Ottelio, Lodovico, conte Memorie sopra la coltivazione delle viti PURCHASED FOR THE — UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY FROM THE CANADA COUNCIL SPECIAL GRANT FOR ECONOMIC. HISTORY pati pe PR Sei 3 DI a oso. ff SOPRA LA COLTIVAZIONE DELLE VITI , DE’ FORACGGI , E DELLE LEGNA ESPOSTE NELLA SOCIETA’ D’ AGRICOLTURA PRATICA D'U:D'IN È DAL CO: LODOVICO OTTELIO. IN UDINE PRESSO 1 FRATELLI GALLICI Stampatori della Società . IP. PO AZIONA, e delle legna io mi Ra fin da quel tempo , in cui eccitata dallo efempio 2 delle più colte Nazioni occupate nello Da2 fludio della natura, e alla perfezione di quell’arte che i fuoi tefori ci apre, anche la Citta nofftra Metropoli di una vaffa Provincia cercò d' intro- durre. nel di lei feno le dovizie della ben regolata agri- - coltura, di cui noi vedemmo, non ba guari, arricchiti tanti popoli , che prima erano non meno rozzi , che poveri, e fprovveduti de’ più neceffarj prodotti . Ciò avvenne nell'anno 1765., in cui le più riguardevoli , e dotte perfone in Sociale adunanza raccolte e co ragionamenti , che fecero' più volte pubblicamente , © co larghi premj difpenfati a chi meglio foddisfece alle Joro ricerche, procurarono , e procurano tuttodì d' infilare negli animi di quefti Cittadini ° amore della A: 8 pub- 4 \ pubblica utilità , che fempre maggiore ella debbe cer- tamente derivare da così faggio Inftitito + Gode egli Sopra ogni altro fin da principio i felici aufpicj , el autorevole patrocinio del Serenifimo noftro Principe, che con orrevoli decreti 1 confermò , Jo accrebbe , il propofe qual modello a molte altre Città, e finalmente con pubblica munificenza ricompensò le fatiche di que” Socj , che più s° intereffarono pel ben comune , e che fiudiarono di accrefcere , o migliorare î naturali pro- dotti: amendue mezzi affai validi ad arricchire lo Stato, mentre il primo a' bifogni provvede più neceffari del popolo fom.ninifirando loro abbondante il vitto, che ale trimenti non fi raccoglie, che affai fcarfo, e a fatica; l'altro a' comodi&foddisfa, e introduce il commerzio . AI primo può riferirfi dopola cultura delle biade quel- la de' foraggi, e delle legna ; ; delle quali derrate così neceffarie noi pur troppo abbifogniamo » e la efatta coltivazione delle viti può l altro agevolare > fpeziak mente fe 4 quelle fi attenda, da cui fi traggono i vini più fcelti, e dilicati. 4 quefti prodotti fopra ogni al tro f affanno i colli, ed in fù quefti appunto io im- pref il più a coltivarli con tutto lo fiudio . L aria pura, è falubre, ! amenità del luogo , la ottima qualità delle loro produzioni , la necefita di migliorar quelle terre , che ri- mafe per molti anni neglette, e abbandonate alla fola cura de’ contadini poco , o niun frutto recavano or- mai , il defiderio di giovare a que' poveri , € Jolre tarj 5 — par} abitatori , e finalmente il Sociale dovere d' inte- reffarmi per la pubblica felicità , mi traffero di buon grado a foggiornare il più dell’anno nella ‘campagna per attendere a' Javori di effa , e colla fcorta degli antichi Scrittori , e delle ultime fperienze , che molti anche degli efferi coltivatori non ifdegnano di far con- te , cercai d’' introdurre , e di facilitare i prodotti , che più fr affanno e alle terre , e al fito delle noftre colline Io non intendo già parlarvi de' grani , effendo quefti la minore derrata , che fi poffa fperare da co- refi terreni ; oltrechî ciafcun di noi partitamente , € ‘da sè folo non può applicarfi a una generale coltiva- zione , che abbracci tutte Je produzioni . A quefti fo- no definati è campi piani, nè loro mancano , a dir sverdò , folleciti, e diligenti coltivatori, e 1 buon frut- ‘toì, che preffo , @ facilmente corrifponde alle menome diligenze , fa fperare , che fempre fi migliori quefta cultura fopra ogni altra facile , e meno difpendiofa , per cui vuolfi la cognizione del terreno per ifcerre il modò più atto al fuo lavoro , e il tempo più convene- ‘vole, l aumento del buon concime, e non altro. Affai più lunga , e difficile è la coltivazione de’ prati , de bofchi, e delle viti più fcelte , e ch è fata finora la più negletta, abbench ella fi poffa praticare utilmente dapertutto 5) nelle pianure , come nelle colline dell al- ‘to, è baffo Friuli, è fpezialmente în quelle di Rofuz- ‘zo, e di Buri, e în tant altre , che fono mezzana- ù A 3 men- 6 mente inclinate , poco dominate da' venti Sèttentrio> nali, d'ogn intorno illuminate dal'Sole xe il più di effe fituate al meriggio e a cui non recano grave dani no le acque pella qualità del terreno argillofo', e' com: patto , fe ordinatamente fi dirigano , e fi ripari prone tamente alle prime rotture , principalmente laddove a motito di lavorare le viti fi volge 0° collo aratro , ‘@ altrimenti più volte în ciafcun° anno laterra. Le qua> li colline però non offante Ja pora'diligenza che d' or: dinario fi ufa, oltre le molte fpezie di pregiati Liquo- ri, ch'effe ci danno, provvedono altresì de' vini dolci, e bianchi molti de’ Foraffieri che vengono: a levarceh toftochè fi fono (premuti; e mi perfuado che dalla più attenta, è più efatta cultura refi più copiofi e migliori accrefcerebbero queffto utile commerzio ; che introduce ogni anno riguardevole fonmma di effero dinaro. Quefto commerzio fi potrebbe dilatare preffochè dapertutto alla noftra Provincia, in cui vi ha de’ terreni fi adatti a° ognì forta di vini, che con poco travaglio , e minore indufria di quanto f pratica altrove , migliori vini noi farem certamente , o per lo meno accrefceremo il prodotto di quelli), che già fr fanno di prefente, e ‘che preffo tutte Je nazioni hanno e nome , e pregio. M. Rollin parlando de’ vini della Grecia tanto lodati da Orazio attribuifce la loro fquifitezza non meno al- la terra, e al felice fito di que VPaefi, che alla efatta cultura praticata in quel tempo da' Vignajuoli . Lo fello 7 feffo per lo contrario vuol provare anche Plinio fcri- vendo, che allora, cioe cent anni , 0 in quel torno , dopo Orazio Ja fama di quei vini cotanto pregiati fof- fe interamente caduta pella ignoranza , e negligenza de’ coltivatori. Ne' primi tempi dell'Impero Romano effere fate în Italia le viti affai rade , deducono gli Storici dalle libazioni di latte , che Romolo inftituì, e dal divieto fatto da Numa di onorare î morti ver- fando vino fopra il rogo : ma fi moltiplicarono quefte di poi , e credefi., che noi ciò dobbiamo alla Grecia > non altrimenti che il buon guffo delle Scienze , e del le Arti. Scrive Tito Livio (a) .effere frati al tempo di Cammillo î Galli tratti da’ vinì a rientrare în Ita_ lia : Il diletto , dic egli , di quefto liquore cagione di nuovo piacere fece loro abbandonare la Patria - (A godere impertanto tutti è vantaggi , che può recare la vite , pianta fopra tutte Je altre da Dio crea- te a noffro foffenimento non meno che a bellezza del- Fo univer(o feconda, e fruttifera , e che ben fr adat- ta a ogni aere, e a ogni (tolo , che non abbia effen» ziale difetto , vuolfi toglierle tuttociò , che le fr oppo- ne, e le impedifce il crefcere, e fruttificare : cagione bene fpeffo della fua fferilita, e del poco ricolto , con eui alle fatiche di moltì inefperti coltivatori fcarfa- mente rifponde. La poca cura nel preparare la terra» A 4 | nello ‘ (a) Dec. lib. s. ri. 35. 8 néllo fcegliere le giovani piante 3 nel precurar loro } meceffario e proporzionato ‘alimento , 30° porle & frutto anzi tempo , è & ‘\coltivarle affai poco fogliono ciò di fovente cagionare . W perchè gioverà a comune infira- zione pubblicare Je regole più facili a praticarfi, e in- fegnkte da più celebri Scrittori da me raccolte a tal uopo , e il più che fi è potuto , anche adattate alla imprefa coltivazione : le quali regole formeranno la prima parte di quefte memorie , che voi , eruditi So- cj, mi comandafte di efporvi . Nella feconda tratterò brevemente de’ foraggi , e delle legna colla (corta di ‘quelle poche offervazioni , che mi riufcì di fare fopra ‘alcuni efperimenti da me praticati negli anni paffati. L’ una, e? altra faranno dirette Spezialmente alla cultura de’ colli, fenza però omettere ciò , che può ace comodarfi anche al piano; e generalmente dapertutto » PAR= PARTE PRIMA: DELLA CULTURA. DELLA VITE. è Gi nel'‘taglio , nello avvignare s il che e. dicefi anche propagine , nello inne- 2 Rare , palare, legare, e diftruggere gl itferti. Quefta materia affai ampla vuolfi efami- nare partitamente , petchè alcun frutto corrifponda al defiderio voftro ; virtuofi Socj , ch’ è appunto di giovare a ciaftuno e all’onore ; che mi concedete, di ragionare alla voftra ‘prefenza. si. II. Cominciamo adunque dal primo , cioè dalla fcel- ta, è dal lavoro della terra. E innanzi ogni cofa fi dée certamente conofcere le qualità dei terreni , a cui meglio effa fi bonifica ; e quali all’ una fpe- zie di viti piuttofto che all’ altra , fieno confacenti; equal forta di lavoro alla differente natura di quel li convenga, perchè meglio effe viallignino, e frut- tifichino ; che non la fteffa a tutti , o dapertutto con- ‘ro conviene (4), La terra leggera, molle , anzi fecca che umida; mefcolata di pietruzze » 0 faffolini è la più adatta alle viti (2); nelle terre brune , o gial- laftre riefce il vino affai dilicato ; ne’ campì piani egli è più abbondante , ma ne’ poggi , e in fu le colline più eccellente; (c) non è tale però nella fom- mità degli alti monti a cagione delle acque, che {cor rendo , e bagnando le viti le. raffreddano . La vite crefce ancora ne’ terreni mifchiati di fabbia , pur- ch'ella non fia affattomagra, fecca, eleggera; nel- le terre affai graffè meglio riefcono ì grani , che il vino. La terra pietrofa, i di cui faffi fieno piuttofto terrofi, temprata da fecca arena è naturale alle vi- ti; ficcome ancora la rata, e porofa , e quella ch'è mifchiata di marna, o di argilla, purchè quefte fie- no tre, o quattro piedi al di fotto della fuperfizie. I fafli fono altresì amici alle viti, e da’ ghiacci nel verno, e dalla ficcità le difendono nella ftate , purchè fieno nella detta profondità fituati al di fotto , ma pofti fopra le dannificano (d). Le terre umide, for- ti, e impenetrate dal fole non fi poffono adattare al- .le viti, che con ararle profondamente , e cuoprirle di ‘ (a) Coll. Hb. 3. cap. 1. non omni Calo, folove cultus idem. È ( b) M. Bibet Tom. 1. cap. 27. de la cult. des vign.. c) Poll. lib. 1. de t. 6. de re ruft. (d) Col. lib. de arb. cap. 3. SS | è di terra fecca-, fabbionofa , e leggera . Ne’ terreni alfa umidi il vino non è buono ,. le. uve cadono. nel nafcere e ful fiorire per le brine , e per le nebbie',. che follevanfi facilmente , e le viti nondurano. lungo tempo (4). La terra roffa è difficile al lavoro ,. per- chè affai tenace. fe umida , e molto dura quando. è fecca; difficilmente in queta vi fi radicano le viti, ma radicate una volta crefcono affai bene .. (8) Sono infinite le fpezie de” terreni , e però fenza che noi ci perdiamo nel ricercarle, baftici di fapere- effervene alcuni caldi, fciolti, graffi, leggeri ;, ed al- tri freddi, fecchi, magri , tenaci 3 e l’ecceflo di o- gnuna delle varie qualità nuoceré alla vite, la qua- le e da’ bollenti calori nelle caldiffime regioni vie- ‘ne abbruciata , e nelle gelate pel troppo freddo fi fecca. Ella è altresì danneggiata e dal foverchio u- mido, e dalla eftrema ficcità , perchè facilmente fi marcifce dove maggior quantità , che non le abbi- fogna, di fucoe di umori riceve ; e infterilifce, quan- do il neceflario alimento le manchi . Parimenti Ie nuocono e i troppo denfi terreni impenettabili alle piogge e a’ raggi del fole, e i troppo fefoluti e inariditi dal caldo e da’ venti ; que’ che fono di foverchio tenaci, invincibili dal lavoro, o all’ e&tre- mo leggeri, che nol foftengono; e gli affai poveri, e ma- ci \ (4) Coll. lib. 3. cap. 3. de re ruft. (5) gus ss C oli lib. 3. cap, 11. 12 magri aon altrimenti, che i troppo pingui, le fi op- pongono. Perlocchè dice Collumella (#) tra quefte contrarie qualità dover cercarfi quel tempèramento di caldo e di freddo , di raro e di denfo , di fecco e di umido, cheal buono ftato, e alla falute richie- defi del corpo umano; nia non però colla {teffa mi- fura, mentre balta , che all’ una parte piuttofto in- clini , che all’ altra : cioè che la terra fia piuttofto calda che fredda , fecca che umida , € anzi rara ‘che denfa. i S. IIL | Premeffa quefta breve cognizione della natura de' terreni, è neceffario altresì effere noi informati del luogo, e profpetto, che più conviene alla vite. Il fi- to, di cui gode maggiormente quelta pianta , egli è quello delle colliné mezzanamente elevate, appiana- te, e rotonde nella lor fommità , efpofte al fole da ogni lato. L'acqua difcende, e facilmente fi fgoccia, e l'aria prefto l’afciuga , e ne difcaccia le nebbie; non ama però così le cime degli alti monti, fu di Cui la ficcità è ecceffiva , e dove foggiace alle tem- pelte de’ venti , e delle igrandini , che la urtano, e fradicano facilmente; e nemmeno le valli ricetto del- le.. + (a) Lib. 3. cap. ‘12. de re ruff. È 13 le acque , e prive de'raggi del fole. Quindi-è , che informato dalla lunga fperienza di molti anni s che le viti pofte in luogo umido, e dove l’aria non ifcor- re così libera e afciutta, come in fu I° alto, mai 0 quafi mai.non fruttificano, benchè vegete, e belle, poichè le nebbie, e le brine, cui purtroppo noi fia- mo foggetti anche nella primavera più avanzata ,. ci tolgono quafi fempre tutto il frutto, io mi fono determinato a cayarne molte , e dove ho fatto nuo- ve vigne, quelle ho piantate nella fola parte più al- ta o mezzana, lafciando il fito più baffo ad altro ufo mon meno utile, cioè di prato e di bofco , il quale è altresì neceflario pel mantenimento delle viti , e di cui molto nei di prefente abbifogniamo . Con tale riparto. coltivandofi le colline fi fcema il numero delle piante fproporzionato & ordinario al numero de’ lavoratori , fenza punto fcemare il prodotto del vino , perchè più ne danno, come lo veggiamo tut- todì , quelle poche viti. che bene fi coltivano, che le molte 0 poco , 0 male lavorate . In cotal modo fi aumenta il fieno, e confeguentemente anche il leta- me, e fi provvede alle legna. Il profpetto di fettentrione molto giovare alla fe- condità delle viti , e fpezialmente di quelle , che danno i più fcelti liquori, penfarono gli antichi Scrit- tori (4). Ne'terreni efpolti al folo meriggio il vino non (4) Democ. e mag. preffo Coll. lib. 3. cap. 12. so I ‘non riefce affai fpititofo, e le viti Tono ‘più fogget- te al ghiaccio (a): e ciò accade ancota fovente ne' polti al folo accidente , onde ci lafciò ferito Virgi- ‘lio: bug > Neve tibi nd folem vergant vineta cadentem, "Palladio (8) dice , che chi defidera l’ abbondan- ‘za del vino debbe preferire i piani campi alle colli- ne, e chi la fquifitezza ricerca , quelle a quefti anteponga : E nella fteffa maniera c° infegna , che ‘le viti pofte all’ Aquilone più copiofo , «ma le pian- tate all’ Auftro migliore , e più nobile frutto produ- cono. Quefte regole però non poffono fervire ‘gene- ralmente, e fa d’uopo variarle a feconda dell’ aria, ‘e del clima di ciafcun pasfe, mentrechè nelle fred- de regioni giova certamente di piantare le viti al Meriggio , nelle calde in faccia a Settentrione , e nelle temperate, ficom' è ‘la noftra (c) all'Oriente. To. Ya Debbeli altresì adattare alle varie qualità delle ter- re, e ai differenti fiti quella fpezie di viti , che più loro w (a) M. Bidet de la cult. des Vign, Tom, cap. 18. (5) De re ruft. lib. 5. t. 6. April. (€) Pall. de re ruft. ibidem. 15 ioro conviene pella contraria natura ‘ Ne” campi ‘piani durano lungamente , e confervanfi quelle, che ‘refitono al ghiaccio ed alle brine , e in fu le col- line quelle fi mantengono, cui non nuocono i ven- ti e la ficcità: le graffe terre.amano le gracili , ed infeconde , ficcome le magre foftentano. abbaftanza le vegete , e feraci : a' duri, e compatti terreni fi ‘affanno le piante rigogliofe e fronzute, alle fredde, e nebbiofe quelle , che maturano per tempo il lor ‘frutto , e che avendo affai duri gli acini confervano ‘lungamente il lor fiore: e finalmente fi confanno al- Je feccheiquelleviti, che fempre danno ricevono dale le piogge (4). Per.-quefta ragione il Picolit fruttifi- ‘ca così poco nelle migliori terre di quefta Provincia, e nemmeno ne’ baffi poggi delle noftre colline, dove «per altro e i rifofchi , e tante altre buone uve alli- agnano. ‘perfettamente , edanno. frutto -copiofo.. .A que- ‘fta uva, che produce il noftro miglior liquore , vuolfi riferbare la parte fupetiore delle mediocri colline., dove il fole più fcalda, e l’aria benefica feco {fi por ‘ta le umide efalazioni della terra , le quali diftrug- gono più volte in fu "1: fiore il frutto di quefta vi- te,.che nafce quafi in ogni anno affai copiofo ; e fe il fito, in cui fi wuol piantare; fia piano , bifogna, che il terreno non fia molto graffo, perchè non di- venti Nigegliofa la pianta , il che facilmente avvie- ne, Li. a) Pall. lib. 3. t. 6. Feb. 16 ne, onde poi-miente, © affai poco fruttifca,. e ché fi il terreno fia fempre lavorato ,;e nettordi setba.; la quale fuol mantenere l'aria troppo umidaz. & «da ciò ne deriva che il più delle viti in mezzo < de” prati crefcono poco ; e poco frutto anche danno i come ciafcuno che il pi potrà sara dapertutto.. : si Via pu A quefte diligenze meglio cche da noi fi. ‘pofla ‘praticate fuccede il lavoro della tetra. E prima di ogni cofa fi dee fgombrare d'ogni forta di piante e ‘di arbufti que’ campi e quelle colline , che alle viti fi deftinano r' poichè affai importa (4), che fof- fice , e molle fia ‘la tetra è interamente arata e volta, perchè alle tenere ‘piante, dovunque mettano effe le prime radici, in nium modo fi opponga; ene contrafti 1’ incremento» anzi im ogni fua parte le ajuti, e colla facile penetrazione delle: acque conti- nuo alimento loro prefti. Nè-alle giovani piante fol- «tanto, ma'valle adulte altresì inuocono le radici e l* ombre degli alberi ; perchè ov? effi le ingombrano; (6) il frutto non fi matura perfettamente, e il vino re- fta affai debile. La terra, in cui fi ha a piantare le viti, fi | prepati con ararla profondamente , s'è piana, the 1, e con (a) M. Bidet de la cult. des vign. Tom. 1. cab: 28, (5) Coll. Lib. 3. cap. 13. de re raft. | 4 ty: e con: varigarla fe .montuofa è forte) Le purgarla dalle radici degli alberi cavati , e da* faff, ‘i quali fi poffono, comes’ è detto quì innanzi; fituare» al di fotto ‘nell’ accennata profondità . Ne campi piani la fi volga due pièdi:e mezzo , ‘tre \in'que’ che hanno un mezzano pendio, e fino a quattro in fu i ripidi monti. Nello fteffo modo fi fcavino.le folfe, e larghe per lo meno due piedi in que’ campi che non ‘alle fole viti noi ufiamo, ma ancora alla produzio- me: de’ grani , ne' quali vuole il.Palladio (4); che la diftanza delle piante ifia per lo meno di quaranta piedi, e che d'ogni tato di effe fi lafcino alcuni fol chi. vuoti, e netti disogni erba , o altra pianta che loro: rubi.i.-fuchi-rieceflarj a: produrre, confervare , _e»petfezionare.il lot fritto ; e però in ciafcun anno atati, vangati, e zappati . Ma chi fia ; che voglia perdere il frutto di- tanti 'fotchi, e {cemare cotanto il ricolto de' grani ? Quello però , che noi dobbiam riflettere in tal propofito , fi è, che il piantare le vi- «ti troppo fpelfe pregiudica val grano , e a' vini: men- tre. a, quefti nuoce l'umidità ; chele biade manten- gono; e il foverchio fpoppare;, che fanno.il terreno; e quello danneggiano: le ‘radici, e le ombre degli al. beri onde facilmente foggiace e alla ficcità!, e.al fover- chio umido delle nebbie , di cui, quelle oftando al libe- ro.ventilare dell'aria , ne impedifcono il prefto dif- B fi- = (a) Lib. 3. t. 6. Feb. 13 fipamento». Quindi è fatile ri condfeere lar:cagioner per cui ne” campi vuotivib ricolto de grani è fen- pre. maggiore j«dovei niun' ombra lor. toglie ilrbene- fico-raggio. delifole j.0.i fecondi» falà dell" aria non così ‘però «loro: nuocono;le piante, all’'intorno delle fiepi fopra.glivargini) o rafente i fofli..e nemmenò gli olmi, gle viti ; e.pocoancheli,gelfi ;-.le quali piante impedifcono ‘anzi la troppo:violenta agitazio- ne de’ .ventis e-confervanovanche nel. rigido verno un’ aura piùLmite, (e perciò più, feconda. Non diver- famente accade. che le viti s:dove ion fi feminano «nè grani; nè erbe; fono piùcopiofe di vino ‘anche sniegli anni ; fterili , nelle. qualò però. non ricercafi .sè grande-diftanza: trarlepiante 3 baftando quefte eff@- rerin modo .divife luna dall'altra ji che fi poffaco- «modamente. lavorarle! e .dagli uomini: e da’ buoi, i pars ri agi pra ‘nelle *# terri iom-at 199 ollauO. 4 ‘I campi: che fono. pr rta Lao ve Pa -furono per lo. addietro fecondati, e letamatij.firara- no profondamente; e fi‘cuoprono di (fabbia:,5 odi .terra leggera: prefà fu la fuperfizie»; dipoi fi-rinnova ib lavoro; affinchè. le due fpezie Yi sunifcano infieme; “oppure, il ‘chè più facile ; fi feminano di l'orzo} 0 di avena ‘per. difgraffarli , e in cotal’ modo fi tendo- no attiva ricevere: le giovani piante, le quali, (@) { "A an- (a) M. Bid. de la cult. des wign: Tom. 1. cap, 29. S RIVRRRET E L sti E e I Nt 20 è RE te. Cs CHGRA cose LAI Leo 19 anzichè crefcer , più tolto incontrano la loro ruina nelle terre troppo abbondafiti di fughi ‘nutritivi . ‘Allorchè fi cava una vigna ; e che vuolfi piantare ‘un’ altra fenza innovare da verra, ch° è'magrà e ‘ufata ‘giova feminare delle ‘veccie', 0 fave più fpef fe} ‘che fia ‘poffibile, e quando quefte fono © preffo a maturare fi foverfciano în arando di nuovo da terra : le ‘quali. marcite 3. è confumate ne'rifulta ‘un leta- me de” migliori ,chew* abbia » «Il terreno nuovo , ‘che non è ftato giammai ‘piantatoin vigna, fi vol- ge , € filammonta; e gli Ti ‘lafcia paffare l’ Inverno ‘così ‘efpofto ‘a’ venti freddi di Tramontana j fi fe» mina:di giano in Primavera , è l’ Autunno fi pian- ta Molte fperienze (42) hanno infegnato meglio riufeire le: piantagioni fatté in quefta Ttagione profe «fina «alle piogge d'Inverno, fpezialmente nelle ter- ra fecche; e lèggeri, e in'fu le colliné affai magre, effendo» minore il*numero delle piante») che’ fi pet- dee saffai tempo guadagnandofi pet lo 'ricolto. Ora (&)wolendo piantare al Febbrajo ‘lavorifi da terra il piùtardi all’Ottobre',' e volendo ‘piantare all’ Otto» bre fia lavorata prima ‘all’'Agolto almeno ‘fe non fi fia fatto in Primavera, e come fi fia mon fi manegs giù Emai: da terra, ilche< ‘afciutta , e a..tempo afciutto onivof ! su i è loceo “NR! ® YPall. de re vali lib. 12. 1. 2. Neo. bi) Pal dibi:3..te 9. Feb, . i ‘| 30: Ss VE Siccome ogni forta di alberi , così le piante, oi magliuoli delle viti che dalla madre fi ftaccano , fî ha a prenderle da que”terreni., che mella Joro natu- ra; clima, e profpetto fi affomiglino a quello; in cui fi trafpiantano = perilchè fi dee. fempre. le pro: prie . e naturali preferire alte foraftiere e lontane , le. quali cangiato luogo fogliono ancora. cangiate natura, e dalla: buona: nella cattiva ftirpe fpeffo tra- lignano (4). Riefcono effe bensì trafportate | de” freddi e. magri terreni ne’ caldi e graffi , e non mai da quefti in quelli, in cui crefcorro difficilmen- te e infterilifcono , fe fpeffo e con molto: concime non fi fecondino.. In alcuni Paefi., come nelle Pro» wincie della Francia, e nelle Ifole del Levante fi ufa di piantare le vigne anche colle fole radici delle vi> ti. Si fceglie le più belle, cioè le più vegete e groffe , e tagliate all’ intorno di effe le piccole e barbate fe ne conferva due fole , le quali già forio baftanti a ricevere tutta la impreffione derivante dal principio. della vegetazione . Si diftingue le buone dalle ‘cattive radici. per mezzo della. unione e del colore , effendo le prime lifcie e roffeggianti , e le altre groppolofe e nere ; e fe tagliandole fi trovino bian- (a) Pal, lib. 3. t- 9. Feb.: Coll. lib. 3. cap. 9° - 2r Bianche al di dentro, .fe ne difcernè ben prelto la corruzione. A mifura.del vigore 'ch’'effe hanno, fi | tagliano più o men lunghe, lafciando (4). alle: più vegete cinque dita di eftenfione., tre: ed: anche due — folamente ‘alle meno. Magliuoli poi quelli: fi ‘chia mano da' Tofcani, che d' infu ‘1 ‘tronco fi tagliano della: vite co’ ferimenti - di uno o più anni, ve de quali preffo di noi univerfalmente fi ‘ufa. Quefte piante fi dee torre, anzichè dalle vecchie viti, dalle giovani e più feconde;. perilchè giova innanzi la vendemmia fegnare quelle; che il lor frutto fcevro da ogni corruzione aytantro» ber maturato ; nè ciò bafta di fare un’ anno folamente, (.d:) ma due, e più vuolfi fare, perchè vedafi chiaramente 1 abbon- danza del frutto proverite dalla fecondità della vi- te','‘anzichè dall’ annata ubertofa. I magliuoli pian- tati col vecchio fermento, dice ‘:Collumela ; tadicar- fi, evcrefcere più prefto, ma/anche ipiù prefto’invec- chiarfi, ‘e quelli che: fenza il vecchio .fi piantano; crefcere: più adagio, e confervarfi affai di più (c). Su di ciò però non è ancora: decifa la quiftione, e variano gli Scrittori non meno che il pratico ufo delle Nazioni, ciafturta foftenendo il proprio per lo îmigliore, perilchè io mi fono attenuto finora alla "è Ba pra- Lib. de arb. cap. ( 9 M Bider pà la Cult. des vign. Tom. 1. cap. r. (c) Coll. ibidem vap. sy 225 ; pratica:generale: della, noftra',, mentrè vi vuole. una * efperienza affai lunga iper» deviare. da effa. fonda- tamente. Le) piante: toftochè fi! ftaccano: dalla; ma- dre vite» fivpiantino;; é non potendo» fempre. far- fi: per qualche cagione; che. loro fi opponga 0 dalla terra «troppo. «umida:3..0 \da’ venti, freddi, fempre contrarj @ daninofi. alle: viti;piantate di frefcos; fa confervino:\al coperto: in luogo difefo dall’. aria, e dalle pioggie ; fe. vi hanno!a ftar poco tempo ;.esfe molto:; fi fotterrino, in buon dito, ove il fole fcaldi | ifvterreno); è così firiguardino» il». più ché.firpofia, dal vento) e dal ghiaccio. Ogni fpezie di viti vuol effer polta da'sè,. e non: \confufamente tutte infie+ me, perchè iasfuo tempo. ciaféuna,. e, le. più(prefte.a maturàrè prima, e le più.tarde di poi fi poffa. ven- demmiare; nè una, forta.di viti. folamente fi pianti; acciocchè «negli anini;:* che ia quella. fono contrari; tutto» fic perda il ricoltos, 1ma\quattro. o. cinque. fì ponga delle’ migliori: (@)«La moltiplicità delle uve cagiora' altresì confufione nel gufto del vino , epera ciò bifogna, che vi.fia. una buona .fpezie predomi: nante..che. lo determini.( 5.) e. ciò fia. detto. per; quelli «che. wino fcelto. e per, nobile ufo vorranno: fare, al» fapore del. quale affai,; contribuifce Ja qua- li- ;i k UL (a) Pall. lib. 3.1. 90 Feb. . © 1) (65) M Bid. de la cult. des vign. Tom. 2.cape8. |, 23 lità del . terreno; Gollumella c*'infegna.il'imodo di afficurarcene prima idella piaritagione} affaporantdo 1’ acqua, it da fiavi ftata fciolta la* i ira: uso ei Of pi 0° au oOnd Pe dai stinonattio samsieib adi go:S Mmasttà i (0% IL o DO Gi di 3 d Qlaadigirny ih vanta sgivslleb i ila piante giovani, splteto perstreranniy voglio sio: vellere più volte» vangate e szappàte’?; ma ron concimate 4 ; fe .non:rfe al! più emell'terzo “«anno?, se memmenb tagliate yo: fpamipinate; efféndo il'taglio « neòidue:! primi»annivaffai dannofov alla’ vite la qua- le ‘quanto meno» crefcer ne"stami ;!tanto» più fi e- Mtendene.fi fortifica nelle: radici j giova . però quelli mozzare, fe crefcono troppo lungh? e'fottili j pet- chè s’° ingrofli il peltale/ Il terreno poî in cui fi piantano le viti, non fi dovrà mai letamare, fe non fe.it>cafo vi fis ponga -marcotti , ‘o ipiante’ barbate : con quefto indme: fi chiamano quelle viti; che forio ftate; per trej;0 quattro anni allevate nel femenza- jo Vi: è. un! altro»xmodo-di piantàre le iviti; che di- cefi. propaginé ; è-fr fa fotterrando. le weechie piante, ma.quelte. producono. un vino più groffo.e men di- licato; ‘il terreno;ifi lavora «profondamente, e con muoya.terra: prima; di poi col letame:fi cuoprono ile tadici». Le piante .barbate riefcono meglio ne' ter> B 4 re- (a) Lib. 3. cap. 1. de re ruft. 24 reni',graffi , e ud pò umidi, ‘e'mon già nella Gabbia; è nella-terta fecca!. ‘Tutte le'-piante che hanno la corteccia: lucida le unita, e'tàgliate fi trovano ver- di-chiare , fòno buone, ma non giàle verdi-ofcure. I Francefi a ogni forta di piante antepongono il mar. cotto: fi fa quefto in .paffandò uno de’ migliori tral- ci della vite attraverfo di un piccolo celto pieno di terra, o idirun pezzo di fuperfizie legata com erba, e fi abbaffa fin tanto, ch'egli entri fotterra quattro, o cinque dita il legno dell’ anno ‘paffato ;'il quale radicato fi .trafporta: il Novembre ;.e nelle pianta- gioni, ch'‘effi ‘fanno di foli smarcotti: nelle ‘vigne fenz' (alberi; gli piantano quattro piedi diftanti l’ un dall, altro, e quefte piante bye tre.anni comincia» no. a dar frutto. èi3 Sì DIREES I VIII i Di Gandia ail ‘conobbero soquinzitàe tutti gli an» richi «Scrittori (@) effere i femenzaj delle viti ;'da cui fi può'avere piante di ogni età, che i vuoti fitì riempiano delle feccate, e pareggino le altre. Di- quelte noi poffiamo wufare altresì pelle intere pianta» gioni vin que’ terreni , che meglioloro fi adattino, e anticipare di treanni la vendemmia. Oltre al femen- zàjo. fi può ancora tra le ftabili. piante,a quattro; o cinque dita di diftanza altre porvi per effere dopo _* tre O) TU lib. 3. t. X. Feb. si 24 tre; oquattro anni cavatè , e trafpiantate. E I’ uno, e l'altro modo io volli praticare, e di prefente inve- te di magliuoli , ; ‘come ‘altrimenti dovria farfi, que- fi mi fomminiftratio tutte le ‘pianteoccorrenti al ri paro' di quelle, che fi fono feccate; ed anche alla piantagione: di nuove vighe. A'fare però i femen- 2àj non vuolfi Leegliere 0 i nuovi divelti; o i cam> pi miglioti ‘e più graffi, ne” quali febbene le de- polte' piante fi radichino; e mettano più facilmente, e con più vigore, trafpiantate di°poi in'‘più magro terreno nè crefcer poflono, nè fortificarfi abbaftanza ; e nemmeno (4) ciò fidee fare nello ‘affai tenue e digiuno , a cagione che il più delle piantein quelto fi perde; e quelle éhe ‘vi ‘rimangono , èrefcono ‘mol- tò adàgiò. Periléhè il: fhiigliote' farà ‘il mediocre , è mediocremente ecdo e quefto prima” di ogni cofa profondamente lavorato; e inogni' fua: parte ben be. ne ed egualmente volto © e così fe ‘în'fi le colline fi'aurà ‘a piantare Te Viti, fu ‘di effe faccianfi i fe- meénzaj(6); & felin diano terreno; nello Mello pu re il'allevino!, perchè di \buon*ora ‘a quello. fi ufino in ‘Cui ‘dovranno’ reltare, nè abbiano» già ' crefciute a foffrire il troppo loro ‘dannofo cambiamento di pro- fpetto e di luogo; e.tuttociò , che dicefì delle viti, > agrrnsagg anche pegli ‘alberi; che a foftenerle infra N e To. 3. cap. 4. de te rufi “b) Coll. de arb do. “ è8 di ‘effe fi pahpottor ‘tome. foto” pellàagraf;ve denti terreni 1’ oppio (e 1’ olmo € pelli, magri e.leggeri il fraffino e. l',orno,.., Nelle mie. piantagioni niun? al- bero è sriufcito,meglio degli..allevati nello. gO; nom:così certamente quelli che fi. fon prefi.d le-campagnepiù, graffe e .cavati dagli orti affai, tivati; è qualivf fono-ancora pocoirigroffati ;.e,.pt ciafcuno ,, che: voglia, confervare», é.rimettere le fue piantagioni ,/ideerfarfi, da. sè, e (nel. proprio . aaa tutti.i | Viana sta slo OCCORTENtI è. soci Li. ne) n iasaniisdda MebMnot5a to) ai sota dm 8 tima ‘ciba DO pa 69 fn) ott4tminsh a Cita sinatg sb’ ita li'sdy sigftàz 0 odiniB il AI modo di Merini »,8 alia; cognizione. de terreni ;'. ch? effa;ama meglio, «fuccede il metodo di coltivarla dipoi.s. ‘così ne. infegna iligrande maeftro, di quelt’ arte (. 4) ferivendo, a. Publio Silvino... Poco giova-.il. porte magliuoli ,. e il: fotterrar . «quando. tut- te, quando in parte,le vecchie piante ,, od anchei lunghi tralci folamente, perchè .da. quelle nuove yiti tiforgano;3/qualora. non. faremo, e-a tempo. oppot= tuno quei lavori:; ‘chie it ;ciafcun’ anno , e fpezialmen- te ne' primi délla lor giovinezza effe ricercano. Per procedete adunque coll’ ordine premeffo nella divifio- ne delle parti boftisuenti | intera coltivazione di que, ci i 8 1, | tI { 7 fa pianta ,' efamineremo di .prefentèì il'ìmodo; di ufa» té'il letame. nelle vigne:,) ei it-taglio: della vite.:. I lavoro: della ‘terra; dice M.Bidet;, quando: fifa. b& ne e'à tempo ‘afciutto , giova più iche.il concime» tuttavia ‘non ‘balta!, e vuolfi ufare ancor’ quefto; ma con ( moderazione ‘5 € bifogna confiderare la qualità del'terreno per.dargli quella fpezie, che più, fi con- viene Poco ne ricerca il buono , n pò più ilimé& diocre ; e affai ilo fterile e magto! ;ilecperchè ‘ilitrops po concime :abbrucia yè meglio! ufarne ‘poco ie fovena tè; che troppo: ei di rado nè mai fitponga fwila ra» dice «della. vite, ma-prima fi cuopta:con terra legge» radi: poi:fi fparga il letame,e pistoni ancor sii fto con altra terra... si “JeDi due: forta è. il;letame:; ? uno, dgr. e ia srine fiefea., l’altro caldo e (leggero; il primo è «quellò delle. vacche e.de’ buoi, ;. il: fecondo: de montoni,; cayalli y)pollijipiccioni, e porci. di detame caldo; e leggero.feconda\le terre umide, fredde }. e compatte» le rende, mobili,e.fcioglendole, le. facilita al. lavoro; il graffo e frefco, conviene: a'.campi..magri + fecchi » o leggeri. Alle terre cretofe giova la fabbia graffa , ficcome alle fabbionofetla creta. Il letame migliore è quello de’ terricci raccolti fu le pubbliche ftrade.. — La marna.;.e la. terra cavata da" foffi fecondano il concime, ma. di qual forta egli fi fia.dee aver. ripo- fato un anno prima di fpargerne fopra le viti. La cal- ce 28 ce viva fparfa:fopra .gli ftrati del letame fa morire gl’ .infetti., emarcifce i. femi dell'erbe,sche in effo fi.confetvaho ; ve nuocono alle piante. A quelto pro- pofito «gioverà. di riferire il modo additato dal fo- pra citato Autore a ben formare la foffa del letame, il‘‘che molto importa di fapet ben fare non folo pel le viti ‘ma per ogni èltro prodotto . Si chiude que fta da? quattro ilati con muro di altezza di due; 0 tre piedi , e de fi laftrica il fondo . Le acque , che vengono in troppa. abbondanza, fi fcolano per un ca- naletto che fi fa\nel.ricinto, in altra foffa più baf- fa, e fatta nello fteffo. modo; da quelta in una ter- za fe. vi ha: comodo di farlo ; e finalmente nella ftrada. Verfo la prima foffa fi procuri lo fcolo delle acque del» cortile , delle immondizie della ftalla, del la cafa , e fpezialmente della cucina . Le due foffe unite ‘alla prima trattengono le acque, che'fono nhe- cellarie a bagnarlo - nella ftagione calda'e fecta., ‘e quefte paffando dall'una all’ altra foffa depongono il loro lezzo 5 fi wuotano effe di sti în gg? ; è fi rigetta la srsoni Apo il NEMiab. Q0 ® Sa STOLR! 6 pist i ur, pe È -. Il tenipòd più adatto è cohcimare'fe viti egli è il Novenmibre , ‘purchè l' Autunno nonfia piovofo ; e in tal cafo è meglio afpettate in Febbrajo , e non mai a Mar. ti») Marzo. Il'coricime d’ Inverno non è così buono } co- me quello della State, e però ufando'dell’ uno e dell’ altro fi mifchino perfettamente infieme ; ma fi ave verta, che il letamare troppo?le viti cagiona' il de- terioramento ‘de’ vinì . Oltre: it letame colla: fola terra fi può ingraffare le viti, allorchè ne hanno bi- fogno ; il che avverrà fpezialmente nelle colline af. fai più che i campi piani, danneggiate e impove- rite dal corfo continuo delle acque . Il miglior mo- do è quello di ufare della terra nuova della imedefi- ma ‘fpezie. La terra fecca 5 e leggera è la migliore per la buona qualità del vino, e la graffa perla quan- tità : alcuni fi fervono della fabbia per tale ufo .; “e pochi della terra forte. In alcuni paefi fi terrazzano le©vigne ogni dieci anni , in ‘altri ogni ‘venti; ma è fempre meglio di ciò fare più»fpeffo e . leggermen- te, perchè non nuoca alle piante: ufando terra! leg- ‘gera non fi ha ‘a letamare la vigna, che dopo due; o tre anni;.fi lavori profondamente innanzi di por- tarvi la nuova.terra , nè il fi faccia mai in tempo di ghiaccio; o di brina; altrimenti la vite ingiallirà; e maggior quantità fi porti fu la cima del colle, e fempre meno a proporzione; che fi va allo ingiù; e fe vi ha d'uopo, fi levi da' luoghi baffi per trafpor-.. tarla fu Ie cime. Tutte le terre poi fecondano quel le; fu di cui fitrafportano. Fare una foffa di cinque, o fei dass di profgndità , e en quella‘; ‘che’ fi fca- le 030 fcava fopta ‘l*altras che fi vuol, migliorare, è. un la- ‘foro fempre!-affai utile ;-fe la nuova terra fit'lafci un ‘annò efpofta sal fol ; e fivvolga foventé } perchè. ti- scévài in.tutte le (fue, (parti gl’ influffi;dell° aria. Diat- igilla sfeconda: alttesì gli fterili campi: fe-dall’aria ye dal fole fia anch'ella fpolverizzata; e difciolta ; fie» itome ancora la fabbia‘giova alle terre «atgillofen- «argilla fi prepara ‘antota in quefto: modo >. fatta; una -fuperfizie cirtolare:di materie combuftibili 3 ciotele» -gna, brufcaglie; radicied altro Ja fi caopre conuno ftrato di argilla feccata al folé dell'altezza di un pie- «de; fi rinnova ftrato» fopra Atrato lino a. cinque o .fei piedi} e poi wi fi accènde il fuoco-al di fotto}. fi fa bruciare il tutto per lo fpazio-di;24 one. ‘e fi ado- ‘pra a coltivare:la terta . E quì giova idi. riflettere a un .mallimo errotes che vedefi praticato preffochè in ‘aghi luogo} e 'quafi'da tutti; quello cioè di letama» revil terreno, allorchè fi piantano le viti} e dopo 0 non mai; ‘di rado I magliuoli , che'fi piantano in terra nuova 4 la ‘quale 's':è troppo ‘graffa debbéfi im- pritta feminare dirgrano, di ‘nivna forta di concime abbifognano prima del'terzo anno ; vinnanz’ ilequal tempo: anzichè lòro' giovare ; il .troppo-nutrimentò glivaffoga; e facendogli ‘crefcere di. buon*ora affai ri- gogliofi, loro fa anche in. appreffò perdere facilmente ‘quel vigore, Ghe:debbefi rifervare agli anni maturi, perchè fruttifichino» Per lo contrgtio le vecchie pian te, i i e O nni 31 tes.con cni. fi avvigna.e che pochifimi.ufano di con- cimare , ‘avendoi. efaulto: il terreno; «della maggior par- fevide»fuchi.loro:proprj e nutritivi nono qmettetanno «giammai icon vigore, fe «prima» con buono. se minu- to-concio nòn;fi fecondino , e.ston:fè yolga loro d° intornò , e avtemipo afciutto la terra, e quella fi pon» ga:fu la ràdicev;-lche pregna fia \de' fali dell’. aria., le cotta. dal ghiaccio» esdal fole» quefta. fi sè la ca- giorie y:per cui molte diceffe crefconosa' tento; fan- no poco frutto , e poco anche durario».;\+Il perché dobbiam' confeffare ,. chesmoltorimporti «di.non. er- srarefw 11 priricipio di: così utile: coltivazione, affirt- chè noti riefcario < vane le ssp San ‘come fovente accade .: ilom sib ex »Oltisg stilo i 1 vg va O nane? "a ‘Nén meno. AIAR 1! go mira su il ud dele la. viteseda cui. la forma di \effà. la bellezza .; ib vi- sgorest e quel ch'è più; l'abbondanza del frutto-non -méno.the la, maturità! e la fquifitezza fpezialmen- -teodipendorio . Allo efame. è neceffariondi premette rela difinizionie di que*nomi ., vton cuò fisdiftinguo- nio Comunemente dagli Scrittori.i rami di queta» pian- tuta; Ye" quali:ciì convertà!favellare. ib 00 i» Senmento; palmite! e tralcio indiffereritemente da «gli ‘Scrittori: vien dettoril ramo ; che valla-vite fi la- Qi fcia 32 fcia ogni antio, quando fi pota: Die foito. lerfpezi® ‘del fermento. Quello, che fpunta dal duro . tronco > e che promette il frutto per 1» anno venturoedicefi -pampinario 5 l'altro, che nafce dal vecchiovtralcio di un'anno; fruttifero fermento fi' appella . A quelte due una terza fpezie vi aggiugne Plinio, quello cioè del tralcio più baffo’, che fi conferva alla ‘pianta. perchè ‘troppo non s' alzi; e. dal quale fi forma il ‘tralci dell’anno vegnente } e riperriò da lui detto ESA emiffarius. | i: ove cIGR pet ‘’Pampiro fi chiama il ramo , pa pèrte, il frutto; ‘Negli Scrittori latini trovanfi: ufati indifferentemente palmes ; do pampinusz il che rende difficile Y'intelli- genza di molti paffi a chi non ha. qualche pratica cognizione di queft' arte. Gemma, © occhio della vitè diconfi i primi germo- gli ch'ella mette, de’ quali fcriffe Virgilio : ‘i... Surgent in palmite gemme ; e Ovidio Quoque loco eff' vitis de palmite gemma movetur.. Innanzi poi che fi tagli la vite, vuolfi nettare il piede, e troncare le picciole barbe ‘che alla eftre- mità del tronco crefcono nella ftate , le quali cre- fciute dannificano le inferiori.e. maeftre radici ; che alimentano la pianta , la quale radicandofi preffo la fuperfizie della terra e dal freddo facilmente viene gelata, e da' calori di foverchio rifcaldata ,.e di più a troppo grande feccume foggiace ; perilchè to- fto fto che le cadon le foglie, e prima che il. iuinetià le fopravvenga » fcavata d' intorno, .e follevata. leg- germente la terra, le fi taglia tuttociò ch’ è crefciu- to dalla fuperfizie di effa fino a mezzo piede di pro- fondità. Lo fcalzare la vite facendo una. piccola foffa che la efponga all’ aria , fempre l’ è. falubre, purchè. ciò non fi faccia, ne’ rigidi giorni d’ inver- no, dopochè fe il terreno non è affai buono, fipor- ta nella. foffa un pò di letame e fi rinferra . Que- fto lavoro fi fa in ciafcun anno a quelle viti che più ne abbifognano, ma fi avverta di non tagliare le barbe troppo preffo del tronco. per non ferire la ‘pianta, e perchè dalla. cicatrice di quelle non ne fpurtino affai più ; e } acqua ne’ tempi di brina e di gelo penettando negli aperti pori fino al mi- dollo non la danneggi; ma un dito per lo meno fi ‘taglino lontane, onde rinafcano più difficilmente, e e fi difenda la vite da ogni malore. Le viti giova- ni ricercano inogni anno quefto lavoro, dipoi bafte- rà farlo ogni tre, perchè meno fi offenda col ferro il tronco, che fodato e invecchiato non mette co- sì prefto le nuove barbe. Nè folamente le fuperflue radici, che fonoagalla, fi hanno a fvellere dalla vi- «te, ma la terra altresì vuolfi ftaccare dalle maeftre ‘ radici; e fe fra di effle,o in fu 1 piè vi ha qualche meffa , levifi affatto, affinché la vite non venga me- no, e meglio farà di tagliarla con ferro, che C ftrap- 34 ftrapparla altrimenti; affinchì èlla fi rifani ‘più pre fto) e l'acqua non fi fermi d' intorno; ficcome ac- cade quando fvellefi a forza colle mani, e le fi la- fcia una groppolofa ferita che poi marcifce; e la- cerata ‘a quelto modo difficilmente rimargina. Dal piedé della vite diligentemente purgato fi afcende a potare il tronco, perchè fopra dieffo non vi crefca-i no inutili fermenti, o forcolî dannofi, i quali tutti: fi hanno a tagliare; eccettochè quando la vite vuol” effere abbaffata. Rodafi con ferro il mufco che fi trova nel pedale, e che annoja. le viti , e tutto il feccume della corteccia dell’ anno paffato . I tralci. vecchi, mal.nati , contorti , e volti allo ingiù vo-. glion” effere tagliati per confervare i più vegeti e. fruttiferi; lo ftefflo fi faccia anche de*capi, che. fo- no aridi e troppo ‘vecchi. La prima volta che fi. taglia la vite, non vi è alcuna. difficoltà. Con due. colpi di coltello fi fa il tutto.» tagliafi fopra un’ occhio il ramo più alto, e rafente il tronco quello: che ha meffo più baffo. Bifogna ‘tenete le viti più baffe che fi può, il che fi ha a fare con quella. prororzione e mifura , che i differenti terreni ri-- chiedono. Ne':campi piani , e fpezialmente negli ‘ | umidi e' fottopofti alle pioggie e alle brine ‘voglion’. effer tenute più alte; che ‘ne’ colli e luoghi alti e ariofi, e nelle terre leggeri e fottili a cagione | del ‘marcire, e ne’ luoghi alti s' innalzano anco- ra 35 và fecondo la qualità de’ terreni più, o meno . Un’ gltro' modo fi ufà da’ Tofcani ‘in tagliando la vite. la prima volta 4 ch’ è preflo di noi affatto nuovo ; Îcalzata imprima , e sbarbata la pianta nel mo ‘ do indicato fi taglia poi rafente terra ,, e lafcia. tile ‘vino, o due occhi i più bafli fi fa propaginar ben fotterra s e fe ne conferva il tralcio, miglio» re è Molte dellè mie viti. giovani io feci tagliare a quefto modo per la prima volta nell’anno 1757.) € per mano ‘appunto di un Vignajuolo Tofcano fatto venire dalle colli di S, Stefano venti miglia fopra Firenze. Fu poco favorevole «allora il pronoftico. de noftri Villicì fopta ;la nuova fperienza, ma fwaltret- tanto Î' efito. felice;, e quegli ftefli che prima cre- dettero ruinate le piante, pochi mefi dopo videro le Toro: 'meffi è grofié e vigorofe; nè alcuna fe ne per dè; tuttochè un freddo ftraordinario } che cagionò molta ‘brina ne primi giorni di Maggio , aveffe fate to feccare le prime foglie , ch erano già fpuntate ,° In talimaniera tagliata ‘la vite crefce tutta nuova e divitta», nè vi fi vede ‘alcun nodo fuòr ‘della terra tra il vecchio legno ed il muovo s reftando quefto tutto coperto al di fotto 3 in'feguito poi tutti gli anni fi'è continuato il taglio a quelto modo, e fem- pre collo Iteffo felice fucceffo + La' vite poi non fi ha ‘a tifare innanzi a un tratto, che divien debile , ma fi formi:da ‘piecolà è poco a poco , come ha a Cora Îe- 36 fegnire per tutto il tempo ; e però il fecondo anno» altresì deve tagliarfi affai corta , non lafciando a” tralci che fpuntano dal tronso, che uno , è due oc- chi ; il terzo anno fi può confervarle un’ occhio di più, due cioè a ogni capo. Ogni anno fi fuole age giugnere un capo alla viteje fino a quattro o cinque. alle più vegete , ma ciò fi faccia fempre con pro- porzione alla più, o meno forza . Il detto: numero de’ capi rifguarda le viti alte, alle mezzane baftano. due , e uno. alle baffe . Quando la vite comincia a far frutto non fè carichi di legno foverchio, nè vi fi lafcino molti ocehi a’ tralei , perchè la pianta non ven- ga meno. Nelle noftre colline’ fi ‘vede tuttodì quefto: difetto, cioè di tirare troppo alta la vite, dove cer-: tamente dee tenerfi più baffa che nelle pianure >, di caricarla troppo di legno , e di lafciare troppo lun- ghi i tralci ,, che fono poi debili e fottili ; perilchè la vite ch’ è anch’ effa per tal cagione tenue e fpoffata o non produce che foglie folamente , o fe fa qualche frutto non lo vi mantiene . Io ho rinforzate molte di quelte viti ‘col tagliarle quali per uno , e quali per più anni affai corte ; fi perdè im quefti tutto il frutto, ma s ingroffarono i. tron= chi, e di prefente mettono con vigore , e frutàifica- no affai di più : non vi è altro modo di fortificare © le viti che fono ifterilite e debili per effere ftate meffe a frutto troppo a tempo, o caricate di fover-. chio 37 chio legno. Giova ancora Îl concime, e il lavorare ben bene il terreno, aprire. lungo le piante una fof- fa, e porvi dentro terra nuova , il ch' è facile in fu "1 colle, la di cui parte inclinata refta fempre a - ufo di erba che fotterrata marcifce., e coltiva affai bene la vite: lo fteffo fanno anche le foglie de- sli alberi, e meglio di ogni altro le legna, le qua- li foftengono il terreno tenace che troppo non pre- ina le piante, e non impedifca il dilatamento del- te radici ; e ficcome quefte marcifcono adagio, così gode a lungo. la vite del loro ingraffamento .. Si ‘. poffono quelle ufare, e fi ufano tuttodì fu’ noftri colli in piantado i magliuoli , e le fi pongono fpe- zialmente al di fotto; nè ciò punto fi oppone al metedo ftabilito dl non concimare le viti prima del terzo anno, mentrechè prima di un tal tempo già non marcifcono , e non poffono perciò affogarle di foverchio umore, il che fi è dimoftrato dannevo- le; ma confervano bensì penetrabile il terreno alle: prime radici non menoche alle piogge neceffarie al: loro alimento in quel tempo; in cui poco umore . traendo dalla terra, non effendo ancora ben radica- te, facilmente foggiaciono al feccume, e fpezial- mente ne' primi mefi, chefi piantano; e ne' calori. ‘ della ftate. Anzi vi dirò, che mi tocca vedere tut- todì fu” miei colli crefcere: molto adagio, tuttochè. fi lavorino sogni anno, quelle viti che fi fon pofte fi 3 > fen- 38 fenza le legna al di fotto , e quando le altredpian- tate hel medefimo colle, e nello fteffo artho comin- ciarono già la vendemmia paffata a dar qualche frut- tò , quelte appena fi potrà tagliare , è nemméno tutte, nella proffima primavera; fSicchè il ritardo del frutto non fi può calcolar meno ) che di tre anni i Nel, folo cafo che fi volelfe tenere una. vigna affai bafa nel modo ‘appunto che uf: nelle Ifole di Levante, ein molte Provincie della Francia, fi po- tria tralafciare di ufarle , mentrechè quelle giovano. non. mena ‘a farle crefcer più prefto , ma'‘anche di più . Al ritardo , e alla minor quantità del frutto. non può fupplire » che la qualità: migliore. folita a- verfi dalle viti. affai baffe , che matùraho. meglio. il lor frutto; tuttavia io ne ho piantate anche fenza le legna; e il tempo potrà decidere qual: fia 1° ufo mi- gliore , e fe torni a conto-il tenere così baffe le vi- gne. Io per me credo , ch’ egli poffa. giovare affai alla. buona :qualità de’ noftri liquori; ed anche de* vini più fcelti, che noi votreffimo fare all’ efempio: di molte altre Nazioni ; che da un fecolo in poi hanno -migliorato , e fatti i lor vini commerziabili, che prima non erano ,. ma non mai alla quantità ; oltrechè io ho fempre veduto, dacchè attefì a \colti- vare le viti, le più baffe foffrire'maggiori delle al-" te o mezzane i danni che provengono dalle neb- ‘bie e dalle brine, cui quefte difleccano affatto i te- 39 tenéri pampini ; mentre le altre o PIRO 3 © niente ‘dannificano » M. Bidet nella fua coltivazione dighe le viti in ‘alte, mezzane , e baffe, e a fpallieta , e parlando appunto del taglio prefcrive il numero de’ tralci non meno , che degli occhi che deve lafciarfi a cia- féheduna di effe. Le viti alte, dic* egli, fono quel- . le che crefcono: nelle paludi , e nelle terte affai graffe , e che fi piantano fei piedi diftanti l° una dall’ altra. A quelta fpezie appartengono tutte quelle , che crefcono fopra gli alberi ne' campi arati , e ‘che viti 4 chioppo fi chiamano da* Tofcani ‘ Egli vuo- le' petò , che nemmeno: in quefte il tronco fi la- fci montare troppo alto , che non gli fi lafcino più ‘capi che da tre a cinque, nè a quefti più occhi che ‘da dodici fino a venti , comprefì quelli , che nafcono dalla parte oppolta del tralcio , e che uno di ‘effi pieghifi in cerchio per cavarne maggior frut- to ; il che non nuoce alla pianta , purchè fia vege- ta e feconda . Si può anche piantare in terra cote- Ito tralcio lungo , perchè faccia radice , e fi maturi meglio l'uva. i % Mezzane poi egli chiama quelle viti s che fono fenz’ albero’ piantate a'lati di un piano largo cinque o fei piedi , affinchè tra una fila e I° altra vi refti uno fpazio libero: e comodo per lavorarle , e l’ aria e il fole vi penetrino facilmente .'' A quefte fi C°4 la- 49 lafcia il tronco dell’ aitezza di un. piede ,-&i confer> vano fempre i tralci più baffi , perchè non s° alzi- no e per rinnovare i lor capi ; non gli fi lafcia , che due, tre , o quattro capi al più giufta il vigore. della pianta , e a’.tralci dieci , quindici, e al più. venti occhi ; fi piegano in cerchio come. s' e detto delle baffe in figura circolare , fi foftentano co’ pali. e fi può altresì porli uno, o due occhi fotterra. Alle viti baffe non fi lafcia che un piede, ed anche meno di tronco; fi tagliano affai corti i tral- ci, che non fi ha a lafciare oltre a quattro nelle più vegete, nè a ciafcun di. ef più di tre , o quat- tro occhi, perchè foftenendofi quelte da sè non va- dano a terra ; e in quefto folo confifte la differenza dalle mezzane : quefte fi piantano in linea diritta, e ogni fila di effe con diftanza di cinque piedi. Le viti a fpalliera parimente baffe fi piantano di- ftanti tre piedi l'una dall'altra ; non fi lafcia loro, che un tronco di poche dita; fi foftiene ogni pianta con pali alti circa due piedi , e la metà fotterrati, alla eftremità de’ quali fi lega orizzontalmente un baltone , cui fi appoggiano i capi della vite diftefi in ventaglio , o fpalliera , a’ quali fi lafcia cinque, fei, e fino a otto occhi giulta la forza ch’ effi han- no, e i capi non fieno che tre; ‘o quattro al più. | ® |. Tutte le viti poi che fi piantano , fieno magliuo- li, © piante con radica, fi taglino fubito che pose 4I pongono fotterra, etofì fi lafti loro; che due, otre occhi al più + I piccioli rami che mettono , fi con- fervino interamente per due, ed anche tre anni fen- za tagliare , e fintanto che fono fortificate , e in- groffate abbaltanza . Tutte le piante. giovani poi a cagione della loro dilicatezza fi taglino nel Marzo, e non ‘prima ; € le vecchie non fi taglino né pri- ma di Ottobre, nè più.tardi di Marzo. Il taglio di Decembre e di Gennajo nuoce fempre alle viti , cui ’1 freddo fa molto danno , e non fi taglino nè meno fu le prime ore della mattina , ma dopo che il fole avrà diffipato la rugiada, e afciugato l’ umi- dità ; e quelle che hanno fofferto il ghiaccio o la grandine, fi taglino affai corte, perché fi rinforzino, e meglio fruttifichino l’anno feguente. S. XIL Al taglio della vite fuccede il palare , e legare , lavori ‘anch’ effi, che ricercano maggiore attenzione che non credefi , e più diligenza di quella! ufafi da molti de’ noftri Contadini:. Dal modo’ di legare i > tralci della vite ,. e poi i pampini non meno , che dal tagliarle bene e a tempo dipende affai. il loro frutto, ed anche.la loro durata ; petilchè conviene farlo con accuratezza, e primieramente farlo in- nanizi , che fi lavori il terreno, perchè lavorato, ch' e fia , non fi abbia poi a calpeftare camminandovi i fo- 42 fopra. Il legno vecchio della vite legafial palo fu bito chella è tagliata , e i nuovi panipini o fer menti dopochè il fiore fia caduto», e legato il frut- to ; ma avvertafi di non iftringetlo di foverchio , che molto le nuoce j e ‘pel legno nuovo ch’ è an cor tenero e dilicato , non vuolfi adoprar giunco o falice; ma paglia di frumento: 0. di fegala ; quan» do la vite è ancor giovinetta , bifogna legarla len- tilfimamente (4), e la legatura debb’ effere di ma- teria arrendevole, come gineltraà , giunco , 0 falcio non troppo groffo , perchè quefto feccato offende la vite , paglia molle , o altro ftrame ; che è meglio ‘de’ falci, nè fi tringa tanto ché recida ,. e fempre fi leghi trail vecchio legno ed'il nuovodella: vite , e più -in fu’l vecchio che nonrin fu”1 nuovo. e le ligature fieno fpelfe. Del legare vi fono due tempi fenza danneggiat le viti, cioè prima che comincino a fpuntare gli oc- chi., € dipoi quando i nuovi pampini potranno co- .modamente accoftarfi. e diftenderfi a" pali . Nel le- gare i nuovi fermenti fi guardi di mon contorcere -© ftringere vetun:igrappolo |, e di non impedire. tra . di loro la circolazione dell’ aria ; perchè tutti cotelti difetti dannificano le uve, che non fi poffono matu- rar bene ; e la paglia di cuî fi ufa a legarli , fia forte, perchè non venga rotta dalle buùrrafche venti. Le viti alte fi legano a’ pali‘ patimente alti, a o fo- (4) Soderini colt. delle vitt pag. $0. 43 o: fopta degli alberi. I Tofcani..in vece di legare tutti i tralci in-un fafcio , e piegarli a feftone , fic- come noi facciamo seufano di appoggiarli o legarli a’ rami. degli «alberi: .e dividerli, im quattro parti, che guardino alle;quattro patti dell Univerfo. Lega” no poi le viti nel legno vecchio diritte, e, nel nuo. vo curvatele un poco in cerchio lafciando fciolta 1° eftremità del.tralcio.; e fe la pianta fia. alfai. vege- ta, dimoadoché fi abbia a lafciar. lunghi uno o più tralci , fi legano quelti al.pede dell'albero ftefo. Ne terreni più ‘grafli , ove le viti .crefcono affai, vegete., bifogna. tenere larghi i rami degli alberi per difpor- ‘yi fopra le viti in modo: che l’aria tutte le pene- tri , il fole le rifcaldi., e ne afciughi 1° umidità . . Qual modo fia.da preferirfi io non ardirei certamen» te decidere : poffo bene afferire fu la fperienza fat- ta l’ anno 1767. che le viti anche deboli tagliate , e legate a quefto modo dal Vignajuolo Tofcano fo- no affai fortificate e ringiovanite, e chedi poi fem- pre confervate allo ftefo ufo che fu apprefo. con facilità \da* noftri Contalini , mettono capi di lun- ghezza ftraordinaria e affai groffi ,.i quali danno anche. frutto molto» abbondante , veggendofi di poi fempre cariche di uva. Un’ altro vantaggio crederei ‘Potelie derivare altresì , cioè la maggiore e. più li- bera. circolazione dell’ atia., perchè : reftandovi fra ogni albero uno fpazio vuoto, ella fi aggira più fa- cil- gli: , e circondandolo d’ ogn’ intorno pnò mea glio fcacciare la nebbia , che fi attacca (con molto. danno alle nive .. Dal noftro modo di legare le viti due pregiadizj fanno loro derivare i meno efperti Vi. gnajuoli : l' ano cioè, chein piegando tra il vecchio: legno , ed il nuovo sforzatamente la vite relta im-. pedita , o almeno ritardata la libera e neceffaria. circolazione del fuco nutritivo;j e l' altro proviene dal lafciare egualmente lunghi i tralci , fia la vite giovane o vecchia , debile o vigorofa , perchè giun- gano a collegarfi co tralci delle viti dell’ albero vi- cino , perilchè molte piante reftano fpoffate e fen- za frutto, ed anche perifcono per lo menomo fini- ftro che loro fopravvenga per effete ftate caricate di legno innanzi che il pofano foftenete , e affai più che nol comporta la tenue loro forza; e nello ftef- fo modo potate e negli anni che fi maturò. il loro legno, e in que*che non fu maturo, e che foffri- rono il ghiaccio e la grandine; ma tuttociò non de- ve attribuirfi a quelto antichiffimo ufo , che la fpe- _rimentata utilità avrà forfe univerfalmente dilatato ;. madicafli foltanto, ch'egli vuol’ effere con più riflef- fo; e meglio, che:non lo è genéralmente , ufato ; e ciò bafti intorno le alte viti. Le viti poi , che fi tengono baffe, fi legano a’ pali parimente balli , là di cui eltremità fpuntata pianta ben fotterra , di- modochè non fieno più alte di un piede e mezzo . fo- 4 fopra il fuolo ;‘e per unirli infieme e meglio ftabi- lirvi cotefto foltegno fi attraverfano i piccioli pali con canne o baftoni‘di legno leggero‘, ficcome fo- no il falice e I" alno , che abbia almeno tre anni ; e ciafcun picciolo palo vi fi lega attraverfo , come altresì i piccioli pampini che fono a frutto , dimo- dochè la vite non fi fcuota , e nè il frutto , né il legno reftino offefi dal!o aratro lavorando il terreno. Ciò che fi è detto delle viti baffe s' intenda propor-: zionatamente delle mezzane , e di tutte quelle che. fi legano a’ pali , e non altrimenti. Ogni piede di vite abbia il fuo palo ‘che la foltenga , e quefto fi ponga un piede almeno diftante dal tronco, e fi col- lochi in guifa che legandovi intorno i tralci , e poi. i nuovi pampini, gli adombri men che fi può; e le piccole viti meglio fi accomodano ( 4 ) a' teneri pali , che a' vecchi e forti . Di qualunque grandez- za però elle fieno non fi lafcino mai fopra fefteffe > ma ciafcuna fi leghi , perchè a quel modo fi contor- conole piante, e non poffono giammai maturare per= fettamente il lor frutto ; nè fi dovrà lafciare errar per terra altre. viti ,\fe non fe quelle da cui fi voglia trarre aceto anzi che vino . Il miglior legno a que- fto ufo è la ‘quercia. Il caltagno dura altresì. più: che l'olmo e I° oppio se menditutti l’ alno che pre-. fto marcifce . Il nocciuolo poi non debbe ufarfi in E niun- (a) Col. de re ruft. lib. 4. cap. 12. 6 Pr; modo, perchè introduce il verme nelle viti, e riemmeno il falice e il pioppo sche facilmente pi- gliando dannificano le vigne e il terreno. ||... pc gi 1X PI odia 1 5/08, AMa cultura della vite appartiene ancora il. lavoro. della terra, e quefto pure vuolfi praticare a tempo ,; e con diligenza'. Treovolte dee farfi in ogniranno . Il “primo fi fa'd* ordinario coll’ aràtto ,, ma è fem; pre meglio di farlo. colla‘vanga per non offendere, le ‘radici delle ‘vità ; il fecondo ; e'‘ilterzo: colla. marra ela piatta: è la migliore ., perchè non dan., nifica mai Ja. pianta © Il primo lavoro fi fa dopo. il taglio della vite, e prima ch' ella cominci a mete, tere sil fecondo anch’ effo. prima: che la. vite ‘fiori. {ca vel terzo quando il frutto è già formato, e co-. mincia 2 irigroffire , ma fempre innanzi che fi ma- turi, Nel tempo'deb fiore qualunque lavoro dannifica la vite, e le nuocono; ancora gli urti. legandola allo-. rae fpampinandola-, e perciò non fi dee in alcun, modo: toccare: im quel tempo . L'umidità. poi, ches', innalza da un :fuolo lavorato - di freféo!, fa «cadere. eramnienta ib frutto. Per la fteffa stagione la vicinan., za delle paludi, de'-campi feminati, di erba, come, anche de’ bofchi deteriora là! qualità-del wino per 1°) ecceffo: de' vapòrile delle efalazioni 5 che follevan-. > dofi da cotefti terreni ricadono fu le terre vicine, e due gravi danni cagionano alle uve , di cui O ritar- da- . 47 daino la maturità, o le fanno marcire. Parimen- ti le ‘cattive erbe, che nafcono tra le piante, impe- difcono i raggi del fole, e l’ aumento e la. perfe- zione de’ grappoli ;. perilchè prima del lavoro fi hanno, a fvellere, ed'ilterpare tutte dalla radice, e meglio farà di farle feccare fuor della vigna, perchè nonvi. Jafcino ‘i loro ‘femi ‘ Nelle terre fecche ; e nel- le fabbionofe ‘e leggeri il primo lavoro fi. fa dal. principio di. Marzo fino a mezzo Aprile, e nelle, | graffe ‘ed umide fi dovrà ‘cominciare quindici giorni, dopo: vuolfi ‘però fempre lavorare la terra prima che; {punti 1° occhio della vite, perchè il ‘Contadino non, la urti o cogli utenfili, o altrimenti, e «it faccia ca-, dere; e fe ‘avvenga ; che ‘egli fi‘ vegga . fpuntare in-} nanz’ il lavoro ; fia meglio ‘di fofpenderlo fintantochè. il piccolo ramufcello , ch'egli ha prodotto; fia un pò; fortificato; e così fé ìl tempo umido non: permet- ta di fare il fecondo lavoro quindici. giorni ‘almeno prima del fiore , fi differifca a quella Ragione: in. cui: il frutto fia perfettamente legato; nè fi tralafci mai, di fare anche îl'‘terzo lavoro, e’ fpezialmente megli anni umidi e piovofi, ne’ quali non fi ha a temere che 1° uva ff fecchi. Il ‘tempo più adattatò a quello» egli è il nebbiofo’ ed. ofcuro, che però non fia né; «umido , nè piovofo Ne' giorni troppo caldi, e a fo» Te ardente la foglia della vite ingiallifce , ed il frut- to altresì corre rifchio di feccarfi. I lavori fatti a que- 4°. quefto modo; e in tempo fecco poffonto. im pochi arts ni far cambiare la natura di un fuolo che non ab- bia difetti ‘effenziali , mollificando i granelli della terra, e fviluppando le molecule, renderle fempre più atte a ‘produrre miglior vino . Se il terreno non è affai inclinato, farà bene di lavorarlo, e profonda. mente innanz® il vermo.,. purch’ egli fia afciutto, dos po di aver tagliato. i vecchi fermenti; e s'egli fia. troppo magro, di fpargervi fopra delle vinacce, de’ terricci, del vecchio letame ‘mifchiato: con terra, e ben confumato. Quefto è il modo ‘migliore di. fe- condar que’ terreni, (che fono troppo fterili di tem-. po in tempo nell’ Autunno, e di migliorare la: qua- lità del vino. Non bifogna penfare chela fquifitez- za di quefto liquore abbia a dipendere folamente. dal tempo della vendemmia, dal modo di fpremerlo, dalle botti; e dalle cantine. La celebre (@). Società di Berna, la quale ha pubblicate molte utili iftruzioni fopra la coltivazione delle viti, e il miglioramento de’ vini, ragionevolmente attribuifce prima d' ogni cofa la loro perfezione al profpetto della vigna , alla natura del terreno., alla qualità delle piante; al lavoro, alla cultura. Vi fono in Francia (6 )delle viti che produce vano'una volta i vini più famofi, ed oggidì non fono che ordinarj, ilche deve attribuirfì fpezialmente alla tra- fcu- (4)Mem. dell'anno 1866. (6) Mem. dell’ anno fieffo . 49 feurata coltivazione delle viti. M. Dupuis- Dempors tes riferifce nella citata fua opera il modo (#) più facile di praticare cotefti lavori. Si coltivano, dic» egli, ogni ‘anno ‘tutte le viti con quattro differenti lavoti. Il primo lavoro fi fa conducendo laratro ti- rato dagli animali preffo il piede delle viti pet rove- fciare la terra nel mezzo, e formarvi un ‘gran fol- co; dietro l' aratro fi fanno ripaffare gli operaj con piccole zappe, perchè trafportino fopra il folco quel- ta poca terra che rimanvi intorno il piede’ della vi- te, e in mezzo a' pali; in facendo quefto' lavoro ab- biafi la cura di cavar la gramigna troppo dannofa alla ‘vite. Cotefto lavoro è di sì poca fatica, che può ‘anche farfi dalle donne e da fanciulli; ed egli dovrà farfi potendolo, prima che da pianta cominci a ‘mettere. i Aligi ‘Un mefe e mezzo, cin quel torno dappoi fi fa il fecondo lavoro, con ‘cui fi ricalza la vite, e fi ovefcia' il terreno’, che formava il'primo folco, tra le piante fopta it fecondo, che formafi fu ’1 piede delle viti e de' pali » dimodochè gli PR imme- ‘diatamente . Il terzo lavorofi facome il primo, e l’ultimo fic- come il fecondo, allorchè ìl grano è crefciuto e prima che fi maturi. Ma egli è d’ nopo riflettere fopra un tal metodo di lavorare le viti collo aratro D che 4) Sent. colt. $2 che quelto vuol effere molto: leggero.e che poco en tri fotterra;, fpezialmente. ne' duri terreni delle no- ftre colline; dove non, molto fi profondano le yitia cagione. che non. reftino affogate., e dove molte. te l'acqua fi trafporta, feco, la..terra ;, perilchè un, ta- le lavoro : fatto. co' foliti aratri mi ha danneggiato molte viti urtandole nelle radici e fcuoprendole più che non \abbifognava ; ed.anche molti tralci. ruppe- ro in paffando gli animali prelfo ile. viti, fpezialmen- te nelle giovani, che fi tengono , ancora bafle , per- chè fi fortifichino» A. quefto info vuolfi adattare un picciolo aratro tirato da un folo. animale, che, più facilmente fi dirige in modo che non tocchi.le vi- ti, ficcome fono quelli che .vengonfi difegnati dal M. Dubamel, (a), edi cui fi, ferve già da molti an- ni il noftro Signor Co. Lodovico Bartoli. celebre coltivatore; di. vigne, e, ;fabbricatore di fcelti vini; per altro. co’ noftri aratri, non. fi può fare fe non fe al più il primo.lavoro, cioè prima.che fi apra l' oc- chio delle viti, nel. qual tempo non fi corre rifchio di far loro alcun danno, e per non danneggiarle nel- le radici fi poffono arare i folchi più lontani, rifer- bando ‘a vangarfi i polti immediatamente fopra di effe. Se dall’ ultimo. lavoro fino alla maturità, del frntto vi crefcono delle grandi erbe ,,che fpoppino il terreno, 0 il raffreddino colle loro ombre. prima ch’ el. (a) Elementi d' Agricoltura Tom. 2. 31 effe formino i lor femi,, -bifogna Iterparle ; e. gettar- le fopra i folchi arati,, perchè il fole prefto ) le. dif- fecchi, Quefta maniera di lavorare le viti egli. vuo- le effere dla migliore e. pellaJoro durata, e pella. buo- na qualità del liquore, perchè più fortifica il tronco, ei meglio;ralimenta il frutto; che G. matura, più. fa» cilmente (e più. perfettamente , mentrechè la. terra è .fempre! difpolta auicerre La influfi. dell’ aria e del, fole».. x » Un’ altro modo di E le viti Lal accenna fi ia mile.al primo; elierè. più faticofo,. ma altresì più pro- prio , fpezialmentene'.terreni argillofi e compatti del... le noltre colline ..Ne' tempi, fopra, accennati fi lavo- ra quattro volte in ogni anno-la terra colle Zappe; e la: forma di quelte vuolfi adattare alla natura del fuo- loxx-e; però per lo .affai. tenace yuol’ effere grande, piatta. e .tagliante ;con-lungo. manico ; affinchè non ‘ifcavi troppo la terra; che fi dee avercura di rove- fciare-mello fteffo fito, perchè la radice dell’ erba tefti asia a’ raggi del.fole, che la fanno feccare. ife XIV. ciTma il frconlii e il terzo lavoro. nelle vigne che fonoa frutto , e la prima: nelle giovani che no "l fono! ancora fi ha a fpampinare la vite (4). Que- urse> Dios i Da i (2) mM. Varro de ve Fu. ‘cip. pa Ss fta operazione fi fa in tagliando qualche tempo do- po che fl frutto è legato a’ tralci il legnò' fuperfluo, recidendò fa loro ‘eltfemità, "e fvellendo i ‘piccioli pampini e deboli che ‘fpùntano abbaffo., e a’ lati del ‘tronco ‘; e ciò fi debbe replicari più volte nella State, pet rinforzare 1 fritto non meno che il trale cio dell’ anno venturo. Spampinare chiamafi da"Frana vcefi ancora il Ievare ‘|L oéchiò della! vite; che veredefi inutile tanto fu ’l piede e d’ intorno al tronco, che fopra il giovare legno di ‘un'anno 5 il che: prefo dî noi chiamafi propriamente orbar-la vite ye che ap- partiene piuttofto al taglio, che ‘allo fpampinare . Ciò fi fa in due tempi, e quando fi taglia la vite, è quando 1° occhio comincia a fpuntare. La prima vol» ta fi fa nell’ Autunno o ifella Primavera , ela fe- conda prima di Giugno ‘o Luglio, cioè innanzi che formifi l' occhio a frutto!» Il‘tempo: più adatto a fpampinare la vite egli è prima! che fi Jeghino i muovi fermenti ; perchè allora fi feuoprono meglio î grappoli per non guaftarli ;vuolfi però fare fubito ,.ch* è legato il frutto , e quando i pampini fono ancor teneri, e che fi polla facilmente ftaccarli colla ma- no, perchè fe fi lafciano crefcere, e indurare, con- verrà fvellerli con isforzo o tagliarli com coltel- lo, e nell” uno e nell”“altro modo ferire con'danno la pianta ( #94 A tutte: Ie viti poi giova affai Pal (a) Coll. GE, 4 Es 7. de re ruft.. . 53 leggerirle di pampini.{ 4), che {i conofce effere fu- perfluie inutili + purchè non fi faccia quelto quan- do fono infiori, che.allora faranno loro troppo nocu- mento le piogge , ficcome la mebbia folta e I’ aere fofco ; e fe di quelte non fi patifce, è bene farlo al Maggio, quando fon tenere , ed anco quando l’ uva ha sfiorito, levando fempre con mano, e non mai con ferro. tatte quelle meffe e quei pampini. , che nafcono nelle braccia: non avendo uve ., e che non sv.abbiano alafciare per l’anno venturo; e tutti quel- li che hanno l' uve , è bene fcapezzare., e tuttociò giova ancora a poter l’ anno \feguente più : tolto e più fpeditamente-potarle ; è buono ancora ma. non ‘tanto il brufcarle nell' Autunno e a. Primavera : a “quelta, ne' luoghi freddi , a quella ne’ caldi, e all una e all'altra ne' sor SSRPONE) I XV A fecondare le viti che finifcono di far frutto, ma che per altro durano ancor vegete , molti cre- dettero effete affai utile !lo innefto., ficcome .il mo- do più facile di' eftirpare le cattive uve , e di fofti- tuirne in poco tempo delle-migliori ‘ Le piante ine | neftate (4) danno il vino più eccellente , e le uve p "ans Penciona meno a marcire . Più maniere 0 73 st sub in-— le; Sod. Colt. delle viti p. 4. (b) Mem. di Berna. 190. cd Ri 534° d'inneltate Îa vite fi leggono preffo i molti Scritto= ri , ‘ché della coltivazione di quelta pianta» ‘hanno! trattato: il'che prova Che in ogni tempo fù ufato ; ficcome aricota oggidì ‘dove più e “dòvé meno fi pratica dapettutto . Io ‘ni contenterò di ‘efporvi uno’ o due de' più facili ; ma avvertafi che in qualun: que guifa fi pratichi lo ‘imnefto , egli‘ è un lavoro: alfai ‘dilicato © fia pel tempo in cui fi fa, 0 pel modo con cui dee farfi , o finalmente pella diligent-. za ‘Con cui fi ha a cultodire dopo ch'è fatto . Il tempo più adatto a inneftare la vite , egli è quindi- ci giorni prima che il fuco nutritivo # introduca nel- lè piante; e vuolfi quefto tempo affinchè il ramo in-i nieltato feccatofi nella eftremità fuperiore chiuda l” ufcita all’ umore che ‘s° introduce. A ciò fare ff fcelgano i pampini più vegéti, ‘groffî é'ritondi, éhe fieno pieni di midollo ed abbiano molti nodi e fpef- fi, e che fieno ben maturi; fi confervino nella terra fino al tempo accennato , e allora cavati di frefco' fi pongano ‘a ammollire ‘nell’ acqua ; ma rion fi ponga fe non fe quelli‘, che fi. poffono impiegare in ùn giorno, perchè non fl 'hala' lafciargli più di. duè nell’acqua..Allorchè poi vuolfi farè lo innefto ; fcal» zata Fimprima la vite!) e tagliate le‘barbe che fono a Galla del. terreno, fi sfende!col ferro il legno:nuo» vo del tralcio fegnato:innanzi.a giufta. metà ed all* al. tezza di due dita, cioè fino al prio nodo, che fta e aL) $5 at'di fotto. Se vi «è qualche fermento , ì di cui no- di fieno diftanti l'un dall altro fino a quattro ‘dita, farà -d’ uopo innanzi di sferderli di ‘legarli fretta. mente con giunco o falice, ‘afffachè non'fi apta più baffo di quel che violfi j e a thifàra ‘che fi taglia! no gl’ innefti , fi van ponendo in ni orcio 3 ficchè ftienò «la metà ‘almeno entro acqua ; ‘e più:che e faranno tagliati di frefco meglio. riufciranno , ‘é pérò ‘non fi taglino.in>fu ’1 mattino che quelli che fi poffono adoperare fino a mezzodì ; e a‘mezzodì quel- li che fi avrà a'ufare fino a fera . Il 'ramofcello che fi ha a inneftare , fi taglia dalla ftefla parte e della medefima altezza , che fi taglià lo innefto, di- modochè dall’ un-lato fi vegga il midollo e dall’ al- tro ila corteccia; e dalla parte della corteccia fi ta- glia a guifa di conio dell’ altezza ‘folamente ‘di un mezzo dito , dopochè ‘s*introduce nel tralcio sfendu- to fino .all’ altezza della sfenditura , e la fi cuopre con ‘atgilla o altra terra mefcolata con materia af fai tenace ; e fi lega Mtrettamente : in tal modo fi conferva ‘il fuco ‘dello innefto ‘e della pianta > af- finchè fi unifcano più facilmente; é fi taglia in fine il fermento ; he' gli flafcia ché tre occhi ed an- che due folamente . Due fermenti fi poffono inneltare fopra un pampino; e quando quelti habbianò prefo, e che il legno nuovo fia érefciuto a un piede, bifogria levare tutte quelle meffe che fpuntafio intorno il tron- D 4 co, 56 i co 0 al di fotto:di;effò ; fi lavora la terra legge: mente in Luglio ,- è poi al fin di Settembre ; fi le- gano a piccioli pali, e fi fpampinano più volte ; in Autunno ‘fi può' fciorre la ligatura , e fe tutti due i fermenti hanno'prefo , fi taglia il più debile + A ogni innefto fi'deve lafciare anche in inverno il fuo palo , cui ftia legato per difenderlo da ogni acciden- te che il vento e gli animali co’ loro urti gli pof- fono cagionare. L’* anno ‘venturo fi ‘coltiva come le altre viti, ma con più diligenza ; fi taglia il primo ‘ anno nel mefe di Marzo ; e gli fi lafcia due o tre occhi al più. Tutte quefte diligenze che ricerca lo innefto perchè riefca bene , fanno veder chiaramen- te, ch'egli non può ufarfi., fe non che negli orti e nelle vigne chiufe e ben difefe , e per poche pian- te ; e non così facilmente nelle aperte campagne , nè tampoco laddove fi voglia cangiare a molte pian- te la qualità delle uve. Aggiùgnefi ancora , che il più delle viti inneftate reftano fempre affai debili - Ufano molti, prefo che abbia lo innefto , di porlo tutto fotterra, e farlo raditare per iftaccarlo poi do- po is tre anni dalla madre vite;,.ficcome dee farfi di ogni propagine, perchè marcendofi il vecchio legno non faccia perire anche la piarita. giovane ; che ra- dicata non ha più bifogno di trarre da quella il fuo alimento; il che fe fi trafcuri di fare , come già fi trafcura quafi da tutti , cotefte. piante crefciute in po- 37 poco tempo ; prefto ancora finifcono di fruttificare . La propagine poi dello «innefto fortifica bensì la pianta , ma ritarda per lo meno di tré anni il frutto . . Un nuovo, modo.d ‘inneftare. la .vite.Jeggefi -preffo il Gentiluomo: coltivatore del. più .volte..citato M. Du- puis Demportes, che da. lui, chiamafi ;innefto al tron- co, e ch’ egli.crede eflere il migliore e..il più.cer? to a ben riufcire s-purchè fi faccia icon. efattezza ; e fi pratica a quefto..modo...Sopra'i capi. di-una vite, che fia giovane e vigorofa ; di cui vuolfi diftruggere la cattiva fpezie , fi apre cori*trivello della groffez- za del fermento che vuolfi inneltare, un. buco riton- do, che l’ attraverfì dall’ una parte e dall'altra; ver- To il buco tirafi il braccio. della vite vicina } e fi. fa paffare attraverfo. il fermento fin ch'egli. vi poffa entrare , e nella parte che fi. ha a_ unire col. legno della pianta , gli fi leva un pò la, corteccia «al di fotto ; fi legano infieme 3.duelegni.con vinchio sfen- duto ,.e fi cuopre il ‘nodo. nel. modo detto quì:innan- zi , perchè l’aria non vi penetri . Quefto innelto trae doppio alimento, cioè dal proprio tronco, e da quel- lo cui è unito ; entro due anni fi. annoda perfetta- mente, e allora fi ftacca e fi leva \alla pianta inne- Rata tutto il legno, che vi ha oltre lo innelto. Ma quelto modo d’ inneftare può ufarfi folamente in quel- le piantagioni , in cui tra le cattive uve vi fieno an- che delle buone, s. XVI. cd o dà , rin | ‘ : 4 u£4 3) ì $ é sryso ata fianod > avi cia SI î 4 x ts Dopo di avere a È ott bdo coltivata la vit dovrà ‘attendere a ‘purgarla’ dagl' infetti ‘che s° intro. ducono nelle piante , e da quelli ancora che darini- ficano le uve, tra î'quali î più infelti fono i totti- glioni da' Fraricefi chiamati" ##ebecs . Bifogna dunque ftrappare ‘tutte lè foglie attértigliate che rinferrano le uova di così dannevole ‘infétto, che fa feccare e marcire il' grappolò , e comunica cattivo odore an- che'\a* grani ‘in °cui s* introduce e al vino. Delle malattie della vite eldel modo! di guarirla hanno fèritto diffufamente il Soderinii e M, Bidet . A que- fti celebri Autori può ‘ricorrere chi delidera una e- fatta iftruzione, ‘da’ quali potrà. utilmente ‘ricavare molte pratiche cognizioni ; ‘che un breve compen- dio non può ‘tutte abbracciare”, ‘e che la. mia poca fperienza mon ha faputo ‘afflitarvi .. Conchiuderemo per ora fu fe altrui offervazioni E lavori della vite efattamente praticati , niente meno che la diligen- za nel fare i vini e hel confervarli , elfere neceffari E] migliorare la lor ds cargo E tra noi (4) chi con tale (4) Co: Fabio Afquini Segrate della serà Società noto per queta , è per altre {coperte utilifime dl Agricoltura Friulana . s® tale mezzo fpezialmente ha migliorato e moltipli- cato il Piccolit £ (Gioè il migliot liquofe' che noi ab- biamo , il quale prima d’ ora non conofcevafi pun- to da’ Foràftieri 4 è che oggidi cha /‘rafo!Cutte le Nazioni e nome e pregio + Da tuttociò noi poffia-. mo fperare che fommi vantaggi fieno per derivare al defiderio voftro , virtuofi Socj , che del continuo vi affaticate per I abbondanza e per! Ì" altrui Tote fiimento*,) è al fommo impegnò con cui, Voi Ea cellenza Reverendiffima (4): (che affiltete di-preò fente a quete noftre Adunanze ; è che le mie viè | gné e ogni altro iniò davoro! vi ‘degnalte onordiè colla voftra prefenza ) proteggetè gli ‘utili ftudj e la fatiche di quett* Arte nobiliffima » che nori'al luflò fetve o al piacere , ma î mezzi ci fomminiftraspiù atti a impedire que’ mali ,, che'dall*ozio ‘e'dalla $oi vértà provenienti fi oppongono all* onefto vivere , "e la rovina del buon coftume fogliého agionare ; ; per: ilchè ‘voi. fipetete a ciafcunò. ‘fel parole del Savio! Ne oderis Taboriofa” ‘opera’ » & [Stiria Steal; ab Altifimo. PAR: > (4) Monfig. Giangirolamo Gradenigo Arcivefcovo' di .. Udine Socio della noftra Accademia. na ni PARTE SECONDA: i DE' FORAGGI: E DELLE LEGNA e SIEVI9 DO pi Oria: SONA PI: di 67 ori = (fa no, della piantagione ,. € del lavoro oi \ delle viti è neceffaria la. cultura de / w% \&. prati « e de’ bofchi + Egli è anche co- gliori; salto meno; e dure molti. alberi da sè e nafcono e. crefcono, fenza ufarvi. ‘alcuna particola- re-attenzione .;) € molti. di più fi vedria crefcer tut- .tora, fe tenerelli non yeniffero troncati dalla falce in uno coll’erbe ;'o mangiati da' greggi che fi gui- dano a pafcere indiftintamente, dapertutto anzichè loro deltinare una. parte fola delle colline , che pur tant’ elle fono, con danno del fieno » delle legné; 4 e fpeffo ancora delle viti medefime. $. IL I A riparare la penuria de' foraggi e delle legna , derrate appunto dopo le biade ed il vino le più ne- cellarie, e dalle quali può altresì derivare l'aumen- i Ùi | to 6i to di quelte che'idiconfi di ‘prima meceffità } perisò fin da’ primi tempi Ja nofltrà Società fiecome: difet- to effenziale dell’ ‘Agricoltuta Friulana il ‘quale rin trodottofica! poco: ai: poco! crebbe poia: difmifura vv crefceria tuttora‘) fere dalla privata attenzione::e dalla pubblica Autorità non ifoffe ftato lin: qualche parte impedito: Sappiamo pure, ‘e ‘il fappiam cetta> mente 5'che ne’paffatirtempi mon ilfoli: buoivie ;c4- valli fi nutrivano ‘neceffatj aliavoro ode campi e ne-puòd vedere appena qualcheduno ,. L' ac- crefcimento degli affitti. a’ Proprietari, de» campi , eil buon ricolto ché fi rtraffe per molti: anni» da cotelte térre: novellamente:arare (4) sche! dall’ esbe marci- tese. Hallo Mtabbio degli animali, reftano. per «molto tempo ifecorndate fenza bifognoìdi-altrovingrafamen> to; fece oltrepaffare «facilmente (i: limiti» della giufta proporzione: ;}e' moltiplicando quelle-derrate ch' era- no; ‘bensineceffarie!a moltiplicarfi , icagionare la pe- mariadelle. altre ,, mentrechè fi doveva ‘piuttolto in coinfesvando l’abbondanza di quelte. provvedere icon migliorimodo ali aumento. de* grani e de’ vini, Quin- dinè derivato, il poco; numero de>;beftiami in riguar, do a’. molti campi; che.:fi..debbono lavorare, e la onsiitog sso laistat ila [MINI ouogì Sans! (agdiGoW. lib. 2. cap. 1. de re ruft. i i 63 mancanza di letame pella loro. buona. coltivazione, e fpezialmente pelli leggeri. e fecchi., ficcome fono i “più della noftra Provincia. Di quì nafce ancora. ecceffivo prezzo de* noftri fieni} la neceffità di prov- vedere oltre a° monti le carni foraltiere, quando le . notre farieno di ottima qualità, fe gli abbondanti foraggi | ci delfero, il. modo-d° ingraffare igli.animali, e di allevare; in maggior numero di; quello, fa. d’ uo» po, al lavoro delle campagne. Il spesthè «molti, Cons tadini continuando, tuttodi ad arate le terre; che fue rono un tempo:a .prato, e che. oggidì . -fono infte rilite non-avendo con.che; letamarle. xa dovere ;} al tro non fanno, , e. pon. hanno fatto fin da principio che moltiplicare fenz? alcun; frutto, èiloro danno sea danno, de’ dara fronti le grani datiche, fpezialmene' provenne. ‘ancora, la necelî tà di, pia. Tukano di :ftringere. ‘A Sì.poco Numero ;l.greggi. minuti co» tanto, utili e, per, ilo; concime. ,; € per lo; veftito «delle baffe genti: ottima provvidenza delle fovtane. leggi per: impedire gl’ immenfi danni, chè non avendo i pafeoli lor riferbati unicamente, com*.è ineceffario per. tale ufo, sTecavano. effi para e a quei. pos chi prati neceflar). agli armenti , e allevitì , e ‘alle biar ‘de de’ campi, incuifimenanoa. pafcerè tutto il vere no» Quando meglio. foffero ripartite:s.che nol* fono di prefente ,.le noftrei colline, effe; potrieno e. prov: 1% ve 64 vedere®al’Hianbsitment3! del’‘mitiità’ gregge, è di fe molte Nena ‘otcorrenti ‘all’ ufo! delle viti e del Li 0) : HI fî-KID iS 5 < MiNOTiT BERO e ego. du ses si \ ion ‘sh oss'rto aa a i\oBNaLp 238201 gl dpr da feti. ‘| Mattotds.-ila sd ditilano smilio.ib ones Se | Que poéhi prati; Che fono Hel' piano , chiufi da: gli' argini0e dalle fispi; è ‘meglio! coltivati, che no " farono “per: ‘l9vTaddiert0) 3: accrefcerebbero ‘ "pure di molto» i foraggi © è"16 legna} ‘fpezialmente în que villaggi; in cuîon ‘allignando fe viti, neffun' albero vic fi pianta, ‘e’pochiffimi anche gelfi vi fon pofti fi- nota; e fenza né fiépi nè argifii thè «ben vi ftieno , è ‘in iiîun’ modo difen foggiaciono' alta rigida agita zione de” vetiti più freddi, e a tutti i danni de' be- ftiami”.. Le ‘Giepi' ‘e gli argini” fi poffono eftendere afiche' ‘a campi atatii, e in poco tempo fenza pian- tat bofchi nelle pianure avér ‘molte’ legna da fuo- cò ; ‘e dovevvi fono ‘ancora de prati, quelli coltiva re e chiudere che {i feconderanno ‘ben prelto; e do- ve non vene hè, a quelti foltituire gli ‘artifiziali. Nel: chividere ‘poi què' campi e que' prati, che poffono effer chiufi (il che non può farfi dapettuto o pella loro picciolezza , ‘0 pellatroppoirregolare figura ? effetti le più volte: derivanti; dalla ‘indiferetezàa de’ vicini che difficilmente fogliono' condifcendere ‘a correggere que- fto gran difetto dannevole al buon governo de' cam- ù Pi 65 pis. où, ‘di tarité picciole porzioni di terra interfe- cate e divifey che rendono le terre non meno difor- mi che incomode a” lavoratori: , e incapaci di que miglioramenti , cheopuò cagionar loro la buona ;' e ben regolata Agricoltura ) a chiuderli , diffi, o con argine di muro, dovè l* abbondanza de’ falli il per- metta di fare , od anche di femplice terra , che a tal fine fi fcava da’ foffi dentro e'fuori del campo , vuolfi praticare quella -mifura ; che da’ più eccellenti Maeftri ci viene infegnata , e fenza di cui non può durar lungo teinpo il lavoro, nè cagionar que’ van- taggi per cui fi fa; la forma di eflo, e le più co- muni mifure “voi giafcgo offervare nella pa deterte- ta Agnano plico SR > ” “a "SE Si nenpeenn» aripuri rana È a b fia la bafe dell'argine è g f 7, che vuolfi ‘innalzare . Sopraci due punti i ed / fi cominci 4a portare la terra, ficchè vi reftino i due eftremi cè, e 4 d affatto liberi, e :fervano. di fofte- E gno 66 de gno a tutto I’ argine; perchè non: ìsdriccioli giò col A foverchio pefo non, faccia cadere in parte, o tutti Fe foltegni c i, e./.d : il che, avviene certamente, fe troppo più innanzi de’ punti #.e 2>fi carichi. l'i reno. A mifura che fi, va innalzando l’ argine, firi firinga i in modo che tirate le perpendicolari ig; e 7 formino collo ftefo gli angoli.gig, e p 7 fodi gra» di 45-, cioè la metà di un’ angolo retto . Sopra i due punti ; e / fi.può piantare una» fiepe di ‘alno; di fpino ; e d'ogni forta di arbulti ; ‘e di quelta fi. può altresì cuoprire tutto il piano efterno. inclinato. f!. La fiepe poi, che vuolfi piantare fu la fommi- tà dell argine g f» fi pianti due piedi al di dentro, cioè in #; perchè non cada in un colla terra , che. non effendo ancora ben fodata dal pefo delle piante facilmente può ruinare. Nella metà poi della fuper- fizie fuperiore g f ponganfi le viti , i gelfi ; 0 qual’ altra forta di albero fi voglia piantare , e la terra fottopolta fi lavori collo aratro o altrimenti, fe vi fi pongono viti; fe gelG fintantochè fieno crefciuti 5 e fe falici 0 pioppi, ficcome fi ufa di ipiantare nel- le paludi, e negli altri luoghi umidi, fi può ufare a prato. Quello, che fi è detto del lato eflterno / f, fipuò praticare nell’ altro interno parimenti inclinato ig, quando non fi voglia piuttofto fegate . Non me- no neceflario è il taglio de’ foffi , perchè ancor que fti confervino e la forma, e la grandezza che lorò fi i 67 j fia dare, e ‘fieno più comodi a contenere il 0 al ‘che vifi‘raccogliè . La fteffa mifura che ferve a innalzar l' argine , dee altresì regolare .lo fcava- | mento della terra, e la coltruzione del fofiò , ela medefima figura inverfa può fervire di giufta regola per non errare; e più ch'egli fi profonda più. anco- ra fi riftringa-, dimodochè le perpendicolari #9, e 4 p formino fempre co’ lati del fofo ig, e ?f gli angoli :femiretti 0 72; e p:/f di gradi 45 ; ma fem- pre; come-fi è detta, rrefti tra l’argine e il \fofflo la fuperfizie piana di due piedi. In vece delle in- fondande .il foffo ove più , ed ove meno regolare il pendio ,;e livellare il fondo, onde l' acqua fi fermi -dapertutto egualmente. enon ifcorra con danno a una fola parte, fi può fcavare lungo |’ argine al di fuori feguentemente anthe il fofo, perchè refti così meglio difefo il prato , o altro campo piantato di viti, odanche a biada folamente, non potendofi en- &rare così, facilmente attraverfo di cotali foffi, quan- do fpezialmente in ef confervifi l' acqua piovana ka È 2. sacc- Vos mi |— dò 63 i sgocciata ‘dalle ftrade e da’ campi vicini: al di deni tro poi, quando uopo no ’l chiegga , | poffono farfi © interrottamente i’ foffi ,, e maggiori a quella parte ove fcola maggior quantità di acqua , e minori ‘do- ve minor copia fi raccolga. Nelle colline poi fi ale fcavare i fofli di qualunque forta: effi fieno a pic li pezzi, e fe altrimenti fi vorrà fare; rt | trattenere le acquei, fi faranno.fcorrere più prefto , il ch' è fempre. dannevole ; e più. piccioli fi fcavino i foffi dov'è maggiore il pendio , che non là dove mezzanamente o allai poco declina il terreno j'e fe w° ha d'uopo fi allarghino anziche ‘allungarli, e co- sì trattenuta l'acqua. fino alla fommità non fi unirà in copia, e non urterà con foverchio ‘impeto le. ba- fi degli argini che fi fono innalzati . Egli è ‘vero, che quelti non impedifcono affatto: 1’ ingreffo ne* cam- pi; come quelli che fanfi nelle pianure cinti da un foffo continuo, ma ciò non può dperarfi , fe non ché in que’ colli , che reltano divifi gli uni dagli altri, e il di cui ricinto è tutto piano , ma non Pegi in quelli che fono infieme uniti... | DO gii dario se nic site vTai ia ai ari riparare poi il corfo' delle acque,” Mlb nella fommità, e in quella parte appunto che nelle «mezzane colline è la più adatta alle viti , giova af- bi 69 fi a l'una, e l’altra fila di piante fcavarevorizzon- te de’ fofli non molto lunghi, e che reftino in- î, ti da altrettanti ripati di terreno fodo in cui | ‘cada divifa l' acqua + che piove nella terra interpo- fta. Quefti poi fi facciano e.di larghezza, e di pro: fondità capace a ricevere tutta l’acqua, che difcen- de dalla parte fuperiore del colle, ficchè non abbia a formontargli:, e formar:de’ rigagnoli che feuoprano le. viti , e impoverifcano il ‘terreno \arato e mo , | che refta d'ordinario affai magro e digiunovin fu le | cime de’colli. A certificarfì di ciò bafta il vifitargli | dopo le dirotte piogge della ftate , nel qual tempo ben fi accorge dove più inclina I° acqua , e dove fi ha. a impedire , e dove a dirigere il corfo pe fe i foffi fieno a:quella proporzionati. Quelto modo è af: fatto nuovo. in fuinoftri colli, e prima d'ora non fi è veduto alcuna folfas ma fi lafciava, e fi lafcia tutto- dì fcotrere 1’ acqua dove-wuolfi, e dove qualche feno la raccoglie, pet cui precipita con grande impeto; e fà molte rotture nella terrà, che fono irremediabili , fe dapprincipio non vi fi ripari preltamente .. A impe- dire quefte grandi ruine ,;e dimagrimento delle ter- re giovano i foffit Due interi ‘colli pofti di nuovo a Vigna io feci lavorare aquélto modo negli anni paf: fati; e niuno è -leggerifimo “danno. ‘hanno fofferto dall’ acqua; coltrecchè de viti fono più prefto; e me glio ihgroffate ‘che inofuigli ‘altri, e nel'terzo anno NET Bi‘3 die- died. un coplofo rricolto di: Picolie % dt il primo taglio; il che è Riraordinario ye non pu tribuiri fe non fe a quefto lavoro , che fà toglie alla terra Je acque foprabbondanti sé mpre conferva: afciutte le piante. Il tempo: più: opportuno a fcavare i fofli egli è due anni dopo che fi è il colle, e che principia a fodarfi il terreno yimenti chè innanzi effendo affai profondamente vangato:, più dell’ acqua: fi profonda, e non'nuoce: neppure MA a le viti; che ne’ primi anni abbifognano. di molto rn: mido per ben radicarfi . Im fu *l terzo. poi; ch* effe hanno prefo , e quando» amano anzi di tare afciute te, levafi loro la terra al di fopra; e quella pofta fu la radice, che prima fi cava:da' foffig f coltivano in. maniera , che nello fteffo anno fe ne conofce il: van: taggio a differenza di quelle cui non fi è fatto »-fic: come molti de’ noftri che furono.l’ anno: paffato a vifitar le mie vigne, l'hanno voffervato je quefte ol- tre all’ effere affai cariche div uva , erano .certamen- te e crefciute e ingroffate il doppio dell’\altre., che produffero bensi qualche frutto , ma fcarfo. molto a paragone di quelle. Un' altro vantaggio poffono cagio- nare i foffi fatti in fu i colli , ch'è quello appunto fuggerito da M. Duhamel ne’ fuoi elementi , cioè d' irrigare i prati. Egl'infegna di raccorre in fu imez+. zani colli l' acqua de' colli: più alti entro grandi fof- | fe fatte a tal'uopo; per poi aprirle quando è fecca, e in Mt 71 ce in fa " nafcer dell' erba, e prima del fiore innaf- | fiarla più volte. Di quefti confervatorj di acqua ne' fiti più adatti io ne feci parecchj ne’ due fcorfì anni, «e in effi mantienfi anche nella State in grande co- pia l’ acqua che fi raccoglie nelle grandi piogge , .e che deriva anche fotterra dalle alte colline; ne feci adunque più d'una volta con tale mezzo la irriga- zione l’ anno paffato , e dove vi penetrò l’acqua, ‘l'erba. crebbe certamente più fitta e più alta , e fi ‘maturò più di buon ora; ma non penetrò dapertùutto i a cagione di molte ineguaglianze ch'erano nella fu- | ‘‘pesfizie del. prato. . Da ciò conobbi eflere affai diffi- | cile ufo della irrigazione in fu icolli anche laddo- ve. fi può ‘comodamente ‘unire l’ acqua , o al più poterfi adattare a quei folamente , ch’ efféendo poco ‘inclinati è facile 1”. appianarli;; ma di quefti po- «chi ve. ne ha , e il più di eflì non fi poffono cer- tamente livellare comefattezza ; tolta la quale fi ren- de affatto inutile d'acqua , che pel menomo oftacolo ella travia, e anzichè difperderfi dapertutto e umet- | tare l’intero. fuolo, fi raccoglie ne’ fiti più ba, e formando de’ rigagnoli precipita allo ingiù fenza il menomo vantaggio .. Non così difficile è il livello de’ prati piani ;. ne’ quali balta disfare le glebe 4. e \riempiere le .cavità., a cui le noftre acque , ben- \chè fieno fredde ; e'‘molte di effe arenofe , tuttavia gi si ep e i Ln e rie * tipofate e .rifcaldate potrieno' ‘forte ‘are fecondi «tà : ma Tiso, ina ancora a. provarfi.: 7 i 4 ari 1% pio 3 Ù è 1300911 E PERE, A, migliorare la «coltivazione: de' ’prati sì piani, ‘che i montuofi , a rendere più vantaggiofa la irrigazione | dove può ella averfi ,.e.a fupplire al difetto di'età, | dove la manchi , lo fteffo M; Duhamel uomo affai celebre ,, e a. cui molto debbe 1° Agricoltura , fece noto da qualche tempo un nuovo aratro a coltell?, il quale taglia .la.fuperfizie del prato, e fa penetra- re l’umor fecondo fino alleradici dell'erbe, che ba- gnate ,, €, ingraffate facilmente con quelto mezzo @ fi moltiplicano,, ,e crefcono di più In cotal modò anche fi ftrappa il dannofo mufco ; chè fi vede alli- gnare ne vecchi prati; e: che: ferpendo trà 1 eftbe lè affoga , e.le radici di quefte “tagliate ringiovenifco- no, e molti nuovi e. più. rigogliofi germogli ‘produ. cono. Nè a; ciò fare richiedefi grande copia di leta- me o altro ingraffamento, mentr egli afferifce bafta- re una fola delle tre parti , che (fi adopera ‘d’ ordina- rio a coltivarlo fenza D'atatro ; e con' molte fpetiéh- ze da lui fatte ci afficura aver“egli-raccolto ‘abbon- dantiffimi .fieni non folamente Heégli anni umidi è fertili di erbe, ma ancora negli fterili e fécchi. Lo fteffo conferma anche il Sig. Rati ; che fu il primo in P y Li SOMA i go 73 ii talia a adottare fu î monti del' Piemonte cote- fto aratro, e che il’ riformò anche in qualche parte. ‘Egli defcrive ‘efattamente il modo di coftraît- “To , come ‘altrésì le ‘fperienze da Iui' fatte , e il varitaggio che ne riportò ; nella fua coltivazione de ‘prati. I Tofcani per altro hantio fempre ufato di ‘tagliare la fuperfizie de prati col coltro: dello aratro ‘comunery ma egli. è un' lavoro affai lungo ; ‘e pro- ‘prio dil'que”Paefi y dove vi è poco terreno. da' colti- vare , è così magro’, che tutto fi debbè alla fola in- ‘dultria ,-la quale femiprè crefce ia proporzione della ‘terilità del terreno, e rende gli Agricoltori più pa- zienti» della fatica; ficcome meno effî fono e dili- genti rei faticofi laddove la. fecondità naturale del fuolo arreca da per sè l'abbondanza i Il perchè noi dobbiamo a’ Francefi‘ non già l'invenzione, ‘ina ben- sì l’agevolezza è la perfezione di così milé lavoro. Su fì loto difegni ‘adurique ‘io ne feci lavorare ‘uno da’perito Artefice l’anno 1766: , “€ vi riefcì perfet- ‘tamente ‘la prima volta‘; dimodochè fervi' poi di modello a molti altri che fi fecero dipoi 1 ‘Un folo difetto ebbe quelto nuovo inftramento' , | e ‘fu il fo- verchio ‘pefo del timone fu'”1 collo de’ dui ; che il . rendeva affai fatitofo a condurfi ; e facile a tompet- Li ‘f per effer'chilifo ‘troppo Itrettamente } al menomo urto 0 refiltenza dello atatro all'incontro di qualche falle , perilchè molte volte reftò imperfetto è troîi- co 74 fu co a mezzo il lavoro . Si emendò ne: ont ro ‘conduce più «scroleseitià meglio fu le quattroruote, che non tiravafi imprit er le hier Fame a norma de’ MIDO del Dubamelt hi ito de' noftri animali , di iprefente * vi baftano! fobÈ li, ed anche quattro ne’ terreni meno ghiajofi .. Nell' ‘anno fuddetto ft fece per la prima volta lo fperi- -mento nel piano il mefe di Novembre , e in fu" colle il Febbrajo feguente dell’anno 1767. Nel piano fi coltivò il prato arato colia fuliggine, e fi coltivò indiftintamente anche un’ altro pezzo di. prato; fenz” ararlo , e ne reftò una porzione ‘anche d* incolto; e ficcome la differenza di quelta terza parte .colla fe- conda era per lo meno di uno a quattro , così nel- da ftefla ragione quadrupla fu la differenza dellà fe- conda colla prima. Fu diverfo, e minore l’ ingraffa- mento in fu "1 colle ,° dove vi fi fparfe poca cene- re, e per lo primo anno fu anche minore di quello afpettavafi il ricolto , cred’ io per effere ftato arato troppo tardi, ficchè non potè penetrarvi la pioggia d' inverno , e fecondar di buon’ ora il terreno ; € quanto più dopo fi anticipò il lavoro , tanto egli fu più utile; nonoftante il fieno fu anche il primo an- no più abbondante , e meglio nel fecondo , e nel ter- pn *, ì 875 hi | Hterzo ; Nello arare a quefto modo il prato fi cava la ‘ maggior parte del mufco , ma non così facilmente i giunchi ; le fpine , i ginepri , le felci, e tanti al- | tri ‘cefpugli radicati profondamente ne’ vecchi ‘prati e magri, che giova di fterpare innanz’ il lavoro: dopo il quale vi crefce molto trifoglio, ed erba me. idica di fior giallo che prima. non fi vedevano.. Chi defidera moltiplicare quet’ erbe buone, ne può fpar- ‘gere il feme. ne” canaletti. aperti da’ coltelli ‘dello aratro:;: io. le. feminai nello Autunno dell’: anno ‘1767: s. e ne' due fcorfi è crefciuto affai bene fopra «un colle che prima era magro:e fcarfo di erba buo- una, perchè affogata da tante cattive , che prima vi ‘allignavano , e dal mufco che ne cuopriva quafitut- ta la fuperfizie ; e fi può anche fpargetvi la polvere de’ fenili. Su di quefti colli arati e.ingraffati ‘con ‘un | pò di concime e di cenere fi raddoppiò per lo me. ‘no il fieno, e fi migliorò la qualità di\effo; perchè -la dove non fi. tagliò mai innanzi che una fola ‘vol ta, e affai fcarfo nello Agofto, di prefente fi taglia nel Giugno e la feconda volta a mezzo: Settembre È non mai però così, abbondante , come la prima ; e fempre il fieno è più fottile, e più grato. $. VI St x ».(a PRW Ts po MEG i XK VA : dei l MA FORI . fim TEA si VILLA, ja! 143 À + SR n # + ipao i SR] LAME ART LR LE datati: î Ma il avivo vantaggio , che fi rossi rela prati in fwi colli, e dapettutto; proverà. certa nente. dallo impedire il paftolo de' beftiami, e fpezialmi " i te‘nella Primavera, tempo ‘in cui le prim'erbe che fpuntano , vengono dapertutto tronche. e calpeftate, ‘onde .s' impedifce il loro aumento ,'e fe ne: ‘ritarda. la: maturità. c£ Piro Florente ufavano i Romani : di proibire il pafcolo ( 4:);de' prati , e fra di noi dura per lo meno infino a Maggio ; e poi fi rinnova ia ‘Agofto. Ma chi fia; che voglia fcavat:grandi foffe; «alzare lunghi argini piantare fiepi s arareyevingraf i fare i.prati , cofe tutte ché ricercano! fatiche affai diligenti., non meno che grandiffime fpefe, quando abbiano a idurar tuttavia i tanti danni cagionati dal peflimo: abufo di condur tutto l'anno al. pafcolo i beftiami , e negli fteM pratischiafi a riferva di quat- tro foli mefi, e in quefti anche talora furtivamente, e fino ne campi che fono ‘a biada, e a vino ? Qual îtofa rin fatti ci tocca di ‘veder più frequente » ‘che le mefli pafciute e calpeltate feccarfi immature , Je giovani viti, i nuovi gelfi, e ogni altra forta di al- beri e morfi , e urtati affatto perire. Le fiepi poi fi veg- 4) M. Cato cap. 159. Varr. de re ruft. Jib. 1. Cap. 3. 177 beggono dapertutto sì mal concie; e diftrutte , che di effe vi rimane appena qualche tronco fmoffo ‘€ mal | radicato. Quellaftefla erba, chè alla loto paftura feryi- — rebbe fufficientemente, in cotal modo anizi tempo, e fenza niun prò fi tronca, fidiftrugge, fifterpa. Io neho fatto la prova; e la veggo tuttodì confermata ; che dove ‘non fi pafce mai l'erba da’ beltiami ,.fi fega per lo meno il doppio fieno ‘di quello fitagli ne’ pra, ti pafciuti } e in molti di quefti fi fega anche due volte; e fe una fola volta fi tagli , l’erba , che na fce di poi ferve a tagliarfì giornalmente negli ulti- ‘mi mefi della’ State, ernell’ Autunno. per. darla verde ; e folamente un pò impaflita agli (animali d’ aratto nelle ftalle . Che fe ne primi mefi fi tiene.a quelto ufo‘, in Settembre poi fi fega , ma fempre ‘più ‘abbondante ; che dove fi pafce , perchè. nom fi taglia mai; fe non quando ‘è ‘crefciutà a dovere, nel ‘qual tempo il taglio punto non le nuoce; anzi gio» va ch’ella'non fia perfettamente matura, perchè. ri. pulluli e meglio; e più prelto; e:fempre il taglio le nuocerà ‘meno , che il morfo . Ecco. il modo facile di fecondare i ‘noltri prati, e di accrefcere il fieno ; “ma chi può' praticarlo? Il fito di poche colline infie- me unite, lontano fino a due miglia da’ villaggi, e quelte chiufe la più parte dalle fiepi e fpezialmente le piantate a vigna , dove non fi è mai introdotta quelta dannevole promifcuità di pafcoli a motivo ap- pus; punto del lungo cammino neceffario ad arfivarvi mil diede I° opportunità di fare alcune poche fperienze , che impoffibili ‘, 0 almeno affai difficili a farfi egli è altrove; dove ciafcuno vuole avere il dominio au torizzato dalla peffima confuetudine di danneggiare altrui ‘e. di rendere infruttuofa ‘oghi: più utile fatica + Saria defiderabile , ‘che il diritto di pafcere, ficcome ogni «altro ‘diritto , non fi eftendelfe oltre i confini del proprio , e che foffe tolta affatto quelta inco- moda promifcuità, da-cui non rifulta che un vicen- devole danno : ‘cagione vera , e fola dell'abbandono de’ prati, i quali mai non verranno coltivati , «s' ella non fia tolta, e della fcarfezza de’ legni; che niuno avrà cura di piantare , fintantochè non vengono af: ficurati da’ morfi, dagli urti, e dal calpeltio de’ be Riami.. La fola provvidenza delle Pubbliche: Sovta- ne Leggi può togliere uf difetto, che fempre più fi fa maggiore a danno:della.buona\Agricoltura, e ne impedifce i progreffi ch* ella faria certamente, mer» cè lo ftudio; (e l’ attenziene del Veneto Eccellenti» fimo Magiftrato; «di quefta noftra Società sedi tan gi (Cittadini interefati pella pubblica felicità . Che. feitutto , e.tutto ‘ad un tratto non può. toglierfi lo abufo per non cagionare qualche fconcerto nella pri vata: economia di que’ molti che non hanno ancora ben provveduto a’ foraggi loro neceffarj ,efaria da defi- derarfi , ch' ella fi riftringeffe per ora almeno a pri- vile- 79 Yilegiare e afficurare tutti que' prati , che i proprieta- tj hanno cura di chiudere con foffo , e ‘con ricinto di fiepe: il che ‘impegneria moltiffimi a ciò. fare per fo particolare’ vantaggio , da cui deriverebbe in po» co tempo l'abbondanza de’ fieni, e la migliore fut. fiftenza di molti” beftiami | , che la penutia ; in cui fiam di prefente, non ci Marnalle di mantenere. MEI ÙI: Seria pi . : dor Mi invi vir nov dai 300 àrtnenti aa igcare ‘da -bifolchi. nelle pro prie ftalle da. paftura s ‘i quali fciolti dal nojofo uffi. zio di ‘cuftodire quafi ‘l’intero giorno i ‘fuggiafchi vaganti animali, agio e tempo avrebbero baltante ‘a prepararla ; e loro preftate gli ‘opportuni e neceffari fervizj pùr troppo trafcurati come ecagion d' efem- — pio il trargli la ‘polvere: dal cuojo ,ofipoliteogni gior- ho le-Mtalle , e fcoparle più volte, mutare il fraci- do ‘lettò, e altre fimili (4) diligenze ;-fpezialmente dopoiil lavoro ;:quando-fi»ftaccano dal-giogo ; fil‘ che da: qualcheduni fi pratica tuttavia; i di cui buoi; e cavalli allegri. e'grafli. fi\vesgono Mfaltellaré per. via.» quandosi fucidi, e -mal'tenuti magri , è triti. fen vanno. Sarebbero fituri da’ loro faccheggi.i campi feminati, e le nuove piantagioni, cui più dell’ altre foggiaciono , e fcevrialtresì da’ ladtonecci degli ozio- sE (OG ak { PA ' O T) o (a) Coll. de re ruft. cap. 4, $o fi Paftori, ché a nulla.fare ; 0; da in giocando fpendo- | x no le ore-migliori ; che meglio, potrieno it nel governo, de’ pingui armenti , e nel. lavoro de’ campi s iiquali. farebbero più fecondi, fe a_ prò fi raccogliete tutto quel. letame; che. O fi perde indarno in fui prati ; evi farebbe. il mi do di letamare i prati fteffi:, il che di prefente. pero la troppa fcarfezza di effo non fi può fare, ma che pur dee farfi volendo accrefcere i fieni . Marco Ca- tone (4) afferifce, che i Romani ufavano d’ impie- gare la quarta parte del letame a fecondare i prati, che lo fpargevano. al Febbrajo in. fu ’l crefcere della luna, (4) è che vi recavano resp frefco. ficcomeil migliore al nutrimento dell’ erbe. Oggidiì poco: fi.cre- de alla influenza delia Inna nemmeno fu' i vegetabili.; in oltre fappiamo., che il letame anche. ben fracido e vecchio le feconda affai bene ;. io ne ho ufato dell'uno , e dell’ altro , nè vi hopotuto offervare una differenza effenziale « che ragionevolmente ci polfa determinare più all'uno, che all'altro . E ve- to bensì che loro non nuoce nè manco il nuovo efrefco anche trafportato dalla ftalla al prato, ficcome i' ho fatto , e che non avendo letame vecchio a quelto ufo, fi porrà fempre:ufarlo in fu i prati, ma non - jinrdy mai he ) De re ruf. cap. 29 (5) Pall. lib. 3. t. 1. de re ruft. Feb. 81 ili le viti.e per le biade . Egli è ‘poi agevole “ik concepire a quanti ‘meno mali e difagi farieno ‘foggetti i noftri armenti ; che i rigidi venti di pri- ‘imavera; i bollenti ‘calori della ftate , e finalmente fe piogge improvvife nelle aperte campagne e dagli abituri lontane fogliono loro cagionare je ciò ch’ è più; tolta il commerzio degli uni cogli altri‘, -non faria nè sì frequente , nè cotanto itreparabile la co- municazione delle mortifere contagioni , le quali di prefente. noi veiiamo pella infezione di pochi av- wentarfi a. tutti qhei che gli vanno dappreffo , e con immenfo danno ‘privare in poco tempo la noftra Provincia della più parte de’ buoi. | i omar: sofia DL0533019 adb v'arno Ver if VAI. SE pica siercati Di ufo migliore cui fi È Jotreblio impiegar quelle. terre ,( e-molte vene ha anche og- \zidì ) che incolte rimangono, e a’ foli pafcoli de- ftinate » le quali di utili ‘alberi piantate all’ intorno; © fe piane, o mezzanamente elevate , feconde prate- rie; e fe troppo ripide.e dirupate, coperte di quelle piante che più loro fi affanno , diverrebbono utili bo- «fchi. E quante*colline non fono e dal. pafcerle di continuo, e dalle acque cui non mai fi riparò ,. di- venute così fterili e magre, che nemmeno fervono al pafcolo , non crefcendovi; che le fole erbe cattive ? E Nel. 82 Nella parte tmida e baffa! ,-]dove «oi persigli aperti. canali fcorrono le; acque. ,. 0 ‘intorno i piccoli ftagni chi effe wi. formano, allignano-affai bene l'alno , il «pioppo.» èd il falice . Da cinque anni in poi io feci ifare. di quelte piantagioni ne' fiti. umidi e baffi iù quelle poche colline ;) davè non ‘entrano mai beftia. mi, e quando prima quefti non davano che fola ‘er- ba paludofa a ufo di fternete leeftalle , fono di' pre- fente tutte bofcaglie belle a vederfi ., ‘e affai utili, perchè fi comincia già ‘a itagliar molte legna ‘a ufo fpezialmente delle giovani viti... Nella parte un pò più alta, e afciutta, edanche nellafommità, quatt- do non la fi voglia rifervare4 prato ; ch'è la mi- gliore in fu i colli mezzani ; ‘erefcono affai bene I° orno, la quercia, e fopra tuttì il caltagno , che ne magri terreni alligna meglio , che ne' graffi . Egli è facile il conòfcere la qualità della ‘terra, che ama il bofco; dagli fpini ed ‘arbufti che’ crefcono” fponta- neamente; e vi fon di quercolli , che nè fegati ;- nè pafciuti: fenz® altro lavoro in poco TI diverighnò tante bofcaglie. Nonoftante petò è è meglio» coll'‘aîtè | ‘ajutar la natura, e’ dopo aver vangato e ‘arato quel fito che fi voglia piantare a ‘bofco , porvi quegli al- beri che meglio loro si affanno , Moltiffime piante di caltagno fatte trafportare da’ monti della Schiavol nia, e piantate fu i miei colli hanno prefo per da più parte, e ro aflai bene . Ma poiché poi @ pel- agi | 83 pélla lontananz&:, @ peli pèricdlo che corrono di fec- carfì in quegli sanrib in «cui la primavera fia ‘afeiutta, non. può. averfi quel veToR piante ‘che ‘abbifo» ‘gna. per juna grande ‘piantagione ,. io ‘fecì feminarè le caftagne in fito ben:vangato ; e non molto graf- fo- per \trafportare le piante »di due “o tre ‘anni nel bofco fi feminarono: dapprima ‘anche riel Bofco ‘iftef. - fosiuma.in:qualche fito ve ne fono-nati ‘troppi chè gonverrà: ‘cavarli ; è im qualche altro ‘troppo ‘po \ichive-fi dovrà rimpiazzarli 5 ‘il‘petéhè va-bene ordi- nargli credo fia meglio di piantarli già ‘gratidicelli , | tchein ‘tal'modorfi può meglio confervare la diftan> za, che loro convienfi. Tutti ‘poî' gli arbulti, e fpe- zialmente gli fpini Tono vitili al bofco-, e ‘però non firdeectavarlì ancorchè fi lavori ilterreno per pian- tare i caftagni , o ‘altra forta ‘di alberis e fopra tut- ito: èaffai utiledi ‘piantare ltihgo i totrenti , e alla ‘todi quelle ‘aperture chè formarono le ‘acque fcen- idendoéon precipizio in ‘cotal modo fempre più fi affoda il terreno, che legato cal vincolo ‘di ‘tante radicirolta alla loto forzas e ne modera il corfo + SITA Sid LL A migliorare poi i vecchj prati , sì montuofi*che piani ‘non vi è altro mezzo, che il divellerli , (4) n Bi 4 ate — (4) Cod. Lib. 2. de re'ruft: cap. 18. , Pasi ogni un'altro’ inefficace, © .almeno affài Ten to a fterpare il troppo mufco y' che icuopre tutta la loro fuperfizie; e le molt' ‘erbe \cartive che profori- damente radicate, e dilatate fotterra impedifconò' f” aumento delle baone. Collumella.ne infegna il va ro. modo (4) d' innovarli; ma fopra tutto il lavotò. della terra vuol fare più volte ‘a tempo ‘afciuttò collo aratro: e colla erpice, e più che fi pareggia la terra , e che fi appiana , meglio. riefce . Io ho ve- duto fpezialmente in fu i colli, fenza fpargervi ‘al cun feme di erba , un’ anno dopo ik lavoro effere ottimo prato pieno di trifoglio, ‘e di molte buon erbe fpontaneamente nate e crefciute , e fegarfi ame che due volte; contuttociò ne' nuovi divelti io feci feminare l’ avena col trifoglio , ‘esnel fecondo: anno fi ebbero due ricolti di fieno , che continnarono fena= pre dipoi. Appiana affai bene i nuovi prati un pe> fante rotolone di legno tirato da. uno 0 -più anima» li, che girando fopra due, perni di -ferro preme il terreno , lo fcioglie , e meglio così.lo adatta’ alle radici dell’erbe. Di quelto inftrumento afafi in Fram cia, e in molti altri luoghi anche: pelle biade‘;-e fi rinnova in ogni mefe il lavoro , -purchè il terreno fia afciutto, 0, il ch’ è meglio , dopo leggera piog- gia. È : ; SEI PE PP ] on inld 4 X (a) Ibid. lib. 2. cap. 18. Ag abbondante di tutti Laggr fu- | «chi Mi ‘ | col de re riff. lib: 2. cap. at (4) (5) Pall. de re ruft. lib. 1. t. 6. ( 5 Coll. de arb. lib. 2. cap. 11. 87 «chi(@) che le foro! treceffarj , ficcome a pianta afai ‘vegeta .. Ognitre anni f cuopre leggermenterdì leta- ime o: di cenere ‘e meglio di ogni ‘cofa «è il buof iterriccio. ch' effendo. fato lungo tempo ammontato e penetrato dall’ aria, fia pregno de’ fali ‘propri alla fe- condità (5). Chi ha delle grandi foffè , ove vadano a' ftagnare le acque correnti de“campi e delle' pub: ‘bliche vie , fi può con tal mezzò procurare un co- piofo ricolto. M: Duhamel ne'fuoi èlementi , it De- fpommiérs , e molti: ‘altri infegnano a preparare la terra e fpargere il feme » a fterpare |’ erbe cattive ‘che la danneggiano , a irrigarla e mieterla . Collu- mella dice, ch'ella (c) fi conferva affai vegeta fino a diéci anni , e che fi miete fei volte per anno; ma egli parla di terreni affai graffi e fecondi , mentre- chè ne*noltri non fi conferva certamente tanto tem- po , nè fi fega d'ordinario più di tre volte . IL Du hamel (4) poi pretende , che feminata per righe al- la metà del Solco,renda affai più che a campopie- no , perchè meglio fì cavano le'altt* erbe , è ‘le fi può lavorare intorno la terra , e ricalzarla quando ne ha bifogno je che fi vedonoa galla le radici. A ; VE 4 que- (4) M. Varro de rt ruft. lib. ©. cap. 42. (5) S. De/pommiers de l'art de s'enrichir cap. 4. ( c) Coll. ae re ruft. lib. 2. cap. 11. d) Duhamel. Elem, Agric. Tom. 2. cap. 2, art. 1. 88 quefto modo feminata e lavorata io l'ho .yedutateni | "tamente crefcere più prelto e più rigogliofa, che al- trimenti.. Ella fi femina d' ordinario in Primavera (4), ma altresì ne’ mefi di Giugno e Luglio, incui e la terra fia profondamente volta, crefcevi meno di erbe cattive, e fi miete una. volta nello ftefloane no. Egli ‘è anche meglio di farlo in quefto tempo , in cui non corre rifchio di perderfì , ficcome in quel» la per lo freddo , e per li ghiacci . Quand' ella co- mincia a perire, fi ara la terra, e fi femina di Tri- foglio o di biada, che vi giefce di poi a maravi- glia, nè Girinnova la Medica , che dopo cinque «0 più anni; ed ella fi fecca facilmente reltando fommerfa dall'acqua , che vi duri lungo-tempo. Effendo ella altresì danneggiata da ogni forta di erba , che le fi frammifchia, non fi dovrà feminare prima che con replicati lavori fi fieno diftrutte le altr’ erbe , e ‘che il terreno fia fpolverizzato il più che fi poffa profon- damente . Il perchè i nuovi. divelti non fi potran- no mai feminare di Medica, fe non avranno prodot- to molte ricolte di grani, e dopo effere ftati letama- ti; ma non fi letamino mai ,dice il Duhamel, nell” anno fteffo che fi femina la medica , ma il fi fac- cia l’anno antecedente in feminando il grano, e nel terzo anno poi fi farà affai bene ancora a innovare il letame. E poichè vi ha delle terre, ove non mai i ci (a) Duhamel. Elem. Agric. Tom. è. cap. 2. arti 7. pa $9 ci rielce di fterpare quell’ erbe che la diftruszono. facilmente , ficcome m' è.toccato di provare più vol- te ne’ terreni argillofi de’ noftri colli, e che vuolfi ‘molta “fatica a «cavarle ; egli ‘ne additaàrappunto il muovo metodo di feminarla- femplicemente per righe e non appieno > perchè ogni volta; chectagliafi , la fi poffa folcare :collo aratro , che» ‘facilmente fradica ogni ‘altra erba ,; che fia crefciuta ‘in queto. tempo ne' piani laterali. Nel» primo ‘articolo del cap. 2. de ‘fuoi Elementi ‘egl’ infegna. brevemente il modo di ‘praticare. quefta coltivazione .. Alfà. Medica poi. così ‘coltivata giova ancora lo aratro a coltelli, che sfen- dendo la fuperfizie facilita il -paffaggio alle piogge , o all'acqua con-cui s'itriga; ove ‘il fi pofa fare. Un fimil modo di coltivare-la Medica "rion è nuoyo»; e leggefi ancora prefflo Collumella (a) Vi ha anal tra fpezie di Medica' nel noftro Friuli; la:quale io ho WYeduto crefcere affai ‘alta rne’ prati) :ché.io ho fatti arare ecoltivate .«Quelta è erba naturale',ne v° ha bix fagno di feminarla, fe non fe in cafo fi voglia: fare de’ prati artifiziali ; ella è di fior' giallo a differenza dell” altra; che fi: coltiva ne' campi i, ‘i! ‘di; cui fiori fono ‘purpurei 0 violetti , Leda di. 000 N i . } ; 5} NI PAR reivià sad LUCRO (4) De re ruff: lib. 2: capi ni è E ib st ary. sdio “sup. ag ‘fd salvi 6: RI - o rogrgil SITE lia » FRS); It Trifoglio:a ama: ud terseno la, ‘grafo né umido 5 egli & bonifica. affai, meglio della. Medica zie’ noltri. colli per la maggior: parte argillofi 4 ein tutte le. campagie: del baffo. Friuli; ficcome, quella. meglio convienfi alle ghiajofe se Jeggerî del. medioe dell’‘alto. Egli ron dura. più chetre anni, e.tre vol- te fi taglia inogni anno «Quéfto feme ricercail itet- reno lavorato: nello. fteffo. modo; che fi è detto della Medica , .arato per lo. mena. tre volte ,. erpicato: , € £polverizzato ;idi poi fi cioprescon raltrello di legno, Quelti foraggi ufati-verdi e frefchi. alimentano: affai bene, e'ingraffano ogni fpézie-di gregge, ma Aaffie- miti diventano. duri ; ‘e molto rifcaldano i beftia- mi , dandoglietie in copia i Quefto. difetto. però fi toglie mifchiandogli colla - paglia s cui. comunicano. gradevole ‘odore, e. i cavalli molto. appetifcono. que- fta miftura «0 (03 ni Vi fono ancora delle ‘piatto! sogioli 3: sh fervono. a’ foraggi ‘de’ beftiami , ficcome la:Segala. , il.grano Turco, i Pifelli, la Veccia, è molte altre piante le guminofe , che fi tagliano verdi ; e di quefte parla diffufamente il Duhamel, (4) ove tratta de’ prati ar- tifiziali . Delle ghiande, delle paglie , e delle fron- PRI di (a) Elem. Agrie. Tom, 3. lib. di | . DE di} (che (fi ‘ufano pelle greggi , ci ha -lafciato. efatta notizia M. (Catone (4). ‘A quelli fi può aggiugnerte le foglie de’ gelli ; le'patate, e lecrape (Bb) psi Eritract sf, OLI ‘H ‘Lupinello o Sainfoir fecondo ‘le fperienze del Duhamel , e del Defpommiets:(.c) fi bonifica in. o- gni terreno sì umido ‘che fecco ; leggero ‘o forte ., magro o graffo ch'egli fia’, ed anche nello fterile ed ‘incolto : il perchè da effi è confiderato il teforò dell» ‘Agricoltura ela ricchezza di que”; ‘che imprendo- no a coltivarlo . Sucofo ‘non meno fecco che verde dà in ogni tempo, effi dicono , e ottimo e ‘abboòi- dante fotaggio ; fi femina a modo della medica e del trifoglio , nè fi fotterra molto; e fi ufa ‘per femi» mare del grano riuovo ,com' è meglio fare di qualuni que feme, non effendo il vecchio così aggio alla .ve- getazione (4) i Egli confervafi lungo tempo nelle terre che non fono affai calde , non mai però oltre & fette anni : egli diftrugge ‘tutte 1° erbe cattive ,/e 106 at RI \; 115) fare unta (a) dé re ruft. cap. $4. Ù (4) Robert Biling de Ja cul. des carrotes , ds de .. leur grande utilite pour la nourriture, dw les en- grais des beffiaux. sab bal (e) De l art de s' enrichir cap. 6. {d.) M. Varro lib. 2. cap. 40. de re rufi bia fertilizza iterreni più.fterili pe, di modo Che di poi non ‘folamente Segala., e Averia producono, )Ima:bello; e abbondante \Frumentos ef? invece de' grani, quand’ egli comincia a perire, fi femini la medica o il Tri. foglio fin tanto che la terra {ia fornita nuovamente de' fali proprj al Sainfoiz , vi fi avrà fenza interru- | Z2ionedegli ottimi , e abbondanti.foraggi. Quefti,e mol- | ti altri fono i grandi vantaggi deferitti da’ più volte cita» — ti Autori, e da molti altri. Egli è coltivato in Ita- dia anche da’ Tofcani, ne’ di cui terreni egli alligna ‘affai bene. ‘Quefta pianta per lo addietro a noi igno- ta fu introdotta , nonha molto., anche nel Friuli, e da parecchi feminata.e coltivata diligentemente . Il Vignajuolo Tofcano pratico coltivatore di quelta pianta , e che. atteltava elfer ella, appunto e pella qualità, e pella abbondanza il migliore foraggio , la feminò ne’ miei campi ‘piani, ed anche in fui col- li». Si pofgnel.piano in terreno graffo , leggero , e ghiajofo , che prima; era ..ftato fempre coltivato a biada, e dove perciò non vi dovea efler copiofa fe- menza di altr'erbe sinel colle poi fi feminò e nella terra tenace e nella fabbionofa e fciolta: ma daper- tutto ella nacque affai rada, poco crebbe, e fu'fem: pre affai fcarfo il ricolto ...Si credè il primo anno , ché ciò aveffe potuto derivare \dal feme ‘0 tropro . vecchio, o non ben matufo ; il perchè fi fi raccolfe Il feme di poi già fecco:; e quando da sè incomin- ‘cia- 9 ciava a cadere, e con quelto fi feminò, nuovamente* - gi infegnata dal Duhaiftel pella Me- dica, cioè per righe o folchi , io praticai anche per lo Sainfoits e il ‘fecillavorare/allato 3 ficcome quel- la, ma ;în niun modo fi potè adattarlo alle noftre terre, e al noltro agre: nonfaprei. dire fe troppo fred- do nella Primavera , o troppo fecco nella State per - un'erba ch'è affai dilicata. Egli è ben vero, che a cagione de’ molti lavori divenne ottimo. prato, dove fi feminòd il. Sainfoin , e che vi.crebbe affai Trifo- glio nato fpontaneamente , e in maggior quantità «che; non. fu il Saznfoin feminato.s il quale anche di prefente fi taglia due volte l° anno. Lo fteffo che a me , è accaduto a molti altri che ne imprefero la coltivazione . Ecco ciò , che noi poffiamo, dire fon- datamente intorno il Saizfoiz. UO : Quelte mie poche memorie, frutto del breve fto: ‘6 di quet'Arte, e di quelle fpetienze, ch'io potèi fare dacchè la praticai, a voi prefento , virtuofi So- ‘cj, ni mi tornerà fempre a grado, e a favore di fervire , feguendo que’ molti.,.i quali meglio ch’ iò non fo fare; foddisfanno alle voftre premure , e più utili mezzi ritrovano tuttodì, ondemendare i difet= ti della noftra Agricoltura , e giovare, alla nilagic esprivata felicità. ; 2h DIN TA- T Au SV {o} ia; A DELLE MATERIE a ja PARTE PRIMAL HE O Si Cuiltara della vite 0 UO Pagg, 9. Il Qualità devrerreni propr} alla vite. \ ivi 9. III “Profpetto, © Iuogo adatto alla vite. rà, 9. W\° Varie» fpezio di viti conveniemi alle Varie £ qualità delle terre”. | 1% T. Ve Lavoro della terrà per la Land delle bi ri. 16. 9. VI. Scelta delle piante. 20. g. VII Cultura delle ‘viti giovani. < 23° $\ ZII: Semenzaj delle viti, e degli alberi. 24° S. IX fo del letame per le viti. Poi $. x. Tempo più ndatto 4 letamare le viti. 28: $i XI “Taglio della vite. 31, $i XII Modo di palare, e legare le viti 4r. 90 XIII: Lavoro delle Vigne. 44. Sì XIV. Spampinamento delle viti.‘ i S. XV. Innefto delle viti. Vivi Gievirazg $S. XVI. Infetti dannofi alle viti. 58. e A 95 PARTE SECONDA: Y. IL Cultura ‘dell'erbe, e delle legna. Pag. 60, S. II. Penuria de’ foraggi. Sua cagione . ivi SY. III. Chiufura ‘de’ prati, argini, fiepi, e foffi. 64, S. IV. Vantaggi de’ folli in fu le ‘colline. 68. 9. Z. Utilita dello aratro a coltelli. Sperienze. 72 S. VI. Promifcuità de’ pafcoli dannofa all’ Agricoltu= Ta. 76. S. VII. Vantaggi, che reca 3 pafcere i buoi nelle di falle. 79: 9. VIII. Utilità de' collì coltivati a prato, e @ bofco. 81. 9. IX. Modo di coltivare i prati vecchi: 83. $. Xx. Prati artifiziali. SIR $\ XI. Erba Medica. 86. $. XII. Trifoglio, e piante annuali & ufo de' foraszì. 90% ; fe } ;* E tanvigt N a SB Ottelio, Lodovico, conte 388 Memorie sopra la coltivazione 088 delle viti ‘Biological & Medical PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY