche dopo: ovvero si fossero polenziale fin d'allora le forze fisiche di formarne a quando a quando in certe combinazioni di circostanze. E non po- tendovi essere vita corporea senza organizzazione, ne organizzazione senza il vitale principio che la diriga nel suo svolgimento. non cercheremo ne anche in questo caso, se I'uno o laltro dovesse preesislere, o piu veramente capitar entrambi ad un punto, comparendo di primo lancio T essere gia vivo ed organizzato. Ne sla- rcmo a cercare seciumal lar potessero le forze naturali conosciute, od alcuna in- cognita n'esistesse capace di larlo. Tali ricLixhe noi tralasciamo, dovendosi pd fine presenle soltanto considerare il note procedere della natura in questo conto ; sopra solo il quale si puo fondar argomento da chi ragionar voglia naturalmentCi 530 SULLA NATURA F. ORIGINF. De' CONTAGI 65. Ora Tosservazione ci mostra cliiaro clie ogni esscre organico vegela- bile 0(1 aiiimale sen vicne semprc da simile individiio ; ne vi ha difTercnza tra i grandi che appaiono alia vista di tuttl, e i piu esill che si ravvisan soltanto da- gli accurati indagatori : perciocche la Natura per quelle die iioi diciamo gran- dezze o picciolezze, non ha bisogno di cangiar lenor di procedere ; per lei tanlo e I'annosa adansonia, quanto la piu iimile passeggera criltogama ; lanto la ha- Icna, qiianlo il piu miuiino fugace infusorio. 66. L'aborrimento che ha la Natura per la spontanea generazione ci pare eziandio dinotato dalle immense svariatissime cure e precauzioni di ogni ma- nicra, agli studiosi ben cognite, ch'ella si prese per assicurarsi la propagazione mediante la succcssiva generazione. Chi sa quale sapiente artefice ella si sla, vede aperlo che non le avrebbe prese, se gli esseri si generassero anche spon- taneamcnte : perciocche, per quanto ammirabile si niostri per profusa ricchezza, non \mh di superiliiita esser tacciata. 67. Egli e ben vero che la spontanea generazione ad ogni modo sembrava essersi almen rifuggila in certi enti delle classi inferlori, de' quali non si pote- va altrimenti capire la formazione ; come vermi anche di qualche mole, ne' piu reconditi recessi degli animali, a cui giungere via convenevolc non appariva. Ma si e discoperto anche il modo di questa generazione ; quello cioe di far pas- sar I'individuo, mediante metamorfosi, per varii stall che si prendeano per esseri particolari ; stall da doversi coiiipire entro diversi animali. Cos'i, per esempio, que' vermi vescicolari che si diceano cenuri, che si generano per entro il cer- vello della pecora rendendola verliginosa, si conobbe essere il primo svilnppo delle uova della tenia del cane; poiche dati da mangiare a qnesto, si mutano nella sua tenia ; la quale arrivata a perfelto stato, forma le numerosissime uova che deposte cogli escrementi canini ne' pascoli, vengono riprese col cibo dalle pecore per ricominciare il ciclo di trasformazione. Del pari si vide che i cisli- cerchi infestanli I'addomine ed allre parti della pecora nella acquosa sua caches- sia, mangiali da allri animali pur si trasformano in tenie, le cui uova coll'acqua, o coH'alimenlo, dalla pecora essendo ingoiate, sviluppansl in quelle acquose ve- sciche producitrici della della infermila. K medesimamenle si e discoperto che il vermicciuolo vescicoso formante la grana o grandine del porco domestico, dal Blumembach dello hydatis finna, proviene dalle uova della tenia dclluomo, che inghiotlite dal porco gli producono tal malattia col primo loro stato di trasfor- mazione. II cisticerco fasciolaris che infesta il fegato de' topi c de' sorci, man- DEL M. E, G. SANOKI 53i <^ialo (lai ^atti si nuita nclla tenia crassicola, ^ia propria dc' galli domcslici. Gl' inlcstliii (Jelle li'jiri sparsi del cisticerco pisijormis, manj^iati dal cane gli daniio la tenia serrala. 68. Per lacere degli altri, quest! sono esempi dl due trasformazioni pria di arrivare alio sviluppo conipinto. Qui ne porrcmo anche uno di tre, vale a dire in eui |)er giun;;;ervi si esige il ])assagj^io in Ire specie diverse d animali. L' in- fusorio dello biirsaria, proprio delle accpie fanj;ose, entralo prima nella lumaca appellala paludina irnpiira, vi perde le ciglia, e in breve trovasi Irasmutato in un vivenle sarco ripieno di moltissimi animalelti, che, coUo scoppiare del sacco, divenuti liberi, solto il nome di cercaria, a motivo dell' acquislata coda, dopo dimorali nella lumaca piii o meno tempo, trasmigrano in altro animale ncH'una di queste due guise : o per essere mangiata la lumaca da pesce, rettile, o larva carnivora d'insetti, come le effimere : od uscili dalla lumaca co' suoi escrementi, trovano modo di enlrare in essi animali, ajutali anclie dalle punte che circon- dano la loro ventosa. Giunte cos\ le cercarie, per esempio, nelle effimere, si rivestono d' un umore che s'indura quasi bozz,olo, in cui passano, come crisalidi, il loro letargo, mutandosi poi in distomo coll' assumere due ventose e col per- dere la coda. Essendo poi le effimere divorate dagli uccelli, e massime dalle rondini, nel nuovo albergo ricco di lauto pascolo e maggior calore, si trasmutano in distomo viaciilatum, nel quale stato acquislano gli organi generatori ; e le nova indi sparse cogli escrementi delle rondini nell acqua. danno nascimento alia bursaria, che ricomincia il vitale ciclo ora detto. 69. Tale si e il portentoso modo impiegato per le gcnerazioni di molti di cos\ fatti animali. Essi ban bisogno di varii albergbi per giugnere alio stato per- fetto. Negli stall inlermedii possono rimanere piii o men lungamente ; ed anche finir in essi, ove per gli altri passaggi non presentisi 1' occasione : ma in essi pure si ponno moltiplicare per scissioni o gemmazioni, producendo cosi delle coorti quasi infinite. Alio stato compiuto hanno gli organi della generazione assai di- slinti, ed eziandio, in certi particolari, piu perfiilti di quelli d' animali spettanti a classi pill alte : poiclie la femmina ha un organo destinalo a produr la vescicola germinativa, ed un altro per 1' umor vitellino. I quali due dementi necessarii per la fiirmazion d'ogni uovo, nelle altre fi;ramine vengono apprestati da un organo solo (1). (1) V. il Crepuscolo 18 novembre 1855: Dei progress/ dell' Elmintoloyia j e il Giornale citato nella nota seguente. 532 SULLA NATURA K ORIGINE De' CONTAGI 70. A qiiosto si arroge che le uova di tali ciitozoi son s'l minute da poler gingnere co giobuli del sangue in qualunque parte dell' organismo, eziandio pin recondita, e in quella arrestarsl ove tiovano cio che alio sviluppo lore si addice; e godono di tale una tcnacita di vita che sente assai del niaraviglioso. Gli stessi aniraali sviluppatl non niancano di offrir buone prove di simile tenacita, essen- dosi trovala viva la tenia anche dopo aver bollito ben dodici ore nel brodo (i). Or queste prove s'l patenti di cio che fa la Natura per assicurarsi la propagazione per germi anche negli esseri delle piii infime classi, e in cul essa meno appariva ; questo farli passare per diversi albcrghi, e avere scclto a loro passaggi animali che dovean divorar gli uni gli altri ; questa facolla di moltiplicarsi cotanlo anche negli stali intermedii per divisioni e snddivisioni ; questa s'l portentosa tenacita di vita, che li fa resister a tante vicende, e attender inlatti le opportunit;i del- r ultcriore loro sviluppo : tutto questo, io diceva, non lascia certamenle al sagace naturalista, al vero sludioso della JNalura, verun appicco a poter supporre spon- tanea generazione. 74. E dal generale procedimento della Natura qui toccato solamente per chiarir i morbi specifici, i contagi ; passando a questi diciamo, che i rinvenuti esseri organici (N. 62-3-67) deono seguire la condizione di questi ; e i non per anro discoperti per tali deono pure seguirla, s~i perche a priori ne son gia dimo- strati (^l. 53-61); si per la legge di stretta analogia, che nelle fisiche niaterie e mollo possente ; s'l perche formano anch' essi vere specie che sempre identiche si conservano per variare di luoghi, di tempi, di circostanze (N. 20-57); e s'l final- mcnte, perche la sperienza ha per tutti mostrato, che quanto piu si aumentano le osservazioni diligenli e continuate, tanto piu scemano sempre i casi paruti spontanei. Sicche pur qui la spontaneita si riduce alia sola ignoranza del modo col quale il contagio fu comunicato. 72. Alia qual ignoranza diverse cose contrihuiscono. Vi contribuisce il non por mente alle varie guise per cui oggetti s'l tenui ponno venir trasmessi (N. 34-5, 74-.^) ; il non por mente alia pertinace lor durazione, essendosi, esempigrazia, (1) I nematoidei alio stato di embrione, anche disseccati, dopo 30 giorni ritornano in vita col solo iramergerii in acqua tepida. Gli embrioni loro e le uova hanno vita si tenace da resistere vivi fin dopo sei giorni d' inimersione nell'alcool a 30 gradi. Giornale di Veterinarin, giiigno 1854, pag. 32. Anche gli embrioni di que' nematoidei che trovansi nelle acque stagnanti de' cortili, sviluppano gli organi genital! sol quando sono entrati nel corpo degli animali, in cui rlnvengono le opportunitti del conipiuto loro sviliippamonto. hi, liiglio -1864, pag. 67-8. , DEL M. R. G. SANDUI 533 provato (lie il germe vaccino puo scrbarsi effluivo per ben dieci annl (1), e rc- sistenilo pure taliino agli agent! piu validi, conciossiaclic il carbonchioso rimanga atlivo [ler assai tempo ne' cuoi, anclie ridotti nel comun uso, dopo il lungo Irat- lamcnlo della conciatiira e delle allrc preparazioni (2). E vi contribulsce allresi il non porsi mente abbastanza alia lor d(Titesc( nza nell' esser organiro atto a dar loro sviliippo; la quale, conic pnr altrove e detlo, puo esser in alcuni eziandio iiiddinila, in attesa delle circostanze ad csso appropriate (N. 60), potendo ogni specie esigerne di particolari, come veggiamo pur addivenire di altri esseri orga- nici, e degli stessi infiisorii, che solamenle in quell' nmore, e ridotto a quella tal condizione, prendono a manifestarsi, e, cessata questa, dileguansi (X. 27). 73. Dopo il sopraddetlo non occorre pin trattenersi ad abbattere il s'l fami- gerato argomenlo dei soslenitori della spontaneita, da essi leniitone qual fortis- simo propugnacolo; cioe die come nacquero i conlagi una volta, nascer potranno anche adesso : perciocclie si potrebbe ripiter il medcsimo per tutti gli esseri organici : come formaronsi prima, potranno formarsi ancora. E il certo e che la prima volla comparvero come e quando piacque al Creatore ; e poi si generarono sempre col mezzo di quel proprio germe; ne si conosce di alcuno, che il genne si lasci perire per poi rifarlo. 74. Superfluo tnttavia non sara dir un motto sul come intendere che 1 con- tagi ognora vengano per comiinicazione da germi che preesistono, toccandone pero solo, per brevita, alcuni gruppi in cui la cosa meno apparisce, com' e il moccio de' cavalli c la polmonea bovina tutte le volte che non si acquistano per coabitazione o avuta conipagnia con infelti. Chi consider! potersene conservar i germi ove furono degli ammorbati, capisce che, sviluppandosi il male, e facile che siasi preso in qualche luogo conlaminato, al quale non si fecero poscia i dcbiti spurgamenli. Avvi esempii che di questa guisa si comunico il morbo dopo tempo anche lungo. II germe rimasto aderente a qualche oggetto, disseccatovi col muco. colla bava od altrimenti, medlante il leccamento od il fiuto, ritrova modo di entrare nel sano e produrvi la malaltia. E per qnesto mezzo e pur a credere die i cani possano talvolta prcndere 1 idrofobia, lambendo cioe o leccando la bava sparsa da infetli e gia disseccata in qualche sito. E cio tanto piu verisimilmente. che assicurasi avcrla presa anche una donna per aver lacerato co' denti un filo che n'era contaminato. (4) Giornale veneto di scienze mediche. Dicembre'1857, pag. 473. (2) Giornale veneto di scienze mediche. Settenibre, ottobre, novembre J8B7, pag. 214. \II. 68 5 34 SULLA NATLR.\ K ORIGINE Dk" CONTAGI 75. Classc di iii;il;illie lontagiose die mirate cos'i indlgrosso pin scmbrano tenere dello spoiitanco. doUe quali alcune spicie pare aver scde Ira noi, cd altro csserci a quando a qiiando portato ; si e qncUa delle carbonchiose o somiglievoli, conuini sopratliillo e rrcqucnti Ira gli aiiimali. Delle ulliine abbiamo, per cagion d'esernpio, il cancro volanle e le afte ; die fanno tratto tratlo invasioiie e poi si dileguano : e venendoci sempre dal di fiiori, sempre da quel proprio germe pree- sistente noi dobbiamo pur riconoscerle. Delle prime, o sia di quelle die ci sem- brano indigene, e, a mo' d' esempio, la febbre carboncbiosa acutissima, allrimenti detla mal di milza o milzone : la quale, sebbene sviluppisi eziandio seiiza assegna- bile comunicazione, non si direbbe pero die di proprio preesistente germe sia priva. Potrebbc esser queslo uno di que' malefiei cbe in certe circostanze o si ridcslano a vita, o trovano in esse il destro d'insinuarsi col cibo, coUa bevanda o per altra guisa, nell' organismo, in cui rinvengono 1' opportunita di svilupparsi in quella copia e con quella furia cbe in cosi fatli casi e dalo vedere. E il mede- simo c da ripetere di quegli altri morbi cbe sogliono doininar in certi liioghi a quelle dale stagioni (\. 33), essendo assai verisimile cbe vi regnino in esse, per- che solo in esse que' germi si svlluppino, o riprendano 1' esercizio delle vitali funzioni ; essendo questo pur il solilo di tanli altri germi, siccomc ben conosce il naturalista, cbe indarno quell' insetto, quel fungo cercherebbe fuori di quel tempo dato. 76. I contagi cbe non islabilirono sede fra noi, ma ci fanno temporarie devastatrici invasion!, come la febbre ungarica de' buoi, la febbre gialla, la peste orienlale, stimiamo egualmente alia ragion consentaneo, che provengano ognora andi' essi da proprii germi nella patria loro come che sia mantenuti, o sviiup- pativisi a certe stagioni; e poi trovato il modo d'insinuarsi nel vivente organi- smo, tornano piu micidiali col porsi in viaggio, e mutare stanza e alimcnto (N. 32.55). Sicclie pur essi, benche soltanto ad opoche tra se lontane c indeter- minate fra noi compajano, sempre da germe preesistente ne vengono. 77. A Intendere poi come certi contagi possano, e certi no, pigliar sede sta- bile ovc sono introdotti, sebbene tutti del pari dipendano da germe proprio, basta uno sguardo generale sul procedere usato, in questo rispetto, di parecchi altri esseri, che sempre da proprio germe provengono. Tra i vegetabili e gli animali recati anche da climi assai diversi, alcuni al sito novcllo si acconciano in guisa da divenirne terrazzani, e moltiplicarvisi egualmente die nel nat'io, se alcuni anzi non vi provano forse anclie meglio, coll'acquislare maggior mole, maggiore svi- 1)1.1, M. E. G. SANDUI 535 hippo (• (liircvolozzii : cd allri iiivccc iid liio^o In ciii si trasportano, nella nuova posi/.Ionc, o lion rosistono punto, o solo per qualclie tempo, noii vi si potendo nioltiplicar siiccessivamentp abhaiidonati a se medcsimi. ^^cl prinio raso abhiamo Ira gli animali, csempigrazia. il cavallo, che dall'Arabia fu potuto recarc in pres- soche tulle \i'. parli del moiido. cd in pareccbie accjuislo cziandio lorinc in gran- dezza piij vantaggiate : come lece anche il porco, il quab; dall' Europa recato a Cuba, vi crebbe il doppio. E fra le pianle straniere slabilltc appo noi, ollre molte erbacee, ollre lanle arboree piii d' ornamento die allro ; abbiamo la maggior parte dellc friiltifere, come la vile, il pesco, il maiidorlo, il ciliegio, ec, ec. Anche il moro bianco ci venne d'altronde. Nel secondo case fra gli animali, per citarno lino molto importante, abbiamo il fihigello, che recato a noi dalla China, sebbene far potessc libero sopra il gelso iin corso di vita, siibilo poi perirebbe, noii reg- gendo le sue nova alle ingiiirie di qneslo clima. E fra le piante abbiamo il frii- menlo. il frnmentone, il tabacco. il riso, ec, che se non se ne raccogliessero dair iiomo le sementi, per affidarle qiiinci al suolo nel tempo debilo, manchereb- bero, nnn polendo il germe loro far resistenza alle vicende nostre atmosfcriche. II perche ci durano solo in quanto ci sia chi le raccolga all epoca rispettiva, e poscia le conservi per la novella stagione. II simile avvien de' contagi. Alciini, i cui germi son provveduti di maggior durabilita, sia fuor dell' oggetto appropriato a dar loro sviluppamento, sia dentro di esso, fra noi si stabiliscono divenendo nostraii: imperciocche in un Inogo o nell' altro, fuori dell' organismo appiccati a varii oggetti. o dentro di esso appiattati. ponno attender illesi la circostanza opporlnna al loro svilnppo. Ed altri che di tale durabilita non sono provvisti. sussistono girando fiuchi" trovano pronto clii n' accolga il germe pria che perisca ; e piu non trovandone vanno quinci e quindi mancando sin che fiiiiscono affatto. Al che puo contribuir anche in parte T essersi a quel nutrimento avvczzati. per cui van decadendo di forza, come col mularlo, di forza sogliono crescere (X. 38.55). Dal cessar questi morbi a misura che mancano loro gli acconci individui che presti ne ricevano i germi, pur addiviene che in picciol paese di corto finiscano, durino pin ne grandi, piu ancora nelle citta, e di queste maggiorraenle nelle piii popolose. 78. Crcdiamo. perlanlo. e ci sembra confermato dal detlo. che i rnntngi. siccome gli altri esseri organici. da che la prima volta comparvcro in siilla terra, conuinque cio allora avvenissc (N. 64. 73), abbiano poi sempre conti- nuato a riprodursi gli stessi. Crediamo che il germe loro ognora esisla, come ^36 SULLA NATl 1\A E ORIGINK DE' CONT.VC.I e (love die si;i. Crediamo die il contagio in qnaldie hiogo se ne possa rimaner asso|)ilo; in qnalche altro eziandio inosservato o poco dannoso per la scarsa ("opia 0 leniic forza. e presenlandosi il destro di molli|)licarsi e nieltorsi in viaggio, da cosa parlicolare e trascnrabile possa divenire gcnerale flagello. CAh irediamo nella stessa maniera die pur credlamo die le tonne di vcrmi, c priii- cipalmenlc d' insetti, die trallo Irallo ci vcngono a devastar quesia o qnella prodiizione canipeslre, non si creino, o sponlaneanicnte si forniino di boUo in quel punto, ma la slraordinaria niolliplicazion lore avvenuta, li porli fuori del luogo, ove se nc stavano senza forse dare ne meno gran senlore di ioro esisten- za. Sicdie in fine, secondo nostro avviso. la spontanea origine de' contagi non e per verun conto ammissibile. 79. JNe soltanto perdie falsa, perclie contraria alia scienza, noi qui siam venuti impugnando la dottrina die i contagi siano materia inerte c spontanei; ma principalmenle perdie essa torna, massinie nel secondo rispetto, di sommo danno alia uniana societa. Ed in lalli sa ognuno come il vero e solo mezzo di garantirci dai parassiti die mandano a male gli armenli, le campagne, e infe- stano spesso anclie I'uomo. si e quello di distruggerli, e impedirne la rigenera- zione. Per questo e si strappaiio le male erbe pria die graniscaiio, c si da la caccia agl'insetti: per questo si usano tutli gli altri mezzi di purgazione e puli- mento gia noti. Ma tutte siffatte cose, che bene escguile ottengono il bramato effetto. mal si converrebbero colla persuasione che cotali infesli enti polessero nascer poi toslo spontaneamente. 80. K venendo in piu special modo ai contagi, se i Veneziani li avessero creduti spontanei, provenienli da cagioni comnni, quando eran s\ spesso visitati dalla peste, non avrebbero conosciuto di' essa lor veniva d'oriente, per cui ve- dendosi al puiito di dover abbandonare quel commercio Ioro si vanta^gioso, o trovar modo di garantirsi da quel disastro, stabilirono quelle s\ provvide leggi di Sanila che la ricchezza del paese combinavano colla pubblica salute, e servi- rono poscia di esempio a tutte le nazioni incivilite. Se avessero creduta sponta- nea la peste, nata da cagioni comuni a Intti i luoghi, si sarebbero lasciati di- struggere anclie di poi come avean fat to prima. 81. Quando la lebbra s~i fieramente regnava in Europa, e per segregar gl'infelici a misura die ne veniano atlaccati, nella sola cristianita si eressero di- ciannove mila slabilimenti affidati alia cura della Compagnia di S. Lazzaro, colla qual rigorosa insislenza si giuiise a sradicare I' orribil morbo dovunque simili DEL M. E. G. SANDIU 537 provvedimcnli si mandarono ad oseciizione : a tal imprcsa iion sarebboiisi imssi que' benemcriti filantropi, se I'avessero creduto sponlaneo. E il medesiino e a dire delle savie caulele che in questo o tpiel tempo si presero conlro I'lmo o Tallro contagio, di quarantine, sequestri, rechisioni ec, lutte fondate sulla per- suasionc die i rontagi fossero comunicati. 82. Quel che si dice dell'umana specie, e pur da ripetere per gli animali. Si garantivano gli anliclii Pinmani dalla febbre nngarica non prendendo mai bovi ciie venissero da quelle parti. Ed anclie ne' tempi a nol vicini, se vi cbbe riparo contro di essa, fu nel segregar gli animali, nel troncar le comunicazioni, nella pronta uccisione e convenevole interramento de' primi assaliti. 11 che assi- cura anclie 1 Ilaller praticarsi a' giorni suoi nel suo paese, scrivendo al \ic- d'Azyr, che le epizoozie non vi si estendevano mai, sebbene di animali colanlo abbondasse, ed elle fossero si frequenti in quei delle frontiere, poiche se alcun n'ammalasse pel contatto co' vicini, tosto con quelli die vi erano stall insieme, vcniva ucciso e sepolto. E sembra che a simil pralica, la quale usata fosse pnr in antico, albidesse Virgilio ove disse (Georg. lib. 3, Ver. 468) : Conlinuo ferro ciilpam compesce, priusquam Dira per incautum serpanl contagia vulgus. Sono palesi, ed io pur ne parlai altrove (i). le precauzioni die prendeano i Ve- neziani contro cos'i fatli infortunii, istituendo caselli, tirando rigorosi cordoni, e troncando le relative comunicazioni tra limitrofi territorii. fin anche per la pol- monea bovina. della quale avcano pure i casi per cio assai rari. E alle cure usate dictro i tanli sperimenli di fresco fatti, convincenti appieno che e per comuni- cazione che si dilTonde, pare si debba il vantaggio che non sentasene piu parlare era in molti luoglii di Lombardia, dove prima spesseggiava cotanto. 83. E non dissimilmente succede sul conto dei vegetabili. E per non citare che due esempii di cose assai cognite, loidlo non ci avrebbe tanto malmenato r uva, se un died annl fa non movea da Margate, ove pare che dall America pria giugnesse con alcune viti : ne taiilo la golpe guasterebbe i noslri frumcnti. se, come leggcsi negli Atti del Congresso scientifico di Milano (2), non se ne fosse portato il gcrme il 1730 con grano che veuiva dallLngheria. (1) Bi-eve Rivista, ec. paragrafo 79. (2) Pag. 287. 538 SULLA KATURA E ORTGINE De' CONTAGI 84. Or siccorae 11 solo cfficace rimt'tlio coiitro i contagi e principalnienle il vegliare perche non se ne introducano i germi, e dove per inavvertenza intro- doUi, il circuirli e rluserrarli tosto al possibile, c spegnerli prima che si diffon- dano ; e dove per incuria difFusi, lo stringerli e il confinarii coll' intcrrompcre le comunicazioni; e sicoome lopinione della loro spoulancila col volcrli nalii di ogni liiogo, figli di cause coimini, toglie che se n'inipedisca I'accesso, e fa che non si pensi ne men troppo ad estinguerli, stimandosi fiitica in gran parte get- tata quando si crcda che siibilo abbiano poi a poler nascere da se medesimi : tale opinione torna tanto dannosa, quanto in questo riguardo ulili fiirono, so- no, e ancor mcglio sarcbbero, se ordinati ed eseguili in tulla la loro interezza fossero gli opporliini sanitarii provvedimenti. Qui non si tratta di mera opinione scientifica indifferente pel ben esscre pubblico; s"i bene di opinione die tende a fare clie non ci giiardiamo da qiiello che piio cagionarci, e pur troppo ci va ca- gionando le maggiori sventure, col mietere o render grame le vile dtgli uomini e degli animali piii pregevoli, e guastando i piu necessarii prodotti del campo. 85. Essendo questo ragionamento tanto complesso e vario, non e a presu- mere che ogni suo punto in tulto egualmenle sia per esser menato buono. Ma che che dir si possa contro qualche particolare, ci sembra che I'essenziale resti fermo ed intatto; e che tre cose principal!, e molte di secondarie ne rimangano in sodo. Delle principali una c, che i contagi sono leffetto di esseri vivi, e non puu darsi altrimenti ; 1 altra, che non sono spontanei, ma ne preesistono, dove o come che sia, i proprii germi; e la terza, che il considerarli spontanei e di som- mo pubblico danno. 86. Tra le secondarie poi, ancorche per brevita non tutte appieno discus- se, ma alcune tocche solo od implicite, si ponno mettere le cose seguenti ; aj che i contagi non si trasmutano trovandosi insieme con altri ; ma riman- gono sempre identici di natura, formando unita di specie; bj che molti si possono modificare per processo di tempo, per cllma, per passaggio anche attraverso individui di specie diversa ; cj che ponno modificarsi non solamente scemando in forza, ma eziandio crescendo ; dj che i pill crescono col mutar clima o luogo, appena giunti nel nuovo; e si mitigan poscia restando in esso ; ej che la mitigazione puo in alcuni anche esser tale, da andar poi essi mancando ; DKL M. R. G. SANDRI 539 J) die non solo ponno mancarc per opera della Naliira, ina puo cessarli an- chc r uomo quando il voglia da vero coufinandoli, e logliendo loro lulte le co- municazioni; g) che e verlsimile che la malaria, la quale puo diversare per I'lioiiio e per lo varie specie d'animali, nuoca pel rispeltivo germe die vi si Irova esalalo ; h) die se da esalazioni palusiri, o somiglievoli, lia origine qualdie conta- gio, e perchfe se ne trova preesister in esse il germe suo ; i) die le malatlie specificlie dcoiio tiitle venire da cause specifiche, tuUe da proprio genne, e quinci gran parentela puo esserci tra morbo specifico, conta- gioso, endemico, epideuiico, eredilario, tulti vantar polendo germe proprio, e non difTerire che per la natura di esso, o per la guisa dl Irasmettersi, o le cir- costanze che ne agevolino, diflicullino o impediscano la trasmissione, o 1 uii uio- do ne permettano piullosto che I'altro ; j) che le cause delle malallie specifiche non sono complesse ; ma la vera cffi- ciente e sempHce, quanlo semplice c il relatlvo germe che le produce; e sebbene egli abbisogni di peculiari circoslanze opportune per isvilupparsi. queste pero da se non bastano mai; e senza di esso, per esacerbamento che v abbia di cause comuni, sole od unite come che sia, mai non si genera iin morbo specifico : k) che la plu vera disposizione ai contagi e la sicurezza che nell' organismo sia ben penetrato il germe loro ; come la piii certa indisposizione e la sicurezza che non siavi entrato ; I) che ne 1' idrofiibia, ne il tifii si tengono per ispontanei da quelli che ne fecero esalte le osservazioni ; III) che i germi di moiti contagi fuori dell individuo idoneo a dar loro svilup- pamenlo, [lonno durar assai aliorche si avvengano in sito acroncio alia loro con- servazioiie ; n) die la delitescenza che hanno dentro I'oggetlo appropriate a svilupparli, pin o meno lunga secondo la loro iialura, e le circoslanze incontrate, puo in alcuni anche essere indeterminala; o) che per esser un conlagio acuto o cronico, non c'e bisogno di ammettere diversa natura di cause ; p) che la chimica non ha mezzo da spicgare la formazion de' contagi : non colla fermentazione, non coUa pulrefazione ; non rolla materia azolata supposla esisler null aria ; non con allra die a iminaginare si avesse; I]) che il contagio vivo troppo meglio che il morto spiega, 540 Sl'LLA NATURA E ORTGINE De' CONTAGI 1 ° il non sentir 1' azion de' conlagi poclii indiviilui, in cui slasene siciira- iTiente inlrodoUo il germe; 2." il conservarsi a lungo de' germi prima di cnlrare noil' organismo ; 3.° gli sladii dc' ronlagi aciili ; 4.° r aldinndonar qucsli onninanionle, e ad nn trallo, I'invaso organismo ; 5." il non farile rilorno loro ; 6.° e la SI grandc" quantila dc' varii contagi ne' diversi esseri organici ; rj chc solamente col vivo conlagio si spiega, i." il modificarsi dc' conlagi per dimi o passaggi; 2." la s'l pronla c straordinaria loro riprodiizionc ; 3." la delilcscenza varia per entro 1' indlviduo ; 4." il rimaner inalterato, idcntico a quel di prima, il conlagio anc.lie dopo aver agito ; 5." il non comunicarsi che giunlu al periodo di malurazione, ec, ec. ; sj che dipendendo ogni morbo speciiko da germe proprio, i morbi specific! pon- ixo dominar tanlo separati, quanlo ad un tempo molti di essi; ed anche pin nello slesso individuo, senza nuocere 1' nno all' allro, se non in quanto gli ndn diretta- menle il suo pascolo, o turbi il suo lavorio Irovandosi nello stesso organo o sistema ; tj che 1' opinione della materia morta, oltrcche non ispiega che qualclie lato, ed e ben lungi dallo spiegare il complesso del procedimcnto de' contagi, non pno a meno di avvolgersi in incoerenze e contraddizioni ; e solo ammettendo che ogni conlagio sen venga da germe proprio vivente, il ragionar si puo aver dritlo per ogni verso ; uj chc Topinione della spontaneita, coU'incolpar cose lanto indeterminate, non fa che divagare pel generale, senza poter nulla conchiudcr di certo e preciso pe' casi particolari ; e coU'incolpar circostanze di suolo o di cielo, contro cui I'uom non esercila alcuna possanza, non tende a vernno scopo di pratica utilila; e col far nascere dalle slesse cause comuni anche diverse ed opposte, tanti specifici cffetti quanti sono tutti i varii contagi dell' unmo e d' ogni specie animali, dando cosi ciascima di nueste cause a tutti cotesti effetti, c ciascuno di quesli (cffetti a tutte coteste cause, fa tale un impaste d' incongruenze, che non sappiam se il maggiore immaginar mai si potesse ; i'J che la storia dell' introduzion de' contagi in questo o quel luogo, siccomc quella di ogni altro avvenimcnto, allorche attestata da contcmporanei dcgni di fedc, puo avere certczza malgrado delle dubbiezze che altri poi vi spargesse ; Mem^ie- c^'/A/slz. — VoIVII Tav7/r .a ■ o 1 £ 23 o 3 a N 11 H A A A ^ a a 3^ V ^ a au a 'CtA>v,inuj ' au ivelta, voc«. -vtu/u^iva. azi/on/zv | 4 r ? P P R R R ^l^i C iciiita- cio n til n*Ua»at«Je- U^Ccoe- /v^^ t t ti vu^LLi,vo«.-au/fi;avux firu t • Hi •i-MsXun'avV.i*taUi>«. /ariJ^lfrm u u li ^ J&T ov II U IJ it ii V 1 E B \V W V 1 n X t**^^c*' \^XLcu o*>c« liV*U.- X :i [3 3 A V VM-qCii*^ y 1 > H -N=» * -* t -Tt c s ' m > »• \ ^ >> ■p " ^ xf I*. A 1 > 1 ) '^^ S> 11 ■ft J ^ ) t i. ^ A A J 1 0 " ts 99 J" ^ ^ f 1 1 1 ) :i t' (• » V i: \V ft «D t 1 t) q » % T T 9 P \ A ^0 * > ^ ' ^ * < C C •^ s B ti a> « fit jUJ ^ ^ E -. X. Uk rt ft > r a 1 ^ 1 411 s J ff ff ^ •m L t- ^ o e » f \ ■i T T ^ h P A »> V » £■ , , \ O $ N ,V 1 Jf ^ » 0- 0- > «,■ J o 0 or > > a K 1 ^ •" 71 A n 4 \ S, n D D \ 5 1 E ? .1 < F li te TV * E ^ E ./; ? :' n e E E 6 s E E i i 'i - * T « 4> * * * F F F t^ X ^ X a t w * t HV V DZ jj ti J V n. r r r r r )i li G I. t fc r 1 IT I 1 n W , J £ ? ... J t,s H Il .M'i^ .^ t^ta^L^^uu' c b ^ r s V x X- v .V (H CH Ch ««u^ -~« rh^-^^iu-^ ^ c. 6 X (9 r t A- A I « 1/ •i H f is \ II n II i[ It • 1 a. 5 > ? ff ■I >" o^ m at H( >K »t X St I j ikII^ u.<* fiu«v*j. jaJ^ui 3 J J K ^ ^ J If *i + K K K K K K K K khM.U^<«-«-ff.« >• N rf ) T J n ^^'iL. uoci .^f.^ J-f>uf < s 1 0 o 0 0 0 O O O 0 (1 i ^ I Ul 1J! J' /» a, oo t> O (J T J n 5 " ?• »; ■ir n n n II n P 1- P l
  • p p p P p R It R ^F:A r .,. » (' •' u o S .s ■S a. !> J V > • » III III III III III SZ !^ th f.-..— . J. ..y— . "^ <-»«- ■0 'J va* ST J- s J. la uUi. .H' •~9 0 e .«i A J 1 e S i ft Oytf y y K "V u 11 |T ► n !,,• B a J ^ •1 E B B B B w W V n ^ T - ■h a a 3 ,V .~jf- fojd IT J h b Iv IV J IV i J G J k ! z. ii - I \ s 3 3 s s * •1 k * 0. 3 3 3 1. 2 •L r,.t.lUj -.-. LI- ■ i K ^ n « U M c 0 7i tL..l»<. DI.I. M. I.. C. SANDIU 544 j:J clip cercando troppo accordare il procedimenlo di questl mail colic stagionJ, le atinosfcriche viclssiliulin!, col climi, t-c, in soinma coUe meleoriclic e topogra- fidie circostanze, da cui iion puo in gcnorale dipenderc clie qualclie iniligazione od esaceihamenlo; non si fa chc distoglicre 1' altenzione dal principalo. e scinpre pin allontanarsi dalla roalla; yj die volfMido fare ulil piogresso nclla dotlrina de' conlagi, altri non dcesi porre ad appuntar cause aeree ; ma si bene dee cercar di scopriic il germe di cssi c le abitiidini sue; con solo il qiial mezzo pur si giunse a poter guarire la scabbia in due ore, e a non aver goipe nel frumento chi aver non la voglia ; -sj chc finalmenle a Irallar bene lo sludio importantissimo de' conlagi, vuolsi considerarlo, non in solo qualche rispetto,ma in tuUo 1' insieme d' ogni siio rag- guardamento e nell'uomo e negli animali e nelle pianteje agli oscuri suoi pnnli accaltar luce, non da mere ipotesi, ma dall'osservar attentamcntc II pioccdcre della .Natura, massime plii minuta. La quale, per I'assunto nostro presente, od'rendoci esseri alti a starsene e llberi e rincbiusi denlro maggiori, ci la- scia intendere come liberi nella lor patria e polessero e possano giacer anche innossii 0 innosservati, e rincbiusi qnai parassiti rimanendo in essa valgano a cagionare mali endemici, e se tali sieno da poscia trasmettersi, formino i con- tagi, 1 quali trovando ne' loro transiti piu lauto pascolo, crescano di energia, e scemino, lalor fin anche a cessare, trovandolo men confacevole ; e nel sito invaso stabiliseansi o no, secondo la durevolezza de' loro germi e le incon- trate opportiiiiila dipassaggio; non omeltendo di pur l:irsi ereditarii, ove a qiieslo sorva poi la stessa generazione. II qual modo di considerare la deriva- zione di si fatli morbi specifici e lanto semplice e nalurale, clie scmbra nulla mancargli per dover csscr anche il solo vero. (Lelta il 13 dicembre <8b8.) VII. C9 SISTElIi fiENERAlE Dl IRASERIZlOl SIKMOKIA DEL II. E. COtiTE FRIKESCO JIINISIULCIII FilZZO ( Conlinuazione della pag. 44 di qiiesto volume. ) ILLUSTKAZIOM ALLA TAVOLA DI TRASCRIZIONE. ALFAnETO F.BRAICO. CI sembra indispeiisahile di dare alciini schiarlmenti intorno al metodo di Irascrizione da noi usatoper leleltere 3 J T 3 D H. Ouesteseiletlere riunite dai grammatici ebrei nelle due voci DDD 1213 sono alcuna volta segnate col ^'J/l Daghesh. Ora il Daghesh, ch'e un punto messo nel mezzo della lettera, e di due specie pJH ^JT Daghesh forte, o raddoppiante, e ''f? ^'^1 o '^^'? Daghesh dolce o lene. II primo si puo mettere in lutte le lettere eccettuate le qiiattro giitturali, e la dentalc 1 e per questo noi abhiamo indicato gia il metodo di trascrizione, non ci resla adunqueche a parlare del secondo. Quando le sei lettere di riDI) 1J3 souo puntate di Dagiiesh lene devono pronunciarsi secondo i rabbini col lor valor naturale, mentre che quando non 1 hanno si deggiono pronunciare con aspirazione. E per questa causa che ci siamo decisi a trascriverle in due modi seguendo la pronuncia degli orientali. che noi stimiamo la vera pintlosto di quella degli Kbrei d' Europa. Chi desidera poi di vedere sopra quest' argomento delle osservazioni non meno curiose che intcressanti, coiisulli la grammatica d'Abraham da Ralmes (I). Ouanto alle vocali vi sono due p?i^ kames. che hanno la stessa figura. il Dni largo, cd e un' A lunga, ed il P|1l3n rapido , che suona () breve e due aV^ cioc yj mobile, che si fa senlire leggendo. ed il HJ che non si pronuncia. (') D13S nJrPO P":»l''um Ahra. Vcncliis in oeJ. Dan. Boniberg ijaa. Capul If. 544 sisir.M.v gknerai.e di trascuizione La graminaticii cbraica insegna a distinguere gli uni dagll allri, c pcrf» iioi ci limilcrcnio seinplicenicnlc a dare Ic rogolc per la trascrizionc. Scrivcrcmo adiin- quc 11 kames largo coU' A liinga ed 11 rapldo con un 0 breve, e lo sceva mobile per iiu E breve; quanlo pol al secondo essendo aiialogo al cj-^ Gezm degli Arabi, ed al seslo ordine delle lellere elloplcbe, iion occorre alcun segno, polclie come abblamo gla osservalo non serve ad allro die a separare la sillaba arlificiale alia fine della quale si trova dalla seguenle in modo non dissimile dall' e mula del Francesi, e dal yer dei Russi. Esemplo di trascriziorie. I 1(1 □a rvcn I33ni did n^^J nw 'snin'"? m'^s T- TT .: TT T.T;-T-T Asirah layeliovah k\ gaoli gaali ' • ' Sus veroKevo ramah vayam. ! > ■. . ALFABETO CALDAICO E SIRIACO. ■ - Le llngue dette da alciini caldaica c slriaca non sono veramenle clie un solo idloma 11 quale dlfierlsce soltanto nella forma del caralterl, c nella pronuncia delle leltere, Introdolta in tempi comparalivamente moderni. Pronuncia caldaica. ; > i,wt Le scl leltere del '^•^^ *S5f^ si pi'onunclano secondo 11 loro valore natu- rale, quando sono dagbessate, ed aspirate, quando non 1' banno. Si devc pero avverlire, die sebbene si pronunci dal Caldei 11 dagbesli, non e pero mal scritto. Nei parllcipi de'verbl, cbe banno nel mezzo 1' j i Caldei, ne sclolgono 11 suono ne' due die veramenle rappresenla e per esempio Msja si pronnncia kaem. Le vocali sono scrille da essl nel modo seguenle : ■ DKL M. I.. CO. FRANCESCO MINISCALCHI ERIZZO 545 Forma Valore Nome J • _ Ba l»talia Jn Be Bb;isa --? -^ Bl Hbasa ^ .' Bo Ska fa <^ B.I A'zaza Si (Icve per ultimo avverlire che i Calilei alcune voile pronunclano il 3 (•(mie u, p. e. nella voce /a-sj Pronuncia siriaca. I Siri lion ammettono iiclla lor pronuncia il dajjhesh ad eccezione delle voci derlvale dai verb! di radice geminata. 1 partiripi, die lianno 1' j nel mezzo si sciolgono bcnsu come dai Caldei, ma iiivecc nelle vocali o, cd /' p. e. NSja*" si pronuncia koiem. Scrivono poi le vocali, e le proniinciano nel modo seguente : Forma Yalore Nome .=> Ba Floho ri Be Rboso Bi Hboso c .=1 Bo Skofo Bu A'zozo 546 SISTEMA GENERALE DI TRASCRIZIONE Giova per ultimo avvertire, clie tanlo i Caldei come 1 Sirl usano alciini segnl diacritici i quail hanno lo stesso valore per amenduc, e sono: Forma Valore Nome .. sopra segno del plurale hoai iiokze - sopra accelera la pronuncia )j^cn;» niaralono - solto allunga la pronumia |j_.^5^ajio mahagiono - sotto fa che la leltera non si pronunci '•^•^ serto Esempio di irascrizione. Pronuncia caldaica. ,, A damsig at idai pagra bmeia liiiljum Lmana la tsig qumlal nausa dmelia hulraum Pronuncia siriaca. 0 dams'ig at 'idai fagro bmaio linljum Lmono lo tsig qiimlai nefso dmelio IVulmum ALFABETO ARABO. Parecclile lettere si pronunciano diversaraente nel vari paesi ne' quali par- lasi r arabo. II v^ si pronuncia in Mesopotamia, in Arabia e presso i Beduini, come il //( inglese, ed in Siria c in Egilto come il «y / p. c. ^ ketir, ketir. nr.L M. F.. CO. FR\NCESCO MINISCAFXHI KIVIZZO 547 II ^ li:i seniprc il siiono del ^"^ it;iliano nclla voce giardiiio. Oucsta promincia (! somprc la slcssa in ogiii luogo, occclUialo lEgillo, cd alciino tribu del Jcmen, dove ha lo slesso siiono del g tedesco p. e. i^*^ gemel, c geinel. II j> si promincia in iin modo che ha qualche somiglianza col th inglesenella voce thus. Tale e la pronuncia di questa lettera presso I liodiiini ed i Musulmani di Mesopotamia, ed in Arabia. In Siria ha lo stesso suono del tX menlre che dai crisliani di ^Mesopotamia si pronuncia come il ) p. e. >J.JiX^, hadalik, hadalik, kazalik. II ^ si pronuncia nclla slessa guisa da lutte le diverse nazioni che parlano r arabo, ma i crisliani delle vicinanze di Musul e di Bagdad in parecchie voci la proniinciano, come il £ , p. c )*^ leir pronuncialo leg, come se fosse scrillo ixis, oi,l ard, aged come se fosse scrilto o«il> i^^ garal, gfigai, come itU. La pronuncia ordinaria del Ji e quella d un z forte, ma 1 Musulmani gene- ralmente la pronunciano con un tuono piu forte del ^. Questa pronuncia e la vera, p. c. juio zulinet si pronuncia dai Musulmani dulmet. ' II (J e pronuncialo quasi generalmente da lulti i Beduini come il g tedesco, menlre i Musulmani che abitano le cilia lo pronunciano come il nostro k, eccelto, che deve formarsi coUa gola presso la radice della lingua, ma gli abitanli del Libano fanno invece senlire un suono vicinissimo a quello dellg, p. c-o^;^ qiirburi, gurban, u'rban. II d si pronuncia come il k lanlo in Sira come in Egitto, ma a Bagdad, lie' suoi contorni, e dai maggior numero delle tribu de Beduini in molte voci prende assolutamente il suono del £ turco e persiano, ossia del c italiano nella parola cera, p. e. ^f kelb, pronuncialo celb, |v^=U. liakem, hacem, ^i g-^Ho, die e sovenle nei bazaar di Bagdad i Beduini venuti dai deserlo si salutano con queste parole pronunciate rapidissimamente #-aA:> ^-a^^ ceifceifac. per >i^s^ U^ keif hei/ak, T^er Aire : corne sia/e P . ' Esempio di troscrizione. Fe ma lilsakenina ila "Irahilu. Ida "I tari'ilu liala bardi qaiimin 548 SISTliMA GENERALE Dl TRASCRIZIONE '''.■■■ ■■./■ .. ' ^' v\ i ALFABETO PERSIA^iO. , I Persian! si servono dcHalfabeto arabo. Tuttavia siccomc qucsla lingua nnn e della fiiniiglia scniitica o slroaraldca, ma apparliene a quella che dicesi indo- europca od aviana, non tardarono giiari ad accorgersi, die queslo alfabeto iniposto dalla conquisla degli Arab! non preslavasi alia natura ed all'indole della lingua loro. S' aggiunsero allora all' alfabeto le qnallro leltere v-^'J e v<5', per esprimere delle aitlcolazioni cbe non esislevano in arabo. Oueste lettere sono per questo delle ^^^^ od ^^^ mentre cbe le allre conscrvano nei loro nomi (\\s^/^ 0 iS)^ la rimenibranza della loro origine araba. In pari tempo si lasciarono gli eslremi nella pronuncia araba, come spiegberemo qui sollo. La lettera e>, usalaassai di rado nelle voci cbe non sono arabe, ba in persiano semplicemente il suono d'uno lt' od s. Lo stesso puo dirsi delle lettere C» o<=" (^, L, Jb, £' (J>, le quali s'incontrano solamente nelle voci d'origine araba. li 5 ba talvolta in persiano il suono del ^ o z col quale si confonde assai di sovente. 11^ corrisponde precisamente al ^ francese nella voce fferis, ed aly m /our. Le qualtro lettere ^w, l^=. ■!= -^ pronunciate dagli Arabi in un modo loro proprio, in persiano si conl'ondono con altre lettere. II t» non dilTerisce molto dal u" od s, ed il Jc ba presso a poco lo stesso suono del ^ o i. Per idtimo il Lw e Jb differiscono ben poco dal ^ o ^ quanlunque si pronuncino con piii forza, II J quando ha una piccola linea nella parte superiore ^, ovvero tre punti i^ si pronuncia con un suono aspro, come il g tedesco, p. e. garden, ed in italiano innanzi le vocali a, o, «, nelle voci gallo, gola, gusto. II ^J al principio d' una sillaba ba un suono identico al nostro n, ma alia fine dopo una vocale lunga prcnde talvolta un suono nasale appena percettibile. Avanti pern la lettera Ji ed alia line d' una sillaba questo suono e declsamente pronnncialo in modo cbiaro e sensibile, mentre cbe innanzi al i-j ed al i_> in casi analogbi ba il suono dun m. I Persiani esprimono le vocali cogli stessi segni messi sopra e sotto delle lettere, de' quali fanno uso gli Arabi, e non differiscono altro che di nome. II falha, iiis..xs, si chiama zebar. j^), il kesra, i^^^^zer ^),ed il damma iUja,pis Lr-*^. II suono naturale della zebar e «, come si pronuncia in Persia, ma talvolta particolarmentc alia fine delle voci ha il suono dell' e, e pin rare volte dell' o. DEL M. E. CO. FRANCESCO MINISCALCHI ERIZZO 549 Per qiiesto non vi sono roj^olo, e si pun npprrnden; solo dalb pratici. Nolle provincie della Turtliia, nclle quali parlasi il persiano, si pronuncia sempre com'x si usa pel canale della voce, p. c, in Aristofane nel coro delle rane v. 258 {BctTpot^ot) ciXXd fjLYiv iifxpa^6fj.fB-oc y OTToirov w' (pifj^ dv iiJ-uv ^ctpooifn, oi >i/jjpct; iSpixeKeKi^ }tod^ x.6a.^ « Ma pero gridiamo quanto la nostra farlnge e capace, conlinuamente Brekekekcxkoax, koax >y.Acipuyf per coinpeiiso serve ad indicarc il canale del cibo, come in Filosseno citato da Ateneo (i) : 'Eu^a.ro rpicof e'^iii' rof Xapvyyot Trrlyi'MV OTTcoq noLTCLTrivd} (fiia-li' 6, Ti TrXeia-TOv ^fpovoi' Ktti TTcii'S- df^ct. (J.01 rd fipc6fj.at.y «'Sa;'wV tto^ « si au^iirava di avere la laringe di tre cubiti, affinche (diceva) potessi here per pill lungo tempo e tiilti i cibi mi dessero piacere. « Ed in Ferecrate pure citato da Ateneo (2) nella sua relazione del paese degli Inferi dice : XapiTi/ XiTTctpoLV Hotrd rS Xdptiyyo; rote, vvupoic, 't'va-KO.i di xai ^ici'to; dy\XdvTCop rof.iii continuamente entrare nella laringe ai trapassati raortadelle e fette di salame calde. Poi si pensava che la faringe servisse per I'introduzione del solidi, ma che i liquidi andassero giii per 1' asper'arteria come si espresse Platone (3). Per que- sto ebbero nome le cartilagini arylenoidee da 'ApvTctiva. -z^ bicchierc, pcrche era quella parte del biccliiere d' onde introducevasi la bevanda. Nfippoj voleva dire tanto rene come testicolo. Aristomene citato da Ateneo dice (4) : YLoLt opX'"^ rla-^iot' Q; Ktzi rfipptr; i'xdXv. (1) nipnosoph. VIII, p. nO, 1. 23. (2) Dipnos. VI, p. 135, I. 17. (3) Macro!)., S;ittirn. L. vii, c. xv. — L'origine di qui-sta opinione dev'essere nala nell'osser- vare le iiltre persom- ncH'atto d' ingollare i liquidi; poiche sotto (|u.'llo si vfde un mo^imento In sii e in glu (lolla laiinjre. (4) Athen. Dipnos. L. viii, p. 190, 1. 48. 556 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STOWA DELLA MEDICINA Nelle lingiie illiriche non si distingue vena da nervo. Scilla viiol dire tanto r una come I' altro. Anclie presso i Tedesclii in anlico Ader volcva dire si vena che nervo (I). Cos'i in ebraico □♦p"iy Nh'orekiin die i LXX traducono nervi, da altri traducesi arlerie e vene (2). Tanlo meno dislinguevasi arleria da vena ^\.c Vn] (ar.) iiz vena e arteria. Presso i Grcci poi si credeva che 1 arteria contenesse aria Ap nr aria rxpfw, conscrvare, contenere, custodire, "]*} Ghid (ebr.) e s'l nervo die ten- dine (3). ^ I i^ Snaiu (sanscr.) e s'l nervo die tendine. ISen'us (lat.) e non solamente nervo e muscolo (4), ma anclie cordone spermatico (5) e il pene (6). FISIOLOGIA. FUNZIONI DEI VISCERl. II fegato si credeva la sede delle passioni. In persiano jCs. Giiguer (d' onde jecur latino) "ZZ. fegato, danno, torto. In turro ,.yJC=» of Ah Giiguerum zz oh mio fegato! e un' espressione di tenerezza che si usa parlando ai fanciulli ; pure in turco ^sxiji' jCs. Giiguer keusciem zz: angolo del mio fegato, e allra espressione di tenerezza dei padri, degli amanti verso le persone amate. Nei treni di Jeremia (7) diccsi : "IQJJ^J (1) Grinuii. Diz., p. 178. (2) Job. XXX, M. Buxtorf Lex. hebr. Monlaldi v. c. (3) Gen. xxxii, 33. (4) Celso thiiimii nervi i museoli del collo che so.stengono il capo (devono essere specialmente qnelli piu visibili), ch'egli dice che i Greci chiamavano KapoVai. L. viii, c. i, 1. 25, p. 502. (5) L. VI, Med. c. xviii. Celso, p. 395. (6) . . . mensura incognita nervi. Juvenal. (7) Cap. II, V. 11. ,■ . 1)1.1, S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 557 ♦133 PI^J^ ISischpiich laarels hwedi:zi. 11 mio legato si e sparse per lirra, per iiitciulore la piii grande afflizione. jVel Vcnelo diccsi sfegalare, sfef;(itarsi per amare ardentemenle. In Tcocrilo, Venere, per innamorare taluno, gli scagiia le sue IVeccie nel fegato : ex.^'KrTOi' i-)(Oiv UTrOKapotof 'iXy.oc, KuTTfiio; 6K fiiyoiXni; to oi viTrctTi Tra'fi /SsXifxifoi' (I). Presso i Latini pure le passion! stavano in quel viscere. Perslo at si inlus et in jocore aegro Nascanlur domini (2). e nella satira prima : Quid didieisse ? nisi hoc fermentum el quae semol intus Innata est rupto jecore exierit caprificus (3). Percio Ira le fattuccliierie per rendere un iiomo impotenle si faceva la sua figura in cera c si piantavano degli aghi nella parte dove avrebbe dovulo essei-e il fegalo : Sagave punicea defixit nomina cera Et medium tenues in jecur egit ucus (4). L' origine di questa opinione sulla sede delle passioni nel legato dev' essere slala il vomito di bile che succede nei gravi patemi. Quindi XoXvi bile in greco vuol dire anche ira e x"^^?"^^^ da x"^^'?^ vomito e dcjezione di bile per I'alvo. vuol dire tale che soffre di questo sintoraa, ed anche iracondo, e ;t'A?'pa passato in italiano collera resto nel significato di sdegno veeraente, e cos'i collerico da XoXipiKoc. Eppure in greco da ;t^AMZZbile, ;toAooMa/ izz adirarsi e MrAa>-;t;«A/a (atra bile) la Irislezxa d'aiiimo, passato in questo senso nella lingua italiana iiia/incoiii(L nuiliiiconico. E in latino hilis zzz bile si tienc in rapportn coll' ira .... lurgcscit vilrca biiis (5) onde in italiano bile zz ira, muovere la bile, ec. (6). II cuorc si rrcdeva sede dell' intelletto e della mcmorla. (l)Cyelops. y. 12. (2) Persii), Sat. v, v. 429. (3) Snt., I, V. 23. (i) Ovirt. Amor. iii. EI. 7, v. 29. (3) Pel's., Silt. Ill, V. 8. (G) IVel Veneto non v'ha nltra iiiiiiiieia per inilicare lo sdegno veenirnte che imbilada, imbilare. VII. 74 558 PAUOLK-MEDAGLIE DELLA STOBIA DELLA MEDICINA Inebraico n"? DDH (') [^'l^'^^^ -"■ ( s;igj5io di cuore, ■ • • ( savio. i . , i vecors, air iiuontro 3*? "IDPI (3) } , V • . j- \ sciocco, scemo cli i dt'hciente di cuore / ( I senno. In latino cor voleva dire pure inentc^ senno, poiche corculum si disse Scipione Nasica pel sue gran senno ("5) ; e conlalus zn saggio, avveduto e air incontro excors ) t senza cnorc \ecors ? cioe < con mal cuore socors ) ( con difetlo di cuore volevano dire sciocco. Percio Cesare all' Aruspice che per atterrirlo aveva riferito di aver Irovato la vittima senza cuore, nego: « pro ostento ducendum si pecudi cor defuisset (b). >> f\ ■ r ( apprendre ) Ura ni irancese < • } par coeur, { savoir I '^ ed in inglese < , > bv heart, " I learn ) . , ( apprendere ) cioe < ' '^ > per cuore ( sapere ) ' vuol dire imparare, sapere a memoria. ' '- Per questa opinione che il cuore fosse sede dellintelligenza si usava cor nel significato di linguaggio. Quindi Ennio dicevasi avere tre cuori, perche sapeva tre lingue 1' osca, la latina c la greca (C) Cor jubet hoc Enni. Cos'[ in turco J^> dil^ cuore vuol dire anche linguaggio (7). La milza si credeva affalto inutile ; che anzi si potesse vivere senz' essa. (1) Ex. XXVIII, 3; XXXI, 6; xxxv, 10: xxxvi, 1, 2, 8: Piov. xi, 29; xvi, 21. (2) Prov. XVI, 23. (3) Prov. VI, 32: vii, 7; IX, 4. Vecortlia x, 21. (4) Fu giuditato dall'oracolo pel piii saggio del Romuni. (5) Sueton. Caes. c. 77. (6)Pers. Sat. n, v. 10. (7) J.> dil nel significato di cuore e d' originc persiana, ma si iisa anche in turco. DKI. S. C. DOIT. PAOLO MAHZOLO 559 Percio noniinasi ill greco 'Ao-zrAn/'oy, cioe senza milza, 1 erba che noi diciaiiio Scolopendriimi ; perclie dicevano di trovare senza milza le pecore clie ne nian- giavano (I). Aliri mcdicamcnli pure credevansi distruggere la milza senza danno dolla persona che li ingeriva onde dicevansi 'A(r/7-A»f;'a. Tali credevansi il Tencrium, r Hemionitis, 1 Krvum e il fico secco {-). Anzi credevano die si polcsse porlar via la milza col ferro, e bruciarla nella persona vivente. Cos~i la pensava Krasi- slralo discepolo di leofrasto e nipote di Arislolile ; Paolo Egineta insegna anzi ratio oporativo. 11 Ghemara Sanhedrin dice che Adonia compero cinqiianta lac- chc ai quali tuUi era slata cavata la milza (3) e il Piosset dice che ai lacche tur- chi si abbrucia (^). P A T 0 G E M A. Nagelivurm, cd anche Vl'urnighd (cioe Wurm nligelj (S), cioe verme deir nnghia. Cos'i cbiamasi in tedesco la paronichia, poiche si credeva realmenle esislere un verme capace di produrre quel morbo ; come presso noi il volgo crede che siavi un verme nei denti cariati. Le Poil (fr.) zz il pelo, le Setole (il.), cos'i chiamasi I'ingorgo laUeo delle raamraelle. Si credeva che derivasse da un pelo inghiottito dalla donna bevendo, il quale non puo uscire se non col latte dalla mammella : e finche si trova nella glandula manticnc quel male (6). Anche i Turchi credono che siavi un pelo che cresce sulla spina dorsale (1) Mtruvio dice che tal erba trovavasi presso il fiunie Polereo dalla parte che suaida la citta di Cortyna; e che perci6 le pecore che pascolavano ivi trovavansi senza milza, ineiUre alia riva oppo- sta che jjunrda la citla di Gnosso e dove non e I'Asplenum le pecore hanno la milza. (Matthiuli, Com- ment Dioscor. L. iii, c. cxxxit). (2) Bochart Hieroz. T. I, p. 479-180 e Q. Seren. Sammonico c. 24, v. 1.3. « IVonnulli memorant consumi posse iienem, Ervum si semper jejuno sunipserit ore, Aridn Gcus item . . . » e Vilruvlo L. i, c. 4. (3) C. II, Sect IX al L. i. Kc c. i, v. 5. (4) Riolan. Anthrop. L. ll, c. 23. (5) Eiselein Sprleliw. p. 487. (6) .Muuriceau, Trattato dei Parti. — Boyer, Mai. chirurgichc. T. iv, p. 77. Mai. delle mammelle. 560 PAROLE-MKDAGLIE DELL\ STORLV DF.LLA MEDICINA dei fanciiiUi, per ciii non possono prendere alcun cibo, finche tal pelo non si strnppl. La nialatlia chiamasi a^L/i massat ('). -ijjj.^ Jo Bel siiqlyghi (turco) z:^ frcddo dei reni. Cosi si chiama la blen- norrea uretrale. Si vcdc die credevano derivare dai reni. Anche nel Veneto il volgo chiama rilasso de rert/(rilas(iamento di reni) gli scoli dalle parti pudende di ambi i sessi. Gocciola (it.) zz apoplessia. Cosi trovasi in Guicciardini (-). II volgo crede j'he se una goccia sola di sangiie vada al cuore, si muore suU' islante ( confon- dono nel fatto il cuore col parenchima del cervello). Come nell' ignoranza del- I'anatoniia siasi generata questa opinione? Forse si e confuso il versamento del sangue per roltura del grossi tronchi vascolari presso il cuore. ijUi Foldq (ar.) (da c3** jii^t^'] =^ -i^to di rouipere) n: rottura Rupture (fr.) \ Rupture (ingl.) / da rumpo, is, ruptum (lat.) ^ 13 ernia. Rottura (it.) j Brucli (ted.) (da brechen ^z. rompere) Se'n> (ungh.) ^ ferita, rottura Si credeva effctto di lacerazione. Anche la Vulgata inlende "j^H nilO inerbach dscech (3) die, se- condo le parole, vorrebbe dire zz: col testicolo pestato, contrito, per ernioso : traduce herniosus. In tedcsco 1' alio dell' emesl dicesi Brechen, Erbrechen zz rompere. i^Y^ Sciehvet (ar.) ^ voglia, desiderio J oglie (it.) r • /r \ 1 • 1 •: ) i nei materni. JtL/n/es (ir.) desidcrn Mutterniah/ (ted.) zz: marca malerna Parole che rappresentano 1' opinione che le telangectasie congenile derivino dai desiderii di qualche cibo che la niadre ebbe durante la gravidanza e che non furono soddisfatti. (1) Bianclii el KiefTer, Diet. Turc. v. c. (2) St. d' Italia, T. ii, p. 1 iO. — « Carlo viii morto in Ambuosa di 2 5 aiini per accidente di fjocciola di'tto dai fisici apoplessia, inentre stava a vedere giuocare la palla, 8 aprile l'i98. » (3) Levit. \\i, 20. DKL S. C. nOTT. PAOLO MARZOLO 56d III Toscana chiamasi Voglia di pan caUlo I' iinperiorazione congenita del- r ano. aj»[)iinlo attribuondola a tal desiderio aviilo dalla madrc nella gravidanza di quel ncoiialo. certe non clunibus ille Diffissis nrilur, clauso sed podice moiistrum. Tanti causa niali giavjdae male saiia ciipido, Quani calidi matres dixcrunt paji/s nrerim (I). (I) Anj-'elo d'Klfi, Hodoiporicon, ^liliino ^8^l. 562 PAROLE-MKDAGLIE BELLA STORIA DELLA MEniCl!VA ^ Pai'ole-iuedaglie dell' ANTERIORITA' DELLA CHIRURGIA. Le parole piu antiche riferlbill all' arte (li curare alludono alle lesioni Iraiimatiche. Lingue semiliche i<2T /■«/« (ebr.) y. rafa (ar.) /,A7^ ^'^A^ (etliiop.) zz sanare : elimologicamente zz cucire ('), cioe sanare le piaghe col cucire, poi aggliitinare : quincli j^q^ rofe'^ medico, propriamenle die ciice, die guarisce le piaghe. riDllb:^ aruchd (ebr.) zz: fascia lunga (die si applica alle ferite), salute, guarigione (-). 9 x1 19 19 |V .7 f^>^^ / Osoio od y^i Asaio (sir.) e J^fllDS Assavada (cal- deo) iz: medico dall' aramaico SD8 asd =: sanare, mentre HDS asd zz es- sere leso. In greco Waioo (percuolere, ferire, baltere, guarire, medicare) W.ctiYiuv iz: salutifero. Uatcoi', ovoc, il Dio della medicina, il medico degli Dei, a cui Giove ordina di medicare Marte ferito da Diomede (3). Tiaudv^ Slvoh,. Inno ad Apollo ch' era pur nume della medicina. M«;^;«(W)', figlio di Esculapio, il medico del tempi eroici die accompagno i Greci alia guerra trojana. II suo nome viene da n3^ macd (ebr.) := percos- sa ; che diede in greco fxaxn zz: battaglla, pugna. Ta S-tjp/axa, e ©xp/axn' zn Theriaca : da S-wp, oc, ziz. belva, fiera, e d-nioo zz curare. Rimedii applicati al morso dellc fiere. D' onde il nome del medicamento (1) Appunto da questo venue p«9i! (gr.) zr agjo. i;^w^ »t>o^ )^ ^^?'-^? ij!/^ j' ijW/j' ^ n Inlanlo cbe la leriaca arriva dali'lraq I'uomo morso dal serpente morira. » Qiiesto fatto d<'lla priorita della cbiriirgia fii gia conosriuto da Celso. il quale nella prcfaz,ione ai suoi libri, rimonlando fino alio narrazioni dell' lliade, dice dei medici : « Quos tamen Homerus non in pestilentia, neqiie in variis gene- ribus morborum aliqiiid altulisse auxilii, sed vulneribus lanlummodo ferro et medicamenlis mederi solitos esse proposuit. Ex quo apparet has partes medici- nae solas ab his esse tentatas, easque esse velustissimas. » Cosi trovossl anche fra i selvaggi. Quando Cook visitu Tahiti, la cbirurgia era bene avanzala, per le fratture, per le lussazioni, e per le ferlte. In fatto la maniera primordiale delle umane faniiglie esibisce a preferenza Ic opporlunita patologiche di trauma- lismo ; i riscbii inevitabili per procacciarsi il vitto, il libero sfogo dato alle ire per diletto di leggi e di mezzi coercitivi, la continua ostilita fra popoletti confi- nantl esponevano la persona all' azzardo di lesionl per causa esterna. Fors'anco le malattie per causa interna erano piu rare per la buona costituzione dei corpi non viziata, come dice Celso, dall'ignavia e dal lusso, e, come appunto si noto da Cook nell'isola di Tahiti, per mancanza di discrasie. Delle malattie chirurgiclie vedevano la causa ragionevole, agente come in tutto il corso della natura ; un cozzo di iin corpo, la lacerazione d'una parte, ec, vedevano bone come potevh togliere la salute e la vita, e prestavano ajuto. ripa- rando al danno ; fasciavaiio, perche non venisse fuori il sangue, lavavano per pu- lire dall icore ec. Ma quando uno, cui non era toccata alcuna offesa, languiva e soccombeva, (i) L. \xi. 0. 21 : XIV, c. ^8. (2) Lihro do Theriaca ad Pisonem ct Pamphilianiini. .Matthioli, Comni. Dioseor. L. vi.. p. lOiO, 4003, 1014. 564 PAROLE-MKDAGl.IE DEI.LA STORIA DELLA. MEDICINA qiiesta causa invisibile dovcva essere porlentosa, e tanto piii quanto molti erano couleniporaneamente colplli e nello stesso modo, come nelle frequcnli epulemie <■ nelle ricorrenzc degli effelli deleterii di condizionl endemiche. Ecco quindl come ben vide Celso (') « morlios tiim ad iram deonim immortalium relatos esse. '> iNiuiio allora osava impacciarsi e, tenlando di giovare, resistere al cielo : invece « ab iisdem (divis) opem posci solilum (2). « Percio per esprimere 1' ingruenza d' una malaltia peslilenziale, in (^reco si adopera la parola che indica zzz fulminare, scagliare il fulmine I'ya-x.ylTrTsii' (3) dTTOtrx^Trreii' (-5). Ed anclie trattandosl di malaltia sporadica, p. e., il morbo inlcstinale di Ochozia, Jos. Flavio usa eV/o-zMVTf/j' (3). Pai'olc-uicflaglie. Nomi delle malaltie riferenti idee sacre. 'lepa.''0(pi^ zn Sacer serpens. Pic- colo scrpente velenosissimo, il cui morso e seplico. Ipa voa-o^, o /pw vScro; (C) ^ malaltia sacra ) Morbus sacer (lal.) ; 1' epilessia. Hercules (lal.) (") ) Veniva attribuita alia hina (8). A) nostri giorni chiamasi : Male di S. Valenllno (it.). (1) Celso, Praef. Libr. de Medicina. (2) Ivi. (3) K«i' Toitri TuTwv Ml! iKyovciai iviffxii.li if ■Sec; ■9i?X6<«v viffoy. E a questi e ai loro discendenti fulmind la Dca il male delle femmine. — Erodoto i, c. -105. Aotfiai TceuTDv ivaxti -l-xvioi ijTon ii Sii tiIv vouov, Colla paste fiilniinando loro la divinitii tale malattia. (Joseph. Flav. Wpx'"'''^- L. iv, c. 0, p. d02.) NcVcv imrJiTTii to Qihti. La divinita fulmina la malattia. (Ivi, L. vii, c. 7, p. 203.) (4) eiiriaKn4-iv ... to Qitov xal viacv. Fulminii la divinita anche la malattia. (Ivi, L. vi, c. i, p. -180.) (5) 'O;^o^i'o?c . . . irKiiaiov ndiiani y_fini iiriamXi yip iii Ttif T-affTfpa to Si'ov auTi Tiiv opyiiv. Ocho- zia, infermando per la massima parte del tempo; poiche la Divinita gli avea fulminato la sua ira nel ventre ('Apx^icx). L. ix, c. 3, p. 275. (0) Erodoto, III, 33. (7) Quidam etiam Herculem (appellarunt morbum himc) ab Hercule. Calep. in v. Epilepsia. (8) Artemiiloro Onirocrit. L. ii, c 11. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 565 Valentinus Kraiikheit (led.) m nialaltia di S. Valcnlino. Vellen Tanz (ted. Dial. Germania superiore) zz hallo di S. ^ alentino. 'ApT))|«/So/5AnT0/ , cioe colpite da Diana. l-eMvov-xY^Tol , possedule dalla Luna chiamavansi Ic donne afflittf' da ccrte malaltie (<). 'l.iXwia.'C^oiJLivoc, , cioe liinatico, voleva dire pazzo. ondc in latino liinnticus — pazzo, e in inglesc Lunacy rr frenesia. Moii'iet. Mania viene da M«V« luna, di fatto la luna dice, presso Nonno (2), e/fxi oe /UwVw 'AAA' OTt xal /ucti'iyii; fjieoiu nai 'hda-ffa.i' dyilptu. Sono la Luna furente (baccanle) non solo perche vado svolgendo i mesi, ma perche presiedo alia mama ed eccito la rahhia. Anche Sofocle (ncU' Ajace flagellifero) attribuisce la demenza alia luna (3). Per questo anzi sacrificavano a Diana od Ecate il pesce detto /««/;//?, /So?, die vorrehhe dire zz: maniaco, pazzo, perche Diana credevasi essere la causa della mama W. Anche r apoplessia, le morti improvvise attribulvansi dai Greci a Diana. To;- iSdXs ''Aprefjiii; loxeetipa era la frase che esprimeva la morte subitanea (S). Presso i Tedeschi quelli che muojono improvvisamente diconsi colpiti dalla mano di Dio K>). Anche a Tahiti lo morti improvvise ed altri accident! si credevano effetti dell'azione immediata della Divinita ("). Accidenle nel dialelto di Pioma vuol dire : fnlmine. ed apoplessia. Cosu p. (\) Macrob. Saturnal. L. i, c. xvii, p. 262. . (2) Dionysiiic. L. XLiv, p. 758. Jablonski, Pantheon jEg%T)t. i, 413. (3) V. 172, dove I'antico coniinentatore (v. 2i4) dice: « to; ■s-o^.^os 7«f) -m n/xmfiin>i ik aiknmi; Si siipponc clip i piu fra i maniaci sii-no animalati per causa della luna, perche dominano sui faiUasiiii ni)tturni. (4) Th 5"A()TE|LtiSi, TaOrcv i'eiTilv 'Exxrii y.xi u/xm'Sx •Si/V^oti' ^iji Jii to Jsxei/ fuciiui iiTtxti ii'vsu Tiij-ii', Mc ofov si'ttiiv Teis af'Jnis^ottf ici?. Eustalh. II. A. 87. (5) Omero passim p. e. Iliade vi, v. 428. Androniaca dice che cos! peri sua inadre : rixTpc'f V il (uyifousi IOk 'AprtfjU! I'oj^e'oipa. Nei pala<:;i del padre, la colpi Tti.mn dip si diletta delle saette. (6) Dissertat. Lat. Influx. Lin;.'iiiiniiii. Berolini, p. 47. (7) Cook, Voy. Pacific, ii, 167. Relazione di Anderson, medico che nccoropagno quella spedizione. VIL 72 566 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA e., le Statue dl Giove rappresentalo col fulmini, diconsi Gioi>e cogli accidenti. Noi diciamo, iiel Venelo, andare in accidente, cadere in deliquio. Le nozloni della parola accidente nel dialelto di Roma conservano 1' opinionc dcgli anlichl rhe le morti improvvise fossero prodotte dalle freccie di Giove. Di (alio vede- vano quando laluno era colpito dal fiilminc, di ciii non poteva disporre se non Giove, ch'era il cielo meteorologico ; giudicavano quiiidi che quando un iiomo moriva improvvisamente, anche se non si sentiva 11 luono, fosse slate ucciso in modo simile per dardo non vislo scagliato dal cielo. Si osservi che nel dlaletto veneto la parola saetta (cli' e il latino sagitta rz freccia, dardo, arma projeltile deir antico modo di guerra) vuol dire z^ fulmine. Anche in ebraico i fulmini sono freccie di Dio. Vibra il folgore e dissipali, scaglia le \vi(tsaetlet mettili in iscompiglio ('). Quando poi morivano epidemicamente, il che succedeva e con maggiore estensionc dopo i grandi calorl, erano sempre freccie, ma freccie del sole, cioe i suoi raggi : era quindi Apollo che tirava col suo arco (2). Ignis sacer (lat.) (3). Celso lo mette fra le ulceri maligne. Fiioco di S. Antonio (il.) Herpes Zoster. Antonius Feuer ) , , x , ,> . . , ,. . , > (ted.) la nisipola, E^ua-iTriXa^, Lrysipelas. Anions Feuer ) Ballo di S. Vito (it.) ) ^, „ _,. . S. Feits Tunc (ted.) ] = ^^'''''' ^^ ^'''- Mai di S. Marta (it. Dial. Veneti) :=: metrorragie. Mai de S. Fiacre ( '<) (fr.) =z condyloma (3). (1) Ps.CXLIV, V. 6. (2) Iliad. L. i, v. 49. (.3) Celso, L. V, c. xxii, § 7, c. xxiv, § 4. Plln. L. xxvi, c. \\, niolti generi di malattie di qiiesto nome. Coliiin. L. vii, c. 5. (4) In francese sono le einorroidi : « Grand bien fait mal de Saint Fiacre ' , Qui vent dire autant que fi atre Quand on vide le sang dii cu ». (Fleiiry de Bellingen, Proverbes, p. 318). (5) Calep. nietle anche Morbus S.Fiacri e spiega contlyloma. DEI. S. C. DOTT. PAOLO MAKZOLO o67 Malatlic interne cli' cbbcro nome da atli ferilori cslerni. Le malallie perlanlo erano considerate come punizioni del cielo per rolpe. L'azlone si pensava come venuta daU'esterno. Dielro 1' esperienza dei frequenti traumatismi non sapevano iminaginare, chc polessero darsi cause di morle o di morbo sviluppatesi nella persona slessa. Cost ^uifot; rr: sordo, inulo, fatuo, viene da v-otttu colpire, battere. W.TTOTr'hyii^ia. da oltto 7r>.viTTCi), 0 ■7r'Ky\(r Ss tui/ ds-rcoi/ Xe7rp>iy m XeOKtif f'^n... (pctcri (iiv ii; ro\> ^Xiov XfiotpToi'TOt ti tccvt' ^x^iy (2). Le malatlie cutanee s' indicano sempre col nome di percussionc, colpo ; cioe le eruzioni invece di considerarle siccome una fioritura venula dall interno, parevano loro vibici, ecchimosi, abrasioni per azione violenta dall' esterno sulla cute, appunto come avviene ad uno che venga frustato, flagellato. prijn V^? Ne'i^aiih ane'dek (ebr.) ^z. percussione di porrigine, cioe mac- chia di porrigine, d' impetigine dicesi la tigna. yjj Neganh solo, percussione, ferila, vuol dire pure neo, mac(^hia (3) nella cute come in samaritano '^jxp'p Mactiscia c '^'JtP'p e Mac- tisc 1= ammaccatura, conlusione (da UFID catdsc ^ pestare, percuotere) e in siriaco |lfQ^^,_»io "Kulnido (da ji^Aj© /rtrtf//o zi: percuolere). (1) Levit. XIII, ,'5 ; v. C, .•?, 9, 20, 25. (2) Eroduti) I, 138. (3) Lcvit. XIII, 3, B, 6, 29, 30, 42. 568 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA Ferza, Fersa zz flagello, sferza (bass. lat.). Fersa (b. lat.) (•) rz: scabbia, Farse (IV.). ^lul dialclti vencti cbiamasi Fersa il niorbillo. Si sorprciule rcspressione rirercnle 1' idea che si facevano deile malallie cutanee (senza traumalismo nolo) ncl c. ii di (ilobbe, v. 7 : Satan lo percuote di ulcera maligna dalla pianta del piede fino alia som- mita del capo Anclie altre malaltie non cutanee s indicano con parole riferenti idee di violenza dall' esterno. (ebr.) HDJ^ Maghefd zr percossa, piaga ; s' intende la peste, ie malatlie pcstilenziali e letali. II targiini caldeo traduce sempre :zz mor- tallla njiRia Muilana. p. e., Num. xiv, 57. Sam. il, xxiv, 2i. Paralip. i, xxi, 22. La fjual parola HDJID Maghefd che eiimologicamente voleva dire percos- sa, costrinse la parola latina plaga (percossa) ad assumere anche il significato che aveva la parola ebraica nell' uso e nell' intenzione del Pentateuco, dei libri di Samuele, ec, cioe quello di malattia pestilenziale e letale, all' occasione di tra- durre quel libri. E la parola plaga (lat.) in questo seeondo significato acquisito per quella traduzioue passu in inglese Plague (ingl. )rz: peste (2). M«(rr/? Z3 flagello : indicasi cos"i la meti'orragia (3). In caldeo la peste si esprime j'^'3 ^'Hn '^'DD chetisce riichin biscin zzz colpi, percosse, animaccature di venti (o spiriti) maligni. Cos'i traduce il tar- gum la parola ^yp ke'tci' :=: peste nel cantico di 3Iose (-i). Anche ora in Egitto si altribuiscono ai venti i dolori e le paralisi ivi fre- quenti (3). (t) Du Cange, Gloss, v. Fena e Sltirulae. (2) Anche in italiano Piaga, ch'e la corruzione del latino Plaga (oltie che passo ad indicare anzi che r atlo del traumalismo, il suo effetto cioe la ferita), acquisto il significato di punizione celeste per la traduzione dell'Esodo, dove si chianiano nDil12 Maghefii e in plurale J^QJIO lUaghefod , tradotte dalla Vulgata Plaga, Plagae i castighi toccati agli Egizii. Appunto questo senso speciflco e nella frase Piaglie d Egillo. (3) S. Marc. v. 29, 34. La parola greca intende di tradurre il siriaco ] ^i, r^f.^ ^^ maclnido zr flagello. (4) Deuteron. xxxii, v. 24. (5) Granger, p. 24, 27, cit. da Goguet, T. iv, p. \Z. . DEL S. C. nOTT. PAOLO MARZOLO 569 I conladini del Trlvigiano chlainano mal i>ento le fliissioni della faccia. Anzi la peste in ebraico chlamasi spada di Dio p"lS3 1311 niri' 3in i'). « Spada di Dio c peste sulla terra » cosi viene nominata in opposizioiii; alia spada dei ncmici. Ed in fatto la pestilenza si figiira per un angelo nell'atto di vibrare colla s[)a(la nuda, e il cessar della pestilenza si esprime per 1 atto die r angelo riinetle la spada nel fodero. Cos'i si esprime la mortalita siiccessa nel- T esercito di Sancherib, come si piio riscontrare in Gioseffo Flavio, che si espri- me invece : ts ^sS XciuiKm' ifo-Kti-^oifTO^ aiirS rji crrpctTip pca-oy (2) zz avcndo la divinita scagliato (fulminato) una malattia pestilenziale nell' esercito. KKAa B-fdio, saetle del name (Apollo), dicevansi causa della peste nel campo dei Trojani (3). Ed Iside scagliava le malattie col suo sistro : Decernat quodcumque volet de corpore nostro Isis et irato feriat mea lumina sisiro (4). Poiche le malattie erano considerate come punizioni, dovevano essere stale determinate dalle colpe. In fatto Iside feriva col suo sisiro, cioe scagliava le malattie contro gli spergiuri, e quelli che violavano II suo nume : Vidi ego linigerae numen violasse fatentein Isidis isiacos ante sedere focos. Alter, ob huic similera privatus lumine culpam, Clamabat media se meruissc via ("i). La Dea Siria mandava ulceri alle gambe c a tullo il corpo e lo sfacelo dei fegato a quelli che mangiavano certi pesci vietati (*»). Quando II re degli Sciti era ammalato si attribuiva la sua malattia a taluno che avesse spergiurato pel soglio del re. (1) Paralip. I, xxi, ^2. (S8) 'Apx«5>^ L. X, c. (3, p. 295. (3) "E^ET iirur iirivtuii t^t (icrx V tci fi'xe . .. 'AvTaj) ex;:T' ituToisi /jeXof ij^firft/Xi{ ciptfif, B«^a'' aiH Si irij(txi tfKuat xaiano dxfiuti. 'Evviiuafi (JLiJ in bi^xtIi iiyjiio xiiKx Stolo. Iliad. I, 48, eCC. (4) Juvenal. Sat. xiii, v. 92. (5) Ovid. De Ponto. L. i, El. i, v. 51. (6) Tili'iwioev ^EC'/oi' SiiffiJaiuovsj Kui^ajtv, h waviScc tU « apjx; tiy)^,Tct^^ titolo d' Apollo, che si traduce per re c derivato dalla slessa forma ctxea ziz curare e Apollo era name della medicina (M. Parole relative alia medicina, cbe alludono alle diviDita. \jC> dei>a (ar.) zz: riraedio, ■^;or (J^^o^ (sanscr.) zz Dio. IdofxaLi :zz guarire, curare viene da 'laaS norae di Dio, gia derivato dal semitico in> lau, per apocope di r\\7y_ land (2). lao? era ii nome sacro del sole, come ci rivela il responso dell' oracolo di Claros presso i Coiofonii, conservatoci da 3Iacrobio : ^pd^eo Tcy TToifTMy vwcnov 9-e6y fftf/.f/ 'Icirc (3). E da lioiKti viene /«TMp c /nrn'p ('<) e /arpc)? zzi medico. 1 (iallesi cliiamano oggidi il sole Haul (5). Ora in tedesco Jieilzn. salute, heilen zn curare ; ed in inglese healzzL cu- rare, ed health rz salute (6) -, mentre heilig (ted.), holy (ingl.) zi: santo. In svedese hel zz salute, helig zz santo C^). Percio le cose stesse applicate nella cura delle malattie e credutc salutari ebbero nomi riferenti idee sacre, o si praticavano sopra quelle delle ceremonie rituali. L' Ahrasadahra (8) raccomandato da Q. Sereno Sammonico come febbri- fugo (9) e la ripetlzione imperfetta di Abrasax, cioe Abrasax -+- abra che passo •ai Gnostici. In origine fu un' invocazione al sole sotto I'epiteto di a/Spo?(^0) che i"u dato a las^, nome mistico del sole, come sapplamo dall' oracolo di Claros, e di (Tctoo zzL salvare, attributo di Apollo e di Esculapio, considerato dai Gnostici (1) Nell'inno d'Omero ad Apollo questo epiteto gli si ripete, v. 285, 420, 437, 301, 4i0, 514, 357, 257. (2) Gesen. Lex. v. H' (3) Macrob. Saturn. L. I, c. xvni. (4) 4>(yT' 'AaxKnTTii uiiv xfjLufjLom I'l/Tiipc; (Iliad. L. iv, v. -194). (5) C. Gebelin, Monde Prim, iv, 45. — Si vede gia la parentela con "Hxio; {^r.) =^ sole. (6) Adelung. Wort, v. Ueil. (7) Ivi, V. heilig. (8) Bisogna leggere cosi, non Abracadabra, perche la lettera c cbe \i entra e la forma greca spesso usata dell's. (9) De Medicina. Hemitritaeo depellendo, p. 96. (10) 'liiKm I'i Sipi'Ji, iMToirwpa I'i^piy 'Hi) — (Macrob. Saturnal. L. i, c. xvni, p. 265). DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 573 sicconip simbolo dclla virlu salutare die sorte ilalla soslanza del sole e die viene a sollevare le anime e I corpi dei niortali (I). E la parola fu ridotta cosi, doc Abraxas^ perdic nella somma dellc lellere die la costiluiscono nsullasse il nii- mero 365, doe quello dei |;iorni dell' anno (die dal sole viene doniinato) : « Esse aiitein prindpem illoriiiii coeloniin Abraxas el propter lior CCCLXV nu- meruni in se habere (2). » 'UfofiordvYi, (ioe m crba sacra dicevasi dai Greci la verbena, di'ebbe sem- pre nellantichila una ripulazione tcrapeulica. Anchc le donne indiane la ten- gono per erba sacra e \ usano per allonlanare gl' incantesimi e i inaleficii (3). Gli Egizii la cliianiavano con parole die volevano dire zz Lagriina di Giunone o di Venere i^*). 11 Feciale in Roma toccava colla verbena il capo del paterpa- tralo. Uno dei legali che andavano ad inliinare la giierra ai nemici dicevasi perdu verbenarius (3). Con questa inghirlandavansi in Franconia alia vigilia di S. Giovanni (presso 11 solslizio di eslale) uoinini e donne, vecchi e ianciulli, e poi gittavanla nei fuoclii che avevano accesi (6).Percio in ledesco dicesl Joannis GurU'l nr cintura di S. Giovanni, Herbe de SJ Jean in francese (7) ed Erba di S. Giovanni in italiano (8), sempre passando fino ai nostri glorni con nomi sacri. II legno Giiajaco, per le cure felici nella sifilide dicesl legno sanlo (it.) zz: Guajacum Sanctum (Linneo) zz Heilighoh (ted). 11 Pelunie del Brasile, detto da noi ^^i^oliana o Tabacco, usato dagl' indi- geni di tiiHa 1' America per curare le ferile, e ncl Urasile applicato in forma di bagno su tiillo 11 corpo, ed esteso dagli Enropei ad altre appllcazioni terapeutl- clie si dice dai Portoghesi Herfa santa zrcrba santa (0). L Hedysarum dicesi Sainct Foin dai Francesi zz fieno santo, sainfoin d Espagne, eppure Faenum Burgundiacum sacrum pel suo uso medicinale (10). Anclie la .Melissa di Fuchs dicesi Herba sacra CO. (1) Beiiusulite, I)e ^Iniiichee et du Manidieisuie. T. II, |i. Bfl. (2) S. Ireiipo cit. dn Beaiisobre, ivi. T. ii, p. 51 e 52. (31 Honliiis, Hist. Nat. Med. vi, p. 151. {<) Jabhiiiski, Pantheon Acgypt. lii Prole?., p. 135. (3) Plin L. XXII, c. 2. (01 Pal Pozzo, 7 C.oiiiuni. (7) Gioja, Filus. della Stalistica. (8) Dal Pozzo, ivi. (f>) Geoi-rjii Marc-ravii. Brasil. Re|r.. p. 20. Giilielnil Pifonis, Hist. Nat. et Med. L. iv, p. 207. (10) Hyde, Hist. Hel. Vet. Pers. Appendix, p. 197. (11) Bauhin. n.«;' Theatr., p. 231. YII. 73 574 PAROLE-MEDAGLIE DRLL.V STORIV DF.LL/V !\IEDICIN\ Cardiius Benedictus dai botanici, Curdo Santo, Canlo Beriedelto in Ilalia e Segeiidistel In leilesco ziz oardo di bencdiz,ioiic diccsi I'Alraclylis ArpaKT'jA/: di Dioscoridc : e in iinghcrcse chiamasi PapaJ ii 'zz. crba di prelc. E di fallo le erbe salulari si consacravano dai preli nel giorno d5 agosto d' ogni anno, onde tal giorno chiamasi dai Tedeschi Wurzweihe, e KrauUveihe, cioe — consecrazione di radici, consecrazione d'erbe. Queste erbe consacrate guari- vano da varil niali, allontanavano gli spirit!, i tcmporali, ecc. (0. E appunto il cardo beuedello era ripulato sahitarissimo, specialmente conlro la pestilcnza, i veleni, i morsi degli animali velenosi, le febbri, ecc. ; in somma era d' un uso terapeulico continno. Dioscoridc dice che quclli che fiirono pcrcossi, finchc la tengono in mano non provano dolore, e che, appena ia lasciano, il dolore ricom- pare (2). Ouindi molte piante medicinali porlano il nome di speciali divinila. In sanscrito "^"^T^TpT Iridrashana, cioe zz cibo d'Indra chiamasi la Cannabis satU'a, che si adopera in farmacia. In fenicio lo STpt/';^'"'?' solanum, che e narcotico, chiamavasi »J"|131i^n T!?n, cioe erba deirOttavo. Quest' Ouavo era Esculapio(3). Il nome ci venne riportato in forma corrotta dai Greci 'Au-r/p 'Ea-fxaul^ 'AcrTipf^nfifA (Alricani). II milo anti- chissimo porta che Apollo ha trovato quest' erba e la diede ad Esculapio, come riferisce Apulejo {-''). Gil Arabi chiamano UGWH Asciomesc, cioe zz del ministro (degli Dei) r erba delta dai Greci Epitta ^o'a, cioe r^ erba di IMercurio, 'Ep|M« (BoTciviov zzi er- betta di Mercurio, da Dioscoridc, e Mercuria/is dai Latini (3) e che da noi chia- masi ancora Mercorella : dai Barbareschi chiamasi pure Armas ch' e corruzione del greco EpiMw; zzz Mercurio. Mercurio dicevasi ministro, perche il suo pianeta conslderavasi astrologicamenle secondare soltanto 1' influenza di quell' altro pia- neta cui si Irovasse unito, ma non decidere per se stesso ne in bene ne in male. " Sciendum autein de planctis quinque duos esse noxios, Martem et Salurnum, duos bonos, Jovem et Venerem, Mercurius vero talis est qualis ille cui jungi- tur (6). » (1) Adeliing. Diz. v. Kraut weile e fFurzweihe. (2) L. HI, c. CXI. (3) Sanchnniat. e Daniascio. (4) Bochait, Geop:i-. Sacra. L. li, c. xv, p. 760. (5) Plin. L. XXV, c. 5. (0) Servius ad Georgic. L. i. Bochart, 1. c, p. 701. DKL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 575 Gli Egizii cliiamavano Chen Osiris, cloe pianta d'Osiridc, I'edera. XftoV/p/; en Ti Toy xittoi/ 'EAAurf; ti xa.3-tepQ(n ra ^lovda-a, nai Trap 'AiyHTTTtOK; Xeyerati XSt/ixrtpii; Sfo/xd^ecrB-ai^ a-yffxa.hovTO<; tS oi/ofjtctToq (eiii; (paa-i) (fvrov 'Oc/p/So; (I). II IMarriibio lo rhiamavano con nome clu: voleva dire zn Geniliira d'Horo, cd una specie di giglio si rliiainava Sangiic di iMarle o di Ercole (cli' e lo slcsso) (-). Molti farmaci al tempo di Galeno avcvano nome da Iside. Un frutice simile al corallo chiamavasi zrAo«a^s? '^Wtloc, zz: riccio d' Iside. Nel tempio d' Iside gli ammalali sentivano i responsi sui loro mali. Presso i Greci, 'Aprefxta-ia nz cioe erba di Diana: cos\ delta perclie si cre- deva utile nelle alTezioni dell' utero, quindi per promuovere il parto del feto e della seconda, e scacciare i mestrui, onde fu delta anche Matricaria (3). Anche questa dicesi Herbe de SJ Jean in Francia e S. Jofians Giirtel in Germania (•'<). Upctn'hiia, cioe rr: erba d' Ercole e la Siderite terza di Dioscoride (3). 'HpaxAf/oc, cioe piire^ d'Ercole Heracleuni in Puglia. riaiaxf? 'Yipa.x.'Xucv rr panacea d' Ercole, TldvaKK^ 'Aa-KX\\7riov zzz panacea d' Esculapio, UaLvctitec, Xiipuviov panacea di Clilrone, sono nomi di ahre erbe usate come farmaci dai Greci. Presso i Lalini : Adianlum Cupillus Veneris 'zz. Capel di Venerc. e dai Tedesrhi dello ora Frauenhaar zz rapelli della Madonna. Joi>is Barba i= il semprevivolo, sempreviva, d' onde il francese Joubarbe. Si credeva cbe preservasse dai fidmine ; cbe quella casa dove fosse pianlalo non potessc essere colpila da quello. I Tedcscbi Iradiissero per meloniniia Gioce per folgore (DonnerJ onde la dicono Donnerbart zn barba (del nume) del fol- gore (6), ApoUinaris ( herba ) zz cioe erba d' ApoUine dicevasi 1' Hyoscyamiis ''ioa-Kua.fj.oi;, ed ora dicesi Erba di S. ApoUonia, nel Trivigiano. Presso i popoli iiidigeni dell' America: Xella lingua Kechua (Peru) Concona e una pianla che si applica nei dolori d' oreccbi e di testa e nelle flatu- lenze : e cosi noniinasi da Con divinila, del Peril, cb e il padre di Pacha ca- mac (7). (I) Plutiiich., Is. ct Osir., c. xxxvii, p. 305. (•-') ,I,lbloll^ki, Panllieoii Aegypt. Ill, p. 135. (3) Uioscor. L. ni, c. c;\i. (i) Iluellitis cit. da Multhiuli, Cumin. Diosc. ivi, p. 018, I. 48. (5) Cosi la numinii Craleva cil. da Dioscoi'idc, L. iv, c. XXXI. (0) Adeluiijr. Diz, v. Dunnabarl. (7) Tstluidi Die Kecluui Spraclic. Worterbiali. 576 PAUOLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA ^lEDIClNA E dopo il crislianesimo tra i varii popoli tl' Europa : Palina Christi ZlZ c il Piicimis, Kform che aveva molti usi medicinali iii Italia ('). Jesus Christ fVurzel (ted.) r= ladice di Cristo, il Filix (2). Erba di'Ua Madonna (it.) =: la IJalsamita vulj;aris, e la Slachys erecla. Guanto drlla Madonna (it.) la Caiiipamila Traciielium. Rosa dclla Madonna (it.) ZZL la Rosa lliericiintea o di Santa Maria. Cardo Maria (it.) zr. Carduus jMaiiamis (Linneo). Marien Distel (ted.) = la Spinalba (3). Carduus Dii'ae Mariae. Marien Roslein (ted.) zrr rosa di IMaria m la Rosa caniiia. Marien Gras (led.) ^ erba di Maria zr il Trifoglio bianco. Marien Mantel (ted.) = manlello di Maria zzz la Matricaria Parthenium. Marien Miinze (ted.) zr inenta di Maria \ Frauen Miinze (ted.) z= menta della IMadonna? zn il Tanacetum Ralsa- Frauen Kraut (ted.) m erba della Madonna ( mita Frauen Salbey (ted.) zzz salvia della Madonna ) si adoperava nelle affezioni dell' utero. Frauen B/ume (ted.) =: fiore della Madonna zz Caapeba (Linneo). F/eur de Marie (fr.) zr fiore di Maria zr Rellis Perennis. Erua de Nossa Sehora (portoghese) m Erba della 3Iadonna = Cis- sainpelos (^). Herba Johannis i n fan tis z^ AccXosac foliis similis (Rauhin. Uim^, p. 144). Erba di S. Gio^'anni (veneto) in IMentba Pulegium. Johannis Hiindchen (ted.) in manina di S. Giovanni n: il Filix (3) usa- vasi in raolte pratiche siiperstiziose. . Erba di S. Cristoforo (it.) zz Actaea. (l)Paliua Clnisli a figiira foliorum quae palmara digitis expansis aemulatur. Bautiin. ilhat L. XI, Sect. V. E il IVp'p ill Giona (Jona, c. iv, 6-10). V.Ui di Dioscoride (L. iv, c. CLvni). (2) Matthioli, Comment. Dioscor. L. i, c. xiv. (3) Matthioli, Comiii. Diosc. L. m, e. xii, p. 495. (4) Gullehni Pisiiiiis, Hist. Nat. et Med. L. iv, i. (5) Adelun;;. v. cit. DKL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 577 Uerba Jacobea \ Erha ili S. Giacoino (it.) / "ZZL Senecio. Flos S. Jacohi (\) 1 Erba di S. Pietro (it.) zz. Parietaria. Erba di S. Barbani (II.) zz Erysimum Barbarea. Erba di S. Gerardu (it.) ^ Aij^ipodiiim. Erba di S. Ri/perto (it.) zzz Geranium. Stepliaiis Kraut (ti'd.) zz erba di S. Stcfano zz Circaea (2) (Linnco). Erba di S. Antonio (it.) =i I'^pilobiiim. Porco di S. Antonio (it.), porco cbe si alleva iiei villaj^gi a spese del vici- nato. lla uno scopo profilattico : egli e per preservare dalle raalattie e dalla maTia gli altrl porci (3). Angelica (lat.) (radix)] Engelwurz (ted.) | zn cioe radice degli Angeli, Engelsker (Norvegia) } cos'i fii nominata perche si credeva essere anlidoto universale (^). Oltrc i nomi delle divinita. le soslanze alle quali si attribuivauo viriri me- diche portano quelli di gcuii, di esseri etcrci non ben definili or propensi or in- festi air uomo, o di altri enti umani conversanti con quelli. Cos\ la IMandragora dieesi in tedesco Alraun e Alraun IVurzel, cioe radice degli Alrauni, ch'erano una specie di esseri magici ; Alrunae di oggiJi iz: sono le Alirumnae zz ammaliatrici. Forse tale era 1' Aurinia di Taclto. A questi Alrauni era atlribuita ogni scienza (sempre magica); la scrittura. le Rune loro appartengono {i>). La stessa Atropa Mandragora (Linneo) chiamavasi gia Kipy.tx.ix (gr.) Si attribniva a Circe, maga. Circaea (Linneo) e pure un'altra pianta di proprieta virosc (6). Hexenkraut, cioe erba delle streghe, dicesi in tedesco, oltre la Circaea (Linneo) il Tanacetum crlspura (Linneo) c il Filix mas. (I) Bauhin. lli'v*?, p. 431. [i] Vilelunu'. V. cit, (3) Galiriele Ilosii, D'uil. Bergamo e Brcsciu, p. KIS. (r? rz die moiila addosso. (he salta addosso, espressione che conviene col cavalcarc. La frase Icdesca « Ein Alp zaumot dirh » m iin inniho I inihriglia. si riferisce pur sempre al cavaUare. Neir alio ledcsco chianiasi « das Nachliiiliiiii/ein (2) « ^i Tometlo della nolle, e Druden (3) e Trudi^) rz drudo, e Nac/ildruden zzdrudo della nolle (5). espressioni che corrispondono alia nozione che facevansi nei hassi tempi die r Incubo fosse un diavolo maschio per le donne, mentrc v' era il Siiccubo, allro diavolo femniiiia per gli uomini : creazioni indolte dal fatlo dei fanlasini die accompagnano i sogni polhiti. I Latini chiamavano gia 1' incubo « Faunomm ludibrliini (C) « credevano che fosse prodollo dai Fauni. Cialeno chiama 1' incubo 'E;7■/A)^^f,/a, dislinguendola dall' epilessia generica. perche 1" incubo succede di nolle. Vedremo come "E7rtXyt-\.icL indichi 1' essere collo, sorpreso da uno spirilo, da un demone. Siernuto. — Era determinalo da un genio. Presso i Persian! era un genio malefico : si delinlva siccome una batlaglia della nalura col diavolo ch' essa riu- sciva a cacciare slernulando (7). Lo starnulo cosliUiiva un ramo importantissimo della scienza divinaloria diviso in varii sisleml giusla i varii popoli. Presso i Greci era un presagio, ma incerlo. ora buono. ora callivo: le ore del giorno e le parti da cui veniva lo slernulo ne formavano le diffcrenze essen- ziali, p. e. si vede come buon presagio nell' Odissea, L. XVII, v. 541 : (1) Questa idea di cavalli e di crini si associa a propositi) di tali genii. IVella lingua svedese ctiiamasi Marlock, cioe=:treccia di questo genio Mar, la plica polonica, che in tedeseodicesi Alpzopf, cioe coda, codino (di capelli uinaiii) di l' incubo, poiclie .///) e allro nonic dcH' incubo. ^ . Adelung, Diz., V. Alp. (2) Adelung. Wiirt. v. Alp. (3) Adelung. ivi. (i) Dfutscb-Sloven. Wiirt. v. Mura. (5) Adclung. Diz. v. Alp. ((■)) Plinic, >'. H. L. XXV, c. x. (7) Sadder Porta Til. In. 7. Hyde, Hist. R.I. V.t. Pers., p. 439. MI. 74 582 PAROI.E-MKDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICIN'A 'Efxtf^aXeov noi'd/Syicre. Telemaco sternuto fortemente, c la casa d'lntorno forte risuono. V. 545 Ovx opa'ac 6 f/.oi oto; iTriTrrapi Trdiriv eTria-iriP ; Non vedi che mio figlio ha sternutato a lulte le parole? (D' Glide Penelope trae biion aiigiirio che 1 proci tuUi perirebbero e rosi ne sarebbe liberata), Ed in Teocrito neU'Epitalamio d' Elena v. d6: 'OA/2/e ycf.fi(if\ dya^-cq nq iTrivnctpsv Sf^ofjieva) toi 'E? 1,7rd.pTav. Felice sposo, un buon genio li ha sternutato quando venivi a Sparta. E nell idillio QctXva-ia. v. 95 : A Simichida hanno sternutato gli amori. Ma, in ogni modo, quando uno sternutava, s' inchinavano, poiche gli ster- nuti si tenevano come sacri. Ateneo spiega, perche venlvano dal capo (•). Presso i Turcbi lo sternuto hassi per cattivo augurio ^i^ Kiailis. Testimonii superstili di queste opinioni sono i saluti, che si fanno alio sternutante presso i varii popoli, e le altre praliche nella stessa circostanza. Appunto a Tahiti il saluto a quello die slarnuta espriineva un voto che il demone che assaliva la persona in quell' atto non giugnesse ad ucciderla : dice- vano; « Earoua { Eatoua zn il malvagio Eatoua non t' addormenti (2). » II Sadder prescrive che alio sternutante si dica Yata ahu, e di piii che ogni volta che taluno sternuta si reciti un Ahuna var ed un Ashim I'lihd (3), certo per implorare un buon esito alia persona in questa battaglia tra lei ed il diavolo. In sanscrito la formula di saluto e TcfyHT si'asti rz: salute, felicila (^). Anche presso i Latini si salutava lo sternutante augurandogli salute, come ci asslcura Plinio (5) e come si vede nel Satyricon di Petronio, quando Gilone (1) Dipnosoph. L. ii, p. 33, I. 2i. (2) Cook, Viaggi. T I, p. t75. (3) Hydp, Hist. Rel. Vi-t. Pers.. p. 430. (4) B(ipp., Gloss., p. 3fl(). P Paiilin. Vyacariiiia. (5) Plin. L. XXVIII, 2. Cur sternutamcnlis salutimiur, e Afrodiseo, Problem!. DKI. S. C. DOrr. PAOLO MARZOLO 583 aj;{;;rappalo alle stringhc trasversall del fondo del Icllo. non poteiulo trallenersi dallo slarniitare, fii scoperto « ad quern mollis Eiimoipus Gylona salvere. jubel (I) » , e ill Apiilejo: « crebras el stermitallnnes coniinovebat, quod, cum jjutaret ab ea profcclum, solito sermone salulem ei fuerat imprecalus. » Gli Arab! ed i Turcbi implorano alio steniulanle la misericordia di Dio jJUl ^lU=•vJ. icriltdiinnh /lUah^ ovvero jJJ 0^1 AV hdiinhi IiUah n^ sia grazia a Dio; cui risponde lo stcniutanle siniilineiile &.' tX+s. Iliimde leliu ziz lode a lui; ovvero ^y ^l iL'l >Aiu) 'ia{!;hfur Ullahu li velekum i= die Dio pcrdoni a me e a le. (jonie si vede il momenlo si riliene per assai pericoloso. Anche presso i Greci il saluto die facevasi mostra die si era in grande apprensione per lo ster- iiutantc : si diceva ZsG a-urov Giove salva ! (2) o si diceva alio sleniutanle slesso ^ifS-/ ^z vivi, come presso noi viva, ewha. Presso i Tedeschi pure il salulo mostra chc si teme GoH hel/^n Dio ajuti, Christ ilui lielfii zn: Crislo lo ajnli fso sie niesen !J (3). Ancbe in ilaliano, fra i varii saluli di uso iiolla circostanza, vl e quello Dio v assista ! e in inglese God bliss you zz: Dio vi benedica. Al jMonomotapa poi, quando 11 re starnuta, UiUi 1 corligiani sono obbllgali a starnutare, e la ripelizione si propaga dalla corle alia cilta e dalla cilta a tutto r impero ('*) ; il quale complimcnto mi pare die esprima m poicbe, In o re, sei in pericolo, non sara die ll lasciam solo ; noi vogliam correre la stessa sorle con to. .... ibimus, ibimiis, UU'uniquc praecedes, supreuium Carpeic iter comiles paruli. Epilessia Calalessi. — 'E:7-/Am4/^ vuol dire Neramente sorpresa, 1 alto dl essere colto, preso. e cos'i KaTa'Aw^/?. II verbo cbe cosliluisce la desinenza di queste parole Xy\-\.ta., Ax4'? rappresenla un atlo die dall'esterno vienc sopra noi. r essere collo da genii, da demoni, ec, agenti invisibili pensanti ed aventi vo- lonla, come NuuipoXyiTTTo; :zz qui iivmpbis hy^yiTrrai i. e. corrcptus est. Di liilto. nil!" epilessia. il cadere. il perdere i proprii sensi iniprovvlsamente (1) PuUdii, Ailiiui SatyiiciiM, p. ")l o .\iilai-, p. 107. (2) Plin. L. xxviii, 2. Antliol. (3) MuriuT. Eiseleiii Spiicli« , p. 49 i. (4) Godingii, St. d. Florida. Ilelvvtius Esprit. Leopardi, Erroii popolari, p. 74. 584 PAI\OLK-MEDAOLIE DKLI.A S TOUI \ Dl.I.LA MF.DlCliSA e gli atli convulsi clonic! devono aver fallo parere .igli astanti che in quell' atto la persona fosse presa da una forza enlrala in lei e che la soggiogava, e questa cercar di divincolaisi e fu^gire a tal forxa contraria alia sua volonta, come fa- rebbe uno tenuto oppresso dal suo avversario che gli fosse addosso. A Sumatra gli epik'Uici credonsi posseduti da uno spirito maligno ('), cioe si professa ivi oggi quella opinione ch' ebbero gli stessi Greci in antico, mantenutaci daU'eli- mologia della parola supersUle alle reltificazioni portate dal progresso scienlifico. Nella Catalessi, nella quale 1' uomo resta all improvviso irrigidilo, privo della facolla di dirigere i suoi movimcnti, conscio com' e della sua abitudine di esercitare la propria volonta nei nioti, poiche si trova ridotto statua, deve per- suaders! che an altro essere su lui prcvalga, lo occupi e lo tenga impedilo. Cos'i il hallo di S. Vilo doveva comparire il risultalo dell allerno cedere e prevalere della volonta della persona ad avanzare per la via e d' una forza invi- sibile che la ritraesse. Alienazione mentale. — Ugualmenle tenevasi indotta da uno spirito che albergava nell' alienato. sJiSy^p Dli-^ane (pers.) ^ pazzo, viene da ^,3 Dipzz: demone, genio^ (sir.) ]' Qj^ Dah'O )al> Daii'e 1= diavolo, e |_j^ ^ Dawono zz indemouiato. in ebraico nyi Hi") Ruach rank a zn spirito cattivo, e nV"l D'H^?^ HI") Ruach Elohini raiilid zz. spirito di DIo cattivo nominasi la melancoha di Saul (2). E Sofocle chiania Aaiy-Mv, genio, demone, la mania d' Ajace (3). Ny^ipoAn/TTO/, cioe presl dalle Ninfe e Ceriti « quasi Cereris ita animo vexali » si dicevano i pazzi, furiosi et mente moti (^). Dicevansi anche Lan>ati, cioe ossessi posseduti dalle ombre, dai mani (inferorum furiae, erynnies). E Festo spiega « HuixtpoXviTTToq, ^u/u(p6}\i(roi;^ lymphatus, lymphaticus; nam creditum est ah anli- quis qui in fonte speciem quamdam i. e. imaginem nymphae vidisset furore corripi (31. « L' occasione di fissare la propria immagine nell' acqua, tenendo assort!, avra falto che taluno perdesse il cenlro di gravita e cadesse nelle raccolte d' acque : e in seguito, pel terrore concepllo nella caduta taluno polra aver sof- (1) Gioja Merlto, ii, 245. (2) Samuel i, xvi, 15; xviii, 10. (3) Ajace Fla-ellifero, v. 244. (4) Cali'p. Ainbr. Diet. v. Nympholepli e Ceriti. (5) Calep. \. Lymplnitiius. ni:i. S. C. DOTT. PAOLO M.\1\Z0L0 o8o ferlo (Idle altcrazioni nel sistema intcllelluale. 0 si avra tollo 1' cfrelto per la causa; taliino gia pazzo, gia sofTercnle dellc alliiciiiazioni avra vcduto dei fanla- smi, o avra intcrprelalo per lali, per ninfe, o die so lo, il rillesso di se medcsimo nel fonli o nci fiumi. AH'istosso mndo dicevasi aVap^arro; (gr.) doe rapito, por- tato via, ed in latino ahrrptilius da abrrpliis (abripio) il p.i/./.o fiirioso ZUL qui a daemone abroplns est. (iioss. Isid. zzi liiriosiis. arioiiis. Gli Arabi chiamano i pazzi ^Jy^ meginua o mcgiunun zn ossesso (spiri- tii obsessus). I Pcrsiani cbiainano di piii i pazzi ItXi. ajl^^ divanei khuda, cioe pazzi di Dio zn e'l'Sso;. E cos'i noininaiisi pure dai Turclii, die tengoiio i pazzi per sanli (0. I Turdii dnnno I'epiteto di ^l^ dell ^l pazzo a tiilll i loro eroi. Cos'i il fainoso Krimgiierai Khan dei Tartari di Crimea non e conosriiito con altro nome die qiidlo di ^^Li. J^,> Deli Khnri m il pazzo Khan. Cos'i diiama- vano Carlo XII re di Svuzla viJjo ^,3 Deli he'i^z. il matto principe. In ebraico V-^^P mesciugauli zz pazzo (2) vuol dire ispirato, agitato da spirilo divino : in hitph. viiol dire fu furioso, insanlvit (3), La Vulgata (Jcre- mia, XXIX, 26) traduce abreplilius. In Tahiti chiainavano Ealooa zn cioe possedulo da uno spirito divino {EatooaJ uno di era inallo, come dice Cook esservene molti che negli accessi non sanno niente, nc dopo si ricordano di do che hanno fatto negli accessi. II capo che conduceva Cook diceva che quell'Eatooa era taata eno "zz. uorao cattivo. Anche nelle isole Sandwich i matti erano venerati come invasi dalla divinita. iiditi con riguardo speciale, attenzione e risp(,'tto (^). (1) Descrizione dun accesso di tat fanciullo che si diceva ctie sarebbe un saiilo, veduto da Mo- reau, inentre era imbarcato con questo sul Kilo, n II s'agitait dans tous las sens, poussant des especes d'huiienu'nts, et dt'bitant avec une volubilite e\treme des mots, dont pcrsonne iie comprenail le sens, qui n't'tairiil ni dos iiKils arahes, ni lines, el ii' apparlenaienl a auciine lan^'ue cnnmie. II finil au bout d'un quart d'luniri' t'n\iron pai- loniber ((immi' inaiiiine an inilicii de ses camarades qui faisaient cer- cli' autoiir de liii. » Inleirogalo dopo disse: «.I'ai vii le ciel s' entr'ouvrir et j'ai entendu des ]iaroIes, dont je n'ai plus le souvenir, puis un saint cjui ni'nppelait a lui el nie lendait les bras. J'ai vu aussi une tete tiumaine qui planait au dessus de moi et me causait unc grande frayeur. i> Moreau. Hachiscb, p. 293. (2) Jereniia xxix. 20. i Sariuul \xi, 10. Dcut. xxMii, 31. Re ii, :x, II. Osea ix, 7. (3) Gesenius, Lex. v. e. e v. yj\i)' (4) Cook, Voyage Pacific, iti, 131, continuato da Ring. 586 PAI\0LE-MKDAGL1E DELLA STORIA DEI-LA MEDICINA Faluns (lat.) d' onde Fatiiitas deriva da una parola che in orij;ine signifi- cava la viiiu di predire, come si vede nel nome della dea Faiua, come scrive Yarrone, che per questo cos'i nominavasi (0. E i fatiii orano sacri presso i liomani. Falitin, cioe deslino, in originc era parola vaticiuata, pronunciata da un oracolo. Le parole detto a caso dagli slolti si tenevano per predizioni. E cos'al- tro erano le sibille se non travolle nel sislema intelleltualc, forse molte volte per islerismo (2)? « Insanam vatem aspicies « disse Virgilio (3). Osservisi die la stessa parola, che diede il nome alia pazzia, f^ctvia. ha dato pure il nome ai valicinatori presso i Greti Ma^TW? " Mclvtsic, dyro rrii; fxavlac, (4). u E in ebraico i^3J nibd valicinatus est, 7r^o(py]Tsvo] in hilpli. i<3Jri' idnahe zn fj^tivKT^ai insanum cgit (3). Altre mulallie in genere considerate sicconie manifeslazioni dl genii maiigni. L informila in siriaco nominavasi |>-«c^ Ja_o » )juo9 I'n/cho de ci/ronb zn Tryiuua. 'A^-S-mi'/*:, spiritiis infirmilalis (0), e definendo la specie di sofferenza, P- ^- ^'^>><> J»\ y ]-x>%i Riichb de le meiiialel, Trvivixa. dXaXoy (7) spirilus mutus (8). In greco d'SnucviH), dlv\(xovia.a> zn essere angustiato; quanlunque, per la Ira- scrizione del suono e pern ( invece che per a; ) abbia perduto graficamentc (non nella pronuncia) la ragione etimologica, deriva da octlf^aiv zzz genio, de- mone. II significalo di qnesto vcrbo d^yiuoi-ex, d'o^^ovida> zz essere alterrili, spa- ventati, mostra 1 origine ideologica. (1) De Lingua Liilina, L. v, c. 7. (2) Sybillae virgines iiipiite captae. Hyde, Hist. Rel. Vet. Pei s. xxxii, p. 393. (3) Aen. L. ill, y. 4i3. (4) Sevvius ad Aen. L. in, v. 433. v. Reg. ii, ix, II, e Kinulii a quel luogo. (3) n'3n "nlnS b^SJri'l Samuel l, xvni, lO, e infuriava in mezzo della casa. Gesen,, V. J<3J. (6) hnK. ty. x/J. (7) Mv.pK. 0. <. (8) « Ipsarum phrasiuui, quae passim in Novo Testamcnto usurpantur, verus sensus ii\ aliumle quam ex syriaco pelendus est; quia Saneti viri syriace conceperunt quae graece scripserunt, et lin- guae vernaeulae eniphasim peregrinis verbis indiderunt. » Ludov. De Dieu in praefatione suae Gruni- maticae cit. da Zanolini, Lexicon Syriacuni, p. 2. DEL S. C. DO IT. PAOLO MARZOLO 587 La Plica polonlca chiamasi in tedesco AlpzopJ ^z coJa, codino del fol- lello, ed in svcdese Eljlock :zz rifxio del follello. IModo J' uiione dei mezzi Icrapculici in relazione a qucsle idee. Come "E7rtXY\-\,ia., KctTciXYi-^it;, NufitpoXttpa, erano stali, nei quali la persona era presa occupala, tcnula in potere di quesli enti maligni ; cos'i qnei mezzi, che si vedevano giovare in questi casi, ricuperavano, riprendevano dalla polesla di questi enli nialigni la persona : questi mezzi qiiindi cbiamavansi a.vahy\7ntn.a.^ cioe ricuperatori (dvaXctfifidvco ^ riprendo, rirevo di niiovo) e di'd\yt\.i^, cioe atto di riprendere, di ricevere di nuovo, dicevasi la convalescenza. Detcrminazione a spcfiali praticlie conscgucnli a qiicste idee. Tali enli maligni, cosliliienli le malaltie, si consideravano dotati di facolla simili a quelle dell' uomo, si pensavano come capaci di udire e d' inlendere le parole e la musica : non die poter essere legati, come gli uomini, dai giuramenli. Percio si adoperavano i canti per ammansarli. V era quindi 1' E^&i^m, o 'E/T-ao/Sw presso i Greci; I' Jncanlalio e il Carmen, Carmina (lat.) fra i mezzi terapeutici ('). Neir Odissea i figli d' Autolico per fermare il sangue che usriva dalla ferita di Ulisse usano 1' 'E;Tas/S» : per huona sorle. prima avevano fasciata la ferita 1 'XiTf/AnV S'OSofriTHO? d/u'jfjiot'ai; dvTi^eoio '"Ea-yjSrov (2). I Carmi erano raccomandati nell' uso terapeutico da O. Screno Sammnuico iiella perorazione die serviva di fine al suo poema . . . sou iiialis aegro praeslare nicdciain, Carminr sen polius: nain(|iic csl res ceila saluli Carmen, ab occullis U'iiineiis mii'arula vcrl)is (3). (1) Pliii. L .xwni, p 440) (2) Oilyss. L. XIX, v. 4o6. (3) Q. Sereni Saminoniei laniidi Vimliciaiio atti ilniuim, v. 10, otc. Ciiniin. 1722. 588 PAROLE-MEDAGLIE DELL\ STORIA ]W.hL\ :MKDICIXA Qiicsti carmi si dirigevano iion alia persona animalata, ma all'cnte mallgno the r aveva invasa ; poiclie vedesi che si credeva clie costrlngesscro gli esseri elerei. p. e. la luna cd il sole ad obbedire al volere dell' incantatore. Carmina \e\ coelo possiinl deduiere luiKiin (I). Canlant quod luna timet (2). Quid leviora loquor? Lunae descondit imago Carminibus deducta meis, trepidusquc furentes Flectere Phoebus equos revolulo cogiUii- oiiie (3). Glovavano qiiindi alia persona ammalala, indlrettamenle, costringendo cioe I'ente nialigno, costiluente la malaltia, ossia la malattia stessa ad abbando- narla: non ernno demulcentl, consolanli la persona, ma s\ ofTendenli la malaltia. Ora da Carmen venne Charnie (fr.), atlraltiva magica, e i rimedii delti Carminatm, che ereditarono il nome di quel mezzo lerapeutico, quanlnnqiie non fossero piii parole ma soslanze. 11 Carmiuativum della scuola di Salerno era iin riniedio di varie pro- prieta (^). Coi carmi andavano quindi unite le parole come si vede in Virgilio: Mi- scueruntque lierbas et non innoxia verba (3). Altro mezzo era di far ginrare quest' ente maligno poiche aveva lasciata la persona di non piu ritornare ad abitarla. Ecco 1' E^opx^o-^o;, da f^cpz/^ (Aniallluu'a, Medic. Saleinit, p. 5!). Edit. 4C22). (5) Vii'gil., Georg. L. ii, v. -126. (6) Eleazzani porgcva alte narici del sofTerente un anello avente sottn il sipillo una radice di quelle inseu'Uate da Salonioiie, poi eslrueva dalla persona clie la fiutava il demone. E cadeudi) tosto quelluomo, scon;.'iurava il denionio a non ritornar piu. Yolendo poi persuadere agli nstanti di aver tale facolla, pose dinanzi un piccolo biccliiere pieno d' acqua od un bacino di quelli da bagnarsi i piedi ed ordino alio spirito nialigno di rovesciarlo, mostrando cosi di aver lasciato quell' uonio ('A^x*"**- H., p. 230, 231). DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 589 maligno, da nil lengonsi posscdull ; si pone 1' ammalato in una capanna alia quale si appicca il fuoco vicino allc sue orcccliie; qnanlo a lui, ci pensi egli stesso a fuggire se puo in mezzo alle fiamme ('). Nell America settentrionale i selvaggi hanno il Kilchi Manitu o catlivo genio, che i loro sacrificatori fanno fuggire (lagli amnialali noi quali risiede. I Gurlufi;j; o Ernlschis, medici e sacer- doti calmucclii, comprano dall Erlil (callivo genio) il riscatto dell' ammalato, con presenti o con sostiluzione d' un altro uomo die si bandisce col nome di Andyiie, o cambiando il norae dell' ammalato, sicche 1' Erlik non riconoscendolo pill lo dimenticbi, perda la persona die gli serviva di abitazione (-). A P P E N D I C E. Anchc i suffumigi erano diretti contro quesli spiriti maligni costituenti le malaltie, come si vede in Vcgelio, de \ eter. iv. 12. « Quod suffimentiim. praeter curam junieutorum, sanat hominuni passiones, grandines depelllt, dueniones abi- git et larvas. » Come si davano gl' incensi di buon odore ai numi benefici, per compiacere al loro odorato, cosi per analogia dovevano applicarsi quelli puzzo- lenti ai genii malefici, e per allonlanarli (3). PROCESSO MORBOSO. II processo morboso si considerava siccome una batlaglia tra la persona e il male che 1' aveva assalita. Parole del llnguaggio medico prese dalla tallica e dalla batlaglia. liimedii profihitlici. Profilassi. EpctpoA aTTS) e mettere le sentinelle nei posli avanzali. Wpc in- lendendo di dare un lal rimedio, die gli serva come di guarnigione. (I) Gidjn Merito <> Ric. H, 215 (-2) Mag. Iniv. T. iii.p. 51. (3) Front, T. wut, p. 31. \IL 76 590 PAnOI.K-MEDAGLlF. DELLA STORIA BELLA MEDICINA Sintoml. — XvixTTTUfxctTctj da a-vv insieme e Trrufxit^ aroc, raduta e cada- vcre ('). Sono gli event! del combatliinento, durante il quale va cadendo questo 0 queU'altro combaltente ; si nota qua e la uno fatto cadavere. Questo e il vero senso etimologico originale ; ma gia anche nei tempi classici usavasi ij.x =: cadavere. (2) « Prima commissio (pugnae) ejusmodi fuit. » Traduz. del Casaubono. Cosi ajfj.'jnaih dare I'attacco al nemico « a-juirisii'/ tcI; itoKiui'.n » (ivi c. 81) attaccarla. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 591 Lisi. — A6ersae dimicalionis ex compacto veniret adduci nullo modo poterat ('). » Nella crisi Kp/o-/; (in falto di malaltie) si aveva il fatto decisivo senslhile nelle escrezioni e secrezioni straordinarie, cioe col discacciamento del principio morboso, secondo quelle idee. Questo modo di considerare la malattia come un cnte che da battaglia alia persona vige ancora nel volgo, e resla la sua traccia anclie nelle frasi adoperate dai medici al nostro tempo (essotericamentc), p. e. quando si dice « che l' am- malato si tiene in sufficiente difesa ». Ed anche la forza medicatrlce della natura continuo ad essere personificata dagli stessi scienziati a tempi moderni, p. e. quando Sydenham definiva la febbre siccome « uno sforzo della natura che faceva quant' era in lei per cacciare la materia peccante ». E appunto le parole KaS-apo-/? zz purga, xaS^otpT/xoV iiz purgante, cioe puri- ficazione. purificatore ci narrano lo sropo, di cacciar via la materia impura. che faceva amministrare i rimedii che riuscivano evacuanti (xaS-a/p> Poiche molte essendo le navi da una parte e dall'al- tra, e die per molto tempo tennero il mare, poiche vennero alia mischia, non fecero facilmente t-mV Itd.yvuirn' quali sieno slati i vincitori e quali i vinti (L. i, c. 50). Atiyvaa-iq e pure la competenza, la conoscenza nel Foro, p. e. in Demo- Stene Tripi tS SrgipaVbr, p. 76 e Act. Apostol. XXV, 24. Osservisi che in francese, per dire sfidato. tale che da quella malattia che ha deve morire, dicesi condamne. di:l s, c. dott. paolo marzolo 593 ORIGIN! DELL A MATERLi MEDIC A. Priml pass! .i lentone dcH'uonio non guidalo daH'islinlo o dall' eccellenza di qualche scnso clic favoriscc certi ariimali. Applicazione lerapeiilica per analoj^ic clic si credeva di riconosccre tra r apparcnza di dati rorpi orj^anici ed iiiorj^anici con qiiella di eerie forme mor- bose. Pareva che si sperassc clic la nalura (che si figiirava sempre disposta come una madre provida e benigna) non polendo parlare, ponesse cenno nella somi- glianza delle cose, con date parti del corpo iimano, dell' uso die ne dcve fare I'liomo, qiiando aicune di queste parti lo incomoda. Era una specie di criterio omeopatico. Aitx^v ^r. erpete, e nome dalo alia pianta che appiinto noi diclamo Liche- ne ('), pcrche le cspansloni crostacee die offrono varie s[»ecie di qnesta parvero somigliarc alle sqiiame degii erpcli (2). Si adopero qiilndi nella cura dcgli erpeti. »Ur ^iya Merdum giiiali (pers.) ^ erba dell' uomo. Parve die le sue ra- dici somigliassero alle coscie dell' uomo, onde Pitagora la chiama ArS-pa^o'^op- (pov (3) zn di forma d' uomo, e in Siberia cliiamasi testa di Adamo. \ ' era in Italia una classe di gentc che faceva la professione di prepararc le radici di questa (mandragora) in modo da dar loro la forma di uomo mascbio (-5). Per questa pretesa somiglianza coll' uomo si penso cbe fosse afrodisiaca e ancora |)er tale si ritiene nel Levantc. Perciu in ebraico dicesi HH duddi ('J) da in dud in amare, e nelle cose d' amore aveva parte, come si vede nella Genesi, c. xxx, V. 44. E Dioscoride, cbe la nomina K/pxa/a, la definisce « K/pxa/«y zaAas-/ fVj/S» ioKit Yi pil^a. (piXrpcov iiveti ttoiyitiky) (6) ». La chiamano Circea, poicbe la radice sem- bra essere produtlricc di affari d' amore. IJiancbini tiene cbe abbia ricevuto il (1) Dioscor. L. iv, c. XLviii. (2) l)c Lens ot Merat, Diet. v. Lichen. (3) Binnchini, St. Univ. T. iv, p. 258. Ediz. Antonelli. (4) Mattliioli, Conim. Diosc. L. iv, c. lxxi. p. 739. (5) I'liir. □♦in (()) L. IV, C. LXXI. 594 PAROLE-MEDAfxLTE DELLA STORIV DELLA MEDICINA nome di K/pxa/a da Circe, e che sia il MuXo dalo da qiiesla ad Ulisse ; slcche alluda alia narrazione di Omero {•). Dal persiano sUs' ^Oj.a nierdum guiah, i Grc- ci feccio M.a.vlfa.yopdi; corrompendo la parola cos\ da darle aspelto e significato };rcro (quasi c' entrasse aiSp ^ uomo e a>-opa piazza, mercalo, adunanza). E dalla forma greca passo in latino Mandragora, e quindi nellc lingue moderne di Europa. ZxopTTioi^si;^ perclie le sue silique parvero somigliare agli scorpioni. Percio tal vegctabile fu applicalo nei morsi degli scorpioni (-). "Op;^/; ^z. testicolo, x'jVoo-op;^'? ; P^r soraiglianza pretesa delle sue radici con tal parte : percio si credeva die, se 1' uomo mangiasse il maggiore di queslo vege- tabile, genererebbe maschii; se il minore, feminine. Le donne in Tcssaglia lo beve- vano col latte di capra per eccitarsi agli atti afrodisiaci, e secco per vielarli (3). Simile deve essere stato il criterio cbc fece applicare il castoreo nell' isteri- smo. Credevasi che fosse costiluito dai testicoli stessi del casloro « 0/ 'ipx^"^ i'^'^'' xio'Topojv) dvToiari -icri )(_py\). APPENDICE. '^lollissiuie allrc soslanze, nel cui nome non e alluslone al loro uso tera- peutico, furono inlrodolte ed applicate per una somiglianza fanlaslica riscontrata tra la loro apparcnza e gli organi e le forme morbose dell' uomo. La Carota e rimedio popolare ncU' ilterizia, perche e gialla ("). (1) Michfiplis Bernhardi Valontiiii, Miscellanea curiosa, p. 286. (2) I)«- Lons ct ^\(■^i\^. Diit. v. (3) Mattliioli, Coiiirii. Diosc. L. n, c. 48. (4) Plinio. Matthioli, Comm. Dioscor. L. iv, c. xv. (5) Diiisiiiridc, L. v, c. ci. Maltliinli, ivi. (6) Bopp. Gloss. Sanscr. 41 1. M ilson. (7) De Lens et Merat, Diet. v. Dauciis Carota. 596 PxVROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA I j?-«/"^^^' si iisavano siccome avenli un'azioiie sul sangiie, pcrclie colli sono rossi ('). Le anguille si usavano iiella paralisi, perche sono in continuo movi- mento (-). \J Hypericiiin pcrforalum si usava nclle lesion! della cute, nclle scoUalure, iilceri, ecc. (3), perche i I'orellini delle sue foglie parvero simili ai poii tlella pelle (4). La Cassia fistula nelle affezioni inlcstinali, per quella forma di tubo delle silique (5). Lo Zenzero, Zi-yyi^ip, si credcva giovare alio stomaco (0), perche si para- gono la sua siliqua al ventricolo (7). La Plaiitago per quelle sue nervature (8) si credeva giovare a tuttc le raalatlie delle dita (9). L'^ma/v/w si credeva nuocere al pcne d' ogni animale ('0), perche si trovo una somiglianza tra la pianta e I'organo genitale (''). La Portiilaca: vi si trovo un'analogia coi reni C^) c quindi si raccoman- dava nei raali dei reni e di vescica ('3). Proprieti supposfe secondo i proprii desiderii nelle raaterie d'uso terapeutico. ' (6). (\) Tscluidi. Liii'r'ua Keclnia. Diz, p. 293. (2) Uioscor. L. iv, c. xlix, llutlliioli. (3) Calep. V. c. (4) Versi di qiii'lln scuola. Jacob. Bontius, Hist. iVat. vi, p ^50. (5) Pioscor. L. iv, c. x\ix, xx\, x\xi. (6) Mnlthioli, I'.oinin. Oiosc. L. iv, c. xlviii. VU. 76 598 PAROLE-MEDAOLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA B^X""' ^-^ '^*'^' ""^ ^^^ losse c Tussilago presso i Lalini, perchfe si credeva 5^iovare nella losse cronica « Tussim sedat /Sm;^""' fy^'^^ et lussilago dicitur (0. » Dai redeschi dices! Pesiilenz^'urz zzi radice della pesle, perche usavasi coniro le fcbbri peslilenziali e le peslilcnze (2). Lungenbliime (ted.) :rz fiore del polmone, perrlie si credeva efficace nelle affezioni polmonari. E la Gentiana Pneumonanthe (Linn.). ^y ijifi> Dalaq oty (lurco) zzi Milzkraut (ted.), Asphnium (lat.); tiilti nomi che si riferiscono alia milza, perche si usava nelle malaltie della milza e si credeva che arrlvasse a dislruggerla, come abhiamo veduto. B«/S«yy/oj' dicevasi I'Asterion, perche rimedio degli inguiiii (3). 'A^yi^m-A, cos\ delta da afye(xo(;, cifyefxop, o apysfxa, toi; m macchie della cornea, leucoma, coniro le quail si adoperava. E la slessa che in latino si ridiisse a falsa eliniologia in Agrimonia. Lotium, dicevasi dai Lalini 1' orina, perche si usava per lavarsi, altribuen- dosi ad essa una virtit astersiva. I Guebri, che conservano 1' anlica religione di Persia, si purgano da ogni immondezza coll' orina di vacca e cos\ gl' Indiani. I Manichei eredi di gran parte del magismo si /o^apano coll' orina propria, te- inendo di abusare dell' acqua nel cederle le proprie immondezze. Forse il costu- me che si trova presso i Lalini fu imporlalo dalla razza aria nella sua immigra- zione qui in Europa nei tempi anlislorici : onde Irovasi poi in latino 1' allusione a quelle nella parola gia italica. Li Porlogallo era costume di here 1' orina di vacca dopo le febbri, come ristorante, fino al tempo di Hyde i-^). MaAa;^>t, da (xctXda-a-iii' zzi la malva, perche si diceva aver la proprieta di am- moUire il ventre (3). Opinione che si sorprende nei Classici lalini, p. e. Orazio Ode 31 : .... me pascunt olivae, Me cichorea levesque nialvae, Epod. II. .... aut gravi Malvae salubies corpori; (1) Galenus, L. vi Simpliciuni. (2) Malthioli, L. iii, Comni. Uiosc. c. cix. (3) Bochart, Geographia sacra, L. ii, c. xvi, p. 763. (4) Hyde, Hist. Rel. Vet. Pers. Appendix, p. 546. (5) Isidor. L. xviii, c. 10. Plin. L. xxi, c. 21 Disc oti (turco) zz: cioc erba dei denli, dicesi la salvia, pel suo nso nelle fliissioiii odontaigiche. Arthetica pandectarii e la consolida media perche usata nelle affezioni artritiche (3). Stagnare (it.) n: il sangue. Espressione comunissima e frequente nelle minaccie del volgo nel Veneto (io tl stagneru il sangue del naso). Si usava lo stagno coiitro i flussi di sangue alia dose di alcunl grani fino ad una dramma (^). L' idea dell' applicazione derivo dall' uso clie se ne faceva per chiudere i fori nei vasi metallici per contenere i liquidi. TLoXvyaXov Polygala, da ttoXO zh molto e ydXx zz: latte; perche si credeva die promovesse la secrezione del latte nelle luitrici {^). ■IrvXXioi' Psyllium, da -f-oAAa zT puke. Dicevasi che portata in casa non permelteva che nascessero le pulci (6). (1) Matthioli, Comm. Diosc. L. iii, c. 3. (2) Commerson. cit. da Ue Lens et Merat. Diet. v. Preitma. (3) Bauhin. ll/vx;, L. vii, p. 260. — Si dovrebbe scrivere Jrletica, perche e fonna latina deri- vata da Jrlesis (artritide) non dal greco 'Ap^piVit. (4) De Lens cl Merat. Diz. v. Slagno. (o) Plin. Hist. Nat. L. xxvn. (6) Dioscor. L. iv, c. lxv. 600 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA PROPRIETA^ REALI RICONOSCIUTE NELLE SOSTANZE. PAROLE-MEDAGLIE. UopsB-poi', Pyrethrum, da TrOp zz: fuoco pel calore urente della sua ra- dice ('). 11 Pyrethrum sylvestre si disse anche Trretpfxini^, doe sternutaloria, perche il suo odore acre produce quest' effetto (2). In copto dices! "TT-G-cXPJ^lI^H ch'e il greco Trrctfixixvi zz (slernulatoria) 11 Nasturtium, ch'e appunto detlo cos'i in latino « quod mordacitate quadam nasum torqueat (3) ». In greco, questo cliiamasi Kd^'^a^ov per 1' impressione che fa sul capo (xapa lafxcica). In tedesco cliiamasi Niesewurz, cioe radice dello sternuto, e in sloveno Kihavka :zz sternutaloria, il Veralrum album. T,TV7rritpict e TrvTrTitpiti (gia trovasi cos\ nominato fino in Erodoto (-*) 1' Alu- me) cioe nr che stringe appunto per la sua facolta stiptica. In arabo dicesi vj^h^ Siheran il losciamo, da yC*C sekera rr: bevette a sazieta, e quindi inebriossi (5) (effetto dell' intemperanza) : vedesi dal nome che si era conosciuta la sua facolta narcotica. Napx/ViTo?, da vctpx.i\ zn lorpore, temulenza, effetto altribuito al suo odore « ToV Napz/c-troy o!iv6^>.a.(7av coc, dufiXvvovTct rd pivpa. xai /SapUTHTai; ifXTroiikvTa, vapKcihic, (6) n. Questa propriela verificossi di recente C^). II Lolium temulentum dicesi in francese Yi>raie, da ebrius (lat.), come da inebriare si fece enwrer ; e i contadini del Veneto lo chiaraano Imbriaga zzr. (ubbriaca). Come si vede si conobbe la sua azione temulenta. (1) Matthioli, Diose. L- in, c. lxxii, p. 674. (2) Calep. V. Ptarmica. (3) Plin. L. X, c. 8. (4) 11, c. 80. (5) In ebraico in Pinh' e in Hiph r: inebrio. (6) Plutarcli. Sympos. L. in. (7) De Lens et Merat. Diet. v. IVarcissus. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 60i SapSoV/o? •yi'hoc,, Sardonius risus, cioe ziz riso sardonico, si chiamo qucllo spasmo (lei muscoli della faccia, che si riconobbe essere indolto dalla specie di ranuncolo detlo dagli antichi ^ap^ofia. ttoo. zz erba sardonia, perche cresce abbondantemente in Sardegna. Percio questo vegetabile cbiamasi da Pb'nio Apiuin risus. Mutlerkorn dicesi in Icdesco la segala cornula. 11 nomc vuol dire n: grano della inatrice. La parola mostra die la cognizione delle sue proprieta per pro- rauovere il parto, c iorse quella emoslalica all' occasione di mctrorragie, in som- ma la sua azione suU'utero era gia anlica in Germania. VFurmsaamen (ted.) ) Semente de Lumbrices (sp.) ) cioe serae del vermi Semen Lumbricorum (lat.) ^ cbiamasi \''A-\.n^iov Sandonicon, pel suo uso antelmintico. Lduse morder (led.) zn uccisore dei Lausenkorner zn grani dei Ldusekraut zzz erba dei \ •^ i • ) pidocchi L'dusesamen zzl seme dei Luiskruid (oland.) ^z erba dei Luusart (dan.) zn radice dei cbiamasi con questi iiomi la Staphysagria Sobadilla. In fatto per 1' uso che se ne faceva ad uccidere questi inselti. 602 PAROLE-MEDAGLIE DELIA STORIA DELLA MEDICINA ORIGIM DELLA llEDICIM DiLL' OSSERUZIOM MLLE FORME iORBOSE. Nomi di malaltie alludenli agli animali nei quali furono osservate simili condizioai morbose. ^^Ui. Chanazir (ar.), dal plurale di wjjjjs. Chanzir (ar.) ^ porco I XoipaZtc, (gr.), da x°'f"■^^ "■'^"'^ ^^ porca ) le scrofole Scrophulae (lat.), da scropha zz porca I Al Porcas (port.), da porca zzz porca perche furono appunto osservate iielle femmine della specie porcina. K«TappaxT«?, Cateratta zz opacita della lente cristallina, ora tecnicamenle cos'i delta : viene da Karappa^rn?, iiome del Pelecanus Bassanus di Liniieo, uccello marino cosi detto da KaTappdrrM zz precipitare, geltar con impeto, come in ebraico appunto da *|^^ scialach (•) zz precipitare, chiamasi "Ij?^ scia- Idch (2) ; perche quest' uccello si precipita dagli alti scogli nel mare per cogliere 1 pesci; ma nella sua vecchiaja gli va mancando la vista, onde si schiaccia contro gli scogli (3). Sicche la cateratta (come malatlia dell' occhio) voleva dire in ori- gine in imperfezione di vista, come quelia di tale specie di smergo, cccila. Accorgimenti sui rapporti organici dei mali. , _ Kufpic, (gr.) vuol dire tanto sordo come muto (^). I Greci avevano dunque capito che il mutismo dipende da sordita. Matrlce (valacco) zz convulsione, torcimento delle membra e del ventre. Ecco r opinione della causa istcrica in quelle forme cloniclie. (i) Salmo 102, v. 12. (2) Levit. XI, -17. Deiiteron. xiv, 17. lxx xxTappaKin;, K-x7c/.pa:t:T«i. (3) Bochart. Hieroz. ii, 278. (4) S. Malth. c. IX, 32, 33. S. Luea, i, 22. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 603 Fenomeni rimarcati a prcferenza nella sindrome ooslituenlc le condizioni morbose. Febbre. ■ — (^io die piu f^encralmentP rol[H sia il senso soj^geHivo del sof- ferente sia 1' osservazione dcgli aliri sopra di lui si fu il calore. In fallo il nome della febbre allude quasi sempre al calore. Nellc linguc semiliche (sir.) \kjA Escede ed • ft* J Esciodu (•) da ^ esc = fuoco; . (fbr.) npV^ Da/lrked ) , , , , 1 -,.,,,. \^^ p^'^ dalak = ardere ; (caldeo) i Chiimmi | da DH chom zzz calore, e questo nome (arabo) della febbre passo in turco U&. hummn znz febbre. In persiano (_*j teb febbre, daijU tab ardore ^jjoob/fl^/V/wiizirlscaldare. In co[)l() -9Nv-/;v.€ J li'itnte := febbre, e la stessa parola cbe viiol dire calore. In greco UvffTo^ febbre, da /7wp fuoco. In latino Febris AAfen>eo, es, ere. Nella lingua spagnuola Caleritura ^ febbre, da calens, cutis (lat.) ca- lente zz: caldo. In gotico Brinrio (') :zz febbre. da brinnan ^i bruciare. Di piu trovansi nelle varie lingue nomi special! per le lebbri piu ardentl. p. e. (ebr.) t^") Re'scie/i^) febbre ardente, da O^T rasciaj zr. infiammu. (gr.) KiX'./0-o? febbre ardente, da z«/w m abbrucio, nome passato anclie in latino Causus. (1) S.Marc. 1, ,30. (2) Deuter. xxvlll, 22. (3) Ivi. (l)Ulphilas. S. .Marc, l, 3L (5) Deuler. xxxn, 2i. 604 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA (gotico) Heito della slessa radicale clie diede Heath (ingl.) Hitze (led.) =r calore izi febbre ardente (illirico) 1 rozhniza zz febbre ardente, da vrbzh :rz bollire. In qualcbe lingua la febbre ebbe nome dal freddo. In ungherese Ilideglele's zn febbre, da hideg zn freddo. In illirico Mersliza, da mers zz: freddo. Idrope. — In greco "T^piw^, da t)^(yp zzz acqiia e co-\. ^ aspelto, faccia; an- che in tedesco TVassersucht zn malatlia dell' acqua. In illirico Debe/a nemoch iz: malaltia grassa. II sintoma che pin H colpi fu il volume della persona. Elefantiasi. — ilsi^"^ Gagiapada (sanscr.) piede di elefante (') ( anche in greco da 'EAg?ia?, avToi;^ elefante 'EXi(pavTia.anhbuTih'od (2), da nyS banh'd — fece bollire, gonfiarsi. Anche in ilaliano Bolle zzz marche di pestilenza. In ungherese Mirigy vuol dire pestilenza e glandula. In italiano e in fran- cese, dal greco B»/S(wV ^ inguine e tumore presso gl' inguini, Bubbone, Bubon vuol dire infiammazione, gonfiezza glandnlare in genere. II sintoma piu appari- sccnte della peste era quello delle adeniti e piu spesso di quelle inguinali. Noi abbiamo il proverbio « o dal canchero o dalla giandussa « ( Giandussa e una variante di ghianduccia) appunto pei bubboni, sintoma patognomonico della peste orientale. {\) AUg. Zeit. Beil. -16 Mai 4857, p. 2172. (2) J< prosthetico. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 605 pakole-:\ii:daglie DELLE SPECIE DELLE AFFEZIGIVI MORBOSE. Parole-medaglie di enderaie e di cpidemie. IChinesi per dire « come slate « si esprimono cosk cuei iang, cioe, avete \iang? 0, qual iang avete? A cui 1' intorrogato. se sta bene, risponde: voii iang, cioe, io sono senza iang. Qiiesto iang era iin iiisetto che portava loio un mal essere, onde sempre, quando s' incontravano chiedevansi 1' un lallro, se erano incomodati dall' /V///^ ('). ^\y*s. Annas (turco) :z: Emaus. Cos\ si chiama la peste che faceva stragi nella Siria nei primi anni dell' islamismo. Sudor Angliciis, pestilenza cli' ebbe luogo in Inghilterra nel i48o ai tempi di Enrico MI (2). Miliare Boja cos'i delta dal luogo dove infurio (3). Leipziger TVochenfriesel zzi Febbre miliare, perche imperverso nelle puerpere a Lipsia (''). SifiHde. — Parole-medaglie di affczioni del genere delle siiilitiche presso gli anticbi. 0n'Af/a I'Siroc. cioe male delle femmine. Cosi chiaraasi il male di Filottete, del quale si vergognava, che Io rendeva debolissimo, per cui dice la storia dei tempi eroici aver Itii imposlo il nome di M*Aa;^/a;' alia cilia da lui fabbricala (3). (\) Goguet, St. cognizioni, ec. (2) Hume, Hist. Engliind. c. xxxiv, p. 264 a. (.■J) S.lUMl^'l'j. (4) Adelung. Diz. v. c. (5) iVota dcllo scoliaste a Tucidide, L. i, 9. — ♦iXoxTifriit hihiict-i Ktm (•ciTHj'st; x-xl fin pifui Tit iiayiim . . . tKitai tto^jv m lii ih intiK M«Xax'«v IkuKi^i. .■Vnclu' Ausonio allude ad una lualaltia veni-reu di Filottete, ma seiiibra che voglia dargli del pathlco. Epigr. 70: Praeter legilinii genitalia foedera cuetus Ri-pperit obscoi'iias vi>niTe.< furiosa libido H('rculi:^ Ilaeredl, quain Lemnia »ua$it egestas Quam toga facundi scenis agitavit Afrani. \IL 77 606 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA Erodoto dice che la 3-A?/a fSa-o^, cloe il mal delle femminc, vcnne agli ScitI che di rilorno dalla spedizione loro in Egitto saccheggiarono il tempio di Venere Urania in Ascalone, e che rilornati nella Scizia si dicevano dagll altri, ch'crano sani, esecrandi (ii'oipea;) : sccondo Iiii fii la dea Venere clic scaglio lal niorbo a quei sacriloghi e ai loro discendenti « roia-i Js T^y '£xvB-iai> a-vXyia-aa-t to ipov rd iv 'Ao-x«Aa'i'/ nai rdi>. Ora anche Persio attribuisce i lofi e i dolori artritici a disordini afrodisiaci : .... ille In venerem est putris, sed cum lapidosa chiragra Fregerit articulos, veteris ranialia fagi (5). Parmi che queste espressioni potessero servire anche pei dolori osteocopi e per le esostosi. DI piu il nome Gutla Veneris potrebbe aver avuto origine (dimenticata ai tempi classici in cui la Iroviamo) dai sintomi primarii. Celso parla della blen- norrea virulenla « solel etiam interdum ad nervos (Kps^ia.crTyipct(;) (6) ulcus descen- dere; proiluilque pituila multa, sanies tenuis malique odoris, non coacta, at (1) Herod, i, 105. (2) Rapp. Physique et Moral, etc. Influence. Regime. (3) De Morbis Popularibus, L. in, c. ii. (4) De UilTerent. Vocabul. (5) Sat. V, V. B8. (6) Egli intenrte per nervos i cordon! sperniatiei. L. vu, c. xviii. DEL S. C. DOTT. I'AOLO MAU7.0L0 GOT aquae simllis, in qua caro recens Iota est: doloresque Is locus, et punrtiones hahel (') », La blcniiorrea e gla nominala ml Ijovitico (2) j^^ J?w', colagione. Ed in san- scrito si notaiio ciii(|iic nomi pur la hlcnnori^'a con dolori e maligna. Ira i cjuali quL'llo di Indraluplucam, dove c' enlra I mini nome di divinila antichissima deir India (3). Nella mitologia indiana si narra pure che Shiva ebbe le parti pudende gangrenate, perche era dedilo alle volutta. 'A/5o/xa eAxw ^i: ulceri delle pudende nominansi in Egineta. Cancer cos\ nomina Celso le ulceri al pene, precisamente il nome dato dai Frances! chancre; e riporta la parola corrispondcntc greca ?i«j.s5a/m, cioe ulcera depascente. D! piu al glande stesso notaronsi dei lubercoli detti dai Greci ^ufiaTt ; usavasi contro cssi 1 ustione altuale, mentre noi usiamo i causliri potenziali i-^). E Celso de- scrive la fimosi e la parafimosi cos'i : « Si ex inflammalione coles intumuit, redu- cique snmma cutis, aut rursus induri non potest . . . e ubi glans contecla est ... inlerdum autem per ipsa ulcera coles sub cute exesus sicut glans excidal (3) ». Panus, parola arrivala fino alia nostra eta in forma diminutiva tra il popolo d' Italia ove dicesi Pannocchia (come da coins, conocchia, come da genu ginoc- chioj. Voleva dire appunto il bubbone, 1' ingorgo glandulare agli inguini. Que- sta parola Panus c quella usata da Celso per descriverlo, e si usavano gli am- molllenli suUa parte come si fa oggi (6). Fici zz: turpi escrescenze all' ano Dicemus ficits quas scimus in ;iibore nasci, nicomus Ficos, Caccilianc, tuos (7). . L' alTezione non cambio nome in Italia. In Toscana, e nella lingua scritta tali escrescenze cliiamansi i^/V7i/', e nel Veneto vi si aggiunse I'altro nome di Porri, Porrifichi. (1) De Moflicinn, L. vi, c. 18, p. 398. (2) XV, 2. (3) Vyncaranii, 208. (I) Cels., Mod. L. VI, c. 18, § i, p. 307 (5) Ivi, L. VI, c. 18, § 2, p. 393. (6) Ivi, L. T, c. XTiii, § \9, p. 255, (7) Martini., Epigr. 1. 1. n. C5. 608 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA L'origlnc contagiosa di quelle escrescenze, dettc anche mariscae da una specie di fico ('), mi pare indicata dalla belTa di ("«iovenale clie dice: cum sis Inter Socraticos notissiaia fossa cinaedos: Hispida membra quidoin et durae per brachia setae Promittimt atrocem animum ; sed podice laevi Caeduntur tumidae, medico ridente, mariscae (2). E certo Augusto temeva il contagio quando non voile corrispondere alia passione di Fulvia, e nel dilemma accetlo la guerra piuUosto die arriscliiare la sua salute : (|uid quod mihi vita Charior est ipsa mentula; signa canant (3). Quanto al contagio, parmi essersi trattato di virus di questa specie quando si presento ad Alessandro il Macedone una fanciulla (come si dice nutrita di veleni) perche egli in seguito al congresso con lei dovesse morire {^) : e quando nel 1412 Ladislao re di Napoli ebbe a soffrire di malattia lenta ed incognita per aver avuto congresso con la figlia dun medico di Perugia: si dice che il padre le avesse indicate di ungersi prima con cerla unzione peslifera le parti : questa potrebb' esserc la spicgazione per conghieltura fantastica suUa causa del male data dal volgo (3). E della gravita delle afll'zioni di forma simile alle sifditiche odierne, presso gli antichi troviamo qua c la fatti riferiti dagli autori, come nell' epistola xxiv, L. VI di Plinio Cecilio Secondo a Marco, dove narra di quella donna che si getlo nel Lario insieme con suo marito perche « Maritus ex diutino morbo circa velanda corporis ulceribus putrescebat » cd Erode Idumeo re dei Giudei (1) Fiiinnb., iVota Juvenal. S:it. Ii, v. t2. (2) Juvenal. Sat. Ii, v. \%. (3) Qiiotl fiitnit Glaphyran Antonius, lianc inihi poenain Fulvia conslituit se quoqiie uti futnam : Fulviani e^o ut futnam ? quid si me Slanius oret, Paedicem fuciam : non puto si sapiani. Aut futuo aut pugnemus ait, quid quod mihi vita Cliarior est ipsa mentula, signa canant. Martial. Epigr. xxi, Ij. w. (4) Orioli, Blesmerismo. (5) Giannone, St. Regno Nap. L. xxiv, c. 8, p. 260. DEL S. C. DOTT. PAOI.O MAUZOLO 609 ebbe tale piilrefazlone della vcrga « val fjii' xai t« ailoia 0-^4/5 (I) » c pure Flavlo allrove si esprinie « nai S;' diooia a-mryihuv (2) ». Ora nana Cook cbe a Tabili, poicbe fii iiiiporlata la sirilidfi dal Delfino 0 (lair Endeavour o (lai due Ic^ni coniandati da I)()u;^aiuville, ai prinii infelli si putrefacevano le carni ([)erdendo il pelo e le unglile) per cui i nalivi chiamarono la malallia con una parola clie vuol dire putredine (3). Parolc-medaglie deH'introduzione recente della sifilide dall'una all' ultra nazione. Ora come ponno convcnire con qucsle parole-nicdaglie e coi falli cbe ie illuslrano, dimostranti I'anlica esislenza di tulle le forme cbe riscontransi ora nella sifilide, con tutte le altre parole cbe dimostrano la compnrsa improvvisa recente della sifilide in Europa, c cbe ne narrano la comunicazione fatta dagli Europei ad altri popoli ? Nel4495 senliamo a nominarla in Italia dai nostri scriltori Mai Francese, Morbus Galllcus, Lues Cellica, e vedlamo invece cbe i Frances! in quel tempo la cbiamavano Mai (le Naples (J). Ed e pur certo cbe fino dal 4347 in Napoli esisleva un male cbe comunicavasi pel mezzo dell' accoppiamcnlo: cos'i nominasi nel decreto di Giovanna I.' suUa visila da farsi alle prostitute » per evilare il male cbe la gloventu potrebbc contrarre, male punitore del mal costume ». Guicciardini dice di piu, cbe i Francesi nel 4495 contrassero la nialattia cb'era slala Irasportata di Spagna a Napoli, cbe gli Spagnuoli con Colombo avevano contralto nelle isole da loro scoperte. E il Giovio e il Bembo dicono die la uia- latlia comincio a Taranto e cbe si scoperse nel liegno di Napoli al fine della gucrra contro i Francesi. E una quanlita di medici. di cbirurgi. di aulori dil secolo XVI attesta quella comparsa improvvisa dopo la scoperta delle Antillc. Quesia e lopinionc cbe duro fino al priiuipio del noslro secolo. <' La gonorrliec virulente elail inconnue a notre bemispbere. Crislopbe Colomb alia la deterrcr (1) Jos. Fliiv. 'Apx""!^. L- x^u, p. 331. (2) De Bello Judnico, L. i, c. xxi, p. 7lo. (.1) Cook, Voyaprr. (i) Bacoiic ili > iMMliiinio iii'lle sue l.i'iitiiiic. I'.gli nana clie si iittiilmiva I' oiigiiif ili tal morbo aHingcstioiic di laiiii iiinaiie veiulute come loniio in Aapoli da un ini.Ti'aiite die avevn nincellati e c cosi ("oiu'lati i siioi scliia^i. 610 PAKOLE-MKDAGLIE DEI.LA STOUIA DELLV MEDICINA a S. Domingo (') «. E, alia Guiana, il Pyari, malaltia endemlca, e cos\ simile alia sifilide, clie i Galibi per dire sifililico dicono Pyariisten, cioe che ha il Pyari (-). Daj:;li Europe! si attribm la sifilide del Nuovo Moiulo all' u so che avevano i iiativi di niitrirsi del selvaj^j^iiime ucciso con frecce avvelenale (3) col succo del Mancenilliere. In segiiito la vedianio nominata in Levante con nomi che la dicono euro- pea. In arabo chiamasi ^:iyi yOyA Marzar Firengi, cioe malaltia dei Fraiichi :zz la sifilide, e la blennorrea in ispecialita dicesi ^>i |ji^«^-*< Misilan Firengi, cioe colagione dei Franchi. In turco la sifilide chiamasi ^5jyJ;l > e dall' epoca di Guicciardini fino a noi ando ancor piu mitigandosi. Alia scoperla delle Antille invece le slesse secrezioni (1) Volt. « La Syphilis originaire cliez les Caraibes. • Essai sur les Moeurs, II, 308. e Diet. Philos., T. V, p. 36. (2) Pnulhon, Voyage. Giiiane 1780, p. 400. (3) Raynal, Hi.st. Etabl. Iiides. ('*) Gamberini, Mai. Veiieree, T. I, p. 39-43. (5) That I might do every thing in my power to prevent the importation of a fatal disease into this island, ^vhicb I know same of onr men now laboured under, and which unfortunately had been already couimunicated by us to other isUinds in these seas. (Cook, Voy. Pacific. T. Ii, p. 196: ch' e il secondo viaggio da hii fatto in quel mari). , (6) St. Ital. L. II, c. 5, p. 433 DEL S. C. nOTT. PVOI.O MARZOLO 6H morhose passale dalle donnc di razza cnprca agli Kiiropoi avrauno detcrminato processi piu violenli per la diverslta delle circostanze di rlima in riii si trova- vano gli Europei, e per la diversita di dima solto il quale ag'i la malallia qiiando In iniporlata in Eiiropa. In queslo modo era avvenuta im' altra impnrlazione di forme hlennorroiche ilie riiiscirono sensibilissime e rlio niolln si diffiisero al- I'epoca del rilorno dei crociati ('). I Greci stessi ricordavano 1' imporlazione in varie epoelie ed in \.irii liioglii di malaltie veneree, p. e. presso gli Atenicsi ch'ebbero grave morho alle parti pudende per non aver onorato il cuito di Bacco : cos'i in Eleiilera, citta di Beozia, per simile cagione, qiiando Pagaso porto le immagini di Bacco; ondc islituirono le feste itifalliclie (2); e a Lampsaco, quando ne fu cacciato Priapo (3). In tulte le quali narrazioni il fallo si e il morbo, la causa poi attrlbiiitagli e fantastica, e conseguenti a qiiella le islitir/.ioni. (1) Ganiberini, Mai. Yen. T. i, p. 39-43. (2) Kircher, Oedip. T. i, p. 229. (3) IValalis Comilis, Mythologia. 6i2 PAROLE-MKDAGLIE DEI LA ST01\1\ BELLA IMEDIClNA PAROLE-iMEDAGLlE DI PRATICHE CHIRUUGICHE. Tonsillae (i;>t.) cosi dette da tondeo, tonsus ; perche si faceva appiinto 1 operazione su quelle di tosarle, tagllarne la parte piu sporgente; come si vede in Celso « oportet diglto circuiiiradcre et evellere: si ne sic quidem resolvuntur, hamuio excipere et scalpello excidere (') ». Frauenader (ted.), cioe vena della donna, e Mutterader, cioe vena della matrice, dicesi in tedesco la safena (<7a.(py\v)^i;) perche si usava cavar sangiie da quella nelle affezioni dell'utero (-). POLIZIA SANITARIA. Parole-medaglie di ordini civili di poiizia sanitaria. TJp saghir (caldeo) rz lebbroso e nn'JD seghiriid, e SDIliD segheru- dd(^)z^ lebbra, da "IJD sagar, chiudere, perche si chiudeva la casa dov'era il lebbroso, e dov' era apparso segno di lebbra, per sette giorni. Questa legge tro- vasi presso gli Ebrei CO, ma, come si vede dalla parola caldea, era estesa ad altri popoli di lingua semitica. Anche in Francia gli ospitali chiamavansl Le'proseries (S) e in Italia Leb- hrerie (6), perche vi si raccoglievano i lebbrosi. Pare pertanto cbe 1' istituzione di questi asili fosse piuttosto per preservare il comune dal contagio e premunirlo dalla diffusione. anzi che per giovare a quello che ne era infetto. Questo scopo risulta evidentemente da una ordinanza (l)L. VII, c. 12, §2, p. 445, 38o. (2) Adelun?. Diz. v. c. (3) Levit. xin, v. 2, 8. (^) Levit. XIV, 38, e passim in quel capo. (5) Voltaire, Essai sur les moeiirs, ii, 372. (6) Balbn, St. d' Italia, p. 221. Spedali e Lebbrerie. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 613 (l(!l ParlameiUo di Pari^i in proposilo d' mi'allra malallia contagiosa assai simile alia lebbra, cioe alia sifilide: esso I'arlamento condaiino alia forra tiilti i sifililici (he si trovasscro nel cirrondario (hniilicuc) dl Parlgi. Anno 1496 ('). Anclie la scjiaia/.ione didia pucrjtcra fissata per 40 gioriii (precisamcnte come si compula da noi il It'inpo di riguardo ncl puerperio) non era per van- taggio della puerpera, ma per guarentigia dcgli allri, polche il suo slato si defi- nisce per impurila e nialelicio. Oiiesto si vcde nel Sadder Porta LXXV c LXXXVL In caldeol'epoca della meslruazione chiamasi Splfl'l Hichoka e t^rin'") liichukd zn mestrui, le quali parole vogliono dire z^ allontanamento, da pnT richaq allontanare, scacciare, TAPO rachok zzz lonlano. La donna infatlo doveva essere separata per setle giorni, ne si poleva loccarc lei, ne alcuna delle cose tocclie da lei, o dove fosse giatiiila. Cos'i pure In ebraico chiamasi iTIJ niddu il inestruo (-), iramondez,za me- struale,la qual parola viiol dire etimologicamente zzz allontanamento, da n"1J nad- dd zz allontanare, scacciare. V era anzi pena di morte per 1' uomo e per la donna die avessero congresso nell' epoca della mestruazione (3). Probabilmente si temeva che i figli che potessero essere generati nell' epoca di tale immondezza nascessero lebbrosi o storpii (^). Tuttora in Francia il popolo crede die quando le donne hanno le regole impedlscono al burro di coagularsi e fanno morire i pulcini dei colombi nei colombaj (j) ; e presso noi i vetturini crcdono che quando una donna nell epoca mestruale sia nel calesse i cavalli non possono procedere. (\) Voltaire, Correspondnnce, T. Xii, p. 268. (2) n'HJ iV/VW(i = abbomiiiazinnc inipurita. loidur.i. Zadiaria. xiii. 1. II sanguc nicstruo si T ■ considerava come corrotto. (3) Levit. XX, 18. (1) Essai siir les Moeurs, i, ^8'i. (5) Ivi. VIL 78 614 PAROLli-MKOAGLIE DELLA STORIA DKLLA MEDICINA amum delle mmmi mmm alle mum mdiciie Anatomia. — Nomenclatura postcriore a varii progrcssi sociali, p. c. posteriori alia railizia ed alia tallica : H/ipo? m spada, la cartilagine xijoidea, delta aiiche da Ensis (spada) Ensi- formis e da Mi/cro, nis (piignalc) niucronata ; ^dXay^ ^ falange (la Falange IMacedone), falangi delle dita; S-fpfOf/'Sw? = ^vpso; ziz scudo, la carlilagine tireoidea ; Armillae 'zz. braccialetti dei soldati, le armille legamentose ; Gfiipa^ zz. corazza il lorace ; Sculula operta zz scudi coperli dicevansi le scapole (lal.) (0. Posteriori agli istriimenti musicali : Kj'>i|MM (gr.) c Tibia, flaulo, I' osso tibia, i muscoli Gaslroc«em/V. Posteriori all' agricoltiira : Zvyufxct, ^uy o; :zi giogo, il Zigoma ; yomer zz osso Voinere. Posteriori al veslito ed all' abbigliamento : ■ ^ M/3-pa zn berretta, le valvule mitrali; £^i7r\o'i(; -ZZ manlello, la diploe ; KpiKo; zz anello, la carlilagine Cricoidea. Posteriori all' arte del sarlo : Musculo sarlorio. Posteriori all' architeltura : Sto'Ao- zr colonna, Apofisi Styloidea ; ryiS, Aden Eden (lingue semiticlie), piedislallo, base ; ASmV zh le tonsille, e poi le allrc glandule. Forse in origine AS»V voile dire la regione tulla comprendentc le tonsille fra le colonne del pala- to: quindi si trovo la somiglianza delle colonne del palato con una base. (1) Celsus, Mpdic. L. vill, c. i, p. S03. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 6i 5 Poslcriori a varie masserizic : 'AopTM, vaso, armadio, cassa dove si tenevano le vest! (0, I'arteria Aorta ; 'H3-jM0f, colalojo per passare il vino, rosso Etmoide (2); Mt/An 31 niola da niacinare, i nomi dei mtisroli in cui cnlra qnesla pnrola p. e. wj/ojoidci. wj/oglossi ccc. ^[ulll (iat.) niola, da macinare, i dcnli inolari. Anche lulh" lingue scmlllclie quosli denti si iiominano dalla mola &Ia.Li) lachiuet (ar.) niJnb tochanod (cbr.) (3). KoTt/'Aw =z coppa, cavita cotyloidee ; SjmV, c? ^ cunco, r osso sfenoide ; 'AjiKfi/SXiitTTpoy^ rele, 'A/u^iz/SAnoTpos/^w?, Ampliiblestroides zn la retina ; Sza'^w rz vaso Lislungo, 1' osso scafoide; S(p(y'p« 13 martellelto, rompariscc in composizione nel significato dell eslre- mila delta gamha, della regione dei malleoli, p. e. in Omero zaAA/Vipj/po;, clie ha i bei talloni. In latino la parola 2?fpa resto Sura che indica il polpaccio della gamba. Malleulus, /, i malleoli, le caviglie rappresenlano la stessa idea Malleus niartello ; Stapes, la Staffa \ Incus, r Inrudine \ ossicini. Malleus, il Marlello ] Nomenclatura posteriore ai carntleri alfabetici grcc-i. AiXTct. la teltera A, il mnscolo Deltoide che ne ha la forma ; Aa'^/SJa, la sutnra Lamdoidca, rioe simile alia figiira della letlera A : "Llyfia., il Sigma od S dell intestino crasso, cioe simile alia fignra dell' s o ? greco ; T V, osso ioide, Hyoides (Iat.), rioe simile alia lettera u {\,iX6i). Posteriore alia scriltura colla penna : Calamus scriptorius, cioe penna da scrivere, nel ccrvello. (l)Poll. (2) Cnlop. V. CoUim. (3) Ecclesiiist. xii. 3. 616 PAROl.F.-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA Palologia. — Sintomatologia e stadii del processo morboso. Abbiamo gia riferite tutte le parole lolte al llnguaggio della tallica e della stratcgla. Qui si piio aggiungere : 'AypuTrvia. (Agrypiiia, in patologia chiamasi cosi il falto di iion poter dormi- re) e la vegghia notturna fatta dai soldati; a-ypv7rvoi erano soldati ai qiiali toccava vegliare la nolle, da dypiuco vttvov (I). La parola porla in se il significato di vegliare per proposilo, per esplicila volonta (per islare in guardia dagli assalti improvvisi e dalle insidie deU'esercito neraico). Cosl Polibio ncl L. iii, p. 55 dice che i soldati d Annibale erano mal concii per lanli slenli e per Y dypvTrvta. Tenrie lerapeulicke. — Parola posteriore alia scienza idraulica. Derware zz: de riva. E propriamenle logllere il corso del fiume, Ironcan- do una wo, un argine in un punto superiore, p. e. in Guicciardini « per la derivazione che ancora non era disperata del Tesino (2) ». Derivare, derivazione, in medicina e preso da quesl' origine idraulica : r analogia si fonda sulle condizioni del sistema vascolare, logliere da un Iralto vascolare, sollraendo in un punlo superiormenle al suo corso (in rapporlo alia circolazione venosa), p. e. nel sanguisugio ai vasi sedali per sollevare gli organi racchiusi nelle Ire grandi cavila. E in fallo in origine si usava la parola derivatio (lal.), derivation (fir.) sempre come fallo idraulico nella circolazione (3). lUzzi chirurgici. — Nomenclalura posteriore a varii progress!. B E N D A G G I E SUTURE. (lal.) Mite//a, berrella. Adoperala nei bendaggi ai lenipi di Celso « Milella involuUim brachium excipilur quae laliludine ipsa brachio, peranguslis capilibus collo injicitur: atque ila commode brachium ex cervice suspensum esl (^) «. (1) Isidor. in Epigramni. (2) St. a' Italia, L. XV, c. IV, p. 233. (3) P. e. Haller nelle sue Deux, inemoires sui- le mouvement du sang et sur les effets de la saignee. Vedi la Section Tin, passim p. e. p. 336, 337. (4) Cels. L. VIII, c. X, in fiacti biachii curutione. • DEL S. C. DOTT. PAOLO MAKZOLO 617 Fascialiira a cifra 8, cioe come la figiira della cifra 8 ch'e Ira i numeri (lelll (la noi arabici, ma che in lealta sono indiani (0. Sutura del Pellicciajo. Istrumenti chirurgici. — Nomenclatura posteriore a varii progress! arlistici. Forcipes, lanaj;lie proprie del labbri, con cul prendono il ferro rovenle, da fon'um "zz. che scotta, e capio n: prendere. II Furcipe in Ostetricia. Sonde (fr.) dall' inglese sound, sano, saldo, sondare (2), e questo da Fun- da rete del pcscatori che va nel fondo (3). Da quesla nozione della parola sound vedesi che sound zzi cercare il fondo, viene dall' idea di trovare il punto saldo, resislente del letto dl un fiume o del fondo del mare. Che quindi il vcrbo son- der (fr.), d' onde sondare (it.) e la sonde (fr.) zz la sonda (it.), istrumento chirurgico, deriva da questo sound (ingl.) nel suo significato di cercare un punto solido, fermo, reslstente (^). Gammaut, Gammautte. Gammaut e il piii antico tono della rausica (5). E la lettera r (gamma) con cui si corainciava la scala musicale (6), e ut noma (1) La Ogura del nuniero otto 8 serve in snnscrito a rappresenliire il miincro qii.Tttro. Seconilo alcuni fiirono poitate in Europa tali cifn- indiane dasjli Arabi al tempo di Carlo Sla<:no. Ma e fatto storico che fu Leonardo Fibonacci di Pisa che le apprese nella doersa ne risuitu una sola, fatto assai frequentc nelle vicende delle parole (V. Monum. St , ecc. T. li). (5) Rabelais, Oeuvres, p. 369. (6) Game on Musique du mot Gamma dont on se sert pour la note que Gui Arelia ajouta en 4024 ail systeme ancien (C. Gebelin, Diet. Fr., p. 533). 618 PAROLE-MEDAGLIE DELIA STORIA DELLA MEDICINA della prima nola (•>. Ora chlamossi Gammautte, il bistouri, il quale, se si splnga fuoii la lama ad angolo relto dal suo manico, rappresenla appunlo la fi^'ura del r (gamma). PASSIGGIO DEILE COGMZIOM MEDICHE DILL' I'M ilL'ALTRi MMl PAROLE-MEDAGLIE. Nozioni racdiche passate da popoli di lingua semitica ai Greci ed ai Roinani. (ebr.) t<3i rafd ^ guarire, -iSD^ri terafeu rz guarirete. Da questa flessione deriva S-«pa;7ft/&) (gr.) in sanare, curare, (ebr.) nnil gad =: guarire nnjl Ghed zn medicina; (gr.) 'tyiiia ziz sa- nita, tJyiyiq, so; nr sano. ' . . (aram.) HDS asd izi sanare, (gr.) a«/w (2) zr medicare, curare. (ebr.) nV-"l^ isaranh'ad zzz lebbra (da ^j^ flagello), (gr.) 4*P« <3), che s'inlende ora per la scabbia; ma che in origine deve aver avulo un signifi- cato piu esteso , riferirsi a molte eruzioni cutanee. Sostanze niedicinali venule ai Greci e ai Romani dalla parte di popoli di lingua semitica. (ebr.) n^^J^S Algummim zz. legni di pino, di cedro. Si Irovava questa specie nel Libano. Ne facevano arpe, lire, cetre : doveva essere resinoso come r abete ec, di cui si fanno qnesti strumenti ; (gr.) Ktii^^/ , (lat.) Gumnii zz gomma. (1) Dalle parole di'llinno Gregoriano, Ul queaiit laxis resonare fibris, le cui sillabe servirono di nome alle note. (2) II suono s si cangia in c palatine (appunto come in xx-u) specialmente nel passaggio di parole semitichc nelle lingue del ceppo greco-italico. (ar.) ^ILjyu, -Seilan (it.) Ceilan. far.) y vi -L t V Camisn, (\en.) Cami.sa, (it.) Camicia. (ar.) {ja~/^ Caniis, (3) II seniitico "^ Is si cangio in -l ps come p. e. Hy^f p Kelsinh'd z^ K«4- «• DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 6i0 (f'br.) □''PnS Aalim (') plur. di forma maschilc. DiVnS AaJbd (2) plur. di forma fi'iiiininilc; (gr.) 'AXc't,, (lal.) Aloe. (cbr.) na />/»/-, (^T.) Moppa, (lat.) Myrrha. (cbr.) njn? Lei'Ond, (gr.) Ai(ictpo(;, Aifia.vu,To;. (ebr.) nJfP Cawe, (gr.) Ka'wM, (lat.) Carina zzz calamo aromalico. (cbr.) dD")3 Qirconi, ('^r.) KpoKo:, (lat.) Crocus. (ebr.) ny>:fp KelsinUa (da y ■)? p kalsanh' zz: praccidit, abrasit. decorti- cavit), (gr.) Katr/a (.3) e Ka^{,;'a (5), (lat.) Cassia. (ar.) j^jO':^ Ladan (da Ul*? /«/, obvclare obtegcrc, per ciii IjV e Ul'? Zo/ zn ladanum), (gr.) Mlov e A>iSai'oi', (lat.) Ladaiium (»). (ar.) |jUj^.»iw Sacrnuniman e Ly^Ji— Sacmun'ia (da aju- sacum o .s"«c/ra m malattia), (gr.) ^xafi/UMyia, (lat.) Scammonia, Scammonea. (ar.) ^^ L^ iJe/ia woA/ (dal Sen'har paesc d'ondc .si trac (C)). Quindi SfVa prt'sso i (ireci posteriori ("), (lat.) Sena. pJlDD Pistaq (sir.), BIstaq (pers.), Fislaq (ar.), n/o-T-az/a (gr.). Ni- caiidro srrive . (3) L. V, c. 69. (i) L. II, c. 141. (3) Matthioli, Conim. Diosc. L. i, c. 131. (6) Virgil., Georg. L. ii, v. 426. (7) Dioscoride, L. i, c. lxvi. Matthioli, p So. DEL S. C. DOTT. PAOLO MAr\ZOLO 621 Sostanzc medicarncnlose venule daH'Iiulia ai Oreci e ai Romani. TJI c^ ^1 Sharkhara (sanscr.). Sax;\;ap, 2ax;^;apo?, Sax;:^a'p/oy, 8, Sa;v;apoi' (I), (lat.) Sacchurum (-). Parole-medaglie dell'origine della cannella, della sua provenienza e del suo comraercio. Canuama, nella lingua del Ceylaii, da Can zzz k'gno e riama iz: dolce. diiamasi la cannella, perclie in principio che si spela la sua scorza e dolce, dopo soltanto in un mese acquista quel sapore che noi le troviamo W. Da questo nelle lingue semitiche si fece jlt33p Kinnambn, die si Irova nel testo ebraico ('*). E dai Fenicii ricevettero la parola i Greci, to. Kapi^ia. {tS Kivfd/jitufjiH) TO, tfjMe/? otTTo <^oii'i]tc>}i' Ktvvafjt.ufji.oi' KciXeofzsy (5). Erodoto non sa d' onde venisse, ma sapeva eh' era trasportata per mezzo degli Arabi. Ora gli Arabi chiamano la cannella iUiiLyw ojwi Kyrfele Seilani'iet zzz corteccie del Ceylan. Nella qua! parola si narra precisamente la maniera di ottencrla, perche o^ Jvar/ viiol dire m levare la crosta, scoprirla : e appunto nel Ceylan la corleccia dell'albero della cannella si fende dal calore e si stacca e si spela due voile air anno (6). Erodoto riporta il vero nome arabo dalo alia cannella, quando dice xdpipeet, dove xap(f)--a non puo avere il significato che ha il grcco zz di paglia. ma s\ quelle arabo di corteccia, scorza staccala dall' albero (~). In arabo non solamente si nomina la cannella sjyiLk-, o^ Kyrfele Seilaniiet, ma anche sol- tanto MO Kyrfele zzz corteccia. La cannella nasce in Ceylan e nel "Mulir. una delle Molucche. (-1) Calep. V. Saccharum. (2) Plin. L. xii, 1-. 8. « Saccharum et Arabia fert, sed laudatius India. » (3) Gulielm. Pison. Mantissa aromalica. (4) Exod. XXX, 23. Prov. vir, 17. Ciint. iv, ^4. (5) Erodoto, in, Ml. (6) Gulielm. Pisonis .Mantissa aromalica. (7) Anche in sanscrito chiamasi haruva secondo il Vyacarana, P. Paul. S. Barthol., p. 207. La lingua sanscrila che non ha il suono /'vi sostituisce il suono v. vn. 79 622 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA IMEDICINA Nanartha (sanscr.) (') Narda (2). In ebraico "T^i Nerde (3) . Nap5o? (gr.). Dioscoride ne distingue due geueri, 1' nno indiano, 1' altio siriaco (^) . Educazione raedica dei Romani venuta loro per parte dei Greci. 1 llomani non si polevano spiegare nelia massima parte dcgli argonienti d' interesse medico se non con parole greclie. Non esistevano nella lingua latina parole riferibili a quelle cognizioni per e. al tempo di Celso (^). Moltissime anzi si scrivevano solo coi caratteri greci, e non avevano neppure modificata la ibrma giusta r eufonia e 1' abitudine latina. Nomi anatomici e fisiologici, cioe (telle parti del corpo umano e detle loro funzioni, impor- tati dalta lingua greca nella latina. 'AvoLTOfX^I 'ApTwp/a, Kfparoe/Sn'i;, Xsp/of'St)?, KptlCTTCtAAof/SM?, Aaprd?, Aid(ppctyfji.a.^ 'EXvrpoei^tic, Zvycu'Si^, MufiyyoipOXct^. No,9-a/ (costae). ADatomia. Arteria. Arachnoides \ Ceraloides Soculi tunicas. Chorioides ) Cryslalloides. Dartos. Diafragma. Elytroides. Celso propone di Iradurlo Jugate (6) ; ma non pre- valse. Hyaloides. Oc/pM.&pa, TofxiKoi (denies). Y\iiXa)p6<;, 'Ot^pWTMpf?. '"Cf/.tii'i AiTrii;., Urethra. inlendevano con questo no- me i muscoli del collo (7) . Hymen, squama (dell'osso). Nomi di affezioni patologiche. Wvota-TOfiSi', 'Avaa-TOfJiwcnCy /^td^pcoa-i;, 'Vy\y(jLO)i^ct(rfJi.aCy Xa.'Xd^ioi', Kp/S'M. TlTepvytoy. Vudi;. 'Ayyiv>^o^Xi(pctpov . "Ekt^ottiov condizioni delle soluzio- ni di contiuuo d'onde le eraorragie. (i) Humboldt, Rosmos. T. ii, p. 401. Nota a pag. 143. (2) Gesenius, Lex. Hebr. v. 'H'lJ (3) Cant. 1, 12. iv, 43, 44. (4) L. I, c. Ti ed anche c. viii. (5) Tutte le parole riportate trovansi in Celso. (6) L. VIII, c. I, p. 504 (Edit. Comini). (7) L. viii, c. I, p. 502. DEF. S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 623 'Eyxcti'B-i^. S-/(r/?, Phthisis (<). A/'j/( A(D>},, 0 la fistola lagriniale. 'E^/AK%|,/a, Epilepsia. "AAi?o;, \ 'EpTTK?. Ms'Aa?, \ specie di Vililiginc Erysipelas. AlVKYf, J "E^^a.v^v\fxctTa.. Y-UKCiXJ-t^, rdyyXix. ' AXuTrex-to.. rdyypctiva.. 'E^wA/V- Haemorrhoides. •faz/a. 'HttcLtikoc, morbus. '0(piiti(i(i)vox.y\'An. MySp/'ao-/;. Sap)£Ox»'A«. TsTAfoi;. K/po-oxM'Aw. 'E/A,7rpoa-5'6TOi'0(;. 'TSpsxM'Aw. 'OTTta-^OTOVOC,. 'E;'Tepoz»A«. supopd-ctX/jtia. E/T/^rAoxwAw. QnpiMfix, Kaxd)fS-es. Tetiicr(j.oq, Ka;tf^/«f. ^vvdy^Yi, Yla-pduruvayxif' Kapx/yffl'Jw, (tubcral. "ErlctTUfXATa.. Ke^tfAa/'ix. Sraipt/'A&i/ua. K»pio*«, fa favi similitudine) coniprende ii favo ''iTTOXva-it;. vespajo, e il foruncolo meno complicato. '¥ctyff2ict. Chersydri (ictus). Polypus. Cerastes. Podagra. Dipsas. Chiragra. Cliiioniura (ulcus). IIAft/p/T/xo;, morbus. Cholera. ^Vfxaraj Phymata. X6pia-\.oc. UapuTi^si;. WoiXiUKOt;^ (iiioibus). Uap^Xi^eg. xoXixoc. Wipiyri'iufjLOvia., Kopo'^a. 'iayi'Sa.iva.. Kvi'ixo: a-7ra., Clialcanthura. , , Aia. XifSdru. 'P«?, Rhus (1). Collyrium Eveipidis. nt;p/Vnc, (lapis). nermionis. Crocomag ma. Hieracis. UapaxoXiT/KOf, (cmplastr um). fj(,efJt,iyfiivov. UsTrXvus'i'Oi', (eerulum; (i) Plinio dice che non ha nonie latino. Nat. Hist. L. it, c. H. DEI, S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 625 AoTO/T-t/poj', (Farina di frumento non Tlea-a-oi. passata por lo staccio). 'Pl^^ypx. Koy^tKov, (medicanienlo) Cassia. AuKiov, Lycium. Operazione chirurgica. Istrumenli chirurqici. ^iokXb'ih; ypc/.(picrKOv. Xicta-fJto:, taglio in forma delta letlera X (gr.). Passaggio dclle nozioiii mediche dei Grcci agli Arabi (I)- In Aiiatomia. — KspaAn', xi(pa.XiK>i (vena) JUo Kyjal^ KlfelzzL la vena cefalica. In Palologia. — "A^yyifAov, ^^U^l arghernun z= ulcera del glubo del- r occhio. Materia medica. — ApjMad/M, ^y>^)\ Arghemuni zzz. I'Agrimonia. 'A;(;/AAf/o?, ':h'fr\T\ achilos (2) = T Achillea. Xv/mpoTOf, ^jjjjfiJM sinfiiun zr consolida. Z/^Mprr/?, y^jk^spiXw Sidrichis (3) zz siderite. Vcnne anche tradotta la parola. diceiidosi ^iJofXs. Hadidun da JuO^ Hadid zz ferro. Kv/^n'ov, ^^ Kummun zz. comino Cuniinum (4). Kia-iro;, ,j,yZjJ> Kinsos HZ 1' edcra. Udyetxi; 'Aa-xXffTriov Panax Aschilibet (S). Udfctxe!; Xeipeopiov Panax Caromon (<)). XdXxay^oy, j^jjJiJLs Kalkadis zz vitriolo, copparosa. (1) Sotto il callffo Almanon a. 820 fecero gli Arabi doniandare all' imperatore di Costantiao- poli i miglioii libri greci, ed avuti, li tradiissero in arabo. Studiarono coa fervore Aristotile, Ippo- crate e Guleno. — Giannone, St. Regno di >apoli, L. x, c. 11, p. 33!). (2) Avicenna cit. da Buchart, Geogr. Sacra, p. 757, I. 46, e riporta la parula coi caralteri cbraici odicrni. Gli African! pure la cbianiano '.\jT)lf) x'^s cbe Bochart spiega D7>n T^R Cha- Isir Chillis rz crba d'Acliilli' (ivi). (3) Mallhioli, Conun. Diosc. L. IT, c. xxxi. (4) Maltliioli, Conim. Diosc. Ill, Lix e i,x. (5) .Aluttliiuli, Cumin. Diosc. ni, c. l. (C) Ivi. 626 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA Passaggio delle nozioni mediche dei Latini agli Arabi (I). (lat.) Salvia, «juJL« (ar.), salb'ie z:z la salvia. (lat.) Angelica, oJCJUil Angelikat (ar.), 1' angelica; di piu venne anche Iradotla dicendosi d^l tJi^-fJi^ Chascisciet al Malek zr erba dell' angelo. (lat.) Jacobaea, xju^JI Al Idcubi'iet. So'slaDze niedicamenlose passate dai Persian! agli Europei, dopo 1' epoca , jfc della civiltii dei Greci e dei Romani. (pers.) y6)(>L> Pad zeher (da ,jL) pad =: preservare e y») zeher ZZL veleno) zr contravveleno. Da questo, Becoar e Bezoard nella farmacia. La forma in B {Beioar) anii die per P come I'originaria persiana (Pad zeher) mostra che la parola passu prima per la bocca degli Arabi, i quali non pronunciano il p, ma lo cangiano in b. Di laUi in arabo dicesi >*)i>W Badzahar. (pers.) jiyX^ Niliifer (2) ( Syi nwarzz: fiori). Xoi abbiamo fatto Nenufar. (pers.) »;^ Bora ( = IH bor (ebr.), liscivio, sale di liscivio (3) fl'IB bo- rid (-i): "Q, bor z:^ piirila). OH Arabi ne fecero ^Jl^yi Burak, e qnindi Borace (it.), Borax, cis nelle farmacie. ^J-^UJJL* Amberbaris (pers.) zzz cioe che spande odore di ambra. Da que- sto si fece Ber^em nelle lingue d'Europa. Prcparazioni farmaceutiche. (pers.) V) ''ob, rub zzi sncco depurato di frutta colte a consistenza di miele. Ouindi Bob, Boob in farmacia, (ar.) C,^ . (pers.) oiks' Giilab z= acqua di rose, d' onde in farmacia Giulebbe (it.), Julep (IV.), Julapiurn (lalinizzato). Per altro, quantnnqne retimologia sia per- siana, questa preparazionc fa introdolta per mezzo dogli Arabi ; perche il g gut- (\) Questo passaggio dev' essere avvenuto appunto nel secolo ix E. V. quando gli Arabi sin- formarono delle scienze dei popoli d'Occidente. (2) Bianchi e Kieffer dicoiio che il nonie e persiano. . , (3) Job. IX, 30. (4) Jer. II, 22. DEL S. C. nOTT. PAOr.O MARZOLO 627 tiirale persiano (Gw/ab) si trova gia cangiato in g palatino nella forma dclla parola araba v^lOU G'lulah ('). Nuzioni e futti relalivi alia medicina importati dagli Arabi in Eurupa dopo Tepoca della civ ilia del Greci e dei Romani. Ixjjj ial'ia (ar.), Tulia (b. lat.), tut'icl (gr. mod.), Tuzia (It.). Tutyuli nel Kirmon provincia di Persia. Si oUiene da una Icrra argiilosa cbe si ciioie. Si nsa nei dcpilalorli, spccialmcnte dalle donne inentre si lavano nei bagni o nei fiumi (Bontiiis, Hist. Nat. Med., L. iv). *ViS Cand (ar.) "z^ succo della canna da zucchcro quand'e cristallizialo. ^^Jus Candii zz candilo. D' onde a noi candito (zuccbcro) candito can- di (fr.). ^JyaJO Safran, da \Juo safra izz bile, glallo (2), d' onde Safran (fr.). zuffe- rano (it.). y*^y^ Thartyr zn feccia cbe resta al fondo del blcchiere, d' onde in farmaria tartaro zn deposito saline dcllc bolti. (jL,^ Summnq e Sumac, da p^D (3) (cald.) = rosso. Poicbe le foglie di questo vegetabile acquistano invecciiiando un bel color rosso. Sumac (fr.). Som- niacco (it.), Rhus coriarius. Progress! nella farmacia vciiuti dagli Aiabi. JsX AW/o/ (ar.) r= polvere fiiiissiraa : coll'arlicolo j4l kohol. d'ondc In farmacia Alcool, alcoolizcare rz ridurre in polvere finissima. ^Jwft 'anik (ar.) nz alto di sudare, sudore o succo die sorle da una cosi per pressionc. Licpiore spiritoso o forte parlicolarc alle Indie orientali cbe serve a fare il punch (^). Dicesi pure ^js- ^im^j e volgarmenle ^j /i«A;)'=i:acqua- vite. Arack nelle lingue d'Europa. (i) Appunto la lingua aral>a cnn^'ia II g guUiirale in g palatino, p. e. /Q^ Gliimel (ebi.), JL*^ Ointnal (ar.) ^ caniinello. (i) Scrivesi anclii' .lj.ft£\ Zd'feraii. d'onde la nostra forma itnliaiia Zaffernno. (3) Si/Dp lamca ^ rosso. Targnm. Gen. xxv, 30, anche Xpl^i'D simoca. (4) Alcuni derivano dal sanscrito ^acAsnsMi-d =:vino dei diavoli. Allgem Zeit. 16 Fcbruar 1858, p. 3i8. 628 PAI\0LE-MEDAGL1E DEI.LA STOUIA DELLA MEDICINA J3 Kali 'zr. cosa arroslila, abbruciata, torrefaUa ; coU' articolo JsiJJ Al Kali ^ Alcali in fnrniaiia. (ar.) v_>j;-^ Sciurub^Aw v;-^ sciurb (') ^z alto di bcre, bevanda.Da questo Syrupiis e Serapiiim (b. lat.), XepdTnoy (b. gr.), Syrop (fr.), Sciroppo (it.). Dallo stesso verbo deriva pure ooj.-* scerbet, cbe vuol dire pozionc, linio- nata (2), (gii v'r^ sciarab zzz bevanda in genere) medicina, sorbetto, oppure I'acqua die si versa sui fondi del caffe. Qui nel Venelo il volgo chiama sorbelli appunto il fondo rimasto nella cocoraa in cui si e fatto I'infuso del caffe. II meizo per cui si diffuse fu quello dei Turchi : in Valacco dicesi percio, oltre che Sorbela, Limonada Turcica. Da questa parola o^j^ Scerbet si fece Sor- betlo (it.). ijoJiJi Alhermez confczione in cui entra fra altri ingredienti il Kernies. ^ju-i'l Iksir (da JiS Kesr "zz. rompere) cosa estratta, Eslratlo per frat- tura, cioe quando da qualche corpo composto di qualtro elemenli si estrae il quinlo, la quinla esscnza (3). Coll' articolo w»,„.'^^l Eliksir. Da questo nelle lingue d' Europa Elixir. viLtyol Embik zz vaso per distillare, coll' articolo kiLkxjyi El embik, d'onde in Europa Alnmbicco (it.), e Limbicco, Alambiqiie (fr.), Alambico (sp.) ec. (ar.) L>.*-oCII Al kiim'a e il noine Lx+xJ' Kim'ia, che vuol dire egiziana (scienza) coll articolo arabo adeso, d'onde in Europa Alchimia. Nomi arabi di malattie passati in Europa. Essara, cosi nominasi dagli Arabi I'orticaria (4). S1DS Esara (caldeo) zn voto, obbligazione, legamento. Forse creduta marca di un voto non compiuto, o casligo di qualche colpa : del quale rapporto morale delle malattie abbiamo gla (1) E to stesso teina die diede nella lingua latina sorbeo, es, ere. (2) Veraraente il sorbetto in origine era una limonea <■ Haee eadem fere potio (limonis potus cum tantillo saecliari) est in toto Oiiente ac in primis apud Turcas admodum expedita cui vulgarem sorbMi appellationem, jatinum sorbendi verbum, scerbeti vero nonien vox Arabica, Turcica et Per- sica irapertivit ». (Gulielm. Pisonis, Hist. Nat. et Med. L. v, p. 316). Sorbelli e una riduzione a falsa etimologia, come se derivasse da sorbire. V. Monum. St. Riv. dell'Analisi della Parola, T. ii. Trattato della Modificazione di forma delle Parole. (3) Hyde, Hist. Relig. Vet. Pers., c. vii, p. 149 (4) Borsieri, Instit. Medic. Pract. T. ii,p.81. Rayer Mal.Peau. UrticaireHistorique, p. 90, §275. DEL S. C. DOTT. PAOLO MARZOLO 629 veduta I'opinione. Nel Vcncto il volgo chlama essara (sing.) essare (plur.) ge- nericamenle le eruzioni di varia forma e spesso chiama cosi I'orllcaria e la rosoria. EstcDsione delta pratica dci mcdici arabi. In irlandese il medico diccsi Tabib (•). Ora Thabib vH^ e appmilo il nome arabo die si da al medico, ed ha la raglone elimologica in qiiesta lingua; vienc da i:yU9 ihaba zr guarire. II nome arabo dcv'essere passato nella lingua irlandese all'epoca del dominio dei Saraceni nella Spagna : sia die di lii i niedici arabi andassero girando anche nelle isole britanniche, sia chc gli ammalati si porlassero in Ispagna per consultare qiici medicl. Sorlivano i mcdici dalle scuole di Bagdad dove ne furono licenziati 860 (2): Mesne, Geber, Piazis, Avicenna, Averroe furono per lungo tempo i testi delle scuole. Sanchez il Grosso re di Leon fu obbligato a porsi soUo la cura di un medico arabo a Cordova, il quale non voile muoversi per visitare il re, sicche il re dovelte andare da lui (3). Qnesta influenza arabica in medicina, di cui restano i monumenti nelle parole, e anche riterita dalla storia contemporanea alia grande era dei Saraceni. Carlo Magno fece tradurre i libri di Mesue, d' Avicenna, d' Averroe che com- mento Razis. Fece anche tradurre alcunl autori greci ch'erano stati da essl tra- dotti in arabo, d' onde gli Europei appresero di seconda mano quello che dai Greci avevano imparato gli Arabi, cioe la filosofia d'Aristotile, la medicina, ec. (•'). Percio compajono nelle lingue d'Europa, moderne, parole gredie gia arabizzate. Nelle invasioni frequenti degli Arabi nel regno di Napoli. gl' Ilaliani appresero da loro la medicina, e lanlo piu poi che gli Arabi fissarono Ic lor sedi al Gari- gliano nella Puglin, nel monle Gargano, in Bari, Salerno. Pozzuoli, ecc. Costan- tino Africano, ch' era iiativo di Cartagine, dopo avere sludiato luUo lo scibile di quel tempo sotlo gli Arabi (ed anche solto i Persiani e i Caldei) fuggito dal- r Africa venne in Salerno, dove tradusse varie opere dalT arabo, c promosse gli studii medici. poi si fece monaco Cassinese, e questi monaci furono i promotori della scuola salernitana (3). (1) Rosa, Vero nelle scienze occulte, p. 45. (2) Gibbon, History Fall, ccc. T. vili, c. Ml, p. 26. (3) Mariana, L. viii, c. 7, T. I, p. 318. (4) Giannonc, Su Regno di IVapoli, L. x, c. \\, p. 339. (5) Ivi. \U. 80 630 PAROLE-MEDAGLIE DELLA STORIA DELLA MEDICINA Soslanze medicamentose venule dall' India in Eurojia nci tempi posteriori alia civilli dei Greci e dei Romani. ^juP w4a Thamar Hindi (ar.) o ^£dJjs> y^ Tainar Hindi zzz frutlo, o dat- tero indiano. Come si vede venne cosi nominalo dagli Arabi, e per via del com- mercio con loro noi l' abbiamo conosciuto. Tamarindo (it.), ec. Catechu (indiano) cate zn albero, chu r= succo (•). Sostanze medicamentose fatte coBoscere in Europa dai Portoghesi e dagli Spagnuoli. Cascarilla (port.) (casca =: corteccia) =r piccola corteccia. Pareira (port.) {pareira zn vigna) Pareira brava. Parrilla (sp.) {parriUa = piccola vigna) j ^^^^^ ^^^^.jj^ Zarza (sp.) {zarza ^ rovo) S Cebadilla (sp.) ( zn piccolo orzo) Sabadilla. MascQi'ado (sp.) (=: bottame) (port.) (zz zuccbero nerognolo) (2), zuc- chero mascaba (dial. ven.). Passaggio deile nozioni mediche dagl' Italian! agli Arahi e ai Turchi. (it.) Ceroito, Jo jwo Kyruthi (ar.) =: empiastro di cerotto. (turco) ijib ^yi\ Altun base zz: testa d' oro. Cosi chiaraasi in tiirco la te- riaca, percbe veniva da Venezia con lo stemma d' una testa di leone dorato (3). (1) De Lens et Merat, Diet. Pharm. v. c. (2) Gulielm. Pisonis, Hist. Nat. et Med. it, -110. (3) Bianchi et lUeffer. Diet. Turc. v. (J^J • DEL S. C. DOTT. PAOLO M VRZOLO 63d CUKATOKI UKLLE MALA TTIE. Condizione di quelli ai qiiali era devoliita la ctira. Varii clomcnli dispersi che costituirono nclla somma I'escrcizio ora attribuito al medico. Abbiaino gia notala 1' origine prima e piii generale del trattamento delle malatlie presso i sacerdoli. A quesll successero i reggitori dei popoH, sia dall' epoca In cui quest! ave- vano pure la tntela dellc cose sacre, ed anzl sacerdote e rc erano una sola per- sona, sia dopo succossa la segregazione di queste due autorila. PAROLE-MEDAGLIE. Medeor^ en's (lat.) e lo stesso che fxe^to) (gr.) :=: imperarc, reggcre c aver cura. In greco stesso, trattandosi d' ispezlone sulle malattie, adoprasi la parola (jiihtu, p. c. in Nonno AAA' on -/.ai fjntvinK; (jliUco (I) rz sed quod insaniae praesum. Ora Medicus (lat.) e la stessa parola che Medix (osco) (2). Mcdix era il sommo magistrato presso gli Osci. ''Am^ (gr.) izr re, come ahhiamo vediito, da dva. e dKiu :n curare le malat- lie. ''Apolks^ ch' e la forma plurale, cui corrisponde nel singolare ''Aixf. mostra r origine da a)(s&' come TrdycLUK; {ttcLv dK(ai).''Avax.e!^ era cpilelo c sinonimo dci Dioscuri, numi ])rcsidi dell'uniana salute (3). Mai le roy (fr.) in anlico dicevansi le scrofole (^). (1) Dionysiac. L. xuv, p. 758. (2) Medix (0 Meddix) e la forma contratta di 3ledicus, come p. e. 'Or:/| e la forma contratta di cvfX'f- Cioc si geiiero cosi Medicus, Medic s per perdita dclla vocaie tra c ed * come 'Or^x'^ "*^>'X t- Poi truvundosi unite c ed s si espresse graScamcnte per x che rappresenta questi due'uoni, come in greco trovandosi unito X e ff si espresse per S, che rappresenta (come I'x lat.) questi due suoni cs o xa 0 X'^- (3) 'Avo(^ e appunto la contrazione di "Avxxf? per obliterazione dcMf colic stesso processo che abbiamo vcduto qui per Medix e 'Q-.A. ^'ello stesso modo, da ni«) ». In somnia que- st arte comincio collo scopo di recare sensazioni grate alia vista, all' odorato, al gusto c fun col preparare niezzi quasi sempre ingratissirai, per lo scopo di solle- varc dalle sofferenze. Gli speziali di piu curavano, finche cIo fu loro vietato da varii statuti (6). Sintesi delle varie cognizioni e pratiche relative alia mediclna in una sola persona. Fino dair813, per intcndere la medicina, dicevasi P^^'.y/Vflr, siccome I'arte comprendente e derivata dalla scienza piii estesa dcUa natura; e Physici dice- vansi i medici ("), onde in francese Physiciens anticamenle voleva dire medici ; la quale parola in questo significato resto fino ai noslri giorni in inglese, Phisy- cian ^z. medico. (t) Species (spicio, aspicio) speciou, speculum tutte idee relative al guardare, farsi vedere, guar- darsi. (2) « Pinxit se ut ciipidinariuin, iit seplasarium, ut pnpinariiini. » Lampridiiis in Heliogabalo. (3) La parola deve aver aviito origine in qualclie dialetto italico dove il c si pronunciava per s come qui nel Veneto e net Lombardo piase := piace (toscano), (etrusco) Losna zz Lucina (latino). (4) Dii Cange, Gloss, v. Species. (6) Brillat Savarin, Physiol, du goiit, p. ii9. (6) Per e. Staluta Astens. c. 25, F. 75: « Item quod nuUus speciarius sive apothecarius civis seu habitator .\stensis audeat rel praesumat recettas aliquas facere seu dare aliquibus civibus de terri- lorio Astpnsi ». — Du Cange, Gloss, v. Speciarius. (7) Concilium Turon. Anno 813, cap. 48. Du Cange, Gloss, v. Physicus. (Letla il -28 giugno \8bS). 635 ERRATA-CORRIGE OUre gli errort notati nel corso del volume si coneggano i seguenli ERROIU CORREZIOIVI Pag. -1 (in iiota) 4845 4846 • 43, linea 46 tra . , tra' n » 32 udito . udite » 44, » 24 c scoprire a scoprire I) 46, » 43 ad avviliti ed avviliti • 47, » 46 difficoltu, essa difficolta essa » » 26 saranno sarangli » 49, » 28 uomini uominil » 42, i> 22 II secolo VI secolo » 409, dopo la linea 6 si aggiunga: . . . . III. A I tie proprietd dei de- terminanli e loro usi. » 593, linea 20 »in diidai D'^5^^ dadaim in dud in dod a 21 amare amore Nota 5, nnn n'sin i E L E N C 0 DEI MEMBRI E SOCI DELL'I. R. ISTITUTO VEJNETO DI SCIE^ZE, LETTERE ED ARTI i5 maggio i859 PRESIDENTE Cavalli CO. Ferdimando, di Padova. VICE-PRESIDENTE MiNicu dottor Serafino Raffaele, cav. della Corona Ferrea di III elasse, professore di matema- tica sublime neii' i. r. Universitii di Padova. SEGRETARIO Namias GiiciNTO, medico primario nell' ospedale civile di Venezia. VICE-SEGRETARIO Fiaio Leovigildo Paolo, dottorc in medicina, e oculista primario ncIl' ospedale di Venezia. VII. 81 63S M E iM p. R I 0 N 0 U A R J S. A. I. R. I Aicidiicu d'Aiisliia Francesco Carlo GiisEprE, principo iraperiale, principe leale d' Ungheria e di Bociiiia, ecc, cav. del Toson d' oro, Gran Crocc deH'ordine v. di S. Stefa- no d' Ungheria, ecc. ecc. S. A. I. R. 1" Arciduca d' Austria Fijrdinando Massihiliano Gicsepte, cav. del Toson d' oro, Gran Croce deir ordine r. siciliano di S. Ferdinando e del merito, ecc. ecc. Vice-ammiraglio e Comandante siiperiore dell'i. r. marina austriaca, Governalorc gcncrale del regno lonibar- do-veneto. S. A. I. R. 1' Arciduca d' Austria Li;igi Giuseppe Antopiio, principe iraperiale, principe reale d' Ungheria e di Boemia, ecc, cav. del Toson d' oro, Gran Croce dell' ordine r. di S. Stefa- no d' Ungheria, ecc. ecc. S. A. I. R. I' Arcidiica d' Austria Stefano Fbancesco Vittore, cav. del Toson d' oro, Gran Cro- ce dcir ordine imp. di s. Stefano d' Ungheria o di quello Imp. Austriaco di Leopoldo, ecc. ecc. S. A. I. R. r Arciduca d' Austria Leopoldo Lodovico Maria Francesco Giclio Edstachio Gerar- Do, cav. del Toson d' oro e del r. ordine Sardo dell' Annunziata, Gran Croce dell' ordine Costantiniano di S. Giorgio di Tarraa, ecc. ecc. S. A. S. il Principe Clemente Ve.nceslao di Metternicii-Winnebirg, ecc. Grande di Spagna di I. classe, cav. del Toson d' oro. Gran Croce dell' ordine R. di san Stefano di Ungheria ( in brillanti), Gran Croce della Croce civile d' onore, i. r. Consigliere intimo attualee Ciambel- lano di S. M. 1. R., ecc. S. E. il sig. CO. Francesco Antonio di Kolowrat Liedsteinset, cav. del Toson d' oro. Gran Cro- ce deir ordine imperiale austriaco di Leopoldo, Croce d' oro della Croce civile d' onore Bailo onorario, e Gran Croce dell' ordine sovrano di S.Giovanni di Gerusalemnie, i. r. Consigliere intiino e Ciarabellano di S. M. I. R., ecc. S. E. il sig. CO. Lcici Pallet di Erdod, cav. di I. classe dell' Ord. Imp. Auslr. della Corona di ferro, cav. dell' ordine Russo dell' Aquila bianca, dell' ordine ponlificio di Cristo, i. r. Con- sigliere intimo, i. r. Ciambellano, ecc. S. E. il sig. bar. Francesco di Galvagna, cav. di seconda Classe dell' ordine imperiale austriaco della Corona di ferro, Coiumendatore dell ordine PontiBcio di s. Gregorio il Grande, i. r. Consigliere intimo. 639 S. E. il sig. CO. AsniiEA Cittadella ViGODARZEttE, i. r. Consigliere inlinio e Ciambellauo di S. M. I. II. A., Gran mag^'iordomo di S. A. I. R. I' Anidiichcssa Carlotta, ecc. Feancesconi Ermenecildo, i. v. Consigl. aulico, cav. di Icrza Classe ddl' i. r. ordino austria CO della Corona di ferro, Comraendalort' del r. ordine belgio di Lcopoldd. 1)1 Sedkego.'sdi nob. Giuseppe, go. c paliizio rouiano, oav. dt'll' oidinc iniperiale austriaco di Leopoldo, Gran Crore doll' ordine ponliOeio di s. Gregorio il Grande, cav. deir ordine del Gioannili c di quollo ponlilirio di Crislo (in iirillanli). S. E. il sig. 10. l,Eo\E Leopoldo ul TavJi-IlonENSTEis, i. r. Consigl. intimo di S.M.I. R., > 53 Sposizione elementare della teorica dei delerminanti, del m. e. prof. Giii- sto Bellavitis » 67 Nuove considerazioni sulla robiistezza delle caldaje a i>apore. jMemoria del iTi. c. inj^egn. Antonio Cappelletto » 145 Sulla tuhercolosi dell' utero e degli organi ad esso allinenti. JMemoria del m. e. doll. Giacinlo Namias (con una lavola) » i6l Intorno alia teoria delle macchine a vapore. Considerazioni del m. e. prof. Domenico Turazza (con una tavola) . » 169 Plantarum in Mari Rubro hucusque colleclamm enumeratio (juvante A. Figari). Auctorc J. Zanardini (con dodici lavole) » 209 Posizioni medie di 'ilOQ slelle pel 1° gennaio 1860. dislrihuite nella zona conipresu fra iO" ^ -12° 30' di dcclinazioiie austrnle,dedoUe dalle osseivaziuni fatlc riegli anni 18jG-o7-58 nell i. r. Osserfa- torio di Padoi'a. Memoria del m. e. Giovanni Sanlini . . . » 3H Intorno alle ombre colorate. Osscrvazioni e sperienze del ni. c j)roi". B. BIzIo "393 Piante fasili della Dalmazia, raccollu cd iiliislrale dal lu. e. prof. Ro- berto De Visiani (con sei lavole) » 423 648 Intorno a Giovanni Muslero da Ottinga, gia lettore di chili instituzioiti nello studio di Padopa. Meraorla del m. e. cav. Emmanuele Anto- nio Cicoj^na " Sulla natura e origine de contagi. jMemoria del m. e. G. Sandrl . » Sistema generale di irascrizione. Memoria del m. e. co. JMiniscalchi Erizzo. (Conlinuuzione e fine) con una Tavola » Parole-niedaglie della storia della medicina. IVIemoria del s. c. doltor Paolo Marzolo » Errata-Corrige « Elenco dei membri e soci dcU' i. r. Istituto veneto « 457 501 543 552 635 637 I ■xy^y ibc^;: '^' ^^'^. VEIVEZIA NEL PRIV. STABIL. DI G. AlNTOiNELLI d859. 6: