PENA PA NANI ivi Pa sE È = u_« Za "dI (da ITA vi n mo vi Vu Î part < TC Wi 2 stà TEC; a JY ii CC: ie EC € _ C@eC: ud: La Pa soa LE E dai = VARIO HI MOT dI nc © « [da [IG ta [ tologia del reame di Napoli. Dell’ altra vivente lA. non c' istruisce a bastanza , onde poterci pronunziare. Tre delle 5 fossili ‘egli ripone esclusivamente ne’ ter- reni terziarî dell'Austria. Nondimeno due di esse son pu- re frequenti fra noi, nelle marne terziarie, e spezialmente la L. costata. Nulla si sa pertanto della ubicazione e della maniera di vivere di questa genia di animali: ed è questa una la- cuna importante che si viene ora a colmare. Pérocchè io trovo costantemente la Lingulina polymorpha, di cui ver- remo descrivendo tutte le svariate forme e grandezze , dentro le roccie coralligene , racchiusa in lunghi, pro- fondi e tortuosi cunicoli, poco 0 niente più larghi del pro- prio diametro. E quì sorger potrebbé il sospetto , che tali cunicoli fossero per l'animale stesso scavati. Ma parecchie altré condizioni, e talune osservazioni oppostamente dimostra- no, non esser l’animale menomamente trivellanté ; simi- gliando in ciò alle Gastrochene , alle Petricole e simili ; e senza avere alcun che di comune co’ Litodomi, La con- esa chiglia è rivestita di epidermide, e questa spesse fiate annerita, o altrimenti alterata, come se fosse attaccata da qualche acido. I cunicoli sono irregolari allo interno , ce spesse fiate consistono essi in crepacci ingenerati nella formazione della medesima roccia, che, come si sa, è con- crezionata. Si trovano pure infarciti costantemente di mel- ma indurita e frapposta tra la conchiglia e le pareti del cunicolo; la qual cosa prova che non vi è immediato con- tatto tra luna e Ie altre. Mentre-tutto questo nulla rac- chiude in favore del potere trivellante della conchiglia ; vi si oppone d'altra parte direttamente la stessa natura dell’animale che l’abita. Mercecchè à desso un sacco mem- branoso, che investe l’anterior parte ed esterna dell'ultima cavità, attaccandosi eol lembo suo posteriore un poco in- nanzi della sutura precedente ; sul quale sito trovasi l' e- sordio della nuova cavità in costruzione, ogni qualvolta la conchiglia non è completa. Anzi, nello stato d° infan- zia, questo sacco è più crasso e più tumido nella sua an- terior parte, come se fosse una escrescenza carnosa, ma molle. Nè altro l’animale presenta nel suo organico com- plesso; essendo ciò pure quel tanto che ò potuto scor- gere nelle Triloculine ed in qualche Anomalina, che ò trovate vivere sopra la Zostera, e sopra alcuni polipi a polipario flessibile. Mi è occorso pure trovare alcune di tali Lingoline frapposte a certi tubercoli o escrescenze pro- dotte da incrostazioni calcari, senza che queste si mo- strassero punto alterate o tocche dalla presenza di tale ospite. Finalmente non è mancato il caso di trovarne ta- luna attaccata a fuchi, come già nella mia collezione con- servo una di tali Lingoline col frammento del Fuco, qual si trovò normalmente attaccata. Del resto, qualunque fosse l’importanza di queste mie osservazioni, conviene ch’ esse fossero confermate see per più altre, ed anche più chiare prove, affinchè trar se ne possano meno incerte dottrine. Sarebbe anzi da stu- diarsi a trovar modo , onde sorprendere la natura ; osser- vando le Lingoline appena estratte dal mare, mentre s0- no in piena vita; la qual cosa è a me negata eseguire per le gravi sofferenze che patisco nel mare. Quello che poi non lascia punto a dubitare è la mu- tabilità di forma cui va soggetta la Lingulina , della qua- le anderò ad esibire la descrizione. Perocchè numerosi s0- no gl’individui che ne ò raccolti, dai primi suoi rudimenti fino al massimo sviluppo , e tra questi di rado due se ne incontrano, che perfettamente simiglino tra loro. Regola- rissima la conchiglia ne’ suoi primordì, si difforma poscia col crescere, ripiegando in varie guise, e talvolta in- curvandosi sopra uno de'lati, tal da mentire la forma di una Marginolina; come per lo appunto è quella efligiata al n. 7. La sua costante dimora dunque permetterà conside- rarla essenzialmente cunicularia, senza esser con ciò tere- brante, nel vero senso della parola. Ed in quanto a tale quistione mi riporto a quello, che sarà detto nel genere Echinocyamus , in questa medesima opera. Il generico nome di Lingulina ricorda le Lingole fra gli Brachiopodi; ed è distinto da Ligola genere di verme. In quanto alla specie che si va a descrivere bisogna convenire, che ne’ suoi primordî, o nella sua infanzia , quando essa non consta che di 3 a 4 cavità, presenta la Lingulina carinata descritta dal D’Orbigny; ma negli a- dulti niuno si avviserebbe riconoscere la stessa specie. Sorgono quindi da ciò i seguenti problemi : i 1° È veramente identica questa specie, che noi de- signiamo col nomedi Lingulina polymorpha, alla carinata? 2° Nell’ affermativa, perchè mai non si rinvenne fin co dii i qui dal prelodato autore, nè per altri, nelle condizioni stesse in cui noi la troviamo, e così abbondevolmente ; per entro le roccie coralligene? 3° Perchè mai nello stato fossile la Lingulina cari nata si trova composta di 2 a 4 cavità, e non già con concamerazioni tanto moltiplicate , come nelle attuali vi- venti ? 4° È forse che questa genìa di animali fosse in via di progressivo sviluppo nell'epoca attuale della vita orga- nica? essendo che, neppure tra i fossili si è ancor trovato un solo individuo con cavità cotanto moltiplicate , che spesso se ne contano fino a 40. In sulle prime , allorchè mi si offerse quella rappre- sentata dalla figura I, mi parve ben da ogni altra distinta; ed opinava insignirla coll’ aggettivo ampullacea , a causa della sua figura ovale, un poco cordiforme, trasparente come il vetro ecc. Ma quando, moltiplicati a centinaja gli esemplari, ò potuto ravvisarvi quasi tutti i passaggi , tutte le gradazioni , e tante svariate forme, mi sono per- suaso che questa altro non fosse che un primordio della polimorpha, e di una delle tante sue varietà. Ecco una delle sorgenti di errori; per i quali si moltiplicano spesso le specie; quando cioè si ottengono isolatamente certi in- dividui, i quali, mostrandosi di figura , struttura e gran- dezza molto tra loro diversi, e spezialmente se provenis- sero da località diverse , niuno esiterebbe a considerarti come distinte specie. Così pure, se star si volesse alle diverse forme che assume la nostra Lingulina, precipuamente trattandosi di individui di diversa età, statura, ed incremento; si sa- rebbe guidato a formarne una ricca monografia. Ma quan- do si esamina la quistione, tenendo sotto gli occhi la nu- amerosa serie d’individui, il concetto comincia a vacillare — Li — appena che si comincia a ravvisare il passaggio senza ve= run limite dall’ uno all’altro individuo. Forse si durerà pena ad ammettere, che quelle due rappresentate sotto ì numeri 3 e 4 fossero semplicissime varietà; ma nondime- no, quando si cerca in esse un carattere distintivo orga- nico, si finisce col confessare non esservene alcuno. Nella difficile posizione di esibire di tutte, o di una gran parte la immagine , ci siamo limitati ad otto solamente, scelte nella serie da tratto in tratto. E ciò basta pure a persua- dere, che niuna fra esse può distaccarsi come specie , ad eccezione della sola segnata con la cifra 7 B; nella quale, come vedremo, si trovano tratti potenti di specialità, che non permettono confonderla con le rimanenti, quando anche essa partisse originariamente dal medesimo tipo. Almeno mancherebbero i mezzi ed i modi di persua- dercene. LINGULINA AMPULLACEA , Cos. Tav. VIN, fig. 1. — ingrandita. Conchiglia di forma ovale, alquanlo cordata, com- pressa, con una delicata carena ne’ lati, quasi cultrata , levigatissima ; composta di 5 cavità, la prima delle quali alquanto acuta nel suo estremo posteriore, le altre, suc- cessivamente crescendo in larghezza , sono quasi uguali in lunghezza ; l’ultima è poco men grande delle prece- denti prese insieme, è tondeggiante, ed anteriormente terminata da una elevatezza a foggia di labbro, tra le quali la rima od apertura generica, come all’ordinario. La sua sostanza è. vitrea, trasparente in guisa che lascia intra- vedere gli interni scompartimenti a traverso delle sue pareti. tti Lunghezza 1 mill. Specie reperibile con le seguenti, essendo però mol- to rara. Osservazione. Si è fatto rilevare nelle generalità, che questa, la quale si affaccia come specie ben dalle altre di- stinta, sta nell'animo mio altro non essere che il primor- dio della stessa polymorpha che anderò a descrivere : e me ne persuade la sua grandezza uguale precisamente a ta- luni inizî, che su certi individui maggiori mi è riuscito 0s- servare. Tuttavolta si è descritta come specie , per quella prima impressione che può fare all'occhio della maggio- ranza; lasciando in arbitrio di tutti lo ammettere oppur no il mio giudizio. 2. LINGULINA POLYMORPHA Cos. Tav. VIII, fig. 2-6, ed 8. Conchiglia allungata, molto compressa, di un nu- mero variabile di cavità, le quali crescono ancora sva- riatamente, per lo più senza legge; flessuosa , o per lo meno alquanto inarcata; levigatissima, un poco traspa- rente, ma non di rado opaca; la prima cavità è un poco rotondata allo estremo, e poco men lunga della seconda; le successive, crescendo pochissimo in diametro , sono appena tumide ; tutte distinte da sutura poco impressa , ma non sempre uguale ; ai lati corre uno spigolo acuto , o coltrato ; l’ultima cavità si termina, come nella prece- dente specie, in una eminenza, nel cui mezzo è la rima , o apertura. Non può darsi esatta dimensione di questa specie , variando ceme le sue forme: nè manca qualche individuo mostruoso. I limiti sono però fra i 2 ed i 4 mill. L Di = 3. LINGULINA MEDITERRANEA Cos. Tav. VII, fig. 7. Conchiglia straordinariamente allungata , tortuosa , c composta di cospicuo numero di cavità, 18 a 24, l’ulti- ma delle quali si prolunga obliquamente come nelle Den- taline. Essa è l'apparenza di una Marginulina; nè dalle specie di questo genere altrimenti distinguesi, che per la sua caratteristica apertura. Osservazione. Chi si arrestasse ad una semplice com- parazione di figure , non esiterebbe punto a riconoscere in questa nostra specie la Marginulina clongata del D'Or- bigny ( Foram. foss. di Parigi , Tav. I, fig. 22 ). Ma quan- do attentamente si esamina l'una come l’altra , oltre l'es- ser la nostra quasi doppia in grandezza ( 5 mill. e 1/2 ), ed aver l’abito e la sostanza identica alle altre Linguline polimorfe, con le quali coabita, è poi molto compressa come questa, mentre quella vuol essere pressochè cilin- drica, ed à l'apertura allungata nel senso stesso della com- pressione delle sue cavità. Egli è vero che l'apertura non è così angusta come la si vuole e qual’è realmente nel ti - po generico , essendo in vece un poco allargata; ma è questa una delle tante eccezioni, le quali s'incontrano nei successivi passaggi da uno ad altro genere, da questa a quella famiglia, e così sempre. Vivono tutte le suddette specie nello Jonio e nel Me- diterraneo , presso l’ Isola di Sardegna , e le coste setten- trionali dell’Affrica. Trovasi costantemente, come si è detto, annidata fra le cripte delle roccie coralligene. — 18 — 4. LINGULINA GRACILLIMA Cos. Tav. VIII, fig. 7 B. Conchiglia molto allungata, gracilissima, quasi ret- tilinea, molto compressa, e quasi laminare, spezialmente nella sua parte anteriore, ove dilatasi alquanto più, e nel- la stessa ragione si comprime; composta di 8 cavità qua- si di uguale lunghezza, poco diverse in larghezza; la pri- ma brevissima e più angusta di tutte, ma ugualmente al- quanto tumida ; le suture sono spianate; la superficie le- vigatissima ; la sostanza trasparente e vitrea. Lunghezza 1 1/2 millimetro. Delle coste del Tirreno; trovata nella sabbia pressa Cuma. Sarebbe quindi la sola specie spettante merita- mente alla Fauna Napolitana. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII. Fig. 1. Lingulina ampullacea — ingrandita. o » » varietà della medesima — similmen- te ingrandita in proporzione. 3, 6 cd 8 L. polymorpha; come sopra. 8 A, apertura caratteristica delle specie di tal genere. 7 L. Medterranea. 7 B, L. gracillima. 9 Marginulina clatrata. 9 A, la sua apertura caratteristica, molto ingrandita. 10 Merginulina flexuosa ; Cos. 141 Buccinulina afra. 12 B. irregularis. Re: re Genere MARGINULINA, d’Orb. ( Nautilus, Lin, — Orthocera, Lamk. ) Il signor d'Orbigny, mettendo una grande importan- za nell'apertura estrema de’ suoi Foraminiferi, ne valutava la forma e la posizione, in rapporto all'andamento gene- rale della conchiglia, ed a tutti gli altri accidenti delle cavità. Quindi separava dalle Dentaline le Marginoline, perchè in queste l'apertura si trova corrispondente al lato convesso della conchiglia, laddove nelle Dentaline si trova sul lato concavo. Le separava poi dalle Vaginoline, per la forma convessa dell’ ultima cavità, pel prolunga- mento della stessa, al cui estremo si trova l’apertura , e per lo inarcamento in senso opposto, tendente a rivolger- si in foggia di spira. È stato notato in più luoghi, tanto nei Foramini- feri viventi della nostra fauna, quanto nei fossili del- la stessa nostra Paleontologia, la instabilità di tali prin- cipî, e gli equivoci ne’quali facilmente si può cadere. La natura non à prescritto confini a se stessa: e non mai pas- sa bruscamante dall’ una all’ altra forma; come si suol concepire e supporre nelle generiche divisioni sistemati- che: a prescindere dalle abberrazioni od anomalie, che non sono infrequenti; e tanto più, per quanto maggior- mente si scende nella scala dell'organismo, e per quanto la frequenza degl'individui è maggiore. Se tutto questo è facile incontrarsi in ogni genere , nelle Marginoline non manca, seppure non è più frequen- te. Esse si ligano da un lato con le Cristellarie per l’an- damento delle cavità, e per la posizione del forame; poi- chè le Cristellarie ancor esse dal proprio lato passano ) in dalla forma inticramente spirale a quella allangata delle Marginoline , raddrizzandosi a poco a poco dopo l’ esor- dio spirale. Or di tutti questi passaggi successivi, e di tal progressivo cammino della natura, noi troviamo esem- pì eclatanti nella presente Microdoride , come altri ne ab- biamo riportati nelle due sopracitate opere, la Fauna e la Paleontologia, Lo stesso d'Orbigny non manca dichiarare nei suoi Foraminiferi fossili del bacino di Vienna, pag. 66, esservi delle Marginoline siffattamente rivoltate in spirale, che se fosse possibile di stabilire una catena continua, un tal genere verrebbe a piazzarsi immediatamente accosto delle Crisrecarie. E parlando delle Cristellarie dichiara « non potersi negare, che tra le meno attorcigliate Cristellarie, e le più spirali Marginoline, vi sia un passaggio eviden- te. » Avrebbe però detto meglio esservi uno strettissimo legame. Nonpertanto, mentre il d’' Orbigny alternativa- mente confessa l’esistenza degl’intimi rapporti tra le Mar- ginoline e le Cristellarie, ed il passaggio che fanno le une nelle altre; non solo le separa genericamente, ma le ripone in due ordini diversi; fra gli Stigostegi le prime, e fra gli Elicostegi le seconde ! Ma, dimanderemmo al prelodato scrittore, chi vieta lo stabilire una tale successione o legame? La Natura ? No certamente ; che anzi molti opinano, che questa ca- tena esista; ed io confesso dividere la stessa loro opinio- ne: e si è altrove pur dichiarato , che le interruzioni di- pendono dalle lacune che lasciano le nostre conoscenze. Perocchè la vastità del creato è tale, che possono riguar- darsi come frammenti le nozioni raccolte in tanti secoli di ricerche, e per tanti uomini laboriosi e diligenti. Un esem- pio luminoso ce lo porge quest'opera medesima , come lo è stato annunziato di già nel preliminare. Per altro lato , — bI — le separazioni sistematiche sono concetti del nostro in- tendimento ; e n'è alta riprova il continuo variare de si- stemi, secondo il modo di pensare degl’individui, ed a mi- sura che avanzano le conoscenze nostre. Dicesi che attualmente le Marginoline abitano 1’ A- driatico, il Mediterraneo e le Isole Canarie. Ma quali altre località sono state così ben esplorate per dar questo giu- dizio comparativo? Controprova di tale asserto n'è il nu- mero. delle specie da noi discoperte nel Mediterraneo, descritte nella Fauna del Regno, e quelle che quì ripor- tiamo ; mentre pochissime ne abbiam potute ottenere dalie coste dell'Adriatico. E ciò viene in sostegno della nostra convinzione medesima, che queste cifre corrispondono sempre alla moltiplicità ed assiduità delle ricerche, non meno che alla intelligenza e diligenza con la quale le ri- cerche medesime si compiono. Rimontando ai caratteri generici , le due specie ef- figiate nella Tav. VIII, fig. 41 e 12, vengono in dimostra- zione di quello che noi superiormente abbiamo dichiara- to. In esse l'apertura, lungi dal trovarsi sul lato dorsale o convesso , sta nel bel mezzo: e nella figura 11 inoltre si trova allo estremo di un prolungamento tuboloso , col peristoma dilatato, contro la ordinaria maniera degli St- gostegi. Quindi, volendo stare al rigore del metodo stabilito dal d’Orbigny, queste due specie non possono entrare nel genere Marginulina; e però ò creduto per esse proporre il nuovo genere Buccimina, nome che viene esprimendo la forma dell'apertura. 1. MARGINULINA CLATHRATA , Cos. Tav. VIII, fig. 9. Conchiglia composta di tre sole cavità , tumidette , compresse, guernite di 14 costole, ben rilevate, longi- tudinali , i cui intervalli sono ornati di punti impressi tras- versali, per i quali la parte rilevata che resta intorno ad essi costituisce altrettante linee trasversali, che sì uni- scono alle costole, e formano una spezie di reticolo. La prima cavità, nel suo estremo posteriore, à una punta al- lungata , nella quale convengono le costole e si confon- dono; l’ultima e anteriore si prolunga obbliquamente ed in opposto senso dell’apice posteriore; le costole si arre- stano sul perimetro, sicchè il prolungamento è levigatis- simo, ed al suo termine sta l’ apertura normale. Così di fronte la rappresenta la fig. 9 A. Lunghezza — un millim. Abita i fondi coralligeni delle coste di Affrica. 2. MARGINULINA FLEXUOSA; Cos. Tav. VIII, figura 10. Conchiglia ben distinta dalla precedente , per la di- sposizione delle sue cavità, pel minor numero di costole, e per la sua compressione. Ha dessa tre sole cavità, la media delle quali brevissima, le altre due con una sen- sibile depressione nel mezzo , e tutte guernite di cinque sole costole per lato, oltre la marginale. La cavità poste- riore è compressissima e quasi coltrata nel suo estremo, ch'è pure rotondo; l’anteriore prolungasi alquanto a mo- o do di tubo , diretto in senso opposto della curvatura del- la cavità posteriore. L’ apertura è generica come nella precedente. Lunghezza — tre decimi di millim. Abita con la precedente. Genere BuccININA, Cos, Osservazione. Non è già ch'io fossi persuaso esser veramente di un genere distinto le due conchiglie , che sotto questa generica denominazione vengo quì registran- do; ma sol perchè tanto è richiesto dal sistema artifizioso che si è costretto seguire, fino a che non sarà fondamen- talmente rifatto co’ principii di una sana filosofia, e dalla natura stessa dettati. In fatti, le due conchiglie che si fanno servire di tipo pel genere Buccinina, non differiscono punto dalle Mar- ginoline e dalle Dentaline; ma cadrei nella censura dei sistematici se nell’ uno o nell’altro di tali generi osassi riporle. Perocchè, non avendo esse l’apertura laterale e dal lato concavo, come si richiede nelle Marginoline ; e neppure nella direzione del lato convesso, siccome nelle Dentaline; ma sibbene dritto nel mezzo, non saprei come giustificarmi se altrimenti avvisato mi fossi. Per la me- desima ragione non può tenersi come Cristellaria la spe- cie effigiata sotto il numero 12, mentre è presumibile che realmente altro non fosse, che una specie mostruosa di tal genere. Oltre a ciò, l'apertura delle Buccinine è larga , ro- tonda ed allo estremo di un sensibile prolungamento a modo di tubo. La specie rappresentata sotto il numero 42 si ac- costerebbe anche di più alle Vaginoline; ma la sua aper- CES tura mediana e prolungata ne la separa, sendochè nelle Vaginoline vuol essere marginale, e nell'angolo ascen- dente della cavità. Inoltre una sensibile tendenza alla spi- rale ne l’allontana vieppiù. Ricorderemo quì pure il già detto, che la natura non à confini rigorosamente prescritti, ma passa per gradi dal- l’uno all'altro genere , come da questa a quella specie, le quali cose tutte sono per lo più nostri concetti. 1. BUCCININA SUBRECTA , Cos. Tav. VIII, figura 11. Conchiglia di forma quasi conica, un poco inarcata , ed alquanto compressa; composta di 8 cavità, tutte liscie, con le suture spianate e poco profonde. La prima cavità quasi sferica, la seconda brevissima , e le altre successi- vamente e gradatamente in ogni senso crescenti. L' ulti - ma anteriormente uniforme, prolungasi alquanto forman- do un tubolino rotondo, aperto in cima. Lunghezza — 4 millim. e 2 decimi. Vive sulle coste del Tirreno. Raccolta presso Cuma. Ben rara. 2. BUCCININA RECURVA , Cos. Tav. VII, figura 12. Conchiglia liscia, molto incurvata in sulle prime, rad- drizzandosi con le due ultime cavità; le prime 8 cavità sono compresse , ristrette dal lato concavo , tumidette dall’opposto convesso; le suture successivamente più sen- sibili; la nona cavità è tumida , più larga che lunga , e — 1559 — maggiore di tutte; l’ultima è allungata, quasi ovale, an- teriormente prolungata in tubo dritto e rotondo, com'è l'apertura. Vive con la precedente. MOLLUSCHI GASTEROPEDÌ PROSOBRANCHIATI FAMIGLIA DE’ MUBICIDI. Si sono distaccati da quest'ordine i Verme? per av- vicinarli alle Serpole, a causa delle loro spoglie difficili a distinguersi da quelle, lorchè son prive del proprio abi- tatore e costruttore. Genere TRocHUus. 1. TROCHUS ELEGANTISSIMUS, Cos. Tav. IX, figura 1. ( figura inesatta ) Conchiglia torreggiante, conica, svelta ; composta di 5 giri di spira ben distinti per una delicatissima ma pro- fonda sutura. Ciascun giro à tre cingoli ben tra loro diver- si, essendo il medio molto più elevato e più grosso degli altri due, distinti da un solco profondo, e trasversalmen- te increspati , rugosi, sicchè talvolta sembrano guerniti di tubercoli. L’ apertura è ampia, quasi che rotonda, col labro esterno un poco disteso , e quasi dentellato per la sporgenza de’ cingoli; dalla parte interna è flessuoso; il labro interno è angusto e dritto, distendendosi sulla co- lonnetta, ch'è dritta, e senza ombellico. Altezza — millimetri 5 41/2. Diam. della base — 2 millim. 3/10. — 56 — 2. TROCHUS HORRIDUS, Cos. Tav. IX, figgra.6., ad, €. Conchiglia ovale allungata, quasi conica , composta di 4 giri di spira; il primo apicale liscio, il successivo trasversalmente rugoso, le cui raghe si vanno facendo a mano a mano più sensibili; nel terzo si convertono in varici o costole molto elevate, al numero di 20 a 24 ; nel quarto ed ultimo giro di spira tutto si fa più sensibile, ec questo vien per lo lungo solcato, ed i solchi si proten- dono fino alla estremità della coda, la quale è brevissi- ma; l'apertura, con la coda, è uguale all'altezza della spi- ra. Il labro è liscio allo interno ; l'apertura stretta ed al- lungata. Tal è questo Trocolo nella sua infanzia ; ma negli adulti, scomparendo quasi le punte, restano i cingoli tras- versali, e le rughe longitudinali meglio distinti, onde il grande ed ultimo giro della spira è bellamente cancella- to. In questo stato raggiunge essa la dimensione di 5 mill. in altezza, e tre di diametro. I piccoli non oltrepassano i due millimetri. Genere MureEx. 1. MUREX SPINULOSUS, Cos. Tav. IX, fig. 2, a, d. Conchiglia di forma simigliante a quella del M. trun- culus, di cui dir si potrebbe essere il pullo (1). Essa è (1) Le minute conchiglie, allorchè non ànno qualche carattere emi- nentemente capace a farsi distinguere dalle specie affini, lasciano sempre l'a però naturalmente sì piccola, e nondimeno completa e bene sviluppata. Si compone di 4 giri di spira, il primo de' quali liscio e ritondato; gli altri ornati da 3 grosse pieghe tra- sversali, e da 8 grosse varici longitudinali, le quali nella superior parte si prolungano in una grorsa ed acuta spina quasi verticale ed un poco incurvata verso il centro della spira; le quali spine constituiscono una corona molto ri- levante e caratteristica. Apertura triangolare; labro esterno angoloso ; canale un poco curvo. Altezza — 4 millimetri. Diametro — 4 millimetri. 2. MurEX RUGULOSUS, Cos. Tav. IX, fig. 4,a, bd. Conchiglia quasi globosa, appena conica, con quat- tro giri di spira molto convessi; i primi tre divisi da su- tura profonda, trasversalmente cinti da varici squamose ed erte; il quarto solcato per lo lungo ed a traverso con fre- quenti interruzioni, per effetto de’ successivi incrementi ; questi divisi e prolungati in acute lacinie che ne rendono ispida tutta la superficie; la parte inferiore fortemente e concentricamente striata. L’ombellico è chiuso dal ripie- gamento del labro interno, che genera una colonnetta dritta, mezzanamente elevata, e troncata quasi nella base. L'apertura è ovale, obliqua. Colore bianco sudicio. Altezza — 3 mill. Diametro — 2 mill. a sospettare ch’ esser potessero }a prima età di qualche specie maggiore e già conosciuta. E veramente è questo un sospetto che ben di sovente si sveglia e ripete. Tuttavia, ponendo mente alla condizione peculiare degli individui pulli, e comparandole co' primordi de’ loro adulti, si può ben pervenire alla positiva loro ricognizione, od alla possibilità di appartene- re ad altra specie nota come suo pullo. per Sr Genere SOLARIUM. 1. SOLARIUM CALCAR, Cos. Tavola IX , figura 5, a, db, e. Questo minutissimo Solario è il suo analogo nella Delphinula calcorata, fossile in Taranto: e forse si direb- be esso il piccolo di quella; ma i caratteri generici: sono assai chiari per non potersi confondere. Simigliantissimo è pure al Cirrus calcar del d’ Orbi - gny , fossile di Fontana Etoupefour, talchè potrebbesi credere il suo rappresentante della Fauna vivente così ammiserito, mentre il suo tipo è grande esi riferisce al Lias. Ma ne Cirri veri vuol essere il labro esterno scisso, come nelle Pleurotomarie, e tutto il corrispondente perimetro guernito di tubi aperti in cima , siano 0 no prolungati. Nei nostri esemplari non si scorge traccia di scissura, nè alcuno di quei prolungamenti spiniformi è menomamente aperto in cima. Tal è pure la condizione del Cirrus calcar, per la qual cosa io credo, che dovendosi stare ai caratteri sta- biliti per contradistinguere un genere, mal siasi avvisato il d'Orbigny di riporre tra i Cirri la sua specie. Meglio ancora dir si potrebbe, che il nostro Solaro fosse il primordio del Turbo rugosus, nel quale i giri del- la spira sono sempre spinosi; ma contro questo sospet- to basta la sola grande apertura ombellicale per persaa- dercene. Egli è vero che le spine periferiche del nostro Sola- rio sono inpervie nella sommità; ma è vero altresì che esse sono cave , e la cavità loro è in continuazione di quella dello stesso giro di spira, come lo dimostra la spina OM che sta sul labro esterno, e che si è rappresentata di fron- te in c, la quale è incompleta. Non è così nel Turbo ru- gosus, le cui spine sono solide, compresse, e derivano dal cingolo esterno. Per opposto nel nostro Solarzo è il labro stesso che forma quei tre o quattro ripiegamenti , il supremo de’ quali si prolunga siffattamente da formare un angolosità tanto acuta. Anche con le Bifronzie anderebbe esso congiunto; ma è questo genere eziandio alquanto ambiguo. Ricordia- mo dunque la premessa sentenza , che la natura non à confini prescritti, e lasciamo il giudizio ad altrui. La conchiglia è piana quasi perfettamente al di sopra, ove le suture lasciano appena distinguere i quattro giri di spira di cui si compone, e questi sono lisci; alla faccia in- feriore ed opposta à un amplissimo ombelico, quale per lo appunto si trova nelle migliori specie di tal genere ; ed il margine interno degli anfrattiè bastevolmente increspato. Diametro — 2 millim. Abita con le precedenti specie i fondi coralligeni dell’ Affrica. Genere MURCHISONIA. Riferisco a tal genere la conchiglia effigiata sotto il numero 3 della Tav. IX, sol perchè l'abito suo tale l’ad- dimostra. Nondimeno manca in essa la scissura o fendi- tura del labro esterno, nella quale propriamente risiede l’altro carattere essenziale del genere. E però la ritengo come tale con dubbio, in attenzione di ottenerne altri in- dividui di età maggiore e completi. La conchiglia è molto allungata, e non à che 4 0 5 giri di spira, svariati un poco, e bene scanalati, l’ultimo de’ quali con due cingoli ben rilevati nel mezzo , ed un ea terzo che segna la linea della sutura. L'apertura è larga, un poco allungata, col labro esterno sormontato dalle tre angolosità prodotte da’ cingoli; il labro interno è liscio, semplice ed intiero. La sua altezza è di un millimetro e quattro decimi. Abita con le specie precedenti ne’ fondi coralligeni ; assai rara. Genere ScISsuRELLA , d’ Orbigny. ( Anatomus Montf. ) Anche in tal genere la nostra microporIDE aggiunge due altre specie alle già note. Le Scissurelle generalmen- te minute , quelle che dalle profondità maggiori del Me- diterraneo si estraggono sono minutissime: esse si distin- guono per la loro forma prossima a quella de’ Sigareti, la cui spira più o meno depressa, e dalla parte opposta om- billicate ; e sopratutto le contrassegna una rima o fessura nel labro esterno, come nella PLEUROTORNARIE e ne’ FORI. Non se ne conobbero che 4 sole specie fino al 1838; e non già due, come pretende d’ Orbigny. Mercecchè, nel 1836 Philippi ne descrisse una sotto nome di Scissurella plicata, la quale, aggiunta alle due cognite all’A , ed al- l’altra per me precedentemente descritta nella Fauna del regno, sotto il nome di Padollus d’ Orbigny ( Scissurella d'Orbigny), compiono le quattro specie. Più tardi poscia il medesimo d’Orbigny dava cono- scenza ai Cocchiologi di due altre specie, dell’ Isola di Cuba l’una, e delle Isole Maloccine l’altra. Il Philippi dal canto suo ne aggiungeva ancor altra della Penisola di Ma- gnisi, nelle coste meridionali della Sicilia: e quindi si à la somma totale di 7. hi A niuna di tali specie può riferirsi alcuna delle due, delle quali qui discorreremo. Solo quella rappresentata nella Tav. X, fig. 2 Bsi accosta alla nostra Scissurella d’ Orbigny. 1. SCISSURELLA DECIPIENS, Cos. Tav. X, fig.1, 4, D. Conchiglia quasi appianata, i cui giri, al numero di 3, sono mezzanamente convessi nella superior parte, e molto ben distinti ; trasversalmente e finamente in- crespati; e presso l’orlo del terzo ed ultimo giro corre un duplice cordone, il quale comincia semplice sulla me- tà del giro, ed a poco a poco si manifesta diviso in due per un solco profondo che nel mezzo s’ingenera; sul ter- mine del labro pare si volesse ingenerar la scissura , senza però realizzarsi; il labro si inflette alquanto ver dentro in guisa che l'apertura si rende un poco più an- gusta, come la si vede nella fig. C, che la rappresenta di fronte. La qual cosa imporrebbe doversi escludere dal genere scissurella. Ma i suoi stretti rapporti con la se- guente, nella quale la presenza della scissura è evidente e lunga, persuadono a crederla un passaggio positivo , per modo che potrebbe essere riguardata come una va- rietà sua. Diametro maggiore — 4 millimetro. 2. SCISSURELLA CINGULATA, Cos. Tav. XII, fig. 9, AB. Conchiglia mediocremente depressa, con 3 giri di spira, tutti regolarmente ornati a traverso di cordoni ben — 602 — limitati e distinti, al numero di 11 a 12 per ciascun giro della spira. Sul terzo ed ultimo giro si genera un rilievo in parte dorsale e presso il labro esterno, nel cui mezzo apresi la rima o scissura. Nella faccia inferiore evvi un largo ombellico, ed il labro columellare od interno disten- desi a traverso in linea retta. L'apertura è quindi semiovale. Diam. maggiore mill. 0, 7/to Proviene, come la precedente, dai fondi coralligeni dell'Isola di Sardegna. 3. SCISSURELLA AFFINIS, Cos. Tav. X, fig. 2. B. Come poco innanzi si è dichiarato, questa Scissurel- la non dissimiglia dalla .Se. d'Orbigny per i suoi tratti ge- nerali. Nondimeno, oltre l’essere di quelli più piccola , stando tutte le altre cose uguali, è poi molto più appia- nata al di sopra, lo spigolo periferico meglio pronunziato, e tutta la superficie ornata di strie trasversali , delicatis- sime, e spesse: e mentre così è appianata la spira, dalla inferior parte gli anfratti si elevano, e l'apertura è ristret- ta. È perciò solo che credo non doversi assolutamente con quella confondere, mentre non disconvengo essere cose possibilmente variabili sopra diversi individui di una medesima specie. Trovo di fatti qualche esemplare, in cui lo spigolo dilatasi in modo da costituire una lamina, e le strie tras- versali si protendono sul contorno esterno ingenerando alcuni dentelli. Diametro maggiore — 4 millim. 7/10 Dalle coste di Affrica. — 63 — Genere HELICIELLA, Cos. Malgrado tutta l’austerità di creare nuovi generi , e d’'introdurre nella scienza nomi nuovi, per non accrescer- ne maggiormente la serie, ed aggravare la mente de’ cul- tori di essa; sono costretto ciò fare, per iscansare l’erronea collocazione di specie sotto nomi generici già conosciuti , e fra quali non possono giacere senza gravissimo errore. 1. HELICIELLA COSTELLATA, Cos. Tav. X, fig. 3, 4, B, C. Conchiglia rotondata, con la spira appianata, molto convessa dalla inferior parte; composta di 3 giri di spira, il terzo de’ quali si aggira tutto quasi addossandosi alla inferior parte del precedente, sopra del quale perciò ri- leva, come la si vede in €, che la rappresenta di profilo , avendo l'apertura di prospetto. I giri della spira sono or- nati di cordoni ben rilevati nella faccia suprema fino al perimetro, ove si convertono in angolosità acute; dalla faccia inferiore insensibilmente si vanno cancellando fino a scomparire del tutto presso l’ombellico ; questo vien chiu- so in parte dalla espansione del labro della conchiglia. L’a- pertura è quasi ovale ; il labro è semplice, ma quando es- so si termina col ripiegamento che ingenera i cordoni tra- sversali, mostrasi incrassato o dilatato. Diametro trasversale — 1 millimetro. Proviene dalle medesime profondità coralligene del- le coste di Affrica — Rara, sii 2. HELICIELLA MUTABILIS, Cos. Tavola X, figure 4 e 5, A, B, C. Conchiglia quasi globosa, con la spira ben rilevata, acuminata ; composta di 3 a 4 giri di spira ben regolari , e tutti ornati di strie finissime trasversali; gli anfratti so- no rotondati , discreti per delle suture profonde; l’aper- tura varia sovente, dilatandosi in diverso senso, come dalle due effigiate si vede. Potrebbe ciò dipendere dalla diversa età , dall’ esse - re cioè più o meno complete; ma pare che questa diffe- renza andasse pure associata ad una maggiore o minore elevazione della spira. Si trovano delle condizioni anche intermedie alle due che si sono efligiate. Specie non molto rara , proveniente dalla medesima località. Diametro — 1 millimetro. Genere SPIROLIDIUM , Cos. Ecco un altro luminoso esempio che viene in con- ferma di quanto fu esposto sotto il genere Ammonitina. Trovasi in natura un mollusco cefalopede, il quale abita, o genera una conchiglia spirale, i cui giri non so- no punto in contatto, e la cavità è scompartita in più altre, tutte simili, e comunicanti fra loro per un fora- me aperto nel mezzo de’ sepimenti , a traverso del qua- le scorre un sifone. Di tali conchiglie il loro scopritore Peron fece il genere Spirola, nome che n° esprime nitida- mente la forma; ed alla specie fu data poscia il nome di lui, Spwola Peroni. — he Và tra Foraminiferi anche una microscopica con- chiglia così spiralmente attorcigliata e scompartita allo interno; ma senza forame di comunicazione, nè sepimenti, nè i giri della spira sono disgiunti; in vece, dopo due 0 tre giri spirali , la cavità tubolosa si protende tangental- mente in linea relta, o presso a poco così, e l'ultimo scompartimento si chiude per una lamina cribrata da più forami rotondi. A. tali microscopiche conchiglie è stato dato il generico nome di .Spirulina, ricordando con ciò la forma analoga a quella della Spirula Peronii; e col dimi- nutivo esprimendone la picciolezza inerente alla diyersi- tà di struttura. Del tutto simili a queste ultime discopriamo ora una altra "conchiglia, che per la forma esteriore, e per la sua picciolezza è siffattamente simigliante alla Spirulina, che non sapresti punto distinguerle. Nullameno, per quanto ci à permesso vedere la sua esteriorità, mancano affatto | gl interni scompartimenti, ond’è di una sola e semplice cavità, ed il suo estreme è aperto del tutto. Mostra al- quanto dietro del peristoma qualche leggiero indizio di lamina, con grande apertura nel mezzo, e due forami in giù. Le quali cose potrebbero anche dipendere da pro- pria innermalità; ma questo non è che un dubbio lontano. Or è di tale conchiglia che necessariamente convie- pe costituire un genere , al quale ben sarebbe convenuto il nome di Spirulina. Ma essendo stato questo impiegato in doppio modo, come si è esposto, una logica convenzione vieta adibirlo. Laonde, ricordandone Je analogie, propon- go per essa il nome di Spirolidium. Qual'è pertanto l’animale che l’abita , o che la pro- dusse? È un desiderio cui un fortunato aecidente potrà soddisfare. Ma quando , e per chi non si può prevedere. Dovendoci quindi accontentare di conoscerne la spo- 6 Gi glia, è sopra essa che il genere si fonda; la cui defini- zione va formolata così: Conchiglia libera, regolare, simmetrica , spirale in sulle prime, per due o tre giri, i quali si toccano ed in parte lo esterno abbraccia il precedente; indi si prolunga in linea quasi retta, assumendo la forma di pastorale; a- perta all'estremità, con apertura semplice; internamente di ana sola cavità continua, e senza veruno scomparti- mento di sorta. 1. SPIROLIDIUM MEDITERRANEUM, Cos. Tav. XI. fig. 2ie 4. Trasparente come il vetro, bianca, liscia, con qual- che oseuro segno di strangolamento nella parte prolun- gata. Lamina aperta nel mezzo, dietro del peristoma, con due forami piccolissimi, uno per lato ad una spezie di linguetta, che, partendo dal lato concavo, si protende fi- no all apertura centrale, come viene rappresentata in è della figura citata. Si anno di tale specie due varietà. La prima è di sta- tura minore e meno gracile, fig. a. La seconda è più de- licata, più prolungata, ed il prolungamento un poco im- butiforme; di maggiore statura, come vien rappresentata dalla figura trasversalmente sottoposta alla precedente. Lunghezza della prima = 1 mill. 2 della seconda = ?/t mill. Abita Ie rocce coralligene del Mediterraneo delle coste di Affrica e di quelle di Sardegna. Osservazione. Woodvard, nella Tav. IX, fig. è, del suo Manuale rappresenta una conchiglia identica a queste nostre, riferendola al genere Caecum di Flemming; lo '— 607 — stesso che il Corniculum di Miinster , lo Brochùs di Bronn} e l’Odontidium di Philippi; e crede essere il giovine del- lo stesso Caecum trachea. Con permesso di lui, e di quan- ti altri ànno opinato allo stesso modo, affermar debbo, esser queste due conchiglie intieramente diverse, quan- do anche considerar si volesse l'una come il primordio caduco dell'altra. La forma, l'andamento, la struttura , e sopratutto l’ apertura col suo diaframma, ne la dipartono del tutto. Io posseggo esemplari minimi, lisci, e traspa- rentissimi del Caecum trachea, che ben si potrebbero con- siderare come i polli di quello; ma essi non dissomigliano dal tipo se non per la mancanza delle rughe trasversali : in ogni altra cosa completamente convengono. «Genere AMMONICERINA, Cos. Frequenti sono i casi in natura, in cui, o sotto spo- glie simili , almeno in-apparenza , si racchiudono animali per organica composizione diversi, e più o meno lontani tra loro; 0 sotto spoglie dissimili l’animale è affinissimo; e di un ordine stesso. E tale è la condizione de'primi, che, mentre si è. certo della differenza somma che regna tra l'organizza- zione dell’uno e quella dell’altro; non sapresti trovar poi un solo segno caratteristico ben espresso ed importante ne’ rispettivi nicchi, onde poterli per esso contrassegnare;. e,separarli. Esempi ne porgono i Dental e la Ditrupa, le Serpole ed i Vermeti, i Planorbi e le Bifronzie ecc. Così parimenti in altri casi non si saprebbe sospet- tare, che gusci o nicchi diversissimi nelle loro forme este-, riori, ed anche nella sostanza, potessero racchiudere animali della stessa famiglia, od almeno della stessa clas-. se. Tal'è il caso, a modo di esempio, delle Teredini e le; * ia Foladi, de' Concolepi e le Porpore, i Balant e le Tubici- nelle , ecc. Dalle quali due condizioni proseguita , ch’ essendo cadute sotto l’occhio de’naturalisti coteste spoglie, prive del loro abitatore, ancorchè peritissimi per la maggio- ranza de casi, sono state diversamente per ciascuno di loro definite, e per ordinario l'uno oppostamente all’ al- tro le è giudicate. Alle quali diverse sentenze ànno pure influito i tempi e le condizioni in cui si sono trovati i sog- getti e gli autori. Da ciò ànno avuto origine quei tanti sinonimi, di cui sì trovano soverchiamente caricate certe specie; da ciò Ja diversa denominazione generica, e non di rado ancora Ja posizione svariata e lontana nel metodo. Gli esempiî ridondano negli antichi, sono cresciuti ne moderni, ed avanzeranno nella posterità; perocchè le cagioni si ac- crescono siccome aumenta il numero degli scrittori, la lo- ro distanza, e la celerità della stampa. . Non è da farsi le maraviglie perciò, se di sovente si pone piede in errori, sia nella novità, e sia con la falsa generica determinazione — Molti sono gli esempî che ad- dur si possono in comprova di tali verità. Mi limito non pertanto a porne una in mezzo, bastevole ed immediata al caso nostro , senza dilungarmi di troppo. La conchiglia effigiata nella tavola XII , sotto il nu- mero 4, a primo sguardo direbbesi un Ammonite; per ta- le annunziandola la sua forma spirale, avendo la spira ugualmente depressa ed ombelicata d'ambe le facce, i cui giri, gradatamente crescendo in diametro, sono guerniti di cordoni trasversali, e questi con una eminenza acuta nel mezzo sì dall'una che dall’ altra faccia; sicchè si à una conchiglia completamente simmetrica. Nondimeno , non essendo essa allo interno concamerata , ma unicavi- Mao taria, e senza vestigio di sepimento di sorta , entrar non può nella classe de’ cefalopedi. L’ apertura è quasi roton- da, con oscura tendenza al quadrilatero; peristoma ester- namente angoloso, internamente liscio , levigato, ed a margine ottuso e spesso. Una conchiglia di simil natura , se fosse terrestre , non esitereste a crederla del genere Planorbis; conside- randola solamente quale specie ben distinta da quante altre se ne conoscono, spezialmente per la sua picciolez- za. Ma poichè è dessa marina, quindi il suo abitatore non polmonato; non può con le specie di quel genere es- sere associata. Restringendola dunque ad analoghe abitatrici del mare, e però fra le spoglie di molluschi branchiati , essa si trova fra mezzo ad una folla di generi, sì poco distinti, che vià pure chi, riunendoli insieme, gli è, con poca avve - dutezza, ricondotti ad un solo, perchè primitivo, il genere Strapasolus Monf., ma che però non merita per altro ri- guardo la preferenza. Conciossiachè questo genere, come gli altri del medesimo autore, è stato fondato sopra una spe- cie sola , nel modo che da principio abbiamo dichiarato. Conviene ora dunque passare in rassegna bre vemen- te i generi affini, onde riconoscere se ve ne fosse uno , al quale possa più convenevolmente riferirsi. Socarium. Non à come questi la spira da un lato, ed ombelico scavato dall'altro con forame nel mezzo. RorecLa. In tal genere la spira è spianata e l'’ombe- lico chiuso e calloso. Detpninuca; affinissima ai Solari, si distingue da quel- li per l’apertura rotonda; val quanto dire, che i giri del- la spira son tutti tali, mentre ne' solari sono trigoni più o meno; e più per la mancanza di ombelico scavato , con forame centrale nella spira. Con le delfinole quindi io. poro conviene la nostra conchiglia per la sola integrità de’ giri della spira, e perciò ancora dell'apertura ; ogni altra cosa è diversa. Birrontia. Il nome parrebbe condurla dritto a tal ge- nere, essendo nella nostra conchiglietta realmente due e quasi uguali le facce; ma ciò non è che approssimativa- mente vero nelle conchiglie registrate sotto tal nome. Conciossiachè in esse da un lato vi è un ombelico lar- ghissimo col margine carenato , e l’ apertura angolosa ( trigona o tetragona ); e per questo solo essenzialmente diverse dalle De/finole. La nostra specie manca affatto di ombelico propriamente detto ; siccome non à menoma differenza nelle due facce spirali, in entrambe essendo la spira ugualmente depressa. Orsis — Lea à fondato questo genere per una con- chiglia analoga , i cui caratteri convengono completamen- te con quelli della nostra specie, tranne solo quello del- l'apertura: eccone la frase : Conchiglia orbicolare, discoidale, ombelicata, apertu- ra quadrangolare ; ombelico. largo, spirale, tutto ugual- mente visibile d’ambi i lati. Senza colonnetta. Pranaria , Brown ( Melurite? Leseur ). Conchiglia discoidale, compressa, sopra e sotto ugual- mente piana, splendente, e diafana; sostanza di questa conchiglia molto delicata e fragile; tre intieri giri convessi ; apertura lunata; labbro superiore riflesso. Poste dunque tutti questi, ed altri simili confronti che far potremmo , ma soverchiamente ; risulta indispen- sabile il creare per questo nostro tipo un nuovo genere — Ma sotto qual nome ? Ecco un secondo imbarazzo, nel quale tuttodì-ci «tro - viamo. I radicali greci non somministrano più voci ca- paci di esprimere i nostri concetti; essi sono esauriti. E eni poichè una legge di ‘convenienza inibisce adoperare lo stesso nome impiegato già per altro genere della mede- sima classe, ed anche se fosse in una stessa grande divi- sione di un solo regno naturale; così il nome di Spirorbis, che ben gli sarebbe convenuto non può adottarsi (1). Non Planorbis, per la stessa ragione, che si confonderebbe con quello usato per altre conchiglie, sebbene di ordine di- verso. Tenendo perciò presente l'apparente forma e strut- tura degli Ammoniti, e la sua somma picciolezza , ò cre- duto assegnarle il nome di Ammonicerina ; 0 piccolo cor- no di Ammone. i CARATTERI DEL GENERE. Il genere Ammonicerina à dunque una Conchiglia dv- bicolare , discoidale, depressa nel mezzo d’ambe le par- ti; giri della spira non abbraccianti, ma un poco coeren- ti; apertura quasi rotonda; peristoma semplice , talvolta ingrassato per l'esterna ruga , o espansione. 1. AMMONICERINA PULCHELLA , Cos» Tav. XII, fig. 1. 2, 6. Conchiglia quasi ombelicata d’ ambe le facce ; com- posta di quattro giri di spira, rotondi, separati da sutura profonda; ornati da cordoni trasversali, i quali sul mezzo dell'una come dell'altra faccia si elevano a foggia di spi- na, non molto acuta, laminare, dritta ; apertura rotonda , col peristoma delicato , acuto, dritto; tutta di color rosso vivace quasi sanguigno. (4) Questo nome è stàto impiegato da Heininger per Conchiglia, men» tre già lo era per 4ne/lide. — lf Diametro = ‘/ro di millimetro. Specie rarissima , ospitante nelle rocce coralligené delle coste settentrionali dell’ Affrica, insieme a molte altre specie di genere diverso, e di Foraminiferi. Nel mio Maseo. 2; AMMONICERINA PAUCICOSTATA ; Cos. Tav. XI, fig. 1. a, d. Soli 9 grossi cordoni per ogni giro di spita; aper= tura internamente angusfata, e come se vi fosse un dia- framma, o strangolamento analogo a quello del genere Protomedea. Diametro trasvers. %/0 di millim. 3. AMMONICERINA SIMPLEX, Cos- Tav. XI, fig. 3, a, d. Simile alla precedente, però senza verun segno di cingoli, nè di rughe, ma solo guernita di strie finissime trasversali. À. AMMONICERINA MUTABILIS, Cos: Tav. XII, fig. 2, a, d. Conchiglia composta di 3 giri di spira, alquanto più larghi che alti, lisci e semplici dapprima , l'ultimo però verso il suo termine incrassato e guernito di grosse rughe trasversali, con sci carene longitudinali. Diametro */10 di mill. 73 — ‘atte tre queste specie provengono da' fondi coralli- geni della Sardegna. Genere PROTOMEDEA , Cos. (1) Tav. XI, fig. 5 e 6. Le conchiglie che formano il soggetto del nuovo ge- here che quì si propone ànno stretti rapporti con quelle dell’ Atlanta, e spezialmente dell'A. Cheraudrenii. Come quelle ànno la spita d'ambe le parti depressa , benchè inegualmente, gli anfratti si accollano sulle prime, indi si separano gradatamente, ma non ànno carena laminare sul dorso; e quale più quale meno si allarga trasver- salmente , sicchè in taluna l’apertura è più dilatata che alta, come la si vede nella fig. 5 in c; inoltre, essendo più compressa , si allunga più che si dilata, come nella figura 6 in c. Variano esse eziandio per la obbliquità con la quale si attorcigliano, volgendosi ora dalla destra alla sinistra , come quella della fig. 5, ed ora in senso contrario, come vedesi nella fig. 6. Per tutte siffatte differenze, e perchè non ànno esse alcun tipo , cui si potessero riferire senza arbitrio, mi è paruto giustissimo proporle a tipo di un genere distinto ; il quale piacemi insignire col nome di una delle 50 Ne- reidi , figlie di Nettuno e di Doride, seguendo il pensie- to di Esiodo. (1) Nome mitologico di una delle Nereidi; secondo Esiodo. si 2. PROTOMEDEA ELATA, Cos. Tav. XI, figg da, bd,c. Conchiglia molto obbliquamente rivoltata in spira dal destro al sinistro lato, avente 3 giri di spira, alquanto abbraccianti; apertura dilatata trasversalmente ; superfi- cie liscia. Diametro maggiore 5/10 di mill. 2. PROTOMEDEA ORNATA, Cos. Tav. XI, fig. 6, a,bd,c. Conchiglia compressa , rivolta in spirale da sinistra a destra obbliquamente ; composta di 3 giri di spira , al- quanto abbraccianti sulle prime, sensibilmente discreti in fine; apertura ovale, più lunga che larga, labbro scisso dalla parte dorsale. I primi due anfratti oscuramente striati per lo lungo nella faccia sinistra , lisci nella destra ; indi un marchio molto sensibile di accrescimento , come un cordone, al quale altro simile ne succede meno rilevato , e dalla opposta parte cancellati affatto. Diametro magg. 1 mill. e 7/10. Abitano entrambe nelle stesse località delle prece- denti — Rare. ASSE, Pg CLASSE DE' CIRROPEDI ORDINE I. LIBERI. Genere TriToNE; Trilon, Linn. Omero, volendo descrivere le orrende sventure di quanti, valicando per lo stretto Zancleo, vengono dai ma- rosi furenti spinti fra gl’ispidi scogli di Scilla , personifi- ‘cava tal luogo, e gli.dava per madre Cratei. Favoleggiando in simil guisa i posteriori poeti , ed imitando quella classica ed originale epopeja , vollero dargli anche un padre; ed a questo imposero nome Trito- ne. Questo stesso nome, secondo Pausania, è proprio di un fiume, da cui nacque Tritonia. Linneo, cui tanto piacque improntare dalla favola i nomi per insignirne gli animali e le piante, e congiunger così i concetti della. mente coi fatti della natura , assunse il nome di Triton per darlo ad uno degli abitanti del ma- re. Figura esso dapprima nel Museo di Ludovico Ulrich, pag. 466, 1754, ove Tritone viene appellato l’animale ospitante quei nicchi testacei del suo medesimo genere Lepas. Il quale genere , smembrato dai moderni zoologi , à dato origine ai generi T'ubicinella, Coronula Balanus , Acasta , Creustia, Pagg Mina fa, desi Ciner »; Otion'ed Alepas. Ripose egli in seguito il genere Triton fra vermi molluschi, facendolo succedere alle Oloturie e seguir dal- le Seppie (A). (1) Lin. Syst. Nat. Edit. 10, Sig SULLO 1758. Pag. 659, gen. 261. In origine però lo aveva collocato fra le Meduse — Vedi i d.° Paris, ; i nia Egli lo definì nei seguenti termini. — Triton — Corpus oblongum —- Os lingua involuta, spi- alt. Tentacula XVI (4): utrinque 6: posticis cheliferis. E non vi riportò che la sola specie seguente : 1. Triton littoreus — Habitat in ranrinibue rupiunti submarinorum. Niuna descrizione illustrativa , non citazione di figu- ta, non indicazione di patria. Ma lo aver indicato il de micilio suo ne'forami de’scogli coperti, fa sospettare, che davvero vi avesse trovato un mollusco nudo così costi- tuito, o ch'ebbe così a concepire l’abitatore de’ balani. Il Tritone linneano però era stato effigiato e descrit- to negli Atti Anglicani (50, vol. 2°, pag. 847, tav. 34, fig. 4), e da Leouwenoech ( Arcana Naturae, pag. 463, figara 7. 1697.) Nè altra notizia sembra ne avesse avuta Linneo, ec- cello questa citata. Nella edizione duodecima però , alle cose di sopra esposte ed ivi ripetute (2), soggiunge la descrizione se- guente. — Corpus quale în Lepadibus occurrit. Tentacula sex parium, bipartita , articulata, introrsum ciliata, involuta; harum paria tria postica chelata. Lingua inter extrema tentacula. Os ad basin tentaculorum. Figura similis. Dalle quali cose si rileva aver egli veduto un animale nudo, simile a quello che abita le Anatife, i Balanidi ec. ; siccome ben lo dichiara quel figura similis , ec. Laonde nello istituire il genere Lepas, tra i molluschi testacei , ei (1) Forse per errore tipografico, poichè siegue a dire esservene sei per lato: e XII ne assegna nella edizione di Vienna. (2) Linn. Syst. Nat. edit. XIT, Vindob. 17..., (pag. 1092: gen. 292 ubi — Triton tentacula XII). — 7] — ne indica l’abitatore col medesimo nome generico — Ani- mal Triton. Non essendo pervenuto giammai nelle mani de’ z00- logi alcuno esemplare di tal fatta , o poco presso di simil forma , si è giudicato che Linneo avesse solamente sup- posto potere esistere in natura il mollusco senza la sua conchiglia (1). In tale stato si trovan le cose per quanto spetta alla storia; ma nel fatto la natura ne porge oggi un documen- to, dal quale apparisce, che il naturalista Svedese non so- gnava , e non suppose, comunque possan le cose appari- re alquanto diverse. All’ unica specie impose nome di littoreus, comechè abita i scogli coperti dal mare ; e soggiunse esser lo stes- so che sì frequente si trova nelle Lepadi. Per meglio chia- rirne l'esterna organica composizione vi aggiunse: Ten- iaculorum articulatorum involutorum introrsum ciliatorum paribus sex, posterioribus tribus cheliferis, ad basin ten- taculorum os ; inter extrema proboscis. Nel 1785, Barbut, pubblicando il suo Genera Ver- mium (vol. unico, in 4°), alla pag. 65 riporta il genere Triton, con le stesse linneane parole; aggiungendo solo esser quasi la metà sì grande che la Seppia comune, e vi- vere sulle coste del Mediterraneo. In fine ne porge la figu- ra nella Tav. VII, fig. 2. Nella XIH edizione dei Systema Naturae lo Gemlin ripete esaltamente le cose superiormente notate, senza altro dire. D'altra parte, Laurenti impiegò il medesimo nome Iriton per un generedì Rettile anfibio della famiglia deile Salamandre, o della 5 divisione delle Lucertole di Linneo, (1) Cuy. Regn. anim. IIT, p. 361. si ao Muller costituì il genere Triton. Poli ci diede l'anatomia di quello ch'è l’abitatore dei Lepas ;. Lamarck impiegò pure il nome Triton per un genere di testacei , di cui è tipo il Murex tritonis di Linneo. I naturalisti più recenti, a contar da Cuvier, ànno cancellato dall’albo degli animali il primitivo genere Tri - ton; conservando solo quel di Lamarek nei Testacei e quel di Laurenti per i Batrachi. In vero non poteva reg- gere il doppio impiego d'un medesimo nome in una me- desima classe di viventi. Ma questo doppio impiego non è che apparente. Perciocchè uno era il tipo generico del- l’animale, il quale aveva per affinissimo l’abitatore del genere Lepas. Ma siccome il Tritone tipo non è stato ui- teriormente incontrato in natura, e sembra a me pure, che qual ce lo indica Barbut non sia vero; così non è da cancellarsi. è Cercavasi nondimeno questo animale isolato , qual ci venne descritto da Leowenoechio e da Barbut; ma era rimasto problematico: e ciò solo poteva giustificarne la scomparsa dalle opere di Zoologia sistematica. Io non so se realmente esistesse in natura il tritone sì grande qual lo descrisse Barbut; ma piccolo è un fatto , che per ben due fiate sopra 4 individui identici ò potuto constatare : ed è quello che forma il subietto della presente descri- zione. 794 TAVOLA XII, fig. 3-6. a grandezza naturale, ‘A lo stesso ingrandito e veduto di lato; ove c, d so- no i sei cirri di uno de'lati, ai quali corrispondono altret- tanti dal lato opposto, B è lo stesso animale veduto di prospetto, i cui cirri si sono divaricati dall'una e dall’ altra parte, a fine di lasciar vedere liberamente il mezzo del corpo dell’ ani- male; dal quale sorge la probosvide a, che parte dal cen- tro db. Dal medesimo sorge ancora un sifone, che, ripie- gato sul corpo, e racchiuso fra le due espansioni laterali del corpo stesso, si adatta fra mezzo, come trovasi rap- presentato in c. Costituisce esso una cresta, siccome me- glio si vede in d, c, della figura prima. La Fig. 3. è quella di uno de'cirri, ne quali a c è un canale, per entro al quale scorrono le uova? xxxx; e sul margine anteriore si prolungano i cirri secondarî b, i quali sono coperti di villi vibratili. Anche i cirri primarî sono guerniti di villi vibratili. Il colore de’ cirri è di un rosso vivace, alternante col bianco nitido, occupando ciascuno spazio uguale : e questa alternativa vien regolata dagli articoli della rachi- de di ciascuno de cirri primarî o maggiori, siccome la figura li rappresenta. Vive questo Tritone nel fondo melmoso de! Golfo di Napoli; e viene pescato dalle così dette Tartanelle, in marzo ed aprile. Nel 1842 (ai 14 marzo) ricevei i due primi indivi- dui, i quali erano attaccati ad una Sinapta pellucida , n. — 80. ed ai 17 dello stesso mese ne ricevei altri due assai più grandi de primi. Ai 22 gennajo 1850, ricevei una spoglia di questo tritone , appartenente ad individuo quasi doppio di quello rappresentato. Dal quale risulta che questo animale muta la sua spoglia crescendo. N. B. Nella Enciclopedia Metodica, PI. 85, fig. vien rappresentato è vero questo animale denudato, come lo è fatto Poli; ma ciò non è lo stato normale , bensì qual si riduce spogliato del pallio o mantello, a fine di mo- strarne la sua interna organizzazione, S.Godys Ia Dollino MISE ge INR, nd CALA i RAEE A gu Co ; My ò da, SUNT) è d TIM È P » î } x - L) vi te TAV Liv Do {ino re Calyo dis. TV di Colgo dw. Pu. Dalfmo TVI. TOS ja su Dolfino d** Cala s div é 9* 4 - DS ara VISA: TVI e ) = Y:; re » 1. A Golayo DAD. Il Volfinw d ui f % LES Vetag” [OI f'o T' VII Cw. Dolfimo : Pala a Li RR to e fiene= viscosa ATA) erronei (io / XK /. Tnochui elezantiosineg, alt. Ssanm. f PSI, 2.a-b, Vane dppi'rulo dg AM 4. p. SC, di Munchiagorta, 19, AA; /,4k Maro, P: S7, 4, a-b. Tuner fare quAdodue, ali- Smna, pe SA: 9 [Sas BI Micdtas» Zokna calcar, Maori. Zrmnm, pi Ara GC.A-C. Iroelua4 lorrsdugq, AG, Sam, P: SL i ' r Ù U A ' 4 < Dol mo lat. Viani AA 31 deaiizzi cle tipi enW diam. / ammi, pill, 2.B, deisouretta affinis, cara, IF p, 64, 3. A-C, MAlroeiella costellata dienv ll anm, p.b3. LL, A-C, Mllecetta) utafilia Ace, lam p lo bp, 1 STA-C. MN, mutabdto4 var, diam. Janni, p. 6%, 9: Golyo dis, Dolfino Lit Ct ul /.a-5, AT SO pacrcricootata), dama, 06 mm, p. 2, SE CF, ipùordidium MmeLAePAneund, VETO 2) [nora Go) PRA? | MAS ._ft ZI scah (maia ont corra dinplox, Oban, Y2E Zi TAI TA G, Prtomede a) edola, deiani, 0, 24. Proetoirmedemw ornata, diam, L'AMNMO, fa C472 la DSC; - a_——tnermar S. Galyo dis. Dolfino Lit. be) ho DS pa (REI Î /, a-6b, immoncoconin a pulchella, Alarm, 03 mm, p: pa d 2, a-b. Adinnitornt Cenina matlalbAea , AI AD 3 Mmaoaaun P sE ‘ Pad n a i PROMO sp. Lee i AZ 20 dalid rela can ala), diam, o.gl iingiro 7a | 10, mot ori be pae È VAZZIZI XII. 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