<;. /i^^ MEMORIE DI MATEMATICA E DI FISICA D. E L L A SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE TOMO XIV PARTE II CONTENENTE LE MEMORIE DI FISICA V E P. O N A DALLA TIPOGRAFIA GAMBARETTI E COMPAGiS'O MDCCCIX INDICE DELLE COSE CONTENUTE IN QUESTA SECONDA PARTE . X-ie Scoperte del celebre D.'" Gìo: Francesco Gali Med. e Fil. di Vienna in Austria sul sistema nerveo della spinai midolla, e del cervello, esposte dal Sig. Dott. Biscoff, ridotte al giusto valore dal Sig. VINCENZO MALACARNE Pag. i Pensieri sulla varia origine e natura de' corpi calcolosi che veni];ono talvolta espulsi dal tubo gastrico. Me- moria del Sig. PIETRO RUBINI S9 Pensieri sopra un particolare insetto nocivo ai libri ed alle carte , e sopra i mezzi da usarsi per liberarne le biblioteche, del P. D. POMPILIO POZZETTI delle Scuole Pie ga Intorno ai movimenti dell'iride dell'occhio. Memoria di LEOPOLDO MARCANTONIO CALDANI ici Notizie d' un banco di tofo lacustre in riva al mare nel- le vicinanze diTrani nella Puglia del Sig. GIUSEPPE MARIA GIOVENE ii4 Notizia sull'Argonauta Ai-go del Linneo, del MEDESIMO 12,2 Descrizione e Storia della cocciniglia dell' ulivo , del MEDESIMO 128 Osservazioni sopra quegli alberi che si caricano di frutta senza semi, cioè del solo Pericarpio, e sui giacinti che si mettono a vegetare nelle caraffe piene di acqua del Sig. Cav. FILIPPO RE 186 Vermi del cuore vivi e veri Memoria del D.'' GIOVANNI VERARDO ZEVIANI i5a Ricerche sull'azione irritativa, del Sig. P. A. BONDIOLI 161 Breve descrizione di una malattia della pelle umana , che regnò epidemica in Padova l'anno scorso 1807, e che non è per anche interamente estinta , del Sig. L. M. A. CALDANI 174 Prospetto per la Flora economica Fiorentina del Dott. OTTAVIANO TARGIONI TOZZETTI i85 Tentativi diretti a indagare le leggi della vitalità nel!' economia animale, Memoria del Sig. STEFANO GALLINI Pag. a 14 D' una straordinaria rottura del cuore , Memoria del Sig. VALERIANO LUIGI BRERA, presentata dal P. Pompilio Pozzetti (*) . aa3 Sopra il tremuoto che da sette mesi scuote le valli del Felice , del Chisone e del Po , Saggio del Sig. G. M. VASSALLI-EANDI a38 Osservazioni geologiclie sulla Montagna Barbellino del Dipartim(^nto del Serio, del Sig. GIO: MAIRONI DAPONTE a8a Della gravidanza quinquenne della madre d'un feto mo- struoso asomalogacefalo. Memoria del Sig. FRAN- CESCO ORAZIO SGORTIGAGNA , presentata dal Sig. Vincenzo Malacarne 3o5 Esperienze galvaniche fatte dal Sig. Cav. GIO: ALDINI sul potere del solo arco animale nelle contrazioni musculari 829 (') L'Autore della presento Memoria è ora Membro della Società Italiana. MEMORIE DI FISICA LE SCOPERTE Del celebre Dottor Già: Francesco Gjt.l Bled . e FU. di Vienna in Austria SUL SISTEMA NERVEO DELLA SPINAL MIDOLLA, E DEL CERVELLO Esposte dal sic. Dottor Bischoff Ridotte al giusto valore da VINCENZO MALACARNE Ricevute li 6 Maggio 1807 INTRODUZIONE .1 Je Società Letterarie e Scientifiche furono istituite , e sus- sistono senza dubbio per quattro motivi di molta importanza, che sono ; prima d' ogni altra cosa il piacer di comunicarci scainbievolmente i frutti delle nostre occupazioni per mezzo di frequenti amichevoli adunanze, o d'epistolare commercio, affili di rendere i frutti suddetti più copiosi , e più universal- mente diffusi: in secondo luogo v'entra la speranza di udirvi, o leggervi qualche proposizione singolare , di trarne tjualche idea nuova, onde si svegli in noi l'avidità di coltivarla, e di procurar che n'emerga qualche scoperta utile, a cui senza tal circostanza non s' avrebbe pensato giammai . Il terzo motivo è Tomo XIV. i a Sul Sistema Neuveo ec. la compiacenza di presentare a' Socj le produzioni de' talenti d'altre Nazioni, delle quali è sconvenevole, clic i Maestri di color, che sanno, jironta cognizione non abbiano, e siano co- stretti d'ammutolire allor quando un semplice viaggiatore ne favella come di cosa notissima in altri paesi . Finalmente il di- scuoprire le sorgenti d'alcuni errori, capaci d'arrenare, se non di far retrocedere la scienza, l'arte, la dottrina, col prestigio d'una fittizia abbagliante larva di verità. Quindi nacque probal)ilmente l'uso laudevole in tali So- cietà d'eleggersi ogni Socio un numero di corrispondenti , an- che nelle provincie più lontane , attivi , studiosi , istrutti nel linguaggio delle Nazioni più colte, da' quali possan lor essere conuuiicate, appena acquistata una qualche celebrità, le sco- perte d'ogni genere alle scienze, alle lettere, alle arti relative. Io ne tengo per mia buona sorte diversi, che tratto trat- to mi favoriscono i-endendomi partecipe di notizie, che impe- gnar possono la dotta curiosità de' miei venerati Colleghi : e debbo gloriarmi della puntualità , e della gentilezza del Sig. Dottor Bartolommeo Aprìlìs Medico Friulano, allievo della R. Università di Padova, colto e sollecito viaggiatore, per le co- se di Medicina e di Fisiologia curioso altrettanto quanto av- veduto . Egli pienamente mi appagò circa la famosa nuova dot- trina del Dottor Gìo: Francesco Gali Medico Pratico in Vienna sul sistema nervoso in generale , sul cervello , e sugli organi detti dal medesimo Sig. Gali ^ dell'Anima, ch'egli pretende d' avervi scoperto . Per tal effetto generoso della sua cortesia il Sig. Aprìlis merita d'esser da me predistinto e co'sentimenti di vera cordiale gratitudine ricordato - Egli m'informò, che per diffondere maggiormente la sua dottrina il Medico Viennese ha intrapreso viaggi, ha dato le- zioni pubbliche, ha fatto dimostrazioni anatomiche, per di- verse popolose città, e Corti sovrane d'Allemagna, delle quali i fogli pubblici han fatto menzione : mentre che sopra la me- desima i Naturalisti, e. gli Anatomici, non meno che i Medi- ci, e i Chirurghi, chi placidamente e con criterio, chi acre- mente , e con disordine vennero disputando . Non parlerò di cotesti ultimi , al giudicio appassionato de' quali sarebbe im- prudenza l'aderir ciecamente: ma dando il giusto loro valore al risultato delle disquisizioni de' primi, fra i quali si contano i due valorosi anatomici Walter, e Ackermann., senza dimen- Del sic. Vincenzo Malac^-e. 3 ticaie il dotto, e canto Loder ^ a noi pare la dottrina, il si- stema, la notomia del Sig. Gali non esser poi assolutamente ( come pretendesi da taluno, che il tutto non ©'esaminò, né con la flemma necessaria) un complesso di sogni, un ammas- so di chimere spacciate con fasto , e con rapida eloquenza , dinanzi a una turba di fanatici,© al più di gente curiosa, co- me donne, cortigiani, giovanetti, incapace di portarne giudi- ciò fondato sopra sufficiente cognizion di causa: bensì le re- putiamo frutti d'una lunga serie d'osservazioni fatte da pri- ma accidentalmente, poi ripetute, e variate, con esito ora fe- lice, ora infelice, o inconcludente, come riescono quasi tutte le ricerche fondate sopra ■n^p■r■t^ congetture , e le applicazioni metafisiche all'esame d' organi parte esistenti , ora bene , ora mal conosciuti, del sistema nervoso, parte assolutamente idea- li ; d' osservazioni , e di meditazioni d' un uomo illuso , inge- gnoso, attivo, eloquente, non sempre, né soverchio tenace del- le sue opinioni , delle quali sembra , che non avria insupera- Jjile ripugnanza a spogliarsi quando gliene fosse manifestamen- te dimostrato la falsità, non che la stravaganza. Meritan dunque i tentativi, le proposizioni del Sig. Gali d'esser almeno piìi universalmente conosciute, più maturamen- te ponderate da persone di circospetto giudicio , e con crite- rio disappassionatamente discusse: per la qual cosa il deside- rio della pubblica utilità , dell' aumento delle cognizioni ana- tomiche, al certo non istraniero, né raro nelle Scuole Italiane, e il genio di veder quanto s'abbia a sperare dalla diffusione della dottrina fisiologica , e anatomica del novello riformator della medesima , reso m' hanno sollecito , e forse importuno appresso al Sig. Aprìlis: né a lui diedi posa finché non n' eb- bi in poter mio tutto quello, che il Friulano viaggiator dili- gente avea già raccolto, e stava tuttavia raccogliendo su tale argomento. Molte cose io ne tengo tanto del Gall^ e de'suoi panegiristi , quanto de' censori suoi : fra le quali ho determi- nato di pubblicar per ora (i), facendovi le mie rifflessioni in- (i) Riserviamo ad altra occasione /Pe^z- iierì del Sig. Walter, e le Risposte del Pig. Gali a' medesimi : la Confutazione tldla stessa Dottrina del Sig. Ackermann; e ì Estratto della Espofizione del siste- ma cranologico ec. presentato dal Sig. Fried-Lander alla Società Medica . Co- testi scritti ci hanno somministrato ar- gomento a miove disquisizioni , che coii- teroporaneamente si pubblicheranno. 4 S^ Sistema Nehveo ec. torno , il corpo di sua Dottrina raccolto ed esposto dal Dottor Bischoff, sottomesso al giudicio del Pubblico stesso il mio esa- me anatomico della GaUianà notomia del cervello, del cervel- letto , della spinai midolla , e de' nervi , che immediatamente ne dipendono. Della Organologia, e della Cranoscopia^ che alle ricerche anatomiche del Medico Viennese bau dato motivo, io non so- no per làr parola , lasciandole di buon grado alla penetrazio- ne de' Fisiologi , e de' Metafisici profondissimi, che adornano il secol nostro , posto che di così preziosa dote mi conosco per isventura min totalmtMite sfornito. Ciò premesso convlen pure rli'io renda rngtone dell'ardi- re, che ho preso, di calcar le vestigie di quegli Uomini som- mi , de' quali ho parlato , sapendo , eh' essi hanno proposto i dubbi loro con discernimento, lianno instato con discrezione, per la dilucidazion della Dottrina Galliana relativamente a que' punti, e a que' nomi novellamente addottati da lui, che par- vero loro più intralciati, e confusi, e meno propij . In pruno luogo le discussioni accennate per gli Italiani sono affatto nuove : in secondo luogo io dubito , che i lodati Walter, e Ackermann.j abbian lasciato intatte non poche co- .se appartenenti alla nuova dottrina , ommesse le quali resta incerto tuttavia da qual parte pende la bilancia : incertezza pregiudicievole a'progressi dell'Arte. Fecero per avventura que' prudentissimi Uomini appostatamente cosi per dar agio miglio- re al Sig. Gali onde ripigliar la buona strada, e partir da prin- cipi anatomici più sicuri; del che siccome io grandemente li lodo, così mi credo dispensato dall' imitargli e tacermene; gli imiterò bensì nella civiltà non iscostandomi mai, s'io non er- ro , da' precetti della medesima nella rifutazion delle proposi- zioni, che m'inviteranno a palesar ingenuamente quello, ch'io ne debbo sentire . La notomia del cervello , e de' nervi dal medesimo provenienti, ha tatto una delle più soavi mie deli- zie fin dalla più tenera giovinezza; né mai ho lasciato fuggir la occasione di occuparmene. Egli è ben naturale, che mi rie- sca gratissimo qualunque scritto al sistema nerveo relativo pre- sentatomi dairiiidustria altrui, e ch'io inclini a verificare quan- to di nuovo egli contiene, per mia istruzione se lo trovo con- iorme alla verità da aie conosciuta onde applaudirvi , o per altrui di^hieanno, se dalla venta lo scuopro deviante . Offro Del sic. Vincenzo Malacarne . 5 dunque al Pubblico in uno con la traduzione esattissima del big. Aprilis intiera Y Esposizione della Dottrina Anatomica del Sig. Gali compilata e pubblicata dal Sig. Bischoff ^ alcune an- notazioni ed osservazioni mie ora recenti., ora da me altra vol- ta pubblicate , recentemente verificate , dalle quali si potrà forse recar qualclie nuovo lume su diversi punti oscuri , o controversi, e dedurre l'utilità, o l'inutilità degli sforzi Gal- liani sia nel metodo di dissecare; sia nel punto di vista in cui vorrebb'egli farci contemplare la spinai midolla, la allungata, il cervelletto, il cervello, e i nervi; sia nell'uso, che attri- buisce a diverse parti del cervello, e della midolla allungata, al Mondo noto come altrimente dalla natura diretto . L' argomento è rilevante , non trattandosi di meno che di dover a tali risguardi mutar le nostre idee e addottarne altre novelle opposte : il che faremo di buon grado se nelle osser- vazioni propalate con mirabile franchezza dal Sig. Gali trove- remo la verità in quanto alla notomìa , e almeno la probabi- lità in quanto a quella picciolissima parte della Fisiologìa, cui pure converrà , che prestiamo attenzione . ARTICOLO PRIMO Esposizione della Dottrina del Cervello , pubblicata dal Dottor ^'ièc\ìO^ secondo il sistema del Sig. Dottor Gali < §. I. Dall' osservare illese le forze dello spirito (a) in grandi veri idrocefali interni, cioè collezioni d'acqua ne' ventricoli del cervello, ne' quali casi il cervello intiero viene spiegato, e svolto in una membrana (h) , sovente appena della spessezza d'una li- nea, fa il Sig. Gali per una immediata induzione tratto a con- chiudere, die il cervello non sia , come finor si credeva , una so- stanza gelatinosa (e), ma che debba assolutamente essere una membrana . (a) Annotazione i . Prima dì tutto converrebbe , che il Sig. Dottor Gali avesse spiegato che cosa intendea per forze dello .spirito : perciocché se parlava di quelle dell' intelletto , della fantasia , della percezione , della combinazione , o as- sociazion delle idee , e simili , noi abbiamo veduto , e noto- mizzato diversi Idrocefalici che conoscevamo viventi , e tut- ti gli abbiam osservati privi dell' attitudine a manifestar 6 $LrL Sistema Nerveo ec. Je più Coclite facoltà intellettuali: e non v'è cane, gatto, g,allina , che diano minori segni delie forze dello spirito loro, tjiiahinqu'e'sia , di quegl' infelici . Fatui in tutto, o in parte; mutoli; privi d'ogni energico muovimento muscolare, special- mente del tronco , e delle estremità inferiori ; languidi e in- certi ne'muovimenti delle braccia; non sensibili per dir cosi eccetto alla fame e alla sete , e appena capaci di mostrar (lualche cognizion per dir cosi macchinale della persona, che suole imboccarli : sottoposti a convulsioni , a insulti epiletti- ci, a difficoltà d'inghiottire, a stitichezza, e talvolta a pro- luse evacuazioni , per l'alternativa degli spasmi, e delia man- canza d' energia negl' intestini .... Questi , ed altri fenomeni morbosi costantemente osservati da noi ne grandi , e veri Idro- cefali interni , ed osservati anche recentemente dal Sig. F. W. Neygefind di Fuerstenstein nella Slesia , e descritti nella sua osservazione d' un Idrocefalo con evidente spiegatura del cervel' lo che pubblicò (i) in conferma della dottrina del S'ig. Gali, non sembrano accordarsi troppo con 1' integrità delle forze dello spirito volute da questi ucgV Idrocefali interni e grandi e veri . (b) Annot. 2. La voce membrana^ impiegata dal Signor Cali per indicare l'attenuamento della sostanza del cervello dilatata negl' Idrocefali interni veri , non può avere quel sen- so , che le attribuiscono gli Anatomici , e dà una falsa idea del vero stato de' pareti de' ventric(?li del cervello distesi dal siero, ed anche ampliati enormemente. Nissuno de' cervelli con Idrocefalo interno osservati da me , neppur eccettuato (fuel mostruoso di diciassette anni , la storia e la descrizion del quale è stampata nel Trattato nostro delle osservazioni in chirurgia (a) ; nessuno venne intieramente spiegato , né svolto in membrana; ma vi rimase intiera la colonna midoUar cen- trale, intieri i corpi striati, i talami de' nervi ottici, il Ponte del Varolio; e il Cervelletto con la midolla allungata non sofFri- ron nulla . II cervello stesso propriamente detto , che non avea (i) Ved. Effemeridi Chimico- Medio/ie Alino i8c6. Semestre II. Num. III. pag. Ì142. Milano per Agnello Nobile, in 12. (3) Torino 1784' presso Briole in 8. P-irle II. pagg. 1 , e segg. Ne avevamo Eia pubblicato alcune particolarità nella Nuova Esposiz. della vera struttura del cervelletto umano. Torino 1776. Briole in 12, e parecchie altre neWa Enee fai 0- tomia , Parti I. II. III. Torino . V,\M\f. 1780 in 12. Del sic . VlNCE^-ZO M-\J,AGAaNr_ . rj tutti ben prominenti gli anfratti soliti intestiniformi , conser- vavagli acciaccati, e distinti per qvie' solchi, ne' quali s'insi- nuavano le flessuose falci della Pia-meninge : fra la quale , e l'epitelio (i) che investe interiormente i pareti di tutta quan- ta è r estensione orizzontale , e discendente de' medesimi ven- tricoli , ove penetra per lo spiraglio (2) scorgeasi polposa e filamentosa l'acciaccata sostanza candida detta midollare, co- perta di sostanza cinerea corticale ugualmente polposa, chia- ramente distinguibile , e niente affatto membranosa . (e) Annot. 3. Non ci è noto verun classico Notomista fin ora , che abbia creduto il cervello una sostanza gelatino- sa ; né verun Notomista pratico ed esercitato proverà mai che il cervello sia assolutamente una membrana . 5. //. Siccome al tempo stesso alcuni fenomeni patologici j e segnatamente le paralisie delle estremità dietro a lesioni degli emisferi del cervello , gli fecero sospettare, che vi debba essere tra questo, e la midolla spinale una non interrotta connessione (aj ; così tentò egli il Signor Gali di dimostrare anatomicamente si questa congettura, che l'altra della natura membranosa del cer- vello (hj . (a) Annot. 4- Questa è una verità, della quale mai non dubitarono gli Anatomici da Galeno al Sig. Gall^ che ora sol- tanto ha preso a sospettarne . (b) Annot. 5. La Notomia , e la Fisiologia, saranno ob- bligatissime alla perizia del N. A. quando avrà dimostrato anatomicamente la natura membranosa del cervello purch'egli abbia l'idea della natura delle ìnemhrane ^ che tutti gli Anato- mici ne hanno , o per Io meno ce tv?, dia la definizione ana- loga all'idea singolare, ch'egli ne può aver concepita. 5. ///. U indicibile sua diligenza, e le fatiche di ìnolti anni dedicate a tali ricerche dal Sig. Gali furono giustamente com- pensate dal trovare perfettamente confermate dal fatto le con- ghietturc, eh' egli, appoggiato a' princìpi fisiologici , aveva dì già formato (a) . (a) Annot. 6. Vale a dire, che portato il Signor Gali dalla sua immaginazione a supporre nel cervello una struttu- (i) V. Encefalotomia Parte II. pag. 28, 2^ e altrove. Cosi V. la Parte ili. (*) V. 1. cit. passim, e specialmente a pagg. 3i, 38, 60, ec ce. Parte HI- passim. 8 Sul Sistema Nerveo ec. ra , un ordine, una correlazion di parti, adattati alla sua ipo- tesi, dalla medesima sua immaginazione fu indotto a credere, che il risultato delle sue dissecazioni venisse in sostegno del- la sua ipotesi . Per isventura però cotesto sotto i nostri scal- pelli non corrisponde alla sua , e nostra cordiale espettazione . §. ir. La ragione per cui egli solo fra tutti gli Anatomici anteriori, e contemporanei a lui (a) , pervenne a scuoprire , e a dimostrare anatomicamente una tale struttura nel cerebro, si è, ch'egli guidato dalla natura non cominciò a dissecar il cervello dall'alto in basso come gli Anatomici tutti sin or facevano (h) , ma dalla midolla spinale in su di basso in alto . (a) Annot. 7. Tutti gli Anatomici anteriori , e contem- poranei del Sig. Dottor Gali hanno veduto nell' Embrione formarsi il cervello, e la midolla spinale contemporaneamente, e non mai il cervello derivare dall'allungamento della detta midolla verso il capo , né dall' ingrossamento della testa per l'addizione della sostanza cinerea gelatinosa , a cui egli attri- buisce la prerogativa di fare un Ganglio massimo del cervel- lo , d' ingrossar , e di nutrire i nervi sortenti mentre li con- duce a Ibrmar i giri intestini/ormi alla superficie del cervello, che sono gli organi dell' anima da lui escogitati . (b) Annot. 8. Portato dalla sua fantasia il Sig. Gali a stabilir le regioni opportune per gli organi dell' anima nel cranio degli uomini, e de'bruti, si occupò nel dissecare assai più che neir assicurarsi de' metodi che tennero, e tengono tut- tavia nelTEncelalotomìa, e nella Mielorachitomia i predeces- sori, e i contemporanei suoi in questa carriera . Che s'egli aves- se avuto la flennna di leggere, e dissecare da principio il cervel- lo, e la spinai midolla come i Notomisti più valorosi, si sarebbe convinto , eh' essi non ne dimenticarono pure le notomie di basso in alto; e talor anche ne separarono le parti da' lati, e per ogni verso affin d'esaminarle meglio isolate. Cosi non ne avrebbe concepito quelle strane idee, che se lo rendono sin- golare , non gli concilieran però quella estimazion durevole , che la sua indicibile diligenza (III) e le fatiche di molti anni in tali ricerche si avrebbono meritato . Dal Vesalio , dall' Eusta- chio-, dal Faloppia , dal Varolio , AdXV Aranzi , dal Morgagni, dal Santorini al Sig. Gali , i più accreditati notomisti do])o aver dissecato il cervello col metodo conosciuto de'Teatri, dis- secarono in pubblico e in privato dal basso all'alto il cervel- lo 5 Del sig . Vincenzo Malacarne . n lo, e le parti nervee al medesimo connesse, compresa la spi- nai midolla : del che le Tavole , e le descrizioni , che ce ne lasciarono sono la più evidente dimostrazione . Si vedano quel- le del fVillis , del JVieussenio , del Riiischio ^ e senza venire alle più moderne si dia uno sguardo a quelle del Santorìni il- lustrate dal Salodiano Girardi . §. V, Guidato eifu dalla natura, io dico , perchè nelle varie classi d' animali la natura in tal direzione appinito va gradata- mente formando ed accrescendo il cervello, e le parti del medesi- mo (di) , osservandosi in tali varie classi in tal direzione appunto vario il cervello . (a) Annot. 9. Alla importanza, e alla opportunità di cote- sti paragoni , so che il celebre Anatomico Ackermanno ha op- posto i suoi riflessi , come vedremo a suo luogo . §. VI. Negli animali semplicissimi , per esempio ne' Poli- pi (a) , si trova puramente qualche nervo qua e là disperso . (a) Annot. io. Semplicissimi i Polipi ! cosi avessimo i sen- si, e gli strumenti atti a scuoprirne l'intima struttura, co- me rimarremmo attoniti alla vista della moltiplicità , e del- ie connessioni di quegli organi loro , che producono i mara- vigliosi fenomeni di digestione , di propagazione , di riprodu- zione, de' quali siamo testimoni! Il Filosofo, l'Anatomico non deducono la semplicità d'un animale, d'un vegetabile, dalla minutezza de' microscopici loro individui. 5. VII. In classi d'animali un pò più perfetti si scuopre già un tronco comune di nervi , la midolla spinale . §. Vili. In animali ancora più perfetti si rinvengono nervi sortenti all' in su dalla stessa midolla (sl) . (a) Annot. ii. Il Signor Gali ha dimenticato di fissar il punto della spinale midolla , dal quale come da centro sor- tono i nervi : ecco il motivo della nostra confusione . Noi la vediam continua per dir così con tutte le parti del corpo per mezzo di nervi , e di membrane , Prendiamone la porzion cer- vicale , la porzion dorsale , la lombare , dappertutto ne vediam sortire o (se cosi piacesse al Sig. Gali) \i vediamo entrare membrane , e nervi , che perciò si dicono cervicali , dorsali , lombari , sacri ec. : v'è la coda flagellosa detta equina . Ora noi qui non direm che sono rampolli , o uesti , i cordoncini , i fi- lamenti nervosi; né ch'entrano- o escono i nervi sacri, i lumbari, i dorsali, i cervicali, gli accessori del Willis , fin Tomo XIV. i IO . Sul Sistema Nerveo ec. che il N. A. non avrà fissato il punto della spinai midolla, in cui riceve, o da cui tramanda i nervi, e le membrane on-. de sono vestiti, 5* ^^- Ora questi nervi sortenti duplicati dalle due metà della spinai midolla (a) [poiché la suddetta, e il cervello soii doppi come tutti gli organi della vita animale (h) ] sono quelli , che vanno a formare in parte il cervello, in parte i nervi (e) i qua- li tutti , nessuno eccettuato , nascono dalla midolla spinale, con la differenza però , che alcuni di questi sembrano trarre origine dal cervello , perchè soltanto nel cervello si separano (d) dal com- plesso della massa Tiervosa . (a) Annot. la. Dal Signor Gali non si parla eccetto della prodnzion del cerebro, e de' nervi cerebrali, che escono dalla cavità del cranio, onde gli dice soltanto duplicati. Che se avesse compreso qui dal nervo sottoccipitale fino agli ulti- mi della spina gli avrebbe dovuto dir duplicati per ogni me- tà della midolla spinale . (b) Annot. i3. Per cominciar dal cervello, eh' è l'organo degli organi della vita animale, anche a norma della dottrina del N. A. la Volta, la Gianduia pineale, la Pituitaria e il suo Imbuto ( parlo del Lobetto centrale della GÌ. Pituitaria, ove si pianta 1' Imbuto ) non sono doppi . Nel cervelletto la lin- guetta laminosa nel ventricolo superiore del medesimo, il Lo- bo centrale della lamina , la Piramide laminosa , 1' Ugola , il Tubercolo laminoso, che ne sepai-a i due ventricoli inferiori, non sono doppi: nel collo la Trachèa, l'Esofago: nel Torace l'esofago stesso, la Vena azigos, il canal Toracico: nell'Abdo- mine il Ventricolo, gl'Intestini, il Fegato, la Milza, il Pan- create , la Cisti-fellea , la Vescica urinaria , non sono doppi . (e) Annot. i4- Secondo tutte le apparenze il Signor Gali qui stabilisce che la parte superiore della midolla spinale ha la prerogativa di mandar i nervi in su . Chi sa che a suo tem- po egli non destini le parti laterali a mandargli a' lati , e la inferiore in basso? In tal caso ne trarremmo una notizia ric- ca d' ammirabili conseguenze . (d) Annot. i5. Il cervello dunque è privato dal Big. G e la destra il sini- stro: poiché incrociatisi i due Fascicoli sotto il Ponte, e separa- tisi poscia , non si decussano più , e quello , che dapprincipio era il fascicolo destro resta dal lato sinistro, e il sinistro dal destro . (a) Annot. 5g. Avrebbe per isventura il Signor Bischoff espresso male il sentimento dell' A. Nostro? Forse la ripeti- zion delle due decussazioni , da'" fili nervosi una , de' Fascicoli intieri l'altra, descritte consecutivamente sono una medesima e sola : altrimenti se una fosse ( cioè la piima ) un pollice sotto , vale a dire inferiormente al ponte , la seconda sotto il t?iedesimo ponte , allora non sarebbe più vero che la Piramide sinistra formasse ( a tenor della dottrina anatomica del Signor Gali ) il destro emisfero, e vice versa, perchè a cagion di tale doppia ii>crociatura successiva , la piramide sinistra for- merebbe sempre l' emisfero sinistro , e la destra il destro . §. ///. Da tal decussamento ( che chiaramente si può scor- gere separata convenientemente la midolla allungata dalla Pia- madre (aj , e allontanate con cautela un pò tra loro verso H loro centro (i) V. gli Artic. XIV, XV, e XVI del- la Nuova Esposiz. della Struttura del Cervelletto ec, da pag. 8i a loi.-L'En- cefalotomia Univers. Parte III, agli Artic. corrispoud.-Le Osserv. in Chirurg. Parte II , da pag. 77 a 85 dove si recano , e si spiegano con nuove osservazioni i passi relativi della Fabbrica del Corpo Umano AeW Altero Tom.YIII, pag. i33 e segg. Del sic. Vincenzo Malacarne ." 33 centro le due Piramidi ) si spiegano i fenomeni morbosi al lato destro del corpo, dietro lesioni dell' emisfero sinistro (h), e vice- versa . (a) Annot. 6o. Il motivo, che m'indusse a dar il nome di Fascie alle due lische midollari dette Piramidi da altri, iu l'osservare che a foggia di due robusti fasci di fili midolla- ri (r) immersi in polposa sostanza cinerizia non fibrosa, né filamentosa, discendono dalla parte anterior delle Gambe del Cervello sotto lo strato di fibre midollari traversali superficiali del Ponte , e superatone il margine inferiore , da cui sono co- me strozzate , continuano il corso loro ingiù sulla stessa fac- cia anteriore della midolla allungata , separate soltanto l' una dall'altra per mezzo del solco, in cui s'immerge profonda- mente , e tenacemente la Pia-madre , che ivi getta , e riceve numerosissimi vasi assai più grossi che que' lanuginosi e brevi , che la incollano su tutta la midolla allungata , e im- pediscono che in nissun modo non comunichino insieme que- ste due Fascie nel solco , a fianco al quale , come nell' in- terno del ponte, sono solamente contigue . Tolta la Pia-ma- dre le Fascie sono apparenti senz' altra preparazione , avendo tre linee di larghezza cadauna ; la bianchezza maggiore di tutta la midollar vicina •, la lunghezza poco piìi , poco meno d' un pollice . In molti cranj le vidi prolungate fin nel cana- le delle vertebre, dove ora formando due o tre angoletti, ora senza appuntarsi , insensibilmente svanivano assottigliandosi visibilmente . Se , dopo liberatele dalla Pia-madre , si sciolgo- no destramente dall' epitelio , che le fissa sullo strato midol- lar seguente , o interiore della Midolla allungata , le Fascie si possono agevolmente separare da tale strato , e dalla mi- dollar che la fiancheggia, fino alla estremità loro inferiore, o vertebrale, senza danneggiar nulla; e ci convinceremo, che Tion v' ha decussamento veruno nel solco che le divide , fra la destra, e la sinistra. Decussamento, da cui non vanno esen- ti gli strati che alle Fascie sono sottoposti , e che formano il massiccio della faccia anteriore della Midolla allungata sotto- posta alle Fascie , come dicevamo . Tanto più apparente si è Tomo XIV. 5 {•< V. Esposiz, della vera strutt. del Cervelletto Um. pagg. 76, 77, e 86. 34 Sul Sistema Neuveo ec. tal decussazione alla faccia posterior delle midolle allungate di mediocre robustezza, ove nel solco si vedono fasci tondeg- gianti di fibre nervee, che simmetrici discendon obbliquamen- te da destra , e da sinistra, per unirsi nel centro del solco tal- volta ad angolo acuto lasciando altrettante cavità cieche a foggia di V senza intersecazione apparente , quanti para di fasci possono ivi numeiarsi . Altre volte si vede schiettissimo il decussamento : ed ho conservato lungo tempo nello spirito di vino diverse midolle allungate, in alcune delle quali tanto nel solco anteriore, quanto nel posteriore appai-entissimo era il passaggio de' cordoncini midollari obbliqui dalla sinistra nel- la parete destra , dall' alto al basso , e dalla destra alla sini- stra : in altre si vedeano solamente nel solco posteriore ; ed in certune dove li V posteriormente sol si vedevano , que- sti aveano sempre tutti gli angoli in basso , e le aste diver- genti veiso il ventricolo della midolla allungata . Conservai pure alcune lische spesse una linea , larghe tre q quattro , e lunghe dall' acuta estremità del suddetto ventricolo fino al prin- cipio della spinai midolla , collocate sopra un vetro sottile , immerso anch'esso nello spirito; e in esse vedeasi al traspa- rente in alcune l'unione, in altre la decussazione de' fasci, i quali benché tondi nel cavo del solco non erano che semici- lindretti confusi con la piana lor faccia nella midollare vicina . (b) Annot. 6i. Ho recato le precedenti osservazioni affiu ch'ognuno veda le rifflessioni del Sìg. Gali essere altrettanto vere quanto antiche , e vulgari in ciò che risguarda la Pato- logia ; ma non esser altrettanto certo , e manifesto , che dal dimostrato decussamento , o dalla reciproca unione de' cordon- cini midollari ne' solchi, deducasi l'origine del cervello pro- cedere dalla spinai midolla, piuttosto che questa da quel de- livare . ^. IF. Questi due fascicoli , o piramidi, come nervi sortenti obbediscono alla legae di passare per Gangli . Infatti i medesimi formanti gli emisferi passano per due gangli, il primo de' quali è il Ponte del Varolio ( s. protuberantia annuìaris WilHsii ). Que- sto in fatti è in parte la Commissura de' Nervi P».egredienti del Cervello ( il che sìa detto qui per anticipazione), in parte il gan- glio de' fascicoli nervosi formanti gli emisferi (a) . (a) Annot. 62,. E ben glorioso pel Ponte Varoliano il do]i- j>io uffizio di Ganglio , e di Commissura accordatogli gratis Del sic. Vincenzo Malacarne. 35 dal Sig. Gali ^ i quali doppj uffizj attribuiti ad una parte so- la non so come ben si accordino con la di lui dottrina ana- tomica . §. V. Anche esternamente sul ponte ( meglio però (^) collo- cato a rovescio il cervello ) se si faccia in esso una leggier incisio- ne superficiale nella direzion delle piramidi verso le Gambe del Cervello [ crura cerebri ] (h) ; e se si scostino leggermente i mar- gini del taglio, si scorgono ì N. Regredienti del Cervelletto scor- renti in questo sito traversalmente da entrambe le metà del cer- velletto medesimo , e confluenti superiormente nel Ponte come nella loro commissura (e) . (a) Annot. 63. Non sapremmo come si potesse eseguire il precetto anatomico pratico del Sig. Ga// , noto da secoli ad ogni principiante la carriera anatomica, senz'avere rovesciato il cervello, e la mid. allungata sì, che la faccia loro inferio- re resti rivolta superiormente . Vogliamo noi dimostrare l' an- tichità di tale pratica , e della cognizione della struttura , e intreccio di coteste parti , a cui guida ? Ecco un libro dozzi- nale stampato del 1776 (i): consultiamone l'articolo XII, ove si tratta delle Braccia del Cervelletto , e del Ponte , %. qS , pag. 76 , e troveremo quanto siegue : La complicata struttura del Ponte è stata maravigliosamente sviluppata dal medesimo Noto- mista ( Allero ) : ed io per dimostrarla , quando ne ho fatto esa- minar la costante^ visibile, direzione traversa delle più superficia- li fibre midollari , soglio raderla in traverso., cominciando sempre dal legger solco , che dà luogo all' arteria basilare, e riceve in fnaggior numero i vasi al ponte destinati . Così dìscuopro in mez- zo a due strati , 0 diciamoli piani di fibre traverse , due robusti fasci di fili midollari , che dalla parte anterior delle Gambe del cervello discendono a formar le Fascie ( corpora Pyramidalia ), che occupano i lati del solchetto anteriore della 3Iid. allungata. Le lunghe fila parallele di queste fascie sono immerse in polposa sostanza cinerizia non fibrosa , né filamentosa, nella stessa fog- gia, che vi stanno immerse le fila midollari traverse del secondo strato al ponte medesimo appartenente. Sollevato questo secondo strato (2)5 e rovesciate in basso le porzioni superiori delle fascie (i) Nuova Esposizione della vera struttura del Cervelletto Umano. Torino, Briole. in 13. (2) Ivi §. 96. 30 Sui. Sistesia Nerveo eC acciò che se ne veda la continuità con le porzioni, che sulla niid. allungata senz' altra preparazione si scorgono, trovo un piano di rinerizia ancor più fosca, la qual nasconde un nuoi'o strato di fibre longitudinali bianche seguenti la direzion delle gambe del ceri'ello verso la mid. allungata : e questo s' appoggia su d'una cìnerizia ancor più fosca , distrutta la quale s' incontra un altro piano di fili traversi distìnti mediante una lastra midollare uni- forme assai bianca dalle rimanenti fibre longitudinali , che fan- no il mascliio della midolla delle gambe del cervello discendente alto'ndietro . U accennata lastra midollare (i) uniforme, alquan- to convessa, è visibile ne' cerebri tagliati verticalmente (2,) sicché tanto le gambe d' essi, quanto le braccia del cervelletto siano af- fatto separate le destre dalle sinistre. Potremmo aggiungere di- verse altre particolarità relative alla preparazione anatomica delle parti di cui si tratta, raccolte in tale operetta: ma per mostrarne l' uso inveterato ci contenteremo di trascriverne dalla Nota alla pag. 86 (3) che — Di questa parte essenziale del cervello vedonsi parecchie belle figure nelle citate Tavole del Ruischio , in quelle degli Adversarj Anatomici del Tarin , pres- so il Duverney , il Bonhomme , V Altero ec. Ed osservisi, che anche il Fieussenio nella Neurografia ne ha due hen espres- sive (4) . (h) Annot. 68. Ahhiamo dimostrato che le fibre traverse superficiali delle braccia del cervelletto, e del ponte si vedo- no senza incisione , sgombratele dalla pia-madre , e che di- strutte coteste raschiandole a seconda della direzion loro , o a ritroso , rendesi manifesto il corso verticale , che dalle gam- be del cervello prendono verso la mid. spinale le da noi det- te Fascie Midollari, e Piramidi dal Sig. Cali. (e) Annot. 69. Ha prevenuto il N. Aut. che dando supe- riormente questa notizia, l'avea iaXto per anticipazione . §. VI. Se ora nella direzione di questi fili traversali si pene- tri 0 con lo stiletto d' uno scalpello , o con uno scalpello curvo , un pò più profondamente nella sostanza del ponte, s' incontra alla profondità tV una in due linee circa sotto la sua superficie (i) Ved. pag. 77 nella Nota. (a) Corrisponde proprio a' puntini , e alle lineette comprese nello spazio segna- to e, d, •J', g, nella Tav. a, fig. i, degli Adversarj Anatomici del Tarin (3) Artic. XV. Le Fascie Midollari , e i Corpi OHvari. (4) La XIV, e la XVI, Del sic. Vincenzo Malacarne 3? uno strato di filamenti nervosi scorrenti longitiidinahnente in non interrotto corso dalle Piramidi alle Crura Celebri . Tra i quali fili nervei scorrenti longitudinalmente per il ponte ^ e gli accennati fili traversi si scorge quella gelatina propria de' gangli, che riveste anche la superficie esterna della membrana nervosa, e ne forma per così dire l'ultimo ganglio , qual organo di nutrizio- ne de' filamenti nervei longitudinali , i quali (a) sortono poscia dal Ponte notabilmente più grossi, che quando vi entrarono dal- le Piramidi . (a) Annot. 70. Non si capisce per quale privilegio i soli filamenti nervei longitudinali del ponte , e non anche li tra- versali abbiano qual organo di nutrizione quella gelatina pro- pria de' gangli , di cui qui si favella. Sembrano gli uni e gli altri della stessa forma, della natura medesima a' nostri occhi vulgari; ne sono avvolti, vi sono immersi ugualmente ... Ciò non conclude . Il Sig. Gali vede ne' longitudinali il N. sorten- te dalla Mid. spinale , che va a formar il cervello, le produ- zioni intestiniformi, e gli organi dell'Anima, e cotesto N. sor- tente dee passare per Gangli, secondo il suo sistema . I filamenti traversali sono un N. Regrediente , che dee venir a forma- re la commissura ( che è il Ponte ) : dunque per gli stessi prin- cipi della dottrina Galliana non avendo bisogno di Gangli , la gelatina mentovata non fa per essi . §. FU. Portato via quello strato di fili nervei scorrenti dal- le Piramidi longitudinalmente per lo ponte del Varolio, s'incon- tra un altro strato di fili traversali , che ritornano da entrambe le parti del cervelletto , e confluiscono nel ponte, come nella loro commissura . Quindi sussegue un altro di fili nervosi scorrenti longitudinalmente , provenienti dalle piramidi (si) , e così pro- gressivamente . (a) Annot, 71. Il numero variante di cotesti strati tra- versi, e longitudinali , o verticali, è cosa notissima per quan- to si ha detto nelle Annot. precedenti . Ignoto era però che tutti gli strati longitudinali , o verticali , soliti a trovarsi nel ponte , procedano tutti dalle Piramidi , cioè da quella lastra midollare , che descrissimo sotto il nome di Fascie ; e reste- rà ignoto a tutti i nostri successori , che collo scalpello alla mano si assicureranno; le Piramidi, o sia /e Fa jcie della mid, allungata non derivare che dallo strato esterior della faccia anteriore delle Gambe del cervello discendente per lo ponte, 38 Sul Sistema Nerveo ec. coperto dal più superficiale strato traverso , proveniente dal- le Braccia del Cervelletto , come abbiamo dimostrato ; e non aver dette Piramidi nulla di comune con gli altri strati ver- ticali interiori , eccetto l' origine ( a parere di noi ) dalla mi- dollare degli Emisferi raccolta per costituir la colonna midol- lar centrale ne'corpi striati, e intorno a'Talami de'N. ottici. Che se il Dott. Gali vorrà considerar come Piramidi tutta la sostanza delle Gambe del Cervello ( entra cerebri ) , egli potrà tener come dependenti dalle medesime Piramidi que- gli altri strati verticali, che accenna in questo luogo, e com- prendervi anche gli altri , de' quali ci dà un cenno il Signor Bischoff dicendo : 5. Vili. Il Dott.GaW ha sinora scoperto undici strati di co- testi fili nervei scorrenti longitudinalmente dalle Piramidi per il ponte come per il loro Ganglio (a) . (a) Annot. 72. Si stima ben felice l'Autore della Nuova Esposizione della struttura del Cervelletto Umano al veder qui confermata dalia diligenza del Sig. Gali l'osservazione in quell' operetta registrata (i) d'una 3Iid. allungata , che dal ponte in giù era composta di fasci paralleli sempre più sottili , e meno ri- tondati verso il gran foro occipitale , divisi da quattordici solchi pure parallelamente convergenti in basso ec. Se quattordici sol- chi si vedeano alla superficie, prima che, secondo il Sig. Gali, le Piramidi s' impegnassero nel ponte , in esso i fasci nervei, che n' erano distinti avranno avuto un bel numero d' inter- secazioni: i fasci, dicevamo, anzi ì fili nervei verticali divisi da altrettanti traversi provenienti dalle braccia del cervelletto. ARTICOLO SETTIMO In qual maniera le Piramidi , o sia i Fascicoli Medj formano gli Emisferi del Cervello . % §. /. Dopo che nella maniera descritta ì filamenti nervei del- le Piramidi son passati per il ponte come loro primo ganglio , e notabilmente ingrossati ne sono sortiti , formano le Gambe del Cervello , le quali, come Vìspezion oculare addita non son altro (i) Pag. 97, e 98 nella Nota al §. ii6. Del SIC. Vincenzo Malacarne. 89 che una continuazione delle Piramidi (a.) , 0 sia quel par di fa- scicoli nervosi, che formano gli emisferi del cervello . (a) Annot. 7.3. Se le Piramidi del Sig. Gali sono i fasci- coli medj della mid. allungata, cioè le Fascie nostre midollari osservabili sulla faccia anteriore della detta midolla; e se egli è vero , com' è verissimo , che queste non sono che la dodi- cesima parte della medesima in cui il Sig. Gali ha scoperto tante altre coppie di fascicoli quante abbiamo veduto per l' ad- dietro ; finalmente se le Piramidi sono esse sole quel par di fascicoli nervosi, che formano gli emisferi intieri del Cervello, che cosa formeranno poi tutti quegli altri fascicoli nervosi, eh' egli ha scoperto , tutto il rimanente della Midolla allun- gata , della quale esse non fornian che la dodicesima parte , essendone i fascicoli medj? Abbiam veduto che le Piramidi so- no una lastra sottile della midollar superficiale discendente dalla colonna midollar centrale nella faccia anterior delle Gam- be del cervello; e sappiamo che in dette Gambe molti altri fascicoli nervei discendono dagli Emisferi del cervello : con- seguentemente è un contradir alle proprie asserzioni il pre- tendere che gli Emisferi siano foimati da'seli Fascicoli medj, e non da altri fascicoli . 5- //• I fili nervei, che formano le Gambe del Cervello , pri- ma di passare nella Membrana nervosa ^ da' ripiegamenti della quale sono formati gli Emisferi, attraversano un secondo Gan- glio, e questo è il Ganglium ¥iapMim , parte, che sin ora per nul- la non si conosceva (a) rispetto alla sua vera forma ; e ancor me- no rispetto all' ìntima sua struttura ; ma che si può scorgere a /'rimo tratto seguitando a tagliare il Lobo medio del cervello a < auto alla Fossa del Silvio (h) . (a) Annot. 74. Prima d' accusar d' ignoranza , o di negli- genza tutti gli Anatomici, che prima di lui dissecarono cer- velli, il Sig. Gali avrebbe potuto dar un'occhiata alle ooei'e loro già da lungo tempo stampate : e siccpme semhva , 'che abbia veduto i Fascicoli Anatomici, e fors'anche io Disserta- zioni dal Vig-d'Azyr comunicate all' Accademia R. delle Scien- ze Parigina, che si stamparono ranno 1784, dove sono pur accennate, e più volte citate la nostra Nuova Esposizion del- la struttura del Cervelletto umano , e l' Encefalotomìa , non avria fatto errore se avesse dato uno sguardo in proposito de' Corpi Striati , Q di^' Talami de' Nervi Ottici a quanto da noi se 4o Sul. Sistema Nerveo ec. ne pubblicò (i). Ivi forse avrebbe trovato di che pascolar la sua ardente curiosità , e di che assicurarsi coteste parti esse- re state con molta sollecitudine esaminate e descritte . Se ciò non gli bastasse in progresso contempli le figure a' Corpi Striati relative del Willis, del Vieussenio , del Tarin, e del Vig-d'Azyr, per nominargli le classiche di varie età . (b) Annot. 75. Per dirigerci in tal dissecazione , posto che il Sìg.Gall dà cosi grande importanza alla cosa, non ba- sta il cenno , che qui ne abbiamo : veggasi perciò se riesca sufficiente il metodo descritto nella nostra Encefalotonùa (a) . §. ///. D' intorno a questo Ganglio si può distaccar vìa tut~ ta intiera la massa del cervello (a) e il N. ottico, il quale da en- trambi i lati dal para anterior dell'Eminenze quadrigemine ^ che sono il suo primo ganglio , di dietro al davanti s' avvolge intorno a questa massa bigia, che costituisce il Gran Ganglio del Cervel- lo (h) , per formare la così detta Decussatio Nervorum Oj^tico- rum . (a) Annot. 76. Avendo noi dato il nome dì Colonna mi- dollar centrale del Cervello alle Gambe del medesimo, a' Tu- bercoli quadrigemelli, e a'Talami de' N. ottici (3), dimostram- mo contemporaneamente che queste parti nello stato naturale sono bensì coperte, e circondate dagli Emisferi del cervello, dal corpo calloso , dalla Volta a tre pilastri , e dalle volte de' due grandi ventricoli degli Emisferi stessi i ma che tutte coteste parti non hanno aderenza con essa colonna , tran- ne al davanti j dove i Talami sono congiunti co' Corpi Stria- ti , e questi con le colonnette dell' angolo anterior della Vol- ta a tre pilastri (4) col margine anteriore del corpo calloso , non meno che con le pareti laterali de' due ventricoli suddetti . Tutto il margine posterior inferiore degli Emisferi sulla gran vena di Galeno \ i due margini laterali de' medesimi nella por- zion discendente interna inferiore de' Corni d' Ammone fino al dito grosso de' Pie d' Ippocampo , sono affatto , e natural- mente separati , e divisi per mezzo della Pia-meninge dalla colonna (i) Encefalot. Parte II, pag. 84 e segg. fino a 63. (2) Parte II, pag. 64 e segg. (3) EncefalotonÌM , Parte II, (4) Sarebbe più adattato a quest'am- pia ed elegante lastra midollare il Home desunto dalla sua figura eh' è Triango- lare . Del sic . Vincenzo Malacarne . 4 ' rolonna niidoilar centrale, e da' N . .Ottici . che le si curvano intorno. E dunque vero, che d'intorno a' talami de' N. ottici, che fanno parte ( giusta il parere del Sig. Gali ) del GangUoii- Magnum , si può staccar via , non già tutta intiera la massa del cervello col N. ottico, bensì la porzion posteriore, la late- rale, e la superiore della medesima senza distruggerne punto col taglio, né alterar in verun modo l'integrità della super- ficie AcWa. Colonna . Ma per distaccarne il N. ottico, e i Cor- pi striati, e le parti anteriori del Corpo Calloso, e della Vol- ta Triangolare , ci vuole il taglio , che distrugge la continui- tà di questa con quella . (b) Annot. 77. Se il Gran Ganglio del Cervello è forma- to dalla Massa bigia , vi debbono entrar*» anche i Corpi stria- ti , ne' quali , e non nell' intimo de' Talami entrano i N. sor- tenti voluti dal nostro Autore , come vedremo immediatamente . §. /F. Risguardandolo dal di sopra, o sia da' Ventricoli grandi del Cervello, il Ganglio grande è formato da' Talami de' Nervi ottici, i quali niilV altro sono che un tessuto di tutti i fila- menti nervosi del Gran Ganglio del cervello (a) , o sia il Ganglio propriamente detto; e da' Corpi striati , che son fili nervei già di- vergenti al di là di questo Ganglio (h) . (a) Annot. 78. Qui v'è una tal confusione, una tal ripe- tizion di cose, che pare impossibile il Sig. Gali aversela per- messa per istabilir una dottrina chiara e evidente della base anatomica del suo sistema d' Organologìa dell'Anima . Come mai potrà egli dimostrare l' intreccio ( di cui qui parla ) di tutti i filamenti nervosi del Gran Ganglio del cervello, se la mas- sa interior de' Talami è tutta gelatina fosca mollissima, e il })ai-iete che fan del ventricolo superior della Colonna midol- lar centrale è tutto gelatina xerampelina, che incolla una pa- rete con r altra , e non ha in sé fibra , né filuzzo visibile ner- voso ? (b) Annot. 79. Se i Corpi striati sono propriamente i fila- menti nervosi già divergenti al di là del Gran Ganglio del cervel- lo , come può mai stare ciò, che si dice dal N. A. nel pre- cedente paragrafo, e al principio del presente ? Come mai pos- sono i C. striati, che sono (al dire di lui) una massa bigia, essere i filamenti nervei già divergenti al di là di questo Gan- glio? Capiremmo assai meglio la cosa s'egli dicesse come ab- biamo stampato noi nell'opera citata .„ I corpi striati sono un Tomo XIV. ó 4a Sul Sistema. Nerveo ec. ,, complesso di fili nervei immersi in mezzo a due grosse mas- „ se di sostanza bigia , collocate anteriormente a' Talami de' „ N. ottici , di figura che s' accosta alla piriforme intanto „ che sono unite . E que' fili nervei divergenti verso i lati , „ e le parti anteriori del cerebro , compresi tra le due mas- „ se bigie accennate, sono convergenti verso i Talami (i), „ e continui con la lamina midollare, per via di cui gli stes- ., si Talami nascondono la sostanza fijsca gelatinosa che dà „ loro il maggior volume „ . Posto ciò intenderemo più age- volmente quanto siegue . 5. V. Il Ganglio grande del cervello costa di due masse gela- tinose (a) tra le quali scorrono nel mezzo i nervei fili provenienti dalle Piramidi, già ingrossati nel Ponte come nel primo ganglio loro . (a) Annot. 80. Insegnammo a prepararle neW Encefaloto- mia (2) per quanto risguarda i C. striati : che se il Sig. Gali volesse che una di tali masse fossero i Talami , e vi compren- desse la sostanza fosca interior loro , converrebbe consultar ciò che abbiamo soggiunto nell' Opera stessa (3) . §. VI. Roversciato il Cervello , se si leva via cautamente la superiore di coteste masse (a.) gelatinose, si può tener dietro a' fili nervosi delle Gambe del Cervello (h) passanti per lo Gran Gan- glio del Cervello , e si vedrà , che ognun de' fili va a formare un, peculiar giro ( Gyri Intestiniformes Cerebri ) del cervello (e) e risguardar si dee come l'organo d'una peculiar funzione dello Spirito . (a) Annot. 81. L' A. N. qui parla specialmente de' Corpi striati, e dobbiamo intendere a discrezione, che la Massa, la quale resta superiore nel cerebro capovolto , è sempre inferiore nella situazione ordinaria naturale del capo . (b) Annot. 82. Anche non capovolgendo il cervello, quan- do s'ha aperto i due grandi ventricoli, e superficialmente ta- gliato i quattro centri semicircolari a seconda , e rasente il con- torno de' C. striati medesimi, basta sollevare col piatto ma- nico sottile dello scalpello la sostanza xeranipelina, che fa la porzion superiore degli stessi coipi , e si potrà tener dietro (i) Vedansi lo Tav. XIV, XV, e XVI della Neurographia del Vieussenio , e si avrà un'idea couvenieute di tale struttura. (a) Parte II, da ,„^. — (3) Ivi , da pag. Sg a 6i pag. 54 a 65. 58. Del sic. Vincenzo Malacarne. 4-^ con l'occhio a' fili nervei, clie ne fanno le strie bianche tra- mezzate dalle bigie, fin dentro alia midollar che tappezza in- teriormente i pareti laterali de' ventricoli grandi, e si confon- de con quella de' lobi laterali del cerebro, continua con quf*l- la degli anteriori , e de' posteriori . La qual cosa comprende- rà molto più chiaramente chi consulterà V Encefalotomìa {i) . (e) Annot. 83. La nostra perizia anatomica non è ancor giunta al segno di veder ognuno de' filamenti nervosi , com- presi fra le due masse gelatinose de'C. striati, o portarsi a formare, o venir dalle formate anfrattuosita intestiniformi del cervello , di modo che distinto un giro di tali anfrattuosita sappiamo distinguer i fili che vi s' aggirano , e il fascio fila- mentoso al quale esso giro appartiensi . Vedremmo pure con grandissima soddisfazione pubblicato il metodo d'arrivarvi per approfittarcene ! Dobbiam confessare di più , che ci ha fatto quasi disperar di riescirvi l' osservar in qual guisa le anfrat- tuosita semicilindriche dell' uman cervello sono flessuose sì , ma per lo più continue, ramose in siti indeterminabili, per- chè diversamente in un emisfero dall'altro in un medesimo Encefalo , e molto più differenti nella direzion e nel numero de' solchi , allorché si hanno sotto gli occhi , per farne para- gone, due o tre cervelli d'individui adulti nel medesimo tem- po . Lo stesso divario incontrammo facendo tagli a differenti altezze , per linee diverse , a varie profondità , sempre com- parativi : onde riescirono pochissimo istruttivi ( per non dir inutili affatto per noi ) que' tentativi , che a tal fine abbiamo intrapreso. Può darsi, che l'uso, e la costanza ci guidi final- mente a ravvisar meglio le cose proposte dal N. A. Intanto teniamone dietro alla Esposizione . S- VII. Dopo che que' fili nervei sono usciti, ingrossati di volume dal gran ganglio divergono essi per ogni lato ne' sìngoli giri del cervello in maniera che entrano nella massa gelatinosa avvolgente il cervello (a) dopo che preventivamente sopra la stes- sa si sono già dilatati uno accanto all' altro (h) . (a) Annot. 84- La stessa frase del Sig. Gali ci ha già fat- to far il medesimo rifflesso, che sulla massa gelatinosa detta dagli Anatomici substantia corticalis, non si vede mai su ca- (i) Parte II, pag. 55. e sojuenti . 44 '^^'^ Sistema Nerveo ec. tlauno de' giri intestiiiit'orn»i, e ne'solchi onde sono circoscrit- ti, e separati scainJjievolmeiite altro che la Pia-madre immer- savi per la sua morbidissima lanugine vascolare , e fregiata di l'alci lanuginose molteplicate quanti sono i solchi , nel modo esposto da noi nella Encefalotoima (i). Ne indovineremo in qual guisa i filamenti nei-vei de' quali si tratta , si fossero già dilatati l'uno accanto all'altro su la stessa sostanza gelatinosa de' giri . (h) Annot. 85. Prenderebb'egli il N. A. per espansione, o dilatazion nervosa quella sostanza un po' men gelatinosa , xerampelina , in cui sta immersa la vascolosa lanugine della l'accia interna della Pia-madre ? Essa si presenta alle volte (allorché ne sbarbichiamo destramente, e a poco a poco, la stessa lanugine ) come i granelli della polpa de' limoni , e de- gli aranci , la testa o corpo de' quali è avviluppato dalla la- nugine , e le codette di color più bianco , si vanno a incol- lar, e immergere nella sostanza cinerea fosca che il N. A. di- ce gelatinosa ? Di tal sostanza più fosca , e della disposiziou de' granelli suddetti , abbiamo dato ragguaglio ( ugualmente che de' cancelli apprestati loro dalla Pia-madre , delle codette biancheggianti , che , oltrepassata la fosca gelatina , si vanno a confondere con le lastre midollari, che la sostengono ) nel- la Esposizione del Cervelletto (a) ; e della fosca sostanza sud- detta da noi osservata ha fatto menzione il Semmeringio , e ha rappresentato nella sua bella ed erudita opera : De Basi Encephali ^ et originibus nervorum (3); altrettanto elegantemen- te quanto veracemente . Noi eravamo nella ferma persuasio- ne , che quella sostanza appunto un po' men gelatinosa , xe- rampelina, attorniata e penetrata dalla vasculosa lanugine del- la Pia-madre fosse la sostanza produttrice, non che alimentatri- ce di tutto ciò di nerveo , che chiamiamo sostanza midollare , e che la natura l'abbia molteplicata in tanti luoghi diversi del cervello, del cervelletto, della Mid. spinale; ne' gangli osserva- bili fuori del cranio , ne' medesimi nervi e ne' plessi e nelle espansioni loro prodigata , per distribuirla, nutrirla , risarcirla dovuii([ne , a utilità della macchina animale . Né ci sentiamo (i) Parte I, Tratt. IV, da pag. i5o 1 te citate AaSS.' Allero . Corp. H. Fair. , et a 167. I Usui. Lib. X, Sect. i, pag. 89. W Pag. (la 121 a i3i. Osseivaz. sta- I (3) Tab. IK , litt. G , png. 123, Not.(tl). Del sic . Vincenzo Malacarne . 4-5 ancora disposti a cangiai" di parere, mentre che ci si presen- tano soltanto spiegazioni ipotetiche ingegnose , anatomia con- fusa , incerta , applicazioni arbitrarie , ideali . 5. Vili. In questo modo essi formano una membrana nervo- sa, che congiuntamente con la gelatina , che esternamente l'av- volge, presenta quella Membrana 3 dalle di cui ripiegature è for- mato il Cervello . ARTICOLO OTTAVO Prove che il Cervello, e il Cervelletto costano d'una Membrana ripiegata. §. /. Che il cervello non men che il cervelletto sia puramente costituito da una Membrana ripiegata ^ lo prova non sol lo spie- gamento del primo, che facilmente si può ottenere dai Ventricoli grandi pur che si stacchi la Pia-madre , la quale tiene come un reticello compressa la ripiegata Membrana (a), ma ancora lo spie- gamento del cervello operato dalla natura (h) negli accumula- menti d'acqua (e) ne' grandi ventricoli del cervello, de' quali parleremo anche in appresso . (a) Annot. 86. Spogliando gli Emisferi del Cervello della Pia-madre , e collocando la massa cerebrale sopra un piano liscio , amendue gli Emisferi si appiattiscono , e le anfrattuo- sita intestiniformi si abbassano, e i solchi a poco a poco sva- niscono mentre che tutta la massa notabilmente si allarga per ogni verso : ma che perciò ? Troveremo noi ridotta in Mem- brana tutta quella sostanza ? Ne siamo per verità ben lonta- ni . Tale sostanza riducesi in polpa , svanisce , impallidisce il colore xerampelino de' semicilindri , e de' solchi , del pari che il fosco-, dopo un certo tempo se non si secca a segno di for- mare una secca friabile sostanza , l' aria vi forma alla super- ficie una crosta tenace , compressibile , non mai paragonabile a una Membrana.^ che successivamente si converte in liqua- me , che spandesi per ogni parte . Questo seccando fa come r albume seccato dell' uovo , ma diventa più fragile , di color biancastro sudicio , come l' avorio vecchio ingiallito . (b) Annot. 87. Ordinariamente quando diciamo Natura., noi intendiamo una forza produttrice ogni cosa, ogni effetto, secondo quella maggior perfezione ,, che siamo avvezzi d'os- 46 Sul Sistema Nerveo ec. servarvi. La prendiamo sempre in senso benefico, allorché parliamo delle parti del corpo umano fatte , e mantenute iu istato di sanità. Quando quella tal cosa, quell'effetto, quella parte dell' uman corpo devia dal bell'ordine, dalla bella figu- ra ordinaria , e quando per tal deviazione la parte eseguisce male , o non eseguisce le proprie funzioni , tal deviazione r attribuiamo al Morbo . (e) Annot. 88. Passando ora alla opinion Galliana essere il Cervello, e il Cervelletto nuli' altro che una Membrana ripie- gata, cui gli accumulamenti d'acqua ne' grandi Ventricoli del Cervello spiegano , e svolgono patentemente : prima di tutto sem- bra, che l'A. N. avria dovuto spiegare il suo sentimento in- torno alla voce Membrana , come abbiamo mostrato di desi- derare da bel principio . In senso amplissimo tutte le parti , anche le più solide, che si trovano nel corpo nostro, si pos- son ridurre o dall'arte, o dal morbo in membrane^ cioè in tessuto cellulare più o meno denso , liscio , uguale . Non per questo però l' osso Femore , che abbiam introdotto beli' e in- tiero, e solido, nella macchina papiniana, dirassi da noi una membrana^ perchè dopo la digestione convenevole lo caveremo l'appresentato bensì dal periostio pregno d'acqua, ma privato della sostanza calcare , a cui dovea la sua primiera solidità . Il Fegato, di cui ho veduto il parenchima totalmente distrut- to , un rene , la milza ( parlo di così fatti fenomeni trovati da me ne' cadaveri , e non dubito punto che altri simili , e molteplici ne scuopra chi s' esercita nelle notomie , e se ne leggano presso gli scrittori ) ridotti a foggia di vesciche , con tenuissima tunica, per l'infiammazione suppurativa non potu- la evacuarsi, e col parenchima in liquido putrido liquame ri- dotto . Non per questo diremo noi , che la milza , il rene , il fegato , è una membrana . Abbiamo trovato Idrocefali , ed accennammo già il Saluz- zese d' anni diciassette , che in pubblico notomizzammo , del quale abbiam pur insegnato dove si può leggere la storia, e la descrizione: e guardici il cielo dal pronunciar tuttavia, dopo l'insegnamento, e l'esempio del Sig. Dott. Gali, che quel cervello, non già fosse in realtà, ma avesse neppur l'aspet- to, né l'attenuamento della pelle umana, che non si confon- de con le membrane propriamente dette , quali dall'Anatomi- <'o si distinguono fra le altre parti il peritonèo, la pleura, la Del sig. Vincenzo Malacar\'e . ^7 Pia-madre, la dura madre; quelle che formano il ventricolo, e le intestina ; le aponeurosi , detta una fascialata , un' altra aponeurosi del bicipite : di quella pelle , che il Sig . Gali non ha scrupolo a collocare fra i Gangli comuni a una specie de- terminata di Nervi . Negli Idrocefali da noi esaminati trovammo ampiamente dilatati o tutteddue , o im solo de' Ventricoli degl' Emisferi : spinta in basso la Volta -a tre pilastri^ e depressa tra i Corpi striati , e i Talami de' Nervi ottici sì , che scostatisi questi , la faccia inferior della Volta toccava il fondo del Ventricolo superiore della Colonna midollar centrale , nascondea la commis- sura posteriore , e V apertura superiore dell' aqiùdotto del Silvio , in due . Però le parti laterali degli Emisferi che formavano i pareti de' Ventricoli , erano tuttavia spesse più d' un pollice , ridotte a mezzo pollice le superiori ; mezzo pollice i margini del Solco Longitudinale ove s' immerge la falce ; sette linee alto il medesimo Solco , e spesso due linee il Corpo calloso , che avea maggiore spessezza alle estremità anteriore, e poste- riore . I Giri enteroidèi spogliati della Pia-madre non perde- vano la convessità , né la profondità de' Solchi non minor di due linee; e il color cenerino della corticale, o sostanza ge- latinosa del Sig. Gali ^ alta più d'una linea, cuopria la con- vessa sostanza midollare della sommità del cervello^ duretta, e spessa più di cinque linee. Tra quella, e la corticale sì ve- dea ne' solchi uno strato confuso con quest' ultima di sostan- za gelatinosa più fosca, come quella di cui abbiamo dato no- tizia altrove (i) assai prima, che dal Gennari di Parma si stampasse, e ci fosse presentato il libro, nel quale ex-professo ne favella, e ne dà luminose figure. In nissuno àegV Idroce- fali, che notomizzammo si trovò spiegamento veruno del cer- velletto , sebbene l' acqua del Saluzzese , e d' alcuni altri mi- nori , per l' aquidotto del Silvio passasse liberamente ne' due ventricoli inferiori del Cervelletto ^ e in quello della Midolla al- lungata , e si fosse aperta la strada , formandosi un canale , nel centro della spinai midolla^ avvolto dalla midollar^ di cui è composta, fin oltre all'articolazion della quarta con la quinta vertebra cervicale . Da tali osservazioni ammaestrati , non ci (i) Eiicefalotomia j Parte II, pag. 18, e aS. 48 Sul Sistema Nervko ec. possiamo determùiare così di leggeri a dedurne, clie tutta la massa del Cervello , e tanto meno del Cervelletto , sia una Membrana fatta di^. filamenti nervosi, eccetto che si voglia da- re un significato alla voce Membrana ben diverso da quello che gli Anatomici antichi più accreditati le diedero , e che i moderni, eccettuatone il Sig. Gali, le soglion dare. §. //. Nella stessa guisa che i filamenti nervei sortenti dal cervello , e dal cervelletto , anche i fili nervosi sortenti dagli altri nervi che nascon dalla midolla spinale terminan in una sostan- za mucilaginosa , eh' è per così dire V ultimo ganglio loro, ed è diversamente condizionato ne' diversi luoghi . §. ///. Nel Laberinto la sostanza gelatinosa in cui finisco- no ifili nervei del N . Acustico si presenta come una pura traspa- rente gelatìna . Nel Naso quella sostanza in cui terminano ifili sortenti del N .Olfattorio comparisce come una membrana scura, cìte è la membrana Schneideriana ec. In alcuni altri luoghi que- sta sostanza è tessuta con un intrecciamento nerveo consistente e robusto : per esempio nel Ganglio del Cervelletto il Corpo Oliva- re (a), e nel Ganglio del nervo Accessorio (h), e dell' O culo-moto- rio il Corpo Olivare . (a) Annot. 89. Al vedere a quanti uffizj il Sig. Gali im- piega il Corpo Olivare, e all'osservar, che qui egli lo colloca nel cervelletto , mi nacque sospetto che da lui per tal corpo si prenda qualche altra parte da me non conosciuta, ben di- versa da quella che ho descritto nell' Esposizione della strut- tura del Cervelletto [i] : pure amo meglio credere, che il Sig. Bischoff , o il Traduttore , abbiano scritto per isbaglio Corpo Olivare in vece di Corpo Cigliare . (b) Annot. 90. Ecco la seconda volta, che troviamo ac- coppiato il N. Accessorio con l'Oculo-motorio: onde m'imma- gino che il Sig. Gali parli AaW Access, del Willis all'ottavo para . Ignoro tuttavia come mai cotesto nervo Accessorio en- tri nel Corpo Olivare vedendolo sempre ascendere da' lati del- la Mid. spinale corrispondenti all'origine del sesto, o del set- timo para cervicale , discostarsi dalla Midolla stessa , entrare nel cranio per lo gran foro occipitale, e scostarsi sempre più dalla (i) A pag. 87, S- io5j e nel Voi. Ili della Encefalotomia . Del sig . Vincenzo Malacarne . ^9 dalla Mid. Allungata, ricevendone que'fili, de' quali ho par- lato nella Neuro-Encefalotomìa (i) , e che sono così bene rap- presentati dair Illustre Soemmering nelle Tavole annesse al suo dotto e istruttivo trattato De Basi Encephali . §. IV. In altri siti essa è una sostanza gelatinosa bigia, co- me nel ganglio del Cervello , e nella superficie tanto del Cervello quanto del Cervelletto . ARTICOLO NONO De Nervi Regredienti . 5. /. Da quella Massa gelatinosa j cui tendono neW indicato modo i N. sortenti del cervello , del cervelletto , gli Olfattori ec, sia perchè i N. sortenti si rovescino, 0 sia ciò senz' alcuna con- nessione con questi, nascono i N. Regredienti (sl), e le relative Masse Nervose . (a) Annot. 91. Strana cosa ella è, che un punto così im- portante per la dottrina del Sig. Gali ^ com'è l'origine de* . V. Regredienti , a lui , e a proseliti suoi , resta tuttavia inde- terminato ! \J Encefalogenìa , e la Neuro-genìa degli Anatomi- ci in generale erano almen provvedute d'un saldo, semplice, appagante principio , e dicevano essi : Il cervello , il cervel- letto, la Midolla allungata, la Spinale, i Gangli, ed i Plessi sono i punti, da'quali partono tutti i Nervi destinati al sen- so, e al moto tanto patenti e manifesti , quanto reconditi , e oscuri, di tutte le parti dell'Animale; di maniera però, che in quegli Animali, che hanno cervello, cervelletto, e midolla iiUungata, tanta è l'influenza di queste tre parti sul rimanen- te del sistema nervoso, che l'integrità di queste tre può mi- norare col tempo gli effetti di lesioni gravissime sofferte dalle altre tre, e da' Nervi deiivanti dalle medesime; ma la grave lesione d'una di queste tre turbi in proporzione l'azion delle ultime, anzi per lo più l'abolisca intieramente. Ciò è però sotto certe condizioni , figlie del modo meccanico di tali le- sioni , e della particolar costituzione degl' individui , che le Tomo XIV. 7 (i) Gap. 2j>. a pag. 206, e seguenti. So Sul Sistema Nerveo ec. soffrono . Quindi credevano dimostrato , che la sostanza corti^ cale, gelatinosa, tanto xerampelina, quanto losca, osservabi- le per ogni dove nel sistema nervoso, è per così dire la ma- trice , la produttrice , la conservatrice , la ristoratrice d' ogni parte del medesimo sistema; e che perciò si trova dissemina- ta in tutto ciò , eh' è propriamente nerveo ; matrice , e pro- duttrice nel cervello , e nel cervelletto ; conservatrice , e ri- storatrice nella Midolla allungata , nella spinale , ne' gangli., ne' nervi stessi, ne' plessi, e nelle espansioni nervose. Imper- ciocché nel cervello e nel cervelletto abbondantissima , spes- sa , più densa li cuopre , s' insinua ne' solchi loro , fra le eminenze e le lamine loro , tutte le investe ; e ricevendo le diramazioni arteriose dall' esterno per mezzo della Pia-madre, sottilissimamente suddivise, le spinge, le scorta nelle più in- time parti , ne' ventricoli , ne' canaletti di comunicazione , e ne' solchetti minutissimi della più recondita loro sostanza le conduce, affin che ne nasca quella sostanza medesima , che di color bianco, disposta a lische, a fili, a fascetti, diciamo (a cagione dell'intimo suo collocamento relativamente al cervel- lo, e al cervelletto) midollare. Dalla midollare o nervea fila- mentosa la medesima sostanza, corticale , o gelatinosa riceve le barbe, le radici, la lanugine delle vene assorbenti, dalle più intime parti della prima nascenti, dà adito alla Pia-madre, che le raccoglie, ec. le raccoglie, le concentra in que' tronchi venosi , che scaricandosi poi ne' seni , negli emissarj , escono dalla cavità del cranio per li fori notissimi del medesimo . Non contenta la sostanza gelatinosa di servir di corteccia al cervello, e al cervelletto, qua si raduna in grosse masse xe- rampeline, come dove forma i corpi striati; là in fosca e vo- luminosa gelatina come ne' talami de'N. Ottici. Altrove in- vernica quasi muco di color cenerino i pareti delle cavità, come quella del Ventricolo del setto pellucido , quella del ventricolo inferiore della colonna midollar centrale , quella del ventricolo della midolla allungata . Nella stessa colonna , e nel ponte del Varolio specialmente sta disposta a guisa di ge- latina fosca per lasciar entro di sé trascorrere i filamenti ner- vosi e verticali, e traversi. Ne' corpi olivari più salda, e di color giallo-rossigno , racchiude in sé strisele irregolari bian- cheggianti di sostanza midollare . Accompagna la Midolla spi- nale fino alla coda cavallina occupandone il centro, e frap- Del sic. Vincenzo Malacarne. 5i ponendosi a'fascetti nervei, che la compongono, ed uscendo- ne con le radici molteplici de'Nervi cervicali, degli Accesso- ij , de' dorsali , de' lombali , e de' sacri , gli accompagna come trasparente gelatina fin ne'Ganglj accanto al corpo delle ver- tebre , come accompagna fino a gangli e propri , e comuni i Nervi Microsimpatici, i Meso-simpatici, e Macrosimpatici, sten- dendosi altresì su i Plessi loro, e le diramazioni, che ne pro- vengono . In una parola la sostanza corticale , o gelatinosa , o mucosa, che vogliamo dirla, si trova dovuncpae si trovan ner- vi , o sostanza nervosa ; e vi si trova come necessaria , con- giunta per continuità di sostanza; e prive le diramazioni, le espansioni, le papille ec. di questa, sono prive delle proprie- tà , di cui sono naturalmente dotate , o acquistano quella ter- ribile di suscitar dolori , convulsioni , spasmi , o di cagionar la paralisia , la mortificazione delle parti, alle quali solevano portar il sentimento , il moto , la vita . A pruova di questa verità contribuisce l' osservar che dove il senso è d' ordinario più delicato, la sostanza gelatinosa, mucosa, cenerina è me- scolata con la nervea midollare filamentosa plessifiirme , reti- forme, fungiforme, penicilliforme ec. perciò la Retina ; l'Ap- parato ìierveo acustico; la Membrana nervea della Lingua, e del Palato ; la Schneideriana ; quella della Ghianda , del Pre- puzio, della Clitoride, delle Ninfe; delle Labbra della Bocca, della Vulva, dell'Utero; quella de' polpastrelli delle Dita, del- la Palma delle Mani, della Pianta de' Piedi; tutte sono di cor- po mucoso , gelatinoso , doviziosamente fornite . Dal che si conclude che il cervello , e il cervelletto , e la colonna midol- lar centrale , essendo parti del sistema nerveo le più ricca- mente provviste di tale sostanza generatrice de' Nei-vi , deb- bono essere considerate come sorgenti de' medesimi, e non mai la spinai midolla , che ne ha cosi poca da giudicarsi af- fatto inetta alla produzione d'un corpo di tal grossezza e di tanta lunghezza, se si paragona con la sost. gelatinosa che vi è annessa . Che se in proporzione tale sostanza sovrabbon- da nel cervello, nel cervelletto, e nella colonna midollar cen- trale, egli è ginocoforza propendere verso l'opinion comune, che deriva la spinai midolla dalle parti accennate, e dimostra improbabilissimo l'opposto, cioè la derivazione di tutto l'En- cefalo dalla Midolla spinale . Così viene rimossa per gli Ana- tomici, e i Fisiologi l'incertezza, in cui li getta il Sig. GalL, OH Sul Sistema Nerveo ec. al quale è tuttavia ignoto se, per formare gl'immaginari Ner- vi Regredienti àv\ suo sistema, i N. sortenti dalla sp. Midolla si rovescino per formar i primi , e le relative Masse nervose ; o se nascano come funghi e N. Regredienti , e Masse nervee dalla so- stanza gelatinosa cerebrale senza veruna connessione co' N. sor- tenti . Questa Annotazione servirà , mi lusingo , per molte di quelle, che potremmo fare a' paragrafi seguenti, e che omet- tiamo immaginandoci bastare a'buoni intenditori quanto si ha finora sparso di luce sulla Dottrina Anatomica Cerebrale del Sig. Gali . •'.• 5. //. / caratteri essenziali, che attribuir si possono a'N. Regredienti sono i ." d' essere più molli de' sortenti . a." Di nasce- re, o avere principio dalla sostanza gelatinosa , in cui esiste il fine periferico de' N. sortenti, o in cui questi vanno a finire . 3." Di andarsi riunendo insieme, e fortificando nella direzione dall' esterno all' interno , cioè nel corso loro dalla superficie del cervello , del cervelletto ec. verso la midolla spinale . 4-" Di non passare per gangli come fanno i N. sortenti; anzi di scostarsi da' gangli . 5° Di confi u ir le Masse loro insie?ne dall'uno , e dall' altro lato , e di formar Commissure . ARTICOLO DECIMO Delle Commissure . ^. I. Le Commissure fin ora dimostrate anatomicamente dal Sig. Gali sono : (I) La Commissura de' fili regredienti del N . Acustico, eh' è situata immediatamente dietro , e sotto il Ponte del Varolio , è nell'Uomo da esso Ponte coperta (aj . Ne' Bruti, in cui il Cervel- letto , e per conseguenza anche il Ponte , come sua Commissura , è più picciolo, essa è affatto nuda , e isolata (h) . (a) Annot. ga. Per noi sarà sempre N. Acustico, o Au- ditorio, quello che viene dallo sfondo romhoidèo del ventricolo della Midolla allungata ( calamus scriptorius ) , 1' origine del quale fu esposta in varie operette mie (i). Qui il Sig. Gali (i) Espoz. ec. del cei-velletto da p.ag. | cefalotomìa da pag. jgS a 200 - Sistemi 95 a :oi, da i.ii a 116. - Neuro-En- | pag. XLVl. Del sic. Vincenzo Malacarne • 53 intende sicuramente parlare de' N. Microsimpatici ( comuni- canti della faccia, o porzion dura de' N. Uditivi ) e noi gli daremo contezza di ciò, che l'osservazione assidua ripetutaci ha insegnato relativamente all' origine loro . Le due fossicelle quadrilatere , ( veramente costanti e visibili nell' Uomo solo ^ e non ne' Quadrupedi , come benissimo ha notato il N. A. ) che abbiamo desciùtto noi prima di verun altro (i) fra la som- mità delle Fascie midollari , quella de' corpi divari , le emi- nenze piramidali , e il margine inferiore del ponte sono il si- to dove emergono dall'intimo della Midolla allungata i nervi, suddetti per sette fascetti di fibre rotondi e lisci all'esterno, sparpagliate come i peli de' pennelli nell'interno della midol- lare vi sono disposti senza ordine . La direzione di tali fibre nella sostanza della midolla allungata è obbliqua dal centro di essa , ove le destre s' incrocicchiano evidentemente con le sinistre dietro alle Fascie midollari , e sono piatte nella so- stanza della midolla , rotondate fuor della medesima , finché non sono ancora involte nella lamina esterior della Pia-madre . Ciò accaduto s' appiattiscono di nuovo a' lati , e formano un nastrolino di fili paralleli sconnessi, eh' è più picciolo del ve- ro N. Auditorio, e con esso penetrano nell'Orifizio a cotesti due Nervi nella rupe destinato . (b) Annot. g3. II Ponte non li tocca punto, né poco. Ora vediamo ciò che la Notomìa ne dice ne' Quadrupedi . Nelle Memorie dell'Accad. R. di Scienze, Lettere ed Arti di Mantova (a) v'ha una mia Dissertazione - Dell' Encefalotomìa del Capretto - che comprende quello che in tal parte ne' qua- drupedi ho potuto osservare , e a proposito de' N. Microsim- patici ( Porzion dura de' N. Uditivi ) vi si dice: IN. piccioli simpatici, molto più grossi nelle Capre ^ e nelle Pecore in propor- zione , che negli Uomini , nascono dalle Traverse midollari , o Lastre traversali della midolla allungata , che sono immediata- mente dietro al Ponte (3) quattro linee lunge dal solco longitu- dinale anteriore, e formano un nastro di sette filuzzi paralleli per parte . Cotesto nastro viene a insinuarsi nella porzion petro- sa delle ossa temporali per via del foro anteriore nella medesima (i) Esposiz. del Cenelletto pag. 71, (a) Tom. I, pag. g3 , §. XI. Fu stampato l'anno i7q5. (3) Ivi, Capo IX, 5. V. H Sur. Sistema Neuveo ec. rupe scolpito . Relativamente alle Lastre midollari traversali si disse ( I ) : Al di sotto del Ponte e più verso il foro occipitale si osservano due lastre midollari larghe ima linea e più , distintis- sime dal Ponte, o sia Eminenza traversale, che nascono dal sol- co longitndinal inferiore della Mid. allungata, e vengono a' lati a dar origine a' Nervi piccioli simpatici . Sono due Lastre.) divise dal solco , e non già una sola commissura isolata ; il che dal Big. Gali |}er inavvertenza non è stato osservato . (II) La Commissura de' fili regredienti del N. Olfattorio, eh' è la trave traversa ^ der Querbalken ^ tra' l para posteriore delle eminenze quadrigemine (a.) , o sia tra il ganglio de' mede- simi Nervi . (a) Annot. 94. Sicuri, che il N. Olfiittorio non tocca pun- to cotesto parti,, e che probabilmente il Dott. Gali [avendo smarrito per istrada il paro de' Nervi patetici , o trocleatori . che nascono precisamente in quello spazio , che v' ha fra le Eminenze Testiformi e'I Ventricolo superiore del Cervelletto, dalla lamina midollare stata impropriamente detta Valvula ma- gna cerebri dal Vieussenio (2) ] ha preso il N. patetico per una delle origini del N. Olfattorio, non esiteremo a dichia- rare che dette Eminenze non sono il ganglio di tal nervo . (Ili) La Commissura de'N. Regredienti del Cerebello esisten- te, com'è stato già accennato, nel Ponte. Rovesciato il Cervello si vedono chiarissimamente nel Ponte del Varolio i N. Regredienti del Cervelletto scorrere traversalmente , e confluir nel ponte . Di- strutti cotesti si trova ( com' è accennato superiormente ) i mede- simi nervi avvicendarsi a strati co' N. sortenti passanti in dire- zione longitudinale lungo il ponte , provenienti dalle Piramidi , e destinati a formar gli emisferi (a) . (a) Annot. g5. Inviteremo il Dott. Gali a paragonar un cervelletto , ben notomizzato , con quanto ne ha pubblicato Vollero nell'ultima edizione della sua ammirabile Fabbrica ed Uso del Corpo Umano, e quel poco che diedimo fuori an- che noi sul medesimo argomento , e il Soemmering nel trat- tatello Della Base del Cervello; e spereremmo che si persua- derebbe , il Cervelletto con le sue braccia midollari formare (i) Accad. Mant. T. I, pag. 87. {2,) Ved. Neuio-Encefalotomìa Gap. XII, pag. 174, e segg. — Esposiz. del Cervelletto , pag. ioa , ec. — Encefalot. Umana Par. ID, pag. 102, ec. ec. Del sic. Vinceìszo Malacarne . 5.^ non solo il Ponte, ch'egli ha per ima commissura, ma anche gran parte della midolla allungata con li due processi suoi verso le eminenze quadrigemine , e con gli altri due discen- denti verso la spinai midolla . Egli non ha ancor avuto tem- po di considerarle bene , per ciò le ha passate sotto silenzio tutte quattro . (IF) Le Commissure de N. Regredienti del Cervello, la mag- gior , e la più importante delle quali è il Corpo Calloso . In que- sto si riuniscono non solo la maggior parte de' N. Regredienti degli Emisferi intieri , ma anche le altre particolari Commissure de' N. Regredienti del Cervello; cioè (V) La Commissura anteriore, o sia la riunione de' N. Re- gredienti de' lobi anteriore, e medio del Cervello (a) superiormen- te al N. Ottico . (a) Annot, 96. La Commissura anteriore del Ventricolo superiore della Colonna midollar centrale è un grosso cordo- ne di fili nervei, alcune volte riquadrato, e palesemente sca- nalato, di diametro non di rado di tre linee negli adulti, proveniente dalla midollare de' lobi mezzani del cervello , e jiroducente vma delle radici de' Nervi Olfattorj . Trafora la* parte anterior più gibbosa de' Corpi striati, ed unisce alla me- tà dell'altezza Ioro,_e alla estremità loro anteriore i lobi mez- zani del cervello . E collocata fra l discendente margine an- teriore del Corpo Calloso , e le due colonnette dell' angolo anteriore della Volta detta vulgarmente a tre pilastri . Non ho esaminato se corrisponda all'area quadrata de' N. Ottici, ovvero a qualche altra parte de' medesimi . (FI) Jl septum pellucidum è una parte, o una continuazio- ne, della Commissura anteriore (à) . (a) Annot. 97. L' A. N. può essere certissimo, che cote- sta Commissura non ha , né potrebbe avere ne' cervelli uma- ni secondo il solito costrutti veruna aderenza col setto pellu- cido, o tramezza trasparente de' Ventricoli degli Emisferi. Della quale tramezza qualor avesse genio di sapere la gene- si , la struttura , le connessioni , e quanto ha in sé di nota- bile il Ventricolo fra le sue lamine scolpito , tappezzato di lanugine cenerina, potrà consultare la nostra Encefalotomìa (i); (1) Parte II, dove si tratta de' Gemini centri semi-circolari, e dello stesso setto pellucido a pag. Sg , ^c , e seguenti . 56 Sol Sistema Nerviìo ec. gli Atti della Società Italiana delle Scienze ; i Ricordi Ana- tomici e Chirurgici (i), dove trattammo del Cervello. (VII) Ne Bruti , dove i Lobi medj del cervello sono più pic' doli, anche la Commissura anteriore è più debole ; e in questi il N. Olfattorio (a.) dà pure alcuni N. Regredienti alla Commissu- ra stessa . (a) Annot. 98. Ciò accade non solamente ne' Bruti, ma sempre negli Uomini , come abbiamo detto poco fa , dopo d'averlo pubblicato con le stampe nella Encefalotomìa, e nel- la Neuro-Encefalotomìa (a). Cosa singolare poi si è, che l'A. N. faccia partire alcuni nervi regredienti dal N. Olfattorio, mentre che sempre asserisce i N. Regredienti provenire dalla Membrana nervosa da'N. sortenti formata, attorniata dalla sostanza gelatinosa , eh' è alla superficie degli Emisferi . (fili) Anche i N. Regredienti de' lobi posteriori del cerebro confluiscono in una particolar Commissura , che è la Commissura posteriore (n) . (a) Annot. 99. Ella è pur grave cosa a un cuor docile essere costretto dall' amor della verità a contraddire a ogni •passo in cose di fatto evidentissime all' asserzione d' un inge- gnoso, e laborioso Anatomico! Eppure nel caso nostro la co- sa va così ! La Commissura posteriore del Cervello non è egli forse quella serie di brevi lische midollari (3) traverse collo- cate nell' estremità posteriore del ventricolo superior della co- lonna midollar centrale, al di sopra delle eminenze natiformi suir Aquidotto del Silvio ? Non è essa forse coperta da quel- la vascularissima Pia-madre, in cui sta immersa la Gianduia (4) Pineale j i picciuoli della quale l'attaccano in parte alla stes- sa Commessura , in parte a' margini prossimi della cavità del Ventricolo fatti da'Talami de'N. Ottici? Ora se è avviluppa- ta da tanta Pia-madre , che separa intieramente la colonna midollar (i) Pndova 1801 , Voi. I, dove trattasi del Cervello . (3) Veda il Gap. IX , dove è descritta la comunicazione del N. Olfattorio con tal Commissura . (3) Xedei JSncefalotomìa Vane II, pag. 75, e 76. — / Sistemi pr. pag. 68, chi desidera ulteriori notizie di tale Com- uiidsiua . (4) Dovremmo stupire, che il Sig. Gali non abbia annoverato fra le Commissu- rc del Cei-vello la Glanrlula Pineale, n non le abbia dato la funzione di Gan- glio. S'egli avesse preso in considera- zione questo corpicciuolo , mi par im- possibile , che non le avesse assegnato ({ualche nobil uso. Del sic. Vin-cenzo Malacarne . Sy midoUar centrale de' lobi posteriori del cervello, dal margine posteriore del Corpo Calloso , e dalla Volta a tre pilastri , o triangolare , come mai possono i Nen'i Regredienti de' lobi po- steriori del cervello confluire a far la Commissura posteriore ? Il Sig. Gali è tuttavia fra coloro , che credono la colonna midollar centrale essere continua per immediata continuazion di sostanza , e non contigua ( com' è solamente ) per sotto po- sizione, anche coperta e separatane dalla Pia-madre intiera- mente , con i lobi posteriori del cervello , perciò ha lasciato d'esaminar la cosa, e asserì quello, che jion ha neppur ten- tato di verificare (i). (IX) Oltre a queste commissure i N. Regredienti del Cervel- lo formano posteriormente al Corpo Calloso alciuie altre commis- sure particolari ^ che costituiscono una specie di strato nello stes- so Corpo Calloso (aj. (a) Annot. ice. È vano il discorrere di cose , che non si conoscono , e non si può capire che mai sieno , posto che il Sig. Gali ha giudicato a proposito di non dirne più di così . 5. //. Oltre a' nervi, e alle Masse nervose fin qui nominate^ una Massa nervosa delicata ancora si diffonde dalla Blid. spi- nale,, ascendendo tra le sue due metà verso tutti gli organi doppf che sono formati da' fascicoli nervei della suddetta Midolla . Questa Massa nervosa è, dirò così , il legame, la connessione tra, gli organi doppj: e nella Grande Commissura ^Corpus Callosum^ si presenta col nome Ji Raphe Lancisii (a) . (a) Annot. ioi. È veramente dotato di vista ben acuta, e d'una ben felice diligenza anatomica chi arriva ad assicu- rarsi , che la Massa nervosa delicata qui nominata dal Sig. 6!a// ascendendo dalla spinai midoUa (dove certamente si trova) si presenta nel Corpus Callosum^ ed è ciò che dicesi Raphe Lancisii ! Noi , che siamo sicurissimi la Midolla spinale non avere continuità con la parte posteriore del Corpo calloso, di- viso totalmente e separato per via dello spiraglio (a), della gran vena di Galeno, e delta rete vascolare, dalla stessa co- lonna, dalla Gianduia Pineale, da' Talami de'N. Ottici; noi sappiamo, che tale Massa nervosa per quella parte non può Tomo XIV. 8 (i) V. Encefalotomìa Parte I, pag. 161. Par. Il pag. a6 , 28, e 39. (a) Ved. le Annotazioni precedenti. 58 Sul Sistema Nerveo ec. presentarsi nel Corpo Calloso . Che se il Sig. Gali pretendesse tale continuazioii di sostanza aver luogo dall'intimo della sp. Midolla per la parte inferior della medesima nella Mid. allun- gata in mezzo alle Fascie { Corpora Pyramidalia, ) , di là nel Ponte, e per mezzo alle Gambe del Cervello nell'Antro de' N. Motori comuni degli ocelli, troveremmo cotesta continua- ziou di sostanza interrotta da quel Tuber Cinereum , o sia spu- gna cenerina gelatinosa, che dal margine anteriore del Ponte nascondendo l'Antro, e le Papille midollari, è traforato dall* Imbuto della Gianduia pituitaria, sovente unisce la faccia su- perior dell'Area quadrata de' N. Ottici al margine anteriore incavato del Corpo calloso, senza proceder oltre. Il qual Tu- ber, o Spugnosità cenerina, è anche fesso, allorché ( sollevan- do con destrezza amendue i lobi anteriori del cervello a un tratto dall' Area suddetta per non guastarlo ) si ha la sorte di trovarlo, e di poterlo esaminar a bell'agio. Quindi è naturale il concludere , che lo sforzo costante della fantasia vivace del Sìg . Dott . Gali diretto a derivar tut- to il sistema nervoso dalla spinai midolla per istabilire alla superficie del Cervello , tutto metamorfosato in Membrana , sopra la base fragilissima d' un fenomeno morboso , qual è l'Idrocefalo interno, la dottrina della. Organoscopìa : tale sfor- zo è violento , né sembra che sia per riescire felice . La No- tomia chiamata in ajuto dal Sig. Gali non gli è punto favo- revole , come abbiamo veduto , massimamente ne' punti più essenziali . Le ipotesi , eh' egli costrusse , sono ingegnose , ed ei le fa giuocare con singoiar destrezza ; ma sono ipotesi : e in un argomento tutto fatti le ipotesi non convincono, come non appagano le congetture . 59 PENSIERI SULLA VARIA ORIGINE E NATURA DE' CORPI CALCOLOSI CHE VENGONO TALVOLTA ESPULSI DAL TUBO GASTRICO MEMORIA DEL SIGNOR PIETRO RUBINI Ricevuta li i8 Giugno 1807. È già lungo tempo trascorso dacché un giovane Medico -, mio uditore una volta , or dedicato alla pratica dell' arte sua in un vicino paese , m' inviò un corpo di figura ovale , levi- gato, lucido, duro, di vario colore, ch'era stato passato per secesso da una femmina inferma , assieme colla storia de' sin- tomi , che ne avean preceduta l' evacuazione , invitandomi ad esporre il mio sentimento sulla natura, e sull'origine d'un tale corpo straniero . Diversi Medici , che l' aveano prima di me osservato eran rimasti sospesi, ed incerti, ed avea soltan- to qualcheduno di essi prodotta l' opinione , che quello fosse un calcolo formato nel tubo intestinale alla guisa dei bezoar- di , o delle egagropile . Insin d' allora dietro que' primi lumi , che potei ritrarre e dalla considerazione della espostami ma- lattia della donna , e dalle esterne , e più ovvie qualità , ed apparenze del corpo straniero, io diedi per risposta, che giu- dicava il corpo trasmessomi esser un calcolo biliare ; e promisi nel tempo medesimo di ritornare con più d'attenzione e di studio sullo stesso argomento, tostocchè terminati alcuni tra- vagli, ed incombenze end' era in allora distratto, avuto avessi più d'ozio. Dopo di ciò l' ammalata , la quale seguita l'espul- sione del calcolo erasi trovata quasi per incanto libera da' gravi malanni , che prima l' affliggevano , ed avea goduto un certo intervallo di sufficiente salute, ricadde in nuova malat- tia, e ne fu poscia la vittima, ed in allora iOii fu spedito uà 6o Pensieri ec. calcolo rinveniuo nella di lei cistifellea assieme colle notizie di ciò che si era ritrovato nella sezione del di lei cadavere . Tostocchè le mie occupazioni il permisero incominciai l'idea- to lavoro . Alcuni fatti da me riscontrati in questo esame che- mi parvero nuovi , alcune riflessioni in me fatte nascere da questi fatti medesimi , le quali mi sembrarono interessanti ed atte a sparger qualche luce su quest'argomento non ancora abbastanza illustrato, mi determinaiono a scrivere la presente Memoria . L' argomento de' corpi calcolosi non poteva essere più interessante , giacché tale l'avean giudicato dotti , e nu- merosi Scrittori , che se n' erano occupati , fra' quali uno de' nostri più illustri ingegni il dotto Morgagni, eterno onor dell' Italia , il quale per ben quattro volte ripresa avea la penna per trattare lo stesso soggetto . Riunendo quanto in più volte in tratti sparsi potei rac- cogliere da varie lettere scrittemi dall'Amico sugli accidenti , che accompagnarono la malattia della nostra inferma, questa a un dipresso ne fu la storia . Già da diversi anni erasi la paziente resa soggetta ad una tosse frequente , per lo più asciutta , ed a vomiti pure frequenti di bile . Al principio però del mese d'Agosto i8o3 cominciarono a mostrarsi degli accidenti un poco più rimarchevoli . A tal epoca comparve un senso molesto or di peso , or di brucioie allo stomaco , e si manifestarono dolori vivi al basso ventre, segnatamente al- la regione del fegato , ed a quella dell' umbilico . Per otto giorni consecutivi fu obbligata l'inferma al letto da una for- te, e pungente colica accompagnata da brividi , da calori , convulsioni, meteorismo, dopo de' quali accidenti essendo se- guita l'evacuazione del corpo straniero, di cui ora è quistio- ne , unitamente a copiosi scarichi fecali , ebbero una marca- tissima tregua i suoi mali, e potè l'inferma lusingarsi d'es- ser guarita . Dopo qualche tempo però insorsero di bel nuovo i dolori al basso ventre, la regione del fegato divenne insof- ferente alla più piccola pressione , e comparve una leggera itterizia con dispessia , febbricciattola , prostrazione di forze , ed accessi di asma convulsivo. Le evacuazioni che in essa pro- ducea l'uso dell'Aloe, Rabarbaro, e sapone, e de' clisteri la sollevavano dai dolori , cagionandole però uno sfinimento di forze per cui conveniva ricorrere all'uso de' tonici ristoranti. Questo stato di cose onde££;iante fra il sollievo , e le esaeer- Del sig . Pietro Rubini . 6 1 bazioni durò qualche tempo, finché una sera di Domenica es- sendo stata veduta iuchnare ad uno stato soporoso furonle ap- plicati due vescicanti. Parve nel giorno seguente, che questo rimedio l'avesse sollevata; ma la stessa sera alzatasi dal letto non so per quale bisogno fu sorpresa da un accesso di asma con tosse , per cui rimessa sul letto stesso fini in breve di vivere . La sezione del cadavere presentò il fegato duro, d'un color pallido , e che tagliato in più parti mandava un umor viscoso , ed assai puzzolente . La Cistifellea era molto dilata- ta , e dilatato pur molto era il condotto Coledoco . Nella Ci- stifellea era contenuto un calcolo, di mole però assai minore del corpo dapprima evacuato . Niun' altra apparenza morbosa, od interessante presentossi nel restante alle indagini anato- miche . L' espulsione di calcoli per secesso è ben lungi dall' essere im fenomeno raro nell' animale economia . Galeno benché scri- va di non averlo per sé giammai osservato , nota però che altri a' suoi tempi di già lo aveano veduto . Una folla d' Au- tori , che sarebbe qui troppo lungo l' annoverare , ne hanno registrati moltissimi esempj , de' quali furono oculari testimo- n j . Fra questi scrittori ancora se ne trovan non pochi, i quali non un calcolo solo , ma molti , e molti ne viddero evacuati da un medesimo infermo . Per omettere le storie che riporta- no il passaggio d'un piccol numero di calcoli, io citerò Coe, che ne vidde passar per l' ano settanta in un giorno . In eguale spazio di tempo Petermann ne vidde passare settantadue , Birch cento , Barbette , Sloane , Vogel ne viddero uscir duecento , Russel quattrocento . Vanswieten riferisce , che un infermo eh' egli trattava avea già passati all'ora ch'egli stava scrivendo duecento calcoli , e continuava ancora ad evacuarne . Pviviere riporta l'osservazione d'un altro che già da più anni passava calcoli tutte le volte , che avea scarichi alvini . Fernelio ove riporta osservazioni di siffatti corpi evacuati, li dice innume- revoli . Fra questi calcoli ve ne hanno di diverso volume, e ben- ché la maggior parte di essi non ecceda la grossezza d' un pisello, o d'una nocciuola, se ne sono però osservati dei più considerevoli . Il Morgagni ne vide passar uno della grossezza d'un buon dito, e Gooch, Guettard, Hevermann, Mareschal, ed altri ne hanno veduti dei sì voluminosi , che non poterono Oi P E N 3 I E R I eC. sortire dal retto se non mediante l' ajuto dell' arte : anzi nei casi d' Hevermann , e di Mareschal seguì la lacerazione dello sfintere dell'ano. Horpio parla d'uno, ch'era voluminoso quan- to un pomo; e Rlarcello Donato, e Schwiad presso Schmuker, ed Hooke , e Venette, ed Hecqueto raccontano storie di cal- coli evacuati della grossezza d'un uovo di gallina. Il Chirur- go Duhamel vide, come riportasi nelle Memorie dell'Accade- mia Chimrgica di Parigi, un calcolo espulso per l'ano, che avea due pollici, e mezzo di lunghezza, un pollice, e mezzo di diametro, e tre pollici, e mezzo di circonferenza, e pesa- va tre dramme , e mezzo . Perlocchè tanto più voluminosi , avuto riguardo al loro peso , esser doveano quelli veduti da Scroekio , e da Lettsom , che pesavano cadauno dieci dramme, quello di Doleo , che pesava due once , quello di cui leggesi la storia presso Orteschi, il quale essendo del peso di due on- ce , e due dramme e mezzo dicesi avesse la circonferenza di otto pollici, e fu estratto a forza; quello di Schaarschmidt di on- ce quattro, e quello infine citato da Plouquet, di mezza libbra. Benché non tanto frequenti, sono però abbastanza nume- rosi anche i casi di calcoli espulsi per la via del vomito . Molti casi ne ha raccolti lo Schenk ; il Breyn ne riporta un caso nelle Transazioni Filosofiche , un altro l' Orteschi nel suo gior- nale, uno il Moreali in una sua dissertazione scritta su quest' argomento; ne ha veduti alcuni il Boreieri; e molti altri Scrit- tori , i quali pure hanno fatto osservazioni consimili possono vedersi citati presso Plouquet : Initia Bibl. Articolo Vomitus. Possono riferirsi , come appartenenti a questa medesima elasse di corpi que' calcoli ancora che sono stati riscontrati per mezzo delle sezioni Anatomiche o nelle intestina medesi- me , o nello stomaco , giacché probabilmente sarebbero stati espulsi anch' essi col tempo . Possono vedersi simili esempj presso Portai, Vic-d'Azir, Jacquinelle, Chandron, e molti al- tri . Meckel ne ritrovò uno sì voluminoso , che otturava in- tieramente il digiuno . Ma se numerosi sono nella Medica Stona i casi di que- sto genere, son però pochi quelli , i quali sieno esposti in ima maniera abbastanza circostanziata , completa , luminosa . Le storie di tali calcoli sono per la massima parte inesatte, e mancanti , sia per trascuranza di chi le scrisse , sia per V i- gnoranza de' tempi nelle Mediche, e Chimiche cognizioni. Del sic. Pietro Rubini . 63 Più si rimonta all' indietro nel corso degli anni passati , più litta si trova l'oscurità. Molti fra gli Scrittori nell' accennare di volo i semplici fatti, non altrimenti hanno caratterizzati i calcoli da loro osservati, che con nomi equivoci, insignifican- ti , o tutt' al più indicanti qualche esterna , ed accidentale qualità, siccome fece Galeno chiamando callosi siffatti calcoli, Coe chiamandoli Gummei , Doebel , ed Horpio notandoli co' nomi il primo di lapidei^ il secondo di semilapidei. Oltre di ciò tali fatti sono qua e là sparsi in opere voluminose, e di- sparate , né alcuno gli ha sinora riuniti sotto quel punto di vista , che pel Medico pratico è il più interessante , quello cioè per cui siamo condotti a riconoscere l' origine , e la na- tura diversa di queste morbose sostanze , ed. a trarre dal loro esame quelle cognizioni tanto diagnostiche , quanto terapeu- tiche , delle quali abbisogniamo all' occasione . Qualunque vol- ta avvenga che una simile concrezione venga espulsa dal cor- po vivente , ciò che più importa si è il riconoscere da qual punto del sistema , da quale organo , o viscere provenga , e di quale natura essa sia . Per mezzo soltanto di questa cono- scenza potrà il Medico spiegare i fenomeni morbosi, che pre- cedettero l'espulsione, potrà determinare la sede primaria , e l'indole della malattia, e potrà ricavare lumi utilissimi e pel pronostico da farsi , e pel metodo curativo che può istituirsi in simili casi , non meno che pel profilattico . Incominciando pertanto dal portare le nostre ricerche sull' origine prima, o sia sul luogo natale di tali calcoli, che dalle vie intestinali sortono sia superiormente , sia inferiormente , si può con fondamento asserire che altri entro le vie stesse si formano, altri colà si recan d'altronde; e si possono dietro le tracce segnate da' più diligenti osservatori stabilire tre clas- si di tali corpi dividendoli giusta il luogo della loro origine , e formazione in calcoli epatici , calcoli gastrici , e calcoli mi- sti , ovvero epato-gastrici . Gli epatici procedono da qualche punto dell'epatico sistema, come lo indica il nome; i Gastri- ci si formano propriamente dentro il tubo gastrico ; i misti incominciati nel sistema Epatico crescono, e si finiscono nel tubo gastrico. Parerebbe, che una quarta classe se ne doves- se ammettere, che sarebbe quella de' calcoli sienali,se si vo- lesse partire da un' osservazione registrata presso Riviere , a cui la comunicò il Dottor Ruffo . Questi pretende d' aver pas- 64 P E N 3 I E a I ec. sato egli stesso per vomito numerosi calcoli , i quali secondo i sintomi, ch'esso provava, e secondo gli antecedenti ad esso accaduti , giudicava passati dalla milza pe' vasi brevi al ven- tricolo . Questa osservazione però essendo per quanto io mi sappia rimasta unica ne' fasti dell'arte, e soggetta a qualche dubbio , noi ometteremo per ora questa specie di calcoli , e ci limiteremo a parlare soltanto dei calcoli delle tie specie accennate . Così pure lascierò qui di parlare de' calcoli , che potrebbonsi dir mesenterici, come quelli che Merklino riferi- sce esseie stati passati per secesso da una donna j nella qua- le trovossi in seguito un ascesso pieno di simili calcoli nel mesenterio ; giacché questa storia pure per quant' io mi sap- pia , è tutt' ora unica . Quanto alla prima specie, quella cioè de' Calcoli epatici, non v'è alcun punto in questo sistema nel quale non si for- mino alle volte de' calcoli , siccome lo provano le osservazio- ni di numerosi Scrittori, che nelle sezioni de' cadaveri ve gli hanno riscontrati . Nell'esterna superficie del fegato li trovò Riedlino . Sorbait trovò aderente alle tonache del fegato un calcolo grosso come un ovo d'occa,edun simile caso raccon- ta il Benivenio. Tallon, Pomme le fìls, Saurau, Heberden rì- scontraron de' calcoli ne' contorni del fegato stesso , formati ivi da bile che, corroso in qualche punto il parenchima, era scappata fuori , ed aggrumatasi in quelle vicinanze . Nel pa- renchima del fegato stesso ne trovarono Falloppio , Biasio , Colombo, Ruischio, Enrico ab Heers, ed altri che sono citati dal Morgagni . Nei condotti biliari ne riscontrarono Platero , Reverhorstio , Glisson , Morgagni , Walther ; e probabilmente appartenevano ai calcoli dei condotti biliari quelli , che Co- lombo, e Giacomo Cameniceno scrissero d'aver trovati nella vena porta, siccome saggiamente riflette il celebre Morgagni. Walther, e Dietiick ne hanno pur rinvenuti entro il dotto Epatico , Ruisch , e Soemmering nel dotto Cistico , Dietrick , Galeazzi , e Richter nel Coledoco , benché resti indeciso se tali calcoli fossero in que' dotti veramente formati , oppure se foi'mati piii indietro, fossero in seguito airestati nel loro pas- saggio pe' dotti medesimi . Greisel , Benivenio . Ellero , Mor- gagni, Dargeat, D'hervillay riscontraron de' calcoli entro delle cistidi morbose or appartenenti al fegato , or alla cistifellea ., le cjuali od erano formate dalle membrane della cistifellea Stessa , Del sic. Pietro Rubini. 65 stessa, oppure, come inclina a creder il citato Morgagni, dalle membrane delle piccole glaudulette della cistide stessa . Il luogo però dove e più frequenti, e più numerosi si trovano i calcoli si è il cavo della cistifellea medesima . Ivi si forma- no questi ora solitarj, e di grandezza diversa, sino a riempir talora il cavo della cisti, siccome osservarono Halle, ed Isen- flamm, talora a centinaja, e; migliaja, pur di diverso volume . Io conservo una Cistifellea, che contiene più centinaja di pic- cioli calcoli. Cento vene contò il Vanswieten , cento quaran- tuno l'Allero, Stiebero duecento. Felice Fiaterò trecento, Walther cinquecento, Mentzki settecento, Baillie mille, Un- ter mille e cento , Farri mille seicento , Storie due mila ; le quali ossexvazioni rendono abbastanza credibili le storie di Fuchsio, il quale scrive d'averne trovati in un caso due mi- la , in un altro tremila seicentoquarantasei , benché non pre- sti loro fede il dotto Borsieri . Sarebbero ancor più francamente ammissibili le storie di Fuchsio, se fosse vero ciò che asseri- sce il Soemmering , che il Morgagni , da lui chiamato a ra- gione testis omni exceptione major ^ ne avesse trovate tremila . Io però non ritrovo un tal passo nelle sue opere : anzi nel!' aureo suo libro de sedìhus et causis morborum , Epistola 87 , Artic. 19 j che è l'ultimo scritto, nel cpiale egli tratti dei cal- coli biliari , incontro il passo seguente : Qui reapse numerarunt post Falloppium ( calculos ) qui ia3 cum niajore ilio invenit , non modo 3oo ut Bartholetus, aut 3o6 ut Piatevi f rat er , quibus vel ipse plures deprehendi ; sed ultra 700 ut Mentzelins , imo ul- tra mille , ut Greìselius olim repererunt . Dal quale passo risul- ta ch'egli ne vidde bensì più di 3o6 , ma meno di 700, nu- mero molto inferiore a quello citato da Soemmering . Il Mangeti trattando de' calcoli epatici riferisce due sto- rie alquanto singolari. La prima è di due calcoli assai pesanti, e duri trovati da un certo Dottor Tintorio nel legamento so- spensorio del legato ; F altra di più calcoli riscontrati da Po- lisio entro una borsetta attaccata al fegato , non però con questo comunicante , ma bensì per mezzo d' un dotto proprio colla vescica urinaria, per la quale via vivente l'infermo mol- te simili concrezioni erano state espulse . Nel primo però di questi due casi molto dubbio rimane se i due pezzi , eh' ei chiama Sassei , non fossero due concrezioni ossee, o terree, e perciò estranee affatto al fegato; e quanto al secondo, po- Tomo XIF. 9 66 De* CORPI Calcolosi. chi forse troveranno credibile un siffatto racconto >. o sospet- teranno forse in quella borsetta straordinaria un rene mostruo- samente alterato, e traslocato, col corrispondente uretere. Non tutti però i calcoli epatici sono a portata di passare dal luogo della loro origine alle intestina, ma bensì quelli che si ritrovano nei dotti Epatico, Cistico, Coledoco, e nella Ci- stifellea. Se il loro volume è adattato al diametro de' condotti, il passaggio è facilissimo; se al contrario il volume è maggiore di quello, che i condotti stessi ammetter possano naturalmente, in allora forzano essi straordinariamente, e dilatano le pareti, e l'orifizio del Cistico, e del Coledoco, onde gli aspri dolori, e le coliche , che accompagnano siffatto accidente , simili a quelli che si producono dai calcoli renali voluminosi, che scen- dono dai reni alla vescica. Le sezioni dei cadaveri han dimo- strata la realità di siffatte dilatazioni . Cistero trovò nel ca- davere d'una che avea passato varj calcoli l'orifìzio del dotto Coledoco , che suol essere angxistissimo , dilatato a segno di contenere un dito. Vic-d'Azir trovò il Coledoco intiero ampio al punto da potervi introdurre, e passare un dito. II Galeaz- ai trovò nella sezione d'un cadavere il Coledoco talmente di- 'atato , che formava quasi un sacchetto considerevole , entro cui stavano nicchiati diversi calcoli . Morgagni trovò il dotto Coledoco dell' ampiezza di due buone dita , e cita egli stesso molti simili esempj tratti da Bezoldo , Trewio , Verney , ed al- tri . Quanto non doveva esser ampio il dotto entro cui Ricter trovò il suo calcolo, che pure non lo otturava completamen- te , giacché questo pesando tre oncie , e mezzo dovea esser d' un volume enorme ! Quanto ai calcoli della seconda specie, che abbiamo chia- Jnati Gastrici, perchè la lor formazione ha realmente luogo tentro il tubo gastrico , altri si formano nel cavo del Ventri- colo, altri nell'uno, o nell'altro degli intestini. Essi arrestansi per un tempo più o men lungo nel luogo di lor formazione a misura che sono più leggeri , o più pesanti , più levigati , o più scabri , che formano aderenze più , o meno tenaci , e che le circostanze o locali , o generali sono più favorevoli a yiteneili , o ad espellerli, e talora vi rimangono sino ad ac- (piistare un volume ragguardevole . Qualche volta in vece di restar sempre fissi ad uno stesso luogo percorrono succes- sivamente la lunghezza del tubo medesimo , arrestandosi per Del sic. Pietro Rubini . 67 degli intervalli più , o meno lunghi su dei punti diversi . Possono vedersi presso l'illustre Allero , e presso il Conradi, diversi punti delle intestina, ne' quali i calcoli sono stati tro- vati . Il calcolo gastrico di cui ha lasciata la storia il Mare- chal impiegò degli anni a scorrere i diversi segmenti delle intestina . I calcoli di questa natura che sono assai frequenti negli Animali , sono meno comuni negli Uomini , siccome os- servano gli illustri Scrittori Fourcroy , e Vauquelin nel loro bel lavoro su questo argomento, inserito negli Annali del Mu- seo Nazionale di Parigi . I calcoli infine della terza specie, che abbiamo chiamati Misti , od Epatogastrici hanno il loro principio nel sistema epatico, e crescono nel tubo intestinale . Qualora cioè avven- ga , che un calcolo espresso dal primo sistema , e pollato al secondo ritrovi in questo ed una tale inazione , per cui abbia luogo di arrestarsi , invece d' essere oltre spinto , ed una di- sposizione particolare di liquidi atti a rappigliarsi, e conden- sarsi intorno al nucleo colà arrivato , il calcolo primo rivestito ed intonacato da novelle calcolose stratificazioni si accresce , 8Ì fa maggiore, e senza fine s'ingrosserebbe, se le circostan- ze o della ristrettezza del tubo , o d' una sollecita espulsione non vi mettessero fine . Cita due esempj di calcoli di questa specie il Morgagni , l' uno di Gemma , l' altro di Bezoldo , e giudica che fosse tale un'altra concrezione di cui dà la storia il Vatero . Un esempio assai rimarchevole ne riporta il Coe , ed altri casi ne sono riferiti da Vandermonde , da Moreali , Portai , ed altri . Forse gli esempj di questa specie sarebbero più numerosi ancora, se con maggior attenzion si fossero esa- minati tutti i casi de' calcoli evacuati pel tubo gastrico , on- de distinguer accuratamente i calcoli di questa classe da quelli dell'antecedente. L'arresto di simili corpi entro le prime vie è di durata incerta , e dipende pure da varie circostanze . Nel Giornale del citato Vandermonde leggesi la storia d' un calcolo , il quale passato dalla Cistifellea nelle intestina nel mese di Gennajo , per quanto potè giudicarsi e dai dolori che soffrì l'inferma all' ippocondrio destro, e dal cangiamento dei sintomi , vi restò fino al mese di Agosto , in cui fu espulso per secesso . Queste prime nozioni sul luogo originario delle concre- zioni di cui parliamo servono giù a farci chiaramente vedere. bS Dl' CORPI Calcolosi, che una notabile diversità d' indole deve aver luogo fra di loro; e non sarà difficile seguendo questi principj il formare delle plausibili induzioni sulle varie specie , o classi di tali calcoli , e sulla varia loro natura . Un calcolo in generale non è che una cristallizzazione animale. L'apparenza cristalliforme è talora in simili conci'e- zioni sì visibile , che non è sfuggita a' più antichi osservato- ri , come si ricava dalla maniera , colla quale esponendo le loro osservazioni si sono espressi . Mirabilius multo , scrive Cornelio Gemma, quod per sederti exciderit foemìnae vetulae sed praegrandìor lapis oninìno rotundus, saltem ovali specie , foris partirti fuscus , partitn ater, ac veliit ambustus , quem cum perfo- rare paululutii attentassem , dissiliens in duas partes intus sub- stantiatti vitri ad instar purioris^ axit christalli pellucidarti, ttiul- tis striis ^ atipie radiis in unum centruni coiijluentibus ostende- bat . Greiselio parlando d' un calcolo poco minore d' un ovo di gallina , e che pesava un' oncia , e diciotto grani , scrive : Securi per medium fructus respletidescebat ac si nitro repletus fuisset . Il celebre Baglivi scrive di due Calcoli : Acubo duri, nigri , scititillas velut emìttentes , quasi essent congeries nìgri sa- lis cristallizzati . Nel volume settimo degli Atti de' curiosi della Natura si parla pure d' un calcolo cristalliforme , e lo Sculteto nel suo Armamentario Chirurgico scrive d' aver trovato in una donna Vesciculam felleam calcalo instar christalli pellucido re- pletatn . Veder si possono molti altri simili passi raccolti dal- lo Scrokio in uno Scolio alla sua Opera, dall'Allero nella sua Grande Fisiologìa , e dal Morgagni nella sua Epistola Sy : de sedibus et causis ec. I moderni hanno ancora con maggior at- tenzione marcato un tale fenomeno . Se i cristalli non sono sempre visibili, e ben distinti, e regolari, ciò dipende da una cristallizzazione resa imperfetta o dalla eterogeneità delle ma- terie coadunate ; o dalla improprietà delle circostanze parti- colari , siccome accader vediamo anche nelle Cristallizzazioni che formansi fìxor del corpo animale . Ora siccome le cristallizzazioni tutte sono sempre in rap- porto coi fluidi entro i quali si formano, e da'quali ricevono gli elementi cristallizzabili, chiaro quindi apparisce, che quan- to i liquidi del sistema epatico differiscono nei loro principj costituenti dai liquidi che bagnano il sistema gastrico, altret- tanto i calcoli formati nel primo sistema differiranno da quelli, Del sic. Pietko Rubini . 69 che hanno origine nel secondo; mentre i calcoU Epatogastrici riuniranno in sé stessi l'indole, e le proprietà d'ambe le pri- me spescie . 11 liquido entro cui formansi i calcoli epatici è sicuramen- te la bile , e quindi o tutte le di lei parti costitutive , od al- cune di esse dovranno comporre il calcolo stesso . Se noi con- sultiamo le analisi delle biliari concrezioni fatte ne' tempi an- teriori alla nuova Chimica dottrina , ci sembrerà risultare da quelle , che tutta intera la bile , o sia tutte le sostanze che la compongono, si riuniscano in varie proporzioni a formare i calcoli disponendosi secondo le leggi della cristallizzazione . Da tali analisi appariva, come può vedersi segnatamente pres- so r AUero , che i calcoli davano alla distillazione , oltre i prodotti aerei, poca flemma, olio in copia massima, che nella storta ascendeva prima giallo, poi rosso, indi nero, ed empi- reumatico , e carbone che restava atrosplendente infondo al vaso . Questi erano i prodotti egualmente della bile distillata, onde presso gli Antichi un calcolo altio non era che bile con- densata , ed aggrumata . Dalle osservazioni però istituite in questi ultimi tempi , ne' quali l'Analisi è stata ridotta ad una precisione di cui r antica Chimica non era capace , risulta che dai calcoli epa- tici principalmente umani possono bensì ricavarsi talora i pro- dotti medesimi , che dalla bile ; in maniera però , che vi ha in essi una porzione più o meno preponderante d' una sostan- za particolare, chiamata Adipocera dall'illustre Fourcroy, cui dobbiamo i migliori lumi su questa materia . La presenza di questa sostanza nel calcolo è di tale importanza, che ov'essa abbonda, ed è in maggior proporzione, il calcolo è regolare, e ben cristallizzato , e finito : ov' essa trovasi in proporzione troppo scarsa , la cristallizzazione si fa confusamente , ed in disordine , ed il calcolo non presenta che una concrezione irregolare , ed informe , e rassomiglia piuttosto a grumi , a trombi che a veri cristalli . Analoga a questi principj è 1' o- pinione di Essienne , il quale dietro sperienze proprie , e ri- petute anche da Morelot stabilisce potersi considerare i cal- coli biliari come una materia resino-mucosa, o adipocera, sa- turata d' ossigeno , od in parte nello stato di sapone . Quan- tunque molto studio si sia posto nell' indagare la natura dell' adipocera , pure non si è peranco giunti a ben conoscerla _, 7© De^ CORPI Calcolosi. forse per la difllcoltù d'averla sempre identica, pura, e sce- vra dal miscuglio di qualunque straniera particella . Essa ha molta somiglianza nel colore , nella consistenza , ed in altre proprietà ad altre sostanze come la Cera , lo Spermaceti , e simili, colle quali intatti alcuni Scrittori l'hanno paragonata. Parlando di calcoli composti principalmente di tal sostanza scrive Goldwitz , alia absque peculiari structura ceram fusam tcpraesetitant . Schlippe la chiama massa ceracea, o sevo in- spessato . Nell'analisi fatta di alcuni calcoli biliari da Titius si alzò col fuoco una certa materia, quam , scrive Soemme- ring, veram ceram flavam esse cognovit . Poulletier, uno de' pri- mi che l'esaminarono, la trovò simile per alcune pi'oprietà all'acido benzoico. Adeo spermati ceti , scrive il citato Soem- mering, sive adipi phiseterts macrocephali similia ( concrementa. biliaria ) reperiuntur in Musaeo meo , ut praeter figuram vix di- gnosci queant ; pari modo et J. F. Blumenback eadem cum sper- mate ceti comparai . Alla stessa sostanza, come pui-e alla ma- teria trovata in certi cadaveri dissotterrati la rassomiglia il citato Fourcix>y , tranne qualche dissomiglianza nel grado di fusibilità , e di solubilità nell' Alcool . John Bostock nelle sue Sperienze ed Osservazioni comparative sulla Cera del Mirica, la Cera delle Api , l' adipocera ^ e la materia cristallina dei calcoli biliari, prova con varie analisi che tutte queste sostan- ze hanno diverse proprietà comuni , nel tempo stesso però , che per altri caratteri non possono dirsi perfettamente iden- tiche . La materia bianca dei calcoli biliari neppur quando si depone dall'Alcool caldo in cui fu sciolta, siccome insegnaro- no i Chimici Francesi, e come prima di loro era stato notato nel Commercio letterario di Norimberga dell'anno 1729, si presenta sempre simile , come costa dalla varietà de' fenome- ni eh' essa presenta all' osservazione . Schlippe dall' anaHsi di questa sostanza dice d'aver ricavato flogisto, acido aereo, ed acido vegetabile . Scopoli in una sua Memoria sui principj co- stituenti del calcolo, e della bile la vidde convertirsi colla distillazione in un olio denso giallo-scuro, dopo aver lasciata nella storta una picciola quantità di carbone, nel quale trovò oltre il ferro , della terra calcare , e della soda . Fourcroy , come Bostock, non l'han trovata composta analizzandola, che di Carbone , Idrogeno , ed Ossigeno . Fourcroy stesso espo- stala all'azione dell* acido Muiùatico ossigenato l'ha veduta Del 9IG. Pietro Rubini . ^i isnbianchirsi , ed in seguito passata l'azione di quello ripiglia- re il suo color argentino; io espostala all'azione dello stesso reagente l'ho veduta imbianchire, e conseivare in appresso la contratta bianchezza . Intanto però ciò che può ritenersi per certo e che più importa al nostro scopo presente si è , che l'adipocera base o sola, o principale de'calcoli epatici è una sostanza da riferirsi agli olj , o grassi animali, e da guardarsi come un ossido idrocarbonico, benché o le varie proporzioni, od i varj gradi di adesione de' suoi principj costituenti le die- no qualche carattere proprio, e specifico, che la distinguono da tutti i simili animali composti . Nel tempo stesso le varia- zioni , che abbiam veduto incontrarsi nella di lei composizio- ne ci forniscono la spiegazione della molta diversità di ajipa- renze che riscontransi nelle concrezioni da essa formate , per cui queste ora cristalline appajono , e lucide, oi'a opache, e saponacee, or bianche, or giallognole, ec. A differenza del sistema epatico che contiene un umore presso a poco sempre uguale, od identico, qual è la bile, il sistema gastrico contiene cento umori diversi, ed è continua- mente pieno di sostanze di varia natura, di vario genei'e, di varie proprietà , quali sono i cibi , le bevande , e gli umori delle proprie secrezioni. Tutti i principj, che devono servire alla formazione , e riparazione de' varj generi di solidi viven- ti, e de' fluidi moltiplici, abitano prima per un tempo più, o meno lungo il tubo gastrico , ed ivi subiscono diverse mu- tazioni . Tutti i principj che sotto varie circostanze possono servire alla formazione di concrezioni morbose e nella cisti- fellea , e nella vescica urinaria , e ne' reni , ed in ogni altra palle del corpo, poiché dappertutto ne furono riscontrate da- gli osservatori , passano prima pel tubo gastrico , e colà per qualche tempo si arrestano. Una siffatta moltiplicità di prin- cipj atti a cristallizzarsi , ed a formarsi in calcoli darebbe nei tubo gastrico assai solente, e per cosi dir tutti i giorni, del- le simili produzioni, se moltiplici circostanze non vi si oppo- nessero, quali sono il movimento, e la progressione perpetua delle sostanze stesse lungo il tubo, la varietà de' principj, che turba l'analogia necessaria a coadunarsi, l'influenza decompo- sitrice e ricompositrice de' sughi gastrici, che unisce le parti, di- pone, scioglie, e tien divise le parti analoghe^ e simili cose. Qualora però queste circostanze non si ritrovino attive, come '^'1 D i; CORPI Calcolosi. se abbia luogo la quiescenza in qualche ansa, o piegatura inte- stinale, od in qualche cistide formatavi preteinaturalmente , o se pure una degenerata qualità di liquidi intestinali più non si opponga alle concrezioni, o se infine qualche circostanza favore- vole, come un nucleo straniero, dia un punto d'appoggio, un centro di riunione a certi principj d'una data specie per aderir- vi, e consolidarsi, in allora e le parti saline, che sono le più facili alla cristallizzazione, e le parti teiree, e le nmcilagino- se , ed altri siffatti principj obbedendo all' attrazione , che li avvicina, ed alle leggi, che li ordinano, forman cristalli più, o meno perfetti. Che di tali sostanze appunto composti sieno i calcoli intestinali lo confermano le poche analisi , che ab- biamo di essi, distruggendo le erronee opinioni, che della loro composizione aveano concepite gli Antichi . Questi credeano siffatti calcoli esser muco intestinale addensato, come può ve- dersi presso Carpi, Capivaccio, Fernelio , ed altri, e più re- centemente ancora presso Gaitskell . Paracelso insegnò che le sostanze metalliche principalmente fossero quelle, onde i cal- coli si componevano , mentre altri li credeano materie fecali dall' eccessivo calore , oppur da un sugo peculiare ridotti in forma lapidea, come Abinzoar, Gordonio, ed altri. Dall'ana- lisi chimica d'alcuni calcoli intestinali fatta prima da Konig, e poi da Slare comunicata nelle Transazioni Filosofiche risul- ta, che diedero ad un violento fuoco dell'acqua, dell'ammo- niaca, ed un sale lissivioso, lasciando un capomorto. ^'a/er^j scrive Aller parlando di calcoli intestinali, in istis calculis na- tura est , quae in ossibus, ut aqua tamen parca sii ad vigesìmam partem, spirìtus volatilis alcalinus ad vigesimamquartam ; olel rubri foetidi in frigore consistentis aliquid ; demum carbo qui calcinatus merani terram reliquit . Cadet nell' analisi d' una si- mile concrezione vi riscontrò oltre gli accennati prodotti an- che del fosforo. Walson vi ritrovò del muriate d'ammoniaca. È noto che i calcoli intestinali del gracchio sono formati di carbonato calcareo . Infine i più recenti Chimici Scrittori Gio- bert , Fourcroy , Vauquelin , parlando per altro de' calcoli in- testinali degli Animali , li asseriscono composti di fosfati aci- duli di calce , di fosfati di magnesia , di fosfati magnesio-am- moniacali . Quanto ai calcoli Epatogastrici , o sia misti, siccome ab- biamo già detto, che nella formazione di essi avvi per nucleo un Del 31G. Pietro Rubini . y3 un calcolo biliare , attorno al quale aderiscono altre sostanze nel tuho intestinale, così egli è chiaro, che questi formandosi in due tempi distinti , in due distinti luoghi , ed entro diffe- renti liquidi , risultare debbono di due distinte composizioni . Quantunque non abbiamo sinora analisi di calcoli di questa specie istituite col dovuto criterio , fuori di quella molto in- completa del Moreali , pure la ragione ci persuade abbastan- za , che istituite due analisi distinte , l' una del nucleo , l' al- tra della corteccia , si otterrebbero dal nucleo gli elementi stessi del calcolo epatico, come dalla corteccia quelli del cal- colo gastrico . I principi ^'" oso . Oltre di che se aves- sero prestato un poco più di riflessione alla teorìa che com- battono , si sarebbero avveduti che i moti della pupilla non sono molto pronti ; e che non vi è bisogno d' alcun riflusso per la dilatazione , bastando soltanto , che scemandosi o ces- sando r azion della luce , il solo sovercliio afflusso scemi esso pure , o svanisca . Finalmente se non si può dubitare che la luce non sia cagione d' irritamento , sapendosi per esperienza da ciascuno che quando è un poco troppo vivace spreme qual- che lagrima: s'egli è certo che gli stimoli, a quahuique par- te del corpo vivente applicati , promuovono maggior copia di umori a quella parte : se vi sono vasetti piìi grossi e reticelle vascolari al contorno della pupilla: se le injezioni felici pene- trate ne' vasellini dell' iride , allungando questi e gonfiandoli , ne ristringono il foro; come si potrà dire che questo maggio- re o minore afflusso non rende ragione in qualche modo lo- devole del fenomeno di cui si tratta ? Si chiederà forse perchè l'iride si spieghi per afflusso di liquidi cagionato dall' azion della luce su la retina, e quella poi si resti immobile all' azione del lume e delle punture ? A siffatta quistione pare a me conveniente il rispondere che non tutti gli stimoli producono in diversità di parti gli stessi effetti. Si possono, a cagion d'esempio, stimolare i peli, la cute , la cellulosa che vi è sottoposta , e le altre membrane scoperte , simili affatto nella struttura per quanto V occhio , Di Leopoldo Marc-Antonio Caldani . i co anche armato di lente, e l'artifizio anatomico possono giudi- care , simili dico all' iride medesima : non si ottiene moto al- cuno di contrazione ; laddove altri stimoli noti o ignoti ecci- tano in queste parti un qualche movimento, congiunto in al- cuni casi a qualche sentimento molesto . Un freddo improvvi- so, una tenera espressione, una paura, o qualche altra triste affezione dell'animo, addensano la pelle, che, intirizzata per freddo , non sente o assai debolmente altri forti stimoli : e l'addensano per modo che sorgono al di sopra della superfi- cie di essa le papille e le radici o hulhetti de' peli; siccome il terror della morte da incontrarsi tosto inevitabilmente su di un patibolo per mano del carnefice fa rizzare i capelli, an- corché lunghi, in quella stessa guisa con cui si erigono, quan- do un desco di metallo si sospende sopra il capo di un elet- trizzato . Così pure si pruova alla vista del proprio , e più dell' altrui pericolo in alcune parti del corpo un certo senso molesto , che non si sa descrivere abbastanza , congiunto tal volta a scuotimento delle stesse parti , o di tutta la persona : molestia che somiglia a quella che ci assale allora quando sen- tesi limare una lastra di metallo oltre quel luogo dove è stret- ta e fermata dalla morsa ; che tutti conoscono col nome di rìbbrezzo o raccapriccio , e che nelle mentovate circostanze è mai sempre presente . Simile perciò esser potrebbe la costitu- zione dell' iride : vale a dire che li soli stimoli della luce su la retina potessero muovere ne' vasi di questa polpa nervosa, e per conseguenza in quelli dell'iride, quell'afflusso di liquidi che è necessario allo strignimento della pupilla . Si oppone in secondo luogo , che colla gotta serena non si congiunge sempre l' immobilità della pupilla : essendosi os- servato che alcuni di quelli, che ne sono attaccati, stringono ed allargano la pupilla senza distinguer punto la luce dalle tenebre . Questo però mi sembra troppo , siccome suol dirsi . Accordo che nell' amautosi imperfetta resti qualche moto di pupilla, ma lento e tremolo: laddove nella perfetta, e ne ho veduto non pochi esenipj,la pupilla è sempre larga ed immo- bile. Ma sia ciò che si pretende; domando soltanto che si ri- fletta, se non fia possibile che la retina malconcia non si scuo- ta in guisa all' impression della luce da muovere il senso della vista, ma ne sia però stimolata per modo da far sì che ne' suoi vasellini fluiscano gli umori con un poco più di abbon- no Dell'Iride dell'Occhio. danza. Quanto a me la cosa non mi sembra difficile ad acca- dere , non meno che ad intendersi : che altro è il trasferire al comun sensorio l' effetto dell' impressione , onde si eserciti la facoltà di vedere; ed altro il sentire un'irritazione che nien- te contribuisce, nel caso di cui si tratta, all'esercizio di que- sta facoltà . Cosi un nervo , che prima era sensitivo , e che .stimolato in un animai vivente faceva contrarre le carni per le quali si distribuiva, fatto paralitico non eccita alcun senso o moto di sorta : ma se vi si determina il fluido elettrico si contraggono, senza alcun senso dell'animale, quelle carni me- desime, che poco prima erano inerti. Questo effetto in molte sperienze note, anche fra le mie mani, fu mai sempre costan- te, ed i Medici attenti avranno molte volte avuto occasione di osservare nell'esercizio clinico, che le fregagioni anche for- ti , li sinapismi , li vessicanti , li caustici , riscaldano le parti paralitiche e prive di senso, le infiammano, le esulcerano sen- za sentimento alcuno degl'infermi; che tal volta traggono van- taggio da queste mediche carezze . Vedasi ora se l' applicazione di questi casi a quello della pupilla mobile nell'amaurosi sia baste volmente adeguata, sic- come la mi sembra, per intendere come lo stimolo della luce sulla retina possa esser tale da conservare il moto dell'iride, senza che ci si veda: appunto come non pochi s'incontrano, anche non paralitici , che privi del senso dell' odorato , o di quello del gusto , distinguono però altri stimoli , che alle na- rici o alla lingua vengono applicati . Per altro si sa per ognu- no 5 che il caso di movimento dell' iride nella perfetta gotta serena è rarissimo; siccome, al contrario, sembra quasi costan- te la dilatazione soverchia ed immobile della pupilla : dilata- zione la quale ( s'io non bevo di grosso ) dimostra che fiac- chi e languidi sono li vasi dell'iride; che restandosi immobile all'impulso della luce ed allo stropicciamento del bulbo dell' occhio, presenta il segno caratteristico della perfetta ed asso- luta paralisìa della retina . Io dissi che quella dilatazione so- verchia della pupilla dimostra , che li vasi dell' iride sono fiacchi e languidi; volendo indicare con tale espressione spezialmente gli arteriosi, che dalla retina scorrono al corpo ciliare ed all' iride : essendo noto per osservazioni ripetute , che quando un nervo è paralitico, anche le arterie che scorrono per quel nervo , o che da questo ricevono filamenti , divengono llacci- Di Leopoldo Marc-Antonio Caldani T i i i jg ( 1 ) e pulsano più languidamente di altre simili arterie . Si passi ora ad una terza obbiezione, che mi sembra as- sai curiosa e strana. Si dice che la pupilla non cangia di dia- nietio sotto le mutazioni di moto del cuore , L' autore di que- sta obbiezione aveva il polso intermittente, e se ne stava al- lo specchio guardando attentamente la pupilla d' uno de' suoi occhi , ad oggetto di notarne li minimi movimenti . Dopo il momento dell'intermittenza del polso sejitiva egli che il suo cuore si contraeva con violenza , e spingeva il sangue con im- peto nelle arterie superiori ( e perchè no nelle inferiori an- cora? ) ma non vide che il sangue cacciato in alto con tanta forza avesse fatto stringere la pupilla . Quindi conchiuse che non può scemare l' apertura della pupilla per maggior afflusso di liquido ne'vasellini dell'iride. Spinse anche più oltre la sperienza arrestando il moto dfl petto quasi sino alla sofFogazione : ma con tanta copia di san- gue , ritardato nelle parti superiori , l' apertura della pupilla non si cangiò punto . Io non ho voluto ripetere questa spe- rienza e perchè potrebbe riuscire pericolosa, e perchè pare a me , che se li rami dell' ottalmlca si riempiessero soverchia- mente , la retina compressa si renderebbe più o meno insen- sibile all'azion della luce; e per conseguenza non potrebbe muoversi l' iride . Ora mi si dica , non pare eh' io abbia con ragione chiamata strana e curiosa quest'obbiezione? Quanto a me sono d' avviso che a siffatte stravaganze non debba rispon- dersi . Né tacer posso come anche sia stato opposto , mutarsi variamente il diametro della pupilla dopo la morte per qua- lunque modo accaduta ; e ciò farsi o per freddo o per caldo dell' atmosfera : sotto le quali condizioni si pretende che non possa nascere sospetto di sangue o altro fluido, penetrato in vasi vuoti ed inerti . Quanto però all'ingresso di liquidi in detti vasi, accor- derò se si voglia che il più delle volte non possa aver luogo, avvegnaché non sempre : ma forse che il freddo , increspando il solido, e condensando i fluidi; ed il contrario facendosi dal calore, non s'intende bastantemente bene, che queste cagio- (i) Ved. Cttllen Physiol. Art. GLIX. Ila Dell'Iride dell'Occhio. ni agiscono appunto suU' iride come la luce , allorché passa alla retina ? La rarefazione de' liquidi , prodotta dal calore , gonfia e prolunga i vasellini dell' iride , onde la pupilla si stringe ; ed all'opposto si allarga quando sopravvenga il freddo apportato- re di effetti pienamente contrai] a quelli del calore. E come il freddo ed il caldo si possono succedere a vicenda irregolar- mente , quindi irregolarmente si cangia il diametro della pu- pilla; ma con somma lentezza siccome ho più volte osservato. Aggiungasi che l'alterazione, la quale dopo la morte accader deve nella separazione ed assorbimento dell' umor acquoso dell' occhio , può render ragione di quel fenomeno , di cui qui si tratta . Ecco dunque spiegato , se non m' inganno graudemente , il perchè dopo morte si muta ne' cadaveri ( che siano però re- centi ) il diametro della pupilla . Anzi la spiegazione medesi- ma del fenomeno, di cui si è quistionato, pare a me che ren- da ragione, ugualmente bene, in qual guisa avvenga, che ac- costando molto un oggetto agli occhi che fiso lo guardano, le pupille si stringano , e si allarghino dentro certi limiti a mi- sina che si allontana. L'oggetto vicino, a cose uguali, è più illuminato che il lontano non è ; quindi la retina viene mag- giormente stimolata , e per conseguenza strignesi la pupilla . Per le ragioni ed osservazioni che ho sino ad ora esposte ho creduto potersi meno male spiegare, ossia intendere la cagio- ne de' varj movimenti dell' iride , e proseguirò a far uso di que- sta spiegazione sino a tanto , che si veda comparire alla luce qualche cosa su di questo argomento , la quale appaghi me- glio r impaziente curiosità de' Fisiologisti . Dopo r esame di queste obbiezioni io dovrei por fine a questa mia Memoria . Se non che da una disseitazione d' ol- tramonti pubblicata alcuni anni sono, e gentilmente dedicata- mi dal suo eruditissimo Autore , la quale porta il titolo de motu irìdis ec. avendo io tratto le obbiezioni poc' anzi esami- nate , non debbo passale sotto silenzio una nuova nuovissima cagione del fenomeno, tante volte menzionato, e proposto dall' Autore di quella dissertazione medesima . Scrive egli adunque che l'iride si muove, perchè è fornita di una vita propria . Se alcuno però mi chiedesse che cosa debba intendersi per que- sta vita propria , io confesserò ingenuamente di non saperlo : tanto Di Leopoldo Marc-Antonio Caldani. ii3 tanto più che l' Autore istesso , il quale però ha proposto as- sai modestamente questa nuova cagione , ha stimato bene di non darcene alcuna definizione soddisfacente . Questa vita prò- pria, ei scrive, è un principio vitale, che non si dee confondere colla vita comune al corpo tutto ; che non può ridursi alla forza nervosa, né all'irritabilità, né alla forza morta: ina però tale^ che se non conviene alle parti tutte del corpo animato, é proprio nondimeno di molte, le quali sono destinate a fare certi movi- menti, o ad esercitare alcune funzioni (i). Se una siffatta spiegazione possa piacere ai Fisici , o se il proporla non sia piuttosto lo stesso che Aìre , V iride si muo- ve, perchè ha in sé la potenza di muoversi, ossia perchè si muove, io ne lascio a miei Leggitori il giudizio . Tomo XIV. i5 (i) Blumenbach de motu iridìs ec ii4 MEMORIE TRE Del Signor Giuseppe Maria Giovene Ricevute li 7 Luglio 1807. NOTIZIE DI UN BANCO DI TOPO LACUSTRE IN RIVA AL MARE NELLE VICINANZE DI TRANI NELLA PUGLIA. I 1 celebre mio amico fu Abate Fortis nel suo bello, ed istrut- tivo viaggio in Dalmazia parla di una specie di tofo in tre luoghi, e nel primo, che trovai al Tomoli, pag. laii, là do- ve menziona l' isoletta di Torcola, dice esservi in essa una ca- va di tofo fluviatile , il quale non ci' altronde , che da un fiume tartaroso può aver V antica sua origine, e nella struttura della medesima Isola restano degli altri segni riconoscibili di antichi alvei . Così soggiunge , ma restano sull' Isola di Lesina , de' quali farò parola a suo tempo . = E venendo poi a dire di Lesina alla pag . 176, trovo così lui aver scritto . = Da Varboscka a Selsa per terra è un viaggio di quattro miglia . Io trovai nel farlo una cu- riosità fossile, che mi parve meritare tutta la mìa attenzione . Buona parte del cammino, e tutto quasi un colle intermedio è di tofo fluviatile abbandonato colà da qualche antico fiume, che si è perduto, ovvero ha raccorciato il proprio corso di molto forse per altra via, trasformandola irriconoscibilmente . = E vi è un terzo luogo ancora , che è a pagine 142 dell' istesso Tomo , dove dice , lungo il lido di Zuostrog, che è importuoso , e battuto da tutti i venti aver lui raccolto de pezzi di stalattite, un talco fluviatile con impressioni di foglie di alne, sìmilissimo a quello, che trovai presso Roma alle falde del monte Pincio, dove per avventura al- tra volta corse il Tevere = . E un male , che un Naturalista così insigne sen fosse passato , senza esaminare in dettaglio la co- sa , e senza descriverci un po' minutamente un tale tofo , o stalattite , che vogliasi chiamare , e con essersi contentato di darcene un cenno sulla sua origine . Ora poiché ho veduto in questa Provincia di Bari, e propriamente tra Trani, e Barlet- ta esistervi una tale curiosità , come Fortis la chiama , mi è parso non fare cosa discara a' Naturalisti prendendo a descri- Del sic. Giuseppe Maria Giovene. ii5 vere la cosa il meglio , che io possa , e dirne la località , e tutte le altre circostanze , che l' accompagnano . Prima però conviene , che io dica qualche cosa del suolo su di cui giace il tofo Tranese , e così verrò anche a dare un' idea geologica comunque siasi picciolissima della Puglia Peucezia , la quale cosa non sarà per avventura dispiacevole . S-i- Notizia geologica della Peucezia . La Puglia Peucezia, oggi detta Provincia di Bari, è messa sulle radici dolcemente inclinate del picciolo , e Lasso ramo degli Appennini, che gli scorre da fianco, radici anticamente solcate dai torrenti discesi da quelli . È dunque la pietra cal- carea Appennina stratificata, e più, o meno ripiena di antichi corpi marini petrefatti quella, che fisrma la base di questa Provincia ; ed è in questa pietra , che si trovano frequenti li casmi, gli sfondamenti, le caverne, le voragini dette nel lin- guaggio del Paese, e Pulì , e Gravine, e capiventi, secondo le varie loro forme, e grandezze. Queste radici in moltissimi luo- ghi sono a nudo , e scoverte , in altri coverte , secondocchè anteriormente trovavansi o più alte, o più basse, ovvero non solcate , o solcate dalli torrenti , e dalle acque : e non sola- mente coverte , ma in moltissimi luoghi sono ancora sormon- tate da una specie di pietra fragile, e la quale è un impasto di arena calcarea , quarzosa , e da frantumi più , o meno tri- turati di conchiglie , di madrepore , ed altrettali prodotti ma- rini, de' quali se ne trovano ancora molti intieri, e ben con- servati . Una tal pietra chiamasi volgarmente tufo, atta anco- ra , siccome già se ne fa uso per le fabbriche , se non che talora cade in fatiscenza , in quel modo appunto , e né più , né meno , che disse giù Dolomieu di certa specie di pietra dell' Isola di Malta . Non vi si riconosce in questa vestigio al- cuno di strati propriamente detti, e chiunque la osserva non può fare a meno di non diie essere stata deposta da una ir- ruzione tumultuosa , e violenta del mare , il quale ha dovuto essere stato sommosso dal fondo , ed avervi strascinato colà , e deposto quanto in esso fondo trovavasi . Lo stato delle con- chiglie , che in tal pietra trovansi , ben dimostra , che per la 2.1 6 Notizie di un banco di Tofo ec. massima parte erano antecedentemente morte , poiché osser- vansi coperte di serpole, e nella cavità interna, e su gli orli stessi della frattura . Pare però doversi dire , che una tale ir- ruzione del mare fosse stata simultanea ad una forte alluvio- ne nella limitrofa Puglia Daunia , nella quale cambiasi scena, ed in vece di deposizioni marine trovansi deposizioni fluviatili miste qua, e là a qualche cosa marina. L'incontro scambie- vole di due correnti di acque in direzioni opposte simultanee può render ragione, come possa aver prodotto grandi effetti, senza poi essere stata grandissima la causa . Comunque sia è da osservarsi per la Peucezia non iscorrere fiume alcuno , né picciolo , né grande , scorrerne all' incontro per la Daunia mol- ti , benché oggi non ricchi di acque . Tali sono l' Ofanto , chiamato dal Poeta Pugliese Aufidus acer^ il Cervaro altra vol- ta navigabile per testimonianza di Strabene, la Garapella , il Candelaio, ed altri ruscelli, e torrenti di minor conto. Sareb- be inutile il ricercare il quando, ed il come di tale irruzio- ne, dovendoci bastare l'esistenza del fatto, e soggiungerò sol- tanto , che una tale irruzione dovè penetrare bene addentro al continente della Provincia, poiché se ne trovano li depositi fino agli ultimi termini interni di essa . SII- Giacitura del Tofo Tranese. Tranì si trova nel limite di tali deposizioni differenti , delle quali ho detto marine, e fluviali. Da Diseglia a Trani, città ambedue messe sul mare, e distanti tra loro sol quattro miglia , per la metà della strada la radice Appennina è scover- ta, indi abbassandosi si perde, e s'incomincia a camminare su deposizioni per la massima parte fluviatili , non è però , che passando più innanzi di Trani , e camminando giù per il lido arenoso , ed esaminando la riva , che già è alcun poco alta non si riconosca la radica appennina, ma si riconosce appun- to coverta dalle deposizioni già dette . Ora è appunto alcuni passi dopo passata Trani , che s'incontra il tofo, o stalattite, o osteocolla che voglia dirsi , e della quale ho preso a dar notizia. A farmi intendere, dirò, che il masso di questo tofo sia un banco , un scoglio , il quale giace appoggiato nel suo fondo Del sic. Giuseppe Maria Giovene ; 1117 su la pietra calcarea appennina , e su deposizioni fluviatili ; lateralmente sembra avere la forma di un cuneo rovesciato, dilatato assai nella base, ed il di cui vertice deve andare sot- to al livello del mare, e Dio sa quanto, mentre si eleva col- la sua base fino ai quindeci piedi circa sull' istesso livello . Non è impossibile però, che in vece di un cuneo rovesciato, qual comparisce , fosse come una specie di segmento di sfera , di cui una porzione fosse stata distrutta dal mare, che conti- nuamente la batte , e la corrode . Sicuramente un tale banco nel suo mezzo si prolunga nel mare, e resta coverto dall'are- na , sicché non è facile indovinare , fin dove nel mare si di- stenda . Un tale segmento di sfera avrebbe dovuto avere per taglio un circolo del diametro di poco meno di un mezzo mi- glio, giacché per tale spazio si prolunga il masso attualmente lungo la riva del mare . Questo tofo vi é disposto quasicchè direi a strati di un mezzo piede più , o meno di altezza . Non già però, che propriamente strati si possano dire, poiché non vi è effettiva , e reale separazione con interstrati di materie estranee, ma ben fanno vedere, che la formazione del banco non è stata simultanea , ma bensì successiva . Che se ho det- to questo cuneo, o segmento di sfera, che siasi, poggiare col vertice , o col fondo su la pietra calcareo appennina , é poi lateralmente circondata da una specie di pietra calcarea fra- gilissima, e poco coerente, e la quale pi'opriamente non è se non un impasto di sabbia calcarea . Ed é osservabile , che in questo impasto, il quale copre ancora in alcuni luoghi il ban- co , vi sono presi alcuni frammenti angolosi di una specie di pietra. porcina . E la chiamo pietra, poiché rompendosi ne ha il fetore, e mettendosi negl'acidi fa piena effervescenza, ben- ché una porzione non indifferente resti insolubile , perchè di natura gessosa, per quanto a me ne sembra. Del resto es- sa è nerastra, e tiene presi nella propria sostanza molti fran- tumi di picciole conchigliuzze , per quanto sembrano , lacustri . E qui non posso fare a meno di non fare una osservazio- ne, e questa è, che il connato illustre Sig. Abate Fortis lur- go il lido di Zaostrog , dove disse aver ritrovato, siccome so- pra ho già notato, pezzi di stalattite cretaceo Fluviatile, tro- vò ancora de' pezzi di pietra bituminosa fetidissima nella con- fricazione , e che parevagli corrispondere perfettamente alla pietra porcina de' Naturalisti . Io non insisto su tale osserva- ii8 Notizie di un banco di Tofo ec. zione , ma certamente deve far peso la perfetta somiglianza della cosa tra l' un lido , e l' altro . §. m. Descrizione del Tofo Tranese. Il tofo , o r osteocolla di cui scrivo è in differenti siti di due differenti forme; quello però, che ora sono per descrive- re, e ne costituisce la gran massa, e può ognuno vederlo, ed osservarlo passeggiando per il lido poco dopo passato Trani , poiché vi si passeggia portando a lato la riva, che è alta di alcuni piedi , e la quale è tagliata in questa specie di pietra . Essa è un aggregato di concrezioni fistolose piìi, o meno gros- se , del diametro di poco più di mezza linea , fino anche tal- volta di un pollice , agglomerate insieme , e che nella loro lunghezza talora si espandono, e poi sempre terminano gon- fiandosi in escrescenze botritiche più , o meno grosse . Sono queste fistole interiormente bucate longitudinalmente, siccome queir escrescenze lo sono anche talora in più sensi lateralmen- te . Avviene ancora, che queste tali fistole si veggano rigon- fiare lateralmente in due , tre , o più escrescenze messe intor- no a modo di verticillo^ e così ancora avviene di vedere, che l'escrescenze terminali siano il risultato di più escrescenze verticillari . All' esterno questa pietra è ordinariamente tinta di ossido di ferro giallastro . Neil' interno poi di tali iìstole , e nel canaletto vuoto che le attraversa si trovano aderenti al- cuni granelli più , o meno agglutinati tra di loro , e semicri- stallizzati. Ed è poi anche osservabile, che tali incrustazioni , o concrezioni, che vogliansi dire nella rottura hanno l'aspet- to cristallino , e senza dubbio sono state formate per via non di una semplice successiva incrustazione, ma bensì per via di una cristallizzazione irregolare bensì , ma che pui'e nondimeno è cristallizzazione . Non è tale però l'altra, che ho detto di differente for- ma , poiché si accosta più a quello , che propriamente dicesi osteocolla, essendo composta di tubi ordinariamente dritti, di color cenerognolo , e dimostrano nella frattura di essere stati l'opera di successive incrustazioni, giacché sono essi composti come di sottilissimi fogli gli uni agli altri sovrapposti con frat- Del sig . Giuseppe Maria Giovene . 119 tura terrosa . Convengono però ambedue queste differenti osteocolle in ciò , che inesse negli acidi fanno viva efferve- scenza , lasciando pochissimo residuo insolubile . Esaminando esattamente Y una ;, e l' altra , e varj pezzi rompendone qua , e là , mi è riuscito qualche rarissima volta rinvenire nella prima prese alcune conchigliuzze fragilissime , delle quali mi è dispiaciuto non aver potuto determinare la specie, essendo- mi però parse del genere . Non è però , che tali tofi si trovino sempre così ricono- scibili , come io gli ho descritti finora . Si trovano riconosci- bili alla riva del mare , siccome ho detto , e parimenti nei muri a secco, che circondano li campi in vece di siepi . Espo- sti cosi all' azione delle acque del mare , ed alle pioggie , ed all'azione delle altre meteore han potuto, e dovuto sbarazzarsi delle materie estranee, che gì' involgevano . Ma cavandosi da sotto alla terra appariscono esser pietre come tutte le altre del contorno , fragili . Ognuno già comprende , senza che vi sia bisogno dirlo , che interrimenti posteriori han dovuto infil- trarsi negli andirivieri di quelle fistole , e di quelli tubi , e deporvisi sopra , ed intorno , e quindi mascherarli . S- IV. Origine di mi tale tofo . Quando la prima volta osseivai quella spezie di esso , che ho descritta in primo luogo, mi affrettai di pensare, che po- tesse essere stata formata , almeno così veduta in grosso sot- to alle acque marine . Desso mi parve molto simile a quella concrezione, che Usacherio chiama Sinter ( Sistema Mineralog. spec.418. ) e la quale è frequente a trovarsi nelle rupi sub- marine del nostro Adriatico. Io allora non badai alla differen- za tra l'uno, e l' altro , poiché il sinter non è bucato interior- mente , come lo sono le fistole del tofo Tranese . Debbo all' amicizia dell'illustre Dott. Thomson, ed alle replicate osser- vazioni l'essere uscito da un tale errore. Cedei subito alla verità , la quale mi venne ancor confermata dalla osservazio- ne dell' altra seconda spezie , che è vera osteocolla , e che non può essere certamente di origine submarina . Mentre dunque è fuor di dubbio , che esso sia di formazione subacquea , pare lao Notizie di um banco di Tofo ec. neppure potersi fare difficoltà , che sia di formazione subacquea Fluviatile , ovvero piuttosto lacustre . E non solamente dee dirsi quel tofo essersi formato sotto acque lacustri, ma ancor sotto acqua, che aveva molta calce in dissoluzione, e che que- sta calce siavi stata deposta sulla prima specie descritta, non già successivamente , ma simultaneamente , e per una specie di cristallizzazione, la quale suppone una certa tranquillità nell' acqua, ond'è, che io pendo a credere la già detta prima spe- cie essere di origine subacquea lacustre . Sarebbe stata buona cosa il riconoscersi la specie , ovvero almeno il genere della pietra su la quale deve essersi formato il tofo Tranese . Ma poiché quando l'incrustazione si fa per via di cristallizzazione, questa non si modella esattamente su li corpi , alli quali si attacca, servendo questi non per altro, che per punto di ap- poggio , cosi è difficilissimo il determinarsi . S- V. Congetture su le cose descrìtte . II trovarsi osteocolla Fluviatile , o forse ancor meglio 1, siccome io penso lacustre dall'una riva, e dall'altra dell'Adria- tico , cioè , e nel continente di Dalmazia , ed in quello della Puglia , e trovarsi ancora nelle Isole poste in mezzo ad un tale golfo, non potrebbe far sospettare a taluno , che l'Adria- tico una volta non vi fosse stato, e che in vece uno, più fiu- mi vi serpeggiassero in quel luogo, che oggi è fondo di ma- re, ed il qual fondo dovea allora essere molto più alto? E chi sa, se la convulsione, la quale fece nascere nel bel mezzodì quel luogo, che ora è Adriatico, l'isola vulcanica detta della Pelagosa non abbassasse poi quel terreno , e dasse così adito al Mediterraneo d' invaderlo , ed impossessarsene ? L' illustre Sig. Abate Fortis portò opinione , che un ramo del Danubio si scaricasse appunto nell'Adriatico, ed a sostegno di tale opi- nione molte testimonianze produsse di antichi Scrittori, mol- te osservazioni naturali ancora, alle quali pruove difficile cosa è non arrendersi . Ed io non dubito punto , che così la cosa fosse stata, giaccliè ho per fermo, che tutti i golfi siano stati in origine alvei scavati da' fiumi , o torrenti , che sono corsi sopra i monti , che oggi abbiamo , e li quali si portavano al mare Del sic. Giuseppe Maria Giovejje. lai mare con pendio grandissimo, e rapidità estrema. D'altronde si sa che il Danubio porta colle sne acque molta terra cal- carea disciolta . Potea dunque nelle sue piene rovesciar le sue acque qua , e là nelle valli aggiaccnti , le quali poi evaporan- dosi saranno andate formando successivamente quei come strati tofacei . Né io a ciò soglio invocare infinità di secoli , come taluni fanno , che a sciogliere li loro inviluppi usano far usci- re Deum ex machina . Mi vien sempre a memoria ciocché scrisse il savio, e profondo Dolomieu = Ce n'est pas le tems, qiie j'iìivoqueraì^ e est la force . Oli ne place en general sa confi- ance dans l'un fjuand on ne saìt , où trouver Vanire ( Journ. de phisy. 1791 ). Sono sicuro, che li fiumi attuali corsero una volta su le nostre montagne attuali, e per conseguenza, che più alti monti vi doveano essere , li quali oggi o sono scom- parsi , ovvero di molto abbassati , che quest' altezza de' monti dovea essere un organo di maggior commercio di acque, e di cambio vicendevole di pioggie, e di vapori tra l'atmosfera, e la terra , che li fiumi di oggi non sono che miseri avanzi de- gli antichi . Ho avuto somma soddisfazione di trovare queste idee che io mi era formate da lungo tempo addietro viaggian- do negli Appennini, confermate dall'egregio Sig. Patrin , il quale ha viaggiato assai più , che io non ho fatto . Non pen- so però , che ci sia stato bisogno di molti secoli per fare tan- to cambiamento . Senza alcun dubbio si è stata un' epoca , o per meglio esprimermi , una catastrofe universale cagionata dai vulcani , e la quale forse avrà potuto essere contempo- ranea , o anche la stessa con quella , che destrusse la Penta- poli , e che avrà potuto, e dovuto scuotere fortemente il glo- bo , e cambiarne la faccia . Ma soverchiamente mi sono diva- gato , e riserbo ad altra occasione di sviluppare le mie idee . A me più piace narrar fatti della natura , che perdermi a con- getturare su le cagioni : e forse la scienza avrebbe fatti mag- giori, e più sicuri progressi che non ha fatto , se lo spirito di sistema, e di partito non avesse invasate le menti de' na- turalisti . Tomo XIV. 16 NOTIZIA SULL'ARGONAUTA ARGO DEL LINNEO I 1 nautilio papiraceo cliiamato da Linneo Argonauta Argo ^ menzionato ancor dagli antichi , tra quali da Plinio è celebra- to come un animale nel suo genere ammirabile , e portentoso, è stato fino a di nostri pressocchè perfettamente sconosciuto. SI sono raccontati li miracoli della di lui navigazione per mez- zo di vela, e di remi, ma pure si è dubitato a quale specie quel mollusco propriamente appartenesse, se al polpo, detto da Naturalisti Sepia octopodìa , ovvero alla seppia propriamente detta , e chiamata ancor da' Naturalisti Sepia officinalis . E negli ultimi tempi si è disputato ancora se quella conchiglia, che è di struttura tanto graziosa, quanto ognun sa, apparte- nesse veramente all'animale, che vi è dentro, e che naviga con essa, ovvero piuttosto appartenesse a qualche altro ani- male abitante nel fondo dell'Oceano, al quale il navigatore la rubasse per servirsene a suo uso . E per lasciar di dire del Linneo , il quale adottò la piccola storia , che di questo ani- male ne scrisse Plinio, e lasciando ancor di dire de' Naturali- sti oltramontani , e degli antichi nostri ancora , la maggior- parte de' quali confuse l' argonauta col nautilio concamerato , accennerò solamente quello, che ultimamente ne scrisse il Sig. Abate Olivi nella sua Zoologia Adriatica . Dubitò ancora egli, se una sepia octopodia ^ ovvero una officinale fosse il mollusco, in quella conchiglia annidante , e comunque che fosse , inchi- no pure a credere che quello proprietario fosse , e non ladro di questa ; ma egli ninna osservazione propria potè addurre , comecché non gli fosse riuscito giammai di avere la conchi- glia coli' animale vivente , per vedere , come egli diceva , se fosse , r uno all' altra connesso con tendini , ovver llgamenti . E per dirla qui di passaggio s' ingannò egli allora , che credè il nesso della conchiglia coli' animale dover essere l' unico cri- terio della proprietà di essa conchiglia a favor dell'animale già detto . Ho pena di non aver potuto consultare , e molto meno vedere la figura dell'argonauta coli' animale datane dal Natu- ralista Francese Bose nella Storia naturale delle conchiglie In Del sic. Giuseppe Maria Giovene . ia3 continuazione del Baffin, quantunque come egli stesso confessa, fosse stato l'originale tratto dallo stomaco della Conferà Do- racla , e perciò alcun poco alterata . Così neppure ho potuto vedere T altra figura certamente più esatta datane dall' altro Naturalista Francese Monfort nella sua Storia de' Molluschi . È però indubitato, che se li celebri Naturalisti Cuvier, Lamark dietro l'autorità de'quali era ito ancora Bose, aveano creduto, che la conchiglia non fosse di proprietà dell'animale, oggi non è più lecito per confessione stessa del Bose , sostenere una tale opinione dopo li fatti prodotti dal Sig. Monfort, e dubi- tare, che la conchiglia non sia propria del polpo che l'abita, e che non sia dal medesimo formata , sulla qual cosa si po- tranno vedere gli articoli Argonauta , séche, e coquille del nou- veau Dictìonaire d' Histoire Naturelle . . - Glie se non ho veduto le figure delle quali ho detto, ho però molte volte veduti gli originali vivi , li quali non sono infrequenti nell'Adriatico , cosicché mi fo grandissima mera- viglia, come al fu Sig. Abate Olivi non gli fosse venuto fatto di averne . Se pure non voglia dirsi essere rarissimi nell' alto Adiiatico, e frequenti nel basso verso le coste di Puglia. Co- munque sia l'animale è senza dubbio un polpo sepia octopodìa , ed in tutto simile al comune polpo , se voglia eccettuarsene un certo particolare bellissimo colore, come di argento lucen- te, e scambiante del quale è rivestito . La particolarità però più importante , che caratterizza questo polpo è questa , che due de'di lui tentacoli, o braccia che vogliansi dire sono pal- mati . Ad una certa distanza dell'origine, ossia della base di questi due tentacoli la membrana , che li riveste si va dila- tando, e prolungando in una specie di sacco membranoso dell' istesso colore, come argentato, e scriziato molto graziosamen- te di macchie di color rosso , di sangue molto cupo . Vedute tali macchie col microscopio osservansi essere ovoidali, ed opa- che , cosicché potrebbero essere altrettante glandolette . Quan- do r animale si rimane nel suo guscio , egli se ne sta colle sue braccia rivolte in dentro sul suo corpo , e con le due braccia , che ho detto palmate si sta attaccato interiormente al suo guscio . Ho tagliato queste due braccia così palmate, e le ho di- stese su di un pezzo di cartone , ed in questo modo io ho avuto r esatto tipo della conchiglia , cosicché dando un oc- 1^4 Notizia sull' ArgonaCta ec. chiata a questa , ed un' altra occhiata a quelli è impossibile jion riconoscere che quella sia opera di questi, tanta è la so- miglianza dell'una cogl' altri. Li due tentacoli coi loro suc- chiatoi sono l'esatto della carena, le due membrane de' due bordi della conchiglia, che se si faccia, come io ho fatto, di tìisciogliere cioè in acqua mista a poco acido nitrico la po- chissima terra calcarea della conchiglia, e quindi di similmen- te distendere su di un cartone la membrana i-esidua si vedrà molto meglio la rassomiglianza tra le due membrane de' ten- tacoli, e della conchiglia, se se n'eccettui solamente, elicla prima è seminata di quelle macchie, o corpi ovali che ho detto , e non così la seconda . Ma quello , che mi ha più col- pito è stato la somiglianza perfetta tra la carena della conchi- gha , e li due tentacoli . Già la forma spirale della conchiglia porta l'impronta di questi due tentacoli accartocciati così co- me sogliono essere quelli de' comuni polpi, e quei denti, quelle protuberanze , che si osservano nella carena sono altresì r impronto , come devono essere l' effetto delle fila esteriori de' succhiato] li due tentacoli già detti : ma oltre di ciò li tentacoli con quei succhiato] distesi su di un cartone , e dis- seccati , e la carena della conchiglia spogliata della terra cal- care , siccome di sopra ho avvisato , e distesa similmente su di un cartone rassomigliano tanto, che non così uovo ad uovo . Ancoracchè dunque né tendine, né legamento vi sia tra l'ani- male , e la conchiglia non può non riconoscei'si questa esser propria del primo, ed appartenergli all' istesso modo, come le altre conchiglie agl'animali che le producono, e le abitano. Li succhiato] istessl forse possono fare l' uffizio istesso , che legamento qualunque potesse fare, e senza che io il dica , ognu- no potrà intendere il come ciò possa, e debba essere . Certo è però, che morto appena il polpo si stacca dalla conchiglia, cosicché quando si metta in situazione convenevole tosto ne cade fuori , comecché allora venga assolutamente a mancare di attacco , cosa che non succede , quando l' animale sia vivo . E questa sarà la ragione per la quale soventi volte avviene di trovarsi al lido li nudi gusci senza animale dentro. Morti che questi sieno se ne staccano immediatamente . Aggiungerà qui im' altra sola cosa, cioè, che spesse volte vi ho trovate le uova con forte glutine attaccate sotto alla spira della poppa . Ma poiché mi trovo a dire di questo curioso animale , che Del sic. Giuseppe Maria Giovene. ia5 ha dato tanto da parlare, e scrivere , non sarà forse dispiace- vole , cJie io dica alcuna cosa su la di lui navigazione in ma- re della quale si sono narrate tante meraviglie , che non so poi se siano tutte vere . Si è detto , che avesse egli insegna- to all' uomo r arte di navigare , ed a remi , ed a vele , onde l'illustre Pope cantò (i) Vedi il Nautìlo, e con qiiant' arte guida La sua gondola errante in mezzo a flutti Dell' immenso Ocean , senza il soccorso Di Nocchiero , di bussola, e di remi Onde diretto sia il suo cammino Egli a solcar del umido elemento T'insegnerà V instabile pianura E a guidarti sicur tra i venti ^ e V onde. E non solo ciò si è detto , ma dippiù si è descritto il modo , e r artifizio , col quale egli dal fondo del mare sale a galla , e naviga, e remiga , e veleggia, e come quindi s'immerga di nuovo nel fondo . Tra poeti moderni il Padre Giannattasio nel V. lihro Helieuticon ha descritto in belli versi latini tutte tali particolarità copiando però quello , che già e Plinio , ed Oppiano , ed altri aveano antecedentemente detto . Ciim Zephiri summas impellunt leniter undas Pronus ab Oceano consurgit , concava multum Accipiat ne testa vadum: subitusque supino Pectore conversus geminas ad sidera Antennas velut attollit , parvo sque rudentes : Quos inter tenuem membranam expandit t et ilio Ceu puppis velo venientes excìpit auras Et canum lento fugiens trahit acquare sulcum . Pro curvo temone pedes demittit , et illis Se se per fluctus, cursumque ratemque gubernat . Sed pacata silet cum doris, et Aeolus antro FrcBnat in aeolio ventos , tunc crure re?nisso Ilinc illinc gemino j ceu remis dividit undas, Estque sibi navis , vectorque, idemque magister . Veruni ubi jam scopulis assultat crebrius unda Rauca sonans, sensimque notis perflata tumescunt (i) ScffJo sull'uomoj epist. 3, traduzione del Cavai. Adorni. laó Notizia sull'Argonauta ec. Mormora , con festini demìttìt teiiuìa vela. Colli gìt , et funes intus, clavumque reponit Et gravis epota reddit se Dorida fiindo . E quantunque potesse sembrar questa una descrizione poetica piuttosto , che istorica , nondimeno e Plinio , ed Op- piano , e quello che dee più far meraviglia, il gran Linneo, sebben con minori parole hanno detto l'istesso. Plinio disse, che questo animale sale su a galla, e naviga Emissa omni per fistiilain aqua , veluti exoneratus sentina, e Linneo co- piando Plinio quasi parola per parola , e soltanto lasciato il per fistulam ^ che veramente l'Argonauta non ha, come già l' ha il Nautilio concamerata , disse soltanto , navigai emissa aqua . Io ho veduto , che non ostante l' esser ripiena d' acqua la conchiglia con tutto l'animale vivo, pur nondimeno si man- tiene sempre a fior di acqua . Oltre di che non si sa inten- dere a che serve il venir su volto a rovescio , e giunto a gal- la poi voltarsi supino per così non aggravarsi di acqua , e po- ter navigare velati exoneratus sentina . Se può senza scaricarsi d'acqua venire a galla , che necessità vi sarà poi che per man- tenervisi abbia quindi a scaricai'sene ? Io ho veduto salir su , e scender giìi la conchiglia , che teneva in un vaso di acqua marina secondocchè l' animale si dilatava , e si spandeva , o al contrario si restringeva , e si rannicchiava . Pare dunque , che dovrebbe essere favoloso quello scaricarsi , e caricarsi dì acqua , che se gli attribuisce . E quantunque io non abbia os- servazioni dirette , pure dubito grandemente , che quel mem~ branam mine tenuìtatis extendens velificat del Plinio Romano , e del Plinio Svezzese non sia tirato dal vero . Non ho veru- na difficoltà , che l' argonauta essendo a galla , ed a mare tran- quillo alzi in su due de' suoi tentacoli, e con altri due, ovver anche con altri quattro , ma non già coeteris subremiget, e non vorrei quel cceterìs , poiché se tutti gli altri tentacoli egli cac- ciasse fuura per remigare , senza forte attacco al guscio come egli lo è correrebbe forse pericolo di perdere la sua nave ; così ancora , che distenda la vela , io credo essere una fan- tasia nata in testa di coloro , che hanno osservato l' animale dopo averlo preso : essi non conoscendo , e non sapendo V uso di queir appendice membranosa , che di sopra ho descritta , e la quale si trova appunto in due degli otto tentacoli , e pieni la testa della navigazione di questo animale , supposero , Del sic. Giuseppe Maria Giovent. 127 che tale membrana mirae tenuitatls , e che finalmente poi tanto tanto non è nel suo stato fresco, e succulento, dovesse a lui servir di vela . Ma tanto basti di aver detto . La natura è bastantemente , e sopra ogni credere meravigliosa , e sicu- ramente non ha bisogno , che noi accresciamo la di lei mera- viglia , e la sapienza , ed onnipotenza del creatore si manifesta pur troppo in ciò che esiste , ed è , senza esservi uopo di ri- correre a quello che non è : quam magnificata sunt opera tua. Domine: omnia in sapientia fecisti . . . lioc mare magnum , et spatiosum manibus , illic reptilia , quarum non est numerus , ammalia pusilla cum magni s . Sai. io3. I:i0 DESCRIZIONE E STORIA DELLA COCCINIGLIA DEL L' ULIVO Ociivendo in una Provincia Olearia , qua! è la Provincia di Bari, che abito, non vorrei scrivere che di Ulivi, e di Ulive, che sicuramente non avvi oggetto più prezioso , sul (fuale do- vrebbero versar le cure di tutti gli abitanti di tal Provincia non solo , ma del Regno ancora di Napoli , la di cui princi- pal derrata di commercio è I' Olio . Ho ([uindi sempre volte le mie osservazioni su eli Ulivi , e non ho mancato di volta in volta dare al puldjlico qualche picciol frutto delle mie osser- vazioni . Ora lo aver letto prima un articolo del Nouveau Dì- ctionaire d'Histoire Naturelle non ha guari venuto fuori in Parigi, là dove si parla del Cocais, ossia Cocciniglia , e quindi lo aver letto ancora nell'utile Biblioteca eli campagna , che si pubblica in Milano dal nostro valoroso Sig. Abate Gagliardi, un articolo di lettera del fu Sig. Presta di Gallipoli , nel quale si discute se sia, o no soggetto al Keimes ( che sotto tal no- me passava anni addietro la cocciniglia dell' Ulivo ) l' Ulivo nelle Provincie nostre , lettera in cui sono particolarmente no- minato , come quello , che l' avea osservato nella Provincia di Bari; tali lettere diceva mi han mosso a scrivere qualche cosa, eh' io ho osservato su di un tale insetto . Ecco come vien questo descritto nel nouveau Dictionaire di già citato = Cochenille de 1' Olivier = Coccus oleae = 01iv. Beni. = La femelle est ovale, d'un brun rouge plus ou moins foncé, avec des nervures élevées, irrégulieres . Le male n' est pas connu. On la trouve dans les parties méridionales de la France et en Italie, sur l' Olivier: elle ne touche Jamais au fruii de cet arbre . Les petit s, peu après et re nés, se repan- dent sur la partie inferieure des feuilles, et sur les jeunes pousses , qu' ils abandonnent lorsqu ih veulent se fixer . Ils font beaucoup de tort aux Olivier s , parce qu ils multiplient prodìgieusement , et qu on ne peut pas en nettoyer les arbres comme le figuier . Il habite aussi sur le myrte, et le phyllerea . In quella lettera poi , che di sopra ho detto del fu Sig. Presta diretta all' Illustre Monsig. D. Francesco Acquaviva de' conti di Conversano, grande amatore de' buoni studj , e degli Dei. sic, Giuseppe Maria Oiovene: 129 degli .studiosi ; par che egli grande sperimentatore quale fu su le Olive, e l'Olio, inclini a pensare un tale insetto non ritrovarsi su gli Olivi della Provincia di Lecce . Sebben però leggendo l'opera grande, e per altri lati insigne di esso Sig. Presta su l' Ulivo , e l'Olio, dal come discorse , e di questo in- setto, e degli altri, che vivono su l'Ulivo, ed a spese, e danno di esso , viene sospetto , che egli poca attenzione ci avea messa , e poche osservazioni vi avea fatte . Io non voglio negare , poiché non mi piace di non dar me- rito a chi si deve, che abbiamo una bella storia di quest'in- setto dataci dal Sig. Bernard in una memoria coionata dall'Ac- cademia di Marsiglia , della qual memoria fece uso , e da cui varie cose estrasse il Sig. Abate Rozier nel suo corso com- pleto di Agricoltura . Nondimeno siccome io mi trovo aver fatte alcune osservazioni da poter emendare in parte una tale storia , ed in parte ancora accrescerla , e poter far conoscere il Maschio sconosciuto ai Naturalisti Francesi , così non mi pare cosa inutile affatto, che io scriva questa picciola memo- ria, anche per l'oggetto di poter in qualche picciola cosa gio- vare ai coltivatori, e possessori del prezioso albero di Pallade. E primieramente dirò aver io riso moltissimo tra me stes- so, alloracchè nel 1787, se io non isbaglio, mi fu gentilmen- te comunicata quella lettera del Sig. Presta, per il consiglio, che a me ivi si dava di andare a rìlente in affermare , che gli ulivi nostri fossero attaccati da tali Cocciniglie , e che biso- gnava iterare , e reiterare le osservazioni , e poi pronunziare . Finalmente non era una cosa , che io avessi veduto una vol- ta , o due , o su di un albero solo , ed in una contrada , ma sibbene , che avea veduta mille volte , ed in varie contrade , ed in varj alberi , li quali o ne sono interamente attaccati , come ne ho veduto qualch' uno sebben rarissimo , ovvero in alcuni , e piìi rami . Anzi da lungi ancora , e senza adoperar lenti , massimamente in Primavera , ed in Estate ancora si è in istato di poter discernere quanto un albero o in tutto , o in parte ne sia attaccato; ed entro a dir di ciò per facilitar- ne la conoscenza agli Agricoltori . Alloracchè l' albero tutto , o porzione si vede di un verde assai cupo , e tanto , quanto l'ulivo non suole, già vi è sospetto, che possano esserci del- le cocciniglie : che se avvicinandosi si vegga pieno di formi- che, le quali irrequiete scorrano su, e giù affacendc^te, il so- Tomo XIV, 1 7 i3o Descrizione r Storia delia Cocciniclu ec. spetto allora si canilna in certezza, e facendovi nn poco di attenzione si vedranno le cocciniglie come tanti picciolissimi pidocchi in inverno, come tante picciolo patelluzze in prima- vera avanzata, ed in estate. Né solamente su l'ulivo ritrovansi quest'insetti nella mia Provincia, ma ben anche sul Pistacia. Lentiscus lin. Sebbene io credo il proprio albero di un tale insetto essere l' ulivo , e non il Lentisco . E qui dirò il mio sospetto , che possono essersi ingannati li Naturalisti France- si 5 quando hanno detto la cocciniglia dell' ulivo trovarsi sul mirto , e su la Fillirea . A me pare la cocciniglia di queste piante essere tutt'altra cosa. Comunque sia quella del Lenti- sco è assolutamente l' istessa . Ma sul Lentisco non si moltipli- ca così come su l' ulivo , poiché sul Lentisco , che è un basso arbusto è attaccato da una infinità d' insetti , che non è sull' uli- vo. Dalle covate ben pochi ne scappano vivi, e mentre sull' ulivo si trovano quelle pressocchè intatte, sul Lentisco si tro- vano essere state divorate . Non mi è venuto giammai fatto di vedere tale cocciniglia su gli Agrumi, quantunque quei della mia famiglia siano vicini agl'ulivi, ed anzi in mezzo ad essi. Appena nate queste cocciniglie si spargono non unicamen- te, ma per la maggior parte su la parte inferiore delle foglie, e sono allora così picciole , che appena si distinguono ad oc- chio . Compariscono però come tanti piccioli pidocchi a color giallo ranciato, e così si rimangono durante l'Autunno, ed il primo inverno, nel qual tempo pare, che poco, o nulla cre- scano . Incominciano a crescere verso il Febbraro , ed il Mar- zo , ed allora molte di esse lasciano le foglie , e si attaccano agli stipiti , locchè credo , che facciano per mettersi più alla larga, e poter quindi succhiare maggior copia di nudrimento. In tutto l'Inverno, e ne'principj di Primavera sono indiscer- nibili li maschi dalle femmine , e per molti anni non mi era stato possibile riconoscere li primi . Versa gli ultimi di Mag- gio , e principi ^^ Giugno incomincia la metamorfosi de' ma- schi , metamorfosi alla quale non sono soggette le femmine . Queste prendono in questo tempo un color giallo, puntecchia- te , e screziate di macchie di color rosso bruno , e propi'iamente di color di giuggiola. Li maschi all'incontro che sono pochis- simi in Primavera , moltissimi in està prendono un colore biancastro simile in tutto al colore della parte inferiore della foglia dell' Ulivo . L' occhio tenendo dietro al giallo screziato Del sic. Giuseì>pe Maria Gioveme . l3i delle femmine non si accorge facilmente di ciò , che si con- limde col colore della foglia dell' Ulivo , ed ecco perchè il maschio non è stato cosi facilmente conosciuto . Ma ecco co- me lo riconosco . Nel di sotto della foglia,, siccome ho detto, e per lo più vicino il nervo principale , ovvero nel margine di essa , dove la foglia forma una picciola piegatura vi si scopre come una patelluccia di circa una linea di lunghezza, e sollevando leg- germente la membrana si trova il maschio in istato di pupa. L' invoglio , sotto cui si metamorfiza è una sottilissima mem- brana trasparente , ed ovale . Ha un nervo ellittico , o direi meglio fusiforme sul dorso , dal quale discendono tre paja di nervi al margine (i). L'Insetto perfetto che è bello, e gra- zioso assai a vederci ha due ali incombenti, come amasi adi- re, di un bel bianco, le quali hanno dalla parte esteriore due fascie longitudinali, di un bello , e vivace rosso , il quale morto che sia l'insetto ricambia in rosso bruno di giuggiola. Il suo coi'po è di un giptllo vivace , e come dorato , la testa di co- lor rosso bruno , ed il dorso rosso bruno ancora , ma più di- lavato . Le sue antenne sono articolate , e lunghe quanto il suo corpo , ed ha nella coda due lunghe setole anche di un bel bianco, e della lunghezza doppia del corpo, le quali l' Ani- maluccio camminando allarga, e fa un grazioso effetto alla vista. Ha poca vita, e muore subito dopo aver adempito al suo de- stino . Le femmine sono ovali della lunghezza di una linea, e mezza , o ancl;.e due , quandocchè siano già fecondate , e vi- cine a morte , La parte più appuntata è la testa , l'altra più ottusa è la prxrte posteriore , la quale non sempre , ma talvolta ha una ripiegatura in dentro più, o meno profonda . A parer mio è questa l' effetto di un maggiore , e più esteso sviluppo dell' animale . Sono convesse al di sopra senza verun vestigio di articolazione , ma piatte al di sotto lasciano vedere la loro forma . Hanno due antenne, che sembrano articolate , e le quali appena sono talvolta discernibili , perchè le tengono attaccate al mantello, che le copre; l'addome ha sei articolazioni, e quattro il torace . Hanno sei gambe articolate , delle quali rara (i) Intendo dir nervi, come si dicono li nervi delle foglie degli alberi. i3ì Descrizione e Storia dtì:lla Coccinicua ec. V'^olta è, che facciano uso. In tanti anni, che le osservo non mi è venuto di vederle camminare, se non che due sole volte, locchè fanno con bastante velocità. Sono ne' margini esteriori ciliate , e così si stanno fisse , .ed aderenti nella loro piccio- lezza alle foglie, nella loro adolescenza agli stipiti, e piccioli rami, e si nudriscono succhiando» colla loro bocca, che è dif- ficile discernersi, il sugo di essi - Non tutte le femmine restano fecondate, e moltissime ne muojono infeconde, e dev'essere questo sicuramente un tratto della divina Provvidenza per non far che si moltiplicassero molto . Quelle che rimangono infeconde restano del color giallo macchiato di rosso bruno siccome ho detto , ed a capo di qualche tempo muojono disseccandosi . Quelle all' incontro , le quali sono fecondate si fanno turgide , e cambiano il loro co- lore in grigio , ed allora cominciano a lasciare gli stipiti , e li piccioli rami , e per la maggior parte ritornano a fissarsi su la parte inferiore delle foglie . Non cacciano fuori le loro uova, ma al momento di dover lasciare la loro vita si cuoprono in- cominciando dai margini prima , e poi per tutto il di sopra del corpo , come di una fina bambagia , bianca così come la neve , per mezzo della quale s' incollano nel margine del loro coi'po più fortemente colla foglia . Morendo così fanno del loi-o corpo covertura, ed asilo alle loro uova. Quello, che Degier dice di aver sperimentato sul coccus farìnosus ho voluto spe- rimentare ancora io sul coccus oleae . Con temperino delicata- mente ho levato via da una di tali cocciniglie quella bambagia , che ho detta , ed a capo non più , che di quattr' ore si è for- mata r altra sebben però non così fitta , come la prima . Non passano , che pochi giorni , ed i piccioli insettini forano questo coverchio, ed uscendone fuora si spargono su le foglie. Il Sig. Bernard ha detto , che ogni cocciniglia arrivava a dare fino a due mila uova . A me un tale calcolo pare alcun poco esa- gerato . Quello che è certo però , che la massima parte non arriva a schiudersi, in parte perchè le formiche specialmente ne fan guasto, ed in parte perchè rotta che sia quella covertu- ra le uova restando esposte all'aria, ed alle ingiurie dell'atmo- sfera si disseccano , e periscono , la qual cosa è un nuovo tratto della provvidenza per non farle soverchiamente molti- plicare . Non ostante però esse si moltiplicano bastantemente , perchè durante la state si fanno e le due, e le tre geiiera- Del sic. Giuseppe Maria Giovene. i33 zioni , che si succedono l'una all'altra, non fermandosi in ciò se non in settembre avanzato, quando l'aria comincia alcun poco a raffreddarsi , o meglio a fare il Sole una più breve dimora sul nostro Orizzonte . In està perciò si trovano insieme , ed uova, e piccioli insettini allora schiusi, e madri feconde, o vicine ad essere fecondate . Dopo aver descritto intanto il maschio, e la femmina di tale insetto, li quali nel loro stato perfetto par che si rasso- miglino cosi poco, che difficilmente si prenderebbero per ma- schio, e femmina di un'istessa spezie, penso non essere inutile dire il carattere lor generale, cose che per altre spezie di coc- ciniglie avrebbero dovuto fare li naturalisti, e pare a me , che non abbiano fatto . Dico dunque , che la cocciniglia dell' ulivo è stata provveduta di una specie di mantello, o covertura che Tagliasi dire, sul dorso, non già però testaceo, ma carnoso piuttosto . Destinato dalla natura a vivere attaccato , e quasi immobile su le foglie avea bisogno di un tal mantello per fis- sarvisi col mezzo di alcuni muscoli trasversali . Cosi la cocci- niglia dell'ulivo, o anche forse la cocciniglia in generale di- rebbesi una patelluccia , ma con testa carnosa , e non calcarea . Questo mantello dunque forma il carattere comune del maschio, € della femmina : la differenza consiste, che il maschio si spo- glia di questo mantello, che formando una covertura, sotto cui si metamorfiza, disseccasi; la femmina all'incontro la man- tiene fino alla morte , quando serve di covertura alle sue uova . Ho detto , che le formiche sono compagne perpetue di questi insetti , e che ne mangiano , e ne guastano le uova . È cosa osservabile in fatti , come vi vadano appresso . Avea un ramoscello di ulivo colle cocciniglie dentro una caraffina «ul mio tavolino , e presso si radunarono le formiche , le quali Dio sa qual viaggio dovettero fare per arrivarvi . Io ancora sono andato colla lente esploratrice appresso a queste formi- che per vedere , se mai esse aspettassero ancora da tali coc- ciniglie la gocciola del liquore, del quale sono tanto avide, e la quale provocano colle carezze delle loro antenne, sicco- me dice il Sig. Huber il figlio aver osservato, ed a dirla schietto quantunque avessi veduto le formiche girar come avi- de , ed affamate attorno , e sopra le cocciniglie dell' ulivo , o batterle, o accarezzarle, che sia poi ciò che si voglia, colle loro antenne , non mai però mi è riuscito di vedere la goc- i34 Descrizione e Storia dell.^. Cocciniglia ec. eiolina di liquore da esse sortirae . Mi è parso anzi che le formiche andassero colla loro tromba succliiando , ovver lam- pendo quell'umore, che dee trasudare dalle cocciniglie , umo- re , che dee essere dolce , e liquido , e che forse poi divenuto abbondante, e viscoso dee in ultimo formare quella bambagia, della quale ho detto . E per dire qualche cosa del male , che tali cocciniglie recano all'ulivo, convengo volentieri col Sig. Bernard, che lo depauperano, e lo intisichiscono, onde avviene, che quan- do quest'albero ne sia attaccato, poche nuove messe dia fuori, e dandone le dia picciole, e magre, e di stentata crescenza, e così ancora produca frutti piccioli , e pochi . Ma non con- vengo poi col medesimo, o almeno presso di noi non si osser- va i che tanta sia la traspirazione de'rami attaccati da questi insetti , che il terreno sottoposto nel mattino si trovi umido. Almeno io non ho mai tal cosa osservata . E per dir del rimedio. II Sig. Bernard più volte mento- vato avrebbe desiderato , che a distruggere questo insetto si fosse potuto far così , come si fa col simile del fico , la qual cosa assolutamente è impraticabile nell' Ulivo . Io poi non amo quei suffumigj,o lavature, ed altrettali rimedj tante volte per cose simili con entusiasmo annunziati. Sono cose da dilettan- ti, che vogliano conservare pochi alberi quali si vogliano de' loro giardini . Già ho detto , che difficilmente tra noi si tro- vano alberi interamente assaliti da questi insetti, che avendo- ne qualcuno solamente veduto ho consigliato il taglio in tutti li rami, sicuro, che ne sarebbe quindi venuto fuori un albe- ro rinnovato, e belio. E così negli uliveti della mia famiglia, dove ho trovato un ramo infetto senza misericordia l'ho ta- gliato, e bruciato. Per l'ulivo, che si rinnova così bene quan- to ognun sa è inutile altro rimedio meno efficace . Senza di che li nostri contadini senza badare ad insetti, comecché veg- gono quei rami intristiti , e magri , presto fanno di tagliarli nell'annuale potatura. Così è avvenuto, ed avviene, che non sia poi tale insetto così tra noi moltiplicato da far paura . Il Sig. Bernard copiato in ciò dal Sig. Presta ci dice, che li grandi freddi distruggono questo insetto . Ma io ho veduto dar loro addosso l'inverno rigido del 1788,89, e ninno nocumen- to averne essi riportato . Potrebbe darsi , che improvvisi , e grandi freddi, che sopravvengono quando essi sono già ingros- Del sic. Giuseppe Maria Giovf.ne. i3S sati, e sviluppati, cioè in Maggio, ovvero Giugno, potessero lor nuocere, ma una tal cosa non accade facilmente nel nostro clima, sicché non è da fondare speranza sul freddo. Un'altra parola vorrò aggiungere, e finirò, poiché non é da dir tanto su di un picciolo insetto, che io cioè ho tentato di poter trar- re un colore da questa cocciniglia, e che non ci sono riuscito. i36 OSSERVAZIONI SOPRA QUEGLI ALBERI CHE SI CARICANO DI FRUTTA SENZA SEMI, CIOÈ DEL SOLO PERICARPIO, E SU I GIACINTI CHE SI METTONO A VEGETARE NELLE CARAFFE PIENE DI ACQUA. Del Sic. Filippo Re. Ucevute li 7 Luglio 1807. V. i sono alcuni alberi i quali soglionsi caricare ogni anno di produzioni somiglianti esteriormente alle frutta proprie delia specie cui appartengono ; ma che giammai non producono le sementi . Di ciò presentano un esempio a tutti notissimo le Uve di Corinto dette volgarmente Uve passe , il Nespolo , il Lazerolo, il Crespino, e secondo alcuni Avitori il Pomo grana- to, il Ciliegio, ed il Persico. Questo fenomeno fu osservato sino dai tempi più remoti , e sì credeva di poterlo nella maggior parte degli alberi otte- nere a piacimento, ponendo in opera un metodo che ci lasciò Democrito di Abdera nei pochi frammenti , che sono a noi pervenuti , delle cose cui scrisse intorno all'Agricoltura . In più luoghi delle sue Opere ne parla Teofrasto e dietro lui Plinio , Columella , Africano , e per ultimo Palladio che dal greco in latino tradusse litteralmente , secondo il Niclas , i passi nei quali ne trattò il discepolo di Aristotile. A norma dei principj da me stabiliti nel mio Saggio di Nosologia stampato nel volume XII di queste Memorie tali piante devono considerarsi come inferme, perchè non produ- cendo semenze mancano alla legge principale , cui la natura impose ai vegetabili, quella cioè di propagare la propria spe- cie nella via ordinaria . Quindi ho creduto dovere attentamen- te esaminare questo fenomeno, e mi vi sono accinto con tanta maggiore alacrità in quanto che scorrendo le opere di Fisica vegetale non ho trovato che veruno siasene occupato di pro- posito , ed altronde essendo esso nel paese nostro non tanto rarQ Del sic. Filippo Rl. i?,j raro meritava che si ponesse alquanta ividagìne , per vedere se pure se ne possa rendere una qualche ragione . Avrei desiderato che mi si offerissero molti generi di pian- te sulle quali stabilire potessi le mie osservazioni . Ma sono stato costretto di limitarle al Nespolo comune , Mespllus germa- nica di LìTiìieo ed all' Uva di Corinto Vitis vinifera 0 apyrena . Mi furono regalate delle Nespole senza seme. Ottime era- no al palato per quanto esser lo può un frutto che non giun- ge a piacere se non quando comincia a putrefarsi . Scelsi al- cune tra quelle non ancora giunte a questo stato , che man- tenevansi sode. Le apersi, e trovai ch'elleno internamente conservavano la medesima tessitura delle altre Nespole semi~ nifere , senonchè il luogo che avrebbono dovuto occupare gli ossicini , che così usano chiamarne i semi , era pieno di una sostanza più bianca del rimanente della polpa , e meno resi- stente al taglio. Osservandola colla lente non seppi rinvenir- yì altra differenza dal rimanente del frutto se non se ch'era priva di certi punti o vene più o meno verdi , clie s' incon- trano in queste frutta all' epoca in cui sogliono staccarsi dall' albero . Tagliate verticalmente con qualche diligenza mi pre- sentarono cinque verdi linee di un colore più carico ma egua- le, che dall'apice scendevano alla base ed erano immediata- mente aderenti all' indicata sostanza bianca posta in luogo dei semi . All' esterno le frutta erano alquanto diversamente con- formate dalle ordinarie . Oltre all' essere almeno la metà più piccole delle feconde, cosa già indicata da tutti quasi gli scrit- tori, avevano la forma piramidale, e non la globosa, cui na- turalmente vestono le frutta del Nespolo . Ognuno sa che r Uva passa è piccolissima in confronto delle altre sorti . Que- sti due esempj forse bastar possono per mostrare qual conto far si possa di coloro che vanno dicendo che certe frutta pri- ve di sementi divengono di un volume eguale, se non maggio- re, a quelle che ne sono fornite. Dagli antichi apparisce essere stata comune opinione che si potessero avere frutta senza semi privando gli alberi della midolla. A me dessa non sembrava giusta quanto all'assegna- re la midolla siccome destinata a formare i semi, e molto in- clinava a stabilire impossibile l'estrarre da una pianta il cor- po midollare . Prima però di decidere cosa alcuna pensai do- versi esaminare le parti della generazione del fiore . Tomo XIV. . i8 i38 Sul Pehicarpio ec. Il Nespolo è una pianta della classe Icosanclrìa secondo Linneo fornita di venti stamigne inserite nel calice, e di cin- que pistilli . Questi però variano dai a ai 5 secondo Ventenat che colloca il genere del Nespolo fra le rosacee . Nella vaj-ietà infeconda , cui descrivo , gli organi masco- lini non presentano cosa alcuna di straordinario . Il loro nu- mero varia sopra quasi ciascheduno dei fiori, la qual cosa non recherà alcuna meraviglia a chi sa che V Icosandria viene sta- bilita principalmente dal modo d' inserzione degli stami anzi- ché dal numero dei medesimi . Le parti che compongono i detti organi mi sono apparse somigliantissime a quelle dei Ne- spoli fecondi . Non ho saputa rilevare altra diversità fra gli uni e gli altri se non che i maschj de' Nespoli infecondi pre- sentavano una maggiore apparejite vigorìa ed erano alquanto più voluminosi di quello esser sogliono gli altri . Dal centi'o dei fiori partono cinque corpicciuoli i quali quasi al luogo della loio origine si dividono in due che si alzano al modo stesso degli stili, cosicché a prima vista si po- trebbono ritenere siccome pistilli bipartiti . Ma visitandoli si vede che uno é più grosso dell' altro . Nella estremità supe- riore poi difFerenziansi assaissimo i dieci corpicciuoli . Cinque terminano come i pistilli de' Nespoli fecondi, se non che l'a- pice più acuto si fa, né vestigio alcuno presenta di stigma. Gli altri cinque sono sormontati da un'antera. Queste diffe- X'enziansi dalle situate sugli organi maschj proprj del genere e per la forma e per la grandezza . Sono più voluminose non solo tali antere dell'ordinarie, ma mentre queste hanno figu- ra ovale, le poste sopra i cinque ( io dirò nuovi maschj ) con- formansi a foggia di saetta, e somigliano assai a quelle della Mazza di S. Giuseppe^ Neriiim Oleander . La parte superiore è ricoperta di polline non dissimile dall'altro se non pel colore alquanto più chiaro . Nella parte inferiore sono nude . Hanno un volume maggiore delle altre quasi al doppio, e sono inse- rite in bilico sul corpo che le sostiene là dove cominciano a formarsi le orecchiette della saetta . Queste particolarità rilevai egualmente in due distinte piaute di Nespolo senza semi cresciute in paesi lontani l'uno dall'altro oltre a quaranta miglia. Una di queste vegeta non lungi da Bologna . La sola differenza che mi fornivano i fiori tolti da quest'ultima consisteva nell' esser eglino in ogni lor T> E L SIC. Filippo Re. 189 parte molto più voluminosi , loccliè penso doversi attribuire o alla naturale maggiore robustezza della pianta, o all'essere la medesima situata in più felice terreno . Mi sorprese il feno- meno che esaminai per la prima volta l'anno scorso . Ho sti- mato mio dovere ripetere l'osservazione chiamando a verifi- carla qualcimo de' nostri studiosi allievi . Essi videro eh' io non aveva traveduto . Ciò non pertanto temendo che potessi avere preso qualche abbaglio pregai a meco intraprendere nuo- vamente la disamina delle parti descritte il chiarissimo natu- ralista americano il Sig. Abbate Ignazio Molina . Egli non solo mi ha assicurato non aver io errato ma con molta gen- tilezza è disceso a mostrarmisi grato, perchè io gli presentai un fenomeno del quale non gli avvenne giammai osservarne altro simile . Infatti sappiamo che non di rado succede , che gli organi masch] o si cangino in petali né lascino travedere orma della loro esistenza , ovvero dilatandosi le filamenta in informi petali convertite presentino l' embrione dell' antera ; vediamo nei fiori detti volgarmente stradoppj il Pistillo can- giarsi in verdi foglie , e talvolta perduta affatto la traccia del medesimo osserviamo dal suo centro uscire nuovo fiore o nuo- vo stelo, ma per quanto mi sia procurate notizie e da quelli che scrissero dottamente sopra oggetto di Fisica vegetale , e da coloro che posero ogni studio nel registrare vegetazioni mira- colose e strane , non m' avvenne di trovare menzionata così bizzara unione quale vedesi ne' fiori del Nespolo . Se io non sapessi che non può con tanta facilità asserirsi nuovo un fe- nomeno nel vastissimo Regno della Natura , e che fa di me- stieri essere assai cauto nell' annunziare scoperte , forse avrei qoialche compiacenza di aver potuto io il primo mostrare ai Naturalisti una eccezione a quanto sin qui hanno osservato intorno alle parti che servono nei vegetabili ad assicurarne la propagazione . Riferirò adesso le poche osservazioni da me praticate sul!' uva detta, passa, o di Corinto. Due specie se ne distinguono. L'una fa la massima parte de' grani senza acini e minuti as- sai . Ma a quando a quando , particolarmente nella parte su- periore del grappolo, ne ha alcuni grossi come quelli dell'al- tra uva e con entro gli acini . L' altra specie è "affatto priva di sementi . Di amendue ho esaminati i fiori . A prima vista e ad occhio nudo non mi avvenne trovare in essi cosa che li 1.40 Sul Peuicarpio ec. rendesse differenti dai coniuni dell'altre uve . Armato poi di una lente chiaramente rilevai , che lo stigma dell' uva passa è meno ottuso , e non offre quell' ineguaglianza che trovasi nell'uva ordinaria per cui il suo stigma si rassomiglia sotto la lente , ad un ciuffetto di peli . Neil' uva comune , tuttoccliè non siavi lo stilo di cui è priva ogni vite , pure è ancora maggiore il prolungamento del germe , che nell' uva di Co- rinto , e non termina la parte feminina tanto acutamente co- me questa . Tenendo dietro alla fioritura ho veduto che gli stigììia dell'uva ordinaria si mantengono interi ancora dopo che sono caduti o avvizzati gli organi mascolini . Lo stigma dell' uva di Corinto assai prestamente camhia colore e com- parisce come annebbiato e di una tinta rugginosa . Que' fiori però che danno grani pieni di sementi sono simili a que' dell' uva conume in ogni loro parte . Premesse queste cose penso di potere senza timore di es- sere condannato siccome fiibhricatore di strana e fiilsa ipotesi , stabilire le cagioni di tali sterilità , per indi mostrare che er- rarono gli antichi e quelli ancora tra i moderni che alla man- canza della midolla le ascrissero . In entrambi gli alberi di cui ho parlato non ha luogo la fecondazione , ma per un motivo del tutto opposto . L' ecces- siva vigoria del Nespolo altera gli organi feminini , e fa che aderente a loro si sviluppi una nuova razza di maschj di una qualità assolutamente diversa da quanti sogliono sopra le varie specie di Nespolo spuntare . Fui tentato da prima a credere che anziché cambiato siasi l' organo feminino in un maschio , cosa che non pare molto conforme all'ordinario agire della Natura , piuttosto uno staine siasi sviluppato vicino a ciascun pistillo per r eccessiva forza di vegetazione , sebbene fuori della sua sede ordinaria, e che dalle pareti del calice a cui i maschj inserisconsi sia passato a fissarsi sul talamo, o dirò il ricettacolo . In tal caso il maschio rubò l' alimento all' organo feminino che dovette rimanersene imperfetto . Ma confesso che esaminata con la massima attenzione la base dei corpi, che stan- no in luogo degli ordinar] pistilli , non mi fu concesso lo sco- prire verun indizio che mi autorizzasse ad ammettere l' accen- nata unione . Quindi io senza ricorrere a strane cagioni , nemico di que' tanti romanzi che l'orgoglio umano fabbrica quando vuole e non può penetrare nei segreti della natura, onde n'av- Del sic. Filippo R l . i4i viene che certe scienze anziché avanzare retrogiade si fanno, confesserò candidamente di non saper rendere ragione di così bizzarra e nuova produzione , per cui il Nespolo senza semi due sorti assai diverse presenti di organi masch] . Ad onta però di tale mia ignoranza parmi di potere chia- ramente mostrare come possa formarsi il frutto senza seme . Né io già ricorrerò alla similitudine che taluno per ispiegare questo fenomeno adduce della mola o falso germe per la sma- nia che non ancora é spenta di stabilire un'esatta analogia fra li fenomeni animali e vegetali . Io sono di parere non po- tersi ammettere tale supposizione nel nostro Nespolo , mentre l'organo feminino è oltre modo alterato, e forse incapace di venir penetrato dal menomo atomo di aura seminale . Senza ricorrere a motivi ignoti credo potersi ritenere , che non com- piendosi in questa pianta la fecondazione naturale , li semi si rimangano per conseguenza privi di quella vita, cui dona a ]oro l'aura vivificante, e perciò l'embrione dei medesimi ri- mane confuso col rimanente dell' ovaja . Atteso però il som- mo vigore di questa una gran copia di umoiù si trasporta a nutrirne le parti , le quali crescono nella stessa guisa della corteccia , che veste il rimanente della pianta , ed essa au- mentasi sino ad acquistare la usata forma abbenchè imperfet- ta . Ciò per altro non è , dirò cosi , che uno sforzo , mentre la perfezione del frutto non può ottenersi ordinariamente che quando sia compita a dovere la fecondazione . Dissi ordinaria- mente , mentre piìi volte mi è avvenuto di incontrarmi in me- le ben condizionate al di fuori , ma prive pur esse di sementi tuttocchè perfetti fossero i coriacei integumenti che le vestono . Nell'uva di Corinto parmi potersi derivare la sterilità dalla debolezza dell' organo feminino almeno secondo le osservazio- ni da me fatte . È facile l' applicare alla medesima la teoria sovra esposta . Solo qui farò notare che il vizio dell' organo può forse derivare da debolezza universale della pianta ma for- se ancora da una particolare sua accidentale confoimazione . Vediamo ora se col levare la midolla di un albero si possa ottenere un fenomeno, che almeno negli esposti casi pare di- mostrato chiaramente provenire da un difetto negli organi ge- neratori . Dopo tutte le osservazioni istituite con somma ac- curatezza sopra l'interna struttura dei vegetabili non cono- sciamo ancora bene la natura della midolla , e l' uso al quale i4* Sul pericaupio ec' ella serve. Si credè da taluno sull'autorità di Linneo che la midolla desse origine di /jì stillo . Ma l'essersi trovato clie esi- stono alcuni vegetabili come p. e. V Erba Saettona Sagittaria Sagitti/olia L. che hanno petali antere e pistilli , e ciò non ostante non presentano verun vestigio di midolla in tutta l'e- stensiou loro, ha fatto concludere non potersi indicare l'uso di questa parte , e perciò non siamo aJjilitati a stabilirne la necessità in tutti i vegetabili , e molto meno che da essa ab- biano origine gli organi femiaini . Qualuncjue opinione per altro vogliasi abbracciare intorno all'uso dellii midolla, sarà poi sempre malagevole o dirò me- glio impossibile cosa lo spogliarne affatto una pianta, giacché secondo i precetti degli antichi , ai quali pare prestino fede alcuni anche dotti moderni, bisogna estrarla tutta ad ottenere da un albero frutta senza semi . Non so dipartirmi da (juanto scrive il Sig. Senebier cioè che la corteccia è la parte legnosa delle giovani produzioni ; in breve quasi tutto il nuovo ramoscel- lo non sia altro che una midolla tenera, succulenta e verdastra , che imbianca a misura che più compatto diventa il tubo legnoso: allora ella diseccasi a poco a poco ; e finalmente diventa affatto bianca nei rami di due anni . A mano a mano che il tronco o ramo invecchia^ sparisce . Dunque la midolla sembra doversi ri- tenere siccome uno degli organi primarj dei vegetabili . Quin- di il privameli sarebbe lo stesso che minare dalle fondamenta l'esistenza loro, ed astringerli a trarre una vita brevissima e sempre languidissima . Ma io poi francamente asserirò che , tro- vandosi gli elementi della midolla nella, piumicciuola e radichet- ta del seme , ella è un' idea ridicola e perdonabile solo alla condizione de' tempi ne' quali fu immaginata quando cioè si sapeva meno di quello che ora sappiamo intorno alla natura delle piante , l' immaginare che possa affatto spogliarsene un albero . Si potrà arrivare a togliei-la dai tronchi maestri , ma non mai dai giovani rami, nei quali trovasi , come ancora dai bottoni e dalle sementi . Affidato a quanto esposi sin qui ho creduto potere stabi- lire un nuovo genere di morbo , cui dico aspermia , cioè man- canza di sementi . Lo colloco nella classe di quelle malattie che derivar possono egualmente da un soverchio vigore , che da debolezza . Non vi avrà difficoltà quanto al Nespolo , che lussureggia in abbondanza d'organi maschj . Per debolezza Del sic. Filippo Re. iA3 dell' organo femminino verisimilmente rimane sterile l' Uva pas- sa . È però certo che dalla scemata forza vitale ripetere si deve la mancanza dei semi in alcune frutta nate sopra vecchj al- beri ancorché sanissimi in apparciiza . Duolmi di non avere alcun fatto che mi autorizzi a pre- scrivere un metodo col quale ricondurre si possano le indicate piante al loro primo essere fuorché nel caso solo in cui me- diante opportuna amputazione vogliasi ringiovenire quell' indi- viduo vegetale che già sente l' irreparabile danno dell' età . Noi sappiamo che col mezzo dell'Innesto quanto al Ne- spolo senza seme , e co' magliuoli relativamente all' Uva passa si piopagano le nominate piante . Potrebbero da un amatore intraprendersi delle esperienze per tentare di scoprire se tali sterilità delibansi a vizj organici delle piante protetti dal so- verchio vigore , o mantenuti in esse per la debolezza degli stimoli . Cosi amerei che s'innestassero a riprese sopra indivi- dui della stessa varietà , cioè che il Nespolo infecondo pur s' in- nestasse sopra un Nespolo infecondo , e cosi dicasi dell' Uva passa . Sarebbe pure bello a tentarsi , trattandosi particolar- mente del Nespolo , se una coltivazione , per cui esso non aves- se se non se quella copia di alimento che gli è necessaria per esistere, lo riducesse allo stato suo naturale . In modo analogo operar si potrebbe nell' Uva passa . Taluno mi ha assicurato che quest' uva trovasi tutta senza semenze al monte ed al col- le, e che alla pianura più facilmente vanno mescolati agli sterili i grani fecondi . Quando ciò fosse , allora il mio dubbio acquisterebbe un grado di maggiore probabilità, vale a dire che si possa dall'arte secondo le teorie ritornare al loro sta- to naturale questi alberi , conformemente alle basi sulle quali fissai la mia Nosologia vegetale . E poiché m'avviene di nominare questo mio lavoro, a cui ho data nuova forma e procurata per quanto lio potuto una uti- lità maggiore , non ispiacerà eh' io qui riporti quanto mi è av- venuto neir educare lo scorso inverno dei giacinti nell'acqua, per tentare alcune esperienze, delle quali qui soggiungo l'ori-, gine ed il successo, dal quale spero potrà l'amatore ricavare una regola pratica per assicurarsi più prestamente il piacere di godere dell' amenissimo spettacolo che presentano i fiori in tempo d'inverno. Anche l' Agricoltura ha i suoi ciarlatani . Eglino sono pron- r44 Sul Pericarpio ec. tissimi a spacciare secreti della più alta importanza . Sopra tutto fanno a gara nell' esibirci ricette che danno per certissimo il pronto sviliijjpo dell'una o dell'altra pianta, e che promettono al credulo amatore fiori con sorprendente celerità spic^ati , e dipinti secondo il capriccio d'ognuno , abbenchè contro la im- mutabile legge prescritta dalla Natura ai vegetabili . In un Giornale straniero del 1802, lessi una ricetta col titolo di Lìqueur vegetatile proprio ad accelerare la fioritura delle cipolle che nel verno si mettono a fiorire entro l'acqua. Un amico m'impegnò a verificarne l'effetto. Sebbene lo pre- vedessi , non ci-edei potere dispensarmi dall' aderire alle sue premure . Volli però cogliere questa occasione per istituire al- cuni esperimenti. Scelsi 16 caraffe all' incirca tutte di un'e- guale capacità. Nel mese di Novembre 1806 presi altrettanti bulbi di giacinto e riempiute le caraffe d'acqua, avanti di porvi le cipolle , versai entro in a 2, otto goccie del liquore vegetativo annunziato in un Giornale, di cui gl'ingredienti sono Nitrato di Po- tassa, muriate di Soda, Carbonato di Potassa, Zuc- caro ed acqua piovana. b a alcune pochissime goccie di Acido Solforico e a di Acido nitrico d 2, — — — — — — di Ammoniaca e a uno scarso pizzico di Nitro _f a alcune goccie di Acido muriatico ossigenato, dopo di avere esteriormente riparata la Caraffa dall' imme- diata azione della luce . In una versai piccolissime goccie, e circa altrettante, ma un pò più grosse nell' altra . L' acqua era distillata g a erano piene d'acqua distillata pura k a furono riempite d' acqua di Pozzo . Passati i5 giorni non m'accorsi di verun sensibile accresci- mento nei bulbi , oltre a quello , che presentavano que' posti nell'acqua senza alcuna addizione, a riserva di quelli in cui aveva unito goccie di acido muriatico ossigenato. Scorsi altri dieci giorni sempre rinnovando l' acqua alle caraffe a , e ver- sandovi le solite goccie del liquore , nemmen vidi alcun ac- crescimento di vegetazione . A dir breve dopo cinquanta gior- ni non essendomi riuscito di vedere alcun vantaggio dalle di- verse misture , essendo perite forse per avervi versato troppo acido .) Del sic. Filippo Re. i^.^ acido le e, rinnovai l'acqua in tutte le caraffe, e sempre pre- ferii quella di pioggia per la ragione che accennerò in ultimo . Cosi mi sono confermato nell' opinione mia altamente radicata di non doversi prestar fede a cotali segreti . Ma le Cipolle poste in / mi hanno presentati due feno- meni, che mi hanno fatta impressione, e dai quali m' è sem- brato potere desumere un grado di probabilità relativamente alle cagioni da me accennate siccome producenti le malattie delle piante . Da prima i due bulbi non mostravano altra dif- ferenza se non se che la corona loro cacciando fuori de bre- vissimi capezzoli, principio di nuove radici, si tingeva di colore rossiccio . Ho detto che versai in una che conteneva il bulbo più voluminoso maggior copia di acido muriatico ossigenato . Questi appena cacciò fuori gli enunziati capezzoli ^ si vesti di una zona nericcia al di sopra della Corona, e le radici furono appena lunghe tre o quattro atomi che si arrestarono . Io vi- sitai il bulbo, e lo trovai già incancrenito, e la parte supe- riore alla coroncina veniva da essa separata appunto dalla can- crena . Mi era appena accorto del cambiamento avvenuto nell' altra cipolla, la di cui acqua con sole quattro o sei goccie di acido muriatico ossigenato era stata alterata, che tosto versai sovr'essa nuov' acqua distillata purissima senza altra addizione di estraneo principio . Cominciarono ad uscire dalla corona dieci o dodici radichette , ma non egualmente distribuite nel giro della medesima, ma tutte da una parte, e precisamente da quella che piii era esposta alla luce . Vegetavano esse con xui' estrema lentezza . Non erano pervenute alla lunghezza di poco più di due centimetri che mi parvero arrestarsi . Aveva spessissimo gli occhj sulle medesime. M'accorsi che nella estre- mità inferiore s'ingrossavano. Niente cambiavasi la parte su- periore . Intanto a poco a poco si formarono in fondo alle me- desime dei grumi analoghi esteriormente a quelli che veggon- si nelle piante che in angusto vaso rinchiuse non possono più dilatarsi . Passati alquanti giorni parvero i detti grumi aver acquistato tutto il volume né più aumentavansi . Intanto il germe della Cipolla il quale aveva già cominciato a svilupparsi anziché crescere intristiva sempre più. Allora levai dall'acqua il bulbo e fattomi ad esaminare gli indicati frrumi ognuno de"" quali aveva la figura più o meno ovale allungata, due volte Tomo XIV. 19 i46 Sul r e r I c a n r I o ec. più voluminoso di ognuna delle radici cui terminava , li tro- vai molto duri. M'accinsi a tagliarne uno che assai resisteva al coltello , e molto più al dente che a stento poteva masti- carlo . Rimesso il bulbo nell' acqua vidi uscire tosto contro al- la parte recisa una nuova radichetta bianca e sanissima. Allo- ra mi venne in capo di tagliare tutti i grumi , locchè fatto , in breve spuntarono nuove radici , nessuna però dalla parte lesa . A poco a poco il germe ingrossò e n' ebbi un bel fiore . Gli avanzi delle radici tagliate avizzarono e finirono col di- seccarsi . Forse i due fenomeni sopra esposti sono dovuti ad una accidentale combinazione e non all' azione preponderante , com' io sospetto , dell'Acido muriatico ossigenato , e precisamente al- la forza dell' ossigeno , per cui la mia teoria patologica verreb- be rischiarata . Io gli ho riportati desiderando che vengano da altri più imparziali ripetute le esperienze . Intanto darò fi- ne coir accennare alcune osservazioni che m'avvenne di fare educando bulbi nell' acqua , le quali potranno tornare in van- taggio a quelli che si dilettano di formarsi entro la stanza un divertimento di tal genere di coltivazione . Questi se mal non m'appongo somministreranno regole assai più sicure di quelle che leggonsi in moltissimi degli Autori che trattano di tale argomento . L' acqua distillata ed anche la piovana deve preferirsi . Vi è sempre una differenza notabilissima nella cresciuta delle pian- te . Poste nella comune di Pozzo ritardano assaìssimo . Forse che nell'acqua di Bologna ciò ancora mi è avvenuto di pro- vare più chiaramente , per esser ella oltiemodo carica di sele- nite . Deve essere della massima limpidezza . Nel collocarvi i bulbi abbiasi la cura di nettarli prima da ogni sorta di stra- niera materia che per caso aderisse alle loro scaglie . Fin qui ho trovati assai fra loro discordi gli scrittori nell' as- segnare il tempo in cui devesi cambiare quest' acqua . Altri prescrive abbiasi a farlo ogni otto o dieci giorni , e taluno as- serisce che basta senza levar mai l'acqua l'aggiunge rvene della nuova . Io ho osservato , ed ho fatto osservare a qualche mìo allievo le seguenti cose , che possono offrire materia di nuovi tentativi I . Le cipolle poste a vegetare nell' acqua crescono con tanta maggiore velocità quanto più freqiientemente si cambia ai vasi, r acqua . Del sic. Filippo Re. 1^2' a. L'aumento di esse risulta più sensibile se ciò si ese- guisca nell'intervallo di ogni 24 ore . 3. Si potrà però cambiarla soltanto ad ogni secondo gior- no per minore incomodo . Clii non ha acqua piovana dovrà es- sere scrupolosissimo in questo . 4. L'aumento delle foglie suole «ssere dai a alli 5 atomi ■entro lo spazio delle prime 24 ore dopo il cambio del fluido. 5. In proporzione che avanza la vegetazione, maggiore è la copia del fluido cui assorbono , e nell' istante nel quale co- minciano a spiegarsi i fiori diventa massimo l' assorbimento . È notissimo che in proporzione del maggior grado costante di luce , e calorico , cui provar possono i bulbi nelle caraffe profittano di più . Ma non si sa tanto comunemente , che non è inutile come pare la scelta delle Cipolle . Ve ne sono alcune primaticcie e l' altre tarde . Sopratutte fioriscono pronte le Co- ralline , indi seguono le bianche , le turchine , e per ultimo le paonazze . Due di queste poste in acqua 3o giorni prima delle due prime , mi fiorirono alcuni giorni più tardi delle Co- ralline . Ho osservato quest' anno che dal numero e grossezza delle radici che variano in ogni pianta , non può dedursi nulla sulla futura qualità del fiore . Per altro per lo più que' bulbi che cac- ciano fuori maggior numero di piccole si , ma lunghe radici , anticipano d' ordinario la fioritura ; e la ritardano le munite di sole grosse radiche ed un tantino crespe . Quest' anno una ci- polla mi ha fatto il fiore con due sole radichette . Se però non aveva la precauzione di tenerne costantemente il bulbo entro r acqua , essa ne soffriva assai ; locchè portommi a credere che anche col mezzo solo della coroncina essa assorbisse la maggior parte del conveniente alimento. Alcuni col Trece pensano che i bulbi tenuti nell'acqua dopo avere prodotto il fiore si rinnovino, come avviene in quelli i quali si coltivano ne' giardini . Ne' miei elementi di agricol- tura ho sostenuto il contrario. Tenni 16 bulbi nell'acqua da Novembre 1806 sino a mezzo Giugno 1807. In Marzo tutti, tranne uno , avevano dati fiori , fra i quali mi sembra degno a sapersi che un Giacinto corallino si vestì di uno stelo se- condario lungo o, o5 metri avente in testa un fiore . Esso era piantato sullo scapo alla distanza di circa 0,04 metri dalla ciocca principale . Terminata la fioritura ho continuato a cam- i48 Sul Pericarpio ec. blar l'acqua alle cipolle. Elleno allungavano, appena recisi i fiori , viemmaggiormente le foglie . Quattro ne tenni in una stanza illuminata, ma in modo che il raggio del Sole non le ferisse; altre 4 "f*- serbai pure nello stesso luogo, ma ponen- dole al Sole ; le ultime 8 le tenni sopra una finestra posta tra levante e ponente , sulla quale il Sole batte a diverse riprese , attesa la qualità delle fabbriche che la riparano. Recisi a quat- tro le foglie, lasciando intatte le altre. Quelle, massime una voluminosa assai, assorbivano una gran copia di acqua. Di questi bulbi nessuno n' è rinnovato . Quattordici a poco a poco sono periti , né rimasero intatti se non che alcuni pic- coli bulbetti secondar] che non avevano mostrato che un pic- colissimo aumento . Altri perirono di tabe , i più sonosi disec- cati dopo essere marcite o avvizzate le radici . Due soli bulbi esistono . Amendue però hanno perduta la corona , staccatasi da essi quasi naturalmente un mese dopo la fioritura . Li con- servo per vedere cosa sia per avvenirne affidandoli quest'au- tunno al terreno . i49 NUOVO TERMOMETRO STAZIONARIO Del Sis. Giovanni Fabbroni . Ricevuto li II Dicembre 1807. I 1 desiderio di conoscere il massimo , e minimo grado di ca- lore cui soggiace nelle vicende delle stagioni l'Ammosfera, fe- ce immaginare varie ed ingegnose costruzioni di Misuratori , o Termometri , che agli estremi fissandosi , suppliscano alle as- senze dell' osservatore . Ingegnosi sono quelli , che per ciò pro- posero , ed eseguirono , Bernoullì , Kraft , Cavendisk ec . Mi- gliore ancora è quello , che in ultimo luogo fece conoscere Giacomo Six . Io ne aveva due , secondo il modo di questo autore , egregiamente costruiti dal Matteucci Sanese . L' uso mi fece riguardare come incomodo in essi, il supplire alla de- perdizione dell' alcoole ; e non lungamente potei continuare a servirmene con fiducia, stante la ossidazione, o arrugginimento dello stelo di acciajo, che serve per ricondurre al contatto del mercurio ( mediante una calamita ) i galleggianti , ossiano gli indicatori . L'ossido giallo tinse parzialmente le pareti interne del tubo , che , fatte scabre per ciò , resero inobbedienti , e restii i galleggianti , o indici prenominati . Vennemi allora in mente di formare uno ditali strumenti, se non più semplice, almen più saldo , e lo feci eseguire . Il celebre Prony , cui tanto debbono le fisiche, e matematiche dottrine, compiacen- dosi di esaminar meco la elegante , e copiosa serie di stru- menti, che si fecero, e si conservano nel Museo Reale di Fi- renze , lodandone la costruzione di molti , e rimarcando la pu- lizia, e diligenza con la quale si custodivano tutti, anco il suddivisato Termometro approvò : allora fu che io mi determi- nai a comunicarne la costruzione agli amici, e che ora qui con un disegno di mera indicazione, e con brevi parole esporrò. Sopra una lastra di Schisto , che volgarmente dicesi La- vagna ( a « ) è connessa inferiormente sulla sua faccia , una lamina di ottone (/?/?), che mostra intagliate su due archi , le termometriche graduazioni ( y y ): su queste si muovono due indici {CD), che in tutti i punti , ove siano condotti. i5o Nuovo Termometro Stazionario si fermano, per l'attrito, o sofFregamento di una molla a pres- sione , o , come dicesi , a strascico , fatta di metallo rosso ( ottone e zinco ) incrudito, e collocata posteriormente. A que- sta lamina graduata è in modo stabile fissato con ghiera ini tubo di cristallo { E F) ( corpo il men dilatabile dal calore ) il cui allungamento è permesso soltanto di basso in alto . Alla sua parte superiore è altra ghiera ( H ) dalla quale pende , mediante la vite rettificatrice K, una verghetta di piombo ( L) { uno dei più dilatabili metalli ) il cui allungamento pro- dotto dal calore ammosferico devesi effettuare d'alto in basso. La maglietta {pp) serve soltanto per tenere in situazione il tubo di vetro; ma in verun modo lo stringe, acciò possa ob- bedire all' azione del calore . L' aria entra libera tra l' indica- to tubo e la verga di piombo sospesa in esso ; e circolandovi d'alto in basso, o di basso in alto, secondo la variata tem- peratura dei diversi strati dell' ambiente , gli comunica sempre, e subito le sue affezioni , relativamente al calore : termina in- feriormente la verga di piombo in un x ■> ossia in un T" rovescio ( m ) fatto di ottone , il cui braccio destro , allungandosi il piombo, preme sulla squadra inferiore { ilf ) di uno dei due pettini { M N ) i cui denti , ingranando in una rotella , o roc- chetto ( Q ) fanno proporzionalmente alzare l'indice relativo {D ) dal gelo all'acqua bollente. Il lato sinistro dello stesso rovescio T", ( quando che per freddo si accorcia il piombo ), solleva la simile squadra ( i? ) e pettine [ R S ) del lato op- posto, e fa abbassare con eguale meccanismo l'altro indice ( C ) cui è connessa, il quale è destinato a segnare i gradi piìi bassi della congelazione . La mostra graduata ( ;5 ^ ); le rotelle; gli indici ; i pettini ; tutto è difeso dalla sporcizie , e dall' urto , mediante un telajo vetrato, il quale si può aprire, occon-en- do , per osservarne in miglior modo la indicazione , se offuscato ne fosse il vetro da vapore , o da gelo ; ed anco per rimettere i due indici nello stato medio , verso l' uno dei due Equinozj . Il numero , ed ampiezza dei gradi , che si vogliono inci- dere sugli archi della mostra, sono in arbitrio del costruttore, il quale può , traila dentatura del pettine , e quella del roc- chetto, che porta l'indice, frapporre altra ruota , e rocchetto, per ottenere una velocità , quanto gradisce , maggiore . Tale è la costruzione di quello , che prima feci , i cui indici per- corrono un arco di i8 linee ; nella estensione del quale si com- Tivll PARTE FISICA 4 Jf^/ x^7K/5/i<7 Del sic. Giovanni Fabbroni. l5l prendono 36 gradì del termometro Reaumuriano , e adunque sono di mezza linea ciascuno , e quindi sono ben distintamente capaci di segnare sino a mezzo grado i massimi del nostro clima. I punti comparativi , e fissi di questo stazionario Termo- metro si possono stabilire , o mediante altro sicuro termome- tro di comparazione ; o si possono direttamente ottenere espo- nendo perpendicolare nel ghiaccio, e poi ( col dovuto riguardo alla pressione barometrica ) immergendo nell' acqua bollente il totale dello strumento , i cui indici resteranno fissati ai due punti estremi : l' arco , che tra questi è compreso , si può di- videre in i8o, in 80, ovvero 100 gradi, o spazj eguali, se- condo il termometro , o la scala che si vuol seguire . Sarà forse inutile l'avvertire i costruttori che niente sia fatto con ferro in uno strumento quale è questo, destinato a restar continuamente esposto alle intemperie. Il rame varia- mente allegato supplisce a tutte le durezze che si richiedono, e sufficientemente resiste all'azione distruttrice dell' ossigene dell' Ammosfera . La costruzione , come ognun vede , di questo Termometro Stazionario è facile, e non costosa; l'effetto è immancabile; comparabile ne è l' andamento ; e niuna altra cura richiede , oltre quella di una comoda osservazione . Vero è che il Me- teorologo appassionato, qual conviene che sia perla scienza, non schiva , né conosce incomodo , ed il celebratissimo Chi- minello ne dette grande esempio , allorché , per osservare gli andamenti del Barometro , non si concesse per lungo tempo che brevissimi sonni , e ad ogni istante interrotti . Ma non sempre ottengono sì zelanti persone ì pubblici stabilimenti : oc- corre procurare in questi ogni facilità all'osservatore, onde ci- mentata non venga la sua fede a supplire al vero con osser- vazioni supposte , che sì possono modellar destramente sopra sole probabili congetture . i5ii VERMI DEL CUORE VIVI E VERI MEMORIA Del Dottor Giovanni Verardo Zeviani. Ricevuta li ^ Gennajo 1808. N. Iella grande Opera dell'Illustre Protomedico 5eraac,'che trat- ta su la struttura, e su le malattie del cuore , son riferite alcu- ne osservazioni che portano a dimostrare che vermi tal volta si son veduti albergare sin dentro e nei dintorni del cuore . Sono queste di Riolano, di Zacuto Lusitano , di Stoker, di Po- lisio, di Lapeijronie, di Pietro da Castro, e di Vitale. A queste diverse altre se ne aggiungono nella senile Opera del Morga- gni , sommo Maestro degli altri e mio , nella quale si tratta delle cause e sedi delle malattie del corpo umano . Sono queste di Uidio , di Spigelio, di Severino, di Boneti, di Sfererio , di Cor- nelio . Tutte queste osservazioni sono state con animo sincero e disimpegnato ben ponderate in tutte le loro circostanze da questi due rinomati scrittori; e tanto dall'uno quanto dall'al- tro sono riputate dubbiose ed inconcludenti . Osservazioni tali ( dice il Senac ) non sono sufficientemente decisive , perchè siano ricevute senza sospetto; ma non è permesso il rigettarle intiera- mente, bisognando aspettare die là natura parli (i). Dubita- tiones et conjecturas intelligis meas , quas non ante abjiciam, quamplures, nec sine accuratissimo , quod scepius desidero , exa- mine , habitce Observationes proferantur , qum me illuc adducant tandem , ut quod fieri posse , non inficior , factum esse libens agnoscam; soggiunge il Morgagni (i). Ora sono io a portata di addurre una nuova Osservazione di vermi abitatori dentro del cuore; per la quale, se fossero in vita, ed il Senac, ed il Morgagni , per ventura si sarebbero spogliati di qualunque dubitazione in questa controversa materia . Un (i) Lib. 4- Cap. IO. (2} Epiòt. a.^. Num. 23. Del Dottor Giovanni Verardo Zeviani. i53 Un cane barbino grandissimo , di bianco pelo qual lana monda, di ragione del Sig. Loccatelli , per l' addietro sempre sano, infermossi di febbre : nella quale abborrendo qualunque cibo, e perpetuamente bevendo, in dodici giorni placidamente morì, senza segno veruno di rabbia nel Settembre dell'anno 1806. Forti ragioni si avevano die fosse stato per malnata in- vidia avvelenato . Poche ore dopo fu aperto il cadavero dall* esperto Sig. Ambrosi Chirurgo pubblico Veterinario , alla mia presenza , e di molte altre persone accorse . Trovossi il ven- tricolo infiammato, livido e cangrenato . Gl'intestini erano il- lesi, e non contenevano vermi di sorte alcuna . Nel petto ap- parvero il cuore e gli annessi vasi sanguigni ripieni oltre l'usato di sangue atro quagliato. Spaccato il sinistro seno del cuore, più d' ogni altra parte enfiato e pieno , m'accorsi io di un bian- co grosso filo, che fuori di quel sangue appariva. Facile era il pensare che fosse la produzione di un polipo: ma tratto fuori senza bisogno di usare violenza alcuna, con istupore di ognuno vedemmo che era un vero verme , che ancor vivo dimenava la testa, come cercando dove pur fosse . Frugando in quel me- desimo sito ed in quel sangue coi diti , se ne rinvennero altri tre della medesima spezie e struttura: i quali tutti stavano co- là dentro sepolti e rannicchiati . Tutti erano della spezie di tondi, di forte e densa pasta come carta pecora, lisci, gial- lognoli , privi del tutto di ogni rossezza . Se ne cercarono nel destro seno del cuore, nelle vicine arterie e vene ed orecchiet- te pur piene del medesimo sangue , ma in queste parti vermi non erano. Né pur erano esulcerazioni, tumori, bernoccoli ne' canali che il sangue contenevano. Due di questi vermi misu- rati con la mia lunghissima mano , erano lunghi due spanne che poco più montano di un piede di Parigi : gli altri due era- no per metà jiiù corti . Quegli erano grossi come lo spago or- dinario, questi erano più sottili dello spago detto gavetta. Non avevano segno evidente di testa, di collo, di ventre; solchè da una parte ove era la testa che dimenavano era questa divi- sa in due linguette, che probabilmente erano le labbra : dall'al- tra parte finivano in una coda a poco a poco assottigliata e puntiva. Ad uno dei due maggiori spuntava poco sotto alla testa un sottil filo lungo un dito trasverso ; che probabilmente era un figliolo nascente . Non abbiamo osservata l'interna strut- tura, perchè volevansi conservare intatti alla vista di molti; Tomo XIV. 20 1 54 V E R 31 ! DEL C U O R E CC . e perchè essendo tanto sottili , non era speraJiile di rilevamela . Galeno scrive di sé stesso , che egli non si è curato giammai di notomizzare minuti animaletti, disperando di poterne affron- tare la fabbrica delle interne loro viscere: culices , muscas^ vermes , forinicas ^ ncque dissecui , ncque dissecare unquam ag- gredìar ; nani cum in majorum animalium dissectione multos falli, frustrarique videani , nonne in minoribus dehemus id ma- gi s evcnturuni sperare [})? Forsechè ai giorni nostri , moltipli- cati gì' indagatori delle opere della natura , ajutati da finissimi vetri , tolte si sono le tante questioni su la varia interna or- ganizzazione e su le spezie varie dei vermi del corpo umano? Sussistono ancora vive ed indecise le questioni se li nostri ver- mi tondi siano o non siano somiglianti ai vermi di terra . Se il verme Tenia sia di una spezie sola , o pur sia di spezie di- verse : se sia uno , o pur un aggregato di vermi cucurbitini : se abbia un canale che passa dalla testa al fondo, o se ne sia piivo. Il Signor Brera moderno indagatore indefesso de' vermi del corpo umano dopo averne pubblicato ixn grosso intiero vo- lume , ebbe a confessare che gli Autori si sono spesso contra- detti nel dare la descrizione delle parti interne della tenia , che pur è molto maggiore dei nostri vermi del cuore (a). Questo nostro fortunato ritrovamento servirà a restituire la fanìa , se non a tutte , a parte almeno delle prodotte osser- vazioni de'veimi del cuore; dichiai'ate sospette e dubbiose dal Senac , e dal Morgagni . E non vale l' opporre che la nostra osservazione parla de' vermi del cuore nel cane , e non già nell' uomo : mentre dove trattasi di cuore , di vene ed arterie , di sangue che circola, tanto è nell'uomo, quanto nelle bestie maggiori. Senei cani , per qual ragione non potrebbero formar- si de' vermi nel cuore umano? Quella cosa che è straordinaria non è impossibile, dice il lodato Senac (3) . Massimamente quan- do, com'è nel caso nostro, le osservazioni per sé stesse sono impedite a potersi facilmente rimarcare . Stanno i vermi del cuore sepolti e coperti nel sangue al cuore raunato; e non si veggono cogli occhj , se non siano conosciuti coli' essere pal- peggiando rintracciati. Non si crede né stima comunemente (i) De Hip. et Plat. dearetìs , cap. 5. (2) pag. 45. (3) Lib. 4 pag- 192- Dei. Dottor Giovanni Verardo Zeviani. i55 che nel cuore stiano vermi appiattati ; e ninno degli Anato- mici si prende cura di rintracciameli: così se sono, non si sa che sieno . Se l'accidente nel caso nostro del bianco filo non avesse me eccitato a trarnelo fuori, stimandolo un polipo, sa- rebbe a me stesso , all' incisore anatomico , e a tutti gli altri astanti passato senza darsi a conoscere per un verme. Se que- sto verme trovato nel cane fosse propriamente al cane appar- tenente e non all'uomo, sarebbesi più volte nei cani osserva- to : ma innumerabili sezioni di cani sono state fatte , e tutto il di si fanno senza che siasi in essi notato tal verme . Se non che io sono a portata di addurre due irrefragabili esempj , che questo nostro verme trovato in vm cane, siasi parimenti tro- vato qualche volta nell'uomo. Oltre a qualcuno degli esempj che furono sospettati per dubbj dal Senac e dal Morgagni { altra cosa essendo il dichiararli per dubbj , altra affermare che sieno falsi ) uno di questi esempj si legge in un' opera del Tissotti , che tratta sul morbo nero. Un Giovine di età d' anni quattro essendo stato liberato da una tabe infantile coli' uso della corteccia del Perù ^ e dell'estratto del trifoglio fibrillato, una mattina nel letto , sentendo un legger prurito neW ano cac- ciò fuori una tenia terete nascente. . . un filo cioè grosso , bian- co, equabile, lungo venticinque pollici , in circa: rivoltato in, quattro o cinque giri , e simile dell'in tutto a quelle tenie che trovò nei fonti della Svezia l'illustre Linneo (i) . Così sta scrit- to veramente in quel libro, laonde si potrebbe opporre che questo verme non era già il nostro verme tondo, ma il ver- me tenia, stantechè leggesi che era un verme tenia terete. Ma è da credere che così sia scritto per un goffo errore del Traduttore , o dello Stampatore : essendo cosa contradittoria il dire tenia terete, tenia significando piatto schiacciato , a guisa di cordellina, e terete significando tondo come filo^ spago , o corda da Violino . Chiaro apparisce dal contesto , che dall' Au- tore era inteso il verme tondo , quando si paragona ad un filo grosso bianco equabile , che il Linneo rinvenne nei fonti della Svezia . Non è rara in quei paesi la vera tenia , e vi si trova frequente negli Uomini e di sterminata lunghezza molto mag- giore della addotta, la quale si avrebbe data dall'Autore per (i) -De Hip. et Fiat. pag. io3. iS6 Vekmi del Cuore ec. esempio della sua , se in tal ca&o avesse meritato di essere ad- dotta come rai*o rimarcabile esempio . Ecco un verme uscito da corpo umano, del tutto simile al nostro verme del cane , in lunghezza , in sottigliezza , in rotondità. L'altro esempio si legge nell'Opera del Vallisneri: Fu portato a casa Borromca un verme sottile, come la corda mezzana iV un Violone, di colore allora oscuro , tirante al gial- liccio , lungo cinque once e punti nove , di' era stato per qualcìie tempo nelV acquavite conservato . Era alquanto più grosso da un canto , dov' era il capo, che dall' altro ^ dove in una coda sotti- lissima terminava, essendo nel resto quasi tutto di egual grossez- za, di forte e densa struttura , tutto liscio e pulito .... dissero essere uscito dalla verga con l'orina (i). Era questo verme slmi- le ai due più corti del nostro cane . Se al Vallisneri fosse sta- to noto r altro qui addotto verme descritto dal Tissotti , non avrebbe tentato di eludere con mendicate ragioni la realtà di questo fatto . Non so se fra dodici diverse spezie dì vermi che alber- gano nel corpo umano , numerate nella Nosologia del Sauvages , sotto il velame delli nomi strani, comprendasi un verme simile al nostro . Nemmeno ho trovato effigie che lo rappresenti nel- le tavole annesse all'Opera compiuta del Brera. Per la qual cosa siamo costretti a pensare che sia questo un verme non ordinario, ma forestiero al corpo umano. Li vermi proprj del corpo umano dai tempi d'Ippocrate sino al principio del pas- sato secolo erano numerati di tie sole spezie: li tondi, mala- mente detti lombrici ( altro non significando la parola lombri- co che verme ) gli ascaridi , ed il tenia . Il Vallisneri ne ha aggiunto una quarta spezie , cioè li così detti cucurbitini . Non constando a sé stesso , mentre fa il tenia un aggrega- to di cucurbitini; per la qual cosa restar dovea escluso lo stesso tenia dal numero degli ordinar] nostri vermi . Il Sau- vages, citando il Linneo, ne ha acc -escinto il numero sino a dodici . Dopo di lui se ne sono aggmnti altri tre : il tricoce- falo, li vescicolari, il gammaro . Non so cosa sia il tricocefa- lo , scusandomi con dir non lo conosco . Dei vescicolari è auto- re Un certo Tisone Medico Inglese, che afferma di avere tro- (i) Oper. tein. l, pag. SSg. \ T)eI' Dottor Giovanni Verardo Zeviani. i57 vati questi vermi a guisa di filetti , che si movevano acco- stando ad essi un lume di candela accesa . Communicatìs Ri- chardo Vallerò nieis cogìtatìonìbus quocl Hydatides istcB pecu- liare insectoriwi gemis esse possent in animalìum corporibus prò- genitum , proposuinius nobis certius in notionem liane inquirere : factaque ejus observatione, quod paulo ante memìni , deprehen- dirnus collum istud ( curn candelai admoveretur ) revera motum habere , ac modo protrudere se, modo brevius contrahere (i). Si può condonare, dice il Morgagni, al Tisone, l'aver descritti due filetti dentro le idatidi , ma non si può condonare a lui l'aver detto die sono vermi: veri paulo similiora dicere viderl jjoterit , quam cum die ejusmodi hydatides ìnsecta esse conjicìe- bat , qucE alimentum sibl exsugentia per duos ìllos quasi tubulos in ventreni demittcrent (a). Il gammaro non ha altro fiandamen- to che una mal intesa relazione dell' Ildano , il quale non parla già di un verme , ma di un vero e vivo gambero di fijsso , per pazza millanteria inghiottito da un giovine malavveduto, a cui cara costò la sua imprudenza; mentre travagliato da continui acerbi dolori , da febbre , da convulsioni , delirando nel quar- to giorno morì (3). Ma come e per qual via è da credersi in- trodotto dentro di noi questo verme ? La più fiicile al certo e la più comune è quella del cibo e della bevanda. La mia Fantesca trovonne uno lunghissimo e sottile nel gozzo di un pollo , che certamente fu inghiottito , essendo noto che le gal- line sempre raspano per terra in traccia di vermi , loro diletta pastura . Dal ventricolo si passa al duodeno intestino : in que- sto è aperta una via che penetra per il condotto del fiele sin dentro al fegato . Dal fegato per facili erosioni si passa al san- gue , il quale per corta e diritta via vien quindi portato al cuore per la vena cava . Altrove ho fatta commemorazione di un grosso lombrico trovato dentro il condotto coledoco (4) . Due ne ha trovati il Viero : uno nel condotto coledoco , l' al- tro dentro la viscera del fegato (5). Lo spigelio ne ha trovati quattro penetrati nello stesso tronco della vena porta (6) . Ma per tali strade non si dee credere introdotto nel sangue il no- (i) in Manget . Bibl. script. Tom. iv, pig. 414. (2) Epist. Anat. Med. 38 , art. 38. (3) Oljs. Cliir. cent. 3, obs. 53. 473. (4) in Società Ital. Tom. iii , pag (5) in Ildano pag. 4^ . (fi) in Sennert Op. Tom. iii . p^g. 4<8. i58 Vermi del Cuohe ec. stro verme ; stantechè si scarica il fegato per la vena cava del suo sangue dentro il destro seno del cuore , e li nostri quattro vermi stavano tutti rannicchiati nel solo sinistro seno . A que- sto seno porta la vena polmonare , e dovrebbesi pei- questa derivare al cuore il verme per mezzo dell' aria attratta col re- spiro dentro il polmone . Ma una pronta tosse si eccita ad ogni strania materia che coli' aria entra nel petto . Altri vermi hanno il costume di cacciarsi dentro de'corpi dell'uomo, e degli ani- mali per via della pelle. Il Gaspari fa menzione di vermi in- trodotti per la pelle dei Morlacchi , i quali sogliono dormire per terra . Non so dire cosa sia de'vermi detti sironi, cri/ioni, comedoni , che son comuni nella Germania , e si trovano de- scritti e dipinti nelT opera dell' Ettmullero . Il Vallisneri dice che vermi lunghi e sottili ( come quelli del nostro cane ) non sono proprj della nostra Europa , ma frequenti in Africa . Il cane nostro , in cui erano , probabilmente era Africano , per- chè da prima posseduto da un Ufficiale, che fu in Egitto nella spedizione Francese . Da tal parte si posson trarre i vermi che abbiamo in esso trovati . Molti esempj si danno , per i quali è noto che vermi anche molto maggiori dei nostri del cane , come sono gli ordinar] lombrici degl'intestini, trapelano, o per erosioni , o insensibilmente tra fibra e fibra ; e dovunque però si trovano dentro dei corpi . Due volte qui si son veduti sortire vermi tondi dall' uretra de' fanciulli , senza veruna le- sione manifesta delle vie urinarie. Il Crafzio nell'Ildano (i), il Peyla nel Guidetti (2,) gli hanno veduti a sortire dall' om- belico . Due volte gli ho veduti io sortire da un ascesso aperto nella inguinaglia di donne di parto . Il Ballonio dice che si sono veduti sortire dalla pelle delle coscie ; e cita per esempio un caso riferito dal Fernelio (3), ma il Fernelio nel luogo citato parla degli ascaridi sortiti dall'ano, e discorrenti per le coscie (4). Ma come mai quattro vermi si lunghi, e del tutto fore- stieri al corpo starsene placidi ospiti dentro il cuore senza re- care alcuna notabile molestia a quel cane in cui erano , il quale poco prima della sua morte era robusto e sano, e nel quale si è trovata per causa della sua morte la ragion sospettata (i) Cent. 2, obs. 71. 1 (3) Tom. ni. pac;. 43^- (2) Hi8t. Vermin. Aflect. \ (4) Tom. J. pag. 568. Del Dottor Giovanni Veraudo Zeviani. iSq della sua infermità , nel suo ventricolo putido e cangrenato per ingollato veleno? Li nostri venni ordinar] comecché sono a buon fine in noi creati essendo nella loro propria casa, se troppo non abbondino , o non siano molestati e malati , grave molestia non recano. Heu ut etiani bona iibundantia, morbi fiunt , scrivevano gli Abderiti ad Ippocrate . Neil' Ildano leg- gesi una osservazione di certa fanciulla che in un tratto man- dò fuori dal secesso un globo composto di settanta e più vermi intestinali rotondi, insieme uniti e inviluppati (i). Nel tomo undecimo di questa nostra Società Italiana si legge una me- moria del Signor Giambatista dall' Olio , in cui di sé stesso racconta , che nel corso di due settimane quattrocento e cin- quanta vermi circa sono usciti dalla sua bocca, della lunghez- za di un sommesso (2) . Aggiungendo che liberossi felicemente da tanti importuni ospiti con l'uso interno del tabacco. Per questo avvenimento ho preso io ardire di prescrivere l'uso del tabacco a una donna da molti anni travagliata dai vermi, avendo veduto questo rimedio commendato per tale effetto da Giovanni Bavino , e massimamente dal Vallisneri: ma non riusci r affare così felicemente ; che irritati i vermi per cotale medicamento , per alquanti giorni pati la donna molestissimi e paurosi sintomi sicché dovette abbandonarlo . Con piacere nientedimeno ho sentito dalla sua bocca che que' vermi che da tanti anni sortivano vivi quasi tutti , dopo l' uso del tabac- co uscirono tutti morti , in gran parte gonfi ed idropici , in parte rotti e sfacellati . Maggiori danni provengono da vermi forestieri introdotti e costretti ad abitare in loco non proprio . In una vezzosa cagnolina da prima sanissima , morta poi d'im- provviso, cercando io la causa della sua morte, altro non ho trovato nel suo cadavero , che tre piccole lucertole nel duo- deno intestino , che forse poco prima aveva inghiottite . Si ride ii Vallisneri di alcuni Scrittori che hanno riferito lucertole ri- gettate per bocca o per secesso da nominate persone . Che di- rebbe se fosse vivo a' tempi nostri quando vige un pubbico legale attestato di un uomo che mandò fuori per secesso al- cuni viperini ancor vivi, e di lì a poco si trasse dalla bocca (i) Centur. i. obs. 67. (2) pag. i6a. i6o Vermi del Cuore ec. la vipera ancor viva che li partorì . Il fatto è accaduto nella Carintia,, ed è rammemorato dall'indefesso Penada;, nel libro suo delle Effemeridi per l'anno looa . Ma come colà dentro nel cuore e padre e madre e figlioli, senza esserne trasportati dalla corrente del sangue? Questo è un mistero che fa trasecolare . Se non che vano è diffondersi in questo loco a cercare quale sia questo vei*me , e come sia penetrato , e come stia annidato dentro il cuoie ; quando il solo sito del cuore in cui fu trovato appartiene a questo no- stro discorso , e ne forma il solo soggetto . Basta che questo sia un verme vero , e sia trovato dentro del cuore : di che non è da dubitarsi essendo da me , e da molte persone pre- senti veduto a trar fuori del cuore ; ancor vivo e sé movente . Più oziosi e curiosi Filosofi jjotranno a beli' agio il resto in- dagare , secondo l' avviso di Cicerone : Causam investigato in re nova et adtnirabili si potes: si nulla reperies illud tamen ex- ploratuin Jiabeto nìhil fieri potuisse sine causa . De divinit . iib. 2. i6i RICERCHE Di P. a. BoNDIOLl SUL L' AZIONE IRRITATIVA Ricevuta li 8 Aprile 1808 M. .entre la dottrina dello stimolo acqttista sempre maggiore esattezza , e quella del controstiniolo , benché nascente , con- corre a perfezionarla , non mancano recentissime opere medi- che, nelle quali si parla dell'azione irritativa, diversa da tutte l'altre più cognite, che serve a caratterizzare alcune potenze nocive ed alcune malattie . Non è però a mia notizia che siasi ancor posto mente a determinar di pieno proposito i veri ca- ratteri dell' azione , a cui si dà il nome d' irritativa . Gli Scrit- tori medesimi , clie ne parlarono più deliberatamente , sem- brano ora confonderla coli' azione meccanica, o fisico-chimica^ ed ora colla stimolante o controstimolante . Non è quindi no- to il giusto valore d' un' espressione , che applicata alla pato- logia sta per assumere un senso molto più ampio di quello che vi attribuì il grand' Ballerò , destinandola a indicare la con- trattilità muscolare . NuUadimeno chiarissimi ingegni sentirono la necessità di servirsi di questa parola in circostanze diverse ; e non dubito che vi sia un' azione irritativa , capace d' esercitarsi sul corpo vivente in una maniera affatto diversa dalla meccanica o fi- sico-chimica , non meno che dalla stimolante e controstimo- lante . Convinto poi che non possa considerarsi come cosa di lieve momento la sua influenza suU' economia della vita , io penso, che tutte le indagini, dirette a scoprirne la natura, ed a fissarne le leggi , debbano oltre modo interessare la teoria e la pratica Medica . Io mi sono accinto perciò a meditare su questo soggetto , ed espongo i semplici risultati di questo mio esame . Lungi dal voler imporre con un lavoro voluminoso , io m' attengo a pochi e brevissimi cenni , perchè sieno meglio intesi e discussi . Tomo XIV. ai iGi Sull'Azione Irritativa. L'azione irritativa tende immediatamente a distruggere l' integrità naturale della fibra o dei tessuti viventi, ed è ca- ratterizzata dai movimenti organici promossi da questa ten- denza medesima . Le potenze , che ne sono dotate , agiscono però a danno del corpo vivente per le loro proprietà mecca- niche , e fisico-chimiche , o perchè dipendono da cause ine- renti a' nostri organi, e da influenza malefica d'una qualun- que alterazione più o meno profonda , che ha Auogo in qualche parte vivente . Cosi le potenze irritative ponno distinguersi in due classi diverse , l'una delle quali comprende le meccaniche, e fisico-chimiche, l'altra le organiche. Appartengono alla prima classe tutti i corpi capaci d'of- fendere esternamente , e di produrre distrazioni , contusioni , dislocamenti, ferite, lacerazioni, fratture ec, limitandosi tutta- via la loro azione irritativa in questi casi a produrre gli or- ganici movimenti , a cui ponno succedere le mentovate lesio- ni, o farsi più gravi. Non agiscono in guisa diversa, benché internamente, tutte le sostanze dure, insolubili, o non assi- milabili dalle forze dell'organizzazione, che sono ingojate, in- truse , accolte , o formate nel corpo vivente . Ed irritan del pari tutti i vermi intestinali , e quelli di specie diversa , che vivono a spese del nostro sistema , o che fanno soggiorno nelle sue cavità , o nella trama degli organi . Destano poi un' azio- ne irritativa tutte le sostanze insignemente affini alla fibra vi- vente, onde possono decomporne gli elementi costitutivi, for- marne nuovi composti , e produr vere lesioni . Le potenze irritative della seconda classe , che dipendo- no da cause inerenti a' nostri organi , sono tutti i movimenti organici troppo intensi o continuati , che costituiscono i più gravi sintomi delle malattie ; tutte le notabili alterazioni de' Tessuti organici , incompatibili colla retta economia della vita; e tutte le interne ed esterne lesioni, qualunque ne sia l'origine. Ciò premesso sarà più agevole intendere come 1' azione ir- ritativa sia in effetto diversa da tutte l'altre più cognite, e quali caratteri la distinguono particolarmente . Non deve confondersi l' azione irritativa né colla mecca- nica né colla fisico-chimica, benché quest'ultime l'accompa- gnino necessariamente. Io accorderò senza difficoltà che tutti gli agenti della natura hanno il poter di promovere i diversi movimenti organici , che presenta il nostro sistema , mercè le Di P. a. BoNDioLi. i63 mutazioni meccaniche o fisico-chimiche , a cui danno origine . I vitalisti più rigidi sarebbero mal consigliati , se credessero che il corpo vivente potesse sottrarsi del tutto alle leggi uni- versali della materia. Il corso della vita porta seco una serie perenne di cangiamenti immancabili , per cui non siamo più perfettamente gli stessi in ogn' istante successivo del viver no- stro . Ciò è tanto più vero quanto più si tratta d' uno stato vitale, che traligna da quello della salute, ove, per servirmi delle frasi predilette di Reil , ha luogo un necessario cangia- mento nella forma, e nel miscuglio del solido vivo, che fa sorgere i deviati movimenti organici costituenti le malattie . Ma in ogni evento due sono i fatti da esaminarsi nel corpo vivente, cioè le mutazioni meccaniche o fisico-chimiche, ed i movimenti organici , che vi si destano contemporaneamente . Nel primo caso non si possono raffigurare che i limitati ef- fetti comuni a tutta la materia, ma nell'altro gli esseri orga- nici si lasciano un infinito spazio lontana tutta la materia inorganica . Quindi nel corso ordinario della vita tutti gli effetti meo canici , e fisico-chimici trascorrono inosservati , ed occultissi- mi, mercè le proprietà insite della organizzazione, ed i movi- menti fibrosi e vascolari che ne dipendono ; onde i medesimi effetti meccanici , e fisico-chimici sono ritardati , sospesi , o cancellati, e non appare, che il cangiato ordine de' movimenti organici . Quest'ultimo esce del tutto dalla sfera de' fenomeni meccanici o fisico-chimici , propriamente detti , e costituisce essenzialmente il carattere dell'azione irritativa, diversa per- ciò dalla meccanica e fisico-chimica . Ciò accade ancor più pa- lesemente , quando si operano nel corpo vivente vere o pro- fonde lesioni, effetto pronto, e immediato di potenze mecca- niche o fisico-chimiche, poiché anche in tal caso converrà as- solutamente distinguere l'alterazione organica, o la vera le- sione dagli insoliti movimenti , che si destano nella parte , ov' agiscono le forze meccaniche e fisico-chimiche , o che si comunicano consensualmente a tutto il sistema . Posseggono poi tanto l'azione irritativa , quanto la mecca- nica e fisico-chimica la comune tendenza d'agire a scapito della fibra e dei tessuti viventi , ma ciò si opera in guisa affatto di- versa. L'azione meccanica o fisico-chimica nan può portar le sue offese , che togliendo direttamente la continuità delle parti i64 Sol l' Azione Irritativa. viventi, cangiandone la posizione, o formando nuovi compo- sti, quando l'azione irritativa non altera l'integrità naturale delle parti viventi per altra via , tranne quella degli organici movinienti insoliti e disordinati , che costituiscono essenzial- mente il carattere di questa medesima azione . E sebbene que- sti organici movimenti abbiano l' attività d' agevolare gli stessi effetti dell' azione meccanica o fisico-chimica , che si esercita contemporaneamente , ciò dee attribuirsi alla medesima devia- zione dall'ordine de'movimenti naturali e conservatori della fi- bra vivente , e di tutto il sistema ; deviazione , che rende più energica l'azione meccanica e fisico-chimica. In tal guisa l'azio- ne irritativa è sempre diversa dalla meccanica e fisico-chimica, e dipende immediatamente dall' irregolare esercizio delle pro- prietà vitali necessario a produrla . Sono poi della stessa natura i fenomeni dell' azione irri- tativa, tanto se appartengono a potenze irritative meccaniche o fisico-chimiche , quanto se traggono la loro origine da orga- nici movimenti troppo intensi o continuati , o da vere lesioni . In ogni caso l' azione irritativa non deve mai confondersi colle sue cause , o co' suoi effetti , e sorpassa costantemente tutti i confini dei fenomeni meccanici e fisico-chimici. Ma un' azione di questo genere sarebbe mai quella stessa conceduta agli stimoli ? La recente teoria dello stimolo abituò il maggior numero de' medici a risguaidar come tale qualun- que agente della natura capace di suscitare i diversi movi- menti , che possono assumere i nostri organi . In questo sup- posto l'azione irritativa dovrebbe fondersi tutta nella stimo- lante, ed assimilarsi perfettamente con essa . Nulladimeno se nella natura vi sono , come non può dubitarsi , sostanze atte a promovere organici movimenti in una maniera essenzialmen- te discorde, ed opposta, o affatto diversa , noi non dobbiamo assolutamente lasciarle sotto una medesima denominazione , che loro accorda falsamente una medesima indole , e fa mal rav- visare e distinguere i più importanti fenomeni dell'economia della vita . È certo che ove s'amministrassero veri e cogniti stimoli , quando il corpo vivente è già perturbato da eccesso di stimo- li , diverlebbe sempre maggiore il loro effetto totale , e sce- merebbe per lo contrario di forza , qualora si usassero invece sostanze più o meno energiche d' indole opposta , a cui erro- Di P. a. Bondioli. i65 neamente si è dato il nome di stimoli , e che sono ora cogni- te sotto quello di controstimoli. E non può dubitarsi che vi sieno in effetto sostanze , le quali agiscano immediatamente sulla fibra vivente in una maniera affatto opposta , ed inversa ai veri stimoli . Questa dottrina , che onora l' illustre suo fon- datore, e che divenne spazioso argomento d'indagini, d'os- servazioni, e d'insegnamento, può forse credersi ancora im- perfetta ed incerta in alcune sue applicazioni, ma non lo è certamente in sé stessa , e deve riputarsi provata da irrefra- gabili fatti . E se i controstimoli debbono necessariamente se- pararsi dagli stimoli , è forza altresì che gli agenti irritativi prendano un posto diverso dagli uni , e dagli altri , perchè a torto confusi con essi . I veri progressi della patologia e della terapeutica esigono che l'azione irritativa sia esattamente di- stinta dalla stimolante e controstimolante , il che servirà a far meglio conoscere i caratteri della medesima azione irritativa. L'azione degli stimoli, e de' controstimoli si diffonde per sé medesima a tutto il sistema, benché i loro contatti possa- no limitarsi ad un'area assai circoscritta del sistema medesi- mo . Perciò r oppio fatto ingojare in dose considerabile pro- dusse talora un sonno profondo , poco dopo disceso nello sto- maco , e prima di perdere del suo peso ; e l' acqua coobata di Lauro-Ceraso tolse in qualche caso la vita senza dar tempo ad un gemito . Sino a tal segno l' azione dello stimolo e del cour trostimolo può rapidamente diffondersi a tutto il sistema . Ma r azione irritativa non serba questa medesima legge . Essa ha mestieri della presenza dell'agente irritante per esercitarsi in qualunque parte del corpo vivente , che soggiace al suo im- pulso , ove conversa ed accumulata questa medesima azione non si diffonde e propaga nelle parti vicine e contigue, che in una forma progressiva e continua, sempre irritativa, ben- ché raggiante , e non si tramanda a parti lontane che in una maniera consensuale , dipendente piuttosto dallo stesso disor- dine della parte irritata, e da' suoi vincoli con altri organi, che dalla causa irritante , o dalla sua immediata impressione . La fabbrica originaria de' diversi organi , e le particolari disposizioni , che ponno assumere , concorrono a formare in essi un tatto specifico , per cui sono più o meno sentite dalle varie parti del sistema vivente le diverse potenze irritative , come accade altresì delle stimolanti e controstimolanti sogget- i66 Sul l' Azione Irritativa. te alla medesima legge . Ma gli stimoli ed i controstìmoli pro- ducono effetti di tal natura in alcuni organi, benché la lo- ro impressione si eserciti in altre parti sensibili del sistema, senza il loro contatto immediato su quelle capaci di risentirsi della loro azione particolare , il che non avviene quando si tratti di agenti irritativi . Non presentano questi il fenomeno stesso, che mercè la loro immediata impressione sulle parti me- desime , ove quello succede, moltiplicandosi i loro contatti o contemporaneamente, o in tempi diversi . Perciò il nostro sto- maco è spesso irritato debolmente da una data sostanza , ben- ché applicata nella sua totalità alle sue pareti sensibilissime, la quale può esercitare un'azione intensissima in qualche altro organo , a cui giunga in quantità tenuissima , o almeno di gran lunga diradata o scemata. È di questa specie l'irritazione , che sogliono far sofiìire alla vescica orinaria il nitrato di potassa, il terebinto , e le cantaridi . Vi sono inoltre sostanze irritanti , che ponno essere facilmente assoibite , perchè sottilissime, le quali pur manifestano questa specie d' irritazione elettiva a ca- rico d' alcune parti viventi , ed agiscono perfettamente in que- sta guisa tutti i contagi. E le potenze irritative, che non meno delle stimolanti, o controstimolanti ponno essere diversamen- te sentite dal corpo vivente , e dagli organi , che lo costitui- scono , operano del pari con maggior forza , quando la loro impressione è del tutto nuova, o non è divenuta famigliare, ed abituale . Così malgrado i caratteri , che rendono essenzial- mente diverse le potenze irritative , stimolanti , e controsti- molantì , il grado della loro azione è sempre relativo alle qua- lità particolari, che distinguono traesse le mentovate potenze dell'una o dell'altra indole; alla vitalità ed importanza degli organi, che ne sentono immediatamente l'impulso; ed alle circostanze , che precedono, o accompagnano la medesima azio- ne irritativa , stimolante , o controstimolante . Diversi stimoli contemporanei concorrono poi ad aumen- tar l'intenzione dell'eccitamento di tutto il sistema, anche se vengano applicati a diverse estremità nervose, ed a parti di- verse del nostro sistema; e colla medesima legge tutti i con- trostimoli producono l'effetto opposto . Trattandosi però d'agen- ti irritativi non insorgono mai nel medesimo tempo due irri- tazioni eminenti in diverse parti del corpo, senza che l'una pi'enda incremento a spese dell' altra . In questo caso la nuo- Di P. a. Bondioli. 167 va irritazione non si sostiene , o si aumenta , se l' altra non iscema di forza , o non si dissipa. Perciò il maniaco , che versa in un intensissimo accesso del suo delirio , non suol presentare neppur la pelle arrossata dopo l'applicazione de'vescicatorj; e quello , che potè mettersi in croce da sé stesso in Venezia , or sono tre anni , non lasciò di trafiggersi mani e piedi assai trattamente, senza desistere per dolore dalla sua impresa, e gli fu dato di sopravvivere ad un guasto sì orribile . Il fatto delle due irritazioni contemporanee, l'una a spese dell'altra, non solo si presta a molte utili spiegazioni patologiche , ma serve a confermare i vantaggi, e ad estendere la pratica di alcuni importantissimi soccorsi Terapeutici, per cui si pervie- ne sovente a far illanguidire , ed a togliere una interna irri- tazione morbosa , mercè un' esterna ed artificiale . La teoria de'vescicatorj, de'cauterj, de'settoni, dell'ustione ec. deve principalmente appoggiarsi a questo medesimo fatto . Nulladimeno si noti che quest'utile effetto dell' azione ir- ritativa non dipende che da un male minore , e di lieve mo- mento , sostituito a un maggiore sovente gravissimo , e che sempre è operato da essa indirettamente , per cui può ritener- si come una verità incontrastabile , che l' azione irritativa sia sempre a danno della parte , sulla quale si esercita e di tutto il sistema , se questa parte medesima ha una grande influen- za sulla economia della vita . Ma gli stimoli , ed i controsti- moli possono per lo contrario contribuire direttamente a con- servare ed a riparare l'integrità naturale della fibra vivente e di tutto il sistema, regolandone l'eccitamento; il che none conceduto alle potenze-irritative. Queste pervertono in qua- lunque caso l' eccitamento medesimo in ragione della loro mag- giore , o minore efficacia, e dell' importanza delle parti , che soggiacciono alla loro azione. Quindi generano esse una vera disarmonia negli atti della vitalità, e turbano o tolgono il predominio delle proprietà vitali sulle meccaniche e fisico-chi- miche ; effetto che non ha mai luogo nell' azione degli stimoli o dei controstimoli , se prima gli organici movimenti , a cui danno origine, non divengano irritativi, come troppo intensi o durevoli. Se poi gli stimoli, o i controstimoli ponno talora troncare in pochissimi istanti la vita, ciò avviene perchè in questo caso la loro azione si accresce per velocissimi gradi con un precipizio quasi istantaneo. In generale l'azione irritativa i68 Sul l' Azione Irritatita. concorre principalmente a deviare, oa sopprimere le più Im- portanti funzioni ; promove le grandi evacuazioni e i profluvj ; e produce le affezioni locali e le vere lesioni . E non cangia mai natura l'azione irritativa anche nel caso sopraindicato, ove un'esterna irritazione artificiale giunge ad alleviare , od a spegnere quella gravissima, che minacciava la vita, e ciò «i rende palese nella parte medesima, ove l'irritazione è pro- mossa dall' arte . Se poi 1' irritazione non basta a far nascere insigni alterazioni organiche o vere lesioni, i movimenti fibro- si che ne dipendono non possono prendere qualche incremen- to senza produrre il dolore, sensazione eh' è sempre l'effetto immediato dell'azione irritativa su alcune estremità nervose, qualunque ne sia l'agente end' ha origine. L'azione irritativa prepara, e produce in ultimo termine la debolezza , ma questo suo effetto è certamente dissimile da quello che appartiene all'azione de'controstimoli . Si ha una prova certa di questo fatto riflettendo che qualunque malattia insorta per eccesso di stimolo non iscema in verun caso di forza , ma si rende anzi più grave , se vi si associano agenti che irritano . In tal caso la debolezza consecutiva è sempre tarda e malefica , e non ha mai luogo se non vi precedono alterazioni dannose a tutto il sistema . La debolezza prodotta da inùtazione insistente , diversa affatto da quella che genera il controstimolo, dipende sempre da viziosa elaborazione, e da stato degenere , o da perdita straordinaria de' nostri liquidi , che ponno considerarsi come stimoli proprj del solido vivere ne viene di conseguenza la minacciata o incipiente disorganiz- zazione di tutto il sistema. E questa 4a debolezza medesima, che può accompagnarsi al tifo gravissimo a malattia già inol- trata , e che malgrado tutte le apparenze , che illudono i vol- gari medici, non è mai pronta e frequente nel tifo ordinario, onde in questa malattia torna sempre a notabile danno un pre- maturo ed improvvido uso di stimoli . Non deve neppure que- sta debolezza confondersi colla indiretta , che Brown conside- rò come effetto prodotto dal solo eccesso di stimoli ; perchè l'irritazione è un elemento sfuggito alle meditazioni di Brown. Né può aver luogo in veruna maniera la debolezza di cui ra- giono , se mercè l' azione irritativa non si pervertono e dissi- pano i medesimi stimoli, che sono i materiali immediati del nostro sistema , costituendo anche in tal caso una vera debo- lezza DiP.A.BoMDioLi. xGo lezza per deficienza di stimoli, come queila chiamata diretta. Potrebbe dirsi perù che nel tempo medesimo , in cui gU sti- moH umorah perdono la loro prima energia, deve supporsi al- terato in tal guisa il miscuglio del solido vivo che la vitalità abbia necessaiiamente a scemarsi , se non ad esaurirsi ed a consumarsi , com' era avviso di Bruwn . Non potendosi tuttavia prescindere dall' ammettere in questo caso il cangiamento nella secrezione, ed elaborazione de'liquidi stimolanti , effetto indi- spensabile de' movimenti organici irritativi , la debolezza che ne dipende avrà sempre origine da due condizioni patologiche inseparabili , che contribuiscono a render l' idea che dobbia- iBo formarcene, non poco diversa da quella adottata dalla scuo- la Browniana . Ma giova principalmente distinguere la debo- lezza nata da irritazione da quella operata dai controstimoli , per riconoscere in tutta la sua estensione la differenza , che v' ha tra le potenze controstimolanti , e le irritative . A tal fi- ne basterà solo il riflettere che i controstimoli amministrati in proporzione al grado della diatesi di qualunque stenica malat- tia, ne alleviano sempre la gravezza, o fanno tornar la salu- te , mentre le potenze irritative , quanto piìi sono energiche o persistenti , tanto più aggravano sensibilmente e costante- mente le medesime malattie . Non è poi meno certa la somma dissomiglianza, che v4ia tra l'azione irritativa, e la stimolante. Se in effetto il siste- ma vivente è in bassissimo grado d'eccitamento, non v'è agen- te irritativo, che possa mai rialzarlo . E non solo andrà a per- vertirsi la malattia , come nel caso precedente, ma diverrà sem- pre più languido e deficiente l'eccitamento vitale, per l'azione irritativa medesima , che tende sempre a viziare più o meno profondamente le parti sulle quali opera e tutto il sistema, a misura ch'essa è più viva e insistente, o che attacca organi essenziali alla vita . E non si correggono gli effetti delle alte- razioni organiche irritative, se non è in nostro potere di farle cessare, né si tolgono quelli delle sostanze irritative medesi- me senza eliminarle del tutto, liberandone il corpo vivente, o senza far loro perdere almeno in parte il loro nocivo carat- tere coU'attenuarne la forza, ravvilupparla, o neutralizzarle. Nel modo stesso, che l'azione irritativa coopera a render più gravi le malattie dell' una, o dell'altra diatesi , qualunque eccesso o difetto d'eccitamento cospira a rendere più dannosa Tomo XIV. aa 170 Sul l' Azione Irhitativa. l'azione irritativa, e gli effetti generali, o locali da essa pro- dotti nel corpo vivente. Quindi la pratica Medica e Gliirur- gica riconosce tutti i giorni la necessità di correggere lo stato universale del sistema, onde trattare felicemente qualunque grave affezione locale anche esterna . Ma questa cura univer-r- sale , qualunque sia l' adottata teoria , non può tendere ragio- nevolmente , che a far cessare il grado vizioso dell' eccitamen- to nocevole all'affezione locale . Cosi tolta la diatesi non solo si mitiga e si dissipa l'azione irritativa, che ha origine da' movimenti organici troppo intensi e durevoli , ma quella che si accompagna ad una vera lesione . Tutto ciò basta a farci inferire che le potenze irritative non partecipano delle proprietà degli stimoli o dei controsti- moli. Ma questa dottrina a cui guida l'esame già istituito sull'azione irritativa considerata nella sua semplicità ed isola- tamente , può essere confeimata dallo studio dei fenomeni , che presentano quelle sostanze , che riuniscono in sé medesime la proprietà irritativa , e la stimolante o controstimolante . Vi so- no in effetto molte sostanze di questo genere , anche indipen- dentemente da queir azione irritativa , eh' esercitano talora in una maniera indiretta tutti gli stimoli ed i controstimoli , quan- do i movimenti organici da essi prodotti divengono troppo in- tensi, o sono troppo durevoli . Le potenze stimolanti o controstimolanti , che sono nel tempo medesimo irritative , posseggono in grado diverso le due proprietà, e l'una può prevalere sull'altra. Forse gli eteri, la canfora , il muschio sono agenti più stimolanti che irritati- vi; la china, l'ammoniaca, l'oppio, benché insigni stimolanti, sono forse piti irritativi che stimolanti. Così nell'ipecacuana, nella digitale purpurea, nell'acqua coobata di Lauro-Ceraso ec. prevale forse la proprietà controstimolante , come eccede l'irritativa negli acidi poco allungati, negli ossidi, e nei sali di mercurio , di rame , e d' argento . La pratica medica rischia- rata da più sana Teoria potrà meglio fissar queste diverse gra- dazioni , che hanno realmente luogo nell' attività delle sostan- ze medicinali . Parlando poi delle potenze veramente nocive, e dei contagi più cogniti , e soprattutto di quelli che si accom- pagnano a febbre , sebbene dotati più o meno della proprie- tà stimolante, posseggono cereamente in altissimo grado l'ir- ritativa. Su questo fatto deve principalmente appoggiarsi la DrP.A.BoNDIOLI. -^7? vera Teoria delle malattie esantematiche , e quella segnata- mente del Tifo . Cosi dipende da questo medesimo fatto la Teoria, e la cura di tutti gli avvelenamenti, tra' quali inten- do di far particolare menzione di quelli prodotti da alcuni os- sidi e sali metallici, che oltre la proprietà controstimolante esercitano in eminentissimo grado l'irritativa. Ma nel tempo medesimo è incontrastabile che vi sono so- stanze, a cui non può attribuirsi che la sola attività irritati- va , e si mostrano in singoiar modo di tal natura quelle che non sono solubili ne' nostri umori , e non assimilabili dalle for- ze della organizzazione, come il vetro pesto, i corpi duri, acuminati, comprimenti, o laceranti , alcune saburre , i vermi intestinali e viscerali , e tutti gli agenti , che traggono il loro potere iriitativo dalle sole proprietà meccaniche . Non posso- no altresì considerarsi come essenzialmente e direttamente sti- molanti o controstimolanti tutte le alterazioni strumentali ed organiche, che non di rado esercitano notabilmente la proprie- tà irritativa. Ma nelle sostanze dotate della doppia attività, di cui ho fatto parola , è necessario che il potere irritativo sia molto energico , e superi di gran lunga la loro proprietà stimolante o controstimolante , perchè l' irritativa sia la prima ad eserci- tarsi . D'ordinario la fibra risentesi prima dell'azione stimolan- te o controstimolante, poi dell'irritativa, ed hanno luogo in ultimo termine gli effetti palesi dell'azione meccanica e fisi- co-chimica propriamente detta . Gioverà inoltre avvertire che non mancano fatti, i quali non possono esattamente spiegarsi, senza far grand' attenzione all' influenza della proprietà irritativa , congiunta alla stimolan- te o controstimolante nelle sostanze medesime . Vi sono so- prattutto molte sostanze controstimolanti insignemente vene- fiche , i cui danni recati al nostro sistema possono mitigaisi, sospendersi , o togliersi affatto coli' uso d' altre sostanze , che appartengono altresì alla classe dei controstimoli . E come in- tendere questo fatto in perfetta opposizione colle piìi cognite leggi dell' eccitamento ? NuUadimeno basterà notare che in tal caso l'azione venefica è segnatamente operata dalla proprietà irritativa , che nelle sostanze medesime si trova in unione alla controstimolante , e che i soccorsi curativi di questo genere non agiscono utilmente che mercè la loro efficacia meccanica ^i^a Sull'AzioneIrritativa. o fisico-chimica, onde si perviene ad espellere, Involgere , di- radare , o trasmutare almeno in gran parte il materiale vene- fico. Ma non per questo il saggio medico inteso a salvare il suo infermo perderà affatto di vista la necessità di opporsi con mezzi più acconcj al vizio generale dell' eccitamento vitale , prodotto contemporaneamente all'irritazione venefica. E ciò diverrà ancora più urgente quando Egli abbia dovuto contri- buire ad accrescerlo colla sua stessa cura. Finalmente le potenze irritative più ancora delle stimo- lanti o controstimolanti , possono operare nel corpo vivente un fenomeno non abbastanza studiato né da Fisiologi , né da' Pa- tologi , ma frequentissimo ed importantissimo . Dipende questo dall' attitudine che hanno le fibre ed i tessuti viventi di spie- garsi e distendersi con leggi diverse sotto l' azione di alcune esterne potenze . Questa vera proprietà organica comune a tut- te le parti del corpo vivente è stata in parte illustrata da Er- nesto Beniamino Gottlieb Hebenstreit, che ne parlò meglio d'ogn' altro in una sua memoria pubblicata nel 1795, ove ne ha considerato alcuni fenomeni trattando del turgore vitale . Guidato da alcune antiche mie idee su questa proprietà, che ho nominato distensibilità organica, io contemplo una disten- sione vitale del tutto propria della salute, ed un'altra mor- bosa . La prima è prodotta da giusto grado di stimoli , e da potenze irritative di mitissima azione, l'altra da eccesso o di- fetto di stimoli, e più frequentemente da potenze irritative più o meno energiche . La prima può essere generale , e par- ziale . L'una presiede sino al primo sviluppo del germe , ed all'ingrandimento del feto, o del fanciullo, che rendesi uomo; e conforme ai bisogni ed alle leggi dell' economia della vita concorre a caratterizzare palesemente lo stato di piena salute e di vita , a cui può contrapporsi la concidenza che appare in im gran numero di malattie , nell'agonia, e nella morte. L'al- tra, cioè la distensione parziale , si manifesta sensibilmente in un gran numero d'organi tanto negli animali perfetti, quan- to negli esseri organici semplicissimi . La distensione morbosa è altresì generale, e parziale; accompagna la generale tutte le steniche o asteniche malattie, segnatamente nei casi, ove all'azione degli stimolisi associa quella degli agenti irritativi; e la parziale va congiunta più particolarmente all'effetto im- mediato degli agenti irritativi , come ha luogo nel maggior nu- Di P. a. B ondi oli." i^3 mero delle infiammazioni , in tutti i tumori , ed in moltissi- me affezioni locali ed organiche . Ma per far conoscere compiutamente le importantissime dottrine , che risguardano l' azione irritativa , mi sarebbe in- dispensabile d' applicar ora queste sue leggi più generali a tut- ti i fatti più particolari , che presentano le diverse malattie universali e locali. Tuttavia quest'ampio lavoro da me fatto, ed esteso in iscritto per mia sola istruzione , potrà essere più felicemente eseguito da quelli tra gl'illustri miei Confratelli, che vorranno far qualche conto di queste poche mie idee per migliorarle ed accrescerle . Otterranno essi in tal guisa ciò a cui non oso aspirare. Mi credo lecito però d'asserire, che avendosi la forza di mente necessaria a seguir passo passo in tutte le loro applicazioni questi principi medesimi , si potrà meglio distinguere i diversi effetti operati dalle potenze noci- ve e dai rimedj ; determinare in molte circostanze i modi par- ticolari , onde si generano le diverse forme morbose ; calcolare il grado dell' influenza delle diatesi nelle affezioni irritative , e di queste nelle medesime diatesi ; determinare le diverse condizioni patologiche che hanno luogo in quest' ultime , onde ne viene il loro modo particolare d' esistere , e le veie com- plicazioni che le accompagnano ; ed illustrar pienamente la teoria delle indicazioni curative più appropriate e più utili , e quella delle infiammazioni , delle febbri , dei contagj di qua- lunque maniera , delle emorragie , dei profluvi , delle intume- scenze, delle cachessie , delle neurosi , delle affezioni dolorose , e delle locali ed organiche . 174 BREVE DESCRIZIONE DI UNA MALATTIA DELLA PELLE UMANA Che regnò epidemica in Padova l'anno scorso 1807^ e che non è per anche intieramente estinta . Del Sic. L. M. A. Caldani Ricevuta li a Maggio 1808 u, na malattia epidemica di nuova specie , se non erro , che si può dire incominciata sul finire della Primavera 1807; che infierì nella State ed Autunno seguente; che si mitigò per qualclie modo ma non isvanì affatto nell' Inverno prossimo pas- sato; forma l'argomento di questo qualunque scritto. E lo forma per ciò eh' io ne fui maltrattato in maniera singolaris- sima; la quale, per quanto ho potuto rilevare dalle piìi esatte e replicate ricerche , per la stranezza di qualche fenomeno non ebbe luogo in verun altro Soggetto . Debbo però avvertire in primo luogo, che la malattia da me sofferta , e che vado a descrivere , non fu la sola che neir anno decorso abbia epidemicamente regnato : imperocché il vajuolo , le coliche, le dissenterie, le febbii periodiche, si benigne che maligne , ugualmente dominarono . Il perito e di- ligente Clinico Sig. Dottor Jacopo Penada esporrà egli minu- tamente colle stampe , siccome è suo costume , il numero di simili morbi , il loro carattere , la stravaganza de' sintomi che gli accompagnarono: sintomi li quali, siccome s'intende per ognuno, variarono in forza, in numero , ed in qualità ancora, secondo le interne disposizioni degl' Individui . E siccome il lodato Sig. Penada non lascia di essere un esatto ed attento osservatore di tutto ciò che comprendesi sotto il nome di meteorologia; così io mi astengo quasi affat- to di far parola della stranezza delle stagioni , apportatrici pro- babilmente delle indicate epidemiche malattie, e perchè egli pubblicherà quanto da lui fu osservato , come anche perchè quel poco che ne dirò in generale, e che dal lodato osserva- Del Sic. L. M. A. Caldani. 1^5 tore mi fu gentilmente somministrato , bastar dee a mio giu- dizio 5 perchè di tali morbose costituzioni se ne comprenda l'origine e lo sviluppo. Nevi, gliiacci, pioggie copiose, appena qualche volta sop- presse per poco nel corso di quasi quattro interi giorni; quindi ingrossamento di fiumi, rotture di argini, campagne inondate e devastate , ristagni , e vapori non certamente della miglior indole, tuoni assordanti, lampi acciecatori, fulmini, grandini frequenti di mole straordinaria, nebbie dense fatali alle bia- de , ai frutti , e direi quasi ad ogni genere di vegetabili , fu- rono in generale le meteore dell'Aprile e della fine di Mag- gio, che nel principio suo era stato caldo e secco. Successe il Giugno parte secco e sciroccale , che apportò caldo assai forte per sei o sette giorni continui : poi rinfrescò alquanto sulla fine . Durò non pertanto assai poco questa co- stituzione, imperocché nel mese seguente il caldo dell'atmo- sfera si fece insoffribile . Ed è da riflettere che questo insop- portabile calore non era proporzionato all'altezza del termo- metro, e che sussiteva, contro la consuetudine, anche in que* giorni che furono feraci di copiose pioggie , di burrasche nottur- ne, di aria molto umida, di venti impetuosi, e di grandini non ugualmente copiose , ma sibbene ancora di sorprendente vo- lume. Un caldo di tal carattere, a tutti molesto, ebbe il suo principio circa li 12 di Luglio, e durò sino alli 4 ^^ Settem- bre ad onta di alcune procelle che vi si mescolarono, e dalle quali ragionevolmente speravasi qualche minorazione . Le spe- ranze però riuscirono vane ; imperocché , lo ripeto , le stess» pioggie parevano assai diverse dalle comuni, se abbrustoliva- no le piante, su le quali cadevano. Quindi è che in mezzo a dirotte pioggie , e ad un calo- re tanto straordinario non pochi alberi e spezialmente li piop- pi seccaronsi ; non si ebbero frutti ben maturi perché le acque cadenti soventemente dall'atmosfera sono in generale contra- rie alla maturità, e perché il Sole , anche ne' giorni apparen- temente più belli , sembrava coperto da nubiloso velo sotti- lissimo . Si aggiunga, a conferma della cagione la quale im- pedì che le uve ed altri frutti non si maturassero , che sul terminare dell' insoffribil caldo, vale a dire ai quattro o cin- q\\2Xo . Mich . Fruii . n. 4- Tourn. ist. 5296. Hor R. Par. Fragaria fiuctu purpureo, globoso, villoso, odorato nostras . Mieli. Ptar. mss. n. 4. Fragola di Germania grossa volg. Fragola moscadella rossa fo/g. Mich. Rar. n. 4. Capron male et femelle Fran. Duham. Rozier. Le Capronier unisexe Fran. Enc. Le Caperon Fran.{ mal a propos Capitan à&ws plusieurs 11- vres et jamais dans l'usage ) Enc. Fraisier a Bouquet. Frane. Duham: Hautboy strawberry In gì. Mill. a. I. Pratensis major Fragaria fructu magno Resi: Eyst: vern: ord: n .f.^. n: i . Fragaria fructus justo major Bohemica maxima? Parkinson. Parad. t. 62.'^. ra. 7. Ray hist. 609. Fragaria fructu globoso majore suavissimo Mill. dici. Fragaria fructu maxime rubro hortensis. IVolk. Fior. No- rimb. 172,. Fragola di Germania, volg. The globe Hautboy strawberry Ingl. Mill. Thegreat Bohemia strawberries Parkin. a. 2. Pratensis cellulosa Fragaria sativa, foliis rotundioribus, fructu odorato rotundo rubro piloso et in superficie celluioso, seminibus lutescen- tibus referto. Michel, obs. mss. n. 346. Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti , i^'j Frao^aria sativa atque spontanea foliis subrotundis flore albo, fructu rotundo odorato rubro piloso in superficie cellulato seininibus lutescentibus referto? Mich. Rar. mss. n. 2.. Fragola marchiana volg. Mich. ib. a. 3. Pratensìs compressa ^ Fragaria saliva atque spontanea caule dum floridum est ere- cto, post procumbente seu humistrato, flore majore, fructu crassiori rotundo compresso pilosulo moscbato subrubente vel ex rubro albescente , seminibus rarioribus referto, pal- pa solida, calyce non patulo Mich. obs. mss. n. Bnj. et Fragaria sativa caule dum florido est erecto deinde procum- bente seu humistrato flore majore fructu moscbato rotun- do compresso ac piloso in superficie scrobiculato, calyce partim clauso partim aperto. Mich. obs. mss. n. S2,y. Fragaria pendula Enc. Fraisier marteau Fran. Enc. Le Bressinge de Bourgogne. Enc, h. Serotìna Fragaria serotina flore albo fructu rubro compresso subhir* • suto odorato moscbato Mich. obs. mss. n, 628 Fragola tardiva, volg. e. Albida Fragaria sativa atque spontanea fructu rotundo pilosulo ex albo rubente aut dilute rubente moscbato, pulpa fungosa, ad petiolum angustato Mich. obs. mss.n. 34-3. Fragaria fructu albo globoso villoso odorato. Mich. Rar. mss. n. 5. Fragaria et fraga majora alba, Gallobelgis des caperons La- bel obs. p. 3g6. Moscadella, moscadella bianca, volg. Mich. ìb. Si escluda il sinonimo di Fragaria et Fraga di Lobel e del Dononeo citato da Wildenow, perchè appartiene alla Fra- garia vesca, e similmente la varietà Muricata dello stesso Wildenow, che pure appartiene alla vesca secondo Persoon . Il carattere che distingue questa specie dalla vesca o comu- ne, consiste nell'avere il frutto peloso, ed i semi situati in alcune cavità assai marcate; cosicché non rimangono ele- vati e scoperti come nella Fragola comune . Non pare nativa del nostro paese , ma si coltiva nei giar- dini; e quantunque Micheli la dica in alcuni dei sopra igS Flora Fiorentina. nominati sinonimi. Fragarìa saliva atqiie spontanea ciò non ostante nelle descrizioni le dice tutte dei giardini o in essi osservate ( anche quelle portate di Signa ) e non vedute alla campagna. Molti ^utori si accordano a credere questa specie di due sessi ma con fiori ermafroditi dei quali un individuo è ste- rile negli stami , ed uno nei pistilli . Nei fiori maschj gli .stami sono con antere grosse, e rimane sterile il frutto: del rimanente è simile del tutto alla femmina, i fusti per altro sono più sottili ( Duhani. arh. Fruìt p. a5o. re. i5 ); perciò a ragione nell'Enciclopedia metodica è chiamata Fragarìa moscliata dioica, appoggiandosi al fatto per esse- re stati osservati i Caperons ed averli per dieci anni tro- vati ermafroditi maschj , o ermafroditi femmine : i primi con stami forti, fiori piìi grandi, ricettacolo piccolo, e semi abortivi ; i secondi a fiori mediocri , petali più rego- lari rotondi e con abbozzi di stami intorno ad un l'Tcet- tacolo grosso . Le femmine sono sterili isolate , ma fecon- de quando sono mescolate fra le altre specie di fragole ( Enc. ). Credesi inoltre nell'enciclopedia che Besler cono-» scesse il sesso des Caperons , perchè la figura che è nell'or- to eistettense è senza stami ( Enc. ); ciò per altro non fa- rebbe prova suflficiente, perchè si sa che si trascuravano gli stami in quel tempo . Questa sterilità per altro, e questa differenza di sesso si po- trebbe credere derivata dal clima, o dalle meteore, o dal- la coltivazione, e dall'età della pianta stessa, piuttosto che dal sesso costante, il quale non trovo notato dal dili- gentissimo Micheli ed è messo in dubbio da Linneo, il quale consultato sopra ciò nel 1764 rispose dum de sexn loquerìs, rogo, caveas ne flores /rigore vernali destructos prò masculis ìiabeas, quod frequenter apud nos contingit ; Ego nusquam flores masculos in ulta Fragaria observavi., scepissi- me vero ahortientes ( Enc. ): molto più che qualche volta sì trova qualche fiore perfettamente ermafrodito e fecondo {Enc); il che si deve forse intendere sempre nel paese nativo, o per l'età e vigore della pianta. Avendo trovato delle varietà molto accidentali o piccolissi- me differenze di descrizione e di figura , anche nella mede- sima pianta , ho dovuto accennarle come varietà di varie- Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti . 199 tà, o come varietà secondane, per comodo degli agiicoltori. Ecco cosa Ilo raccolto intorno alle medesime . a Questa sorte di fragola ( dice il Micheli ) si coltiva alla To- paja ( villa Reale distante circa quattro miglia da Firen- ze ); fu mandata dalla serenissima Elettrice di Baviera a suo Padre ( Il Gran Duca Cosimo terzo ) . Queste portano le foglie tonde crenate e di sotto sericee al solito^ il frut- to è tondo , ma più largo; alto sei linee e largo otto. Nella superficie è tutto cellulato e pieno di hucherattole, den- tro a queste hucherattole è sempre collocato un seme dell' istessa figura degli altri di color giallognolo, ed è tal- mente insinuato nella detta buca che è più basso della superficie del frutto, la quale è pelosa più di ogni altra fragola . Questo frutto nella vetta è come spianato e quasi per tutta la vetta anche celluioso a differenza delle fragole moscadelle; il colore interno è rosso, ed anche di fuori; il sapore è quasi moscadellato ( Michel, obs. mss. 346 ). Duhamel dice che ha le foglie ovate, e nervose crespe; i denti acuti piofondi; il fioi'e piccolo, il calice reflesso. I fiori si alzano ([nasi tutti alla stessa altezza , ed i più si aprono nel medesimo tempo e formano come un mazzo al di sopra delle foglie. Vi sono fiori con stami sterili se non sono fecondati da altri; però si piantano frale altre fragole . Il frutto è aderente al calice , e di odore mu- schiato. M.'' Duchesne avendole seminate ha avuto maschj e femmine in numero quasi e^imìì. [ Duham. arb. fruii. 77.247.7?. 14 ). a. I. Questa ben coltivata produce dei frutti più grossi, e ne viene la secondaria varietà distinta da Miller [Dici.). a. a. Più piccola ma con le cellule dei semi 'più profonde e rotonda di frutto . Pare che dovesse essere questa vai ie- tà simile alla comune, poiché il Micheli senza alcuna de- cisione aveva citati in dubbio i sinonimi dei due Baul li- ni , e del Dodoneo, i quali convengono alla comune ( vesca ) e non a questa, che è cellulosa come sopra ho avvertito . a. 3. Più precisa è questa secondaria varietà, la quale cosi descrive il Micheli = il calice in parte è chiuso in parte aperto , cioè cinque foglie sei*iate addosso al frutto, e parte spalancate . Il frutto è tondo , ma alquanto schiacciato e però è più largo che alto, mentre è largo circa a otto. ioo Flora Fiouentina. o nove linee ed alto sei : la sua rotondità è inuguale per- dio è fatto a bernoccoli ed è di superficie pelosa e ripie- na raramente di bucherattole molto piìi grandi del seme, quale è del colore del frutto. Questo frutto è di sapore e odore moscadellato : le suddette bucherattole sono da per- tutto il frutto, eziandio nella sommità della moscadcUa ordinaria = Nell'orto del Sig. Dottor Danti il quale disse essere stata trovata a Signa . Di questi frutti ne nascono dei benissimo formati, e dei goffi cioè bernoccoluti, o ine- guali come tuberi, però per di dentro solidi e di polpa solida e densa. Mich. osser. mss. n. 627. A questa si adat- ta la decima terza dell'Enciclopedia le Bressinge de Bour- gogne ou Fraisier marteau venuta da Besancon nel 1768. b. Il frutto è alto cinque linee e largo otto per di dentro vuo- to, di polpa dolce e moscadellata, di fuori rosso, e pelo- siccio e di semi radi cosperso. Nell'orto del Sig. Danti, ed è quella razza di fragola che disse essergli stata portata da Signa ; e quando tutte le altre in detto orto erano fi- nite queste cominciarono a dare il frutto . Mich. osserv. mss. n. 628. e. Il frutto è tondo ma inverso il peziolo un poco angustato e liscio, e da pertutto peloso come i lamponi, il di lei sapore è moscato, e l'odore è prezioso . Mich. osserv. mss. n. 343. 4. Fragaria vesca Fragola comune Calici del frutto reflessi, semi elevati, rampolli striscianti, foglie ternate ovate dentate, peli dei pezioli distesi, dei pe- dunculi non distesi. N. Fragaria ( vesca ) calyce fructus reflexo pubescentia petiolorum patentissima pedunculorum adpressa Wild. sp. pi. 1090. Pers. syn. a.p. 53. Fragaria. { vesca) foliis omnibus ternatis flagellis reptantibus. Liìi. syst. veg. ed. Gmel. i.p. SSj. Fragaria ( vesca ) flagellis reptans. Lin. Hor. ups. i33. Fior, suec. a. 4^0. Sp.pl. i.p. 708. Pollich.n. ^qi . Host. germ. ì^S. Roth germ. 1. aai. 2. 568. Haller Helv. n. 258. PFi- dering. Brit . plant . 2. 53i . Royen prod. 274. Smith. Brit. 2. 546. Hudson angl. i . aai . Ligìifoot. scah. i . 2.67. Gouan. FI. 2-58. hort. 247. • Fragaria foliis ternatis flagellis reptantibus . Hall . Helv. n. II 12. Enum. ma,. Savi FI. Pis.^òi. Fra- Del S;g. Ottaviano Targioni Tozzstti . aoi Fragariaflagellis reptans fructii eduli Crantz aiist . p . 8i./z. i6. Fragaiia vulgaris. Bauli. pin. 82,6. Tournef. Istit. agS. P«r- kins. Theat. 758. Moris. hist. ^.p. 186. n. i. Boerh. Hort. lugdb. 2,59. Fragaria ferens fraga rubra. /. Bauli, hist. 2. p. 894. Miti, dici. Fragaria major et minor Fuclis. hist. 853. ic. bona. Fragaria officinarum. Knorr. Th. E. i. Fragaria. Matt. 1075. — 5ii6. Trag. 5oo. Blackir. t. 77. CcBsal. hist. 554. Rcj • hist. I . òog . Synops . 8. a54. GronoQ. virg. 56. Sega. ver. i . 496. Durante 179. Lugd bat. 6i3. ic. 6i4- Fragum primum. T^a/^. /z/rf. i. 846. /e. i. Fragum trifolium fragiferum. Taber. ic. 118. Potentina (vasca) tlageliis reptans, foliis ternatis. Scop. carn. I. n. óaS. a. Svlvestris. Enc. n. 2,. Duchesn. Fragaria sylvestris. Moris. lect. 2. tab. 19. Fragaria vulgaris fructu rubro. Rozier dici. n. 2. Fragaria rubra. Trag. t^gg. n. i. Fragaria sylvestris et montana Carrier, epit. 765. Fragaria et fraga Dod. pemp. 672. Lob. advers. 809. oè.f. 896. ic. 697. Ger. Etnac. 997. Fragola, Fr^ola salvatica , Fragola di bosco. Fragola di mon- tagna, Fragola comune, l'o/g. Fraisier comun . Fraisier de Bois . Frane. Enc. Rozier. Common strawberry . Wood strawberry. Ingl. Blill. a. I. Fragaria alpina foliis minoribus , flore parvo, fructu rotun- do minore rubro odorato subacido, ac parum sapido, ca- lyce sursum reflexo. Mieli, obs. mss. 588. 845. a. 2. Fragaria fructu rotundo rubro parvo acidiusculo. Mich. frutt. mss. n. \ . Fragole di montagna rosse tonde piccole, volg. Mich. ivi. a. 3. Fragaria sativa atque spontanea flore alto, fructu parvo rubro subrotundo subacido. Mich. Bar. ?nss. n. 4- Fragaria fructu parvo subrotundo rubro Mich. obs. 345. Fragola briciolina. volg. Mieli, ivi. a. 4- Fragaria sativa atque sylvestris, flore alto, fructu rubro brevi turbinato ferme insipido subacido Mieli. Rar. mss. n . 7. Fragaria sylvestris atque sativa fructu parvo et non nihil tur- binato rubro. Mich. obs. 34^. Tomo XIV. 26 ■202. Flora Fiorentina. Fragola morajola. volg. Mich. ivi. Fragaria sativa atcjue spontanea fructu rubro turbinato gla- bro acidinsculo. Mich. obs. n. 807 . a. 5. Fragaria sativa atque spontanea, flore albo, fructu rubro longo turbinato ferme insipido et subacido vulgo fiondi Mich. Rar. mss. n. 5. Fragaria sylvestris atque sativa fructu longo pyramidato aci- diusculo vulgo fiondi. 3Iich. obs.'i^i . Fragola fiondi, o fiuondi. volg. Mich. ivi. a. 6. Fragaria sativa atque spontanea fructu rubro pyramidato longo subacido. Mich. obs. n. 335. Fragaria sylvestris fructu eduli rubro, longo angusto acido . Mich. f ni t. mss. n. 9. Fragola salvatica. voi. Mich. ivi. a. 7. Fragaria sativa atque spontanea fructu rotundo interdum nonniliil compresso rubro seminibus rarioribus referto in- sipido. Mich. obs. mss. 344- Rar. mss. n. 3. Morajole volg. Mich. ivi. a. 8. Fragaria vulgaris fructu rubro tuberoso Mich. agr. Fior, mss. n. 3. a. 9. Fragaria sylvestris fructu purpureo villoso, tuberoso, et veluti anguloso odorato. Mich. frut. mss. n. 6. Fragola raoscadella rossa, salvatica bernoccoluta. Mich. ivi. h. Abortiva. Fragaria abortiva Enc. n. ir. Fragaria sylvestris flore bermapbrodito abortivo. Duham, arb. fruii, i./?. 233. n. 8. Fragaria sylvestris abortiva. Duchesne. Duham. ibi. Fragaria sterilis stygmatibus destituta.//a//. hist. a. n. ina. Fragaria sylvestris minime vesca sive sterilis. Xo^. o^j. 396. Fragola sterile . volg. Fraisier coucon Fr. Duham. ib. Enc. Fraise mignon . Fr. Enc. Le Breslinge coucon . Fr. Enc. Barren strowberry. Ingl. b. I. Fragaria sylvestris sterilis repens sativam piane referens flore "majore . Mich. agr. FI. mss. n. 6. Rar. mss. 17. Fragaria sterilis major Mentz: Pug. h. a. Fragaria sylvestris sterilis repens sativam piane referens flore minore Mich. agr. FI. mss. /i. 7. Rar. mss. n. 18. Del Sic. Ottaviano Taugioni Tozzetti. ao3 Fragarla sterilis minor, Mentz: Pug. Fragaria non frugifera vel non vesca. Io. Bauh. hist. a.p.SgS Moris. hist. a. i86. /. 2,. t. 19. e. H ortensi s Fragaria ( vesca hortensis major ) Persoon syn. a./;. 53. Fragaria hortensis. Duham. arò. fruii, i. p. aag. n. 6, Enc. n. 4- Fragaria altera Dod. penipt. p. 672. Fragola di giardino. Fragola d'orto. Fragola di pian di Ri- poli . Fragola domestica . Fragola coltivata volg. Fraisier fressant . Fraisier cultivé . Fraisier de ville du bois, cu de ville du Bousin, ou de Montreville . Fr. Duches. Duham . Cultivated strawberry. Ingl. e. I. Fragaria satìva a'tque spontanea caule semper erecto flo- re majore fructu rubro oblongo pyramidato turbinato et velati anguloso subacido et insipido , seminibus dense re- ferto . Mich. obs. mss. n. SaS. e. a. Fragaria sativa caule semper erecto flore parvo petalis circinatis tres lineas longis atque latis , fructu rotundo par- vo rubro subacido calyce patulo . Mich. obs. mss. 5a8. d. Alba Fragaria ( vesca fructu albo ) Persoon. syn. a. p. 53. Gouan hor. 247. FI. 258. Fragaria vulgaris fructu albo Mich. agr. Fior. mss. n. 2. Rar. mss. n. 3. Bauh. pin. 3a6. Duha: arb.fru: i . p. aa6. n. a. Vaili, paris. 55. Fragaria ferens fraga alba. Jo. Bauh. hist. a./?. 394. Fragaria fructu albo. Besl. Eyst. vern. ord. i.f. 8. n. a. Fru- ctus justo major . Tilli Pis.p. 63. Tourn. inst. ago. Mich. fruct. mss. n. 3. Mill. dici. Fragaria fructu albo vulgaris Broff. 53. m. Fragum album. Tab. ic. 119. Fragaria candida Trag.p. Bei . n. 2. Fragaria et fraga major subalba Lob. ic. 697. Ger. Emac. 997. 2. _ Fragaria bianca Cast. ga. Fragole bianche ordinarie volg. Mich. agr. FI. 11. a. Fragole ordinarie bianche dette Boudì volg, Mich.fru. n. 3, Fragola moscadeila . volg. ao4 Flora Fiorentina. Fraisier commi; n a fruit blanc. Fr. Duham. Common strawberry with white fruit. Ingl. Mill. White strawberry Ingl. d. I. Fragaria sylvestris . Duham. ìb. Duchesne in Rozier dici, aii mot Fraisier n. 2. b. Fragola moscadella fragola bianca . volg. Fraisier blanc Fr. Dulia. Duches. d. a. Fragaria Sativa atque spontanea flore et fructu albo lon- go turbinato, ferme insipido, et subacido. Mieli. Rar. ìnss. n. 6. Fragola bianca lunga, volg. Mich. ìb. d. 3. Fragaria fructu albo globoso villoso odorato . Mich.frut. mss. n. 5. Fragola moscadella bianca, volg. e Minor. Fragaria minor. Eric. n. 3. Fragola nana. volg. Fraisier d'Angleterre . Fraisier a chassis. Fr. Enc. f. Fragaria sativa atque spontanea foliis subrotundis : flore al- bo parvo petalis rotundis , tres lineas longis , et subinde latis ad extremitatem in brevissimam cuspidem statim coarctatis, fructu Mich. obs. mss. n. /^"jS. "Fragola nana volg. Fraisier naine . Fr. Dwarf strawberry Ingl. g. Serotina Fragaria nigra Enc. n. 12.. Fragaria serotina Brosling. Catti. Fragaria aliud genus vulgo Brosling Camerario^ seu fraga se- rotina. /. Bauli, /list. a. p. 394. Fragaria Prestling quae dum fructus decerpitur craepitum edit Knakelbeer. Hall.hist. t. 'x. p. 44- n- ma. An Moraiola? volg. Micheli . Fragola tardiva volg. Le Bressinged'Allemagne. Fraisier Bressinge. Fr. Enc. n. la. II. Bifera Fragaria bifera. Enc. n. g. Fragaria bis fructum ferens.il/icA. Rar. rnss. n. i4- Bauh. Pin. 337. Tourn. inst. ago Quoddam Fragariae genus in alpibus Bargeis bis in anno fructificans. Cces. 554- /■ Bauh. ìiist. a. 394. Del Sic . Ottaviano Targioni Tozzetti . ao5 Fragaria vesca minor fructu bis in anno maturo. Morìs. hist. 2,. p. i86. Fragaria ( vesca y alpina semper florens ) minor peduncu- lis nonnullis radicalibus . Persoon. syn. ^.p. 53. Fragola di Barga fo/g. Fiaisier de Bargemon . Fraisier etoile. Majoufe de Provence Fr. Enc. Fiat strawberry Ingl. Park, h. I. Fragaria sempervirens Enc.n. i. Fragaria minor semper florens ac frugescens alpina. Duham. arb. fruii. \. p. aSi. n. 7. t. a. Fragaria semper florens Duches. Duham. ih. Rozier. dici, n. 1 . Fragola d'ogni mese. volg. Fraisier des Alpes Fr. Duha. ìb. Fraisier des mois Fr. Duch. Duham. ih. Fraisier d' Ecosse. Fr. Enc. n. i. h. a. Fragaria moschata Enc. n. 17. Le Caperonnier Royal . Le Fraisier de Bruxelles , qui portet deux fois. Fr. Enc. n. 17. i. Fragaria vulgaris folio variegato. H. R. P. Duham. arb. fruii, p. 227. n. 3. Tourn. inst- 2,95. Fragola macchiata, volg. Fraisier panaché . Fr. Spotter strawberry Ingl. k. Flore pieno Fragaria fructu rotundo suavissimo flore duplici. H. R.P. Tourn. inst. 2,96. Boerh. Lugdb. i. 4^. Fragaria fructu rotundo suavissimo flore duplici albo Mìch. Rar. mss. n. 8. Fragaria flore pieno Wolk . Nor. 172. Blackw. t. 'J^.f. 3. Fragaria folio molli viridi flore alto duplici fertili. Kram. 3c. 3i. Fragaria flore pieno fructu rubello. Barr. obs. 35. «. 5go. le. 89. Fragaria sylvestris multiplex Duch. Duham. ìb. Fragaria vulgaris flore semiduplici. Duham. arb. fruii, i. 226. n. 3. Fragola di fior doppio, t'o/g. Fragola di fior doppio bianco volg. Mich.fruct. n.ò. Fraisier doublé Fr. Duch. Duham . ib. ao6 Flora Fiorentika." Fraisier commun a fleur semldouble. Fr. Dulia, ih. Double-flower strawberry . Ingl. k. i . Fragaria flore pieno albo jjarvo fructn rubro odorato rotnn- do compresso subacido et terme insipido. Mìch.ohs. n. 619. h. ii. Fragaria sylvestris sterilis repens sativam piane referens flore pieno Mieli, ngr. FI. mss. n. 4- Rar. rnss. n. i5. Fragaria sterilis flore pieno. Mentz . Pug. Mich, ib. Tourn. ist. 296. k. 3. Fragaria sylvestris sterilis repens , sativam piane referens / flore pieno botryoides Mich. agr. FI. mss. n. 5. Rar. mss. n. 16. Fragaria sterilis flore pieno botryoides . Mentz. Pug. Tourn. ìst.p. 296. Fragaria multiplex et botryformis. Enc. n. 7. Fragaria botryformis uno petiolonovem fragas gerens. Koenìg. epìiem. Enc. Fragola doppia prolifera . volg. Fraisier doublé et couronné Fr. Enc. l. Monophylla Enc. n. 6 Fragaria { vesca ^ monophylla) foliis simplicibus. Persoon. syn. a. p. 53. Fragaria ( monophylla ) foliis simplicibus. Lìn. syst. nat. cur. Gmel. 857. Fragaria vulgaris folio simplici. Duham. art. fruii . \.p. 227. Fragola con foglia semplice volg. Fraisier commun a feuilles simples . Duham. ih. Fraisier de Versailles Duches. Enc. n. 6. Duham. ib. Uster annal. botan. t. B. configura. One leared strawberry. ingl. m. Muricata Enc. ti. 8. Fragaria ( vesca muricata ) petalis nullis receptaculo duro se- minibus in mucronem excrescentibus Per^oore. syn. ù..p. 53, Fragaria ( elatior ^ muricata ) Wild. Fragaria spinoso fructu . Mich. Rar. mss. n. 9. Barr. obs. 58. n. 591 . ic. go. Fragaria fructu hispido . Qer. Emac. 998. Raj hist. 609. syn. 3. 254. Fragaria arborea con fiore erbaceo. Zann. hist. 97. Fragaria vesca liortensis major flore herbaceo, fructu spino- so. Moris. hist 0.. p. 186. Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti . ao^ Fragaria flore viridi. Tourn. insù. ago. Blich. Rar. mss. n. n. frut. n. 7. Fragaria ( murìcata ) caule erecto suffruticoso foliis hirsutis. Lìnn. sp. pi. 709. Fragaria viriJis. Enc. n. i5. Duches. Duham. fru. a58. Park. Theat. Fragaria gracilis flore et fructu subviridibus. Duham. arbr, fruii. \. p. aSa. n. 17. t. 7. Fragola del fior verde volg. Mich. Fr. n.'j. . Fraisier vert. Fr. Duham. ib. Enc. Fraisier de Plimouth. Fraisier arbiisseau a fleur verte et fruit epineux . Fr. Enc. Bressinge d'angleterre. Enc. Rowgh strawberry Ingl. Ray. syn. Prickly strawberry. Ligi. Ger. Enac. Si escluda il sinonimo Fragaria del Brumfels , il quale nel T. 3. p- 49- Raps. i3 adattò questo nome alla figura del Tri' folium melilotus officinalìs . Le fragole cosi dette dalla fraganza e odore del frutto sì trovano nei boschi, dove fioriscono in primavera e producono frutti piccoli un poco acido dolci per tutta l' estate . Traspor- tate negli orti e nei giardini anticipano la fioritura e la ma- turità dei frutti i quali divengono più grossi più sugosi e meno acidi. Si coltivano per ciò nei campi come in pian di Ripoli, a Legnaja ed altrove , negli orti e nei giardini , e perciò cliia- mansi Fragole di giardino . Dalla variata coltivazione, e dalle altre circostanze del terreno e del clima, sono nate le varietà primarie e seconda- rie, che ho notate, intorno alle quali espongo quanto ho raccolto . a. I. Nell'Alpi di Pistoja , cresciuta e coltivata nel giar- dino. La pianta ha le foglie piccole, il fiore piccolo, cioè di petali tondi il frutto è rosso piano , e unito da pertutto; questo frutto è glabro alto e grosso mezz' oncia , unitamente da per- tutto infettato di semi rossi in piccole bucherattole, di den- tro è alquanto voto, la polpa è bianchiccia insipida e addetta. Mich. obs. 588. a. 3. Il frutto è piccolo di colore rosso di sapore acidetto e iion peloso iI//cA. o^j. 34-5: dicesi briciolina per esser molto piccola . 2o8 Flora Fiorentina. o. 4- Il frutto ò fatto a trottola lungo otto linee e nella base sette, di punta goffa odoroso e di sapore agretto Mieli. obs. 337. Il frutto è di sapore e di odore come quello della Bondl ; a qaiella guisa scipito, ma poco o punto vi comparisce l'acido; alcuni di questi hanno la figura ovata Mich. obs. 34a. a. 5. Il frutto è lungo piramidato, che ascende di lunghez- za fino a dieci linee, il colore è rosso, l'odore è buono, e il sapore non è scipito con un poco di addetto misto; e questo ha una proprietà che più di ogni altro staccasi dal picciolo . Mieli, obs. 341. a. 6. Il frutto è lungo 5 linee, grosso quattro, ma non è fatto bene, il di lui sapore è un poco acido. Nell'orto della Reale Spezieria Midi. fru. n. q. a. 7. Il frutto è tondo e piuttosto un poco compresso, di color rosso bello e lustrante; di semi radi più che negli altri fornito; il sapore è insipido. Mich. obs. 344- a. 8. Trovasi di Maggio e Giugno per i boschi dei Padri della Riforma a Fiesole come fra detto bosco e Fontelucente: ancora per quella strada che dalla pietra mena ai Cappuccini di Montui Mich. agr. FI. n. 3. b. Il distintivo di questa varietà è di essere sterile ( Enc): viene da quelle di bosco prendendone certi piedi piìi vigorosi i quali ingannano per il loro vigore ( Duham. Enc. ). Qualche in- dividuo produce fragole di buon gusto donde il nome di Mignon ( Enc. ). Quando produce il frutto è appianato bianco verdastro un poco colorito di rosso . Gli ovari fecondi sono pochi e appe- na sono aderenti alla polpa, però detta anche Fragarìa granu- losa [Enc). Questi ovari o pistilli fecondati in numero di uno due o anche tre o quattro formano ( dice Duhamel ) una bacca o porzione di fragola con prominenze a guisa di lamponi . b. I . a. Nella campagna di Firenze come per le selve e bo- schi ed altri luoghi erbosi^ come alle cascine e in Boboli, ma è rara Blich. Rar. n. 17. agr. FI. n. 6. Queste due piante sono così simili alle fruttifere che senza vedere il loro frutto nessu- no le può distinguere, il quale frutto è composto di circa So semi simili a quelli delle fragole domestiche , i quali stanno si- tuati sopra una testa o .placenta mezza tonda bucherata e spon- giosa senza essere tramezzati da verun pelo, come accade nella seguente pianta ( Fragaria sterilis Eìn . , o Potentillu Fragaria- strum Persoon ) Mich. agr. FI. n. 'j . e. Le Del Sic . Oitaviano Tarcioni Tozzetti . 2,09 e. Le fragole di giardino o coltivate si cavano da quelle di bosco e per mezzo della cultura si hanno più precoci e più grosse; perciò non differiscono da quelle essenzialmente, e mol- ti sinonimi di quelle si possono adattare a queste. e. I. Nell'orto del Sig. Dottor Danti. Il caule è sempre cretto, il fiore è grande, di petali circinati lunghi e larghi quat- tro linee; il calice è sempre patulo e massime quando è ad- dosso al frutto ; ma quando è maturo tutte ( le divisioni ) sono arricciate per insopra; il frutto è lungo io linee, piramidato ros- so e largo di sei in sette, turbinato, e come ad angoli, ripieno foltamente nella superficie di semi rossi in piccole bucheratto- le ; di dentro nel centro è per lo più vóto ; la polpa non è odorosa, ma acida [Mich. obs. 5a5 ); si può credere che pro- venga dalla Fragola Bondì? ( Vedi. var. a. 5. ) e. a. Nell'orto del Sig. Danti.- disse esser venuta da Signa ( Mich. obs. n. 52,6 ); ancora questa pare salvatica e che ap- partenga alla varietà «.3, ma l'ho qui registrata, perchè Mi- cheli la considera come sativa o coltivata . d. Delle fragole bianche se ne trovano di diverse figure come delle rosse e anche fralle salvatiche secondo alcuni au- tori vi sono delle bianche . e. Questa varietà è per forzarsi nelle couches riescendo me- glio perchè alza meno: il frutto è tondo colorito. Vi è una varietà" secondaria bianca ambrata . Le foglie sono alle volte quattro o cinque per peziolo invece di tre ( Enc. ) . f. Queste fragole si coltivano nell'orto del Sig. Dottor Danti in Pinti dove le osservai fiorite alla fine di Marzo e ri- masero controssegnate le piante per esaminare a suo tempo i frutti ( Mich. obs. n. 458 ) . g. Sono molto dubbj i sinonimi di questa varietà; quello che è certo, questa è più tardiva delle altre ed è più tenace- mente attaccata al calice . Haller la mandò a Trianon nel 1766; l'aveva indicata nel 17 18, nella flora di Jena; è molto ade- rente, il suo color verde è al sole rosso bruno; le foglie alle volte sono quattro o cinque, è tardiva e poco bona ( ^72 e. ). h. Cesalpino l'osservò nelle alpi verso il i583, e ci dice che ejus fructus modice compressus et strìatus est., sapore Rubi idoei. Si trova sotto le alpi di Barga di dove fu mandata a Trianon nel 1766 dal Priore degli Agostiniani, il quale disse che salvatica non porta frutto che nella Primavera e Autunno, Tomo XIV. a7 aio Flora Fiorentina. ma che coltivata nei Giardini Io dà tutto Tanno ( Enc. ) . Da ciò deduce l'autore dell'Enciclopedia che sia confusa con la Frai- slcr des mois della quale è difFerentissima, cioè alla seguente (Enc). Pare per altro che la qualità d'esser fruttifera più d'una volta ne fissi il carattere : Micheli dice di non l' aver veduta nel luogo indicato dal Cesalpino ( Mich. Rar. n. i4-)- h. I. Questa secondo l'Enciclopedia è la vera Fralsier des mois j dice che si trova al Montcenis portata in Francia da Fou- geroux de Banderoi nel 1764. È utile per le couches ( Enc. ). E feconda quasi continovamente, è sempre uguale alla comune , anche nei terreni ben coltivati . Le foglie sono simili a quelle della comune non coltivata, sotto e sopra pelose, di peli corti e radi ma più manifesti che nella comune : di rado ha dei pe- tali sopraimumerarj , le piccole incisioni del calice si suddivido- no quasi tutte e i primi nodi di rado mancano di dar nascita ad una foglia. Duham.ìb. h. a. Nel 1770 fu da Bruxelles mandata a Fontainebleau: pare un bastardume di Breslinge [Enc). i. Questa varietà j come dice Duhamel, non è costante e perciò si vede di rado . k. Coltivata per delizia in alcuni giardini era conosciuta anche dal Micheli ( Rar. n. 8. ) Questo fiore non è perfetta- mente doppio o pieno di petali, e perciò con ragione dice Duhamel che porta frutto come la comune, ma piccolo. k. I. Più grosso è il frutto di questa varietà secondaria coltivata nel giardino dei semplici a tempo del Micheli, poi- ché egli dice il fioie è doppio ma piccolo, e piccolo è il ca- lice . Il frutto è grosso 7 linee alto 6 ben formato da per- tutto rosso egualmente e fin sotto il calice tempestato ( cioè sparso ) di semi; di dentro è vuoto nel centro e la polpa è bian- ca odorosa ma addetta e poco saporita [Mich. obs. «.619.). k. a. Micheli nella descrizione delle piante dell' ^gro jFìo- rentino così si esprime = questa, e la seguente dice il Menge- lio , ritrovasi a Firenze ma non per anche l' ho potuta osser- vare ( Agr. FI. n. ^. 5.) ma nell'opera Rariorum dice = nella campagna di Firenze assieme con la seguente ma è rara. ( Rar, mss. n. i5. 16. ). = Ciò mi farebbe credere che l'avesse ritrova- te in qualche giardino suburbano piuttosto che alla campagna^ k. 3. Questa secondaria varietà è creduta mostruosa dall' Enciclopedia e con frutto piccolo = alle volte fra le divisioni Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti, air del calice produce altri fiori sessili o pedunculati donde il no- me a Corona o Trochei . Simon Pauli la conobbe nel 1 640 , co- me nuova a Coppenaghen = Zannoni dice di aver vedute !e fragole a corona nel 1675 (Enc). l. Si è veduta qualche volta in alcuni giardini questa va- rietà fatta venire dall'Inghilterra o dalla Francia. L'avere una foglia sola in vece di tre dipende dalla riunione delle due fo- glie laterali , perciò facilmente si perde e ritorna alla comune dalla quale è prodotta, poiché M."" Duchesne il figlio avendo seminate nel 1761 a Versailles delle fragole comuni ebbe que- sta varietà dai semi della quale rinascono poi delle comuni a tre foglie ( Duham. Enc. Perso. ). TU. n nome di Arborea dato dallo Zannoni a questa va- rietà ha imposto per crederla altra specie diversa dalla vesca ed è stata associata all' Elatior da Linneo e da Wildenow nelle specie , ma Persoon la crede una varietà mostruosa della vesca . Dall' esempio di Zannoni avuto à'A Monti si rileva che non è albero, che non ha fior verde ma è senza petali e le divisio- ni del calice divengono foliacee . Questo fiore difettoso produ- ceva dei frutti meschini informi duri con semi abortivi ( Enc. ). Fu osservata da Tradeschant a Plymout in Inghilterra nel lóaoj è stata coltivata per 60, o ottanta anni nei giardini d'Europa, di dove è sparita ( Enc. ) . Pare che presso di noi sia perita più tardi , poiché il Micheli ai due sinonimi sopraccitati aggiunge nei nostri giardini , e le dà il nome di Fragola del fior verde volgarmente ( Ij^^ick. Rar. mss. n.g. 11. Fruct. n. 7. ) L'Enciclopedia ne fa due specie o varietà affatto diverse e ad una varietà diversa dalla soprascritta pare che apparten- ga quella della quale Duhamel asserisce che i calici sono ar- ruffati in parte appressi e in parte elevati , grandi piìi del fio- te e del frutto . I gambi sono gracili i peli lunghi le foglie più piccole della comune. Ha spesso appendici sul peziolo che ren- dono la foglia pennata: i denti sono profondi, il calice si ap- plica e poi si allontana in parte dal frutto. I frutti sono quasi come quelli del primo anno della fragola comune . I petali , quando il fiore è di poco aperto, sono erbacei o verdi gialli; alcuni si mantengono, altri imbiancano un poco : i frutti ros- sicci dalla parte del sole, dall'altra parte verdi un poco bian- chicci nel maturare { Duham . ih .) . A questa pare che preci- samente appartenga la Fragaria viridis n. i5. Enc. ili Flora Fiorentina. La varietà detta efflagellis ( Enc. ) cioè senza tralci o pol- loni striscianti non pare che si conosca fra noi se pure non è confusa con la minor o da stufa e. Nel carattere distintivo della Fragola comune ( vesca ) as- segnato da Linneo e da Persoon si fa molto conto dei peli dei peduncoli addossati al fusto , e di quelli dei pezioli distesi e non addossati : ma questi peli non sono poi veramente appressi o addossati ai fusti ma volti all' insù e qualche volta disposti per più versi. Producono le fragole comuni dei cespugli di foglie radicali ternate con stipula scariosa alla base formata da due punte ovato lanceolate acute : i pezioli tereti , più lunghi tre volte delle foglioline con peli orizzontali lunghi un poco solcati nella parte di sopra, le foglioline vengono dal medesimo punto ovate un poco cuneate alla base cioè mancanti di denti: le laterali sono più mancanti di denti nel Iato interno che nell'esterno, di sopra verdi con peli radi, sotto biancastre con i peli radi addossati specialmente nelle costole . Denti ovati acuti grandi con puntolina nella cima. L'ultimo o sia quello di mezzo più stretto di tutti gli altri. I nervi della fogha sono paralleli a ciascun dente . Producono scapi ramosi con peli più radi più corti volti per ogni verso alla divisione dello scapo che è di tre o quattro rami, vi è un peduncolo unifloro, che è il pri- mo a fiorire , gli altri rami sono dicotomi con altro peduncu- lo unifloro: nella dicotomia o alla prima divisione si trovano due foglie semplici ovate dentate peziolate stipulate : alla divi- sione dei rami secondar] sono due stipule ovate sessili acumi- nate, e due simili ne sono alla metà dei pedunculi degli ulti- mi fiori. Calice con peli appressi diviso fino alla base in dieci parti , cinque più esteriori più acute , cinque più interne acu- minate sessili , stami corti icosandri ineguali . Micheli osservò che sono tutti insieme uniti alla base formanti un cerchio . La fragola domestica ( egli dice ) /a il calice diviso in io denti cinque larghi e cinque stretti: il pistillo di questo* fiore è cir- condato da una corona di stami piani i quali vengono creati dalla detta corona o cerchio che è tutto d' un pezzo, e congiun- to nel fondo del calice in modo che non sì può separare. { Mich. oss. 4- 4^7 ), e ne dà una figura che mostra un cerchio vóto nel mezzo, il quale è formato dal frutto che si stacca per la sua maturità. Il frutto non è vera bacca, perchè i suoi semi Del Sic. Ottaviano Targioni Tozzetti . 21 3 non sono coperti da membrana, ma è ricettacolo divenuto car- noso, e spugnoso sugoso, e che porta sopra di sé i semi o ger- mi fecondati i cjuali sono aderenti sempre ad esso anche nell'ul- timo grado di maturità. Dalla ceppala della pianta nascono all'intorno dei tralci lunghi uno o due piedi, più sottili dello scapo i quali stri- sciando per tena diventano genicolati e producono radici e fo- glie, onde formansi nuove piante e cosi si moltiplicano pre- stissimo. Per avere delle buone fragole si raccolgono nei boschi queste nuove pianticelle e si trasportano nei giardini in ter- reno non troppo tenace, né troppo pingue, mescolandovi del terriccio , in luogo non troppo dominato dal Sole . Si possono dividere anche le ceppale delle fragole e ciò si fa nell' Autun- no. Si moltiplicaJio anche per seme, ma questa maniera più lunga è soggetta ad avere delle varietà . Rozier riporta diverse maniere usate da Duchesne per coltivare le fragole ( V. dict. d'agr. T. 5. /?. 54- ) le fragole sono piuttosto d'uso cibario che medico; e sono appetite per il loro sapore e grato odore; per altro da tutti gli autori di materia medica sono considerate come refrigeranti nelle febbri , e desiderate dagli Idropici per ismorzare la sete . Linneo dice di esser guarito dalla podagra con aver fatto uso per molti anni delle fragole, che sciolgono il tartaro dei denti [fior, suec et diss. de frag. ) e che giova- no ai calcolosi ( Widering ) ; secondo V Hoffmanno e Schulz giovano anche nell'etisia polmonare ( v. Murray, app. med.). L'acqua distillata di fragole s' imbeve del loro odore, e da al- cuni è reputata cosmetica ( Magn. Bot. monsp. ) Le fragole pe- state e lasciate fermentare danno un liquore spiritoso molto grato, e vinoso, la radice e le foglie posseggono qualità astrin- genti e concianti e l'infusione di esse diviene nera col vetriolo ( solfato di ferro ) , perciò il decotto delle foglie è stimato utile nei flussi di sangue e Pollich lo propone nei dolori dei denti, come pure l'impiastro fatto con le foglie fresche lo loda per i tumori acquosi {fior. Palat. ) Le Pecore e le Capre mangiano le foglie di fragola, le Vac- che ed i Buovi non ne cercano, edt i GavsJLUjed i Majali le rifiutano ( W'ulerìng ) . ii4 TENTATIVI DIRETTI A INDAGARE LE LEGGI DELLA VITALITÀ NELL'ECONOMIA ANIMALE MEMORIA Del Signor Stefano Gallini Ricevuta li 2.\ Luglio 1808. Ne Iella memoria del Sig. Pietro Moscati inserita nel volume decimo terzo parte fisica di questa Società Italiana alla pagina 3io ho letto con molta attenzione le riflessioni, che accom- pagnano l'esposizione di due singolari prodotti animali, l'uno di calcoli orinar] in una donna , dei quali un quinto e piìi era fosfato di calce al minimum d'ossidazione, l'altro di muriato di soda cristallizzato, di cui abbondava e la saliva d'un am- malato, e nello stesso tempo l'umore di una piaga, ch'esso aveva al piede . Siccome la lettura di quelle riflessioni mi h?i confermato in alcune mie deduzioni, mi lusingo , che non sa- rà senza utilità ch'io esponga in questo breve discorso come quelle deduzioni possine sei-vire di guida alle indagini intorno la natura della vitalità e intorno il modo, con cui questa in- fluisce in tutti i prodotti e in tutti i fenomeni dell' economia animale . Dacché nella fìsica de' corpi animali viventi furono intie- ramente abbandonate quelle ipotesi, che tutto volevano far di- pendere da impulsioni, e tutto volevano, che fosse diretto dal- le leggi della Meccanica propriamente detta , i flsiologhi sem- brano essere divisi in due classi: in quelli cioè, che i prodi- giosi fenomeni dell' economia animale fanno derivare da forze o da principi vitali, di cui non determinano però la natura, né le leggi; e in quelli, che intatti questi fenomeni l'influen- Del Sig. Sx£FA^;o Galuni . ai 5 aij za sola delle chimiche affinità vorrebbero ravvisare . Io ho sem- pre desiderato , che qualche genio felice volesse segnare la strada di mezzo tra questi due estrerai; determinando soprat- tutto ciò , in che consistono queste forze vitali o fissandone le leggi; e non trascurando inoltre quell' influenza che pur devo- no avere le chimiche affinità dei molteplici principj finora in- decomponibili, che costituiscono le molecole, per cosi dire, primitive animali. Quantunque io avessi giudicato, e giudichi ancora che le stesse forze vitali risultano da modi particolari di operare delle chimiche affinità, che uniscono gli elementi delle molecole animali viventi, pure non mi sono mai allon- tanato dall' opinione enunziata sino dal 1 792, nel mio Saggio d' osservazioni concementi i nuovi progressi della fisica del cor- po umano, ove nel discorso ai lettori ho sci'itto , che le azioni di queste forze ( vitali ) regolano le mutazioni , a cui soggiacereh- hero i fluidi animali in grazia dell' affinità dei loro elementi, e limitano quelle mutazioni ad alcune costanti, e successive . Io aveva cercato nel seguito di quel mio saggio di deter- minare non solo che tutte le forze vitali si potessero ridurre ad una sola , e si dovessero considerare gradazioni soltanto di- verse della medesima, ma eh'' essa forza ancora , ch'io nomino vitalità consistesse o dipendesse da una tale mobilità degli ele- menti componenti le molecole primitive animali^ la quale lascia bensì quelli più o meno pronti a cambiare la mutua positura e proporzione loro, ma li rimette con una corrispondente pron- tezza alla positura, e proporzione di prima o prossima a questa. In qualche produzione posteriore volendo esprimere con piìi precisione questa idea ho aggiunto, che la vitalità consista in un equilibrio attivo tra le reciproche azioni dei molteplici prin- cipj finora indecomposti, che costituiscono le molecole o secon- do il Dumas gli elementi primitivi degli animali viventi. In grazia di questo equilibrio i principj mobilissimi tra loro, e mutabilissimi in conseguenza nella mutua positura, e propor- zdone, sono prontissimi egualmente a rimettersi alla positura, e proporzione loro naturale, ajutati nell'ultimo caso dalla con- tinua distribuzione, e circolazione della materia nutricia, che somministra alle molecole quei principj , che nell'istante sepa- rati vengono nell'istante assorbiti dai sempre vicini inalanti. Per quell'equilibrio ancora o per meglio dire per la vitalità diversamente graduata deve arrivare , che nei nervi la impres- aio Sulla Vitalità' Nell'Economia Animale ec. sione, e la remissione dall'impressione siano così istantanea- mente alternate, che non apparisca alcun cambiamento in essi, né allorché, ricevono Timpressione, né allorché la trasmetto- no di molecola in molecola, né llnalmente allorché si rimet- tono dall'impressione nell'istante, che la trasmettono: e che nelle parti contrattili e turgescenti con meno prontezza la im- pressione e la remissione siano alternate, di modo che i prin- cipj indecomposti cambiati nella loro mutua positura , e propor- zione operino tra loro con una diversa affinità per avvicinarsi o allontanarsi reciprocamente, e per avvicinare o allontanare le molecole da essi composte , onde risulta nei primi la con- trazione del volume, negli altri l'espansione o la turgescenza susseguite prontamente da una remissione allo stato di prima . La vitalità cosi definita rende certamente ragione dei va- rj fenomeni, con cui le varie gradazioni di essa si manifestano nei nervi, nei muscoli, nelle membrane, e nel tessuto stesso più evidentemente celluioso, nel tempo medesimo, che ci fa co- noscere, come queste gradazioni soggiacciano ad alcune modi- ficazioni che fanno variare l'eccitamento, o la intensità della loro azione, e che sono quelle dal sopraccitato Dumas conside- rate nella classe di trasformazioni di organi relative alle loro proprietà, e funzioni. Ma inoltre tutte le osservazioni condu- cono a questo fatto generale, che le fibre animali viventi, anzi le stesse molecole viventi differiscono da quelle , che più non godono, e che mai non hanno goduto della vita in ciò soltan- to, che le prime sono facilmente impressionabili e prontamente si rimettono dall'impressione, sia questa ricevuta direttamente dai corpi esterni, o sia ricevuta mediante la impressione delle molecole, con cui prossimamente sono coerenti; mentre le altre allorché sono obbligate a cambiare la positura, e la proporzio- ne dei loro elementi, nel che consiste la impressione, passano a costituire molecole di nuova composizione, e non rimettono più i loro elementi alla positura, e proporzione di prima . Final- mente qualunque sia la causa di questo equilibrio attivo, dei quale io non oserò dire, se non che é un fatto costante, e ge- nerale, la vitalità non può confondersi con la semplice eccita- bilità di Brown, che esprimeva con meno esattezza i fenomeni della forza o proprietà, che distingue i corpi viventi dai non vi- venti o da ogni altro corpo . Questa proprietà non può conside- rarsi puramente passiva come voleva quel celebre scrittore e come Del Sic. Stefano Callini . 217 come volevano 1 suoi partigiani, che giudicarono per sino la vita stessa essere uno stato passivo. Ma questo equilibrio attivo, sia che esso dipenda, come io giudico, dalle sole chimiche affinità, bilanciate tra loro in un modo particolare, sia che riconosca per causa un aliquid ignoto , che alcuni vollero chiamare elemento o piincipio vi- tale, esso sempre costituisce una forza particolare, e le sue va- rie gradazioni, manifestandosi con particolari, e costanti feno- meni possono meritare senza dubbio, che si designino col nome di altrettante forze vitali o con quello almeno di vitalità spe- cifiche. Ora io ho giudicato sempre, che i successivi cambia- menti di composizione degli alimenti, e degli umori animali siano molto dovuti alle chimiche affinità degli elementi, per le quali le molecole degli uni, e degli altri composte di molti principi semplici devono , allorché sono mescolate tra loro, de- comporsi reciprocamente, e sempre prontamente ricomporsi iu una diversa proporzione. Ma ho sempre parimenti pensato, che le forze vitali regolandone la successione proporzionatamente alla loro natvira, e all'intensità della loro azione, dovessero ne- cessariamente influire nella produzione di quei cambiamenti . Tutte le sostanze organiche prive di vitalità esposte a deter- minati gradi di temperatura, sciolte in una certa quantità di. acqua, e sotto l'influenza di un più o meno libero accesso di aria atmosferica ec. soggiacciono a diverse, ma determinate fermentazioni. E perchè gli alimenti, e gli umori animali ob- bligati a mescolarsi tra loro con un certo ordine, con una certa impulsione, per un determinato tempo, e stiascinati in un cir- colo, che per quanto sia poco soggetto avariare nella sua ce- lerità, deve però sempre or facilitare la mistione e la reciproca soluzione , ora la separazione e la nuova formazione di molecole ridotte a minore numero o quantità di elementi, perchè, di- ceva, gli alimenti, e gli umori animali non devono con una certa costanza passare a differenti gradi di maggiore composi- zione, o ritornare a quelli di minore composizione, e nell'un caso, e nell'altro passare a differenti gradi di assimilazione cor- rispondenti ai bisogni dell'economia animale? Non mi sembra necessario di citare a questo proposito nuo- ve esperienze, né di prolungare il discorso coli' esposizione det- tagliata dei preparativi . Una breve riflessione sopra tanti fatti certi deve persuadere, che i prodotti di quelle assimilazioni Tomo XIV. a8 2,ii) Sulla Vitalità' Nell'Economia xÌisiitale ec . corrispondono alla natura delle chimiche affinità, ed all'inten- sità delle forze vitali . Intanto molte ripetute osservazioni as- sicurano, che gli alimenti quando sono disciolti, e disciolgono la saliva, il succo gastrico, il succo pancreatico e la bile, sog- giacciono a quella serie di decomposizioni, e di ricomposizio- ni, perle quali nella cavità della bocca risulta il ])OCCone atto ad essere inghiottito, nello stomaco il chimo, e nell'intestino duodeno, mediante soprattutto la precipitazione delle feci, quel fluido compostissimo, omogeneo, dolce-zuccherino, bianco nell' uomo, ed in molti animali, pellucido in altri, che vien nomi- nato il chilo. Osservazioni egualmente costanti manifestano, che il chilo nel suo tragitto dai vasi inalanti del tiibo alimen- tare sino al condotto toracico, incontrando i varj umori ani- mali, che da diverse parti gli altri inalanti concentrano nello stesso condotto, deve essere sciolto da essi, e deve scioglierli per costituire sempre quel nuovo fluido omogeneo, che si trova al di là del tronco, in cui si fa la loro mistione, sinché nel condotto toracico esso chilo abbia acquistato quella coagulabi- lità, che estratto manifesta allora soltanto, e per cui, a mio parere, si deve dire, che abbia cambiata la natura di chilo in quella di linfa. Mi sembra certamente che il cel. Halle trovan- do , che l'umore raccolto dal condotto toracico si separa su- bito in due sostanze, di cui la più condensata, o la coagulata ha alla sua superfìcie una leggera tinta di rosa, non doveva più considerarlo uh semplice chilo . Finalmente è una cosa di fatto che quella linfa si mescola nei vasi venosi ed arteriosi, e soprattutto nelle cavità del cuore col sangue rossocupo re- duce da tante parti per mezzo delle vene, e già depurato per le vie dell'orina, e della bile dei principi , che non sono più facili a decomporsi, e ricomporsi per avere acquistata o l'in- solubilità propria dei sali, di cui se ne carica l'orina, o quella disposizione a costituire le lamine coerenti della sostanza adi- po-cerosa che si osservano nella bile, particolarmente cistica: ed è parimenti cosa di fatto che la linfa viene sciolta dal san- gue e lo scioglie per convertirsi insieme in un fluido omoge- neo di nn rosso florido, d'una temperatura, e di ima certa condensazione, che sangue arterioso o rosso-florido si chiama. Altro di fatti non si può agginngei'e, se non che quel misto trapassando per la piccola circolazione si libera di molto idro* geno, e di molto carbonio, che l'ossigeno atmosferico attrae i Del Sic. Stefano Gallini. aig seco combina, e riduce, o in un vapore acqueo, ed in gas acido carbonico che seco trasporta nell'espirazione, o in ossi- di, che sono riassorbiti dagl' inalanti . L'influenza delle chimiche affinità in tutti i prodotti ani- mali è maggiormente confermata dall' osservare che il sangue ultimo prodotto della maggiore composizione animale parten- do dal centro della sanguificazione, eh' è il cuore, passa al tron- co dell'aorta, e si distribuisce per i vaij rami di questa arteria^, soggiacendo sempre a quelle minime variazioni di celerità, e di temperatura, che tendono a decomporlo, e che per i pori o minimi canaletti esalanti lasciano trapelare i suoi principj in una proporzione sempre diversa, acciocché questi separati si riordinino tra loro in una nuova proporzione , e costituiscano i varj fluidi delle secrezioni, e della nutrizione. So che alcuni fisiologia attribuiscono le varietà delle secrezioni alle diverse sensibilità particolari o specifiche dei pori esalanti, e dei con- tigui o continui vasi inalanti, e secernenti, per cui gli uni, e gli altri scelgono e danno libero egresso od ingresso a quei principj soltanto, che aggregati separatamente costituiscono i fluidi particolari . Questa opinione mi sembra una conseguen- za dell'altra di alcuni chimici, che gli elementi stessi abbiano una affinità elettiva, per cui non solo due di essi si cercano reciprocamente, ma si abbandonano ancora al caso, che un ter- zo elemento più affine o con l'uno o con l'altro entri nella sfera della loro attività . Berthollet, il cui merito in simili ri- cerche chimiche è sommo, ha fatto vedere, che quando un elemento entra nella sfera di reciproca affinità di altri, il più debole di questi non cede il campo al nuovo preponderante, ma tutti si bilancierebbero le loro azioni per costituire sem- pre molecole omogenee più composte, se nell'atto di separarsi dalle prime unioni per bilanciare tra tutti le mutue azioni , la volatilità gasosa, e la gravità specifica, che alcuni o isolati o uniti prontamente acquistano, non li obbligasse a separarsi immediatamente dalla massa degli altri, e ad uscire dalla sfera di attività di questi . Ora simili effetti dovendo certamente ac- cadere nelle mistioni dei varj fluidi animali , in grazia spezial- mente della varia celerità, con cui devono insieme circolare, e per cui hanno più o meno di tempo di operare reciproca- mente, quelli possono rendere ragione della varietà delle se- crezioni senza ricorrere a una sensibilità elettiva, la quale aao Sulla Vitalità' Nell'Economia Animale ec. quand'anche si potesse ammettere, altro infine non esprime- rebbe, se non che i varj organi secernenti separano un umore diverso, perchè hanno la facoltà di separarlo. L'ultimo risul- tato delle nostre indagini suU'origine dei fenomeni o dei pro- dotti naturali è per verità sempre questo; cioè ch'essi acca- dono perchè accadono . Ma a questo risultato dobbiamo arre- starsi, quando non si presenti alcun mezzo di analizzare ulte- riormente i fatti, e di conoscere la loro filiazione da altri più semplici. D'altronde nel caso nostio tanto meno si può con- cedere, che la varia sensibilità possa sciegliere ciò, che con- viene, poiché non si tratta di separare le molecole dell'umore secreto, che prima esistessero nel sangue; ma di ricevere i medesimi principj indecomposti in una proporzione soltanto va- riata, in grazia della quale essi formano le molecole dell'umo- i"e particolare, che da ciascun organo si trova secreto. Ma in tutte le composizioni già accennate , da cui risul- ta il chimo, il chilo, la linfa, il sangue, come ancora in tutte le separazioni o formazioni di nuovi fluidi di minore composi- zione, elle col nome di retrograde decomposizioni del sangue io crederei poter generalmente designare, concorrono certa- mente le varie gradazioni , ed i varj cangiamenti d' intensità nell'azione della vitalità del cuore, dei vasi arteriosi^ dei pori esalanti, e dei vasellini inalanti; siano questi ultimi le radici del sistema linfatico, siano le radici ancora dei particolari escre- torj . La certa corrispondenza di quei progressivi cambiamen- ti tanto nelle composizioni, che nelle retrograde decomposi- zioni de' fluidi animali non solo con la varia natura delle molecole, che si mescolano, o con la varia proporzione degli elementi, che si separano, e trapelano per i pori esalanti , ma col diverso grado ancora d'intensità d'azione odi eccitamen- to della vitalità deve assicurare la proposizione . Attendendo diligentemente a queste ultime corrispondenze è da lusingar- si, che ben presto si conosceranno le leggi, con cui la vita- lità, e le sue gradazioni o modificazioni tutte si manifestano con varj fenomeni , e danno origine a varj prodotti animali . La facile spiegazione, che il Sig. Moscati con la solita sua sa- gacità ha saputo dare alla formazione dei due nuovi prodotti animali da lui osservati in due casi morbosi, accresce vieppiù la speranza, che si possano presto conoscere quei pochi fatti semplici, che quali leggi concorrono con la variamente prot- DnL Signor Stefano Gallini , aai porzionata loro influenza alla produzione di così molteplici le- nomeni, e prodotti animali . L'osservazione giudiziosa, che il celebre Scrittore fa sui mezzi ignoti , con cui la natura orga- nica divide certamente la silice nelle sue più fine particelle, e la converte in altri principi per produrre probabilmente con questi il carbonato di calce, deve farci asserire con più fran- chezza, che quand'anche nell'esaminare i prodotti animali nel- le varie circostanze della vita, non riesca di sorprendere la na- tura nelle sue operazioni , e di conoscere il modo suo d'operare per imitarla: pure alcuni principi che sono creduti indecom- ponibili , con i mezzi noti e con le chimiche affinità operanti in tante circostanze né si decompongono in più semplici, né risultano composti da questi, soggiacciono con l'aiuto delle for- ze vitali a determinate decomposizioni o sono portati a nuove composizioni. Il fosforo, la calce, la soda, il ferro, l'acido mu- riatico ecc. hanno origine da queste sole forze, quando il Gal- vanismo, come ben riflette il Sig. Moscati, non ci additasse un nuovo mezzo di produrre o nell' un modo o nell' altro al- cuni di questi principi creduti indecomponibili . Nel mio saggio d'osservazioni pubblicato nel 1792, aveva accennato, che il fosforo in particolare potrebbe avere quella origine animale; potrebbe cioè derivare in grazia delle forze vi- tali, che o lo separerebbero dal carbonio, di cui fosse un com- ponente, o lo comporrebbero coli' unire qualch' altro principio al carbonio. Qualunque sia l'origine, l'influenza sua nell' eco- nomia animale è certamente massima . Esso ultimo risultato dell'assimilazione delle sostanze animali solide, e fluide sembra pronto ad unirsi all'ossigeno, che incontra, o quando con la traspirazione esce dal corpo vivente per mezzo degli esalanti cutanei, e polmonari, o quando con i succhi inservienti alla digestione si mescola cogli alimenti nelle interne cavità del tu- bo di questi, ov'è sempre libero l'accesso dell'aria atmosferi- ca. Esso fosforo così unito all'ossigeno forma un ossido anima- le, che o viene riassorbito dagl' inalanti sempre prossimi con le loro boccuccie agli esalanti, o seguita gli alimenti, e gli umori da quelli formati nelle cavità, e canali, per cui quasi in un continuo circolo questi trapassano. Ma nell' un caso, e nell'altro il fosforo con l'ossigeno sembra costituire quell'agen- te, che alle volte favorisce le più intime mistioni , e mette gli elementi a portata di bilanciare le loro mutue azioni per prò- sai Sulla Vitalità' Nell'Economia Animale ec. durre molecole sempre omogenee, ma sempre nuove: alle volte ancora facilita le separazioni e precipitazioni di quelle mole- cole, che difficilmente scioglierebbero, e sarebbero sciolte dalle altre, che o sono prossime ad assimilarsi o non hanno alme- no oltrepassato di molto il punto dell'assimilazione. Io credo che si possa portare alla dimostrazione l'esistenza, e l'influen- za di questo agente, che il fosforo ultimo prodotto dell'assimi- lazione animale forma unendosi a nuovo ossigeno. Si può difFalti grandemente sospettare, ch'esso sia quell'agente, per cui il chi- mo risulta acescente nello stomaco, per cui gli escrementi si rendono acidi negl'intestini, nello stesso tempo che il chilo acquista una dolcezza zuccherina, per cui il chilo appena mu- cilagginoso si converta in linfa coagulabile nel condotto tora- cico e per cui la linfa si cangia in sangue nei vasi sanguigni . E per non enumerare tutti i prodigi di c[uell'agente, esso è quel reattivo, per cui i sali resi insolubili, e non più atti a soggiacere a nuove decomposizioni, e ricomposizioni escono ab- bondantemente insieme coll'orina. In tutte quelle prime assi- milazioni progressive degli alimenti, e degli umori animali si osserva, che viene aggiunto, e mescolato con essi del nuovo ossigeno atmosferico ridotto a poter essere inalato o attirato dagl' inalanti per avere perduto lo stato gasoso mediante la sua unione con qualche principio animale: ed al proposito dell'ori- na siamo certi, che nei casi i più ordinar] essa si trova con sovrabbondanza di acido fosforico, il quale è atto a tenere sciol- ti i sali nell'acqua, e ad impedire la formazione dei calcoli orinai^ . Ho considerata ancora l'altra proposizione esposta dal Sig, Moscati nella citata memoria, in cui asserisce, che uno stro- mento di una costituzione eguale, maneggiato da costante for- za, ed operante sui medesimi principi non possa, che fabbri- care identici e costanti prodotti. Essa è certamente vera in tutta la sua estensione. Oserei pei-ciò dire, die oltre al poter essere applicata allo operazioni di tutti quegli organi, in cui la massa degli umori animali continuamente circolando soggia- ce ai cambiamenti progressivi di maggiore composizione e di retrograda decomposizione, possa esserlo ancora alle operazio- ni di tutti quegli altri organi, che nella mia divisione dei si- stemi di parti costituiscono il nervoso o il senziente. E noto, che alcuni di questi organi servono a ricevere le impressioni Del Sic. Stefano Callini . 22.3 dai;li o"getti esterni, dai corpi introdotti nell'interne cavità, e da"li umori stessi circolanti, e che l'estremità nervose di essi inviluppate da membrane, e da altri tessuti semplici sono propriamente dette impressionabili, e costituiscono i varj sen- sorj, di cui cinque di esterni se ne enumerano. È noto egual- mente, che altri organi ricevono le impressioni dal cervello a loro trasmesse per mezzo di nervi, le cui estremità penetran- do un tessuto di fibrille contrattili o turgescenti sì dicono mo- trici, e costituiscono unite a quei tessuti gli organi del moto. Finalmente è noto che i sensorj trasmettono le impressioni al cervello e che gli organi del moto le ricevono dal cervello , in modo che questo è il centro massimo, ove esse impressioni si concentrano, e per così dire si compongono, si decompongo- no e si ricompongono nello stesso tempo , che si diffondono per i nervi dell'estremità motrici con quella varia proporzio- ne d'intensità, che le modificazioni da esse impressioni rice- vute nel cervello devono esigere . Sembra per verità, che finora altro non si abbia voluto tenere per dimostrato, se non che le impressioni arrivate al cervello in vario numero eccitino un senso di piacere , o di molestia sotto quelle infinite modificazioni, che le varietà de' moti susseguenti manifestano. Né io parlerò qui degl' altri fatti egualmente certi , con i quali si può meglio conoscere l'origine, e la filiazione di tutti i fenomeni, che sotto il no- me di operazioni spirituali sono designati. Di questi, e della loro utile applicazione qualche cenno ho fatto nel nuovo mio Saggio d' ossen'azioni fisiologiclie. pubblicato nell'anno 1807: e ne parlai più estesamente in una Memoria letta all'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova in parie nel I7q5, e in parte per la malignità dei tempi in questi ultimi 1006, 1807. Quantunque in questa Memoria, ch'lia per titolo D^IV educazione delle facoltà intellettuali suggerita dalla costituzio- ne fisica del cervello, l'oggetto importante sia stato quello di far vedere , che dalle leggi , che le impressioni seguono nel cervello sì nella loro successione, e nell'acquisto di energìa e d' intensità , come nel variamente combinarsi tra loro era facile il derivare alcune regole per dirigere l'educazione del- le facoltà intellettuali dei giovani e per fare loro acquistare la maggior sicurezza ed energìa nelle operazioni di esse fa- coltà, pure ho cominciato e doveva cominciare dal diie, che 2,^,4 Sulla Vitalità' Nell' Ecoinomxa Animale ec. alle modificazioni tutte , a cui per le leggi dell'economia d«l cer- vello sono soggette le impressioni ad esso trasmesse, e in esso prodotte, e riprodotte, corrispondano sempre altrettante per- cezioni nel noi o nell'anima . Quindi ho dimostrato che in quel determinato grado di azione o di eccitamento del cervello, a cui corrisponde ciò che si dice attenzione dell'anima, questa debba distinguerle separatamente , e in questo modo formarsi o for- mare le idee, i giudizj, i ragionamenti, le determinazioni, nel- lo stesso tempo che le impressioni partendo dal cervello danno occasione a quei movimenti, che esprimono, manifestano, ed eseguiscono quelle varie percezioni . Questo mio lavoro , che mi lusingo poter meritare d'essere pubblicato nel primo nuo- vo volume degli Atti dell'Accademia, mi sembra non solo da- re una sicurezza sull' esito dell' educazione delle facoltà intel- lettuali, ma dispensare ancora dallo studio d'una metafisica detta da alcuni moderni trascendentale , di cui in Germania dietro la dottrina di Kant è stato fatto un glande abuso . Limitandomi però al pi'esente mio scopo devo far riflet- tere , che le osservazioni tutte conducono all' importante ri- sultato , che in tutte le funzioni successive degli organi del sistema nervoso o senziente le impressioni si concentrano nel cervello, ove prima si compongono in varie forme, tanto per la moltiplicità varia di quelle che sono contemporaneamente trasmesse , quanto per la facoltà del cervello di riprodurre quelle, che altre volte furono contemporanee; ed ove in se- guito decomponendosi, per così dire, in un ordine inverso o retrogrado si diffondono per i nervi , che vanno agli organi del moto . Checché un celebre giornalista abbia voluto dire contro il paralello, ch'io feci in altra occasione tra il sistema vascolare o vegetante ed il nervoso o senziente, non è lonta- no dal vero, che in questo ultimo accada alle impressioni ciò, che nell'altro avviene alle molecole degli umori animali. Nel sistema vegetante le molecole di varia composizione sono as- sorbite, e mescolate sempre tra loro nei tronchi dei vasi, ac- ciocché con un determinato progresso risultino sempre più composte ed acciocché arrivate al centro del sistema, eh' è il cuore, passino a distribuirsi per l'altra parte del sistema, ove si decompongono in un modo retrogrado, ma egualmente de- terminato e progressivo . Nel sistema senziente le impressioni varie per il modo diverso , e per la diversa forza , con cui i corpi Del Sic. Stefano Gallini. aaS corpi operano quando le producono^ sono dalle estremità im- pressionabili trasmesse, e concentrate tra loro, a fine che nel cervello risultino impressioni sempre variamente composte. Le fibre nervose, che le trasmettono si concentrano in cordoni, in plessi, in ganglj, e finalmente nel cervello eh' è il centro di questo sistema . Nel cervello poi si decompongono , ed in un modo quasi retrogrado si semplificano , dando origine alle corrispondenti percezioni del noi o dell' anima , che rendono varie , ma determinatamente progressive le operazioni spiri- tuali, o le serie d'idee, di giudizj, di ragionamenti, di deter- minazioni, non che dei moti corrispondenti a tutte quelle se- rie di percezioni . E siccome la conoscenza della disposizione dei varj ordini di cavità e di canali , per cui gli alimenti , e gli umori diversi con una costante progressione sono portati in circolo, e mescolati tra loro, ci fece meglio determinai'e la causa dei progressivi loro cambiamenti , tanto nelle maggiori loro composizioni che nelle retiograde decomposizioni : così l'attento esame della posizione dei varj organi, per i quali le impressioni successivamente sono trasmesse, tanto allorché dai sensorj si concentrano nel cervello, ed in questo si com- pongono, quanto allorché si decompongono per diffondersi dal cervello agli organi del moto fisce, e farà meglio intendere la ragione delle varie serie di percezioni, e di moti, che si con- catenano con un certo ordine ^ e con una certa corrispondenza. Il celebre Senatore e Medico Cabanis nell' insigne sua opera Rapports da physique et du moral de Vliomme volle dire, che il cervello digerisce le idee , come lo stomaco fa degli alimenti . Io credo però, che sia più esatto il dire, che il cer- vello centro del sistema senziente riceva, e combini le impres- sioni venienti con diverso modo, e con diversa forza, e dire- zione dai varj sensorj per decomporle poi in un ordine retro- grado, ma determinato dalla positura dei varj nervi che van- no agli organi del moto variamente disposti , e conformati , come il cuore centro del sistema vegetante dai varj umori ve- nienti da diverse parti compone il sangue per disporlo subito a una retrograda decomposizione determinata dalla varia po- sizione , e conformazione dei pori esalanti e degli organi se- cernenti . Ora applicando la proposizione generale sopraccitata del Sig. Moscati sui costanti, ed identici prodotti, che si devono Tomo XIV. 2,9 a2,6 Sulla Vitalità' Nell' Economia Animale ec. attendere dagli organi di un'eguale costruzione, maneggiati da costante forza, e operanti sui medesimi principi, mi pare," che quando oggetti simili per non dire identici fanno impres- sione soltanto in sensorj simili , e questi le trasmettono sol- tanto con eguale forza, e con eguale direzione al cervello si- milmente conformato , e maneggiato da costante capacità di riceverle, di associarle, di riprodurle, e di comporlo con de- terminate leggi , e finalmente quando quell' impressioni cosi determinatamente modificate, e decomposte nel cervello devo- no essere trasmesse ad organi del moto similmente fabbricati e disposti, le percezioni, ed i moti, che sono l'effetto corri- spondente alle impressioni nelle varie parti saranno ancora si- mili tanto nella successione loro progressiva, che nella retti- tudine delle prime , e nella conispondenza dei secondi . Per non avere atteso alle particolari circostanze dell' organizza- zione, e posizione dei vasi inalanti, dei vasi esalanti, dei se- cernenti, e per non avere attentamente osservati i moti ed i miscugli successivi degli umori; come per avere negletto di osservare la progressiva diffusione , e concentrazione dell' im- pressioni dai sensorj al cervello , e la progressiva loro distri- buzione dal cervello agli organi del moto, molti prodotti ani- mali, e molti fenomeni vitali risultanti da opeiazioni conosciu- te sotto il nome di spirituali non manifestano la loro origine e filiazione . Ma per non avere inoltre fatto attenzione alle differenze , che un diverso grado d' intensità d' azione o di ec- citamento delle forze vitali poteva generare , molti altri pro- dotti e fenomeni restarono inesplicabili. È certamente nello stesso modo , che un diverso eccitamento del cuore e del si- stema vegetante fa variare l' ordine , e la natura delle compo- sizioni e decomposizioni degli umori animali , un vario grado di eccitamento del cervello , e dei nervi deve far vai'iare le composizioni e decomposizioni dell'impressioni, e quindi le loro associazioni , tanto nell' istante , che sono trasmesse per la prima volta dai sensorj al ceivello, quanto allorché vengono soltanto riprodotte . A un determinato grado di eccitamento del cervello cor- risponde quell'attenzione del noi o dell'anima, che lascia di- stinguere le impressioni a misura, che arrivano, che si com- pongono, o che si decompongono nel cervello medesimo, e che lascia operare le tre diverse gradazioni della facoltà in- Del Sic. Stefano Gallini. 227 tellettuale, quella cioè di percezione propriamente detta, quel- la d'immaginazione, e quella di volizione, come ho fatto ve- dere nella citata Memoria, e come ho accennato nel mio nuo- vo Saggio . Ora siccome un moderato grado di eccitamento e di attenzione è necessario, a fine che le impressioni siano di- stintamente percepite, ed a fine che i giudizj intorno le loro differenze siano retti, fi)rza è confessare, che un grado di ec- citamento , e di attenzione maggiore o minore influirà a va- riare l'ordine, e la corrispondenza nella successione, e quin- di nelle associazioni delle impressioni , e delle corrispondenti serie di percezioni e di moti, che costituiscono le operazioni spirituali . Quindi tutte le cause , che possono far variare il grado di eccitamento nel cervello, possono produrre in quell' operazioni i varj gradi di disordine , i cui due estremi sono la fatuità e la manìa con furore e delirio . Ma quando tutto questo è vero, si dedurrà certamente, che il medico convin- to, che la rettitudine delle operazioni spii'ituali più, che dal- le diverse impressioni trasmesse al cervello, dipenda da un moderato grado di eccitamento del medesimo , potrà limitare la sua cura nel ridurre l'eccitamento al grado conveniente, senza imbarazzarsi a determinare l'origine delle modificazio- ni di quelle operazioni medesime, che sorpi-endono certamente nelle malattie per l' infinita loro varietà . In ogni modo però simili indagini , che non solo possono istruire quelli che ve- gliano all' educazione dello spirito della gioventù , ma quelli ancora che devono rimediare ai disordini del medesimo , i quali rendono più terribili le malattie, mi sembrano della più alta importanza, e possono condurre la fisiologia alla sua maggior perfezione e ciò che più interessa alla maggiore utilità . Io termino col desiderare, che questi pochi cenni possano ecci- tare i fisiologhi a preferire questo genere di ricerche a quel- le che sono suggerite vagamente da alcune sperienze fisiche, o galvaniche, il cui effetto, come la loro causa, è particolare di alcune determinate circostanze . aa8 DI UNA STRAORDINARIA ROTTURA DEL CUORE MEMORIA Del Signor Valeriano Luigi Brera Presentata dal P. Pompilio Pozzetti Li 3o Ottobre 1807. Caso. vJna Signora della Città di Crema, dell'età d'anni 66 compiti, trovavasi nel giorno 17 Luglio 1806 convalescente da una piressia continua semplice facilmente superata col re- gime antiflogistico, quando repentinamente sul fare del mez- zo giorno sorpresa da un dolore violentissimo , pungente e presso che insopportabile alla regione media dello sterno, fram- mezzo a convulsioni orrende , a freddi sudori , a difficoltà som- ma di respiro, perdette la favella, la facoltà d'inghiottire, e cadde soporosa . Accorso dopo brevi istanti all'oggetto di porgerle qual- che soccorso, se ne giaceva con occhj chiusi, coperta univer- salmente da freddo sudore, colle estremità gelate, ad onta del calor sommo della giornata ( segnando il termometro di Reau- mur li a6 gradi sopra lo zero ), con polsi irregolari, frequen- ti, celeri e mollissimi. Chiamata ad alta voce apriva gli occhj, che si ravvisavano languidissimi, appannati ed immobili, dava segni di comprendere benissimo quanto le veniva detto , e portava la mano ora destra ora sinistra nel mezzo dello ster- no , volendo in simil guisa indicare , essere ivi la sede della feroce sua malattia . Dopo pochi istanti ricadeva di nuovo so- porosa; e frammezzo allo stato di letargo, da cui pareva sor- presa, apriva tratto tratto gli occhj, balzava seduta sul letto, e mandando celeri ed interrotti sospiri, accompagnati da qual- che flebile urlo, ora con questa, ora con quella mano^ oppu- re anco con ambedue si comprimeva intensamente lo sterno, e tramortita piombava tosto distesa sul letto . Fenomeni cotanto stravaganti e insieme terribili, uniti al plorabeo colore della sua faccia , ad una sensibile e successi- Dbl Sic. Luigi Brera. aag va depressione de' polsi, al nessun benché minimo ostacolo nel trattare il basso ventre, nel mentre che per ogni dove si riguardava la malattia qual effetto d'una lenta apoplessia , mi indussero a considerarla sotto tutt' altro aspetto; e perciò non ebbi difficoltà di pronunciare in iscritto, che una letale affe- zione di cuore , qualunque dessa esser potesse ( non essendo stato al fatto della preceduta malattia ) , poteva sola essere la causa d' una scena quanto inaspettata , altrettanto lugubre e fatale . Né a ciò credere venni solo indotto dalla circonstan- ziata osservazione de' sopradescritti accidenti; imperocché finì di persuadermene l'esplorazione della parte media, e lateiale si- nistra del petto fra la terza e la quinta costa, nel qual punto portata la mano si comprendeva un profondo ed ottuso sì, ma languido e irregolare palpito dell' intiera massa del cuore , il quale pareva muoversi come se fosse stato per ogni dove cir- condato da un corpo comprimente ed elastico ; movimento cui era pure corrispondente quello de' polsi e delle carotidi . Potei inoltre confermarmi viemeglio nella già fatta diagnosi al ricor- darmi, che già da sei anni, da me visitata questa femmina, per sospetto di aneurisma al cuore, ebbi in essa occasione di scor- gere questo viscere in qualche modo affetto da vizio persisten- te, sebbene rimarcare non lo si potesse d'indole aneurismatica. L' essere inoltre stato informato , che familiari le erano da molti anni le irregolari palpitazioni di cuore , le convulsioni sincopali , un certo qual lieve torpore nel braccio sinistro , e soprattutto una veramente straordinaria versatilità de' polsi , essendo ora duri , pieni , e tesi , e dopo pochi momenti pro- fondi , piccoli e molli , ora mantenendo un ordine inverso ; furono per me altrettanti criterj , onde poter decidere , che dal cuore solo partir doveva la turba de' sintomi , che si os- servavano in questa infelice , la cui vita divenne oramai di- sperata. Prestati ciò non pertanto que' soccorsi, che in simili casi , sebbene inutili , l' Arte suggerisce , e una pur troppo fallace lusinga richiede , quantunque non venissero coronati dal benché minimo successo, tutta l'assistenza de' curanti do- vette limitarsi ad una fredda osservazione . Il rimanente per- ciò del giorno 17 si mantenne in simil luttuoso stato, e solo all'avvicinarsi della mezza notte sempre più irregolari e ap- pena sensibili le divennero i polsi , e totalmente perdette la facoltà di muovere il braccio sinistro . Una scossa convulsiva a3o Di UNA STKAonDiNAni \ Rottura del CaoRE. generale , accompagnata da copiosa comparsa di viscido e fred- do' sudore , da totale abbassamento e cessazione de' polsi , da sensibile estinzione de' languidi movimenti del cuore , e da una veramente graduata sospensione della già corta e sospi- riosa respirazione, la tolse dai vivi ad un'ora del mattino del susseguente giorno 1 8, tredici ore cioè dopo l'insortole fune- stissimo accidente . Sezione del cadavere. Aperta la testa si trovò il cervello perfettamente sano in tutte le sue parti , non eccettuate le pili recondite. I vasi venosi, che serpeggiano sulla sua super- ficie, si osservarono affatto vuoti di sangue : ne' ventricoli non esisteva fluido di sorta alcuna: l'origine tutta de' nervi si scor- geva in istato natui'ale . L' ispezione del petto e del ventre aperti insieme mostrò cose di sommo rimarco e degne della più minuta e dettaglia- ta osservazione . Il fegato oltremodo voluminoso ( il doppio al certo della consueta sua mole ) occupava la parte pressocchè media della regione superiore del basso ventre, insinuandosi per due ter- zi del suo volume sotto dello sterno : descriveva in simil gui- sa una linea obliqua, dal basso in alto, che aveva il suo prin- cipio neir ipocondrio destro , tagliava a triangolo la base del sovrapposto sterno , e andava a finire alla quinta costa del la- to sinistro. Il suo lobo sinistro come il più voluminoso, este- so e duro, presentando al tagliente un'eguale resistenza del cerio indurito , era quegli , che salendo obliquamente verso il lato sinistro , non solamente teneva spinto all' insù il dia- framma, ma reso lo aveva ivi sottilissimo, e insieme calloso, di modo che questo interessante setto muscolare anzi che ser- vire di divisione alle due cavità, cui è naturalmente frappo- sto, sembrava invece destinato a vestire il durissimo lobo si- nistro del fegato, che fortemente si appoggiava contro la quinta costa vera del lato sinistro . Il pericardio coperto per metà e compresso da si straoi^dinaria mole era divenuto assai dilata- to, e costretto perciò a salire esso pure fino alla prima costa vera . Questo importantissimo sacco membranaceo perduta ave- va la consueta sua figura, non essendo più rotondo alla base, dilatato al lato destro, e più ristretto al lato sinistro, offrendo invece la figura d' una vescica oblonga . Più in esso scorge- vansi le vestigia di quella crassezza e tenacità di tessitura, Del Sic. Luigi Brera. 2-3 i che gli è propria, e che al dire di Soemmering, lo rende più robusto dell'aorta stessa. Lo stomaco sebbene direttamente compresso dalla mole enorme del fegato, pure, eccettuata una non ordinaria distensione, si trovava in un cogli altri visceri abdominali nello stato naturale . I polmoni si sono rinvenuti flacidissimi, ma sani, quantunque angustiati, ed essi pure com- pressi dall' enorme procidenza nella cavità del petto del già indicato voluminoso fegato , e massime del suo lobo sinistro . Longitudinalmente aperto il pericardio , l' oltremodo in- grandita sua capacità conteneva trenta e più oncie di sangue in parte disciolto e sieroso , e in parte coagulato , qua e là asperso di vera sanie d' un colore verdastro-bruno . Vuotato il pericardio di sangue si rimarcò , che questa sua capacità in- terna uguagliava per tre buone volte la mole del cuore istesso. Il cuore , generalmente parlando , godeva della naturale sua situazione , poiché il suo apice si estendeva fra le carti- lagini della quinta e della sesta costa sinistra , e la sua base corrispondeva benissimo all'ottava vertebra dorsale all'incirca. Solo l'apice invece di piegare totalmente verso il lato sini- stro e qualche poco anteriormente , restava qualche poco ri- volto verso il lato destro . Rimaneva in simil guisa leso l'ango- lo , che naturalmente forma questo viscere coli' asse del torace . In tale posizione porzione della parte posteriore dell' apice del cuore veniva ad essere trasversalmente ed obliquamente a contatto del lobo sinistro del fegato coperto dal diaframma. Levato il cuore da questa sua sede pochissimo era il san- gue raccolto nelle annesse vene cave e nell' orecchietta de- stra . Il ventricolo destro , ossia anteriore , o polmonare , ed i suoi vasi non offrivano la benché minima deviazione dallo sta- to naturale ; ma una larga e netta apertura verticale della lunghezza di un dito e mezzo trasverso , e della larghezza di tre in quattro linee nel suo centro, situata un pollice e mez- zo sopra l'apice, in vicinanza del setto, che divide i due ven- tricoli , e nella faccia anteriore del lato sinistro del cuore , avente internamente i lembi fracidi, anneriti e suppurati, apri- va una ragguardevole comunicazione fra il ventricolo sinistro istesso, ossia posteriore, o meglio aortico, e la cavità del pe- ricardio . Aperto questo ventricolo , naturali si scorgevano la forma , la consistenza , e la struttura dell' orecchietta di que- sto lato, della valvola bicuspidale, ossia mitrale^ delle valvole 2,3:1 Di una STiLVORDIN-VRlA RoTTÙRA DEL CuORE. semilunari dell'aorta, dell'intiera sostanza del setto, delle ve- ne polmonari, e dell'aorta stessa. Non cosi era lo stato della parte inferiore ed anteriore interna del medesimo ventricolo, ove si trovava corrispondere l'accennata apertura, poiché per un dito e mezzo di circonferenza tutt' all' intorno dell' apertura nel lato sinistro si ravvisarono da preceduta suppurazione di- strutti e consumati i lacerti fibrosi , e fin anco le strie carti- laginose de' medesimi, che, disposti ora a foggia di segmenti stellati , ora di raggi incurvati , qua prominenti , là piani , più o meno lunghi , più o meno tondi , e in direzione ordinaria- mente obliqua , ne costituiscono l' intiera interna tessitura . Per la qual cosa si può con ragione concludere, che la solu- zione della continuità in questo punto del cuore abbia avuto il suo principio nell'interno, e solo col progrediie a distrug- gere le annesse fibre sia pervenuta infine a traforare dall'in- terno all' esterno l' intiera sostanza del cuore . Questo pezzo cotanto interessante si conserva nel Gabinetto Patologico del- la Regia Università di Bologna, ove venne collocato per con- siglio del Sig. Consigliere Consultore Moscati Direttore Gene- rale della Pubblica Istruzione del Regno. Patologiche Deduzioni . Da dieci e più anni, per quanto venne riferito dal Chirurgo, che trattava questa femmina, era essa soggetta a più o meno gravi palpitazioni di cuore , con irregolarità de' polsi , ansietà , ed altri analoghi incomodi de' precordi . Siccome comunemente si opinava anche da' Medici valenti , che la ebbero ad osservare ad epoche diverse , che un aneurisma de' grossi vasi del cuore , oppure una morbosa di- latazione d' una delle sue orecchiette essere ne potesse la cau- sa, così erasi questa infelice accostumata di farsi levar san- gue, e di attenersi ad un regime antiflogistico, ogni qualvol- ta maggiormente molesta le si faceva la serie de' suoi malori . Infatti dopo una , o due larghe emissioni di sangue , permes- se ancora dal robustissimo ed obeso suo temperamento, tace- vano per lo più le affezioni precordiali, ed essa gioir poteva d' un notabilissimo sollievo . Diveniva in simil guisa la lancet- ta chirurgica quell' àncora veramente sacra , cui era costretta di ricorrere per quattro, cinque, ed anco sei volte all'anno, massime in questi ultimi tempi. Recò per altro somma mera- viglia a quelli, che la giudicavano, affetta da aneurisma il ve- derla soccombere dopo sei copiosi salassi istituiti per liberarla dalla Del Sic. Luigi Brera 23^ dalla piressìa continua semplice violenta (i), cui fu soggetta otto giorni prima della morte; imperocché se avere si doveva «fiducia di sperare -, che restassero mitigati i famigliari di lei precordiali incomodi, egli era per l'appunto in quest'epoca, perchè restava sensibilmente diminuito il torrente della cir- colazione , e per conseguenza di molto scemate l'azione e la reazione dei vasi. Io non rimasi, a dire il vero, per nulla sorpreso da un tal fenomeno, poiché avendola costantemente ritenuta affatto immune dal supposto vizio aneurismatico, ero invece persuasissimo, che uno stato di sensibile deficienza di sangue se non le fosse per riuscire nocivo, al certo non po- teva esserle vantaggioso . Questa femmina di grande statura, di temperamento gras- so stenico-ineccitabile, anche durante gli enunciati suoi inco- modi siccome nella sua gioventù fu sempre una valoi'osa be- vitrice di liquori spiritosi, e coli' idea di rinvigorirsi ne abu- sava talvolta fino all'ubbriachezza. Solo si era qualche poco moderata negli ultimi anni di sua vita . Inoltre per principale ornamento del prediletto suo abbi- gliamento essa ha sempre usato portare , e portava tuttavia uno di que' stretti e lunghi busti di ossa di balena , che ad onta delle belle raccomandazioni del Sig. Andry (a), l'espe- rienza ha comprovato , doversi pure una volta convenire con Winslow , Rousseau, Raulin, e con altri insigni Medici e Fi- losofi , i quali hanno già fatto rimarcare come tali busti a ba- lena esser debbano indispensabilmente la causa di un'infinità di gravissime malattie . Dietro queste essenzialissime cognizioni chiaramente si comprende, che la continua pressione fatta in gioventù sopra i fianchi, all'oggetto di mantenere stretta la parte superiore dell' abdome, onde avesse maggiormente a risaltare, come ri- chiedette la moda di certi tempi , la parte superiore ed an- teriore del petto , esporre doveva l' intiera massa del fegato ad una enorme , violenta , e continua compressione dal basso in alto . A questa diuturna compressione poi combinandosi un Tomo XIV. 3o (i) Vedasi il Voi. I. 55 CIV, e seg. V.elle mie Annotazioni Medico -Pratiche sulle principali malattie trattate nella Clinica Medica della R. Università di Pavia ec. (a) Ortìlopaedie , Berlin ir^, 8.° a34 Di una straordinaria Rottura del Cuore . lungo ed aLituale abuso di liquori spiritosi, non è meraviglia, se coir andare del tempo siasi il fegato a poco a poco total-. mente trasferito fuori dell'ordinaria sua sede, ed abbia acqui- stato un volume straordinario, ed una consistenza d'indole scirrosa . Né qui osta il dire , che una tal femmina dato mai avesse il benché minimo indizio di affezione di fegato duran- te il corso della sua vita , poiché non vi é Pratico , il quale non sappia , che tali scirrosità ben sovente si formano lenta- mente , e che perciò talvolta eccitare non possono verun do- lore ; nella stessa guisa, che senza alcun previo dolore, e sin- toma di sorta ci riferiscono esimj Osservatori (i) di averlo ri- trovato fin anco preso da estesissime suppurazioni , Questa affezione , o morbosa traslocazione del fegato col durissimo suo lobo sinistro salito fino alla quinta costa vera del lato sinistro, esser deve riguardata con tutta ragione qual causa diretta e positiva degli incomodi precordiali , cui anda- va soggetta una tal femmina, e della stessa esulcerazione an- cora dell' intiera sostanza del cuore , che dando uscita al san- gue fu poi la causa della repentina sua morte. Da sì enorme mole angustiato e compresso il cuore (a), necessariamente que- sto viscere raddoppiare doveva i suoi sforzi , onde poter su- perare r oppostagli considerevole resistenza : qvxindi frequentis- sime e più vigorose essere dovevano le palpitazioni del cuore . La contrazione trasversale inoltre , che si compie all' apice del cuore rendere doveva questa parte sempre più esposta a pres- soché continui urti contro la faccia posteriore e superioie dell' indurito lobo sinistro del fegato , come lo comprova la callo- sità dell' ivi sovra posto diaframma . Da tante e replicate suggellazioni affetto questo punto del cuore , che é pur quello scoperto colla sezione del cada- vere , ove corrispondeva la rottura , a poco a poco da lenta (i) Ved. Meckel Neues Archiv. etc. I. Band, n." 5. Calile dans les Mémoìres de la Société Royale de Medecine . Tom. Vili. (a) In non pochi diversi casi di mici- diale angina pectoris ebbi occasione di potermi assicurare della sanissima strut- tura del cuore , e di osservare in vece questo viscere angustiato , stretto e com- presso dal fegato , che crasi costante- mente portato o tutto , o in parte nella regione superiore sinistra del torace . In simil guisa il cuore divenire doveva ne- cessariamente paralizzato ne 'consueti suoi movimenti , e questi potevano perciò fin- anco cessare affatto indipendentemente da un vizio nella sua organizzazione . Si veda il Volume II delle mie Annota' ùoni medico-pratiche ec. Del Sic. Luigi Brera. a35 infiammazione essere doveva sorpreso, poiché la pratica osser- vazione, contro l'opinione ricevuta degli Antichi e di non po- chi Moderni ancora, ci ha replicatamente convinti, che un tal viscere ben lungi dall' essere pienamente garantito da ogni morboso vizio , come insegnarono Aristotele e Plinio fino da' Joro tempi, trovasi anzi ben sovente dall'infiammazione stes- sa assalito , quantunque , per dire il vero , uira tale affezione di cuore non sia stata abbastanza dai Pratici considerata , e con accutatezza descritta . La suppurazione è altresì la non straordinaria conseguenza di una infiammazione lenta e repli- cata , massime quando dessa derivi da replicate suggellazioni . Distruggendosi colla suppurazione la continuità della parte già infiammata j la parete stessa del cuore doveva conseguente- mente restare in fine trafiarata, e dare così uscita al san- gue contenuto . La robustezza delle fibre del cuore , che ne cuoprono la supeificie esteriore , essendo maggiore di quella delle fibre interne , ci rende ragione del motivo , per cui la suppurazione siasi prima destata nella parete interna a prefe- renza dell' esterna , e da quella siasi fatta strada a questa . Le diramazioni nervose , che seguendo la direzione de' vasi coronar] si spandono principalmente sulla superficie este- riore del cuore , devono senza alcun dnbbio rendere questa più sensibile a preferenza dell' interna . Quindi è , che neces- sariamente all'atto della seguita rottura della parete esterna doveva la nostra ammalata provare violentissimi e pungenti dolori, come è diffatti avvenuto. L'interna circonferenza dell' apertura , che si è riscontrata distrutta e consumata , quando che la spaccatura nel lato esteriore si è rilevata uguale e net- ta , come se fosse stata fatta da un tagliente , sembra essere una prova non equivoca, che internamente rimanessero distrut- ti i lacerti fibrosi e le strie cartilaginose a poco a poco, e che la lacerazione delle fibre esteriori avesse invece avu- to luogo tutto ad un tratto all'epoca dell'accidente avvenuto a questa infelice nell'ora del mezzo giorno del 17 Luglio. Questa lacerazione è stata accompagnata da crudelissimi dolori . Ecco un'osservazione tolta dalla Patologìa, che appoggia gli inconcussi argomenti stabiliti dal chiarissimo Sig. Scarpa (i) (i) Tabulai anatomicae ad illustrandam historiam cardiacorum nervorum et$. aSò Di una sTRAonDiNAjirA Rottura del Cuore. per rivendicare la sensibilità anche somma del cuore contro l'opinione di Mailer (i), e dell'ingegnosissimo Sig. Behretids (a). Sparso il sangue nella cavità del pericardio dopo la se- guita rottura del ventricolo sinistro del cuore, ed opponendo- vi le pareti del pericardio una certa qual resistenza, che bea tosto dovette per altro cedere , il cuore andava perciò ad es- sere a poco a poco sensibilmente compresso dal sangue stra- vasato , il cui spandiraento crescere pure doveva a cadauna contrazione del cuore stesso. Ne insorsero quindi l'irregolari- tà, e 'l senso profondo de' sussistenti suoi movimenti . Cono- sciuta r andata , e l' anastomosi de' nervi detti il ricorrente , il laringeo interno, del glosso-faringeo, e del plesso polmonare posteriore del par vago , a meraviglia si spiega , come com- pressa la superficie del cuore dal sangue stravasato nel peri- cardio avessero a manifestarsi la perdita della favella , della facoltà d'inghiottire, il torpore e la paralisi delle braccia. Scarseggiando la macchina di sangue per il continuo stra- vaso nel pericardio in grazia della seguita rottura , epperciò scemata la forza projettile del ventricolo sinistro del cuore , i vasi del cervello dovevano per necessità trovarsi affatto vuoti di sangue , come avvenne di osservare . Quindi è , che una volta successa la rottura scemandosi nel cervello lo stimolo del sangue, un profondo sopore, unitamente al plombeo pallore della faccia , conseguenza di grave astenìa , essere ne doveva V inevitabile effetto , quantunque non fossero estinte le facol- tà intellettuali: la quale osservazione chiaramente ci convince quanto lo stimolo cagionato dal movimento del sangue , e la natura de'princip], che costituiscono il sangue arterioso, al cervello portato dalle carotidi e dalle vertebrali , rendansi ne- cessari per mantenere in questo viscere queir eccitamento , che si richiede per l' integrità della sua vita . Opponendo a poco a poco il pericardio una debole resi- stenza alla continua effusione del sangue , doveva perciò a po- co a poco esso pure estendersi , dilatarsi , ed assottigliarsi . Ma riempiendosi la sua capacità di maggior quantità di san- gue , e da esso e da suoi grumi rimanendo maggiormente com- (i) Elemento, Phystologiae Lib. IV , pag. 489- (2) DìsseTtat. cor nervis carere etc. Del Sic. Luigi Brera . ao7 presso il cuore, non doveva necessariamente tardare a giugne- re , dopo il rlflessibile spazio di tredici ore , il momento , in cui avessero totalmente ad estinguersi i di lui movimenti . Non è questi l' unico esempio di vita sussistente con rot- tura o ferita di cuore ; gli annali della medica osservazione ce ne forniscono più esempj : ma come una morbosa affezione di fegato non che la preternaturale sua posizione esser possano la causa d' una delle piìi terribili e micidiali malattie del cuo- re , ella è questa un' osservazione né troppo comune , né ab- bastanza valutata . Il presente caso riuscir non dovrebbe per- ciò un inutile commentario alla Patologia delle affezioni del cuore ed una certa qual norma onde poter dilucidare con mag- giori lumi la storia tutt' ora oscura delle primarie e seconda- rie affezioni , cui può trovarsi soggetto questo viscere desti- nato alla primaria fra le funzioni, che mantengono la vita. ii38 SOPilA IL TREMUOTO che DA SETTE MESI SCUOTE LE VALLI DEL FELICE, DEL CHISONE, E DEL PO . SAGGIO Del Sic. Aj^iton Maria Vassalli-Eandi . Ricevuto lì la Novembre 1808 . I INTRODUZIONE, fenomeni dei tremuoti sono stati esaminati , e descritti da tanti celebri Scrittori che può parerne quasi inutile una nuo- va disamina , ed ancor più una discussione sopra la loro ca- gione . Tuttavia essendomi nei primi giorni di questo flagello, per aderire alle istanze delle Autorità , portato nei paesi più danneggiati , mentie le scosse erano ancor assai più vigorose che non furono poi ordinariamente , ho avuto occasione di ve- dere confermato quanto dissi altrove, che la natura immensa, come il suo Creatore, offre perpetuamente in ogni sua opera- zione, messe abbondante a chiunque voglia e sappia esaminarla . In fatti avendo sempre conservato in camere fessurate , in mezzo a case rovinate e ad un popolo spaventato tutta la tranquillità che si può avere alla distanza di mille miglia dal pericolo , ho fatto parecchie osservazioni che non credo esse- re già state fatte da altri , e ciò che maggiormente ha com- pensato le durate fatiche e le pene arrecatemi dalla vista det danni si è che mi è riescito d'inspirare con la mia securità la confidenza in molte persone, e di portarle a lasciare le ten- de ove grandemente soffrivano dalle ingiurie della stagione , ed a rientrare nelle abbandonate case assicurate prima in va- rio modo quanto la prudenza e l' arte suggeriva . Immediatamente dopo il mio ritorno in Torino ho esteso il rapporto delle osservazioni ed esperienze ( che è stato stam- pato d'ordine del Sig. Prefetto del Dipartijnento del Po } al Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi ; aSg quale ho aggiunto in un'appendice il Giornale Meteorologico delle scosse , parecchi fenomeni , diverse opinioni , alcune ri- flessioni , questioni , e discussioni che parte per le occupazio- ni onde mi trovava sopraccaricato, e parte per la natura del rapporto io avea dovuto tralasciare . Ora approfittando dei pochi momenti liberi che le moltl- plici altre occupazioni mi concedono ripiglio il soggetto non più per convincere il pubblico dei suoi sbaglj , non più per dimostrargli i danni che dal suo spavento risultano, e per in- dicargli in fine la maniera di provvedere ai mali sofferti, ma per offerire ai fisici una notizia esatta di questo tremuoto , e le mie conghietture sopra la sua cagione , e sopra il suo fi- nimento . Per dare maggiore chiarezza al mio discorso io il divide- rò nei cinque seguenti paragrafi . 5. I. Intorno alla natura del suolo delle Valli del Felice, del Chisone , e del Po , e delle montagne laterali . §. a. Dei fenomeni. §. 3. Della cagione. ^. 4' Spiegazione dei fenomeni . ^. 5. Conghietture sopra l'origine ed il finimento di que- sto tremuoto . S- I- Natura del suolo delle Valli del Felice, del Chisone, e del Po, e delle montagne laterali. Le montagne appendici o raggi delle Alpi Cozie fra le quali si trovano le Valli del Pelice, del Chisone, e del Po soi- no generalmente composte di scisto argilloso micaceo, in par- te assai duro e compatto , in parte in decomposizione . Strati calcari in alcuni tratti il coprono , ed in altri il separano . Il quarzo che vi è molto raro trovasi in piccoli massi, o sparso nel scisto che forma una specie di granito sfogliato . Il mica vi è abbondante qualche volta verdognolo, il più sovente bi- gio oscuro disposto entro le lamine del medesimo scisto che formano roccie bigie a grossi e larghi strati . La direzione generale degli strati pare dal Sud-Est al Nord-Ovest, e la loro inclinazione all'Est. Si l'una che l'ai- 2^0 Sopra il Tremttoto nelle Valli del Felice ec. tra però variano assai frequentemente . Questi strati continua- no sino al Monte-Cenisio e veggonsi chiaramente ove si è for- mata la nuova strada . Le roccia compatte somministrano il Kneiss notissimo in Piemonte sotto il nome di Parizzo dì Ctimiana^ perchè vicino al paese di tal nome principalmente si scava per ridurlo ai moltiplici usi che se ne fa quotidianamente. Gli strati che decompongonsi forniscono il terreno che coltivato rende ubertose ed amene le Valli . I Paesi che nelle medesime ofFronsi sono generalmente tutti fabbricati sopra tale terreno detto d'Alluvione, eccettua- to un piccolo numero di case stabilite sopra roccie compatte che incontransi circondate dal terreno d'alluvione . Benché i sulfuri di ferro , ed il carbone di terra si tro- vino rarissimamente in quantità considerevole nella superficie del terreno , come l' ho indicato nel rapporto letto all' Acca- demia Imperiale delle Scienze di Torino nell'adunanza dei a Maggio ( Rapport sur le tremhlement de terre qui a commencé le 2. Avril i8c8 dans les Vailées de Pelis , de Cluson, de Po etc. Publié à Turiti en Mai i8o8 ); tuttavia il Sig. Muthuon Inge- gnere in Capo delle Miniere nel suo Rapporto sullo stesso tre- muoto scritto al Consiglio delle Miniere li a t dello stesso Me- se ( Journal des Mines,Mars i8o8 N." i35 ) senza contradire la mia proposizione a lui ben nota parlando del Kneiss onde sono in gran parte composte le suddette Valli , { eh' egli nomina del Po , di Luzerna , e della Perosa ) asserisce il est partout pyrìteux , et souvent ocracè et decompose à la surface . In fatti è ben difficile per non dire impossibile di ritrovare un tratto considerabile delle nostre montagne senza piriti , od ocra . Varj sono i pareri sopra l' esistenza di antichi vulcani in queste Valli . Il Sig. Carola Capitano degli Ingegneri crede vederne chiaramente le vestigia nel terreno compreso tra Bri- cherasco e S. Secondo. L'Abate i?or507i Conservatore del Mu- seo di Storia Naturale, ed il Sig. Carena Preparatore delle Sperienze fisiche all' Università di Torino , che mi accompa- gnarono nella mia scorsa nei paesi danneggiati dal' tremuoto nei primi giorni di questo disastro , tanto mentre erano me- co , quanto nelle loro scorse particolari non trovaronvi mai vestigio di antico vulcano estinto, come non lo trovai nemen io i Del SiG. Anton Maria Vassalli-Eandi . 2.^1 io né in questa , né in parecchie altre scorse fatte per deter- minare il livello barometrico del Piemonte . Quantunque però gli indizj creduti vulcanici dal Sig. Ca- rola, da noi non siano giudicati tali, non oseiei affermare che non se ne possano ritrovare in queste Valli ; poiché sovente ciò che sfuggi a diversi naturalisti anche dei più celebri si presenta ad un altro più diligente , o più fortunato . Cosi di- versi Naturalisti che esaminarono le Alpi Marittime riconobbe- ro parecchi vulcani estinti tra Nizza .e Tolone, nessuno parlò d'apparenze di antico vulcano vicino ad Antibo; e pure il Sig. Menard La Groye , che fece nello scorso Agosto il suo viag- gio sopra quelle Alpi vi scoprì un sistema vulcanico fra Niz- za ed Antibo e principalmente verso Villanova, le cui vesti- gia sono almeno tanto chiare come quelle degli altri vulcani estinti di quei contorni, di cui hanno parlato varii scrittori. Il Sig. Menard La Groye esaminò pure quelli già stati descritti che trovansi su la Montagna dell' Estrelle al di qua di Frejus ^ tre altri che esistono fra Frejus e Tolone, e par- ticolarmente quello di Beaulieu vicino ad Aìx , quelli della Linguadoca , e dell' Alvernia . Ma eccetto quelli vicini al Ma- re tra il Varo ed il Rodano, gli altri Vulcani sono troppo lon- tani per essere presi in considerazione parlando del tremuoto che affligge le Valli del Felice , del Chisone , e del Po . Dall'essere alla superficie del terreno molto scarse le pi- riti e le altre materie fossili combustibili nelle dette Valli e Montagne laterali non possiamo punto inferire che ugualmen- te povere ne siano le viscere della terra . Giacché oltre le prove indicate nel sopraccitato rapporto, vai a dire le acque sulfuree ferruginose di Bubbio , e la mi- niera di rame piritoso di Prales nella Valle di S. Martino ( che sbocca in quella del Chisone ) indicate dal Piolnlant nella sua Topografia sotterranea degli Stati del Re di Sardegna ; le ac- que gazose e ferruginose di Bibiana descritte dal Dottor P\.e- gis, raccolte pure sopra queste Montagne minerali di ferro , e d'altri metalli, e piriti in assai grande quantità; la Miniera di Carburo di ferro della montagna detta il Vandalino ; le ve- stigia di carbone di terra, e di sulfuri di ferro che si trova- no vicino a Luzerna, ed a Pommaret; le acque Marziali e sulfuree di Vinadio , le sulfuree e muriatiche di Valdieri che la medesima catena di montagne presenta nelle Valli della Stura Tomo XIV. 3i 34a Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. e del Gesso; oltre, dico , a queste ed alle altre prove ivi recate della ricchezza di quelle Valli in materie atte a fermentare, ossia alla decomposizione, il Sig. Abate Plochin Vicario alla Torre mi favorì ancora la seguente nota delle Miniere che so- no state indicate nelle medesime Valli e Montagne laterali , estratta particolarmente da manoscritti concernenti le Miniere degli Stati già del Re di Sardegna {a) . MEMORIE Estratte da manoscritto del Signor Conte Gio: Carlo Francesco Manfredi Lucerna d' Angrogna GeiLeralissinio delle Miniere dello Stato del Duca Emanuel di Savoj'a . I. Del 1607 Giugno = Due buonissime Miniere di Vitriolo si son trovate nella Valle di Lucerna , che rendono sin sessan- ta per cento di Vitriolo , e cinque per cento di rame — La prima miniera delli Banchetti sopra Bobbio , quale è di piedi 2,8 di largo, e piedi 5o di alto solo di quello che è scoperto. Alla Aguglietta , che deve essere sopra il finaggio di An- grogna v'è pure una miniera di Vitriolo , grande come un Ca- stello, e ricca di color d'oro, come la suddetta de" Banchetti , o B lanci: ets . 2,. Il Signor Gay dice che Giosuè figlio del Ministro ( del Culto Protestante ) Alessandro , che sta al Villar vai di Lu- cerna gli ha dato un buon pezzo di miniera di rame . 3. Nel fondo di Guglielmin il ferrajo del Villar v'è una miniera di piombo larga 4 dita in roccia bianca . 4- Appresso il Castello della Torre di Lucerna vi è un piccol filon di piombo così ricco , che dicono che i Soldati del Castrocaro Governator di esso Castello fan fondere detta Miniera , e fan di essa palle di piombo . 5. Messer Pietro Bombarda al Villar diede quattro mostre di miniera di rame , tolte a Comba Liozza lungo il fiume . 6. Certo Rossetto della Torre sapea una minieia di Sta- gno nera quasi come carbone vicina a Mirabocco . (a) Nelle note del Sig. Plochin annn- veransi molte altre Miniere delle ipiali per brevità non fo menzione , perchè in paesi lontani da queste Valli , o non me- talliche . Del Sic. Anton Maiiia Vassalli-Eandi .' 243 7. Abbiamo le miniere di Guillestre comprate dal Caffa- rdloeGh: Cervat , e nella Valle di Queiras ve ne sono delle ricche di ferro, rame, e ricchissime di piombo. 8. Nelle Valli di Lucerna e di S. Martino ivi attigua vi son più sorta di miniere , come alla Perosa sono magre sul principio , e cavandosi si potrebbero migliorare . 9. Pietro Calvo di Avigliana sapeva dove erano perfettis» 6Ìme miniere d' Argento vivo e Zollo , e Miniere di Carbon di pietra . 10. Nella montagna di Belveder una miniera si trovò dal Serenissimo Duca Emanuel Filiberto , che tien rame , argen- to, ed oro, ed ha gran filone. 11. Sotto le miniere di Belvedere alcuni coltelli di rame . la. Alla Perosa alla Bochiarda ne' erosi di Già: La Roux, ivi un filone che tiene una libbra d'argento per cento, ed ancor otto libbre di rame , prova fatta . i3. Nel Groso di Bernardo piccol filone d' argento , rende sei oncie d'argento per cento, ivi si cava la miniera del Sol, e tutte queste miniere sono certe . 14. In Angrogna nelle Casse v'è un filone d'oro grosso come il braccio , ma il eroso è otturato ; molte altre miniere trovansi nelle Valli di S. Martino, d' Angrogna, e di Lucer- na , tutte utili , ed in gran copia . i5. Li 3i Decembre 1608 il Sig. Gay Mineralogista alla Perosa mi disse , che in Val Perosa trovò un filone di rame alla Bochiarda largo un piede , rende 16 per cento. La fuci- na ivi era fatta . 16. Disse pure che certo Già. Bonettin della Vali' onghia nella Valle di S. Martino giurisdizione de' Trucchietti trovò una miniera di rame che ha dieci piedi di filone scoperto per lo spazio di due moschettate, ed ha in mezzo un filone largo mezzo piede di rame in parte purificato , e qaiel che è puri- ficato rende 16 per cento; dice che fra lui ed il Bonnettin, fecero cadere un pezzo di essa miniera, che potea essere rub- bi 5oo . Il luogo dove è il filone è limitrofo allo Stato del Re di Francia dove si dice Alcana , ed Alpe del Pis . 17. Dice di pili che al Castel del Bosco in Pragelato vi è un certo Fustìer , che fa dobloni da quattro d' oro buono tra- boccante e ducatoni molti di metallo, che cava dalle miniere ivi vicine d'oro ed argento, e che S. A. mandò il Sig. Ma- stro Nicolis , ed il Borghino per imprigionarlo . ^44 Sopra il TaE-viaoTo neixe Valli del Felice ec . i8. Nella Valle di S. Martino vi è un grandissimo filone di miniera di rame, che rende quattro o cinque per cento della quale feci prova, e volendo metter mano a farla lavora- re il Sig. Onofrio Truchet allegò di essere investito de Regali- hrir, e così lasciai di farla cavare ; feci prova che rostendola , e lavando quella parte , che restava di miniera netta rendeva assai, e tanto che si poteva cavar migliaja di scudi all'anno. 19. Già. Brunettin della Valle di S. Martino trovò minie- ra di rame appresso quella dell' Alcana, che rende di rame 8 per cento nella giurisdizione di detto Sig. Onofrio Truccìùetti^ ed un giovin che sta in Piscina diede al Sig. Gay buona mi- niera d' argento vivo . ao. All'Alpe della Torre di Lucerna verso tramontana verso la Val S. Martino minerai d'oro, e d'argento, e sopra marchisetta , o spuma d'esse miniere. 21. Nella Val di Stura sulla posta della Montagna dello Scliiattore ( fiume che scende dai bagni di Vinadio ) vi è una miniera di rame verso il Sambuco, dentro cui trovai una pie- tra di Turchesca, ed una ne fece mettere mio Padre in un anello , che traeva alquanto al verde . aa. Risulta dal Minutario Bosio Alias fontana, Notajo di Lucerna, iSga, i3 Gennajo, che in Rorata due Bresciani Mae- :*tro Marchiotto , e Gio. Antonio sotto pretesto di cavar minie- l'a di ferro in queste valli , cavavan miniere d'oro ed argento al eroso del Baciapetto ov' è una fontana ( Notandum quocL ego scriptor una cuni amico meo Josepho Alfassi quinqiie hora- rum spatio Hancìne perlustravi concavitatem . Ob metallorum confodinas undique incisam anno iSoa^ D. Carola. a3. i6o5. Miniere d'argento sulla montagna di S. Bernar- do di Bibiana . Altra miniera d' oro ed argento a piene Seghe confin di Bobbio; ma la prima di S. Bernardo al pie di detta montagna loco detto alla Mollerà ( riconosciuto da me il posto l'anno i8o3 ) . ^4. r6og. Miniera di rame in una montagna della Valle di S. Martino a un luogo detto Alcuna, coerente l'Alpe del Lo- bet , e corso degli Allemanni . a5. i6ai. Consta esservi nella Valle di Lucerna mine di ferro , di acciajo che varj di Ciaveno clandestinamente trasfer- sero . a6. i 73a. Miniera di ferro nell'inverse di Balanger finag- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . a.^S <;io di Bobbio, onde il Sig. Te/)a admise aver nel 1748 estrat- ti 70 mille rubili . 37. I73ii. Altra miniera di ferro a! Croso della Palata fini di Rorata, che lese a detto Sig. Tejja di Cavour 45oooo rubbi. •"ESTRATTO DI ALTRI MANOSCRITTI DI CaSA d' AnGROGNA . JVote des postes où il y a des indices de Mities dans les Vallèes de Luzerne, de SJ Martin, et de la Perouse. I. Mine d'Argent ti rèe au pareli dii Fabiasch, régìon d'Hit- stelles, oà il y a trois dégras . a . Sur les confins d' Angrogne il y a un gran filon bien en- cJiassé qui s' et end à Roche-platte à la source dite de Chevaleret vers l'Orient en bus de la Sea, mine d'or fin . 3 . Mine d'or fin à la Roche-platte au poste dit l'Algrot ou Rougnosa au dessous de la Sea 5 à 6 trabucs oà il y a un grand mas de roc, sur le quel on a sculpté les signes la en face de la Ruà Gaudin . 4. Dans la Cella veglia au Pare où patt le bétail prés du. ruisseau , mine d'argent . 5. Mine d' or du Bourset dans le prés de Jeanne Barai sous le sentier du bétail auprés de la fontaine le long du fleuve Lu- zerne confin de Luserne dit la Galliniere . 9. Mine d'or à la Chevre rosse ou Scabella auLans d'Amon près de la roche haute , contigiie à Friolant poste trés-haut . 7. Mine d' or à la Combe fraìche ou Combal fresco en face de V Eglise d' Angrogne prés d'une source supérieure , couverte de gazon, et d'une ardoise . 8 . Mi?ie d' or à la Rossa sous le pareil de Col rosso prés de Roche-platte . 9. Mine d'or au Laus de la Ramette avec argent . 10. Mine d' or et d' Argent au rocher qui s'eloigne du Laus de la Ramette, où il y a des pierres d'une grosseur enorme . I I . Mine d' or au Cournour en face du Laus noire sur la. Créte du Cournour au levant . la. Mine d'or qui se trouve en face du petit coteau d' Envie au poste dit le Violet de la ca, qui passe dessous des hameaux de la Cartiere sous la nei gè, et une pìerrc noire. 2^6 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. i3. Mine d'or et d'Argent à 5/ Barthelemy de SJ Second enface de l'Eglise à V aspr.ct orientai. 14. Mine de Cuivre dans la Valle à la Tour . j5. Mine defer dans celle de Perose, et d'Argent . 16. Mine d'arg^nt à la Bai/ne de Levon Vallèe de S.' Martin. Vallèe de Luserne . 1 7 . Mine de Bousset Pirite de soufre . 18. A Julian mine d' argent . 1 9 . Au Chatelet ménte . ao. A la Rossa mine d' etain. a I , Dite d' argent . aa. A la Samoni mine d' or . a3. A Piene Agli e mine d' or , 34. Au Pis mine de Cuivre . a5. A' la Rossa mine abondatite . a6. Mine d' or à Balma Sella . a/. Mine de plomb et Cuivre au Lioset . 38. Mine de plomb de Pastello . ag . A' la Bergerie mine de plomb . 3o. A' la Ciabrarossa mine d'or et cuivre donnèe par contrai à la Serenissime Infante Violante de Savoye en i4oó. Vallèe de S/ Martin . 3 r . Mine de plomb et d' argent au Lobet . 3a. Mine d'or., Argent et Cuivre au prés du Cros . 33. Aux Balmes de Livon., mine d' argent et Cuivre . 34. Argent et fer en Reobiire sur l'Alpe de Calanzà . Environs de Perouse. 35. Argent et Cuivre en Pinasca . 36. Pramol mine d' argent . 37. Au revers de Pramol , mine d' or . 38. Au Villar porte du muret mine d' argent., cuivre., et fer . 3g. Mine grise d' argent et plomb dans la Boccliiarda au sommet de la Perouse Vallèe des Barbets . 40. Mine d'or à Rodoret au Peyron autre fois comhal mouffi, prés de la fontaine . Del Sic. Anton Maria Va93alli-Eandi . a^J ^ì . A' Praslìs endroìt dit du Cournour de la Brebis mine d' or de'ò à \ pouces . 4a. Ali Cournour entre les deux Vallées de Luserne et Pra- lis mine d'or dans un rocker noir vers la Montagne . 43. A la plaine du Pis de Laus , mine d' or . 44- '4u grand Duhlon poste dit le bas bouch dans le pareil de Subiasco , mine d^ argent . ESTRATTO Dei progressi della Chiesa Occidentale in 16 secoli distinti DI Monsignor F. Paolo Brizio d'Alba e Conte. Edizione di Torino i65-2 pag. 7. Vicino a Frabosa, terra del comando di Montevico, poco tempo fa coli' occasione di cavar de' marmi fu scoperta una ve- na , di cui fatta la prova , ogni libbra rendeva tre oncie di ra- me , e da ciascuna oncia si cavano tre granì e mezzo d' ar- gento , con un altro mezzo d' oro ; onde fatto il calcolo tro- vossi che 1 00 libbre di quella miniera che si estraevano in un giorno rendean , dedotte le spese , ao scudi d' oro . Ma di questa assai più fruttuosa è quella delle Alpi Cottie , della quale jjortò un montano eretico una quantità in Torino ai tempi del Serenissimo Emanuel Filiberto Duca di Savoja , per farne la prova da un Orefice detto il Lanternetto ^ e tro- vossi che delle la oncie, io eran d'oro purissimo, e se di poi non fu manifestato il luogo da colui, ne fu cagione l'in- considerazione dell' Orefice , che rese sospetto il Montano , men- tre gli disse di condurlo al Princijie , onde colui con modo de- stro se gli rese invisibile . Anzi a Carlo Emanuele il grande dissero altri , che sopra le sue Alpi possedeva dieci miniere d' oro , di quelle d' argento poco meno , di quelle di rame tan- te , di quelle di ferro coli' argento quattro , di quelle di fer- ro, d'oro, e d'argento cinquanta, senza le miniere di piom- bo si puro che misto con altri metalli , che eian quasi di numero pari . Molti di quei luoghi delle miniere sono impraticabili o per le ascese precipitose , o per la profondità delle nevi che di continuo le coprono, oppure perchè sono dagli Eretici per lo più abitatori di quei contorni tenuti nascostissimi per la gelosia che l'interesse radica nel cuor dei^li uomini. a48 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. ^ Potrei aggiungere la notizia di parecchie altre miniere estratta da un manoscritto Valdese , die mi fu pure dal me- desimo Sig. Plocìiiu cortesemente comunicata; ma le mento- vate che trovansi anche in parte confermate nel manoscritto Valdese ahbastanza confermano la mia proposizione che le vi- scere della terra nelle valli del Felice, del Chisone, e del Fo non sono cosi povere di sostanze metalliche come appare dal suolo . Folcile volendo anche supporre che parecchie delle indi- cate miniere non esistano , sapendosi da chiunque viaggiò per le montagne essere pregiudizio comunissimo presso i montana- ri la pretesa di avere ne' loro monti tesori immensi in minie- re d'oro, quelle sole di cui sono indicate le prove, e cpielle, le posizioni delle quali sono minutamente particolareggiate nei sopraccitati manoscritti , sono suflìcienti per meritare 1' epiteto di ricche in metalli alle montagne laterali alle dette valli. S- "• Fenomeni . Nel narrare i fenomeni di questo tremuoto non fo men- zione di quanto il timore ha presentato alla fantasia , ma sol- tanto dei fatti osservati da me, o da persone degne di fede. Forse accadrà che io ne ometta alcuni dei meno impor- tanti , e dei meno sicuri , perchè avendo riconosciuto che non solo gli idioti , ma ancora molte persone istrutte hanno fre- quentemente traveduto , amo meglio tacere alcune dubbie ve- rità che possono ritrovarsi fra i loro errori , che di rischiare di presentare gli sbaglj quali fatti da prendersi in considera- zione da chi ne cerca la loro cagione . Qualunque la crisi della natura che è il soggetto di que- sto saggio non sia stata delle più violente nel suo genere , per non avere né subbissato alcun paese , né fatto nascere alcun lago né data la morte a migliaja di j>ersone sotto le rovine cagionate dalle scosse; tuttavia non si può annoverare tra le più mediocri , poiché ha fatto crollare interamente alcune ca- se , molti muri , ed un numero grandissimo di camini , di vol- ti di Chiese , e di camere , fesso un maggior numero di mu- ri in guisa da rendere gli edifizj inabitabili, e sdruscito quasi tutte Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi .' a49 tutte le fabbriche che ritrovansi nello spazio di molte miglia quadrate . L'estensione delle scosse per quanto è venuto a mia no- tizia è stata da Tolone e Marsiglia a Genova e Losanna, e da Gap a Genova e Milano . Dalla forza però delle scosse a To- lone , Marsiglia , Genova , Losanna , e Gap non vi ha dubbio che esse si sono estese ancor molto di là per rapporto alle Valli nelle quali hanno prodotti i maggiori effetti . A Genova ed a Milano sono state appena sensibili; sono state affatto in- sensibili alla riviera di Levante ( e non già a quella di Po- nente come per errore del copista è detto nel rapporto ) ed alla riviera di ponente le scosse sono state più vigorose in ragione dell' allontanamento da Genova , e della minore lon- tananza da Nizza . Quanto alla loro direzione non solo nei diversi paesi, ma ancora nei medesimi tanto alle diverse che alla stessa scossa sono state assegnate diverse direzioni , il che ritrovasi pure nelle relazioni più esatte degli altri tremuoti, quale si è quella del tremuoto d'Alba scritta dal mio Maestro Beccaria. Di che sono assai chiare parecchie cagioni , quali sono lo spavento che toglie la tranquillità necessaria all' attenzione , la forza d'inerzia che fa inclinare i corpi nella direzione opposta a quella del moto che ricevono; le ripercussioni, ossia i centra colpi in ragione degli ostacoli; ed infine ciò che più modifica le scosse, lo stato delle viscere della terra corrispondenti al suolo scosso. Riguardo a questo tremuoto dalle varie Telazioni pare po- tersi inferire che a Nizza le scosse venivano dall'Alpi; a Mar- siglia la direzione era da levante ^ ponente, cioè venivano pu- re le scosse dalle Alpi vicine a Nizza ; a Gap da Libeccio verso Greco, ossia dal Mare verso Marsiglia, alla Torre da Maestro verso Sifocco , e in tale direzione hanno sempre continuato secondo le relazioni scrittemi dall'esatto osservatore Sig. Appìa Giudice di Pace alla Ton'e , che si è portato sulle montagne d' Angrogna , ed in molti altri luoghi onde favorirmi le più importanti , più minute , e più esatte notizie di quanto è ac- caduto dai a Aprile, e continua tutt'ora a mandarmele non essendo pur anco cessato questo flagello. Le rocce poco fitte nel terreno che si trovavano sul pendio delle montagne laterali sono pur anco state slocate dalle ripe- Tomo XIV. 32 ajo Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. tute scosse , onde diverse sono sdrucciolate , altre sono roto- late in basso non senza produrre guasti considerevoli . Genei'almente le case fabbricate sul terreno d'Alluvione, e le più forti hanno sofferto molto più che quelle fondate sopra le rocce , e che le deboli ; le scosse come pure i rumori onde sono per l'ordinario accompagnate si sono fatti sentire maggiormente ai piani superiori delle case, e sopra il pendio dei monti che ai piani terreni , e nelle valli . Siccome però nelle valli ordinariamente trovansi i migliori edifizj, così pu- re più gravi furono i danni che sopra i monti. Parlando di danni credo che non sarà affatto iiuitil cosa l'indicare un errore che ho conosciuto assai comune nell' esti- marli. Se trattavasi di una casa affatto rovinata , oppure d'un, edifizio , i muri del quale fossero screpolati e rotti in ogni direzione a segno di doverli necessariamente demolire, se ne cercava il prezzo che se ne sarebbe potuto ricavare prima del guasto, ed a tale prezzo si calcolava il danno; se poi la fab- brica potea con riparazioni tenersi in piedi , allora il prezzo del danno si dicea essei-e quello delle riparazioni da farsi . Ho detto essere erroneo tale metodo di estimare i danni perchè generalmente in ogni paese , e più ancora nei villaggi e nelle campagne le case si vendono molto meno di quello che costi a fabbricarle , onde chi ha bisogno di ricostrurre la casa rovinata dal tremuoto dee spendere ima somma molto maggiore di quella che avrebbe esatto dalla vendita della ca- sa intatta; coloro poi la cui casa è rimasta in piedi, sebbene i muri siano spezzati a segno di essere irreparabili , non solo sono soggetti alla spesa della nuova fabbrica , ma ancora a quella della demolizione dell'antica, perciò il danno è maggio- re che se la casa fosse interamente caduta . Quando poi la casa si può riparare , la spesa che si fa a mimirla di chiavi , ad otturare le fenditure , e simili è ben lontana dal rendere alla fabbrica la stabilità che avea prima che soffrisse Ja scossa , onde il danno è molto maggiore di quello che a prima vista appare . Ebbe S. M. I.eR. projjabilmente in vista questi danni, che sfuggono a chi non considera se non se la superficie del- le cose, quando su le rappresentanze del Sig. Fmce«^ Prefetto del Dipartimento del Po, Membro della Legione d'onore ec, si degnò accordare il grandioso sussidio di cinquecento mille Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . 2,5 1 franchi da distribuirsi ai danneggiati dal tremuoto, oltre agli altri sussidj particolari impetrati dalle Autorità a Linea . Men- tre i narrati effetti di questo tremuoto sbalordivano gli abi- tanti dei paesi che ne soffrivano le scosse , il rumore che so- vente le precedeva , altre volte le accompagnava , accrescea non poco il loro spavento . Nel rapporto sopra questo oggetto ho accennato nove varietà di scosse da me esaminate pendente il mio soggiorno nelle Valli del Felice, e del Chisone; avrei potuto facilmente accrescerne di molto il numero , come appare dalle loro defi- nizioni , e le sole differenze del loro rumore somministrano maggiori distinzioni , di quelle che sono ordinariamente con- siderate dagli Autori . Ho indicato che le detonazioni analo- ghe allo sparo ora di uno, ora di molti cannoni qualche fia- ta accompagnavano le scosse , altre volte le precedevano più o meno senza che abbia potuto rilevare nel rumore alcuna differenza costante che corrispondesse alle varie scosse di pul- sazione, di ondulazione, di bilico, ed a quelle che ho chia- mate vorticose , perchè a guisa di vortice agitavano gli edifi- zj in molte direzioni contemporaneamente. La forza della scos- sa non era nemmeno proporzionata al rumore , sentendosi so- vente , come succede ancor in oggi , assai forti detonazioni senza che si provasse in seguito alcuna scossa, ed al contra- rio soffrendo scosse gagliarde senza alcuna detonazione né pre- cedente , né contemporanea . Nella stessa guisa che le varie specie di scosse combinandosi insieme presentavano modifica- zioni che non si possono descrivere senza fare un lungo di-^ scorso ; così pure molte erano le modificazioni del rumore . Ora parca venir da lungi sotterra , ora essere eccitato in po- ca distanza altre volte sotterra, altre volte nell'aria; ora era cupo , ora vivace , molte volte senza rimbombo , altre fiate con più o meno lungo rimbombo; qualche volta il rumore era ri- petuto come dall'eco, certe volte parca quello dell'urto del- le onde marine contro gli scoglj , non di rado era un rumo- re incerto che non si sapea a qual altro paragonarlo . Sicco- me né la forza , né la qualità , e nemmeno l' esistenza delle scosse mostrava alcun rapporto con le varie modificazioni del rumore , se la ragione non avesse persuaso il contrario si sa- rebbe dubitato che i due effetti avessero una diversa origine. Alcune fiate il rumore percorreva molte miglia al di là ii-5i Sopra il Tkemuoto nelle Valli dll Felice ec. della scossa , altre volte la scossa arrivava molto al di là del rumore. Non di rado questi giungeva sensibilissimo sino a To- rino, così il primo giorno di maggio passeggiando col Sig. Avvo- cato Pogliotti nella contrada di Monviso nell' in oggi detta stra- da Paulina, abbiamo distintissimamente udito una detonazione simile a quelle che avevam tante volte udito nelle Valli tor- mentate dal tremuoto , ed il giorno dopo abbiam saputo che alla medesima ora la detonazione con leggiera scossa si era iatta sentire a Pinerolo a i5 miglia da Torino. Ritornando agli effetti delle scosse, fenomeno stato tosto osservato si è che molti pozzi sono rimasti senz'acqua, in ai- tri se ne è accresciuta persino del doppio la quantità ordina- ria ; presso che tutte le acque delle fontane si sono intorbi- date , alcuni fonti hanno cessato di scaturire , parecchj nuovi fonti sono nati in diversi luoghi distanti molte miglia, di altri fonti è cresciuto di altri scemata la dose ordinaria dell'acqua. Lo spavento facea credere a molti di sentire l' odore di zolfo nelle campagne , e di vedere nelle acque , e per ogni dove gli indizj di fuoco vulcanico che esalasse dalla superfice del suolo. Ma questi sbaglj dell'immaginazione, onde assai a lungo ho parlato nel Rapporto, furono corretti dalle osserva- zioni, e dalle sperienze fatte da me e da' miei compagni di viaggio-, come pure da' miei Colleghi nell' Accademia, e nella; Società d'Agricoltura i Signori Modesto Paroletti Avvocato,, ed Evasìo Borsarelli Chimico Farmaceutico . Le pili esatte sperienze fatte coi più opportuni reagenti Chimici, tanto sul luogo, che in Torino, ci hanno assicurati non esservi atomo sensibile di zolfo ove si credea abbondan- tissimo , come le più diligenti osservazioni ci hanno convinti essere parti del timore, e dell'esagerazione le esalazioni sul- furee, le efflorescenze zolforose, le screpolature, e l'elevazio- ne del terreno ec. che molti assicuravano . Ben è vero però che le acque di un vivaio in cui si nu- trivano molte tinche , in seguito delle scosse sono divenute nerognole e successivamente sono morti i pesci; ma nemme- Ko questo fatto punto comprova l'esistenza dello zolfo in quel- le acque, poiché non ne hanno somministrato alcun altro in- dizi» .. Fochi giorni prima che cominciassero le scosse si sono- scorti molti piccoli turbini nell'aria, e su la strada da Tori- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi ." a53 no a Rivoli ne ho osservato sette in meno di mezz'ora. Essi portavano per lo più nei prati laterali la polvere ed altri cor- pi leggeri per lo spazio di ^o a 60 metri . Dopo il giorno a Aprile che si è fatta sentire la prima gagliarda scossa di questo tremuoto, le nubi si sono mostrate frequentemente burrascose , si sono avute pioggie procellose , venti violentissimi, tuoni e lampi assai frequenti, e molte al- tre meteore ignee, vai a dire, bolidi, e fiamme di varia for- ma nell' aria , lancia di fuoco sopra le montagne ec, che han- no accresciuto lo spavento nelle persone già atterrite dalle scosse; li aa Aprile una tromba di terra ha spaventato, e dan- neggiato il territorio di Marene vicino a Savìgliano; il giorno dopo è caduta una gragnuola straordinaria per la stagione , per la quantità , e per la grossezza a Bricherasco ; in seguito tutta la primavera, e la state si sono offerte tempestose. Un vortice ha recato danni grandissimi nel Dipartimento della Stura. II fulmine è caduto molte volte, le grandini hanno fatti guasti gravissimi in molti paesi , e persino nel territorio di Toi'ino per due volte ho osservato una grossezza, ed una foi- ma molto rara nei grani della grandine, essendo la prima vol- ta di i5 e più millimetri di diametro, appiattiti da una par- te , convessi conici dall' altra col bordo guarnito di molte pun- te coniche , la seconda fiata i grani erano di circa 3 centime- tri di diametro col nucleo di ghiaccio trasparente, e cogli strati di ghiaccio nevoso . Parlerò di queste grandini straordinarie nella continuazione del Saggio di un trattato di Meteorologìa . L' abbondanza dell' elettricità atmosferica dimostrata dalle meteore ignee , dalle grandini ( che provai altrove doversi ri- petere dal fluido elettrico tendente ad equilibrarsi ) all'occa- sione delle scosse si manifestava pure negli elettrometri . Un cordoncino lungo circa a5 metri di fili metallici dorati teso in aria isolato per mezzo di due cordoncini di seta tosto dopo le scosse violenti dava scintillette , ed avvicinandogli il mio elet- trometro ( Memorie fisiche Torino 1789) le listerelle d'oro an- davano tosto ad applicarsi al cristallo , e vi restavano unite . Tanta era la forza dell'elettricità. Da quanto ho scritto su l'influenza dell'elettricità nella vegetazione ( Memorie della Società Agraria di Torino Tomo I ) pare che a questo fluido si debba attribuire la straordinaria fertilità delle terre osservata già più volte succedere ai ga- a54 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. gliardi tremuoti, e che si è pur anco manifestata quest'anno principalmente nelle Valli più danneggiate . Le osservazioni del Barometro hanno confermato quanto era già indicato da quelle fatte nel tempo del tremuoto d'Al- ba, vai a dire essere un comune errore il credere che le scos- se siano precedute od accompagnate dall'abbassamento della colonna barometrica . Poiché si sono avute scosse gagliarde tanto essendo il Barometro più alto della sua elevazione me- dia , quanto essendo più basso ; onde le sue variazioni alle meteore acquee , e principalmente alle aeree anzi che alle scosse si deggiono attribuire . Queste osservazioni ci convincono pure dell' insussistenza della teoria , che ripete le variazioni barometriche dall' elet- tricità atmosferica . Un fenomeno che parmi principalmente dipendei'e dal flui- do elettrico sbilanciato, e che non so che altri abbia già no- tato all'occasione delle scosse, si è l'abbassamento del termo- metro, ossia di temperatura nell'atmosfera. Esso era cosi re- golare e sensibile nei primi giorni, che il rinfi-escarsi dell' aria eccitava in molti l' attenzione ed il timore per la scossa immi- nente . Egli era cotanto forte che , essendo il cielo affatto se- reno , trovandosi il termometro esposto al sole alle ore dieci e mezzo a 2,6 gradi di Reaumur, in seguito di una scossa as- sai gagliarda esso è disceso a aa gradi invece di continuare a montare come avrebbe dovuto per 1' azione successiva del Sole . Un ottimo igrometro di Dollond a corda d' intestini prepa- rata nei 9 primi giorni delle scosse ha pure costantemente in- dicato quasi la massima siccità nell' aria dalle 9 ore del matti- no sino alle 4 della sera. Ma le osservazioni che ho fatto cogli opportuni strumenti pendente il mio soggioino nei paesi tor- mentati dal tremuoto appena potrebbero compiutamente de- scriversi in un trattato , perciò mi basta per ora averne indicata» alcune , e ritorno alle osservazioni generali . Nessuna delle sopraindicate meteore ha mostrato una par- ticolare influenza nelle scosse. Il giorno i5 Aprile verso le due ore del mattino si è avuta una scossa assai gagliarda , ed è comparso sopra il Vandalino ( Montagna vicina alla Torre del Felice ) un fuoco che ha fatto da principio giudicare es- sere colà scoppiato un Vulcano ; il giorno seguente verso la Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . 255 medesim' ora vi è stata una scossa generalmente giudicata ugualmente forte , ed in alcuni luoghi anche più che la prima dei a dello stesso mese . Le meteore acquee da principio desideratissime da molti che attribuivano il tremuoto alla Siccità hanno piuttosto rin- vigorite che diminuite le scosse , ed ancora dopo le pioggie dirotte degli ultimi giorni dello scaduto Settembre si sono avute varie scosse assai forti , particolarmente quella dei 3 Ottobre ad un' ora e 4^ minuti del mattino , che ha jisve- gliate le inquietudini . Molte volte gli Animali si sono mostrati affetti da questo tremuoto . I polli col loro moto inquieto , i galli col canto irregolare, i cani coli' abbaiare, i Cavalli col pestar il terreno hanno più volte fatto presagire le scosse che si sono in segui- to sofferte . Le bovine medesime hanno non di rado fatti stre- piti per fuggire; anzi nel paese di S. Gioanni nella Valle del Pelice gli strepiti d' una vacca ordinariamente tranquilla hanno gettato abbastanza lontano il padione ed un ragazzetto che se le erano avvicinati per pacificarla , perchè siano stati salvi dalle rovine del vòlto della stalla caduto sopra l'animale che parca conoscere il pericolo in cui si trovava . Anche gli uomini e particolarmente le persone di tempe- ramento debole , o soggette alle affezioni nervose frequente- mente presagivano le scosse dai disagj e malori che sentiva- no . Molte persone si dolevano di male di capo, altre di re- spirazione difficile , altre di doloii , ma il maggior numero si lagnava d' aver i nervi irritati a segno da non poter aver quie- te . Non poche di queste noje essendosi osservate avanti la prima scossa non vi ha dubbio die la fantasia vi avesse par- te . Lo spavento che la prima scossa ha eccitato , ha fatto alcuni degli ordinar} prodigj , facendo balzar dal letto e cor- rere infermi che credevansi immobili , ma ha pure cagionati molti gravissimi mali , pei quali già sono morte molte perso- ne , ed un maggior numero ancora ne soffre . Gli uomini sono stati particolarmente colpiti da paralisi , le donne dai flussi sanguigni , e dagli altri loro pioprj malori . Si è di già osservato in diversi dei paesi scossi , che la mortalità dopo questo tremuoto è ben maggiore dell'ordinaria negli stessi mesi , la qual cosa è necessaria conseguenza non già dell' aria resa mefitica dalle esalazioni e dalle scosse, giac- a56 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. che le sperienze eudiometriche fatte nel tempo che erano più vigorose mi hanno sempre indicato dai aa a a4 centesimi di gaz ossigeno nell' atmosfera; ma bensì dallo spavento, dal dolore dei danni, dalle vicende d'umido, di caldo , e di fred- do che si soffre sotto le tende dall' elettricità sbilanciata , ed in fine dalla notritura che in ragione degli incomodi del vi- vere fuori delle case diviene più scarsa , e meno salutare . Queste credo essere le vere cagioni delle pestilenze che non di rado succedono ai terribili tremuoti ; ed appunto per evitare i mali derivanti dal vivere sotto le tende , nel mio viaggio ho fatto tutti gli sforzi per fare rientrare nelle case assicurate prima dalla rovina , tutti quelli che ne vivevano fuori . Sgraziatamente nelle grandi sventure i mali sono ancora d' ordinario accresciuti dall' esempio dei paurosi , e da quelli che pensano a proffittarne . Per buona sorte in quest' occasio- ne la condotta di parecchie Autorità , e particolarmente del Sig. Prefetto Vincent, che nel suo giro nei paesi danneggiati dormi in camere screpolate , mentre erano pur anco vigorose le scosse , ha evitato molti mali che ne sarebbero derivati . S- ni. Cagione . È cosa assai nota che i fisici attribuirono i tremuoti, chi alla caduta dei volti delle caverne sotterranee , chi al fuoco centrale Cartesiano, chi allo squilibrio dell'atmosfera, chi ai torrenti, chi ai venti sotterranei , chi alle comete, chi all'ac- qua ridotta in vapori dai fuochi Vulcanici , chi ai medesimi fuochi ossia alla decomposizione , o combustione delle piriti , del carbon fossile ec, chi all'elettricità. Le prime opinioni furono da lungo tempo confutate , e neglette ^ le tre ultime conservano tuttora un numero di fau- tori, tra quali alcuni ad una sola semplicemente si attengono, altri delle medesime se ne formano una composta . Siccome però la disamina si delle antiche, che delle mo- derne opinioni già trovasi in diversi scrittori, particolarmente poi nel Saggio di Congetture su i terre/noti del Dottore Cristofa- no Sarti P. Professore neW Università di Pisa. Lucca 1788, e che Del SiG. Ani'ON Maria VASSALti-EANui . 207 che in oggi generalmente chi non attribuisce questo tremuo- to alla fermentazione, o decomposizione delle piriti, lo ripete dall'elettricità condensata nelle viscere della terra, restrigne- rò il mio discorso intorno alla sua cagione alla seguente que- stione . Tra l'elettricità condensata nelle viscere della terra , e la decomposizione delle piriti , unita alla combustione dei fossili infiammabili , qual è la più probabile cagione di questo tre- muoto ? Quando l'entusiasmo eccitato dalla scoperta della molti- plice azione del fuoco elettrico fece credere questo fluido l'a- gente universale della natura, l'anima del mondo ec, molti fisici gli attribuirono pure i vulcani ed i tremuoti ; ma venu- to il tempo della fredda ragione, e cresciuta la scienza dei gaz, lo stesso Padre Beccaria fautore quant' altri mai dell'azione generale del fuoco elettrico in tutti i fenomeni della natura, e che tanto nella sua più dotta opera stampata in Torino nel 1753 ( Dell'Elettricismo Artificiale e Naturale libri due ), quan- to nella lettera W\\ aX Beccari ( Dell' Elettricismo, Lettere di- rette al chiarissimo Sì^. Giacomo Bartolomeo Beccari . Bologna 1758) avea di già attribuiti i tremuoti all'elettricità naturale nella lettera sopra i tremuoti Bolognesi indirizzata al Sig. Se- natore S. Martino della Biotta ( pella sua Laurea in Giurispru- denza ) , rinunziò , alla sua teoria , e li giudicò prodotti dallo svolgimento del gaz idrogeno nella decomposizione delle piriti senza che vi abbisogni il concorso della esplorata rapidità^ e vio- lenza dell' elemento elettrico , ivi pag. 9. In fatti esaminando i fenomeni che presentano i tremuo- ti, e paragonandoli coi fenomeni elettrici , parmi non si pos- sa riconoscere tra di loro alcun' altra analogìa fuor di quella che passa tra due agenti potentissimi sebbene di natura di- versa . Poiché se il tremuoto consistesse sempre in una sola scos- sa , resterebbe ancora la difficoltà nello spiegare in qual ma- niera una sì gran dose di fluido elettrico possa essersi conden- sata nelle viscere della terra ; ma non di rado le scosse con- tinuano per molti giorni , per molti mesi , come osservasi in questo di cui si parla, e per anni interi e successivi. Trattasi adunque di comprendere come si possano nelle viscere della terra formare le cariche elettriche analoghe a quelle del qua- Tomo XIV. 33 2-58 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. dro Francllniano , e queste ripetersi molte volte per lungo tem- po , ora con maggiore , ora con minore frequenza . Che fra i fossili altri siano deferenti, altri coibenti del fluido elettrico non vi ha dubbio , onde fra essi si trovano i materiali atti a formare un quadro Francliniano ; ma questi materiali trovansi pure disposti opportunamente per formarlo? Delle viscere più piofonde della terra che ne sia lo ignoria- mo . Il Sig. Bnjfori si doleva che il danaro speso per elevare le piramidi Egizie noi fosse per iscavare una fossa onde cono- scere l'interno del globo, e sarebbe certamente desiderabile che si eseguisse il progetto del Sig. Avvocato Modesto Paroletti Membro dell'Accademia Imperiale delle Scienze ed Arti di To- rino, di scavare un pozzo di una profondità tale da poter fare un simile esame , da vedere le modificazioni che prendono i corpi che si trovano alla superficie quando sono a tale profon- dità , e quali corpi colà giù ritrovinsi . Finché non abbiamo sì fatto pozzo non possiamo parlare delle parti più interne della terra , che per analogìa di quel- le che conosciamo alla superficie , e per le varie escava- zioni particolarmente delle miniere . Tale analogìa scompare ancora quando si considera che le sostanze gettate fuori dai vulcani non solo sono affatto diverse da quelle del suolo ove giacciono , ma trovansi nemmeno in alcun altro sito sulla su- perficie della terra . Inoltre ognuno sa che nelle viscere note della terra i coibenti ed i deferenti sono fra loro disposti in modo ben diverso dal richiesto per formare un quadro Fran- cliniano ; che se trovansi strati coibenti fra due defei'enti , o questi in qualche parte comunicano insieme , od il coibente è di uno spessore tale che la carica non si può formare non potendo l' azione di uno strato estendersi sino all' opposto . Che se strati opportunamente disposti si vogliano immaginare nelle maggiori profondità , come si potranno comprendere le loro cariche ? Nella supposizione degli strati opportuni poco sotto la su- perficie del suolo non è già facile cosa l'intendere come essi si possano caricare, vai a dire divenire elettrici, da una par- te per eccesso , dall' altra per difetto . Se si suppone che nella superficie inferiore dello strato coibente si accumuli l'elettricità, che sviluppasi dalla fermen- tazione o decomposizione delle parti inferiori , e che per l'a- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . aSo zione dell'elettricità accumulata venga cacciata via l'elettri- cità naturale dalla superficie superioi'e dello strato coibente ; come mai potrà ridursi a difetto d'elettricità uno strato^ che comunica col suolo solcato qua e là da fiumi che ne stabili- scono la comunicazione col mare , onde potrebbe ricevere l'elettricità, di cui nell'ipotesi mancherebbe , quand' essa non gli fiìsse restituita dall'aria, dalle rugiade, dalle pioggie ec. Supporre che l'elettricità condensata alla superficie infe- riore sia capace di rendere ugualmente elettrica negativamen- te tutta r estensione delle terre , e dei mari che comunicano con la superficie superiore , è lo stesso che dire di caricare un'estensione di un miriametro quadrato con un'armatura di un centimetro quadrato nell'opposta superficie del corpo coi- bente , ossia di caricare un ampio quadro Francliniano muni- to di una sola armatura , toccandolo in un sol punto della superficie nuda con un corpo eccessivamente elettrico . Come sono impossibili queste ultime cariche , parmi pure che non si possa caricare il supposto strato coibente a segno di dare scariche capaci di produrre gli effetti dei tremuoti . Supporre che l'ipotetico strato coibente si carichi supe- riormente per eccesso ed inferioi'mente per difetto si trova ancor più contrario alla notissima proprietà del fluido elettri- co di tendere sempre ad equilibrarsi, ossia ad espandersi ugual- raente nei corpi in ragione della loro capacità . Poiché se le rugiade, le pioggie ec. portano continua- mente r elettricità alla terra , essa viene pure continuamente tolta alla terra dai vapori che dalla medesima si sollevano , che anzi l'elettricità delle meteore è la stessa elettricità già tolta alla terra dall'evaporazione, onde in tale circolazione perpetua dell'elettricità naturale la superficie della terra non sarà mai abbastanza carica di elettricità da presentare scari- che capaci di produrre le scosse del tremuoto . Che se a dispetto di tale ragionamento si voglia supporre per un istante che l'elettricità si trovi accumulatissima alla superficie della terra , immediatamente pei fiumi , ed altri cor- pi deferenti, pei vapori ec, essa si spanderà ad equilibrarsi sopra un' estensione tale che insensibile resterà la sua con- densazione . Finalmente se si voglia supporre non esservi alcuna elet- trica comunicazione tra la superficie superiore dello strato coi- 200 Sopra il TaEwuoTO ^-EI,tE Valli del Felice ec. beute ed il suolo, non si potrà assegnare l'origine dell'elet- tricità che su la medesima superficie si suppone acciunulata . Onde in ogni circostanza le supposte cariche elettriche capaci di produrre gli effetti del tremuoto sembranmi affatto contrarie ai fatti più sicuri della scienza elettrica , alla ragio- ne , ed alle osservazioni più esatte su la natura dei corpi componenti il nostro globo sino alle maggiori profondità co- nosciute . Che se si vogliano supporre strati coibenti e deferenti opportunamente disposti per formare quadri Francliniani a quelle profondità nelle viscere della terra dove giammai non potè penetrare l'occhio del fisico indagatore, le cariche di questi strati sono ugualmente immaginarie che quelle degli strati supposti poco sotto la superficie del nostro globo . Giac- ché se questi strati hanno comunicazioni elettriche col suolo, le cariche incontrano le stesse difficoltà, che quelle degli strati meno profondi; e se non hanno tali comunicazioni, come po- tranno le scariche passare per iscuoterlo ? Qualora poi fossero possibili le cariche , in qual maniera comprendere potremo la loro frequente riproduzione sovente per molti mesi continui ? Credo inutil cosa il trattenermi ad annoverare le sode difficoltà che in questa parte ancora presenta la teorìa elettri- ca de' tremuoti ; siccome però alcuni potrebbero credere le scosse del tremuoto analoghe a quelle della colonna , o pila del Volta detta Galvanica, esaminerò alquanto quest' opinione . Se si dovesse ricorrere all' azione del fluido elettrico per ispiegare gli effetti dei tremuoti , parmi che non si potrebbe profferire una teorìa più ragionevole di quella che facesse del- le viscere della terra una gran pila Galvanica , le di cui esplo- sioni a norma delle diverse circostanze presentassero i diversi fenomeni dei tremuoti . Questa teorìa sarebbe appoggiata dai fatti , che nelle vi- scere della terra si trovano materiali atti a formare la pila, e che nella fermentazione di tali materiali anche non disposti in pila Galvanica, cambiandosi la loro capacità per contenere il fluido elettrico , necessariamente si eccita , ossia si mette in movimento l' elettricità naturale . Comunque però molto più felice della precedente delle scariche elettriche, questa teorìa non è meno ipotetica , e sog- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . 261 getta pure a sode difficoltà . Poiché la supposizione che i ma- teriali atti a formare la pila non solo si trovino radunati in- sieme , ma ancora disposti nell' ordine opportuno è interamen- te gratuita ; e quand' anche esistessero queste immense pile nelle viscere della terra, pare che non potrebbero produrre i tremuoti . In fatti sin dalle prime sperienze sopra il fluido dell' Elet- tro-motore ( Mémoires de l'Académie Imperiale de Turiti, Tom. 7 pag. laS ) notai che l'azione del fluido della pila è piìi chi- mica che quella dell' elettricità ordinaria , e che l' azione di questa è più meccanica dell'altra. Che per produrre gli effet- ti del tremuoto si richieda un'azione più meccanica che chi- mica , lo indicano abbastanza gli effetti medesimi , e le varie maniere d'imitarli per mezzo di scariche elettriche che pro- ducono effetti meccanici . Ben è vero che il Beccaria nella lettera a Monsig. Bori' figlioli Mali>ezzi , ( Sarti Opera citata pag. 2.04 ^ esaminando se possansi attribuire i tremuoti all' elettricità naturale sbilan- ciata , per rispondere all' obbiezione propostagli che i condut- tori immersi nei pozzi non davano segno di elettricità all'oc- casione delle scosse , dopo aver asserito che il tremuoto è ben tutt' altro che un instantaneo effetto procedente da una scari- ca instantanea ebbe ricorso all' azione continuata dell' elettri- cità naturale , volendo quasi indicare che per la continuata azione l' elettricità può produr effetti massimi anche quando è cotanto debole da non essere sensibile nei nostri apparec- chj ; e siccome appunto alla continuazione dell' azione siamo debitori dei grandi effetti della pila , secondo il parere del Beccaria., una gran pila naturale nelle viscere della terra po- trebbe produrre i tremuoti . Per quanto grande sia l'autorità del mio Maestro princi- palmente quando trattasi di elettricità, parmi non potersi at- tribuire le scosse dei tremuoti ad una debole elettricità con- tinuata in conseguenza nemmeno all' azione d' una pila natura- le sotterranea . Imperciocché la scossa del tremuoto è un effetto che du- ra pochi secondi; quindi alcune volte cessa per mesi ed anche per anni, e per secoli; altre volte si ripete più fiate nella gior- nata, oppure nella settimana, o nel mese per un tempo che si può dire indeterminato dalle grandi differenze che si osser- Tarono nella durata . In qual maniera adunque si potrà com- a6a Sopra il Themuoto nelle Valli del Felice ec. prendere che una debole cagione continuata , alcune volte pre- senti un effetto massimo instantaneo ed unico, altre volte lo ripeta ora più forte, ora piìi debole con varia frequenza, ora per breve , ora per lungo tempo . Certamente si possono trovare sottigliezze ed ipotesi on- de fare un volume in difesa di una tale opinione , ma ridu- cendo la teoria a minimi termini si troverà che in vece di avere un' ipotesi Neutoniana , vale dire excogìtatwn probabile, si avrà un impasto di basi immaginarie , dalle quali si deri- vano conseguenze contraddette dai fatti . Glie se taluno volesse dire , le scosse del tremuoto essere effetto dell'elettricità naturale in quanto che dall'azione della medesima ogni decomposizione e fermentazione ripetesse , al- lora sarebbe un' altra questione diversa , e credo che con ra- gioni pili plausibili potrebbe difendere la sua opinione . Poiché da lungo tempo , ed in varie occasioni ( Memoria sopra il bolide , Lettere Fisico-Meteorologiche , Memorie Fisi- che , Experiences Electrometriques , Physicoe Exper. Lìneamen- ta, Institutio de Igne, etc. etc. ) indicai e provai che qua- lunque menomo cambiamento che succeda nei corpi, è sempre accompagnato da una mutazione nel loro stato elettrico; l'ec- citamento di elettricità sensibile dal semplice contatto di pa- recchi corpi , la formazione della pila galvanica , e le mirabili decomposizioni che con la sua blanda elettricità continuata si ottengono sono cose abbastanza note , onde combinando i fatti si possa proporre una teoria delle affinità , fondata sopra la varia capacità di corpi per contenere il fluido elettrico . In questa maniera non solo le scosse del tremuoto , ma quanto la natura opera per via di decomposizione , e di ri- composizione, tutto si può attribuire all'elettricità naturale. In questo caso la questione non essendo più limitata alla cagione probabile del tremuoto , non è più oggetto del mio discorso . Dall' esame sin qui esposto della questione , se l' elettri- cità condensata sia la cagione più probabile di questo tremuo- to, risultando che non si dee ammettere tale teoria , recherà forse ad alcuno meraviglia che il Beccaria da principio , in seguito tanti altri uomini dì meriti distinti abbiano ripetuti i tremuoti dall' elettricità sbilanciata , che persino il volgo al fluido elettrico gli attribuisca . Del Sxg. Anton Maria Vas5alj.i-Eand: . 263 Ma cesserà ogni stupore quando si rifletta die la massir- ma attività del fluido elettrico ne stabilisce l'analogia con la cagione dei tremuoti ; che i fenomeni elettrici che si presen- tano all' occasione delle scosse fecero giudicare essere la ca- gione ciò che non è che effetto ; che generalmente si disse essere l'elettricità sbilanciata il principio scuotente la terra senza dire come succeda lo sbilancio necessario , né come per sì lungo tempo si mantenga tale da produrre sì portentosi effetti ; che 1' uomo anche savio trova molto piìi comodo quan- do avvi qualche apparenza di verità l'abbracciare l'opinione altrui che di formarsene una per mezzo di un severo esame, che quando il Beccaria attribuì i tremuoti all' elettricità la scienza era ancor bambina , onde si brancolava da uomini sommi nello spiegare cose in oggi notissime anche ai medio- cri, tale essendo la sorte di chi precede nelle scienze pro- gressive , e chi segue non può gloriarsi di saperne di più de- gli Antichi , se in paragone de' suoi contemporanei non è nel caso che erano al loro tempo i pochi che si venerano delle età passate . Il Beccaria però benché sommamente portato ad attribui- re i tremuoti all'elettricità nelle lettere al Beccari §. aSiì già osservò che 1' elettricità naturale nel suolo ( supponendola cagione dei tremuoti ) non si equilibra come l'artificiale, il che egli ascrive all' essere molto piìi abbondante ; e nella sua opera del 17.53 dopo aver conmientato ai 5S- ^7^ ^ seguenti il detto di Plinio : ( Quello che è in terra il tremuoto, è il tuono nelle nuvole: finisce per istabilire al §. 680, che tutte le congruenze dei fenomeni del tremuoto con quelli del va- por elettrico non bastano ad accertare nulla assai concluden- temente . Avendo confutata la teoria elettrica del tremuoto pare che nella proposta questione si debba ammettere per cagione probabile del medesimo la decomposizione delle piriti unita alla combustione dei fossili infiammabili . Siccome però questa potrebbe andar soggetta ad obbiezioni ugualmente sode che le proposte contro la teoria elettrica , gioverà stabilirne le basi prima di farne l'applicazione. L'esistenza di sulfuri di ferro, e di varie altre piriti , di carbone di terra, di zolfo, e di altri fossili combustibili, nelle viscere della terra, come pure di ossidi, e sali dai quali per a64 Sopra il Taemuoto nelle Valli del Felice ec , mezzo del calorico si possa estricar il gaz ossigeno , è la pri- ma base della proposta teoria de' tremuoti . La seconda base si è , che i sulfuri di ferro essendo ba- gnati possano accendersi , ed appiccar il fuoco al carbone di terra, ed agli altri fossili combustibili che trovansi contigui. La terza , che dalla fermentazione delle piriti e dalla com- bustione degli altri fossili si produca gaz idrogeno , e si estri- chi gaz ossigeno dai fossili che abbondano d' ossigeno . La quarta, che nelle decomposizioni, ossidazioni ec. si estrichi od ecciti un' abbondante elettricità . La quinta , che nelle viscere della terra si trovino caver- ne di un'estensione grandissima. La sesta finalmente , che per mezzo delle suddette com- bustioni , dello sviluppo dei gaz indicati nelle caverne della terra , della loro deflagrazione , e dell' elettricità che si eccita in tali operazioni , si possano spiegare tutti gli effetti ed i fe- nomeni che presentano i terremoti . Nessuna di queste basi, se mal non m'appongo, può chiamarsi meramente ipotetica , come sono quelle della teoria elettrica dei tremuoti . Poiché l' esistenza dei fossili indicati nella prima base non si può rivocar in dubbio ; frequentissimi essi sono anche alla superficie del terreno in paesi molestati, e da ciò che non si trovano in abbondanza in tutti i paesi tormentati da tale flagello , i ." non si può infeiire che nelle viscere più interne della terra tali paesi non ne abbondino ; a." Che i loro tremuoti non siano dovuti alle combustioni sotterranee, che sì si fanno in altri paesi non tanto lontani, onde le scosse non si possano comunicare . La seconda base è provata dalla quotidiana sperienza , e già fu in parte imitata la natura dal Lemeri . La produzione del gaz idrogeno nella decomposizione dell' acqua per mezzo della ossidazione del ferro , e del gaz ossigeno per mezzo del calorico che separa l' ossigeno dagli ossidi , è pure cosa che si fa tutto di dai fisici . Quando non vi fossero molti altri fatti che confermano la quarta base ; quale si è quello del cambiamento di natura elet- trica che offrono i metalli nell' ossidarsi , l'elettricità che si ottiene dalla pila del Volta abbastanza lo proverebbe . La quinta base viene confermata non solo dalle caverne scoperte , e che tutto di si scoprono ; ma ancora dalla consi- dera- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandt . a.6B derazione dell'immensa quantità di materia gettata fuori dai vulcani , e del grandissimo numero di vulcani estinti , oltre gli ardenti . La probabilità della sesta base apparirà dalla seguente ap- plicazione della proposta teoria ai fenomeni di questo tremuoto . S- IV. Spiegazione dei Fenomeni . La forza sorprendente delle scosse producendo in un'am- pia estensione le ruine che il fulmine cagiona , ove colpisce , * probabilmente fu una delle primarie ragioni per cui questi fe- nomeni vennero assimigliati; quindi l'idea che il fulmine non fosse altro che esalazioni sulfuree, nitrose, bituminose accese, fè trovare una maggiore analogia tra la cagione del tremuoto che è frequente nei paesi vulcanici , ove abbondano le mate- rie credute fulminee , e quella dello stesso fulmine . Laonde in oggi che è dimostrato essere il fulmine un' eletti'ica scin- tilla , non possiamo punto asserire che gli antichi credessero le scosse della terra un fenomeno elettrico , perchè a quella del fulmine paragonavano la sua cagione . Ma non è qui luogo, né mia intenzione di discutere, quale fosse r opinione degli antichi sopra la cagione del tremuoto ; bensì di esaminare se la decomposizione delle piriti unita al- la combustione dei fossili infiammabili ed alla elettricità che sviluppasi , possa presentarne i fenomeni . La forza delle scosse , la celerità con la quale si propa- gano , e nel nostro , come in molti altri simili casi , la loro continuazione , sono i fenomeni dei quali primieramente cer- casi la spiegazione . Plinio , Seneca , ed i moderni che parlarono dei vulcani e dei tremuoti , fanno menzione delle isole sorte dall' acqua all'occasione di tremuoti; parecchi monti, tra quali il Puis- de-Dome che offrì a Cesare un punto di vista onde regolare le sue operazioni militari, ed a Pascal un'elevazione opportuna fper confermare la teorìa delle trombe aspiranti proposta dal Torricelli , furono pure elevati dalla forza delle combustioni sotterranee . • Non vi ha adunque dubbio che la forza capace di elevare Tomo XIV. 34 a66 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. il fondo del mare a segno di formare isole , e di sollevare le pianure, ad offrire monti assai alti qual è il Puy -de-Dome , secondo il Méchain alto i5a6 metri, possa pur anco presen- tare i fenomeni delle più forti scosse . Che se si aggiunga che i paesi più soggetti ai tremuoti sono i più abbondanti di piriti, e di fossili infiammabili; che i tremuoti si propagano particolarmente nei paesi più caver- ?josi; che all'occasione di fortissime scosse si videro zampilla- re fontane, dalle acque delle quali esce il gaz idrogeno in co- pia assai grande perchè possa accendersi e mantenere la fiam- ma , quale si è la fontana di Bosely nata al principio dello scorso secolo, sarà chiaro doversi allo svolgimento dei gaz pro- dotto dalla decomposizione delle piriti , e dalla combustione dei fossili infiammabili , anzi che a qualunque altra cagione attribuire il tremuoto . Riguardo alla celerità , certamente non vi sarebbero po- che osservazioni a fare su la maniera , onde per lo più viene determinata . Poiché considerando che per la differenza del Meridiano nei paesi lontani gli orologi segnano la medesima ora in tempi diversi, ed ore diverse nello stesso istante; che nei paesi vicini anche posti sotto lo stesso meridiano raramen- te gli orologi sono d'accordo, onde segnano la stess'ora in tempo diverso ; che nell' indicare l' ora della scossa si suol ag- giungere circa, o presso a poco, e che in seguito il tempo si mette assoluto , è chiaro che nel determinare le velocità fre- quentemente possono gli Scrittori ingannarsi ; le scosse quasi contemporanee in paesi diversi tanto più se sono lontanissimi, possono pure indurre in errore facendo credere essere di una sola scossa propagata gli effetti che saranno prodotti da di- verse. Non parlo dell'incertezza cagionata dall'ignoranza, dal- lo spavento, ec. né di altre cagioni d' errore , onde si può in- ferire essere presso che impossibile il determinare con qualche accuratezza la celerità del tremuoto . In oltre come già osservò il Micheli, che esaminò parti- colarmente questo oggetto , i diversi tremuoti hanno una di- versa celerità; quelli della Giammaica ed altri mostrarono una celerità molto minore della celerità attribuita al tremuoto di Lisbona dallo stesso Micheli, che la dedusse dalle osservazioni fatte in un* gran numero di paesi. Essa fu all' incirca doppia della celerità del suono . Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . 267 Ben è vero che lo Stukeley crede la propagazione quasi instantanea ; ma altri la credono più lenta di quella del suo- no volendo anche misurarne la celerità con la differenza del tempo tra il rumore che ordinariamente precede , e la scossa che segue ; anzi dal rumore alcuni giudicarono potersi pure inferire la profondità dell'origine. In una questione cotanto intricata , ove tanti e sì grandi sono i dispareri , sapendosi essere grandissima la celerità con la quale alcuni terremoti si propagarono , credo che si possa come meno improbabile ammettere la celerità assegnata al tre- muoto di Lisbona dal 3Iichell, quale celerità media nella pro- pagazione delle scosse. In quest'ipotesi l'urto della scossa mol- te volte dee propagarsi con celerità doppia di quella del suono . Nel rapporto indicai le sperienze del Dottore Perrolle so- pra la propagazione del suono nei diversi gaz traverso parec- chi liquidi , e solidi , dalle quali risulta che il suono è gran- demente modificato dai corpi pei quali si propaga; che nel gaz idrogeno non si estende che ad un quarto circa della di- stanza alla quale giunge nell' aria atmosferica , e nel gaz ossi- geno aniva ancora ad una distanza maggiore di un quarto cir- ca; che pei liquidi si propaga meglio che nei fluidi ; che i so- lidi generalmente lo propagano meglio che tutti gli altri cor- pi, avvertendo però esservi grandissime differenze in questa proprietà tra i diversi solidi , e che il marmo è ai corpi soli- di ciò che è il gaz idrogeno riguardo ai fluidi, vai a dii'e che soffoca in certa guisa il suono . Dal quadro comparativo dell' intensità del suono nell' aria ed in diversi liquidi risulta che l' intensità del suono nell' aria è alla sua intensità nell' acqua come due al cinque . Dalle sperienze del Zanotti è pur anco noto che l'inten- sità del suono è in ragione della densità, e dell'elasticità del corpo per cui si diffonde ; quindi le grandi differenze tra gli Scrittori che cercarono a determinarne la celerità , che che ne dica il Derham , pare che si debbano attribuire al vario grado di densità e di elasticità . Essendo dimostrato che il suono nell' acqua arriva ad una distanza piìi che doppia di quella alla quale giunge nell'aria, non sembra improbabile che per alcuni fossili si possa anche propagare con maggiore celerità. \\ ^'\g. Hassenfratz trovò che la trasmissione del suono traverso i corpi solidi non solo si fa più presto che nell'ariai ma ancora in un tempo inestimabile . a68 Sopra il Tremdoto nelle Valli del Felice ec. Tale probabilità viene confermata da sperienze narratemi dal mio Zio Eandi , che cercò di misurare la celerità compa- rativa del suono nell'acqua e nell'aria eccitando lo stesso ru- more nelle acque del Po , e sopra le medesime , e misurando con un pendulo il tempo che impiegava ad arrivare ad un uomo assai lontano , che stava col capo ora nell' acqua , ora fuori dell'acqua. All'istante che udiva il rumore abbassava una sventola onde il tempo trascorso tra il colpo che eccita- va il suono , ed il moto della sventola indicava la celerità del- la propagazione. Quando l'uomo teneva il capo nell'acqua, ed in essa si eccitava il suono , il tempo era sempre minore di quando il suono si eccitava fuori deli' acqua e l' uomo avea pure il capo nell' aria . Dalle surriferite sperienze è chiaro, che il movimento vi- bratorio del suono soffre molte modificazioni dalla natura dei corpi che lo trasmettono, onde pare manifesto che il tremuo- to dee offrire molte variazioni nell'intensità^ e nella celerità in ragione dei varj corpi pe' quali si propaga . In fatti se il suolo pel quale si diffonde la scossa offre una continuazione opportuna, è chiai-o che il moto eccitato in una parte dee quasi contemporaneamente eccitarsi agli estre- mi opposti , non altrimente che nell' atto che si abbassa un estremo della leva che ha il fulcro in mezzo, si alza l'altro estremo ; che se la continuazione sia interrotta in ragione del- le interruzioni, ossia della varia elasticità dei corpi frapposti, si propagherà con maggiore o minore celerità e forza la scossa . Ma non pare nemmeno necessaria una grande propagazio- ne pei solidi quando si considera, che il tremuoto si fa partico- larmente sentire nei paesi più abbondanti di caverne sotter- ranee . Poiché l'azione dei gaz od essi agiscano pel solo im- pulso, oppure agiscano per la loro infiammazione, si può fare per le comunicazioni delle caverne con una celerità sorpren- dente in uno spazio grandissimo . Il Panino trovò che l'aria atmosferica che entra in un recipiente vóto, spinta dal solo suo peso, vi penetra con una celerità che le farebbe percorrere più di ducento dodici tese per secondo , vai a dire maggiore di quella del suono . I vapori ed i gaz che si svolgono nella decomposizione delle piriti, e nella combustione dei fossili infiammabili in ra- gione della loro condensazione prodotta dagli ostacoli all' espan- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi .' 269 sione , e della loro elasticità acquistata dal calorico , deggiono essere spinti da maggiore forza , onde avere maggiore celeri- tà nel loro movimento . La celerità potrebbe pure essere ac- cresciuta dalle successive combustioni . In piìi modi adunque si può comprendere una sorprendente celerità nelle scosse se- condo la proposta teorìa . Quanto alla continuazione delle scosse si può asserire , es- sere ella un fenomeno del quale nella sola teorìa della decom- posizione delle piriti ritrovasi una spiegazione soddisfacente . Giaccbè continuando la decomposizione delle piriti, e la com- bustione dei fossili infiammabili , si continua pure lo svolgi- mento dei gaz e la loro dilatazione dal calorico, ossia la ca- gione delle scosse . Ed in vero si osserva assai frequentemente, che nei tre- muoti continuati le scosse prendono un maggiore vigore in se- guito alle pioggie abbondanti , che somministrano 'alle piriti r umido necessario alla loro decomposizione ; e riguardo al tre- muoto , che è il soggetto di questo saggio , ho già indicato superiormente che le sole meteore acquee hanno mostrato qual- che influenza nelle scosse accrescendole, ed ancora ultimamen- te il Dottore Turina Professore di Fisica e Matematica a Pi- nerolo mi ha scritto da S. Secondo : Lesfaits se soni accumu- lés pour confirmer votre opinion sur la cause generale de ce phé- noméne , que vous croyez étre les décompositions des pyrites ; car toutes les fois qu'il est tombe ^ depuis la premiere secousse , des pluies un peu abondantes , nous avons toujours senti la terre à trémousser . Laonde se per mezzo dell'elettricità si possono spiegare i tremuoti limitati ad una sola scossa e di una mediocre esten- sione , come più facilmente ancora nella teorìa di Epicuro , questi tremuoti ed anche i deboli continuati per poco tempo si possono comprendere cagionati dalla caduta dei vòlti delle immense caverne sotterranee, sapendosi che molte si conosco- no , e molte ignote fuori di dubbio ve ne sono prodotte dai vulcani ; le scosse vigorose ed estese come quelle delle quali si ragiona, alla sola decomposizione delle piriti unita alla com- bustione dei fossili infiammabili parrai potersi ragionevolmente attribuire . La varia direzione assegnata alla stessa scossa, il cambia- mento di direzione e di forza nelle successive scosse, i danni ajo Sopra il Themuoto nelle Valli del Felice ec. quasi direi, irregolari clie si osservano, vedendosi edifizj for- tissimi molto più danneggiati che altri deboli fi-apposti , le varie specie di scosse , e di rumore precedente , o contempo- raneo , sono pure fenomeni che agevolmente si spiegano per mezzo della proposta teorìa . In effetto la direzione delle caverne essendo varia nello stesso paese in ragione della distribuzione delle piriti e dei lossili infiammabili , che nutrirono i vulcani onde furono pro- dotte- è chiaro che la direzione della scossa dee essere modi- ficata da quella delle caverne; quindi generalmente si assegna- no molte direzioni alla stessa scossa, come ho di già osserva- to nel rapporto sopi-a questo tremuoto . La forza delle scosse facendo crollare il terreno, verran- no chiuse alcune caverne , ed aperte altre , quindi le scosse non solo cambieranno dì direzione ma ancora di forza, cesse- ranno affatto , od in gran parte , in paesi già danneggiati e diverranno più terribili in altri paesi; le nuove decomposizio- ni ed infiammazioni che pei cambiamenti sotterranei possono accadere offrono una facile spiegazione delle moltiplici modi- ficazioni che presentano i tremuoti che continuano lungo tem- po , il loro finimento ordinario per la successiva diminuzione delle scosse è una conseguenza necessaria dell'esaurimento del- la materia decomponibile , come il comparire di nuovo nei paesi di già una volta danneggiati è effetto delle riproduzioni dei materiali che la natura opera di continuo, onde perpetuamen- te cambiano di forma i corpi ; in fine una scossa straordina- ria portando nelle viscere della terra un cambiamento oppor- tuno perchè venga suffocata la combustione sotterranea , può pure dar fine ad un lungo tremuoto . Quanto adunque più difficilmente si può comprendere nel- le altre teorìe , ritrova una facile spiegazione nella proposta . Riguardo agli effetti ora maggiori , ora minori di quanto sembra che la forza delle scosse dovrebbe produrre , oltre alla disposizione delle caverne per la quale viene modificata la scossa , vi sono parecchie altre considerazioni che ne age- volano non poco l' intelligenza . Cosi, la minore resistenza che offrono alcuni corpi alla scossa fa sì , che meno soffrono dalla sua azione , come per l'inerzia non si rompe un corpo cedevole all'urto che frange un corpo molto più forte; gli edifizj fabbricati sopra il terreno Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . a^r d'Alluvione non ricevendo ugual urto in tutte le loro parti, più facilmente sono scompaginati che noi sono i fabbricati so- pra profonde rocce, le quali trasmettono ugualmente la scos- sa in tutte le parti ; la direzione della scossa e le resistenze diverse presentano pure la ragione di varj effetti ; cosi alla Pe- rosa la facciata della Chiesa, unita al corpo con grosse chiavi di ferro, fu spinta dalla scossa con tanta violenza che furono squarciate le chiavi , restando però ancora in piedi il muro sebbene separato in alto dai laterali della Chiesa, ed inclina- to ; i muri che hanno sofferto la medesima scossa , avendo il contrasto d' altri muri , non hanno sofferto che leggieri fendi- ture . Le varie specie di scosse, anzi le varie modificazioni del- la medesima scossa in diversi luoghi pare pure una conseguen- za necessaria della diversa disposizione dei cavi sotterranei pei quali il fluido produttore si diffonde . Poiché se l' urto viene di lato contro il vòlto in più direzioni contemporaneamente, ec. si avranno le scosse di ondulazione, o di bilico, di pulsazio- ne , i semplici tremiti , o le scosse vorticose in ragione della direzione e della forza dell'urto, della varia natura del terre- no scosso . Essendo naturale che i vacui sotterranei presenti- no varie forme anche in non grandi distanze , riceveranno an- cora varj urti , onde la stessa scossa si presenterà di diversa specie ai diversi osservatori . Per cpianto spetta al rumore , alle sue varie modificazio- ni , ed in qual modo alcune fiate sia contemporaneo , altre volte più o meno preceda la scossa, né abbia alcuna costante corrispondenza colle scosse, ho di già indicato nelle discussio- ni unite al sopracitato rapporto ^ potersi facilmente compren- dere questi fenomeni considerando due specie di movimenta prodotte dall'urto del fluido scotente, una di semplice vibra- zione delle molecole analoga a quella delle parti della campa- na che suona nell'acqua senza punto agitarla; l'altra di tra- slocazione , agitazione , od ondulazione del terreno . La prima specie di movimento produce il rumore . La vi- , brazione facendosi ordinariamente più presto che la ondulazione, ne segue che per lo più il rumore preceda la scossa . Secondo la varia natura dei corpi pei quali le vibrazioni si propagano, esse produrranno un maggiore o minore rumore ; passando per corpi che le indeboliscono , il suono sarà pure indebolito , ed D.'ja. Sopra il Tkemuoto nelle Valli del Felice ec. anche afflitto suffocato , onde le scosse con debolissimo , ed anco senza rumore . Le ondulazioni soffrono anche, come le vibrazioni, diver- se modificazioni dalla diversa natura del suolo, delle caverne, ec. del terreno pel quale si diffondono, onde non solo la diversa forza del fluido, ma ancora la natura del suolo che ne riceve l'azione, modifica le scosse. Non essendovi poi alcun rappor- to costante nei corpi tra la proprietà di trasmettere le vibra- zioni sonore, e quella di ti-asmettere le ondulazioni, come ap- pare dalle sperienze del sopracitato Perrolle , giacché l' olio propaga il suono ad una distanza doppia di quella alla quale si estende nell' aria , ne segue pure non potervi essere alcun rapporto costante tra il rumore e la scossa, tra il tempo che il rumore precede la scossa e la forza di questa, infine poter esservi rumori senza scossa , e scosse senza rumore . Con que- ste considerazioni appoggiate all'esperienza parmi che si com- prendano tutte le apparenti anomalie , e come la scossa ed il lumore certe volte sembrino effetti di diverse cagioni . Il sentirsi le scosse ed i rumori più forti ai piani supe- riori che ai terreni, sui monti che nelle valli, come anche in questo tremuoto continua tuttora a notare l' esatto osservato- re Sig. Appia^ è manifesto effetto del maggiore movimento che riceve il corpo più distante dal centro del moto, e della proprietà del suono di propagarsi maggiormente in alto . Rispetto ai fenomeni dei pozzi e delle fontane è cosa ma- nifesta, che i cambiamenti nelle viscere della terra prodotti dalle scosse possono far deviare alcune correnti sotterranee , ostruire i canali di altre interamente o soltanto in parte, to- gliere ostacoli che si oppongono al corso di alcune acque, im- brattarne altre del polverio cagionato dal fregamento delle pie- tre , in altre mescolare sostanze che esistevano fuori del loro contatto, ec. e per tali cambiamenti prodotti dalle scosse nel- le viscere della terra, alcuni pozzi e fonti perderanno intera- mente le loro acque , di altri saranno soltanto diminuite , e per l'unione di più sorgenti in alcuni casi saranno anche ac- cresciute le dosi ordinarie dell'acqua, non di rado diverranno le acque torbide , come si osservò da principio di questo tre- muoto , fenomeno che si è pure ripetuto in occasione di una delle più forti ultime scosse, sebbene di tre gradi più debole della prima dei 2 Aprile , come si compiacque notarmi nella con- Del Sic. Anton Maria Vassalu-Eandi . ayS continuazione del giornale delle scosse e meteorologico il so- pralodato Sig. App'ui. . Come mancano le acque ad alcuni pozzi e fonti per ef- fetto delle scosse , è naturale che nuovi fonti parimente com- pajano aprendosi nelle sconvolte viscere della terra nuovi aditi alle accpie interiori per iscaturirne alla superficie . Che a produrre tali fenomeni non sia necessaria una com- bustione sotterranea nel sito ove si osservano, parmi evidente dalla osservazione fatta su la temperatura dell' acqua di un pro- fondo pozzo posto nel cortile di una casa molto danneggiata dalle scosse , e precisamente nel tempo che le medesime era- no ancora molto frequenti e vigorose . Il Termometi'o Reaumuriano lasciato per tre quarti d' ora in fondo di quel pozzo , indi elevato in una secchia piena d'ac- qua perchè la sua temperatura non potesse sensibilmente cam- biarsi neir elevarlo, indicava nove gradi e mezzo sopra il ze- ro , che è la temperatura ordinaria dei sotterranei più profon- di, e delle acque dei pozzi in quel paese. Laonde il fenomeno delle acque della peschiera posta nel giardino del Castello di S. Secondo divenute nerognole, non parmi doversi attribuire ad alcuna combustione locale, ma bensì all'essersi frammischiato alle acque qualche fossile, probabil- mente carburo di ferro, che forse formava il vòlto del canale pel quale passavano le acque, oppure che le medesime sviate per effetto delle scosse dall' ordinario loro cammino sono pas- sate pei minerali che le hanno annerite, e rese fatali alle tin- che che da prima nutrivano . Riguardo alle varie meteore non vi ha dubbio che esse dimostrano un'abbondante elettricità naturale sbilanciata, ma come già indicai nel paragrafo precedente essa è effetto delle stesse fermentazioni e combustioni che producono i gaz ed i vapori scotenti, non già cagione delle scosse medesime. In fatti le sperienze Galvaniche abbastanza confermano quanto da altri fatti già avea dedotti , cioè che ogni menomo cambiamento nello stato dei corpi ne cambia pure la loro ca- pacità per contenere il fluido elettrico , perciò nei naturali cambiamenti che succedono nei fossili viene pur anco neces- sariamente sbilanciata l' elettricità naturale . Quindi lo meteore che si sono osservate alcuni giorni pri- ma delle gagliardi scosse , e quelle che fin dal principio le Tomo XIV. 35 274 Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec.' hanno accompagnate sono effetti dell'elettricità prodotta dal- le decomposizioni sotterranee . Quando si consideri l'effetto dell'ossidazione di una cin- quantina di coppie di dischi di rame e di zinco non più lar- ghi di uno scudo , non si potrà dubitare che le ossidazioni , fermentazioni, e combustioni dei fossili, che cagionano le scos- se, possano sviluppare l'elettricità necessaria a presentare tut- te le meteore indicate nel paragrafo secondo . Che tale elettricità sia effetto e non cagione del tremuo- to è evidente dalla nessuna influenza che le meteore hanno mostrato sulle scosse, se si eccettuano le meteore acquee che le hanno rinvigorite anzi che no, somministrando l'umido ne- cessario alle decomposizioni . Dall'elettricità sbilanciata veniva pure accresciuta l'eva- porazione, e maggiormente diradati i vapori già esistenti nell' aria , quindi i due fenomeni della grande siccità dell' aria in- dicata dall' Igrometro , e l' abbassamento della temperatura pre- cedente le scosse . Poiché è cosa nota che l' elettricità sbilan- ciata promuove grandemente l' evaporazione ed anco l' eleva- zione delie esalazioni nell'atmosfera, onde i fetori straordina- ij precedenti le procelle , che dal volgo medesimo sono pre- dette per tale mezzo . che l'evaporazione e la maggiore dilatazione dei vapori assorbiscano una quantità di calorico per l' accresciuta loro ca- pacità a contenerlo è pure cosa notissima ; perciò facilmente s' intende che mentre operasi la decomposizione dei fossili pro- ducente i gaz scotenti, sviluppandosi contemporaneamente un' abbondante elettricità, prima che i gaz possano operare la scos- sa , questa passando nell' atmosfera ne diraderà i vapori , ed in tal maniera abbasserà la temperatura . Dal che ne segue che il rinfrescarsi dell' aria sia preso per indizio di scossa , non altrimente che i fetori straordinarj nella calda stagione sono presi per indizio di burrasche atmosferiche . Allo stesso fluido elettrico sbilanciato si deggiono pure attribuire le agitazioni straordinarie degli animali, e le mole- ste sensazioni degli uomini , ed alcune loro malattie . Quanta sia l'efficacia della elettricità artificiale sopra l'animale eco- nomia, l'ho diffusamente dimostrato altrove, e lo dimostraro- no pure diversi illustri Scrittori , particolarmente poi il Medico Cardini nelle varie sue opere sopra questo soggetto; che Te- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi . 275 lettricità delle procelle cagioni le medesime sensazioni della elettricità artificiale è cosa notissima essendovi migliaja di per- sone che per sistema nervoso troppo irritabile , per rotture , slocature , ec. sofferte sono avvertite dalle moleste sensazioni e dai dolori, dell'imminente cambiamento atmosferico per l'a- zione dell'elettricità sbilanciata sopra il loro corpo; non altri- menti che le persone delicate presagivano le scosse dai malo- ri che le affliggevano . Riguardo alle straordinarie guarigioni è noto che alla fan- ' tasia esse sono particolarmente dovute, pochissime essendo le persone in circostanze tali da profittare dell'azione dell'abbon- dante elettricità sbilanciata, e nessuna nel caso di guarire re- pentinamente da gravi mali cronici per V effetto del fluido elettrico naturale . S- V. Conghietture sopra l'Orìgine e finimento di questo tremuoto. Che i tremuoti siano fenomeni assai ordinar] nelle Alpi , e che essi succedano principalmente nelle stagioni piovose, è cosa manifesta dall'essere considerati dagli abitatori di quelle contrade come indizj della separazione delle stagioni . Quindi sentendosi ogni anno, non vi si bada punto se non sono ab- bastanza forti da produrre danni considerevoli . Così nessuno fece particolar attenzione alla scossa assai forte soffertasi in Aosta nell'Autunno del 1807, come per nulla si ebbe quella soffertasi a Pré S. Didier verso la metà del Settembre ora scor- so ; a norma di quanto mi ha narrato il Sig. Frére Jean Stu- dente di leggi fratello del Maire di quel paese . Il Sig. Como ripetitore di Leggi nel pensionato dell'Università, mi ha pu- re assicurato aver sentita una scossa assai gagliarda in Alba ad un'ora e mezzo dopo la mezza notte dei 5 Settembre 1807. Nel rapporto ho indicato piìx altre scosse avutesi a Ivrea , a Biella, ed in altri paesi delle Alpi prima dei a Aprile scorso, allorquando hanno cominciato le scosse disastrose , delle quali ricercasi qui l' origine . Che oltre alle scosse ordinarie le Alpi di tempo in tempo ne abbiano sofferte delle fortissime che vi hanno prodotti cam- biamenti considerevoli , apparisce pure evidentemente dal loro a7^ Sopra il Tremuoto nelle Vali.i del Peuce tìc. aspetto , vedendosi in molti siti rocee infrante , in gran parte diroccate al pie delle montagne , quali sono quelle del Van- dalino superiormente alla Torre nella Valle del Felice , altre simili esaminate dal Sig. Appìa superiormente ad Angrogna , monti fessi, altri inclinati, laghi su grandi alture, e simili al- tri effetti di antiche catastrofi . La storia fa pur anco menzione di tremuoti violentissimi successi nelle Alpi, onde non vi ha dubbio che i paesi in og- gi tormentati da questo flagello , il siano già stati più altre volte, e pare che le cagioni delle più orribili scosse si ripro- ducano impiegando però per buona sorte lunghissimo tempo in tale operazione, dal che ne segue che le epoche di questi disastri siano rimote per secoli , come ho indicato nel rappor- to riguardo ai terribili tremuoti di Cotopaxi al Perù , e di Lisbona . Essendo evidente che le Valli del Felice, del Chisone, e del Po andarono anticamente soggette a tremuoti anche più disastrosi del presentaneo, non è improbabil cosa che alla tra- dizione delle scosse sofferte si debba l' antico uso di quei pae- si di non fabbricare a vòlti , ma bensì a solajo le loro case , usanza sgraziatamente negletta da qualche tempo, e panni pu- re cosa molto verisimile doversi trovare sotto le medesime Val- li la cagione che riproducendosi presenta tali rovinosi fenome- ni nelle sgraziate epoche della sua revivificazione . Nel paragrafo primo ho indicato non incontrarsi vestigio di antichi vulcani in quelle Valli , e nemmeno scoprirvisi in alcun sito quantità di piriti né di fossili combustibili sufficien- ti a cagionare i tremuoti Da quanto però appare alla superficie della terra non si può punto inferire che di uguale natura ne siano pure le sot- toposte viscere; poiché sembrandomi di avere proA'ato nel pa- ragrafo terzo essere le materie vulcaniche la cagione più pro- babile dei tremuoti , la loro esistenza in queste valli mi por- ta a conchiudere che tali materie si ritrovino a profondità mag- giori di quelle esaminate . Le acque minerali di Bubbio , e di Bibiana,le termali di Vinadio, e di Valdieri possono confermare una tale opinione. Non avendo però veduto in quelle valli , e neppure nel- le montagne laterali, vestigio di antico vulcano, pare che quello scoperto dal Sig. Menard La-Groye vicino a Villanova di Del Sic. Anton Maria Vassalli-Eandi .' 277 !Nlzza di Provenza possa considerarsi qual centro che abbia le sue diramazioni sino sotto le dette valli ; e che per gli anti- chi canali , scavati da questo vulcano mentre era ardente , scorra il fluido scotente prodotto dalla nuova decomposizione delle materie, che una volta già produssero il vulcano, il qua- le avendole in gran parte gettate fuori , quelle che sono ri- maste, ed in oggi revivificate, non sono più sufficienti a su- perare r ostacolo del soprastante terreno , onde l' effetto dei gaz , dei vapori , e delle infiammazioni sotterranee è limitato alle scosse che si soffrono . Al primo aspetto una tale origine può sembrare affatto improbahile , e più facilmente si attribuirebbero i tremuoti delle nostre Alpi a qualche vulcano estinto fra Nizza e Ge- nova ; non ritrovandosi però ( come mi assicura il prelodato Naturalista ) da Nizza a Serzana alcun indizio vulcanico, amo meglio atti'ibuire le scosse che abbiamo sofferte e soff"riamo tuttora, ai resti di un vulcano estinto ben conosciuto, che a* vulcani supposti ove non se ne conoscono le traccie . Ad escludere l' origine di questo tremuoto dalle Alpi fra Nizza e Genova concorre ancora l'osservazione che la scossa dei a Aprile sentitasi molto debolmente a Genova punto non fu sensibile nella riviera di Levante , ma si estese alla sola riviera di Ponente , e si fece sentire assai gagliarda a Marsi- glia e Tolone . Prima però di recare gli argomenti che possono avvalora- re l'opinione, essere questo tremuoto dovuto alle materie vul- caniche scoppiate anticamente vicino a Nizza, gioverà premet- tere alcune considerazioni . L'immensa quantità di materia, che gettano fuori i vul- cani, ci assicura, che essi deggiono avere estesissime comuni- cazioni , onde ricevere le sostanze atte a riprodurre nuovi monti in supplemento di quelli che la natura continuamente distrugge. Un colpo d'occhio sopra i fossili che ritrovansi nelle Valli, basta a provare che le montagne laterali doveano essere una volta di altezza smisurata , essendo della loro sostanza che è composto il suolo delle valli, e le pietre che in esse si ritro- vano . Il sopraccitato Sig. Menar d la-Groye mi facea ossei'vare , che le pietre onde sono composti i podinghi delle macine dei nostri molini sono frantumi delle rocce che formano le Alpi. 37S Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec. Molte osservazioni ci confermano che le montagne si ab- bassano continuamente ; considerandole però nella più rimota antichità non possiamo a meno di vederle altissime e di smi- surata grossezza , come considerandole nell' avvenire vediamo eguagliate al snolo queste cotanto importanti scabrosità . La natura per riprodurle si serve delle acque e partico- larmente dei vulcani j questi deggiono adunque avere comu- nicazioni sotterranee di una estensione , e di una profondità sufficiente per trarre i materiali atti a formare le nuove mon- tagne . La distanza da Nizza a Pinerolo non arriva ad un grado e mezzo , ed un vulcano che arde per secoli interi gettando sempre fuori nuove materie , pare che possa molto maggior- mente estendersi . Ben è vero che il vulcano trae la materia che getta fuori da profondità maggiori di quelle che si conoscono , portando alla superficie fossili che nelle sole produzioni vulcaniche si ritrovano , cercandosi inutilmente fuori delle lave anche nei terreni adjacenti . Tale profondità però punto non ne esclude le diramazioni laterali, che deggiono seguire le direzioni del- le vene dei fossili atti a produrli ; e queste direzioni , per quan- to si conoscono , si estendono tanto lateralmente che profon-' damente , Per essersi sentita la scossa dei 2 Aprile di ondulazione a Genova e Losanna , alcuni hanno giudicato che molto pro- fonda non potesse essere la sua cagione . Abbiamo però osser- vato nel precedente paragrafo che per la distribuzione dei cavi sotterranei la stessa scossa si fa sentire di ondulazione in un luogo, e di pulsazione nell'altro . Inoltre se si volesse dedurre la profondità della scossa dal- la distanza, alla quale si fece sentire di pulsazione, supponen- done anche l'origine sotto le Alpi che chiudono la valle del Felice, o sotto la stessa valle; siccome a Torino questa come parecchie altre sì sono sentite di pulsazione, essendo il livel- lo di detta valle elevato molte centinaja di metri sopra il li- vello di Torino, non è difficile il conchiudere quale in tale teorìa dovrebbe essere la profondità del centro, perchè il rag- gio elevandosi arrivi a più di 20 miglia di distanza a scuote- re il terreno di sotto in su. Ma essendo persuaso che le mo- dificazioni delle scosse dipendono in gran parte dalla distri- Del Sic. Anton Maria Vassalli-Bandi . ^79 Luzione dei cavi sotterranei non mi trattengo ad esaminare una tale opinione . Alle surriferite considerazioni se aggiungasi , die i paesi evidentemente vulcanici, quale si è l'Alvernia, vanno pure soggetti a frequenti tremuoti, sembrerà più probabile che orì- gine di questo possano esseie i vulcani estinti , che trovansL sulla costa del Mediterraneo fra il Varo ed il Rodano, e par- ticolarmente quello di Villanova vicino a Nizza . La direzione delle scosse indicata nel paragrafo secondo conferma pure una tale origine . Poiché a Nizza si è sentita la scossa venire dalle Alpi, a Marsiglia da Levante a Ponente vai a dire anche dalle Alpi vicine a Nizza, a Gap da Libec- cio verso Greco, ossia dalle Alpi verso Marsiglia, alla Torre nella direzione di Sirocco verso Maestro, ossia dalle Alpi che comunicano con quelle di Nizza ; e generalmente ad assegnare una direzione conveniente colla proposta teorìa si accordano le moltiplici relazioni, che ho ricevuto dai varj paesi ove si è sentito questo tremuoto . Riguardo alle direzioni che sono contrarie alla detta ori- gine , nel paragrafo precedente ho fatto considerare quanto le tortuosità dei canali scavati dai vulcani possano influii^vi, on- de le osservazioni qui sopra indicate sembranmi prove suffi- cienti per ascrivere con qualche probabilità le scosse all' indi- cata origine , tanto più che esse sono notate da uomini alie- nissimi dall' assegnarla a questo tremuoto, quale è il Sig. Rochas Giudice del Tribunale civile di Gap, che ha stampate due operette per rassicurare il pubblico sopra gli effetti di questo tremuoto che egli attribuisce all'elettricità. Potrà forse ad alcuni parere improbabile, che nelle vìsce- re della terra vi sia la quantità di piriti e di fossili combu- stibili, che può giudicarsi necessaria a produrre le scosse, « tanto meno a mantenere ardenti i vulcani per molti secoli . Quando si considera però non richiedersi un mucchio smi- surato di piriti perchè bagnate si accendano; che poche piri- ti accese possono comunicare il fuoco ad una miniera di car- bon fossile, la cui combustione è noto quanto lungamente du- ri; che molto più frequenti di quelli delle piriti «ono nelle viscere della terra gli ammassi di fossili combustibili; che al- le profondità cui arrivano i cavi vulcanici possono pure tro- varsi altfri fossili combustibili a noi ancora ignoti ; parmi dis- a8o Sopra il Tremuoto nelle Valli del Felice ec' siparsi questa difficoltà sopra la cagione più probabile dei vul- cani . Riguardo ai tremuoti poi , gli effetti di poca polvere da schioppo accesa 5 di poca quantità d'acqua ridotta in vapori, la quantità di gaz che si estrae per mezzo della decomposi- zione da piccole masse di varj corpi non permette di mettere in dubbio , che nelle viscere della terra vi siano le materie sufficienti a somministrare i gaz , ed i vapori necessarj a ca- gionare le scosse . Oltre agli argomenti indicati nei precedenti paragrafi, que- sta teorìa dei vulcani e dei tremuoti è pure confermata dalla considerazione , che generalmente tutti i vulcani ardenti sono vicini al mare, che non pochi gettarono fuori copiose acque, e sostanze marine, onde non poter dubitare che l'acqUa gran- demente concorra a procurarne le eruzioni , anzi sia necessa- ria alla loro produzione , come a quella delle scosse che ab- biamo osservato essere rinvigorite dalle pioggie, e me ne con- ferma ancora la lettera ricevuta jeri l'altro dal Sig. Appia, la quale mi notifica la scossa di 4" a 5" grado soffertasi alla Torre li 3o dell'ora scaduto Ottobre alle ore 4^ i5 minuti del mat- tino in seguito alle abbondanti pioggie dei giorni precedenti . Posta la verità di si fatta teorìa mi si dirà forse da talu- no , e che saranno adunque perpetue queste scosse , né avrà più fine questo tremuoto che da sette mesi non cessa di dan- neggiarci, e di tormentarci in mille modi? Non ho luogo di presagire un sì tristo evento . Poiché per buona ventura la minore frequenza delle scos- se ( sebbene ai 3i dello scaduto Ottobre siansi ancora sentiti due leggieri movimenti ad un'ora del mattino, ed altri alle ore IO della sera ) e la loro minore forza ( quantunque quelle di 4° ^ 5" grado che si fanno ancora di quando in quando sentire , accrescano i danni delle case già scompaginate ) mi lusingano che la materia decomponibile o combustibile sia ri- dotta a poca quantità , onde incapace a somministrare la do- se di fluido necessaria a produrre scosse molto disastrose . Siccome però questi indizj non possono assiemare di quan- to si nasconde nelle profonde viscere della terra , così è ma- nifesto non potersi proporre sopra questo soggetto che con- ghietture . Giova però sperare, che a norma di quanto seguì nelle rimote Del Sic. Anton Maria Vassalu-Eandi . a8i rimote epoche sgraziate di fortissimi tremuoti in queste Val- li, esauritasi la decomposizione delle materie vulcaniche, ces- sarono per secoli le violenti scosse; così questo tremuoto del quale la minore frequenza delle scosse indica il probabile esaurimento della materia decomponibile, cesserà di spaventa- re con disastrose scosse, e lascierà tranquilli per secoli gli in- dustriosi ed ingenui abitatori delle amene e fertili Valli del Felice , del Chisone , e del Po . To7no XIV. 36 g8ì " ■ , OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULLA MONTAGNA BARBELLINO DEL DIPARTIMENTO DEL SERIO Del Sic. Gio: Maironi da Ponte. Ricevute li 3o Novembre 1808. I Slg. Orazio-Benedetto di Saussure ne' suoi Viaggi nell'Alpi dà a vedere aver esso avuto per iscopo principale delle fisiche sue ricerche di raccogliere tW fatti , e de' risultati generali , la cui mercè poter ragionare meno inverosimilmente sulla geo- logìa del globo Terracqueo . Ma non le sole Alpi visitate da questo grande Osservato- re racchiudono de'' fatti, e de' risultati atti a far sorgere nel viaggiator Filosofo delle idee analoghe al vero sulla teorìa del- la Terra . Di tali fatti si ammirano anche ne' monti del nostro Di- partimento, i quali se avessero avuta la sorte d' essere visitati dal Genevrino Naturalista , avrebbono potuto certamente au- mentare la serie de' risultati geologici, de' quali sì estesamen- te, e con tanta sagacità andò egli in traccia . Uno di questi fatti della Natura , e forse il più interes- sante fra quanti osservati furono nell'Alpi, ed altrove, è cer- tamente quello, cui io vo a descrivere nel nostro monte Bar- bellino . Informato io dal dolcissimo amico mio, il dotto Sig. Giam- battista Franzini^ che sopra certa pendice d'essa gran mon- tagna esisteva un filone creduto di Porfirite, il quale i ban- chi di Schisto traversalmente intersecasse, m'invogliai di re- carmi sul luogo , e di attentamente esaminare le circostanze tutte , che il fenomeno accompagnassero . Ciò fu il dì IO Settembre 1808 . Ma siccome poco men interessante per la Storia Naturale è la intera gran mole di questa nostra montagna; così io cammin facendo alla volta del sito, ove il fatto geologico ammirasi, descriverò, nella guisa, Del Sic. Gio: Maironi da Ponte. a83 che lece rispetto all'Alpi il lodato Sig. linee 3 2 4 I a 1 1 15 , 7. ANNOTAZIONI. ( Fìg.'^ I.) IV. Prospetto della tuberosità sarcotìca bernoc- coluta di questo Corpo mostrata tale , quale apparve promi- nente fuori dalla piaga ombelicale materna . ( Fìg."' II. ) La suddetta tuberosità veduta più allo scoperto dimostrante la sommità delle due escrescenze a. a .* rappresen- tate per intiero alla -F/g.* V. { Fig."^ III. ) V. Dente dal mezzo di detto tumore estrat- to un mese all' incirca prima della morte della madre . Viene de- lineato ingrandito con lente alla Fig.°' III.* ove manifestamen- te si scorge il sito incavato nella sua radice per la introduzio- ne del nervo, e dei vasi, che al medesimo erano inservienti. ( Fig.'^ IV. ) Il dente stesso veduto dalla sua parte poste- riore, la cui radice interrotta da solco, o da incisura, dà luo- go all'attacco delle membrane, che aderente Io rendeano al Corpo stesso . La Fig. IV.* rappresenta il dente stesso ingran- dito con lente . { Fìg.'^ V. ) VI. Prospetto del Corpo mostruoso delineato da quella parte, che nell'atto della Sezione del Cadavere ma- terno riguardava li muscoli addominali. In questa Figura A.A.A indica il contorno della tuberosità suddetta coperta anch'essa di vera cute, già delineata alla Fig." I. e //. N.° IV. di que- sta lettera . VII. a. Escrescenza aderente con tutta la sua parte po- steriore alla tuberosità stessa . Del Sig. Francesco Okazio Scortigacna. 3i5 Vili, a* Escrescenza simile alla suddetta, ma dalla stes- sa differente per esservi attaccata alla sua base soltanto , men- tre vi rsi rimane sollevata col rimanente del Corpo , e dell' apice . IX. B.B. Contorno del Lobo superiore di questo mostro. b.b. Contorno posteriore guardato di prospettiva dalla par- te di questa sua faccia . X. C.C. Breve tratto musculare, che serve di attacco al- la porzione superiore colla media . XI. D.D. Contorno della media porzione di essa mostruo- sità . XII. g.g. Vescichetta , che per l'esterno suo aspetto può avere somiglianza col didimo di un testicolo ( era pellucida questa vescichetta nel punto dell'estrazione del mostro dal seno materno ) . XIII. H.H. Contorno della porzione inferiore di esso Cor- po mostruoso . i.i. Parti di tessitura massimamente fibrosa distribuita in giri , e con certi anderivieni , come vedere si può nella pre- sente figura, che vanno a terminare nel tratto C.C. N.** X. XIV. m.m.m. Capelli, che si scorgono da questo lato. O. Altri capelli delineati puranco alla F/g.*^ /X. nel sito, che vi corrisponde marcato con questa stessa lettera . XV. r.r. Due denti meglio visibili nella Fìg!^ IX. s. Dente per la sua conformazione simile ad un mascellare. t.t. Due denti per la figura loro somiglianti agl'incisori. u. Dente cuspidato, o canino. XVI. v.v. Globetti due albeggianti di superfizie piuttosto aspra membranosa . XVII. X. Forame, come vedesi , assai piccolo con peli, dal quale fu estratto il pezzetto di osso delineato alle Fig.'^ VI, VII, Vili. ( Fig.* VI. ) XVIII. Pezzetto osseo veduto dalla parte di un ristrettissimo forellino , che diede ingresso ad un nerveo filamento , ed alli proprj suoi vasi veduti nell' atto di sepa- ramelo . E più osservabile lo stesso alla Fig.'^ VI.* ove spe- zialmente rimarchevole rendesi il peduncolo , a cui attaccate si rinvennero alcune membranette, nonché qualche fascicolo di fibre carnee . {Fig. VII.) Lo stesso ossicino veduto dall'opposto lato. Si 6 Della Gravidanza Quinquenne ec. in cui oltre alle sue prominenze osservasi una fossetta mM B, come nell' ingrandita alla lente Fig/^VII* { Fig.'^ Vili. ) Il predetto ossicino veduto di prospetto, in cui osservansi li varj suoi giri composti di altrettanti strati , quasi concentrici molto rimarcabili nella Fig.' Vili* che lo rappresenta ingrandito alla lente . ( Fìg.'^ IX. ) XIX. Si esebisce il prospetto del Corpo sud- detto da quella parte delineato, sopra cui ritrovossi giacente, stando il cadavere della Madre steso supino . In questa figura osservabile riesce il confronto delle parti indicate nella Fig." V. con quelle , che seguono : A. A. A. Marca la sommità posteriore della bernoccoluta tul)eiosità di già descritta al N.° IV della lettera presente, e delineata alla Fig.'^ I e- II, cui resta impedita la visuale, a motivo della elevata naturale conformazione del Lobo , che or ora si nominerà. B.B. Contorno del Lobo superiore, ossia della superiore di già accennata porzione da questa parte veduta . C.C. Attacchi membranosi, che uniscono la porzione su- periore colla media . D.D. Contorno della porzione media suddetta. E. Porzione dura, probabilmente ossea , coperta da tuni- ca membranosa, che non si è voluto incidere per non indur- re alterazioni nel Corpo stesso , a cui è inerente il dente F . XX. F. Dente, che per la sua forma somiglia ad un degF incisori . XXI. f. Globetto carneo, che nella sua parte posteriore in sé comprende una sostanza biancheggiante di aspra superfizie. XXII. G.G. Vescica di trasparente umore riempiuta, e compresa nello spazio H.H. indicante il contorno della porzione inferiore di questo Corpo . XXIII. I. Piccola lingua corredata di un' appendicetta , che vi si vede da un Iato . Il forellino posto allo stesso lato resta ombreggiato in nero . XXIV. L. Bulbo ovale simile per la figura al bulbo di «n occhio . M.M. Principio, e fine di una piegatura di cute simile a quella di una palpebra, cui sporgono fuori quattro, o cin- que peli . XXV. N.N. Contorno di un forame otturato dal Globo, che in mezzo vi si discerne . Del Sic. Francesco Orazio Scoetigagna . 817 0.0. Capelli, che salgono fuori dai luoghi ivi marcati . P.P. Lobetto oblungo, cui passa sopra la seguente mem- brana . Q. Membrana sopra indicata. XXVI. R. Dente mascellare assai cospicuo, in cui notasi la porzione sua smaltata , e la sua base quasi piana priva di puntate radici . XXVII. S. Piccolo dente simile per il suo aspetto ad un mascellare posto ad un lato dell'antecedente . T. Dente cuspidato, ossia simile ad un canino, situato all^ altra parte del dente R. U. Centro d'una tuberosità emula per la sua durezza ad un osso , ricoperta da membrane . r.r.r. Denti, che i-assomigliano ad altrettanti incisori. Le macchie poi intensamente ombieggiate tanto in questa Fìg.'^ IX quanto nella Fig.'^ V corrispondono a'pertugj, ed an- fratti, che più o meno s'internano al di sotto delle prominen- ze , quali esistono , e del pari vedere si possono nell' Originale medesimo . RIFLESSIONI. XXVIII. Incontrano insormontabili difficoltà le spiegazio- ni , quantunque seducenti , dagli antichi , e dai moderni Fisio- logi ideate per indovinare ( se cosi è permesso di esprimersi ) qual essere possa il più recondito pi'ocesso dell' organica ripro- duzione negli Uomini . Ad onta che impercettibil sembri dover essere un cosi grande, ed interessante oggetto, ciò non pertan- to Filosofi illustri pensano, che il misterioso velo squarciandosi un giorno , manifestarsi possa nelle sue più intime operazioni la generatrice industre Natura . Alfine di giungere a tale disco- primento , la strada , che a calcare incessantemente si abbia , raccomandano essere la osservazione: osservazione da istituirsi e nelle sue regolari manifestazioni , e ne' suoi traviamenti . E giacché la sagace operatrice costantemente procede nelle pri- me , essere non può variabile, e senza legge ne' secondi. Se non che ammettendo variate le cagioni per cui gli traviamenti succedono, variati pur anco questi medesimi è forz' accordarli , come di fatti si osservano. XXIX. Nei Corpi organizzati U traviamenti della natura, 3i8 Della Ghavidanza Quinquenne ec. più o meno lungi dalle leggi ordinariamente seguite, sono ciò, che mostruosità suole chiamarsi . E giacché varie le spezie es- ser possono delle differenti mostruosità , sembra molto com- mendevole quegli , che studiossi di metodicamente sistemare le cognite spezie di mostri . Di fatto qual enorme differenza non passa tra il celebre Mostro nato in Nortumberland{*), e quello, che diede occasione alla presente Memoria? Quali gra- di intermedj di Mostri non si osservarono in passato, e qua- li non si osserveranno forse in avvenire? Riscontrandosi tanta varietà nelle mostruose produzioni, pare bene ragionevole da peculiari differenti cause lo ammettere la stessa natura forza- ta nel di lei agire , la quale appunto per questo dovrà cre- dersi costante nelle sue medesime incostanze . Una tale conse- guenza dedotta dalla meditazione delle naturali cagioni gene- riche viene sostenuta da documenti di fatto raccolti , ed al pubblico esposti dal chiarissimo Sig. Professore Vicenza Mala- carne (**) . XXX. Da tuttociò sembra potersi dire insolubile ( perdo- no chiedendo a si grand' Uomini , che l' hanno promosso ) il Quesito , in cui si propone a decidere : Se i Mostri sìeno tali in origine , o se dipendano dal concorso di cause fortuite . Due cose egualmente incerte si comprendono in questo Quesito, r una o r altra delle quali dai suoi favoreggiatori si ammette per vera, e per certa, mentre tanto l'una quanto l'altra può in varie circostanze esser falsa , ed incerta : ed alla perfine mancar sembi-ano i dati necessarj alla soluzione del predetto Problema . XXXI. Dall'altro canto ad alcuno parrà forse più natura- le primieramente il rintracciare i ." Quali esser possano le ca- gioni tìsiche delle ditferenti mostruosità? a.° Quali esser pos- sano le circostanze , che favoriscano il concorso delle cagioni medesime ? Non mi diffondo in far comprendere come dalla costante. (') Ved. Considerazioni sopra i Mostri Seconda Parte inserita nel Tomo secondo dell' Esposizione Anatomica della Strut- tur.i del Corpo Umano del Winslow . Venezia appresso Tommaso Bettinelli 174? pag. 3oi , 3oa. (") Ved. Osservasùoni Anatomiche di Vicenza Malacarne in conferma di una proposizione circa l'Origine de' Mostri pubblicata dal medesimo nel Tomo IX delle Memorie della Società Italiana del- le Scienze , inserite nel Tomo XII doUa Società stessa . In Modena i8o5. Del Sic. Francesco Orazio Scorticagna^ 3iq ed infaticabile osservazione fatta sui Mostri , e sopra quanto riguardare li può, giungere un giorno sia pure possibile a quel- la cognizione, che su di questo medesimo istante possedere si bramerebbe : ma frattanto rimane a dolersi , che manchino di presente li mezzi a questo passo valevoli . Mi lusingo di po- ter confluire a quest'oggetto colle presenti Osservazioni. Però nella terza parte , che sono per aggiungere , e che chiuderà la presente Memoria , riservomi ad esporre le ulte- riori risultanze, che mi si manifestarono esaminando le inter- ne parti del Mostro sopradescritto, e che ai Fisici perspicaci esibiranno forse un novello argomento atto ad esercitare il lo- ro ingegno in tal genere di ricerche . PARTE TERZA ANATOMICA INTERNA I. l^c 4omincìossì a prendere ad esame in questo Mostro la par- te superiore ove posteriormente, da quella faccia cioè che ve- desi delineata alla Fig.'^ IX , commessovi un taglio trasversale mezzo pollice profondo all' incirca , si rinvenne composta di due differenti sostanze . L' una consisteva in una vescichetta grandicella situata alla destra dell' incisore , ed era riempiuta di sostanza adiposa , penetrata per ogni dove da peli lunghi pressocchè un pollice , privi affatto di bulbo , e di ogni radi- ce. Da membrane cellulari, nonché da musculari stratificazio- ni era formata la sua sostanza . Erano da parti musculari ab- bracciati li seguenti ossicini , consistenti in alcuni frammenti di ossi conformati a scagliette con punte non rappresentanlì veruna regolare figura ; di più in un dente con adunca radi- ce ; innoltre nell'ossetto delineato alla Fig." X^ che si passa tosto a descrivere . II. Questo presenta di particolare, e degno di notarsi il suo pezzetto a. simile in questa parte al manubrio del mar- tello del Timpano , corredato di alcune fibre muscolari , ed articolato in b. ed in e. col rimanente del suo maggior corpo, ed in appresso il forame d. simile a quello, che osservasi po- sto all' ingresso del meato osseo uditorio . Né vi mancano in- cisure , e forametti , come dal di"*- gno stesso rilevare si può de' quali uno notabile in e. pel passaggio dei vasellini, e dei nervi. La relativa F/g."^ X.* indica l'altra faccia dell'osso rae- •) 3aO DtLLA GllAVIDANZA QuiNQUKNN5 CC. deglino , in cui A^eggonsi meglio le accennate fibre musculari del manubrio a. , ed in cui scorgonsi le prominenze simili pres- so poco a quelle prodotte dai canali semicircolari nell' osso pe- troso, e che in questa figura sonosi marcate colla lettera /l III. Il mentovato taglio prolungato alla parte sinistra dell' incisore offeriva alla vista una sostanza cellulare fijrrnante varj centri , nel cui mezzo ascondevansi alcune globose vescichet- te , le une di sostanza gelatinosa , le altre di moccio ripiene . Queste parti erano provvedute di vasellini, che poi dirigevansi verso il bulbo L., il quale conteneva parimente una sostanza del tutto mocciosa . Anche qui, dov'eranvi parti musculari , si rinvennero varie scagliette di ossi aventi una irregolare figura . IV. La lingua segnata colla lettera I. era puranco nel suo interno simile a lingua Umana, e ciò per le osservate fibre muscolari , come altresì per li vasellini sanguigni , che unita- mente a'nervei filamenti portavansi a fijrmare le sue papille coperte da Epitelio . V. Il metodo tenuto nella presente sezione portò doversi tosto passare ad incidere la vescichetta g. g. delineata alla Fig-" V. Essa era piena di sostanza adiposa bianchissima, po- co fra sé coerente, distribuita a guisa di vasi, non compresa da vascolari condotti, ma da tenue cellulare inordinatamente sostenuta soltanto. L'esterno inviluppo formante la vescica stessa aveva e vaselletti , e nervei filamenti . Questi accompa- gnavano puranco il condotto di essa vescicola, ridondante del- la stessa materia, lungo pollici uno, e due linee, terminante in una vescichetta piena di umore biancastro semipellucido , posta presso la tuberosità A. A. A. VI. Detta bernoccoluta tuberosità A. A. A. ( il cui supe- rioi-e prospetto si delineò alla Fig." /, e //, e si descrisse al N.° IV della seconda mia lettera) porzione integrante, e con- tinuata del Mostro stesso, ritrovavasi piena zeppa di piccole globose vesciche di membranoso invoglio fabbricate, tra le quali una se ne rinvenne avente il medesimo ridotto ad ossea durezza , anzi ossoso divenuto precisamente . La sostanza con- tenuta in ciascheduna era simile alla sostanza midollare del cerebro . Fra i loro intervalli innicchiata eravi qualche con- globata glanduletta . VII. Presso al sito, in cui {Fig." IX) son posti gli attacchi membranosi C.G., incontrai ancora un'altra vescica ripiena di so- Del Sic. Fuangesgo Orazio Sgortigagna . Sai sostanza adiposa, penetrata da molti peli di radice, e di bul- bo intieramente privi . Vili. Nel sito medesimo ritrovavasi un dente compreso da membrane, quali si vejigono delineate alla Figf XI in cui scorgesi ad occliio il dente mancante di radice , anzi nel suo interno incavato; il medesimo stirato fuori dal proprio luogo, ed in qualch' elevatezza sostenuto apparisce cbiaro al di là, ed al di sopra della fossetta marcata i. di modo, che puossi ve- dere il vasetto, ed il nerveo filamento, l'uno e l'altro dei quali ad esso proprj vengono marcati colla lettera /. siccome le lettere h.h. indicano parti musculari ivi aderenti. IX. La porzione media di essa mostruosità nel momento di sua dissezione ritrovavasi molle quasi fluttuante . Tagliata per il suo centro offeriva alla vista una membrana simile per la tessitura alla dura Madre, di cui era tutta tapezzata, e mo- strava quel prospetto, e quella forma, come alla F/g." A//, il cui interno interrotto veniva da certe separazioni , ossia da membranose colonnette marcate n.n. per entro alla superior delle quali sentivasi una lamina ossea fatta a volta a somiglian- za delle ossa del cranio, che non si volle trarre di luogo, per lasciar alla parte, che tutt'ora conservasi aderente al mostro stesso, la possibile integrità. Dette colonnette vi facevano de- gli otricelli, il fondo dei quali corrispondeva ai punti m.t'o.o. ed esse medesime sembravano simili ai processi della dura Ma- dre , che nei Feti ben conformati servono di tramezzi al ce- rebro, ed al cerebello . L'apertura di questa cospicua vescica, fattavi per mezzo dell'indicato taglio, vedesi tracciata nel suo contorno in m.m.m. La sostanza ivi contenuta era simile al- la cerebrale bianca piuttosto, che alla cinerea. Siccome poi questa cavità riscontrossi mezzo vuota , ciò dà luogo a dedur- re, che qualche notabil porzione della nominata sostanza pos- sa esser sortita molto tempo prima del taglio per via degli osservati pertugi, che si sono di già mentovati nella seconda mia lettera al N.° XXVII. Di fatto una consimile sostanza, come al N." II di detta lettera ebbesi a notare, fu rinvenuta in qualche copia dispersa nello spirito di vino, in cui sino da principio fu subitamente immerso il Mostro stesso . X. Tagliata trasversalmente l'appendice m.t^ 0. Fig-" IX presentavansi le parti nella loro distribuzione, quali si veggo- no alla Fig.'' XIII. Consisteva quest'appendice in un complesso Tomo XIV. 4i Saa Della Gravidanza Quinquenne ec. di strati membranosi cellulari, e musculari , Con tale sezione sonosi separate per metà le due globose vescichette w. ed/z., la prima delle quali conteneva sostanza adiposa, e la seconda materia biancheggiante , simile a quella del cerebro , o del cerebello , come in altre situazioni di questo Mostro medesimo . XI. II lobetto P.Q.P. {Fig.^IX) era ridondante di ma- teria adiposa invilupj^ata da molti peli, simili agli ultimamen- te descritti, e contenuti da una vescica, che da P. destro non estendevasi al di là di Q., mentre da Q. sino a P. sinistro la costruzione sua era quella di una cellulare riempiuta di oleo- sa pinguedine . Dal mezzo di questa partiva un fascicolo di nervei filamenti , che diramavansi a guisa di raggi per inse- rirsi nell'osso delineato alla Fig.'^ XIF. XII. In questa media porzione del Mostro ritrovavansi al- tri ossi 5 dei quali pure credesi non inopportuno di qui ag- giungere la descrizione . E primieramente la Fig.'^ XIV rap- presenta la congiunzione dei due ossi articolati nel punto o. Fra loro nel punto p. uniti da membrana strettamente aderen- te al periostio, dal quale investiti erano nel modo già deli- neato . E qui cade in acconcio notare , che da periostio gli altri ossi tutti del Mostro stesso si ritrovavano ricoperti . La Fig.'^ XIV* rappresenta l'altra faccia dei due ossi ultimamen- te descritti . La Fig.'^ XV mostra il dente K. profondamente inserito nell'alveolo infisso nella relativa porzione di mascella. La Fig."^ XVI indica un complesso di parti, di cui Q.Q^-Q. era una produzione membranosa , rossa , vascolare , o simile certamente a vaso arterioso, o venoso: le parti m.te q.q.q. erano di ossea natura ; in r. poi si rappresenta un dente nel proprio luogo . XIII. La Fìg."^ XVII esibisce due denti z.z. scoperti per mezzo di un taglio, eseguito sopra la tuberosità E. {Fig." IX) dove cade opportuno il notare , che il globetto f. , simile nel suo aspetto ad un dente, altro non era, che un complesso di fibre carnee ricoperte da uno strato di densa, ed aspra mem- brana biancastra. Frapposti alle parti suddette si rinvenivano altri piccoli frammenti di ossi d'irregolare figura. XIV. La vescica m.t^ G.G.G.G. Fig. '^ IX era nel suo in- terno ricoperta di membrana simile alla delineata Fig."^ XII , ma in questa gli otricelli comunicavano con altri inferiori mol- Del Sic . Francesco Orazio Scortigagna . 3a3 to piccoli, che mettevano capo in un condottino, a cui tene- vasi dietro per lunghezza non maggiore di undeci linee, oltre il qual termine perdevasi del medesimo ogni traccia . XV. Proseguendo l'incominciato esame, alla sezione si ven- ne della porzione inferiore di esso corpo mostruoso . Questa si eseguì da quella parte, che delineata si vede alla Fig."^ F, ove prodotto il taglio incontrossi un globo sotto la cute cor- rispondente al punto m.to H. destro, il qual globo era com- posto di membrane di varia natura, che profondamente taglia- te mettevano allo scoperto delle vescichette ripiene di una so- stanza fra loro diversa, riscontrata essendosi ora sebacea, ora adiposa, ed ora del tutto simile alla cerebrale, siccome si rin- venne in più plaghe di questo Mostro . XVI. Frapposti a dette parti erano li pezzi, che si veg- gono nelle seguenti figure delineati . La Fig." XFIII rappresenta i tre denti R.S.T., li quali sono i medesimi , che colle stesse lettere furon indicati alla Fig."^ IX ^ non per via di radici insinuati entro alveoli , né molto aderenti, ma piuttosto appoggiati sopra la base ossea s.s. La Fig. XIX dimostra un frammento di mascella, di cui vedesi in t.t.t. segnato il contorno. Al di sopra scorgesi il mascellare U. molto prominente , nonché l'appofisi aculeata V. La Fig. °' XIX. "^ rappresenta il pezzo medesimo nell'oppo- sto prospetto di quello dell'antecedente figura. In questa mi- rasi lo stesso dente U. che mostra la sua triplice radice, l'ap- pofisi V. rivoltata dall'altro canto. Finalmente vi si scorgono li tre denti x.x. y.y. z. , intorno ai quali sembia meritevole doversi osservare la mirabil maniera, secondo cui incassati si ritrovano, nonché vicendevolmente uniti, e ristretti, XVII. Fattasi la somma di tutti li denti tanto Incisori, e canini , quanto mascellari ritrovati nel pieno del pezzo già notomìzzato, risultano ventiquattro di numero. RIFLESSIONI. XVIII. La prima di tutte le altre ricerche intorno al Mo- stro , di cui si tratta , e che più di ogni altra interessare for- se potrebbe, a me par quella tendente allo scopo di definire r Epoca del suo sviluppo . Per vero dire se vogliasi fare l' a- nalisi a tuttociò , che nella premessa Storia si comprende, j-i4 Della Gravidanza Quinquenne ec. sembra esservi molta ragione per credere , che la medesima risalire non dovesse al di là dei primi Gennajo 1802, nel qual tempo , dopo essere la IMadre in prospera salute sempre vis- suta, arrestaronsi le mensuali sue purghe, sebbene fosse dub- bia cosa il giudicare, se tale sospensione derivare dovesse dal- lo stato morboso della medesima indotto dalle precorse quar- tane, oppure se tuttocciò un effetto fosse di gravidanza . Quel- lo, eh' è certo, si è, che alla fine di Luglio i8o3 turgido si fece il ventre inferiore, alla cui sede furono percepiti gl'in- sorti dolori , egualmente che al pube . Non ostante che sieno questi equivoci segni di gravidanza , ciò non di meno consi- derati complessivamente con le cose scoperte nel Feto , spe- zialmente sulla osservabilissima mole dei denti riflettendo, pos- sono indurre nella opinione , che lo svoglimento dello stesso avesse dovuto essere anteriore alla turgenza del ventre della Madre , turgenza , che dopo il suo avvenimento non più di- sparve. Considerato tuttociò è mestieri conrbindere, che que- sto Feto un' età riconosca per lo men superiore ai tre anni . XIX. Secondariamente le ragioni medesime non provano forse, che il Mostro fu realmente dalla Donna stessa ed in origine generato ? Nelle Storie Mediche mancano esempj di Feti rinc!iiusi,e contenuti per entro a persone oltre alla pu- bertà cresciute anche di sesso maschile? Fra gli altri casi val- gano solo quelli, l'uno riportato dal Walter (*), l'altro dal Dupuytreii comunicato alla Società di Medicina di Parigi , e reso pubblico nel medico Giornale del mese Vendemmiatore anno XIII . XX. In terzo luogo ricercare potrebbesi , qual fosse la di lui sede ? Sopra di ciò pare doversi riflettere , che gli organi inservienti alla generazione in parte di già suppurati, ed in parte da gangrena alterati , qualora tali rinvenuti non si fos- sero, avrebbero potuto dare speranza di averne maggiore chia- rezza; ma la sovversione di figura nelle parti accennate tale si fu, per cui ogni giudizio nel proposito diviene incerto. Pure se dal successo dei Fenomeni in questo caso accaduti , e dal confronto di quelli del tutto analoghi in altre occasioni da rinomatissimi Professori osservati, piacesse dedurre qualche induzione, dovrebbe dirsi, che questo sia stato concepimento (') Thesaurus Med'ico-CkìrKTgicarum oiserfutionum curiosarum . Leipzig. t^ìS. Del Sic. Francesco Orazio Scortigagna . 3ii5 estrauterino . Che se il sacco, in cui videsi contenuto il Feto predetto stato fosse l' utero , colla cui tessitura aver poteva pur somiglianza, diverrebbe questo uno dei casi assai rari(*). XXI. La suppurazione per lungo spazio di tempo sostenu- tasi dalla Madre vivente è credibile, che annichilale abbia po- tuto altresì ogni visibile indizio di placenta, e di funicolo om- belicale, che probabile cosa ella è, che vi abbiano avuto luo- go; che se dette parti esistito non vi avessero, di assai diffi- cile spiegazione riescirebbe la strada della nutrizione, che dal- la Madre al Feto medesimo venne somministrata . XXII. E ciò che sembra da oscurità parimente avviluppato si è la portentosa economia della natura nel produrre le par- ti organiche in esso svoltesi , senza che vi esistesse vestigio alcuno di cuore, e tampoco qualche vaso arterioso, o venoso notabilmente cospicuo e continuato, che ad un tale uffizio si potesse desumere inserviente . Quindi converrà forse dire , che le varie sue partì formate si fossero dalla sovrapposizione di particelle similari o elaborate , o trasportate dai minimi vasi arteriosi , che accordare egli è forza , che le abbian nutrite , ed aumentate ? XXIII. Le varie vescichette contenenti la sostanza in esse rispettivamente osservata , e queste in piìi luoghi disseminate, fra le quali una descritta nelle annotazioni di questa stessa lettera al N.° X : alcune altre rinvenute per entro alla tube- rosità A. A. A., come in questa lettera al N." VI una avente r invoglio di ossea sostanza ; e soprattutto la considerevole ve- scica rinvenuta nel Lobo medio del Mostro , contenente una materia molle , bianca , simile alla cerebrale , la qual vescica si delineò alla Fig.'^ XII, e la cui descrizione ritrovasi al N.° IX di questa medesima lettera : tutte queste non darebbero moti- vo per sospettare, che colà dentro sparsa esser potesse la so- stanza del cerebro, e della midolla allungata, eleborata, e de- stinata per questo Feto ? Ed in vero nel medesimo osservati si sono rami nervei , variamente alle diverse sue parti distri- buiti , i quali per certo non altronde , che da detta sostanza la loro origine aver avuta puossi ragionevolmente congetturare . (') Molte altre Questioni a ciò rela- tive instituire potrebbonsi; ma come al- cune di queste negli annali della Socie- tà Italiana delle Scienze del 1807 in singoiar modo^ furon discusse , così sti- mo meglio passar oltre , pregando i cor- tesi Lettori Tolersi rivolgere al fonte ci- tato per avern»; precisa contczzj . 32,0 Dell-4 Gravidanza Quinquenne ec. E mestieri di confessarlo ; questa medesima simile a tante altre non è che una congettura ; poiché nel seguire la dissezione del- le indicate parti del Mostro presente , non fu possibile per la te- nuità loro , e per la voglia di lasciar intatte più parti organiche le più marcate in esso esistenti , di tener dietro ai nervosi cede- voli filamenti or rammentati . Ma una tale sostanza midollare , o cerebrale , che dire si voglia , come concepir puossi dispersa in varj centri , nei quali effettivamente si rinvenne ? Quali furono le cagioni , che la determinarono a dividersi , ed in tal modo a riconcentrarsi ? Se al presente questo implicato Fenomeno spie- gar si tentasse , arrischierebbesi di metter capo in un inestrica- bile laberinto . XXIV. Ed in quanto alli denti , molti di questi abbracciati si ritrovarono da cellulari membrane , mentre alcuni altri lo fu- rono da certi strati , od ammassi di fibre musculari , come si dis- se , dalli cui vasi più oltre prodotti , nell' interno cioè dei denti medesimi , il loro incremento essi trassero , di che puossi avere iiu chiarissimo esempio nell'annotazione alla Fig.'^ X superior- mente riportata N.° Vili. XXY. Riflettasi altresì di passaggio, ch'erano da periostio involti gli ossi tutti di questo Feto . Quale osservazione , quan- tunque decider non possa in favore , o contro il sentimento di gravissimi Anatomici fra loro sopra la genesi degli ossi discordi , ciò nonpertanto può servire di norma per credere che anco que- sti piccolissimi ossi, o primordj di ossi ( di che alcuni di essi mo- stravano soltanto sembianza ) forniti sendo stati del loro perio- stio ; il periostio , quantunque contribuito non abbia alla costru- zione delle parti concorrenti alla formazione loro , abbia per lo meno servito di sostegno ai vasellini, ed ai nervei filamenti, che alla nutrizione , ed al loro incremento si resero necessarj . XXVI. Li capelli a ciocche distribuiti , sparsi qua e là in- torno al Feto medesimo , biondi di colore , sottilissimi , e di po- chissima consistenza, nulla di meno ritrovaronsi possedere la loro radice . Risconti-ossi questa pochissimo profonda sotto la cute , con- seguentemente il respettivo bulbo di quelli molto tenue , e su- perfiziale , puossi desumere che fosse : quindi attesa una tale particolarità evvi qualche motivo per credere , che i bulbi stessi ( che vi è tutta ragionevolezza per affermare , che possano aver- vi esistito ) fuggito abbiano le più minute indagini . Di radici Del Sic. Francesco Orazio Scortigagna . 027 forniti non si videro li peli , che aggomitolati si rinvennero en- tro varie vesciche ; ma perù da sostanza adiposa sempre contor- nati miraronsi , anzi di più in seno alla stessa cresciuti . Che la sostanza , nella quale vegetarono detti peli , fosse poi di natura adiposa, l'accurato esame del diligente Ferrarese anatomico Sig. Tumiati in altro consimile caso chimicamente verificato Io pone fuor di ogni dubbio . XXVII. La vescichetta G.G.G. ( Fig.'^ IX ) di cui si scopri pure il piccol condotto , può ricordare la somiglianza colla vesci- ca orinaria; ma l'essere destituta da tunica neivea, nonché da ogni muscular tela, gliene fa dar l'esclusione. XXVIII. E la vescichetta g.g. ( F/g." F), che osservata su- perfizialmente prendersi avrebbe potuto per un testicolo , si co- nobbe in realtà non esser poi tale dall' interiore fattovi esame , poiché la materia bianca , e densa ivi contenuta , quantunque aggomitolata , e distribuita fosse a guisa di vasi , ciò non pertan- to compresa non era da vascolari condotti , ma sostenuta soltan- to da sottilissima irregolar cellulare . La densità però di detta sostanza ( poiché nel punto deli' estrazione del Mostro stesso «juesta vescicbetta, come si notò, videsi fluttuante, e pellucida ) può essere derivata dalla sua dimora nello spirito di vino , in cui fu subitamente immerso il medesimo. XXIX. La lingua /. { Fig."' IX) per tale viene dimostrata dal suo colorito , dalle sue interne fibre , dalle pupille , e dal fo- rame , che vi si scopri. Solo deesi avvertire, che questa lingua giunge in parte a scostarsi dalla sua figura ordinaria a cagione dell'annessa appendicetta , che in certa guisa altra piccola lin- gua concorre a formarvi. Ed ecco rese mostruose in questo esem- plare quelle parti , che ad una più perfetta organizzazione si ac- costano. In questo numero sono innoltie le osservate porzioni di mascelle , l'ossicino simile per qualche rapporto ad uno degli os- si petrosi; in questo numero l'abbozzo di un occhio, in questo numero finalmente la piegatura cutanea simile ad una palpebra . Ciò non di meno la integrità della cute, da cui era ( N." XI ) ri- coperto tutto il Mostro, può far credere, che lo stesso non sia- si guastato , o in parte alcuna reso mancante , a motivo della suppurazione accaduta nella Madre ( N.° X , e XVII ) . XXX. Ora opportuna cosa sarebbe il passare a fissarne la si- stemazione ; ma poiché la viziosa ed estraordinaria conformazio- ne sua a più di una classe , pare , lo avvicini , migliore partito 3a8 Della Grayidanza Quinquenne ec. stimasi quello di non impegnarsi al presente nel determinare il preciso rango . Le varie sostanze musculari , e cellulari , le gian- duia nel medesimo rinvenute, l'esterna configurazione di un oc- chio con peli appartenenti alle ciglia , li suoi capelli qua e là di- spersi, la lingua, li numerosi denti, l'indicate porzioni di ma- scella, l'ampia vescica internamente vestita da membrana emula alla dura Madre , la sostanza molle simile a quella del cerebro , farebbero concliiudere esser questo un Mostro formato di organi ad umana testa esclusivamente proprj . Ma la sua dialisi , ossia la dispersione di dette parti poste, e cresciute fuori della natura- le loro simmetria da cagioni non ben conosciute dee forse presu- mersi derivata , ovvero da una morbosa produzione accaduta . Del che però in quest' archetipo esistendo gli effetti , come sono quelli delle steatomatose vesciche , e di altra vescica riempiuta di acqua simile in questo ad una idatide, tutto serve , e concor- re ad oscurare colle sue tenebre quella scintilla di luce , che da principio erasi , benché da lungi , fatta vedere . CONCLUSIONE. Ecco quali furono le ultime indagini sopra il Feto mostruo- so trovato nel ventre à'' Antonietta Becce Fumiani di Lonigo ; Mostro , che nella distribuzion metodica potrebbe collocarsi nel- la classe Atelìa-Polieschìa (*), e in tal caso meritar il nome siste- matico di Asomalogacefalo (**) , che gli ho dato nel titolo di questa Memoria . Se poi per mezzo di tali indagini si troveranno in qualche modo ampliati i confini delle cognizioni , che si ave- vano intorno a somiglianti produzioni; e se io mi potrò lusingare di aver corrisposto in qualche modo , ma certamente il meglio , che per me si ha potuto , alle premure del R. Uffizio di Sanità , che me le ha imposte , ascriverò a mia grandissima ventura se avrò così dato alla Illustre Società Italiana delle Scienze , e per Essa al Pubblico , un saggio del mio attaccamento alle Fisiche discipline per il bene della languente Umanità. n V. Memorie della Soc. Ital. delle Scienze, T. IX. De' Mostri Umani 'Lez- II , §. XII. , Num. V , VII. = Deformità mostruosa di tutto il Corpo, e Mancanza, mostruosa di molti membri . (") Perchè il Mostro da noi descritto quantunque sia il complesso d' alcune parti umane , per la disposizion loro pe- rò , figura , e consistenza , non han nulla , che si assomigli né al capo , né al tora- ce , né all'addome, ed è affatto privo de- gli organi , delle viscere principali , del- le braccia , e delle estremità inferiori . f- •J. 32& PARTE TISICA Ta.JII 'F^.l Fu,: IL ni. F: III. F.- IV. u ^jf- faitafw MMxwr^r.. ^fi/c- iHoS. Joc.JtaLT.XIV./o.328 PARTE FISICA Tao: III f: HI. F: ]y. F: III. F IV. TofaiLok. BdiLon dtp Caéaym MaLaairAt ino.fi /?.- /i'oó'. PARTE FISICA R^: V. Tin./f. f-y.M VII. J'oc.7tal.TXl\y.32S PARTK FISICA T»r./\-. ^M PARTE FISI CA ^J./JC. I Jun:/X. Ta^.F Tea. V Feo: IX. J'cc.Jta/.T.XIY ^.32à PARTE FISICA FujJX. Tay.V ^M i-AKri:; FISICA ^ Xf. f^3- ^IV. f^ XIII. §0^^ Mala. J^XVi. ^ XVI[[^ XIX. ^ yY i M J^ XII P/U:<.rE FISIC.'V Tav.:Vl. F Xf. Dom.: CAtaveUcdL dif Cadr Jì/lalacmm iac,(.fc: /So^. Fic). XIV. F: XV. FX/II. 3 3 F.XVI. F XVIII. F: XIX. A- r ^ D e > M Sag SUL POTERE DEL SOLO ARCO ANIMALE NELLE CONTRAZIONI MUSCOLARI. ESPERIENZE GALVANICHE FATTE Dal Sic. Giovanni Aldini. Ricevute li aa Gennajo 1809. 5. I. J-Ji stretti rapporti che legano il Galvanismo alla Fisio- logia impugnati da taluno, benché protetti da luminose pro- ve , formarono mai sempre vasto argomento d' interessanti ri- cerche sull'economìa animale. Persuaso io dell'utilità di adu- nare nuovi fatti su tale proposito, mi avvisai da varj anni di eStendPT*» agi» cxmÌ«-»m1Ì c^ oc.»^x«0 -OaIoIo io OcCOl'Trarzmni (la Cidi' vani , e da me già istituite negli animali a sangue freddo sen- za veruna metallica , o altra artificiale armatura . Mi fu cor- tese di sua approvazione il celebre Alessandro Hiimbolt , cui partecipai questi miei tentativi , consigliandomi a renderli di pubblico diritto , e la sua autorità facilmente m' indusse a ri- peterli, e variarli come descriverò in appresso. §. II. Non in tutti gli animali a sangue caldo è dato di riscontrare egualmente l' eccitamento delle contrazioni muscu- lari col solo arco animale; quelli la di cui struttura permette una più semplice, e più celere separazione dei nervi, in pa- rità di circostanze , lo presentano con maggiore felicità . Esi- gesi ancora una tal quale robustezza , ed energia nel sistema nerveo, e musculare, una certa adesione, e conservazione dell' umidità che va ad irrorarlo, per cui tentati molti, e molti animali non è da meravigliarsi, se fino a questi ultimi tem- pi ninno abbia ancora apprestato sicure traccie, onde ottene- re le sopraccennate contrazioni . 5. III. Avendo io a questo intendimento fatti innumere- voli variati tentativi , ho dovuto convincermi che le anitre a preferenza di altri animali mostrano le sopraindicate preroga- tive , sebbene privi ancora non ne sieno i coniglj , come ap- parirà dalle seguenti esperienze. Inutile fu il pensiero di ap- Tomo XIV. ^% 33o Sul Potere del solo Arco Animale ec. plicarft agli animali a sangue caldo la comune preparazione praticata negli animali a sangue freddo; la separazione dei nervi con tale metodo esigeva sì lungo tempo , che lasciava sempre a desiderare il fenomeno delle contrazioni col solo ar- co animale. Per profittare di tutta l'energia della vitalità ri- putai miglior consiglio il fare le esperienze negli animali vi- venti, isolando uno dei nervi crurali fino alla regione del po- plite ( FigJ^ /), e ravvolgendolo a guisa d'arco dall'opposta parte in cui era tagliato verso di un punto qualunque dei muscoli gastrocnemj . Con questa semplice preparazione comin- ciai dal vedere non rade volte in varj coniglj eccitate cospi- cue contrazioni al solo appressare detto nervo ai muscoli cor- rispondenti . §. IV. Comecché alcune anomalie non mi rendevano ab- bastanza pago delle mie osservazioni , non mi fu difficile ri- levarne la cagione nel travasamento di sangue che ne turba- va il bramato esito . Evitai questo inconveniente col tagliare maggiore celerità la sopraindicata separazione . Tale metodo vieppiù assicurò il fenomeno delle dette contrazioni muscula- ri , e i coniglj da quel punto furono da me risguardati come gli animali più comodi per simil genere di esperienze . Non senza qualche difficoltà replicai le mie osservazioni in alcuni cani, e vitelli ancor vivi, essendo nei primi disgustosa, e ta- lora pericolosa la separazione dei nervi, nei secondi troppo prolissa in modo che o nulla , o deboli soltanto comparivano le contrazioni musculari . §. V. Abbandonato questo incomodo genere dì esperienze mi rivolsi ad animali pacati, ed innocui trasferendo a' polli comuni , e alle anitre li tentativi già da me fatti nei coniglj . Ecco rendute per tal guisa semplicissime le mie osservazioni e poste a portata di chiunque per verificarle. Taglio l'arto di un pollo comune vivo ben robusto, e fatta prontamente la separazione del nervo crurale, trovo col solo arco animale ec- citate forti contrazioni protratte a molto tempo ; egualmente preparato l'arto di un'anitra mi compariscono le contrazioni e più gagliarde, e più diuturne in maniera che talvolta in una temperata stagione proseguono quasi ad un' ora intera . Fatta felicemente l'esperienza in uno degli arti, può ripetersi nel secondo \ non possono però generalmente ottenersi da questo le contrazioni, se non sonosi già riscontrate nel primo; lo Del Sic. Giovanni Aldini . 33 1 che dimostra a mio parere il necessario concorso di una cer- ta vitalità per osservare gì' indicati fenomeni . 5. VI. Istrutto abbastanza dalle esperienze della verità dell'enunciato fatto, amai nulladimeno ripeterlo con vario me- todo , e sotto aspetti diversi . Cominciai dal levare il sospet- to dello stimolo appressando , e facendo toccare leggermente ad un tempo stesso alla superficie dell'acqua le estremità di un muscolo gastrocnemio , e del nervo ischiatico di un' ani- tra nella maniera espressa nella Fig." //. Insorgevano le con- trazioni qualunque volta il livello dell'acqua metteva in co- municazione il sistema nerveo , e musculare, e cessavano pie- namente ove all'indicato fluido sostituivasi altro non deferen- te ; tale circostanza esclude a mio avviso qualunque urto di meccanico stimolo, e comprova insieme la rapida circolazione dell'animale elettricità. Ebbi pur l'avvertenza di adoperare nelle esperienze comparative acqua temperata in modo , che né il soverchio calore , né il freddo portassero la menoma §. VII. Affinchè nelle precedenti esperienze fosse vieppiù rimossa ogni estranea influenza che nascer potesse da un qua- lunque minimo contatto dei nervi, formai l'arco animale coli' appressare soltanto fra di loro due superficie musculari prese da uno stesso animale . A tale effetto distendo sopra una la- stra di vetro ( Fig.'^ Ili ) il nervo ischiatico di un arto di un* anitra , e sovrapposto un pezzetto di muscolo sopra la sua e- streinità, lo pongo in comunicazione colli corrispondenti niu- sculi della coscia . Evitato con questo appressamento qualun- que contatto, ed urto del nervo già separato contro dei mu- sculi , pure ottengonsi gagliarde contrazioni musculari . Questa diffìcile esperienza che esige molta precisione , e prontezza di preparazione negli animali a sangue caldo, può egualmen- te ripetersi negli animali a sangue freddo col metodo da me pubblicato nella prima parte del mio Saggio sul Galvanismo . Basta unire mediante un filo , e sovrapporre ai nervi ischiatici nella solita preparazione un pezzetto di musculo di una stes- sa rana , e fare che venga in contatto coi muscoli degli arti inferiori ; adoperate le generali cautele solite a praticarsi in simili esperienze ottengonsi le contrazioni musculari, qualun- que volta sia formato un arco animale, le di cui estremità so- no le stesse fibre musculari . 332. Sul Potehe del solo Argo Animale ec. §. Vili. Panni già dagli esposti fatti provata abbastanza la prodigiosa circolazione dell'elettricità animale, la quale in- dipendentemente da metallica , e da qualunque altra metalli- ca armatura destasi negli animali a sangue caldo , e non du- bito si manifesterà anche nella macchina umana, se con mol- ta destrezza saranno li sopraccennati tentativi ripetuti da va- lenti Anatomici nelle amputazioni del braccio , e del piede . Quanto a me avendo sempre risguardate tali esperienze , co- me conducenti alla spiegazione dei più ardui fenomeni relati- vi all'economia animale, non ho ommesso di dare loro tutta l'autenticità, istituendole ancora varj anni sono a Firenze in compagnia dei celebri Anatomici Felice Fontana, e Paolo Ma- scagni , prestandomi pure cortesemente l' opera loro il Profes- sore Rolando, e il Sig. Bardi attuale Direttore di quell'Im- periale Museo , non solo per ciò che risguarda li sopra espo- sti fatti, ma molti altri che mi forniranno argomento di altra Memoria . ^, TX" Siami iiifrinfd ^ait*w\aaer\ A'i i^rt r»or*^l l^rf* "^llc aCCOn- nate esperienze i seguenti Gorollarj . I .° È dimostrata una perenne circolazione dell' animale elettricità negli animali a sangue caldo , la quale benché si deducesse per analogia , non era però stata ancora verificata col fatto indipendentemente dalle artificiali armature col solo arco animale . a.° Facendo comunicare fra di loro i nervi e i muscoli non generasi fra di loro il Galvanismo, come avvenir suole al contatto di due piastre di metalli dissimili, ma soltanto si pon- gono in equilibrio le elettricità sbilanciate nel sistema ner- veo , e musculare ; diversamente converrebbe in opposizione dei principi fisici finora conosciuti, immaginar l'eccitamento dell'elettricità mediante il contatto di sole parti musculari . 3.° Questa prodigiosa circolazione del Galvanismo essen- do dalla natura prescritta in tutto il regno animale, pare ezian- dio a grandiose operazioni destinata quali sono l'eccitamento del moto, e del senso. E certamente voglio io lusingarmi che i Chirurghi convinti dagli esposti fatti eviteranno in seguito colle possibili cautele le casuali approssimazioni dei nervi coi musculi, o la fisica influenza degli strumenti che trattano , affine di non tormentare con nuove dolorose irritazioni gli in- fermi abbastanza afflitti dagli spasimi, che non vanno ordina- riamente disgiunti dalle chirurgiche operazioni . 1 J,' *Le^ ^f 17/ ./', .7,// 7' XI V a /•> 3Ji PABTE FISICA 'ni' vn