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MEMORIE

DI MATEMATICA E DI FISICA

DELLA

SOCIETÀ ITALIANA

DELLE SCIENZE

RESIDENTE IN MODENA

TOMO XIX.

PARTE CONTENENTE LE MEMORIE DI FISICA.

^MODENA

PRESSO LA TIPOGRAFIA CAMERALE MDCCCXXIII.

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■ti.

MEMORIE

DELLA SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE

RESIDENTE IN MODENA

TOMO XIX.

FASCICOLO PRIMO

DELLE

MEMORIE DI FISICA.

INDICE

DELLE COSE CONTENUTE NEL PRIMO FASCICOLO

DELLE MEMORIE DI FISICA

DEL TOMO XIX.

M.

Lemorie intorno alla vita ed alle opere di LEOPOL- DO MARC-ANTONIO CALDANI scritte dal Pro- fessor FLORIANO CALDANI Pag. i.

Elogio storico del Professor MICHELE VINCENZO MARIA MALACARNE scritto dal Segretario AN- TONIO LOMBARDI Lxxx.

Elogio del Cavaliere MICHELE ARALDI scritto dal

Presidente Marchese LUIGI RANGONI cxxiii.

Sopra alcuni edifizii muniti di parafulmini Frankliniani stati dal fulmine danneggiati, Memoria del Profes- sor GIUSEPPE RACAGNI i.

Crittogame Brasiliane raccolte e descritte da GIUSEP- PE RADDI 27.

Continuazione della descrizione dei rettili Brasiliani DEL- LO STESSO 58.

Descrizione di un metodo per la legatura dei polipi che dalle nari posteriori discendono in gola, del Conte PIETRO MOSCATI 74.

Nuove considerazioni sulle affinità de' coi-pi pel calo- rico calcolate per mezzo de' loro calori specifici ec. del Cav. AMEDEO AVOGADRO 83.

Memoria sopra ini agnello mostruoso con alcune osser- vazioni sopra la midolla spinale, del Professor FLO- RIANO CALDANI i38.

Considerazioni medico-pratiche sull' uso dell' Aconito

Napello, del Prof. VALERIANO LUIGI BRERA i45.

I tre regni della Natura della Provincia Bergamasca, del

Professore GIOVANNI MAIRONI DAPONTE i5i.

Descrizione di una nuova Orchidea Brasiliana, di GIU- SEPPE RADDI . aig.

Osservazioni Fisiche sulla costruzione di varie lampane

antiche e moderne del Cavalier GIOVANNI ALDINI aa3. Osservazioni microscopiche sopra varie piante , Memoria

del Proiessor GIO. BATTISTA AMICI ^H-

MEMORIE

INTORNO ALLA VITA ED ALLE OPERE DI

LEOPOLDO MARC-ANTONIO CALDANI SCRITTE DA FLORIANO CALDANI

Ricevute addì 2,8. Settembre 182:1.

INon così mi rattristai finora del danno che per volere del- l' Eterno ho sofferto , cosi compiansi la perdita irrepara- bile che nella morte dell' amoroso mio Zio, dello zelantissi- mo mio precettore, dell' illustre mio mecenate Leopoldo Cal- dani fecero gli studiosi, gl'infcrmi^e con essi io sopra di ogni altro , che presente ognor non mi fosse il desiderio eh' egli mi palesò poco prima di abbandonarmi. Ma nella disuguaglian- za delle mie forze all' argomento che imprender dovea , nel ricco e pomposo apparato di tante virtù che lo adornavano in vita, e di tanti documenti del suo sapere che ci .lasciò, io fui inceito meco stesso e dubbioso, se privo di esperta gui- da e fedele , anzi senza il sostegno di lui e conforto , avrei potuto scerre opportunamente ciò. che meglio all'uopo con- venisse, ed i frutti delle fatiche di lui e la doviziosa messe in beli" aspetto disporre, eh' ei produsse a propagazione delle scienze ed a pubblico giovamento. Neil' avventurarmi perciò alla difficile impresa, non pretendo io già di soddisfare al do- vere che mi deriva dall' essere stato nipote, scolare, ed ami- co di lui, ma di dimostrarmi col fatto esecutore fedele e mi- nistro deir ultima sua volontà. Non permetterai, ei mi disse, che dopo la mia morte alcuna letterata persona scriva di me fuor che tu stesso: se mi procacciai qualche fama tra gli uomini, io non che sia dall' arte o soverchiamente aggran- dita , o falsamente sformata : tale oggidì è l'abuso che si fa degli elogi, che la lode divenne troppo comune: ognun che fu medico, è paragonato ad Ippocrate, e se amò la musica o la filosofia, si vuole che Orfeo superasse e Platone; e perchè la storia di un uomo sia ancor meno verace, è costume che Tomo X/^. a

n Memorie di Leopoldo Caldani

i letterati dettino 1' elogio de'medici, ed i medici quello de- gli artisti, sicché V aureo stilo in finte note e speciose ivi in- cide, ove non dovria aver luogo ehe la dotta lancetta, e (jue- sta svena talvolta ed insanguina l' opre più belle dello inge- gno e della mano. A te solo e nota la vita che menai, e tu conosci i miei studj ; fanne^ quandunque tu il voglia, la sem- plice ma veritiera narrazione, e ti sovvenga che molti uomi- ni non furon lodati, il sapere de' quali oltrepassava d' assai quello di cui tu mi credesti adorno; e molti verranno, a' qua- li ingiusta parrà la consuetudine introdotta appo di noi di lodare indistintamente i trapassati.

Si nobili sentimenti espressi con filosofica serenità da un uomo già vicino a scendere nella tomba fijrmano, a mio cre- dere, il migliore elogio di lui. E ben so che in ciò stesso un nuovo pegno dar mi volle dell' amor suo ; giacché a questo uffizio tristissimo per 1' animo mio avendomi egli prescelto , più al particolare mio vantaggio intese che alla ricordazione de' proprj meriti. Imperciocché se di frequente ei rammen- tava quegli vivere meglio degli altri, che agli altri senz' ar- tificio celasi accortamente , veggeva però che per iscrivere in qualsiasi modo di lui, duopo m' era e molti libri rileggere, e molte dottrine richiamare alla memoria, e quasi quel sentiero delineare di per me stesso e descrivere, pel quale avrebb' egli bramato, ch'io m'incamminassi. Se non che egli m'impose che semplice e verace fosse la narrazione mia ; che altrimenti facendo, il pericolo correrei non solo di trasgredire a quanto per ultimo potea esigere da me^ ma anche di cadere in que' difetti medesimi, di cui il Caldani gli altri elogi accusava.

Nacque Leopoldo Marc'Antonio Caldani in Bologna a'ai. di Novembre ilell' anno i^aS. di Domenico e di Maddalena Pasti. La famiglia di lui che tra le antiche e nobili di Mo- dena si annoverava (i)^ onorata dal Senato di Bologna col ti-

(i) Vedili catalogo de' nobili Moda- | iiesi che per le guerre tra' Guelfi e Gi-

Scritte da Floriano Caldani ih

tolo della cittadinanza originaria, di un censo godea comodo e decoroso; ma le replicate malleverie altrui date incautamen- te dal Genitore di Leopoldo forte lo sconciarono, riducendo lui ed i figliuoli in uno stato da quel di prima diverso. Fu duopo perciò che Leopoldo cogli altri fratelli quegli agj con lo studio si procurassero che lor negava la fortuna, gelosi sem- pre di quel carattere di onestà che potea dirsi ereditario nel- la famiglia.

Circa l'anno decimoquarto di età avea terminato l'egre- gio garzone lo studio della filosoha, ed il padre di Ini volle che a quello della giurisprudenza si dedicasse , le traccie se- guendo dell'avo, che ne avea chiarissima fama acquistato. Ma risentia questi una interna insuperabile ripugnanza a co- tali studj, che parevagli propriamente si opponessero all' indo- le sua ed al nativo suo genio. A ciò si aggiunga , che scorren- do egli le varie parti della filosofia, dove parlasi dell' uo- mo, un singolare piacere provato avea nel conoscere se stes- so, nel!' apprendere quanto mirabilmente slam fabbricati , con qual meccanismo si eseguiscono molte nostre funzioni , e non potendo seguire 1' esempio e gì' insegnamenti di Cartesio, a notomizzare s' indusse alcuni animali a propria istruzione; pel quale esercizio allo studio piuttosto della medicina sentiasi inclinato, che alle controversie del foro. Ma come opporsi a' divisamenti del genitore ? come abbandonare quella carriera eh' era stata da lui medesimo indicata e prescritta ? Dopo mol- ti mezzi inutilmente tentati, e dopo che il cel. Eraclito Man- fredi prozio di Leopoldo ebbe invano sostenuto le ragioni del nipote, si presentò egli stesso ad una rispettabilissima Dama che accolte benignamente le istanze del ben costumato gio- vanetto , a grado si recò di far conoscere al genitore di lui

bellini furono privati della nobiltà , e che leggesi al lib. XIV. dell' Istoria di Modena del Vedriani. Veggansi anche le note del Rossi alla Secchia rapita del

Tassoni (canto i, 35. ). Il diploma de Senato di Bologna è del giorno la. di Marzo dell'anno iSyy. a favore di Cri- stoforo Caldani Civitatìs Mutinae.

IV Memorie w Leopoldo CyiLUANi

quanto saiia inconveniente, che l'intelletto forzar si dovesse all' acquisto di quelle cognizioni da cui alieno se ne mostra- va r animo, e che dell' altre non potesse erudirsi che lo al- lettavano grandemente. Acconsentì 1' amoroso ragionevole pa- dre, e assecondando 1' inclinazione del figUo , di alcun liliro medico lo provvide e ad un affettuoso maestro lo accomandò. Die jirincipio adunque il Caldani nell'anno decimosesto dell' età sua a^ medici studj , e per il continuo corso di sei anni tutto a quelli si dedicò , frequentando ogni giorno gli ospedali^ ne' quali per molte ore usava di trattenersi. Percioc- ché oltre il comodo di osservare le svariatissime malattie e l'azione de' rimedj sotto la scorta de' migliori maestri, pia- cevagli d'interrogare da se solo gl'infermi, per conoscere se tutti que' fenomeni presentassero , da' quali udia dover es- sere alcuna malattia acconqiagnata. Ciò poi che più interes- savalo si era l'opportuna concessione ottenuta di aprire e di esamimare quanti cadaveri più gli parea, col quale esercizio mentre la fabbrica dell' uomo perfettamente apprendeva, con- frontava eziandio i fenomeni dell' uomo ammalato con le al- terazioni che scontravansi nella tessitura degli organi , unico mezzo certamente per giungere a quella meta che aveasi il Caldani prefissa (i).

Quella intensione dell' animo nello studio, quell' assidua e diligente investigazione ne' cadaveri, e quelle frequenti visi- te agli ospedali l'ammirazione destarono de' principali Citta- dini di Bologna, che concordemente vedevano potere il Cal- dani assai più che non faceva , e mancargli i mezzi più ac- conci per approfittare maggiormente. E 1' occasione invero si presentò, in cui poterono essi medesimi incoraggiarlo, e cor- rispondere egli pienamente alle loro speranze. Fra le molte bellissime instituzioni , per le quali la dotta Bologna tra le

(i) li' apertura de' cadaveri è un li- bro che insegna di gran cose, e che es- sendo letto più, spesso farebbe de' gran

miracoli. Cosi scrisse il Caldani nel to- mo terzo del Giornale di medicina di Venezia, alla pag. 85.

Scritte da Floriano Caldani v

Città più cospicue dell' Italia distinguevasl nello scorso seco- lo , quella pur merita di essere ricordata , clie alla perfetta educazione de' medici apparteneva. Impei'ciocchè affidata la cura degli ammalati ne' due grandi ospedali a' medici ed a' chirurghi li più esperti e famigerati, l'impiego di medico as- sistente, o astante, come dicesi comunemente, concedevasi a quel giovane cittadino, che negli studj medici gli altri aves- se avanzato , affinchè col pratico esercizio sotto la guida di riputati maestri , con una serie continua di casi medici e chi- rurgici sempre diversi tra loro , e finalmente con la oppor- tunità d' incidere i molti cadaveri che ordinariamente vi si ritrovano , potesse all' oggetto soddisfare cui era chiamato , e mantenere alla Patria la fama eh' erasi giustamente meritata per Io coltivamento di siffiitti ottimi studj. E ad uno appunto de' più frequentati ospedali, cioè a quello di S. Maria del- la morte fu destinato assistente il Caldani che toccava appe- na gli anni aa. Ivi egli a fatiche non perdonò per ritrarre dal proprio ingegno e dal propizio SUO collocamento la mes- se più abbondante di cognizioni che per lui si poteva (i) . Non mancò mai a quegl' infermi 1' assistenza più assidua e la più affettuosa; il medico ed il chirurgo erano ogni gior- no accuratamente informati de' cambiamenti benché leggieri che accadevano nelle malattie ; scrupolosamente invigilava il giovane assistente sull' amministrazione de' rimedj , e regis- trava tutto ciò che fosse meritevole di essere ricordato .

Ma ciò che più di ogni altra cosa invogliò il Caldani , fu la indagine sottilissima che intraprese della struttura del corpo umano , e de' cangiamenti che portano a quella le va- rie malattie. E se 1' adempimento de' propri doveri gì' impe- dì alcuna fiata di occuparsi di questi suoi diletti studj nel giorno , dedicava ad essi le ore del riposo , per modo che non

(i) In simil guisa tra gli altri molti si resero esperti medici ed acquistaro- no fama di sapere Eraclito Manfredi

prozio di Leopoldo Caldani , Gaetano Tacconi, Bartolommeo Beccari e Pietro Paolo Molinelli di lui maestri.

VI Memorie di Leopoldo Caldani

permettendo egli die verun cadavere andasse sotterra sen- za che arrecato gli avesse un qualche lume , incontrò una gravissima infermità , che ponendolo per più giorni in for- se della guarigione lo rese per l'avvenire più circospetto. I quali esami non facea soltanto a propria istruzione , ma a quella degli altri eziandio; poiché non ignorando alcuni stu- denti della chirurgia quanto addentro egli conoscesse 1' ano- tomia 5 lo vollero lor privato maestro, e costretto si vide di dettare ad essi fin d' allora una serie di lezioni che accom- pagnò sempre con le relative dimostrazioni lor fatte sopra il cadavere.

Malgrado però del buon volere di Leopoldo, del molto ingegno di lui e dei mezzi ch'ebbe tavorevoli per progredi- re nella medica scienza , quelle sole dottrine precettori ap- prendere potea eh' essi medesimi possedevano , e le opere di Aristotele , d' Ippocrate, di Galeno, di Avicenna, colle ta- vole anatomiche del Vesalio o dell' Eustachio erano i libri che dovea consultare per conoscere le funzioni dell' uomo sano, per interpretare il significato de' sintomi che presen- ta r infermo , per iscoprire la sede della malattia nel cada- vere. Né gii scritti del proprio maestro si allontanavano gran latto da quelle antiche maniere di ragionare; per lo che sos- pettandosi da lui che molto più dovesse sapersi sui varj og- getti che alla medicina appartengono ed alla chirurgia, a mol- ti, e spesso, alcune questioni proponeva per essere meglio istruito. In mezzo a siffatte ricerche gli vennero alle mani le istituzioni mediche di Ermanno Boerhaave. Tutto in quel libro gli apparve nuovo , e si lusingò che ciò fosse appunto , che avea fino allora inutilmente desiderato . Gli venne adun- que il pensiero d' intendere un tal libro , e sapendo ognuno di quali cognizioni debbe colui essere fornito che dall' ope- ra di Boerhaave ritrar voglia un vero vantaggio, chiamò il Caldani in suo soccorso l' ajuto di un amoroso maestro , e con le replicate sezioni anatomiche s'ingegnò a tutta possa di riuscire nell'intento. Impiegò egli tre anni in questo

Scritte da Flori^mvio Caldani vn

studio , che considerò poi sempre come la riforma di se stes- so , percliè bandite tutte le ipotesi delle quali ripiena aveva la mente, e conosciuta la vanità di tante facoltà immagina- te dagli Aristotelici , quella conchiuse essere la vera scienza medica, eh' è fondata sull'applicazione delle leggi fisiche al corpo umano . E siccome tre anni ed alcuni mesi la carica ei sostenne di medico assistente nell' ospedale di S. Maria del- la morte , così uscendo da quel pio luogo potè vantare tra suoi compagni una dottrina medica tutta nuova , perchè ap- presa colla esperienza e colla osservazione sempre alla ma- no , e sulle tracce di un libro che non era ancora general- mente ammesso nelle scuole italiane.

Uscito il Caldani dall' ospedale incontrò, giusta il costu- me, il rigoroso esame, e nel di la.di Ottobre dell' anno 1750, ottenne la laurea dottorale nella patria Università . Il nuo. vo fregio a lui conceduto qual meiitato guiderdone di tanti studj non lo arrestò punto dal proseguire i prediletti eser- cizi anatomici in tutte quelle ore del giorno, che libere gU rimaneano dalla pratica della medicina e della chirurgia. Im- perciocché bene ai Bolognesi era noto , che la scienza medi- ca di questo giovane d' assai superava quella di qualche ve- terano dell'arte stessa. E tale giustizia gli rese tra gli altri il celebre medico e chirurgo Pietro Paolo Molinelli, che af- follato d'infermi li diriggeva spesso al Caldani, ed allonta- nandosi dalla città a lui affidava i propri clienti e gP infer- mi ch'erano nella sala dell'ospedale cui presiedeva. a ciò solamente si limitò la predilezione di questo espertissimo pre- cettore; ma ben conscio de' progressi che avea fatti il Cal- dani nell' anatomia^ non volle che giammai il comodo gli man- casse di tagliare i cadaveri, permettendogli perfino di traspor- tarli interi o divisi nella propria casa. Un siffatto giudizio di un Professore riputatissimo, qual'era il Molinelli, tornò a som- mo onore del Caldani, per modo che i giovani desiosi di ap- prendere l'anatomia a lui ricorrevano, e molti da' Professo- ri stessi di medicina gli erano a tal uopo indirizzati; man-

viM Memorie di Leopodlo Caldani

carono alcuni che in tutte insieme le parti della medicina vol- lero ammaestrarsi particolarmente da lui.

In quel privato insegnamento e nella pratica non inter- rotta si medica come chirurgica passò il mio studiosissimo Zio il corso non breve di 1 5. anni conversando ogni sera per lo spazio di tre o quattr'orc col Dott. Eraclito Manfredi, (i) e senza abbandonare giammai le visite dell'ospedale e le se- zioni de' cadaveri. Cosi facendo alcuna cosa gli venne talvol- ta di osservare, di cui tenne memoria, e comunicò poi alTAc- cademia dell'Istituto delle scienze di Bologna (2). Non dee tacersi tra queste la storia di un vecchio ulcere nel cervel- lo, che lo indusse in seguito ad instituire varie sperienze su quel viscere (3), quelle altre notizie che trovansi registra- te nel Giornale di medicina pubblicato in Venezia dal cel. Dott. Pietro Orteschi, alcune delle quali all'epoca denno ri- ferirs- di ciii mpioiio (4).

(1) L^ttcrd <I<<1 Dott. Gio. BUnrIn a<). sptt. 1759.

(a) Fu il Cildani ammesso a questa celebre Acciidcmij in (]u,ilità di alun- no appena giunto ai 04. anni.

(3) Vcggasi 1.» Lftlera sulla insensi- tività ed irritaiilifò di alaine parti de- gli animali, Bologna 1767, J. LI. Que- sta osservazione fu accennata anrbe dal chiar. Morgagni nell' Epijt. LXII. de iedihus et rautis morhorum et. J. i3. ed attribuit'i experienliisimo viroM.Jnto- »io Caldanio , nome che il lettore cer- cherebl>o invano nell' indice degli au- tori o lodati a citati dallo stessa eru- ditissimo Professore di Padov.i.

(4) Nel tomo I. di questo Giornale Irgl^ì ( pag. 91 ) una Osservazione me- diro-anatomif.a di Dorìlao A. A ( il nome di Doritao fu assegnato al Calda- ni dall' I. Accademia degli Agiati di

Roveredo ) ; alla p. 100. un'aUr.i Osser- vazione medico-atuitomica; .illa pag. 114 un' altra Osservazione ec. delD. L.M. A. C; alla pag. i5g. un'altra Osserifa- 3Ìon<;. Nello stesso tomo v' hanno altri articoli che appartengono al Caldani , eh' egli stesso indicò all' Haller colla sua lettera degli 11. di Giugno 1768. stampata alla pag. 148. del volume V. Epistolarum ah erudilis Flris ad Alba Hallerum scriptarum.

Nel tomo II. dell'» stesso Giornale ab- biamo due lettere di Dorilao sulla gua- rigione di due idropici col cremore di tartaro; la prima è alla pag. 17. la se- conda alla pag. i85. ed una Osserva" zicnc sopra la morsicatura di una vi- pera leggesi alla pag. 36i.

Nel tomo III. alla pag. 65. parlò di un aneuriirna fatale non conosciuto; al- la pag. 78 leggesi nna intereaante no—

Scritte da Flokiano Caldani ix

Ci era in Bologna un'antica costumanza osservata fino a nostri gicjini, cioè che mentre a tutte lo cattedre di (pK-lla celebre Università destinavansi stabilmente i rispettivi Prol'es- sori , l'anatomia era in cadami anno insegnala da un sogget- to nuovamente eletto dal Senato a Professore delle scien- ze mediche . Ad esso ordinariamente si concedca 1' interval- lo di ciucine anni , perchè apparecchiare si potesse ad una si solenne funzione, riinaiinndogli 1' obbligo di ripeterla altra volta , se così volesse il Senato , particola! mente nel caso che fosse mancato a' vivi , colui che doveva succede- re appresso di taluno. Dissi solenne quella funzione, e cer- tarneri(e in nessun' altra Univ(MSÌtà si chiamava a cimen- to cosi pubblico ed arduo un medico ingegno , come faceva- si nella cattedra anatomica di Bologna. Iin|)erciocchè in ognu- no degli iiitiiiii venti giorni carnevaleschi di ogni anno si ra- dunavano nel bellissimo Teatro anatomico di rpiella rinoma- la Università i Professori con la numerosa scolaresca, col Car- dinale Legato, co' Senatori e cogli nitri personaggi più cospi- cui della Città. Il Professore incaricato di trattare T Anatomia ascendeva la cattedra, e con una latina lezione sopra alcuna parte del corpo umano ne indicava la tessitura, l'azione e gli officj; tale essendo l'ordine di quelle lezioni , che ne' ven- ti giorni tutta doveasi compiere della macchina umana la de- scrizione. Terminata quella lezione lecito era all' uno o al- l' altro degli astanti di opporsi alle dottrine annunciate dal Professore, attaccandolo o in sillogistica forma, o come me- glio a grado gli fosse: a' quali argomenti dovea questi sempre latinamente rispondere , protraendosi più o meno la disputa

tizia intorno ad una osservazione ec. ed alla pag. 8i Cu descritta da lui un' o/- fezion di polmone oscura e fatale con la sezion del cadavere.

Alcunn altre o38<!rv-azioni mediche

Tomo XIX.

fatte in Bologna somministrarono l'ar- gomento di parecc.liie Dissertazioni che accennerò in appresso, e molte sono es- poste nelle Riflessioni fisiologiche ec.

X Memorie di Leopoldo Caldani

a norma della insorta questione , del numero e della forza degli oppositori. Dopo la disputa disceso il Professore dalla cattedra alla tavola anatomica si avvicinava, ov' erano collo- cate le preparazioni relative all'argomento della lezione, ed a' giovani studenti faceane familiarmente la descrizione

L'eccelso Senato di Bologna, che l' alto valore apprezza- va del giovine cittadino, nel giorno 12. del Dicembre dell'an- no 1755. la cattedra gli conferi di medicina pratica coli' ob- bligo d'insegnare l'anatomia nell'anno 1760.

Erasi pubblicata in quel torno la dissertazione del cele- bre Haller sulla insensitività ed irritabilità di molte parti de- gli animali. Stravagante sembrò a prima giunta quella sco- perta al novello Professore, lontana dal vero, e tale che avreb- besi dovuto riformare per essa una gran parte della fisiolo- gia; la considerò una impostura, e palesò al dottissimo ed amo- roso suo precettore Pietro Paolo Molinelli che voglia lo pren- dea di rifare quelle sperienze per attaccarle di falsità. Il Mo- linelli gli rispose che di ciò appunto occupavasi in quel mo- mento il Dott. Tommaso Laghi, il quale era vicino a pubbli- care i risultamenti delle proprie ricerche. Impaziente però il Caldani die mano agli esperimenti , stuzzicando variamente molte e diverse parti in più specie di animali, impiegando tutta l'industria nel tentare l'esperimento stesso in più gui- se, ed approfittando di tutte le occasioni che gli si offeriva- no neir ospedale per esplorare anche nell' uomo taluno de- gli osservati fenomeni. E poiché vide che l'esperienza esat- tamente corrispondeva a ciò che 1' Haller aveva asserito , non solo confessò di avere preso uno sbaglio, quando il tac- ciò d'impostura, ma udendo che il Dott. Laghi con altri di combattere imprendeva il sistema Halleriano, egli si dispo- se a difenderlo coraggiosamente. Con qual metodo lo abbia fatto, con qual esito, con quale onestà , e con qual rispetto verso quelli che si compiacquero di assisterlo nelle sperien- ze, e verso gli altri che diversamente la pensavano, è noto ad ognuno che conosca la storia di quelle quistioni , e che

Scritte da Floriano Caldani xi

atbia letta la epistolare di lui dissertazione (i). solamen- te alla conferma degli sperimenti Halleriani si limitò il Cal- dani in quella scrittura ; ma trattò di varj altri argomenti e di parecchie quistioni, secondo che l'animale che servì alla sperienza , o la osservazione che riferiva, subbietto gli dava di ragionare ; e sopra tutto , usando della severa logica che possedea, dedusse da tutti que' fatti li più saggi corollari per l'intendimento de' molti fenomeni che s' incontrano in ista- to di sanità ed in quello di malattia (2).

(1) SulV insensitività ed irritahilità di alcune parti degli animali. Lettera scrit- ta al chiariss. Sig. Alberto Mailer da Leopoldo Marc' Antonio Caldani. Bo- logna 1757. in 4- Fu ristampata nella Raccolta di Giacinto Bartolommeo Fa- bri ( Parte I. ). Fu tradotta in france- se e pubblicata nel tomo terzo delle Memoires sur la nature sensible et irri- tahle en. Lausanne 1760. Ecco ciò che il chiarissimo Francesco Zanetti Segre- tario dell' Accademia dell'Istituto ri- ferisce di quelle sperienze, mentre l'o- peretta del Caldani non avea veduta an- cora la pubblica luce. Ac jam, dum haec adhuc scribebam, Marcus Antonius Caldanus, homo vel ingenio, vel dexte- ritate secundus piane nemini , experi- menta facere instituerat, quae cum UH si rite guidem atque attentius fierent , ex Halleri sententia succedere piane omnia viderentur, se Putio facile et To- setto adjungebat; nam et Tosettum, qui Romae erat , tentasse eadem audieba- mus, et cum Hallero consensisse . Ac de tendinibus quidem usque adeo quaestio- nem experimentis suis Caldanus dissol- verat , ut etiam susiulisse videretur. In

meninge desiderabai adhuc aliquid non ut Hallero assentiretur , sed ut assent- iretur libentius . PeritOìiaeum , pleu- ra , membranae aìiae omnes rcspon- debant . In his omnibus tentandis so- cium sibi adjunxerat Felicem Fon- tanam Roveretensem, singulari fide ho- minem , ingenio et scientia florentissi- mum. Testes etiam, quo minor esset du- Litatio, ac prope socios adhibuerat Pe- trum 3Iolinellum, Josephum Verattum , Pium Fantonum, aliosque, in quihus si Franciscum Algarottum praeteream, ma- le mereri de re videar . . . Atque haec Caldanus Utteris complexus erat , me adhuc scribente, bene longis, ad Hal- lerum datis^ quas edere propediem pa— rabat. His quaestionem universum sub- tiliter admodum , summaque elegantia tractaverat. ec. De Bononiensi Scientiar. et Artium Instituto atque Academia Commentari!, Tom. IV. pag. 55.

(2) Si leggano parecchie lettere del Caldani pubblicate dall' Haller nelle Epistol. ab eruditis viris ad Albertum Hallerum script, nelle quali egli ricor- da alcune sue proprie osservazioni.

xu Memorie di Leopoldo Caldani

Il Dott. Laghi di Bologna dopo di avere annunciato in lina dissertazione che le sperienze fatte da lui non risponde- vano a ciò che 1' Haller avea detto, indirizzò una lettera al celebre Beccar!, nella quale ribatte una parte degli argomen- ti dal Caldani proposti^ e sommette alla censura gli esperimen- ti su' quali il giovane professore credea fondata la scoperta della irritabilità ed insensitività. Non si tacque il nostro di- fensore del vero, ed in una seconda lettera allo stesso Hal- ler intitolata imprese ad esaminare le critiche osservazioni del Laghi. Questa lettera terminata negli ultimi giorni dell'an- no 1757. dovea subito pubblicarsi; ma un librajo che di quel- la stampa erasi incaricato mancò alla parola, e 1' Haller vol- le il manoscritto che fece tradurre in francese, e trovasi nel- la Raccolta delle operette, che fu impressa a Losanna sopra la scoperta Halleriana (i). La struttura del tendine, la distri- buzione de' nervi ne' muscoli, il movimento dell'iride, la mancanza de' nervi nella meninge, le conseguenze utili che da cadaun esperimento debbono derivare, 1' erudita compara- zione che incontrasi qua e delle opinioni de' più grandi Anatomisti e Fisiologi, la singolare stima pegli avversari che combatte, meritarono nuova lode all' Autore.

Occupato assiduamente il Caldani nell'esercizio medico e chirurgico, non tralasciava perciò le sezioni de'cadaveri, e gli esperimenti su gli animali viventi \ che anzi gioiva esul- tante se dagli studj suoi qualche nuova cognizione potea ri- cavare. Nunc ad perlustranda testudìnuni interiora tempus impendo, scriveva all' Haller (a), chiedendogli se la forma del-

(l) Leggo in una lettera dell'Haller del di 28. di Gennajo lySS: si non alia est ratio evulgandi, mìtte milii respon- sionem tuam- Ea nunc quidem gallice, deinde vero latine prodibit cum opiiscu- lis meis. In altra lettera del 19. di Luglio dello stesso anno egli scrive: epistolani tuam expecto avidus. Fasciculus nem~

pe observatìonum communicatarum sub praelo est, cujus praecipuuin ornamen- tum tuae erunt epìstolae. In altra pure del 29. di Gennajo 1769: epistola tua partim a Tissoto versa est , partim ab alio.

(2) Epistol . ab erud. Viris ad Alb. Hallerum. tom. IV. pag. 2o5.

Scritte da Floriano Caldani xiji

le vescichette polmonali della tartaruga può in alcun modo sulla fabbrica istruirci de' polmoni umani , siccome gb co- municò eziandio di avere intraprese, ma invano, quelle os- servazioni dell'anatomista francese Fluiant, dalle quali parca confermarsi l'esistenza de' follicoli Malpighiani nel fegato (i). Vedeva però egli avvicinarsi l'anno 1760, in cui pubblico saggio prestar doveva de' propri studj. E siccome grande era a que' tempi la fama del Morgagni anatomista di Padova, co- sì giudicò il Caldani che un vantaggio adeguato a quella ri- nomanza a lui saria derivato nell' adempimento dello impo- stogli dovere, se assistito avesse alle lezioni di un celebre Professore. Bramava inoltre di udire di qual sentimento fos- se quell'anatomista su parecchie quistioni, ed alla dipendenza e sommessione di discepolo ritornando altro più non prefig- gevasi che di apprendere e di erudirsi. Il chiarissimo Conte Algarotti, che assiduamente assistito lo avea nelle sperienze Halleriane, che da lui aveva appreso 1' anatomia, e che altis- sima stima gli jiiofessava , per secondare un siffatto divisa- mento , il grazioso alloggio gli offerì nella casa che in Pa- dova possedea, ed il Caldani partì dalla patria sua il giorno 5. di Gennajo dell' anno i^óB.

Per antica consuetudine della rinomatissima Università di Padova il Professore di anatomia dimostrar dovea agli stu- diosi gli elementi del corpo umano nel mese di Novembre di ogni anno in una camera dell' ospedale, usando la lingua ita- liana ed impiegando in ciò sole dodici lezioni. Nel 20. del successivo Gennajo nel maestoso teatro anatomico della Uni- versità (2) davasi principio ad una serie di venti lezioni la-

(t) Ivi pag. ai 5.

(2) Nutro da qualche tempo il pen- siere di tessere la storia di questo Tea- tro, che fu il primo, ed è ancora il più hello tra tutti i Teatri Anatomici del- l' Europa. S' intenderebbe da ciò quan-

to stranamente pensassero que' pochi che ne meditavano la distruzione, pro- ponendo di sostituire ad esso un Teatro di forma moderna, e che sarebbe forse più elegante a discapito della utilità neir uopo cui Jebb" essere destinato.

XIV Memorie di Leopoldo Caldani

tine, che perciò chìamavaxìsì pubbliche , e di queste la splanc- nologia j ossia il trattato de' visceri era il subbietto. Grande e magnifica pompa accompagnar soleva ne' vecchi tempi quel- le lezioni, poiché intervenivano ad esse li più cospicui Ma- gistrati della Città, si sospendeva il corso delle lezioni degli altri Professori tutti , de' timpani e delle sinfonie risonava r Università, prima che il Professore anatomico incomincias- se la lezione , e dopo che 1' avea terminata , e con funebre apparato^ dopo ch'eran compiute quelle lezioni, davasi sepol- tura in qualche chiesa ai rimasugli de' cadaveri adoperati (i). Tranne la musica, la quotidiana presenza de' magistrati ed il funebre convoglio tutto era nel 17.58. allo stesso mo- do (a,), ed il Caldani udì le lezioni del Morgagni, recandosi ogni giorno alla casa di lui per visitarlo e per trattenersi con esso sui comuni loro studj (3) , ben lontano dal credere che quasi nuovo Clitornaco fosse uditore allora, e poi successor di Cameade.

(l) grande solennità era comanda- ta per significare la nobiltà e l'impor- tanza della scienza anatomica, e per ono- rare gli uomini insigni (;he qui la in- segnavano , succedendosi 1' un 1' altro con una serie fjuasi continua.

(a) Negli anni appresso il Magistra- to de' Riformatori dello studio prescris- se, che durante il corso delle lezioni ana- tomiche quello non s'interrompesse de- gli altri Professori, ma che questi faces- sero in que' giorni la lezione privata , cioè in lingua italiana, cor.servando il metodo, che nell'ora dell'anatomia non si leggesse da verun'altra cattedra me- dica, affinchè tutti approfittar potesse- ro di quella scuola, in cui contempla- vasi e dimostravas! la fabbrica dell'uo- mo. Neil' anno 1806. non solo nell'ora della legione anatomica ogni altro Pro-

fessore di medicina taceva , ma si ob- bligarono tutti gli studenti a frequen- tare quella scuola in ciascun anno del- la medica loro educazione; si grande era l'utilità che giustamente si credeva de- rivare da quello studio.

(3) Nel volume IV. epìstolarum ah erud. viris ad Hallerum script. ( pag. i6t. ) si ha la lettera , nella quale il Caldani rese conto all' Haller delle le- zioni che avea udite dal Morgagni , e di alcune di lui opinioni. Anche il Mor- gagni ne scrisse allo stesso Haller ( ivi pag. i5'7. ). In quella lettera de' a5 di Febbrajo scrive il Morgagni, che stava leggendo il primo tomo della grande fi- siologia his primis post anatomen ab- solutam diebus. Dunque a' aS di Feb- brajo era compito il corso delle lezio- ni anatomiche !

Scritte da Floriano Caldani xr

In questo mentre il Professore modenese Gaetano Rossi stampò nei terzo volume delle quistioni Halleriane raccolte dal Dott. Fabri una lettera al Dott. Marchesini indiritta, col- la quale dimostra di dissentire dalle opinioni dell' Mailer, e gli esperimenti prende singolarmente ad esame ch'erano sta- ti fatti dal Caldani. Ritornò questi in campo, e con una ^er- za lettera officiosissima rispose al prof. Rossi (i) in sostegno delle dottrine eh' erano si di frequente confutate in que' tem- pi; disegnando poi di comporre un opuscolo che intitolar vo- lea logica irritata, per palesare e combattere tutti gli errori che da taluni si commettevano ragionando della irritabilità (a). Venne finalmente l'anno 1760. che fissar dovea piìi sta- bilmente la celebrità del Caldani , e che dovea farne cono- scere la dottrina più apertamente. Nel giorno 7. di Gennajo di quell'anno diede egli principio alla famosa sua anatomia. Il celebre Conte Algarotti che trovavasi allora in Bologna , scrive che il Caldani seguir non volle 1' esempio degli altri anatomisti, disputando cioè solamente con uno sforzo d'inge- gno; ma ne' due mesi che precedettero quelle lezioni inse- gnò agli studenti ed a' curiosi la vera anatomia colle più diligenti dissezioni de' cadaveri. Felice possessore dell' ame- na ed energica lingua del Lazio, conoscitore profondissimo di ogni particella del corpo umano, sottilissimo logico, difenso- re appassionato della verità, dovizioso di tutte le altrui sco- perte e di tutt' i pensamenti annunciati sugli uffici di ogni membro dell' uomo, fatto già medico e chirurgo esperimen- tatore , prevenuto dell' avversione che molti de' suoi compa- gni e de' vecchi Professori nudrivano per le nuove teorie da lui difese e promulgate, nulla avea a temere nell' arrin- go. Il lodato Conte Algarotti ci lasciò una memoria di quelle lezioni, delle quali io ebbi ancoia un più esteso ragguaglio

(i) Lettera terza del Sig. Dott. Leo- poldo M are Antonio Caldani sopra l'ir' rìtabilìtà e insemitività Halleriana, Bo-

logna 1759.

{2) Epist. ad Haller. script, voi. IV pag. ai6.

XVI Memorie di Leopoldo Caldani

dal dotto Monsignore Alfonso Bonfiglioli, dal principe Filip- po Ercolaiii e dal cai. Luigi Palcani . Se in quella ( ana- 5, tomia privata de' precedenti mesi), cosi l'Algarotti, istruì a meraviglia gli scolari , appagò in questa i dotti e confuse ,, i suoi antagonisti. già egli cercò mai di sfuggirne l'in- 5, contro stando sulle cose generali, sulle probabilità , come han fatto taluni , non dando jjresa sopra se uiede^imo. Egli ,5 poneva sempre o positivamente o negativamente ... Le j, maggiori opposizioni furono sopra 1' irritabilità delle fibre musculari . . . Quivi credevano metterlo in sacco , e lo attaccavano nel suo vero campo di battaglia. Chi sapea ,, meglio di lui i testi tutti dell Ballerò e de' commentatori ^, suoi? chi meglio conosceva le difficoltà e i sutterfugj de- ,, gli avversari? chi era meglio armato di lui di prove e di ,, esperienze? Ciò fece ch'egli a sangue freddo potè incon- tiare i nemici, che il furor letterato menava veramente ,5 a guerra contro di lui. Ma ben vi posso dire , che coloro medesimamente, i quali non sapevano latino, no- ,T tomia , indovinavano chi si avesse la ragione dalla sua, al ,, vedere la flemma , con cui egli rispondeva alla furia di quegli avversar] suoi. Che se alcuno, come quell' Aristote- j, lieo che negò già la macchina pneumatica, negato gli aves- se la verità delle sue sperienze; ed egli avrebbe interrot- to per un giorno o due la notomia, ed avrebbe rifatto le ,, sperienze nel teatro medesimo alle viste del pubblico. Ma niuno fu ardito di tanto. Fatto è eh' egli ha trionfato di ,, tutta la più cavillosa dialettica di quelli eh' erano riputa- ti sottili profondi , e sonosi scoperti oscuri e confusi ; e ,, Bologna ha udito veramente in quest'anno un anatomico. Altre volte si erano vedute combattere reclute o miliziot- ,, ti ; quest' anno s' è veduto un veterano, un legionario nel 5, fiore della sua vigoria, e il quale nell' ozio della pace j, avea meditato la guerra. Le sue lezioni non aveano nien- te del retore, piene di dottrina , di erudizione, di belle applicazioni della notomia alla chirurgia e alla medicina .

Scritte da Floriano Caldani xvii

Riassumeva gli argomenti in modo che sapea dar loro più 5, brevità e più forza ; rispondeva come passeggiando in sua casa, e ciò in buon latino ; e quello eh' è ancora più raro, con una pulitezza di maniera che rade volte ha per co- ,, stume di salire in sulle cattedre, ec." (i).

Una simile narrazione scritta da un celebre letterato , qual si fu il Conte Algarotti, che non potea per verun par- ticolare interesse parlare in tal guisa del Caldani e delle sue lezioni, bastar potrebbe a far conoscere con quale bravura ed onore il Bolognese Anatomista adempì 1' incarico che gli venne addoss;)to sostenendo la verità contro ogni sforzo degli oppositori . Piacerai però ad ulteriore illustrazione di quelle lezioni , rese celebri anche per i poetici componi- menti di varj ri|iutatissimi uomini che in que'giorni vantava Bologna, piacemi, dissi, di riferire un fatto, dal quale meglio si scorgerà il valore ed un certo carattere proprio del Caldani, ed i tempi ne' quali visse.

All'occasione di favellare dell'uno o dell'altro viscere, che fosse di fabbrica glandolare, avea egli in molte lezioni esposte e difese le osservazioni del E.uischio, e si era quin- di opposto sempre alle dottrine di Marcello Malpighi insigne ornamento della medicina Bolognese. Il Dott. Gusmano Ga- leazzi , eh' era a' que' giorni il solo uditore superstite del Malpighi ad ogni lezione disputò col novello Anatomista , e perchè T onore stavagli a cuore dell' illustre concittadino e maestro, e per indurre il Caldani, se pur fosse possibile, a preferire le patrie dottrine alle straniere. Tutto riuscì va- no. Giunse però il giorno in cui trattar doveasi delle parti che nella donna servono alla generazione, ed il Caldani let- te aveva ed apprese le molte sperienze dall' Mailer istituite sur la forni atìon du poulet . Quando il Galeazzi attentissimo per intendere come su tale argomento la pensasse il Caldani ,

(i) Opere del Conte Al garotti, V enez'ia i794) tomo X. pag. 49-

Tomo XrX. e

xviii Memorie ni Leopoldo Caldani

udì ch'egli confermava colle diligenti Halleriane osservazioni quelle del Malpighi , da un piacevole entusiasmo fuor di se rapito si alzò dal suo seggio , applaudì con mi forte batter di palme e levò a rumore il pienissimo teatro anatomico, che Trasportato dallo giubilo non permise cogli incessanti evviva che il Caldani proseguisse nel suo ragionamento. Successe la calma j e questi allora pieno di contento e di gratitudine in- sieme verso i suoi concittadini, con una improvvisa apostro- fe indirizzò il suo discorso alla statua del Malpighi j che con altre adorna quel teatro , cViiedendo a quelP ombra perdo- uo, se parlando de' visceri si allontanò fino allora dagl'inse- gnamenti di lui, e protestando di risarcire quella offesa col difendeie quanto egli avea scritto sulla performazione de' ger- mi , giacché dalle osservazioni del sommo Hallero , da lui stesso confermate in gran parte, n'era stato pienamente con- vinto. Egli è ben facile immaginarsi l'impressione che sugli animi degli ascoltanti fece quell'inaspettato discorso, e qua- li nuove grida di applauso s' innalzassero , allorché il vec- chio Galeazzi prorruppe in queste parole : decrepito come io sono ho udito molti e poi molti parlare e disputare da quella cattedra ; ma questi solo si è quegli che la natura ha fatto per sostenerla con onore.

Anche il vecchio Dott. Balbi , giurata la guerra alle dot- trine Halleriane, sfidò pubblicamente il Caldani a difender- le all' indomane , la quistione cadendo sul cuore . Tre ore disputò egli solo continuamente, usando di tutte le armi per fare che a ridicolo tornasse quella irritabilità della fibra car- nosa , alla quale gli Halleriani attribuivano il movimento del cuore. Riuscì però il Balbi male nella impresa , che non solamente il chiarissimo Francesco Zanotti con alcuni altri Professori salirono sulla cattedra per congratularsi della vit- toria con questo acerrimo difensore della nuova dottrina ; ma gli scolari e gli uditori tutti altamente disapprovarono chi ebbe l'ardire di sfidarlo a lunga tenzone.

Quello scolastico trionfo destar dovea il rancore negli emo-

Scritte da Floriano Caldani xix

li meno onesti , de' quali un virtuoso uomo non suol mancare, e quindi l'Algaiotti nella relazione poco innanzi accennata soggiugne : si sentirono ripetere tutte le vittoriose oppo- ), sizioui , che sogliono fare i vecchi a' giovani , da' quali non vollero mai in niun tempo nulla apprendere. Un gio- vane uscito appena dal guscio letterato, appena Professo- re, che non ha lettura, ardir contraddire vecchi lettori, che hanno un venti anni di cattedra sulle spalle, e sede- re a scranna contro di loro? Le opinioni del Caldani fu- rono comhattute . . .Ognuno aguzzava i suoi ferri per pro- varsi contro al Caldani , ognuno lo aspettava al teatro anato- mico per farne strazio, per farne veramente notomia." Tutta quella gloria adunque non produsse al Caldani che un nu- mero maggioie di Mimicizie^ dalle quali difendere non lo potea- no l'afnnità de'Manfiedi e de'Zanotti, e la stima sincera di Pier Paolo Molinelli, di Laura Bassi^del Veratti , dell'Azzoguidi e di molti altri uomini veramente dotti, perchè non potevano que- sti obbligare gì' infermi e gli studenti a valersi dell'assistenza e degT insegnamenti di lui più che di un altro; che anzi, siccome avvenne per lo passato , e tutto veggiamo , e sa- rà sempre nell' età future , I' appena mezzano medico fu ben sovente preferito all' uomo veramente saggio , che osserva e ragiona , e che vegliò più notti per 1' acquisto di sode sue cognizioni . Scrivendo perciò il Caldani all'Haller;, chiamò spesso ingratissìmam la patria sua , e gli palesò il più vivo desiderio di condurre sotto altro cielo una vita decorosa e tranquilla (i). Sembrava però che que' disgusti iena a lui

(i) Neil' elogio elle il Mdirliese Fiv.n- «sco Albergati scrisse dell' Haller ( in morte del grande Alberto di Haller, Pa- dova 1780. pag. 46. ) leggesi quanto se- gue: ,, Fu grande, tu romoroso lo scon- volgimento che insurse nelle varie n scuole di medicina^ ma nessuna eb-

,^ be a deplorarne si grave danno come ,, quello a cui pur troppo soggiacque ,, la Patria mia. Io, che pur l'amo, non ,, so coprirlo con intero silenzio, pos- j, so non toccare una insanabile piaga. ,, Il primario, il gagliardo, il massimo settatore dell' Hallero vivea fra noi,

X-v Memorie di Leopoldo Caldani

Jessero e coraggio per proseguire in quegli stndj ne' quali cosi avanti sentiva , ed a' novelli sperimenti ogni lo spro- nassero, non solo per isciogliere ogni questione che a lui si fosse proposta sulla fabbrica dell'uomo, e sulle funzioni di ogni sua parte , ma eziandio per preparare altre e maggiori difese alle scoperte Halleriane . Allora infatti di bel nuovo esaminò la distribuzione delle arterie coronarie nel cuore , la quantità del sangue eh' esse spargono per quel viscere , ed i fenor^ieni che succedono alloichè sieno legate in un a- niniale (i) . Allora rispose alle obbiezioni che il Vandelli ed il Le Cat stamparono contro i ragionamenti dell'Haller (i) , e per secondare gl'inviti di quel grande amico, ricercò col mezzo degli esperimenti qual sia la parte del cervello , dalla cui le- sione vengono eccitate le convulsioni (3). Fu allora infine che

,, ed in età giovanile e fiorente era per noi un sommo vanto il possederlo. Bologna ne ricerea lustro ed onore. ,, Bologna , non per solito sconoscente ,, ai figli suoi, dovette allora nel bol- j, loro di cieca medica guerra apparire ,, sconoscente , perclié delusa. L' udir ,, incanutiti maestri vigororosamente ini- pugnati da maestro, cui canizie solo mancava, fu giudicato delitto, sarri- ,, l'agio, profanazione di que' diritti, clie ,, i vecchi sempre si usurpano, quando ,, non ponno legittimamente acquistar- ,, li. Ma il giovane egregio, robusto d' animo e di ragioni sostenute da molte proprie osservazioni ed espe- ,, rienze non mai s'indusse ad abbassarsi. Voltate a Bologna le spalle , recossi in altra città ove fu invitato a con- 5, seguire assai maggiori lucri ed ono. ,, ri; e memore ognor della patria, an- cordalungi seppe illustrarla col chia- j. lor del suo nome o (lidia sua fama.

,, Ma sempre è vero che lo perdemmo ,, e lo perdemmo per sempre. Vero è

,, che colpa nostra fu 1' irritarlo ed il

., perderlo. "

Jl Principe Filippo Hercolani in un suo Sonetto inedito in lode del Calda- ni, Cui lo comunicò con sua lettera del giorno primo di Febbrajo dell'anno ij63. chiude cosi;

Sol r in^'rata tua patria, e quella gente Ohe a danno altrui, e a scorno suo sol vive, Nha sdegno ed ira, e dei suo crror si pente.

(i) Su quelle arterie il Caldani avea già scritta una latina dissertazione, che inviò .'iir Accademia degli Agiati di Ro- verr-do. Egli ne scrisse all' Haller ( si veda il volume IV. delle Epist. ah erud. viris ad Albert .Haller. script, pag. 63.) Si leg;;a pure la nota aggiunta al §. 76. delle Institut. Physiol.

(2) Epist. ab erud. viris ad A. Hal- ler. voi. [V, pag. a^r; V. pag. 49-

(3j Ivi voi. IV, pag. 290; V. pag. 92.

Scritte da Floriano Caldani xxi

air occasione di un omicidio commesso in Bologna , chiamato il Caldani a decidere se il sangue, ond' era lordo il coltello del feritore, fosse umano o appartenesse a qualche altro ani- male, con molta forza e con sommo onor suo sostenne pub- blicamente contro il criminalista ( che pretendea insieme con qualche medico essere facile la distinzione dell' un sangue dall' altro ) d' ignorare i caratteri, pe' quali il sangue dell'uomo dif- ferisce da quello de' bruti , apportando in conferma di tale dichiarazione anche 1' autorità di quegli osservatori che nel momento medesimo gli si presentarono alla mente (i) .

Che se in Boiosna avca il Caldani eccitato contro se stes- so I' invidia altrui , la fama ripeteane il nome da lunge. Sino dall'anno 1758. allorché recossi ad udire le lezioni del Mor- gagni, era egli stato benignamente accolto da molte nobilissime famiglie di Venezia, che lo stimolarono a ritornarvi prima di rivedere Ie patria . Accettata da lui questa generosa offerta ebbe in quella Metropoli a trattenersi più che non pensava, ricercato di prestare la sua medica assistenza a' parecchi di ipe' Signori . Non dimenticò giammai il mio buon Zio i molti favori che ottenne da que' Grandi , e V estimazione ch'es- si gli dimostrarono j rie' potea parlarne anche in vecchia età senza commoversi a tenerezza per gratitudine .

La felice riuscita di quelle cure fece eh' essendosi in- fermata nella state dell'anno 1760. una Veneta Dama rispet- tabilissima , fosse il Caldani da Bologna chiamato per provve- dere a' suoi mali . Era dessa strettamente congiunta col di- stintissimo Procuratore di S. Marco Alvise Mocenigo, allora apibasciadore straordinario della Serenissima Repubblica di Venezia alla real Corte di Napoli, e che fu poscia innalzato

(1) Ho ritrovato questa notizia tra le schede di mio Zio. L' interfetto fu il portinajo de' Canonici Regolari di S. Giovanni in Monte di Bologna, e l'uc- cisore uno studr>iife di chirurgia. Una

simile qnistione fu agitata anche di re- cente, e veggo da tutti obbliate le i)S- serv azioni del Mieg , che leggonsi nel voi. quarto delle Epist. ab erud. viris ad A. Hallerum script.

xxu Memorie di Leopoldo Caldani

alla suprema dignità della Patria sua . La Dama si restituì mer- ce di lui alla primiera salute , ed egli ritornò a Bologna ne' pri- mi giorni di Agosto di quell'anno medesimo 1760.

Premuroso il Veneto Governo di conservare all' antica Università del proprio Stato quella eminente fama che la rese sempre celebre, e dalla quale allettati gli stranieri, con- viene che da essa riconoscano di avere succhiate le prime stil- le del sapere , tra i mezzi che ognora impiegò per mantenerla nella sua prosperità, quello non dee tacersi di aver ivi rac- colto in ogni tempo i Professori ohe per distinta riputazione di dottrina anche negli stati stranieri si distinguessero . Tra questi ebbe pure si alto onore il Caldani, che invitato si vi- de dalla munificenza del Senato a voler qui spargere dalla cattedra la dovizia della stesissima sua medica scienza . Im- perciocché quando il lodato Procuratore di S. Marco Alvise Mocenigo partì da Venezia per la solenne ambasciata straor- dinaria di Napoli, fu incaricato dai Riformatori dello studio di Padova di prendere in Bologna le più sicure informazioni intorno ai meriti scientifici del Caldani , di cui raenavasi grande romore . E duopo di credere ( e ciò mi fu ripetuto più volte colle stesse parole dall' ottimo mio Zio mentre vi- vea ) che quel gentiluomo s' incontrasse in tali ricerche con buone persone, o, siccome io penso, che gli emoli suoi non abbiano potuto nascondere ciò eh' era a tutti notissimo, perchè dalle raccolte notizie (1) ne derivò, che nel giorno i8.di Agosto dell'anno suddetto 1760. fu il Caldani sollecitato di recarsi in Venezia per occupare una cattedra nella Padovana Università.

Trasferitosi il Caldani in quella Città dominante , sede

/

(j) Debbo alla cortese amicizia del chiariss. Sig. Ab. Daniele Francesconi Prefetto della R. Biblioteca di Padova la conoscenza e il dono di alcune let- tere da lui ritrovate tra le carte del Veneto senatore Bernardo Niini, clie fu Riformatore dello Studio di Padova. So-

no esse tutte dirette al cel. Padre An- selmo Costadoni , e con esse il famoso Beccar! , il P. Giambattista Martini e Monsignor Passeri risposero lodevolis- simamente alle ricerche, che sul sape- re del Caldani loro avea fette a nome del Nani lo stesso P . ■Costadoni.

Scritte da Floriano Caldani xxiii

di gentilezza, che in vertin altro luogo meglio che fjui può chiamarsi con Dante antica ricchezza e be costumi ^ giudicò suo dovere di visitare da prima il Veneto Patrizio ed attuale Riformatore dello studio Bernardo Nani , che lo accolse con giubilo, e lo incaricò tosto di suggerire con qual metodo in- segnare si dovesse la clinica medica dalla cattedra che il Sena- to volea erigere a tal' uopo neir ospitale di Padova. Non frap- pose Leopoldo alcun indugio per corrispondeie all' addossa- tagli rommissione ; e poiché avea dimorato per un intero triennio in un grande ospitale di Bologna , come dicemmo , è ben facile a credersi che le proposizioni di lui più dalla propria esperienza fossero dettate che dalla immaginosa in- venzione. Piacque quella scrittura al Magistrato, il quale ap- prezzando la perizia medica di chi pensatamente scritta V a- veva , gli fece esibire per mezzo di quel medesimo prestan- tissimo Procuratore Mocenigo , ritornato già dall'ambasceria di Napoli , la cattedra di clinica medica j che il Senato avea divisato d' instituire . Si dispensò il Caldani dall' offertogli impiego, rappresentando a quel gentiluomo essere ben diver- sa cosa r esercitare la medicina nelle case de' privati dall' in- segnarla pubblicamente, essere egli di tal tempra da mon- tare indifferentemente ogni e qualunque cattedra pel vanto di essere destinato a Professore, parlando bene o male anche di ciò che non si sa: aggiunse finalmente che se lo si volesse esporre al pericolo di minorare la propria riputazione , o di rendere vani i proprj studj, barcollando sempre nella dubbia- ta de' prognostici, bersaglio della critica e della maldicenza, egli se ne ritornerebbe alla patria dond'era partito. Sorpre- se il Magistrato de' Riformatori una franca e ragionevo- le protesta, ed essendo stato chiamato il Caldani per occu- pare la cattedra primaria di medicina teorica rimasta vacan- te per la morte del Professore Jacopo Piacentini, nel giorno 28. del Dicembre dell'anno 1761. fu a quella nominato Pro- fessore, con la condizione di siuccedere al Morgagni già vec- chio nell'altra primaria cattedra di Anatomia.

XXIV Memorie di Leopodlo Caldani

Fino da remoti tempi il Governo Veneto assegnato avea alla Università dello Stato alcune rendite che raccoglievansi in lina cassa denominata Cossa Studio, dalla quale il Senato traeva gli emolumenti de' Professori, ed il Magistrato de" Ptiformatori que'de'ministri della stessa Università. Mancava il denaro a quel la cassa, allorquando il Magistrato dovea proporre al Senato la destinazione del Caldani e di alcuni altri Professori, e dovettero tutti attendere pazientemente un più opportuno momento.

Esercitava frattanto Leopoldo la medicina e la chirurgia in Venezia con molto grido ed onore, godendo lo speciale fa- vore di molte primarie famiglie, e principalmente del sullo- dato Procuratore Mocenigo, del Piocuratore Lorenzo Morosi- ni, e delle famiglie Nani e Grimaui detti di S. Girolamo. Non potendo egli avere allora il libero uso de' cadaveri, sopra di- versi altri argomenti tratteneva il suo spirito, e scrisse in que' giorni la lettera sulC uso del muschio nella idrofobia (i), e due nuove operette sulla dottrina Halleriana in risposta alle opposizioni che contro di essa pubblicarono due chiarissimi medici di quella età, cioè il Le Cat (2), ed il de Haen (3). Il celebre Wytth di Edimburgo si unì a quegli oppositori , ed attaccò l' Haller asserendo che per la puntura del nervo il muscolo non si contragga. L'esperienza si era quella di tron- care trasversalmente una ranocchia viva , e di pungerne con un qualche ferro il cordone spinale. L' Haller ne scrisse al dotto amico d' Italia, e lo pregò di ben esaminare come an- dasse la cosa. Questi scoprì 1' inganno in cui era caduto il Professore di Edimburgo ; poiché divisa la ranocchia , i due pezzi trovansi in istato di violentissimo tetano^ e durante quel-

(i) Venezia 1761. per il Deregni in 8.

(a) Riflessioni fisiologiche sopra due dissertazioni del Sig- Claudio Nicola Le Cat , Venezia 1767. in 8.

(3) Esame del capitolo settimo con- tenuto nella XII. Parte dell'ultima ope- ra del chiarissimo Sis. Antonio de Haen

Padova 1770. in 8. Ecco in qual modo parla dello Zio mio in quell'opera ( Ra- tio medendi, Pars XII. pag. a65. ) ve- runi illius ( Halleri ) doctrinam hinc multi strenue propugnabant, quos inter princeps Caldanu5,vir »b multa clartu .

Scritte da Floriano Caldani xxv

la contrazione è verissimo che gli stimoli e ìe punture non producono l' effetto che si ricerca; cessato però quello spasmo , efficacissimo riesce lo stimolo sui nervi per destare la contra- zione muscolare a norma delle altre sperienze Halleriane (i). Era anche da qualche tempo che questo espertissimo ana- tomista avea intrapreso d' indagare la composizione dell'orec- chio con quella industriosa pazienza, che fino a que' giorni non vedea che dagli altri si tosse impiegata in un organo così complicato. Gli sembrò anzi con sommo di lui conten- to d' incontrare tra quelle particelle alcuna cosa che da ve- run altro era stata indicata ; e presa quindi più lena procu- rò di avere da Bologna parecchie teste di bambini e di uo- mini adulti j e nel parifico ozio della bella Venezia giunse a tale il lavoro di lui e la esattezza delle sue preparazioni, che non esitò di farne eseguire li più accurati disegni e di spe- dirli al suo grande amico Haller , il quale gli offri d'incari- carsi della spesa e della necessaria sorveglianza, perchè inci- si fossero diligentemente e pubblicati (a). Quel progetto pe- rò non fu mandato ad effetto, perchè venuta in luce 1' ope-

(i) Lettera al Si g. di Haller sui fe- nomeni che accadono ai muscoli di al- cuni animali di sangue freddo tagliati attraverso, irritando in appresso la mi- dolla spinale. Neil' Estratto della let- teratura Europea per 1' anno 1763. e nel voi. V. delle Epist. ah erud. viris ad A. Hallerum script, png. 189.

(2) Nella lettera alTHaller del 7. di Lnglio 1760. serive cos'i: in responsione ad D.Le Cat etiam nunc lahoro: respon- iioni autem nonnulla addcre vellem , quae ad rem nostram non pertinenti verum anatomica sunt , et ad aurem spectant ( Epist. ab erud. viris ad A. Haller. script, voi. IV. p. a94 )

Quantum in aure laborem nec dicere satis est. Forte quod inveni minimum.

Tomo XIX.

est. Sed typis non mandavero, nisi prius observationem pluries confirmavero ; et videro opusculum Cotonei anatomici JVeapoliiarii, qui , si vera sunt quae scribuìit amici . eadem vidit, quae ego ipse sed citiuò edidit ( Ivi voi. V. p.-.g. 61. )

Accepi tandem perdiligens Cotonei opusculum ; atque ut videas quantum dijjferant a suis meae observationes, mit- to tabulam cum explicatione. Rogo ut obseri?es et libere dicas num hallucina- tus sim. PolUceor de iis qnae videbis constantiam omnimodam (Ivi vol.V.pag. 92 ).

Quod tabularum mearum sculpturam curare velis, est quod gratus sim ma- gnopere, adeoque gratias reddam innu- mcras. et. ( Ivi pag. laa. )

d

XXVI Memorie -di Leopoldo Caldani

ra del Sig. Cotogni ed alcune tavole sull' orecchio dell' im- mortale Albino , confessò il Caldani di essere stato troppo tardo e troppo di se diffidente, che mentr' egli replicava instancabile le ricerche per assicurarsi di ciò che avea ve- duto da prima, fu dagli altri colla stampa di quelle osser- vazioni medesime prevenuto (r). Non se ne diede tuttavia alcun vanto , siccome molti hanno in uso di fare •■, il solo Mailer era a parte de' suoi lavori , e allorché lesse essersi scoperte dal Cotogni alcune vie, per le quali l'acqua del labirinto o penetrava in quella cavità o ne usciva , verifica- ta già la presenza di quell'umore, non potè trattenersi dal- lo scrivere all'amico: quae necessìtas horum aquaeductuum ? sufficit ut tantum vasa advehant , quantum alia vasa reve- hant (2), e co?ì fu insegnato dipoi nelle scuole, quando cioè si conobbe che quelT acqua da' piccioli vasellini trapela, e che viene da alcuni altri in pari tempo assorbita.

Durante la dimora del Caldani in Venezia , crescendo egli tutto giorno' di fama si per le operette che pubblicava, e per le osservazioni che inseriva nel Giornale di medicina diretto dal Ch.Dott. Orteschi , come per l'amicizia del gran- de Haller riconoscente agli studj ed alle fatiche , che più d'ogni altro Italiano avea sostenute per difendere la dottri- na della irritabilità , in piìx luoghi il desiderio si destò di pos- sederlo. Infatti il Senato di Bologna gli offriva in que' gior- ni uno straordinario stipendio purché ritornasse alla patria Università : altri lo avea da prima sollecitato ad accettare il posto di protomedico di Zagabria (3), altri quello di Fano: Monsignore Vitaliano Borromeo Nunzio Pontificio presso l' I.

(i) . . . quod in libro IV vide.am /ìl- biniim mihi praewisse in ede'ndis obser- vationibiis de aure ,^ valde iis similihus quas ego ineditas asservo. Non dolcam de Albino, quod innocenier mihì pran- verit , sed de me ipso, morosissimo -non

tamen sine ralione homine (Epist. ad A. Hallerum voi. V. pag. no.).

(a) tvi voi. V. pai;. 97.

C') Epist. ad A. Hallerum voi IV pag. 236.

Scritte da Floriano Caldani xxvh

R. Corte di Vienna proposto avea il Caldani in qualità di medico del Principe di Saxe-Hildbourgauseii : l' Haller lo fe- ce cliiamare con "generoso assegnamento alla cattedra anato- mica di Fran<fort ricusata dai Bertin , e finalmente in quel tempo niedesiino a medico fu invitato dal Principe Vescovo di Augusta.

A quelle onorifiche distinzioni il giudizio aggiugneasi sempre rispettabile di molte illustri Accademie , che amaro- no di avere asciitto alla loro Società il Caldani fino da t[ue' primi anni di sua letteraria carriera (i). Ma appunto perchè alla lepnbblica Ietterai ia apparteneva , ed in questa di nuo- ve dottrine erasi dimostrato difensore, le quali rimproccia- vano a non pochi li passati errori , e degli altri svelavano r Ignoranza , a lui sempre tenne dietro quella malivoglien- za de' letterati , da cui 1' Algarotti il vide perseguitato in Bo- logna, ed ogni via cercava di perderlo. Tra le lettere pubbli- cate dall' Haller più d'una ve n'ha, in cui i nemici del Caldani tentavano di menomare la stima che quell' illustre medico gli prolessava (a); e molte io ne possedo , colle qua- li i simulati amici consigliavano mio Zio ad abbandonare o- gni speranza della cattedra che gli era stata promessa. De-

(i) Oltre l'Accademia dell'Istituto di Bologna, a cui, come già dicemmo, fu ascritto nella età di 24- anni , nel 7755. ebbe il diploma dell' Accademia degli Agiati di Roveredo. Quello della R. Accademia delle scienze di Berlino è del 3o. di Ottobre dell" anno 1760, e quello della Società reale delle scienze di Gottinga del 3o. di Dicembre dello stesso anno. Posteriormente , cioè nel- 1' anno 1765. divenne Socio dell'Acca- demia àa' Ricooerati di Padova; nel 1773. della Società reale di Londra, nel 1776. della reale Società medica di Parigi ; nel 1777. della Società agraria di Pa-

dova; nel 1785. fu eletto tra i XL. del- la Società Italiana delle scienze; indi della Società medici di Venezia ; nel I79i.fu ascritto all'Accademia Ae' Roz- zi di Siena ; nel 1794- all'Accademia Reale delle scienze di Mantova; nel 1807. all' Accademia italiana , e finalmente nel 1812. fu nominato membro pensio- nario dell' Istituto italiano , e fu diret- tore della Sezione dell' Istituto mede- simo stabilita in Padova. Dell'Accade- mia delle scienze, lettere ed arti di Pa- dova cadià più in acconcio di parlare altrove.

(2) Tu mulium faves Caldanio , sed

xxv'iH Memorie bi Leopoldo Caldani

stillata però essendo di già la sua sede dal ragguardavole Magistrato de' Riformatori . non gli mancava che il voto del Senato eh' egli con ogni iiducia attendeva . ]Ma non si rima- neano egualmente tranquilli ed oziosi gli emuli suoi e trop- po altamente loro cocea , che grande favore trovasse il Cal- dani presso le più cospicue famiglie di Venezia e si potesse avere in lui il successore del Morgagui . Ad umiliarlo ( se pure la virtù repulsae nescia sordìdae , e la vera scienza può mai. sofferire avvilimento od oltraggio dagli artifici di quelli che di vana amhizione si nutrono e d'impostura) sollecita- rono il Professore Bartolomeo Lavagnoli , che da 87. anni cuopriva la cattedra de morbis mulìeriun , puerorum et artì- ficum a chiedere in premio de' prestati servigi la primaria cattedra di medicina teoiica, eh' erasi da' Riformatori assegnata al Caldani . Ricusò quegli a hel principio simili suggestioni , ma vinto finalmente dalla malizia di quelli che veder dovea- no di mal occhio un giovane dettare a prima giunta dalla più distinta cattedra medica alcuni teoremi opposti a quelli che dominavano, chiese ed ottenne di succedere al Piacen- tini (i). Fu perciò destinato il Caldani all' altra sede che trattava de morbis miilìenim^ puerorum et artìficum col tito- lo e cogli onori di primario Professore. Il Lavagnoli visse un anno solo nel nuovo impiego , e prima di morire chiamò a se il Caldani, e protestandogli tutta la propria estimazione

/orlasse . . . etr. Caldanius caiìiedra il- al Patavina non ndhiic potìtus est, et flirtasse non poiietur umijvnm {Ep'tst. ad A. Halleriim voi. V. pag. 196. ).

Scripsit Caldanius modo ad me , se Patnviìim secessisse, ut convenientem do- mum ihi slbi compararet, idijue, ut au- guror, quìa cathedram Ulani tandem sit Konsequutus (Ivi p?g. ao'i. )

Si kgga pure l.i letlern lìrl Calilnii

all' Mailer alla pag. 198. e 1' altra alla pag. 21 3. dello stesso volume.

(i) Lavagnolius post obitum Piacen- tini primarii Theorici Patavini ah ami- cis interrogalus num ad eavri cathedram adscendere caperei, respondit negative. Extat responsio in lilteris ; et lumen post electionem meam litem movit , ut in menni locìim transirei ( Eplst. ad A. Haìlrrnm voi. V. jjag. i44- )

ScHiTTL DA Floriano Galdan'i xxix

gli palesò Ja qual fonte (jnelle vessazioni deiivarono e qua- li ne furono i motivi (i). Con luiovo decreto del Senato Ve- neto e con aumento allo stipendio ordinario passò allora il Caldani a quella cattedra di medicina teorica , eli' era consi- derata la prima tra le primarie e eh' oragli statT anterior- mente assegnata.

E dalla incominciata narrazione cronologica duopo è che alquanto mi arresti per considerare nual fosse il metodo, che il mio sommo maestro segui si nell'una che nell'altra scuola. Il Professore incaricato di descrivere le malattie proprie delle donne, de' fanciulli., degli artefici ed il modo di curarle dovea dividere quella materia in due anni , insegnando nel primo quanto spetta alle donne , e parlando nel secondo delle ma- lattie che i fanciulli travagliano e gli artisti. Al Caldani con nuovo esempio ( e fede ne fanno i rotoli della Padovana Università ) fu ingiunto di trattare la materia praemissls Boerhaai'ii theoriis. Ignote erano a que' tempi in molte scuo- le d' Italia le teorie di Boerhaave , e solo n' erano i più dot- ti informati. Incaricato fu dunque il Caldani di presentare agli studiosi una riforma della medicina, a lui sommamente gradita , perchè appoggiate quelle teorie per la maggior par- te alla fahbrica del corpo umano ed alle scoperte che in essa fece il Ruischio , avea egli a porgere altrui ciò che per gì' intrapresi suoi studj più conoscea. Ma quanto grande dovea

(i) Ho ritrovato questa notizia tra le Memorie scritte dallo stesso mio buon Zio. In quanto a' motivi, ecco ciò eh' egli ne comunicò all'Haller: conquestus est Morgagiìus et quìdem vehementer , qtiod in Gallica versione prioris meac cpìstolae Lausannue facto, omìssì sunt Professorum quorumdam titidi , puta il- lustrissimi, celeberrimi, tlortii-simi, ana- tomicorum principis, et vehementer mo- riiiil. ni liane injuriam publìci jurisfa-

ciam ( Epist. ad A. Hallcr, voi V- pag. 53. ), mancò il Caldani di vendica- re quella ingiuria nella prefazione al- le Riflessioni fisiologiche ( pag. XII. e XIIJ. ) ove si lagnò perchè nella tradu- zione francese delle sue lettere sieno stati omraessi i titoli onorifici dovuti ad illustri Autori viventi.

Voluerunt Reformatores , ut in Senatus decreto Morgagni sedes suo tempore mihi constitueretuT ( Ivi pag. 200. )

"xxx Memorie di Leopoldo Caldani

essere d'altronde la dubbietà degli ascoltanti, che mentie da Ini apprendevano con quale serie di esperimenti era dimostrata 1 Halleriar.a irritabilità, uilivano altrove che, tagliato trasversal- mente il muscolo mastoideo in un cane vivo, non se ne con- trassero le estremità (i) ; mentre dall' una cattedra risuonava- no le lodi del Malpighi , dall' altra ne riconoscevano gli ab- bagli ; mentre credevano di aver veduto in una scuola i nervi della meninge, lor s'insegnava nell'altra che (juella mem- brana de' nervi è piiva e di sentimento ! Belle , e nuove era- no quelle dottrine ; pieni di nobili sentenze que' ragionamen- ti e feraci di utilissime conseguenze : i fenomeni lino allora oscuri poteano mercè quella maniera di studj facilmente in- terpretarsi : molta persuasione recava I' autoiità de' sommi uomini che venivan sovente citati : di grande convincimen- to infine sembrava essere T ingenuo candore di un maestro che si era proposto d' insegnare soltanto ciò eh' è vero ; ma senza alcuna prova di fatto poca fidanza portar gli poteano gì' incerti uditori . Sugli animali vivi il Caldani vedere tutto quanto per lui si potè. Se però duopo gli eja de' ca- daveri umani per comprovare le proposizioni di Buerhaave , e per opporsi ai cavilli altrui e rispondere alle ingiurie col linguaggio non mai fallace della natura , veniagli sempre ne- gato queir uso , alla sola scuola di anatomia riservato . Non perduto per ciò di coraggio il nuovo Professore, ed intrepi- do nella difesa della verità ottiene dall'amico Azzoguidi di Bologna tutte quelle parti del corpo umano che gli abbiso- gnano , ne fa a' suoi scolari la descrizione per la più esatta intelligenza delle dottrine e trionfa degli avversar] , i quali andavano sicuri che disarmato coni' era non avrebbe resistito al combattimento.

Il medesimo cangiamento apportò egli nella cattedra pri- maria di medica teoria. Il Professore Piacentini avea sempre

(i) Morgagni de sedlhus et caus. morbor. Epist. XIX. J- 34-

XXXI

SiitiiTTE DA Floriano Caldani spiegato agli studiosi la prima Fen Avicenna, e sulle or- me di Ini si tenne il Lavagnoli che gli successe. Neil' anno 1765. (11 prescritto che da quella cattedra si apparasse V econo- mia animale con la interpretazione degli aforismi ippocrati- <i ; e ciò segui fino all'anno 1768., in cui avendo il Calda- ni fatto conoscere al Magistrato de' Riformatori quanto in- nanzi procederebbe 1' istruzione de' medici , se il teoretico insegnamento fosse guidato giusta i moderni principj , il Ma- gistrato medesimo comandò che la teoria medica si dividesse in due parti , e che nell' anno in cui il Professore primario dettava la fisiologia, 1' altro Professore ordinario di teoria trattasse della patologia, e così in appresso alternatamente. E leggesi infatti nel rotolo dell' anno 1768. che il Caldani tradet patliologìam , e nel susseguente che tradet physiolo- giani.

Con quanto onore all' aspettazione di tutti in quella cattedra soddisfacesse e quali applausi ne riscuotesse non è a dirsi , che può meglio conoscersi dalle lettere eh' ei scris- se all' Mailer, sempre e veracemente interessato per la feli- cità e per la gloria di lui (1). Dalie quali lettere nel tempo istesso apparisce che il contento dell' animo suo era conti- nuamente amareggiato dalle inurbane dispute di alcuni , i quali per asperità d' ingegno ricusando le nuove dottrine tendeano ad offuscare quella verità , a cui egli cercava con ogni sforzo di rendere omaggio. Ed a tale giunse il cordo-

(1) Di tutti gli studj suoi, delle sue osseiviizioni, delle avversità che incon- trò, della prospera fortuna nel medico esercizio e nell' insegnamento rese con- to il Caldani periodicamente all'Haller, come air amico della più tenera con- fidenza, non supponendo giammai che 1' Haller divisasse di pubblicare colle stampe le lettere degli amici suoi. Al- lorché il Caldani il riseppe, se ne dol-

se coir Haller medesimo ( Epistol. ab erudii, viris ad A. Hallerum script. voi. VI. pag. Ili, u6. ). Dopo quel tempo ebb' egli la circospezione di ri- cuperare dagli eredi di alcuno tra gli amici suoi quelle lettere clie potesse questi aver conservate, essendo ben al- tra cosa il comunicare il proprio con- siglio all'amico^ ed altra il pubblicatjo.

XXXII Memorie di Leopoldo Caldani

glio di lui, che se fosse stato dagli ottimi amici suoi assecon- dato, abbandonata avrebbe una carriera si luminosa per pro- cacciare al suo spirito la perduta tranquillità (i). Grande sol- lievo trovò Leopoldo in quegli amorosi consiglj , e più an- cora nello studio e nell'esercizio dell' arte che professava con singolare decoro e con la piena soddisfazione degli altri. A' qua' tempi cu^isegnò alle stampe due opuscoli appartenen- ti alla pratica della medicina, in uno de' (juali ( scortato dal- le risposte ch'ebbe da' celebri Haller, Tissot , van-Swieten , Stòrie da esso Ini interrogati su le accuse di un marito no- bile, ma ignorante) sostenne l'innocua ficoltà dell'estratto di cicuta eh' egli medesimo consigliato aven ad una dama di Vicenza afflitta da due scirri nelle mammelle {-i) , e nell' al- tro riferì V esperimento felice che fece in nobile giovanetto dell'innesto del vajuolo , argomento in que' giorni di que- stioni giavissime in ogni classe di persone (3).

Perchè poi fosser pubblicamente noli i principj che da ca- daun Professore si esponevano e s'illustravano, e perchè gli studiosi avessero la comodità di consultare un testo unifor-

(i) Haller scrisse al Caldani il di i . di Febbrajo 1776: de Morgagno doleo : ncque tamen spero ili. senem facile de suis placitis diicessurum , quae per se- xaginta annos docuerit. Posses forte Ve- netiis caput humanum nancisci.

Ignazio Somis li 3. di Maggio 1766: lasciate che il vecchione dica e faccia ciò che gli pare e piace. Jl fin del con- to la verità tiene a galla con- tutti gli sforzi che si facciano per tenerla a fon- do. La vostra dottrina ec.

Haller li 9. di Giugno 1766: Patere te a me exorari, ut non respondeas um- quam, ncque in lectionibus ita loquaris , ut alìquae voces ad Morgapium videan- tur pertintre. Ceterum rerum tiiearit

quod per experìmenta didicisti tua, non ab uliramuntanis cacca recepisti fide.

Haller il i. di Novembre 1770. vellem te meliora sperare cum Morga- gnii odia non possint diuturna esse, et meminisse uhique in Academiis eos, qui reliquis e.rcelhint, odia aliorum pati.

Haller li la. di Luglio 1771: similes ( iras ) ego Gottingae sum passus , sed nvnnocent, ctsi nos fatigant bene me- rendo hac miiscae alrìguntur.

(2) Storia della malattìa che trasse di vita la nobile signora C. B. P. C. Venezia 1766.

(3) Innesto felice del vajuolo. Pado- va 1768.

Scritte da Floriano Caldani xxxiii

me, il magistrato preside agli studj nel mese di Settembre dell'anno 1771. comandò^ che da' Professori tutti si dessero in Ilice (juegli scritti che servi^-ano di fondamento alle pro- prie lezioni , e se di qualche libro facessero uso di celebre Autore, di questo medesimo ne procurassero la edizione. Essendo stato emanato quell'ordine poco prima che s'inco- minciassero le scuole , agevole essendo a chi più cono- sce la matoia , il formare un libro elementare , pensò il Caldani di prescrivere le prime linee fisiologiche dell' Haller qual testo da seguirsi in quell'anno scolastico dagli uditori, adoperandosi intanto a preparar loro per 1' anno vegnente gii elementi della patologia (1). E così fu, avendoli egli nel 1772. divulgati colle stampe [2). Dichiarò T Autore nella sua prefazione che questa operetta gli argomenti soltanto ab- bracciava di ciò ch'egli d' ispiegare pretiggevasi agli studenti , che ad essi e non a' maestri era destinata , che il meglio avea ivi raccolto delle opere del Boerhaave, dell'HalIer, del Gaubio e di altri molti . che assai cose avea aggiunto ai pensamenti de' mentovati scrittori, altri ne avea cangiati. Saggiamente dis- putò delle acrimonie, e nel più chiaro modo coiresame del- le vecchie opinioni sopra un subbietto cotanto discusso tra' medici ; e così pure nella distinzione de' sintomi che accom- pagnano alcune malattie fa egli manifestamente conoscere ciò che annunciò 1' immortale Fernelio , cioè non potersi quelli interpretare a dovere che dall' uomo nelle anatomiche sottili investigazioni il più esercitato (3) . Quindi dopo tutte

(1) Epiii. ad A. Huìlerum voi. VI.

pag- 79-

(2) Institìitiones palhologicae alido- re L. M. A. Caldanio, Patavii 1772.

(3) Nequis Ime niii griarus anaUimcs tic pcritissimus accedaì : et (juaeciinque quis vel leget vel audìet, fixo medila- tione ea contempletur in humano corpo-

Tomo XIX.

re , ut sìimmam rerum cognitioricm fir- ina memoria stahiliut { de partìum, morbis et sjmpiom. Lib. V, in praefat.) Forse al di d'oggi pochi sono i medi- ri che valutano i sintomi co' principj .Tnatomici secondo il precetto di Ferne- lio ; 1 più si riportano alla memoria di' ciò che videro iu altri iofermi.

e

xxxiv Memorie ni Leopoldo Caldani

le sperienze fatte dal Caldani sulla irritabilità delle parti mu- scolari , non sarebbe stata forse una ridicola cosa l'ascrivere quella crudele malattia die lìenterìa comunemente si appella^ o alla lassezza del piloro, o alla ineflicacia degli umori desti- nati alla digestione, coni' erasi fatto da tutti gli altri patologi, o alla inerzia dello stomaco e delle budella per la concozio- ne ? Egli in vece propose che la causa prossima della lien- teria sia 1' irritabilità soverchia del ventricolo e degl' inte- stini, per la quale gli alimenti in que' visceri a lungo non si trattengono, quanto sarebbe duopo perchè si cangias- sero . E di siffatte materie ragionava con tal ordine e chia- rezza, quale al singolare ingegno di lui si conveniva. Quan- do giugneva a scoprire una causa sufficiente a spiegare un Fenomeno per modo che nulla ci fosse a ridire , non volea che la mente degli uditori nella sua scuola s' imbarazzasse con la moltiplicità di mille altre cagioni, che possono e non pos- sono combinarsi con quella che trasceglieva , perchè la più evidente e dimostrata. Ed infatti ben s'avvidero le persone più perite e valenti in queste scienze di qual pregio fosse il libro che accennai , se un conto se ne rese con grande lode ne' giornali di quella età, se l'autore ne riscosse le più lusinghiere congratulazioni (i), e se molte scuole d'Italia e d' oltramonti 1' approvarono e lo seguirono (2).

(l) Così gli scrisse il Gel. Borsieri in data dei 6. di Luglio 1778: ho ri- ,, cevuto la vostra bella e dotta Pa- ,, tologia . Ho veduto rhe voi nudri- te sopra la infiammazione una opi- ,, nione eli ' è poro diversa da quel— ,, la elle io ho fatto difendere da un ,, mio scolare in una Connlusione sopra ,, i mali inflanimatorj. Vorrei vedere ,, la vostra Fisiologia. Noi ne abbiamo bisogno per la gioventù. L' Italia ,, sola ne può dare una addattata , e

., in Italia voi siete quello elle n' è ,, più capace ; "

Tissot nella sua lettera degli 8. di Gennajo 1774 'j'oi recu daiis soii tems, Moìisieur ,rexemplaìre de votre patho- logie : je Vai ìii aoec le plus grand plaisir . . . outre cela vous avez trouvé le moyen d'y me.tlre une foule d' idèes neuvcs, egalement belUs et utiles.

(a) Padova 1776, Leida 1784, Vene- zia 1786 , Napoli 1787. Se si eccettui 1' edizione di Leida, iti tutte le altre

XXXV

ScKiTTE DA Floriano Caldani A quella prima opera scolastica tennero dietro imman- tinente le instituzioni di fisiologia, snlle quali doveano gli studenti ascoltarlo nell'ann.-» appresso (i). Erano queste non solo attese , ma desiderate da' più dotti medici; s' ingan- narono essi neMor desiderj, poiché quel libro contiene tutte quelle dottrine sulle funzioni del corpo umano, che il medico non può, nè^deve ignorare impunemente . Ecco ciò che al Cal- dani medesimo ne scrisse il lodato Borsieri : ho gradito som- mamente il dottissimo e bellissimo libro d' instituzioni fi- ,, siologiclie vostre. Egli non poteva essere meglio scritto, ,, meglio ideato, piìi fatto meglio per 1' utile della gioven- tu studiosa. È egli tale appunto , quale dalla vostra som- ,, ma capacità , dottrina e perizia di queste cose si dovea aspettare. Lo desiderava chiaro e nitido , e tale lo trovo: 5, lo desiderava scritto con eleganza e buona latinità , e tale .,, egli è in ogni luogo. Vi volevan le notizie anatomiche spar- se con parca mano, ma a loro luogo; e non potevano più opportunamente esservi collocate di quello che vi sono . Era desiderabile che le quistioni e .le cose quistionabili ,, vi fossero comprese con qualche estensione, e ciò è stato ,, eseguito a meraviglia . La scelta poi delle dottrine , la 5, esattezza nell' esporre le verità e distinguerle dalle ipo- ,, tesi, la finezza del criterio dapertutto vi spicca in modo

fu l'opera notabilmente accresciuta dal- l' ancore.

(i) I nstitationes physìoìogicae auctore L. M A. Caldanio, Patavii, 1773, ivi 1778, LoitU 1784, tradotte in tedesco Praga 1784, Lipsia 1785, Venezia 1786. con molte aggiunte dell' autore^ Napo- li 1787. in due volumi colle annotazio- ni del Prof. Saverio Macri. Venni as- sicurato alcuni anni addietro che que- st'opera sia stata tradotta anche in lin- gua francese, traduzione che non mi

fu m,ii possibile di acquistare.

In molte Università servi quest'ope- ra di testo per 1' insegnamento della Fisiologia , come ho conosciuto dalle lettere scritte a mio zio . Monsieiir d'Oherkanip à Eidelberg célèbre et esti- mable par tant de iitres, suit dans ses lecons de Vannèe courante la physiolo- fje de Mons. Caldani de Padùe ( De- viina , Considerations diverses sur l'Al- lemagne occidentale ec. Berlin 179J>, l pag- 43 )

XXXVI Memorie di Leopoldo Caldani

che non lascia luogo a bramare di più. Io dunque vi pre- ,, go a mandarmene cinquanta copie , ed alle medesime ag- giungerne altrettante della vosira patologia , poiché questa 5, scolaresca brama di provvedersene , e forse i Professori ,5 stessi ne faranno uso nella scuola. '■' (i)

E che r autore di quel libro simili elogi ne meritasse , oltre che ci viene dalle moUiplici edizioni dimostrato, e dal- l' uso che se ne introdusse nelle altre Università, ce ne as- sicura ancora il pregio delle molte nuove dottrine che qua e sparse ^ i s' incontrano. E perchè non sembri che io lo- di r opera dello Zio con parole generali, se non piuttosto co' modi soliti ed anco troppo comuni, di qualche argomento farò un breve cenno , che niun altro autore trattò coni' egli fece , prima di lui , altri ne parlò meglio dappoi.

Il celebre Haller avea ammessa nella grande sua fisiolo- gia la famosa ipotesi degli spiriti animali , ed il Caldani seguì nelle sue lettere sulla iriitabilità gl'insegnamenti di grande uomo. Riflettendo in seguito un meglio alla cosa, e scor- gendo che siffatta ipotesi non prestavasi al confronto della sperienza , spiegava gli oscuri fenomeni che con un prin- cijìio ancora più oscuro, espose con tutta la fedeltà le pro- ve che in favore di quella si arrecavano e tutte procurò di atterraile. Ch' egli sia riuscito nel!' intento lo dichiararono in

(i) Lettera data di Pavia il giorno ai. di Gennajo 1774- L'abate Spal- lanzani scrive li aa. Febbrajo dello stesso anno ,, la vostra fisiologia mi è ,, piaciuta assaissimo , ed a me pire ,, che per la gioventù non possa esse- ,, re più adattata , più proficua. Tra le altre cose i varj sistemi su la ,, generazione mi hanno dato .issai nel ,, genio, ed ho avuto piacer grande nel ,, vedere confutate le molecole oieani-

,, che e sostenuta la preesistenza del ,, germe nell'uovo. Vi ho trovato va- ,, rie riflessioni vostre molto ingegno-

;> & --

li clii.irissimo Bonuet ne scrisse al medesimo abate Spallanzani, conchiu- dendo : je felicite l'Unlvi^rsité de. Pa- dode dfi posseder un tei Professeur. Il contrihuira heaucnup à accrediter ef a repandre en Italie la saine doctrine organiijue.

ScniTTE DA Floriano Caldani xxxvii

appresso tutti quelli che scrissero sull' argomento medesimo, e tra gli altri il Gel. Michelitz , eh' estese vieppiù le obbie- zioni fatte dal Caldani a quella ipotesi (i), ed il Sig. Blumen- bach illustre Professore di Gottinga.

Egli è pur degno di essere rammemorato ciò che sulla figura delle particelle o molecole del sangue ci lasciò scritto il Caldani nella sua fisiologia. Il padre dalla Torre disse di aver veduto siffatte molecole come altrettante ciambelle \ ed il Caldani colle indagini sue replicate scoprì l'ottica illusio- ne del padre dalla Torre , ed asserì che quelle particelle so- no globose. L' abate Spallanzani scrisse sopra questo soggetto più lettere al Caldani cercando di persuaderlo delle osser- vazioni del dalla Torre ; ma sicuro egli di avere usata ne' propij esami tutta 1' accuratezza, non gli bastò l'autorità del filosofo Anassagora per dubitare che sia bianca la neve.

Il Lamure con altri negò che le arterie battano , come volgarmente si dice, e s'immaginò che quella pulsazione sia r effetto dello spostamento che le arterie soffrono dal pro- prio lungo. Il Caldani consultò l'osservazione e l'esperienza, e ne' bruti come nell'uomo vide che le arterie temporali , le cubitali e molte altre fortemente attaccate alle ossa od ai ro- busti e tesi legamenti battono incessantemente senza che pos- sano muoversi, e vide insieme che le altre arterie libere, come sono quelle che corrono tra le membrane del mesen- terio , soffrono imo spostamento , ma nel tempo medesimo si dilatano e si ristringono successivamente (2).

le idee della fisiologia generale io posso abbandona- re senza chiedere a' miei leggitori, se alcuno prima del Cal- dani abbia sospettata la contrattilità della membrana cellu-

(1) ScTutinìum hypotheseos spirituum animaìiiim, Pragae 17P1Ì. Il chi<irisàirao Sig. Prof. Gallini in molte opere sue fisiologiche attribuisce al Caldani lo

stesso mento.

(a) Recentemente 1' opinione del La- mure fu sostenuta da alcuni, e ripe- tuta nelle scuoIb.

xxxviti Memoiue di Leopoldo Caldani

Iosa, che dimostrata gli parve da certi particolari fenomeni, e che seppe distinguere dalla irritabilità muscolare (i). Egli non imprese a trattarne diffusamente , ma ad uso delle sue lezioni semplicemente l'accennò, e quel cenno di face ser- vi ad altri illustri fisiologi per guidarsi nella interpretazione di molti importanti funzioni (2)

dove parlò della via che tiene il chilo per giungere, al sangue, gli accadde di ricordare il condotto toracico e la valvola che trovasi allo sboccò di lui nella vena sottoclave;i- re. E siccome gli anatomisti , al dire di Francesco Zanotti , cercano la ragione di tutto , cosi non potea il Caldani in un libro elementare di fisiologia non additare 1' ufficio di ([uel- la valvola. Non gli andavano a sangue le opinioni flegli al- tri su tal proposito, e per l'esame de' cadaveri e pei- le in- jezioni giudicò, che ad un uso quella valvola fosse destinata ben diverso da quello che sino allora era stato indicato. Pensò infatti che la valvola collocata alla estremità del con- dotto toracico impedisca il lapido vuotamento del medesimo, permettendo soltanto che il chilo a goccia a goccia si me- scoli col sangue delle vene . Ed a simile congettura il de- terminarono parecchie considerazioni. Il cuore , ei dicea , è sommamente irritabile : il chilo che viene per il condotto toracico è un liquore che que' cambiamenti ancora non eb- be, a' quali la natura lo ha destinato, o, nel linguaggio de- gli antichi, è un liquore troppo crudo, che arrecarebbe al cuore uno stimolo soverchio: brevissima è la via dalla vena sottoclaveare al cuore , può in questa imirsi esattamen- te il chilo col sangue ; conviene adun([ue che tale artificio dalla natura siavi disposto , per cui il chilo in tal quantità si versi nel sangue, che disordinata non sia la funzimie di un viscere, eh' è la sorgente prima della circolazione e della

(i) Instìt. Physiol, §. 7. Instit. Aìia- 1 zìonì ec. pag. Sr". lom. $. i5. Gallini Saggio d' osserva- I (a) Il loclafo Sig. Prof. Gallini

Scritte da Floriano Caldani xxxix

vita. Io so inoltre che vide ne' cadaveri cogli occhi proprj, che la cosa è appunto cosi ; poiché aperta la vena jugolare sini- stra là dove si unisce con la sottoclavearc, e vuotata 1' una e r altra del sangue che le riempie, fece introdurre il mer- curio nel condotto toracicoalla regione della settima , o dei- la ottava vertebra del dorso , ed osservò che il tnercurio a goccie e non a filo continuo si versava nelle vene. Che se ( e così egli ragionava dopo quell' esperimento ) la valvola nel cadavere è priva di quella robustezza o forza vitale di cui è provveduta in istato di vita , se il mercurio scorre nel- I' esperimento con una velocità maggiore del chilo e ad on- ta di ciò si versa a lente goccie nella vena , che dovrà dir- si del chilo durante la vita? Aggiunse in una nota che quel- lo sembravagli il principale ufficio della valvola di cui si tratta , non potendo consentire alia opinione di quelli che pretendono essere dalla valvola impedito T ingresso del san- gue dalla vena jugolare o dalla sottoclaveare nel condotto toracico , pereiocchè il chilo che sovrasta e che riempie il canale, non che la discesa obbliqua del sangue per la vena sottoclaveare bastano a far conoscere che quel sangue non può ascendere contro la propria gravità per penetrare nel condòtto e contro l'impedimento del chilo (i).

(t) A confermare vieppiù la conget- tura dello Zio rai sia lecito à\ aggiunge- re qualche altra osservazione. Io riempio ugni anno la vena jugolare sinistra di un cadavere con la cera in istato di fusione, e raffreddata la cera introduco il mercu- rio nel condotto toracico. Talvolta in- vece della vena jugolare preferisco di cacciare la cera nella vena ascellare, mai ho veduto che nell'un caso e nell'al- tro la cera abbiasi aperta la via nel con- dotto toracico quantunque la valvola fosse in istato di rilassamento. Si con-

sideri ancora che per impedire 1' in- gresso del sangue in quel condotto, avreb- be bastato una valvola semplice appli- cata all'orificio del canale che versa il chilo, attaccata superiormente e libera nella parte inferiore. La valvola di cui si tratta è formata di due pìccole mem- brane semilunari che comprendono uno spazio elittico pel quale va il chilo goc- ciolando .

Se il critico autore del Saggio di un'era rata ài cui sembrano bisognosi alcuni libri elemfnidri delle naturali scienze

XL Memorie di Leopoiuo Caldani

Ciò che scrisse sulla generazione ottenene il voto favore- volissimo di cine sommi indagatori di questo fenomeno, cioè del Ginevrino filosofo Bonnet e dell' Ab. Spallanzani ; molte delle obliiezioni opposte alle ipotesi del Lee\renoeck e del Buffon, e molti degli argomenti portati in campo per difen- dere la teoria degli sviluppi appartengono interamente al Cal- dani. Egli fu il primo eziandio che contrastò la supposta e- redità degli sesdigitali , provando che siccome il primo di essi non potè riconoscere che da un vizio accidentale la stra- na sua conformazione, così quella cagione medesima dee a- ver avuto luoo;o neirli altri sesdigitali.

De' quali finissimi ragionamenti ed opinioni non dobbia- mo noi saper grado soltanto allo studio incessante ed all'arte difficile di bene osservare, nella quale fin da' primi anni erasi Leopoldo eseicitato; ma non dubito di asserir, che molti altri esperimeutatori e maestri dalla osservazione e dallo stu- dio non ritrassero un si gmn frutto, perchè mancò ad essi r altra dote che il Caldani per dono di natura eminentemente possedea, cioè quella logica che il Cel. Bonnet dichiarò troppo austera . Ed invero giovinetto ancora ed ardentissimo ad inve- stigare la verità manifestò egli qneir austerità di raziocinio, ora rinunciando a qualunque principio teorico che non fosse all' esperienza appoggiato, ed ora anche più palesemente, quan- do lagnandosi coli' Haller di certe inesattezze commesse da' seguaci di lui , che divenivano altrettante armi offensive in mano degli avversar] (i) , ritardato vedea lo svolgimento del- le utili dottrine che favorite sempre lentamente avanzano ,

Milano 1812. avesse cercato la verità »ui cadaveri , e non avesse rinunciato qualche volta alla ragione per seconda- re la smania che hanno taluni di cri- ticare^ non avrebbe con bizzarra circon- locuzione (alla pag. 294. ) rigettata l'o- pinione del Caldani suU' uffizio di nuel-

la valvola che già abbracciò il Blumen- bacb e qualche altro, tanto piìi che l'og- getto prinoi}iale di quell' errata era la moderna fisiologia del eh. Richerand, esame eli' ei volle far ridondante ma- gnis inìmicitiis.

(i) Dolco quum lego amicos nostros

Scritte da Floriano Caldani xli

contrastate si perdono . Per la ragione medesima chiamò a rigoroso esame ogni proposizione che sugli argomenti fisio- logici e patologici vedeva annunciata (i); e se taluna tra le quistioni perla necessaria brevità non ebbe neMibri elemen- tari quello sviluppo che meritava, la dilatò e fece chiara con opportuna dissertazione. E da ciò ben possiamo argomentare quanto degno di encomio fu l'autore di quelle Instituzioni , si che dal Tissot meritò di essere chiamato il principe de' fi- siologi (a). Siccome però nelle citate operette accennò sol- tanto e dispose i fondamenti delle lezioni che dettava dalla cattedra, immagini ognuno come gli illustrasse, acciocché giugnessero i discepoli suoi per via facile e piana alla intelli- genza di ciò eh' egli apprese con molta fatica ed affanno. Qui riportava la storia di una scoperta Italiana usuipata da qualche straniero , altrove esaminava ciò che da taluno po- trebbe proferirsi contro una qualche proposizione, dove con- fermava una sentenza coli' autorità degli antichi o de'moder-

nonnulln proferre , quae non videntur firmo stare talo . . . Haec atque alia ad- versariorum anìmos dulilantes facìunt , et amicis nostris opus esset omnia lege- re , quae scTÌpta fuerunt , ne in conira- ditionem inter uos inridamus ( Epist- ad A. Hallerum voi. IV , pag 2.1^. ) .

Doleo , quod discipuli fui , vir cla- rissime , dicant interdum nervos esse ir- ritahiles , quandoque autem ìrritahilìta- tem cum sensitivitate confundani . Haec atque alia facilini , ut in nova tua sen- tentia adversarii quia inveniant , quod opponant (Ivipag. 272. ), ed in mol- te lettere del volume V, all'occasione di parlare delle opere del Le Cat, del de Haen, del Vandelli ec.

(i) Dispelle regnantes per scholas er- rores , operi per utilia experìmenia igno-

Torno XIX.

ratas veri vias, adde lucem artium op- iimae , Cosi l'HalIer scrisse al Caldani nella Epistola consolatoria premessa al tomo decimo degli Artis medicae prin- cipes raccolti dall' Haller, nella quale con le più cordiali maniere procurò quel grande filosofo di alleviare il dolore, che r amico soffriva per la morte dell' amata consorte .

(2) Così trovo alla pag. la. della ci- tata opera del Michelitz : Caldano , pa- tavinae scholae dccore et, gravissimo ili . Tissoti judicio , phjsiologorum aevi no- stri facile principe . Il Tissot nel tomo primo del suo Traiti" des nerfs alla pag. 216. scrive ; un ìiomine de la plus gran- de repuiation , et hien digne de sa re- putatiou, 31. Caldani, l'un des pre- miers physiologìstes des nos jours etc.

XLiJ Memorie di Leopoldo Caluani

ni sciittori , dove colla sezione de' bruti alcune funzioni de' visceri dimostrava, ora finalmente applicava alla pratica della medicina l'enunciata teoria, le storie richiamando de' casi medici da esso Ini osservati , o riferiti dagli altri , che di prova servir potoano all' argomento di cui ragionava, e sempre con istile nitido ed elegante , colT animo il piii tranquillo e il più affettuoso verso quelli che lo ascoltavano, e rallegrando di quando in quando il giovane uditore con qualche novel- lozza curiosa e con le critiche opportune riflessioni.

Ed al vantaggio dell' affidatagli gioventù giovò pure in altra maniera. Allorché il magistrato de' Riformatori dello studio comandò, che alla fine di ogni anno scolastico gli studenti dessero un pubblico saggio del profitto da lor fatto con un esame da sostenersi alla presenza di tutt' i Professori, venne in mente al Caldani di provvedere i proprj allievi di un libro che loro agevolasse quelle difficoltà che incontrar potevano in SI arduo cimento , voglio dire i Dialoghi di fisiologia e di patologia (i). Nel qual libro provò l'autore quanta industria si richiegga per ridurre una vasta scienza a pochi precetti e chiari , schivando la forma sempre oscura degli aforismi , e disponendo il dialogo in guisa , che il discepolo si trovi dal precettore assistito, imbarazzato non mai. Ottenne quest'o- peretta un favorevole incontro che l'autore stesso non aspet- tava (2).

(i) Padova 1778. La set-onJa edizione è dell' anno 1793.

(a) 11 cel. Tissot . a cui il Caldani .ivea inviato questo libro , gli scrisse 3. di Settembre del 1779: y'"' i'«« recu, Monsìeur, il y a quelques semains les Dialoghi , que j'ai lii lout de sui- te , qui rnont fait le plus grand plai- sìr , et que je crois de la plus grande Utilité J' espère qu' on les traduira bien vit en latin,, et qu' on Ics introduira

camme un excellent manuel dans tou- tes les Universités; ils soni courts, sim- ples , et ils contienncnt ces verités es— seritielles sur le méchanisme des fonctions , et les causes de leurs derangemens, qui seront toujours une guide povr le me— dccin praticlen, et ne lui permetteronf pas de faire de grandi erreurs , ec. A questo giudizio credo superfluo di ag- giunger quello di molti altri illustri uomini .

SciiiiiE DA Floriano Galdaìsti xlui

Intanto a' 5. del Dicembre dell'anno 1771. mancò a' vi- vi il Gel. Morgagni, e l'anno appresso il magistrato de' Ili- formatori assegnò al Caldani Tincarico d'insegnare anche da quella luminosissima cattedra allora vacante, peso che con decreto del Veneto Senato e con accrescimento della prov- vigione gli fu poi confermato. Non richiese egli 1' impiego , in verun modo si adoperò per ottenerlo ; e quantunque sapesse che a quello fu destinato fin dal momento del suo primo ingresso in questo domicilio delle scienze , pure indif- ferentemente scorgeva gliartificj, che l'invidia e la cupidi- gia tentavano di opporre alla pubblica utilità (1). Come l'in- stancabile sua diligenza invigorisse nel nuovo ufficio il dica- no per me tutti quelli che dall'anno 1772. frequentarono il teatro anatomico di Padova uditori di Leopoldo Caldani , e che presentemente o sono di ornamento ad una qualche U-

(i) Communis omnium vox est, ana- tomlccm sedem mihi assignandam esse. Interim in ahscondito attenius oiservo i/uae eventura sint ( 1^. del Dicembre 1771. Epist. ad Hallerum voi. VI. pag. 81. ).

/;/ anatomicis lectionibus mine ■versar. Triumviri liitcrarii die i!j. mensis pro- lìme clapsi repente hnperarunt, ut eas mihi assumeremiradendas. Mutavi mul- ta , et certe praeparationes plurimum differunt ab iis, quae docente 3Iorga- gno ex/liberi solebant. Cavea tamen a majoribus mutationibus, quae iiccuratia- res praeparationes reddunt, ne viro il- lustri etiam mortuo sim infensus. Tan- tum locus ille, qui tuo nomini injurio- sus crat , tuis nunc rcsonnt luudibus

( 29. di Geiinajo 1773. Ivi, (in^. loG ). Die 1 1 . hujus mensis Verietus Sena-

tus Reformatorum consilium canfrma-

vit, addiditque iheoricis meis laboribus etiam anatamicos ( 22. del Dicembre 1773. Ivi, pag. 141. )■

Ecco in qual modo ne scrisse al cel. Francesco Zanetti il Co. Ab. Giambat- tista Roberti: interea Patavinae Acadc- miao luculentam jacturam compensare pergit Caldanus Bononieiuis, summa in- genio summaque arte praeditus. Non eft profecto Patavii, quod attinet ad Ana- tomen, lacus illi pervulgatae querelae , quam usurpant facillime adolescente! , si quando vita fungitur praeceptor opti- mit.i, se amplius non habere in illa di- sciplina unde discant. Gaudio ego non mediocrìter de Caldani excelleniia, qiiip- pe qui Bononiae nascenti illius laudi praesens et plaudens fausta omnia sum auspicatus [ opere dell' Ab. Giamli.'.t. Roberti Basaano 1797. Tomo X. pagi- na 3c6. ).

xuv Memorie di Leopoldo Caldani

niversità, o esercitano con gloria l'arte medica o la chirur- gica, o furono innalzati ad altre luminose dignità (i). Nota- bilissimi cambiamenti a poco a poco s' introdussero da lui in questa scuola , e non solo estese il numero delle lezioni , ma di gran lunga migliorò gli anatomici preparamenti. Ho udi- to infatti più volte dallo stesso mio Zio, che alla facondia ed alla precisa latinissima descrizione che il Morgagni dar sapea di ogni viscere umano, l'anatomica dimostrazione giam- mai non corrispondeva , perchè nelle anatomiche dissezioni di quella età scoprivasi appena grossolanamente il viscere intorno al quale versar doveva il discorso , o seguivansi le rozze tavole del Veslingio , ch'erano allora più generalmen- te conosciute . Quindi alla occasione di parlare degli orga- ni più intralciati ben conobbe il Caldani che meno sareb- be venuta 1' istruzione della studiosa gioventù , se non si fosse occupato egli stesso di quelle preparazioni. Ed inve- ro quanto nuove sembrarono esse ed inaspettate ! La natura creando 1' uomo non gli vietò di penetrare nella intelligen- za della tessitura ond'era formato, ma volle che a ben riu- scirvi ogni maggiore industria a lunga pazienza si accoppias- se , per lo che pochi in ogni età furono e saranno i veri anatomisti. Ninno infatti potea intendere la disposizione e l'azione delle fibre che concorrono a formare la faringe, es- sendo quest'organo separato dal cadavere, come vedesi nelle tavole del Valsalva. Il Caldani spoglia d' ogni carne le vertebre cervicali, le disgiugne dal cranio e mette nel più chiaro aspet- to ogni parte di quel canale. Niuno dubitava della varietà de' movimenti nell' occhio, e confessava di averne veduto i mu- scoli ; ma estraevasi a quell' età dall' orbita il globo dell'oc- chio, e disponevansi in croce i quattro muscoli retti, laddo-

(l) Valga per tutti il chiarissimo Sig. Dott. Aglietti medico di si gran fama. Consigliere di S.M.I.R. A. e Proto- medico delle provinole venete, che col-

la più cordiale amicizia corrispose sem- pre alla stima che lo Zio mio avea di si distinto discepolo.

Scritte da Floriano Caldani xlv

ve il Caldani spezzando la superiore e 1' esterna parete di quella cavità fece ripulirne i muscoli j e ragion fece di tut- t' i movimenti che si osservano in quest'organo nobilissimo. E ben potrei dire lo stesso di molte altre parti , che mercè i lavori di lui poste furono nella piìi chiara luce , se per tutte non valesse V orecchio , sul quale si a lungo studiato aveva per lo passato , che lo stesso Cel. Cotogni bramato avrebbe di leggere le osservazioni che su quest' organo gli era accaduto di fare (i).

Da ciò ne seguì che travagliando Leopoldo sui cadave- ri, di speciale insegnamento fu quel lavoro ai due medici , che gli erano stati dal Principe assegnati per le anatomiche incisioni , e così riformata da lui la pratica di quest' arte alla utilità intese sempre maggiore degli scolari. E se il Mor- gagni alle lezioni di splancnologia , poche altre ogni anno ne premetteva e queste sulla generalità de'muscoli , de'vasi , delle parti elementari ec. del corpo umano, accrebbe il Cal- dani notabilmente il numero delle lezioni , e volendo che la studiosa gioventù sulla scienza tutta fosse istruita , divise 11 corso di questo ammaestramento in tre anni. Nel primo do- po gli elementi si apprendeva 1' osteologia speciale e la di- stribuzione de' vasi e de' nervi principali : nel secondo pre- messi gli elementi e la indicazione generale delle ossa, s'in- segnava r intera miologia e si vedevano di bel nuovo i vasi ed i nervi più importanti ; e nel terzo dopo gli elementi ed alcune lezioni di osteologia e di sindesmologia si trattava singolarmente di tutti i vasi e di tutt' i nervi . Per tal mo- do gli studenti della medicina e della chirurgia intervenen- do per quattro anni consecutivi a quelle lezioni udivano

(i) Cosi questo ili. anatomista scrisse ni Caldani da Napoli li a5. di aprile dell' anno 1782: vorrei che V. S. ili. avesse pubblicate le sue osservazioni , quali sento aver fatte su guest' organo,

perocché son certo che avrebbe dati nuo- vi testimonj della sua singolare abilità. Spero che voglia farlo prima eh' io sia per pubblicare un libro che ho già ter- minato su questa parte ec.

XLvr , Memorie di Leopoldo Caldani

«inattro volte la descrizione degli elementi del corpo umano e de' suoi visceri, si esercitavano due volte sull'uno degli altri trattati, una sola volta erano sul rimanente erudi- ti , perchè all' occasione di parlare de' muscoli loro presen- tavansi ogni giorno le ossa , e quando de' vasi o de' nervi càdea di ragionare , si richiamavano alla loro memoria i mu- scoli ne' quali essi si distribuiscono o presso i quali vanno scorrendo.

ignorava Leopoldo le proprie forze ed il proprio va- lore , che se non iscorgesse atto a descrivere l' intero corpo umano in un anno solo ; ma oltre che non conveniva allon- tanarsi troppo dalle costumanze rispettate per molti e molti anni ( e dalle quali si ottennero 25iire nelle passate età de' buoni medici, la necrologia cangiò punto col cangiarsi il metodo d'insegnare ), dovea egli adattarsi alla scarsezza de' cadaveri che derivano dal civico ospitale, ed al clima in cui vivea , ove per il predominio de' venti australi, siccome scri- ve nella prefazione delle instituzioni anatomiche , e come io provo pur troppo in ogni anno , que' cadaveri nella prima- vera facilmente passano alla corruzione. E per ciò stesso più fiate rivolse nelT animo di formare un gabinetto di anatomi- che preparazioni , siccome rilevasi dalle lettere che invio al suo grande amico Haller (i) ; ma avendo egli a' superiori suoi

(i) Novo hoc onere ohriitus , vides, vir praestantissime, quam niìlii grata non- nulla forent , quihus in Italia destitui- mur; puta, praeparationes nonnullae ex- siccatae et accuratae , injectioiies quae- dam felices partium quariimdam., alia- que similia. Horum nonnulla si e.r ami- cìs tuis atque olim nuditoribus miìii. cu- rare posses, certe grutissimum facies ( Epist. ad Haller. voi. VI, pag. io7. ).

Ad anatomicas praeparationes quod attinet, eae inter alias rnìhi erunt gra-

tissimae, quae viscera aui partes exhi- bent coloratis injectionibus repletas. Cae- terum alia quaecumque non minus desi- derata erunt et accepta. In tanta enini praedecessorum nieorum celebritate ( in his aperiendis erabesco ) ne sceleton qui- dein, quod mìrum non sine ratione uni- cuique videbitur , in theatro prostat ; imrno ncque aui pssis aut, membranae aliciijns siccae frustulum ( Ivi , pagi- na 1 15. )

Scritte da Floriano Caldani - xlvii

richiesto il soccorso necessario a quella spesa , ebbe in ri- sposta che nel Teatro anatomico di Padova s'era distinto un Vesalio , un Faliopio^ un Colombo, un Fabricio , un Casse- rio , un Veslingio , uno Spigelio , un Morgagni : che in quel- la scuola eransi fatti celebri un Arvejo, un Bartolino, un Hof- finan , un Virsungio senza il soccorso del gabinetto : che la struttura delTuorao apprendesi meglio con la sezione de' ca- daveri di quello sia con le preparazioni artefatte , alterate e secche, e che il Governo troppo confidava nella perizia del- l' attuale Professore per dubitare che abbisognasse di un ga- binetto neir insegnamento di una scienza , in cui tanta ce- lebrità aveasi meritato (i). Continuò quindi il Caldani ad u- sare nelle sue lezioni del cadavere recente, esponendone la composizione con una elegante e spontanea latinità , con una chiarezza tutta propria di lui , e coli' ornamento di quelle erudizioni che alla utilità maggiore degli uditori potevano condurre. Giacche oltre la storia delle scoperte e l'uso che indicava di ogni organo (a) , avea il costume di por fine a

(i) È falso che il Caldani possedes- se una raccolta di preparazioni anato- miche in cera, come asserisce il Sig. de Lalande nel suo viaggio d'Italia^ e die- tro di lui tutti gli altri che descrisse- ro un simile itinerario. Nell'anno i8ia. io acquistai per uso della scuola di ana- tomia cinque 0 sei preparazioni di si- mil fatta eseguite dal famoso Galli bo- lognese, ed al tre cinque ne feci esegui- re con un metodo del tutto nuovo nel- V anno i8at.

(a) L'autore Ae] Saggio di un'erra- ta, di cui sembrano bisognosi alcuni li- bri ec. ( pag. agy. ) vorrebbe che ogni anatomista fosse gravemente ammonito ad astenersi dal far menzione degli usi degli organi per lui descritti. Ma se un

fisiologo che soltanto parla degli us^ non può farsi intendere dagli studiosi, quando loro non rammenti la fabbrica degli organi : se di molti visceri , per non dire di tutti, non si conobbe l'u- so, se prima non n' era nota la tessi- tura : se di ogni macchina descrive il fisico la composizione, acciò da questa ne risulti 1' applicazione, non compren- do per qual motivo il solo anatomista meriti quella grave ammonizione. Per lo contrario e' parrebbe che 1' ufficio degli organi espor si dovesse dal solo anatomista, e che fosse del fisiologo la parte chimica del corpo umano, la dot- trina delle forze, la funzione della re- spirazione, il meccanismo ed il risulta- to della digestione^ la teoria della gè-

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D/. Floriano Caldani xlvii

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XLViii Memorie ui Leopoldo Caldani

ciascheduna lezione o coli' esame di qualche opinione , che sull'argomento della lezione divulgata si fosse, o con la re- lazione di quegli sperimenti e di quelle osservazioni che sem- brano avvalorare una delle annunciate dottrine ^ o con qual- che pratico avvertimento sulla diagnosi e la curagione delle malattie che 1' organo infestano di cui avea parlato , si che frequentata essendo quella scuola, e continuamente da tutti gli studenti che si applicano allo studio della medicina e della chirurgia, alla intelligenza ei provvedeva degrimmaturi con le nitide descrizioni, ed instruiva i provetti proponendo loro in cadaun giorno qualche questione che opportunamen- te illustrava per promuovere in più modi la medica educa- zione d" entrambi.

Al quale oggetto medesimo, e per l'onore che si ren- dè dalle dotte persone alle instituzioni di fisiologia ed a quel- le di patologia , si determinò di comporre un libro elemen- tare di anatomia . E ciò fece tanto più volentieri , perchè mancando un'opera di tal genere, vedeva che alcuni giovani si appigliavano al troppo ristretto compendio di Eistero , altri alle rozze tavole del Veslingio ; e pochissimi al trattato del Sabatier di soverchie questioni fisiologiche e pratiche ripie- no. L' ordine de' citati libri mal corrispondeva a quello che qui si era introdotto, e perciò s'indusse di mandare alla pub- blica luce le Instituzioni di anatomia, che a Napoli ripro- dotte, a Lipsia ed a Brescia (i) , la giornaliera esperienza fa conoscere come siano perfettamente atte a guidare la mano e la mente di chi ha la brama di apprendere la fabbrica del corpo umano. Ninno, credo io, aspettar si poteva che dopo

uerazione, la rifrazione de' raggi lumi- nosi neir occhio ec. Lo Zio mio sole.i dire che il semplice anatomista parago- nar si possa al purus grammaticus del- le scuole , che non sa scrivere un pe- riodo elegantemente , intende una

orazione di Tullio.

(i) I nstitutiones anatomicae voi. IV. Venetiis 1787. Neapoli 1791. Lipsiae 1792. Tradotte in lingua italiana dal Sig. Dott. Castellani, Brescia 1807.

Scritte da Floriano Caldani xlix

varj secoli da che si contempla la mirabile struttura dell'uo- mo dovesse il Caldani con quell' opera di nuovi ritrovamen- ti arricchire l'anatomia. Bastava bene che il libro fosse uti- le alla gioventù; e che l'autore ottenuto abbia l'intento, che desiderava, è chiaro da ciò che sull' esempio di lui al- tri stampò negli anni appresso il manuale di anatomia, altri gli elementi , altri la descrizione del corpo umano , i quali libri tutti j posteriori alle instituzioni del Caldani, non ne sono che 1' imitazione con picciolissime differenze.

Non manca però quel libro di qualche novità ^ o il me- todo si consideri in esso tenuto , o alcune descrizioni che a luogo a luogo ivi s' incontrano non comuni agli altri trattatisti di siffatte materie. Egli descrisse infatti un piccolissimo fora- me (i) che non trovo accennato dagli anatomisti che vennero poi; dubitò dell'ufficio attribuito da taluno al legamento ro- tondo del femore, vale a dire che trattenga il capo di que- st' osso nella cavità cotiloidea della pelvi (2); nella miolo- gia generale difese le sperienze Halleriane da alcuni recenti attacchi , che avea contro di esse porto in campo il Signor Macri di Napoli all'occasione di ristampare colà le institu- zioni fisiologiche (3); non tralasciò d'indicare alcune va- rietà che gli venne fatto di osservare nelle origini , disposi- zioni , ed attacchi de' muscoli , e nella distribuzione delle arterie, delle vene e dei nervi; parlò delle recenti teorie dell' assorbimento de' vasi linfatici , e sostenne la esalazione dalle estremità arteriose , e 1' assorbimento per opera del- le minime vene (4); nel trattato de' visceri riferì con par- ca mano alcuna osservazione che gli occorse nella sua pra- tica^ allorché potea raffermare le idee che abbiamo sull' uf- ficio di alcun viscere ; corresse 1' errore comune di chiama- re erettori certi muscoli della verga (5) ; e se taluno asserì

(') S- >77- (4) §. 426, e seg

(^) S- 283. I (5) 5. 554.

(3) §. 34», e seg. '

To?7io XIX. g

L Memouie di LEoroLno Caldani

che il Morgagni abbia negato la presenza della membrana interna nell'utero, vendicò il proprio antecessore da simil taccia (i); e non mancò di avvertire che in qualche cada- vere non ritrovò la glandola pineale (2), e che mai non vi- de quel muscolo del martello che altri chiamano rilassato- re (3); fece uso delle scoperte de'più recenti anatomisti Wal- ther, Cruikshank ^ Scarpa ec. , attribuendo a cadauno quelle lodi che loro si deggiono per 1' avanzamento che procurarono a bella ed utile scienza. di molte altre bellissime osser- vazioni sopra questa materia mi mancarebbe di far paro- la (4) se volessi minutamente analizzare quelT opera , che il desiderio appaga e la mente arricchisce abbondevolmente degli studiosi.

Dalle due primarie cattedre mediche adunque della Pa- dovana Università diffondeva ad un tempo medesimo , per molti anni e decorosamente Leopoldo Caldani il frutto delle sue studiose occupazioni, cioè da quella di teoria medica e dall'altra di anatomia. all'anno i8o5. depose volontaria- mente quel peso. Il nuovo ordine delle cose, i nuovi meto- di di ammaestramento che opportuno si giudicò d' introdur- re, e la già avanzata età sua il lusingavano che sarebbe sta-

io S- 564. (a) 5. 606.

(3) S- 645.

(4) Di molti argomenti anatomici trattò il Caldani in alcune dissertazio- ni che appresso accennerò. Tra le va- rie annotazioni manoscritte di lui ho trovato la seguente dell'anno 1779: in renum pnpìllas fnem habent canales om- nes Belliniani dicti , et tamen singuli ostia suo non patent. Super'wducitur ( id quod a Tiemine dictitm qund sciam ) membrana crassiuscula sedpalposa . pau- cls pervia furaminibus , quae perspici

possunt. Di questa memhrana,che igno- rava se fosse ad altri nota , fece pure un cenno al §. 543- delle ^istituzioni anatomiche che viilero la luce nell'an- no lyiiy. 11 cel. Schumlansky nell'ope- retta stampata l'anno 1788. Col titolo <£« Struttura renum , alla pag. 59. scri- ve cosi ; quamlibet cavcrnulam investii membrana peculiaris , cribriformìs et ad vasorum urinariorum ibi paientia e.r tre- ma ora inaeqiiaìiter elongata fcìte fi- guratur et ipsa. Puucos offendi qui ejus meniinerint .

Scritte da Floriano Caldani li

to alleviato da uno di quej^l' impieghi (i). Io non debbo cer- care la ragione per la quale fu assegnato a! Caldani un as- soluto liposo da ambedue quelle cattedre ; so bensì eh' ei non lo chiese, e che se ne lagnò con chi presiedeva in que' tempi ai regolamenti delle Università. Fece anzi di piìi: ab- bandonar non volendo ad un tratto la studiosa gioventù che tanto amava, e dalla quale fu sempre e stimato e riamato, potendo su quelle cattedre risalire eh' erano state ad al- tri assegnate , la permissione volonterosamente additnandò di trattenere gli scolari prossimi ad essere fregiati della laurea con alcune lezioni di Semiotica in quell' ora che loro fosse libera dalle altre scuole. L' inchiesta di lui ebbe un favore- vole successo, ed i giovani applaudirono alle generose cure del diletto maestro , che non bisognoso di fama e tatto già vecchio ricusava spontaneamente quel riposo dagli scolastici esercizj , che avrebbe altri non solo aggradito, ma desiderato. Di Semiotica volle il Caldani istruire quella gioventù , perchè, giudicò sempre che qìiella parte della medicina sia della maggiore importanza, a nobilissime indagazioni condu- ca , e tuttavia dagli affaccendati praticanti sia pochissimo conosciuta. Che anzi ben egli sapendo che nelle instìtuzio- ni di patologia avrebbe potuto trattarne più che non fece , perchè il tempo conceduto alla formazione di quell' opera

(i) Fino dall'anno 1798. ottenne dal Magistrato de' Riformatori die gli fos- se conceduto un assistente , che qnal supplente lo sollevasse in parte nel di- simpegno della cattedra di anatomia , perchè la fnroltà della vista molto in- debolita non gli permettea di ben di- stinguere alcune parti troppo minute. Il Molinetti ed il Morgagni ebbero (ol- tre gli ordinar] incisori) lo stesso soc- corso , essendo stato assegnato assisten- te al primo il proprio figlio Michelan- gelo , ed al secondo Gio. Battiita Co-

volo , ed alla morte di questi Michele Girardi riie fu poscia Professore nella Università di Parma . Allo Zio Leopol- do Caldani prestai io medesimo per su- periore determinazione l'opera mia, fa- cendo le veci di lui ogni qual volta o alcuna indisposizione di salute gì' im- pediva 1' adempimento de' proprj dove- ri , o trattavasi della dimostrazione di alcuni organi composti di particelle as- sai tenui , come 1' occhio, l'orecchio, il cervello, ec.

LH Memorie di Leopoldo Caldani

non gliel' permise , e perchè il libro dovea servire di testo ad un determinato numero di lezioni , pensò di scrivere an- che le instituzioni di Semiotica, da aggiungere, quando ciò fosse, in una ristampa della patologia . Nel quale nuovo li- bro gì' insegnamenti de' più riputati medici alle proprie os- servazioni accoppiando, manifestamente conoscere la som- ma difficoltà dell' arte che avea felicemente professato. All' occasione pertanto che 1' incarico si addossò di quella scuo- la , consegnò pure alle stampe lo scritto (i) e se ne valse fi- no all' anno 1810 , in cui si astenne affatto da ogni magi- strale occupazione.

Il qual magistero del Caldani durò il non breve corso di quasi dieci lustri nella Università di Padova, dopo di avere e con lo stesso carattere e privatamente adempito al mede- simo incarico nella Patria sua. Ma non insegnò egli soltanto: in queste due Città nobilissime fioritissime di buoni studj dife- se e promuglò la verità, riformò intrepidamente la medica teo- ria e sbandi que' metodi co' quali era stato egli stesso educato- e perciò le cure oh' ebbe per 1' istruzione degli uditori suoi, li sani principj che appresero, ed i suoi libri elementari sic- come la grata riconoscenza gli meritarono di que' che vivo- no ancora, così son certo che cessata 1' attuale contaminazio- ne , che alcuni accecati dall' amore di novità portarono in questa scienza sublime, saranno invidiate da' posteri.

In molte altre occasioni eziandio ed in molte altre ma- niere fu egli utile agli studj. Accennai già che per altrui co-

(i) Institutiones ^niiiivTtxn<T auctore Leopoldo M.A.C aldanio, Patavii 1808. Neil' acrompagnare due esemplari di questa operetta al eh. Sig.Prof. Brera , che ne lo avea ricercato , il Caldani gli scrisse così: gli articoli XVI . e XVII , della Semiotica sembrar possono facil- mente stravaganti , e tali forse non sem- hrarelbero , se , come in voce ai giova-

ni , così nello scritto esposto avessi che col cicaleccio di que' due numeri pre- venir volli la gioventù ad aspettarsi po- co 0 niente di certo su ciò che dicesi temperamento, massime perchè sotto al- cune sensibili mutazioni del materiale, le qualità morali ora sussistono intiere , ora si cangiano sensibilmente .

Scritte da Floriano Caldani lui

mandamento del metodo si occupò che seguir doveasi nella scuola clinica dell'ospitale. Siffatta deferenza de' Superiori alla sapienza ed alla onestà del Caldani è dimostrata ancora dalla incombenza ch'ebbe nell'anno 1769. (i) di suggerire una riforma di quegli esami che faceansi a' chirurghi prima che lor fosse conferita la facoltà di esercitare 1' arte propria, e dall' altra di considerare maturamente il codice delle leg- gi accademiche, che la società medica di Venezia sottoposto avea alla sanzione del Magistrato de' Riformatori (2). Ed an- cora più singolare manifestazione di confidenza fu quella , che il Governo alla carica lo chiamasse di Prorettore e Sin- daco della Università degli artisti , perchè le Sovrane leggi nell'anno 1739. aveano stabilito che a quell'impiego eleg- gere non si dovesse Professore alcuno , il quale nato non fosse negli stati della Serenìssima Repubblica. Esultava il Caldani delle disposizioni di quella legge , che mentre lo esentava da tutte le brighe , che seco portava un tal titolo, di attendere gli permettea con una maggiore tranquillità ai proprj studj ed all' esercizio della medicina. Cessò allora 0- gni sua allegrezza , quando in onta a quegli ordinamenti neir anno scolastico 1 788-89 , eletto si vide Prorettore e Sin- daco della rinomatissima Università. Tutto egli pose in ope- ra per ottenere la dispensa che bramava da quella dignità ; ma inutilmente, poiché fu anzi in essa confermato nell' anno 1791-92, e cosi nel 1794-95, nel 1796-97, nel 1798-99, e finalmente nell'anno 1800-801 (3).

E già , se considerata la carriera accademica di Leopol- do Caldani, alla rinomanza che ne' ebbe ci piaccia volgere il pensiero , egli è ben facile di credere eh' essendo egli nel

(1) Epist. ab erud. viris ad A. Haller script, voi. VI. , pag. 21.

(a) La lettera del segretario di quel magistrato è del giorno 11. di Settem- bre dell' anno 179^.

(3) Non enumero ie qui gli onori a le preminenze che per diritto apparte-

nevano alle due primarie cattedre che il Caldani occupava , o le molte com- missioni, alle quali unitamente ad al- cuni altri Professori ha dovuto soddi- sfare ; distinzioni che punto non riguar- dano la persona di lui .

Liv Memorie di Leopoldo Caldani

correr degli anni ad onore sempre maggiore salito ^ la stima ottenesse di ogni dotta ed eminente persona. Vedemmo che stranieri inviti e vantaggiose onorevoli condizioni il tentarono, innanzi che la cattedra affidata gli fosse di Padova. Ma do- po quella destinazione eziandio il Sommo Pontefice Clemen- te XIV. proporre gli fece per mezzo del Cardinale Spinola una primaria cattedra nella Università di Ferrara con una provvisione assai maggiore di quella che godeva (i). E sem- brerà forse strano a taluno eh' egli un tal partito non ab- bracciasse; allora però cesserà ogni meraviglia , quando si saprà per quali ragioni abbia resistito all' altra offerta che gli fu fatta dell'annuo generoso stipendio di tremila fiorini, se recato si fosse alla cattedra clinica di Pavia. Imperocché chiamato a Milano il chiariss. Professore Borsieri ad assume- re le funzioni di Archiatro del Serenissimo Arciduca Ferdi- nando d' Austria e della sua R. Famiglia , restò vacante nel- la celebre Università di Pavia la cattedra eh' egli avea per molti anni onorevolmente sostenuta . La Corte vuole così scrisse il Borsieri al Caldani (a) che io faccia la scelta di un successore di grido : io dunque desidero di sapere se foste nel caso di accettarne la proposìh . Nulla omise il Borsieri per indurre l' amico ad accogliere cosiffatta profferta { come pos- so dimostrare a chiunque ne abbia voglia ) ; ma dopo un lungo carteggio il Caldani con una sua lettera del a. di Ot- tobre dell'anno 1778. rinunciò formalmente a quell'invito pel motivo il meno conosciuto tra gli uomini , vale a dire per la gratitudine che professava al Governo sotto il quale vivea (-3) .

(i) Cosi leggo in una lettera che il Caldani scrisse al Borsieri gli 8. di Agosto dell' anno 1778.

(a) Li a6. di Maggio 1778. (3) L' ultima vostra carissima mi giunse giù , siccome doveva lo scorso

Sabbato , ma io era alle terme di Abano per affare di professione , e non ne ri- tornai che il giorno appresso . Eccovi il perchè non potei rispondervi a vista, ringraziandovi distintamente , siccome fa adesso , dell' offerta generosa delli

Scritte da Floriano Caldani lv

Per 111) egual sentimento di fedele sudditanza prendere non si fece da un' altra allettativa dello stesso illustre ami- co. Era questi in Padova sul linire di Luglio dell'anno 178.5, ed approfittato avea del cordiale ospizio eh' eragli stato dal Caldani preparato , per godere la società di lui , e , come pur sogliono fare i grandi uomini , per istruirsi a vicenda. Ora lagnandosi un giorno il Borsieri della fievolezza di sua salute, conoscer fece all' amico 1' indispensabile necessità in cui trovavasi di abbandonare l'eminente incarico di Archia- tro che abbracciato aveva , e ad accettare lo stimolò quell' onorifico impiego , eh' egli s' impegnerebbe di procurargli . Richiamando allora il Caldani alla niente del Borsieri il mo- tivo principalissimo , per cui pochi anni addietro dalla cat- tedra si dispensò di Pavia, lo pregò invece d'impedire una siffatta destinazione pe' legami di riconoscente attaccamento che lo teneano vincolato al servigio di un Governo, che avea prima di ogni altro riconosciute e premiate le fatiche di lui. E grandissimo convien credere che fosse 1' attaccamento del Caldani verso il Veneto Governo , se più tratti di ge- nerosa clemenza ricevuti avea dall' Augustissima Famiglia d'Austria. Non senza lagrime di tenerezza egli sovente ram- mentava il lungo dialogo ch'ebbe nel di 28. di Giugno del- l'anno 1^85. coir immortale Imperatore Giuseppe II. Quell' illuminato Monarca voli' essere dal Caldani informato di tutt' i metodi e delle discipline che si osservavano nella Univer- sità di Padova per la educazione de' medici e de' chirur- ghi , applaudendo singolarmente alla legge che prescrive- va un triennio di pratica da farsi, dopo che i nuovi medici aveano ottenuto la laurea, e prima che abilitati fossero all' e-

iremila fiorini oltre la casa , ec. Vera- mente una tale offerta è capacissima di tentare chitin</ue ; io p.-rò non pos- so , ne deg^io accettarla per alcun ti- tolo j e specialmente per la gran ragio-

ne tante volte addottavi , della ripu- gnanza che dee avere un uomo otiesto e riconoscente in lasciare il sertiigìo di un Principe generoso e clementissimo , da cui riconosce tutto V esser suo. Non

LVi Memorie di Leopoldo Caldani

sercizio di lor professione (i). Lo stesso Sovrano lo interrogò inoltre sulla peste clie a que' giorni infieriva a Spalatro , sul costume che allor voleasi introdurre di smungere il cor- done ombelicale a' bambini colla lusinga di preservarli dal vajuolo, e sulle terme di Abano. Finalmente a Vienna lo in- vitò replicatamente , soggiugnendogli con straordinaria bontà che non rimarrebbe scontento. Memore poi la Maestà Sua di questo Professore all'occasione ch'eresse la grande Acca- demia Giuseppina spedire gli fece la bella medaglia d' argen- to in queir incontro coniata (a).

Nella state dell'anno 1789. fu ricercato il parere di lui per un ostinato incomodo di S. A. R. la Serenissima Arci- duchessa di Milano , pel quale consultati si erano da pri- ma molti tra' medici più celebrati. Egli esaminò tutte quel- le diverse opinioni, e tale ne pronunciò che quella virtuo- sissima Principessa (3) ricuperò la sua primiera salute , e poco appresso invitato venne dalla stessa R. Corte ad espor- re il proprio sentimento sulla fatale malattia che rapì la Se- renissima Duchessa di Modena . La quale confidenza dimo- strata da que' Sovrani nel medico sapere del Caldani, sicco- me fece sul dilicato animo di lui una forte impressione, co-

ri è dunque , vi può essere vista al- cuna capace di muovermi o di farmi mutar consiglio. Perdonatemi che ve ne prego e non lasciate per ciò di riguar- dare colV amor vostro chi ei stima e vi ama assaissimo .

(i) Forse queste Memorie potranno cadere in mano di alcuno , che bene intendendo i motivi di quella lejge , scorga di primo lancio il disordine che dovrebbe seguire se i giovani si espon- gano al medico esercizio appena che sia-- no fregiati della laurea.

(2) Il cav. Brambilla accompagnò

quella medaglia con la seguente lette- ra del di i3. di Novembre dell' anno 1785.- Sua Maestà Augustissima nel- V occasione che si è aperta la nuova Accademia Chirurgica eretta e fabbri- cata di nuovo, si è ricordata di V. S. III. e mi commette d' inviarle una me- daglia d' argento qui annessa alla mia orazione recitata in questa solenne fun- zione, ec.

(3) On connoit V esprit , las talens , et les vertus de cette Princesse ( Art. de verifier les dates, voi. III. pag. 704. )

Scritte da Floriano Caldani lvii

si molto maggiore comniovimetito egli risenti , quando si vi- de in particolar guisa onorato da tutta quella R. Famiglia, allorché nel mese di Maggio dell'anno 1796. passò essa da Milano a Vienna trattenendosi un qualche giorno in Padova. Il R. Arciduca Ferdinando Io volle alla mensa , e delle novel- lette in tale incontro da lui raccontate serbava si fresca me- moria nell'anno i8i5. l'Augusta Imperatrice Maria Lodovi- ca , che tra le varie ricerche degnossi di farmi con ispecia- le clemenza intorno allo Zio, quella ancora ci fu, se conser- vato sempre avesse il gajo e faceto umor suo.

Ed altrettanti onori ha il Caldani ricevuto dal Serenis- simo Granduca di Toscana , che nell'anno 1797. il fece chia- mare alla Università di Pisa per mezzo del chiarissimo Mon- signore Angelo Fabbroni. La risposta data da luì a questo dotto Prelato , nel momento eh' erano proscritte le Venete leggi, fa conoscere la costanza de' suoi pensamenti e 1' onestà del suo carattere : il generoso invito di cotesto Reale ed ottimo Sovrano ( così rispose al Fabbroni il di 7. di Luglio 1797.) sarebbe da me prontamente accettato , se fosse interamente cancellata dalla mìa mente la lusinghevole idea di dovere ap- partenere nuovamente a S. Blarco ^ ec.

Le quali distinzioni usate al Caldani da' lodati Sovra- ni venendo da me accennate , superflua cosa io giudico di qui ricordare i forestieri più cospicui che portaronsi a Pa- dova per consultarlo o che amarono di conoscerlo. Non pos- so però oltrepassare sotto silenzio che nella sera del giorno 4. di Aprile 1791. fu egli invitato da S. M. il Re di Napo- li insieme co' Professori Toaldo e Cesarotti e coli'Ab. Fortis. Rimasero essi in famigliare colloquio con quel Sovrano per lo spazio di un'ora e mezzo, degli studj ragionando, delle difficoltà che s' incontrano nel recolare una Università e di tutte le arti utili alla società, che il Monarca dimostrò non solo di proteggere , ma di conoscere eziandio perfettamente.

Il Caldani però non apparteneva in Padova alla sola U- niversità degli studj , dalla sola cattedra il sapere di lui

Tomo XIX. h

LViit Memorie pi Leopoldo Caldani

si diffondeva. Nell'anno 1778. volle il Senato Veneto che in Padova si fondasse un'Accademia , in cui le più dotte per- sone degli argomenti ragionar dovessero (.he al perfezionamen- to conducono delle scienze e delle arti, calla illustrazione del- ia bella letteratura, proponendosi nel tempo medesimo , che quest' adunanza per le scientifiche produzioni sue gareggiar potesse con le più celebri Società letterarie di Europa . Ed oh ! con qual piacere richiamo alla memoria quelle assem- blee , ove giovane ancora vid' io insieme raccolti il dottissi- mo Conte Stratico , il Cesarotti , il Marsilj , il Bonioli , il Valsecchi, il Toaldo , il Gennari ^ il Costa, il Barca, il Si- biìiato e molti altri uomini di sublime ingegno, ora intenti alla lettiua di una dissertazione che loro presentava un com- pagnOj ora ad incoraggiare un giovane alunno , che timido sottoponea alla censura di un consesso cosi rispettabile il primo frutto delle studiose sue meditazioni , o un qualche tentativo nella difficil' arte di sperimentare! Qual concordia univa quegli animi, che pure avrian dovuto nudrire una ri- valità nella gloria! qual rispetto reciproco! quale uniformità di zelo per corrispondere degnamente alle mire del Princi- pe! quale volontaria subordinazione a quelli che temporaria- mente presiedevano all' Accademia ! Se 1' accademico nella scelta o nella trattazione di un argomento avea in mira che non recasse troppo di noja a quelli che lo ascoltavano , e che degna cosa fosse di loro ; i compagni col silenzio e coli' attenzione gli facean vedere quanto loro a grado tornasse che Io scritto facesse il maggiore onore all' autore ed all'Ac- cademia . Nello stabilire quel corpo scientifico e nell' asse- gnargli le convenienti leggi ( e di tutto ciò deesi la ben giu- sta riconoscenza al Sig. Conte Simone Stratico, il quale de- stò il primo (1) ne' Superiori l'idea della nuova accademia)

(i) Il chiar. Sig. Ab. Francesconi Prefetto di questa I. R. Biblioteca pos- siede una scrittura fatta nell'anno 1710.

dal celebre Domenico Guglielmini Pro- fessore di teoria medica , nella quale propose al M.igistrato da' Riformatori

Scritte da Floriano Caldani lix

il Magistrato de' Riformatori interrogò il Caldani, e gl'invio lo Statuto delle leggi accademiche , perchè dir dovesse ciò che ne pensava, siccome ho conosciuto dalle lettere che conservo. E non solo egli fu nominato il primo tra gli acca- demici pensionar] ; ma il Magistrato medesimo lo destinò al- la presidenza del primo anno accademico , concedendo che uno degli altri membri per turno ed a sorte presiedesse all' Accademia in cadauno degli anni successivi. Anche i Diret- tori delle classi accademiche si dichiarò a principio eh' esser dovessero perpetui , e fu il Caldani eletto perpetuo diretto- re nella classe di sperimentale filosofia; ma dopo alcuni an- ni fu pure questo incarico distribuito tra gli accademici tut- ti stipendiati. Soddisfece il Caldani con la maggiore esattez- za a' doveri che gì' imponea lo Statuto, nella qualità di ac- cademico, siccome nelle altre di preside e direttore, mancò un anno solo di presentare all' Accademia a tenore delle leggi un qualche frutto de' pioprj studj. In ciascuno de' volumi pubblicati col titolo di Saggi scientifici e lettera- rj deir Accademia di Padova incontrasi alcuna composizio- ne di lui (i) ; e siccome per il politico cambiamento delle Venete provincie mancato essendo all' Accademia il sussidio

lo 6t<-:bilimento di un' Accademia spe- rimentale, a foggia dell.) R. Accademia delle scienze di Parigi. L'Accademia però delle scienze non fu eretta in Pa- dova , siccome accennai , che nell' an- no 1778.

(1) Esperienze ed osservazioni diret- te a determinare qiial sia il luogo prin- cipale del cervello, in cui più che al- trove, le fibre midollari dello stesso vi- scere s' incrocicchiano ( voi. I. )

JDe ureterum inaequalitate et de foe- tus nuiritione ( voi. li. )

De chordae tympani officio et de pe- culiari peritonaei structura ( voi. II. ).

Le due dissertazioni latine inserite nel secondo volume de' Saggi dell' Acca- demia furono ristampate Gottingae et Lipsiae 1799. col titolo seguente; Leo- poldi M . A. Caldani Commentationes Academicae medicinales praesertim ana- tomiam spectantes, Fusciculus I .

Osservazioni microscopiche su, la figu- ra delle molecole rosse del sangue ( voi. Ili, parte I. ).

Lettere al Sig. Bonnet e risposte di questo intorno alla generazione ( voi: 111, parte II. ).

Memoria intorno agli effetti del ve- tro ingojato ( voi. Ili; parte li. ).

LX Memouie di Leopoldo Caldani

die dalla generosità del Governo le derivava , potea con ra- gione temersi che la stampa di (jue'5aggi sarebbe stata sos- pesa , cosi determiiiossi il Caldani di dare in luce un sepa- rato volume di altre Memorie che avea in varj tempi all'Ac- cademia stessa comunicate (i).

Se in egnal modo il Caldani alle altre Società l&tterarie 1' aggradimento non significò che sentiva pel giudizio che portarono di lui , non è però che, ciò alle lontane non in- viasse , che di tempo in tempo divulgava, e che a taluna delle italiane non abbia fatto parte di qualche originale scrit- tura (a). E perchè a ciò fare più le leggi moveanlo di cadau- ii;i Società che cpiella mania di tutto stampare troppo comu- ne a parecchi uomini di lettere , perciò troviamo clie il maatrior numero delle sue accademiche dissertazioni sta ne- gli Atti della illustre Società Italiana delle Scienze , alla (jua- le già da molti anni apparteneva (3) . E lo stesso e' fatto

(i) Memorie lette nell'Accudcmia di faenze , lettere ed arti di Padoi>a da Leopoldo M. A, Caldani, con figure, Padova 1804. Eccone gli argomanti.

I . Memoria sulla struttura delle os- sa umane e bovine.

a. Mlemoria sulla fabbrica dei denti

3. 31 emoria sopra alcune particolari- tà spettanti ai vasi chiliferi ed alle ve- ne del mesenterio.

4. Ricerche su le cagioni della co- ntante durevolezza e forza ne' movimen- ti del cuore, e della maggiore intolle- ranza de' stimoli applicati all' interna sua superficie.

5. Memoria intorno nd un feto sin- golarmente mostruoso .

6. De infante brachiis carente.

7. Specimen de respiratione. Appendice alla Memoria sulla strut-

tura delle ossa umane e bovine.

(i) Nel Tomo I delle Memorie del- la R. Accademia di scienze, belle let- tere ed arti di Blantova leggasi lo Spe- cimen de respiratione, che l'Autore fe- ce ristampare più correttamente nelle Memorie ec.

(■5) Lettere intorno alla facoltà che hanno le lumache di riprodurre la te- sta quando fu loro tagliata. Fu diret- ta la lettera al eh. ab. Spallanzani , e da questo pubblicata iu una sua Me- moria ( Memorie di maternat. e di fi- sica della Società Italiana , Tomo II, pag. 53o.).

Lettera ( sopra un caso singolare di passione iliaca) al Sig. dott. Lìonardo Targa ( Tomo !V. ).

Lettera ( sopra un ]:ri>tesu ermafro- dito) al chuir Sig. dott. Verardo Ze-

Scritte da Floiuano Caldajsi lxi

avrebbe coll'lstituto Italiano delle Scienze, se più lunga vi- ta gli avesse il ciel conceduta. Imperciocché sebbene un breve tempo trascorso sia dalla destinazione di lui a mem- bro dell'Istituto fino alla morte, pure istimò suo dovere di palesare più coli' opera che con le parole la gratitudine che sentiva per la scelta che di lui fece il Governo e per la pensione che a tal fine ei godeva. Che anzi essendo 1' Isti- tuto diviso in parecchie sezioni , e di quella di Padova es- sendo il Caldani il Diiettore ^ al momento anelava di rauna- re i compagni e con apposito discorso alle dotte adunanze dar solenne incominciamento. Se le vicende della guerra fe- cero sì che poche sedute avessero luogo ed in queste non si trattasse che dell'interno regolamento della Sezione , non si ristette perciò il Caldani d' inviare alla Sezione centrale di Milano una sua Memoria (i) , e son certo che in ogni anno

viani (Tomo VII. ).

Congetture intorno alle cagioni del vario colore degli Africani e di altri popoli ( Tomo Vili. )

Esame alcune storie spettanti al- la gravidanza delle mule (Tomo IX. )

Memoria sulla pretesa esistenza di alcuni quadrupedi detti Giumciri o Giu- marri ( Tomo X. ).

Brevi considerazioni intorno a quel- la crudele malattia che chiamasi can- chero ( Tomo XII. ).

Memoria intorno ad una specie sin- golare di quella malattia che si chia- ma oliolera moibus o semplicemente cIm- lera ( Tomo XII. ).

Breni riflessioni sul calore animale ( Tomo XIII. ).

Intorno ai movim^enti dell' iride del- l' occhio { Turno XIV. ).

Breve descrizione di una malattia del- la pelle umana die regnò epidemica in

Padova l'anno 1807. (Tomo XIV. )

Riflessioni ed osservazioni intorno al color rosso del sangue ( Tomo XV. ).

Sopra una singolare deiezione d' in- testino ( Tomo XVI. ).

(i) Riflessioni intorno ai colori e spe- zialmente a quelli che diconsi acciden- tali. Il Caldani inviò queste sue rifles- sioni all'Istituto delle scienze nel me- se di gennajo dell'anno i8i3. Repli- cate le sperienze del cel. Buffon sui co- lori accidentali, e fatte replicare da al- tri, ne ottenne incostantissimi risulta- menti. Approffittò diquesta occasione per esporre alcuni suoi pensamenti sui colo- ri, sulle nozioni che aveano di questi gli antichi , e sull.i invenzione del pris- ma attribuita comunemente al Newton, mentre il Caldani trovò descritto que- sto istromento dal Cav. Marini al can- to XXf. stanza 24 dell' Adone.

Lxii MoMORiE DI Leopoldo Caldani

tributato avrebbe a quel Corpo scientifico ({ualche produzio- ne dell' ingegno suo ; giaccliè de' proprj doveri fu sempre diligentissinio osservatore. Non cercò infatti giammai a mi- norazione di fatica di abbreviare le sue lezioni (i) , auto- rizzato dal Magistrato de' Pviforniatori di dispensarsi da qual- che sessione dell' Accademia , quando a ciò lo costringesse r esercizio della medicina , egli giammai approfittò di simile concessione , perchè diceva che 1' uomo onesto dee meritare r assegnatogli premio con la piena soddisfazione degli obbli- ghi, che per quel premio ha ricevuti.

Oltre quelle letterarie fatiche del Caldani alcune altre poche mi rimane di ricordare. Era ben ragionevole che per Ja morte del grande Haller cosi amaro cordoglio ei risentis- se , quanto più intensa era stata la stima e la gratitudine che gli avea professato. Gli elogi di quest' uomo ( la memo- ria di cui vivrà sempre con nnove. presso quelli che dalle sperienze deducono i loro ragionamenti , pretendono che la natura ci abbia fabbricati a loro modo) si dettarono in tutte le lingue, ed i molti discepoli co' moltissimi amici di lui ono- revole tributo resero alla sua memoria. Non volle il Caldani esser meno degli altri, e raunò parecchi uomini distinti a tessere con esso lui una corona di lodi per fregiarne la tomba (a).

(i) Quantunque le lezioni della Uni- versità avessero principio nel giorno 12. di novembre , il Caldani ogni anno nel giorno a , 0 3. dello stesso mese ascen- deva la cattedra con una latina ora- zione sopra qualche medico argomento, alla quale non mancarono mai di assis- tere i più riputati coltivatori della Lin- gua del Lazio, e tra gli altri il cliiar. Ab. Costa, e Gio: Battista Ferrari Pre- fetto degli studj in questo celebre Se- minario.

(2) In morte del grande Alberto Haller, Padova 1780. La lettera dedi-

catoria al Conte di Bute è del Calda- ni. Anche il Co. Ab. Giambattista Ro- berti inviò al Caldani alcuni suoi ver- si latini intitolati de Hallero et Cal- dano, perchè fossero inseriti in quella Raccolta; ma sulla stessa carta del Ro- berti scrisse il Caldani ; non volli che questi versi fossero stampati nella rac- colta per la morte dell' amico Haller. Troppo disdiceva che in un' operetta da me stesso puhhlicata si leggessero le mie iodi . Si trovano nelle Opere del Ro- berti stampate in Bassano 1 anno 1797, tomo X, pag. 214.

Scritte da Flokiano Caldani lxiii

Ci fu pure taluno che lo richiese qual fosse quell' anti- ca breve operetta che a vantaggio della umanità riprodurre potesse , se per la somma rarità riuscisse malagevole il ri- trovarla . Suggerì il Caldani che rarissimo ed utile era il li- bretto di Girolamo Mercuriale sulla maniera di allattare i bambini e che giovevole sarebbe stato il riprodurlo. Mentre è accettato il consiglio di lui, viene insieme impegnato di scrivere una breve prefazione italiana , con cui adornar vo- leasi quella edizione. Secondò egli l'inchiesta; ma qual fu la sua sorpresa , qiiando vide quella stampa a se medesimo dedicata (i) ?

Pregato di correggere alcuni articoli del Lexicon medi- cum del Castelli , e di arricchirlo di quelli che più adattati gli sembrassero alle moderne dottrine mediche , acconsentì di buon grado ad assumersi quel lavoro, rifacendo quel lessi- co quasi per intiero (a) \ perchè dicea che quel libro potreb- be divenir buono, dovendosi considerare piti utile ad un me- dico che quegl' immensi dizionari disposti in molti volumi , che sono piuttosto raccolte di lunghi trattati e che saranno sempre imperfetti , perchè vasta è di troppo 1' impresa di chi gli immaginò.

Giunto all' anno 76. di età ebbe la proposizione di so- prantendere ad una grande collezione di tavole anatomiche. Siccome però ciò importar dovea un lungo lavoro sui cadaveri, de' quali da qualche anno più non si occupava anche per

(i) N omothelasmus opuscolo rarissi~ ino del cel. Mercuriale: Padova 1788-

(2) Nella prefazione alle instituzioni di semiotica scrisse cosi; aliud enim opus (quod tamen numquam ad perfectio- nem quodammodo laudabilem perduci posse sentio ) riempe Lexici Medici emendationem mihi , quorumdam inci- tamentis decem et ultra abhinc annis soUicitato, exequendam proposui. Nel

frontispizio del manoscritto leggesi la seguente annotazione fatta dal Calda- ni: mi era accìnto ad eseguire la terza revisione di questo lessico, aggiungendo molti articoli, abbreviandone ed emen- dandone alcuni; ma vedendo che la lin- gua latina con sommo danno e disono- re delle scienze va a perire, ho deciso di abbandonare un lavoro inutile.

Lxiv Memorie di Leopoldo Caldani

r itidebolitnento della sua vista, cosi egli ne cedette tutto r incarico al' nipote, ben contento che nel frontispizio dell' opera fossero uniti i nomi di anibidue, ed il lavoro, come diceva , divenisse per tal modo un' opera di famiglia (i).

E sarebbe stato però a desiderarsi che avesse avuto il Caldani quell'ozio, che non ebbe, per iscrivere la storia delle molte malattie che si felicemente curo . Il metodo da queir opera avremmo conosciuto ch'egli seguir solca per de- terminare le curative indicazioni ed il significato de' sintomi, difficilissima parte della medicina , fondamento e sostegno dell'arte , ed in cui tanto valeva. E non fu invero per tal rinomata perizia, ch'egli per molti e molti anni sia stato quasi obbligato al clinico esercizio, e fatto vecchio a rispondere a' consulti che da ogni parte gli pervenivano ? potea esse- re altrimenti la cosa , se profondo conoscitore del corpo u- mano , delle sue leggi , e delle funzioni di ogni sua parte , su questa conoscenza combinata alla fisica ed alla buona lo- gica ogni suo medico ragionamento appoggiava. Odiava l'in- terpretazione de' fenomeni fatta a seconda delle ipotesi non dimostrate, o de' così detti sistemi che vorrebbero tutto di far cangiar faccia alla sempre immutabile natura, e ne' qua- li la colpa risiede del lento avanzamento di una scienza si nobile e importante. Io ho più migliaja de' consulti dello Zio , ne' quali apparisce il rigore del suo raziocinio , e la semplicità de' rimedj suggeriti, senza ch'egli abbia mai usa- to quel sistematico linguaggio , vario sempre ed instabile, co- me incostante e mal ferma ne' suoi principj e' l'immaginazio- ne di chi lo propone. Se non che a buon diritto è lagnava- si che il pili delle volte de' proprj pensamenti e delle pre- scrizioni curative non più si risapesse l'effetto, poiché raro è il caso , che 1' infermo il quale ebbe il consulto , od i pa- renti di lui diano contezza al medico del prospero riuscimen-

{i) I cortes anatomicae, quotquot sunt 1 operibus depromptae et collectae , ec. c^lebriores , ex optimis iieoteTÌcorum \

Scritte da Floriano Calda:!^! lxv

to che ottennero o della inutilità degli apprestati presidj . Ciò, ripeteva Leopoldo , essere a grave scapito delia medi- cina , perciocché instruito il medico del vano effetto eh' eb- bero i suoi consiglj ed un più utile provvedimento divisar potrebbe , e richiamare alla memoria in somiglianti occasio- ni gli ostacoli che alla guarigione si opposero; siccome per lo contrario nel caso che la cura al bramato fine sia con- dotta , rimarrebbe al medico un documento del vantaggio- so metodo che in pari circostanze ad un ostinato morbo contrappose. Cosiffatti pensieri che al perfezionamento mira- no dell' arte salutare, e ,' ciò che più importa, alla più si- cura assistenza degli ammalati , non sono pur troppo comu- ni a tutti quegli uomini sempre operosi nel visitare gì' in- fermi , i quali non cercano nell'esercizio di lor mirabile mi- nistero che il vii guadagno.

Ma quantunque scorgesse il Caldani le difficoltà e le incertezze che da ogni parte i moderni sistemi di medicina accompagnano , non può dirsi però che a taluno egli pure non si appigliasse , da lui stesso immaginato e disposto. Dot- to coni' era nella parte teoretica della scienza , che altro mancavagli per la conoscenza delle malattie che 1' osserva- zione ? E ben sepp' egli fin dal principio persuadersi di quella necessità , tesoro nella sua mente facendo de' fenomeni che gli presentarono gl'infermi, mentre dimorava nell'ospita- le di Bologna, come in appresso. A ciò aggiunse una conti- una lettura delle migliori opere de' nostri maestri ; noi ci riputiamo più eruditi , ei diceva , ma gli antichi videro me- glio di noi , perchè videro senza alcuna prevenzione d' ipo- tesi o di teorie , e nudamente ciò che aveano veduto ci tra- mandarono. Quindi ne venne che quantunque volte occorre- vagli di presentarsi ad un infermo , o la storia gravemente ponderava di caparbia malattia, alla indagazione delle cause ed all' esame de' sintomi la reminiscenza accoppiava di quan- to avea di per se osservato, o di ciò che gli altri dissero di aver veduto che potesse sul proposito illuminarlo. E perchè

Tomo XIX. ì

tk\'ì Mejiorie di Leopoldo Caldani

di se stesso poca fidanza pieiidea^ non ci eia giorno che su qualche medico argomento le opere non consultasse di colo- ro che neir arte sua ottennero maggiore celebrità e che te- nea sempre dappresso. Nessuna o poca fede prestava alle mi- rabili storie di malattie pubblicate da' moderni, e che dicea inventate per lo più dagli autori o per abbagliare la credu- lità del volgo , o per diffondere i prodigj di un qualche nuo- vo rimedio. Servivasi , come ho già detto, di siffatte strava- ganti storielle per adornarne le sue lezioni^ esponendole dal- la cattedra agli studiosi a solo fine , che dagl' inganni o da- gli errori degli altri apprendessero quelli a ben condursi e ad essere leali nelle mediche relazioni.

Con tutto ciò non dubitò sempre il mio buon Zio dell' efficacia de' rimedj di recente suggeriti ; che anzi ove o la fama dello scopritore potea garantirne 1' effetto , o il vantag- gio di essi raccomandato fosse dalla inutilità degli altri far- machi , ne diveniva «;gli il promulgatore. Surn ex iis, diceva con Plinio , qui mirer antiquo s : nori'tamen, ut quidam, tem- porum nostrorum ingenia despicio ; ncque enim quasi lassa et effoeta natura, ut nihil jam laudabile pariat. E noto a tutti essere egli stato uno de'primi che introdusse in queste con- trade la pratica d' innestare il miasma vajuoloso (i) , che fu il primo ad usare l'olio tratto dalle semenze di Ricino Ame- ricano , preparato per ordine di lui dal farmacista Biagio Ti- rabosco , siccome è noto del pari che dal cel. Stòrk di Vien- na richiese il primo tra' nostri 1' estratto di cicuta, per pro- curare a'proprj infermi quell' alleviamento che invano sperato avea dagli altri rimedj. Così prima di ogni altro nella paralisia reumatica (a) ed iii molli infermi di sciatica suggerì con mi-

(i) Ho citato poco sopra 1' opuscolo dal CalJani stampato su tale aigoraen- to. Leggansi pure le lettere che sopra di esso scrisse all'Haller e che sono pub- blicate nelle Epist. ab erud. viris ad

A. Hall, script,

(a) Storia di una reumatica paralisia descritta dal Dott. Giuseppe Cavallini, Venezia 1769. Nella lettera dedicato- ria al Caldani scrive il Cavallini; Voi

Scritte da Floriano Caldani lxvu

labile successo il mercurio , ed io stesso ne ho veduto in più persone 1' effetto singolarissimo. Nella cura delle malat- tie veneree riusci sempre felicemente , usando di un meto- do tutto suo proprio che suggerito gli fu dalle tristi conse- guenze che nella patria sua, in Venezia ed anche in Padova avea veduto derivare dal mercurio a larghe dosi adoperato . Mi ricorda per sempre il caso di un nobile soggetto che at- taccato dalla lue celtica non potea giovai'si del mercurio j qualunque ne fosse la preparazione e la dose , senza che a quest' uso non succedesse 1' abbondante sputo sanguigno . Guarì pur tuttavia l'infermo mediante il metodo che il Cal- dani impiegò nel medicarlo.

Amò sopra tutto nell' esercizio della medicina la sempli- cità , e più sicuro dicea essere V effetto de'rimedj che ven- gono dalla cucina, che quello degli altri preparati nella spe- zieria. Non vedea perciò con occhio indifferente le lunghe ricette di alcuni medici, che il rimedio calmante accozzano col diaforetico , col deostruente e col corroborante , dimo- strando di essere incerti dell'indole della malattia ^ acciò se non v' ha queil' irritamento che possa essere dal calman- te sedato , il tonico rimedio non manchi per vincere la debolezza , e si aprano al tempo stesso le vie o per la pel- le o pe' reni ad espellere quel nemico che non si cono- sce. E a chi sfuggito sarebbe qual primo corollario eh' egli dedusse da una storia medica che pubblicò , cioè : Jion ho conosciuto il male (i)? e non di rado ne' consulti il proprio

eh' essendo stato il primo motore di usa- re il mercurio in questo caso ec. Nel- r operetta del Sig. Dott. Antonio Tur- ra intitolata : Osservazioni mediche e chirurgiche intorno alle facoltà febbri- fughe ed antiseiiiche della corteccia del Ippocastano , ed alla pag. 3o. leggonsi cinque osservazioni del Caldani.

(i) Giornale di medicina. Tomo 3. Venezia 1766, pag. 84. 11 sig. dott.

Orteschi editore del Giornale aggiunse a quel corollario la .seguente annotazio- ne; oh dottissimo Dorilao ( nome acca- demico del Caldani , come ho altrove accennato ) oh Dorilao degno di essere archiatra dello stesso Esculapio ! Chiun- que tu sia , io imprendo ora a pregiarti più assai d' Igiene e di Panacea. Tu sei r Ippocrate nostro italiano ec.

LWm MEMor.iE di Leopoldo Caldani

tlubbio non dissimulò se compreso avesse di qiial malattia si trattava, e dalla inviata storia inferendo quali sintomi os- servar si dovessero nell' infermo, o ne richiamò il nscdico ad una più scrupolosa investigazione, o di ristarsi propose alla semplice congettuia; lealtà d'animo che quelli non usano i quali per non invilire se stessi ^dan di cozzo nel più fitto meriggio sostenendo di avere una perfettissima vista.

Quella semplicità di metodo e la felice riuscita nelle mediche cure procacciò al Caldani T amore degl' infermi eia stima de' probi compagni ( giacché a lui pure gl'invidiosi, ed i Memmj non mancarono ) . A ciò influì eziandio il no- bile di lui contegno, la specchiata Onestà, la gentile e soave lubanità, e l'affetto che dimostrava agli ammalati, trattenendo- si a lungo e volentieri con essi , esplorando con accurate ricer- che tutto ciò che alle loro abitudini o alle loro malattie potea riferirsi , alleviandone la tristezza con ischerzevoli motti , e facendo che il ragionamento cadesse su quegli oggetti , che più l'animo dell'infermo onestamente allegrassero. Che de' soli medici studj non avea egli adorno lo spirito : educato nella dotta Bologna in quell'epoca fortunatissima, in cui la Patria sua andava superba di accoglieie ad un tempo i Za- netti , i Manfredi, lo Scarselli, il Ghedini , il Fabbri , il Beccali, il Molinelli, il Pozzi, il Peggi, l'Albergati e mol- ti altri persona£<TÌ di elevato iiin;piiiio , non solo ammirò al- lora e rammemorò poi sempre le raie qualità , gli studj e la giovialità insieme di quegli uomini sapientissimi , ma sentis- si ognora da nobile emulazion stimolato . Fornito di tena- ce memoria , assai esercitata nella giovanile età sua , nul- la perdeva delle cognizioni che ogni giorno acquistava. Che se è pur vero che ciò che sappiamo , lo dobbiamo a quella nobilissima facoltà dell'anima nostra; io temo forte che non più splendida e preziosa meice di filosofici concetti faranno in appresso 1' ornamento dell' arte medica ; poiché avvezza- ti i giovanetti alla via facile e piana delle elementari disci- pline , non allettati alla erudizione ed alla eleganza de' mo-

Scritte da Floria>:o Caldani lxix

di appresi negli anni primis non acquisteranno giammai quel- la opulenza della dottrina che formò sempre la prerogativa de' grandi uomini, sapranno con prontezza e facilità far- ne copia ad altrui.

A maiiteneie sempre vivace il gusto che aveasi formato in Bologna per la società delle dotte persone, sua prima cu- ra si fu appena giunse in Padova, di formarne una, che nel- le ore prime di ogni sera si adunasse presso di lui , e su differenti argomenti piacevolmente s' intrattenesse . Il celeb. Ab. Gennari, 1' Ab. Patriarchi, l'erudito Professore Giovanni Marsiglj , il Prof. Bonioli erano costantemente in quella; il conte Giambattista Roberti, Jacopo Morelli, il conte Michele di Sorgo , il Canonico Minzoni . il poeta ab. Lorenzi , T oratore e poeta conte Pellegrini, altri insigni letterati stranieri portavansi alcuna volta ia Padova senza godere di beli' adunanza (i).

Siccome però fino-dagli anni suoi pii^i ridenti conobbe il Caldani che ogni uomo dotto più deve a se stesso della pro- pria scienza , che all' esempio ed agli ammaestramenti degli altri, cosi non cessò per un solo momento di applicare la mente sua all' acquisto delle utili cognizioni; e se duopo avea di piacevole distrazione, sapea egli ritrovarla nelle altre geniali sue occupazioni, e specialmente nella lettura de' piìi scelti libri latini ed italiani , che gli animi ingentiliscono e d' idee sublimi gli adornano. Possessore di una qualità la più utile in simili studj, ch'egli chiamar solca tatto fino , ap- profittò mirabilmente di quelle letture, e divenne spontanea- mente elegante nello scrivere e nel parlare l' antica lingua del Lazio, accurato nell' usare l'italiana favella , grazioso nel verseggiare, ed anche perciò ottenne 1' universale approva-

(i) Vive ancora il Sig. Dott. Jacopo j qui ho accennato , essendo egli stato Penada , che può far fede di quanto | indefesso nel frequentare quella società.

LXX Memorie di Leopoldo Caldani

zione ed applauso (i). Apprese pure alcune lingue straniere, coltivò con trasporto la musica , ed a mantenere la robu- stezza del corpo non tralasciò di esercitarsi da giovane nel- la ginnastica, abbandonò la caccia che negli anni ultimi della sua vita.

Abbiamo già veduto qual giudizio formassero di Leopol- do le Accademie più rinomate , e della confidenziale amici- zia che r uomo del secolo , il grande Haller gli professò ,

(i) Ad onta di tanto sapere e di uno studio incessante diffidò ognora il Cal- dani di se medesimo, pubblicò libro alcuno, o lesse nelle Accademie alcuna memoria , se non era stata da prima esaminata da molti amici suoi , si ri- guardo all' argomento che allo stile. In Bologna egli approfittò sempre a tale oggetto dell'opera e dell'amore ch'eb- be per lui finché visse , il valentissimo suo precettore Pietro Paolo Molinelli ( come accenna egli stesso alia pag. 142' delle Riflessioni fisiologiche ) ed essen- do in Padova comunicò li proprj scrit- ti o al Prof. Boniol), 0 al Prof, signor conte Stratlco, e taluno ne inviò al suo grande amico e dottissimo chirurgo di Verona Antonio Manzoni, sottoponen- doli poi alla censura di quegli amici che più gli sembrava si distinguessero nello scrivere accuratamente. Tali fu- rono 1' ab. Gennari, il cel. ab. Costa, il bravo gesuita ab. Berti, ed il dottis- simo Gio. Antonio Braus , ornamento dell' antico Seminario di Padova , ed ora decoro della Compagnia di Gesù , a cui io medesimo mi professo oltremo- do riconoscente , perchè si prestò con pari pazienza nella correzione di alcuni

miei scartafacci .

E poiché ho qui nominato il cel. Chi- rurgo Manzoni , alla Vita elle di lui fu pubblicata ( Memorie della Soeietà Ita- liana delle Scienze Tomo XIX. ) debbo aggiungere una circostanza certamente onorifica alla memoria di lui ignorata forse dal chiar. Sig. Dottor Zoppi che la scrisse ; vale a dire che nell'anno i8i3. il Magistrato che presiedeva in que' giorni alla pubblica istruzione ri- cercò al Corpo de' professori medici del- la Università di Padova, quali fossero li tre soggetti più distinti nel regno ita- liano , che potessero con più decoro so- stenere il magistero di clinica chirur- gica in una cattedra eh' era vacante. Il primo tra gli eletti fu Antonio Man- zoni, il quale risaputa la cosa inviò al mio Zio la seguente lettera sotto la da- ta dei 3. di settembre 181 3. Non posso essere certamente che soddisfatto dell' 0- nore che mi fu fatto del primo posto nel- la tripla , di cui mi scrivete. Ma tan- to onore è soverchio , e qui non ischer- zo , perchè conosco guanto valgono i miei omeri , e guanto valevano quelli del personaggio che occupava al Ticinn quel posto onorevole ec.

Scritte da Floriano Caldani lxxi

pubblici sono i documenti e nell' epistolare commercio che tenne col Caldani e nell'epigratì e lettere dedicatorie , con le quali fece 1' Haller a tutti conoscere 1' affetto che avea per lui (i). Ma oltre 1' Haller e quegli altri celebri uomini che mi cadde in acconcio di ricordare in queste memorie , ebbe il Caldani amichevole corrispondenza col famoso filo- sofo Ginevrino Bonnet (a) , coli' Albino e col Sandifort di Leida, col Blumenbach di Gottinga, che gli dedicò una sua dissertazione (3) , col Van-Swieten , col Quarin e col Frank di Vienna , col Formey e col Walter di Berlino , col Pringle di Londra , col Portai di Parigi , e con la maggior parte de' ri- putatissimi medici d' Italia ch'egli amò sempre e rispettò. A moltf di questi fu Leopoldo affettuoso maestro colla voce ; ai lontani insegnò colle opere sue divenute libro d'istruzione quasi comune , mancò di procurare a più d' uno de' suoi discepoli e degli amici suoi un onorevole collocamento. Im- perciocché non rade volte gli fu chiesto dalle superiori Au- torità di qualche provincia, perchè gli abitanti provvedesse di un bravo medico o di un Chirurgo , per altri quantunque non ricercato dimostrò il Caldani un particolare interessa- mento (4)? ed alcuno per le istanze di lui innalzato venne

(i) L' Haller dedicò al Caldani il se- condo volume delle Operuni Anatomici argumenti minorum, Lausannae 1767 , il tomo X degli Artis medicae princi— pes , Lausannae 1774) °^^ leggasi la bella epistola consolatoria per la mor- te della seconda mogi e del Caldani , ed il tomo primo dell' opera intitolata: De partium Immani corporis fabricà et fun- ctionilus , Bernae I777.

(a) De' carteggi avuti con questo som- mo filosofo sopra alcuni argomenti di fisiologia fece uso il Caldani in parec- chie memorie, e principalmente in quel-

le che si leggono ne'volumi IX. e X. delle Memorie della Società Italiana delle Scienze .

(3) De oculis leucaethiopum et iridis motu . Gottingae 1786. Tralascio per brevità di accennare altre operette indi- rizzate al Caldani, come una disserta- zione del Prof. Bondioli , quella del Dottor Cavallini, già ritata, un opusco- lo del Prof. Fanzago ec.

(4) In una scheda di mio Zio leggo esser falso che Pietro Antonio Bon- dioli sia stato mandato dal Governo Veneto Medico a Montona, come leg-

Lxxii Memorie ni Leopo/.do Caladni

all'onore delta cattedra . Delle quali tenere e sollecite cure volea egli che duplice fosse la meta, di ricompensa cioè all' eletto che non indegno fosse di conseguirla , e di pubblica utilità , offerendo sempre colui che efficamente operoso a vantaggio degl'infermi , o nell'ammaestramento della gioven- tù pienamente corrispondesse all'onorifica sua destinazione. E qual piacere provava Leopoldo nel cercare il bene de' suoi simili , senza esserne prima pregato ringraziato dappoi? E quale ubertoso argomento qui si presenta alla mia men- te , se, come ho parlato finora delio Zio mio Professore e Medico, volessi io considerarlo uomo di società? Lungi da me quella minuta diligenza che ogni virtù dell' encomiata persona scrupolosamente analizza per arrecnie una studiata noja al leggitore. Mi basti dire che la morale più rigorosa ch'egli ebbe ognora a scorta de' pensieri e delle azioni sue, gli rammentava incessantemente eh' egli era nato per gli al- tri. Fu per essa che in qualche occasione del favore appro- fittò e della stima che godea presso i grandi, per difendere e sostenere 1' onore altrui : fu per essa che geloso si mostrò sempre del nome e della fama de' proprj compagni nella U- niversità e nell' Accademia (i) : fu per essa che non solo ad

gesi alla pag. X. dell' Elogio di lui i>u- lilicato nelle 3Iemorie della Società Ita- liana delle Scienze. Il Prof. Omobono Fisoni mentre vivea , godea la familiari- tà di quella nobile famiglia Polesini, e mancando in Montona il medino con- dotto, il Caldani interessò il Pisoni, per- ché con la protezione di quella fami- glia fosse prescelto il Bondioli, e quel- le raccomandazioni non andarono a vuo- to. Ho una lettera scritta dal Bondio- li al Caldani nell'anno 1792. colla qua- le lo ringrazia di un'altra condotta che questi gli ha offerto.

(i) Chi ha letto \e Memorie storiche intorno alla vita ed alle opere di Vin- cenzo Malacarne ( Padova 1819 ) non può a meno di riconoscere nello Zio mio un carattere ben differente da quel- lo che io gli ho attribuito. Neil' anno 1796. il chiar. Vincenzo Malacarne lesse neir Accademia di Padova una memo- ria , nella quale all' occasione di una guarigione quasi spontanea dell' esofa- go attaccato dalla gangrena prese mo- tivo di convincere d'errore quegli ana- tomisti, 1 quali insegnano che gl'inte- stini, r esofago e le arterie sono prov-

Scritte da Floriano Caldani lxxiii

altri r argomento suggerì di qualche opera che all' autore acquistasse una rinomanza tra i dotti , ma parecchie disser-

vedute di fibre circolali , e si propose di dimostrare die (jtie' circoli o anelli sono formati di altrettanti segmenti di cerchio. 11 Caldani prescelto a censore di quella memoria ( a norma delle leg- gi accademiclie ) lece osservare nella sua censura che quanto il Malacarne avea detto su quelle fibre era già noto, e che la scrittura di lui non avea la novità e 1' interessamento che preten- deva r autore, e quindi la memoria del Malacarne non fu giudicata degna del- la stampa. L'elogista del Malacarne si meraviglia che il Caldani abbia cosi pensato, mentr'egli e nelle Instituzio- ni di anatomia, ed in quelle di fisiolo- gia non fece il menomo cenno sulla ve- rità della struttura da Michele Vin- cenzo ( Malacarne ) statagli dimostrata- li Caldani censore di quella disserta- zione ( e non il Franzoja ed il Cesarot- ti che non furono mai censori delle me- morie di argomento medico od anato- mico, come vien detto in quell'elogio) asserì che la cosa era nota , ad onta che non 1' avesse scritta egli stesso. Po- tea fors'egli i;iccorre tutto ciò che si sa in un libro elementare che dovea es- sere illustrato dalla cattedra? Pure al 5. 18. delle Institiuioni anatomiche parlando della membrana fibrosa delle arterie , scrisse essere fatta fibris in cir- culum QVODAMMODO DISPOSI- TI S. Disse poi che il tutto era già no- to, perchè l'Haller avea insegnato che le fibre delle arterie sono in circulum

Tomo XIX.

flexae, soggiungendo; eam vocem ita vo- lo sumtam , ut nulla qiddem fibra in- tegrum circulum alsolvat, anuloque pos- sit comparari. Perinde enim, ut in aliìs musculis rectae brei'esque fibrae extre- nios fines suos ad latus detortos inter vicina sui similia carnea fila abscon- dunt ( Eleni. Pliysiol. tom. I. pag. 63. ) Anche r Albino parlando delle mede- sime fibre delle arterie li.i scritto che circularem ducium ostendunt : iniegros plenosqne circulos non Ostendunt ( An- not. Acad. lib. IV. pag. Sa.) E do- ve r Mailer le fibre circolari descrive degl' intestini chiaramente si esprime cosi: quilibet anulus ex multis portiun- culis fit sive arcubus brevibus , qui hinc et inde finìhus suis distorti, subque vi- cinos arcus subducti circulum conjuncti absolvunt ( ivi tom. VII. pag. 19. ), lo che l'autore medesimo avea già accen- nato trattjndo in generale della fibra muscolare (ivi tom. IV, pag. ^10.). Giacomo Foelix nella sua dissertazio- ne de motu peristaltico intestinorum chiama quelle fibre segmenta circulorum l nel volume VII. delle Disputationes anatomie, select. dell' Haller, pag. 72, 70. ). Ora chiedo all' elogista del Ma- lacarne, se il Caldani abbia avuta una buona ragione per pronunciare che la disposizione delle fibre carnose propo- sta da quel professore era gi,i nota , e per impedire che lo stimato di Ini col- lega ed amico fosse dngl' intelligenti tacciato di plagio?

LXxiv Memorie di Leopoldo Caldani

tazioni alti Ili amorosamente emendò senza, che veruno l'ab- bia saputo giammai ; fu per essa finalmente, che concorrendo d'ogni parte gU stranieri chiamati dalla sua fama, ad essi mancò giammai quella zelante assistenza, che sopra fatto da- gli studj e dalle fatiche avrebbe altri menomato , coli' alterigia e colla ridicola presunzione deformò giammai la propria estimazione e grandezza.

E poiché nell'incominciamento di sua letteraria carriera tanto ayea sofferto Leopoldo per difendere la verità contro quelli , che per r abitudine delle antiche dottrine ricusavano di ravvisarla e fra le tenebre tuttor la voleano dispersa, in matura età fermamente determinò di non entrare mai più in questioni con chicchessia , ben tranquillo che quanto avea scritto fino allora o quanto fosse per iscrivere o per inse- gnare, derivasse dalle osservazioni e dagli esperimenti colle regole della logica più scrupolosa che non racchiudesse in- ganno o follia. Tenace di un tal proposito non lesse nem- meno una impertinente scrittura che fu stampata contro di lui, o piuttosto contro la descrizione eh' egli avea dato delle tonache che abbracciano e contengono i testicoli , e la- sciò che gli uomini imparziali , ma conoscitori della mate- ria, giudicassero la promossa quistione (i), lusingandosi che

(i) Il professore di P^irma Michele Girardi puliblicò alcune sue osservazio- ni e riflessioni intorno alla tunica va- ginale del testicolo. Al Girardi rispose il dutt. Pietro Antonio Bondioli con una operetta intitolata : sulle vaginali del testicolo e sulV epoca di alcune scoper- te anatomiche ( Vicenza 1789. ) indirit- ta al chiar. sig. Dott. Francesco Agliet- ti, uno de' più ddetti discepoli e de- gli amici più distinti del Caldani, ora Consigliere di S. M. I. e protomedico delle Venete Provincie: e «.oli' altra .skZ

numero delle vaginali del testicolo ( Pa- dova 1790. ). A quegli opuscoli tenne- ro dietro le ricerche anatomiche intor- no alle tonache dei testicoli del dott. Giovanni Tuniiali (Venezia 1790) che sostennero egualmente e confermarono le dottrine del Caldani. Questi racco- mandò il Tnmiati al Sig. conte Luigi Rondinelli ch'era riformatore della pon- tificia Università di Ferrara, ed il Tu- miati fu ivi eletto professore di anato- mia ( vedi r Estratto dell' orazione fu- nebre recitata in Ferrara dulVab. Fin-

Scritte da Floriano Caldani lxxv

dalle opposizioni altrui maggior vigore acquisterebbe la ve- rità.

Oh santo amore di verità , sprone di tanti studj e di si lunghe vigilie del mio buon Zio ! Adorno di chiaro e fecon- do intelletto , intollerante dell' ozio , indagatore scrupoloso delle sottili speculazioni de' vecchi maestri ricercava sempre in esse quella verità , che immobile nella immensità de' se- coli soffrir non dovea pregiudizio alcuno dall'antichità: sapea eh' essa modesta ad un tempo istesso e più risplendente del Sole allora più folgoreggia, quando è più impugnata ed adom- brata : conoscea ch'educata dalla natura ad usare il sempli- ce linguaggio , non può essere inviluppata dall' elegante di- scorso de' dotti , che senza quella scorta noi ci aggiriam nel- r errore , eh' essa è lo scopo delle oneste azioni, la compa- gna indivisibile della sapienza. Ben si avvedea che per essa sola noi ci liberiamo d'ogni dubbiezza j, rinunciando alle im- maginarie nostre pretensioni , e che avendo i filosofi per la difesa della verità incontrato gloriosamente la morte , a lei sola rivolger dovriensi le nostre più attente sollecitudini. Non altra guida segui il Caldani nella sua vita, e negli studj suoi(i); altrimenti potea essere la cosa, se animato come egli era dal vero spirito di R.eligione cristiana, al fonte eter- no di verità sempre rivolgeva i pensieri suoi, più volte nel- la giornata il suo lume invocava , ed ogni felice riuscita di qualche medica straordinaria curazione o di alcun letterario lavoro da quello riconoscea. Del quale spirito religioso die- de sempre i saggi più luminosi coli' esercizio continuo del-

cenzo Bertelli nelle solenni esequie del cel. Gio. Tumiati, Lendinara i8o4- ).

(l) Feritatis amor rtos conjunxit: co- s'i scrisse all' Haller li i'^. di Giugno dell' anno 17.58. ( Epist. ab erudii, vi- ris ad A. Hallerum script, voi. IV. pag 187.). Su questo carattere ilei Calda-

ni principalmente si aggira il discor- so che io recitai nella chiesa de' SS. Filippo e Giacomo ricorrendo il giorno anniversario della morte dello Zio ( prò funere instaurato Viri clarissimi L. M . A. Caldana Bononicnsis Oratiuncula, Patavii 1816.).

Lxxvi Memorie di Leopoldo Caldani

le cristiane virtù e specialmente della carità. Provveduto di comoda pensione , arricchito dal concorso de' molli forastie- ri che richiesero l'assistenza o il consiglio di lui, morì pove- ro egli stesso , perchè impiegar soleva nell' elemosine tutto

ciò che al frugale sostentamento avanzava di

sua

fa mi a;!

in

E nohilissima prova dell' amore che Leopoldo portava alla Religione, è la chiesa de'santi Filippo e Giacomo di Pado- va. Essa al pari di altre molte era stata ne' passati tempi chiusa , spogliata e destinala a profano oggetto . La devo- zione di Lui ed un tenero sentimento lo conducea da molti anni ed ogni giorno in quel tempio, ove le ceneri riposa- no di un fratello di lui , di una dilettissima nipote , e di due mogli che sommamente amò vive ed incessantemente pianse defonte (i). Disposto aveva eziandio che comune fosse a Lui dopo la morte l'asilo ov' erano quelle racchiuse, e perciò nella desolazione del tempio non solo vedea una parte della Città priva dell'esercizio del divin culto, non solo la perdita compiangea di tanti preziosi monumenti delle belle arti ond' era adorno;ma forte doleasi ben anche che impedito gli fosse il quotidiano accesso a quella chiesa e distrutte le speranze che nudriva per I' avvenire. Ma tanto fece e tanto si adoperò ., che restituito il tempio alla Religione ebbe lu- singa che tutt' i suoi voti sarebbero esauditi. Se non che il rigoroso seppellimento de'morti in un comun ciniiterio rende- va inquieto 1' animo suo , e perciò non esitò di chiedere al

(i) La prima moglie di Leopoldo Cal- dani fu Natalina Ptssini di Milano, elle mori il i^. di febbrajo dell' anno 1773. Li i4- di Agosto del seguente an- no 1774. condusse a seconda moglie An- na Sabbatini Bolognese celebre non me- no per la bellezza cbe per la pietà, e che mancò a'vivi li 26. di Ottobre del- l'anno 17B3. La bellezza di Lei occu- pò tre differenti poeti che si divisero

r encomiarne 1 capelli , gli occhi e le mani; l' encomio degli occhi toccò al marchese Gregorio Casali , e que' ver- si leggonsi alla pag.,106. delle sue poe- sie stampate in Bassano 1' anno 1787, Della pietà la testimonianza la lettera dedicatoria con cui le furono indiriz- zate le considerazioni morali cristia- neec. pubblicate in Napoli l'anno 1764-

Scritte da Floriano Caldani LXX^wl

Ministro dell' interno del cessato regno italiano e nel mese di Novembre dell' anno i8i3. ai rappresentanti del Governo Austriaco la propria tumulazione in quel tempio. Io debbo certamente riconoscere da queste istanze , clie dopo la mor- te di Leopoldo con nuovo esempio mi sia stato conceduto «he il cadavere di lui fosse da me collocato nella prediletta sua chiesa (i).

Alto di persona , pingue e di buon colorito quali appun- to dice Ippocrate eh' esser debbono i medici ^ avea Leopoldo un bello ed imponente aspetto anzi un' antica gravità , che lendea gradita vieppiù con la somma di lui pulitezza, con la nobiltà del vestire, con la dolcezza dello sguardo, con le gentili maniere e con una amena giovialità . Lontano da ogni alterigia , compiangea coloro che V importanza non co- noscono del ministero a' Professori affidato ; ed avvezzato al- la benevolenza ed alla stima de' più cospicui personaggi, so- lca dire, che alla gloiia , all'onore, ed alla benemerenza che un Professore acquista coll'ingegno e con la fatica, mal cor- I isponde ([ualunque emolumento che gli è assegnato , quando il rispetto generale non ottenga e non gli si accordi la con- siderazione de' grandi. Contento egli dell'uno e dell' altra, non che de' vantaggi che per la propria fama gli derivarono , nulla curò i titoli di ambizione, ed allorché nell'anno i8ia. un amico di Milano mi annunciò che lo Zio hiio dovea in breve essere fregiato dell' ordine italiano della corona di fer- ro, scrisse egli stesso al Sig. Conte Ferdinando Marescalchi per esserne dispensato , ben conoscendo che la vera virtù non j)rende gli onori in prestanza, ma sa di per se sostenersi.

(i) Il decreto sottoscritto da S. A. il Principe di Reuss- PKiuen Governatortj civile e militare delle provincie venete « dal Sig. Conte Giambattista di Thurn, è dato da Udin."? il di .5. di Gennajo i3i4- sotto il niim. i5i6. Io mi prote-

sto riconoscente ad ambidue questi rag- guardevoli Personaggi per i molti favo- ri che mi compartirono . Il lodato Sig. Conte di Tburn già conosceva mio Zio, ed ebbe sempre per esso una particola- re affezione.

LXXVIII

Memorie di Leopoldo Caladni

Fino dalla sua giovinezza appreso avea dal gran Cel- so (i), quali fossero i mezzi per cui gli antichi senza Fuso delle medicine una vita godevano lunga e scevra dalle ma- lattie ; e perciò frequentando gli esercizi ginnastici , conce- dendo poche ore al sonno , usando a preferenza il vitto ve- getabile , di que' costumi adornandosi che ad uomo saggio e dabhene convengono , e proponendosi una continua sereni- tà dell' animo , si che ad ogni colpo resister potesse di av- versa sorte senza turbarsi giammai, acquistò una singolare robustezza che conservò fino all' ultimo suo respiro (2) . E forse protratto avrebbe più a lungo la vita , se dimestica- to a soflPerire qualche incomodo per lo passato, o men ner- boruto e forte adattato si fosse a comportare pazientemente un edema che gli occupò le gambe nella senile età sua, qua- le effetto della vita sedentaria che da molti anni conducea . Intollerante di quelle gonfiezze non volle ciò prevedere che dal dileguarsi di esse sarebbe avvenuto, e eh' egli non avreb- be ad altri dissimulato. Si fece asmatico, e dopo tre anni di sofferenze più e meno gravi, espostosi nel a4- del Dicembre dell'anno 18] 3. ad un colpo d'aria fredda fu preso da una polmonia , per la quale ha dovuto cedere al comune destino la mattina del giorno 3c. dello stesso mese, superato aven- do di un mese e nove giorni 1' ottantesimo ottavo anno di età (3). A questo passo ei già da qualche mese cristiana men-

(i) Keri simile est Inter nulla auxi- lia adversae v.iletuJinis, plerumque ta- men eam honam. contigisse oh honoi mo- res , quos ncque desidia ncque luxuria vitìarunt j lib. r. ).

(2) Tra le correzioni ed aggiunte fat- te dal Caldani al lericon medicum del Castelli trovo della voce Agerasia la seguente spiegazione: est ìlla hominum quorundam consiitutio, qua, Inter ipsam senectuiem tantum bene valent, quan- tum robusti juvcnes Excmjjlum ego

ipse sufficio, qui haec scribo.

(3) Nelle Nouveaux memoires de VA- cademìe Roy. des Sciences et belles le.'- tres di Berlino per l'anno 1770. è in- dicato elle il Caldani era morto. 11 vo- lume di quelle memorie fu stampato neir anno 1772. Ciò mi fa meraviglia, perchè il cel. Formey Segretario per- petuo di r[néir accademia, ed il chinriss. anatomista Gio. Gotti. Walter scrissero dopo queir epoca al mio Zio, ed io con- servo le lettere di ambedue.

Scritte da Floiuano Caldani lxxix

te si apparecchiava leggendo principalmente 1' operetta del P. Laileinant sui pensieri della morte, e confortandomi col- la tranquilla speranza di nn prospero avvenire , se afflitto miravanii e dolente sulT abborrimento che dimostrava a qua- lunque medicatura. Nella sera del giorno 24. dell' accennato mese volle rileggere quel lungo tratto della fisiologia Halle- riana , ove dell' anima si favella , e fece gustarmene egli stes- so alcune espressioni , chiudendo così le studiose sue occu- pazioni coir opera di un amico che avea tanto amato , ed in compagnia di un nipote , cui era sempre stato tenero padre ed amoroso maestro . Ed infatti preso dalla frbbre nella mat- tina seguente vide impavido il proprio fine colla pii^i perfet- ta rassegnazione ai divini voleri.

All' annunciare la morte di un uomo celebre , e che coir opera , cogli scritti, colla voce fu utile alla umanità, di decoro alla patria , di ornamento alla Città in cui visse , il generale compianto suole accennarsi che lo seguì nella tomba . Conoscitore il Caldani del cuore degli uomini per lunga esperienza , mi parlò di questo argomento prima di morire e con filosofica serenità mi disse, che le vane pom- pe funebri, la presta oblivione in cui sogliono cadere gli uomini anche più benemeriti, In pungevano punto , bastan- dogli che io solo grato fossi alla memoria di Lui. Se il fui sempre, e se il sarò finché m' abbia vita , egli stesso sei vede di là, donde veder non puossi che il vero.

LXXX

ELOGIO STORICO

DEL Professor

MICHELE VINCENZO MARIA MALACARNE

SCRITTO DA ANTONIO LOMBARDI

Xja scienza della natura offre allo sguardo del Filosofo con- templatore molti e svariati oggetti nei quali fissando la mente indagatrice , ne forma egli diletto pascolo del suo spirito , e ora ne ritrae utili verità, 1' applicazione delle quali è fecon- da sorgente di comuni vantaggi , ora in esse ammaestrando la gioventù , infonde così nella mente di lei la più adequa- ta idea che V uomo concepir possa del divino sapientissi- mo Artefice della natura , il quale tante maraviglie creò, e le cui opere ne manifestano 1' Onnipotenza . Non permise a noi è vero j di conoscere l'intima costituzione dello spirito umano se non per mezzo delle mirabili azioni di cui è des- so capace , ma ci fu più liberale rapporto alla struttura dei corpi . Molte sono le sostanze che gli uomini col volger dei secoli analizzarono j e delle quali ne seppero assegnare le qualità e gli usi diversi , molte insieme ne unirono in varie guise o a formarne utili medicamenti , o a dilettarne i sen- si , o destinandole a comodo della vita. Fra i tentativi però, che più onorano 1' umano ingegno , e che di felice successo furono coronati, annoverar si deve quello a cui si accinsero di esaminare la macchina che l'umano spirito ne racchiude. Benemeriti quant' altri mai della inferma nostra umanità so- no a dirsi coloro che a così ardui studj consecrarono le lo- ro vigilie , e conoscere ci fecero i solidi ed i fluidi che il nostro corpo compongono , i diversi loro movimenti le ma- ravigliose modificazioni che ricevono, ci scopirono, e spingen- do le loro replicate e pazienti osservazioni sino alle più de-

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Scritto da Antonio Lombardi i-xxxi

Jicate parti di questo mirabile edifizio , ne assegnarono gli usi , ne determinarono le funzioni , e agevolarono cos,\ V e- sercizio dell' arte salutare.

Distinto seggio occupa fra gli anatomisti del secolo de- cimottavo Vincenzo Michele Giacinto Maria Malacarne che da qualche anno già mancato a questa vita terrena , dalla Società nostra tuttavia attende quell' encomio a cui dieder- gli ben giusto diritto i suoi talenti , le sue letterarie fati- che , e le sue scoperte , delle quali molte ne consegnò ai nostri Volumi. Non mancò il figlio Sig. Professor Gaetano di onorare la memoria dell' amato Genitore, offrendo alla Sezio- ne del Cesareo R. Istituto in Padova le notizie storiche più interessanti di così preclaro soggetto, e queste mi serviran- no di guida nello scrivere 1' Elogio in cui , attesa la esten- sione dell' argomento e la ninna perizia nell' anatomica fa- coltà , mi chiamerò fortunato , se potrò in qualche modo trac- ciare il quadro dei meriti insigni del Professore Vincenzo , ed otterrò così il conjpatimento almeno dei conoscitori dell' arte difficile, che egli con tanto zelo e con tanto vantaggio col- tivò. La vita degli uomini per sapere eccellenti riesce mai- sempre ai posteri istruttiva, e se al racconto delle nobili loro azioni congiunto sia qualche anecdoto curioso e alquanto straordinario, ne diviene anche amena la lettura e più rievo- cata : sparsa siccome fu di alcuni tratti di tal natura quella del nostro Professore, son d' avviso che eccitar possa la co- mune curiosità, e un qualche interesse risvegliare anche in coloro che la scienza anatomica non conoscono.

Ardeva nell' anno ì'j44- '^ guerra tra il Sovrano del Piemonte e il Re di Francia collegato alla Spagna, perloc- chè strettamente assediata dall'esercito alleato era la Fortez- za di Cuneo entro la quale tiovavasi Giuseppe Malacarne , qual chirurgo di quel presidio che validamente difendeva la piazza . Lontano perciò dalla diletta consorte Fortunata Ga- retti egli era, mentre questa travagliata dai dolori del par- to ritrovavasi a Saluzzo , e al rimbombo del cannone di quel

Tomo XrX. 1

1 xxxii Elogio di Vincenzo Malacarne

Forte diede in luce a di 28. Settembre Michele Vincenzo, il quale poco mancò che per uno strano accidente vittima non restasse in f'ascie di una barliara morte . Poiché recatasi un di la madre col fanciulMno lattante a villeggiare presso de' suoi parenti , in tempo del pranzo ad una Fantesca affidò il bambino^ che addormentato in una culla piena di foglie di sorgo , fu da questa per alcuni momenti abhandonato in una stalla a canto la mangiatoja di una Vacca ; incitata questa dal tresco cibo delle foglie, cominciò a mangiarle e rovesciò la culla , perlocchè gli cadde fra le zampe il bambino a cui strappò la cuffia dal capo , e 1' andava masticando allorché sopraggiunse la donna. Non è a descriversi lo scompiglio di questa comunicato ben tosto a tutta la famiglia, che alle grida della dis|jerata Fantesca accorse alla stalla, e vide con meraviglia il fanciullino fra le zampe della bestia in atto ri- dente e tranquillo. Buon presagio questo fu di dover fe- licemente superare altre sinistre vicende a cui col volger del tempo andò soggetto Michele Vincenzo, che quantunque di poco ferma salute nei primi anni del viver suo, pur di buon'ora cominciò ad essere istruito da alcuni Padri Dome- nicani le cui divise per qualche tempo vestì, ma presto de- pose. Dotato di non ordinaria vivacità spiegossi in Lui anche fanciullo l'inclinazione al poetare, del che diede in età di soli dieci anni alcuni saggi non infelici ; ma le premure de' suoi Genitori e di suo Cugino D. Chiaffredo Eandi infrena- vano questo suo divaganiento , e agli utili studj dolcemente drizzavano il giovinetto Vincenzo, che alcune volte fra li suoi condiscepoli spiccar faceva anche involontariamente la sin- golarità del suo carattere. Ammaestrato che fu con l'assisten- za di eccellenti Piofessori nella Rettorica^ e nella buona Fi- losofia (1) ebbe egli la propizia sorte di venire l'anno 1760. ammesso allo studio della chirurgia nel Dncal Collegio delle

(i) Un suo condiscepolo recitò in una [ Accademia, dove egli ed altri Scuol.in

Scritto da Antonio Lombardi lxxxiii

Provincie in Torino, dove educavansi alla Patria ed alle scien- ze gli alunni die ivi abbondavan di mezzi per riuscire ec- cellenti in quella carriera cui loro d' intrajirendere piaceva. Intima fu la relazione, che il Malacarne sebben di soli anni i6. strirjse con li Professori più insigni di quel Collegio(i), e si accinse con animo volonteroso allo studio della Notomia e delle istituzioni Chirurgiche. Mentre però egli consecrava il suo tempo ad istruirsi in queste facoltà, non intralasciava di sollevare lo spirito con l'amena Letteratura, ed a quan- do a quando intratteneva i suoi condiscepoli , e le solazze- voli brigate con poesie bernesche, le quali siccome piene di sali e molto lepide , erano avidamente intese , ma per sua trascuratezza e per gelosia di chi le possedeva andarono smarrite, e caddero in mano di chi men dilicato seppe con esse nel mondo poetico figurare.

Tra quelli che più giovarono a Michele Vincenzo negli studj da lui prescelti fu 1' illustre Chirurgo Professore Am- brogio Bertrandi ahi troppo presto alla medicina rapito, il quale ad una profonda dottrina congiunger sapeva facilità e chiarezza nel comunicare le proprie idee , e zelante oltre- modo si dimostrava per gli allievi alle sue cure affidati. Una prova ben luminosa ne diede al nostro Alunno, allorché ria- vutosi questi da una pericolosa infermità per soverchio fati-

si fecero udire con prose e poesie ita- liane^e latine, un'orazione che dal mae- stro fu giudicata la migliore uscita dal- la sua scuola; ma cfuesta era lavoro di Malacarne che per far piacere al coid- pagno la compose e gliela diede da re- citare. 11 maestro Ignaro di ciò, fece ri- flettere al nostro giovane la bellezza di i|uesta composizione, e venne cosi taci- tamente a lodarlo; rna egli nulla si al - teró.

All' epoca incirca in cui si applicò

alla Filosofia contrasse amicizia con la Gentil Donna Afra Natalis Signora di nobilissimo contegno che in molte gui- se lo beneficò , e gli insegnò la lingua Tedesca da lui molto bene appresa.

(a) Il Dottor Cigna di Mondovl uno de' fondatori della R. Accademia di Torino, il cel. chirurgo Ambrogio Ber- trandi, il Dottor Allioni, il Medico Dot- tor Carburi e il Padre Beccaria prami i più rinomati.

Lxxxiv Elogio di Vincenzo Malacarne

care nello studio contratta , nella convalescenza compose nn poemetto sulla Idrofobia che al Professor Bertrand! assai piacque . perlocclìè vieppiù si affezionò questo suo discepolo , gli apri la copiosa sua Biblioteca , e ammaestrar lo volle parti- colarmente nei pili reconditi arcani della chirurgia ed Ano- tomia; gran sventura perciò fu la morte del Bertrand! nel 1765. avvenuta per il Malacarne, e formò per lui un' epoca aniarissima , giacché sulla benevolenza d' uom cosi grandtì concepiite aveva le più lusinghiere speranze (3).

L' osservazione in medicina e chirurgia è uno dei mez- zi più efficaci per divenire eccellente operatore e medico ac- creditato: persuaso di questa verità il Malacarne, cominciò di l)uonora a tener registro delle storie più singolari delle ma- lattie nello Spedale di Torino curate, e ad esercitarsi inde- fessamente nelle sezioni anatomiche, nelle quali ebbe a com- pagno il Dottor Cigna suo intimo amico e riuscito poscia valente Medico ; mentre però la sua attività nelT operare e ia penetrazione del suo ingegno avanzar lo facevano a gran- di passi nell' intrapreso malagevol cammino, cominciò presto a provare le contrarietà degli emuli , ma seppe vincerli , e chi da prima a lui forse più degli altri si oppose, di lui si prevalse poscia onde reggersi nel pericolo che gli soprasta- va (4)- Compiuta che fu la sua istruzione , e nominato nel 1769. ripetitore di Notomia e di chirurgiche istituzioni nel

(3) Il Bertrandi nell'ultima sn?i tm- lattia destinò il Malacarne a far le sue veci nella Cattedra quantunque non compisse questi peranche i venti anni.

(4) Alludasi qui al seguente fatto : Malacarne non era molto ben veduto dal Professor Penchienati;tuttavia aven- do questi avuto bisogno di giustificar- si presso il Magistrato della Riforma che non era molto contento dt^la dire- tione dellj scuola del Pencliienati ; Mi-

chele Vincenzo gli esibì una Centuria di osservazioni chirurgiche, e una serie di disquisizioni anatomiche da lui fatte per proprio uso, soggiungendogli che le presentasse al Magistrato come fatte sot- to la sua direzione, e col suo consiglio. Cos'i si regolò il Penchienati che ne ri- cavò tutto il vantaggio che desiderava, e al tempo stesso giovò anche al nostro Malacarne, che fu dil Rpggi>nte del Ma- gistrato Conte L.infranchi lodato e in-

X

ScKiTTo DA Antonio Loiibaudi txxxv

Collegio Torinese di Chirurgia a cui fu aggregato , cominciò sin d'allora, può dirsi, a comparire fra i dotti , sebben toc- casse il quinto lustro soltanto dell'età sua, e mentre dires- se r attenzion principale alla JNotomia, la bella Letteratura, la patria Storia , e le antichità del Piemonte servivangli co- me di sollievo alle più serie occupazioni (5).

Se io dovessi cpiì ad una ad una enumerare le produ- zioni sue nella umana e nella comparata anatomia , oltrepas- serei i giusti limiti di un letterario encomio ; d'altronde poi delle principali soltanto facendo parola , queste son tali che a dimostrar basteranno, io mi lusingo, quanto sia egli be- nemerilo degli studj anatomici e medici . Non vi fu parte interna del corpo umano e di molti animali che il Malacar- ne non associrettasse al coltello anatomico , ora per illustra- re certi punti dubbii in questa delicatissima facoltà, ora per «leterminare la sede e la qualità di affezioni morbose spe- cialmente chirurgiche, onde andarne al riparo. Soggetto perciò dell' attenta sua disamina egli fece e la vescica orinarla , e il cervello, e i nervine la struttura dei vasi maggiori, sulle malattie

eoraggiato a proseguire gli intrapresi etudii.

(5) Se cominciò di buonora a prova- ie gli effetti dell'altrui invidia; la for- tuna però lo andò anche visitando. Il Re Vittorio Amedeo III. di gloriosa ri- membranza passeggiando un giorno col suo Gran Cacciatore il Conte Tapparel- li, s' incontrò in Malacarne che inchi- nò profondamente il Sovrano, il quale forse fu dalla sua marcata fisionomia colpito. Domandò perciò il Re Informa- zioni di questo giovine al suddetto Con- te che gli disse esser questi il gran Ma- lacarne, e vorrei che Vostra Maestà lo vedesse in teatro a declamare. ( allu- dendo ad alcune declamazioni teatrali

fattesi in Saluzzo da una nobile unio- ne di Cittadini fra i quali brillava Mi- chele Vincenzo ), poscia lo istruì sui la- vori anotomici dello stesso. Queste ot- time informazioni produssero ottimo ef- fetto , e alcuni giorni dopo il Re fece dono al Malacarne di 5oo. lire perchè si provvedesse di strumenti chirurgici ; e accoltolo ad umanissima udienza ot- tenne anche la grazia di potere in ap- presso umiliare a S. Maestà molte os- servazioni anotomiche e chirurgiche da Lui raccolte con intenzione di stampar- le. Tutto ciò fu un possentissimo sti- molo alla volontà già per se bene in- clinata di Michele Vincenzo , per at- tendere con maggior zelo alla scienza.

Lxxxxvi Elogio di Vincenzo Malacarne

dei t|uali diffuse molta luce , e le Aneurisma e la litiasi nel- le principali arterie, per ben conoscere la struttura delle quali e V andamento dei loro involucri molto faticò. Il cuo- re quel viscere che dopo il cervello tiene nella macchina animale il primo seggio , fu dal nostro Anatomista accura- tamente considerato _, al fine specialmente di valutar meglio la forma delle sue orecchiette , di fissarne gii usi , e conoscer- ne i vizj. A non fallir nel cammino diffìcile dello sperimentare, prese egli a guida l'illustre Professore Padre Beccaria che all' eminente dottrina che possedeva, una particolare amorevo- lezza e premura congiungeva per i giovani alle naturali scien- ze inclinati. Corrispondeva Michele Vincenzo allo zelo di così rinomato maestro, ed a vicenda lo ajutava nell'arte scabrosa dello sperimentare 5 nel che avvenne cosa che a molto ono- re del Malacarne ritorna. Agitavasi tra i Fisici la qnistione, se la fosforescenza conciliar potevasi col fenomeno delia scin- tilla dagli umori de' globi degli occhi coi quadro elettrico estratta. Dopo molti tentativi che alla espettazione del Bec- caria riuscirono contrarli, ripetè un giorno la speiienza sui globi degli occhi di un grosso cane da Malacarne opportu- namente preparati, dai quali estrasse una vivissima scintilla. Lasciò questa per poco una languida luce come di zolfo sul- r umida cornea trasparente del globo , e sulla coroidea vi- de il Beccaria una macchia triangolare che all' azione della elettrica scintilla egli attribuì ; ma consultato avendone il suo ajutante, osservar questi gii fece , presentandogli il glo- bo dell' altr' occhio non tocco dai conduttore elettrico, esser tal macchia negli occhi dei cani e di altri quadrupedi natu- rale. Mentre questa avvertenza avrebbe forse a (juaiche no- vello Fisico rincresciuto , gradita ollremodo riuscì al Padre Beccaria che vieppiù si confermò nella stima che aveva del giovane Malacarne , e nella massima, di conoscer bene quan- do si sperimenta , i corpi che si maneggiano. Collo studio teo- rico poi della scienza congiungeva Micdiele Vincenzo la pra- tica dell'arte, e lo veggiaaio Cliiiurgo d' armata nel Reggi-

SciuTTO DA Antonio Lombardi i.xxxxvii

mento Guardie del suo Sovrano, perlocchè visitò le Provin- cie d'Alila, di Asti e di Acqui, nelle quali conoscer per as- sai vaiente Chirnigo si fece, e quest'ultima Città nel 1775. a Professore di Chirurgia lo volle . Mentre egli con molto suo onore all'assunto impegno soddisfaceva, non tralasciava di continuare le sue indagini sui visceri umani, e al Medico Parigino Portai comunicò il risultainento sulle valvole semi- innari dell' aorta e dell' arteria polmonare, delle quali fece conoscere la vera struttura. Sebbene rilevanti e vantaggiosi non poco all'anotomia fossero i lavori di Malacarne fin qui accennati, quello peiò che più d'ogni altro jirocurogli ono- re, e stabili, può dirsi, la sua fama, si fu la Nuova esposi- zione della vera struttura del Cervelletto umano , che nel 1776. vide la luce, e la Encefalotomia universale che l'an- no 1780. pubblicò a Torino. L'illustre Hallero di questi la- vori del nostro Italiano più volte si giovò nelle sue opere , ora a convalidare le proprie osservazioni , ora indicando la novità delle scoperte, ora desiderando che l'Autore maggior sviluppo avesse dato alle proprie idee, tale era l'interesse che in lui svegliarono questi scritti. meno dell'Haller si confessa a Ini debitore il celebre Vicq d' Azyr nel suo bel trattato di anatomia e fisiologia del cervello, assicurando egli che il nostro Italiano quegli è stato che con più erudizione

e dottrina ne ha parlato Monsieur Malcarne ( così

Vicq d'Azyr suddetto in fine delle sue riflessioni storiche e critiche collocate nelle ultime pagine dell'antecedente grand' opera sul cervello ) Chirurgien celebre de Turin qui en a ,, parie avcc le plus d'erudition et de savoir. .Te me fais un ,, devoir de lui rendre le tribut d'eloge que je lui dois, et de ,, publier que j'ai beaucoup profité des ses dissections et des ses recherches ,, (*). A confermare questi giudizj si uni ben volentieri il Soemmering che addottar volle la nomenclatu-

D p«g. ni.

Lxxxviii Elogio di Vincenzo Malacarne

la del Malacarne circa la divisione dei lobi , lobetti , dello lamine e delle altre parti del cervello (*) e con le opportu- ne tavole illustrò le osservazioni dell' Italiano Anatomista^ a cui fu pure delle ben meritate lodi cortese il chiarissimo Leopoldo Marc' Antonio Caldani, che con le sue opere e la sua fama contribuì a sostener per lungo tempo l'onore del- la Padovana Università.

La somma perizia di Michele Vincenzo nelle dissezioni anatomiche specialmente del Cervello, eccitò i Professori della medica facoltà in Genova a manifestargli il desiderio loro di vederlo operare, come difatti egli eseguì nello Spe- dale Pammatone, offjendo la sezione dell'Encefalo umano con tale maestria che ottenne le pubbliche acclamazioni. Splen- didi tratti della Reale munificenza provò in tale circostan- za Malacarne per 1' onor procurato alla Piemontese Nazio- ne , e allorquando die in luce il suo trattato di universa- le Encefalotomia, un' annua pensione gli venne a:*aegnata , cosicché se egli ogni mezzo cercava per far avanzare la scien- ea , il magnanimo suo Sovrano con le reiterate beneficenze gareggiava con lui per raggiungere così nobile scopo.

L^ Anatomia comparata poco si conosceva alla metà del passato secolo , ma le fatiche di varii Anatomisti d' Oltre- monte, dei Duverney, dei Buffon , dei Lyonnet, dei Dauben- ton e di molti altri , e sovrattutto dell' immortale Cuvier la collocarono sul cominciar del presente secolo in onorato seg- gio fra le scienze naturali _. e la comune opinione ad essi attribuisce la gloria di creatori della medesima. Poco avidi però come sono gli esteri , e specialmente i Francesi di i- struirsi nelle scoperte altrui , non so se abbiano a Malacar- ne renduto quell'omaggio che pur negar non gli -possono ., per aver egli fra i primi dopo 1' illustre Galvani rivolto in Italia le sue cure allo studio della comparata anatomia. Cre-

C) De basi Encephali et opiginibus j 63. li Nervonim. Goettingae 'Ile- pag. Ca. j

ScaiTTo DA Antonio Lombardi lxxxix

do perciò mio debito di intrattenermi alquanto estesamente sui lavori in questo genere di Michele Vincenzo, onde alla storia letteraria i monumenti non manchino per fissare qual diritto abbiano gli Italiani a dividere con le altre nazioni la gloria di inventori in questa scienza cotanto utile, per viep- più conoscere ed ammirare le grandezze della natura, per i- scoprire gli occulti vincoli che uniscono fra loro tante pro- duzioni diverse, e per trarne molte vantaggiose applicazioni. In età di poco oltre ai 20. anni cominciò il Malacarne ritirato a Saliizzo a notomizzare con 1' ajuto del Professore di veterinaria Giovanni Brugnoni uomo di molta erudizione alcuni uccelli ed insetti , il che risvegliò la curiosità di va- rii giovani medici e di altre colte persone . A questo eserci- zio che egli estese a diverse parti di grossi quadrupedi^ con- giunse il nostro osservatore quello di registrare con ogni pre- mura le più rimarchevoli cose che dai detti amici su questo argomento affatto nuovo venivangli comunicate. intralasciò, per quanto gli altri studj gliel permettevano, le sezioni anato- miche^ e nel 1771. aveva inoltiate assai quelle de' scojattoli delle faine, e testuggini, dei vermi, e fra gli uccelli osservò minutamente negli aironi, papagalli e barbagianni il cervel- lo, il centro dei nervi, gli occhi, gli organi della generazio- ne , istituì di queste parti con le corrispondenti della mac- china umana il confronto, e comunicò gli ottenuti risuitamenti alli Signori Eandi , P. Beccaria, e Verna suoi corrispondenti ed amici ; ed argomento delle intraprese relazioni con il Pro- fessor Brugnoni fu la notomia dei lumaconi ignudi in varie lettere a questo nel 1774- dirette. Allo zelo dimostrato da Michele Vincenzo per l'anatomia comparata corrispose, sin da quando egli trovavasi nel Collegio delle Provincie, il Prefetto della medica facoltà Dottor Laneri, e gli destinò una camera a questo oggetto de' necessarii strumenti fornita ; laonde ebbe il Malacarne tutto l'agio per istituire, come fece, nuo* ve sperienze , ed esaminò specialmente il torace e 1' addome di varii quadrupedi , rilevò diverse singolarità nel movim.en- Tomo XIX. m

X(; Elogio di Vincenzo Malacarne

to del cnoie , e degli intestini , nella distribuzione dei vasi maggiori lossi e bianchi ; e ciò la mercè specialmente dell' anotomia di un cane vivente alla presenza di dotte persone eseguita ; ma sopra tutto spinse le acute sue indagini nel cer- vello per rintracciar 1' origine dei nervi ; e fra le scoperte da lui fatte non è a tacersi quella del metodo anatomico più adatto a rinvenire la glandola pineale negli uccelli, nel cerebro dei quali Haller opinava che non esistesse. Nomina- to nelTanno 1775. Professore di anatomia in Acqui, sposò colà Giovanna Petronilla de' Magliani Donna rispettabile , a lui sempre fida compagna , e che alla letteraria sua gloria non poco contribuì. Ebbe egli allora campo di proseguire in quello spedale gli studii a lui diletti , e cominciò quindi a stendere sopra questo vasto argomento interessanti memorie, che fra quelle della Società nostra a cui venne fra i primi Quaranta dall'Istitutor Lorgna annoverato, vider la luce. Ar- gomento delle sue dotte ricerche fu pur la struttura delle sa- lamandre acquatiche e delle terrestri dette Galabrine spar- se per le colline Torinesi: giudicavansi queste vivipare e vele- nose ; ma le sperienze da Michele Vincenzo istituite nell' anno 1770. circa , mentre sparsero fondati dubbii sulla loro venefica qualità , comprovarono poi sicuramente che sono vivipare , perchè sebben le madri fecondissime sgravinsi di un |)arto ad un uovo somigliante, pur scorgesi ben tosto il sottil corpo del salamandrotto svilupparsi , e guizzare all' in- torno, non lasciando traccia veruna di duro o molle involu- cro. Ma una particolare osservazione sulla litìasi di tutto il cuore di un' anitra selvaggia a quelle congiunta non meno interessanti AeW ossificazione dell' umor vitreo e del conden- samento cementaceo della lente cristallina eccitò una non lie- ve contesa di cui ho creduto pregio dell' opera il tesser qui in breve la storia (6) . Allorché gli editori del trattato di

(6) Per riunire sotto un sol punto di \ vista le principali fatiche del Professor

Scritto da Antonio Lombardi xci

chirurgia dell'illustre Bertrandi ne pubblicarono anni a6. dopo le succitate osservazioni del Malacarne, il primo volu- me , ebbero il coraggio di muover sulla verità di esse alcu- ni dnbbii. Presiedeva à quell' epoca la Torinese Accademia Spirito Giorna amico di Malacarne , a cui non indugiò que- gli di manifestar con lettera questo poco aniiclievol conte- gno dall' editore tenuto , e gli espresse ad un tempo il vivo dispiacere che a suo riguardo egli pruovava (7) . Non è a immaginarsi con (pianta amarezza d' animo obbligato si ve- desse Michele Vincenzo a sinistramente pensare di un suo

Malacarne suU' anatomia degli anima- li, io ho collocato in questo luogo la nar- razione di questo fatto, quantunque an- ticipi di molto suli' ordine cronologico che ho procurato di seguire nel com- pilare questo Elogio.

(7) Ecco la lettera di Giorna. Ho letto con sentimento d'indignazione ,, la Diatriba contro di te dal Briigno- ni posta in fronte alla nuova edizione ,, ch'esso fa delle Opere Bertrandi, e ne sono doppiamente irritato, perchè esso ,, ha surrepita dalla Accademia la per- missione di qualificarsi come Accade- mico, annunziando semplicemente la ,, ristampa di dette Opere senza far mot- to della nuova prefazione che mali- ,, guarnente meditava di apporvi. Ti sarà ,, forse già pervenuta in Padova perchè j, esso certamente si sarà data tutta la j, sollecitudine di farla ivi pervenire. Nou ,^ m'inquietano tutte le ironie, le invet- ,, tive , i sarcasmi , e le ingiurie di cui è piena zeppa ,perchè tutte ricadono sul - 5, r Autore agli occhi di chi bene sente ; ,, ma r istoria che egli fa del cuor osseo ), di un' Anitra da te dissecata , ed i co-

lori con cui la presenta, mi han fé- ,, rito sul vivo; e non si può passar sot- ,, to silenzio: ci va del tuo onore ;, se ,, è vera, o ricade come una calunnia ,, sull'Accusatore, se è falsa. Mi son ,, fatto presentare i registri dell' Ac- cademLa , ho ritrovato il tuo Sunto Angejotomia, ho esaminato altresì ,, il rapporto fattone dallo stesso già j, fin d'allora maligno Brugnoni, ma in esso non ritrovai alcuna objezione ,, al fatto, alcun dubbio, cenno al- j, cuno (li desiderio di verificare col— ,, r ispezione dell' oggetto la cosa. Nel registro di quella seduta si vede menzione di questo rapporto , ma ,, ninna mozione di presentazione del ,, cuor in quistione , e 1' Accademia decretò che sarebbero negli atti in- ,, seriti quegli articoli del tuo Sunto, ,, che i Comraissarj Brugnoni e Somis ,, avrebbero stimato i più interessanti. ,, Nel Volume di essi atti dell' anno 1784. sono veramente stampati al- ,, cnni articoli di essa tua memoria, e fra gli altri quello del cuor osseo, ,, e nulla si trova d'altro. "

xcii Elogio di Yjncenzo Malacarne

antico condiscepolo e collega F editore Brngnoni, e se procurò la propria ben giusta difesa. Zelante l'Accademia di Torino dell'onor un suo Socio così macchiato, gli comunicò anche non richiesta i lumi da suoi atti risultanti a comprovare la verità della osservazione necessarii ; e non mancò di espri- mere la sua disapprovazione al nien che civile contegno del Brugnonì all' amico suo usato. Spedì frattanto questi da Pa- dova ove allor dimorava la sua apologia a Torino , affinchè depositata fosse nell' Archivio dell' Accademia, e corrispose nobilmente alla Diatriba contro lui stampata col dedicare all' editore suddetto una parte de' suoi ricordi anatomici da lui a queir epoca pubblicati (8). Furono i suddescritti oggetti

(8) La giustificazione del Professor Malacarne è fondata sui seguenti do- cumenti. I. I volumetti 4-° e 5°. della scelta di opuscoli interessanti del Brio- Io Torino 1777. dove sono le lette- re di Michele Vincenzo spedite dal Ma- rino Protomedico di Savigliano stesso allo stampatore Briolo. II. Gli atti del- l'Accademia delle Scienze di Torino per il 1784- IH- II Sunto di Angejoto- mia di Malacarne che esiste manoscrit- to negli Archivj di quella. IV. Il Trat- tato delle osservazioni in Chirurgia par- te 2.^ ove si parla di quel cuore stato presentato all'Accademia. Egli diman- dava poi air Accademia il permesso di far imprimere la sua lettera e il risul- tamento di tali ricerche per propria giustificazione, se queste avessero com- provato la verità del fatto , e per sua correzione e castigo, se era stato un im- postore . Non sarà in fine discaro ai let- tori di aver qui sott' occhio 1' estratto dei registri dell' Accademia sunnomi- nata nella seduta delli 1 1 . Gennajo

1784- che comprova essere allora il Dot- tor Brugnoni persuaso della verità del- la contrastata osservazione.

Seduta delli 11. Gennajo 1784.

Articolo 5.° II Sig. Brugnoni Com- missario insieme col Sig. Dottor Somis ,, avendo letta la relazione del comu- ne sentimento loro intorno a una ,, Memoria 0 Sunto di Osservazioni ,, d'Angejotomia del Sig. Vincenzo Ma- ,, lacarne, 1' Accademia conformando- ,, si al giudizioso e pienissiiu^mente e- ,, sposto parere loro, ha giudicato con- , , venire far negli atti menzione di det- ,, ta Memoria, accennando alcune co- se osservate in essa più degne d'es- ,, sere al pubblico comunicate con com- ,, mendazione , ed ha perciò incarica- j, to i medesimi Commissari di dare in nota al Segretario più precisamente ,, quello che negli atti converrà men- , , zionare.

Nel rapporto fatto dal Cittadino ,, Brugnoni e Sumis leggesi sul propo- ,, sito del cuor osseo d' un' Anitra ,

Scritto da Antonio Lombardi xeni

quelli sui quali principalmente versò il nostro Professore , e questi bastano se mal non mi appongo, a dargli diritto di poter con gli stranieri dividere la gloria di avere avanzata la umana e comparata anatomìa . Non si limitò egli però a questi soli studj ; ma con decoro sostenne anche le parti di eccellente medico chirurgo e di scrittore di storia, E vaglia il vero : destinato a chirurgo delle armate regie, estese nel- le Provincie d'Asti e d'Acqui dove soggiornò, il suo credi- to ^ e molte operazioni chirurgiche intraprese e felicemente compì; osservò e descrisse non poche malattie singolari j gli sfuggì l'infelice razza dei Cretini, allorché ebbe a percor- rere la valle del Pò, e l'arte sua giovò con la pubblicazione di un trattato di Flebotomia e di Ostetricia. Utile sovra ogni credere riuscì poi il progetto da lui alla Maestà del Re Vitto- rio umiliato per migliorare le antiche terme di Acqui, delle quali aveva già precedentemente tessuta la storia ed analizza- te le fonti . La salubrità degli alloggiamenti , la circonvalla- zione delle minerali sorgenti, l'aumento delle vasche e dei doccioni dal Malacarne proposti diedero a que' bagni nuo- va vita^ e nell'anno 1780. crebbe assai il numero dei fore- stieri che colà si recarono, e pienamente soddisfatti del trat- tamento loro apprestato si restituirono alla Patria; e tale fu il Sovrano aggradimento per queste operazioni , che egli ot- tenne dalla Reale munificenza nuove e larghe rimunerazioni.

quanto segue:

Particolarissima è la osservanione del cuor trovato in un' Anitra sel- ,, vaggia affitto osseo, e in un col cuo- le anco il principio de' tronchi ar- teriosi che ne partono. Questo cuore ,, aveva le sue pareti sottilissime e tra- ,, sparenti , fatte da un incrostamento calcare simile al guscio delle Luma- che e delle uova . Aveva le sue ca- u vita distinte, distinti pure i suoi mu-

, , scoli papillari , le valvule tricuspida- li, e semilunari. L' Autore sospetta ,, che questo vizio del Cuore fosse in ,, queir uccello congenito. Tanto , e ,, nulla più risulta su questo soggetto ,, da' registri Accademici. ,, Torino li 8. Vendemmiajo Anno II. Sottoscritti Giorna V. Presidente. Regis Segretario Rossi Segretario.

xciv Elogio di Vincenzo Malacarne

L' indefessa attività però di Michele Vincenzo, e la va- stità de' suoi talenti lo costringevano, direm così, a contem- poranemente meditare più cose e sovra oggetti fra lor dispa- rati : Inclinato fin da giovinetto come si accennò, alla poe- sia , non r abbandonò giammai, e nelle varie vicende a cui soggiacque gli servì essa di sollievo. Dopo di aver col Derni cantato , a più serii oggetti la sua musa il chiamò , e il poe- ma sulle stagioni di Lambert vestì egli leggiadramente di forme Italiane; altro ne compose originale sulla Idrofobia, che piacque al Precettor suo Bertrandi; e ailor quando mor- te gli rapì nel 1777. il diletto genitor suo^ rattemprò il do- lore provato cantando le terme d' Acqui . Se però la poesia lo dilettò , non lo distrasse dai migliori studii , e fra questi occuparono 1' attenzion sua quelli della patria storia; e quel che più in lui fa meraviglia si è, che mentre era ancor gio- vine a tutte queste varie facoltà si rivolse. L'anno 1770. infatti a6.° di sua età , cominciò a raccogliere monumenti e notizie storiche, cercò ed ottenne l'amicizia e la corrisponden- za di erudite persone , e fra queste contansi il Barone Ver- nazza , il Padre Agostino Verani , e in appresso I' Abate Denina (9) , i quali si diedero premura di soddisfare alle inchieste del Malacarne . Varii furono gli scritti alla storia del Piemonte appartenenti che egli diede in luce , diretti o a rischiarare alcuni punti di antica erudizione , o a raccoglie- re le più sicure notizie dei vetusti medici e chirurghi Pie- montesi , le quali mercè le Sovrane largizioni egli potè ordi- nare (io) , ed il catalogo delle produzioni sue che in fine dell' Elogio soggiungerò, dimostrerà quanto estese furono an-

(9) Nel 1782. L'Abate Denina già da molto tempo stretto in amicizia con il Professor Malacarne andò ai bagni di Acqui, ed amichevolmente con lui co- lasi trattenne; somministrò quosti inol- tre varie volte al Denina sullodato me- morie e monumenti per i suoi lavori

storici , ma specialmente per le vicen- de della Letteratura Piemontese e per la sua storia della Grecia.

(io) S. Maestà ordinò che gli venis- se pagata un'annua somma per un ama- nuense che lo ajutasse nello stendere queste notizie.

Scritto da Antonio Lombardi xcv

che nella erudizione e nella storia le sue cognizioni .

Se molto attiva come fin qui vedemmo , riuscì la sua vita letteraria , non lo fu meno la sua vita pubblica . Dopo che abbandonò per la seconda volta n(5ll' anno 1775. Torino e passò in Acqui Professore di Chirurgia , ivi per otto anni trattennesi molto gradito a quei Cittadini ed alla Provincia , a cui dolse assai il vederlo partire nel 1783. reduce a To- rino, in qualità di chirurgo maggiore di quella Città e insie- me della Fortezza. Nobile fu l' accoglimento che i Letterati Torinesi a lui fecero, il quale con le sue opere e con le sue scoperte anatomiche erasi ormai procurato un nome distinto, e la Società Patria Torinese si die ben tosto premura di ag- gregarlo fra suoi collaboratori . Molti altri corpi accademici poi gli tributarono questa dimostrazione di stima , e fra questi giova ricordare 1' Accademia Cesarea-Regio-Giuseppina Medi- dico-Chirurgica di Vienna, e la Società nostra, e la Reale Chirurgica , e la Società di emulazione ambedue di Parigi , all' ultima delle quali inviò il Malacarne una Memoria sui si- stemi, e r Accademia Imperiale di Scienze di Pietroburgo. Fu tale il valore di questo scritto, che sebben giunto mentre erano già distribuite le proposte corone ^ decretato venne all'Autore da quell'illustre Consesso una medaglia d'oiOj che con tanto maggior sentimento fu da lui ricevuta, in quanto che per l'accennato ritardo esser più certo dovette che la palma da lui colta era realmente al merito del suo lavoro dovuta . Non poteva perciò essere che pienamente contento il nostro Professore dell' attuai posto che in Tori- no occupava, e gli onori che di continuo riceveva, e la e- stesa corrispondenza che con l'ajuto della diletta sua Sposa abile conoscitrice di molte lingue viventi egli coltivava (11)

(11) il Sig. Abate Vassalli Bandi in un discorso letto 1' anno 1806. al- l' Accademia di Torino collccò questa rispettabile Signora fra le illustri Don-

ne Piemontesi, e con tutta ragione; poi- ché essa oltre la facilità e dignità in- sieme con cui si' esprimeva nello stile epistolare , aveva coraggio di assistere

xcvi Elogio di Vincenzo Malacarne

con Haller, Saussure, Vicq d'Azir, Spallanzani, Bonnet, Thom- pson, Affò, Tiraboschi , e con tant' altri dotti Italiani e stra- nieri , sono un irrefragabile testimonio della vastità delle sue cognizioni , e della stima universale clie godeva; ma un cam- po più vasto in cui far brillare i proprii talenti e nuove vi- cende lo attendevano.

Dopo di aver egli prestata 1' opera sua e insegnando e curando in varii luoghi del Piemonte, dopo di aver piìi volte sperimentati gli effetti munifici del cuore magnanimo del Reale suo Sovrano, sembrava che dovesse all'opportuni- tà ascendere una Cattedra di medicina nella primaria Uni- versità di quel Regno , e tale nutriva in petto speranza e fiducia il Malacarne ; ma volle 1' avversa sua stella che re- stasse sul più bello deluso . Di carattere però gioviale qua- le egli era , e d' animo tranquillo, quantunque dotato di as- sai vivace temperamento , seppe con coraggio all' urto resi- stere di questa sventura, e si maneggiò presso la Rea) Corte di Vienna onde procurarsi in Pavia onorevole collocamento come riuscì, venendo dal Ministro di S. M. Governator del- la Lombardia Conte di Wilzech invitato a coprire la Catte- dra di chirurgia teorica e di ostetricia in quel rinomato Ar- chiginnasio. Sul cader dell'anno 1789. recatosi perciò a Pa- via cominciò le sue lezioni ; ed ebbe motivo di compiacersi vieppiù di questa nuova sua destinazione, in quanto che ab- bandonando Torino gli fu dal Re in benemerenza dei pre- stati servigi accordata un'annua pensione. Collocato in que- sto nuovo teatro in mezzo a tanti uomini per sapere distin-

alle notomie private che faceva suo ma- ritOj descriveva le osservazioni più in- teressanti e le trasmetteva a Lovis, Hal- ler, Brambilla, ed altri anatomisti dei quali esistono presso gli Eredi del no- stro Professore le lettere assai pregevo- li . Fu egli dolentissimo della perdita che fece di questa Donna così istruita

e insieme eccellente madre di famiglia; che fu vittima di morte in età di soli 48. anni in Padova. A sollievo del suo ramarico andava egli ripetendo quei versi di Dante.

a Giovanna mia the per me chiami ,, dove agi' innocenti si risponde. (Purg. Cant. Vili. V. 71. 72. )

Scritto da Antonio Lombardi xcvn

ti, sembrava che ivi dovesse fissare la sua sede il Professor Malacarne, e gli onori ricevuti, allorché si recò a quella Università , e i plausi colà più volte riscossi dovevano con- fortarlo a sperare. Non mancano però nella Storia letteraria esempii della varia fortuna alla quale soggiacquero tanti dot- ti, la cui vita presenta un bizzarro intreccio di or liete or tristi avventurose così a Malacarne avvenne. Non compito ancora un lustro dacché l'Università di Pavia possedeva un così esimio anatomista, ne fu privata e al Novembre dell' anno 1793. il veggiamo di nuovo a Torino che si rallegrò ili averlo, ma per poco, riacquistato ; giacché sollecita la Ve- neta Signoria del maggior lustro della Padovana Università , non tardò a chiamarlo con decreto del 3. Marzo del suc- cessivo anno in Padova, nominandolo Professore primario di teorica e pratica Chirurgia. Giustificò egli la stima di lui concepita dal Veneto Senato e dall'Accademia di Padova che lo ascrisse fra suoi ; e mentre con tutto lo zelo consecra- vasi alla istruzione della gioventù che a quel celebre ed an- tico Archiginnasio concorreva , non tralasciava egli di arric- chire con nuove produzioni la scienza. 11 trattato dei mostri e la descrizione di un doppio Pelvimetro, e un discorso sulla struttura e le malattie della tunica muscolare dell' esofago e degli intestini negli uomini e negli animali, furono tutti argo- menti coi quali intrattenne la Padovana Accademia con dot- te dissertazioni. Vedevansi frattanto li Piemontesi con dis- piacere privi di un così rispettabile Soggetto ; e per ben due volte cercarono essi di ricondurlo con onorìfiche e van- taggiose condizioni a Torino ; ma penetrato siccome egli era, dei sentimenti di viva riconoscenza verso Padova che gli of- ferì in mezzo alle sinistre sue vicende un nobile e sicuro asilo, e grato ai Padovani che lo amavano e stimavano, ab- bandonar non volle più quel soggiorno e continuò a pub- blicare varie utili operette , fra le quali rammenterò quella che ha per titolo Direzione di uno spedale da'" pazzi e cii~ re delle diverse specie di pazzia, che andò perduta , e i dia- Tomo XIX. n

XCTiii Elogio di Vincenzo Malacarne

loghi di Ostetrìcia perle Levatrici, che in compagnia del suo collega e socio Manzoni diede egli in luce con molto van- laggio dell' arte. A queste incessanti fatiche si aggiunsero in Padova nel 1802. le cure di Prorettoie della Università , in appresso di Presidente di una Sezione dell' Istituto naziona- le Italiano ivi stabilita; e quantunque cominciasse a provare il peso degli anni, pur reggeva a tutto , e la naturale sua attività non gli permetteva riposo . Ebbe frattanto egli un nuovo e forte eccitamento a rianimare nel suo cuore la non mai spenta ben dovuta riverenza , e il costante suo affetto verso li suoi antichi Sovrani; poiché restituiti questi nell' anno i8i4- all'Avita Sede, confermata gli venne la pensio- ne annua che fin dal 1780. gì' illustri antecessori al Trono Piemontese conceduto avevano al Malacarne. Non potè egli perciò trattenersi, e volò a Torino onde esprimere alla Maestà di Vittorio Amedeo la sua più rispettosa e viva riconoscen- za per un tratto cosi generoso della Sovrana clemenza , e al tempo stesso rivide la Patria , abbracciò i pochi amici e colleghi , che dopo il giro di quattro lustri e dopo le mise- rande vicende occorse ancor vivevano, e col cuore agitato da questi varii affetti di tenerezza, e insiem di tristezza misti, diede l'ultimo addio alla Patria e ritornò a Padova, dove ricominciò le sue lezioni ; e proseguì anche per due anni lo stesso tenore di vita sempre occupato o nelT istruire o nel comporre (la). Ma colpito nel Luglio del 1816. da una paralisi nella destra mano, sentì avvicinarsi il suo termine; ciò nulla meno compì alla meglio alcuni scritti di storia che all' Imperiai R. Istituto spedì, e furon questi gli ultimi suoi lavori. Accorse frattanto da Milano il figlio Professor Claro

(12) Fra li diversi viaggi che il Pro- fessor Malacarne fece alla Patria, deve ") ricordarsi quello che egli intraprese nel

1787. nella qual epoca passò con la sua Sposa in compagnia dal Padre Barletti

delle Scuole pie e dal Sig. Buisson » Ginevra, dove conobbero Bonnet, Saus- sure, Lavater, Senebier, Cabanis,Tin- gr'i e Deluc, dai quali tutti ricevetter» la più graziosa accoglienga.

Scritto da Antonio Lombardi xcix

Giuseppe a dividere con il Professor Gaetano altro suo figlio le tristi ma amorose cure, per assistere un genitore ad essi cosi caro, ed a cui tutto dovevano. Con religiosa ras- segnazione e con esemplare pazienza soffri 1' illustre in- fermo la penosa malattia di giorni trentaquattro , nei qua- li fecero a gara gli amati suoi colleghi Signori Professori Ce- sare Ruggieri e Antonio Bonato a prestargli i soccorsi dell' arte loro ; ma nel 4- di Settembre dell' anno 1816. do- vette il nostro Malacarne pagare il tributo alla umana natu- ra fra le lagrime dei figli e il cornjjianto di tutti quelli che ne ammirarono la dottrina, ne coltivarono l'amicizia, e go- derono dell' amabile e insieme faceta sua foggia di conver- sare (i3). Agitato da or prospera or avversa fortuna seppe il

(i3) Il medesimo Sig. Professore Ce- sare Ruggieri recitò nel giornoi5. Set- tembre nella Chiesa Cattedrale di Pa- dova alla preseiiaa de' Sigg. Professori e Studenti dell' I. R. Università un eru- dito Elogio funebre, dal quale appari-

sce manifestamente quanta stima ed amicizia lo stringesse al defunto Col- lega. Fu stampato a Venezia in 8.» co' tipi di Francesco Andreola nel 1817. Ecco l' iscrizione da lui stesso pre- paratasi sin dal 18 13.

ViKCEHTms . Malacarne. Josephi. r. D. 0. M.

luBEHTE .HIC . QUIESCO

A FONTE . AU FAUCES . EBIDABI

AB.OEIS.LIGUSTICIS.AD.LACVNAS.VENETAS

VABIA . FOBTUHA . ANIMO . INFRACTO

ABKI6 . LXXII . lACTATUS

QUIEUS . POTUI . PBOFUl

IITTERAE . HIST . MEDICINAE

FILIGLI. MEI . NEFOTES . CHABIS8IMI

IN CHKISTO . IESI]

VALETE

ET . ORATE . FEO . ME.

Hoc milii monumenti specimen para- vi die postrema Anni MDCCCXIII. bo- ra XII. nocturna memor fragilitatis ma- chinae meae, nec ìmmemor caducitatis buraanarum rerum , quam prae oculis incessanter babere conor , ne ulterius a

recta via aberrem, ne Jesu Christi Sal- vatoris & Redemptoris nostri Sangui- nem praetiosissimum per me effusum miserrime profanem, donec veniat im- mututio raea: Amen.

e Elogio di Vincenzo Malacarne

Professor Malacarne approfittare delle propizie occasioni on- de acquistar nome e fama ^ e con filosofico coraggio incon- trò sempre e si resse nelle sinistre avventure che lo afflisse- ro. Diligente ed assiduo negli ardui studj ai quali si conse- crò , non indifierenti vantaggi procurò all' arte salutare col pratico esercizio di essa , e con la istruzione premurosa del- la gioventù alle sue cure affidata ; il regno delle cognizioni anatomiche la sua mercè di nuove e interessanti scoperte fu arricchito, e con le osservazioni moltiplici di comparata ano- tomia contrihuì egli non poco ad aprire all' umano ingegno un nuovo e vasto campo , in cui raccogliere utile messe ed erigere col volger degli anni un magnifico edificio di amenissi- ma scienza . Occupandosi egli poi nella bella letteratura e nella storia dimostrò quanto fecondo ingegno avesse dalla natura sortito, atto a trattare contemporaneamente così va- rii e disparati soggetti. E all' ornamento di così nobili pregi scientifici e letterarii avendo sempre congiunto le morali e cristiane virtù , mentre ci diede il Professor Malacarne una novella prova che la vera Filosofia e la Religione non pos- sono uè devono star separate , ci lasciò morendo un mag- gior desiderio di se, e più rispettabile rese il suo nome alla posterità.

CA-

Scritto da Antonio Lombardi 'ei

CATALOGO

Delle Opere del Professor Vincenzo Malacarne

Gentilmente comunicatomi dal figlio Sig. Professor

Gaetano con note dello stesso.

I. Tavola Anatomica esprimente il cuore umano in tre figure Torino 1772. in fog.

II. Lettera Anatomica intorno a due scherzi affatto sin- golari della natura nella formazione e distribuzione de' tron- chi arteriosi , che partono dal ventricolo sinistro del cuore . Saluzzo. I774' presso Francesco Agostino Bodoni in 12.

in. Osservazione della Asfissia prodotta dalla bevanda, e dall' aria freddissima dopo un violento riscaldamento guari- ta col salasso alla vena jugulare ^ e con la introduzione d^l fiato per la glottide ne' polmoni. Torino. Briolo 1774- in i^-" Questa osservazione fu ristampata con alcune annota- zioni nel giornale del Dottore Aglietti per l'anno 1796. Set- tembre. Parte chirurgica. Tomo XI. N. IX.

IV. Nuova esposizione della vera struttura del cervel- letto umano. Torino 1776. Briolo in la."

V. Sull'uso de' rimedj termali d'Acqui a vantaggio de- gli erniosi. Torino 8." «776.

VI. Della litiasi delle valvule semilunari dell' aorta ec. Torino ia.° 1777.

VII. Litiasi della sostanza del cuore umano ec. Torino 1777. Briolo in 12.°

VIII. Estratto delle lettere relative ad alcune osserva- zioni di ossificazioni del cuore di un'Anitra e degli umori de- gli occhi, ad alcune concrezioni lapidee seminali , ed all' or- gano stentorofonico delle Anitre. Torino in za." 1777-

Quanto al cuore ossoso dell'Anitra ed alla ingiusta cen- sura che si è fatta di tale osservazione dagli Editori delle

cu Elogio di Vincenzo Malacarne

Opere chirurgiche del Bertrand! nel i8oa. in Torino, cioè a6. anni dopo la pubblicazione di lei, ad oggetto di provare la insussistenza di quella contrastata ossificazione , si volle dare gran peso allo sbaglio pieso dal Dottor Marino, che in vece del cuore ossoso spedì all' Accademia Torinese l' orga- no stentorofonico di un'Anitra di cui si fa menzione in que- ste lettere, che eran dirette appunto al Marino, il quale or- gano eragli stato trasmesso allora dall'Autore contemporanea- mente a quel cuore ossoso ^ affinchè ne potesse fare comoda- mente il confronto. Se l'Autore di quella censura avesse let- to l'estratto di cui qui si tratta, non avrebbe tentato di ne- gare una verità che è troppo evidentemente manifesta.

IX. Epistolae Amaeboeae inter D. Vincentium Malacarne & Carolum Bonnetum. Gommentarii di Lipsia voi. XXXV. pag. IO. Anno 1778.

X. Trattato delle Regie Terme Acquesi. Torino 1778. Briolo in 8." con due Tavole in rame.

XI. Encefalotomia nuova universale. Torino in li.' Brio- Io 1780.

Di quest' opera, e particolarmente della parte terza esi- ste un diligentissimo estratto, che ne fece il celebre Signor Cav. Gio. Battista Palletta, nel nuovo Giornale Enciclopedi- co della Caminer Turra per l'Anno 1781. mese di Aprile.

Nel Volume ottavo della grande Opera del celebratissi- mo Alberto Haller = de Partium Corporis Hum. fabrica &<. usu ^ se ne fa frequente menzione, e se ne citano squarcj notabili.

Accenna questo grande fisiologo la difficoltà ch'egli eb- be a capire la descrizione delle Valvule semìlunarì del Ven- trìcolo inferiore del Cervelletto per cagione di nomi novelli, che il Malacarne fu costretto d' impiegare , giacché ivi de- scrisse cose da lui prima che da nessun altro scoperte: e se si esamineranno le pag. ia6. e seguenti, vedrassi che ivi per la stessa ragione V Haller confonde i fiocchi luminosi con il Plesso coroideo del suddetto ventricolo , e di quello della

Scritto da Antonio Lombardi chi

midolla allungata = inoltre vedansi le pag. i3o, i33, iS^-h la pag. 334- e la 36a. e si scorgerà che ivi torna a confon- dere le parti suddette , e si comprenderà in quale conside- razione quel sommo Anatomista e Fisiologo avesse le scoper- te di Mich. Vincenzo.

Quanto qui si toccò di volo è stato poi diffusamente espo- sto, e commentato dal medesimo Michele Vincenzo nella se- conda parte del Trattato delle osservazioni in Chirurgia.

fu scarso di graziose lodi verso lui il celebre Samue- le Tommaso Soemniering nella sua eccellente opera = de Basi Ence/j/iali, &. originìbus nervoriim: Goettingae 1778. = Ivi alla pag. 62. e 63. si addotta la sua nomenclatura circa le divisioni e suddivisioni de' lobi, lobetti, foglietti laminosi, e lamine e solchi; soggiungendo = describi horum sulcorum va- riam directionem profunditatemque, et veluti pingendi la- bori supersedeo, quippe cum fusa satis de bis extet descri- ptio quam Malacarne dedit , cujus liber exacte ea tantum quae hic enarranda essent , explicare mihi videtur. Quare ea tantum quae in ilio Haller desideravit ( Goettingen gel. Anz. 1777. Jugabe. aq. Stuck. ) tabulas scilicet, me addi- i, disse satis habeo ; sufficere vero indicem pleniorem existi- mans , eos , qui reliqua nota sibi reddere cupiant , ad ex- 55 plicationem tabulae secundae et tertiae relego, cui, quae ,5 praeterea habui reddere , inserui = In fatti alla pag. i8a. nella spiegazione della Tav. III. lett. C. dice = Summa indu- ,, stria dppic(a medii cerebelli dissectio quam vides, e lobu- lis exius substantia cinerea, intus media quadam quam ex- cipit mednllaris, praeditis et in lobos confluentibuj consta- re, egregie, ni fallor, tabula Vincentii Malacarne (Nuova esposizione ec. ) divisionem cerebelli in lobos, lobulos , lami- ,, nas &c. folia illustrat , quod multi in tabulis exprimere ,, capierunt, sed ab artifice pendentes vix in ea re feliciter ,, versati sunt = E per verità le Tavole del Soemmering so- no le migliori che circa la midolla allungata, il Ponte del Vai olio j l'origine de' nervi cerebrali si fossero fino a quel-

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civ Elogio di Vincenzo Malacarne

r epoca pubblicate , e le parti del cervelletto dal medesimo accennate sarebbero espresse con tutta l'esattezza, se le aves- se disegnate di grandezza naturale.

Anche il Chiarissimo Professore Leopoldo Caldani pren- deva grande interesse a quest' opera , posto che in una let- tera 14. Luglio 1781. al cel. Sig. Ciò. Battista Palletta a Mi- lano ^ e da questo cortesemente trasmessa al Malacarne a To- rino da Padova, si esprimeva del seguente tenore Sono

obbligatissimo a V. S. Illustrissima , ed anche al dotto e 5, diligente Sig. Malacarne del prezioso dono inviatomi. E sic- j, come ammirai l'opera di questo Signore sul cervelletto, ,, così non dubito di non dovere ugualmente ammirare que- sta seconda. Oh quale pazienza indicibile ! ... Giacché pe- ne ha tanta, io desidererei che si mettesse di proposi- to a studiare i modi di ridurre il cervello a segno si, che ,, potesse rintracciarsi e conoscersi la origine vera delle così dette fibre midollari, la di loro natura, e specialmente la loro direzione diversa. Credo che si trarrebbono gran lu-

mi da curiosa e difficile ricerca Subito che avrò

tempo leggerò certamente anche questa seconda, e ne so- ,y no voglioso anclie perchè emmi sembrato di leggere Ner- vi della dura Madre { di questi il Malacarne parla nel- la parte I. che tutta si aggira sulle tre membrane Dura Ma- dre, Aracnoidea, e Pia Madre. Trattato Il.pag. i36. e seg. ) ,, Ella vede se dopo le osservazioni dell'Haller, dopo il giu- 3, dizio dell'Albino, le ricerche del Vrisberg, e del Lobstein ( dacché non ardisco tra quelle di questi Autori di mesco- iar le mie, e quelle d'altri Italiani) io debba esserne vo- ,, glioso. Sono pieno di obbligazioni, e di stima verso il dotto Autore, cui prego far giugnere questi miei sinceris- simi sentimenti, che verso V. S. Illustrissima etc.

,, Dev.ed Obb. Serv. Leopoldo Caldani.,,

XII. Esposizione Anatomica delle parti relative all' En- cefalo degli Uccelli. Vero^ia. 4'° nelle Memorie della Società Italiana 1782.

SciuTTO DA Antonio Lombardi cv

XIII. Delle osservazioni in chirurgia. Trattato ec. Volu- mi due 8.* Turino. Briolo con due Tavole in Rame 1784.

Circa a quest'Opera io non ripeterò qnel che ne ha scrit- to mio fratello nel Catalogo ec. Brescia 181 1. e soggiunge- rò solamente due riflessioni , delle quali 1' una risguarda il preteso verme intestinale straordinario del Pran li , e 1' altra il conto onorevolissimo che delle scoperte relative al cervel- lo in questo Trattato registrate, ha fatto il cel. Sig. C. Gio. Battista Palletta nella sua eccellente dissertazione := <ie iVe/- vis crotaphitìco et buccìnatorio. Milano 1784. 4-^ ^g-

Quanto al verme intestinale, è da sapersi, che nell' anno J784- fu presentato al Malacarne in Torino dal Sig. Dome- nico Prandi una ampolla piena di spirito di vino in cui con- servavasi un pezzo di sostanza animale , parte cartilaginosa fatta come un tubo biancastro di molti anelli frammezzati da altrettante membrane , e parte membranosa dal quale pendeva un gozzo come un uovo di color bigio ; spaccian- dolo come un verme vomitato dalla gravida sua moglie. Era infermo il Malacarne , e in casa sua per assisterlo trovavasi 1' amicissimo suo Dottor Gio. Antonio Marino, socio meri- tissimo della R. Accademia di Torino ad una sessione della quale doveva lo stesso giorno intervenire . Presero amendue quella occasione per sottomettere quella produzione anima- le al giudizio di quel corpo rispettabilissimo , del che il Pran- di si era mostrato desideroso . Il Marino se ne incaricò , e 1' ampolla colla produzione fu consegnata al Dottor Dana Professor della R. Università , e membro dell' Accademia , affinchè ne recasse alla prima futura sessione il suo parere . Il Dana informato che la ampolla era provenuta all' Acca- demia per parte del Malacarne, quando lo vide ristabilito in salute, gli offrì di farne l'esame insieme, il che subito fu eseguito, e riconosciuto che era un'impostura , consisten- do essa in una trachea tratta dal corpo di una gallina insie- me coir esofago e il gozzo, di cui era stata cucita la pirte inferiore , il vaso ne fu rimesso al Malacarne . il quale avvisan-

Tomo XIX. o

evi Elogio di Vincenzo Malacarne

done il proprietario co' rimproveri dovuti alla sua mala fe- de , al medesimo lo restituì ; e il Professor Dana abbruciò il disegno illuminato con colori , ohe ne avea fatto esegui- re (.).

Quanto poi alla dissertazione del Cavaliere Palletta, ivi abbiamo nuove e pubbliche testimonianze della esattezza e moltiplicità delle osservazioni di mio padre, e principian- do dalla pag. 7. dove il Palletta ragguaglio delle osser- vazioni del Santorini intorno al così detto quinto paro de' nervi uscenti dal cervello , o sia trigemello , si esprime nel modo seguente = Quam deinde triplicem originem in lato j, ilio quinti paris trunco qui extra duram membranam est, ( cioè fra la dura meninge e 1' osso ) accuratius perscrutatus est vir ce), et industrius Vincentius Malacarneus. Is enim in extricandis praedicti nervi fibris ea dexteritate, et feli- citate usus est, ut luculenter non solum ex tribus nervis distiuctis eum latuni truncum constare ostenderit , sed eo- rum incessum, et dispositionem in intimiora caudicis me- dullaris tam diligenter est prosecutus, ut origines cujus- ,, que nervi piane diversas esse deprehenderit.

,, Hujus praestaiitissirni viri observationibus nihil est in praesentia quod addam,est tamen quod addam duos ner- vulos prioribus tribus ab ipso egregie pi-orsus descriptis . Quum ea perquirerem in humauis cerebris , quae de ner- _,, vorum originibus in bis animadverterat, et prò sua singu- lari humanitate mecum comunicaverat in lis quae po- tissimum subsisterem, quae circa originem et divisionem quinti pari] idem vir amicissimus proposuit; auspicato ac- ,, cidit , ut resectis ad cranii basim nervis ophtalmico, et maxillari superiori, et in medullam oblungatam reflexis ,

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(1) Questa impostura fu poi quella con cui fu burlato lo Sropoli e che fece tanto ramoie fra li naturalisti !-

taliani. V. lettere tre di un Professor di storia naturale allo Scopoli 1788- Zoupoli pag. i7[.

Scritto da Antonio Lombardi cvn

nervi quos hic describam , in conspectum prodirent. Nella Annotazione (*) aggiunge quanto segue. Solertissimi hujus prosectoris quaitam Encephaloto- miae partem quae de nervorum originibus agit , prope- diein expectamus quam, uti priores tres, Anatoniicis omnibus valdeacceptain foie confidimus. Observationes quas continet ,, ante tria ferme lustra (A) incaeptae non nisi accuratis et frequentibus encephali sectionibus nituntur , quod quanto reliquis partibus praestantius est, eo magis excolendam sibì suscepit, sicque praecipuam hanc, minnsque pervestigatam ,, anatornes partem insignibus accessionibus locupletavit. Et ut pauca solum attingam praeter ea quae de quinto pare commemorata suiit.

I. Olfactorii nervi, cujus mollities invpstigantes fatigat, triplex principium constituit . Longius filamentum a ner- j, voso fnniculo promanai, qui sursuni provehitur quae ter- tii ventriculi latera ( questo ventricolo è detto dal Mala- carne ventricolo superiore della colonna midollare centrale del cervello ) ed è nel suo modo di numerare i ventricoli dell'Encefalo, il quarto (lanugine cinerea obtectus ) ( ve- dansi le Memorie della Società Italiana Tomo Vili. ) ,, Mi- nus filamentum persaepe a fine ejus tracfus inedullaris, qui commissurae cerebri anteriori continuus est, produci- tur , ubi nempe hic tractus gibbam , et inferiorem corpo- ris striati partem perfodit . Tertium denique filamentum ,, a raedullari cerebri corpori striato circumposita proficiscl- ,, tur ad imum sulcum , qui cerebri lobos dirimit , ibique ,. prioribus sociatur.

,, II. Thalami optici desinunt posterius in eminentias ,, quasdam bulbosas non nihil exterius striatas , quae arcuatim

(A) Se ne occupò ex professo fin dal- l' anno 1766. nel Collegio delle Pro- vincie di Torino, come risulta da ma- noscritti autografi e ne rese poi parte-

cipi con gli amici suoi i chiarissimi Brugnone Veterinario in Torino ne! I774. e Bonuet.

cvni Elogio di Vincenzo Malacarne

,, mediillam oblungatam amplexae in cylindros piimum, dei» ,5 in nervos opticos abeunt. Mitto experimenta de decussatione 55 et cavitate opticoruni in ea sede, ubi coalescere videntur. III. Ab ea cavitate qiiam antriim vocant, quaeque 55 retro papillas niedullares posita est, plurimis filamentis ad 55 instar penicilli , sed in tres ordines dispositis eniergit ocu- 55 lorum motor comunis.

IV. Huic accessorium dedit nervutn novissime ab se

55 detectuni , qui a crurum cerebelli superiori parte sursum

55 provehitur , et per superiorern pontis marginem pontis

55 ad ipsas radices tertii paris roborandas accedit. Nec mo-

55 tori solum oculoruin veruni etiam pathetici exilitati , cu-

55 jus binae ternaeve sunt a velo niedullari radices , accesso-

rio iuterdum nervo natura prospexit. Prodit is ex quarti

,, ventriculi cavitate duplici tenuique principio, emensisque

5, summam processus cerebelli ad medullam spinalem sedem

Inter Jloccos et pontis inferiorem marginem prorepit , ut-

.,5 que cum priori accessorio decussatus in superiores radi-

ces pathetici inseritur.

,, V. Veruni niniius essem, si caetera persequi vellem , ., nempe origines nervorum aut confirmatas , aut melius de- ,, terminatas, acusticis ex quarto ventriculo, sympathici maxi- mi radicem ex orbitali, medii ex calamo scriptorio, et mini- j, mi e^ fovea quadrilatera ; varios item funiculos, et incon- 5, stantem dispositioneni nervi lingualis , spiiiaiisque j quae ,5 omnia in ejusdem Auctoris tractatu licebit planius intelligere.

XIV. Esposizione anatomica delle parti relative all' En- cefalo degli uccelli; vi si comprende la parte a.^ del tratta- to sulle ossa del cranio degli uccelli 1784- Soc. Ital. Tom. II. Parte I.* Verona 4."

XV. Dissertazione sulla questione = Se la Università di Torino sia mai stata in Moncalieri : nella Biografia di Carlo Tenivelli 8." Torino Briolo 1785.

XVI. Genealogia della Casa di Monferrato , nella Bio- grafia di Tenivelli 8." Torino 1785.

1

Scritto b.\ Antonio Lo:\iBAnDi cix

XVII. Descrizione degli organi della voce e del volo di un Papagallo, e di altri uccelli. Soc. Ital. 1786. ( la data del- la Dissertazione è 1784.)

Essendogli stato mandato dalla Corte nel mese di Set- teinbre dell'anno J785. il cadavere di un Gercopiteco mor- to alla Veneria Reale , ne esaminò con attenzione le cavità cotiloidee, e gli annessi capi del femore^ e nel contemplare quella sostanza legamentosa che dicevasi volgarmente lega- mento rotondo del femore, si avvide che non già di legamen- to ivi serviva, ma di condotto per portare un grosso tronco dell' arteria circonflessa al capo stesso del femore per nu- trirlo insieme con la cartilagine di cui è incrostato , e due proporzionali rami nella fossa scolpita nella cavità cotiloidea non solo alla gianduia mucilaginosa ivi contenuta^ ma anco-, ra nella sostanza degli ossi innominati a benefizio pure del- la cartilagine che tappezza tuttu quella cavità dove non vi è la fossa. Coteste sue osservazioni però non lo assicurarono ancora d'ogni cosa a dovere infino al mese di Gennajo 1786. che dalla medesima Veneria , gli fu mandato altro cadavere di una grossa Scimmia Cinocefala ; allora si assicurò vera- mente del tutto. Paragonò codesta struttura nelle Scimmie con quella dell' articolazione della coscia di un soldato co- lossale ch'era morto di fresco nelle carceri della Cittadella di Torino, dov' egli si trovava, e riscontrandola affatto con- forme nella distribuzione di que' vasi, e delle sostanze inte- rarticolari nel soldato, e nelle Scimmie, ne scrisse tosto al chiariss. Professor Leopoldo Caldani a Padova , al Professor Gio. Battista Pratolongo a Genova, al Professore Gio. Battista Palletta a Milano, e al Professore Michele Girardi a Parma, Anatomisti riputatissimi, e suoi graziosi corrispondenti, da qua- li ebbe lettere di congratulazione, e di conforto; anzi il di- ligentissimo Professor Palletta proseguendo le osservazioni sue sopra codeste parti arrichì la Notomia di nuove importanti cognizioni che al pubblico a suo tempo comunicò.

Il Sig. Dottore Floriano Caldani però nipote del Profes-

c\ Elogio di Vincenzo Malacarne

sor Leopoldo, ora del medesimo successore degnissimo nella Cattedra di Notoraia in Padova , nella pregevole opera ana- tomica Icones Anatomicae etc. nella spiegazione della Tavo- la XLIX. Nota a. fa uso del dubbio mosso da suo Zio = se il legamento di cui si tratta serva soltanto a sostenere il fe- more = poi citando le osservazioni del cbiariss. Palletta di Milano stampate sul medesimo argomento nel giornale del- l' Aglietti Voi. IX. si mostra dubbioso se il Malacarne abbia stampato nulla circa il medesimo , mentre che ne' Ricordi di Anatomia Traumatica, e ne' Ricordi Anatomici Chirurgici ne trattò Michele Vincenzo diffusamente. Conchiude adunque il Professor Floriano Caldani = Id tantum scio: ci. Palletta ea- w dem vidisse quae a Malacarne Patruus accepit, et de liga- menti teretis structura, ac de vasibus per ipsum decurren- 5, tibu^ fusius egisse in Giornale. = Il fatto sta che le cose in detto Giornale stampate dal Palletta furongli trasmesse gra- ziosamente dal Malacarne in una sua dissertazione particola- re epistolare data da Milano il i3. Dicembre 1786. ove si contengono, ed esiste la lettera originale, perchè a Michele Vincenzo furono sempre gratissime le dimostrazioni di affet- tuosa coi rispondenza con cui venne da così illustre Collega favorito. Ho sotto gli occhi in numero 48- le lettere di argo- mento anatomico e patologico con cui il Prof. Palletta si trat- tenne sulla struttura del cervelletto in ispecie , e su quella del condotto interarticulare legamentoso con il capo del fe- more e la cavità cotiloidea, le quali meriterebbero per la irar portanza loro di vedere la luce con la stampa.

XVIII. Esposizione anatomica delle parti relative all'En- cefalo degli uccelli. Trattato a." delle membrane etc. Soc. Ital. 1786. 4.° Tomo 3."

XIX. Osservazioni anatomiche e patologiche su gli orga- ni uropoietici. 1786. Verona. 4-° Soc. Ital. con tavole in ra- me rappresentanti la vescica orinaria di un vecchio calcolo- so , le tonache carnose , e le altre che compongono quest' or- gano cioè 1' uraco.

ScKiTTO DA Antonio Lombardi cxi

XX. Delle Opere de' Medici , e de' Ghiruiglii che fiori- rono prima del Secolo XVI. negli Stati della R. Casa di Sa- voja. Monumenti raccolti ec. Torino 1786. 4-°

XXI. Notizie della Accademia Papinianea Torinese. Soc. Ital. 1787.

XXII. De Liguri statellati . Lezioni accademiche tre . Torino 1787. nel Voi. a.° degli Ozj Letterarj.

XXIII. Discorsi Accademici due, intorno a due grandi in- traprese ora dimenticate nel Marchesato di Saluzzo ; si tratta ivi di una antica strada di commercio per la valle di a compimento della quale erasi traforata la montagna di Viso, e questa parte non si è stampata; 1' altra parte poi che ris- guarda una miniera d'oro nella medesima valle di in fac- cia a Crisolo, fu impressa in Torino 8.° 1787. Entrambe sono state lette dall'Autore alla Società agraria Torinese; e della prima esiste presso di me quel solo Mss. che era stato pre- sentato dall'Autore al Re Vittorio Amedeo, e si potè riaver- lo nello spoglio che ebbe poi luogo della Biblioteca Rea- le.

XXIV. Sulla litìasi delle valvule del cuore. Torino 8." J787. Di questa operetta si fece menzione dal Brugnatelli nelle Novelle Letterarie della Biblioteca fisica d' Europa . T. Vili. 1789. e vi inserì l'estratto della analisi delle val- vule del cuore ossificate fatta dal celebre Sig. Fontana chi- mico Torinese. Il Brugnatelli avrebbe desiderato che il Fon- tana avesse ricercato se esistesse nelle valvule ossificate l'acido Cosf ori co, poiché , diceva egli, le vere ossa non sono che fosfato calcare mescolato con glutine.

XXV. Della Città e degli antichi abitatori d'Acqui. Le- zioni Accademiche 7. Torino 1787. 8-°

XXVI. Costruzione di una macchinetta da servire senza dispendio ad uso di orologio notturno. Torino 1787. Voi. a.° della Società agraria.

XXVII. Esposizione anatomica delle parti relative air encefalo degli uccelli. Trattato del cervelletto , della mi-

Adfe Mttai^aiz . e 8dla flandnla pìtniiaria ec. Jw^rsìptà Ita- liana Tom TV. j-jBB.

\\\tT[. Corasrafia ^eorpco-iarrics d'Accjni. Parif 5 ' Te- nne» Brinic- o.' 17BC1. ?<el Fascìcoìo ^.c .' de! Giornale d Er- nestc- Gotiiieb Bai diriger £a menzione onorevole di qnest' opera e di akre del Haiacamei e se ne loda la indennità nello sTp;>srV>er3TpenTf> della impostura con cni nel i t1ì4-- certo Prand: cerco di sorprendere la R. A^ccademia delle Scienae di Torino con quel preteso Verme infai^im»!*' . dei quale si è ^ià mtxo cenno . tf più di^Fusamente ne dBcarrono le leS- te«e del Xtomfaardini . Zooi»d1i 8.* T7S8.

X xt X Delie Opere dt Me.dici e de'Cemsici cbf nacque- ro, e &Rxrono prima del Secolo STI. n^li Stati della H. GbsB di Savoia, jiltri Moaumeaxi ec. Torino T7B9 Fonm ifl ascondo Tolnme delT Opera che tea quattro anni prima al- la loee.

Qn^" Opera t citata dagli Editori del Trattato df^lie operasioni chirui^cbe del Bertrand 1 Tom. 4-'' Torino i8cA. fi." nella annotazione al n* 5j6. ove si tratta del srande apparecchi C' per ìb estrazione del calcolo dalla vescica pa^ i uc. e s^g;- i e se ne trasciivoiu) diverse notizie relatjve a Bankta da Raqiallo. a Cionrainii de' Romani . e a Giovanni de Vi^ £»iio di Battista suddetto ;, che in rwlmmo esercita- jmno la tùumr^z nel secolo XT„ e Battista ivi ne fn Mae^ TTV e Pto&bbo», e Axchiatro del Marchese Lodovico I. S»- vxaBO di qnel Mar^BBatn.

Tselia Z -ca nsica d' Europa del BiiigiiinltJli Tomo

"X II Pavia :-ac, pa£. 81. e «esuentl s: iz notare come qui- eta parte contiene ofare al nome de: medici e de chirurghi d: otie' tempi ,. anche quello de" nioson : gii estrjftì: delle e loro mannscritze e pidddicatsBÌ poi con le stampe, le - delI'origTnt delia stampe e d^Iì stampatori pin illastd i.;i-._:-.es. . e siat. cniamat- cola da altri patsi ; «i raccol^3>- no le epoche di pestilenze, ai epidemie, e diepizootie. dalle (fuaji oiislie Ptotìbbk eratu» siat?' devastate. La atede^ima «•

estemle soltanto fino all'anno deàaÉo de: R=r".o di Amedeo YIII. Duca di SaToja, cioè al 1400. IVoa tu: '. " tjoì pnbUi- cate le altre innamerabili notiàe ra<:eolte Mchele Vin- cenzo Malacarne fino agli nldnu giorni del vÌTer soo so que- sto stesso aigomento , perchè mmatesi le circostanse e sue particolari , e politiche generali della sua patria, doTette oo- cnparsi in cose più addattate al genere di vita che gli ¥ca- ne imposto.

XXX. Sul Monviso osservazioni discusse ec. Torino 8.*

XXXI. Notte a Cri>olo ec. Giornale letterario ec. Tori- no 1700.

XXXII. Su i gozzi, e sulla stupidità, ec. de* Cretini. Torino 170Q. -

XXXIII. O^serrazìoni meteoroloaiche fatte e scritte da G. V. e comunicate alla Biblioteca fisica d'Eoropa Tomo XI. Pavia 1789. da Tincenzo Malacarne tratta di stravasanti meteore accadute nel 1734. e nel 1737. nella provincia di Alba nel Piemonte; di aurora boreale nel f~4i- di neve al- tissima rosea , quasi colore del sangue sulle montagne delle Frabose, e Viola, e Villanova provincia di Moadovi, alla fi- ne di Aprile del 174Ó. Ehiraote la caduta di tale neve se^ui una meteora distruggitrice nel luogo denominato il Giunco, dove ne fu investito il Sig. V. e lo lasciò attonito . senxa respiro e immobile come se fosse stato colpito dal fnlmÌDe; e gli alberi e le piante che toccò scorrendo fino a Monfor- te , seccarono tutte . ne' piii vi fu vegetazione in qaella stri- scia larga quattro trabucchi sino al detto luo^o. Vi si assioD- se un simile fenomeno accaduto sul territorio di Gra^lìasco, tre miglia distante da Torino , osservato dal Malacarne che vi fu presente.

XXXIV. Continuaziooe delle osservazioni anatomiche e patologiche. Soc. Ital. 1790.

XXXV. Insussistenza del condotto sotterraneo Pliniano per lo nascondimento del tra Saliiizo e Revello. Torino 8.* 1700.

Tomo XIX. P

cxiv Elogio di Vincenzo Malacarne

XXXVI. Corrispondenza letteraria col Sig. Carlo Bonnet sopra diversi argomenti di fisiologia , e di anatomia . Pavia 8." J790. Si accenna il lavoro intrapreso già da dieci anni e terminato da Michele Vincenzo Malacarne sul cervello u- mano paragonato con quello di molti quadrupedi , volatili , rettili e pesci (A), la prima edizione della struttura del cer- velletto, e la prova che ne ha dato l'Autore pubblicamen- te ; la scala di maggior perfezione apparente da quadrupedi carnivori, agli erbivori, a' pipistrelli, a' volatili ; e parlando di pipistrelli osservò Michele Vincenzo Malacarne aver egli- no un cervello molto più composto di quello de' veri uccel- li, difFerentissimo nella disposizione di molte parti, e costrut- to in foggia singolarissima ; e dimostrò mal fondata la pro- posizione del Bonnet ( Palingenesie Voi. I. pag- 87. qu^ il n'y apas de difference essent ielle entre les cerveaux hurnains ) asserendo , che il solo numero delle lamine del cervelletto umano varia dal settecento ottanta al trecento ventiquattro, per quanto avea potuto vedere fino a quell' epoca ; ma do- po comunicò al naturalista Ginevrino una Tavola Sinottica a questo proposito che fu stampata nella parte II. del suo Trattato delle osservazioni in chirurgia pag. 27.

Il Bonnet pone il Maiacarue a livello dell' Herissant e dell' Haller ( pag. 38. ), e nel Tomo XIII. ne esalta le ri- cerche anatomiche , e i curiosi risultamenti delle medesime, per giudici competenti delle quali cose giudica soltanto l'Al- bino , r Haller , e il Camper. Stupisce del numero non mai sospettato da veruno Anatomista delle Lamine che compon- gono il cervelletto umano, e domanda = se que' soggetti che non avevano se non 700. lamine avevano minor giudizio di

(A) Nella celebre opera di Carlo Lin- neo^systema naturae^z edizione XIII. del Gmelin , Lione 1789. Tomo I. Claa- (e ì..z:iAves alla pag. 289. Si leggeS: Avium andtoDie , et Fhjrgiologìa mul-

ta debet Reuumurio , Hevsonio, Cam- pero, Huntero, Blumenbachio, Blorhio, Vicq d'Azir, Pallas , Guldenataedtio , Silbenscbalgio, Malacarne, etc.

ScniTTO DA Antonio Lombardi CXv

quelli che ne avevano 780 ? = E lo invitava a spiegargli le sue idee circa la sede dell' anima , avendogli fatto impressione particolare V osservazione di quel pazzo ( veramente il Ma- lacarne aveva scritto imbecille , cioè scemo, fólle, mentecatto) nel cervelletto del quale il numero delle lamine ascendeva soltanto a 5sb^. ( pag.33. )

Dietro invitazioue graziosa del Bonnet discusse Michele Vincenzo Malacarne se mai ci potessimo assicurare che il continuo esercizio e sommamente energico delle facoltà in- tellettuali non influisca sullo sviluppo primaticcio di alcune parti dell* encefalo , e se ne propose lo sperimento su due cani gemelli, su due papagalli^ su due cardellini, su due merli ec. della stessa covata, e uno educato, l'altro nò, sottommessi poi a capo di alcuni anni allo scalpello anato- mico.

Michele Vincenzo Malacarne descrive un suo Cefalome- tro per rettificare le sue osservazioni, e intanto regala al Bonnet la traduzione , e le annotazioni sue delle opere minori dell' Allero relative ad alcuni passi sul corpo calloso^ e sul- la glandola pineale , diretta al medesimo Allero, che poco tempo addietro era morto. Appartengono al Tomo III. di quelle Opere Sez. 36. , e si trovano nella Biblioteca Tomo XVI. Parte I da carte 67. a 77. del 2,.° semestre 1790. Al quale istrumentino il Bonnet fece applauso, non menochè alle annotazioni all' Allero, e fece molto conto della scoper- ta della divergenza delle radici, o ( se così vuoisi ) delle di- ramazioni de' nervi nella sostanza dell' encefalo dimostrata dal Malacarne; su cui sollecitato dall' acutissimo Bonnet a indagare il punto nell'encefalo dove potessero mai termina- re come in un centro tutti i nervi che vanno all' istesso , o trarre principio se escono dal medesimo , confessò i ." la sua inabilità a ricerca così delicata; a." la inutilità de' tentativi già fatti a tale proposito ; 3.° la sorpresa sua nel tener die- tro alle sole radici e divergenze, e indirivieni de' fili , che vengono a formare i ganglj del pajo olfattorio, o ne partono

cwi Elogio di Vincenzo Malacarne

per diramarsi in parti distintissime del cervello , e lontane le une dalle altre. Il che ha osservato relativamente a tutte le altre paja che occupano spazio sempre maggiore j tenendo dietro con lo scalpello alle diramazioni suddette nella più profonda sostanza cerebrale ; ( Bibl. Tom. 17. pag. a. i3a. e seg. ) indica ivi il metodo che tiene per tali dissecazioni. Nella stessa lettera fa ascendere fino a 17. il numero de' para de' nervi cerebrali, e in una nota vi si fa menzione poi del paro Glosso - faringeo , e come scoperti dal Gel. Sig. G. B. Palletta i para Crotafitico e Buccinatorio che cotesto va- lente anatomista e chirurgo confessa di avere scoperti, verifi- cando le suddette osservazioni comunicategli da Michele Vin- cenzo Malacarne.

XXXVII. Epistolae Amoeboeae. Ne' commentarii di Lip- sia , si comprendono tutti gli articoli principali della corris- pondenza letteraria di Michele Vincenzo col cel. Carlo Bon- net 1791.

XXXVIJI. La esplorazione proposta come fondamento del- l'arte ostetricia. 8." Milano 1791.

XXXIX. Indice delle dimostrazioni che si fanno nella scuola pratica dell* arte ostetricia in Pavia. 8.° Milano 1791.

XL. Nevro-encefalotomia. Pavia 8." 1791.

II cel. Sam. Tommaso Soemmering nella sua raccolta intitolata = Scriptores Nevrologici minores selecti, sive ope- ra omnia ad anatomiam , physiologiam et patologiani nervo- rum spectantia = fa menzione di quest'opera, e nel giorna- le dell'Aglietti Tom. IX. parte chirurgica si notizia de- gli accessorj a nervi motori comuni degli occhi, ed a pate- tici stati dal Malacarne scoperti e descritti in questa (A).

(A) Nel libro = Observations sur la Physique, sur l'Histoire Naturelle et sur les Arts par M. l' Abbè Rozier. ,, Juillet 1793. Tome XLII. pag. 78. vi è un Articolo intitolato^ Nervo

Encefalotomia SS Anatomie des Nerfs ,, du cerveau. Pavie I79i. M. le Pro- ,. feiseur Malacarne, connu par plu- sieura ouvrages savans , avoit deja comiuuniqué au Public (a corres-

ScnitTó DA Antonio Lombardi cxvu

XLI. Esposizione anatomica delle parti relative all' en- cefalo desìi uccelli'. Trattato V. de* nervi che escono dalla cavità del cranio. Soc. Ital. Verona 1791. Tom. VI.

XLII. Suir incrocicchiamento de' nervi ottici all'aja qua- drata della loro reciproca unione . = Osservazioni ec. Vedi Biblioteca della piìj recente letteratura med. chir. de Volpi. Pavia 1792.

XLIII. Cebae elogium ec. Pavia 4-' '79^-

XLIV. De' capitani illustri ec. che fiorirono a tempi del Marchese Lodovico IL in Saluzzo. Discorsi accademici . To- rino 8.* 1793.

XLV. Prime linee della chirurgia 8." Venezia 1794»

XLVI. Ricordi di Anatomia Traumatica. 4 " grande con molti ritratti di medici illustri italiani. Venezia 1794-

XLVII. Della veracità negli storici voluta e non voluta. Venezia la. v. nuovo giornale encicloped. Agosto l'jg'i.

XLVIII. Encefalotomia di alcuni quadrupedi. Mantova 4.' .795.

XLIX. Alle osservazioni storiche del eh. P.Verani. Ad- dizione, ec. Venezia. Nuovo giornale encicloped. la." 1795.

L. De' mostri umani , de' caratteri fondamentali su cui se ne potrebbe stabilire la classificazione, e delle indicazioni

,, pondence avec le celebre Bonnet ,, sur r Anatomie du Cerveau et des ,, Nerfg qui en dependent; mais plu- gieurs augmentations et eclaircitse- roents qu'il y a ajoutè depuis , reti- dent cette nouvelle edìtion plus com- plette , et sont une preupe recente ,, combien M. Malacarne etolt capa- ble de resoudre leg douteg de son ., illustre ami. Une deg quFgtiong pro- posées par Bonnet portoit sur un ,, objet bien delicat ; des observations n nombreuges lui avoient fait croire

qua la multiplicité des lams ou pel- ,, liculeg du cervellet hnmain contri- buoit a la perfection de cet ergane. Pdssaiit de remarqueg en remarqueg ,, il demande si 1' exercice continu et rigoureux des facnltés de 1' ame de- veloppéfS dans le cerveau, peut in- fluer sur le developpement des par- ties qui ont quelque relation avec cette faculté . M. Malacarne appuijè ,, sur les raisons dont il rende compie, a cru pouvoir repondre par l'affir- ,, inatire. Paris 1793.

cxvui Elogio di Vincenzo Malacarne

che presentano nel parto, n." 3. lezioni accademiche 1798. 4-"

LI. Squarci di lettere del fu Abate cav. Girolamo Tira- boschi intorno a un' opera di Tommaso III. Marchese di Sa- luzzo intitolata le Chevalier Errant. Venezia la. xygS.

LII. Notizia de' viaggi al mar rosso ec. di Filippo Piga- fetta nobile Vicentino tratta da un mss. inedito. Venezia 1796.

LUI. Notizie biografiche intorno a Blosio Pallajo. Vene- zia 1796.

LIV. Due lettere che accompagnano un manoscritto ine- dito del Secolo XV. intitolato = la Vendetta trionfale di amo- re di Francesco Malacarne Fiorentino. = Venezia 1796.

LV. Del Giardino. Discorso accademico. Parma, Bodoni 1796. 4."

LVI. Delle operazioni chirurgiche spettanti alla riduzio- ne. Ricordi ec. Bassano 8. 1796.

LVII. Del carbonchio de' buoi ec. Bassano la." 1797.

LVIII. De febre carbunculosa , et de carbone bovillo. Papiae. 1798. 8."

LIX. De medicamentorum chirurgicorum serie , et viri- bus etc. Papiae. 8." 1797.

LX. Della esistenza , e della influenza de' sistemi nella economia animale , e della meravigliosa estensione del siste- ma cutaneo, ec. Pavia 1798. 8.°

LXI. Ne' commentar] del Signor Consigliere Brera con- tengonsi varie dissertazioni meritevoli di menzione , fra le quali:

Deduzioni chirurgiche dalla strozzatura della vagina 1798.

Della obliquità della vagina , e dell' utero degli erma- froditi ec. inoltre.

LXII. Conferma delle osservazioni del Ruischio intorno alle aderenze morbose dell'omento, etc. Pavia «799. etc.

LXIII. Questioni anatomiche, fisiologiche, e chirurgiche relative al numero de' ventricoli del cervello; alla denomina- zione più acconcia delle parti dell' encefalo ; all' uso della milza j. de' reni succenturiati , e della ghiandola Timo , alla

Sguitto da Antonio Lombardi ckix

estirpazione di alcuni tumori folUcolati. V. Memorie della So- cietà Italiana 1799. Tomo Vili.

LXIV. La malattia tredeceimale di Aristide con due ta- vole. Milano 1799. 8."

LXV. Dimostrazione dell'esistenza, di diversi altri siste- mi nella economia animale. Pavia 8." 1799.

LXVI. Auctarium observationuin et iconum ad osteolo- giam etc. cum tabulis aeneis. Patavii. 8.* 1801.

LXVII. Ricordi della anatomia chirurgica. Parti .3. Pado- va 8." 1801. iBoa.

LXVIII. De' mostri umani altre lezioni accademiche. Mo- dena 4-* con rami V. Memorie della Soc. Italiana Tomo IX. LXIX. Spiegazione di un sigillo di Alesina Marchesa di Monferrato. Padova 8. i8oa.

LXX. Esempj di doppia vagina e doppia matrice, di un falso ermafrodito, e di trasposizione delle parti genitali. Mo- dena Soc. Ital. Tom. IX. i8oa.

LXXI. Suir esofago, e sul tubo intestinale di alcune scim- mie ec. Modena Soc. Ital. Tom. X. i8o3. con figure.

LXXII. Institutio chirurgica procandidatis.Patavii i8o3.8."

LXXIII. Essai de reponse au Probleme de la Societé

d' emulation = Quelles sont les influences sympathiques qu'

exercent les uns sur les autres, les divers systemes et orga-

nes de l'economie vivente = Paris i8o3. 8.°

Quest' opera si stampò in Padova nello stesso Anno co* tipi del Seminario in 4-° col titolo ( /. sistemi etc. )

LXXIV. Esposizione anatomica della origine, e delle di- stribuzioni de' nervi che servono a movimenti de' globi de- gli occhi, e ad altri organi della testa di alcuni uccelli. Mo- dena Soc. Ital. 1804.

LXXV. Saggio di splancnografia, e di encefalotomia del- la Foca. Modena Soc. Ital. Tom. XII. i8o5.

LXXVI. Osservazioni anatomiche circa alla origine de' mostri ec. Modena Soc. Ital. Tom. XII. i8o5.

LXXVII. Casi d'ostetricia non comuni, relativi alla prò-

cxx Elogio di Vincenzo Malacarne

cidenza della vagina complicata con ernia intestinale, allo abbassamento dell' utero , e ad un triplice aborto. Modena 4.' 180S.

LXXVIII. Oggetti pili interessanti d' ostetricia ec. con sette tavole in Rame. Padova 1807. 4-'

LXXIX. Le scoperte del celebre Gali sul cervello ec. ridotte al giusto valore. Verona. Soc. Ital. 1808. Tom. XII.

LXXX. Se il cervello, il cervelletto, la spinai midolla , forse anche le cartilagini^ e le ossa della spina formino qual- che cosa di analogo alla colonna Galvanica? Milano 8." 1808.

LXXXI. Dialoghetti per le levatrici idiote. Padova 8.* 1808.

LXXXII. Ultime osservaziovii sopra i mostri in conferma della proposizione esposta nel Tomo IX. delle Memorie del- la Soc. Ital. ec. Verona 1809. Soc. Ital. Tomo XIII.

LXXXIII. Risposta ad un articolo del giornale della Ita- liana letteratura di Padova relativo ad una censura che ivi inopportunamente si è fatta del libro de' sistemi ec. ( vedi il n.» LXXIII.)

LXXXIV. Scelecta ex Instituto clinico chirurgico Pa- tavino j de vulneribus capitis etc. Prolusio , etc. v. Sylloge opusculorum etc. pubblicate dal chiarissimo Consig. Professo- re Luigi Valeriane Brera. Ticini 181 1.

LXXXV. Notizia degli Artefici e delle opere del disegno del Secolo XVI. tratte da' Ricordi di Saba da Castiglione. Pa- dova 8.' i8i3.

LXXXVI. Di un fungo templiforme ec. Dissertazione in- serita negli atti della Soc. Ital. 1814.

LXXXVII. Dello squarciamento dell'utero nel parto di donna paralitica. Soc. Ital. i8i4-

LXXXVIII. Elogio di Giorgio Biandrata Nobile Saluz- zese. Padova 8." i8i4- col ritratto del Biandrata.

LXXXIX. Elogio di Fr. Saba da Castiglione, ossia com- mentario della vita e delle opere di questo milanese Cava- liere Gerosolomitano , Commendatore di Meldola e di Faen» za ee. i8i4-

ScniTTo DA Antonio Lombardi c.xxi

La prima parte era già statn letta nella gran sala dell' Istituto in Milano nella sessione di Agosto dell' anno mede- simo , e vi aveva l'Autore aggiunto in compendio il conte- nuto nelle tre altre seguenti parti , affinchè si avesse una idea distinta del valore, e della letteratura in ogni genere , oltre alle altre eminenti virtù del Cav. suddetto.

Essendo poi stato l'Autore confermato Direttore del Ce- sareo Regio Istituto della Sezione di Padova, nel giorno 24. Novembre riapri il corso delle ordinarie convocazioni di que- sto rispettabile corpo scientifico con la lettura della prima parte di questo suo lavoro; riserbandone le altre per le con- secutive sessioni.

XC. Elogio di Gioffredo Caroli Giureconsulto Saluzzese allievo e suddito di Lodovico IL Marchese di Saluzzo.

Ne lesse la prima parte il giorno i4- Dicembre alla Se- zione Padovana del Cesareo Regio Istituto delle scienze ; e la seconda parte nel giorno a8. Marzo i8i6.

Il nianuscritto completo è stato, dietro apposita richie- sta da me depositato alla prelodata Sezione Padovana del Cesareo Regio Istituto , perchè vedesse a suo tempo la luce tra le Memorie componenti gli atti di quel dotto consesso.

Queste sono le opere state pubblicate da Michele Vin- cenzo Giacinto Malacarne da Saluzzo, medico, chirurgo pen- sionarlo di S. M. il Re di Sardegna, Professore di istituzio- ni chirurgiche, di arte ostetricia, delle malattie delle puerpe- re e de' bambini , e Direttore del Museo d* ostetricia della Imperial-Regia Università di Padova, Direttore della sezione centrale Padovana del Cesareo Regio Istituto delle Scienze, Lettere ed Arti nelle Provincie Venete , Pensionario della Cesarea Regia Accademia delle Scienze Lettere ed Arti di Padova , Socio dell' Accademia Imperiale e Regia - Giuseppi- na-Medica -Chirurgica- Militare di Vienna, delle Scienze di Pietroburgo , delle Accademie Reali delle Scienze , della Me- dicina della Chirurgia di Parigi : delle Scienze, Lettere, ed Arti di Torino, di Possano, e di Venezia; Pensionario del-

Tomo XIX. q

cxxii Elogio di Vincenzo Malacarne

la Società Italiana delle Scienze ; Socio delle Accademie Ita- liane di Firenze, Livorno, Lucca, Mantova, e di quelle di Mompellieri , Parma , Emulazione Medica di Parigi , della Agraria Reale di Torino , Chambery, Cuneo, Gorizia , Gra- disca , Harleni, Verona ; delle Letterarie di Allessandria , Chie- ri, Cortona, Firenze, Pavia, e degli Unanimi del Piemonte.

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CXXlll

ELOGIO

DEL Cavaliere Michele Araldi

SCRITTO

DAL MARCHESE LUIGI RANGONI

ija luce che risplende negli scritti degli uomini illustri per ingegno, e per dottrina è il precipuo fondamento delle lo- di che lor si danno, in quanto è dessa acconcia a dimostrar- ne il particolare carattere e la benemerenza in verso alle lettere. Da essa risultano le prove evidenti ed i titoli pifi sa- cri pe' quali siccome propagatori e vindici dell' arti e delle scienze, degni si resero di perpetua commendazione presso la riconoscente, ed imparziale posterità. Qual pregio diffatti in se non contiene una vita interamente dedicata alle uti- li discipline coli" intendimento di allargarne i confini , e promuoverne in altri la cura , e di quale sprone ad una pre- ziosa imitazione, che piìi spesso dovrebbero i contempora- nei proporsi , non è poi certamente ne' tardi Nipoti ! Spe- cialmente quanto giovi all' esempio di tutti i tempi quella dottrina che non si scompagna dalla virtù e conosce il fre- no della vera filosofia ben coloro lo argomentano , i quali sanno esserne per somma sventura troppo rari i modelli, ed esser pur d' uopo sovente opporsi agli errori , onde si mac- chiarono eziandio i migliori ingegni per V incauto , e teme- rario abuso delle lor forze .

Un uomo egregio del pari nella disciplina dell' animo che nelle qualità della mente e dello spirito ebbe l'Italia in Michele Araldi rapito non ha molto a Modena onde trasse i natali , (i) ed a cui giovò a meraviglia ne' migliori suoi

(i) Nacque in Modena alli io. di Febbrajo dell'anno i74o-

cxxiv Elogio del Cavaliere Michele Araldi anni cogli insegnamenti, e cogli esempi, alla Società Ita- liana delle Scienze che il riguardò come uno de' principali suoi ornamenti , all' Istituto nazionale che in lui aveva pre- scelto un provvido Segretario, ed un zelantissimo Coope- ratore. I giorni di lui interamente dedicati ai più impor- tanti e difficili studj segnano un esemplare di coraggio , di assiduità j di perseveranza nel coltivarli , siccome per poco in esso non additano un prodigio di dottrina pel com- plesso delle svariate provincie che egli potè conoscere , e misurare. Persuaso fin da' verdi suoi anni che la dignità della vita consecrata alle lettere sdegni gli estranei fre- gi del potere, e degli onori serbati all' esercizio delle ma- gistrature , e che gli scienziati assai più giovino alle civili Società rifuggendo da ogni cura di politico reggimento, lan- ciatosi lina volta con nobile ardore nell' erudita carriera da essa mai non torse , ed in essa solo intese a stampare orme sicure, e luminose, E ben era egli composto dalla na- tura, e stimolato da preclari esempi domestici, nonché dall' emula virtù di chiari condiscepoli a riuscir tale da fissare un epoca di patrio splendore, e coUegarle l'immortalità del suo nome. Crebbe egli pertanto alle speranze della Città che gli fu madre, mentre pur essa nutriva altri ingegni felici, che poi fiorirono insieme ad ornarla, fra i quali chi giunse presto a lenere un distinto seggio fra i sommi Matematici , chi rifulse coi pregi di erudito e vivacissimo Prosatore, e chi finalmen- te piacque alT Italia per le sublimi immagini, e pe' migliori vezzi della buona Poesia. Quinci si comprende come l'Araldi a tante e svariate discipline si appressasse nel commercio di valorosi compagni, e di tutte i germi, che fra quelli di- visi maturarono in piante generose, egli in se riunisse assi- curandone il fortunato sviluppo. Fregiato di siffatte qualità ed ascritto ben presto alla famiglia ipocratica , con essa ap-

(i) Allude il discorso ai tre Professori nella Università di Modena GdSgiani Loschi e Ceretti.

ScRifTO DAL Marchese Luigi Rangoni cxxv

prestando i conforti dell' egra umanità , non tardò pure ad occupare la Cattedra di mediche istituzioni cedutagli dal va- lente suo Zio, la quale pochi anni innanzi avea fondata quel sommo uomo che ampliando forse piti oh' altri mai non fa- cesse, la Terapeutica da lui resa arbitra degli usi mirabili e vaij della corteccia peruviana , rivolse eziandio alla patria ogni prova di saldo affetto , e d' insigne beneficenza. Trovò quindi il giovine Professore il campo aperto a disporvi il va- sto corredo delle sue cognizioni , e conìuiique. fin d' allora confessasse 1' incertezza, e le fallacie della Scienza da lui in- segnata, ad afforzarla però de' migliori presidj ne mostrava le relazioni, ed i vincoli con altre non meno sublimi, e pres- soché ignote alla turba medicatrice . Intese egli quindi, pre- mendo le orme di altri sommi uomini, e continuandone gli sforzi, di rischiarare, e di estendere la cognizione della mira- bile struttura del corpo umano, e degli ingegni, e dell' uso complicatissimo delle parti in che si divide. Con questo pro- ponimento ch'ei valorosamente segui, ben rnostrossi egli de- gno del giudizio di un Principe per grand' animo celebrato il quale lo volle prima Professore di Fisiologia , e dipoi chia- mollo eziandio successore dell'illustre Scarpa per gli insegna- menti dell'Anatomia nell' ampliata Modenese Università. E fu in quel tempo che quantuncjue affaticato dal pubblico uf- ficio e tollerante di quello scapito che 1' esercizio della me- dica professione necessariamente apporta all' ordine ed alla misura del tempo prezioso agli studiosi, potè non ostante im- mergersi nelle più profonde speculazioni intorno ai fenome- ni dell' Economia animale.

Non è mestieri di una straordinaria dimestichezza col- le scienze , per conoscere quali e quanto ardue prove si ri- chieggano per costringere il sublime magistero della mac- china umana a disvelare ai cupidi intelletti alcuna parte benché picciola delle leggi sue maravigliose. E poiché i fe- nomeni animali arrestano sovente l'acume indagatore coli' o- scurità delle cagioni che li producono, e si offrono talvolta

cxxvi Elogio del Cavaliere Michele Araldi

in aspetto di ripugnanti alle generali leggi della Meccani- ca, a segno che già per taluno si dubitasse che potessero per avventura discostarsene , mirò l'Araldi a sostenere i di- ritti di quelle leggi medesime raffrontandone il potere col- le difficoltà delle fisiologiche anomalie. Saggio importantissi- mo della magnanima intrapresa fu il convincimento dell' evi- denza, che ottenne e trasfuse in chi lo seguì nella combinata serie di sottilissimi raziocinj, onde risulta la felice spiegazio- ne, che forse prima di ogni altro frutto de' gravi suoi studj, donò alla pubblica luce intorno al modo con cui adopera il sangue nella mirabile sua circolazione. Avvolto in folta neb- bia, e stranamente contraddittorio ai principj idraulici sembrò per lungo tempo la velocità pressoché uniforme del sangue nel suo corso pe' canali delle arterie. Dilatandosi il loro com- plesso ed aumentando la sua capacità, a misura che si allon- tanan dal cuore e tendono a congiungersi colle vene, il san- gue però non rallenta il suo moto come in apparenza vorreb- be quella naturai legge, per cui i fluidi scemano la celerità del corso avviandolo per alvei meno ristretti di quelli ne' quali dapprima scorrevano . Questa specie di paradosso cui parve che i Fisiologi mirassero a gara con esagerate difficoltà a rendere più imponente, e difficile a dileguarsi, fu col rigor dell' analisi la più accurata dal Professore Modenese circo- scritta al solo fenomeno del movimento del sangue non fre- nato dall' ampliazione de' suoi vasi, esclusi quegli altri osta- coli ai quali si attribuiva il potere di ritardarlo. Stringendo per tal modo i veri confini del mistero , s* avvide prima d' ogni altro del principale artificio delle anastomosi cioè di quelle arterie che a due altre frapposte , e con entram- bi comunicando, per nulla valgono a disturbare il movimen- to di quel fluido. Esso veramente obbedisce alle leggi del- l'Idraulica, qualora nella totale ampiezza de' vasi, moderatri- ci del suo corso non vengano computate le indifferenti ana- stomosi. In queste anzi non disdice il riguardarlo come arre- stato in una specie di equilibrio, per cui possano versar-

Scritto dal Marchese Luigi RANCONt cxxvii Io nelle arterie communicanti, aVicenda accattarne. Dif- fatti a preservare la continuità del suo moto ha pur d'uopo il sangue di riempire fin da' primi istanti della vita animale, come ogni altro vaso del sistema arterioso, cosi pure le anas- tomosi, le quali in certa guisa ristagnandolo fra le loro pareti j sdegnano perciò di procurarne il rallentamento nell'altre sue vie. Piuttosto, come il nostro Fisiologo appalesa , moltiplicate ed intrecciate a dismisura sopratutto verso il congiungimen- to delle arterie col sistema venoso, governano le direzioni del fluido che le investe, e ne vietano gli irregolari ritardaraen- ti agitandolo eziandio, e giovandolo a sceverarsi da estranee sostanze indispensabili nullameno ad altre funzioni della vita . Tornato 1' Araldi con felice riuscimento da uno di que' laberinti ne'quali spesso si avvolgono i misteri della natu- ra, e smentite le diffidenti affermazioni di chi prima di lui mal seppe tentarlo, riconobbe d' altronde essere la maggior parte de' fenomeni animali ascosa in un segreto impenetra- bile a guisa di Problemi insolubili per l'indeterminazione dei dati, e per la moltiplicità delle condizioni. Però non pago di aver dileguate le tenebre che celavano gli artificjj pe' quali è guidato il sangue nel suo circolo, intese pure a ricercarne la cagion motrice misurando la forza del cuore. Quindi gli fu d'uopo combatter prima le opinioni altrui tanto meno age- voli a confutarsi, quanto più fiancheggiate da speciose dimo- strazioni, e dall'autorità sostenute di grandi nomi. Una pres- soché immensa forza attribuivasi al cuore da Borelli celebre calcolatore de' movimenti animali, e da Keil volevasi in ve- ce tenuissima, ripresi amendue con rigoroso esame dal Mode- nese fisiologo di supposizioni talor gratuite, talor contradette dall'esperienza, e di errori gravissimi nella valutazione mec- canica, e nell'applicazione delle forze. Superò eziandio lo Scoz- zese Vilson che al cuore non accordava che 1' ufficio di dar passaggio al sangue, col recare innanzi l'irritabilità già com- provata di quel muscolo sforzato perciò dal sangue a contrarsi con maggiore energia, e scemare e riparare a vicenda la velocità

cxxviii Elogio dei Cavaliere Michele Araldi

di quel fluido cogli alterni suoi movimenti. Ma que' soiii< mi Fisici aveano cercata^ e forse inutilmente, la niisura asso- luta delia forza del cuore intanto che l'acutissimo scrutina- tore di que' lor tentativi, conobbe doversi più presto inda- gare qualche effetto acconcio a rappresentare la stessa forza la cui essenza celasi probabilmente in un inestricabile labe- rinto. A tal uopo opportuna riguardò la velocità del sangue, di quella porzion sola della forza del cuore occupandosi, la quale s' impiega a muovere il fluido, non curato il resto de- stinato a produrre nella macchina umana altri efifetti finora sconosciuti. Le esperienze di Hales su la forza del cuore da lui sostenute contro il prestigio di gravi obbiezioni ^ e para- gonate colla velocità del sangue che potè determinare nelle vicinanze del cuore, gli schiusero la via a conoscerne la ve- ra azione nel movimento del sangue, mostrando quel viscere nobilissimo dotato bensì di una forza assai considerevole, rrta rivolta principalmente a compensare i ritardi, e gli ostacoli che il fluido incontra nel suo cammino.

Tanta copia di dottrina intorno ai più ardui fenomeni della natura animata, e tanta sagacità nel discoprirne le recondite cagioni fissavano necessariamente le norme della vita di lui, al quale era dato di possederle. Dovea egli sempre studiar per en- tro ai segreti dell'animale economia, rintracciarne i sorpren- denti artificj, e nell' oscurità inevitabile in cui è d'uopo avve- nirsi per l'ignoranza di molti effetti, e di molte cause j le più probabili e moderate opinioni abbracciare , e farsi in- contro alle temerarie, e perniciose. Doveva pure un tal uo- mo già abituato alla severità delle Matematiche discipline e profondamente addottrinato in ogni ramo della scienza natu- rale 5 affrontare animoso le difficoltà che si opponessero ai progressi, ed alla solidità di quel vastissimo edifizio analitico che assicura il meno equivoco vantaggio dei tempi moderni sugli antichi. Entrato quasi ad un epoca stessa nella Società de' Quaranta , e nell'Istituto italiano come per gara che aves- sero qne' due Corpi prestantissimi di possederlo, fregiato di

Scritto dal Marchese Luigi Rangoni cxxix

quegli onori, che in qualunque condizione di tempi di rado si negano al sapere eminente, ed universalmente riconosciuto, e deposte le cure della Cattedra tutto si volse nel rimanen- te del viver suo alle scientifiche investigazioni . Fra i molti risultamenti che ne ottenne, signoreggiò la profonda, e libe- ra critica , con cui chiamando ad esame le altrui sentenze più gravi talvolta per F autorità che per la forza degli argomen- ti, ne mostrò la dubbiezza e V errore svelando i paralogismi che mascheravano un' invereconda ostentazion di certezza. A tale intendimento appartiene quell' opera che scritta per ret- tificare nuove idee prodotte da alcuni moderni Fisici, rende ac- corto chiunque non temesse di avventurarsi senza cautele, e senza una prudente diffidenza ad apparare ogni loro dottri- na. Le Teorie fisiologiche di Richerand furono per le prime notate di inesattezze e di errori, e tante altre che lo stu- dio delle Scienze naturali immaturamente produsse , non a- vrebbero sfuggito al rigoroso giudizio del dotto Censore, ove questi alquanto più tardi avesse pagato l'ultimo tributo all' umana necessità. Fece però egli abbastanza, e colle ammoni- zioni, e cogli esempi, e quasi può dirsi die compimento a queir intrapresa vegliando per ogni guisa alla tutela della Scienza del calcolo, e di quella della natura, onde per altrui licenza, o presuntuosa fiducia non venissero meno all'appel- lazione di esatte. Immaginava perciò come se in lui si fos- se trasfuso lo spirito del Verulamio, che quel grande filoso- fo si facesse a conoscere la condizione delle moderne arti sperimentatrici , ed agitasse per valutarne i metodi ed i ri- sultamenti, quella stessa fiaccola con cui disperse un tempo la folta nebbia della sapienza barbarica. E siccome quel sag- gio con Sociatica ragione proscrisse l'abuso delle forme pe- ripatetiche, e del gergo scolastico, così ora uscito alla nuova luce delle grandi scoperte eh' ei pure avea divisate, additan- done le vie distinguerebbe dalle vere e luminose le mentite, ed infinte . Vedrebbe non senza sdegno come alle conghiet- ture ed ai sistemi che sovente s' innalzano sopra dubbiosi Tomo XIX. r

cxxx Elogio dei, Cavaliere Michele Araldi od ipotetici fondamenti , e perfino a Teorie poco più che nominali^ con venale indulgenza si aggiudica il diritto ad ampliare il patrimonio delle solide cognizioni. Meravigliereb- be r incostanza , e la discordia delle opinioni per lo smo- derato sentire delle ricchezze delle Scienze naturali, e delle forze dell'ingegno rivolto ad accrescerle, per 1' incertezza de' confini fra le Provincie comunque collegate ed affini di quelle Scienze medesime. Riprenderebbe le usurpazioni che il Fisico soffre dal Chimico^ quelle che il Fisiologo dall' A- natomico, e 1' indipendenza che la Chimica stessa sostiene contro la Fisica, non curato ciò che egli lasciò scritto im- ponendo agli investigatori delle cose naturali, di rivolgersi spesso da Vulcano a Minerva, la quale sola può riempie- re il vuoto immenso che rimane nell* interpretazione de' naturali fenomeni , ove gli agenti che pur si tenta di co- noscere, si sottraggano all' analisi , ed alla bilancia. Avreb- be finalmente di che rattristarsi scorgendo 1' arte salutare in preda alla vanità ed al furore de' sistemi , disprezzate le for- ze medicatrici della natura, e non lascierebbe di corucciar- si al rilevare nelle declamazioni di taluno de' novatori coli' abusata autorità del suo nome 1' orgoglio , e la pertinacia de' Settarj . Così colla voce dell' evocato Bacone si alzava contro le false dottrine il Modenese filosofo divenuto depo- sitario de' prodotti delle Scienze, e delle Lettere italiane, e con ogni sforzo contendeva , affinchè il Secolo eh' ei pure dovea illustrare, meno degli altri si macchiasse di pregiudi- zi , e di errori. A ciò per altro non bastava il conoscerne i traviamenti, se anche da lui non cercavasi di moderarne lo spirito , e di far argine agli abusi che «eco traggono princi- pj non bene stabiliti, i quali non diversamente si adottino, che se lor suff"ragasse il rigore dell' evidenza . Anche a questa parte soddisfece l'Araldi con molte ed onorate fatiche, fra le quali basta pur di recare alcune discussioni ch'ei pubbli- cò intorno ad oscuri, e difficili punti di Matematica appli- cata e di Fisica, preziosi monumenti degni infra gli altri di

Scritto dal Marchese Luigi Rangoni cxxxi

arricchire la Storia di quelle Scienze. La compressibilità del- l' acqua uno de' piìi antichi oggetti delle ricerche de' curio- si della natura, dacché piacque d'interrogarla, e di costrin- gerla a palesare i suoi segreti, si volle sostenere con prove che all' acume di lui non apparvero concludenti , e fu quin- di da esso combattuta per modo, che se pur fosse possibile di accertarla in altra guisa ^ avrebbe egli forse colla co- pia della dottrina, e colla sagacità delle viste segnata la traccia di un'invincibile dimostrazione. Però seguendone le meditazioni^ il sincero indagatore de' naturali fenomeni d'uo- po è che si arresti , e considerata l'indocile, ed avviluppata indole de' liquidi, quasi disperi di mostrarli atti a comprimer- si, dubbia sempre rimanendo la loro elasticità cui non assi- cura, né la proprietà di che essi godono di trasmettere il suo- no, né quella forza per cui tendono ad espandersi^ che al ca- v lorico solo è dovuta, il <juale pur tanto li modifica , il j fatto di restringersi talvolta in uno spazio apparentemente minore, ove non può verificarsi il sospetto che di altrettanto si dilatino i lor recipienti. Gli studj altresì di colui che nel- la Matematica applicata cerca 1' evidenza, e la precision del- l'astratta , si rettificano e si affinano colla considei'azione di quella legge che dominando in ogni rapporto di quantità ed in ogni sistema di azioni fisiche^ impedisce al dire di Daniel- lo Bernoulli, che la Natura non sembri qualche volta sospen- dere le sue operazioni e rimanersi ambigua nel governarle . Veggano per altro gli amatori di siffatte cose come quel grand' uomo, il quale meglio di chiunque ne avea conosciuta la ne- cessità, r offese egli pure insieme ad altri, che chiamati in certo modo a rivista dall'Araldi, furono ammoniti, che a preservarla nelle meccaniche questioni, pur basti un tal qua- le compenso o voglia dirsi temperamento fra la quantità di moto, e la velocità; escludendosi con esso il passaggio imme- diato dall' infinitesimo al finito. Pronto poi com' era a co- gliere ogni occasione per rimettere in onore le opinioni sempre venerabili dei grandi Padri delle moderne Scienze, e penetrato

cxxxii Elogio del Cavaliere Michele Araldi

pailicolarniente da un sentimento misto di amnii razione , e di riverenza verso 1' immortale Britanno felicissimo scoprito- re dell'universale gravitazione, seppe restituire i diritti del- l'eterogeneità dell'aria, come cagione della discrepanza tra la velocità reale e la teorica del suono . Malgrado le espe- rienze ed i ragionamenti di un Giordano Riccati che li con- fermavano, era insorto ad escluderli il famigerato La Place cui piacque^ afforzato da ingegnosissimi calcoli del Biot, che nelle vihrazioni del corpo sonoro per la compressione del- l'aria si sprigionasse da essa nuovo calorico ad aumentar- ne r elasticità , sicché introdotto nell' analitica supputazio- ne un dato dapprima non avvertito, ne scaturisse poi il cer- cato accordo fra l'esperienza, e la Teoria. Però la nuova in- terpretazione di quel singolare fenomeno se non vuol dirsi confutata dal nostro Araldi, si mostrò da lui involta per mo- do fra dubbiezze e difficoltà, e gravemente sospetta di fal- lacia, che ad adottarla sarebbe pur d'uopo di sacrificare i di- ritti della ragione all'autorità di un grand'uomo.

Restava al valente oppositore di essere a guisa d'arbitro di una controversia in cui parteggiarono i più illustri fra i Ma- tematici Italiani, fra i quali fuvvi chi avvisò non avere il subli- me Eulero toccato il segno, quando occupò la vastissima sua mente nel Problema degli appoggi. Esso per cui trattasi di assegnar la pressione sofferta da più di tre fulcri che sorreg- gono un piano caricato di un peso, sembrò ad alcuno di quel- li non essere da rilegarsi nella classe degli indeterminati. Aral- di contraddittore di questa pretesa sostenuta da speciose in- dustrie e da sottili argomenti, avvalorò per modo l'opinione eh' ei seguiva, mostrando del pari inutile il sostituire a quel peso un' unica pressione, e il riguardarne come dati i punti del contatto, che il costante silenzio di chi aveva altramen- te sentito chiarì esser già tolto ogni prett'sto a continuare la lunga contesa. Altrettali meriti di lui ben potrebbero nove- rarsi, pe' quali sempre con maggior lume apparirebbe quan- to egli valesse in ogni maniera di fisica e di matematica

ScniTTO DAL Marchese Luigi Rangoni cxxxiii dottrina , e quanto eziandio addentro penetrasse ne' recessi della metafisica, tenendosi coli' avvedimento più sicuro sempre egualmente lontano dai due opposti pericoli in cui rompono il sistematico ed il Pirronista. Lasciando alla storia filosofica l'ufficio di tutti analizzare gli scritti di lui, e trarre in luce quelli che ancor non furono divulgati, non è ora mestieri che di accennarne le meditazioni sul sonno cui nulla può dimos- trare assolutamente involontario, sulla credulità dispensatri- ce di beni, e talvolta cagione di mali, la quale pur si anni- da fra le tenebre del pirronismo , sulla teoria della visione, in cui le difficoltà fisiologiche si collegano a gara con quelle dell'Ottica, e della Psicologia. In quest'ultima spinosissima trattazione, si dileguano i dubbj proposti da un sommo uomo , e si combattono valorosamente non meno le opinioni di lui per grandissima sventura delle Scienze non abbastanza discor- de dai Pirronisti, che quelle di un altro il quale non seppe evitare la macchia di accrescerne la famiglia . Ma colui che tanto come finqui apparisce , dedicò alle Muse severe, me- more del prezioso alimento, e della giocondità che sommini- strano secondo il magnifico dire di Tullio, le amene lettere ad ogni età e condizione di vita, potea pur con esso afi^er- mare in niun periodo de' suoi giorni averle neglette o di- menticate. A giudicare quanto egli meritasse la fama di elo- quente Scrittore, non è d' uopo che rammentare quel lume dell'Italiana medicina, e del cielo Modenese il Ramazzinij che celebratissimo egli pure per l'eccellenza dello stile, tro- vò per universale consentimento nel suo lodatore un emulo a lui pari non meno nella facondia che nella dottrina. solo queir uomo insigne, ma tutti i rami di scienza coltivati dall' Araldi videro sotto la penna di questo rallegrarsi la severità degli studj , e le cose più difficili a percepirsi non che ad essere dichiarate , ornarsi della facilità e delle grazie di un' elocuzione precisa ed elegante. Tale fu il frut- to che ^accolse da una profonda meditazione de' Classici an- tichi, da lui sempre ricordati con una specie di entusiasmo,

cxxxiv Elogio del Cavaliere Michele Araldi

il quale ben si manifesta sterile ozioso, qualora rivol- gasi il pensiero alle osservazioni eh' ei produsse intorno ai Poemi del Principe degli Epici Latini. Gareggia in esse una copiosa ed opportuna erudizione colla finezza del gusto , e dell' acume, si rivendicano a quel cantore immortale i pre- gi inarrivabili dell' immaginazione robusta , e giudiziosa , si stabilisce il dominio di lui proprio sulle fonti del patetico, si mostran le regole eh' segue nell' icastica in cui pure primeggia, analoghe alle norme della prospet tica degradazio- ne. E come se nulla avesse fatto, tracciando per cosi dire una nuova rettorica in sussidio de' precetti del filosofo di Stagi- ra, volle pure difendere l'integrità di que' preziosi monumen- ti del gusto contro l'Heyne, ed il Blair che d'interpolati ne accusavano alcuni fregi, di questi giustificando la schiettez- za, e r acconcia corrispondenza col tutto, siccome volgendo- si ad un rinomato oltramontano traduttore, a buon diritto il riprese di aver turbati e mentiti i pensieri Virgiliani. Quegli pertanto che cercò le recondite bellezze dell' eloquenza , e della poesia, e che fu vago di farne tesoro, dovea pur esse- re custode geloso del puro sermone italiano, ed opporsi per- ciò ad un' altra classe di novatori, che col pretesto di arric- chirlo e di riformarlo , sembrano congiurati a renderlo defor- me, e capriccioso. Gridò infatti l'Araldi contro di essi, e de- plorando l'abuso degli arcaismi, e la contaminazione delle scritture per ogni meno sincera, e meno opportuna foggia del secolo quartodecimo, sostenne ad un tempo la causa del pa- trio idioma , e ne rimosse la pretensione di un moderno me- tafisico per qualche tempo quasi assoluto dominator delle scuole , il quale divisandone il perfezionamento nel metodo analitico, intendeva con ciò a privarlo di molti degli usi ai quali variamente si adatta. Quindi per giustificare la sua con- trarietà ad imporgli siffatto vincolo, o a meglio dire alfine di perdere uno de' tanti sogni filosofici che si moltiplicaro- no all'aumentarsi delle solide dottrine, mostrò come general- mente alle lingue essendo ingiunto di parlare^ quando al-

Scritto dal Marchese Luigi Rangoni cxxxv

la ragione, quando alla immaginazione , e quando al cuore , ed agli affetti, vien loro ricusata 1' assoluta perfezione cui la pluralità svariata degli obblighi loro mal potrebbe consenti- re. Corsa, ed onoratamente visitata dall'Araldi anche questa floridissima Provincia, non si saprebbe a qual altra special- mente di quelle che agli studj appartengono dell'Istituto, o dell'Italiana Società, potesse dirsi per avventura straniero. Ciascuna di esse conobbe , e pressoché ciascuna illustrò con sublimi pensamenti, nei quali al sommo acume sempre fu con- giunta la filosofica moderazione. Perciò non piacque ai siste- matici, e molto meno all'incredulo, ed al libertino solo pron- ti a compiacersi , ed a sorridere per le dottrine dell' empie- tà. Inflessibile nell' impugnar le false o pericolose opinioni, e cauto in non trascendere que' confini oltre i quali non so- no che tenebre d' ogni maniera, venerò pur sempre in modo non ambiguo la maestà del culto santissimo e della Religio- ne de' suoi Padri. Apparve questa intemerata così negli scrit- ti come in ogni atto di lui , che trascorsi gli anni migliori in periodo più tranquillo, ed il resto della vita in età spar- sa di vicende avverse al costume ed alla sana morale, non" piegò alla variata condizione de' tempi la dignità e 1' illiba- tezza del suo carattere. Sostenne pur sempre ad onta forse delle derisioni di alcuni prepotenti filosofi, o a dispetto al- meno di una moda rispettata dai più timidi, il privilegio del- le cause finali che scorgendo non di rado allo scoprimento delle efficienti, sono dalla semplice religione naturale ricono- sciute in un ordine talvolta palese, talvolta ascoso di eterna Previdenza. Così con sentimenti sempre conformi all' indole della vera sapienza giunse l' Araldi varcato di poco 1' anno settantesimo, al termine de' suoi giorni, (i) e vi giunse im- perturbato colla serenità propria dell' uomo cristiano, che fe-

ci) Morì a Milano il giorno 3. di Novembre dell'anno i8i3. mentre era Segretario dell' Istituto Nazionale Italiano.

cxxxvi Elogio del Cavaliere Michele Araldi dele neir osservanza dei doveri a lui imposti dall' augusta su» Religione, da essa poi attende con salda fiducia gli estremi conforti. La memoria di lui sarà indelebile, e durerà ne' fa- sti della letteratura che tanto accrebbe, ricopiando in se il mo- dello dello schietto ed imparziale Filosofo amico di Socrate, e di Platone, ma più della verità. Collocato in nobil seggio fra i Matematici pel vigore, e per 1' evidenza delle sue dimostrazio- ni, ai Fisici sopratutto additerà le norme , ed i criterj co' qua- li vuoisi interrogar la Natura , e rapirne i difficili segreti. I Medici da lui ammoniti, e co' precetti e coli' osservazione conosceranno i pericoli che lor sovrastano dallo spirito di si- stema , la necessità della continua esperienza , 1' incertezza dell' arte, le cui forze sono maggiormente dubbiose quanto più vengono esagerate. Avranno infine gli scrittori di ogni classe un esemplare di stile non men castigato che profondo, in cui potrà specchiarsi chiunque pur voglia declinare gli scogli della negligenza, e del capriccio, che affliggono 1' età presente , e validamente opporsi alla minacciata corruzione del gusto.

Opere edite

DEL CAV. MICHELE ARALDL

1 . Riflessioni fisiche sulla circolazione del sangue . Me- moria inserita nel N." 8. degli Opuscoli scelti sulle scienze e sulle Arti, stampati in Milano l'anno 1785.

a. Questa fu dall' Autore stesso tradotta in francese , e ripubblicata in Modena coi tipi degli Eredi di Bartolomeo So- liani r anno 1806. col titolo —De V Usage des Anastomoses dans les Vaissenux des machìnes aiiimales , et particuliere- ment dans le systeme de la circulation du sang. Arricchì egli questa traduzione e ristampa d' una lunga nota intorno alla confusione delle idee, che regna per rapporto allo conosci- mento delle fbize in non pochi teorici moderni.

3. Considerazioni sopra V estensione e i confini^ della legge

Scritto dal Marchese Luigi R,angoni cxxxvii di continuità tanto nella Meccanica generale, quanto neW a- nimale. Memoria inserita nel tomo decimo de£;li atti della Società Italiana delle Scienze.

4- Della forza e delV influsso del cuore sul circolo del sangue: dissertazione inserita fra le memorie della stessa So~ cietà. La prima parte trovasi nel tomo nndecimo : la secon- da nel tomo decimo quinto.

5. Esame di alcuni tentativi di soluzione di un famoso problema di Meccanica statica . Memoria inserita nel tomo decimo terzo della stessa Società.

6. Esame di uno fra i diversi dubhj mossi dal cel. d'' A- lembert ai princìpii delV Ottica con alcune considerazioni so- pra la teoria psicologica della visione . Memoria inserita nel tomo primo j parte seconda delle Memorie della Classe di Fi- sica e di Matematica dell'Istituto Italiano.

7. Tentativo di una nuova rigorosa dimostrazione delF principio dell' equipollenza . Memoria inserita nel suddetto tomo.

8. Osservazioni e dubhj sulla compressibilità ed elasticità de^ liquidi, ed in ispecie dell^ acqua , inserite nel tomo secon- do delle Memorie di Fisica e di Matematica del suddetto Istituto.

9. Saggio di un nuovo Commento delle Opere di Virgilio inserito nella parte prima del tomo della Classe di Lettera- tura dello stesso Istituto.

10. Opere di Lui pur sono le diverse prefazioni , che tro- vansi poste in fronte ai volumi dello stesso Istituto , non che gli estratti di quelle Memorie, che presentate all' Istituto ^ venne da esso giudicato, che nulla della loro importanza per- dessero pubblicandole per estratto. Nella formazione di que- sti , salvando quanto d^importante era detto dagli Autori del- le Memorie , usava di aggiugnere su i diversi soggetti le pro- prie osservazioni e pensieri.

1 1 . Esame di un articolo della teoria del suono : Memo-^ ria inserita nel secondo tomo degli atti della Classe Fisica- Matematica dell'Istituto.

Tomo XIX. s

cxxxviii Elogio del Cavaliere MrcHEr.E Araldi

la. Discorso letto nella prima pubblica adunanza tenu- ta in Bologna dall' Istituto Italiano il giorno dieci Luglio i8o4- stampato in Bolo<;na dai l'iatelli Masi i8o5.

i3. Del Sonno e della sua ordinaria cagione. Memoria inserita nel primo tomo delle Memorie della Società Medica di Bologna.

i4- Pensieri sulla credulità., e della preminenza della Mu- sica nella Poesia con un appendice sul senso inorale. Bolo- gna per fratelli Masi 1809.

i5. Saggio di un Errata di cui sembrano bisognosi alcuni libri elementari, lo M. l. ° MWsino dalla Stamperia Reale i8ia. 16. Elogio del Dottor Bernardino Ramazzini recitato in occasione dell'apertura della Università di Modena Vanno 1777. stampato dopo la morte dell' Autore nella raccolta di Elogi ed Orazioni dei Professori dell' Università di Modena.

Opere postume

DEL CAV. MICHELE ARALDI

Uscite alla luce nel Voi. I." delle Memorie dell' Imperia- le R. Istituto del Regno Lo?nbardo-Veneto Anni i8ia. e 181 3. stampato in Milano nel 1819.

1 . Saggio di un nuovo Commento delle Opere di Virgilio ( estratto ) .

2. Della Legge di continuità, àov a incidentemente trat- tasi de' Corpi duri.

3 . Suir inerzia e sidla forza centrifuga.

4. Sopra un nuovo uso meccanico del respiro.

ScuiTTo UAL, Marchese Luigi Rangoni uxxxix

Opere inedite DELLO STESSO CAV. ARALDI I . Riflessioni estemporanee sopra alcuni paradossi Fisio-

logici.

a. Considerazioni sopra una Memoria inserita nel tomo settimo della Società Italiana col titolo = DeW azione di un corpo retto da un piano immobile esercitata sui punti d' ap- poggio che lo sostentano . Tentativi del Cav. Lorgua.

3. Annotazioni ad una Memoria del Sig. Stratico inseri- ta nel tomo quinto delia Società Italiana col titolo ^:; Osser- vazioni intorno varii effetti della pressione dei fluidi.

4. Riflessioni intorno la teoria della febbre.

5. Analisi di una proposizione fondamentale d'Idraulica ^ a cui si aggiungono alcune considerazioni sulla fluidità in generale, e in particolare del sangue.

6. Del modo di azion chimica dell'elettricità del Signor

o

Davy. Traduzione.

7. Appendice all' introduzione alla fisica terrestre del Sig. De-Luc, ossia traduzione della risposta da questo fatta alle obbiezioni mosse a detta Opera da un membro dell' I- stituto di Francia , e distribuite in più articoli inseriti ne- gli Annali chimici di Parigi

8. Dubbj sulla spiegazione portata dal Sig. Prevost del fenomeno, per cui il freddo si condensa nel fuoco d'uno spec- chio concavo , ed obbliga il termometro posto nello stesso fuoco ad abbassarsi.

9. Appendice alla Memoria sopra 1' uso delle Anastomosi.

10. Risposta ad alcuni quesiti giunti alla Commissione di sanità di Modena per parte dei Commissarii Organizzatori.

11. Piano interinale per gli studii medici nella Universi- tà di Modena.

la. Traduzione degli elementi di Chimica teorica del Sig. Macquer.

GXL Elogio del Cavaliere Michele Araldi

i3. Traduzioni degli elementi di Chimica pratica dello stesso.

i4- Institutiones Physiologiae Medicae.

Accademie alle quali era ascritto

IL CAV. ARALDI

ì. Accademia dei Dissonanti di Modena con Diploma 23. Novembre 1770.

II. Società Reale di Medicina in Parigi con Diploma 9. Luglio 1779. Fu questo un attestato di stima , che tanto all' Araldi, quanto alia Classe Medica della Università di Mode- na volle dare la suddetta Società, avendo nel tempo istes- so nominati per suoi socj gli altri due Professori Savani e Rosa.

III. Accademia Reale Fiorentina, come da Diploma 37. Luglio 1802.

IV. Istituto Nazionale pel Decreto 7. Aprile i8o3. Di questo venne nominato a plurità assoluta di voti Segretario , accaduta che fu la morte dell' Abate Fortis nfel 1804. e con- fermato in Segretario generale dello stesso in Milano nel 181 1.

V. Società Italiana delle Scienze con Patente i . Ottobre i8o3.

VI. Società Medica di Bologna per lettera dei la. Ago- sto i8o5.

VII. Accademia Italiana di Scienze, Lettere , ed Arti in Livorno con Diploma dei ai. Giugno 1808.

VIII. Accademia di Medicina in Venezia.

MEMORIE

D I

FISICA.

SOPRA ALCUNI EDIFIZII

MUNITI DI PARAFULMINI FRANKLINIANI STATI DAL FULMINE DANNEGGIATI

MEMORIA

DEL SIG. PROF. GIUSEPPE RACAGNI

Ricevuta a io. Novembre i8ai.

Il Sig. Cavaliere Landriani nelT eccellente Opera, che ha pubblicata sopra l'utilità dei Conduttori elettrici, alla storia di quelli, che essendo stati dal fulmine colpiti lo guidarono con- formemente alla Teorica Frankliniana della elettricità senza che danno di alcuna sorte ne soffrissero essi , o li edilìzi , che munivano , ha aggiunta la storia di altri edifizi , che so- no stati danneggiati dal fulmine cadirto sopra i condutto- ri stessi a quelli applicati, o le parti loro a questi vicine; e già Egli non temette, che ([uesti casi avessero a nuocere alla opinione j che Egli sosteneva, poiché anzi la dimostra- vano, essendo quei danni avvenuti solo in conseguenza dei difetti essenziali , che nella esecuzione di questi conduttori erano stati commessi; e per nominarne alcuni soltanto, cer- to è, che quelli della casa del Sig. Maine, della Chiesa del- la Madonna della guardia presso Genova, e della casa d'in- Tomo XX. A

a Sopra alcuni Edifizii ec.

dustria, presso Norfolck ec. non avevano comunicazione baste- vole con l'acqua corrente, o col terreno costantemente umi- do, e quelli delle Case Haffendon , Purfleet , e Saussure era- no troppo bassi, e con la punta ottusa piuttosto che acuta, o troppo scarsi per estendere la loro attività efficace fino ai luoghi, che dovevano proteggere, e dove poi il fulmine cad- de, e per ultimo alcuni di quelli non erano bene continua- ti, e ne ricevettero danno appunto nei luoghi della loro in- terruzione, siccome con maggiore precisione si può vedere neir Opera sovraindicata.

Io nel primo fascicolo del Tomo XVIII. delle Memorie di Fisica della nostra Società ho stampate le storie di alcu- ni parafulmini costruiti in Milano, o ne' suoi contorni, che furono pure dal fulmine colpiti, e preservarono da ogni dan- no li edifizi, ai quali erano applicati, e veramente non si poteva dubitare , che quei conduttori non avessero provata r azione del fulmine , poiché in alcuni di questa vedevansi scrii manifestissimi sia nella fusione, sia nella piegatura della punta in modo da f;ire meraviglia , e in altri il fulmi- ne fu visto chiaramente da molti mentre vi cadeva, e per fine in altri fu anche allora sentito fortemente essendone stati scossi, e anche atterrati, sebbene fossero assai robusti, ma per mala sorte troppo vicini ai conduttori percossi ; ge- neralmente però alli edifizi il fulmine in questi casi non ca- gionò alcun danno, lasciò segno alcuno nelle intonacatu- re dei muri, anzi per maggiore meraviglia fino in alcuni og- getti mobilissimi e fragilissimi come sono i ragnateli , e la fuligine dei camini.

Ma in quella Memoria io non ho potuto arrecare la sto- ria di alcun conduttore Frankliniano , che sia stato percosso dal fulmine con danno dell' edifizio, che erane munito, poi- ché ninno era venuto a mia notizia tanto nei nostri paesi, quanto per le relazioni ricevute da altri lontani; e questo a mio credere può aversi per una manifesta prova della utili- tà di quella meravigliosa scoperta di Franklin , al quale se

Del Sic. Pkof. Giuseppe Racagni 3

non si può applicare letteralmente quell' emistichio di Mani- lio eripuitque Jovi fulmen , almeno glielo ha reso inutile , poiché i conduttori da lui proposti si sono tanto moltiplica- ti , e la diligenza dei Fisici Osservatori è così attenta , che non avrebbero lasciato di notare, e di pubblicare , se qual- che conduttore avesse mancato al fine, a cui era destinato; e sicuramente io non ne ho trovato nelli atti delle Accade- mie, nei giornali, o pubblici fogli, che mi sono capitati sott' occhio, ho udito parlarne da altri. Ma quello sgra- ziato accidente è purtroppo successo nel Duomo di Milano, e nella casa del Sig. Averreggi a Koppingen presso del Kir- chberg non discosto da Ginevra.

La figura annessa a questa Memoria presenta la pianta di quel meraviglioso Tempio , che è una Croce latina aven- do esclusa la grossezza dei muri ; la lunghezza interna AB di braccia Milanesi duecento quarantotto, oncie undici, pun- ti cinque (a), e la larghezza CD di braccia cento quaranta- sette , oncie sette , la quale nel suo mezzo E taglia in quel- la lunghezza la parte, o braccio minore E A di braccia ot- tantotto, oncie due, punti dieci, e sei decimi, secondo la descrizione di quel Duomo, che pubblicherà tra poco il Sig. Franchetti , da cui, e dal Sig. Pollachi attuale Architetto di quella fabbrica ho avute queste , e altre misure, che si tro- veranno qui indicate. Quella larghezza paralella alla facciata FI, cui è pure paralella la retta GS, non forma che il pic- colo angolo G S N di trenta minuti primi, e trentacinque secondi, declinando dal Nord all'Est con la meridiana NS, che subito entrando dalle cinque porte della facciata segna- rono sul pavimento i Signori Astronomi di Biera Reggio , e Cesaris , facendo servire per gnomone la distanza di braccia trentanove , oncie quattro , e punti sette , e trentatre cente-

(a) Il braccio di Milano sta al me- tro come I : I , 68o8528 , e al piede i.\ Parigi come i : o > 6460069 , e si

divide in 12. oncie, delle quali una si divide in la. punti, e decimali di punto.

4 Sopra alcuni Edifizii ec.

simi del pavimento da un foro aperto nel primo volto della nave piìi bassa meridionale appena meno di oncie sei sotto alla sua altezza maggiore. Il contorno è distinto da quaran- tadue piloni , che sporgono dal muro esternamente in forma di pilastri , e internamente di mezze colonne eguali alla metà delle colonne ottangolari , che prescindendo dalle quatti» più vicine al punto E sono tutte egualmente grosse, e cre- scendo in altezza dal contorno andando al mezzo distinguono r interno in navate , che sono tre nelle braccia paralelie alla larghezza j e sarebbero cinque nelle braccia paralelie alla lon- ghezza, se nel minore di queste le due contigue al muro non fossero occupate dalle Sagrestie, e quella di mezzo dal Coro. Le navate come le colon ne^ che coi piloni ne sostengono le volte crescono in altezza andando dal contorno al mezzo, e i piloni , e le colonne sostengono poi sopra il tetto le agu- glie portanti ciascuna la statua di qualche Santo , la di cui sommità dista nelle quarantasei del contorno per braccia set- tantanove, oncie tre, e punti undici e mezzo, nelle ventot- to dell' ordine di mezzo per braccia novantuno , un' oncia , due punti , e centesimi quattro , e nelle trentadue dell'ordi- ne superiore per braccia cento trentasei, oncie cinque, e punti nove dal pavimento , che è ancora per braccia due, e oncie otto circa superiore al piano della piazza, che sta avan- ti ai gradini posti innanzi alla facciata; le aguglie poi spor- gono sopra il tetto, o terrazzo compresa la statua, che è di tre braccia, sopra i piloni del contorno, e sopra le colonne dell'ordine che segue, per braccia trenta, e un'oncia, e sopra le colonne dell' ordine di mezzo per braccia ventino- ve, e un' oncia.

Le quattro colonne più vicine al mezzo E alte quanto le altre maggiori sono di tutte più grosse , perchè sono de- stinate a portare la cuppola ottangolare, che ancora salendo ornata di altre sedici aguglie minori disposte in due ordini uno sopra l'altro, e alla distanza di braccia cento otto, e oncie quattro dal pavimento riceve l' imboccatura d' un lu-

Del. Sig. Prof. Giuseppe Racagni S

cernano, o lanternino alto braccia quattordici, sopra cui per braccia ventotto s'innalza la maggiore aguglia, che per una scala interna a chiocciola conduce sino a! belvedere, oltre al quale si prolonga quella tutta solida per altre braccia vent* uno, e sostiene la statua colossale di braccia sette di Maria Vergine Santissima Assunta in Cielo; onde la sommità di questa sopra il pavimento non è alta meno di braccia cento settantotto, e oncie quattro.

Fu fino dal 1762, che il Capitolo della veneranda Fab- brica del Duomo commise all' Architetto Croce di proporre il progetto per terminare la cuppola , che finiva allora col cuppolìno, e i molti Architetti, che diressero la fabbrica del Duomo , ne avevano lasciato alcuno . Fu adunque il Croce , che imaginò quella grande aguglia, la quale se fu lodata da molti, incontrò non pochi disapprovatori, i quali, lasciate le difficoltà prese dall' aspetto architettonico , dubitavano se la solidità dei sostegni della cuppola bastasse a sostenere lo sfor- zo del novo peso, che volevasi ad essi sovraporre, e da que- sti insieme agli argomenti presi dalla meccanica furono an- cora promossi i fisici derivati dalla comjiressibilità della ma- teria, dai terremoti, e con impegno maggiore dai fulmini; poiché questi avevano percosso già il Duomo più volte , e con molto danno, e ben era chiaro che il pericolo di quelli cresceva tanto più quanto si spingeva la fabbrica ad altezza maggiore, e i Matematici Boskovicti Gesuita , de Regi Berna- bita, e altri, che furono consultati, potevano ben assicurare della solidità della cuppola ancora gravata di quel peso se- condo i principi! meccanici, ma non contro gli accidenti fi- sici, e massime contro le forze di una meteora, che non si possono calcolare ; fu quindi consultato il Beccaria delle Scuo- le pie, fisico celebre particolarmente in elettricità , il quale propose di difendere quella fabbrica dai fulmini coi condut- tori metallici non molto prima inventati da Franklin.

In mezzo a questi contrasti dopo qualche tempo fu co- minciato il progetto del Croce, e ultimato nel 1773., ma san-

6 Sopra alcuni Edifizii ec.

za aggiungervi il riparo suggerito dal Beccaria, e non tarda- rono molto a verificarsi le predizioni de' suoi avversarli, per- chè primamente poco dopo il 1772. fu quell'Aguglione per- cosso dal fulmine, che gravi danni cagionò ad esso, e ad al- tre parti della cuppola , questi erano ancora interamente riparati quando un altro ancora più vigoroso lo colpì , e mag- giori guasti vi apportò; laonde i Signori del Capitolo di quel- la ven. fabbrica pensarono a far mettere in opera quel ripa- ro, e nel 1807. onorarono me con la commissione di farlo eseguire.

Confesso di averla ricevuta con riconoscenza , ma non senza qualche difficoltà, poiché mi erano noti più Fisici, che avendo la maggiore opinione della scoperta Fraukliniana, e avendone ancora fatto uso in altre fabbriche, pure dubitava- no assai se quella potesse giovare al Duomo di Milano orna- to di cento trenta aguglie, poiché alle nominate di sopra si debbono aggiugnere altre otto più basse di tutte poste sul parapetto dei due bracci minori, con una cuppola che ter- mina in un aguglione tanto alto , che va a provocare i ful- mini in casa loro , come mi diceva un celebre Fisico mate- matico, di cui io credo essere la scrittura anonima contraria al progetto del Croce , che si trova nell' archivio di quella ven. Fabbrica, in cui massime gli argomenti fisici sono svi- luppati con molta particolarità, e calore ; io ho mai sapu- to non dare a quelli qualche fondamento.

Prima però di pensare ad alcun progetto era naturale, che io cercassi di conoscere il parere del Beccaria sperando di approffittarne ; ma in quell' archivio con la mia lettera a quel Capitolo, che ne fa la ricerca esiste la copia della sua risposta , che mi diceva di non avere ritrovata scrittura al- cuna di quel Fisico. In realtà però questa esisteva, e fu sco- perta alcuni anni dopo, e io ho avuto la curiosità di veder- la nell'agosto di quest' anno 1821. e ho compreso, che al- lora mi sarebbe stata affatto inutile, poiché sono certo, che se Egli in vece di rispondere alla dimanda fattagli stando a

Del Sic. Prof. Giuseppe Racagni 7

Torino si fosse portato a Milano, e avesse visitato il suo Duomo, avrebbe forse mutato pensiere , e suggerito un tut- t' altro progetto ; ma inoltre il Signor Cavaliere Landriani nell'opera citata fino dal 1784. aveva con argomenti irrefra- gabili di fatto confutata l'opinione di quel fisico ^ sopra la grande estensione, che Egli dava all'azione di un condutto- re, a cui quel progetto era intieramente appoggiato.

Questa azione secondo le migliori osservazioni non si può estendere oltre alle trentacinque, o quaranta braccia, e a non molto di più del doppio di questa distanza tra loro non possono collocarsi i conduttori^ dove questi per la gran- dezza delle fabbriche debbono essere molti ; ma io limito quelle distanze ancora di più , dove si tratti di proteggere da lontano gli angoli, o le parti, che sporgono in alto dai tet- ti , poiché queste e quelli sono sempre più esposti ad esse- re colpiti dal fulmine; quindi era per me chiaro, che per di- fendere da questo una fabbrica come il Duomo di Milano molto estesa in tutte le dimensioni, e oltre alle aguglie e al- li angoli avente altre parti sporgenti per lo scolo delle piog- gìe, abbisognavano più conduttori , e fortunatamente mi da- vano la facilità di stabilir li tre pozzi che già esistevano, uno vicino alla colonna H ad uso della Sacrestia del Clero mino- re, e due altri al piede dei piloni I, e L, e inoltre molte statue sulle quali si poteva ridurre ad una punta ottima qual- che parte dell' armamento , o dell' insegna, che portano su! capo , o nella mano, senza che comparisse ; così per es. la statua della B. Vergine posata suU' aguglione è tutta forma- ta di lastre di rame , e tiene in capo una corona ornata di dodici stelle dorate dello stesso metallo, laonde il raggio di quella, che ne occupa la sommità, rivolto al cielo , e ridot- to poco più longo delli altri, e dorato a quattro mani serve per punta del conduttore, che si attacca al lembo delle ve- sti ; per fine gli ostacoli, che le tante piramidi, e i singola- ri canali delle acque pluviali oppongono al passaggio dei con- duttori erano presto superati , perchè quelli sono treccie di

8 Sopra alcuni Edifizii ec.

fili di rame flessibili intrecciati tra loro , che possono scor- rere in contatto del suolo, o dei muri, poiché quando quel- le siano convenientemente grosse io non ho mai creduto, che abbisogni di tenere i conduttori isolati, se non dove deb- bono servire ancora alli esperimenti di fisica.

Nominando adunque con la stessa lettera il conduttore la sua punta j e il pilone , o la colonna su cui è, con quei principi! io proposi prima di aprire un altro pozzo in F; ap- presso di stabilire una punta sopra 1' aguglione E, e una so- pra ciascuna delle aguglie dei piloni del contorno M, O, P, Q, R, h, T, e delle colonne di mezzo V, X, Y, A'. Il con- duttore doveva portarsi dalla E alla colonna H , e cosi do- veva fare il conduttore della punta M, restando sempre se- parato da quello; ma le treccie dei conduttori O, V, X, P dovevano unirsi sopra il pilone F, e quivi ridotte in una so- la treccia discendere nel pozzo F , altrimenti ridotte in una sola treccia dovevano nel pozzo I discendere i condut- tori delle punte V, Q, A', R riuniti sopra il pilone I, e nel pozzo L discendere i conduttori delle punte Tj L uniti so- pra lo stesso pilone L, Perfine le treccie dovevano essere formate, la sola del conduttore principale E di tre , e tutte le altre di soli due fili di rame ciascuno del diametro di pun- ti tre del braccio milanese.

A questo progetto, quando stavasi per eseguirlo, io ac- consentii, che si facesse un cambiamento, poiché mi fu rap- presentato, che al piede del pilone M esisteva una cisterna equivalente ad un pozzo, come sono molte in Milano, le qua- li hanno il fondo libero, e vanno secondo 1' uso comune di parlare a communicare con V Aves che é il luogo delle ac- que correnti sotto terra, che alimentano i pozzi, e mi fu det- to ancora , che quella non serviva che a raccogliere con le acque piovane al piìi dell'orina. Ora io acconsentii, che in vece del pozzo H fossero a quella cisterna condotte le trec- cie discendenti separatamente dalle punte E , ed M non tan- to per sottrarle dalli accidenti, ai quali pareva ad alcuni,

Del SiG. Prof. Giuseppe Racagni g

che quelle potessero essere sottoposte, dalla curiosità o ma- lizia delli uomini in un pozzo di uso continuo, quanto per schivar la grave spesa, che portava l'apertura del volto, at- traverso al quale dovevano passare; ma siccome era troppo grave il peso della treccia a tre fili, che doveva in aria con- dursi dalle vesti della statua della Madonna fino al tetto sul piK ne M, ordinai ^ che nella aguglia B'^ presso a cui quella passava, si piantasse un pezzo di ferro , a cui questa si ap- poggiasse, e per maggiore sicurezza, feci anche sopra questa aguglia aggiungere una punta, die con una treccia di poche braccia comunicasse col conduttore principale.

Dopo 1' approvazione de' Signori Fabbricieri con quella modificazione del progetto fino dall'anno 1807. si cominciò a munire l'aguglione, e si proseguì poi il lavoro sopra le altre già costruite, e a misura che andavano costruendosi, cosicché tutte le punte , e le treccie non furono messe in opera che verso la fine del 1818, anche per rij)artire la spe- sa, e dove le aguglie mancavano assolutamente, si supplì con paloni di eguale altezza da levarsi alla costruzione di quel- le, dei quali ancora rimane un solo. Io intanto viveva tran- quillo, perchè il fulmine essendo caduto in più luoghi ave- va già per anni i 3. rispettato il Duomo: ma nel giorno nove di giugno del 18 19. verso il cominciare della notte il rumo- re del tuono annunciò un temporale, e verso 1' un' ora si eb- be uno scoppio^ di cui niuno anche dei più vecchi si ricoi- dava di avere udito uno più spaventoso , e in varii luoghi assai lontani tra loro molti furono presi da spavento , e an- che scossi, onde credettero, che il fulmine fosse caduto nel- le vicinanze loro , e a questo si attribuirono alcune scrosta- ture del muro accanto ad una treccia , che discende da un conduttore del teatro grande , che io però non avrei giudi- cata recente con tanta facilità.

Ma lo spavento, e le scosse furono maggiori per quelli , che abitano vicino al Duomo, e i danni notabili, che in que- sto scoprironsi al giorno seguente^ mostrarono chiaro, che se-

Tomo XIX. B

10 Soi'RA ALCUNI EdU'IZII CC .

il fulmine era forse caduto in più luoghi, almeno lo scoppio era in quello accaduto; e primamente non si poteva dubita- re, che il fulmine aveva attraversato il conduttore, che giù discende dalla statua della Madonna, poiché la sua punta di sopra indicata si trovò fusa per un poco più di un mezzo pollice ; che è 1' effetto solito che produce la materia elet- trica, e massime quella dei fulmini , quando in grande copia attraversa i conduttori metallici sottili ; e io ho giudicato , che importasse di fare dalla corona della statua staccare la stella , di cui quella punta fusa formava un raggio, per con- servarla nel museo fisico del R. I. Liceo di S. Alessandro . poi altro danno, o segno di fulmine si potè trovare tut- t' al longo della treccia di quel conduttore, e nell' aguglio- ne, o in altri luoghi, presso ai quali quella passa, e nemme- no neir asta di ferro, a cui quella si appoggia, o nella bre- ve treccia , per cui quella comunica con la punta dell' agu- glia B', e finalmente nemmeno in tpiesta aguglia dalla cima fi- no un di sotto da quell'asta di ferro. Ma i danni comin- ciavano in questo luogo , e continuavano discendendo , per- chè erano spezzati più gradini della scala, per cui dentro a quella aguglia si sale per passare dal tetto fatto a piano in- clinato superiore alla navata di mezzo settentrionale all' a- guglione: e molte lastre del suo asse solido, e del suo con- torno fatto a pilastrini, e tutto 'traforato , tra i quali quel- la scala è posta, erano rotte , e qualche pezzo erane ancora stato staccato dal rimanente, e slanciato a notabile distanza sul Duomo stesso , e uno di questi arrivò fino nella contra- da di S. Pietro all'orto, e rnppe una finestra nell'interno del palazzo del Sig. Conte de' Capitani, cosicché supponen- do, che il getto sia stato orizzontale avrebbe dovuto descri- vere una semiparabola, che con l'ascissa presa nell'asse ver- ticale posto nell'asse stesso di quel!' aguglia alta poco meno di braccia sessanta, avrebbe dovuto avere l'ampiezza orizzon- tale di braccia trecento ottanta. Un colto Cavaliere, e Ma- gistrato, che per accidente si trovò nella stanza di quella fi-

Del Sic. Prof. Giuseppe Racagni m

nestra da lui abitata, lo raccolse , e lo consegnò a me , die lo riposi nel museo del Liceo di S. Alessandro, e alla bilan- cia trovai che pesava libbre piccole di Milano (b) cinquej e oncie sei. Anche in qualche altro luogo vicino a quella agu- glia comparvero altri danni sicuramente cagionati da quel fulmine, ma non tanto notabili, che importi notarli minuta- mente ; questo però si deve osservare^ che in mezzo ai mol- ti effetti 5 che attestavano della forza straordinaria di quel fulmine, i danni però cagionati al Duomo erano minoii di quelli, che vi produsse T altro, che vi cadde prima del 1806. Quelli che conoscono come , e con quali materie è co- struito quel grande edilìzio , non possono avere difficoltà a comprendere perchè i danni siansi moltiplicati in diversi luo- ghi senza poter darne di alcuno una spiegazione particolare, o supporre , che siano caduti più fulmini. Oltre ai costoloni delle volte, le aguglie , e qualche altra parte dei piloni , e delle colonne sono intieramente di marmo bianco, che si ca- va dalla Gandoglia, che è una montagna del Lago maggiore a questo fine regalata alla fabbrica delDuomo stesso dal Con- te di Vertus, e primo Duca di Milano Giovanni Galeazzo Vi- sconti primo fondatore di quel Tempio; e come le volte so- no tutte lastricate, così il resto dei muri dentro e fuori so- no tutti coperti di lastre dell' istesso marmo grosse circa on- cie tre, onde prescindendo dai volti interni altro non si ve- de, che marmo, e il Serbo con ragione potè chiamarlo una montagna di marmo sforata. Ciascuna aguglia poi ha per as- se un grosso cilindro di ferro, che riceve i pezzi solidi tra- forati nel mezzo di marmo , onde sono formate, e tutte le lastre sono insieme collegate con alcuni pezzi da noi detti chiavelle pure di ferro, che a guisa di chiodi, o cunei si in-

(b) La libbra piccola di Milano sta alla libbra metrica, rome djSaC^gSoS: i, alla libbra di Parigi di oncie i6,come 0, 3:i68; o, 4895. si divide in oncie 12,

delle quali una si suddivide in 24- '^^" nari , e uno di questi in 24- grani , e uno di questi in decimi.

la Sopra alcuni Edifizii ec.

sinuano nei fori ad arte preparati, e prolongati a certa pro- fondità delle superficie, per le quali q\xelle si combaciano. Ora il ferro è conduttore dell' elettricità sebbene meno del rame; e meno ancora del ferro, ma sempre tuttavia condut- tore, è il marmo finora indicato per ragione massime di mol- te parti piritose che vi formano molte strisele nere di varia lunghezza sensibilissime all'occhio, onde le lastre grosse cir- ca tre oiicie servono molto bene a formare i noti condensa- tori del Sig. Conte Volta; ma tutti quei ferri, e queste stri- scie sono poi conduttori interrotti da altri grossi strati di par- ti calcaree, che tolgono tra quelli la comunicazione.

Pare adunque , che secondo le addotte osservazioni si possa affermare primamente , che quel fulmine ha attraver- sato non solo l'ottimo conduttore discendente dalla sommi- tà E dell' aguglione lasciandovi il solo segno della fusione della punta, ma ancora l'asta di ferro, e la breve treccia, che l'univa alla vicina aguglia B'; appresso , che per mez- zo di questi conduttori quel fulmine in parte almeno sia sal- tato in questa aguglia , e quivi , e in altre parti adjacenti abbia lasciati segni , e cagionati danni a misura degli osta- coli coibenti , che doveva superare per la interruzione dei conduttori , sui quali andava a dividersi in varii fili , e a dissiparsi ; e ho detto in parte almeno, perchè non ho mal dubitato, che un'altra, e fors' anche la maggiore sia stata dal principale conduttore trasportata al suo termine , e di- spersa, massime ripensando, come si è detto, che anche i danni arrecati non parevano corrispondere alla forza di tut- to un fulmine cosi spaventoso.

Sebbene io qui avvertirò, che assai poco mi appoggiava a questo giudizio , poiché questo è sempre assai incerto per la difficoltà di bene distinguere quelli prodotti dalla imme- diata azione del fulmine , e quelli , che non sono che una conseguenza di questi. Per es. la fusione di metalli sottili, lo slancio delle pietre fuori del loro luogo, e massime a di- stanze molto grandi, la veemente commozione dell'aria sicu-

Del Sic. Prof. Giuseppe Racagni j3

ramente spettano a quei primi effetti ; ma all' opposto le pietre sovrastanti a quelle slanciate fuori di luogo han po- tuto essere spezzate dal peso di altre , che sopra di esse si appoggiavano j come si vedeva in alcune dell' aguglia dan- neggiata ; e r agitazione dell' aria ha potuto rompere le in- vetriate del fenestrone della cuppola vicino alla aguglia stes- sa , come nell'antecedente mia Memoria indicai, che in De- sio quella gettò a terra non solo una giovane debole , e vi- cina , ma ancora un uomo assai robusto, e lontano; e forse quella ammazzò il postiglione della carrozza della diligenza di Marsiglia presso a Tain secondo il giudizio dei Medico , che avendone visitato il cadavere non vi trovò segno del fulmine, che su quella era caduto , come si legge nella gaz- zetta di Milano dell' 8. Novembre del 1819.

Ma le riflessioni più attente fatte sopra gli effetti appa- renti del fulmine non mi guidavano pure a qualche conget- tura probabile per indovinare la cagione, per cui quello, che aveva sicuramente attraversato l'ottimo conduttore di tre fili di rame dell' aguglione, lasciandolo illeso con questo fuori della punta, non era stato da questo intieramente por- tato al ricettacolo comune della elettricità , e disperso, ma l'aveva poi in parte almeno abbandonato passando per una treccia di soli due fili, e un palo di ferro nelle parti solide della vicina aguglia minore , poiché i fili , il palo e- rano pure in contatto del cilindro di ferro , che forma l'as- se interno di quest' aguglia, non ostanti gli ostacoli, che doveva superare , e che noti aveva superati senza grandi sfor- zi, rome mostravano i danni cagionati. Io mi era lino indot- to ad imaginare , che questo fulmine fosse stato uno di quelli, che diconsi ascendenti, e che avesse trovato maggiore diffi- coltà a dissiparsi nell' aria per le due punte dell' aguglione, e della aguglia danneggiata, che attraverso alle parti solide di questa, e delle altre non ostanti quelli ostacoli. Ma que- sto poi parevaini affatto contro alla analogia degli altri ful- mini , e conduttori , poiché tra quelli alcuni saranno stati

i4 Sopra alcuni Edifizii ec.

ascendenti, e questi ìi hanno pure guidati, e dispersi senza che producessero alcun danno.

Del resto io dirò , che V idea della direzione del moto dell' elettricità , da cui risultano i suoi fenomeni apparenti , è precisa nell' opinione di Franklin , che ammette un fluido solo in moto, ma non è cosi nell'altra dei due fluidi, perchè questi in quei fenomeni sono sempre in moto amhedue, uno in direzione all' altro contraria per andare ciascuno a com- pensare la propria quantità, dove manca ; non può adunque quella idea rendersi precisa in ciascun fenomeno, se a questo non si attribuisca la direzione di un fluido solo; e cosi in pratica suol farsi attribuendo al fenomeno la direzione del fluido , che si crede più attivo , che è il vitreo. Ora io ho già letta al R. I. Istituto di Milano una Memoria per provare, ciie di tutti i mezzi proposti dai Fisici per conoscere quella dire- zione, due soli avevano qualche apparenza di probabilità, cioè uno quello della luce ^ che si presenta sulle punte in forma di fiocco , o di stella;, e l'altro quello della magnetizzazione, poi- ché pare che Franklin abbia bene congetturato, che il fiocco o la stella indichi , che da quella esce o entra secondo lui il flui- do elettrico , e secondo gli altri il fluido vitreo -, e segue per analogia , che le forti scintille elettriche magnetizzino le aste di ferro obbligandole a rivolgere al Sud la parte per cui 1' elet- tricità è entrata , e al Nord l' altra , per cui è uscita, cioè a dire se l'asta , che prenda la magnetizzazione sia acuta da ambe le parti , e si esponga a ricevere le forti scariche elettriche bene isolata , si dirà , che l'elettricità è entrata dalla punta, che ha mostrato la stella, e uscita da quella da dove ha mo- strato il fiocco . Ma niuno di questi mezzi ha potuto giovar- mi per stabilire la direzione di quel fulmine , perchè niuno aveva osservata la figura della luce , che quello aveva prodot- ta sulla punta dell' aguglione , e nissun ferro nelle rotture era disposto in modo da potere tentarlo con una calamita , se e come era stato magnetizzato , e quelli ancora , che si estrassero , non diedero che i segni ordinarli del ferro.

Del Sig. Puof. Giuseppe Racagni l5

Rifiutato adunque il sospetto del fluido asceudente mi pareva, che non altro rimanesse a dirsi se non che i fulmi- ni tanto sono più vigorosi , quanto si ricevono piìi in alto , e che il conduttore altissimo dell' agugiione , secondo il det- to del Fisico già citato di sopra , ne aveva in casa propria invitato uno così grande, che non aveva potuto guidarlo in- tieramente , onde questo almeno in parte aveva dovuto get- tarsi nella aguglia minore , presso a cui passava, e cagionar- vi i danni osservati : ma anche a questo non sapeva acque- tarmi, poiché i conduttori si fanno generalmente di soli due fili intrecciati non più grossi di quelli usati pel Duomo , e ninno ben fatto ha mai mancato di conseguire reflTetto suo, di proteggere dai fulmini non solo tra di noi , ma anci)ra in Svizzera , e in America , dove i temporali sono ancora più vigorosi e frequenti, che tra di noi; e poi perchè il fulmi- ne doveva comunicarsi alle parti solide dell' aguglia mino- re , e niente a quelle dell' agugiione , o forse queste non avevano col conduttore metallico, e con le vesti metalliche della statua un contatto hbero, e ancora più ampio di quel- lo , che aveva 1' aguglia minore per una treccia di soli due fili , e un' asta di ferro.

In queste mie perplessità mi determinai di pregare i Si- gnori Fabbricieri di ordinare una visita del conduttore prin- cipale nella cisterna, per vedere se mai vi si scoprissero i dan- ni , che non apparivano di fuori , e a questo mi determinai ancora per consiglio del Sig. Conte Volta Professore in Pavia che aveva fatto consultare dal suo successore Configliachi, con cui e col Sig. Professore Crivelli mio successore nel R. I. Liceo di S. Alessandro aveva visitati , e rilevati i danni sul tetto del Duomo . Ora io non dirò come mi rimanessi , quando Antonio Sacconago , che è un abile lavorante in ra- me, e mi serve ottimamente nella costruzione dei condutto- ri, eseguita la visita mi riferì, che nel conduttore aveva tro- vati solo i fili politi, e lucenti per l'azione dell'orina, in cui erano immersi, ma che quella cisterna non era in alcun mo-

j6 Sopra alcuni Edifizii ec.

do equivalente ad un pozzo , comunicava con le acque sotterranee correnti dell' ^we^, ma in vece era tutta contor- nata con grossi muri, e nel fondo lastricata con grosse lastre della pietra tra di noi detta Beala, affinchè niente delle ac- que piovane, e massime dell' orina da quella cisterna trape- lasse a contaminare il pozzo non lontano della sacrestia; di- rò solamente, che se lo stato di quella cisterna mi fosse sta- to da principio palesato qual era, non avrei mai permesso, che vi fosse guidato a terminare alcun conduttore , perchè se non conveniva guidarlo al pozzo della sacrestia, era in mia libertà di farne aprire un altro, poiché in Milano i pozzi non sono molto profondi; e anch'io sui monti, dove non si tro- vano acque sotterranee correnti, o terreni costaiiiemente umi- di, sul principio, che è meglio un rimedio dubbio contro un pericolo certo, che niuno, non ho ricusato di far armare di conduttori qualche edifizio, rna ancora in quei luoghi non li ho mai mandati a terminare in cisterne chiuse da muri tutt' all'intorno, e sul suolo, sebbene quelle vi si trovino, e fre- quenti, e grandi per conservare le acque piovane, ma ho usa- to di mandarli a terminare in più luoghi di un pozzo asciut- to senza muro alcuno , che faccio scavare a notabile distan- za dall' edifizio a qualche profondità, lasciandolo aperto per- chè la pioggia vi cada subito quando viene , e raccomando di tenerlo sempre netto , e libero dalle terre, che vi posso- no cadere dentro, perchè quella possa rendere intorno al con- duttore il terreno umido più presto che può.

Ora dalla scoperta fatta dello stato di quella cisterna io argomentai, che quel principale conduttore era da mettersi tra gl'imperfetti, perchè i muri, e il suolo di quella non ave- vano potuto come cattivi conduttori disperdere, e ti'asporta- re tutta V intera copia della materia fulminante, che era fors' anche stata maggiore dell'ordinario; quindi non era da me- ravigliarsi, se una parte anche notabile di quello si era get- tata suir aguglia , con cui quel conduttore principale aveva una comunicazione molto ampia , e bastante a portarvela in

Del Sic. Piiof. Giuseppe Racagni 17

modo clie attraverso a questa aguglia dissipandosi ci arrecò 1 danni osservati. Per impedire, che un simile accidente non avesse più a seguire io ordinai, che ripighando il mio primo progetto le due treccie discendenti dalla punta dell' aguglio- ne, e della aguglia M fossero levate dalla cisterna, e condot- te, e al modo solito profondamente conficcate nel fondo del pozzo H della sacrestia; e perfine ordinai, che fosse un po- co ingrossato il raggio , che serviva di punta nella corona della statua di Maria Vergine, e fosse in vece levata 1' asta di ferro e la punta dell' aguglia B', che divenivano affatto inutili. E mentre eseguivasi questo lavoro io ebbi ancora a meravigliarmi di ()iù dell' inganno fattomis ullo stato di que- sta cisterna , di cui 1' artefice, che me V aveva fatto essendo all' altro mondo non poteva rendermi ragione; perciocché Antonio Sacconago coi così detti pontadori o falegnami, che lavorano sul Duomo, senza difficoltà trovarono sul tetto del Duomo l'apertura di un canale sicuramente fatto fino dalla prima costruzione, forse per dare uno spiraglio al pozzo stes- so della sacrestia, poiché per un' altra apertura va ad entra- re ad una certa profondità dentro di quello, onde senza al- tra rottura del tetto il lavoro da me ordinato è stato eseguito.

Ora si può egli sperare , che questo grande edifizio sia abbastanza protetto dai fulmini. Pare almeno, che il condut- tore principale abbia data una convincente prova della sua efficacia nel giorno 16. di Luglio di quest'anno 1821 , poi- cliè verso le ore quattro e mezzo pomeridiane di quello, men- tre un forte temporale si faceva sentire di lontano a setten- trione sui monti di Brianza , un ramo si stese ancora sopra Milano , ma così piccolo, che sembrava , che ancora dovesse presto finire con tuoni quasi non sensibili , e poca pioggia , onde i pontadori, o scarpellini , che lavoravano intorno al- l' aguglia C, che si sta ora terminando , essendo al coperto sotto un tetto posticcio , non si curarono di discendere ^ e continuarono i loro travagli . E la pioggia infatti era finita un poco dopo le cinque, e i tuoni anche cessarono verso le,

Tomo XIX. C

l8 SOPKA ALCUNI EniFIZII CO.

cinque e un tjuaito, ma cessarono con grande strepito, per- chè allora nell' intervallo di un mezzo quarto d' ora tra l'u- no e l'altro si udirono due scoppj fortissimi, che non lascia- rono dubbio di due fulmini cadati in Città; e uno realmen- te cadde nella casa dell' ottimo nostro legatore di gioje il Si- gnor Keisler situata nella contrada detta dei Mosconi in Por- ta Romana alla distanza dal Duomo di circa quattrocento die- ci braccia, in cui atterrò un cammino , e lasciò altri segni-, l'altro poi cadde sicuramente sul Duomo, e colpi il condut- tore deir aguglione, poiché fu osservato , e sentito da molti che si trovavano nella piazza e nelle strade adjacenti , ma singolarmente da quelli, che lavoravano sul Duomo, i quali ne furono fortemente scossi , e uno di quelli , che erano in piedi ancora cadde , onde pieni di spavento presero il parti- to ben presto di lasciare il lavoro, e discendere.

La nuova si sparse alla sera in città, che il fulmine era caduto sul Duomo, e molti alla mattina seguente accorsero sulla piazza, e in altri luoghi vicini per osservare i danni, che vi aveva cagionati, e chi uno ne indicava, e chi un al- tro, e chi ancora tutti li negava, onde m' è stato raccontato che corsero alcune scommesse, alle quali diede occasione mas- sime una statua, la quale già da più anni era mancante d'un braccio. Tra quelli, che accorsero di buon mattino fu Anto- nio Sacconago, il quale insieme a qualche amatore di fisica, e ai lavoranti, che nel giorno avanti avevano sentita la scos- sa sali sul Duomo per rilevare i danni più sicuramente, e da vicino , e farne la relazione ai Signori Fabbricieri , e a me ancora. Ma in seguito di una perlustrazione diligentissima fat- ta sopra tutte le aguglie ad una ad una , e anche suH' agu- glia tino alla punta sulla corona della sfatua Maria San- tissima, non fu possibile di trovare segno alcuno, che il ful- mine vi avesse cagionato . Io stava nella mia stanza ignaro della voce sparsa la sera avanti, e di ogni cosa, quando ven- ne Antonio Sacconago ad informarmi, e della gente raccolta sulla piazza, e della perlustrazione eseguita, e dell' esito avu-

Del Sic. Prof. Giuseppe Piacagm 19

to ; al dopo pranzo poi essendo capitato in Duomo corse uno dei pontadoii a confermarmi le cose stesse; onde ebbi il piace- re di assicurarmi, che il parafulmine dell' aguglione, che da principio sembrava dover fare una eccezione alla efficacia di queste macchine, diveniva anzi uno degli esempi piìi luminosi di questa, poiché non aveva giovato, quando era imperfetto mancando della necessaria comunicazione con l'acqua corrente perenne, ed essendo stato fornito di questa aveva ottimamente servito al fine a cui era destinato di disperdere i fulmini, dai quali fosse stato colpito senza danno dell' edifizio.

E qui se si avesse a prestar fede ad ogni nuova, che si sparge, tra i parafulmini stati fulminati senza danno così di essi, come dell' edifizio, a cui sono applicati, si dovrebbero annove- rare anche quelli del palazzo del Governo nella contrada di Monforte, perciocché nello scorso Luglio erasi ancora divulgato per città, che uno di tjuelli era stato colpito dal fulmine, il quale vi aveva cagionato il danno solo di romperne un filo dei due, che compongono la treccia, ma che da questa oltre passando la contrada, che e larga non meno di braccia tre- dici e mezzo, era andato nella casa Sormanni, che vi sta di contro, dove aveva gettato a terra un cavallo, e lasciati al- tri segni nel suo passaggio. Io però non ho prestato alcuna fede , a quella voce , perchè avendo fatto visitare i paraful- mini tutti di quel palazzo , non vi si trovò segno alcuno di fulmine, e la treccia che si diceva rotta, era intiera affatto, essendo dai mal pratici presa per rottura la connessione dei fili , dove per la lunghezza il termine di uno si unisce con un altro ; d' altra parte sarebbe contro tutte le leggi di Fi- sica , che la materia fulminante dopo di aver percorsa una porzione di un ottimo conduttore metallico, V abbandonasse per saltare , senza alcuna cagione almeno apparente , attra- verso ad una massa d' aria longa braccia più di venti , che è la distanza di questo ad un muro, che al più le presen- tava un conduttore molto imperfetto ed interrotto . Io dun- que sono ancora di parere , che quel fulmine sia direttamen-

^0 Sopra ai.clni IiIdifizii (n-,

te caduto nella casa Sonnaniii, e che sin stato ÌÌa altri cre- rluto, che fosse caduto in nno dei conduttori del palazzo di Governo , o per lo spavento provato da quelli , che abitano in questo, o pel costume quasi comune, per cui , se caselli il fulmine in qualche luogo non molto lontano da un qual- che parafulmine, si suole a questo attribuirne la cagione.

L' accidente seguito nella casa del Sig. Andereggi è sta-» to descrìtto dal Signor Trecksel Professore di Fisica in una Memoria che ha per titolo Bemerkungen ùber Dlitzlàge inse- rita nel fascicolo del mese d'Agosto dell'anno iStg. dell'O- pera intitolata Naturwissenscliajtliclier Anzeige , che io non ho potuto vedere , ma che per la prima parte è riportata intieramente nel Volume XI. pel mese e anno stesso della Biblioteca universale, che si stampa a Ginevra, e per la parte seconda e ultima è riportata nel Volume XII. di que- st'Opera pel mese di Settembre per estratto. L' accidente se- gui alle ore undici della sera del giorno cinque Giugno di (jueir anno , in cui (juella casa sebbene munita di due con- duttori in meno di tre ore fu intieramente consumata con tutti i mobili, essendone stato salvato solo il bestiame, per un incendio eccitatovi da un fulmine, mentre già era comin- ciata la pioggia per un temporale. Il Sig. Trecksel ne ha vi- sitate le rovine nel giorno nove seguente col Sig. Schenck l'anziano abile meccanico, onde non si può della esattezza della relazione dubitare.

I londamenti della casa trovavansi scoperti, ed erano di pietra , e l'edifizio era tutto di legno, ed uno dei più belli ed elevati dei contorni ; stava all' Owest del villaggio , il quale attesa la sua posizione in una grande pianura era mol- to esposto ai temporali , che sogliono colà venire più fre- quentemente dall' Owest , ai quali i molti alberi fruttiferi , che lo circondano, sembrano servire secondo l'espressione del Sig. Trecksel come punti di attrazione , e luoghi di fermata ; e in fatti secondo le osservazioni il fulmine è caduto sopra quel villaggio sette volte in pochi anni. Li abitanti trova-

Dei, Sig. Prof. Giuseppe Racacni ai

vansi nel primo sonno, quando cadde quel fulmine . e risve- gliati dal forte strepito del tuono viddoro tosto Io splendore dell' incendio , che cominciato già era nelle scuderie ; laon- de si diedero la maggiore premura di farne sortire il bestia- me , e intanto il fuoco si era comunicato alle mangiatoje, co- me il padrone stesso raccontò al Sig. Trecksel ; ma ninno seppe indica igli , se il fulmine era veramente caduto sopra alcuno dei parafulmini , li avanzi dei quali si trovarono, ec- cettuate le punte di lattone , che erano state separate, e per- dute, ma quelli non presentavano alcun segno di alterazio- ne ricevuta dal fulmine , o ancora dal fuoco. I conduttori dei parafulmini in vece di treccie cominciavano con sbarre ordinarie quadrate di ferro sufficientemente longhe e forti, e continuavano poi con altre pure di ferro tutte a guisa di nastri laminati larghi un pollice, e grossi una linea , che for- se r artefice preferì alle ordinarie bacchette rotonde .con l' iii- teuzioue di aumentare la superficie in proporzione della mas- sa eguale del metallo, che è un principio assai buono, pur- ché la grossezza, sia pure bastante , come era in quei para- fulmini, che esistevano solo da tre anni , e in altri in quel villaggio ottimamente costruiti dall'artefice istesso .

Dei due parafulmini collocati in quella casa uno era dal lato della corte, e distava per sedici piedi di Parigi, l'altro per dodici dalle estremità corrispondenti del colmo , il qua- le era largo piedi sessanta sei, onde la distanza dei due pa- rafulmini riesciva di piedi trentotto, la metà di cui essendo di piedi diecinove , sembra al Sig. Trecksel non soverchia poiché, dice Egli, che fino allora la sfera d' attività di un pa- rafulmine si era valutata di piedi circa quaranta. Ciascun pa- rafulmine era piantato sopra una freccia, o palo di legno longo quindici piedi, e lo sorpassava in altezza di altri pie- di cinque , erano poi ambedue uniti per un nastro comune di ferro , che passava sopra un altro palo posto a qualche distanza dalla casa , ed entrava per tre in quattro piedi in una buona terra pesante e umida.

22 Sopra alcuni Edifizii ec.

La casa già esposta assaissimo ai fulmini per la sua si- tuazione air Owest del villaggio aveva da questo stesso lato un piano inclinato ascendente, che serviva per condurre i carri al primo piano di quella, come è la struttura delle ca- se di campagna di quel cantone, e questa specie di ponte fa- ceva una eminenza di sessanta piedi da questo lato ad ango- li retti col colmo, onde secondo il Sig. Trecksel il pignone di quest' ala della fabbrica, cioè a dire come spiega 1' Anto- nini nel suo vocabolario francese all' articolo pignori, la più alta parte del muro, che è a triangolo, e che si fa termina- re in punta per sostenere il coperchio, detta dai latini fasti- gìum, culmen, era per conseguenza esposta senza preservati- vo; ad ogni modo non vi si vedeva segno alcuno per giudi- care, che fosse stato quello colpito dal fulmine,, ed era cer- to secondo tutte le relazioni, che da questo aveva comincia- to l'incendio; nondimeno il Sig. Trecksel crede più proba- bile, che la nuvola carica al più alto grado di materia elet- trica abbia colpito obliquamente sul primo oggetto , che in- contrava, sporgentesi in fuori, cioè a dire, sopra quel pigno- ne, ma che in quello il fulmine non vi abbia eccitato 1' in- cendio perchè non vi incontrò corpo alcuno combustibile , e in vece al di sopra del tetto inuido è stato condotto fino all'atmosfera della scuderia. Cosi pare, che il fulmine sia passato sotto ai paiafulmini , e bene poteva far questo tra- gitto tanto più facihnente quantochè i conduttori non erano air Owest, ma all'Est; laonde il Signor Trecksel è di pare- re, che se il pignone fosse stato munito dei parafulmini, che il proprietario aveva avuta l'intenzione di porvi, o se sola- mente i conduttori fossero stati dal lato esposto, e da un la- to e dall'altro del pignone, il fulmine sarebbe caduto senza fare alcun male, poiché, dice il Sig. Trecksel, era così suc- cesso otto giorni avanti nella fabbrica di Tschants a Kilberg, dove il fulmine cadde sul conduttore, e da questo fu imme- diatamente trasportato senz' alcun danno. Nel resto que-ito avvenimento entra tutt' affatto nella classe di quelli, dei qua-

Del Sic. Prof. Giuseppe Racagni 23

li si comprende la probabilità dopoché sono accaduti, ma che non succedono forse una volta in mille , onde non possono prevedersi.

Fin qui io ho tradotta quasi esattamente la prima par- te della Memoria del Sig. Trecksel, come si trova nel citato volume della Biblioteca universale, e se i Lettori trovassero qualche oscurità, spero, che non l'attribuiranno a me, ma 1 queir autore , la di cui opinione si sarebbe rilevata assai più facilmente, se avesse corredata la sua Memoria di un ra- me, che mettesse sott'occhio la posizione del pignone, e del piano inclinato, e dei parafulmini. Egli però ingenuamente confessa, che non tutti erano del suo sentimento^ e riferisce tra le altre la opinione dello stesso Sig. Andereggi, il quale si appoggiava all' avviso di tre testimonii oculari del fatto^ i quali deponevano, che il fulmine non era caduto sopra il pon- te, e che r incendio aveva cominciato a qualche distanza dal- l'ultimo parafulmine amcìiio alla scuderia, come pareva an- cora essere confermato da questo, che alcuni carri hanno an- cora potuto discendere da quel ponte quando il fuoco già era nelle scuderie ; il Sig. Trecksel crede tuttavia, che queste cir- costanze alla verità importanti non distruggano la sua spie- gazione , poiché quelle provano , che il fulmine non ha ac- ceso fuoco in quel ponte, ma non che quello non abbia su questo percosso, poiché questi due effetti non sono o sempre o necessariamente riuniti, succedendo assai volte, che il ful- mine percote senza accendere incendio nel luogo della per- cossa, e in vece assai volte va ad accenderlo in luogo affat- to diverso da quello, dove ha percosso. Del resto Egli non presenta la sua spiegazione, che come una ipotesi, e secondo lui considerando bene ogni cosa, è possibile, che il fulmine sia caduto sopra il pignone posteriore della fabbrica, e se in questa supposizione fosse caduto sopra l' angolo del tetto , non sarebbe caduto che a sedici piedi di distanza dalla pun- ta del conduttore ; ma questo sarebbe troppo poco favorevo- le al credito dei conduttori, e forse il fulmine è caduto nel

^4 Sopra alcuni Edifizii ec.

mezzo del colmo, come è successo in altri casi, nei quali cad- de nel mezzo del tetto, e vi fece una grande apertura; e in questa supposizione , sarebbe caduto alla distanza di piedi trentasette dal parafulmine, che tanto dista da quel colmo. Il Signor Horner di Zuri<j;o amico del Signor Trecksel si è pure occupato di questo fenomeno , e crede, che il fulmine non ha in alcun luogo toccato il parafulmine, ma non ardi- sce decidere su qual' angolo della fabbrica sia caduto, poiché Egli non estende la sfera di attività dei conduttori general- mente fino ai quaranta piedi, e pensa, che il fulmine par- tendo dalla nuvola, non è del tutto padrone della sua dire- zione , ma per la resistenza dell' aria è spesso obbligato ad un moto , che Egli chiama di risalto , e che vicino a terra ne cambia in tutto la direzione, onde provengono i suoi fre- quenti zìgzac ; e se per ordinario il fulmine cade piuttosto sopra un'eminenza, o qualche sporgiraento del tetto, che sul piano, ciò può provenire da questo, che la terra nella sfera di attività di quello si trovi in uno stato d' elettricità con- traria, il quale non può esercitare sopra quello la sua attra- zione in un luogo del piano, ma solo nelle sue prominenze, quindi secondo il Signor Horner per avere una sicurezza as- soluta bisognerebbe far comunicare tra loro tutte le promi- nenze , e col conduttore principale , ma ancora non decide sull' importanza delle punte molto elevate ; e una esperienza, anche sola potre])be secondo lui far cambiare le idee sulla attività di quaranta piedi, e quella esperienza fu forse quel- la della fabbrica del Sig. Andereggi ; quindi conviene a di lui parere vegliare sui parafulmini più che non si è fatto nel- li anni passati, nei quali si è passato da una cieca ripugnan- za ad una fede cieca, e si sono trascurate le osservazioni, necessarie in queste ricerche . La Società della Zelanda ha cercato di rivolgere verso questo oggetto l'attenzione, che si merita pel suo interesse scientifico , e pel suo rapporto con la pubblica utilità proponendo per soggetto di un premio le questioni: se i parafulmini avevano prodotto da per tutto l'ef-

Sic. Del Prof. Giuseppe Racacni a5

ietto desiderato preservando y,\\ ediUzii , ai quali erano sta- ti posti, e i vicini: se con fatti sicuri si poteva provare, che qualche fulmine avesse colpito un conduttore per difetto di costruzione di questo, o per la sua posizione, o per qualche circostanza locale, o infine per qualche proprietà del fulmi- ne non bene ancora conosciuta: se la scoperta di queste po- trebbe migliorare la costruzione dei parafulmini, e allontana- re gli accidenti: se sia bene provatala identità della materia dei fulmini con quella delle macchine elettriche, e se siano state da questa bene dedotte le conseguenze pei paraful- mini.

Qui il Signor Trecksel finisce la prima parte della sua Memoria senza indicare, se quella Società, abbia già assegnato quel remio . Io mi farò lecito di aggiungervi due riflessioni ; la prima., e che io credo d' avere in questa, e nell'altra mia Memoria inserita negli alti della nostra Società, soddisfatto alle principali questioni proposte da quella Società intorno ai pa- rafulmini, poiché le due ultime sono state già cosi decise pres- so tutti i Fisici , che non pare che meritino altre discussio- ni. L'altra riflessione poi è, che forse T accidente successo alla casa del Signor Andereggi prova soltanto , che qualche volta non bastano all'intento i conduttori, che non vanno a terminare o in qualche pozzo , o all' acqua corrente , ma al terreno , perchè questo si crede umido bastantemente , e buon deferente della elettricità , e in realtà per qualche ac- cidente per esempio per 1' asciutto della stagione non è tale.

L' estratto della seconda parte non riguarda che il suo principio, e convien dire, che F Autore della Biblioteca uni- versale abbia giudicato poco interessante il rimanente, perchè si scusa di tralasciarlo per difetto di spazio. Io ho desidera- to di vederla, perche tratta di altri edifizi stati fulminati, per esempio della casa del Signor Consigliere Bay posta in mez- zo di Berna, che veramente non aveva parafulmini , ma pa- reva essere abbastanza protetta da alberi , campanili , e altri Tomo XIX. D

^o Sopra alcuni Edifizii ec.

edifizi più ahi, che oltre all' avere il parafulmine erano an- che giù bene bagnati dalla pioggia ; quindi ho cercato di a- verne una copia manoscritta ; rria non posso dirne cosa al- cuna, perchè avendo usati più mezzi, e i migliori, non sono riuscito ad averla.

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a7 CRITTOGAME BRASILIANE

RACCOLTE E DESCRITTE DAL SIGNOR

GIUSEPPE RADDI

MEMORIA

Ricevuta addì 20. Novembre 182.1.

Operando 1' Autore della presente Memoria di potere in bre- ve dar principio alla pubblicazione delle Tavole esprimenti le Figure delle nuove specie di Felci da esso già pubblicate con la di lui Synopsis Filicum brasilìensium, egli è per que- sto motivo , elle il medesimo si propone di dare al seguito di esse anche quelle di tutte le specie nuove di Muschi , Licheni ec. , che qui si trovano registrate e descritte.

1 . SPHAGNUM magellanìcum : trunco erecto subdiviso, ramulis alternatim fasciculatis deflexis , aliis brevissimis in- crassatis , aliis longissimis filiformibus , foliis oblongis conca- vis obtusiuscuhs. Brid. Muse. ree. II. p. a4. tah. 5./. \?

Trovasi negl' Acquitrini delle Vallate nella così detta Serra d' Est r ella.

2. OCTOBLEPHARIUM alhìdum: foliis e subvaginante basi apiculato lingulatis, crassiusnuiis albidis patulis ; theca ovata erecta. Hediv. crypt. III.p. i5. t. 6. A.

Bryiun albìdurn, antheris erectis; foliis lingulatis obtusis patulis. Lìn. Sp.pl. p. i583.

Bryum nanum: lariginis foliis albis. DUI. H. Muse. p. 364. t. 46. /. 21.

Trovasi su i tronchi degl'Alberi nelle vicinanze di Rio- janeifo, dove vi forma delle espansioni larghissime ^ e altret- tanto dense quanto quelle del nostro Dicranio glauco.

3. DICRANUM meg^alophyllum : caule ,adscendente rsf-

a8 Crittogame Brasiliane

moso, foliis densissime confertis, canaliculato - subulatis òiibie- cundis maxiuiis. Brid. Muse. Ree . Suppl. P.IV.pag. b-j .n." (ìi .

Spìiagniirn iridans , truuco erecto diviso, foliis densissi- me inibricatis secuudis lon2;issimis canaliculato- subulatis di- versicoloribus. Brid. Sp. illuse. I. p. 20.

Sphagnum javense. Brid. II. p. av.

Sph. dande stìnuìn. Palis. Beauv. Mus. p. 88.

Trovasi sulla terra umida Tramezzo i cps|Higli delle Pian- te sulla spiaggia n)arittima prossima a Rio di Janeiro , e se- gnatamente sotto S, Teresa.

4- HOOKERIA pendala: caule decumbente ramoso, ra- mis pinnatis curvatis compressis, foliis undique imbricatis ovatis basi binervibus , capsula ovata nntante , operculo co- nico rostrato, calyptra carnosa pilosa basi fimbriata. Hook. Muse. exot. tah. 53.

Trovasi su i tronchi degli Alberi nelle vicinanze di Tìjucca , circa a una mezza giornata di distanza da Rio -Ja- neiro'

5. ORTHOTRICHUM longìrostrum'. caule repente, ramis erectis , foliis lanceolato-acnminatis striatis siccitate tortisj seta longa , capsula ovali - elliptica sulcata , calyptra glabra multifida , ciliis luiilis, dentibus 16 vix per paria approxi- matis. Hook. exot. tah. a5.

6. ORTHOTRICHUM Sirainsoni: caule repente ramis ere- ctis, foliis ellipticis longitudinaliter plicatis , nervo breviter excurrente, seta longiuscula , capsula ovata laevi ^ calyptra nuda sulcata longe multifida. Hook. exot. t. 12,7.

7. ORTHOTRICHUM rugifolium: caule repente, ramis erectis j foliis ellipticis substriatis rugosis nervo breviter excur- rente, seta longiuscula , capsula ovato-oblonga laevi, calyp- tra campanulata nuda glabra basi 4- dentata. /foo^.e:t:o?. t. laB.

Questa , e le due precedenti specie le ho ritrovate so- pra i tronchi di diversi alberi sulla Montagna prossima a Rìo-janeiro denominata il Corcovado.

8. SCHLOTHEIMIA vìticulosa: caule repente, ramis

Del Sic. Giuseppe Raddi ^Cj

crectis, subsimplicibus, longiusculis ; foliis ianceolatis, medio canaliculatis, undulatis , patulis, siccitate tortis ; sporangiis ovato - cyliiidraceis ; calyptra glabra pilosiusculoque, nuiltifi- da. Nob. an Oithoti icliiun apiculatuni Hook.??

L'abito esteriore di questo Musco è quello dell' Hyp- num vìtìculosum Lìti., dal quale si scosta però essenzialmen- te per la forma dei suoi cappuccj ( calyptrae ) . Il suo caule è serpeggiante j e manda di tratto in tratto dei grupfietti di radicelle rossastre per mezzo delie quali si attacca alla scor- za degl' Alberi su cui trovasi : i rami sono ordinariamente semplici , e lunghi da un pollice fino ad un pollice e mez- zo ; alle volte questi sono un pochettino ramosi. Le foglie sono lanceolate, al([uanto scanalate nel mezzo, ondulate nei margini , mnnite di xui nervo o costola assai rilevata nella lor parte inferiore e attortigliate allorché in istato di siccità. Le cassule o sporangi sono erette , longitudinalmente ango- late, attenuate alla loro base, e sostenute da delle sete rossa- stre lunghe 3 4 l'uee , le quali, sebbene terminali, sem- brano provenire dai lati dei rami , mediante l'accrescimento o rinnovazione di quest'ultimi. Il peristoma interno è una membrana reticolata irregolarmente divisa in più lacinie o denti d' una non ordinaria bianchezza . L'operculo è alquan- to conico, e lungamente acuminato II cappuccio è parimen. te conico e acuminato, ordinariamente glabro , raramente munito di qualche pelo e diviso alla sua base in più lacinie; egli è altresì color di seta cruda, e ferrugineo nella sua punta o estremità.

Trovasi negl' ombrosissimi Boschi del Corcovado.

9. PrERIGYNJNDRU3I fulgens : longum pendnlum , ramorurnque foliis carinatis, distichis, nitidis : theca ovata , operculo acuminato tecta. Hediv. Muse. Frond. IV. p. loi. t. 39. Sirartz Fi. ind. occ. III. p. 1776.

Trovasi in quantità nelle ombrosissime selve delle Mon- tagne d' Estrella.

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3o C K I T T O G A M E BRASILIANE

IO. LASIA orthotrìclioìdes: caule repente ramosissimo , foliis lanceolato-acuminatis carinatis iinbricato-patulis, pedun- culis axillaribus lateralilnisque , capsulis erectis ovato-cyliu- draceiSj ore subcoarctato. Noh.

Trovasi questo Musco sopra i tronchi degli Alberi nelle vicinanze di Mandiocca. II suo caule vi è serpeggiante, e da esso sorgono moltissimi rami eretti , i ([uali inordinatamente si dividono in molti altri ramoscelli più o meno lunghi . Le foglie sono imbricate , ma però distanti dal caule e dai suoi rami |)er quasi due terzi della loro lunghezza ; sono altresì lanceolate, acuminate, carinate e intere nel margine. Le foglie pericheziali son più lunghe delle cauline , e lineari- lanceolate : il nervo si delle une, come delle altre è sempre un poco rossastro , e termina con la loio punta o estremità. Le cassule , o sporangj , sono erette, quasi cilindriche, liscie e alquanto ristrette alla loro apertura : 1' operculo è quasi conico , e terminato da una breve punta alquanto ottusa. Il cappuccio {calyptra) è anch' esso conico , acuminato, ricuo- perto di peli tutti diretti o voltati verso la sua punta, e di- viso alla base in 5 8 divisioni piuttosto profonde , le cui lacinie sono come troncate , e più o meno dentellate . Le sete che sostengono le cassule nascono ordinariamente dalle ascelle o inforcazioni dei rami, e spesse volte ancora dai la- ti di quest' ultimi ; sono circa due linee di lunghezza, o an- che di vantaggio , e dello stesso colore delle cassule , cioè rossastre.

I I . PTEROGONIUM rnYurum:ciM\\e ( fructifero ) subere- cto pinnatim ramoso, foliis undique imbricatis erectis ovatis valde concavis enervibus integerrimis, seta elongata, capsula oblonga erecta , operculo acuminato. Hook. Muse. exot. tah. i48?

Ritrovato nelle ombrose selve di Mandiocca sul tronco d' una Swartzia.

12. NECKERA undiilata: trunco pinnatim diviso ramo- so, foliis truncatis undulatis , bifariam iiubricato-patentibus ;

I

Del Sic. Giuseppe Raddi 3l

thecis rameis , posticis , immersis. Hediv. Crypt. IH. p. 5i. tab. ai.

Sugl'alberi delle Montagne d' Estrella.

iZ. PILOTRICHUM scabrisetum: caule repente, ramis subsimplifi^nis erectis , foliis distichis ovato-lanceolatis conca- vis dentatis biriervibus, pedunculis scaberrimls capsula cylin- dricà subinclinata. Brid. Suppl. P. IV. pag. i4i-

Neckera scabriseta: eubramosa , foliis distichis Iato lan- ceolatis subdimidiatis binervibus dentatis, seta exertà scaber- rinia. Sc/uràgr. Suppl. I. P. II. p. i53. tab. 82.

GT individui da me ritrovati sulle Montagne d' Estrella differiscono soltanto dalle citate descrizioni Brideliana e Schwàgricheniana , per la quasi mancanza assoluta dei denti nelle foglie, e convengono poi esattissimamente in tutto il resto. ( ari. Sp. nova? )

i4- LESKEA rotulata: trunco e sunimitate ramoso^ fo- liis acute cordatis bifariam imbricatis inferne tectis, sporangiis oblongis pendulis basì rugulosis. Hedtr. Sp. Musc.p. ai3. t. 5i . fg.8-iS.

Leskia rotulata:, caule erecto summitate diverse ramoso, foliis distichis acute cordatis serratisi tegminibus integerrimis, perigonialibus dorso pilosis , capsula oblongà pendulà. Brid. Muse. ree. Suppl. P. II. p. 48.

Abita le Montagne d' Estrella , dove ordinariamente si trova a pie degli Alberi , ed anche sulla nuda terra presso i Torrenti.

i5. LESKEA mollìs: flexuose pendula,Tamis compressius- cidis pedunculisque brevibus. Hediv. Crypt. IV. p. ic3. t. 4o.

Quasi tutti gl'Alberi delle cupe selve, che rivestono le Montagne d' Estrella son ricuoperti di questa specie di musco , il quale pende lungo i loro rami a somiglianza dei Licheni filamentosi, e la di cui lunghezza giunge sovente a due pie- di circa .

16. RACOPILUM tomentosum. Pai. Beauv. Brid. Muse, ree. suppl. P. IV. p. i5a.

•^^ Crittogame Brasiliani;

Hypnurn toìnentosum; trunco repente, ratnis vagis,erec- tinscnlis; f'oliis ovato-lanceolatis , a|)iculalisj biiariam pateii- tibus, accessoriis iiiinirnis , rlissitis , aristatis ; thecis cernuis , operciilo rostrato. Hedir. Muse, froiid. IF.p. 48. tab. 19.

Hypn: tomentosum ; siuculo repente vage ramoso j foliis disticliis, ovato-laiiceolatis, apiculatis, accessoriis mininiis ari- statis; capsulae cernuae,operculo oblique rostrato. Brid. Muse, ree. V. II. P. II. p. i.3o. Suppl. P. II. p. 88.

Hypn. tomentosum. Sirartz. FI. ind. occ. Prodr.p. 141.

Trovasi sulle ombrose rupi delie Montagne à'' Estrella.

17. HYPNUM spiniforme : surculo erecto siinpiicissimo ; foliis denticulatis ; peduiiculis basilaribus ; capsulae ovatae cer- nuae, operculo oblicfue rostellato. Brid. Muse. ree. II. P. II. p. %. Hedir. Muse, frond. III. p. Sg. t. a5.

Hypn. spiniforme ; fronde simplicissimà, foliolis patenti- bus, subulatis., pedunculis radicalibus. Lin. Suppl. p. iSBy.

Trovasi a pie degli Alberi, ed anche sui Massi, nelle om- brosissime selve delie Montagne d'Estrella.

18. HYPNUM eireinale : caule repente dense pinnatim ramoso, foliis lanceolato-subulatis subserratis secundis circina- libus enervibns, seta breviuscula, capsula ovata cernua, oper- culo conico. Hook. exot. tab. 107.

Trovasi come sopia.

19. HYPNUM imbrieatum , pendulum vage ramosum , foliis qninqnefariam imbricatis ovatis enervibns laevibus for- uicatis mucronulatis. Schiwàgr. Suppl. I, P. II. p. 209.

Hypn: pentastie/tum. Brid. Muse. lec. suf)pl. P. IV. p. 166.

Trovasi sulle Montagne sojìraindicate , dove però è ra- rissimo.

ao. HYPNUM patuhim-.snrcuUs fìliformibus repentibus, ramulis brevissimis, foliis trunci semivaginantihus patulis, ra- mulorum vagis reflexis lanceolatis : ductulorum fasciculo in apicem filiformem exeunte. Schivàgr. 279. t. 'J^.f. 1.

Trovasi sugi' Alberi nelle vicinanze di Mandiocca. Non conosco punto la sua fruttificazione.

Del Sic. Giuseppe Raddi 33

ai. HYPNUMF longissimum: caule repente, filiformi, ra- mis sesquipedalibus et ultra ; subflexuosis, pendulis, ramulis vagis , abbreviatis ; foliis lanceolatis, divaricato-patulis ^ inte- gerrimis, apice in nmcronem longissimuin terniinatis. Nob.

Non ostante la prodigiosa quantità di questo Musco da me incontrata sulle Montagne d'Estrella, non mi fu possibi- le poterne rintracciare alcun' individuo con la fruttificazio- ne. Vi è, come la Leskea mollìs , pendente ai rami degl' al- beri a somiglianza dei Licheni filamentosi , e le sue princi- pali diramazioni non di rado sorpassano un piede e mezzo di lunghezza .

22. HYPNUM? . . . caule vage ramoso vel ramoso-sub- dichotomo gracili , foliis lanceolatis longe acuminatis divari- cato-patulis integerrimis , perichaetiis lateralibus numerosis- simis. Nob.

Ritrovato presso la Montagna denominata Corco - secco. Non conosco le sue Gassule mature.

a3. POLYTRICuM glabrum : trunco simpiici, foliis li- neari lanceolatis integerrimis carina laevibus membrana redu- cta carentibus, capsulae tetraedrae operculo e basi plana mu- cronato. Brid. Muse- ree. II. /?. 82.

Polytr. glabrum, simplex, foliis erectiusculis planis in- tegerrimis apice scabriusculis , teca appendiculata parallele- pipeda. Scluràgr. Suppl. I. P. II. pag. 3ii. Ritrovato sulla Montagna detta do Frade.

24. CATHARINEA pseudo-polrtrìchum : trunco subra- moso, foliis subulatis canaliculatis serratis, sporangiis ovato- oblongis subcernuis , peristomatis dentibus 64. inflexis albi- cantibus, opercula e basi conica in rostrum longum acumina- tum incurvum educta. Rad. Act. Soc. Ital. Se. XVIII. p. 33. tab. 4- fig- 3.

Catharìnaea magellanica. Brid. Muse. ree. Suppl. P. IV.^ pag. 204.

Polytrichum magellanicwn: foliis lineari-lanceolatis , acu- tis , denticulato-serratis , capsula oblonga subcylindrica ere- Tomo XIX. E

^4 Crittogame Brasiliane

ctiuscula, calyptra simplici. Meiizies Jet. Soc. Lia. ^.p.'ji. t. d. fig. I. Schfvàgr. Suppl. I. P. II. p. 33a.

Pogonatum magellanicum . Palis. Beauv. Aetlipo. 84.

Trovasi abbondantemente sulle Montaeiie che costituì- scono la Serra do Frarle.

Schulthesia. Nuovo genere da me stabilito in onore del meritissimo e dottissimo Amico Siji. L. Schulthes Professore di Botanica nella Università di Zurigo, i di cui Caratteri ge- nerici sono: Calyx suhcompressus., angulato-plìcatus ., ore laci- niato; Corolla monopetala membranosa limbo varie secto; Cap- sula subrotunda ^-valvi ; spiculis oblongis ovalibusque ab im- bricatis squamis convexis effectis., in quibus organa masculina ( Antherae ) includiintur.

a5. SCHULTHESIA hrasiliensis : caulibus procumbenti- bus, adscendentibus , ramosissimis, ramis orizontalibus ; foliis dimidiato-ovatis j subrecurvis , bifariam imbricatis, integerri- mis subtus amphigastriis denticulatis triplici serie dispositis, lateralibus lanceolatis obtusis , intermediis oblongis ; calyci- bus angulato-plicatis, crispis. Nob.

Ho ritrovato questa pianta nelle ombrosissime foreste delle Montagne d' Estreila sopia i troncbi degl' alberi. Il suo abito esteriore è precisamente quello dell' Antoira vulgaris ( Jung, platyphylla Lin.) . Le sue foglie però sono a metà ovate, e un poco recurve, ovvero falcicolate ; sono superiormente con- vesse, e interissime nel loro margine. Le foglie pericheziali, quelle cioè situate alla base dei Calici sono dentato- cibate nel bordo, e piìi grandi delle altre. I Calici sono appena un poco compressi ; hanno dieci angoli longitudinali ondulato- crespi, e sono alquanto ristretti nella loro estremità. Questa, per dar passaggio alla cassula o sporangio allor che è matu- ra, sì apre ora in tre, ora in più lacinie, sempre però negli angoli. Le cassule son quasi rotonde; le loro valve ovali , o ovato-lanceolate. Tutta la parte inferiore del caule e dei ra- mi è ricuoperta da tre ordini di stipole ( amphigastrìa ) em- briciate, ovvero soprapposte V una sopra l' altra, le quali nei

Del Sic. Giuseppe Raddi 3o

due ordini o ranghi laterali sono lanceolate e ottuse , oblon- gate e più grandi in quello di mezzo , tutte però munite di piccolissimi denti più o meno radi nel loro margine. Delle spighette bislunghe, che posano sull' estremità di altrettan- ti cortissimi ramoscelli muniti ciascuno di 4 ^ foghe, e situate sopra individui distinti , racchiudono entro le loro squamme dei corpiccioli rotondi [antherae) costituenti l' oi'- gano maschile di questa pianta.

FRULLANU { ved. Jungermanniografia etrusca p. 9. )

aó. FliULLANIA dichotoma: caulibus dichotomis, lon- gissimis , pendulis ; foiiis ovato- acumìnatis, hifariam imbri- catis , auriculis minutis conformibus ; amphigastriis quadrato oblongis, dentatis ; calycibus laevigatis , involutis. Nob.

I cauli di questa bella e straordinaria jungermannoidea sono ordinariamente lunghi circa un piede e mezzo, ed an- che di vantaggio ; sono altresì decisamente dicotomi , e al- quanto divaricate le loro diramazioni. Le foglie sono ovato- acnminate , inlerissime , un poco flessuose nel loro margine inferiore , e munite di piccolissime orecchiette quasi della stessa figura delle foglie. Un ordine di stipole quadrilunghe, dentate nel loro estremo margine e soprapposte 1' una sull'al- tra a somiglianza degl'embrici dei tetti , cuoprono intera- mente tutta la parte inferiore del caule: le foglie periche- ziali sono più grandi, e dentate nei loro margini. I calici sono allungati, triangolari, lisci nella lor parte superiore, e con i lati o angoli laterali alquanto accartocciati per il lato inferiore di maniera che, nel loro stato di siccità, compa- riscono quasi rotondi. Le cassule sono perfettamente simili a quelle delle Frullanie maggiore e minore ( Jung, tamari- sci , e Jung, dilatata Lin. ) , e le sete che le sostengono ap- pena oltrepassano di un pochettino la lunghezza del calice.

Trovasi come la precedente , nelle ombrosissime selve delle Montagne d' Estrella , sempre pendente ai rami degli alberi.

2,'j. FRULLA NI A filicina: caule repente, ramis adscen-

a^ GiiiTTOGAME Brasiliane

dentibus vel erectiusculis , pinnatis bipiiinatibusque, ramulis acutis j foliis ovatis apice serrulatisj subtus auiiculatls^ auri- culis ininutis subrotundatis; amphigastriis ovato-quadratis den- tatis ; calycibus laevibus. Nob.

Jungermannìa filicina. Swartz FI. iiid. occ. III. pag. 1866.

Jung. ( filicina ) caule erecto , pinnatim ramoso , foliis inaequaliter bilobis, lobis superioribus niajoribus ovatis acutius- culis apice serratis; iiiferioribus minutis, subrotundatis , con. duplicatis; stipulis obovato-quadratis, serratis , calycibus latera libus oblongo-obcoidatis,apiculatis. Hook. Muse. exot. t. i4a.

Trovasi con la precedente.

a8. FRULLANIA brasiliensis : caulibus repentibus , ra- inosissimis ; foliis bifariam inibricatis vel distichis , subro- tundis , convexiusculis , integerrimis , subtus auriculatis , auriculis acute-lanceolatis , amphigastriis oblongiusculis , e- marginato bifidis, laxe imbricatis; calycibus obsolete triangu- laribus vel cilyndraceis , laevibus. Nob.

Trovasi frequentemente sulle Montagne suddette , ed anche sul Corcovado.

Il suo abito esteriore è quello della Frullania minore ( Jung, tamarisci Lin. ) , con la quale conviene perfettamen- te nella grandezza , nella diramazione dei cauli e nella figura delle sue foglie ; nella nostra però sono queste inferiormente munite d' una picciola orecchietta acutamente lanceolata , mentre nell' altra è rotonda, disgiunta dalle foglie, e per con- seguenza una vera stipola. Le stipole di mezzo sono oblon- gate, emarginato-bifide , un poco rovesciate nei lati , e mol- to grandi : esse ricuoprono interamente la parte inferiore del caule, e de' su(ji rami. I calici mostrano appena un poco nell'estremità d'esser triangolari , essendo quasi cilindrici ver- so la base; sono interamente levigati; e la punta con la quale terminano le loro lacinie è altrettanto lunga, che nel- la Frullania maggiore {Jung, dilatata Lin. ),o fors' anche più. Le cassule , egualmente che la lunghezza delle sete che le sostengono , sono precisamente simili , come lo sono an-

Deu Sic. Giuseppe Raddi 87

Cora le spighettlne, che trovansi sopra individui distinti e che contengono 1' organo maschile di queste Piante.

Frullanoides. Le specie di questo genere non differisco- no da quelle del precedente ;, che per avere un angolo di più i loro calici . Presentano esse i seguenti caratteri gene- rici : Calyx compresso-quadrangularis , ad extremìtatem in 4- lacinias rotundas et apiculatas divisus : superiori parte pla- no-convexa , et sulcato-plicata. Corolla monopetala limbo va- rie sedo. Capsula vel sporangio ovato-subrotundo in quatuor valvas aequales dehiscens.

29. FRULLANOIDES Rio-Janeirensis : cauWhui, repenti- bus , ramosissimis; foliis bifariani imbricatis, subrotundis , convexiusculis j integerrimis , subtus auriculatis ; auriculis ventricosis; stipulis ampiissimis , emarginato-bifidis. Nob.

Trovasi sugl'alberi nei boschi del Corcovado, Montagna prossima a Rio-janeiro.

Il suo abito è presso a poco quello della precedente specie. Le sue foglie però sono più grandi, fornite alla loro base d' un' orecchietta , la quale, dopo essersi ripiegata en- tro la parte concava delle medesime, vi forma un corpo ventricoso , e semisferico. Le stipole sono assai grandi, un poco più larghe che lunghe, emarginate, convesse nel loro centro , e la più gran parte di esse forate da una radicella piuttosto grossa , la quale va ad impiantarsi nella scorza del- l'albeio su cui essa si trova. I calici sono compresso - qua- drangolari, il cui lato superiore è piano-convesso, con un solco longitudinale nel mezzo, ai lati del quale si vedono due ripiegature o linee salienti, che parallelamente scorrono quasi tutta la lunghezza del Calice; gli altri tre lati sono profondamente concavi , e tutti tre insieme formano la par- te inferiore di esso. L' estremità di questi calici si apre ne- gli angoli in quattro lacinie rotondate, e terminate ciascuna da una cortissima punta, come appunto nella Frullania mi- nor. Le cassule , egualmente che le sete che le sostengono, sono parimente come in quest'ultima.

38 Crittogame Brasiliane

3o. FRULLAISOIDES densi/olia: caulibus procumben- tibus repentibusque, ramoso -dichotomis ; foliis distichis vel bifariam et dense imbricatis , subrotundo-ovatis, integerri- uiis, subtus auriculatis, auriculis minutis foliis arcte adpres- sis; stipulis latissimis, integris. Nob.

Il caule di questa pianta è ramoso - dicotomo , e della lunghezza (juasi d' un pollice . Le sue foglie sono quasi ro- tonde , o rotondo-ovate , intere nel margine , densamente irnbricate, assai convesse , e munite alla loro base d' una piccola orecchietta strettamente aderente alla parete interna della foglia, di cui sembra piiittosto una piccola ripiegatu- ra. Le stipole sono molto più larghe che lunghe, intere e alquanto rovesciate nel margine , e, come le foglie, fittamen- te imbricate: qualche volta presentano alcune di esse un leggiero indizio di smarginatura . I calici son perfettamente simili a quelli della precedente specie. Trovasi com' essa su- gi'alberi negl'ombrosi boschi del Corcovado.

CANDOLLEA, ( ved. jungermanniografia etrusca p. ii .) 3i. CANDOLLEA simplex. Nob.

Jungermannia simplex, surculis repentibus , partialibus erectis indivisis, simpliciter foliatis , foliis remotiusculis, ova- tis serrato-ciliatis. Sir. FI. ìnd. occ. pag. i84<H. Prodr. i43. 3a. CANDOLLEA diffusa. Nob.

Jung, diffusa, surculis ramosissimis divaricatis dichoto- mis ; foliis imbricatis ovatis acutis ; accessoriis subrotundis ; apice retusis dentatis. Str. FI. ind. occid. p. iBóo. Prod. i44' 33. Candollea adiantoides. Nob.

Jung, adiantoides , òxxxcvXxi erectis subdivisis, simpliciter foliatis; foliis dimidiato-ovatis , denticulato-ciiiatis ; fructifi- cationibus axillaribus. Swarz Fi. ind. occ.p. 184^- Prod. i\^. Jung, adiantoides.) caule repente, ramis erectis divisis, foliis distichis horizontalibus dimidiato-ovatis denticulato-ci- iiatis, calyce terminali urceolato, ore compresso fimbriato; seta brevi. Hook. exot. tab. 90. Jung, annotina. Menz MSS.

Del Sic. Giuseppe Raddi 89

34. CANDOLLEA cristata. Nob.

Jung, cristata, surculis repentibus, partialibiis erectins- unlis subdivisis simpliciler foliatis; foliis iiicuinbeiitibus di- midiato-cordatis lanceolatis aritice denticulatis , subtus lobis conni ve ntibus cristatis. Swartz FI. ind. occ.p. i845. Prod. i43.

35. CJNDOLLEA repanda. Nob.

Jung, repanda, caule repente ramoso, ramis erectis , fo- liis exacte distichis arcte ìmbricatis horizontalibus oblongo- ovatis planis, basi insigniter decurrentibus omnino integerri- mis. Hook. exot. ?. 86.

Le cinque sopra indicate Candollee trovansi tutte sulle Montagne d' Estrella , egualmente che su quelle prossime a Rio-janeiro. La piìi comune è V adiantoides , della quale cre- do esser le altre altrettante varietà.

36. CANDOLLEA complanata: caulibus repentibus, ra- mosis, complanatis ; foliis rotundatis imbricatis , planis , inte- gerrimis , auriculis subromboidalibus , foliis arcte adpressis; calycibus lateratibus terminalibusque , numerosissimis. Rad. Jung. Etr. p. i3.

Jung, complanata. Lin. eo.

Il Corcovado è il solo luogo dove ho trovato questa spe- cie, la quale vi è piuttosto rara.

37. JUNGERMANIA p alien s : surculis erectis ramosis simpliciter fohatis , foliis cordato subrotundis integris, subtus basi complicatis ; perianthiis monophyllis , retusis , infundi- buli formibus. Sw. FI. ind. occ.p. 1847. Prod. i43.

Questa, e le sei seguenti specie trovansi tutte sulle di- verse Montagne , che costituiscono la cosi detta Serra do Frade .

Jungermannia prostrata; surculis simpliciusculis prostra- tis repentibus, simpliciter foliatis ; foliis subrotundo-ovatis in- tegris marginatis. Swartz fi. ind. occ. III. p. 1846. Prod. i4a.

38. JUNGERMANNIA brasiliensis: caule prostrato, sim- pliciusculo ; foliis patentibus , oblique semiamplexicaulibus , subquadratis , concavis , extremitatibus profunde emarginatis

4o Crittogame Brasiliane

seu emarginato-bidentatis ; amphigastriis bifidis , laciniis den- tatis ; calycibus terminalibus oblongis , ore laciniato. Nob.

Il caule di questa jungermannia è della lunghezza di due linee fino a mezzo pollice, ed è in quest' ultimo grado d'ac- crescimento, che alle volte presenta qualche piccola dirama- zione. Lungo la parte inferiore del medesimo trovansi frami- schiate da numerose e tenuissime radicelle delle stipole ( am- phigastria ) bifide;, ovvero divise fin quasi alla base in due lacinie, le quali hanno ciascuna nel loro bordo esterno due, qualche volta tre denti più o meno lunghi . Le foglie son presso a poco simili a quelle dell' y «rag. excisa Dicks: e i ca- lici a quelli diGÌV Jung, bìdentata Lm. Le Cassule sono roton- de, e sostenute da dei pedicelli ( setae ) della lunghezza di circa due linee.

3g. JUNGERMANNIA serrulata ; surculis erectis sim- pliciusculis subteretibus ; foliis irabricatis, convexis, subsecun- dis , cordato - subrotundis accessoriisque bidentatis serratis. Swartz fi. itici, occ. III.p. 1854.

Jung, serrulata., caule erecto dichotomo, foliis distichis V. secundis subrotundis subconduplicatis spinuloso- dentatis apice emarginatis, stipulis magnis rotundatis convexis spinu- loso-dentatis apice emarginatis, calyce cylindraceo ore denta- to. Hook. exot. tah. 88.

Trovasi sovente a pie delle rupi umide, particolarmente nei così detti Gemitivi.

' ifO. JUNGERMANNIA quadripartita ; caule erecto sub- dichotome ramoso flexuoso, foliis undique insertis distantibus erecto-patulis 4-p3i'titis, segmentis capillaribus integerrimis vel basi sublaciniatìs. Hook. exot. t. ii'j?

^i . JUNGERMANNIA cowna^a; surculis subdivisis dif- fnsis j foliis oppositis incumbentibus apice retusis emargina- tis, postice auricula bidentula connatis. Sw. fl, ìnd. occ. III.p. i85i. Prod. 143.

' 4a. JUNGERMANNIA tomentella; surculo erectiusculo, bipinnato: foliis bifariis, inaequaliter bilobis ; lobis inferioribus

Del Sic. Giuseppe Raddi 4'

minutis ; superioribus hipartitis ; utrlsque apice margineque capillariter multifidis; stipulis subrfuadratis :, laciniatis: fructu axillari ; calycibus oblongis cylindiaceis, birsutis ; ore aperto. Hook. brit. Jung. tab. 36.

43. JUNGERMANNIA serpìllifolìoides : caulibus pro- cumbentibus subramosis; foliis distichis, alternatiiii irnbrica- tis, rotuiidis , integerriniis exauriculatis ; stipuHs rotiindatis , emarginatobifidis. Nob.

Differisce dall' yurag. serpìllifolia Dicks. per le sue foglie decisamente rotonde e afflitto mancanti d'oreccbiette, per le sue stipole più grandi e più fitte che in quella^ e per esser meno o quasi punto ramosa. Non conosco la sua fruttificazione.

Trovasi sulla nuda e umida terra framezzo i cespugli del- le piante sulla spiaggia marittima prossima a Rio-janerìo .

44- JUNGERMANNIA serpìllifolia; surculo repente, fi- liformi, flexuoso , vagè piunatim ramoso: foliis distichis , au- ricularibus, ( seu sub bilobis; lobis inaequalibus„ superioribus niajoribus , rotundatis , basi subtus ventricosis ; inferioribus minutis, involutis:) stipulis rotundatis, acute profundèque bi- fidis; fructu laterali axillarique; calycibus late obovatis, penta- gonis ; ore contraete^ elevato, subdentato. Hook.Brit.jung. tab. ^n.-Dicks. Crypt. Plani. Fase. 4- /'• i()-- Rad. Jung, etnisca p. 24- t. V. f. i.-Mich. Nov. pi. gen. g. tab. 6. f. iq.

E coniunissima sulle Montagne d'Estrella, dove trovasi sugi' alberi , egualmente che sulla terra.

Metzgeria ( ved. Jung, etrusca p. 34. )

45. METZGERIA ciliata: frondibus lineari-ranioso-di- chotomis, subdivaricatis , costatis, margine ciliatis; calycibus turbinatis , piloso-hirtis. Nob. an var. Metz, glabrae. (Jung, furc. Lin.). Hedw. Theor. generai, i. ai. aa ?

Trovasi sugi' alberi nei Boschi presso Mandiocca.

Le sue fiondi son ramoso-dichotome , membranacee , pia- ne , lineari, costantemente contornate nel loro margine da fitti peli bianchi e trasparenti , alquanto ottuse nelle estre- mità , larghe quasi una mezza linea , e lunghe da un polli- Tomo XIX. F

4^ Crittogame Brasiliane

ce fino a un pollice e mezzo : scorre nel loro centro un pic- col nervo o costola, che dalla base va fino alle estreme di- ramazioni , ricuoperto nella parte inferiore di esse di nume- rosi e fitti peli bianchi perfettamente simili a quelli che cir- condano il margine. 1 calici hanno origine dalla parte infe- riore del nervo suddetto il più delle volte nelle ascelle del- le sue diramazioni; quindi si piegano ai lati della fronda per prendere una direzione verticale al di sopra del piano di es- se , e fin dalla loro inserzione; sono interamente ricuopertl di numerosi e fitti peli bianchi, compressi e ottusi simili ai già sopra descritti ; sono altresì della stessa grandezza e fi- gura , che quelli della Metzgerta glabra ( Jung, furcata Lin.) , come lo sono ancora le cassule , egualmente che i globetti, che non di rado osservansi irregolarmente sparsi sopra la su- perficie delle frondi sterili . Le diramazioni delle frondi so- no più allungate, e più regolarmente dicotome, che nella Jung, furcata Lin.

Vivianìa , nuovo genere da me stabilito in onore del ce- lebratissimo Sig. Domenico Viviani Professore di Botanica e Storia Naturale nella Reale Università di Genova , dietro i seguenti caratteri generici : Calyx duplex e pagina superiori frondis prodeunte. Corolla monopetala limbo varie sedo. Cap- sula oblonga quadrivalvis . Antherae subrotundae scjuamìs TnembranaciiO-foliaceis tectae , in pagina superiori frondis di- si ine toe.

4^. VIVIANIA sinuata : frondibus adscendentibus, subramoso- dichotomis planis, margine integris pinnatifido- que-sinuatis; calycibus exterioribus profunde laclniatis , laci- niis irregulariter dentatis. Nob.

Jungermannia ( sinuata ) subacaulis ; frondibus lanceola- tis planis subdichotomis margine integris pinnatifidoque-si- iluatis. Sw. FI. ind. occ. III. p. 1878. Prod. i45.

/ I calici esterni o squamme perigonìali di questa Pianta spno ( sebbene più piccoli ) quasi simili a quelli à.^\V Jung, hibernica Hook.

Del Sic. Giuseppe Raddi 4^

Trovasi nei luoghi muscosi e umidi,, d' ordinario presso i torrenti, sulle Montagne d' Estreila, dove è comunissima . Ad essa framischiate vi ho trovato ancora delle frondi ste- rili a margine intero, concave o quasi canalicolate, pochissi- mo o punto ramose, il di cui nervo è, nel maggior numero di esse, quasi interamente coperto nella sua parte superiore di minutissime e fitte squamme ora intere, ed ora termina- te da due o tre piccoli defjti, della stessa sostanza delle fron- di, le quali racchiudono altrettanti corpiccioli {antherae ) ro- tondi e giallastri . Le loro estremità sono lungamente atte- nuate, come appunto neW Jung, rhizobola Hook., ma non han- no, come in questa, il margine incrassato e dentato. Certa- mente appartengono esse ad una nuova e distinta specie.

47- VIVI ANI A hymenophyllum : frondihus adscenden- tibus , subramoso-furcatis, palmato-dichotomisque, membrana- ceis,nervosis , subdenticulatis;calycibus superaxillaribus. iVo^. Jung, hymenophyllum ; frondibus palmatis dichotomis nervosis , marginibus denticulatis , fructu in dichotomiarum axillis , calyce duplice, ext. squama exigua dentata, ìnt. oblongo-cylindraceo ore dentato. Hook. Muse. exot. tah. 14. Le sue frondi sterili sono or semplici , ora un poco ra- mose, ed or semplicemente forcate ; sono altresì ottuse, oppure leggiermente smarginate all' estremità, glabre , di un verde chiaro , elegantemente reticolate allorché osservate sotto la lente, e qualche volte munite di radi e minutissimi denticelli nel loro margine. Sopra la parte superiore di queste frondi, e precisamente lungo il loro nervo o costola , si osservano due ranghi di piccole squamme alternativamente aderenti ai lati di detto nervo, membranoso-loliacee , convesse e termi- nate da due o tre piccoli denti , ciascuna delle quali rac- chiude un corpicciolo ( anthera ) quasi rotondo e giallastro cosliluente l'organo maschile di questa pianta.

Di questa rarissima Epatica ho trovati solamente alcuni pochi individui maschi sulla Montagna detta il Frate , cosi denominata da quegl' Abitanti per motivo della sua calva e

44 Crittogame Brasiliane

rotonda sommità, eh' essi assomigliano alla testa d' un Do- menicano.

^'ò. M ARCUANTI A papìllata : frondibus dichotomis, einarginatis, snpra viiidibus reticulato-areolatis , areolis vesi- culoso peiforatis , subtus marginibusque violaceis , capitulis vel receptaculis medio papillatis , extremitatibus ladiorum complanato-dilatatis. Nob.

La Marchantia capitalo eleganter dissecto, radììs ad ex- tremitatem compi anati s ^ et infra cochlearis instar excavatis. Midi. n. pi. gen.ùj. t. l /• 4- ^ una mera varietà di questa nostra specie Brasiliana, dalia quale differisce soltanto per essere un poco più grande in tutte le sue parti, e per la maggior carnosità delle sue frondi , le quali sono anche al- quanto sinuate nei loro margini, ciò che non è nell'altra. I filamenti articolati e compressi sparsi lungo i peduncoli che sostengono i ricettacoli sono altresì in assai maggior nu- mero nella specie Micheliana , come ho osservato in tutti gl'individui da me ritrovati nei contorni di Firenze, parti- colarmente nel luogo stesso indicato dal Micheli , sebbene ciò non apparisca dalla figura da esso esibita, tampoco dalla di lui descrizione . Propongo adunque di decifrare la prima col nome di Marchantia papìllata («) Brasiliensis , la seconda con quello di March, papìllata (3. italica.

49- MARCHANTIA chenopoda : frondibus ramoso-di- chotomis, emarginatisi margiuibus sinuatis lobatisve , superficie areolato-vesiculosis , vesiculis alhidis perforatisi receptaculo communi dimidiato et lateraliter pedunculato , masculo palmato quadrifido, foemineo convexo-subcampanulato subintegro:.ZVo^.

March, chenopoda, receptaculo communi masculo sub- peltato palmato-quadrifido femineoque dimidiato, subradiato. Swartz FI. ind. occ. III. p. i88o.

March, chenopoda , capsula dimidiata palmata quadrifida. Lin. Syst. Nat. Ed. XIII. p. i354.

March, pileo laterali palmato quadrifido, frondibus si- nuosis. Lam. Dici. Enc. III. p. no.

Del Sic. Giuseppe Raddi 4^

Lichen anapodocarpos. Plum. FU. p. j43. t. ì^2.. Tour- uef. I. R. H. p. 55o. Dill. H. Muse. t. 77. f. 8.

Questa singolare Epatica trovasi in abbondanza sulle Montagne d' Estrella a pie delle rupi umide e muscose. Essa è da riconoscere facilmente a prima vista da tutte le altre specie di questo genere, mediante la straordinaria forma o figura de' suoi ricettacoli, i quali compariscono come tron- cati da un lato e per il medesimo aderenti ad un peduncu- lo proveniente dall'estremità della costola delle frondi. Nel Maschio questi ricettacoli sono piani e divisi in quattro par- ti o lobi diseguali in lunghezza ^ stati da Plumier assomiglia- ti a un piede d' Oca, ma che in vece possono più ragione- volmente assomigliarsi a quelli di un Colimbo. Nella pianta femmina sono essi molto convessi e quasi campaniformi, in- teri o pochissimo divisi nel loro margine, ed hanno quattro ringrossamenti carnosi o costole , che traggono origine dal peduncoh) che li sostiene^ fra i quali son situate le cassule , come nella March, polymorpha . La forma di questi ulti^ni ricettacoli può paragonarsi , presso a poco , a quella d' uno spengitojo da Chiese. Le frondi non sono cosi profondamen- te , tanto irregolarmente sinuate quanto appare dalla Fi- gura Plumieriana esibita da Dillenio , essendo essa molto e- sagerata in tutte le sue parti; hanno la loro superficie areoi lata , e ciascheduna areola presenta nel suo centro una ves- sichetta biancastra forata nel mezzo, egualmente che nei ri- cettacoli di ambedue i sessi; nella parte inferiore sono pa- vonazze , ma verdi intorno al margine.

5o. MARCHANTIA hirsuta : frondibus primordialibus simplicibus , submembranaceis , emarginatis , ex innovatione ramoso-dichotomis, marginibus undulato-sinuatis ; receptaculis communibus setoso-radiatis ex apice frondis prodeuntibus. iVoZ».

March, hirsuta., receptaculo communi masculo sessili fe- mineoque margine hirsuto , hemisphaerico. Swartz FI. ind. oca. III. p. 1879. Prod. 145.

Le frondi di questa bella Epatica sono in principio sem-

46 Ckittogame Brasiliahe

plici , smarginate ali' estremità, e ondulato -sinuate nei margini , dove , invecchiando , spesso si lacerano fin quasi alla loro costola; sono esse altresì quasi membranose, ov- vero semimembranose e liscie nella loro superficie . Dall' e- stremità di queste frondi annualmente ne compariscono del- le nuove simili alle prime , ed è per queste innovazioni , che esse divengono ramose e dichotome. Non conosco la fruttificazione di questa Epatica ; ma 1' assoluta mancanza di quel reticolo , e di quelle vessichette , che costantemen- te si osservano sulla superficie delle frondi di tutte le Mar- canzie , mi fa supporre , che possa questa formare un gene- re a parte . Io vi ho solamente osservati dei corpi carnosi, schiacciati e rotondi . della figura precisamente d' una ruo- tella o piccola ruzzola , i quali non presentano alcuno indi- zio di fruttificazione , ma il celeberrimo Signor Swartz du- bitò esser (juesti i ricettacoli che contengono 1' organo ma- schile di questa pianta. Detti corpi sono in principio del- lo stesso colore delle frondi, cioè d'un verde cupo, oscuri di poi e quasi sessili ; ovvero sostenuti da un pedicello di circa mezza linea , che ha origine dalia costola delle frondi medesime, ma sempre all'estremità di esse , e nelle loro in- novazioni; sono altresì contornati da lunglii e numerosi cigli o setole biancastre, schiacciate, attenuate verso la loro estre- mità e sovente con delle brevi diramazioni.

Trovasi in quantità nelle vicinanze di Mandiocca, come su quasi tutte le Montagne d'Estrella, sempre però vicino ai torrenti sopra i sassi muscosi bagnati dai medesimi.

5i . ANTHOCEROS BrasUiensls: fronde laciniata , vel la- ciniato-multifida , margine inaequaliter dentato ac lacinulato cris[)0 , raris verruculis subfuscis consperso ; capsula uno latere dehiscens. Rad. Mem. ins. nel T. XVIII. degf Atti della Soc. It. delle Scienze a p. 34- t. IV . fig. 4-

Anthoceros m5/7MS.* frondibus sinuatis laciniatis undula- tis , margine crispis. Swartz FI. ind. occ. HI. p. tS8^. Prod. 146 .?

Del Sic. Giuseppe Raddi 4?

Sa. RICCIA glauca: frondibus furcatis, dichotoitiisve , reticulato-punctatis, extreniitate canaliculatis , obtusiusculis; marginibus albicantibus. Rad. nov. rarìor. &. Dee. I. p. 4- tab. a./. \?

Cresce in abbondanza sulla spiaggia marittima di Rio- janeiro, particolarmente sotto la Chiesa di Nassa Senhora da Gloria.

53. FUCUS natans: caule compresso, filiformi, pinnato: ramis alternis , simplicibus : foliis lineari-lanceolatis , serratis: vesiculis sphaericis , petiolatis , petiolo plano: receptaculie cylindraceis , racemosis. Tarn. Fuc. I. p. 99. t. 46.

Fucus Sargasso var. I. Gm. H. Fuc. p. 98. Fucus natans. Lìn. Sp. pi. i6ao. S/st. nat. Ed. Gm. i38o.

Fucus acinarius var. Esper. Io. Fuc. I. p. i3o. /. 66.

54. FUCUS haccìferus ; caule tereti, filiforiiii^ bipinnato : ramis alternis, simpliciusculis : foliis linearibus, serratis: ve- siculis sphaericis, petiolatis ; petiolis teretibus. Tura. Fuc. 1. p. io3. t. 47-

Fucus Sargasso. Gm. H. Fuc. p. 92.

Fucus natans. Esper. le. Fuc. I.p. 49. t. aS.

Lenticula marina vulgaris. Park. Thes. ia8i.

Fucus denticulatus. Forsk. FI. Aeg. 191. Lìn. Syst. nat. ed. Gm. i38i .

Ambedue questi fuchi li ho incontrati in una quantità prodigiosa in vicinanza del Tropico del Cancro. Nella più gran parte degl'Individui pescati di quest'ultimo, e da me osservati trovavansi aderenti una quantità di minutissime Serpule, i di cui abitatori tramandavano una viva luce fos- forica , che brillava a guisa di altrettante minutissime stel- le, ma che si estingueva dopo qualche minuto.

55. FUCUS flagelli formi s ; fronde cartilaginea , lubrica, terete j filiformi, ramosa; ramis subdistichis, elongatis, sim- pliciusculis, nudis, truncatis : seminibus nudis , in fronde immersis , fibris immixtis. Tarn. II. p. 35. t. 85.

48 CniTTOGAJIE BrASILIAWE

vàr (S. tortilis ; fronde teiuii, tortuosa; caule ramis sparsis brevibus obsito.

Trovasi in abbondanza nella Baja di Rio-janeiro e se- gnatamente presso r imboccatura del Rio Inhumirim.

56. ULVA undulata: frondibus aggregato- caespitosis , subramosis, viridibus, planis, extremitatibus attenuatis, mar- gine nndulatis , sinuato-denticiilatis. Nob.

Trovasi aderente agli scogli battuti dall' acqua del mare lungo la costa marittima di Rio-janeiro, ove spesso vi forma delle largbissime espansioni.

Le sue frondi sono variabilissime in quanto alla loro lungbezza , e larghezza ; sono altresì piane, un poco ramo- se , spesso ancor semplici , di un verde piuttosto cupo , on- dulate nei loro margini, piìi o meno profondamente sinuate, e irregolarmente denticolate. La loro maggior lungbezza, da me osservata, è di circa sette in otto pollici.

an. Ulva Lìnza. Lyngb. Teutam. Hydroph. dan.p.Sa??

57. CONFERVA lichenoides : ramosa, ramis alternis articulis diametro triplo longioribus. Nob.

Trovasi questa singoiare Conferva nelle adiacenze di Man- diocca sopra la scorza dei piccoli arboscelli, egualmente che sulle loro foglie , dove vi forma delle espansioni rotonde e semirotonde, le quali prendono 1' aspetto d'un Lichene, d' onde la sua specifica denominazione. Le minute Pezize di color quasi carnicino , che di sovente si trovano cresciute e aderenti ai suoi filamenti , e che hanno 1' aspetto di altret- tante patelle ( Apothecìa ), contribuiscono maggiormente a dargli una tale apparenza. Il suo colore in generale è di un verde pallidissimo. Osservata sotto la lente, i suoi filamenti compariscono fittamente articolati, trasparenti, pallidi, e di un bellissimo verde le loro articolazioni.

58. SPILOMA roseum : crusta crassiuscula orbiculata rosea prò aetate albida , apotheciis subrotundis sparsis vel aggregatis convexiusculis semi-immersis sanguineis. Rad. Atti della Soc. hai. delle Se. V. XVIII. p. 33. Tav. IL

Del Sic. Giuseppe Raddi ^9

Comunissimo su i muri vecchi nelle vicinanze di Rio- Janeiro. Trovasi ancora sugi' alberi , ma raramente.

59. ARTHONIA Sirartziana («) crosta membranacea al- bida ; apotlieciis sessilibus tumiduiis subrotundis repandis irregnlaribus elevato-punctatis atris. Achar. Lich. univers. p. 142. ?

60. LECIDEA cinereo-fusca.Ach. LichcnMnicers.p.ncnF

61 . OPEGRAPHA chrysocarpa : cxusta membranacea sub- laevigata albo-glaucescente ac cinerascente , apotheciis variis lotigioribus flexuosis rugosis auratis , disco canaliculato utrin- que linea longitudinali nigra notato. Rad. Atti della Soc. It. T. XV HI. p. 34. t. III. fi?;, a.

6a. OPEGRAPHA cylindrica: crusta tenui albo-cinera- scente subnitida, apotheciis minutis elongatis cylindricis fle- xuosis nigris , disco clauso. Rad. M. d. Soc. It. T. XVIII . p. 34. t. Ill.fig. I.

63. OPEGRAPHA abnormis. Ach. Lichen, unìv. p. 2.^()? Le cinque sunnominate specie trovansi tutte sulla scor- za di diversi alberi nelle vicinanze di Mandiocca.

64. OPEGRAPHA cymùiformis : crmta tenuissima clne- rascente aut nulla, apotliecis cymbiformibus nigris, disco subcanaliculato planiusculo , margine elevato crenato. Nob.

E abbondantissima questa specie sulla scorza degl'albe- ri , che s' incontrano a due ore circa di distanza dal subbor- go denominato Rota-Fogo.

Gli Apotecj di questo Lichene sono in principio linea- ri, ed hanno il loro disco quasi chiuso dal margine, quin- di si slargano e prendono la forma d' una Barchetta : il loro disco è alquanto piano , ed ha sovente una piccola scanala- tura longitudinale nel mezzo ; il margine di essi presenta una serie continovata di solchi, trasversali piuttosto profon- di, i quali vanno a perdersi nella parte inferiore dell' Apo- tecio medesimo. Accade , ma rarissimamente , che qualcuno di detti Apotecj , elevandosi alcun poco , prende una figura quasi triangolare; Spesso accade ancora, che questa specie

Tomo XIX. G

So Crittogame Brasiliane

trovasi affatto priva di tallo , come non di rado succede in altre ancora di questo medesimo genere.

65. QRAPHIS marginata : crusta membranacea laeviga- ta nitida a!bo-glaucescente;apotheciis emergentibus flexuosis simplicibus., disco rimaeformi albo-marginato, margine thal- lode elevato membranaceo lacìnulato vel lacerato. Rad. Mem. della Soc. hai. T. XVIII. p. ^. t. III. f. 3.

Sulla montagna denominata Coreo-secco. 4 66. VERRUCARIA gemmata; crusta effusa tenui laevi- gata albido-incaua ; apotheciis sparsis hemispbaericis papilla- tis nitidis, nucleo globoso hyalino. Achar. Lìchen, iinio. p. 278. Schrad. Spicil. FI. Cerni. 109. t. 2./. 3.

67. THELOTREMA lepandìnum |3. bahìanum : crusta membranacea cinereo-virescente ; apotheciorum verrucis plu- ribus connatis, apertura tenui ^unciiiormi . Ach . Lichen . univ . p. 3ia F

68. LECANORA punìcea: crusta tenui subpulverulenta inaequabili albida ; apotheciis crassiusculis ; disco plano di- Iute cerino puniceo marglnem thaliodem subcrenatum ac- quante. Achar. Lìchen, wiìv. p. "òqS.

6g. LECANORA acervnlata : crusta tenui laevigata vi- ridi-cinerascente aut subsuiphurea ; apothecis in acervulis dif- formibus sparsis, disco convexiusculo rubio-fuscescente, mar- gine thallode tumescente luteo flexuoso sinuato discum vix superante. Nob.

Trovasi con le tre precedenti specie sulla scorza degl' alberi nelle vicinanze di Mandiocca.

GÌ' Apotecj di questo Lichene sono ordinariamente di- sposti in gruppetti di quattro o cinque per ciascheduno , di- stanti fra loro e irregolarmente sparsi sulla sua crosta, la quale è d'ordinario cenerino-verdognola ^ e qualche volta un poco tendente al giallognolo. Il loro disco è rosso-scuro ^ quasi piano in principio, convesso dipoi; il loro margine è alquanto tumido in fuori , e sopravanza appena il livello del disco medesimo ; è giallo oppure di un giallo-dorato, flessuo-

Del Sic. Giuseppe Raddi 5i

so e con dei seni più o meno profondi , i quali sovente lo sono fin quasi al centro del disco . Nel loro nascere però sono questi Apotecj per la massima parte rotondi , in parti- colare que' pochi che trovansi solitarj.

70. STICTA crocata ; thallo glauco -fuscescente snl)ld- cunoso lacero-lohato , lacinularum marginibus pulverulentis flavidis, subtus lanuginoso: sorediis minutis citrinis ;^ apo- theciis sparsis fusco-nigris. Ach. Lich. univ. p. ^■\1.

var. ^. gilva. p. 44^-

Lichenoides lacunosuni rutilura , marginibus "flavis. D'ili. H. Bluse, tab. 84./. 12.

71. STICTA tomentosa ; thallo laevigato glauco subor- biculari , lobis profunde incisis, lacinulis bifidis crenato-lo- bulatis, subtus lanuginoso : cyphellis sessilibus concavis albi- cantibus ; apotheciis sparsis , disco plano nigro-fusco , mar- ginem thallodem subintegrum acquante. Ach. Lich. univ. p. 450.

11. STICTA dissecta: thallo albido-virescente lato su- borbiculari lacero-laciniato , lobulis ultimis sinuatis rotunda- tis crenatis , subtus villoso - subvenoso; apotlieciis sparsis di- sco concavo rubro , margine thallode crenulato inflexo. Ach. Lichen, univ. p. 45 '• Hoffin. pi. Lichen, t.^^.f. i 3.

Questa , egualmente che le due precedenti specie , tro- vansi in quantità sui tronchi dei diversi alberi di cui son ricuoperte tutte le montagne d' Estrella.

7.3. PARMELIA pannosa ; thallo stellato cinereo -vire- scente , subtus nigro-tomentoso , laciniis planis connatis im- bricatis ultimis multifidis angustis margine subelevatis ; apo- theciis demum convexis fuscis nigricantibus , margine inte- gro tandem concolori subevanescente. Ach. Lichen, univ. p. 465 ?

Trovasi sugi' alberi nella Parrocchia ( Fre^nezia ) di S. Gio. Battista non lungi dal subborgo di Bota-Fogo.

74- BORRERA flavicans ; thallo fulvo nudo ramoso, la- ciniis diffuso-complicatis teretiusculis compresso- subangulosis

5:i Crittogame Brasiliane

dichotomis flexuosis attenuatis ; apotheciis submarginalibus , disco plano aurantiaco , margine thallode integro nudo. Achar. Lidi, iiniv, p. 5o4.

75. BORRERA exìlh ; thallo exalbido compressiusculo, laciniis ramosissimis divaricatis intricatis capillaceo-attenua- tis ; apotheciis sparsis , disco planiusculo croceo, margine tenui integro. Achar. Lìchen, univ. p. 5o5.

Trovansi ambedue le suddette specie su diversi alberi nei contorni di Rio-janeiro , il più frequentemente però sul Caju ( Anacardium occidentale Lìn. ).

76. PELTIDEA scutata |3. collina; thallo subtus nudo passimque venis tomentosis nigricantibus obsesso , lobis elon- gatis margine lobato-crispis ; apotheciis transverse oblongis subrevolutis. Achar. Lìchen, univ. p. 5i5F

an Sp. nova.

Trovasi in abbondanza sulle montagne d' Estrella, sopra i massi , ed anche sulla nuda terra.

77. CENOMYCE oxycera jj. medusìna; podetiis gracilis- simis filiformibus dichotomis albisj ramis ramulisque strictis erectis adpressis furcellatis nigro-apiculatis. Achar. Lìch. univ. p. 557.

78. CENOMYCE uncìalìs (a), thallo subnullo, podetiis aggregatis albo-virescentibus j ramis brevibus patulis ad api- ces dilatatis subperforatis radiato-denticulatis , denticulis l'u- scis. Achar. Lichen, univ. p. 558.

Trovasi egualmente che la precedente specie sulle mon- tagne d' Estrella, la prima sugl'alberi , la seconda sulla terra.

79. CENOMYCE verticillaris ; podetiis tereti-compressiu- sculis erectis ramosis nudis albis vel albo-cinerascentibus, ra- mulis verticillatis; apotheciis terminalibus fuscis. Rad. Mem. della Soc. hai. T. XVIIL p. ^. t. IH. fig. 4.

Trovasi sulle più alte montagne della Provincia di Rio- janeiro.

80. STEREOCJULON ramulosum ; thallo albo-palle- scente ramoso scabro fibrilloso, ramis sparsis elongatis sub-

Del Sic. Giuseppe Raddi 53

simplicitus ; apotlieciJs terminalibus demum subglobosis fu- sco-nigricaiitibus, Achar. Lìchen, iiniv. p. 50o. Bory. Foy.3. p. io6. t. i6. j. 3.

È comunissima questa specie sulle montagne d' Espel- la , sempre sulla nuda terra. Trovasi anche in gran copia sulle montagne di Madera .

8i. USNEA florida ; thallo erectiusculo scabrido cinereo- pallido fibrillis horizontalibus , ramis patentissimis expansis subsiniplicibus ; apotheeiis planis latissìmis clliatis , ciliis ra- diantibus elongatis. Achar. Lìchen, unìv. p. 6ao.

Sopra i diversi alberi nelle adiacenze di Mandiocca.

Lichen capillaceus, ex cinereo rutilans , receptaculis fio- rum subcinereis, et barbatis. iIJic/i. iVbr. /?/. gera. j». 77. f. 89, fig. 5. (ottima).

82,. COLLEMA azureum ; thallo foliaceo membranaceo tenerrimo laevi pellucido caerulescente , lobis rotundatis gla- bris integerrimis ; apotheciis sparsis subpodicillatis , rubris , margine pallido. Ach. Lichen, unìv. p. 654- Rad. Mem. del- la Soc. hai. T. XVIIL tah. IV. fig. i .

83. COLLEMA bullatum ; thallo foliaceo membranaceo tenerrimo plumbeo subdiafano subrugoso granulatoque , lo- bis irr^gularibus rotundatis sinuato-laciniatis subcrenatis ; a- potheciis sparsis a thallo valde elevatis convexiusculis rufis, margine pallido. Achar. Lichen, univ. 655, Rad. Mem. della Soc. hai. t. IV. fig. 2..

84. COLLEMA venustutn : thallo foliaceo membranaceo- gelatinoso pellucido plumJjeo rugoso granulatoijue , lobis e- longatis rotundatis j marginibus plicato-flexuosis crispis laci- niatis ; apothecis a thallo panilo elevatis rubris ; margine rugoso foliaceo crispo. Nob.

Il tallo di questo elegantissimo Lichene tiene , nella sua forma e figura, il mezzo fra il Lichen margìnellus di Swartz ( Collema margìnellum Ach. ) , e la Tremclla lichenoides di Lineo ( Collema lacerum Ach. ) , a cui somiglia ancora nel colore e grossezza. Le piccole lacinie de' suoi lobi sono ora

54 Crittogame Brasilia ne

rotondate , ed ora acute e fìtte di maniera a rappresentare una piccola frangia. GÌ' Apotecj hanno il loro margine dop- piamente foliaceo, rugoso, un poco laciniato oppure cre- nato , e ondulato.

85. COLLEMA tremelloìdes («) tliallo foliaceo membra- naceo tenenimo subdiapliano plumbeo obsolete rugoso im- pressoqne punctato, lobis oblongis rotundatis incisis integris; apotheciis subpodicillatis plauis rubris, margine pallido. Ach. Lichen, uii'w. p. 655. Hoffni. PI. Lich. t. ZS.f.2..

Trovasi con le altre tre precedenti specie sopra i sassi ingombrati di Musco , egualmente che su i tronchi degl' al- beri nelle vicinanze di Mandiocca^e su quasi tutte le mon- tagne d' Estrella.

86. THELEPHORA pavonia; imbricata,piIeo sessili mem- branaceo plano reniformi fasciato ; hymenio albicante. 5 fra;fz FI. ind. occ T. III. pag. it)3o.

Ulva montana., plana reniformis, sessilis aggregata zona- ta , subtus incava. Svv. Prod. p. 148.

Telephora Pavonia : membrancea , tenuis, semicircularis , supra virens , sulcis concentricis , margineque involuto, sub- tus aequabilis farinoso-glebulosa , alba. Bertol. Opusc. Se. di Boi. p. 8. tab . \.f. a.

È comunissima sulle montagne , che costituiscono la così detta Serra degl' Organi.

87. TELEPHORA pahnetto : stipitata , solitaria aut subgregaria , coriaceo-moUiuscula , hymenio cuneato - flabel- liformi , laciniato , supra striato-fibroso ; stipite gracili com- pressiuscuio subtomentoso.

Trovasi sulle montagne sopraindicate a pie degl' alberi, dove però è piuttosto rara.

Il suo colore è in generale d' un giallo-scuro ; ha pres- so a poco l'abito, ovvero struttura del Fuco Pahnetto , da cui differisce per non esser punto ranjosa ; è irregolarmente, e più o meno profondamente laciniata, ed il suo stipite , il quale , in apparenza , sembra alquanto tomentoso , ma che ,

Del Sic. Giuseppe Raddi 55

se si osserva con una acuta lente , appare coperto di aspe- rosità e piccole squamme biancastre.

88. CLAVARIA ceranoides : cespitosa , clavulis dentatis et obsolete ramosis subdifFormibus flavescentibus apice fu- scis. Pers. Syn. Fung. pag. ^()^?

G' individui da noi osservati differiscono dalla ceranoìde descritta dal Sig. Persoon e figurata dal Sig. Sowerby t. aSS, per essere di sostanza coriacea , e alquanto tomentosa dalla base fin verso 1' estremità delle sue diramazioni. Queste estre- mità sono liscie tanto esternamente , che internamente , un poco più laciniate e nere, an Sp. nov. ?

8g. CLAVARIA furcata: caespitosa fusca duriuscula , caulibus ramosis subdichotomis apice furcatis acutis. Nob. an Clav. fusca. Sir. FI. ind. occ. Ili p. 1940? Trovasi con la precedente a pie degl' alberi sulle mon- tagne d' Estrelia. E alquanto compressa presso le ascelle o inforcazioni dei rami , e le estremità loro son sempre bifor- cate e acutissime , come nella Cenomyce furcata Ach. ( Lichen Lin. ).

go. T REM ELLA foli acea: gregaria utrinque glabra te- nuis unduiato-plicata concava, basi crispa , cinnamonieo-car- nea. Pers.Obs. myc. P. II. pag. 98.^ Sugi' alberi presso Mandiocca.

INDICE

Dei Generi e specie contenute nella presente Memoria.

Anthoceros brasiliensi». Nob. Arthonia Svvartziana ? Achar. Borrera tlavicans. Ach.

exilis. Ach.

Caadollea simplex. Nob.

diffusa. Nob.

—— adiantoides. Nob.

crislata. Nob.

repanda. Nob.

complanata. Nob.

Catliarinea pseudo-polyiriclmm. N. Cenomyce oxyccra /?. medusina.

Ach. verticillaris. Nob.

uncialis (aj. Ach.

Collema azureum. Ach.

bullatiim. Ach.

tremelloides (»). Ach.

venustum. Noh.

Conferva lichenoides. Nob.

Clavaria ceranoides ? Pers.

furcata Nob.

Dicrauum megalopliyllum. Brid.

FruUania brasiliensis. Nob.

dichotoma. Nob.

filicina. Nob.

FruUanoides rio-janeirensis. Nob.

densifolia. Nob.

Fucus bacciferus Turn.

.. . flagelliformis. Turn.

natans. Lin.

Graphis marginata. Nob.

Hookeria pendala. Hook.

Hypnum circinale. Hook.

Hypnum imbricatum. Scwàgr.

? multiflorum. Nob.

—— patulum. Schivrrgr.

? longissimum. Nob.

spiniforme. Iledw. Jungermannia brasiliensis. Nob.

connata. Swartz.

pallens. Sw.

prostrata. Sw.

4-partita ? Hook.

Serpillifolia. Dick.

serpi!lifi»lioides. Nob.

tomentella. Eìnlt.

Lasia orthotrichoides. Nob. Lecanora acervulata. Noh.

punicea. A-har,

Lecidea cinereo-fusca ? Ach. Leskea mo'lis. Ilediv.

. rotulata. Hcd^v.

Marchantia chenopoda. Lin.

hirsuta. S\vartz.

papillata. Nob.

Metzgeria ciliata. Nob. Neckera undulata. HediV. Octoblepharium albidum. Hedtv. Opegrapha abnormis ? Ach.

.. chrysocarpa. Nob.

cylindrica. Nob.

, cymbiformis. Nob.

Orthotricbum longirostrum. Hook

rugifolium. Hook.

^— Swainsoni. Hook. Parmelia pannosa ? Ach. Peltidea scutata 0- collina? Ac/i. Pilotrichum scabrisetum. Brid. Polytrichum glabrum. Brid.

5?

Pterigynandrum fulgens. HciIm. tomentosa. Ach.

Pterogoiiium myurum. Hook. Thelephora pavonia. Sw.

Racopiluin tomentosum. Bricl. Palmetto. Nob,

Riccia glauca? Lin. Thelotrema lepadinutn ? Ach.

Schlotheimia viticulosa. Nob. Tremella foliacea. Pers.

SchuUhesia brasiliensis. Nob. Ulva undulata. Nob.

Spliagnum niagellanicum. Urici. Usnea florida. Ac/i.

Spiloma roseutn. Nob- Verrucaria gemmata. Ach, \

Stereocaulon ramulosum. Ach. Viviania hymenophyllum. Nob.

Sticta crocata. Ach. sinuata. Nob.

dissecta. Ach,

Tomo XIX. H

58

CONTINUAZIONE DELLA DESCRIZIONE DEI RETTILI BRASILIANI

Indicati nella Memoria inserita nel secondo Fascicolo delle Memorie di Fisica del precedente Volume XVIII .

DEL BIG. GIUSEPPE RADDI

Ricevuta addì 20. Novembre iSììi.

JL UPINAMBIS monitor; capite scutellato, lineis longitudi- nalibus quatuor fasciisrjue transversis irregularibus supia dor- sum ; dorso nigro ; abdomine albido , nigiis maculis ; cauda subcompressa , non carinata. Daud. H. des Rept. T. III. p. 20.

Lacerta monitor. Lin. Syst. Nat. Ed. XIII. p. io5g.

Lacerta Tecuixin minor , seu Tejuguacu novae Hispaniae. Seba Thes. T. I. p. i5o. t. 96. fig. \.

Lacerta Teciiixin, sew Tejuguacu aiterà. Seb. t. <)6. fig. 2.

Teciiixin simpliciter dieta, maxima. Seb. I. p. i5i. t. g6.fig. 3.

Lacerta Tejugnacu, americana maxima, iS«MPfga;Y/e dicta^ marmorei coloris , amphibia. Seba T. I. p. i54- i-99-fig- '• 31. S. Merian. Ins. de Siirin. pi. 4-

Lacerta major Brasiliae. Kircher Mas. p. 273. f. Sg.

Iguana IL* Pis. bras. p. \c^.

È comunissimo (|uesto Sauro nelle vicinanze di Rio-ja- neiro , dove è conosciuto sotto la volgare denominazione di Lagarto grande , cioè, gran Lucertola ovvero Lucertolone , e dove è anche tenuto in gran pregio dagl' abitanti per ra- gione della bontà della sua carne, di cui ne sono essi ghiot- tissimi. Si addomestica facilmente, e può vivere lunghissi- mo tempo senza prendere alcun nutrimento . Egli è altresì accuratameute custodito da molti di quegl' abitanti per la

Del Sic. Giuseppe R^ddi Sg

proprietà che ha di distruggere una quantità considerabile di Piattole ( Blattae ) , dalle quah sono infestate le loro abi- tazioni. Vien detto che, allorquando un Coccodrillo gli si avvicina, per timore comincia a gridare, per il che uomi- ni e animali vengono in un istesso tempo avvertiti dell'av- vicinamento o presenza di quello spaventevole animale , d' onde la derivazione del suo nome specifico monitor. L'av- vicinamento d'un Crotalo produce in esso, dicono, lo stes- so effetto. La sua generica denominazione , applicatagli in primo dal Sig. La Cepede , e conservatagli dipoi dal Signor Daudin nella formazione di questo suo nuovo genere , ha avuto origine dalla parola Tupìnambds , nome degl'Indiani che dominavano i Deserti di Fernambuco , allor quando i Portoghesi vi estesero la loro conquista , e che non potendo essi resistere contro i medesiini emigrarono, e si ritirarono sulle rive del Tucanlino , e dell' Amazone.

AGAB'Iyì marmorata; gulà strumosà , capite scutis nu- merosis munito ; colore fuscescente-badio , fasciis transversis atris , maculis sparsim viridibus ; caudà longissimà. Z?au^. H. des. Rept. T. III. p. 433.

Lacerta marmorata. Lin. Syst. N. Ed. XIII. p. ic65. Lacerta americana , cum caudà longissimà , Temupara dieta. Seha Thes. T. II. p. 79. t. I^- fig- 4-

Le Marbré. La Cepede H. N. des Quadrup. ovìp. &. T. II. p. 117./;/. VI. fig. I.

Vive nei boschi montuosi dei contorni di Rio-janeiro. Essa conviene esattamente con la descrizione datacene dai SS. Daudin e La Cepede, meno qualche piccola ed insigni- ficante variazione nei colori del suo corpo.

AGABIA brasiliensis : corpore albido vel griseo nigro- que vario , squamis carinato-mucronatis, macula transversali atra in utroque humero. Nob.

Questa specie di Agama è nella sua parte superiore più o meno marmorizzata di grigio-scuro e nero , sovente anco- ra d'un color quasi verdastro sopra un fondo bianco -sudi-

^'O G O N T I N U A Z 1 O N E eC.

CIO ; nella parte inferiore è biancastra con due fascie o mac- chie nere bislunglie , che occupano quasi tutta la lunghez- za delle coscie^una larga macchia parimente nera a pie del basso-ventre fra una coscia e l'altra, ed un'altra più chia- ra che occupa la più gran parte della gola . A ciaschedun lato del collo, e precisamente sopra l'inserzione degli ome- ri , evvi altra nerissima macchia, la quale cambia di figura nei diversi individui di questa medesima specie, essendo ora ovale , ora quasi rotonda, talora bislunga, e talvolta ancora quasi lineare , sempre però transversale . La sua testa è al- quanto piana superiormente, compressa nei lati, ottusa all' estremità e larga per di dietro , cioè nella parte posteriore della medesima , la cui largliezza si confonde con quella del collo ; in avanti è ricuoperta di squamme piane e liscie di V'aria grandezza , e più o meAo irregolarmente esagone . Le aperture delle orecchie son piuttosto larghe , ed hanno nel loro bordo anteriore cinque lunghe scaglie di color bigio- pieno disposte a guisa di altrettanti denti di pettine. Tutte le squamme, che ricuoprono la parte superiore del tronco, del collo, dei piedi e della coda sono carinate, e terminate da una punta alquanto lunghetta, eccettuate quelle dei diti, e dell' estremità della coda ; quelle che ricuoprono tutta la parte inferiore di quest'animale sono piane, e liscie. La sua lunghezza totale è di circa nove pollici , cinque dei quali appartengono alla coda ; la lunghezza dei piedi anteriori è di due pollici , e tre pollici quella dei piedi posteriori, com- preso il dito più lungo, che ha dieci linee circa. Qualche individuo da me incontrato in vicinanza di Rio-janeiro , ove questo Sauro è più comune che altrove , aveva quasi un piede di lunghezza.

ANOLIS viridissimus : corpore compresso-carinato , cau- longissimà subcompressa , longitndinaliter striata. Nob.

Questa elegantissima Anolide è interamente d'un bellis- simo color verde smeraldo, meno che nella parte inferiore, oye questo colore è assai più chiaro. La sua forma esterio-

Del Sic. Giuseppe Raddi 6i

re si avvicina molto a quella dell' Aiiolide puntata di Dau- din , eccettuatane la grandezza , che è maggiore nella nostra. La sua lunghezza totale, computata dall' estremità della te- sta fino a quella della coda , è di dieci pollici e tre linee circa , che due pollici e due linee comprendono il collo, il torace e l'addome; un pollice la testa, e sette pollici e mia linea la coda. I piedi anteriori hanno un pollice e quat- tro linee di lunghezza totale, cioè fino all'estremila delle dita ; i posteiiori ne hanno due e due linee, compreso il dito più lungo , che è sette linee. La forma esterna della sua testa somiglia in piccolo quella di un Coccodrillo. Essa è superiormente ricuoperta di squamme piane inegualmen- te angolate di varia grandezza e figura , la maggior parte delle quali hanno sei angoli , alcune otto e qualche volta nove ; nei lati della medesima sono queste carinate , e firjr- mniio con la loro carena una ripiegatura o linea elevata, che dall' estremità del muso si estende fin dietro 1' angolo po- steriore deir occhio. Le squamme del dorso , egualmente che della parte superiore dei piedi , si anteriori che posteriori , sotio tutte rotondate , granulate e marcate di qualche leg- giera impressione nella superficie convessa delle medesime; quelle della parte inferiore sono affatto piane ; quelle poi della coda son tutte caiinate, la cui carena forma tante linee longitudinali lungo la medesima , quante sono le squam- me che la circondano in giro, essendo la linea di mezzo an- cor più rilevata delle altre.

Saie quest'animale, e si slancia sugi' alheri con una prontezza e rapidità tale , che difficilmente gli si può tener dietro con 1' occhio . La sua dimora ordinaria è nei boschi montuosi prossimi a Rio-janeiro.

JNOLÌS hullaris (2. supra laete-virens ^ abdomine late rihusque nigro-punctatis, capite fuscescente , macula tempo- rali nulla. Nob.

Differisce soltanto dall' Anolide Roquet ( Anolis bullaris) di Daudin per I' assoluta mancanza delle macchie nere sulle

6a Continuazione ec.

tempie , e un poco ancora nel colore. La struttura del suo corpo, egualmente che quella di tutte le squamme , che ricuo- prono questo bellissimo e leggiadrissimo Sauro, conviene perfet. tamente con quella della precedente specie, ma ne differisce però per la grandezza , e per il colore , che è in questo di un bel verde aurato, eccettuata la testa, la quale è un po- co brunastra . La parte inferiore è un poco più chiara ed è aspersa di punti nerastri , egualmente che i lati, e le co- scie. Delle fascie parimente nerastre circondano di tratto in tratto la coda a guisa di altrettanti anelli. La sua lunghez- za totale è nove pollici, che cinque di essi e nove linee più formano la lunghezza della coda.

Abita, come il 2^'"Pcedente , i boschi montuosi prossimi a Rio-janeiro.

SCINCUS agilis : supra griseo vel pallide-fuscus , subtus albidus, palmis plantisque pentadactylis, caudà tereti, corpore longiore , taenià longitudinali nigrà albo-marginata in utro- que latere corporis. Nob.

La testa di questo Sauro somiglia,, per la sua forma, quella dello Scinco a cinque linee di Daudin ( Lacerta quìn- quelìneata Lin.), e il rimanente del suo corpo ha , parimen- te nelle sue apparenti forme, molta somiglianza con la nostra Lucertola comune ( Lacerta agilis Lin. ), ed è come questa di una sor[)rendente agilità e velocità nel corso. La sua lun- ghezza totale , presa dall' estremità della testa fino a quella della coda, è di sette pollici circa, dei quali quattro appar- tengono alla coda ; quella dei piedi anteriori è di linee ot- to , e un pollice scarso quella dei posteriori . La parte su- periore della testa è ricuoperta di squc-mme piuttosto gran- di irregolarmente angolate, di varia forma e grandezza; quelle poi che ricuoprono tutto il rimanente del corpo sono eguali e rotondate, come appunto lo sono generalmente nel- la più gran parte dei pesci. I piedi , si anteriori ohe poste- riori, hanno ciascuno cinque diti. Il colore di tutta la par- te superiore, compresa la testa e le estremità, è in genera-

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Del Sic. Giuseppe Raddi 63

le di un bruno-chiaro^ quasi tendente a quello della filig- gine, con una fascia longitudinale piìi chiara nel mezzo del dorso . Allorché si osserva con occhio armato di lente vi si vedono sparsi molti minutissimi spruzzi nerastri , che non si distinguono a occhio nudo. In ciaschedun lato di quest' animale scorre una banda nera , che ha origine dall' estre- mità della testa, e, attraversando l'occhio, giunge fin qua- si al termine della coda, dove però va insensibilmente de- crescendo fino a divenire una semplice linea. Questa fascia o banda nera è bordeggiata , ovvero seguitata in ambedue i lati da una linea biancastra , la quale non oltrepassa la co- scia. Tutta la parte inferiore è biancastra , eccettuatone quel- la del collo , e la gola, clie tendono a un color di piombo- chiaro. È coujunissimo nei contorni di Pvio-janeiro.

GECKO tuberculosus : fuscescens , supra squamis sparsis tuberculosis acutis , inaciilis fuscis dorsalibus geminatim di- spositis. Dauci. H. des reptìl. T. IV. p. i58 .''

Il nostro individuo manca totalmente dei grani porosi , che Daudiii dice avere riscontrati in quello da lui descritto, e che trovansi situati sotto le coscie del medesimo . Sebbe- ne i tubercoli presentino alcuni qualche faccetta, la più gran parte però ne sono interamente privi, e perciò tali quali li descrive il mentovato Sig. Daudin nel suo Gecko tubercolo- so, di cui il nostro non è, forse, che una leggieri varietà. La sua lunghezza totale è di tre pollici, e quattro linee, ma negli individui adulti , giunge sovente fino a cinque pol- lici circa.

Frequenta ordinariamente le abitazioni , come il nostro Stellione o Tarantola, dove però non è molestato dagl'abi- tanti, i quali riguardano la sua presenza come un benefizio della Provvidenza, distruggendo egli una quantità d' insetti , dai quali sono essi tormentati.

VIPERA lanceolata ; flavida aut grisea , supra maculis nigris nebulata , linea post-oculari nigrà albido marginata abdomine albido ; rostro ante oculos scutato , subtriquetro :

64 Continuazione ec.

cauda . Daud. H. des Rept. T. VI. p. 2.0. La Ceped. H.

des Serpens in la." T. I. p. 3ci.pl. V. f. a.

Secondo il Sig. Daudiii ha questa Vipera aa8 lamine o squamine abdomiiiali , e 6r. paja delle caudali. Il Sig. La Cépède gliene aa5 227 addoniiiiaii, e ói 63 cauda- li. I due individui da ine recati dal Brasile uno ne ha igS delle addominali , e b5 delle caudali j 1' altro aoa addomi- nali , e ()8 caudali. La lunghezza totale del primo è di due piedi, quattro pollici e otto linee, compresi quattro pollici, e tre linee, che formano la lunghezza della coda; quella del secondo è di due piedi, tre pollici e otto linee, com- presa la coda, che è lunga quattro pollici. Da ciò rilevasi quanto soggetta sia a variazione questa specie di Vipera fino negli individui , che abitano un' istesso paese . Malgrado ciò non havvi. dubbio alcuno, che i due nostri sopra menziona- ti individui non appartenghino alla medesima specie descrit- ta dal Sig. Daudin sotto il nome di Vipera lanceolata ., giac- ché, toltone le differenze sopra accennate riguardo al nu- mero delle loro lamine addominali e caudali , in tutto il re- sto convengono esattamente con la descrizione datane dal medesimo , e segnatamente con quella della testa, dove li- scontransi ancora le due aperture situate sui lati del muso, fra le narici, e gli occhi , le quali conducono per mezzo d' un canale particolare , che passa al disotto dell' occhio , all' organo dell' udito.

Presso gli abitanti della provincia di Pvio-janeiro , ove questa Vipera è comunissima , il suo veleno passa per esse- re altrettanto potente , quanto quello del Crotalo , o Vipera caudisona.

COLUBER bramìnus ; supra flavescens reticulo fusco cum maeulis rhomboideis atris in medio areolarum \ cauda

acuta -L Daud. H. des Rept. T. VII pag. 176.

Paragoodoo Paragoudou Russel H. N. of. Coromand. et indiali Serpenti p. 2.S. ao. pi. XX.

DfiL SiG. Giuseppe Raddi O.j

Colub. iulvusj compresso-carinatus , niaculis rhomboi- deis obscuris pene visibilibus in duplici vei triplici serie dor- sali digestis , subtus albidiis , squamis dorsalibus oblongis

laeviter carinatis ; caudà cylindricà acutissima ^. Nob. Scu-

tis abdom. i54- scutellis subcaud. 70.

Ha questo nostro individuo un piede e cinque pollici di lungbezza , computata dall' estremità della testa fino all' ano , e da questo fino all' estremità della coda cinque polli- ci e mezzo : totale i -piede, io -poli. ^. Il suo colore è di un rosso - leonino , eccettuata la parte inferiore , che è bian- castra. Nei lati, presso le lamine o squamme addominali, si osservano dei finissimi spruzzi nerastri, die percorrono tut- ta la lungbezza di questo serpe, come se vi formassero una specie di margine appena distinguibile . Si osservano pari- mente, sulla parte superiore del medesimo , delle macchie quasi romboidali, le quali sono appena indicate da una leg- giera sfumatura nerastra . Il suo corpo è piuttosto sottile , specialmente verso la testa e la coda , compresso-carinato , e superiormente ricuoperto di scaglie bislunghe , ottusissime e leggiermente carinate sul dorso. Le squamme addominali so- no in numero di i54 compresa 1' anale , che è di due pez- zi ; 70 paja sono le caudali.

Abita i contorni di Rio-janeiro.

COLUBER miliaris ; supra fuscus, squamis macula alba notatis , subtus albus; caudà .... Daud. H. des Rept. T. VII. p. 92.

Coluber miliaris. L'm. Syst. Nat. Ed. XIII. p. 1099.

Colub., capite supra griseo-fusco , squamis dorsalibus

albis fusco marginatis , subtus albus; cauda ^ Nob. scutis

abdom. i43. Scutellis subcaud. 44*

E questo elegantissimo serpe alquanto compresso nei lati del suo corpo, egualmente che della coda. La sua testa è un poco depressa , corta , ottusissima e di un color bigio-

Tomo XIX, I

ób Continuazione ec.

cupo nella parte superiore. Le scaglie , die superiormenie e lateralmente ricuoprono tutto il suo corpo , sono romboida- li , la di cui punta, o angolo posteriore è rotondata, e tron- cata in quelle della coda; tutte però son liscie, biancastre e contornate di scuro dalla metà in dietro, in quella parte cioè di esse che rimane allo scoperto , di maniera che tut- to il corpo comparisce regolarmente asperso di piccole e fit- te macchie rotonde e biancastre , non interamente a torto paragonate, per la loro figura e piccolezza , ad altrettanti granelli di miglio. Tutta la parte inferiore dall' estremità della testa fino a quella della coda è bianca . Le squarnme addominali sono in numero di i43, compresa 1' anale che è di due pezzi ; le caudali in numero di 44 P^j^- La sua lun- ghezza totale un piede e otto pollici compresa la coda , che ha quattro pollici e mezzo.

Abita come il precedente i contorni di Rio -Janeiro, e segnatamente i boschi montuosi.

AMPHISBAENAfulù^ìnosa ^. colore ex albido et luteo fulvoque vario. Nob.

Amphisbaena fuliginosa. Dauci. H. des Rept. T. VII. p. 4o6. Seba T. IL pi. 73./. 4.

Amphisb. flava. Lin. Syst. nat. Ed. XIII. p. ii24' I diversi individui di questa specie , che s' incontrano nelle vicinanze di Rio-janeiro offrono alcune varietà, una delle quali è quella di cui facciamo adesso menzione . Essa differisce soltanto dalle altre per il colore assai più chiaro delle sue macchie fuliginose, e per quello della sua testa, la qua- le in questa è alquanto colorita di giallo verso V estremità. I Brasiliani chiamano questo rettile Ibiìdram ., che significa Signor della terra; i Portoghesi Cobra de duas Cabegas , va- le a dire , serpente a due teste , per avere egli la coda al- trettanto grossa, quanto la sua testa medesima, quasi che prendesse, per tal ragione, l'aspetto d' un serpente a due teste ; per altro quei serpenti a due teste, che diconsi essere stati osservati , e dei quali ce ne sono state date le Figure

Del Sic. Giuseppe Raddi 67

da Seba e da Edwards . vengono riguardati , se non favo- losi, almeno come mostruosi. Amphisbaena è un nome com- posto dai due vocaboli greci ampia ( utrumque ) e baino ( ingredior ) , i quali esprimono il camminare in avanti , e- gualinente die indietro.

HYLA lateralis ; laete virens , subtus ex viridulo albe- «cens cura linea rectà flavidà in lateribus labii superioris , corporis et artuum. Daud. T. Vili. p. 37.

L' individuo da me recato a questo I. e R. Museo di Firenze ha interamente perso nell' alkohol il suo bel color verde , e presenta sul suo corpo una quantità di spruzzi o punti nerastri , i quali non erano affatto visibili allor quan- do egli era in vita, e che faceva brillare il suo bellissimo verde. La linea , che dall' estremità del labbro superiore scor- re lungo i lati di questo leggiadrissimo Batraco fino all' ano, è di un vivissimo color giallo-dorato.

Comunissimo nel contorni di Rio-janeiro , ove penetra anche nelle abitazioni in tempo di pioggia.

HYLA bicolor: supra cyanea , subtus flavescens , cum rnaculis albis violaceo circumdatis. Daud. H. des Rept. T. Vili. p. 40.

Hyla bicolor; supra laete virens , subtus flavescens , maculis lateralibus albis violaceo circumdatis. Nob.

Il nostro individuo , da noi ritrovato nelle vicinanze di Rio-janeiro , conviene esattamente con la descrizione datane dal Sig. Daudin nella sua storia naturale dei rettili , eccet- tuatone il colore della parte superiore del corpo e delle mem- bra , il quale, nel nostro , è di un bel verde gajo ; e sicco- me questo stesso nostro individuo ha cambiato nell' alkohol il suo color verde in un blia chiarissimo, così è anche pro- babilissimo, che sia accaduto lo stesso con quello da cui il mentovato Sig. Daudin ha tratta la sua descrizione, giacché dalla medesima rilevasi , eh' ei non ha veduto vivo questo animale.

RANA gibbosa: supra grisea vel griseo-fuscescens, ma-

Oo C O N T I N U A Z I O N E eC.

culis irregularibus iiigiis partira albido ocellatis ndspersa , subtiis albida. Nob.

La sua lunghezza, computata dall'estremità della testa lino all' ano è di due pollici e nove linee ; quella delle e- streniità superiori è un pollice e cinque linee , e tre pollici e nove linee (juella delie inferiori compreso il dito più lun- go , che è un pollice scarso. La sua testa è quasi triangola- re, e alquanto compressa nei lati : gl'occhi sono assai rile- vati nella parte superiore dell' orbita , come nella Rana ocellata Dauci. Il torso ha una rilevante curvatura ovvero gobba fra l'addome, e il torace. Una ripiegatura o linea saliente, che ha origine dalla parte posteriore della palpe- bra superioje di ciascun' occhio , e che scorre longitudinal- mente fino all' origine delia coscia , fa comparire il tronco o torso suddetto , come se fosse un poco quadrangolare; dal- l'angolo posteriore dell'occhio medesimo, e precisamente sotto la ripiegatura suddetta ha origine altra linea pochissi- mo rilevata , che parallelamente accompagna la prima , e nel mezzo ve ne sono altre due appena distinguibili più corte delle altre , le quali scorrono anch' esse longitudinalmente e parallelamente fra loro. I lati, la parte superiore dell'addome e dei piedi posteriori sono sparsi di piccolissime e rade verru- che , le quali sono molto più grandi , e più fitte nella parte inferiore e posteriore delle coscio. Il colore di tutta la parte superiore di questo Batraco è di un bruno-chiaro ^ con delle macchie nere confusamente sparse sul dorso , di varia gran- dezza e figura, come ovali ^ irregolarmente angolate, qua- dre ec. , parte delle quali , specialmente le più grandi , so- no anche contornate da un margine biancastro; la parte in- feriore è interamente bianca. I piedi anteriori hanno quattro diti liberi; i posteriori ne hanno cinque riuniti alia loro ba- se da una piccola membrana , e tutti sono muniti di una callosità o piccolo tubercolo alquanto rilevato sotto ciasche- duna articolazione delle falangi.

Del Sic. GiusEPrE Raddi 69

RANA fusca: imrnaculata, corpore pedibusque superne fuscis , inferne alhicantibus. Nob.

Ha questa rana tre pollici di lunghezza computata dall' estremità della testa fino all'ano. I piedi anteriori sono nn pollice e otto linee lunghi, ed hanno ciascuno quattro diti liberi ; gì' inferiori ne hanno cinque a metà palmati , ovve- ro riuniti alla loro base per mezzo d' una piccola membra- na , e la loro lunghezza è di quattro pollici e 14. linee, compreso il dito più lungo , a cui appartengono un pollice e una linea di detta misura. Le prime articolazioni dei diti de' piedi anteriori , che posteriori , egualmente che le se- conde di quest'ultimi, hanno ciascuna una piccola callosità nella parte inferiore, la quale trovasi anche nelle altre arti- colazioni, ma ivi schiacciata in modo da non quasi distin- guerla. La sua testa è piuttosto grande , e rotondata anterior- mente. GÌ' occhi non sono In questa punto rilevati : dietro ciascuno di essi hanno origine due linee pochissimo pronun- ziate , che scorrono quasi parallelamente lungo i lati del cor- po fino alle cosce; e una quinta ancor meno pronunziata scorre nel mezzo del tronco fino all'ano. La parte posterio- re delle cosce è sparsa di piccole verruchette alquanto fit- te. II colore di tutta la parte superiore del corpo e dell' e- stremità è interamente bruno o quasi nero ; quello della parte inferiore è biancastro.

Questa, egualmente che la precedente specie, abitano i contorni di Rio-janeiro.

BUFO humeralis : maximus , griseo-cinereus fuscescente irregulariter maculatus , parotidibus magnis et gibbosis, pal- mis fissis plantisque seraipalniatis. Daud. H. des Rept. T. VIII.p. ao5.

Rana marina. Lìn.

Rana marina americana, rara, mas. Seha. Thes. T. I. pag. 120. tal), 'jà. fig. I.

La Grenouille épole-armée. La Cep. H. Nat. des Quadrup. ovip. in la." T. II. p. 398.

70 Continuazione ec.

Bufo ( liumeralis ) niaximus pustulato-rugosus ex albido fulvescens , dorso nigro alboque vario , parotidibus magnis elongato-reniforinibus , et nigro perforatis. Nob.

Questa è una delle più grandi specie di questo genere tìn' ora conosciute. Il maggiore degl' individui da noi recati dal Brasile a questo I. e R. Museo , il quale non è anche dei più grandi, ha sei pollici di lunghezza, computata dal- l'estremità del naso fino alT ano , e quattro pollici circa di larghezza. La testa è quasi altrettanto larga quanto il cor- po, e forma con la sua estremità una specie di triangolo. La parte superiore e anteriore della medesima è concava , liscia in apparenza , sparsa di minuti punti alquanto rilevati, allorché osservata con occhio armato di lente ; il suo colore è un bianco-giallognolo. Le palpebre superiori sono circa sei linee larghe , rugoso-verrucose, e alcun poco prolungate in avanti . La distanza fra una palpebra e 1' altra è di nove in dieci linee. Tutta la parte superiore, del corpo, che del- l'estremità, è sparsa di rade, ma grandi verruche , avente ciascuna una macchia bruna nel loro centro con pochi miiuitis- simi punti nerastri , anzi pori , non visibili senza il soccorso d'una lente; la inferiore è parimente sparsa delle stesse verruche , le quali però sono più fitte , e meno rilevate del- le superiori . I piedi anteriori son lunghi due pollici , ed hanno ciascuno quattro diti liberi , ottusi e senza unghie ; i posteriori ne hanno cinque riuniti alla loro base da una piccola membrana , anch' essi ottusi e senza unghie come i primi , uno dei quali più lungo degl' altri ; tutti però nera- stri verso l'estremità loro. La lunghezza totale di quest' ulti- mi piedi è di circa cinque pollici , compreso un pollice e due linee del dito più lungo . Le parotidi situate sopra ognuna delle spalle di questo gran Rospo sono infinitamente più gran- di , che in qualunque altra specie di questo genere , essen- do esse due pollici e tre linee in lunghezza, e un pollice fin quasi a un pollice e mezzo in larghezza ; sono esse al- tresì sparse di pori neri più o meno grandi. Il color domi-

Del Sic. Giuseppe Raddi 71

nante di questo animale è un giallo-ocraceo spesso terdenfe al rossiccio , che variatamente si mostra sopra un fondo bian- castro. Il suo dorso è maimorizzato di bianco e nero; ordi- nariamente però il bianco si presenta come una fascia lon- •litudinale nel mezzo di un fondo nero , avente in ambo i lati poche diramazioni orizzontali e d'ineguale lunghezza.

Trovasi in tutta la costa marittima di Rio-janeiro. I Portoghesi lo appellano col nome di Sapo grande ( gran Rospo).

BUFO aurìtus : maximus , palpebris superioribus proe- minentià plano-triangulari munitis . Noh. an Bufo aguà. Daiid. ? ?

Non ho posseduto, ma soltanto veduto questo mostruo- so e singolare Rospo sulle montagne d' Estrella, a due gior- nate circa da Rio-janeiro. Egli supera in grandezza il prece- dente j e ne diflerisce essenzialmente per le sue prominenze piano-triangolari A situate sopra le palpebre superiori , da dove sporgono in fuori , quasi rappresentando due orecchie. Irritandolo si avventa , e afferra con la sua larga e mostruo- sa bocca ciò che gli si presenta ^ e fa sentire una grandissi- ma, ma rauca voce.

BUFO cornutus ; capite ingente, palpebrisque superiori- bus proeminentià longà conica sive cornu munitis. Daiid. H. des Rept. T. FUI. p. 214. id. H. N. des Rainettes , des Grenouilles des Crapauds , in P^^è- '*^^- "•" ^^-pl- 38.

Rana cornuta. Lin. Syst. Nat. Ed. XIII. p. ic5o.

L'individuo da me recato dal Brasile, e ritrovato nelle vicinanze di Rio-janeiro ^ è troppo giovine per tesserne una esatta e dettagliata descrizione. E siccome il Sig. Daudin ne ha già data una sufficientemente buona descrizione e figura^ egualmente che delle due seguenti specie; perciò mi limite- rò a indicarle soltanto, e mi riserberò ad altra occasione il farne più dettagliatamente menzione . Tutti e tre abitano i contorni di Rio-janeiro , dove il primo , dai Portoghesi de- nominato Sapo cornudo ., è piuttosto raro, gl'altri due co- munissimi ; essi sono :

7=* Continuazione ec.

BUFO scaber ; flavescens labiis nigris, subspinosus praeser- tiin in tiLiis, capite supra caiialiculato, pahuis fissis plantis- que sLib-semipalmatis. Daud. H. des Rept. T. Vili. p. 194. id. H. N. des Raìnettes &,c. in 4-*' p- 94- ^«^- M' f- '•

BUFO /uargaritifer ; in lateiibus capiti» lobis auiicula- ribus coriaceis munitus , corpoie veluti niargaritis asperso , palmis fissis plantisque semipalmatis. Daud. H. des Rept. T. FUI. p. 179. id. pian, enlum. XXXIII. fig. i.

Knorr nel secondo Volume delle sue Delizie della Na- tura alla tav. 61. Fig. i. rappresenta un Colubro il quale nella sua descrizione egli erroneamente dice essere il Colu- ber mycterizans di Linneo, da cui però differisce non poco: certamente deve riferirsi al nostro caninana descritto a pag. 334. e 335. del precedente Volume XVIII. Anche la fig. a. rappresentata dallo stesso Knorr alla tav. 60. non può, co- me egli dice j appartenere al Coluber fuscus Lin. Egli somi- glia al nostro bramino , ma esso egualmente che il bramino di Russel riportato da Daudin ne differiscono per le loro squamme dorsali affatto liscie e non caninate come nel nostro.

73

INDICE

Dei generi , e specie contenute nella presente Memoria

in continuazione ai Rettili indicati e descritti

nel a.' Fascicolo delle Memorie di Fisica

del precedente Volume XFIII,

Tupinambis monitor Agama marmorata

brasiliensis

Anolis virìdissìmus

'—— buUaris 0.

Scincus agilis Gecko tuberculosu» Vipera lanceolata Coluber braminus miliaris

Amphisbaena fuliginosa fi. Hyla lateralis ' bicolor

Rana gibbosa

fusoa

Bìifo huraeralis

auritus

cornutus

scaber

margaritifer.

Tomo XIX.

K

74

DESCRIZIONE

DI UN METODO PER LA LEGATURA DEI POLIPI , CHE DALLE NARI POSTERIORI SCENDONO IN GOLA

PERFEZIONATO

DAL SIC. CONTE PIETRO MOSCATI

PROFESSOnS BMEKITO DELLA UrflVEBSITA DI PavIA , DlRETTOBE DELLA ClASÌB

Scientifica dell'I. R. Istituto Lombardo di Scienze, lettere, bo arti, ec.

LETTA all' ImFERIAL R. IsTITUTO.

Ricevuta addì a4- Novembre i8ai.

In una mia precedente Memoria ho parlato di un facile, e sicuro metodo d' operare ne' casi di Utero vicino al parto chiuso per malattia, e ho avuta la soddisfazione di vedere questo metodo , sebbene con qualche piccola diversità , con esito ugualmente felice adoperato dal valente Professore di Clinica ostetricia nella Università di Pavia il Sig. Dottore Paolo Dongiovanni, (i)

Ora tratterò di un altro pur facile, e sicuro metodo da me praticato per la prima volta circa quarant' anni sono in Genova, per portare la legatura fino alle più alte sue ra- dici di que' polipi , che nati nelle cavità posteriori delle na- ri, scendono verso le fauci, producendo abbassamento del velo palatino ; difficoltà d'inghiottire; difetto nella loquela etc, e non dubito, che un esito ugualmente felice a quel- lo che ne ebbi io , ed il mio chiarissimo scolare il Signor Mont<»ggia , che lo praticò dopo di me, ne otterrà chiunque s'accingerà a praticarla.

La voce polipo in Chirurgia significa una morbosa escre-

(i) Vcggansi gli annali uuireriali di Medicina, giornale utilissimo del Sig. Dot- tore Annilpile Omodci.

Del Sic. Conte Pjetro Moscati ^5

scenza , o vegetazione d' apparenza alcune volte vescicolaie ripiena di fluido glutinoso più, o meno denso, e diverse cellule fra di loro aderenti ; e più frequentemente di appa- renza , e mollezza carnosa ricoperta di liscia costantemente umida membrana. I polipi ossei , o cancerosi , o non appar- tengono veramente ed in istretto senso ai polipi , o sono assai rari , e non sarebbero suscettibili del metodo di cura , del quale mi propongo qui di parlare.

I polipi nascono sempre dovunque si trovi nel corpo umano una cavità , e dove essa sia spalmata di membrana mucosa. Quantunque la loro origine non possa dirsi eviden- temente dimostrata; egìi è però assai verisiniile , che queste morbose escrescenze nascano' da -un preternaturale ingrossa- mento de' follicoli, a glandolei mlicose' dell« ffiembrariè, che ricoprono tutte le suddette cavità, le 'quali glandole , o per ostruzione prodotta da vizii umorali j o' per infiammazione cagionata da accidentali irritazioni locali , ingrossano , ed una volta ingrossate vegetano per necessaria conseguenza della lo- calmente esaltata forza vitale della parte affetta in una ma- niera analoga a quella, colla quale si formano gli ingrandi- menti del Fegato, e della Milza per cosi detta ostruzione.

Queste morbose vegetazioni che si osservano indifferen- temente in ogni costituzione, temperamento, sesso, ed età, sebbene più spesso nella adulta, alcune volte rimangono sta- zionarie per molto tempo senza aumentarsi di mole, ma per lo più una volta formate tendono a crescere più o meno rapi- damente, secondo l'influenza maggiore, o minore delle cau- se esterne, esposizione alle intemperie atmosferiche, ecces- so di moto, fatica, o riscaldamento; abuso di bevande spi- ritose irritanti, e di nutrizione; e vi sono osservazioni di accreditati autori, che mancando questi fornati accidentali, alcuni polipi sono rimasti per varj anni senza accrescimento .

Non è qui mio divisamente di trattare de' segni dia- gnostici, onde distinguere i polipi dalle altre morbose escre- scenze , alle quali il corpo umano è soggetto , e nemmeno del

76 Descrizione ec.

pronostico , che dee farsi nelle diverse specie de' polipi ara- mesee dai Trattatisti di chirurgia, poiché queste nozioni non appartengono alio scopo di questa mia succinta Memoria, di- retta solamente ad indicare al Chirurgo già edotto dell'indole , carattere speciale , ed andamento vario di questa organica malattia , dov'essa risieda nelle cavità nasali posteriori incli- nate a scendere verso le fauci , il metodo da me trovato il più fiicile, e sicuro, onde estirparla per mezzo della legatura.

Vaij metodi sono stati a questo proposito indicati , e de- scritti , li quali oltre agli autori , che li proposero, si posso- no vedere compendiati con molta diligenza, ed erudizione nell'articolo, che può chiamarsi anche trattato, del volumi- noso Dizionario delle Scienze Mediche , che ora si finisre di pubblicare a Parigi (tom.44-) ^"^ parola Polipi. Fra questi il più analogo a quello «he sono per proporre è (juello del celebre Chirurgo Francese Dessault, il quale dall' illustre allievo Sig. Buier onore della Gallica Chirurgia fu reputato fra tutti gli anteriormente proposti il preferibile, migliore, e che è esso stesso un miglioramento dei metodi proposti prima da Brasdor , e Bichat . Ed appunto per la qualche a- nalogia che à col mio, giudicato dall'illustre Boier come preferibile, io mi trovo nella necessità di ([ui riferirlo in compendio, aflinchè ognuno ne vegga la differenza, e giu- dichi con cognizione di causa, se il mio possa meritare anche sopra quello di Dessault la preferenza.

Li stromenti necessarj per questa operazione col me- todo di Dessault sono i ." Una cannula d' argento lunga cinque, o sei pollici del diametro di un terzo di linea cur- vata ad una delle estremità , che è a forma d' uliva, a." Una sonda di gomma elastica d' un piccolo calibro assai flessibi- le. 3." Un serra -nodo simile a quello del quale parlerò più sotto , perchè me ne servo anch' io , 4-° Una legatura lunga diciotto pollici composta di due fili incerati, e torti insieme . 5.° Un'ansa d'un filo semplice d' un colore diverso da quel- lo de' fili della legatura.

Del Sic. Conte Pietro Moscati 77

Preparato cosi T apparecchio , e messo l'ammalato a se- dere colle mani trattenute, il Chirurgo opera nel modo se- guente. Introduce in una delle nari una sonda flessibile e- lastica armata del suo stiletto , e la spinge dietro il velo del palato fino alle fauci alzandone il manico , ne prende la e- stremità , e la conduce fuori della bocca, ritirando lo sti- letto che faceva l'anima della sonda: le due estremità del- la sonda che sporgono una fuori d' una narice , 1' altra fuo- ri della bocca , sono consegnate riunite ad un assistente, ed il Chirurgo attacca all' estremità che sporge fuori della boc- ca i due capi della legatura, e le due estremità dell' ansa ; riprende la sonda, la ritira dalla parte del naso, e con essa i tìli , che vi erano stati attaccati. Fatto ciò distacca i fili ; li fa tenere fuori del naso dall'assistente, il quale tien fer- ma nello stesso tempo alla commessura delle labbra l'ansa con lino dei capi della legatura , lasciando l'altro libero: poi passa cpiesto filo nella cannula sopra indicata al n." i. del- l' apparecchio , e lo fa scorrere dietro al palato molle fino alla ladice , o base del polipo, portando in seguito tutt' all' intorno di questa base il porta-nodo , descrivendo colla lega- tura un'ansa, nella quale trovasi racchiusa la base del po- lipo : allora prende 1' ansa ritenuta alla commessura delle labbra , e la fa scorrere sotto alla cannula o porta- nodo, e prendendo in seguito le due estremità, che sortono dalle na- ri, le tira a se. L'ansa tirata all' alto scorre lungo il porta- nodo; incontra alla base del polipo il capo della legatura, che servì a circoscriverla, e la tira con essa fuori per le nari anteriori. La cannula allora non serve più a nulla , e si ritira : I due capi della legatura si passano nel!' anello del serra -nodo, che si fa scorrere lungo le pareti interne delle nari fino alla radice del polipo , che trovasi serrato alla base più , o meno strettamente secondo , che più o meno si tirano i fili della legatura . 11 serra-nodo che deve rimanere nella cavità del naso serve come ne' polipi dell'utero, del- la vagina, o di altre cavità, dove serra -nodo si adopera a

78 D E 9 e E I Z I O N E eC.

potere stringere ogni giorno più la legatura- fino alla caduta del polipo prodotta dal sempre crescente strozzamento. Egli accade però qualche volta, che l'ansa del filo non circon- di esattamente il polipo nel primo tentativo, ed allora con- viene ricominciar da capo l'operazione.

Questa descrizione letteralmente cavata dal dotto Scrit- tore del sopracitato articolo Polipi, sebbene non facile a mio credere ad essere bene intesa forse per mancanza di oppor- tune figure , ciò non ostante serve abbastanza bene al mio scopo di mostrare il maggiore vantaggio del mio metodo, sia per il minor numero di stromenti, sia per la più pronta, e facile applicazione, sia per aver evitato il bisogno d'un as- sistente, che avrebbe spaventata la nobile inferma sulla qua- le operai , e sopra tutto per avere evitato il bisogno di fru- gar molto, e lavorare in bocca del paziente col pericolo an- che di non riescirvi nel primo tentativo, il che non è in pratica possibile nelle dilicate , e molto sensibili persone, siccome era la dama che mi diede occasione di semplificare al massimo possibile la operazione senza bisogno di assisten- te , che r avrebbe fatta cadere in convulsioni , e finalmente per avere evitato il pericolo di dover ripetere l'operazione per la non riuscita di un primo tentativo.

Ecco dunque il modo col quale io operai in un polipo, che nato nell'alto della cavità posteriore delle nari, scen- dendo verso le fauci aveva notabilmente abbassato il velo palatino, alterata, e resa difficile la voce, e la respirazione, ed era giunto ad una mole considerevole, siccome mostra la periferia dello stromento del quale dovetti servirmi per cir- condarlo. Con questo stesso metodo , e con uguale facilità operò molti anni dopo sopra un simile polipo il mio illustre allievo , ed amico Chirurgo Sig. Monteggia, il quale credet- te opportuno di dare una piegatura al manico del mio Cuc- chiajo , la quale io aggiungo al disegno originale mio per non defraudare la di lui Memoria delia dovuta lode, dove questa correzione venisse in alciuii casi reputata vantaggiosa.

Del Si(J- Conte Pietro Moscati ^O

E questi stronienti si riducono i .* ad una specie di cuc- chiajo d' argento delineato nella sua naturale dimensione nella figura prima A A se non che invece del tazzino , che hanno i cucchiai comuni, à una lastra d'argento stretta, ab- bastanza solida di figura elittica un poco schiacciata dal da- vanti al dietro, ed allungata verso i due lati, vuDta nel mez- zo. In questa lastrina solida , che fa corpo col manico v' è superiormente una scannellatura in giro , che si vede benis- simo nella figura , la quale deve poter ricevere un robusto filo di refe, o canape bene attortigliato, ed incerato. Il fi- lo può esser lungo circa un braccio; si applica alla scannel- latura , e vi s' innicchia in modo da averne le due estremi- tà, che rimarranno libere, uguali. Quando i due capi del filo sono giunti al buco , che trapassa la lastra da parte a parte , e vedesi segnato chiaramente in grandezza naturale fra le due lettere U. U. s'incrociano lasciando libero tutto ciò che sopravanza dei fili dei due lati.

Ciò fatto avvi un altro filo attaccato al manico, dove si vedono quelle tacche con una sua estremità, e libero dall' altra. Questo filo , che può essere anche di seta , e sot- tile, non dovendo far forza alcuna, sarà lungo tre pollici circa, o quattro. Si passa la libera estremità di tal filo, che dev' essere nella parte superiore del manico entro al buco vicino al cucchiajo lungo la scannellatura che vedesi se- gnata nella figura . Cosi passato questo filo nel buco appun- to sulla incrociatura dei fili incerati la assicura, il che fa tutto il gioco della legatura del polipo, come vedremo fra poco.

Il cucchiajo del quale abbiamo finora parlato vedesi delineato anche nella figura quarta : la struttura di esso è affatto simile alla descritta, se non che invece d' avere il manico diritto, lo à incurvato, e questo è quello, che ado- però il Professore Monteggia in grandezza naturale , cosichè non à bisogno di descrizione. La sola differenza dal mio , che altronde nell'uso^ nell'artificio di applicarvi, ed incro-

8o Descrizione ec.

dare i fili , nell'applicazione del filo mobile attaccato alle tac- che è esattamente il mio; la sola differenza, dico, consiste nella curvatura , cVie il Monteggia à creduto di dare al ma- nico, siccome espressa nella figura, e questa può essere be- nissimo utile in alcuni casi principalmente dove il polipo non scenda bene oltre il velo palatino ; e solamente si av- verta, volendolo far fare, che la circonferenza del cucchiajo nella figura quarta è troppo circolare : bisogna farla fare e- littica come nel mio , adattandosi cosi meglio alla configura- zione delle parti, alle quali lo stromento dee applicarsi.

a." Il secondo istromento è il serra-nodo ( figura terza ) , il quale non à nulla di diverso nell' uso, nella co- struzione dei serra-nodi adottati da tutti i metodi legatura dei polipi, e si é qui delineato solamente , perchè si abbia sott' occhio r intiero apparecchio per operare col mio me- todo.

3." Finalmente la figura a.* mostra lo stromento inven- tato già da varj anni dal Francese Chirurgo Bellocq , per portare dalle nari in bocca un filo , onde potere, attacando- vi un turacciolo molle , tirarlo nella posteriore cavità delle nari, e cosi turarne le aperture, che mettono nel palato ed arrestare le forti emorragie di naso , che col solo turare le nari anteriori non cessano , cadendo allora il sangue in gola . Di questo stromento delineato anche qui per la ra- gione podi' anzi indicata non occorre descrizione particolare, bastando la ispezione del disegno per capirne 1^ uso descrit- to altronde colla corrispondente figura nella parte chirurgi- ca della metodica Enciclopedia.

Munito di questo piccolo , e semplice apparato il Chi- rurgo comincia ad introdurre col mezzo dello stromento ( fig. 2.*^) dalie nari anteriori in bocca un filo lungo dieci, o dodici pollicij che fa escire dalla bocca, ritirando Io stro- mento dal naso, e lasciando, se così piace, riposare quanto egli vuole r ammalato messo comodamente a sedere senza bi- sogno di tenerne le mani. Quindi pyeparato avendo fuori

Del Sic. Conte Pietro Mofcati 8t

della presenza dell' ammalato il filo incrocicchiato , come si è detto sopra col sottil filo , che tenga in luogo 1' incrocia- tura per essere sopra di essa stato passato nel buco, egli an- noda convenientemente mettendosi dirimpetto all' ammalato le due libere estremità del filo incrociato come si è detto; prende il cucchiajo pel manico , ritenendo mollemente con un dito di sotto 1' estremità libera del sottil filo passato nel buco per ritenere l'incrociatura de' fili , e porta il cuc- chiajo nelle fauci dell' ammalato , come se volesse ben visi- tarne la gola 5 lo rialza abbassandone il manico ; ed abbrac- cia in un attimo la base del polipo, e nello stesso tempo tirando il filo pel naso, e lasciando libero quello , che mol- lemente traeva sul manico del cucchiajo , si rialza in circon- ferenza il filo, che era innicchiato nel solco circolare di es- so , ed il polipo è circondato in un istante, ed il cucchiajo si ritira dalla bocca, dove non rimase piìi di due, o tre minuti secondi.

Levato il cucchiajo dalla bocca , e liberato con tanta celerità l'ammalato dall' incomodo di sentirsi frugare in gola il Chirurgo trae a se il filo del naso , e con esso le due e- stremità del filo, che ha circondato il polipo, e le tira fino a tanto, che senta resistenza notabile a potersi ulteriormen- te tirare , il che indica essere il nodo giunto fino alla radi- ce del polipo, dov'essa s'impianta nell'osso. Allora taglia- to il filo conduttore , infila le due estremità del filo circon- dante il polipo neir occhietto E del serra-nodo ( fig. 3.*), lo spinge nella nare fino a che trova la sopra indicata resistenza tenendo le estremità de' fili ben tese , le quali allora strette nella fessura inferiore del serra-nodo non possono più rallen- tarsi. Il serra-nodo si lascia nel naso, e si sostiene con una molle legatura attorno al naso.

Ed ecco cosi fatta 1' operazione lunga forse a descri- versi ; brevissima , e quasi istantanea nell' eseguirsi , il merito principale della quale si è la brevità ed il non tormentar punto r ammalato mettendogli dita , o ferri in bocca per

Tomo XIX. L

5

82 Descrizione ec.

qualche tempo, il che eccita nausea, vomito, ed obbliga an- cora qualche volta a dover ricominciare il lavoro.

Finita così l'operazione, l'ammalato, come nel metodo Dessault, dee tenersi a sedere anche in letto con un assisten- te che lo tenga spesso svegliato , perchè il polipo strangola- to , staccandosi non venisse con pericolo a cadere in gola , il che però accader non suole prima del terzo giorno , ed il Chirurgo una, o due volte il giorno stira il filo, che strin- ge la radice del polipo^ fermandone sempre le estremità alla fessura inferiore del serra-nodo, finché il polipo si stacca ^ e caduto nelle fauci si sputa.

Il celebre Chirurgo Francese Sig. Boier propone dopo finita la operazione della legatura di passare per la borea attraverso della base del polipo un filo per mezzo di un ap- posito ago curvo , e di lasciar questo filo pendente fuori del- la bocca, o per ismovere il polipo , onde facilitarne la caduta , o per poterlo levar di bocca al primo indizio ch'esso sia per cadere; ed una tale precauzioue può esser utile, quand' es- sa possa praticarsi senza eccitar nausea , e vomito , frugando nuovamente in bocca con pericolo di pungere altra parte fuo- ri del polipo, per gl'improvvisi violenti moti dell' ammala- to,-il che sarà in pratica il caso più frequente.

83

NUOVE CONSIDERAZIONI

SULLE AFFINITÀ DE' CORPI PEL CALORICO , CALCOLATE PER MEZZO DE' LORO CALORI SPECIFICI, E DE' LORO POTERI REFRINGENTI ALLO STATO GAZOSO

DEL SIG. CAV. AMEDEO AVOGADRO

Pkofessore di Fisica

Ricevute addì 17. Gennajo i8aa.

i.ln una Memoria pubblicata nella Biblioteca Italiana, in Dicembre 181 6. e Gennajo 1817. io avea fatta osservare tra i calori specifici de' gaz composti , e quelli de' loro gaz com- ponenti una relazione , che mi avea condotto , per inezzo di alcune idee teoriche ad una determinazione delle affinità de' corpi pel calorico, dedotta dai loro calori specifici allo stato gazoso. In due Memorie poi , inserite nel Tomo XVIII. " degli atti della Società Italiana , ho cercato di stabilire pur anche una relazione fra le affinità de' corpi pel calorico , cosi cal- colate , e i loro poteri refringenti allo stato gazoso , epper- ciò anche indirettamente tra i calori specifici de' corpi ga- zosi, e i medesimi poteri refringenti , cosicché data 1' osser- vazione della prima di queste qualità in un corpo gazoso, se ne potesse conchiudere la misura della seconda , e reci- procamente ; ma siccome 1' accordo fra le osservazioni di questi due generi , per mezzo delle formolo dedotte da al- cune di esse , sebbene assai soddisfacenti , non era intiera- mente esatto, io avea indicati come due sistemi diversi di affinità , e di poteri refringenti delle diverse sostanze , a cui queste osservazioni si riferivano , V uno risultante dalle os- servazioni de' calori specifici , 1' altro da quelle de'poteri re- fringenti , lasciando alle ulteriori osservazioni la decisione

u4

Nuove C o n s i n e a a z i o n i ec. della preferenza da concedersi all'uno, piuttosto che all'al- tro di essi , o per meglio dire la riunione di questi due si- stemi in un solo per mezzo delle correzioni , che queste nuove osservazioni verrebhero ad arrecare ai risultati dell' uno 5 e dell' altro.

Dopo la pubblicazione delle citate Memorie non com- parve alcuna nuova osservazione a questo riguardo (i) : ma io ho fatta riflessione che quei due sistemi non erano fon- dati che sul calcolo di alcuna delle osservazioni già esisten- ti , sia dei calori specifici , sia de' poteri refringenti , che io avea riguardate come le più decisive quanto allo stabilimen- to di quelle relazioni, e che si sarebbe ottenuta, senza al- cuna nuova osservazione , la desiderata riunione di essi in un solo sistema assai prossimo al vero , prendendo delle medie tra le osservazioni di ciascun genere, e paragonan- done i risultati ; mentre così la disparità , che già non era molto grande sarebbe divenuta minore fra i due sistemi , e si sarebbe quindi potuto addottare un sistema medio fra loro, come il più probabile nello stato attuale delle nostre cognizioni.

Per altra parte si sono in questi ultimi anni date de- terminazioni più esatte delle densità de' corpi gazosi , che sono uno degli elementi di questi calcoli ^ e si è fatta par- ticolarmente una variazione assai notabile a quella che era generalmente addottata pel gaz idrogeno ; e le osservazioni stesse de' calori specifici , e de' poteri refringenti di questi corpi , oltre i cangiamenti dipendenti da queste variazioni

(i) I Signori Clément et Desormes, e il Sig. Mollet hanno dedotte dalle loro sperienze sul calore svolto, o assorto nel- la condensazione e dilatazione de' gaz la determinazione de' calori specifici di al- cuni di essi ; ma questa determinazione è fondata sopra un meto do troppo indi-

retto, e soggetto a troppe incertezze nell' applicazioni , perchè possa considerarsi come il risultato della osservazione, e paragonarsi con quella che risulta dalle sperienze dirette de' Signori Bérard De la Roche , di cui abbiamo fatto uso, e da cui altronde è poco diversa.

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadko 85

nelle densità , mi parvero anclie ammettere qualche corre- zione per altri riguardi , che erano stati trascurati dai loro autori. Finalmente io ho pure scoperta una piccola inesat- tezza nello stabilimento teorico della formola generale di relazione tra le affinità pel calorico, e i poteri refringentì de' corpi gazosi , la quale , sebbene non potesse avere che una leggerissima influenza sui risultati finali, pure io dovea fare svanire , per dare alla teoria , e ai risultati medesimi tutta la precisione di cui essi potean essere suscettibili.

Mi son dunque determinato a rivedere i calcoli di cui si tratta, dietro a queste diverse considerazioni, e mi pro- pongo di esporre in questa Memoria i nuovi risultati a cui sono stato condotto ; ma perchè il lettore abbia sott' occhio tutto il complesso di questa teoria , e possa scorgere più fa- cilmente lo scopo , e la natura delle correzioni che io cre- do dover applicare ai calcoli che vi si riferiscono j ne richia- merò qui di nuovo i principii già stabiliti nelle Memorie precedenti , aggiungendovi le nuove riflessioni da me fatte posteriormente sopra quest' oggetto , ed applicando quindi ai risultati numerici le correzioni, e la maniera di procedere sopra accennata, verrò a riunirli in quell' unico, sistema, con cui io credo potersi rappresentare più prossimamente tutte le osservazioni.

2,. I Sigg. Bérard e De la Roche hanno fatto vedere, in una Memoria pubblicata negVi Annales deChimie et de Physique ( Janvier et Février i8i3.) che i diversi gaz hanno un calore specifico proprio a ciascuno di loro , sia a volume uguale , sia a peso uguale , e che dee dipendere dalla loro affinità pel ca- lorico combinata colle leggi della costituzione gazosa (a) .

(a) Le eperienze di Bérard e De la Roche oppongono cosi alla suppo- sizione a cui le sperienze di Crawford, e da altri fisici fatte con minor accura- tezza, potevano lasciar luogo, che il

calore specifico a volume uguale sotto una data pressione e temperatura fos- se lo stesso per tutti i fluidi aerifor- mi . Tuttavia i Signori Dulong e Petit avendo trovato colle loro sperienze ,

86 Nuove Considerazioni ec.

Se potesse determinare la legge secondo la quale questa dipendenza ha luogo , e che pare naturale supporre la stes- sa per tutti i gaz , si potrehbe calcolare il calore specifico de' gaz composti per mezzo di quelli de' loro gaz componen- ti ; poiché quanto all' affinità medesima delle sostanze com- poste pel calorico , egli è molto verisimile ;, che essa risulti immediatamente da quelle de' loro componenti, e possa esser- ne dedotta con una semplice regola d' alligazione , il che non ha luogo ne' calori specifici secondo i risultati delle sperienze di Bérard e De la Roche . Ciò posto io ho pensato potermi servire di questi risultati medesimi , per la determinazione delia legge di cui si tratta , e tentar cosi di stabilire ad un tratto le affinità delle diverse sostanze , a cui si riferiscono pel calorico, e la relazione cercata tra i calori specifici de' gaz componenti , e quelli de' gaz composti. Questo fu l'ogget- to della sopra citata Memoria pubblicata nella Biblioteca Ita- liana^ di cui credo dover qui presentare un breve transunto. Io son partito dalla mia ipotesi dell' uguaglianza di distan- za delle molecole di tutti i gaz a pressione e temperatura uguale [Journal de Physique Juillet i8i r ., et Fe^rier 1814.) , senza la quale non veggo alcun mezzo di spiegare la sem- plicità de' rapporti de' volumi nelle combinazioni de' flui- di aeriformi, ed ecco come ho ragionato. Poiché secon- do quest' ipotesi il numero delle molecole a ugual pressione

che il calore specifico di molti corpi solidi , principalmente metallici , rife- rito ad un numero uguale dei loro a- tomi, o molecole è sensibilmente lo stesso per tutti ( Annales de Chimie et de Phys. Avril 1819. ) hanno cer- cato di estendere per analogia lo stes- so principio alle sostanze gazose, il che ricade essenzialmente nell' accennata supposizione , poiché corpi gazosi i volumi , a pressione , e temperatura , u-

guale , rappresentano in generale le mo- lecole : ma questa supposizione ci ob- bligherebbe ad ammettere nelle spe- rienze di Bérard e De la Roche erro- ri , che pajono incompatibili col loro grado d' esattezza , e mi pare probabi- le che il principio di Dulong e Petit non ha luogo che per approssimazione nei corpi solidi medesimi da essi esa- minati.

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro 87

e temperatura è lo stesso in un dato volume per tutti i gaz, i calori specifici de' diversi gaz a volume uguale rappresen- tano le quantità di calorico , che un ugual numero di mo- lecole de' medesimi dee prendere attorno a se , perchè la forza ripulsiva , o tensione del calorico aumenti d' una data quantità. Ora queste quantità debbono necessa rimente dipen- dere dalla maggiore o minore attrazione che ciascuna mole- cola esercita sul calorico sia per la sua massa, sia per l'affinità particolare della sua sostanza pel medesimo, poiché 1' esten- sione delia sfera, in cui queste quantità di calorico debbo- no condensarsi è uguale per tutti i gaz , secondo la stessa ipotesi. Si tratta dunque di sapere secondo qual legge cresce il calore specifico dei gaz per ciascuna molecola , che è quanto dire a vokime uguale , a misura che cresce il potere at- trattivo assoluto di ciascuna molecola pel calorico . Risulta in primo luogo dalle sperienze di Bérard e De la Roche , che esso non cresce in ragion semplice di questo potere at- trattivo ; poiché paragonando i calori specifici de' gaz com- posti con quelli de' gaz semplici che li compongono , si os- serva , che in generale quando vi è condensazioue nella combinazione j vale a dire, secondo la nostra ipotesi , dimi- nuzione del numero di molecole integranti , il calore speci- fico de' gaz composti a peso uguale è minore di quello che risulterebbe per una semplice regola d' alligazione dai calo- ri specifici de'gaz componenti , a peso uguale : d'onde se- gue che la stessa quantità e qualità di materia non produ- ce la stessa somma di calore specifico, quando essa è riuni- ta in un minor numero di molecole , quantunque il suo potere attrattivo assoluto per questo fluido debba rimanere lo stesso. Quindi si dee conchiudere , che il calore specifico di ciascuna molecola si aumenta secondo una legge meno rapida che il suo potere attrattivo pel calorico. Supponiamo dunque che esso cresca secondo una potenza frazionaria di questo potere , o in altri termini , che il potere attratti- vo d' una molecola pel calorico sia proporzionale ad una

88 Nuove Considerazioni ec.

potenza intiera di questo calore specifico , il che è 1' ipotesi più semplice che si possa fare a ([uesto riguardo ; noi po- tremo, per mezzo delle sperienze di Bérard e De la Roche, che ci danno i calori specifici di alcuni gaz composti , e quelli de' loro gaz componenti , determinare 1' esponente di questa potenza.

Serviamoci per esempio, in primo luogo, a tale ogget- to del calore specifico del gaz acido carbonico, paragonato con quelli del gaz ossido di carbonio , e del gaz ossigeno , de' quali si può concepire esser composto. Secondo le citate sperienze i calori specifici del gaz ossido di carbonio , del gaz ossigeno, e del gaz acido carbonico, a volume uguale, prendendo per unità quella dell' aria atmosferica , sono espressi rispettivamente dai numeri i , o34o ; o , 9765 ; e 1 ,2583. Ora si sa che un volume di gaz acido carbonico può considerarsi come formato da un volume uguale di gaz ossido di carbonio, e dalla metà di questo volume di gaz ossigeno : d' onde segue secondo la nostra ipotesi sulla co- stituzione de' gaz , che una molecola di gaz acido carbonico è composta d" una molecola di gaz ossido di carbonio , e d' una mezza molecola d' ossigeno . Chiamando dunque m V esponente incognito della potenza del calore specifico a volume uguale , ossia riferito a ciascuna molecola , se- condo la quale supponiamo che cresca il potere attrattivo di questa molecola pel calorico, i poteri attrattivi delle mo- lecole di queste tre sostanze saranno rispettivamente rappre- sentati da ( I ,0340)'", ( 0,9765 )", e ( I , 2583)"', e il po- tere attrattivo della molecola di gaz acido carbonico do- vendo essere uguale alla somma dei poteri attrattivi d* una molecola di gaz ossido di carbonio, e d'una mezza molecola d' ossigeno , si avrà 1' equazione esponenziale

( 1 , 0340)"' -h ^ ( o , 9765 r = ( I , a583 )'%

per mezzo della quale si potrà determinar m , e trovo che essa ci m= i , 1888, numero poco diverso dall' intiero

Del Càv. Amedeo Avogadro 89

a. Facendo un simile calcolo per diversi altri gaz compo- sti , di cui si possono paragonare più o meno direttamente ì calori specifici con quelli de' loro gaz componenti , secon- do le sperienze di Bérard e De la Roche, si trovano, come si può vedere nella citata Memoria valori di m , tutti com- presi tra 1 , e 3 , e di cui la media è 3,091. Quindi divie- ne molto probabile, che la nostra ipotesi si verifica colla potenza a , dovendosi le differenze presentate da queste di- . verse comparazioni , attribuire agli errori inevitabili delle sperienze ; vale a dire , che il potere attrattivo d' una mole- cola di sostanza qualunque pel calorico è come il quadrato del calore specifico di questa molecola, ossia d' un volume dato del gaz a cui essa appartiene, o altrimenti, che que- sto calore specifico è in ragione della radice quadrata del potere attrattivo della molecola pel calorico.

Ammettendo questo risultato , se ne deduce la formola seguente , per mezzo della quale si possono calcolare i ca- lori specifici de' gaz composti , quando si conoscono quelli de' loro gaz componenti, o quello di uno de'gaz componen- ti quando si conoscono quelli degli altri componenti, e quello del gaz composto :

C»=/c'"-4-yc"^-4-ec. In questa formola C è il calore specifico del gaz composto , e', e", ec. quelli de' suoi gaz componenti, e p\p"^ ec. i nu- meri intieri, o frazionarli di molecole, o di volumi di questi ultimi, che concorrono a formare una molecola, o un vo- lume del gaz composto.

3. Con questa formola , e supponendo esatte le deter- minazioni de* calori specifici del gaz ossigeno , del gaz ossi- do di carbonio , del gaz idrogeno , e del gaz azoto , secon- do le sperienze di Bérard, e De la Roche, si può calcolare il calore specifico del gaz di carbonio ( che non può esser conosciuto per mezzo di sperienze immediate ), e quindi quelli del gaz acido carbonico , del gaz ossido d' azoto , e del gaz oleifico , e il paragone di questi risultati con quelli

Tomo XIX. M

90 Nuove CoKstnERAZioMiec.

delle sperienze mostrerà sinteticamente il grado di conformi- tà delia nostra formola coi fatti , da cui 1' abbiamo dedot- ta analiticamente.

Ecco una tavola di questi risultati ; le particolarità del calcolo si possono vedere nella citata Memoria. Vi ho aggiun- ti i poteri attrattivi delle molecole pel calorico, ossia i qua- drati de' calori specifici; essi hanno per unità ^ in conseguen- za della maniei'a stessa con cui il calcolo fu stabilito, il po- tere attrattivo che apparterebbe alla molecola dell'aria, con- siderata come un fluido omogeneo.

Potere attrattivo

Calore specifico

Calore specifico

Nomi delle sostanze

della molecola

del gaz a vo- lume uguale,

del gaz secondo le sperienze im-

pel calorico

calcolato

mediate

Ossigeno

0, 95355

0, 9765

0, 0755 \ basi

Azoto

0, 0116

I, oo58

1, ooSSr del

Idrogeno

0, 8160

0, 9033

0, 9t33l calco-

Ossido di carbonio

I, 0692

I, 0340

1 , 0340 / lo

Carbonio

I, i8a8

1, 0876

, , , ,

Acido Carbonito

1 , 5460

I, 2434

I, a583

Ossido d' azoto

I, 4884

i, a2oo

1, 35o3

Gaz oleifico

a, 8148

I, 6777

1, 553o

N. B. Non si ha alcuna sperienza immediata sul calore specifico del gaz

azoto ; il risultato qui indicato si deduce dal calore specifico del gaz ossige-

no o, 9765, e dalla mescolanza dell'aria in volume Oj ai d'ossigeno, e 0,79

, d' azoto.

Nel calcolo relativo al gaz di carbonio si suppone il gaz ossido di carbo-

nio formato d'un mezzo volume di gaz di carbonio, e un mezzo volume d'os-

sigeno , e il gaz acido carbonico d' un mezzo volume di gaz di carbonio , e

d'un volume d'ossigeno. Alcuni autori hanno supposto il volume del gaz di

carbonio in questi composti del doppio più grande ; ma questo è indifferente

pel calcolo de' calori specifici de' gaz composti , purché si ritenga per tutto la

stessa ipotesi.

Del Cav. Amedeo Avogadro

Le differenze che si veggono tra i risultati calcolati , e quelli dati immediatamente dalle sperienze sono evidente- mente comprese ne' limiti degli errori , di cui esse sono su- scettibili. Si avrebbe un sistema alquanto diverso di risulta- ti partendo dal calore specifico osservato del gaz acido car- bonico, combinato con quello dell' ossigeno, dell' azoto , e dell' idrogeno , e calcolando così il calore specifico del gaz ossido di carbonio , e del gaz oleifico ; ma la confijrmità ap- prossimata dei risultati osservati , e dei risultati calcolati non lascierebbe d' avervi luogo.

Per mezzo della stessa fijrmola , e delle sperienze di Bé- rard e De la Roche si possono anche calcolare i poteri attrat- tivi della molecola pel calorico , e i calori specifici di alcu- ni altri gaz composti , sui quali non si ha ancora alcuna spe- rienza , e ne ho dati alciuii esempi nella citata Memoria; ma queste sorta d'applicazioni non possono farsi , se non alle so- stanze gazose , poiché a queste sole si applicano i nostri ra- gionamenti. Tuttavia 1' attrazione della molecola d' una so- stanza pel calorico, una volta determinala, dee sempre ri- maner la stessa in qualunque stato la sostanza si trovi, pur- ché non si cangi la molecola integrante; ma il calore speci- fico non può più seguire la stessa legge, che nelle sostanze gazose, relativamente a quest'attrazione.

4- Dividendo i calori specifici de' gaz a volume uguale per le loro densità rispettive , si ottengono i loro calori spe- cifici a peso uguale, quali li danno indicati i Signori Bérard e De la Roche ; ma la teoria che abbiamo qui esposta ci som- ministra relativamente a ciascuno de' gaz di cui abbiamo par- latOj un dato del quale possiamo fare un altro uso importante. Questo è il potere attrattivo della loro molecola pel calori- co, che diviso similmente per la massa di questa molecola, vale a dire per la densità de' gaz medesimi , dee darci l'af- finità propria della loro sostanza pel calorico , poiché il po- tere attrattivo assoluto di cui si tratta dee necessariamente essere il prodotto di questa affinità per la massa della mole-

92 Nuove CoNsinERA«TOi*i ec.

cola. Anzi non è nemmen necessario , quanto ai gaz compo- sti di partire dal potere attrattivo della lor molecola pel ca- lorico per trovare, secondo la nostra teoria, l'affinità della lor sostanza per questo fluido ; si può dedur questa imme- diatamente da quelle de' loro gaz componenti per mezzo d'una semplice regola d'alligazione, poiché abbiamo sup- posto questa regola applicabile alle affinità pel calorico, quan- tunque non lo sia ai calori specifici. Quindi si potrà anche calcolare 1' affinità pel calorico , che si dee supporre , ad al. cuni composti , di cui i componenti sono gazosi, ma che non lo sono essi medesimi, e di cui non si può per conseguenza conoscere la costituzione della molecola, cosicché bisogne- rebbe senza ciò fare su questa un' ipotesi , per dedurne in- direttamente r affinità pel calorico. Con questi diversi mez- zi io avea calcolata nella già più volte citata Memoria par- tendo dai risultati sopra indicati di Bérard e De la Roche, e seguendo i dati più esatti che allora si aveano sulle densità de' gaz , e sulle proporzioni degli elementi ne' diversi compo- sti, una tavola dell'affinità di molte sostanze pel calorico dis- poste secondo l'ordine di queste tnedesime affinità, dalla più debole alla più forte. Ne estrarrò qui quella parte che riguarda le sostanze di cui ho già parlato, ed alcune altre, di cui av- remo occasione di occuparci più particolarmente in appresso.

Del Cav. Amedeo Avocadro

93

Nomi delle sostanze

L

oro affinità pel calorico

Ossigeno

0,

8640

Osservazione. Queste affinità pel

Gaz ossido d' azoto

0,

9786

calorico sono espresse pren- dendo per unità quella che

Acido carbonico

i>

0174

r aria avrebbe pel calorico

Azoto

I.

0438

considerandola come un flui- do omogeneo ; sarebbe facile

Gaz ossido di carbonio

'.

1047

riferirle all'affinità di uno de'

Carbonio

'1

4216

gaz semplici, per esempio del- l' ossigeno presa per unità ,

Acqua

2.

o685

dividendole tutte pel numero

Gaz oleifico

3;

8769

che esprìme nella tavola l'af- finità di questo gaz pel calo-

Ammoniaca

a,

9103

rico ; ma ciò è indifferente

Idrogeno

II.

1460

pei rapporti tra questi nu- meri ,

La considerazione di questa tavola mi avea poi presentata un'osservazione importante, cioè che l'ordine di queste af- finità pel calorico coincideva assai bene con quello che ci è noto sul!' osfijgenicìtà delle stesse sostanze cioè su quel- la proprietà per cui le une fanno funzion d" acido ^ e ,le altre funzion (T alcali , o come altri si esprimono le une di sostanze elettro-negative ; e le altre di sostanze elettro-po- sitive nelle loro mutue combinazioni , e sulla quale si può vedere la Memoria che ho pubblicata nel 1809, nel Journal de Physiqiie T. 69. Secondo questa tavola infatti le sostanze che hanno minor affinità col calorico sono appunto le più ossigeniche, ossia quelle che fanno funzione di sostanze elettro-negative relativamente a un maggior numero delle altre, e quelle in cui quest'affinità è maggiore sono le me- no ossigeniche, ossia le più atte a servir di base ^ o di so- stanza elettro-positiva nelle combinazioni. Si avrebbe dun-

94 Nuove Considerazioni ec:

que nella determinazione di queste affinità de' corpi pel ca- lorico , per mezzo de' calori specifici , un mezzo più esatto e più generale , come ho osservato nella stessa Memoria suddetta , di quelli che sin qui si possedessero , per fissare il grado delle loro ossigenicità, e quindi le relazioni d' affi- nità tra loro , il che sarebbe importantissimo per la Chi- mica.

5. Ma per attenerci qui a quello che ha poi formato l'oggetto delle due Memorie, di cui ho già parlato, inseri- te negli atti della Società Italiana , e che dee anche formar più specialmente quello della presente Memoria, i numeri di questa stessa tavola delle affinità dei corpi pel calorico , paragonati coi poteri recingenti di alcune delle sostanze che essa comprende , allo stato gazoso , quali furono determina- ti dalle sperienze de' Signori Biot e Arago ( Mémoires de V Instìtut i8c6.)mi hanno poi anche presentata una prossi- mità, e una conformità d'ordine, che mi ha suggerita l'i- dea di ricercare una relazione tra queste due qualità, co- me ho fatto nella prima delle due citate Memorie , negli atti della Società Italiana . Io non ripeterò qui la serie de' ragionamenti , per cui sono stato condotto ad una formola esprimente questa relazione , e che applicata alle osserva- zioni si è trovata rappresentarle con sufficiente esattezza : Riferirò solo la formola stessa , di cui V applicazione è per se stessa indipendente da quei ragionamenti , e richiamerò in breve la maniera con cui ragionando secondo i principii del- la Teoria Newtoniana dell'emissione della luce , e della rifra- zione, si può concepire una ragion fisica della relazione, che questa formola racchiude, e che è appunto quella che me Tha suggerita. La formola di cui si tratta, presa sotto alla sua forma più generale , ed astratta , consiste in questo , che chiamando A l'affinità d' una sostanza qualunque pel calorico, espressa in un' unità qualunque, il poter refringente di quel- la sostanza allo stato gazoso, e ridotto ad una densità co- stante per tutte le sostanze , e qualunque sia pure 1' unità

Del Cav. Amedeo A\'0Gadr9 gS .

che si voglia addottare dei poteri refiingenti, è espresso da KA -H ra/A , K ed a essendo due coefficienti costanti, cioè questo poter refringente è composto di due termini l' uno proporzionale all'affinità, e l'altro alla radice quadrata del- la medesima.

Ecco ora come ci possiamo render ragione di questa re- lazione , nella teoria dell' emissione della luce , secondo i ragionamenti suddetti che io avea fatti per arrivarvi . Il po- ter rei'ringente , secondo questa teoria, corretto dell'influen- za della densità , non è altro che 1' affinità per la luce , propria a ciascuna sostanza . Basta adunque supporre , con- formemente all'opinione di molti Fisici, che la sostanza della luce è essenzialmente la stessa che quella del calorico , va- le a dire che il calorico contenuto ne' corpi non è che la luce fissata attorno alle loro molecole , per ispìegare 1' ac- crescimento del poter refringente coli' accrescimento dell'af- finità pel calorico. Ma una conseguenza di questo medesimo accrescimento d'affinità pel calorico è 1' accumulazione d'una pili grande quantità di questo fluido attorno alle molecole de' corpi ; ora il calorico possedendo una forza ripulsiva per le sue proprie molecole, si dee supporre che questa forza ripulsiva si esercita pure sulle molecole del calorico in moto , cioè della luce ; ne dee quindi risultare una specie di poter refringente negativo, proporzionale alla densità del calorico nel corpo, il quale distrugge una parte del poter refringente positivo del medesimo. Se la quantità di calorico cosi con- densata attorno alle molecole del corpo, considerato sotto una densità costante H, e quindi la diminuzione che ne risul- ta nel poter refringente del medesimo , fosse proporzionale all' affinità stessa del corpo pel calorico , il poter refringen- te residuo resterebbe sempre proporzionale a questa affinità, e ciò potrebbe supporsi aver luogo ne* corpi gazosi a tem- peratura e pressione uguale , per cui le molecole integranti sono sempre alta stessa distanza , se non v' intervenisse una circostanza , che ha un' influenza diversa sui diversi gaz.

96 Nuove Considehazioni ec.

Questa circostanza è il volume della molecola integrante me- desima, che occupa necessariamente nella sfera, in cui il calorico dee accumularsi, un sito più o meno grande , essendo questo volume probabilmente maggiore per quelle sostanze, per cui la massa della molecola è maggiore. Prendiamo la supposizione più semplice a questo riguardo, cioè , che il volume delle molecole integranti sia proporzionale alla loro massa; chiamando fi? questa massa per un corpo qualunque, ossia la densità del gaz di questo corpo sotto ad una data pressione e temperatura , il sito occupato in ciascuna sfera dalla molecola sarà pure rappresentato da d, ma la sotti-a- zione di questo sito dal volume totale della sfera cagionerà un' espulsione di calorico dipendente dalla maggiore o mi- nor quantità del medesimo accumulato in tutta la sfera, cioè dal potere attrattivo della molecola pel calorico, che è rap- presentato da c?A;quest' espulsione, o diminuzione del calori- co , che senza questa circostanza si conterrebbe in quella sfei-a,sarà dunque una funzione di cl.dh. ossia di e?' A; que- sta diminuzione di calorico sarà un accrescimento del poter refringente , a cui il corpo sarebbe ridotto pel calorico at- tratto attorno alla molecola , e che vi esercita il suo poter refringente negativo ; e per soddisfare alla legge indicata dalle osservazioni si trova che questa diminuzion di calorico dee supporsi proporzionale alla radice quadrata della suddetta espressione fi?"A, cioè a cZy/A. Infatti in questa supposizione la quantità di calorico accumulata attorno a ciascuna mole- cola sarà mdk nd^^/k, m , e n essendo due coefficienti co- stanti, e il poter refringente di ciascuna molecola diveiTà rJA ( mdA. ndy/k ) , e dividendo per d, si avrà il poter refringente corretto dalT influenza della densità, proporzio* naie pei diversi gaz a, A ( mk re/A ) ossia {i—m) k-\-ny/k , che facendo i m=K diviene KA -H «/A, quale le osser- vazioni lo indicano.

Dopo la pubblicazione della mia Memoria su questa re- lazione tra il poter refringente de' corpi gazosi , e la loro

Del Sig. Cav. Amedeo Avogàdro 97

affinità pel calorico, i lavori dei Signori Young, Fresnelj e Arago hanno dato un grado assai grande di probabilità alla teoria delle ondulazioni d' un fluido elastico generalmente sparso negli spazii celesti, e in tutti i corpi, per ispiegare i feno- meni della luce, in vece della teoria dell'emissione della luce dai corpi luminosi , che le scoperte , e le speculazioni di Newton aveano fatto quasi esclusivamente addottare dalla maggior parte de' fisici, e che io stesso ho seguita in quel ragionamento , che mi ha servito di guida nel ricercar la sud- detta relazione, e di cui la spiegazione teorica della mede- sima , or ora arrecata, non è che una compendiosa esposizio- ne. Diviene adunque interessante l'esaminare a che si ridu- ca questa spiegazione tradotta nella teoria delle ondulazioni , e vedere se essa vi divenga più o meno probabile che nel- la teoria Newtoniana dell'emissione, e su questo punto ci tratterremo un momento avanti di passare alle applicazioni della nostra formola.

Secondo questa teoria la forza refringente piìi o men grande d' un corpo dipende dalla maggiore o minor densità che vi ha l'etere, o fluido universalmente sparso, per cui le ondulazioni luminose si propagano, e la densità di quest' etere in un corpo sta a ([uella che lo stesso etere ha nel vacuo, come il quadrato del seno d'incidenza al quadrato vacuo del seno di rifrazione, nel passaggio delle ondulazioni dal va- cuo in questo corpo, cioè come sen.^z:sen.V, ossia come ^^^':i,

chiamando i l'angolo d'incidenza, e i' quello di rifrazione ; cioè la densità dell'etere nel corpo di cui si tratta sarà espressa da

^^^, , prendendo per unità delle densità quella dell' ete- re nel vacuo , e 1' eccesso della densità dell' etere nel cor- po sopra la sua densità nel vacuo sarà , ritenendo sem- pre la stessa unità , !!il_i i , cioè avrà la stessa espres- sione che il poter refringente assoluto nella teoria di New- ton ( il quale è rappresentato come si sa dall' eccesso del Tomo XIX. N

9^^ Nuove Considerazioni ec.

quadrato della velocità che si attribuisce in questa teoria alla luce nel corpo refringente sopra il quadrato di quella che ha nel vacuo ), prendendo per unità la velocità della luce nel vacuo. Quello adunque che si chiama poter refringente as- soluto nella teoria dell'emissione, non è, nella teoria del- le ondulazioni che l'eccesso della densità dell' etere nel corpo di cui tratta sopra quella che ha luogo nel vacuo , ossia la condensazione di quest'etere per l'attrazione delle mole- cole del corpo sopra di esso , e il poter refringente corretto dell' influenza della densità del corpo , non è che la densi- tà a cui lo stesso eccesso si ridurrebbe, quando ciascun corpo si concepisse ridotto alla stessa densità comune. Nei corpi gazosi sottoposti alla stessa pressione e temperatura, quest'eccesso così corretto potrebbe considerarsi come propor- zionale all' affinità del corpo per l'etere, e se supponiamo che quest'etere, per cui le ondulazioni luminose si propagano sia il calorico stesso , si concepisce , come quest' eccesso di den- sità , cioè la forza refringente del corpo cresca a misura che cresce la sua affinità pel calorico : ma una ragione analoga a quella che abbiamo arrecata nella teoria dell' emissione , spiegherà pure perchè esso vi cresca secondo una legge men rapida che quest' affinità. Qui non si può più supporre alcu- na forza refringente negativa del calorico , accumulato in vir- tù della forza attrattiva del corpo sul medesimo , poiché an- zi nella condensazione di questo calorico, consiste secondo la teoria delle ondulazioni il poter refringente positivo : ma in vece dell'influenza che avevamo attribuita al volume oc- cupato dalla molecola per escludere una porzione di questo calorico e cosi della forza ripulsiva sulla luce , che esso era supposto esercitare, e per aumentare cosi indirettamente il poter refringente che il corpo avrebbe avuto, se questa quanti- tà di calorico accumulato fosse stata proporzionale all'affinità del corpo pel medesimo, possiamo qui supporre alla sottra- zione del sito occupato da questo volume un'influenza di- retta per aumentare la densità stessa del calorico , ridotto

Del Sic. Cav. Amedeo Avogaduo 99

cosi in minore spazio , e quindi il poter refringente ^ e se quest' effetto segue la stessa legge che la supposta diminu- zione di calorico, la relazione del poter refringente colTaf- finità del corpo pel calorico rimarrà quale 1' abbiamo stabi- lita ; bisognerà cioè supporre, in questa nuova teoria, che r aumento di densità prodotto da questa causa attorno a ciascuna molecola in un gaz sottoposto ad una data pressione e temperatura ossia la quantità di calorico, che avrebbe oc- cupato il luogo occupato dal volume della molecola , e che dee spandersi nel rimanente spazio, è proporzionale , per le stesse ragioni sopra allegate a ^d dh.^ ossia c'y A; che quindi la densità del caloricp che senza questa circostanza sarebbe stata proporzionale a (/A diviene direttamente K(iA -+- /i Jy^A , essendo K e ti due coefficienti costanti , e che per conse- guenza , dividendo per la densità si ha cosi KA-H/z/A, co- me sopra , pel poter refringente corretto dalla densità. Così r influenza di questa circostanza che nella teoria Newtonia- na non si poteva riferire, che al calorico attratto dal corpo in virtù della stessa forza che esso esercitava sulla luce o calorico in moto , e come accidentale relativamente alla for- za refringente, anzi esercente una forza contraria, qui vie- ne ad agire direttamente sulla densità stessa del calorico in cui consiste il poter refringente , onde la spiegazione della relazione di cui si tratta viene ad acquistare maggior sem- plicità nella teoria delle ondulazioni , che in quella dell' e- missione della luce (i).

(i)Si potrebbe però oggettare a questa spiegazione nella teoria delle ondulazio- ni che la parte della condensazione pro- dotta dalla quantità di calorico nd^ k di cui la molecola occupa il luogo non es- sendo più controbilanciata dalla fofza attrattiva della molecola pel medesimo , non potrebbe più rimanere in equilibrio

colla forza elastica dell' etere, o calorico che si trova nel vacuo, o ne' corpi circostanti , epperciò dovrebbe questa quantità essere scacciata dal corpo , e la densità del fluido rimanente restar proporzionale all'affinità del corpo pel medesimo ; ma si può rispondere che quella densità dell' etere , da cui di-

loo Nuove Considerazioni ec.

6. Ma lasciando da parte queste teorie, che non posso- no che essere avviluppate ancora in molta oscurità ed incer- tezza, ritorniamo alla nostra formola , e alle sue applicazio- ni , e cerchiamo in primo luogo la forma che essa dee pren- dere quando si voglia prendere per unità de' poteri refrin- genti il poter refringente dell' aria atmosferica, come si suol fare trattandosi de' poteri refiingenti de' fluidi aeriformi. Qui appunto si era introdotta nella maniera di procedere adope- rata nella mia Memoria precedente sulla relazione di cui si tratta , la piccola inesattezza che ho annunziata di sopra. Poi- ché ahbiamo presa l'affinità dell'aria considerata come un fluido omogeneo, pel calorico, per le unità di queste affini- tà, è chiaro che per addattare la nostra formola di relazio-

pende il poter refringente Jel corpo, è la densità inedia che ha luogo acco- munando tutte le parti della sfera di calorico che circonda ciascuna moleco- la del corpo, mentre l'equilihrio tra r etere interno , e 1' etere esterno al corpo esige solamente che 1' elasticità degli esterni strati di ciascuna di que- ste sfere sia uguale a quella dell' ete- re circostante; ora la legge di distri- buzione dell' etere o calorico in cia- scuna sfera, dal centro alla superficie, può esser tale che un aumento nota- bile della densità media non cagioni che un aumento molto minore della densità, ed elasticità superficiale in ciascuna sfera, epperò una espulsione di calorico e quindi una diminuzione nel poter refringente che ne dee ri- sultare, proporzionale bensì a quest' aumento di densità , ma che non lo distrugge intieramente . Si dirà che se la densità media di cui si tratta dee risultare da quella di tutte le parti di

ciascuna sfera di calorico, dovrebbe pur concorrervi la quantità di calorico di cui la molecola stessa più o meno vo- luminosa occupa il luogo verso il cen- tro della sfera , epperciò nulla impor- ta per la determinazione di questa den- sità media che questa quantità si tro- vi nel sito occupato dalla molecola, o sparsa in tutta 1' estensione della sfe- ra, onde ne seguirebbe che, poiché sappiamo che questa circostanza cagiona un' espulsione qualunque siasi d' etere o calorico , essa dovrebbe produrre una diminuzione della de nsità media , e non un aumento ; ma bisogna osservare che la quantità cosi condensata attorno al centro in un piccolissimo spazio non potrebbe influire che sulle ondulazio- ni che attraversassero questo spazio , e il numero delle quali è infinitamente piccolo relativamente al numero tota- le de' raggi luminosi , onde non dee tenersene conto nella determinazione della densità media di cui si tratta.

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro lot

ne tra il poter refringente , e l' affinità d' un corim pel ca- lorico alla supposizione che si prenda pure per unità de' po- teri refringenti il poter refringente dell' aria atmosferica, bisogna dividere 1' espressione generale del poter refringen- te KA-f-ra/A , per quella del poter refringente dell' aria se- condo la stessa formola : ora considerando l' aria come un flui- do omogeneo di cui 1' affinità pel calorico è i , il suo poter refringente secondo la stessa formola diverrebbe semplice-

.. .VI KA-i-7!|/'A

mente K-t-«, onde 1 espressione cercata sarebbe ^-^ ,

ossia -Ji—A-i- -;A- a/A. Sotto questo aspetto io ho consi-

derata la cosa nella citata Memoria , e alla forma indicata si riduce in conseguenza la formola che vi ho stabilita

P = -1=^ . A H ^^— . y/A

facendovi i m = li. In questa formola la somma dei due coefficienti è uguale a i , come ciò non potea essere altri- menti, poiché secondo 1' addottata supposizione il valore di P dee qui ridursi a i quando A=i , come per l'aria, onde essa può mettersi sotto la forma P=/'A-h(i pW-^-, sotto cui l'ho adoperata nella mia Memoria. Ma quella supposizione che il potere refringente dell' aria sia quello che da la formola K.A-HAZy/A, facendovi A = i , cioè K-+-«, non è esatta, poi- ché questo non avrebbe luogo , se non nel caso che 1' aria fosse un gaz omogeneo , cioè un composto gazoso , e non una mescolanza di due gaz, poiché solo ai gaz omogenei può ap- plicarsi la nostra formola di relazione immediatamente. Quan- do si tratta d'un miscuglio gazoso, bisogna, per averne il poter refringente , applicare questa formola ai gaz componen- ti separatamente, e calcolare quindi il poter recingente del- la mescolanza per mezzo d'una regola d'alligazione fondata nella proporzione de' gaz mescolati in peso. Cosi supponendo, come ciò si può fare senza error sensibile, l' aria formata de' due soli gaz ossigeno , e azoto, che a, e b esprimano la loro

iOi Nuove Considerazioni ec. proporzione in peso , prendendo per unità il peso totale, e che le affinità di questi due gaz pel calorico siano rispettiva- mente A' e A", il potere refringente dell' aria sarà, secondo la nostra formola generale tì!(KA -H«^A')-*-^(KA'-t-/zy/A") , ossia K{aA'-HZ'A")^-/?(a/A'-Hè/A"), che si riduce a K-^-/i{a^/A•^-èv'A") a cagione di aA'-t-Z'A'^i, essendo questa l'affinità dell'aria pel calorico^ che si prende per unità di queste affinità. Per questa quantità adunque K-+-«(a/A'-l-Z'/A") dee dividesi la nostra éspression generale del poter refringente, quando si vuol prendere per unità de' poteri refringenti quello dell' a- ria , e avremo così p _ KA^^t/A _ _K ^ yA.

"~ K-f-n(fl^^A'->.4i/A") K-+-n(o|/A'^tl/A"j K-<-n(a|/'A'-t-ii/A")«'

Se si rappresenta ora questa formola con P=/?A-H^y^A, si osserverà che quest'espressione dee divenir i per l'aria, non già applicandogliela immediatamente, cioè facendovi sempli- cemente A=: I , che è il valore dell'affinità dell'aria pel ca- lorico , ma applicandola a' suoi componenti separatamente cioè che si dee avere

a{pk-Jt-qy/ì^) -1-^(/?A"-+-!?y/A")=r, ossia

p{a^->nb^')^q{ayjk -4- VA")= r , che si riduce a /;-t-^(a/A'H-^/A'') = i , il che stabilisce una relazione tra/? e q ■> per cui si può, come nel nostro primo calcolo, eliminare uno di questi coefficienti, ma diversa da quella ^-4-^=1 che aveamo supposta. Questa relazione si ve- rifica infatti , sostituendo 2, p t q x loro valori primitivi , poiché

K n(a\/h!-^h ^A") _ ^^n\a\/ k'^1\/ k") _

K^7!(al/A'-t-6i/ A") "*" K-Hn(al/A'-t-il/A") K-*-;i(ai/'A'-i-!i/A" ) ""

Se si vuole eliminar q dalla formola per mezzo di que- sta relazione essa ci da ^ = '~f.^„ , e la formola diviene

cosi

P=M-H,-^7^^7A^VA

la quale non differisce da quella che avevamo stabilita nella citata Memoria, che pel denominatore Uy/k'-Jt-by/k" che af-

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro io3

fetta il coefficiente di ^A , che in quella era semplicemen- te 1 p. Sostituiti che si saranno in questa formola ad a, b. A', A" i loro valori numerici , non si avrà più che a deter- minare il coefficiente/? per mezzo d' un'osservazione del po- ter refringente d' un gaz paragonato colla sua affinità pel calorico, come avevamo praticato riguardo a quella prima formola. E siccome la quantità a/A'-f-^/A", per la non gran- de differenza tanto di A' che di A" dall' unità^ l'uno in me- no, l'altro in più, differisce ella stessa pochissimo da a-»-6, cioè dall'unità, come vedremo qui appresso nella sostituzio- ne di valori numerici , ne segue che la nostra nuova formo- la dà nelle applicazioni risultati pochissimo diversi da quel- li della precedente, onde se questa era sufficientemente d'ac- cordo colle osservazioni , lo sarà anche la nuova , come in- fatti vedremo.

Si osserverà qui che la necessità di distinguere nel cal- colo de' poteri refringenti i gaz omogenei composti dai semplici miscugli gazosi , qual è l'aria, distinzione che ha dato luogo alia correzione che abbiamo qui fatta alla nostra formola , non esisteva relativamente all'affinità pel calorico, la quale si cal- cola con una semplice regola d'alligazione tanto pei composti, come per le mescolanze, cosicché relativamente a quest'affi- nità l'aria si è potuta riguardare come un fluido omogeneo.

Del resto sarebbe anche possibile di servirci in questi calcoli d'una formola in cui si avesse, come nella Memoria citata p-^-j^i , ossia q={i p) , purché si facesse la conven- zione di esprimere tutti i poteri refringenti de' gaz, a cui volesse applicarsi , prendendo per unità non il poter refrin- gente reale dell'aria, ma quello che essa avrebbe, secondo la sua affinità pel calorico, se essa fosse un gaz omogeneo; ma bisognerebbe allora fare una correzione a tutti i poteri refringenti osservati , secondo i principii che ho seguiti nel- la correzione della formola, il che sarebbe men commodo, che il servirsi delia formola corretta ed applicabile immedia- tamente a queste osservazioni.

lo4 Nuove Considerazioni ec.

7- Si tratterebbe adunque adesso di eseguire quest' ap- plicazione , e di determinare il coefficiente p , come già io avea fatto nella citata Memoria relativamente alla formola meno esatta che io vi avea stabilita. A tal fine bisogna ser- virsi delle determinazioni delle affinità pel calorico fondate sulle osservazioni de' calori specifici de' corpi gazosi , e di quelle de' poteri refringenti , seguendo il nuovo metodo del- le medie tra le determinazioni che possono dedursi dalle os- servazioni relative a diversi gaz semplici o composti, come io mi son proposto di fare nella presente Memoria , dopo a- vervi applicate quelle nuove correzioni , che ho annunziate da principio.

Le prime di queste correzioni riguardano le densità o pesi specifici de' gaz le quali influiscono tanto sulla deter- minazione dei calori specifici , quanto su quella de' poteri refringenti. Io avea generalmente addottati a questo riguar- do nella mia Memoria i risultati delle sperienze dei Signo- ri Biot e Arago. Recentemente I Signori Berzelius e Dulong hanno trovati relativamente al gaz idrogeno, al gaz ossigeno , al gaz azoto , e al gaz acido carbonico risultati alquanto di- versi, che pajono meritare ancor maggior confidenza, cosic- ché non si può dubitare che il gaz idrogeno non sia real- mente di -^ più leggiero di quello che risultava dalle spe- rienze di Biot e Arago . Le differenze relativamente agli altri tre gaz sono molto meno importanti ; credo tuttavia dover preferire i risultati di Berzelius e Dulong, facendo soltanto una modificazione alle densità dei gaz ossigeno e azoto, per ac- cordarle con quella dell'aria presa per unità. Nel riferire questi nuovi risultati, indicherò pure la composizione in peso, che se ne deduce, pei gaz composti, e di cui dovremo anche far uso nella determinazione delle affinità pel calorico , e de' po- teri refringenti.

Cominciando dai gaz ossigeno e azoto, di cui la mesco- lanza forma l'aria atmosferica , le loro densità, prendendo per

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro ioS

unità quella dell' aria, sarebbero secondo Berzelius e Dulong 1,1026 pel gaz ossigeno, e 0,976 pel gaz azoto ; ma è facile vedere che queste densità non si accordano esattamente col- la proporzione in volume di questi due gaz nel!' aria atmos- ferica , secondo le sperienze eudiometriche , cioè di circa 0,2,1 d'ossigeno, e o ^ 79 di gaz azoto, cioè non danno, secondo questa proporzione , la densità dell' aria uguale all' unità, e non potrebbero soddisfar a questa condizione , se non alterando questa proporzione oltre i limiti degli errori di cui le sperienze eudiometriche pajono suscettibili. Con- viene adunque alterare più tosto le densità dei due gaz com- ponenti , e trovo che assoggettandoci alia condizione d' un ugual variazione nelle due densità proporzionalmente 1' una in più, l'altra in meno, e prendendo sui e, ai d'ossige- no , per maggior esattezza , e , oco6 circa di gaz acido car- bonico , che le osservazioni hanno anche indicato nell' aria atmosferica , cosicché la sua composizione sia in volume 0,2094 ossigeno, o, 79 azoto, e o , coc6 acido carbonico, le densità del gaz ossigeno, e del gaz azoto divengono i, 1084, e 0^9709 (1). Addotterò dunque qui queste densità, ma nel calcolo della composizione dell'aria, farò astrazione, per maggior semplicità, dell' acido carbonico, che non può in- fluire sensibilmente sulle afflitità pel calorico, e il poter refriri- gente dell' aria , e de' suoi gaz componenti ; cioè supporrò r aria formata dalla mescolanza di gaz ossigeno e azoto sul- la proporzione in cui sono nell' aria liberata dall' acido car- bonico , il che sopra i di questo miscuglio 0,2090 ossi- geno, e 0,7905 azoto in volume. In peso queste determi- nazioni danno o, aSaS ossigeno , e o , 7677 azoto per la com- posizione dell' aria.

(i) Ecco un' idea di questo calcolo. Chiamando a un fattore per cui si sup- ponga che debba moltiplicarsi 1' una , e dividersi 1' altra delle densità osser-

Tomo XIX. O

vate per soddisfare alla composizione supposta dell' aria in volume, e pren- dendo per la densità del gaz aci- do carbonico i , 534» che è (juella tro-

io6 Nuove Considerazioni e.c.

Pel gaz idrogeno le sperienze di Berzelius e Dulong, confermate anche da quelle degli stessi Chimici sulla com- posizione dell' acqua hanno dato o , 0688 , prendendo per unità la densità dell'aria, in vece di 0,073^1 che davano le sperienze di Biot e Arago, ed io adotterò questo risultato.

Secondo gli stessi chimici la densità del gaz acido car- bonico è I , 524. Questa determinazione combinata colla no- stra valutazione della densità del gaz ossigeno , e supponen- do r acido carbonico formato d' un volume uguale al suo di gaz ossigeno, e d'un mezzo volume di gaz o vapore di carbonio ci per la densità di quest' ultimo o, 83iaj e per la composizione dell' acido carbonico in peso o , 7278 d' os- sigeno , e o , 2727 di carbonio . Poste queste determinazioni si possono calcolare le composizioni di diversi gaz , di cui ci occorrerà di far uso, in peso, e le loro densità, dietro alla loro conosciuta composizione in volume: e sono le seguenti.

Densità del vapor acqueo o , 6280 ; composizione dell' acqua in peso o , 8896 ossigeno, o, 1104 idrogeno.

Densità del gaz ossido, o protossido d'azoto i,525i; sua composizione in peso o,6366 azoto, o, 3634 ossigeno.

vata da Berzelius e Dulong , si avrà secondo 1' indicata proporzione in vo- lume r equazione

, 0,70.0,976

o, 3094.1, 1026. «-t ^-^

oe

•+- o , 0006.1 , 524 ^ I . Eseguendo le operazioni numeriche, si avrà un' equazione del secondo grado relativamente ad a , che colla sua ri- soluzione^ ci darà, prendendo il mi- nore de' due valori di a, «^ i, oo.53. Si avrà dunque per la densità corret- ta del gaz ossigeno 1 , 103.6 . i , oo53 =: I, 1084 , .e per quella dell' azoto

o, 976 . , , ^-i— =: o , 9709 , come s> e detto.

i, oo53

Si sarebbe ottenuta una correzione mi'

nore , supponendola nello stesso senso pei due gaz , cioè nel senso indicato dall'errore medesimo sulla densità del- l' aria ; ma poiché si debbono alterare le densità osservate, l'uguale probabi- lità d'un errore in più e di un erro- re in meno in ciascuna di esse pare esigere, che si supponga l'errore in sen- so opposto ne' due gaz , lasciando all' equazione stessa a decidere quale sia in più e quale in meno , il che ap- punto si ottiene nella maniera in cui abbiamo stabilita quest' equazione, poi- ché a potrebbe essere superiore, o infe- riore all' unità.

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro IC7

Densità del gaz ossido di carbonio o , gógS ; composizio- ne in peso 0,5715 ossigeno, 0,4^85 carbonio.

Densità del gaz oleifico 0,9688; composizione in peso o , 858o carbonio, e, 142.0 idrogeno.

Densità del gaz ammoniaco o,5886; composizione del- l' ammoniaca in peso o, 8a47 d' azoto , e o, 1753 d' idrogeno .

8. Per avere adesso le affinità pel calorico, quali risul- tano dalle osservazioni immediate dei calori specifici, per que' gaz che furono sottoposti alle sperienze de' Signori Bé- rard e De la Roche , si dovrebbe prendere il quadrato del calore specifico osservato a volume uguale, e dividerlo per la densità di ciascun gaz , secondo la teoria sovra esposta . Ma questi calori specifici osservati a volume uguale abbiso- gnano ancora di due correzioni , di cui una è propria al gaz idrogeno , 1' altra è comune a tutti i gaz di cui si tratta.

Ecco in primo luogo quella che riguarda il gaz idroge- no . I Signori Berzelius e Dulong attribuiscono la troppa den- sità che si era trovata al gaz idrogeno prima delle loro spe- rienze ad una mescolanza d'aria atmosferica fornita dall' ac- qua per cui si facea passare questo gaz nel raccoglierlo, in- conveniente da cui essi si sono liberati operando suU'oglio; questa mescolanza dovea trovarsi anche nel gaz idrogeno adoperato da Bérard e De la Roche nelle loro sperienze, e siccome 1' aria ha a volume uguale un calore specifico d' un nono circa più grande che il gaz idrogeno, ne è dovuto ri- sultare un calore specifico troppo grande ; l'errore ha dovu- to essere molto minore che quello che ha avuto luogo sulla densità , perchè il calore specifico del gaz idrogeno differi- sce molto meno da quello dell' aria , che la sua densità da quella dell' aria ; tuttavia non ho creduto doverlo trascurare. Per apprezzarlo vediamo quale abbia dovuto essere la pro- porzion d' aria in volume nel gaz idrogeno impiegato , sup- ponendo che la sua densità fosse , come l'hanno trovata Biot

e Arago -^di quella del gaz idrogeno puro. Chiamando a quest'

io8 Nuove Considerazioni ec.

ultima, prendendo per unità quella dell'aria atmosferica, e X la quantità di gaz idrogeno che si trovava nella mescolan- za , prendendo per unità il volume di questa , si ha i' equa-

i6

zione ao; -H ( I :r ) = '4 . a d' onde x = i^ . Metten

i5

i6

do in vece di ^ .a il suo valore trovato <la Biot e Arago cioè 0,0732,, e in vece di a, il suo valore secondo Berze- lius e Dulong, si trova ;t = S:^, e i—x = ^^ = ~ a

un dipresso \ così il gaz impiegato dovea contenere di gaz idrogeno puro^, e d' aria in volume. Ora il calore

*-* *■ aia

specifico di questo gaz misto è stato trovato da Bérard e De la Roche o,9o33_, prendendo per unità quello dell'aria, a volume uguale ; chiamando dunque x quello del gaz idro- geno puro esso sarà dato dall' equazione

. x H = e , qod3

aia 3ia ^

d' onde a" = o, 9028 in vece di o, goSS ^ per questa pri- ma correzione. Essa è piccolissima come si vede, e non ne ho tenuto conto , se non perchè il valore assoluto dell' affi- nità dell'idrogeno pel calorico, che so ne deduce , essendo molto più grande che per gli altri gaz, a cagione della poca densità del medesimo, una piccola differenza può avere un' influenza più notabile ne' calcoli in cui si adopera. Per gli altri g?y. essa può trascurarsi , come 1' effetto di questa me- scolanza d' aria atmosferica si trascura nella determinazione delle loro densità.

La correzione poi , comune a tutti i gaz, e che io cre- do dover loro applicare per dare alla determinazione de' lo- ro calori specifici , e ai calcoli sopra di essa fondati tutta 1' e- sattezza di cui sono suscettibili , sebbene i Signori Bérard e De la Roche 1' abbiano trascurata per la piccolezza della sua

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro 109

influenza , è quella che dipende dalla considerazione del va- por ac(|ueo, che era mescolato coi gaz su cui sperimentarono, poiché questi erano tutti al loro massimo d' umidità , alla temperatura in cui essi hanno operato, invece che fin qui li abbiamo supposti intieramente secchi. Secondo le particola- rità iu cui essi entrano relativamente ad alcune delle loro sperienze, pare che la temperatura a cui hanno operato fos- se di 7 od 8 gradi centesimali; ora a questa temperatura la tension del vapor acqueo è di circa 8 millimetri di mercu- rio secondo la tavola dedotta dalle sperienze di Dalton. Sup- ponendo la pressione totale o", 760 , la tensione del vapor

acqueo formerebbe dunque - ossia di questa pressione

totale; per maggior semplicità, e poiché non si tratta che

d' una piccola correzione , noi la supporremo solamente -^

della medesima. Cosi i gaz impiegati potevano, per una me- dia , essere considerati come formati in volume di o , 99 di gaz secco, e o, 01 di vapor acqueo. Ora il calore specifico del vapor acqueo, secondo il valor calcolato, che ne ho dato nelle mie Memorie precedenti , e che quantunque dedotto dai calori specifici non corretti, dell' idrogeno , e dell' ossi- geno, è sufficientemente approssimato pel nostro scopo pre- sente è I, 1870, ossia circa i, 14 prendendo per unità quel- lo dell' aria a volume uguale. Chiamando dunque (A) il ca- lore specifico osservato di uno qualunque dei gaz di cui si tratta, e A il calore specifico dello stesso gaz secco ^ si avrà r equazione

o, 99. A-HO, CI. i,i4 = (A), ossia o, 99. A -Ho, 01 14 = (A)

d' onde si ricava A = /■^)~"' ^"4 o a un dipresso A =

0)99

1,01. (A)— o, 01 1 5. Questo sarebbe il valor corretto del calore specifico , prendendo per unità quello dell' aria umida a vo- lume uguale: ma per la stessa ragione chiamando i quello '

no Nuove Considerazioni ee.

dell' aria umida, quello dell' aria secca diviene i , oi o,oii5, ossia o, 9985 ; per aver dunque il rapporto tra il calore specifico di ciascun gaz secco e quello dell' aria secca , cioè per avere l'espressione del primo prendendo per unità il calore specifico dell' aria secca , bisogna prendere ^_.( ).i,oi— o,oii_ ^ Qggia molto prossimamente A =: (A).i,oi i5

o,oii5. Applichiamo questa correzione al calori specifici de' diversi gaz, e deduciamone l'affinità pel calorico, secon- do le osservazioni immediate così corrette.

Abbiamo veduto che il calore specifico del gaz idroge- no , dopo la prima correzione che gli abbiamo fatta subi- re, si è trovato e 5 902.8. Applicandovi la correzione pel va- por acqueo si ha o , gca8.r,oi i5 0,01 i5 = o , 9017. Questo adunque sarà il valor definitivo del calore specifico del gaz idrogeno , prendendo per unità quello dell' aria a volume u- guale secondo 1' osservazione immediata. Il quadrato di que- sto numero o,8i3i ci il potere attrattivo della moleco- la dell' idrogeno pel calorico : e dividendo ora per la densi- tà 0,0688 si ottiene 11,818 per l'affinità dell'idrogeno pel calorico secondo I' osservazione immediata , in vece di 1 1 , 146 che avevamo trovato senza le correzioni qui adoperate , e coir antica vahuazione della densità del gaz idrogeno.

Pel gaz ossigeno l'osservazione immediata del calore speci- fico ha dato a Bérard e De la Roche o, 9765. Applicandovi la correzione pel vapor acqueo, esso diviene 0,9762. Il potere at- trattivo della molecola sarà dunque (0,9763)*= o, g.SSo, e dividendo per la densità di questo gaz sopra stabilita i, 1084, si trova o, 8698 per l'affinità dell'ossigeno pel calorico.

Per r azoto , riguardo al quale non si ha alcuna spe- rienza diretta sul calore specifico, si può riguardare come da- ta da un' osservazione immediata quella affinità pel calorico che risulta dalla composizione dell'aria in peso, e da quel- la del gaz ossigeno, cioè chiamando x quest' affinità dell' a- zoto , essa ci è data dall' equazione

Del Sic. Ca^t. Amedeo Avogadro iir

o , 8598 . o , 23a3 -4- o , 7677 .x=i , dalla quale si ricava x=. 1^0425.

Il calore spefico del gaz acido carbonico essendo , se- condo la Roche e Bérard i , 2583 , si ottiene, applicandovi la correzione pel vapor acqueo i , a6i3 . Il quadrato di que- sto numero è 1,6909, e dividendo pel la densità i , 524, si ha per l'affinità dell'acido carbonico pel calorico, se- condo l'osservazione, i ,0439.

Pel gaz ossido di carbonio il calore specifico si è tro- vato i,o34oj applicandovi la correzione pel vapor acqueo, esso diviene i,c3445 il quadrato è 1,0700, e dividendo per la sua densità sopra stabilita 0,9698 si ha r, io33 per la sua affinità pel calorico.

Pel gaz ossido d' azoto V osservazione del calore specifi- co ha dato a Bérard e De la Roche i, 35o3; applicandovi la correzione pel vapor acqueo, si ottiene r , 3543 ; il quadrato- di questo numero è i , 834i ; e dividendo per la densità I , 525i si ha I ,2,026 per l'affinità di questo composto pel calorico , secondo 1' osservazione del calore specifico.

Finalmente pel gaz oleifico di cui il calore specifico os- servato è i,553o, si ha per mezzo della nostra correzione I ,5594; il quadrato è a, 4^175 e dividendo per la densità 0,9688 , si ottiene a,5roc per la sua affinità pel calorico.

9. Tali sono le affinità pel calorico che risultano dalle osservazioni immediate dei calori specifici di ciascun gaz semplice o composto ; ma quelle de' gaz composti non sono cosi esattamente d' accordo con quelle de' gaz semplici da cui sono formati , secondo i nostri principii ; si potrà dunque combinando in diverse maniere tra loro i risultati dell'osser- vazione pe'gaz composti, ricavarne valori alquanto diversi, per mezzo delle nostre formole , per ciascuno de' componenti semplici, e prendendo delle medie tra questi valori, si avran- no i risultati più probabili per ciascuno di essi , d' onde si dedurranno poi anche le affinità più probabili de' gaz com- posti pel calorico , alquanto diverse da quelle fondate sui

Ila Nuove Considerazioni ec.

calori specifici immediatamente osservati ; e questa è la ma- niera di procedere , che ci siamo proposti di seguire in que- sta Memoria.

Pei gaz ossigeno e azoto ci contenteremo dei risultati già sopra indicati dell' osservazione immediata relativamente al gaz ossigeno , e della sua combinazione colla composizio- ne dell'aria, relativamente al gaz azoto. potrebbero tro- vare altri valori per l'uno e per l'altro combinando l'e- quazione fondata sulla composizione dell' aria con quella fondata sulla composizion del gaz ossido d' azoto , e sulla af- finità pel calorico di questo gaz dedotta dall' osservazione del suo calore specifico; ma questa combinazione mi ha con- dotto a risultati troppo lontani da quelli sopra indicati , ed inammissibili, il che dipende da ciò che le affinità dell' uno e dell' altro di questi gaz ossigeno e azoto essendo poco di- verse dall' unità, un errore anche piccolo sulla affinità d' un gaz che ne è composto produce una variazione assai consi- derevole nelle affinità de' suoi componenti. Adotteremo dun- que i suddetti risultati 0,8598, e i, 042.5 come i valori più probabili delle affinità pel calorico dell' ossigeno e dell' azoto rispettivamente , secondo le osservazioni de' calori specifici.

Il gaz oleifico può somministrarci un valore dell'affinità dell'idrogeno pel calorico, diverso da quello che abbiamo dedotto dall' osservazione immediata del calore specifico di questo gaz ; ma a tal fine bisogna prima determinare 1' affi- nità del carbonio pel calorico, e questa si può ricavare se- paratamente da quella dell'acido carbonico, e da quella del gaz ossido di carbonio , combinate 1' una e 1' altra con quel- la dell' ossigeno.

Facendo uso in primo luogo dell'acido carbonico, si avrà, dietro a quello che precede, per determinare l'affinità:): del carbonio pel calorico , 1' equazione o , 7278 . o , BSgS -H c 5 2737. ;i- = 1 , 0439 , d' onde x ■=■ i^ 535o.

Servendoci poi del gaz ossido di carbonio , abbiamo , per la stessa determinazione, 1' equazione o, 5716 .0 , 8598 ■+•

Del Sic Cav. Amedeo Avogadro ii3

o,4a85.a;= i, io33, d'onde x=i, 4^80, valore poco diverso dal primo.

Prendendo una media tra questi due numeri , si avrà 1,481 5 pel valore dell'affinità del carbonio pel calorico , da mettersi nell'equazione somministrata dal gaz oleifìco, per la determinazione indiretta dell'affinità dell'idrogeno pel ca- lorico. Quest'equazione sarà quindi, chiamando x quest' af- finità ,

o, 858. I, 48i5 H- o, 142. 05 = 2,, 5ioo, d'onde si ricava ;r=8, 724^5 valore notabilmente diverso da (juello 11, 818 che ci era risultato dall'osservazione im- mediata del calore specifico del gaz idrogeno, e in cui con- ;sisteva principalmente il divario che si era trovato nella Me- moria precedente sui poteri relringenti de' gaz tra il sistema fondato sul calori specifici, e quello fondato sui poteri re- fringenti. Prendendo una media tra questi due valori si ha 10 , 271.3 pel valor più probabile dell' affinità dell'idrogeno pel calorico, secondo le osservazioni de' calori specifici (i) .

Conoscendo cosi ralhnità dell'azoto, e dell'idrogeno pel calorico, secondo le osservazioni de' calori specifici, possia- mo dedurne col calcolo quella dell' ammoniaca ^ su cui non abbiamo alcuna osservazione del calore specifico , ma di cui avremo bisogno per la comparazione delle affinità pel ealo-

(1) Farò qui osservare cVie nella stes- sa maniera che la sostituzione dell' af- finità del carbonio pel calorico nel gaz oleifico ci ha dato per mezzo del ca- lore specifico di questo un v.ilore del- l'affinità dell'Idrogeno pel calorico di. verso da quello , che ci avea fornito 1' osservazione immediata del calore speeifico di questo gaz, la sostituzione di quest* ultimo valore nell' equazione relativa al gaz oleifico può darci un nuovo valore dell' aflinità del carbonio Tomo XIX.

pel calorico diverso da que' due che abl>iamo trovati precedentemente, Cliia- mandolo x, avremo per quest'equazio- ne o,S58. x-i-o, li^z. il, 8i'óz:i2.,5ioOi d'onde x =10,9691; ma noi non fa- remo uso di questo risultato, perchè si Scosta troppo dagli altri due già tro- vati, e ci atterremo alla media indi- cata tra questi due per 1' affinità del gaz di carbonio pel calorico , secondo le osservazioni dei calori specifici.

ii4 Nuove Considerazioni ec.

lieo somministrate dai calori specifici , coi poteri refringen- ti. Quest'affinità dell'ammoniaca pel calorico sarà, secondo quello che precede o, 8^47 I5 o4i5 -ho, 1753. io, 2713, che equivale a a, 6604.

IO, Per determinare ora numericamente la nostra formo- la di relazione tra le affinità pel calorico , e i poteri refrin- genti de' corpi gazosi dobbiamo in primo luogo trovare ii valore della quantità a/A' -4- è/A", che forma il denomina- tore del coefficiente di y/A, nella relazione generale sopra stabilita , e in cui A' e A" sono le affinità de' gaz ossigeno, e azoto pel calorico , e a , b le loro proporzioni nella com- posizione dell'aria atmosferica. Abbiamo perciò a = o, 282,3 ,Z' = o , 7677

^A' = ^/óTSSqS = o , 9272,5

l/'A"=(/'i , 04^5 = I, o2io3. Quindi si trova a/A'-H^/A"=o , 9992 , valore pochissimo di- verso dall'unità, come abbiamo annunziato. La nostra for- inola di relazione diviene dunque

P=M+o-^ì/A=j.A+i,ooo8(i-;.)/A.

Si tratta ora di determinar /;, col paragone di un'affinità co- nosciuta A di un corpo qualunque , col suo poter refringen- te conosciuto P allo stato gazoso , e per questo oggetto si ha liberando p dalla nostra formola

P— 1,0008 -iXA

^ A 1, 00081/ A

in vece di p = ~*|^. , che si aveva meno esattamente se- condo la formola di cui ci eravamo serviti nelle Memorie precedenti.

Abbiamo due sole sostanze, di cui ci possiamo servire con vantaggio per questa determinazione , cioè V idrogeno , e r ammoniaca: gli altri corpi di cui possiamo fin qui cono- scere l'affinità pel calorico, e il poter refringente allo stato gazoso , hanno il grado di queste due qualità troppo poco

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro ii5

diverso dall'unità , perchè il valore di p che se ne ricave- rebbe possa avere qualche esattezza. Nella mia Memoria pre- cedente sulla relazione di cui si tratta io mi era servito del gaz idrogeno solo per questa determinazione^ ed avea soltan- to applicata la formola risultante all' ammoniaca per verifi- carne l'esattezza. Ma qui faremo questa determinazione di/» separatamente per mezzo dell'uno, e dell' altro di questi cor- pi , e prenderemo quindi la media tra i due valori ^ per ave- re una formola di relazione probabilmente più prossima al vero .

Il poter refringente del gaz idrogeno , corretto dalla den- sità , e prendendo per unità quella dell' aria atmosferica è stato indicato dai Signori Biot e Arago 6, 6i445 supponendo la sua densità o , 078:4. Ma questo risultato dee modificarsi pel cangiamento che abbiamo addottalo relativamente a que- sta densità , e credo dovervi anche fare una correzione ana- loga a quella che ho fatto al calore specifico di questo gaz, cioè per la mescolanza dell' aria comune , che il gaz impie- gato dovea contenere dietro alla densità che Biot e Arago

ali hanno trovato , che è , come abbiamo veduto di -^ in

5

212.

volume. Per questo osserverò clie il poter refringente del gaz idrogeno di Biot e Arago, preso colla sua densità naturale dovea essere 6, 6i44- o? 0782 = 0, 4842- Si avrà dunque per determinare il vero poter refringente assoluto x del gaz idro- geno puro , preso colla sua densità naturale , l' equazione

-^:f -1 ^— e, 434^5 prendendo sempre per unità il poter

refringente dell'aria; quindi si deduce :i;=o, 479^, e dividen- do ora per la vera densità o, 0688 , si ottiene d, 965 pel po- ter refringente del gaz idrogeno corretto della densità.

Quanto all'ammoniaca il suo poter refringente corretto dalla densità è stato indicato a,i685 secondo le loro osservazioni, supponendo la sua densità 0,5967. Per la nuova determina- zione calcolata della densità delT ammoniaca in gaz o, 5886

ii6 Nuove Considerazioni ec.

questo poter refringente diviene secondo le stesse osservazio-

"i ^' ^685. °Jg = ., 1983.

Ciò posto il gaz idrogeno ci per la determinazione

di p servendoci del valor medio dell' affinità dell' idrogeno

pel calorico sopra trovato per mezzo de' calori specifici ,

6,965— i,oo(i8.i,'^ 10,271 3 6,965— i,ooo8.3,ao49 __ 5 3 r q^

P 10,3713— i,ooo8|/'io,a7i3 10,2713—1,0008.3,3049 ' "^

Quindi si ha pel coefficiente di /A, 1,0008 (i p)^= \, 0008 X o , 46806 = o, 46843 ; e la formola relazione tra 1' affi- nità pel calorico, e il potere refringente diviene così

P = o, 53194. A ^- e, 46843. /A. Se si vuole provare il grado di esattezza di questa formola applicandola all' ammonica , basta farvi A = 2.j 6604, y'A = y'2, 6òo4= I, 63] I, e si ottiene così

P=o, 53 194. a, 66o4-f- 0,46843. i, 63ii = a, 1793. Il poter refringente osservato deirammoiiiaca essendo a, 1983 si ha per la differenza tra il p;ipr refringente osservato , e quello così calcolato a, 1983 a, 1793 = 0,019, cioè minore di due centesimi dell' unità , ossia d' un centesimo della quan- tità di cui si tratta, invece che nella mia Memoria preceden- te il calcolo analogo, servendoci per la determinazione del- la formola, dell'affinità sola dell'idrogeno pel calorico, da- ta immediatamente dall'osservazione del suo calore specifico in vece della media che abbiamo qui addottata , presentava una differenza di più di quattro centesimi dell' unità, ossia di più di due centesimi sul poter refringente di cui si trat- ta. La differenza tra i due risultati trovata qui col nostro nuovo calcolo è altronde in senso opposto a quella che ci avea data quel primo calcolo , e sarebbe quasi nulla senza la correzione che abbiamo applicata al poter refringente del- l' ammoniaca indicato da Biot e Arago pel cangiamento di densità .

Per calcolare adesso per mezzo dell' ammoniaca stessa il coefficiente p della formola di relazione , abbiamo secon-

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro 117

, 11 1 j 2,iq83 1,0008. i,63n fp FI 1,

do quello che precede p= ^j;^^_^^^-^^g-^-^3^=o,-55o5: d on- de 1,0008(1 p)= 1} 0008.0,499.5 =0,4499 5 cosicché 'a for- inola di relazione diverrebbe

P=: o, 55o5. A -f-o, 4499 v/-^' poco diversa da quella che ci ha sonnministrata il gaz idrogeno.

Per avere finalmente una formola media tra queste due prenderemo una media tra i due valori di j? che loro appar- tengono o, 53194 » e o, 5505, e avremo cosi con quattro deci- mali/?= o , 5412 ; e il coefficiente di y/A diverrà i , 0008 (i o,54'a)=i, 0008.0 , 4S88 = o , 4592, , che è anche molto prossimamente il valor medio tra i valori o, 4^843. e o,4499- ^^ questo coefficiente nelle due formolo. La formo- la definitiva di relazione tra l'affinità , e il poter refringen- te d' un corpo gazoso diviene così

p =. o , 54 1 a .A -H o , 4^9^ V-'^ 1 1 . Per mezzo di questa formola si potrebbe ora calco- lare il poter refringente dei diversi gaz semplici o composti, di cui si conosce i' affinità pel calorico secondo le medie qui sopra dedotte dai calori specifici j e si troverebbero ri- sultati poco diversi da quelli dell' osservazione ; ma per da- re un' ugual importanza alle osservazioni dei calori specifi- ci , e a quelle dei poteri refringenti nello stabilimento del sistema definitivo ed unico , che ci siamo proposti di fissa- re pei calori specifici , le affinità pel calorico , e i poteri re- fringenti de' corpi gazosi , conviene ora , rovesciando questa formola in maniera che si abbia A in funzione di P , calco- lare le affinità dei diversi corpi pel calorico dietro ai poteri refringenti medii che si potranno ricavare dalle osservazioni di questi poteri refringenti, il che darebbe un nuovo sistema fondato su questi , e così due sistemi diversi , come nella Memoria precedente , sebbene stabiliti con un altro metodo; e quindi prendere per ciascun gaz semplice la media tra i risultati appartenenti a questi due sistemi , e calcolare su questa media V affinità pel calorico, e se si vuole, il calore

ii8 Nuove Considerazioni ec.

specifico , e il poter refringente dei diversi gaz composti. I risultati che cosi si otterranno, e che formeranno il sistema medio cercato , non saranno esattamente conformi alle osservazioni dei calori specifici , a quelli dei potéri recin- genti, ma differiranno assai poco e dalle une, e dalle altre, e saranno i più probabili che si possano ammettere nello sta- to attuale delle nosti-e cognizioni.

La nostra formola generale di relazione P =j9A-t-5'y/A , considerata come un' equazione del secondo grado , relativa- mente a v^A, ci dà, colla sua risoluzione.

Sostituendo i valori trovati di/?e^, cioè/>=o,54ra, ^'=054592, si ottiene per la formola rovesciata

y/A = Y/T78477TF+^Vrj8oo o , 4343- Questa formola ci il valore di y/A per una sostanza di cui si conosca il poter refringente P allo stato gazoso , e prendendo il quadrato si avrà A., ossia l'affinità della so- stanza pel calorico, come nella formola analoga stabilita nel- la mia Memoria precedente.

Applicando primieramente questa formola al poter re- fringente dell'idrogeno trovato per osservazione immediata, e corretto come sopra, cioè ó^góS, si trova ^/A = 3 , 1880 e A = IO, i633. Questo è il primo valore dell'affinità del- l' idrogeno pel calorico data dai poteri refringenti per mez- zo della nostra formola rovesciata , e si vede che esso è po- co diverso dal valor medio che ne abbiamo dedotto dai ca- lori specifici, come ciò non poteva essere altrimenti secon- do quello che precede.

Ora per avere un' altra determinazione indiretta del- l'affinità dell'idrogeno pei poteri refringenti, possiamo ser- virci del poter refringente dell' azoto combinato con quello dell'ammoniaca. Bisognerà per questo determinare in primo luogo il poter refringente più probabile dell' azoto secondo le osservazioni dirette o indirette , e dedurne per mezzo.

Dei Sic Cav. Amepeo Avogadr* 119

della nostra forinola di relazione rovesciata l'affinità pel ca- lorico secondo queste osservazioni . Per altra parte partendo dal poter refringente dell'ammoniaca, se ne dedurrà la sua affinità pel calorico , e mettendo nell' equazione fornita dal- la sua composizione 1' affinità suddetta dell' azoto pel calo- rico , se ne ricaverà l'affinità dell'idrogeno pel calorico. che soddisfa a quest' affinità dell' ammoniaca , e quindi al suo poter refringente , secondo la nostra formola di relazione. Cerchiamo dunque in primo luogo qual è il poter re- fringente dell' azoto secondo le osservazioni di Biot e Ara- go. L'osservazione diretta ha loro dato i, o34i supponendo la densità o, 969; secondo la nostra determinazione della den- sità dell'azoto 0 , 9709 questo poter refringente diviene dun- que I ,o34t . °'^ ^ = i,o3ai. Ma il poter refringente dell'

ossigeno, osservato dagli stessi Fisici, combinato colla com- posizione dell' aria in peso , ci somministra indirettamente un'altra determinazione di questo poter refringente dell'azoto. Il poter refringente dell'ossigeno è stato trovato daBioteArago 0,8616 supponendo la densità del gaz ossigeno i , io36 ; esso diviene adunque , secondo la nostra determinazione di

questa densità , o , 8616 -——-^ = o , 8579 . Dunque , dietro

alla composizione dell'aria in peso, si ha, per determinare il potere refringente x dell' azoto , V equazione o, a3a3. o , 8679 -j-c , 7677. a:= i , d' onde ar= r, 0430. La media tra questi due valori del po- ter refringente dell' azoto i , o3ai , e i , 0480 è i, 0875 , e noi possiamo addottarla pel nostro calcolo. La formola rove- sciata ci così per 1' affinità dell' azoto pel calorico , de- dotta dal poter refringente

V'A = Vi, 8477.1 , 0375-4-0, 1800 o, 4243 , d' onde v^A= 1, ca38 , ed A= i , 0482 , risultato non mol- to diverso da quello che ci hanno dato i calori specifici . Per altra parte , secondo il poter refringente dell' amraonia-

120 Nuove Considerazioni ec.

ca sopra indicato a, 1983 dato dall' osservazione di Blot e Ara- go , abbiamo per l'affinità di questo composto pel calorico, dedotta dal suo poter refringente

\/A = , 8477.2, 1983 ■+■ o , i8co o, 4^43 = I 5 6353 , d'onde A = a , 6742 . Ciò posto abbiamo per la determina- zione dell'affinità x dell'idrogeno pel calorico, dedotta in- direttamente dai poteri refringenti dell'azoto, e dell'ammo- niaca 5 dietro alla composizione di questa , 1' equazione

o , 8247 I 5 C482 -H o , 1 753 . a: = 2 , 6742 , d' onde :i:= IO, 3284, risultato pochissimo diverso da quello che ci fu dato immediatamente dal poter refringente osser- vato dell' idrogeno io, i633 ; e la media tra questi numeri cioè 10,2433 può riguardarsi come il risultato più probabile per r affinità dell' idrogeno pel calorico , secondo le osserva- zioni dei poteri refringenti .Questo risultato è, come si vede, quasi identico, col valor medio della stessa aflinità,che ab- biamo sopra determinato per mezzo delle osservazioni de' ca- lori specifici 10,2713. il che è assai favorevole alla nostra teoria in generale, e alla precisione delia forniola di relazio- ne che ne abbiamo dedotta; e prendendo ora una media tra questi due risultati, cioè 10,2573, si potrà questa risguar- dare come F affinità la più probabile del gaz idrogeno pel calorico, sia secondo le osservazioni de' calori specifici, sia secondo quelle de' poteri refringenti, e addottarsi quest' affinità definitivamente in tutti i calcoli di questo genere.

12. Un simile procedimento ci darà i valori medii più probabili delle affinità degli altri gaz semplici pel calo- rico.

Abbiamo già trovato per l'azoto un valore di quest'af- finità dedotto da una media tra due valori del suo poter re- fringente , r uno determinato direttamente, 1' altro indiretta- mente per mezzo della composizione dell' aria. L' ammonia- ca , di cui ci siamo serviti per trovare un valore dell' affini- tà dell' idrogeno fondato sul poter refringente dell' amrao- r.iaca stessa e dell' azoto, può anche servirci a trovare

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro xìi

un^ altra determinazione indiretta dell' affinità dell'azoto pel calorico, sostituendo nell' equazione die ci fornisce 1' affini- tà dell' ammoniaca dedotta dal suo poter refringente , quel- la del gaz idrogeno dedotta dall'osservazione immediata del suo poter refringente. Chiamando x quest' affinità dell'azo- to , abbiamo per questo 1' equazione

0,8247.^-+- o , 1753 . IO , i633 = a, 6742. j d'onde si ricava x = i , oSaS ; ma siccome questo valore si allontana notabilmente da quelli che si otterrebbero separa- tamente per mezzo della nostra formola rovesciata, dalle due determinazioni sopra indicate del potere refringente dell' a- zoto, noi non ne faremo uso, e ci atterremo ^ pel valore più probabile di quest' affinità risultante dalle osservazioni dei poteri recingenti, a quello sopra indicato i,o4ua, dedotto da una media tra quei due valori del potere refringente del- l'azoto . E prendendo ora la media tra questo numero, e quello che ci è dato dal calore specifico , cioè i , o4'25, avre- nio 1,0453 pel valor più probabile dell'affinità dell'azoto pel calorico, secondo le osservazioni riunite de' calori s pe cifici j e de" poteri refringenti.

Quanto all' ossigeno abbiamo già veduto che il suo poter refringente secondo P osservazione immediata è 0,8579. Possia- mo ora cercarne una determinazione indiretta per mezzo della composizion dell' aria , e del poter refringente dell'azoto diret- tamente osservato cioè i,c3at.Si ha per questo l'equazione

o , aSaS .x-4- o , 7677 . I, o3ai = I , d'onde a- 0,8939. La media tra questa determinazione e quel- la diretta è 0,8759. Applicandovi la nostra formola rove- sciata, si ha per trovare l'affinità dell'ossigeno pel calori- co, secondo il suo poter refringente

\/A = / 1,847 7. 0,87 59-1-0, '800 -o, 4243= 0,9167. ed A =0,8403. Si è veduto che, secondo V osservazione del calore specifico, si ha 0,8598. La media o,85cc5 , o semplicemente o,85oo può dunque considerarsi come l'af- finità più probabile dell' ossigeno pel calorico.

Tomo XIX. Q

lia Nuove Considerazioni ec.

Passiamo al carbonio. Il poter relVingente del gaz acido carbonico combinato con quello dell' ossigeno , ci darà una determinazione dell' affinità di questa sostanza pel calorico, ripeter refringente del gaz acido carbonico , secondo Biot e Arago è i , 0048, supponendo la densità di questo gaz 1,519: addottando per questa dcMisità il nuovo risultato di Berze- lius e Dulong i , 5a4 , questo poter refringente diviene

X , C048 . ^-^^ = I, 001 5, e abbiamo quindi per trovare

r affinità dell' acido carbonico pel calorico V equazione

y/A = y/ 1 ,8477.1, oofS -t- o, 1800 0,4^43= 1 5 0007, d'onde A=r 1^0014. Ciò posto secondo la composizione da noi addottala dell'acido carbonico, e l'affinità dell' ossige- no pel calorico , risultato medio per mezzo de' poteri refrin- genti , abbiamo per la determinazione di quella x del car- bonio , r equazione

o , 7273. o, 8408 -4- 0,2727. a: zi: i, 0014, d'onde a:= 1, 43i2,: questa è dunque l'affinità del carbo- nio pel calorico secondo le osservazioni dei poteri refrin- genti. La media tra questo risultato , e quello che ci hanno dato le osservazioni dei calori specifici cioè i , /^8i5. sareb- be I ,4563; ma siccome dei due valori di quest'affinità che ci hanno date le osservazioni dei calori specifici , cioè x,535o e 1,42.80, e dai quali abbiamo dedotta la media I,48i5, il primo si scosta notabilmente di più che il secondo, da quello che ci è dato dal potere refringente, cioè i, ^Sia,, credo piìi conveniente di prendere la media soltanto di que- sti due ultimi valori , cioè i , 4296 , e di addottarla come il risultato più probabile pet l' affinità del carbonio pel calo- rico.

i3. Il metodo che io ho qui seguito per la determina- zione della formola di relazione tra le affinità e i poteri re- fringenti , per mezzo della comparazione di queste qualità nelle due sostanze più refringenti , e dotate della più gran- de affinità pel calorico , per cui si abbiano osservazioni , e

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro iìì3

quindi per la determinazione particolare delle affinità delle diverse sostanze pel calorico , per mezzo delle medie tra i valori dati dalle osservazioni dei calori specitici , e quelli dati dalle osservazioni de' poteri refringenti secondo la for- inola stessa di relazione rovesciata , ci dispensa dal rifar qui, colle correzioni che abbiamo addottate per le densità dei gaz , e per le osservazioni de' calori specifici e de' poteri re- fringenti , il calcolo che io avea fatto nella mia precedente Memoria , e per cui si veniva a determinare ad un tratto per mezzo dei soli poteri refringenti dell' idrogeno , dell' a- zoto , e dell'ammoniaca i coefficienti della formola di rela- zione , e 1' affinità dell' idrogeno , e dell' azoto pel calorico ; questo calcolo attribuendo un' importanza esclusiva alle os- servazioni de' poteri refringenti, anzi facendo dipendere la formola , e quindi tutte le affinità particolari de' corpi pel calorico , che si volessero determinare per mezzo degli altri poteri refringenti , da tre sole osservazioni , supposte tutte tre esatte, non può condurci a risultati comparabili pel gra- do di probabilità della lor precisione, con quelli del nostro sistema medio, allo stabilimento de' quali concorrono, per quanto è possibile , tutte le osservazioni che vi si rife- riscono. Del resto il calcolo che ho fatto partendo dal poter refringente dell'ammoniaca, e da quello dell'azoto per trar- ne colla nostra formola di relazione rovesciata l'affinità del- l'idrogeno pel calorico, la quale si è trovata pochissimo di- versa da quella dedotta immediatamente dal poter refringente dell' idrogeno, mostra sufficientemente 1' accordo approssima- to della nostra formola , e delle affinità dell'idrogeno, e del- l' azoto che ne abbiamo dedotte con quelle tre osservazioni , (juantunque il loro sistema non sia precisamente quello, che risulterebbe dalla lor combinazione.

i4- Quanto ai valori che abbiamo addottati delle affini- tà dell' ossigeno, e dell' azoto pel calorico, ci resta ancora a sottoporli alla prova d'una doppia condizione, alla quale se essi non si trovassero soddisfare con sufficiente precisione ,

'^4 Nuove Consixì e razioni ec.

l>isognereb])e applicar loro una correzione per ridurveli. Poiché si son prese per unità delle affinità pel calorico, e dei po- teri rcfringenti rispettivamente, l'affinità pel calorico, e il poter ref'ringente dell' aria atmosferica , che è una mescolan- za di questi due gaz , bisognerà necessariamente che 1' affi- nità pel calorico, e il poter refringente di questa mescolan- za, nelle jjroporzioni che vi abbiamo supposte, determinate per mezzo d'una regola d'alligazione, partendo dalle affi- nità dei componenti pel calorico^ e dai poteri refrigenti , che se ne deducono per la nostra formola di relazione , sia- no r una e 1' altro uguali all' unità ; senza il che si cadrebbe in una specie di contradizione ^ prendendo per unità delle affinità pel calorico , e dei poteri refringenti quello che real- mente secondo le loro determinazioni medesime non è l'af- finità pel calorico, e il poter refringente dell'aria, come si era supposto. Se la nostra formola di relazione tra le affinità pel calorico, e i poteri refringenti, e le nostre determinazioni dell'affinità dell'ossigeno, e dell'azoto pel calorico fossero matematicamente esatte , questa condizione dovrebbe verifi- carsi da se stessa; ma siccome e 1' una e le altre non sono state addottate che come i risultati più probabili delle os- servazioni esistenti , le quali sono soggette ad errore tra certi limiti , questa condizione potrebbe non essere da loro soddisfatta che approssimativamente , e per evitare quella contradizione, sarebbe in tal caso convenevole di far loro la piccola alterazione necessaria per soddisfarvi esattamente, o per dir meglio con quel!' esattezza che si è avuta in mi- ra nella loro determinazione. Questo è analogo al cangiamen- to che abbiamo creduto dover fare alle densità del gaz os- sigeno e azoto, quali risultavano dalle sperienze di Berze- lius e Dulong per conciliarle colla densità dell'aria presa per unità ; se non che relativamente a quelle densità la con- dizione essendo unica, il cangiamento da farsi alla densità dell'uno e dell'altro de' componenti j)oteva variarsi in un' infinità di modi, e non diveniva detcrminato, che per mez-

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro laó

zo di qualche altra condizione , come quella di essere pro- porzionale pei due gaz componenti ; qui al contrario la con- dizione a cui si dee soddisfare essendo doppia , cioè una re- lativa all' affinità pel calorico, l'altra al poter refringente, se si suppone data la formola di relazione tra queste due qualità, i cangiamenti da farsi alle affinità dei due compo- nenti, e di cui quelli che ne risultano pei poteri refringen- ti sono una conseguenza necessaria , rimangono per loro stes- si determinati. E questo è così vero che, supponendo sem- pre data la formola di relazione , si potrebbero determinare le affinità dell' ossigeno , e dell' azoto pel calorico secondo i nostri principii , partendo dalla composizione dell' aria , e dalle due condizioni suddette, senza alcuna osservazione di calore specifico, ne di poter refringente. Infatti se chia- miamo A, B per esempio queste due affinità , supposte an- cora ignote, a, b, le proporzioni de' due componenti dell' aria in peso prendendo per unità il peso totale, e indichia- mo con p, g i coefficienti dati della formola di relazione, è chiaro che avremo le due equazioni

a\ -h bB = 1 a [pA. -I- cjy/X ) -f- b {pB -+■ (/y/'B ) = i alle quali i valori di A e B dovranno soddisfare , e per mez- zo delle quali essi si potrebbero determinare. Se poi si co- noscessero già prossimamente , come per mezzo delle osser- vazioni dei calori specifici, e dei poteri refringenti , le due affinità pel calorico, cosicché A e B fossero i loro valori da correggersi per soddisfare alle due condizioni, chiamando « e /3 ciò che bisognerebbe perciò aggiungere all'una e all'al- tra rispettivamente, la prima equazione diverrebbe a[k-^-x) -<-/'( B -t- /i )= I , os%\a oca -\- ^b z= \ (aA-H/?'B), e osser- vando che il secondo membro di quest' equazione non é al- tro , che la differenza tra l'unità e l'affinità dell' aria pel calorico calcolata sulle affinità supposte A^B, cioè V erro- re che risulta da questa supposizione suH' affinità dell' aria, s\ avrà semplicemente , chiamando G quest' errore , per la

ia6 Nuove Considerazioni ec.

prima equazione aa-^ §b=G. Quanto alla seconda equazio- ne essa diviene in questo caso

«|/'(A-+-«) «-H^y,/A-H«j-l-^J jW(B-+-/S)-+-^y'B-t- /3 j = I ;

ma « e |S essendo per ipotesi quantità molto piccole relati- vamente ad A e B, si potrebbe , sviluppando i radicali , scri- vere solamente

Sostituendo in quest'equazione il valor di /3 dato dalla prima , cioè |3 = ^-^ , ed osservando che, nelT equazione che ne

risulta , le quantità /? A -H -j/X" ' °''S*^ j^A -t-^y/A , e pB -f- -^^

ossia/? B -+-^l/B sono i poteri refringenti dei due componenti calcolati per mezzo dei valori supposti A , B, chiamando rispettivamente P, Q questi poteri refringenti, si troverà

T [fa - -F^] '^ « « -^ ( Z' -^ ^) C -*- P^ -^ Q^ = ^ ' d' onde osservando ancora che i Pa Qb è 1' errore che risulta dai supposti valori sul poter retìingente dell' aria , e chiamando D quest' errore, si ricava, pel valore di x

iii/x-ik)-''"

e questo valore sostituito nell' espressione di /? ci darà pure il valore numerico di /?. Se i due valori supposti si trovas- sero già soddisfare alla condizione relativa all' affinità del- l' aria pel calorico , cosicché si avesse C =o , e non si trat- tasse più che di soddisfare a quella relativa al poter refrin- gente, senza violare la prima , le espressioni di ^ e /? si ri- durrebbero a

■Ì(ì7a— P^)^'^

Del Sfg.Cav. Amedeo Avogadro 127

Si potrebbe anche , quando si trovasse la supposta disparità tra i valori A. e B, e le due condizioni a cui debbono sod- disfare, cercar di soddisfare ad una di queste condizioni col determinare altrimenti la formola di relazione tra le affinità pel calorico, e i poteri refringenti , nel qual caso si potreb- be poi aggiungere per seconda condizione che le correzioni fossero proporzionali per le due quantità A e B, e l'altera- zione da farsi per questo alla formola non potrebbe che es- sere molto piccola nella supposta prossimità dei valori A e B al vero.

Ma nel nostro caso non abbiamo bisogno, ne di questa determinazione indiretta delle affinità dell' ossigeno e del- l' azoto col calorico , che altronde secondo la nostra teoria dovrebbe esser conforme a quella fornita dalle osservazioni dei calori specifici, e de' poteri refringenti, di alcuno degli indicati espedienti per ridurre quelle affinità che abbia- mo trovate per mezzo di queste osservazioni, alle due con- dizioni di cui si tratta ; poiché sottoposte alla prova delle me- desime , esse si trovano soddisfar loro con sufficiente esattezza.

Infiliti si ha in primo luogo , quanto all' affinità pel ca- lorico o, 85co. o, 23a3-(-i , o4S3. o, 7677=0, 19745 -ho, 80248. = o, 99993 , cosicché 1' errore che ne risulterebbe sarebbe soltanto ] o, 99993 = e, 00C07 , cioè non giunge ad un' unità intiera sulla quarta decimale, a cui ci siamo limitati in tutti i calcoli precedenti. Tuttavia per maggior precisione osserverò che questa piccola differenza sparirebbe essa me- desima intieramente, prendendo per l'affinità dell'azoto 1,0454. in vece di i , o453 , alterazione che si può considerar come nulla relativamente al grado d' esattezza dei nostri calcoli ; e partendo poi da questi valori o, 85oo. e i , 0454. delle af- finità pel calorico, si trova secondo la nostra formola di relazione tra le affinità pel calorico , e i poteri refringenti o, 88335 pel poter refringente del gaz ossigeno^ i,o35a5. pel gaz azoto, e

o, 88335 . o, a3a3 ■+■ i , oSSaS . o, 7677 = o, 99996,

la8 Nuove Considerazioni ec.

cosicché r errore riguardo alla seconda condizione sarebbe solamente i o, gg^gó =: o, oooc4; quest'errore non essen- do nemmeno uguale alla metà d'un'uiiità sulla quarta deci- male , si dee riguardar come nullo relativamente alla preci- sione che abbiamo data ai nostri calcoli , e così i due valo- ri o, 85oo, e 1,0454 come perfettamente conformi all'una e all'altra delle due condizioni. Quest' accordo, sebbene pos- sa considerarsi come in parte accidentale la precisione quasi matematica che vi abbiamo trovata , è però molto favorevo- le air esattezza delle formole fondate nella nostra teoria , e delle determinazioni che ne abbiamo dedotte per mezzo de' calori specifici, e de' poteri refringenti osservati.

i5. Ricapitolando ora le affinità pel calorico, a cui ci siamo fissati nel nostro sistema medio , per le quattro sostan- ze semplici che vi abbiamo considerate, abbiamo la tavola se- guente, nella quale ho anche annotati i risultati medii dati dai calori specifici, e da' poteri refringenti separatamente, perchè se ne vegga la prossimità.

Nomi dflle sostanze

Affinità corrette pel calorico

Medie date dai calori specifici

Medie date dai poteri refrin- genti

Ossigeno

Azoto

Idrogeno

Ctirbonio

0, 85oo . .

1, 04^ . . IO, aSyS 1, 4296 . .

0, 8598 . .

1, 04^5 10, ayiS

I, 4*^°

0, 84o3

1, o48a IO, 2433 I, 43*2

e calcolando per mezzo di questi valori , l'affinità pel calo- rico de' diversi composti formati da queste sostanze , dietro alle loro proporzioni in peso da noi sopra addottate, trovia- mo i risultati seguenti :

Acido carbonico . . . . 1, oc8i. Gaz ossido di carbonio . . i, 0984. Gaz ossido d'azoto . . . o, 9744-

Gaz oleifico a, 683 1.

Ammoniaca . . ... . a, 66oa. > . "■ Acqua 1, 8886. ..

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro 120

Supposte queste affinità pel calorico^ se ne potranno in pri- mo luogo dedurre i calori specifici de' medesimi corpi allo stato di gaz prendendo quella dell' aria a volume uguale per unità: basterà moltiplicare ciascuna di queste affinità per la densità del gaz a cui appartiene, il che ci darà il poter at- trattivo della sua molecola pel calorico, e quindi estrarre la radice quadrata per avere il calore specifico. Facendo que- sto calcolo per quelle tra queste sostanze , per cui si hanno osservazioni immediate de'calori specifici , si ottiene la tavo- la seguente , in cui ho posto accanto a ciascun risultato cal- colato , il risultato corrispondente delle osservazioni di Bérard e la Roche, corrette come sopra.

Nomi delle sostanze

Calori specifici calcolati.

Calori specifici osservati.

Ossigeno ....

Azoto

Idrogeno .... Acido carbonico . Gaz ossido di carbonio Gaz ossido d' azoto Gaz oleifico . . .

0 , 9706 ....

1 , 0075 ....

0, 8401 .... I , 2896 .... r , 0821 ....

1 , 2191 .... I , 6123 . . . .

0 , 9763

1 , oo63 (i) 0, 9017

I , 26(8 I , 0344 j , 3543 I , 5594.

Non vi è differenza un notabile tra i risultati calcolati , e i risultati osservati , che pel gaz idrogeno e pel gaz ossido d'azoto, pei quali l'osservazione sarebbe in eccesso, e pel gaz oleifico, per cui essa sarebbe in difetto.

Per altra parte dalle medesime affinità si possono , per

(i) Non avendo Bérarde e De la Ro- che data alcuna osservazione^ diretta sul calore specifico dell' azoto , quello che è qui riferito come osservato è quello che risulta dal calore specifico osserva-

Tomo XIX.

to del gaz ossigeno o, 9762. combinato colla composizione dell'aria in volume sopra addottala, cioè 0,2095. ossigeno e e, 7906. azotO'.

R

i3o Nuove Considerazioni ec.

mezzo della nostra forinola di relazione, concliludere i po- teri refringenti delle medesime sostanze ; ecco una tavola di questi poteri refringenti per que' gaz per cui si hanno os- servazioni dirette de' medesimi coli' indicazione dei risultati di queste osservazioni accanto ai risultati calcolati ; questi ultimi sono corretti come sopra si è detto.

Nomi delle sostanze.

Poteri refringenti calcolati.

Poteri refringenti osservati.

Ossigeno . . .

Axoto

Idrogeno .... Acido carbonico . . Ammoniaca . . .

0 , 8833 ....

1 , o35a .... 7 , 02i8 .... I j oo66 .... a, i886 ....

0 , 8679

1 . o3ai 6 , 9660

1 , ooi5

2, 1983.

Qui la maggior differenza è per 1' ossigeno , per cui il po- ter refringente osservato sarebbe un troppo piccolo.

Quanto al vapor acqueo , partendo dalla sopra indicata affinità calcolata dell' acqua pel calorico i , 8886 , la nostra formola di relazione pel suo poter refringente i , 653 1 ; questo è il poter refringente che il vapor acqueo avrebbe , essendo ridotto alla densità dell'aria, e prendendo per uni- tà quello dell'aria medesima, secondo i nostri calcoli; esso, non altrimenti che quello che avevamo trovato nelle Memorie

precedenti, differisce poco dal reciproco ^-^^ ossia i,6o5i.

del rapporto della densità del vapor acqueo a quella dell' aria sotto alla stessa pressione , cioè dal risultato che si do- vrebbe avere, se il poter refringente del vapor acqueo fosse uguale a quello dell'aria sotto uguale pressione; e infatti, secondo il nostro risultato, il poter refringente del vapor acqueo colla sua densità propria sotto questa uguale pres- sione sarebbe i,653i .0 , 6a3 = i, 0299, numero poco di- verso dall' unità , cioè dal poter refringente dell' aria , il

Dkl Sic. Cav. Amedeo Avocadro i3i

che è conforme al risultato delle sperienze sul poter refriii- gente dell' aria umida.

16. Secondo la spiegazione teorica della relazione trova- ta tra le affinità pel calorico , e i poteri refringenti de' gaz, elle ho data nella prima delle due Memorie inserite negli Atti della Società Italiana, e che ho richiamata qui sopra , fondata sul sistema dell' emissione della luce, l'aumento di poter refringente che ha luogo secondo la relazione medesi- ma nei gaz composti , paragonati ai loro componenti , come ho fatto vedere nella seconda di quelle Memorie, si dee at- tribuire allo svolgimento di calorico , che si fa nella combi- nazione de' componenti j e rappresenta qi;ello che ho chia- mato il poter refringente negativo di questo calorico. Dietro a quest' idea ho pensato nella suddetta seconda Memoria di potermi sei'vire del poter refringente del vapor acqueo , pa- ragonato con quello de' materiali dell' acqua per determina- re in certa maniera il poter refringente negativo d' una quantità di calorico, di cui si ha la misura per mezzo del- le sperienze calorimetriche sulla combustione dell' idrogeno: e siccome secondo la stessa teoria uno svolgimento di calo- rico , da qualunque causa sia prodotto , dee sempre cagiona- re un aumento proporzionale di poter refringente, ho poi paragonata la differenza di poter refringente tra il vapor ac- queo, e l'acqua liquida, collo svolgimento di calorico, che secondo le sperienze calorimetriche accompagna la conden- sazione del vapor acqueo in acqua , per vedere se questa proporzione vi ha effettivamente luogo , ed ho trovato che il sistema fondato sui calori specifici si accordava sufficien- temente con questa proporzionalità , mentre al contrario il calcolo fondato sul sistema dato dai poteri refringenti se ne scostava notabilmente. È ora naturale il cercare qual sia a questo riguardo il risultato del calcolo fondato sul nostro sistema medio , e che abbiamo riguardato come il più pro- babile.

Abbiamo veduto , che secondo questo sistema il poter

1 3a Nuove C o n s i d e r a z r o n f ec .'

refringente del vapor acqueo dee essere r,653i . Per altra parte quello della mescolanza gazosa atta a pt'odur l'acqua, dietro alia sua composizione in peso^ e ai poteVi refringenti sopra annotati delT ossigeno, e dell' idrogeno, dee essere o , 8896 .0, 88335-4-0 5 I io4-7,oai9 = I , 56io.

La differenza tra i due poteri refringenti, e che rap- presenta il poter refringente negativo del calorico svolto nella formazione dell' acqua , è dunque

1 , 653i I , 56io = e j 0921 .

Per avere ora la differenza tra il poter refringente del va- por acqueo, e quello dell' acqua liquida , ci conviene entra- re in qualche partioolarità sulla determinazione sperimenta- le di quest'ultimo poter refringente, prendendo per unità il poter refringente dell'aria, come ne' calcoli precedenti.

Il poter refringente assoluto dell' aria , ossia 1' aumento del quadrato della velocità della luce, secondo la teoria New- toniana, nel passaggio dal vacuo nell'aria alla temperatura o" e sotto la pressione o'", è o, 0005891713, secondo le sperien- ze dei Signori Arago e Biot nella loro Memoria sui poteri re- fringenti de'gaz (1). Secondo le sperienze di Newton, conferma- te anche da Biot e Arago , questo stesso accrescimento del quadrato della velocità della luce nell'acqua è 0,78451,6 secondo quelle di Malus , nella sua Memoria sul potere refrin-

(i) In una Memoria posteriore suU' influenza dell' umidità e del calore nel- le rifrazioni astronomiclie ( Mem. de l'Institut 3,'' Semestre de 1807) il Sig. Biot avendo moltiplicate, e variate le sue sperienze sul potere refringente del- l'aria ha fissato l'accrescimento del qua- drato della velocità della luce nell' a- ria alla temperatura 0°, e sotto la pres- sione e", 76, ad una quantità alquan- to minore, cioè a 0, ooo588364i ; ma non ho creduto dover far uso di que-

sta nuova unità nel calcolo de' poteri refringenti de' gaz, perchè la prima de- terminazione essendo stata fatta con- temporaneamente alle sperienze sui di- versi gaz, e a un dipresso collo stesso grado di accuratezza , dee sola riguar- darsi come comparabile ai risultati di queste , e la più convenevole a pren- dersi per loro unità: e per la stessa ra- gione dobbiamo qu'i ritenere quest' u- nità nel calcolo dei poteri refringenti dell' acqua , e de' suoi materiali.

Del Sic. Cav. Amedeo Avooadro l33

gente de' corpi opachi esso sarebbe 0,78457^ risultato pochis- simo diverso da quello di Newton. I Signori Biot e Arago, partendo da questo risultato di Newton , e supponendo la den- sità deir acqua a zero 778. volte più grande che quella dell' aria a zero , e sotto la pressione o™, 76 , trovano nella sud- detta Memoria i, 7325. pel poter refringente dell'acqua ^ pren- dendo per unità quello dell' aria e ridotta ad una densità comune. Infatti si ha

, °'7^45i _ £:^ÌL= i,7aa5 . Ma secondo le determina-

773.0^0000091712 o,qoo/^2<j '

zioni posteriori del Sig. Biotiche si possono vedere nel suo Tratte de Physique^ la densità dell' aria a e sotto la pres- sione o"", 76. a Parigi è più esattamente -, ^ in vece di

^ della densità dell' ac(pia a 0°; il rapporto di cui si trat- ta diviene adunque , ^''-''^^K, = ^^ = i , 73o5 (1),

e questo è il numero che esprime secondo le sperienze di Newton il poter refringente dell'acqua, prendendo per uni- tà quello dell'aria sotto una densità comune, poiché a Pa- rigi furono fatte le sperienze di Biot e Arago sul potere re- fringente assoluto dell' aria sotto alla pressione o"',76. (2)

(a) I denominatori o , 4^5429 e o, 45-^3i9 di queste espressioni sono gli accrescimenti del quadrato della ve- locità della luce che avrebbero luogo secondo i due indicati calcoli nell' aria ridotta alla densità dell'acqua.

(2) Le sperienze sul potere refringen- te dell' acqua di Newton , e di Malus eaeendosi fatte nell'aria, pare che l'ac- crescimento del quadrato della veloci- tà da essi indicato non sia propriamen- te quello che ha luogo nel passaggio

dal vacuo nell' acqua , ma bensì nel passaggio dall'aria nell'acqua, il qua- le dee essere minore d' una piccola quantità che il primo; se vi si facesse questa correzione, il rapporto di cui qui si tratta , diverrebbe ancora alquanto maggiore, ma questa correzione, si può trascurare . Lo stesso si dica dell' in- fluenza della temperatura , che forse non era nelle sperienze di Newton e di Malus SuU' acqua.

i34 Nuove C®nsiderazioni ec.

Ciò posto la differenza tra il poter refringente dell' acqua li- quida , e quello del vapor acqueo sopra stabilito sarà i,73o5 I, 653i = Oj 0774, e questa differenza dovrebbe rappre- sentare per mezzo del poter refringente negativo la quanti- tà di calorico che si svolge nella condensazione del vapor acqueo in acqua . Dunque questa quantità dovrebbe stare a quella che si svolge nella formazione della stessa quantità di vapor acqueo, come 0,0774. ^ 0,0921 , e a quella che si svolge nella formazion della stessa quantità d'acqua liqui- da per la combustione dell'idrogeno come o, 0774. a 0,092,1 -+-0,0774. cioè a o, 1695, e così essere quasi la metà di quest'ultima, mentre, secondo le sperienze calorimetriche , essa non ne è tutto al più che il quarto o il quinto, come ho fatto osservare nella citata Memoria . Vi è dunque qui , tra le conseguenze di questa parte della teoria, e i risulta- ti della sperienza , la stessa discordanza che già vi avevamo trovata in quella Memoria , servendoci delle affinità de' gaz pel calorico tratte dal sistema dei poteri refringenti. Ho già notato nella stessa Memoria che quest'applicazione delle nostre formolo è molto delicata ;, cadendo per intiero sopra piccole differenze tra i loro risultati , e che una piccola va- riazione ne' poteri refringenti osservati o calcolati bastereb- be per ristabilire 1' accordo tra la teoria , e la sperienza . Non credo però che questo sia ina ragione sufficiente per fare alcun cangiamento al sistema delle affinità e dei pote- ri refringenti , a cui ci siamo fissati , trattandosi d' una pro- va indiretta , e che non si riferisce che ad una parte della teoria, che potrebbe esser falsa , senza che cessasse d'esser vera la formola di relazione verificata dalla sperienza , tra le affinità pel calorico determinate per mezzo de' calori spe- cifici , e i poteri refringenti , e di cui si vorrebbe spiegare la ragion fisica con questa teoria nel sistema dell' emissione della luce, (i)

(i] Nel sistema delle ondulazioni; se- 1 condo le idee che ko esposte nella noi-

Del Sic Cav. Amedeo Avocadro i35

Contentandomi adunque di avere stabilito in questa Me- moria il sistema più probabile delle affinità pel calorico de' corpi , di cui si sono osservati i calori specifici , e i poteri refringenti allo stato gazoso , secondo l'indicata relazione, non aggiungerò più che una riflessione sullo svolgimento di calorico che secondo la medesima relazione dee accompa- gnare ogni combinazione. Per conciliar questa conseguenza collo svolgimento apparente di calorico e di luce che accom- pagna la rapida scomposizione d' alcuni composti , il che sup- porrebbe assorbimento di calorico , e non isvolgimento nel- la formazione de' medesimi , io avea creduto nella mia ulti-

ta al n." 5., lo svolgimento ili calori- co che accompagna le combinazioni sa- rebbe una conseguenza della condensa- zione dell'etere, o calorico nel gaz com- posto relativamente alla densità che aveva ne' gaz componenti , e propor- zionale a questa condensazione, e quin- di air aumento di poter reiringente , ma la sua espulsione non sarebbe la causa di questo aumento , il quale al contrario sarebbe maggiore senza questa espulsione ; onde 1' idea d' un poter re- fringente negativo del calorico non ha più luogo in questo sistema , secondo il quale il poter refringente di tutti i corpi dipende anzi dalla densità che ha il calorico frapposto alle loro moleco- le. Quindi lo svolgimento di calorico nella condensazione del vapor acqueo in liquido^ può bensì essere anch' esso una conseguenza dell'aumento di den- sità del calorico in questo corpo per 1' avvicinamento delle molecole, il qua- le è indicato dall'aumento di poter re- fringente , ma quest' aumento di poter r«fringente non è più la misura imme-

diata dello svolgimento, e nulla ci di- ce che questo svolgimento debba ave- re lo stesso rapporto a questa conden- sazione prodotta dal ristringiraento del- le sfere delle molecole, che ha ne' cor- pi gazosi , e sotto una pressione costan- te alla condensazione prodotta dal di- verso spazio occupato dalla molecola nel centro di queste sfere , ritenendo queste altronde il loro diametro. Quel difetto adunque di proporzionalità tra gli svolgimenti di calorico , e gli au- menti di poter refringente nella for- mazione del vapor acqueo, e nella con- densazione di questo vapore in acquea che le osservazioni pajono indicare , e che formava una difficoltà alla spiega- zione teorica della nostra relazione nel sistema dell' emissione , non avrebbe più nulla d' improbabile nella spiega- zione fondata sul sistema delle ondu- lazioni ; e questa è una ragione di più per non dare molta importanza a que- st' osservazione nella determinazione delle affinità pel calorico, e de' poteri refringenti.

i36 Nuove Considerazioni ec.

ma Memoria , poter attribuire quello svolgimento di calori- co e luce all' urto violento della mescolanza prodotta dalla scomposizione contro all' aria ambiente. Ora osserverò, che potrebbe anche supporsi in questi casi un vero svolgimento di calorico senza violare quel principio , purché esso si at- tribuisse non alla scomposizione medesima considerata ne' corpi allo stato gazoso , ma alla condensazione che potesse aver luogo ne' nuovi prodotti dell' esplosione , che passasse- ro allo stato liquido o solido dallo stato gazoso, o che se già il composto era in uno di que' due primi stati , su- bissero un ulteriore avvicinamento delle loro molecole . Co- sì per darne un'esempio tratto da una interessantissima re- cente scoperta, quando il perossido d'idrogeno, ossia ac- qua ossigenata del Sig. Thénard si scompone con violenta esplosione nelle circostanze da esso indicate , in acqua e os- sigeno , si può supporre che questa scomposizione, conside- rando il perossido , e i nuovi prodotti che ne risultano al- lo stato gazoso , sarebbe accompagnata da assorbimento di calorico in piccola quantità ; un' altra quantità di calorico può richiedersi pel passaggio dell' ossigeno alio stato gazoso, ma è possibile che l'acqua passando dallo stato di perossido a quello di acqua semplice in istato liquido, subisca una condensazione, in cui si svolga una quantità di calorico mag- giore di quella assorbita , cosicché compensata questa , ne rimanga ancora una parte in eccesso , corrispondente allo svolgimento osservato. Questa spiegazione pare tanto piii am- missibile , in quanto queste rapide scomposizioni non hanno generalmente luogo, che pe' composti di cui gli elementi hanno poca affinità tra loro, e che perciò secondo i nostri principii , come ho osservato nella citata Memoria, debbono svolgere poco calorico nella lor combinazione, epperciò as- sorbirne poco nella loro separazione, onde può facilmente il calorico svolto per le indicate circostanze superare le quan- tità assorte per la scomposizione. Questa spiegazione però non potrebbe applicarsi ai casi in cui le sostanze prodotte

Del Sic. Cav. Amedeo Avogadro 33^

dalla scomposizione fossero gazose , e in generale guest' og- getto abbisogna ancora di più diligenti ricerche per essere intieramente schiarito-

Tomo XIX.

i38

MEMORIA

SOPRA UN AGNELLO MOSTRUOSO CON ALCUNE OSSERVAZIONI SOPRA LA MIDOLLA SPINALE

DEL SIG. PROF. FLORIANO CALDANI

Ricevuta addi 21. Gennajo 1822.

IN e1 giorno i5. dello scorso mese di aprile dell' anno 1821. mi fu recato un agnello eh' era stato tratto appe- na dall' utero di una pecora e eh' era morto . Mi fu nar- rato che non avendo potuto la pecora partorirlo , fu duopo aprirle il ventre, e che fu trovato nelT utero già mancante di vita. Giunto era però 1' agnello all' ordinaria maturità , siccome vedesi anche presentemente per averne io conserva- ta la pelle nella forma naturale che presentava l'animale. Il regolare sviluppo mancava nel capo, ch'era privo del muso , e quindi vestigio alcun non avea degli occhi , del naso , della bocca e delle ossa , cui queste parti stesse sono attaccate. In luogo del muso vedevansi due auricole insie- me unite alla base ( fig. i ) senza verun forame, cosicché distaccando l'una dall'altra sembravano alla base stessa in- sieme incollate ( fig. 2 ). Nel separare la pelle dalle ossa sot- toposte si vide che quelle orecchie non erano legate alle ossa medesime per alcun condotto o cartilaginoso o mem- branoso, siccome nessun meato uditorio appariva sulle ossa. Un' abbondante e floscia cellulosa circondava 1' estremi- tà superiore del collo , poiché indicar non saprei con altro nome quel!' informe tubercolo ossoso che tenea il luogo del cranio. Spogliato quel collo della cellulosa che lo avvolgea, e de' muscoli superficiali, misi allo scoperto l'anteriore e la posterior faccia del collo stesso, ed ecco in breve tutto ciò che mi venne fatto di osservare.

Del Sic. Prof. Floriano Caldani 1)^9

Sopra il colio posteriormente ( fig. 3 ) vedevasi V iiicli- cato tubercolo ossoso diviso quasi trasversalmente da una fossa coperta di robusta membrana , senza che orma alcuna vi fosse delle ossa della calvaria.

Nella (fig. 4) ho rappresentato la disposizione naturale delle parti tutte eh' erano nella faccia anteriore. Due mez- ze mascelle (a a) si osservarono le prime: ognuno di que- gli ossi era attaccato superiormente (b b ) per mezzo di una membrana lendinosa, ed inferiormente (ce) con eguale membrana congiungevasi alla base della pìccola lingua (d) oh' era tra il cranio e 1' indicata mostruosa mascella. Vidi l'osso ioide (e), la cartilagine tiroidea (/), la trachea (g), l'esofago (h) , ed i nervi vaghi che correano per il collo. Introdussi per la parte inferiore della trachea uno specillo , diriggendolo allo insù , ma quando giunsi con esso alla re- gione dell'osso icjide, non mi riuscì di spingerlo più oltre. Lo stesso mi avvenne nell' esplorare se almeno 1' esofago fosse aperto superiormente. Nel dubbio che l'angustia o la coll'Cazione laterale di un qualche forame non potesse sco- prirsi col ferro , cac<'iai prima nella trachea e poi nell' eso- fago un liquore colorato, che non penetrò oltre il sito in- dicato dal ferro, e perciò-ho dovuto conchiudere che dalla viziosa attaccatura siasi chiusa la via di comunicazione che dee essere tra que' due canali e lo spazio eh' è dietro la lingua.

Spezzato r osso posteriormente , o per dir meglio spac- cata quella massa che tenea il luogo del cranio, trovai in essa la midolla allungata col continuo cordone spinale che discendea pel canale formato dalla serie delle vertebre ( fig. 5 ). Dalla faccia anteriore o inferiore della midolla al- lungata aveano principio parecchi filamenti nervosi , ed ho potuto facilmente seguire il nervo vago, che attraversando per un foro la grossa parete ossosa era continuo a quella midolla.

Non avea questo agnello alcun' altra sostanza in quella

i^o Sopra un agnello mostruoso ec.

ristrettissima cavità, clie potesse dirsi cerebrale, e la mi- dolla allungata avea superiormente una superficie perfetta- mente rotondeggiante, ed era abbracciata tutto all' intorno dalla meninge.

Ecco un beli' esempio di un animale che senza il cer- vello giunse al naturale suo ingrandimento , giacché tutte le altre parti di quel corpo erano della ordinaria forma e volume.

Molti coltivatori dell' anatomia descrissero simili mostri, e tra gli ultimi mi giova di ricordare l'illustre mio Zio Leo- poldo Caldani , il quale scrisse una dissertazione intorno ad un fanciullo privo egualmente del cervello e del cordone spinale (i) . E siccome in quella dissertazione leggesi 1' opi- nione che sopra siffatte mostruosità avea il celebre filosofo Ginevrino Bonet , e che questi comunicò per lettera all' a- mico suo , cioè che desse ascriver si debbano a qualche ca- gione accidentale ; così mi sembra evidente, che una simile cagione abbia impedito nell'agnello di cui parlo, che in es- so il cervello si sviluppasse , e gli occhi con esso , e le o- recchie, ed il cranio tutto ; poiché la spessezza delle ossa che formavano quella massa informe , e la congiugnitura del- la mascella e della lingua con le parti vicine mi fece chia- ramente conoscere che tutto indicasse 1' accennato impedi- mento.

L' agnello, per quanto mi fu detto , era già morto nel- r utero , ma la mole del corpo , la sana condizione di tutte le membra, e la totale mancanza di ogni fetore m'induco- no a credere che la vita abbia cessato in esso nelle replica- te pressioni che fece la pecora per iscacciarlo dall' utero . Se visse adunque e nutrì questo animale privo del cervel- lo , dirà forse alcuno che ciò favorisce 1' opinione del eh.

(i) Memorie lette neW Accademia di | Leopoldo M- A. Caldani ,^io/^. fn^.iò. scienze , lettere ed arti di Padova da \

Del Sic. Prof. Floriano Caldani i4i

Gallois , il quale sostenne che il principio di vita avesse sua sede nella midolla spinale (i). Non posso però ignorare che il bambino anatomizzato dal dotto mio Zio nacque vivo ad onta che mancasse affatto del cervello e del cordone spina- le : ov' era adunque la sede del principio vitale che animò quel corpicciuolo ?

Simili questioni sono già state più volte e forse anche troppo agitate , e perciò io giudico meglio di approfittare di questa occasione per sottoporre al giudizio degli uomini li più esperti in questi studj il risultamento delle ricerche da me fatte sulla midolla spinale, e singolaimente sulla distri- buzione della sostanza cinerizia, che nella parte più inter- na della midolla stessa si osserva . A quelle ricerche io mi applicai fino dall' anno scorso per ciò che vidi quanto diffe- rentemente la pensino tutti quelli che hanno trattato di que- sto argomento. Ne citerò pochi e tra questi li più accredi- tati e li più recenti. Lieutaud disse che la sostanza grigia nel taglio trasversale del cordone spinale è disposta alla fog- gia di due mezze lune che si combaciano colla loro parte convessa (a) , Winslow la rassomigliò ad un ferro di caval- lo (3), r Huber all'osso ioide (4), T Haller la trovò quadrì- cruri in universum figura (5), il Soemmerring scrisse che rap- presenta crucis formam (6) ; il Gali osservò che quella so-

(i) Prima Aristotele , poi Prassagora e Plistonico furono di parere che il cer- Tello si debba considerare un' appen- dice della midolla spinale ( superahun- dantiam quamdam seu spìnalis medul- lae propaginem existimant esse cere- trum. Galen. de usu part. corp. human, lih. Vili , §. la ). Forse a questa vec- chia opinione volle riferire il nostro Dante allorché fece dire a Beltrame dal Bormio eh' ei portava il proprio cervello diviso dal suo principio ( cioè dalla midolla spinale ) eh' è nel tron-

co del corpo o nel tronco delle verte- bre (Inferno canto 28 ):

Partito porto il mio cerebro , lasso !

Dal suo princìpiOj eh* è in questo troncone.

(a) Anat- p. 4''^'

(3) Expos. anat. Traile de la tete

5. 123.

(4) Progr. de medulla spinali §. 14.

(5) -De Corp. hum. fahr. et funct, tom. VIII^ pag. i38.

(6) De corp. humani fahr. tojn.lV, pag. 79.

r^2 Sopra um acnetlo mostruoso ec.

stanza compone due archi i quali colla parte loro convessa riguardano uno strato della medesima sostanza grigia ch'egli chiama mediano (i); il Racchetti cercò con mezzi particola- ri di porre più in chiaro la cosa, e dalle sperienze ed osser- vazioni che fece gli risultò un' ,, isola cinericcia posta ad ,, un terzo circa della profondità della sezione cominciando 5, dalla parte anteriore. Da questa maggior isola si prolungano 5, d'ambo i lati due linee scurette e ricurve, a guisa di 5, mezze lune rovescie, cioè dalla parte loro convessa appog- j, giate al grosso della porzion grigia , e coi loro prolunga- menti diretti verso alla circonferenza del cordon midol- lare (a).

Queste differenti descrizioni mi fecero determinare a ve- dere la cosa un più da vicino. Esaminai perciò in varj cadaveri la disposizione di quella sostanza grigia , troncando attraverso con affilato coltello il cordone midollare in più luoghi di sua lunghezza , e non trovai in tutti , ed in ogni punto ciò che dagli scrittori sopralodati viene asserito ; co- sicché ho giudicato che 1' Hiiber V abbia indovinata meglio che gli altri, quando scrisse hancce cinereae portìonìs figu~ Tarn in dìversìs subjectis clìversam esse (3). credo che al- cuno possa di ciò fare le meraviglie, allorché rivolga l'oc- chio e la mano pazientemente a queste indagini. E vaglia il vero, non é mollo tempo che volendo io rivedere la cosa su due cadaveri nel tempo medesimo, mi accadde d'incontrare nuovamente quella varietà che fu dall' Huber accennata, e da me stesso verificata altre fiate. Imperciocché nel cada- vere A {fig-6) ben diversa fu la distribuzione della sostanza cinerizia , nelle molte sezioni che ho fatto al cordone da quella che apparve nelle sezioni del cadavere B. Ed ecco i luoghi a' quali corrispondono quelle porzioni della midolla spinale:

(«) Anatom. et physiol. du syst. nerv. pag. 6i.

(aj Della struttura ec. della midol-

la spinale, png. ybq. ( >) Luogo citato.

Pel Sic. Prof. Floriano Caldani i43

I. Alla settima vertebra del dorso, a. Alla sesta , 3. Alla quinta, 4- Alla quarta,

5. Alla terza ,

6. Alla seconda,

7. Alla prima ,

8. Alla settima vertebra del collo ,

9. Alla sesta ,

10. Alla quarta ,

11 . Alla seconda.

Dal quale confronto esattissimo mi riòultò che nel ca- davere B la sostanza grigia non avea dovunque la medesi- ma distribuzione lungo il cordone ; e che perciò se un ama- tore degli anatomici studj troncato avesse in quel cadavere la midolla spinale alla regione della seconda o quarta ver- tebra del collo ( IO, li ) ovvero alla seconda o prima del dorso (6, 7) avi'ebbe trovato le due striscio, che sono ge- neralmente indicate, disposte a foggia di due mezze lune che si riguardano colla parte loro convessa; ma moltiplican- do que' tagli , veduto avrebbe quanto in altri luoghi è varia la distribuzione di quella sostanza. In altro cadavere le stri- scio cinerizio alla settima vertebra del dorso erano precisa- mente quali veggonsi disegnate dal cadavere A (1) , ed alla re- gione della vertebra terza vidi il piccolo gruppo bianco con- tornato da una linea grigia che mi si presentò nel cadavere B alla regione della vertebra sesta del dorso (a).

Dalla serie di quelle sezioni trasversali della midolla spinale apparisce eziandio che nel maggior tratto di quel cordone alcun vestigio non iscorgesi della figura posteriore , mentre l'anteriore è costante, e che solamente in due luo- ghi del cadavere A (4^ n) ed in altrettanti del cadavere B (a, 5) ve n'era un indizio. Un cadavere che io esaminai in appresso mi offri quegl' indizi alla regione della sesta, quin- ta e quarta vertebra del dorso , ed alla settima e quinta del

i44 Sopra un agnello mostruoso ec.

collo. Sopra di questo argomento però mi propongo di scri- vere un' altra breve Memoria dopo che avrò fatto tutte quel- le ricerche delle quali ho determinato di occuparmi dopo che ho letto le opere varie che sulla midolla spinale videro di recente la luce

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i45

CONSIDERAZIONI

MEDICO-PRATICHE

SUL L' uso DEL L' ACONITO NAPELLO,

Pb esentate DAL

SIGNOR PROF. VALERIANO LUIGI BRERA

Ricevute addì 2.5. Febbrajo iSaa.

J-i Aconito si usa per lo più sotto la forma di estratto^ che viene preparato a fresco dalle foglie dell'Aconito Napello. Questa sostanza vegetabile , che cresce spontaneamente sui monti , si coltiva altresì negli orti . Si è per altro osservato che r aconito quivi raccolto riesce d' azione di gran lunga inferiore a quello , che resta raccolto sulla sommità de' mon- ti . Per uso medico si impiega l'estratto preparato dalle sue foglie fresche; le quali sebbene non esalino che un debole odor*» virosOj sono nulla di meno d'un sapore cotanto acre da irritare ed anno intìammare la lingua. Non vi è estratto, che richieda tanta cautela per usarlo all' atto clinico , quan- to quello di aconito . Quest' estratto appena preparato pos- siede una proprietà piìi virulenta che medicamentosa; ed all' incontro, quando conta un anno di preparazione, riesce affat- to inefficace. Come del pari inefficace ne è l'estratto, che si prepara a gran fuoco. Queste considerazioni ci rendono ragione della disparità delle opinioni dominanti ora fra i Clinici sul conto delle dosi , alle quali dev' essere sommini- strato . Alcuni insegnano di amministrarlo, almeno da prin- Tomo XIX. T

1^6 Considerazioni ec.

cipio, a picciole dosi ; altri vogliono , che sia prescritto ad alte dosi : l'ho veduto amministrato perfino a mezz'oncia, a sei dramme al giorno . Frammezzo a opposte opinio- ni ^ noi ci appelleremo ad una illuminata esperienza: dessa ci insegna, che 1' estratto di aconito napello vuol essere im- piegato un mese all' incirca dopo della sua preparazione , e che ben conservato in vasi chiusi e collocati in luoghi asciut- ti e freddi, si mantiene per lo spazio di otto in dieci mesi in possesso delle sue medicamentose facoltà. Quest' estratto così condizionato vuol essere prescritto alla dose di un gra- no a due dapprincipio, e gradatamente portato fino ad uno scrupolo, due, tre, quattro volte al giorno. Del pari non so- no i Chnici d'accordo sulle medicamentose proprietà di que- sto preparato. Gli Autori di Materia Medica lo hanno per la massima parte classificato fra i diaforetici, avendo rimarca- to, che agisce accrescendo l' insensibile traspirazione fino al grado del sudore, e la separazione delle orine ancora. Ma sotto quali condizioni dinamiche dell' organismo ne conven- ga l'amministrazione, per ottenerne benefici effetti, questo è quanto rimane tutt^ora soggetto di questione. Stoerk Col- lin e Regnold, che si sono particolarmente occupati nell' os- servarne gli efi'etti, lo decantano efficacissimo pel trattamen- to delle inveterate e ribelli affezioni reumatiche ed artriti- che; circostanza nella quale venne il piì» delle volte impie- gato con deciso vantaggio eziandio da Rosenstein, da Tnde, da Fritze e da altri esimj Pratici. Negli induramenti scirro-^ si delle glandole, e nelle stesse sifilitiche affezioni si è pre- teso da Stoerk e da Greeding, che agir potesse in conformi- tà delle preparazioni mercuriali; in quanto che dietro la sua amministrazione simili affezioni se non rimasero del tutto superate , si ebbero a rimarcare di molto mitigate. La pro- pria nostra esperienza ha dimostrato , che al certo nelle af- fezioni sifilitiche, massime recenti, non rimane la sua pre- scrizione da successo destituita. Se dobbiamo prestar fede à Stoerk ed a Collin , le stesse febbri intermittenti ribelli alla

Del Sic. Vaieiiiano Luigi Brera 147

corteccia peruviana cedettero all' amministrazione dell' aco- nito . Da tutti questi fatti però emerge , che eccitante , antieccitante dire si può la dinamica sua proprietà : in altre condizioni occorrerà quindi ricercarla! Qualora noi ri- fletteremo, che somministrato l'aconito agli animali, quali sono i lupi, i cani, i gatti ed i sorci, in essi suscita una morte violenta preceduta da vomito, da singhiozzo , da dit- ficoltà di inghiottire, e da convulsioni, i suoi effetti dinami- ci si potranno di già congetturare in una virulenta azione irritativa. Wepfer (i) parla di un lupo ucciso con questa sostanza, nel quale si trovò al sommo infiammata l'interna superficie del ventricolo. Il decotto fatto colle radici del- l'aconito napello uccide i cimici, che annidano ne' letti, e giusta la testimonianza di Scopoli (2) 1' aconito polverizzato e frammisto al butirro riesce micidiale ai sorci al pari del- l' arsenico. In simil guisa perirono pure due assassini con- dannati alla morte in Roma 1' anno 15^4 sotto il regno di Clemente VII. Aggiugnendo poi a queste osservazioni i ri- sultamenti dell'analisi chimica praticata da Reinhold, il qua- le giunse ad ottenere da tale stirpe del vero e pretto fosfa. to di calce j sostanza cotanto distinta nella materia d'onde risulta l'umano organismo, non sarà difficile di accorgerci, che irritativo - chimica esser deve la verace azione dell'aco- nito napello somministrato per medicamento. Per testimo- nianaa di Stoerk (3) , le affezioni coli' aconito trattate non cedono se non alloraquando , per servirci delle proprie sue espressioni , una crisi manifesta alla cute mediante la com^ parsa di pustole rubiconde ripiene di un timore acre, accom- pagnate da prurito molestissimo , e ben sovente susseguite dalla desquamazione dell'epidermide. Combinandosi adunque una tale osservazione alla celerità somma, con cui T ammi-

(i) Historia Cicutae &c. p. i8o. , (3) De Strammonio &c. p. 80, loS.

(2) FloraGarniolica&c. Art.Aconitum.

148 Considerazioni ec.

nistrazione dell' aconito napello è susseguita dagli accennati effetti , potremo in qualche guisa essere condotti a conclu- dere, che nelle pertinenze del tessuto dermoideo si devono spiegare principalmente le irritative sue proprietà . per an- tagonismo poscia estese altresì ai reni, e che la fisico -chi- mica azione di questa sostanza consiste nell' attaccare diret- tamente r assimilazione organica di questo tessuto. E qua- lora finalmente si avrà riguardo agli effetti, se non a pieno salutari, al certo sensibili, che presta l'aconito nel tratta- mento della sifilide, che è una malattia contagiosa, maggior- mente resterà dilucidata questa fisico-ciiimica sua azione sul- r organica assimilazione, in quanto che la medesima si ac- costa a quella de'conosciuti antidelitescenti (4). Gli spandi- menti acquoso- calcari nelle borse mucose, nelle vaginali de' tendini , nelle stesse articolazioni, che nel corso delle malat- tie reumatico -artritiche irrigidiscono i movimenti muscolari e pongono in istato di anchilosi falsa le grandi e picciole articolazioni , sono altrettanti effetti della degenerazione as- similativa , che sembra doversi riconoscere principalmente nella decomposizione del fosfato calcare, composto cotanto essenziale per la conservazione normale delle parti solide del- l'umano organismo. Quindi è, che gli effetti dinamico -chi- mici dell' aconito napello saranno oltre modo indicati in quel- le malattie di fondo reumatico , nelle quali sarà necessario di indurre una salutare condizione irritativa ne' tessntl. Di tal fatta sono quelle affezioni del tessuto dermoideo , che hanno le forme della psidracia, e dell' erpete negli individui d' abito reumatico - artritico (5) , e che tali vi si mantengono per una energia innormale del processo vegetante nel tessu- to cutaneo, da paragonarsi alla morbosa energia , che acqui-

(4) 6i vedano le nostre Lezioni Me- 1 (5) Ved. i nostri Prolegomeni Clini-

dìco-pratiche sui contagi. &c. I ci ec. PP. XXXYIj XXXVII,

Del Sic. Valeriano Luigi Brera i49

sta l'utero, allorché vi si suscita quella condizione scirrosa, che degenera poscia nel vero cancro. In siffatti casi la pre- scrizione dell' aconito napello riesce di eccellente presidio, essendo provato dall'esperienza, che la cresciuta innorinale attività non si toglie se non dietro gli effetti irritativi di al- cune potenze virose, qnali si riscontrano nel nostro rimedio. di minore utilità è da calcolarsi in simili incontri la sua proprietà fisico - chimica , in quanto che somministra all'as- similazione un indispensabile materiale, quale si è il fosfa- to di calce ; come per questo stesso titolo riesce di eminen- te profitto r amministrazione dell' aconito napello nelle cu- tanee malattie di origine contagiosa , come sono quelle che partono da un avvanzo celtico, o da un particolare contagio. Nella plica polonica , e nella lepra , non che negli erpeti e nella tigna che sotto l'impero di alcune circostanze acqui- stano il carattere delle malattie contagiose, l'aconito napel- lo sembra possedere in grado distinto l'antidelitescente pro- prietà: desso viene infatti col massimo successo in simili ma- lattie amministrato, o solo, o combinato ad altre indicate pre- parazioni consentanee al carattere dinamico dell' infermo. Laddove il guajaco, il mercurio, lo zolfo, l'antimonio sareb- bero contemporaneamente indicati, eccellente riesce l'estrat- to di aconito napello solo, o combinato alla tintura guajaci- na spiritosa in una mistura, oppure ridotto in pillole ed uni- to al mercurio, allo zolfo, ed all'antimonio, e trattandosi di quest' ultimo , si è osservato , che sorprendenti ne sono gli effetti, allorché sia disciolto nel vino antimoniato dell' Hux- ham. Dietro questi principi non riuscirà punto contradditoria la mistura da Arnemann proposta nelle accennate affezio- ni cutanee associate alla condizione dinamica ipostenica , perche risultante d' una dissoluzione di aconito napello in un'acqua cordiale, avvalorata dalla tintura Tebaica. Quin- di è, che in simili casi la famosa essenza d' aconito propo- sta da Keup , e da Kaempf lodata nella sua opera degli

i5o Considerazioni ec,

infarti glandolosi (6) , sarà un rimedio da aversi in massima considerazione.

(6) Questa essenza cotanto utile è composta come siegue: R. herb. aconit, pulver. une. semis.

affìinde in LiiiuoT. anodyn. minerai. Hoffmann.

uncia una ; Digere loco frigido, crelrius concutien-

do vitrum , et filtra. La dose è da 20 a 5o goccie in con- veniente veicolo.

]5i

I TRE REGNI

DELLA NATURA

NELLA

PROVINCIA BERGAMASCA

MEMORIA

DEL SIG. PROFESSORE GIO. MAIRONI DAPONTE

V. PRESIDENTE DELL' ATENEO DI BERGAMO EC. Ric€i>uta addì aa. Maggio iSaa.

CAPO L

§. I, IJa mia dissertazione prima sulla storia naturale della provincia Bergamasca pubblicata l'anno 1782, ebbe per isco- po massimamente la descrizione di lei topografica , e quella sopratutto delle vallate di lei nella montuosa catena , che la occupa per quattro quinti della sua estensione , e ciò per istabilire la relazione di lei colla geografia generale del Globo..

È ben vero che in essa dissertazione sono accennati i più dei metalli, e degli altri minerali^ che vi si trovano , con altre delle principali nostre naturali rarità ; ma tutto di volo, e senza gli opportuni rapporti sistematici.

Il lavoro mio presente , il quale consiste nei cataloghi degli esseri tutti costituenti ciascuno dei tre regni della na- tura in questa Provincia Bergamasca, ha per soggetto una de- scrizione completa sistematica ^ non de' metalli soli e mine-

i5a I TRE Regni della Natura ec.

rali , ma anche de' vegetabili , e degli animali , che vita vi hanno. E se dessa prima mia opera, siccome raccogliesi da una lettera dell' immortale Buffon al chiarissimo astronomo Sis. Antonio Gagnoli mio singolare amico (*)j può utilmente ser- vire allo studio della Geologia , questo secondo mio lavoro potrà riuscire proficuo ad indicare d'avvicino, e a precisare i rapporti e le relazioni della Provincia Bergamasca col re- sto del Pianeta rispettivamente a tutti e tre i regni della natura.

§. a. Questi miei cataloghi non indicano se non se le classi, ed i generi precisamente, e quanto alle specie ^ qui non sono accennate tutte , ma soltanto quelle che a me è riuscito di conoscere e di esaminare \ le quali però possono bastare per dare un' idea anche del genere. Altre specie d'a- nimali, di vegetabili, e di minerali probabilissimamente esi- steranno in questo contado , le quali non sieno state da me osservate. Potranno però le poche mie tracce servire di ec- citamento , ed anche di guida a chi più di me fornito di talenti, di cognizioni e di comodi , vorrà accingersi ad inve- stigare anch' esso, e a porre in luce quegli altri oggetti in- teressanti la storia naturale di questo territorio , che alle mie indagini saranno sfuggite.

In questa nuova mia Memoria mi sono attenuto alle teorie di Linneo, principalmente quanto ai regni della na- tura animale e vegetabile. Il sistema di lui quantunque non scevro di difetti, siccome ognuno sa, si può dire nullame-

(') Io ho ricevuto ( cosi si espri- j, me il Protonaturalista Francese ) ed j, ho con vero piacere letta l'opera, j, che voi avete avuta la bontà di far- ,. mi avere. Questa è una descrizione ben fatta del paese di Bergamo , e j, delle di Ini naturali produzioni. Le ,, osservazioni mi parvero esatte. E le viste , e le conseguenze teoriche che

l'autore presenta, sono affatto con- ,, cordi coi grandi principj della teo— ria della terra. Ed io vi prego, Si- gnore di ringraziare da mia parte j, questo scienziato, e di ricevere voi anche per lui le assicurazioni del ,, mio sentimento di riconoscenza e ,, della rispettosa mia stima. ,,

Il Conte di Buffon» .

Del Sic. Peof. Gio. Maironi Dapokte iB'ò

no il più universalmente conosciuto^ e generalmente seguito nelle opere analoghe alla mia. Quanto poi al terzo regno, cioè al minerale io ho creduto di dover seguire piuttosto la dottrina di Werner il gran sistemator mineralogo della Germania , il quale nella classificazione de'fossili ha avuto in vista contem- poraneamente, e del pari i prìnc'ìp] prossimi costituenti l'essen- za del minerale, ed i caratteri esteriori principali dei medesimo, che concorrono pur essi a farla conoscere , e a stabilirla.

Incomincio dal regno minerale , come quello a cui par- tni doversi in certa maniera la primazia , se si rifletta che esso presta in origine la materia prima all' esistenza indi- viduale degli esseri tutti anche degli altri due, ed al quale questi stessi fanno ritorno , disciolta la organizzazione , che dal primo li differenziava.

I cataloghi di tutti e tre. i regni sono qui inizialmente in latino , come quell' idioma , che è più generalmente ado- perato in cotali materie . E le specie vi sono negli ordini disposte alfabeticamente per maggior comodo. In ognuna delle classi poi si omettono quelli degli ordini , che non hanno generi , i quali sieno alla nostra provincia naturali : non annoverando che que' generi e quelle specie , che ci so- no indigene o in qualche maniera di passàggio , se si tratti d' animali.

Finalmente , siccome la mia opera è organizzata da po- ter servire, come già dissi, anche a guida nella perlustra- zione dei regni della natura in questa nostra parte del Glo- bo terracqueo, cosi io ho creduto non disconvenire che essi cataloghi fossero corredati di quando in quando di qualche succinta generale considerazione, e di alcuna particolare no- zione, segnatamente nella parte Zoologica : e ciò in ispecia- lità a servigio di qualche non ancora provetto nazionale os- servatore il quale volesse seguire le mie traccio. I dotti poi, ed i grandi Naturalisti , alle mani de' quali potesse per av- ventura giungere il tenue mio lavoro , riflettendo essi a que- sto doppio mio intendimento , non s' immagineranno giam-

Tomo XIX, V

'54 I TUE Regni della Natura ec.

mai } io spero , che abbia ciò divisato ad istruzione gene- rale ; ma prescindendo da tutto ciò , che ad essi non serve, non considereranno che quello, che direttamente interessa l'og- getto primiero dell'opera, il (Juale è, replico, di stabilire rispettivamente a tutti tre i regni della natura la relazione delia provincia Bergamasca col resto del Pianeta.

C A P O II.

Regno Minerale.

$. I. Mentre ( replicherò qui ciò , che altra volta io dis- si parlando delle Petrìficazioni particolari del monte Misma) i più ingegnosi e rinomati indagatori della natura disputano sul modo , sui mezzi , sui materiali , e sulle epoche relative alia formazione del Globo, che noi abitiamo, io, che misuro le mie forze, e ne sento la debolezza, lontano dall'accinger- mi pur ora a pronunciare in qualsivoglia guisa se le valli, e i monti , l'acqua e l'atmosfera, vale a dire l'attuale confor- mazione del nostro Pianeta , abbia in principio avuto origi- ne da una soluzione ignea , in cui esso restasse pel calorico, che in lui agiva liberamente, siccome pensano i cosi detti Plutonioti , o, come vogliono altri chiamati Vulcanisti, il tutto sia originato da un fuoco nel centro della terra , il quale , emergendo pei vulcani , ne abbia progressivamente cangiata tutta o quasi tutta la crosta , o finalmente che in principio tutto fosse acqua equabilmente sparsa sopra tutta la superficie del Globo , e che porzione di essa per chimica azione siasi cangiata in aria, e il resto, succeduta \a preci- pitazione, e deposizione delle sostanze, da cui risultarono i terrei sedimenti e le stratificazioni, ed indi, mercè le oc- corse catastrofi , le montagne, siasi poi ritirata a formare i mari , come pretendono i Nettunisti , io riputandomi fortu- nato, se valgo sollevare un picciol angolo del velo, onde Natura si copre, e guardandomi dal volerne disegnare l'in-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte i55

lera figura , continuo a limitanni ad esaminare i luoghi a me più vicini , anche per offerire di quando in quando agli illuminati nostri Geologi qualche osservazione più o meno importante, sempre però veridica, che eglino sapranno attac- care a qualche anello della loro sistematica catena , al qua- le meglio convenga.

A questo intendimento sono dirette anche le stesse po- che osservazioni, di cui ho corredata la parte mineralogica del nuovo mio lavoro , riguardanti la situazione , la giacitu- ra, e le altre interessanti circostanze, in cui trovansi alcu- ni degli stessi nostri fossili; siccome pretesi di fare nel pre- citato mio opusculo sugli impietrimenti del Misnia , e segna- tamente nella anzi accennata Dissertazione prima sulla Sto- ria Naturale della Provincia Bergamasca , non che in altre operette di consimile genere che ho già pubblicate poste- riormente.

§. a. Clas. I. Terrae et lapides simplices Terre e pietre

semplici. Gen. III. Lapìdes silicei Pietre selciose.

Granatus spec. Vili. Granato.

\obilis nobile.

Fulgaris volgare.

Noi abbiamo del Granato di ambedue queste da Bro- chant denominate sottospecie in più di un luogo della no- stra provincia montuosa, come in Valle Camonica , e in Valle Seriana, ma principalmente nella cosi detta Costa di Volpi- no, poco superiormente di Lovere ed in quei contorni. La sottospecie nobile vi è assai più rara.

Petrosilex spec. XVIII Pietroselce. aequahilis concoide.

lithoxìlon ligneo. squamosui. squamoso.

Si trova abbondantemente del Pietroselce in frantumi nelle

j56 I TUE Regni della Natura ec.

nostre valli, ed anche a strati, rinserrato nel calcario, prin- cipalmente nelle montagne all' ingresso delle vallate.

Quarzum spec. XVII. Quarzo.

Si ha frequentemente del Quarzo nella nostra provincia, ora disseminato nel Granito, e nelle arenarie, principalmente di transizione e ora cristallizzato formante i nostri cristalli di rocca. Di questi ne abbiamo in quasi tutte le principali no- stre valli ; ma i tersi e pregiatissimi sono quelli che isolati si trovano sul terren di Selvino. Sulla bellezza di queste biz- zarrie della Natura è da vedersi la mia dissertazione intitola- ta i cristalli di Selvino stampata l'anno 1810. Gli altri, che per la purità, e pel lucido sono meno apprezzati, si rico- noscono mirabili per la grandezza. Questi si hanno principal-, mente dalla Valbrembilla confluente nella Valbrembana.

Schistus siliceus spec. XXIV. Schisto siliceo.

Silex Achates Chrysoprasìus spec. XXIII. e da Haiiy Quartz agatheprase. Agata comune.

La troviamo sotto forma di ciottoli sul Ietto de' nostri fiumi, ma segnatamente su quello de' torrenti Lesina e Tordo , i quali attraversata la piccola pianura detta Isola , mettono foce nel Brembo.

Calcedonius spec. XX. Calcedonia. Corneolus Corniola.

Della prima di queste due selci io ne ho avuto da molti luo- ghi della provincia montuosa ; del secondo poi non mi è mai riuscito di rinvenirne, se non se ne' suddetti due nostri tor- renti e neir Ollio.

Lazulitus spec. XXXI. Lazulite. '

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte i57

Se ne trova in alcune vallette confluenti nel Bezzo di Val- di Scalve.

Pyromacus spec. XIX. Pietrai bcaia .

Ne abbondano le nostre principali vallate , principalmente nella loro più rimota parte. Se ne trova anche nelle colline; e in queste sempre in ciottoli o in rottami ; e vi si devono essi considerare di trasporto. Riferirò a questo proposito quan- to in ispecialità mi è riuscito di osservare sul Misma mon- tagna calcarla sulla destrg di cUi entra a rimontare la Val- le Seriana. Sotto il piz o vetta, e nelle adiacenze, ove il nucleo del monte non è rivestito di crosta vegetabile, trovan- si non infrequenti certe pallotole fossili, confusamente rac- chiuse in alcuni tratti della roccia calcaria. Veramente non è rara cosa il vedere anche altrove strati calcari frammezza- ti da strati selciosi ; e ciò ci si presenta all' occhio quasi dappertutto, ove accade di visitare montagne di questo ge- nere nella nostra provincia. Alcune poi di siffatte selciose stratificazioni , le quali alternano colle calcari, e ne seguono r andamento banchi meno massicci della roccia , si veg- gono specialmente nelle pendici laterali di un vallone , che solca la ridetta montagna dall' alto alla bassa situazione del picciolo villaggio Abbazìa di ValV alta. Anche le Alpi propria- mente dette, e gli Appennini ne offrono in più luoghi chiari esempj. Ivi pur veggonsi talora stratificati in mezzo ad una sostanza terrea, de' ciottoli silicei, e ben anche ( il che pe- rò è raro) di que' ciottoli, che sono un ammasso evidente di conchiglie marine selcificate. Ma tali non sono quelli, che nel Misma noi abbiamo. Queste nostre pallottole sono di una selce pura oscura o nericcia. E mentre molte sono perfetta- mente sferiche, o quasi sferiche , altre hanno una rotondità variata ed irregolare. Alcune posseggono un nocciolo conti- nuato , tutto di un pezzo ; altre lo mostrano screpoloso e fes- so. Alcune presentano de' buchi ne' fianchi, ed altre hanno un vuoto nel centro a foggia delle etiti, ingombro di terra

i58 I TRE Regni della Natura ec.

arida calcare, il quale sembra essere stato il nocciolo, su cui la palla selciosa siasi lavorata. Alcuue sono nude e levigate nel contorno , altre coperte di una patina o crosta tufacea , alcune hanno un pollice di diametro , ed altre sino a cinque e sembrano palle da cannone. Moltissime si veggono incorpo- rate nella pietra calcaria , alla maniera che nella molle cera resterebbero conficcate le palle d'artiglieria con forza cacciate- vi. E finalmente talune di queste pallottole selciose s'incontra- no di maggior volume , le quali , come se fossero state dal- la sovrapposta roccia scliiacciate e sformate , rappresentano tutt' altra figura. Il fenomeno all'occhio segnatamente lun- go il viottolo , che, attraversando la pendice meridionale del monte sotto l'accennata vetta, conduce al Santuario deno- minato S. Maria di Misma. E cosa sono mai questi ciottoli o pallottole selciose? Entrarono esse già cosi configurate e du- re nella calcare roccia ancora molle ? Ovvero la terra calca- re venne depositata sopra corpi facili ad essere distrutti, qua- li sono le sostanze animali e vegetabili? E dopo che quella *i è assodata in pietra , come si sono queste consunte , la- sciando cosi la forma , in cui 1' acqua per infiltrazione pare abbia poi deposta la selce? Ma giacche molti di questi ciot- toli o palle selciose hanno nel mezzo una specie di nocciolo bianco e calcare, come se ne spiegherà la formazione? Que- ste selci rotonde furono talora credute frutta di varie specie selcificate; ed alla figura si potrebbero considerare per tali ; ma con qual mezzo può essersi i-iempito di terra calcare il luogo del nocciolo, o della capsula, essendo selcioso il re- sto del corpo , cioè riempiuto di selce il vuoto , che prima occupavasi dalla drupa? Di questo fenomeno si tratta diffusa- mente nelle mie precitate Osservazioni sopra alcune petrifi- cazioni nel monte Misma i8ia. pag. 33.

Sorlus niger spec. XIV. Sorlo nero.

Tormalinus Sorlo Elettrico o Tormalina.

Di questo Sorlo in piccioli frammenti è piena una pietra gra-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte iSq

nitosa, la quale in grossi massi trovasi segnatamente nella grande vallata in cui scorre T Adda facenteci confine colla Provincia Comasca e Milanese. In questi stessi massi è a me riuscito di trovare de' pezzi di Tormalina cristallizzata di con- siderabile grandezza.

Zeolithus spec. XXVIII. Zeolite.

Se ne trova lungo le nostre maggiori vallate , nella estrema loro parte sul confine della Valtellina, e del Tirolo Italiano.

5.3.Gen. IV. Lapìdes argillosi Pietre argillose.

Argilla Chlorites spec. XXIII. Clorite o Cloritetalco. Camellaris Camellare.

Se ne ha principalmente della III. sottospecie ne' gran- di massi di granito che si trovano isolati lungo le nostre mag- giori vallate, e principalmente nelle adjacenze di Villadadda.

comunis sotto-specie III.

indurata compatta.

porcellana porcellana.

Dell'Argilla porcellana , la quale hassi per la più pregievole, perchè atta alla formazione di stoviglie, e di utensili di uso più ricercato , noi ne abbiamo nell' adiacenza di Leffe chia- mata Chiarida , e che sperimentata altra volta dal Chiar. Mi- neralogo Veneto Sig. Gio. Arduino, diede degli ottimi risul- tati. Esige però un attento processo nella sua purificazione, giacché contiene della terra marziale. Sulle Argille della no- stra provincia anche delle altre specie può vedersi la mia Memoria stampata l'anno 1 791 . col titolo Ricerche sopra al- cune Argille della provincia Bergamasca ec.

Argilla Lithomarga spec. XXXI. Litomarga

friabilis friabile.

indurata compatta.

i6o I TRE Regni della Natura ec.

Ne troviamo frequentemente negli interstizj delle rocce , e degli strati pietrosi di genere calcano

————— Schistus bìtiiminosus spec. XVI. Schisto bi- tuminoso.

Dei tratti di questo Schisto bituminoso si hanno non infre- quentemente nelle nostre montagne , e nelle colline ancora; ma il più osservabile, che io conosca è quello, che ci si pre- senta air occhio lungo la strada maestrale di Valcavallina in fianco del picciol lago Galano.

Basaltes crystàllìzzatus spec. XV.Basalte cristallizzato.

Questa pietra probabilmente è quella, che i moderni chiama- no Anfubulo. E se ne trova fra i componenti di alcune no- stre rocce di genere granitoso.

Corneus spathosus spec. XXIV. Orniblenda.

Ve n' ha di minutamente disseminata nelle pietre di genere granitoso c.ome sopra.

Jaspis spec. IV. Diaspro comune. variegatus scerziato.

Ne abbiamo di una sorte e dell' altra in ciottoli sulle ghiàie deirOllio e negli accennati due Torrenti Lesina e Tordo prin- cipalmente

Mica spec. X. Mica.

—— argentea di color d' argento.

Noi troviamo la Mica disseminata in varie pietre, e rocce di genere granitoso^ e in alcuni ciottoli , e piìi di tutto, nel-

De». Sic. Prof. Gio. Maiuoz\u Daponte i6i

le arene e nella lita sul letto de' principali nostri fiumi.

Schistus Alumìnaris spec. XV. Scliisto alurninoso.

Se ne trova principalmente in una valletta al Sud-Est di Gandiiio.

Schistus Cotìcola spec. XVIII. Pietra cote.

Abbiamo abbondantemente di questa pietra cote nel seno del- le montagne all' ingresso delle nostre maggiori vallate e nel- le colline ad esse aderenti , ma la più pregiata è quella che bassi dal Misma, e dalle adjacenze^ la quale forma un ramo di commercio anche per fuori-stato.

Spathum scìntìllans spe. X. Feldispato comune. densuin Feldispato compatto.

E uno e forse il maggiore dei componenti le pietre di gene- granitoso, che abbiamo in provincia. In alcune ci si sco- pre disseminato in piccioli pezzi , ed in altre anche in figu- ra di cristallo in lunghi parallelepipedi.

§. 4- Gen. V. Lapìdes Blagnesiaci pietre magnesiache. Actìonotus spec. X. Stralite.

vulgaris comune.

vitriformis vetriforrne.

Se ne trovano de' pezzi nelle nostre più rimote montagne in confinanza colla Valletellina, e col Tirolo.

Magnesia spec. V. Magnesia.

Noi abbiamo della Magnesia combinata coli' acido -solforico nel così detto Solfato di Magnesia, scoperto, non ha guari , Tomo XLX. X

j6a I TRE Regni della Natura ec.

in Valcamonica dal valente nostro Naturalista Canonico Cattaneo.

Steatìtes spec. V. Steatite.

Lamellaris Lamellare.

schistosa fissile.

Se ne trova nelle nostre montagne in confìnanza colla Val- tellina.

Steatìtes Serpcntinus VI. spe. Serpentina.

Noi troviamo del Serpentino fra le rocce costituenti le no- stre più alte montagne settentrionali.

Talcum spec. I. Talco.

abbiamo in picciole tessale nelle pietre di genere gra- nitoso

^— jlsbestum Asbesto.

L'Asbesto, che abbiamo nelle ultime nostre montagne in confiuanza colla Valtellina, è sempre di corte fila.

-— ^ Lìgniim montanum.

Si trova nelle ridette situazioni anche di questo così detto legno montano.

Talcum medicinale spec. I.-Bolo.

Ne abbiamo in varj luoghi della provincia, ma in Vallcsam- martino principalmente.

§. 5. Gen. VI. Calx sive Lapìdes calcarei T'ietre calcari. Calx Agaricus spe. I. calce carbonatica Agaricominerale.

Trovasi nelle fessure delle nostre montagne calcari.

Del Sic. ProF. Gio. Maikoni Daponte i63

Creta comunis spec, II. Creta. Calcareus aequabìlis spec. III. Pietra calcarla.

Questa è la chaux carbonatèe creyeuse d' H. Noi la conside- riamo in due sottospecie, cioè in calcarla comune, e in cal- carla di molecole più fine marmor . Della prima sono forma- te tutte le nostre montagne dall' ingresso costantemente sino quasi all'estrema parte delle nostre vallate principali. Essa vi è non di rado, principalmente sulle alte vette, disposta a grandi massi frastagliati da screpolature per ogni verso; ma più di tutto a strati, di varia grandezza, di varia forma, e di varia continuazione , sempre inclinati anzi molte volte or- ribilmente rovesciati o pendenti, e infranti : insomma atti a rappresentar vivamente all' occhio le catastrofi terribili, a cui ebbero a soggiacere queste grandi moli, e nella primitiva lo- ro formazione , e dappoiché una qualche solida consisten- za avevano ottenuta. La citata mia Dissertazione prima suU la storia naturale della Provincia ec. offre una compita e circostanziata descrizione dello stato attuale delle nostre mon- tagne calcari segnatamente. Taluna di esse formicola di con- chigliacee petrificazioni anche di genere assolutamente ma- rino; ed altre principalmente all' apertura di qualcuna del- le vallate, racchiudono copia di schlsto , di arenaria quarzo- sa, e della cote, la quale nel carbonato calcario vedesi rin- serrata.

Del carbonato di calce poi noi ne abbiamo anche di sciolto nelle fonti minerali di Trescore, di S. Omobuono, e di S. Pellegrino, non che nelle nostre miniere, segnatamen- te di ferro spatìco. U analisi da me fatta delle Acque Mi- nerali della Provincia, Inserita nel Tomo XL degli Atti della Società Italiana delle Scienze, e la chimica mia analisi del Ferro spatico di Ortasolo, e di Manina riportata dal Tomo XVII. di essa Società mettono fuori di dubbio la verità di questo punto di fatto.

La calcarla di molecole più fine, capace di ricevere una

i64 I TUE Regni della Natura ec.

nobile politura fllar/nor giace fra i banchi e gli strati della calcaria rude. Le sue varietà vengono distinte piìi dalla dif- ferenza o combinazione delle tinte, che dalla maggiore o mi- nor finezza delle molecole. Ne abbiamo di bianco lattigino- so, che si adopera anche in opere d'architettura triviali: di bianco candido detto Maiolica, che s'impiega in lavori più ricercati : di nero assoluto e di nero frastagliato di bianche strisele: di rosso- virrato con macchie dello stesso colore più rilevate: di rosso variegato roseo e cremisino: di ceruleo oscuro : di giallo-lane: di variegato a strisele di varj colori : di paesetto : di testaceo volgarmente occhiadino: di testaceo lumachella: di quello detto Breccia marmorea di tinta varia- ta ; e finalmente di statuario detto Bardiglio, somigliante a quello di Carrara: non tacendo che il marmo in Francia co- nosciuto col nome di Volpìnite , cavasi nella nostra costa di Volpino, che gli ha data la denoniinazione -, quest' ultimo non è sempre una calce carbonata , ma ( una calce sol- fata); in alcuni tratti trovasi essa solida usandosene anche per trarne il gesso del quale nelle vicinanze vi sono varie copiosissime cave.

Calcareus Oolithus II. sotto spe. della spec. III. Oolite.

Nelle montagne della valle Brembana detta superiore abbia- mo di questa calcaria di una grana finissima marmorea, che racchiude de' massi di globetti sferici quasi tutti di eguale volume , ad imitazione perfetta delle uova di pesce. Di que- ste sferiche pallottole, alquanto però maggiori se ne trovano in que' contorni anche di sciolte e libere. Queste si veggo- no fatte a minuta sottile mainiorea stratificazione , una sopra l'altra, sino al loro centro, ove trovasi pure di marmo bian- co una pallottolina, la quale compare aver servito di perno al lavoro di tutto il corpo sferico.

Calcareus Schisto-spathosus V. spec. Schistispato.

k

Del Sic. Prof. Gio. Mairgni Daponte i65

Iiidistintameiite in varie località delle nostre montagne e col- line calcarie noi troviamo dello Schistispato rinserrato nelle stratificazioni della calcaria comune.

Calcareiis fluor mineralìs spe. XV. Fluor minerale.

densus compatto.

spathosus spatico.

Si trova non iscarsamente del Fluor minerale nelle nostre valli metallifere , come la Val di Scalve, Valcamonica , Valle Seriana , e Valbreniibana. La sottospecie spathosus si usa nel- la prima di dette valli a mestruo nella fusione delle minie- re di ferro povere di Brunispato. >

Calcareus : Gypsum spe . XVI . gesso o calce zolfatica .

terre/orme terroso.

- densiim compatto.

In molti luoghi della provincia montuosa noi abbiamo del gesso dell' una e dtsll' altra sotto specie , ma singolarmente presso la borgata di Lovere, e nella vicina costa di Volpino, d'onde si ha il piìi perfetto. Quello, che trovasi nell'ulti- ma di queste località , suol essere spesso accompagnato da strati di Volpinite. 11 gesso è, non ha guari , sostituito con buon successo alla calcina ad uso d' ingrasso de' campi.

Il Sig. Werner, e seco lui il Big. Brochant classifica fra le specie del ferro e della selenite 1' Alabastro , chiamandolo Gesso alabastrino. Anche di questo noi ne abbiamo di durez- za osservabile da dirsi piuttosto marmo capace di ricevere e di conservare una bellissima levigatura , e il quale per la vaghezza de' colori viene impiegato in opere di ricercato or- namento nelle case, e nella costruzione d'altari, e monu- menti nelle chiese. Quello, che fra tutti si distingue pel suo colore testuginoso-variegato , cavasi dalle montagne laterali della Valle Seriana sul fianco destro di Nembro e di Albino»

l6ò I TRE Regni della Natura ec.

Lapis Svillus spe. Vili. Svillispato.

Ne ho ravvisato nella calcarla bruna , che forma le pendici laterali della Valcavallina poco superiormente del ridetto la- go di Calano.

Marga spec. IX. Marna.

friabilis polverosa.

' indurata indurita..

Trovasi della marna in molti luoghi della provincia, ma so- pratutto nelle colline adjacenti alle nostre montagne d' in- gresso nelle vallate. In essa mi è riuscito più d' una volta di rinvenire delle conchigiiette marine come calcinate.

5. 6.Gen.YlI. Lapides Bariticì Barite terra pesante.

Lapis ponderosus spec. II. spato pesante^ Barite Sol- fatica. Wilherìtes spec. I. Barite.

Abbiamo della Barite e dello Spato pesante nelle no- stre valli metallifere, e principalmente nella Valdiscalve e nella Valcamonica.

§. 7.Gen. Vili. Strontiana Stronziana.

'■ Caelest'ma Stronziana II.'' sottospecie.

Nella traduzione Italiana degli Elementi di Storia Na^ turale del iV. Brochant stampata in Milano nel 1807. vie- ne accennato che nella nostra provincia si trovi della Ce- lestina ; a me certamente sino ad ora non venne mai fatto di rinvenire un fossile ^ a cui convengano pienamente i ca- ratteri distintivi di questa terra alcalina. Chi sa che 1' auto- re di questa traduzione non abbia creduto che Roccadanfo luogo Bresciano, presso il quale so essere stata trovata la Celestina unita alla Selenite nel nero Calcarlo, fosse appar-

\

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 167

tenente alla Valle Camonica Bergamasca, nelle cui vicinan- ze esiste quel castello?

CAPO III.

Appendice I.

§. I . Lapides compositi pietre composte. Gen. I. Granites Graniti.

Noi abbiamo in prorincia una roccia granitosa , la cui essenza consiste in un aggregato di quarzo, mica, e feldspa- to in particelle , ora più ora meno grandi , e nel quale r ultimo dei componenti qualche volta vedesi cristallizzato in prismi semiregolari come già dissi. La si trova nelle mon- tagne alla estremità delle nostre vallate maggiori e piìi set- tentrionali, ove bassi anche il Gneisso, lo Schisto micaceo, il Porfido, ed il Serpentino.

Altre rocce graiiitose parimente conosciamo : una la qua- le oltre il quarzo, e'I feldspato trovasi contenere il lapis Bu' saltìcus di Wall , V j4nfibolo de' moderni , sicché un granito Sienìte si può dire. Di questo trovansi alcuni giacenti ban- chi fra gli strati di calcarlo nero, formante il fondo di Val- seriana nelle vicinanze di Gazzanica e Fiorano presso il ponte sul Serio , i quali spuntare si veggono attraverso del letto del fiume , e superiormente di questo punto dalla la- terale pendice.

Un' altra sorta di roccia granitosa io ho ravvisato e di- Stinto in massi, però puramente erratici lungo 1' andamento della valle Sammartino in cui scorre 1' Adda sempre quivi accompagnata da giogaie calcarle. Varj di questi pezzi di considerabile mole veggonsi principalmente sul territorio di Villadadda, non molto lungi dal letto attuale del fiume, ma in luogo assai elevato . Alcuni di questi macigni si tro- vano anche nelle adiacenze di Pontita villaggio dall' Adda

i68 I TRE Regni della Natura ec.

lontano due grosse miglia . Qualcuno di essi contiene non infrequentemente anche del talco , siccome il Granito Pro- togino; ed alcuni altri con questi principj hanno unita, siccome abbiamo anche veduto, la Tormalina Tonnalinus IP sottospecie di Sorlus XIV. spe. Werner, cristallizzata in pris- mi a più faccia , ma incorporatavi in retta linea e in lun- ghezza considerabile. Li massimi pezzi di roccia granitosa di tutte le grandezze si veggono lungo I' andamento d' o- gnuna delie altre nostre maggiori vallate . E dirò presen- tarcene poi in ispecialità uno spettacolo all' occhio la So- riana. Lunghesso le giogaie calcarle, che la conformano da Cromo in giù , ed in tutti i suoi laterali sfiancamenti essa ha una grande quantità di questi pezzi granitosi erratici, e talora di mole considerabilissima, e stranamente pendenti sopra ertissimi poggi, ove non li può avere strascinati e deposti che una correntia d'acque immense, accompagnata da vio- lenza incalcolabile. Questi massi , ne' quali si ravvisa certa- mente una differenza dalle rocce nostrali , e la loro prove- nienza da siti a noi affatto estranei, e lontani, siccome so- no le Alpi Retiche più settentrionali , delle quali essi anzi portano in faccia la originalità , ci fanno ragionevolmente conghietturare che tra noi sieno stati trasportati probabil- mente in occasione della strepitosissima catastrofe sofferta da tutto il Globo, rammentataci dalle Sacre carte, e che noi vediamo d'altronde si vivamente dipinta su tuttala Natura.

IL Gneìs de' Tedeschi Gneisso.

Di quèst' altra roccia risultante dagli stessi principj che il Granito, ma con un tessuto lamelloso anzi che granula- re , noi ne abbiamo abbondantemente nelle parti settentrio- nali delle metallifere nostre valli , e nelle montagne , nelle quali si trovano in copia il ferro e gli altri rainei-ali. Nel Gneisso di Valle Gamonica ho trovatp più d' una volta del Granito cristallizzato.

Dbl Sic. Prof. Giv. Maihoni Daponte i6g

III. Porfidus porfido.

Delle cinque specie di Porfido da Brochant riportate nella citata sua opera, sino ad ora io non ho qui cono- sciuto caratteristicamente che quella a base di feldspato di color rosso- vinato , contenente del quarzo in grani. Di que- sto ho osservati de' monti , e de' grandi promontorj segnata- mente nella nostra Valcaraonica. Apellasi volgarmente Porfirite.

IV. Schistus micaceus Schisto micaceo.

Questa composta pietra suole per lo più trovarsi fra noi disposta a lastroni rinserrati nella roccia di genere granito- so ; e come pietra molto refrattaria viene adoperata nella co- struzione de' nostri grandi forni di fusione del ferro. Lo schi- sto micaceo , che meglio conviene a questo uopo è quello, che si ha nelle montagne di Paisco di Valle Gamonica.

C A P O I V.

Classe II. §. I. Gen. I. Sales Sali.

Alumen nativum spec. II. Alume nativo.

Ne abbiamo , ma scarsissimamente nello schisto alumi- noso nella valletta presso Caudino già nominata.

Sai mirabile spec. VI. Sai di Glaubero nativo o sia Solfato di Soda.

Le nostre Acque minerali di Trescore , di S. Omobuono, di S. Pellegrino contengono di questo sale > ma in iscar- Tomo XIX. Y

170 I TRE Regni della Natura ec.

sissima quantità : Veggasi la precitata mia Analisi delle ac- que minerali ec.

Sai neutriim spec. V. Sai amaro nativo.

Questo non è che la Magnesia combinata coli' acido sol- forico. Il nostro Sai amaro di Valcamonica •già accennato al $.4- Magnesia è di questo genere.

Vitriolum mìxtum spec. I. Vitriolo nativo.

In varj luoghi delle nostre vallate si trovano de' tratti di gneisso , e di schisto micaceo investiti di acido vitriolico, che vi si mostra in florescenza. Uno de' siti, che mostrino distintamente questo fatto , è sul tener di Gandellino in Valseriana nella falda montuosa , che alla sinistra costeggia il corso del Serio. Resta non molto lungi dalla fonte 3Iar- ziale , che io ho analizzata , e desci'itta nella Memoria sulle acque minerali della P. Bergamasca inserita nel tomo XI. della Società Italiana delle Scienze. Fu quivi anticamente un edi- ficio per r estrazione di questo solfato . Ora non ve ne re- stano che le vestigia. Questo vitriolo contiene abbondante- mente del ferro 5 e un di zinco.

C A P 0 V.

Classe III.

Combustibilia fossilia Combustibili fossili. §. I. Gen. I. Sulphur. Zolfo.

Trovasi dello zolfo nelle acque e fanghi minerali di Trescore , in quelle di S. Omobuono , ed in altre polle d'acqua di tal genere, che abbiamo in altre località infra le nostre montagne. Noi possiamo avere dello zolfo anche dal-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 171

le piriti ferree e raininose, delle quali abbondano le nostre metallifere vallate.

5. a. Gen. II. Bitumina Bitumi.

Lignum bitumìnosum spe. I. Legno bituminoso denso. Bitumìnosum friabile Terreo.

Si deir uno che dell' altro ne abbiamo abbondantemen- te in Valle Seriana nelle vicinanze di Gandiiio e di Lef- fe. Vi si trova a grande deposito, ed a filoni di diversa densità ed ampiezza. In esso si hanno talora de' pezzi d' al- bero perfettamente carbonizzati con un apparente lustro di carbon fossile sopra tutto nelle fratture; e vi si sono rinve- nute piante intere schiacciate e intieramente compenetrate dalla bituminosa sostanza, nel mentre che altri pezzi vi si trovano quasi allo stato naturale. E osservabile, siccome qui- vi rimarcò anche il Sig. Faujas de Saintfond che, i più di co- tali alberi punto non sono di quelli , de' quali vestite si veg- gono le circonvicine pendici, ma bensì d'altri, che non cre- scono che sulle montagne da noi rimote, anzi lontanissime. Quegli alberi , che io però vi ho riconosciuti più evidente- mente e di frequente, sono il Pinus abies , e il Piifus larix. Una circostanziata descrizione di questo combustibile fossi- le si ha in una mia Memoria epistolare stampata nel 1807.

CAPO VI.

Classe IV.

Metalla va^idWx. §. I. Gen. II. Aurum oro.

N^oi non abbiamo dell'oro in miniere se non se in alcu- ne piriti ossia zolfuri ; e pur questo in iscarsissima quanti- tà. Esistono nullameno memorie e documenti irrefragabili

'7^ I TRE Regni della Natura ec.

che , segnatamente nell' alta parte della nostra Valle Serìana anticamente si cavasse dell' oro , e dell' argento. Il Codex Diplomaticus del chiarissimo nostro Antiquario Canonico Lu- pi riporta un diploma di Federico il Barbarossa Imperatore , pel quale il Feudetario di quella valle era obbligato portare alla pubblica Zecca tutto 1' oro e 1' argento , che ivi si ca- vava. Oltre di che provasi anche attualmente che la Valseria- na deve contenere dell' oro. Nelle vicinanze di Crema oggi- dì si continua ad avere dalle arene del nostro Serio delle minute pagliette d' oro , strascinatevi dalla correntia e dalle piene del fiume . Di cotali pagliette del prezioso metallo se ne sono trovate più d' una volta anche nell'Olio al suo met- tere foce nel Lago Sebino.

-•e^

5. a. Gen. XI. Antimonium Antimonio. Antimonìum spec. IV. mineralizatum album ossido d' Antimonio.

Se ne trova qualche picciola quantità nella Pirite arse- nicale-argeutifera di Valbondione già accennata.

5- 3. Gen. XVI. y^r^eraicM/re spec. II. Arsenico.

mineralizatum, seupyritaceum,

vulg. Pirite arsenicale.

Se ne trova in Valcamonica , in Valdiscalve , e segnata- mente in Valbondione sopra tutto della detta sottospecie.

§. 4 Gen. IV. Argentum Argento.

Quanto si è detto dell' oro rispettivamente alla nostra provincia , va in parte inteso anche dell' Argento ; sog- giungendo che di questo metallo ne abbiamo certamente in una pirite Arsenicale in Valbondione pertinenza di Valseria- na , e nelle Galene e Pseudo-galene, anche in altri luoghi

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 178

del contado. Di questa pirite io ho fatta l'analisi, varj anni sono , e ne ebbi i seguenti risultati cioè

Argento 8. i3

Ferro 5a. 3a

Arsenico 3o. 45

Antimonio 4- '^

Perdita 5.

100.

5. 5. Gen. V. Cuprum Rame.

In varj luoghi della Provincia Bergamasca vi sono se- gnali certi di miniera di Rame, come in Valseriana nell' ul- tima sua parte detta Valbondione , in Valle di Scalve , in Valle Camonica , ed in Valle Brembana. Tutt' ora presso Fon- dra villaggio di quest' ultima vallata esistono le vestigia di grandi scavazioni e lavori praticativi al tempo de' Romani per trarne questo metallo . E che nella nostra provincia ad un' epoca antica si cavasse realmente del Rame , consta anche da quanto ne lasciò scritto Plinio nel Lib. XXXIV. della sua Storia naturale , dove parlando di questo metallo dice Ce- lebritas in Asia^ quondam in Campania nunc in Bergoma- tium agro extrema parte Italiae . Ciò viene ripetuto anche da Giorgio Agricola nel suo libro De veteribus ac novìs me tallis ,, fuerunt insuper in alpibus Salasorum aeris fodinae Italorum , in Bergomatium agro et Campania .

E dopo la metà del secolo passato trovatisi copiosi indi- zj di miniera di Rame nel Venerocolo montagna di Valdiscal- ve, si istituì una società mineralogica, la quale ivi fece del- le scavazioni con prosperità, e ne ebbe dei risultati utili e lusinghieri. Ma sciolta non molto dopo essa società ( vuoisi per mala direzione ) se ne rese abbandonata la scavazione , e con essa il formale costruttovi edificio di fusione ; il quale restò poscia vittima di una terribile lavina, che vi piombò so- pra , e lo distrusse intieramente.

i'74 ^ TRE Rbgni della Natura ec.

Il rame, che si ha dalle accennate località , è delle spe- cie seguenti

Cuprum lazareum spec. III. screziato.

Ciiprum mineralizatum arsenicale spe. XIV. Arseni- cale.

Cuprum ocreaceum lateritìum spec. IX. Ocra di rame laterizia.

Minerà Cupri flava spec. IV. Pirite di rame.

5. 6. Gen. VI. Ferrum Ferro.

Il ferro, il metallo preziosissimo, se si considerino gli infiniti suoi usi nella società, ai quali mercè l'umana indu- stria esso si è mostrato adatto, è certamente una delle più generose ed utili largizioni , che alla Provincia Bergamasca abbia fatto la Natura. Questo in ogni tempo ha costituito un buon soggetto di commercio nazionale , ed una proficio- sissima fonte di sussistenza alla popolazione principalmente montanara.

Le vallate nostre , che posseggono doviziosamente que- sto metallo in miniera, sono la Soriana, la Gamonica , quel- la di Scalve , e la Brembana, colle adjacenti loro tributarie valli minori.

Le nozioni più importanti , anche di calcolo sulla sca- vazione di questo minerale , sulla di lui metallizzazione, sul- la sua riduzione , ed attitudine ai tanti e variati impieghi nella umana economia , non che sul di lui commercio , e sulle utilità, che da questa ce ne derivano, sono tutte ri- portate distintamente nelle mie Osservazioni sul Dipartimen- to del Serio ristampate l' anno i8c3. anche con aggiunte.

Le specie del ferro a noi più comuni sono

Ferrum argillosum lenticulare spec. X. F. argilloso lenticolare.

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 175

argillosum commune argilloso comune.

Ferrum Magnes vulgaris spec. IV. Ferro magnetico

comune. Ferrum mineralisatum specidare spe. V. Ferro spe- culare.

speculare micaceum Ferro micaceo.

Ferrum ochraceum subaquosum spe. XI. Ferro limoso. Ferrum ochraceum nigrum spe. IX. Miniera nera di

ferro . Ferrum ochraceum brunum friabile sotto spec. della

sp. VII. F. bruno ocreaceo. Ferrum ochraceum tubrumf riabile come sopra F. rosso ocreaceo.

Ferrum ochraceum spati/orme spe. VIII. Ferro spa-

tiforme. Haematites nigrescens solidus spec. VII. II. sottosp.

Ferro bruno compatto. Pyrites sulphureus spec. II. Pirite marziale solfuro

di Ferro.

vulgaris Pirite marziale volgare.

Le miniere di Ferro qui nominate, esistenti promiscuamen- te nelle accennate metallifere nostre vallate , non vi sono tutte in attuale scavazione. Varie vi restano qualche fiata giacenti, ed altre affatto abbandonate. Quella fra tutte le specie di Ferro più comunemente da noi adoperata è il Ferrum ochraceum spati/orme del Sig. Werner spec. VIII. Io riporterò qui i risultati di una esatta analisi, che feci l'anno 18 15. sopra due miniere bensì della stessa specie, ma di una località diversa. Questa analisi, la quale accenna tutti i componenti anche non metallici , che esse due mi- niere contengono, con tutto il suo chimico processo è ri- portata nel tom. XVII. della Società Italiana delle Scienze. Ambedue queste miniere erano state tolte una, AaW Orta- solo r altra dalla Manina montagne della Valle di Scalve ,

176 I TRE Regni della Natura ec.

detta anche Decia dal fiume Dezzo , che la bagna : luoghi tutti e due^ ne' quali sono attualmente aperte e in travaglio molte cave.

Soggiungerò che la miniera sfatica di queste due mon- tagne somministra un Ferro, il più atto a dare il migliore acciajo , quale appunto è quello, che lavorasi nelle fucine di Gromo, e che è il perfettissimo della Provincia

I risultati dell' analisi di esse due miniere sono.

Di quella di Ortasolo

Di quella di Manina

Acido carbonico ed acqua

Quarzo

Pirite :

Selce argillosa

Calce

Magnesia

Ossido di zinco . . . »^ di Manganese . . di Ferro . . . Perdita

65-12-8 3_i2— 8 0 06—4 3—24—0 a 5o— 0

3—12—0

I 6a 8

8—1 a— 8

109—75 0

3— 3 1—4

Acido carbonico ed acqua

Quarzo

Selce argillosa . . Calce ......

Magnesia

Ossido di zinco . . . di Manganese . . di Ferro . . . Perdita

63—12—8 I 0— 0 I 0 0 3 70—0

3—06—4

0—06 0

10—08—0

114—06 4

4—90—0

aoo

aoo

Sulla perfezione del nostro acciajo si possono leggere le an- notazioni delle quali io ho corredata la traduzione di varie operette Francesi col titolo sulla fabbricazione dell' accia/o ec. da me pubblicata l'anno 1807.

5. 7. Gen. XIV. Magnesium spec. I. Manganese

Manganese grisrayonnè d' Hauy.

cìnereum compactuni Grigiocompatto

di Werner.

Del Sic Prof. Gio. Maironi Daponte 1177

Non ci sono affatto straniere queste due sottospecie di Manganese, sopratutto nella Valle Carnonica, in Vaile di Scalve , e nella Seriana. Il più conosciuto fra noi è quello , che trovasi combinato col Ferro nelle miniere di questo me- tallo. Anzi nell' analisi di queste è ben rara cosa che fra i componenti di esse non s' abbia del Manganese ; la cui re- frattarietà , o difficoltà alla fusione, vuoisi la cagione per la quale alcune delle medesime si dieno a vedere cosi restie a lasciarsi fondere.

5. 8. Gen. XV. Molìbdenum sp. I. Molibdeno. Sulfureum Zolforoso.

Noi troviamo del Molibdeno nelle montagne metallife- re di Val di Scalve, ed in altre vallate , ma sempre in iscar- sissima quantità , e ne' luoghi , in cui esistono le miniere di ferro.

5. 9. Gen. VII. Plumhum -V\omho.

Plumbum mineralizatum Galena spec. I. Galena.

Noi abbiamo della Galena in Valle Brembana , in Val- le Camonica, in Val di Scalve, e in Valle Seriana. In questa ultima incominciano a mostrar di possederne le ad- iacenze di Gromo , e '1 promontorio, su cui poggia questo vil- laggio. Nelle pendici laterali, che sono di gneisso, si veggo- no tuttora delle caverne a foggia di gallerie artificiali sot- terranee, che si spronfondano sull'asse della montagna. Chi sa che queste grandi buche non sieno i resti delle scava- zioni anticamente quivi praticate per trarne 1' oro e l'argen- to, intesi nelle sicure memorie, che ci restano comprovan- ti che sul tener d' Ardesio e nelle adjacenze altra volta si cavasse di questi due preziosi metalli? In que' tempi Gromo e Ardesio foimavano una sola Comunità j la quale stendeasi

Tomo XIX. Z

1^8 I TRE Regni della Natura ec.

air insù molto più ancora. Ognuno sa che le Galene, oltre il Piombo contengono quasi sempre qualche picciola parte d' argento , e che questo poi alcuna fiata ne ha qualche mi- nore d' oro.

5. IO. Gen. X. Zincum Zinco.

Ziiicum niìtieralìzatum Blenda spec. I. Blenda o Zinco zolforato.

Blenda flava Blenda gialla.

m——^-^ Blenda bruna Blenda oscura.

Zincum mineralizatum spec. II. Galamina comune.

Della Blenda sialla e della Galamina ne abbiamo in Val- le Seriana, in Valle Gamonica^ e di Scalve, e di quella bruna se ne trovò in Valle Brembana presso il villaggio di S. Giovan Bianco.

CAPO VII.

AppendiceII. 5. I. Petrefacta Impietrimenti.

Molti sono i luoghi della provincia Bergamasca, ne' qua- li si trovano degli impietrimenti, e principalmente delle con- chiglie passate a questo stato senza perdere V ordinaria for- ma specifica. Per brevità qui non ne accennerò che alcuni, su quali mi è riuscito di poter fare qualche particolare os- servazione, e che mi è parso meritassero una distinta com- memorazione.

§. a. Misma prima montagna sulla sinistra all' ingresso della Valle Seriana e della quale si è già fatto cenno. Sul pendio di una delle di lei falde ^-ivolte a settentrione chia- mata Macia, al pie della quale resta il piccolo villaggio del-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 179

r Abbazia, ad una niezz' oi'a di erta salita trovasi uno squar- ciamento della crosta dei monte, praticatovi all' uopo di ca- varne una pietra marmorea bianca , la quale vi si vede di- sposta a varie non grandi stratificazioni, il cui ammasso pog- gia sul nucleo della montagna, il quale è di rozzo calcareo carbonato calcareus aequabìlìs spec. 3. Werner siccome tutto il resto. Queste marmoree stratificazioni sono sovraposte l'u- na all'altra, separate da interstizj riempiuti di una friabile Litomarga, Argilla lithomarga spe. XXXI. Wer. Esse hanno una diversa grossezza: ma sempre da un pollice e mezzo ai due, o ai tre e qualche linea. Gli interstizj poi non l'hanno che di un pollice o poco più. le une che gli altri, e se- gnatamente le inferiori sono piene di Ammoniti pietrefatti Helmentolitus Lìnnaei spechi .Lapis Àmrnonìus Cardani, Ophi- tes Aldrovandì . Vi si trova anche qualche Belennite Helmen- thoUtus Lìnnaei spec. a3. Bidemnites Aldrovandì , Belemnìtae Wall.; ma questi ultimi non in tutte le stratificazioni , mai negli interstizj. Gli Elinintoliti nel massimo della stratifica- zione, eccettuata qualche Belennite, anziché intatti vi si veggo- no infranti per lo più, e confusamente disposti, quando gli Am- moniti nella litomaiga avvolti esistenti negli interstizj vi suno interi, e disposti orizzontalmente alla sottoposta solida stra- tificazione. Parrebbe quindi potersi conghietturare che gli Elmintoliti nella calcare stratificazione incorporati vi restas- sero abbandonati in tempo di burrasca,© di agitazione delle acque, ed in un punto, in cui lo strato era molle, e non ancora rappigliato ; in secondo luogo, che gli altri vi sieiio stati depositati sopra, consolidate già le materie, che lo stra- to inferiore formarono, e finalmente che questo abbia ser- vito di appoggio anche alla deposizione della litomarga, la quale vi è poco aderente.

Siffatta disposizione dei corpi marini, e segnatamente la conformazione delle conchigliacee stratificazioni, in ogni lo- ro parte sempre eguali di volume, danno argomento di cre- dere che queste ultime sieno state formate, e le prime di-

i8o I TRE Regni della Natura ec.

sposte in varie epoche progressivamente, in istato di stabi- le soffo^iorno primitivo dell' acque sul Globo, siccome fi a lan- ce? £ '

ti altri la pensa Linneo Ubi testacea et lìthoophyta fossi- Ha existunt in magna copia , ibi quondam fuere maris lit- tOTa aut abissus, cum sint mera vestigia maris omni histo- ria antiniiiora. Diluvium vero non demonstrant , sed tan- tum longioris aevi rudera ,, Linnaeus Sy stema Naturae tom. III. png. i6a. edit. Vìndob. 1779.

L'Ammonite, che fra tutte le fossili conchiglie, a det- ta generalmente de' Naturalisti, e principalmente di Gesne- ro De petris diferent. pag. ag. è la più diffusa sopra la terra, noi non la troviamo unicamente in Macia., ma eziandio in molti altri luoghi del contado, e segnatamente nelle falde del nostro Sanbernardo presso Palazzago, nelle adjacenze del nostro monte Canto incorporate nella roccia calcaria, superiormen- te di Veutolosa , e nella montagna di Grone, e ne* suoi con- torni presso Entratico, ove nel marmo rosso-vinato si suole ammirare talora di grandezza straordinaria, non che nel mar- mo bianco , che cavasi a Trescare e a Zandobbio. In nessu- na però di cotali situazioni questa conchiglia fossile si tro- va in tanta copia, ed in cosi interessanti circostanze, come nella ridetta pendice del Misma.

I corni d' Ammone quivi scoperti hanno nella massima parte la Voluta ossia corpo conchigliaceo del diametro di un pollice e mezzo a due, ed anche a due e mezzo. Se ne tro- va però qualcuno di assai più picciolo^ cioè quanto un lu- pino e parimente qualch' altro di volume assai maggiore. Ne ho avuti alle mani di quelli , che quasi cinque pollici nella loro Voluta avevano di diametro. E mi è accaduto pure di avere altrove altri pezzi di questo Elmintolito cavati fuori dal massiccio delle stratificazioni, i quali dalla mole, e dalla qualità della curva rappresentata dalla loro medesima circonvo- luzione , sembravano appartenere ad Ammoniti di maggior grandezza ancora. Non saprei dire se questa notabile jdif- ferenza di volume dipenda tutta da disparità di età, o piut-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte i8i

tosto da degradazione di specie , essendo numerose le varie- tà, o sotto specie di questo Elniintolito siccome fra gli altri osservano Bertrand, Scheuchzer, Bromel, e Besailier d'Argemil- le. Questa stessa differenza di grandezza io ho avuto ad os- servare parimente nelle Belenniti incorporate nelle stratifica- zioni marmoree ridette di Macia. Di singoiare aveva alcuna di esse, che conservavano tuttora la parte esterna del tubo rivestita di una tinta ossea.

Sopra una tale singolarità, e sull'altra osservata ne' no- stri testacei di Macia , di non aver essi lasciata, siccome per lo più accade , la sola loro impronta nel calcarlo, nel quale si trovano incorporati, ma di mostrar essi distintamente la- pidificato il loro guscio, e la sostanza stessa animale, che prima racchiudevano, non che sulla strana attuale pendenza delle tante volte nominate m.armoree conchigliacee stratifica- zioni ed altri non comuni fenomeni, che le accompagnano, sono da vedersi le già citate mie Osservazioni sopra alcune particolari petrificazioni del Monte Misma.

§. 3. Monte di Dossena in Valle Brembana . In fianco al luogo, ove esiste la Chiesa parrocchiale di questo villag- gio, veggonsi attraversare il dorso della pendice alcune stra- tificazioni di conchiglie, chiuse e frastagliate dal carbonato di calce Calcaria aequahilis Wern. spec. 3, di cui consta tut- ta la montagna, le quali ogni apparenza hanno di essere in origine state formate orizzontalmente, e a guisa d'altrettan- ti fluviatili sedimenti. Le conchiglie, che vi sono copiosamen- te intralciate sono nella massima parte cosi ben conserva- te , da lasciar discernere non difficilmente a qual genere el- leno appartengono. Sono tutte bivalve quelle che vi ho io conosciute, cioè delle dette Chamites aequalibus valvis poUtis^ e Chamites acquai, vai. ctìre«a^Ì5. L'osservabile, riguardo a que- sti antichi resti degli abitatori dell' acque , si è che alcuni conservano tutt'ora la cortejccia del loro corpo, comecché im- pietrita , non ancora spoglia del color osseo , mentre alcune altre non mostrano che la loro impronta nel calcario, svani-

i8a I TRE Regni della Natura ec.

tone tutto ciò, che formava il guscio , ed empivane il vuoto. Veduta la direzione e la inclinazione di queste conchi- gliacee stratificazioni , non che la somiglianza di questi cor- pi stranieri con quelli, che io altra volta avea avuto occa- sione di mirare giù sull'imo della Vallata, superiormente del villaggio di S. Giovan bianco , e prima di arrivare allo stret- to passo del Cornelio, sulla sponda sinistra della strada pro- vinciale , se si rimonti il corso del Brembo , mi è parso di poter conghietturare della identità della petrificazione, che si trova in ambedue i luoghi, sebbene una di queste situa- zioni sia distante dall' altra due ore e più di erto faticoso cammino, e vi resti frammezzo il grande e profondo vuoto del- la madre-valle. La inclinazione, la direzione, e l'ordine del- le stratificazioni, che perfettamente si corrispondono, tanto sull'alto poggio di Dossena, quanto sul basso fondo della val- lata, la identica qualità de' filoni, e della calcarla, che il deposito conchigliaceo in un luogo e nell' altro intersecano e accompagnano, parmi mettano fuori di dubbio che essi ambedue sieno appartenenti ad una stessa origine, ad una stes- sa causa, ad una stessa epoca, e che l'uno e l'altro aver si possano per uno de' grandi cimiteri de' primitivi abitatori del globo Terracqueo.

§. 4- La Pressolana terza località, nella quale ho avuto ad osservare in copia le petrificazioni marine. Questo monte appartiene ad una delle parti più settentrionali della Provin- cia, ed all'ultimo confine delle giogaje calcarle, donde poi sorgono le altre di genere granitoso, e di Gneisso, sede della nostra mineralogìa. Imponentissimo è l'aspetto della stermi- nata roccia affatto denudata, che forma la cresta inaccessibi- le di questa montagna, da qualunque verso si osservi. Que- sta gran mole, in sulla cima principalmente sembra sfacel- larsi, sopra tutto al terminare della congelazione. Fra i rot- tami, che segnatamente a quel punto dall'alta vetta rovina- no , e che formano cumulo sulle aderenti inferiori pendici , accade di ravvisarvene di quelli, che altro non mostrano d'es-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte i83

sere , che un calcare impasto di conchigliette marine di va- ria grandezza, di vario genere, e di varie specie, ma la mas- sima parte appena discernibili . Di alcune poi per avventura non conoscendosi prtfsentemente le analoghe ne' nostri ma- ri, giova credere che ne sia nella longevità del Pianeta an- data smarrita la specie. Dice il Chiaris. Prof. Pino nella lo- data sua Traduzione degli Elementi di Storia Naturale del Leske Tom. I. pag. 8a. ,, E pur maravigliosa cosa il vedere come vastissime montagne sieno state originate da piccio- lissimi animali, cioè dalle spoglie di vermi marini, molti de* quali appena microscopici In questi stessi frantumi di essa nostra roccia mi è poi anche accaduto di trovare alcuna conchiglia del genere delle Chame dei Mytili, e del- le Mye bastantemente discernibili.

CAPO Vili.

Regno Vegetabile.

5. f , Dei pregi di questa seconda parte della Storia Na- turale, e della di lei utilità segnatamente, non occorre qui tessere discorso. Ogn' uno conosce la di lei influenza nella Medicina, e nelle arti tutte anche le piìi belle e pregiate nel- la società. I progressi rapidissimi e sorprendenti , che la Bo- tanica ha fatti presso le nazioni più colte ed illuminate , e specialmente ne' secoli meno da noi rimoti, ci riconvincono della grandezza de' di lei meriti. Gli antichi Naturalisti Gre- ci , Romani , ed Arabi non avevano conosciute , e non ci la- sciarono descritte che mille quattrocento piante. Da que' tem- pi sino a noi mercè principalmente la scoperta di tanti nuo- vi paesi, s'accrebbe il numero de' vegetabili conosciuti 5 che il chiarissimo Humbold non esitò d' asserire, che tren- totto mille ora se ne annoverino, cioè settemille in Europa, sei mille in Asia, cinque mille in Africa, e diecisette mille in America, e tre mille nelle Isole Oceaniche. Anzi quest'au-

l84 I TRE Regni della Natura ec.

tore, e seco lui il Sig. Bonpland nell' avrea ultima loro opera dei viaggi nell'America danno a vedere, credere eglino che se la Natura sarà trovata egualmente prodiga nelle moltissi- me terre non ancora visitate da' Botanici , il numero delle piante vedrassi ascendere a molto di più del sopraindicato. Nel mio lavoro quanto alla parte , che riguarda il Regno Vegetabile, io non ho già avuto pensiere di compilare un' opera, che avesse a tenersi per la Flora Bergamasca. Non ho avuto che il divisamente di disporre in indicazione tutte quel- le piante le quali ne' molti miei viaggi per la nostra Provin- cia, specialmente montuosa, ho saputo riconoscere. Non igno- ro che per compilare una flora , anche di uno non grande contado, vi si richieggono moltissima fatica, grandissima ac- curatezza, e lunghissimo studio ; poiché non basta già vede- re una volta sola, anche in istagione conveniente ed oppor- tuna un prato, un campo , un colle, un monte, ed una valle per ben osservare, definire e precisare fondatamente quali e quante piante vi vegetino. È indispensabile cosa di nuova- mente visitare, e piìi volte rivedere anche in istagioni di- verse le stesse situazioni. Accade non infrequentemente di riconoscervi in una seconda o terza visita delle piante , le quali non ispuntate per anche dalla terra, o a fioiitura non giunte , non si sieno potute osservare nella prima. Ognuno sa che nella vegetazione questi due stadj non succedono nel- lo stesso punto generalmente per tutte le specie, ma che va- rie di esse si fanno discernibili ed osservabili, e fioriscono in tempi affatto diversi.

Questo mio lavoro dunque non si abbia al piìi che per un saggio di Flora patria, o per meglio dire, a semplice mo- stra di quanto la Natura rispetto al regno Vegetabile ha qui disposto a servigio e vantaggio dell' uomo. L' opera mia po- trà fortunatamente essere accresiuta e migliorata, sopra tutto da chi, professando un'arte, che la Botanica interessi imme- diatamente , accinger si voglia a dare al mio catalogo maggiar estensione ed importanza.

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte i 85

Mi sia lecito ancora di -premettere che^ in massima rite- nuto il sistema di Linneo quanto al regno vegetabile, sicco- me già dissi, ho ciò osservato strettamente rispetto alle ven- titre prime classi , ma che riguardo alla vigesima quarta ho trovato conveniente e più approposito di seguire la Classifi- cazione di Willden ow,' come la più generalmente accettata. Siccome poi quest'ultimo autore non è giunto a terminarla) non essendo arrivato che alTordine VI. inclusivamente rima- nendo quindi incompleta dal VI. al XV. ordine, in cui finisce la Crittogamia, cosi nelli nove ordini intermedj mancanti al sistema di Willdenow, dei quali esso non ci lasciò che pura- mente le differenze nella sua Species Plantarum, mi è parso di dovermi attenere alla classificazione de'Sigg. Lamarck, e Decandolle rispetto a tutte le piante Crittogame, che nel no- stro paese ho conosciute, e che a detti ultimi ordini appar- tengono.

Premetterò altresì che le piante , le quali nel mio cata- logo sono marcate individualmente della lettera C, non cre- scono fra noi spontaneamente, ma esigono coltivazione fijr- male , e che quelle contrsasegnate col C. G. da noi si colti- vano ne' giardini, essendo spontanee tutte le altre.

5. a. Class. I. Monan- ^. 3. C]'ìss. il. Dlandria ;

ària : cioè piante a fiori Er- cioè piante a fiori Ermafro- mafroditi, vale a dire aventi diti con due stami in ogni uno stame solo , moglie e fiore.

marito. Anthoxantum odoratumord.il.

Blitiim capìtatiim ord. I. Cliionanthus Virginica ord. 1.

virgaium C. G. G.

Callitriche verna ord. II. Circaea alpina ord. I. Canna Indica ord. I. lutetìana.

coccìnea C. G. FontanesiaphiUyreoìdes ovA..!.

Lopezìa racemosa ora. l.CG. Gratiola officinalis ord. I.

Jasniìnum officinale ord. I.

grandijloruni

Tomo XIX. A a

i86 I TRE Regni della Natura ec.

Jasmìnum fruticans Salvia verticillata

humile Syringa persica ord. I. G.

odoratissìmum laciniata G.

triiinphans vulgaris

azorium Veronica sibirica ord. I.

samhac agrestis

Le più di queste specie anagallis

di Gelsomini esigono col arvensis

tura , ma il grandìflorum beccabunga

V odoratissìmum, V azorium, chamaedrys

e il jawiac inoltre vogliono hederifolia

essere tenuti lungi dall'aria officinalis

aperta o aluie.no dalla fredda. serpillifolia

Ligustrum viitgare ord. I. teucrium

japonicwn C G. triphyllos

Lycopus europaeus ord. I. urticefoUa

exalto tus verna.

Monarda dìdyma ord. I. §.4- CAs^^s.lW.Triaì^drla:

fistulosa. piante con fiori Ermafrodi-

Olea europaea ord. I. ti forniti ciascuno di tre

fragrans G. G. stami.

PhìlUrea medica ord. I. Jgrestis arundinacea ord. II.

angustifolia canina

latifolìa capillarìs

Paederota Ageria ord. II. spicaventi

bonarota Aira cespitosa ord. II.

Pìnguicula vulg. ord. I. montana

Rosmarinus o^clnalis ovd.ì.G. Alopecurus pratensis ord. II. Salvia Aethiopis ord. LG. G. agrestis

glutinosa utriculatus

nemorosa Arundo donax ord. II.

officinalis C. calamagrostìs

pomifera phragniites

pratensis Avena Jlavescens ord. II.

sclarea —— nuda

Del Sic Avena elatior C.

saliva

Brìza eragrostìs ord. II.

minor

Bromus arvensis ord. II.

rubcns

secalinus

sterilis

tectorum

Cneorum tricoccum ord.I.C.G. Crocus vernus ord. I.

officinalis

Cynodon Dactylon ord. II. Cynosurus coeruleus ord. II. Cyperus flavescens ord . I . «— esculentus

fuscus ^—— longus

Dactylis glomerata ord. II. Digitaria sanguinalis ord. II. Eriophorum polystachia ord. I. Fedia olitoria ord. I. Festuca elatior ord. II. fluìtans

myiiros

Gladiolus communis ord. I. Holosteum umbellatum ord. III Iris fimbriata ord. II. C. G. foetida

germanica

graminea C. G,

pseudo-acuTuz

susiana C. G.

xiphiiim

Lappago racemosa ord. II.

Prof. Gio. Maironi Daponte 187

LoUum perenne ord. IL

tumulentwn

Melica ciliata ord. II.

nutans

Nardus strida ord. I. Phleum nodosum ord. II. pratense

Phalaris arundinacea ord. II. Poa alpina ord. II.

annua

compressa

bulbosa eragrostìs pratensis

rigida

trivialìs

PolYcarpontetraphyllum ord .III . Scirpus acicularis ord. I. holoschaenus

lacustris

mucronatus

palustrìs

sylvatìcus

Secale cereale ord. II. C. Triticwn aestivum

compositum

candidissimum

polonìcum

monococcum,

hybernum

repens

spelta.

Si coltivano tutte queste specie di Triticum nella no- stra Provincia.

,33 I TRE Regni della Natura ec-

Valeriana celtica, ord. I. Epimedium alpìnum ord.

, dioica Galium aparine ord. I.

montana mollugo

officinalis purpureiim

oìitoria rubioides

phu spurium

rubra sylvaticuni

saxatìlis verum

—— trip ter is. Globulari a cordi f olia ovA.

5.-5. Class. IV. Tetrandria. nudicaulis

Piante a fiori Ermafroditi, vulgaris

ciascuno de' quali ha quat- llex Jquifolium ord. IV.

I.

tro stami Alchemilla alpina ord. I.

aphanoides

pentaphylla

viilgaris

Asperula arv. ord. I. cynanchìca

taurina

—^ ti net ori a odorata

Buddleja globosa ord. I. C. G. Callicarpa americana ord. I.

C. G. Cornus alba ord,

florida

paniculata

mascula

I.

sanguinea

Dipsacus fullonum

pìlosus

sylvestris

Eleagenus angusti folia ord. 1. succisa

C. G. selvatica

Plantago alpina ord. I.

altissima

cynops

lanceolata

. maior

media

psylUum

subulata

Potaniogeton crispum ord. IV.

gramineum

lucens

natans

perfoliatum

. pusillum

Bubia tinctorum ord. I. Scabiosa alpina ord. I. arvensii

- agrestis

columbaria

graminifolia

atropurpurea G.

-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte 189

Scheranclìa arvensis ord. I. Atliamanta condensata

Trapa natans ord. I. lìbanotis

§. b. Class. V. Petit an- oreoselinum

ària. Piante a Fiori Erma- Azalea procumbens ord. I. froditi con cinque stami in Beta cicla ord. II.

ciascuno. vulgaris

Aegopodium Podagraria ord . V . Borago offici nalis ord . I .

Aetuhsa cynopium ord. II.

meum

Alsine media ord. III. Anagallis arvensis ord. I.

caerulea

Ancliusa italica ord. I.

officinalis

Androsace lactea ord. I.

maxima

Anethum foeniculum ord. II.

graveolens.

Angelica Arcangelica ord. II.

—— sylvestris.

Apium petroselìnum ord. U.C.

graveolens

romanum

Aretia vitaliana ord. I. Armeria vulgaris ord. V. Asclepias amoena

incarnata

nigra

syriaca

tuberosa

vincetoxìcum

Asperugo procumbens ord. I. Astrantia major ord. II.

minor

orientalis G.

Bubon macedonicum ord. II.

C. G. Bunium bulbocastanum ord. II. Buplevrum graminifolium

ord. II.

longifoliuni

ranunculoides

stellatum

Campanula barbata ord. I.

elatines

glomerata

graminifolia

grandiflora C.

persicifolia

rapunculus

ramuloides

rhomboidea

rotundifolia

speculum

^-^ stylosa

trachelium.

thyrsoidea

urticifolia

Capsicum grossum ord. I. C.

annw^m G.

varietates nonnullae G.

Athamanta cerviaria ord. II. Canini carvi ord. II.

igo

I TRE Regni della Natura ec.

Caucalis danrides ord. II. grandiflora

leptophylla

Ceiosia cristata ord. I.

argentea C. G.

pyramidalis C. G.

Cerìnthe major ord. I.

minor

aspera

Chaerophyllum hìrsutum

ord. II. sylvestre

temulum

Chenopodium bonus henrìcus

ord. IL murale

> viride -^^ scoparla urbicum

vulvaria

Conium maculntiirn ord. II. Cumvolvulus a^vensis ord. I.

sepiuni

tricolor C- G.

Coriandrum sativiirn ord. II. Cortusa Mathwli ord. I.

Echium vulgare Eryngium campestre ord. II. Erytraea centaurium ord. I. Evonimus europaeus ord. I.

latifolius

Gentiana amarella ord . II. -^ ascìepiadea

saponaria

ciliata

cruciata

lutea

pneumonanthe

punctata

verna

—— utricolosa Hedera helix ord. I. Heracleum àpondilium ord. II.

amplifolium G. D.

angustifolium

elegans C. G.

Questa pianta non vive che ne' giardini preservan- dola dal freddo nell' in- verno.

Heliotropium europaeum ord . I .

Herniana glabra ord. II.

hirsuta

Cyclamen europaeum ord. I

Cynoglossum officinale ord. I. Hottonia palustrìs ord. I.

linifoliuni C.

omphaloides

Cuscuta vulgaris ord. II. Do.tura, stramonium ord. I.

tatula

Dr''icut rarota ord. II. Echium itaVcum ord. I.

Hydrophyllum can adense ord.

I. G. Hyoscyamus albus ord. I. pallidus

niger

scopelia

lasion? riiQutana or-\ I.

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte igr

Impatìens noli tangere ord. I. Menianthes trìfollata

balsamina G. 3Iirabilis jalapa ord. I.C.G.

Imperatoria ostruthium ora. U. longìflora

Laserpìtium silex ord. II.

gallicum

trilobum

Myosotis arvensis ord. I.

lappula

scorpiodes

Ligusticuni levisticum ord. II. Nerium coronarìum ord. I.

peloponense Linum alpinum ord. V. catharticum

suffruticoswn

tenuifolium

—— vìrginianum usitatissimum

Tutte queste specie ven- gono qui coltivate. Lìthospermum arvense ord. I. ' officinale

purpiireo-caeruleum

Lonicera caprifolium ord. I.

alpigena

caerulea

periclymenum

semper virens

japonica C. G.

tatarica G. G.

xylosteum

Lycopsis arvensis ord. I. Lysimachia nemorum. ord. I.

nummularia

vulgaris

Lycium afrum O. I. C. G. Mandragora officinalis ord rarissimo

oleander ——— splendens

flore-albo

Tutte queste specie e va- rietà si coltivano nei giar- dini. Onosma echioides ord. I. Pamassia palustris ord. IL Pastinaca sativa ord. IL

oponax C.

Perìploca graeca ord. I. C. G. Phlox paniculata ord. LG. fruticosa

glaberìa

maculata

pilosa

soaveolens

subulata

reptans

Physalìs alkekengi ord. I. Phyteuma comosuni ord. I.

hemisphaerlcum

orbiculare

spìcatum

Phellandrium aquatìcum ord. I. II

Polemoniiim caenileum ord. LG. Menianthes nymplioìdesoxà A. Pimpinella magne: ord. IL

iga

I TRE Regni della Natura ec.

Pimpinella peregrina

saxifraga

anisum

Plumbago eur opaca ord. I. Primula aurìcula ord. I.

carniolica

elatior farinosa

integrìfolia

—— veris

Sambucus nigra

racemosa

Sanicula europaea ord. II. Scandix anthriscus ord. II. cerifolium

infesta

odorata

pecten

Sabota hall ord. II. C. G. soda

Palmonaria officinalis ord. I. Selinum palustre ord. II.

virginica C. G. sylvestre

RJiamnus catharticus ord. I. Stea virginica ord. I. G.

frangala

infectorius

hybridus C. G.

pumi! US

alaternus C. G.'

saxatilis

Rhus cotinus ord. III.

coriaria

glabrum

radicans

succedaneum

typhinum

Ribes grossularia ord. I. nigruni

rub

rum

uva crispa

Seseli annuum ord. II.

montanuni

Sibbaldia procumbens ord . V . Siam an gusti foliurn ord. H. sisarum

fai cari a

latifolium

nodiflorutn

Solanuni dulcamara ord. I. pseudo - capsicum

lycopersicum

melongena

nigrum

tuberosum

Soldanella alpina ord. I. Staphylea pinnata ord. III.

fructu maxima atro Symphytum officinale ord. I.

purpureo tuberosum,

Sìcoìtwanotnite nei G'iax- Tamarix gallica ord. III.

dilli e negli Orti. germanica

Sambucus ebulus ord. III. Thesium ord. I. canadensis linophyllum

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte

190

Tordylium officinale ord. II. Ulmus campestrìs ord. II.

sub erosa

Verhascum blattaria ord. I.

lychnitis

pulverulentum

nìgrum

sinuatum

thapsus

Viburnum lantana ord. III.

opula

tìnus

^ roseum

Vinca major ord. I. minor Viola bijlora ord palmata

canina

-~ trìcolor mirabilia montana

odorata

M. bianco di Spagna L' uva della Maddalena

la dorata

d' Austria

di Corinto senza acini

uva gemma bianca

nera

I.

^ damascena grossa

dolce nera di Savoja

grossa perla

del Basso-reno

di Marocco o sia d'Africa

grossa delle alpi marittime

di Toukai

della terra promessa

privilegiata gialla

malvasia bianca

rossa ec.

Le più rare di queste vi- ti si coltivano nelle colline meglio esposte , e negli orti

Zizyphus paliurus ord. I.

flore albo pieno C. vulgaris

flore violaceo pieno G. $. 7. Classe YI.Hexandria.

Vitis vinifera ord. I. Piante a fiori Ermafroditi

apyrena ognuno de' quali ha sei sta-

Vitis viniferae aliae suptu- mi.

species et varietates vulvari- Alisma plantago ord. V.

ter dicuntur

Il moscato bianco comu- ne detto moscatello

quello di Frontignano

d' Alessandria

di Lot

M. l)ianco di Piemonte Tomo XIX.

Allium cepa ord. I. Àscalonium ord. I.

porrum

sativum

schoenoprasum

senescens

' vincale Bb

IQ:^ I TRE Regni della Natura ec.

Anterìcum lilliago ord. I. Ornithogalumvillosum alias mi-

lillìastrum nìmum ( ahense )

ramosum umbellatum

Asparagus acutifolìus ord. I. Oryza sativa

fistulosus

offici nalis

Asphodelus ramosus ord. I. Berberis vulgarìs ord. I. Colchicum autumnale ord. III. Convallaria bifolia ord. I.

niajalis

japonìca C .

Ritmex acetosella ord. III. acetosa acutus alpinus aquatìcus crispus digynus hydrolapathum

^ polygonatum niuitìjidus

Erythronìum deus canisovà. I. pulcher

Frittillaria persica ord. I. C. scutatus

imperìalìs

Galantus riivalis ord . I . Hemerocallìs flava ord. I. ^— fulva

alba C. G.

cordata C. G.

Juncus bufonius ord. I.

conglomeratus

effusus

Leucojum aestivum ord. I.

vernum

Lilium bulbiferum ord. I.

candidum

martagon

Muscari comosum ord. I.

Botryoides

racemosum

Scilla bifolia ord. I. Tofielda palustris ord. III. Tulipa gesneriana ord. I.C. Tradescantia virginica ord . I . C . Vulvaria amplexifoUa. ord. I. Yucca gloriosa ord. I. G. G.

aloifolia C. G.

§. 8. Class. \ll. Heptandria.

Piante a fiori Ermafroditi

ognuno de' quali ha sette

stami. Aesculus Hippocastanum ord . I .

flava

pavia

Questi alberi una volta per

noi esotici, ora ornano i

pubblici passeggi.

Ornithogalum luteum ord. I. Saururus cernuus ord. III.

narbonense S- 9- Class. NWl.Octan-

pyrenaicum dria , piante a fiore Erma-

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte

195

frodilo con otto stami in

ciascun fiore. Adoxa moschatellìna ord. IV. Caluìinea vulgarìs ord. I. dora perfoliata ord. I. Daphne cneorum ord. I.

laureola

mezereum

Epìlobium angustifoliutn ord . I .

angustissirnum

montanum .

palustre

pubescens

Erica herbacea ord. I.

^ flore carneo

scoparla

vulgaris

-^— arborea

Hoelzenteria paniculata ord.

I. C. G. Moehringia muscosa ord. Oenothera biennis ord. I

II.

rosea

§. IO. Class . IX. Ennean- dria. Piante a fiore Ermafro- dito, fornito di nove stami. Butomus .umbellatus ord. III. Laurus nobilis ord. I. Rheum Rhapontìcum ord. II. C. G.

>- undulatum

5. II. Glassis X. Decan- drìa = cioè piante a fiori Ermafroditi, provveduto cia- scuno di dieci stami. Agrostemma Coronaria ord . V .

githago

Andromeda acuminata ord. I . angusti/olia

axillaris

latifolia

mariana

polifoUa.

Tutte (jueste specie non vengono coltivate che nei giardini. Arbustus-uva-ursi ord. I.

Paris quadri folla ord. I.

Pofygonum aciculare ord. III. - - unedo C. G

Bistorta -*- convoh'ulus

fagopyrum C.

hidropiper

persicarìa

vìviparum

Stellerà passerina ord. I. Vaccìnium myrtillus 01 d. I.

uliginoxum

vitis idaea

Arenaria laricifoUa ord. III.

rubra

serpilUfoUa

tenuifolia

Cerastium perfoliatum ord. V. arvense

repens

- ^ tomentosuin

viscosum

vulgatum

196 1 TUE Regni della Natura ec.

Cercis siliquastrum ord. I. Oxalis asinina Cassia marylandica ord . I . G . C . Phitolacca decandra ord . VI.

Cherleria sedoìdes ord. III. Chry soplenium alternìfolium ord. II.

^ oppositifoUmn

Clethra alnifolia ord. I. C. G.

arborea C. G.

Cucubalus italicus ord. III.

behen

Dianthus armerìa ord. II. -^-*- atrorubens

alpinus

^ arenaria s

-. barbatus

—-*- cartusianorum

charyophyllus

chinensis C. G.

moscatiis

plumarius

^ prolifer

virginicus C. G.

Dictamnus albus ord. I. Gypsophila saxìfraga ord. II. Hortensia speciosa ord .III .C . G. Hydrangea vulgaris ord . I .C.G . Lychnis dioica ord. V.

chalcedonica C. G.

^— flos cuculi

^ coronata C. G.

viscaria Kalmìa latìfolia C. G. angusti/olia C. G. glauca C. G. Oxalis acetosella ord. V.

Podaliria alba ord. I. G. G. Pyrola rotundifolia ord. II.

secunda ■*

Rhododendruin chamaecistus ord. I.

catabìense

caucasicum

daurìcum

ferrugineum

hirsutum

maximum

pontìcum

La seconda, la terza, la quarta, la settima , la otta- va specie non si coltivano che negli orti e giardini.

Ruta graveolens ord. I.

Saponaria ocymoides ord. II.

officinalis

vac caria

Saxifraga aizoon ord. II. aspera

autumnalis

bulbifera

caesia

caespitosa

cotyledon

-— caneifoUa

granulata

hirculus

hizoon

mutata

opposìtifolia '■ '

Del Sig. Prof. Gio. Maironi Daponte

'97

Saxifraga rotundifolìa

tridactylìtes

Schleranthus annuus ord. II. Sedum acre ord. V.

album ——— atratum

rhodiola

rupestre

telephium

Silene acaulis ord. III. alpestrìs

armerìa

rupestris

saxìfraga

vallesia

Sophora tetraptera ord. I.

alopecuroides

japonìca

microphylla

Tutte quattro queste specie Pesca rossa si coltivano ne' giardini.

Spergula arvensis ord. V.

Tiarella cordifolia ord . II .C .G.

Tribulus terrestris ord. I.

Vacinium myrtillus ord. I.

vitis idaea

5. 12. CI as. XI. Do Jecan- dria, piante che hanno fio- ri Ermafroditi forniti cias- cuno dai dodici ai diecia- nove stami inclusivamente.

Agrimonia eupataria ord. II.

Amygdalus comm. ord. I. Non si ha che negli orti i me- glio esposti.

Amygdalus persica

U amygdalus persica (pesco) ha le seguenti varietà vol- garmente dette

alberges gialla

ammirabile

tardiva

antipersica bianca

gialla

rossa

Prugnona gialla

violetta

Cardinale o sanguigna

Galanda

Maddalena bianca

rossa

Pesca albicocca

Pesca ciliegia

Pesca cottogna bianca

gialla

Pesca di matta Poppa di venere Porporina primaticcia

- tardiva ec. Asarum europaeum ord . I . Euphorbea gyparyssias ord . Ili .

alioscopia

dulcis

lathyris

-—— myrsinites

peplis

pilosa

sylvatica

Decumaria barbara ord .1 . C . G.

iqS I TRE Regni della Natura ec.

Lythrum salicaria ord. I. Fragaria chiloensif

Portulaca oleracea. ord. I. Reseda luteola ord. III.

odorata G. G.

Sempervivum arachnoìdeum

ord. VI.

hirtum

montanum

tectorum

§. i3. Class. XII. Icosan-

elatior

grandiflora

muricata

virginica

Queste ultime specie esi- gono tutte coltivazione.

Geiim montanum ord. Vili.

rivale

urbanum

dria , piante a fiori Erma- Mespilus azarolus ord. V.

froditi ciascuno de' quali chamae mespilus

ha venti o più stami attac coccinea

cati al calice. cotoneaster

Amygdalus communìs ord. I. crux galli

plurium varietatum

Le varietà deW amygdalus comm. che hanno fra noi volgarmente^ vengono chia- mate

Il mandorlo comm. a frut- to picciolo a frutto grosso

a guscio tenero

pesco

pistacchio

amaro

Calycanthus floridus ord. V.

ferax

precox

Tutte tre esse specie si coltivano nei giardini Cydonìa vulgaris ord. V. Dryas actopetala ord. Vili, Fragcfria vesca prd. Vili.

germanica

oxyacantha

pyracantha

japonìca

La terza e la quinta spe- cie si coltiva , e la nona suol coltivarsi unicamente nei giardini.

Phyladelpus coronarius ord. I.

Potentina anserina ord . Vili.

argentea

caulescens

pimpinelloides

•—— recta

reptans

rupestrìs

verna

Prunus armeniaca ord. I.

Del Priinus armeniaca noi abbiamo le seguenti varietà

Del Sic. Piior. Gio. Maironi Daponte tenute nei giardini ed orti II Susino di damasco

199

chiamate volgarmente.

albicocco

Albicoccaprimaticcia d'Olanda II Susino acinaria

di Sardegna

angolomese

bianca

comune

provenzale

pavonaccia

primaticcia persica

pesca

Prunus cerasus

Del Prunus cerasus le nostre varietà sono e vengono vol- garmente chiamate

Il Ciliegio agerotto Reale a mazzetti

di Montemorency

di Olanda

d' ognissanti

del Nord

maraschine

Amaretto Reale Brizzolato comune del flutto grosso

del frutto rosso

Duracino del frutto

Claudiana gialla

rossa

diaprea

- imperiale bianca

mirabella picciola

mirabolana

monsieur

perdrigona

pesco

reale di Tours

estiva

La massima parte di que- ste varietà coltivasi negli orti Lauro cerasus

mahaleb

padus

spinosa

Punica granatum ord.I. Pyrus amelanchier ord.y .

aria

communis

Le varietà del pero sono

grosso bianco

del frutto nero

del frutto rosso

domestica

Il Prunus domestica ( pruno

o susino ) fra noi ha le se- bergamotta d' estate

gueuti varietà denominate d' inverno

volgarmente 1- Svizzera

le seguenti chiamate volgar- mente

angelica

arancina

bure grigia d' inverno

30O 1 THE Regni della Natura ec.

Pero bordona moscata Melo drappo d' oro o fino-

bianchetta grossa

buon cristiano d' estate

buon crist. d' inverno

turco

coscia di dama

di colmar

rassolina d' inverno

doppia

fico

frangipane

franco reale

maddalena

maraviglia d' inverno

martino secco

chietta

far OS grande maddalena piccione

reale, d' inghilterra rosa nero renitta di brettagna d' inghilterra del Canada franca gialla griggìa

moscatella della regina B-Osa alba ord. Vili

grossalonga

oro fino d' estate

sangiovanni

sangermano

sanguignola

spinarosa

d' inverno

verdelonga

vergolosa

malus

flore pieno

bipinnata

canina

carnea

centifolia

carolina

~—— fraxinifolìa

damascena

gallica

versicolor

Pyrus malus ( melo pomo ) eius lutea variet : bicolor

varietates vulgariter dicuntur multiflora chinensis

Melo appio semper florens

calvilla d' estate variet rub .

caria spinosissima

cortipendulo de la quin- sulphurea

time parvifolia

—— diaciola rossa muscosa alba

di nostra signora rubra

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte

aoi

Rosa moscata

cinnamomi ca

regia

majalis

porlandìca provìncialìs

rubrifolìa

eretica

unguiculata.

Presso che tutte queste

Tormentilla creata ord. Vili.

reptans

S. 14. Class. XIII. Po- liandria , piante con fiori Ermafroditi ciascuno de' qua- li ha venti o più starrii at- taccati alla base interna del fiore chiamata ricettacolo del fiore , la quale è altra cosa che il ricettacolo o ba- se del frutto.

specie e varietà di Rose ,

che si hanno fra noi, esi- Aconitiim anthora ord. III.

gono coltivazione da giar lycoctonum

dino. Rubus caesius ord. Vili. fruticosus

filare pieno C.

^^— Idaeus

rosefolius C. .

saxatilis

napellus

Actaea spicata ord. I. Adonis aestivalis ord. VI. Anemone apiifolia ord. VI. nemorosa

ranunculoides

Aquilegia vi/lgaris ord. V.

alpina

Atragene alpina ord. VI. Annona triloba ord.VI.C.G. Caltha palustris ord. VI. Capparis spinosa ord. I. C. Chelidonium maius ord. I. Cistus crispus ord. I.

sali>ifolius

Clematis erecta ord. VI. flummula

terza e la settima, tutte le vitalba.

altre specie sono coltivabili. Queste specie vengono

Stellaria holostea ord. III. coltivate nei giardini.

graminea Delphinium consolida ord. III.

nemorum aj'acis

Tomo XIX. C e

Sorbus aucuparia otà. III.

americana

Spiraea aruncus ord V.

crenata

filipendula

lobata

salici/olia

sorbi/olia

ulmaria.

Eccettuata la prima , la

20 i

I TRE Regni pet.la Natura ce.

Delphinìurn elatum

grandiflorum

staphisagrìa

urceolatuni

Helianthemum fumaria ord. I.

laevìpes

vulgare

Helleborus foetidus ord. VI.

hyemalis

niger

viridis

Hepatica trìloba ord. VI. Lagestroemìa ìndica or. I. C.G. LiriodendrumtuUpifera ord .VI.

C. Magnolia acuminata ord. VI.

auriculata

glauca

grandiflora

macrophylla

ohovata

tripetala.

Tutte queste specie si coltivano nei soli giardini. Nigella arvensis ord. V.

damascena

Nymphaea alba ord. I. lutea

Paeonia officinalis ord. II.

corolUna C.

tenui/olia

arborea

albìflora

anomulà.

Queste quattro ultime spe-

cie si coltivano segnatamen- te nei giardini. Papaver argentone ord. I.

alpinum

dubìum

rhoeas

somniferum C. G.

Podophyllum peltatum. ord.I.

C. G. Pulsatilla pratensis ord. VI.

vulgaris

Ranunculus acrìs ord. VI.

alpestris

aquatilis

arvensis

bulbosus

ficaria

fluviatilis

glacialis

lanuginosus

lingua

nivalis

platanifolius

polyanthemos

repens

rutae folìus

sceleratus

thora

Thalictrum aquìlegìfoUum ord . VI.

alpinum

flg,vum

Tilia europaea ord. I.

alba C. G.

americana C. G,

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte ao3

Trollìus europaeus ord. VI. Hormìnum pirenaicum ord. I.

§. i5. Class. XIV. Didy- namia piante a fiori Erma- froditi de'quali ognuno ha quattro stami , due più alti .e due più bassi.

Achanthus mollis ord. II.

Ajuga chamaepitys ord. I.

reptans

Antìrrhìnum majus ord. II. Ballotta ni:'ja ord. I.

lanata

Bari sia alpina ord. II. Betonica alopecuros ord. I.

hirsiita

officinalis

Bignonia catalpa ord. II.

capreolata

radicans.

Tutte queste specie si col-

tivano ne' giardini. Clinopodiuni vulgare ord. I. Digitalis ambigua ord. I. ferruginea

epiglotis

lutea

media

Euphrasia lutea ord, II.

0 don ti de s

officinalis

Galeobdolon luteum ord. I. Galeopsis ladanum ord. I. -* tetrahit

decorna lioederacea ord. I. Hy sopus officinalis ord. I. C.

Lamium album ord. I.

amplexicaule

laevigatum

maculatum

purpureum Lathraea squamarla ord. II. Lavandula spica ord . I . C . Leonurus cardiaca ord. I.

cr

isp

US

II.

Lìnarìa cymbalaria ord.

elatine

genistìfolia

spuria

vulgaris

Marrubium vulgare ord. I.

candìdissimum

hispanicum

supinum.

Sono tutte tre specie col- tivate nei giardini. Melampyrum arvense ord. II.

pratense

sylvatìcum

Melissa calamintha ord. I.

officinalis

Melittis melissophyllum ord. I. Mentila aquatica ord. I.

gentilis

Piperita C. G.

pulegium

rotundifolia

sylvestris

viridis

Nepeta cataria ord. I.

io4

I TRE PiEGNI DELLA NaTURA CC.

Nepeta nepetilia

nuda

Ocymum basilìcunt ord. I C. G. Teucrium pollium

Tenerium hircanum marum

Origanum vulgare ord. I maj oraria C.

syrìacum

Orobandre caryophyllacea ord .II Pedicularìs comosa ord. II. Prunella vulgarìs ord. I. ' grandiflora

laciniata

Rhinanthus Crìsta-Galli ord. II. Ruellia strepens ord. II. C. G. Satureia hortensis ord. I.

capitata

montana

rupestris

thrymbra

Scrophularia aquatica ord. II.

auriculata

canina

nodosa

Scutellaria alpina ord. I. galericulata

integri/olia

Siderìtis montana ord. I. Stachys alpina ord. I.

arvensis

circinata

germanica

—— palustris

' recta

sylvatica

scordium ——— scorodonia.

La quarta, la quinta e la . sesta di queste specie non

si coltivano che nei giardini. Thymus alpinus ord. I. calamintha

lanuginosus

nepeta

serpillum

vulgaris

Verbena officinalis ord. I.

Vitex agnus-castus ord. II. §. ló.Clas. XY.Tetrody- namia , Piante a fiori Er- mafroditi ognuna delle qua- li ha gli stami di cui quat- tro sono alti e gli altri due sono bassi, ed opposti traloro-

Alyssum campestre ord. I.

montanum

Arabis alpina ord. II.

thaliana

turrita

beUidifoUa

Bisutella apula ord. I.

laevigata

Brassica eruca ord. II.

erucastrum

Teucrium chamaedrìs ord. campanulatum

I.

napus

sativa

rapa.

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte

ao5

Si coltivano tutte come pure la seguente colle sue varietà. oleracea

II.

Brassica capitata

laciniata

selenisia

sabellia

botrytis

napo-brassica

gongylodes

Bunias erucago ord. I. Cardamine amara ord.

asarìfolìa

hirsuta

impatiens

—— pratensis

resedifolia —— trifoUa

Cheiranthus annuus ord. I. cheiri cuspidatus incanus C. Coclearia armoraccia ord. I.

offici nalis C. G.

Crambe marittima ord. I. C. (

hispanica C. G.

Dentaria bulbìfera ord. II.

phentasyllos

enneaphylla

pianata

Draba aizoides ord. I.

^ muralis

^ verna

Erysimum allìaria ord. II.

Erysìmum barbarea

officinale

Isatis tinctoria ord. I. C. Lepidium alpinum ord. I. Lepidium gramìnifolium

iberis

latifoUum

petraeum

ruderale

sativum

Lunaria annua ord. I. C. G. Myagrum sativum ord. I. Raphanus sativus ord. II.

albus praecox

nigerserotinus

ruber praecox

oleiferus.

Si coltivano tutti negli orti. Sinapis arvensis ord. II.

nigra C.

alba

Sisymbrium nasturtiumord.il. palustre

silvestre

tenuifoUum . Thlaspi arvense ord. I.

bursa pastoris

montanum

Turritis glabra ord. II. hirsuta.

§.17. Clas. XVI. Mona- delfia , piante a fiori Erma- froditi i cui finali componen- ti gli stami almeno nella parte inferiore sono uniti in

2o6 J TRE Regni della Natura ec. un sol corpo , e de' quali la Geranìum syhaticum corolla è regolare se non si Hibiscus syrìacus ord. III. eccettui il genere di Pelar- trionum

gonium, Altìiea cannahina ord. Vili. hìrsuta

offìcinalis

ficifolia

-—— rosea

Camellìa japonìca ord. Vili.

myrtìfolia

pomponia

sasangua

warrata.

Si coltivano tutte queste specie ne' giardini Erodium ciconiwn ord. V.

cìcutarìum

gruìnum

moscatum

Geranìum columbìnum ovà.N . fuscum

macrorrhìzum

molle

moschentos

lucìdum

^ dìssectum

phaeum

pratense

sibericum

sanguineum

- - striatum

<- Tobertianum

rotundifolìum

umbrosum

nodosum.

Hibiscus palustri!

coccineus G. G.

Malva alcea ord. Vili. rotundifolia

sylve stris.

S. 18. Class. XVII. Dia- delphia = Piante che hanno i fiori Ermafroditi , ciascuno de' quali ha i filamenti de- gli stami in due corpi, op- pure in un solo corpo ; ma la corolla è sempre irrego- lare ed ineguale.

Amorpha fruticosa ord. IV.C.G.

AnthylUs vulneraria ord. IV.

Astragalus alpinus ord. IV.

glycyphyllos

onobrychis

Arachis hypogaea ord. IV. C.G. Cicer arietinum ord. IV. C.

lens G.

Colutea arborescens ord. IV. Coronilla coronata ord. IV.

argentea

emerus

minima

varia

Corydalis bulbosa ord. I.

lutea

Cytisus capitatus ord. hirsutus

IV

Del Sic. Peof. Cytìsus laburnum ^ nigrescens

sessllifolius

DoUchos purpureus ord. IV. C.

unguiculatus C.

Le varietà del Dolichos , che noi coltiviamo , sono le seguenti

a bacelli minuti

egiziano

a sparego

a sciabola

soia ec.

Fumaria officinalis ord. II. Galega officinalis ord. IV. Genista germanica ord. IV.

sagittalis

sibirica

tinctoria

Elycyrrhira echinata ord. IV. Hedysanum onobrychis ord. IV. Hippocrepis comosa ord. IV. Lathyrus aphaca ord. IV.

latifoUus

pratensis

sylvestris

Lotus corniculatus ord. IV. Lupinus albus ord. IV. G. 3Iedlcago lupulina ord. IV. falcata

muricata

rigìdula

sativa

scutellata

-^— turbinata

Gio, Maironi Daponte

20'

Melilotus officinalis ord. IV. vulgaris

Ononis arvensis ord, hircina

spinosa

IV.

IV.

Orobus tuberosus ord,

niger

varius

vernus

Phaseolus ìnamoenus ord. IV.

multiflorus

mungo

vulgaris

Il Phaseolus ha le seguen- ti varietà volgarmente chia- mate Fagiuolo di spagna.

nano

d'olanda

bianco

di praga

pisello bianco

senza pergamena

senza filo

rosso d' Orleans

svizzero griggio

vizo

E fra noi si coltivano co- munemente,ma piìx negli orti, Pisum ochrus ord. IV.

sativwn C.

Polygala chamaebuxus ord .III .

vulgaris

Robinia pseudoacacia ord . IV. caragana - chamlaga

ao8

I TRE Regni della Natura ec.

Robinia halodendron

inermis

ferox

hìspìda

' viscosa.

Tutte queste specie si ten- gono e si coltivano nei giar- dini

Spartìum junceum ord. IV.

scoparium

radiatum

Trifolìum alpinum ord. IV.

arvense

incarnatum

lupìnaster

montanum

pratense

repens

Tubens

Vida cracca ord. IV.

faba C .

dumetorum

lutea

sativa

sepium

Ulex europaeus ord. IV.

nanus.

Si coltivano ambedue nei giardini.

Citrus aurantìum ord. III.

nonnullae varietates

Gli aranci e i cedri vera- mente qui non vivono all' aria aperta , ma durante l'in- verno vanno per lo più te- nuti in istanze difese dal freddo.

Hyperlciimandrosaemum or.IV.

calyciiium

montanum

perforatum

quadrangulare

§. ao. Class. XIX. Smgewc- sia , piante , i cui stami han- no i filamenti sciolti e libe- ri ; e le loro antere sono u- nite insieme in un sol corpo per lo più cilindrico. Achillea ageratum ord. II.

atrata

alpina clavennae

macrophylla

millefolium

moschata

nana

ptarmìcd

tomentosa

§. 19. Class. XVIII. Polya- Anthemis cota ord. II.

delphia, piante a fiori Erma- arvensis

froditi ognuno de' quali è for- cotula

nito di stami che co* loro fi- Apargia hastilis ord. I.

lamenti formano tre o più autumnalis

corpi. hispida

D

EL

MG

Prof. Gio. Maironi Daponte

aog

Arctium lappa ord. I. Arnica montana ord. II.

bellidìastmon

Artemisia ahrotanum ord, II.

ab syn tinnì

campestris

dracunculus

pontìca

rupestrìs

vulgaris

Aster alpinus ord. II.

annuus

amellus

chinensis

dumosus

ericoides

macTopliyìlus

novi belgi

novae angliae

rtgidus

sericeus.

Queste ultime otto specie si coltivano specialmente nei giardini.

Balsamita vulgaris ord. I.

Belli s perennìs ord. II.

Bidens tripartita ord. I.

Buphtalmum salicifolium or . II

speciosi ssimum

grandiflonim

Cacalia alpina ord. I. Calendula arvensis ord. IV.

officinalis

Carduus radiatus ord. I.

crispus

Tomo XIX.

Carduus defloratus

marìanus

pycnocephalus

Carlina acaulis ord. I. Carpesium cernuum ord Carthamus lanatus ord

coerulus

tinctorius C. G.

Centaurea calcitrapa ord

atropurpurea

cyanus

benedicta

jacea

^lontana

nigrescens

panìculata

phrygia

scabiosa

solstitialis -

II, I.

III.

Condrylla juncea ord. I. Chrysanthemum leucanthemum ord. II.

montanum

I.

Cichorium endivia ord,

crìspa

angustifolia

latifolia

jntybus

Queste specie e queste varietà si coltivano special- mente negli orti. Cineraria alpina ord. II.

aurantìaca

cordifolia

integri/olia

Dd

aro

I TRE Regni bella Natura ec.

Hypochaeris radicata Inula dysenterica ord. II. helenium

Iurta

pulìcarìa

salicìna

Lactuca saligna ord. I.

sativa C.

scariola

ìntibacea

quercina

virosa

Lapsana communis ord. I.

- foetida

zacintha Leontodon taraxìcum ord. I.

Eupatorium cantiahinuni ord. I. Matricaria chamomilla ora. II. Gnaphalium dioìcum ord. II. Onopordon acanthium ora. l.

Cineraria longifolìa Cnicus erisithales ord. I. eriophorus

heterophyllus

lanceolatus

palìistris

tuberosus

Conyza squarrosa ord. II. Crepis foetida ord. I.

aspera

tectorum

Cynara cardunculus ord. I.

scolymus C.

Doronìcum pardaliamhes ord .II . Erigeron acre ord. II.

canadense

leontopodium

stoechas

sylvaticum

Heliantlius annuus ord. III.G.

tuberosus G.

Hieracìum auricula ord. I.

amplexicaule

aiireum

muroruni

pilosella

purpureum

porrifoUum

sabaudium

staticìfolium

villosum

umbellatum

Hypochaeris maculata ord. I

Praenanthaes muralìs ord. I

purpurea

Pyrethrum parthenicum ord . II .

corimbo sum

Santolinachamaecyparissus or.I. Scorsonera hy spanica ord. I.

hirsuta ord. I.

laciniata

tingitana

humilis

Senecio abrotanifolìus ord. II,

doronicum

ericcifolius

jacobea G. G.

paludosus

saracenicus

viscosus

Del Sic. Prof. Gio. M aironi Daponte

aii

Senecio vulgarìs Serratala arvensis ord. I.

tinctoria

Solidago altissima ord. II. canadensis

rigida

sempervirens

virga aurea

Queste specie si coltiva- no per lo più nei giardini. Sonchus arvensis ord. I.

oleraceus

Tanacetiim vulgare ord. II. Thrincia hirta ord. I. Tragopogon pratense ord . I .

porrifolium

Tussilago alba ord. II.

alpina

farfara

frigida

petasìtes

Xeranthenum annuum ord . II .

inapertum.

Neotia spirali s ord. I. Ophrys myodes ord. I. Orchis bifolia ord. I. conopsea

latifolia

maculata

mascula

militaris

morio

pyramidalis

sambucina

ustulata

Satyrium hircinum ord. I.

nigrum

viride

Serapias cordi gera ord. I.

5-32. Class. XXI. Monoecia, piante, nelle quali vi sono i due sessi in ciascun indi- viduo; ma l'uno separato dall'altro , cioè i maschi in un fiore e le femmine in un altro.

^. m .Class.XX. Ginandria,Alnus glutiriosa ord. IV. piante a fiori Emafroditi, ma Amaranthus hybridus ord. V.

che hanno gli stami attaccati

a qualche parte del pistillo.

Aristolochia clematitis ord. IV.

rotunda

sipho C. G.

bicolor

caudatus

blitnm

paniculatus

sanguineus Cypripedium calceolus ord. II. tricolor.

Epipactis latifolia ord. I. Tutte queste specie si col-

ovata tivano nei giardini.

palustris Arum dracunculits ord. VII.

rubra it%licurn.

la

I TRE ReGN£ della NaTURA CC.

Arum maculatum

non maculatum

Betula alba oid. VII. Bryonia alba oid. Vili.

dioica

Buxus sempervirens orci. IV.

bulearica C. G.

Carex dioica ord. III. lagopodiodes

muricata

rupestris

Carpinus betulus ord. VII. Cas tanca vesca ord. VII.

sativa aculeis longioribus

rigidioribus

maìor sive echino maiore

echino praecociore

echino serotino

seminibus ampUo-

Fagus purpurea C. G.

Ginko biloba ord. VII. C. G.

Juglans regia ord. VI.

cinerea

-— fraxini -folta

nigra.

Si hanno nei giardini e negli orti.

Lenin a gibba ord. IV. G.

Momordica elateriuin ord. VIII.

balsamina

Morus alba ord. IV.

rubra

nigra

Ridonda questa Provincia principalmente piana e di collina, del Morus , \\ qua- le vi si coltiva con grande diligenza a sostentamento del nostro setificio, ma del- le dette specie la nigra è quella , che vi è poco pii!i che appena conosciuta.

ribus reniformibus Chara tomentosa ord. I.

vulgaris

Corylus avellana ord. VII.

Cucumis e/o ord. Vili. C. G. Liquidamber imberbe ord. VI.

sativus C. G. C. G.

Cucurbita aurantia ord. Vili. styraciflua C. G.

citrullus Myriophyllumspicatum or. N\\

lagenaria verticilatum

pepo Pinus abies ord. Vili.

nielopepo fructu cy- cembra

periformi verrucoso cedrus

Cupressus sempervirens or .Vili . larix

C. inops

horizontalis mns,us

Fagus sylvatica ord. VII.

- halepensis

Del Sic. Prof. Gio. Maironi DapOivte

2lJ

P'inus pinea

picea

taeda

syhestrìs

Urtica cannahina C. G.

urens

Xanthium •chìnatum ord. V. strumarìum

Platanus occidentalis ora. Yll. Zea majs ord. III.

orientalis praecox

Questa pianta coltivasi ad semine albo

ornamento dei pubblici pas atropurpureo

seggi nella Città. PoteriuTìi sanguisorba ord . VII. Qiiercus ceris caudatwn ord .VII. pedunculata

- robur coccifera

ìlex

rubra

suber.

Queste quattro specie ul- time si coltivano nei giar- dini. Ricìnus africanus ord. VIII.

communis

inermis

lividus

tanarìus

vìridìs.

violaceo.

Tutte queste specie e sot- tospecie sono fra noi coltiva- te molto ma le due prime forse le più.

5. a3. Class. XXII. Dioe- cia , piante, che hanno i fiori maschi in un indivi- duo e le femmine in un al- tro , ma i due individui so- no della stessa specie.

Broussonetia papyrifera ord . IV. C.G.

Cannabis saliva ord. V. C.

Humulus lupulus ord. V.

Hippophae ramnoides ord . IV.

H/drocharis morsus ranae

Si coltivano tutte queste Jsuniperu communis ord. III.

specie nei giardini. Sagittaria sagittifolia ord VII . Sparganium ramosum ord. III. Thuja occidentalis ord. VIII.

C. G.

orientalis C. G.

Thyfa lati f olia ord. Ili, Urtica dioica ord. IV.

oxycedrus

sabina

virginìana.

Eccettuato il communis

le altre specie si coltivano

nei giardini. Mercurialis annua ord. Vili. perennis

ììi4

f TRE Regni della Natura ec.

V.

Pistacia terrebinthus ord

C. G. Populus alba ord. Vlf.

dilactata

nìgra

tremula

heterophylla

angulata

balsamìfera fasti gìata.

Queste quattro ultime spe- cie si coltivano nei giardini. Ruscus aculeatus ord. XII.

hypoglossum

hypophyllum

Tacemosus

Salix alba ord. II. amygdalìna

babilonica C. G.

arbuscula C.

caprea

pentandra

viminalis vitellina

Smilax lanceolata ord. VI.

punctata

Sarsaparilla C. G.

Spinacia oleracea ord. V. C.

Tamiis communis ord. VI.

Taxiis baccata ord. XII.

Valisneria spiralis ord. II.

Viscum album ord. IV. p. pa- rasita .

§. a4. Class. XXIII. Po- ligamia , piante dotate di

fiori Ermafroditi e di ma- schi , oppure di Ermafroditi e di femmine, o nella stessa pianta vale a dire nello stes- so individuo, oppure in due piante in due individui, ma in questo secondo caso le due piante sono della stessa specie.

Acer campestre ord. I.

opalus

^— platanoides

pseudo-platanus

dissectum

negundo

pensylvanicuni

rubrum

—— saccharinum.

Eccetto che le prime spe- cie, le altre tutte si colti- vano ne'giardini.

Àegilops ovata ord. I.

Acacia iulibrissin ord. l. C. G.

Andropagon grillus ord. I.

ischaenum

Atriplex patula ord. I. Celtis australis ord. I. Diospyros lotus ord. II. C. G.

kaki C. G.

Ficus carica ord. II.

Molte 9ono le varietà del fico, che noi abbiamo, se- gnatamente nelle colline, e vengono volgarmente chia- mate.

Del Sig. Prof. Gio. Mairom DAroNTt ii5

Fico bianco Hordeum murinum ord. I.

angelica grosso hexastìcon C.

brogiotto bianco vulvare C.

lardajolo zeocrìton

dattero Panicum cruxgalli ord. I.

sampietro glaucum

violaceo capillare

verdino italicum

Fraxinus excelsior ord. II. miliaceum

orniis staginum

aurea virgatum

nana viride.

pendala Molte di queste specie e

samhucifolia principalmente il Miliaceum

striata. e V Italicum fra noi si col- Queste ultime cinque spe- tivano.

eie si coltivano tutte nei Parietaria offìcìnalis giardini. Sorgum saccharatum ord. I. C.

Gledischia trìachantheos ord . II . vulgare G .

G. G. Valantia cruciata ord. I.

horrida muralis

Holcus avenaceus ord. I. glabra

caffronim Veratrum album ord. I.

lanatus nigrum.

5. a5. Class. XXIV. Cryptogamia . Le piante di questa Glasse occultano in parte all' occhio nudo , ed in parte an- che air armato gli organi della generazione e perciò chia- mansi Grittogame : che è Io stesso che dire occultanti le parti della generazione. Devono quindi fecondarsi clandesti- namente.

Prima di passare a dare il catalogo delle piante Critto- game naturali alla nostra provincia, accennerò, siccome ho fatto anche al Capo XIII. §. i. riguardo a questa classe, d'es- sermi io attenuto alla sistematica classificazione del Signor Willdenow quanto ai sei primi ordini , e che quanto agli al-

ai6 I TRE Regni della Natura ec.

tri, che mancano sino al decimo quinto inclusivamente nel- la sua Specìes Plantarum , io lao seguito quella de' Signori Lamarck, e Decandolle.

Gli ordini dal Willdenow stabiliti, e die non mancano nella sua sistematica distribuzione, sono I. Gonopterides -\\. Stacyop- terìdes - III . Poropterides - IV . Schismatopterides - V . Filices - VI . Hidropterides ; e quelli, che mancano, e de' quali non ab- biamo che le rispettive differenze, sono- VII. /Ifw^ci - Vili. Hepaticae-W. H omallophyllae - X. Algae - XI. Lichenes - Xll. Xylomycì - XIII. Finisci - XIV. Gastoromycì - XV. Bussi.

La classificazione poi fissata dai Signori Laraarck , e Decandolle è = Classis Acotiledones Cryptogamae -Ord. I. Algae - II . Fungi - III . -Hipoxila -IV. Lichenes -V . Hepaticae -VI . Musei =■ Classis Monocotiledones Cryptogamae. Ord. -VII. Fili- ces -YllI . Locopodiacae -IX.Rkizospermae-X. Equisitacea^ -XI. Nayades. = Classis II Monocotiledones Phanerogamae { nozze manifeste ) Ord. XII. Graminae.

L" ordine XI. del Sig. Lamarck contiene alcune specie, che ì Signori Linneo e Willdenow collocano nella classe del- le Fanerogame , e appunto nella Monoecia. Siccome poi va- rie delle piante Crittogame ., le quali nella nostra provincia si trovano , appartengono ad ordini , che parimente non man- cano nel sistema del Willdenow: cosi rispetto a queste ulti- me io mi attengo alla di lui classificazione , e non mi fo a seguire quella degli ultimi due non meu rinomati autori, se non se negli ordini che nell' opera del primo mancano. Acrosticum maranteae ord. V. Aspidium filix foemina

W.lld.

phoeogopteris

ilvense

aculeatum

Adiantum capillus-veneris or.V

dryopteris

Willd.

oreopteris

Agaricus aurantiacus ord. II.

lonchitis

Lamarck.

rheticum

Aspli

inium adiantoides ord . V

Aspidium filixmax ord. V.

Willd.

Willd.

septentrionale

Del Sic. Prof. Gio. Maironi Daponte

ai7

Asplenium ruta muraria

triochornanes

Blechnum boreale ord. V.

Willd. Botrychium lunaria ord. II.

Willd.

Hypnum crìspum ord. IV. La mar.

rutahulum <*

serpens

parasìticum

Jungermania ord. V. Lamar.

Boletus ignarius ord. II. hamar. Jsoetes ord. V. Lamar.

versicolor

Bryum glaucum ord. VI. Lamar. Decand.

murale

pyriforrne

Ceterach officìnarum ord. V.

Willd. Cladomia rangiferina ord. IV.

Lamar. Clathrus camellatus ord. II.

Lamar. Clavaria coralloìdes ord. II.

Lamar.

helvella

Conferva fontinalis ord.I.

Lamar. rivularìs Dicrenum ord. VI. Lamar. Equisetum arvense ord. I.

Willd.

hyemale

fluviatile

palustre

sylvaticum

Fontinalis antipyretica ord. VI

Lamar. Gaestrum multifidum ord. II. Lamar.

Tomo XIX

Leskea ord. VI. Lamar. Lichen parietinus ord. IV .Lamar.

caninus

ciliaris

islandicus

rupestris

Lobaria pulmonaria ord. IV.

Lamar. Lycopodium annotìmum ord . II .

Willd.

complanatum

clavatum

selago

Lycoperdon ord. II. Lamar. e

Decand. Marchantia polymorpha ord . V .

Lamar. Marsìlea quadri/olia ord. VI.

Willd. M cesia ord. VI. Lamar. Onoclea sensitilis ord. II .Willd. Ophioglossum vulgatum ord. II.

Willd. Osmunda regalìs ord. IV. Willd .

crispa

Patellaria ord. IV. Lamar. Pezizia auriculata ord. II. La- mar. Decand. Ee

21 8 I TRE Regni della Natura ec.

Pezizia lenti fera Scyphophorus ord. IV . Lamar.

Phallus esculentus ord. II. Splacnum -orA. V. Lamar. Lamar. Spiimarìa ord. II. Lamar.

ìmpudìcus Struthiopterìs germanica ord.

Polypodìum dugopteris ord.V. V. Willd.

Willd. Tuher album ord. II. Lamar.

vulgare Decand.

Polytrìchum commune ord. Yl. cibarìum

Lamar. Tortula ord. VI. Lamar.

Pteris aguilìna ord. V.Willd. Tìmmia ord. VI. Lamar. Reticularia ord. II. Lamar. Verrucaria ord. IV. Lamar. Riccia ord. V. Lamar. Usnea ord. IV. Lamar.

Rocella ord. IV. Lamar. Urceolaria ord. IV. Lamar.

Salvinia «a^a/zj ord. VI .Willd. £7/pa ord. i. Lamar. Scolopendrium officinarum Olà. JVeisia ord. VI. Lamar.

V. Willd.

DESCRIZIONE

D' UNA NUOVA ORCHIDEA BRASILIANA

DEL

SIC. GIUSEPPE RADDI

Ricevuta addì 19. Luglio 1822.

r ra r immensa quantità di Piante appartenenti a quella fa- miglia, che Linneo nel suo metodo naturale chiamò col no- me di Orchidee, delle quali il Brasile abbonda più d' ogn' altro paese, una ve n' è , che certamente merita un posto distinto nel numero di quelle che servono all'economia do- mestica degl'abitanti di quel vastissimo Regno, da dove, facendo io ritorno verso la fine del 1819, la recai a questo Imperiale e Reale Giardino di Firenze, ove per la prima volta fiori al cominciar delia primavera del corrente Anno i8aa. Essa è una delle non molte piante, che hanno il pre- gio di riunire in un tempo economìa e bellezza ; la prima perchè dal suo tronco o caule i Brasiliani ottengono per es- pressione un glutine, di cui essi fanno uso in vece di col- la , particolarmente i calzolari , i quali se ne servono per incollare le solette alle scarpe ; ed è a quest' uso dovuta la vernacola denominazione di Pianta da colla dalli stessi Bra- siliani applicata a questo singolare vegetabile, il quale per la bellezza de' suoi fiori non tanto , quanto ancora per la pregevole particolarità di conservare lungamente i medesimi sopra il loro stelo, merita certamente 1' attenzione degl' a- matori di Flora, nei di cui giardini acquisterà ben presto il diritto di preferenza.

Avendo consultato tutti i viaggiatori che approdarono fin' ora ai Brasiliani lidi , dove questa pianta è tanto comu- ne, e tanto conosciuta, mediante l'uso a cui vi è destina-

aio Descrizione d' una nuova orchidea brasiliana ta , non ho potuto trovarne alcuno che ne dia contezza , o elle ne faccia la più breve menzione, lo che sembrerà non poco strano.

Essa è adunque una specie nuova , cioè indescritta fin'o- ra ; appartiene al genere Cyrtopodium stabilito da Brown per alcune specie di Cyrnbìdiwn distinte per il loro labbro o pe- talo inferiore unguicolato e inginocchiato alla sua base , e , tanto nella forma delle sue foglie, quanto in quella del suo tronco , conviene esattamente col Cymbìdium Andersonii ( Cyrtopodium Andersonii Br. ) rappresentato da Andrew nel suo Ripositorio botanico t. 65 1., da cui però differisce per la grandezza de' suoi fiori , e per la figura dei loro petali superiori , i quali sono quasi rotondi nel nostro ( ved. V an- nessa tavola), lanceolati, e ondulati nei margini nell'altro.

Assegnando a questa pianta una denominazione specifi- ca, mediante la quale debba essa distinguersi dalle altre specie di questo medesimo genere , preferiremo a qualunque altra quella di ^lutinìferum , come la più adattata a breve- mente indicare la particolare proprietà che ha di sommini- strare ai Brasiliani quella specie di colla, che sopra mento- vato abbiamo. Eccone i cararteri:

CYRTOPODIUM glutiniferum : caule elongato crasso, foliis vaginatis lanceolatis nervosis, floribus spicato - subra- mosis , petalis rotundatis apiculatis.

delle radici grosse quanto una penna di gallina o poco più, semplici e levigate nella loro superficie, s' inalza uno o più tronchi ( caules ) carnosi di color verde-gaio , i quali nel loro paese natale pervengono all' altezza di due fi- no a tre piedi , e la di cui circonferenza oltrepassa i quattro pollici: nella loro metà inferiore , o per quasi due terzi, essi sono guarniti di guaine , o piuttosto foglie abortive , alter- nativamente situate , le quali abbracciano con la loro base interamente il caule, verso la cui sommità sono situate del- le foglie parimente alterne, distiche, lanceolate, acute in cima, intere nei margini, glabre, minutissimamente punteg-

Del Sic. Giuseppe Raddi aai

giate nella lor faccia inferiore allorché osservate sotto la len- te, con molti nervi d' inegiial grossezza, tre dei quali più grossi di tutti gl'altri, plicate longitudinalmente in princi- pio, quasi piane dipoi, lunghe più d'un piede, circa due pollici e mezzo larghe, e munite ciascuna d'una guaina del tutto simile alle già mentovate. Dall'ascella dell' infima guai- na, cioè dalla base del caule , sorge uno stelo di circa die- ci linee di circonferenza , anch' esso inviluppato da delle guaine alterne, cilindriche e alquanto acute, il quale s'inal- za fino air altezza di tie in quattro piedi , alla cui sommità sono alternativamente situati i fiori disposti in una spiga piuttosto lunghetta, e un poco ramosa alla base; questi com- pariscono pedicellati , perchè il loro perigonio riposa sopra un lungo ovaio , alla cui base trovasi una brattea di forma ovale o ovato-lanceolata , giallastra e altrettanto lunga quan- to r ovaio medesimo. Il perigonio o corolla è profondamen- te diviso in sei parti rappresentanti altrettanti petali , tre dei quali esterni perfettamente eguali fra loro , concavi , quasi rotondi , di color giallo-canarino con una leggiera tin- ta rossastra verso la sommità della loro faccia esterna , la quale in seguito si manifesta per trasparenza anche nella faccia interna; sono altresì terminati da una piccolissima punta , e marcati ciascuno da tredici tenuissimi nervi lon- gitudinali e paralleli appena distinguibili a occhio nudo. Fra i tre petali interni se ne contano due, i quali non differiscono dai primi , che per essere interamente gialli , e un poco più ristretti e allungati alla base; il terzo, a cui è stato dato il nome di labellum , è inferiormente situato, è dello stesso colore dei due superiori , e provveduto alla sua base d' un unghietta lineare , lunga circa due linee , e inginocchiata ovvero ripiegata nella sua unione con la lamina : questa è profondamente divisa in tre lobi , dei quali due laterali , e- retti e rotondati, l' intermedio più grande, ripiegato anch' esso come l* unghia, ma in senso contrario; è ahreil assai concavo, rugoso attorno il margine, sparso di spruzzi san-

aaa Descrzione d' una Orchidea brasiliana

gnigni nella di lui ripiegatura , e, come i petali superiori , distinto da dei tenuissimi nervi longitudinali e paralleli fra loro. La colonna o ginostemio è un poco curvo verso la som- mità , di un verde-chiaro, concavo in avanti, convesso in addietro, e terminato da un piccolissimo rostro o prolunga- mento dello stimma un poco recuivo e d' egual colore . Il polline è distribuito in due pacchetti , bilobi nella lor parte posteriore o quasi reniformi, e di un giallo-citrino.

aggiunta alla descrizione della Conferva Lichenoides

che trovasi alla pag. 48. del presente

Fascicolo. N.° Sj.

Questa stessa pianta è stata descritta e figurata dai Sig. Ehrenberg Hort phys Beres. p. 120 T. 2,7. sotto il nome di Coenogonium Lìrikii. Egli la colloca fra i Licheni e riguarda i piccoli funghi ( Pezizae ) che di sovente trovansi aderenti alla medesima , come altrettanti apotecii risguardanti la frut- tificazione di questo da lui supposto Lichene.

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220

OSSERVAZIONI FISICHE

aULLA COSTRUZIONE DI VARIE LAMPANE ANTICHE E MODERNE

DEL CAVALIERE GIOVANNI ALDINI

DIRETTE

AL SOCIO SIC. CAV. VITTORIO FOSSOMBRONI

Ricevute addì 3. Settembre i8ai.

Intento a procurarmi notizie sui Fanali di mare Voi chiarissi- mo Collega, mi agevolaste i mezzi, di esaminare da vicino il Fanale di Livorno, ed i molti oggetti di scienze che o- vunque presenta 1' ameno e fiorente Stato della Toscana. Le mie ricerche mi condussero a fare alcune osservazioni sulla struttura delle Lampane , le quali avrei volentieri inserito nella mia Opera sui Fari , se non avessi temuto di deviare troppo dall' oggetto principale ; ho amato quindi meglio di- rigerle a voi , avendo ad esse appunto dato occasione la cortesia vostra. Se volessi considerare i pregi estrinseci del- le Lampane, potrei ricordare che esse appunto nella Tosca- na diedero occasione all' immortale Galileo Galilei di ridur- re a certe leggi le oscillazioni dei pendoli, e di trovare il grande principio delle velocità virtuali , essendone a voi ser- bata la gloria di averne data il primo la dimostrazione . (*) Ma come proverò in seguito, una Lampana del Duomo Pi- sano , ed altre celebrate nelle storie hanno particolari loro pregi Fisici , per cui mi sembrano atte a ricordare , ed a stabilire le epoche precise di importanti scoperte.

(•) Venturi Gio. Battista Memorie e Lettere inedite di Galileo Galilei. Modena i8i8-i8ai Voi. II. p. 376.

aa4 OssEnvAZiONi Fisiche ec.

Tutta l'antichità offre un prodigioso numero di lampane sia per la loro struttura, sia per la sostanza dei lucignoli, sia per la qualità e durata delle fiamme meritevoli di parti- colare esame . Del fuoco di Vesta scrisse con molta erudizione ed eloquenza il Pi'of. Palcani (i) analizzando le varie maniere adoperate dagli antichi per eccitare luce e fuoco. Esso porta opinione che molto prima della costruzione degli specchi ustorj del matematico di Siracusa, Teofrasto e Gorgia , e più altri di quella età non solo avessero notizia di vetri che opposti al Sole infuocavano 1' esca , ma sapessero eziandio che vasi di rame e d' argento in particolar guisa formati rendevano lo stesso effetto. Risguardo come priva di ogni fondamento la suppo- sta esistenza di lampane inestinguibili e perpetue : essa però ci conduce a indagare l'artificio di cui si valevano gli antichi per renderle di lunga e straordinaria durata. Credo j che ta- li appunto fossero le lampane di cui parla Cassiodoro che ne avea già allestito un magazzino ad uso del suo monaste- ro di Vivìers . Plutarco narra di una lampana sacra a Giove Ammone la quale seguitava ardendo per un anno intero. Callimaco , come ci narra Pausania , fece per il tempio di Minerva in Atene una lucerna d' oro ove poneasi l' oglio una volta 1' anno , e il lucignolo formato di lino Garpasio , come dicesi, non era mai consunto dal fuoco.

Senza aver ricorso alle moderne cognizioni della Chimi- ca e della Fisica, parmi che anche presso degli antichi pos- sa ravvisarsi un qualche artificio idoneo a protrarre straor- dinariamente la durata delle fiamme . Imaginando che dette lucerne o lampane fossero occultamente per mezzo di un qualche tubo poste in comunicazione con vasti recipienti pieni di oglio, non era difficile che fosse formato un costante afflusso ai lucignoli , o mediante la diretta azione dell' acqua-o colla condensazione dell'aria. Il primo mezzo consiste nell'avere

(i) Palcani Luigi Ragionamento «ul fuoco di Vesta. Bologna 1795,

J^/c J .T^XIX pcty 233>

JC/c I -7^ XIX nay Z33

DelSig. Cavaliere Giovanni Aldini 2a5

un grande, recipiente pieno di oglio, e nelT introdurvi acqua a mano a mano che consumasi T oglio, il ([uale per l'azio- ne del fluido più pesante è obbligato ad ascendere, e a nu- drire costantemente la fiamma che arde all' estremità del lucignolo. Di questa costruzione fa menzione Erone (a) ne suoi spiritali potendosi rendere più semplice col ridurre ad una sola le cavità impiegate a questo oggetto . Lo stesso Autore espone altro metodo di lucerna composta di varie cavità, altre jiiene di oglio^ altre di acqua, altre di aria. In tal modo 1' aria condensata per la caduta dell' acqua preme la superficie dell'oglio^e lo obbliga ad alimentare il lucigno- lo. Questa macchina è molto più composta dell' altra sopra descritta , e tale parve pure al celebre Galileo, il quale ad istanza di Alvise Moccenigo si occupò di renderla più sem- plice, e ne diede la descrizione in una Lettera manuscritta data in Padova ii. Gennajo 1594- trovata nella Biblioteca Ambrosiana dall' illustre mio Collega Cavalier Venturi , t: da due anni da esso pubblicata (3). Questo artificio renduto più semplice ancora si ravvisa in varie lucerne a oglio ado- perate in Francia. Seguendo questi principii, se si imagini che presso degli antichi venisse occultamente con simili ar- tificj apprestato 1' oglio alle loro lampane o lucerne , cesserà ogni sorpresa se lunghissima era la durata delle fiamme sen- za aver bisogno di dar loro un diurno alimento come prati- casi comunemente.

Sarebbe a desiderarsi che fosse a nostri tempi addottalo r amianto nella costruzione dei lucienoli : esso vendeasi anti- camente a caro prezzo, e ciò formava ostacolo ad impiegarlo negli usi comuni della vita; ma presentemente se ne sono in

(a) Heronis Ale;irandrini spiritalium 1 Jber-Urbini ihqS - Lucernae constru- ctio, ut oleum diminutum sit accen- sione lucernae , aipta infusa , lucerna eleo repleatur pag. 6a .

Tomo XIX. F f

(3) Vedasi nella Biblioteca Ambio- siana di Milano M. SS. R. 104. e VO- pera Venturi- Memorie e Lettere ine- dite del Galileo Galilei- Modena 1818. 1821. Parte l. P'g. 12.

aio Osservazioni I' i s i c ii e ec .

parecchi luoglii scoperte ricche miniere, e nota è la maniera di filarlo e ridurlo ad uso di lucignoli. Egli è poi certo che questi si rendono difficili a formare il fungo, e perciò meno ahhisoguano di essere continuamente sorvegliati, la qual cosa reca somma utilità, sapendosi che il fungo aumenta il con- sumo delle sostanze che servono ad alimentare le fiamme, e ne indebolisce la luce. Ove poi I' amianto assolutamente o mancasse, o per qualunque titolo se ne rendesse soverchio il costo, anziché adoperare i soliti lucignoli, gioverebbe di ren- derli incombustibili coi noti processi chimici, facendo che a guisa dell'amianto non venissero consumati in breve. La qual cosa gioverebbe specialmente nei fanali di mare ove liberati gli inservienti dalla cura di smoccolare, ed accomodare con- tinuamente i lucignoli, avremmo una vivace ed equabile dif- fusione della luce a comodo e sicurezza della navigazione.

Passo ora a descrivere altre lampane parte meno note , parte non per anche descritte da veruno, tutte poi adorne di varj pregi sotto diversi rapporti fisici. Fra queste merita par- ticolare menzione la lampana fatta da Gioan Giorgio Capo- bianco Vicentino, dall'Aretino (4) chiamato Gian Vincenzo, ricordato dal Barbaroni ne' suoi monumenti di Vicenza pub- blicati fino dal i566, e dal P*Iarzari (5), il quale ce ne da una accurata descrizione, e di più afferma di averla veduta, e di averne pur anche conosciuto 1' artefice. Esso lo chiama giusta- mente nuovo Prassitele di quei tempi, e dice che adoperassi in Milano per Carlo V. Imperatore nel Governo di Don Ferran- te Gonzaga intorno alla fabbrica di quel Castello^ ed in al- tra occorrenza assai. Nel che mostrò dell' ingegno suo espe- rienza singolare, lasciando in essa Città la bellissima lampa- da oggidì servata nel Cattedral Tempio da noi veduta camu- sata ne"" campi d" oro, dentro la quale si vede di figure di tut- to rilievo un dito lunghe, la vita , passione morte et resurre-

(4) Aretino Lettere Lih. 1. l (5) Marzari - Storia di Vicenza.

i

Del Sic. Cavj\liere Giovanni Aldini 22,7

zìone del Salvator del mondo con altre belle figure:, che tutte per magistero fanno vaghissimo moto.

Reca sorpresa a taluno come di (ampaua tanto preziosa non abbiano fatta menzione il Giulini, il Bianconi, il Franchetti, altri Scrittori della Storia della Città e del Duomo di Milano, e quasi sarebbero proclivi a porne in dub- bio la esistenza. Ma al silenzio di questi Autori si contrap- pone r autorità di testimonj oculari che osservarono tale lam- panai e molte altre grandiose operazioni dell' esimio artefice cui ne è dovuta la costruzione. L'arte di impiccolire gli oro- logi per modo che si chiudano in un anello ( creduta da al- cuni come l'estremo sfoizo dei moderni artefici ) fu conosciu- ta da Capobianco , il quale due ne costrusse entro piccioli anelli, dei quali V uno fu presentato al Gran Turco , 1' altro a Guido Ubaldo Duca di Urbino , la qual industria singola- re gli valse a salvezza di sua vita. Poiché avendo in Vene- zia al Ponte Rialto ucciso un suo nemico , ed essendo dalla legge colpito colla pena di morte, ne fu liberato mediante gli uffizj del Mecenate suo Duca di Urbino che interpose a ciò per fino 1' autorità di Carlo V, Imperadore.

Esso pure recò in dono al Sedunense Cardinale un oro- logio entro un candeliere d'argento combinato con tale con- gegno, che al battere delle ore accendevasi al medesimo tem- po la candela sovrapposta.

Ora chi porrà in dubbio , che un uomo fornito di tali e rari talenti nel meccanismo delle arti non fosse capace di corredare la lampada del Duomo di Milano con figure atte a rendere vaghi e prodigiosi movimenti?

Le esposte operazioni mostrano in quanto pregio si aves- sero in que' tempi i lumi della Meccanica , sapendosi che Bernardo Caravaggio fece in Pavia per comando del celebre Andrea Alciati (6) un orologio che indicava col suono quel-

(6) Tiraboschi-Storia della Letteratura Italiana- Tom. VI. part. II. Lib. Ili pag. 469. ( Edizione di Roma ).

2a8 Osservazioni Fisiche ec.

I' ora che si voleva , efl al medesimo tempo eccitando la fiamma accendeva una vicina lucerna. Seguendo queste trac- oie pare che potrebbersi migliorare gli accendi-] urne , dei qua- li facciamo uso presentemente. Basta che un orologio^, o me- diante r indice, o altro pezzo fissato ad una delle ruote im- prima un movimento di oscillazione ad uno dei soliti solfiìrelli imbevuti di acido muriatico ossigenato , e lo obblighi a venire in contatto coli' acido solforico. Poiché ardendo tutto ad un tratto, porterà tosto T accensione ai lucignoli della candela, o della lucerna con cui sarà posto in comunicazione. La pic- cola resistenza opposta dai solfarelli suddetti non sarebbe a paragonarsi con quella che esigcsi per volgere una chiave neir accendi-Iume elettrico dell'Ingen-Houz , ne avrebbero a temersi le vicende dell' atmosfera , le quali sovente o rendo- no difficile, o anclie tolgono affatto T uso di tale strumento. Non debbonsi in questo luogo ommettere le varie ma- niere praticate anticamente per accendere ad un tratto mol- te torcie o lucerne sia nei funerali , o all'occasione di gran- di spettacoli. Fino dal iSig. rendendosi in Milano con pom- pa funebre gli estremi onori alle valorose imprese del Ma- gno Gio. Jacopo Triulzio, si vide il Tempio di S. Lazzaro ornato di torchie settecento da due libbre l'una, le quali, come attesta il Morigi , tutte con fuoco artificiato furono ac- cese ad un tratto. Roma pure da remoti tempi nella festa anniversaria di S. Pietro offre nella grande Cupola del Vati- cano triplice variata illuminazione prima a piccole lampane con olio, in seguito a fiaccole , e finalmente a torcie. Questo celere e prodigioso cambiamento di illuminazione operasi me- diante fili coperti di sostanze oombustibili , le quali portano quasi all'istante l'accensione ad_ un straordinario numero di lucerne.

diverso sembra essere stato 1' artificio che fu adope- rato cominciando dalla fine dell' ottavo secolo nel Tempio del Santo Sepolcro di Gerusalemme per secondare la pia cre- denza di coloro, che si avvisavano discendere ciascun anno

Del Sic. Cavaliere GrovAÌJxi Aldini 229

nella vigilia di Pasqua il fuoco dal Cielo per accendere ad un fratto tutte le lampane della Chiesa . Questo fatto esa- minato con giusta critica anche nel luogo stesso da' Giudici dotti ed imparziali quali sono D'Anieux, (7) Zuolardo, (8), Abu- dacno (9) riceve una semplice spiegazione da naturali cagio- ni , e specialmente dal modo di accensione già accennato di sopra. Tutto ciò viene confermato dallo Storico Arabo Mogareddìn il quale in un Codice tradotto dall' Assemanni e descritto (io), dice = Satìs autem compertum est ignem illum accendi apposìtìs allychiùìs subtilissimìs e gossepyo fa- brefactìs, halsamoque imhutìs atque in sulphurc alìaque simi- li materia medicatis.

È concorde finalmente l'autorità di D'Anieux ^ e-JPe- tit de La Ci'oix (11) testimonj oculari di quella istantanea accensione , la quale per cambiata dominazione di coloro cui apparteneva quella Città, in alcune epoche del tutto scom- parve, e che presentemente in detto giorno annivex'sario suc- cede col metodo ordinario. Apparisce dalle esposte cose in quanto pregio debbano aversi specialmente a nostri tempi gli incrementi delle scienze naturali onde togliere i perni- ciosi effetti della illusione e della sorpresa , per cui rima- nendo confusi i falsi coi veri prodigi, non potessero per av- ventura anche i veri perar falsi.

Benché come abbiamo osservato, nota fosse agli Antichi, e tramandata sino a nostri tempi la maniera di accendere molte lucerne ad un tratto , non ho potuto però ravvisare presso di essi alcun artificio per ottenerne una rapida estin-

(7) D' Anieux-Memoires des ses Vo- yages mia in ordre par le P. Labat- Tom. ir. Gap. i3.

(8) Zuolardo Gio.- Viaggio di Geru- salemme. Roma 1587.

(9) Abudaciius Jiscph Hlstoria Jaco- bitarum seu Goptonim. Gap. XX.

(io) Chronycon Hierosolymit. ad an- num 1007. apud Asseraannum Bibliot. Orient. = Cleraent. Vaticanae. Tom. III. part. II. Gap. 7. parag. 20.

(li) Petit de la Croix. État present des nations et Eglises Grecque, Arraen- nienne et Maronite Gap. XII.

^3o Osservazioni Fisiche ec.

zlone. Sarebbe ciò facile nelle lucerne a Gas , poicliè col vol- gere soltanto la chiave principale che lo conduce, per quan- to grande ne sia il numero, si estinguono tutte quasi all' istan- te . Perciò mi fu grato di riscontrare il detto artificio nella principal, lampa na situata sotto la Cupola del gran Duomo di Pisa, della quale ho fatto rilevare uu esatto tipo (1:2) trat- tandosi di un lavoro che ai pregi dell' arte unisce anche circostanze meritevoli della considerazione di un Fisico. Que- sta lampana sospesa nel mezzo della Chiesa fu costrutta tut- ta in bronzo nel iSS^. dal valente artefice Vincenzo Possen- ti Pisano. Varie figurie in bronzo con vago ornamento dispo- ste sostengono in giro trentasei piccoli candelabri, dai quali pendono altrettanti lampadini ad oglio. I lucignoli sono at- taccati a varii fili , e questi vanno tutti insieme ad unirsi ad un punto comune da cui pende una sfera di metallo. Es- sa, come pare a prima vista, none collocata a semplice or- namento della lampana, poiché appena mossa dalla sua si- tuazione , tutte le lucerne ad oglio si spengono quasi all' i- stante. Per tal mezzo viene tolta la perniciosa influenza del- le esalazioni che svolgonsi nello spegnere simili lumi, e que- sto stesso aggiugne pregio all'ingegnosa maniera di estinzio- ne che osservasi nella lampana Pisana.

Non posso convenire nella opinione di coloro , i quali vollero, che questa lampana servisse alla grande scoperta di Galileo Galilei, osservando, che per la lunghezza della fune da cui pende era più atta a rendere sensibili le sue oscilla- zioni. Diffatti la lampana suddetta venne costrutta fino dal 1587. (i3) , laddove la scoperta del Galileo a parere del Nel-

(12) Vedasi la figura unita alla pre- sento Memoria.

(i3) ,, In medio templi e laqueari pendei nobile ac rotundutn aeneum lampadarium a Vicentio Possenti Pi- sano anno 1587. mira arte efform^i-

tum. Hoc totum est variis puerorum ,, aeneis figuris, aliisque aeneis orna- ,,, mentis extructum . Ab ipso pendant ,, in gyrura trigìnta sex lampades , ,, totidemqne inhaerent parva aenea ,, cjiidelabr.i. Yerura quod mirumest.

Del Sic. Cavaliere Giovanni Aldini a3i

li , del Fiisio , e del Venturi dee riportarsi ad epoca molto anteriore. Dedicato il Galileo agli studj di Medicina e di Matematica , e uso a meditare e ponderare tutto ciò che si presentava, trovandosi nel Duomo di Pisa nel 1583. s'ac- corse che una lampana di recente mossa, ed agitata ondu- landoj faceva le sue oscillazioni in uguali tempi comunque descrivesse li archi, o maggiori o minori, e dentro qualun- que tempo assegnato compiva sempre egual numero di vi- brazioni. Fatta questa scoperta all' età soli venti anni cir- ca , era solito di dire che la natura opera molto col poco , e che le sue operazioni erano tutte in pari grado maraviglio- se , e tosto pensò fin d'allora a formare un pendolo per di- stinguere la celerità delle vibrazioni del polso , e per avere una esatta misura del tempo per le sue osservazioni astrono- miche. Fu- esso nominato Professore in Pisa nel 1 589, e alle osservazioni del Duomo fece succedere le pubbliche esperien- ze intorno alla caduta dei gravi fatte nella Torre di Pisa. Ad ogni modo apparisce che la scoperta di Galileo non po- teva esser fatta osservando la lampana sopra descritta , e po- trebbe al più dirsi che se pure eravi precedentemente , co- me credesi, altra lampana più semplice, e più leggiera in quella situazione , poteva essa più facilmente presentarsi alle osservazioni del Galileo attesa la maggiore ampiezza di sue oscillazioni.

Ma ritornando alle proprietà intrinseche delle lucerne e delle lampane desunte dalla Storia antica e moderna , rile- vasi dalle esposte cose che la loro costruzione offre ai Fisi- ci utili modificazioni da applicarsi agli usi della pubblica e della privata economia.

I. Riesce della massima utilità l'uso dell'amianto, o di altro surrogato per la lunga durata dei lucignoli^ resta però

tactu parvae pilae in fine lampadari! veluti ad ornatum positae, omnes lampades temporis momento ac ictu

oculi extinguuntnr .

Jusepiii Martini. Theatnim Pieanae Basilicae Ro.Tiae i'7o5.

33a Osservazioni Fisiche ec. j

a determinarsi dai Fisici la maniera di preparare i detti lu- cignoli in modo che producano un sicuro effetto.

a. Nella antichissima Festa delle lucerne in Egitto , se- condo Erodoto = noctii sub dìo universi circum clomos fre- quentes hicernas accendunt sale et oleo plenas cum midto ly- chno, qiiod tota nocte ardet. Non è a credersi clie nella ce- lebrità di tale festa fosse per picciola economia aggiunto il sale onde protrarre la durata delle fiamme , a discapito del- la loro vivacità. Rimane perciò a determinarsi e la qualità del sale , e la proporzione nella quale impiegar si deve on- de conoscere le più favorevoli di tali mescolanze.

3. La brillantissima festa delie lanterne ciascun anno celebrata neU'imjjero Chinese ci insegnò il mezzo di evitare gli inconvenienti della fragilità del vetro col chiudere le fiamme in eleganti lanterne ^ vestite all' intorno di sottili lamine di corno. E stato in seguito trovato potersi più si- curamente ottenere tale intento col sostituire lamine di Mi- ca la quale abbonda nelle grandi miniere della Siberia, e di Boston , ed è ormai renduta di un uso quasi generale.

4- L' artificio dell' accendi-lume combinato con molta semplicità , e pochissimo dispendio, con semplicissimi orologi può condurre ad eccitare ancora il suono ; poiché il lume acceso col metodo sopra descritto può bruciare varj fili , i quali essendo prima in istato di tensione attaccati a varj battagli, questi tosto percuoteranno piccole campanelle affat- to separate dagli orologi eccitando suono.

5. Rendendosi famigliare il metodo di accendere molt) tti^^ mi ad un tratto , sarà grato nelle pubbliche festività di ag- giugnere il sorprendente spettacolo della quasi istantanea accensione di molte lucerne , e così verrà anche tolto il di- sturbo che recano le persone occupate fra la folla del popo- lo ad accendere le singole luceine separatamente.

6. Nei pubblici teatri , e specialmente nel Palco sceni- co air atto della estinzione dei lumi a oglio, lo che talvolta avviene anche nel mezzo delle rappresentazioni , si sviluppa

Del Sic. Cav. Giovanni Aldini a33

molto acidi) carbonico unito a perniciose esalazioni le quali per mancanza di una facile circolazione dell'aria la rendono poco atta alla respirazione . Lo stesso inconveniente accade tutti i giorni nelle lanterne dei fanali di mare, ove per l'an- gustia delli ambienti le conseguenze dell'aria viziata ren- dono pili fatali agli inservienti che per le loro occupazioni sono obbligati ad ispirarla. In questo caso peròj trattandosi di pochi lumi raccolti in poco spazio, si potrebbe aver ricor- so ad un artificio analogo a quello della lampana di Pisa ; tanto più che essendo le lucerne per tale uso costrutte spe- cialmente colla forma di Argand, riesce più facile 1' estin- guerle col far discendere mediante un peso comune tutti i lucignoli, e coir immergerli tutti ad un tratto nell* oglio.

Tomo XIX.

a34

OSSERVAZIOÌSil MrCRpSCOPICHE

SOPRA VARIE PIANTE

MEMORIA

r

DEL SIC. PROFESSOR GIO. BATTISTA AMICI

Ricevuta il 22. Marzo i8aa.

Q

uantunque i fenomeni della vegetazione abbiano eccitata da molto tempo la curiosità de' Dotti, e li abbiano mossi a formarne oggetto di studio particolare e ad offrirci un com- plesso di utili verità, pure se confrontiamo i risultamenti del- le ricerche d' alcuni celebri naturalisti anche moderni , non vi troviamo per tutto quelT accordo che pare doversi esi- gere pel progresso della scienza . La fisiologia vegetale non può giungere ad un certo grado di certezza e di evidenza , se non venga fondata sopra principj incontrastabili e sopra basi sicure di anatomia. Ora egli è specialmente intorno al- cuni punti essenziali dell' organizzazione che parecchi illu- stri osservatori tengono tuttavia divise le loro opinioni . ciò deve recar meraviglia se si considera la difficoltà di que- sto genere di studio , difficoltà che principalmente deriva dalla estrema piccolezza degli oggetti che debbonsi sottoppor- re ad esame, e dalla imperfezione de' mezzi per osservarli,! quali dando luogo ad ottiche illusioni nascondono la verità, e lasciano scorgere soltanto ciò che si ama di vedere secon- do la varia propensione dell' animo a favore di un dato si- stema. In mezzo a queste incertezze mi è sembrato che pos- sa riescire di qualche vantaggio l'esposizione di alcune nuo- ve osservazioni ed esperienze , che io ho istituite senza pre- venzione con istrumenti della maggior forza amplificante , e che più rimovono il pencolo delle false apparenze le quali

Del Sic. Pbof. Gio. Batt. Amici 2.55

per quanto è stato in mio potere ho cercato di evitare. Io presento dunque al pubblico queste mie nuove indagini colla sola idea di offrire materiali alla scienza, giacché vado per- suaso che essendo ancora troppo scarso iLjiumero de' fatti per legarli nelle loro reciproche dipendenze, giovi meglio at- tenderne dal tempo un maggior cumolo anziché perdersi ora in mal fondate teorie.

ARTICOLO PRIMO

Della Caulìnia fragìUs.

La circolazione del succhio nella Chara vulgarìs come la descrissi nella Memoria inserita nel Tomo XVIII. degli atti di questa Società è un fenomeno da me più volte com- provato , e di cui si persuaderà di leggieri chiunque voglia con un poco di diligenza ripetere le mie osservazioni ed es- perienze.

dubbio alcuno parmi che possa insorgere sulla re- golarità dello scoperto particolar movimento del succhio , finché vive la pianta intera, o parte di essa , se si ponga men- te che per lo spazio di cinque settimane, osservando io quasi ogni giorno un semplice tubo di Chara vulgaris immerso in un bicchiere d'acqua limpida, ho veduto che la circolazione si fa continua , sempre diretta per lo stesso verso, e solamente alcun poco variabile nella velocità per le differenze di tem- peratura, o per la diversa azione della luce sul tubo della pian- ta medesima . Ma che la circolazione si eseguisca poi in modo simile negli altri vegetabili , e che la causa motrice risieda nelle coroncine di grani verdi che tappezzano 1' interno della membrana de' tubi , o cellule , e a guisa di altrettante pile voltaiche spingano il fluido al corso , io ben mi avvi- di , fin quando presentai al pubblico le mie prime osserva- zioni, non essere questa una opinione abbastanza appoggiata da non lasciar desiderio di confermarla con altri fatti . Per

a36 Osservazioni Microscopiche ec.

la qual cosa pensando io di ricavare maggiori lumi coli' esa- minare da prima alcune piante nelle quali il celebre Corti aveva scoperto movimento di succhio, m'interessò la ricer- ca di quella acquatica che il fisico Reggiano non ebbe mez- zo d' indicare con nome botanico e solo descrisse con un informe disegno.

Le mie indagini però sarebbero state infruttuose senza r ajuto dell' egregio botanico il Signor Professore Giovanni Fabbriani il quale seppe riconoscere, che la pianta del Cor- ti era la Cau/inia fragilis, ed io sono debitore alia gentilez- za del mio collega non solo de' primi esemplari di questa che formerà il soggetto del presente articolo , ma di altre piante rare fra noi dal medesimo offertemi , e sopra le quali ho istituite diverse osservazioni che mi riserbo di rendere pubbliche in altra opportunità.

Un disegno abbastanza ben fatto della Caulini a fragìlìs ve- duta ad occhio nudo si trova sotto il nome à\fluvìalìs minor nell'opera del Micheli ( Nova plantarum genera) che in copia qui io riporto (fig. I.). In varj altri autori esistono pure di- segni della medesima specialmente in una Memoria di Will- denow inserita negli atti dell' Accademia di Berlino anno 1798, ove questo insigne autore stabili il nuovo genere Cau- lìnia ) ad onore del Napoletano Caulini per le profonde di lui osservazioni sulla Zostera. Di quella parte però che spet- ta al Botanico, e delle quistioni sui caratteri della fruttifica- zione , io non me ne occuperò in questo scritto destinato soltanto a descrivere la struttura interna della pianta , e la circolazione del succhio che nei suoi vasi io ho osservata.

Se noi consideriamo col mezzo di un forte microscopio il taglio trasversale de! tronco, ci si presenta alla vista nelle parti centrali un tessuto finissimo, che a primo aspetto si cre- derebbe il tessuto midollare. Esso circonda un ampio canale cilindrico il quale occupa precisamente il centro; ma eseguen- do la sezione per il lungo, si convince facilmente che il cre- duto tessuto midollare non è che un unione di piccolissimi

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici 187

tubi paralleli, che scorrono longitudinalmente, e nei quali non si scoprono, che a stento, > alcuni diafragmi posti a molta di- stanza l'uno dall' altro. Ci si presentano pure nel taglio tras- versale grandissime lacune , varie di nunuero , nelle diverse piante e nei diversi rami, delle quali in alcuni tronchi se ne contano sette, in altri otto, in pochi nove.

Niun fluido, a riserva dell' aria, penetra in questi vacui locchè si deduce, e dal vederli costantemente vuoti anche se si osservano con una semplice lente, e dalle gallozzole d'aria che le loro imboccature tramandano ogni qualvolta la sezio- ne venga eseguita sott'acqua. E siccome nelle lacune esisto- no a certi intervalli dei diafragmi trasversali , così tagliando anche a varie altezze un medesimo tronco continuano per ogni taglio ad uscire le suddette gallozzole.

Tutti gli altri fori che si scoprono nella sezione trasver- sale, non sono che le aperture de' vasi del succhio, i quali da nodi e diafragmi trovansi divisi in varie lunghezze più o men grandi secondo la loro apertura, e secondo il posto che occupano. L' esame anatomico delle radici ci persuade che es- se contengono le medesime parti osservate nel tronco , ma nelle foglie le lacune a due sole si limitano, rimanendo però nel resto organizzate come il tronco stesso, di cui altro non sono che una espansione: tutto questo però viene meglio ri- schiarato dalle figure. (*)

La figura II. indica la sezione trasversale di un tronco; L. le lacune, V. i vasi del succhio, P. i piccoli tubi pieni pure di succhio. La figura III. è una parte di una simile se-

(*) Le figure tutte sono state da me delineate colla camera lucida applicata al microscopio. Con tale sussidio siamo certi di avere non solo una rappresen- tazione fedele dei contorni dell'ogget- to osservato , ma possiamo ancora deter- minare la sua grandezza reale o qu«l-

la delle sue partì; la quale verrà espres- sa dal quoto che risulta dal dividerne il diametro misurato sopra il disegno per il numero inciso accanto alle rispet- tive figure, e che rappresenta l'ingran- dimento lineare dell' istrumento di cui mi sono servito.

it38 Osservazioni Microscopiche ec.

zione di un altro tronco e più ingrandita, nella quale i va- si U, che contornano i piccoli tnbi , si vedono composti di una membrana più grossa delle altre. Figura IV. Tubi, o se si vuole cellule del primo strato esterno veduti nel tronco longitudinalmente. Figura V. Tubi del secondo strato inter- no veduti come sopra. Figura VI. Tubi le cui imboccature nella sezione trasversale uniscono , come raggi, le parti del- la circonferenza con quelle del centro ossia tubi che sepa- rano una lacuna dall' altra : Figura VII. sezione trasversale di una foglia. In L. sono le lacune : nel centro i piccoli tu- bi. Figura Vili. Cellule le più esterne di una porzione del- la pagina inferiore di una foglia . Una delle sue spine si vede in S. Figura IX. diafragma trasversale delle lacune . Egli è composto di uno strato unico di cellule poco rile- vate e piene di limpidissimo succhio: agli angoli delle det- te celle si trovano delle piccole aree un poco più trasparen- ti, che da prima sospettai fossero tanti fori, della qual cosa poscia me ne sono persuaso osservando la medesima organiz- zazione , ma più in grande , in diafragmi di altre piante. In quelli della Sagittaria Sagittifolia non si può illudere col- 1' ajuto del mio microscopio . Nella figura X."" ho rappresen- tato una porzione del diafragma che chiude le lacune del pic- ciuolo di questa pianta , le quali per la loro singolarità me- ritavano al dire di Link di essere esaminate con attenzione. Nessuna trachea, o tubo poroso ho potuto scoprire nel- la Caulinia fragilis. Centinaja di sezioni che ne ho fatte^ an- che per soddisfare la curiosità di molte persone bramose di vedere il movimento del succhio, mi hanno convinto che ta- li organi qui non esistono o se pure vi sono, la loro estrema piccolezza li rende impercettibili usando anche i più forti in- grandimenti che sono in mio potere.

Sopra di ciò non sono d'accordo col chiarissimo Profes- sore Pollini , che vuole aver veduto nella stessa pianta delle trachee di forma tutta particolare, cioè de'tubi composti di un intera membrana a cui si avvolge intorno la spira della trachea.

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici aSg

. . Ma l'illusione sua probabilmente è derivata dalle pieghe che spesse volte si formano nelle delicatissime membrane de' tubi che dividono una lacuna dall' altra. Un piccolo sforzo nel separare la fettolina del tronco, o qualche tensione che essa soffra per non trovarsi adagiata sul porta-oggetto nello stato suo naturale, basta per produrre le pieghe le quali con un microscopio ordinario e con uno stretto fascio di raggi il- luminate, possono rassomigliare alle spire di una trachea.

Comunque ciò sia successo al Sig. Pollini, dalle mie os- servazioni risulta che una membrana liscia bianca e traspa- rente forma tutti i tubi e tutte le celle della CauUnìa^ sen- za che in essa membrana apparisca vestigio alcuno di fessu- re, di pori, o di comunicazione qualunque da una cavità al- l'altra.

Ciascuna cavità costituisce un organo a parte, ed è dentro che il fluido si aggira indipendentemente dalle circo- lazioni che nelle rispettive cavità adiacenti si compiono.

Se fosse possibile di separare da tutto il resto del tessuto uno qualunque di questi organi con tanta delicatezza da non offendere il suo inviluppo, si vedrebbe in esso comportarsi il succhio nel modo medesimo che si osserva correre nell' or- gano non isolato. Il genere di movimento che succede nelle cellette e ne' tubi della Caulinia è perfettamente analogo a quello che segue il succhio nei tubi della Chara; una maggio- re attenzione però si esige per parte dell' osservatore onde riconoscere il vero andamento, e ciò perchè in virtù della trasparenza de' suoi vasi, e per il loro legame, si presenta- no ad un tempo all' occhio molte circolazioni ne' tubi ciixon- vicini, le quali non bisogna confondere con quella del tubo particolare che si vuol sottopporre ad esame.

L' indìzio del movimento del succhio nei vasi di una pianta si ha dalla traslocazione delle particelle solide che in esso nuotano; ma dove questi corpicciuoli mancassero, il flui- do per se omogeneo e trasparente non presenterebbe criterio del moto di lui quand' anche esistesse. Fortunatamente nel-

'2^0 Osservazioni Microscopiche ec.

la Caulinìa tutti i suoi vasi sono ripieni di concrezioni visibili, le quali tracciano il corso del succhio che le trasporta, e se- gnano Il 1 tempo stesso i gradi di sua velocità nelle varie si- tuazioni delle correnti. È uno spettacolo sorprendente il ve- dere in un pezzetto staccato da una qualunque parte della pianta nostra la vigorosa loro circolazione.

Questi corpicciuoli sono per lo più di forma globulosa ed all' incirca della medesima grandezza nel medesimo vaso, va- riando soltanto di dimensione nelle differenti parti del ve- getabile.

La Figura XP. rappresenta quelli di maggior grossezza , i quali si trovano rinchiusi nei tubi degli strati interni del tronco ; ed ecco in qual modo si aggirano per entro ai tubi medesimi.

I globetti del tubo X che si trovano in A, scorrono lun- go la parete sinistra AB^ finché giunti al diafragma superiore piegano orizzontalmente in B C.

Passati così nella parete destra CD discendono allato del- la medesima fino in D. Quivi incontrando l'inferiore diafragma si piegano di nuovo per D A, e tornano al luogo donde pri- ma partirono . In tal modo la circolazione loro ricomincia e continua finché la pianta ha vita. Non tutti però i globetti camminano rasenti le pareti ed i diafragmi. Alcuni come R ne rimangono discosti e cionondimeno compiono l'intera loro rivoluzione alla foggia degli altri.

La sola differenza che si presenta si é, che la loro ve- locità viene ritardata , e tanto maggiormente , quanto piìi si trovano prossimi ad un piano ideale che segasse longitudinal- mente il tubo X, lasciando da una parte la corrente ascen- dente e dall' altra la discendente. I globetti prossimi o lon- tani dalle pareti non sono obligati a rimanere costantemente nella loro situazione rispettiva; dopo alcune rivoluzioni, ed anche in meno di una , secondo gli urti o impedimenti re- ciproci , si cambiano i loro posti. Avviene ancora alcune volte che qualche globetto passa da una corrente all' altra senza

Del Sic. Pbof. Gio. Batt. Amici a4'

giugnere in prossimità del diafragma. Per esempio i globetti Q che scorrono rasenti la parete AB, camminando più presto degli altri ammassati in R li raggiungono e li urtano in modo tale, che i più profondi dell'ammasso R essendo spinti al di di quel piano ideale di cui ho parlato , si staccano ed invece di seguire il loro corso per AB, retrocedono per la parte CD.

La circolazione che abbiamo considerata nel tubo X, eseguisce in egual modo negli altri tubi Z, Y ec. ; ma la di- rezione del moto in un tubo non sembra avere rapporto col- la direzione negli altri suoi vicini. In alcuni il movimento di ascesa si fa nella parete posta a destra dell' osservatore ; in altri il moto di ascesa si fa a sinistra dello spettatore mede- simo. Nel tubo Z la direzione è secondo l'ordine E F G H; nel tubo Y, nel senso IMLK. Nel tubo T, va per N P O S . In quanto alla velocità assoluta de' globetti rasenti le pa- reti , ella è variabile nei varii tubi secondo la grossezza e lunghezza di questi, e secondo che sono rimasti intatti più o meno nel preparare la pianta.

Nel tubo X io ho trovato che in trenta minuti secondi i globetti fanno l'intero giro A B C D A il quale è circa un terzo di linea di lunghezza. Questa velocità è inferiore a quel- la che ho misurata in un tubo di Chara vulgaris del diametro

^ di pollice ove una linea del piede parigino la trovai per- corsa neir indicato tempo di 3o" . Egli è da notarsi che nel tagliare la fettolina del tronco^ la circolazione rimane per al- cun poco sospesa, ed allora i globetti del succhio si vedono sparsi entro il tubo irregolarmente ed immobili; soltanto do- po alcune ore si dispongono accanto le pareti ed acquistano quella velocità maggiore che io ho misurata.

La circolazione del succhio nel tessuto cellulare non dif- ferisce da quella che abbiamo riconosciuta ne' tubi. Li glo- betti si tengono per Io più rasenti le pareti dolle cellule pie- gando presso de' loro angoli, come apparisce nelle cellule delle foglie ( vedi fig.=' VUI. A, B, C, D).

Tomo XIX. H h

a4a Osservazioni Microscopiche ec.

Qualche volta si formano nel centro delle medesime de- gli ammassi E, che ruotano , quasi fossero intorno un perno nella direzione del movimento de' globetti presso le pare- ti . Di questi ammassi ruotanti se ne scorge uno in F ove mancano ancora li globetti alle pareti ; ma tutte queste a- nomalie nascono per lo più nei trattare con poco garbo la pianta . Le foglie sono delicatissime , e chi volesse osser- varne la circolazione tagliandone dei pezzetti per rendere il tessuto trasparente, difficilmente vi riescirebbe. Io sono so- lito di guardarle senza staccarle dalla pianta , e le illumino superiormente come se fossero oggetti opachi. In questa gui- sa ho potuto scoprire movimento in tutte le celle che ho di- segnato nella figma, ed avendo in molte delle medesime te- nuto conto delle velocità de' globetti , ho trovato che V in- tero giro delle celle veniva compito nei limiti di venti a tren- ta secondi di tempo. Nello spino S ninna circolazione mi si- è presentata, sebbene molto celere io T abbia veduta nella cel- la che ne forma la base.

Con due sezioni trasversali tagliando una fetta di un ro- busto tronco, grossa circa mezza linea, essa nella sua gros- sezza comprenderà molti vasi interi cioè chiusi agli estremi da' suoi diafragmi . Ora se questa fetta si ponga sul porta- oggetto orizzontalmente, ella ci presentala circolazione del succhio neir atto che il fluido medesimo piega dietro il dia- fragma per passare dalla corrente ascendente alla discenden- te ; di qui si riconosce essere i diafragmi composti di una membrana trasparente e perfettamente simile a quella che circoscrive i tubi nelle loro lunghezze, ove niun poro o fes- sura apparisce; ma ciò che merita di essere più particolar- mente menzionato si è.

Che nei tubetti posti alla circonferenza, il succhio sotto il diafragma si muove sempre nella direzione della tan- gente.

a.** Che nei tubi interni circondati da altri tubi cammina per direzioni che non sono fìssate relativamente ad una linea.

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici ^43

3.° Che nei tubi dividenti le lacune, scorre nel senso del raggio. In generale se un qualunque tubo ha una parete che non sia contigua ad altri tubi , il piano che dividerebbe la corrente ascendente dalla discendente in quel tubo, riesce sem- pre perpendicolare alla parete isolata; almeno sono rarissime le eccezzioni alla legge che qui ho enunciata, e che la figu- ra III . esprime air occhio colla posizione delle freccie le quali indicano le direzioni del movimento del succhio in quei va- si su cui stanno collocate.

L'apparenza de' piccoli tubi P. (fig-* U.) allorché si os- servano nella sezione longitudinale, somiglia a quella de' filet- ti legnosi o costole delie foglie dal Mirbel pure chiamati pie- eoli tubi, e da Treviranus ^Z're, o vasi fibrosi secondo Link. Per quanto sottili si tenti tagliarne delle porzioncelle riman- gono sempre addossati più strali di tubi l'uno a l'altro; ciò che impedisce di distinguere bene l'andamento del fluido en- tro i medesimi a cagione anche dell'estrema piccolezza de' ca- nali . In questi vasi adunque non ho potuto scoprire che un rapido movimento di minutissimi globetti dall'alto al bas- so, e viceversa, senza distinguere poi la posizione rispettiva delle correnti ascendente e discendente nel medesimo tubo, e tutti que' fenomeni di variata velocità , di urti reciproci de' globetti, di retrocessione ec. che noi abbiamo rimarcato nel tessuto più ampio. L' osservazione ripetuta mi ha per al- tro avvertito che il circolo del fluido in questi piccoli tubi è più durevole che nei grandi , allorché si sono staccati dalla pianta. Separati infatti dal tronco e messi in fresco sott'ac- qua dopo una settimana, pochi de' maggiori tubi mi hanno dato a conoscere qualche residuo di vita con debolissima cir- colazione, la quale d'altronde ho riconosciuta vivace nei pic- coli tubi e per più lungo tempo ancora continuata.

Se la piccolezza de' diametri de' tubetti interni non permesso di assicurarci direttamente della natura del movi- mento con cui in essi si aggira il succhio, la legge però uni- lorme che abbiamo ravvisata nel suo corso per entro gli al-

^44 Osservazioni Microscopiche ec.

tri vasi della medesima [)ianta, ci conduce a credere che in tutti un egual maniera di circolazione succeda . In ogni va- so pertanto due correnti si formano, I' una di ascesa, e l'al- tra di discesa , senza che alcun frammezzo le separi confor- memente fu da me descritto nella Chara vulgaris . Ma i vasi della Caulinia sono essi provveduti delle coroncine che tap- pezzano le interne loro pareti come nella Chara vulgaris , e la cagione del movimento del succhio dipende ella dal- la presenza di queste coroncine? In vero ho dubitato da prima della loro apparenza sospettando, che le finissime linee parallele, le quali lungo i lati de' tubi io scorgeva, derivas- sero da un'illusione ottica, cioè dalle bande colorate che si formano, quando la luce passa presso un sottilissimo filo , o tra le fessure che lasciano le pareti degli esili tubetti della pianta; ma avendo avuto in appresso occasione di esaminare più grossi tronchi, mi rassicurai della esistenza delle coron- cine medesime. I grani che le compongono con molta diffi- coltà si scoprono, per essere minutissimi e trasparentissimi ; il loro colore è giallognolo. Esse sono distribuite entro i tu- bi nella guisa stessa delle coroncine della Chara, ed il suc- chio costantemente scorre nella direzione di quelle , e si ar- resta ove disorganizzate rimangono. La natura poi del movi- mento ci mostra che la forza motrice emana dalla parete del tubo , e precisamente da quella parte ove stanno attaccate le coroncine. scorgiamo massimo l'effetto, cioè troviamo massima la velocità della corrente, e vediamo questa gra- datamente diminuire fino a diventare stazionaria coli' ac- costarsi al piano in cui l'azione delle due opposte pareti si contrasta e si adegua.

Mi par quindi indubitato che il movimento del succhio derivi dalla loro azione; ma conviene notare particolarmente che l'azione delle medesime non si estende al di fuori della membrana del tubo in cui sono rinchiuse. Della qual cosa ce ne persuaderemo di leggieri risovvenendoci che il movimen- to di rivoluzione in un tubo si fa indifferentemente nel sen-

Del Sic. Psof. Gio. Batt. Amici ìj\5

so istesso o nel senso opposto al movimento del succhio nei tubi adjacenti.

Questo fatto presenta un nuovo argomento contro l'opi- nione che r irritabilità della membrana sia causa dell'asce- sa del succhio nei vegetabili. Infatti come si spiega secondo quel principio il perchè accanto la membrana la quale divi- de il tubo X dal tubo Z le correnti camminino per lo stesso verso , ed accanto alla membrana la quale divide i tubi Tj ed Y le correnti camminino per versi opposti ? In realtà le membrane che separano un tubo dall'altro sono doppie, avendo ogni tubo la sua propria, ma si trovano cosi unite , e dirò anzi incollate assieme, che è impossibile che si faccia movimento o vibrazione nell' una senza che la vicina non ne partecipi.

Ho avvertito che nessun globetto mobile si vede passa- re da una cavità in un'altra; con ciò non intendo di stabi- lire che il succhio rinchiuso in un vaso non penetri, quan- do le circostanze lo esigono, ne' suoi vicini . Io vado anzi persuaso che questa trasfusione sia necessaria per lo svilup- po della pianta, ma la parte più fluida e più sottile del succhio è la sola che invisibilmente possa trapelare per la membrana , attraversando de' fori che 1' occhio armato non arriva a discernere. Del resto pare che la trasfusione almeno in certi vasi non sia continua ed abbondante, ma venga re- golata dal bisogno che alcune parti del tessuto hanno di assor- bire, separare, ed elaborare il succhio per la loro nutrizione, e per dar nascimento e vita a nuovi organi ; e difFatti due sorta di succhio limpido ci presenta la Caulinia assai distin- ti per il loro colore , de' quali l' uno è bianco e 1' altro ros- so di corallo . Quest' ultimo si trova rinchiuso in vasi che non hanno alcuna forma, che li differenzi dagli altri, e sparsi si trovano senza ordine nei varii strati del tessuto, ad eccezione però del tessuto centrale circoscritto dalle lacune che sempre contiene succhio bianco. Se il trapelamento a- dunque fosse continuo ed abbondante , sembra che dovesse in poco tempo ( quando non si voglia supporre che la ma-

it^6 OSSERVAKJONI MlGROSCOPIOHE fiC.

teria colorante sebbene assottigliata oltre ogni confine visibi- le non trovi uscita per la membrana ) tingersi di rosso il succhio bianco de' vasi prossimi all' umore colorato , ed all' opposto scemare il colorito di questo, locchè è contrario all' osservazione, la quale di altro non ci avverte, che della con- tinua circolazione d' ogni sorta di succhio nella rispettiva cavità col presentarci allo sguardo il movimento degli ordi- narli globetti solidi nuotanti, tanto nel succhio rosso, quan- to nel bianco.

La disposizione più frequente de' vasi dell' umore co- lorato essendo quella che uno congiunto a capo dell' altro forma un filetto esteso per non breve intervallo lungo la pianta j può indurci a credere che più facilmente il passag- gio del succhio da un vaso all' altro accada attraverso la membrana del diafragma ossia dall'alto in basso e viceversa; ma conviene avvertire che si trovano anche de' vasi pieni di succhio rosso isolati, cioè situati in guisa che i vasi suoi antecedenti , susseguenti , e laterali rinserrano succhio bianco.

Io ho parlato del diverso colorito del fluido sottile del- la pianta. Ma nella sua totalità questa pianta stessa si mo- stra di un color verde deciso : donde trae origine adunque un tale aspetto? Esso deriva intieramente dai globetti che il succhio sottile trasporta in giro , i quali sono di un bellis- simo verde nelle parti esterne del vegetabile ed un poco più sbiaditi nelle parti interne.

Allorché per la prima volta mi posi ad esaminare un pezzetto di Caulinia scorgendo nei suoi vasi de' globetti ver- di irregolarmente disposti, ed immobili, credetti, guidato dall' analogia che mi presentavano le osservazioni sulla Cha- ra , d' aver rotte le coroncine o file simmetriche de' mede- simi globetti, e quindi tolto senza riparo la circolazione del succhio. Contro la mia aspettativa però dopo circa un ora di tempo io vidi tutti i globetti verdi in movimento come sopra ho descritto. Esiste adunque fra la Chara vulgaris e la Caulinia

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici a47

questa differenza che la prima ha bianchi i globetti mobili del succhio 3 e verdi i grani delle coroncine dalle quali risulta la tinta universale della pianta ; mentre la seconda ha verdi i globetti del succhio, e giallognoli i grani delie coroncine, ma questi tanto trasparenti ed esili che non alterano la tinta predominante di quelli.

Sottoposti i globetti verdi della Caulinia all'azione del- l'acqua bollente , dell' olio j e dell'alcool, essi rimangono sensibilmente dello stesso volume , sebbene la parte coloran- te venga loro intieramente tolta dai due ultimi agenti. Io ho cercato di scoprire le modificazioni che questi globetti po- tessero soffrire col tempo nella pianta viva^ ma le sezioni e- seguite in epoche diverse cominciando dal primo sviluppo della pianta fino al suo totale accrescimento, niun fatto ba- stantemente sicuro mi hanno offerto da esporre qui con. qual- che confidenza . Rispetto però ai grandi globetti rinchiusi nei vasi U (Figura ITI.) mi sono accertato, che essi si for- mano solamente nell' epoca del maggiore vigore della pian- ta , e poscia si disciolgono e perdonsi coli' invecchiare , e declinare della medesima.

ARTICOLO SECONDO

Della Chara flexilis.

U organizzazione della Chara flexilis tanto uniforme e semplice si presenta, che l' anatomia ninna differenza ci fa conoscere fra la struttura del tronco, e quella delle radici de' rami e delle foglie. In qualunque sito, a riserva de' no- di ove hanno base le varie ramificazioni , si faccia un taglio trasversale, la sezione presenta un'unica imboccatura circo- lare, e diffatti tutte le parti della pianta constano di un sol tubo membranoso chiuso in ognuna delle sue estremità, ove spuntano altri tubi simili che ad uno ad uno in egual mo- do diramansi e sempre per internodj. La membrana de' tubi

n^S Osservazioni Microscopiche ec.

è bianca e trasparente come vetro. Il color verde che sembra suo proprio, dipende dalle serie di coroncine a grani verdi che sono fissate alla parete interna di lei nel modo stesso che si trovano disposte entro i tubi della Chara vulgaris. Il suc- chio in ogni tubo rinchiuso non mostra alcun colore ; in es- so vedonsi nuotanti de' corpicciuoli solidi , e bianchi di di- mensioni varie fra quali i più grossi superano d' assai i gra- ni delle coroncine.

La trasparenza di tutti i vasi , la semplicità della loro Struttura, e la mancanza in questa pianta di quell' incro- stamento esterno di carbonato di calce che cuopre i rami della Chara vulgaris e ne toglie il diafano, sono condizioni favorevoli per osservare la circolazione del succhio senza al- cuna operazione preparatoria.

Un pezzetto qualunque di Chara flexìlis, purché com- preso da nodi , immerso in un poco d'acqua a divedere, anche col soccorso di un ordinario Microscopio , il movimento del succhio, intorno alle leggi del quale non mi fermerò a par- lare , imperocché non potrei ripetere che quelle cose dette nella Memoria sulla Chara vulgaris, presentando la circola- zione del succhio gli identici fenomeni nelT una, e nell' altra pianta: noterò solo che l'aceto agisce più rimarcabilmente sulle coroncine della Chara flexilis, e le rappiglia in modo che dal vederle cosi ben legate assieme uscire dalla sezione di un tubo con delicatezza compresso, si giudicherebbe fran- camente formar queste una seconda membrana dei tubo con- centrica alla prima, se non fossimo accertati che senza V a- ceto i grani non escono fra loro infilzati ma bensì si accu- molano in confuso, o si spargono isolatamente per l'acqua. Questa pianta ha, come è noto, fiori staminei e pistilliferi, l'organizzazione de' quali merita di essere minutamente spie- gata , tanto più perché nei vasi che compongono i fiori me- desimi riesce assai bene visibile la circolazione del succhio.

La figura XII. rappresenta un ramoscello di Chara fle- xilis; AjB sono porzioni de' tubi antecedente e seguente, i

Del Sic. Prof. Gio. Baxt. Amici 249

quali trovatisi divisi 1' uno dall'altro da una membrana tras- versale situata nel nodo . In essi tubi appariscono delineate tutte le coroncine de' grani verdi che ornano l'interno delle membrane, e segnano il cammino del succhio, il quale mon- tando per XY attraversa orizzontalmente il tubo in YH e di- scende dall' altra parte per HZV . Così nel tubo B, moven- dosi per TH e passando da H in Y risale per YS. Nel no- do dei dna indicati tubi sorgono le gemme D, C di forma emisferica , la fogliolina E di figura conica e T altra un po- co più grande F pure di forma conica . Tutte queste parti constano di un sol vacuo circoscritto per ogni dove da una sot- tilissima membrana , la quale per rispetto alle due foglie E, F è tappezzata internamente de' soliti due ordini di coron- cine verdi, per la cui direzione monta il succhio fino alla punta del cono , e ne discende poscia alla base per ripiglia- re di continuo lo stesso cammino. Ma riguardo alle gemme C e D non mi è riuscito di vedere attaccati internamente alla membrana grani simmetricamente disposti , imperocché a questa osservazione osta principalmente la moltitudine de' corpicciuoli del succhio rinchiusi nelle gemme, i quali oltre il renderle piìi opache, apportano anche confusione per la ra- pida velocità con cui dentro si aggirano. Nella cella D il moto è rotatorio e si eseguisce da destra a sinistra, come in- torno ad un asse che dal centro della gemma fosse perpen- dicolare al piano del disegno. Nella cella C il moto parimen- ti rotatorio si fa intorno ad un asse egualmente collocato ma la direzione è da sinistra a destra.

I corpicciuoli che ai trovano alla circonferenza delle gemme compiono più presto il loro giro di quello che lo facciano gli altri più prossimi al centro ; da cui ne consegue che la forza impulsiva debba emanare dalla circonferenza medesima come altra volta 1' abbiamo fatto rimarcare.

Que' piccoli corpi che si vedono designati nelle gemme D , C , H sono i nuotanti nel succhio, i quali per essere di un colore verde cupo j ed all' incirca di uguale grossezza tra

Tomo XIX. I i

HÒC Osservazioni Micuojcoi'iche ec.

loro li avrei forse confusi coi grani delle coronciue, se non mi si fossero presentati in continuo moto.

Sopra due gemme prossime e simili alle D, C piene pu- re del loro rispettivo fluido circolante ()Oggiano i due liori sterile e fecondo . Ij' antera G globosa sedente viene forma- ta dalla riunione d< più strati di cellule , delle quali le più esterne sono bianchissime e limpidissime , senza offerire il minimo indizio di grani mobili fissi. Il nocciolo, ossia la parte più interna dell'antera , mostra bensì una quantità di cellette ripiene di minutissimi grani gialli , ma niun mo- vimento visibile appare in esse . Un solo ampio canale che dalla base dell' antera conduce a! suo centro appalesa una celere circolazione di succhio . Per formarsi un' idea della posizione e della grandezza di questo canale, bisogna ricorre- re alla Figura XIII." disegnata sotto altro aspetto; in essa si scorare la base AG dell'antera che poggia immediatamente so- pra la gemma ed apparisce in tutta la sua lunghezza il ca- nale che dalla base medesima si porta al centro. Esso rin- chiude un umore viscoso alquanto opaco che a guisa di un' onda, o nebbia si vede montare per AB, e discendere per BC continuando sempre cosi il suo giro nello stesso vaso.

L' organizzazione del pistillo ci si offre semplice ed ele- gante. Disposti in circolo sulla sommità della gemma H sor- gono cinque tubi in contatto l'uno all'altro, i quali nel pri- mo spuntar del fiore ergendosi diritti, si piegano poscia a poco a poco in forma spirale, e sempre più si curvano a misura che cresce l'ovario dai medesimi totalmente rinchiuso.

Questi cinque tubi sono ad un tempo e pericarpio e sti- lo, trovandosi a capo di ognuno applicata una celletta coni- ca rappresentante lo stimma. In tre epoche diverse ho dise- gnato il fiore femmineo ; nella sua infiinzia , Figura XIV.*" quando I' antera non ha ricevuto ancora il maggiore svilup- po , e che i cinque tubi del pistillo si trovano poco attor- tigliati in spira, perfettamente trasparenti e senza < Iie ap- parisca nel loro mezzo orma alcuna dell' ovario . Nella pu-

Del Sic. Phof. Gio. Batt. Amici aSl

berta Figura XII.'' quando 1' antera si trova nel maggior gra- do di accrescimento, che le celle interne della medesima os- servansi ripiene di grani gialli , e che nel centro del pistillo guardato specialmente per trasparenza si scorge un corpo alquanto opaco che è 1' ovario. Nella maturità Figura XV.* quando V antera siasi disseccata , e che la bacca resasi già impenetrabile alla luce, e fortemente indurita nel suo guscio, ha acquistata quella perfezione e grandezza, di cui è capace, potendosi staccare con molta facilità dal pericarpio . Quest' ultima Figura si è lasciata trasparente per mostrare la forma e posizione interna della bacca, la quale presentasi scanna- lata tutt' all' intorno per l'impronta de' cinque tubi del pe- ricarpio che la circondano. In tutte tre le epoche sopra men- zionate avvi circolazione visibile nei tubi del pistillo e nel- le celle dello stimma. Però più patente , e più celere appa- risce nei due ultimi stati del fiore , ove i globetti traspor- tati dal succhio muovonsi con non minore velocità di quella che nelle altre parti del vegetabile scorgiamo. La direzione del movimento del succhio segue già al solito quella delle coroncine simmetricamente attaccate alle membrane de' ris- pettivi vasi , ma è da notarsi particolarmente che i grani i quali formano le coroncine de' tubi del pericarpio sono di un bellissimo colore arancio, mentre gli altri fìssi nelle celle dello stimma compijono di color verde simili a quelli de' rami e delle foglie . E degno parimenti di considerazione l'ordine regolare che conservano sempre nei tubi le due se> rie contrapposte di coroncine, quelle cioè dalla parte ove il succhio, monta e l'altre dalla parte ove lo stesso succhio discende. Le prime costantemente sono situate verso 1' ester- no del pistillo, e le seconde verso l'interno. Si vede adun- que in ognuno de' tubi essere la corrente ascendente sempre la più prossima all'osservatore, e la più lontaria al medesi- mo, ossia la più profonda , essere la corrente discendente : che se si porta coli' avvicinare 1' oggetto all' obbiettivo la visione distinta nel piano, che dividerebbe in mezzo per lo

^Sa Osservazioni Microscopiche ec.

lungo il pistillo ; in allora si mostrano di prospetto le imboc- cature de' tubi , e qui distinguesi ( Fig.* XV.'* ) in A la cor- rente che si allontana dallo spettatore, ed in B quella che gli si avvicina . Tenendo poi dietro a qualche corpicciuolo del succhio distinguibile dagli altri per la sua forma, passa- to che egli sia per A ed indi nascostosi sotto la bacca ri- compare in C, e poscia montando ancora fino alla sommità del tubo , ove ha origine la cella M dello stimma, piega ra- sente il diafragma di quella, e discendendo per lo stesso tu- bo in cui salì , di nuovo si fa vedere in D.

La circolazione negli stimmi si fa dalla base al vertice delle celle coniche come si è detto riguardo alle foglioline E,F ( Fig."XII.° ) fa bisogno di avvertire che tutte le circolazioni ne' diversi vasi sono indipendenti l' una dall' al- tra , di maniera che se qualche vaso venga offeso , gli altri non se ne risentono subito, ma mantengono più o meno lun- gamente la loro vita; e troncati ancora i tubi principali A, B, il movimento del succhio nelle gemme e nei fiori viene conservato per più giorni di seguito.

Per completare l'anatomia della presente pianta restereb- be a parlarsi della struttura interna della bacca ; ma la sua totale opacità e picciolezza non ci ha permesso di penetrare la dentro , ove natura nasconde la parte più preziosa e più ammirabile dell'organizzazione.! Botanici ritengono che la bac- ca sia di un sol vuoto con molti semi ; ma avendone io schiac- ciate parecchie non ho mai potuto vederli , anzi poiché da molti anni mantengo in un vase la Chara vulgarìs , e mi è sempre accaduto volendo svellere in primavera un giovine germoglio, di cavarlo attaccato alla sua bacca a guisa di un grano di frumento, così parmi indubitato che ogni bacca un solo seme rinchiuda. avvi differenza fra la bacca della Cha- ra vulgaris e quella della Chara flexiUs , come pure non ve ne ha fra la struttura de' rispettivi fiori ; il fiore femmineo della Chara vulgaris è solamente un poco più schiacciato , ed in conseguenza i tubi che lo circondano formano delle

1)el Sic. Prof. Gio. Batt. Amici a.5'0

spire più inclinate ; cosi la circolazione del succhio nei fio- ri delle due piante si compie nella stessa guisa , sebbene nella Ckara vulgaris sia meno patente per la minor diafani- tà delle parti.

ARTICOLO TERZO

Del Polline.

Diversi autori hanno parlato dell' organizzazione del pol- line, ma la picciolezza de'corpicciuoli del medesimo non pre- standosi ad alcuna dissezione, ha dato origine a molte con- getture, e noi siamo anche alToscuro intorno alla vera stru- tura interna del pulviscolo . Noi conosciamo solamente una grande varietà di forme esteriori che talvolta differiscono ancora fra una specie e l'altra di piante ^ ma ignoriamo af- fatto come ciascun grano di polline si comporti sopra lo stimma per infondervi l' aura seminale che egli rinchiude . Geoffroy e Malpighi credettero che i grani interi del pulvi- scolo arrivati allo stimma , entrassero per il pistillo , e fossero trasportati al germe ; si allontanarono da questo sentimento Bonnet, Duhamel , Gleditsch . Altri pure come Morland , Hill , ec. immaginarono che gli embrioni de' semi risedessero nei corpicciuoli stessi del polline, dal quale usci- ti passassero a depositarsi negli ovuli ; e per tacer di molte altre opinioni vi fu ancora chi suppose consumarsi la fecon- dazione per r irritante azione dell' aura sullo stimma comu- nicata fino al germe. (*) Venendo io pertanto a discorrere in questo articolo del polline, non pretendo di discutere le varie opinioni che su di esso ci hanno lasciato i Dotti , poiché di debole appoggio mi sarebbero le scarse osservazio- ni sul medesimo oggetto da me istituite ; ma pubblicando

( ) V. Targioni Lezioni di Botanica.

254 Osservazioni Microscopiche ce.

un fenomeno singolare che ho veduto nel polline della Por- tulaca oleracea ho solo in mira di eccitare la curiosità de' Naturalisti possessori di buoni istrumenti , a seguire questo genere di ricerche , ed a porgerci cognizioni più profonde sopra un prodotto tanto importante della vegetazione.

Le estremità dello stimma della Portulaca oleracea es- sendo coperte di finissimi peli molto pellucidi pieni di corpic- ciuoli solidi di succhio, mi avevano interessato ad esamina- re se qualche moto per avventura esistesse dentro; e di- fatti io mi era assicurato che i corpicciuoli passavano dalla base de' peli alla loro sommità, e di qui retrocedendo alla basa riprendevano di nuovo lo stesso giro, sebbene assai len- tamente. Ripetendo però più volte queste indagini, m'imbat- tei ad osservare un pelo a capo del quale stava attacato un grano del pulviscolo, che dopo qualche tempo tutto ad un tratto scoppiò mandando fuori una specie di budello assai trasparente, il quale si stese lungo il pelo , e vi si unì la- teralmente. Portando quindi la mia attenzione sopra il nuo- vo organo comparso, mi rassicurai essere desso un semplice tubo composto di una sottilissima membrana, fu poca la mia meraviglia in vederlo ripieno di piccoli corpi , una par- te de' quali usciva dal grano del pulviscolo e l'altra entra- va dopo d' aver fatto il giro lungo il tubo o budello . Esa- minando in questo mentre il grano del polline, si vedeva neir interno di lui un movimento confuso di un' innumera- bile quantità di globetti , movimento che in simil modo si os- servava ancora entro i vasi dello stimma su cui il pelo ed il budello poggiavano. Il fenomeno durò per circa tre ore, terminando colla disparizione dei corpicciuoli del budello., senza che io potessi avvedermi se rientrassero nel polline , o piuttosto trovassero adito nelle cellule dello stimma, o in- fine se a poco a poco disciolti passassero pei pori delle mem- brane a confondersi coli' umore del pelo , entro cui per più ben lungo tempo vidi continuare la circolazione.

La Figura XVL^ mostra in A il grano giallo del pulvis-

Del Sic. Prof. G^o. Batt. Amici a55

colo guernito di piccole punte; in BG si vede il pelo dello stimma contenente un succo giallo in cui nuotano i globetti solidi L ; il budello ripieno de' suoi corpiccìuoli circolanti di color cenerognolo è rappresentato in ED. Le estremità C D stanno sopra le celle o vasi dello stimma che non si sono di- segnate e che comunicano collo stilo.

Contando io fra le osservazioni più delicate quella che ora ho descritto, non credo inutile cosa l'accompagnarla con il seguente avvertimento , che 1' esperienza mi ha insegna- to onde ripeterla con più sicura riuscita. Bisogna adunque raccogliere il fiore alcun poco avanti che sia per isbucciare, e con delicatezza staccarne T interno pistillo, il quale senza frapporre indugio debbe collocarsi sotto dei Microscopio pre- parato. La luce più favorevole è quella del sole, ed io son solito d'illuminare l'oggetto tutto ad un tempo per rifles- sione e per trasparenza, facendo passare i raggi per uno de' vetri smerigliati del mio istrumento.

In questo stato se si portano alla visione distinta quei grani di pulviscolo che sono attaccati già alle estremità de'peli dello stimma, si vedranno perfettamente rotondi ed interi, se pure siasi usata la indispensabile cautela di tenere lon- tano qualunque umidità dello stilo . Nuli' altro ora deve- si attendere che l' improvvisa esplosione del pulviscolo col mandar fuori il suo budello, la quale tanto meno ritar- da quanto più perfezionato sia il fiore, e più forte il calore della stagione. Con molto successo io ho fatti questi esperi- menti nel mese di Agosto essendo il termometro nei limiti di i8. a' aa. gradi, e cogliendo circa alle ore otto del mattino il fiore , il quale col solo succhio suo proprio si manteneva fresco con circolazione visibile fin verso le undici ore. Chiun- que però non possegga un Microscopio di considerabile for- za, può rinunziare a questo genere di osservazioni, imperoc- ché credo che con un ingrandimento minore di trecento volte in diametro sia impossibile scoprire la circolazione nel budello.

2.56 Osservazioni Microbcopiche ec.

Koelreuter, e Gaertner hanno sostenuto che l'esplosione de' grani del pulviscolo avvenga solamente per eccesso di umidità quando sia posto sott' acqua, ma che nello stato na- turale l'umore prolifico residente nell'inviluppo interno ed elastico del polline passi gradatamente nei vasi dell'invilup- po esteriore, e col gemere a poco a poco dai pori di questo si mescoli all' umore di cui trasuda lo stimma. Noi abbiamo dunque osservato nel polline della Portulaca oleracea un ec- cezione alla loro opinione; sopra di che fa duopo aggiunge- re ancora, essere i corpicciuoli da noi scoperti in movimen- to entro il budello, quelli stessi, che a guisa di una leggie- ra nebbia da altri osservatori si sono veduti uscire dal cre- pato polline serpeggiando snlla superficie dell' acqua.

si deve confondere 1' umore in cui essi nuotano , il quale è bianco, con 1' altro colorato in giallo solubile negli ogij e neir Alcool , e che risiede soltanto nei vasi esteriori del pulviscolo e nei suoi spini.

Sembra che i granì del pulviscolo in generale abbiano una struttura molto più complicata di quella creduta sin qui delta qual cosa oltre il fatto da me sopra descritto ne fa pro- va il pulviscolo Ae\\& TjWCcU^. [Cucurbita pepo ). \vL\mers,o che sia nell'acqua crepa mandando fuori un zampillo serpeggian- te di un liquore cenerognolo ed opaco; e nel medesimo tem- po dai peli o spini trasuda un umore limpidissisno e giallo, che staccandosi in goccie, e distendendosi poscia sulla super- ficie dell'acqua, presenta, nel guardarlo con luce riflessa, i bellissimi colori dell' iride a guisa delle lamine sottili che ar- tificialmente si fanno cogli oglj ; ma il fatto curioso, e se non m'inganno, non osservato da altri, si è che in diversi pun- ti della superficie del pulviscolo saltano fuori delle vessichet- te trasparentissime fatte a modo di campane, sopra le som- mità delle quali sta attacato una specie di coperchio opaco con uno spino nel centro ( vedi Figura XVII.) Il coperchio fa r ufficio di valvola allorché la vessichetta è rinchiusa nel gra- zio, le rende cosi la superficie di questo apparentemente con-

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici a57

tinuata. Le vessichette si distinguono assai bene se s' infon- de il pulviscolo prima nell' alcool, e poi nell' acqua, nel qua! caso il grano non crepa.

Noterò qui per ultimo un' altra osservazione quale si trova registrata nel mio giornale . = Il polline del radicchio selvatico = Cichorium Intybus = è di forma dodecaedra re- golare ; le costole sono opache e coperte di peli , le faccie pentagono trasparenti liscie. Messo in acqua, crepa in una delle faccie gettando fuori il succhio non tortuoso ma diritto ed a piccola distanza circa come il doppio suo diametro. Al- cune delle altre faccie si gonfiano e di ne escono vessichet- te simili a quelle del polline di zucca ma prive di coperchio.

ARTICOLO QUARTO

Deir Epidermide .

L' epidermide delle foglie di molte piante che io ho e- saminate è un tessuto particolare formato da uno strato di cellule indipendenti da quelle del parenchima sottoposto . Questa epidermide bianca e trasparente si può staccare af- fatto dagli strati parenchimatosiche essa copre, senza che suc- ceda lacerazione di membrane , imperciocché i sottoposti va- si aderiscono per semplice contatto soltanto in alcuni punti delle cellule dell' epidermide , ed hanno una membrana pro- pria che li circonda.

Si crede da alcuni nascere 1' epidermide dalle celle e- sterne del tessuto cellulare, le quali per l'azione dell'aria si induriscono e si seccano . Attribuendole una tale origine , se ne inferisce che ella si riproduce citandosi per prova quella de' Platani, dei Ciliegi, del Sughero ec. E poiché, secondo i partigiani della continuità del tessuto membrano- so viene formata dalla riunione delle sole pareti più ester- ne , vuoisi che senza lacerazione non possa venir separata dal resto del tessuto. osservazioni mie però sono affatto

Tomo XIX. Kk

i58 Osservazioni Microsoopichiì ec.

contrarie a quest'ojiiiiione , mi è mai riuscito di vedere riprodotta la vera epidermide, quella cioè che si stacca dal- ie parti tenere delle piante j specialmente dalle foglie, e nel- la quale trovansi i grandi pori , i peli , le glandole ec. So elle le reti di varie forme le quali appajono disegnate sulle sue superfìcie , si attribuiscono ad un residuo delle pareti la- terali di cellule lacerate, e che la configurazione di queste re- ti si pretende essere quella stessa di tutto il tessuto sottoposto. Ma se attentamente vogliansi esaminare le reti o comparti- menti, si riconoscerà che sono cellule ripiene di succhio ap- partenenti esclusivamente all' epidermide , e che non hanno relazione alcuna di forma con i vasi che cuoprono ; e dif- fatti , oltre che ne fanno fede moltissime altre piante , ciò si scorge chiarissimo nelle foglie di garofano ( Dianthus Ca- ryophylliis) ove i compartimenti del primo strato di cellule essendo di forma quadrilatera (vedi Fig.^XXI.... A.) si giudiche- rebbe che di forma egualmente quadrilatera dovesse essere il secondo strato che vi aderisce. Ma ben lontani dal veri- ficare ciò , troviamo anzi che il secondo strato è composto di tubetti cilindrici più o meno lunghi , applicati perpendico- larmente al piano dell' epidermide, di modo che le loro im- pronte sulla superficie interna della medesima non potreb- bero essere che circolari. La Fig. XXII. mostra di prospetto i tubetti del paretichima, come stanno sotto l'epidermide, e la Figura XXIll. li indica di profilo ricavati dalla sezione trasversale della foglia.

La configurazione delle cellule dell' epidermide nelle di- verse piante , è variabile , del che ne sono prova le forme bizzarre di quelle del ranunculus repens (Figura XXIV. B ) della portulacca o/eracea (Figura XVIII. G. ) del lilium caii- dìdum ( Figura XIX. D ) ed è facile persuadersi anche qui , che le impronte del sottoposto parenchima non possono es- sere la cagione di que'varii compartimenti. Infatti se si pren- de un pezzetto di foglia delle indicate piante sottoponendo- la all'esame microscopico , come si fa per gli oggetti opachi,

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici aSg

si scorge esternamente tutta la configurazione dell'epidermi- de quale viene rappresentata nelle citate figure . Ma coli' alza- re poscia un poco il port' oggetto ^ e precisamente di tanto quanto è la grossezza delle celle trasparenti della medesima , si porta alla visione distinta il parenchima interno di cui la forma apparisce notabilmente diversa da quella dell' epider- mide stessa.

La Figura XXV. ci fa vedere il parenchima delle foglie del ranuiiculus repens composto di un plesso di tubetti arti- colati pieni di succhio, e di granelli verdi, i quali si diri- gono per ogni verso, lasciando fra loro de' vacui più o me- no grandi. 1 parenchimi della portulaca e del giglio sono pu- re composti di piccoli tubi aggregati in maniera da formare internamente una quantità di lacune coperte solo dalla ri- spettiva epidermide, la quale dirò a guisa di un velo appog- gia sulle estremità de' tubetti più rilevati. Nella Figura XIX, ove è disegnata la superficie superiore delle cellule dell'epi- dermide con linee continuate e la superficie inferiore con li- nee interrotte, si può vedere in E 1' impronta di un punto d' appoggio ossia di un tubetto del parenchima.

Tutte le lacune , che la varia disposizione del parenchi- ma produce, sono ripiene unicamente d'aria, ed è dirimpet- to alle medesime che si osservano neirepidermide certe aree ovali nel cui mezzo appajono de' larghi fori or chiusi ed ora aperti . Alcune volte le aree sono circoscritte da altre mag- giori, le quali infine altro non sono che cellule particolari del- l' epidermide destinate alla formazione dei fori. Fra i diver- si Naturalisti che hanno parlato di questi organi esiste gran- de disparità di opinioni tanto per riguardo alla loro forma, che alloro ufficio. Vi ha chi li ritiene per vere fessure, ed in questo caso chi li fa servire all' evaporazione , chi all' as- sorbimento dell'umidità, chi all'escrezione delle piante; al- tri finalmente mettono in dubbio 1' esistenza de' fori , sospet- tando che essa abbia per base un illusione ottica, e che gli organi de' quali tratta in realtà siano peli estremamente

Ù.ÒO Osservazioni Microscopiche ec.

corti e larghi. In mezzo a tante dubbiezze io mi confido che le mie osservazioni possano apportare maggior hice sull' arg- mento.

Le Figure XXIV. XVIII. XXI. XIX. ci danno a conoscere i pori dell' epidermide del ranunculus repens, della portula- ca oleracea, dei garofani , del giglio . Nel ranunculus repens l'organizzazione consta di una semplice borsetta ovale X Figure XXIV. che a guisa di sfintere può aprirsi e chiuder- si secondo le circostanze. Allorché ella è aperta , presenta nel suo mezzo un ampio pertugio di forma pure ovale ma mol- to allungata , e se venga in tale stato osservata contro la lu- ce, il pertugio appare considerabilmente più luminoso della borsetta e delle circonvicine cellule dell' epidermide. Che se al contrario la borsetta è chiusa , vedesi nella direzione del- l'asse di lei maggiore una linea perfettamente nera.

I movimenti della borsetta sembra che possano esserle comunicati dalla dilatazione e dalle contrazioni delle cellule contigue le quali colle loro pareti serpeggianti S vanno a ter- minare nel basso di questa come Io dimostra il poro Z dise- gnato dalla parte interna dell' epidermide. Qualunque però sia il meccanismo che dilata o restringe i pori, egli è certo che questi movimenti succedono nella pianta viva non solo, ma è in facoltà dell' osservatore di far chiudere i fori a pia- cimento. In generale si trova che i fori sono molto aperti quando la pianta è percossa dai raggi del Sole, e sono chiu- si o meno aperti nella notte, così sono larghi quando la pian- ta è asciutta e stretti quando è bagnata. Se si stacca l'epi- dermide nella circostanza che i suoi fori siano aperti, mes- sa in fresco sott' acqua, immediatamente cominciano a re- stringersi ed in breve tempo le fessure affatto si chiudono ; fa duopOj perchè riesca l'esperimento di staccare l'epi- dermide la quale può anche osservarsi nella foglia intera o in una sua parte in cui siasi lasciato cadere una goccia d' ac- qua ; in tal caso però bisogna illuminarla per riflessione superiore, e se con questo modo d'illuminazione si sottopo-

Dei, Sic. Prof. Gio. Batt. Amici nói

ne ad esame la Ruta graveolens^ il fenomeno si mostra chia- rissimo, imperocché quando i fori siano aperti , si penetra col- la vista fin dentro il parenchima composto di tubetti di un bel color verde, e venendo i pori a chiudersi , il verde sfug- ge, e ne rimangono i soli orifizj di color cenerognolo. In ve- ro mi reca qualche meraviglia che il celebre scopritore de' fori nelle membrane de' tubi porosi possa spargere dubbj sul- la loro esistenza nella superficie delle foglie, ove hanno di- mensioni incomparabilmente più grandi.

Io trovo falso che l'epidermide del Dracocephalum virgi- nianum, del Phtomis nepetifolia ec. abbia il centro delle aree ovali sempre trasparente , e quella del thimus vìrginianus della menta citrata ec. abbia i centri sempre oscuri. La ve- rità si è che i pori delle citate piante sono soggetti a quel- le fasi medesime che si osservano negli organi simili di tutti gli altri vegetabili.

La struttura de' pori nel Garofano non differisce sensi- bilmente da quella che abbiamo esaminata nel ranunculus repens. La borsetta che apparisce sotto forma di un' area ova- le R fig. XXI. è piena di piccoli grani , e si trova sempre col- locata nel mezzo delle unioni delle cellule quadrilatere , pre- cisamente dirimpetto a quella parte del parenchima , ove sono le lacune F fig. XXII. Mancando queste lacune manca anche il poro corrispondente, come si scorge nella parte dell' epi- dermide la quale copre la costola o nervatura della foglia. Se noi tagliamo perpendicolarmente alle sue faccie la foglia, ciò che in questa pianta è facile ad eseguirsi, noi possiamo ri- conoscere la forma in profilo del poro come si vede in R fig. XXIII. fra mezzo le cellule A dell'epidermide.

I pori della portulaca oleracea sono più composti de' precedenti ; essi giacciono sempre nel centro di tre celle I fig. XVIII. rinchiuse, 1' una nell' altra, delle quali le due più interne cioè le minori contengono i soliti grani, e la maggio- re ne è priva. Ma fra tutti i pori che io mi abbia veduti i più grandi sono quelli del giglio, la struttura dei quali più

a6a Osservazioni Microscopiche ec.

facilmente può essere conosciuta osservandoli tanto per rifles- sione sulla foglia intera , come per trasparenza collo stacca- re l'epidermide. Due cellule M,N allungate ed unite assie- me a guisa di cercine costituiscono l'orifizio. Esse sono si- tuate in mezzo alle lunghe cellule D dell' epidermide le qua- li ultime per 1' interposizione del foro non possono fra di lo- ro comunicare . Le cellule del poro hanno un orlo H in- terno capace di gonfiarsi e di restringersi , dall' azione del quale dipende lo stato aperto o chiuso del foro. Si vede adun- que in MN il poro aperto totalmente; in F due pori meno allargati, in L un poro affatto chiuso: le cellule poi de' lo- ri sono ripiene di grani verdi ( Vedi MN ) che un osservato- re poco attento potrebbe credere indizio di porosità delle membrane per la loro costante permanenza , tanto se si com- prime l'epidermide, quanto se si fa bollire nell'acqua o nel- l'alcool ; però usando l' oglio caldo rimangono tutti disciolti, e la membrana apparisce liscia e trasparente come vetro.

Le piccole modificazioni dei pori dell' epidermide sono molte , e chi volesse intraprendere la descrizione di tutte , si getterebbe in un lavoro penoso e forse inutile. Tutti gli ap- parecchi organici che noi vediamo intorno ai fori, tendono senza dubbio al fine di aprirli o chiuderli secondo il bisogno, e la natura vi ha provveduto in diverse maniere più o me- no complicate. Io ho detto quindi abbastanza su questo par- ticolare per poter terminare il presente articolo con alcune considerazioni suH' uffizio di questi pori. Sono essi per avven- tura destinati all'assorbimento dell'umidità? No: noi abbia- mo già veduto che mettono capo a dei vacui interni privi di succhio, che l'acqua li fa chiudere , la luce ed il secco aprire. D'altronde mancano in tutte le radici, mancano nelle piante che vivono costantemente sott' acqua, ed in quelle che hanno foglie galleggianti sull'acqua si trovano solamente nel- la superficie esposta all' aria. Egli è dunque provato che non servono ad attirare 1' umido, alle quali ragioni si aggiunga an- cora che la natura, onde facilitare l'assorbimento delle ru-

Del Sic. Phof. Gio. Batt. Amici a63

giade e delle pioggie, avrebbe verisimilmente provvedute le foglie nella loro pagina superiore di un maggior numero di pori che nell' inferiore; la qiial cosa è tutto al contrario di ciò che ci mostra 1' osservazione.

Servono dunque all' evaparazione ? Nemmeno: se mettia- mo ad appassire una pianta staccata dalle radici quantunque in poco tempo , i fori si chiudono , essa continua però ad evaporare finché rinserra fluido acqueo; di più è stato osser- vato che le corolle ed i frutti maturi non contengono fori eppure evaporano moltissimo. Finalmente i fori non possono collocarsi fra gli organi escretovj delle piante, trovandosi tut- ti di rimpetto a delle cavità prive affatto di succhio e di so- stanze solide. M. Link ha opinato che servono all' escrezio- ne fondandosi nella osservazione che in alcune piante e spe- cialmente nei pini , le fessure sono coperte di una materia estranea ed oscura che scioglie nell'acqua bollente. Il ce- lebre Professore di Berlino non si è ingannato nella osserva- zione, ma la materia estranea che egli ha veduto altro non è che una cera vegetabile destinata a difendere più facil- mente l'organo dall'accesso dell'acqua.

Il vero ufficio de' pori visibili si è quello di dar passag- gio all'aria. Però non è agevole cosa il determinare con cer- tezza, se servano all' inspirazione, piuttosto che all'espirazio- ne, oppure a tutte due le indicate funzioni. Se noi conside- riamo che nella notte, allorquando cioè i grandi pori dell'e- pidermide son chiusi, le foglie assorbiscono il gas-acido car- bonico sciolto nella rugiada , il quale penetra indubitatamen- te nelle cellule attraversando le loro membrane; e se riflet- tiamo inoltre che esse foglie scompongono il gas-acido carbo- nico nel tempo istesso che i fori sono aperti, cioè di giorno, possiamo congetturare che essi alla sola traspirazione dell'os- sigene siano destinati , il qual uso si renderebbe anche più probabile aggiungendo che le corolle, le quali mancano di pori secondo le osservazioni di De-Candolle , mancano pure della proprietà di tramandare l' ossigene.

a64 Osservazioni Microscopiche ec.

ARTICOLO QUINTO

DelV unione del tessuto vegetale.

Una delle quistioni interessanti intorno la struttura del- le piante ella è quella suscitata da più celebri osservatori i quali non sono d' accordo sul modo con cui sta legato il tes- suto vegetabile. Da una parte col ragionamento, e coU'espe-' rienza si sostiene che le membrane costituenti gli organi del- la pianta siano continue ed inseparabili, poiché si vogliono le pareti di un vaso o cellula, comuni ai vasi o cellule cir- convicine senza alcun disgiungimento del tessuto, si ec- cettuano che le sole trachee le quali aderiscono agli altri or- gani unicamente colle loro estremità. Dall'altro lato coU'ap- poggio pure di varie osservazioni ci viene mostrato essere il tessuto in alcune circostanze staccato, e che esistono realmen- te delle pareti doppie in maniera , che i vasi possono avere, o in tutto, o in parte le rispettive membrane che li circondano.

A chiunque si occupi anche per poco d'anatomia vege- tale non può sfuggire inconsiderato questo punto importan- te che forma la base di ogni teoria dell'organizzazione, ed in leggendo l'articolo sull'epidermide e diversi altri passi de' miei scritti, ove io parlo di vasi che si separano da suoi vicini senza lacerazione di membrane, si sarà potuto giudica- re sin d' allora da qual lato della disputa le mie osservazioni mi facciano propendere.

Quantunque io avessi provato chei piccoli tubi che circon- dano il tubo centrale della Chara vulgaris , si potessero da lui staccare lateralmente senza lesione, pure per lungo tempo ho creduto che il diafragma dividente un tubo dall'altro fosse uni- co, non essendomi mai riuscito di separare i due tubi nel nodo; e per quanta diligenza usassi, uno sempre si lacerava. Mi era confermato ancora in questa idea dall' osservare che per qua- lunque forza d'ingrandimento applicassi al mio Microscopio,

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici a65

la membrana del diafragma guardata nella direzione della sua grossezza compariva sempre come una linea sottilissima omo- genea, anziché somministrare il minimo indizio di essere dop- pia. Pure col far bollire nell' acqua de' grossi rami dell' in- dicata pianta sono uscito di questo inganno. Imperciocché ho veduto allora che stirando dolcemente due tubi con facilità si staccano , e rimane ad ognuno il proprio diafragma. Con questo processo è quindi permesso di separare ad uno ad uno tutti i tubi della pianta.; senza che il fluido rinchiuso in cia- scuno trovi passaggio da alcun lato della membrana.

Isolato che sia uno de' gros<i tubi , esso presenta nelle sue estremità le impronte de" diafragmi degli altri vasi che dapprima si trovavano a lui congiunti , e si vede come la sua cavità cilindrica si aumenti nel nodo ed acquisti una forma poliedra , affinchè tutti i tubi secondarii possano co- municare col principale da cui diramano. Ciò viene meglio spiegato nella Figura XXVI. ove si ravvisano in A , le basi su cui poggiavano i tubi delle foglie e dei rami. In B appa- riscono le estremità dei piccoli tubi che per tutta la lun- ghezza scorrevangli accanto formandone la sua corteccia ; ed in G vedesi ì' impronta del gran tubo seguente del tronco , che non si è disegnato , perchè ha la medesima conforma- zione del descritto. La Figura XXVII. poi rappresenta la som- mità del tubo stesso veduto di prospetto.

Da quest" esperimento ne risulta adunque che le pare- ti de' vasi della Chara sono tutte doppie, cioè ogni vaso ha la propria membrana , e che 1' unione loro si fa per sempli- ce contatto , oppure col mezzo di qualche glutine od altro legame che sfugge alla vista armata ancora de' più forti in- grandimenti. La separazione de' tubi non è una proprietà del- la sola Chara; io potrei portarne esempii in moltissime altre piante anche terrestri ; ma poiché non fa duopo qui di som- ministrare tutte queste numerose prove, io citerò soltanto i tubi o cellule allungate del picciuolo delle foglie del Ranuii- culus repens , che si dividono ancora senza il soccorso dell'

Tomo XIX . L 1

vt66 Osservazioni Microscopiche ec.

acqua bollente. Per riconoscere ciò , conviene levare dolcemen- te l'epidermide del picciuolo, e poscia colla punta di un temperino sollevare uno o piìi strati de' tubi sottoposti strap- pandoli senza tagliarli. In tal modo ne escono tubi isolati più o meno lunghi , nelle membrane de' quali si conserva- no i segni del contatto che avevano coi tubi prossimi rima- sti egualmente interi.

La Figura XXVIII. indica uno de' tubi de' quali. si par- la, avente le impronte piane nei luoghi di contatto P. Ma sic- come la loro forma è alquanto strozzata ai nodi , essi non possono toccarsi che nelle parti più gon^o e di ne risul- tano degli intervalli o vacui tra un tubo, e 1' altro ( vedi Fig.* XXIX. M ) chiaramente visibili nel picciuolo, se si il- lumina per riflessione superiore tolta che ne sia la sua epi- dermide. Non si può dunque mettere in dubbio 1' esistenza dei vasa revehentia di Hedwig, dei meatus intercellulares di Treviranus , o ductus intercellulares di Link ec. i quali in- fine non sono altro che i vuoti da me descritti nel tessuto del ranuncolo.

Ma se io mi trovo pienamente d' accordo con questi na- turalisti intorno all' esistenza degli intervalli fra un vaso e l'altro, mi allontano però dalle loro opinioni rispetto all'uf- ficio de' medesimi canali. Io credi> che nessun fluido peae- tri in essi j ad eccezione dell'aria e me ne persuadono pa- recchie ragioni. In primo luogo qirando il tessuto non siasi maltrattato, i canali si vedono vuoti coli' usare 1' illumina- zione per di sopra ; d'altronde se si sta attenti al posto che nello stato naturale della pianta occupano i grandi pori del- l'epidermide, i quali, come abbiamo già veduto, danno pas- saggio alla sola aria , si trova sempre che essi giacciono di- rimpetto ad uno di que' vacui; ed ogni qualvolta il tessuto compatto non off'ra alcun intervallo, anche l'epidermide in corrispondenza non ha in quella parte poro alcuno . Ma gli intervalli contenenti l'aria sono cosi patenti in mezzo al tes- suto della maggior parte delle erbe , che fa anche meraviglia

Del Sig. Prof. Gio. Batt. Amici 267

come tanti celebri osservatori abbiano potuto negarli. Se si esamina per trasparenza una sezione trasversale, o longitu- dinale di una pianta a tessuto molle , cosa sono tutti quegli spazj oscuri, anzi perfettamente neri che si presentano tra una cella e l'altra, tra un vaso e l'altro? Non sono essi tan- te Lamine o prismi d'aria che impediscono per una legge d'ottica il passaggio alla luce? Se l'opacità di que' canali dipendesse da una sostanza poco fluida, ed oscura deposita- ta là dentro , come lo hanno creduto alcuni osservatori ; non è egli chiaro che comprimendo il tessuto fra due vetri , la materia oscura uscirebbe a spargersi per l'acqua che tiene bagnata la fettolina delU piania? O almeno, attenuandosi colla compressione gli intervalli delle celle, la sostanza flui- da non dovrebbe essa apparire più trasparente ? Ora ciò non succede mai , e per quanto sottile possa rendersi la lamina , se non si arriva a scacciar totalmente 1' aria, niun ra^eio luce la penetra. Dico non la penetra sotto una certa incli- nazione de' raggi , poiché cambiando la direzione della luce incidente, si giunge in alcune circostanze a veder perfetta- mente trasparenti quelle parti che prima erano del tutto nere.

Se si porla lo sguardo sulla Figura XXX. che indica una paite della sezione trasversale del caule della Celidonia ( Chelidonium majus ) si vedrà la rappresentazione dei vacui lasciati da' vasi , trasparenti in A, opachi in B secondo che 1' aria è, o non è scacciata dai medesimi, oppure secondo che la luce in vario modo si inclina sopra l' oggetto. Questi stes- si vacui si scoprono nella sezione longitudinale della mede- sima pianta. Figura XXXI. opacbi in M, trasparenti in N. Essi sono manifesti ancora nella Figura XX. A , che è sezione tras- versale della Nymphaea lutea. Grandissimi poi si trovano nel- la barbabietola ( Beta vulgaris (7) radice rapae ) alla quale ognuno può ricorrere per persuadersene.

Frattanto se è provato che in molte piante esistono de* vasi , le membrane di cui sono visibilmente staccate in piti

a 68 Osservazioni Microscopiche ec.

punti dalle inenibrarie circonvicine, e che ove l'occhip in- dicherebbe una perfetta unione del tessuto, 1' arte ci persua- de del contrario, mostrandoci una doppia parete, sembra ragionevole il pensare che ogni sorta di vaso abbia la pro- pria membrana, quantunque in alcuni casi non trovasi mez- zo di separarli ; imperocché l'adesione può essere tanto for- te da superare la debole resistenza, che presentano le esi- lissime membrane disposte piuttosto a lacerarsi che a disu- nirsi .

Questa considerazione secondo me ci porge idee piìi pre- cise sull'origine del tessuto. Noi possiamo concepire che le nuove cellule, o vasi, ch«? nascono, altro non siano che lo sviluppo delle gft«nme , o bottoni alla membrana primordia- le adiacenti. Attribuendo alla membrana di un vaso questa facoltà di dar nascimento ad organi simili a lei , parmi che non le si accordi una proprietà incompatibile colla sua or- ganizzazione. In fatti se noi riflettiamo maturamente sul fe- nomeno del movimento del succido, non potremo disconvenire che essa non sia molto più composta di quello che apparisce al nostro sguardo.

deve credersi che 1' opinione da me accennata sullo sviluppo de' vasi sia un parto della sola immaginazione; el- la è anzi una conseguenza della maniera di crescere, che si osserva nella Chara. Sottopongasi ad esame un giovine ramo di questa pianta composto per esempio dei tre internodii A,B,C (Fig.XXIX*). Il più prossimo al tronco A ci mostrerà una cir- colazione veloce del suo succhio , una simetria manifesta nei grani delle coroncine, un accrescimento perfetto: il secondo tubo B appena darà a conoscere qualche movimento inter- rotto del succhio senza però regolarità nella disposizione de' grani fissi , la quale indarno si cercherebbe poi nel tubo ter- zo C nel cui interno attraverso una grossa membrana bian- ca e trasparente traluce solo qualche segno di una sostanza verde ed immobile. Ma se dopo alcun tempo si rinnova 1' os- servazione del medesimo ramo, tutto è cambiato, tutto ha ot-

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici 269

tenuto maggior sviluppo. I tubi B, C si presentano nel mo- do stèsso che mostravano prima i tubi A, B; inoltre a ca- po del tubo G si ravvisa una nuova gemma , ed altre pure ne sorgono nel nodo N origine di rami laterali, le quali tutte non si sarebbero anche travedute nelP epoca ante- riore. In tale guisa si rinnovano le stesse apparenze e la pianta colle successive riproduzioni di gemme, che altro poi non sono che semplici cellule, acquista il suo totale accre- scimento.

ARTIGOLO SESTO

Dei Vasi aeriferi.

Ho dimostrato altra volta ( Società Italiana Voi. 18.) che le trachee ed i tubi porosi del Symphytum officinale e di diverse altre piante non portano succhio sorta alcuna e sola aria o gas traducono. Un esame più esteso sopra una grande quantità di vegetabili di varie famiglie mi ha inoltre provato, che servono al medesimo uso tutti quegli organi di qualunque forma essi sieno, tubolosa o cellulosa , nella mem- brana de' quali coll'ajuto di un forte microscopio si rendo- no visibili de' fori o delle fessure più o meno continuate . Questa Classe d' organi che si può distinguere col nome di vasi aeriferi o gasiferi, comprende i noti vasi spirali , le false trachee, i tubi porosi, i vasi a falsi tramezzi, i vasi a coron- cine, i vasi a false cellule, e tante altre varietà che non so- no state definite, e che difficilmente, e forse inutilmente sa- rebbero descritte , se in far ciò volessimo attenerci soltanto alla loro forma variabile in tante maniere e quasi per gradi non interrotti. Ogniqualvolta questi vasi siano bastantemen- te ampi, noi possiamo persuaderci che essi rinchiudono de' fluidi aereiformì , guardandoli nella sezione trasversale ese- guita di recente sopra piante fresche ed intatte; imperocché si vedono allora del tutto vuoti ed asciutti, a differenza de- gli altri vasi fibrosi e delle cellule, che si mostrano turgidi

270 Osservazioni Microscopiche ec.

de' rispettivi loro succhi ; che se la sezione stessa venga ef- fettuata sott' acqua si presentano alle imboccature de' mede- simi delle gallozzole o bollicine di aria, le quali si staccano successivamente e si portano a galla col premere alcun poco il fascio de' tubi sottoposti all' esperimento. Ma dove il dia- metro di questi tubi non abbia un' estensione tale da per- mettere che lo sguardo nostro distingua con sufficiente chia- rezza le particolarità che ho indicate, pure noi col soccorso de' principj dell'ottica possiamo egualmente convincerci che ogni vaso della specie che ho detto è affatto vuoto di suc- chio.

Si sa che la linfa o sugo doUc piante ha una forza re- fringente poco superiore a quella dell'acqua j se dunque immer- so in qucst' ultimo fluido si osservi contro la luce un tubo membranoso ripieno di sugo vegetale, esso nelle varie parti pi'ossime o lontane al suo asse posto perpendicolare alla dire- zione del lume , deve mostrarsi più o meno trasparente se- condo anche la qualità delle sostanze che rinchiude; impe- rocché in virtù della piccola differenza de'rapporti di rifrazio- ne, i raggi luminosi trovano passaggio attraverso il medesimo senza riflettersi totalmante sulla superficie che separa i due mezzi refringenti. Tuttociò infatti si verifica se si sottopone all'esame un tubo fibroso, una cellula, o altro vaso qualun- que portante succhio. Ma se noi mettiamo alla prova stessa un tubo pieno di aria, l'apparenza sua riesce affatto diversa. La luce non potendo penetrare dal mezzo denso al mezzo raro allorché ha acquistata un certo grado d' incidenza , la- scia in perfetta opacità i bordi del tubo ed illumina soltanto una striscia centrale di lui, la quale lo accompagna per tut- ta la sua lunghezza. Or questo aspetto costante , modificato sempre concordemente alle leggi dell'ottica , se si tratti di tubi non esattamente cilindrici , ma strozzati alle estremità op- pure prismatici , è quello appunto che ci offrono tutti qua' vasi nelle membrane de' quali sono palesi i fori o le fessu- re orizzontali o spirali. Non si può quindi revocare in dub-

Del Sic. Prof. Gio. Batt. Amici 271

bio r ufficio di questa classe d' organi che è quello di tra- smettere o semplicemente di conservare i fluidi aereiformi.

L'opacità de' vasi aeriferi guardati per luce trasmessa ces- sa tutte le volte che , per 1' effetto della capilarità de' loro canali o per una pressione esercitata sopra di essi , 1' acqua circostante possa farsi strada entro i medesimi, e scacciando l'aria empirne i vacui. L'espulsione dell'aria non si esegui- sce però presto, con facilità speciahnente se i diame- tri de' vasi siano piccolissimi, e pare che la membrana de' tubi aeriferi non abbia tanta affinità coH'acqua come lo hanno le membrane de' vasi del succhio. Io ho osservato umettan- do delle fettoline di legno secco che le fibre si bagnano im- mediatamente e diventano trasparenti; ma non così subito Io diventano i tubi porosi. Un maggior tempo si richiede ancora perchè l'acqua si insinui nei fori visibili delle membrane; l'aria che circonda i pori, vi si fissa intorno conformandosi a guisa di sfera, e col produrre l'effetto di una lente cava nasconde la vera apparenza de' fori stessi. Non è che dopo alcune ore che pochi fori si bagnano e si presentano all' occhio sotto il naturale e vero loro aspetto , nel quale però si mostrerebbero tosto se la fettolina di legno anzi che bagnarla con acqua, si umettasse invece con olio che penetra prontamente in ogni sorta di membrane. Egli è probabile che le illusioni prodot- te dall' aria più affine ai contorni de' fori di quello che lo sia r acqua, possa avere indotto in errore alcuni osservatori riguardo alla vera struttura de' pori medesimi.

Per lo più i fori de' vasi porosi hanno le sembianze stes- se de' grandi pori dell' epidermide . In mezzo di una rileva- ta area ovale mostrano una stretta fessura lungo l'asse mag- giore, la quale si presenta or luminosa, ed ora oscura secon- do la direzione della luce, e secondo che essa si trova più o meno aperta. Dalla somiglianza di forma tra i fori dell'e- pidermide e quelli de' vasi porosi, se ne deduce quindi che alle medesime funzioni siano destinati , e come è fuor d' o- gni dubbio che i primi danno passaggio alla sola aria , così

^72' Osservazioni Microscopiche ec.

deve presumeisi che allo stesso ufficio servano ancora i se- condi. Quest' argomento tirato dall'analogia sarebbe già per se stesso bastevole per provare la verità della proposizione , quand' anche mancassimo del soccorso dell' ottica che ce ne ha offerto la dimostrazione diretta . Consultando la Figura XXXIIl. che è una sezione longitudinale di un Rotang. (a) Si vede in A B C D un pezzo di membrana di un tubo po- roso , in cui si scoprono le escrescenze ovali coi rispettivi pertugi nel centro, sebbene l'ingrandimento non arrivi che a i35 volte. La forma e posizione de' tubi porosi ai quali appartengono le membrane simili alPABCD si ravvisa in P . Figura XXXIV. che è la sezione orizzontale della mede- sima pianta. Io non ho trovato vegetabile alcuno in cui i diametri de' tubi porosi siano più ampj di questi . Le loro cavità si scoprono ad occhio nudo, e presentandole contro la fiamma di una candela, qut^nd' anche la fetta di legno abbia una grossezza maggiore di un pollice, se ne vede per mez- zo molto chiaramente la luce. In questa maniera accorgesi che niun diafragma attraversa le loro lunghezze. Contuttociò se noi tagliamo in centro per lo lungo uno di tali tubi , e ci facciamo per luce riflessa a considerarne la sezione , con facilità ci avvediamo che qua e per brevi intervalli il tubo rimane alquanto strozzato e diviso in tanti minori tu- bi , i quali l'uno a capo dell'altro si congiungono per for- marne un tutto , che secondo la nomenclatura di Link si chiarrterebbe vaso a falsi tramezzi , vaìsseau à cloisons faus- ses ( Recherches sur l'anatomie des Plantes par H. K. Link.) I fautori del sistema che i vasi porosi servano a condur succhio e non aria^, avranno nel Rotang un mezzo ben agevole per persuadersi che quella è erronea opinione, fa d'uopo

(a) Abbiamo in commercio de' ba- 1 la Canna d' India (Calamus scipitnutn) stoni di questo legno comunemente j presenta una consimile interna organiz- chiaraato Canna di Zucchero . Anche 1 zazione.

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di possedere viva questa pianta, che forse non esiste in alcun orto botanico di Europa , affine di poter osservare vuoti gli ampj canali pertugiati, «juaiido gli altri vasi del succhio sia- no pieni de' loro umori circolanti . Ma si può restar convin- ti anche colla pianta disseccata che pei larghi tubi porosi non è mai scorso succhio . Ed in vero se ciò fosse avvenuto, se ne scuoprirebbero i residui sotto forma di concrezioni solide, che nei vasi del succhio si depositano per lo più a guisa di crosta nella parete interna delle loro membrane. Or di tut- to tpiesto non avvi il minimo segno nei nostri tubi porosi le cui membrane al di dentro sono an7,i liscie, compatte, uni- formi , e solo cosparse di callosità negli orifiz) de" pori. E qui se vogliasi fare il medesimo esame anche in tutta la clas- se de' vasi porosi delle altre piante seccate, non si potrà se non confessare, che essi sono nel loro interno privi di que- gli avanzi solidi che dovrebbe pur lasciare un succhio eva- porato, o di quell'intonaco il quale si rinviene nei soli ca- nali del succhio cioè nei vasi fibrosi , nei vasi proprj nelle cellule , e che giunge per fino in alcuni casi a mostrarne ostruite le loro cavità.

Tale incrostamento interiore è patente nei tubi U, V ( Figura XXXIV. ) e si discioglie, e sparisce quando la pian- ta venga bollita nell'olio, e nell' alcool. In allora i canali si mostrano pervii come si vedono i tubi S, i quali sono della stessa specie de' tubi U, ma disegnati con maggior diligenza e dopo l'ebollimento della fetta legnosa. I tubi V in seguito dell'indicata azione acquistano pure un più largo calibro di prima, senza però che giunga mai ad uguagliare il vacuo de' tubi U , la cui natura sembra diversa sebbene ambidue le specie siano destinate a condurre de' succhi . Questi ultimi hanno una membrana più grossa e carnosa, assai permeabi- le dalla luce e di un colorito differente. Se Lagna la fet- tolina con acqua e si guardi per raggi trasmessi, i vasi V si mostrano perfettamente trasparenti e bianchi , mentre i tubi U appariscono scuri come la figura citata lo indica; ina se Tomo XIX. Mni

2.74 Osservazioni Microscopiche ec.

:il contrario la seiiione si osservi per raggi riflessi , nel qual caso non fa duopo umettare la fetta ^ in allora i tubi U si presentano di un color di legno chiaro e gli altri V di un colore assai piìi bruno, particolarità che agevolmente si rico- nosce anche con una lente semplice di piccolo ingrandi- mento.

Le due sorta di vasi U , V si rinvengono uniti in cia- scun filetto legnoso della pianta , e formano nel taglio tras- versale quegli spazj a un dipresso circolari che hanno per centro uno de' grandi tubi porosi P, e sono circondati dalle cellule C diraraantisi orizzontalmente, delle quali se ne vede la sezione in E FG Figura XXXIII. Di questi spazj prossimamente circolari i tubi V ne occupano sempre una lunula, e qualche volta si riuniscono ancora in altri piccoli fasci opposti alla lunu- la medesima^ come si vede in R. Osservati poi per il lungo le due specie di vasi offrono, oltre la indicata differenza di tinta delle membrane , ancora una diversità di forma essendo i no- tati U più angolosi, od ovali e più spesso intercetti da dia- fragmi trasversali , che non si trovano se non che di rado nelle lunghezze de' vasi V. In somma dai caratteri esibiti da tali tubi si può ritenere che gli U appartengano alla classe de' vasi fibrosi , ed i V a quella de' vasi proprj.

Quantunque il mio oggetto non fosse di descrivere qui le differenti specie de' vasi del succhio, pure mi sono permes- so alcune considerazioni anatomiche intorno i vasi U,V, eciò per mostrar meglio i rapporti di situazione che con essi hanno i vasi aeriferi, rapporti che nel Rotang si mantengono con una regolarità rimarcabile, e che possono somministrare ai fisio- logi una guida più sicura onde dedurne le particolari e pre- cise funzioni de' varj organi . Noi abbiamo veduto che in mezzo di ciascun filetto legnoso sta il gran tubo aerifero P. Or questo non comunica direttamente coi vasi V; ma è tutto circondato da uno o più strati de' vasi U che aderiscono alla membrana di lui per semplice contatto; in modo che stac- cata essa membrana da quelli, vi lasciano sopra le loro im-

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pronte , le quali si sono volute rappresentare iti I Figura XXXIII. colle linee verticali che separano una fila di pori dair altra. Apparisce quindi dalle impronte stesse che i po- ri della membrana A B C D si trovano situati dirimpetto al mezzo della superficie de' vasi U, e sono inclinato a credere che le fessure orizzontali de' pori siano tanto più ampie quanto più larghi sono i diametri de' tubi U sopra i quali s' appoggiano ; locchè mi è sembrato chiaro nella Pteris a- quìlìna di cui nella Figura XXXII. ho disegnato un tubo po- roso con le in)pronte di varie grandezze ABCD, BCFE, ELMF ec. lasciatevi dai tubi adiacenti secondo il loro calibro. Per tanto r opinione mia , che la larghezza dej fori dipenda dall' ampiezza più o men grande de' vasi del succhio coperti dal- la membrana del tubo poroso , acquista maggior peso dal considerare che nelle piante a tessuto molle sono frequenti le false trachee, ed in quelle a tessuto compatto si rinvengo- no solo i vasi porosi, con fori tanto più piccoli quanto i legni sono più duri ossia di fibra più sottile.

Non sempre i fori sono circondati da escrescenze visi- bili delle membrane. Quelli per esempio della Figura XXXII ne mancano affatto. Alle volte nello stesso tubo troviamo pori con il cercine ed altri senza questo ornamento , come si scorge in ABCD Figura XXXIII. Spesso il tubo si mo- stra in parte sotto forma di vero tubo poroso ed in parte sotto r aspetto di falsa trachea. Tutte queste circostanze ci inducono quindi a credere che i tubi porosi e le false trachee non siano che semplici modificazioni di un medesimo tipo. Si pretende da alcuni celebri osservatori che le trachee siano pure una leggera modificazione delle precedenti due specie di vasi, offrendosi qualche volta in un unico tubo i tre stati diversi di trachea j di falsa trachea, e di tubo poroso. Io però non mi sono mai imbattuto a vedere «juesti 'uuìI misti contutto- ché abbia fatte alcune raigliaja di sezioni in parecchj vege- tabili. Egli è vero che ciò non esclude la possibilità della loro esistenza , ma mostra quanto sia raro il caso di rinve-

a^b Osservazioni Microscopiche ec.

ìiire vasi di tal forma. Il Sig. Mirbel ci dice ( Élémens de Physiologie ec. à Paris an.i8i5.) che una trachea del tron- co può terminare nella radice in forma di vaso a coroncina, diventar falsa trachea nel nodo situato alla base del ramo , percorrere questo sotto l'aspetto di tubo poroso , e riprende- re lo stato di trachea nelle nervature delle foglie, o nelle vene dei petali o nei filetti degli stami . Questa proposizio- ne per altro non può essere che puramente ipotetica, poiché da chiunque si eserciti in incisioni delle piante , compren- desi l'impossibilità di seguire l'andamento di un vaso per lungo cammino. Comunque sia a me pare che la trachea non possa aggregarsi alia classe dei vasi aerifeiù come una semplice modificazione de' tubi porosi. La diversità fra un piccolo fo- ro ed un grande , o fra questi ed una lunga fessura oriz- zontale è tanto leggera^ da far credere all'identità della specie de' tubi, che non dififeriscono se non se per quella gradazione . insensibile . Ma fra un tubo pertugiato ed un tubo formato da uno o piìi filetti che si avvolgono in spira, io vi scorgo si grande differenza, che non oserei mai di confonderli insieme, e tanto più perchè le trachee occupano sempre nel vegetabi- le un posto particolare, distinto da quello de' tubi porosi, coi quali non hanno alcuna relazione nemmeno di grandezza. Ed infatti se si porta lo sguardo alla Figura XXXIV. si scor- geranno in T delle aperture assai minori delle P. Or quelle sono le imboccature delle trachee del nostro Rotang le qua- li giacciono costantemente in mezzo i vasi della specie U di- rimpetto al concavo della lunula occupata dai tubi V . Que- sta simetria è mantenuta in ciascun filetto legnoso che ha per centro P, potendo variare soltanto il numero delle tra- chee che vi stanno rinchiuse. Oltre de' vasi spirali in ogni fi- letto esistono pure altri due ordini separati di tubi L distri- buiti con essi in friangnlo «ri all'incirra dello stesso calibro.

Le loro membrane sono esilissime , e non mi hanno offerto alcun segno di porosità, saprei ora a qual classe d'orga- ni riferirli, non essendomi sufficientemente occupato della lo-

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ro struttura. Però mi basta d'aver fatto notare in questa pianta la legolare posizione delle sue trachee e la disugua- glianza considerabile de' loro diametri con quelli de' tubi po- rosi P, disguaglianza che Link non ha ammessa ( Annales du Muséum ec. X. Annèe IV. Cahier pag. 82,8. ) tirando egli anzi dalla supposizione contraria un argomento di prova, che questi vasi appartengano alla medesima classe di organi ed abbiano le stesse funzioni ; in appoggio di che aggiun- ge ancora che se mancano i vasi spirali^ tutti gli altri vasi porosi o a coroncina, o false trachee ec. parimenti non si ritrovano . Ma il fatto parla cuntio questa opinione, il Rotang offre il solo esempio di diversa dimensione fra i va- si spirali ed i tubi porosi , parecchj altri ne potrei citare co- me potrei anche indicare piante in cui esistono trachee senza tubi porosi. In un ramo di ceiv\uo\o [Cucumis sativus) ho trovato de' tubi porosi con membrana robustissima e poco diafana, grossi il triplo delle trachee formate da delicatissi- me e trasparentissime spire. Nel centro della radice dell'^^ga- pantus iimhellatus ho veduto un fascio di grossi tubi poro-" si 5 con alcune trachee del diametro un sesto circa dell' a- pertura di quelli. Le radici del Crinum erubescens mi hanno mostrato delle trachee senza alcuna falsa trachea o tubo po- roso, e le contengono in tanto numero e di tanta grossezza, che strappandole ho potuto vederne anche ad occhio nudo le fila. In fine , giacché sarebbe inutile trattenersi più oltre in quest' enumerazione ;, la Nymphea lutea mi ha esibito uni- camente delle minutissime trachee T Figura XX. situate in mezzo a de' fasci di tubi fibrosi. I tubi porosi poi sono rim- piazzati da larghe lacune nelle quali mettono capo degli or- gani di una particolare struttura, che per quanto io sappia alcun naturalista non ha finora descritti. Questi si compon- gono di cellule membranose poliedre C le quali tutte in- ternano nel tessuto M formato di vasi del succhio, ed ognu- na di esse costituisce la base or di quattro or di cinque tubetti conici S che diramansi nel vuoto delle lacune. La

278 Osservazioni Microscopiche ec,

membrana carnosa tanto de' tubetti come delle loro basi è coperta di callosità , nel centro delle quali mi è sembrato esistere un foro alla guisa stessa de' tubi porosi. La loro pre- senza si manifesta ancora air occhio nudo facendo apparire vellutate le pareti interne delle lacune^ allorché nel senso longitudinale si dirigono contro la luce che vi penetra da un capo all'altro , poiché mancano per tutta 1' estensione del picciuolo i diafragmi trasversali.

I nuovi organi che ho trovati nella Nimphea sono sen- za dubbio analoghi a quelli che Mirbel rinvenne nelle lacu- ne del Myriophillum (Journal de Physique. Mcssidor An. 9. PI. i.fig. a. ) e servono forse al medesimo uso. Essendomi piac- ciuto di ripetere 1' osservazione di questo celebre naturalista ho verificato la sua descrizione; e nella parte che sporge in fuori del tessuto, que' piccoli corpi sono infatti di forma glo bulosa, coperti di punte come l'inviluppo de' grani del ca- stagno d' India. Solamente il colore de' medesimi che a lui parve verde, a me si è mostrato bianco al pari delle altre membrane guardando 1' oggetto per raggi riflessi; ma per rag- gi trasmessi, immersi che siano que' corpicciuoli nelT acqua o in altro fluido anche più denso, non presentano alcun co- lore apparendo totalmente opachi; locchè luogo a ritene- re che nel loro interno si trovino de' vacui che impediscono il passaggio alla luce , la quale in virtù della loro estrema esilità dovrebbe pure penetrarli , se contenessero de succhj od altre materie fluide le meno diafane possibili. Se il Sig. Mirbel concedeva un poco più d' attenzione agli organi che egli aveva scoperti, e se si fosse interessato di conoscere l'esi- stenza di prodotti analoghi in altre piante, malgrado ancora che egli fosse preoccupato della falsa idea che non sussistessero i meati intercellulari , forse non avrebbe asserito che le lacune derivano dalla lacerazione di certe parti più deboli del tes- suto cellulare. Ed in vero se la regolare e simmetrica dispo- sizione delle lacune nel corpo del vegetabile , se la ben or- dinata disposizione delle cellule e de' tubi che ne circoscri-

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vono lateralmente i vacui, se infine l'elegante unione delle cellule costituenti i diafragmi trasversali delle medesime, so- no circostanze atte a fortificare l'opinione, che la loro ori- gine non dipenda da queste causali lacerazioni , la scoperta de' nuovi organi affatto diversi dal tessuto cellulare adiacen- te non lascia piìi luogo a dubitarne. Io credo pertanto con altri osservatori e specialmente con il Sig. Rudolphi che le lacune siano serbatoi d' aria necessarii alla vegetazione. Ma quest'aria è dessa semplice atmosferica introdotta qui col fa- vor di canali, e di pori, che mettono capo alla superficie del- la pianta ? o piuttosto è dei?sa un' aria particolare prodotta dalla forza vegetativa, e qui messa in deposito per essere se- condo r opportunità assorbita da altri organi e forse anche da quegli stessi che jirima l'avevano separata? Ecco i fatti che intorno a ciò ho raccolti e che mostrano la possibilità che succeda o l'unaoTaltra cosa secondo la natura delle pian- te. Le grandi lacune della Caulinìa fragilis sono all'eviden- za ripiene di un' aria che non possono ricevere direttamen- te dall' atmosfera , imperocché questa pianta manca di pori corticali e giace costantemente sott' acqua. Egli è dunque manifesto che quell'aria o gas è il risultaraento di una fun- zione della pianta viva per cui forse si scompone l'acqua nei suoi elementi ossigene ed idrogene. (*) Or se questa proprie- tà appartiene alla Caulinia, ragionevolmente si può ritenere che anche altri vegetabili godano della medesima facoltà , e depositino in vacui corrispondenti dei particolari gas che se- parano. Tale supposizione riceve appoggio dal riflettere che le lacune di varie altre piante che sorgono fuori dell'acqua non hanno comunicazione visibile coi pori corticali esposti

C) Se le coroncine sooperte nell'inter- no de' vasi del succhio e che spingono il tluido in giro, sono realmente tante pi- le voltaiche, questa decompoEÌ7.ione del- l' acqu.i sarebbe un effetto ben natura-

le delle medesime. Meriterebbe quindi cbe tosse analizzata 1' aria rinchiusa nelle lacune , della quale finora non ho cercato farne raccolta .

a8o Osservazioni Microscopiche ec.

all'atmosfera. Le foglie della Nimphea, per esempio, sono guer- nite nella pagina superiore di una moltitudine di pori , ma l'aria che passa per questi non può giungere alle lacune L. fig. XX. perchè il tessuto membranoso che le circoscrive per ogni verso è tutto continuato, e non offre all'occhio alcun pertugio. I soli meati o canali intercellulari A comunicano immediatamente coi grandi pori esterni, e l'aria atmosferica o tutt' altra aria, se così l'esige l'economia vitale, può sen- za impedimento circolare per questi intervalli e passare dal- l'esterno all'interno della pianta o viceversa. Ho detto che le lacune di diverse piante non presentano una via diretta di comunicazione coli' atmosfera, ma avvene altre molte nel- le quali il passaggio libero dell'aria è patente. U alistna plan- tago rontiene in grandissima copia delle lacune L fig. XXXV separate lateralmente 1' una dall' altra da un unico strato T di cellule o tubetti di succhio, e tramezzate per traverso da diafragmi elegantemente pertugiati. Or quell' unico strato o lama di tessuto che le circoscrive all'intorno essendo forma- to di tubetti strozzati alle estremità , presenta nei nodi di questi degli arnpj vacui, per cui non solo l'aria senza osta- colo può circolare da una lacuna all' altra per tutto l'inter- no della pianta, ma può mettersi ancora in comunicazione diretta coli' atmosfera, imperocché i grandi pori corticali stan- no situati appunto dirimpetto ai vacui descritti. Questo fat- to è tanto palpabile ncWalisma, che io non dubito non sia per convincere del loro inganno ancora tutti quelli che ne- gano i meati intercellulari, o che ammettendoli suppongono poi che servano a condurre de' succhj. (*)

L'anatomia pertanto ci istruisce che due sorta di lacune

C) La iìg- 36 ropprpRpnta ppr il ìun-

go i tubetti T dell' alìsma con i suoi interstizi M , i quali stabiliscono la co- ìuunicazione dell' aria fra le lacune , e sono tanto più freqii?nti quanto più

fii trovano procoiml ai diafragmi oriz- zontali AB. Nella fig. 35. i filetti F di tessuto finissimo contengono delle false trachee , dei vasi fibrosi e forse anche de' vasi proprj.

Del Sic. Pbof. Gio. Batt. Amici a8i

L'anatomia pertanto ci istruisce che due sorta di lacune rinvengonsi piene di aria, delle quali le une hanno per ori- fizj o bocche i pori corticali, e le altre non mostrano comu- nicazione alcuna coli' esterno della pianta . Riflettendo sulle circostanze di questa diversità negli esenipj da me riporta- ti, si deduce che 1' ultima specie di lacune esiste in piante che mancano di tubi porosi; or dunque sarebbe per avven- tura vero che, per le stesse funzioni supplendo quelle a questi e viceversa, anche i tubi porosi fossero serbato] d'aria non già introdottavi per via immediata dall'ambiente comune, ma piuttosto depositata ivi da organi capaci di separarla nell'in- terno del vegetabile? Senza allungarmi nella quistione dirò che vi sono alcune ragioni che rendono molto probabile quest'ufficio de' tubi porosi. In primo luogo essi giacciono sempre in mezzo a dei fasci di tubi fibrosi a traverso de' quali non si può scoprire alcun interstizio. In secondo luo- go colle loro estremità non giungono mai alla superficie del- la pianta, ma terminano legandosi ad un tessuto finissimo che li chiude tutt' all' intorno . Finalmente i loro pori sono col- locati di rincontro alle membrane de' vasi circostanti, come l'ho di già avvertito parlando del Rotang, e vi si addattano in modo che non mi è stato possibile di vedere intervallo veruno che separi le due membrane ( si osservino S, P. fi- gura XXXIV.)

La situazione de' tubi porosi nel mezzo del tessuto più folto è palese nelle costole o nervature delle foglie ed in tut- te le piante che contengono filetti legnosi. Un esempio di ciò si vede ancora nella sezione trasversale della Celidonia figura XXX. ove le imboccature degli indicati tubi spuntano in P frammiste alle imboccature delle trachee T. E queste del pari che i tuK; porosi . sembra non possano venire a contat- to coli' aria dei meati intercellulari A,B i quali stabiliscono una comunicazione tra la grande lacuna centrale del Caule G e l'atmosfera per mezzo de' pori dell'epidermide XY. I meati si estendono in modo visibile solamente fino ad uno strato

Tomo XIX Nn

a8a Osservazioni Microscopiche ec.

di tessuto cellulare Q ripieno di grani verdi che circonda il filetto legnoso. Tutta la parte compresa da questo strato cel- lulare non offre che un aggregato di tubi membranosi stret- tamente uniti la cui diversa natura merita di essere conosciu- ta. I vasi aeriferi adunque in ciascun filetto sono accompa- gnati da due sorta di vasi del succhio distinti non solo per le qualità de' liquidi che rinchiudono, ma anche per la lo- ro forma e posizione che occupano nel filetto medesimo.

I vasi F della prima specie circoscrivono tutti i vasi aeriferi, e contengono un succo acquoso quasi hìauco , e so- no della natura di que' tubi chiamati fibrosi. Gli altri della seconda specie che non si trovano mai in contatto coi vasi aeriferij costituiscono gran parte del filetto, e giacciono se- parati in H ripieni di un succo fortemente colorato in gial- lo. Essi sono i vasi denominati proprj de' quali alcun picco- lo fascio si rinviene ancora dall' altro canto de' tubi fibrosi in R. Allorché, queste due sorta di vasi sono vuoti de' loro rispettivi succhj, non è facile a distinguere gli uni dagli al- tri nella sezione longitudinale, ma nella sezione trasversale le membrane de' tubi proprj si mostrano carnose e di un color giallo chiaro, mentre quelle de' tubi fibrosi sono bian- che cineree e sottili. Questa differenza si nota meglio, se si taglia il caule presso la radice specialmente quando la pian- ta è nel suo maggiore sviluppo. La fig. XXXI. mostra la se- zione per lo lungo del caule delia Celidonia, in cui per cor- rispondenza sonosi marcati colle stesse lettere que' vasi che abbiamo accennati nella sezione trasversale. Se si rifletta per- tanto al modo con cui è composto il filetto legnoso della Ce- lidonia, si riconoscerà che esso comprende le medesime par- ti che noi abbiamo distinte nel filetto del Rotang fig. XXXIV. I vasi F corrispondono ai vasi U , i vasi H ai vaai V. I soli vasi aeriferi della Celidonia non esibiscono quella distribuzio- ne regolare che si riscontra negli aeriferi del Rotang^ e che trovasi in moltissime altre piante, nelle quali tutte però è legge costante che i vasi fibrosi circondano i vasi aerife-

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fi e che accanto ai primi scorrono i vasi de' succhi proprj . Dalle ultime considerazioni che noi abbiamo fatte intor- no 1' ufficio de' vasi porosi, può quindi giudicare con mol- ta probabilità che 1' aria rinchiusa nei medesimi non abbia comunicazione diretta coU' ambiente comune, e che piuttosto sia il risultamento di una separazione interna fatta da orga- ni a ciò destinati. Questa proprietà con tanto più di ragione vuoisi accordare , in quanto che la struttura della celidonia che ho data ad esempio , presenta altri canali , cioè i meati intercellulari pei quali liberamente l' aria atmosferica può scorrere per tutto l' interno della pianta passando per le fes- sure de' pori corticali. Ma nelle piante legnose e precisamen- te nel legno che'non offre interstizi visibili fra cella e cella si potrebbe opporre, togliendo ai tubi porosi una comunica- zione coir esterno, che Taria atmosferica tanto necessaria al- la vegetazione sarebbe priva di una via per introdursi facil- mente nel corpo del vegetabile . A questa obbiezione non mancherebbero risposte soddisfacenti , se 1' anatomia non ce ne somministrasse una che toglie qualunque difficoltà. Inten- do di dire che la natura nelle piante legnose ha sostituito altri canali per compiere le stesse funzioni de' meati inter- cellulari esistenti nelle piante erbacee. Questi sono i raggi midollari. Ed eccone un esempio nel legno di canape. ( Can- nabis saliva ).

Si facciano le tre sezioni cio,è trasversale, longitudinale per Tasse, e longitudinale eccentrica. Si vedranno in questa ultima i grandi vasi porosi, ed innoltre delle altre membra- ne porose poste 1' una a capo dell'altra, formanti nel senso verticale delle vene di cellule pertugiate che si alternano con delle serie di semplici strati di vasi fibrosi. Nella sezione lon- gitudiìiale per 1' asse sono manifesti i grandi vasi porosi, ed i tubi fibrosi senza pori; non più appariscono le vene di cel- lule pertugiate, ma si vede un reticolato rettangolo che cuopre il tessuto fibroso ed i gran vasi porosi. Le linee che costi- tuiscono il reticolato si mostrano ondulate o zigrinate, cosic-

^^4 Osservazioni Microscopiche ec.

che stando all'apparenza si direbbero composte da una serie di corpicciuoli uniti Tuno dopo l'altro. Il zigrino è più sen- sibile nelle linee verticali che nelle orizzontali. Finalmente nella sezione per traverso si distinguono le bocche de' gran tubi porosi, e quelle de' fibrosi, e si scoprono delle serie di membrane porose che si estendono dal centro alla circonfe- renza presentandosi sotto la forma di tubetti articolati. Con- frontando quindi fra loro queste osservazioni , e ritlettendo I ." che la distanza da un diafragma all'altro nelle vene di cellule porose della sezione longitudinale eccentrica è egua- le alla distanza delle linee oiiz,z,ontali del reticolato nella se- zione longitudinale per i' asse; a.° che la distanza delle linee verticali della rete^ nell'ultima nominata sezione risulta eguale alla distanza che passa tra un diafragma e l'altro de' tubet- ti articolati che si vedono nella sezione trasversale; 3.° che in fine la larghezza o diametro de' tubetti articolati è ugua- le nelle due sezioni trasversale e longitudinale eccentrica; se ne deduce da tutto questo che l'apparenza del reticolato so- pra descritto risulta dal vedere in profilo le membrane po- rose che si presentano solo nelle altre due sezioni; e che l'aspetto delle linee ondulate del reticolo deriva dalle pro- minenze dei cercini circondanti i fori delle membrane stes- se. Esistono adunque nella canape dal centro alla circonfe- renza delle serie di tubetti di forma a un dipresso paralle- lepii^eda nei quali le pareti orizzontali sono forate^ e forate pure sono le altre due pareti perpendicolari alla direzione del raggio del tronco. Le sole due pareti che non mostrano po- ri sono le laterali cioè quelle che si trovano in contatto coi tubi fibrosi. Ora noi abbiamo provato che le membrane a pori visibìli danno passaggio alla sola aria; di qui possiamo dun- que inferirne che questi tubetti parallelepipedi , ossia questi raggi midollari stabiliscono la comunirn7Ìnne di certe parti interne del legno coli' atmosfera.

Una struttura consimile a quella del legno di canape si riscontra nell' Asclepias syriaca , e poiché essa contiene in grande copia de' raggi midollari della .specie che ho descrit-

Del Sig. Prof. Gio. Batt. Amici a85

to, ciò ha dato luogo ad un celebre naturalista di pensare che tutto il tessuto legnoso fosse pertugiato; ma in realtà al- cun segno di porosità non si scorge nelle membrane de' va- si del succhio quand' anche si voglia usare del massimo in- grandimento. Appoggiato da molte mie osservazioni io sono d'avviso, che in tutti i vegetabili l'acqua ed i succhj pene- trino nei loro vasi attraversando t'ori invisibili delle mem- brane. Diversi fatti inducono anche a credere (juesto, e spe- cialmente i tubi della Chara pei quali è impossibile scoprire fori di sorta alcuna, quantunque siano i più gran vasi che io mi abbia trovati, e forse i maggiori esistenti fra tutte le piante. (*) Eppure sebben privi di pori visibili non si può contrastare che il fluido penetri le loro membiane ed in po- co tempo. L' acqua salata, 1' acqua di zucchero ec. vedo- no in un istante filtrare nell'interno, distruggere il movimen- to del succhio e disorganizzare le coroncine, mentre la mem- brana non resta in alcuna maniera intaccata e si mostra sempre sotto r aspetto primiero. Inoltre non convengono tutti gli os- servatori che i vasi proprj mancano sempre di pori ? e chi non sa che dentro le loro membrane carnose esiste il suc- chio più elaborato e più denso? or dunque se questo passa da un vaso all' altro, se questo circola liberamente ne' suoi canali senza il soccorso de' pori visibili, perchè dovremo noi trovar necessarie le grandi aj^erture nelle membrane degli altri vasi per facilitare il passaggio e la circolazione di un succhio men elaborato, men denso? La natura, per quanto le mie ricerche mi additano, ha saputo far di meno di presen- tare allo sguardo nostro questi orifizj l'esistenza de' quali dal raziocinio solo può essere dimostrata.

Quando ho detto che i raggi midollari sono vasi aerife- ri e che A\ ciù mi sono assicurato e nella Canape^ e nell'

(•) Ho trovato de' tubi di Chara vul- 1 metro interno di un terzo di linea del garis lunghi quattro pollici e del dia- ' piede parigino .

'i^'' aòó Osservazioni Microscopiche ce.

Asclepias Syrìaca io non ho però pieteso di asserire che i vasi diretti dal centro alla circonferenza siano in tutte le piante semplici conduttori di aria. Può darsi che in certi ve- getabili portino ancora de' succhi , e siano di un genere dif- ferente da quelli che ho descritti. Ne ciò mi recherebbe al- cuna meraviglia imperocché vedo le numerose variazioni che si presentano nella struttura delle diverse piante le quali sebbene mostrino alcuni caratteri comuni e costanti , diffe- riscono ciò non di meno in tante altre parti che a propria- mente parlare non avvi vegetabile la cui organizzazione interna possa dirsi perfettamente simile a quella ili un altro anche della medesima specie. Ma intorno questi raggi midollari io mi propongo di parlarne pili diffusamente in altra occasione. L'argomento del presente articolo ci porterebbe qui an- cora a discutere la pretesa reciproca trasformazione de' tubi porosi, e delle trachee; ma se alle molte buone ragioni che sonosi già dette da altri aggiungansi le riflessioni sopra espo- ste intorno la diversità di situazione, la differenza di grandez- ze, la dissimiglianza di forme, e la mancanza in alcune pian- te degli uni , o degli altri di questi organi , sembrami da tutto ciò abbastanza decisa la quistione ; e credo indubitato che tali vasi non cambino natura dalla loro nascita fino alla loro ultima vecchiezza , cioè penso che sviluppatosi per esem- pio un tubo poroso rimanga sempre tubo poroso, si tras- formi col tempo in trachea e viceversa. Rispetto poi all'altra conti'oversia se la spira della trachea sia o no internamente cava, e formi un canale del succhio, io mi limiterò a rispon- dere che essa resterà indecisa fin a tanto che non si avranno mezzi ottici , che forse non possederemo mai , tali da rico- noscere la struttura della membrana vegetabile, perocché la dimensione della spira della trachea non supera la grossez- za della membrana degli altri tubi, nella quale nessun' osser- vatore si è mai avvisato di potere scoprire de" canali che

portino fluidi. ^:>^^$(t^

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