Agostino Todaro della Galia > È NÒÒ ea pELLA GALLIA SENATORE peL REGNO co Soumaio 1818. Mo 18 Agile, 18 o) red ZE H®R'TUS BOTANICUS PANORMITANUS î RA peo, AVERE Pei USD Ga TA 3) DÀ 5 de 2) e A E fé ; ì e 16 TS | HORTUS BOTANICUS. PANORMITANUS — PLANTA NOVA VEL CRITICA — QUA IN RORTO BOTANICO PANORMMIANO COLUNTUR I descripte et iconibus illustrate AUGUSTINO TODARO PANORMI CYRO VISCONTI EDITORE. PAD ECGEEXXM e ei e ST SIE I TT RZ I ET QI IU ATTM: P $ È î 54 (Ud Ul id LI n. cessi. 9734 O AU /; Dio hi pense Care deponsa cOnterta È dee davo fe/” 9774 Ugl AAA ui... Sd i. Use al, bd È, MMATOA O0OTAOH VI ATO 7 1A dr pa i: Sn 6 < Al A 2/27, A peg di, IO RIG SAL Clin II% < LOTO” lgpere TAO TG AA) I NA A V fi j Clo 5, vifo è bre” Appena do USLOCIORLOT CA e, presse il” Di eg, Ai Li 6 > Marina IAA 4 e 3 IR SI REIT PATTO A sollosori lie avendo ST MOMOCSICOREAM DA CASO COndeiztosei DE | assocuezeore. 4 DE LIZZZA p si | SEZ 4 4 lastote'a MA ; 2°. SA GAAZIAI ei. Dili Oi. a SE DILOPICE” (.y soa” i PLZALZ © RINUS BOTANICUS PANORMITANUS SIVE PLANT NOVZ VEL CRITICA que IN HORTO BOTANICO PANORMITANO COLUNTUR DESCRIPTZE ET ICONIBUS ILLUSTRATZA AUCTORE AUGUSTINO TODARO Ex Barowmus GALLIAE Utriusque Juris ac Scientiarum Naturalium Doctore, in Magna Suprema Curia Advocato, in Regia Stu- diorum Universitate Botanices Professore, Horti Regii Botanici Directore, diversorum ordinum eque- strium Praefecto, variarum unionum scientiae colentium sodale vel ordinario vel per literis conjuncto. Tomus.Primus + = (Sumptibus Auctoris) PANORMI Ex officina typographica Ex officina cromolographica FRANCISCI LAO CYRI VISCONTI MDCCCLXXVILXXVIII. 332 E Mil JUL 11 1955 Sg DEN LiBRA® INDEX GENERALIS Biancaca toda ae Pag” Biancaea scandens Tod. Erythrina insignis Tod. Duranta stenostachya Tod. Fourcroya elegans Tod. Botryanthus breviscapus 7od. » Sartorii Tod. . Iris Statellae Tod. . . , Serapias elongata Tod. . . Serapias lingua Linn... ... » ». var. pallida Tod. . Agave caespitosa Tod. . . Aloe macrocarpa Tod. . Serapias longipetala Pa//. » » var. pallidiflora Tod. Serapias lingua var. luteola Tod. Erythrina pulcherrima Tod. . Stapelia. Su Stapelia trifida Tod. Stapelia mutabilis Jacg. Stapelia discolor Tod... » atrata Tod. D) scutellata Tod. » angulata Tod. I cotoni coltivati nell’ Orto Botanico di Palermo . Gossypium microcarpum Tod. . » ». var. luxurians 7od. Agave condelabrum Tod. Aloe Schimperi. Tod. Duranta microphylla Desf. Aloe commutata Tod. . Agave paucifolia Tod. . Bunchosia elliptica Tod. Aloe percrassa Tod. . . Colea undulata Rg/. Aloe agavefolia Tod. Agave Haynaldi Tod. Index generum, specierum et synonimo- tum . » 49 50 52 54 56 63 64 66 70 73 75 TI 79 81 83 85 88 91 BIANCAEA Tod. Calix tubo brevi urceolato, limbi quinquepartiti laciniis deciduis petaloideis, lacinia infima subcymbiformi vix majori. Corollae petala quinque, calycis fauci inserta, ejusdem laciniis allerna, brevissime unguiculata: superum minus. Stamina 10, cum petalis in- serta; subascendentia omuia ferlilia; filamenta libera inferne villosa; antherae ovato- oblongae loculis basi productis. Ovarium sessile, compressum, puberulum. Stylus adscen- dens basi haud articulatus filiformis puberulus, apice obsolete incrassato; stigmate truncato. Legumen inerme, eglandulosum, oblongum vel faicatum stylo persistenti ter- minatum, compressum, maturilate inflato-ventricosum, uniloculare, oligospermum, val- vulis coriaceis. Semina 2-7 juxta suturam vexillarem alternatim biseriata, funiculo di- stincto, ovalia, ossea, album nullum, vel parcum. Embryonis recti cotyledones crassae, radicula brevis, exerta; plumula elongata. Frutices alte scandentes, vel arbores in caule ramis et petiolis aculeis recurvis ar- mati, foliis abrupte bipinnatis, floribus racemosis. Biancaea Tod. nuovi generi e nuove specie di piante coltivate nel R. Orto Botanico di Palermo, fasc. 2, p. 21. Caesalpiniae species Linn. sp. pl. p. 514; Lam. diet. 1, p. 452; Roxb. FI. înd. II, p. 860. Reichardiae species Roth., 20v. sp. 210? non bot. abhandi. nec cat. bot. Osservazioni. Questo genere è intermedio alla Caesalpinia, ed alla Guillandinia. Differisce dal primo per varii caratteri, tra i quali quelli del seme, che nelle specie costituenti il genere Cae- salpinia, (il cui tipo è la C. drasiliensis Linn.) hanno i semi piani e forse provvisti di albume; è più vicino al genere Gui/landinia, ma ne è ancora distinto per le lacinie del calice difformi, per i l'ovario non stipitato, per il legume esteriormente non echinato. A questo genere sono da riferirsi altre quattro specie, cioè la Caesa/pinia sappan Linn., (Biancaea sappan) la C. mimosoides Lam., (Biancaea mimosoides), la C. ferox Hasskl. (Biancaca ferox), e la B. sepiaria Roxb. (Biancaea se- piaria). La B scandens ha i semi privi di albume, come la 2. ferox secondo afferma Hasskarl. Nella figura che Wight dà della C. seziaria, il seme sembra provvisto di albume. Chalon nel suo lavoro sui semi delle piante leguminose afferma, che i semi della B. scandens non contengono albume; mentre al contrario le specie tatte del genere Caesalpinia ne sono provvedute, e tra queste vi an- novera la C. sepiaria Roxb.ela C. sappan Linn. Noi non abbiamo mai potuto ottenere i semi della C. septaria Rozb, e quelli, che dai varii giardini botanici ci sono stati rimessi col nome di C. sappan, appartenevano alla Coulteria pectinata Cav., come ancora a questa pianta apparte- nevano quelli rimessici col nome di Cou/teria tinctoria H. et B. I celebri botanici Hooker e Bentham, nella loro classica opera Genera plantarum, hanno riunito sotto il genere Caesa/pinia, quasi tutti i generi, che erano stati formati sulle varie specie di questo genere non solo, ma anco i generi Guillandinia Linn., Coulteria H. et B, Pomaria Cav.—A noi non ci è sembrato opportuno di seguire il loro avviso. In un sott'ordine così eminentemente natu- rale, quale è quello delle Caesalpinaee, si possono riunire più generi in uno solo, quando non si affigge alcuna importanza ai caratteri degli organi più importanti della fruttificazione; ma questo sistema non è sembrato a noi doversi adottare, qualora queste modificazioni costituiscono una specie o un gruppo di specie, che hanno un portamento speciale, e distinto. BIANCAEA SCANDENS 7od. Tab. I. Caule scandente aculeato, foliis bipinnatis, rachide primaria semper, secundaria quan- doque, aculeatis, racemo elorigato multifloro, leguminibus oblongis inflato-ventricosis 6-7 ovulatis, foliolis basi vix inaequalibus. Biancae scandens Tod. loc. cit. p. 22. Caesalpinia sepiaria Row). /l. ind. II. p. 360? Wight icon. pl. ind, tab. 31? Tod ind. sem. hort, bot. pan. ann. 1857 pag. 4. Reichardia decapetala Roth. nov. sp. p. 212? Dec. prod. II. pag. 484, sed folia non simpliciter pinnata. Stazione, Coltivavasi da lungo tempo nel Real Orto Botanico in piena terra, col nome di Cae- salpinia sepiaria, e vi fiorisce nel mese di aprile. Osservazioni. Non possiamo con certezza affermare, se effettivamente la nostra pianta sia la identica della 2. sepiaria (Caesalpinia sepiaria Roxbg). Il racemo della nostra pianta è molte volte più lungo delle foglie, che sono inserite alla base dell'asse, che si prolunga in racemo, le foglioline quando sono sviluppate non sono così-pelose, come nella figura del Wigth da noi citata; la foglia grande che in questa figura è inserita alla base dell'asse del racemo, se è la foglia sotto ascellare al racemo, è assai breve, mentre le foglie arrivano ad avere più di 40 centimetri di lunghezza. Deserizione, Il fusto è arrotondito, ed inferiormente non arriva ad attingere la grossezza del braccio umano, scande gli alberi vicini, e ne attinge le cime, che arrivano ad avere più di 20 me- tri di altezza; è sparso di aculei compressi, dilatati alla base, e quasi dritti. I rami, che possono appellarsi col nome di tralci, crescendo nel modo istesso dei tralci della vite, sono sopra ascellari, e spesso nascono l’uno soprapposto all’altro sopra la stessa ascella della foglia; spessissime volte invece del secondo ramo, cioè di quello situato al di sopra, si sviluppa un racemo di fiori.—I rami, come appariscono dalle gemme, sono coperte di una peluria breve, fosca, e come si sviluppano sono solcati; indi questi solchi mano mano si rialzane, e la peluria, che in gran parte è immantinenti decidua, diviene biancastra, lo che dà al rami giovani una tinta glauca : l'epidermide è fosca, con una leggiera tinta porporina; con l’età il colore dell'epidermide diviene naturalmente più fosco, la peluria cade quasi interamente ed i rami adulti sono quasi glabrati. Le foglie sono bipinnate in numero pari, tanto nelle coppie principali che nelle secondarie. I pic- ciuoli secondarii sono opposti tra di loro come le foglioline inserite sopra i secondi picciuoli. Il pic- ciuolo principale arriva ad avere circa 45 e più centimetri di lunghezza; al punto della inserzione sul fusto è della grossezza poco più della penna di colomba, ma sin dalla sua base principia ad assotti- gliarsi, sicchè nella parte superiore è assai tenue, el ha il colorito, e la peluria dei giovani rami. Nel punto dell'inserzione dei due picciuoli secondarii nel picciuolo primario, questo nella parte inferiore è munito di due aculei rivolti verso la base della foglia, nella parte superiore nel vuoto, che la- sciano i due picciuoli secondarii, vi è un aculeo incurvo ancor esso, ma in senso opposto guar- dando l'apice della foglia, in guisa, che allo stesso punto del picciuolo principale esistono lateral.- mente i due picciuoli secondarii, al di sotto due aculei ricurvi verso la base, ed al di ni uno aculeo ricurvato verso l'apice. Nella parte inferiore del picciuolo primario, tra una coppia e l’altra delle foglioline vi sono aculei alla volta solitarii, alle volte nati a coppia. Il picciuolo principale, e gli aculei, di cui è guernito, quanto alla loro peluria presentano tutti i caratteri, e le vicissitudini dei rami in guisa, che, appena sviluppati, divengono glabrati. A misura, 5 che sì appressa l'autunno cadono pria le laminette delle foglie, indi i picciuoli secondarii, ed allora il picciuolo primario si ricurva in dietro in forma di arco ritorto, e trattiene la pianta ai rami, ove essa si ritrova appoggiata, e non si disarticola, che allo svilupparsi dsi nuovi rami. I picciuoli se- condarii sono sottilissimi, ora del tutto inermi, ora aventi al disotto aculei, più o meno svilup- pati; tanto il picciuolo primario, quanto i picciuoli secondarii sono incrassati ed articolati al punto della loro inserzione. Il picciuolo principale porta da 6 a 11 coppie di foglie secondarie. Le pinnule sono disuguali in lunghezza da 9 a 13 centimetri, e nel numero delle coppie delle foglioline, poichè ne hanno un numero maggiore quelle del centro, arrivaudo sino a 13 coppie, mentre le pinnule della base arrivano sino al numero di 8 e 9, e qualche volta si riducono a 7, e quelle dell’apice da 8 a 10. Le laminette delle foglioline sono piccole, avendo 20 millesimi di lunghezza sopra 8 di larghezza, e sono sostenuti da un piccolo picciuolo ‘articolato, lungo meno di un millimetro, la loro forma è ellittica, un poco allungata, rotonda in entrambi le estremità, sono integerrime ed un poco ineguali alla base, pubescenti coi peli decidui, di color verde allegro nella pagina superiore, mentre nella inferiore sono appena glaucescenti, e percorse longitudinalmente da un nervo validetto, con le vene laterali appena pronunciate. Le foglie che sono alla base del racemo sono assai piccole, e si riducono e il numero delle coppie delle foglioline, ed il numero delle laminette. Le stipule sono caduche, cordate, quasi reniformi per la loro primitiva circonscrizione, col margine sinuato, quasi irregolarmente increspato; la loro parte superiore è rotonda, ciliato-dentata coll’apice emarginato; da questa emarginatura sorte un prolungamento in forma di cuspide, ancor esso cilio- lato; nella parte inferiore la lamina è un poco dilatata; e sporge infuori della linea della circonscri- zione dell'intera lamina, e si ripiega a circondare il fusto senza formarvi adesione. I fiori sono pedicellati disposti in racemi sopra ascellari, allungati avendo 20 centimetri circa di lunghezza il loro asse, nel quale i fiori sono situati alquanto distanti fra di loro. Ogni fiore è mu- nito della sua brattea di color giallognolo, queste brattee cadono immantinente a misura, che si allunga il racemo, sono concave ed abbracciano il bottone istesso; la loro figura è triangolare, es- sendo la loro circoscrizione laterale segnata da due linee, che, partendo discosto fra di loro dalla base, vanno a riunirsi in una punta acuminata; nella loro parte inferiore, dove sono concave, il loro margine è denticulato-ciliato, nella loro parte superiore serrulate. Il calice tanto nel ‘suo tubo che nelle sue divisioni è esteriormente munito di peli assai brevi e morbidi; le sue divisioni sono ripiegate in dietro, e più brevi della corolla. I petali sono gialli in forma di ellissi, alquanto ro- tondati, alla base attenuati immantinenti in uno ugno brevissimo, quasi nulla; il posteriore è dif- forme dagli altri, ha la figura obovata-cuneata, ed è irregolormente, e BIooRSADIatio emarginato. Gli stami sono tutti fertili, dilatati, e lanati nella parte inferiore. ; Le antere sono rosse, nel dorso verdognole. L’ovario è pubescente. Il legume è compresso, ma per l'ingrossarsi dei semi diviene inflato. I semi sono glaberrimi, levigati, di color castagno, mac- chiati di linee irregolari, nigrescenti. Gli altri caratteri si sono avvertiti nei caratteri generici. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Sommità del ramo estrascellare fiorifero. 7. Petalo postico. 2. Fogliolina. 8. Stame. 3. Parte della rachide principale. 9. Pistillo. 4. Calice. 10. Bratteola. 5. Petalo. 11. Legume. 6. Petalo. 12. Seme. ERYTHRINA INSIGNIS 7od. Tab. II E. arborea, parce aculeata, ramis paucis suberectis, subfastigiatis; foliorum terna- torum petliolo primario lamina foliolorum subaequali, lateralibus ovatis, acuminatis basi subtruncatis, media vix longius petiolata , lateralibus approximata , late ovata, laeviter subcordala, omnibus concaviusculis , junioribus tomentosis , deinde superne subglabratis, subtus petiolisque puberulis; racemis multifloris, aphyllis, abbreviatis, calycibus bilatiatis, vexillo non explicato bidentalis, deinde lateraliter scissis, fusco velulinis; vexillo brevissime unguiculato, obovato, subreflexo, lamina inferne convoluto- introflexa, superne dilatato-subforricata, alis carinaque gamopetala duplo longiori; sta- minibus usque ad medium, vexillari excepto, in vaginam cylindricam coalitis, superne in laminam expansis, ‘alternatim longioribus, subtridentiformibus ; leguminibus toro- sis 2-4 spermis; seminibus glaberrimis, nitidis, coccineis. : Erythrina insignis T’od., nuovi generi e nuove specie di piante coltivate nel R. Orto Botanico di Palermo, fasc. 3, p. 66. Erythrina caffra Tod. ind. sem. h. bot. pan. ann. 1857, p. 8, ann. 1858, p. 7, annî 1859, p..10, ann. 1860, p. 11. | Stazione. Ignota. Coltivata da tempo antico nel Real Ort> Botanico proveniente dal Real Giar- dino di Boccadifalco.—Fiorisce in aprile e maggio. Osservazioni. Questa specie non ha nulla di comune con lE. Humei Mey, di cui vi è una eccellente figura nel Bol.. may. tab. 2431, e molto meno è vicina con l'£. caffra Thumb. (Duchas- saingia caffra Walp. Linn. XXIII, p. 742 et ann. Il, p. 424) per il carattere del vessillo non lun- gamente nnguicolato, come nella specie descritta dal Walpers; si avvicina per molti caratteri con l'Erythrina secundiflora Brot. i Descrizione. Albero abbastanza alto ed assai robusto ed arriva a 14 metri con pochi rami, dia in ‘alto, gli costituiscono una cima poco dilatata; e quindi non in uso nei nostri passeggi, sebbene fosse pienamente rustico, e superi molto in bellezza la £. viarum. I rami sono cinerei glabrati, muniti di spine fosche, coniche, brevi, compresse da entrambi i lati. Le foglie ap- pena nate sono per tutta la loro superficie ricoperte di una peluria fosca, questa peluria è a poco a, poco decidua precipuamente nella superficie superiore della lamina, che diviene quasi glabrata, nella pagina inferiore la foglia rimane semplicemente puberula; la peluria però rimane più spessa nei picciuoli secondari delle foglioline.—Esse sono trifoliati, aventi un Picciuolo primario , che si prolunga un poco al di là dei picciuoli delle foglie latera'i, indi si articola in un picciuolo secon- dario, il quale sopporta la fogliolina del centro. Alla base del picciuolo principale vi sono due stipule brevi, piccole, ovato-lanceolate, acute inserite sul fusto; alla base il picciuolo si articola e l’articola- zione è alquanto ingrossata; nella sua lunghezza esso è munito di quattro glandule, due delle quali sono situate alla base dei picciuoli secondarii delle foglioline laterali, di forma quasi sferica, supe- riormente alquanto compresse, con una piccola fissura transversale, le altre due situate alla base della articolazione della fogliolina intermedia sono più piccole, e con l'apice compresso obbliquamente; questo picciuolo è arrotondito, e va leggermente ingrossandosi verso la base, puberulo nella parte intermedia tra le due foglioline laterali, e l'articolazione della fogliolina media, quasi glabrato sino all’articolazione di base, in questa articolazione la pubescenza si conserva ancora nell'età adulta; nei picciuoli secondarii la peluria è più spessa, con una scannellatura poco pronunciata nella parte su- 7 periore; questa stessa scannellatura si osserva nella parte estrema del picciuolo principale al di là del- l'inserzione dei picciuoli secondarii. La lamina delle foglie ‘aterali supera o eguaglia in lunghezza la parte inferiore del picciuolo dal punto, dove le due foglioline laterali sono inserite; essa si rialza dal- l'uno e dall'altro lato, sicchè le foglie sono quasi concave; ed alle volte hanno il margine legger- mente undulato, larghe sino ad otto e nove centimetri, lunghe sino a 12; spesso quasi troncate, ed alle volte la lamina nella parte vicina all’inserzione del picciuolo è rientrante, e diviene appena cordata; nella pagina inferiore i nervi laterali spesse volte sono ineguali, e quindi metà di una lami- netta è più sviluppata dell’altra, le nervature secondarie sono alterne, meno le due inferiori, che per lo più sono opposte: la fogliolina media è quasi conforine alle foglioline laterali, dalle quali è poco discosta a segno di toccarsi le loro estremità, la sua larghezza però è maggiore, contando più di 10 centimetri mentre ne ha poi 11 di lunghezza.—Il colore dell'insieme della foglia è verde cupo.— I fiori sbucciano prima delle foglie nell'apice dei rami degli anni antecedenti, ogni ramo arriva a sostenere quattro racemi, che sono raccorciati, confertissimi, e foruiti di un numero straordinario di fiori, dei quali principiano a sbucciare quelli che sono situati nella parte inferiore; l’asse dei me- desimi è nudo inferiormente, guarnito solo di peli brevi e foschi nella parte superiore. — L'albero allorchè è in piena inflorescenza sorprende l'occhio dell'osservatore per la vivacità ed il colore dei fiori, ed è di un aspetto maestoso, e pria che l’inflorescenza fosse compiuta, le foglie già si sono rinnovate. I pedicelli, che sostengono i fiori, sono brevi, guarniti di peli densi più foschi, e che sono simili a quelli del calice, ripiegati in dietro, e guarniti vicino il punto, dove si sviluppa il calice, di due brattee brevi, lineari, assai strette, caduche, aventi l’istessa peluria del calice, disposte ad altezza differente, ed alle volte quasi opposte. Il calice è gamosepalo, bilabiato, bidentato, con denti brevi, ed ottusi; esso è in forma di un tubo rigonfiato un poco nella metà superiore, e rivestito esteriormente di una peluria tomentosa fosco-ferruginea, come è il pedicello, che lo sopporta.—-Svi- luppandosi la corolla con l'ingrossamento del vessillo, il calice si lacera lateralmente «la un sol lato, in modo, che il labbro superiore, e l'inferiore sono respinti da un lato soltanto, in prosieguo questa stessa lacerazione non essendo sufficiente a dar adito allo sviluppo del vessillo, precipuamente per la posizione, che esso prende, succede una seconda lacerazione meno profonda dal lato opposto; il calice, misurato all'epoca in cui ancora non si è lacerato, è lungo 10 millimetri.—Il vessillo è di un vivissimo color coccineo, più vivo all’esterno, che all'interno, percorso da vene longitudinali, ester- namente alla base ha una macchia assai pronunciata, di una tinta verde giallastra; nell'interno questa macchia è più slargata, ma di un color verde assai pallido mescolata di una tinta gialla slavata. Questo vessillo è brevissimamente unguiculato, con un unghio quasi nullo; dapprima prende una posizione dirizzata in alto, indi si ripiega indietro, e segna un arco, in cui la parte concava guarda l'esterno del fiore, la forma della sua lamina è obovata, coll’apice ottuso e si ripiega lon- gitudinalmente in due metà in modo, che verso il centro i margini delle due metà si toccano, restando nella parte superiore un’orificio aiquanto aperto.—Le due ali eguagliano quasi nella lunghezza la carina, due volte più brevi del vessillo, avvicinate molto allo stesso, in modo che il margine del- l'una è soprapposto a quello dell'altra, la loro forma è oblunga, quasi falcata, colorate in coccineo dalla parte del margine, che guarda la carena, marginate da una banda violetta più larga, dove le due ali si mettono per i loro margini in contatto; la superficie interna è colorata di un verde giallognolo. ; La carena è composta di due pezzi brevemente unguiculati saldati fra di loro poco al di sopra dell’ugno, inequilateri alla base, di forma quasi transversalmente obovati, coll'apice ottuso, di color 8 verde giallognolo nella superficie interna, nella parte esterna superiormente marginati da una banda violetta, nel resto vario-pinti di un verde giallognolo e coccineo a tinte sfumate ed assai smorte.— Gli stami sono diadelfi; il fascetto carinale è composto di quattro stami più brevi e cinque più alti alternauti fra di loro, e lunghi quasi quanto il vessillo : essi sono saldati per più della loro metà inferiore in una vagina cilindrica, che vicino alla sua terza parte superiore si spiana in una lamina che va a terminare in nove filamenti, alquanto divergenti fra di loro, da prendere l'aspetto di un tridente a nove puote : nella parte, in cui sono riuniti in una vagina, essi lasciano una apertura, in cui è incastrato lo stame vessillare appena più breve dei quattro stami più corti. —Questi fila- menti dapprima sì ripiegano in arco, scostandosi dal vessillo, indi ascendono segnando una dire- zione opposta al medesimo, in. modo, che la parte concava guarda il centro del fiore; il loro colore è biancu sporco con una leggiera tinta di porpora assai lurida. Il pistillo segna la stessa direzione degli stami, dei quali è più lungo; esso è stipitato collo stipite alquanto peloso; l'ovario è munito di una peluria quasi simile a quella del calice, nello stilo i peli divengono più rari, verso l'apice questo stilo si articola, e incurvandosi segua un semicerchio; lo stigma all'apice è troncato. I legumi sono coriacei, torosi, in forma quasi di monello, lungamente stipitati, arcuati, lunga- mente rostrati, con 2 0 4 semi soltanto fecondi, abortendo tutti gli altri; esternamente alla loro ma- turità sono quasi glabri. I semi sono piccoli, di color coccineo, glabri, nitidi, con l’areola dell’ilo alquanto infossata, oblunga, di color nero, con l'apice del loro dorso quasi carenato. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Ramo fiorifero. 6. Ala. 2. Foglia. 7. Carina. - 8. Fiore. 8. Legume. 4. Androcea, 9. Semi. 5. Pestillo. DURANTA STENOSTACHYA Tod. Tab. II. D. inermis, ramis quadrangulis, subpuberulis; foliis oblongo-lanceolatis, acumi- natis ad medium tantum serratis, in apice ramorum reclinatorum, quandoque ubique, prorsus subintegris, supra glabratis, subtus ad nervos puberulis; racemis in estremi- tate ramorum sitis, paucis (8-4, rarissime 5), valde elongatis, laxis, multifloris, foliis multo longioribus, nutantibus, terminali axillaribus semel longiori; fructibus ovatis, parviusculis, vix sulcatis. Duranta stenostachya Tod. nuov. gen. e nuov. sp. colt. nel Real Ort. Bot. di Palermo, fasc. 2, p. 26. Duranta Plumieri Spr. sys. veg. 2, p. 564? — Dietrich sp. pl. 3, p. 618? — Tod. ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1858, p. 6! non Jacg. Stazione. Questa specie è stata lungo tempo coltivata col nome di Duranta Plumieri Jacq. È originaria del Brasile. Osservazioni. Il genere Duranta merita di essere monograficamente illustrato; poichè a no- stro giudizio lo Schawer nel compilare le Verdenaceae nel prodromo del De Candolle riunì sotto il nome di Duranta Plumieri Jacq. molte specie, che in buona parte devono essere separate. Trattandosi di un genere naturalissimo, e costituito da specie molto affini tra di loro, deve es- sere studiato sulle piante vive coltivate in piena terra, poichè difficilmente possono apprezzarsi i caratteri specifici studiando le varie specie negli erbatii, o sulle piante isolate coltivate nei vasi. Il primo che illustrò le specie di questo genere fu lo Sloane, il quale nel suo catalogo delle piante della Giammaica, parlò di una specie di Jasminum folio integro, flore coeruleo racemoso, fructu flavo (Sloane cat. pl. jam. 169, et hist.2, p. 93), che il Willdenow (Sp. pl. 3, p. 1, p. 380) riferisce alla Duranta Ellisia Jacq. Più tardi il Plumier, nella sua opera Nova Plantarum Americanarum Genera (1703), stabilì il genere Castorea dedicandolo al botanico italiano Castore Durante, e ne distinse due specie, l'una col nome di Castorea repens spinosa, e l’altra col nome di Castorea racemosa, flore coeruleo, fructu amaro. (Plum. loc. cit. p. 30) ed illustrò il genere con una analisi accurata del fiore e del frutto (tab. 17, fig. 3). Verso la metà del secolo XVIII Tommaso Brown percorse, come Sloane, l'isola della Giammaica, e reduce in Inghilterra diede alla luce la sua History of Jamaica (1756), dove descrisse forse la stessa specie dello Sloane chiamandola col nome di Ellisia frutescens, quandoque spinosa, foliis ovatis, utrinque acutis, ad apicem serratis, spicis alaribus, che disegnò nella tab. 29, fig. 1°. Sembra che nessuno di questi due viaggiatori avesse recato in Europa le specie da essi loro rin- venute, poichè in nessun catalogo ed in nessun'altra opera diretta ad illustrare gli orti botanici europei si ritrovano descritte piante, che a questo genere dovessero riferirsi. Il Linneo, nel volger l'anno 1737, nell'appendice alla prima edizione del Genera Plantarum, sta- bilì il genere Duranta sulla Castorea del Plumier, e nella prima edizione della Species Planta- rum non fissò la sua attenzione sull'opera dello Sloane; ma tenendo solo presente l’opera del Plu- mier, descrisse due specie, che appellò l'una col nome di D. repens, l'altra col nome di D. erecta, e distinse la prima per il carattere di essere spinosa, l’altra per essere inerme. Pervenuto l'erbario del Brown presso il Linneo, due discepoli dello stesso impresero ad illustrarlo: Gabriele Elmgren e Carlo Gustavo Sandmark ; cd i lavori dei medesimi costituiscono due dis- sertazioni lette nell’anno istesso (1759), l'una dal primo col titolo di Pugillus Jamaicensium Plan- tarum; l’altra dal secondo col titolo di Flora Jamaicensis, (Diss. acad. tom. 5, p. 371 e seg. (1760), 3 10 e quindi nel pugillo dello Elmgren è pubblicata col nome triviale di Elisia acuta la specie de- scritta dal Brown. i Intanto uscivano alla luce le classiche opere del Jacquin, e questo insigne botanico nell'anno 1763 nella prima di esse, cioè nella storia delle piante americane descrive due specie il Duranza, l'una col nome di Duranta Plumieri, e l’altra col nome di D. E/lisia distinguendole per il carattere dei loro calici, cioè la prima col carattere specifico, calycibus fructescentibus contortis, e la seconda colla frase calycibus fructescentibus crectis; ed i frutti così descritti sono disegnati nella tavola 176 dell’opera precitata alle fig. 76 e 77 (Jacq. Amer. Hist. p. 186, tab. 176, fig. 76 e 77). Nello stesso anno il Linneo pubblicava la seconda edizione della Species Plantarum; e, correg- gendo se stesso, segue alla lettera il Jacquin, e registra le due specie di costui. Alla D. Plumieri riferisce la D. repens della prima edizione, e della D. erecta, Sp. pl. ed. 1° ne fa la varietà 8 della detta D. Plumieri. Come il Linneo, riporta i sinonimi della prima edizione, non già col nome spe- cifico, ma colla frase specifica; ed i moderni botanici citano all'opposto i sinonimi col nome spe- cifico, così costoro, ripetendo la sinonimia linneana, suppongono essersi descritte nella prima edi- zione della Species Plantarum due specie di Duranta, l'una col nome di D. inermis, e l'altra col nome di D. spinosa; mentre i nomi specifici dati dal Linneo sono di D. repens e di D. erecta. La seconda specie descritta nella seconda edizione è la D. Ellisia; e vi si riferiscono come si- nonimi la Elisia acuta, Amoen acad. 5, p. 400, e la Ellisia frutescens Brown, pag. 262, tab. 29, Honda: Come infelice era stata la frase specifica per distinguere la D. repens dalla D. erecta, così più infelice fu la frase specifica per distinguere la D. Plumieri dalla D. Elisia pel solo carattere della intorsione più o meno dei calici fruttificanti; lo Swarts che ancor esso fu nelle Indie Occidentali fu il primo ad avvertire che questo carattere era di nessuna importanza, avendo nella stessa pianta os- servato i calici contorti ed i calici eretti, ed affermò ciò dipendere dallo stato diverso di maturità dei frutti (Swart, obs. dot., p. 247). Ciò non pertanto il Jacquin oltre alla figura dei soli frutti, che avea dato nella tavola 176 ai numeri 76 e 77, pubblicava le figure intiere delle due specie di Duranta. La D. Elisia è figa- rata nel suo Hortus Vindebonensis , tom. 3, tab. 99; e non già nell’Hortus Schoenbrunensis , come erroneamente indica lo Schauer in De-C. prod. XI, pag. 615, e la D. Plumieri è figurata nel suo Icones pl. rar. 3, tab. 502, nella quale opera persiste nell'antica sua frase specifica. Il Willdenow nella sua Sp. pl. tom. 2. part. 1°, p. 380 considera come due specie diverse la D. Ellisia, e la D. Plumieri; afferma averne di entrambe veduto le piante disseccate, ed essere an- cora variabile il carattere delle foglie serrate, e delle foglie intere. Il Kunt nello illustrare nell'anno 1823 le piante raccolte in America dall'7umbolt, e dal Bonpland pubblica varie nuove specie di Duranta, e varie altre specie di questo genere furono dopo pub- blicate dal Desfontaines, dal Richard, dal Chamisso e da altri. Lo Schauer nel prodromo del De-Candolle riconosce solo come buone specie la D. Mutisii Linn. fil., la D. macrocarpa Kunth, la D. triacantha Juss., e tutte le altre specie precedentemente de- scritte sono considerate come semplici forme della D. Plumieri Jacg., e come varietà distinta di questa specie considera la sola D. vestita Ch. Nonpertanto lo Sprengel nell’anno 1826 pubblicando la sua Species Plantarum, avea ammesso quasi tutte le specie sin allora descritte; e dà due nuove frasi specifiche per la D. Plumieri e la D. Ellisia. La frase specifica assegnata alla prima specie per il suo carattere racemis spicatis longissimis nutantibus si attaglia bene alla pianta da noi descritta e figurata, sicchè forse la D. Plumieri Spr. non Jacg. si dee riferire alla nostra pianta; ma siccome noi possediamo nel Giardino un’ altra specie coi racemi allungati, così non possiamo con certezza affermarne la identità. 11 Dietrich, nella sua Synopsis Plantarum 3; p, 618, segue lo Sprengel, dal quale copia la frase specifica con questa differenza, che mentre lo Sprengel riferisce la D. phytolaccaefolia Juss. alla D. Plumieri, il Dietrich la riferisce alla D. Mutisti. Il Walpers nel Repertorium Botanicae Systematicae, vol. IV, p. 78 e seg., pubblicato quasi contemporaneamente al lavoro dello Sehauer, ritiéne come specie distinte quelle sin allora pub- blicate, come avea fatto lo Sprengel, anzi separa la D. Ellisia Jacq. della D. microphylla Desf., ma sembra, che anco esso riunisca in una sola specie sotto il nome di D. Plumieri varie specie effettivamente distinte. Noi non possiamo nulla affermare intorno alla Duranta Ellisia Jucq. poichè non abbiamo ve- duto nè l’opera del Br0wr, nè quella dello Sloane e neppure quella del Jacquin (Hort. vind. 3, tab. 99) e non coltiviamo alcuna specie, nella quale arrivati i frutti all’epoca della maturità fos- sero interamente dritti all'apice. La figura del Sims pubblicata nel vol. 42 del Botanical Magazine, ci sembra essere una forma della pianta, che noi coltiviamo al giardino botanico col nome di D. Elisia, ma non siam sicuri se effettivamente corrisponda alla D. Elisia Jacq. La inspezione della tavola 502 del Jacquin icon. pl. rar. 3 rappresenta una specie diversa dalla nostra, sia pel carattere delle foglie, sia per la lunghezza dei racemi, e ci sembra distinta sia pei caratteri delle foglie, che per la lunghezza dei racemi. In prosieguo saranno pubblicate le tavole delle altre specie coltivate nel giardino per rilevare le loro differenze specifiche, e come in generale, tranne poche eccezioni, ben fecero lo Sprengel ed il Dietrich allorquando riconobbero come specie distinte quelle allora pubblicate. Descrizione. È una pianta alta da 3 a 5 metri, sempre verde, giammai repente, ancorchè fosse coltivata in piena terra e senza irrigazione, quantunque quando non è irrigata, e le piogge autun- nali sono tardive soffra moltissimo nel mese di agosto : coltivata nella stessa aiuola e nei boschetti artificiali dei giardini, sia con irrigazione, sia senza di essa, non muta mai i suoi caratteri, ed i rami plantae sitientis sono sempre allungati, reclinati, pendenti all'apice, e coi racemi lunghis- simi. Questi rami si diffondono in tutti i sensi, dapprima appena pubescenti, ma poi del tutto glabri; sono compressi da entrambi i lati e quindi quadrangolari. Le foglie sono quasi opposte, ovate-lanceolate, acuminate, lunghe sino a 20 centimetri compreso il loro pieciuolo, e si impiccioliscono a misura che si avvicinano all'estremità del ramo, la lamina verso la base si attenua in un picciuolo leggermente distinto, che arriva ad avere circa un centi- metro di lunghezza; e nella sua maggior lunghezza arriva sino ad attinger più che 5 centimetri; è ser- rata verso la parte media, alla base ed all'apice è intera. Le foglie situate all'estremità dei rami fio- riferi sono intiere; alle volte se ne osserva qualcuna intiera anco nella parte inferiore dei rami; nella pagina inferiore sono percorse longitudinalmente da un nervo valido, molto pronunciato, sul quale si sviluppano nervi laterali disugualmente alterni, anco essi validi, i quali alla lor volta sviluppano molte vene tenuissime che costituiscono una rete nella pagina inferiore; la loro consistenza è leg- germente coriacea, e sono persistenti in tutto l'inverno. Il picciuolo di sotto è rotondato, superiormente è compresso e nel mezzo ha un solco leggermente pronunciato. I racemi sono 3-4, rarissimamente 5, e si vanno mano mano allungando a misura che si svilup- pano, essi sono gracili in rapporto alla loro lunghezza; uno di essi termina il ramo ed è al doppio più lungo di quelli ascellari; e quando è in frutto attinge la lunghezza di più che 30 centimetri; i laterali sono situati nell’ascella delle ultime foglie dei rami, e distano poco gli uni dagli altri: essi sono pendenti, e sopporta quello centrale sino a più che 60 fiori; i laterali ne hanno un numero minore. I fiori sono di un color lilla che tende al celeste, alquanto distanti fra di loro, e costituiscono un racemo assai allungato, lasso, in modo, che le bacche alla loro maturità non si toccano fra di 12 loro; i pedicelli sono più brevi della stessa bacca tenuissimi, ed hanno alla base una bratteolina angustissima lineare setacea, poco più breve del pedicello, il quale è ancor esso munito di una o due bratteoline assai più piccole, appoggiate allo stesso pedicello. Questo pedicello durante la fio- ritura si incurva verso la base del racemo, ma a poco a poco prende poi una direzione orizzontale, ed infine, ingrossate le bacche, pendono in giù verso l'apice del racemo. Il calice è tubuloso, costato, e le cinque costolette terminano ciascuna in un dente subulato i quali sporgono dall’orificio del tubo, che è quasi troncato; dopo l’antesi il calice si ingrossa, e aderisce all’ovario, e costituisce una drupa baccata con otto logge; sormontata dai denti del calice, che si avvicinano fra di loro, e si distorcono; e costituiscono un piccolo rostro, e conservano questo ca- rattere sino alla loro perfetta maturità, solo quando il frutto è perfettamente maturo la parte se- tacea dei denti si avvizzisce e le costole del calice nel frutto maturo vi formano cinque linee pro- minenti oblique, che tracciano verso la metà superiore dello stesso cinque solchi. La drupa ed il picciuolo sono di colore biondo; nel resto conserva immutati i caratteri generici. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Ramo in fiore. 5. Calice dopo la fioritura. 2. Ramo in frutto. 6. Pistillo. 3. Foglia. ". Drupa in piena maturità. 4. Calice pria della fioritura. 13 FOURCROYA ELEGANS Tod. Tab. IV. F. caule inferne brevi tractu foliis numerosis, fere omnibus persistentibus, in or- bem dispositis crebre stipato, deinde per totam longitudinem florifero; foliis carnoso-co- riaceis, praelongis, elongato-lanceolatis, ima basi ad marginem compressis, supra basin vix angustatis, superne apice mucrone recto, brevissimo, corneo terminali; supra ima basi percrassis tumido-convexis, deinde brevi tractu convexis et usque ad tertiam partem e convexo gradatim explanatis, ad tertiam partem plano concavis, coeterum canaliculatis; subtus inferne semihemisphaerico-convexis, deinde gradatim depresso- rotundatis, a tertio inferiore usque ad apicem carinato-convexis; junioribus erecto- patulis, senioribus patentibus, omnibus sub anthesin patentibus, supra intense viridibus, subtus scabris, margine vix sinuato, spinoso-dentato; dentibus sublriangularibus, acu- minatis, antice incurvatis, basi brevi tractu viridibus, in reliqua parte corneis intense castaneis; floribus numerosissimis in racemo bulbilligero, decomposito, elongato-sub- pyramidato dispositis, pedunculatis, pendulis, in axilla bracteolarum 2-3 enatis, sepalis usque ad medium imbricatis, tribus interioribus majoribus ovato-ellipticis. Foureroya Ghriesbrechtii Verschaff. cat. ann. 1867 e 1868 p. 28. Foureroya pvgioniformis Verschaff. loc. cit., pag. 24. Agave regia Hort. Fioritura. In Dicembre, Gennaro e Febbraro. Stazione. Probabilmente questa specie è ancor essa propria dell'America, al di qua dell’equa- tore, e forse sarà stata raccolta dalla Ghriesbrecht, e fu dall’ orto botanico acquistata dalle cul- ture del signor Verschaffelt di Gand nel Giugno dell’anno 1868; ma deve nascere più discosta in vicinanza dei tropici, che le altre specie del genere; si coltiva nell’Orto Botanico in piena aria, e resiste ai rigori degli inverni ordinarii del clima di Palermo; nonpertanto sente l’ impressione del freddo, ed allora le foglie prendono un colorito un po' rossastro, senza che punto arrivassero a mar- cire; non così nella specie, che coltiviamo nel giardino col nome di Fourcroya gigantea Hort, ed in due altre specie vicine alla stessa cioè Fowrcroya Willemetiana Hort. e Fourcroya latifolia Tod. ined., nelle quali negli inverni ordinarii del nostro clima, esposte in piena aria senza alcun ri- paro, le foglie pria si ingialliscono, e poi marciscono. In questo anno (1876) la temperatura, per un caso straordinariissimo, di cui non ci è memoria di uomo, che se ne ricordasse, discese nel giar- dino botanico sino a due gradi sotto zero Reaumur; sicchè colpì la pianta, mentre era in piena fio- ritura, e tutti i peduncoli, che sopportavano i fiori, vennero a disarticolarsi : tutti i rami inferiori della inflorescenza, in ambedue le piante, che erano fiorite al giardino, perdettero la loro forza vegetativa, el i bulbetti, che già numerosissimi erano apparsi sugli apici dei rami raccorciati della pannocchia, che sopportano i fiori, perirono quasi interamente. Tuttavia la parte superiore della pannocchia , elevata a molti metri al di sopra della superficie del suolo, non sentì gli effetti del gelo; ed i bulbettini si svilupparono in buon numero, come ancora un numero infinito di bulbet- tini sono nati, tutti agglomerati fra di loro, nelle ascelle delle foglie, da assicurare la propagazione della specie. Questo subitaneo abbassamento della temperatura produsse gravi danni alle varie piante, che si coltivano in piena aria. Perirono molti individui di varie specie di Ficus e fra le altre varii in- dividui della F. sicomorus Linn. 14 Soffersero molto le specie del genere Wigandia , varie specie di Carolinea, di Plumeria , di Achras, il Bombax ceiba, l'Allamanda verticillata Hort. etc. Rimasero poco o nulla danneggiate in generale le Palmiferae; le varie specie di Cocos, di Li- vistonia, di Brahca, di Raphis, di Sabal, la Jubaea spectabilis, ecc. non soffersero quasi nulla, non così le Chamaedoreae. @sservazioni. Le difficoltà per determinare con esattezza le varie specie del genere Agave è pur troppo grave, e sebbene pel genere Fourcroya siano minori, poichè assai più ristretto è il nu- mero delle specie, il determinarle tuttavia non è mol‘o ‘agevole. Le difficoltà provengono dal perchè una moltiplicità delle specie, che appartengono a questi due generi, sono state pubblicate colla semplice descrizione delle foglie, ed i lavori importantissimi sopra di essi generi pubblicati dal Jacobi e dal Koch contengono un numero considerevole di specie, la di cui inflorescenza nou è conosciuta, e le frasi specifiche sono desunte dal carattere delle foglie; or da questo solo organo alle volte è ben difficile il determinare, se la specie fosse una Agave, ov- vero una Fourcroya. Forse una volta, che le specie saranno completamente conosciute nello sviluppo intero dei loro or- gani, allora nella frase specifica si potrà omettere la descrizione minuziosa dei caratteri delle foglie. La pianta, che noi abbiamo pubblicata è indubitatamente una Foureroya, e non una Agave, una volta, che se ne costituiscono due generi distinti; con questo non vogliamo affermare, che il ge- nere Fowrcroya è solidamente stabilito da essere riconosciuto da tutti i botanici; probabilmente l'Hooker ed il Bentham, nella loro classica opera sui generi delle piante, ed il BaiZ/on, nelle sue im- portantissime monografie sulle varie famiglie, seguiranno l'opinione già espressa dal De-Candolle (A. P.); ma certo costituisce esso un gruppo di specie, che convengono per una moltiplicità di ca- ratteri, e per l'abito, che è ad essi loro speciale, da ritenerle come un genere distinto sino a nuove osservazioni, che dimostrino il passaggio dei caratteri al genere Agave. Intorno allà bontà specifica della nostra specie da quelle finora descritte , e che sono alla no- stra cognizione, crediamo essere sufficientemente stabilita; essa non può riferirsi .a quelle specie, che si dicono arborescenti (F. Zongaeva) o quasi arborescenti (F. atroviridis) nè alle specie caule- scenti (F. tuberosa, Commelini, Bedinghaussii); ma può avvicinarsi a quelle specie, le quali dagli scrittori si dicono acauli, o quasi caulescenti ; e quindi secondo noi si avvicina alla F. cudensis quantunque ne differisca per un carattere molto rilevato, poichè la parte superiore del fusto detto dagli autori scapo principia ad emettere i rami inferiori della inflorescenza a circa 20 centimetri di distanza, allorchè cessa di produrre le foglie stipate nella parte inferiore del fusto, come si avvera nella /. longacva K. et Z., colla differenza, che in questa specie ciò avviene dopo, che il fusto si è molto sviluppato, e le foglie sono per un lungo tratto inferiormente deperite, mentre nella nostra specie ciò succede a poca elevazione della superficie del suolo, ed il fusto conserva intatte quasi tutte le sue foglie. E qui è opportuno lo avvertire di non andare incontro a soverchie esagerazioni sul tempo, che impiegano queste piante per produrre i loro fiori. Lo Zuccarini credette, che la specie da lui descritta fiorisce dopo 500 anni, ed il celebre Braun, nel comunicare la fotografia della nostra pianta alla società dei naturalisti di Berlino ha cercato di attenuare la esagerazione dello Zuccarini, riducendo a proporzioni minori quella durata, che a noi sembra anco assai più esagerata di quanto la creda lo stesso Braun. Le osservazioni fatte sulle piante coltivate nei vasi non corrispondono a ciò, che avviene, al- lorquando le piante si coltivano in piena terra. Indubitatamente lo sviluppo della pianta è troppo lento nel primo periodo della sua vita, quando sviluppa le foglie, che precedono la fioritura; e che tutto all'opposto succede quando si svolge la parte superiore dell'asse, poichè allora lo sviluppo avviene con una rapidità straordinaria. 15 Le due piante, che fiorirono nel giardino botanico di Palermo, furono acquistate dallo stabili- mento del Verschaffelt in Gand nel giugno del 1868, e furono coltivate in vaso, e poi collocate in piena terra, nel volger l’anno 1870, in quest'epoca aveano da circa 10 foglie : messe in piena terra nella primavera del 1870 sino ad agosto 1875, in cui principiò a svilupparsi la parte fiorifera del fusto, ogni pianta avea da circa 170 foglie ammassate sul fusto, il quale sino allora non si solle- vava sul suolo ce 65 centimetri in circa; la parte fiorifera del fusto dal fine di agosto verso alla fine di dicembre raggiunse l'altezza di circa 8 metri. Ciò succede egualmente nella G. gigantea Ven., e precisamente nella varietà o specie distinta,. che porta il nome nei' giardini di F. willemetiana; in questo anno fiorirono le piante provenienti da bulbilli ottenuti da una pianta, che avea precedentemente fiorito al nostro giardino; essi svi- lupparono la parte fiorifera dell'asse in meno di anni 10; ora le piante provenienti dai bulbilli della stessa epoca, allevate in vaso, hanno un numero sparuto di foglie, e difficilmente arriveranno a fiorire, mentre se saranno poste in quest'anno in piena terra, daranno fiori da qui a cinque anni; lo che avviene in quasi tutte le specie delle piante monocotiledoni, le quali coltivate in piena terra, ancorchè soffrissero qualche poco negli inverni rigorosi, non pertanto fioriscono con una grande anticipazione che quelle coltivate in vaso, ancorchè nell'inverno fossero: conservate nel tepidario. La rapidità dello sviluppo della parte fiorifera del fusto è tale, che la radice non fornisce un completo nutrimento alla parte superiore dell'asse; la vitalità della: pianta si concentra solo in:esso, e non solo le foglie site nella parte inferiore dell'asse non ricevono più nutrimento dalle radici, ma le sostanze contenute nelle cellule del tessuto carnoso di queste stesse foglie sono assorbite dalla parte fiorifera del fusto, e quindi le foglie si raggrinzano, e rughe e solchi profondi si manifestano alla loro superficie precisamente nella parte dove sono più carnose. Descrizione. — Il fusto nella parte inferiore a principiare dal punto, in cui è attaccato alla ra- dice, è dapertutto cireondato da una moltiplicità di foglie, che si sono gradatamente sviluppate, e che ne ricoprono tutta la superficie, la quale non lascia nella sua parte inferiore alcun tratto che mostrasse le cicatrici delle foglie precedentemente sviluppate, e che già fossero marcite, e così si conserva pria, che esso si allungasse al suo. apice. Lo spazio, dove si sono sviluppate le poche foglie nel primo periodo della sua vita e che sono deperite, è nascosto dalle altre foglie, che si sono sviluppate in prosieguo, e che persistono tuttavia, quando la pianta è in piena fioritura. La parte del fusto vestita così densamente dalle foglie nel momento della fioritura ha un 65 centimetri di altezza, poscia esso principia ad allungarsi, e produce un numero sparuto di foglie, mano mano più piccole ed assai più brevi e dopo di essersi allungato per circa altri 20 centimetri principia a dividersi in rami, che sopportano i fiori. I botanici che descrivono le diverse specie del genere Foureroya ed Agave, quando il fusto non lascia alcuna parte scoverta alla sua base, e le foglie persistono quasi tutte al momento della fio- ritura, le descrivono come acauli, ed appellano scapo la parte superiore del fusto, dove si svilup- pano i fiori. Il fusto nella parte in cui è rivestito dalle foglie. misurandole dal punto, in cui le foglie cessano di essere addensate fra di loro, misura la circonferenza di 1 metro e 69 cent. Al punto in cui la su- perficie principia a rimanere allo scoverto , poichè le foglie si discostano le une dalle altre sola 47 centimetri di circonferenza, poi va sempre gradatamente assottigliandosi nella sua parte supe- riore e termina al suo apice con la grossezza di una penna d'oca; a contare dal punto, in cui prin- cipia a dividersi in rami fioriferi sino al suo apice è alto circa 8 metri, sicchè presso di noi a contare dalla superficie del suolo ha circa 9 metri di elevazione. I rami fioriferi a contare dalla parte inferiore dell'intera inflorescenza sono gracili in rapporto all'asse principale, ed hanno appena un diametro maggiore di quelli della parte superiore, essi alla base principiano ad essere brevi (40 cent.), poscia sono gradatamente più lunghi arrivando sino ad avere 1, 70 cent. di lunghezza, 16 ma poscia tornano ad accorciarsi, ma più lentamente, sicchè nel complesso l'inflorescenza è una pannocchia per un breve tratto ristretta alla base, e che nella parte superiore si va mano mano attenuando in una piramide molto allungata. Le foglie che si sviluppano pria della fioritura si addensano attorno del fusto , e si dispongono circolarmente attorno allo stesso, nascono dritte ma insensibilmente, a misura che succede lo svi- luppo delle nuove foglie, si vanno allontanando dal centro e divengono un poco patenti; avvenendo lo sviluppo dell'asse fiorifero , lo spostamento è più pronunciato, e siccome gli umori contenuti nel tessuto delle foglie principiano ad essere assorbiti dallo sviluppo dell'asse fiorifero, ne avviene che qualche foglia non può più sostenersi in tutta la lunghezza della lamina e quindi la metà supe- riore propende in basso. Queste foglie sono assai strette nel rapporto alla loro lunghezza, poichè sono lunghe da me- tro 1, 80 a? metri, larghe nella parte più stretta, là dove son quasi piane nella pagina superiore, da 7 a 8 centimetri, e la superficie esterna della pagina inferiore, dove la foglia diviene profondamente canalicolata, non computati i denti spinosi sporgenti dal margine, è da cent. 11 a 12; quindi la loro forma è allungato-lanceolata; verso l'apice vanno sensibilmente restringendosi e terminano in una punta costituita da un mucrone assai duro, ma non spinescente. Alla base sono assai carnose, e si comprimono le une con le altre; per effetto di questa com- pressione che succede lungo i due lati, e che è prodotta dalle quattro foglie situate due più in alto, e due più in basso, sono alla base spianate nei loro margini, ed ivi tanto nella pagina infe- riore, che nella pagina superiore assai ingrossate, addippiù nella parte superiore si sviluppa una tumidità di forma gibboso-arrotondita, che va subitamente a diminuire, sicchè divengono poi con- vesse, e poi alla fine piane; nella parte inferiore la tumidità è minore, e si presenta questa su- perficie semiemisferica, e va lentamente a diminuire e diviene rotondato-convessa, e verso la metà della lunghezza delle foglie, questa parte carnosa viene meno; e la foglia al di sotto è carinato- convessa. Nella superficie superiore, da tumido convessa diviene indi convessa, poscia spianata, e procedendo tale per un breve tratto, a misura che si va rimpicciolendo le carnosità della pagina inferiore, i suoi bordi si rialzano, e diviene canaliculata; questo rialzamento è più pronunciato du- rante il periodo della fioritura. Il colore delle foglie è intensamente verde; esse sono liscie nella pagina superiore, scabre nella inferiore, il loro margine è sinuato a causa dei denti spinescenti, che sporgono al di fuori dello stesso, di tratto in tratto ordinariamente quasi in tutta la lunghezza delle foglie, alla distanza di centimetri 1 e ‘4 a 2 e ‘4; ma sono più avvicinate verso la parte inferiore e più discoste verso l'apice. La base di queste prominenze è del colore delle foglie, la parte superiore è del color del guscio del castagno quando è disseccato; la consistenza è cornea, e terminano in una punta adunca incurvata quasi sempre verso l'apice della foglia; la sporgenza intera è a guisa di triangolo, colla base assai slargata, 6 queste preminenze escono fuori dal margine da circa 7 millim., la di cui parte cornea è da circa 4 millimetri. Dopo l’antesi il colorito castagno scorre per tutto il margine della foglia formando un bordo angustissimo avente la larghezza di un quarto di millimetro. Queste prominenze spinose verso la base della foglia sono più brevi, meno incurvate, e più av- vicinate tra di loro; verso l’apice sono poco incurvate, perdono la forma triangolare e si allungano restringendo la loro base. Qua e là ci è qualche prominenza spinosa, che si mantiene dritta e qualche altra più rara, che guarda la base della foglia; la prominenza dell’apice della foglia è roton- data, brevissima (2-3 mill.), dura, ma non acuta e pungente come le prominenze laterali. I fiori sono numerosissimi e si sviluppano sui rami secondari, o all apice dei rami principali della pannocchia: al di sotto di ogni ramo primario vi è una brattea di una consistenza. perga- minea senza avere alcuna protuberanza alla base : esse si raccorciano istantaneamente, e si ridu- cono alla lunghezza di circa un metro, e continuano ad abbreviarsi, e quando principia l'asse ad 17 emettere sono appena più lunghe degli stessi; e questo loro raccorciamento succede con maggiore rapidità a misura, che i rami della inflorescenza si allungano, e che attingono nel loro completo | sviluppo la lunghezza di metro 1, 70; ed allora queste foglie secche sono divenute vere brattee, e continuano sempre più ad abbreviarsi in guisa, che nella parte estrema dell’ asse vengono quasi completamente ad abortire. Esse si disseccano appena termina la fioritura, e pria che i bulbettini fossero sviluppati. I rami secondarii dell'asse, dove si sviluppano i pedicelli dei fiori, sono ancor essi muniti di brat- tee brevissime in forma di squame, che si disseccano appena si sviluppano, e rivestono la parte inferiore di questi assi; alle volte nella parte superiore queste stesse brattee abortiscono. La lun- ghezza di questi rami nella parte inferiore è di circa 20 centim. e la loro direzione è orizzontale nel rapporto al ramo principale, e si abbreviano, a misura, che si svolgono nella parte superiore, ed all'apice il ramo primario diviene semplice. Questi rami secondarii, come la parte estrema dell’asse principale, e dei rami primarii, sono ri- vestiti di tratto in tratto di talune piccole bratteoline, che hanno una forma più o meno triango- lare, e coll’apice più o meno allungato, aride sin dal loro primo sviluppo, e racchiudono nella loro ascella un ramo raccorciato in forma di una piccola protuberanza cellulosa, la quale è all'apice ter- minato da un piccolo bulbettino e nella parte superiore, che costituisce la circonferenza di ‘questa protuberanza, si sviluppano due o tre fiori, muniti da un pedicello abbastanza allungato, assai gra- cile, e, non avendo la forza di sopportare i fiori, questi si ripiegano in giù da un lato e dall'altro. Quando la fioritura è terminata queste protuberanze divengono le matrici di una infinità di piccoli bulbetti, simili al primo bulbettino terminale, che principiò a svilupparsi quasi assieme alla fio- ritura. ; Il perianzio è composto da sei foglie, tre delle quali sono più interne, e tre più esterne, saldate tutte per il loro ugno e costituiscono inferiormente un tubo aderente all ovario ; le lamine sono patenti, e si dispongono a forma di un campanello. Il tubo è lungo quanto la lamina delle foglioline del perianzio, ma più breve del pedicello, che lo sopporta; esso è trigono, verdognolo, con gli angoli ottusi, che corrispondono alle tre foglioline esterne; nelle tre facce hanno due solchi appena pronunciati, costituiti dalla saldatura dei margini delle tre foglioline esterne col nervo dorsale delle tre foglioline interne. La lamina delle tre foglioline interne è ovale con l’ apice ottusetto, nel centro verdognola , nel margine biancastra, nella pagina superiore un poco concava, nella pagina inferiore carinata, col nervo dorsale assai sviluppato, e carnosetta nel margine, dove la tinta verde si scolora e la lamina diviene meno carnosa e quindi più sottile. La lamina delle foglioline esterne è più angusta, e più breve dell'interna, nella pagina superiore appena concava, e nella inferiore quasi del tutto piana, e col nervo dorsale appena pronunciato. Gli stami sono sei, tre poco più esterni e tre più interni, i primi si alternano colle tre foglio- line interne del perigonio, e quindi i sei stami sembrano opposti alle sei foglioline del perigonio, più sottili verso la base e poco più slargati nel centro, e si restringono poi subito in un filamento ar- rotondito, il quale costituisce la terza parte della totale lunghezza dello stame: I filamenti sono carnosi, leggermente compressi da sopra in sotto; inseriti all’orificio del tubo, un poco patenti, e quindi seguono la direzione dei petali. Le antere .sono versatili, lineari, biloculari, ed alla base le due logge per un breve tratto sono li- bere e quindi bilobe; e prendono una posizione rettilinea al filamento, e nascondono nella visuale la parte superiore del loro filamento. L'ovario è trigono con tre stili saldati fra di loro, i quali, come escono dal tubo, costituiscono un corpo triangolare assai incrassato con tre gibbosità sporgenti; nel vano dei tre angoli si collocano i tre stami più interni, sicchè i tre angoli della colonna stilina vengono compressi da quest'ultimi; lo 3 5 18 che produce lo aumento della gibbosità; e questa parte del gineceo coi stami addossati allo stesso chiude l’orificio del tubo del perianzio; indi il gineceo si restringe in uno stilo, che va mano mano ad arrotondirsi, e supera nella sua lunghezza gli stami; esso nella parte superiore prende un co- lorito più bianco, e termina in uno stigma indiviso un po’ pelosetto. Dopo, che fu impresso il foglio precedente, la temperatura del nostro clima migliorò successiva- mente; le piogge da Gennaro sino alla metà di Marzo mancarono del tutto, e la pianta riprese la sua forza vegetativa; i bulbettini, che erano piccoli, si ingrossarono, ed eguagliarono in volume un uovo di colomba; ed oggi assumono quasi la grossezza di un uovo di gallina; essi sono di una forma ovata, ma con l'apice acuto, inseriti sui rami della pannocchia la mercè di un pedicello brevissimo ed assai gracile; sono composti di squame tunicate soprapposte le une alle altre, delle quali le più piccole sono le più esterne, dapprima verdognole, ma poscia prendono da basso in alto una tinta fosco-porpo- rina, e sono munite di nervature sottili ed appena prominenti, che si estendono circolarmente alla base del piccolo bulbetto al punto, dove questo si attacca col pedicello, e la squama più estesa si salda per i suoi due margini, sicchè circonda completamente la base del bulbo e segna una circoseri- zione circolare; a misura che le altre squame si sviluppano, esse si ampliano assai meno per la parte inferiore dei due margini, onde perdono mano mano la loro forma circolare per abbracciare le tuniche più interne da un lato soltanto, aumentandosi la loro lunghezza, sicchè le ultime arri- vano alla fine sino all’apice del bulbetto, e chiudono al di dentro le squame, che si devono suc- cessivamente svolgere. Non succede nel modo istesso nei bulbetti, che si sviluppano nelle ascelle delle foglie, che sono situate alla parte inferiore del fusto; in queste ascelle i bulbetti sono numerosi , gregarii ed ag- glomerati fra di loro; il loro volume è di gran lunga minore di quelli, che si sviluppano nei rami dell’ inflorescenza, come è minore il numero delle squame, da, cui vengono costituiti, ed, ancorchè fossero piccoli, tuttavia già hanno sviluppato le prime foglie munite di denti spinosi nel loro mar- gine; mentre nessun bulbetto dell’inflorescenza dà ancora indizio dello sviluppo delle prime foglie. La pianta non pare che mostri indizio di volere emettere in vicinanza del collo della radice qual- che ramo laterale da rimpiazzare l’asse principale, che ha fiorito; come alle volte succede in molte specie di Ag@ve, e come avviene in qualche specie di Fourcroya di statura poco elevata. SPIEGAZIONE BRLLA FAVOLA 1. Fiore veduto lateralmente. 6. Gineceo isolato. 2. Fiore veduto in prospetto. 7. Sezione della base della foglia. 8. Sepalo interno. 8. Sezione della parte media della foglia. 4. Sepalo esterno. 9. Sezione dell’apice della foglia. 5. Androceo e Gineceo. 10. Pianta intera in piccola proporzione, 19 BOTRYANTHUS BREVISCAPUS Tod. Tab. V. fig. sup. B. racemo brevi, ovato, densifloro; floribus brevissime pedunculatis, nutantibus, superioribus neutris, parvis, fere concoloribus, patentibus, summis erectis; perigonio cylindraceo, apice laeviter constricto, dentibus discoloribus, brevissimis, patentibus, tri- bus interioribus minoribus, fauce iate pervia; foliis linearibus, canaliculatis, patentibus, scapo longioribus; bulbo sub anthesi non prolifero. Fioritura. In Marzo ed Aprile, e rare volte matura i semi. SALO Stazione. Ignota. — Si sono ricevuti i,semi col nome di Muscari parviflorum, probabilmente è dell'Europa media. x Osservazioni. Il genere Botryanthus stabilito dal Kunth ci sembra che riunisca un numero di- screto di specie, che convengono egregiamente tra di esse per il loro abito; il Salisbury avea prima appellato questo genere col nome di Botryphile, ma i caratteri, coi quali lo stesso dovea esser di- stinto, non furono resi di pubblica ragione. Non pertanto i caratteri generici dati dal Kunth de- vono essere riveduti, poichè crediamo, che tanto il B. pallens Kunth, che quanto il B. paradoxus Kunth devono essere esclusi da questo genere. La nostra specie ci:è sembrata ben distinta da tutte le altre da noi conosciute; per i suoi ca- ratteri essa non può avvicinarsi al gruppo, il di cui tipo è il B. vulgaris Kunth, nè al B. parvi- florus Kunth, specie che nasce in Sicilia, e che è distintissima della nostra per il racemo avente i fiori, anco nella completa fioritura, distanti fra di loro, e tutti fertili, per le foglie strettamente lineari, e perchè fiorisce in autunno; quindi la nostra specie va collocata sotto il tipo del 2. odorus Kunth, ma si distingue ancora dalla stessa, perchè il racemo è ovato, i fiori inodori, densamente imbri- cati fra di loro, quasi cilindracei, il bulbo non prolifero; differisce dal B. neglectus Guss. per i fiori assai più piccoli, quasi sessili, per il racemo più breve, e per la forma sia dei fiori neutri, sia dei fiori fertili; non ha nulla di comune col B. commutatus Kunth, non avendo il perianzio alcun angolo prominente verso il suo apice. Descrizione. Il bulbo è ovato, o quasi arrotondito; durante la, fioritura non è prolifero, ma dopo la stessa verso la periferia del desco del bulbo si sviluppa un bulbo laterale ed alle volte due; il bulbo principale è piccolo, vestito di tuniche, che hanno un colorito castaneo-fosco; le ra- dichette, che sono alla base del bulbo sono gracili e biancastre. Le foglie hanno una forma quasi lineare, ma un po' più larghe verso la base, e si attenuano nella loro parte superiore, non già che si slargano in questa parte, come ordinariamente avviene in quasi tutte le specie, il cui tipo è il B. vulgaris Kunth, patentissime, quasi flessuose, e si po- sano sulla terra, quantunque fossero un po’ valide e carnosette, e non flaccide, lunghe nelle piante coltivate da circa 11 a 13 centimetri, canalicate in tutta la loro lunghezza, col canaletto un po' slargato nella parte inferiore. Lo scapo è solidetto in rapporto alla sua lunghezza, è alto nelle piante coltivate, compreso il ra- cemo, da circa 7 centimetri, ordinariamente è un solo, rare volte due. Il racemo è lungo circa 15 millimetri a contare dal punto, dove si sviluppano i pedicelli, quan- tunque comparisca un po’ più lungo, perchè i ‘fiori sono pendenti, è largo 15 millimetri, e prende una forma ovata per essere i fiori pendenti, che imprimono ancora all'istesso racemo il carattere di essere un poco ristretto alla base, precisamente quando i fiori inferiori principiano ad appassire; all'apice è ancora ristretto, perchè i fiori neutri sono più piccoli, e si mantengono dritti; esso è composto da circa 30 fiorellini fertili, e da circa 8 fiori sterili. 20 I fiorellini sono sostenuti da un pedicello assai più breve del perianzio, ed i fiori fertili durante l'antesi, e posteriormente all’antesi sono nutanti, e questa compita si avvicinano sempre più al fusto, precisamente quelli inferiori, quando però l’ovario principia ad ingrossare al contrario si al- lungano, si rialzano un poco, e prendono una direzione orizontale all'asse del racemo; i fiori sterili sono ancor essi brevemente pedicellati, patenti, e gli ultimi eretto-patenti, ed ordinariamente non ar- rivano ad aprire l’orificio del perianzio. Le brattee situate alla base dei pedicelli sono piccolissime, strettamente lineari, lunghe quasi quanto i pedicelli, diafane, e di un colore ceruleo assai sbiadito. I fiori fertili sono del colore dell’ amatista, ed all'estremità sono bianchi, come i denti, i quali non si ripiegano in dietro, ma rimangono patenti; la forma del perianzio è ovato-cilindracea leg- germente ristretta all'estremità, e con l'orificio assai slargato come nel gruppo del B. vulgaris Kunth, lasciando vedere gli stami e lo stigma. Dei sei denti tre sono triangolari ottusetti, coi due lati del triangolo leggermente rotondati, e tre più piccoli ed un poco acuti. L'ovario è verdognolo, leggermente appiattito da tre lati, lo stilo è arrotondito, lungo quanto l'ovario, e si eleva sino all'altezza degli stami; lo stigma è indiviso. Gli stami sono inseriti nel terzo inferiore del perianzio, il filamento è brevissimo, le antere alla base sono bifide, ma non si discostano molto le estremità inferiori delle due logge fra di loro. La capsula è membranacea, triangolare, triloculare, trivalve; i semi ordinariamente sono due, sovrapposti, orizontali, quasi sessili. SPIEGAZIONE BELLA YAVOLA 1. Pianta alla grandezza naturale. 5. Stame ingrandito. 2. Sezione del perianzio ingrandita. 6. Ovario ingrandito. 3. Perianzio ingrandito. 7. Sezione della foglia. 4. Perianzio veduto dal suo orificio ingran- 8. Capsula veduta dall’apice. dito. 21 BOTRYANTHUS SARTORII Tod. Tab. V. fig. inf. B. racemo cylindraceo, angusto, sublaxifloro: floribus dimorphis, fertilibus paucis breviter: pedunculatis; perigonii ovalis dentibus discoloribus, brevissimis, obtusis, re- curvis, fauce pervia, neutris discoloribus, patentibus, adscendendo minoribus, pedun- culoque breviori suffultis, summis suberectis; foliis filiformibus; bulbo ovato vel subro- tundato, sub anthesi non prolifero. Muscari pulchellum Held. et Sart. in Boîss. diagn. pl. or. ser. 2 fasc. 4, p. 109. — Nymann syll: fl. europ. suppl. p. 65.— Meldreich. pl. exice. e Grecia. Botryanthus pulchellus Tod. ind. sem. hort. bot. panor. anno 1862. pag./6, non Jord. Fioritura. Fiorisce in Febbraro e Marzo, ed è più precoce dello stesso B. commutatus Guss. Stazione. È originaria della Grecia, e noi ne possediamo i saggi secchi inviateci dall’ amico Heldreich. Osservazioni. È una specie distintissima e si avvicina alla sezione, dove va collocato il 8. odorus Kunth ; ma differisce da tutte le specie, che racchiude questa sezione, poichè il racemo non è denso, nè i fiori sono imbricati fra di loro; per essere più angusto cilindrico, ed i fiori fer- tili sono pochi e quelli sterili in numero maggiore, succedendo tutto all’ opposto nel B. odorus e nelle specie vicine. Differisce dalle specie tutte che si avvicinano al B. vulgaris Kunth, per la forma del perianzio, e per le foglie lunghe e filiformi. Non ha nulla di comune col B. commutatus Kunih, perchè all'apice della corolla non esiste alcuna piccola gibbosità. Per le foglie si avvicine- rebbe al B. parviflorus Kunth; ma ne differisce per la brevità dei peduncoli, e per i fiori dimorfi. Non abbiamo potuto conservare il nome specifico di. B. pu/chellus, perchè già vi è un altro B. pulchellus pubblicato dal Jordan e dal Fourreau icon. ad fl. Europ. tom. 2, pag. 23, tab. 274, e quindi abbiamo creduto conveniente di mutare il nome dedicandolo all’ illustre Sartori, dacchè esiste ancora un B. Heldreichii Jord. et Four. icon. ad fl. Europ. tom. 2, pag. 24, tab. 277, che si coltiva al giardino botanico, e che ci sembra distinto dal B. vulgaris Kunth. Descrizione. Il bulbo è piccolo poco meno di un nocciolo, ovato-arrotondito, formato da tu- niche bianche, le quali esteriormente prendono una tinta leggiera quasi di color di castagna chiaro; dalla base partono le fibre radicali tenui, biancastre: attorno al bulbo principale, non esistono, durante l'antesi, bulbettini che inservissero a moltiplicarlo : ma quando le foglie sono disseccate, compariscono lateralmente al desco del bulbo da uno a tre bulbettini. Le foglie, sono al numero di quattro o cinque, filiformi, flaccide, leggermente contorte, al di sotto arrotondite e striate da nervi longitudinali, e nella pagina superiore percosse da un solco longitu- dinale, che quasi si chiude interamente, appena la terra diviene un poco arida; all'apice il solco si riempie esattamente, e quindi sono arrotondite ; esse sono larghe due millimetri, lunghe nelle piante coltivate 20 centimetri in circa. Lo scapo è gracile; ed ogni bulbo Saniione ne ha un solo; ma alle volte arriva ad averne due o tre alti da circa 15 cent. Il racemo sopporta da circa undici fiori fertili o poco meno, otto fiori neutri, e varii altri del tutto imperfetti o completamente abortiti, lungo circa 2 centimetri a contare dalla inserzione del pedicello dei fiori inferiori, largo da circa un centimetro, appena poco più ristretto all'apice, e per la suà forma è quindi allungato, angusto e cilindraceo. I fiori sono piccoli, sostenuti da un pedicello più breve del perianzio, e si curvano in modo, che durante, e poco dopo l'antesi sono nutanti; alla base di ciascun pedicello vi è una brattea pic- 6 22 colissima quasi diafana, che tende a prendere una tinta assai slavata di amatista; strettamente lineare, piana, appena più ristretta verso l'apice e termina in una punta acuta, più corta dei pe- dicelli, e quindi quella dei fiori neutri è quasi impercettibile; i pedicelli dei fiori inferiori sono appena più lunghi dei superiori; dopo l’antesi principiano a rialzarsi, divengono orizzontali e si allungano sensibilmente , il loro colorito è violaceo-oscuro coi denti bianchi ; e questo colore si estende per una piccola parte all'apice del perianzio; questo ha una forma ellittica appena un poco ristretta verso la base, all’apice in prossimità dei denti ha tutto ad un tratto un leggiero restringimento , e termina con sei denti larghi più di un millimetro, lunghi meno di un millimetro , rotondati o triangolari con l'apice quasi troncato e ripiegato in dietro, verso l'apice ha sei solchi, che si alter- nano con i sei denti; e quando il fiore è appassito sono più profondi ed arrivano alla base del perianzio ; la gola è pervia e lascia vedere le antere, e lo stigma. è I fiori sterili inferiori hanno i peduncoli un poco più brevi, però egualmente ricurvi, e cernui come i fiori fertili, non aprono giammai il loro orificio, ovvero lo aprono imperfettamente, e non hanno denti pronunciati; il loro colorito è quello della amatista e verso l'apice hanno una tinta che tende al violetto. I superiori sono quasi sessili orizzontali o dritti, incompletamente sviluppati, ed arrivano a ritrovarsene da circa sette in ciascun racemo. Non ostante, che tutti i peduncoli fossero incurvati, ed i fiori cernui tuttavia non si toccano fra ‘di loro. Gli stami sono attaccati sino a quasi la metà del tubo del perianzio, per un breve tratto liberi, incurvati verso il pistillo, le antere sono attaccate pel dorso al filamento, sono lineari, brevi, con le due logge libere per un breve tratto alla loro base; ogni loggia è solcata longitudinalmente, quando queste logge si aprono, si discostano alla base fra di loro, e quindi le antere sembrano, come se fossero sagittate. a; L'ovario è leggermente compresso da tre lati, e termina in uno stilo appena più lungo della metà del tubo, di colore giallognolo, con una tinta verde dilavata; lo stilo è biancastro, ingrossato leggermente all'apice; lo stigma è indiviso e pruinoso. La capsula è arrotondata, trigona; i semi sono neri; e nel rimanente la pianta ha i caratteri del genere. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta durante l’antesi. 7. Stame ingrandito. 2. Racemo fruttifero. Ù 8. Ovario ingrandito. 8. Sezione della foglia. 9. Bratteolina ingrandita. 4. Perianzio ingrandito. 10. Capsula veduta dall’apice. 5. Sezione del perianzio ingrandito. 11. Capsula tagliata transversalmente. 6. Perianzio veduto dalla fauce ingrandito. 12. Seme. 23 IRIS STATELLAE Tod. Tab. VI. I. ($. Pogoniris), scapo cylindrico, foliis longiore, bifloro, flore subsessili; peri- gonii tubo ovario subduplo longiore, bracteas aequante ; laciniis longitudine subae- qualibus, tubo styloque longioribus, exterioribus barbatis, prope medium usque ad basin altenuatis, apice rotundatis, subintegris, in tertia parte superiore reflexis, in- terioribus oblongo-ellipticis, infra terliam partem inferiorem sensim angustatis, ad apicem rotundatum vix crenulatum inflexo-subconniventibus; bracteis foliaceis, apice scariosis; foliis ensiformibus, erectis; rhizomate repente. Iris Statellae Tod. nuovi generi e nuove specie di piante coltivate nel R. Orto Botanico di Palermo, fasc. 1, p. 5. et in dulletin de la societé botanique de France, t. 5, p. 659. Fioritura. Aprile. Stazione. Ignota. @sservazioni. Da lungo tempo si è coltivata questa specie nel R. Orto Botanico di Palermo, e giaceva confusa con varie altre specie di Iridi, che, senza essere state scientificamente deter- minate, si coltivavano in questo giardino. Bescerizione. Il rizoma ha una grossezza mediocre, e, come le specie congeneri, è repente. Le foglie sono ensiformi, larghe circa 18 mill., lunghe da circa 15 cent. durante l’antesi; e che po- scia si allungano sino a 22 cent., acute e quasi mucronate all'apice, glaucescenti, un poco crasse. Lo scapo è cilindrico, liscio, di color glauco, poco più elevato delle foglie, alto sino a più di 22 cent., ordinariamente bifloro. Le brattee sono due, foliacee con un margine larghissimo, scarioso, e verso il centro sono quasi rigonfiate; l'una è oblungo-ellittica, ottusissima, ed arriva presso a poco alla stessa elevazione del tubo, l’altra è più breve, di forma ovata con l'apice subacuto lunga 27 millim. I fiori sono di un color bianco sporco, che tende al giallo dilavato, leggermente odorosi, soste- nuti da un pedicello arrotondito, quasi.nullo, attingendo la lunghezza di quasi 2 mill. Il tubo è di color verde lucidissimo , il cui colorito , si protrae e si estende sulla pagina infe- riore delle lacinee del perigonio; è lungo circa 22 mill. a contare dall’apice dell’ovario; la sua forma è cilindrica coll’apice alquanto dilatato. Le lacinie per la loro lunghezza sono un poco disuguali, le esterne sono obovate spatulate, lunghe 60 mill. in circa; e nella maggiore dilatazione acquistano la larghezza di 32 mill., lo che succede verso il 13° millimetro a contare dall'apice; da questa maggiore dilatazione verso l'apice prendono la forma arrotondita; e verso la parte inferiore principiano a restringersi, poscia verso la metà della lunghezza della lacinia il restringimento è più pronunciato, ed i margini si ripiegano indie- tro; la barba, che parte dalla base, arriva presso a poco alla metà, e, lungo quel tratto percorso della barba, queste lacinie hanno diverse vene, che scorrono in varii sensi, e che si rendono appa- riscenti per avere un colorito più vivo : in questa parte la tintura del giallo è più pronunciata, ma con una tinta che tende al verde. Le interne sono obovate-ellittiche lunghe circa 58 mill. compreso Pugno, larghe da circa 56; quasi verso la metà della loro lunghezza principiano insensibilmente a restringersi, sicchè nella ottava parte inferiore questo restringimento diviene istantaneo, all'apice sono smarginate col margine ripiegato indietro; nella terza parte inferiore sono più colorate, e scre- ziate di vene irregolari, colorate in una tinta ocraceo-fosca; in questo stesso punto, della lamina i bordi si rialzano, ed essa si dispone in un solco. 24 ; Gli stigmi hanno una forma oblunga, contando una larghezza di*13 mill., ed una lunghezza di - 40 mill. circa a contare dal punto in cui divengono liberi fra di loro, lo che è allo stesso livello dove arrivano le divisioni del perigonio; all'apice sono bifidi ed i loro labbri superiori sono nella parte superiore leggermente denticulati. L'ovario è lungo 10 mill. circa, di forma triquetra con gli angoli ottusi. Il filamento è lungo 17 mill. e l'antera 12 mill. La capsula è ovato-ellittica, quasi triquetra, con gli angoli ottusissimi, con tre solchi legger- mente pronunciati, che si alternano con gli angoli; essa ha tre logge con i semi disposti in due serie. SPIBGAZHIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta intera. 6. Antera. 2. Tubo del perianzio. S 7. Capsula. 3. Lacinia interna del perianzio spiegata. 8. Capsula tagliata transversalmente. 4. Lacinia interna spiegata. 9. Seme. 5. Stigma. 29 SERAPIAS ELONGATA Tod. Tab. VII. fig. sin. S. spica elongata, multiflora, perigonii phyllis exterioribus ovatis, acutis, sum- mo apice subliberis, medio vix latiori, binis interioribus paullo brevioribus, a basi ad medium concaviusculis, ovatis, a medio ad apicem in acumine explanato, subu- lato productis, et ad phyllos exteriores connato; labello glabriusculo, vel puberulo, perigonii phyllis exterioribus semel longiori, callo elliptico, late ac profunde canali- culato, marginibus lamelliformibus suberectis basi instructo, trilobo; lobis lateralibus erecto-conniventibus, lobo medio ovato, acuto, dependenti-reflexo labelli parte inferiore approximato, basi constricto; bracteis ovatis, subventricosis, floribus brevioribus; caule elato, tereti, inferne maculato; foliis late linearibus, acutis subglaucescentibus; fibris ra- dicalibus duabus tuberosis ovato-rotundatis. Orchis macrophylla Column. Ecphr. pag. 321, cap. 148 icon. in pag. 322 fig. sinistr. Orchis montana italica lingua oblonga altera C. Bauh. pin. p. 84 — Moris., h. oxon., 3, p. 495 $ 12, tab. 14 fig. 21. Orchis lingua var. 6 Linn. sp. pl. p. 1944. — Wild. sp. pl. IV, p. 71. Serapias lingua Reich. (7. G. fil.) in Reich. (Ludov.) icon. fl. germ. et helvetic., tom. xIM et xIv Pp. 10, tab. 439 (87) fig. II? Fioritura. Aprile e Maggio. Stazione. Nei luoghi aprici delle selve di Valdemone in Sicilia; nelle provincie napoletane (Co- lonna); Roma? ®sservazioni. Il genere Serapias, sebbene costituito da Linneo sopra un ristretto numero di specie, è stato sin dal principio di questo secolo ben giustamente diviso in tre generi naturalissimi cioè Epipactis, Cephalanthera, Serapias, lasciando sotto quest’ultimo genere le due specie cono- sciute da Linneo, col nome di S. lingua e S. cordigera. Come in quasi tutti i generi linneani, il numero delle specie è stato indi considerevolmente au- mentato, il fatto singolare però, che si osserva nella distribuzione geografica delle specie tutte si- nora conosciute, è quest'esso, che le varie specie, tranne le ibridi, appartengono alla flora italiana non. solo, ma ancora tutte le specie, che sono state come nuove riconosciute, sono state, una sola, la prima volta descritte sopra piante italiane. Avendo fissato la nostra attenzione sopra questo genere, sia in rapporto alle specie che sono consi- derate come dubbie, sia andando in traccia delle forme ibride, abbiamo rinvenuto la specie or ora de-. scritta, che crediamo non possa riferirsi ad alcun’altra sinora conosciuta, e come tale la presen- tammo al Congresso degli Scienziati che l’anno scorso si tenne a Palermo. Le specie che appartengono a questo genere talune sono di una indiscutibile bontà specifica, mentre talune altre si vogliono considerare come varietà, ed anco come semplici forme. Talune altre sono forme ibride, delle quali se ne incontra qua e là qualche pianta. Vi sono talune specie infine non pienamente conosciute. Il Linneo nella sua prima edizione della Species plantarum pubblicò la S. lingua, ed una va- rietà 8 della stessa, alla quale riferì il sinonimo di Orchis macrophylla Column., Ecphr., 2, p. 321, tab. 322. La specie linneana e la sua varietà f sono state generalmente riconosciute, come due specie distinte. 7 eccetto. 26 La divergenza, che è esistita fra i botanici, è stata ‘a quale specie debba rimanere il nome spe- cifico di S. lingua, se alla specie, ovvero alla varietà 6. La quistione è sorta, dacchè. nella seconda edizione della Species plantarum, essendosi pubbli- cata una specie novella appellata S. cordigera, alla quale si diè il carattere di avere il labello barbato. alla base, così fu rettificata la frase specifica, che erasi data alla S. Lingua nella prima edizione, aggiungendosi al labello l'epiteto di g/abro. Da ciò ne nacque,. che i botanici italiani, nel riconoscere, che sotto la S. l2ngua si erano con- fuse due specie diverse, lasciarono il nome di S. lingua alla pianta, che avea il labello glabro, e che supposero di esser quella figurata dal Colonna, e considerarono come specie diversa un’altra pianta. distinta dalla. S. cordigera, ma che avea ancor essa il labello peloso. Il primo botanico che riconobbe questa pianta come una nuova specie fu il Tenore, il quale la appellò Helleborine longipetala; e la riferì al genere Helleborine, poichè il Tenore adottò questo genere creato dal Persoon nel 1807: ciò avvenne nel 1811; fu posteriormente che il Sebastiani pub- blicò nell’anno 1813 il suo fascicolo sulle piante romane, dove la descrisse col nome di Helledorine pseudo-cordigera. Intanto, pria che i botanici italiani avessero illustrato le piante succennate, il Willdenow nella sua classica opera Species plantarum, tom. iv, p. 71, nel volger l’anno 1805, illustrando questo genere non sulle piante vive, o conservate negli erbarii, ma consultando un’ opera assai rara in Italia, e che a noi non è stato mai possibile ocularmente esaminare, quale è quella del Petivero, pubblicò una nuova specie di Serapias sotto nome di S. oryglottis, che egli nella frase speci- fica distinse precisamente per i seguenti caratteri — media (lacihia media labelli tripartiti), lan- ceolata, glabra, utrinque attenuata, apice acuminata dependente, cui riferiva come sinonimo Polyorchis Etruriae lingua rubro-lutea Petiv., gaz., tab. 128, fig. 6; e ne fece una var. $ cui riferì il sinonimo di Polyorchis Etruriae lingua albida Petiv. gaz. tab. 128, fig: 5; aggiungen- dovi nelle osservazioni le seguenti parole : « Distinai hanc plantam ad figuram Petiveri, dif- «ferre videtur a reliquis tubere solitario, et lacinia media labelli. » Descrisse ancor esso la S. lingua Linn., e la lacinia media del labello fu indicata coi seguenti caratteri media oblonga lanceolata glabriuscula, dependente, acutiuscula, alla quale fra gli altri sinonimi vi riferì quello del Moris., hist., 3, p. 495, $ 12, tab. 14, fig. 21. .. Riportò ancora la var. £ del Linneo; ma non si dà alla stessa alcun carattere, solo vi si rife- riscono i sinonimi del Colonna e del Bauhino. Il Bertoloni nella sua opera Amoen. ital., p.: 202 credette, che la S. oxyglottis Willd. ; fosse la pianta, che il Tenore ed il Sebastiani aveano ritenuto per S. lingua, e che corrispondesse alla S. lingua var. B Linn., e che la Helleborine pseudo-cordigera del Sebastiani fosse la S. lin- gua Linn.— Questa opinione fu seguita da noi nel nostro lavoro Orchideae siculae, p. 110 e 115; ed in questa opinione ha persistito il Bertoloni în.ft. ital., t. 9, p. 465. Il Gussone:nella./t. sic. syn.; t. 2, p. 2, p. 552 e 553, mentre ritiene; che la S. lingua Linn. var. « è la S. Zongipetala dei botanici italiani, poichè a questa specie. riporta il sinonimo di S. Zin- gua a Linn: sp. pl.,'p. 1344; afferma che alla opinione del Bertoloni seguita da noi osti il ca- rattere dato da: Linneo nella descrizione, ladello. glabro ; e poscia riporta alla S. lingua var. B Linn. la nostra S. oxyglottis, e dubita che la nostra pianta fosse identica a quella di Willdenow, e vi riferisce altresì il sinonimo di Orchis mucrophylla Column. Ecph. etc. j Il Parlatore nella sua flora italiana ritiene avere'il Linneo nella sp. pl., p: 1344, sotto la var. « confuso tanto la S. lingua degli autori italiani, quanto la S. longipetala : poichè crede, che il si- nonimo del Bauhino 0. montana, italica, flore-ferrugineo, lingua oblonga C. Bauh. prod., p. 29 et pin. p. 84, debba riferirsi alla .S. longipetala, e che all’ opposto il sinonimo di Satyrium ra- dicibus subrotundis, cucullo clauso monopetalo, labello ovato lanceolato Sauv., monsp., p. 24, do- vesse riferirsi alla S. lingua dei botanici italiani. 27 «In quanto poi al sinonimo di S. lingua var: $Linrn., ritiene appartenersi alla S. lingua dei bo- tanici italiani, e ciò perchè Linneo riferisce a questa. pianta il sinonimo di Orchis montana. lingua oblonga altera Bauh. pin., p. 84; ma non pertanto vi esclude il sinonimo del. Colonna: Addippiù mentre egli con dubitazione riferisce a questa pianta la S. ocyglottis Willa. dall'altro afferma, che alla S: lingua dei botanici italiani si devono riferire le due figure del Petivero gaz., tab. 128, fig. 5.e 6, ed infine nelle osservazioni alla S. lingua aggiunge le seguenti ‘considera- zioni: « Nella S. lingua 8 Linneo indicò la nostra pianta per quanto riguarda il sinonimo di Bau- hino, ma riferì l’Orchis macrophylla di Colonna, Ecphr. p. 321, la quale per la descrizione, e se- gnatamente per l’altezza del fusto e la lunghezza della spica par si debba riferire alla S. longi- petala, quantunque nella figura da lui data il labello rappresenti bene quello della ..S. lingua della nostra flora.» ; ; : Mentre questi dubbi travagliano la determinazione della sinonimie della sS. lingua Linn., e della S. longipetala, e della piante riferite a queste due specie; i botanici francesi a principiare dal La- peyreuse nella sua flora pyrenaica principiavano a distinguere due specie di Serapias; l'una era’ detta S. glabra Lap., abr. p. 532, e che io non posso con precisione affermare se dovesse effettiva» mente riferirsi alla S. lingua degli autori della flora italiana, e l’altra la S. Rirsuta Lap., abr., p.. 551, che è stata generalmente riferita alla S. longipetala. Il primo sinonimo è pur troppo dubbioso, perchè il Lapeyreuse riferisce alla sua pianta.la ss. cordigera, e la S. owyglottis di Willdenowy mentre la S. cordigera è una specie essenzialmente di-- stinta per non avere il lobo medio del labello nè lanceolato, nè glabro, anzi questa specie si distin- gue da tutte le altre per avere il lobo medio cordato-ovato ed irsuto. . La pianta. quindi descritta del Lapeyreuse ci sembra assai dubbia; e le figure della sua /lora pyrenaica da lui citate possono solo dilucidare questo nostro dubbio. Posteriormente il Suint-Amans nella sua flora agenaise pubblicò una nuova specie di Serapias: dallo stesso distinta col nome di S. lancifera; la quale anco a noi sembra essere la S. longipe- tala dei botanici italiani. i i Main un'epoca non molto discosta da noi, sono state pubblicate in Francia, varie forme di Se- rapias; che si vogliono provenienti dallo inerociamento di tre specie di Serapias, cioè la .S. lin- gua, la S. longipetala e la S. cordigera, specie tutte, che non ci è riuscito di rinvenire in Sicilia, e non avendole osservate nello stato vivente non possiamo nulla affermare su di esse. — Le specie ibridi effigiate dal Bar/a, e dal Timbal-Lagrave non. ci è stato mai lecito di incontrarle in Sicilia. Nè minori sono le incertezze negli autori della flora germanica e delle regioni dell'Europa ‘orien- tale; imperocchè il Reichenbach nella sua flora germanica excursoria, pag: 129 e 130 descrive una specie di Serapias, che egli creda di essere la S. oxyglottis Willd. riferendovi le due figure di Petivero; ma dalla descrizione si rileva di essere una varietà della S. Zongipetala e che poi fu dal Reichenbach figlio riferita alla S. longipetala (in icon. fl. ger. et helv. loc. cit. p: 12) quan- tunque inopportunamente vi riferisca la nostra S. oxyglottis (Orch. sic., p..112), la quale è in- dubitatamente la S. lingua Linn. N ; Non possiamo nulla affermare con sicurezza a quali specie si debbono riferire i sinonimi della S. lingua del Visiani e del Griesenbach : il Parlatore li riferisce col segno della dubitazione, forse: perchè il Visiani disse il labello peloso alla base, e perchò le piante. del Caucaso ricevute dal Grie- senbach appartengono alla S. /ongipetala. : Dalle cose fin qui dette intorno ai sinonimi sopra riferiti, crediamo dedurne le seguenti: conse- guenze : È ACRI 1°. La var. g della S. lingua Linn. essendo. una pianta indicata alla base della figura del Co- lonna, e non una pianta. descritta sulla ispezione oculare sia vivente, sia disseccata, non può. se- pararsi dalla pianta del Colonna; e che il sinonimo di Bauhino non può riferirsi che alla pianta 28 medesima, quindi è un equivoco quello di disgiungere i tre sinonimi di Orchis macrophylla Co- lum., di Orchis montana, italica, flore, ferrugineo, lingua oblonga altera Bauhi., e di S. lin- gua var. 8 Linn., e che tutti e tre non possono mai: appartenere alla S. lingua dei botanici ita- liani. 2.° La S. lingua var. a Linn. per la descrizione datane nella seconda edizione della sp. pl., nec- tarii labio trifido acuminato petalis longiori glabro, è la S. lingua degli scrittori italiani, e solo dalla var. « di Linneo si deve escludere. il sinonimo di Orchis montana, italica, flore ferru- gineo, lingua oblonga, del Bauhino, che si dee riferire alla S. longipetala. 3.° Che la S. oxyglottis Willd. è una pianta al pari, che la S. lingua var. B costituita sulla sola ispezione delle due figure del Petivero, e quindi non può disgiungersi dalla pianta figurata nel gazophyl. tab. 128, fig. 5 e 6, e se queste due figure si devono riferire alla S. lingua Linn. var. a non è dubbio la pianta del Wi/ldenow essere un sinonimo della S. lingua Linn. e quindi questa specie deve essere soppressa. 4.° Che probabilmente la S. ovyglottis Lind. Orch. eur., p. 378 (1835). — Dietrich. sp. pl. 5, p. 152, n. 4. — S. lingua var. Reich. fil. in Reich. (Lud.) icon. fl. germ. helv., tom. xm et xv, p. 10, tab. 439 (137) fig. 3. —è una specie, che non ha alcun rapporto alla S. owyglottis Willd. ed è forse, come ben sospetta il Reich. (H. G. fil.) la S. Todari già descritta dal Tineo (pl. rar. sîc. fasc. 1, p. 12) rinvenuta a Montedoro in Sicilia, la quale non è stato possibile a noi di rin- venire quantunque avessimo salito in quella località per ben tre volte, e per due altre’ volte vi fosse salito ancora il capo giardiniere di questo Real Orto Botanico Nicolò Citarda. Nella tavola noi diamo le figure di due specie di Serapias cioè la S. elongata, ed una forma della S. lingua dei botanici italiani, affinchè si potessero rilevare i caratteri, che distinguono queste due specie, e si potessero meglio rilevare i sinonimi. Noi crediamo, che alla nostra pianta si debba riferire il sinonimo del Colonna; quantunque la direzione del lobo medio del lobello non è molto esatta, non. essendo ripiegato indietro ; e quan- tunque nella figura e nella descrizione le foglie si descrivessero assai più lunghe della nostra pianta, però conviene esattamente per il carattere del fusto, che dal Colonna si descrive caulis lon- gus admodum tripedalis, e perchè esso va a finire în longam spicam pedalem. Descrizione. La radice è composta di varie fibre radicali, biancastre, e da due a tre ingros- samenti tuberiformi ben grossi, quanto un uovo di colombo, e di forma ovato rotondata. Le foglie sono largamente lineari-lanceolate, acute, di un verde glaucescente, ed abbracciano alla parte inferiore il fusto, e spesso nel centro e nel dorso sono di un colorito assai più sbiadito, che tende al bianco, con vene longitudinali. Il fusto è alto da circa 60 centimetri, e verso la metà della sua lunghezza principia a sviluppare i fiori, che variano da 10 a 15, e che si dispongono in una spica assai allungata, e sono molti distanti gli uni dagli altri, ed a misura che sono situate nella parte superiore sono insensibilmente più avvicinati fra di loro. Le brattee sono largamente ovate, quasi rigonfiate, e terminano in una punta acuta restringen- dosi subitamente al loro quarto superiore, hanno una tinta, che dal verde partecipa al colorito dei sepali esterni del perianzio; esse sono venose con le vene aventi un colorito più pronunciato, sono più lunghe dell’ovario, ma più brevi del fiore. : Le lacinie esterne del perigonio sono concave, ovato-lanceolate e nella parte superiore si allun= gano in una punta acuta, quella del mezzo è più larga, ed il restringimento principia nella terza parte superiore, il loro colore è verdognolo, con una tinta ‘violetto-castanea, che è pronunciata nella parte superiore, percorse longitudinalmente da nervature bene sviluppate, aventi un colorito più pronunciato; tra un nervo ed un altro si sviluppano le venature, ma appena pronunciate. Le due foglioline più interne sono molto più ristrette delle esterne, e da una base ‘ovata si prolungano in un apice acuminato, che aderisce leggermente alle tre foglioline esterne, e sono intensamente co- lorate, e le loro nervature sono appena pronunciate. 29 Il labello è una volta più lungo delle foglioline del perianzio; la sua parte basilare è costituita dai due lobi laterali, che restano quasi chiusi dalle cinque foglioline esterne del perianzio, e dal centro della lamina, da dove si prolunga. il lobo, medio; i lobi laterali sono rotondati, eretti e con- niventi in modo, che si avvicinano in alto fra di loro, ed al rostro del ginostemio ; la parte cen- trale della parte basilare del-labello è leggermente concava, ed è ristretta al punto, dove è inse- rita nell'ovario, ed ivi costituisce un callo obovato depresso, nel mezzo profondamente solcato, con i margini un poco rialzati a guisa di due lamelline poco pronunciate ;. nel seno dei due lobi laterali si sviluppa il terzo lobo, il quale in lunghezza supera appena la parte. basilare del labello, ovato-acuto, di color violetto- castagno, dapprima dependente dalla base dell’orificio dei due lobi la- terali, poscia ripiegato in dietro contro la parte inferiore del labello, dalla quale rimane appena discosto; ordinariamente è glabro, ovvero appena pubescente nel centro, e sino alla base del labello. Il ginostemio è diretto in avanti, ed il suo apice rimane nascosto fra i lobi laterali del labello con un lungo rostro dritto, che alla base ha il colore del labello , poscia diviene verdognolo, per poi all'apice e nel rostro prendere la tinta del labello, ma un poco più. sbiadita. L' antera è gialla come i caulicoli e le masse polliniche; che sono più intensamente colorate. ‘ L'ovario è lineare, allungato,-quasi cilindrico, con sei costole, delle quali tre sono più pronunciate. Nel rimanente ha i caratteri delle altre specie del genere. SPIEGAZIONE PELLA FAVOLA VII. fig. sin. 1. Pianta nella sua grandezza naturale. 5. Fogliolina laterale esterna del perianzio. 2. Labello veduto lateralmente. 6. Lobo medio del labello. 8. Parte del labello veduto in prospetto. ". Fogliolina interna del perianzio. 4. Fogliolina media esterna del perianzio. 8. Ginostemio veduto lateralmente. 30 SERAPIAS LINGUA Linn. Tab. VII, fig. dext. S. spica abbreviata, subtriflora, perigonii phyllis exterioribus ovato-lanceolatis, acuminatis, summo apice plerumque liberis, medio vix latiori; binis interioribus paulo brevioribus, e basi anguste-ovata, concaviuscula, margine plana, in apicem subulato- acuminatum, gradatim excurrentibus, et ad phyllos exteriores connatum; labello pe- rigonii phyllis sequisemel longiori, callo obovato-elliptico, depresso, vix sulcato basi instructo, trilobo, lobis lateralibus rotundatis, erecto-conniventibus, lobo medio, ovato, acuto, puberulo vel grabiusculo dependente ; bracteis ovatis flore brevioribus: caule ‘ tereti immaculato; foliis late lineari-lanceolatis, acutis, e viridi glancescentibus; fibris radicalibus duabus tuberosis subrotundis parvis. Serapias lingua Linn. sp. pl. p. 1344, var. a excl. syn. Bauh. — Ucria h. pan. p. 875. — Biv. sio. pl. centi I, p. 174. — Guss. fl. sic. syn. vol. 2, p. 2, p. 533 ct enum. pI. inurim. p. 328. — Parl. pl. rar. pl. sîc., fasc. 1, p. 9 et pl. nov. p. 19, et fl. ital. 8, p. 424, ercl. syn. Bauh.— Sav. fl. pis. 2, pi 304. — Caruel, prod. fl. tosc. p. 597 n. 1825. — Poll. fl. ver. 3, p. 29. — Ten. fl. neap. syll. p. 458. — Gren. et Godr. fl. fr.3, p. 1, p. 208. — St. Amans fl. agen. p. 378, et bouquet agen. pl. 8.— Barl. Orch. p. 80, pl. 17, fig. 4 et 5. — Ces. Pass. e Gibell. comp. della SI. ital. p. 158. — Will. et Lang. fl. hisp. A, p. 168. — Reich. Sil. in Reich. (Lud.) tom. xmr et x1v, p. 9, fig.i ct Iv.— Reich. (Lud.) fl. germ. exe. 1, p. 129. — Koch. syn. fl. germ. et hel. 2, p. 799. — Lind. orch. p. 377. Nyman. syll. fl. Eur. p. 354. bs Serapias oxyglottis Bert. amoen. ital. p. 202 et /I. ital. 9, p. 605. — Tod. orch. sic. p. 112. — Ambr. fl. Tir. Austr. 2, p. 755, non Forest. pl. exice. ann. 1851 lectae ad Ortheis in Gallia meridionali, et Franqu. pl. exicc. e Gallia ad Escaledieu, ann. 1851, lect. ann. 1848 mense majo, quae ad S. longipetalam pertinent, an. et Willa? Helleborino lingua Seb. et Maur. fl. rom. prod. p. 313, Pen. fl. neap. p. 2; p. 316. Helleborine oxiglottis Pers. syn. pl. 2 p. 512, excl. syn. Column. et Moris. Serapias glabra Lapey. hist. abr. 2. p. 552. VAR. PALLIDA; floribus pallide subcarneis, perigonii phyllis binis interioribus angu- stioribus, lobo medio labelli longiori in apicem acuminatum producto. Icon nostra tab. vi, fig. dext. Fioritura. Aprile e Maggio. Stazione. Nelle colline apriche, e nelle praterie, amando a preferenza un suolo arenoso , non molto secco; si ritrova dapertutto nella flora mediterranea, nell'Europa meridionale, in Italia, Fran- cia, Spagna, Portogallo, Dalmazia, Grecia, Algeria, Oriente. La nostra varietà è stata raccolta nelle vicinanze di Palermo alla Favorita, nei terreni arenosi e boschivi non mai dissodati. ©sservazioni. Non abbiamo riferito alla Serapias lingua Linn., le figure u e m della ta- vola 439 del Reichenbach, poichè la spica sopporta molti fiori distanti gli uni dagli altri; mentre il tipo della S. lingua Linn. porta pochi fiori situati verso l'apice dell'asse e molto avvicinati fra di loro. — Non abbiamo neppure riferito le figure 1, 2 e 3 della tavola 17 del Barla, perchè l’abito della pianta non corrisponde a nessuna forma della nostra S. lingua, perchè i peli che gono nel labello sono molto pronunciati, perchè la spica è composta di molti fiori; a quest si dovrà forse riferire la S. lingua var. hirtula di Boissier, la quale non abbiamo mai osservato, ed alla quale sono forse a riferirsi le forme ibridi, che si dicono nate dallo inerociamento della S. longipetala Poll. e della S. lingua Linn. si dipin- a varietà 3 31 Le piante effigiate da BarZa neppure hanno rapporti per ragione della peluria del labello, colla S. intermedia del Forestier raccolta da questo botanico a Pau nel Maggio del 1848, ed a noi cor- tesemente inviata nel 1851. La S. intermedia Forest. è forse la pianta che molti botanici italiani e francesi hanno confuso con la S. lingua, allorquando descrivono la spica di questa pianta come quella, che porta da 4a 6 fiori. — Alla S. intermedia Forest. gli autori del compendio della flora italiana riferiscono la S. longipetalo-lingua Genn. pl. lig. cent. mi, p. 22, e che dicono essersi tro- vata a Baja dal Passerini; nel nostro erbario possediamo la S. longipetalo-lingua Gren. speditaci dal nostro carissimo amico e collega prof. Gennari raccolta dallo stesso nel Maggio 1856 dn collibus Liguriae occiduae supra Sestri, la quale non si rassomiglia molto con la S. intermedia Forest. in Bill. not. fl. gall. et germ. exice. seu Arch. cent. x ct xi febb. 1853, p. 264 e 265: la pianta del Gennari ha l'intero labello coi suoi due lobi laterali sporgenti al di 1A delle altre cinque fo- glioline del perianzio, quantunque queste fossero conniventi; il suo lobo medio è molto grande, lo che non si osserva nelle piante autentiche del Forestier; forse il carattere dell'intero labello spor- gente fuori le lacinie del perigonio., potrebbe esser derivato dalla preparazione nel disseccare le piante, facendosi prendere al labello una posizione artificiale. | Nei dintorni di Palermo nascono molte forme della S. lingua Linn.; ed in prosieguo ci riser- biamo pubblicare qualche altra singolare varietà di questa specie. ‘ Descrizione. La pianta, che noi descriviamo differisce dalla S. Lingua Linn. perchè la base del suo labello, dove è inserito il callo, è molto prolungata pria che si inserisca sull’ovario; perchè le due lacinie interne del perianzio non sono dilatate alla base, nè si restringono poi tutto ad un tratto per prolungarsi in un apice acuminato, e quasi caudato, ma sono più presto lineari-lanceo- late, e terminano in una punta acuminata; il labello è ovato, che si allunga in una punta molto acuta, e per il colorito quasi carneo con una tinta giallognola dei suoi fiori; essa ha comune con la Scrapias lingua Linn. il carattere di essere la spica pauciflora con circa ire fiori. SPIBGAZIONE BRLLA FAVOLA VII. fig. dest. 1. Pianta intera della sua dimensione na- 4. Fogliolina esterna media del perianzio. turale. 5, Fogliolina esterna laterale del perianzio. 2. Labello veduto lateralmente coi soli lobi 6. Lobo intermedio del labello veduto di pro- laterali. spetto. 3. Labello veduto di prospetto col suo callo . Foglioline interne del perianzio. (e) prolungato alla base. Ginostemio. 32 AGAVE COESPITOSA Tod. Tab. VII A. caule brevissimo, prolifero-coespitoso, foliis carnosis, laete viridibus, elon- gato-sublanceolatis, supra basin angustatis, in medio vix dilatatis, a medio ad api- cem, spina terminali, debili, tereti, laete castanea munitum, gradatim. attenuato-acu- minatis; subtus a basi ad medium semifteretibus, a medio fere usque ad apicem gra- datim explanatis, ad apicem convexiusculis, supra per totam longitudinem fascia ex albo-viridi notatis, a basi usque ad quartum inferiorem planiusculis, a quarto infe- riore usque ad apicem concaviusculis, margine dentibus parvis vix invicem remotis, spinescentibus, laete castaneis, alterne majoribus, a basi usque fere ad apicem muni- to; scapo tenui, incurvato-nutanti, a basi usque ultra medium bracteato, coeterum superne floribus geminis, sessilibus axillaribus, bractea multo longioribus spicatim vestito; perigonii phyllis in tubum, supra ovarium constrictum, coalitis, limbo sexfido; laciniis late linearibus, obtusis, erecto-patentibus, tubo longioribus; staminibus deinde exertis, stylo-brevioribus, lacinias perigonii superantibus, stigmate subindiviso; capsu- lis globosis, obtuse obscureque angulatis, e viridi-albidis, bracteis, e basi latiuscula in acumine elongato productis, superioribus gradatim brevioribus. Agave Sartorii var. pulcherrima Hort. Fioritura. Maggio e Giugno. Stazione. Ignota. Osservazioni. Questa pianta si è coltivata nel giardino botanico col nome di A. Sartorii var. pulcherrima; si ritrovava ancora in Napoli nelle collezioni del defunto nostro carissimo amico si- gnor Nilson, fra le Agave indeterminate segnata col numero. vu; avendone rimessa una foglia ed i fiori, ma che non pervennero in buona condizione, al celebre A. Braun a Berlino, costui ebbe la cortesia di avvisarci per lettera, che non. potea riferirsi alla A. Sartori Koch; che era in fiore al giardino botanico di Berlino, ma che più probabilmente potea essere l'A. univittata Haw. Crediamo opportuno di qui transcrivere, quanto questo insigne botanico ci scriveva sul. propo- sito : « Ce qui regarde l’espèce d'Agave, que vous m'avez envoyée, elle n’appartient pas à l'A. Sar- a torii, mais bienà lA. univittata Haw, dont deux exemplaires de notre jardin sont près de develop- « per ses fleurs. Les fleurs envoyées par vous ont la bractée tirès-allongée, très-etroite, comme chez « nous, mais les peduncules un peu plus courts, ce qui me parait, peu important : je vous enverrai c prochainement quelques fleurs de notre plante pour les comparer. Ce qui me parait plus singu- «lier, qu'une petite difference dans la longueur des peduncules, c'est que vos plantes ont une in- «florescence inclinge ou courbée, tandis, que chez nos deux exemplaires elle est parfaitement « droite. «L'Agave Sartorti, dont un èchantillon est près de fleurir a peu de ressemblance avec l’Agave «univittata Haw. Le tronc est elevé, les feuilles sont beaucoup plus larges, et plus flasques; l'in- «florescence presque pendante, et, ce qui est très-singulier, les fleurs sont ouvertes plus d'un mois «avant l'evolution des anthéres; je vous enverrai également des fleurs. aussitòt qu'elles seront par- « faites.» 33 Malgrado una sì imponente opinione non possiamo congiungere la nostra pianta con l’Agave uni- vittata Haw; che appartiene ad un gruppo diverso di quello, dove è collocata la nostra pianta, la quale al contrario deve avvicinarsi al gruppo dove è collocata l'A. Sartorii Koch. La A. unilineata Haw va al gruppo delle Agaveae chondracanthae, munite di un margine den- tato; mentre la nostra pianta va alla sezione della Aloineae, pei denti marginali spinescenti. Essa differisce dall'A. univittata Huw, per come in parte abbiamo rilevato, perchè le foglie di questa specie sono rigidi e flessuose , col margine dapprima aranciato-fosco, e poi bianco, che si distacca dalla foglia, e perchè sono terminate da una valida spina, per le radici stolonifere, e per la spica assai densa. Noi possediamo nel giardino una Aguve, che si coltiva col nome di A. heteracantha var. uni- vittata, che ancora non ha fiorito, e che ha molta affinità con l'A. univittata Haw, alla cui se- zione si appartiene, ma che non possiamo nulla dire di preciso, perchè ancora non è fiorita. Esaminati i fiori unitamente alle brattee inviatici dal Braun col nome di A. univittata Haw, essa differisce dalla nostra pianta, per il tubo della corolla più breve e più ristretto, per gli stami quasi due volte più lunghi delle lacinie del perianzio, per lo stigma trilobo, per l’ovario oblungo non esattamente rotondato, per i fiori sessili e per la spica dritta. A noi era riuscito difficile il formarci una idea precisa dell'A. Sartorii Koch. — Questo illustre botanico l’avea prima riferito alla sezione A/oineae collocandola vicino alla 4. mitis, ed all'A. chlo- racantha.—Il Iacobi, che tanto e così egregiamente illustrò il genere Agave, nel suo lavoro pubblicato nel 1864 la collocò sotto il gruppo delle Chondracanthae, dove si riuniscono le specie, che hanno le foglie adsque spina terminali, e precisamente laddove il carattere delle foglie è quello di essere în mucronem, mox mar ntem, desinentia; mentre poi nella sezione da lui appellata subcarinatae descrive un Agave col nome specifico di A. Noackii, ed alla quale vi riferisce con dubbio il sinonimo di A. aloina C. Koch, col segno di dubitazione, che è poi tolto allorquando viene a descriverla. E nell’istesso lavoro l’Agave Sartorii, allorquando ha luogo la descrizione della specie l’avvicina al gruppo delle Aloineae togliendola dalla sezione delle Chondracanthae. Poscia in un altro suo lavoro edito al 1866 nella sezione delle Aloineae riunisce l'A. Sartori all'A. aloîna ed alla A. Noackii togliendo ogni segno di dubitazione. E nel primo lavoro quando esso dava la frase specifica della A. Sartorîî, vi attribuisce il ca- rattere di foltis convolutis e l’altro di varie fleuoso tortis, ed i denti del margine delle foglie, col carattere diaphano viridi-albidis; caratteri che affatto non competevano alla nostra specie; ei allA. Noackii Hort. si dà il carattere di avere le foglie supra a basi ad medium sub 1, ed inferiormente nella parte estrema dicarinatis; i quali caratteri dimostravano trattarsi di una pianta indubitatamente diversa. Ora dietro gli avvertimenti ricevuti dal Brawn nella lettera poco innanzi trascritta, e dopo che abbiamo esaminato i fiori dell'A. Sartori, gentilmente inviatici dal detto illustre botanico, noi ri- putiamo la pianta in esame come essenzialmente diversa tanto dall'A. univittata Haw, quanto dall'A. Sartorii Koch. Beserizione. Il fusto è molto breve e nella giovine età, è rivestito dalle foglie, volgarmente appellate radicali, sicchè apparterrebbe alle specie, che si descrivono come acauli; queste foglie sono poco numerose e dal centro delle stesse si sviluppa il fusto, che arriva alle volte all’ altezza di un metro guarnito di brattee più lunghe degl'internodii, e che vanno progressivamente a raccor- ciarsi, quando nelle loro ascelle si sviluppano i fiori, l’asse fiorifero si incurva e diviene nutante, e questo incurvamento è maggiore dopo l’antesi; dapprima i fiori sono più avvicinati fra di loro, ma poscia l'asse allungandosi per tutta la sua estensione, e non fecondandosi tutti i fiori, la spica nello stato della fruttificazione è più lassa. — Come quest’asse principale principia a disseccarsi, la- teralmente si sviluppano nelle ascelle delle foglie inferiori due o tre semme, che divengono due 9 3 o tre assi secondarii simili all'asse principale, questi assi vanno successivamente è fiorire, e peri- scono poi alla lor volta, e sono seguiti da altri assi secondarii, sicchè la pianta adulta costituisce un cespite formato da più assi secondarii inseriti nella parte superiore dell'asse principale dei quali ne fiorisce ordinariamente uno in ogni anno; la base dell'asse principale si solleva ben poco dalla superficie del suolo, ed è rivestita dalla base delle foglie già deperite, ma rimane sempre occultata dalle foglie inferiori degli assi secondarii. Le foglie radicali sono allungate, lanceolate, o largamente lineari-lanceolate, la loro base non è molto dilatata, ma sopra di essa la lamina si restringe leggermente, per poi dilatarsi a poco a poco, siechè dopo la loro metà vanno a restringersi più rapidamente in una punta acuminata, munita da un mucrone spinescente lungo cinque millimetri, arrotondato, di color del guscio di una castagna, con una tinta di arancio, la quale nell'età adulta va mano mano a sparire, per prender la spina terminale un color di castagna fosco. Nella. pagina inferiore le foglie sono semirotonde poscia divengono convesse, indi prosieguono quasi piane, e finalmente verso l'apice tornano ad es- sere convesse. Nella pagina superiore verso la base, sono piane, ma per un breve tratto, poscia canaliculate, onde in prosieguo dopo la metà divenire quasi piane; alla fine verso l'apice nel punto dove sono molto ristrette , vi si costituisce un solco, che al sno apice porta la spina terminale, però non solcata. Il margine è dentato; i denti sono più piccoli e più remoti nella parte inferiore, più avvicinati e più sviluppati nel mezzo, e verso l’apice mancano del tutto. Questi denti sono difformi in grandezza; essendo taluni più grandi e taluni più piccoli alternan- dosi fra di loro; i denti più grossi sono di forma triangolare, e terminano in una punta quasi . dritta, cornei, di color castagna allegro, con una tinta aranciata, e coll’età divengono di color ca- stagno fosco; la loro base scorre per un breve tratto nel margine, che arriva alle volte a toccare colla base della spina contigua, precisamente quando quelle più piccole sono più sviluppate ; Ie spine più piccole misurano appena mezzo millimetro di lunghezza. Il colore della foglia è uniforme tanto nella pagina inferiore, che nella superiore, ed è di un verde allegro, nella pagina superiore sono percorse da una fascia più sbiadita. Le foglie sono variabili tanto in lunghezza che in larghezza, le più recenti sono le più lunghe ed arrivano sino a 40 centimetri di lunghezza ; le foglie le più larghe sono quelle del mezzo ed attingono nella maggiore larghezza della loro lamina circa cinque centimetri , la fascia più sbia- dita è poco più di un centimetro. Alle volte queste foglie sono lineari-lanceolate e quasi eguali in larghezza in tutta la loro estensione. Allorquando l’asse principale produce assi secondarii, le prime foglie di questi, le quali escono dalla ascella delle foglie dell'asse principale, sono deformate, essendo r accorciate, e lungi di avere la pagina inferiore semirotondata, essa diviene trigona con l'angolo inferiore a forma di carena sca- broso-dentato, ed i margini della foglia costituiscono i due angoli superiori; è piana, ovvero solcata-canaliculata, più o meno profondamente. Le foglie principiano a disseccarsi’ nella loro estremità apicilare , perchè la spina terminale, quando l'apice della foglia si avvizzisce, principia ancor essa a disseccarsi. La direzione delle foglie che ‘si sviluppano nella parte inferiore dell'asse è patente, coll’ età di- vengono patentissime, e quasi orizzontali; alla base dell'asse la direzione della lamina, nel rap- porto a se stessa, è dritta, ovvero è incurvata leggermente al di dentro verso |’ del margine, che rimane tra un dente ed un altro, segna una linea dritta. Le foglie, che si sviluppano nel centro dell’asse, allorquando principia a svolgersi la parte fiorifera, divengono sensibilmente più piccole tanto in lunghezza che in larghezza, fiorifera si principia a sollev la loro pagina superiore apice; lo spazio e, come la parte dell'asse are, si opera istantaneamente la transformazione delle foglie in brattee; esse sono assai strette, quasi lineari-lanceolate , profondamente canaliculate , acute, ed appena carnose ; a misura che il fusto si eleva si rimpiccoliscono e si trasformano i n vere brattee, per 35 prendere una figura lineare-lanceolata, che da una base slargata terminano in una lunga punta acuminata; e successivamente divengono meno carnose sino a divenire quasi scariose, allorquando nella loro ascella sviluppano i fiori, quantunque esse si abbreviassero moltissimo nella parte su- periore dell'asse, tuttavia sono assai più lunghe dell’internodio; il raccorciamento è moltissimo pro- Nunciato, quando nella loro ascella si sviluppano i fiori, i quali sono gemini per ogni brattea, e Dati all'estremità dei duc lati esterni, sicchè l’apice della brattea si colloca fra i due fiorellini. - I fiori sono quasi sessili, ed è dopo l’antesi, che il peduncoletto, che li sopporta, si allunga un Poco; poscia, quando la pianta è in frutto, si ingrossa leggermente, sicchè, quando il frutto è ma- turo, comparisce brevemente peduncolato. Le foglioline del perianzio sono sei, saldate in un tubo, che offre un restringimento al di sopra dell'ovario, all'apice questo tubo è alquanto ingrossato, ed è sopra di questo punto che le foglio- line restano libere fra di loro; esse sono lineari ottuse, con l'apice un poco carnoso, erette, all’a- pice patenti, e ricurvate un poco al di fuori, nel dorso sono carinate e carnosette. Durante l’antesi i filamenti sono un poco sporgenti al di là delle lacinie del perianzio, arroton- diti, assottigliati verso l'estremità; e sono attaccati al dorso dell’antera, un poco al disopra della metà della loro lunghezza, colorate di una tinta rossastra; le antere sono lineari verdognole; il pol- line è giallo. Lo stilo è filiforme, arrotondito, collo stigma appena sviluppato, ed appena più lungo degli stami: l'ovario è di forma arrotondita, con tre angoli arrotonditi e poco rilevati, che si alter- nano con altri tre angoli meno sviluppati. Avvenuta la fecondazione, il perianzio si dissecca , e persiste per qualche: tempo attaccato al- l'apice dell’ ovario; il tubo si restringe moltissimo, ed i sepali si restringono ancor essi, ma non si abbreviano con le stesse proporzioni; l'ovario ingrossandosi prende una forma sferica, e poscia diviene triangolare, con gli angoli rotondati e poco sviluppati; il colore a mano a mano perde la tinta verdognola, prende una tinta biancastra per poi divenire di colore di legno secco; quando non è ancor maturo, è molle, ma tostochè è disseccato il pericarpio è coriaceo, e sulla sua super- ficie si rendono prominenti le nervature e le vene delle foglioline del perianzio, di cui esso è rico- perto; la capsula, nello stato di sua completa maturità, prende una forma rotondato-ellittica, è tri- loculare e si apre superiormente per il dorso di ciascuna loggia; i semi sono depressi, neri, nitidi; semirotondati colle due estremità appena incurvate, quasi falcate. SPIBGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Ramo laterale fiorito, veduto dalla par- 6. Fiore veduto dalla parte superiore. te in cui guardava l’altro ramo laterale, 7. Capsula. staccato dall’asse principale colle sue 8. Capsula tagliata transversalmente. foglie inferiori deformate, ridotto quasi 9. Brattea presa nella metà inferiore del- ad un terzo della sua regolare gran- l’asse. dezza. È 10. Fogliolina interna del perianzio veduta 2. Foglia breve in lunghezza ed assai al- dallo esterno. largata nel centro. 41. Fogliolina interna del perianzio. 3. Fiore in buccia. 12. Stami. 4. Fiore appena sbucciato. 13. Pistillo. 5. Brattea fiorifera con due fiori sviluppati. $ 36 ALOE MACROCARPA Tod. Tab. IX. A. (S$ pictae) subcaulescens, foliis oblongis, e basi latissima in acumine gra- .datim attenuatis, canaliculatis, carnosulis, glabris, laete viridibus, maculis viridi-albidis, oblongis, supra sparse, vel seriatim dispositis, subtus majoribus, numerosioribusque, confluentibus, zonatim pictis; dentibus spinescentibus, basi inter eos confluentibus, ad margines cinctis; junioribus parte infera, erecto-patentibus, dein aetate per totam lon- gitudinem horizontaliter patentibus: racemi axi inferne nudo, simplici, a tertio infe- riore deinde ramoso, perigonii cylindracei tubulosi, basi inflati, pedicellis patentibus deinde ascendentibus, ab axi remotis, bractea longioribus; capsulis magnis, ovoideis. Aloe foliis maculatis n. 306 Ind. sem. hort. bot. berol. ann. 1870, pag. 20 semina a peregrinatore W. Schimper ann. 1870 ex Abyssinia missa. Fioritura. Fiorisce in aprile, e ritorna poi a fiorire una seconda volta in giugno e luglio. Stazione. Nasce in Abissinia. Osservazioni. Questa pianta appartiene a quel gruppo del genere A/ve che dal Salm-Dyck sono distinte col nome di pictae. A questo gruppo si devono ancora riferire l'A. virens Haw e l'A. neglecta Ten., la quale a no- stro giudizio è una varietà dell'A. virens. La nostra pianta differisce a prima intuizione dall'A. tenuifolia Lam., dall'A. virens Haw.,. è dalla A. neglecta Ten. per la larghezza delle sue foglie, e per la grandezza della pianta intera. Differisce dall'A. saponaria Haw. e dall'A. latifolia Haw, per i suoi racemi allungati, e non ab- breviati (t4yrso-capitati. Auct.). È distinta altresì dalla 4. obscura Mill. (A. picta Thumb.) per i peduncoli patenti, quindi ascen- denti, ma allontanati dall'asse della spica, per il tubo del perianzio rigonfiato alla base, per la forma e grossezza della capsula, per la larghezza della foglia, e per le macchie confluenti, e disposte a zone. Non ha la nostra pianta nulla di comune con l'A. albo-cincta Haw., nè essa può per la forma, e la direzione delle foglie riferirsi, nè all'A. arabica Lam., nè alla 4. grandidentata Salm-Dyck. Descrizione. La radice è carnosa-cilindracea, fibrosa, e sinoggi, che è al sesto anno della sua età, non si è mostrata sobolifera, ma è molto probabile che diverrà tale, dacchè questo carat- tere si manifesta spesso quando sono adulte. Il fusto a partire dal collo della radice è munito di foglie, e se ne contano da circa a 20; è in questo anno , che le stesse principiano a disseccarsi ; in atto potrebbe dirsi scente, ma nulla di più facile, che nell’età più adulta; il fusto potesse svilu come si è sviluppato validamente per la sua circonferenza, avendo già attir diametro; ed allora per tutte le probabilità sarà cicatrizzato alla base ancora munito dalla parte inferiore delle foglie disseccate. Le foglie si dispongono in rosetta per serie spirale attorno dell’ dritte, ma poscia il loro apice principia a diventare patentissimo; s nella parte inferiore dell'asse segnano una linea quasi orizzontale. Nell' epoca del loro completo sviluppo sono lunghe poco più di 30 centimetri, ed alla base se- Bnano 10 centimetri di larghezza, e dalla stessa vanno insensibil , che è quasi caule- Pparsi in altezza, per ito dieci centimetri di ; € più sopra potrà essere asse, principiano a svilupparsi icchè le foglie più adulte situate mente a restringersi, e terminano 37 i in una punta acuminata esse si dilatano alla loro inserzione per abbracciare poi interamente il fusto, sicchè sono le più interne vaginate dalle esterne nella loro infima base : nel dorso sono leg- germente convesse, e sono coperte di macchie allungate, confluenti fra di loro, e disposte per zone transversali, di colore biancastro con una tinta leggerissima verdognola; nella pagina superiore le macchie sono più piccole, più arrotondate e meno confluenti fra di loro, sparse qua e là, ovvero disposte a fasce molto irregolari; il margine è dentato, i denti sono spinescenti, molto avvicinati fra di loro e si alternano ordinariamente uno più grande, ed uno più piccolo , la loro parte infe- riore è biancastra, e la loro base scorre lungo il margine, e confluisce ‘con la base del dente vi- cino, sicchè nel margine si osserva una linea sottilissima bianca, all'apice questi denti hanno una tinta di arancio ma assai pallido. Alle volte sono un poco distanti fra di loro, lo che avviene quando mancano i denti più piccoli, ed allora nello spazio di un centimetro lungi di esservi tre denti, se ne osservano due soli. i 1 La consistenza della lamina è carnosetta, molle al tatto, e molto fragile ; verso l’apice il tes- suto aumenta in spessore, ed è più resistente al tatto; pur tuttavia le foglie principiano sempre a disseccarsi da questa estremità. L'asse del racemo (pedunculus Salm Dyck., scapus Auct.) nasce nell’ascella delle foglie giovani non ancora interamente sviluppate, è alto circa mezzo metro, rotondato, con una tinta verde-rosea, glauco; sino al terzo inferiore è nudo semplice, poscia principia a dividersi, sviluppando uno, due, o tre rami alterni, i quali sono simili all'asse principale del racemo; gli inferiori sono più lunghi, ma non raggiungono l'asse principale, essi nascono nell’ascella di una brattea scariosa, lunga circa 3 cen- timetri, che da una base larga circa 10 millimetri va a terminare in una punta acuminata; quelle da rami superiori sono più piccole; oltre di questa brattea si sviluppa nell'ascella del ramo un’al- tra brattea più piccola, scariosa ancor essa, con una base larga, senza però ordinariamente pro- lungarsi in un apice acuminato. 1 I fiori sono pedunculati disposti in racemi allungati, situati tanto all'apice dell'asse principale, che degli assi secondarii, bratteati, poco discosti fra di loro, gli inferiori sono un poco più allon- tanati. I peduncoli sono dapprima quasi orizzontali, indi divengono arcuato-eretti e scostandosi dalla base poscia si drizzano in alto, ma rimangono sempre discosti dall'asse del racemo. La brattea da una base larga, aderente all'asse del racemo, si attenua in una punta acuminata, ed abbraccia inferiormente la base del peduncolo seguendone la direzione per un qualche tratto, ma poscia se ne allontana, e segna quasi un angolo orizzontale all'asse del peduncolo; la sua la- mina è assai sottile e diviene scariosa anco prima dell’ antesi, ha una tinta rossastra, ed è per- corsa da 3 a 7 nervi longitudinali; tre dei quali, cioè quelli più interni, confluiscono all'apice; gli altri laterali non arrivano a toccare il margine della foglia; e per la loro lunghezza sebbene fos- sero più brevi del peduncolo tuttavia superano le due terze parti della lunghezza di esso. Quelle che si sviluppano sopra l’asse principale sono un poco più grandi di quelle, che si sviluppano sopra i rami laterali. \ ; Le foglie del perianzio si saldano fra di loro in un tubo cilindraceo, alla cui base è un rigon- fiamento assai pronunciato, gli apici per un brevissimo tratto rimangono liberi, al punto in cui le foglioline si saldano tra di loro formano una piccola linea appena pronunciata dalla parte del- l'interno del tubo, con una tinta biancastra; il colore è rosso coccineo, nel margine e nell’apice i tre petali esterni hanno una linea giallognola, con una tinta di verde sflavido; i tre più interni al- l'apice sono fin nel mezzo rosso-coccinei, cogli apici e con le due fasce laterali di un color gial- lognolo con una tinta sbiadita di verde. Gli stami sono ipogini, lunghi quanto il tubo, ed escono fuori appena le antere, assai angusti, compressi, un po’ più larghi verso la base e si contorcono a spira, e si rigonfiano in un ingros- samento fusiforme verso l'apice, per poi attenuarsi alla loro estremità, ove si annettono al con- 10 38 nettivo. Le antere sono sagittate. L’ovario è oblungo, arrotondito, assottigliato verso la.base con è di arancio un po’ pallido, con una tinta verdognola, sei angoli ottusi e sei solchi, il suo colore è lungo circa 9 millimetri, e lo stilo, compreso l’ovario, arriva a circa tre centimetri. Lo stigma è poco pronunciato, ed ha-tre angoli appena visibili. La capsula è ovato-rotondata, grossa più che un uovo di colombo, con sei angoli rotondati un poco rilevati, e sei solchi poco profondi, che si alternano cogli angoli; dapprima ha. un: colore verde pal- lido, per poi alla sua maturità prendere una tinta fosco-porporina. SPIEGAZIONE PELLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpiccolita. 2. Foglia della sua naturale grandezza ve- duta dalla sua faccia superiore. 3. Fiore nella sua naturale grandezza. 4. Androceo e Grineceo. 5. Capsula nella sua naturale grandezza ve- duta nello stato prossimo alla maturità. a) Estremità della foglia dell’ Aloe lati- Folia Haw. 5) Fiore dell’ Aloe obscura Willd. (Aloe picta Thumb). c) Stame dell’Aloc obscura. d) Pistillo della stessa. e) Capsula della stessa, 39 SERAPIAS LONGIPETALA Poll. Tab. X. fig. sin. S. spica subsexflora, perigonii phyllis exterioribus lanceolato-acuminatis, sum- mo apice plerumque liberis, medio vix latiori; binis interioribus paullo brevioribus e basi late ovata, concava, margine undulato-crispo longissime subulato-acuminatis, apice phyllis perigonii exterioribus connatis; labello phyllis exterioribus subsesquilongiore, callis duobus linearibus, antice subdivergentibus, basi instructo, trilobo, lobis latera- libus rotundatis, erecto-conniventibus, lobo medio ovato-lanceolato, elongato, contra germen adpresso, in disco villoso; gynostemio longe rostrato, rostro subascendente; bracteis ovato-lanceolatis, elongato-acuminatis, flore sublongioribus vel subaequalibus; caule subtereti, immaculato, foliis late lineari-lanceolatis, acutis, e viridi-glaucescentibus; fibris radicalibus duabus tuberosis subrotundis. Serapias longipetala Poll. fl. ver. 3, p. 30.— Presl. N. sic. enum. p. XLI. — Tin. cat. hort. pan. p. 232. — Ten. syll. D. 458. — Parl. rar. pl. sic. fasc. I, p. 10, et pl. nov. p. 21, et fl. ital. 3, p. 424. — Guss. syn. fl. sic. 2, part. 2, P. 552, et enun. pl. inar. p. 322. — Gren. et Godr. N. de Franc. 3, part. 1, p. 278. — Barl. orch. p. 31, tab. 18 et 19. Serapias lingua Balb. /l. taur. p. 151. — Nocc. et Ball. Sl. tic. 2, p. 156. — Bert. amoen. ital. p. 279, et fl. ital. 9) p. 600, var. a, et excl. syn. S. oxyglottis Tod. — Tod. orch. sic. p. 100. — Ambr. fl. Tir. Austr. p. 711, non Linn. Orchis lingua AN. fl. ped. 2, p. 148 ex parte. Helleborine longipetala Zen. fl. neap. prod. p. 115, (anno 1811) et fl. neap. 2, p. 817, tab. 98. — Seb. et Maur. fl. rom. prod. p. 312, tab. 10, fig. 1. Serapias pseudo-cordigera Moric. fI. ven. 1, p. 574. — Koch. syn. fl. germ. et helv. edit. II, p. 799. — Reich. fil. orch. p. 12, tab. 89. (441), excl. syn. Colum. et Tod. — Willl:. et Lang. fl. hisp. 1, p. 163, n. 715. Serapias hirsuta Lap. fl. pyr. abr. p. 551. Serapias lancifera S! Amans fl. agen. p. 378. Serapias laxiflora Chaub. fl. du Pelop. p. 62 ex Purl. Orchis montana, italica, fiore ferrugineo, lingua oblonga C. Bauh. prod. p. 29, et pin p.80.— Cup. h. cath. p. 157.— Mich. in Till. cat. h. pis. p. 125. — Seg. pl. veron. 3, D. 248, tab. 8. — Zann. istor. delle piante venet. p. 197, tab. 42, figo Orchis etrusca, lingua ferruginea pilosa Petiv. gacoph. tab. 128, fig. 1 ex Bert. loc. cit. VAR. PALLIDIFLORA; labelli lobo medio ovato, non elongato, pallido. Icon nostra tab. x, fig. sin. Fioritura. In Aprile e Maggio. Stazione. La specie nasce dapertutto in Sicilia. — La varietà da noi figurata si rinviene nelle colline calcaree presso Palermo a Miccinà fra il Parco e Monreale. Osservazioni. Questa specie è molto variabile per forma, che assume il suo labello, il quale alla volta è molto allungato e prende la forma ovato-lanceolata, ovvero è semplicemente ovato, come si osserva nella nostra varietà. —Il carattere costante, che ha la specie presso di noi, è quello di avere il labello talmente avvicinato all’ovario che si tocca con lo stesso. Noi non abbiamo po- tuto ritrovare in Sicilia la forma col labello lanceolato, dependente, scostato dall’ovario per come si dipinge nelle figure del Reichenbach; ed alla quale forma è forse da riferirsi la S. oxyglottis Reich. non Willdenow. 40 SERAPIAS LINGUA Linn. Tab. X, fig. deat. Pro synonimis, diagnosi, observationibus typi speciei vide supra, pag. 30. VAR. LUTEOLA; labello ovato, obtusiusculo, patenti, carneo-lutescenti. ‘ Fioritura. Aprile e Maggio. Stazione. Palermo alla Favorita, a Mondello. Nella scorsa primavera la rimise anco a noi l'egregio signor Bucco capo giardiniere dell'Orto Botanico di Genova raccolta nelle colline dei din- torni di Genova : il signor Citarda capo giardinere iL questo Orto Botanico l'ha raccolta ancora nei dintorni di Napoli. Osservazioni. Questa varietà è singolarissima, sia per la forma del lobo medio del labello, sia per la direzione, che lo stesso prende, sia ancora pel suo colorito; non sappiamo però disgiun- gerla dalla S. Ziagua perchè la inflorescenza, ed il callo esistente alla base del labello sono con- formi, e l'abito della pianta è identico ; addippiù la S. lingua Linn. è assai variabile per i ca- ratteri della forma del labello. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA X. fig. sin. — S. longipetala Poll., var. pal- X. fig. dext. — Serapias lingua Linn., var. diflora. luteola. LI Pianta nella sua naturale grandezza. a) Pianta intera. nella sua naturale gran- PA dezza. :8. Lobi laterali del labello. 0) Lobi laterali del Jabello. 4. Base del labello col suo callo. c) Base del labello col suo callo. 5. Lobo medio del labello. d) Sezione della base del Jabello tagliata dal- 6. Fogliolina esterna laterale del perianzio. l’ovario. ". Fogliolina esterna media del perianzio. e) Lobo medio del labello. 8. Fogliolina interna del perianzio. SF) Foglioline laterali esterne del perianzio. 9 . Rostro. 4) Fogliolina media. esterna del periaazio. : h) Fogliolina interna del perianzio. î) Rostro. si ERYTHRINA PULCHERRIMA Tod. Tab. XI E. ($ Micropterix), fruticosa, glaberrima, parce aculeata, foliolis late ovato-el- lipticis, basi rotundatis, apice profunde emarginatis vel emarginato-bilobis, petiolis subtus aculeatis; pedicellis eglandulosis 2-8, axillaribus, supremis in racemum ter- minalem superne aphyllum dispositis, calyce semel longioribus ; calycis glaberrimi, subpoculiformis, breviter bilabiati labio superiore integro subtruncato, inferiore apice callo vix prominulo instructo ; vexillo ovato-elliptico , ecalloso, sub anthesi erecto, subretroflexo, genitalium carinaeque rostratae longitudinem superanti; alis. minutis, rhombeis, calyce brevioribus; filamentis, vexillari excepto, in vaginam leviter ar- cuatam fere per totum coalitis; leguminibus...... seminibus...... î Erythrina pulcherrima Tod. nuovi generi e nuove specie di piante coltivate nel R. Orto Botanico di Palermo, fasc. 3, p. 70, et: plantae novae horti botanici panormitani in Annales des Sciences naturelles ser. IV, t. XX, p. 307. Fioritura. Giugno e Luglio. Stazione. D'origine incerta. Coltivata da lungo tempo nel Real Orto Botanico forse proveniente da taluni semi ricevuti dall'Egitto. Osservazioni. Allorquando fu pubblicata questa specie nel nostro lavoro, nuovi generi e nuove specie di piante ecc., si rilevarono da noi i dubbii, che avevamo sul valore dei caratteri, coi quali il Walpers avea diviso il genere Erythrina in varii nuovi generi, ed avvertimmo, come non me- ritasse alcuna importanza il carattere della carina, allorchè essa si presenta sia sotto la forma gamopetala, ovvero sotto la forma dialipetala; e come una specie vicina all'E. cristagalli Linn. presentasse nello stesso individuo fiori con la carina composta di due petali, da formare due ro- stri divergenti, ed altri fiori con la carina gamopetala, senza che intanto potesse affatto separarsi genericamente dalla £. cristagalli; come ancora i rapporti della larghezza tra la carina e le ali, e tra queste ed il vessillo, quantunque sia un carattere importante per distinguere le varie specie fra diloro, neppure ci era sembrato tale per creare un genere novello; i caratteri del legume sono identici, e l'abito delle varie specie non ci sembra, che potesse permettere la loro separazione. Il Bentham e l' Hooker nel loro classico lavoro sui generi delle piante, pag. 531 e 532, vanno al concetto medesimo, ed essi, ci avvertono, che il carattere della carina che supera le piccole ale, non conviene neppure a tutte le specie che dallo stesso Wa/pers si riferiscono al genere Micro- pieris, e la E. reticulata Presl, riferita dal Walpers a questo genere, offre altresì il carattere in- termedio di avere la carina libera sino alla metà, carattere che noi incontrammo in unico indi- viduo, che offriva ora la carina del tutto saldata, ora libera, da costituire due rostri divergenti. La nostra specie è vicina alla E. Cristagalli Linn.; ma di una statura assai più piccola almeno nel nostro clima. È una pianta fruticosa, che collocata da varii anni in piena terra superò in breve tempo di molto l’altezza umana, vegetando nel modo istesso delle altre specie del genere £ry- thrina della sezione Micropteris; le quali nei nostri climi perdono la maggior parte dei loro rami dopo che hanno cessato di fiorire, e solo qualcuno di essi s'ingrossa, ed indi persiste aumentando la parte del tronco, che sopravvive; coltivate in vasi questo aumento è assai poco, nè si può osser- vare la bellezza del loro portamento, perchè i racemi, che sviluppano, sono assai brevi, mentre coltivate in piena terra arrivano questi racemi ad avere un metro e mezzo di lunghezza. 11 42 Lo sviluppo però che la pianta avea preso allorquando fu collocata in piena terra si è fermato; poi- chè dopo i tre anni nessun ramo è più resistito ‘all'abbassamento della temperatura nella stagione invernale; e sin oggi i legumi non sono mai arrivati a persistere dietro la fioritura, ma si sono in- tristiti appunto per essere rimasti gli ovoli infecondi. Descrizione. Tutta la pianta è glaberrima, il tronco è cinericcio, sparso di qualche aculeo ni- grescente. —I rami sono lietamente verdi, levigati, verso la loro parte inferiore muniti di qualche aculeo ancor esso verde. — Gli aculei sono leggermente incurvati, acuti, e compressi da entrambi è lati. — Le foglie sono ternate glaberrime, il picciuolo principale è rotondo, levigato, incrassato nella sua articolazione, ordinariamente lungo dalla sua base al punto, dove s'inseriscono i due picciuoli secondarii 85 mill., da questo punto sino all’articolazione della fogliolina intermedia 25 mill. circa: alla base dove si inserisce sul fusto è munito di due stipole, inserite ai due lati dello stesso, stret- tamente lineari, acute; al punto, dove si inseriscono i picciuoli secondarii delle foglioline laterali, ha due piccole glandule quasi ovate; dove si inserisce il picciuolo proprio della fogliolina intermedia non vi sono glandule, ma vi è nell’articolazione un ingrossamento circolare; nella metà superiore della sua lunghezza vi si sviluppa qua e là qualche aculeo assai incurvato, con l’apice acuto, guar- dante la base del picciuolo; ordinariamente l aculeo suole essere un solo, alle volte se ne osser- vano due o tre. — Spesse volte accade, che le due glandole si trasformano în piccole laminette fo- liacee, facendo così conoscere la natura di questi organi. I picciuoli secondarii sono quasi arroton- diti, canaliculati leggermente al di sopra, di un color verde più intenso di quello del picciuolo prin- cipale, aventi 10 mill. di lunghezza. — La lamina delle tre foglioline è quasi coriacea, di un color verde eguale a quello dei picciuoli secondarii, glaberrima, ovato-elliptica, lunga poco più di 75 mill., larga circa 65, rotondata alla base, più o meno smarginata all'apice, ed alle volte quasi emargi- nato-biloba, ed appena concava nella sua parte superiore. I peduncoli nascono ordinariamente al numero di tre nella ascella del picciuolo di ciascuna foglia, muniti alla base di una piccola brattea strettamente lineare, quelli situati nella parte superiore dei rami si dispongono in un racemo afillo, ed allora alla base dei pedicelli, muniti ciascuno della bratteola propria, vi è una piccolissima brat- tea ‘poco più grande delle bratteole, ma più angusta delle stipule. Questi peduncoli hanno al punto, dove si annettono al. calice, altre due piccole bratteole situati ai lati del medesimo, lineari-setacee, ricurve , ed assai più ‘brevi dello stesso. Il calice ha quasi la forma di un bicchiere, essendo al- quanto allungato, e leggerissimamente ristretto all'orificio superiore, di consistenza coriacea, di color coccineo con una tinta leggerissima verdognola, compresso lievemente nei due lati, bilabiato, col labbro superiore quasi troncato, con l’inferiore prolungato in un apice calloso, acuto, appena pro- minente. Il vessillo nella sua parte inferiore, che è rinchiusa nel calice, è incumbente sugli altri petali, indi si rialza e diviene dritto, e spiegato talmente, che ha i margini ripiegati in dietro, nel dorso è leggermente carinato , la carina è più manifesta all'apice dello stesso; nella pagina, che guarda il centro. del fiore, ha un solco leggiero , che lo percorre longitudinalmente, e corrispon- dente alla parte opposta della carina, ed è più pronunciato, là dove la carina è più manifesta, — La sua forma è ovato-ellittica, lungo 45 mill., largo 40 con l'apice rotondato, di colore purpureo- coccineo, con una tinta più sbiadita verso l'apice ed i margini. La carina è composta di due petali alle volte saldati ‘per i margini inferiori, e formante una vagina che abbraccia gli organi genitali, alle volte interamente liberi nei loro margini, ma soprapposti alla base, accartocciandosi nella parte inferiore l’uno sull’altro, e nella metà superiore involuti sopra loro stessi, e l'uno si discosta dall’altro, in tal caso il più interno abbraccia gli organi genitali; ogni parte di questa carina è falcata, e sia che i petali fossero saldati, sia che fossero accartocciati l'uno sull'altro prendono sempre l'aspetto di un rostro leggermente incurvato in alto, il loro colore è purpureo-ccccineo. Le ali sono pic- cole più brevi del calice per la loro lunghezza, rombee, rappresentando per la loro figura le foglie dell’ Erythrina herbacea, il loro colorito è di un color coccineo assai slavato. — I filamenti sono 43 diadelfi, il fascetto composto di nove stami è coalito in una vagina cilindrica, compressa legger- mente da ambi i lati, ed aperta longitudinalmente dalla parte che guarda il vessillo, lasciando un orificio più ristretto là dove è il carpoforo, più largo dove principia l’ovario; lo stame libero è col- locato lungo questa apertura senza formare adesione cogli altri stami. I nove stami coaliti sono verso l'apice divisi, e tostochè divengono liberi si rivolgono dalla parte che guarda il vessillo, al- lontanandosi appena fra «di loro : considerati tutti e dieci nel complesso sono cinque più alti, e cin- que più bassi, e si alternano fra di loro; essi, sebbene si alternassero nella loro lunghezza, tut- tavia tendono ad abbreviarsi in modo, che il più breve è lo stame vessillare, il più lungo quello opposto ad esso, che è il centrale dei nove stami riuniti in sol fascetto, quindi a misura che sono situati più vicino allo stame vessillare vanno in generale raccorciandosi quantunque nei rapporti relativi una paria fosse più lunga di quella, che le è accanto. Le antere sono ovate. — Lo stipite che sostiene l'ovario è brevemente puberulo, l’ovario è villosetto, e lo stilo è munito di pochi peli; esso verso l’apice si incurva in forma di rostro, e prende un colore leggermente porporino. — Lo stigma è troncato. Questa specie non ha reso sinora nel giardino semi maturi; i legumi dono l'an- tesi sono immantinente caduti. fi n SPIEGAZIONE DELLA FAVOLA . Base del racemo. 6. Lo stesso veduto dalla parte superiore. 1 2. Apice del racemo. . Picciuolo. 8. Fiore veduto in prospettiva. 8. Ovario. 4. Fiore veduto lateralmente. 9. Carina veduta lateralmente. 5. Androceo e Gineceo col calice veduto la- 10. Ale. teralmente. 44 STAPELIA Il genere Stapelia poco dopo che apparve la pubblicazione della Species plantarum di Linneo fu stupendamente illustrato da due lavori monografici, 1’ uno del Masson sopra le Stapelie del Capo di Buona Speranza, e l’altro del Jacquin sulle specie col- tivate nell’Orto Botanico di Schoenbrunn, e tanto Yuno, che l’altro descrissero e fi- gurarono le varie specie sopra le piante vive; onde è che costituiscono due classiche opere sulla materia, però le figure del Jacquin, contenendo l’analisi della corona e del ginostegio, che mancano nelle tavole del primo, rendono assai più pregevole la di lui opera. i Come quasi in tutti i generi linneani il numero delle specie si è notevolmente au- mentato, e nel contempo il genere è stato suddiviso in molti altri generi; sicché il genere Stapelia di Linneo, che allora era costituito da tre sole specie, oggi divennero il gruppo di molti e svariati generi, che costituiscono una tribù nella famiglia delle Aclepiadeae appellata delle Stapeliaceae; la quale tribù riunisce 11 generi, ed il ge- nere Stapelia, ristretto nei suoi limiti per come lo hanno circoscritto l’Hooker, ed il Bentham (gen. pl. pag. 181 e seguenti), abbraccerebbe più di 60 specie. Il genere Slapelia così definito riunisce sei sottogeneri, che dallo Hawort nel suo lavoro delle piante grasse (Sym. pl. succ.) fu diviso in sei generi differenti non ricono- sciuti né dal Decaisne, nè dall’Hooker e dal. Bentham; e secondo noi in gran parte ben a ragione; e noi affermiamo interamente, dal perchè non abbiamo potuto istituire serii paragoni tra le molte specie di tutti i sottogeneri. Tutti i botanici moderni, che si sono occupati a descrivere monograficamente que- sto genere, hanno incontrato grandissime difficoltà nel doverlo studiare negli erbarii, dove, oltre di ritrovarsi le varie specie malamente disseccate, sono assai rare, sicchè ì prelodati botanici inglesi ebbero ad avvertire che la maggior parte delle specie erano state da essi loro solo conosciute per la descrizione, e per le figure : magna autem parle nobis ex iconibus el descriplionibus solis notae ; e crediamo che neppure il Decaisne ebbe a studiarle sulle piante vive. < Il nostro Orto botanico possedeva una vasta collezione di specie di questo genere, che coltivava in piena aria, ma un abbassamento rapido nella temperatura avvenuto nel gennaro dell’anno decorso, discendendo il termometro sotto zero e rimanendovi fermato per quasi una notte intera, distruggeva una parte numerosa della nostra col- lezione, e solo rimanevano intatte quelle appartenenti al sottogenere Orbea, le cui specie noi ci proponghiamo ora d’illustrare. Fra queste vi ha un gruppo assai importante, il cui tipo è la S. mutabilis Jacq., ed esso unisce questo sottogenere al sottogenere Trimotriche e la nostra S. trifida è la specie, che più da vicino opera questa connessione; fra questo gruppo ve ne sono talune, che hanno l’orbiculo eretto, non ripiegato all’infuori al suo apice, ed il margine delle lacinie della corolla fimbriate di peli glandulosi slargati all’apice, che le fa ma- 45 nifestamente riconoscere e distinguere dagli altri gruppi affini; talune altre hanno lo Stesso carattere, ma l’orbiculo, lungi di essere esattamente dritto, ha forma di scodella slargato all'apice; un altro gruppo viene constituito dalle specie affini alla Slapelia conspurcala Jacq., e le varie specie si distinguono per avere il margine delle lacinie della corolla munito di peli brevissimi; ed in fine vi è un altro gruppo, che ha i fiori assai grandi, senza peli al loro margine, e l’orbicolo è esattamente ripiegato al di fuori sino a toccare il fondo della corolla. STAPELIA TRIFIDA Tod. Tab. XII, fig. sup. S. ($ Orbea) orbiculo erecto, carnoso, parum elevato; corollae quinquefidae re- ticulato-maculatae laciniis reflexis, ovatis, basi leviter angustatis, acutiusculis, ad ter- tium superum fere concoloribus, margine, pilis. longiusculis glandulosis clavatis, fim- briatis; coronae stamineae externae laciniis linearibus, tridentatis; internae corniculis difformibus, exterioribus brevioribus, gracilibus, acutis; interioribus basi triangularibus depressis usque fere ad basin trifidis, ramulis lateralibus patentibus, intermedio lon- giori subclavato incurvo. Fioritura. Da Settembre a Novembre. Stazione. Probabilmente nativa del Capo di Buona Speranza si è coltivata nel giardino di Pa- lermo col nome di Stapelia sanguinea forse proveniente dall’Orto Botanico di Napoli, o di Caserta. Osservazioni. Questa specie è distintissima da tutte le altre specie vicine perchè i cornetti interni della corona staminea sono trifidi e terminano in una base triangolare, il di cui apice, op- posto ai due angoli da dove sorgono i cornetti interni, termina col cornetto esterno, per come si rileva dalla figura che ne abbiamo data. Descrizione. I rami sono brevi, alti da circa 5 centimetri, tetragoni grossi quanto il dito mi- gnolo, glabri, verdi, dentati, cogli angoli ottusi; i denti sono patentissimi sporgenti dall'angolo del fusto da 4 a 5 millimetri, arrotondati, ma nell'età adulta le loro estremità si' disseccano, e divengono ottusi e sporgenti appena da 2 a 3 mill. ed all'apice hanno la cicatrice della estremità già caduta; sotto l'influenza dei raggi solari divengono rossastri. Il peduncolo, che sopporta il fiore è inserito alla base dei rami, e spunta quasi a fior di terra, eretto-patente, solitario, unifloro, lungo poco più di due centimetri, arrotondito, glabro, di un verde sbiadito con una tinta di color rosso pallido. Il calice è diviso quasi sino alla base in cinque partizioni quasi eguali, ovato-lanceolate, acute, concave, applicate per la loro pagina superiore al dorso della corolla, lunghe circa otto millimetri, ed opposte agli angoli delle partizioni della corolla. La corolla è puzzolente, di una media grandezza e dalla inserzione del picciolo sino all'apice di ciascuna partizione segna 37 millimetri circa di lunghezza, e l'estremità di una lacinia dista dall'altra, 7 centimetri in circa; dalla base dello orbiculo sino all'apice di ogni lacinia misura 3 centime- tri, e dall’apice alla base di ciascuna lacinia 25 mill., 1’ orbicolo segna un diametro di circa 19 mill. — La base di ogni lacinia ha circa 20 mill, di larghezza e poco sopra alla base 22 mill. e quindi le lacinie assumono una forma ovata leggermente ristretta alla base. 12 46 La corolla è glabra da pertutto meno nel margine delle lacinie, il quale è fimbriato di peli dia- fani, lunghi 2 mill. circa, glandulosi, ingrossati e leggermente appiattiti all'apice, il loro colorito è di una tinta violetto-porporina più viva di quella della corolla. Il fondo della corolla e la parte inferiore delle lacinie sono violaceo-purpuree, percorse da linee transverse, irregolari, confluenti fra di loro a guisa di una rete, di color giallo; queste linee verso la metà della larghezza della lacinia si rimpiccioliscono, ed al di là della metà divengono appena pronunciate, sicchè la parte superiore delle lacinie è tutta di colore porporino un po’ fosco. L'orbicolo è rotondo, poco elevato, avendo 5 mill. di altezza, incavato a pozzetto nell’ interno, e dal centro dello stesso sorgono il ginostegio e la doppia corona staminea, il suo colorito è giallo con una tinta leggerissima verdognola, percorso da linee porporine, che verso l'apice divengono più rare e più anguste, è perfettamente dritto, ed all'apice non si ripiega affatto al di fuori sopra se stesso. La corona staminea esterna è divisa quasi sino alla base in cinque laciniette, piane, lineari, ri- strette appena verso l'apice, ove terminano in due denti acuti, nel cui seno, appena slargato , si sviluppa un altro dente più piccolo, il loro colore verso la base è giallognolo con una macchia por- porina situata nel centro della base istessa, nel rimanente prendono una tinta porporina, ma assai più slavata di quella della corolla. La corona interna ha i suoi cornetti difformi tra di loro 5 quelli esterni sono patenti , filiformi appena acuti, gli interni sono trifidi, essendo partiti in tre laciniette tutte e tre arrotondite , fili- formi, che convergono in una base depressa di forma triangolare, che alla sua punta opposta va a terminare col cornetto esterno; le due partizioni laterali sono per quasi una metà più brevi della centrale, si scostano leggermente dalla stessa, e terminano in una punta ‘leggermente acuta; que- sta partizione centrale è più robusta, ingrossata all'apice ed incurvata un poco in avanti; esse hanno un fondo giallaccio, ma da pertutto sono coperte di piccole punte densamente avvicinate fra di loro, di color violetto-porporino; nell’apice della divisione media del cornetto centrale la tinta giallognola è appena più pronunciata, e le piccole punte di color porporino sono prominenti, ed hanno una tinta più fosca. — Sinora non ha prodotto follicoli maturi. SPIEGAZIONE DELLA FAVOLA XII. fig. sup. 1. Pianta intera con le lacinie della corolla 6. Lacinia della massa staminea esterna, spiegate. 7. Base dei cornetti della corona staminca 2. Corona staminea interna e esterna. interna. 3. Orbiculo tagliato verticalmente. 8. Apice delle lacinie della corolla coi peli 4. Cornetto della corona staminea interna. ingranditi, 5. Ginostegio spogliato dalla corona. 9. Calice e peduncolo. Ò STAPELIA MUTABILIS Jacq. Tab. XII fig. med. S. ($ Orbea) orbiculo erecto, carnoso; corollae quinquefidae, laciniis revolutis, ova- tis vel oblonge ovatis, basi levissime angustatis, acuminatis, ad tertium superum fere concoloribus, margine pilis glandulosis, clavatis, fimbriatis; coronae stamineae exter- nae laciniis apice polymorphis, nune bifidis cum denticulo intermedio quandoque in- ferjecto, nunc in apicem carnosum angustiorem cuspidatum productis; internae cor- niculis exterioribus brevioribus, obtusiusculis, divaricatis, interioribus assurgentibus a medio ad apicem clavatum incurvatis. Stapelia mutabilis Jacg. stap. tab. 28. — Decaîs. in Dec. prod. 8, p. 661, n. 73 ? excluso synonimo S. rufae Mass. stap. p. 16. tab. 20. — Dietr. sp. pl. tom. 2, p. 884, n. 10 — Spr. syst. veg. 1, p. 838, n. 10. Fioritura. Da Settembre a Dicembre. 5 Stazione. Probabilmente nativa del Capo di Buona Speranza , coltivata da pertutto nei giar- dini, dove è quasi sempre erroneamente determinata. Osservazioni. Questa specie ci sembra molto variabile, ed un tempo noi eravamo inclinati a costituirne varie specie distinte, ma ora crediamo opera migliore considerarle come semplici va- rietà e disporle nel modo seguente: a. GENUINA. S. mutabilis Jacg. loc. cit. tab. 28. . PASSERINIANA. S. fuscata H. B. Parm. non Mass. S. Passerini Dod. ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1864, p. 8, absque descriptione. . NEGLECTA. ; S. neglecta Tod. nuovi generi e specie coltivate nel R. Orto Botanico di Palermo, fasc. 4. ined. Icon nostra tab. XII. fig. media. . THURETIANA. S. umbilicata Dhuwr. choix de graines n. 2, 1869, p. 6 ubsque descriptione. S. mutabilis var. Jacg. stap. tab. 29 (tab. 30 ex Thur.). ® = Sv A giudicare dalle figure date dal Jucquin, che sono sempre inappuntabili, la vera S. mutadilis dal medesimo descritta e figurata, si distinguerebbe per le lacinie ovato-ottusette, per. l’orbicolo poco elevato, per il colorito del fondo delia corolla giallo-verdognolo, per le linee porporine tran- sversali non molto avvicinate nel centro dalla corolla, per le lacinie della corona staminea esterna aventi l'apice un poco ristretto, e terminato in una punta assottigliata verso l'estremità , che ha alle volte due o tre piccolissimi denti, e finalmente per i cornetti esterni della corona il doppio più brevi dei cornetti interni; non pertanto nella stessa tavola del Jacquin le lacinie della corona esterna, oltre di esservene una, che corrisponde esattamente alla descrizione, ve ne è un’altra nella quale oltre ai denti laterali, che sono costituiti dal restringimento subitaneo dell’apice della laci- nietta, la parte superiore è bidentata con una sinuosità nel centro, nella quale si scorge un altro piccolissimo dente. La varietà £, che noi una volta riconoscemmo col nome di S. Passerini, si distingue, per le laci- nie della corolla, che all'apice non hanno più macchie transversali distinte ma sono quasi unicolori, per 48 le linee porporine confluenti fra di loro, per i cornetti esterni della corona: staminea interna non eguali alla metà della lunghezza dei cornetti interni, ma più lunghi di questa metà, per la tinta violacea della sua corolla. La varietà y fu da noi ritenuta per una specie distinta, che appellammo S. neglecta ; essa è quella che più comunemente si rincontra coltivata nei giardini botanici; si distingue precipuamente per la forma delle sue lacinie lungamente ovate quasi acuminate, per la corona staminea esterna, che all’apice è bifida, e con le laciniette acute; aventi nel mezzo un dente piccolissimo acuto molto più breve delle lacinie; per le linee transversali porporine assai avvicinate fra di loro. La varietà 3, che abbiamo appellato S. mutabdilis var. Thuretiana, si distingue dalle altre varietà, perchè secondo la figura del Jacquin il fiore ci sembra più piccolo, perchè le lacinie della corona sta- minea esterna sono bifide, senza denti frapposti nel mezzo, e per le lacinie della corolla aventi le linee transversali appena appariscenti. Essa è molto vicina alla nostra S. discolor, ma questa specie differisce per la sua corolla di un colore assai più fosco da cui spicca l’orbicolo di un bel giallo; per questo orbicolo non esatta- mente rotondato ma quasi a cinque angoli, per le lacinie della corolla brevemente ovate, per la forma delle lacinie della corona staminea esterna largamente lineari e molto brevi, e per la lun- ghezza più pronunciata dei cornetti esterni della corona staminea interna. Non pertanto abbiamo riunite in unica specie le quattro varietà sopra accennate, poichè non ab- biamo ancora osservata vivente la vera S. mutabilis Jacq., e la varietà della stessa, cho il Thuret elevò a nuova specie, ed invero non ostante la grande esattezza delle figure del Jacquin non può stabilirsi un sicuro criterio sulla bontà specifica di quelle specie , ove non sono osservate viventi. Il colorito è assai variabile a secondo che la pianta sia coltivata in pien’aria, ovvero in istufa; sia al sole, sia all'ombra, ed è variabile secondo l'epoca della fioritura; in Settembre il colorito è un poco più sbiadito, ed i fiori sono più grandi, ed in Dicembre il loro colore ‘ordinariamente è più cupo, ed i fiori sono più piccoli. L'apice delle lacinee della corona staminea esterna non offre un carattere molto solido; spesso le due laciniette sono più o meno sviluppate, ed il seno di esse a misura, che sono più o meno disco- ste fra di loro; il piccolo dente, che ivi si sviluppa, è più o meno pronunciato, e spesso manca com- pletamente. Nelle piante coltivate all'aria libera i rami sono più brevi e più robusti, come nelle nostre fi- gure; nelle piante coltivate nelle stufe, sono più allungati e più gracili. Forse un migliore esame ci condurrà a riunire. in unica specie la varietà genuina e passeri- miana; ed a separare in due specie distinte, le due varietà neglecta e thuretiana sostituendo le due specie di S. neglecta Tod. e di S. umbilicata Thur. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA XII. fig. med. _ (o); . Pianta intera con alcune lacinie della co- Lacinia della corona staminea esterna. rolla spiegate. Base dei cornetti della corona staminea . Orbiculo tagliato verticalmente. interna. . Cornetti della corona staminea interna. Margine della corolla. 4. Ginostegio privo della doppia corona sta- minea. Po) ED (CO) Si ‘49 STAPELIA DISCOLOR Tod. TAB. XII fig. inf. S. ($ Orbea) orbiculo erecto, carnoso, luteolo, lineolis purpureis transverse re- ticulato-lineato; corollae parviusculae quinquefidae purpurascentis lineolis vix conspi- cuis hinc inde maculatae laciniis reflexis, brevibus, ovatis, basi vix angustatis; mar- gine pilis longiusculis, glandulosis, fimbriato-ciliatis; coronae stamineae exterioris par- titionibus breve ac late linearibus bi-tridentatis; internae corniculis exterioribus subu- latis, erectis, interioribus longioribus exertis, luteo-viridibus, glandulis maculisque nigris undique conspersis, e basi erectiuscula incurvatis, apice clavatis. Fioritura. Da Settembre a Novembre. ; Stazione. Probabilmente nativa dal Capo di Buona Speranza, e: proveniente dalle colture del rinomato orticultore francese Cels. Descrizione. I rami variano in altezza arrivando ad avere taluni di essi sino a 16 centimetri grossi poco più del dito mignolo, glabri, di un color verdé pallido, che sotto' l'influenza dei raggi so- lari prende una tinta purpurascente, tetragoni, cogli angoli ottusi, e poco rilevati, dentati; questi denti sono patentissimi, sporgenti sino a cinque millimetri dall'angolo del fusto, arrotonditi, com- pressi leggermente da ambo i lati nel loro primo sviluppo ; nell'età adulta si disseccano all'apice: e sporgono in fuori da 1 1 a 3 millimetri, mostrano all’estremità la cicatrice della parte, che, dissec- candosi è caduta. Il peduncolo per lo più solitario, è inserito verso la metà del ramo, patentissimo, incurvato al- l'apice e dalla parte inferiore sviluppa alle volte da uno a tre fiori, lungo uu centimetro e mezzo, glabro, di color rossastro pallido.. Il calice è diviso quasi sino alla base in cinque partizioni, quasi eguali fra di loro , lanceolate acute, carnosette, applicate alla pagina esteriore della corolla, leggermente rossastre, con una tinta verdognola; lunga ogni lacinia da circa 5 millimetri. i La corolla è carnosa-coriacea, puzzolente, dalla base del peduncolo sino all'apice di ciascuna la- cinia segna poco più di ? cent. e mezzo ed ha un diametro poco più di 5 centimetri e 4, dalla faccia esterna dell’orbiculo sino all'apice delle lacinie segna più di due centimetri, l'orbicolo dalla sua base esterna segna un diametro di circa 17 millimetri; alla loro base le lacinie hanno 18 mil- limetri di larghezza; dall'angolo delle lacinie sino alla base esteriore dell’orbicolo vi è una; distanza di 8 millimetri. L'intera corolla è glabra, da pertutto purpureo-fosca, leggermente rugosa, e verso il centro l apice di qualche ruga prende una tinta giallognola; nel suo centro si eleva l'orbicolo di color giallo vivace, transversalmente percorso da piccole linee porporine, flessuose e quasi con- fluenti fra di loro, queste linee si allontanano fra di loro a misura, che si solleva l’orbicolo, e dal- l’orificio dello stesso sino verso la parte interna le lineette principiano a divenire meno pronun- ciate, sicchè il fondo dell'orbicolo è interamente giallo; epperò il fiore è discolore, appunto per la diversità spiccata del colore del fondo dell’orbicolo colla corolla. i Le lacinie della corolla sono brevi, ovate, appena ristrette verso la base, e si restringono quasi ad un tratto verso l'apice in una punta acuta; il margine delle stesse è munito di una serie di peli diafani, porporini, aventi due millimetri di lunghezza, compressi e dilatati verso il loro apice. Il ginostegio si solleva dal centro dell’orbiculo che all’interno prende le forme di una. scodella; la corona staminea ha le sue lacinie brevi largamente lineari, le quali verso l'apice offrono wn 13 50 restringimento, che termina ordinariamente in due piccoli denti, ed alle volte fra di essi si costi- tuisce un piccolo seno, dove qualche volta si sviluppa un piccolo denticino; le lacinie hanno un color porporino col margine più fosco; i due denti nel loro apice hanno una stria giallognola. Della corona staminea interna i cornetti più esterni sono brevi, subulati, di color fosco porporino eretti, e leggermente allontanati dai cornetti interni; il loro colorito è verdognolo, più lunghi degli interni, e sporgenti fuori dell’orbicolo sono coperti di piccole punte quasi nere, che verso l’apice in- grossato a forma di clava sono assai più avvicinate fra di loro e prendenti la forma di prominenze glandulose; essi si sollevano dalla base segnando un arco la cui parte convessa guarda l'interno del ginostegio, questo incurvamento è appena pronunciato, sicchè tutti e cinque tendono ad avvici- narsi fra di loro, ma l’incurvamento all'apice essendo più pronunciato si scostano tra di essi, e si avvicinano ai cornetti esterni. SPIEGAZIONE PELLA FAVOLA XII fig. inf. a) Pianta intera colle lacinie della corolla e) Lacinia della corona esterna, rivoltate. f) Base dei due cornetti della corona in- 6) Orbiculo tagliato verticalmente con la co- terna. rona staminea interna ed esterna. 9) Lacinia della corolla. c) Cornetti della corona staminea interna. h) Margine della lacinia ingrandito! d) Ginostegio privo della doppia corona. i) Peduncolo. STAPELIA ATRATA Tod. Tab. XII fig. sup. S. ($ Orbea) orbiculo subscutellato, parce elevato, ore explanato, ampliato; corol- lae laciniis stellatis, demum in tertio superiore subreflexis, triangularibus, acutissimis, ni- gro-purpurascentibus, lineis paucis luteis in duabus tertiis inferioribus pictis, coeterum concoloribus, brevissime ciliolatis; coronae stamineae exterioris laciniis linearibus, apice 9 bifido-dentatis, partitionibus divaricatis, sinu amplo, denticulo brevissimo quandoque in- ferjecto; internae cornuculis subaequilongis maculis minutissimis conspersis 9 i i i i interioribus e basi erecta arcuatis, apice clavatis, exterioribus erecto-patentibus. Fioritura. Da Settembre ad Ottobre. Stazione. Originaria probabilmente dal Capo di Buona Speranza, e coltivata da antico tempo nell’Orto Botanico col nome di S. variegata, proveniente dal giardino botanico di Ferrara ; Descrizione. I rami variano in altezza, ed arrivano ad avere da 3 a 7 centimetri di o dritti, 0 leggermente ascendenti, quasi tetragoni, ordinariamente più grossi del dito mignolo 2 L qualche volta più sottili, di un color verde pallido, e prendono al sole una tinta porporina, glabri ’ 51 cogli angoli molto rotondati, ottusissimi, dentati : questi denti sono lunghi circa tre millimetri al- lorchè sono giovani, ma caduto |’ apice sporgono appena, e la cicatrice di questa parte caduta è assai ristretta. Il peduncolo, che sopporta il fiore è inserito nella parte inferiore del ramo, lungo circa 35 mil- limetri, grosso quanto una penna di colomba, arrotondito; di un verde pallido con una tinta por- porina. Le lacinie del calice sono lanceolate acute, applicate alla pagina inferiore della corolla, lun- ghe circa 9 millimetri, larghe da circa quattro alla loro base, verdognole con una tinta rossastra. La corolla è quinquefida, dal centro all'apice di ogni lacinia misura circa 41 millimetri, dal cen- tro all'angolo delle incisioni delle lacinie 21 millimetri circa; il suo colore al di fuori è verdognolo con una tinta porporina, e percorsa da linee longitudinali di color porporino più vivace; all’interno è nero-purpurascente, coperta di rughe transversali e percorsa per-lo più anco transversalmente di piccole linee irregolari gialle, le quali in vicinanza dell’orbiculo mancano del tutto. Le lacinie sono quasi triangolari, coi due lati del triangolo assai allungato, e terminano in un apice molto acuto, disposte come i raggi di una stella, e ripiegantisi al di fuori per la loro terza parte superiore, alla loro base hanno una larghezza di circa 11 millimetri, la lunghezza dell'angolo della divisione, che è acutissimo, misura sino all apice 27 millimetri, nella loro estremità le rughe vanno mano mano a sparire, e la superficie diviene quasi levigata, e le linee giallicce scompaiono del tutto; il loro margine è contornato da una linea giallognola non bene spiccata, e sulla stessa si sviluppa una serie di brevissimi peli porporini. L'orbicolo si solleva dal centro della corolla circa 6 millimetri; alla base ha un diametro di 20 millimetri circa, nell’orificio spianato ne ha 26, questa parte non si rivolta in fuori, e perciò la- scia scoperta la sua base, esso ha il colorito stesso della corolla, esteriormente levigato, unicolore, senza linee giallicce, la superficie interna è screziata di piccole linee gialle come la base delle la- cinie della corolla. - Le lacinie della corona staminea esterna sono lineari, in lunghezza sono quasi eguali alla metà dell'altezza dell’orbicolo, ed all'apice divise in due denti profondi, divergenti un poco per i loro apici, lasciando nel loro mezzo un seno, che è slargato al suo orificio, più ristretto verso la base; nel mezzo del quale vi è una piccola prominenza appena pronunciata in forma di un piccolissimo dente, nel contorno sono giallognole con una fascia atro-purpurea nel mezzo; le due partizioni la- terali sono più larghe alla base e terminano in un apice ottusetto; sono di color giallognolo, sere- ziate di piccolissime macchie porporine , che verso la parte interna delle lacinie divengono con- fluenti fra di loro e quindi le lacinie divengono quasi unicolori. I cornetti della corona interna sono gialli con una tinta verdognola, sparsi di piccoli punti atro- purpurei, che tendono al nero; gli interni sono dapprima eretti indi immantinente ricurvi in arco verso gli esterni, sono gracili, ma all'apice si ingrossano a forma di clave; gli esterni sono quasi dritti, poco più brevi degli interni, compressi verso la base da ambi i lati, filiformi, e terminano in una punta ottusetta appena ingrossata. La base dei due cornetti è convessa come una leg- giera gibbosità verso il cornetto esterno, e vi è una macchia circolare, che cinge la base di questo cornetto, nel rimanente di color giallo. SPIEGAZIONE BELLA PAVOLA XII fig. sup. 1. Pianta intera con le lacinie della corolla 3. Corona staminea interna. spiegate. 4. Corona staminea esterna. 2. Orbicolo colla doppia. corona staminea 5. Base dei cornetti della corona staminea tagliata verticalmente. interna. 52: STAPELIA SCUTELLATA Tod. Tab. XII /ig. med. S. ($ Orbea) orbiculo scutelliformi, valde elevato, minutissime punctato , ore explanato non reflexo; corollae quinquepartitae laciniis reflexis, ovatis, acutis, maculis oblongis subconfluentibus transversalibus pictis, margine pilis inaequalibus breviusculis glandulosis a basi usque fere ad apicem ciliatis; coronae stamineae exterioris laciniis late linearibus, divaricato-bifidis, quandoque denticulo minimo in sinu amplo interjecto; internae curniculis subaequalibus exterioribus subulatis, interioribus e basi erectiuscula antice incurvatis, apice incrassatis, glanduloso-tuberculatis. Stapelia defleoxa Hort. bot. lips. ann. 1864. Fioritura. Da Agosto ad Ottobre. Stazione. Probabilmente originaria dal Capo di Buona Speranza, coltivata nel R. Orto Botanico e nata da semi ricevuti dall’Orto Botanico di Lipsia sotto nome di Stapelia deflexa. Osservazioni. Questa specie non l'abbiamo potuto riferire a nessuna delle Stapelie da noi co- nosciute; per la forma dell’orbiculo si allontana completamente dalle specie vicine alla S. muta- bilis, per i suoi margini ciliati si allontana altresì dalle altre specie della sezione Ordea, per la forma dei peli delle ciglia, per la grandezza del fiore, e per la forma dello orbiculo è anco comple- tamente distinta dalla Stapelia conspurcata Willd. Non ha poi nessun rapporto con la Stapelia deflecra Jacq. Descrizione. I rami variano in altezza da 5 a 10 centimetri, e sono grossi quanto il dito mi- gnolo, ascendenti o eretti, glabri di color verde gaio, quadrangolari cogli angoli ottusi abba- stanza pronunciati, dentati; questi denti, come ordinariamente nel genere, sono patentissimi, spor- genti sino a 5 o 6 millimetri dall'angolo del fusto, arrotondati, la loro estremità si dissecca e cade, e rimane la parte inferiore colla punta arrotondita, molto protuberante con la cicatrice dell'estre- mità caduta. Il peduncolo, che sopporta il fiore è inserito nella parte inferiore del ramo a fior di terra, lungo 35 mill. arrotondito, e pendendo in giù poggia sulla terra, il suo colorito è biancastro con una tinta verdognola pallida, rare volte è solitario, ma ordinariamente ne nascono due o tre lateralmente al dente. Il calice è diviso quasi sino alla base in cinque partizioni lanceolate, carnosette con una tinta porporina assai sbiadita, lunghe circa 9 mill., applicate alla pagina esteriore della corolla. La corolla è carnosa, inferiormente ha un colore bianco sporco con una tinta verdognola, dalla base del peduncolo sino all'apice di ogni lacinia misura quasi quaranta millimetri di lunghezza, sino all'angolo di ogni partizione misura circa 17 mill., ed ogni lacinia è lunga circa 23 millimetri, sicchè il diametro dell'intero fiore è circa 8 cent. La corolla nel suo centro è carnosa, nel cui mezzo sorge l’orbiculo e nell'altra sua parte è divisa in cinque lacinie, che tendono a ripiegarsi in dietro, e clie si ripiegherebbero esattamente, se non ne fossero impediti dai rami e dal terreno su cui posano. Il colore della corolla e dell’orbicolo è giallo, appena verdognolo, ma la corolla tanto nel fondo, che nelle lacinie è screziata di macchie oblunghe o di linee transversali alle volte confluenti fra di loro di color porporino, nella quarta parte superiore della lacinie le macchie sono più avvicinate tra di loro, ed il colore porporino si diffonde da pertutto. 53 Le lacinie sono ovate, aventi alla base la larghezza di due centimetri circa, acutissime, munite alla loro estremità di un callo giallognolo; lungo il margine sono ciliate di peli tutti disuguali in lunghezza, e difformi fra di loro, alle volte qualcuno ha l'apice slargato od appiattito, e divengono più brevi a misura che sono situate verso l'apice delle lacinie, sino a mancare del tutto; in gene- rale questi peli si ripiegano verso la parte inferiore. L'orbicolo è molto elevato dal fondo della corolla, ed alto circa 7 millimetri, ristretto alla base, e slargato verso l'apice in forma di campanello, e misura 20 centimetri di diametro; nel fondo dello stesso sorge il ginostegio, il quale si eleva per l'estremità dei cornetti interni appena al di fuori dell’orificio dell’orbicolo, il quale è macchiato internamente di punti minutissimi più o meno arro- tonditi, e che vanno ingrandendosi verso l'estremità dell’ orificio, nella parte esterna si allungano transversalmente, sicchè a poco a poco prendono le forme di linee transversali, quasi simili a quelle del fondo della corolla. La corona staminea esterna è divisa in cinque lacinie piuttosto brevi, arrivando ai due terzi del- l'altezza dell’orbicolo , largamente lineari, all’ apice bidentate, colle laciniette divaricate, con un largo seno nel centro del quale si sviluppa rare volte un piccolo dente; il loro colorito è più sbiadito dell’orbicolo, di un giallo assai pallido, con una tinta verdognola, macchiata di piccolissimi punti molto avvicinati tra di loro di color porporino assai sbiadito; nel loro centro ci ha anco una mac- chia porporina. La corona staminea interna ha lo stesso colore di quella esterna macchiata di pic- colissime punte porporine un poco più vive, i cornetti esterni sono eretto-patenti, subulati, ottusetti ed eguagliano quasi in lunghezza i cornetti interni, i quali sono arcuati con l'apice incurvato in avanti e leggermente ingrossato e conniventi fra di loro per il dorso; la loro base è leggermente ingros- sata e punteggiata. SPIBGAZIONE BELLA FAVOLA XII. fig. med. a. Pianta intera con le lacinie della corolla d. Corona staminea esterna. spiegate. e. Ginostegio. b. Orbicolo colla doppia corona staminea f. Base de’ cornetti della corona staminea tagliata verticalmente. interna. c. Corona staminea interna. 14 54 STAPELIA ANGULATA Tod. Tab. XIII fig. inf. S. ($ Orbea) orbiculo erecto, carnoso, quinque angulato, ore quinque lobato; corollae planae quinquepartitae laciniis explanatis, demum revolutis, late-ovatis, acu- tiusculis, margine pilis glandulosis ciliato-fimbriatis, luteis, lineis transversis laete-pur- purascentibus, undique conformiter reticulato-maculatis; coronae stamineae exterioris la- ciniis late linearibus, brevibus, basi latioribus, apice constrictis bi-tridentatis; internae corniculis omnibus undique crebre punctis nigro-purpurascentibus maculatis; exterio- ribus patentibus subulatis, interioribus longioribus exertis e basi suberecta incurvato- arcuatis; apicibus incrassatis punctis elevatis subcristatis. Fioritura. Da Settembre a Novembre. Stazione. Probabilmente nativa dal Capo di Buona Speranza e coltivata con falso nome nei giardini botanici d'Inghilterra. Descrizione. I rami sono brevi, variando da 4 centimetri e 7 a 5 centimetri e 4; dapprima prostrati, radicanti, quindi ascendenti con quattro angoli, che nella età adulta sono appena pro- nunciati, grossi quanto il dito medio coi denti molto avvicinati fra di loro e molto sporgenti ancor nell'età adulta; questi denti nel primo sviluppo sono patentissimi, lunghi circa 6 millimetri, adulti perdono la loro estremità lasciando una cicatrice assai slargata. Il pedunculo, che sopporta il fiore, nasce nella parte inferiore del ramo, è grosso quanto la penna di un colombo arrotondito, verdognolo con una tinta porporina 3 per esser molto breve il fiore si apre a fior di terra; lo che spesso impedisce alle lacinie di rivoltarsi indietro, Il calice è quinquepartito di color verdognolo con una tinta rossastra, le sue lacinie sono ap- plicate alla’ parte inferiore della corolla, carnose, lunghe 7 millimetri, larghe circa 5 millimetri, La corolla è di una mezzana grandezza, dal centro dell’orbiculo sino all'apice di ogni lacinia ha una estensione di 6 millimetri circa, dall'esterno dell’orbiculo sino all'apice 33 millimetri, dall’apice delle lacinie sino alla base della incisione da circa 25 millimetri ; essa è uniformemente colorata, sastra, nella pagina superiore nel fondo è giallo, macchiata di color di porpora assai vivo, disposti a form sissimo confluenti fra di loro; questa pagina superiore è legg rine sono prominenti, coperte di una peluria brevissima e fol Le lacinie sono ovate, ristrette verso la base, ed all'angolo delle incisioni il mar sporgente al di sotto, all'apice sono acute, e nella loro massima latitudine arriv ghe 12 millimetri, il loro margine è frangiato di peli lunghi glandulosi, colore un po’ più oscuro delle macchie della corolla; poichè ordinariamente ostacoli si frappongono a ch L'orbiculo è solido, eretto con cinque angoli pronun mità dei lobi corrisponde agli angoli dei seni delle limetri sul resto dell’orificio avente un diametro di è colorato nel modo istesso della corolla, di piccole linee transversali, a di una rete e Spes- ermente rugosa, e le macchie porpo- tissima, appena visibile sotto la lente. gine fa una piega ano ad essere lar- appiattiti all'apice, di un queste lacinie si dispongono in forma di stella, € potessero rivoltarsi all'infuori. ciati nel suo orificio, è sinuato-lobato, e la som- lacinie, i lobi si innalzano circa a più di 2 mil- circa 20 millimetri alla sua base ; all’ ma il color giallo vi predomina, poichè a misura che si solleva dal fondo della corolla le linee transversali divengono più rare, più brevi, e tendono ad ar- rotondarsi; nell'interno il color giallo vi predomina del tutto, le macchie si rimpiccoliscono ancora , e prendono decisamente la forma arrotondita. esterno 55 La corona staminea esterna è divisa in cinque lacinie, più brevi dei cornetti esterni, e non ar- rivano alla metà dell'intera altezza dell'orbiculo ; la loro forma è lineare, un poco slargata alla base e ristretta all'apice, il quale è costituito da due denti assai piccoli e brevi, alle volte nel loro mezzo lasciano un piccolo seno, nel quale sì sviluppa sempre un denticino assai più piccolo di quelli laterali; queste lacinie unitamente ai loro denti hanno un colore giallognolo, nel centro della loro base sono macchiate di un colore porporino roseo, all'apice, unitamente ai denti, coperti di piccolissimi punti porporini. I cornetti della corona interna sono di color verdognolo, che tende al giallo, coperti in tutta la loro superficie anco nella faccia interna della loro base di piccolissimi e numerosi punti porporini avvicinati tra di loro, il cui colorito diviene più fosco, e divengono più sporgenti a misura che si avvicinano all'estremità. I cornetti interni dapprima sono eretti, ma im- mantinenti si ricurvano all'infuori in un arco e rimangono discosti alquanto per il loro rispettivo dorso; verso l'apice leggermente ingrossati a forma di clava e sporgenti al di fuori dell’orificio del- l’orbicolo. I cornetti esterni sono più brevi e non si elevano al di sopra deilobi dell’ orbicolo, la loro forma è subulata, appena ingrossata all'apice, eretto-patenti, e quindi con l'estremità discosta dall’apice dei cornetti interni. Il pedicello, che sostiene il ginostegio, come l'intero corpo del gino- stegio istesso ha una tinta biancastra. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA XIII fig. inf. I. Pianta intera colle lacinie della corolla IV. Lacinia della corona staminea esterna. Spiegate a forma di stella. V. Base dei due cornetti della corona sta- II Orbiculo tagliato verticalmente con la minea interna. doppia corona staminea. VI. Margine della lacinia della corolla in- III. Cornetti della corona staminea interna. grandito. VII. Ginostegio. 56 I Cotoni coltivati nell’Orto Botanico di Palermo nell’anno 1876. Nell’Orto Botanico di Palermo, come negli anni 1863, 1864 ed altri anni susse- guenti, si sono coltivati una moltiplicità di specie di Cotoni, tanto provenienti dai semi ricevuti dai varii giardini botanici, coi quali questo trovasi in relazione, quanto dai semi inviati dal Real Governo, e precisamente dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, onde coltivarle per riconoscerne la loro importanza industriale, e nel con- tempo riconoscerne scientificamente i loro caratteri specifici. I semi che ci pervennero per mezzo di S.E. il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio furono i seguenti : I. Dalle colture praticate nell'isola di Malta. IV. Dalle colture dell’India orientale presso Bom- 1. Gossypium religiosum Linn. bay. 2. » herbaceum' Linn. 9. Cotone Hawey with. II. Dalle colture eseguite in Alessandria di Egitto. 10.» MHingulstatt. 3. Cotone bianco. 11.» Omvoratte. 4». Atmani. 12.» Dholera. 5.» Gallini 13.» Khandeisch. III. Dalle colture eseguite nell'isola di Corfù. 14. Khandeisch from American seeds. 6. Cotone di Corfù. V. Delle A del Perù e di altre incerte pro- . > di Zante 1° Santa Maura. venienze. 8.» di Zante 2° Santa Maura. i 15. Cotone d’India. 16. , del Forjum, I Cotoni provenienti dai diversi giardini botanici, e da’ varii stabilimenti orticoli furono i seguenti : VI. Dallo Stabilimento orticolo del signor Haage XI. Dai giardini botanici di Roma, Modena, Am- (Junior) di Erfordia. burgo, Pietroburgo, Monaco, Monpellieri, U- 17. Gossypium herbaceum Linn. trecth e dal giardino della Scuola superiore di 18. Cotone Upland. VII. Dal giardino botanico di Friburga. 19. Gossypium album Wigth. VII. Dal giardino botanico di Pisa, Groninga; Ro- ma, Roano, Copenaga. 20. Gossypium arboreum Linn. IX. Dal Giardino di Pisa. 21. Gossypiùm barbadense Linn. X. Dallo Stabilimento orticolo del signor Ernesto Benary di Erfordia. 22, Gossypium Baumvolle, agricoltura di Portici. 28. Gossypium herbaceum Linn. XII. Dai giardini botanici di Firenze (dei sem- plici), Pisa. 4. Gossypium hirsutum Mill. XII. Dal'giardino botanico di Pisa. 25. Gossypium indicum Lam. XIV. Dal giardino botanico di Pisa e dallo Sta- ‘ bilimento orticolo de’ sigg. Platz & Sohn di Erfor- dia. ; 26. Gossypium religiosum Linn. XV. Dal giardino botanico di Pisa e dal giar- dino dalla Scuola superiore di agricoltura di Portici. 27. Gossypium siamense Ten. XVI. Dallo stesso giardino di Portici. 28. Gossypium siamense Ten. var. lana rufa. XVII. Dal giardino delle Piante del Musco di Sto- ria naturale di Parigi. 29. Gossypium Sturtii. XVIII. Dal giardino botanico di Basilea, Copenaga 57 e dal giardino della Scuola superiore di agri- coltura di Portici. 30. Gossypium vitifolium. XIX. Dal giardino botanico di Pisa. 81. Gossypium Wightianum. XX. Dal giardino botanico di Copenaga. 82. Gossypium Nanking. XXI. Inoltre varie specie e varietà di cotone col- tivate da semi provenienti dalle precedenti col- ture eseguite in questo Giardino Botanico. Per l’ultima categoria, sebbene le specie e varietà di Cotoni erano ben numerose, nonpertanto la maggior parte proveniva dai semi delle colture antecedenti all’ an- no 1874. La bufera, scoppiata addi 1% settembre 1874, avea distrutto tutte le specie dei Cotoni che si coltivavano nella pipiniera comunale, ch'è il luogo, dove allo scoperto degli alberi si possono ottenere piante bene sviluppate; quindi moltissime specie, che si coltivano sin dall'anno 1863 andarono completamente perdute, poichè non fu più possibile di raccoglierne semi maturi. Quando nella primavera dell’anno 1875 si eseguì la seminazione, non si tenne pre- sente, che nel decorso anno 1874 non si erano raccolti semi delle varie specie dei Cotoni, e quindi i semi che rimanevano della raccolta del 1873 non si riseminarono in quell’ anno, e quando ciò si esegui, nella primavera del 1876, la maggior parte o non nacquero, o appena nati perirono. In quanto alla determinazione scientifica delle varie specie coltivate, in questo anno 1876 si ebbero a ricavare le seguenti osservazioni : I. In generale i semi dei cotoni, che provengono dai varii giardini botanici tranne quelli dell'Orto Botanico di Genova, e degli Orti dei climi più meridionali, non ger- mogliano molto facilmente, o producono individui, che facilmente si avvizziscono, ov- vero riescono a fruttificare assai tardi, e quindi non rendono capsule ben mature. II. I semi ritratti dalle colture, che si eseguono in Europa riescono tanto meno pre- gevoli per quanto son coltivati in una zona, che si discosta dall’Africa; i semi, che si coltivano in Malta e nelle isole di Cipro sono superiori a quelli di Sicilia, quelli di Sicilia e di Corfù superiori a quelli delle province napoletane, e così mano mano sino a quando in queste province cessa la grande coltura del cotone, ed in effetto in questi luoghi solo, che essa si può con profitto ed in larga scala eseguire. . III. Al contrario i semi provenienti dall'America settentrionale sono superiori ai semi che ci provengono dall'Egitto, dalle Indie, e dall'America meridionale, non ostante che provenissero da regioni più calde; i semi che provengono dai cotoni coltivati nella Nuova Orleans, sia che fosse il cotone Upland, sia che fosse la Sea Island ci danno piante di gran lunga superiori a quelle, che nascono dai semi provenienti dalle cul- ture del Brasile, dell’ Egitto , dell’ India orientale e precipuamente la Sca Island, i ; 15 58 semi della quale coltivati in un clima più caldo delle province dell’ America setten- trionale, momentaneamente in vicinanza dell’ilo producono un ciuffettino di peluria che rimane aderente, e la lana è di minore bontà, che non sia quella proveniente dalle culture dell'America settentrionale. i Quindi tutti coloro che vogliono coltivare Cotoni in larga scala sia in Europa, che fuori Europa, devono ritrarre i semi direttamente dall'America, anzichè da qualsivo- glia altra contrada. IV. Che in Sicilia ed in tutti altri paesi meno meridionali della stessa, il Sea Island non è pianta, che potrà attecchire per le grandi culture; poichè non è stato pos- sibile di coltivarlo in modo, che dia una ubertosa produzione nel mese di settembre : la maturità delle sue capsule sì protrae sino a novembre, nella quale epoca sebbene arrivino talune a raggiungere una completa maturità non pertanto succede l’opposto nella maggior parte di esse. V. Che i cotoni che si coltivano generalmente nei varii Orti botanici sono da per tutto riconosciuti con falsi nomi, o se pure con nomi esatti, però è indubitato che devono scomparire, poichè fuori contrasto sono puramente sinonimi di specie già da gran tempo conosciute. Così per esempio la pianta, che corre nei giardini coi nomi di G. siamense Ten: è senza dubbio il G. hirsutum Mill. e niuno metta in contrasto la identità di queste due piante. Nel modo istesso la pianta che ordinariamente corre nei giardini col nome di @. re- ligiosum non è il G. religiosum Linn., ma una varietà del G. hirsutum Mill. , che porta la lana fulva. Così il nome di G. album deve completamente scomparire, poiché fu costituito dai bo- tanici Wight ed Arnotti quali riunirono in un fascio molte specie di Cotoni apparte- nenti al gruppo del G. herbaceum, che chiamarono col nome di (. album, mentre di molte altre specie ne costituirono il G. nigrum; ora la pianta, che corre sotto nome di G. album nei giardini botanici, è il G. hirsutum Mill., var. lana alba, cioè la più pregevole varietà commerciale di questa specie. Il Gossypium herbaceum di molti giardini botanici, non è altro, che il G. hirsutum, e quindi gli si attribuisce erroneamente il nome di un’altra specie, sulla quale non ci è generalmente diversità di opinioni, mentre taluni altri giardini botanici inviano il nostro G. Wightianum, il quale, qualunque si fosse la opinione sulla persistenza dei caratteri che esso offre, certmente dee esser distinto come una notevole varietà, la quale ci appresta un cotone assai ruvido, che non ha alcun pregio nel commercio, e che non ha affatto quella peluria che ci dà il G. herbaceum Linn. che si coltiva nel- l’isola di Malta ed in tutte le altre isole del Mediterraneo, onde il confondere in unica specie, queste due piante, indubitatamente diverse fra di loro per le qualità del loro cotone può tornare a grave pregiudizio degli agricoltori. Nel modo istesso moltissimi agricoltori in ogni anno coltivano varie specie di co- toni, i quali effettivamente hanno il fusto fruticoso ed alle quali meglio si attaglie- 99 rebbe il nome di arborescente, che alla specie descritta dal Linneo col nome di G. ar- boreum, 0 alle altre specie di questa sezione da noi descritte; queste piante coltivate assai spesso nei giardini col nome di G. arboreum, appartengono ad un gruppo ben distinto, le di cui specie portano i semi agglomerati fra di loro, e disposti per due serie longitudinali in forma di piramidi, al qual gruppo appartiene secondo le opinioni del celebre prof. Parlatore il vero G. religiosum Linn. Questo gruppo è proprio dei climi tropicali, in Europa non è possibile il coltivarlo, poichè le varie specie principiano a fiorire verso la fine di ottobre. Pochissime capsule danno semi maturi, e la pianta difficilmente resiste ai rigori dell'inverno, allorchè è lasciata in piena aria. I cotoni inviateci del signor 7agge (Junior) che è uno dei più distinti orticultori di Erfurt, l’uno cioè il cotone Upland corrispondeva esattamente al G. hirsulum Mill., ma l’altro che ci rimise col nome di G. herbaccum Linn. apparteneva al nostro G. ma- rilimum cioè alla Sea Island. Ed ora ai semi in vaste proporzioni spediteci dal Real Governo, e provenienti dalle varie culture eseguite fuori delle province italiane. Semi provenienti dalle culture di Malta. Le due specie provenienti l'una col nome di G. religiosum Linn., e l’altra col nome di G. herbaccum, erano la prima il G. hirsutum Mill. var. lana fulva, la quale seminata nelle terre addette alla pipiniera comunale diede tutte le gradazioni della sua lana dal color bianco sporco al color leonato, e la seconda l’antichissimo G. herbaceum Linn. che era l’unica specie di cotone, che si coltivava nel bacino mediterraneo, che è la miglior specie di cotone del vecchio mondo la quale vive all’asciutto, e nei climi più caldi dell’istesso bacino mediterraneo perenna da un anno all’altro; ma che nè per l’ubertosità del suo prodotto, nè per la bontà del cotone che ci appresta, può egua- gliare il G. hirsutum Mill. Questa specie come accennammo vegeta e fruttifica senza bisogno di irrigazione, e nell'isola di Pantelleria l'abbiamo veduto persistere da un’anno all’altro ; irrigata da un miglior prodotto, ed allora costituisce la var. macrocarpa, nella quale le cap- sule sono assai più grosse, la peluria più delicata e più lunga, ma in questo stato lussureggiante le foglie prendono uno sviluppo considerevole, e le capsule, che la pianta produce, ‘sono ben poche. In Malta l’abbiamo veduto irrigare dai contadini attingendo con una secchia l’acqua dai pozzi, e riversandola a mano nelle piccole ajuole, dove si alleva una sola pianta di questo cotone. Il Gossypium hirsulum Mill. ha bisogno, in Malta ed in Sicilia di una maggiore ir- rigazione che non la richieda il G. herbaceum Linn. , quindi la difficoltà di estenderne 60 la cultura, là Lot non si’ “può UIGUIIRO, a buon‘ mercato di un volume sufficiente di ann fità i Semi provenienti dalle coltivazioni di' Alessandria di Egitto. In Egitto il cotone è stato coltivato-in ‘grandi proporzioni, e pare'che di anno in anno la cultura ‘prende un più esteso sviluppo, è sembra che-di giorno in giorno, le varietà commerciali dell’Amèrica settentrionale vadano vieppiù estendendosi a prefe- renza del G. herbaceum, che tende a restringersi quantunque ésso ‘sia speoiano nel- l'interno dell’Egitto. ; Dei ‘tre semi speditici da questa regione nessuno apparteneva al G. herbaceum; ma in vece erano il G. hirsutum Mill. (Upland) ed il G. maritimum Tod. (Sea Island). Il ‘Gossypium che ci venne spedito col nome di Cotone Bianco era la varietà del G. marilimum var. jumelianum (Tod. oss. sui Cotoni p. 84). Dai semi del cotone spedito col nome di Cotone Almani, ci nacquero due. specie, l’una era il Gossipium hirsutum e Valtra il G. marilimum jumelianum. Il Cotone Gal- lini ci diede la Sca Island (G. marilimum) che’ aricora non ‘si era esattamente tran- sformata nella varietà da noi detta jumelianum. Questo risultato prova, che la Sea Island si coltiva in grandi proporzioni in Egitto, e che ogni giorno la cultura di questa specie ‘si ‘estende ‘con’ una grande rapidità, e che la parte Muelliente c dei Soi pula già ad | EIMIIGRERO la distinzione tra Specie e specie. E per fermo nell’Egitto -scompariscono le difficoltà; che si incontrano in Sicilia, in ; Sardegna, in Malta, é nel rimanente dell’Italia per la coltivazione ‘di questa specie; in Egitto il clima è manifestamente più caldo, ed i bozzoli maturano assai più pre- cocemente e non sono arrestati nel loro sviluppo dallo abbassamento: della tempera- tura nelle notti del mese di settembre, e ‘quindi le capsule DOSSO raggiungere il loro completo ‘sviluppo. Sulla introduzione e diffusione di iuaiaiio in Egitto noi nelle: nostre. osser- vazioni sulle varie specie dei cotoni accennammo, che essa era da’ antico. tempo: col- tivata in Egitto nell'orto di Mahon-Bey nei dintorni di Bowlac, ed indi del Jumelio diffusa in tutto l'Egitto; onde in commercio è appellata col nome di Cotone d'Egitto, Jumel, ed impropriamente Makò. La produzione di questa pianta posta in raffronto all'antico Cotone di Egitto (G. herbaccum Linn.) è prodigiosa tanto‘ in rapporto ‘alle moltiplicità e grandezzé delle capsule, quanto in rapporto alla bontà del: cotone, che queste rendono; donde quei racconti favolosi sulla bontà di. TS pianta, che -hanno tanto ‘contribuito a diffonderla.’ du: © Ed un racconto di simil generfe-si UDO nello ‘scorcio di questo anno, e se ne è tenuto verbo nel Congresso internazionale di Amsterdam, ed oggi i giornali prin- cipiano ad occuparsene; in effetto il chiarissimo signor Andrè nel suo celebre gior- nale la Illustratione Horlicole così abilmente dallo stesso diretta (ann. 1877, 5 livr. 61 pag. 69), ci afferma, che il Delchevalerie del Cairo ha messo sotto gli occhi del Con- gresso internazionale, taluni saggi di un nuovo cotone trovato nei campi del basso Egitto presso Cheik-el bedel nei dintorni di Chibin-el-Kern. La pianta presentata al Con- gresso suddetto, si afferma, che arriva all'altezza di tre metri, e si suppone, che fosse il prodotto di una ibridazione tra il G. herbaceum e PHibiscus esculentus. Il Governo Italiano, era stato già informato di una simile diceria, e ci avea dato conoscenza d’una memoria che il signor Giucomo Russi gli avea. alacremente inviato, unitamente ai semi della pianta medesima ed alle mostre del cotone. Dalla lettura della detta memoria, eliminando ogni idea d’incrociamento del G. hirsu- lum con l’Ilibiscus esculentus, noi sospettammo, che non trattavasi di altro, che di qual- che notevole varietà del Sca Island, a cui unicamente potea riferirsi il saggio della bam- bagia spedita, non che i semi stessi, che di peluria erano privi : semi che oggi ger- mogliarono nel giardino, e le piantoline appartengono al nostro G. marilimum cioè alla Sea Island del commercio. Rimane solo a vedere se mai costituissero una varietà per- manente,. e quindi bisogna aspettare, che si maturino i frutti, del che sarà reso conto in una nuova relazione sulla cultura dei Cotoni in Italia, che noi stiamo compilando, e che sarà per munificenza del Governo pubblicata per le stampe. ; Un che di simile era stato da noi osservato e reso di pubblica ragione nel nostro lavoro pubblicato sui cotoni : sul proposito enarrammo, che avendo esaminata la Sea Island coltivata in una discreta proporzione nel campo di Camastra presso il conte Tasca; ivi in mezzo alla Sea Island vi erano talune piante, che si innalzavano al di là delle altre, e che sembravano un ibrido tra il G. hirsultum: ed il G. maritimum e questa varietà chiamammo col nome di G. marilimum var. degeneralum, e la stessa ci offriva una doppia peluria, una breve ed aderente, ed un’altra lunghissima di una qualità superiore per la sua splendidezza alla vera Sea Island. Ma questa varietà, come quasi tutte le varietà ibride non si perpetua per seme, e nelle successive coltivazioni non nacque, che il Makò (G. maritimum var. jumelianum). Così parallelamente nel G. hirsutum (Nuova Orleans, o Upland del commercio) rica- vammo una varietà singolarissima, che appellammo col nome di G. hirsulum var. Har- dyanum, che si distingue dal G. hirsutum per avere una sola qualità di lana, e que- sta essere eguale a quella del Sea Island; e gli attribuimmo questo nome, perchè ci era stata ‘inviata dal signor Hardy dal giardino di acclimazione di Mamma, col nome di Cotone Georgie a longue soie, senza che in realtà fosse stata la Sea Island, varietà che ritenemmo l’ effetto di un incrociamento tra il G. hirsutum ed il G. marilimum, e che in effetto non è persistita, ma si riproduce. da se quando in terreni pingui si coltivano entrambe queste due specie in vicinanza fra di loro. Ma un incrociamento di una specie di cotone con l’ibiscus esculentus (vulgo Bam- mia) non è cosa seria, e questa ultima pianta, che ha i semi sprovvisti affatto di peli non potea col suo incrociamento perfezionare la peluria della Sea Island o della Nuova Orleans 62 Semi provenienti da Corfi e dalle isole dell'Arcipelago greco. I semi ricevuti sotto nome di Cotone di Corfù appartenevano al @. hirsulum Mill., ‘lo che prova; che questa specie ‘attecchisce da per tutto nel bacino mediterraneo. I semi che ci vennero spediti col nome di Cotone ‘di Zante era il Gossypium her- «baceum ; e quelli ‘col nome di S. Maura coi numeri 1 e 2, erano un miscuglio del fr. hirsutum ed il G. herbaceum; probabilmente nello sgranellamento i semi delle due specie ebbero a confondersi; e quindi: il nascere promiscuo di tutte e due le specie. «Semi provenienti dalla coltura dell'India nella provincia di Bombay. La maggior parte delle specie provenienti da questa contrada, ricevute sotto nomi diversi, appartenevano ai cotoni indiani, e precisamente al. G. Wightianum Tod.; che «inopportunamente si è voluto confondere col @. herbaccum. In effetto il cotone Haswey With., il cotone Hingulslati, sono il nostro G. Wightia- num; il cotone Dholera è il (. herbaceum var. microcarpum; il cotone Omvaratte, è una forma ibrida del G. Wightianum, in quanto poi al cotone Khandeisch e Khandeisch from american Seed, stando ai risultati ottenuti dalle nostre colture il primo sarebbe il G. Ivirsutum , il ‘secondo il .G. Wighliamim ; ma certamente qualche equivoco do- vette succedere nello scrivere i nomi sui pacchi dei semi, poichè per quanto è a no- stra conoscenza non'abbiamo mai ricevuto, come coltivato per uso commerciale dall’A- ‘«merica ;' né il'G. herbaceum né il G. Wighlianum, e quindi non può essere che nel- l'India si appellasse col nome di americano , o che si ritraesse dall'America il Co- DI tone, che è spontaneo nell'India stessa, e che unicamente nelle Indie orientali si col- tiva per specolazione. iau Da questi risultati sembra, che sè ne possano ricavare le seguenti conseguenze : I. Che nelle Indie orientali si continuano a coltivare in grandi proporzioni, le spe- cie istesse, che si coltivavano ai tempi del Wight cioè il nostro G. Wightianum , il quale, siccome la sua lana è un po’ migliore di quella, che appresta il G. arboreum Linn. e le specie vicine, così in proporzione la cultura del G. Wighlianum ora predo- mina nelle Indie nelle vicinanze di Bombay a giudicarne dai varii semi rimessi. II. Che in quelle contrade si tenta in ristretta proporzione di sostituire il G. her- baceum al G. Wightianum, ma pare che il vero G. herbaceum, che si coltiva în Egitto e nelle isole del Mediterraneo non prosperi grandemente nelle Indie e non mai l’ab- biamo ricevuto con quella bella bambagia, che si produce in Europa. IIT. Che in quelle contrade si. cerca di introdurre il G. hirsutum Mill. ritirandone i semi dall'America, ma sembra egualmente che questa cultura non sia generalmente diffusa nell’anzidetta provincia di Bombay; e certo a causa degli ostacoli, che si saranno potuti incontrare. ; IV. Che giammai prospera in quelle contrade la Sea Island. non ostante, che se. ne abbia tentata la cultura sin da molto tempo innanzi. 63. Cotoni del ‘Perù e di altre località. Queste altre piccole collezioni ci pervennero assai tardi, cioè nei primi di ottobre, e le varie specie seminate non arrivarono a fiorire, A giudicarne dai semi taluni appartenevano al Gossypium hirsutwm Mill., e preci- “samente alla più stupenda varietà detta nel commercio Nuova Orleans ‘o Upland, una specie si avvicinava alla Sea Island, ma non era in buona condizione, ‘perchè lasciava dubbii, se fosse effettivamente questa specie, ovvero una varietà del G. hirsutum e con precisione il G. hirsutum intermedium , qualcuna sembrava essere una specie di cotone indiano vicino al G. arboreum Linn. Queste varie specie si sono riseminate in primavera, e nella relazione di questo anno si può con più certezza. avere la ‘loro esatta determinazione. Semi provenienti dalle antiche culture eseguite nell'Orto Bolunico. La specie, che in questo gruppo più richiamava la. nostra attenzione; era precisa- mente il G. microcarpum var. luxurians, che reiteratamente a partire dall'anno 1864 abbiamo coltivato nel giardino botanico. Non ostante, che le terre della pipiniera co- munale siano sterilissime, e che noi non avessimo potuto disporre di una quantità co- Diosa di acqua, tuttavia la Specie di anno in anno si è ingentilita, le lacinie dei suoi lobi si sono un poco slargate, e le sue capsule si sono straordinariamente ingrandite quasi il triplo della loro naturale grandezza : noi ne diamo qui Ja figura perchè que- sta specie fosse convenientemente apprezzata. Essa ha molti vantaggi da farne estendere la sua coltivazione, poichè produce il maggior numero di capsule, che qualsivoglia altra specie. da noi conosciuta; queste capsulé arrivano assai presto alla loro maturità, la bambagia è assai morbida , ed ora è divenuta di una conveniente lunghezza, per come si può rilevare dalla figura datane. . Tutto consiglia a persistere nella sua cultura, poichè i suoi bozzoli di anno in anno ingrossano e la bambagia diviene di migliore qualità. Noi qui ne riproduciamo la descrizione. GOSSYPIUM MICROCARPUM Tod. Tab. XIV. G. caule erecto, ramis numerosissimis tenuibus, patentibus, pyramidato-coespitosis; foliis: fere palmato-sectis, glabratis, ciliatis, segmentis 3-5 elongato-lanceolatis, irre- gularibus, acutis, basi vix angustatis, sinubus rotundatis; bracteolis pèdunculo multo 64 longioribus ovatis, cordatis, usque ad basin liberis, ciliatis, ab apice usque ad secun- dam tertiam partem profunde laciniatis, laciniis lineari-lanceolatis, acuminatis; corollae parvae, bracteolas aequantis vel superantis, [petalis sub anthesin campanulato-expen- sis, obovatis, semicuneatis, subtruncatis, basi lateraliter maculatis; calyce basi con- stricto,. bracteolis triplo breviori; androphoro fere ab ipsa basi antherifero, stylo tubo longiori; capsulis parvis, globosis; seminibus ovatis, duplici lana vestitis, alia brevi arcte adhaerenti, olivacea, alia gossypina sordide alba vel rufescenti. Gossypium mierocarpum Tod. rel. sui cot. colt. nell’anno 1864, p. 151, et ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1864, p. 32. VAR. LUXURIANS foliorum partitionibus, latioribus, integris, capsulis triplo-majo- ribus, lana gossypina longiori. Gossypium microcarpum var. luxurians Tod. ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1864, p. 84. Icon nostra tab. XIV. Stazione. Originario del Messico. Descrizione. Lu pianta si semina nella seconda quindicina di aprile, nasce in meno di otto giorni, e dapprima cresce lentamente, ma nel mese di luglio prende l'aspetto di un cespuglio molto forte pei suoi rami numerosissimi, ed arriva ad avere l'altezza di più di un metro circa. Il fusto principale glabro inferiormente ha la grossezza poco più del dito mignolo, nella parte superiore è pubescente, i suoi rami primari si dividono in molti rami secondari, essi sono sparsi e si allungano flettendosi a zig-zag, cogli internodi più corti delle foglie, rotondati, coperti in tutta la loro superficie di punti nerastri, e di una pelurie, che persiste qua e là, ma non egualmente in tutta la superficie. Le foglie nei primordi della pianta sono ovate, acute, indi principiano a divenire trilobate, po- scia tripartite, e poi partite quasi sino alla base in tre segmenti, ed all'apice dei rami alle volte non si sviluppano, che una o due lacinie; a misura, che le partizioni sono più incavate, si restrin- gono e divengono lanceolate, ed assai allungate, e quindi palmatisette , sino ad avere cinque di- visioni. Queste lacinie sono. per la loro forma irregolari e difformi fra di loro; l'intermedia è un poco più larga, ed assai più lunga, e supera in lunghezza il picciuolo, alla base è irregolarmente incisa, sia da entrambi i lati, sia da un solo; queste laciniette sono più o meno pronunciate, ‘da impiccolirsi in forma di grossi denti; le due lacinie laterali a quella di centro sono più o meno pronunciate; ma sempre più profondamente incise nel margine laterale alla lacinia media; le la- cinie più inferiori per lo più sono intere; non di rado, nell’estremità dei rami queste incisioni delle lacinie spariscono ; i seni sono rotondati, ma le lacinie si avvicinano molto fra di loro. Le due lacinie della base sono assai più corte, ed ineguali in lunghezza fra di loro. La lacinia media è lanceolata acuminata, munita di un piccolo mucrone, le altre sono assai più corte, più ristrette, acute, e terminate ugualmente da una cuspide; le due di base hanno la lamina leggermente dila- tata verso il picciuolo , sicchè la foglia è alla base appena cordata; le nervature principali sono molto pronunciate, e non partono contemporaneamente dall’apice del picciuolo, ma alle volte al- lontanate fra di loro per un breve tratto, qualcuno dei due lobi laterali, parte della base del nervo medio, i nervi secondari sono leggermente pronunciati, e le vene appena appariscenti. Nel dorso delle nervature ad un punto alquanto disposto dalla base della foglia vi si ritrovano delle glan- dule, le quali spessissimo sono appena pronunciate; nel nervo centrale la glandula non suole or- dinariamente mancare; come. suole avvenire nei laterali; spesso nella lacinia centrale si manifesta ancora il vestigio di un’altra glandula al di sopra della sua metà. 65 Il colore della lamina è di un bel verde; essa inferiormente è un poco più pallida, il suo con- torno è sempre ciliato, i punti neri esistono tanto nel tessuto fibroso che nel celluloso; e sono molto appariscenti nel dorso delle nervature. ) Il picciuolo è arrotondito, scabro al tatto, perchè i punti neri sono assai sporgenti, al di sopra è rossastro, inferiormente verde , e nel punto dove s'inserisce la lamina e si prolunga nei nervi il suo colore sì fa più vivo, sicchè la lamina alla base prende una tinta rossastra. Le stipole sono lineari, lanceolate, quasi falcate, acuminate, ciliate, e quelle delle foglie, da cui parte il peduncolo, sono ovate, acute, ciliate, pubescenti, ed hanno nel loro margine uno o più denti. I peduncoli sono brevi, arrotonditi, pelosetti e scabri al tatto come i picciuoli. Le bratteole sono ovate, acuminate, cordate;'con le orecchie slargate, rotondate e libere intera- mente fra di loro; nel mezzo della loro base fanno adesione al calice, ed ivi si osserva spesso una glandula, ma poco pronunciata ; nel contorno delle dùe terze parti superiori sono frastagliate in molte lacinie lineari-lanceolate, acuminate; la superficie esterna è leggermente pubescente, e per- corsa dalla base sino all'apice delle lacinie da nervature, le quali per mezzo di vene si intrecciano fra di loro. La lacinia media è più lunga delle altre, sorpassando il resto della lamina, che rimane intiero; le altre vanno mano mano abbreviandosi, ed il loro apice è sempre allungato in una punta acuminata, quasi falcata, incurvandosi verso la lacinia media; e verso la fine. della seconda terza parte si riducono in forma di denti acuti, e non rimane intero, che il contorno della lamina ap- pena nella base. j * VE Il calice ha la forma di un bicchiere, ristretto verso la base, con cinque lobi 0) ‘denti, appena pronunciati , acuti; eguaglia in. lunghezza la quarta parte delle bratteole; fra una. bratteola ed un'altra viene a manifestarsi una glandula, ma ordinariamente non bene pronunciata; i denti sono acuti e ciliati verso l'apice, il rimanente della superficie è glabro, e tutto DUBeesiRo dalle‘ solite macchie nere. i La corolla è gialla pallida, ed è la più piccola delle specie da noi vedute; indi.prende una'tinta rossastra; allorchè appassisce è uguale, o appena più lunga delle bratteole; arrivando. appena alla lunghezza di 3 centimetri, durante l’entesi, si apre interamente; i suoi petali seno obovati, da un lato cuneati, all'apice quasi troncati, il contorno dal lato, che ricuopre la metà dell'altro, è intiero, ciliato; nell'altro è leggermente crenato, o raramente denticulato; presso alla base ha spesso una piccola macchia porporina, ma non molto vivace, la quale suole érdinariamente mancare nella var. lu&urians. L'androforo è glabro, sparso di piccoli punti, che prendono una tirita donano antérifero quasi sin dalla base; la parte libera dei filamenti, che son pochi numerosi, è molto lunga; il tubo non arriva in lunghezza ad eguagliare la metà della corolla, ma gli apici liberi degli stami FCOTSSSAnO le due terze parti. Il pistillo offre le sue divisioni agglutinate, e quasi adese'fra'di loro, è tutto punteggiato ‘per serie longitudinali, e si solleva appena al di sopra degli stami. L'ovario è arrotondito, ordinariamente ha quattro logge, coi semi: disposti: in:due' serie longitu- è esattamente arrotondita , grande quanto un ‘nocciolo: avellano , ed ordinaria. dinali. La capsula è mente le sue quattro logge hanno cinque semi; nella varietà lucurians la capsula; è è quanto una noce ‘conune, e' termina in una punta un poco allungata. - : I semi sono piccoli, ovati, muniti nei primi anni di cultura di una doppia lana, l'una breve; ver- dognola, tenacemente aderente; l’altra cotonifera, un po' lunghetta, di un colore bianco sporeo:chè tende al rossiccio, un po' morbida, e non aveva alcun prégio negli: usi economici per.lapoca:quan: tità che ne racchiudevano le sue capsule, che maturavano dapprima assai tardi»: oggi mano mano le stesse si sono ingrandite, la lana cotonifera è divenuta più bianca, più copiosa, più lunga, da spe- oa) 66 rare, che può rientrare nelle nostre culture, e di esser migliore di quella che produce il G. her- baceum. BSPIBGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Ramo fiorito. 7. Capsula nella pianta spontanea. 2. Foglia. 8. Capsula nella pianta coltivata (var. 8. Brattea. lugurians). 4. Petalo. 9. Capsula aperta (var. lazurians). 5. Calice con l’androceo. 10. Seme con la lana cotonifera spiegata 6. Gineceo. (var. luxurians). AGAVE CANDELABRUM Tod. Tab. XV. A. ($ Euagave) caule brevi tractu foliato , inde elongato, bracteolato, a quarta parte inferiore usque ad apicem florifero; foliis late linearibus, elongatis, subcoriaceis, basi dilatatis, carnoso-incrassatis, cito in laminam per totam longitudinem fere usque ad quartam partem superiorem subaequilatam excurrentibus, superne gradatim in apicem acuminatum, spina brevi, cornea, subulata, canaliculata, castaneo-fusca ter- minatum desinentibus; in pagina superiori ad basin brevi tractu vix concaviusculis, deinde usque ad quintam partem inferiorem planis, coeterum canaliculatis; in pagina inferiori ad basim brevi tractu incrassatis, statim per totam' longitudinem convexis, margine spinoso-dentato, spinis omnibus antice incurvatis, basi substantiae foliorum aequalibus, parte superiore, cornea, fusca, triangulari: floribus in panicula basi py- ramidata, coeterum elongata, decomposita, deinde sobolifera dispositis; ramis secun- dariis subtrichotomis : floribus confertis : perigonii sexfidi laciniis linearibus, eretiusculis, tubo longioribus, ovario subaequilongis, ante anthesin flaccidis. Agave Rumphii hort. pan. et hort. belg., gall., etc. Fioritura. Fiorisce nel principio della primavera, e si protrae per lunghissimo tempo. Stazione. Probabilmente originaria del Messico, coltivata nel giardino col nome di 4. Rumphii, proveniente da varii stabilimenti orticoli del Belgio. ; Osservazioni. Specie elegantissima per il suo bel portamento ma di difficile determinazione; se- condo la classificazione del Jacobi ci sembra appartenere al gruppo delle Agaveae cerathocanthae, ed alla sezione delle subcoriaceae, e non parmi che si possa riferire ad alcuna specie sinora descritta. L'Agave Rumphti Hassk. cat. hort. bog. 38, alla quale costui riferisce come sinonimo l' Aloe americana Rumphii amb. 5, p. 273, tab. 94, è una specie assai dubbiosa, ed il suo nome non me- . rita certo di essere conservato tanto se sia una Specie distinta dalla 4. cantula Roxb., quanto se fosse la stessa specie.— Se identica, l'A. cantula Roxb. deve conservare questo nome per dritto di anteriorità; il lavoro: del Roxbourg fu pubblicato nel 1832, quello dello Hasskar!, nel 1844; se di- versa, il nome è inopportuno, poichè l’Aloe americana del Rumphius ci sembra, come giustamente 67 osservò il Salm-Dick, una pianta, che non può riferirsi ad una Agave; non affermiamo che sia una Bromeliacea, come il prelodato scrittore, ma la descrizione del fiore ripugna a considerarsi come una Agave. Il Rumphius descrivendo il fiore della sua pianta si esprime in questi termini — inque dis du- plex forum forma. Quorum prima sunt viridia, et tenuiter serrata foliola, pollicis unguem circiter longa, interne parum concava, et conniventia, unde et optime florem repraesentat, qui tamen non est, ex ipsorum enim media parte alia iterum excrescunt similia foliola , quae sensim post priorum lapsum genuinum ezibent florem. Altera îitaque forma verum constituit fiorem, qui plerumque ad latera umbellarum iterum conspicitur, at in inferiore parte bina crassa gerit foliola. Flos hic raro sese extendit constatque e sex oblongis, et concavis petalis, quae plerumque cinguntur, et quasi cluuduntur ab ecetremo maximo, quod tetrorsum flectitur, coloris ex viridi flavescentis. Quantunque la prima categoria dei fiori descritta dal Rumphius, non siino altro che i bulbetti, per mezzo di cui si moltiplica la pianta, e potrebbe la stessa rife- rirsi ad una Agave, che si propaga in tal modo; non pertanto la descrizione del vero fiore la al- lontana dal genere Agave; poichè esso è descritto con uno dei sei petali difforme dagli altri, abbrac- ciante gli altri più piccoli, e che poi si ripiega in dentro; per il che noi crediamo che il sinonimo del Rumphius non appartiene ad una Aguve : si avverta altresì, che nel luogo, dove, egli dice averla rin- venuto (in Maccassara), si ritrovava raramente, non avea un nome speciale volgare, e non si co- nosceva a quali usi si potesse adibire; sicché egli la giudicava più presto come una pianta esotica, non realmente indigena, molto più che là vi era stato un orto, dove si coltivavano piante ad uso di ornato. Al contrario il Roxb0urg nella sua flora indica, chiama la sua specie col nome di A. cantula, perchè con tal nome era stata riconosciuta dagli indigeni, cioè con un nome sanscrito; ed in opposi- zione al Rumphius la crede appunto come indigena, quantunque poi ne dubiti a ragione, che gli Zindù la chiamano col nome di Ananassa di Europa, e dice che alla sua epoca era comunis- sima nel Bengal. Coi caratteri dati dal Roxbourg è impossibile riconoscere la identità della nostra specie; poichè esso non vi assegna altro carattere, che quello di avere le foglie spinose-dentate, ed il tubo della corolla contratto al di sopra della metà, gli stami molto più lunghi della corolla e lo stilo quasi della stessa lunghezza; caratteri, che sono comuni ad una moltiplicità di specie di Agave ; nel modo istesso la descrizione dell'Hasskar! per il lembo della corolla revoluto ci fa ritenere di ossere una specie completamente diversa. Intanto l'Hawort nella sua pl. succ. supp., p. 42, descrive una specie di Fourcroya col nome di F. cantala, ed a cui riferisce il sinonimo di A. eantala R. H. Beng. 1814 p. 25, non Rozd. /l. ind. che dal Koch Wochenschr, 1860, p. 54, è stata riunita in unica specie col nome di A. Rumphii facendone una sezione speciale col nome di Bromeliaceae. Noi non ignoriamo che il chiarissimo signor Kock, che ha tanto illustrato il genere Agave, opina che la pianta figurata dal Rumphius, sia una Agave ; ma a ciò ripugna la descrizione da noi sopra riferita. Dall'altro canto nessuna impressione ci recano i rizomi striscianti sul suolo, come vengono effigiati dal Rumphius; moltissime specie di Agave coltivate in piena terra, si moltiplicano per rizomi, che alle volte camminano qualche poco sotto terra, e poi si allungano sopra del suolo, il che potrebbe essere una imperfezione nella figura del Rumphius : addippiù aggiungiamo, che la inflo- rescenza nella pianta del Rumphius, è completamente difforme dalla nostra; la pannocchia, quando i bulbettini sono sviluppati, costituisce una massa compatta, non una pannocchia lassa portante © pochi bulbetti. Quanto poi al sinonimo di Foureroya cantala ‘Haw. esso è piu che incerto. Jacobi assicura di aver veduto la pianta dell'Hawort giovane, ed essere la A. rigida, la quale corre nei giardini col nome di Fourchroya; ma che è indubitatamente una Agave, quantunque fosse ancor essa vi- 68 vipara, e per patria vi si attribuisce la China; ove forse sarà stata coltivata. La A. rigida Mill. è del nuovo non dell’antico mondo , e dall’ Hawort fu considerata inopportunamente come una Fourcroya. La nostra pianta differisce dalla A. Rumphii Aut.; secondo noi appartiene ad una sezione dif- ferente; non ha le foglie ricurvate o lasse, nè canaliculate; e perchè i denti non hanno una base cartilaginea biancastra; forse è stata riferita all'A. Rumphéi, poichè nell'età giovane nelle piante, che si coltivano in vaso, le foglie si mantengono deformate e non più si possono confrontare colle foglie delle piante sviluppate che hanno caratteri completamente diversi da quelli, che nella descri- zione si attribuiscono all'A. Rumphii. Descrizione. Il fusto a contare dalla sua base sino al suo apice misura da circa 7 metri di elevazione; inferiormente per un tratto è rivestito nelle sue foglie normali; poscia, venuto il tempo ‘dell’inflorescenza, principia ad allungarsi, ed a sviluppare le brattee, ed .i fiori, lo che avviene ad un metro e mezzo della sua elevazione; è arrotondato in tutta la sua lunghezza, di un color verde allegro, coperto di una glaucedine, e si divide in molti rami, che costituiscono una inflorescenza a pannocchia allungata in forma di un candelabro; sull'asse principale si contano da circa 35 rami, i quali nella parte inferiore principiano ad avere 10 centimetri di lunghezza, ed i rami più lunghi ne misurano 37, computando sempre la misura sino alla estremità della base dei fiori ; nella parte media della inflorescenza la lunghezza dei rami più brevi arriva a 40 cent., ed i più lunghi sino a 72 cent.; poi verso l'apice della pannocchia principiano a raccorciarsi, ed essere più avvicinati fra di loro; la direzione dei rami è patentissima nel rapporto all'asse principale, quasi orizzontale; ma quando vengono a suddividersi si drizzano in alto, sicchè poi i peduncoli ed i fiori sono eretti. Le foglie normali situate alla base del fusto sono numerose, da circa 100, si sviluppano se- gnando una linea spirale ed arrivano ad attingere la lunghezza di più di un metro e mezzo; la loro spessezza e la loro superficie è variabile dalla base all'apice; nel loro insieme hanno una forma largamente lineare ed assai allungata, dilatata alla base, dove sono carnoso-incrassate, ma imman- tinenti siegue un restringimento, e poscia si prolungano in .una lamina quasi eguale in larghezza in tutta la sua estensione; nella loro quarta parte superiore si restringono insensibilmente in un apice acuminato, alla cui estremità vi è una spina breve, lunga 15 millimetri, subulata, legger- mente canaliculata, cornea, di un color di castagna un po’ fosco; nella pagina inferiore vicino alla base per un breve tratto sono incrassate e poi convesse per tutta la loro longitudine; nella pagina superiore alla base per un breve tratto appena convesse, poi divengono piane sino alla quinta parte inferiore, e nel rimanente canaliculate; il margine è spinoso-dentato, colle spine che guardano tutte in avanti, la loro base ha una sostanza eguale a quella delle foglie ; nella parte superiore sono cornee, di un color fosco, la loro forma è triangolare. La direzione delle foglie, allorchè la pianta è coltivata in piena terra, e sono in numero da costituire una rosetta, è nel loro primo sviluppo dritta; ed esse divengono patenti a misura che si sviluppano le altre; quando poi si sviluppa la parte dell'asse fiorifero le inferiori divengono patentissime e solo nel centro in vicinanza della parte dell'asse fiorifero sono del tutto erette , compiuta la fecondazione e continuando a vegetare il fusto, con numerosi bulbettini, che compariscono dietro i fiori già caduti, le foglie si avvizziscono, e la lamina delle più esterne si ripiega in dietro; quelle più vicine al fusto rimangono sempre allo stesso avvicinate, e sono le ultime che deperiscono; queste foglie, che rimangono erette ed avvicinate al fusto, che sono quelle, che si sviluppano allorquando l’asse fiorifero si allunga, sono più ristrette, meno consistenti, eguali in tutta la loro lunghezza, e canaliculate al di sopra dalla base sino alla loro estremità. A queste foglie succedono le brattee, che nella parte inferiore dell'asse fiorifero sono ben grandi, e da una base slargata e che abbraccia per più di una metà il fusto, terminano in una punta acuminata : segnando una circoscrizione triangolare, colla base ristretta, e le due linee la- terali assai allungate, che si protraggono in una punta acuminata; nella parte inferiore del tronco 69 sono più lunghe degli internodii, ma a misura che il tronco si allunga divengono più corte; e si ina- ridiscono più presto, a misura che sono situate più in alto, e quando la fioritura è terminata, esse sono del tutto aride e disseccate. Gli assi secondarii, che sopportano i pedicelli fioriferi non sono esattamente trichotomi, spesso si suddividono a due. i I pedicelli variano in lunghezza ed arrivano alle volte ad esser lunghi 25 millimetri; alla base sono muniti di una brattea arida, triangolare, acuta, di color fosco; alla metà della loro lunghezza sono muniti di altre due brattee più piccole, aride, brevissime, coi margini e le estremità biancastri. I fiori sono numerosi, di un color verde assai smorto, puzzolenti; le lacinie del perigonio rive- stono colla loro parte inferiore l'ovario, e fanno unico corpo con lo stesso, al punto dove termina la loro aderenza, che è Ja dove termina l'ovario, si opera un restringimento circolare, ed esse sono saldate fra di loro, e costituiscono il tubo del perigonio avente circa 17 mill. di lunghezza, il quale prende l’aspetto di una piccola botte, slargata nel centro, là dove nella parte interna si trovano in- serti gli stami, poscia si divide in sei lacinie lineari lunghe circa 28 mill., delle quali tre sono per poco più slargate verso la base, concave, con l'apice leggermente incurvato, e che si inarca a forma di un piccolo cucchiaio, nel cui mezzo vi è una piccola callosità, coperta di pochi peli brevi, che si estendono sino alla punta. Le lacinie hanno un colorito più slavato del rimanente del fiore di co- lor verdognolo tendente al bianco sporco, avente una tinta giallognola; come succede lo sbuccia- mento del fiore esse si avvizziscono, si accartocciano sopra esse stesse per i loro margini e si ri- piegano in giù, già del tutto appassite. Il tubo è al di dentro ripieno di un liquido assai copioso, ed all’esterno è solcato da sei linee che segnano il congiungimento delle sei foglioline del perigonio. I filamenti sono quasi esattamente rotondi subulati di color giallo verdognolo, macchiate di pic- cole linee di color di porpora sbiadito, assai più lunghi delle lacinie, sono inseriti nel mezzo del tubo, e si discostano dalle pareti dello stesso dirigendosi verso del centro per poi segnare una linea eretto-patente, onde diffinitivamente rimanere nella parte superiore discosti fra di loro; la loro lunghezza a partire dalla inserzione del tubo è da circa 65 mill. » essi alla loro estremità termi- nano in una punta assottigliata che si inserisce al di sopra della metà dell’antera. Le antere sono versatili pendenti, lineari, lunghe 35 mill. e si aprono longitudinalmente. Lo stilo è rotondo e sorge dal centro del tubo, dritto, quasi eguale in tutta la sua lunghezza; di un color biancastro con una tinta porporina smorta;; pria che le lacinie del perigonio si av- vizziscono, è più breve delle stesse lacinie; ma quando gli stami sono nel loro completo sviluppo più lungo delle lacinie, ma più breve degli stami, poscia eguale agli stessi, e, quando le antere cadono giù, arriva ad avere sino a 75 cent. di lunghezza; all'apice verso lo stigma è leggermente inerassato. Lo stigma è giallastro trigono con gli angoli rotondati, e gli orificii dello stesso scor- rono sopra la superficie degli angoli come tre piccole linee, che s'irradiano dal centro. L'ovario è di un verde pallido levigato, coperto da una glaucedine poco pronunciata, cilindraceo verso la parte inferiore, alla sua base, dove si articola col pedicello, è un poco ristretto, superior- mente si restringe ancora un poco, ma meno della parte inferiore; ha nella sua superficie sei sol- chi poco pronunciati, che sono la continuazione di quelli del tubo, lungo circa 30 mill. 3 nell'in- terno è triloculare, gli ovoli sono situati agli angoli della cavità di ciascuna loggia disposti per due serie ed opposti fra di loro, con un funiculo ombelicale assai sviluppato; nelle pereti delle logge in faccia all'angolo interno si forma una escrescenza carnosa, che si avanza verso la cavità della loggia, e si colloca tra le due serie degli ovoli. Le capsule non arrivano a raggiungere la loro completa maturità, ma cadono giù, ed immanti- nenti si sviluppano una miriade di piccoli bulbettini, i quali attaccati alla pianta principiano a ve- 18 70 getare, e si mantengono per lunghissimo tempo attaccati al fusto, che poi per il peso di questi bulbettini si rovescerebbe, se non fosse con una fune attaccata a qualche poderoso sostegno. SPIBRGAZIONE SRELLA FAVEDAÀ 1. Pianta intera impiccolita. 10. Parte della lamina recisa verso la metà 2. Fiore appena sbucciato. della foglia. 8. Fiore nel momento vicino all’antesi. 11. Pistillo. 4. Fiore posteriormente all’antesi. 12. Capsula. 5. Fiore durante l’antesi. 13. Ovarii tagliati verticalmente. 6. Stame. 14. Ovarii tagliati transversalmente. 7. Base della foglia. 15. Capsula tagliata transversalmente. 8. Apice della foglia. 16. Parte libera delle lacinie del perigonio 9. Taglio transversale della base della fo- veduta dalla faccia interna. glia. 17. La stessa veduta dalla faccia esterna. ALOE SCHIMPERI Tod. Tab. XVI. A. ($ Maculatae) caulescens, glauco, virens, foliis patentibus, horizontalibusque , oblongis, ima basi dilatatis, semi-amplexicaulibus, in apicem acutum gradatim excur- rentibus, in pagina superiore nerviis tenuissimis striatis, interdum maculis albis, ob- soletis, hinc inde conspersis, supra basim in medietate inferiori planis, in superiori ca- naliculatis, subtus laevigatis, concaviusculis, apice subcarinatis, subtriquetris, carina ac margine tenui ex albo-roseo, dentibus rubellis corneo-spinosis cinctis; pedunculo pri- mario basi nudo indiviso, superne dichotome ramoso, ramis divaricatis subcorymbo- sis; floribus pendulis, in racemo multifloro capitato-corymboso dispositis, perigonii la- ciniis in tubo cylindraceo subclavato, basi parcé inflato, ultra medium coalitis, cap- sulis ovatis. Aloe Schimperi T’od. ind. sem. hort. bot. pan. 1876, p. 46. Aloe lineata var. latifolia A. Br. ind. sem. hort. berol. ann. 1869 p. 7, non Haw. Fioritura. Da Aprile a Giugno. Stazione. La pianta che noi descriviamo , e che abbiamo figurata è indubitatamente quella, che ci nacque dai semi provenienti dal giardino di Berlino, e inviataci cortesemente dal sommo bo- tanico A. Braun, di cui se ne compiange la perdita. Noi credevamo, che fosse identica ad un'al- tra specie di Aloe raccolta dallo Schimper in Abissinia; ma non ne siamo ancora certi; poichè la pianta avuta dal Giardino di Berlino ha preso oggi un aspetto singolare, in modo, che non siamo ancor certi, se fosse identica a quella, che ci nacque dai semi dell’ Abissinia; le cui piante non avendo ancora fiorito, non possiamo affermare essere identiche a quella coltivata a Berlino. La de- dica allo Sc/himper rimane, come un omaggio all'illustre esploratore dell’ Abissinia, che ha anco recato. una quantità di semi di diverse specie di Aloe. vii ©sservazionî. Noi non crediamo che la nostra pianta potesse in alcun modo riferirsi alla Aloe lineata Haw, e formarne una varietà a foglie larghe. La Aloe lineata Haw. è una specie assai dubbiosa a giudicarne dalle poche parole dette del- l'Hawort nella sua syn. pl. succ. p. 79, avendola semplicemente indicata colla sola seguente frase specifica : A. foltis viridibus lincatis, spinis rubris; poscia nella sua revisione, pag. 40 ne fece due varietà, «. viridis, e l’altra p. glaucescens, che forse apparterranno a due specie diverse. La var. glaucescens, forse sarà stata la pianta, di cui se ne ritrova una bella figura nel Salm-Dyck. L'Hawort nella sua syn. pl. succ. la colloca in una sezione, a cui dà i caratteri seguenti : Cau/e senecto suffruticoso, nec dichotomo-propaginibus plerumque radicalibus. Il Salm-Dych ed il Kunth la collocano nella sezione delle Proliferae; ma la pianta figurata dal Salm-Dyck abborrisce questa sezione, quantunque avesse il pedunculo fiorale semplice e bratteato, come lo hanno le varie specie di questa sezione. La nostra pianta ci sembra, che si deve avvicinare all'4. paniculata Jacq., che è la sola specie della sezione Paniculatae, di cui io conosco il nome, ma non ho mai veduto la figura del Jacg. fragm. pag. 48, tab. 68, dove questa specie si trova effigiata, ma la nostra pianta ne differisce perchè le foglie non sono ripiegate in dietro, nè piane; e forse ancora per il carattere della corolla alla base inflato. La nostra pianta è una specie che congiunge la sezione delle paniculutae, con quella delle pictae. Noi abbiamo figurato la pianta allorchè per la prima volta fiori nel nostro giardino nel primo anno; poi è tornata a fiorire in questo secondo anno e l'inflorescenza è rimasta immutata, poste- riormente però, la pianta prese un rapido sviluppo, ed i caratteri della foglia si sono molto pro- nunciati, e quindi noi descriviamo qui appresso il suo fusto e le foglie dopo la seconda fioritura verso la seconda metà di agosto. Descrizione. La pianta è caulescente; e tende a proporzioni assai sviluppate : è la più robusta delle specie, che appartengono alla sezione delle pictae, quella che produce il maggior numero di fiori ed è di grande ornamento nei giardini; la parte inferiore del tronco ricoperta dagli avanzi delle foglie disseccate misura un' altezza di circa 10 centimetri ed il diametro del tronco istesso rico- perto di queste foglie, non ancora cadute, ma persistenti, è di circa 8 centimetri, Le foglie inferiori ancor verdi situate nell’ apice del fusto, ascendono a circa 20 s hanno circa 34 centimetri di lunghezza, e sono larghe circa 11 centimetri; la loro forma è oblunga; alla loro base, ove si attaccano al fusto sono semi-amplessicauli, e dalla base all'apice tendono insensibil- mente a restringersi, ma verso la quinta parte superiore il restringimento si fa assai pronunciato, e terminano in una punta acuta. La loro consistenza è carnosa, mantengono una direzione oriz- zontale o ascendente, e nella quinta parte superiore alle volte riprendono la loro direzione oriz- zontale; nella pagina superiore quasi piane sino alla loro metà; ma a partire dalla loro metà le due parti laterali della lamina si rialzano leggermente e principiano a divenire canaliculate, ma a mi- sura che si procede verso l'apice questo restringimento è più pronunciato, e la lamina, che nel con- tempo si restringe, ha i suoi due margini laterali, così rialzati, che quasi si toccano; e, quando l'apice si dissecca, si accartoccia alla sua estremità. Il contorno è circondato da un margine angusto, cartilagineo, di un colore che dal bianco va al roseo, e da dove sporgono in fuori una serie di denti piccoli, cornei, assai resistenti al tatto, acuti spinescenti, di un colore, che dal roseo tende al rosso; la forma di questi denti è triangolare con l’a- pice rettilineo senza incurvarsi nè verso l'apice, nè verso la base delle foglie, alle volte molto vicini tra di loro, alle volte si discostano l'uno dall'altro sino ad intercedere lo spazio di un centimetro; il loro colore è più intenso verso l'estremità. La pagina superiore dell'intera lamina è di color verde pallido, glauca, ora esclusivamente per- corsa da linee longitudinali di color verde più intenso, ora nebulosamente conspersa di macchie più 72 pallide, che tendono al bianco, alle volte mancano le stesse linee longitudinali. Nella pagina in- feriore sono levigate, glauche, e le strie longitudinali sono quasi invisibili verso la base, ed alle volte leggermente convesse, ed oscuramente carinate; quale carena è più rilevata dove il restrin- gimento della lamina è più pronunciato , e verso l'apice la carena è rivestita qua e là di denti eguali a quelli del margine, a segno, di essere le foglie all'apice triquetre con la faccia superiore scannellata. Il peduncolo è robusto, grosso quanto un pollice, inferiormente è compresso, per la pressione che esercitano le foglie quando esso esce dalla ascella delle stesse, ma poi si arrotondisce; in tutta la sua superficie è glauco, con una tinta verdognola striata longitudinalmente di linee, dove la tinta rossastra è più pronunciata; al suo terzo principia ad emettere rami laterali, secondarii sem- plici, tranne di quello inferiore, che alle volte si divide in due per una volta sola; alla base di ogni divisione ci è una brattea, che abbraccia i tre quarti del peduncolo, triangolare, e terminata in una punta, lungamente acuminata; durante l’antesi è del tutto scariosa, e percorsa da nerva- ture longitudinali rossasire confluenti verso l’ apice. Poco al di sopra di questa brattea cioè tra l'angolo del fusto col ramo si sviluppa un'altra brattea, che abbraccia la parte inferiore del ramo, simile presso a poco a quella, che è inserita sotto il ramo istesso. I rami sono dritti, l’inferiore divaricato e molto lungo, gli altri più brevi ed arrivano ad essere sino a circa 10, e producono ognuno un racemo raccorciato (t4yrso-capitatus). 1 racemi si allun- gano gradatamente a misura che sbucciano i fiori inferiori; in ciascun racemo si rinvengono da 15 fino a 50 fiori. Il peduncolo principale arriva a sviluppare quasi sino a 10 racemi e ciascuno di questi, essendo ricoperto di un numero copiosissimo di fiori, la pianta è di grandissimo ornamento. I pedicelli, che sopportano i fiori sono lunghi 8 mill., più brevi della metà del perigonio, arrotonditi, verdognoli alla base, nel rimanente carnei, patenti nel rapporto all'asse che li sopporta, e dal loro apice pendono i fiorellini. Alla base di ciascun pedicello si sviluppa una brattea, assai più piccola e più angusta di quella che si sviluppa alla base del ramo, e termina in una punta acuminata da eguagliare la lurighezza del pedicello. I fiori sono tnbulosi , rosso-miniati con l’ apice solferino. Le lacinie nella loro parte libera non sono esattamente eguali; essendo tre foglioline appena più piccole; la parte libera è ottusa, emar- ginata con un piccolo callo nella parte superiore, e precisamente nel mezzo della lamina alla sua estremità; ed è precisamente in questo punto, che la callosità assume un colorito verdognolo; lungo il margine il colorito roseo è più sbiadito, quasi bianco, ed ivi la lamina è meno carnosetta del centro. x La base del tubo è leggermente rigonfiata in un piccolo globetto leggermente depresso da su in giù, poi sopra questo globetto si restringe, per poi nuovamente dilatarsi, per poi restringersi in- sensibilmente, là dove le sei foglioline rimangono libere, ed ivi il tubo è quasi triangolare, e lungo la saldatura delle tre lamine esterne è solcato; l’oriticio del tubo durante l’antesi è slargato. Gli stami escono appena da questo orificio, quasi uguali in lunghezza, e si avvizziscono contorcendosi in una spira. L'ovario è ottusamente trigono; lo stilo è quasi uguale in lunghezza agli stami. La capsula è ovata, e se ne maturano moltissime producendo molti semi fecondi. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpicciolita. 5. Stame dopo l’antesi. 2. Racemo. 6. Pistillo. 8. Foglia alla naturale grandezza. 7. Capsula. 4. Fiore alla naturale grandezza. 73 DURANTA MICROPHYLLA Desf. Tab. XVII. D. inermis vel spinosa, ramis subtetragonis, subcinereis; foliis parvis, oblon- go-obovatis, cuneatis, obsolete nervosis, obtusis, subintegris vel plerumque a medio ad apicem plus minusque dentatis, inferne integris et basi in petiolum brevem at- tenuatis; racemis folio semel longioribus, omnibus simplicibus, longitudine subaequa- libus , paucifloris, subsecundis ; pedicellis calyce brevioribus, reflexis; corollae tubo exerto; fructibus, mediae magnitudinis, ovato-ellipticis, apice acuto, brevissimo, calyce contorto terminatis, basi in pedicellum leviter incrassatum productis. Duranta microphylla Desf. cat. hort. Puriîs., ed. 3', p. 392. Duranta Plumieri Schauv. in Dec. prod. 11, p. 615 ex parte, non Jacq. Stazione. È stata coltivata nel giardino botanico col nome di Duranta microphylla Desf., ed è stata ricevuta recentemente col nome di Durunta Ellisti; è il tipo delle Durantae a foglie piccole. Fioritura. Per tutta l'està e per tutto autunno. Descrizione. La pianta costituisce un piccolo cespite, e tra le congeneri è quella, che si man- tiene meno elevata, i rami sono folti, spesso inermi, alle volte spinosi, coll’età durante la fruttifi- cazione si ripiegano in giù e sono arcuato-pendenti, quasi tetragoni, e coverti nel loro primo svi- luppo di una peluria strigillosa, quasi sericea; questi peli poi cadono a misura, che il ramo diviene adulto, e quindi i rami divengono quasi glabrati, di un color cinericcio, colla superficie sparsa di piccole protuberanze, che sembra avere avuto origine dai peli, che sono seceduti. Le foglie sono piccole, aventi 50 millimetri di lunghezza compreso il picciuolo, sopra 20 milli- metri di larghezza nella parte più sviluppata della lamina, e mantengono quasi uniforme questa proporzione sino alla estremità dei rami, dove poi tutte ad un tratto sotto gli ultimi racemi si rim- piccoliscono; la loro circoscrizione è obovata, coll’apice ottuso, leggermente dentate, o quasi intiere nella metà superiore, intiere e cuneate nella metà inferiore, e si assottigliano in un peduncolo bre- vissimo, avente 3 a 4 millimetri di lunghezza, lateralmente rivestito da un angusto prolungamento della lamina, compresso superiormente, con un leggerissimo solco nel centro. La lamina ha una consistenza sottile, nella sua giovine età è munita, precisamente nella pagina inferiore, di molti peli sparsi qua e là, strigilloso-sericei, che cadono nella età adulta, leggermente punteggiata, col margine per un piccolo tratto ripiegato. — Esse sono opposte, quasi decussate, poco distanti l'una coppia dall'altra, nella loro ascella spessissimo vi è una piccola gemma abortita, foliacea, coperta densamente di peli strigillosi sericei; alle volte lungi di abortire queste gemme sviluppano una o due foglie ascellari, ed alle volte si transformano in spine; sopra di questa gemma ve ne è un’al- tra, molto avvicinata alla stessa, ed è quella fiorifera. I racemi sono situati nella parte superiore dei rami, un poco brevi, distanti fra di loro, assai nu- merosi sino a contarsene 20 nella parte superiore di un solo ramo, quelli situati nella parte infe- riore sono più lunghi, e quando hanno i frutti maturi misurano circa 9 cent. di lunghezza, ma pro- cedendo verso l'apice si raccorciano e si riducono ad avere poco meno di quattro centimetri; quando il frutto è maturo, il racemo è cilindrico largo circa 20 mill. L'asse principale del racemo è quadrangolare cogli angoli poco pronunciati, durante l’antesi ogni pedicello secondario è munito di una piccolissima brattea lincare-setacea, quasi eguale ai pedicelli, 19 mu e che secede appena il frutto principia ad ingrossarsi ogni pedicello al di sopra del terzo della sua lunghezza, e quasi verso alla sua estremità è rivestito ancor esso da una o due brattee picco- lissime, ancor esse lineari-setacee più brevi del pedicello. Durante l’antesi questi pedicelli sono lunghi da 2-a 3 mill., gracili, filiformi, ricurvati in giù; dopo l’antesi si raddrizzano, ed assumono una direzione orizzontale in rapporto all'asse principale del racemo, il quale è molto resistente, e si mantiene quasi orizzontale in rapporto al ramo, edi varii racemi si dispongono sullo stesso in due serie longitudinali, che guardano quasi da un lato. A inisura, che dall’antesi si procede alla ma- turità del frutto, i pedicelli si ingrossano leggermente, non in tutta la loro lunghezza, ma solo verso la base del frutto, il quale alla sua volta si assottiglia in una base acuta. Il calice è tubuloso, munito di cinque pieghe da formare cinque angoli salienti, coverto di peli strigillosi, che cadono anco pria dell’antesi; cinque angoli terminano in cinque piccoli denti, che da una base appena più larga si prolungano in una punta angustissima, lineare-setacea, lunga circa un millimetro, ripiegata un poco in giù, e colorata di una tinta lilacina: il dente posteriore è ap- pena più piccolo. ; La corolla è ipocraterimorfa, inferiormente tubolosa, col tubo sporgente per circa una metà fuori del calice, leggermente incurvo, e che tende a rialzarsi in alto, verso l'apice il lembo è quinquepar- tito, col margine sotto la lente brevemente. ciliato; le due incisioni superiori eguali fra di loro in altezza, oblunghe, leggermente ristrette alla base, di color lilacino, percorse nel mezzo di due linee di color lillà intenso, quasi violetto, e prendono una direzione orizzontale al tubo; le tre inferiori quasi eguali fra di loro, rotondate, di color lilacino, leggermente ripiegate al di dietro, un poco con- cave, col margine appena rialzato; la parte interna del lembo è di color bianco; la fauce del tubo è ancor essa bianca, con una tinta leggiera giallognola, coperta di una breve peluria, che si sviluppa ancora sulla pagina superiore delle lacinie; ma ivi è rara e più breve. L'ovario è sferico, glabro, sormontato da uno stilo egualmente glabro, molto più lungo dell’ovario; lo stigma è capitato, minutamente papilloso. La drupa è baccata. di color ranciato, ricoperta dal calice, che dopo l'antesi ha fatto adesione coll'ovario, con due piccoli noccioli ossei, a due logge, la forma è ovata, acuta, ma attenuata alle due estremità, di media grossezza, le lacinie del calice leggermente contorte, avvicinate fra di loro, la fanno terminare in una punta acuta ed un poco prolungata. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Ramo in fiore. 6. Drupa veduta dalla base. 2. Ramo in frutto. 7. Calice in buccia. 3. Foglia. 8. Calice privato dalla corolla. 4, Corolla veduta in prospetto. 9. Stilo. 5. Corolla veduta lateralmente. 75 ALOE COMMUTATA Tod. Tab. XVII A. ($ pictae) acaulis, stolonifera; foliis oblongis, vel ovato-oblongis, acuminatis, patentissimis ad quintam partem superiorem recurvatis, terrae fere adpressis, glabris, subtus convexis, maculis confluentibus zonatis, supra leviter concavis, maculis nume- rosis, oblongis, sparsis, approximatisve , deinde aetate in foliis inferioribus in zonis transversalibus fere confluentibus, in quinta parte extrema concavo-canaliculatis, subito in apicem acuminatum recurvatum desinentibus, margine grosse dentatis, dentibus triangularibus, incurvis, subspinescentibus; pedunculo ad apicem ramoso; racemis hre- vibus, laxiusculis; pedicellis sub anthesin reflexis; perianthii extus coccinei, interne flavi cylindracei, sexfidi, ad basin vix incrassati, laciniis brevibus, conniventibus, genita- libus subinclusis. Aloe grandidentata Hort. non Salm. Dick. Fioritura, Fiorisce nei mesi di aprile e giugno. ; Stazione. Ignota. Per tutte le probabilità del Capo di Buona Speranza. Osservazioni. Questa specie è stata da noi ricevuta col nome di 4. grandidentata Salm. Dick.; e l'avevamo ritenuta per questa specie sino a tanto, che ci fu lecito consultare la tavola $ 23, fig. 24 della monografia dello stesso. Ma veduta la figura, la pianta ne è essenzialmente diversa; l'A. grandidentata Salm. Dick. ha le foglie allungato-lanceolate, reflesse sin dalla loro base, il racemo ha pochi fiori, molto distanti fra di loro, ed il perianzio clavato, e gli stami eserti. Differisce ancora dall'A. arabica, perchè questa ha il caule suffruticoso, le foglie lungamente lanceolate. L’Aloe grandidentata del Kuntk per la sua descrizione si avvicina molto alla nostra pianta; e forse essa corre nei varii giardini col nome di A. grandidentata appunto per questa descrizione. Descrizione. La pianta è acaule, e coltivata lungo tempo in vaso la sua radice emette da- pertutto varii stoloni, che ricoprono interamente di una moltiplicità di piante la superficie dello stesso. In questo stato non giunse mai presso di noi a fiorire, ma divise le piante fra di loro e coltivate separatamente, ogni pianta divenne molto più robusta, le foglie si allungarono un poco, divennero molto più larghe, e varie piante pervennero a fiorire, e da indi in poi fioriscono in ogni anno; tuttavia non sono riuscite a fruttificare. La radice della pianta bene sviluppata è composta di un fascio numeroso di fibre di color fosco che si sviluppano dalla base dell'asse ascendente, grosse ordinariamente quanto una penna di co- lombo, con una o due fibre più valide, più grosse verso la loro base, ma assottigliate un poco nella parte estrema. Le foglie sono disposte in rosetta intorno alla base del fusto, in poco numero, du- rano in vegetazione per varii anni, sicchè alla base dell'asse vi è un numero assai poco di foglie disseccate, che rimangono occultate dalle foglie che sono nello stato di vegetazione, onde la pianta comparisce acaule, molto più che le foglie si appoggiano sul suolo : nel loro primo sviluppo sono patenti poscia prendono una direzione orizzontale, verso I° apice si ricurvano indietro, ed è ap- punto da questo apice così ricurvato, che principiano a perire disseccandosi la loro estremità; la forma è ovato-allungata, poichè nella loro quarta parte superiore esse tendono a restringersi e poi terminano in un apice acuminato ; sono più o meno larghe, sino a raggiungere quasi un decimetro, ma ordinariamente ne hanno da 6 a 8 cent. Nel loro dorso sono convesse; nella faccia leggermente concave sino al terzo superiore, a misura che si restringono la concavità è più pronun- 76 ciata, in modo che verso l’apice sono profondamente canaliculate. Le due pagine sono entrambe variamente screziate da molte macchie bianche, in forma di una ellissi, molto ristrette ed allun- gate; queste macchie nella pagina superiore si presentano nel primo sviluppo della foglia sparse qua e là, e poi si dispongono per zone, ed allora sono molto avvicinate fra di loro, e quasi con- fluenti, nella pagina inferiore il colorito delle foglie è più sbiadito, come ancora più sbiadito il colore delle macchie, le quali sono quasi tutte confluenti fra di loro, in modo che formano tante fasce di- sposte transversalmente, sicchè la foglia è zonata. Il margine di esse è dentato, i denti sono pro- minenti, deltoidei e terminano in una punta di color castagno, tra un dente ed un altro si costi- tuisce un piccolo seno, che vi segna una linea semicircolare. Esposta al rigore dell'inverno ed ai raggi solari, il margine come i denti prendono una tinta castaneo-rossastra; questi denti princi- piano a rimpicciolirsi là dove la foglia principia a restringersi. Il peduncolo principale è eretto e solamente diviso nella parte superiore, nudo dalla base sino alla sua prima divisione. Le brattee si sviluppano sotto ciascuna divisione dell’ asse, ed abbrac- ciano il fusto per poco più della metà, sono brevi, con una tinta rossastra, come quella del pe- duncolo; ed hanno un largo margine biancastro, principiano esse a disseccarsi appena si sono svi- luppate, e durante l’antesi sono quasi trasparenti; la più infima è lunga da circa due o tre centimetri, nelle divisioni superiori si rimpiccioliscono successivamente. La prima divisione del peduncolo prin- cipale è più lunga delle altre, e della continuazione del peduncolo istesso , ordinariamente cia- scun peduncolo ha due divisioni secondarie, alle volte una sola, alle volte tre; i peduncoli secon- darii nella loro lunghezza non hanno ordinariamente, brattee, alle volte, e spesso, il peduncolo se- condario inferiore ne ha una sola; non così il peduncolo principale, il quale a misura che si dis vide, oltre di avere sotto ogni divisione una brattea, in tutta la sua superficie ha qua e là varie piccole bratteole, le quali si vanno rimpiccolendo a misura che sono situate nella parte superiore e dalla forma ovato-slargata alla fine si riducono alla forma lineare lanceolata. I fiori sono di color coccineo, nell'interno giallognoli, il quale colorito si estende ai margini esterni delle divisioni del perianzio, pria dell’antesi patentissimi, indi divengono pendenti, e dopo la fe- condazìone si rialzano e sono molto approssimati al peduncolo ; essi sono disposti in un racemo raccorciato, segnando nel loro insieme una circoscrizione ovata; ogni racéemo sopporta da 10 a 20 fiori, o poco più; i pedicelli, che sopportano ogni fiorellino sono molto gracili, di color coccineo sbiadito, poco più brevi della metà del perianzio, muniti alla base di una piccola brattea lineare lanceolata, assai angusta, che nei fiori situati alla base del racemo sorpassa la metà del pedicello, e nei fiori situati all'apice si riduce alla lunghezza di due o tre millimetri, e larga circa un mil- limetro ; il tubo è leggermente rigonfiato alla base, un poco rigonfiato verso la parte snperiore , pria di aprirsi il fiore verso l'apice è colorato di una tinta, che tende al violetto quasi simile al colore delle antere, ma un poco più sbiadito; superiormente è diviso in sei lacinie conniventi, quasi adese fra di loro, coll’ apice ottusetto, nei margini la loro consistenza è più sottile, mentre nel dorso sono percorse da una linea carnosetta, quasi rilevata, che si mostra più saliente per la difformità della sua tinta coccinea, in rapporto a quella dei margini, che è giallognola. Gli stami sono subulati, e terminano in una punta filiforme; le antere piccole, ovate; l’ovario è cilindraceo, con sei solchi appena pronunciati, lungo da 3 a 4 millimetri, lo stilo è quasi capil- lare, eguaglia in lunghezza gli stami, ed entrambi arrivano sino all’orificio del perianzio, qualche volta le antere sono appena appariscenti, ma ordinariamente non escono fuori; tanto gli uni che l’altro sono leggermente incurvati poichè il perianzio è ancor esso incurvo. La pianta non ha mai fruttificato; appena successa la fecondazione, i fiori si marciscono. d 71 SPIEGAZIONE DELLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpiccolita. 5. Foglia. 2. Racemo della sua grandezza naturale. 6. Stame. 3. Fiore della sua grandezza naturale. ". Pistillo. 4. Peduncolo al punto della sua divisione. AGAVE PAUCIFOLIA Tod. Tab. XIX. A. ($ Littaeae) obscure virens, caulis parte foliata brevissima, aphylla elongata, tu- berculis rotundatis, bracteisque scariosis albidis conspersa, ad apicem florifera; foliis paucis, firmis, erectis vel paulo patentibus, linearibus, basi brevissimo tractu dilatatis ac tumido carnosis, deinde gradatim usque ad apicem, spina subulata terminatum, attenuatis, utraque pagina tenuissime nervoso-striatis, supra planiusculis, subtus a basi ad medium rotundatis, caeterum carinatis, dentibus tenuissimis, oculo nudo vix con- spicuis, margine scabrosis; floribus in spicam densiusculam oblongam per paria enatis; perianthii sordide virentis subsexangulati incurvi laciniis brevibus, obtusis, albo-mar- ginatis, tubi supra ovarium angustati limbo subdilatato; staminibus longe exertis, stylo basi dilatato brevioribus; ovario brevissimo, trigono, angulis aliis tribus obscure pro- minentibus interpositis, capsula, ovata, acutiuscula. Fioritura. Nel finire dell'inverno ed in principio della primavera. Stazione. Ignota. Ricevuta da varii stabilimenti orticoli col falso nome di A. Roezlei. Descrizione. La parte del fusto, su cui sono inserite le foglie è brevissima; onde le compete il nome di acaule, poichè sembra che le foglie partissero dalla radice. Le foglie, avuto riguardo alle specie affini, sono poco numerose. La parte del fusto, che si solleva, allorquando la pianta fiorisce, raggiunge l'altezza di poco più di un metro (m. 1, cent. 20), è due volte più lunga delle foglie, rotondata, ed è sparsa in tutta la sua lunghezza di piccoli tubercoli arrotonditi, che si sollevano al di ‘sopra della sua superficie, e che sembrano sporgere al di sotto della ascella delle brattee, le quali sono lineari-lanceolate, con la base appena dilatata, e termi- nano in una punta molto acuminata; appena nate divengono scariose, diafane di colore di perla, le inferiori lunghe 3 cent. ma si rimpiccoliscono a misura, che sono situate più in alto, e divengono più piccole ancora, quando ai lati della loro ascella sviluppano i fiorellini. La lunghezza delle foglie è di circa 40 cent., strettamente lineari-lanceolate, per un brevissimo tratto alla base dilatate, e poi subitamente ristrette , in guisa che nel principio di questo restringimento hanno 15 mill. di lar- 20 78 ghezza, poi gradatamente si restringono per terminare all'apice in una spina conica di color bruno, che facilmente si dissecca, ed è larga alla base meno di 2 mill. La foglia alla sua base si dilata ed è tumida e gibbosa in ambedue le pagine, però l’ingrossa- mento è maggiore nella pagina inferiore; questa tumidità si protrae per qualche tratto, e la lamina al di sotto per più di metà della sua lunghezza, è esattamente convesso-semirotondata, ma indi prin- cipia ad apparire una carena, che dà alla foglia nella metà superiore il carattere di quasi triangolare; nella pagina superiore la decrescenza della tumidità è più subitanea, e la superficie diviene piana per quasi tutta la lunghezza, qualche volta però nel mezzo di questa faccia si solleva una linea carnosetta che la percorre, come un angolo saliente da questo lato; in entrambe le pagine vi sono nervi tenuissimi molto avvicinati fra di loro, che la percorrono dalla base all'apice, nel margine sono scabre, ed osservate con la lente si vedono piccolissime punte sporgenti a guisa di piccolis- simi denti di colore bianco sporco. I fiori sono disposti in una spica situata all'apice dell'asse, lunga 27 cent. circa, ha una forma oblunga ristretta un poco alla base : essi sono del tutto sessili, situati per paio ai due lati dell’a- scella della brattea; la quale rimane nel mezzo dei due fiorellini : qualche volta uno dei due fiori non arriva a svilupparsi. Il fiorellino sin dalla sua buccia è dalla base all'apice ricurvato su di un lato, ed incrassato poco nella base e più all'apice; la base è costituita da quella parte del perianzio, che ha fatto adesione coll’ovario, e vi forma sei angoli pria poco sviluppati, dei quali tre sono più validi, ed assai pronun- ciati; quando l’ovario dietro la fecondazione s’ingrossa, diviene triangolare, con altri tre angoli meno sporgenti alternantisi con quelli più sviluppati; la parte media del fiore è costituita dal tubo, che libero dell’ovario, si ricurva e si restringe un poco sullo stesso, poscia si dilata lA dove si inseri- scono gli stami, verso l’apice si divide in sei lacinie assai brevi che segnano la figura di una el- lissi divisa transversalmente in due metà, tre di queste divisioni sono appena più anguste; i mar- gini di queste piccole lacinie hanno una consistenza meno carnosa, e prendouo una tinta di un bianco sporco; a misura che si sviluppano gli stami, queste lacinie sono costrette ad allontanarsi fra di loro, seguendo la direzione di questi stami segnando una linea patente all’orificio del perian- zio. Gli angoli dell’ovario si protraggono leggermente nel tubo, sino al dorso delle lacinie del pe- rianzio. Gli stami sono subulati, non tutti eguali in lunghezza, poichè tre ordinariamente sono un poco più brevi, sporgenti tutti fuori del perianzio, per quanto è la lunghezza dello stesso fiorellino ; il loro colore è rossastro. Le antere sono biloculari, ed il polline è giallo. Lo stilo è lungo circa 8 cent., colorato come gli stami, arrotondito, incurvato mentre è nel periau- zio, dritto nella parte sporgente, alla base si dilata e riveste la superficie dell’ovario; all'apice ha uno stigma appena sviluppato, terminato da cellule glandulose di bianco perla, ed oscuramente dentato. L'ovario è un poco ristretto verso la base poco meno all'apice, triloculare ; la capsula presso di noi non raggiunse l’intera maturità, arrivò ad avere la grossezza di un avellano; i suoi tre an- .goli tendevano a vieppiù svilupparsi, e le due estremità vieppiù a restringersi. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta rimpiccolita. 9. Fiore dopo l’antesi. 2. Foglia intiera. 10. Pistillo. 3. Taglio transversale della foglia. 11. Stami. 4. Base della foglia. 12. Brattee. Taglio della foglia verso la base. 13. Lacinie del perianzio. Fiore durante l’antesi. 14. Lacinia esterna del perianzio. Fiore appena sbucciato. 15. Capsula immatura tagliata transver- Fiore in buccia. salmente. pra 79 BUNCHOSIA ELLIPTICA Tod. Tab. XX. B. fruticosa, caespitosa; ramis diffusis dependentibus, novellis obscure angulatis subtetragonis, pilis paucis strigosis brevissimis glandulisque paucis commixtis hinc inde conspersis, antiquis subcinereis fere glabratis, giandulis oblongis tuberculisque linea- ribus longitudinaliter excurrentibus, obsitis; foliis ellipticis in apicem acuminatum sta- tim desinentibus, basi in petiolum brevem attenuatis, obsolete undulatis, supra gla- bratis nervo medio elevato, prope basim in sulco magis puberulo excurrente percur- sis, subtus pilis strigosis subsericeis vestitis; racemis basi incrassatis, oppositis, folio brevioribus, patentibus, in ramis dependentibus retroflexo-erectis; pedicellis basi bra- ctealis ad apicem articulatis, articulo brevi, incrassato, basi libracteolato, glandula pedi- cellari, pediculo opposita, breviter pedicellata; calycis glandulis quinque oblongis sul- catis integris, bilobis, vel bipartitis, vel per totam longitudinem divisis, crebre et 'arcte obsiti, quinquefidi, laciniis valvatem androphoro basi monadelpho, et in globum di- latato, adpressis ; corollae pallide luteae, longe unguiculatae lamina elliptico-subro- tunda vel rotundata, eroso, denticulata, concava; filamentis superne liberis dorso in- vicem adpressis, antice incurvatis; stylo unico, apice in stigmate e latere compressum subbilobum, dilatato; baccis ovatis, rubris, racemosis. Stazione. Coltivata nell'orto botanico come appartenente al genere Ma/pighia ma non ancora determinata; e se ne ignora completamente la provenienza. Fioritura. Fiorisce nell'autunno. 3 Osservazioni. Nei varii giardini corre col nome di 8. tuderculata. Differisce dalla stessa per- chè le foglie nella B. tudercolata sono ovato-lanceolate, i racemi pauciflori appena eguaglianti il terzo della lunghezza della foglia ed addippiù per il luogo, che occupano le glandule nel peduncolo; e perchè i tubercoli che coprono i rami sono in assai minor numero; è vicinissima alla B. glan- dulifera, e forse non ne sarà che un sinonimo; ma non abbiamo potuto consultare le figure del Jacquin, sembra differirne perchè le foglie di questa specie sono ellittico-ovate, ondulate e per la posizione delle glandule che occupano nella pagina inferiore che nella nostra specie sono nell’an- golo del nervo medio, che è assai prominente sulla lamina; e quindi occultate dallc stesso. Beserizione. È una pianta fruticosa e supera l’altezza dell'uomo; essa forma un cespuglio assai folto. I rami sono di color verdognolo , elongati, diffusi, deboli, e si ripiegano in giù; nella loro estremità, sono leggermente angolati, quasi tetragoni, coperti di peli strigosi, assai brevi, sparsi su tutta la superficie e frammisti a poche glandule; appena adulti, la pubescenza continua a sece- dere; le glandule divengono di color cenericcio, si aumentano nel loro numero e sono molto avvi- cinate fra di loro, di forma oblunga, ed alle volte ristrette ad una semplice linea disposte a serie longitudinalmente, ed elevate sopra l'epidermide. Le foglie sono ellittiche, o rotondato-ellittiche brevemente petiolate, col margine leggermente ci- liato, appena ondolate, e più sensibilmente verso alla base, ove si attenuano in un picciuolo, la- teralmente al quale la lamina scorre per breve tratto; all'apice terminano bruscamente in una punta acuminata : il picciuolo è lungo mill. 9 e leggermente contorto, onde le foglie si dispongono in due serie longitudinali, semi-rotondo, scannellato nella parte seperiore, pei margini appena rilevati in alto. 80 La pagina superiore è quasi glabrata, e nel mezzo, precisamente nella metà inferiore, ha un solco, che è più profondo a misura che si avvicina al picciuolo, nel mezzo di questo solco vi è il nervo medio sporgente ancora da questa parte, ed a misura che il solco è più profondo, i peli sono più folti, poichè ne secede una assai minore quantità. La pagina inferiore ha una peluria maggiore, e com- parisce più sericea; la nervatura è pennata, i nervi laterali nascenti nella parte inferiore sono op- posti, ma a misura che nascono più in alto, si scostano l'uno dall'altro, onde sono quasi alterni, patenti, e colla estremità, che si incurva verso l'apice, non giungono a toccare il margine, ma si suddividono in partizioni assai gracili, variamente dirette verso questo margine; il nervo principale verso la base ha da entrambi i lati una o due glandole, occultate nel seno che fa il nervo colla lamina; lunghe circa 13 cent., larghe 8 cent. circa. I racemi sono opposti, nati poco sopra l'ascella delle foglie e più brevi delle stesse avendo 11 cent. di lunghezza, gracili, oscuramente tetragoni; quando i rami si ripiegano in giù prendono una direzione opposta a quella del ramo, e si diriggono in alto, l'asse principale, alla base è leg- germente ingrossato, quasi sino al quarto della sua lunghezza, dove principiano a svilupparsi i pedicelli secondarii, ordinariamente opposti ancor essi, ma qualche volta ce n'è qualcuno isolato, mancando quello del lato opposto. Alla base ciascun pedicello ha una bratteola patente quasi triangolare con l'apice molto acuto; larga 3 mill. lunga 4-5 mill. All’apice ciascun pedicello produce altre due bratteole più piccole, nel cui mezzo si articola in un ingrossamento leggermente incurvo, situato al di sopra delle due bratteole, ed all'apice di questo ingrossamento vi si sviluppa il fiorellino ; al lato opposto a quest'ultimo vi è una glandula, che rappresenterà forse un fiore abortito; essa è ristretta alla base in un brevissimo pedicello slargata in forma circolare nella sua parte superiore; con un leggiero infossamento nel centro; la parte del pedicello al di sopra della articolazione è rivestita di una peluria molto più folta. Il calice è composto di cinque foglioline di forma ellittica, di color verdoguolo, leggermente rive- stite verso il margine di pochi peli, ottuse all'apice, inferiormente saldate fra di loro; queste di- visioni sono applicate al dorso della corolla, quando essa è in buccia, ma aperta interamente , esse serrano nei loro angoli le unghia dei petali, e vanno ad applicarsi sulla colonna staminea e costringono la parte libera degli stami ad avvicinarsi fra di loro in un fascetto; nel dorso del calice, e precisamente alla sua base, si sviluppano cinque glandule, le quali sono solcate nel mezzo, e tendono a separarsi in due; alle volte questa separazione è completa, alle volte si prolunga per un tratto maggiore o minore e quindi nella parte superiore ora sono bifide, ora sono bipartite; la loro forma è di una ellissi allungata, sono carnose, giallognole strettamente avvicinate fra di loro, onde non tutte prendono l’identico sviluppo, e quiudi non tutte riescono a dividersi in due eguali sezioni. I petali sono cinque, di color giallo pallido, colla lamina rotondata, o rotondato-ellittica, concava, eroso-denticulata; prolungati alla base in un unghio assai più lungo del calice. Gli stami eguagliano in lunghezza il pistillo, sono monadelfi, sino alla metà della loro lunghezza, e nella loro parte inferiore sono dilatati da costituire un piccolo globetto , dentro del quale si nasconde l'ovario; colla parte libera lineare-lanceolata, assai angusta, e sono costretti ad avvici- narsi fra di loro verso Jo stilo, però verso l’apice si ricurvano all'esterno. Le antere sono biloculari, con le logge parallele, e disposte longitudinalmente. L’ovario è rotondato-ovato, verdognolo, ordinariamente biloculare, sormonatato da uno stilo fili- forme, che si appiattisce verso la estremità per la compressione di ambo i lati, e termina in uno stigma ancor esso compresso, quasi troncato, e con due lobi appena pronunciato. I frutti sono di color rosso , disposti in racemi pendenti, e presso di noi ne rimangono fecon- dati 4 o 6, che sono quelli situati all'apice del racemo; la loro forma è ovato-acuta. L’epicarpo è 81 sottilissimo transparente; il sarcocarpo è rosso carnoso, di un sapore piuttosto gradevole, ed ade- risce all’endocarpo cartilagineo e vi forma una rete costituita da filamenti fibrosi. I due nuocciuoli sono assai grossi, in contatto fra di loro per la faccia interna, rimanendo convessi dal loro lato esterno. Il seme è circondato da due inviluppi, e riempie esattamente l endocarpo ; i cotiledoni sono molto carnosi, l'embrione piccolissimo. SPIEGAZIONE PELLA FAVOLA 1. Ramo fiorifero pendente. 7. Glandula del calice. - 2. Racemo. b 8. Ovario. 3. Pedicelli muniti delle glandule. 9. Racemo fruttificato. 4. Fiore. 10. Corpo cotiledonare. 5. Petalo, 11. Nocciolo coperto della rete. 6. Metà dell’androceo. ALOE PERCRASSA Tod. Tap. XXI. A. ($ Spicatae?) glaucescens, caule brevi, foliis numerosis percrassis supra planiu- sculis, subtus convexis, margine spinoso-dentatis, e basi latissima fere amplexicaule in apicem lanceolatum acutum desinentibus undique crebre vestito; pedunculo inferne nudo, supra medium dichotome diviso, ad divisionem bracteato; racemis cylindraceis an- gustis breviusculis, sub anthesin deinde elongatis; bracteis ovatis acutis, basi ampliatis, margine scarioso lato cinctis, ante anthesin imbricatis; floribus sub anthesin erectis deinde e pedicello patulo nutantibus, fructiferis erectis; perianthii tubulosi, obscure-tri- quetri sepalis ad apicem obtusum subreflexum intensius coloratum tantum liberi, stri- bus interioribus latioribus; stylo staminibus inclusis vix longiori, breviter exerto; cap- sulis cylindraceo-ellipticis. Fioritura. Da Maggio a Luglio. Stazione. Nell'Abissinia nei luoghi elevati a circa 8000 piedi sul livello mare. Si coltiva nel R. Orto Botanico sin dall'anno 1873, mercè i semi ottenuti dall’imperiale Giardino Botanico di Pietroburgo, provenienti dai semi raccolti dallo Schimper nell’Abissinia; apparteneva alla Collectio VI, e sulla cartolina eravi il numero 7993, indicante forse la precisa elevazione dove essi furono raccolti. Descrizione. La pianta da noi coltivata ha preso proporzioni molto grandi; essa si è effigiata 21 © 82 durante la fioritura nel-giugno del 1878; ma oggi la pianta si. è oltremodo sviluppata; tuttavia si mantiene indivisa, e le foglie rivestono il fusto a partire dalla superficie del vaso, è resistita in piena aria sin dall'inverno dell’anno 1875-1876; e, quantunque si coltivi in un vaso di grande di- mensione, sarà nel nuovo anno collocata in piena terra richiedendo uno spazio di gran lunga mag- giore, onde raggiungere il suo completo sviluppo, sembra che voglia prenderne uno maggiore. del- l’Aloe africana, alla quale si avvicina e forse dee collocarsi in una speciale sezione accanto alla stessa. , In atto dalla superficie del vaso sino alla sommità della foglia più alta misura 60 cent. di altezza, e misurata la sua circonferenza dall’apice delle foglie, che nella età adulta divengono patenti, ha una circonscrizione di 3 metri e 60 cent., il fusto è rivestito da 40 foglie già sviluppate, e di altre 14, che si svilupparono nell'inverno 1878. Le foglie arrivano ad avere 15 cent. di larghezza alla loro base, e sono lunghe nel loro completo sviluppo poco più di mezzo metro. : Colla loro base circondano quasi interamente il fusto, vanno gradatamente a terminare in una punta acuta, e segnano quasi un triangolo, la cui base è larga 15 cent. ed i lati lunghi 53 cent. circa. Esse sono crassissime, non conoscendo noi alcun’altra specie, che raggiunga la loro doppiezza, quasi piane nella loro pagina superiore, nella inferiore leggermente convesse; la consistenza è assai molle, hanno un color verde sbiadito, un poco più glaucescente nella pagina inferiore; il margine è per- corso di una linea cartilaginea molto sottile, biancastra; ma che poi si colora leggermente in una tinta rossastra, nella quale si sviluppano i denti, ancora essi cartilaginei, un poco spinescenti, in forma di delta, lunghi da 3 a 5 mill. e che vanno rimpicciolendosi a misura, che sono situati verso l'apice della foglia. Il peduncolo principale è gracile nel rapporto alla robustezza della pianta; nudo sino al punto in cui principia a dividersi; ed al di sotto di ogni divisione ha una brattea; è il doppio più alto della lunghezza delle foglie, ed i racemi non sviluppano che un numero discreto di fiori. I pedicelli che sopportano i fiori sono lunghi appena un centimetro, ed alla base sono rivestiti da una bratteola che raggiunge appena la lunghezza del pedicello. — Il perigonio è lungo circa 3 centimetri, di color roseo con una leggiera tinta coccinea, tubuloso; i tre petali interni per es- sere privi di luce sono quasi scolorati, solamente nel dorso hanno una linea rosea; verso l'apice ogni sepalo rimane libero, e termina in una punta molto ottusa, un poco più colorata, che si ripiega all'infuori. Gli stami sono poco più brevi del tubo; i filamenti sono giallognoli, con una tinta rosea, leg- germente incurvati verso l'uno dei lati, assai gracili, ed appena compressi; le antere piccole, quasi lineari, appena più slargate alla base; il polline ha un color roseo. Il pistillo supera in lunghezza gli stami a sporge appena fuori dal perianzio. L’ovario ha sei mil- limetri di lunghezza; è cilindraceo, leggermente percorso da sei solchi corrispondenti al dorso, ed alle saldature delle foglie carpellari. Lo stilo è rotondato, ancor esso incurvato. Lo stigma si di- stingue per una tinta biancastra, è appena più largo dell’apice dello stilo, minutamente papilloso. Le capsule sono rivestite alle volte del perigonio, che persiste e quasi le ricopre, la loro forma è ci- lindracea, colle due estremità arrotondite, alla maturità prendono una tinta rossastra, SPIEGAZIONE BBLLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpiccolita con la base di due peduncoli fioriferi. 2. Apice di un peduncolo rimpiccolito. 3. Racemo nello stato di sua grandezza na- turale. . Base, parte media, ed apice della foglia. Fiore preso isolatamente. Petalo interno ed esterno. . Stame e pistillo. . Capsula. Ia UU 83 COLEA UNDULATA /tgl. Tag. XXII E. ($ Eucolea) fruticosa, foliis glabris, imparipinnatis, verticillatis; foliolis 4-5 jugis, raro 2-3 vel 6-7, lanceolato-oblongis , vel elliptico-oblongis, in acumine brevi obtusiusculo desinentibus, undulatis, integris, breviter petiolatis , Jugalibus basi inae- qualibus; racemis fasciculatis, e latere in inferiore parte nuda caulis ortis, floribus inequaliter gracileque pedunculatis; pedunculis simplicibus vel divisis 2-5 flores ge- rentibus; corolla undique puberula, intus plicis binis villosiusculis percursa; staminibus inclusis, corollae tubo multo brevioribus, prope basin aflixis; antheris dimidiatis : fru- ctibus. . ... Colea undulata Rg/. in Garten flor. XIX, ann. 1870, pag. 222. tab. 669. Colea Commersonii Mort. Nioritura. Nella stagione estiva. Stazione. Si coltiva nel Real Orto Botanico col nome di Colea Commersonti, avuta con questo nome dagli orticultori francesi di Nancy; e ben rettamente ritenuta dal Regel per una specie di. stinta; poichè la €. Commersonii DC. prod. IX, pag. 242, appartiene all'altra sezione del genere, Pseudocolea. Il Regel ritiene che è originaria del Madagascar, poichè le specie vicine alla C. un- dulata provengono da questa isola. ©sservazioni. Questo genere è stato assai poco studiato, e bisognerebbe nelle varie . specie esaminare la struttura dell'antera; non che i frutti, ed il desco, forse le due sezioni rappresentano due generi. — Nell'Orto Botanico di Palermo non se ne coltiva che una sola specie. Deserizione. Il fusto della pianta, che si coltiva nel nostro Orto Botanico, raggiunge l'altezza di un metro e dieci centimetri, con una circonferenza alla sua base di 16 centimetri; la superficie dello stesso è rimosa e conserva per molti anni le cicatrici delle foglie già cadute; è assai lenta; sino ad una certa età si mantenne indiviso, ma negli ultimi d quattro rami, dei quali l'uno a sei centimetri dal suolo stesso verticillo delle foglie. Le foglie sono verticillate, nel fusto ogni verticillo è composto da 4 o 5 foglie, nei rami se ne sviluppano tre, e questi rami tendono ancora a suddividersi. Il picciuolo principale ha un cuscinetto molto pronunciato compresso dai lati, e, quando si disarticola, lascia nel fusto una cicatrice ellit- - tica, la quale nella parte superiore è un poco slargata, inferiormente esso è rotondo, ma in vici- nanza della prima coppia della base inferiore delle foglie si sollevano due Piccole linee protuberanti in guisa di due laminette che lasciano come un solco appena pronunciato nel picciuolo nel mezzo delle stesse, e queste due prominenze si congiungono per mezzo dei picciuoli secondarii, sui quali scorre ancora questa linea saliente sino alla base della lamina della foglia, una di esse della prima coppia alle volte dal lato inferiore confluisce con la laminetta inferiore, quasichè la base della foglia scorresse sul picciuolo ; a contare dalla prima coppia verso l'apice questa linea scorre da la sua vegetazione ue anni ha emesso , ed i due più elevati appartengono allo una coppia all'altra sino alla foglia impari, il cui picciuolo speciale è canaliculato, e li due lati della base della lamina scorrono sul proprio picciuolo sino ad arrivare alla rachide principale, questa scannellatura è gradatamente più pronunciata dalla prima coppia sino all’impari. Le foglioline delle singole coppie hanno la base ineguale, l’una nella metà, che è situata verso la base della foglia, è più sviluppata, l’altra è più rientrante e si mantiene un poco discosta dalla 84 rachide istessa, onde le foglie sono ‘brevissimamente picciolate; nella fogliolina centrale questa di- suguaglianza sparisce. Le foglie portano ordinariamente 4 o 5 coppie, rare volte tre, e nell’inizio dello sviluppo dei rami 2 o 3, non compresa sempre l'impari, qualche volta quelle dell'asse princi. pale hanno 6 o 7 coppie, il colorito è di un verde cupo, un po’ più vivo nella pagina inferiore delle foglioline le quali sono ora oblunghe, ora lanceolato-oblungate, ora ellittico-allungate , e verso la estremità si restringono. in una punta un poco acuminata, ma con l'apice ottusetto; le più piccole sono quelle delle coppie inferiori, la fogliolina impari è la più grande, verso l’apice la distanza che separa le coppie è minore. Queste foglioline sono intiere ondulate, penninervi, e le nervature tendono ad alternarsi fra di loro, ma a distanze disuguali, quasichè i due nervi opposti si fossero scostati l'uno dall’ altro; verso la base e l'apice rimangono quasi opposti. Le nervature laterali talune sono più valide ed arrivano quasi verso il margine, e fra di esse se ne osservano altre più piccole e molto più brevi, e tutte per effetto delle loro suddivisioni si anostomizzano fra di loro da formare nella pagina inferiore una rete a maglie assai larghe, e di diverse grossezze. — Il nervo principale ed i nervi secondarii sono molto pronunciati anco nella pagina superiore, e costituiscono varii solchi, di cui il mediano è il più profondo; i nervi meno validi sono appena appariscenti sulla pagina superiore; il nervo medio della fogliolina impari è alla base alquanto ingrossato. Poco sopra all’inserzione del pedicello, e lateralmente alla ascella dello stesso vi sono due lami- nette rimpiccolite di forma ellittica, 0 ovato-ellittica, munite di un piccolo picciuolo più o meno sviluppato, e sono fuori dubbio due foglie gemmali, appartenenti ad una gemma che venne ad abortire e che simulano l'aspetto di stipule; quando la gemma dee svilupparsi, allora ne compari- scono altre due della eguale forma, e poscia principiano a svilupparsi le foglie pinnate; le prime con due coppie e la impari; aventi tutte proporzioni minori , ordinariamente l'impari è molto più grande; alle volte comparisce qualcuna, ma eccezionalmente, simile a quella da noi effigiata prov- vista da un maggior numero di foglioline. I fiori sono sopportati da lunghi peduncoli che nascono a fasci lateralmente dalla parte infe- riore del fusto dove è sprovvisto di foglie; questi peduncoli sono gracili, e verso l'apice si suddi- vidono, e portano da 2 a 5 fiori, per tutta la loro lunghezza hanno qua e là qualche piccola brattea lineare acuta lunga circa un centimetro o poco più. Il calice è brevissimo, troncato, glabro, ovvero oscuramente lobato, ed i lobi, appena. pronunciati, tendono a ripiegarsi sopra loro stessi dalla parte interna. La corolla è quinquefida, quasi bilabiata coi lobi rotondati un poco difformi tra di loro; il tubo per un breve tratto è cilindrico , interna- mente peloso, con una tinta leggiera rosea, nel rimanente dalla parte inferiore in su tende grada- tamente a dilatarsi; il labbro inferiore è per tutta la sua lunghezza percorso da due fasce di color ranciato, che nel mezzo hanno una laminetta saliente coperta di peli più lunghi bianchicci; nel fondo del tubo il color roseo prende una tinta giallognola, ed è all'apice dei petali, nel margine dei lobi dei due labbri, riapparisce la tinta rosea. | Gli stami sono didinami, inseriti nella base del tubo, molto più brevi della corolla, spesso vi è il rudimento del quinto stame sterile, che consiste in un piccolissimo filetto molto raccorciato che all'apice ha ancor esso il rudimento di una piccolissima antera abortita. Le antere sono biloculari, delle due logge l'una costantemente abortisce, ed è situata alla base del connettivo, che scorre sul dorso di quella fertile. L'ovario è cilindraceo più breve del calice. Lo stilo è apicilare, filiforme, di color bianco, terminato all'apice da due stigmi compresso dilatati, in forma di due piccole lamelle, in contatto fra di loro per le due facce interne. La base dell’ovario è circondata da un desco, il quale ha il margine inciso-lobato in modo irregolare. 85 SPIEGAZIONE PELLA FAVOLA 1. Parte inferiore del tronco in fiore. 7. Pistillo avanti la fecondazione. 2. Foglia anormale sviluppata nell’ ascella 8. Pistillo dopo la fecondazione. della foglia. 9. Stame. 3. Fogliolina impari della foglia pennata. 10. Pistillo ingrandito. 4. Fogliolina della prima coppia inferiore. 11. Pulvino della foglia. 5. Fiore tagliato verticalmente. 12. Foglie gemmali, con la areola del pul- 6. Fiore intiero. vino. ALOE AGAVEFOLIA Tod. Tap, XXIIL A ($ Pictae) breviter caulescens, foliis macris, tenuibus, magnis, elongatis, paten- tibus, laeviter arcuato-deflexis , aetate deflexo-recurvatis, canaliculatis, subtus con- vexis, maculis albis, invicem remotiusculis, utraque pagina adspersis, margine tenuis- simo ex albo-carneo spinoso-dentato cinctis; pedunculo valido, inferne simplici nudo, ad apicem paniculato ramoso; ramis nudis vel remote bracteatis ad apicem racemos la- xiusculos breves ante anthesin abbreviatos post anthesin parce elongatos gerentibus; pe- rianthii tubulosi, supra basin vix constricti, pedicello triplo longiori, sepalis a medio liberis, apice patentibus, tribus exterioribus minoribus ; staminibus sub anthesin vix exertis, stylo subincluso vix longioribus; capsula. . ... Fioritura. Fiorisce nell'Autunno e nell’Inverno. Stazione. Nasce probabilmente dall'Africa in vicinanza ai tropici. ©sservazionî. Coltivasi da lungo tempo nei giardini d'Italia, e nel Real Orto Botanico di Pa- lermo con falsi nomi; appartiene senza dubbio a quel gruppo che il Salm-Dyck distingue col nome di Pictae. È la specie la più delicata; lasciata allo scoverto in piena aria nell'inverno soffre molto, e prende una tinta rossastra, e non prospera coltivata in piena terra; e per questo, che noi ab- biamo avvertito, che essa ha una stazione in vicinanza ai tropici, poichè indubbiamente è propria di una regione dove la temperatura si mantiene molto elevata. La radice non è stolonifera come nell'altra specie di questa sezione, e si moltiplica assai raramente, emettendo qualche ramo verso la base del fusto; sinora non ha dato semi fecondi. La nostra pianta si avvicina fra tutte all’A. tenuifolia Lam. Questa specie fu descritta dal La- mark sulla pianta, che nel giardino Reale di Parigi si coltivava col nome di Aloe maculosa; e dice che è costamment et fortement vicina all’Aloe maculosa, ma distinta per le sue foglie minces, presque membraneuses, carattere, che si attaglia molto alla nostra pianta; nemmeno si distingue 22 86 nettamente per gli altri caratteri assegnatile dal Lamar%, solo non gli conviene esattamente quello delle sue foglie terminanti in una punta assez affilée. L'Aloe maculosa, a cui l'avvicina il Lamark, è la specie, che oggi si appella comunemente col nome di A/oe saponaria Haw. L'Aloe tenuifolia non si ritrovava coltivata al 1834 dal Salm-Dyck nel suo Hortus Dyckensis; Roemer e Schultes nel loro systema vegetabilium, non avendola osservato, ne riportano ciò, che gli altri autori ne aveano scritto. La frase specifica è forse presa dal Wil/denow, opera, che noi non abbiamo potuto consultare; ma secondo Willdenow, per quanto ne riferisce lo Schultes, A. virenti affinis; e se la pianta ritenuta dal Willdenow per A. virens è quella effigiata dal Salm-Dyck mo- nog. sect. 15, tab. 8, è certo una specie, che non ha alcun rapporto con quella da noi descritta. Addippiù lo Schultes riferisce quanto ne scrisse lo stesso Salm-Dyck nel suo Catal. rais. p. 26 e 57; ma si attaglia poco alla nostra pianta il carattere del fusto alto due piedi e debole, e quan- tunque vi convenisse il carattere delle foglie sotto quasi nervose, col margine grandidentato, tuttavia sì tace l'enorme sviluppo, che prendono le foglie sia in lunghezza che in larghezza; inoltre giova il notare che il Lamar% diceva, che i denti della sua pianta erano piccoli. Le cose che lo Schultes stesso afferma di avere scritto C. de Spin al Balbis converrebbero coi caratteri della nostra pianta. Finalmente il Kwnt descrivendo la A. albo-cincta di Haw. riferisce le parole di questo botanico (Suppl. pl. succ. p. 43): A. tenuifoliae simillima sed via eadem. Fere omnium folia minus crassa glauca, supra striata, maculata delicatula. — La nostra pianta non ci sembra vicina ad una specie che ha questi caratteri. Noi ritenghiamo che la pianta del Lamar& è quella istessa descritta dal Willdenow, ed essendo la nostra pianta distintissima, non.avendo nulla di comune con l'A. virens effigiata del Salm-Dyck, così l'abbiamo pubblicata come una specie non ancora descritta. Nel giardino botanico si coltivano le seguenti specie di Aloe appartenenti a questa sezione: “ A. FLORIBUS THYRSo-SPICATIS. 1. ALOE OBSCURA Jil. dict. 8, n. 6. 2. ALOE VIRENS Zaw. in Linn. trans. IAT Aloe neglecta Ten. in Atti Acc. Sc. di Nap. t. V. p. 258 cum icone, et Cat. de R. Orto di Nap. p. 78. B. FLORIBUS THYRSO-CAPITATIS. 3. ALOE SAPONARIA Haw. syn. 83. 4. ALOE LATIFOLIA How. syn. 82. C. FLORIBUS RACEMOSIS RACEMO FERE CYLINDRACEO. 5. ALOE COMMUTATA Tod. Huic speciei forsan est referenda Aloe tricolor Bak. in Bot. Mag. sez. III, t. XXXII tab. 6324. 6. ALOE AGAVEFOLIA Tod. 7. ALOE MACROCARPA Tod. Nel R. Orto Botanico si coltivano ancora 1’ Aloe hamburyana Naud. che probabilmente è la stessa pianta dell’Aloe albo-cincta, e della Aloe roseo-cincta, la quale per la struttura delle foglie non deve esser collocata fra questa sezione; ma più presto sarà da riunirsi insieme alla nostra Aloe Schimperi alla sezione delle paniculatae. — Abbiamo ancora sotto osservazione varie altre specie vicine a questa sezione pervenuteci con falsi nomi. 87 Non ci è stato possibile di ottenere nò l'Aloe arabica nè l'A. pallescens che forse non si col- tivano più in Europa ai nostri giorni. è Descrizione. La pianta dalla superficie del suolo sino all'apice delle foglie più elevate che sono ancora incipienti, non ostante, che avesse una vita semi-secolare, e non ostante, che le sue foglie attingano la maggiore larghezza e lunghezza delle altre specie del genere 4/0e da noi osservate, misura appena 40 centimetri. — Il suo fusto nella sua parte inferiore ha una circonferenza di 14 3 cent.; sino a 20 cent. è privo di foglie, da 10 a 20 centimetri è rivestito di foglie in via di de- perimento , e nel rimanente vi sono le foglie nel loro stato normale. — Coltivata in piena aria soffre moltissimo nella stagione invernale, e non fiorisce nella ventura estate , e corre pericolo di perire, le sue foglie si attenuano dippiù nella loro doppiezza, prendono una tinta rossastra, e le estremità si disseccano. — Riparata in una aranciera nell'inverno arresta la sua vegetazione, e le foglie prendono una tinta rossiccia ma meno pronunciata, che nelle piante coltivate in piena aria, e fiorisce allora nell’està molto avanzata, coltivata in una stufa calda le sue foglie conservano il loro colorito verde, e la pianta fiorisce nel principio della stagione estiva. Le foglie dapprima patenti, poi divengono orizzontali, e nella loro età adulta, poi si ripiegano verso la parte inferiore; hanno un color verde cupo, arrivano a raggiungere più di mezzo metro nella loro lunghezza, molto slargate alla base, ed abbracciano quasi l’intera superficie del fusto, ordinariamente hanno sopra la loro base da 10 a 15 centimetri di larghezza, e terminano in una punta acuta, profondamente canaliculata, ed in mezzo alle due superficie hanno pochissima polpa, sono quasi cartilaginee, e sembrano piuttosto una foglia di Agave, anzichè di un Aloe, sono con- tornate da un margine tenuissimo bianco sporco, che prende una tinta rosea quando le foglie si colorano in rosso; su questo margine sono disposti i denti, spinescenti, molto sviluppati, deltoidei con la punta un poco incurvata, e sporgono al di sopra del margine con una base larga 5 mil- limetri circa , colorita nel suo centro in verde, quasi simile a quello delle foglie, ma sono con- tornate da un margine identico a quello, che vi è tra un dente ed un altro, e nella parte supe- riore del dente, questo colorito bianco-roseo del margine si estende per tutta la metà superiore; questi denti si sviluppano per tutto l’intiero contorno ad eguali distanze, e fra la base di un dente ed un altro ci è uno spazio di circa 10 millimetri; la superficie tanto della pagina estrema, che della inferiore è screziata di molte piccole macchie quasi ellittiche biancastre più numerose nella pagina superiore, che nella pagina inferiore, più avvicinate fra di loro nella medietà superiore, che nella inferiore, precisamente nelle piante sofferenti nella stagione invernale , alle volte in questa metà inferiore mancano del tutto, e le foglie sono percorse da linee longitudinali di color rossastro. Il peduncolo è molto elevato, robusto, nudo nel suo terzo superiore, va lateralmente suddividen- dosi in rami, che alle volte arrivano sino a cinque; alla base di ogni peduncolo secondario vi è una brattea ovato-acuta, che diviene quasi del tutto scariosa durante l’antesi; nella parte inferiore questi peduncoli secondarii, sono ancor essi nudi, ma in vicinanza dei pedicelli fioriferi hanno qua e la qualche piccola brattea, ancor essa scariosa all’epoca dell’antesi, ma molto più piccola, e con la punta assai meno pronunciata. I racemi sono brevi ovati, contengono pochi fiori, muniti di un pedicello assai più breve del fiore; durante la fioritura si allungano e divengono quasi cilindracei, e durante l’antesi , Îl fiore è nu- tante dall’apice degli stessi; alla base di ogni pedicello vi è una brattea ovato lanceolata, acuminata, coi margini scariosi bianchi, nel dorso di un color verde pallido, uguali in lunghezza ai pedicelli. Il perianzio è tubuloso, cilindraceo, ristretto gradatamente poco al di sopra della base, dove ap- pena si ingrossa, colorato in roseo pallido nella metà inferiore; nella metà superiore, dove i sepali sono liberi, la tinta rosea è più pallida, poichè la parte libera dei sepali ha un margine bianco, ed il dorso percorso da una linea longitudinale verdognola, in cui gradatamente si diminuisce il colo- rito roseo, per poi verso all’ostremità essere quasi insensibile. 88 I sepali sono oblunghi, più slargati nella parte superiore che alla base, al di sopra della quale essa è leggermente, e gradatamente ristretta; tre sepali sono un poco più larghi, ottusetti all'apice. Gli stami escono appena fuori dal tubo, dapprima più brevi dello stilo, ma poscia lo eguagliano in lunghezza, sono leggermente obbliqui, le antere sono piccole, lineari; il polline è giallo. Lo stilo è gracile arrotondito , esce anco fuori dal fiore semi-aperto, ma quando il perianzio è completamente sviluppato , raggiunge quasi lo stilo, ed allora gli stami sono quasi eguali allo stesso, ed appena eserti; l'ovario è breve cilindraceo, con tre angoli ottusi, appena pronunciati, nel | cui mezzo vi è un solco appena incurvato. L’ovario non si è mai ingrossato, perchè il fiore si è dis- articolato poco dopo l’antesi. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpiccolita. : 5. Petalo interno. 2. Apice parte media ed inferiore della foglia. 6. Petalo esterno. 3. Racemo di naturale grandezza, 7. Stame. 4. Fiore. 8. Pistillo. AGAVE HAYNALDI Tod. Tap, XXIV. A. ($ Littaea) scapi parte nuda brevissima, florifera procerrima, inferne bracteis e basi in medio carnosa triangulari in laminam angustam linearem acutam scariosam tortuoso-inflexam excurrentibus vestita, coeterum in spicam longissimam habeunte; flo- ribus in media, et superiore parte spicae breviter pediculatis, subternatim enatis, in parte infera pedunculo comuni brevi crasso; quandoque ramoso, suffultis, subpanicu- latis; pediculo ovario triplo breviori; perigonii laciniis brevissimo tractu connatis ovarii longitudine, tubo brevissimo; foliis fibroso-coriaceis, supra basin constrictis deinde parce dilatatis coeterum in apicem elongato-lanceolatum spica terminali valida cinereo-fusca munitum excurrentibus, superne prope basin tumidiusculis, deinde brevi tractu planis, coeterum canaliculatis, sublus convexiusculis; margine angusto cinereo carfilagineo spi- noso-dentato, plerumque continuo, quandoque interrupto cinctis, spinis validiusculis basi parce dilatatis antice incurvatis in parte inferiore approximatis minoribus, coeterum remotiusculis;. capsulis ellipticis. 89 Fioritura. Verso la fine dell'autunno, e si protrae per tutto l'inverno e l’inizio della primavera. Stazione. Coltivata nel giardino del signor Witacker ai Colli nelle vicinanze di Palermo col nome di A. Inghamii longissima. ©Gsservazioni. Specie distintissima; non conosciamo nè l'A. Inghamti, nè che ci fosse della stessa una varietà /ongissima: dell’Agave Inghamii conosciamo soltanto, quanto ce ne riferisce il Baker nel Gardener's Chronicle, vol. VII, p. 528, fig. 79, che dice essere una varietà dell'A. Roes- liana; della quale dà la figura effigiando una pianta coltivata in vaso nel giardino di Kew. La figura data dal Baker non ci sembra, che avesse rapporto con la nostra pianta. La specie da noi de- scritta, per i fiori peduncolati, situati verso la base della spica, congiunge il sottogenere Liltaea, alle vere Agaveae, e ne dimostra manifestamente il passaggio; per il carattere delle foglie fibroso- coriacee di mezzana grandezza, e per il margine ora continuo, ora interrotto congiunge le mar- ginatae grandifoliae alle americanae parvifoliae. Abbiamo creduto opportuno di dedicare questa specie a S. E. Reuma Monsignor Ludovico Hay- nald Arcivescovo di Kalocsa e Bacs, chiarissimo botanico, in segno di omaggio e di rispetto verso questo illustre scienziato che tanto ha contribuito al progresso della botanica in Ungheria. Descrizione. Il fusto è altissimo elevandosi a più di otto metri e mezzo, ha una robustezza me- diocre e forma una rosetta di foglia più grande di tutte quelle delle specie vicine; dalla base sino a 30 cent. è rivestito di foglie normali, le quali sono discretamente numerose, dal loro centro si eleva la parte fiorifera del fusto, che per più di un metro è rivestito di sole brattee, aventi una base trian- golare, timida e carnosa nel mezzo; e si restringono all'apice del triangolo in una lamina lineare molto prolungata, che si dissecca pria dell’antesi, come egualmente si dissecca il contorno della base; a misura che sono collocate più in alto queste brattee si diminuiscono in larghezza, e più sol- lecitamente si raccorciano; il fusto principia a produrre fiori ad un metro e 40 cent. circa, prin- cipiano essi a svilupparsi nelle ascelle delle brattee da tre a nove, poi per un tratto di circa 20 cen- timetri dalle ascelle delle brattee sorte un pedicello molto robusto, compresso, lungo circa 7 cen- timetri, avvicinato molto al fusto, ma che immantinenti si raccorcia, e si riduce a 3 centimetri, e poscia va gradatamente diminuendo; all'apice ci sono tre gruppi di fiori, composto ogni gruppo da tre o due fiori sopportati dal loro pedicello proprio, stante le divisioni del pedicello comune; poscia la spica si prolunga per più metri, svolgendo successivamente brattee molte raccorciate, nella cui ascella vi sono tre fiori brevemente pedicellati. Le foglie sono lunghe più di un metro, nella parte più pronunciata del loro restringimento verso la base larghe cent. 7; nella loro maggiore larghezza 12 cent., fibroso-coriacee, nella pagina su- periore sopra la base un poco tumide, dove principia il restringimento piane, e poi; dalla dilata- zione sino ad arrivare all'estremo loro restringimento, alquanto canaliculate, e terminano in una punta cornea spinescente di color cinereo fosco; nella pagina inferiore alquanto convesse; lateral- mente hanno un margine angusto cartilagineo, cinericcio, il più delle volte continuo, però qualche volta, per un tratto più o meno esteso, questo margine manca; in questo margine si sviluppano i denti, in forma di spine, molto angusti, appena dilatati alla base, incurvati verso l'apice della fo- glia; in vicinanza della base della foglia sono più piccoli, e più avvicinati fra di loro e meno incur- vati; nel rimanente sono più discosti, più sviluppati. I pedicelli che nascono nelle ascelle delle brattee un po’ sopra alla base della spica si dividono ordinariamente in tre pedicelli brevissimi, lunghi 6 mill.; i quali ancor essi si articolano, suddivi- dendosi in tre o alle volte in altri due pedicelli, muniti delle loro speciali bratteoline, ovato-trian- golari appena acuminate , scariose sin dal loro primo svolgersi, eguali in lunghezza al pedicello speciale di ciascun fiore; questo pedicello è cilindrico lungo 9 mill. circa, e quindi più lungo del pedicello secondario. Il tubo del perianzio è brevissimo, avente 6 mill. di lunghezza, leggermente ristretto sopra l'a- 23 90 pice dell’ovario; poi immantinenti si amplia, e si divide in 6 lacinee lineari, ottuse , concavo-ca- naliculate, coi margini che tendono ad accartocciarsi verso l'interno ad abbracciar gli stami; lun- ghi 26 mill.; insieme al tubo ed all'ovario, verde glauche al di fuori, verde pallido all’interno con una leggiera tinta giallognola, col colorito giallo più pronunciato nei margini; le tre lacinie interne nel loro dorso hanno due solchi longitudinali, che loro imprimono i margini delle tre lacinie esterne. Gli stami sono subulati, e terminano in una punta assottigliata; lunghi quasi il doppio delle la- cinie del perianzio, misurando 70 mill.; appena compita la fecondazione si avvizziscono, e nel loro completo sviluppo eguagliano in lunghezza lo stilo. L'ovario è cilindraceo, lungo 20 mill. circa, con un diametro di 10 cent.; e quindi la sua base è più larga del pedicello, che lo sopporta. Lo stilo è assai valido, molto più grosso degli stami, avente 4 mill. di diametro, dopo la fecon- dazione, continua ad allungarsi sino ad 80 cent.; e supera gli stami, che già principiano ad av- vizzirsi. Lo stigma ha l’orificio in forma di triangolo, poichè tre dei suoi lobi sono più pronunciati, e gli altri sono in forma di un punto appena rientrante. x La capsula è cilindracea elliptica. SPIEGAZIONE BELLA FAVOLA 1. Pianta intera rimpiccolita. 7. Fiore di naturale grandezza. 2. Brattea. 8. Fiore tagliato verticalmente. 3. Parte media della foglia. 9. Fiore in buccia. 4. Base della foglia. 10. Pistillo. 5. Apice della foglia. . 11. Stame. 6. Peduncolo comune che sopporta i varii 12. Taglio trasversale della foglia verso la fiori. base. FINIS TOMI PRIMI. Endex generum, specierum et synonimorun» Agave caespitosa Top. . » candelabrum Ton, . » Haynaldi Top. » paucifolia Top. . DM: 0A HORT- Ag one » Rumphi Horr. Bor. PAN. » Sartori var. Horr. Aloe agavefolia Top. » commutata Ton. . » grandidentata Horr. » latifolia Haw. . » Zineata var. A. Br. » macrocarpa Top. . » neglecta Ten. . » obscura Mi. . » percrassa Top. » saponaria Haw. » Schimperi Top. » tricolor Bax. . » virens Haw. BIANCAEA Top. . Biancaea ferox Top. » mimosoides Top. » sappan Top. . D) scandens Top. Botryanthus breviscapus Top. » pulchellus Top. » Sartorii Top. Bunchosia elliptica Ton. . . Caesalpinia ferox Hassur, » mimosoîdes Lam. . » sappan Linn. » scpiaria RoxB. Colea Commersonii Hort. » undulata Re. Erythrina caffra Top. . » insignis Top. » pulcherrima Top. . Duranta microphylla Desr. Duranta Plumieri Spr? » Plumieri Schauv. . » stenostachya Top. Fourcroya elegans Ton. . . . » Ghriesbrechtii VERSOHAFF. » pugioniformis VERSCHAFF. Gossypium microcarpum Top. Helleborine lingua Sr. et Mau. » longipetala Ten. » origlottis Pers. Iris Statellae Top. Muscari pulchellum HeLp. et Sant. Orchis macrophylla Coruvn. » lingua Axn. » lingua var. Linn. . . Reichardia decapetala Rox8. Serapias elongata Top. D) glabra Lapev. » hirsuta Lapey. o » lancifera Sr. AmANS. . » laxifltora Camus. . . . » lingua Linn. » lingua Rica. » lingua Bacs. » longipetala Porn. » oxiglottis Bert. 6 » pseudo-cordigera Moric. . STAPELIA . È Stapelia angulata Top. » atrata Top. a: ) defleca Horr. Bor. Lips. . » discolor Top. . 6 » fuscata Horr. Bor. ParM. » mutabilis Jaco. » neglecta Top. » Passerini Ton. D) scutellata Ton. ) trifida Top. » umbilicata Taur. 25 » 39-40 39 30 39 44 54 50 52 49 47 47 41 47 52 45 47 INDEX TABULARUM Tag. I. Biancea scandens Top. Tag. XI. Erythrina pulcherrima Top. » IL Erythrina insignis Top. fig. sup. Stapelia trifida Top. » II. Duranta stenostachya Top. » XII fig. med. Stapelia mutabilis Ton. » IV. Fourcroya elegans Top. fig. inf. Stapelia discolor Top. fig. sup. Botryanthus brevisca- fig. sup. Stapelia atrata Top. i pus Top. » XII fig. med. Stapelia scotellata Top. DIRE fig. inf. Botryanthus Sartorii fig. înf. Stapelia angulata Top. Top. » XIV. Gossypium microcarpum Top. » VI. Iris Statellae Top. » XV. Agave candelabrum Top. fig. sin. Serapias elongata Top. » XVI. Aloe Schimperi Top. » VIL fig. dext. Serapias lingua Linn. » XVII. Duranta microphylla Desr. var. luteola Top. » XVIII Aloe commutata Top. » VII. Agave caespitosa Top, » XI. Agave paucifolia Top. » IX. Aloe macrocarpa Ton. » XX. Bunchosia elliptica Top. fig. sin. Serapias longipetala » XXI. Aloe percrassa Top. a | Porr. var. pallidiflora Top. ) XXI. Colea undulata Ret. fig. dext. Serapias lingua Linn. » XXIII. Aloe agavefolia Top. | var. luteola Top. » XXIV. Agave Haynaldi Top. TODAIOREMBOTN I | FA w BIANCAEA SCANDENS Tod. ES CVisconli Li Ùi: A.Ficarrotta dis. TOD.HORT.BOT. PAN. _ AE C.Visconti Lit. BRVTHEINA INSEGNI diodo: A.Ficarrotta dis. Tab.II C.Visconti. Lit. DURANTA STENOSTACHYA Tod Tod Hort Bot. Pan. è i Tod.Hort Bot. Pan, FETI CÒ VAIL: i 7% vi UIL IALIA È % È set LITI marte te A 005 Ji FOURCR OVA EFLECANS I Tod Aia dis Tod.Hort. Bot Pan. I I Di Di I TabV (A BOTRYANTHUS BREVISCAPUS Tod. 5 | (90.. Cc Visconti Lit. 8 A.Ficarrotta dis BOTRYANTHUS SARTORII Tod. is. * A.Ficarrotta d pedi rat LES EL 3 d dee asa 5, ; 4 sa E (©) |; [d0) > TI Tod.Hort 0 OTabVII SERAPIAS LINGUA Lin. SERAPIAS ELONCATA Tod. (Visconti Lit. | (noe AFicarrotta dis TabVill RTIEIIEANIOITA ZII m pali A.Ficarrotta dis AGAVE COESEITOSA od. C. Visconti Lit. ALOE MACROCARPA Tod To i Hort Bot Pan v \f: dea CI Isconti ii. SERAPIAS LONCIPETALA Poll. À Ficarrotta dis. SERAPIAS LINGUA Lim: oz? Ta bod Tod. Hort.Bot Fan. cui at sar ERYTHRINA PULCHERRIMA Tod. ii A. Ficarrotta dis. ù Tod Hort Bot Pan. 7? Tab. XI STAPELIA TRIFIDA Tod. = A Ficarrotta dis. STAPELIA DISCOLOR Tod Tuvia ati STREET STAPELIA ANCULATA Tod. alal isiconte A.Terzi dis Ficarrotta Lit x n sO SSA pane aa TO CER PR SIA ca dis. A Ficarrotta lit Terzi À ICROCARPUM Tod “n GOSSYPIUM. M Lit.C.Visconti. GAVE CANDELABRUM Tod. Da È Tod Hort Bot Pan. 0. Visconti Lit ti: Tab XVI A. Ficarrotta dis. f TodHortBbottan., Tab XVII i Visconti Mi ; — DURANTA MICROPHYLLA Desf So | A Ficairetta da Tab XVIII MUTATA Tod Lg GO) Tod.Hort.Bot Pan. 0. Visconli Li Î AGAVE PAUCIFOLIA Tod Tal A.Ficarrotta dis. Rookie Pan 0. Visconti Lit. A. Ficarrotta dis. BUNCHOSIA ELLIPTICA Tod Tod Hort.Bot. Fan. ... Tab. XXI C Visconti bito ALOE PERCRASSA [oe o. Tod Hort Bot. Fan Tab XXII RT ans | —coua : ” ho ; A CRIMEA i VISI RAIN AREA x ron Tab XXI] l i RO a i A_Ficarrotta dis. C. Visconti Lit. AL 0 È AGAVE PO LIÀ - AGAVE HAYNALDI Tod HORSTbS BOTANICUS PANORMITANUS ——_— HORTUS BOTANICUS PANORMITANUS. SIVE PLANTA NOVZ VEL CRITICA QUZ IN ORTO BOTANICO PANORMITANO COLUNTUR DESCRIPTA ET ICONIBUS ILLUSTRATA AUCTORE AUGUSTINO TODARO Ex BARONIBUS GALIAE Regni Italie Senatore; Utriusque Juris ac scientiarum Naturalium Doctore; in Magna Suprema Curia Advocato; in Regia Studiorum Universitate Botanices Professore; Horti Regii Botanici Directore; diversorum ordinum equestrium Prefecto; variarum unionum scientie colentium sodale vel ordinario vel per literis conjuncto, TOMUS SECUNDUS (Sumptibus Auctoris) PANORMI. Ex officina typographica | Ex officina cromolographica IGNATII VIRZI. | CYRI VISCONTI. MDCCCLXXIX-XCII, O PUT I RUVATIMAORAT 2UDI7 pci | RENDITIMO FAV AVO RT AOTRUSODOVMATH o i orge nc iù Viana TARTRO LO 20410901 si } i i Ù È ì ANDESIA È î i - di a * = La Hi x 6 Lal DMRAUOTOMNITRSUDIUA î) x n -_ A i Ji Si ALTA i et iti î È DIE. ASD serra bigint fonia Riot fuiua deh Gigi opporre ensta siti detthpeltt Gipi Geol pol NEREO elit poni aipati at + leali br fior iis Spa eat ani olona avi daga. gitattitotvi matri Miu aisi any le GUARDIE umor ei: Virle aim; Index generalis. mu — Il genere Agave Agave spectabilis Tod. Erythrina Moori Tod. . Agave macrantha Tod. Il genere Arachmites Hoffmann Arachnites fucitlora Hoffm. var. panormitana » lunulata Tod. var. Benoitiana Aloe elegans Tod. Agave applanata Lem. » longisepala Tod. >» Willdingii Tod. Aloe fulgens Tod. Moraea sicula Tod. Agave multiflora Tod. . Aloe cernua Tod. Agave macroculmis Aloe Lanzae Aloe Rossi . 7 o 4 » Ù n Monitum Index generum, specierum et synonimorum paiezi eteozate, x bei # n È ritor ot abita a "int à santo sulz ssininole - Cono a batistzagi canbozog gala] IL GENERE AGAVE ASTE È o L Genere A gave è oggi costiluto da una riunione di specie, che si sono distinte “È in tre gruppi principali, sui quali si erano una volta costituiti tre generi, cioè Agave, Littaea e Manfreda; e siccome non di tutte le specie si conosce la loro inflorescenza, così coloro che si occupano di questo genere, collocano le stesse in varie divisioni, che non hanno alcun fondamento naturale, e ad ogni passo si vedono riunite le vere Agaveae alle specie del sottogenere Littaea; questa sistematica dispo- sizione delle specie è fondata sui caratteri delle foglie, appunto perchè non di tutte le specie la fioritura essendo conosciuta, le stesse si sono classificate secondo i caratteri delle sole foglie, che in questo genere ne offrono molteplici ed assai importanti. E bene a ragione i due generi Littaca e Manfreda furono riuniti al genere Agave, poichè i caratteri, sui quali erano fondati, non erano abbastanza solidi. Sebbene la Littaca geminiflora Tagliabue fosse, per la forma delle sue fo- glie e per i caratteri della sua inflorescenza, molto distinta dell'A. americana, Linn., | però molte specie, che sono simili per le foglie al gruppo dell'A. americana, hanno i fiori molto vicini alla Littaea geminiflora Tagl.; ed il passaggio della in- floresceriza delle Littacae alle Euagaveae è oggi anco dimostrato; lA. Haynaldi Tod. offre la prima gradazione, nella quale i fiori della spica allungata lungi di essere sessili, o quasi sessili, sono, al contrario, sostenuti da un peduncolo comune, al cui apice stanno attaccati molti fiorellini. Più spiccato sarebbe il sottogenere Manfreda per il carattere della sua inflore- scenza a fiori solitari disposti in un racemo semplice, e per la consistenza erbacea del loro fusto; ma nè l'uno nè l’altro carattere ci sembrano tali da poter servire alla costituzione di un genere distinto. Tod. Hort. Bot. Pan. Tom. IL 1 5, 4 La distribuzione delle specie desunte dai caratteri delle foglie, colla quale si col- locano in unico gruppo quelle che, per la loro inflorescenza, costituirebbero ora un'Agave ed ora Liftaea, non può esser mantenuta che provvisoriamente sino a quando di tutte le specie saranno conosciute le varie parti del fiore; ma alla fine ogni sottogenere dee essere caratterizzato per l’inflorescenza, e per i suoi verticilli fiorali, e per avere i suoi gruppi secondarii desunti dai caratteri delle foglie. Un gruppo principale delle Agaveae è quello, cui appartiene A. americana che è il tipo del genere, alle quali sono affini YA. mexicana Lam. , e lA. Milleri Haw.; esso è caratterizzato per la sua inflorescenza a pannocchia, della quale l’asse principale si divide in rami secondarii, che tornano nuovamente a suddividersi. Un altro gruppo ancor esso molto ben pronunciato è quello, a cui appartiene l'A. candelabrum Tod., che noi avevamo creduto doversi riferire secondo la classificazione dell’insigne monografo Jacobi alle specie della sezione terza della Ceratocanthae, da lui distinte col nome di subcoriaceae, mentre ora visti sviluppare i bulbetti, ed osservato il loro aspetto, allorquando si coltivano in vaso, e dopo di avere osservato la figura, che da il Baker dell'A. laxa Karw. nel Gardener's Chronicle, ritenghiamo doversi riferire alla sesta sezione dal detto Jacobi appel- lata canaliculatae, cioè alla flexiles viviparae del Baker, sezione costituita da specie molto affini tra di loro, in effetto allorquando si pubblicò VA. candelabrum, furono da noi presentite Ie affinità di questa specie con l'A. Rumphii Hasskarl e colle specie affini che appartengono a questo gruppo. Ma è impossibile, che questa sezione potesse convenientemente essere illustrata, se pria delle varie specie, che la compongono, non si conosce la loro inflorescenza; e le piante non sono coltivate in piena terra, o in vasi di tale grandezza, che le stesse possano raggiungere il loro completo sviluppo. Nessuno oserebbe dire che, vista Ja figura 150 che da il Baker della sua A. vi- vipara, questa pianta potesse appartenere ad una specie di questa sezione, che ha per tipo l'avere il carattere di essere il tessuto delle foglie più sottile, meno carnoso, e più flessibile di quelle, che appartengono ai due gruppi delle coriaceo-carnosae, e che la forma delle stesse fosse lineare ensiforme ; caratteri che bene si attagliano alla figura, che l’istesso insigne autore da della A. laxa (fig. 151). Tutte le specie, che noi possediamo di questa sezione, hanno appunto le foglie con- figurate come nella A. laxa, cioè più o meno lineari - ensiformi ; quantunque il carattere, di esser recurve sia nell’età giovine, sia nell’adulta, non si attaglia alle stesse; ma nessuna nello stato giovane presenta le foglie come quelle, che dal Baker sono figurate nella A. vivipara, la quale sembrerebbe piuttosto una specie a foglie lencea- late-oblunghe, come nell’A. sobolifera, anzichè una specie a foglie lineari-ensiformi, per come d'altronde sono rappresentate nella tavola del Rumfio, se questa rap- 3: 3 presenta effettivamente una specie del genere Agave, del che è ancor molto a dubitare. Nè noi abbiamo tuttavia potuto stabilire un giudizio diffinitivo intorno alla specie descritta dal Linneo col nome di Agave vivipara, che si riporta a questa sezione; diremo la nostra opinione in uno dei futuri fascicoli; quel che possiamo sin da ora asserire è che il sinonimo del Rumfio non può apprestare un elemento sicuro a riconoscerla. In quest'anno nel nostro giardino botanico sono fiorite tre diverse specie che appar- tengono al gruppo dell'A. candelabrum cioè al gruppo della flexiles viviparae del Baker, le quali noi andremo ora successivamente ad illustrare; ed in questo fa- scicolo ci occupiamo della più bella di esse, che abbiamo effigiato nella tav. XXV. AGAVE SPECTABILIS ron. pui epoca cave A. vivipara, caulis parte foliata brevissima, florifera elongata, in tertio superiore paniculam obovatam, obtusam, basi angustatam gerente ; foliis erectis, longissimis, perglaucis, late linearibus, in apicem lanceolatum spina cornea, conico-subulata, costaneo-fusca terminatum, excurrentibus; basi latiu- sculis, tumidiusculis, supra basin vix constrictis, a basi ad medium planiusculis a medio ad apicem canaliculatis, subtus convexis, margine explanato, prope apicem excepto, per totum erebre dentato, dentibus castaneo-fuscis, spinescen- tibus, cameis, antice incurvatis, basi dilatatis; bracteis triangularibus, acuminatis sub anthesin apice tantum exiccatis, invicem remotiusculis; perigonii laciniis tubo subgloboso basi et apice laeviter constrieto vix longioribus, ovario bre- vioribus, linearibus, obtusis, concavis, sub anthesin omnino flaccidis, tribus exterioribus vix latioribus; capsulis subellipticis basi et apice vix angustatis. Fioritura. Nella stagione estiva. Abitazione. Probabilmente origina dal Messico, e coltivata nell’Orto botanico col nome di A. laxa var. densiflora. Descrizione. La parte del fusto rivestito dalle foglie normali pria di fiorire costi- tuisce un vasto cespite alto due metri e mezzo circa, composto di foglie numerose lunghe sino a due metri e dieci centimetri, all’epoca della inflorescenza si solleva dal centro la parte del fusto fiorifera, che a partire dalla superficie del suolo si eleva sino a sette metri .e mezzo In circa, e principia ad emettere rami fioriferi a circa quattro metri; le foglie sono completamente transformate in brattee a un metro cd ottanta centimetri a p Le foglie normali sono di una estrema bellezza, e primeggiano fra tutte quelle da noi cono- sciute; allorquando la pianta fiorisce sono nel numero di 180 in circa, lunghe ordinariamente al DEFGNRTO 3: x di là di due metri di un verde glauco, molto allungate; alla base carnose fibrose, ed ivi si dilatano un poco, alquanto tumide nel centro della pagina superiore, e coi margini del tutto spianati, Fasciculus XIII, editus octobre 1879. artire dal suolo. 5 immantinenti si restringono un poco, e la tumidità del centro va successivamente a sparire, larghe alla base circa dodici centimetri e nel loro maggiore restringimento cent. 10 %; po- scia principiano insensibilmente a dilatarsi, e la loro maggiore larghezza è di 18 centimetri, finalmente si restringono, e si protraggono in un apice lanceolato; a misura che si va dalla base all’apice la tumidità del centro della foglia si attenua, siechè poi sparisce, e la consi- stenza dalla foglia diviene pergamineo-fibrosa come nel margine; presso ai due quinti della sua lunghezza la pagina superiore da piana diviene canaliculata nel centro, coi margini spianati, per perdere poi questo carattere verso il quinto superiore; indi verso l’apice, dove la foglia bruscamente si restringe, torna ad esser canaliculata, però coi margini eretti, i quali, lungi di esser muniti di denti, hanno un margine quasi corneo, continuo, che va ad attaccarsi alla spina terminale, la quale alla base è escavata e nel resto subulata; la escavazione è in con- tinuazione al canale della foglia; i denti, il.margine continuo, e le spine hanno un colorito di castagno ma assai fosco. I denti sono cornei, pungenti, compressi, avvicinati fra di loro, falcati con una larga base, ineurvati verso l’apice della foglia; i più sviluppati sono posti la dove la foglia è più slar- gata, verso la base sono rimpiccoliti, all'apice si abbreviano, ma la loro base si slarga sino a che spariscono dilatandosi in un margine ristretto continuo, corneo, senza alenna sporgenza. La pannocchia è piuttosto breve in rapporto alle specie vicine, obovata, ristretta verso la base, ed è costituita da circa 25 rami, quelli inferiori molto più brevi, e più discosti tra di loro; a misura, che sono siti nella parte superiore del fusto, sono più vicini tra di loro e più lunghi quelli del mezzo, poi verso l’estremità della pannocchia si raccorciano; il più lungo è il quattordicesimo ramo a contare dalla base di essa pannocchia. i La parte inferiore del fusto fiorifero al di sotto della pannocchia è rivestita di brattee triangolari, acuminate, carnose e verdi durante l’antesi, meno nel mezzo della loro estremità, che solo si disecca; sotto la pannocchia sono più brevi della distanza, che le separa dall'altra, che sta nella stessa linea verticale in un punto inferiore; la transformazione delle foglie normali avviene bruscamente, però le brattee, che si sviluppano in vicinanze delle foglie normali sono un poco più lunghe. i I rami della pannocchia sono tricotomi lunghi sino a cent. 40, il ramo secondario centrale torna tantosto a dividersi in due, e l’uno dei due rami torna a suddividersi in altri due, in guisa che si suddivide in rami alterni, di cui l'inferiore più lungo, e quello superiore più breve, onde il ramo centrale resta il più breve; all'apice ciascuna suddivisione torna reiteratamente a suddividersi sino a che sopporta due o tre fiori quasi sessili. Ogni ramo secondario ha circa 40 fiori onde ogni ramo primario ne sopporta 120; vi sono rami primari che arrivano anco a sopportare 150 fiori e più ancora. Ogni divisione alla base è munita di una brattea semi-amplessicaule, raccorciata, disseccata e scariosa quasi sin dal suo nascere, e si abbrevia sempre a misura che da basso si ascende in alto; i rami secondarii chie poi sopportano i fiori, a partire dall'angolo superiore dell'ascella della brattea sino alla loro suddivisione se- gnano 65 mill., poi si vanno a poco poco raccorciando, e molto sensibilmente in vicinanza della divisione, che sopporta il fiore, sicchè i fiori sono quasi sessili, ovvero hanno un pedi- cello assai breve; il fiore di ogni ultima divisione della pannocchia è sprovvisto delle brat- teole, e, dove l’ovario si inserisce sul peduncolo, vi è un leggiero restringimento. Tod. Hort. Bot. Pan. Tom. II. 2, 6 I fiori hanno un colorito verde-giallognolo assai sbiadito, e spirano un odore molto spic- cato e nauseoso; nell'interno del tubo vi è in gran copia un liquido incolore di cattivo sapore. i Il perigonio inferiormente è aderente coll’ovario, ed esattamente lo riveste, terminato lo ovario si restringe leggermente, poscia si dilata tuttavia saldato in un sol pezzo, e costi- tuisce il tubo, nella cui parte interna verso la mettà stanno attaccati gli stami, ha una forma quasi globosa; esso è costituito da sei pezzi più interni, e tre più esterni, che si soprappon- gono coi loro margini, e si saldano sopra il margine dei tre più interni, e sulla parete esterna del tubo vi formano sei solchi, dei quali tre appena pronunciati, e tre più rilevati; le laci- nie esterne sono più larghe; indi tutte e sei nel rimanente della loro lunghezza sono libere tra di loro, ed alla loro base formano un leggiero restringimento all'orificio del tubo; sono carnosette, meno però nel margine, tutte e sei lineari, leggermente concave, ottuse, che si avvizziscono appena sbucciate; quando sono disseccate le tre più interne al di sopra dell’ori- ficio del tubo si mantengono in vegetazione per un breve tratto più pronunciato che nelle tre più interne. L'androceo, ed il gineceo sono quasi simili nel loro colorito a quello della corolla, ma la tinta giallognola è prevalente. Gli stami sono leggermente compressi nella parte inferiore, nel dippiù subulati, molto as- sottigliati sull’apicc, eretto-patenti, lunghi 6 centimetri; le antere sono lineari, inserite al fi- lamento nel centro del loro dorso, versatili, biloculari, longitudinalmente deiscenti, lunghe due centimetri; il polline è giallo. DI L'ovario è oblungo, ed ha tre centimetri di ‘lunghezza; il suo diametro non raggiunge un centimetro, quasi cilindraceo, e durante l’antesi è solcato da sei linee incavate, che sono la continuazione dei solchi del tubo del perigonio, ma meno pronunciate ed appena sorpassano la sua mettà superiore, dopo l’antesi questi solchi già sono spariti per l’ingrossamento delle sue parti; lo stilo si solleva dal fondo del tubo, e dopo l’antesi raggiunge l'altezza degli stami, arrotondato, ingrossato all'apice, nel cui centro, vi è lo stigma, costituito da tre solchi, che si irradiano verso la circonferenza , coi loro margini frangiati da una serie di glandule pa- pillari, bianche, diafane, onde i solchi compariscono come ciliati. x La capsula matura è poco più grossa di una noce, colle estremità un poco aguzze. Spiegazione della Tavola KXY 1. Pianta rimpiccolita. 8. Fiore dopo l’antesi, 2. Base della foglia. 9. Fiore appena sbucciato. 3. Tratto della foglia al di là della 10. Fiore tagliato verticalmente. mettà della sua lunghezza ve- 11. Pistillo, duta dall’apice. . 12. Stame dopo l’antesi, 4. Apice della foglia. S. Lacinia esterna del perigonio. 5. Taglio transversale della foglia, 14. Lacinia interna, 6. Brattea. 15. Capsula, 7. Fiore in buccia. ERYTHRINA MOORI ron. Tap. SEITVI. E. fruticosa, pallide-virens in caule ramisque hinc inde remote aculeata; foliis utrinque glaberrimis, longe petiolatis, subtus ad petiolum, et nervos acu- leis tenuibus paucis munitis; foliolis lateralibus inaequilateralibus subovato- rhombeis, intermedio rotundato-rhombeo, racemis axillaribus in extremitate caulis enatis, longepedunculatis, cylindraceis, apice subinterruptis; floribus cernuis intense coccineis subverticillatis; calyce tubuloso, truncato, sub anthesi uno vel utroque latere fisso, obsolete dentato; vexillo brevissime unguiculato connivente, fere recto, late lineari, carina vix ac ne vix in medio caolita, basi et apice bidentato libera, alis intra calycem occultatis et calyce ipso lon- giori; staminibus usque ultra medium in vaginam superne fissam coalitis, quinque longioribus, quatuor brevioribus, vexillari longitudine intermedia, basi a vexillo amplexis, superne ab ora ejusdem vix exertis; leguminibus stipi- tatis pendulis, seminibus paucis, fuscis, opacis, majusculis. Fioritura. Nell'autunno; nei mesi di Settembre ed Ottobre. Stazione. Probabilmente delle Indie. Osservazione. Noi ottenemmo questa pianta, che sarà di un grandissimo ornamento nei nostri giardini, per mezzo dei semi, che ce ne inviò l'illustre botanico or ora defunto, Dr. David Moore, compresi in una collezione delle Indie, e dalla Australia, e qualificata col nome di E. superba; richiesto il donante a darci schiarimenti sulla provenienza di questi semi, e se esistesse descritta una specie di Erythrina col nome di superba, per quanto indagini avesse potuto fare non potè darci, che una risposta negativa. A. noi non è stato pos- sibile di ottenere risultati migliori; nelle indagini da noi direttamente fatte col nome di E. su- perba abbiamo ottenuto da qualche agricoltore una varietà dell’ E. cristagalli. Abbiamo creduto di rendere un omaggio al detto insigne botanico dedicandola allo stesso. i) Descrizione. La pianta coltivata da qualche anno in piena terra costituisce un frut- tice che ha un fusto, diviso quasi sin dalla sua base che sorpassa l’altezza di un uomo, ar- rivando in atto a misurare poco più di due metri e mezzo. Questi fusti, che partono quasi dalla radice sono poco rameggiati, nella loro giovane età, come i rami hanno un colorito verde assai sbiadito, inferiormente misurano 14 cent. di circonferenza, e verso l'apice ne hanno 5; nel suo luogo natale la pianta deve acquistare proporzioni assai più vaste; poichè presso di noi nell'inverno arresta la sua vegetazione e perde le foglie, e non la riprende che a prima- vera molto avanzata; in effetto la radice è molto sviluppata ed ha proporzioni maggiori : col- tivata la pianta in vaso non è mai fiorita e mantiene proporzioni di gran lunga minori. I rami sono in poco numero, simili alla parte giovine del fusto; nel loro primo sviluppo hanno piccoli aculei molto gracili che nell'età adulta persistono e si induriscono conservando l’istesso colore del fusto. i Le foglie sono pinnato-ternate, glabre in tutte le loro parti. Il picciuolo principale è arrotondito, ed è lungo 32 centimetri dalla sua base sino al punto dove sono inseriti le due foglioline, che costituiscono la prima coppia delle foglie, da questo punto esso si prolunga ancora e svolgendosi per altri 11 centimetri si articola, e sviluppa il picciuolo della fogliolina media, dal punto dove sono inseriti i due piccoli delle due figlio- line laterali sino all’apice della figliolina intermedia ci sono altri 32 centimetri; sicchè dalla base del picciuolo principale le foglie arrivano ad avere la lunghezza di 64 centimetri ; li picciuoli secondarii delle due foglioline laterali sono levigati, di un verde più intenso del picciuolo principale sul quale sono inseriti, ivi sotto ciascuno picciuolo speciale si sviluppa una glandula quasi conica, lunga poco più di un millimetro, esattamente levigata : il pic- ciuolo secondario proprio della fogliolina centrale è del tutto simile al picciuolo speciale di ciascuna fogliolina laterale, però lungi di nascere al di sotto dello stesso una sola glandola, ne nascono , precisamente sotto alla sua articolazione, due apposte fra di loro , conformi a quelle, che si sviluppano nella prima coppia; nella superficie superiore di questo verso la metà della sua lunghezza si manifesta un solco leggermente pronunciato, come alle volte le due glan- dole alla loro estremità sono escavate, e si restringono verso la base; non ci è stato lecito di vedere sorgere dal centro di questa glandula, una piccola fogliolina, per come qualche volta abbiamo osservato in altre specie di questo genere. Nel dorso del picciuolo principale si sviluppa qua e la qualche raro aculeo , assai breve, deltoideo, che termina in una punta acuta; essi sono molto delicati nella loro consistenza picciuoli speciali di ciascuna fogliolina; sono privi di questo aculeo. Il picciuolo principale alla sua base ha un cuscinetto molto ingrossato, avendo una circon- ferenza quasi doppia. Lé foglioline sono penninervi, coi due nervi laterali inferiori opposti, cogli altri quasi op- posti, poichè uno si sviluppa un poco discosto dall'altro; queste nervi laterali tutti si colle- gano fra di loro per mezzo di vene, le quali si scorgono appena nella pagina superiore. Le due laterali sono inequilatere, la mettà inferiore, che guarda la base del picciuolo princi- pale è semirombea, l’altra mettà semi-ovato-ellittica, e terminano in una punta acuminata, leggermente ondolate nel margine, lunghe 17 centimetri, larghe 14 centimetri e mezzo. La fogliolina media è orbiculato-rombeo, con i due angoli laterali ottusissimi, oscuramente ine- Fasciculus XIII, editus octobre 1879. 9 quilatere acuminato, e leggermente anco essa ondolata nel margine, lunga 18 cent. e ,, larga 17 cent. e ‘4. Nella nervatura media alle volte si sviluppa qualche aculeo, ma molto più piccolo di quelli che si sviluppano nel di sotto del picciuolo. Le stipule sono lineari assai brevi e caduche appena dopo lo sviluppo delle foglie. L’inflorescenza è in un racemo spiciformè allungato , sopportato da un lungo peduncolo; i fiori sono inseriti sull'asse del racemo, a distanze disuguali, e muniti di un breve pedi- cello, e nascono da uno a tre nella ascella di una piccola brattea, lineare, assai angusta, che si dissecca, e cade anche pria della antesi. Il peduncolo che sormonta il racemo è lungo al di là di 25 cent. sino al punto in cui svi- luppa i fiori, valido in rapporto all’asse su cui è inserito, ingrossato alla base; la parte fiorifera eguaglia in lunghezza la mettà della parte non fiorifera; i pedicelli, che sopportano i fio- rellini sono lunghi circa un centimetro, di un color castagno fosco, pubescenti, patenti du- rante la fioritura; ma che tendono a ripiegarsi in giù; ed i legumi fertili pendono in giù dall'asse del racemo; i fiori hanno un color coccineo molto splendido, sicchè l’ intera pianta riesce di bellissimo effetto ornamentale durante la fioritura. Il calice, mentre che la corolla principia a svilupparsi, ba una forma oblunga, ed è ri- stretto verso l'apice, e manifesta qualche dente disuguale; poi dallo sviluppo della corolla è costretto ad allargarsi, e si lacera da uno o da entrambi i lati; è lungo 10 mill., carnoso, fer- rugineo, coperto di peli molto brevi dell’istesso colore. Il vessillo è di color coccineo assai vivo, lungo tre cent. e 14; le due mettà si ripiegano avvicinandosi l'una all'altra, e sono conniventi nella mettà inferiore, onde esso abbraccia la carena e le ali, e gli stami, che sono appena sporgenti per la mettà superiore, onde forzano le due mettà del vessillo a scostarsi; le ali sono anco esse un poco sporgenti per i loro apici; se la lamina fosse interamente spiegata sarebbe larga due centimetri circa, ma essendo piegata in due mettà, apparisce larga un centimetro circa; si restringe alla base in un ugno brevis- simo, e prende un colorito bianco con una tinta verdognola, ed all’ esterno ha per un brevissimo tratto una sfumatura di color pavonazzo; nella sua parte interna ha molte strie giallognole che lo percorrono dalla base all'apice, e quella che corrisponde al nervo mediano è molto più pronunciata. Le ali sono quasi racchiuse dentro del calice, piccole, bianco di perla, quasi diafane, allun- gato-ellittiche, lunghe circa 8 millimetri, ristrette verso la base e leggermente inequilateri, e percorse da vene sottilissime appena pronunciate sotto la lente; alle volte, ma assai raro, incise in uno dei lati. 1 petali della carena sono appena e non appena saldati fra di loro, si separano facilmente; e rimangono completamente disgiunti alla base ed all'apice: nella saldatura hanno una linea di color coccineo, nel rimanente sono bianchi con una tinta giallognola e con una macchia laterale triangolare di color pavonazzo , sono semi-ovati , colla base rotondata, e si restrin- gono nella mettà superiore e terminano in una punta, che non saldandosi con la punta dell’altro petalo la carena all'apice è bidentata, se i due petali fossero spianati, e congiunti fra di loro segnerebbero ina circonscrizione romboidale; ogni petalo è lungo un centimetro e mezzo, largo 6 millimetri circa. Gli stami sono 10, diadelfi, nove si saldano per la loro mettà inferiore in una vagina di . Tod. Hort. Bot. Pan. Tom. Il. 3 10 color bianco sporco; aperta superiormente, onde nel rimanente sono liberi, filiformi, con una tinta ceruleo-violetta; quattro più brevi, cinque più alti; lo stame libero è più lungo dei quattro più brevi, più breve dei cinque più lunghi. Le antere sono lineari molto piccole, attenuate nel terzo inferiore della loro lunghezza; il polline è giallo. Ì Lo stilo è filiforme, incurvato all’apice e si assottiglia in una punta aguzza, colorato co- me la parte libera degli stami, ma un poco più intensamente; lungo circa 30 millimetri, raggiungendo la lunghezza dello stame vessillare, pubescente nella sua parte inferiore; lo stigma è piccolo. L’ovario racchiude molti ovoli, di forma allungata, pubescente, sostenuto da uno stipite, avente 6 millimetri di lunghezza. Avverata la fecondazione , l’ ovario cresce rapidamente in lunghezza e prende una forma lineare, ed all'apice è terminato dallo stilo che persiste; se gli ovoli rimangono tutti infecondi, si dissecca e cade di unita al peduncolo che lo sopporta; se qualche ovolo è fecondato, allora il peduncolo si ingrossa, e l’ovario si transforma in un legume compresso che da una base ristretta va gradatamente dilatandosi verso il punto dove sta l’ovolo fecondato, ed ivi divie- ne turgido, indi torna ad appiattirsi a partire dall’ovolo fecondo e termina in una punta aguzza sormontata dallo stilo, che quantunque si dissecchi, tuttavia persiste. Gli ovoli, che ordinariamente sono fecondi, sono quelli situati verso l'apice; nell’ovario, DI a misura che s’ingrossa, la peluria ferruginosa, della quale è ricoperto, va mano mano sece- dendo. Il calice, e qualche petalo della corolla, non ostante che si disseccassero, persistono tutta- via nel frutto. Spiegazione della Tavola KEVI 1, Parte superiore della foglia. 9. Carena ed ali. 2. Picciuolo. 10. Stilo. 83. Ramo dove è inserita la foglia, 11. Brattea dei pedicelli. 4. Racemo. 12. Stipola. 5. Base del peduncolo. 18. Base del picciuolo colle stipule. 6. Fiore veduto lateralmente. 14, Ala lateralmente incisa. 7. Fiore veduto di prospetto. 15. Frutto. 8. Androceo e Gineceo. 16. Seme. 1l ANTA zop. A. ($ Littaea) caule humili, (1, metr. 40 cent.) crasso basi brevi tractu foliato; foliis in parte inferiori caulis enatis paucis, glaucis, arcuatim ascen- dentibus, spathulatis, in medio dilatatis, a quarta parte superiore angusta- tis, in apicem acuminatum, spina valida fusca superne canaliculata termina- tum, excurrentibus; ad basin percrassis, subtus subrotundatis, superne semi- rotundato-depressis, in pagina superiori concavis, ad medium fere cocleatis, - lateribus explanatis, subtus in medio convexis; junioribus margine tenuis- simo, deinde, praeter apicem, fere obsoleto, undique dentato spinoso cinctis: spinis corneis, varie incurvatis, acutissimis, parviusculis, basi dilatatis, in parte superiori caulis invicem remotis, abbreviatis, reductis, deinde in bra- cteas parvas ovatas, basi fere deltoideas ad apicem callosas habeuntibus; floribus sessilibus, magnis, in singulas axillas bractearum enatis , bibracteo- latis, tubo ovario breviori, incurvo, angulato, sepalis carnosis, late lineari- bus tubo duplo longioribus, patentibus, subreflexis, ad apicem tuberculo exiguo, pilis brevibus densis, albis induto, praeditis, coeterum glabris; sta- minibus filiformibus apice subulatis, laciniis perigonii fere duplo longiori- bus, stylum aequantibus; capsula parva, angulata, acutiuscula. Fioritura. Marzo ed Aprile. Abitazione. Probabilmente nel Messico. Osservazioni. Coltivata nel Real Orto Botanico col nome di A. chiapensis. Hort. Belg. dalla quale differisce, perchè la parte inferiore foliifera non può dirsi caulescente, ma acaule, non essendo le foglie disposte che sullo spazio di 30 centimetri. 12 Si coltiva nel Real Orto Botanico un'altra specie d’Agave sotto il nome di A. chiapensis la quale non è la stessa pianta, ma ancora non avendo fiorito non possiamo affermare, se essa è realmente l'A. chiapensis descritta dal Jacobi. La pianta non ostante che avesse fiorito dalla parte superiore del fusto, ha persistito dopo la fioritura, e dalla parte inferiore del fusto, dove vi erano le foglie, ha emesso due rami laterali che fra breve andranno a fiorire. Descrizione. Il fusto è semplice, perpendicolare, rotondo, è poco elevato arrivando a un metro e mezzo di altezza; ma in proporzione è molto grosso misurando più che 40 mill. di diametro al di sopra delle foglie, che ne rivestono la parte inferiore per un brevissimo tratto di 30 cent., nella parte superiore sviluppa poche brattee, molto discoste tra di loro; fiorisce soltanto per un breve tratto nella parte superiore. Le foglie, che si sviluppano nella parte inferiore del fusto sono poco numerose; arrivano appena a circa 46, glauche, e costituiscono una piccola rosetta, avuto riguardo alle conge- neri, in rapporto al fusto segnano una direzione ascendente; la forma è spatulata largamente dilatata al di sopra la mettà, e poscia nella loro quarta parte superiore si restringono_e si attenuano in una punta acuta, terminata da una spina cornea, valida, lunga 20 mill. di color di castagno fosco, solcata nella parte superiore; alla base sono molto ristrette, ma molto crasse, rotondate al disotto ; depresso-rotondate nella pagina superiore; concave, nel centro quasi cocleate, coi margini molto spianati; al di sotto convesse; quando sono giovani sono circondate da una linea marginale, quasi cornea, molto tenue, e quasi continua; ma con l'età, questo margine, meno dell'apice, ove sempre persiste , diviene appena pronun- ciato; e nelle foglie superiori sparisce completamente tutta questa linea marginale, in essa si svi- luppano denti corneo-spinosi, acuti, piuttosto piccoli, avente la base dilatata in forma di un triangolo, poco distanti fra di loro; verso la base questi denti sono più piccoli, più ravvici nati fra loro; variamente incurvati nella mettà superiore; le foglie situate in un ordine superiore si rimpiccoliscono, essi transformano, prendendo una configurazione oblunga con l'apice lan- ceolato, terminato da una spina simile a quella delle foglie inferiori; alla base sono slargate ed abbracciano il fusto, e la lamina verso i due lati si ripiega sopra se stessa e vi produce come due avvallamenti. I fiori sono sessili situati a due a due nell’ascella della brattea comune, la quale è ovata-del- toidea, concava, variamente increspata, verso l'estremità termina in una punta callosa, dalla quale si sviluppa un prolungamento lineare, acuminato, fosco-castaneo, che si dissecca durante la fioritura, con un margine quasi secco sin dal suo primo sviluppo, ristretto alla base, più pronunciato e colorato verso la parte superiore, munito di piccole callosità a RAnoTeonti, nella sua superficie è percorsa longitudinalmente da piccole rughe. I fiori sono i più grandi delle varie specie, sinoggi fiorite nel giardino, hanno un color giallo all’interno ma un po' fosco; allo esterno sono ancor gialli, ma percorsi da una fascia di color fosco; inferiormente hanno un tubo giallo con una tinta verdognola con qualche macchia fosco-porporina con sei angoli ottusi, lungo circa dieci mill., leggermente in- curvato. 13 A I sepali sono molto carnosi, patentissimi, ripiegati un poco indietro, largamente lineari, lun- ghi circa 40 mill., terminano in una punta ottusa più carnosa, che il rimanente della lamina, e nel centro dell’apice hanno un tubercolo appena pronunciato, coperto di peli molli, brevi, bian- chi; nel rimanente, come tutt’altre parti del fiore, glabre; sotto il tubercolo vi è un piccolo fossetto: i tre esterni larghi 13 mill. circa, fosco-porporini, con una tinta giallognola, con un margine ristretto color giallo; i tre interni sono larghi 16 mill. di color giallo, per- corsi nel loro dorso da una fascia callosa fosco-porporina. Il colorito fosco dei petali non è continuo, ma è come una tinta fosca, che si soprappone al color giallo, lasciando transparire piccoli punti gialli appena visibili colla lente. Gli stami sono fosco-porporini , screziati in tutta la loro superficie da linee longitudinali giallognole; sono inseriti sull’orificio del tubo, lì dove questo si divide in sei lacinie, patenti, lunghe da circa 85 mill., filiformi ed assottigliate verso l'apice. Le antere sono lineari, aventi la lunghezza di circa 30 mill., biloculari, cogli apici delle logge liberi, e si aprono longitudinal- mente; hanno una tinta porporina più pronunciata degli stami, i quali sono attaccati al fila- mento nel centro del loro dorso. Il polline è giallo. Lo stilo eguaglia quasi in lunghezza gli stami, e parte dal fondo del tubo; è più robusto, e più intensamente colorato degli stami, meno però sereziato di questi, poichè le macchie sono più piccole; all'apice si ingrossa leggermente, ed è quasi capitato, con tre angoli esterni ottusissimi, che nella parte superiore sono meno pronunciati; lo stigma è trifido leggermente, papilloso, e si prolunga all’esterno scorrendo nei solchi, che vengono costituiti dagli angoli dello stilo. L'ovario è arrotondato, angolato, più lungo del tubo, che lo sovrasta; più breve dei sepali, avendo 25 mill. di lunghezza, incurvato , ed obliquamente inserito sul pedicello, che lo congiunge al fusto, oltre della brattea comune, nella cui ascella si sviluppano i fiori, è prov- visto da due altre brattee speciali, che stanno addossate all’ovario, di una consistenza molto più sottile della brattea principale, di un color verde giallognolo, disuguali tra di loro; l'una più grande, e l’altra più piccola; la più grande è ovato-lanceolata, e termina in una punta acuta, la più piccola lanceolata, ed acuminata. ' La capsula è ovata trisolcata con tre angoli ottusi e rilevati, e termina in una punta acuta, I semi non raggiunsero la loro maturità. Spiegazione della Tavola KXYII 1. Segmenti di una foglia delle più grandi. 4. Fiore in bottone accompagnato dalle due 2. Segmento del tronco accompagnato dalla brattee speciali. foglia trasformata in brattea. 5. Brattea con due fiori ascellari. 8. Taglio verticale della foglia al di sopra 6. Fiore tagliato verticalmente. della base per vedere la sua consistenza. 7. Stilo. 8. Stame. 14 IL GENERE ARACHNITES HOFFMANN. Linneo nel Systema naturae (edit. 1. ann. 1735), ove si occupò delle Or- chidee di Europa, le distribuì in sette generi cioè Orchis, Satyrium, Ophrys, Neottia, Herminium, Serapias, Cypripedium. Questi generi rimasero immutati pria che fosse comparsa alla luce la prima edizione della Species plantarum (ann. 1753), dove i generi Neottia ed Herminium scompariscono, e le specie riferibili a questi due generi sono registrate sotto il genere Oplrys: onde questo genere racchiude le specie seguenti, che oggi sono considerate come tipi di generi distinti a meno di due specie, che sono riunite sotto unico genere. Dall’enumerazione, che segue, si rileva quali sono le specie linneane spon- tanee di Europa del genere Op4rys, ed a quale genere esse oggi si rife- riscono. 1. Ophrys nidus avis Linn. (Neottia nidus avis C. L. Rich.) 2. Ophrys corallorhiza Linn. (Corallorhiza innata R. Brown). 8. Ophrys spiralis Linn. (Spiranthes aestivalis et autumnalis C. L. Rich.) 5. Ophrys ovata Linn. (Listera ovata R. Brown). 8. Ophrys Loeselii Linn. (Liparis Loeselii C. L. Rich.) 9. Ophrys paludosa Linn. (Malaxis paludosa Sw.) 10. Ophrys monophyllos Linn. (Microstylis monophyllos Lindl.) 11. Ophrys monorchis Linn. (Herminium amonorchis V. Brown). 12. Ophrys alpina Linn. (Chamaeorchis alpina C. L. Rich.) 14. Oprhys anthropophora Linn. (Aceras anthropophora R. Brown.) 15. Ophrys insectifera Linn. (Ophrys aranifera Huds. et Ophrydum species 15 Ma pria che le illustrazioni di questo genere avessero raggiunto quel grado di perfezione, che oggi si hanno, subirono da coloro, che si occu- parono di questa famiglia, varie modificazioni. Il primo, che dopo Linneo avesse riformato il genere 0p4rys, fu lo Sco- poli nella sua /ora carniolica, tanto nella prima, che nella seconda edizione. Egli nella prima edizione era ancora avverso all’ introduzione dei nomi linneani; seguace ed amico dell'Haller critica i generi stabiliti dal Linneo, e segue le idee dell’Haller, e quindi costituisce a suo modo il genere Orchis, sotto il quale registra molte specie del genere Op4rys di Linneo; nel genere Ophrys lascia talune specie linneane fra le quali l'Op2rys ovata, O. cordata, TO. nidus avis, e vi unisce ancora la Serapias helleborine di Linneo; e se- guendo ancora l'Haller la divide in tre specie, le quali oggi sono riferite al genere Aprpactis; riconosce il genere Serapias del Linneo, sotto il quale regi- stra la S. Zongifolia: cioè le specie che oggi sono riconosciute col nome di Cephalanthera. Nella seconda edizione egli adottò i nomi linneani; ed enumerando una nuova Orchidea ammette il genere Corallorhiza, che, seguendo la nuova no- menclatura, appella Coralloriza Neottia, dimenticando i precetti linneani intorno ai nomi specifici. Posteriormente alla prima edizione, e pria che fosse pubblicata la seconda edizione della flora carniolica, il Crantz nei suoi fascicoli Stirpium austriacarum nel sesto di essi si occupa della famiglia delle Orchideae, e discorre dei generi che devono costituire quest'ordine naturale. 1 Egli è ancora ammiratore dello Haller, e ne transerive le di lui parole ac- cettandone quasi interamente le idee, come egli stesso confessa omnia fere assumpst; e delle Orchidee tutte ne costituisce tre generi, cioè Calceolus, Kpi- pactis ed Orchis. Questi due generi 4pipactis ed Orchis sono una accozzaglia di specie ap- partenenti a generi differenti. Al genere Zpipactis riferì le seguenti specie che Linneo avea riferito al ge- nere Ophrys come può rilevarsi dal seguente elenco. 1. Epipactis corallorhiza Crantz (0. corallorhiza Linn.) 2. Epipactis spiralis Crantz (0. spiralis Linn.) 3. Epipactis ovata Crantz (0. ovata Linn.) 16 4, Epipactis nidus avis Crantz (0. nidus avis Linn.) AI genere Orchis riferì le seguenti altre specie, che Linneo avea descritto come appartenenti al genere Ophrys. 1. Orchis monorchis Crantz (0. monorchis Linn.) 2. Orchis graminea Crantz (0, alpina Linn.) 3. Orchis insectifera Crantz (O. insectifera Linn.) 4. Orchis fuciflora Crantz (0. insectifera var. « Linn. ex parte). L'Allione nella sua flora pedemontana segue interamente il Crantz. Un lavoro positivo sulle Orchideae è quello di Olao Swartz pubblicato nel- l’anno 1800, ed inserito negli atti dell'accademia di Stockolm. Egli distribuì le varie specie di Op4rys di Linneo nel modo seguente: Lasciò sotto questo genere lO. monorchis, lO. alpina, PO. antropophora, e le specie, che si erano costituite dai varii botanici dividendo 10. insectifera di Linneo, e riprodusse il genere Neotta, sotto del quale allogò Ophrys spirulis, e varie altre specie estracuropee. Considerò come specie del genere £&pwpactis VO. nidus avis, VO. ovata e VO. cordata. Riferì al genere Malawis VO. monophyllos, VO. paludosa, e VO. Loeselti. LO. corallorhiza la collocò sotto il genere Cymbidium. Posteriormente alla opera dello Swartz il genere Op2rys fu ammesso come da costui era stato circonscritto; fu l'Zoffmann che vi arrecò importanti mo- dificazioni; egli riferì al genere Satyrium l’Ophrys spiralis; circonscrisse il ge- nere Ophrys a sole quattro specie civò O. nidus avis, corallorhiza, ovata € cordata; riferì lO. paludosa e VO. monophyHos al genere Malaxis: e stabilì un genere novello, il genere Arachmites costituendolo sull’O. monorchis, alpina, an- tropophora di Linneo e sulle specie che Linneo avea riunite sotto la sua 0. insectifera, cioè VO. muscifera, fuciflora, apifera. L'Ophrys Loeselii la rimandò al genere Serapias che corrispondeva al genere Serapias di Linneo, con la sola aggiunta di questa specie. Posteriormente al lavoro dell’Z7ofmann vennero alla luce i lavori del som- mo botanico 'oderto Brown, pubblicati nella seconda edizione dell'Orto bota- nico di Kew; ed ivi nuovi generi sono costituiti sull’Orchidee di Europa, quan- tunque specificamente le loro specie fossero conosciute. Essi sono i generi Aceras, Listera e Corallorhiza. 17 Il genere Aceras fu costituito da una sola specie, lO. Anthropophora R. Br. (Ophrys anthropophora Linn.); il genere Zistera da due specie, cioò la Za stera ovata It. Br. (0. ovata L.) ela L. cordata R. Br. (O. cordata L.) il ge- nere Corallorkiza fu formato sopra una sola specie, cioè la Corallorlviza innata R. Br.; (0. corallorhiza Linn.) Fu ricostituito il genere Neottia composto nella sua maggior parte da varie specie estracuropee, ed al quale si riferì la Op2rys spiralis L. (Neottia spiralis R. Br.) Il genere Ophrys fu conservato per le sole specie, registrate da Linneo sotto unico nome di 0. insectifera. Fu conservato il genere Malaxis dello Swartz, dove furono registrate le due specie di Op4rys cioè lO. paludosa, (Malaxis paludosa Sw.) e O. Loeselii (Malaxis Loeselii Sw.). Venne finalmente alla luce il classico lavoro del Richard sull’Orchidee di Europa. Ivi le varie parti del gineceo, e dell’androceo furono stupendamente illu- strati; varii nuovi generi furono costituiti; e per il genere Ophrys del Linneo avvengono le seguenti modificazioni. Sono costituiti i nuovi generi di Spiranthes per le specie, che Linneo avea riunito sotto il nome di O. spiralis; e quindi si hanno la S. autumnalis Rich., e la S. aestivalis Rich.; di Chamaeorchis pella O. alpina L.; di Liparis per VO. Loeselti L. È riprodotto il genere Neottia di Linneo, fondato sulla Ophrys nidus avis, ed a cui si riferisce il genere Listera creato da R. Brown, e quindi sotto il genere Neottia, si registrano lO. nidus avis L. (Neottia nidus avis Rich.) la O. ovata L. (N. ovata Rich.) la O. cordata L. (L. cordata Rich.) Si ammettono i generi Zerminiwn, Aceras, ed Ophri Ys per come erano stati * stabiliti dal Brown. Tanto il Brown quanto il Richard in questi loro lavori nell’adottare i nomi generici fanno quasi completamente tavola rasa sui generi costituiti ante- riormente alla riforma Linneana. È nostro avviso, che il volere riprodurre dagli antichi scrittori anteriori alla riforma Linneana gli epiteti da essi dati alle piante è una innovazione per quanto inopportuna, altretanto erronea. 18 Pria del Linneo i nomi specifici erano interamente sconosciuti. Furono essi una delle più grandi riforme introdotta da quel sommo botanico; innanzi allo stesso nessun botanico avea dato nome specifico alle piante. Ma è lo stesso pei generi anteriori al Genera plantarum di Linneo? Noi nol crediamo. Il genere non fu una nuova introduzione, rimonta ad un’epoca molto an- teriore. Questo principio è stato riconosciuto anco da coloro, che si occuparono delle Orchidee. Ne sia di esempio il genere Zimodorum. Linneo stabilì un genere, cui diede questo nome, e per i caratteri dallo stesso dati non potea riferirvisi quella Orchidea, che esso appellò col nome di Orchis abortiva. Lo Swartz sin dall'anno 1799 (in Schrad. four die botanik. Erster Stiick 1799 p. 228) occupandosi dell’Orchidee, stimò opportuno di riprodurre il ge- nere Limodorum di Tournefort, e cancellare quello stabilito dal Linneo ; quindi le due specie Linneane di Zimodorum (L. tuberosum, e L. album) fu- rono rinviate ad altri generi; e modificando lo stesso genere Limodorum, co- stituito dal Tournefort, vi riferì varie specie di Orchidee. Il Richard nel suo lavoro sulle Orchidee di Europa, (Orch. Eur. adn.) riproduce alla lettera il genere Limodorum Tour; e lo circonserive al Zimo- dorum abortivum. ì Ecco un esempio pur troppo manifesto, che i generi costituiti anterior- mente alla riforma Linneana sono stati rispettati. Ma perchè lo stesso sistema non dee essere adottato in modo di regola, ed in tutti i casi? Il genere Neottia stabilito dal Richard, eliminando dallo stesso la N. ovata e la N. cordata rimane circonseritto all’unica specie, cioò alla N. nidus avis cioè al genere Nidus avis del Tourefort, e ad essa si attaglierebbe benissimo il nome specifico di Nidus avis Dalechampii, dedicando l’unica specie a que- sto botanico, che così bene la riconosceva e ne dava una figura. Non pertanto mentre il genere Zimodorum del Tournefort ha ricevuto la preferenza sul genere Zimodorum stabilito dal Linneo, del genere Nidus avis non si è tenuto alcun conto. 19 Nel modo istesso, ove le regole Linneane relative ai nomi generici non lo vietassero, i generi stabiliti dal nostro Micheli nel suo classico lavoro genera plantarum dovrebbero essere riprodotti. Questo illustre botanico avea riconosciuto, che la pianta del Linneo ap- pellata Ophrys spiralis, racchiudeva due specie ben diverse tra di loro, e che esse doveano costituire un genere ben distinto. Il Richard seguì il Micheli tanto per la distinzione specifica, che per la creazione di un genere diverso; egli stabilì il genere Spiranthes; e distinse le due specie la S. aestivalis e la S. autummalis; or il Micheli avea costituito questo genere appellandolo Orckiastrum, ed avea riconosciuto le due specie di Orchiastrum aestivale, cd Orchiastrum autunnale. Il genere Z/erminium stabilito dapprima dal Zinneo, e poscia dallo stesso riunito al genere Op4rys, era stato riconosciuto pria dal Michele, e poscia dall’Haller col nome di Monorchis. Il celebre nostro botanico Filippo Parlatore colla sua flora italiana (vol. 3, p. 396) elevò a nuovo genere il Satyrium albidum appellandolo Bicchia. Il Micheli avea già riconosciuto, che questa pianta non potea appartenere al genere Orchis e l’avea appellato col nome di Pseudo Orchis. Si dirà che all’adozione dei generi Pseudo Orchis, Orchiastrum, Monorchis fa ostacolo, come sopra abbiamo rilevato la nomenclatura Zinneana; ma il Ri chard, e tutti i botanici hanno adottato il genere Ohamacorchis fondato dal- l’Haller (PI. helv. tab. 22), onde non si comprende con quanta buona ragione non si dovessero adottare i generi Monorchis e gli altri stabiliti dal Micheli. È in omaggio a questo dritto di anteriorità, che noi abbiamo fermamente ritenuto, che il genere Aracknites dellHoffmann dee esser conservato. Una volta, che il genere Ophrys di Linneo dee esser diviso in varii generi, esso dee circonscriversi alle due specie di 0. ovata L. e di 0. cordata ‘L., e corrisponderebbe al genere Zistera di R. Brown; e così lungi di introdurre il nuovo nome generico di Zistera; dee conservarsi il genere Aracknites, che corrisponderebbe al genere OpArys dei moderni botanici. Linneo non fu il primo che nella scienza introdusse il nome di 0p4rys, esso rimonta ai tempi di Plinio e di Cesalpino; e la pianta, di cui parlano co- storo, è appunto l’Op4rys ovata del Linneo. Ora il Zournefort costituì il genere Op4rys, appunto sulla pianta ricono- 20 sciuta dal Cesalpino col nome di Ophrys; e quindi ove è luogo a fare modifi- cazioni a questo genere, esso dev’esser circonscritto alle specie sulle quali Tournefort fondò il suo, non mai alle specie, che Linneo incluse in questo genere, le quali devono segregarsi, e costituirne uno distinto. Al che si aggiunga, che il nome Ophrys ha una propria significazione, che ripugnerebbe ai caratteri delle specie, che costituirebbero il genere, ove la pianta riconosciuta dagli antichi sotto questo nome, non più apparterrebbe al genere medesimo. Per noi quindi ben a ragione lo Scopoli circonserisse questo genere in modo da comprendere l’Op4rys ovata e l’Ophrys cordata, e ben a ragione an- cora l Hoffmann colle altre specie eliminate da questo genere, ne costituì il ge- nere Arachmtes, nel quale comprese fra le altre tutte le specie che erano dal Linneo state riconosciute coll’unico nome di 0. %nsectifera; solo dall'uno e dall’altro genere si devono escludere quelle specie sia del genere 0p4rys, sia del genere Arachnites che per gli studii fatti sull’androceo, ed il gineceo di | questa famiglia devono costituire generi distinti; quindi secondo noi l'antico genere Ophrys deve essere suddiviso nel modo seguente: 1. Ophrys Tour. inst. p. 487.—Scop. fl. cam. ed. 2, p. 205, ann. 1772.— Hoffm. Deutsch. flora p. 177 (ann. 1804) excel. sp. - Listera R. Br. in Ait H. Kew. ed. 2, vol. 5, p. 201 (ann. 1813). Neottia Link. 1829 Hanb. 1, p. 249. N. ovata L. et O. cordata L. 2. Arachnites Hoffm. Deutsch. flor. 2. p. 177 excl. Sp. Ophrys R. Browh. prod. 353 et in Ait. H. Kew. edit. 2, p. 195 (ann. 1813). Ophrys insectifera Linn. 8. Corallorhiza Hall. hist. helv. 2, p. 159, tab. 44.—Scop. fl. carn. edit. 2: tom. 2, p. 207. Ophrydis species Linn. et Hoffmann. Corallorhiza innata R. Br. 4. Nidus avis Tour. inst. 1, p. 437. . Neottidium Link 1829, Hanb. 1, p. 249. : Ophrydis species Linn. et Hoffm. Neottiae species C. L. Rich. in ann. du museum, 4, p. 51. 4. Monorchis Mich. gen. pl. p. 30, tab. 26.—Hall. ic. pl. helv. tab. 22. 21 Ophrydis species Linn. Arachnitidis species Hoffm. Herminium R. Br. in Ait. Kew. ed. 2. tom. 5, poal'oli 9. Chamaeorchis Hall. icon. pl. helv. tab. 22,—C. L. Rich. loc. cit. p. 57. Ophrydis species Linn. Arachnitidis sp. Hoffm. ARACHNITES FUCIFLORA HOFFM. VAR. PANORMITANA Tab. XXVIII. fig. dextra A. spica 4-9 flora, perigonii phyllis exterioribus patentibus, ovato-oblongis, obtusis, margine reflexis, binis interioribus, patentissimis, brevioribus, lineari- lanceolatis, obtusis emargitisve, margine undulato-subreflexis, glabris; labello, phyllis exterioribus subaequali, obovato, rotundato, convexo, in disco velutino- holosericeo, cum lineis binis glabris longitudinalibus varie connexis, utrinque prope basim gibbere brevi conico, et basi prope stigma gibberibus binis parvis glandulaeformibus, vix lucidis, inter se distantibus instructo, in ambitu mar- gine glabro (e viridi-luteolo), subtrilobo, lobis lateralibus, quandoque vix ma- nifestis, lobo medio majore emarginato-bilobo, denticulo brevissimo vel brevi interjecto vel nullo; gynostemio apice obtusiusculo ; bracteis canaliculato- concavis acutiusculis, ovario longioribus ; foliis oblongis, glaucescentibus ; fibris radicalibus tuberosis duabus indivisis. Arachnites fuciflora Hoffm. Deutschl. fl. 2, p. 137. Tod. orch. sic. p. 72. Ophrys aranifera Huds fl. ang. edit. 2, p. 392—Parl. fl. ital. 3, p. 330, et seg. Ophrys insectifera è Linn. sp. pl. p. 1343. Var. PANORMITANA : labello, obovato, subelongato, vel rotundato, obsolete trilobato, in medio lineis binis glabris longitudinalibus parallelis distinctis notato, et utriuque prope basim gibbere conico porrecto, instructo, lobis la- teralibus dependentibus. 22 Arachnites fuciflora var. panormitana Tod. orch. sic. p. 15, tab. 1, fig.A et 2, et in Reich. orch. tab. 449, f. 23-34. Ophrys atrata Lindi. in bot. reg. fol. 1087, et in orch. p. 376. Guss. syn. fl. sic. 2, p. 546 ; Parl. fl. ital. 3 p. 533, Reich. fil. tab. 452. Ophrys aranifera % atrata Reich. il. orch. p. 90 e 9I. Ophrys aranifera e atrata Barl. icon. des orch. p. 66, et tab. 53, fig. 1-20 et tab. 54, f.1-A1. Ophrys aranifera P Bert. fl. ital. 9, p. 586. Fioritura. Marzo ed Aprile. Abitazione, Nelle falde delle colline calcaree maritime, che guardano il Settentrione.— Palermo a Monte Gallo dalla parte di Squilaci, ed in altri luo- ghi di Sicilia, non che dell’intera penisola. Osservazioni. Questa pianta della quale abbiamo dato la figura, non cre- sce gregaria come la vera A. fuciflora Hoffm.; ma si ritrova isolata, e molto tara, e non è facile il rincontrarla, Il Parlatore credette che fosse una specie distinta dell'A. fuci/ora, e come il Gussone riferì la nostra pianta all’O. atrata Lindl. | Noi in prima credevamo, che la vera O. atrata Lindl. fosse la pianta figu- rata dal Bory e dal Chaub. e fummo indotti in questo errore da quanto avea scritto il Grisendach nella sua flora della Rumelia e della Bitinia. Questo insigne botanico nel vol. 2, p. 376 dietro di aver dato la frase spe- cifica dell'O. atrata cita la figura della flora del Peloponeso dc. Exp. Mor. tab. 34, f. 4; ( spalmate tab. 32, fig. 4 (1) ) e soggiunse accuratissima. — Con- frontata la figura 4 della tavola succennata, essa certo non appartiene nè alla pianta di Sicilia, nè a quella dell’ agro Romano, nè credo si è rinvenuta in al- cuna altra provincia italiana. Il Reschenbach figlio nella sua opera sull’Orchidace pagina 88 e seguenti di- vise l’Opris aranifera Huds. in due sezioni, in araniferae genwinae, cd in ara- niferae fuciflorae, ed in questa Sotto-specie annotò l’Op4rys mammosa Desf. alla quale riferì la figura della flora del Peloponneso 34, fig. 4; ed avvertì, che essa era stata confusa con PO. atrata; ma poi come appartenente a questa specie esso all'O. aranifera subspecies fuciflora, var. fuciflora, riporta la sotto- varietà cc. fuciflora, alla quale riferisce per sinonimo con il segno di ammira- (1) Questa falsa indicazione è seguita da molti scrittorî. 23 zione le nostre A. fuci/lora y panmormitana, et è ambigua (Ophrys incuba- cea Bca) e la ritiene come una varietà distinta la var. atrata. 3 La nostra pianta è indubitatamente quella descritta dal Zindley, il quale l’ebbe dall’agro Romano, e, pei saggi raccolti nelle vicinanze di Roma colti- vate nel Real Orto Romano, corrisponde esattamente alla nostra pianta, e non dubitiamo punto, che essa è una varietà dell'A. fuciflora. La var. mammosa della quale parla il Z2eichenback figlio ci sembra una pianta, che ha molti rapporti con lO. mammosa Desf. e con lO. atrata Chab. et Bory. tab. 34, f. 4, specie molto vicine fra di loro, come altresì parmi che costituisca una specie molto affine VO. Aeulca Sprunner, non Mauri, figurata dallo stesso Rezchenbackh tab. 458, fig. II A_ noi sembra che lO _Mammosa Desf. VO. hiulca Sprunn. non Mauri, e VO. atrata Bory. et Chaub. fl. de pelop. n. 1519 p. 62 tab. 34, fig. 4. si allontanino tutte dall'A. fucIora e dalle sue numerose varietà, e costituiscano un gruppo di forme, che hanno per tipo l’0. mammosa Desf. ARACENITES LUNULATA ron var BENOITIANA 70D. Tab. XXVIII fig. sinistra A. spica pauciflora laxa, perigonii phyllis exterioribus oblongo-lanceolatis, obtusis, lateralibus labello approximatis, binis interioribus paullo brevioribus, linearibus, obtusiusculis, glabris; labello obovato-subelongato, convexo, in di- sco velutino-holosericeo, prope medium macula lucida lanulata notato, prope basim gibbere brevi conico utrinque , et basi prope stigma gibberibus binis glandulaeformibus, lucidis, inter se distantibus instructo, in ambitu gla- bro (e viridi-luteolo) triloho, lobis lateralibus villosioribus, dependentibus api- ceque inflexo sese subtus tegentibus, lobo medio majore, margine suberenu- lato, emarginato, appendiculato, appendicula brevi integra obtusiuscula sur- sum versa; gynostemio apice acuminato; bracteis concavis, ovali-oblongis 24 obtusis ovario longioribus; foliis oblongis lanceolative, glaucescentibus; fibris radicalibus tuberosis duabus indivisis. Arachnites lunulata Tod. orch, sic. p. TI. tab. A, fig.3 e 4. Ophrys lunulata Part. in giorn. di scienze e lett. per la Sicilia, vol. 62, p. A, et pl. var, sic. fasc. A, p. 13, tab. 2, fig. 3 et pl. nov. p. 23 et fl. ital. 3, p. 536.—Biane. nov. pl. sp. sic. D. 1.—Guss. syn. fl. sic. 2, p. 545—Bert. N. ital. 9, p. 589. Ophrys aranifera b. lunulata. fil. Orch. p. 88 tab 450 fig I, 2 e 3 et exc. 1. var. BENOITIANA : labello convexo, margine explanato, viridi-luteolo, basi inter gibbera, macula glabra e lineis tribus efformata duabus lateralibus per alteram apice conjunetis instructo. Ophrys Benoitii Tin. Ind. Fioritura Marzo ed Aprile. Abitazione.—Nei luoghi erbosi delle falde delle montagne calcaree del- l’agro Palermitano esposte a Settentrione, precipuamente nelle colline di Gi- bilrossa. i Osservazioni.—Il T'ineo credette farne una nuova specie, che dedicò al signor Benoit, che coltivava in Messina le scienze naturali; a noi sembra una forma ibrida, nata dall'A. fuciflora, e dall'A. Bertoloni; dubitiamo, che la A. 2u- nulata fosse ancor essa una forma ibrida; le foglie esterne del perigonio rasso- migliano all'A. Bertoloni; ma per la forma del labello se ne discosta molto. Spiegazione della Favola KEUILE. Figura dextra. B. 1. (erronea in icone A. I.) Arachnites fuciflora panormitana. B. 2. A. fuciflora panormitana perigonii phyllis interioribus albidis. B. 3. A. fuciflorae perigonii phyllis albidis. B. 4. A. fuciflorae panormitanae flos antice visus. B. 5. A. fuciflorae panormitanae flos e latere visus; lusus phyllis albidis. B. 6. A. fuciflorae panormitanae flos e latere lusus. Figura sinistra. A. 1. (erronee in tabula B. 1) A. lunulata var. Benoitiana. A. 2. Flos A. lunulatae var. Benoitianae e latere visus. C. Flos Arachnitidis atratae deproptus e tab. fl. pel. XXXIV fig. 4. 25 ALOE BELEGANS 700. Tab. XXIX A. acaulis, foliis (20 circiter) in rosulam magnam expansis, pedalibus bipe- dalibusque (usque ad 92 cent. longis) e basi lata (10 cent.) in apicem lanceolatum sensim augustatum elongatis, crassis, glauco-viridibus, immacu- latis, supra, fere ab ipsa basi, canaliculatis, subtus convexis, dentibus invicem remotis, prope basim crebrioribus, corneis, patulis, luteo-viridibus apice ru- bescentibus in margine cinctis: inferioribus horizontalibus solo incumben- tibus, mediis ascendentibus, supremis vix patentibus, in locis siccis cultis ae- State arefactione invicem approssimatis; pedunculo recto elongato, (80 cent.) inferne ancipiti, nudo, simplici, ultra medium in ramos rotundatos subfasti- giatos dichotome diviso; ramis ultra medium bracteatis, inferiore aliquando iterum diviso, racemos densiusculos, ovato—cylindraceos, aliquando in for- mam thyrsoidam contractos ad apicem gerentibus: floribus numerosis citrinis, vel luteo-fulvis; pedicellis tubo breviorioribus, gracilibus, erectis ad axim approximatis, bractea lanceolata acuminata iisdem breviori suffultis; perigonii phyllis basi vix inflatis, usque ultra tertiam partem coalitis; segmentis conni- ventibus interioribus latioribus; staminibus subinequalibus vix exertis, stylo vix longioribus; capsulis cylindraceis, seminibus trigonis angulis alatis. 26 Aloe elegans 7od. ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1880 p. 37 Aloe abyssinica var. Peacocki Baler Aloineae and Yuccoideae in Jour. Soc. Linn. Lond. vol. XVIII p. 175, n. 62, et in Bot. mag. tom. XXXVIII 3, ser. tab. 6620. . Fioritura. Da Dicembre ad Aprile. Abitazione. Coltivata da più anni nel Real Orto Botanico proveniente dai semi raccolti dallo Schimper nell’ Abissinia. Osservazioni. La pianta sopra descritta è, secondo noi, l'A. abyssinica var. Peacock del chiarissimo Baker, celebre monografo di questo genere : a hoi è sembrata distinta dalla vera A. abyssinica effigiata dal Salm-Dyck, sia per essere la nostra pianta completamente acaule; come ancora per la lun- ghezza del peduncolo fiorifero, e per varii altri caratteri di sopra rilevati: la nostra pianta vive in Palermo in piena aria, ed è la prima fra le varie specie di Aloe a fiorire; matura un numero prodigioso di capsule, e si moltiplica facilmente per semi; per la copiosità dei fiori e per la eleganza del suo portamento è oltremodo ornamentale. Descrizione. La pianta è priva di fusto, essendo le foglie inserite in un asse molto raccorciato e si dispongono in una grande rosetta; che sebbene fosse costituita da un piccolo numero di foglie, tuttavia ha un diametro di circa due metri. Le foglie sono di un verde glauco; le inferiori sono patentissime e si appoggiano sul suolo, quelle del mezzo sono ascendenti, le superiori patenti; esse abbracciano per tre quarte parti il fusto, sono molto, ma mollemente, car- nose; ed alla base arrivano ad avere la larghezza di 10 centimetri, dello spes- sore verso i margini di circa 10 millimetri: indi vanto mano mano restringen- dosi verso l'apice, e terminano in una punta acuta non solo, ma acuminata; verso la base sono quasi piane, ma poscia principiano ad essere scannellate, e questa scannellatura va aumentandosi, sicchè i margini della foglia, che sono verso la base piani principiano a rialzarsi, e la consistenza carnosa nel centro principia a diminuire onde sopra la mettà la scannellatura è molto pro- fonda, ma siccome da indi in poi la lamina diviene molto ristretta, la sostanza cellulosa si aumenta, e la lamina diviene più crassa; inferiormente sono convesse meno verso la base, e quasi semirotondate verso l'apice, nell’una e nell'altra pagina sono levigate senza nessuna macchia, linea 0 scabrosità; il margine è tutto ornato di denti deltoidei, quasi cornei, verdognoli, verso la base nella parte superiore prendono una tinta giallognola, ed all'estremità sono colorati in l'osso; più avvicinati e più piccoli verso la base, ma a misura che si procede verso l'apice divengono insensibilmente più distanti l'uno dall’altro, e, mentre alla base sono discosti circa tre millimetri, artivano poscia a discostarsi 20 millimetri. \ 27. Il peduncolo è dritto; alto circa 90 centimetri, bicipite: nella parte inferiore; con i due angoli acuti, ma a poco. a poco gli angoli divengono ottusi; ed il fusto, si arrotondisce; al di sopra, della mettà principia a dividersi, in varii rami rotondi, ordinariamente eretto—patenti, quasi corimbosi, inseriti a disu- guale distanza tra di loro, il ramo inferiore alle volte si suddivide, Al di sotto dei rami vi è una brattea ovata, ottusetta, che abbraccia la parte inferiore, del ramo e si dissecca prontamente, la sua base si prolunga e scorre SOpia l’asse principale; il ramo del lato opposto alla brattea è ancor esso munito di un’altra brattea, che abbraccia, il ramo per oltre la mettà, ancor essa si dis- secca prontamente e diviene scariosa; queste brattee nei rami più elevati. di- vengono acute e poscia acuminate, ed un poco più ristrette. I rami per un tratto più o meno esteso sono nudi nella loro parte inferiore, a misura che si svolgono i rami secondari, essi sono patenti-corimbosi e reiteratamente si divide il peduncolo principale in dicotomia, sino a produrre cinque suddi- visioni e queste divisioni sono ancor esse munite di una brattea lanceo- lata, acuminata, e che alla base si dilata in forma di triangolo; ogni divisione del peduncolo sopporta un racemo alle volte ovato, ora ellittico, alle volte più o meno allungato e cilindraceo, e sopporta un discreto numero di fiori. Tanto il peduncolo principale, che le divisioni secondarie sono striati e pubescenti. I pedicelli che sopportano i fiori sono eretti, più brevi del tubo, arrotonditi, gracili lunghi 22 mill., alle volte si dispongono in forma di ombrella, muniti di una piccola brattea, che da una base appena elongata prende la forma lan- ceolata-acuminata, più breve della mettà del pedicello, quasi diafana percorsa da una nervatura rossastra. I fiori durante l’antesi sono nutanti di color citrino aventi all'apice una tinta verdognola, alle volte assumono una tinta ranciata, alla base appena ri- gonfiati indi leggermente ristretti, e poscia un poco di nuovo rigonfiati; i se- pali sono saldati sino ad un terzo della loro lunghezza, nel rimanente liberi ma conniventi; i tre più esterni, più ristretti, lineari, ottusetti con una stria verdognola, che scorre longitudinalmente dall’apice quasi sino alla mettà, con una piccola fossetta all'apice della superficie interna.—1 tre interni sono più larghi con l’uguale stria verdognola nella parte esterna, ottusi. Gli stami sono lunghi da 30 a 85 mill., eguagliano la lunghezza dei sepali, disuguali fia loro, molto gracili, aventi un colore più sbiadito dei sepali, leg- germente compressi, inseriti alla base dei sepali. Le antere piccole introrse sagittate inserite al di sopra della mettà del comuettivo, di color giallo appena sporgenti al di fuori dei sepali. Lo stile filiforme quasi uguale in lunghezza ai sepali, appena più breve 28 . degli stami di un color giallo assai sbiadito. L'orario è lungo 6 mill. è inserito su di un desco posto sopra dell’apice del pedicello. La cappella è glaucescente oblungo-ellittica, quasi eguale al pedicello, eretta, percorsa da sei linee, leggermente incavate, le tre che corrispondono al dorso delle foglie carpellari più pronunciate, all'apice sopportano lo stile dissec- cato, che persiste sino alla deiscenza, che si opera dal dorso dell’apice delle foglie capellari. I semi hanno un funicolo ombelicale brevissimo, quasi nullo, sono trigoni, colle faccie degli angoli disuguali, e agli spicoli sona crestato-alati; le ali sono diafane ed una è più dilatata delle altre. Spiegazione della Tavola KXIK . Pianta intera rimpiccolita. . Parte inferiore della foglia. . Parte media della foglia. Apice della foglia. Buccia del fiore. Sepalo esterno. NOA SENI Fiore della grandezza naturale. . Androceo e gineceo, . Sepalo interno. . Stame isolato. . Racemo rimpicciolato colore ranciato. . Fiore di color ranciato grandezza naturale. . Capsula. AGAVE APPLANATA LEM Tabula Srorax. A (sect. Euagaveae) caule, parte foliata brevissima, a media parte supe- riore paniculam oblongam a basi ad apicem @qualiter latam gerente; foliis primaevis in planta juvenili horizontalibus, caeteris patentibus, omnibus rigidis elongatis, in apicem lanceolatum, acuminatum spina valida longiu- scula cornea castaneo-ferruginea superne excavata terminatum excurren- tibus, griseo-coerulescentibus, basi tumidis vix latioribus, supra basim lae- viter constrictis, superne brevi: tractu explanatis, deinde laeviter concavis, ad apicem canaliculatis, subtus supra basim vix tumidis, deinde laeviter con- vexis, caeterum scabriusculis, margine corneo spinescente, versus basin tenuiori, griseo-ferrugineo, spinis concoloribus deltoidis saepissime intror- suum ineurvatis, ornatis; bracteis deltoides acuminatis sub anthesin exic- catis, invicem remotiusculis; perigonii laciniis, tubo cilindraceo apice, et basin vix constrieto ovarioque vix brevioribus, linearibus, tribus interioribus angustioribus; staminibus medio tubi insertis laciniis plus quam semel longioribus. Agave applanata Lemair. in Jacob. monog. p. 48, et 219 et Nachr. p. 4, n. 17 — Baker în Gard-Chron. VII p. 717, fig. 115.— fc. succ. mon. agav. p. 14, fig. 8 icon mutuata a Balero. Terr. prim. cont. alla mon. delle Agav. p. 48 excel. var. n. Agave cmerascens Jacob. mon, 51 et Nacht. p. 5 n. 23? Fiorisce nella stagione estiva. 30 x Abitazione. Per tutte le probabilità è originaria del Messico. Descrizione. — Il fusto è arrotondito e dal collo della radice sino all’apice della pannocchia raggiunge una altezza di sette metri e set- tanta centimetri, la parte foliata, dove sopporta sino a 150 foglie, è alta poco meno di un metro; dallo stesso collo della radice sino al punto in cui si sviluppa il ramo più inferiore delle parrocchie, è alto metri 3, e 20 centimetri circa, - Le foglie sono eminentemente ornamentali, nelle piante giovani si di- spongono in una piccola rosetta, nascono dritte, ma mano mano diven- gono patenti sino a divenire le prime a svolgersi interamente orizontali, colla pagina inferiore, che tocca la terra; a misura che la pianta di- viene più adulta, le altre, che successivamente si svolgono, non arrivano a prendere una direzione orizontale, ma restano più o meno patenti, e pare che in questo stato è stata descritta dal Jacobi; è precisamente sino a quando arriva a questo stato, che essa emette stoloni, sotterranei che sono Vu- nico mezzo con cui si moltiplica presso di noi; ma divenuta più adulta non se ne producono più, ed allora la pianta prende una vigoria mag- giore, e pare, che in questo stato essa è stata figurata e descritta dal Baker ed ha da 20 a 40 foglie; il suo accrescimento sino a questa età è lento, ma allora collocata in piena terra acquista un notevole sviluppo, e quando si innalza la parte fiorifera dell’asse si sono sviluppate da circa 150 foglie le quali durante l'antesi si sono già avvizzite, ed il loro tes- suto è riassorbito dallo sviluppo della pannocchia.—Il colore delle foglie è ceruleo-cinerascente di una tinta bellissima, che dicesi in italiano acqua mura, esse hanno un margine quasi corneo con una tinta grigio-acciajo,. che può servire di modello alle giovini eleganti per accoppiare i colori negli adorni dei loro vestiti; questo margine è più sviluppato verso V'a- pice, più sottile verso la base delle foglie, onde nella loro giovane età non si osserva bene verso questa base, onde il Jacohi collocò questa specie fra quelle, che non sono interamente marginate: da questo mar- gine si sviluppano i denti concolori al margine istesso, ben grossi, verso l'apice, e nel mezzo, e si rimpiccoliscono verso la has 5 la loro forma è deltoidea slargati alla base e prolungati in una punta spinosa, che si in- curva spesso a guisa di falce con l'apice ordinariamente rivolto verso la base della foglia; taluni sono dritti ed altri ricurvati innanzi, nella mettà anteriore delle foglie arrivano ad avere un centimetro di sporgenza; questo margine si prolunga da un lato e dall'altro, e costituisce l'apice estremo della 31 foglia, che è costituita da una spina cornea valida lunga più, che cinque centimetri scannellata al di sopra avante lo stesso colorito del margine ma più fosco. La circoscrizione delle foglie è allungata, e termina nella parte superiore in forma lanceolata, acuminata; alla base sono carnose tumescenti, ma al di sopra della base la loro lamina si attenua nella sua doppiezza sino ad avere meno di un cinque millimetri di spessezza, tuttavia sono rigide, e non si ripiegano in dietro avendo una resistenza coriacea; sopra la tu- mescenza della base sono appena convesse; quindi quasi spianate, ed indi leggermente concave nella loro mettà superiore; nella pagina inferiore sono convesse ma molto meno nella parte estrema dove la carena è molto sca- bra. Esse alla base misurano più di 15 cent. di larghezza poscia si re- stringono sino a 10 cent. circa, poi tornano a dilatarsi sino a 14 cent., e finalmente nel terzo superiore si vanno gradatamente restringendo sino a terminare in una punta acuminata; nel loro pieno sviluppo sono lun- ghe più di un metro, per il loro portamento esse si avvicinano nel pieno sviluppo più all’A: americana che alle altre specie marginate. La pannocchia dal suo ramo inferiore sino all’apice è lunga metri 4 e 50 centimetri circa e svolge negli individui molto robusti sino a 60 rami, e prende una forma allungata, egualmente larga in tutta la sua lunghezza. I rami della stessa sono compressi, lunghi 65 cent. patenti con l’apice leggermente ascendente, alla base sono muniti di una brattea che ab- braccia a mettà il fusto colla base triangolare, e prolungata in una punta acuminata lunga 25 cent., disseccata pria della antesi sino a divenire quasi di fana, munita di piccoli denti appena pronunciati, verso l'apice è canalicu- lata, e per l’arefazione i due margini quasi si toccano fra di loro. Questi rami per circa 40 centimetri sono nudi, semplici, indi si dividono in tricotomia. Le brattee della parte inferiore del fusto fiorifero sono triangolari, con i lati del triangolo molto allungato, allorquando Pantesi principia a svolgersi sono disseccate. I fiori sono puzzolenti di colore giallognolo, con una tinta di verde, muniti di un pedicello brevissimo, alla loro base hanno una brattea scariosa ovata; lungo lo stesso pedicello ve ne è un'altra più picco- la, e più ristretta. Le lacinie sono, carmose; largamente lineari hanno una fossetta sul loro dorso, che si pronuncia più nelle tre esterne, ottuse, concave nella parte superiore, le tre interne sono appena più ristrette ma più convesse esse tutte si appassiscono appena sono sbucciate; il tubo sino al punto ove si sviluppano gli stami è nell’esterno levigato, lucido; ed eguaglia in lunghezza l'ovario, ma più lungo della parte libera delle lacinie. Il tubo ha sei 32 solchi poco profondi ristretti sopra l’apice dell'orario, si slarga verso la parte superiore, ed allora i solchi sono più appariscenti e si distinguono le salda- ture delle lacinie del perigonio, le quali nella parte inferiore poco ristrette poi si slargano, e le tre più esterne si sollevano sul dorso delle tre più interne. L’ovario verde lucido, come al tubo, obliquamente inserito sul pedi- cello, è incurvato, alla base della parte dorsale delle curvatura vi è una escre- scenza pure circolare lucida, gli angoli dell’ovario sono appena pronunciati. Gli stami sono inseriti sulla mettà del tubo la dove nell'interno del tubo si possono distinguere le saldature delle lacinie, queste si possono facilmente Separare, ma del punto inferiore alla saldatura degli stami, essa è com- pleta, e la superficie dell'interno del tubo è completamente levigata. Gli stami sono una volta più lunghi delle lacinie del perigonio. I filamenti sono com- pressi, slargati un poco alla base: le antere sono lineari, introrse, inserite nel mezzo della loro lunghezza; hanno due solchi sul loro dorso più profondi, che non fossero i due solchi della faccia, un poco ottuse all'apice, ed alla base, con l'apice appena smarginato. Osservazioni. Questa specie è fiorita nel giardino per ben tre volte e tutti tre gli individui sono periti senza dar capsule, che giungessero alla loro maturità; l'individuo che fiorì il primo è quello rappresentato dalla nostra ta- vola, la descrizione è stata ritoccata sul secondo individuo, che prese pro- porzioni maggiori. i Essa è singolarissima per i mutamenti di forma che prende lungo il corso della sua vita da quando principia a svilupparsi sino al punto in cui è in piena inflorescenza; quando si approssima a fiorire il portamento è quello dell'A: americana, alla quale si avvicina mentre questa è ancor giovane, ma in quest’ ultima specie le foglie non sono marginate, ed adulte la parte estrema delle foglie si ripiega indietro, mentre nell’A applanata si manten- gono sempre rigide, e hanno quel contorno elegantissimo, che fanno distingue- re la specie al primo intuito: essa come in tutte le Agaveae sect. paniculatae, allorquando è in fiore, la parte fiorifera del suo fusto riassorbisce il tessuto delle sue foglie, le quali si avvizziscono e ricadono sul terreno, come si può rilevare dalla figura da noi datane. Non è affatto prolifera come infaustamente ha supposto il Terracciano, che confuse l'A. spectabilis da noi descritta, che si appartiene ad un gruppo comple- tamente diverso, cioè alla sezione delle Agaveae paniculatae flexiles. L'A. appla- nata anco è stata malamente collocata dal Jacoh nelle varie suddivisioni da lui fatte del genere Agave.— Questo illustre monografo la osservò coltivata in 38 vaso, mentre era allora giovane, e la collocò fra il gruppo delle cerato- acanthae $ 1 marginatae, e nella sottodivisione di esse, che hanno il margine dentato; più tardi nel Nacktrag, avendo fatto una nuova divi- sione delle Ceratoacanthae marginatae, ne costituì un gruppo speciale, che appellò cuspidatae nel quale l’unica specie affine sarebbe forse la de Mee- steriana Jacob, che ancora da noi non è stata osservata. Il Baker, che propose una nuova divisione, in corzaceo-carnosae , in cortaceao flexiles, ed in herbaceae la riferì alla prima sezione nel gruppo delle submarginatae, e le attribuì il carattere di avere il margine scor- rente sino alla mettà. La pianta adulta è per l’abito più affine al gruppo, dove va collocata la A. americana, e dovrebbe costituire una sezione di questo gruppo, avente le foglie marginatae. Spiegazione della Tavola EEK 1. Pianta intiera rimpiccolita. 6. Ovario e stilo. 2. Fiore non ancora sbucciato. . 7. Stame. 8. — avanti l’apertura delle antere 8. Brattea. 4. — dopo l’apertura delle antere. 9. 9. 9. Varie porzioni della foglia. 5. Taglio verticale del fiore. Tabula nostra Soc. A. (sect. cuagaveae) caule, parte foliàta brevissima, in tertia parte su- periori paniculam oblongam a basi ad apicem fere aequaliter latam ge- rente; foliis erecto-patentibus elongato-obovatis, fere spathulatis, in api- cem lanceolatum acuminatum, spina valida longiuscula, cornea, castaneo- ferruginea terminatum, parce excurrentibus, glaucis, basi tumidiusculis angustatis, supra basin constrictis (9 cent. latis) superne brevi tractu explanatis, deinde in parte media dilatati (20 cent. latis), vix con- vexiusculis, in parte superiori canaliculatis, ac statim angustioribus, sub- tus supra basin vix tumidis, deinde laeviter convexis, margine dentibus versum basin incurvatis, castaneo-ferrugineis, prope basin minimis, ascen- dendo majusculis deltoideis, basi dilatata (2 cent. lata), versum apicem mi- noribus ae in extrema parte omnino deficientibus munita; bracteis 25 cent. longis sub anthesin jam exsiccatis, a basi semiamplexicauli triangulari in spinam tenuem apice desinentibus ; floribus dilute luteolis , perigonii laciniis subaequalibus, linearibus, tubo brevissimo, et ovario longioribus; staminibus laciniis duplo longioribus, fere ad basin tubi insertis ; sub anthesi pistillo, ad apicem laeviter incrassato, obtuseque triquetro, longio- ribus ; capsulis junioribus glandiformibus parviusculis , obtuse triquetris. FLORET aestate. Hagrrar probabiliter in Mexico; culta in Horto Botanico sub pluribus falsis nominibus ab Hortulanis accepta. 35 Osservazioni. La pianta, che fiorì nel giardino non fu affatto pro- | lifera; nè diede semi fecondi e perì dopo la fioritura senza lasciare al- cuna prole. Ci CENE Base della foglia. Parie media della foglia. Apice della foglia. Brattea. Fiore in bottone. Fiore durante l’antesi. Spiegazione della Tavola 7. Fiore tagliato verticalmente. 8. Pistillo. 9. Stame. 10. Capsula. 11. Pianta intera. AGAVE WILILDINGI TOO, Tabula nostra SESoTrIr A. (sect. Euagaveae) caule brevi tractu foliis paucis, coeterum usque su- pra medium bracteis ublongis numerosis vestito; supra medium tantum florifero : floribus breviter pedicellatis, in capitulum fere conglomeratis ad apicem ramulorum insidentibus; foliis Inete viridibus, laevigatis, coriaceo- carnosis, oblongo-spatulatis, supra basin tumidam constrictis, in apicem lanceolatum acuminatum spina gracili cornea superne sulcata terminatis, margine dentibus castaneis vel castaneo coccineis, parvis, deltoideis, basi dilatatis, varie incurvatis ornato; perigonii laciniis luteo-aurantiacis linea- ribus, basi in tubo brevissimo coalitis, ovario subequilongis, sub anthesi cito, marginibus inflexis, tabescentibus; staminibus sepalis et pistillo sub anthesin longioribus. Agave Willdingii Zod. hort. bot. pan. tom. 2, tab. XXXIT ined. — Baker Amaryli. and Agaveae . 187 n. 86. x Ta) Fioritura. — Nella stagione estiva. Abitazione. — Probabilmente nel Messico. Descrizione. — La parte inferiore del fusto, dove si sviluppano le foglie, è brevissima; e costituisce una rosetta avente da 15 a 30 foglie; x nel rimanente è vestito da brattee numerose sino a poco più della mettà 37 della sua altezza, nel rimanente principia a dividersi in rami gracili, di- sposti in modo, che quasi si alternano fra di loro; inferiormente questi rami sono alquanto distanti fra di loro, ma questo spazio si va restrin- gendo; nella estrema parte dell'asse, fra un ramo ed un altro, l’asse prin- cipale diviene flessuoso a zig-zag. Ad ogni divisione dell'asse sotto del ramo vi è una brattea ottusa, che si inserisce sull’asse principale abbrac- ciandolo per una buona parte in modo che il centro della brattea è in- serita in un punto alquanto più elevato dell'asse, ed i due lati decorrono in giù sul fusto a forma di un ferro di cavallo ; questa brattea è dive- nuta perfettamente arida allorquando i fiori priacipiano a sbucciare. Le foglie variano molto, per la loro lunghezza e larghezza, coltivate nei vasi, arrivano ad avere 30 centimetri di lunghezza; in piena terra, spe- cialmente se in luogo ombreggiato, sono molto più lunghe sino ad avere 70 centimetri di lunghezza, ma non si allargano in proporzione; il loro colorito è verde gajo, del tutto glabre e levigate nelle due faccie, la loro forma è allungata, spatolata, ed assumono varie forme; ordinariamente si restringono subitamente alla base, dove sono tumide, e carnose, poi si allargano, ed al di sopra della mettà inferiore acquistano la loro mag- giore larghezza che arriva ad avere 16 cent., alla hase ne misurano 11, sopra la base 9; nella quarta parte superiore principiano a restringersi, e terminano in una punta, che è sormontata da una spina piuttosto gra- cile, scannellata nella faccia superiore. Esse hanno una struttura coriaceo- carnosa, e la loro spessezza si assottiglia molto nella parte superiore, ed al di là della loro maggiore larghezza il loro tessuto ha poca solidità e quindi sono flaccide, e si ripiegano indietro; sopra la lase sono piane, e spesso nella loro lunghezza si presentano coi margini rialzati, e quindi largamente e profondamente canaliculate, ma quando per la loro flacci- dità si ripiegano indietro, la loro pagina nella mettà superiore diviene quasi piana. Non di rado come principia ad allargarsi la lamina i bordi di essa si rialzano per quasi tutta la lunghezza, e divengono canaliculate. Il margine è munito di piccoli denti deltoidei con la base alquanto slargata, la di- rezione è varia, spesso al loro apice si incurvano in uno uncino, il loro colorito è quello del guscio del Castagno, ma coltivata in piena aria in luogo un po’ ombreggiato i denti divengono più pronunciati, ed hanno una tinta che le colora in rosso. I fiori si dispongono quasi come in capolino all'apice di ogni ramo, 38 x ed ordinariamente ogni capolino è composto da circa 20 fiori, i quali sono di un colore giallo aranciato, e sopportati da pedicelli proprii leg- germente arcuati, lunghi circa un centimetro, ed al disotto del punto ove si inserisce l’ovario hanno un leggiero restringimento del capolino. Le brattee esistenti alla base dei pedicelli inseriti sull'asse raccorciato, che assume la forma di capolino, quelle della circonferenza sono ovate ma si rimpiccoliscono a misura, che si va verso del centro. Le lacinie del perigonio sono lineari, si avvizziscono pria che lo stilo fosse completamente sviluppato, si saldano inferiormente in tubo brevissimo. Gli stami durante l antesi sono più lunghi del pistillo e si avvizzi- scono ancora pria che il pistillo prendesse il suo diffinitivo sviluppo, filiformi, lunghi 3 cent., c sono inseriti quasi alla base delle lacinie del perigonio, ed all’ orificio del tubo. Le antere sono lineari e si aprono longitudinalmente. $ Il pistillo è più robusto, e più breve degli stami, dopo l’antesi è molto ingrossato ed ha tre solchi. x L'ovario è verde levigato. Osservazioni. — Questa specie, che è da antichissimo tempo colti- vata nel Real Orto Botanico, proviene dalle culture della antica Villa della Principessa di Butera moglie in secondo luogo del Signor Giorgio Willting situata nel sobborgo di Palermo alla Olivuzza celebre oggi perchè ebbe ivi a soggiornarvi la famiglia Imperiale di Russia. Giorgio Willding Principe di Radalì era un amatore di piante orna- mentali, ed introdusse con grandissime spese una moltiplicità di piante rare assai costose, e la direzione del suo giardino ebbe ad affidarla al sig. Schott, che era, nell’arte di coltivare le piante, il miglior giardiniere che noi abbiamo avuto in Palermo. — Fra le piante rarissime, che in quel giardino si coltivavano, vi era questa specie di Agave, che poi fu coltivata nel Real Orto Botanico di Boccadifalco, e nel R. Orto botanico in Palermo; noi l'abbiamo dedicato alla memoria del suecennato sig. Wil ding come a colui al quale si deve |’ introduzione in Palermo di mol- tissime rare specie esotiche. Questa specie appartiene ad un gruppo singolarissimo del genere, e pre- cisamente alla sezione della euagavene, e questo gruppo merita manifesta- mente di costituire una sotto sezione, il cui tipo è la Agave che è stata figurata dal Descourtilz nella flora pittoresca e medicinale delle Anti7Ze vo- 39 lume 4, tavola 284; che egli chiama col nome volgare di A/oes Karatas; e colla nomenclatura Linneana di A. Antillarum, dove afferma, che essa nasce, e vi colloca come sinonimi l’ Aloe americana flore luteo Moris p. 415, e crede che sia una varietà dell'Agave cubensis Jacq amer. p. 100. Certamente lA. cudensis Jug appartiene al genere Zoureroya e quindi non ha alcun rapporto con lAgave figurata dal Descourtil. Il Baker nell’ultimo lavoro sul genere Agave riferisce alla A. soboli- fera VA. Antillarum Dese. La figura però che il Baker diede nel Gar. cron. amn. 1877 tom. 2 p. 780 n. 150 dell'A. vivipara Linn. in quanto alle foglie rassomiglia alla A. Wildingi, e non può assolutamente essere avvicinato alla Agave figurata dal Rumplius amb. tem. V, tab. 94. La A. Sobolifera fu descritta del Salm.- Dick nel suo Hortus Dickensis p. 307, e vi riferisce il sinonimo di Zermann (Lugd bat. 16 e 17, e del Muting Aloe serrata major umbellifera (Aloid. pag. 13) ed afferma, che è la Aloe vivipara Lam enc. ma non 1A. vwipara del Linneo, e le diede il nome di Agave sobolifera restituendole il nome di Zermann. — La pianta di quest’ultimo botanico figurata e descritta è molto affine alla pianta descritta da Descourtilz. Il gruppo, a cui si riferisce questa pianta, avrebbe per tipo 1’ Agave figurata da Descourtilz (A. subolifera Salm Dych A. Antillaram Desc.) ed in esso sono ancora a collocarsi l'A. scolymus, A. Werschaffeltii Lam. A. Willdingii Tori. Spiegazione della Favola KEXIT 1. Pianta intera 77. Fiore non sbucciato 2. Taglio transversale della foglia alla base 8. Fiore fecondato 3. Base della foglia 9. Taglio verticale del fiore 4. Parte mediana della foglia 10. Stame 5. Apice della foglia 11. Pistillo 6. Brattea Tabula SETETZIII A (sect. eualoe) caule fruticoso simplici, ad apirem rosulam foliorum confertam gerente; foliis lanceolatis in apicem elongatum attenuatis, margine aculeis deltoideis antice incurvatis inferne viridibus, superne corneis dilute castaneis crebre munito; peduncnlo bipedali basi bracteis laxe sub authesin jam scariosis, ad medium ramoso, supra medium bracteis numerosis suffulto, ad apicem racemos ceyliudraceos pedales et ultra gerente, floribus intense coccineis ab apice pedicelloruam paten- tibus subcernuis, perianthio recto cylindraceo intense rubro-coccineo, segmentibus sub aequalibus, obtusis; staminibus exertis. Aloe fulgens Zod. ind. sem. hort. bot. panor.. ann. 1880 p. 36 et 37. Aloe arborescens Zort. Mus. florent. et Hort. Rom. non Mill. Fioritura. A Dicembri ad Martium. Abitazione. Probabilmente nell’Africa Australe. Descrizione. La pianta che coltiviamo nell’Orto botanico è alta un metro e 60 cent.; la rosula delle foglie principia alla altezza di un metro e 10 cent., la circonferenza del fusto alla base è di 30 centimetri; esso non è diviso in rami ma semplice dritto, al disotto del punto dove è la rosula delle foglie offre le cicatrici delle foglie precedenti disseccate. Le foglie sono numerose, lanceolate, e terminano in una punta acu- 41 minata di color verde glauco, sono prive di macchie, profondamente canaliculate, ed al Margine sono munite di una serie di denti deltoidei molto vicini fra di loro, che si incurvano guardando l’apice; la loro base è verde; l'apice è corneo ed ha una tinta di rosso; la loro direzione è patente, sino ad una mettà sono dritte, ma oltre la mettà si incurvano in giù, e, quando prendono questa Tana il loro restringimento av- viene ioito rapidamente, e dal punto in cui la lamina diviene ricurvata, i bordi di esse si rialzano onde divengono molto più canaliculate nella loro mettà superiore; variano in lunghezza : le più giovani hanno mezzo metro di lunghezza, le più adulte arrivano a raggiungere il metro e sorpassarlo; la consistenza è erbacea, mollemente car nosa, e le cellule sono ripiene in gran quantità di un succo acqueo di colore giallo. Il Hastinanio è diviso verso la base in 2 0 4 rami; tanto il pedun- colo principale, che le sue divisioni terminano in un racemo cilindraceo denso, lungo da due a cinque decimetri, e nella loro mettà inferiore sono Con di brattee scariose ovate, nteran io disseccate prima delle antesi, nella loro mettà superiore sino alla base del racemo le brattee sono aio avvicinate quasi disposte ad embrici, e poscia dalle ascelle delle stesse sortono i pedicelli, che sopportano i Rod i quali si ripiegano un poco in giù, onde i fiori nell’antesi sono nutanti; le brattee, che nella parte non fiorifera del peduncolo sono ovate ottusette; come dalla loro ascella si sviluppa il fiore, divengono un poco acute, e più ristrette verso ‘l'apice; esse persistono e prendono una consistenza cartacea. Il perigono è composto di sei foglioline profondamente, divise, quasi uguali tra di loro; le tre esterne sono appena più anguste, di colore coc- cineo molto pronunciato da tendere al rosso; i tre più interni appena più larghe, nel centro hanno una fascia coccinea, nei margini, dove sono coperte dalle lacinie esterne, sono roseo-coccinee, all’ apice hanno una macchia verdognola, mentre nei tre esterni la macchia è di colore rosso più fosco. Gli stami sono eguali in lunghezza e sporgono fuori del perianzio, su- bulati, inferiormente di un colore giallo, nel loro terzo superiore prendono una tinta rossastra; sono inserti alla base delle lacinie; le antere sono molto piccole. i Lo stilo eguaglia in lunghezza gli stami; è filiforme senza affatto in- grossarsi; l’ovario è rotondato molto più or dello stilo. 42 Osservazioni. È una pianta molto più robusta dell’Aloe ardorescens Miller, che si coltiva nell’Orto Botanico di Palermo, e che noi con esita- zione proposimo di chiamare col nome A. ambigua: richiede un clima più caldo, e cresce più lentamente, sinora non si è rameggiata, a diffe- renza della A. ardorescens, che sul collo della radice emette varii rami, che quasi eguagliano il fusto. Il fusto dell'A. ardorescens, che noi colti- viamo in piena terra, è alto tre metri, ha undici rami aventi vario svi- luppo, che si allontanano gli uni dagli altri, e la pianta non costituisce un cespite denso come nell’ A. frutescens Salm-Dick, le cui foglie sono più piccole della A. ardorescens e molto ricurvate indietro; le foglie della Aloe arborescens sono più piccole dall’A. splendens. Spiegazione della Tavola KRXAII. 1. Pianta intera. 6. Gineceo, 2. Foglia. 7. Stame isolato. 3. Fiore. 8. Segmento esteriore del fiore. 4. Fiore in bottone. 9. Segmento interiore del fiore. 5. Androceo. O. Brattea. n 'D'abula STITSIV. M. caule unifoliato, staminibus brevi tractu monadelphis, laciniis bre- vissime unguiculatis, lamina maculis rotundatis variegata. Affinis Gynand. sisyrinchium Parl. nov. gen. e sp. p. 52. (Iris sisyrin- chium Linn.) et inter Zridem sisyrinchium sinonima querenda. Zris mo- nophylla Boiss. Iris samaritana Heldr. pro varietate Zrdis sisyrinchium habita ex sicco descriptae, et descriptiones incompletae iterum ex vivo recognoscendae et male uti sinonima habitae. Moraca sicula differt a Moraea sisyrinchium caule unifoliato , perian- thio lilacino, maculis parvis numerosis intensioribus rotundatis undi- que variegata, segmentis tribus exterioribus , breviter unguiculatis non ut in M. sisyrinchium ungue lamineae longitudinem equanti. Moraea sicula Tod. hort. bot. pan. vol. 2. ined. cum icon, in Ind. sem. hort. bot. pan. ann. 1887, p. 37. Gynandrisis sicula Zod. pl. sic. eric. Iris maculata od. pl. sic. ezio. Abitazione. Nella Sicilia meridionale. Fioritura. In Aprile e Maggio. Descrizione. — Le spichette sono da uno a tre e sopportano da uno, due a quattro fiori, i quali un'ora prima di mezzogiorno si aprono ed appassiscono poche ore dopo mezzogiorno; alle 4 pom. sono perfettamente appassiti. i 44 Il colore dei fiori è lilacino ed i sepali sono variegati per tutta la loro superficie di piccole macchie rotondate ; lì, ove i sepali si ripie- gano, hanno una piccola macchia di color giallo canario. Il rostro dell’ ovario, vulgo tubo del perianzio, è filiforme, cilindrico più lungo dell’ovario, bianco nella parte che rimane occultato dalle brattee, superiormente prende una tinta che si avvicina al colore dei segmenti del perianzio. Le lacinie esterne sono dritte sino alla mettà della loro lunghezza, poi ad un tratto patenti, un poco leggermente ripiegate ed appena ginoc- chiate nel mezzo. La lamina è lunga sino al punto in cui si ripiega 15 mill. circa, quasi ellittica, intera nel margine, ottusetta all'apice; nella mettà inferiore, che costituisce l’ugno, sono cuneate, canaliculate, lunghe sei millimetri, punteggiate di macchie disposte in due serie longitudinali di una tinta più viva, nel cui mezzo scorre una linea rilevata giallognola, ‘la cui massima lunghezza è di 8 millimetri. Gli stami sono monadelfi e procedono saldati per un tratto di tre - millimetri circa, poi si dividono e si appoggiano ai pistilli per tutta la loro lunghezza senza però farvi adesione. La parte libera degli stami è 9 millimetri circa, Ie cui divisioni sono quasi eguali in lunghezza alle antere. Le antere sono strettamente lineari; inferiormente le due logge sono libere e si discostano le due divisioni l'una dall'altra, e quindi semisa- gittate e si assottigliano all'apice e si aprono longitudinalmente. L’ovario è rostrato, dapprima è forato, ma, a misura che si discosta dalla base, si riempe nel mezzo di tessuto cellulare incolore. Le spichette sono quasi sessili, variano nel loro numero da La AC. dopo l’antesi sono leggermente arcuate. Le brattee sono intere e terminano in una punta acuta abbraccianti il fusto, e dalla loro ascella sorte la spichetta, e sono percorsi longitudinal- mente dai molti nervi leggermente colorati, il pedicello è piano dal lato dove si applica al fusto, rotondato dall'altra mettà; lungo 10 mill. Il pedicello proprio ha otto millimetri di lunghezza, 1 ovario lungo circa 15 mill., il rostro dapprima è forato ma, a misura che si discosta dall’ apice dell’ ovario, si assottiglia e termina in un tubo sottilissimo non ha più alcuna cavità; perchè ripieno di tessuto celluloso poi si svolgono le lacinie del perigonio ed i tre stami monadelfi che sono sor- montati dalla divisione dello stilo. — 45 \ Il rostro forato è cilindrico, conico, lungo 7-8 mill., filiforme e sorte durante l’antesi dall’apice della spichetta e prende una tinta quasi simile a quella della corolla. L’ovario è triloculare, ha tre solchi e tre angoli sporgenti che si pro- lungano leggermente nella parte esterna del rostro forato e quindi questo è leggermente trigone. Succeduta l’antesi, i sepali si aggrinzano come gli stami e cadono. i All’apice il tubo dello androforo si restringe e si divide in tre rami sin dal suo restringimento. Come i rami escono dall’anello formato dalla base degli stami, si di- latano, e si espandono da entrambi i lati e divengono petaloidei. Osservazioni. Siamo stati lungamente perplessi a quale genere do- vessero riferirsi le specie di /ris che Parlatore distinse come genere nuovo e che chiamò Gynandriris. Hooker e Bentham ritennero che fossero una sezione del genere ris e che inopportunamente si fossero distinte in un genere novello. Certamente non ci sembra che | Zris sysirinchium fosse una specie d’ Zris. L'abito, la loro inflorescenza, l'organizzazione dell’ androceo l’alinea da questo genere. Al contrario per l’abito, per la struttura dell’ androceo sembra che effettivamente fossero specie di Moraea : gli stami sono eminentemente monodelfi, il pistillo passa a traverso la cavità del tubo dell’androceo, e i pistilli non divengono petoloidei se non quando sono usciti dal tubo dell’androceo; quindi l'abbiamo riferito piuttosto al genere suddetto, anzichè elevare queste specie ad un nuovo genere composto di pochissime specie. Certamente è un equivoco quello di supporre che i fiori si aprano prima di mezzogiorno e si chiudano poche ore dopo. Effettivamente si aprono prima di mezzogiorno e poi si avvizziscono ; il giorno appresso si apre un altro fiore della spighetta : quindi il nome di fugax era op- portunissimo, perchè dimostra la breve durata che ha il fiore. Crediamo si fosse confuso il fiore con la spighetta; poichè molti considerano come un fiore un intera spighetta composta di molti fiori riuniti in una spi- ghetta. 46 Spiegazione della Tavola KEXIY. Moraea sysirinchium A Îea Parte inferiore della pianta. 1 bis. Stigma. 3. Fiore. CA Sepalo esterno avente un mucrone. 6. Sepalo. 8. Parte superiore della foglia. 8 bis. Androceo. FIA IWNLWH S S È I o I IMoraea sicula B Pianta intera parte inferiore. is. Pianta intera parte superiore. Sepalo esterno. Sepalo interno. Parte superiore dello stigma. Androceo. Brattea. Ovario. Tubo dell’androceo. AGAVE MULTIFLORA TODO. Tabula STXRIcCv. A. (sect. Littaea) caule foliis parvis, paucis, patentibus, brevissimo tractu vestito, ceterum usque ultra medium bracteis triangularibus acuminatis numerosis munito; supra ad extremam tertiam partem in spicam linearem laxam elongatam terminato; floribus (3-8 plerumque 4-5) ad axillam bractea- rum fere sessilibus conglomeratis; foliis laete viridibus, laevigatis, fibroso- camnosis, oblongo-spatulatis super basin tumidam constrictis, in a picem acuminatum spina gracili carnosa castaneo-fusca superne terminatis, mar- gine dentibus castaneo-fuscis, parvis, deltoideis, basi vix dilatatis ornato; perigonii laciniis brevibus viridibus margine luteo, linearibus, basi in tubo brevissimo, ovario dimidio brevioribus coalitis; staminibus, sepalis et pi- stillo sub anthesi longioribus; pistillo firmo vix apice incrassato, capsula olivaeformi. Fioritura. Nella fine della stagione estiva. Abitazione. Probabilmente nel Messico. Descrizione. La parte inferiore del fusto dove si sviluppano le foglie è brevissima, e le foglie costituiscono una rosetta fornita di un discreto numero di foglie; sino a due terze parti della sua lunghezza è vestito di molte brattee; all'apice nella sua quarta parte superiore sviluppa una spica lineare, allungata; alle volte dalle ascelle delle foglie inferiori si sviluppano, nel momento della fioritura, varii rami, che producono all'apice la loro spighetta assai più breve della spica principale. 48 Il fusto è alto m. 2,50; nelle ascelle delle brattee compariscono i fiori all'altezza di m. 1,36. I rami, che sortono dalle ascelle, sono alti cm. 38; ma taluni arrivano sino all'altezza di m. 1,05. Il fusto ha la circonferenza alla base di cm. 14. Le foglie sono patenti, e prendono una direzione ascendente, alla base tumide, fibroso-carmnose ; sopra sono leggermente scanellate, al di sotto convesse, quasi rotondate, di forma spatulata, ma la parte allungata ha poca larghezza, onde sono ovate e terminano in una punta lanceo- lato-acuminata, che all'apice ha una spina molle di colore castaneo-fusco; il margine è circondato di piccoli denti quasi uniformi posti a piccola distanza tra di loro, deltoidei, allungati, di color costaneo-fusco. Le brattee sono triangolari, che si allungano molto in una punta acu- minata, e vengono ad avere em. 5 di lunghezza; alla base sono larghe em. 4 !; alla loro ascella, ove principiano a produrre i fiori, si disco- stano dal fusto ed arrivano ad avere cm. 30 di lunghezza; il loro apice, sebbene acutissimo, non è spinescente; nelle loro ascelle arrivano a con- tenere otto fiori. i La capsula ha la forma di un olivo ed è leggermente compressa da tre lati; gli angoli sono ottusissimi; nell’apice spesso sopporta le esuvie del perigonio. Spiegazione della Tavola KEKXKW. 1. Pianta intera. 7. Taglio verticale del tubo e dell’ovario. 2. Base della foglia. 8. Fiore in buccia. 3. Apice della foglia. 9. Stilo. 4. Brattea della parte inferiore del fusto. 10. Stame. 5. Brattea avente nell’ascella i fiori. - 11. Capsula con gli avanzi del perigonio. 6. Fiore intero. Tabula XXXVI. A. aetate breviter caulescens, foliis oblongo-lanccolatis, patentibus, semiamplexicaulibus , crassiusculis, carnosis, supra planisj per totum marginem dentibus spinaeformibus castaneo-coccineis, approximatis or- natis; pedunculo florali simplici, dec. 5 cireiter longo, bracteis remotis, brevibus, facile marcescentibus, scapo concoloribus; floribus racemoso- capitatis, densis, cernuis, sicut umbrellam dispositis, longe pedicellatis; pedicellis viridibus; brac‘eis floralibus parvis, scariosis, pedunculis mul- toties brevioribus; perianthio pollicem longo, fere sexpartito , pallide luteo, apice fere campanulato; laciniis exterioribus angustioribus, margine diaphano, quasi incolore, obtusis; laciniis internis latioribus, margine dia- phanis fere albis; staminibus exertis pallide flavescentibus, filiformibus, pe- dicellis concoloribus; antheris croceis, parvis, infra medium connectivo insi- dentibus; ovario ellipsoideo; stylo et staminibus concoloribus, stigmate obtusiusculo. Abitazione. Nel Madagascar. I semi ci furono gentilmente inviati dal sig. Zevchtlin di Baden Baden con designazione di tale località. Fioritura. In Marzo ed Aprile. Descrizione, Essa ha un fusto molto breve e porta un discreto numero di foglie. Le foglie sono crasse, semiamplessicauli, eretto -patenti, lunghe cirea 30 em., di colore verde allegro, appena attenuate all’ apice ; sopra piane, concolori, sotto appena convesse coll’ apice ottusetto , col suo margine ornato di una serie di denti coccinei, spinescenti, avvici- nati fra loro in eguale distanza, triangolari. 50 Il peduncolo florale semplice alto 5 dm. e più, munito di brattee re- mote semiamplessicauli, che sono ovate, e che immantinente divengono scariose; sin nel principio hanno lo stesso colore del fusto, e in brevis- simo tempo si disseccano. I fiori sono racemoso-capitati ; la estremità del racemo si atrofizza, e vi sono i resti delle brattee dei peduncoli dei fiori abortiti, e sembra come fosse troncato; i fiori sono disposti ad ombrello; lungamente pedicellati coi peduncoli verdi, nutanti, molte volte più lunghi delle brattee, le quali sono ovate, scariose, assai piccole. Il perigonio è lungo un pollice; sei-partito-per oltre la mettà, di un co- lore giallo canarino e le sue lacinie per una piccola parte inferiormente sono adese ma facilmente separabili, nella maggior lunghezza libere e si di- spongono a campanello; le tre esterne sono più strette col margine inco- lore, diafano, ottusette, le tre interne più larghe con il loro margine bianco, molto più largo di quelle dei sepali esterni. Gli stami sono sporgenti, filiformi, molto gracili, aventi lo stesso co- lore dei sepali. Le antere sono piccole, crocee, ed il connettivo si attacca appena so- pra alla loro metà. . L’ovario è ellisoideo. Lo stilo filiforme ha la lunghezza e il colore degli stami. Lo stigma è appena ingrossato all'apice. Dopo che la tavola era stata impressa, maturò una sola capsula, la quale ha la forma ellissoidea con gli angoli ottusissimi. Osservazioni. Specie distintissima, che non ha alcun rapporto con Ni altre specie del genere; è singolarissima pel suo aspetto, che riesce ornamentale per il colore delicato del suo fiore. Spiegazione della Tavola 1. Pianta intera. 6. Pistillo ed ovario. 2. Foglia nella sua naturale grandezza. 7. Stame ‘ed antera. 3. Fiore in bottone. 8. Lacinia interna. 4. Fiore durante l’infiorescenza. 9. Lacinia esterna. 5. Stami. Tab. XXXVII et XXXVIII. A. (sectio Euagavae americanae latifoliae) caule pervalido, brevi tractu foliis numerosis, caeterum usque ad supra medium bracteis numerosis ve- stito, supra medium tantum florifero; floribus pedicellatis in pani- culam contractam dispositis, fere conglomeratis; foliis magnis prima actate erectis, deinde patentibus, in anthesi patentissimis, humi adpressis, oblongo-spatulatis, ad basin, pagina superiore tumido-convexis, usque: ad quartam partem inferiorem fere planis, obscure canaliculatis, in quinta parte superiore subito angustioribus, profunde canaliculatis, mar- gine erecto utriusque lateris invicem approximato, in apicem acumina- tam attenuatis, spina rotundata, castaneo-coccinea terminatis, margine dentibus deltoideis castaneo-fuscis, basi dilatatis, prima aetate approxi- matis ornato, serius dentibus confluentibus in lineam castaneo-sub- coccineam excurrentibus, cinetis, dentibus triangularibus basi dilatatis (13 vel. 18 mill. latis) corneis, spinescentibus, apice attenuatis, saepe retror- sum incurvis; bracteis triangularibus fere per totum marginem cinctis linea castaneo-coccinea in spinam validam castaneo-coccineam desinentibus; flori- bus breviter pedicellatis, perigonii laciniis late linearibus, concavis, obtusis margine luteo cinctis, interioribus vix longioribus, basi coalitis in tubo brevi, campanulato ovario breviori, staminibus vix inacqualibus, stylo, tubo, 52 ovarioque multo longioribus, stylo staminibus breviore, ovario eylin- draceo laevigato. i Agave macroculmis Zod. Ind. sem. Horti bot. pan. anno 1888, p. 2 et 86. Agave coccinea Hortulanor. Fioritura. Durante l’està. Abitazione. Probabilmente originaria del Messico. Osservazioni. Questa pianta venne coltivata nei giardini col nome di A. coccinea. L' esemplare che fiorì in questo Giardino botanico prin- cipiò a sviluppare il fusto nell’està inoltrata dell’anno 1885 e continuò per tutto l'autunno. Sopraggiunta, prima di fiorire, la stagione invernale, | la sua vegetazione si arrestò, e non la riprese se non nella primavera inoltrata dell’anno susseguente. In tale epoca si sviluppò la panocchia quale noi l'abbiamo cffigiata e descritta. Nella stagione estiva ebbe luogo la fioritura normalmente sviluppando una miriade di bulbi non solo dalle ascelle delle foglie, ma anche in mezzo agli organi fiorali. Le capsule raggiunsero la loro perfetta maturità verso la fine dell’està. La sua fiori- tura durò per tutto l'autunno, non deperì completamente che ad in- verno inoltrato. L’ Agave macroculmis per la grandezza delle sue foglie, eguaglia quelle dell’ Agave atrovirens Karv. A. salmiana Ott. Nessuna affinità essa ha coll’A. coccinea Roezl. Descrizione. Il fusto è alto m. 5,95 ed ha una circonferenza alla base di 18 cm. Le foglie sono di una grandezza considerevole; il loro colore è verde allegro; sopra la basc, leggermente si restringono; misurano 24 em. di lar- ghezza e nella parte più larga 28 cm. ed arrivano ad avere la lunghezza di m. 1, 75; alla base sono convesse nella pagina superiore, ma la loro carnosità, che alla base è di 12 cm. di spessezza, a misura che si discostano dalla stessa, principiano insensibilmente ad assottigliarsi in guisa, che, verso il quarto inferiore, divengono piane, e poco dopo verso il centro divengono leggermente e largamente canaliculate; nel terzo superiore si restrin- gono e sono canaliculate terminanti in una spina valida, ed il loro re- stringimento si manifesta più sensibile tutto ad un tratto perchè il mar- gine delle foglie di entrambi i lati si rialza ed i due lati si avvicinano Cl. i n 53 fra loro ,° quindi sono profondamente canaliculate ; il loro margine è munito di denti molto avvicinati fra loro, appena distanti 3 mm. N e “le è il loro colore è i i castagno che tende al coccineo, e alla base sono trian- golari, e coll’apice allungato, e la loro punta è rivolta indietro; i denti alla base sono slargati e poi divengono confluenti fra loro da costituire un margine per tutto il contorno della foglia. Le brattee sono triangolari, alquanto sinuose; misurano alla base in lar- ghezza 8 centimetri; sono di una durezza considerevole; i denti del mar- gine sono più obliterati e costituiscono una linea che cireonda il con- torno delle brattee più pronunciata che nelle foglie, e questa linea marginale si va a congiungere e termina nella spina che è all'apice della brattea. : - Il fiore è pedicellato ; il pedicello è lungo 20 mm., rotondo, bianca- stro e levigato. L'ovario è cilindraceo, lungo 60 mm., lucido, levigato biancastro, e dove si inserisce sul pedicello è più largo dello stesso, un po’ ristretto verso l'apice dove è 20 mm., sicchè alla loro congiunzione si osserva un restringimento. Le antere sono carnose ed alquanto sinuose; hanno 40 mm. di lun- ghezza. l Le lacinie del perigonio sono lineari, concave, carnose; al di sopra del- lovario sono saldate per un tratto di 12 a 15 mm. pella loro base, ottusamente carinate, il dorso della carina è verde ed hanno un mar- gine giallo; le tre lacinie interne si applicano sul dorso dell’ ovario e vi fanno tre solchi molto pronunciati; le tre esterne sono più lunghe saldate alla base in un tubo breve, campanulato, più breve dell’ ovario e della parte libera delle lacinie istesso. Lo stilo è molto più lungo del tubo e dell’ ovario, più breve degli stami, arrotondito, levigato. Gli stami sono validi, inseriti sulla base delle lacinie del perigonio , arrotonditi, leggermente compressi , giallognoli con una tinta legger- mente rossastra. Lo stilo bene sviluppato è robusto con lo stigma ingrossato diviso da tre linee leggermente incavate. 54 Spiegazione delle Zavole Tav. XXXVII. Tav. XXXVIII. 1. Pianta intera. È 2. Parte inferiore della foglia. 7. Fiore in buccia. 3. Parte media della foglia. 8. Fiore sviluppato. 4. Apice della foglia. 9. Taglio verticale del fiore. 5, Brattea della parte media del fusto. 10. Pistillo. 6. Foglia bratteiforme della parte inferiore del 11. Pistillo dopo la fecondazione. fusto. Tav. XXXIX. A. caule brevi foliis elongatis sensim attenuatis, pallide viridibus, car- nosis, junioribus erectis, supra carnosis, margine dentibus viridibus remote dentatis, maculis albicantibus, oblongo-ellipticis praesertim in pagina infe- riori variegatis; peduncolo fiorali simplici infra medium, una vice tantum ramoso inferne usque ad quartam partem bracteato; ad quartam partem superiorem florifero; floribus laxe racemosis, inferioribus distantibus ascen- dendo magis approximatis; pedicellis ad basin bracteis parvis ovatis scariosis brevibus sub anthesi pedicellis ipsis convoluto-amplectentibus ; sepalis linearibus subaequalibus obtusis in tubum coalitis, obsolete trian- gulari, stamina et stylum includentibus, stylo staminibus longioribus, ovario ellipsiodeo, stylo filiformi multoties breviori, stigmate vix conspicuo; antheris ac sepalis roseo-purpurascentibus. Aloe japonica ZHort. bot. neap. Aloe chinensis Hort. bot. neap. Fioritura. da Marzo a Maggio. Stazione. Ignota, probabilmente nel Capo di Buona Speranza. Osservazioni. Ignoriamo dove sia descritta lAloe japonica. L'Aloe N chinensis è una specie molto dubbia : il chiarissimo Baker la riferisce all’A. vera var. lttoralis. 56 La nostra è una pianta in realtà polimorfa a seconda dei luoghi ove è coltivata. Noi la osserrammo nella stufa del Giardino botanico di Na- poli; e ivi coltivata come in quella di questo stabilimento mantenne lo stesso abito. Coltivata in piena terra, dopo poco tempo prese il suo a- spetto normale. La pianta madre avuta dal giardino di Napoli ha il suo fusto pro- strato e col peduncolo fiorifero alto circa un metro, poi un ramo di essa si costituì ad unico fusto caulescente con una corona di foglie situate all’ apice, nudo nella parte inferiore avente l'altezza di due deci- metri. È in questo stato che noi ne abbiamo fatto eseguire la fotografia. Una pianta coltivata in vaso e all'aria aperta sviluppò una quantità di propagini radicali colle foglie molto più strette e sereziate da un maggior numero di macchie, anco nella pagina superiore. La figura della tavola rappresenta la pianta coltivata nel Calidario dell'Orto Botanico di Palermo. Per le foglie si avvicina all’A. dardadensis, ma per il peduncolo fio- rifero è completamente diversa. Abbiamo dedicato questa pianta al Dr. Domenico Lanza assistente presso questo Orto botanico, pregiato autore di un lavoro sulla struttura delle foglie nelle varie specie di questo genere. - Descrizione. Le foglie sono allungate ottenuate ed erette, coll’ età appena patente, carnose, crasse-molli, pallidamente verdi, sopra canalicate, sotto rotondate, lunghe circa 30 centimetri, alla base larghe 4 centi- metri; nelle foglie giovani al di sotto vi sono molte macchie oblique, ellittiche, biancastre ed hanno il margine spinoso-dentato, avente denti remoti appena sporgenti, biancastri. Il peduncolo fiorifero è lungo da mezzo metro ad un metro e più; è gracilissimo e non si sorregga da se; rivestito per tutta la sua lun- ghezza di brattee ovate, brevi, che durante l’ antesi si accartocciano , divengono scariose ed abbracciano i singoli pedicelli dei fiori; le brattee della parte inferiore del peduncolo sono numerose e molto avvicinate fra loro; ma a misura che sono situate nella parte superiore dell’ asse del racemo, si discostano fra di loro; il perigonio si stacca dal pedicello appena sbucciato il fiore. I fiori sono lunghi due decimetri; i sepali quasi eguali in lunghezza fra di loro sono saldate inferiormente in un tubo quasi triangolare, non 57 rigonfiato, ma anzi attenuato alla sua base, che chiude dentro gli stami meno delle antere, le quali insieme all'apice del pistillo sono appena sporgenti dall’orificio del tubo. I fiori sono roseo-coccinei. I sepali sono lineari ottusi. Gli stami hanno lo stesso colore dei sepali, ma più intensamente co- lorati. L'ovario è ellissoideo, molto più breve dello stilo. Lo stilo è filiforme ed ha un colorito che dal roseo tende al giallo ; l’ovario è impiantato nel desco del perigonio. Spiegazione della Bavola 1-2. Pianta intera. 7. Sepalo esterno. 3. Foglia intera. 8. Androceo. 4. Fiore aperto. 9. Stame. 5. Fiore in buccia. 10. Brattea. 6. Sepalo interno. ALOE ROSSIT TOD. Tabula XL. A. ($ Eualoe) breviter caulescens, foliis ovatis erecto-patentibus, utrinque glabris viridibus, nec lineatis, nec maculatis, sed tantum in dorso ad apicem aculeatis, utrinque latere superne, aculeis deltoideis albicantibus, supra basin laeviter excavatis, ornatis, subtus convexiusculis ; pedun- culo simplici vel infra medium trifido per totam longitudinem bracteato, bracteis ovatis, acutis in anthesin margine et apice scariosis pedunculo applicatis, deinde sub anthesin patentiusculis, demum convolutis, pedicellum amplectentibus. Floribus numerosis in racemis angustis elongatis ad apicem pedunculi ejusque divisionis insertis, basi latioribus, in apicem acutum angustiorem gradatim attenuatis. Perigonii tubulosi phyllis liberis in tubum conniventibus, tribus exterio- ribus canaliculatis, linearibus, obtusis, basi angustioribus incarnatis, basi et apice intensius coloratis, tribus interioribus latioribus lio margine hyalino ampliore, doro linea intense rosea percursis. Staminibus perigonio vix longioribus, luteis fere filiformibus ad faciem interiorem compressis; antheris croceis, vix exertis; stylo filiformi luteo, ovario elliptico viridi 8 mill. longo multoties superante. 59 Fioritura. Da Marzo a Maggio. Stazione. Nel Madagascar. Osservazioni. I semi di questa pianta erano confusi con quelli della A. percrassa. È una bella specie ornamentale. Nel primo anno che fiorì nel nostro giardino, il peduncolo era sem- plice, ma in quest'anno la pianta è divenuta molto robusta ed ha emesso non solo un peduncolo fiorifero, ma sì bene due, e lo stesso peduncolo si è diviso in due rami, quindi ha più di un racemo, perchè ogni ramo produce un racemo; pria di sviluppare i fiori, questi sono ricoperti dalle brattee, per cui si rassomiglia per la sua inflorescenza alla A. serra. Ho dedicato questa specie all’ Assistente di questo Orto Botanico Ermanno Ross. Descrizione. È una delle più belle specie di Aloe, tanto per le sue foglie, quanto per i suoi racemi composti di molti fiori. Il fusto è tutto rivestito di foglie e s'inalza dal suolo per 35 centi- metri; il peduncolo sino a 20 centimetri è nudo, poi principia ad essere bratteato, ma queste brattee non producono fiori che all'altezza di 50 cen- timettri. Le foglie sono molto carnose, quasi come nell’A. percrassa, esse pria di principiare a disseccarsi divengono rossicce, nella parte superiore sono concave principalmente nella estremità. Il peduncolo è alto più d’ un metro, ed è compresso alla base per la pressione che vi esercitano le foglie, dalla cui ascella esso nasce, i rami sono due, quasi opposti arrotondati. Le brattee ricoprono per tutta la loro lunghezza i fiori, però inferior- mente non producono fiori. I pedicelli sono filiformi. Le brattee sono più avvicinate fra di loro, a misura che sono situate più in alto; esse sono ovate, acute, abbraccianti il fusto per tutta la sua circonferenza, nell'età adulta quasi interamente scariose. Quelle situate più in alto sono più anguste, e sono più lunghe della distanza, che intercede fra una brattea ed un'altra. 4 60 Ta WIE . Pianta intera. . Foglia. . Fiore in buccia. . Fiore nell’antesi. . Sepalo esterno. Spiegazione della Bavola 6. Sepalo interno. 7. Androceo e gineceo. 8. Stilo. 9. Stame. 10. Brattea. 61 MONITUM ad Lectores. Moerens et dolens hoc volumen alterum, jam editum annis 1879-1892, cui titulus ZZortus dotanicus panormitanus, post dilectissimi et clarissimi parentis obitum, typis mandandum puto, fere ac dulces illi inferias, ornans tribus indicibus, quin et effigie ejusdem; quam spero amicis et literatis viris fore pergratam. I Operae praetium est vel noscere parentem meum permultas exaravisse tabulas ad totius operis complementum pertinentes : nempe illas quae Stapelias, Ayaves, Fourcroyas, Durantas, Dasyliria, Sanseverinas, Irides, Verbasca. Hermiones, Beschornerias, Erythrinasque respiciunt. Quamvis diligenter omnes genitoris mei chartas perquisiverim, quas mihi contigit prae manibus habere, hae tamen non respondent omnino materiaei. Quare dubito quin nonnullae plantarum descriptiones in manus alienas inciderint extremis vitae parentis mensibus, Colligens itaque chartas omnes nondum vulgatas, Deo favente, anno forte proximo volumen tertium editurum in lucem spero. Praeterea lectores docco, patrem ipsum quoque scripsisse librum, quo plantas omnes Florae Siculae enumerandas curavit, Hunc, si Dii prospera faxint, typis committendi mens est. Valete. ANTONIUS TopARO GALIAE. Lana] Tr # 4 7 o 3 La ° 3 pe 4 Ul n {toi Jan 1 4 ; fici in | x i Di i VETTE \ , . 3 mal i n l ; LI LI Asi PALI x È Basiano PA bitilg ITVIRSTE "drop RAMI + pus Di FONI Lasa: LI ail pas baie, A E tri dino tf ori pt Fa UP Iva I Pirito sign. sab dndex generum, specierum et synonimarum applanata Lem. chiapensis Hort. Belg. cinerascens Iacob . coccinea Hort lava var. densiflora longisepala Tod. macrantha Tod. macroculmis Tod. multifora Tod. spectabilis Tod. Willdingii Tod. abyssinica var. Peachochi Bk. arborescens Hort. Mus. flor. . cemua Tod. chinensis Hort. bot. neap elegans Tod. . fulgens Tod. Japonica Hort. bot. neap. Lanzae Tod. vera Bk. var. Zitoralis Rossi Tod. 63 64 Arachnites » > Erythrina » Gynandriris Tris Moraea » Ophrys » » fuciflora Hoffm. » var. panormitana Tod. lunulata Tod. > var. benoitiana Tod. . Moori Tod. superba Moor. sicula Tod. maculata Tod. sicula Tod. sisyrinchium Ker. . aranifera Huds. » b Reich. fet. » È Bert. » % atrata Reich. » € atrata Barl. » var. lunulata Reich. fil. atrata Lindl. Benoit Tin. insectifera © Linn. lunulata Parl. 43 TABU4S: Index tabularunm. . XXV. Agave spectabilis Tod. XXVI. Erythrina Moori Tod. XXVII. Agave macrantha Tod. XXVIII. Fig. A. Arachnites Benoitii. » Fig. B. » fuciflora var. panormitana. » Fig. C. » atrata Lindl. XXIX. Aloe elegans Tod. XXX. Agave applanata Lem. XXXI. >» longisepala Tod. XXXII. >» Willdingii Tod. XXXI. Aloe fulgens Tod. 3 XXXIV. Fig. A. Moraea sisyrinchium Ker. » Fig. B. Moraea sicula Tod. XXXV. Agave multiflora Tod. XXXVI. Aloe cernua Tod. XXXVII XXXVIII. XXXIX. Aloe Lanzae Tod. XL. Aloe Rossi Tod. Agave macroculmis Tod TRS: SATA pà ua Sk Va TOD HORT BOT PAN. TOM. IL TAB II (on. wu FARI NNA TAB.XXVI TAB.XXVII — TOD.HORT. BOT. PAN. È TOM. II TAB Ill AGAvE MACRANTHA Tod. RR normit var P * Y indl. L 5 ARAC È sun RpSE BENOIT B IV ARACHNITES II TA A TOM. ARACHNITES ATRATA er TOD.HORT. BOT PAN TAB.XXIX DIA CRA Ki n porno A lm ist PS Aa gna Z ei E ie 0 n ALOE ELEGANS 9 AIDIE ASTI 7 LAGORAI = ea d MR AR e Da | > 0? vis. È i 1 i iinraanissisme AIA sua I I ASRMIPIIETRAZIO 7 T so > e RAI Vanssiariona tn “EVE RARA ea TRAINA COSSANO e ian so rire ERE See lati ATER sii "een i EN PAEA--tod. G AGAVE LONGISE emi E DJ sno soa pigri pote ne ti rici i ui SALITA e ita arrese i iran diari TIZI VRiAsi AYA Ze ne mati aero eci PRIORI aa) tina LO. alert sconti, P C. Vi IEFdE TOD HORT. BOT. PAN. AGAVE WILLDINGII Tod c Z = cei D a 4 UD. HOKI ALERMO > 4 VISCONTI E BELA ALOE FULGENS.TOD. . st: Magri: ce SEROERCIES4IDUO TP E AIN. I VI. sn us RR SII Ca Sen CIR MOR AREA: SICUEA-=TOP A.Ficarrotta' dip. Nino Maniaci lit. Pe A.Ficarrotta dip. li E | € È È é i DALILA n an / È] Mai RI MI s SAL blieeli LIT. C.VISCONTI PALERMO: f \ iI N Nîno Maniaci lit. TAB. XXXV TOD. HORT. BOT. PAN. ET È e n aN oPETOLIE FITTE er OLA NASITTLA «E eee vor " Na RR Ra lai Cat A.Ficarrotta dip. LIT.C.VISCONTI PALERMO lit. aniaci Nino M TW pe ‘FOD-HORT.BOT. PAN. Nino Maniaci lit. taria, TERA onto A sten SPIRE RE liu vano figo È = -. — ipetame SORTI en re LI agent eva ga ai “RRUTIR jù Terra rare] È PMSBIETZIAR SIAE SARO REZIIA ION TIA I TMT BP TIA II 4 RIST ASTE LITAS LIT.C.VISCONTI PALERMO AGAVE MACROCULMIS Tod. N TOD. HORT.BOT. PAN. ti FATTE SII Li. CVISCONTI PALERMO | rs o seo. sà pa care Sao AA è «65 I{ .Gl i dip ina Maniac TAB. XI, Paz SISI CASSIANO i> TA TOD. HORT. BOT. PAN. A VAI ALOF_ ROSSI Ton